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Za 6 © Y è; ESE À ASFOR Alm è Wa. VII N btu r ui dGe eretto * gr (ite Atl ; prin SVI mordi jin! porone Nn ee ie pren sgponniÎ li ON ni ” iO SURI) Hi DESIO SSR “na VA RT, LMR LU pill] Sua, raf, gl de 2 Si ‘ E ni bd è Den UG Ji n di du ug vee fa mat] ; 98 Mays vw INA Agri VAI "N A a ha Od 4 te TO VSTIa n ah wu RTLA Te Su; ‘Iain : SNA A N Ri 394 vI ni m708% LAS AI Vul MULINI MAr NÉ va a. ‘ MATE e AURA ASA NIAARZZIIA AA | vl ADOS ida “a”, INALA SE 4 mio avi ISAIA > Ei A Mg e ce tggagnnno” N°949 ariani n anvgio ae e ut 'nt* ALULIITITRMI. al È again” Men AIITITI cdi girniiaa ARTT ipa eÙ dir! ‘ {lt RIT avec] cdr | "rr e e, I a AT x LIL, MUTO ATI MAT) INDADITO i I TI MARELLI bel È Woy de N° MEUgre: ta, n D LV Wirperatto TH Tratta et 0! cn met A As pp, s \éè N ‘a cora LAVO “ eta alasticili TIT x} si IL i îa fi 1a , *6| | da Ùa a "0 "im ra Sd | LOT NE Mrs el E n ; Pr | ,®* È 4 i) AA i "4 L perte - cana To » JA affyo % NES AZAAA Poeti CIPE i, SIA 280 Wa ‘rs NI” OA Voti MI UA DE rette MENTA TI RIAAILZANI "*96, la SAT nea, NE TIRRENI LI a ERO VA III VO Rn, son IV Veg iu 4 YAN “i “UGI je’ SAU Nim SN (rt | . : E Ito si L) È ; È i he 3 È I) i Ì ar pi 5 : i È ; È wr h ) ì SP UDITO 0 Ped] È) ‘ MU PASIURIOA: Pa sore ) n po è ) Ì th) FO PSN ‘ 7 VIEN] i ; Me lar CTR 1 VERA RARO Ade RO : A i tap EI ni Xe î Li vu x De i ‘ i ) x . ti nali - 7 \ ‘ La 4 n di TONI AUDEBNTONERERUERE DI [OD Fascicolo XLVII.. LÀ LS DEMIA GIOENIA DI SCIENZE NATURALI IN CATANIA adi col sunto delle memorie in esse presentate. #0 CATANIA TIPOGRAFIA DI C. GALÀTOLA i: Pd p TT TTT LOI Fascicolo XLVII. ACCADEMIA GIOGNTA Po CIENZE NATURALI RL IN CATANIA Adunanza del 9 Maggio 1897. Presidente ff.—-Prof. A. RICCÒ Segretario—Prot. G. P. GRIMALDI i Sono presenti i Soci effettivi Prof. Riccò, Cafici, Ardini, Ron- . sisvalle, Basile, Petrone, Di Mattei, Grimaldi ed i Soci corri- | Spondenti Ricciardi, Calandruccio e Consiglio-Ponte. Letto ed approvato il processo verbale della seduta prece- dente il presidente comunica che in seguito all’ orrendo attenta- | to commesso contro S. M. il Re, avendo telegrafato a nome del- | l’Accademia Gioenia le felicitazioni per lo scampato pericolo . dell'amato Sovrano, ha ricevuto la seguente risposta : « Le feli- citazioni di cui V.S. rendevasi interpetre riuscirono graditissime al cuore dell’augusto Sovrano, che ringrazia della cara dimostra- zione d’affetto—Il Reggente il Ministero della Real Casa Gene- ._ rale Ponzio-Vaglia. » | n Tl>socio Prof.:A.-Riccò presenta. un‘lavoro del Prof.\P. T. | Bertelli, pubblicato nella Rivista Marittima, contenente « STUDII | STORICI INTORNO ALLO SCANDAGLIO MARITTIMO @ PROPOSTE DI QUALCHE MIGLIORAMENTO CHE VI SI POTREBBE ANCORA ARRECA- RE » di cui l’autore fa omaggio all’ Accademia. In tale lavoro l’A. dopo aver descritto le varie forme di scan- daglio semplice usato finora, dimostra che con esso per le grandi profondità non si può evitare l'inconveniente della deviazione dalla verticale e l’ incertezza del contatto del peso col fondo. Gli scandagli moderni a filo d’ acciaio unto e con freni ed apparati indicatori della tensione hanno diminuito, ma non sop- presse le accennate cause d’ inesattezza. Gli scandagli manometrici certamente darebbero risultati più esatti per le profondità abissali, misurando la pressione della co- lonna d’acqua sovrastante al fondo; ma quelli ideati finora non sono esenti da imperfezioni. Il Prof. Bertelli propone un nuovo scandaglio manometrico formato di un serbatoio di vetro a forma di termometro col bul- bo aperto in fondo ed il fusto ripiegato: il fluido manometrico preferibile sarebbe l’idrogeno o l’argon per non ossidare il mer- curio, che dall’ esterno del serbatoio penetra entro per la pres- sione dell’ acqua, in quantità tanto maggiore quanto maggiore è la profondità; un indice sarebbe spinto dal mercurio nel primo ramo del tubo graduato, tanto più su quanto è maggiore la pro- fondità ; per le profondità abissali il mercurio passerebbe nel- l’altro ramo separato da una strozzatura che trattiene l’indice : e la profondità si dedurrebbe dalla quantità di mercurio versato e rimasto nel secondo ramo, anche dopo salpato lo strumento. In questo manometro la pressione agendo entro e fuori al serbatoio di vetro non ne causerebbe facilmente la rottura. IL’ autore propone ancora ingegnose disposizioni annesse allo scandaglio per raccogliere saggi del fondo. Si passa quindi allo svolgimento dell’ ordine del giorno che reca le seguenti comunicazioni : 1: Prof.A. PETRONE. — Ricerche ulteriori sull’ esistenza del nucleo nell’emasia adulta di altri mammiferi. Fissazione dei preparati : colorazione semplice e doppia permanente; chiusura a secco. (1) 2. Prof. E. DI MATTEI. Studi sulla rabbia. La rabbia sperimen- tale del Lupo. (1) 3. Dott. S. CALANDRUCCIO. — Contribuzione allo studio sperimen- tale della malaria. (1) (1) Queste memorie saranno pubblicate negli Atti dell’ Accademia. a È DA ? pio x È 4. Dott. S. CALANDRUCCIO.— Processo pratico per rendere innocua la carne dî majale panicata. 5. Prof. A. RIccò. — Di un nuovo metodo proposto dal Prof. G. Saija per la risoluzione ortografica dei problemi della nuova navigazione astronomica. 6. Proff. G. P. GRIMALDI e G. PLATANIA.—Sopra un interruttore elettrico di precisione. In seguito viene tolta la seduta. NOTE D.r S. CALANDRUCCIO — PROCESSO PRATICO PER REN- DERE INNOCUA. LA CARNE DI MAIALE PANICATA. Fino al 1880, se ben ricordo, i veterinarî del macello di Ca- tania usavano, per ragioni igieniche, far bruciare i maiali affetti di gravi panicatura (cysticercus cellulosae), con non poco danno finanziario da parte dei macellai. Dopo alcuni anri i medesimi veterinarî accettarono il con- siglio di spezzettare le carni non molto panicate per farle bollire nello stesso macello in speciali caldaie, onde venire così uccisi ‘i cisticerchi e quindi farne salami e smerciarli ad un prezzo mi- nore. Però i maiali affetti di grave panicatura venivano e ven- gono tuttavia distrutti col fuoco. Sin d’allora io mi prefissi di cercare un modo, evitando la cottura, di rendere innocua la carne panicata. A tale uopo ini- ziai una serie di esperimenti, come, per esempio, presi parecchi chilogrammi di carne di maiale moltissimo panicata, la misi in una giara con molta acqua satura di sale da cucina e, dopo quindici giorni, esaminatala attentamente, riscontrai che i cisti- cerchi erano affatto morti. La carne venne usata come cibo, dopo essere stata dissala- ta, però mi accorsi, che quantunque essa si mantenesse in bonis- sime condizioni, si sentiva sempre l’ effetto della salatura, per- ciò, sebbene innocua, nel fatto pratico era poco da usarsi. Re TE ie a È inutile che io qui accenni a tutti i diversi tentativi e spe- rimenti da me fatti, dei quali alcuni ebbero un risultato nega- tivo, altri, quantunque riusciti, non sarebbero stati pratici: quel- lo che mi riuscì veramente pratico e alla portata di tutti è sta- to il seguente. I Dopo due o tre giorni che il maiale panicato è stato ucciso, si spolpa, ossia si tolgono i muscoli con tanto grasso che basti, ‘ed indi si maciullano per poi porvi tanto sale e pepe quanto se ne usa mettere nella carne di buona qualità e farne in seguito salami. Questi salami però devono essere appesi in luoghi asciut- ti e freschi e non devono porsi in vendita che dopo due mesi, tempo necessario perchè dissecchino alquanto e perchè siano mor- ti i cisticerchi. Allora si possono mangiare impunemente e sono molto squisiti. Prima che io venissi a questo splendido risultato pratico ho ; voluto fare un esperimento preliminare, onde stabilire se i ci- pi sticerchi freschi e vivi venissero dall’ uomo adulto digeriti o si sviluppassero tanti quanti ne erano stati ingoiati. Infatti il 3 gen- naio del 1889 inghiottii dieci cisticerchi freschi belli e vivi. Dopo il ventesimo giorno cominciai a sentire dei dolori intestinali che di quando in quando si accentuavano. Del resto non soffrivo altro. Dopo quarantotto giorni presi una forte dose di estratto etereo i di felce maschi ed eliminai, dai dieci cisticerchi inghiottiti, tre aa sole tenie non ancora giunte all’intero sviluppo di maturazione. TI Dopo aver constatato che nel mio intestino potevasi svilup- pare la Taenia solium, mangiai per il primo per parecchi giorni a digiuno molto di quel salame panicato, che trovai squisitissi- mo, senza risentirne alcun danno. sai A Alcuni giorni prima di fare su di me tale esperimento, esa- minai al microscopio cento cisticerchi tolti dal salame in parola e li trovai tutti morti, altri cento ne tolsi e li immersi nell’ ac- qua che riscaldai fino a trenta gradi, ma nessuno di essi, ad un. minuto esame microscopico, diede mai segni di vita. Il salame panicato era circa cinque chilogrammi e venne mangiato da 20 individui di ambo i sessi e di ogni età: da bam- bini di tre anni ad adulti di quaranta. Da tutti fu riconosciuto gustosissimo, e in nessuno si sviluppò la Taenia solium. TL “pg gpr ian a PILA TT LA 3 33 TR alc ; RR E MAPEI TIC O sta i Pair a LIT GEIE oro ea pri SE Fi Ta ET SITE rà. Det 0g ii. n) se SAR PRA "I È Re ni invece di venire distrutte col fuoco o spezzettate e cotte per poi ulteriormente farne salami, che perdono moltissimo di gusto , vengano preparate direttamente come gli ordinari salami, che | devono però ripeto tenersi appesi non meno di due mesi in luo- | ghi asciutti e ben areati, per poi porli in commercio, essendo igienicamente innocue e molto saporite. | Del lardo panicato se ne può far sugna o si può anche sa- lare nel modo ordinario, però mangiarlo non prima che siano trascorsi due mesi. ProFr. A. Riccò. — DI UN NUONO METODO PROPOSTO ‘| DAL PROF. G. SAIJA PER LA RISOLUZIONE ORTOGRAFI- CA DEI PROBLEMI DELLA NUOVA NAVIGAZIONE ASTRO- — NOMICA. Nell’ anno scorso l’ ing. G. Saija, prof. di Astronomia nautica nel R. Istituto nautico di Catania ed assistente nell’ Osservatorio | astrofisico, pubblicò soluzioni grafiche semplicissime di importanti - problemi di astronomia teorica e nautica, le quali furono molto apprezzate dai competenti in materia delle marine italiana, fran- ‘cese, spagnuola e tedesca. Ora egli ha ideato una risoluzione semplice e puramente grafica per determinare la posizione della nave col metodo inge- | gnosissimo del Sumner, generalmente adottato in marina, ma che richiedeva finora costruzioni grafiche e calcoli complicati. Il principio del metodo sumneriano consiste nell’ osservazio- ne delle distanze zenitali di due astri : immaginando che dal cen- tro della terra sieno condotte due rette ai due astri e che coi luoghi d’ incontro delle rette colla superficie terrestre, come cen- tri, sieno descritti due circoli con raggio rispettivo eguale alla corrispondente distanza zenitale osservata, uno dei punti d’inter- | Ssecazione dei due circoli darà il luogo della nave, e scartando l’altro più discordante dalla posizione stimata della nave, posi- “zione che non manca mai, I detti circoli, o porzioni di essi, si dnurshiino segnare sulla carta marina di Mercatore, dove sarebbero rappresentati da cur- . ve trascendentali, difficili: per evitare ciò si sostituiscono colle rette tangenti del Villerceau o coi segmenti secanti del Sumner, ma a ciò si arriva con costruzioni grafiche e calcoli complicati, che riescono ancor più gravosi da farsi durante il tempo cattivo, momento in cui se ne ha il maggior bisogno. Il Prof. Saija ha felicemente ricorso alla proiezione ortogra- fica sul piano del meridiano dell’ astro : con ciò il circolo d’ al- tezza avendo il polo sul detto meridiano, è rappresentato vera- mente da una retta o corda passante per i due punti del con- torno distanti da quello che rappresenta la posizione (fissata a mezzo della declinazione) dell’ astro, quant’ è la distanza zenitale osservata, e perciò di facilissima costruzione. Se si conosce la latitudine della nave, l’ incontro della retta che rappresenta il corrispondente parallelo, colla suddetta retta d’ altezza, dà la posizione della nave, che dalla proiezione orto- grafica si trasporterà sulla carta marina, ricavandosi la longitu- dine dalla cognizione dell’ angolo orario locale, letto sul retico- lato ortografico, e dal tempo del meridiano di Greenwich, dato dal cronometro nel momento dell’ osservazione. Se non si conosce esattamente la latitudine, si osserva la di- stanza zenitale di due astri, e si determinano diverse posizioni della nave per ciascun astro col metodo precedente, variando la latitudine approssimata di alcuni minuti in più od in meno. Tra- sportando questi punti sulla carta marina, si ottengono due cur- ve d’ altezza la cui intersecazione dà la posizione della nave. Questo metodo rapido e semplice di risoluzione del problema fondamentale della navigazione astronomica moderna , richiede però l’ uso di un grande reticolato rappresentante la sfera in proiezione ortogonale coi meridiani che sono elissi ed i paralleli che sono rette, in iscala abbastanza grande, perchè si possa ave- re la posizione della nave con sufficiente esattezza. È da sperare che alcuno dei grandi istituti cartografici italiani assuma di costruire e pubblicare il detto reticolato il quale infine non riuscirebbe molto diverso dalla comune carta millimetrata. SIA LAO cont do GU -_ Prorr. G. P. GRIMALDI e G. PLATANIA. — SOPRA UN IN- | 'TERRUTTORE ELETTRICO DI PRECISIONE. (1) i Per alcune ricerche sulla polarizzazione delle lamine metal- liche sottilissime, che ci occupano da diverso tempo, ci occorre- va un interruttore elettrico di precisione. È Dopo diversi tentativi, coi mezzi limitati che erano a nostra gni disposizione, siamo riusciti a far costruire in questo Laboratorio un interruttore a pendolo, il quale ha corrisposto molto bene al | suo Scopo. Riserbandoci di darne la descrizione completa nella memo- ‘ria, dove saranno esposti i risultati delle nostre ricerche, diamo «sin da ora un cenno sull’apparecchio. Esso consta essenzialmente di un’ asta di legno , che porta una lente del peso di 40 kg. circa. All’ estremità superiore del- l’asta è incastrato un robusto anello di ferro, che regge un col- tello triangolare di acciaio accuratamente lavorato. L’ estremità inferiore della stessa è prolungata da una spranga di ottone, divisa in due da una fenditura nella quale, per mezzo di viti, sì possono fissare delle molle di acciaio. Il coltello del pendolo poggia sullo spigolo d’ intersezione di due piani di acciaio , inclinati ad angolo ottuso e fissati rigida- | mente sopra una robusta mensola, murata in un grosso muro. Sotto il pendolo è collocata una piattaforma di ottone, sor- retta da un sostegno metallico, di forma speciale, anch’ esso murato nel muro. Questo sostegno permette di fare scorrere la piattaforma normalmente al piano di oscillazione del pendolo, di innalzarla e abbassarla, e di farla rotare alquanto intorno a un asse verticale. Sulla piattaforma viene fissato, con morsetti , il pezzo che serve a stabilire i contatti elettrici. Questo consiste in una ta- voletta rettangolare di ebanite di 1°, 5 di spessore, sulla qua- le sono disposte, normalmente al piano di oscillazione del pen- dolo, delle strisce di rame di 2 a 3 mm. di spessore e della lar- ghezza richiesta, alternate con strisce di ebanite di uguale spes- sore. Ai due lati il sistema termina con due strisce di ebanite , | (1) Lavoro eseguito nel Laboratorio di Fisica della R. Università di Catania. RE a PL) de ri QU TI PNE a e SIOT TI VA li 4 ASSO MR.t, Po I 4 GENE TT E Tg EI O a aa DIA EORE SSN VI pa RINGS FINIRE NRE DN AM I RISE NE ERA RES e $ : EIECO 2 iti MG SANT SIRIRITR fac: 5% ia STO Sa 2 al C'e le quali, con piano leggermente inclinato, dallo spessore sopra indicato vanno a terminare a taglio di coltello. Le strisce di rame e di ebanite combaciano esattamente tra loro in modo da formare un piano unico. Esse sono tenute aderenti sulla tavoletta rettan- golare da due spranghe di ferro e da viti elettricamente isolate. Le chiusure dei circuiti elettrici vengono operate dal passag- gio della molla—fissata alla parte inferiore del pendolo-—-sulle la- Stre di rame. Queste possono anche essere tagliate in modo che p. es. per ogni 1,©5 di lunghezza abbiano larghezza diversa, e allora una stessa lastra può servire per operare diversi contatti spostando la tavoletta in modo che la molla scorra successivamente sulle diverse parti della lastra. Si può costruire, senza gravi difficoltà ed in modo soddisfa- cente, un numero maggiore o minore di tali pezzi da adoperarsi uno alla volta a seconda del bisogno. Per fare ben funzionare questa parte deil’apparecchio furono necessari molti tentativi e numerose ricerche preliminari. Si ot- tennero infine buoni risultati adoperando, invece di un’unica mol- la, un sistema di tre molle larghe 8"", spesse 0", 20 la centrale sporgente 4° 4 dall’estremità del pezzo di ‘ottone, e le laterali 4 più corte ed alquanto divaricate in modo da essere lontane inferiormente 2"" circa dalla molla centrale. Il pezzo dei contatti è regolato in modo che quando il pen- dolo è messo in oscillazione la molla centrale urta nel piano in- clinato di una delle strisce laterali di ebanite e va successiva- mente piegandosi fino a deviare di circa un centimetro dalla primitiva posizione. Quando questo spostamento raggiunge 2%, essa viene rinforzata da una delle molle laterali. Si ha così, con un urto relativamente leggero, un contatto relativamente forte. Replicate osservazioni ci dimostrarono che, quando l’ appa- recchio è ben regolato, la molla centrale seppure comincia a vi- brare un poco quando batte sul piano inclinato d’ ebanite, le vi- brazioni si smorzano subito ed essa traccia un solco continuo sulla superficie orizzontale d’ ebanite e di rame. Questo fatto si può constatare facilmente sia affumicando la superficie di rame, sia esaminando il solco tracciato dalla molla, se la superficie del rame è leggermente ossidata. una vite orizzontale fissa in direzione all’incirca normale al pia- no di oscillazione del pendolo e sulla quale può scorrere una ma- . drevite. All’estremo del telaio è fissata una carrucola, della quale si può convenientemente regolare la posizione. Un filo metallico . flessibile, fissato all’ asta del pendolo, passa nella gola della car- | rucola e, dopo piegato ad angolo retto, viene legato con l’ altro | capo alla madrevite del telaio. In questo modo, girando la vite, | si può alzare il pendolo fino a che l’ estremità della molla cen- trale collimi con l’incontro di due rette tracciate sopra una la- stra di ottone fissata rigidamente al muro, I Il pendolo viene messo in libertà tagliando con una pinza il filo metallico, fra la madrevite e la carrucola. L'esperienza ci dimostrò esser questa la migliore tra le diverse disposizioni im- | maginate in proposito. L’ allungamento del filo durante il taglio __ è trascurabile. Ci assicurammo che il pendolo ritornava sempre alla stessa | posizione di equilibrio, e che la molla, strisciando sul rame, non subiva deformazioni permanenti. E da avvertire del resto che il pendolo viene sempre fermato dopo un numero pari di oscilla- zioni, e che quando esso è nella sua posizione di riposo la molla | giace sul piano verticale che contiene lo spigolo del coltello. ; Per mezzo di speciali disposizioni ottenemmo che lo spigolo . del coltello del pendolo fosse orizzontale, il suo piano di oscilla- zione verticale, e che la tavoletta scorresse normalmente a que- | Sto piano. Per'determinare.1-tempi £ di chiusura dei circuiti, ci siamo serviti della formola Ù t arc cos È Arc co di == ") IRIMIRR I A) S De Si 180 a a dove a, x', x, denotano gli angoli di spostamento del pendolo «dalla posizione di equilibrio al principio dell’ oscillazione, la . n È sx rd RENT E principio e alla fine della chiusura, e 7° la durata di oscillazione del pendolo. Per tale determinazione occorre conoscere : 1°. La larghezza / delle diverse lastre di rame, che si può. ritenere, con più che sufficiente approssimazione, uguale alla dif- ferenzu dei due archi x'-x. Essa si determina con la macchina da dividere, sugli stessi punti della lastra dove scorre la molla, e con l’ approssimazione di un centesimo di millimetro per le . piccole larghezze: un errore di un decimo di millimetro corri- sponde all’incirca a un decimillesimo di secondo, ed è impossi- bile commetterlo nelle nostre condizioni ; 2°. Il valore assoluto di .x' e x. Si deduce da misure dirette con l’approssimazione di mezzo millimetro circa, tenendo conto dello spostamento della molla, che si misura con un piccolo artificio durante l’ oscillazione. È facile vedere che anche un errore di 1mm nei valori assoluti di x o «' (rimanendo costante la differen- za 2'-x) non può produrre che una influenza assolutamente in- significante sulla misura di #. Perciò si determina uno dei due archi x’, x e si calcola l’altro dalla formola 2 = a'-x; 3°. Il valore di a e quindi anche la distanza d fra l’ estre- mità della molla e l’ asse di sospensione del pendolo. Il valore di d si determina facendo due letture col catetometro, e a si cal- cola dalla tangente misurata per mezzo di un metro campione orizzontale. È difficile commettere, in quest’ ultima misura, un errore di mezzo millimetro, e si può facilmente constatare che ciò produce un errore di circa un decimillesimo di secondo, per un valore di # = ‘/5o di secondo, e molto minore per tempi più piccoli; 49. Il valore di 7. Viene dedotto con sufficiente esattezza da quello di molte oscillazioni. | Constatammo con ripetute osservazioni che l’ attrito della molla di acciaio non ha influenza sensibile sulla durata di oscil- lazione del pendolo. Nelle nostre misure abbiamo adoperato sin ora cinque pezzi di contatto, nei quali { varia. all’ incirca da 1 a 180®%, ciò che corrisponde a valori di # da 03,001 a 05,15 circa; T è molto vi- cino a 15 e a a 15°, Però con la lastra di 180%" i risultati sono Ni nia lira OE DAS (LI VAT 0) Tp i un po’ meno precisi ed è preferibile adoperare una lastra più | stretta e diminuire l’ angolo iniziale di spostamento del pendolo. | Abbiamo voluto controllare i risultati del nostro apparecchio . facendo chiudere dal pendolo, per tempi diversi, un circuito | ‘contenente una pila campione, un galvanometro balistico col telaio avente un numero di giri non molto grande e una resistenza sensibilmente priva di autoinduzione. La proporzionalità fra i . tempi di chiusura, calcolati con la formola sopra indicata, e le | deviazioni impulsive del galvanometro fu perfetta e tale da dimo- strare nella misura relativa dei valori di # un’ approssimazione ‘ancora maggiore di quella preveduta. Constatammo pure che, facendo chiudere dal pendolo il\celn: cuito alternativamente alla prima e alla terza oscillazione, si . ottenevano sensibilmente gli stessi risultati, ciò che ci confer- | mava essere trascurabile 1’ attrito della molla di acciaio. Mal- grado ciò la resistenza elettrica del contatto della molla con una delle lastre di rame, misurata direttamente, ci risultò inferiore 01.003, Nel lungo uso che abbiamo fatto di questo interruttore esso «ci ha dato piena soddisfazione per la costanza e la regolarità dei | suoi risultati; solamente occorre spianare di tanto in tanto le superficie dei pezzi di contatto, per eliminare le leggiere irre- golarità prodotte dall’ uso. È perciò che ci permettiamo racco- î _mandarne l’ impiego per quei laboratori che non dispongono di molti mezzi. 3 Elenco dei libri pervenuti in cambio e in dono, presentati all’ Accademia Gioenia nella seduta del di 9 maggio 1897. ITALIA Acireale—Acc. Dafnica — Atti. Vol. IV. | Bologna—Acc. delle scienze dell’Ist.—Mem. Ser. 52 Vol. IV 1-4. | Rend. Ann. 1894-95, 1895-96, 1896-97 1-2. id. -—Soc. med.-chir. — Boll. Ser. 72 Vol. VIII 3. NERVI Aa, dii Firenze — Acc. dei Georgofili — Atti. Ser. 4% Vol. XX 1. id. — Soc. entomologica — Boll. Ann. XXVIII 3-4. Genova — Acc. med. — Boll. Ann. XI 3-4. Milano — R. Ist. lomb. di sc. e lett. - Rend. Ser. 2a Vol. XXX 4-8. id. — Soc. ital. di sc. nat. — Atti. Vol. XXXVI 3-4. Napoli — Ace. di sc. fisic. e mat. — Rend. Ser. 3® Vol. III 2-3. id. — R. Acc. med.-chir. — Atti. Ann. L 4, LI 5. S Padova — Soc. ven.- trent. di sc. nat. — Boll. Ser. 22 Vol. III 1. Palermo — Soc. d'igiene — Boll. Vol..IV 1. id. — Soc. sic. per la storia patria — Arch. Ann. XXI 3-4. Roma — R. Acc. dei Lincei — Rend. CI. Sc. fis. mat. e nat. Ser. 5% Vol. VI 1° sem. 3-7. id. — Acc. pont. dei n. Lincei — Atti. Ann. L 23. id. — R. Comit geol. d’Italia— Boll. Ser. 38 Vol. VII 4. id. — Soc. geogr. ital. — Boll. Ser. 3® Vol. X 3-4. Siena — R. Ace. dei Fisiocritici -—- Atti. Ser. 42 Vol. VIII 4-8. Torino — R. Acc. delle scienze — Atti Vol. XXXII 1-6. id. — R. Ace. di medicina — Giorn. Ann. LX 2. Venezia — R. Ist. ven. di sc. lett. e arti—Atti. Ser. 7? Vol. VIII 3-4. ESTERO Berlin — K. preuss. meteorol. Inst. — Ergeb. Jahrg. 1896 2. Boston — Soc. of nat. history — Proceed. Vol. XXVII p. 7-74. Bruxelles — Acad. roy de méd. — Bull. Sér. 48 Vol. XI 3. Cambridge — Mus. of comp. zoòlogy — Bull. Vol. XXX 4-5. Haarlem — Musée Teyler — Arch. Sér. 22 Vol. V 2. Id. — Arch. neerl. — Vol. XXX 5. Konisherg — K. physik.-6kon. Gesell. — Schrift. Jahrg. XXXVII. ARR Lausanne — Soc. vaud. des sc. nat. — Bull. Sér. 4€ Vol. XXXII 122. ja Liège — Soc. roy. des sciences — Mém. Vol. XIX. id. — Soc. géol. de Belo. — Ann. Vol. XXIII 2. NI London — Roy. Soc. — Proceed. Vol. LXI N. 367, 369, 370. | Lund — Universitet — Acta. Tom. XXXII. Moscou — Soc. imp. des Natur. — Bull. Ann. 1896 1. New-Jork — N. J. Acad. of sciences — Ann. Vol. IX 1-3. Philadelphia — Wagner Free Inst. — Transac. Vol IV 1. Rochester — Acad. of sciences — Proceed. Vol. III 1. Rovereto — I. R. Accademia degli agiati — Atti. Ser. 82 Vol. II 4. Santiago — Soc. scient. du Chili — Act. Tom. VI 2-3.. Mem. S6r. 8e Vol. 19; 12. 16, m 2. 4. 6, IVI. — Com. géol. — Mém. Vol. XXX 2. — U. S. geol. sr Ran. N. 123-126. 128-134. Dr 1893-94. 1894-95 2-4. asa — Boll. ‘dell Osservatorio A — Ann, XI 2. — Modena — Le stazioni sperimentali agrarie — Vol. XXX 1-2. Moncalieri — Boll. mensuale dell’Osservatorio meteorol. — Vol. XXVII 1-5. | Napoli —- L’Oriente — Ann. II 3-4. y — Palermo — Giornale scientifico — Ann. IV 2-3. Siena — Rivista ital. di scienze nat. — Ann. XVII 3-4. Torino — Rivista di ostetricia — Ann. II 3-4. ° Aguascalientes — El instructor — An. XII 11-12. Bruxelles — Revue de l’université — Ann. II 6-7. DONI DI OPUSCOLI Biolley P. — Moluscos terrestres y fluviatiles — San José 1897. Cozzolino V. — La chirurgia del canale di Falloppio nelle paralisi facciali otiti- i che — Torino 1897. Gordon A. — Los loros y la tubercolosis — Habana 1896. Giacomelli P. — Erpetologia orobica — Bergamo 1897. 29 Giuffrida V. — Intorno all’ accavallamento delle arcate dentarie — Reggio 1897. Imbert F. — Il R. Ospizio di Beneficenza — Catania 1897. | Maltese F. — Cielo — Vittoria 1885. id — Monismo o nichilismo — Vol. 1-2 — Vittoria 1887. id. -- Esodo — Vol. i-2 — Vittoria 1892. id. — Socialismo -— Vittoria 1894. i id. — Il problema morale — Vittoria 1896. niistan J. F. — Insectos de Costa Rica — San José 1897. Goo Fascicolo XLVIII. DELLA DEMIA GIOENIA DI SCIENZE NATURALI IN CATANIA col RESOCONTO DELLE SEDUTE ORDINARIE E STRAORDINARIE Di, | °’e sunto delle memorie in esse presentate. ( NUOVA SERIE ) CATANIA TIPOGRAFIA DI €. GALÀTOLA i = ACRI RNA RAISI 1897 TT OtOOitt E°. COOL AZE TT... DOO CO NONO N MCO CONI INDICE DELLE MATERIE CONTENUTE NEL PRESENTE FASCICOLO pi Rendiconti Accademici Verbale dell'adunanza del 13 Giugno 1897. i i ; .-. pag. 1 Note presentate Prof. A. Petrone — Contributo alla quistione sull’ esistenza delle piastrine nel sangue normale . LR : ; i $ 5 » Prof. A. Curci — Osservazioni sul reattivo dell acido salicilico . : ” Sunti di Memorie. Prof. A. Petrone — Ricerche ulteriori sull’ esistenza del nucleo nell’ emasià adulta di altri mammiferi—Fissazione, colorazione semplice e doppia . permanente : chiusura a secco . i x S ; È » Prof. A. Petrone — Ricerche complementari sull’ esistenza del nucleo nell’ e- masia adulta dei mammiferi ; È 3 3 5 ; È vi Prof. E. Di Mattei — Studî sulla rabbia—Sur un preteso nuovo sistema di cura antirabbica. : ; ; : i » Dr. Orazio Modica — Sull' azione della salicilaldeide della salicilaldossima e dell’acetossima come contributo alla conoscenza dell'azione del gruppo NOH sull’ organismo animale. 5 È ; ; + - » Elenco dei libri pervenuti in cambio e in dono, presentati all’ Accademia Gioenia nella seduta del 13 giugno 1897. : i 3 : » 12 17 18 pane | Giugno 1897. Fascicolo XT.VIII. ACCADENTA GIOENIA rTENZE. NATURALI | INT CATANIA Adunanza del 13 Giugno 1897. Presidente — Prot. C. SCIUTO-PATTI Segretario — Prof. G. P. GRIMALDI. Soho presenti i Soci effettivi Prof. Sciuto-Patti, Ardini, Ba- sile, Feletti, Pennacchietti, Petrone, Riccò, Grassi-Cristaldi, Di Mattei, Grimaldi e parecchi Soci corrispondenti. . Viene letto e approvato il processo verbale dell’ adunanza precedente. Il Socio Prof. A. Riccò informa l’ Accademia che gl’ Inge- gneri dell’ Istituto Geografico Militare nel fare la revisione della | rete geodetica della Sicilia, dietro sua preghiera, allacceranno alla rete stessa gli Osservatorii di Catania e dell’ Etna; con che | si otterranno trigonometricamente le rispettive latitudini e lon- . gitudini; le quali confrontate con quelle ottenute astronomica- b- mente daranno le deviazioni della verticale, molto probabili in queste località per la presenza della gran massa dell’ Etna. I medesimi Ingegneri faranno anche una revisione topogra- fica della cima dell’ Etna, veramente necessaria dopo i recenti cambiamenti che hanno avuto luogo nell’ orlo del cratere cen- | trale, per cui il punto più alto invece di essere a levante, come era nel 1864, ora è invece a ponente. Per queste operazioni sul cratere centrale si sono costruiti due pilastri alti 2% , l'uno sul detto punto più alto, l’altro nella insellatura del cratere a sud. Il medesimo Socio Prof. A. Riccò fa sapere che fra poco si intraprenderanno da lui delle misure della gravità in Sicilia, Cala- bria e nelle Eolie, col pendolo di von Sterneck; nello stesso tempo un Assistente dell’ ufficio centrale di Meteorologia di Ro- ma fara le determinazioni delle costanti magnetiche. Si comprenderà di leggieri il grande interesse di questi stu- dî, se sì pensa che in queste regioni tormentate da eruzioni ba- saltiche e vulcaniche, da terremoti, ecc. vi debbono essere no- tevoli singolarità nella struttura della scorza terrestre, le quali si riveleranno colle anomalie della forza di gravità. E ciò anche meglio di quel che può risultare dalle deviazioni della verticale, perchè in queste influiscono masse alla distanza anche di 100 Km. mentre sulla intensità delle gravità agiscono solo le masse a di- stanze non maggiori di 20 a 30 Km., e quindi più facilmente potranno riconoscersi le singolarità della scorza terrestre. Siccome poi è noto che nei terreni vulcanici si hanno grandi anomalie delle linee magnetiche, e pare anche che vi sia una relazione fra l’ intensità della gravità ed il magnetismo, si com- prende l’ importanza che insieme alle determinazioni della gra- vità si facciano quelle degli elementi magnetici. In fine si deve considerare che dalle osservazioni fatte dagli Ufficiali della marina austriaca risulterebbe che le regioni di gravità normale sembrano coincidere colle linee dei terremoti. Il prof. Riccò poi fa vedere la notevole registrazione data dal grande sismometrografo dell’ Osservatorio del terremoto del giorno precedente, 12 giugno 1897, cominciata a 12%, 19 col massimo a 12.26" e prolungatasi per parecchie ore: Dalla dif- ferenza del tempo d’ arrivo delle onde sismiche brevi e lunghe (che però in questo caso non si distinguono bene le une dalle al- tre come in altri casi) e dalla composizione dei due moti regi- strati nelle direzioni NW-SE e NE-SW, risulterebbe grosso modo che questo terremoto, finora ignoto, ha avuta la sua origine in Oriente, ad una distanza di Km. 3000 (1). (1) Da notizie posteriori risulta che il terremoto in discorso fu avvertito a Calcutta, circa alle ore 5 pom. ed a Simla fu grandemente disastroso: ammettendo > € SOR A NE CARONA DT ENIT a ETA Ag a, NA TU VIRA I RAUa7 CERRI AIR N OI Te n ci i] N b TS — d — d Infine il prof. Riccò presenta un lavoro del prof. Saija, As- sistente nel R. Osservatorio , pubblicato nella vista Geografica Italiana, che tratta della definizione dell’ Orizzonte : per dimo- strare quanto sia necessario lo stabilire tale definizione fonda- mentale in Astronomia e Geografia, basti il dire che nel detto lavoro sono citate 15 definizioni diverse dei più reputati astro- nomi e geografi antichi e moderni. è* Si passa quindi allo svolgimento dell’ ordine del giorno che reca le seguenti comunicazioni : 1. Prof. A.e PETRONE. — /ticerche complementari sull’ esistenza del nucleo nell’ emasia adulta dei mammiferi. ‘2. Prof. A. PETRONE. — Contributo alla quistione sull’ esistenza delle piastrine nel sangue normale. 5. Prof. E. DI MATTEI.—Studi sulla rabbia. 4. Prof. A. CURCI. — Osservazioni sul reattivo dell’ acido sali- cilico. D. Dott. ORAZIO MODICA.— Sull azione della salicilaldeîde, della salicilaldossima, e dell’ acetossima come contributo alla conoscenza dell’ azione del gruppo NOH sull’ organismo animale. (presentata dal prof. G. P. Grimaldi). 6. Proff. G. P. GRIMALDI e G. PLATANIA. — Sulla capacità di polarizzazione delle foglie metalliche sottilissime. (1) Indi si toglie la seduta. NOTE ProF. DOTTOR ANGELO PETRONE. — CONTRIBUTO ALLA QUISTIONE SULL’ ESISTENZA DELLE PIASTRINE NEL SAN- GUE NORMALE. Nella seduta passata (2) alla fine della mia 3% comunicazione che il centro sismico sia stato vicino a Simla, la direzione sarebbe quasi giusta ad oriente di Catania, ma la distanza sarebbe 6400 Km: la velocità di propaga- zione del massimo risulterebbe Km. 4,3 che è consueta per i terremoti lontani. (1) Questa memoria sarà pubblicata negli Atti dell’Accademia. (2) Vedasi a pag. 11. sull’ esistenza del nucleo nell’ emasia adulta dei mammiferi, mani- festai il dubbio che questi nuovi fatti potevano ingenerare sulla esistenza delle piastrine come elemento morfologico normale del sangue, e confessai che a me stesso vacillava un poco la con- vinzione avuta anche per miei studii speciali al proposito , fatti e pubblicati nelle ricerche sulla coagulazione del. sangue. Lia so- miglianza che hanno le piastrine coi nuclei delle emasie, il loro crescere o diminuire secondo che si alterano gli elementi cellu- lari del sangue, ovvero restano intatti; in modo che quanto più le emasie diventano ombre, perdendo anche il nucleo, tanto mag- giore è il numero di apparenti piastrine, mentre se ne vedono poche e rare quando le emasie sono ben conservate, come si con- ferma coi buoni preparati ottenuti col liquido di Lugol; ed in- fine il non avere che apparenze rare di piastrine nel sangue ca- vato nella soluzione adatta di cloruro di sodio, scuotevano un poco le mie convinzioni ed obbligavano se non altro a rivedere l’ argomento. Il trovarle nella soluzione osmica, si sarebbe potuto spiega- re dal fatto, che in quei preparati, anche meglio riusciti, vi so- no sempre delle ombre: il trovarle anche nel sangue circolante del vivo (Bizzozero), negato da altri (Léwit) avrebbe potuto far- sì dipendere dalla messa in libertà dei nuclei delle emasie più vecchie in distruzione : la stessa mitosi delle piastrine (Mondino) avrebbe trovato la sua ragione nella natura nucleare. Nè le pia- strine ammesse negli ovipari avrebbe potuto impedire il dubbio perchè quelle si sarebbe giudicata un’ asserzione gratuita:, come infatti autori autorevoli ritengono quegli elementi nucleati come leucoblasti ed ematoblasti ( Lòwit ). Si sarebbe così anche nei mammiferi ritornato in gran parte al concetto primigenio di Hayem di ematoblasti. E se questi nuovi dubbii erano in gran parte fermati dalle ricerche di osservatori come Hayem , Bizzo- zero, Mondino, ecc., imponevano altri nomi non meno autorevoli a sostenere la tesi contraria, come Weigert, Lòowit, Ziegler, Wlas- sow, Mosso ec., Per conto mio, stante i dubbii surtimi, avrei po- tuto rispondere a tutti gli argomenti addotti in favore dell’ esi- stenza delle piastrine: solo ad uno mi fermava, che, cioè, le pia- strine si vedono in via di distruzione nel sangue estratto dal vi- DE vo, specialmente quando le emasie restano perfettamente intatte anche nella loro emoglobina, come io aveva già dimostrato colle iniezioni ipodermiche, intraperitoneali ed endovenose di cloruro di sodio, di ossalato di ammoniaca, di fluoruro di sodio, e quin- di come ho detto altrove, le piastrine devono preesistere per di- struggersi, una volta che non vengono da alterazione delle ema- sie, che allora sono intatte. Principalmente per questo fatto sono restato ancora nel convincimento dell’ esistenza delle piastrine, e quindi ho voluto ritornare sull’ argomento e studiarlo più di pro- posito, anche non potendo rinunziare così presto alla convinzio- ne avuta sulla deputazione inibitrice della coagulazione venuta- mi per annose ricerche. Tanto più volentieri e facilmente ho intrapreso questo studio per essere già in possesso delle norme con cui ottenere ordina- riamente preparati perfetti di sangue cavato nel liquido iodo-10- durato, e vedere quindi quali cambiamenti soffrono i nuclei delle emasie nei casi in cui le piastrine aumentano di volume e di numero, e se si può mettere un rapporto di passaggio tra i pri- mi e le seconde. In seguito vedere se si comportano egualmente con le sostanze coloranti e con le decoloranti. Ed infine se i nuclei delle emasie e le piastrine si comportano egualmente o diversamente coi differenti mestrui in cui si estrae il sangue. Dalla serie di ricerche fatte, le quali in gran parte saranno pubblicate per esteso nell’ altro lavoro sul nucleo delle emasie, e propriamente nella parte degli sperimenti di avvelenamento da pirogallolo del cane e del coniglio per studiare i cambiamenti del nucleo, si possono riassumere e dedurre i fatti seguenti : 1°. Nel sangue cavato dal vivo nel liquido iodo-iodurato, an- che quando il preparato riesce perfetto, coll’emoglobina intatta e coi nuclei tutti al loro posto entro l emasia, si può sempre con- fermare la presenza delle piastrine con tutti i loro caratteri mor- fologici, libere nel plasma, sempre che l’osservazione si fa imme- diatamente: se passano invece pochi minuti le piastrine si alterano e sì disfanno, mentre si conservano perfetti e definitivamente le emasie coi loro nuclei e contenuto emoglobinico. E queste posti- cipare ]’ osservazione mise una delle ragioni del mio dubbio, non apparendo piastrine colle emasie inalterate e tutte nucleate. LI 2°. Pel fatto suesposto è chiaro che le piastrine rispondono in modo diametralmente opposto dei nuclei delle emasie al liqui- do di Lugol, il quale altera e distrugge le prime, mentre fa sco- vrire, fissa e conserva i secondi. Simile antagonismo di azione . hanno molte altre sostanze, sia immerse nel torrente circolato- rio del vivo, come io ho dimostrato pel cloruro di sodio, ossa- lato di ammoniaca ; e l’ antagonismo inverso per le iniezioni di acqua distillata, emoglobina, ecc.; sia per esperimenti sul sangue estratto dal vivo nei differenti mestrui, che ordinariamente si comportano con questo antagonismo verso i due elementi, at- taccando e distruggendo l’ uno, se rispettano l’ altro. 3°. Rispetto alle sostanze coloranti le piastrine del sangue cavato nel liquido di Lugol e poi immediatamente fissate coi va- rii liquidi, come quello al sublimato, quello di Flemming, di Fol di Miiller, ecc. fanno contrasto per la colorazione meno forte di quella dei nuclei dell’ emasie: e quel che più importa, se si usa un lieve mezzo decolorante, lievissima soluzione acida, (acido cloridrico), o meglio nuova colorazione e lieve decolorazione pre- cedente, come costantemente lo fà l’eosina, allora la colorazione dei nuclei si rende più evidente, perchè 1’ emoglobina fortemen- te si decolora , e le piastrine si decolorano anche notevolmente, lasciando talora un granulo fortemente colorato verso un estremo, specialmente nei casi in cui le piastrine diventano più grosse. 4°. Se dopo questo antagonismo di colorabilità ed attitudine a ritenere i colori, messo in evidenza sotto lo stesso campo visi- vo per aver impedito la distruzione delle piastrine nel liquido di Lugol mediante l’aggiunta di altri mezzi fissatori, si cava il san- gue nell’ appropriato liquido osmico per le piastrine, e dopo a- ver fatto fissare una parte del sangue sulle lastrine, si aggiun- gono le molteplici sostanze coloranti di anilina, ovvero l’ematos- silina, si colorano fortemente le piastrine, e le emasie in modo omogeneo , non essendosi messo allo scoverto il nucleo di queste ultime; mentre i nuclei dei leucociti si*colorano poco o nulla. Se allora si fa operare per alcuni minuti la decolorazione mediante una soluzione acquosa di acido cloridrico 1: 600, avviene la de- colorazione più o meno completa delle emasie e delle piastrine, in queste però meno, ritenendo un poco del colore: mentre collo i arcate i i iaia ri fi TRAILER stesso mezzo decolorante non si decolorano i nuclei delle emasie del sangue cavato nel liquido di Lugol, anzi il colore si concen- tra di più, e si avvicina a quello dei nuclei dei globuli bianchi, che nel sangue così cavato si colorano bellamente, anche se sì è aggiunta la 22 fissazione col sublimato o con le altre sostanze. In modo che anche per la decolorazione le piastrine si compor- ‘tano in modo diverso dall’ emoglobina e dai nuclei dei globuli rossi. 5°, Quando per processi morbosi il sangue è attaccato nei ‘suoi elementi più importanti (emasie), ovvero sperimentalmente sì procura lo stesso in modo rapido, come per avvelenamento da pirogallolo, le piastrine sono rispettate , anzi aumentano e mo- strano segni evidenti di moltiplicazione per strozzamento , men- tre 1’ emoglobina soffre frammentazione granulare e poi si versa e scioglie nel plasma del sangue. Gli stessi nuclei delle emasie che vanno a distruggersi mostrano una divisione o frammenta- zione granellosa più grossa e perfettamente distinguibile da quel- la dell’ emoglobina; ma anche questa massa nucleare finisce col fuoruscire, sebbene più tardi dell’ emoglobina, e dissolversi nel plasma del sangue. 6°. Mentre l’ emoglobina ed i nuclei delle emasie mostrano le suddette apparenze regressive nell’ avvelenamento in parola e resistono meno all’ azione del liquido di Lugol, chiaramente si vede che le piastrine aumentano invece la loro resistenza, tanto da conservarsi bene un buon numero di esse nel liquido iodo-io- durato, come si ha principalmente nelle prime due settimane dell’ avvelenamento pirogallico, come si ha nel sangue dei sifilitici nel 2° mese in cui cominciano le manifestazioni secondarie cuta- nee, quando le piastrine sono anche notevolmente aumentate; e così nelle oligoemie in generale. 1°. Basta guardare, oltre le apparenze di moltiplicazione, la | costituzione anatomica perfetta e la grossezza delle piastrine nel- l’avvelenamento pirogallico per convincersi della loro differenza di natura da ammassi di emoglobina e dei nuclei rispettivi: an- che che i nuclei non fossero alterati, sono molto più piccoli del- le piastrine, le quali sovente eguagliano e talora sorpassano col loro diametro maggiore quello dell’ emasia intera. Per tutti questi fatti ho dovuto allontanare il dubbio, e per- ciò, insieme con le altre ragioni da me precedentemente addotte, . oltre quelle degli altri autori, credo che si possa definitivamente chiudere în senso affermativo la quistione dell’esistenza delle piastrine nel sangue normale e quindi della loro natura diversa dal contenuto dell’ emasia: non viene così ad essere smembrata la mia teoria sulla coagulazione, non essendo tolta la funzione anticoagulante da me assegnata a questo elemento morfologico del sangue. PROF. A. Curci — OSSERVAZIONI SUL REATTIVO DEL- L’ACIDO SALICILICO. Nell’adunanza del 7 Marzo comunicai all'Accademia la pre- parazione di un reattivo per l’acido salicilico. Ulteriori indagini mi hanno avvertito che la reazione si ha quando il zinco ado- perato sia impuro di ferro. Quindi non ottenendosi con zinco puro, il reattivo perde ogni valore. SUNTO DI MEMORIE (1) ProFr. DOTTOR ANGELO PETRONE-RICERCHE ULTERIORI SULL’ ESISTENZA DEL NUCLEO NELL’ EMASIA ADUL- TA DI ALTRI MAMMIFERI — FISSAZIONE, COLORAZIO- NE SEMPLICE E DOPPIA PERMANENTE: CHIUSURA A SECCO. (2) Devo prima cennare che avendo dovuto rifare il ‘liquido di Lugol, ed essendo già in possesso di norme precise per la riu- scita dei preparati, ho potuto stabilire, che il suddetto liquido riesce bene anche quando è filtrato. Ho potuto poi studiare collo stesso metodo anche il sangue del cavallo, della cavia, della capra , oltre all’ aver ripetuto lo studio sul sangue del cane e del coniglio, una volta.che metteva in pratica le regole precise per ottenere la desiderata modifica- = (1) Queste memorie saranno pubblicate negli Atti dell’Accademia. (2) Presentata nella seduta del 9 Maggio 1897. STAZIEOE ELI ; DEN perse z ; P ZIA. TT. Ligier 3 pedali sa Not PR re FEDE RIE II IS II SPIRA ARTS EEE I È dritti icaro sani stai iti TAR SENT IONI ACI LAPIS far STA Lg > I SRI ale) Pa ero Leti zione delle emasie. Di queste norme e delle particolarità del sangue di questi mammiferi si troverà l'esposizione nella memo- ria che sarà pubblicata negli atti dell’Accademia. Noto soltanto in questo suuto , che in tutti questi animali si è potuto confer- mare la stessa struttura dell’ emasia, specialmente nel sangue della capra l’apparenza del nucleo è molto nitida in emasie tan- to piccole. Molti tentativi e lungo tempo hanno richiesto queste ricerche comparative, perchè adoperando l’ordinario liquido di Lugol, che riesce perfettamente pel sangue dell’ uomo, non si ha che risul- tato imperfetto e spesso nullo cogli altri animali. Già in queste ricerche io avevo notato fin dall’ Agosto 1896 (22 Memoria all’ Ac- cademia medico-chirurgica di Napoli), che pel sangue del cane il liquido di Lugol non dà buoni risultati, e che soltanto col san- gue del coniglio si possono avere non buoni ma mediocri prepa- rati. Presentemente ho potuto stabilire i liquidi pel sangue di ciascuno di questi animali, come è esposto minutamente nella memoria : ora noto, che pel cane il liquido iodo-iodurato deve avere una maggiore quantità di acqua dell’ ordinario liquido di Lugol: pel coniglio e pel cavallo una quantità minore: anche meno per la cavia, e finalmente pel sangue della capra abbiso- gna per la riuscita una quantità ancora più piccola di acqua, 0 meglio, il iodo deve essere in eccesso. Ciò dimostra la tenacità sempre minore dell’emasia per l’emoglobina, che deve aver una costituzione intima più forte nel cane a scendere gradatamente sino alla capra. Nella 2 parte della comunicazione devo far noto il metodo per fissare in sito il sangue cavato nel liquido di Lugol, procu- rando, per ciò ottenere, l’ essiccamento iniziale dei bordi prima di aggiungere la glicerina colorata: così si fissa meglio la strut- tura che si scovre, e la maggior parte delle cellule resta in sito anche collo smuovere più tardi il covroggetti. Se si aggiunge una soluzione acquosa colorante si ha anche la colorazione caratteri- stica dei nuclei delle emasie, come si ha quando vi si aggiunge o si mette fin dal principio la glicerina colorata. Condizione però indispensabile per la buona colorazione è , che il preparato sia ben riuscito per la giusta ed appropriata modificazione avvenuta. plot fg a a VO a e i MERC To A II SOI PR AR TA PETT ri MICA RESTA EIFORRAOZAN POR sw PONTE Mm IERI VAGA v pr TI dr) Ù DI i, N03 RATORI UO IMAGO) COIN OPLCZAOTIO RE IA EAVIROARITIE Pi TOT a Pi ARI ep ta CAI DEMONI ARIIRITI LAO A JR < sE AO cat i x AE La colorazione nucleare scapita un poco dopo un certo tempo per la glicerina, ma l’aggiunta di questa permette una 22 colorazio- ne semplice o doppia, che diventa più forte e caratteristica , e resta definitiva anche seccando i preparati e chiudendo in balsa- mo. Se non si aggiungesse e conservasse precedentemente il pre- parato in glicerina, non si potrebbe più tardi far scorrere il co- vroggetti sul portogetti. | I liquidi coloranti nella 2® colorazione si adoperano in solu- . zione acquosa e con ciò si ottiene non solo la forte colorazione, ma anche l'allontanamento della glicerina, per cui il preparato più tardi può farsi disseccare , e dopo o si conserva definitiva- mente in glicerina quando è ancora umido di acqua o dopo il disseccamento, ovvero in balsamo al xilolo. L’ osservazione più nitida ed istruttiva è quella che si fa immediatamente quando il preparato è ancora umido dopo l’ultimo lavaggio di acqua, guar- dato senza aver posto il covroggetti con un ingrandimento dida È 900 diametri: la glicerina conserva bene, ma dopo un certo tem- j po fonde un poco i 2 colori (se si è fatta la colorazione doppia) facendo scapitare un poco la nitidezza della struttura, in modo che, chi vuol convincersi bisogna che cominci l’ osservazione su preparato ancora umido in acqua ; e con questo studio prelimi- nare si ricava anche |’ altro vantaggio della sollecitudine nello esame , per cui in poche ore si possono osservare centinaia di preparati. Quando si conserva in balsamo la struttura è conservata, la colorazione semplice o doppia diventa più viva e permanente : le emasie però pel disseccamento non mostrano più il nucleo cen- trale o ancora nell’interno, invece verso uno dei lati, e più spesso la massa nucleare verso la parte libera si mostra filamentosa , sfrangiata: che ciò sia effetto del disseccamento si conferma co- stantemente dallo studio comparativo che si fa dei preparatiian- cora allo stato umido, e dopo quando sono disseccati. Sono poco frequenti quelle emasie che lasciano in balsamo ancora vedere il nucleo dentro più o meno centrale, ma allora sebbene colorato questo in bleu p. e., mentre Vl’ emoglobina è colorata in rosso (eosina) manca quella precisione di contorni della massa nucleare che si aveva nell’acqua. Invece quest’apparenza nitida, recisa si Ce se ha nei preparati in glicerina e meglio ancora in acqua : allora «con forti ingrandimenti si può meglio stabilire la struttura intima È del carioplasma , come una sostanza granulare disposta a fili , i . cui granuli colorati (cromatina) sono separati appena da sostan- È za incolore (linina). Come si è detto altrove, col liquido di Lugol | | non si distingue più un contorno reciso (membrana), come inve- ce si ha con altri mestrui, principalmente coll’ acido tannico e col picrico. Nei preparati ben riusciti nel 1° momento dell’ estrazione , È colorano bene la maggior parte delle sostanze nucleari, a prefe- i renza però i colori nucleari di anilina: il liquido che meglio mi p ha corrisposto, e che ha resistito bene e meglio di tutti a secco, 3 ho trovato per caso tra i liquidi vecchi che aveva, ed è a base ì di bleu di metile; in questo liquido vi era anche sciolta della È gomma arabica, essendo fatto per uso d’inchiostro, e poi dimen- ticato da più di un anno, per cui vi erano cresciute delle muffe __ (penicillum): il liquido in parola è leggermente acido. Per quan- male : ho creduto quindi doveroso, dopo ammessa l’esistenza del 3 nucleo nell’emasia adulta, ristudiare coi presenti mezzi ed indi- | rizzo la quistione, e prometto riferirne i risultati nella prossima adunanza. ] te prove e riprove abbia fatto per mesi intieri non mi è riuscito i finora a ricomporre un liquido che risponda in modo così per- | —fetto, e che resista tanto bene alla conservazione in balsamo. # Continuerò i tentativi in proposito, e sto sperimentando nuovi 5 liquidi, su cui spero poter riferire all'Accademia nella prossima 3 seduta. 4 i Conchiudo fiducioso, che a questo nuovo passo fatto, se ne a aggiungono altri per la risoluzione dell’ arduo problema : mani- ._’»’festo però sempre più la mia convinzione positiva sull’argomento. 4 Devo soggiungere che durante queste ricerche sono restato 3 impressionato da certi fatti, che avrebbero fatto vacillare la mia «convinzione sull'esistenza reale delle piastrine nel sangue nor- Lagre Pror. DoTtToR ANGELO PeTtRoNE — RICERCHE COMPLE- MENTARI SULL’ ESISTENZA DEL DIGO, NELL’ EMASIA ADULTA DEI MAMMIFERI. Come annunziai nella seduta precedente , oltre la fissazione del sangue nello stesso liquido di Lugol aggiungendovi la gli- cerina e poi togliendola e colorando definitivamente, io stava sperimentando: altri mezzi per fissare meglio e più definitiva- mente, cioè per completare quella già fatta in primo tempo nel. liquido iodo-iodurato, prima che si fosse aggiunta la glicerina. Promisi anche di continuare le mie ricerche pel liquido più adatto per la colorazione e di cui avrei potuto additare la composizio- ne. Infine avrei completato le ricerche sui cambiamenti che soffre 1’ emoglobina ed il nucleo rispettivo non solo negli amma- lati di sangue, ma anche negli animali avvelenati dal pirogal- lolo, ovvero resi anemici col salasso profuso; esperimenti che già aveva fatti, ma di cui non era sicuro nei risultati ottenuti, non avendo ancora un liquido ancora definito per la giusta modifica- zione del sangue, e né tutte le norme per avete ordinariamente buoni preparati. Ora posso dopo nuovi sperimenti, grazie a norme precise ed al liquido proprio pel cane, comunicare i cambiamenti che av- vengono in questi casì ed il loro rapporto con ciò che si osserva. in stati simili del sangue dell’ uomo, anche per la malaria. Ri- ferirò succintamente i metodi di fissazione aggiunti, ed i nuovi liquidi coloranti impiegati, rimandando alla Memoria per esteso, consegnata per gli Atti dell’Accademia, le particolarità di tecnica. I metodi da me impiegati, con cui si aggiunge non solo la fissità permanente di struttura, ma anche di sito delle emasie modificate dal liquido iodo-iodurato, sono: 1. l’ essicamento sem- plice e poi passagio 3 volte sulla fiamma: 2. l’ alcool assoluto : 3. la miscela di etere solforico ed alcool assoluto ( Nikiforoff ) : 4. Ja miscela di bicromato di potassa e solfato di soda (Muller): la miscela osmio-cromo-acetica (Flemming): 6. 1’ altra miscela osmio-cromo-acetica (Fol) : 7 Di (. il sublimato nella soluzione cloru- ro-sodica, (soluzione a: titolo minore di Bizzozero ). Il sangue si raccoglie col covroggetti come col metodo già notato e poi si fa scorrere e combaciare questa lastrina su altro covroggetti eguale: pi i “d CERRI > MO, vice i EEE {AE delia ia ai rasa Ti PRIMER e — CCA 7; ct i Soana si resta fissare per una decina di minuti, e poi facendo scivolare una lastrina sull’altra si immergono capovolte (faccia collo strato di sangue in su) nel nuovo liquido fissatore : dopo 24 ore si tol- gono, meno nell’ alcool assoluto e nella miscela di Nikiforoff, ove restano 2 ore e se si vuole anche 4: se si devono essiccare semplicemente la preparazione preliminare è la stessa. Dagli ultimi 4 liquidi si passano in acqua distillata, sempre colla faccia libera in giù, dopo averli lavati in altra acqua di- stillata. Ivi possono restare parecchi giorni, ma anche dopo 24 ore si possono togliere per essere esaminati, colorati e poi chiusi definitivamente in glicerina o in balsamo. Anche negli ultimi 4 liquidi si possono far restare 2 sole ore , e la fissazione avviene discreta, grazie all’ estrema sottigliezza dello strato: ma la fis- sazione migliore e più perfetta si ha dopo 20 a 24 ore. Dei secondi liquidi fissatori i migliori risultati sì hanno da quello a base di sublimato, poi da quello di Muller, ecc. Non solo la struttura si fissa in modo perfetto, ma anche il sito degli elementi cellulari resta permanente , in modo che oltre alla strut- tura più evidente e differenziale tra le diverse parti, i nuclei del- le emasie restano più o meno centrali, e le colorazioni riescono molto caratteristiche, specialmente dopo l’ uso del sublimato. Per avere migliori risultati dalla 2* fissazione, oltre la 1 riuscita nel momento dell’ estrazione nel mestruo iodo-iodurato , bisogna anche tener calcolo del tempo in cui bisogna immergere i preparati nel nuovo liquido fissatote. Dopo ripetuti tentativi mi sono potuto convincere che il tempo più utile per immergere i preparati è dopo 5 a-10 minuti, da che sono stati nella primi- tiva miscela tra i 2 covroggetti: se si immergono dopo 1 minuto, tempo necessario per fare l’ osservazione microscopica onde as- sicurarsi della riuscita, il sangue si fissa bene, ma le sue cellule si deformano un poco, ed in generale si vuotano: se si fanno restar troppo, quando il disseccamento comincia e vi è una certa difficoltà a far scorrere una lastrina sull’ altra, vi è maltratta- mento per la pressione che si deve impiegare nello staccarle, e poi per l’ incipiente essiccamento la struttura soffre, almeno non è così nitida, e le colorazioni non riescono completamente. Quando la modificazione operata dal liquido di Lugol è per- Med 0 fetta, e questa è la condizione essenziale preliminare per avere preparati nitidi e convincenti specialmente per la colorazione nucleare, tutti i liquidi coloranti adatti tingono bellamente il nucleo, debolmente 1’ emoglobina : aggiungendo la colorazione coll’ eosina , si ha decolorazione (azione acida dell’ eosina) del- l’emoglobina, nuova colorazione di questa coll’ eosina, ed il co- lore nucleare si concentra e risalta nel modo più perfetto. Tra tutte le sostanze coloranti nucleari rispondono meglio il bleu di metile, la nigrosina, il verde di metile e poi tutti gli altri colori basici di anilina: colora anche bene l’ematossilina: fanno ecce- zione i colori a base di carminio, che colorano difficilmente, ov- vero, se si prolunga l’ azione, in modo ditfuso; alora il nucleo dell’ emasia si vede, ma non fa risaltare la colorazione carat- teristica, come si ha nei nuclei dei leucociti; mentre cogli altri colori si ha press’ a poco la stessa colorazione degli uni e degli altri, quando la modificazione delle emasie è perfetta. Anche nei preparati ottenuti a secco e passati sulla fiamma, dopo aver ot- tenuto una forte colorazione dell’ emasia, p. e. coll’ematossilina, nigrosina, verde di metile , si toglie il colore dell’ emoglobina con l’ adatta soluzione cloridrica, ed il colore caratteristico resta concentrato al nucleo. Anche pei preparati di sangue cavati nell’acido pierico , o nel tannico si può adoperare la 2? fissazione; e veramente Sì fis- sano bene, e poi si colorano benino: ma anche per la 22 fissazio- ne è preferibile il metodo eol liquido iodo-iodurato, perchè si evi- tano precipitati granulosi (sublimato), disfacimento, massime col sangue estratto nel tannino (liquido di Flemming, Fol, ecc.): mi- gliori risultati si ottengono col liquido di Miller: di tutte queste particolarità nella memoria per esteso. Tutte le colorazioni ottenute sono molto belle, quando il pre- parato è ancora umido di acqua : ma vi è meno precisione in glicerina : perdono notevolmente la precisione nel balsamo, quan- do si fa la doppia colorazione, massime con liquidi speciali, co- me i colori semplici di anilina, o sciolti in una soluzione osmi- Ga : riescono invece perfettamente e si conservono anche in bal- samo, se la soluzione dei colori si fa in quella di acido formico, ma che questa soluzione sia tale, che non alteri e disorganizzi le paga ts emasie. Si conserva bene il colore nucleare anche in balsamo, quando il preparato semplicemente essiccato e fissato col calore, si fa colorare dall’ ematossilina e poi si decolora 1’ emoglobina | per parecchi minuti coll’ acido cloridrico 1: 600. Relativamente ai cambiamenti che succedono nelle anemie morbose o sperimentali, più col salasso che coll’ avvelenamento da pirogallolo, nelle prime ho potuto confermare l’ ingrossamento del nucleo, spesso lo strozzamento ed anche la divisione comple- ta (raramente se ne trovano due anche nel sangue normale): quando il nneleo è ingrossato, pare che si colori più fortemente e spesso lascia apprezzare una divisione granellosa. In rapporto alla malaria, per ciò che hanno esservato altri, e per qualche rara osservazione che io ho fatto col liquido iodo-iodurato, viene la | convinzione che siano 2 cose diverse, il nucleo dell’emasia ed il protista : devo però soggiungere che questa diversità evidente nella malaria degli uccelli, meriterebbe di essere riveduta con un tempo maggiore e con un numero notevole di osservazioni. In tutte le anemie morbose non si può dire con certezza se il nu- cleo dell’emasia contribuisca attivamente in un modo qualsiasi alla rigenerazione del sangue; invece è costante la presenza nel sangue di una quantità più o meno grande di microciti, bella- mente nucleati, i quali non mostrano di avere rapporti di pas- saggio e di dipendenza dal nucleo delle emasie preesistenti. Devo infine cennare in questo sunto, che gli sperimenti han- no confermato i fatti osservati nelle anemie morbose, mostrando ‘divisione granellare, e se si vuol meglio chiamare frammentazio- ne del nucleo, seuza poter stabilire ulteriori fasi di processo rige- neratore; anzi negli sperimenti in cui i cambiamenti avvengono più ravvicinati, o anche rapidamente, si può stabilire che una buona parte delle emasie preesistenti si distrugge precocemente nell’ emoglobina ed anche nel suo nucleo: compariscono invece costantemente una quantità di microciti, abbastanza resistenti nell’ emoglobina e col nucleo grosso, compatto ; in modo che più probabilmente la genesi delle nuove emasie, come sinora è stato ammesso, si fa fuori il sangue, e non nello stesso torrente circo- latorio dalle emasie preesistenti. SIAE Pror. E. DI MaTTRI — STUDÎ SULLA RABBIA — Sur un preteso nuovo sistema di cura antirabbica. | L’ autore riferisce alcune ricerche fatte a diverso periodo di tempo a proposito di un certo sistema di cura proposta dal Dr. Politini; e di cui a quanto si legge nei giornali pare si occupi al presente il Consiglio Superiore di Sanità. Le ricerche fatte si dividono in due serie : 1% Serie — Amministrazione del virus rabbico, preparato se- condo il sistema Politini. i si a) ai cani normali b) ai cani inoculati di rabbia per trapanazione con virus di strada c) ai cani inoculati di rabbia per trapanazione con virus fisso d) ai conigli normali e ai conigli trattati come i cani nei modi d e c e) all'uomo allo stato normale. 2 Serie — Le ricerche sono state fatte sull’ uomo, con l’ in- gestione diretta del virus rabbico di strada e fisso, senza sotto- porlo a speciale trattamento, cioè preso dallo animale idrofobo direttamente. Le ricerche della 18 serie, avevano per iscopo :. Le a) di studiare l’ azione del virus rabbico somministrato per la bocca e preparato nel modo predetto. Il risultato fu negativo. Gli animali non presentarono sinto- mi speciali apprezzabili. | Le 5) c) d) avevano vario scopo : quello di somministrare il virus ai canì e rispettivamente ai conigli per un periodo di tem- po prima della trapanazione , per un periodo di tempo dopo di essa, per un periodo di tempce prima e dopo di essa, e possibil- mente infine nel semplice periodo dello svolgimento dei sintomi rabbici. 11 risultato delle ricerche fu in ogni caso negativo, poichè in tutte le esperienze comunque condotte, gli animali soccombet- tero alla rabbia. Le ricerche e) avevano per iscopo di studiare anche l’azione SO e del virus nel modo preparato dal Politini, e somministrato al- l’ uomo in condizioni fisiologiche. Anche per questa parte di ricerche gli effetti sono stati ne- gativi in tutti gl’ individui che si sottoposero volontariamente all'esperimento, anche quando si esagerò nella somministrazione della dose prescritta. La 22 serie di ricerche aveva per iscopo di studiare l’azione del midollo rabbico attraverso le vie digestive dell’uomo. Variando la dose da qualche centigrammo a un grammo l’ ingestione del virus fu innocua alle persone che si sottoposero all’ esperimento. Colla 12 Serie di ricerche si viene alla conclusione che il siste- ma di cura della rabbia secondo il metodo di Politini non dà alcun risultato attendibile e non è avvalorato da nessun dato scientifico serio. Come tale esso dovrebbe essere soggetto all’art. 27 alinea terza della legge sanitaria che contempla casi di simil genere. Colla 2 Serie di ricerche si viene infine all’ altra conclu- sione, in parte nota per esperimenti quasi analoghi, cioè che il virus rabbico per le vie digestive dell’ uomo passa inavvertito senza recare alcun disturbo generale. D.r ORAZIO Mopica. — SULL’AZIONE DELLA SALICI- LALDEIDE, DELLA SALICILALDOSSIMA E DELL’ACETOS- SIMA COME CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELL’AZIO- NE DEL GRUPPO NOH SULL’ORGANISMO ANIMALE. Come contributo e conferma al fatto indicato dal prof. CURCI, che cioè, le sostanze aventi nella loro molecola il gruppo NOH, hanno un’azione eccitante sul sistema nervoso, l’ A. riferisce lo studio dell’azione farmacologica della salicilaldeide e della sali- cilaldossima, sostanze, le quali non si differiscono nella loro com- posizione atomica, che per il gruppo NOH, il quale sostituisce nella salicilaldossima l’ossigeno aldedico della salicilaldeide : OH OH GI Ho 06 0A CH O CANOH (salicilaldeide) (salicilaldossima) Li 5 Mt I to RT LR A PA n È ) bh ie Osservato il quadro dell’azione generale nelle rane e nei ca- ni, sia con l’una che con l’altra delle due sostanze, e facendone il paragone, l’A. nota che, quantunque sul cuore le due sostanze non abbiano un’azione spiccatamente diversa e chiara, in quan- to all’ azione generale, mentre la salicilaldossima produce feno- meni di eccitamento (ipereccitabilità, tremori, convulsioni, iper- secrezione, cutanea nelle rane e salivare nei cani), ed in ultimo ad avvelenamento grave, e soltanto nelle rane, paralisi; la sali- cilaldeide produce invece paralisi con fenomeni di eecitamento lievi e passeggieri. L’acetossima (dimetilchetossima), che pure contiene il grup- po NOH, non ha però l’ azione suaccennata di questo gruppo. Seconao L A. ciò si spiegherebbe col fatto che questa sostanza nell’organismo animale (cane, come ha visto anche SCHEIDE- MANN nei conigli) dà origine ad acetone, ed a questo sarebbe dovuta quindi Ja sua azione paralizzante. Allo stesso modo, cioè con l’origine attraverso il corpo animale dei chetoni relativi, cre- de si debba spiegare l’azione paralizzante delle altre chetossime, le quali teoricamente dovrebbero avere azione eccitante. Non ha fatto però ricerche in proposito. Elenco dei libri pervenuti in cambio e in dono presentati all'Accademia Gioenia nella seduta del di 19 giugno 1897. ITALIA Bologna — Soc. med.-chir. — Boll. Ser. 7® Vol. VIII 4-5. Milano — R. Ist. lomb. di sc. e lett. — Rend. Ser. 28 Vol. XXX 9-10. Napoli — Soc. di naturalisti — Boll. Ser. 18 Vol. X. id. — Acc. d. sc. fisie. e mat. — Rend. Ser. 38 Vol. III 4. id. — R. Acc. med.-chir. — Atti. Ann. LI 2. Palermo — Acc. di sc. e lett. — Atti Ser. 38 Vol. II-II. Roma — R. Acc. dei Lincei — Rend. CI. Sc. fis. mat. e nat. Ser. da Vol. VI 1° sem. 8-10. id. — Acc. pont. dei n. Lincei — Atti. Ann. L 4. — Mem. Vol. XII. x "fé da] ì e) - E: ; maern- dat eee i CAGES A Sa E Sg e 1 “Roma — Soc. geogr. ital. — Boll. Ser. 3 Vol. X 5. | Torino — R. Acc. di medicina — Giorn. Ann. LX 3-4. Venezia — R. Ist. ven. di sc. lett. e arti -- Atti. Ser. 78 Vol. VIII 5-6. Verona — Ace. di agr. sc. lett. arti e comm. — Mem. Ser. 3® Vol. LXXII 3-4. ESTERO Boston — Soc. of nat. history — Proceed. Vol. XXVII pag. 75-199. id. — American Acad. of arts and sciences— Proceed. Vol. XXXI XXXII 1. Bremen — Naturwiss. Verein -- Abhandl. Vol. XIV 2. Cambridge — Mus. of comp. zo6logy — Bull. Vol. XX 6. — Mem. Vol. XXII (Text and Atlas). Épinal — Soc. d'Emul. du départ des Vosges — Annales. Ann. LXXII. Helsingfors — Soc. pro Fauna et Flora fennica — Meddel. 1896 22. Lausanne -- Soc. vaud. des sc. nat. — Bull. Sér. 4° Vol. XXXIII 123. London — Roy. Soc. — Proceed. Vol. LXI 371-374. Manchester — Liter. and philos. Soc. — Proceed. Vol. XLI 3. Marseille — Faculté des sciences — Annales. Vol. VI 4-6, VIII 1-4. Minneapolis — Minnesota Acad. of nat. sciences — Bull. Vol. IV 1. Philadelphia — Acad. of nat. sciences — Proceed. Jears 1896 part II. Rochechouart — Soc. Les amis des sc. et arts — Bull. Vol. VI 2-3. Wien — K. K. Geol. Reichsanstalt — Jahrb. Bd. XLVI 3-4. Zurich — Naturf. Gesell. — Vierteljabrssch. — Jahrg. XLII 1 ld. — Soc. helvét. des sc. nat. — Nov. mém. Vul. XXXV. -- Compte rendu 1895, 1896. Doni di periodici. Mineo — Boll. dell’Osservatorio meteor.-geod. — Ann. XI 4-5. Modena — Le stazioni sperimentali agrarie — Vol. XXX 3. . Moncalieri — Boll. mensuale dell’Osservatorio meteorol.--Ser. 2* Vol. XVII 4. Palermo — Giornale scientifico — Ann. IV 4. Siena — Rivista ital. di sc. nat. —- Ann. XVII 5-6. Torino — Rivista di ostetr. e ginecol. — Ann. II 5. Aguascalients — El instructor — An. XIV 1. Bruxelles — Revue de l’université — Ann. II 8-9. Paris — Bull. de museum d’hist. nat. — Ann. 1896 N. 6. Doni di opuscoli Arcidiacono S. — Studio comparativo sopra due tromometri normali diversamen- te impiantati — Modena 1897. i î DE 3 Bombicci i Qua alc certi del ri SI mentari d'Italia — Parma 1897. È Fi 4 h |. Fascicolo XLIX. n | BULLETTINO DELLE SEDUTE © (DEMIA GIOENIA DI SCIENZE NATURALI IN CATANIA | ; . col vana PO DELLE SEDUTE ORDINARIE E STRAORDINARIE A io(GNVONA: SERIE) st IG ‘ To i Î Dà si x è; ù i 7 Fg 3 Lr A È ì ; i VAS (925 lia :3 3 + È Sy CI A VÀ SAGONTANIA NE TIORARI6) | TIPOGRAFIA DI C. GALÀTOLA Sua sg” 7 ali ca Ri SA “ig: o LEGdI ETA RATE IBS EANTA Td TT ttt o odo (C6(d(ottt{IKKoot$ it ott ri veli __ _—— INDICE DELLE MATERIE CONTENUTE NEL PRESENTE FASCICOLO Rendiconti Accademici Verbale dell'adunanza dell’11 Luglio 13897 . i . ; ; 21 PAR Note presentate A. Riccò — Relazione sul lavoro dell’Osservatorio di Catania come stazione internazionale per la fotografia del cielo . » Prof. E. Di Mattei — Studi sulla rabbia — Sulla esistenza del virus e nell’urina degli animali idrofobi i i : ; » Prof. G. Grassi Cristaldi—-Su un nuovo modo di genesi ; del triossimetilene— Nota preliminare i % : ) È è ; s i » Prof. G. D'Abundo — Contributo allo studio della mielinizzazione nelle. vie di projezione del sistema nervoso centrale ; È È Son C. Maselli — Analisi dell’acqua del lago di Pergusa . 5 ; » Dott. A. Quadrio Curzio—Sul coefficiente di dilatazione termica del cobalto ad alta temperatura . > : : : È ; g ; » Sunti di Memorie. Prof. A. Petrone — L'acido formico nella tecnica della colorazione nucleare, ed un nuovo liquido, il formio-Carminio — Contributo speciale alla colorazione del nucleo delle emasie . : i ; i ; » Dott. S. Calandruccio — Anatomia e sistematica di due specie nuove di Tur-. bellarie . ; : » ; 5 ; ; È ; È ” G. Saija — Rappresentazioni equivalenti di una superficie di rivoluzione. ( Generalizzazione delle projezioni di Werner, Bonne Î Sanson- Flamsteed) ; i i ; ; » Dott. E. Tringali — La temperatura del suolo all Ossia di Catania negli anni 1392-96 . 5 ; * È i : ; : » Elenco dei libri pervenuti in cambio e in dono, presentati all’ Accademia Gioeniaà nella seduta dell’11 luglio 1897 . 3 È : » 14; 16 293 | b 29 9° 32. uglio 1897. | Fascicolo XLIX. ACCADEMIA GIOENIA DI SCIENZE NATURALI IIN CATANIA. Seduta dell’ 11 Luglio 1897. Presidente — Prof. C. SCIUTO-PATTI Segretario — Prof. G. P. GRIMALDI. Sono presenti i Soci effettivi Sciuto-Patti, Ardini, Ronsisval- le, Basile, Petrone, Riccò, Grassi Cristaldi, Di Mattei, Grimaldi | e parecchi Soci corrispondenti. Viene letto e approvato il processo verbale dell’ adunanza | precedente. Si passa quindi allo svolgimento dell’ ordine del giorno che reca le seguenti comunicazioni : _ 1. Prof. A. Riccò — Relazione sul lavoro dell’ Osservatorio di Cu- tania nell’ anno 1896-97 come stazione internazionale per la fo- tografia del cielo. 2. Prof. E. DI MATTEI. — Studî sulla rabbia: Sulla esistenza del virus rabbico nell’ urina degli animali idrofobi. 3. Prof. A. PETRONE — L’acido formico nella tecnica della colora- zione nucleare, ed un nuovo liquido il formio-carminio. Con- tributo speciale alla colorazione delle emasie. | 4. Prof. G. GrassI ORISTALDI. — Su un nuovo modo di genesi del _triossimetilene. 5. Prof. G. D’ABUNDO. — Contributo allo studio della mielinizza- È zione nelle vie di proiezione del sistema nervoso centrale. Pre- sentazione di preparati istologici. 10 a LC AAROIIN A Mae e e i IP a SZ o ll MIRATO e È; TA SII AITERTAR AREAS RIO RIE GITA RAI E GL RN : Mina Mt EARLE MERA Mei PER NE II IIIRO IRR a AMO I ja) LEALI: Fi N 6. Prof. G. D’ ABuNDO. — Sulle distrofie muscolari progressive. (1) | 1 7. Dott. S. CALANDRUCCIO. — Anatomia e sistematica di due ag Ù cie nuove di Turbellarte. 8. Prof. G. SAIJA. — Rappresentazioni equivalenti di una superficie di rivoluzione; generalizzazione delle proiezioni di Werner, Bon- ne e Samson-Flamsteed (presentata dal prof. A. Riccò). 9. Dott. E. TRINGALI. — Temperatura del suolo negli anni 1891-96 (presentata dal prof. A. Riccò). 10. C. MASELLI. — Analisi dell’ acqua del lago di Pergusa (presen- tata dal prof. G. Grassi Cristaldi). ! 11. G. DE ANGELIS D’OssAT ed F. BONETTI. — Mammiferi fossi- lî dell’ antico lago del Mercure ( Calabria ). Microflora fossile ( presentata dal prof. G. P. Grimaldi ). (1) 12. Dott. A. QUADRIO-CURZIO. — Sul coefficiente di dilatazione ter- mica del cobalto ad alta temperatura (presentata dal prof. G. P. Grimaldi). Indi si toglie la seduta. NOTE A. Riccò —f RELAZIONE SUL LAVORO DELL’ OSSERVA- TORIO DI CATANIA COME STAZIONE INTERNAZIONALE PER LA FOTOGRAFIA DEL CIELO. Al principio dell’ anno 1897 presentai alla R. Accademia dei Lincei un rapporto sui lavori fatti per la fotografia celeste a tut- to il dicembre 1896; col 30 giugno 1897 essendo compiuto un anno da che si eseguiscono le fotografie della zona di cielo che ci è stata assegnata da 47° a 54° di declinazione boreale, credo oppor- tuno informare codesta Accademia dello stato del nostro lavoro. Non starò a ripetere 1’ enumerazione delle difficoltà che ab- biamo dovuto superare per riuscire con mezzi ristrettissimi ad (1) Queste memorie saranno pubblicate negli Atti dell’ Accademia. impiantare e far funzionare perfettamente un grande strumento che è uno dei pochi astronomici ed il primo e l’ unico fotografico costruito in Italia. Dirò solo che allo strumento sono state portate | parecchie modificazioni e fatte parecchie aggiunte che io avevo riconosciute necessarie e che il meccanico dell’ Osservatorio ha eseguito con molta abilità. Quelle difficoltà che prima ci furono causa di gravissime proccupazioni ora che sono vinte ci danno invece motivo di compiacimento, e la riuscita è l’unica, ma re: altresì la migliore ricompensa delle nostre fatiche. Ritornato dal vr Congresso di Parigi del maggio 1896, ove avevo portati alcuni *Ò saggi delle nostre fotografie ed ove avevo prese le ultime e più efficaci istruzioni, ricominciammo col luglio le fotografie della nostra zona, considerando come prove quelle fatte prima d’allora. Così per lavoro dell’anno dal 1° luglio 1896 al 30 giugno 1897 abbiamo : Lastre del Catalogo eseguite 345 (1). Di queste lastre un certo numero, non ancora esattamente determinato, deve es- sere scartato, in causa di imperfezioni delle lastre o dello sviluppo o per qualche equivoco nella puntata della stella di guida o per irregolarità dell'andamento dello strumento nel seguire la stella «di guida medesima. Il numero delle lastre del Catalogo che dobbiamo eseguire è di 1008: inoltre queste stesse fotografie si debbono fare un’ altra volta con pose lunghe, per la Carta del Cielo propriamente detta. Il lavoro fotografico che ci resta da fare è dunque assai lun- go: ma ora, superate tutte le difficoltà, procede con sicurezza ed alacrità. Si noterà però che queste fotografie esigono atmosfera calma ed assolutamente pura , talchè il numero delle notti atte a que- sto lavoro è assai piccolo nel corso dell’ anno, anche nel bel cie- lo di Catania; infatti nell’ anno da luglio 1896 a luglio 1897 noi abbiamo avuto solo 120 di tali notti : è vero altresì che in que- st’ anno le nubi sono state eccezionalmente frequenti, il che ha certamente reso minore il numero delle fotografie che abbiamo potuto fare. | Dirò anche di una ultima difficoltà incontrata nell’ eseguire (1) Fino a tutt'oggi, 4 Agosto, se ne sono fatte 430. ii ME A n coli PALMER RA LA e p le nostre fotografie : questa dipende dall’ alta temperatura che nell’ estate acquistano i reattivi fotografici e l’acqua dei lavaggi. Ciò fa sì che le lastre facilmente si velano od ingialliscono , e che la gelatina, resa troppo molle, sì altera e guasta le immagi- ni. In quest’ anno prima dell’ estate abbiamo fatto costruire una specie di refrigeratore, ove i reattivi, l’acqua dei primi lavaggi ed anche la bacinella oscillante ove si fa lo sviluppo, sono man- tenuti ad una temperatura di circa 20° durante lo sviluppo ed il fissaggio delle fotografie: poi le lastre sono messe per 10 minuti in un bagno di allume al 10 °5 mantenuto pure a circa 20°, con che la gelatina è resa sufficientemente resistente per non alte- rarsi nell’ultimo lavaggio di parecchie ore nell’ acqua corrente ( Casalotto ) la quale d’ estate a noi arriva con VORO REnn non inferiore ai 249, Finalmente dirò di un altro perfezionamento portato nell’ese- cuzione delle fotografie : questo consiste nell’uso di un avvisato- re elettrico della posa, per cui la durata di questa è data coll’e- sattezza del secondo. Consiste essenzialmente in un elettromagne- te nel quale l’ orologio astronomico, per mezzo di una ruota den- tata unita all’ albero della ruota di scappamento, apre e chiude il circuito ad ogni secondo: l’ àncora dell’ elettromagnete per mezzo di una specie di scappamento che agisce in senso inverso, fa avanzare una grande ruota dentata di un dente ad ogni se- condo: appositi contatti elettrici che si fissano opportunamente su di una graduazione indicano, facendo agire una soneria elet- trica, la fine delle due pose, l’una di 5® e l’altra di 2.30 che si fanno per ogni lastra del Catalogo, o di altre che occorressero. Il principio dell’ esposizione è determinato dall’osservatore a vo- lontà premendo un tasto con che si completa il circuito dallo orologio all’elettromagnete, e l’avvisatore comincia a camminare. Con questo apparato l’ osservatore senza togliere l’ occhio dal cannocchiale con cui tiene puntata la stella di guida e senza as- sistente, è sicuro di non commettere errore apprezzabile nel tempo dell'esposizione che per queste fotografie di posa breve dev'essere molto esatto. Quest’apparato è stato ideato da me e costruito dal mecca- nico dell’Osservatorio Sig. A. Capra. 