Sr aL e nia nre: » ot "- dna _ > Wie 5 PIP? oe PI 3: a > dg DID ID 2 395 DI2»2 PI i» >. » DD» 2D tri DOZS Sossuna Ly f LI i 21 Vi Vi % Mi 270000 0 , yi hi AP il î I \ V Me e mola DD >» b>»>_M S05 5 x 2 B 2A 7. fi ra n a palate pu a pe 71 9/11 Vr) ; ; | 2 <=" ERI frane 5 a» DI II e 5 >_>» E > = La —eTnm_eTr= de ba >» XD» Pipe» >> D 32P de PRI] piov Di E:D DIET D ? de e DLE a IE - "= o CT0ESZSE8e—= “do DI DPI DIR) SAB bro DIVI DID Library of the Museam COMPARATIVE ZOOLOGY, AT HARVARD COLLEGE, CAMBRIDGE, MASS, Tounded bp pribate subscription, in 1861, DPI ">" -=-=_-=z== SED si CA 853-Mlasg 253 Voi 7 DI i Ea AGRA BULLETTINO DELLA SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA è veg Ata ‘AMALIATE AII20J0DA LAM BULLETTINO SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA VOLUME IX. 1885 PISA SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA PU 883. r—————+— 11 ®E€E€-:+IDÎTÌTITÙ\OQ+@I@]E‘À":_.ee A Siena 1885. — Tip. dell’Ancora di G. Bargellini M. PAULUCCI _—r—_— FAUNA ITALIANA COMUNICAZIONI MALACOLOGICHE ARTICOLO OTTAVO Sul’ ACME MOLUTONI, Dupuy (') e )P ACME VENETA, Pirona (*). Su due PALUDINE italiane rc 23r_—_—__- Nella seconda edizione del Catalog der im europtischen Faunengebiet lebenden Binnenconchylien, 1881, il D." Kobelt, all’ indice, pag. 177, rimanda per l’ Acme Veneta, Pirona, all Acme Moutoni, Dupuy, lo che significa come nell’ opi- .nione di detto autore la prima debba venir considerata quale assoluto sinonimo della seconda. Trattandosi di specie appartenente alla Fauna Italiana m’ interessava assaissimo di stabilire in modo positivo se (') Cat. extr. Gall. Test. n.° 4 (1849) e Hist. Naturelle des Moll. ter- restres et d’ eau douce qui vivent en France, pag. 529, n.° 3, tav. XXVII, fig. 3, a, b, c, d, e. (1851). (2) Prospetto dei Molluschi terrestri e fluviatili fin ora raccolti nel Friuli (in atti del R. Istit. Veneto, tom. X, serie III, pag. 675-708, 1865). Acicula spectabilis, var. a, Veneta. — 0 - questa riunione era esatta e giusta, ovvero se era arbitraria cioè dettata da un esame superficiale della questione. Mi sono dunque rivolta al professore Abbé Dupuy, pre- gandolo di voler avere la cortesia di procurarmi il modo di esaminare la sua specie, giacchè il paragone della di lui figura mi sembrava notevolmente differire dagli esemplari di A. Veneta da me posseduti, di alcuni dei quali sono de-. bitrice alla gentil liberalità del professor Pirona. L’Abbé Dupuy sempre cortese, sempre disposto ad aiutare coloro che si dedicano alla scienza ed a favorirne le inda- gini, non potendo donarmi esemplari di A. Moutoni, ha però consentito a comunicarmi (28, Febbraio 1883) il solo individuo da lui attualmente posseduto di tal specie. Eccomi dunque in grado di effettuare con scrupolosa esattezza il desiderato paragone ed eccomi pure a render conto del resultato ottenutone. L’ Acme Moutoni è descritta come formata da 6-7 an- fratti e le sue dimensioni sono indicate, Lo, BASI diam. 0 #1 mill. L’ Acme Veneta è provvista di 8 anfratti ed è lunga 4-4 '/, — larga 1‘ mill. L’ Acme Moutoni, è detta « pallide corneo-virescens » e realmente il suo colore è un biondo chiarissimo pendente al verdastro. Invece l’ Acme Veneta, della cui colorazione il suo au- tore non fa menzione, è di una tinta rossiccia, ossia casta- gno pendente al ruggine. L’ Acme Moutoni ha gl’ anfratti pressochè piani « con- vexo-planulatis » quelli dell’ Acme Veneta sono ben ton- deggianti e convessì. La striatura dell’ Acme Moutoni è dn « costulis capillaceis, confertissimis et perfecte regularibus elegan- tissime ornata. » L’ Acme Veneta, è provvista di costicine assai più mar- cate, più diritte e non flessuose come nella specie francese, ui i ue L'apertura dell’ Acme Moutoni è più piccola e più ovale di quella dell’ A. Veneta la quale l’ ha di forma più allun- gata ed il cui bordo diritto meno incavato è più parallelo all’ asse. Finalmente mentre l’ Acme Moutori è provvista di un forte seno (fessura pleurotomoidale) al