7 Finirò dichiarando che questo lavoro delle fotografie celesti | è fatto da me e dal 1° Assistente Ing. A. Mascari, alternandoci | una sera per ciascuno, che il Dott. E. Tringali mi assiste nelle ‘operazioni e nella preparazione dei calcoli relativi, e che dalla fine del 1896 il Sig. G. Ponte si occupa dello sviluppo delle fo- tografie. Tutti ringrazio per lo zelo e l’ intelligenza con cui mi aiutano. | . Prof. E. Di. MATTEI — STUDI SULLA RABBIA — SULLA ESISTENZA DEL VIRUS RABBICO NELL’ URINA DEGLI ANIMALI IDROFOBI. Continuando le mie ricerche sulla rabbia volli studiare se il virus rabbico , analogamente a molti altri virus, rappresentati da agenti infettivi ben noti, si eliminasse per la via dell’ urina. Non esiste sull’ argomento bibliografia, dappoichè pare che nes- suno se ne sia occupato in modo speciale. Riservandomi di di- scutere la questione che riguarda la presenza del virus in alcuni organi parenchimatosi e in ispecie nel rene, stabilisco per ora in base alle mie ricerche che l’urina degli animali idrofobi spesso e in date condizioni, che ancora debbo meglio determinare, con- tiene in piccola quantità il virus rabbico. Se infatti si piglia dell’urina di un coniglio, d’un cane, d’un lupo, morto rabbico per trapanazione e inoculazione di virus sia fisso che di strada, e se ne inocula qualche goccia sotto la dura madre di altro coniglio, questo costantemente, per quanto risulta dai miei esperimenti, non soffre nulla. Se invece 15-20 cm? di essa vengono inoculati nella cavità addominale l’animale spesso contrae la rabbia. Sto studiando il perchè della non costanza della morte del- l’animale per questa via peritoneale ; e non sono lontano dallo ammettere o che il virus contenuto nel liquido sia in tale poca quantità da non produrre la morte, o che non venga eliminato che in'determinate condizioni di alterazione renale, o che per la reazione dell’ urina possa patire qualche attenuazione, da non - farlo rivelare colla morte dell’animale, o per alcune di queste cau- Se assieme. Ad ogni modo bisogna considerare anche l’ urina degli ani- mali idrofobi come un mezzo di diffusione del virus rabbico nell’ ambiente. PROF. G. GRASSI CRISTALDI — SU UN NUOVO MODO DI GENESI DEL TRIOSSIMETILENE—Nota preliminare. Quando i vapori dell’ acido mono-cloro-acetico si fanno pas- sare per un tubo di vetro infusibile, scaldato al rosso-ciliegia in- cipiente, insieme con poca sostanza inalterata, si ottiene un li- quido denso senza colore e nel contempo si svolge un miscuglio gassoso di acido cloridrico ed ossido di carbonio. Il liquido è fumante e par che sciolga un gran volume di acido cloridrico, dappoiché, riscaldato su b. m. verso 50 gradi, svolge gran copia di questo gas. Potrebbe anche darsi che siasi formato un composto così poco stabile che col più lieve riscalda- mento si decomponga. Per accertarmi di ciò, lo cercai di distilla- re nel vuoto con una pompa a mercurio; ma tanto con un buon raffreddamento, quanto a temperatura ordinaria, ottenni lo stes- so sviluppo di acido cloridrico. Cessato il quale, si potè fare il vuoto nell’apparecchio, ed a 15 mm. di pressione ed alla tempe- ratura di 32° distillò un liquido che a poco a poco tanto nel col- lettore quanto nella canna del refrigerante sì trasformò in gran parte in una sostanza solida, bianca, con aspetto cristallino, in- solubile nell’ acqua fredda, nell’alcool e nell’etere. Si fonde a 173°-174°, ha odore fortemente pungente, e come potei confermare coll’analisi, non è altro che uno dei polimeri della formaldeide : il così detto triossimetilene. Il liquido, separato dal triossimetilene per filtrazione alla pompa, bolle da 95° a 1069, ed è una miscela di acido formico ed etere di-cloro-metilico simmetrico. La formazione dell’ acido formico devesi all’ ossidazione subita dall’ aldeide corrispon- dente. Infatti facendo procedere la decomposizione in corrente d’acido cloridrico o di anidride carbonica, se ne formano solo piccolissime quantità. Talchè , prescindendo dall’acido formico, che ho poi evitato eliminando l’aria dall’apparecchio, il liquido è semplicemente costituito da ossido di di-cloro-metile simmetrico | ottenuto la prima volta da Regnault (1) per azione della luce diffusa sulla miscela di cloro ed ossido di metile e da Tischt- schenko (2) per azione dell’acido cloridrico sul triossimetilene. Esso può considerarsi come un prodotto secondario della de- | composizione dell’acido cloro-acetico , in quanto che l’acido clo- ridrico, generatosi nella reazione, reagendo sull’ aldeide metilica polimerizzata, può aver condotto al composto suddetto : CH.Cl — O— CH;C01; oppure reagendo sull’ aldeide monomolecolare, può aver genera- to la cloridrina più semplice che si conosca, la metilen-cloridri- na (3), la quale, perdendo gli elementi di una molecola d’acqua dia: (Gi: CI ca on — Ho O OH 2 CH, : CH, NGI NEI Se così fosse, allora l’ acido mono-cloro-acetico, scaldato al disopra del suo punto di ebollizione, si decomporrebbe nettamen- te in acido cloridrico, ossido di carbonio ed aldeide formica : 01 CH, < — HC1 + CO + CHx:0 “N 00.0H | E in questo caso si comporterebbe come l’ acido glicolico, il cÌ | quale, com’ è noto, scaldato con acido solforico, si decompone in acqua, ossido di carbonio ed aldeide formica (4): /0H CH NC0.0H = H.0 + CO + CH;:0 che poi si polimerizza e si trasforma nel triossimetilene. (1) Annalen — 34-31;— Beilstein — V. I— 292: 34 ediz. (2) Journal der russischen ch. Gesellschaft 19-473; — Beilstein — idem (3) LòseKANN — Chem. Ztg. XIV—1408;—Ber. XXIV. 196 (c) — (1891). (4) Heintz — Ann. 1358-43. .» E VIN e i E AR i a Fa dee E RR ARCA ct iti Si î p È I, Fi Decomposizione perfettamente analoga a quella offerta dal- l’acido lattico (1) che riscaldato del pari con acido solforico, si decompone in acqua, ossido di carbonio ed aldeide etilica. Jai CH;.CH {o = H,0 + CO + CH;.CH:0 CO.OH Ma se poi vogliamo estendere a questi composti la decompo-. sizione ossicarbonica, si può ammettere che col riscaldamento dapprima avvenga l’ eliminazione dell’ossido di carbonio, e poscia. quella .degli elementi d’ una molecola d’acqua, precisamente se- condo i seguenti schemi : i VARE CR0O OH = Ho0 CH, Zi gn SI O NcC0.0H ““0H ; | Zio — CO \X9Hi "o CH..CH 2 CHIOH ; ST Da dot Tai padezagi Soa ; Sin ; ; y > a Pea È pur 5e fo Safe È È E precedente, e di cui però non riuscì seguire nettamente la proie- zione ulteriore, sebbene io pensi ch’essa dovesse terminarsi verso i lobi cerebellari opposti ; infine una terza porzione abbastanza voluminosa si dirigeva in alto, dividendosi in due fasci, uno verso il verme superiore, e l’altro verso il lobo cerebellare dello stesso lato. La mielinizzazione di questa terza porzione non fu verificata completa fino al verme superiore ed alla corteccia ce- rebellare, però la direzione de’ due fasci verso queste regioni risultava dai preparati istologici indiscutibile. Anche dal nucleo esterno dell’ acustico si verificarono fibre mielinizzate, che si dirigevano rispettivamente verso i nuclei del tetto, prendendo parte all’ incrociamento inferiore di sopra indicato. Tali risultati si verificarono anche nel feto di 7 mesi compiuti, in cui i fasci di sopra menzionati erano maggiormente volumi- nosì; però i due incrociamenti nel cervelletto, per la ricchezza maggiore delle fibre mielinizzate, presentavansi fusi. La mielinizzazione delle regioni immediatamente subcorticali de’ lobi cerebellari fu rilevata appena nel suo inizio nel feto di T mesì compiuti. Sulla mielinizzazione del peduncolo cerebelloso medio ricor- derò di averne verificato nettamente l’ inizio in due bambini nati a termine e di 5 ed 8 giorni di vita, laddove altri autori osser- varono, che ciò non avveniva prima della 9% o della 12 setti- mana di vita extrauterina. Nello stesso tempo debbo affermare, che in due bambini di 19 e di 44 giorni, non ancora si era ma- nifestata la mielinizzazione del detto peduncolo cerebelloso medio. A 7 mesi compiuti di vita fetale la ricchezza delle fibre mie- linizzate nella sostanza grigia spinale era sempre più patente nella midolla cervicale, molto minore nella dorsale , addirittura straordinaria nel tratto lombare. Si può affermare che nella vita extrauterina si verifica un numero sempre maggiore di fibre mie- linizzate nella sostanza grigia spinale, ed al solito la midolla lom- bare è quella che presenta una ricchezza massima di diramazio- ni, che assumono perfino l’aspetto fascicolato. E ciò si avverava fino da’ primi giorni della nascita. Si può dire che la sostanza grigia spinale nasce quasi adulta. DIRTI I RE - Lane e Rae a a A RT POE 3 Me RR Riguardo ai fasci piramidali dalle mie ricerche risultò, che in esso può esplicarsi la mielinizzazione in qualche caso abbastanza precocemente. In un bambino di 19 giorni nei peduncoli cerebrali, nel ponte e nel bulbo esisteva discretamente avanzata la mieli- nizzazione de’ fasci piramidali, la quale mancava nel midollo spinale; ed è degno di nota il fatto, che in questo stesso bambino il peduncolo cerebelloso medio non era ancora per niente provvi- sto di mielina. In parecchi bambini di 9 ad 11, 14 mesi di età, sebbene i fasci piramidali fossero mielinizzati, pure le loro fibre erano ben lungi dal raggiungere la grossezza e l'intensità di co- lorito (metodo Wezgert, Pal) di quelli cerebellosi diretti. Ne’ miei casì rinvenni fibre ancora sottili, in mezzo alle quali ve ne esi- stevano disseminate delle grosse. Questa differenza non era più visibile ne’ bambini di 20, 24, 30 mesi. Queste brevissime osservazioni risultanti dalle mie ricerche comparative non desidererei che venissero interpretate nel senso ch’ esse possano aumentare le discrepanze tuttora esistenti sulle vie di connessione nervosa, ritenendo io che si tratti di modalità differenti individuali nell’ organizzazione anatomica del tessuto nervoso , potendo influire cause molteplici sia ereditarie che ac- quisite nel ritardo della mielinizzazione. | Il processo evolutivo di mielinizzazione segue delle leggi di cui appena qualcuna venne finora affermata. E senza dubbio in- teressante l’ essersi sperimentalmente dimostrato, che un deter-. hi minato fascio nervoso (di fibre a mielina) non è atto a funzio- nare, fintantochè in esso non è avvenuta la mielinizzazione (Bechterew); la qualcosa c’indica, che per esplicare al completo la sua funzione fisiologica una fibra nervosa deve avere compiuto il suo sviluppo anatomico. È vero che al proposito potrebbe farsi una restrizione, inquan- tochè dalle ricerche finora eseguite risulterebbe, che la mielina non si sviluppa nelle arborizzazioni terminali nè ne’ cilindrassi corti delle cellule del II° tipo Golgi. Quale interpretazione possa dare la fisiologia a tali particolarità anatomiche non credo sia ora il caso di discuterlo. Quello però che interessa ricordare è, che nel prolungamento nervoso la evoluzione della mielina si. 3 ; sa È j SR E CIR ie LIEOONIP NE TOCE REESE DELE ge PE a È -£ + LIE di Pi r ni gi ie Fer e TESE E 3 sn 5 i st È È i a Vi) i irene dti ERRE EEE REN E SET MIO, SE AOL ES ge 09, Deli SI MSAC TA ERIPRII DAI NR REA CRE EER ESE 1 CETTE So Là > Se dei Li CATO = Tha IR PRA de RETI ROC VARE A ae ron De LABINI ARL STO EII 0 TE E a a ina ri ii ai î 1A bot. (i TESTo, e determina in tempi differenti, cioè prima nel tronco principale e dopo nelle collaterali. | Questo studio dello sviluppo progressivo d’un neurone, come quello dei molteplici sistemi di associazioni neuroniche, che deb- . bono organizzarsi nelle diverse epoche della vita intra ed extrau- terina, rappresenta un capitolo di eccezionale importanza nella patologia nervosa, poichè ne’ diversi momenti in cui si stanno svolgendo le delicate e complesse vie di connessioni nervose, pos- | sono sopraggiungere cause morbose speciali, e fra queste in pri- | ma linea le infezioni e le intossicazioni; ed è a pensare, che pro- babilmente esse debbono spiegare la loro influenza perturbatrice a preferenza sulle parti meno evolute. SD) Il processo infettivo per quanto vinto ulteriormente dall’ or- D «“ganismo, può infiuire a ritardare lo sviluppo o a rendere labili 9 alcuni sistemi di connessione nervosa; la quale cosa nel campo i psichiatrico può dar luogo ad adeguate interpretazioni di molte- a | plici turbe nervose e deviazioni intellettuali consecutive. Come | pure non è infondato il sospetto, che nell’adulto l’influenza per- turbatrice, date condizioni predisponenti speciali, possa esplicare con maggiore efficacia la sua azione sulle parti, che più recente- «5mente completarono la loro evoluzione organica. Del resto sono ‘necessarî altri studî per affermare esattamente le condizioni, che | presiedono alla influenza localizzatrice delle cause morbigene sul sistema nervoso. 0 Un vasto campo è aperto in tal guisa alle indagini sperimen- tali per determinare tali rapporti; ed il processo della mieliniz- zazione potrà costituire un reattivo ed un controllo per iniziare delle ricerche sperimentali comparative : sull’ influenza delle in- fezioni e delle intossicazioni sulla evoluzione delle vie di connes- sione nervosa nella vita intra ed extra-uterina. Clinica Psichiatrica della R. Università di Catania. ORTA RIA FICO PSI STARS AEU AGO NASA IRIS TOO OT E PSQUFA IONI IT ANO nate O IRON) RCA MIRI 13 RIO RR EI MOANA ET ie NAS Lie C. MASELLI -- ANALISI DELL’ACQUA DEL LAGO DI PERGUSA. (1) - In Sicilia, all’ altezza di 674 metri sul livello del mare, a pochi chilometri di distanza da Castrogiovanni, sulle falde del monte Capodarso, giace il lago di Pergusa, una tranquilla diste- sa di acqua d’ un colore verde giallognolo. Questo lago ha forma subellittica (2), allungata nella dire- zione da NE a SW; misura un’ area di Km? 1,83 ed un volume di circa Km? 0,058 essendo di m. 3,2 (57 °/o della massima ) la profondità media. Le sponde sono ricoperte di una fitta vegetazione di alghe , mentre il fondo è formato quasi esclusivamente da residui di sostanze organiche in decomposizione. i Il lago non è alimentato da alcun torrente, ma solo dalle acque di scolo superficiali e da una sorgente di buona acqua potabile che si trova verso l’estremità NW. Esso smaltisce uni- camente per evaporazione l’ acqua che riceve, essendo privo di qualsiasi emissario superficiale o sotterraneo: per tale fatto le sue acque risultano sensibilmente salate. Le condizioni geologiche delle regioni che contornano il la- go, sono abbastanza semplici. I tufi calcarei conchigliari, che, disposti quasi orizzontalmente, formano 1’ elevato ripiano su cui. è fabbricato Castrogiovanni, ricompaiono più a sud, formando ‘i dossi e i monti dolcemente ondulati, fra i quali si trova il la- go di Pergusa. Gli strati di tufo, nella parte settentrionale del lago, pendono in generale abbastanza regolarmente verso S di un piccolo numero di gradi, sono di colore giallo terroso, ricchi di fossili, specialmente di grossi pecten ed ostree. Questi tufi (pliocene superiore) sono generalmente sopportati da argille azzurre e dei #rubî (marne e foramminifere del plioce- ne inferiore ) , sotto i quali si trova la complessa serie solfifera ( miocene superiore ) , coi suoi gessi, argille salate e calcarei silicei. (1) Lavoro eseguito nell’ Istituto chimico della R. Università di Catania. (2) O. MARINELLI. “ Alcune notizie sopra il lago di Pergusa in Sicilia ,, Ri- vista geogr. it. Anno III fas. IX. Scendendo da Castrogiovani per la strada carrozzabile che conduce al lago, si incontra successivamente la serie pliocenica con ie potenti argille azzurre sottostanti ai tufi e con i trubi. A questi succede uno sviluppo molto notevole delle accidentate formazioni mioceniche solfifere : in fine, non molto lontano dal lago di Pergusa, torna a comparire il pliocene. Per incarico avuto dal Prof. G. Grassi Cristaldi, ho analiz- zato in questo laboratorio l’ acqua in parola, gentilmente favo- ritami dal Prof. Marinelli. L’ acqua fu presa il giorno 2 dello scorso maggio ; era lim- pida e presentava reazione leggermente alcalina; 500 cmì di essa, evaporati a secchezza in capsula di platino su bagnomaria, diedero un residuo bianco che, disseccato a 180° fino a peso co- stante, risultò di g. 3,7102, cioè g. 7,4204 per litro. Trattandosi di un’ acqua non potabile, non ho creduto utile farne un’ analisi completa e mi sono attenuto alla determina- zione di quelle sostanze che possono stabilire una relazione con la natura geologica del terreno su cui giace il lago. I risultati analitici sono i seguenti : Acido D=1, 007 Sr Magnesia Los È piero a do 7 I° | Ks0+Na0 Quito) 10» —__________—_—— mo o o yrkeeo ——r_____________- --yy'v_________. ___________= ||--—-__ In 100 litri di acqua, 2,30 14,73 1,41 | 328,26 65, 51 tracce sì contiene: Dai quali emerge che l’acqua è ricca di cloruri. La qual cosa presenta un certo interesse non solo per la considerevole lontananza del lago dal littorale, ma anche per la natura stessa del terreno su cui esso si trova. Del resto, non mi sembra tanto discosta dal vero l’idea del Dr. Marinelli, il quale ammette che la pronunziata salsedine sia da attribuire piuttosto alla continua evaporazione dell’acqua, anzichè alle sue proprietà originarie. Che non sia un lago salato propriamente detto, si può facil- — 16 — mente rilevare dai dati qui sotto segnati, relativi alla quantità di cloro in 100,000 parti delle seguenti acque : Acqua del:lago di’ Perrisa; e o Acqua: del.mare (Catania)\(d). > 214060 Mar.Morto..(2)»<«. eee Mar Caspio (0)... se ZI Mar:dlAzof (3). —. «eg e Mar;Nero:(3)£ <<’. do e Manica 4). 0. elia Inoltre, dalla semplice ispezione ai risultati analitici si rileva pure che il magnesio non è tutto allo stato di solfato, perchè troppo esiguo il percentuale dell’ acido solforico corrispondente alla quantità di ossido di magnesio (per 40 di MgO occorrereb- bero 80 di SOs ), quindi se si ammette che tutto l’acido solforico sia allo stato di solfato di magnesio, 1 eccedenza di MgO: deve essere allo stato di cloruro di magnesio. Talchè è mio parere che la salsedine del lago di Pergusa, sia da attribuire non solo ai cloruri alcalini, ma anche, ed=< im gran parte, al cloruro di Magnesio. Infine, è degna di nota la mancanza, o quasi, di silice, e mi riserbo di chiarire questo fatto, non solo facendo l’ analisi com- pleta dell’acqua, ma anche mercè lo studio del terreno della re- gione circostante al lago. DoTT. A. QuaprIo CURZIO.— SUL COEFFICIENTE DI DI- LATAZIONE TERMICA DEL COBALTO AD ALTA TEMPE- RATURA. (5) La misura del coefficiente di dilatazione dei solidi ad alte temperature ha dato luogo a ricerche di diversi sperimentatori. .» Sainte-Claire Deville e Troost (6), volendo determinare il (1) L'acqua fu attinta il 6 Maggio u. s. alla estremità del porto, dalla parte esterna. Ne determinai il cloro col metodo di Volhard. (2) TERRAIL « Comptes rendus » t. LXII, p. 1329. (3) GoBEL « Poggendorff's Anne Suppl. t. I, p. 187. (4) FieuieR e MiaLHE « Jour. de Pharm. » (3), t. XIII, p. 406. (5) Lavoro eseguito nel Laboratorio di Fisica della R. Università di Cota (6) Comptes Rendus, t. LIX pag. 162. coefficiente di dilatazione della porcellana fra 1000° e 1500° , ri- scaldavano in un crogiuolo di piombaggine una sbarra di por- cellana della lunghezza di 30°" : il riscaldamento si otteneva mediante un fornello, alimentato con carbone e regolato per “mezzo di un ventilatore, e le misure delle lunghezze si facevano con un catetometro Gambey, che dava il centesimo di millimetro. Per facilitare le puntate, alle estremità della sbarra erano stati incastrati col cannello ossidrico due piccolissimi bottoni emisferici di platino, e questi bottoni si miravano attraverso tubi di terra refrattaria, che si inserivano in fori a due a due dia- ‘metralmente opposti e praticati nel cilindro di piombaggine. Gli esperimentatori trovarono per la porcellana tra 1000° ‘e 1400° un coefficiente che varia da 0,0000160 a 0,0000170, men- tre da 1500° in su il coefficiente sale a 0,0000200, avvicinandosi a quello del vetro. Il Le Chatelier (1) otteneva della sbarra, su cui voleva espe- rimentare, una fotografia in vera grandezza alle due temperature tra le quali si doveva determinare il coefficiente di dilatazione : usava sbarre lunghe un decimetro e misurava le lunghezze sulle due fotografie ottenute. Le due estremità erano fotografate con obbiettivi diversi, mantenuti a distanza invariabile l’ uno dal- l’ altro ; giacchè, usando un unico obbiettivo , le più piccole variazioni nelle distanze rispettive dell’ asta da fotografarsi , dell’obbiettivo e della lastra sensibile provocavano deformazioni dello stesso ordine di quelle date dalla dilatazione. I risultati ottenuti dal Le Chatelier con questo metodo sono i seguenti : Metallo Temperatura Coefficiente alone 6000 0,0000315 REA e] 10000 175 LETO O I ARA (IA 10000 140 CUOCA DEE Ae 10000 200 Uol CARNE e 10000 182 BE n, 10000 113 AIM OO VERA I SORA 9000 205 Bronzo al 10 0 stagno 0... . 9000 220 (1) Comptes Rendus, t. CVII pag. 863; t. CVIII pag. 1046, 1096. be Andrews (1) misurò il coefficiente di dilatazione di alcuni metalli della serie dei ferri e degli acciai, sia a basse tempera- ture (—45°) sia ad alte temperature (+-300°) : nel primo caso le sbarre erano immerse in un miscuglio frigorifero di cloruro di calcio e ghiaccio, continuamente rinnovato: nel secondo in un bagno d’ olio. Le misure si facevano con un micrometro dopo aver levato rapidamente le sbarre dal bagno e collocate in una conveniente forma di legno. L’autore dice di essersi assicurato più volte (non accenna in qual modo) che in queste operazioni la temperatura della sbarra non variava sensibilmente. Gli esperi- menti furono fatti sui metalli delle serie del ferro e degli acciai; l’ esperimentatore usò sbarre laminate, rotonde, liseie del dia- metro di 7°",62 e lunghe 33°” spianate perfettamente a squadra alle due estremità, e sbarre fucinate lunghe 221°", col diametro di 12€”. 7: in questo caso una delle estremità era; temuta sera fortemente e l'allungamento era misurato dalle distanza dell’al- tra estremità da un punto fisso , vicino ad essa. Riportiamo al- cuni dei risultati ottenuti. Coefficiente Coefficiente fra — 450 e 1000 fra 1000 e 3000 Acciaio Bessemer « dolce » 0, 000095 0, 0000159 » « duro » 85 T93 Acciaio Siemens-Martin « dolce » 88 144 » « duro » 79 139 Acciaio fuso « dolce » 86 150 » « duro » 84 130 Metallo fuso ottimo 88 Lod? » comune 88 152 Metalli fucinati Acciaio Bessemer — 0, 0000137 » Siemens-Martin —_ 142 Uno dei metodi migliori e più precisi è quello adoperato re- centemente dai Signori Edward W. Morley e William A. Rogers (2) (1) Proc. of the-Rioy. Soc. t. NIEMIHE,N® 261 pao:1299. (2) The Physical Review XIX Tuly-August 1896 p. 1; XX September-October 1396 p. 106. A ” | Pastena i È ATO SET RESTA SERE] I DI ad Ur; A "4 Mi xIW È i } 3 i Pr PRETI RT i ir ltg: Re e nti «È n ricP.A ate”. A sh SR } » Y Del n) MT PIT GE ge I ME AR AL RA AAT CI EAT ARR e OROSEI FAN RRAZR o eo DIL NI SANE AMI PALA Pià i e ge CONT nel quale si misura la dilatazione termica di una sbarra con- frontandola con un’altra la cui temperatura si mantiene costante. . Le due sbarre si trovano in recipienti diversi e sono poste ad angolo retto; con un metodo molto ingegnoso e descritto minu- tamente dagli autori, si constata della coincidenza delle estremità delle sbarre, e si misura la loro dilatazione relativa col metodo interferenziale raggiungendo così una grande precisione nella mi- sura delle piccole variazioni di lunghezza e potendo operare su sbarre molto lunghe (circa 1 metro ), contrariamente a quello che avviene nell’apparecchio del Fizeau. Il metodo richiede molte avvertenze nell’applicazione, ed apparecchi alquanto complicati e costosi. Il metodo, finora, fu applicato solo alla determinazione, a bassa temperatura, del coefficiente di dilatazione di una sbarra di acciaio della lunghezza di 1023" : la sbarra di confronto era di bronzo della stessa lunghezza. Lo scopo di queste esperienze era solo di esperimentare il metodo. 11 coefficiente di dilatazione del cobalto ad alta temperatura non è stato ancora determinato, almeno per quello che io so, e come si rileva anche dall’ ultima edizione delle Tabelle dei professori Landolt e B6rnstein : perciò mi venne suggerito dal Prof. Grimaldi di farne la determinazione approffittando d’ una sbarra di cobalto puro del Trommsdorff che egli stesso avea fat- to fondere negli Alti Forni dell’ Acciaieria di Terni. Non potendo, per mancanza di mezzi , applicare il metodo Morley e Rogers, costrussi un apparecchio semplice, come quello di Sainte-Claire Deville e Troost, ma disposto in modo da permet- termi di raggiungere una buona approssimazione. Invece di puntare alle piccole sferette di platino (della cui dilatazione si può tener conto solo approssimativamente) io ho fatto le puntate su tratti segnati in vicinanza delle estremità della sbarra, illu- minate da un fascio di luce, riflesso da specchi collocati in posi- zione opportuna. Per ottenere maggiore precisione feci le letture anzichè col catetometro, col micrometro oculare, misurando direttamente lo allungamento della sbarra, mentre una delle estremità di questa era tenuta rigorosamente fissa, mantenendola sempre collimata fo con un cannocchiale, che durante tutto 1’ ‘esperimento non si A muoveva affatto. Per le dilatazioni delle varie parti dell’appa- recchio ed allo scopo di mantenere la collimazione suddetta , si doveva provvedere a piccoli spostamenti verticali della sbarra, e questi si ottenevano mediante una leva, con un braccio molto lungo ed un braccio corto al quale era attaccato un filo soste- nente la sbarra. Il micrometro usato avea un tamburo diviso in cento parti per cui si poteva valutare fino il ‘|, del passo della vite, passo che si misurò col coufronto con un metro campione di Starke e Kammerer e si trovò uguale a 0", 653. L’apparecchio, ove viene riscaldato il cobalto, consta di due cilindri conassici di ferro: il centrale ha un diametro interno di 26" ed uno esterno di 33": si chiude inferiormente con una piastrina metallica ed un tappo di gesso, e superiormente con un altro tappo che presenta due fori per lasciar passare il filo So- stenente la sbarra di cobalto ed il termometro. Il cilindro ester- no ha un diametro di 86"" ; è chiuso inferiormente e superior- mente da coperchi in rame : il eoperchio superiore però presen- ta tre fori, uno centrale per il passaggio del tubo interno, che sporge di circa 30"", un altro per l’ introduzione del mereurio, ed un terzo per innestarvi un lungo tubo di vetro, che serve a condensare i vapori che si svolgono dal liquido che ricadono nell’ interno. | Due tubi di vetro, chiusi da lastre di vetro a facce parallele attraversano lo spazio fra i due cilindri e si inseriscono in fori praticati nel cilindro interno. La distanza di tali tubi è regolata in modo, che attraverso ad essi si possano vedere le estremità della sbarra di cobalto. Il riscaldamento , essendo prodotto col vapore di mercurio nel quale si trovava immerso il cilindro interno, la temperatura si manteneva molto costante. L’ebollizione del mercurio si otteneva mediante una lampa- da Bunsen: ma siccome fin dalie prime prove preliminari non si riusciva ad ottenere uniforme la temperatura per tutta l’ al- tezza del tubo, così si circondò l’ apparecchio all’esterno con un ; e * RI TIE IRE SIETE Le al 3 SEI SET e II POI Peglo paris = Ri Hr È a EE e, » E ra bai; 3 Lala dl «Ale! bo al ela asa be f; (n) in Miri x Sri Pa u ROTTE VS SERA » \ RESA NEO TI CENT I IO AI Pisa deter di ie nic ego Opa grosso cartone d’amianto , e la parte superiore si riscaldò me- diante una corona di fiammelle, poste circa a metà altezza. La temperatura era misurata con un termometro a mercurio a pres- sione interna d'azoto, studiato e confrontato col termometro a gas nell’ Istituto imperiale tedesco di Charlottenburg. La lunghezza della sbarra a zero era determinata con un apparecchio simile al precedente, ma più semplice: la sbarra di cobalto era immer- sa direttamente nella neve, dove si lasciava per molte ore, e le letture alle due estremità, fatte attraverso tubi di vetro che ne permettevano la visione, erano determinate col catetometro e col metro campione: sbarra e metro campione erano posti verticali, ed alla stessa distanza dall’asse del catetometro, pure verticale. Per misurare la dilatazione della sbarra fra la temperatura ambiente e la temperatura segnata dal termometro posto nel tu- . bo interno, dopo qualche ora di riscaldamento, si procedeva co- sì: si puntavano i due cannocchiali, uno all’ estremità inferiore, l’altro, portante il micrometro, all'estremità superiore della sbarra quando questa era alla temperatura ordinaria: riscaldata la sbar- ra e mantenuta la temperatura costante per qualche ora, si ri- portava l'estremità inferiore della sbarra ad essere collimata col cannocchiale inferiore, e si contava di quante divisioni si do- vea girare il tamburo del micrometro per puntare all’ estremità superiore. In questo modo si avevano tutti gli elementi per calcolare il coefficiente di dilatazione lineare « della sbarra di cobalto Sa (T_-t) Lo essendo A la dilatazione che la sbarra subisce passando dalla temperatura ambiente #4, alla temperatura 7' del tubo interno , dopo il riscaldamento, ed L, la lunghezza della sbarra a zero. Considerando (7-#) come una costante e sostituendo nella formola data gli x valori di A e gli x, valori di Ly, combinati a 2 a 2 in tutti i modi possibili, si avranno nr; equazioni del se- guente tipo (T-t) Lo MA ZII Rs a e stabilendo di adottare come valore probabile di a quel valore che rende minima la somma dei quadrati di e, si arriva all’ e- quazione normale : MG (Pb) n [L7 Applicata questa formola alle misure fatte dalle quali mi risultò [L) = 2054,211 Ni == 0 (Ti) = 325° 95 [A] = 18,241 [L*] = 421978,289 - n 20 si ha pel coefficiente del cobalto fra 25° e 350° a = 0,0000181 Secondo Fizeau, il coefficiente fra 0° e 40° sarebbe di 0,00001236. La tabella seguente ci mostra l’aumento dei coefficienti, per alcuni metalli. Coefficiente Metallo Temperatura A ( OSSERVATORI i di dilatazione —_______—______———_y_————___________|-——_ ' Alluminio fino a 500 0, 00002336 Fizeau » » 6000 3150 . Le Chatelier Ferro » 500 1228 Fizeau » » 1000° 1750 Le Chatelier Rame » 3000 1883 Dulong e Petit. ” » 10000 2000 Le Chatelier Nikel » 500 1286 Fizeau » » 10000 1820 Le Chatelier Platino » 500 0907 Fizeau » » 10000 1130 Le Chatelier Argento » 500 "1936 Fizeau » » 9000 2050 Le Chatelier Da questa tabella si vede che, ammettendo che siano para- gonabili i risultati ottenuti su materiali diversi, l’aumento medio i se SE REA PI Saro — del coefficiente di dilatazione del cobalto per ogni grado di tem- peratura è uguale a quello dell’ alluminio, ed è notevolmente superiore a quello del nichel e degli altri metalli. SUNTO DI MEMORIE (1) PRror. A. PETRONE -- L’ACIDO FORMICO NELLA TECNI- CA DELLA COLORAZIONE NUCLEARE, ED UN NUOVO LI- QUIDO IL FORMIO-CARMINIO-CONTRIBUTO SPECIALE ALLA COLORAZIONE DEL NUCLEO DELLE EMASIE. Nella memoria presentata nell’ adunanza passata « icerche complementari sull’ esistenza del nucleo mnell’'emasia adulta dei mammiferi » a proposito delle nuove colorazioni tentate pel nu- clei delle emasie, feci rilevare l’ utilità dell’ acido osmico ed a preferenza del formico, quando i colori di anilina vi sì sciolgono in soluzioni allungate. Per varie ragioni che sono esposte nella memoria, pur servendomi delle soluzioni osmiche coloranti, ho continuato gli studî in special modo colle soluzioni formiche. Le quali ho potuto stabilire che rispondono meglio al titolo di 1:600 aggiungendovi per ogni 30 cme. poche gocce di soluzione ti- tolata idroalcoolica di colore di anilina. La soluzione formica si colora in quel modo speciale, meno con la miscela Biondi-Heiden- hain con cui acquista un colore violaceo. Tutte le soluzioni for- miche colorate restano perfettamente e definitivamente trasparenti: colorano bene in un minuto il nucleo dell’emasia, debolmente l’e- moglobina: si può decolorare e far risaltare meglio il nucleo colla soluzione cloridrica acquosa 1:600 per mezzo minuto ; ma se ne può far anche senza, adoperando invece per mezzo minuto la so- luzione acquosa di un colore acido opporturo d’ anilina, che de- colora V emoglobina e la colora nel suo senso. I migliori risul- (1) Queste memorie saranno pubblicate negli Atti dell’Accademia. MIRTO VECI, 0° PRIA ABANO RTARiSOO 00 0°C" Gi MINE OP ati, i ia SVEN SE tati si hanno colla nigrosina formica e poi eosina, e colla miscela Biondi-Heidenhain formica, che in un minuto fa la più bella doppia colorazione, verde del nucleo ed arancio carico talora sanguigno ( per la modificazione dell’ auranzia operata dall’ acido formico ) dell'emoglobina. Già devo notare che dopo l’ applicazione del li- quido colorante formico anche i colori acidi di anilina agiscono più certamente, prontamente e fortemente, come risulta dal para- gone di preparati trattati precedentemente lo stesso e poi assog- gettati ad altre soluzioni coloranti. Le colorazioni più specifiche e nitide si hanno coi preparati di sangue, che dopo essere stato preso e fissato nel liquido jodo-jodurato , vi si è aggiunta la seconda fissazione, e la migliore nei suoi risultati è quella operata dal sublimato. I preparati così ottenuti restano nitidi in glicerina e sì conservano bene anche a secco, risaltando anche nel balsamo la colorazione caratteristica semplice o doppia. Devo infine dire, che l’acido formico a quel titolo di diluzione, se ha il pregio di accelerare, rafforzare e rendere definitiva la colorazione con la resistenza all’ essiccamento, ha anche il vantaggio di conservare perfettamente la struttura dell’ elemento cellulare, anzi la chia- rifica rendendola più evidente. Quel che più importa è il potere in casi speciali, più fre- quentemente che nello stato normale, osservare, in varie emasie perfette, certe forme del nucleo ingrandito , fino alla divisione completa, e più fortemente colorato, che io credo si debbano ri- portare a cariocinesi: e con ciò si confermerebbe ciò che io stesso aveva annunziato un anno fa alla R. Accademia di Napoli : ciò specialmente nella gravidanza, nel puerperio, nelle oligoemie, ecc. Riferii ancora nella passata comunicazione che i liquidi co- loranti a base di carminio non colorano affatto in modo speciale il nucleo dell’ emasia cavata nel liquido di Lugol, meno il car- minio boracico che lo fa un poco, come succedevami or fa un anno col sangue cavato nell’ acido picrico : il litio-carminio , il picro-carminio, l’ allume-carminio, già sperimentati eccellenti pei nuclei di altre cellule dànno un risultato quasi nullo pel nucleo dell’ emasia , e soltanto prolungandosene l’ azione si ha una co- lorazione diffusa di tutto il globulo rosso. Edotto dall’ ajuto ot- tenuto dall’ acido formico coi colori di anilina sorgeva naturale PRCCIRT RETI EER TRTA MA FE ERI ER I li Sgr Pi o: PAPA E E; sà eri SETS I SL EMERITO I lid adi in 4 du Salsa sha $ (Ph EAGZEON O gl et e id 2827 ra i e a PE O ri dr idr I CEL RASTA A IRA ISIN, PS RAI n ato paia E DA DI i) "n ta SRI ao YA Ù s l’idea di tentare anche colle sostanze coloranti a base di car- ‘minio ed anche dell’ ematossilina e della cocciniglia. Facendo la miscela sempre in modo che l’ acido formico re- sti al titolo di 1: 600 non solo non si hanno vantaggi coll’ ema- tossilina e colla cocciniglia, ma non si ha neanco quella colora- zione discreta e sovente buona che si ha da queste sostanze sen- za l’ intervento dell’ acido formico; e ciò dipende dal fatto, che queste 2 sostanze coloranti sono rapidamente attaccate, precipi- tate e decolorate dall’ acido in parola. Tentando.invece coi di- versi liquidi di carminio, sempre cercando di avere nella miscela il titolo notato di 1: 600 di acido formico, non si ha mai precipi- tato nè cambiamento di colore col litio-carminio, col picrocarmi- nio, coll’ allume-carminio : col carminio boracico (della Stazione zoologica di Napoli) non si ha precipitato alcuno per 20 a 30 mi- nuti, ma il colorito cambia immediatamente da violaceo purpu- rino che era in rosso vivo di fuoco, rosso granato chiaro, vivo. Si ha lo stesso risultato col titolo dell’ acido formico 1:1200 e di 1:1800. L’ azione colorante sui nuclei dell’ emasie corrisponde anche in modo diverso, in quanto che le prime 3 miscele non colorano atfatto o quasi il nucleo dell’emasia e la stessa emoglobina, men- tre succede il contrario colla miscela formica del carminio bora- cico, che in meno di un minuto colora fortemente l’emoglobina e più fortemente i nuclei; decolorando per mezzo o un minuto colla soluzione cloridrica, il colore rosso si fissa al nucleo e 1’ emoglo- bina è notevolmente decolorata e qualche volta all’intutto ; e se dopo si fa agire per mezzo minuto l’auranzia, il nucleo resta del colorito rosso e l’emoglobina si colora in giallo : e ciò resiste bene all’ essiccamento e permette di conservare i preparati anche in balsamo. Il risultato è anche buono nelle emasie del sangue ca- vato e modificato nella soluzione picrica. Ho tentato dopo sugli altri tessuti, anche per vedere se sì trattava di una colorazione esclusiva delle emasie fissate dal li- quido di Lugol, acido picrico (non riuscendo nel sangue cavato semplicemente e fissato coll’ essiccamento e calore della fiam- ma). I tagli di pezzi induriti in alcool, liquido di Miiller, ecc. rispondono allo stesso modo : si colorano in meno di un minuto i TORE I Ds e ET a ele e 5 ENTO PF VA i ea IRR I RI a E RIA CI o RA AO OI a — 26 — e dopo mezzo minuto di decolorazione in una soluzione cloridrica idroalcoolica più forte (1:100) si hanno le più belle colorazioni nucleari, color rosa, senza colorazione del resto del tessuto e con conservazione perfetta anzi con maggiore nitidezza nei dettagli del tessuto stesso. Dopo ciò feci una serie di tentativi per preparare un liquido con quella proporzione di acido formico dal carminio boracico, onde evitare di prepararlo ogni volta nel momento di servirsene. Come è esposto minutamente nella memoria, il carminio boracico con quell’ aggiunta cambia di colore, diventa di un rosso sangue, anche perchè è torbido, specialmente a luce diffusa, dà buoni ri- sultati nell’ imbibizione, ma vi è quel po’ di precipitato granu- lare, che però si allontana coll’ acido cloridrico : filtrando , il li- quido torbido filtra con faciltà e nella goccia che scende’ è di color rosso granato scuro, rosso rubino, ma anche dopo pochi minuti, in massa è torbido ed a distanza somiglia a sangue li- quido. Ripetuta nei 5 giorni successivi la filtrazione, il liquido filtra con relativa rapidità, che fa contrasto con la lentezza con cul filtra il carminio boracico, ma in massa resta sempre torbido. Ho cercato in seguito vedere se otteneva lo stesso aggiun- gendo l’ acido formico a quel titolo alle semplici soluzioni am- moniacali di carminio. Ed ho tentato prima con quella fatta di- ventare neutra a bagnomaria e filtrata. Si ha press’a poco lo stesso risultato che col carminio boracico, simile forza e celerità di colorazione ed anche lo stesso intorbidamento e colorito san- gue anche col filtrare e rifiltrare : si ha lo stesso risultato col- l'aggiunta del 10 per 100 di alcool assoluto, nel qual caso il co- lorito diventa meno carico pel precipitarsi in maggior quantità del carminio. Coi ciò io aveva guadagnato la convinzione, che la presenza del borato di soda non era necessaria, come già sapeva che non era necessaria |’ ammoniaca, avendosi lo stesso risultato col solo borace e carminio. E siccome i liquidi ottenuti erano notevolmente acidi, ho cercato di avere quella tale combinazione dell’acido formico col carminio, ma che l’eccesso di quello fosse neutralizzato dall’am- moniaca. $ è ° À N Lie Pr! È MiA È ri eten rio ea SOTSIA EEIE CRREN DA AS ELL OESSE AGI Dopo ripetute prove sono riuscito ad ottenere, per tre volte costantemente, dopo la filtrazione della miscela di una titolata soluzione ammoniacale acquosa di carminio e soluzione acquosa formica (già divenuta torbida e di quel color sangue dopo 24 ore) un liquido limpido di color granato-scuro bellissimo, come rubi- no all’ orlo o a trasparenza nella goccia. Questo liquido è di reazione quasi neutra, appena acida, non ha più odore ammonia- cale, non si intorbida mai più e così resta indefinitamente. Esso ha tutti i vantaggi delle altre combinazioni torbide sunnotate nella colorazione rapida e perfetta dei tessuti ; è meno energico del formio-carminio boracico, che si prepara volta per volta nel bisogno, ma dà gli stessi risultati anche in un minuto: colora anche i nuclei delle emasie, sempre con minore prontezza e for- za del formio-carminio ottenuto dal liquido di carminio al bo- race. Se a questo liquido si aggiunge una lieve soluzione for- mica, precipita immediatamente tutto il carminio, che in modo granellare resta in sospensione nel liquido diventato incolore. Vuol dire che nel formio-carminio così preparato e dopo filtrato, l'acido formico si trova in quella giusta proporzione e combina- zione da dare questo eccellente liquido di colorazione nucleare ; in più o in meno non corrisponde più. Perchè ognuno possa fin d’ ora preparare e sperimentare il formio-carminio, ecco la formula ed il procedimento della sua preparazione : Carminio . ; } i SER ME00 Ammoniaca . | i 3 SR 33000 HO distillata . ; ; > in a 00200) Si scioglie bene e si resta un’ ora all’ aperto. Si aggiunge poco per volta agitando Acido formico . . Reio, . 3 Ts ECe 2 HO distillata : i LEME SOI Dopo 24 ore all’ aperto, quando la miscela è diventata tor- . bida, rosso-sangue, si filtra. Dalla formula esposta si vede, che il rapporto dell’ acido di, i formico alla quantità totale della miscela è di 1: 600: s’ intende però, che in questa preparazione deve soltanto lasciar traccia di acido formico libero (lievissima acidità), combinandosi il resto coll’ ammoniaca e col carminio. Che sia un formio-carminio è provato dal fatto, che a differenza di tutti gli altri liquidi di carminio, esso è un po’ volatile, per vedersi costantemente le pareti della boccetta, al di sopra del livello del liquido, di un. colorito roseo, anche che la boccia non sia stata smossa dal suo posto ; e non può essere che l’ acido formico, il quale è volatile alla temperatura ordinaria, che possa far questo. I nuclei delle emasie estratte non solo nel liquido di Lugol, ma anche nell’acido picrico si colorano in un minuto, quale che sia stato l’ ulteriore trattamento dopo l’estrazione. I tagli di tutti i tessuti, sia che il pezzo è stato indurito in alcool, o in liquido di Muller, o in sublimato, o in cloruro di zinco, o in formalina, sì colorano bellamente in un minuto, e poi con mezzo minuto uell’ adatta soluzione idroalcoolica cloridrica si hanno le più belle imbibizioni esclusivamente nucleari, rilevandosi a preferenza i nucleoli e la struttura intima del nucleo, senza che la struttura del tessuto soffra affatto, anzi si chiarifica. I tagli si possono far restare anche 2 minuti nel liquido colorante, anche 3, senza che soffrisse menomamente la struttura: allora l’ imbibizione è ancora più forte, ma non molto. Così, che, a mio avviso questo liquido di carminio pare che sorpassi in rapidità, bellezza e pre- cisione tutti gli altri liquidi di carminio finora conosciuti nella. tecnica, oltre che esso solo rende un servizio importante coi nu- clei delle emasie. Bisogna dopo l’ imbibizione di un minuto evi- tare l’ acqua, che decolora in pochi minuti completamente; pas- sare invece i preparati direttamente nella soluzione cloridrica, e poi in alcool, glicerina, ecc: dopo l’ azione cloridrica i preparati passati in acqua non si decolorano più, in modo che in questo caso l’acido cloridrico non solo toglie l’eccesso del colore, ma fissa quello dei nuclei. La conservazione definitiva si fa in glicerina, ovvero in balsamo dopo la trementina. Ho voluto infine tentare lo stesso, sostituendo nella stessa proporzione, ed anche in quella di 1:50 e 1:1200 l’acido osmico . al formico. Il carminio boracico non cambia affatto del suo co- lore, non precipita neanco dopo ore, non dà alcun risultato di imbibizione nucleare, anche prolungando l’ azione per parecchi ‘minuti sui preparati di sangue: non si colora neanco il resto del _ contenuto dell’ emasia , la quale resta inalterata , ma incolore : così che più che all’ azione acida in generale, è probabile sia speciale il valore dell’ acidità formica nella colorazione nucleare al carminio. In conclusione, con la perfezione del metodo di preparazione del sangue e con mezzi così efficaci di tinzione nucleare, io mi credo autorizzato a conchiudere per /’ esistenza del nucleo nell’e- masia adulta dei mammiferi, ed ho ragioni di credere che non si tarderà molto a dimostrarne l’attività germinale. DoTT. S. CALANDRUCCIO. — ANATOMIA E SISTEMATICA DI DUE SPECIE NUOVE DI TURBELLARIE. L’ autore descrive due nuove specie di Turbellarie che ha riscontrato nella sabbia della spiaggia di Torre di Faro presso Messina. Dopo alcune notizie sui caratteri macroscopici o quasi espo- ne l’ anatomia delle due forme e passa quindi alla parte siste- matica. La prima (specie prima) è piccola e misura tre millimetri di lunghezza ed ha una massima larghezza di circa un millimetro; ha forma lanceolare, ha un colore bianco latteo allorquando è digiuna e un colorito nerastro o rossiccio sporco sulla linea me- diana allorquando ha mangiato, dovuto sicuramente alla feccia umana di cui sì ciba e che si trova sempre in abbondanza in quella spiaggia. La seconda forma (specie seconda), mentre ha come la pri- ma il corpo poco appiattito, se ne distingue: 1° per la lunghezza massima quasi doppia, cioè di circa sei millimetri, con una larghezza massima di poco meno di un mil- limetro ; 2° per la forma del faringe ; 3° per certe macchie gialle, sparse qua e là per il corpo , visibili con una semplice lente. RT RUDI RAZOR) SSR IERI PARLI Be RIINA VAI NA MRI SA Mi Va Lg Se Pia L’autore dopo avere accennato alla tecnica che ha seguito nel suo lavoro passa alla anatomia che divide nei seguenti ca- pitoli : pe 1. Integumenti 2. Bastoncelli 3. Ventose 4. Ghiandole mucose 5. Fenditure cefaliche 6. Pigmento 7. Sistema nervoso 8. Otocisti 9. Organi tattili e occhi 10. Sistema muscolare 11. Celoma 12. Tubo digerente 13. Bocca e faringe 14. Intestino i 15. Glandole salivari 16. Organi di riproduzione 17. Apparato acquifero. Infine tratta della posizione sistematica delle sue due Turbel- larie. Afferma che le uniche forme che possono rassomigliare alle sue due Turbellarie sono quelle descritte dal Repiachoff nel Zool. Anz. del 1884 pag. 717 e del 1888 pag. 141, trovate paras- site in una Nebdalia a Trieste, a Marsiglia e a Napoli. Riunisce in un prospetto i caratteri differenziali delle sue due specie e delle forme del Repiachoff e conclude che le forme de- scritte dal Repiachoff sono sicuramente imparentate colle sue due specie e sono dei Rabdocoela ; per cui propone di farne un nuo- vo genere da denominarsi Hypotrichina appartenente alla tribù dei Rabdcoela. A questo nuovo genere egli ascrive quattro specie : I. Hypotrichina circinnata, dal cercine di cellule ghiandolari. II. Hypotrichina sicula, dalla regione ove è stata trovata. III. Hypotrichina tergestina, idem IV. Hypotrichina marsiliensis, idem. imiez GRIGIE CONT). SIONE SES fa ri m È #7 ME RO A ZI o, SIE G. SAIJA. — RAPPRESENTAZIONI EQUIVALENTI DI UNA SUPERFICIE DI RIVOLUZIONE. (GENERALIZZAZIO- NE DELLE PROJEZIONI DI WERNER, BONNE E SANSON- FLAMSTEED). Con semplicissime considerazioni geometriche differenziali, si possono estendere a qualunque superficie di rivoluzione i metodi delle tre ben note proiezioni equivalenti che Werner, Sanson e Bonne, rispettivamente proposero per la rappresentazione piana del globo terrestre. Tale gruppo generale di proiezioni equivalenti le diciamo na- turali per la semplicità, quasi intuitiva, che presentano nella co- struzione del reticolato dei meridiani e paralleli : costruzione che può sempre farsi (con metodo approssimato), anche quando non si conosce l’ equazione della generatrice meridiana, data grafica- mente in disegno insieme all’ asse della superficie di rivoluzione. Le rappresentazioni piane naturali di una superficie di rivo- luzione , sono quelle che si ottengono riportando rettificato in vera grandezza, lungo una data retta del quadro, un meridiano qualun- que, în generale il primo, e poi riportando in vera grandezza, lun- go un sistema di circoli concentrici equidistanti, aventi il comun centro sul prolungamento del meridiano rettificato e che passano per le graduazioni equidistanti di esso, î corrispondenti paralleli. Tutti gli altri meridiani si ottengono per punti; riunendo con linee continue le graduazioni omonime dei diversi paralleli. Le proiezioni naturali di una data superficie di rivoluzione si distinguono tra di loro per la posizione del centro comune dei paralleli. Per ottenere minori deformazioni lineari ed angolari, convie- ne assumere il meridiano rettificato per asse di simmetria, ripor- tando ciascun parallelo metà a destra e metà a sinistra di esso. Le proiezioni naturali sono equivalenti , cioè conservano le aree. Infatti, a ciascun rettangolo infinitesimo formato da due paralleli e due meridiani sulla superficie obbiettiva, corrisponde, nel reticolato della rappresentazione, un parallelogrammo infini- tesimo di uguale base ed uguale altezza. In tutti i punti del primo meridiano (il rettificato) non si hanno alterazioni, e nemmeno si hanno alterazioni in tutti i punti del parallelo il cui raggio della rappresentazione risulta uguale alla generatrice del cono tangente ‘alla superficie di rivo- luzione lungo il parallelo stesso. La scelta del centro comune dei paralleli dà speciali carat- teri alla proiezione naturale. I casi più rimarchevoli sono tre: 1. Se sì suppone il centro a distanza infinita, i paralleli ven- gono rappresentati da un sistema di rette parallele ortogonali al primo meridiano. E se con tale ipotesi si suppone che la superficie di rivolu- zione sia il globo terrestre, si ha la proiezione sinusoidale equi- valente di Sanson-Flamsteed. 2. Se si suppone il centro comune nel polo del meridiano, cioè alla sua estremità, quando questa è nell’asse di rivoluzione, le alterazioni sono nulle nel polo stesso. Supponendo in questo caso che la superficie di rivoluzione sia la sfera terrestre, si ha la proiezione equivalente di Werner. 3. Quando si stabilisce a prior? il parallelo di alterazioni nulle, bisogna determinare la posizione del centro comune dei paralleli, in modo che si verifichi questa condizione. Supponendo che la superficie di rivoluzione sia il globo ter- restre, e che il parallelo di alterazioni nulle sia il parallelo medio della regione da rappresentare, si ha la classica proiezione di Bonne, della Carta di Francia, o del Depot de la Guerre. Dott. E. TRINGALI —f LA TEMPERATURA DEL SUOLO ALL’OSSERVATORIO DI CATANIA NEGLI ANNI 1892-96. I risultati generali più interessanti ottenuti dall’ autore in questo lavoro sono i seguenti : 1. La temperatura media annua del suolo è un po’ più alta di quella dell’aria e tanto più alta quanto maggiore ne è la pro- fondità. Le temperature medie mensili del suolo sono più alte di quelie dell’aria, eccetto nei mesi di Gennaio e Febbraio ed alla sola profondità di 20°, RR ASTA AVESUIURAI i; st DAI Sap CE 2. L'andamento della temperatura del suolo è molto più re- golare di quello dell’aria. 3. Alle più brusche variazioni nella temperatura dell’aria, corrispondono le maggiori divergenze fra la temperatura dell’aria e quella del suolo. 4. Durante l'incremento diurno della temperatura dell’aria, quella del suolo è più bassa; nel decremento questa è più alta. 5. Il riscaldamento del suolo dipende più dall’azione diretta del calore solare che da tutt’ altro ; il raffreddamento dipende specialmente dalle precipitazioni atmosferiche. 6. Le temperature estreme assolute più alte si verificano tal volta a 20% e talvolta a 40°" di profondità; quelle più basse si verificano sempre a 20°. 7. La più alta temperatura media mensile è alla profondità di 40°" e la più bassa a 20°; altrettanto si verifica nelle tem- perature medie delle stagioni. 8. Le escursioni annue di temperatura nel suolo sono molto minori di quelle dell’aria. | 9. Le variazioni termiche nel sudo si manifestano con ri- tardo rispetto a quelle dell’aria ; RIO ritardo aumenta con la profondità. 10. La velocità di trasmissione delle variazioni termiche diurne nel suolo è approssimativamente di 20°" per ogni 72.302, 11. Le escursioni diurne che nell’aria possono superare i 17°, nel suolo a 60°" di profondità sono assai piccole. 12. La differenza fra la temperatura del suolo e quella del- l’aria può arrivare in un dato istante a 12°. Elenco dei libri pervenuti in cambio e in dono presentati all'Accademia Gioenia nella seduta del di 11 Luglio 1897. ITALIA Milano — R. Ist. lomb. di sc. e lett. — Rend. Ser. 28 Vol. XXX 11. Napoli — Acc. d. sc. fisic. e mat. — Rend. Ser. 3® Vol. III 5. Mm SEI al Aa it " LU i W fi Ha f sa sac 34 Tor di Palermo c- Sdc d'isioie — Boll 0 I Aa Roma — R. Acc. dei Lincei — Rend. CI. Sc. fis. mat. e nat. Ser. 5a Val vi i 1o sem. il. id. -— R. Acc. Medica — Boll. Ann. XXIII 1-3. id. — Soc. geogr. ‘ital. —— Boll.*Ser3® Vol. X 6. — Mem. Vol. VI 2. id. — Soc. rom. Stud. zool. — Boll. Vol. VI 1-2. Torino — R. Ace. di medicina — Giorn. Ann. LX 5. id. — R. Ace. delle scienze — Atti Vol. XXXII 7-12. ESTERO Berlin — K. Preuss. Meteorolog. Institut — Niederschlags-Beobachtungen dimo pui: Jahre 1894. Por Chapelle Hill — Elisha mitchell Scientific Society — Journ. 1896 1-2. London — Roy. Soc. — Proceed. Vol. LXI 375. St. Pétersbourg — Ac. imp. des sciences — Bull. Sér. 5 Vol. VI 3. Wien — K. K. Geol. Reichsanstalt — Verhandl. 1897 6-8. — Jahrb. XLVII 1. DONI DI OPUSCOLI Beal F. E. L. -- Some common Birds in their relation to agricolture — Wa- shington 1897. ; Bertelli P. T. — Studî storici intorno allo scandaglio marittimo — Roma 1897. Davies Sherborn C.--An index to the genera and species of the Foraminifera— Washington 1896. De Girard R. — Le caractère naturel du déluge — Fribourg 1894. Hendrichs Bergey D. — Methods for the determination of organic. matter in air — Washington 1897. Martinetti V. — Le configurazioni (8 8 DD di punti e piani — Napoli 1897. Pagano V. — Galluppi e la filosofia italiana — Napoli 1897. Pennisi Mauro A. — I veri principî etico-sociali -—— Catania 1897. | Riccò A. — Sul lavoro della Stazione internazionale all’ Osservatorio di Catania per la carta fotografica del cielo — Roma 1887. ni d AES pie dai SE soa N os | ; s% = Ne # i s : » rbt Lal DA da È di E RT DA RIETI VO n la ICONA UUCCCCOLOCCETOCNIDO] HINUBIRI TITTI BIN UE BIDET TERI ERI ARA Fascicolo L. DELLA ACCADEMIA GIOENIA DI SCIENZE NATURALI IN CATANIA col e sunto delle memorie in esse presentate. ( NUOVA SERIE ) CATANIA TIPOGRAFIA DI C. GALATOLA ni 1398. TI TOT TTTTTih.TiTTTTi{i{i{tti::.({((<(II9i: xa = Di | CONTENUTE NEL PRESENTE FASCICOLO Rendiconti Accademici Verbale dell’ adunanza del 20 Novembre 1897 v ; ii - o RR Note presentate Lu note sui generi Laemargus e > Maena. Elenco dei libri pervenuti in cambio e. din dono, presentati Gioenia nella seduta del 20 novembre 1897 Pa) hp E - 5; Necrologio a Francesco Tornabene . —. Id. a Domenico Amato —. <. iivembre 1897. Fascicolo L. ACCADENTA GIOENTA SCIENZE NATURALI IIN CATANIA. Seduta del 20 Novembre 1897. Presidente ff. — Prof. A. RICCÒ Segretario °° — Prof. G. P. GRIMALDI. Sono presenti i Soci effettivi Riccò, Cafici, Ardini, Ronsi- svalle, Capparelli, Aradas, Feletti, Pennacchietti, Petrone, Gras- sì, Grimaldi e parecchi Soci corrispondenti. Viene letto e approvato il processo verbale dell’ adunanza precedente. Il Presidente dichiara aperto il 75° anno accademico e par- tecipa la perdita dolorosa dei Soci effettivi Tornabene e Amato | avvenuta durante le ferie accademiche. Il Segretario fa un resoconto dell’ attività scientifica dell’Ac- . cademia nel decorso anno, e degli atti amministrativi compiuti | dal Consiglio di Amministrazione. . Comunica che la maggioranza dei Soci si è mostrata con- traria a un cambiamento dell’ attuale orario delle sedute. Si passa quindi allo svolgimento dell’ ordine del giorno, che | reca le seguenti comunicazioni : 1. PROF. A. RIccò — Rilevamenti geodetici e topografici dell’ Etna eseguiti dal ER. Istituto geografico militare. _2. PReF. E. SICHER — I pesci e la pesca nel Compartimento di Catania con due note sui generi Laemargus e Maena (presen- tata dal Dr. S. Calandruccio). ORE NOTE Pror. A. Riccò — RILEVAMENTI GEODETICI E TOPO- . GRAFICI DELL'ETNA ESEGUITI DAL R. ISTITUTO GEO- GRAFICO MILITARE. Presento all’ Accademia il risultato del collegamento degli Osservatorii di Catania e dell'Etna colla rete geodetica di 1° or- dine della Sicilia, eseguito dagli Ingegneri del R. Istituto Geo- grafico Militare di Firenze, dal quale furono dedotte le seguenti coordinate dei due Osservatorii e della Cantoniera Meteorico-A1- pina, riferendosi alla posizione della Stazione geodetica di 1° or- dine in Castanea (prov. Messina), determinata astronomicamente. I risultati in discorso furono cortesemente comunicati all’Os- servatorio dal Direttore dell’ Istituto Geografico predetto, Gene- rale de Benedictis. | Osservatorio di Catania, centro della grande cupola. Latitudine boreale . . . LS Longitudine Est di Monte Manto. uil Oa Altitudine: >: URRA Ve a Osservatorio Etneo, centro della grande cupola. Latitudine boreale. . . Sl e e Longitudine Est di Monte Îazio i a AD 0 ATIUGIME: sO VAI Cantoniera Meteorico-Alpina Latitudine boreale . . . po SA Longitudine Est di Monte Mario a ee Altitudine: (sommità: del'tetto):... c.so Dunque 1’ Osservatorio Etneo è a soli 8” di parallelo, ovvero 6” 1/2 di circolo massimo, circa 200” ad ovest del meridiano del- l’ Europa Centrale; il cratere centrale che è circa a 300% anco- cora più a ponente si trova dunque di !/2 chilometro ad ovest del detto meridiano dell’ Europa Centrale. È veramente peccato che la coincidenza non sia completa. 2. IAA aan n ri Seria te ARRE APRIRE TIE st EE Ott na È n MIRI tei + aggio 7 NT e CNR RR aa I ES parita e SCIARE Di EVIL RENON CREO N TPRER SS ea e, SR dr di E - di to SUNTO DI MEMORIE | —»’Pror. E. SicueR—I PESCI E LA PESCA NEL COMPAR- . TIMENTO DI CATANIA, CON DUE NOTE SUI GENERI , LAEMARGUS E MAENA. L’ Autore ha presentato una memoria su? pescî e la pesca del Compartimento di Catania. In essa dopo aver rilevato quale grande interesse presenta la pesca in Italia, dimostra quanto sia notevole il bisogno di allargare quegli studi che tendono a dare un ampio sviluppo a questo ramo così importante nella econo- mia nazionale. I Discute in primo luogo quale possa essere 1’ influenza delle | reti a strascico sui fondi marini, ammettendo il libero uso su tutta la costiera di questo compartimento a patto che venga mo- .dificata, secondo legge, la maglia del sacco. Passa quindi ad una minuziosa descrizione di tutti i congegni . di pesca usati nelle acque salate e dolci della provincia, ferman-. . dosi in particolar modo ad indicare i metodi di pesca usati al Biviere ed al Pantano di Lentini. , E finalmente viene al catalogo dei pesci, nel quale sono re- gistrate 286 specie che vennero man mano segnalate nel corso «di un decennio. Fa cenno per ciascuna alla frequenza, al pregio, alla località di dimora, al periodo, alla quantità ed ai mezzi di pesca, ponendo a nota due aggiunte: « l’ una sul gen. Laemargus mette in evidenza l’ incertezza che ancora regna sui caratteri diagnostici delle due specie, ra- rissime, brevissima e rostratus e prende in analisi il tubo inte- stinale del Laemargus brevis raffrontandolo a quello dei Selaci ; « l’altra riguarda il gen. Maena ed alle già note aggiunge nuove prove per dimostrare l’ identità delle due specie Maena vulgaris e M. osbeckti. Elenco dei libri pervenuti in cambio e in dono, presentati all Accademia Gioenia nella seduta del 20 novembre 1897. ITALIA Acireale — Ace. degli Zelanti—Atti. N. S. Vol. VIII 1. Bari — La Puglia medica — Ann. V 4-7. Bologna — R. Ace. delle scienze dell’Ist.—Mem. Ser. 5° Vol. V 1-4, VI 1-2. id. — Soc. med.-chir.—Boll. Ser. 7° Vol. VIII 6-9. Firenze — R. Ace. econ.-agraria dei Georgofili—Atti. Serie 4° Vol. XX 2. id. — Soc. entomologica ital. —Boll. Ann. XXIX 1-3. Genova — R. Acc. medica—Boll. Ann. XI 6-7, XII 1-2. Milano — R. Ist. lomb. di sc. e lett.—Rend. Ser. 2% Vol. XXX 16. Palermo — Giornale scientifico — Ann. IV 5-9. id. — Soc. ital. di sc. nat. —Atti. Vol. XXXVII 1. —Mem. N. $. Vol. II 1. L, Mineo — Osservatorio meteor.-geod. — Ann. XI 6-7. : Modena — Le stazioni sperim. agrarie—Vol. XXX 4-7. ; id. — R. Ace. di se. lett. e arti—Mem. Serie 2° Vol. XII 1. A id. — Soc. dei Naturalisti—Atti, Serie 3% Vol. XIV 2. i Napoli — R. Acc. delle sc. fisic. e mat.—Rend. Ser. 3* Vol. III 6-7. “a id. — R. Ace. med.-chir.—Atti. Ann. LI 3-4 i: id. — R. Acc. di sc. lett. e arti—Atti. Ser. 3* Vol. IV. id. — Soc. d’igiene—Boll. Vol. IV 3. id. — Soc. di sc. nat. ed econ.—Giorn. Ann. XXI. = Perugia — Acc. med.-chir.—Atti e Rend. Vol. IX 1-2. Pisa — Soc. tosc. di se. nat. —Atti. Vol. XV. , | — Proc. verb. Vol. X pag. 231-242.. Roma — R. Acc. dei Lincei—Rend. CI. Sc. fis. mat. e nat. — Serie 5* Vol. VI 1° sem. 12, 2° sem. 1-8. id. — Acc. pontif. dei n. Lincei—Atti. Ann. L 5-6. id. — R. Acc. medica—Boll. Ann. XXIII 4-5. id. — Soc. geogr. ital. —Boll. Serie 3* Vol. X 7-11. È —Mem. Vol. VII 1. 00: dei id. — Soc. geol. ital. —Boll. Vol. XV 4, XVI 1. Sa id. — Soc. rom. per gli st. zool.—Boll. Vol. VI 3-4. Tx Siena — Riv. it. di sc. nat. — Ann. XVII 7-9, ‘a Torino — R. Acc. delle scienze—Atti. Vol. XXXII 13-15. id. — R. Acc. di medicina—Giorn. Ann. LX 6-9. | id. — Rivista di ostetr. e ginecol.—Ann. II 7-10. Venezia - — R. Ist. ven. di sc. lett. e arti—Atti. Ser. 7% Vol. VIII 7-9. ; —Mem. Vol. XXVI 1-2. ESTERO Basel — Naturf. Gesell.—Verhandl. Theil XI 3. Bone — Acad. d’ Hippone—Bull. N. 28. —Compt. rend. Ann. 1896. Bonn — Naturhist. Verein—Verhandl. Jhg. LIII 2. Bruxelles — Acad. roy. de méd.—Bull. Sér. 4e Vol. XI 6. id. — Revue de l’ université — Ann. II 10, III 1-2. id. — Soc. de géol. paleont. et d’ hydrol.—Bull. Vol. IX. Frankfurt — Senk. naturf. Gesell.—Bericht. Jhg. 1897. Haarlem—Soc. holl. des sciences—Oeuvres complètes de Chr. Huyghens. Vol.VII. Lausanne — Soc. vaud. des sc. nat.—Bull. Sér. 40 Vol. XXXIII 124-125. Lyon — Soc. d’ agric. sc. et ind. —Ann. Sér. 7e Vol. IV. London — Roy. Soc.—Proced. Vol. LXI 366-378, LXII 379-380. —Philos. Trans. Vol. CLXXXVI—-CLXXXVIII, Manchester — Liter. and philos. Soc.—Mem. and proceed. Ser. 5r Vol, XLI 4. Paris — Museum d'’ hist. nat.—Bull. Ann. 1896 7-8, 1897 1-3. id. — Soc. zool. de France—Bull. Vol. XXI. Phyladelphia Acad. of nat. sciences—Proceed. Years 1896 I, 1897 II. Rovereto — I. R. Acc. degli Agiati—Atti. Ser. 3% Vol, III 1-3. Rochechouart — Soc. Les amis des sc. et arts—Bull. Vol. VI 4-6. Santiago — Soc. scient. du Chili—Act. Tom. VI 4-5, VII 1. St. a — Acad. imp. des sciences—Bull. Sér. 5® Vol. III-V, —Mém. Sér. 8e Vol. III 8, IV 2-4. id. — Comité géol.—Bull. Vol. XV 4-5. —M6m. Vol. XIV 2-4, XV 2. Tokio — University —Journ. of the Coll. of sciences. Vol. X 2. Toulouse — Acad. des se. inscript. et belles-lettres—Mém. Sér. 9e Vol. VIII, _ Upsala — Universitet—Bull. of the geol. Inst. Vol. III 5. Washington — Smihts. Inst.—Rep. Years 1894. id. — U. S. geol. Survey—Rep. XVII 3. Wien — K. K. Geol. Reichsanstalt—Jahrb. Bd. XLVII 2. | id. — K. Akad. der Wissenschaften—Denkschr. Math.-nat. CI. Bd. LXIII. Wiesbaden — Nassau-Verein fiir Naturk. — Jahrb. Jhg. L. Zirich — Naturf, Gesell.—Vierteljahrsschr. Jhg. XLII. DONI DI OPUSCOLI Condorelli M. — Acantocefali in animali della campagna romana—Roma 1897. detto — Alcuni casi di omopolielmintiasi — Roma 1897. | Cozzolino V. — Le paralisi facciali sintomatiche nelle otopatie essudative delle. cavità timpano-mastoidee — Napoli 1897. | Ferrari D. — Contributo allo studio di correnti elettro-organiche e di elettri- cità di minima quantità e tensione da esse svelata — Genova 1897. Flores E. — Sul sistema dentario del genere antracotherium cuv. — Roma 1897. Giuffrida Ruggeri VY. — Un osso zigomatico tripartito e altre rare anomalie — keggio Emilia 1897. De Gordon D. A. — Discurso leido el dia 6 de junio de 1897 en el acto de la apertura del Tercer dispensario para Ninos Pobres de la Habana bajo la advocacion de Ntra Sra de los Desamparados — Habana 1897. Guzzanti C. — Pendolo elastico ad azione meccanica — Modena 1897. Halbherr B. — Elenco sistematico dei coleotteri finora raccolti nella Valle Lagarina — Rovereto 1896. ) Hellmann G.— Fin neuer registrirender Regenmesser — Berlin 1897. Pennisi Mauro A. — L’ Universale—periodico bimensile—Acireale 1897. Petényi I. S. — Pastor Roseus, L. — Budapest 1896. | Saija G. — Il reticolato della projezione ortagrafica meridiana ed i problemi della nuova navigazione astronomica — Roma 1897. Torossi G. B. — La sezione scientifica all’esposizione internazionale di Bruxelles — Treviso 1897. : Valenti G. — Un rapido sguardo alle teorie biologiche generali — Catania 1897. detto — Sopra i primitivi rapporti delle estremità cefaliche della corda dorsale e dell’ intestino — Pisa 1897. | NECROLOGIE ” v FRANCESCO TORNABENE Il Prof. Francesco Tornabene, del quale 1’ Accademia la- menta la perdita avvenuta il 16 settembre ultimo scorso, nac- ‘que in Catania il 18 maggio 1813 dal Cav. G. Battista e da Anna Roccaforte. Affidato sin da fanciullo alle cure dei PP. Cassinesi di S. Nicolò l’ Arena, compi in quell’ insigne abbazia, la sua edu- cazione religiosa e scientifica, sotto la direzione di dotti e valenti Maestri, dei quali serbò grata e reverente memoria, sino agli ul- timi della sua vita. All’ età di 21 anno emise i voti religiosi nello stesso Mona- stero che lo aveva avviato agli studi; vi coprì successivamente le cariche di bibliotecario e di Priore, fino all’ epoca delle sop- pressioni monastiche in Sicilia. Le pratiche ascetiche non lo di- strassero però mai soverchiamente dagli studi profani, come ne fa fede la sua lunga carriera di Docente all’ Università di Cata- nia e Segretario Generale nella nostra Accademia. Fu uomo di ‘ingegno pronto e versatile, e l’ ambiente in cui visse favorì in sommo grado tali doti della sua mente, cosicchè egli potè libare al calice delle più disparate discipline, assimilandosene i principii con istraordinaria facilità. Egli può, a buon diritto, venir chia- mato un enciclopedico, poichè fu infatti lodato come oratore sa- cro e profano, e come indagatore amorevole ed esatto di codici ed edizioni antiche : tentò successivamente e con varia fortuna la mineralogia, la geologia, la materia medica, la chimica, la botanica e l’ agraria, e fu membro autorevole della commissione per la conservazione degli oggetti d’ arte e d’antichità della Pro- vincia. Le discipline peraltro alle quali consacrò !e sue cure più assidue furono l’ agraria e la botanica. Egli infatti coperse fin dal 1866 la cattedra di agraria nell’ Istituto Tecnico della città nativa, e fu successivamente Presidente della Società Economica e del Comizio Agrario della Provincia e della Città di Catania , ed in tale qualità prese parte attiva alle più importanti inizia- tive agrarie della regione. Vanno quindi ricordate sotto questo rapporto, a suo titolo di lode , la fondazione del deposito gover- nativo di macchine agrarie , l’ unico che esista anche al giorno d’ oggi in Sicilia; quello del Corsorzio per l’ arginazione del fiu. SLI me simeto e l’ irrigazione della Piana di Catania, e 1’ esposizione agraria tenutasi in Catania nel 1868. Come Botanico tenne per oltre cinquant’ anni e cioè dal 1840 al 1892, la Cattedra dì Botanica nell’ Ateneo Catanese, illustran- do con diverse pubblicazioni la flora locale, e fondando tra il 1850 ed il 1860, l'Orto Botanico di questa Università, al quale più tardi si aggiunse per le sue premure e per la generosità del i nonico Cultraro, 1’ Orto Siculo vivo e disseccato. — La sua ricca e multiforme produzione letteraria e scientifica non può a meno di non presentare (data appunto la disparità de- gli argomenti presi a trattare) ineguaglianze e deficienze sensibili : ma se si tien conto delle condizioni e dell’ ambiente nel quale si svolse la sua attività, essa pare ciò nonostante notevole ed im- portante. Nel campo bibliografico intatti la storia critica della tipografia siciliana, le ricerche bibliografiche sulle opere del secolo XV, il qua- dro storico della Botanica în Sicilia e nel campo Botanico le rz- cerche sulla Flora Fossile Etnea e sulla Geografia Botanica în St- cilia, possono venir consultate utilmente anche al giorno d’ oggi. Coll’ andare del tempo il vasto campo della sua attività andò gradualmente restringendosi ed infatti dal 1884 abbandonò 1’ in- segnamento dell’ Agraria all'Istituto Tecnico ed alla fine del 1891 già grave di anni e di mali, anche quello della Botanica, ul- tima sua cura. Ebbe premi ed onorificenze nelle esposizioni agrarie alle quali prese parte, fu socio ordinario e Segretario Generale nella nostra Accademia Gioenia, Membro Corrispondente di parecchie altre in Italia ed all'Estero, Socio e Vice-Presidente Onorario dell’Ac- cademia Artistica di Palermo, Professore Emerito della R. Uni- versità di Catania, Cavaliere della Corona d’ Italia e fu legato in amicizia con molti dei più influenti uomini del suo tempo; ma delle onorificenze e delle relazioni sue non menò mai vanto e volle perfino che i suoi funerali fossero spogli di qualunque so- lennità. Sia onore alla sua memoria. P. BACCARINI DA RATE E ero, RE TA ZIA gi e SRI DATATA Peet ORSI AO NI UO n — dI - Elenco delle Pubblicazioni del Prof. Francesco Tornabene PUBBLICAZIONI BOTANICHE 1. Sopra alcuni fatti di Anatomia e Fisiologia vegetale—1858. 2. Osservazioni sopra gli endogeni—1840. .3. Sopra alcuni vegetabili che servono di stazione ai Mol: luschi—1842. 4. Sulla tesi Organi elementari - cellule - trachee ; memoria estemporanea scritta nell’ occasione del concorso per la cattedra di Botanica, nella R. Università di Catania—1842. 5, Intorno ad alcune impronte di foglie e fusti vegetali, che trovansi nella formazione dell’ Argilla presso Catania. 6. Breve notizia dei Lavori fitognostici presentati al 7° con- gresso degli scenziati Italiani in Napoli--1846. 7. Saggio di Geografia Botanica per la Sicilia—1846. I 8. Notizia di una carta topografica-botanica per la Sicilia— 1847. 9. Quadro storico della Botanica in Sicilia—1847. 10. Lichenografia Sicula—1849. 11. Differenze botaniche ed agronomiche tra la crittogama che nasce sulle viti d’ Italia e quelle dell’ Etna—1851. 12. Sopra la malattia che domina al presente nei vigneti dell’ Etna—1852. 15. Sopra l’ inefficacia dello zolfo nella malattia delle pian- te—-1855. 14. Sopra un nuovo albero indigeno sull’ Etna del genere - Celtis—1856. © 15. Monografia delle specie di Asparagus spontanee sulla Etna—1858. 16. Flora fossile dell’ Etna—1859. 17. Sulla malattia dei bachi di seta di Catania—1863. 18. Coltura delle Opunzie nella provincia di Catania—1878. 19. Origine e diffusione dei vegetabili sul globo—1882. 20. Hortus Botanicus Regiae Universitatis studiorum Cati- nae—1887. 21. Flora Sicula juxta methodum naturalem vegetabilium exposita—1887. 22. Species duae novae ad Floram Siculam—1889. 23. Flora aetnea seu descriptio plantarum in Monte Aetna sponte nascentium—1889-92, DE O OPUSCOLI VARI o Storia critica della tipografia siciliana dal 1471 al 1536— 25. Biografia del canonico Francesco Gramignani—1839. 26. Ricerche bibliografiche sulle opere botaniche—1840. 2. Alla memoria del Prof. Ferdinando Cosentini—1843. 28. Catalogo ragionato delle edizioni del secolo XV e dei ma- noscritti che si conservano nella biblioteca dei Benedettini Cas- sinesi—1846. 29. Elogio funebre di Antonino Di Giacomo—1850. 30. Sopra alcuni componenti della bile; comunicazioni—1852. 51. Sull’ eruzione presente dell’ Etna—-1852. 32. Sulla difficoltà d’ ottenersi un prodotto chimico differen- Hr dalle ceneri della vite sana e quella affetta da oidiopatia— 1853. 33. Elogio funebre di Francesco Paternò Castello, duca di Carcaci—1854. 34. Elogio funebre di Giovanni Francesco Corvaja—1855. 35. Alla memoria di Gaetano Paternò Castello, duca di Car- caci--1855. | 36. Discorso sopra la pietà verso i morti—1855. 57. Elogio accademico del Cav. Vincenzo Tineo—1856. 58. Orazioni sacre—1856. da Elogio funebre di Alberto Trigona duca di Misterbianco— 40. Discorso pronunziato nel conferire le medaglie di premio del R. Istituto d’ incoraggiamento —1857. 41. Elogio funebre di Agatino Sammartino—1857. 42. Discorso per la solenne cerimonia nel porsi la prima pie- tra alla fondazione del R. Orto Botanico in Catania—1858. 43. Relazione dei travagli scientifici eseguiti dall’ Accademia. Gioenia di Catania dal 1855 al 1862. MARRONI RSIORL PIT ANAAO I SORIA STO RI SARO So RA SI reti ls ila e SA Î 4 i EI SA > at SIA n IR RULA) DOMENICO AMATO Domenico Amato, socio corrispondente della nostra, Accade- mia sin dal 1875 e socio effettivo sin dal 1887, nacque a Castel- vetrano, provincia di Trapani, nel 1839, e, colto da subitaneo malore, morì nella notte del 21-22 ottobre 1897. Quando nella R. Università di Palermo nel 1867 dirigeva quel laboratorio di chimica generale il Prof. S. Cannizzaro, «Amato, ancora studente, si era dato con gran trasporto allo studio . delle dottrine chimiche, distinguendosi nelle indagini analitiche e nel maneggio dello spettroscopio, tanto che il Prof. Cannizzaro, in seguito alla nomina del Lieben a professore di Chimica della R. Università di Torino, gli affidò l’ ufficio di primo preparatore e la direzione della Scuola analitica. Contemporaneamente resse l’incarico dell’ insegnamento della Chimica agli ufficiali aspiran- ti alla Scuola Superiore di Guerra. Durante il suo ufficio (1867-69) ebbe l’incarico di molte analisi di non lieve importanza e stu- | diò l’ azione del nitrato di urea sull’ alcool benzilico col fine di . preparare il carbammato benzilico , ottenuto a quell’ epoca dal Prof. Cannizzaro per azione dei due cloruri di cianogeno sullo Stesso alcool. Nominato assistente nel 1869-70 alla cattedra di Chimica nel R. Museo di Fisica e Storia naturale di Firenze, studiò Geome- tria analitica col Prof. Donati e continuò a pubblicare risultati di altri suoi lavori. Degni di menzione il metodo di preparazio- ne dell’ acido glucoso-fosforico e le indagini sulla sintesi dell’ al- deide crotonica, che apportarono un valevole contributo alle clas- siche ricerche di Kekulè. Analizzò l’ ettano e l’ undecano , ricavati dalla materia spu- gnosa che rimane dalla distillazione dell’olio di ricino e descris- se la base prodottasi dalla condensazione del cloralio idrato e dell’ anilina, dimostrandone l’identità con quella descritta prece- dentemente dal Wallach. Ritornato a Palermo, nell’ agosto del 1872, sostenne brillan- temente gli esami per conseguire la licenza in Scienze fisiche, matematiche e naturali; e nel novembre dello stesso anno, nomi- nato preparatore nell’ Istituto chimico di Roma, riprese e termi- nò lo studio dell’ azione del cianuro di potassio sull’ acido biclo- ro-acetico, studio che lo condusse poi al metodo di preparazione dell’ etere allofanico mediante il cianato potassico e 1’ alcool acquoso. In compagnia del Prof. Cannizzaro intraprese il difficile stu- dio dell’ azione dell’ acido jodidrico sull’ acido santonico e ne ri- cavò la meta-santonina ed un idrocarburo, la di cui formola di costituzione ancora non fu dimostrata. L’anno successivo, con decreto del 31 dicembre 1874, fu man- dato, in qualità di incaricato, ad insegnare la Chimica farma- ceutica e quella generale in questa R. Università per sostituire il Prof. Silvestri che da otto anni (1867-75) ne disimpegnava i due insegnamenti. Frattanto il 21 agosto 1878, dopo aver completati gli esami, conseguiva a Napoli la laurea in Chimica. Ebbe riconfermati i due incarichi sino al 1880, epoca nella. _quale il Prof. Fileti, col titolo di professore ordinario, fu man- dato in questo Ateneo, a dirigere il laboratorio di Chimica gene- rale. Chiamato voi questi ad insegnare nell’ Università di Tori- no, si affidò di nuovo (1881-82) all’ Amato 1’ insegnamento che mantenne sino al 1885. I Nel 1883 ottenne l’ abilitazione alla Libera docenza con ef- fetti legali in Chimica generale e nel 1888 quella della Chimica. farmaceutica. Al suo insegnamento attese sempre con zelo, mostrandosi abilissimo esperimentatore e distinguendosi per la chiarezza nel. porgere e per la profonda conoscenza della materia. Continuò a pubblicare vari pregevoli lavori, fra i quali e- merge quello sullo studio della Zuce nelle azioni chimiche. Domenico Amato, colto, laborioso e sopratutto modesto, mo- strò sempre molta bontà d’animo e delicatissimi sentimenti; fu. con tutti affettuoso e cordiale. G. GRASSI — Elenco delle pubblicazioni del Prof. Domenico Amato 1. La luce nelle azioni chimiche. 2. Dell’ influenza delle pressioni nelle azioni chimiche della luce. 3. Esperienze di corso del Prof. V. Meyer di Zurigo ed espe- \rienze di corso del Prof. D. Amato di Catania. | 4. Nuovi studi terapeutici e fisio-chimici sull’ olio essenziale di balsamo copaibe e sull’acido copaibico. 5. Ricerche sul tasso baccato. 6. Nuovo metodo di separazione dei metalli e dei corpi pre- cipitabili dal solfidrato ammonico. 7. Analisi gassose e metodi gassometrici. 8. Azione dell’ acido jodidrico sull’ olivile. 9. Sull’ esistenza dell’ acido lattico nelle urine normali e patologiche. _10. Nuovo metodo di ricerca dell’ acido lattico nelle urine. 11. Alcune esperienze nuove eseguite sulla cima dell’ Etna. 12. Azione dell’ acido jodico sul clorale idrato. 13. Azione del clorale anidro ed idrato sull’ anilina. 14. Azione dell’ acido jodidrico sull’ acido santonico. 15. Sulla metasantonina. 16. Sull’ acido glicoso-fosforico. 17. Azione del cianuro di potassio sull’ acido bicloroacetico, 1? memoria. 18. Idem idom 2? memoria. 19. Azione del cianato potassico sull’ alcool acquoso, 0, nuo- — vo metodo di preparazione dell’ etere allofanico. 20. Sulla sintesi degli idrocarburi condensati. 21. Azione del nitrato d’'urea sull’alcool benzoico. 22. Sintesi dell’ aldeide crotonica, 1% memoria. 23. Sintesi dell’aldeide crotonica, 2% memoria. 24. Nota sull’ acqua santa di Palermo (analisi chimica di D. Amato). 25. L’ atrofia delle ossa da paralisi (Determinazioni chimi- che di D. Amato). 26. Analisi qualitativa e quantitava di un miner grotta di Carburancelli. i; ara ARTICOLI SCRITTI NELL’ ENCICLOPEDIA SELMI. 27. Sulla codeina e suoi derivati. 28. Sulla coniina e suoi derivati. 29. Sul conilene. 30. Sull’ aldeide crotonica. 31. Sull’ acido crotonico e suoi derivati. A 32. Sul clorale crotonico. n 33. Sul crotonilene. | e 4 tate. ) Rit DITA Y si i i A fi ss dai % DI MS LI 1° fi Co { Ù i CA RAI SUO VEC RE: Sen di ; 1 Ga O RA (ITC COCCI ALITO CICICITONIZO] UKCKIKOcKoK OI E O E MM MMM A eee FISSE E G i Tia + 5 î Lw k Fe io | 898. È 06 ar ; O be SI Fascicolo LI. BOLLETTINO DELLE SEDUTE ACCADEMIA GIOENIA È © I DI SCIENZE NATURALI IN CATANIA # col : ; | RESOCONTO DELLE SEDUTE ORDINARIE E STRAORDINARIE e sunto delle memorie in esse presentate. ) ( NUOVA SERIE ) CATANIA TIPOGRAFIA DI C. GALÀTOLA » 1898.. i) To pp rTTigqqqddqdéé.T . » <> _> à a = È a ] * perte x : DN) > è hac SI x Te ì Roe SETA € ; È pe e ti Ra es Pa da PE > SR E e Lo Re: Ken: x et Le è "a a Je 7A prec ale e iat sg d a can e de sa LS TA a e cu 2) mr Li pu 7 nes L 5 se n Ds sa = \ = \ mufi \U ma ii nu ie —_ = il = ten RT È as = /SRDA un van ns Loi $ Rendiconti Accademici Verbale dell’ adunanza del 20 marzo 1898 e parole del Presidente fi. ( prot f FIOR con le osservazioni fatte in Catonia) Detto — Ciclone e caduta di polvere SARE nella notte del 6 al 7 Mai zo 1898 . Id Di E Memorie. elementi iui di resto problema (2.04. D.r C. Carrone. — Le trasformazioni azionali fra due spazi | lu A sioni, con particolare considerazione al caso di n = di I Elenco dei libri pervenuti in cambio e in dono, restii all Gioenia nella seduta del 20 marzo 1898 . ; NECROLOGIA . So PRA TE RISAIE RT II CORATENICA SY Di o i; A Ri 3 SI Lisa di pg dr Dova PV 2 Marzo 189800 Fascicolo LII. ACCADEMIA GIOENTA i CIENZE NATURALI IN CATANIA Seduta del 20 marzo. SS Presidente ff.--Prof. A. RICCÒ. Segretario—Prof. G. P. Grimaldi. Sono presenti i Soci effettivi Riccò, Cafici, Berretta, Ardini, Ronsisvalle, Basile, Fichera, Feletti, Pennacchietti, Petrone, Curci, Di Mattei, Grimaldi e parecchi Soci corrispondenti. i Letto e approvato il processo verbale della seduta precedente il Presidente ff. partecipa all'Accademia la dolorosa perdita fatta nella persona del Presidente prof. CARMELO SCIUTO-PATTI man- cato ai vivi il dì 7 febbraio e pronuncia il seguente discorso : Tutti conosciamo ed abbiamo grandemente deplorata la grave e dolorosa perdita che ha sofferto l’ Accademia colla morte del suo Presidente, Cav. Prof. Sciuto Patti, avvenuta nella notte del 6 al 7 febbraio di quest’ anno; ed io ho l’ onore di presentare all’ egregio nostro collega (1), suo congiunto qui presente, le più sincere condoglianze a nome dell’ Accademia, per lui e per tutta la distintissima sua Famiglia. ll Prof. Sciuto-Patti, sentendosi vicino a finire, nella sua grande modestia aveva manifestato il desiderio di non avere al- cun accompagnamento ufficiale: pure il bisogno nei tanti suoi (1) Il Socio prof. E. Di Mattei. amici ed ammiratori di esternare il loro affetto, la loro stima ed il loro dolore , fece sì che gli fossero fatte onorevolissime esequie, nelle quali l’ Accademia, l’ Università, il Collegio degli Ingegneri, le Autorità, parecchi Sodalizi, ed ogni classe di cit- tadini erano degnamente rappresentati. L'Accademia anche offrì una bella corona di fiori ed altre molte furono presentate da corporazioni e da amici dell’Estinto. Il corteo funebre mosse dalla Chiesa di S.® Caterina del Ro- sario, e, percorrendo le vie principali della città, accompagnò il feretro ( malgrado le intemperie) fino a Porta Garibaldi : ivi compiuti i riti religiosi, il Sig. ing. D’ Amico, rappresentante il Collegio degli Ingegneri, lesse un bellissimo elogio del caro Estinto; poi io a nome vostro lessi un breve discorso di addio alla salma : quindi il giovane Studente Sig. Giovanni Napoli pronunziò belle parole, riboccanti d’ affetto stima e mesti ricordi. L’ Accademia ha già invitato | esimio Socio prof. ing. F. Fichera a comporre una necrologia completa e degna dello illu- stre estinto, la quale verrà pubblicata negli Att: ed il nostro Collega ha cortesemente accettato l’incarico, che egli, così com- petente nelle materie trattate dal prof. Sciuto-Patti, adempierà magistralmente. Ecco le poche parole che io per incarico dell’ Accademia pronunziai al funerale : « Con breve intervallo la falce inesorabile del tempo ha tron- cato ancora una volta l’ esistenza preziosa del Capo dell’ Acca- demia Gioenia, infliggendo a noi ed al nostro Sodalizio un’ altra dolorosa e gravissima perdita. Era infatti il Cav. Prof. Ing. Carmelo Sciuto-Patti uno dei più antichi Soci dell’ Accademia; per lunghi anni copri con gran- de zelo la carica importante di Segretario Generale, ampliando notevolmente le relazioni e gli scambi di pubblicazioni all’ este- ro, riorganizzando con diligente amore la biblioteca, la quale da allora in poi divenne sempre più ricca ed importante, contri- buendo coi numerosi e pregevoli suoi lavori alla fama ed all’ o- nore dell’Accademia Catanese. Poscia la stima e l’ affetto dei colleghi lo portò a suecedere nella Presidenza a quell’ altra illustrazione di Catania, a quel- st ire Saia È x + n ELSE AE ROSE O TE CRE PRE OT ORE SI IR EPA na] L pa 3 ù CRANE 0 i LS SI Da LOST ny TR 1 SIRTT DT RE ee pr e E ata : CE re Li cd si ue Sh “» xi s l’uomo eminente sotto ogni riguardo, che era il Prof. Zurria : ma troppo breve fu la sua permanenza nella ben meritata dignità ! Il prof. Sciuto-Patti fu insigne architetto e perciò artista geniale, valoroso archeologo e geologo; Egli seppe conciliare in grazia delle feconde e svariate sue facoltà mentali i lavori d’arte colle indagini storiche e le elucubrazioni scientifiche. Di Catania, della quale conosceva il suolo palmo a palmo fin nelle profonde viscere, illustrò il passato coi pazienti suoi studi archeologici e geologici, illustrò il presente e l'avvenire coi bel- lissimi edifizi di cui ideò e diresse la costruzione. Ecco l’ opera dell’ Uomo illustre che Catania e l'Accademia, la Scienza e l’ Arte hanno perduto ! Ma nel momento angoscioso di lasciare quella cara salma, più degli altri meriti sì presentano al nostro spirito afflitto i pregi intimi dell’anima dell’esimio Estinto : la dolce mitezza del carattere, l’ innata modestia, la squisita cortesia delle maniere, la illibata onestà, 1’ infaticabile cura ed affetto per le cose del suo paese nativo. Il ricordo di tante e così rare virtù rende grande e generale in ogni classe di persone il compianto per la sua dipartita, e rende ancora più penoso il distacco e doloroso l’addio all’ illustre Estinto che si reca all’ ultima dimora: la quale per. lui sarà luogo di pace e dì riposo, per noi sarà un’ ara, ove spesso converge- ranno i pensieri e le memorie nostre e dei numerosi Amici e Parenti suoi. | I Accogli, o diletto nostro Capo, l’ estremo Vale degli affezio- nati ed addolorati tuoi Colleghi! » In seguito a tale discorso, il Socio Prof. Di Mattei a nome della famiglia ringrazia l’ Accademia per le onoranze tributate alla memoria dell’ Estinto. Si passa quindi allo svolgimento dell’ ordine del giorno che reca le seguenti comunicazioni : PROF. A. PETRONE — Altri metodi per la ricerca del nucleo dell’ emasia (con dimostrazioni di preparati). Pror. A. Riccò — Temperatura media dell’ Osservatorio etneo ottenuta per differenza con le osservazioni fatte în Catania. E i TREE 1 pc PAIR TRAE LEN e SUONI NITTO SV Mano Briat Ps PeZIe % ti, -4_ Prer. A. Riccò -—— Il recente ciclone e caduta di polvere sci- roccale. DOTT. O. MODICA — Sul riscontro tossicologico dell’ atropina nel cadavere umano e sugli elementi essenziali di questo problema (presentata dal socio A. Curci). DoTT. O. MODICA — Le singole forme della rigidità nei cada- veri e loro cause ( presentata dal socio A. Curci). DOTT. C. CARRONE — Le trasformazioni birazionali fra due spazit ad n dimensioni con particolare considerazione al caso di n = 4 (presentata dal socio G. P. Grimaldi). NOTE PRroF. A. Riccò -- TEMPERATURA MEDIA DELL’ OSSER- VATORIO ETNEO OTTENUTA PER DIFFERENZA CON LE OSSERVAZIONI FATTE IN CATANIA. È noto che in Meteorologia si fa uso del metodo delle diffe- renze per determinare un elemento meteorologico di un luogo in cui non si ha un numero sufficiente di osservazioni; applicando cioè alla media di una stazione non molto lontana, di cui si ha una serie completa ed abbastanza estesa di osservazioni, le dif- ferenze medie, ottenute col confronto dei singoli valori osservati simultaneamente nelle due stazioni. Recentemente nel Zestschrift fiir Meteorologie è comparso un dotto studio critico del Prof. Dott. J. Hann, già Dirett. dell’Isti- tuto centrale Austriaco di Meteorologia e Magnetismo terrestre, ora professore di Fisica nell'Università di Graz sul Saggio de Meteorologia dell’ Etna , redatto da me e dal prof. G. Saija. Ivi l’autore si vale delle differenze da noi trovate fra la temperatura dell’Osservatorio Etneo e quella di Catania (dopo di averle rego- larizzate e pesate colla formola periodica di Bessel) e 1’ applica alla serie di 10 anni d’osservazioni 1881-90 fatte all’ Università: egli trova dei valori molto sensibilmente diversi da quelli ottenuti. da noi, cercando di completare le osservazioni per interpolazione: e la ragione è chiara poichè le osservazioni fatte nell'Università, cioè a poca altezza sul livello del mare (31”) e nel centro delia città, non possono essere completamente comparabili, anzi iden- DOT. tiche, a quelle fatte nell’ Osservatorio ai Benedettini , in punto elevato (65"); ben ventilato ed eccentrico rispetto alla città. Infatti basti il dire che mentre la temperatura media an- nuale all’ Osservatorio nel detto quinquennio è 179,6, quella del- l’ Università nel detto decennio è 189,2. Molto probabilmente il Prof. Hann ha creduto che le nostre osservazioni meteorologiche siano continuate nello stesso luogo in cui furono fatte dal 1881 al 1890. «» Avendo noi ultimamente elaborato le osservazioni del quin- quennio 1892-96 e pubblicato negli Atti dell’Accademia Gioenia le medie meteorologiche risultanti, ho pensato di far a queste applicazione del metodo delle differenze per trovare le medie di i; temperatura dell’ Osservatorio Etneo, valendomi delle stesse dif- é ferenze regolarizzate e pesate dal Prof. Hann, ed ho ottenuto: (1) 2) (3) Ue) MEDIE Differenze MEDIE deo C- E (1) — (2) | dell’ Etna | (3) — (4) Catania osservate Gennaio . ..... 9.04 16.°4 — 7.90 — 7.°5 + 0.°5 Hebbralo). . x... 10. 5 15. 7 — 5. 2 — 5. 6 + 0. 4 Diazona et LZot 15. 5 — 3. 4 — 2.9 — 0. 5 Aprile. 4 4 14. 4 16,1 — 1.7 — 1. 8 + 0. 1 Masglo.. 0... REA, La È 0:59 -|-K0.#2 + 0. 7 Genoa 22001 i ten + 4. 6 + 5. 9 — 1. 3 RO 26. 3 18. 4 + 7.9 + 8. 8 — 0. 9 DOO e 25. 9 18..8 +7. 6 Hdl09 — 0. 2 Settembre . .... 24. 2 9 + 6. 3 + 6. 0 + 0. 3 MELODIE: 20. 4 Ds + 2.7 + 3. 0 — 0. 3 Novembre. +... 15. 8 LTD — 1.7 — 0. 9 — 0. 8 bicembre-. . . n a sang: RE — 5. 4 — 6. 8 +1. 4 PONE ea ene 17. 6 \l(Gati + 0. 5 + 0. 4 + 0. 1 da È DR vi Ù Cral Pitt A Come si vede dalla colonna (5) le differenze fra le medie ottenute coi due metodi, in generale, non sono grandi, ed inoltre sono di segno frequentemente vario , talchè nella media annua sì compensano quasi completamente, riducendosi la differenza ad un solo decimo di grado. Dall’ accordo dei risuitati dei due metodi si può dunque ri- tenere che le medie della temperatura sull’ Etna sieno ora cono- sciute con sufficiente approssimazione. Pror. A. RIiccò—CICLONE E CADUTA DI POLVERE SCI- ROCCALE NELLA NOTTE DEL 6 AL 7 MARZO 1898. Dal 6 al 7 marzo 1898 un ciclone proveniente dall’ Africa invase il Mediterraneo recando molti danni in mare ed in terra ad Algeri, Tunisi, Costantina, nell’ Italia meridionale ed in Sici- lia. La depressione barometrica occupava tutto il bacino del Mediterraneo ed anche quello dell’ Adriatico ; al mattino del 7 il centro si trovava sulla Sardegna, ove il barometro scese 138m, Nel giorno 8 il cielone era sul mar Ligure, e dopo si dileguava. Nei giorni seguenti vi furono traccie di analoghe depressioni, ma assai meno forti e distinte. La provenienza del ciclone è dimostrata primieramente dalla disposizione delle isobariche, come può vedersi nel Bollettino dell’ Ufficio Centrale Meteorologico di KFoma: inoltre è provata dalla elevazione di temperatura che produsse, dalla direzione dei venti, e specialmente da quella delle nubi, che è più indi- pendente dalle circostanze locali, indicando correnti sup@riori con direzioni fra SW e SE, che appunto comprendono l’ Africa, In Catania, dal mezzodì fino alla mezzanotte del 6 domina- vano venti settentrionali; dopo quell’ora, nel giorno 7, si fecero sentire venti di ponente e scirocco fino alle ore 20, e poi venti meridionali. La corrente superiore calda e umida, urtando l’ inferiore fredda , diede luogo a una pioggia copiosa di 239°, accompa- gnata da abbondante polvere di cui si trovarono traccie al matti- no seguente contro i vetri e sulle cupole dell’ Osservatorio : in quel , ; d 4 Di H mattino stesso l’ aria era ingombra di una nebbia d’un aspetto particolare caliginoso o farinoso, attraverso la quale il sole aveva l’ apparenza della luna. Dietro richieste fatte a diversi Osservatorii e Stazioni me- teoriche e sismiche di Sicilia, si ebbero le seguenti risposte : Messina (Landi) : Nessuna caduta di polvere Pachino (D’ Albergo) : Pochissima polvere Stracusa (Giuliano): Caduta di polvere (Campione) Catania (Mascari) : Polvere abbondante (Campione) Mineo (Guzzanti) : Polvere abbondante ; | Girgenti (Lancetta): Polvere abbondante d Sciacca (Coniglione): Caduta di non poca polvere b Termini (Ciofalo) : Caduta di polvere fi Palermo (Zona): Polvere abbondantissima (Campione) - Trapani (Talotti): Nulla Pantelleria (Giorn. Sicilia): Abbondante. La polvere è dunque caduta su quasi tutta la Sicilia, eccet- tuate le estremità occidentale ed orientale dell’ Isola : investì sa inoltre Pantelleria, che sta fra l’ Africa e la Sicilia. In parecchi luoghi la polvere, cadendo colla pioggia, fu in gran parte dispersa e non se ne poterono raccogliere saggi: ma da quelli ricevuti da Palermo, Siracusa e Catania, e dalle descri- ; zioni del fenomeno, risulta evidente che la polvere fu identica da pertutto, cioè finissima, di color giallo rossastro di mattone, af- fatto simile a quella caduta altre volte, specialmente in Sicilia e nell’ Italia meridionale, come si vede nei campioni presentati all'Accademia; poichè questo fenomeno è tutt’altro che nuovo. (1) Il prof. Tacchini in un lavoro (2), al quale collaborò in pic- cola parte anche lo serivente, ha descritto una trentina di casi osservati dal 1870 al 1878. ì Dagli studi poi del Tacchini stesso e del Tarry, risulta che (1) Dal 15 al 18 febbraio 1898 1’ arcipelago delle Canarie fu invaso da que- sta polvere in tale abbondanza da rendersi molto molesta ed impedire la navi- gazione in quei paraggi. (2) Sulle polveri del scirocco: P. Tacchini, I. Maccazzo , A. Riccò. Annali della Meteorologia Italiana Parte III°, 1879. nel maggior numero dei detti casi la caduta della polvere. avven- ne in grazia di depressioni provenienti dall’ Africa e con venti meridionali. Sono generate queste depressioni dal riscaldamento e rarefazione dell’ atmosfera sul deserto africano , maggiore che sull'Europa. L’ epoca dell’ anno in cui questi fenomeni sono più frequenti e caratteristici è la primavera, come avvenne nel caso in discorso. La polvere che recano questi cicloni è sempre della stessa qualità ed aspetto. La colorazione gialla è dovuta a sostanze organiche vegetali', fra cui predomina il protococus mnivalis ed il protococus pluvialis. La parte minerale ha molta analogia colla polvere del deserto da cui proviene; questa polvere atmosferica somiglia anche al limo del Nilo, triturato, come è facile vedere nei campioni presentati. SUNTO DI MEMORIE (I). PRroFr. A. PETRONE. — ALTRI METODI PER LA RICERCA DEL NUCLEO DELL’ EMASIA. L’ Autore ha sperimentato: 1° altri mestrui per l’ estrazione del sangue, specialmente la miscela di quelli già adoperati e riu- sciti i più efficaci per scovrire l’ intima struttura: 2° il cloruro di oro ed il nitrato di argento sul sangue modificato nei varî mestrui; 3° il medesimo trattamento, come si fa per colorare il i bacillo della tubercolosi, sul sangue modificato e fissato; 4° la ; colorazione colle varie sostanze dopo il solo bagno in acqua del i sangue cavato nel liquido iodo-iodurato; e lo stesso trattamento i col sangue semplicemente estratto, ancora umido, ovvero fissato nel sublimato. Dopo la minuta esposizione dei fatti, fa le considerazioni e * conclusioni, le quali facendo risaltare i punti più salienti si ri- producono testualmente. “i « Dai fatti esposti, oltre la conferma della e del nu- (1) Queste memorie saranno pubblicate negli atti dell’ Accademia. cleo nell’ emasia deî mammiferi, se ne rivelano altri che potranno avere un valore notevole nella Chimica microscopica. Nelle ema- sie, in cui l’ intima struttura è rivelata dal liquido iodo-iodurato, appena vi si fa agire il cloruro di oro o il nitrato di argento, si ba: 1° Una colorazione speciale del solo nucleo delle stesse; l’e- moglobina si colora passivamente in giallo o leggermente si opaca; lo stesso succede del protoplasma dei leucociti, mentre i nuclei di questi non si colorano affatto. 2° Successivamente coll’ azione principalmente della luce, si avvera la risaputa colorazione violetta, bluastra, la quale sì fa ovunque, cioè anche nell’ emoglobina e nel nucleo dei leucociti, ed alla sua volta si fa anche nel nucleo dell’emasia, addizionan- dosi alla colorazione primitiva ed esclusiva dello stesso; da ciò un tono di colorazione misto più forte, che permette differenziare anche allora il nucleo dell’ emasia dall’ emoglobina. Questo se- condo fatto conferma che la prima colorazione del nucleo del globulo rosso è indipendente dall’ azione della luce. 3° La colorazione primitiva con tali reagenti si fa anche del nucleo dei leucociti, soltanto nelle condizioni in cui le emasie si dissolvouo in primo tempo principalmente per l’ azione dei rea- genti quando si fanno agire sul sangue semplicemente estratto, ovvero quando, anche cavato nel liquido di Lugol, vi ha pre- valso l’ azione dissolvente dell’ acqua; nell’ uno e nell’altro caso vi è formazione abbondante di ombre, ed il nucleo colorato nel modo speciale e rapidamente disciolto, mette in libertà la so- stanza colorante speciale, che allora colora il nucleo dei leuco- citi, così come succede con tutte le sostanze coloranti che si usano in tecnica per la colorazione nucleare. | 4° Ho potuto anche stabilire, ciò che esporrò minutamente più tardi, che anche i nuclei delle altre cellule vive, assogget- tate al liquido di Lugol, e poi al cloruro di oro e nitrato di ar- gento, restano negativi per quella colorazione primitiva, In modo che viene la conclusione, che quella speciale colo- razione diversa dal colore della sostanza impiegata, (cloruro di oro-giallo, e nitrato di argento-incolore), deve dipendere da una speciale combinazione chimica con un corpo che sta solo o a (4 preferenza in quel nocciolo. E mentre questo fatto conferma sem- pre più l’ esistenza di quei nucleo, apre il campo a nuove inda- gini nei tessuti, ed ha invogliato me a cimentare il nucleo della emasia, supponendo con probabilità che sia la presenza del ferro che cagigni quei risultati, con tutti i reagenti del ferro e dei suoi Composti a minimo ed a massimo, Pel momento posso preannunziare: 1° che tutte le reazioni del ferro riescono in un modo luminoso, immediato nel nucleo della emasia dei mammiferi, poco nelle emasie embrionali, e nei glo- buli rossi degli ovipari; 2° che l’emoglobina conferma una quan- tità molto minore di ferro; 3° che questo metallo manca nel nucleo dei leucociti, mentre ve ne ha traccia nel loro protoplasma; manca o quasi anche nelle cellule degli altri tessuti; 4° che nelle oli- goemie la reazione chimica mostra una quantità notevolmente minore di ferro nello stesso nucleo del globulo rosso. Con questi nuovi fatti, che renderò subito di pubblica ragione, sì possono intravedere anche per la Clinica delle applicazioni di un valore incalcolabile; ed è specialmente con questi nuovi mezzi di ricerca che probabilmente, ed io lo sto tentando, si potrà ri- solvere la questione del ritenuto parassita della malaria, stu- diando il modo di comportarsi verso i reattivi del ferro. Dr. OrazIO MopIicaA.—LE SINGOLE FORME DELLA RIGI- DITÀ NEI CADAVERI E LE LORO CAUSE. Qual sia il momento genetico della rigidità cadaverica ci è poco noto dopo i tanti lavori che hanno scosso le basi della teo- ria della coagulazione della miosina di XiAhne e di Briike. Non si potrebbero per altro, senza evidente sforzo, ricondurre alla uniformità tipica di un unico fatto fisico-chimico le forme sin- gole sotto le quali la rigidità si può presentare nei cadaveri, né meglio si presterebbe alla loro interpretazione la teoria nervosa di Brown-Sequard e seguaci. Di qui necessario l’ ammettere cau- se varie, momenti genetici dissimili, che agendo prevalentemen- te or l’ uno or l’ altro nei diversi casi, ci potessero meglio far comprendere il fenomeno nel suo insieme e nelle sue varietà. CTR TERE RE Va e e Dopo una rassegna critica sullo stato attuale della quistione della rigidità cadaverica intesa come un puro fenomeno chimico, come effetto cioè della coagulazione della miosina di AdAne, l’ A., partendo da un’ antica esperienza di Herzen, il quale osser- vò che un muscolo si contrae in seguito ad umettamento con il succo spremuto da un muscolo rigido, si domanda se non sia- no piuttosto questi prodotti della disintegrazione, del metabo- lismo del muscolo stesso quelli che agendo non da fattori chi- mici, promuovendo cioè la coagulazione della miosina, ma da stimoli fisiologici di contrazione, ne determinino la rigidità. Tra i prodotti del metabolismo muscolare intra vitam e post mortem ha studiato alcune leucomaine. (xantina , ipoxantina , guanina, creatina, creatinina e xanto-creatinina) ed alcuni acidi (a. fosforico , a. lattico), ed ha trovato che, mentre molte di queste leucomaine son capaci di produrre 1° un irrigidimento precocissimo nelle zone a cui si lavava preventivamente il siste- ma vasale con soluzione fisiologica di NaCl e si distruggeva il sistema nervoso centrale, 2° fenomeni di stimolo nel protopla- sma muscolare fino alla contrazione nelle fibre striate isolate dei coleotteri e delle rane stesse; dall’ altro canto non producono, adoperate in piccole dosi, coagulazione alcuna degli albuminoi- di principali del plasma muscolare, preparato da muscoli di co- niglio dissanguati , cioè sul paramiosinogeno e sul miosinogeno di Halliburton. Questi corpi attivi sulla produzione della rigidità sono adunque inattivi chimicamente sugli albuminoidi del pla- sma muscolare; all’ opposto si comportono gli acidi fosforico e lattico. La rigidità cadaverica comune non può considerarsi di conseguenza come un effetto della coagulazione della miosina di Kiihne, ma invece come una contrazione determinata da sti- moli fisiologici, da sostanze che dopo la morte si accumulano nel muscolo, non più asportate dalla circolazione del sangue. Allo stesso modo è da spiegarsi quella speciale rigidità, che si osserva così precocemente negli animali e negli uomini ucci- sì dopo lunghe fatiche (corse, fatiche di una battaglia). Questo modo d’intendere il fenomeno ci farà più agevolmente comprendere, perchè tanta influenza esercitino sulla comparsa, de- corso, durata di esso sia lo stato della nutrizione e costituzione A n line roi RASO dC, TORRE E MIA £) Leo muscolare, sia il sesso, l’ età, le malattie, la temperatura, ecc., ci farà comprendere inoltre, perchè il massaggio o il lavaggio dei vasi lo faccia transitoriamente "scomparire (potendo essere più facilmente allontanati prodotti di stimolo anzichè compatti coa- guli), perchè sia relativamente indipendente dalla reazione mu- scolare e dalla putrefazione. Nemmeno studiando gli effetti di alcuni veleni sull’ irrigidi- mento e sugli albuminoidi muscolari l’ A. ha potuto trovare una costante relazione tra produzione di rigidità ed azione chimica sul plasma muscolare. Poche son le sostanze che producendo ri- gidità immediata (caffeina, idroclorato di chinina) producono anche coagulazioni degli albuminoidi del plasma muscolare , mentre molte son quelle che pur producendo queste coagulazioni (salicilato di sodio, cloruro di bario, solfato e nitrato di stricnina solfato di chinina, picrotoxina) non influenzano in modo alcuno l’ insorgenza della rigidità. Quindi nemmeno nel caso di cadaveri di avvelenati (tranne poche eccezioni) si tratta generalmente di una rigidità da coa- gulazione; occorrerà perciò ancor qui riferirsi a quel complesso di condizioni d’ ordine secondario , quali convulsioni o paralisi , condizioni della circolazione, ecc. anzichè pretendere di tro- vare nel fenomeno l’ espressione immediata, diretta della causa tossica. Così potrà comprendersi, perchè, p. e. non in tutti i cadaveri di avvelenati per stricnina o sostanze convulsivanti si avrà un decorso tipico e costante di rigidità : esso sarà sempre in rapporto colle condizioni individuali di sesso, età, sviluppo e nutrizione muscolare ecc. Finalmente accennati i casi di contrattura parziale e spe- cialmente di quella generale , impropriamente detta rigidità ca- talettica, discute specialmente le teorie di Seydel e di Laccasagne- Martin avanzate per la spiegazione della genesi del fenomeno; e considerando che mentre da una parte non sempre a lesioni vio- lente o morbose delle volute parti di localizzazione del sistema nervoso centrale segue la rigidità istantanea, e che dall’ altra questa può osservarsi senza lesione alcuna di quelle parti, non- chè tenendo presenti alcuni suoi risultati nelle rane, i quali de- pongono contro una speciale localizzazione nel sistema nervoso Ì SA i È ge centrale, pensa piuttosto che in questi casi si debbano ammet- tere con ogni probabilità, condizioni tutte particolari di dinami- smo neuro-muscolare dipendenti o dalla scossa generale che il sistema nervoso ha ricevuto in via diretta o riflessa , o da uno stato preesistente particolare più o meno latente. Un appoggio a queste vedute potrebbe trovarsi nel fatto di quel fenomeno che lo Charcot ha descritto col nome di diatesi di contrattura. DoTT. ORAZIO MopICA — SUL RISCONTRO TOSSICOLOGICO DELL’ATROPINA NEL CADAVERE UMANO E SUGLI ELE- MENTI ESSENZIALI DI QUESTO PROBLEMA. Accennato al fatto generale che colle conoscenze chimiche e biologiche che oggidì si hanno sulle leucomaine e sulle ptomaine, nonché sui metodi d’ isolamento e di purificazione di singoli al- caloidi, non è più scusabile il cadere in errori diagnostici, V’ A. partendo dalle conoscenze che si hanno nella letteratura in rap- porto alla resistenza dell’ atropina verso agenti singoli, e sor- preso dalla mancanza quasi assoluta di ricerche nei cadaveri ne studia il suo riscontro nel cadavere umano, ed i problemi che a questo riscontro si connettono, cioè l’eliminazione ed il consumo nel vivente, la fuoruscita ed il consumo nel cadavere; e, descritto minutamente il metodo seguito per l’estrazione e la purificazione dell’ atropina, fa una serie di ricerche quantitative nell’indirizzo indicato. Trova: Che mentre generalmente l’eliminazione avviene rapidamente e quasi totalmente per i reni, ed in piccola parte per le feci, vi possono essere dei casi, anche nell'uomo, in cui questa elimina- zione per dosi terapeutiche può prolungarsi (fino alla 40 ora e più). Che non è vera l’ asserzione di KXratter, che pur trovasi di- sposta in quasi tutti i trattati di medicina legale, che cioè l’atro- pina venga tutta eliminata dal corpo umano indecomposta. Sia l'organismo del cane, come quello dell’ uomo, come pure gli or- gani isolati con il sangue, distruggono delle quantità di atropina, per quanto esse possano esser piccole. L'azione decomponente del LI corpo del cane nella molecola atropina è più notevole di quella — 14 — del corpo dell’ uomo: mentre il primo può distruggere quasi to- talmente 1 eg. di solfato dell’alcaloide, l’uomo non ne distrugge che dosi di circa 1 mg. Non per questo il fatto perde in sè il suo valore e la sua importanza in medicina legale, data la grande tossicità dell’alcaloide nell’uomo e la possibilità dell’ esito letale dopo dosi di pochi milligrammi (caso di Fabris, 3 mg. in adulto). Più intensa è la decomposizione che sulla molecola atropina esercita invece la massa cadaverica in putrefazione. L° A. ha fatto le sue ricerche introducendo 50 cg. di solfato di questa base nello stomaco di cadaveri di bambini, ed esaminando separata- mente tutti i visceri ed i liquidi scolati dai cadaveri stessi ad epoche varie. Dopo 24 giorni in un 1° cadavere soltanto poco più di 1 cg. di alcaloide si trova nello stomaco, altrettanto nell’intestino, meno in ciascuna metà del fegato e nella milza, meno ancora negli altri visceri, 9 cg. se ne trovano nei liquidi scolati. Dopo 34 giorni, in un 2° cadavere, le quantità accennate sono proporzio- nalmente diminuite per ciascun organo e nei liquidi scolati, e finalmente, in un 3° cadavere, dopo 45 giorni esse sono ridotte a tracce, e solo nei liquidi scolati se ne trovano ancora delle quantità ponderabili, per quanto piccolissime. La distruzione dell’atropina nella putrefazione procede adun- que più rapidamente di quanto finora non si fosse ritenuto. Per- ciò, esclusa la pretesa di fissare dei limiti di tempo fino a quando essa si possa trovare o meno sul cadavere, dovendo questi limiti dipendere necessariamente sia dalla quantità della sostanza tos- sica, sia da tutte quelle condizioni, che possono ostacolare o fa- vorire il processo della putrefazione, si ha motivo di credere e ritenere, contrariamente a quanto generalmente si afferma, che nei casi delle dosi mortali comuni, solo dopo poco tempo dalla morte sì potrà ancora dare una dimostrazione piena e completa dell’alcaloide nel cadavere. Muove, inoltre, dalle sue esperienze per alcune considerazioni sulla possibilità della diagnosi tra un avvelenamento vero ed un avvelenamento simulato. Conferma essere dato importante per la diagnosi di un avvelenamento simulato il reperto del veleno in maggior quantità nelle parti sinistre del corpo rispetto alle iS «ti ear PES TORIAI DEA PSI RARE “Lig ae atei Mella SUE: a i ira nt RSI e CERI RSA RI RR E MT RR i ed RARA 5 Hc SD v: $ : be E; SI Ss i ENEL ade pa I GR e it Si rà MARR Ci i - tod Mr a) è RSA] Ri AT n ee, Belt forti — 15 — destre, e più ancora il fatto della diversa quantità di contenuto nelle varie sezioni di uno stesso organo. Crede finalmente dati molti importanti possano trarsi dallo esame degli arti, in quanto questi, per i loro limitati rapporti con il resto dell’ organismo, e specialmente i superiori, possono con difficoltà venire inquinati in un avvelenamento simulato, DoTT. C. CARRONE—LE TRASFORMAZIONI BIRAZIONALI FRA DUE SPAZII AD N DIMENSIONI, CON PARTICOLARE CONSIDERAZIONE AL CASO DIN = 4. La Memoria è divisa in tre parti: nella prima si studiano le generalità sulle trasformazioni birazionali fra due iperspazî , le corrispondenze eccezionali, il modo di scindersi, nel caso ge- nerale, delle Iacotiane dei due sistemi omaloidici fondamentali... CLE. Telo, Una trasformazione biunivoca per due iperspazî risulta de- terminata, noto che sia il sistema omaloidico di varietà che in uno di essi corrisponde al sistema costituito dalla totalità degli iperpiani dell’ altro spazio; i sistemi omaloidici di varietà in -uno spazio ad n» dimensioni sì ottengono poi immediatamente tosto ‘ che si conoscano i sistemi omaloidici di varietà in un suo iper- piano—Perciò si possono cercare alcuni sistemi omaloidici di va- rietà in uno spazio a quattro dimensioni, ricerca che è fatta nella seconda parte della memoria — In particolare vi si troveranno i diversi sistemi omaloidici di quadriche che il prof. Del Pezzo è andato, da qualche anno in qua, studiando. Nell'ultima parte della memoria finalmente si studiano alcune trasformazioni biunivoche stabilite fra i punti di due iperspazî con procedimenti grometrici particolari. Elenco dei libri pervenuti in cambio e in dono, presentati all’ Accademia Gioenia nella seduta del di 20 marzo 1898. C) % ITALIA Bari — La Puglia medica — Ann. V 10-12. Bologna — Soc. med.-chir. — Boll. Ser. 7% Vol. IX 1-2. Milano — R. Ist. lomb. di sc. e lett. — Rend. Ser. 2% Vol. XXX 20, XXXI 1-4. — Mem. Ser. 3* Vol. IX 4. id. — Soc. ital. di sc. nat. — Atti. Vol. XXXVII 2. Modena — Le stazioni sperim. agrarie — Vol. XXX 8. Napoli — R. Acc. delle sc. fisic. e mat. — Rend. Ser. 3% Vol. IV 1. id. — Arch. di ostetr. e ginec. — Ann. V 2. id. — R. Ist. d’ incoragg. — Atti. Ser. 4% Vol. X. id. — Soc. di naturalisti — Boll. Ser. 1% Vol. XI. Palermo — Giornale scientifico — Ann. IV 12, V 1-2. Pisa — Soc. tosc. di sc. nat. — Proc. verb. Vol. X pagg. 243-294, XI I-10. Roma — R. Acc. dei Lincei—Rend. CI. Sc. fis. mat. e nat. — Ser. 5* Vol. VII 1° sem. 2-4. id. — Acc. pontif. dei n. Lincei — Atti. Ann. LI 2. id. -— R. Comit. geol. d’ Italia — Boll. Ser. 3* Vol. VIII 3. id. — Soc. geogr. ital. — Boll. Ser. 3% Vol. XI 1-2. id. — Soc. geol. ital. — Boll. Vol. XVI 1-2. Torino — R. Ace. di medicina — Giorn. Ann. LXI 1-2. id. — Rivista di ostetr. ginec. e ped. — Ann. II 12. Venezia — R. Ist. ven. di sc. lett. e arti — Atti. Ser. 7% Vol. IX 2-3. ESTERO Briinn — Naturf. Ver. — Verhandl. Bd. XXXV. — Bericht der meteor. Commission 1895. Bruxelles — Revue de 1’ université — Ann. III 6. Cambridge — Mass. Harvard Coll. Mus. of comp. zoòl. — Bull. Vol. XXXI s. Chapelle Hill — Elisha Mitchell scientif. Soc. — Journ. Vol. XIV 1. London — Roy. Soc. — Proceed. Vol. LXII 382, 384-385. Lund — K. Universitet — Acta. Tom. XXXIII 1-2. Madrid — R. Acad. de ciencias exact. fisic. y natur. — Mem. Tom. XVII. Manchester — Liter and philos. Soc.—Mem. and proceed. Ser. 51 Vol. XLII 1. Minchen — K. Bayer. Akad. der Wissensch. — Abhandl. Math. Phys. CI. Bd. XIX 2. ca i ita BIEN PRISON TÀ Rovereto — I. R. Acc. degli Agiati — Atti Ser. 3% Vol. III 4. | Santiago — Soc. scient. du Chili — Act. Vol. VII 4. Wien — K. K. Geogr. Gesell. — Mittheil. N. F. Bd. XXX. id. — K. K. Geol. Reichsanstalt—Verhandl. Jhrg. 1897 14-18, 1898 1-2. DONI DI OPUSCOLI . Andreocci A. — Sui quattro acidi santonosi e sopra due nuove santonine—Ro- ma 1895. detto — Sulla costituzione del dimetil-naftol — Roma 1896. detto — Il pirrodiazolo (2. 4) e i suoi derivati — Roma 1897. Bianchi R. — Filosofia e politica in Italia dal IV al XVI secolo—Napoli 1896. detto — Il popolo in Grecia e in Roma — Nicastro 1897. Mascari A. — Osservazione del sole fatta nel R. Osservatorio di Catania il 9 agosto 1896. detto — Protuberanze solari osservate nel R. Osservatorio di Catania nel- l’ anno 1896. Riccò A. — Gli Osservatorii di Catania e dell’ Etna. detto — Stato del cratere centrale dell’ Etna dal 1° semestre 1895 al 2° semestre 1897 — Modena 1897. Valenti G. — Sullo sviluppo delle capsule surrenali nel pollo ed in alcuni mam- miferi — Pisa 1889. detto — Contributo allo studio delle scissure cerebrali — Pisa 1890. detto — Sulla vascolarizzazione cerebrale di aleuni mammiferi in varie epo- che della vita embrionale ed estrauterina—Pisa 1890. detto — Sullo sviluppo dei prolungamenti della pia madre nelle scissure cerebrali — Pisa 1891. detto — Intorno ad un’ anomalia di sviluppo dell’ uovo umano — Peru- gia 1892. detto — Lezioni elementari di embriologia — Torino 1893. detto — Intorno ad un prodotto abortivo con embrione atrofico — Peru- gia 1894. detto — Sull’ origine e sul significato della ipofisi — Perugia 1895. detto — Sopra alcune generalità che riguardano 1’ evoluzione della cellu- la — Perugia 1895. detto — Un caso di saldatura immediata dei talami ottici—Perugia 1896. detto — Sopra un mostro gastro - acefalo umano — Perugia 1896. detto — Sopra i primitivi rapporti delle estremità cefaliche della corda dorsale e dell’ intestino — Pisa 1897. MAREA COSA AIOP IAA n ARIA PL IR SAPMMM CARMELO SCIUTO PATTI Carmelo Sciuto Patti, amato Presidente della nostra Acca- demia, nacque il 21 gennaio 1829, e morì il 7 febbraio 1898. Giovane, visse fra i libri e la famiglia, facendo presagire un uomo di studî e di carattere. Uomo, presentò una esistenza feconda di svariate e singolari facoltà. Ebbe ingegno acuto e multiforme ; poichè mostrò attitudine matematica di accurato calcolatore, risolvendo facilmente proble- mi analitici di idraulica, di meccanica, di costruzioni; mostrò cuore e mano di artista nel comporre linee architettoniche ed or- namentali, per chiese, palazzi, campanili, altari, collegi, teatri, organi; mostrò memoria ordinatrice e tenace negli studî storici ; mostrò spirito di illuminata investigazione nell’archeologia; mostrò, finalmente, intuito profondo nelle applicazioni delle scienze na- turali. Con ingegno così multiforme e con lo studio perseverante, la cultura dovette riuscire profonda; e talmente, da rendere Carmelo Sciuto Patti forte in ognuna delle sue molteplici produzioni in- tellettuali. Ad esempio: come ingegnere, progettò opere grandiose di costruzioni marittime, ferroviarie, civili; come architetto, ebbe familiare lo stile pagano, il cristiano, il gotico , il risorgimento; come storico, ebbe una platea larga e solida sì nell’ archeologia sacra e profana, che nella storia antica e moderna; come na- turalista ebbe applicazioni felici nella geologia e nella idrografia. È raro, che un uomo di studî non sia un uomo di carattere; e Carmelo Sciuto Patti, studioso indefesso, fu un carattere emi- nente, di uomo e di cittadino : fu prudente, integro, saggio, af- fettuoso, leale, modesto. Nella vita pubblica portò sempre la nota equanime e saggia; moderò le imprese imprudenti ; consigliò le buone opere. Visse nella cerchia amichevole di pochi dotti di adamantino carattere, fra cui primeggiavano il Maddem e lo Zurria, che gli erano stati maestri. Nella vita privata fu model- lo di domestiche virtù: consacrò tutto il suo tempo alla scienza ed al lavoro professionale, allo amore dei suoi ed allo avvenire del diletto figliuolo. Ebbe costumi castigatissimi; ed il tempo * SAI) che tolse alle non desiate distrazioni, destinò tutto allo studio, tanto da danneggiare la sua salute. Ebbe ideali nobilissimi, che lo tennero alquanto discosto dalle vive AELAZIONI sociali e dalle cariche pubbliche. L’ attività di Carmelo Sciuto Patti è più singolare del suo ingegno, della sua cultura, del suo carattere: è veramente feno- menale. Egli—mentre dettava lezioni di costruzioni nell’Istituto tecnico, e di mineralogia e geologia nell'Università, o di disegno nello stesso Ateneo—disimpegnava lodevolmente gl’ incarichi di ingegneria e di architettura, che gli venivano dai privati, dai Municipî, dai magistrati; e mentre svolgeva così bene l’ opera sua di professore e di professionista, si occupava fecondamente dei suoi prediletti studî di storia, di archeologia, di scienze na- turali, con numerose pubblicazioni che lo rendevano stimato con- socio di molte Accademie italiane ed estere. E tracce benefiche della sua singolare attività lasciò Carmelo Sciuto Patti nella no- stra Accademia, con l’opera sua di segretario generale, svilup- pando ed ordinando, dal 1864 al 1887, la nostra ricca biblioteca, e scambiando gli Atti della Gioenia con quelli delle più illustri Accademie del mondo. La vita intellettuale di Carmelo Sciuto Patti fu essenzial- mente pratica; la teoria non lo attrasse, nè con la forma scien- tifica, nè con la forma artistica: tutte le sue attività furono ap- plicative. Ciò può avere motivo dall’ indirizzo professionale e dal- l’attitudine naturale, combinatamente. Egli, ingegnere ed archi- tetto, nella pratica professionale non poteva che applicare. Ma dalla cattedra insegnò le costruzioni, che sono 1’ applicazione dello scibile tecnico. Nella storia, la dottrina gli servi a determinare caratteri, epoche, stili, siti dei monumenti che illustrava. Nelle scienze naturali, la teoria gli valse di mezzo per determinare la topografia di terreni terziarî, di lave, di acque sotterranee. In- somma l’ attività dello Sciuto Patti fu tutta assorbita dalle ap- plicazioni. Ma dalle applicazioni scientifiche di Carmelo Sciuto Patti sorge gigante il patriota : è la sua diletta Catania, che attrae il suo fine ingegno ricercatore: se lavora in iscienze naturali, illu- 4 Bh PAR D 3 ° n SERIE TO e OR men) : Ù Si 03 Lo stra l’ Etna, o la temperatura delle acque del Golfo di Catania, o le lave che cuoprono il suolo della sua cara terra natale, o le acque che scorrono sotto le lave ; se lavora in istoria, documenta le oreficerie del Duomo di Catania, o i monumenti di S. Agata, o la fontana dell’ Elefante, o il castello Ursino ; se lavora in ar- cheologia, scopre e definisce ruderi della pagana civiltà catanese. Insomma l’ingegno, la cultura, |’ attività di Carmelo Sciuto Patti furono consacrati ad investigare l’ ambiente catanese che lo Gircondava: e tutti i mezzi d’ investigazione piegò al suo in- gegno ed alla sua dottrina: l’ingegneria, l’ architettura , la sto- ria, le scienze naturali, l’° archeologia. Cosicchè Catania molto deve a Carmelo Sciuto Patti, che consacrò la sua attività scien- tifica ad illustrarne il suolo ed i monumenti. E la perdita di Lui non è solamente lutto di questa Accade- mia, ma anche lutto della Città di Catania. F. FICHERA ELENCO PRIMO Titoli onorifici 1. Cavaliere della Corona d’Italia—R. Decr. 1876. 2. Socio attivo dell’ Accademia Gioenia di Scienze Naturali in Catania—con diploma del dì 9 febbraio 1861. 5. Segretario generale della detta Accademia—anno 1864-87. 4. Vice Presidente della detta Accademia—anno 88-89 e 95-96. 5. Presidente della detta Accademia—anno 1896-98. 6. Socio Onorario dell’ Accademia Centrale delle Belle Arti dell’ Emilia in Bologna—2 luglio 1864. . Socio Corrispondente della Societé Malacologique de Bel- gique à Bruxelles—3 Maggio 1868. 8. Socio Onorario della Società Italiana di Storia ed Archeo- logia in Moncalvo Monferrato—17 Marzo 1869. 9. Socio Corrispondente dell’ Accademia di Scienze Lettere ed Arti degli Zelanti di Acireale—5 Aprile 1870. 10. Socio Corrispondente della K. K. Geolog. Reichsanstalt in Wien—17 Maggio 1872. — 24 — . 11. Socio Onorario della Nassauische Verein fiir Naturkunde in Wiesbaden—26 Ottobre 1875. 12. Socio Corrispondente della Società dei Naturalisti di Mo- dena—20 dicembre 1875. 13. Socio Corrispondente dell’ Imp. Istituto Archeol. Germa- nico di Roma. 14. Socio della Società Siciliana per la Storia Patria in Pa- lermo--12 Settembre 1880. 15. Socio Onorario dell’ Ateneo di Scienze Lettere ed Arti di Bergamo—15 Gennaio 1870. 16. Membro Onorario del Collegio dei Costruttori Italiani di Milano—11 luglio 1872. 17. Rimangono altre 20 Accademie di secondo ordine di cui il Prof. Sciuto Patti era socio. ELENCO SECONDO Opere progettate o dirette dentro e fuori Catania 1. Il campanile del Duomo di Catania — Marzo 1892. 2. Monumento sepolcrale alla memoria del Prof. Mario Mu- sumeci in S. Agata la Vetere — 1852. 5. Prospetto della Chiesa Parrocchiale del quartiere Nunziata nel Comune di Mascali — 1861. 4. Teatro di Acireale — 1862. 5. Progetto della Traversata della Ferrovia. per la Città di Catania, redatto di unito ai Prof. Maddem e Distefano — 1869. 6. Progetto del Prospetto della Chiesa del Monastero di M. SS. Annunziata nella città di Paternò — 1865. 7. L’ Ospedale Medico-Chirurgico di Giarre — 1866. 8. Progetto d’ ingrandimento del Porto di Catania — 1862, 9. Chiesa di M. SS. della Salette. 10. Chiesa del SS. Sagramento Ritrovato. 11. L’ Organo del Duomo. 12. Chiesa di S. Maria della Mercede. 13. Progetto della Cattedrale di Favara. 14. Il Soffitto della Chiesa di S. Francesco di Paola, oggi di- strutto. ‘015. La Chiesa dei SS. Angeli Custodi. 16. L’ Asilo S. Agata delle Piccole Suore dei Poveri. 17. Il Collegio Agostino Pennisi in Acireale. 18. Palazzo Manganaro, oggi Trewhella, in Catania. 19. Palazzo del Marchese Gargallo in Siracusa. 20. Altare maggiore nella Chiesa di S. Giovanni Battista in Ragusa. 21. Progettò e diresse un numero considerevole di costruzioni, di secondaria importanza, in Catania ed in altre città dell’Isola. ELENCO TERZO Pubblicazioni I. SCIENZE NATURALI 1. Relazione geognostica delle Colline delle Terre-forti, che si estendono ad occidente di Catania — Atti dell’ Acc. Gioen. di Scienze Natur. Ser. 22 Vol. XII. 1856. 2. Dell’ utilità del Drenaggio in talune terre della Piana di Catania — Atti della Soc. Econ. della Prov. di Catania 1857. 3. Sull’ Età Probabile della Massa Subaerea dell'Etna — Atti dell’ Acc. Gioen. Ser. 3% Vol. I. 1866. 4. Sulla Temperatura del Mare nel Golfo di Catania -— Atti dell’Acc. Gioen. Ser. 3% Vol. V. 1870. 5. Carta Geologica della Città di Catania e dintorni di essa, con otto tavole — Atti dell’ Acc. Gioen. Ser. 3% Vol. VII. 1873. 6. Carta Demografica della Città di Catania e sobborghi, con tavole — Atti dell’Acc. Gioen. Ser. III. Vol. IX. 1873. T. Carta Idrografica della Città di Catania e dei dintorni im- mediati di essa, con tavole -— Atti dell’ Acc. Gioen. Ser. 3% Molext. 1877. 8. Sulla Temperatura della Lava — Atti dell’ Acc. Gioen. Ser. 4% Vol. VIII. 1895. 9. Sulla Temperatura delle acque di un pozzo perforato in terreno sedimentario, e di altri pozzi in terreno vulcanico — Atti dell’Acc. Gioen. Ser. 48 Vol. VIII. 1895. 10. Relazione Accademica dei Lavori Scientifici dell’ Acc, Gioenia per gli anni 1864-72, 11. Relazione della Festa per il cinquantesimo anniversario dell’Acc. Gioenia — Atti dell’Acc. Gioen. Ser. 3% Vol. XI. 1876. 12. Contribuzione allo Studio dei Tremuoti in Sicilia — Atti dell’Acc. Gioen. Ser. 4% Voi. IX. 1896. II. OPERE ARCHITETTONICHE E ARTISTICHE 13. Nuovo Metodo per la descrizione della Voluta del Capitello IJonico—Giorn. del Gab. Lett. dell’Acc. Gioen. Ser. 22 T. I. 1850. 14. Sul monumento Sepolcrale eretto alla memoria del Prof. M. Musumeci —- Giorn, del Gab. Lett. dell’Acc. Gioen. N. S. T. I 1854. 15. Sull’ Ingrandimento del Porto di Catania. Memoria I. Pro- getto, con tavola—Atti dell’Acc. Gioen. Ser. 22 Vol. XVII. 1862. 16. Sull’Ingrandimento del Porto di Catania. Mem. II. Sistema di costruzione -— Atti dell’ Acc. Gioen. Ser. 22 Vol. XIX. 1864. 1%. Sulla Traversata della Ferrovia per la Città di Catania— Giorn. dell’ Ing. Arch. ed Agron. an. XIII. Milano 1865. 18. Progetto di Spedale Medico per la Città e Mandamento di Giarre—Giorn. dell’ Ing. Arch. ed Agron. an. XV. Milano 1887. 19. Progetto di Altare Maggiore per la Chiesa Parrocchiale di Ragusa con tavola — 1877. 20. La Nuova Chiesa dei SS. Angeli Custodi in Catania—1882. 21. Sul sistema di misurare le acque nella Città di Catania— Atti del Coll. degli Ing. ed Arch. di Catania, 1887. 22. Sul Monumento a Crescenzio Galàtola nella Chiesa di S. Francesco di Paola—1894. 23. Il Soffitto della Chiesa di S. Francesco di Paola in Ca- tania—-Atti del Coll. degli Ing. ed Arch. di Catania, an. XV. 1895. III. OPERE ARCHEOLOGICHE, STORICHE E LETTERARIE 24. Ruderi scoperti in Catania nella strada del Carr - Giorn. di Cat. an. V. 1853. 20. Su gli avanzi di un Antico Monumento creduto Tempio di Ercole esistente in Catania — Giorn. del Gab. Lett. dell’Ace. Gioen. ‘Ser. IT Vol IH1354 26. Notizia su i ruderi scoperti in Catania di pertinenza del Ninfeo—Giorn. del Gab. Lett. dell’Acc. Gioen. N. S. Vol. II. 1856. bri ® E e A N n SR An o; et VRTCL, No DE ir Tra A OR A pel A i \ Ù poca 27. Su taluni Ruderi scoperti in Catania sotto il lato orientale del Duomo — Giorn. del Gab. Lett. dell’ Acc. Gioen. N. S. WiWol: TIE 1857. 28. Su taluni Ruderi scoperti in Catania sotto il lato orien- ‘tale del Duomo, 22 Notizia — Giorn. del Gab. Lett. dell’ Acc. Gioen. N. S. Vol. III. 1857. 29. Su gli avanzi di un Ninfeo scoperti in Catania — Giorn. del. Gab. Lett. dell’ Acc. Gioen. N. S. Vol. IV. 1858. 30. Su taluni avanzi di antichi pavimenti a musaico scoperti in Catania — Giorn. di Ant. e Belle Art. Palermo, an. I. 1863. 81. Sul sito dell’ Antica Città di Symaetus — Arch. Stor. Si- ciliano N. 8, anno V. 1880. 32. Sul Castello Ursino — Notizie Storiche — Arch. Stor. Si- ciliano N. S. anno X. 1886. | 33. La Fontana dell’ Elefante in Catania — Arch. Stor. Sic. N. S. anno XIII. 1888. 34. Su di un Antico Monumento Troglodite esistente in fRo- solini — Catania, 1880. 59. Ricordi Storico-Artistici di Catania — Monumenti civili e religiosi —— Giorn. la Campana, 1880-81-82. 36. Cronaca Sacra Catanese dei Sec. XVI e XVIII--Catania, 1885. | ST. Su di un antico Monumento del ss. Rosario esistente in Catania—1889. 38. Il Culto Eucaristico in Sicilia, particolarmente nella Dio- cesi di Catania — Gior. la Campana, Num. Unico, 1891. 59. Le Antiche Oreficerie del Duomo di Catania — La statua, lo Scrigno e la Bara di S. Agata — Arch. Stor. Sic. N. S. anno XVIT:1892. 40. Le più antiche Campane esistenti in Catania e i fonditori di esse — Arch. Stor. Sic. N. S. anno XVII. 1892. 41. Su gli antichi Paghi esistenti nelle vicinanze di Catania — Arch. Stor. Sic. N. S. anno XVII. 1892. 42. I Monumenti di S. Agata esistenti in Catania—1892. 43. Elogio Accademico di M. Musumeci —Atti dell’Acc. Gioen. Ser. 2* Vol, XVII. 1882. 44. Su Taluni Avanzi d’ Arte antica scoperti in Catania nella Via Zappalà Gemelli — Arch. Stor. Sic. N. S. anno XX. 1896. 45. Il Tremuoto del 1693 — Ovvero la Distruzione e la Rie- dificazione della Città di Catania—inedito. 46. La Porta del Fortino — La pietra del Mal Consiglio — L’ edicola di S. M. delle Grazie. Il Fonte di S. Agata alla Ma- rina — La Porta del S. Carcere--Il Palazzo Municipale — S. Maria di Nuovaluce, 47. Sull’ antichità del Culto della Madre di Dio in Catania. 48. Elogio pel Prof. Giuseppe Zurria—inedito. ELENCO QUARTO Titoli accademici 1. Ingegnere Architetto—Diploma di Laurea del 4 luglio 1851. 2. Ingegnere di 22 Classe del Genio Civile — RK. Decreto del 25 Novembre 1857. 5. Membro della Commissione Conservatrice dei Monumenti ed Oggetti d’ Arte ed Antichità—R. Decreto del 17 luglio 1876. 4. Professore Titolare di Costruzione nel R. Istituto Tecnico di Catania — R. Decreto del 23 Novembre 1866. Servizio dal 1866 al 1892. 5. R. Ispettore degli Scavi e Monumenti di Antichità e Belle Arti della Provincia di Catania—-R. Decreto del 4 Gennaio 1880. 6. Presidente del Collegio degli Ingegneri ed Architetti in Catania 1876-98. T. Prof. Sostituto alla Cattedra di Geologia e Mineralogia della KR. Università di Catania nel 1860. 8. Prof. Incaricato alla Cattedra di Disegno nella R. Univer- sità di Catania nel 1887. ELENCO QUINTO Servizi resi al Paese e benemerenze pubbliche 1. Membro della Commissione edilizia di Catania 1856-60. 2. Membro della Commissione Sanitaria Comunale 1864-70. 3. Membro della Giunta di Statistica Municipale 1870-92. 4. Menzione Onorifica del Ministero di Agricoltura Industria e Commercio per le operazioni di Censimento della popolazione del Regno compiuto il 31 Dicembre 1871. 5. Conferimento della Medaglia Commemorativa del Munici- i pio di Catania per le supreme onoranze pel ritorno in patria delle ceneri di Vincenzo Bellini 1876. 6. Consigliere Comunale nella Città di Catania 1876-90. 7. Assessore ai lavori Publici 1878-80. 8. Membro del Consiglio Sanitario Provinciale—R. Decreto 1869-92. — R. Decreto del 26 Dicembre 1869. 9. Deputato laico del Conservatorio di Donzelle Orfane sotto il titolo di S. M. del Lume del 1880-95. 10. Membro della Congregazione di Carità 1892, î L I) (LIL ELI LOLLI H TIICOILII i F n Ke doo } t LA, Mei E; gia Ù Sar ) 210 AED Î % RE) _ ‘Fascicolo LIII-LIV. = È COTE - va BOLLETTINO DELLE SEDUTE : RI : i DELLA lE di ACCADEMIA GIOENIA | e — DI SCIENZE NATURALI IN CATANIA È Do col = tia | RESOCONTO DELLE SEDUTE ORDINARIE E STRAORDINARIE | 0 e sunto delle memorie in esse presentate. s ( NUOVA SERIE ) 2 n CATANIA Sf TIPOGRAFIA DI C. GALÀTOLA i 2 (1898. iL > = NE TnII.II:I{{I..II{I{I{{{{{1..I{(5<95 III 5 ANUESOO , HLLI Rendiconti Accademici AE dell’ adunanza del 22 maggio. 1898. : Noto) presentate sori G. Miiller e P. e d C. Guzzanti. _ Anemografo semplice , af consumo del latte e suoi: ‘derivati © : ; c È o n Elenco dei libri pervenuti in cambio e in dono, presentati nella = del dì 22 maggio 1898. na Rendiconti Accademici Verbale dell’ adunanza del 26 giugno 1898. Note presentate Prof. A. Capparelli. — Sull’ azione fisiologica di un preparato ‘organico fi i mercurio della, formola C1° H16 06 N? Ho e della sua applicazione tera- pica . . Prof E10 Mingaszini; - Ricerohol Sullo svimppo del Gongylus ocell us Forsk . : Prof. A. Riccò. — T'erremoto etneo del 14 maggio 1898 Prof. A. Riccò. — Anomalie della gravità nelle regioni etneo | sii nuovi inctodi (con esposizione dei preparati). Sunti di Memorie Grassi e C. Maselli. — Sopra alcuni derivati clorurati del triossi lene Sur : : G. Grassi e G. Patanè. — Sulla sofisticazione dell’ essenza di limone. SEO G. Grassì e A. Motta. — Sulla formola di costituzione dell’ esametilen-tetra mina (urotropina) . di 48 ore: Ù si da , er È Dott. G. Alonzo. — MELI dell’ iarossilammina sul rene. mentali. È 4 j Elenco dei libri pervenuti in cambio . e in dono, ‘presentati nilo ‘Da | dì 26 giugno 1898 ; : 3: ; È ag Maggio-Giugno 1898. Fascicolo LIII-LIV. ACCADEMIA GIOENTA DI PeENZE: NATURALI | INN CATANIA. Seduta del 22 Maggio 1398. Presidente ff. — Prof. A. RICCÒ Segretario — Prof. G. P. GRIMALDI. Sono presenti i Soci effettivi Riccò, Cafici, Berretta, Ardini, Ronsisvalle, Mingazzini, Ricciardi, Grimaldi e parecchi Soci cor- rispondenti. Letto e approvato il processo verbale della seduta precedente il Presidente ff. comunica il risultato della votazione fatta nella seduta del 20 Marzo per le elezioni dei Soci, in seguito alla quale furono nominati : a) Soci effettivi per la sezione di Scienze naturali in sosti- tuzione dei Soci Tornabene e Condorelli defunti, e Grassi nomi- nato Socio onorario in seguito all’ allontanamento di residenza : 1. Baccarini prof. Pasquale, direttore dell’Orto Botanico della R. Università (già Socio corrispondente). 2. Mingazzini prof. Pio, direttore dell’ Istituto Zoologico della R. Università. 3. D’Abundo prof. Giuseppe, direttore della Clinica psichiatrica della R. Università (già Socio corrispondente). 6) Soci effettivi per la Sezione di Scienze fisiche e mate- ‘matiche in sostituzione dei Soci Zurria ed Amato defunti : 1. Andreocci prof. Amerigo, direttore del Laboratorio di Chimica farmaceu- tica della R. Università. 2. Ricciardi prof. Leonardo, Preside del R. Istituto tecnico ( già Socio ef- fettivo divenuto Socio corrispondente per allontanamento di residenza). c) Soci corrispondenti : 1. Valenti prof. Giulio, direttore dell’ Istituto anatomico della R. Univer- sità. 2. Majorana dott. Quirino, assistente all’ Istituto fisico di Roma. Il Segretario comunica le lettere di ringraziamento dei Soci nuovi eletti. 3 Comunica pure che inviarono le loro pubblicazioni, richie-. dendo lo scambio con gli Atti dell’ Accademia, la Naturwissen- chaftlichen Gesellschaft « Isis » di Bautzen ed il Missourî Bo-. tanical Garden di S.* Louis (Stati Uniti d'America). Si passa quindi allo svolgimento dell’ ordine del giorno che reca le seguenti comunicazioni : PRroF. A. RIccò.— Sull assorbimento atmosferico della luce 08- servato in Catania e sull’ Etna dai Professorì Miller e Kempf. C. GUZZANTI. — Anemografo semplice ( presentata dal socio prof. A. Riccò). Pror. E. DI MATTEI. — Sulla idrofobia degli ovini e dei bovini in rapporto al consumo del latte e suoi derivati. In seguito viene tolta la seduta. NOTE PROF. A. RIccò.— OSSERVAZIONI SULL’ ASSORBIMENTO ATMOSFERICO DELLA LUCE FATTE NELL’OSSERVATORIO «ETNEO E NELL’OSSERVATORIO DI CATANIA DAI PROFF. G. MULLER E P. KEMPF. La cognizione del coefficente d’ assorbimento atmosferico per . le radiazioni è di grande importanza nella fisica cosmica, men- tre poi sono grandi le difficoltà per giungervi. La varietà dei va- lori trovati dai diversi autori, e l’obbiezione fatta di recente alla teoria di Laplace da persona così competente come il Langley, . secondo cui si dovrebbe tener conto della diversa qualità dei raggi che attraversano l’ atmosfera, dimostrano l’ incertezza che ancora esiste su questo argomento. Si può determinare il detto coefficente per due vie: misu- rando l’ intensità delle radiazioni di un astro a diverse altezze sull’orizzonte, e dalla variazione dell’intensità stessa ricavare la parte che viene assorbita nel tragitto verticale attraverso l’atmo- sfera ; oppure misurare la detta intensità per lo stesso astro, os- servato presso il Zenit in due stazioni di altezza molto diversa e dalla differenza d’intensità, ossia dall’ assorbimento esercitato dello strato d’aria frapposto alle due stazioni, dedurre l’assorbi- mento esercitato da tutta l’ amosfera. Gli AA. (1) scelsero come stazioni l’ Osservatorio Etneo e quello di Catania che danno una differenza d’ altezza di 2870", Gli strumenti adoperati furono due fotometri a cuneo di ve- tro grigio. i Gli osservatori e gli strumenti si scambiarono nelle due sta- zioni per eliminare l’ influenza dell’ equazione personale e della differenza degli strumenti. Secondo il primo metodo gli AA. osservarono una stessa stella da presso all’orizzonte fino allo zenit, confrontandola colla polare: da 61 osservazioni, ciascuna formata di 4 confronti, fatte sul- l’Etna risulta un ottimo accordo colla teoria di Laplace, la quale da ciò ha una importante conferma: ed il coefficiente di trasmis- sione per quella cima e per l’intera atsmosfera è: pi—=0:880 e p —0:835 valori coincidenti con quelli trovati prima dagli AA. sul Santis . ed a Potsdam: Da 113 osservazioni simultanee fatte sulle stesse stelle ed allo stesso modo in Catania sul terrazzo presso la grande cupola a 79" sul mare, hanno ottenuto per coefficiente di trasmissione dell’ atmosfera in Catania : pi" 0103 valore singolarmente piccolo: fatto che gli AA. spiegano ritenen- do che nel tempo delle osservazioni vi fosse molta polvere so- pra Catania. Confrontando questo valore con quello trovato per l’ intera (1) Pubblicationen des Astrophysikalischen Observatorium zu Potsdam Bd. XI. Untersuchungen diber di Absorbtion des Sternenlichts in der Atmosphére, Angestellt auf dem Aetna und in Catania. O LA atmosfera ‘sull’ Etna, risulterebbe secondo la teoria di Laplace, che una stella zenitale apparisce sull’ Etna più lucida che in Ca- tania per circa 1/4 di grandezza. Seguendo anche il secondo metodo di determinazione del coefficiente in discorso, gli AA. hanno osservato 13 gruppi di 5 stelle ognuno, passanti presso il zenit: in ciascuna sera si misu- rava lo splendore di 6 gruppi, ossia di 30 stelle, in ognuna delle due stazioni simultaneamente: in tutto si sono fatte 980 puntate a ciascuno dei due fotometri. Risultò l’ intensità luminosa delle stelle osservate sull’ Etna 0.53 di grandezza maggiore che in Catania. Con questo valore dell’ assorbimento dello strato d’ aria fra le due stazioni, calcolando il coefficiente di trasmissione dell’in- tera atmosfera si ha p= 0155 valore troppo piccolo, certamente per la condizione anormale in cui sì trovava l’ aria di Catania, per cui veniva esagerato l’as- sorbimento dello strato interposto fra le due stazioni. Supponendo che sopra Catania vi fosse una nube stazionaria di polvere dello spessore di 600 m. e del diametro di 4000 m., gli AA. hanno calcolata la perdita di luce che risulta attraverso tutta l'atmosfera ed attraverso lo strato fra le due stazioni: il secondo valore, espresso in grandezze di stelle, oscilla nelle di- verse sere fra 0.48 e 1.09, e dà in media 0.53, come fu trovato colle osservazioni zenitali dirette, coincidenza che prova sola- mente che alla supposta nube furono assegnate dimensioni con- venienti per produrre l’ effetto osservato. Dunque il disaccordo fra i valori della perdita di luce nello strato interposto fra le due stazioni ottenuti colle osservazioni secondo i due metodi dipende dallo stato anormale in cui si tro- vava l’ atmosfera di Catania nel tempo delle osservazioni. Per questa circostanza gli AA. non poterono conseguire lo scopo principale della loro spedizione : ma ciò non deve disto- gliere dal ritentare la prova ; e per questo caso la spedizione ha insegnato quanto segue : Per la stazione inferiore si debbono evitare ì grandi centri Le. e abitati: si preferisca l’ altezza di alcune centinaia di metri, mal- grado che con ciò si perda nella differenza d’ altezza delle due stazioni ; le due stazioni debbono poter comunicare direttamente, telegraficamente o telefonicamente. Si preferisca all’ estate la pri- mavera o l’ autunno, quando le pioggie nettano 1’ atmosfera dalla polvere: ciò compatibilmente colla viabilità alla stazione supe- riore. È necessario che le osservazioni si facciano sistematicamente per serie prolungate, in due stazioni organizzate bene ed in modo duraturo. Le presenti osservazioni hanno poi dimostrato evidentemente la superiorità che per la determinazione dell’ assorbimento atmo- sferico ha il metodo fotometrico applicato alle stelle di notte sui metodi piroeliometrici ed attinometrici, applicati al sole di gior- no; perché nella notte l’ atmosfera è più regolarmente costitui- ta, perchè nel giorno il calor solare produce l’ ascensione di va- pori la quale è causa di un aumento dell’assorbimento atmosfe- rico nelle ore meridiane e pomeridiane, specialmente notevole nelle alte montagne: come si riscontra nelle osservazioni di Bar- toli e nelle nostre sull’ Etna ed in quelle di Rizzo sul M.te Rosa. Inoltre durante il giorno l’ atmosfera, specialmente nella dire- zione del sole riflette calore, e così si dica degli oggetti vicini agli strumenti di misura, il che tutto è causa di errore. . Quanto al valore trovato dagli AA. per il coefficiente di tra- smissione di tutta l’atmosfera colle osservazioni fatte sull’ Etna, p=0,835 è maggiore di quelli ottenuti da noi sull’ Etna stesso con osservazioni attinometriche e dal Bartoli con osservazioni piroeliometriche: probabilmente anche questo fatto dimostra la miglior condizione dell’ aria nella notte che nel giorno. Riguardo poi al valore del detto coefficiente trovato dagli AA. per Catania 0,708 è invece di molto inferiore a quello ottenuto da noi coll’ Attinometro e dal Bartoli a Villa Zuccaro col piro- eliometro, presso che alla stessa altitudine dell’Osservatorio. Bi- sogua dunque concludere che nelle notti estive in generale od almeno in quelle nelle quali osservarono gli AA. in Catania l’aria sia stata assai poco trasparente : cosa che del resto si vedeva ad occhio allora, e spesso si vede in ogni estate: potrebbesi spiegare questa singolarità ammettendo uno strato di polvere sospesa nel- l’aria della città, come hanno fatto gli AA., e ritenendo che que- sta polvere nella sera sia sollevata e portata dai campi e dalle vie sulla città dalla brezza di terra che è secca, mentre invece di giorno la brezza umida di mare faccia cadere e scacci la polvere dalla città, che è in riva al mare. Altrimenti sarebbe inesplicabile come la trasparenza dell’ a- ria sia in Catania minore che in Potsdam, per quanto questa città sia felicemente collocata su di una altura verdeggiante, in una regione ove non mancano le pioggie estive che purgano l’ aria , ma che pur sempre trovasi nell’ Europa settentrionale, in un pae- se eminentemente industriale, ove 1’ aria è ingombra dai fumi e vapori delle numerose officine. C. GUZZANTI — ANEMOGRAFO SEMPLICE — Quando nel 1883 cominciai le osservazioni meteorologiche in questo Osserva- torio, da me fondato, io non avevo ricevuto dall’ Ufficio Centra- le di Meteorologia e Geodinamica l’anemoscopio indicante la di- rezione del vento, elemento tanto interessante a studiarsi. Divisai quindi di costruirne uno abbastanza economico con mezzi miei propri. Però non volli accontentarmi di avere un apparecchio che indicasse soltanto la direzione del vento al momento dell’osserva- zione che spesso non era quello dominante. Tentai diverse dispo- sizioni, onde, senza cadere nei soliti anemografi molto complicati e costosi, ottenere su un foglio di carta le tracce del vento spi- rato per molte ore nella medesima direzione e così conoscere il vento dominante fra un’osservazione e l’altra e i successivi cam- biamenti. sia Fra i tanti esperimenti fatti, a me parve riescito l’apparec- chio che chiamai « Anemografo semplice » per distinguerlo da un altro più complicato con sistema d’ orologeria e perciò più costo- so, che descriverò in altra nota. LA L’ Anemografo semplice in tutte le sue parti principali o me- glio nella banderuola e nella trasmissione del movimento è quasi identico a quello costruito dai fratelli Brassart e distribuito, al- cuni anni addietro, dall’ Ufficio Centrale alle stazioni della rete Italiana, però come sopra ho detto, in questo, un semplice indice segna il vento che spira al momento dell’ osservazione, mentre col mio si ha su un foglietto di carta la traccia del vento che ha spirato per molte ore, e che è quello che ci interessa conoscere. Come si vede dalla figura 1 (parte superiore), una menso- letta m fissata al muro, entro l’ osservatorio, sostiene il qua- drante A su cui sono segnati gli otto venti principali. Dal centro del quadrante passa l’asse £ della banderuola, alla cui estremità porta sotto la mensoletta il peso P per tenerlo in una certa ten- sione, essendo l’asse formato di vari pezzi, cioè a trasmissione libera. / All’ altezza di pochi centimetri dal quadrante 1’ asse porta una lancetta ZL o indice che, per mezzo della vite di pressione V si fissa in direzione opposta alla banderuola per segnare il vento che spira come i comuni anemoscopi. Più sotto vi ha l’altro indice / imperniato su un pezzo li- bero p e fissato sull’ asse dall’altra vite di pressione V'. Quest’ indice è formato da una vite che fa da asse alla ro- tella » la quale vi scorre facilmente e va avanti e indietro a seconda del movimento che imprime ad essa la banderuola esposta al vento. Sulla rotella » posa leggermente un cilindretto di legno c, coperto di panno, girevole sul proprio asse a che è pure imper- niato sul pezzo p. Sul cilindro viene spalmato dell’ inchiostro di anilina od oleoso bleu e quindi la rotella girando, viene intinta da quell’ inchiostro e lascia una traccia sul quadrante o meglio su un foglietto di carta che viene giornalmente cambiato. Sulla carta, precedentemente preparata sono state stampate le mede- sime divisioni e le lettere del quadrante indicanti i venti prin- cipali (V. la parte inferiore della figura I). La traccia o linea segnata dalla rotella scrivente che gira sempre sul suo asse, come sopra si è detto, non forma un circo- lo, ma una spirale e quindi permette, quando il vento è leggie- ro, di poter vedere il punto da dove essa comincia e dove ter- mina e così si saprà anche il giro che fa il vento. Però quando questo è forte, col girar della banderuola la rotella va avanti e indietro parecchie volte calcando sempre sul punto da dove spi- ra e così si scorge subito quale è 2 vento dominante. (La parte inferiore della figura 12 rappresenta il foglietto di carta levato il giorno 11 febbraio del corrente anno, in cui il vento domi- nante è ESE). L'apparecchio così semplice, fu ritenuto utilissimo dal Com- pianto Padre Denza che mi incoraggiò a costruirlo. Molti altri che in seguito visitarono l’ Osservatorio lo trovarono di pratica utilità, molto più perché il mio sistema può facilmente applicarsi, con una spesa da 5 a 6 lire, a tutti gli attuali anemoscopî della rete italiana. Ciò mi ha incoraggiato a pubblicarlo, sperando di contribuire col modesto mio lavoro allo studio di un elemento tanto interes- sante in meteorologia e quindi anche per l’ Agricoltura. Pror. E. DI MATTEI — SULLA IDROFOBIA DEGLI OVINI E DEI BOVINI IN RAPPORTO AL CONSUMO DEL LATTE E SUOI DERIVATI (1). (1) Questa nota sarà pubblicata in un prossimo fascicolo. Elenco dei libri pervenuti in cambio e in dono, presentati nella seduta del di 22 maggio 1898. ITALIA Acireale — Acc. Dafnica di sc. lett. e arti — Atti. Vol. V. id. — Ace. degli Zelanti — Atti. N. S. Vol. VIII 2. Bologna — Acc. delle scienze dell’ Ist. — Rend. N. S. Vol. II 1-2. id. — Soc. med.-chir. — Boll. Ser. 7° Vol. IX 3. EEA e RE NIE PRA, glo LAI A IT TERI Ga LITRI DE Firenze — Soc. entomolog. ital. — Boll. Ann. XXIX 4. Genova — R. Acc. medica — Boll. Ann. XII 3. Lucca — R. Ace. lucch. di sc. lett. e arti — Atti. Vol. XXIX. Messina — Acc. peloritana — Atti. Ann. XII. Milano — R. Ist. lomb. di sc. e lett. — Rend. Ser. 2° Vol. XXXI 5-8. Mineo — Osservat. meteor.-geod. « Guzzanti » — Boll. Ann. XII 1-5. Modena — Le stazioni sperim. agrarie —Vol. XXX 9. Napoli — R. Acc. delle sc. fisic. e mat. — Rend. Ser. 3% Vol. IV 2-4. id. — R. Acc. med.-chir. — Atti. Ann. LI 6. id. — Arch. di ostetr. e ginecol. — Ann. V 1-4. Palermo — Giornale scientifico — Ann. V 3-4. id. — Soc. sicil. d’ igiene — Boll. N. S. Ann. I 1. Perugia — Acc. med.-chir. — Atti e Rend. Vol. IX 4. Roma — R. Acc. dei Lincei — Rend. CI. Sc. fis. mat. e nat. Ser. 5* Vol. VII 1° sem. 5-9. id. — R. Acc. medica — Boll. Ann. XXIV 1. id. — R. Comit. geol. d’ Italia — Boll. Ser. 3* Vol. VIII 4. id. — Soc. geogr. ital. — Boll. Ser. 3% Vol. XI 3-5. id. — Soc. rom. per gli st. zool. — Boll. Vol. VI 5-6. Siena — Riv. ital. di sc. nat. — Ann. XVIII 3-4. Torino — R. Ace. delle scienze — Atti Vol. XXXIII 1-6. id. — R. Ace. ‘di medicina — Giorn. Ann. LXI 3. Valle di Pompei — Il Rosario e la nnova Pompei — Ann. XV 1-6. Venezia — R. Ist. ven. di sc. lett. e arti — Atti Ser. 7% Vol. IX 4-6. ESTERO Aguascalientes — El instruetor — An. XIV 10-12. Berlin — K. K. Preuss. meteorol. Inst. — Ergeb. Gew. Beob. 1895-96. Bautzen — Naturw. Gesell. « Isis » — Sitzungber. u. Abhandl. 1896-97. Bonn — Naturhist. Verein — Verhandl. Jhg. LIV 2. id. — Niederrhein. Gesell. — Sitzungber. 1897 2. Bruxelles — Ac. roy. de médicine — Bull. Sér. 4° Vol. XII 2-3. — Mém. cour. Vol. XV 2. id. — Revue de l’université — Ann. III 7-8. Cambridge Mass. — Harvard Coll. Mus. of comp. zoòl. — Bull. Vol. XXXI 6, XXXII 1-2. Dresden—Naturw. Gesell. « Isis » —Sitzungber. u. Abhandl. jul.