punto d'° inserzione del bordo esterno contro l’ anfratto superiore, nell’ Acme Veneta tal carattere è pochissimo accennato. In quanto poi al dourrelet o cercine esterno in forma di doccia, questo è molto saliente sull’ Acme Veneta e appena indicato sull’ Acme Moutoni ('); inoltre mentre in quest’ ultima esso spicca per essere di colore ancora più sbiadito del rimanente della conchiglia, risalta invece nel- Acme Veneta per la sua tinta più carica. Quindi l’ Acme italiana differisce dalla specie francese per il numero degli anfratti, per le dimensioni, le proporzioni, per il colore, per la maggior convessità dei giri di spira, per la striatura, per la forma dell’ apertura, per la presenza di un cercine ben marcato e saliente e quello che è più concludente ancora, per la mancanza della sinuosità che costituisce un carattere così distinto nell’ Acme Moutoni carattere che ha per conseguenza di protrarre molto in avanti il bordo esterno. Da quanto precede resulta indiscutibilmente che l’ Acme Veneta è assolutamente diversa dall’ Acme Moutoni, e che l’ identificazione eseguita dal D." Kobelt non solo è arbitraria ma anche erronea. Il sistema di dividere all’ eccesso praticato dai seguaci della nuova scuola è certamente biasimevole perchè porta al resultato necessario e positivo di confondere ogni cosa; giacchè ovunque si trova una sequela di forme che si vo- ('Y De Folin, Considérations sur le genre Acme, 1880, parlando di que- sta specie, scrive pag. 24. « Elle est rigoureusemente dépourvue d’ un bourrelet, cependat on trouve comme sur l’ A. Dupuy, et comme sur quelques spécimens, d’ A, Zineata, un renflement qui prend sa place. » Psi > glie gliono per forza separare specificamente da un tipo comune senza curarsi delle affinità, delle forme intermedie e della distribuzione della specie, si arriva poi al momento da non saper più a quale aggregare quella tal data forma, per la semplicissima ragione che essa partecipa dei caratteri di diverse forme e varietà erroneamente o inconsultamente erette al rango di specie. D’ altro lato però non bisogna nemmeno figurarsi che il troppo propendere nel senso op- posto sia scevro di difetti e di mende. Perchè anche con questo secondo metodo si rischia di cadere e di trascinar gli altri nell’ estrema confusione; infatti tra i tanti guai che risultano dal tal sistema vi è pur quello di falsare gli studi che si riferiscono alla corologia malacologica. L’ Acme Veneta, in scarsi esemplari, venne raccolta da Caroti e da me nel settembre 1881, nei dintorni di Pieve di Cadore in vicinanza dell’ antico castello diroccato e lungo il rio di Lajo (rio di Laggio) fra Treponti e Lorenzago, fra i detriti del torrente, sempre nel Cadore. Prego l’ illustre professore Dupuy di gradire questa pub- blica espressione di gratitudine per la compiacenza che mi ha usata comunicandomi l Acme Moutoni della sua colle- zione, rendendomi così possibile di correggere un errore che poco a poco si sarebbe diffuso generando una spiacevole confusione, e procurandomi il modo di segnalare un’ inesat- tezza tanto più difficile ed espellere inquantochè le Acme in generale sono poco diffuse nelle raccolte, e l’ Acme Mou- toni, dei dintorni di Grasse, al dire dello stesso signor Du- puy, è stata inutilmente cercata anche ultimamente senza che sia stata rinvenuta la località, forse molto limitata, nella quale era stata scoperta, da M. Mouton. II. Premetto che, essendo ormai noto ai malacologi come non sia possibile procurarsi i recenti lavori de signor Bour- uc Wo guignat che li riserva unicamente per i suoi amici, del che per parte mia non sono disposta ad affliggermi, ho conse- guentemente adottato il sistema di non occuparmene nè punto nè poco, come se non fossero avvenuti. Tal determi- nazione mi sembra sufficientemente logica per non aver bi- sogno di spiegazioni. Confesso nondimeno che essendo il sig. Caroti occupato a rivedere le specie della famiglia delle Paludinide conte- nute nella mia collezione, ebbi la curiosità di far conoscenza col « Récensement des Vivipara du Système Européen. » Nel percorrere questo fascicolo mi sono imbattuta in alcune incoerenze abbastanza evidenti per meritare di esser segnalate. Bensì mi limito a parlare di quelle che sì rife- riscono a specie italiane. Altri potranno, se credono, occu- parsi di quelle che riguardano le specie di diversi paesi. Il signor Bourguignat, loc. cit. pag. 15, parlando della Paludina communis, Moquin-Tandon, del gruppo B. LAcuU- STRIANA, cita per rappresentarla la fig. 15, tav. LXXI di Forbes e Hanley, quindi a pag. 37, parlando della Paludina subfasciata, Bourguignat, del eruppo E. FASCIATIANA, scrive in nota. « Sous le nom de Paludina vivipara, Forbes et Hanley (Brit. moll. pl. LXXI f. 15) ont donné la réprésen- tation de cette espèce. » Si noti che gli autori inglesi hanno rappresentato tre sole forme di Paludina e che tutte sono citate con nome diverso da Bourguignat, per cui non si può consentire che sia erroneamente citata una figura al luogo di un’ altra. Ecco dunque che una medesima figura rappresenta in pari tempo non solo due diverse specie, ma bensì due specie tra loro abbastanza distinte per appartenere a due gruppi differenti. Il medesimo autore insegna, pag. 36, che considera « actuellement » la fig. 125 dell’ Iconographie di Rossméissler, che nel 1862 aveva riferito alla P. pyramidalis, con la menzione « figure mauvaise » quale appartenente ad una PESS0E | 1 = varietà della /. fasciata, il cui ultimo giro è un poco su- bangoloso. Quindi a pag. 37, parlando della P. subfasciata scrive: « C'est cette espéce que j ai signalée (in Spicil. malac. pag. 131, 1862) sous l’ appellation de V. pyramidalis var. minor ». Finalmente trattando delle varietà della P. fa- sciata, pag. 40 dice: « Var C. — V. Rossmàssleri, Bourguignat, (Paludina pyramidalis, de Rossmassler, Icon. II, 1835 fig. 125). Non pyramidalis de Cristofori et Jan. » Che si tratti sempre della medesima forma è indubitato giacchè in due casì, cioè a pag. 36 e a pag. 40 cita la medesima fig. 125 di Rossmàssler e nel terzo, cioè a pag. 37, ripete che questa è la P. achatina degli autori italiani, lo che già aveva scritto nei Spicil. malac. pag. 131, 1862. È positivo che « actuellement » il signor Bourguignat vuol distinte le due forme, una delle quali rappresentata dalla fig. 125 di Rossmassler, e l’ altra che distingue col no- me di V. subfasciata; e sin quì siamo concordi. Ciò che però non comprendo è in primo luogo come nel 1862 potesse. citare per rappresentare la forma che ora chiama subfa- sciata, quella figura di Rossmassler, e secondariamente perchè ora separi questa stessa figura dalla pyramidalis, della quale è realmente una modificazione, (ne ho tutti i desiderabili passaggi) per riferirla ad una varietà della P. fasciata, o peggio ancora per distinguerla come nuova specie. 2 Marzo 1883 Villa Novoli. © 0 41 > tub I N HH HT quo ia Sì Ut DI Pi, MORLOSIORISA==s:=* do DD > So D 00 C. DE STEFANI MOLLUSCHI VIVENTI NELLE ALPI APUANE, NEL MONTE PISANO E NELL'APENNINO ADIACENTE (Vedi Vol. IX, 1883) Spiegazione della tavola. . Hyalinia Paulucciae De St. Strada nazionale presso il Ponte di Ceserana. . Hyalinia tarvisiana De St. Giavera. . Hyalinia Guidonii De St. Forno Volasco. . Hyalinia eridanica De St. Giavera. . Hyalinia Bourguignati De St. Prati di Mosceta. Helix Vincae Paulucci. Torano. Helix Spallanzanii De St. Vagli. . Helix carfaniensis De St. Vagli. . Helix candida Porro. Pietramurata presso Arco nel Trentino. . Pupa oligodonta Del Prete. Torano. . Ancylus amnicola De St. Torrite presso Gallicano. 14. Hydrobia foianensis De St. Pradilama presso Pieve Fo- sclana. . Hydrobia foianensis opercolo. . Vertigo Dinii De St. Sassorosso. . Vertigo Callicratis Scacc. var. Simii De St. Bozzano. Planorbis Tiberii De St. Pradilama presso Pieve Fosciana. . Planorbis Pauluccianus Caroti. Bozzano. . Acme Delpretei Paulucci. Bozzano. mala. . Bythinella etrusca Paladilhe. Monte Morello presso Firenze. . Bythinella opaca Ziegler. Camaldoli in Casentino. . Bythinella Siemoniana Targioni. Fonte di M. Ornato. . Bythinella Isseli Gentiluomo. Bagni di Lucca. 