-dec. 1897. Freiburg i. B. — Naturf. Gesell. — Ber. Bd. X 1-3. Haarlem — Holl. Maatsch. der wettensch. — Arch. néerl. des sc. ex. et nat. Sér. 22 Vol. I 4-5. Hermannstadt — Siebenbiirg. Verein fiir Naturw. — Verhandl. Bd. XLVI. Lausanne — Soc. vaud. des sc. nat. — Bull. Sér. 4° Vol. XXXIII 126. Liège — Soc. roy. des sciences — Mém. Sér. 2° Vol. XX. London — Roy. Soc. — Proceed. Vol. LXII 386-388, LXIII 389-393. — Year-book 1896-97 1. México — Soc. cient. « Antonio Alzate » — Mem. y rev. Tom. X 5-12. | Minneapolis, Minn. — Geol. and nat. hist. Survey of Minnesota — Minn. bot. Studies. Bull. IX 10-12. Montevideo — Mus. nacional — An. Tom. II 8. St. Louis — Missouri Botanical Garden—Ann. Rep. III 1892. Stockholm — K. Svenska ventenskaps Akademiens Handligar—Bd. XXIX I-S. Topeka — Kansas Acad. of science — Trans. Vol. XV. Wien — K. K. Geol. Reichsanstalt — Verhandl. Jhrg. 1898 3-6. DONI DI OPUSCOLI Cozzolino V. — Resoconto della sezione otologica del XII Congresso medico internazionale di Mosca — Firenze 1898. Ele — Ricordo, part. V. — Ragusa 1896. Giuffrida Ruggeri V. — Un nuovo carattere pitecoide in 13 crani di alienati — Reggio Emilia 1898. id. — I valore psicologico dell’ indovinello. Un’ inchiesta sul- I’ ideazione popolare — Roma 1898. i Guzzanti C. — Fenomeni tellurici a Fiumecaldo presso Mineo — Acireale 1897. id. — Sismoscopio a dischetto con orologio — Modena 1898. Galilei G. — Opere (pubbl. a cura del Ministero della P.I.) — Vol. Ve VII. Mascari A. — Sulla frequenza e distribuzione in latitudine delle macchie sola- ri osservate nell’ Osservatorio di Catania nel 1886. Motta Coco A. — Contributo alla etiologia delle febbri d’ origine intestinale— Napoli 1898. id. — Il coli bacillo e i cocchi piogeni nell’etiologia delle febbri in- testinali — Milano 1898. GG. P.:6. iL, af si) DA egg bi MESI Seduta del 26 Giugno. Presidente ff. — Prof. A. RICCÒ Segretario —’— Prof. G. P. GRIMALDI Sono presenti i Soci effettivi Riccò, Ardini, Ronsisvalle, Cap- parelli, Fichera, Feletti, Pennacchietti, Petrone, Grassi-Cristaldi, Mingazzini, Ricciardi, Andreocci, Grimaldi e parecchi Soci corri- spondenti. Letto e approvato il processo verbale della seduta precedente si passa allo svolgimento dell’ ordine del giorno che reca le se- guenti comunicazioni : Pror. A. CAPPARELLI-Sull’azione fisiologica di un preparato organico di mercurio della formola (C" H' 06 N° Hg e della sua applicazione terapica. Pror. P. MINGAZZINI — /ticerche sullo sviluppo del Gongylus ocellatus £orsk. PROF. A. RICcO—Terremoto Etneo del 14 maggio 1898. Pror. A. Riccò — Anomalie della gravità nella regione Etnea. ProF. A. PETRONE — Dimostrazione del nucleo dell’emasia dei mammiferi, mediante nuovi metodi (con esposizione dei preparati). G. GRASSI e C. MASELLI —- Su alcuni derivati clorurati del triossimetilene. G. GRASSI e G. PATANE —- Sulla sofisticazione dell’ essenza di limone. G. GRASSI e A. MOTTA — Sulla esametilen-tetrammina. DOTT. G. CUTORE—Anomalia del canale midollare di un em- brione di pollo di 48 ore (presentata dal socio Mingazzini). DOTT. G. ALONZO— Azione dell’ Idrossilammina sul rene. In seguito viene tolta la seduta. NOTE Prof. A. CAPPARELLI—Sull’azione fisiologica di un prepara- to organico di mercurio della formola C'° H'° 0% N° Hg e della sua applicazione terapica (1). Prof. Pio MINGAZZINI. — RICERCHE SULLO SVILUPPO DEL GONGYLUS OCELLATUS FORSK. Ho impreso a studiare lo sviluppo di un Rettile viviparo piuttosto comune in Sicilia, cioè il Gongylus ocellatus sul quale il Legge fece l’anno scorso un lavoro sullo stesso soggetto (2). Que- sta specie, affine per molteplici caratteri alla Seps chalcides , ed anzi, compresa come questa nell’ ordine dei Sauriani e nel sot- tordine dei Brevilinguia, ha un periodo di gestazione della du- rata di circa 45 giorni, cioè alquanto minore di quello della Seps, nella quale il detto periodo, come ho potuto constatare , è di circa 65 giorni. Il periodo della gravidanza nel Gongylus decorre dai primi di maggio alla seconda metà di giugno , e, naturalmente, come nella eps, si hanno delle piccole oscillazio- ni, dovute sopratutto alla media della temperatura ed a quella della località nella quale gli individui si trovano. Le femmine gravide nel primo periodo dello sviluppo degli embrioni, hanno il corpo alquanto ingrossato, ma i loro movimenti sono tuttavia assai agili ed allora non è facile distinguerle dai maschi; in- vece verso gli ultimi tempi della gravidanza si mostrano note- volmente grosse, si muovono piuttosto lentamente, e, nei giorni che di poco precedono il parto sono straordinariamente ingros- sate, hanno movimenti lentissimi ed anzi spesso si mantengono immobili per molte ore; soltanto se vengono eccitate fanno qual- che brusco movimento, trascinandosi pesantemente col corpo, al quale fanno un debole appoggio le gambe poco sviluppate. Esse (1) Questa nota sarà pubblicata in un prossimo fascicolo. (2) Sulla disposizione degli annessi fetali nel Gongylus ocellatns; in: Bull, Ace. Medica Roma, Anno XXII, 4-5, 1897. "I POR hi e; RR ico RR a portano da 2 a 20 embrioni, ma in media ne hanno da otto a dodici ugualmente distribuiti nei due ovidotti o con una lieve dif- ferenza numerica fra entrambi; di rado ho trovato una differenza notevole e soltanto in due casi un ovidotto era gravido e l’altro privo di embrioni. In qualche caso fra gli embrioni che si svi- luppavano normalmente ne ho trovato uno che era morto ed in cui avveniva la decomposizione, sia del corpo dell’ embrione, sia del vitello nutritivo, ma esso non produceva alcun disturbo agli embrioni adiacenti, i quali si mostravano così ben conformati e vivi come quelli lontani o quelli dell’ ovidotto dell’ altro lato. Le stesse relazioni si osservano nella Seps. Mentre nella Seps chalcides dopo i primi dieci giorni dello sviluppo embrionale già sì cominciano a notare su un area de- terminata (mediana) della vescicola del falso amnios o sierosa di V. Baer delle piccole pieghettature dirette nel senso del maggior diametro dell’ ovo e coperte da epitelio differenziato, corrispon- denti ad insenature che si formano su una superficie eguale nella faccia interna della parete dell’ ovidotto, venendosi così a produrre una placenta primordiale; nel Gòngylus ocellatus, con- cordemente a quanto ha stabilito il Legge, tanto al principio dello sviluppo, come nello sviluppo avanzato, quanto anche alla fine della gravidanza, la superficie del corion e quella corrispon- dente nell’ ovidotto non presentano alcuna formazione consimile, sebbene tanto l’ovo quanto l’ovidotto del Gongylus siano affatto simili per forma e costituzione a quelli della Seps. Dunque nel Gongylus ocellatus il rapporto che si stabilisce fra madre e feto è assai minore di quello che esiste nella Seps e nella Vipera sebbene l’andamento della evoluzione embrionale sia assolutamente iden- tico in tutte queste specie. Va soltanto notato che l’ovo del Gon- gylus ocellatus nei primi momenti dello sviluppo è avvolto da una membrana alquanto più spessa e resistente di quella che involge l’ova della Seps, sebbene negli ulteriori stadî embrionali essa viene dapprima ad assottigliarsi moltissimo per l’ aumento con- siderevole di volume che si produce nell’ovo durante 1’ evolu- zione dell’ embrione ed infine si rompe. I Nel Gongylus, come anche nella Seps, le ova che si trovano nell’ ovidotto presentano un fatto caratteristico , cioè esse sono Y fi a e O e a ate i RT LAI LP JVC pato AZIO SEP ii, nes Load XE SN de Ma CRESTA OMAR DEE LII i ei dal x | Eumaatta t 5 : ; k Open tutte orientate ugualmente lungo l’ ovidotto e questo orientamento . ha un significato di un certo interesse per stabilire i rapporti fi- siologici esistenti fra l'embrione e la madre. Considerando l’uovo di questi animali nello stadio medio di sviluppo, noi possiamo distinguere in esso due emisferi, uno nel quale sta 1’ embrione rac- chiuso dall’ amnios e dalla sierosa, 1’ altro ove si trova il vitel- lo nutritivo contenuto entro il sacco vitellino. Tutti gli emisferi embrionali delle ova di uno stesso ovidotto sono sempre di- retti da uno stesso lato e nei varî ovidotti occupano sempre la stessa situazione. Essa è determinata, come ha già notato il Legge, dal decorso dell’arteria genitale posta entro la plica perito- neale dell’ ovidotto, al quale manda dai due lati numerosi rami simmetrici. Tutti gli emisferi embrionali sia del Gongylus, come della Seps, sono volti verso l’arteria genitale e disposti simmetri- camente rispetto ad essa, cioè sono situati in modo che facendo passare per essa un piano perpendicolare alla superficie dell’ovo, esso divide l’ emisfero embrionale in due parti uguali. Questa disposizione che nella Seps favorisce,. all’epoca della gravidanza, la formazione di numerosi vasi nella parete dell’ovidotto là ove l’arteria genitale manda le prime ramificazioni ed ove appunto si svolge la placenta materna, esistendo anche nel Gongylus, ove una tale placenta non si forma, ma ove vi ha soltanto corrispondenza fra le ramificazioni dei vasi allantoidei con quelle dell’arteria genitale fa pensare subito come anche in quest’ultima specie, ben- chè non vi sia una differenziazione della mucosa dell’ ovidotto corrispondente ad una simile del chorion, pur tuttavia esiste un rapporto funzionale tra la madre e |’ embrione, cioè fra i vasi dell’arteria genitale e quelli provenienti dalle ramificazioni dei vasi allantoidei. Quindi se nel Gongylus non vi è una for- mazione differenziata alla quale prendono parte i tessuti, vi è tuttavia corrispondenza vascolare simile a quella della Seps che spiega in qual modo gli embrioni racchiusi nell’ovidotto ma- terno possano respirare. In ogni modo però la Seps presenta per questo riguardo un organizzazione molto più elevata di quella del Gongylus, poichè non solo essa ha la formazione placentare differenziata, che non esiste nel Gongylus, ma nei punti ove la placenta si forma, l’ arteria genitale all’ epoca della gravidanza i » “gl di forma numerosi vasi in corrispondenza nella placenta, vasi che si atrofizzano dopo il parto, mentre nel Gongylus sebbene i rami normali dell’ ovidotto non gravido siano alquanto più sottili di quelli dell’ovidotto gravido ed abbiano un minor numero di ra- mificazioni, pure non vi ha una neoformazione vascolare così importante come quella che si verifica nella Seps. Dunque sia per la vascolarizzazione, come per l’ adattamento dei tessuti fetali e materni corrispondenti, il Gongylus rappresenta uno stadio molto più primordiale di quello della Seps. A causa di questi minori rapporti che ha Il embrione del Gongylus coll’ organismo materno, riesce a prima vista difficile a comprendere, come l’ accrescimento dell’ embrione facendosi soltanto a spese del vitello nutritivo dell’ ovo e non essendovi fra madre e feto che uno scambio gassoso, si abbia invece un accrescimento notevole dell’ovo in via di sviluppo contenuto nell’ ovidotto. Per rendersi conto dell’ ingrandimento notevole di esso basterà considerare i seguenti dati numerici tratti da pochi stadî principali dell’ evoluzione del Gongylus. Area germinativa lunga mm. 3 Diam. magg. dell’ovo cm. 1,1 Diam. min. cm. 0,8 Embrione lungo’: > 14 >» » » dei da2 » » di LIZ » » DI » » » » 1,4 » » Via » » » 96 » » » daddy » » POMPA 1815, » » » 56 » » » 3) » » » 01139 Neonato » » 85. Un corrispondente aumento di volume si nota anche nella Seps ove però l’ ovo fecondato ha dimensioni assai minori cioè è circa la metà di quello del Gorgylus specie. Quando gli embrioni sono assai sviluppati allora l’ ovidotto che li contiene si allunga notevolmente ed occupa anche la parte anteriore della cavità del corpo della madre: l’intestino si trova strozzato quasi tra gli ovidotti così rigonfî, i polmoni sono an- ch’ essi piuttosto ridotti in volume ed il fegato viene spostato. Quando la madre è prossima al parto mangia poco o nulla e spesso si trova collo stomaco vuoto. L’aumento notevolissimo che si nota nelle ova che si vanno STE TE IALIA NAS NEVI MINI vi ME RAT nie La La Sa (e sviluppando è dovuto alla formazione dell’amnios che raggiunge fino dai primi tempi dello sviluppo una dimensione considere- vole: esso forma al disopra dell’ embrione un emisfero di ugual diametro a quello del vitello e man mano che l’embrione cresce anche la formazione dell’amnios cresce corrispondentemente. Po- co dopo la formazione dell’amnios il vitello nutritivo, che dap- prima occupava quasi tutto il volume dell’ ovo ed anzi ad esso era dovuta la forma totale di questo, assume la forma di una semisfera, formando così l’ emisfero vitellino dell’ ovo stesso e quindi siccome per circa la metà dell’ evoluzione embrionale, lo embrione consuma una piccolissima quantità di vitello nutritivo, ne viene di conseguenza che l’ ovo raggiunge presto il doppio del volume primitivo, avendo un emisfero costituito dalla sola formazione amniotica e l’altro da quasi tutto il vitello, che for- mava il volume totale dell’ ovo primitivo. Dopo la prima metà della gravidanza il vitello viene gradatamente riassorbito, ma allora il volume dell’ ovo cresce sia perchè l’ amnios va ad oc- cupare il posto lasciato dal vitello sia per il considerevole au- mento dell’ embrione che negli ultimi giorni della gravidanza cresce rapidamente in grossezza ed in lunghezza, avvolgendosi variamente sopra sè stesso. Infine va notato che il vitello rac- chiuso entro il sacco vitellino e il sacco vitellino stesso non scompariscono del tutto alla fine della gravidanza, ma negli ultimi momenti di questa il sacco vitellino, assai ridotto, viene chiuso entro le pareti dell’addome, e anche nel neonato si trova il residuo del sacco vitellino entro l’ addome , attaccato per un corto peduncolo all’intestino. La posizione dell’ inserzione del sacco vitellino nell’ intestino non è assolutamente costante: in due neonati ho trovato che nell’ uno il sacco vitellino era attac- cato all’ intestino ad una distanza di mm. 6 dal retto ed in un altro di mm. 12, mentre le dimensioni di questo sacco vitellino, che ha una forma sferica, era sensibilmente uguale, cioè in uno aveva un diametro di mm. 3 ed in un altro di mm. 2. È degno d’ interesse menzionare il comportamento dell’ am- nios durante lo sviluppo del Gongylus. L’ amnios infatti non rag- giunge in questa specie come nel pollo e nei Mammiferi uno svi-' luppo considerevole estendendosi fino dai primordî della sua for-. vi Pei e: VR È Ja ti senta pile: mazione tutto all’ intorno dell’ovo, ma si limita a svolgersi sol- tanto da una metà cioè dalla parte in cui ricopre l’ embrione enon va ad avvolgere anche il sacco vitellino, come fa nel pollo sino dal 7° giorno. Questo sacco vitellino viene invaso la- teralmente dalla formazione amniotica soltanto per un piccolo tratto del suo margine laterale e poi si ripiega sulla superficie superiore del sacco vitellino e si arresta ai margini del cordone ombelicale. Con questo particolare comportamento è facile com- prendere come si possa nella media dello sviluppo distaccare con facilità le due metà dell’ ovo, cioè la vitellina e l’ amniotica , ‘separando da un lato il sacco vitellino e dall’ altro 1’ embrione racchiuso nel suo amnios avendo la precauzione, quando si pren- de l’ovo a fresco, di staccare con delicatezza l’ una parte dal- l’altra, poichè stanno strettamente applicate, e di tagliare il cor- to cordone ombelicale. Io non posso confermare quanto asserisce il Legge, che cioè nel Gongylus l’allantoide sparisca precocemente e che i vasi del- la seriosa di Von Baer sono dati dalle vene ombelicali. Invece similmente a quanto succede nella Seps 1 allontoide si svolge normalmente e da esso hanno origine i vasi che si ramificano nella sierosa di Von Baer, come può facilmente constatarsi quan- do la metà amniotica siasi staccata da quella vitellina. Si nota infatti che i vasi allantoidei si dirigono in parte superiormente e in parte inferiormente con un vaso che poi si ripiega, si rami- fica e va anch'esso nella parte superiore. Questi vasi allantoidei sono completamente indipendenti dai vasi vitellini che in numero di cinque o sei sì portano in basso e si ramificano assai con ra- mi sottili paralleli, molto anastomizzati fra loro che vanno verso il polo inferiore dell’ovo. Essi ramificansi sul mesoderma splanc- nico che insieme all’ entoderma avvolge il sacco vitellino. Questo ultimo rimane scoperto durante la massima parte dell’ evoluzione embrionale e non viene ricoperto dalla formazione amniotica altro che negli ultimi momenti della gravidanza cioè quando è ridotto ad un piccolo sacchetto di 5-6 mm. di diametro, in via di essere assorbito e racchiuso nella cavità addominale dell’em- brione, ove dura, come già ho detto, anche quando il feto è uscito dal seno materno, nel neonato cioè, nel quale è ridotto ad una ve- SIR scicola di 2-3 mm. di diametro. Così lo schema delle membrane fetali del Gongylus differisce considerevolmente da quello delle stesse formazioni degli Uccelli e dei Mammiferi nei quali l’am- nios avvolge fino dalle prime epoche dello sviluppo il sacco vi- tellino. Lo sviluppo dei Rettili vivipari e specialmente l’ osservazio- ne delle condizioni nelle quali avviene il parto tanto nel Gongylus quanto nella Seps, mostrano che la fine della gravidanza in questi . animali succede quando l’ embrione ha assorbito quasi tutto il vitello nutritivo contenuto nel sacco vitellino, similmente a quan- to succede per l’uscita dall’ovo dei neonati dei Rettili ovipari e degli Uccelli. I neonati del Gongylus sebbene simili per colorito e altre particolarità agli adulti, ne differiscono tuttavia per qualche ca- rattere, fra cui il più importante è quello della lunghezza della coda rispetto alla lunghezza del corpo. Così le misure da me ese- guite mi hanno dimostrato che i neonati di questa specie hanno una coda relativamente assai più lunga di quella degli adulti. Per il confronto ho scelto la distanza fra gli arti anteriori e po- steriori e per la coda la distanza fra gli arti posteriori e 1’ apice della coda risultandone i seguenti rapporti : Neonati (Media) Lungh. corpo cm. 2,8 Lungh. coda 4,5. La coda è quasi il doppio del corpo. I Adulti (Media) Lungh. corpo cm. 8,8 Lungh. coda 7. La co- da è circa uguale al corpo. Sg Prof. A. Riccò - TERREMOTO ETNEO DEL 14 MAGGIO 1898. In Catania la scossa è cominciata alle 5.2 45.0 475 ed è stata avvertita quasi da tutti gli abitanti: produsse scricchiolio delle impalcature, tremolio dei vetri, rumore dei sopramobili; fu re- gistrato da parecchi strumenti dell’ Osservatorio : nel grande sismometrografo (pendolo lungo 25, 80, massa di 300 Kg. ingran- dimento 12,5) la registrazione durò circa 8%, ed ebbe una am- piezza massima di 55 millim. nella componente NE-SW. Anche il sismometrografo a lastra affumicata ha dato una bella registrazione, ove notasi una debole componente verticale, al principio della scossa. I pendoli sismografici hanno dato dei complicati diagrammi, con prevalenza manifesta delle oscillazioni N-S. Anche nel puteometro si ebbe un trattino corrispondente al tempo del terremoto. Parecchi sismoscopî avvisatori segnalarono pure la scossa. All’ Osservatorio Etneo il terremoto fu indicato da due si- smoscopî e dall’ arresto di un orologio il cui pendolo, pesante 10 Kg., oscillava E-W: indicando con ciò pure una scossa circa della direzione N-S. Nell’ Osservatorio di Mineo la scossa fu registrata da quasi tutti gli strumenti ed avvertita da quasi tutte le persone : i galli cantarono al momento del terremoto. Il terremoto fu segnalato in tutte le stazioni sismiche circum- etnee, con massimo a SW e minimo a NE dell’ Etna. Le direzioni indicate dalle varie stazioni tracciate su di una carta geografica si incontrano in discreto numero sul versante SW del vulcano. Il terremoto produsse lesioni nei fabbricati solo nel detto ver- sante, da Belpasso ed Adernò, che io ho visitato appositamente. In Belpasso furono lesionate solo alcune vecchie case ; in Adernò si ebbe solo la caduta di qualche pietra nell’ antico e diruto Castello normanno. In Paternò vi sono leggere fratture in parecchi fabbricati vecchi. Nella chiesa di S. Barbara si è prodotta la frattura in chiave dell’ arco maggiore il cui piano è diretto N-S, e due frat- ture nelle volte a nicchie della cappella a destra. La facciata si è Staccata alquanto all’ infuori verso W. SEO IE LEE CNG VAR I tte MOIO UNNI COSTA MET SO TRI DI INI SUBENTRO ILE FO ASTRI IO RE IAS CR VE TO a pia ni n È ni Dec LEAD zo CISTI ARCO PRENDI x Vaia E) Nella chiesa di S. Francesco di Paola si è prodotta una lun- ga frattura attraverso la volta col piano E-W, interessante anche le pareti laterali. Dal campanile sono cadute due pigne , delle quali una fu lanciata nella direzione NW a circa 4 di distanza, nel cadere dall’ altezza di circa 252, Nelle Maccalube non ho riscontrato alcun che di nuovo. A S. Maria di Licodia sono danneggiate quasi tutte le case, 20 sono diroccate parzialmente, 4 totalmente : le 5 o 6 cisterne del paese non furono lesionate e neppure i serbatoi d’ acqua per l’ inaffiamento. Nella Casa comunale, antico convento di costru- zione poco buona, si hanno moltissime e gravi lesioni: le mag- giori nei muri diretti N-S; la facciata si è staccata, strapiom- bando verso S, indicando oscillazione N-S. Nel gabinetto del Segretario vi sono anche fratture orizzon- tali che indicano moto sussultorio. Nella stanzetta dell’ orologio vi sono guasti rilevanti: l’orologio, il cui pendolo oscillava E-W, si è formato sulle 5°, 40, Nella scuola maschile vi sono fratture nelle 4 mura, più gran- di in quelli diretti N-S: ve ne è anche una orizzontale. Nella scuola femminile vi sono molte gravi lesioni, ed il frontone è spostato verso Nord. Nella chiesa parrocchiale, vicina al Municipio, il tetto è ca- duto sulla volta a centine, che per ora lo sostiene. La stazione della ferrovia circumetnea ha molte lesioni. Si è prodotta una frattura lunga circa 5®, larga pochi cen- timetri, nella strada presso il fonte pubblico, luogo ove affiora il basalto; un’ altra frattura è apparsa nel terreno del cortile di casa Furnari. L’ acqua del detto fonte s’ intorbidò e diminui al momento della scossa, ma poi ritornò come prima. La scossa fu fortissima : i vecchi del paese dicono che fu an- che più violenta di quella memorabile del 12 gennaio 1848. Il Sindaco Sig. Leonardi che stava in piedi, udì prima bor- bottare il cane, poi si senti sollevare dal movimento sussultorio, poi fu sbattuto contro la porta dal movimento ondulatorio. Ha udito il rombo, come rumore di carro pesante. Wbteliont a à Ri (3) "a ra I ct porta NÉ aL io RO A io I contadini dicono che prima della scossa gli asini ed i muli drizzarono gli orecchi ed inarcarono la coda. Non vi fu alcun danno alle persone, ma grando panico per cui tutti fuggirono all’ aperto, e molti nelle notti successive non dormirono in casa. A Ragalna, borgata a NW di S. Maria di Licodia, ed a 400% più in alto sul pendio dell’ Etna, vi è circa metà delle case le- sionate, di cui una quarantina gravamente, tre sono rovinate parzialmente : 10 cisterne sono state rotte e 1’ acqua si è disper- sa. Molti muri di cinta a secco sono caduti parzialmente, dan- neggiando le viti. Nella chiesa parrocchiale è rotto in chiave 1’ arco maggiore, che ha il piano NE-SW : nella porta d’ingresso è rotto 1’ archi- trave e nella finestra è rotto l’ angolo superiore, entrambi nel piano NE-SW ; molte lesioni nella camera del Cappellano: tegole del tetto smosse, cosicchè passa la luce. Sotto a Ragalna si hanno danni anche maggiori, nelle con- trade Confarella, Piano della Vite e Malaterra. Nella parte supe- riore di Ragalna i danni sono minori, però nella contrada Capre- rîa sono caduti molti muri di cinta o di sostegno, e nella regione Sparadrappo è rovinata una casa. In Biancavilla vi è circa 1 delle case lesionate. Nella Casa Comunale la volta reale di due ambienti attigui è rotta lungo l'imposta, indicando uno spostamento della facciata principale verso Sud. Nella chiesa parrocchiale la facciata si è staccata dalla volta portandosi a Sud: nelle due cappelle laterali all’altare maggiore vi è distacco delle pareti di fondo ed altre fratture. Si è gua- Stato il congegno della soneria dell’orologio, ed è FROM IESRO il pilastro che lo regge. Nella chiesa del Rosario si è rotto 1’ arcone sopra l’ingresso e le lunette di due finestre respianti W. Nella casa del Capo Ufficio Telegrafico sono rotti i quattro muri diretti N-S di due ambienti attigui. Il terremoto in Biancavilla fu misto, fortissimo, lungo, pre- ceduto da rombo come un rumore sordo: anche la scossa del 7° fu molto forte ed aumentò i danni prodotti dalla prima. to A Centuripe la scossa delle 5",45" fa leggera, non avvertita da tutti. Risulta pertanto che il centro del terremoto fu a S. Maria di Licodia poichè l’intensità degli effetti va diminuendo in ogni direzione attorno quel paese. Dunque sì tratta di un terremoto etneo, ma eccentrico, poi- chè l’ intensità va diminuendo da S. Maria di Licodia a Ragal- na, all’ Osservatorio Etneo, cioè verso il centro del vulcano. Questo poi non ha dato alcun indizio d’ attività singolare, in relazione col terremoto ; persisteva, come persiste tuttora nel cratere centrale la debole eruzione di lava incandescente da al- curi punti delle pareti interne. L’ emissione di fumo, era allora ed è ancora generalmente assai scarsa. Alle 7h, 83®© dello stesso giorno 14 maggio vi fu un’altra scos- sa non forte, avvertita generalmente nelle medesime stazioni dei versanti dell’ Etna, eccettuato l’ orientale: fu registrata an- che nell’ Osservatorio di Mineo. Si possono forse considerare come repliche dello stesso ter- remoto le scosse sempre più leggiere del 22, 24, 29 maggio, av- ‘ vertite nei versanti medesimi dell’ Etna. Prof. A. Riccò. — ANOMALIE DELLA GRAVITÀ NELLE REGIONI ETNEE. pi Fin dal 1884 il prof. H. Faye, l’ illustre decano degli astro-. nomi francesi, proponeva di fare delle determinazioni astrono- miche della latitudine a Nord ed a Sud dell’ Etna, e delle de- terminazioni della longitudine ad Est ed a Ovest, per ricavar- ne mediante il confronto colle coordinate geodetiche le deviazio- ni del filo a piombo, le quali avrebbero indicato se sotto il vulcano vi sia un vuoto corrispondente alla massa delle lave eruttate. Noi abbiamo dato un principio di attuazione a questo progetto, determinando coll’ aiuto del prof. T. Zona le dette coordinate per Catania e per l’ Oss. Etneo: ma si tratta di ope- razioni lunghe, laboriose e dispendiose. Intanto le numerose ed importanti determinazioni della intensità della gravità relativa Li 2 e to > c* E £ crei, DA dot: RE forni 5 cia CIS CR “eolici siii aa Cialis int ai Ap ci fatta dalla I. R. Marina Austriaca col pendolo di von Sterneck hanno dimostrato che con questo mirabile strumento, non solo si può arrivare rapidamente alla cognizione di un elemento così importante nella fisica terrestre, ma ancora che esistono da luogo a luogo delle notevoli differenze nella forza di gravità, dipen- denti da differenze nella costituzione della scorza terrestre, Io pensai quindi che doveva essere di grande interesse il fa- re simili determinazioni in Sicilia, nella Calabria, nelle Eolie, regioni spesso tormentate da terremoti e da eruzioni, dove per- tanto è probabile che la scorza terrestre presenti delle singola- rità, che il pendolo potrebbe rivelare. Ne feci proposta al Direttore dell’ Ufficio Centrale di Meteo- rologia e Geodinamica, prof. P. Tacchini, il quale l’ appoggiò caldamente e procurò i mezzi per eseguire le esperienze intanto nelle regioni Etnee, e pensò inoltre di chiedere in prestito l’ap- parato pendolare all’ Ufficio Idrografico di Pola, che 1’ accordò cortesemente. Ottenni poi dal Ministero delle poste e telegrafi la comuni- cazione telegrafica diretta dell’ Osservatorio con i luoghi d’ os- servazione muniti di telegrafo, cosicchè potei confrontare due volte al giorno coll’ orologio normale dell’ Osservatorio gli oro- logi e cronometri che portavo con me per la determinazione della durata dell’ oscillazione dei pendoli. All’ Osservatorio Etneo ed alla Cantoniera meteorico alpina, ove non esisteva la comunica- zione telegrafica, né la telefonica (che si sta ora impiantando), sì tentò le trasmissione del tempo dall’ Osservatorio di Catania con segnali ottici, mediante due eliotropii a grande specchio, co- struiti del nostro meccanico Capra, ma ciò non riusci in causa delle nubi fra Catania e l’ Etna, frequenti per la stagione inver- nale in cui furono fatte le esperienze, e bisognò nelle due dette stazioni fare la determinazione del tempo con osservazioni del sole al sestante. L'apparato pendolare, prestato dal Direttore dell’Istituto idro- grafico di Pola, contr'ammiraglio A. von Kalmar, si compone di di una serie di 3 pendoli che battono assai prossimamente il mezzo secondo; del loro sostegno, di un ingegnoso apparato per osservare l’ istante delle coincidenze delle oscillazioni dei detti beate nai | arte a ei e e e IO RA DOSI LATTA REI Sc à È 4 cd e I è DI ni ea a pendoli con quelle di un orologio elettrico; di quest’orologio, e di altri accessori. Per ogni pendolo si è determinato per lo meno 10 volte l’in- tervallo di 60 coincidenze, il quale è della durata di circa 39% e contiene quindi circa 2X60X39=4200 oscillazioni, per regola poi la serie dei tre pendoli è stata esservata due volte. Fatta la correzione per l’ andamento dell’ orologio , la riduzione ad am- piezza infinitesima delle oscillazioni, a temperatura zero del pen- dolo, a densità zero dell’aria, dalle medie delle durate dell’ os- cillazioni si ricava colla nota formola la gravità relativa della stazione, conoscendo la detta durata media e l’ intensità della forza di gravità in Pola. Tutto il personale dell’Osservatorio ha preso parte a questo lavoro nel seguente modo : RIccò — Osservazioni di pendolo e calcolo delle osservazioni. MASCARI — Trasmissione telegrafica ed ottica dei segnali di tempo. SAIJA— Determinazione del tempo e dell'andamento degli orologi. ARCIDIACONO — Determinazione della quote medie del terreno circostante alle stazioni. TRINGALI — Assistenza alle osservazioni di pendolo e ripetizio- ne dei relativi calcoli per controllo. La gravità osservata si riduce al livello del mare ed allo sferoide terrestre liscio, eliminando l’influenza dell’attrazione do- vuta alle masse di roccie sottostanti e sovrastanti alla stazione come pure tenendo conto della minor attrazione esercitata dalle masse d’acqua vicine alla stazione, in confronto ad egual volume di roccia. La differenza fra la gravità così ridotta e la gravità teorica, cioè quale sarebbe nello sferoide liscio ed uniformemente costi- tuito nell’ interno, dà l'anomalia di gravità nella stazione. Come si vede nell’ unita tabella, in tutte le 16 stazioni v’ è eccesso di gravità, il che corrisponde a ciò che in generale han- no trovato gli Ufficiali della Marina austriaca per le stazioni in- sulari e marittime, e come risultò anche al Faye, collo studio delle deviazioni della verticale. Lungo il littorale da Catania a Messina l’ eccesso di gravità p n° x E fe fc 74 Me p ME i è all’ incirca di 150 unità del quinto decimale: intorno all’ Etna l'eccesso diminuisce molto sentitamente, sempre più verso il cratere centrale, riducendosi a sole 26 unità del 5° decimale al- l’ Oss. Etneo. Nella Valle del Bove la diminuzione è più forte e si esten- de verso Giarre, fino al livello del mare. Nell’ ammasso basaltico che forma M.te Lauro non ha luogo la detta diminuzione: in Mineo, al piede occidentale del monte, la gravità è circa come in Catania ed a Buccheri, presso la cima, vi è invece un maggior eccesso, cioè di 174 delle dette unità. Nella stazione Alì vi è un sensibile minimo relativo della gravità, poiché l’ eccesso ivi è solo di 103 unità del 5° decimale mentre nel resto del litorale, come si disse è circa di 150; ed in Alì, vi sono indizî di singolare attività endogena, come sorgenti termali e minerali, e la costituzione geologica e geognostica del- la scorza terrestre vi è così complicata, da indicare che questo luogo fu sede di singolari sconvolgimenti. Abbiamo dunque una notevole coincidenza delle anomalie della gravità con quella della scorza terrestre. Il difetto relativo di gravità all’ Etna indicherebbe sotto al vulcano un vuoto o mancanza di materie della scorza terrestre, corrispondente a più che 1000 m. di spessore di una roccia di densità 2. 5, mancanza che non è difficile di ammettere sotto un grande vulcano attivo, il quale necessariamente deve presen- tare spazi e canali vuoti, per la circolazione dei fluidi che lo animano. | È notevole il contrapposto con M.te Lauro, che essendo un ammasso basaltico, compatto, da remote epoche inerte, non pre- senta nell’ interno quei vuoti che necessariamente debbono esi- Stere sotto l’ Etna. Il vuoto sotto l’ Etna, che in parte rilevante compensa la massa soprastante del vulcano , insieme alla distanza, e forse anche coll’ attrazione opposta di M.te Lauro , spiegano come in Catania non vi sia deviazione del filo a piombo dalla verticale verso l’ Etna, malgrado l’ enorme massa attraente di questo. Nella seguente tabelletta, che dà i principali risultati, la pic- cola differenza fra i valori di due Gs, trovati per Catania al or. principio ed alla fine di questa serie di osservazioni, dipende da una progressiva alterazione dei pendoli Sterneck, che sempre ha luogo col tempo. Se ne terrà conto alla fine di tutte le osservazioni (1). —___________—______—____ SL S S STAZIONI TERRENO 3 - . 3 @ F È È È E 21 «3| =8 |zA&AS| # |She = ©) Cr 5 < | Catania I. . Lava 2.8. [9,0 800629, 80072/9, 79925] + 147 | Catania II . id. 2.8 9,80088 | 9,80098 id. + 173 Nicolosi . . id. 2.8 9,79909 | 0,80045 | 9,79934 |+ 111 Cantoniera . id. 2.8 9,79658 | 9,80032 | 9,79942 | + 90 Oss. Etneo . id. 2. 8 9,79377 | 9,79971 | 9,79945 |H- 26 Paternò . .|Basalti e Calcare| 2.8 9,79983 | 9,80030 | 9,79930 |-+ 100 Bronte. . . | Lava e Calcare Ze 9,7983874 | 9,80031 | 9,79949 | + 82 Randazzo. . id. Vr 9,79920 | 9,80074 | 9,79957 | + 117 Linguaglossa. id. 254 9,79982 | 9,80092 | 9,79954 | 4 138 Mineo . . .|Basalti e Calcare| 2.7 9,79970 | 9,80060 | 9,79904 | + 158 Buccheri . . Basalti 2.8 9,79909 | 9,80066 | 9,79892 | + 174 Melotti Lava 2.8 9,79902 | 9,80053 | 9,79944 |+- 109 Giarre.;; ici id. 2.8 9.79922 | 9,80043 | 9,79944 |+4 99 O Acireale . . id. 2095 9,80066 | 9,80103 | 9,79933 | + 170 Taormina. . Calcare 2. 6 9,80042 | 9,80103 | 9,79955 | + 148 AGD e Granito! se) Scisti 427 9,80075 | 9,80086 | 9,79983 |-- 108 Messina . . |Gneiss e Calcare | 2. 6 9,80140 | 9,80143 | 9,79985 | + 158 (1) Approfittando del ritardo nella stampa del presente Bollettino, posso ag- giungere che ultimamente, al 25 agosto 1898, ho completato il giro dell’ Etna, facendo la determinazione della gravità relativa anche in Adernò, con un metodo di confronto telegrafico degli orologi, puramente meccanico, talchò si escluse l’er- rore od equazione personale dell’ osservatore. Ho trovato per valore ”dell’anoma- lia di gravità nella detta stazione + 96, che si accorda con quelli trovati pri- ma per le altre stazioni circumetnee. } mu Ta RI n ape a VAT So QUE Prof. A. PETRONE.--DIMOSTRAZIONE DEL NUCLEO DEL- L’EMASIA NEI MAMMIFERI, MEDIANTE NUOVI METODI (con esposizione dei preparati). L’ Autore dice, che se egli presenta per la 6% volta ad Ac- cademie scientifiche questo argomento, lo fa per l’importanza dello stesso, e perchè ha potuto con nuovi mezzi confermare più evidentemente tutto quello che aveva esposto e pubblicato sino- ra in proposito. Esporrà in poche parole le sue ultime ricerche, il cui risultato si potrà apprezzare nei preparati messi al pub- blico esame: il lavoro per esteso sarà pubblicato fra breve al- trove, non consentendolo il bilancio di quest’ anno dell’ Accade- mia Gioenia. Egli ha impiegato 2 nuove fissazioni sul sangue modificato dal liquido iodo-iodurato, fissando ulteriormente o nella soluzio- ne osmica, ovvero nella soluzione tannica. In ambo i casi la fis- sazione è perfetta e riesce bene la colorazione semplice e doppia : coll’ acido osmico risalta a preferenza la costituzione filare della cromatina nucleare : coll’acido tannico risalta spesso l'apparente membrana nucleare, la quale si tinge coi colori acidi, mentre la massa cromatica si colora coi basici. Questi risultati ha ottenuto immergendo i preparati di san- gue cavati nel liquido di Lugol, quando sono ancora umidi, Ma siccome, lungo questi studii, aveva potuto ripetutamente osservare, che ai bordi delle lastrine, ove le emasie erano ben fissate dall’ incipiente essiccamento si avevano delle apparenze molto nitide, con una doppia colorazione delle più belle, come sì può osservare nei preparati esposti, mentre al di là dei bordi lo straterello ancora umido, pur mostrando la struttura, non da- va in modo così spiccato la doppia colorazione; dopo avere con risultati poco soddisfacenti sperimentato l’ essiccamento iniziale direttamente all’aria dietro il distacco dei due covroggetti, è ar- rivato finalmente ad ottenere quella fissazione desiderata facen- do restare i 2 covroggetti collo straterello di sangue nella came- ra umida per 20 a 24 ore: allora la fissazione ordinariamente è riuscita in quei tratti ove non vi è essiccamento completo: im- mergendo dopo per 24 ore nella soluzione tannica le 2 lastrine , queste già si staccano dopo pochi minuti anche spontaneamente : È SPERA RT IAP TI LAUT NANI E AOC E E OZIAIIROTI ORE } & Ù Agata MEA 3a a ii > SI Si DI OR ci De LEI ciascuna porta lo straterello ben modificato, perfettamente fissa- to, e capace delle colorazioni più nitide, come si è abituati ad ottenere negli altri tessuti. L’ Autore ha potuto inoltre fare uno studio sistematico del sangue embrionale, cavato immediatamente dal vivo, ed assog- gettandolo a tutti questi mezzi: si è servito anche dell’estrazione semplice, essiccamento e fissazione alla Nikiforoff, ovvero nell’ a- cido osmico. Dal sangue di embrione di cavia a diverso stadio di sviluppo, ha potuto seguire il passaggio del nucleo embrionale (nei gigantobiasti), in quello delle emasie apparentemente prive di nucleo (nei normoblasti): ciò sarà esposto nei suoi particolari nel lavoro per esteso: pel momento fa rilevare, che col crescere del contenuto cellulare il nucleo gradatamente si comprime, ne è spremuto il succo (carioenchilema) e resta soltanto la sostanza cromatica (carioplasma), come risalta facendo il paragone delle diverse emasie dopo praticata la colorazione nucleare. Il nucleo compresso e spremuto, colla sostanza cromatica ammassata (non sgregata e sparpagliata), poco per volta è inglobato, coverto ed infine completamente nascosto dal contenuto cellulare : solo con mezzi adatti che diradano il contenuto emoglobinico, senza affatto alterare l’emasia, si possono seguire ì diversi gradi di azione del reagente sino a che è messo in evidenza non soltanto la so- stanza filare del protoplasma, ma anche la sostanza cromatica del nucleo. Dopo ciò l’ Autore che ha avuto occasione di mostrare pa- recchie volte questi preparati a vari colleghi, specialmente al Valenti ed al Di Mattei, i quali lo confortarono con le parole più cortesi, anzi invitavano l’ Autore a mostrare o almeno man- dare altrove qualcuno di questi preparati, invita i colleghi pre- senti, dopo l’ esame dei preparati esposti, a voler dare il loro avviso : l’ Autore spedirà alcuni preparati a qualche collega lon- tano, augurandosi così che poco per volta i fatti potessero nella coscienza generale far stabilire il nuovo trovato , il quale non crede si possa più mettere in discussione, salvo nel valore a dargli. Soltanto dopo che il mondo scientifico avrà potuto conferma- re il risultato delle sue ricerche, 1’ Autore potrà con più lena e i Ù : vi i i 1; Salta ARA Rs do Be RIS a AR LT ta NI e SE LA MIRA EI MANINA RTAS IVI ARIE SIRIA Rin RI VU Me Re ag RURTONER) MEA A E È # N NI NE ORE: SO vedo SEG serenità pubblicare le altre sulla predominante presenza del ferro in quel nocciuolo : quando egli annunziò nel 27 Marzo passato a questa stessa Accademia questo nuovo fatto di chimica nuclea- re nell’ emasia, si dubitò da qualcuno, che facendo calcolo del- l’ esistenza del ferro nell’ emoglobina, in quell’ apparente nucleo, potendo essere emoglobina coartata dai reagenti, il ferro vi spic- casse di più: dopo i lavori pubblicati dall’ Autore neanche allora era permesso fare tale obbiezione, che ripeterla oggi dopo i fatti esposti sarebbe un errore condannato dai principi fondamentali di tecnica microscopica. DISCUSSIONE Il prof. Mingazzini, dopo avere esaminato i preparati pre- sentati dal prof. Petrone, fa la seguente dichiarazione: egli ha trovato le preparazioni molto interessanti per il peculiare com- portamento presentato dai globuli rossi dei Mammiferi adulti, trattati coi metodi speciali del prof. Petrone. Sopratutto egli no- ta la doppia colorazione, specifica e costante, ottenuta sui glo- buli rossi. L’ apparenza del preparato potrebbe a prima vista far supporre che quel corpicciuolo speciale, diversamente colorato dal resto del globulo (che si presenta colla iorma quasi inalterata), fosse anche un residuo di sostanza nucleare o il nucleo stesso ridotto o degenerato, come è stato trovato anche per altri ele- menti che si credevano affatto privi di nucleo (cellule dello stra- to corneo dell’ epidermide, Kélliker). Però si potrebbe anche sup- porre che una tale apparenza fosse data dal metodo di prepara- zione speciale adoperato. Una tale questione , del resto interes- santissima, non si può decidere senza una lunga ed accurata ri- Cerca, Il prof. Valenti si associa pienamente alla dichiarazione del prof. Mingazzini, ritenendo che non si possa con certezza stabi- lire che il corpicciuolo osservato nei globuli rossi dei Mammiferi dal prof. Petrone, vi rappresenti il loro nucleo completo e fun- zionante, prima che in esso sia chiaramente dimostrata la spe- ciale struttura del nucleo (filamento cromatico). Ritiene che sa- rebbe molto utile, per decidere sulla questione, di osservare se E a a ET Ro IO SLI SERI NI SCIA L'E delle forme di passaggio esistano fra quel corpicciuolo ed i nu- clei delle emasie embrionali. Il prof. Petrone ringrazia i Colleghi Mingazzini e Valenti per le benevoli parole. Fortunatamente il fatto non si nega più, né più si sospetta che quel nocciuolo fosse ammasso di emoglo- bina, e neanco coartazione della ritenuta massa residuale del nucleo sparpagliata, ciò che sarà estesamente dimostrato nel la- voro per esteso, specialmente collo studio del sangue embrionale. Al prof. Mingazzini deve ricordare che egli ha già accennato, che il nucleo nei normoblasti è ridotto perchè spremuto dal suo succo. Non può però ritenere che sia un nucleo degenerato, o an- che morto, (per ripetere la sua espressione), perchè i nuclei morti, come le cellule morte nell’ organismo vivente (processo di ne- erosì, o anche necrobiosi degenerativa) perdono la proprietà di tingersi elettivamente con i colori nucleari, e ciò è contro il fat- to : saranno perciò nuclei compressi, vecchi, ma vivi: lo strato corneo più esterno, l’ essiccato, è realmente morto : si potrà con reagenti far riapparire in parte la figura nucleare, ma non si ridà a questo la proprietà di colorarsi in modo elettivo : in que- sto caso la colorazione non si ottiene, ovvero è diffusa. Non può neanco dividere l’ apprezzamento, che si potrebbe anche trattare di un’ apparenza dovuta al metodo di prepara- zione : il prof. Mingazzini quando avrà la cortesia di leggere i suoi lavori precedenti troverà, che il metodo impiegato non al- tera gli altri tessuti vivi, nemmeno i leucociti, e poi si vede che le emasie non solo sono ben rispettate, come lo stesso Colle- ga ha fatto rilevare, ma risulta nel modo migliore anche il re- ticolo protoplasmatico che prima era nascosto. E poi un metodo di preparazione qualunque esso sia, anche il peggiore, non può assolutamente dare delle proprietà chimiche che non si sieno mai avute, o che sieno definitivamente perdute. Al collega prof. Valenti deve rispondere, che egli non ha mai ammesso che il nucleo dei normoblasti sia completo e fun- zionante, così come si ha nel nucleo dei gigantoblasti : 1’ è in- vece un nucleo compresso allo stato di riposo, e si potrebbe di- re di un riposo letargico, che probabilmente in certe condizioni "fi \ ps wr - À Xi di " È i È % ) È a i 10 Mai h È fi ta ; i } Me ; Ri vi. ; ; i A x Di Tal al È # 19 ay cessa per dar luogo a vere manifestazioni attive perfino di mi- tosi. Ricorda inoltre che la struttura filare della massa croma- tica è chiara, principalmente adoperando la 2? fissazione osmica; soltanto non si apprezza bene quando s’ impiega l’ acido tannico che coarta la massa nucleare, e fa risaltare la sua apparente membrana. Ed infine, l’ importanza degli stadii di passaggio nel- la vita embrionale pel giusto apprezzamento del fatto , egli la divide pienamente, tanto da aver iniziato da mesi questo studio, di cui in parte il prof. Valenti stesso gliene ha fornito il mate- riale : ed egli, come ha accennato, crede di essere arrivato a conclusioni positive anche su questo argomento. SUNTO DI MEMORIE G. Grassi E C. MASELLI — SOPRA ALCUNI DERIVATI CLORURATI DEL TRIOSSIMETILENE. Gli autori hanno provato l’ azione degli acidi formico ed ace- tico sul triossimetilene che ordinariamente si separa dalla solu- zione acquosa concentrata di aldeide formica (formalina). Se questo prodotto viene trattato cogli acidi suddetti anidri, vi si scioglie, lentamente a freddo e molto più presto con lieve riscaldamento; dalle determinazioni crioscopiche risultò che in soluzione acetica o formica diluite subisce una dissociazione e si genera il composto dimolecolare della formola (CHa O)» . La soluzione formica, relativamente concentrata, distilla qua- si tutta a 102°, e dà un liquido senza colore; da cui, mediante raffreddamento a-89, si separa una sostanza solida, bianca, gra- nulosa che, lavata e seccata fra carta, fonde a 95° senza decom- posizione. La soluzione acetica, invece, distilla quasi tutta fra 1039, 5 e 1049, eccetto le ultime porzioni, per le quali la temperatura di ebollizione s’ innalza fino a quella dell’ acido acetico. Col raf- freddamento si separa una sostanza bianca, amorfa, che purifi- A TAZIRILAO EALSPAe e RETNROTT i RZ, TOO RO <, TA È PCI IE e NZ dea Si i na X E a 54 Mu: È; Me v ITIGSI GA PIAN ONIRBIZGI i de) SIC Kr Dre ARS CATE dI ‘0 Î RA x IE Giai SAS) DR VIA Ta pe GRECIA E SE cata ed asciuttata convenientemente, fonde a 107° e fornisce dati analitici corrispondenti alla formola Cz Hs 03.H:0, ovvero HO .CH,.0.CH,.0.CH,.0H come poterono dimostrare colla determinazione della grandez- za molecolare, tanto col metodo criescopico, quanto mediante la densità di vapore. Per azione dell’ acido cloridrico gassoso e secco sopra que- sto composto, sospeso nell’ acido acetico al 95 per cento, si so-. stituiscono i due ossidrili rispettivamente con un atomo di cloro e si perviene al diclorotriossimetilene o diclorometilale-simme- trico : CI.CHs.0.CH3.0.CHs.CI. Questo :non è il solo prodotto che si genera nella reazione , poiché il dicloro-triossimetilene per 1’ azione additiva dell’ acido cloridrico, subisce la seguente decomposizione : OSCHCGel OH OH i pra i de a NOR, 01 Na Non + HC1 Î 76. CH, +H,0 NOH La separazione dei due prodotti si può effettuare mediante ia distillazione frazionata in corrente di acido cloridrico ; infatti il diclorotriossimetilene bolle a 102°-104° mentre la metilenelori- drina bolle a 1609-1709. Facendo arrivare l’ acido cloridrico gassoso e secco sul trios- simetilene, contenuto in una storta riscaldata in bagno di paraf- fina, il prodotto della reazione varia colla temperatura. Così, verso 150° si ottiene 1’ etere di-cloro-metilico-simmetrico del Re- gnault (CH:C1.0.CHs.C1), ed elevando la temperatura sino a 180° si perviene invece all’ alcool monocloro-metilico del Lòsekann. (Questo speciale comportamento del triossimetilene alle varie temperature non solo dimostra il diverso grado di dissociabilità, Legga ma offre anche il mezzo di preparare grandi quantità dei sud- detti prodotti in breve tempo; la qual cosa non avviene coi me- todi finora suggeriti dai diversi autori. G. GRASSI E G. PATANE — SULLA SOFISTICAZIONE DEL- L’ ESSENZA DI LIMONE. — Gli autori in questa Memoria fan- no rilevare, con l’ appoggio di numerose esperienze, 1’ inattendi- bilità del metodo di Soldaini e Bertè, secondo cui si può ricono- scere l’adulterazione di un’essenza per mezzo dei dati forniti dal potere rotatorio diretto e di quello delle sue porzioni distillite. Anche il metodo di Mancuso Lima , fondato sulla determi- nazione del potere rotatorio delle essenze, prima e dopo il trat- tamento con bisolfito sodico, è stato trovato non rispondente allo Scopo. Un indizio, secondo gli autori, si potrebbe avere sulla pu- rezza d’ una essenza quando si tratta con un miscuglio di alcool all’ 80 °[o, ed acido nitrico (D= 1.25) nelle proporzioni di otto parti di essenza, due di acido nitrico ed una di alcool. Nel caso di un’ essenza impura per aggiunta di essenza di trementina, lo strato inferiore, costituito dal miscuglio nitrico- alcoolico, su cui galleggia 1’ essenza in esame, si mantiene tra- sparente e colorato persistentemente in giallo chiaro. _« Invece se l’ essenza è pura, questo strato inferiore s’ intor- bida e dopo circa 24 ore assume una colorazione bruna che sì fa sempre più intensa. Però fanno osservare che questo metodo non presenta la de- siderata attendibilità per un esiguo percentuale di essenza di tre- mentina aggiunta. Hanno cercato di trar profitto del differente comportamento presentato dal nitroso-limonene e dal nitroso-pinene, i quali si possono preparare dai rispettivi nitroso-cloruri. Il nitroso-limonene, di fatti, si scioglie nell’ acido solforico concentrato, trasformandosi nel carvon ; mentre il nitroso-pinene si scioglie nello stesso acido senza che subisca alcuna trasforma- zione, e riprecipita inalterato mediante aggiunta di acqua. sio Ma tale metodo potè essere utilizzato, con profitto, solo con un percentuale non inferiore al dieci. Meglio si prestano allo scopo le reazioni differenziali offerte dai nitroso-cloruri di limonene e pinene, di facile preparazione. Il nitroso-cloruro di pinene, trattato con anilina, conduce al- l’ammido-azo-benzolo, secondo le due seguenti fasi : - CoHg..NO.C0+ \HN.CGH=e Het BOCCR2Oo:. nitroso-cloruro di pinene anilina pinene cloruro di diazo-benzolo Si GH.N:N IL GRE.Nb=0H.N:NCH, NEI ammido-azo-benzolo Il nitroso-cloruro di limonene, invece, nelle stesse condizioni, fornisce una miscela di «“—, e $— nitrol-anilidi della formola : Cio Hije NONH . 0 Hy. L’ammido-azo-benzolo, inoltre, trattato con acido cloridrico, dà luogo al corrispondente cloridrato di colore rosso. Sicché, trattando la soluzione con questo acido, si ottiene, nel caso d’ un’ essenza impura per la presenza anche di piccola quantità di pinene (1 ed anche '|/, °[o), una colorazione rosea ca- ratteristica. G. GRASSI E A. MotTA — SULLA FORMOLA DI COSTITU- ZIONE DELL’ESAMETILEN-TETRAMMINA (UROTROPINA). Gli autori passano in rassegna i vari lavori fatti da buon numero di chimici per stabilire la formola di costituzione del- l’ esametilen-tetrammina che si genera sempre per azione del l’ammoniaca sull’ aldeide formica, tanto allo stato monomoleco- lare, quanto in quello di polimero; e fanno rilevare il disaccordo < esistente per la mancanza dell’ applicazione di un metodo anali- tico rigoroso nello studio dei prodotti di riduzione che si ottengono quando si sottopone la base all’ azione dell’ idrogeno nascente. Infatti Trillat e Fayollat propongono di sostituire 1’ antica formola di Boutlerow VR ANi—:©Ha N —N(CH2) con quest’ altra : CHI» NN(0Ha) \N= 06 piana ni PIPLISTR ea PAR CELIO PRG III TR LI Jal pi: 1 n IA “A vi j Ni i: ‘A o Noi ro fondandosi sul fatto di avere solo rinvenuta la monometilammi- na come prodotto di riduzione; al contrario Delépine asserisce che si genera solamente della trimetil-ammina : per cui ritiene che la seguente formola : Nata E Ho N CHa CHa CHa CHa az CH» Sy rappresenti meglio delle altre il suo modo di scissione. Altri, poi, come Cambier e Brochet, non ritengono esatte le suddette formole, perchè non spiegano il complesso delle pro- prietà dell’esametilen-tetrammina e preferiscono la formola as- segnata in precedenza da Lòsekann : 3% CHo -- N'={CHo N—- CHo-N=CHa CHo -_ N=CHa insistendo nel ricordare che non attribuiscono un gran valore ai prodotti di riduzione, in quanto che Plochl ha dimostrato che il solfato di ammonio, scaldato con aldeide formica, conduce alle ammoniache sostituite. Gli autori hanno dapprima dimostrato che, nelle condizioni nelle quali si sono messi per effettuare la riduzione, non si ha sviluppo di anidride carbonica, la quale devesi considerare co- me indice dell’andamento della reazione di Plòchl; e in secondo luogo che non è vero che si generi esclusivamente la monometi- lammina, o la trimetilammina; ma tutte e due le basi contem- poraneamente. Questo risultato implicitamente esclude la reazione di PI6chI], dappoichè avrebbero dovuto rinvenire la contemporanea presen- za della mono—, di—e trimetilammina, e rende inoltre attendibile la formola proposta dal Lòsekann, la quale, del resto, meriterebbe una ulteriore conferma mercé lo studio dei prodotti di addizione con gli alogeni. 1% SaR RO RE LIAMIRARIESTA da POTE ERICA Lene 33 MANATA Ne agata Ri rta VORO PACO IRIAR E LAI d DI Dott. G. CutroRE—-ANOMALIA DEL CANALE MIDOLLARE DI UN EMBRIONE DI POLLO DI 48 ORE. L’ A. ha eseguito un accurato studio sopra un’ anomalia da lui riscontrata in un embrione di pollo di 48 ore, la quale ano- malia si trova nella regione dorso-addominale e consiste in un abnorme sviluppo delle pareti del canale midollare ed in una perforazione multipla del medesimo per opera di numerosi setti ectodermicì formatisi nella cavità primitiva semplice : altre mal- formazioni si riscontrano negli organi vicini. | La detta anomalia meritava di esser illustrata perchè men- tre su altre anomalie si hanno molte conoscenze a causa della loro maggiore frequenza di quella descritta dall’ A., su questa invece non si aveva finora che un’ indicazione sommaria del Dareste su un embrione integro ed un’ altra, alquanto più estesa ma non molto accurata, dell’Oellacher su un embrione sezionato. Dott. G. ALONZzo—AZIONE DELL’IDROSSILAMMINA SUL ERNE. RICERCHE SPERIMENTALI. L’A. ha voluto studiare le alterazioni renali prodotte dal- l’ Idrossilammina, alle quali nessuno avea rivolta direttamente l’ osservazione. Produce nei conigli un avvelenamento acuto ed uno cronico secondo le dosi ed il modo di somministrazione della sostanza. La nefrite annunziata già dell’esame dell’ urina dei conigli avvelenati, si mostra chiara all’esame istologico. Mentre in alcuni punti si vede semplicemente un aspetto granulare del protoplasma delle cellule epiteliali dei tuboli, in altri la dege- nerazione è andata tant’ oltre da distruggere addirittura l’ epi- telio e lasciare la parete ispessita. In altri preparati si osserva il lume canalicolare pieno di detrito protoplasmatico con dei nuclei sparsi irregolarmente qua e là. Qua e là si vedono delle infiltrazioni infiammatorie e dei canalicoli occlusi da essudato. Sono anche notevoli dalle emorragie che infarciscono delle aree più o meno grandi di tessuto. Nei casi cronici si nota l’ iperplasia del connettivo. Pe ILLE EIN IS PR Ep OI piSe dx OP E gr PP ao SE TE TELI TOLTI, SE COND Oo. PRESA. DADI! PIE RE SEITE Gen _ TAR a Za e pira Elenco dei libri pervenuti in cambio e in dono, presentati nella seduta del di 26 giugno 1898. ITALIA Acireale — Acc. degli Zelanti — Atti. N. S. Vol. VIII 3. Bari — La Puglia medica — Ann. VI 1. Bergamo — Ateneo — Atti. Vol. XIII. Bologna — Soc. med.-chir. — Boll. Ser. 7% Vol. IX 4. Firenze — Ist. geogr. militare — Elem. geodet. dei punti contenuti nei ff. 13 e 14 della Carta d’ Italia — Triangolazioni di 1° ordine (Abruz- zi, Molise e Lazio). Milano -- R. Ist. lomb. di sc. e lett. — Rend. Ser. 2% Vol. XXXI 9-10. Modena — Soc. dei naturalisti — Mem. Ser. 3% Vol. XV 1, XVI 1. id. — Le stazioni sperim. agrarie — Vol. XXXI 1-2. Moncalieri — Osserv. meteorol. — Boll. Ser. 2% Vol. XVII 12, XVIII 3-4. Napoli — Arch. di ostetr. e ginecol. — Ann. V 5. Palermo — Giornale scientifico — Ann. V 5. id. — Soc. sicil. per la storia patria — Arch. N. S. Ann. XXII 3-4. Roma — R. Acc. dei Lincei — Rend. CI. sc. fis. mat. e nat.—Ser. 5° Vol. VII 1° sem. 10. id. — Acc. pontf. dei nuovi Lincei—Atti Ann. LI 3. id. — Soc. geogr. ital. — Boll. Ser. 3% Vol. XI 6. i — Mem. Vol. VII 2, VIII 1. id. — Soc. geol. ital. —- Boll. Vol. XVII 1-2. Siena — R. Acc. dei Fisiocritici — Atti. Ser. IV Vol. VIII-IX. id. — Riv. ital. di sc. nat. — Ann. XVIII 5-6. Torino — R. Ace. di medicina — Giorn. Ann, LXI 4. Venezia — R. Ist. ven. di sc. lett. e arti — Atti. Ser. 7% Vol. IX 7. Verona — Acc. d’ agr. arti e comm. — Mem. Ser. 3* Vol. LXXIII 1-2. ESTERO Boston — Soc. of nat. hyst. — Proc. Vol. XXXIII 5-8. Bremen — Naturwiss. Verein — Abhandl. Bd. XIV 3, XV 2. Bruxelles — Revue de l’université — Ann. III 0. id. — Soc. belge de geol. de paleont. et d’hydrol.—Bull. Vol. X 1-2, XI I id. — Soc. entomol. de Belgique — Ann. Vol. XLI. id. — Soc. malac. de Belgique — Ann. Vol.. XXVIII-XXIX, XXXI. Cambridge Mass. — Harvard Coll. Mus. of comp. zoòl. —Bull. Vol. XXVII A; XXXI XXXI Ii34 | Frankfurt a/M. — Senk. naturf. Geselll — Abhandl. Bd. XXIV 2. Konigsberg — K. physik.-6kon. Gesell. — Schrift. Jhrg. XXXVIII. Lausanne — Soc. vaud. des sc. nat. — Bull. Sér 4€ Vol. XXXIII 127. Liège — Soc. géol. de Belgique--Ann. Ser. 3€ Vol. XXII 3, XXIII 3, XXIV 1. London — Roy. Soc. — Proc. Vol. LXIII 394-396. Manchester — Lit. and phylos. Soc. — Proc. Ser. 2" Vol. XLII. Moscou — Soc. imp. des Natural. — Bull. Ann. 1896 2,4, 1897 1. Philadelphia — Ac. of nat. sciences — Proc. Year 1896 3, 1897 1-2. St. Pétersbourg — Ac. imp. des sciences — Bull. Sér. 5€ Vol. VI 4-5, VII 1, — Mém. Sér. 8° Vol. V 3-4. id. — Com. géol. — Bull. Vol. XV 6-9. — M6m. Vol. XIV s. Washington — U. S. geol. Survey — Bull. N. 135-148. — Monogr. Vol. XXV-XXVIII. — Rep. Year XVII 3°. Wien — K. K. Geol. Reichsanstalt — Verhandl. Jhrg 1898 7-8. DONI DI OPUSCOLI Cozzolino V. — L’ acqua ossigenata nei lenti processi catarrali dell’ orecchio me- dio e in quelli atrofizzanti della mucosa naso-faringo-laringea—Firenze 1898. Inferrera G. — Su « La città morta » di G. d’Annunzio — Messina 1898. Moscato P. — Sulla infezione chinica nella infezione tifoide e nella leucemia — Milano 1898. Omboni G. — Il Gabinetto di geologia della R. Università di Padova — Pa- dova 1898. Gi PG: THINK TT SEI C EC MIITINTN BOLLETTINO DELLE SEDUTE ©—_—iî EEE È e E SCIENZE NATURALE-IN CATANIA: = RE RESOCONTO DELLE SEDUTE ORDINARIR E STRAORDINARIE || e sunto delle memorie în esse presentate. CE 3 o SA NUOVA SERIE ) E (EE È £ o_o IE... RSI AI = Wii, iii/]hhti{i{{{hhNi{:{({1NTI 2 | Note. presentate Us P Osservatorio di Riposto - Sunti d Prof. G. Lauricella, —- Sulla. è converge nz dello. ‘serie. degli sp rt sd MÈ Novembre 1898. Fascicolo LV. ACCADENTA GIOENTA SeebEINZE IN ATUEA LI IN CATANIA Seduta del 13 Novembre 1898. Presidente ff. — Prof. A. RICCÒ Segretario — Prof. G. P. GRIMALDI. Sono presenti i Soci effettivi Riccò, Cafici, Ronsisvalle, Fi- chera, Andreocci, Grimaldi e parecchi Soci corrispondenti. Viene letto ed approvato il processo verbale della seduta precedente. Il Presidente dichiara aperto il 76° anno accademico. Il Segretario fa un breve resoconto dell’ attività scientifica dell’ Accademia nel decorso anno e degli atti Amministrativi compiuti dal Consiglio di Amministrazione. Si passa indi allo svolgimento dell’ ordine del giorno che re- ca le seguenti comunicazioni : Prof. A. ANDREOCCI e dott. P. BERTOLO — Sopra due nuove desmotroposantonine. Prof. E. DI MATTEI--Sulla trasmissione della peste bubbonica agli animali — Contributo allo studio delle vie di diffusione della peste. Id. — Topi e gatti nella diffusione della peste bubbonica. Prof. A. RICCÒ — Continuazione delle osservazioni per la gravi- tà relativa în Calabria e nelle Eolie. ‘Id. — Stato attuale dell’ attività endogena nelle Eole. Id. e F. EREDIA — Temperatura media dell’ Osservatorio di Catania e dell’ Osservatorio Etneo dedotta da quella di Riposto. rta È curio, mentre il sublimato , avrebbe una percentuale di 73,8. Prof. G. LAURICELLA — Sulla convergenza delle serie degli spostamenti e delle velocità dei punti di un solido elastico vibrante. i Prof. G. SAIJA — Sulla risoluzione dei grandi triangoli geo- | detici. sa +4 In seguito viene tolta la seduta. NOTE e Prof. A. CAPPARELLI -f SULL’ AZIONE FISIOLOGICA DI UN PREPARATO ORGANICO DI MERCURIO DELLA FOR- è MULA C* H* O N° Hg. (1) Il prof. Amerigo Andreoceci mi ha favorito un composto da lui E preparato rappresentato di un derivato di Urea in combinazione col mercurio. Esso contiene una percentuale di 43,4 di mer- Ed io che non ignoro l’ affannosa ricerca di un preparato, di mercurio che abbia l’ azione fisiologica e la virtù curativa del sublimato corrosivo, senza averne i gravi inconvenienti, che nel suo uso pratico sì incontra, mi sono accinto ad esperimen- tarlo. Assistito dal mio egregio assistente D.r Antonino Bellecci ab- biamo esperimentato il preparato in discorso negli animali; pri- mo per assicurarci del suo potere tossico, e formarci un esatto criterio sulle dosi che senza alcun pericolo possono adoperarsi nell’ uomo, e poi per esplorare la sua azione fisiologica. | Uno degli inconvenienti che presenta il preparato è la sua poca solubilità nell’ acqua e nei mestrui ordinari, essendo solu- bile nella proporzione di uno per mille circa nell’ acqua. La solubilità del composto aumenta nel siero sanguigno, co- me risulta dai nostri esperimenti. Ma abbiamo trovato che a questo inconveniente, cioè alla sua poca solubilità, facile rimedio è la sua mescolanza con parti eguali in peso di ioduro di po- tassio. Quanto all’ azione sperimentata sugli animali, le nostre os-. (1) Presentata nella seduta del 26 giugno 1898. servazioni ci conducono ad ammettere che il composto organico di mercurio tollerato meglio ed in quantità maggiore dall’organi- smo animale che non sia proporzionalmente il sublimato corro- sivo, ha in generale I’ azione già nota dei sali mercuriali. Abbiamo anche constatato che la sua eliminazione è è pronta: infatti l’ abbiamo dopo le iniezioni sotto cutanee cercato nelle urine, dove con gli ordinari metodi di ricerca è stato nettamente trovato. Né si comporta sull’ organismo superiore come i sali di mercurio solamente, ma spiega anche azione sugli organismi in- feriori. Nel laboratorio, abbiamo esperimentato l’azione antisettica sul siero del sangue ed abbiamo costantemente trovato che piccole quantità del preparato mescolato al siero del sangue e messe in contatto con l’aria per parecchie settimane, reggono all’ azione dei germi e dei fermenti. L’esame del siero e dei corpi sospesi ri- vela le immutate proprietà. Mentre lo stesso siero comparativa- mente dopo 24 ore cominciava ad alterarsi e dopo 48 ore era in completa putrefazione. Determinata sommariamente la sua azione sull’ organismo; ed assicuratici sull’ impiego delle dosi, abbiamo esperimentato la sua azione curativa sopra individui affetti da sifilide. Fu nostra cura di scegliere degli individui dove la sifilide non era stata curata prima con sali di mercurio. E qui devo rendere grazie sentite al prof. Rocco De Luca, che alla mia ri- chiesta mise a nostra disposizione i casi nelle condizioni deside- rate e dei quali in seguito sarà tenuto cenno, I risultati curativi ottenuti, superiori ad ogni aspettativa, sa- ranno partitamente indicati. Assicuratici adunque che l’ azione curativa è identica, anzi più pronta di quella che si ha con l’impiego del sublimato cor- rosivo, vediamo quali sono le ragioni che militano in favore del nostro preparato e che consigliano la sostituzione, nella cura al sublimato corrosivo. 1. Come è noto, il sublimato corrosivo dà con le sostanze al- buminoidi del nostro organismo abbondante precipitato, per cui il suo im'=.ego per iniezione endo-venosa, almeno teoricamente, è assolutamente sconsigliabile nè la pratica ha indiscutibilmente assodato che per questa via può tentarsi il suo uso senza andare incontro a dei pericoli. 2. L'uso ipodermico del sublimato, come sanno in generale coloro che hanno pratica di queste osservazioni, produce nel punto iniettato un ingorgo duro che scompare dopo un certo tempo, con zone infiammatorie attorno al punto in cui fu praticata la inie- zione: secondo i casi di maggiore o minor estensione ed in certi casi, in tale proporzione da costringere a rinunziare alla cura i DEE iniezioni con il sublimato. 5. Le iniezioni in qualunque punto praticate riescono doloro- sissime. Sperimentalmente abbiamo trovato che le dissoluzioni del no- stro preparato mercurico, non producono nel siero sanguigno evidente precipitato, contrariamente a quanto avviene con il su- blimato, solo introducendo dei cristalli del preparato attorno ad essi si forma una leggerissima ed impercettibile precipitazione. A questo proposito giova notare che il nostro preparato men- tre non precipita l’ albumina, invece produce abbondante preci- pitazione delle dissoluzioni dei peptoni o della gelatina e nella saliva. Ma di questa sua azione speciale terrò discorso in una suc- cessiva comunicazione. Conforme al risultato ottenuto in vitro, le iniezioni sottocutanee non producono ingorghi speciali, nè zone infiammatorie attorno al punto iniettato; i tessuti si mantengono di consistenza pastosa e di aspetto normale immediatamente e dopo alquanti giorni della praticata iniezione — costituendo ciò un primo e più importante vantaggio sul sublimato corrosivo nella cura della sifilide—praticando iniezioni di un centigrammo di sostanza, solo in alcuni soggetti e con dosi maggiori sì hanno ingorghi duri ma non estesi né dolenti non abbiamo visto mai l’esito in suppurazione. Quanto al dolore indiscutibilmente è meno con l'iniezione del preparato in discorso, e nella maggioranza dei casi manca completamente. Per questo vantaggio le iniezioni sì possono mol- tiplicare. Quanto agli effetti curativi essi sono più pronti, l’ efficacia maggiore come rilevasi del tempo in cui avvenne la guarigione nei casi che qui sotto riferiremo. La sua eliminazione dall’ organismo è pronta. Questo risultato è conforme alla natura chimica del compo- sto organico, che può per l’assenza di precipitato che esso dà e per la maggiore solubilità nel siero sanguigno essere più rapida- mente condotto in circolo e nei tessuti dell’organismo vivente e Spiegare azione più pronta. Per questo abbiamo in corso studi sugli animali, tendenti ad assicurarci della innocuità del preparato introdotto direttamente nel sangue. Dopo di che contiamo di estendere le nostre ricerche nell'uomo affetto di sifilide, per una cura rapida della malattia con inie- zioni endovenose, contando anche sulla tolleranza che hanno gli organismi animali per proporzioni maggiori del composto da noi sperimentato, in confronto dei preparati mercurici attualmente in uso. Posso anche annunziare che l’ egregio D.r Morgano Paolo ha iniziato delle ricerche per estenderne l’uso in oculistica nei pro- cessi infiammatori infettivi, traendo profitto dei vantaggi da noi constatati sul sublimato, adoperandolo in sua vece nei casi dove esso è attualmente adoperato in oculistica , specialmente per le iniezioni sotto congiuntivali. Abbiamo anche trovato che per la via della bocca può amministrarsiìi in dosi veramente elevate e viene tollerato abbastanza bene dagli animali. Ecco ora l’ esposizione dei casi clinici, dove il preparato mer- curico in discorso fu sperimentato e la cui osservazione attenta e quotidiana fu affidata al Sig. D.r Antonino Bellecci. I. Vincenzo Scuderi di Rosario di anni 16 da Linguaglossa— Studente. Antecedenti. L’ infezione sifilitica data da circa due mesi; il sifloma primario compare dopo 10 giorni dell’ ultimo coito. Diagnosi—Sifiloma primario al solco balano-prepurziale. Ro- seola al tronco. Cura — Si praticano 85 iniezioni del nuovo preparato mercu- As rico, iniettandone 2 cg. per iniezione in un grammo di soluzione fisiologica. Esito — Risoluzione completa del sifiloma dopo la 72 iniezione, scomparsa della roseola dopo la decima iniezione. Osservazioni — Nei punti ove si praticano le iniezioni non si osservano indurimenti, nè reazioni infiammatorie locali. Le inie- zioni a dire dello infermo erano poco dolenti. II. Salvatore Caristia da Caltagirone di anni 39, Calzolaio. Antecedenti — L’ attuale malattia data da circa due mesi; il sifiloma primario comparve dopo 15 giorni dell’ ultimo coito : non ha fatto alcuna cura specifica. | Diagnosi — Sifiloma primario nodulare al solco balano-pre- purziale e roseola sifilitica al tronco. Cura — Si praticano nove iniezioni, iniettando un massimo di 18 cg. del nuovo preparato. Esito — Guarigione. Il. G. N. d’anni 30. Negoziante. Antecedenti — L’ infezione sifilitica data da sei mesi : il pa- ziente non ha fatto cura alcuna. Diagnosi — Sifiloderma papuloso a grosse papule di tutto il corpo e papule mucose della bocca e dell’ orifizio anale. Cura—Si praticano N. 50 iniezioni, iniettando cinquanta cen- tigrammi di sostanza nel periodo di venti giorni. Si ha rapida scomparsa del sifiloderma e dei dolori osteocopi.. IV. Marino Angela di mesi sette. Diagnosi— Sifilide congenita. Si osserva un sifiloderma papu- loso (a papule grosse) ed anche delle placche alle natiche ove si osservano anche delle vere ulcerazioni specialmente in vicinanza dell’ orifizio anale. Poi si riscontrano papule mucose alla bocca ed all’ inguine. Cura—Si sono praticate N. 10 iniezioni del nuovo preparato, iniettando un cg. di sostanza alla volta, in un grammo di solu- zione fisiologica. | i Esito — Si ha guarigione completa. Però si deve notare che le prime cinque iniezioni furono praticate con un giorno d’ inter- vallo per una, le altre cinque si praticano regolarmente giorno per giorno dopo 20 giorni d’ intervallo causa una malattia della Pila eta SARI ei ell aero IRAN Re 19 via pi ect Le. madre dell’ inferma. Durante i 20 giorni d’ intervallo si sviluppa una cheratite ulcerosa con rottura della cornea che viene curata dal Dott, Morgano praticando N. 3 iniezioni sottocongiuntivali con una soluzione al 1 per 1000 del medesimo preparato. L’ ef- fetto delle iniezioni sottocongiuntivali è stato pronto, arrestato il processo distruttivo lasciando un tessuto cicatriziale abbastanza trasparente. V. Moranto Rosina fu Domenico di anni 23 da Catania — Casalinga. __ Antecedenti — Da un mese si trova affetta dalla presente ma- lattia, perchè contaggiata dal marito, non ha sofferto precedenti malattie. ; I Diagnosi — Papule umide vulvari, roseola del tronco. Cura — Si sono fatte N. 11 iniezioni intermuscolari, iniettando 22 eg. di sostanza due cg. al giorno. Estto — Scomparsa delle manifestazioni. VI. Pepe Ignazio del fu Antonio di anni 20 da Catania—Cal- zolajo. Antecedenti — La presente infezione sifilitica data dal marzo 1898. Viene ricoverato nella Clinica dermosifilopatica dove si è riscontrato un sifiloma primario in corrispondenza al frenulo e la roseola al tronco. Si praticano N. 12 iniezioni di bicloruro di mercurio ottenendosi la scomparsa del sifiloma e della roseola. Ricoverato nell’ Ospedale Garibaldi negli ultimi di maggio si riscontrano grosse pupule su tutto il tronco agli arti e special- mente alle natiche, e papule nuove alla bocca e dolori osteocopi. Cura — Si praticano N. 40 iniezioni del nuovo composto mer- curico iniettando 40 cg. a 2 cg. al giorno. Esito — Guarigione. VII. Corsaro Francesco di anni 28 da Catania—Cuoco. Antecedenti — L’ infezione data da circa 18 mesi. L° infermo nell’inizio della malattia non fa alcuna cura specifica. Dopo nove mesi della sofferta infezione ed in seguito alla comparsa di forti ‘doloti osteocopi gli vengono praticate N. 35 iniezioni di bicloruro di mercurio, ma a lunghi intervalli, alternando la cura con joduro di potassio. Cura — Venuto sotto la nostra osservazione e continuando 1 dolori osteocopi, iniettando cinquanta centigrammi del nuovo preparato mercurico nel periodo di quindici giorni. Estto — L’ammalato migliora sensibilmente e si ottiene la scomparsa quasi totale dei dolori. | In tutti i casi in cui si sono praticate le iniezioni del nuovo composto mercurico, è da notare la rapida guarigione degli in- fermi, la poca dolorabilità che arrecano le iniezioni, ed assenza di noduli, nella maggioranza dei casi nessuna comparsa di sali- vazione e di stomatite. Niente albumina nelle urine. I casi osservati non sono molti per autorizzare a conclusioni assolute, ma la concordia dei risultati, la nettezza dei medesimi non lasciano dubbio alcuno sulla efficacia del preparato e fanno prevedere non lontano il giorno, in cui il sovrano dei rimedi contro la sifilide debba presto cedere il posto al nuovo preparato. Prof. A. ANDREOCCI e P. BertToLo — SOPRA DUE NUOVE DESMOTROPOSANTONINE. In seguito agli studi fatti da uno di noi, (1) abbiamo creduto interessante di riprendere lo studio dell’ azione degli acidi sulla Santonina, nella speranza di poter ottenere qualcuno degli ste- reoisomeri prevedibili dalla teoria delle due desmotroposantonine già conosciute. — In primo luogo abbiamo studiato l’ influenza che esercitano sul potere rotatorio della Santonina gli acidi: nitrico, solforico ed ortofosforico, ed abbiamo trovato che essi, al pari degli acidi cloridrico e bromidrico, ne aumentano il potere rotatorio. Infatti: il potere rotatorio specifico della Santonina per (2), fu trovato: nella soluzione in cloroformio—1719; in alcool assoluto--1739; in (1) A. ANDREOCCI — Sui quattro acidi santonosi e sopra due nuove santonine— Atti R. Acc. dei Lincei — Memorie della classe di Scienze fisiche ecc. — NO CCXCII (1895) Ser. 5% V. II.—Ed'‘anche Gazz. Chim. Ital. Vol. XXIII (1393 ) parte II°. pag. 468—Vol. XXV (1895) parte I°. pag. 452. A. ANDREOCCI—Sopra un prodotto di addizione della Santonina con V acido nitrico ecc.—Rend. Acc. dei Lincei (1896) Serie 5%. Vol. V, 2° Semestre, pag. 309. PIO È; acido cloridrico (388 °/o)—3409; in acido bromidrico (d. 1, 38)—3469; e noi abbiamo trovato: in acido nitrico (d. 1, 33) —2469; in acido solforico (d. 1,82) — 4099; in acido solforico (d. 1,68) — 361°; in acido fosforico (d. 1,697) —325°. (Per quest’ ultimo se l’ osserva- zione si ripete dopo aver lasciato la soluzione in riposo per 40 ore, il potere rotatorio scende a—227°; ciò si deve attribuire alla formazione di nuovi composti che studieremo in seguito). Levodesmotroposantonina.—Questo nuovo isomero desmotropico della santonina è stato da noi ottenuto per azione prolungata dell’ acido solforico diluito sulla santonina fra 50 e 60°. Esso cri- stallizza in bei prismi duri fusibili a 1949. E levogiro con potere rotatorio specifico in alcool assoluto per (2), = — 199°. L° analisi conferma la sua formola (1511803 . Ha il comportamento dei fe- noli e dei lattoni e non da le reazioni dei cetoni. Ridotto con aci- do acetico e polvere di zinco, si trasforma nettamente nell’ acè- do destrosantonoso Ci5Hx04, che fu identificato dai suoi caratteri fisici, potere rotatorio e dalle proprietà del suo etere etilico, come anche dai racemo risultanti dall’unione del dettu acido e del detto etere coi rispettivi isomeri levogiri. Trattato con potassa a 210°, si trasforma in un altro com- posto fusibile a 174°, con potere rotatorio inferiore che studiere- îÎmo in seguito. La levodesmotroposantonina per azione del sodio e del io- duro di etile si trasforma nell’ etilcomposto Ci5H1702. OC» Hs fusi- bile a 82°; cristillizzato in grossi prismi solubilissimi nei comuni solventi organici, eccetto l’etere di petrolio. Il suo potere rotatorio specifico in alcool assoluto è (a), = —1299, 3. Questo etilcomposto ha i caratteri di un etere fenolico e di un lattone. Abbiamo dimostrato che l’etile si trova al posto dell’ idro- geno fenico, poichè, riducendolo con acido acetico e polvere di zinco, si trasforma nell’acido etildestrosantonoso, C415771902. OCaH5 gia noto, e che abbiamo identificato dai caratteri fisici, potere rotatorio, dalle proprietà dal suo etere etilico e da quelle dei racemo corrispondenti al detto acido e al detto etere. Con ciò abbiamo anche riconfermato che l’ ossidrile fenico degli acidi santonosi è quello stesso che preesiste nelle desmotroposantonine corrispondenti, e per conseguenza nella genesi degli acidi santo- nosi deve sparire l’ossidrile secondario che risulterebbe dall’ a- pertura del legame lattonico. La levodesmotroposantonina trattata con anidride acetica in eccesso dà un monoacetilderivato Ci5Hx:0s.0.COC'Hs cristallizzato in aghi fusibili a 154° solubili in alcool e in acido acetico, con potere rotatorio specifico in alcool assoluto (a), = — 1229,9. L’a- nalisi conferma la sua formola. Saponificato con potassa acquosa rigenera la levodosmotroposantonina. Essa perciò ha la più grande analogia con le altre due de- smotroposantonine destrogire già conosciute e specialmente con la isodesmotroposantonina, fusibile a 189°, che per riduzione con- duce all’ acido levosantonoso, ma non possiamo assicurare se essa sia proprio la forma enantiomorfa di quest’ ultima, quan- tunque da entrambi si generano i due acidi santonosi enantio- morfi levo e destro, e ciò per le piccole differenze riscontrate in alcuni caratteri fisici. Invece esiste la più grande rassomi- glianza fra i loro derivati etilici e tra i loro derivati acetilici, eccettuato il senso del potere rotatorio. Infatti dalla loro unione risulta il rispettivo racemo che si differenzia, come vedremo, dai componenti attivi, per il punto di fusione, per l’ apparenza cristallina e per la solubilità. Desmotroposantonina inattiva. — Appunto dalla idrolizzazione con potassa acquosa del racemo, derivante dal miscuglio dei due acetili, abbiamo ottenuto quest'altra nuova desmotroposantonina. Essa fonde a 198°, è solubile in alcool, acido acetico e cloro- formio, pochissimo nell’acqua. Ridotta con acido acetico e polvere di zinco si trasforma nettamente nell’acido racemo santonoso, identificato dai caratteri suoi e da quelli del suo etere etilico. Il suo derivato etilico fu ottenuto dall’ unione di quantità equimolecolari di etil-levo desmotroposantonina e di etil-iso de- smotroposantonina. Cristallizza in prismi sottili fusibili a 1069, un po’ meno solubile, nei comuni solventi organici, dei suoi com- ponenti attivi. L’ acetil derivato risulta pure dall’ unione dei due corrispon- denti acetili attivi. Cristallizza in piccoli prismi, fonde a 145°, ed è un po’ meno solubile dei suoi isomeri. | Le due nuove desmotroposantonine hanno importanza per la dieci Lea DE, SIP OE ti è MMI at TRA aa lu rte LA PROLE Ed È i AVIO SR RR SERIA Di, 16 eten Pe MEO | AS a x ES MEC, DA A Ci a stereoisomeria delle possibili forme fenoliche della santonina, e | per quella degli acidi santonosi che ad esse corrispondono. Oggi infatti per ognuno dei quattro acidi santonosi è nota la corrispon - dente desmotroposantonina. ProF. A. RIiccò.