25. 26. 27. Bythinella gracilior De St. Terma, Bythinella abietina Caroti. Boscolungo. Pseudamnicola lucensis Stabile. Bagni di Lucca. Clausilia laminata Mtg. var. wi De St. Alpe d S. Pellegrino. Clausilia Clausilia Clausilia Clausilia Clausilia Pomatias Pomatias ì* 28. 29. 30. 81. 32. 33. Bc al dò. Pomatias 36. Pomatias 37. Pomatias interposita Strobel. Ravarano in Val Baganz Delpretiana De St. Pania. lineolata Held. var. sororcula De St. Forno Vo. Pinii Westerlund. Vitoio. lunensis De St. Tambura. Pinianum Bourguignat. Lucchio. qualfinense De St. Sassorosso. montanum Issel. Stazzema. Pauluccianum Caroti. Val Canala. Isseli De St. Pania. i 3° Ino sano, Apenn tefani. Molluschi Alpi Apuane, M.P .Firenze-Roma A. Paris I L dis.e lit. A.Cocch CARLO DE STEFANI MOLLUSCHI VIVENTI NECLE ALPI APUANE NEL MONTE PISANO E NELL'APENNINO ADIACENTE La regione che imprendo a studiare occupa tutte le pen- dici montuose che acquapendono al mare Tirreno, dall’estre- mità settentrionale delle Alpi Apuane fino all’ estremità me- ridionale del Monte Pisano. Essa si dirige da NNO a SSE parallelamente al mare Tir- reno, ed è confinata a SO dalle pianure di Pisa, Massaciuc- coli, Viareggio, Pietrasanta, Massa, Carrara, Sarzana; a S dall’ Arno e dal Piano di Pontedera; a NE dal palude di Bientina, dal piano di Lucca, e dalla cresta dell’ Apennino che separa le acque del Serchio da quelle dell’ Emilia; a O dal fiume Magra. Essa si estende lungo il mare sul prin- cipiare della parte peninsulare d’Italia, e la giogaia prin- cipale dell’Apennino la separa dalla valle del Po. La indicata regione potrebbe distinguersi nelle seguenti zone parallele. Prescindendo dalla pianura marittima sulla quale i monti s' ergono d'improvviso e di cui non parlo, a que- sta ed al mare corrono quasi parallele le Alpi Apuane, la cui estremità meridionale, abbassatasi per dare uno stretto pas- saggio al Serchio, si rialza e termina nel Monte Pisano. Dalla parte di terra, quasi parallela alla crina delle Alpi Apuane, è la gran vallata del Serchio che termina di fronte alla pianura di Lucca per deviare poi verso il mare e sepa- rare, come dissi, le Alpi Apuane dal Monte Pisano. Il corso iii AO del Serchio separa le Alpi Apuane dall’ Apennino di Garfa- gnana e dell'Emilia, come la valle di Magra, co’ suoi af- fluenti il Lucido e l’ Aulella, separa le prime dall’ Apennino di Lunigiana. Parimente parallela alle regioni indicate è la cresta dell’Apennino che segna lo spartiacque tra le provincie di Massa e Lucca e Firenze verso il Tirreno é quelle di Bo- logna, Modena, Reggio verso l'Adriatico. Io ‘considero sol- tanto il versante Tirreno fino a quel tratto nel quale la cresta suddetta acquapende alla pianura lucchese. Politicamente, nella regione da me intesa, si compren- dono parti delle provincie di Genova, Massa, Pisa, Lucca, Firenze ed un piccolissimo lembo della provincia di Modena. Delle provincie di Genova e di Firenze saranno però a mala pena indicate alcune specie. La varia situazione geografica porta varie differenze nel clima. La zona delle Alpi Apuane che guarda al mare, cioè ‘a occidente, difesa dai venti di tramontana, è temperata, non soggetta a balzi di temperatura e non molto piovosa; così è del Monte Pisano: in questi paesi hanno gran vigore gli oliveti e gli agrumi, e, specialmente lungo il Monte Pisano, si ha già un’ anticipazione dei climi meridionali d' Italia. La zona della Val di Serchio, cioè tanto le pendici orientali delle Alpi Apuane, quanto quelle occidentali dell’ Apennino prospicente, sono assai più soggette alle pioggie, meno calde e di clima più variabile, tantochè solo nella parte più me- ridionale verso la pianura lucchese vegetano gli oliveti. Le Alpi Apuane hanno cime scabrose e sterili, valli pro- fonde e dirupate, recessi perennemente umidi e circondati da vegetazione, ma non grandi corsi d’acqua. Le sommità giungono a 1946 metri (M. Pisanino), e nella parte che guar- da la Val di Serchio rimangono coperte di neve per 4 0. 5 mesi dell’anno: questa dura meno tempo nella parte ma- rittima. Il Monte Pisano non è più alto di 915 m. (Croce di Ter- mini) è coperto da boschi piuttosto radi, e da poca vege- tazione erbacea sul suolo; la neve non cade nemmen tutti gli anni sulle cime, e se cade vi rimane pochi giorni; le acque sono scarse e poca è l’ umidità. L’Apennino ha creste più uniformi, dolcemente ondulate, alte da 1410 a 2054 m.; ha vallate franose ed umide, è ricco d'acque, e la neve comincia ad intervalli nell' Ottobre o nel Novembre e dura sulle cime fino a Maggio. Le aure marit- time temperate non vi giungono, perchè sono parate dalle Alpi Apuane, e le pendici del lato opposto guardano verso la vallata del Po e verso le Alpi che si scoprono special- mente nelle chiare giornate d’ inverno. In fondo alla vallata che separa, come dissi, l’ Apennino dalle Alpi Apuane corre il Serchio, fiume non grande ma continuamente fornito di acque a corso veloce, quindi senza ristagni. Pozze ed impaludamenti di acqua se ne incontrano per limitatissimi tratti nel fondo della valle; il più ragguar- devole è Pradilama presso Pievefosciana. Il principale con- fluente del Serchio è la Lima che scende dall’ Apennino Pistoiese; gli altri torrenti che vi scendono non hanno mag- giore importanza di quelli che dalle Alpi Apuane corrono direttamente al mare. Gl’indicati cenni sulle circostanze topografiche e clima- tologiche spiegheranno la scarsità anzi la mancanza dei grandi molluschi d’acqua dolce, e la presenza precoce di specie meridionali che poi non ritroviamo se non a grandi distanze, più a Sud. Ma qualche cenno sulla natura delle rocce darà ancor migliore ragione della presenza di alcune specie. L’' Apennino è quasi interamente arenaceo, cioè formato da materie sabbiose saldamente cementate con poco carbo- nato di calce. Solo a Lucchio e Pratofiorito, a Sassorosso, Corfino e Soraggio compaiono rocce prettamente calcaree; e senza considerare la natura litologica di queste, sarebbe assolutamente impossibile renderci conto della grande ric- chezza e della qualità delle faune che vi abitano, come pure delle analogie che legano quelle faune con quelle d'’ altri ii luoghi d'Italia, a differenza di quel che accade nelle poche specie le quali abitano i terreni non calcarei confinanti. Le Alpi Apuane sono quasi per l’intero calcaree; solo nelle pendici esterne più basse prevalgono le rocce arenacee. Il Monte Pisano invece è quasi pell’ intero siliceo e solo all'esterno si trovano qua e là dei lembi calcarei. Che gli scienziati chiamino quelle roccie Paleozoiche, Liassiche od Eoceniche, ciò secondo me non ha il menomo rapporto colle faune o colle flore. Chi volesse alquanti mag- giori particolari sulla natura litologica e più ampie notizie geologiche può consultare i miei lavori antichi e recenti (vedi Bibliographie géologique et paléontologique de l’Italie P. 79, Bologne 1881), dedotti questi ultimi dalle grandi carte geo- logiche nella proporzione di 1 a 25 mila che feci a mie spese . e che donai al governo ('), nella lusinga, che spero s’ abbia presto ad avverare, ch’ esse contribuiscano a cambiar l’in- dirizzo tenuto nel far la grande carta geologica d’Italia. Qualche maggiore notizia sul clima, sulla topografia e sopra altre circostanze di una parte almeno della regione indicata si può trovare nel mio lavoro MoWluschi viventi nella valle del Serchio superiore. Boll. Soc. malac. it., Vol. i Va | In questo lavoro fatto alcuni anni sono, col metodo dei principianti che tendono ad unire piuttosto che a dividere, sono incorsi molti errori, specialmente per mancanza di li- bri e di termini di confronto. Ora ho rifuso quel lavoro e l’altro più antico: Elenco dei molluschi della Versilia in Toscana. Bull. Malac. Vol. V, 1873, aggiungendovi notizie di altri tratti di paese. Alcune - regioni