—CONTINUAZIONE DELLE DETERMINA- ZIONI DELLA GRAVITÀ RELATIVA IN CALABRIA E NEL- LE EOLIE. — Nota preliminare. Incoraggiato dai risultati interessanti ottenuti nella prima campagna attorno e sull’ Etna, convinto dell’ importanza di con- tinuare questi studii anche nelle Calabrie e nelle Eolie, regioni di singolare attività geodinamica, desiderando anche di soddisfare il giusto desiderio dell'Ufficio Idrografico di Poia che le nostre espe- rienze sieno controllate, ripetendole in una stazione ove furono fatte anche dalla Marina Militare Austriaca, avevo presentato al Direttore dell'Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica il progetto di osservazioni di gravità in una rete di stazioni che avrebbe coperta tutta la Calabria; e si sarebbe estesa fino alle stazioni austriache di Castellammare di Stabia e Taranto, ed inol- tre alle Eolie. Nello stesso tempo domandavo che il Ministero delle Poste e Telegrafi accordasse la comunicazione telegrafica diretta dell’ Osservatorio colle dette stazioni, per la determinazione del tempo; ma siccome per far questo sarebbe stato necessario per al- cune stazioni di connettere fin tre circuiti, il che rendeva l’esito delle comunicazioni poco sicuro, e disturbava troppo sensibilmente il servizio pubblico, furono dal suddetto Ministero accordate le segnalazioni telegrafiche solo per le stazioni per le quali occorre- vano non più di due circuiti, eccetto Stromboli che pur fu con- cesso per la singolare importanza, quantunque per quella stazio- ne occorresse unire la linea Catania-Messina con Messina-Milazzo, ed il cavo sottomarino Milazzo-Lipari e Lipari-Stromboli. Le stazioni stabilite per questa campagna furono dunque : Reggio Calabria, Bagnara, Pizzo, Catanzaro, Castellammare, e inoltre Milazzo, Lipari, Stromboli. Il Ministero d’Agricoltura, dietro proposta del Prof. Tacchini, concesse i fondi necessarii, il Direttore dell’ Ufficio Idrograflco di Pola, Contr’ammiraglio Kal- Mi [Ik mar, accordò cortesamente una dilazione nella restituzione de- gli strumenti. All’ 8 ottobre io e l’ assistente Sig. G. Ponte sia- mo partiti per Reggio Calabria, lasciando agli altri impiegati dell’Osservatorio di compiere le stesse operazioni, come nella cam- pagna precedente. Al 30 ottobre avevamo terminata la nostra missione ed al 51 eravamo di ritorno in Catania. Dirò subito che le segnalazioni telegrafiche sono riuscite in tutte le stazioni, malgrado difficoltà gravi incontrate talvolta, o per la complicazione dei circuiti o per le perturbazioni causate nelle linee dal cattivo tempo, che ci accompagnò fino a Milazzo; tale esito devesi specialmente al grande zelo e pazienza di tutti i Direttori ed Ufficiali telegrafici, i quali inoltre hanno gareggiato di cortesia verso di noi, per rendere più facile il nostro compito. Il metodo di trasmissione dei segnali del tempo è stato quello stesso automatico adoperato in Adernò, e di cui informai 1’ Acca- demia nelle ultime sedute. Ed anche in tutte le altre operazioni abbiamo seguito i metodi usati nella prima campagna. Confido che le esperienze sieno riuscite bene, perché in ge- nerale per cura degli ufficiali telegrafici abbiamo avuti buoni lo- cali, ben riparati dal vento, con temperatura quasi costante, e per lo più vicini all’ ufficio telegrafico, per cui le comunicazioni elettriche dell’ ufficio telegrafico stesso coi nostri strumenti riu- scivano facili e sicure. Però solo dopo finiti i lunghissimi calcoli relativi, sarò in grado di informare l’ Accademia dei risultati ot- tenuti. Pror. A. Riccò. — STATO ATTUALE DELL’ ATTIVITÀ ENDOGENA NELLE EOLIE. Nell'occasione dell’ ultima campagna per lo studio della gra- vità, avendo avuto occasione di visitare le Eolie, ho stimato opportuno di informarmi sullo stato attuale de’ fenomeni geodi- namici che presentano. Lipari: nulla vi è di mutato nelle fumarole e nelle sorgenti termali di quest’ isola dall’epoca della mia ultima visita nel no- vembre 1895. Vulcano. Ci siamo recati da Lipari a' visitare quest’ isola il giorno 29 ottobre 1898, insieme al Comandante del Porto, Sig. c 9 & Aurelio Politi, del Capo ufficio telegrafico, Sig. Onofrio Faranda, e del Cancelliere Sig. Giulio Romeo, Abbiamo salito il Gran Cratere per il ripido e sabbioso pen- dio rivolto a Nord, a destra della nota colata di ossidiana rio- litica: giunti poco sotto al ripiano esterno, detto Piano della Fossa, all’ altezza di circa 290", abbiamo visitato la centrale e ‘principale delie tre grandi fumarole di quella località: ha la bocca tagliata nella roccia verticale: ne emana copioso vapor acqueo scottante, che, condensandosi sulle roccie superiori le quali sporgono a guisa di tetto, produce un copioso stillicidio : ue escono ancora vapori soffocanti di anidride solforosa ed acido solfidrico, che determinano una abbondante deposizione di zolfo. Un termometro tenuto per un certo tempo entro la bocca indi- cava 80°. Varcato l’ orlo nord all’altezza di 285%, io, il Sig. G. Ponte e due portatori siamo scesi fino al fondo, che stavolta era acces- sibile, per essere ivi le fumarole non molto numerose e poco soffocanti; infatti il loro colore è bianco, e vi prevale il vapor acqueo, mentre nel 1895 erano di color giallo, ed anche a distan- za avevano come forte azione irritante gli organi respiratorii. Il fondo è alla profondità di 70% dall’ orlo N (come risultò da ripetute determinazioni coll’ aneroide) ; è diviso in due con- che, di cui quella a NW è formata regolarmente ad imbuto, col fondo largo circa 20%: è la bocca della grande eruzione del 1888-90, separata dal resto del fondo da un argine alto 5® a 6%, L’ al- tra conca è ciò che resta dal fondo del gran cratere, non occu- pato dalla bocca del 1888-90 : perciò è di forma irregolare, e più estesa dell’ altra. Il fondo di queste conche è occupato da una fanghiglia gial- lastra , calda per modo da scottare i piedi attraverso le scarpe. Da ogni parte spuntano vivaci fumarole, che entro la conca a NW agiscono coll’ accompagnamento di una specie di fischio. Il termometro introdotto nella bocca di queste fumarole indica 85°. Entro la bocca a NW le emanazioni di vapori sono più copiose, più attive e più acide. Abbiamo raccolte una buona quantità delle incrostazioni e della melma del fondo, che poi saranno studiate. ao RO TO E A o a al o O AIA E SI n E a 4 Di Were” \ Ni ; SE 7 % mi Stromboli. — Siamo stati a visitare l’ apparato eruttivo il 28 ottobre in compagnia del Capo Posto Semaforico Sottufficiale Sig. A. Semprini e del semaforista Sig. Cosentino, i quali ten- gono ana esatta cronaca giornaliera dell’attività del vulcano dal. Semaforo, che sta alla distanza di solo 2 Km. circa dalla bocca. Nell’apparato eruttivo e nel pendio rivolto a mare, ove scor- rono i materiali eruttati (Sciara del fuoco), non vi è alcun im- portante cambiamento dal 1895 in poi. Anche nel modo in cui eruttano le solite 5 bocche vi è poco di cambiato. La grande fossa (N. 1) è pressocchè inattiva , la bocca orientale craterifor- me (N. 2) emette tranquillamente grandi globi di fumo bianco , la bocca (N. 3) che nel 1895 eruttava brandelli di lava con po- tenti fischi, come di fucina, ora emette solo fumo un po’ grigio, senza rumore. Dalle due bocche occidentali, la N. 4 emette pure solo fumo ed erutta raramente; la 5% fa frequenti e talora fragorosissime detonazioni, come di molti pezzi d’ artiglieria sparati assieme, qualche volta veramente spaventose : lancia scorie incandescenti e pietre fin a 200" di altezza e colonne o pini di fumo quasi nero ad altezze anche maggiori. Abbiamo contato 24 eruzioni in 3 ore. Anche questa volta la pioggia di pietre ci ha impedito di visitare l'apparato eruttivo a distanza minore di 190". Da qualunque parte dell’ isola non potendosi distinguere be- ne la bocca 4 dalla 52, ci siamo recati in barca, alla sera, in faccia all’apparato eruttivo, e così abbiamo constatato nettamente che la bocca che fa le grandi eruzioni è veramente la 5, ossia la più occidentale. Siamo ripassati davanti all’apparato eruttivo su di un vaporetto: il giorno:29 ma da 16%. 30% e! T7Ax0tfnonre avvenuta alcuna eruzione visibile o sensibile (1). (1) Alla fine di Novembre il Sig. Semprini ed il Sig. Cosentino, insieme al prof. Matteucci si sono recati di nuovo a visitare 1’ apparato eruttivo, ed aven- do incontrato un periodo di calma, hanno potuto arrivare fino alle bocche ed esaminarle meglio. A nord della grande bocca o fossa N. 1 se ne è formata un’ altra men vasta; la bocca N. 2 ha forma di pozzo più distinta che le altre: l’ apertura e di forma elittica colla dimensione maggiore 30%, la minore 18% : la profondità è grandissima; a ponente della bocca N. 4 se ne è formata un’ altra assai vicina, anzi unita ad essa. i i RO 2 ERE VE) N n Prof. A. Riccò e F.' EREDIA — TEMPERATURA MEDIA DELL’ OSSERVATORIO DI CATANIA E DELL’ OSSERVATO- RIO ETNEO, DEDOTTA DA 22 ANNI DI OSSERVAZIONI DELL’ OSSERVATORIO DI RIPOSTO. L’ Osservatorio di Riposto ha una bella serie di osservazioni meteorologiche omogenee dal 1875 fino ad ora. L° Osservatorio di Catania ai Benedettini ha una piccola serie che rimonta solo al 1892, la quale pertanto non potrebbe dare delle buone medie degli elementi meteorici. Abbiamo dunque pensato di ap- plicare il metodo delle differenze per avere intanto così la vera media della temperatura nel nostro Osservatorio. Perciò per ogni mese, per ogni stagione e per ogni anno dei sei anni a cui s’ estendono le nostre osservazioni, si è fatta la dif- ferenza colla corrispondente media, fatta allo stesso modo, per l’ Osservatorio di Riposto; poi si è fatta la media, delle differenze per i 6 anni; quindi l'andamento dei risultanti valori per i vari mesi dell’anno si è regolarizzato con una costruzione grafica; poi queste differenze regolarizzate si sono applicate alle temperature medie mensili di Riposto per i 22 anni, e così si sono avute le: medie mensili dell’ Osservatorio di Catania per 22 annì; da queste si sono ottenlte le medie delle stagioni e dell’ anno, facendo i relativi aggruppamenti (Vedasi la seguente tabella). s Per ottenere le medie dell’ Osservatorio Etneo peli22 anni ci siamo regolati in modo analogo, e come fu esposto nella mia nota dell'ultima seduta; ma adoperando ora per l’ Osservatorio: di Catania le medie suddette per 22 anni, ed applicando ad esse le differenze fra quelle osservate all’ Osservatorio Etneo negli anni 1892-95 e le corrispondenti di Catania, regolarizzate e pa- sate dal prof. HANN col metodo di Bessel. % Le medie mensili così trovate per 1’ Osservatorio Etneo dif- feriscono tutt’ al più di 1.°4 e la media annua di solo 0.°1 da quelle trovate direttamente colle osservazioni dei soli quattro anni suddetti; il che comprova ciò che si è più volte affermato, che cioè la poca variabilità dei fenomeni meteorici sull’ Etna permette di giungere in un numero relativamente DICOLO di an- ni a conoscerne il valore medio. sr 2 DIFFERENZE NN — . _;’ __— Pose"... °_° /__uUÙEÙppeee:ì © EPOCA RIPOSTO — CATANIA rie — ale ——_—_-uj—_——— pende enne a Media. |Medie re” 1892 | 1898 | 1894 | 1895 | 1896 | 1897 | 000.07 i Dicembre. . - 0%-0] 1090 100980 de 1,2 PIRATE ET, TE E OT Gennaio . . + 1° 0 1°, A] ee8 20 101 0 eo 1.2 pa Febbraio . . + 09.8] 0°,/9] 106) 10/2] Ad 30000 0 di Marzo. +. è. + 10 2 A 09 ia Aprile sissi iO) RITA 1°, dr, OL Maggio . . + OTO) RPS HIER 1 Si A i DIO Giugno... +», |—90,16/—-0°. 4/07 00) 501 Luglio, 3 +0 + |-209, 6|/ 0% 4 Med 0° 2 OE Agosto. 1.7: +; a) 09 8 004 08 ON Settembre; 03 1201020008 Novembre . . 0% i ROS 0 119008 Inverno: n 0° 6|7:497.9) ee i Primavera . . 00.600) 8 e 3182 Fstate cut 0 0 ee 0307 Autunno sp 008480 0 O 0 I 0%.9] 0°. T07200 Ottobre . . . 0%181- 09. 5] OR 00 ee 0. 8 ADORA 00:83 4.00061 O 00 EA LI Li Ca i LI i ep 1 ira, È ps I fi 1 dai de iaia Dicembre . Gennaio Febbraio Marzo . Aprile . Maggio. Giugno . Luglio . Agosto : Settembre . Ottobre. Novembre . Inverno. Primavera . Estate . Autunno . Anno. 12. 5 dea ez: 10.0 1139 10. 8 25. 8 26. 3 26. 4 26. 5 24. 0 23. 6 20. 1 IR; 15.9 14. 8 11 | LOT 16. 0 15. 1 20. 0 19. 2 1821 17. 52 stake e E, i E e e QUINTE ° ai SS DRS 5 3 3 Pa |da8ì BE oca#85R 8 TPO FP TO w O GO | a D O $ zo '|Aog| = € d € —=(cT_-e) 2 11. Set. 1 — 5.8 9.8| 16.4| — 6. 4 10.7|5215.7 — 4,9 12. AD: — 53. 8 14, BBrL6.1 — 1.2 18.-ONBl 141.2 22.7| 18.1) 44.6 26. Dil48. 41 HA 7.9 25.9|3.18.3| 4 8.2 249961109507 20. INSATA n RECo, 15. eo — 2.7 10. 16. 4 — 5.7 14.916. 2 — 1.1 25. 18.3] + 6.9 19 S9RTe Sed 17. i 17.1) +0.4 SUS fl 888 S SE De VD D a Fio gf AMET Rc AA VT) LAS RSA, TIT CIRO I TA BE op Peas) SEA) CE: pi gi gie gt9 NE Tg A SA AZIO RE SS: ERGO A Ng Lp gia LE 7 DLE oa TE1n2 MIO Fis) DOTI OA iti. SUNTO DI MEMORIE (1) ProF. G. LAURICELLA. —_ SULLA CONVERGENZA DELLE SERIE DEGLI SPOSTAMENTI E DELLE VELOCITÀ DEI PUNTI DI UN SOLIDO ELASTICO VIBRANTE. Pror. E. DI MATTEI — SULLA TRASMISSIONE DELLA PE- STE BUBBONICA AGLI ANIMALI. Occupandosi i’A. delle vie di diffusione della peste per mez- zo degli animali volle studiare la questione controversa della. recettività all’ infezione dei suini, ovini e volatili. Dalle sue ricerche risulta che i grossi e piccoli suini qua- lunque sia la via d’infezione (sottocutanea, gastrica, venosa) am- malano più o meno gravemente di peste, per indi dopo alcuni giorni rimettersi completamente allo stato di sanità. I sintomi che dimostrano sono ipertermia, diarrea, prostrazione. Nelle loro secrezioni ed escrezioni si può riscontrare il bacillo pestogeno. Per quanto riguarda gli ovini analoga importanza essi mo- strano dal punto di vista epidemiologico anche per l'industria e commercio delle loro pelli. Questi animali sia che vengano inoculati per la via sottocu- tanea, sia per la via venosa anche quando il materiale pestogeno è in quantità notevole e virulentissimo ammalano con disturbi di febbre, inappetenza, abbattimento; ma essi dopo alcuni gior- ni si rimettono completamente. Infine intorno all’ altra questione controversa della suscetti- bilità o meno all’ infezione degli animali da cortile (polli, colom- bi, galline, pulcini, piccioni) le ricerche dell’ A. hanno confer- mato e generalizzato i risultati che altri sperimentatori hanno ottenuto per qualcuna delle predette specie, assodando così la refrattarietà di tali animali all’ infezione pestogena. In ogni caso benchè ammalati suscettibili all’infezione, tutti questi animali più o meno refrattarî possono essere un grave pe- ricolo di diffusione dei germi pestogeni. (1) Queste Memorie saranno pubblicate negli Atti. NEI GE TA ORI CRITERI POR NT i VI DR 1 98 TREE Pror. E. Di MATTEI — TOPI E GATTI NELLA DIFFUSIO- NE DELLA PESTE. Dalle ricerche istituite nel suo laboratorio sulla diffusione della peste per via dei topi, risulta che mettendo nella stessa gab- bia topi inoculati di peste e topi sani, quest’ ultimi non s’ infet- tano per via dei materiali di rifiuto (secrezioni ed escrezioni) dei topi malati, mentre gl’ inoculati soccombono sempre all’ infezione dopo un periodo regolare di tempo oscillante da 2-4 giorni. Ciò verrebbe a dimostrare che pur essendo i topi degli ani- mali sensibilissimi all’ infezione pestogena, tuttavia nelle condi- zioni normali di convivenza di topi infetti con topi sani non è molto facile la diffusione dell’ infezione fra essi. Ma queste ricerche sia per la loro pochezza, sia per le con- dizioni artificiali dell’ esperimento che non sempre ci fanno fi- danza della via, quantità, stato di virulenza, modo d’introduzione del materiale pestogeno nell’ organismo di questi animali, e che non sempre rispecchiano le condizioni naturali nelle quali essi animali vivono e possono infettarsi, sia infine per altre conside- razioni di specie, razza, ambiente ecc. che saranno svolte nel lavoro per esteso, non hanno la pretesa di toccare la questione epidemiologica ma quella soltanto di indagare per via dell’espe- rimento come è perchè questi animali sono nei luoghi infetti così facilmente predisposti all’infezione pestogena. ° Relativamente ai gatti, ospiti comuni delle nostre case e più a contatto di noi che i topi, le ricerche hanno dimostrato che questi animali, sia nutrendosi di topi morti di peste, sia inocu- lati con materiale pestogeno non pigliano l’ infezione. Essi mostrano però all’ infezione sperimentale dei disturbi notevoli ed eliminano in quel periodo nelle secrezioni il bacillo specifico e specialmente nelle escrezioni quando si nutrono di materiale pestogeno. Essi possono quindi essere veicolo assai terribile per la dif- fusione dell’ infezione, sia per la disseminazione nel suolo dei loro materiali di rifiuto, sia per le loro zampe imbrattate di ma- teriale fecale infettivo, sia per Il’ abitudine che essi hanno di graf- fiare, producendo delle lesioni con possibile inoculazione di ma- teriale pestogeno. faro ei O UR Lin BIRIE Te e # e RA Rs pda Sarebbe quindi giustificata l’ abitudine che si aveva antica- mente nelle epidemie di uccidere tutti i gatti come agenti pro- pagatori dell’ infezione. PROF. G. SAIJA — SULLA RISOLUZIONE DEI GRANDI TRIANGOLI GEODETICI. Con questo titolo l’ A. esamina due delle più importanti que- stioni dell’ alta Geodesia teoretica e pratica : 1. Dalle misure angolari eseguite effettivamente tra i punti reali 4, Bb, C della superficie terrestre, passare agli angoli che rispettivamente vi corrispondono tra i punti A', B', C' immagi- nati sulla superficie dell’ elissoide di Bessel. 2. Noti gli angoli geodetici 4g, By, Cg, determinare gli an- goli piani Ap, B», C, che corrispondono in un triangolo piano ausiliario avente i lati lunghi quanto quelli del triangolo geode- tico. Per la prima questione vengono stabilite formole completis- sime, nelle quali sono introdotte le correzioni fisiche, dipendenti dalla refrazione , dall’ aberrazione terrestre e dall’ anomalia di gravita, oltre le correzioni geodetiche. Per la seconda questione sono stabilite formole in cui l’ ec- cesso sferico è diviso fra i tre angoli in parti direttamente pro- porzionali alle curvature dei corrispondenti vertici. Infine il lavoro è completato con un’ applicazione numerica in cui viene risolto il grande triangolo geodetico transmediterra- neo Mulhacen — M’Sabiha — Filhaoussen, del classico collegamen- to astronomico-geodetico della Spagna coll’ Algeria. Elenco dei libri pervenuti in cambio e in dono, presentati nella seduta del 15 novembre 1898. ITALIA Bari — La Puglia medica — Ann. VI 2-5. Bologna — Acc. delle scienze dell’ Ist. — Rend. N. S. Vol. II 3-4. id. — Soc. med.-chir. — Boll. Ser. 7° Vol. IX 5-3. SCO] E Cagliari — Soc. tra i cult. delle sc. med. e nat. — Boll. 1893-96. Firenze — Acc. dei Georgofili — Atti. Ser. 4% Vol. XX 2-4, XXI 1-2. id. — Soc. entomolog. ital. -— Boll. Ann. XXX ln22; Genova — R. Acc. medica — Boll. Ann. XII 4-6, XIII 1. Milano — Collegio degli ing. e archit. — Atti. Ann. XXX 2-4, XXXI 1-2. SR. Ist. lomb. di sc. e lett. — Red. Ser. 2* Vol. XXXI tI-16. id. — Soc. ital. di sc. nat. — Atti. Vol. XXXVII. Mineo — Osservat. meteor.-geod. « Guzzanti » — Boll. Ann. XII 6-9. Modena — Le stazioni sperim. agrario — Vol. XXXI 3-4. Moncalieri — Osservat. meteor. — Boll. Ser. 2% Vol. XVIII 5-8. Napoli — R. Acc. delle sc. fisic. e mat. — Rend. Ser. 3% Vol. IV 5-7. id. — R. Acc. med.-chir. — Atti. Ann. LII 1. id. — Arch. di ostetr. e ginecol. — Ann. V 6-10. Padova — La nuova notarisia — Ser. 9° sett. 1898. id. — Soc. ven. trent. di sc. nat. — Boll. Ser. 2° Vol. VI 3. Palermo — Giornale scientifico — Ann. V 6-9. id. — Soc. sicil. d’igiene — Boll. N. S. Ann. I 2-3. Perugia — Acc. med.-chir. — Atti e Rend. Vol. X 1. Portici — R. Scuola di agricolt. — Annuario 1997-98. Roma — R. Acc. dei Lincei — Rend. CI. sc. fis. mat. e nat. — Ser. 5° Vol. VII 1° sem. I11-12, 2° sem. 1-8. id. — R. Acc. medica — Boll. Ann. XXIV 2-3. id. -— Acc, pontif. dei nuovi Lincei — Atti. Ann. LI. 4-7. — Mem. Vol. XIII-XIV. id. — R. Comit. geolog. d’Italia — Boll. Ser. 3* Vol. VIII 4. « id. — Soc. geogr. ital. — Boll. Ser. 3% Vol. XI 7-11. id. — Soc. geol. ital. — Boll. Vol. XVII 3. id. — Soc. ital. delle sc. nat. — Mem. Ser. 3* Vol. XI. id. — Soc. rom. per gli st. zool. — Boll. Vol. VII 1-2. Siena — Riv. ital. di sc. nat. — Ann. XVIII 7-10. Torino — R. Acc. delle scienze — Atti. Vol. XXXIII 7-15. id. — R. Ace. di medicina — Giorn. Ann. LXI 5-8. | Venezia — R. Ist. ven. di sc. lett. e arti — Atti. Ser. 7% Vol. IX 8-9. ESTERO Aguascalientes — El instructor — An. XV 1-2. Basel — Naturf. Geselll — Verhandl. Theil XII 1. Bordeaux — Soc. des sc. phys. et nat. — Mém. Sér. 5€ Vol. III. — Proc. verb. 1896-97. ROME VOTI SLAVE TATA Pali le fs ila Boston — Americ. Acad. of arts and sciences — Proceed. Vol. XXXIII 9-17. id. — Soc. of nat. history — Mem. Vol. V 3. : — Proceed. Vol. XXXIII 5-17. o Bruxelles — Acad. roy. de médicine — Bull. Sér. 4€ Vol. XII 4-8. id. — Revue de l’ université — Ann. III 10. Cambridge Mass. — Harvard Coll. Mus. of comp. zoòl.—Bull. Vol. XXVIII 5, XXXII: 5-8. Chapelle Hill — Elisha Mitchell scientif. Soc. — Journ. Vol. XIV 2. Edinburgh — Roy. Soc. — Proceed. Vol. XXI. — ‘Trans. Vol XXVIII 3-4, XXX! ir, Épinal — Soc. d’ emul. du départ. des Vosges — Ann. Ann. LXXII. Genève — Inst. nat. genevois — Bull. Vol. XXXIV. Haarlem — Holl. Maatsch. der wettensch. — Arch. néerl. des sc. ex. et nat. Sérz'2° Nol. — Mus. Teyler — Arch. Sér. 2€ Vol. V 4, VI 1. Halle — Akad. der Naturf. — Verhandl. Bd. LIII-LXIX, Hermannstadt — Siebenbirrg. Verein fiir Naturw. — Verhandl. Bd. XLVII. Landshut — Botan. Verein — Berich. Bd. XV. Lausanne — Soc. vaud. des. sc. nat. — Bull. Sér. 4€ Vol. XXXIV 128-129. Liège — Soc. géol. de Belgique — Ann. Sér. 3€ Vol. XXV 1. London — Roy. Soc. — Proceed. Vol. LXIII 397-401, LXIV 402-403. Manchester — Lit. and phylos. Soc. — Proceed. Ser. 2" Vol. XLII 2-4. Marseille — Faculté des sciences — Ann. Vol. VIII 5-10. México — Soc. cient. « Antonio Alzate » — Mem. y rev. Tom. XI 1-3. Montevideo — Mus. nacional — Ann. Tom. III 9. Moscou — Soc. imp. des Natural. — Bull. Ann 1897 2. Paris — Mus. d’ hist. nat. — Bull. Ann. 1897 6-8, 1898 1-3. id. — Soc. zool. de France — Bull. Vol. XXII. Philadelphia — Ac. of nat. sciences — Proceed. Year 1897 3, 1898 1. Id. — Wagner Free Inst. of sciences — Trans. Vol. V. Rovereto — I. R. Acc. degli Agiati — Atti. Ser. 3° Vol. IV 1-2. Rochechouart — Soc. Les amis des sc. et arts — Bull. Vol. VII 4-7; VIII 1. Santiago — Soc. scient. du Chili — Act. Vol. VII s. Stockolm — K. Svenska vetenskaps Akad. — Bih till Handl. Vol. XXIII 1-4. Stuttgart — Verein fiir vaterlind. Naturk. in Wiirtt. — Jahresheft. Jhg. LIV. Toulouse — Acad. des sc. inseript. et belles lettres — Mém. Sér. 9° Vol. IX. id. — Université — Ann. de la Fac. des sciences—Vol. VIII-XI, XII 1-3. Upsala — Universitet — Bull. of the geol. Inst. Vol. III 6. Washington — Smiths. Inst. — Rep. Year 1895. î — The Smithsonian Institution 1846-96. ta Vidi "USI ; £ > *99 e Wien — K. K. Geol. Reichsanstalt — Abhandl. Bd. XVII 4. — Jahrb. Bd. XLVII 3-4, XLVIII 1. Wiesbaden — Nassau-Verein fiir Natiirkunde — Jhg. LI. DONI DI OPUSCOLI Calandruccio S. — Sulla biologia di Iapyx e Campodea — Firenze 1898. Carnazza Amari G. — Del rispetto della proprietà privata nelle guerre marit- time — Modena 1898. Cona S. — Il morbo di Pacet — Napoli 1898. Cozzolino V. — Sindromi otitiche uditivo-vertiginose nei tumori dell’encefalo e loro importanza diagnostica — Napoli 1898. Cutore G. — Un caso di epispadia in un neonato — Napoli 1898. Galilei G. — Opere (pubbl. a cura del Ministero della P. I.) Vol. VIII — Fi- renze 1898. Giuffrida Ruggeri V. — La statura in rapporto alle forme craniche — Roma 1898. id. — L’ evoluzione dell’ immaginazione — Roma 1898. id. — Il peso dell’ encefalo in rapporto con la forma del cranio e col metapismo — Reggio 1898. Mercalli G. — Notizie vesuviane — Modena 1898. id. — Le notizie sismo-vulcaniche riferite nelle cronache napolitane apocrife o sospette — Napoli 1898. id. — I terremoti della Calabria meridionale e del Messinese — Roma 7 1897. Maugeri Romeo A. — La epicistotomia quale operazione preliminare per la re- staurazione dell’ uretra della donna — Roma 1898. Mirabella G. — La castrazione delle vacche — Catania 1898. Motta Coco A. — Contributo sulla produzione dei globuli rossi nel sangue cir- colante embrionale — Milano 1898. Pennisi Mauro A. — Conoscenza e creazione — Acireale 1898. Zinno S. —. Comunicazioni scientifiche di proprii esperimenti sull’ acetilene — Napoli 1898. GAP. Gi. TONI = I CCADEMIA GIOENIA © DI SCIENZE NATURALI IN CATANIA col e sunto delle memorie in esse presentate. ( NUOVA SERIE ) CATANIA i TIPOGRAFIA DI ©. Sironi 1899. CEEIEGETTAN URTO LETT OIL SUIRERETEETA TR ORI UUL UOC OUOCOUOUOUOCUUC O UU CC UUUCHOCtE CONTENUTE NEL aneseNntE FAI c ada dh pg pot dir al ad asd i i RANA RARE TOTTI Fascicolo LVI. ACCADEMIA GIOENIA DI EPENZE NATURALI IN CATANIA Seduta dell 11 Dicembre 1898. Presidente ff. — Prof. A. RICCÒ Segretario — }rof. G. P. GRIMALDI. i Sono presenti ì Soci effettivi Riccò, Cafici, Ardini, Fichera, Pennacchietti, Petrone, Di Mattei, Mingazzini, Andreocci, Gri- maldi e parecchi Soci corrispondenti. Viene letto e approvato il processo verbale della seduta pre- cedente. Si passa quindi allo svolgimento dell’ ordine del giorno che reca le seguenti comunicazioni : Pror. A. PETRONE. — Ricerche ulteriori sulla morfologia e chimismo dell’ emasia deì mammiferi (con dimostrazione di pre- parati). ProF. P. MINGAZZINI — Sul modo col quale le tenie aderisco- no alla mucosa intestinale (con dimostrazione di preparati). ProF. A. RIccòo. — Controllo delle osservazioni fatte per la gra- vità in Sicilia e Calabria. PRroF. P. BACCARINI e G. BusceMmi—Sui nettariî foliari della Olmediella Cesatiana, Baill. PROF. A. ANDREOCCI. — Sopra un racemo parziale : sopra al- cune relazioni riscontrate nel gruppo della santonina fra l’isomeria ottica e la triboluminescenza. ProF. G. SAIJA e F. EREDIA— Lisultato delle osservazioni me- f teorologiche del 1897 e 1898 fatte nel R. Osservatorio di Catania (presentata dal Socio prof. A. Riccò). DoTT. A. AMORE — Delle oscillazioni delle varie fa di tre- more muscolare (presentata dal Socio prof. G. B. Ughetti). | In seguito viene tolta la seduta. NOTE Pror. P. MINGAZZINI—-SUL MODO COL QUALE LE TENIE ADERISCONO ALLA MUCOSA INTESTINALE. Le nostre conoscenze intorno ai rapporti biologici degli ospi- ti coi parassiti sono ancora molto incerte, sebbene lo studio di essi presenti molti lati interessanti, sia dal punto di vista della biologia generale, sia ancora da quello dell’ utilità che i dati molto esatti sopra questo soggetto potranno apportare alla tera- pia dell’ uomo e degli animali utili. Non è peranco stabilito in qual maniera le Tenie agiscano sulla mucosa intestinale allorquando si fissano colle loro ventose; non si conosce ancora qual parte abbia in questa funzione di fissazione il rostello coi suoi uncini, in quelle specie che ne sono fornite; ed infine non si ha alcun dato preciso sulle peculiari alterazioni ‘che gli uni e le altre inducono sia sulla mucosa |, sia eventualmente sulle altre tuniche intestinali. Sono stati pub- blicati, è vero, taluni fatti particolari relativi a certe specie di Tenie, e, per citare un esempio, quello della 7°. botrioplitis della gallina che, secondo la descrizione di Piana (1), perfora profonda- mente la mucosa, arrivando talvolta alla muscolare, e determi- na sulla superficie esterna dell’ intestino delle rilevatezze tuberco- lari; e così anche quel caso speciale menzionato dallo Schieffer- decker (2) per la Taenia cucumerina (Dipylidium caninum), che (1) PIANA G. P. — Di una nuova specie di tenia del gatto domestico (Taenia botrioplitis) e di un nuovo cisticerco delle lumachelle terrestri (Cysticerens botrio- plitis) ; in: Mem. Accad. Scienze Bologna (IV) Vol. 2° 1881, p. 387. (2) SCHIEFFERDECKER P. — Uceder eine cigenthiimliche pathologische Vertinde- rung der Darmschleimhaut des Hundes durch Taenia cucumerina; in: Virchow?s Archiv, T. 62, 1875 p. 475. 7. Na nel tenue di un cane aveva prodotto delle formazioni particolari nella mucosa , designate dall’ autore col nome di tunnel dovute ad uno straordinario allungamento dei villi. Date queste imperfette conoscenze, è ben naturale che vi sia anche oggidì controversia fra i varî elmintologi e patologi circa un fatto che ha richiamato già da molti anni l’ attenzione degli studiosi, quello cioè dell’azione perforante dell’ intestino attribuita a talune specie di elminti, come ad esempio alla Taenîa crassi- collis, ma siccome non si hanno dati sicuri per sostenere una tal tesi, così molti oggidì ritengono, con altrettante ragioni dei loro oppositori, che le dette perforazioni debbonsi attribuire piuttosto ad azioni batteriche di quello che all’ opera dei vermi, e che la ‘presenza in esse o nella cavità addominale degli elminti, sia piuttosto da interpretare come un fatto secondario. Senza entrare nella enumerazione dei fatti particolari di spe- ciali azioni patologiche determinate nell’ uomo e negli animali dalla presenza delle Tenie', i quali hanno attratto 1’ attenzione degli osservatori più che i fatti generali, come ad esempio gli effetti della polielmintiasi, quelli dell’ anomala sede dei paras- siti ecc. basterà qui ricordare, per quanto si collega col soggetto da me preso ad esaminare, quanto ha descritto lo Zirn circa una specie la 7°. crassicollis, della quale sara esposta l’ azione esercitata sull’ ospite nel corso della presente nota. Questo au- tore (1) ha trovato nell’intestino di un gatto il rostello di questa specie profondamente infossato nella mucosa, cosicché gli apici degli uncini si potevano constatare fra le glandole del Lie- berkihn. Dal qual fatto egli trae la conseguenza che gli uncini delle Tenie non servano soltanto ad agevolare la progressione del parassita e la sua adesione all’ ospite, ma altresì per adden- trarsi nella mucosa intestinale. Allo scopo di risolvere il problema prefissomi ho studiato gli intestini colle Tenie ad essi aderenti, e per non far distaccare queste ultime durante il processo di fissazione mi sono servito del mio liquido fissatore che uccide con grandissima rapidità (1) ZiigN F. A. — Helminthologisches ; in: Zeitschrf. f. Thiermedizin und vergl. Pathologie, V Bd., 1879. questi parassiti, non lasciando loro il tempo prima di morire di. contrarsi o distendersi e neanche di staccarsi colle loro ventose ed uncini dalla mucosa, come ho potuto provare esaminando i preparati microscopici ottenuti. Per le mie ricerche mi sono ser- vito dell’ intestino tenue del gatto, nel quale, come è noto, sono contenute comunemente due tenie in gran numero d’ individui, cioè la 7. crassicollis ed il Dipylidium caninum. Quest’ ultima viene annoverata altresì fra i parassiti dell’uomo. Negli esemplari d’intestino da me esaminati era assai più frequente la prima che la seconda. I tagli furono eseguiti sia trasversalmente, cercando di seguire nel miglior modo possibile i villi e le glandole di Lieberkiihn sia longitudinalmente. Le sezioni vennero colorite in modo diverso ma con maggior prevalenza mediante l’ematos- silina Ehrlich e l’acido picrico. Taenia crassicollis.—-Nella maggior parte dei casi gli indivi- dui di questa specie si trovano attaccati col loro scolice in dire- zione perpendicolare alla superficie della mucosa (V. fig. 3). Tali scolici raggiungono la superficie di questa a livello della base dei villi nello spazio interposto fra essi ove si trova lo sbocco di di- verse glandole del Lieberkihn. Giammai nei miei preparati ho potuto constatare quanto lo Ziùrn ha descritto e figurato per que- sta stessa specie e nel medesimo ospite, cioè la presenza degli uncini nello spessore della mucosa, tra le glandole del Lieberkihn, e se in qualche caso ciò sembra avvenire, si vede facilmente come si debba attribuire ad un semplice spostamento delle varie parti del preparato, facile a succedere quando si tratta di parti semplicemente aderenti e non collegate fra loro da continuità di elementi istologici. E ciò soprattutto accade allorchè la sezione non si è bene attaccata al portaoggetto o nel momento in cui si sovrappone il coprioggetto al balsamo. Del resto esiste un carat- tere costante e sicuro per giudicare della posizione normale del parassita nella mucosa, carattere del quale verrà parlato, trat- tando dell’ azione delle ventose. Gli uncini s’ insinuano raramente in mezzo alle cellule epite- liali (V. fig. 1); più di frequente le schiacciano colla loro pressione determinando sull’ epitelio degli infossamenti corrispondenti alla forma della porzione di uncino che su esso poggia. Le cellule ci- ù A “e 2 * Pe; D A ae di È Le 4 i ui e ia lindriche o caliciformi sotto l’ azione della pressione esercitata dagli uncini perdono la forma e disposizione regolari primitive, mostrano invece un’altezza variabile e si inclinano in differenti direzioni. La porzione degli elementi cilindrici interposta fra il nucleo e l’ estremità libera della cellula, che normalmente è mol- to sviluppata, viene a ridursi fino a scomparire affatto. Inoltre per effetto di una pressione notevole sì può avere un completo spostamento ed una grande riduzione in volume delle cellule ci- lindriche, ed esse possono anche trovarsi del tutto schiacciate col corpo diretto in senso parallelo alla superficie della mucosa. Per tal modo l’ epitelio caratteristico del tenue, perde in certi casi, nei punti compresi fra la corona degli uncini, il suo aspetto pri- mitivo, e le cellule assai ridotte e così spostate appariscono come un epitelio pavimentoso stratificato. Del resto un tale aspetto non è generale, poichè nei punti in cui gli uncini fanno minor pressione, l’epitelio si mostra meno deformato con gradazioni in- sensibili fino alla sua forma normale. I nuclei degli elementi: cilindrici risentono meno del corpo cellulare gli effetti di una tale azione meccanica, perchè od hanno la forma normale e la costituzione della loro sostanza identica a queila delle comuni cellule dell’intestino, o tutt'al più hanno i contorni alquanto ir- regolari. A causa di queste alterazioni di forma, costituzione e dispo- sizione degli elementi epiteliali, il funzionamento normale di essi viene ad essere alterato. Infatti anche là dove l’ epitelio mostra soltanto leggiere modificazioni, le cellule caliciformi sono rare e scarse, hanno dimensioni minori delle normali, sono piuttosto deformate e presentano un orientamento irregolare corrisponden- te a quello delle cellule vicine. Caratteristica sopra ogni altra è l’azione che le ventose eser- citano sopra la mucosa intestinale. Esse aderiscono alla base dei villi e per il loro modo di funzionare si debbono ritenere come il principale agente di fissazione delle Tenie. Colla loro aspira- zione determinano a spese della mucosa e prevalentemente del- l’epitelio un rilievo caratteristico a forma di clava, costituito da un gran numero di elementi epiteliali modificati, assumenti nel loro insieme la forma della cavità della ventosa (V. fig. 2). Tali MII PRIMO LARE CO COREA NALI SES MORA O oe IE ICONE RE: formazioni clavate, che si vedono in rilievo sulla mucosa del villo, stanno a designare il posto occupato recentemente da una Tenia, anche quando il parassita non vi si trovi più, e sono perciò un segno che non lascia dubbio sulla presenza del parassita. Così anche allorquando per un artificiale spostamento nel preparato la Tenia occupi un posto che non è più il normale, si può sem- pre riconoscere il luogo ove aderiva guardando la base dei villi ove questi per la presenza delio scolice del parassita sono spo- stati e cercando le clave formate dall’ aspirazione delle ventose. Le cellule epiteliali che costituiscono lo formazione claviforme sono fra loro enormemente stipate, soprattutto nella porzione più ristretta della clava, quella cioè che forma il peduncolo di at- tacco alla superficie del villo. Le cellule cilindriche hanno per- duto la loro forma e dimensioni normali, sono divenute filiformi o clavate ; talune di esse sono anche caliciformi ed hanno i nu- clei, che corrispondentemente alla forma del corpo cellulare, sono allungati e filiformi, colla cromatina che si tinge più intensamen- te dei normali ; tra essi però ve ne sono taluni che hanno con- servato la forma primitiva circolare od ovale. Il corpo cellulare di questi elementi modificati non mostra alterazioni nel protopla- sma e l’orlo basale di essi, sebbene ridotto, è tuttavia presente. Questi accumuli claviformi non sono costituiti nella loro totalità e spese dell’ epitelio dei villi, ma vi concorre anche il sottostan- te connettivo, il quale forma al disotto della base di essi un ri- lievo conico piuttosto piccolo, che costituisce la parte centrale del peduncolo della clava. Il volume della porzione rigonfiata di queste clave uguaglia quasi quello della cavità delle ventose entro cui sì trovano e la parte assottigliata di esse corrisponde all’apertura della ventosa È che, come è noto, è più ristretta della loro cavità. Nello spazio interposto fra 1’ estremità della formazione cla- A vata e il contorno della ventosa esiste una sostanza amorfa, non 1 colorabile, e probabilmente formata da muco, nella quale tro- vansi dei vacuoli ovali o circolari, e dei nuclei in via di distru- zione. Tale sostanza fornita dall’ epitelio della formazione cla- vata, sta aderente alla cuticola della superficie della ventosa e_ viene probabilmente assorbita per la nutrizione di questa parte del parassita. Una simile sostanza, sebbene in minor quantità, trovasi pure fra l’apice del rostello e la superticie della mucosa, e tale sostanza viene fornita dalle cellule dell’epitelio sottoposte, anch’esse basse e modificate, come quelle che trovansi sotto gli uncini. «Tranne lo scolice, tutto il resto del corpo della Tenia, de- corrente in vario senso fra i villi, non produce alterazioni di sorta nell’ epitelio di questi; esso esercita un semplice sposta- mento pel volume che occupa, ma non ha alcuna azione sulla costituzione degli elementi coi quali viene a contatto. Il corpo del parassita, nel tratto compreso entro i villi intestinali, è rico- perto, al disopra della cuticola, da uno strato nutritivo analogo a quello da me descritto a proposito dei cisticerchi, tale strato nutritivo proviene probabilmente dalle sostanze alimentari che trovansi nel tubo digerente dell’ ospite. Dipylidium caninum. — La Tenia cucumerina o Dipylidium caninum aderisce molto più intimamente alla mucosa del tenue del gatto della 7°. crassicollis , poichè mentre questa raggiunge coll’ estremo anteriore del rostello soltanto l’ epitelio interposto fra la base dei villi, la Tenia cucumerina si approfonda col suo rostello estroflesso (più piccolo di quello della precedente specie e con uncini molto meno sviluppati) entro lo sbocco delle glan- dole di Lieberkihn, rimanendo però colle sue ventose aderente all’ epitelio interposto fra le glandole stesse, Dunque vi è diffe- renza fra il modo di attaccarsi di questa specie con quelio della T'. crassicollis ; cioè mentre questa aderisce colle ventose alla parte basilare dei villi, il D. caninum si attacca invece all’ epi- telio della superficie della mucosa, e mentre la T. crassicollis pel volume del suo rostello non lo può introdurre nel lume delle glandole, il D. caninum invece ve lo fa penetrare , dilatando però il lume della glandola di circa il doppio o il triplo dell’ or- dinario. Però non si nota alcuna alterazione negli elementi della glandola, sia in quelli a diretto contatto cogli uncini del rostello, sia nei più profondi. A causa di questo differente comportamento del rostello , si ha anche una diversa posizione nel luogo di adesione delle ven- tose poichè quelle del Dipy/idium caninum non si attaccano co- me quelle della Taenia crassicollis ai lati dei villi e propriamente. alla base di questi, ma invece sulla superficie libera della mu- cosa (V. fig. 4) e precisamente in quei tratti di epitelio che sono interposti fra le glandole di Lieberkilhn determinando anche quivi quelle formazioni clavate che abbiamo descritte a propo- sito delle 7. crassicollis. Sembra però che le ventose del Dipylt- dium caninum siano dotate di forza aspirativa molto più ener- gica di quelle della 7°. crassicollis poichè la formazione clavata è meglio sviluppata e più caratteristica di quella fatta dalle ven- tose di quest’ultima specie; ha cioè un peduncolo più stretto ed un rigonfiamento terminale relativamente più ingrossato e per di più nei preparati si trovano sempre le ventose intimamente aderenti alla mucosa, mentre quelle della 7. crassicollis sono più o meno spostate da essa. I nuclei delle numerosissime cel- lule allungate che entrano a far parte della clava sono in mas- sima parte meno deformati di quelli che sì trovano nelle pro- duzioni analoghe determinate dalla Taenia crassicollis e fra le cellule vi sono anche elementi caliciformi ben costituiti; i nuclei degli elementi del peduncolo a cagione della ristrettezza di que- sto sono allungatissimi, filiformi e fortemente tingibili coll’ema- tossilina. Il collo del Dipylidium caninum deve aiutare potente- mente le ventose nella loro azione aspiratoria poiché esso invece di essere esilissimo, come normalmente viene descritto negli esem- plari isolati, si mestra invece moltissimo rigonfiato, superando del doppio o del triplo la larghezza dello scolice. Nella mucosa invasa dalle Tenie, si osserva che là ove suc- cede la fissazione dello scolice i villi sono divaricati per lascia- re al parassita lo spazio necessario al suo attacco; 1’ epitelio è deformato per un certo tratto compreso fra le clave di adesione e l’ apice del rostello, o per il D. caninum, fino al punto nel quale il rostello s’ insinua nel lume della glandola di Lieberkùhn. Infine va osservato che tranne queste minime alterazioni: prodotte prevalentemente sull’ epitelio e per un brevissimo tratto, tutto il resto della mucosa intestinale è normale e quindi queste specie non inducono notevoli alterazioni sulla mucosa stessa. PI TIE a Rn PRETE E SE ent n e DI È; i Va Lei carne Spiegazione della tavola. Figura 1. — Sezione parallela alla superficie della mucosa dell’ intestino tenue di gatto, corrispondente alla base dei villi per mostrare il com- portamento generale del rostello di 7. crassicollis coll’ epitelio. Figura 2. — Ventosa della 7. crassicollis ; produzione claviforme dell’ epitelio da essa determinata ; sostanza mucosa con resti di nuclei, inter- posta fra la superficie della mucosa e quella della produzione claviforme. Figura 3. — Sezione trasversa della mucosa dell’intestino tenue del gatto collo scolice e colla prima porzione del corpo della 7. cr assicollis ade- rente alla mucosa. Figura 4. — Modo di adesione del Dipylidium caninum alla mucosa del tenue del gatto. Il collo della tenia è molto ingrossato e le ventose si attaccano sulla superficie della mucosa e non alla base dei villi. Pror. A. Riccò. —f CONTROLLO DELLE OSSERVAZIONI DI GRAVITÀ FATTE IN SICILIA E CALABRIA. Ho fatto il calcolo delle osservazioni di gravità, eseguite in Castellammare di Stabia, che è una delle stazioni in cui anche la Marina da guerra Austriaca fece nel 1894 la determinazione della gravità relativa. In vista del controllo che si voleva ottenere, ho fatte le os- servazioni complete della serie di tre pendoli due volte in cia- scuno dei' due giorni consecutivi, 16 e 17 ottobre 1898. Le durate medie dell’ oscillazione dei pendoli, fatte tutte le correzioni, differiscono da un giorno all’ altro solo di 7 diecimi- lionesimi di secondo, e la gravità relativa da me osservata dif- ferisce da quella ottenuta dagli austriaci di solo 17/100 di milli- metro, ossia meno di 2 centomillesimi dell’accelerazione di gra- vità. E si noti che questi due valori sono stati ottenuti da osser- vatori diversi, in epoche diverse, con strumenti diversi e deter- minando il tempo, gli austriaci coll’ osservazione del sole al se- stante, noì colla trasmissione telegrafica. I valori ottenuti sono : Durata dell’ oscillazione 0%.5071417 16 ottobre 1898 » » 0. 5071410 17 ottobre 1898 differenza 7 Gravità osservata 9. 80345 Riccò » » 9. 80828. Austriaci differenza IT Si GO IRR ILA E pio He i vin Pr Io) PRE De QUANT f vw ls é A Patorali St Do dat pa + ip S i i Frs i ni ig Si deve poi considerare ancora che quest’ ultima differenza è nel senso di quella che sarebbe prodotta dalla così detta varia- zione secolare dei pendoli, i quali col tempo si contraggono; quan- do ritornati questi pendoli a Pola, se ne farà in quell’ ufficio Idrografico di nuovo la determinazione del tempo d’oscillazione, si troverà la correzione progressiva da farsi per la suddetta con- trazione : e molto probabilmente quella piccola differenza fra il valore trovato dagli austriaci e quello avuto da me scomparirà, o diverrà affatto minima. Questo risultato è assai rassicurante riguardo alle esattezze delle determinazioni di gravità fatte in Sicilia e Calabria. Prof. P. BACCARINI e G. Buscemi. — SUI NETTARII FO- LIARI DELLA OLMEDIELLA CESATIANA BAILL. | Da qualche tempo a questa parte son noti i nettarii estra- nunziali di parecchie artocarpoidee, segnatamente del genere Fi- cus (1), e non è difficile che ulteriori ricerche possano metterli in evidenza in altri generi di questa famiglia interessante e sotto certi rispetti poco studiata. E perciò che crediamo apportuno segnalare quelli della Olmediella Cesatiana; tanto più che si di- scostano abbastanza dal tipo illustrato dalla signorina Mirabella. Il genere O/medtella, stabilito dai Baillon sopra alcune piante dei giardini botanici di Napoli e Parigi è di patria ignota e co- nosciuto soltanto in esemplari maschili (2). La pianta sembra molto più diffusa nei giardini d’ Europa, di quello che a prima vista si potrebbe credere, poichè il suo aspetto esteriore la fa rassomigliare in modo sorprendente a va- rie specie del genere Ilex ed infatti va per lo più sotto il nome (1) M. A. MIRABELLA — I nettarii estranunziali nelle varie specie di Ficus. Nuovo giornale Botanico — Nuova serie Vol. II p. 340 Tav. X. | (2) Una comunicazione amichevole del Ch. Prof. Borzì di Palermo ci fa cono- scere che in quel giardino botanico ha fiorito di recente un esemplare femminile della nostra pianta. Dalle osservazioni istituite dal Prof. Borzì su questi fiori risulterebbe per altro che essa non è affatto un Artocarpea (Nota aggiunta durante la stampa). "a Mio: Vr Si Dì av De; i Pi: VAS ai È: 7 ei: Ro RESINE Di, di Ilex grandidentata o grandifolia 0 castanaefolia: quantunque l’assenza degli acarodomazii caratteristici di quest’ultimo genere dovesse far sorgere dei dubbi sulla esattezza di una simile de- terminazione. La frase diagnostica del Baillon, che fu pure un osservatore accurato, tace affatto attorno ai nettarii foliari della Olmediella; quantunque siano robusti e ben costituiti, probabilmente in con- seguenza della breve durata del loro periodo di attività, e del loro ridursi nelle foglie adulte solo a delle inconspicue cicatrici alla base della lamina foliare. Essi sono invece evidentissimi nelle folioline giovani e persistono con maggiore o minore atti- . vità fino alla differenziazione dei tessuti meccanici, che corrono lungo l’orlo della foglia; ed alla sclerificazione dell’epidermide. Hanno forma di due brevi coppette rivolte verso il lato su- periore della foglia, sessili o brevemente peduncolate, convesse dapprima e concave di poi in seguito alla lacerazione della cuti- cola ed alla dispersione del cumulo di secreto che essa ricopriva. Il tessuto secretore è dato da un epidermide modificata, in quanto che le sue cellule da tabulari quali sono abitualmente si allungano in prismi esagoni stretti e sottili disposti in una sola fila perpendicolarmente alla superficie del nettario. Le pareti sono sottili e cellulosiche : il contenuto torbido e granuloso a reazione zuccherina debole ed incerta. i Il secreto si depone tra la cuticola e gli strati interni della membrana, finchè la pressione esercitata da tale accumulo deter- mini la rottura della cuticola stessa e l’affioramento del secreto in forma di una gocciolina limpida e brillante poco o nulla vi- schiosa. Negli esemplari crescenti all’aperto è nei nostri climi diffi- cile lo scorgere senza qualche attenzione questa goccia di secreto: perchè è di regola abbastanza piccola e trattenuta per così dire come in una minuscola coppa, dai lembi della cuticola lacerata: ma collocando dei rami sotto una campana di vetro in un bic- chier d’acqua la si vedrà ingrossare rapidamente. La secrezione è ora leggermente acida, ora neutra (saggiata alla carta di tor- nasole); e col reattivo del Fehling si palesa ricca di glucosio. Il tessuto subepidermico della coppetta è formato da un epitema, MER RINIR ATE TRO OCA OI IDRO OVVIA ARI IANIIGO EMI CIARETTO Li LAT povero di clorofilla specialmente negli strati più vicini agli ele- menti secretori, in mezzo al quale va a terminare un pennello di esili tracheidi. Rare volte a ciascun lato della foglia s’ av- vertono due o più nettarii. Sembra a noi che la presenza di una sostanza zuccherina nel secreto e le circostarize nelle quali com- paiono questi organi indichino chiaramente degli stretti rapporti colla mirmecofilia. Difatto le foglie adulte sono rubustamente protette contro i danni di insetti o piccoli animali roditori dalla robusta com- pagine dell’ orlo meccanico foliare, dalla particolare struttura della epidermide, e dalla spinosità dei denti o lobi foliari. I teneri germogli sono intieramente sprovvisti di tali difese, ed è quindi ovvio il pensare che la funzione dei nettarii indicati sia quella di adescare nei paesi d’ origine qualche specie di for- mica che valga a difendere la pianta da altri piccoli nemici. Qui a Catania la pianta non è visitata da formiche né punto nè poco. Nelle folioline dei rami mantenuti sotto campane di vetro non di rado ci è occorso di osservare il raccogliersi di qualche gocciolina di liquido sulla estremità dei denti inferiori che più tardi divengono spinosi: e dalle osservazioni fatte ci è anche risultato che la reazione zuccherina manca in questi casi od è per lo meno molto dubbia. Il liquido del resto sorte qui attra- verso i rari stomi dei denti foliari e non è quindi il prodotto di uno speciale gruppo di cellule secretrici. Si tratta evidentemente in questo caso di idatodi rudimentali ed occasionali. i i Le stipule invece, ridotte a brevi emergenze coniche, hanno un epidermide che per la sua struttura ricorda molto davvicino quella secretrice dei veri e proprî nettarii: ma non vi abbiamo mai osservato secrezione di sorta. Per quel che riguarda il valore morfologico di questi nettarii essi vanno secondo noi considerati come omologhi a veri e pro- prî lobi foliari. Il giovane primordio foliare di fatto ha dapprima l’ aspetto di una protuberanza falciforme, sull’orlo della quale si disegnano alquanto più tardi tre prominenze distinte: la mediana di que- | ste prende il sopravvento e dà origine al lembo propriamente detto mentre Je due laterali formano i nettarii. Inoltre il fascio conduttore che innerva ciascuna glandula è affatto autonomo rispetto al reticolato del lembo. Esso si distacca dall’arco vasco- lare del picciuolo a metà lunghezza di questo : poi si dirige in alto ed obliquamente verso 1’ esterno : ed all’altezza della glan- ‘dula con una brusca piegatura vi penetra dentro. — Le Olmediee a foglie pennate son rare : ma non mancano ; e noi abbiamo voluto fermarci su questo carattere che coordinato i cari pai fiera ca elia sba ad uno studio morfologicamente più accurato del gruppo potrebbe acquistare una certa importanza filogenetica. 3 Le ultime terminazioni vascolari 300 date n brevi tra- dI cheidi e da cellule cambiformi le quali passano insensibilmente È al parenchima epitemiale. i È vi Durante il periodo di attività della glandula gli elementi | meccanici mancano del tutto in questa regione: però quando È. essa cessa di funzionare tanto gli elementi del tessuto epitemiale, ; . quanto gli elementi non xilematici del fascio subiscono una scle- | .rificazione più o men rapida e profonda. Il tappeto secretore in- ‘vece avvizzisce e vien tagliato fuori da uno strato abbastanza robusto di compatto tessuto suberoso : il quale resta per un certo tempo ricoperto dai residui dell’ epitelio glandulare frequente- mente invasi da ciufti di minuti fungilli. el gi è RISI” l A. ANDREOCCI-- SOPRA UN RACEMO PARZIALE. SOPRA d ALCUNE RELAZIONI RISCONTRATE NEL GRUPPO DELLA b SANTONINA FRA L’ISOMERIA OTTICA E LA TRIBOLUMI- «__ NESCENZA — Nota preliminare. 9 A proposito di alcuni stereoisomeri del gruppo della santo- È nina, ammisi con riserva l’esistenza dei racemo parziali, cioé di i, racemo attivi risultanti per parziale compensazione dell’ attività ottica di due stereoisomeri di segno contrario, con più carbonî asimmetrici e non di una medesima coppia di antipodi. Così ad esempio ritenni che 1’ acido desmotroposantonoso e la desmotroposantonina (fus. a 260°) se da un lato, per il rispet- tivo numero di carbonî asimmetrici e per quello limitato degli i a isomeri conosciuti, trovano ancora un posto fra le forme attive, prevedibili in base alla Teoria di Van” t Hoff e Le Bel, dall’ al- tro canto, per alcuni fatti che allora enumerai, non esclusi la possibilità che le dette sostanze possono essere, come i racemo, risultanti dall'unione di due stereoisomeri, però per compensazio- ne dell’ attività ottica di un solo dei carbonî asimmetrici in essi contenuti (1). Più tardi il Dott. L. Francesconi per spiegare l’ isomeria di. due acidi tricarbossili C'° H' 06, derivanti per successive tra- sformazioni dell’acido santonico, indicò per racemo attivo uno dei due isomeri (2). Ora ottengo un nuovo individuo cristallino per fusione e suc- cessiva cristallizzazione dall’aleool,o per semplice cristallizzazione, della miscela di due acetildesmotroposantonine C'*H*0*.0.C*H30, stereoisomere, cristallizzate, in prismi sottili, od in aghi; solubili con la stessa facilità nei solventi organici, però una destrogira fusibile a 156° (3) e l’altra levogira fusibile a 154° (4), e non ap- parienenti alla medesima coppia di antipodi anche per la diver- sa intensità del loro potere rotatorio. L’acetil derivato doppio che risulta da questa miscela inve- ce è cristallizzato in grossi prismi lucenti, fonde a 142° ed è me- no solubile in acido acetico dei suoi componenti. È levogiro ed ha un potere rotatorio specifico corrisponden- te alla metà della somma algebrica di quello dei due acetil de- rivati che lo compongono , come risulta dalle seguenti osserva- zioni fatte alla medesima temperatura, adoperando come. sol- vente l’acido acetico glaciale : (1) Vedi le conclusioni delle Memorie : Sui quattro acidi santonosi e sopra due nuove santonine. R. Accademia dei Lincei, Atti della classe di scienze fisi- che, ecc. 1895. Serie 52 Vol. II. — Sopra i quattro acidi santonosi. Gazzetta chimica italiana. Anno 1895. Vol. I, pag. 558. (2) R. Accademia dei Lincei, Rendiconti, 1896, Serie 5°, Vol. V, 2° sem., pag. 220. i (3) AnprEOccI — Gazz. chim. ital. Anno 1893, Vol. II, pag. 475. (4) A. ANpREOCCI e P. BertoLo — R. Acc. dei Lincei, Rendiconti 1898, Serie 5*, Vol. VII, 2° Sem. pag. 318. Concentra- Potere Punto zione rotatorio spe- di fusione |dellasoluzione cifico DEEO per (2) p24° Acetil derivato, levogiro. 154° 10. 00 — 119°.0 | Acetil derivato, destrogiro . . . . 156 10. 00 + 93.6 Acetil derivato, doppio levogiro . . 142 T. 76 — 12.8 Inoltre l’ acetil derivato doppio sciolto in acido acetico di- luito e trattato a caldo con una piccola quantità di acido sol- forico, per distacco dell’acetile, genera la miscela delle due de- smotroposantonine dalle quali provengono i due acetil derivati componenti. La detta miscela è facilmente separabile per cri. stallizzazione dall ‘alcool, o dall’ acido acetico ; si depone prima infatti la desmotroposantonina meno solubile, cioè la destrogira fusibile a 260° (1) e poi l’ altra levogira fusibile a 194° (2). In- vece la racemo acetildesmotroposantonina inattiva (3) fusibile a 146°--risultaunte dall’unione delle due acetildesmotroposantonine, antipode, fusibili a 154° (4)—decomposta con idrato potassico (5) e, come più tardi ho voluto ripetere, con acido solforico in so- luzione acetica, genera la racemo desmotroposantonina fusibile a 198°, che non si sdoppia per cristallizzazione dall’alcool, o dal- l’ acido acetico. Recentemente F. St. Kipping. e W. J. Pope (6) in seguito ad un accurato ed interessante studio cristallografico sopra nu- merosi derivati della canfora, dividono le forme esteriormente compensate in racemo, pseudoracemo e non racemo, paragonandole (1) A. ANpREOCCI. Gazz. chim. ital. Anno 1893, Vol. II, pag. 469. " (2) A. ANDREOCCI e P. BeRrTOLO. Loco citato. (3) La soluzione di questo racemo in acido acetico glaciale e con una con- x centrazione del 10,328 per °/, è inattiva. (4) A. ANDREOCCI e P. BeRrTOLO. Loco citato. (5) A. ANDREOCCI e P. BeRTOLO. Loco citato. (6) Ueber Racemie und Pseudoracemie—Zeitschrift fur Krystallographie unp Mineralogie von P. Groth—B. xxx, H. v, S. 443. CL VANE SPY VI Agen a Sie , a dacia et A alle forme che si possono avere dall’ unione di due sali, cioè un doppio sale, un miscuglio isomorfo, ed una semplice miscela. Ora l’ acetil desmotroposantonina, doppia e fus. a 142°, pre- scindendo dal fatto che, in soluzione, è attiva sulla luce polariz- zata, a quale classe di queste forme esteriormente compensate essa potrebbe appartenere? La risposta l’ attendo dalla cortese gentilezza di persona competente in cristallografia. Intanto quan- tunque profano di questa scienza mi si permetta di esporre la mia debole opinione in proposito. Io non ritengo l’ acetil derivato fus. a 142° per una miscela di due semplici forme; e nemmeno lo credo un pseudoracemo , poichè i sopracitati Autori considerano il pseudoracemo come un individuo, che ha ugual forma cristallina dei suoi componenti e che fonde alla stessa temperatura, quando sotto il punto di fu- sione non si trasforma in racemo. Lo credo piuttosto una forma racemica, poichè al pari dei racemo risulta per fusione di quauti- tà equimolecolari di due isomeri ottici, che, quantunque non so- no della medesima coppia di antipodi, pur deviano il piano della luce polarizzata in senso contrario e si rassomigliano perfetta- mente in alcune proprietà. Inoltre, come i racemo, esso si distin- gue dai suoi componenti per l’apparenza cristallina diversa.; ed anche per il punto di fusione e la solubilità differenti. Perciò io ritengo l’ acetil desmotroposantonina, fusibile a 142°, un racemo parziale. L’ esistenza di questo derivato acetilico doppio attivo, anche se cristallograficamente secondo la divisione di Kipping e Pope non potrà assegnarsi alla classe dei racemi, merita la nostra at- tenzione, perchè ci mostra che sono possibili nel gruppo della santonina, e forse anche in altri gruppi di sostanze organiche, delle forme doppie attive ben definite, oltre le doppie inattive che generalmente si prevedono dalla costituzione chimica e dal nu- mero dei carbonî asimmetrici, in base alla teoria di Van’t Hoff calice: Però con ciò oggi non intendo voler dimostrare che quei derivati della santonina da me ritenuti, con molta riserva, anche per racemi parziali lo sono realmente, nè tanto meno voglio s0- stenere che la forma doppia attiva può generarsi in tutti ì casì 2) N AI n19 E È Ri; € I IRPINO POE pare POT PULA | prevedibili e trasmettersi, come la racemia, ad una serie di ter- mini ottenuti per successive modificazioni intorno ai carboni asimmetrici. Anzi la formazione dell’ acetildesmotroposantonina doppia e attiva risultante da due isomeri ottici così simili, e la sua scissione in due desmotroposantonine, fa supporre che tal genere di forme doppie deve essere un caso poco frequente. Io confido che cristallograficamente si potrà decidere se una data sostanza attiva, a più carbonî asimmetrici, quando non è noto il rispettivo antipodo, è una forma doppia o semplice. Mi riservo di ritornare su questo argomento , quando potrò corredarlo della parte cristallografica e di altre ricerche sul mi- scuglio, anche non equimolecolare, dei due componenti che co- stituiscono l’ acetildesmotroposantonina, fus. a 142°, cristallizzan- dolo frazionatamente in varî solventi. Per una serie di derivati della santonina da me studiati, ho riscontrato alcune relazioni fra l’isomeria ottica e la tribolumi- nescenza, che si produce quando si frantumano i cristalli fra due superficie dure in luogo oscuro (1). Benché le mie osservazioni sono state fatte in una oscurità imperfetta, pure mi sembrano degne di nota le seguenti conclu- sioni che se ne possono trarre per la suddetta serie, alle quali finora non ho trovato alcuna eccezione : 1° Due isomeri ottici antipodi, rispetto alla triboluminescen- za si comportano ugualmente ; es : Acido destro-santonoso (fus. a 180°) . . . triboluminescenza debole Acido levo-santonoso (fus. a 180°)... . id. id. Destro-santonito etilico (fus. a 116°) . . . id. forte Levo-santonito etilico (fus. a 116°. . . . id. id. (1) P. Gucci e G. GrassI-CRISTALDI (Gazz. chim. ital. 1892, Vol. I. pag. 18) notarono che i cristalli dell’ acido iposantoninico presentano la particolarità di lampeggiare con luce verde quando vengono frantumati. Più tardi io feci ri- levare che i cristalli dei due santoniti etilici attivi, destro e levo, sono tribolu- minescenti, mentre quelli del racemo corrispondente non presentano il fenomeno luminoso (Gazz. chim. ital. 1895, Vol. I., pag. 494, 513 e 524.) In seguito a queste mie osservazioni il Prof. L. BRUGNATELLI, che ebbe la cortesia di fare lo studio cristallografico di alcuni derivati della santonina, da me ottenuti, trovò che erano pure triboluminescenti : 1’ etilisodesmotroposantonina , 1’ acido desmo- troposantonoso e l’ acido etildesmotroposantonoso (Zeitserift fiir Kristallographie 1990 .B, XXVI H. I,-S. 89). i e e MEZ NI, NALE go I NOLO Destro-etildesmotroposantonina (fus. a 82°). triboluminescenza forte | Levo-etildesmotroposantonina (fus. a 82°. id. id. Destro-acetildesmotroposantonina (fus. a 154°) lelg1d, nulla Levo-acetildesmotroposantonina (fus. a 154°) id. nulla 2° I cristalli dei racemo non sono triboluminescenti , anche se derivano da forme triboluminescenti ; es: Acido racemo-santonoso (fus. a 153°... . . triboluminescenza nulla Racemo-santonito etilico (fus. a 125° ). . . id. nulla Racemo-desmotroposantonina (fus. a 198°). id. nulla Racemo etildesmotroposantonina (fus. a 106°) id. nulla Racemo acetildesmotroposantonina (fus. a 146°) ld. nulla 5° Gli isomeri ottici, attivi, e non antipodi rispetto alla tri- boluminescenza non si comportono egualmente, es : Destro-desmotroposantonina (fus. a 260°) . . triboluminescenza nulla Destro-desmotroposantoniua (fus. a 189°). . id. leggera Levo-desmotroposantonina (fus. a 194% . . id. forte Destro-etildesmotroposantonina (fus. a 169°) . id. nulla Levo-etildesmotroposantonina (fus. a 82° . . id. forte Destro-acetildesmotroposantonina (fus. a 156°) id. forte Levo-acetildesmotroposantonina (fus. a 154°) . id. nulla Acido Levo-desmotroposantonoso (fus. a 176°) id. forte Acido Destro-santonoso (fus. a 180°)... id. debole Acido Levo-etildesmotroposantonoso (fus. a 127°) id. forte Acido Destro-etilsantonoso (fus. a 120°). . id. nulla 4° Le forme doppie attive, risultanti da due componenti non antipodi, possono essere triboluminescenti. Questo caso si verifica nella levo-acetildesmotroposantonina doppia (fus. a 142°) la quale è triboluminescente, però in minor grado del suo componente destrogiro che presenta lo stesso fe- nomeno. Io non saprei precisare se la triboluminescenza è dovuta esclusivamente all’ attrito, oppure anche all’energia latente, che accumulata nell’ orientamento delle particelle cristalline, si ma- nifesta quando viene demolito l’ edificio cristallino. È certo che | i | È s “30 o il fenomeno dipende anche dalla forma cristallina (1), poichè si attenua man mano che la sostanza si riduce in polvere più fina; inoltre tutti i derivati della santonina, da me studiati, se sono fortemente triboluminescenti hanno pure assai marcate le pro- prietà di soprafusione e di soprasaturazione e con grande len- tezza passano dalla modificazione amorfa (vetrosa o molle) a quella cristallina. In ogni modo la triboluminescenza è una proprietà che non va trascurata, per lo meno nel gruppo della santonina , poiché mi ha servito in più casì a distinguere gli antipodi dai loro ra- cemo e dagli altri stereoisomeri attivi appartenenti ad altre cop- pie di antipodi, quando vi è molta rassomiglianza negli appari- scenti caratteri fisici. E poichè i derivati della santonina formano una serie così ricca in casi d’ isomeria ottica, io sarei ben lieto che persona competente potesse eccuparsi di questo fenomeno, per ripetere le mie osservazioni in condizioni migliori di oscurità, possibilmente analizzare la luce che emettono quei cristalli che sono più tribo- luminescenti (2) e stabilire se veramente esistono correlazioni fra il detto fenomeno luminoso , la forma cristallina e la confi- gurazione nello spazio delle molecole. SUNTO DI MEMORIE (3) Pror. A. PETRONE—-RICERCHE ULTERIORI SULLA MOR- FOLOGIA E CHIMISMO DELL’ EMASIA — (con esposizione di preparati ). L’ Autore dice, che avrebbe mancato di gratitudine verso l’ Accademia Gioenia, alla quale più di 3 anni fa preannunziò la prima volta il trovato del nucleo dell’ emasia dei mammiferi, e in seguito vi comunicò varie memorie ulteriori sull’ argomento, (1) Il Prof. BRUGNATELLI osserva che i derivati della santonina tribolumi- nescenti sono anche di facile sfaldatura. (2) Alcuni derivati della santonina triboluminescenti emettono una luce gial- la, altri giallo-verde ed altri verde-smeraldo. (3) Queste memorie saranno pubblicate negli Atti. OR di se non avesse Idaro alla stessa il risultato di questi ultimi giuda DI sullo stesso argomento. Dopo avere riepilogato le ricerche comunicate al Congresso di Medicina interna a Torino nel 4 Ottobre scorso, per ciò che riguarda la struttura della emasia, conferm:i il metodo dell’estra- zione del sangue dal vivo nella soluzione osmica 1 :4000 come il più perfetto : 1’ estrazione nel liquido di Lugol preferibile per le colorazioni ulteriori e principalmente per praticare le varie rea- zioni del ferro, cede alla finezza e precisione di struttura che si ottiene con l’ acido osmico. Ripete il resto delle’ norme per completare i preparati. Ag- giunge che all’ ulteriore bagno nella soluzione picrica, ha potu- to sostituire l’ altro della soluzione borica, salicilica ecc. Comunica, a proposito delle sostanze coloranti, che ha potuto finalmente stabilire la sostanza che gli rendeva così prezioso quel tale inchiostro bleu, per cui aveva finora indarno fatti molti ten- tativi: e ciò, dopo aver sperimentato la serie dei bleu di anilina della casa Meister, Lucius et Bruning (Hoechst sur Mein). È il Bleu fin en grains, che dà sul sangue cavato nell’ acido osmico quel rapido e bellissimo ‘effetto di colorazione nucleare, e che si associa molto bene ai colori acidi per la doppia colorazione : resiste perfettamente alla chiusura in balsamo. La nigrosina e due altre qualità di bleu vi si avvicinano un poco; tutti gli altri bleu non riescono. i In modo che non dipendeva dalla manifattura dell’ inchio- stro, o sua modificazione ( ammuffito ): la bontà del reagente derivava dal colore speciale. Però questo stesso bleu deve essere formico (1 : 4000), diversamente dà colorazione un poco diffusa e vengono a mancare la grande bellezza e rapidità della colorazione. In riguardo al chimismo, conferma che soltanto nel nucleo dell’ emasia si scorge coi reagenti adatti la presenza del ferro: che questo ferro vi si trova allo stato di composto ferroso: ed infine che questo composto a minimo di ferro ha la proprietà di essere solubile nell’ acqua. Da questi fatti induce la probabile composizione del composto ferroso e ne ricava altre conseguenze che giustificano la diversa grandezza, sotto cui, nei preparati non SEITE Ma NRE TERRE E” A IPP IIC) DIOR I E ONORT ST RITI, IO ESE TS SIT EI AI pre Tati IZ E perfettamente riusciti, si presenta il nucleo sino alla scomparsa (emolisi completa). Fa rilevare che dopo questo nuovo trovato, il nucleo si dif- ferenzia anche per l’ intima composizione chimica dall’ emoglo- bina, il cui ferro non è, nè può essere scoverto dai reagenti, per- chè in combinazione organica. Ricorda infine le applicazioni clini- che esposte al Congresso di Torino, aggiungendovi altre consì- derazioni; e conclude, che principalmente per lo studio della . malaria, egli crede che sarà di un notevole e decisivo interesse lo scorgere accanto al nucleo immutato dell’emasia, un altro essere con un nucleo proprio, come si ha nella malaria degli uccelli. Dì Mattei —- Ha sempre seguito con vivo interesse gl’impor- tanti studi ematologici del Prof. Petrone; ed è lieto di comuni- care all’ Accademia che nel recente congresso medico di Torino, ove i preparati furono osservati attentamente e studiati da illu- stri maestri come Bizzozero, Golgi, Foà, costoro ne siano rima- sti favorevolmente impressionati, e si siano inoltre interessati di conoscere minutamente i processi di preparazione per rifare le osservazioni, prima di venire a un risultato definitivo sulla in- terpretazione da dare a quei piccoli corpi endoglobulari e che simulano ]’ apparenza di un nucleo. Egii è d’accordo poi col Pe- trone nel ritenere importante per lo studio della malaria l’ ap- plicazione dei metodi escogitati dall’ A.; é si augura che presto anche in proposito il Prof. Petrone possa comunicare all’ Acca- demia il risultato delle sue pazienti e delicate osservazioni. Petrone — Esprime la sua riconoscenza al Prof. Di Mattei per le benevoli parole dette, che insieme all’incoraggiamento avu- to ultimamente da altri Colleghi illustri a Torino, a Roma, a Napoli, l’invoglieranno sempre più a ricerche ulteriori. Egli sarà lieto quel giorno in cui questi studii potranno essere con- fermati dal mondo scientifico, meno per sè, ma per VItalia, alla quale resterebbe 1’ onore della scoverta. VRRSE A N SERI AVRAI a MONCE TI RETE SS FIORI das E Nei È, a REI Coat Pror. G. SAIJA E F. 'EREDIA — RISULTATO DELLE 0S- SERVAZIONI METEOROLOGICHE DEL 1897 e 1898 FATTE NEL KR. OSSERVATORIO DI CATANIA, Diretto dal Prof. A. RICCO. Vengono presentati i quadri relativi alle dette osservazioni. Per l’ anno 1897 sono da notarsi i grandi calori dell’ estate e la scarsezza della pioggia invernale. Per l’ anno 1898 è notevole l’ alta pressione in gennaio, su- periore di più che 10 mm. alla media dei sei anni precedenti. Nel barometro registratore si vede ua salto di quasi 20 mm. dagli ultimi giorni di gennaio al primo di febbraio. Quest’ anno fu poi molto piovoso, specialmente nel marzo e nell’ autunno; la pioggia complessiva dell’anno è circa una volta e mezza quella media dei precedenti 6 anni. Colla maggiore pioggia si ebbe mag- gior numero di giorni nuvolosi e piovosi ad una maggior fre- quenza dei venti orientali, provenienti dal mare, il che fu causa della predetta abbondanza di meteore acquee. G. AMmoRE BoNELLI — DELLE OSCILLAZIONI NELLE VARIE FORME DI TREMORE MUSCOLARE. L’A. ha istituite delle ricerche per determinare se il criterio adottato da Charcot, Dutil ecc. per la classificazione e la distin- zione dei tremori, desinto dal numero delle oscillazioni, sia un dato esatto che possa guidare nella diagnosi. Dopo l’ osserva- zione di numerosi tracciati, risponde negativamente, riferendosi alle seguenti più importanti conclusioni : 1° In poche forme il tremore è il risultato solo e semplice di un’ alternativa di rilasciamento e di contrazione muscolare. 2° Alcuni tremori presentano nella loro andatura uu disor- dine tale da farli considerare come spasmodici. 5° Spesso l’ arto o la porzione dal corpo è sede di movimenti involontarii di natura coreica od atassica. i 4° In alcune forme il tremore si tramuta nell’ uno o nell’ al- tro di detti movimenti anormali; oppure l’ uno si accompagna all’ altro in guisa che appaiono intimamente collegati. 5° Molti casi occupano un posto intermedio fra quelli in cui (SIVORI AI, FEE E TE Lori da e e n La il tremore persiste al riposo e quelli in cui comparisce con i movimenti. 6° I tromogrammi di uno stesso ammalato differiscono 1 uno dall’ altro, specie in soggetti alcolisti, in ammalati di sclerosi e nella paralisi progressiva. 7° Il numero delle oscillazioni si mostra vario per un dato tempo, sia in diversi ammalati della stessa forma, sia nella Stessa persona da una porzione di arto ad un’altra ecc. | 8° Fra i pochi e classici casi di tremori ad oscillazioni ra- pidissime e quelli ad oscillazioni molto lente se ne frammette un grande numero costituito da forme di ritmo estremamente va- riabile. 9° I tremori più disparati per natura, fisonomia, ecc. presen- tano il medesimo numero di oscillazioni per m”. 10° Non esiste un tremore senile, come forma a sè e con il significato fin’ ora datogli; esso rappresenta 1’ esagerazione di quello stato di facile produzione dei tremiti fisiologici che il prof. Ughetti chiamò : Tromofilia. Elenco dei librî pervenuti in cambio e in dono, presentati nella seduta degli 11 dicembre 1898. ITALIA Bologna — Soc. med.-chir. — Boll. Ser. 7% Vol. IX 9-11. Milano — R. Ist. lomb. di sc. e lett. — Rend. Ser. 2% Vol. XXXI 17. Napoli — R. Acc. delle sc. fisic. e mat. — Rend. Ser. 3% Vol. IV 8-11. id. — Arch. di ostetr. e ginecol. — Ann. V tr. Palermo — Giornale scientifico — Ann. V 10. Roma—R. Acc. dei Lincei — Rend. CI. sc. fis. mat. e nat.—Ser. 5° Vol. VII. 2° sem. 9-10. id RR. Acc. med..