rimangono però troppo imperfettamente esplorate, come le cime dell’ Apennino, la Val di Magra, i dintorni di Carrara e di Vinca, la Val di Lima, le Pizzorne, il Monte (') Queste carte si trovano ora nella Biblioteca del Ministero del- l'Istruzione pubblica. Riga 1; er Pisano. In queste ed anche nelle altre rimangono certo e rimarranno molte scoperte a fare. Una buona parte del la- ‘voro piuttosto che mia è dell'amico Dottor Raimondo Del Prete che esplorando continuamente le Alpi Apuane ha gran- demente arricchito le conoscenze sulla loro fauna malaco- logica e mi ha sempre comunicate generosamente le sue raccolte. Nell’indicare le specie per ogni località, ho aggiun- to il nome di chi le trovò; l'indicazione manca quando il ritrovamento l’ ho fatto io stesso. Ad ogni località è pure aggiunta l'altezza media alla quale abitano gl’ individui tro- vati, dedotia dalle carte a curve ipsometriche dello Stato mag- giore italiano nella proporzione di 1 a 25 mila. In fondo al lavoro sì troverà l'indice dei Comuni e delle Provincie cui le singole località appartengono. Del resto, per dare un'idea più sollecita della distribuzione delle varie specie, ho di- stinto fin da prima 4 regioni principali, basandomi insieme sulle differenze topografiche, climatologiche e geologiche sopra indicate. Ho distinto cioè la regione occidentale o ma- rittima delle Alpi Apuane che ho indicato con l’abbrevia- tivo Alp. O., la regione occidentale delle medesime verso la Valle del Serchio, distinta con Alp. E., la regione dell’Apen- nino che guarda verso la stessa Val di Serchio, con App., ed il Monte Pisano, con M. P. Quanto ai libri mi sono servito per lo più della piccola libreria della Società malacologica, e quanto alle collezioni, pei termini di confronto, mi sono servito delle mie. Per precisare meglio i caratteri di ogni forma abitante nella nostra regione la ho paragonata come meglio ho potuto con le forme appartenenti alla medesima famiglia, cioè alla medesima specie, abitanti nelle regioni contigue. Così ho potuto constatare le differenze originate nei tempi passati dal variare delle circostanze topografiche, e mostrare una volta di più come quando si tratta di animali seden- tarii a somiglianza de’ molluschi, siano innumerevoli le va- riazioni nelle diverse regioni. Queste variazioni avvenute in RR [1 pe tina medesima unità di tempo e ne’ medesimi organismi LI o È non le ho considerate come specifiche; ma ho dato loro il nome di forma se sono regionali, di varietà se sono lo- cali e di subvarietà se individuali. Chi intende le variazioni in modo diverso nelle parole se non nella sostanza, chia- merà specie quelle che io chiamo forma e varietà, ed ap- pellerà varietà le sottovarietà. Tra le curiose osservazioni che risulteranno dal mio lavoro e che dovranno essere ap- plicate in altre circostanze per verificare se siano generali, è questa riguardante i generi Bulimus, Pupa e affini, che cioè, procedendo dal settentrione a mezzogiorno verso climi più caldi e asciutti, si fanno più lunghi o più grossi e più numerosi i denti o pieghe palatali: ciò si verifica con no- tevole costanza nella Chondrula tridens, nella Pupa fru- mentum, P. avenacea, P. secale, P. biplicata, Vertigo pygmaea, V. minutissima, e si potrebbe dire nella Clau- silia bidens (var. virgata et Valentinii), C. solida (var. Cajetana), forse C. laminata (C. incisa), C. cruciata, C. comensis (C. lucensis). Per ogni specie non ho riportato se non le indicazioni degli autori che prima le avevano citate nella medesima regione da me studiata. Son certo d'aver commesso molti errori in questo che, come ogni altro studio malacologico, è il più noioso e dif- ficile fra gli studii d’erudizione, come son certo che altri mi attribuirà ad errore qualcuna delle cose buone che po- trebbero esservi. Ma non mi sgomento per ciò: a parte la buona volontà che chi fa simili studii deve avere in dose. piuttosto alta, e che scusa almeno in parte l’ insufficienza, io sono persuaso che pei medesimi, come pegli altri, nei quali son tanta parte gli elementi subiettivi dello studioso, la ve- rità sia in fondo al pozzo. E con questo lavoro, al-quale sono stato dietro, ad in- tervalli, più di quattro anni, prendo congedo dai lettori au- gurandomi di non averne più a fare altri consimili, ca i, eee ABBREVIAZIONI per indicare le singole regioni. App. Pendici dell’Apennino dalla cima fino all’ alveo del fiume Serchio e dell’Aulella. Alp. E. Pendici orientali delle Alpi Apuane dall’alveo del fiume Serchio e dell’Aulella fino alla crina. Alp. O. Pendici occidentali delle Alpi Apuane dalla crina fino alla pianura marittima. M. P. Monte Pisano. ABBREVIAZIONI per indicare gli autori che hanno trovato le singole specie. (D.) Dott. Raimondo Del Prete. (G.) Dott. Camillo Gentiluomo. (I.) Prof. Arturo Issel. (K.) Dott. Wilhelm Kobelt. (M.) Dott. Carlo Forsyth Major. (P.) Marchesa Marianna Paulucci. (T.) Prof. Giovanni Targioni Tozzetti. (U.) Dott. Vittorio Uzielli. Quelle specie alle quali non è aggiunta indicazione fu- rono trovate da me. L) — NN. INDICE BIBLIOGRAFICO DEGLI AUTORI I QUALI CITANO MOLLUSCHI DELLA REGIONE DESCRITTA eo — 1363. V. U. (V. Uzielli). Catalogo di molluschi viventi nei Bagni di Lucca (A. Carina. Delle condizioni fisiche me- teorologiche e igieniche del territorio dei Bagni di Lucca). 1864. J. Stabile. 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Firenze, Bocca. (Helix plano- spira). 1880. M. Paulucci. Molluschi fluviatili italiani inviati come saggio all'Esposizione internazionale della pesca in Berlino. (Catalogo generale della Sezione italiana all’ Esposizione in- ternazionale della Pesca in Berlino nell’anno 1880). 1880. M. Paulucci. Rivista delle specie appartenenti ai generi Sphaerium Scopoli, Calyculina Clessin, Pisidium ‘Pfeiffer e loro distribuzione geografica. (Bull. Soc. Mal. it. Vol. VI, Pisa). 1880. G. Servain. Etude sur les mollusques recueillis en Espagne et en Portugal. Saint Germain, Bardin. 1881. M. Paulucci. Studio sulla Helia (Campylaea) cin- gulata, Studer, e forme aftini. (Bull. Soc. Mal. it. Vol. VIL Pisa). 1881. C. De Stefani. Clausilia lunensis. (Bull. Soc. Mal. iti VolAVILHe:sa): 1881. M. Paulucci. Specie raccolte dal Dott. G. Cavanna negli anni: 1878, 1879, 1880, con elenco delle conchiglie abruzzesi, e descrizione di due nuove Succinea. (Bull. Soc. Mala Vol 4VI-iisa): 1881. M. Paulucci. Descrizione di una nuova specie del genere Acme;(Bull\Soc-iMalyit.Vok#VIE Pisa). 1582. M. Paulucci. Note malacologiche sulla fauna ter- restre e fluviale dell’isola di Sardegna. (Bull. Soc. Mal. it. .. Vol WILL: Pisa): 1882. M. Lessona e GC. Pollonera. Monografla dei Lima- cidi italiani. (Memorie della Reale Accademia delle scienze di Torino Serie II, Tom. XXXV, Torino). a SO a GrEn. Amalia. Amalia marginata Draparnaud. Alp. O. Bardeno (D.) Bozzano (D.) 30. Questa specie fu così nominata dal Pini: io non l'ho vi- sta. Essa vive in tutta l’Italia settentrionale fino in Toscana. Gen. Limax. Limax corsicus Moquin-Tandon. Var. Isselii Lessona, subvar. seriatus Lessona e Pollonera, Var. Bonellii Lessona, subvar. aferrimus Lessona e Pollonera. LIMAX coRrsIcus subspecies Isseliz var. seriatus Lessona e Pollonera, Mon. limac. it. pag. 40, 1882; subspecies Bonellii var. aterrimus Lesso- na e Pollonera, loc. cit. pag. 41, 1882. App. Lucchio (Paulucci). Non ho veduto questa specie che probabilmente è comu- ne in tutta la regione. Le suddette varietà si trovarono in Piemonte e in Li- guria e finora non più a mezzogiorno di Lucchio; il tipo, sempre secondo Lessona, trovasi, oltre che in Corsica, fino nel Senese. Limax cinereo-niger Wolf. Alp. O. Bardeno (D.) Questa specie fu così nominata dal Pini; io non la vidi. Essa è nota dall'Italia settentrionale fino a Orvieto. VENE DEN Limax ater Razoumowsky. Alp. O. Tambura (D.) 1000. Il Pini attribuì questa specie che ebbe da Del Prete al L. Pironae Pini che Lessona e Pollonera ritengono sinoni- mo del L. after. Limax Da Campi