— Boll. Ann. XXIV 438. id. — Soc. geogr. ital. — Boll. Ser. 3* Vol. XI 12. Venezia -— R. Ist. ven. di sc. lett. ed arti — Atti. Ser. 7° Vol. IX 10. ESTERO Aguascalientes — El Instructor — Ann. XV 3-4. Bruxelles — Acad. roy. de médicine — Bull. Ser. 4° Vol. XII 9. Dresden — Naturw. Gesell. ingher. und Frankfurt — a/M. — Senk. naturf. Gesell. — Abhandl. Bd. ui A Ber. (1898, x London — Roy. Soc. — Proceed. vali LXIV 402-404. — Philos. Tragiol CLXXXVIII B, , INNATE 4-B CXC A. Stokholm — K. Svenska VELE ian Akad. — Bih till fio Vol. XXX. i DONI DI OPUSCOLI |, Coppola U. P. — Biografia di Pietro Antonio Coppola — Catania 1898. Lodi G. — Commemorazione del P. Luigi di Maggio — Palermo 1898. A A Roma Fot. Danesi Ti Ì bisrrsphrtti è È s agere È 3 an dai 9a TATA E È DRS TR n ) FPecs 2 AS A SE} sua ;i Mi prasi —_— . î È 3 » Elenco, dei }libri pervenuti in cambio e in dono, presentati nella seduta del del 25 Febbraio 1899. . È ; ; 4 É ; ; et LE 12 14 14° 15 16 16 16 17 " Gennaio-Febbraio 1899. Fascicolo LVII-LVIII. ACCADEMIA GIOENTA FENZE NATURA LI IN CATANIA Seduta del 28 gennaio 1899. Presidente — Prof. A. RICCÒ Segretario — Prof. G. P. GRIMALDI. L] Sono presenti i Soci effettivi Riccò, Clementi, Feletti, Grassi Cristaldi, Baccarini, Mingazzini, D’Abundo, Andreocci, Grimaldi. Viene letto e approvato il processo verbale della seduta pre- cedente. Il Presidente comunica che nell’ ultima seduta privata l’Ac- cademia ha nominato suo Socio effettivo nella Sezione di scienze fisiche e matematiche il Dott. Giuseppe Lauricella prof. di Calcolo infinitesimale nella R. Università. Si passa quindi allo svolgimento dell’ ordine del giorno che reca le seguenti comunicazioni : Prof. E. DI MATTEI — Sulla recettività dei topi per la peste bubbonica, ed importanza di questi animali nella diffusione di tale infezione. Prof. G. SAIJA — Deviazioni delle medie termometriche e baro- metriche mensili dalla media annua in Sicilia (presentata dal socio prof. A. Riccò). . Dott. I. J. ANDEER — Sud vacuoli nei tessuti degli animali e delle piante (id. id. ) Prof. E. BoGgGIo-LERA — Sulla temperatura di ebollizione dei n composti chimici appartenenti alle serie omologhe C'Hz — (CH), — R (presentata dal socio prof. G. Grassi). In seguito viene tolta la seduta. NOTE Pror. E. Di MATTEI. — SULLA RECETTIVITÀ DEI TOPI PER LA PESTE BUBBONICA ED IMPORTANZA DI QUESTI ANIMALI NELLA DIFFUSIONE DI TALE INFEZIONE. Continuando le ricerche sulla recettività dei topi per la pe- ste bubbonica ]’ A. si ebbe a convincere che a parità di condi- zioni la via più comune e più facile per V infezione pestogena in questi animali è quella cutanea. L’ esperimento è stato semplice. Nella stessa gabbia furono messi a convivere topi inoculati con culture pure di peste, topi sani ed integri d’ ogni lesione, e topi sani ma con diverse lesioni praticatevi artificialmente in di- versi punti del corpo, come per es. graffiature , erosioni , abra- sioni alla regione plantare delle zampe, al muso, alla superficie dell’ addome o del dorso dopo spelatura ecc. Di questi animali soccombettero sempre i topi infetti di bacillo pestogeno e parec- chi di quelli con le lesioni cutanee artificialmente apportatevi ; la morte in essi avvenne per infezione di peste ; rimasero inve- ce sempre sani, quegli altri topi non inoculati ed esenti d’ ogni lesione. Questi esperimenti sono stati convalidati da altri analoghi fatti con topi sani sulle cui abrasioni artificiali della superficie cutanea si strofinavano o si tenevano a contatto per qualche tempo tracce di culture di peste. A questo modo i topi soccombevano, mentre essi rimaneva- no in vita se la cultura si depositava o si strofinava leggermente su punti del corpo integri. Altri esperimenti sono stati fatti con punture di spillo infetto di coltura di bacillo pestogeno. Con tale trattamento special- mente se le punture sono multiple, si sviluppa rapidamente nel- l’animale l’ infezione pestogena. Queste ricerche avvalorano sempre più il concetto che la via più frequente e più comune per l’ infezione pestogena in questi animali e forse anche nell’ uomo dev’ essere la cutanea e molto probabilmente per la puntura di insetti. Infatti questi risultati troverebbero un certo appoggio nelle osservazioni del Simond, che ugualmente crede assai più difficile la infezione nei topi per le vie digestive o respiratorie, anziché quella cutanea che crede invece più facile per le punture di in- setti come le pulci. Secondo tali ricerche sarebbe così agevole spiegare la recet- tività e la diffusione della peste per via dei topi; poichè vivendo questi animali roditori in buchi più o meno stretti e scabri co- me i fori che essi praticano attraverso i muri o il terreno, o attraverso pareti o mobili di legno e quindi vivendo in punti ove è facile lacerarsi la cute sul cammino, nell’uscita o nel rientrare precipitosamente, possono riportare sul corpo lesioni o abrasioni (che del resto è facile riscontrare in tutti i topi) le quali permet- tono l’ attecchimento del bacillo pestogeno per il semplice contatto di esso con le superficie lese o erose del loro corpo. ProF. G. SAIJA — DEVIAZIONI DELLE MEDIE TERMO- METRICHE E BAROMETRICHE MENSILI DALLA MEDIA ANNUA IN SICILIA. La media aritmetica M,, è il risultato migliore come sintesi di un complesso di osservazioni di un dato elemento meteorologico, perchè annulla la somma algebrica delle deviazioni d,; da; d3;.... òn dei singoli valori M,, Mz, Mz, ....M, dal valore medio M,, e perchè rende minima la somma [dd] dei quadrati delle devia- zioni. | Senonchè le medie non bastano per darci un’idea completa del modo come si è svolto l’ andamento dell’ elemento meteoro- logico studiato; ed invero due medie identiche possono risultare da un numero uguale di valori molto disuguali. MALI Leo ce i CISA, Si rimedia in parte a questo inconveniente, dando insieme al valore medio, i valori minimo e massimo corrispondenti. Così però sì conoscono i limiti estremi del fenomeno, ma resta nasco- sto il suo medio svolgimento. Crediamo noi che una media meteorologica acquisterebbe maggior pregio, se insieme al suo valore M, si desse anche la media delle deviazioni è, calcolata per mezzo della formola : pia ] n Nella presente nota, abbiamo applicato questa formola alla ricerca della deviazione media annua delle medie mensili termo- metriche dalla media termometrica annua, ed alla ricerca della deviazione media annua delle medie mensili barometriche dalla media barometrica annua, per le seguenti città siciliane : Calta- nissetta, Catania, Girgenti, Messina, Palermo, Riposto, Siracusa e Trapani. Ad eccezione di Catania, le medie mensili ed annue adope- rate si riferiscono al decennio 1880-89, e furono calcolate adope- rando i dati forniti dagli Annali del R. Ufficio Centrale di Mete- orologia e Geodinamica di Eoma. Per Catania ci siamo giovati delle medie relative al settennio 1892-98, che abbiamo estratte dalla nota pubblicata l’anno scorso dall’ insigne Prof. A. Riccò in collaborazione collo scrivente (1), e dalla nota pubblicata quest'anno dallo scrivente in collaborazione col signor F. Eredia (2). E ciò perché le osservazioni ai Benedet- tini s’ incominciarono col 1° dicembre 1891, appena ultimati i principali lavori d'impianto dell’ Osservatorio astrofisico, diretto, insieme all’ Osservatorio Etneo, dal predetto Riccò. In ciascuno dei seguenti quadri, corrispondenti alle otto pre- dette città, sono segnati: (1) PROFF. A. Riccò e G. Sara — Risultati delle osservazioni meteorologiche fatte nel quinquennio 1892-96 all’ Osservatorio di Catania — Atti dell’ Acc. Gioenia, Ser. 4%, voli XI, 1898. . (2) PROF. G. SAlJA e F. EREDIA— Risultato delle osservazioni meteorologiche del 1897 e 1898 fatte nel R. Osservatorio di Catania, diretto dal Prof. A. Riccò — Atti dell’ Acc. Gioenia, Ser. 4%, vol. XII, 1899. sa Marzo Mesprile ... . È i . Maggio. . Mi Giugho. . . di di fifissosto. . . di ? i ta Do ) Di fo Anno, . ), . Gennaio . . MWFebbraio. . È. Buglio... , 94 Settembre . fi Ottobre. . . _ Novembre . «Dicembre. . mensili è = # — #,,; e la deviazione media annua È I valori 5 in millimetri di mercurio delle pressioni atmosfe- riche medie mensili; il valore d,, della pressione atmosferica me- dia annua; le singole deviazioni mensili è — d — bm; e la devia- zione media annua è, = | Le altitudini degli strumenti meteorologici e gli anni di os- | servazioni sono rispettivamente: Caltanissetta Catania Girgenti Messina Palermo Riposto Siracusa Trapani altitudine in metri Palermo n I valori t in gradi centigradi delle temperature medie mensili; il valore #,, della temperatura media annua; le singole deviazioni anni delle osservazioni 1880-89 1892-98 1882-89 1882-89 1880-89 1880-89 1880-89 1881-89. Messina = o pei pr Ae - SS Mar (i) | fan DD | Hi (ii DR o ww SI » - » SI » ++4+4+4+4+ SI SI SEI ON ++ » -» | STRESA FORO ES CORROTTO RO ZEOE GA O I TOSO I ENI pun Lio) i det d802) VM Stle=180, m 7 URL nr 7 3 Haga; dg H_ Oo B_ A N IA ON vv‘ Gennaio ... Febbraio . . Marzo . . . Aprile... Maggio. . . Giugno. . . Luollor. Agosto . . . Settembre . Ottobre. . . Novembre . Dicembre. . FAMMI Gennaio . . Febbraio . . Marzo . . Aprile ... Maggio. . . Giugno . . . Muelo:t.» » DONATI NOTI TOC ++4++++ DI _ >» » SS) » » » » Siracusa » “» - » STO TORRI -» » » LS) OI » LS) e) FT 007 INT 02 INT © SE - DO DI » ho (| » IS = Al e i VO Sr -» I » mm —761,0 ìd=+1,0 m Sc SS eee i. mm È t—-17°,6 è —=-+-50,3.06— 756,10 0,0008 1 —————r—;|,Y----_ =—_—r —__________—— —_—_________ ner —— 4 —_________________ mm. 3 » | I » SI IS WI tdi S Se (dI DI DI DI “» DI DI » (DI I SI DÌ >» (oli =] SIEM TEN DI 00,00 OT DELIA © i_o ©- -+| O_o o -oh--H Sg SSR TRIP ESOENTESTIOR aa = (dii DI { Dì I ISO VESTO. - » mm n Caltanissetta BP 9 Wo 0,9 um mm d—+5,%4|b—=760,1 d—=+1,2 m m mm SI » SI SI n» » mm i14°;7.0= 604011208 m I 2 8 60 26, BIS m SE? Ga Girgenti Trapani Ò b Ò t Ò b Ò E: SAR mm mm. mm. Ù mm. O TAO 6 0 0 608762, 1 GOL SL 1 RON RI 6,0611180 L00759 ES 1A Me gi 2 — 280097, 20) — 2 RO 39 — 2,558 512,8 ie 8907 0 L02609 ORSO Lo 6, 13908 0 RION Ad ST 604 06 +.8,8| 39,8 00 RI 6 e SON SO AES8,32 | 9000400 025870.) 608, 0.01 fieno .|21,9 45,5) 40,6|+0;8| 24,3.|+5,5|] 61,4|+ 0,5 MOttobre. . .| 18,0 |+ 1,6] 40,44 0,6| 20,8 + 2,0) 61,0|+ 0,1 WNovembre .| 13,3 | — 3,1| 40,7|-+ 0,7) 16,5 |- 2,30 62,4|/+1,5 | Dicembre. . geo 7400020 Lo 013,8 — 5,01 761, 5 | 4-06 F pomo vanno. i 160,4 è —2179;8 b—739,8 Hi t=18°,8 d=+5°0 1=760,9 +10 È ì m m m nt mm m im iù 1 .Dall’ esame dei precedenti quadri risulta, come del resto era ] da aspettarsi, che in tutta la Sicilia l’ andamento annuo della A temperatura è identico, ed è tale che le medie termometriche î mensili di novembre, dicembre, gennaio, febbraio, marzo ed aprile È: sono inferiori alla media annua, e le medie di maggio, giugno, lu- 7 glio, agosto, settembre ed ottobre sono superiori alla media annua. È La media termometrica di maggio è quella che più si avvi- È. cina alla media annua; epperò la relativa deviazione mentre è appena + 09,2 per Siracusa e Trapani; + 09,4 per Messina; + 09,5 per Catania; + 0°,7 per Palermo e Riposto, è superiore al grado per Caltanissetta e Girgenti, che sono città alquanto elevate ed alquanto interne, specialmente Caltanissetta. Il mese più caldo è agosto per Palermo, Messina, Riposto, Siracusa e Trapani, ed è luglio per Catania, Caltanissetta e Gir- genti. Il mese più freddo è poi decisamente gennaio per tutta la Sicilia. Ad eccezione di qualche piccola anomalia, anche l'andamento annuo della pressione atmosferica è identico in tutta la Sicilia , ed é tale che le medie barometriche mensili di settembre, otto- bre, novembre, dicembre, gennaio e febbraio sono in generale superiori alla media annua, e le medie di marzo, aprile, maggio, giugno, luglio ed agosto sono inferiori alla media annua. Il mese di minima pressione media atmosferica in Sicilia è aprile, ed il mese di massima pressione media è novembre (1). Nel seguente specchietto raggruppiamo le medie termometri- che e barometriche annue e le rispettive deviazioni medie, va- lori finali dei precedenti quadri. tm òm bn òm Palermo. Rie 108 at:D,02 756,100 Q ma ii Messina tisane ie 18,2 saro, 12 19099 e Il RIPOSBO SS ina 18, 2 ip, 2 761, 0 una RS 0 SILACUSA vt re e IRrfte) Sato 760, 1 must. 2 Caltanissetta. . . .. . AT ao, 112,69 e GIEDONCSi, e 16, 4 a, 1,997 g A 0 Trapani oo i 18; 8 ao, 0 7160, 9 NA O 0 Conchiudiamo che tanto per il termometro quanto per il ba- rometro, la deviazione media annua è» delle medie mensili dalla media annua, ha un valore quasi costante in tutta la Sicilia. Possiamo quindi legittimamente determinare il valore medio regionale per mezzo della formola : a pi n dove n rappresenta il numero delle stazioni meteorologiche prese in esame. (1) Fa eccezione Girgenti per la massima. Ù N È Rx: È Sì è Facendo i conteggi, si ha : 209, 88 Nin = È pa — EE e 200 VAT ira 1, In questa determinazione regionale abbiamo escluso i vaiori di Catania, perchè non omogenei a quelli deile altre città, e per- chè introducendo oltre i valori di Riposto, quelli di Catania, avremmo dato troppa preponderanza alla costa orientale della Sicilia. Dunque in Sicilia la deviazione media annua delle medie mensili termometriche dalla media annua è # 59,5; e la devia- «zione media annua delle medie mensili barometriche dalla media enaze n t s]pam ], Prof. E. BoGGIio-LERA-SULLA TEMPERATURA DI EBOL- LIZIONE DEI COMPOSTI CHIMICI APPARTENENTI ALLE SERIE OMOLOGHE CH; — CH,— R (presentata dal socio prof. G. Grassi) (1). Elenco dei libri pervenuti in cambio e in dono, presentati nella seduta del 28 gennaio 1899. ITALIA Bari — La Puglia Medica — Ann. VI 6-10. Bologna — Soc. med.-chir. — Boll. Ser. 7% Vol. IX 12. Firenze — La cultura geogr. — Ann. 1 1. Milano — R. Ist. lomb. di sc. e lett. — Mem. Ser. 3% Vol. IX 5-6. — Rend. Ser. 2* Vol. XXXI 18-20. Mineo — Osservat. meteor.-geod. « Guzzanti» —Boll. Ann. XII 10-12, XIII r. Modena — Le stazioni sperim. agrarie ital. — Vol. XXXI s. id. — Soc. dei Naturalisti — Mem. Ser. 3% Vol. XV 2, XVI 2. Moncalieri — Osservat. meteorol. — Boll. Ser. 2% Vol. XVIII Q-II. (1) Questa memoria sarà pubblicata negli Atti, LITE Napoli — Arch. di ostetr. e ginecol. — Ann. V 12. id. — R. Ace. delle sc. fisie. e mat. — Rend. Ser. 3° Vol. IV 12. id. — Acc. Pontaniana — Atti. Ser. 2° Vol. XXVIII. Padova — La nuova Notarisia — Ser. 10% genn. 1899. Palermo — Giornale scientifico — Ann. V 11-12. id. — Soc. sicil. per la storia patria — Arch. N. S. Ann. XXIII 1-2. Pisa — R. Scuola normale — Ann. Vol. I-VII. Roma — Vox urbis — Ann. I 3. id. — R. Acc. dei Lincei — Rend. CI. sc. fis. mat. e nat. Ser. 5* Vol. VII 2° ‘sem. 11-12; VIII 1° (sem. 1, id. — Soc. geogr. ital. — Boll. Ser. 3% Vol. XII 1. id. — Soc. geol. ital. — Boll. Vol. XVII 4. Torino — R. Acc. di medicina — Giorn. Ann. XLI 9-11. Valle di Pompei — Il Rosario e la nuova Pompei — Calend. 1899. Venezia — R. Ist. ven. di sc. lett. e arti — Ser. 7% Vol. X suppl. ESTERO Augsburg — Naturw. Verein fiir Schwaben und Neuburg — Ber. XXXIII. Bruxelles — Acad. roy. de médicine — Bull. Sér. 4€ Vol. XII 10. Berlin — K. K. Preuss. meteor. Inst. — Ergeb. Jhg. 1898 1. Cambridge Mass. — Harvard, College—Rep. Mus. of comp. zoòl. Year 1897-98. London — Roy. Soc. — Proceed. Vol. LXIV 405-406. 2 Manchester — Liter. and phylos. Soc. — Mem. and proceed. Vol. XLII 4. México — Soc. cient. « Antonio Alzate » — Mem. y rev. Tom. XI 9-12. Montevideo — Mus. nacional — An. Tom. III 10. New York — Pubblic Library — Bull. Vol II 11-12. St. Pétersbourg — Sect. géol. du cabinet de sa majesté — Trav. Vol. III 1. Tokyo — University — Calendar Year 1897-98. Wien — K. K. Geolog. Reichsanstalt — Verhandl. Jhg. 1898 14-15. DONI DI OPUSCOLI Carbonelli G. — La R. Maternità di Torino (Rend. del 2° semestre 1897) — Torino 1898. Guzzanti C. — Pendolo elastico ad azione meccanica sull’ avvisatore sismico Galli-Brassart — Modena 1898. Mosso A. — Conferenza internazionale per il catalago della letteratura scienti- fica — Roma 1898. Rummo-Militello — La cardioptosi — Palermo 1899. ia 3 L Gee, o pi Late ve OR Do = È ta e > n 4 n; x : oa È Ci È La gt à > KS È tt di ASTRATTE CSR EEA I MANGIA MESIA COIVTTAII RIBALTARE RE SIRENE POSITION RE o. sul . RAMREIATI } go e io ei CR RARI ii ae an nia ee ina) e. di IRR Sa do ME E III ENTE GIRI ES RIA ME SA IR ZI hi Laht) NE Rui sta ta Dit BET Ta PR e Seduta del 25 Febbraio 1899. Presidente — Prof. A. RICCÒ Segretario — Prof. G. P. GRIMALDI. Sono presenti i Soci effettivi Riccò, Clementi, Ronsisvalle, Capparelli, Pennacchietti, Mingazzini, Andreocci, Grimaldi e parecchi Soci corrispondenti. Viene letto e approvato il processo verbale della seduta pre- cedente. Il segretario comunica le lettere del Vice-Presidente prof. Clementi e del socio effettivo prof. Lauricella che ringraziano per le nomine. Si passa quindi allo svolgimento dell’ ordine del giorno che reca le seguenti comunicazioni : Prof. A. CAPPARELLI — Sulla trasformazione dei peptoni nell’ în- festino. Prof. A. Riccò — Terremoto di Grecia del 22 gennaio 1899. Prof. G. SAIJA — Altimetria speditiva per mezzo di altezze angolari del sole osservate all’orizzonte artificiale ed all’orizzonte marino (presentata dal socio prof. A. Riccò). Prof. Pio MINGAZZINI-—Sw modo col quale î Trematodi aderiscono alla mucosa del tubo gastro enterico. Dott. PIETRO SCROFANI —— Analogia di curvatura fra il becco dei fapaci e le loro unghie (presentata dal socio prof. Pio Min- gazzini). Dott. V. BuscEMmI — Forza elettromotrice fra metalli nei sali fusi (presentata dal socio prof. G. P. Grimaldi). Prof. G. LOPRIORE — Flora lacustre della Sicilia (id. id): Dott. P. FULCO —- I sistemi gruppali e generatori (presentata a nome del socio prof. L. Bucca). In seguito viene tolta la seduta. NOTE Pror. A. Riccò—-TERREMOTO DI GRECIA DEL 22 GEN- NAIO 1899. Nel mattino del 22 gennaio scorso vi sono state nel Pelopon- neso delle forti scosse di terremoto, specialmente nei dipartimenti di Kyparissia e Philiatra: a Kyparissia alcune case danneggiate crollarono, e vi furono alcune vittime. Il movimento tellurico giunse, quantunque leggero, anche in Italia e fu segnalato circa alle 9 1J4 dagli strumenti sismici di Fi- renze, Roma, Rocca di Papa , Ischia, Messina, Catania, Mineo, ma non fu avvertito dalle persone. In Catania si è avuta la bella registrazione, che presento all’ Accademia, data dal grande sismometrografo che ha il pen- dolo lungo 25®, 3 e la massa di 300 kg; questa registrazione ha la durata di 23 minuti: è più ampia sulla componente NW-SE che sulla NE-SW. Sulla componente NE-SW i primi indizii della registrazione assai incerti cominciano a 9.2 14.2 115 e si mantengono tali sino a 9. 15.2 108 circa; dopo questiora e sino a. 9,5 bean no più visibili, ma le ondulazioni di cui si compone sono assai irregolari, epperò di periodo oscillatorio indeterminabile; quanto. ad ampiezza, arrivano appena ad 1/4 di mm. Dopo le 9°. 15. 575 il movimento prende forza e subito si hanno ondulazioni dell’am- piezza di poco meno di 1 mm. le quali vanno man mano aumen- tando sino a 9h, 19%, 42s nella quale ora hanno un’ampiezza di quasi 2%, 5; indi vanno gradatamente diminuendo; a 92. 362. 485 spariscono quasi del tutto. . Le ondulazioni di questo diagramma sono notevolmente per- turbate dal fenomeno d’interferenza tra il moto pendolare e quello del suolo, di modo che si riscontrano periodi oscillatorii diversi di 38, 45, e anche 55 che è quello proprio del pendolo del sismo- metrografo. Sulla componente NW-S£ le prime tracce della registrazio- ne si riscontrano a circa la medesima ora del principio dell’ al- tra componente, e cioè a 95. dm, Ilse sino a 9h, dee bd mantengono così piccole ed incerte, da non potersene fare 1’ a- nalisi. Dopo le 98. 15M. 155 il movimento acquista un po’ di forza e la registrazione si determina assai meglio, dando in sul prin- cipio ondulazioni di quasi 1/4 m.m. di ampiezza, le quali aumen- tando arrivano a 95 22% ]s con un’ondulazione di mm. 3, 5 circa dopo il quale lentamente e gradatamente vanno a scomparire a GiiCAson 50, 368. Anche le ondulazioni che costituiscono il diagramma della NW-SE sono notevolmente perturbate dal solito fenomeno della interferenza tra il moto pendolare e quello del suolo; anche qui troviamo periodi oscillatori semplici variabili tra i 38 ed i 55 (pendolare) tranne che per l’intervallo compreso tra 9h, 15m, 155 e 95, 162, 315 nel quale le ondulazioni sono così fitte da non potersene determinare il periodo oscillatorio. Sismometrografo a 3 componenti Brassart—Questo strumento si scaricò a circa 99. 19°. 398 provocato dall’ avvisatore per i terremoti sussultorii Ga/l-Brassart e forse anche dal sismoscopio a verghetta elastica Silvestri. Sulla lastra affumicata si riscon- trarono delle lievissime ed insignificanti deviazioni sulla com- ponente N-S solamente. Due ore ‘più tardi vi è stata una replica, la ‘quale però giunse in Italia ancora più debole e fu segnalata solo dagli stru- .menti sismici di Roma, Ischia, Messina, Catania e Mineo. In Catania fu registrata solo dal grande sismometrografo, ed anche con lievi tracce che durarono una decina di minuti. Sulla NW-SE si hanno da 112, 18M, 478 a 11h, 22m, 885 lie- vissime ed assai incerte tracce di registrazione le quali si fanno ben chiare ‘da Ti. 22°. 388 a 115. 24m, 28 con ondulazioni di !J4di mm di ampiezza e 58 di periodo oscillatorio semplice; si fanno piccolissime ed assai incerte da 11h, 24m, 2s a 11h, 280,245, Dopo la quale ora il diagramma ha termine, Sulla NE-SW si hanno lievi perturbazioni dell’ ampiezza di diet. di mm. da 11°, 25», 148 a IH, 23%, 435 e di periodo in- determinabile per la loro irregolarità. Il 24 si verificarono nelle dette località del Peloponneso al- tre scosse, che produssero dei danni considerevoli nel diparti- mento di Kyparissia, ove 5 villaggi furono completamente di- Ze strutti; la città di Nissi ebbe molte case lesionate. Però l’agita- zione tellurica di questo secondo terremoto non giunse a fare fun- zionare gli strumenti sismici italiani. Prof. P. MINGAZZINI. —- SUL MODO COL QUALE I TRE- MATODI ADERISCONO ALLA MUCOSA DEL TUBO GASTRO ENTERICO (1). SUNTO DI MEMORIE (2) Prof. A. CAPPARELLI. — SULLA TRASFORMAZIONE DEI PEPTONI NELL’ INTESTINO. Prop; G. SAIJA.— ALTIMETRIA SPEDITIVA PER MEZZO. DI ALTEZZE ANGOLARI DEL SOLE OSSERVATE ALL'O0- RIZZONTE ARTIFICIALE ED ALL’ ORIZZONTE MARINO. L’A., partendo dal concetto che con osservazioni alternate di altezze angolari del sole fatte all’ orizzonte artificiale ed al- l’ orizzonte del mare, si possa dedurre il valore locale della de- pressione dell’ orizzonte marino, adoperando beninteso nelle os- . servazioni un buon orologio, stabilisce le formole più adatte a risolvere questa prima parte del quesito. Indi stabilisce la formola generale : 2 Rd sen?1” 2 2(1n+£) per dedurre l’ elevazione 6 dell’ occhio dell’ osservatore sul livel- lo attuale del mare. In questa formola: PR è il raggio terrestre locale, d', è la pressione refratta osservata, ed n è il coefficien- te geodetico locale della refrazione atmosferica. hie== (1) Questa nota sarà pubblicata in un prossimo fascicolo. (2) Queste memorie saranno pubblicate negli Atti, * FA I IA e I) OE pl ATAT Led Visa) _< "PRAIA Mec cì ALA Urge Introducendo il valore n=0,09, 1’ A. conchiude la formola altimetrica idrografica : 2 b—=a R d' ; log a —=9, 110125 — 20, come regionale per l’ Italia meridionale e valevole per le osser- vazioni estivo-autunnali. Infine presenta i buoni risultati di un esempio numerico dl osservazioni altimetriche fatte in Catania (ai Benedettini) con questo nuovo metodo. DoTT. PIETRO SCROFANI. — ANALOGIA TRA IL BECCO DEI RAPACI E LE LORO UNGHIE. L’ autore dimostra dallo studio di numerose specie di Rapaci nostrani che vi ha in quasi tutre una grandissima analogia di curvatura fra il margine superiore del becco ed il margine su- periore delle unghie. Egli si è servito di un metodo speciale per constatare la detta analogia, consistente nel prendere in rilievo i modelli delle dette parti, nel fotografare i detti rilievi e nel paragonare sulle foto- grafie ottenute le diverse curve, mediante un curvilineo. Ha tro- vato che sebbene in talune specie vi sia addirittura l’ identità nella curva del becco e delle unghie, pure questo non è il fatto generale ; invece generalmente si ha un andamento curvilineo analogo fra le diverse unghie e il becco, e tale andamento è più o meno simile a seconda delle varie unghie appartenenti ai differenti dati. Questo fatto, che è stato osservato dall’ autore anche negli Psittaci, non si osserva affatto in tutti gli altri or- dini di uccelli, come si rileva dalle figure e descrizioni date dall’ autore. La ragione dell’ analogia di curvatura che si con- stata nei Rapaci fra becco e unghie viene trovata dall’ autore nell’ identica funzione che hanno queste parti in detto ordine e ‘ per la legge della convergenza si ha che organi di origine diffe- rente possono assumere le stesse forme quando sono adattati a funzioni simili od eguali. RESA ERRO IVA ANO YAN IE IENE TARE ANDA MI DITA E IVORNPONE NE DoTT. V. Buscemi—FORZA ELETTROMOTRICE FRA ME- TALLI FUSI. L’autore prende ad esaminare alcune SORDI formate n me- talli immersi nei sali fusi. Fa vedere come la teoria di Helmholtz sia applicabile a que- ste pile e dimostra come nella pila Zn | ZnCl, | Sncl, | Sn ; considerando il calore chimico equivalente al calore voltaico, la f. e. m. osservata risulta uguale alla teoretica. Inoltre trova che la f. e. m. si mantiene costante per molto tempo ed è indipendente dalla temperatura; ciò che non trova verificarsi per la pila Hg | HgC1, | ZnCl, |Sn, in cui la f. e. m. cresce col crescere della temperatura ; così an- che per la pila Zn | ZnCI, | Cu l’ A. trova che la f. e. m. decresce col crescere della tempera- tura per tendere a zero verso la temperatura di decomposizione del sale. Inoltre l’ A. esamina la f. e. m. termo-elettrica fra due la- strine di zinco, immerse nel cloruro di zinco fuso , tenute con- venevolmente a differenti temperature, e trova che è proporzio- nale alla temperatura. Prof. G. LoprIoRE.—-FLORA LACUSTRE DELLA SICILIA. Dott. P. FuULco.—-I SISTEMI GRUPPALI E GENERATORI. — 1T-. Elenco dei libri prevenuti id cambio e in dono. presentati nella seduta del di 26 febbraio 1898. ITALIA Bari — La Puglia medica — Ann. VI 11-12. Bologna — Soc. med.-chir. — Boll. Ser. 7% Vol. X 1. Firenze — La cultura geografica — Ann. I 2-3. Milano — R. Ist. lomb. di sc. e lett. — Rend. Ser. 2% Vol. XXXII 1-3. Modena — Le stazioni sperim. agrarie — Vol. XXXI 6. Napoli — R. Acc. delle sc. fisic. e mat. — Rend. Ser. 3° Vol. V 1. id. -. Soc. di Naturalisti — Boll. Ser. 1% Vol. XII. Palermo — Giornale scientifico — Ann. VI 1. id. — Soc. sicil. d’ igiene — Boll. N. S. Ann. I 4. Perugia — Acc. med.-chir. — Atti e rend. Vol. X 2. Pisa — Soc. tosc. di sc. nat. — Atti. Vol. XVI. Roma — R. Acc. dei Lincei — Rend. CI. sc. fis. mat. e nat.—Ser. 5° Vol. VIII ds semi 2. id. — Acc. pontif. dei nuovi Lincei — Atti Ann. LII 1. id. — Soc. geol. ital. — Boll. Vol. XI 2:3. Siena. -— Riv. ital. di sc. nat. — Ann, XIX 1-2. ESTERO Boston — Americ. Acad. of arts and sciences. — Proced. Vol. XXXIII 18-27, XXXIV 1. id. — Soc. of. nat. history — Proc. Vol. XXVIII 8-12. Brunn — Naturf. Verein —- Verlandl. Bd. XXXVI. Bruxelles — Acad. roy. de médicine —- Bull. Sér. 4€ Vol. XII 1. Buffalo — Soc. of nat. sciences — Bull. Vol. V 1-5, VI 1. Epinal — Soc. d’ emul. du départ. des Vosges — Ann. LXXIV. Frankfurt a/M.—Senk. naturf. Gesell. — Abhandl. Bd. XXI 3, XXIV 4. Haarlem — Holl. Maatsch. des wettensch. — Arch. néerl. des sc. ex. et nat. Ser. 22 Vol. II 2-3. id. — Mus. Teyler — Arch. Sér. 22 vol. VI 2. Heidelberg — Naturhist.-medic. Verein — Verhandl. N. F. Bd. VI 1. Kiew — Soc. des Natural. — Mém. Vol. XV 2, Lille — Soc. nat. des sc. de Vagrie, et des arts — Mém. Sér. 5@ Vol. V 1-6. London — Roy. Soc. — Proceed. Vol. LXIV 407. ti nd TPU PRA a, ars) MIC PTT PELI NI a ae ia fe ta t 1a. MAERATI N A TONER FRESA 4 ag Madison — Agric. Soc. — Trans. VOLI. Moscou — Soc. imp. des Natural. — Bull. Ann. 1897 3-4. New-Haven -- Connect. Acad. of arts and sciences — Trans. Vol. XVI. New-York — N. Y. Acad. of sciences, late Lyc. of. nat. hyst. — Ann. Vol. XU ISISIONI Paris — Mus. d’ hist. nat. — Bull. Ann. 1898 4-5. Philadelphia — Acad. of. nat. sciences — Proceed. Year 1898 2. Rochechouart — Soc. Les amis des sc. et arts — Bull. Vol. VIII 2-3. St. Louis — Acad. of science — Trans. Vol. VII 17-20, XII 1-7. St. Pétersbourg—Acad.imp.des sciences — Bull.Sér. 5€ Vol. VII 2-5, VIII 1-s, IX 1. —Mém. Sér. 8e Vol. V 10, 13, VI: Tokyo — University—Journ. Coll. of sciences. Vol. 1X 3, X 3, XI 1, XII 1-3. Washington — Smiths. Inst. — Mise. Collect. Vol. XL. id. -- U. S. geol. Survey — Bull. N. 88-89, 149. id. — U. S. nat. Museum — Proceed. Vol. XIX. Wien — K. K. Geol. Reichsanstalt—Verhandl. Jhg. 1898 16-18. DONI DI OPUSCOLI Arcidiacono S. — Principali fenomeni eruttivi avvenuti in Sicilia e nelle isole adiacenti nel semestre gennaio-giugno 1868 —Modena 1899. Cozzolino V. — I sanatorii pei tubercolotici polmonari in Davos—Napoli 1899. Giuffrida Ruggeri V. — L’ altezza del cranio in relazione alle altre dimensioni, al sesso e alla statura — Roma. id. — Su alcuni crani idrocefaleci—Reggio-Emilia 1899. Mascari A. — Histoire d’un groupe persistant de taches solaires— Bruxelles 1898. id. — Protuberanze solari osservate nel R. Osservatorio di Catania nel 1897—Roma 1898. id. -- Sulla frequenza e distribuzione in latitudine delle macchie solari osservate nell’Osservatorio di Catania nel 1897—Roma 1898. Riccò A. — Parole dette nella inaugurazione dell’ anno accademico 1898-99 — Catania 1899. I id. — Astronomie, meteorologie, geodesie et physique du Globe—Bruxelles, id. — Nuovo rilevamento topografico del cratere centrale dell? Etna. id. — Determinazioni della gravità relativa fatte nelle regioni Etnee e nella Sicilia orientale —Roma 1898. id. e G. Saija — Osservazioni meteorologiche orarie simultanee in 4 sta- zioni da Catania alla cima dell’Etna—Roma 1898. i id. id. — Osservazioni di temperatura e del calore delle acque, fatte nell’ Adriatico e nel Jonio —Roma 1898. GP. G. \ Se : ; ; È IC E IRE, I 7 a: 35 Sg è 53 i DI nia SPE E PE RIETI E e lrn RT See i ti x TTTTTITITIETIITITIO PERRIERTO RARA ‘Fascicolo LOX. A BOLLETTINO DELLE SEDUTE DEMIA. GIOENIA DI SCIENZE NATURALI: IN CATANIA î SOCONTO DELLE SEDUTE ORDINARIE E STRAORDINARIE } __@ sunto delle memorie in esse presentate. PA | ( NUOVA SERIE ) È, Li io) CATTANEO ° TIPOGRAFIA DI C. GALATOLA L UL OLO NONO IAN ON CO SCO CO SOON O COCO OO NNO CON OSOCONOSCC0] — 13 Eh Pe, Oa DE ni. 0, RE RAPRA | i U È 96) tI À } TITTI iii {TTT DLE DEI ia, ras ap tor DI Hi € dh Alessandrello, - Lai Sulla scissione o ta inattivo mediante la cinconina Elenco dei ii pervenuti in cambio. 135 22 Aprile. 1980. dei ) Aprile 1899. Fascicolo LIX. ACCADENTA GIONA DI eZ NP U A LI IN CATANIA Seduta del 22 aprile 1899, Presidente ff. — Prof. A. CAPPARELLI Segretario . — Prof. G. P. GRIMALDI. pe. Sono presenti i Soci effettivi Capparelli, Ronsisvalle, Ara- das, Petrone, Mingazzini, Andreocci, Lauricella, Grimaldi e pa- recchi Soci corrispondenti. Da ale alien e < : ) e a I È * rea n a Viene letto e approvato il processo verbale della seduta pre- cedente. RR NE TITO a EL PARISE” Si passa quindi allo svolgimento dell’ ordine del giorno che reca le seguenti comunicazioni : È . PRror. A. PETRONE. — Una preparazione facile e molto econo- è mica dell’ematossilina alluminata (con dimostrazione di preparati). I | PROF. G. SAIJA. — Volumetria delle montagne (presentata dal socio prof. A. RICCÒ). Ù 4 | D.r P. BARBAGALLO-RAPISARDI — Contributo allo studio della Bilharzia crassa (Sons) în Sicilia (presentata dal socio prof. P. MINGAZZINI). " D.r E. DRAGO—Sw/ fenomeno di Sanford nell’ argentana (pre- sentata dal socio prof. G. P. GRIMALDI). D.r G. RAFFO — Peso specifico di alcune lave del Vesuvio e dell’ Etna dopo esposte ad altissime temperature (id. id. ) D.r S. CALANDRUCCIO — Gli Irodidi ectoparassiti dell’ uomo. PROF. A. ANDREOCCI e P. ALESSANDRELLO -- Sulla scissione dell’ acido santonoso inattivo mediante la cinconina. aL rara Rw PIETRA In seguito viene tolta la seduta. RI Ai a risco, VARI vert: di ale GOTUTNE SARZANA è: 95 N7BA si" pia È ni rita ASTE 7 È NOTE Pror. A. PETRONE. — UNA PREPARAZIONE FACILE E MOLTO ECONOMICA DELL’ EMATOSSILINA ALLUMINATA. In una delle memorie sul sangue presentata a questa stessa Accademia, son quasi due anni, io feci cenno di un inchiostro bleu dimenticato, il quale mi rispondeva meglio di ogni altro liquido. colorante pel nucleo dell’emasia , e soggiunsi di non averlo po- tuto rifare con tutti i molteplici tentativi fatti. Nell’ ultima me- moria comunicata anche a questa nostra Accademia annunziai che era riuscito a trovare il segreto, tentando sulla serie dei bleu di anilina della fabbrica Meister, Lucius e Bruning , trovando il colore caratteristico nel Bleu fin en grains. Lungo i tentativi riusciti infruttuosi, aveva tentato anche la soluzione del bleu di metile, che è il bleu di cui ci serviamo a preferenza nella tecni- ca microscopica, nell’ infuso di campeggio , pel fatto che questo infuso serve tanto bene come mestruo nella manifattura di varii inchiostri, ed era la ricostituzione e quindi la ricetta di quel tale inchiostro vecchio, che formava il mio tormento ; tentai, ma non ottenni col bleu di metile il liquido desiderato. Non servendomi più il resto dell’ infuso di campeggio, anzi chè gettarlo , volli sperimentare se il miscuglio dello stesso con la soluzione di allume avesse dato il colorito violaceo caratteri- stico dell’ ematossilina, che si ha in primo tempo preparando colla soluzione alcoolica di ematossilina pura. Il tentativo riusci perfettamente; veniva perciò il dovere di sperimentarne la qualità e forza colorante sui preparati miero- scopici, e tutti quegli altri fatti inerenti alla durata del liquido colorante, e via dicendo. Esporrò i singoli fatti. Mandato a comprare un soldo di legno campeggio (sandalo), dai 200 grammi avuti, ho preso 4 grammi che ho messo ad in» fondere in 100 cme. di acqua distillata (temperatura dell'ambiente 18° c.) In primo tempo i pezzetti di sandalo galleggiano e dopo pochi secondi il loro limite di contatto con l’ acqua comincia a co- lorarsi in giallo rossigno, che subito si diffonde in basso nell'acqua tingendola di un bel chermisino: gradatamente i pezzettini scen- dono, ed il giorno seguente si trovano tutti in fondo del liquido, che ha acquistato un color giallo-rosso-bruno, come tintura di iodo ; filtrando si ha lo stesso colorito, divenuto allora perfetta- mente trasparente, non essendovi più quel lieve intonaco giallo bruno fatto sulle pareti. Questo infuso ben conservato si mantie- ne limpido, e senza ammuffire anche dopo sei mesi, come è il contenuto di una delle boccette messe alla vostra osservazione ; il colorito però, da giallo-rosso-bruno, come il contenuto dell’al- tra boccetta preparata da tre giorni, è divenuto di un giallo-ver- de-bruno, e non riesce più mescolato colla soluzione di allume , la quale si tinge soltanto di giallo-fulvo e così resta. Invece ap- pena si fanno cadere poche gocce dell’ infuso recente nella so- luzione di allume 1 °%5, immediatamente questa si tinge del più bel chermisino, che gradatamente diventa di un violaceo. vinoso forte, aggiungendo a gocce l’ infuso, ed agitando continuamente la miscela. lo mi sono arrestato, quando nei 100 cme. di soluzio- ne di allume, ho mescolato la 48 parte dell infuso ottenuto, in modo che per 100 cme. di soluzione ho impiegato l’infuso acquoso di un grammo di campeggio. Questa miscela resta definitivamente limpida e dello stesso colore violaceo vinoso; una delle boccette esposte contiene que- sto liquido , preparato il 24 Ottobre 1898, quindi da più di sei mesi; ben conservato non ammuffisce e risponde perfettamente alla colorazione dei preparati microscopici, anche dei pezzi in massa, come le migliori soluzioni di ematossilina alluminata. In modo che questa speciale preparazione ha il vantaggio sulle mi- gliori di quelle adoperate finora, che si può impiegare fin dal primo momento della sua preparazione, e così in seguito dopo sei mesi, dando costantemente le più nitide e belle colorazioni quasi esclusivamente nucleari, col nucleolo più colorato, e poi senza aver bisogno di decolorazione; mentre la soluzione di ema- tossilina pura alluminata, la quale cambia il suo colorito suc- cessivamente, essendo in primo tempo violacea, e poi nei giorni successivi gradatamente più scura sino ad un colorito bluastro , (quando serve molto bene); successivamente ancora si altera, in modo che per lo più dopo sei mesi arrossisce, dando un lieve precipitato, ed allora non risponde più bene. I vantaggi tecnici della preparazione che vi presento , pro- babilmente dipendono da altre sostanze che sono sciolte insieme alla sostanza colorante del campeggio, e principalmente di acidi organici, ed infatti questa soluzione è più fortemente acida di quella della semplice ematossilina alluminata; anche il semplice infuso acquoso ha manifesta reazione acida, mentre l’ infuso al- coolico molto meno, quasi nullo. Alla vostra osservazione sono esposti varî preparati colorati in massa, ottenuti da una tiroide di cane con rigenerazione, da un fegato normale di uomo, e da. un polmone affetto da pulmonite crupale. Voi stessi avete giu- dicato la bontà eccezionale della colorazione ematossilinica ; co- me avete osservato, risaltano anche, come è naturale , per l’ in- tensa colorazione violaceo-bruna nei preparati di tiroide i nuclei in mitosi (astro, diastro con connessione di fili cromatici, etc.). I pezzi erano conservati in formalina, e poi si sono assoggettati al passaggio graduato degli alcool; si ha buon risultato anche con pezzi induriti negli altri modi conosciuti. In modo che si può da ognuno, in ogni località, trovandosi il campeggio anche nei più piccoli paesi, per uso di tintoria , e colla più grande facilità preparare questa ematossilina dall’ in- fuso acquoso di legno campeggio; e questa soluzione colorante non solo colora come le migliori soluzioni di ematossilina, ma ha anche il vantaggio di conservarsi sempre la stessa e di ser- vire sempre bene in tutti i tempi: essa rispetta perfettamento i tessuti. Si hanno risultati così vantaggiosi come sono quelli ot- tenuti col formio-carminio di cui ho esposto anche alla vostra osservazione una boccetta con liquido preparato da due anni, e che come potete vedere, si conserva del suo splendido color gra- nato-scuro senza alcun sedimento con l’intonaco rosso delle pa- reti al disopra del liquido per la sua volatilità, ecc. Se dopo i cennati vantaggi sì considera, che con un grammo di campeggio (infuso in 25 cme. di acqua distillata) si ottengono 100 cme. della soluzione colorante, e che per ottenere una buona soluzione colorante dall’ ematossilina pura bisogna impiegare al- meno un grammo per 100 di soluzione, risalta il vantaggio mag- IAA BALEMCAN TAC, rita Ai AI MAME io e RED Er, fo o AO) NOTMIRORIRAANCE È È ? . n ' — i giore che è l’economico: un chilogrammo di campeggio si ha dai droghieri per un soldo, mentre si sa che un chilogrammo di ema- tossilina costerebbe non meno di 120 lire: non dovendo dall’altra parte far calcolo dell’ allume e dell’acqua distillata impiegati in questa preparazione, occorrendo lo stesso anche per preparare la ordinaria ematossilina alluminata, col più semplice calcolo si deduce che la differenza di spesa è grandissima, cioè come 1 a 2400, e così, se un litro di ematossilina alluminata preparata col- 1’ ematossilina pura ci costa circa due lire, quella ottenuta col- l’ infuso di campeggio non ha alcun costo : in modo che io più volentieri posso offrire ai miei Colleghi, che me ne hanno doman- dato per provare, tutta quella quantità che è contenuta nella boccetta. Ho voluto anche fare e sperimentare l’ infuso alcoolico di campeggio, il quale nell’alcool va immediatamente a fondo: si ottengono gli stessi risultati; ma a parità di condizioni l’infuso acquoso ha un colorito rossigno più carico, e dà reazione più spic- catamente acida : e poi l’ alcool costa relativamente imolto, spe- cialmente oggi; e quindi sempre preferibile la preparazione col- l’ infuso acquoso, la quale, è a sperare, sarà di grande utilità pratica e non renderà perciò inutile la presente noticina. Prof. G. SAIJA. —— CONTRIBUTO ALLA VOLUMETRIA DELLE MONTAGNE. Nel 1894 il chiarissimo prof. Olinto Marinelli pubblicò un pregevole lavoro (1) sulla volumetria dell’ isola d’ Elba. In que- sto lavoro sono ampiamente discussi ed applicati all’ isola d'Elba, i metodi più in uso per la ricerca del volume dei monti. Ora, nel lavoro del Marinelli, non troviamo alcun accenno all’ impiego orometrico del teorema di Guldino relativo al volu- me dei solidi di rivoluzione, teorema che dà un metodo che noi (1) O. MARINELLI — Volumetria dell’ isola d’ Elba — Riv. Geogr. Ital. — Annata I, fasc. I, marzo 1894. Al lavoro è annesso, in appendice, un elenco bibliografico delle principali pubblicazioni che trattano di orometria teoretica e pratica. crediamo il più adatto per calcolare il volume di montagne isola- te, oppure di pezzi conici o tondeggianti di montagne complesse. Proponiamo di dividere la montagna in settori, per mezzo di piani verticali radiali; e l’ idea dell’ impiego dei profili radiali , invece dei profili longitudinali, latitudinali, trasversali, o delle isoipse, ci venne in mente, leggendo un’importante nota (1) dello insigne prof. Paolo Pizzetti della R. Università di Genova. Recentemente, il signor Hansky ha fatto coll’ apparecchio di Sterneck alcune osservazioni di gravità relativa sulla sommità del Monte Bianco ed in alcuni punti del versante francese del monte, ed il Pizzetti nella citata nota corregge i risultati di Han- sky dalle anomalie apparenti della gravità, che calcola, appli- cando un suo metodo grafico, esposto fin dal 1893 negli Atti della Società ligustica di scienze naturali e geografiche. Per la ricerca dell’ attrazione locale che la massa del monte esercita sul punto P di stazione, il Pizzetti divide la proiezione orizzontale della superficie, in tanti settori di vertice P e di am- piezza angolare f, ed attribuisce un’ unica quota A a tutti i punti della superficie che, in un dato settore, si trovano alla stessa distanza orizzontale » da P. Indi, stabilita la formola che da la componente verticale dell’ attrazione locale, risolve genialmente il relativo integrale mediante la quadratura di profili ausiliarii, ottenuti, trasformando graficamente per mezzo di un sistema di curve di parametro r, fornite da apposito abbaco, il rilevato pro- filo medio effettivo di ciascun settore. | * * . Con raggi orizzontali partenti dalla proiezione orizzontale P della vetta P della montagna da misurare, dividiamo la sua area orizzontale in tanti settori (2) : conseguentemente la. montagna stessa resta divisa in tanti corrispondenti settori, per mezzo del (1) P. PIZZETTI — La Gravità sul Monte Bianco — Rendiconti della R. Ac- cademia dei Lincei — Vol. VIII, 1° sem. , serie 5°, fasc. 1° e 2° — Roma, gen- naio 1899. (2) Se la montagna è regolare , i settori si faranno tutti della stessa am- piezza angolare , se invece c’ è molta irregolarità, i settori si faranno di diversa ampiezza, in modo che ciascuno di essi presenti una certa continuità di forma. SL REA IR) RANA, REI TITEL TE NR IR SONE TL PONNRE SMP BAIA Lo RC o SRI ETERO Sg PARE SIETE mali Po ei = TIR RISO A * SLI IP ALA 108 1001, Sr STATE Bee TRI E 1 Le E ANTI 1 Ea ati dda = di RI CERO Da La e fi a n pr fascio di piani verticali, d’ asse PP' ed imbasato sul fascio di raggi orizzontali. Cerchiamo il volume del settore d’ ampiezza angolare f. Colle note regole di disegno topografico , giovandoci delle isoipse, disegniamo il profilo medio PM del settore, profilo che è determinato dal piano verticale bisettore dell’ angolo diedro li- mitante il settore stesso considerato (1). Con sufficiente approssimazione, il volume v si può conside- rare equivalente a quello del solido di rivoluzione , generato da una rotazione angolare d’ ampiezza f, fatta attorno all’ asse ver- ticale PP’, dalla sezione mediana PPM. . Il teorema di Guldino stabilisce che il volume generato dalla rotazione di una figura piana attorno ad una retta del suo piano, è misurato dal prodotto dell’area della figura piana per il cam- mino percorso dal suo centro di gravità. Quindi, indicando con £ la distanza del centro di gravità G della sezione PP'M dall’ asse di rotazione PP’; con s Vl area della stessa sezione mediana, abbiamo : (0) Rogip VE Sgg0 | TR 8. Dividiamo la traccia orizzontale P’M della figura piana PPM in 2» parti eguali, e tiriamo le ordinate verticali: yo, Y1, Ya; Y3; LAT Yan-2, Y2n-1,:Y2n, del profilo medio PM, badando che gli indici delle ordinate crescano al crescere della distanza dall’ asse di rotazione PP. Indicando con » l’ equidistanza delle ordinate, cioè ponendo PM ai: ==: ed applicando la nota regola di Simpson, l’area ap- prossimata della figura piana PP'M viene data dalla formola : w | Ù i o + 2Yaon-2 + dona + Y2n 4 è D’ altra parte la Meccanica razionale insegna che la distanza È approssimata del centro di gravità G di un’ area piana PPM, dall’ asse P/' delle ordinate, si ottiene moltiplicando 1’ equidistan- (1) La proiezione orizzontale del profilo medio cade evidentemente nella bi- settrice P’M dell’ angolo f. za v delle ordinate per una frazione il cui denominatore è la pa- rentesi della precedente formola planimetrica di Simpson, ed il cui numeratore si ottiene dal denominatore con un algoritmo semplicissimo , cioè basta moltiplicare ciascun termine del deno- minatore per l’ indice della corrispondente ordinata. Applicando questa regola, otteniamo : O.yot1:4Y;+2.2Y04-9.4Ygt se +(2n—2).2yen—2+(2n—-1).Ayon-1-+2NY2n i Yot 4Yrt 2Yrt Adygtoe» LO RENE), R—=%» Sostituendo le espressioni di s ed £ nella formola che dà o, conchiudiamo che il volume del settore d’ ampiezza angolare f è dato dalla formola semplicissima : sa (86005 ‘n? rI 1 Oyot1Ayi+2:2y0+34yg+ + @n—-2)-2yonne+ +01) Aypon-1+2nyon | . Il volume totale V della montagna sarà poi dato dalla som- matoria dei volumi v dei singoli settori, e pertanto sarà espres- so così : 80 n2 Ve= Ro one 0.yo+-1.4Y,+-2.2Y24+-3.4yzt .... + (@n—2).2y2n-2+ H(2n-1).4y2n-14+-2NY2n + 9 * * * Se disegniamo il profilo medio radiale PP'M su cartoncino ben disteso, e poi sospendiamo due volte il disegno ritagliato, per due punti quasi quadrantali del contorno, e segniamo ogni volta la direzione della verticale, nell’ incontro delle due tracce otte- niamo il centro di gravità G; e conducendo da G la perpendi- colare al lato PP’ del contorno, troviamo subito la distanza £& del centro di gravità dall’ asse di rotazione P. D’ altra parte pesando con. precisione lo stesso cartoncino rap- presentante il profilo PPM, e paragonando il suo peso con quello di un decimetro quadrato dello stesso cartoncino, si ottiene l’a- rea s della figura piana PPM. (1) È q SA _ na “ape DI É } 7 SIE # 3 » di nl PE SR LIAN SERI I E PARE ORI OI: LO OI ia se esa Pea sta Tr Te” (1) Invece che col metodo delle pesate , 1’ area s può ottenersi per mezzo del planimetro. ET i EE RA E io tl FESTA a I Ria er IR Aid ae e Pe int. KE LI Ro N Allora il volume totale della montagna sarà dato dalla som- matoria : feed i SN2TRi 8°. o 3600 * * E Non volendo costruire i profili medii radiali della montagna, si può determinare il volume v approssimato di ciascun settore della montagna, per mezzo della formola : 80 v= RE + apt AA SIAE = dove A indica l’ equidistanza delle linee di livello (isoipse), e le x (ascisse medie) sono i valori medii delle distanze orizzontali E, € dall’ asse verticale P/”, dei due punti in cui la traccia oriz- zontale P’M del profilo medio taglia due isoipse consecutive. (1) Ed al solito avremo: Mel L Colla formola precedente, si suppone ciascun settore della montagna equivalente al solido di rivoluzione costituito da tanti settori cilindrici sovrapposti l’uno all’ altro, aventi V’ altezza co- stante 4, e la base diversa di raggio «. a ig RAFFO GuIDO -- DEL PESO SPECIFICO DI ALCUNE LAVE DEL VESUVIO E DELL’ ETNA DOPO ESSERE STATE SOT- TOPOSTE AD ALTISSIME TEMPERATURE. Il compianto professore Adolfo Bartoli, nei Rendiconti del r. Ist. Jombardo, Serie II, vol. XXIX 1896 pubblicava una nota: . Sopra alcuni dati termici riquardanti la fisica terrestre; (Misura PIT Cotta POLIST E, EROE ; G Se dt È a PIERO RAPE a (1) Le lunghezze £ od anche direttamente le x, si rilevano facilmente dalla carta topografica ; anzi conviene trasportare graficamente su di una striscia di carta, convenientemente graduata, i punti in cui la bisettrice PM dell’ angolo B incontra le diverse isoipse, e quindi ricavare direttamente a vista le lunghez- ze x. Per calcolare poi i valori x?, conviene adoperare le comuni tavole dei qua- drati dei numeri, i della temperatura della capacità calorifica delle lave e del calore da loro emesso nelle eruzioni ); ed infine nella stessa nota, diceva, attendo ora a completare altri studi sulle lave dell’ Etna e del Ve- suvio ed in specie intorno alla dilatabilità ed alla fusibilità degli elementi che le compongono, proprietà fisiche non ancora studiate sino ad oggi. Sotto la direzione di Lui che più che amico mi ebbe come fratello d'adozione, cominciai le operazioni necessarie, per esple- . tare la fatta promessa, sino ad ora per motivi indipendenti dalla. mia volontà ne ritardai la pubblicazione. In primo luogo con due serie di misure cercai il peso speci- fico di ben 54 varietà di lave (1) del Vesuvio e di 12 dell’ Etna (eruzione del 1892), tutte le determinazioni furon fatte alla tem- peratura ambiente di 10° circa. Per determinare il peso specifico mi sono servito dell’ areo- metro Tralles (2). In questa nota preliminare non riporto che i pesi specifici di alcune poche lave, ossia solamente di quelle che in qualehe modo hanno mutato il loro stato naturale o per for- te riscaldamento o per principio di fusione. Le lave per portarle ad altissime temperature si ponevano in crogiuoli di porcellana o di platino, dentro un forno a forte tiraggio ; la temperatura (3) che si cercava di mantenere per qualche tempo costante si supponeva che fosse intorno ai 1000°, quindi si lasciavano lentamente raffreddare; le lave dopo subito un principio di fusione artificiale diventano molto più fragili. Nella tabella seguente in prima colonna sono riportati i pesi specifici delle lave al naturale, e nella seconda colonna i pesi spe- cifici delle stesse lave dopo essere state sottoposte ad altissime (1) Le lave del Vesuvio, ci furono procurate dal Signor Cozzolino Giovanni dell’ Università di Napoli, quelle dell'Etna si raccolsero da noi stessi mentre ci trovavamo sul teatro dell’ eruzione. (Vedasi A. Bartoli, Sul? eruzione dell’ Etna scoppiata il 9 Luglio 1892, relazione alla società meteorologica italiana). (2) Prima di mettere le lave nel piattello dell’ areometro, si mettevano in una capsula immersa in acqua distillata , sotto la campana di una macchina pneumatica Bianchi per levarci l’ aria ; inoltre ci si assicurava che 1’ indice di affioramento dell’ areometro fosse convenientemente digrassato. (3) Queste temperature spero di poterle determinare con discreta approssi- mazione, usufruendo degli apparecchi procurati a questo laboratorio con vero amore di scienziato, dal compianto professore Adolfo Bartoli. SR TAL RE, SITE de VI II toletta SG di «È d - “i > ve deep ra i. PIRA ISEE IZ pia x TSE, DI ONT e 1a ea È c ve, E E CEI SET RR E N TL I MR SETE n n ba i i peri rest Siani Lx 3% AR OE E I SE ET en ASI, à DERE ZEN SEA E Lo) Se ci Gf a nie 8 SOUR È ea ie hanno subito un principio di fusione. Pesi specifici da due serie di misure. Lave del Vesuvio Lava del 1834 trovata ai Capi Secchi, (griggia scura com- patta) Pirosseno * Lava del 1834 trovata ai Capi Secchi (compatta dura) Piros- seno Anfigine * . È Lava del 1804 trovata Frosso ;l palazzo. del Cardinale n) Torre del Greco (griggia) Pirosseno * Lava antica trovata a Torre del Greco (griggia compattis- sima dura) Pirosseno *. Lava del 471 trovata a Torre ata (g rig i compatta) Pirosseno : Lava antica trovata alla scala Rena (spugnasa; pesante) Pirosseno . , Lava del 1551 trovata al Mauro (Wigcia, compatta, con molti pirosseni) Pirosseno Anfigine . E E SR Lava del 1760 trovata a S. Masciena (griggia, dr com- patta, con cristalli) Pirosseno. Lava del 202 trovata all’Ongino, Sui del a (griggia con cristalli neri) Pirosseno, Neolite me 5 Lave dell’ Etna, Eruzione del 1892. Proiettili incandescenti, lanciati dai crateri dei monti Silve- SErt.". Materiale disfiucato dall’ iliidnnio del 1° cratere Silvestri Frammenti di Na raccolti presso il più basso dei monti Silvestri . Pezzi distaccati da grossi blocchi del - ramo di lava che mi- nacciava Casa del Bosco (Capriolo) . Pezzi distaccati da grossi blocchi della lava di ponente dove traversava la strada mulattiera da Nicolosi all’ Etna (du- rissimi, scintillano al martello) Pezzi presi dall’ interno di una grossa bomba (durissimi, magnetici, scintillano al martello) Lava raccolta nel settembre 1892 a 100 metri sotto il Dia basso dei monti Silvestri È . stemperature; quelle delle lave che sono segnate con asterisco (*) In conclusione i su esposti dati mostrano chiaramente che le lave vulcaniche dopo essere state portate ad altissime tempe- rature, diminuiscono sensibilmente in qualunque caso del loro peso specifico; di questa costante diminuzione del Raso specifico ne terrò parola in una prossima nota. MD D.r S. CALANDRUOCIO — GLI IXODIDI ECTOPARASSITI DELL’ UOMO. È sempre stata una vecchia credenza dei medici che se gli ixodidi che si attaccano alla cute dei bovi e delle pecore, pro- venienti da luoghi palustri, venissero ad attaccarsi per caso alla cute dell’uomo, potrebbero, non di rado, produrre in quest’ultimo sintomi nervosi molto gravi e talvolta febbre altissima, come suole avvenire in certe forme gravi di malaria. Per verificare quanto vi fosse di vero in tale credenza, nel- l’anno 1891 feci otto esperimenti sull’ uomo con gli ixodidi dei bovi e uno con quelli delle pecore, provenienti con sicurezza da luoghi creduti certamente malarici. Per ragioni superiori alla mia volontà, non potei pubblicare allora tali esperimenti e sarebbero forse rimasti nel dimenticatoio Se recentemente non fosse stata resa di pubblica ragione l’ im- portante scoperta di Manson, cioè che alcune specie di ixodidi sono gli ospiti intermedi della febbre del Texas. Prima di sperimentare su altri individui, ho sempre, per un senso intimo della coscienza, voluto provare su me medesimo. . Il 4 giugno 1891 ho preso un ixodide (Hyalomma aegyptium L.), (1) tratto dalla cute di un bue, proveniente dalla piana di Catania, e, dopo averlo tenuto digiuno per quattro giorni, l’ ho posto sul mio petto velloso; attaccatosi tosto, mi produsse un senso di dolore colla sua puntura. Dopo circa sei ore sul punto ove era attaccato l’ ixodide si formò una chiazza rossa, ma non molto dolorosa. La dimane apparve come un ascessolino e, la bestiolina attaccata ad esso, continuava a succhiare pus e sangue senza dare alcun segno di volersi distaccare. Dopo due giorni l’ ixodide in parola sì era fatto d’ una grossezza quadrupla per il sangue assorbito ; pensai staccarlo, ma oppose tale resistenza che una porzione del suo rostro rimase rotto nella ferita. L’ ascessolino premuto, mandò fuori poche gocce di pus e mi rimase in esso, per circa un giorno e mezzo un senso di prurito. (1) Mi corre Vl obbligo di ringraziare qui il Prof. G. Canestrini per .aver egli classificato gli ixodidi riguardanti i miei esperimenti. Due giorni dopo tutto era scomparso. Procuratimi altri ixodidi, tratti dalla cute di bovi, prove- nienti con certezza da luoghi malarici, feci, dopo averli tenuti alcuni giorni a digiuno, i seguenti sette esperimenti : 1. Il 10 giugno 1891 un ixodide (Hyalomma algeriense Mg.) venne posto sul petto del ragazzo A. P.; dopo alcuni minuti vi si attaccò, producendogli una piccola puntura poco dolorosa. Lo tenne attaccato per ventiquattro ore, ingrossò parecchio per il sangue assorbito, ma non gli produsse alcun disturbo, se si ec- |‘ cettua un po’ di prurito nella ferituccia, dopo averlo staccato. 2. B. C., ragazzo di dodici anni, espose il suo braccio sini- stro nudo ad un ixodide (Hyalomma aegyptium L.), il quale to- sto vi si attaccò. Dopo ventiquattro ore venne staccato, lascian- do ivi una chiazza pavonazza un po’ enfiata senza altro disturbo. L° ixodide, per il sangue succhiato, si mostrava d’ una gros- sezza doppia. 5. Una piccola contadina tenne per ventiquattro ore due ixo- didi (Hyalomma aegyptium L.) attaccate dietro la nuca senza ri- sentire sofferenze apprezzabili. 4. Dietro la nuca di F. V. si attaccarono due altri ixodidi (Rhipicephalus bursa Cn.) e vi rimasero quattro giorni. Uno di questi ixodidi succhiò tanto sangue da mostrarsi d’ una grossezza decupla, mentre l’ altro appena doppia. Nessun fenomeno apprezzabile, se si eccettua un piccolo senso di dolore per la puntura nell’ attaccarsi che fecero gli ixodidi e un po’ di prurito dopo che furono staccati. 5. F. A. tenne per quattro giorni attaccato al braccio sini- stro un ixodide (Rhipicephalus bursa Cn.) senza avere altro di- sturbo, che quello della solita puntura nel momento dell’ attac- carsi alla cute ed un po’ di prurito dopo che venne staccato. 6. L’11 giugno si attaccò dietro la nuca di M. R., fanciulla di dieci anni, un ixodide (Hyalomma aegyptium L.). Dopo ven- tiquattro ore divenne d’ una grossezza quadrupla per il sangue succhiato. Nessun fenomeno patologico. 7. B. C. tenne per otto ore attaccato all’ avambraccio sinistro un ixodide (Hyalomma aegyptium L.) senza risentire alcuna sof- ferenza. i dd PETITE PR FRASE” or BUSI DI ee Fiat PREF RE DIVA OLI SO SFR ARONI PONI STILI MIOTTO, ere NIE e, La LEI E DI IRR B To ve a sà IRE EI s RIMA wu s f Un solo esperimento venne fatto con gli ixodidi delle pecore. F. V. tenne per ventiquattro ore attaccati alla spalla sinistra due Khipicephalus bursa Cn. Nessun sintomo patologico, se si ec- cettua quel piccolo senso di dolore e di prurito che ho riferito negli altri casi. i Nove esperimenti sono, è vero, ben poca cosa, però essi af- fermano il fatto che gli ixodidi che si attaccano alla cute dei bovi e delle pecore, non rifuggono, allorquando sono digiuni, di attaccarsi alla cute dell’ uomo; confermano inoltre che essi sono in generale ectoparassiti innocui. In certi casi speciali però gli ixodidi potrebbero divenire molto nocivi e ciò allorquando essi, dopo aver succhiato sangue da bovi o da pecore ammalati di carbonchio, venissero ad attaccarsi sulla cute dell’ uomo e allora potrebbero molto probabilmente inocu- largli l’ infezione e aversi in conseguenza tutti quei fenomeni pa- tologici di tali malattia col pericolo anche della vita. Gli ixodidi, provenienti dal terreno, potrebbero divenire vei- colo di altri bacteri patogeni, come per es. il tetano etc. Nella mia monografia. « Animali parassiti dell’ uomo in Si- cilia » letta in questa Accademia il 20 gennaio 1889, a pag. 39 io scrivevo : « L’ Ixodes sp. ? è comune in Sicilia nella pecora , nel bue e nel cane; nell’ uomo in generale è raro. Io ne ho ri- scontrato un caso a Camporotondo-Etneo in un contadino che usava dormire, in estate, accanto al suo cane, il quale era molto infestato da questi parassiti. Gli abitanti di quel paesello mi assicuravano che in certi anni, principalmente in estate, molte persone sono affette da que- sto parassita, e in alcune arreca disturbi molto gravi, come feb- bre alta con delirio e fenomeni nervosi riflessi. » Nella seduta del 22 febbraio 1891 il D.r M. Ronsisvalle ri- chiamò anche lui in questa Accademia 1’ attenzione dei medici « Sui fenomeni morbosi prodotti nell’ uomo da un ixodide deno- minato Hyalomma aegyptium L. », riferendo tre storie cliniche, raccolte la prima dal D.r Pisano in Lentini, la seconda dal D.r Matarazzo in Carlentini e la terza dal D.r Stoccada in Chioggia. Il D.r Materazzo da Carlentini mi ha assicurato verbalmen- te, or sono parecchi anni, che egli ha avuto ad osservare molti TARE Re Sh, casi di ectoparassitismo di ixodidi nell’ uomo ed ha potuto con- statare che non sempre essi sono innocui, avendo egli potuto ve- rificare in alcuni casi, gravi disturbi nervosi e talvolta febbre alta con coma. E ciò allorquando l’ infezione avviene in luogo malarico e con ixodidi provenienti direttamente dal terreno. Allora la cosa a me sembravami fantastica, ma ora, dopo la | scoperta di Manson, che certe specie di ixodidi sono gli ospiti intermedî della febbre del Texas, le osservazioni riferite dal D.r Ronsisvalle e dal D.r Materazzo si possono benissimo spiegare. Posso anche supporre con molta verisimiglianza , che oltre ‘alcune specie del genere culex, qualche specie del genere ixodide sia anche esso ospite intermedio della malaria. Le future esperienze dimostreranno quanto vi potrà essere di vero. SUNTO DI MEMORIE (1) D.r PIETRO BARBAGALLO —- CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLA BILHARZIA CRASSA (SONS) IN SICILIA. L’A. dopo aver esposto brevemente tutto ciò che si sa sullo argomento, espone le sue ricerche, venendo quindi alle seguen- ti conclusioni :. 1. Che sedi della Zilharzia crassa negli ovini e nei bovini debbonsi ritenere le piccole venuzze mesenteriche e con preci- sione quelle del duodeno, ove costantemente essa riscontrasi , e quelle venuzze che stanno attorno la vescica. 2. Che eccezionalmente riscontrasi nel fegato, e quivi, quan- do v'è, si vede non nel lume dei grossi dotti biliari, ma nel punto di biforcazione della vena porta ed in quelle vene che stanno attorno ai grossi dotti biliari. 5. Che come rara eccezione rinviensi nel fegato e non nelle (1) Queste memorie saranno pubblicate negli Atti. COLIN SPLIT STONE MOIO ATE venuzze mesenteriche: in tal caso, però, costantemente si trova nelle vene della vescica, e tutto ciò fa supporre che dalle vene mesenteriche può sfuggire, essendovi stata. in precedenza. | 4. Che riguardo alla frequenza della Bil/harzia crassa in Sici- lia nei bovini ed ovini, che si macellano a Catania, si può af- fermare che essa è divenuta meno frequente di quando le me- desime ricerche vennero fatte nel 1888, però, per bene assodare un giudizio sicuro su ciò, è uopo procedere ad ulteriori ricerche. D.r E. DrAGO--SUL FENOMENO DI SANFORD NELL’AR- i RAI SA as MANI E az 2 id Re ù PR Ò S ITA Sir va PRA È a. È ESRI n SIR ERI Te AE O I I OTO STO ng CRT VE E TS OST RITATO PINO GENTANA. L'A. dopo avere esposte le varie ricerche sulla variazione B di resistenza di un filo metallico immerso in diversi dielettrici , istituisce delle esperienze sull’ argentana, servendosi di un ap- ta parecchio sul tipo di quello usato dai proff. Grimaldi e Platania. È Le misure eseguite , dopo eliminate tutte le cause d’ errore dimostrano che il fenomeno di Sanford o non si verifica per l’ar- gentàna 0 è talmente piccolo da non potere essere sufficientemente l apprezzato coi metodi d’ osservazione adoperati. Prof. A. ANDREOCCI e P. ALESSANDRELLO — SULLA SCIS- SIONE DELL’ ACIDO SANTONOSO INATTIVO MEDIANTE LA CINCONINA. Elenco dei libri pervenuti in cambio e in dono, presentati nella seduta dei 22 aprile 1899. ITALIA Bari — La Puglia Medica — Ann. VII 1-2. Bergamo — Ateneo — Atti. Vol. XIV. Bologna — Soc. med.-chir. — Boll. Ser. 7° Vol. X 2-3. SELE Ar ERA ai SIRCA laser È he corr ge se ") FARE Roi af Dez di | Firenze — R. Acc. econ.-agraria dei Georgofili — Atti. Ser. 4% Vol. XXI 3-4. | id. — La cultura geografica — Ann. I 4-5. Messina — Acc. peloritana — Atti. Vol. XIII. Milano — R. Ist. lomb. di sc. e lett. — Rend. Ser. 2% Vol. XXXIII 4-6. Mineo — Osservat. meteor.-geod. « Guzzanti » — Boll. Ann. XIII 2-3. Modena — Le stazioni sperim. agrarie ital. — Vol. XXXII 1. Moncalieri — Osserv. del r. Collegio < Carlo Alberto » — Boll. XIX 1-3. Napoli — R. Acc. med.-chir. — Atti. Ann. LII 2-3. id. — R. Ist. d’incoragg. alle sc. nat. — Atti. Ser. 4% Vol. XI. id. — Soc. r. delle scienze — Rend. Ace. delle sc. fis. e mat. Vol. V 2-3. Padova — Soc. ven.-trentina di sc. nat. — eftti. Vol. III 2. Palermo — Giornale scientifico — Ann. VI 2-3. id. — Soc. sicil. per la storia patria—Arch. st. sic. Ser. 2% Vol. XXII 1-2, SX Perugia — Università—Ann. fac. di med. e Mem. Acc. med.-chir. Vol. X 3-4, XI 1. Roma — KR. Acc. dei Lincei — Kend. CI. sc. fis. mat. e nat. Ser. 5°-Vol. VIII 1° sem. 3-6. id. — Acc. pontif. dei nuovi Lincei — Atti. Ann. LII 2. id. — R. Comit. geol. d’ Italia — Boll. Ser. 3* Vol. IX 1.-3. Siena — Riv. ital. di sc. nat. — Ann. XVIII 11-12, XIX 3-4. Torino — R. Acc. delle scienze — Mem. Vol. XLVIII. id. — R. Acc. di medicina — Giorn. Ann. XLI 12, XLII 1. Verona — Acc. di agr. sc. lett. art. e comm. — Mem. Ser. 3* Vol. LXXIV 1-2. ESTERO Aguascalientes — El Instructor — An. XV 5-10. Bruxelles — Acad. roy. de médecine — Bull. Sér. 4€ Vol. XIII 1-2. Chapel Hill — El. Mitch. scient. Soc. — Journ. Vol. IV 1. Danzig — Naturf. Gesell. — Schrift. Bd. IX 3-4. Dresden — Naturf. Gesell. « Isis » — Sitzungber. u. Abhandi. juli-dec. 1898. Haarlem — Holl. Maatsch. der wetensch. — Arch. néerl. des sc. ex. et nat. Ser:.2° Vol. FIA. Lausanne — Soc. vaud. des. sc. nat. — Bull. Sér. 48 Vol. XXXIV 130. London — Roy. Soc. — Proceed. Vol. LXIV 408-409. Lund — Universitet — Acta. Vol. XXXIV. Minneapolis, Minn. — Geolog. and nat. hist. Survey of Minnesota. — Minn. bot. Stud. Vol. II 2. Rovereto — I. R. Acc. degli Agiati — Atti. Ser. 3% Vol. IV 3-4. Zagreb — Soc. d’hist. nat. croate — Glasn. God. VI 1-6, VII 1-6, VIII 1-6, IX 1-6. DONI DI OPUSCOLI Bombicci L. — Le interessanti anomalie dei mirabili cristalli di Solfo nativo della miniera di Cà-Bernardi. — Confronto colle anomalie e contorsioni elicoidi del Quarzo di Porretta. — La ipotesi del Prof. G. Tschermak sulle curvature del- le lastre paraboloidi. — Obiezioni a questa ipotesi — Bologna, 1898. Coco C. — Vox novissima — Acireale, 1899. . Colonna F. — Notizie storiche di Castelnuovo in Napoli — Napoli, 1892. Cozzolino V. — Su alcuni operati per trombo - flebite primitiva della giugulare del seno laterale ecc. — Firenze, 1899. Galàtola C. ed. — Catania e sue vicinanze (Guida del viaggiatore, — Catania, 1899. Giardina F. — I limiti dei territori comunali secondo i rilievi militari e catastali e il territorio di Misterbianco — Catania, 1899. Giuffrida Ruggeri V. — 1! ragionamento sperimentale in antropologia e în antro- posociologia — Reggio-Emilia, 1899. id. — Evoluzione individuale ed evoluzione collettiva — 1d. Guzzanti C. — Modo di utilizzare le pile a secco «Dalle Molle» già esauste. Nuo- va pila «Guzzanti» — Modena, 1898. | Moscato P. — Diatesì urica d’ origine gottosa ecc. — Milano, 1899. Orsi P. — Il ripostiglio di Calliano — Rovereto, 1898. Ronsisvalle M. — Programma al corso libero di patologia speciale medica dimo- strativa — Catania, 1899. * = E î = (È w * “ ce i s 74 di - : à a 7 lac - — Lo 3 ui sei MERA te = È - dei 24 hi mi = n° x i b Na i x . LADA N41) » n POI IRR IR TEORIA AE TR PE RS TIE DR RI OO RI e RAI LIRE TIFO ARRE LOI CO LIRE SITI TL GTO EEN O 40. RO a A RA Sr v l'A to UE VEUGARE® SLA TUMNO DELLA ICCADE MIAFGIOENIA DI SCIENZE NATURALI IN CATANIA FONDATA NEL 1824 Approvato nella seduta del 26 maggio 1889. (Ristampa) Costituzione dell’ Accademia. ART. 1.—L’ Accademia Gioenia sorta nell’ anno 1824 per opera di beneme- riti cittadini ed insigni cultori ‘delle scienze naturali, s’ intitola da Giuseppe Gioeni Naturalista catanese e fondatore di un museo privato di storia naturale. ART. 2.—L’ Accademia promuove in ispecial modo le ricerche riguardanti la Storia naturale della Sicilia. Art. 3.—Essa sarà divisa in due sezioni: V una per le Scienze naturali e l’ altra per le Scienze fisiche e matematiche. ART. 4.—L’ Accademia avrà una Biblioteca propria, e si terrà in corrispon- denza con le altre Accademie od Istituti scientifici affini, per il cambio delle ri- spettive pubblicazioni. ART. 5.—Comporranno l’ Accademia i suoi Soci. Questi saranno distinti in tre categorie, cioè in onorari, effettivi e corrispondenti. I soci effettivi che cesseranno di risiedere a Catania diventeranno soci cor- rispondenti. Art. 6.—Il numero dei soci effettivi non potrà superare il trenta: quello dei soci corrispondenti il cinquanta. Dei trenta soci effettivi, dieci apparterranno alla sezione per le Scienze fisiche e matematiche, e venti alla sezione per le le Scienze naturali. Cariche dell’ Accademia. ART. 7.—1I’ Accademia avrà un Presidente ed un Vice-presidente, appartenenti a sezioni diverse: un segretario col titolo di Segretario dell’ Accademia, due Vice- segretari, uno per ciascuna sezione, ed un Bibliotecario. Art. 8.—Le rendite dell’ Accademia saranno amministrate da un Consiglio di Amministrazione composto da sei membri, tra i quali sarà sempre compreso il Segretario dell’ Accademia. L’ Amministrazione elegge un Cassiere tra i suoi componenti. ART. 9.—Tutte le cariche sono distribuite tra i Soci effettivi. Elezioni. ART. 10.—Alle elezioni partecipano soltanto i Soci effettivi, e le delibera- zioni si prendono con la maggioranza dei voti dei Soci che intervengono all’ a- dunanza. Le votazioni potranno essere palesi o segrete, secondo che sarà deciso preventivamente e in modo palese dalla maggioranza dei Soci intervenuti. ART. 11.—Le elezioni per le cariche accademiche si faranno nel mese di giugno di ciascun anno. Quelle dei Soci effettivi e corrispondenti nei mesi di giugno e novembre pure di ciascun anno. ART. 12.—Il giorno e l’ ora dell’ elezione saranno annunciati a ciascuno dei Soci effettivi quindici giorni prima. Nell’ avviso sarà anche dichiarato a quale delle due sezioni dovrà appartenere ciascun Socio da eleggersi. ART. 13.—Le persone nominate per le cariche sopradette durano nell’ufficio un anno, ma possono essere riconfermate. ART, 14.—I Soci onorari saranno eletti tra lo persone di alta fama nelle scienze da essi professate. ART. 15.—L’ elezione di ogni socio effettivo o corrispondente sarà fatta nel seguente modo : In una prima seduta la sezione cui deve appartenere il Socio da eleggersi, dopo aver discusso sui nomi dei candidati proposti dai Soci presenti, formerà con maggioranza di voti una terna di nomi, la quale sarà comunicata a tutti i Soci dell’ Accademia per procedere sopra di essa all’ elezione definitiva in una successiva adunanza che sarà tenuta a sezioni riunite. A ciascuno dei nomi della terna sarà aggiunta una breve relazione sui titoli scientifici del candidato, seritta dal Segretario della sezione conformemente alla discussione avvenuta in seno a quella. Il titolo di Socio onorario sarà conferito dall’ Accademia convocata in se- zioni riunite e con venti voti favorevoli almeno. Attribuzioni. ART. 16.—Il Presidente convoca e presiede le adunanze dell’ Accademia e del Consiglio d’ Amministrazione. In sua assenza lo supplisce il Vicepresidente e nell’ assenza di ambedue presiede 1’ Accademico anziano tra i presenti. Annualmente in una seduta di giugno il Segretario dell’ Accademia farà un resoconto dei lavori scientifici presentati all’ Accademia e degli atti amministra- tivi compiuti dal Consiglio d’ Amministrazione. ART. 17.—Il Segretario dell’ Accademia è anche Archivista ; tiene la corri- spondenza per gli affari d’ indole generale e scrive i processi verbali delle adu- nanze dell’ Accademia. I Vicesegretari curano la corrispondenza per gli affari speciali che si riferi- scono alla loro rispettiva sezione e che vengono loro sottomessi dal segretario dell’ Accademia. ART. 18.—Il Consiglio d’ Amministrazione si occupa di tutti gli affari che riguardano l’ Amministrazione delle rendite dell’ Accademia in conformità delle deliberazioni che 1’ Accademia avrà precedentemente adottate, dietro proposta del detto Consiglio. ART. 19.—I mandati di pagamento saranno estratti dal cassiere, da nn re- gistro a doppia matrice e firmati dal Presidente, dal Segretario dell’ Accademia e dal Cassiere stesso. Adunanze. Art. 20.—A cominciare del mese di novembre e fino a tutto giugno d’ogni anno l’ Accademia sarà convocata almeno una volta al mese in seduta pubblica per dar lettura delle Note o Memorie dei Soci effettivi o corrispondenti. Ogni Socio effettivo può comunicare all’ Accademia Note o Memorie di per- sone estranee all’ Accademia stessa. ART. 21.—Sono private le sedute riguardanti le elezioni dei Soci e delle ca- riche, o l’ amministrazione, o qualunque altro affare privato dell’ Accademia. Pubblicazioni. Art. 22.—Salvo le spese strettamente necessarie per 1’ Amministrazione, le rendite dell’ Accademia saranno impiegate esclusivamente per la pubblicazione di Note e Memorie scientifiche, originali ed inedite. Art. 23.—Tali pubblicazioni consisteranno : 1. In uno o due volumi annuali contenenti gli atti Accademici. 2. In fascicoli mensili o bimestrali col titolo di « Bollettino dell’ Accademia Gioenia » in cui saranno inserite le Note, annunciate le Memorie da pubblicarsi negli Atti o da sottoporsi al giudizio di Commissioni ed in fine enumerati i do- ni di ogni sorta pervenuti all’ Accademia, come anche i cambi da essa fatti con gli altri Istituti scientifici. L’ annunzio delle Memorie dei Soci effettivi e di quello delle Memorie ap- provate per la stampa, potrà esser seguito da un breve sunto. ART. 24.—Saranno considerate come Note tutti gli scritti la cui pubblica- zione non occupi più di quattro pagine del Bollettino. ART. 25.—I Soci effettivi hanno diritto alla pubblicazione di ogni loro Nota o Memoria. Le Memorie o Note dei soci corrispondenti o di persone estranee all’ Acca- demia, verranno sottoposte al giudizio di una Commissione nominata dalla Ac- cademia, la quale delibererà se tali Note o Memorie debbono essere stampate per esteso, od in sunto, o conservate nell’ archivio dell’ Accademia. ART. 26.—Quando 1’ Accademia non abbia mezzi disponibili per la pubblica- zione di tutte le Memorie presentate, avranno la preferenza quelle che si riferi- scono alla storia naturale dell’ Isola. ART. 27.—I Soci effettivi hanno diritto a 75 esemplari delle loro pubblica- zioni; i Soci corrispondenti a 50. ART. 28.—La stampa delle pubblicazioni accademiche sarà affidata al Segre- tario dell’ Accademia stessa. Egli consulterà i Vicesegretari delle Sezioni ogni qualvolta la natura speciale delle pubblicazioni chieda il consiglio di quelli. I Disposizioni transitorie. ART. 29.—In seguito alla pubblicazione di questo nuovo Statuto, 1’ Accade- mia si riserva di elevare a Socio onorario. qualcuno degli attuali Soci effettivi, conservandogli tutti i diritti acquisiti. ART. 30.—Conservano il titolo di Collaboratori dell’ Accademia. coloro che ne godono presentemente. ART. 31.—Tra i 50 Soci corrispondenti (Art. 6) non sono compresi quelli. che attualmente hanno questo titolo, il quale viene loro conservato. REGOLAMENTO INTERNO DELLA ee DENTI ARGIOENTA ristampato con le modifiche approvate nella seduta del 6 marzo 1899. I. Biblioteca ART. 1. — La Biblioteca ed il Gabinetto Gioenio che trovansi nel palazzo dell’ Università sono aperti ai socì ed ai professori dell’ Università dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 16. ART. 2. —Il bidello dell’Accademia nelle ore sopra indicate deve trovarsi costantemente nella biblioteca. Esso può intanto, se legittimamente impedito, farsi sostituire per suo conto da altra persona dopo che ne abbia ottenuto il permesso della Presidenza dell’ Accademia, rimanendo egli sempre responsabile dei libri affidati alla sua custodia. ART. 3. — I libri che vengono in dono all’ Accademia saranno dal Segreta- rio trasmessi al Bibliotecario che li bollerà ed inscriverà nel catalogo apposito. Non possono venir dati in prestito se non dopo essere stati presentati al l’ Accademia in una seduta pubblica. ART. 4. — Hanno diritto al prestito dei libri dell’ Accademia i soci effettivi ed i professori dell’ Università di Catania. ART. 5. — La richiesta dei libri in prestito si fa sopra un registro speciale che trovasi nella Biblioteca. Di regola il libro, ventiquattro ore dopo la richiesta, sarà dato dal Biblio- tecario al bidello, che lo consegnerà dopo aver fatto firmare dal richiedente una ricevuta scritta nel registro sopra detto. ART. 6. — Nella biblioteca vi è pure un libro sul quale i soci sotto la re- sponsabilità delle lore firme, possono, per due mesi, iscrivere quegli studiosi che desiderassero consultare i libri dell’ Accademia. II. Impiegati retribuiti. ART. 7. — L’ Accademia ha un bidello ed un Segretario amministrativo. La nomina di questi impiegati è fatta dall’ Accademia sulla proposta del CT ogreE Consiglio d’ Amministrazione. La loro paga viene stabilita anno per anno nel bilancio preventivo. III. Consiglio di Amministrazione. ART. 8. — Il Consiglio di Amministrazione si raduna quante volte occorra. In prima convocazione le deliberazioni sono valide se intervengono la metà dei suoi membri ; in seconda convocazione qualunque sia il numero degli intervenuti. Art. 9. — Il Consiglio d’ Amministrazione presenta nel principio dell’ anno accademico il bilancio preventivo ed alla fine dell’anno quello consuntivo. L’Ae- cademia nominerà tra i soci effettivi due revisori del bilancio consuntivo e sulla loro relazione ne delibererà 1’ approvazione. ART. 10. — Nei limiti del bilancio il Consiglio di Amministrazione, su propo- sta del Segretario, delibererà sulla stampa delle comunicazioni fatte in ogni se- duta, delle quali sieno presentati i manoscritti completi. Della deliberazione del Consiglio l’ autore potrà appellarsi all’ Accademia, che deciderà in una seduta privata tenendo presente 1’ art. 26 dello Statuto, . Le Memorie che non superano i tre fogli di stampa e che non sono accom- pagnate da tavole possono essere senz’ altro licenziate per la stampa dal Segre- tario, purchè ne riferisca in una prossima seduta del Consiglio. Art. 11. — Il Consiglio di Amministrazione, nei limiti del bilancio appro- vato dall’ Accademia, delibererà sulle spese da farsi ed autorizzerà i pagamenti delle fatture. I mandati di pagamento dovranno essere firmati dal Presidente e dal Se- gretario dell’ Accademia. Il Consiglio di Amministrazione dovrà sottoporre all’ Accademia i disegni di contratti da stipulare; questi non saranno validi senza la ratifica dell’ Accademia. ART. 12. — Esso Consiglio proporrà all’ Accademia quei provvedimenti che crederà opportuni riguardo al deposito delle rendite dell’ Accademia. IV. Sedute private. ART. 13. — L’ Accademia tiene seduta privata dopo la seduta pubblica : se non esaurisce gli argomenti scritti nell’ordine del giorno si raduna di nuovo dopo otto giorni. ART. 14. — Nel biglietto che invita i soci effettivi alle adunanze, saranno indicati tutti gli argomenti da trattarsi nella seduta. ART. 15. — Le terne per le nomine dei Soci debbono essere notificate con lettera chiusa in una busta. Art. 16. — Nelle elezioni dei soci effettivi e delle ‘cariche dell’ Accademia la seduta sarà valida allorchè interverranno non meno della metà dei soci effettivi. Lio gii Nel computo del numero legale non sarà tenuto conto dei soci che non sono intervenuti da più di un anno alle sedute. Analogamente, nel numero dei venti voti favorevoli, necessari per la no- mina dei Soci onorari, ai termini dell’art. 14 dello Statuto , saranno dedotti , volta per volta, tanti voti quanti sono i soci assenti non intervenuti da più di un anno alle sedute dell’ Accademia. Qualora il numero legale non sia raggiunto, 1’ Accademia si riunirà in secon- da convocazione, e delibererà qualunque sia il numero degli intervenuti. V. Pubblicazioni. ART. 17. — Le pubblicazioni delle Note o Memorie vengono dirette dal Se- gretario dell’ Accademia e nell’ assenza dai due Segretari di Sezione. Gli autori sono tenuti a consegnare seduta stante il manoscritto delle co- municazioni fatte. Si riterranno come non fatte quelle comunicazioni delle quali il manoscritto sarà incompleto in qualche parte. Gli autori che ritarderanno quindici giorni la correzione delle bozze perde- ranno il loro turno. ART. 18. — Delle discussioni scientifiche avvenute in seno dell’ Accademia generalmente non sarà tenuto conto nel bollettino. Qualora però qualche socio desidererà inserite nel bollettino le sue osserva- zioni relative a qualche comunicazione, sarà tenuto a consegnare il manoscritto non più tardi di 24 ore dopo la seduta al Segretario. Questi, prima di passarlo alla stampa, lo comunicherà all’ autore, per redi- gere, se crede, il testo della replica. ART. 19. — L'Accademia non accetta, per la pubblicazione, nel volume delle Memorie, quegli scritti che abbiano carattere di studi professionali (semplice ca- suistica medica, agricoltura puramente pratica, semplice ingegneria); essi possono trovar posto in forma di Note nel Bollettino. Secondo questi criteri la Commissione della quale si fa discorso nell’art. 25 dello Statuto, giudicherà sulla opportunità d’inserire negli Atti le memorie pre- sentate dai soci non effettivi, mentre resta inteso che, per 1’ indole dell’ Acca- demia, anche i soci effettivi si atterranno per le loro memorie ai medesimi criterî. ART. 20. — Le memorie vengono pubblicate indipendentemente 1’ una dal- l’altra e con propria numerazione. I caratteri sono di due specie, ordinari e piccoli; questi ultimi servono per le descrizioni, le note etc. ART. 21. — Gli autori non possono far ripubblicare le memorie presentate all’ Accademia senza citare il volume nel quale esse sono state inserite. ART. 22. — L’ Accademia destina almeno duemila lire annue per la pubbli- cazione delle Memorie, Per qualche memoria Fai Storia naturale dell Isola potr eccezionalmente, servirsi del fondo di riserva. 5° oe; ART. 23. — L' Accademia darà ai Soci effettivi una copia delle sue pubbli cazioni. VI. Disposizioni transitorie. ART. 24. — IL’ Accademia non si oppone che, anche nelle ore non indicate i) nel presente regolamento, possano riunirsi nel Gabinetto i Soci dell’ Accademia n ed i professori dell’ Università, purchè gli uni e gli altri sottostiano, volontaria- | mente, alle spese occorrenti ed una Commissione di Soci effettivi dell’Accademia | t) stessa regoli queste riunioni. | ART. 25. — I contratti già esistenti verranno sottoposti all’ Aecage tn] la i di ‘quale deciderà se debbansi o no scindere quelli che non hanno vincolo di tempo. | af) PERIFERIA PORRE, PLE NIGrO DELLE ACCADEMIE, SOCIETÀ, ISTITUTI SCIENTIFICI, DIREZIONI DI PERIODICI SA sr n _L 4 10. NE 10 13. 14. 15. 16. To: 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. che scambiano le loro pubblicazioni con | Accademia Gioenia. ITALIA Acireale — Accademia Dafnica di scienze, lettere e arti — Atti. id. — Accademia degli Zelanti e dei pp. dello Studio-— Atti-Rendiconti. Bari — La Puglia medica — Periodico. Bergamo — Ateneo di scienze, lettere e arti — Atti. Bologna — R. Accademia delle scienze dell’ Istituto — Memorie. Rendi- conto delle Sessioni. id. — Società medico-chirurgica — Bollettino delle scienze mediche. Cagliari — Società tra i cultori delle scienze mediche e naturali — Bollettino. Firenze — R. Accademia economico-agraria dei Georgofili — Atti. id. — La cultura geografica — Periodico. id. — R. Istituto geografico militare — Pubblicazioni. id. — Rivista scientifico-industriale — Periodico. 714, — Società entomologica italiana — Bollettino. Genova — R. Accademia medica — Bollettino. Lucca — R. Accademia lucchese di scienze, lettere e arti — Atti. Messina — Accademia Peloritana — Atti. Milano — Collegio degl’ ingegneri e architetti — Atti. id. — R. Istituto lombardo di scienze e lettere— Memorie. Rendiconti. id. — Rivista di studi psichici — Periodico. id. — Società italiana di scienze naturali — Atti. Memorie. Mineo — Osservatorio meteorico-geodinamico « Guzzanti » — Bollettino. Modena — R. Accademia di scienze, lettere e arti — Memorie. id. — Società dei naturalisti — Memorie. id. — Le stazioni sperimentali agrarie italiane — Periodico. Moncalieri — Osservatorio del r. Collegio « Carlo Alberto » — Bollettino 25. 26. ZA 28. 29. 30. S1. 32. 33. d4. 35. 36. 37. 38. 39. 40. 41. 42. 43. 44, 45. 46. 47, 48. 49. 90. 51. 52. 53. d4. 55. 56. DT. 58. Napoli — R. Accademia medico-chirurgica — Atti. id. — Accademia pontaniana — Atti. id. — Archivio di ostetricia e ginecologia — Periodico. id. — lL’ Oriente — Periodico. id. — R. Istituto d’ incoraggiamento alle scienze naturali — Atti. id. — Società di naturalisti — Bollettino. id. — Società reale delle scienze — Rendiconto dell’ Acc. delle scienze fisiche e matematiche. Padova — La nuova Notarisia — Periodico. id. — Società veneto-trentina di scienze naturali — Atti. Bollettino. Palermo — R. Accademia di scienze, lettere e arti — Atti. id. — Collegio degli ingegneri ed architetti — Atti. id. — Giornale scientifico — Periodico. id. — Società siciliana d’ igiene — Bollettino. id. — Società di scienze naturali ed economiche — Giornale di scienze naturali ed economiche. id. — Società siciliana per la storia patria— Archivio storico siciliano. Perugia — Università — Annali della Facoltà di medicina e Memorie del VV Acc. medico-chirurgica. Pisa — R. Scuola normale superiore — Annali delle scienze fisiche e mate- matiche. id. — Società toscana di scienze naturali — Atti. Processi verbali delle adunanze. Portici — R. Scuola superiore di agricoltura — Annuario. Bollettino. Roma — R. Accademia dei Lincei — Memorie della classe di scienze fisiche, matematiche e naturali. Rendiconti id. id. — R. Accademia medica — Bollettino. id. — Accademia pontificia dei nuovi Lincei — Atti. Memorie. Id. — R. Comitato geologico d’ Italia — Bollettino. Memorie. id. — Società geografica italiana — Bollettino. Memorie. . id. — Società geologica italiana — Bollettino. id. — Società italiana delle scienze, detta dei XL — Memorie. id. — Società romana per gli studi zoologici — Bollettino. id. — Vox urbis -- Periodico. Siena — R. Accademia dei Fisiocritici— Atti. Processi verbali delle adunauze. id. — Rivista italiana di scienze naturali — Periodico. Torino — R. Accademia delle scienze — Atti. Memorie. id. — R. Accademia di medicina — Giornale. id. — Rivista di ostetricia, ginecologia e pediatria — Periodico. Venezia — R. Istituto veneto di scienze, lettere e arti — Atti. Memorie. e tri ia ii mita e a 61. 62. 63. 64. 65. 66. 67. 68. 69. 70. 11. 72. 73. 74. (ro 76. TT. 18: 79. Verona — Accademia di agricoltura, scienze, lettere, arti e commercio — Memorie. Vicenza — Accademia olimpica — Atti. ESTERO Aguascalientes — El instructor — Periodico. Augsburg — Naturwissenschaftilicher Verein fir Schwaben und Neuburg — Bericht. Basel — Naturforschende Gesellschaft — Verhandlungen. Bautzen — Naturwissenschaftliche Gesellschaft «Isis » — Sitzungberichte und Abhandlungen. Berlin — K. Preuss. meteorologisches Institut — Abhandlungen. Bericht iiber die Thatigkeit. Ergebnisse der Beobachtungen an den Stationen II una III Ordnung. Ergebnisse der Gewitter-Beobachtungen. Ergebnisse der meteorolo- gischen Beobachtungen in Berlin. Ergebnisse der Niederschlags-Bcobachtungen. Bern — Schweizerische naturforschende Gesellschaft — Compte rendu des travaux ecc. Verhandlungsn. Bone — Academie d’Hippone — Bulletin. Comptes rendus des réunios. Bonn — Naturhistorischer Verein des Preussischen Rheinlandes und West- phalens — Verhandlungen. Sitzungberichte der Niederrheinischen Gesellschaft fiir Natur und Heilkunde. Bordeaux — Societé des sciences physiques et naturelles — Mémoires. Procés verbaux. Boston —- American Academy of arts and sciences — Memoiîrs. Proceedings. id — Society of natural history — Memoirs. Proceedings. Bremen — Naturwissenschaftlicher Verein — Abhandlungen. Briinn — Naturforschender Verein — Bericht der meteor. Commission. Ve- rhandlungen. Bruxelles — Académie royale de médecine -— Bulletin. Mémoires couronnés. id. — Societé entomologique de Belgique — Annales. id. — Societé malocologique de Belgique — Annales. id. — Societé belge de geologie, de paleontologie et d’hydrologie — Bulletin. id. — Université — Revue de Vl université. Budapest — K. Magyar tudomfmios Akademia—Almanach. Ertekezések a természettudomanyok kòrébol. Mathematikai természettudomanyi kozlemények vonatkozélag a hazai visconyokra. Mathem. es termese. Ertesitò. Rapport sur les travaux de VAcadémie. Ungarische Revue (prima: Literarische Be- richte aus Ungarn.) 80. 81. 82. 89. 84. 80. 86. 87. 88. 89. 90. IE. 92. 93. 94. 95. 96. 97. 93. 99° 100. 101. 102. 103. 104. 105. 106. 107. 108. Budapest — K. M. Természettudomanyi Tarsulat — Math. und naturwiss. | Berichte aus Ungarn. Buenos Aires — Istituto geografico argentino — Boletin. Buffalo — Society of natural sciences — Bulletin. Cambridge, Mass. — Harvard College — Annual report of the Curator of ERRO erucsna the Museum. Bulletin of the Museum of comparative zoòlogy. Memoirs of the Museum of comparative zodlogy. Chapel Hill — Elisha Mitchell scientific Society — Journal. Cherbourg — Societé nationale des sciences naturelles et mathématiques— Mémoires. Chicago — Academy of sciences — Bulletin. Report. Christiania — K. norske Frederiks Universitet — Den Norske Nordhavs- Expedition 1876-78. Cordoba — Academia nacional de ciencias — Actas. Boletin. Danzig — Naturforschende Gesellschaft — Schriften. Davenport — Akademie of natnral sciences — Proceedings. Dresden — Naturwissenschaftliche Gesellschaft «Isis » — Sitzungberichte und Abhandlungen. Dublin — Royal Dublin Society — Proceedings. Transactions. Edinburgh — Royal Society — Proceedings. Transactions. Épinal — Société d’ émulation du département des Vosges — Annales. Frankfurt a/M. — Senkenbergische naturforschende Gesellschaft— Abhand- lungen. Bericht. I } Freiburg i. B. — Naturforschende Gesellschaft — Bericht. Fribourg — Societé des sciences naturelles — Bulletin. Genève — Institut national genevois — Bulletin. Giessen — Oberhessische Gesellschaft fiir Natur-und Heilkunde— Berichi. Haarlem — Hollandsche Maatschappij der wetenschappen — Archives néerlandaises des sciences exates et naturelles. id. — Musée Teyler — Archives. id. — Société hollandaise des sciences — Oeuvres complètes de Chr. Huyghens. Halle a. S. — K. Leop. Carol. deutsche Akademie der Naturforscher — Nova Acta. Heidelberg — Naturhistorisch-medicinischer Verein — Verhandlungen. Helsingfors — Societas pro fauna et flora fennica — Acta. Meddelanden. Hermannstadt — Siebenbiirgischer Verein fir Naturwissenschaften — Verhandlungen und Mittheilungen. Kiew — Société des naturalistes — Mémoires. Kéònigsberg — Physikalisch-6konomische Gesellschaft — Schriften. 09: BE, 199 2. Lo. 1i4. 115. ALDO Landshut — Botanischer Verein — Berichte. Lausanne — Société vaudoise des sciences naturelles — Bulletin. Liège — Société géologique de Belgique — Annales. id. Société royale des sciences — Mémoires. Lille — Société nationale des sciences , de l’agriculture et des arts — Mémoires. Lisboa — Commissao dos trabalhos geologicos de Portugal — Commu- nicacoes. London — Royal Society — Proceedings. Philoshophical Transactions. Year- Book. Lund — Universitet — Acta. Lyon — Société d’ agriculture, histoire naturelle et arts utiles— Annales. Madison — Wisconsin Academy of sciences, arts and letters—Transactions. id. — Wisconsin State Agricoltural Society — Transactions. Madrid — R. Academia de ciencias exactas , fisicas y naturales — Me- morias. Manchester — Literary and philosophical Society — Memoirs and Pro- ceedings. Proceedings. Marseille — Faculté des sciences — Annales. Meriden, Conn. — Meriden scientific Association — Transactions. México — Sociedad cientifica « Antonio Alzate » — Memorias y revista. Minneapolis, Minn. — Geological and natural history Survey of Minne- sota — Minnesota botanical Studies. id. — Minnesota Academy of natural sciences— Bulletin. Montevideo — Museo nacional — Anales. Montreal -- Royal Society of Canada — Proceedings and Transactions. Moscou — Société impériale des naturalistes — Bulletin. Milnchen — K. Bayerische Akademie der Wissenschaften — Abhandlun- gen Math.-Phys. CI. Neuchatel — Société des sciences naturelles —- Bulletin. New-Haven — Connecticut Academy of arts and sciences — Transactions. New-0Orleans — N. O. Academy of sciences — Papers. New-York — N. Y. Academy of sciences, late Lyceum of natural history — Annals. Transactions. id. — Public Library — Bulletin. Nirrnberg — Naturhistorische Gesellschaft — Abhandlungen. Paris — Museum d’histoire naturelle — Bulletin. id. — Société zoologique de France — Bulletin. Mémoires. Philadelphia — Academy of natural sciences — Proceedings. id. — Wagner Free Institut of science — Transactions. 162. 163. 164. 165. 166. 167. 168. 169. 170. CARINARO) ig ISS I Rit II Nr tro RESO ui -—— 84 — Rio de Janeiro — Museo nacional — Archivos. Rochechouart — Société Les amis des sciences et arts — Bulletin. Rochester — Academy of sciences — Proceedings. Rovereto — I. R. Accademia degli Agiati — Atti. Saint Louis — Academy of sciences — Transactions. id. — The Missouri botanical Garden — Report. St. Pétersbourg — Académie impériale des sciences — Bulletin. Mémoires de la CI. des sciences phys.-mathématiques. id. — Comité gedlogique — Memoires. Bulletin. San José — Museo nacional — Anales. Santiago — Societé scientifique du Chili — Actes. Stockholm — K. Svenska vetenskaps Akademien — Handligar. Bihang till Handligar. Stuttgart — Verein fiir vaterliindische Naturkunde in Wiirttemberg —. Jahresheft. | Sydney — Australasian Association for the advancement of sciences — Report. Tokyo — University — Calendar. Journal of the College of science. Topeka — Kansas Akademy of science — Transactions. Toulouse — Académie des sciences , inscriptions et belles-lettres. — Mé- moires. id. — Université — Annales de la Faculté des sciences. Trieste — Museo civico di storia naturale — Atti. Upsala — Universitet — Bulletin of the geological Institution. Washington — Bureau of Etnology — eport. id. — Smithsonian Institution -— Report of the Board of re- gents. Smithsonian Contributions to knowledge. Smithsonian miscellaneous Collections. id. — U. S. geological Survey — Bulletin. Monographs. Report. id. — U. S. national Museum — Bulletin. Procedings. Wien — K. Akademie der Wissenschaften. — Denkschriften Math.-Nat. CI. Sitzungsberichte id. id. — K. K. Geographische Gesellschaft — Mittheilungen. id. — K. K. Naturhistorisches Hofmuseum — Annalen. id. — K. K. Geologisches Reichsanstalt — Abhandlungen. Jahrbuch. Verhandlugen. Wiesbaden — Nassau-Verein fiir Naturkunde — Jahrbicher. Zagreb — Société d’ histoire naturelle croate — Glasnik. Zirich — Naturforschende Gesellschaft — Vierteljahrschrift. a TTATTA DISTRIBUZIONE PER PROVINCE Bari Bergamo Bologna Cagliari Catania Acireale Mineo Firenze . Genova DISTRIBUZIONE PER STATI Algeria Bone Australia Sidney Austria Ungheria Briinn Budapest Hermannstadt Landshut Rovereto Trieste Wien Zagreb Belgio Bruxelles Liège Brasile Rio de Janeiro Lucca Messina Milano Modena Napoli Portici Padova Palermo Perugia ESTERO Canadà Montreal «Chilì Santiago Costa Rica San Josè Francia Bordeaux Cherbourg Epinal Lille Lyon Marseille Paris Toulouse Germania Augsburg Bautzen Berlin Pisa Roma Siena Torino Moncalieri Venezia Verona Vicenza Bonn Bremen Danzig Dresden Frankfurt a/M. Freiburg i. B. Giessen Halle a. S. Heidelberg Konigsberg Miinchen Niirnberg Stuttgart Wiesbaden Giappone Tokyo Gran Bretagna Edinburgh London Manchester 3 Rea. vr Irlanda Dublin Messico Aguascalientes México Norvegia Christiania Olanda Haarlem Portogallo Lisboa Repubblica Argentina Buenos Ayres Cordoba Russia Helsingfors Kiew ; Moscou da St. Pétersbourg Spagna Madrid Stati Uniti d’A merica Boston Buffalo Cambridge, Mass. Chapel Hill Chicago Davenport Madison Meriden, Conn. Minneapolis, Minn. New-Haven New-Orleans New-York Philadelphia Rochester Svezia Svizzera Uruguay Saint Louis Topeka Washington yi Lund Stockholm Upsala Basel Bern Fribourg Genève Lausanne Neuchatel Rochechouart. Ziirich Montevideo To KgKK 5598 | BOLLETTINO DELLE SEDUTE col DELLE SEDUTE ORDINARIE E STRAORDINARIE e sunto delle memorie in esse presentate. (NUOVA SERIE ) — CATANIA TIPOGRAFIA DI C. GALÀTOLA 1899. [ Tr TTT... Muse Rendiconti Accademici | Verbale coll'adunzoza del 13 giugno 1899. vi Note presentate . Prof. Dott. A. Petrone - — Il Talore reale ci ematoblasti (o pi Proff. A. Riccò, T. Zona e G. Saija — — Differenza di longitudine n Cat ania «» °‘’è Palermo e determinazione delle anomalie di cigloi: in Catania $ Ing. S. Arcidiacono — Sui terremoti del 3 maggio 13991 De - Dottori A..Motta Coco e S. SI _: Beperto cntologico in un differenze A. Andreoccì e _V. Mannino — Sopra Aia ‘composti ossigenati diazolo è ® è . O Ù $ to . santonine dal du ferrico— (Nota preliminare). Sunti di. Memorie e alla biologia del Cnomorinm coccineum (tri Prof. G. Pennacchietti — Sopra una generalizzazione della formol: dil (SR) sulle forze centrali | Blenco delle culi pervenute in cambio e in a dono, prese v “seduta de’ 17 giugno 1899 . oa Ri FR e Giugno 1899. Fascicolo LX. AGCADENTA GIOENTA SoEENZE NATURA LI IN CATANIA Seduta del 13 giugno 1899, Presidente — Prof. A. RICCÒ Segretario — Prof. G. P. GRIMALDI. Sono presenti i Soci effettivi Riccò , Cafici, Clementi, Ron- sisvalle, Ughetti, Fichera, Feletti, Pennacchietti, Petrone, Di Mat- tei, Baccarini, Mingazzini, Andreocci, Grimaldi. Viene letto ed approvato il processo verbale della seduta precedente. Si passa quindi allo svolgimento dell’ ordine del giorno che reca le seguenti comunicazioni : o ProF. P. BACCARINI E DOTT. P. CANNARELLA — Primo con- tributo alla struttura e alla biologia del Cynomorium coccineum. PRroF. A. PETRONE — Il valore reale degli ematoblasti o pia- strine del sangue. Ricerche di isotonia e di chimica (con dimostra- zione di preparati). PROFF. A. RIccò, T. ZONA E G. SAIJA — Differenza di lon- gitudine fra Cutania e Palermo, ed anomalia completa di gravità in Catania. ARE ING. S. ARCIDIACONO — Suz terremoti del 8 maggio 1899. DOTT. A. MoTTA- Coco E S. DRAGO — Reperto ematologico in un caso di scorbuto. Contributo alla genesi della coagulazione del sangue (presentata dal Socio prof. A. Petrone). F. EREDIA — Temperature di Catania e dell’ Etna ottenute col metodo delle differenze (presentata dal Socio prof. A. Riccò). ProF. A. ANDREOCCI e V. MANNINO — Sui composti ossigenati del Pirrodiazolo. ProF. G. PENNACCHIETTI — Sopra una generalizzazione della formola di Binet sulle forze centrali. Ip. — Sopra un integrale comune a più problemi dell'equilibrio di un filo flessibile ed inestendibile. Pror. M. RONSISVALLE — Nuovo contributo intorno agli effetti morbosi degli Ixodidi sull’ uomo. DOTT. P. BERTOLO — Reazione della Desmotroposantonina sul cloruro ferrico. Indi si toglie la seduta. NOTE Prof. Dott. A. PETRONE—IL VALORE REALE DEGLI EMA- TOBLASTI O PIASTRINE DEL SANGUE—-RICERCHE DI ISO- TONIA E DI CHIMICA- (con una tavola). Devo prima ricordare, che alla fine della memoria presentata il 9 Maggio 1897 a questa stessa Accademia « Ricerche ulteriori sull’ esistenza del nucleo nell’ emasia adulta ecc. >» dopo la conelu- sione sull’ argomento, feci la dichiarazione seguente « Devo sog- giungere che durante queste ricerche sono restato impressionato da certi fatti, che avrebbero fatto vacillare la mia convinzione sull’esistenza reale delle piastrine nel sangue normale : ho creduto quindi doveroso, dopo ammessa l’esistenza del nucleo nell’emasia adulta , ristudiare coi presenti mezzi ed indirizzo la quistione, e prometto riferirne i risultati nella prossima adunanza. » Infatti nella seduta del 13 Giugno 1897 riferii su tale argo- mento a questa nostra Accademia « Contributo alla quistione sul- V esistenza delle piastrine nel sangue normale.» In questa memoria feci notare le mie ragioni del dubbio, cercai dimostrare che tutti gli argomenti addotti per l’esistenza delle piastrine non permette- vano l’ esclusione assoluta del dubbio stesso: e che soltanto il fatto, che « le piastrine si vedono in via di distruzione nel sangue estratto dal vivo, specialmente quando le emasie restano perfet- tamente intatte anche nella loro emoglobina, come io aveva già dimostrato colle iniezioni ipodermiche, intraperitoneali ed en- dovenose di cloruro di sodio, di ossalato di ammoniaca, di cloruro di sodio, » fermava il grave dubbio, dovendo « le piastrine pree- sistere per distruggersi, una volta che non vengono da alterazione delle emasie, che allora sono intatte. » Esposi in questa comuni- cazione altre ricerche fatte allo scopo, di cui le principali, per cui mi credei obbligato a conchiudere per l’esistenza delle piastrine, furono : 1. il fatto da cui era mosso, cioè la distruzione di piastrine in sangue con emasie perfettamente conservate: 2. il rispondere in modo diverso, o per meglio dire, la resistenza differente verso i reagenti delle piastrine e del contenuto del globulo rosso : 5. il modo non eguale di comportarsi verso le sostanze coloranti : 4. la comparsa di molte piastrine quando per alterazioni spon- tanee o artificiali vi è notevole emolisi; allora il volume delle piastrine può diventare maggiore ed eguagliare il diametro del- l’ emasia. Le ulteriori ricerche da me continuate sul sangue, con mezzi più perfetti di indagine, mi risvegliavano di nuovo il dubbio, perchè poteva più costantemente ed esattamente notare le ragio- ni del dubbio esposto nella suddetta memoria : mentre gli argo- “menti in favore da me addotti, potevano essere passibili di critica sia per i metodi non ancora perfetti di ricerca, sia perchè il tro- varsi il nucleo dell’emasia fuori il suo posto doveva contribuire alla spiega della differente grandezza, forma, colorabilità ecc. L’ argomento della resistenza differente verso i reagenti, non po- teva più reggere, facendo calcolo che l’ emasia ha parti di resi- stenza varia, e che quindi nell’ emolisi, quando non resta dell’e- masia che il guscio (ombra), e vi è dissoluzione del paraplasma e del protoplasma, invece il nucleo fuoresce e vi resiste: in mo- do che, questo argomento il quale mi appariva come il sostegno principale dell’ esistenza delle piastrine, doveva cedere, facendo calcolo del differente valore isotonico delle varie parti della cel- lula rossa del sangue: come infine la differente età e resistenza delle emasie poteva spiegare il reperto di piastrine anche nel sangue circolante, o estratto in liquidi isotonici. Ho stimato dopo ciò necessario iniziare una serie sistematica di ricerche sull’ argomento, fondandomi principalmente sugli studii di isotonia e di chimica da me fatti in modo speciale sul sangue : quando tutti gli altri argomenti non resistono bene alla critica, l'affidamento e risoluzione del grave quesito poteva tro- varsi soltanto nelle leggi della fisica e della chimica. Mi si permetta prima di ricordare in breve la storia delle piastrine del sangue, così potrò rendermi più chiaro nell’esposizione delle mie ricerche, e più facilmente si valuteranno i preparati che si trovano esposti: i quali ognuno potrà con la più grande facilità ripetere da sé, dopo la tecnica che andrò esponendo, e così si potrà da ogni ricercatore avere non soltanto un grande numero di osservazioni proprie, ma ancora una maggiore preci- sione e chiarezza dei fatti, valutandoli nei preparati immediata- mente ottenuti. Gli ematoblasti o piastrine del sangue anche prima di HAYEM e di BIZZOZERO erano stati osservati nel sangue: il primo che diede un nome a queste apparenze che si notavano libere nel sangue accanto ai globuli rossi fu ZIMMERMANN, chiamandole wve- scicule elementari. È merito però di HAYEM e di BIzzozERo lo stu- dio sistematico di questi elementi del sangue, da potersi dire, che comincia con questi Autori la storia di queste parti configu- rate, che erano prima considerate come granulazioni libere del sangue. Fu fatta la selezione delle granulazioni libere in quelle di grasso e nelle altre di natura albuminoide, differenziabili per i rispettivi caratteri comunemente noti. E le granulazioni albu- minoidi si stabilì, che provengono dal disfacimento di questi pic- coli elementi morfologici, che sì trovano nel sangue, molto tene- ri, poco resistenti e che perciò facilmente si disgregano, appena il sangue è tolto dalle sue condizioni normali di vita. HAYEM diede di questi elementi morfologici la prima descrizione (1878-79), e fondandosi principalmente sul sangue degli ovipari (rane) in condizioni di esaurimento, pel fatto che allora di quelle vescicu- le se ne trovano delle molte ingrossate, interpetrando il reperto come una tendenza alla rigenerazione delle emasie, opinò che quelle forme grosse vesciculari rappresentassero forme di passag- gio ai corpuscoli rossi, e le chiamò quindi ematoblasti. Circa due anni dopo BIZZOZERO, studiando principalmente il sangue sul vi- vo, potè confermare l’ esistenza nello stesso sangue circolante di quest’altro elemento morfologico del sangue, di cui descrisse mi- nutamente i caratteri, ed al quale per la forma speciale diede il nome di piastrine, dopo aver creduto dimostrare erroneo il si- gnificato fisiologico attribuito a queste forme da HAYEM. BIZ- ZozERO dichiara, che non è ancora conosciuto il valore fisiologi- co delle piastrine; mentre la loro importanza si rileva in condi- zioni patologiche per la formazione del trombo bianco, come lo stesso Autore ha dimostrato: in modo cune secondo l'opinione sua e di altri, accettata in seguito dalla maggioranza degli studiosi, le piastrine contribuiscono pure alla coagulazione del sangue. Ed a questo proposito devo ricordare la serie delle mie ricerche pub- blicate in varie note fin dal 1894 e completate nel 1897, con le quali cercai dimostrare sperimentalmente e con osservazioni cliniche, che le piastrine, elemento morfologico normale del san- gue, invece di avere la funzione patologica di contribuire alla coagulazione, hanno l’ opposta , fisiologica, di impedire, cioè, la coagulazione del sangue. Ho creduto ricordare le mie ricerche in proposito, per non ritornarvi più tardi, quando avrei dovuto ritrattare ciò che io sostenni a proposito della funzione fisiologica delle piastrine : se arriverò a dimostrare che queste non esistono, tutti i fatti da me osservati ed ottenuti sperimentalmente restano, bisognerà sol- tanto dare loro un’ altra interpetrazione: ciò, che può riuscire facile ad ognuno, e che non è quì il luogo di esporre. Dopo le pubblicazioni di HAYEM e di BIZZOZERO, accettate le conclusioni dalla maggioranza, non vi mancarono oppositori, anche molto autorevoli, come HLAvA, WEIGERT, HALLA e LÒWIT, i quali contrastarono l’ esistenza reale delle piastrine, ritenendole invece come un prodotto artificiale, sia per disfacimento dei cor- puscoli bianchi, sia per precipitazione della globulina. Ed all'argomento più importante messo avanti da BIZZOZERO, cioè, del reperto delle piastrine nel sangue circolante del vivo, il LÒOWIT, oppone sempre le alterazioni anche minime che si av- verano nella circolazione, nella composizione del sangue per la tecnica e durante il tempo in cui sì fa l’osservazione sul sangue circolante, che sarebbero la ragione vera di quel prodotto arti- ficiale: secondo LòwIT, se nell’ osservazione ci si circonda di tutte le precauzioni e di norme rigorose non si trovano piastrine nel sangue circolante del mesentere del topo, ma soltanto corpu- scoli rossi e bianchi. Anche in Italia nel 1887 il Mosso si schierò contro l’esisten- za delle piastrine, come elemento morfologico del sangue: egli con una sicurezza, che parve allora temerità, sì accosta più di ogni altro Autore alle conclusioni, a cui io sono arrivato, con le parole seguenti: « Gli ematoblasti di HAYEM e le piastrine del BIZZOZERO sono precisamente questi nuclei, che qualche volta sono circondati da frammenti e frangie della parte corticale. Non tutti i corpuscoli del sangue alterandosi danno origine a delle piastrine: ma posso affermare , che le piastrine sono prodotte da un’ alterazione dei corpuscoli rossi. Quanto più nel sangue sono numerosì i corpuscoli rossi disfatti, altrettanto è maggiore il nu- mero dei nuclei liberi, o piastrine. » Coincide tanto esattamente tutto questo coi risultati da me ottenuti coi nuovi mezzi di inda- gine, che è proprio da ammirare la serietà dell’ osservatore , il quale con pochi argomenti, che d’altronde erano passibili di critica, come lo furono, emise il suo giudizio con tanta fermezza e precisione. Fra gli Autori più recenti WLASSOW, da ricerche fatte nel labo- ratorio di ZIEGLER, 1894, si schiera contro l’ esistenza delle pia- strine ed è indotto a seguire l’opinione, e ci si associa lo stesso ZIEGLER, che « le piastrine del sangue siano prodotti di corpu- scoli rossi, e che si distacchino dai corpuscoli rossi prossimi a distruggersi, o si formino dal disfacimento dei medesimi. ». Ultimamente DETERMANN sulla base di ricerche cliniche e spe- rimentali e sul sangue ricco di piastrine, si è associato all’ opi- nione di Lòwit ed altri, che, cioè, con grande probabilità le pia- strine sono porzioni protoplasmiformi strozzantisi delle emasie. In conclusione, anche i fautori dell’opinione che le piastrine sono un prodotto artificiale parlano di probabilità, e fanno risa- lire la loro origine alla globulina, eccettuato soltanto il Mosso, che recisamente affermò, le piastrine essere non altro che i nuclei, i quali si liberano dai globuli rossi. Coloro che ammettono l’ esistenza reale delle piastrine nei mammiferi, e nomino specialmente BIZZOZERO, EBERTH e SCHIM- MELBUSCH, cercarono attribuire la stessa natura e significato ad elementi morfologici che appariscono nel sangue degli ovipari vertebrati: sono elementi più piccoli dei corpuscoli rossi, sono allungati, incolori, quasi trasparenti, però a differenza che nei mammiferi sono forniti di nucleo. Ma anche a queste apparenze morfologiche nel sangue degli ovipari è stata negata una natura autonoma, speciale, principalmente da LòwIT, il quale le ritiene non altro « che giovani cellule bianche, che in parte si trasfor- mano negli ordinarii leucociti, in parte in corpuscoli rossi » (ZIE- GLER). Già il FLEMMING aveva fatto notare, che queste cellule pallide con forma piramidale nel sangue degli ovipari hanno il loro nucleo con una struttura simile ai nuclei delle emasie, per cui egli sostenne il rapporto intimo genetico tra le cellule in pa- rola ed i corpuscoli rossi nucleati dei vertebrati ovipari. Ed è comunemente noto, che anche prima del FLEMMING, RECKLIN- GHAUSEN descrisse tali cellule nel sangue della rana come forme di sviluppo dei globuli rossi: e STRICKER arrivò perfino a stabi- lire, che nel sangue della rana queste cellule pallide possono tra- sformarsi in nuclei liberi e semoventi. Ad oppositori così autorevoli rispose MoNDINO (1888), il qua- le, pur confessando un intimo nesso fra le piastrine ed i globuli rossi degli ovipari, specialmente perchè entrambi non hanno mem - brana nucleare e le trabecole protoplasmatiche vengono ad inse- rirsi sui fili cromatici, sostenne che gli elementi pallidi e fusifor- mi, piastrine, sono un elemento autonomo e perfettamente di- stinto dai globuli rossi, perchè «il nucleo in riposo delle piastrine presenta, al pari del corpo cellulare, una forma assai allungata, che non offrono i nuclei delle emasie, i quali sono sempre roton- di od ovali: è molto rifrangente ed ha margini per lo più irrego- lari. * Inoltre osservando i cambiamenti iniziali nella profasi del nucleo delle piastrine «si vede bene che non esiste una strut- tura reticolare, come non esistono nucleoli nè veri, nè falsi; ma ì fili cromatici stanno nel nucleo disposti in un modo affatto par- ticolare, e che sorprende non meno della loro eccezionale gros- sezza e poca lunghezza, in confronto a ciò, che in tutti i nuclei degli altri elementi si nota. » In modo che fine particolarità di struttura, dimostrate meglio dietro le modificazioni mitotiche iniziali, pareva, confermassero l’esistenza di questo nuovo ele- mento del sangue anche nei vertebrati ovipari, tanto più che po- tendo le piastrine riprodurre nuove piastrine, si doveva ammet- tere la genesi soltanto da forme simili preesistenti. BOCCARDI ristudiando l’argomento dichiara, che meno due for- me di spirema, non ha potuto nelle sue molteplici osservazioni riscontrare, nel sangue delle rane e dei polli sottoposti alle sot- trazioni sanguigne, forme di cariocinesi delle piastrine. NEGRI in un recentissimo lavoro fatto per consiglio di GOLGI e nel laboratorio dello stesso, ha infirmato notevolmente le con- clusioni a cui era pervenuto specialmente MoNDINO, ed ha cre- duto poter conchiudere «che le forme descritte da MONDINO e SALA come piastrine in via di scissione non presentano caratteri, che ricordino un processo attivo di divisione (mitosi in senso lato) : che esse si trovano nel sangue in un periodo nel quale si verifi- ca una leucocitosi straordinariamente abbondante: che una serie di osservazioni fra loro concordanti, condurrebbe a far ritenere, se non con assoluta certezza, almeno con grande probabilità, che tali forme siano leucociti. » A questo punto la quistione, coi dubbî sempre più incalzan- timi per le annose ricerche da me fatte sul sangue, facendo cal- colo dei nuovi metodi e dei nuovi reperti, ho cercato studiare il quesito, come ho già detto, impiegando quei mezzi, coi quali si possono con sicurezza stabilire fatti positivi; cioè mezzi di zsoto- nia e di chimica: la grande facilità e moltiplicità dei cambia- menti che avvengono nel volume, nella forma, nel colorito, nel- la struttura, ecc. delle cellule del sangue, quando queste si spo- stano appena dalle loro condizioni naturali di vita, ha dato, come si rileva dalla storia esposta, poco affidamento e sicurezza. alle conclusioni. Isotonia Per le leggi fisiche della pressione osmotica su cui fondasi la così detta îsotonia, parola introdotta nel linguaggio scientifico gr ce dal botanico danese DE VRIES e poi applicata al sangue da HAM- BURGER e da molti altri, si è potuto stabilire che il titolo isoto- nico di una soluzione di cloruro di sodio pel sangue (globuli rossi) dell’uomo sano è di 0, 44 a 0, 48. Se i globuli rossi non mostrano traccia di plasmolisi nella detta soluzione, in modo da apparire così come si trovano ed apprezzano nel sangue circolante, le pia- strine invece ne soffrono e vi mostrano le deformità ed altera- zioni già note. In modo che per osservare le piastrine intatte, cioè senza alcun principio di plasmolisi, o bisogna esaminarle nel sangue circolante del vivo (BIZZOZERO), ovvero fissarle con li- quidi speciali che ne impediscano l’ esosmosi: e questo liquido è stato stabilito nella soluzione osmica 1: 300 di 0, 70 cloruro di sodio; in cui, estratto il sangue, le piastrine si fissano nel modo più perfetto e permanente : questo liquido riesce isotonico, di quella che io ho chiamato isotonia massima, anche per le ema- sie. Ed infatti se si aumenta la quantità dell’acqua si ha gra- datamente plasmolisi, sino ad aversi dai corpuscoli rossi non al- tro che ombre. Per la stessa ragione osmotica, se le piastrine sono un elemento morfologico normale, autonomo del sangue, aumentando l’ acqua nel mestruo le stesse devono alterarsi, ed andare incontro alla distruzione finale plasmolitica, e perciò di- minuire di numero sino alla loro scomparsa: in altri termini di- minuendo il titolo delle sostanze sciolte nell’ acqua, di pari pas- so all’ emolisi si dovrebbe avere la plasmolisi delle piastrine. Ed ho perciò fatto una serie di ricerche sull’ uomo e sul cane, e poi su alcuni vertebrati ovipari, scegliendo fra questi uno a sangue caldo, pollo, ed un altro a sangue freddo, lucertola (/a- certa agilis). Ed ho sperimentato non solo la soluzione osmica, ma anche la cloruro-sodica, e la iodo-iodurata. Il numero mag- giore di ricerche l’ ho fatto con questi liquidi a titolo ipoiso- tonico: non ho mancato però di notare anche gli effetti sui glo- buli rossi e piastrine coi detti liquidi a titolo iperisotonico. E per non ritornarvi ogni volta, dirò soltanto adesso, che in tutti i tentativi fatti estraendo il sangue in liquidi iperisoto- nici i globuli rossi sono sempre conservati nel loro contenuto, il quale resta omogeneo, non lascia vedere la struttura intima: so- lamente la forma dell’ emasia è spesso alterata, talora vi è so- Zi luzione di continuo che dinota lo scoppio avvenuto in qualche punto del corpuscolo: facendo attenzione si può apprezzare la presenza di qualche ombra in ciascun campo del microscopio. Le piastrine si possono anche perfettamente apprezzare, ma in numero notevolmente minore, che nel sangue cavato nella so- luzione isotonica tipica, ed ordinariamente coi segni spiccati delle loro alterazioni specialmente nella forma. In modo che si acqui- sta la convinzione, che la dose maggiore della sostanza speciale nell’ acqua, non dà plasmolisi, ma altera l’ integrità degli ele- menti morfologici notati, specialmente del loro contenuto, ispes- sendolo, coartandolo con la conseguente deformazione. Uomo sano. Estraendo il sangue nella soluzione osmica 1:4000 con tuttele norme assegnate, si ottiene, come ho detto altrove, la bella modificazione intima, tanto da meritarsi questa soluzio- ne la denominazione di liquido isotonico strutturale. La maggior parte delle emasie mostra il suo nucleo: vi sono però parecchie ombre, ed il numero ordinario della piastrine, circa una per 20 emasie: non mancano accumuli granulosi, che anche pel modo di rispondere alle sostanze coloranti ed agli altri reagenti chi- mici, indubitatamente sono l’ esponente del disfacimento di al- cune piastrine. Le quali poi mostrano, quando sono ben conser- vate, gli stessi caratteri morfologici del nucleo contenuto. nella emasia, e si colorano con le stesse sostanze coloranti, meno colle soluzioni di carminio con cui non si colorano neanco i nuclei degli eritrociti: come in questi anche nelle piastrine è forte la co- lorazione col bleu fino în grani formico: veramente la colorazione dei nuclei appare un poco più forte, ma questa lieve differenza di grado va senza dubbio sul conto del fatto fisico del trovarsi, cioè, quel corpicciuolo dentro l’ emasia, o fuori liberamente : in quest’ultimo caso, piastrine, la spessezza è tale quale è realmente, mentre quando sta nella cellula rossa è contornata da altre parti, per cui appare più spessa e quindi più fortemente colorata. Estraendo il sangue dello stesso individuo con soluzioni a, ti- tolo decrescente di acido osmico, con la soluzione 1:6000 si pos- sono ottenere anche belli preparati di modificazione strutturale: cresce però notevolmente l’ emolisi e quindi si ha un numero "0 1 RI molto maggiore di ombre. Con tale diminuzione artificiale del numero delle emasie, per la stessa legge fisica, dovrebbe trovarsi diminuito il numero delle piastrine; per contrario il loro numero è notevolmente cresciuto e corrisponde alla demolizione avvenuta dei corpuscoli rossi: la loro costituzione morfologica è perfetta- mente conservata: contemporaneamente, sono più appariscenti che nel caso precedente i filamenti di fibrina, sparsi qua e là nel preparato: i globuli bianchi sono perfettamente conservati. Se l’ estrazione del sangue si fa nella soluzione osmica 1:8000 tutti i fatti precedenti aumentano molto di più, cioè, la maggior parte delle emasie prende l’aspetto di ombre, ed a ciò corrispon- de un numero straordinario di piastrine, in gran parte ancora ben conservate, altre in via di alterazioni fino al disgregamento granulare: si può apprezzare formazione maggiore di fibrina. Estraendo infine il sangue in una soluzione osmica più de- bole 1: 10000, quasi tutte le emasie hanno preso l’ aspetto di om- bre, appena apprezzabili, mentre il campo del microscopio è ric- chissimo di piastrine, le quali conservate in parte o in via di deformazione costituiscono coll’ abbondante fibrina e gli scarsi leucociti la massa totale del sangue estratto. È con questo mezzo e simili, che noterò in seguito, che si ha l’ apparenza microsco- pica del trombo bianco col vantaggio che, mentre nel preparato istologico del trombo bianco le piastrine non si apprezzano più nella loro perfetta costituzione, ma come masse granulose e ialine, invece nel preparati da me ottenuti, e che già sono esposti pub- blicamente all’ osservazione, le piastrine sono quasi tutte ben conservate. Naturalmente l’ osservazione dei preparati appena ottenuti è più istruttiva e convincente, essendo allora la forma e la costituzione delle ritenute piastrine meglio conservate. Devo anche notare, che con la stessa soluzione osmica 1: 4000 sì può avere eguale risultato di quella 1: 10000, quando la solu- zione non è più perfetta, (come succede in quelle usate da molto tempo, essendosi già evaporato parte dell’ acido osmico), ovvero se lo studioso cresce 1’ acqua del mestruo col suo alito, special- mente se la temperatura dell’ ambiente è al di sotto di 18° c., ovvero se la pressione sullo stratarello si fa prima che avvenga la desiderata fissazione, come succede quando il liquido compreso a tra i 2 covroggetti fuoresce in parte e s’infiltra tra la lastrina in- feriore ed il portoggetti: anche l’ essiccamento spinto può pro- durre lo stesso risultato; in quest’ ultimo caso non solo si svuotano le emasie, ma anche le piastrine si alterano e non si apprezzano più bene : perciò l'osservazione più istruttiva e pura sì fa appena il sangue è estratto. Nè può venire il dubbio, che il numero enorme di piastrine sia soltanto apparente, potendo supporsi che l’osservatore faccia conto di quei punti ove le piastrine sono aggruppate : è vero, che - sovente si accumulano a preferenza in certi siti, ma il fatto si apprezza in ogni campo del preparato: e sebbene non ovunque vi sia la stessa ricchezza, si può dedurre dall’ esame comples- sivo che il numero è enorme, e corrisponde al numero delle ombre. Nell’ estrazione del sangue nella soluzione osmica 1: 4000, co- me anche in altri liquidi collo stesso valore isotonico strutturale, essendo la maggior parte delle emasie conservate e rivelanti la intima struttura, si ha spesso occasione, come è riprodotto in al- cune figure, di notare, accanto ai globuli col loro nucleo , delle ombre ordinariamente con una piastrina vicina; la quale come si è detto risponde a tuttii caratteri dei nuclei contenuti nelle emasie vicine. I fatti esposti fanno risaltare, 1° che con la soluzione osmica isotonica ed anche iperisotonica si ottiene il reperto delle pia- strine, ma in piccolo numero ; e che contemporaneamente , con tutta la conservazione della maggioranza delle emasie, vi si trova un piccolo numero di ombre: 2° che con soluzioni osmiche a ti- tolo decrescente, cresce la plasmolisi degli eritrociti e quindi di- minuisce gradatamente il loro numero sino alla scomparsa tota- le : per contrario cresce rispettivamente il numero delle piastri- ne, sino all’ apparenza fina del trombo bianco. In modo che, da una parte la legge fisica dell’osmosi, appli- cata come isotonia alle parti corpuscolari del sangue fa indurre che le piastrine non preesistono, ottenendosi a volontà forme si- mili e con gli identici caratteri; dall’ altra il rapporto numerico contrario tra gli eritrociti e le piastrine, fa indurre, oltre gli altri caratteri di somiglianza tra queste ed il nucleo delle emasie, si sa) a I A PS Arata DA 3a RAI te Tali Vi % ù f Rigore Lenta IZ, 2a RS che le piastrine sono la parte più resistente del contenuto del- l’emasia, cioè il nucleo reso libero. Dirò ora poche parole sui tentativi fatti e risultati ottenuti nel sangue dell’ uomo sano variando il valore isotonico alle solu- zioni osmiche con cloruro di sodio, a quella semplice di cloruro di sodio, alla soluzione iodo-iodurata, ed in fine servendomi di solu- zioni di varii acidi (cloridrico, acetico, formico, gallico, piro- gallico, tannico, borico) 1:600 mescolate con la soluzione 0,70 di cloruro di sodio, 2 parti su una, ovvero a parti eguali, ecc. Ognuno potrà sperimentare, che coi suddetti liquidi, a vario titolo di soluzione, si ottengono precisamente gli stessi fatti: più sono conservati i corpuscoli rossi, minore è il numero delle pia- strine, e per converso : soltanto devo notare, che i risultati sono meno rigorosi ed istruttivi, che colle varie soluzioni osmiche, pel fatto, che queste hanno il pregio di conservare e fissare le ap- parenti piastrine, mentre cogli altri mezzi, pur potendosi apprez- zare questi corpicciuoli nelle loro variande di numero, si ha più o meno rapidamente deformità, disgregazione e dissoluzione delle apparenze stesse. Fanno eccezione i liquidi a cui si aggiunge clo- ruro di sodio, il quale serve a mitigare l’azione plasmolitica del- l’ altra sostanza ; allora si ottiene 1’ emolisi più o meno com- pleta e quindi formazione di ombre, mentre il nucleo dei corpu- scoli rossi vi resiste, si libera e resta per lo più rispettato, me- no un certo rigonfiamento per cui la piastrina apparisce spesso perfettamente vescicolare, con un contenuto granuloso raccolto per lo più centralmente. Questo risultato in modo tipico si può ottenere cavando il sangue nella soluzione cloruro-sodica da 0, 20 fino a quella 0,10, nelle quali la maggior parte delle emasie possono non mostrare plasmolisi; appariscono invece rigonfiate ed arroton- date, il contenuto è divenuto opaco, e si intravede il nucleo, seb- bene non abbia limiti recisi, ma che però si può far meglio risal- tare coi reagenti: contemporaneamente si vedono parecchie ombre, ed una quantità di corpicciuoli rotondeggianti per lo più, con una finissima membrana e con contenuto granuloso aggruppato nel centro di un colorito verde-celeste (protocloruro di ferro); colo- rito che si intravede anche nella massa nucleare delle emasie IA conservate. Devo notare, che in queste soluzioni a titolo molto basso di cloruro di sodio, bisogna cavar molto poco sangue, di- versamente si ha plasmolisi molto estesa. Anche molto istrutti- vi, e con gli stessi risultati, possono riuscire i preparati di san- gue estratti nelle soluzioni di acido cloridrico , o di acido galli- co, ed anche con altri acidi, al titolo di l: 600, servendosi della miscela a parti eguali di soluzione cloridrica con quella 0. 70 di cloruro di sodio, deila miscela di 2 parti di soluzione gallica con una parte 0, "0 di cloruro di sodio, come si potrà vedere nelle figure riportate. È soverchio far rilevare che con questi mezzi si ottengono quei risultati, cioè un numero notevole di ombre ed uno corrispon- dente di piastrine, perchè la miscela è l’ esponente di un liquido ipoisotonico, non solo per l’ azione emolitica dell’ acido, ma an- che pel titolo alla metà ed anche al terzo di 0, 70 di cloruro di sodio. Se infatti con tutti questi acidi, perfino col cloridrico, for- mico, che sono tra i più emolitici, si cresce il titolo del cloruro di sodio, mettendo quantità maggiore della soluzione 0, 70 verso la soluzione acida, l’emolisi diminuisce, sino al non aversi affat- to; ed allora raramente si hanno quelle belle apparenze di pia- strine rigonfie, col contenuto raccolto centralmente. Per la stessa ragione si ottiene, cavando il sangue in una soluzione cloruro-so- dica 0, 70 resa osmica 1: 4000, il risultato che le emasie non sol- tanto sono perfettamente rispettate nel loro contenuto, ma non si ha alcuna modificazione di struttura, anzi le emasie appari- scono nel loro stato naturale di dischi biconcavi: in questo caso - vi sono pochissime ombre e rare piastrine. Se invece si fa la mi- scela a parti eguali di una soluzione osmica 1: 4000, con la clo- ruro-sodica 0, 70, essendo diminuito per metà il titolo di queste due sostanze, in modo che si ha una soluzione osmica 1: 8000 nella clururo-sodica 0, 35, si ottiene il risultato che alcune emasie non sono modificate affatto, altre mostrano bellamente il loro nucleo, altre hanno preso l’ aspetto di ombre, nella vicinanza delle quali sovente si trova una piastrina, come è stato riprodotto nella fi- PUura:23, Uomo malato—È negli stati anemici che lo studio della pre- GIORNATA RCA OOO MO FARINA CECI ODE SITA IONI NPI RA ASTI NOTE RIT I IONI NE E A e SEE A I petti RL, va x D * ti x - por } : A ape | sente quistione riesce di un interesse notevole. Fino a questo momento io non ho potuto fare osservazioni sistematiche, che spero iniziare tra breve in qualche sala clinica : riferirò quindi il risultato di pochi casi isolati, capitati nella mia pratica privata. Nelle oligoemie in generale risaltano pel reperto delle pia- strine 2 fatti, che a primo aspetto sembrano contradittorii : se il sangue sì estrae semplicemente e l’ osservazione si fa presto il numero delle piastrine è ordinariamente aumentato, e ciò vien confermato in modo reciso estraendo il sangue nel liquido osmi- co-cloruro-sodico, comunemente impiegato per la fissazione delle piastrine : se invece il sangue si estrae nella soluzione osmi- ca 1: 4000 di piastrine apparisce un numero molto minore e per. lo più deformate ed in via di sgregamento. È molto probabile , che questi risultati trovano la loro ragione nella straordinaria di- minuzione della resistenza dei globuli rossi, per cui con un li- quido ad isotonia massima, come il primo, se una buona parte di emasie é rispettata, un’altra quantità soffre plasmolisi, per cui si ha sempre un numero notevole di ombre verso le rare che si hanno nel sangue di uomo sano, cavato nello stesso me- struo: il quale poi essendo fortemente isotonico e per eccellenza fissatore, sarebbero fissate le parti della cellula rossa più resi- stenti, cioè il nucleo. Che se l’ estrazione si fa nella soluzione osmica 1: 4000, allora, con tutte le norme rigorose, la maggior | parte delle emasie ha l’ aspetto di ombre: una resistenza così fortemente diminuita dell’ emasia non può non riflettersi anche sul suo nucleo, il quale resiste di più del resto del corpuscolo rosso, ma resiste molto meno dello stesso nucleo in condizioni normali: perciò si altera e disfà più facilmente. In conclusione, mi è sembrato poter desumere dai fatti osservati, che nelle oli- goemie, pel fatto della diminuita resistenza delle emasie, coi liqui- di iperisotonici si apprezza un numero maggiore di quei corpic- ciuoli, perchè più facilmente se ne liberano mentre poi sono fis- sati : invece il numero di quei corpicciuoli appare molto minore e talora quasi nullo se lo stesso sangue si tratta con liquidi da isotonia strutturale, il quale allora non è più sufficiente per la diminuita resistenza degli stessi corpicciuoli. Negli stati anemici LAGER TI be I Bei i n) a ad o 79 i De Rat i in cui vi é anche diminuzione del numero dei corpuscoli rossi, oligocitemia, il numero di questi corpicciuoli liberi, le ritenute piastrine, dovrebbe secondo il già esposto essere diminuito es- senzialmente, essendone più scarse le fonti: ma anche qui il ri- sultato col liquido iperisotonico dà il risultato di aumento ap- parente per la poca resistenza delle emasie e relativo contenuto. Al proposito, e per la quistione in generale, io devo prean- nunziare di avere ultimamente concretato un nuovo metodo, molto facile, a risultati costanti, col quale si può produrre il trombo bianco artificiale: farò ricerche con questo metodo anche nelle anemie generali spontanee o sperimentali, e ne riferirò in una prossima occasione. Nel ripetere gli studî sul sangue oligoemico, ho potuto con- fermare il già detto altrove, che il nucleo dell’ emasia non soio ha scapitato nella sua resistenza, ma vi è anche ordinariamente diminuzione del contenuto ferroso, come si rileva coi reagenti. Cane sano — Ho ripetutamente sperimentato sul sangue nor- male del cane con gli stessi mezzi impiegati pel sangue dell’uo- mo. E devo notare, che la soluzione osmica 1: 4000, che dà la bella modificazione strutturale nell'uomo, pel cane riesce meno, dando facilmente emolisi più o meno avanzata: ed allora ho impiegato la soluzione osmica 1: 2000, la quale riesce benissimo: buoni risultati si hanno anche con la soluzione 1: 1000. Ciò par- rebbe contradittorio col fatto già stabilito, anche col liquido io- do-iodurato, che le emasie del cane sono più resistenti di quelle dell’ uomo. E quando, dopo ripetute prove ho dovuto convincer- mi che otteneva sempre lo stesso risultato, anche radendo nel modo più perfetto la pelle e lavando ripetutamente con alcool, mi resta a notare il fatto ; fino ad una spiega più convicente, ho creduto interpetrare il fatto per le secrezioni speciali della pelle del cane, lequali neutralizzerebbero in parte la quantità dell’ a- cido osmico, e per cui vi abbisognerebbe una quantità maggiore dello stesso. Colla soluzione osmica 1:2000, si hanno preparati di sangue del cane, di una bellezza straordinaria, ed anche qui si notano precisamente gli stessi fatti riferiti per l’uomo, avendo nella modificazione riuscita la maggior parte delle emasie col loro nucleo, rare ombre e le poche piastrine che vi corrispondono ‘mostrano gli stessi caratteri morfologici, di colorazione dei nu- ‘clei suddetti, specialmente col bleu caratteristico. Allo stesso modo che nell’ uomo, quanto più artificialmente cresce il numero delle ombre, vuol dire, quanto più diminuisce la quantità delle emasie, cresce il numero delle piastrine, sino ad averne una quantità enorme, che insieme con la fibrina ed i cor- puscoli bianchi occupano il campo del preparato. Noto in fine, che nel cane, queste piastrine le quali si possono a volontà far variare di numero, sono più piccole di quelle dell’ uomo, così come è più piccolo il nucleo della corrispondente emasia. Cane avvelenato col pirogallolo—Dovendo ritornare su questo argomento in un prossimo lavoro, noterò ora semplicemente che nei primi 2 giorni, quando la maggior parte delle emasie si mo- stra sotto l’ aspetto di ombre, il numero delle piastrine è mol- to diminuito, sino a non poterne apprezzare in qualche campo del microscopio. Dal 3° giorno in poi le piastrine riappariscono, ma sono poche; aumentano gradatamente nei giorni successivi sino ad averne un numero molto maggiore del normale : dopo le 2 settimane, quando già l’ animale appare guarito o quasi, gradatamente il numero delle piastrine ritorna al normale. Sono questi i risultati ottenuti col sangue estratto nella miscela osmi- co-Gloruro-sodica (liquido per le piastrine) ovvero con la soluzio- ne osmica 1: 2000. Tutto ciò va spiegato per le alterazioni e cambiamenti prodotti dal pirogallolo e che risaltano in questi li- quidi: le emasie nel primo giorno mostrano emoglobinolisi sempre crescente , ed il nucleo in via di frammentazione ; nel secondo giorno emolisi totale con dissoluzione anche dei frammenti nu- cleari, e si giustifica quindi il reperto quasi mancante di quei corpicciuoli liberi: nel terzo giorno tra le abbondanti ombre si vedono bellamente comparire corpuscoli rossi risparmiati o novelli, con poca emoglobina, pallidi, i quali crescono sempre più di nu- mero nei giorni successivi, quando diminuisce il reperto delle ombre : probabilmente devono essere le emasie più giovani, le quali non avendo ancora la resistenza ordinaria, più facilmente ar iii liberano il loro nucleo, il quale è fissato soltanto grazie al liquido iperisotonico impiegato : se infatti il sangue si cava nella solu- zione osmica 1: 4000, non solo si ha che la maggior parte delle emasie diventa ombre, ma quel grande numero di piastrine che siapprezzava col liquido iperisotonico, è straordinariamente di- sceso, anche molto al di sotto del normale: in altri termini la poca resistenza delle emasie giovanissime da il risultato , col liquido ordinario strutturale, di emoglobinolisi e di cariolisi. È soverchio infine spiegare il ritorno al normale del reperto delle piastrine quando le emasie dopo le 2 settimane hanno riacqui- stato la resistenza fisiologica. Dopo questi risultati potrà riuscire importante lo studio si- stematico dell’argomento anche nel sangue embrionale; ciò che io mi propongo di fare tra breve. Posso fin d’ ora dire, dai prepa- rati, che già possedeva, di sangue embrionale di cavia estratto nel liquido di Lugol, nell’acido osmico, che vi si può notare rarissi- me apparenze di piastrine nell’ epoca in cui abbondano i gigan- toblasti, e quelle poche sono molto piccole , corrispondenti così al nuclei permanenti in via di formazione nei gigantoblasti: aumen- tano invece di numero o di volume quanto più cresce il numero dei normoblasti: ma anche allora il numero è minore che nella vita extrauterina, probabilmente sul conto della maggiore vita- lità e resistenza delle emasie fetali. È notevole, che quando vi sono molti gigantoblasti, se pre- vale l’azione emolitica del mestruo, si ha anche una quantità dei grossi nuclei dei gigantoblasti libera, come succede col sangue degli ovipari. Lucertola e Pollo--Metto insieme lo studio su questi 2 verte- brati ovipari, avendo ottenuto gli stessi risultati con lo studio di isotonia. Credo utile ricordare ora le differenze tra il sangue di questi 2 ovipari, cioè, i globuli rossi più grossi ed ellittici nella prima, ed i leucociti notevolmente piccoli verso le emasie; men- tre nel pollo le emasie sono un pò più piccole, di forma più spic- catamente ovalare, ed i leucociti, sempre più piccoli dei globuli rossi, sono però notevolmente più grossi di quelli della lucertola; nella quale perciò talora non riesce facile di fare la differenza , Tan A<4 RD eni fe RITI 7 IT A SI der Ta E NALI ISVEONERER IA RIU SISI, PRATO DIO RP VO TU ke RISTIZLA MI rt lg LT a t. Ai La ti pel volume, tra i nuclei liberi delle emasie ed i corpuscoli bianchi, differenza che invece si fa a primo aspetto nel sangue del pollo. Queste differenze si possono ben apprezzare nel sangue ap- pena estratto senza alcun mestruo; ed i preparati, come ognun sa, restano permanenti, se si fanno essiccare spontaneamente, e poi dopo averli fissati colla miscela di etere ed alcool (NTKIFOROFF) ed assoggettati alle svariate colorazioni semplici e doppie, si chiudono in balsamo. In osservazioni ripetute molte volte a questo modo, io non ho potuto notare che queste 2 forme di parti corpuscolari del san- gue: molto eccezionalmente in qualche preparato ho potuto avere il reperto di qualche cellula pallida fusiforme, che come è noto, costituisce quel 3° clemento ritenuto della maggioranza per ‘l’equivalente delle piastrine dei mammiferi. Invece appena il san- gue semplicemente estratto comincia a subire modificazioni dei corpuscoli rossi, soltanto per ciò è tolto dalle condizioni fisiologiche del circolo, nello stesso siero sanguigno, allora non si notano più esclusivamente corpuscoli rossi e bianchi, ma si nota una se- rie di forme intermedie dal rigonfiamento notevole con impalli- dimento delle emasie, sino a perdita completa del contenuto emo- globinico con o senza deformità, sino ad apparenze fusiformi, pi- ramidali, ecc., sempre col nucleo che si riconosce con tutti i ca- ratteri di quello delle emasie, e talora anche con una quantità di questi nuclei liberi senza alcun contorno : è una specie di ma- cerazione che succede nelle emasie meno resistenti per essere stato il sangue sottratto alle condizioni della vita. Devo ancora una volta ripetere, che nei preparati di sangue appena estratti, con condizioni favorevoli di temperatura, con uno stratarello tra le 2 lastrine non sottilissimo in modo da evitare la compressio- ne notevole, ed anche in questi stessi preparati seccati rapida- mente in un ambiente tra 25 a 30° c. e poi fissazione NIKIFO- ROFF ecc., non ho potuto quasi mai apprezzare le descritte pia- strine per gli ovipari, mentre se ne cominciano a vedere quan- do si ha il reperto delle alterazioni successive artificiali che soffrono le emasie, e si può perfettamente seguire, che dall’ema- sia inalterata si arriva gradatamente alla forma della piastrina e persino al nucleo libero. Tutto ciò dava in me la convinzione, che sono i mezzi, sebbene i migliori, impiegati dagli osservatori, che non buaslitio mai il valore del siero dello stesso sangue vi- vo e che perciò cagionano alterazioni di forme delle emasie più vec- chie, e quindi il reperto delle piastrine nel sangue degli ovipari. Dopo questo studio sistematico, naturalmente crescevano in me dubbii anche sulla esistenza delle piastrine degli ovipari, ed ho perciò stimato doveroso applicare anche al sangue di questi vertebrati i mezzi dell’ isotonia, per definire possibilmente la quistione, e confermare 1 ui ottenuti nel sangue dei mam- miferi per ciò che riguarda piastrine. Estraendo il sangue degli ovipari in parola nella soluzione cloruro-sodica 0, 10 per 100, che pel suo basso titolo isotonico riesce la migliore verso altre da me sperimentate, si ha, che le emasie in buon numero conservate sono rigonfie, spesso arroton- date, ancora provvedute della emoglobina, sebbene questa appa- risse più sbiadita; il nucleo risalta meglio. Accanto ad esse un’ altra quantità di emasie, pur conservando ancora il volume grosso e la forma rotondeggiante, non ha più contenuto emo- globinico, o appena pochi residui granulari protoplasmatici, men- tre il nucleo resta inalterato più o meno nel centro. Gradata- mente si passa nello stesso campo visivo da queste forme ad altre le quali sono più piccole, più o meno fusiformi , angolose, sprovviste di contenuto, sempre col nucleo inalterato nel mezzo, sino ad avere parecchi di questi nuclei perfettamente liberi, 0 ap- pena contornati da un residuo di membrana o di massa protopla- smatica. Con ciò non solo si conferma la resistenza maggiore del nucleo verso le altre parti dell’ emasia, ma si rende ragione delle graduate trasformazioni, che con un poco di pazienza e tempo si possono seguire anche sotto il microscopio ,dell’ emasia in ap- parenti piastrine, sino ai nuclei liberi, come nei mammiferi: colla differenza che nel sangue di questi il fenomeno, che si può anche seguire sotto il microscopio, è precoce, anticipato, più celere ed anche più esteso per la minore resistenza delle emasie verso quella degli ovipari.. In questi però si può ottenere lo stesso risultato di trasfor- mare tutte le emasie in nuclei liberi, dissolvendo il resto, come si ottiene nei mammiferi con liquidi doni adoperando li- quidi dotati di forte azione emolitica, e che nei mammiferi arri- verrebbero a dissolvere anche i nuclei: così cavando il sangue nella soluzione 1: 600 di acido cloridrico, si ottiene costantemente, tanto nel sangue della lucertola che del pollo, il residuo dei soli nu- clei, ben conservati del resto, perfettamente colorabili con tutti i colori nucleari, che ammassati con i pochi corpuscoli bianchi darebbero anche qui quell’ agglutinamento da rappresentare il trombo bianco artificiale, da piastrine, negli ovipari. Con. altri liquidi meno forti si hanno modificazioni meno spinte, e senza qui ripetere tutte le soluzioni acide da me sperimentate, fo rile- vare soltanto quel che è disegnato nelle due penultime figure; nella 12 è riprodotto il sangue di lucertola cavato nella solu- zione di virogallolo 1: 600, notandosi l’emoglobinolisi e la retra- zione varia della membrana dell’ emasia attorno al nucleo, sino alle apparenze fusiformi, naturalmente incolori (senza emoglobi- na), simili alle ritenute piastrine degli ovipari: nella 13? il fatto della emoglobinolisi è identico, ma la membrana è più addossata al nucleo, senza però quelle angolosità che si hanno col tratta- mento precedente: vi sono inoltre parecchi nuclei perfettamente liberi, che come si è detto, formano il reperto esclusivo del san- gue della lucertola o del pollo, cavato nella soluzione cloridrica 1:600. Anche col pirogallolo e coll’ acido formico, mi pare so- verchio dichiarare, che la modificazione segnata nella figura è generale in tutto il preparato , in modo da non potersi più ap- prezzare emasie della loro forma ordinaria e col proprio conte- nuto. Chimica. Dopo i risultati riferiti, io era sempre più invogliato ed era realmente doveroso controllare tutto con la ricerca chimica; risul- tando per legge fisica che le piastrine non sono altro che i nu- clei che si liberano, doveva per conseguenza rinvenirsi il com- posto ferroso anche nelle piastrine dei mammiferi, dopo che tale composto è stato dimostrato nel nucleo delle corrispondenti ema- sie. E questo risultato, che io era sicuro di ottenere, perchè la legge dell’ osmosi non poteva trarre in inganno, avrebbe alla sua volta fornito un altro argomento capitale alla quistione in discorso. E qui per essere breve, posso notare il risultato complessi- vo della serie di ricerche fatte, dichiarando, come si potrà con facilità ripetere da ogni studioso , che tutte le reazioni ferrose che si hanno nel contenuto del nucleo dell’ emasia dei mammi- feri, come ho dimostrato nella mia precedente memoria, si hanno precisamente le stesse nelle ritenute piastrine, ed anche su quelle masse granulose che ne rappresentano il disgregamento: le rea- zioni più belle e spiccate si hanno col pirogallolo (bleu-carico), col ferri e ferrocianuro potassico (bleu-chiaro), col iodo (verde- mare), col cloro (verde-celeste), coll’acido gallico (verde-nerastro). Si ripetano queste ricerche, e se ne avrà, ne sono sicuro, un’im- pressione straordinaria : darà una convinzione ferma il fatto, che si può osservare in uno dei preparati esposti (riprodotto senza colori nella figura 22), che emasie modificate col loro nucleo distinto hanno delle ombre vicine con piastrine accanto : oltre tutti gli altri caratteri di volume, di forma, di costituzione intima, risal- ta la identica colorazione bleu-scura, essendo stato dopo lo stra- tarello nel bagno di pirogallolo (1: 1000). In conclusione il trovato chimico del composto ferroso nelle ritenute piastrine, il quale da solo potrebbe essere passibile di obbiezione, diventa di un grande valore positivo dopo i risultati ottenuti colle leggi fisiche dell’ osmosi, isotonia nel caso nostro. Se avesse mancata la dimostrazione fisica, che le piastrine non sono altro che i nuclei delle emasie, si sarebbe potuto dire, che le piastrine potrebbero avere la stessa composizione chimica dei nuclei degli eritrociti; ed in questo caso si sarebbe stabilita una più stretta parentela tra le stesse ed i nuclei dei globuli rossi, e sarebbe stato più giustificato il concetto primitivo di HA- YEM, che diede a questi corpicciuoli liberi il valore e la denomi- nazione di ematoblasti. Dopo i fatti esposti, non potendo più contare sulla carioci- nesi delle ritenute piastrine dei vertebrati ovipari, nè potendo più accordare il grande valore dato sinora al reperto delle pia- strine nel sangue circolante dei mammiferi, ed all’ altro simile che anche nei liquidi iperisotonici e nel sangue cavato senza me- on VETRI MRI E RO I TA PI, EE SITA RR INR E ERA E ALSO struo si conferma la presenza di quei corpicciuoli liberi: anzi potendosi con sicurezza stabilire che devono essere le emasie meno resistenti ovvero le più vecchie, che liberano la loro parte più resistente anche nel liquido più isotonico che è il siero del sangue circolante, appena si alterano per poco le condizioni lo- cali di circolo (lentezza circolatoria), per cui devono certamente avvenire dei cambiamenti regressivi nello stesso sangue e nelle pareti vasali, ciò che non si ha in primo tempo dell’ osservazio- ne quando la circolazione è rapida : e tutto ciò confermato evi- dentemente dal fatto , che il numero delle piastrine si può au- mentare a volontà, crescendo l’ acqua nei liquidi isotonici ; e fi- nalmente il reperto nelle ritenute piastrine dello stesso composto ferroso che si è dimostrato nel nucleo dei globuli rossi, si do- vrebbe conchiudere : che gli ematoblasti o piastrine dei mammiferi e dei vertebrati ovipari non esistono come elementi naturali del sangue : che il loro reperto è artificiale e si può produrre e variare a volontà : che essi sono i nuclei delle emasie resi liberi, confermandone tutti i caratteri, specialmente la reazione ferrosa : che la loro comparsa dipende dalla poca resistenza fisiolo- gica (età), o patologica delle emasie, ovvero dall’ azione più o meno emolitica dei liquidi in cui si raccoglie il sangue, o dalla pressione, o da altre influenze che attentano la resistenza del corpuscolo rosso. Se i fatti esposti ed il relativo giudizio da me emesso saranno confermati, si dovrà indurre, stante la media numerica ammessa delle piastrine nel sangue, che sopra 20 corpuscoli rossi ve ne è uno che è vecchio e quindi meno resistente; vuol dire, che la parte più vecchia del sangue circolante rappresenterebbe il 20.° della massa totale: dev’essere questa parte, destinata alla prossima distruzione, che per influenze artificiali, anche lievissime e poco apprezzabili, dà il reperto nel sangue circolante e negli stessi liquidi iperisotonici delle ritenute piastrine. LETTERATURA Zimmermann — Rust’s Magazin, t. LXVI, pag. 171. G. Hayem — Sur l’ evolution des Hematies dans lo sang de l’homme e de verte- brès—Arch. de Phis. norm. et path. 1878-79. Bizzozero — Virchow’s Arch. Bd. XC Novembre 1882. Bizzozero — Di un nuovo elemento morfologico del sangue e della sua impor- tanza nella trombosi e nella coagulazione —Milano—Vallardi —1883. A. Petrone — Sulla coagulazione del sangue—Milano—Morgagni—1897. Hlava — Beziehung der Bluttplittchen zur Gerinnung und Thrombose-Arch. f. esper. Path. XVI. Weigert — Bemerkungen iiber den weissen Thrombus—Fortschr. d. Med. V 1887; Virch. Arch. 70 e 9 Bd. Lòwit — Beitrige zur Lehre von den Blutgerinnung— Sitzber. d. K. Akad. d. Wissenseh. in Wien 89 e 90 Bd. 1884—Ed in seguito una serie di lavori dello stesso Autore, sino a quello pubblicato nel 1892— Priiexistenz der Blutt- plittehen—Vedi Letteratura riportata nell’ ultima Edizione 1895 dell’anato- mia patologica di Ziegler. A. Mosso — Sulla trasformazione dei corpuscoli rossi in leucociti, sulla coagula- zione, suppurazione e degenerazione del sangue -- Rendiconti della R. Acca- demia dei Lincei—Vol. III. fase, 7° ed 8°. Wlassow—Unters. tiber die histolog. Vorgiinge bei der Gerinnung a. der Throm- bose mit besond. Beriicksicht. der Entstehung der Bluttplittchen-Beitr. v. Ziegler XV 1894. Eberth u. Schimmelbusch — Die Thrombose nach Versuchen u. Leichenbefun- den-Stuttgart 1888, e Dyskrasie u. Thrombose, Fortschr. d. Med. VI 1888- Determann — (St. Blasien) — Ricerche cliniche sulle piastrine del sangue — XVI Congresso tedesco di Med. interna a Wiesbaden (13 al 16 aprile 1898) Riforma medica N. 43 — Vol. 2° 1898. W. Flemming — Beitrage zur Kenntniss der Zelle und ihrer Lebenserschei- nungen-Arch. f. Mikr. anat. Bd. XVI-2 H. Recklinghausen — Handbuch d. allg. Path. des Kreislaufes, Stuttgart 1883— Ueber freie Herztromben. Arch. f. klin. Med. 37 Bd. 1885. Stricker — Vorlesungen iiber allegemeine Pathologie Wien 1877-1883. Mondino — Sulla genesi e sullo sviluppo degli elementi nel sangue dei vertebra- ti--Giornale di scienze naturali ed economiche Vol. XIX Palermo 1888. Boccardi — Su la cariocinesi negli elementi del sangue- Riforma medica - Anno VI, Gennaio. A. Negri — Sulla genesi delle piastrine nei vertebrati ovipari—Società medico- chirurgica di Pavia—25 Novembre 1898. RSI MANI eli SO TOPPA NOE fin qa PEDONE a CI ERA ai È Wa = > scans esita FACE mi Rec N ci: i N e a i RE n a a (pà pm LD dd \ Coe De Vries — Untersuchungen iiber die mechanischen Ursachen der Zellstreckung. Leipzig 1877. De Vries — Eine Methode zur Analyse der Turgorkraft Pringheim Iabrb. fiir wissenschaft. Botan. XIV p. 427. De Vries — Ueber den isotonischen Coéfficienten des Glycerins. Botan. Zeitg. 1888 N, 15. Hamburger — Arch. fiir Anatomie und Physiologie—1886. A. Petrone — Morfologia e chimismo dell’ emasia— Applicazioni cliniche — Atti » dell’ Accademia Gioenia 1899 Catania. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE 1* Sangue dell’uomo sano, estratto nella soluzione osmica 1: 4000 , as- soggettato poi al bagno picrico 1: 4000: colorazione coll’ ematossilina formica ed auranzia. 2° Idem, estratto nel miscuglio a parti uguali di soluzione osmica 1: 8000 e di cloruro di sodio 0, 70: assoggettato poi al bagno di acido piro- gallico 1: 1000. 3* Idem, estratto in una miscela di soluzione di acido gallico 1: 600 3 parti con 2 di cloruro di sodio 0, 70. 4° Idem, estratto nella soluzione di cloruro di sodio 0, 10. ) ) 5° Idem, estratto in una miscela di 4 parti di soluzione di acido clori- drico 1: 600 con una di cloruro di sodio 0, 70. 6° Idem, estratto nella soluzione osmica 1: 10000. 7° Idem, estratto nella miscela di 2 parti di acido gallico 1: 600 con una parte di cloruro di sodio 0, 70. 8° Sangue di cane sano, estratto nella soluzione osmica 1: 2000 e poi as- soggettato al bagno pierico e colorato coll’ ematossilina formica. 9° Sangue di cane sano, estratto nella soluzione osmica 1: 6000 10* Sangue di lucertola semplicemente estratto , essicato spontaneamente, e fissato col metodo di Nikiforoff: colorazione all’ematossilina formica ed eosina. i 11° Idem del precedente, estratto nella soluzione cloruro-sodica 0, 10. Bagno picrico e colorazione all’ ematossilina. 12% Idem, estratto nella soluzione di pirogallolo 1: 600 e poi trattato come il precedente. 13* Idem, estratto nella soluzione di acido formico 1: 600, ecc. 14% Idem, estratto nella soluzione di acido cloridrico 1: 600, ecc. Le figure sono riprodotte senza colori, con l'ingrandimento di circa 900 diametri, (Leitz - 5 - 7-) VTNGNANE A FRRILAE ProrF. A. Riccò, T. ZONA E G. SAIJA — DIFFERENZA DI LONGITUDINE TRA CATANIA E PALERMO E DETERMINA- ZIONE DELLE ANOMALIE DI GRAVITÀ IN CATANIA. Negli ultimi di luglio e nei primi di agosto 1894, Riccò e Zona fecero le opportune osservazioni meridiane di stelle per la determinazione telegrafica della differenza di longitudine tra gli Osservatorii di Catania e Palermo. Furono impiegati strumenti dei passaggi trasportabili, a can- nocchiale spezzato, tipo Bamberg. Le osservazioni durarono per dieci notti; nelle prime cinque notti Riccò osservava in Catania e Zona in Palermo; nelle altre cinque notti Riccò osservava in Palermo e Zona in Catania. Per ragione di altri studi si dovettero lasciare da parte i calcoli relativi alla longitudine, e solo alla fine del 1898 1’ Os- servatorio di Catania ripigliava i calcoli della longitudine, tanto per le osservazioni di Riccò, quanto per quelle di Zona. Di questi calcoli veniva incaricato Saija, secondo accordi presi con Riccò. Però, prima d’ intraprendere la discussione rigorosamente mi- nuziosa delle osservazioni di ciascuna serata, abbiamo fatto una prima determinazione della longitudine, adottando i valori medi di tutti gli elementi di calcolo variabili della serata, e mante- nendo identicamente lo stesso sistema di aggruppamento per tutte le dieci serate e per le osservazioni, tanto di Catania quanto di Palermo. Così abbiamo avuto il vantaggio di ottenere presto il valore corrente della longitudine astronomica di Catania, e di avere assieme alla latitudine astronomica di Catania determinata da Zona, alle coordinate geodetiche determinate dall’ Istituto geo- grafico militare, ed all’ intensità di gravità determinata da Riccò coll’ apparato pendolare di Sterneck, tutti gli elementi necessari per lo studio completo dell’ anomalia di gravità in Catania. (1) (1) T. Zona; Osservazioni sulla latitudine di Catania — Bullettino dell’ Ace- cademia Gioenia, Fasc. XV, Marzo 1895. A. Riccò; Rilevamenti geodetici e topografici del’ Etna eseguiti dal R. Istituto geografico militare—Bullettino dell’Accademia Gioenia, Fasc. L, Novembre, 1897, A. Riccò; Anomalie della gravità nelle Regioni Etnee — Bullettino dell’ Acc. Gioenia, Fasc. LIII-LIV, Maggio-Giugno, 1898, 4 a RE È 2% MA i tà PIRA RR LIL RI ORTI SI, LDOTS Mi MOSTO IRE EI DIOR VR E Il programma di osservazioni per la longitudine, identico per i due osservatori, fu elaborato da Zona, e si compone di due gruppi di 13 stelle ciascuno, estratte dall’ Astronomisches Jahrbuch. Tra il primo ed il secondo gruppo di stelle avveniva lo scambio di sei serie di segnali telegrafici, ciascuna delle quali si compo- neva di 25 appulsi, distanti 2 secondi l’uno dall’ altro. Tre serie di segnali venivano inviate da Palermo, e ie altre tre serie, in- tercalate tra le prime tre, venivano inviate da Catania. Lo strumento adoperato in Palermo era un « Bamberg », ap- partenente all’ Istituto geografico militare, e lo strumento ado- perato in Catania era un « Salmoiraghi » appartenente all’ Os- servatorio di Palermo. Gli orologi siderei adoperati (congiunti elettricamente ai cro- nografi) erano il pendolo Frodsham a Palermo ed il pendolo Ca- vignato I a Catania. In entrambi gli Osservatorii si è adoperata la tavoletta te- legrafica di Oppolzer (Schaltbrett) per la trasmissione dei segnali telegrafici di longitudine; e per regolare le correnti elettriche. Come media ponderata dei risultati dei primi calcoli di que- sta determinazione di longitudine, si è ottenuto che lo strumento dei passaggi dell’ Osservatorio di Catania è 6", 545, 79305, O11 ad E. dello strumento dei passaggi dell’Osservatorio di Palermo. Donde risulta che la longitudine del meridiano astronomico passante per lo strumento dei passaggi dell’ Osservatorio di Ca- tania è: RA 9000 05-60 598 TSE Parigi: 15°, 05°. 09” —= 1°. 00”, 205, 6 E. Greenwich; 2-90, 184 = 027105; 258, 225. Roma (Collegio Romano). Dal paragone delle coordinate astronomiche colle coordinate geodetiche, ottenute quest’ ultime con triangolazioni aventi la origine in Castanèa (villaggio della Provincia di Messina), è ri- sultata + 1”, 86 la differenza fra la latitudine astronomica e la latitudine geodetica, e + 22”, 96 la differenza in longitudine fra il meridiano astronomico ed il meridiano geodetico. Epperò la deviazione ortodromica locale in longitudine è dall8 0, 21 Log Si conclude che N. 84°. 10° E. è l’azimut del piano di devia- zione della verticale, e 18”, 31 è I angolo di deviazione del filo a piombo. i La deviazione della verticale in Catania è considerevole, ed è quasi tutta da E. ad W., cioè come se la massa della Sicilia attirasse il filo a piombo. Il valore della gravità corretta e ridotta al livello del mare è risultato metri 9, 80085, eccedente di +160 (in unità del quinto ordine decimale) il valore teorico metri 9, 79925, calcolato per mezzo delia formola di Helmert. Prima di finire compiamo il gradito dovere di presentare vivi ringraziamenti a . E. il generale Ferrero, allora presi- dente della Commissione geodetica italiana, che ci accordò stru- menti e mezzi, agl’ilustri proff. Schiaparelli, Celoria, Fergola e Lorenzoni che ci furono larghi dei loro consigli e del loro ap- poggio, alla Direzione Centrale dei telegrafi dello Stato ed alle Direzioni Provinciali, che ci accordarono continui aiuti nelle non facili operazioni telegrafiche; e siamo poi in modo particolare grati all’ Ispettore Cav. Bavuso ed ai telegrafisti Sigg. Oddo e Palazzotto dell’ Ufficio di Palermo ed al Sig. V. Campanozzi, capoturno nell’ ufficio di Catania, i quali tutti ci assistettero per- sonalmente con tanta intelligenza e pazienza nelle trasmissioni telegrafiche dei segnali di longitudine. Finalmente ringraziamo gli Assistenti dell’ Osservatorio di Palermo Sig. Ing. G. Agnello e Sig. G. Sartorio e gli Assistenti dell’ Osservatorio di Catania Sig. Ing. A. Mascari, Dott. E. Tringali, Signori F. Eredia ed U. Mazzarella per averci prestato la loro opera volonterosa nelle osservazioni, nello spoglio di queste e nei calcoli. ING. S. ArcipIACONO. — SUI TERREMOTI DEL 3 MAG- GlO-1899; La sera del 3 maggio 1899, verso le ore 20 '|,, il grande si- smometrografo dell’ Osservatorio di Catania si mostrò per poco tempo leggermente agitato e lasciò sulla zona di carta una re- gistrazione sismica che, per i caratteri che presentava, fu subito attribuita ad un terremoto di lontana provenienza. Sulla componente NW-SE da 20°, 08”, 555 a 20", 12," 545 non si ebbero che delle leggerissime perturbazioni, appena visibili ; solo intorno le 20%, 10% si osservarono, in modo piuttosto chiaro, due ondulazioni complete dell’ampiezza -di quasi '/[j di m. m., col periodo oscillatorio semplice, presso a poco, uguale a quello pen- dolare, cioè 55. A 20°, 12", 345 entrò la fase massima del movi- mento, la quale durò sino a 20%, 13", 145: in essa si riscontraro- no ondulazioni di ‘|, m. m. circa di ampiezza, col periodo oscil- latorjo semplice di-33.. Da 20°, 13%, 145 a 205, 16, 5995 si ebbero le ultime traccie del diagramma sulla predetta componente NW-SE. Sull’ altra componente NE-SW, da 20°, 09”, 025, a 20°, 16", 325 non si ebbero che delle piccolissime perturbazioni, di cui non si poterono calcolare gli elementi: solamente intorno le 20°, 12%, 445 si ebbero degli accenni, assai vaghi, di ondulazioni, di ‘/; di m. m. circa di ampiezza. SsPiù tardi, verso le 22°, 42% ricominciò l’ agitazione nel me- desimo, strumento, questa volta con intensità maggiore della pre- cedente e la registrazione che si ottenne aveva tutti i caratteri di quelle che si sogliono avere in occasione di terremoti vicinissi- mi alla stazione di osservazione ; il microsismoscopio Guzzanti anch’ esso rispose a questo leggero movimento tellurico. Sulla componente NW-SE il sismogramma traeciato dal grande sismometrografo cominciò con un leggerissimo ingros- Samento della, linea, e ciò per circa 65, vale'a dire da 22%, 413, 455, a 220, 41% 515 indi il movimento prese forza in modo brusco e a 22°, 41", 575 si ebbe un’ ondulazione poco meno ampia di m. m. 1,5 (massimo assoluto) col periodo oscillatorio semplice di 28; 224002025? fini la .fase ‘massima. Da ‘1220, 420. 9395 a 220, d4m. 05S circa, il movimento declinò gradatamente, lasciando delle ondulazioni piccolissime e di periodo piuttosto rapido ed inde- terminabile. Sulla componente NE-SW la registrazione sismica fu com- pliesaira: 220 dj 54520228 420, 24° con un massimo, a 22° 42%, 025 rappresentato da un’ ondulazione ampia 1 m. m. col periodo oscillatorio semplice di 25, uguale al precedente. Ancora più tardi, e verso le ore 253, si ebbe una terza lievis- sima agitazione al solo grande sismometrografo : si ottennero sf LEE so CL delle ondulazioni piccolissime, non più ampie di '|, di m. m. col periodo oscillatorio semplice di circa 3%, comprese fra 23°, 00", 095 e 23%, 00", 395 e sulla sola componente NW-SE. Nella stessa notte del 3 maggio, giunsero due telegrammi da Biancavilla, con i quali si davano notizie di due scosse di ter- remoto piuttosto forti, ondulatorio-sussultorie, in direzione N-S: la prima avvenuta ad ore 22, 42, la seconda alle 23 circa. Que- ste due scosse suscitarono un po’ di panico nella popolazione. L'indomani, 4, pervenne un altro telegramma all’ Osserva- torio, da Belpasso, ed in esso si diceva che colà nella notte ad. ore 22, 200-229, 45", e 28° furono avvertite tre scosse di terre- moto ondulatorio - sussultorie, in direzione N-S, di tale intensità, specialmente quella delle 22° 45%, da arrecare spavento nella popolazione; da ulteriori informazioni risultò che anche a Bel- passo fu avvertita, ma assai leggermente, la scossa delle 20°, 15". Nulla fu avvertito ad Adernò; a S. Maria di Licodia, chieste notizie al Sindaco, Cav. Michele Leonardi Greco, questi ci ri- spose che in quel centro abitato. ad ore 20, |, ‘circa, 22, #48 20, furono avvertite tre scosse di terremoto ondulatorio in direzione NW-SE che misero in grande preoccupazione gli abitanti, i quali, per misura di prudenza, uscirono allo aperto e vi rimasero per tutta la notte; però non si ebbero a deplorare danni ; pochi mi- nuti secondi innanzi della scossa più forte delle 22 3/4, un cardel- lino, dal sonno in cui era immerso, passò, in modo brusco, in uno stato di estrema agitazione, svolazzando per la gabbia, e mentre il padrone si accingeva a ricercare la causa di quella insolita agitazione, sopravvenne la scossa di terremoto. Da Paternò il sig. Giuseppe Rapisardi, Capo ufficio telegrafico e postale ed incaricato del servizio geodinamico di quel centro abitato, ci scrisse che, verso le 22, #|, alcune persone che si tro- vavano allo stato di quiete, avvertirono una leggerissima scossa di terremoto, la quale passò inosservata alla coppia di avvisatori sismici Galli-Brassart, ivi impiantati. Invece a Ragalna, piccola borgata posta alla distanza di circa 9 chilometri a NE da Pa- ternò, all’ altitudine di m. 750 sul livello del mare, nella notte del 3 maggio furono avvertite tre scosse di terremoto, delle quali la 23 (quella delle 22 *|,) fu la più forte e svegliò la maggior parte det Buen Ro di quei terrazzani, i quali, alquanto spaventati, abbandonarono le case. E Finalmente da Messina ci si fece sapere che, in quella città, ‘nella stessa notte del 3 maggio, ad ore 22, 44 si ebbe da un si- smoscopio a verghetta elastica, l’ indicazione di una leggeris- sima scossa. | Il giorno 4 ancora, l’ Agenzia Stefani riportò un telegramma da Atene col quale si davano notizie di forti scosse di terremoto avvenute in Grecia nella sera del 3 maggio e che produssero dei gravi danni nella città di Ligodistria, e suoi ditorni, nel diparti- mento di sud-ovest del Peloponneso ( Messenia ). Questi i fatti brevemente esposti; cerchiamo ora di trovare qualche nesso tra di loro. Nessun dubbio che la scossetta avvertita da qualche persona . a Belpasso, S. Maria di Licodia e forse in qualche altra località, e registrata dal grande sismometrografo dell’Osservatorio di Ca- tania, circa alle 20 !|j, sia stata l’ eco del forte terremoto avve- nuto nella Grecia: infatti esso , oltre di essere stato avvertito e registrato nelle predette località, fu pure registrato dai sismo- ‘metrografi d’ Ischia, Roma e Firenze; inoltre, per notizia gentil- ‘mente comunicataci dall’ Ufficio Centrale di Meteorologia e Geo- dinamica di Roma, si seppe che a Patrasso (Grecia) la sera del 3 maggio, ad ore 20, 52 ( tempo medio di Atene ) fu avvertita una scossa di terremoto ondulatorio in direzione E-W, della du- rata di 25, la quale fu più forte a Kiparissia (località più vicina al centro superficiale del terremoto); ora determinata in tempo la differenza di longitudine tra Patrasso e Catania, fatte le do- vute correzioni ai tempi in cui avvennero le scosse per ridurli allo stesso meridiano dell’ Europa Centrale, tenuto anche conto del tempo impiegato dal terremoto per propagarsi dalla Grecia sino a noi per una distanza di circa 600 chilometri, si venne a constatare in modo sicuro che la commozione tellurica delle 20 !|, dovette essere originata dal forte terremoto scoppiato in località piuttosto lontana da noi, cioè in Grecia. In quanto alle altre due scosse delle 22 3|, e 23 segnalate da Biancavilla, S. Maria di Licodia, Ragalna, Belpasso ecc., diciamo subito che esse furono affatto locali, giacchè la loro azione si SSR E I e E e ‘ A Mae TIRO dI VI e - è da Ola ia ig DI RT i e ENEL SO i at Vil va dp PALE È re Na ga: i i] ti, svolse entro limiti assai ristretti: ed invero, le località maggior- mente colpite furono: S. Maria di Licodia, Ragalna, Biancavilla e Belpasso. Ad Adernò, distante appena 3 chilometri e mezzo da Biancavilla, nessuno avvertì il movimento del suolo, nè gli stru- menti (una coppia di avvisatori sismici Galli-Brassart) accusarono alcun fenomeno geodinamico; a Paternò fu solamente avvertita da qualche persona, ed assai leggermente, la scossa più forte, quella cioè delle 22 *|, la quale si propagò , a quel che sembra, sino a Messina, dove mise in azione un sismoscopio a verghetta elastica. Adunque pare che i terremoti della notte del 3 maggio ( ec- cettuato quello delle 20 '/,) abbiano avuto il loro centro super- ficiale in una località assai vicina a S. Maria di Licodia, se non ‘ in S. Maria di Licodia stessa, ed abbiano avuto la loro origine dal medesimo focolare sismico da cui irraggiò quello del 14 maggio dell’ anno precedente 1898 e che produsse tanti danni nella predetta S. Maria di Licodia, a Biancavilla, Ragalna e Paternò. (1) Dai fatti superiormente esposti risulta ancora che i fenomeni geodinamici che interessarono la notte del 3 al 4 maggio il fianco di SW dell’ Etna, ci stanno a rappresentare un terremoto se- condario in rapporto a quello della Grecia. Infatti può avvenire il caso che, il movimento prodotto nella crosta solida del globo da un terremoto proveniente da un focolare sismico, possa pro- vocare il funzionamento di un altro focolare più o meno lontano, che si trova allo stato critico, e dar luogo ad un altro terremoto. Nel nostro caso il terremoto della Grecia, scoppiato a circa 20%, ‘|,, sarebbe il terremoto principale, e quello avvenuto da noi alle 22, *| con la sua replica delle 23°, sarebbe il terremoto se- condario. (2) Risulta pure che il terremoto della notte del 3 al 4 maggio (1) Vedi: ProFr. A. Riccò— Terremoto del 14 maggio 1898. Bollettino del- l’ Accademia Gioenia di Scienze Naturali in Catania—fascicolo LIII-LIV Maggio- Giugno 1898. (2) Vedi: JoHN MIiLNET—Zarthaquakes ecc. pag. 248 London 1898 — fourth edition. MATESE RO TE RPA NET RENO DR E OT DI O ENTI UNTTARIARE TI Ia RTRT I, i E Ce ME I TIR RO RARE \ i SAR i È x n vr L (eccettuata la scossa che ci provenne dalla Grecia) ebbe luogo sul fianco di SW dell'Etna un anno dopo di quello scoppiato il 14 maggio del 1898 nella medesima regione. Il fatto della re- plica dei terremoti, dopo determinati periodi di tempo di 24 ore, di una settimana, di un. mese, di un anno, di 10 anni, di un secolo ecc. ecc. è talmente radicata nella mente popolare che, dopo qualche forte scossa, tutti ne attendono il ritorno e prendono le dovute precauzioni per attenuare i danni e salvare la vita. Non sono rari i casi di simil genere nella storia, e qui non è il luogo di farne la enumerazione; però noi rivolgiamo più facil- mente la nostra attenzione a quei pochi che in certo qual modo confermerebbero il nostro pregiudizio, senza tenere conto di moltissimi altri che lo contraddirebbero. Finalmente rileviamo che nei dintorni di S. Maria di Lico- dia, o nel centro abitato stesso, pare esista un focolare sismico. speciale : il terremoto del 14 maggio del 1898 e quello del 3 maggio del 1899 confermerebbero questa ipotesi: aspettiamo però altre occasioni per dileguare qualsiasi dubbio su questa supposi- zione e noi non mancheremo di tenere informata questa onore- vole Accademia di Scienze Naturali. DoTTORI A. MoTTA Coco E S. DRraGo — REPERTO EMATOLO- GICO IN UN CASO DI SCORBUTO—-CONTRIBUTO ALLA GENESI DELLA COAGULAZIONE DEL SANGUE. (Nota riassuntiva). Le incertezze che sin oggi persistono sull’ etiologia dello scor- buto, come appare dalle ricerche contradittorie che si sono suc- cedute su tale argomento (Klebs, Quinke, Watson, Cheyne, Dem- me, Virchow, Koch, Villemin, Hatteile, Uskow, Wexjuschski , Bissonier, Guarnieri, Vassale, Tizzoni e Giovannini, Murri, Ku- cher, Desperieres, Eisemann, Echtius, L. Petrone ecc.) (1) hanno un riscontro nei rari reperti anatomo-patologici che si possiedono su questo processo morboso. D’ altra parte, le importanti innovazioni portate nella tecni- (1) Riportati nel Trattato di Patologia di Charcot e Bouchard. ca ematologica dalle geniali ricerche del prof. A. Petrone, con- sigliano di ripetere l’ esame del sangue in quelle malattie ove pare che questo tessuto debba essere più o meno profondamente alterato, allo scopo di confermare o modificare, adottando i nuovi mezzi d’ indagine, quanto sin’ oggi si è venuto affermando sullo stato del sangue in questo o quel processo morboso. Per tali ragioni abbiamo creduto non privo d’ interesse pra- ticare alcune ricerche sul sangue di un’ ammalata di scorbuto venuta al nostro esame. Riassumiamo in breve la storia clinica. N. N. casalinga , di anni 50, celibe. Per quanto riguarda i dati anamnestici, l’inferma assicura di non aver mai sofferto ma- lattie, meno qualche febbre intestinale. Le sofferenze attuali da- tano da circa un mese e s’ iniziarono con stanchezza e debolezza generale, sensazioni dolorose agli arti superiori ed inferiori e bi- sogno continuo di dormire. Contemporaneamente l’ inferma notò un gemizio continuo di sangue dalla bocca e nei giorni succes- sivi ematuria e macchie emorragiche nell’ ambito cutaneo. Chia- mato il medico, questi potè constatare : aspetto generale scadu- to, espressione triste, occhi langvidi, labbra livide, pelle pallida e cosparsa di macchie brune più o meno estese. All’ esame del cavo orale si notò ; flogosi emorragica delle gengive, il cui mar- gine presentavasi di un colorito rosso-azzurro oscuro , tumefatto e scollato dalla superficie dentaria, dolente ed abbondantemente sanguinante; ulcerazioni poco estese alla faccia gengivale poste- riore, anch’ esse sanguinanti. Richiamò pure l’ attenzione la pre- senza di moltissimi stravasi sottocutanei diffusi specialmente ai popliti, di colorito bruno-nero, nonchè un’ imponente ematuria che più di ogni altro dava da pensare ai parenti. L’ esame dell’ urina, a prescindere dalla presenza del san- gue, fece notare un’ abbondante quantità di albumina, una den- sità 1040 e poi normali la potassa e l’acido fosforico, aumentati l'acido urico e gli urati, diminuita l’ urea. Polso piccolo, debole, raro ; respirazione 28 al m.P ; tempera- tura 37° 9 sino al 22° giorno di malattia, 39° negli ultimi tre gior- ni — L’ammalata morì il 22 Settembre 1898. Facendo ora riserbo sulla diagnosi della malattia, sopra cui P È L SRO dd 27; * e: rat E LEA OE RR MERI, PORCA CORO ALONE PTT TITO RI VI I S TIRNT nitrico nice nei nani eng ARA ritorneremo in seguito, riassumiamo in breve quanto abbiamo ottenuto dall’ esame del sangue. ! Aspetto — Appariva di colorito bianco-roseo, e colpiva a pri- ma giunta la sua fluidità. Coagulazione — Questa s’ iniziava circa 5 m.5 dall’ uscita del sangue dai vasi e si completava dopo 7 m.* circa; il giorno avanti la morte il sangue coagulò completamente in 3 m'. Estraendo il sangue in liquido iodo-iodurato isotonico la coa- gulazione si protraeva sino a due ore e mezza circa dall’ estra- zione. Isotonia — L’ abbiamo studiata con la soluzione iodo-iodurata Lugol, fondandoci sulle ricerche del prof. A. Petrone e sui risul- tati degli studî d’isotonia con il liquido di Lugol a cuì uno di noi (Drago) (1) è pervenuto dopo una serie di ricerche che recen- temente ha rese di pubblica ragione. Abbiamo potuto stabilire che l’ isotonia del sangue della no- stra inferma era eguale ad una comune soluzione Lugol a cui bi- sognava aggiungere da 5-7 centigr. di iodo. Numero dei globuli rossi, dei leucociti e delle piastrine — Ci sia- mo serviti per queste ricerche sulle emasie e sui leucociti del li- quido di Lugol isotonico e dell’ apparecchio Thoma-Zeiss., e per le piastrine della soluzione osmica all’ uopo indicata. Abbiamo ottenuto i seguenti risultati: Globuli rossi 417000 «per mmc. (un dodicesimo circa dalla media normale); gl. bian- chi 1.160000 per mme : rapporto tra i primi e i secondi 0,36 : 1. Le piastrine le trovammo diminuite, e press’a poco nella pro- porzione di una sopra quaranta emasie (2). (1) S. DRAGO — Un altro mestruo per valutare l’ isotonia dei corpuscoli. rossì dell’ uomo e di altri mammiferi in. condizioni fisiologiche — Riforma Medica — Luglio—1899. (2) A questo proposito dobbiamo far rilevare che il. prof. A. Petrone è stato il primo, sin dal 1896 (R. Accademia medico-chirurgica di Napoli 4° Serie Nuova N. 3. 1896) ad estrarre il sangue dal vivo nel liquido di Lugol, e questo meto- do non solo gli permise di veder meglio e confermare ciò che aveva scoverto sull’ intima struttura dell’ emasia, ma aveva anche il vantaggio di conservare nel modo più perfetto tutti gli elementi morfologici del sangue; perciò sin da 3 PARE PIT ESSI SRI SR VCR E CRI RR i pag Ba È "no hl È SISNI Alterazioni degli elementi morfologici del sangue — In quanto alla dimensione dei globuli rossi ne abbiamo notati del diametro di 7-8; 4, 5-5; 2, 5-4yw. Fermò sempre la nostra attenzione il fatto di vedere conservate bene le emasie di 4, 5-5 » con l’ordi- naria soluzione Lugol,. mentre le più grosse e meno i globulini per conservarsi e per mostrare il nucleo e la struttura intima del globulo avevano bisogno di una soluzione iodo-iodurata più con- centrata. Volendo studiare il chimismo del nucleo e precisamente il ferro contenutovi, consigliati all'uopo dal nostro Maestro, ci sia- mo serviti di qualcuno dei suoi mezzi indicati per tali ricerche. Estraendo il sangue in liquido iodo-iodurato isotonico , non po- temmo apprezzare nitidamente il colorito verde-smeraldo del nu- cleo, dovuto, com’ è noto, al protoioduro di ferro idrato che si forma, e che si rileva benissimo in un sangue normale. Trattan- do il sangue con ferro-cianuro di potassio (10:100), rilevammo il nucleo del corpuscolo rosso tinto leggermente in bleu; con l’a- cido gallico (1: 100), con l’ acido tannico (I : 150) le reazioni del nucleo erano poco visibili e dalle colorazioni che esso assumeva poteva dedursi quanto esse fossero deboli. In quanto riguarda la forma delle emasic ne notammo pa- recchie disposte a pile e più volte ci apparve il fenomeno dello agglomeramento corpuscolare. Leucociti — Cercammo stabilire le diverse proporzioni di cia- scuna varietà ed ottenemmo i seguenti risultati: rari globuli bianchi eosinofili, pochi con granuli basofili è; un discreto numero con granulazioni neutrofile, tanto a nucleo polimorfo che polinu- anni egli ed i suoi scolari si avvalgono di questo metodo, anche per la enume- razione dei globuli rossi, i quali, ben conservati, spiccano di più per la forte co- lorazione gialla. Non saremmo ritornati su questo ricordo storico se recentemente l’ Hayem non avesse proposto (Società Biologica di Parigi—15 Aprile 1899) un nuovo li- quido per la numerazione dei globuli rossi, in cui senza dubbio la parte princi- x pale e più importante è rappresentata dalla soluzione iodo-iodurata, che nell’ I- stituto Petrone si adopera da 3 anni e con gran vantaggio su tutti gli altri li- quidi conosciuti, compreso anche 1’ ultimo dell’ illustre ematologo francese. re E EI ROILI PT, IMRE TETI ARESE CE RT E eee e e e e NO Pi sii Me ae Met cleati, ed un numero stragrande di elementi a grosso nucleo, con poco protoplasma e sforniti di granulazioni. Sempre--sino ad un giorno pria della morte—ci sorprese l’in- tegrità, assoluta di tutti i leucociti. Dobbiamo ripetere che in que- ste ricerche ci giovammo con gran vantaggio della soluzione iso- tonica iodo-iodurata. Piastrine—La costituzione di questi elementi era sempre con- servata, e le rare alterazioni che qualche volta ci fu dato di ap- prezzare, l’attribuimmo ad imperfetta applicazione della tecnica, “essendo ben noto come gli ematoblasti facilmente e rapidamente si deformino, se non si osservano rigorosamente le norme propo- ste per tali indagini. Coagulazione — Esponemmo precedentemente i nostri risultati su questo proposito, e ci siamo riserbati ora la interpretazione, do- po aver riferito le osservazioni su tutti gli elementi del sangue. La dottrina di Schmidt (1)sarebbe a prima giunta la più adatta per interpretare i risultati da noi avuti sulla coagulazione; ma essa si dimostra insufficiente allo scopo, quando si considera che i leucociti rimangono inalterati in massima parte. Anche non adoperando il liquido iodo-iodurato isotonico che conserva benis- simo i leucociti e ritarda molto la coagulazione , ma estraendo il sangue senza mestruo, la coagulazione avviene prestissimo e l’esame microscopico del coagulo non fa apprezzare alterazioni dei globuli bianchi, laddove le emasie si presentano per buona parte ridotte ad ombre. Il Bizzozero (2) e l’ Hayem (3) hanno sostenuto che la coagu- lazione dipende dalle piastrine, in guisa che stabilirono che il fe- nomeno è direttamente proporzionale al numero ed alle altera- zioni degli ematoblasti. Secondo questi due autorevoli osservatori, un sangue più ric- co di piastrine dovrebbe coagulare molto prima di un altro che (1) A. ScHMIDT—Die Lehre von den fermentationen Gerinnung sercheinungen in den eiweissartigen thie rischen Kéòrpeflussigktein—Derpat Mattieusen 1877. (2) Bizzozero — Di un nuovo elemento morfologico del sangue ecc. Milano 1883. (3) HayEM -- Riportato dal Bizzozero. nio i ne ‘sia povero, e perciò nel nostro caso, avrebbe dovuto risultare un ritardo notevole nella coagulazione , essendosi al reperto trovata una diminuzione notevole delle piastrine. Ma i fatti non hanno corrisposto, perchè invece la coagulazione s’inziava presto ed una si completò in 3 m*. Sebbene non avessimo altre osser- vazioni in proposito, fondandoci sul caso presente, ci crediamo autorizzati di confermare i risultati del nostro prof. Petrone (1) che, cioè, la coagulazione può verificarsi ugualmente ed in un tempo molto breve anche quando il sangue non contenga un nu- mero stragrande di ematoblasti, o se questi, pur contenuti in quantità normali o al di sotto, non presentino notevoli altera- zioni. Non può dirsi lo stesso dell’influenza che esercitano le ema- sie, perchè, confermando gli studi del Petrone, abbiamo visto che, sino a quando i corpuscoli rossi si conservano , la coagulazione non si verifica, mentre il fenomeno s’ inizia e rapidamente si com- pleta se finisce l’ integrità dei corpuscoli rossi. Estraendo il san- gue senza mestruo, l’ osservazione faceva rilevare un’ imponente emolisi, ed allora la coagulazione era rapidissima; se il sangue si estraeva in liquido iodo-iodurato a diversa concentrazione, la coagulazione si ritardava più o meno a secondo che erano in maggiore o minore quantità alterate le emasie ; estraendo il san- gue in liquido di Lugol isotonico la notammo lentissima, ed al- lora la massima parte dei globuli rossi erano integri, e pochi, i più grossi o i marginali, disfatti. Riferendoci alla diagnosi della malattia della nostra inferma, se si dovesse far calcolo soltanto dei reperti del sangue, parreb- be che si trattasse di leucemia. Ma prescindendo pure dal sesso, dall’ età, dalle condizioni di vita, etc, che nel nostro caso, seguendo le idee del Vehsemeyer (2) dovrebbero far escludere quella diagnosi, sta di fatto che la leu- (1) A. PETRONE—Atti della R. Aceademia Medico-Chirurgica di Napoli. An- no L. Nuova Serie N. 1. — Sulla coagulazione del sangue — Morgagni — Mi- lano 1897. (2) VERSEMEYER—LXVI° Congresso di Medici e Naturalisti tedeschi, 1894, 3 E: e [a ne VARE (L9* tito ut SPARE PR ILE VEST LE RS N E TTT RTP I ITA TE ET IR a ET SITE SIT nas n RE LR STUPRO Ria MRO, AE TRA S eS R T VR Le NITRO VI REST EU E N i DIA VE f sec ) o è É ù i i Ù age cemia acuta è abbastanza rara (Eichorst) (1) e persino nei casi sin’ ora conosciuti sì resta in dubbio per parecchi se si tratti di una vera infezione con sintomi leucemici o piuttosto di una leu- cemia o di un’ affezione analoga alla leucemia. Ma v’ ha di più. Nella nostra inferma mancavano le note della tumefazione della milza, del fegato e delle glandole linfa- tiche; e la dolentia delle ossa, che poteva riferirsi ad alterazioni del midollo delle ossa, ci sembrò più giusto interpretarla come l’ effetto dell’anemia scorbutica determinata, oltre che da altro, dall'influenza nociva che la malattia esercita sulla nutrizione ge- nerale. Invece nell’ inferma di cui ci occupiamo richiamavano l’ at- tenzione due segni positivi di grande importanza per la diagnosi di scorbuto, cioè, le emorragie spontanee e le alterazioni gengi- vali — In rapporto poi al reperto del sangue, non abbiamo tro- vato un aumento di leucociti eosinofili, i cristalli allungati, i cor- puscoli rifrangenti, granuli ed emasie nucleate che non sogliono mancare nel sangue leucemico. Ritenuta adunque la diagnosi di scorbuto, 1’ imponente iper- leucocitosi rilevata, quale valore poteva avere? L’ aumento dei globuli bianchi è stato osservato nello scorbuto e, secondo noi, questo fatto è in favore della genesi infettiva del morbo. Ciò an- che in analogia a quanto si è constatato in quasi tutti i processi infettivi, e per le modalità con cui osservammo il fenomeno nella nostra inferma, paragonabile a quanto uno di noi (Motta-Coco) (2) ebbe campo di notare nell’ infezione generale da diplococco. Se la nostra non fosse un’ osservazione isolata, se lo stesso fatto fos- se stato rilevato da altri, ci saremmo avvicinati di molto, anche indirettamente, a coloro che fanno dello scorbuto una malattia infettiva; ma una sola osservazione non ci autorizza ad avan- zare un’ ipotesi; ed è desiderabile che ulteriori osservazioni di altri e nostre potessero affermare questo o quel concetto. (1) ErcHoRsT—Riportato da K. Hihtze —- Deut-Arch. f. Klin. Med. Bd, 53, H. 3. u. 4—1894. (2) A. MoTTA-Coco — Riforma Medica, 1898, E OE salt AE PA PERNO SETE IVO IIOTINAILNI PAST IS LR dad ia Pe A, ] MAE MRENSAILE > È; Ò A » ui Si Da quanto abbiamo ottenuto si ricavano le seguenti conclu- sioni : I. La resistenza del sangue è notevolmente diminuita nella nostra inferma : il suo valore isotonico corrisponde ad un’ ordi- naria soluzione iodo-iodurata Lugol, a cui bisogna aggiungere da 5-7 centigr. di iodo. IL. Il numero delle emasie e delle piastrine scende di molto dalla media normale; i leucociti sono notevolmente aumentati ; il rapporto tra 1 globuli bianchi e i rossi.è di 1: 0.36, tra ‘le emasie e le piastrine di 40: 1. III. La quantità di ferro contenuta nel nucleo dell’ emasia appare diminuita. | IV. Sino a quando i corpuscoli rossi si conservano integri non havvi coagulazione del sangue: questo fenomeno s'’ inizia e ra- pidamente si completa tutte le volte che si verifica imponente emolisi. Nel nostro caso il sangue impiegava per coagulare 7 m$* ed il fenomeno s’ iniziava dopo 5 mf : questo fatto corrispon- deva alle solenni alterazioni delle emasie. F. EREDIA-—-TEMPERATURE DI CATANIA E DELL’ETNA OTTENUTE COL METODO DELLE DIFFERENZE. Siccome abbiamo già sette anni di osservazioni meteorolo- giche fatte all’ Osservatorio di Catania ed all’ Osservatorio Et- neo , ora è possibile avere una serie sufficiente di confronti di temperatura, onde ricavare col metodo delle differenze le medie per Catania fondandosi sulle medie di 23 anni d’ osservazioni in Kiposto ; poi valersi di queste medie di Catania per ottenere , pure col metodo delle differenze, quelle dell’Osservatorio Etneo, malgrado i vuoti che presentano le osservazioni meteorologiche fatte lassù. Quindi per consiglio del Direttore dell’ Osservatorio di Ca- tania, Prof. A. Riccò, ho ripresa la determinazione delle dette medie di temperature e poichè ora i dati più completi, perchè estesi ad un più lungo periodo, lo meritavano , ho regolarizzato le differenze e le medie col metodo di Bessel, per far seompari- ‘ re le irregolarità accidentali. Lal Ta MR is 1 MR, CR Re. EA a het DE ro, PC A ;3 i Ve AE AR ll An idv \ ro RR PE a VPI ar o — 4l — Ho tenuto conto in questo lavoro solamente delle osserva- zioni dirette che abbracciano il periodo di 7 anni 1892-98. O Poichè, per la regolarità che generalmente hanno all’ osser- vatorio Etneo i fenomeni meteorologici, e specialmente per la ristrettezza della oscillazione diurna, 1’ andamento e la media diurna possono essere sufficientemente determinate con osserva- zioni triorarie, così ho aggiunto alle temperature osservate dal- le 6h alle 212, le temperature delle 08 e 3h, applicando alla temperatura delle 6°, le differenze triorarie per oscillazione diur- na tratte dallo studio triorario del registratore fatto dai Proff. A. Riccò e G. Saija. (1) Nella tabella N. 1 sono date le temperature medie mensili dell’ Osservatorio Etneo , colla indicazione del numero comples- sivo di giorni in ogni mese e degli anni in cui ebbero luogo , e sono confrontate coi corrispondenti valori di Catania , ottenuti facendo le medie degli stessi giorni di osservazioni all’ Osserva- torio Etneo. Le differenze medie mensili trovate fra la temperatura del- l’ Osservatorio Etneo e quella di Catania sono state regolarizzate e pesate colla formola : A = 17,45 4- 0, 56 sen % — 0, 62 cos kh — 0,35 sen 2h + 0, 22 cos 2% In una nota precedente (2) si fece per ogni mese, per ogni stagione e per ogni anno del periodo 1892-97 la differenza tra la temperatura media di Catania e la corrispondente, ottenuta allo stesso modo, per l’ Osservatorio di Riposto; quindi si determinò la media delle differenze per i sei anni; si regolarizzò 1’ anda- mento dei risultanti valori per i vari mesi dell’anno con una costruzione grafica ; e queste differenze regolarizzate si applica- rono alle temperature medie mensili di Riposto per i 22 anni (1) A. Riccò e G. Saga — Saggio di Meteorologia dell’ Etna—Annali Ufficio centrale di Meteorologia e Geodinamica, Vol. XVII. Parte I. 1895. (2) Prof. A. RIccò e F. EREDIA — Temperatura media dell’ Osservatorio di Catania e dell’ Etna ec. Bollettino dell’ Accademia Gioenia di Scienze Naturali, Catania—Fascicolo LV, Novembre 1898, deducendo così le temperature medie mensili di Catania per 22 anni. Ora ho ripreso le differenze tra le medie corrispondenti di Catania e di Riposto pel periodo 1892-97, ho aggiunto le diffe- renze relative all’ anno meteorologico 1898 ed ho regolarizzato le differenze finali usando la formola : A==0;:70)2--0, dlsen ih 4-0, d6/c0s0h — 0,15 sen 2% — 0, 25 cos 2% Le temperature medie mensili di Riposto del periodo 1875-98 le ho regolarizzate adoperando la formola Besselliana dove M è l’arco corrispondente al mezzo del mese essendo l’ anno rappre- sentato dalla circonferenza ; T — 18,2 — 5, 393 sen (299°. 14 + mM) + 0, 022 sen (194°. 2’ + 2) — 0,155 sen (273°. 1’ 4 3M) a queste medie temperature così ottenute ho applicato le diffe- renze regolarizzate Riposto-Catania e si sono ottenute le tempe- rature medie di Catania pel periodo 1875-98; a queste ultime ho applicato le differenze Osservatorio Etneo-Catania, regolarizzate e pesate come sopra si è detto, e si sono avute le temperature medie mensili per l’ Osservatorio Etneo. Da queste si sono otte- nute le medie delle stagioni e dell’anno, facendo i relativi ag- gruppamenti. (Vedasi la seguente tabella). CS, S PELtA farai. MESSA e e Sr xi TEA E PSE TT A CIRO RT 1 MESI Gennaio Febbraio Marzo . Aprile . Maggio. Giugno. Luglio . Agosto . Settembre . Ottobre Novembre. Dicembre . Iuverno - Primavera. Estate . Autunno Anno i TAVOLA I. Temperature. © SE ca SES 1894-95-97-98 19 |—62.7 |410°.4 |—17°.1 94-96-97 Id 1004 67 94-95-96-97-98 BIN =3r58 129 Td 94-95-97-98 Ro ee iii 94-95-96-97-98 38 li -0./5 | \17.6/—-18.:1 ‘93-94-95-96-97-98 8005. 23.0.1709 93-94-93-96-97-98 | 101 |-+8.5 | 26.9|—18.4 92-93-94-95-96-97-98 | 99 |-+8.0| 25.7|—17.6 92-98-94-95-96-97-98 | 105 |-+5.3 | 23.8 |--18.5 92-93-94-95-97-98 Bis 2 820. 27 93-94-96-97-68 DORATO 0 TLT 93-96-98 95380 11:2|/—17,0 42\ | —b.9.| 10.7.|—16. 6 70019] 15.3 |—17.2 280: |4+-7..2| 25.2|—18.0 165 |-41.8 | 19.6|—17.9 RIN. RI ona 048 LIZ 17.4 E-C calcolata TAVOLA II. Temperature. (ed) (CR Differenze Medie ; ZE Riposto-Catania | per Riposto po e i MESI medie 1892-98 1875-98 P 8 dee TT dar _s1su37:TÈtt Y N * td | Rendiconti Accademici Verbale dell’adunanza ui 13 uo 1899. . fatte nel R. Osservatorio di Catania cao ù LA diossine Br s È 3 e IC i Prof. G. Grassi e Fr. ‘Schiavo-Leni. — Azione delli metilon-clorié ammine aromatiche . ARA - VI OO E vo: Sunti di Memorie Prof. Eug. Di Mattei. — L’ estratto fluido di limone nella profilassi dell: — malaria. ; ì ; ; ; ; ai A] È Prof. Eug. Di Mattei. — Intorno alla vaccinazione anticarbonchiosa in rap-.. porto allo sviluppo del carbonchio sintomatico)‘. ie A Prof. Due Di. Mattei. — Pulle Tonio: ‘vaccinazioni di cardonehio Dion di mercurio — a ani di Lina Da: A. Petrone. — La formazione artificiale del o bianco— sizione di preparati ; iii È pia Dott. 6 De Stefano. — Le argille a di Scillae , sog. marine della contrada Corvo in Reggio di Calabria (26 Dott. Em. Di Dr ino in nedfeaa e «seduta del 18 novembre 1899 i, À w do | Novembre 1899. Fascicolo LXI. ACCADEMIA. GIOENLA SCcCFENZE. NATURALI IN CATANIA Seduta del 18 Novembre 1899, Presidente — Prof. A. RICCÒ Segretario — Prof. G. P. GRIMALDI. Sono presenti i Soci effettivi Riccò , Fichera, Petrone, Fe- letti, Di Mattei, Baccarini, Grassi, Grimaldi e parecchi Soci corrispondenti. Viene letto e approvato il processo verbale della seduta pre- cedente. Il Presidente, dichiarata aperta l'adunanza, pronunzia il se- guente discorso : Esimi Signori, Chiar.mi Colleghi , Ho l’ onore d’aprire il nuovo anno Accademico e di porgervi un affettuoso saluto. Non starò a dire della lodevole attività dell’ Accademia: ri- sulta evidente dal bel volume degli At, che testè abbiamo pub- blicato, e dal ben nudrito Bollettino. Debbo però dichiarare che al buon andamento dei nostri la- | | vori, oltre l’operosità vostra, ha contribuito molto la intelligente | e diligente cura del nostro egregio Segretario, prof. Grimaldi, come alla prosperità del nostro Sodalizio ha sempre e molto con- tribuito la solerzia del Consiglio d’ Amministrazione. A tutti io rivolgo vivi ringraziamenti da parte dell’ Acca- demia, e per l’ Accademia ringrazio pure il Comune e la Pro- vincia di Catania, che ci hanno concesso il consueto ed indispen- sabile aiuto pecuniario. Per compiere il dovere di ricordare un caro socio perduto, debbo parlarvi di un fatto luttuoso. Il prof. Andreocci non è più tra noi! Un fiero malore che non perdona ad alcuno, lo ha ra- pito alla famiglia, alla Scienza, a noi, mentre trovavasi in viag- gio alla volta del suo paese nativo, ove sperava di trovare ristoro alla sua salute vacillante. La sua salma fu deposta a Diamante, ove il Sindaco prof.. Siniscalchi dispose che gli fossero fatti onorevoli funerali. Ho incontrato in Delianova di Calabria, nel Sindaco del paese, dott. Greco, il medico che gli ha prestato assistenza premurosa. negli ultimi istanti, pur troppo inutilmente: e così dal dott. Greco ho potuto raccogliere i particolari di quel triste caso. L'Accademia è gratissima al prof. Siniscalchi e al dott. Gre- co, di ciò che hanno fatto per il nostro diletto socio. Io non vi dirò dei meriti della mente e del cuore del prof. Andreocci, nè starò a dimostrarvi quanto sia grande la perdita che abbiamo subita: i molti telegrammi e lettere di condoglian- za pervenuti all Accademia ne fanno fede. Il socio prof. Grassi Cristaldi ha poi cortesemente accettato la nostra preghiera di comporre una necrologia da pubblicarsi nel Bollettino dell’ Acca- demia, ed egli scriverà colla necessaria competenza, e come ve- ramente merita il caro Estinto. Si passa quindi allo svolgimento dell’ ordine del giorno che reca le seguenti comunicazioni : Prof. A. Riccò — Osservazioni delle filanti della metà di no- vembre 1899, fatte nel R. Osservatorio di Catania. Prof. G. GRASSI e G. TOMARCHIO — Sugli acidi bis-paradi- metil-ortocarbo-cinnamico e bis-dimetil-ftalico ottenuti dall’ossidazion dell'acido bis-diidro-santinico. Prof. G. GRASSI e F. ScHiavo-LENI — Azione della metilen- cloridrina sulle ammine aromatiche. Prof. EuG. DI MATTEI — L'estratto fluido dî limone sulla pro- filassi della malaria. IDEM —- Intorno alla vaccinazione anticarbonchiosa in rapporto allo sviluppo del carbonchio sintomatico. vid nia ed E ENTRE II PERC Colli CHA Prof. EUuG. DI MATTEI — Sulle doppie vaccinazioni di carbon- chio ematico e sintomatico nello stesso animale in rapporto alla profilassi. Prof. A. PETRONE — La modificazione strutturale dell’emasia ottenuta col bicloruro di mercurio (con esposizione di preparati). IDEM — La formazione artificiale del trombo bianco (con espo- sizione di preparati). Dott. G. DE STEFANO—Le argille a Coenopsammia Scillae, Seg. e le sabbie marine della contrada Corvo in Reggio di Calabria (pre- sentata dal socio prof. L. Bucca). Dott. EM. DI MATTEI — L’ arsenico in medicina legale (pre- | sentata dal socio prof. Eug. Di Mattei). Prof. A. SELLA e Dott. R. MANZETTI — Ficerche magnetiche (presentata dal segretario prof. G. P. Grimaldi). NOTE Prof. A. Riccò — OSSERVAZIONI DELLE FILANTI DEL- LA METÀ DI NOVEMBRE 1899, FATTE NEL R. OSSERVATO- RIO DI CATANIA. Quantunque si sapesse che per le perturbazioni prodotte dai grandi pianeti, non solo non si poteva asserire che la terra a- vrebbe urtato la cometa Tempel, ma neppure si era sicuri che avrebbe incontrato il centro, il forte dello sciame di filanti che viaggia nel cielo per l’orbita stessa di quella cometa, pure nella speranza che la pioggia delle filanti si sarebbe verificata , ci siamo preparati alla osservazione diretta e fotografica. Il 1° Assistente sig. ing. A. Mascari, insieme ai signori E- redia, Mazzarella, Ponte, avrebbero osservato ciascuno un quar- to di cielo, dal tramonto della luna fino all’ alba: io avrei sor- vegliato la costellazione del Leone (luogo della apparente prove- venienza di queste filanti) dall’ alba all’aurora. Verificandosi poi la pioggia delle filanti, avremmo tenuto puntato sul loro radian- te l'equatoriale fotografico in moto, ed una macchina fotografica fissa, rapidissima. Nella notte del 12 al 13 da ore 2 a 5 furono osservate 125 filanti, ossia 42 filanti all’ ora : di queste filanti, circa 2 erano Leonidi. Nella notte del 13 al 14 fu nuvolo; però essendosi un pò schiarito il cielo, prima dell’ aurora, io non ho visto alcuna fi- lante partire dal Leone. Nella notte del 14 al 15, da ore 4 a 5 ‘|», furono osservate 132 filanti, ossia in ragione di 88 all’ora : di queste filanti, circa È erano Leonidi. Nella notte dal 15 al 16 fu nuvolo, ma prima di giorno es- sendosi un poco diradate le nubi, ho potuto tener d’ occhio la costellazione del Leone e le vicine regioni del cielo dalle ore 5.20 alle 5.35, distinguendovi fino le stelle di 4? grandezza, ma non vi ho visto apparire alcuna filante. Da quanto si è detto, e da quel che è stato osservato anche in altri osservatorî di Europa, si deduce che il massimo ebbe luogo al mattino del 15 novembre; ma fu assai scarso, e non diede luogo ad una vera pioggia di filanti. Ciò significa, o che lo sciame nei 33 anni dalla precedente apparizione è molto di- minuito o disperso, oppure che la terra in quest’ anno non ha incontrato il centro o nucleo dello sciame stesso. La cometa Tempel finora, non è stata trovata, e potrebbe essere che essa pure sia dispersa o ridotta talmente, da essere invisibile cogli attuali telescopî. Prof. G. GRASSI e Gius. ToMARCHIO — SUGLI ACIDI BIS- PARADIMETIL-ORTOCARBO-CINNAMICO E BIS-DIMETIL- FTALICO OTTENUTI DALL’ OSSIDAZIONE DELL’ ACIDO BIS-DIIDRO-SANTINICO. Il santonone, ottenuto da uno di noi (G. Grassi—Gazz. chim. ital. XXII. p. II. 123-1892) mediante riduzione della santonina con polvere di zinco ed acido acetico, ossidato dapprima con perman- ganato potassico e poscia con acido nitrico (G. Grassi.--R. Accad. Lincei Vol. 1, 2° semestre, serie 5—Gazz. chim. ital. XXIII. 306, p. I.) condusse ad un acido, il cui sale di bario insolubile, distil- lato a secco con eccesso di barite, diede luogo al difenile, identi- ficato per le sue proprietà caratteristiche, ed al dipara-xilile, cri- stallizzato in aghetti arborescenti di cui non fu possibile determi nare sinanco il punto di fusione per la sua impurezza ed esiguità. Abbiamo voluto riprendere queste esperienze con lo scopo precipuo di studiare i prodotti intermedî della ossidazione e con la speranza di potere accumulare tanto materiale da permetterci lo studio completo del prodotto finale: del dixilile. In questa breve Nota riassumiamo i primi risultati delle no- stre indagini, le quali, lo diciamo sin da principio, se hanno cor- risposto alle nostre aspettative, non sono state scevre di quelle difficoltà che bisogna superare nella purificazione di sostanze ac- compagnate sempre dalle resine. Invece di ossidare direttamente la soluzione sodica del san- tonone (acido santononico), o del suo isomero, 1’ abbiamo dappri- ma trasformato nell’ acido bis-diidro-santinico, seguendo il meto- do descritto nella Nota pubblicata da uno di noi (G. Grassi—Gazz. chim. ital. XXIII. 58—R. Acc. dei Lincei—Rendiconti Vol 1. 2° sem. Serie 5, fasc. 5). In ogni operazione si sciolsero gr. 10 di acido in 500 cm.8 d’ idrato sodico al 5 °%5 e si distribuì la solu- zione in cinque matracci. Il permanganato, al 4 °/o, dapprima si fece agire a freddo, poi su bagnomaria e infine a fuoco diretto scaldando con piccola fiamma sino all’ ebollizione. Ciò si pro- trasse finchè non avvenne più riduzione. Il liquido, previa filtra- zione e lavaggio del biossido di manganese, fortemente acidificato con acido cloridrico, fu evaporato a piccolo volume, separando, man mano che si depositava, il cloruro di sodio. Se ne eliminava poi una gran parte con l aggiunta di alcool. Si portò a secchez- za su bagnomaria, si trattò il residuo con alcool assoluto ed alla soluzione alcoolica si aggiunse dell’ etere che fece separare altro cloruro di sodio. Distillato il liquido, si eliminò l’ acido cloridrico dal residuo mantenendolo in capsula su bagnomaria per alcune ore. Si ebbe in questo modo una massa vischiosa, giallo-miele, che col raf- freddamento solidificò assumendo un aspetto vetroso. Si riprese con etere anidro, ed alla soluzione giallo-bruna e fortemente acida, si aggiunse a piccole porzioni della ligroina, la quale faceva separare sulle prime un olio bruno, non esente di piccole quantità di cloruro di sodio, e poscia un olio colorato in giallo-chiaro, il quale, isolato dalla miscela liquida e tenuto in essiccatore, dopo alcuni giorni lasciò intravedere un principio di cristallizzazione; ma ci si convinse subito che avevamo da fare con una miscela di due acidi. Per la separazione ci si servì dei corrispondenti sali di ba- rio, dei quali l’ uno è solubilissimo nell’ acqua e l’ altro affatto insolubile. E per far ciò, si sciolse la miscela nell’ acqua e si aggiunse una soluzione concentrata d’ idrato baritico sino a rea- zione leggermente alcalina. Si determinò subito un precipitato bianco pesante che si raccolse su filtro alla pompa e si lavò. Il filtrato, sottoposto ad una corrente d’ anidride carbonica, per eli- minare l’ eccesso di barite, si evaporò a secchezza; sì riprese il residuo con acqua bollente, ed alla soluzione, colorata in giallo, ridotta a piccolo volume, si aggiunse dell’ alcool per precipitare frazionatamente il sale di bario. Le ultime porzioni servirono per l’analisi, il risultato della quale concorda con la formola Ca His Os Baz . Infatti gr. 0, 5432 di sale, seccato a 100°, diedero gr. 0, Si di solfato di bario, donde: Calcolato per Trovato Ca His Os Baz Ba 38, 66 38, 82 Si trasformò pure il sale di bario in quello d’argento, che è insolubile nell'acqua. Lavato e seccato a 110° sino a peso costante, all’analisi diede i seguenti risultati, anch’ essi corrispondenti alla formola Ca His Os Ag4 . Infatti : I. Gr. 0,176 di sale fornirono colla calcinazione gr. 0,0877 d’Ag. II. » 0,4727 > » » » » 0,2096005» III. » 0,4999 » diedero gr. 0,608 di CO2 e gr. 0,0985 d’ Hs0 d’onde, riferendosi a 100, si ha: Calcolato per Trovato Ca His Os Ag I II III (ORE. 33, 25 e. | H... 2, 07 fc SA Ag.. 49, 88 49, 82 49, 84 0... 14, 80 | 100, 00 n È È Per conseguenza l’acido ha per formola C24 Has Os. Or se si pensa alla grande analogia che presentano nell’ os- sidazione i derivati tetra-idrogenati aliciclici delia naftalina (Bam- berger e Muller. Ber. XXI. 1121 — Bamberger e Joh. Baumann. Ber. XXII. 951-968) coi derivati bi-e tetra-idrogenati della santo- nina (P. Gucci e G. Grassi — Gazz. chim. ital. t. XXII, Vol. 1. - 1892. p. 1-55) e quella presentata da questi coi prodotti di con- densazione bis, il cui studio ci occupa, sì può ammettere che per azione del permanganato, si rompano gli anelli contenenti i due atomi d’idrogeno aggiunto, si brucino le due catene laterali e si generi l’acido dis-paradimetil-orto-carbo-cinnamico, la cui formola grezza è precisamente Cas Hoa Os . Si è detto inoltre che insieme col sale di bario solubile , se ne genera un altro insolubile. Questo però è impuro di solfato di bario proveniente in massima parte dall’ anidride solforosa, adoperata per ridurre il permanganato eccedente. Per purificarlo si sospese nell’ acido cloridrico diluito e caldo e nel liquido fil- trato si aggiunse a poco per volta una soluzione d’ idrato bari- tico sino a reazione neutra. Il precipitato formatosi, raccolto su filtro e lavato, fu seccato a 110°, sino a peso costante, e sotto- posto all’ analisi. Il risultato concordò colla formola C20 Hi Os Baz . Infatti : I. gr. 0,621 di sale diedero gr. 0,4408 di BaSO4, II. » 0,3610 > » » 0,257 » donde : Calcolato Trovato I Il ARE 41, 70 41, 72 E l’acido Co His Os che se ne deduce, corrisponde benissimo all’acido bis-para-dimetil-ftalico. A questo stesso acido si perviene quando si aio a ul- teriore ossidazione l’ acido bis-para-dimetil-ortocarbo-cinnamico, come potemmo constatare colle proprietà caratteristiche e col- l’analisi del sale di bario. L'acido bis-diidro-santinico, quindi, subisce dapprima ]’ 0s- ER SO OO IRE ONE RO GIRI sb de Lu si Vi. gala sidazione in modo da condurre all’ acido bis-para-dimetil-orto- carbo-cinnamico, e questo, per una ulteriore ossidazione, all’acido bis-paradimetil-ftalico. Ciò può facilmente rappresentarsi col se- guente schema : ca si O/NA Val c74 dA Vin - CHA wie Ai /0% cH.— CN AC MZ \/0+: ci CH HO.CO sE, ce Acido bis-diidro-santinico où T a HO.CO COOH ANoo7 NA HO.CO-CH E lia CH-C00H Neg / DI CAI = Nod CH; CH; Acido bis-para-dimetil-orto-carbo-cinnamico CH; | CH; HO.CO G C COOH NIE ai H0.c0 7° NÉ CA STO CN coon CH; CH; Acido bis-para-dimetil-ftalico Ci riserbiamo di pubblicare per disteso lo studio di questi acidi. N 000H EITARDETA È: RI SRI I SFR ; RALE I NC ate Lea ENT AZZ | ì TRL » bi 25 ELE A ERIIORNEL LI IR CITA Re TENERE LO © IMSA Ci basta per ora far notare che da esso ci si apre l’ adito alla speranza di potere trovare le condizioni per l’ isolamento degli acidi para-dimetil-ortocarbo-cinnamico e para-dimetil-orto- carbo-biidro-cinnamico per mezzo dell’ossidazione, rispettivamen- te, degli acidi biidro-santinici e iposantoninici. Prof. G. GRASSI E FR. ScHIAvo-LENI — AZIONE DELLA METILEN-CLORIDRINA SULLE AMMINE AROMATICHE. Si è fatto agire la metilen-cloridrina dapprima sull’ anilina col fine di pervenire alla ossimetil-anilina, HO.CH,.C1 + NH,.C;H, —'HC1+ C;H..NH.CH,.0H, omologo inferiore della ossietil-anilina, ottenuta da Knorr (1) per azione della etilen-cloridrina sulla stessa base : HO.CH,.CH,.C1 + NH,.C;H, = HC1 + CyH,.NH.CH,.CH,.0H. Diremo subito che nelle condizioni in cui si è operato, non ci è riuscito arrivare al prodotto prefissoci. Nè la orto-toluidina, adoperata successivamente , corrispose allo scopo. Si ottenne in- vece , nel caso dell’anilina, la base Cz Hg N,, che si può con- siderare come un polimero dell’ altra C, H; N, la quale fa pen- sare che la metilen-cloridrina, in presenza dell’anilina, siasi forse comportata come la formaldeide, conducendo alla eliminazione degli elementi dell’ acqua e dell’ acido cloridrico : C,H,.NH, + C1.CH,.0H = H,0 + HC1 + C,H..N:CH,. Però le proprietà del nostro prodotto non coincidono affatto con quelle descritte per l’ anidro-formaldeide di Tollens (2), né con quelle del suo trimero, ottenuto dallo stesso Tollens (3) e (1) L. KnoRrR — Synthesen in der Oxazinreihe—Ber. XXII-2092 — Otto. J. pr. (2) 44-17. (2) Ber. XVII-657. (3) Idem. studiato da Bischoff (1). Lo stesso accenno dato da Pratesi (2) per il polimero (C, H; N)n, ricavato, come prodotto secondario, egual- | mente dall’ azione dell’ aldeide formica sull’ anilina, non ci au- torizza a pensare ad alcuna identità, tanto più che nel suo lavoro non cita l’ analisi, né le proprietà del cloroplatinato. Pochi sono del resto nella letteratura i casi noti d’ un tetra-. mero della base C, H,; N. Bischoff (3) nel determinare la grandezza molecolare della sostanza a temperatura di fusione più elevata, generatasi con- temporaneamente all’ anidro-formaldeide (trimetilen-trianilina), trova numeri compresi fra quelli che potrebbero fornire un tri- mero .ed un tetramero. Non si ferma tuttavia sullo studio di essa; si limita ad una semplice determinazione d’ azoto, alla variabi- lità del punto di fusione e della grandezza molecolare. Una sola sostanza dalla formola C, H, N tende con sicurezza a tetramerizzarsi, ed è la p-benzilen-immide. SRIZINE CHX o} £ di Thiele e Weil (4), la quale, per il suo modo di genesi e per le sue proprietà, non e’ induce neanco a riflettere su una lontana somiglianza nella formola di struttura. Frattanto il comportamento del cloroplatinato delle due basi CosHogNy = (CH7N); Cs0HggNy = (CH3.0,H;N), ottenute da noi, la prima dall’ anilina e la seconda dalla orto- toluidina, offre lo stesso interesse dei cloroplatinati di alcune basi eterocicliche, lasciando intravedere in esse delle correlazioni coi derivati pirrodiazolici (5), e con quelli pirrazolici (6). Quali pos- (1) Ber. XXXI—--3250. ® (2) Gazz. chim. ital. XIV—351. (3) Loco citato. (4) Ber. XXVIII-1650. (5) A. ANDREOCCI Rend. Acc. Lincei. 1891 V. VII. 159. (6) L. BALBIANO Rend. Acc. Lincei. V. I. 366. serie 5*— Idem 1890. Mo- nografia. Sulle relazioni tra pirrazolo, pirrolo e piridina—Pag. 95. RA SO sano essere queste correlazioni nulla possiamo dire non avendo per ora alcun dato sperimentale per enunciare qualche idea sulla loro formola di struttura. D’ altra parte, l’ analogia dei cloroplatinati, consistente nel fatto della eliminazione di quattro molecole d’ acido cloridrico per azione del calore, o per quella dell’ acqua, presenta una dif- ferenza sulla modalità della stessa eliminazione. Infatti, mentre i cloroplatinati delle basi eterocicliche ( pirrazolo, pirrodiazolo, gliossalina (1) e piridina (2)) eliminano, p. es. nel caso dei deri- vati pirodiazolici, solo due molecole d’ acido cloridrico per azio- ne dell’ acqua bollente, trasformandosi nei tetra-cloro-plato-deri- vati, e quattro, nel solo caso dei derivati pirrazolici e pirrodia- zolici, col prolungato riscaldamento a 180°, conducendo ai biclo- ro-plato-derivati; in quanto al cloroplatinato relativo alle nostre due basi, la eliminazione avviene in modo differente, dappoichè se ne eliminano quattro molecole col trattamento con acqua bol- lente e solo due mediante riscaldamento a 110°, Forse sottoponendo i cloropiatinati all’ azione d’ una tempe- ratura più elevata, si avrà una perdita ulteriore d’ acido clori- drico, sino a raggiungere le quattro molecole; però questa espe- rienza non è stata fatta. Rappresentiamo frattanto col seguente schema le trasforma- zioni subite dai due cloroplatinati finora studiati: CogHogNj.HoPtCl; C39HsgN,.H3PtCl; a 110° a 110° Î I Î CogHogN,.PtCI, C33HsgN.PtCI, con H,O con H,0 CogHogN,.PtCI, C39HgyN,.PtCL, Per il fatto della eliminazione delle quattro molecole d’ aci- (1) BaLBrAaNO Gazz. chim. ital. XXIV-104. p. 2°. (2) ANDERSON Annalen 96-200, Liggio do cloridrico possiamo ammettere che gli azoti siano collegati fra loro come nei composti idrazinici? (1) È Le ulteriori esperienze che ci riserbiamo di fare sulla loro formola di struttura, speriamo ci daranno il mezzo di potere ri- spondere al quesito. Parte sperimentale Grammi 10 di cloridrina, preparata col metodo proposto da Grassi e Maselli (2), si sciolsero in 100 cm. di benzolo, raffred- dato con acqua e ghiaccio, e si versarono a poco alla volta in altri 100 cm. di benzolo freddo, contenente in soluzione gr. 16 di anilina. Si ebbe subito un precipitato bianco, poco abbondante, di cloridrato di anilina, dovuto ad un pò d’ acido cloridrico con- tenuto nella cloridrina; si filtrò e nel filtrato a poco a poco si separò una sostanza bianca, la quale da li a poco divenne gialla e infine d’ un bel rosso-corallo. Raccolta su filtro alla pompa, fu lavata con benzolo, e tutto il liquido, colorato anch’ esso in ros- so, fu sottoposto alla distillazione. Si ebbe così nuova quantità di prodotto, cloridrato della base C.s Hg N, che si unì al primo. Per purificarlo, si lavò con benzolo, si compresse fra carta e si disciolse nell’ acqua acidulata con acido cloridrico, essendo insolubile nell’ acqua pura; la soluzione, trattata con carbonato sodico, diede un precipitato bianco-giallogno]o, fioccoso, che, rac- colto su filtro e lavato con acqua, fu compresso dapprima fra carta e poi seccato in stufa a 100°. Si separò poco dopo, galleg- giando sul prodotto, dell’acqua, che si potè decantare, e rimase una massa pastosa, plastica, facilmente tirabile in fili, la quale quando fu secca, assunse un colore giallo-oro e, col raffreddamen- to, divenne solida e fragile. Si sciolse allora nel eloroformio, dove è facilmente solubile a freddo, e dalla soluzione fu precipitata frazionatamente con successive aggiunte di etere. Sulle prime si separò una sostanza solida, fioccosa; ma le ultime porzioni erano oleose e d’un colore rosso-vinoso. (1) Basiano Gazz. chim. ital. XXTV. 104-p. 2°. (2) G. Grassi E C. MaseLLI. Atti dell’Accademia Gioenia Vol. XII. serie IV. Gazz. chim. ital. XXVIII. 477. p. 2.* DE Fig Dalla distillazione della miscela dei due liquidi, si ricavò altro olio, dello stesso colore, che si riuni al primo. Mantenuto nel vuoto e sull’acido solforico per parecchi giorni, non accennò non solo a cristallizzare, ma neanco a divenire solido. È pochissimo solubile nella ligroina, nel benzolo, nel solfuro di carbonio, nel tetracloruro di carbonio e nell’ etere; un poco più negli alcooli metilico ed etilico; solubilissimo nel cloroformio. Si scioglie inoltre negli acidi solforico, cloridrico e acetico diluiti, impartendo alla soluzione una colorazione rossa. Non potendo analizzare direttamente la base, nè il cloridrato, essendo quest’ ultimo difficile a maneggiare, quando si vuole esente di acqua, si preparò il cloroplatinato, versando una solu- zione acquoso-alcoolica di acido cloroplatinico nella soluzione cloridrica della base. Il precipitato giallo, formatosi, lavato con alcool, compresso fra carta e seccato nel vuoto sull’ acido solfo- rico, fino a peso costante, diede all’ analisi i seguenti risultati: I — Gr. 0,4029 di sostanza fornirono gr. 0, 595 di CO, e gr. 0,1575 d’H,0 II — » 0,2749 » » » 0,4040 » » 0,1024 » III — >» 0,3418 » » » 0,0241 d’ azoto (Kjeldahl) IV — >» 0,2975 » » » 0,0196 » » V — >» 0,4943 » » colla calcinazione gr. 0,1151 di Pt. VI — » 0,4679 » » » » » 0,1092 » VII — » 0,2474 » » gr. 0,0624 di cloro (1) donde si ha: Trovato Calcolato per Coreze. CogHogN,»HoPtCl; I II C.... 48,49 40,28 40,00 Hb hi d302 4,06 4,13 NEO 6,55 6,59 Pt. ... 23,49 23,28 23,21 Cl... 25,66. — 25,22 100,00 99,31 Per determinare la quantità di acido cloridrico, eliminato col (1) Si determinò il cloro col metodo della calce associato a quello di Vol- hardt. riscaldamento a 110°, s’ introdusse un dato peso di cloroplatina- n to, precedentemente seccato nel vuoto e sull’acido solforico, in un tubo di Liebig a camera cilindrica, che si collegò da una parte con un tubo a cloruro di calcio e dall’ altra con due boccie di lavaggio Drechsel, contenenti dell’ acqua e poste in comunica- zione con un aspiratore. Il tubo, immerso in una soluzione di cloruro di calcio, la cui temperatura di ebollizione era 110°, venne pesato ogni due ore fino a peso costante. E si ebbe per gr. 0, 6856 di cloroplatinato, da giallo divenuto verde chiaro, una perdita di peso di gr. 0,0602, cioè 8,78 per cento di acido cloridrico. | Si determinò quindi la quantità di acido cloridrico sciolto = di idrato potassico e si ottenne l’ 8, 65 per cento, mentre col metodo di Volhardt si ebbe 8, 72 per cento. Quindi si ha: nell’ acqua per mezzo di una soluzione Trovato Calcolato per —— ——_ <_ttrm@m PH I II III 8, 67 8, 78 8, 65 8, 72 Per cui è fuori dubbio che col riscaldamento a 110° il clo- roplatinato perdette due molecole di acido cloridrico. Del resto una determinazione di platino e di azoto confermò la formula risultante CxHgN;.PtCl,. Infatti: gr: 0, 251 di sostanza fornirono gr: 0, 0182 di N (Kjeldahl) gr: 0, 3525 di sostanza fornirono colla calcinazione gr: 0, 0897 di Pt. per cui, riferendosi a cento, si ha: Calcolato Trovato e) 7,25 Pt i. 20,02 25,44 Se poi invece il primitivo cloroplatinato giallo si tratta con acqua bollente, finchè questa cessi di reagire acida, il prodotto diviene verde oscuro e la perdita dell’ acido cloridrico corrisponde Ri St i io e Ri Poe ate e nà" EX ein ui DS REIRORO ESA RZORTA 5 seal Ri — a quattro molecole. Per l’analisi il prodotto si seccò a 100° fino a peso costante e si ebbero i seguenti risultati : I gr. 0,2645 di sostanza fornirono gr. 0,4754 di CO, e gr. 0,096 di H,O II >» 0,33598 » » » 0,0266 di N (Kjeldahl) III » 0,3110 » » » 0, 088 di Pt IV » 0,2640 » » » 0,0266 di CI. Donde: Calcolato per Trovato CogHogNy.PtCl, Co 49,12 49,01 He 980 4,03 Nera POS 92 620,00 28,30 Costo. 10738 10,08 Per preparare la base omologa si fecero agire grammi-30 di o-toluidina con grammi 21 di cloridrina rispettivamente sciolti in 250 em? di benzolo. L’andamento dell’esperienza fu perfettamente identico all’altro già descritto. La base libera, colla stessa apparenza, è anch’ essa oleosa e non accennò a solidificare. È insolubile nel benzolo e nella ligroi- na, poco nell’ alcool, nell’etere e nella miscela di questi due ul- timi; facilmente solubile nel cloroformio. Come l’ altra, è pure solubile negli acidi diluiti, impartendo colorazione rossa alle so- luzioni. | Il cloroplatinato, preparato con metodo identico a quello sopra- descritto, lavato con alcool e compresso fra carta, si mantenne nel vuoto e sull’ acido solforico sino a peso costante. Anch'esso ha l'aspetto di una polvere gialla amorfa e diede all’ analisi i se- guenti numeri, concordanti con la formula C3Hs6N;.HsPtCl,. I gr: 0,4768 di sostanza fornirono gr: 0,7553 di CO, e gr: 0,1905 di H,0 II gr: 0,3748 > » gr: 0,0231 di N III gr: 0,4320 » » gr: 0,0941 di Pt IV gr: 0,3870 » » gr: 0,0923 di CI ELE E NL i BEER pil LN CIT NI ARMAN STO RENE i SEA a 4 EROI ie PE I FORT È li Calcolato Trovato Ci e 43, 44 43, 20 Bici 4, 29 SI NEI 0,192 6, 16 PIE 22, 21; #79 CL. +00 24; 04 23, 85 Come si è detto, anche questo cloroplatinato subisce 1’ elimi- nazione di due molecole di acido cloridrico col riscaldamento a 110°. Il processo analitico fu identico a quello descritto per il corrispondente cloroplatinato. Anche questo da giallo divenne verde-chiaro. I—- gr. 1, 6805 perdettero in peso gr. 0, 1373. II — Una determinazione acidimetrica con soluzione 3° di potassa condusse a 8,03 °/, di acido cloridrico. III — Una seconda, eseguita col metodo di Volhardt, diede 8,03 9% Perccul: | Calcolato per Trovato 2.HC1 I II III 8,23 8,17 8,03 8,03 Non vi è dubbio quindi che il cloroplatinato di questa base perdette in queste condizioni due molecole di acido cloridrico. Si volle corroborare questo risultato coll’analisi dello stesso cloroplatinato, la quale condusse ai seguenti risultati, concordanti benissimo colla formola C32 Hse Na . PtCla : I — gr. 0,3932 di sostanza fornirono gr. 0, 688 di CO, e gr. 0,1622 di H,0 II — >» 0,3761 » » » 0,0252 di N III — » 0,3136 » » >» 0,0744 di Pt IV — >» 0,2965 » » >» 0,0514 di CI Donde: Calcolato | Trovato Cia 4,29 47,02 Hit 4549 i 4,58 NE o) 6,70 Pi 010 29,99 23,73 Gliot 7;46 17,36 Sa sg La trasformazione nel plato-derivato si effettua come nel ca- so precedente, trattando cioè con acqua bollente il primitivo clo- roplatinato giallo. Si ottenne così una polvere amorfa, verde oscu- ra, la quale seccata a 100°, fornì numeri concordanti colla for- mula Cs2 H34 N4 . PtCls: I gr: 0,3855 di sostanza fornirono gr: 0,7311 di CO, e gr: 0,1629 di H,0 II gr: 0,3244 » » gr: 0,0238 di N III gr: 0,358 » » gr: 0,094 di Pt IV gr: 0,4201 » » gr: 0,03905 di CI Donde :. Calcolato Trovato Ceo 1,99 51,72 Hraidiri4,09 4,69 Ne 008 7,33 rs 100:26,90 26,18 Chi ts..*9,99 9,52 Pubblicheremo, appena ci sarà possibile, i risultati delle esperienze, già in corso, relativi alla formola di costituzione di queste basi, che crediamo interessanti, sopratutto per il compor- tamento dei corrispondenti cloroplatinati. Però crediamo opportuno fare rilevare che se noi abbiamo ammesso le formole : CogHyggNy C3oHogN 9 considerandole come tetramere delle basi a formole semplici: C,H,N CxH,N , lo abbiamo fatto; sia per semplicità di esposizione, sia per man- canza di altri dati sperimentali. Si potrebbe ammettere pertanto che le basi rispondessero alle formole : CHygNo CigHigNa b) e allora i cloroplatinati sarebbero : ( CHyjNo ), H3PtCK; ( CigHigNa )a.HoPtC}; , Queste formole indurrebbero a pensare che realmente si ge- neri dapprima |’ ammido-alcool corrispondente e poscia si elimini una molecola di acqua tra due molecole di composto. PRAIA NUIT SERA et ER ACLI IRC OSIO MERCIA TIT RICO BAIA ION A \ PMO EEE TA rt ACEA Ei ARI DSS TO ei CZI NELLE IRRADIO MEA REINA OR é toA* tg PAIA 0a cafe, BILI ESCE 1 fatine: i È — 18 — Limitandoci alla base ottenuta coll’ anilina, si avrebbe, nella uil prima fase, produzione di ossi-metil-anilina : o si C;H;.NH, + C1.CH,.0H — HC1+- C,H,.NH.CH,.0H, e nella seconda , eliminazione di acqua, secondo il seguente schema: ‘ H Nei Ni = 2H30 + GH;. a Cz HO.CH, // n Nardi Questa interpretazione ci spiegherebbe l’eliminazione abbon- dante dell’ acqua durante il riscaldamento delle basi a 100° e la trasformazione da sostanza solida in quella oleosa. Se così fosse, la nostra base CyHyN. servirebbe a stabilire 1’ esistenza del termine intermedio tra la metilen-anilina e la trimetilen- tr la- nilina : CH, i EA SUNTI DI MEMORIE (1) si : Prof. EuG. pi MatTEI--L'ESTRATTO FLUIDO DI LIMONE NELLA PROFILASSI DELLA MALARIA. Se Prof. Eug. DI MATTEI — INTORNO ALLA VACCINAZIONE . ANTICARBONCHIOSA IN RAPPORTO ALLO SVILUPPO DEL CARBONCHIO SINTOMATICO. Prof. Euc. DI MATTEI —-f SULLE DOPPIE VACCINAZIONI DI CARBONCHIO EMATICO E SINTOMATICO NELLO STEsS- SO ANIMALE IN RAPPORTO ALLA PROFILASSI. (1) Queste memorie saranno pubblicate negli Atti. | Prof. A. PetronE— LA MODIFICAZIONE STRUTTURALE DELL’ EMASIA OTTENUTA COL BICLORURO DI MERCU- RIO —- (con esposizione di preparati). Fondandosi sul fatto del valore osmotico speciale dei me- strui già impiegati per ottenere la modificazione strutturale del- l’ emasia , dopo aver cennato nuovi tentativi fatti con altre so- stanze , riferisce sui risultati ottenuti dal sublimato corrosivo , che tra le ultime sostanze impiegate riesce il più costante ed efficace. La modificazione strutturale migliore si ottiene, cavando sempre il sangue dal vivo (uomo, cane), nel mestruo con subli- mato uno per mille nella soluzione cloruro-sodica a 0, 70 per mille. La modificazione però comincia col titolo 1: 400 e si fa anche con quella 1: 1200; aumentando 1’ acqua si ha gradata- mente emolisi: con 1: 2000 prevalgono le ombre, e al di là sem- pre più ombre, e parallelamente cresce il reperto delle ritenute piastrine. Col titolo 1 : 100 invece non si ha modificazione strut- turale, anzi varie emasie soffrono più o meno deformità per perdita di acqua (corrente osmotica verso il mestruo): raro il reperto di piastrine. Sperimentando dopo col solo sublimato senza cloruro di so- dio, si ha precisamente la stessa modificazione strutturale e vi corrispondono i medesimi titoli di soluzione: in modo che al bi- . Gloruro di mercurio si deve il risultato, notando che col cloruro di sodio i preparati riescono più. nitidi. Facendo il paragone con la modificazione ottenuta mediante la soluzione osmica 1: 4000, rileva che mentre questa modifica- zione, quando riesce, è più precisa e perfetta , col sublimato si hanno invece i vantaggi seguenti : 1. limite largo per la riuscita della modificazione strutturale: 2. il reagente costa pochissimo, non si evapora e non si altera: 3. i preparati si ottengono completi, anche per la colorazione e chiusura definitiva, in meno di 2 ore: 4. il bagno ulteriore pel distacco delle lastrine è 1’ acqua, e ‘detto distacco sì fa sempre spontaneamente ed in pochi minuti: D, si ha la colorazione nucleare coi colori semplici (non for- è mici), a preferenza coll’ ematossilina: 6. la reazione chimica ferrosa riesce benissimo : pg 7. s' ha una forte fissazione della struttura; i più forti emo- litici la rispettano (soluzioni di acido cloridrico, di acido formi- co, di pirogallolo, ecc.); mentre nella modificazione ottenuta col liquido iodo-iodurato p. es. la soluzione di pirogallolo {dopo po- co tempo riduce le emasie ben modificate ad ombre, facendo ri- saltare non altro che apparenti piastrine, le quali prima non ap- parivano affatto : 8. infine si ha la conferma: — della struttura dell’ emasia dei mammiferi : — dell’inesistenza delle piastrine come elemento autoctono : — del reperto del nuovo corpicciuolo anche nell’ emasia de- gli ovipari (pollo, lucertola) : colla soluzione di sublimato si ha meglio che colla soluzione 0, 10 di cloruro di sodio, o colla solu- zione osmica, l'apparenza di quel nocciuolo, come egli aveva già mostrato fin dal Giugno scorso e non ancora pubblicato per continuare le ricerche. Dalle quali può fin da ora preannunziare: — il reperto del corpicciuolo speciale nelle emasie degli ovipari ben conservate, quando sono modificate. dal. mestruo speciale : — l’ ubicazione di quel corpicciuolo il quale è in rapporto immediato col nucleo, accavallandolo : — la facilità dello stesso a dislocarsi ed anche a fuoruscire: -- la sua reazione ferrosa, che d’ altronde manca nel resto dell’ emasia. I Con ciò mentre si potrà confermare il valore di organo fer- rifero, emoglobigeno , nelle emasie anucleate dei mammiferi ove. è più grosso e solo, oltre questa sua funzione principale, proba- bilmente continua in parte anche quella di nucleo, di cui questo corpicciuolo è parte integrale, come appare nei gigantoblasti del sangue embrionale dei mammiferi e nelle emasie degli ovipari. Prof. A. PETRONE— LA FORMAZIONE ARTIFICIALE DEL TROMBO BIANCO — (con esposizione di preparati). Ricorda che apparenze microscopiche del trombo bianco egli aveva ottenuto appena diminuiva il valore osmotico, isotonico del . mestruo impiegato, specialmente dell’osmico. E siccome anche con tutte le norme più serupolose e col mestruo perfetto ‘(preparato SIA 4 RIO di fresco), otteneva gli stessi risultati di emolisi (molte ombre, fibrina, molte piastrine) nelle varie anemie, specialmente in cer- te forme essenziali (clorosi, anemia essenziale con purpura, etc.); dipendendo tale risultato dalla diminuita resistenza delle emasie, ha voluto sperimentare coll’acido osmico 1:4000, e poi con tutti gli altri mestrui, specialmente col sublimato, l’azione sul sangue di individui sani, ma diminuito artificialmente di resistenza. Ottiene ciò col sangue, non cavato nel mestruo, ma messo direttamente su di un covroggetti; poco dopo essere essiccato all’ ambiente, o in via di essiccamento, immersa la lastrina nella soluzione osmica 1:4000, etc., tutte le emasie diventano ombre, e sul loro fondo non risaltano che leucociti ed un numero straor- dinario di piastrine; queste ultime principalmente nello strato più superficiale (essendo più leggiere), sovente con abbondante reticolo fibrinoso. Fin dal principio dell’immersione della lastrina, si ap- prezza grossolanamente la graduata emolisi, sino a che la goccio- lina di sangue essiccato resta (nella lastrina) di aspetto biancastro; la colorazione all’emotossilina, al bleu, etc. è perfetta; anche al di là dell’apparente gocciolina di sangue vi è un numero im- menso di piastrine e sovente aggruppate a cumoli, come grappoli di grossi cocchi; là corrisponde la parte più sottile periferica della gocciola di sangue che quasi non si può apprezzare ad oc- chio nudo. Con questo metodo si ottiene il risultato di esosmosi dell’ emasia non per la natura dei liquidi, ma per le cambiate condizioni osmotiche della membrana (dell’ emasia) ; si ha poi l’altro vantaggio dell'aderenza del sangue già avvenuta pel dis- seccamento e la sua modificazione e fissazione definitiva pel me- struo impiegato. Resta la parte più resistente (nuclei di emasie). Questo risultato si ottiene in parte anche col bagno in acqua distillata; anche allora si ha plasmolisi perfino nei leucociti, i quali solo si apprezzano nei loro nuclei, come restano ancora le ritenute piastrine. Adoperata la stessa tecnica si hanno simili risultati nel san- gue embrionale, ove restano. i nuclei dei gigantoblasti, etc.; lo stesso si ha colle cellule del fegato e del rene prese dal vivo e poi disseccate ed assoggettate al metodo in parola.; le cellule epatiche resistono un pò meglio di quelle del rene nel bagno in acqua distillata: resistono bene i nuclei con la loro struttura. SED a Dopo ciò ha voluto sperimentare i risultati con gli stessi me- strui isotonici strutturali sul sangue con una resistenza interme- dia tra il vivo e il morto. Una gocciolina di sangue presa dal vivo fa stendere tra due covroggetti, e dopo circa un minuto mette le due lastrine a galleggiare sui mestrui; succede subito il distacco e le emasie che hanno notevolmente diminuita la re- sistenza, ma che non sono ancora morte, si modificano in buon numero; un’ altra quantità notevole diventa ombre, e vi corri- sponde un numero eguale di piastrine con i più precisi caratteri descritti, grazie alla rapida fissazione; la quantità maggiore delle apparenti piastrine sta nel vetrino che resta a galla. Con questo mezzo si possono nello stesso preparato seguire, oltre |’ identica morfologia, colorazione e reazioni chimiche, le diverse fasi di passaggio dal nucleo che sta ancora al suo posto fino al nucleo libero. Dott. G. DE STEFANO—LE ARGILLE A COENOPSAMMIA SCILLAE, SEG. E LE SABBIE MARINE DELLA CONTRADA CORVO IN REGGIO DI CALABRIA. Dott. Em. DI MATTEI — L’ARSENICO IN MEDICINA LE- GALE. Prof. A. SELLA e R. MANZETTI--RICERCHE MAGNETICHE. ELENCO DELLE PUBBLICAZIONI pervenute in cambio e in dono, presentate nella seduta del 18 novembre 199, ITALIA Bari -- La Puglia medica — Ann. VII 5-8. Bologna — R. Acc. delle sc. dell’ Istit. — Mem. Ser. 5° Vol. VII 1-4. — Rend..N. S. Vol. III 1-4. id. @— Soc. med.-chir. e Sc. med. — Boll. Ser. 7° Vol. X 5-9. Firenze — R. Ace. econ.-agraria dei Georgofili — Atti. Ser. 4% Vol. XXII 1-2. id. — Soc. entomol. ital. — Boll. Ann. XXX 3-4. id. — R. Staz. di Entomol. agraria — N. Relaz. Ser. 1° 1, Genova — R. Acc. medica — Boll. Vol. XIV 1-2. Milano — R. Ist. lomb. di sc. e lett. — Mem. Vol. XVIII 7-8. Di Rendi Seri2 Voli EX XII 12-15. id. — Soc. ital. di sc. nat. e Mus. civ. di st. nat.— Atti. Vol. XXXVIII 3. Mineo — Osservat. meteor.-geodin. « Guzzanti » — Boll. Ann. XIII 6-9. Modena — Soc. dei Naturalisti — Atti. Ser 3% Vol. XVI 3. id. — R. Ace. di sc. lett. e arti — Mem. Ser. 3° Vol. I. id. — Le Staz. sperim. agrarie ital. — Vol. XXXII 3-5. Napoli — R. Acc. med.-chir. — Atti. Ann. LIII 1-2. id. — Arch. ital. di ginecol, — Ann. II 2-4. id. — Soc. r. delle scienze — Rend. Acc, sc. fis. e mat. Ser. 3% Vol. V 5-7. Padova — Soc. ven.-trent. di sc. natur. — Boll. Ser. 2% Vol. VI 4. Palermo — Giorn. scientifico — Ann. VI 5-9. id. — R. Orto botan. — Boll. Ann. II 3-4. id. — Soc. sicil. d’igiene — Boll. N. S. Ann. II 1-3. id. - Soc. sicil. per la storia patria—Arch. st. sic. Ser. 2* Voi. XXIV 1-2. Roma — R. Acc. dei Lincei — Rend. cl. sc. fis. mat. e nat. Ser. 5% Vol. VII 1° sem. 11-12, 2° sem. 1-8. id. — Acc. pontif. dei n. Lincei — Atti. Ann. LII 5-6. id. — R. Comit. geol. d’ Italia — Boll. Ser. 3* Vol. IX 4, X 1-2. id. — Soc. geogr. ital. — Boll. Vol. XII 6-11. id. — Soc. geol. ital. — Bol. Vol. XVIII 2. .i1d. — Soc. rom. per gli studi zool. — Boll. Vol. VIII 1-2. Siena — Riv. ital. di sc. natur. — Ann. XIX 7-10. Torino — R. Acc. delle scienze — Atti. Vol. XXXIV 11-14. id. — R. Acc. di medicina — Giorn. Vol. LII 5-8. Venezia — Istit. veneto di sc. lett. e arti — Atti. Ser. 8* Vol. I 3-4. — Mem. Vol. XXVI s. ESTERO Berlin — K. Preuss. Meteorol. Instit. — Ber. Jhg. 1898. Bone — Acad. d’ Hippone — C. r. des réun. Ann. 1898 3. Bonn — Naturhist. Verein des Preuss. Rheinl. u. Westph.— Verhandl. Bd. LVI 1. ---Sitzungb. Niederrhein. Gesell. Jhg. 1899 1. Bordeaux — Soc. des sc. phys. et natur. — Mém. Sér. 5 Vol. IV. — Proc. verb. 1897-98. Boston -- Americ. Acad. of arts a. sciences — Proceed. Vol. XXXIV 2-7. Bremen — Naturwis. Verein — Abhandl. Bd. XVI 2. Bruxelles — Acad. r. de médecine — Bull. Sér. 4 Vol. XIII 5-7. — Mém. cour. Vol. XV 4. Bruxelles — Soc. entomol. de Belgique — Ann. Vol. XLII. id. — Soc. belge de géol. de paléontol. et d’hydrol.— Bull. Vol. XI 2-3, XII 1. Bucarest — Instit. météorol. de Roumanie — Ann. Tom. XII. Cambridge, Mass. — Harvard College— Bull. Mus. comp. zoòl. Vol. XXXII 10, XXXV 1-2. Capel Hill, N. C. — El. Mitch. scient. Soc. -- Journ. Vol. XIV 2. Dresden — Naturwiss. Gesell. «Isis» —Sitzungber. u. Abhandl. Jan.-Juni 1899, Frankfurt a/M. — Senkenberg. naturf. Gesell. — Abhandi. Bd. XXI 4. Fribourg — Soc. des sc. natur. — Bull. Vol. VII 1-2. Giessen — Oberhess. Gesell. fiir Natur.-u. Heilkunde — Ber. Vol. XXXII. Haarlem — Soc. holl. des sciences--Arch. néerl. sc. ex. et nat. Sér. 2° Vol. III 1. Hermannstadt — Siebenbirg. Verein fiir Naturwiss. — Verhandl. u. Mittheil. Bd. XLVIII. Heidelberg — Naturhist.-medic. Verein — Verhandi. N. F. Bd. VI 2. Lausanne — Soc. vaud. des sc. natur. — Bull. Sér. 4€ Vol. XXXV 131-132. Liège — Soc. géol. de Belgique — Ann. Sér. 3° Vol. XXIV 3, XXV 2, XXVI 1. id. — Soc. r. des sciences — Mém. Sér. 3€ Vol. I. i London — Roy. Soc. -—— Proceed. Vol. LV 416-420. — Philos. Trans. CXC B, CXCI A. Madison — Wisc. Acad. of sc., arts a. letters — Trans. 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Toulouse — Acad. des sc., inscript. et b.-lettres — Bull. Vol. I 1-3. id. — Universté -— Ann. Fac. des sc. — Vol. XII 4. Upsala — Ubniversitet — Bull. geol. Instit. Vol. IV 1. Washington — Smiths. Instit. — Rep. Year 1896. TRIM RSVP RESTA SBEAINGNAT ia, (0: RE SIGILLO TRS 4 TA < $ i 5A { +) MR Wien — K. Akad. der Wissenschaften — Denkschr. math.-nat. CI. Vol. LXIV. id. — K. K. Geol. Reichsanstalt —— Jahrb. Bd. XLVIII 3-4, XLIX 1. — Verhandl. Jhg. 1899 I-10. Wiesbaden —- Nassau-Verein fiir Naturkunde — Jahr. Jhg. LII. Zurich — Naturf. Gesell. — Vierteljahrschr. Bd. XLIII. DONI DI OPUSCOLI. ARCIDIACONO S. — Principali fenomeni eruttivi avvenuti in Sicilia e nelle isole adiacenti nel semestre luglio-dicembre 1898— Modena, 1899, CHIAMENTI A. — I molluschi terrestri e fluviatili della provincia di Venezia — Siena, 1899. CiscaTto G. — Determinazioni di latitudine e di azimut fatte alla specola di Bo- logna nei mesi di giugno e luglio 1897 — Venezia, 1899. 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TTYYT VITA lia FRI HAV, Cla A, UT, è, ì o= rude i e IOMRTOISI) gd rr “let, IT Î| pari» uni NS, nai v di Non Abd, Lun Mean RAR aa È ‘488%, eg 1 saggi d: pigf le via Ma td N antenne sr I a) j Ilaa” n Arre gg IRIS III 5% Lo 4 HILIM Put, PARRA _ il [I dal AFT nale vb venga, Ti a LINO ) p r a\ MLT rate ne get Sepe dub PAU, 2 “ut a 148 i di .. abepi MILA Sag sb) 2 ria a 3 — AANTIY o Co è i s Ba cp vemini dt SONNO Miu PA A NS Nn hi LS UTI AO Nel NI \ — (tà \ia18 24 "be, LI) n SAP AVIR e a A - PR» r «valyyW” RURERERATZARE IA PRA Lu UNI REATI UE REALI FATTI N È PA È sa hd. fida TL 'Ag SRRARNI on n NARA VATI", A oati bug la, n gufo ly sami Pas Sal ti Viag VID VA RIA. I ala Dai Ì dA è AAT AE if io a pps ALU, VIA MiA MAIN Aa ia > i III apice ur, Spugl \ 4 TÀ Me 4A 1° ii i ’ PENE a A ‘A i, n Id d il MA nl | Ve # è A Vial DenY |{ tia - di N° : ® AE adl* a ‘ "yy vi da PO KS da TETI abb vpP(i 7 RTRT ANIA pr‘ ì AAPSLILI 24 AI . Md 3 9088 01310 1407