Menegazzi. Var. RENIERI Lessona e Pollonera, subvar. atratus Bettoni. Alp. O. Gronda (D.) Il Pini determinò al Del Prete questa specie come Li- max cinereo niger var. atrata Bettoni. i Limax cellarius D'Argenville. LIiMmAx cINEREUS Uzielli, Cat. moll. Bagni di Lucca, 1863; Gentiluomo, Cat. moll. Toscana pag. 69 (fide Uzielli), 1868; De Stefani, Moll. viv. Val. Serchio, pag. 120, 1875. App. Bagni di Lucca (U.), Pieve Fosciana 370. | È indicata anche nell'Italia settentrionale e meridionale. GEN. Agriolimax. Agriolimax agrestis Linneo. LiMAx AGRESTIS Uzielli, Cat. moll. B. di Lucca, 1863; Gen- tiluomo, Cat. moll. Toscana pag. 69 (fide Uzielli) 1868; Issel, App. moll. di Pisa, pag. 59, 1872. App. Bagni di Lucca (I.) 120. PERIZIA > PALI Io non ho visto questa specie citata da Uzielli, nè la se- guente varietà che Uzielli nomina var. albidus M. Tandon e che probabilmente è la var. filans Hoy ? Var. aLBIDUS Uzielli 1863; Gentiluomo, (fide Uzielli) 1868; Issel, 1872. L’A. agrestis vive in tutta Italia. GEN. Vitrina. Vitrina pellucida Miller. Diamo tato VITRINA PELLUCIDA Del Prete, Not. conch. ap. pag. 70, 1879. Alp. O. Ai Campanili nella Tambura (D.) 1400, Bosco- lungo Pistoiese. Si trova in tutta la regione boreale, germanica ed al- . pina d'Europa fino ai Pirenei, nelle isole Ionie, ed in Bosnia. La Paulucci la indicava pure nell'Italia meridionale; ma forse gl’individui attribuiti a questa specie andrebbero ri- veduti. Vitrina brevis Férussac. Diam. maggiore 3’ Diam. minore 2°’ Alt. 1,2. VITRINA BREVIS? Del Prete, Not. conch. ap. pag. 71, 1879. App. Lucchio (Paulucci). Alp. E. Monte Forato in una faggeta (Del Prete) 1100. Alp. O. Monte Corchia (Del Prete) 15300. Si trova nella Carinzia, nel Tirolo, e nell'Italia setten- trionale fino alla Toscana con forma costante: non è stata trovata finora più a mezzogiorno del Monte Amiata. LAN GEN. T'estacella. Testacella Pecchiolii Bourguignat. Lungh. massima 6”, 5 Largh. trasversale 4”. TESTACELLA BISULCATA (non Risso) Uzielli, Cat. molluschi Bagni di Lucca 1863; Gentiluo- mo, Catal. moll. Toscana, pag. 70, (fide Uzielli) 1868; Issel, App. moll. P. di Pisa, pag. 59 (fide i Uzielli) 1872. « HALIOTIDEA (non Drap.) var. dbisulcata De Ste- . fani, Moll. viv. Val di Serchio, pag. 41, 1875. App. Massa di Sassorosso 800, Bagni di Lucca (U.) 120. Alp. E. Torrita 290. Ap. O. Bozzano (D.) 30, Bargecchia (D.) 190. M. P. Santallago (D.) È specie per ora particolare all'Italia, che il Bourguignat cita a Bologna, a Pisa, Firenze, Settignano, Roma e Pa-. lermo. Egli l’accenna in generale anche nel Veneto e nella Lombardia, ma il Pini d'una forma di Udine ha fatto una specie nuova clie forse comprende anche altre forme del- l’Italia settentrionale. Probabilmente le si debbono attribuire parecchie forme citate dagli autori italiani col nome di 7. bisulcata. GEN. Fiyalinia. SECTIO HYALINIA s. str. Hyalinia pura Alder. HYALINIA PURA var. LENTICULA Paulucci, Not. mal. is. Sar- degna, pag. 155, 1882. ve. ee App. Boscolungo pistoiese 1300 (Paulucci). Cito questa specie sull’autorità della Paulucci. che ri- guarda la ZH. lenticula Held, come semplice varietà di colore della Z. pura. La specie vive in tutta Italia: non avendola studiata mi astengo da considerazioni sulla medesima. Hyalinia cellaria Miiller. VAR. Ore parum magis declivi, obliquo, elongato, depresso. Diam. 9°”, 5 DE, ANN HYALINA CELLARIA Del Prete, Not. conch. ap. pag. 71, 1879. Alp. O. M. Prana (Del Prete) 1000, M. Tambura (D.) 1500. Tutti convengono che questa specie abbia della analo- gia colla H. lucida Drap., tanto che parecchi malacologi anche italiani hanno considerato una come varietà dell’ al- tra. Il Kobelt (Bd. VI, pag. 80, fig. 1607, 1608) dice che la H. lucida si distingue dalla YH. cellaria per l'ultimo giro più compresso e più spianato intorno all'ombelico che è al- quanto più largo; l’ultimo giro pure è assai più largo ed il margine dell’apertura ha una solidità maggiore. Mi pare che il Martens caratterizzasse anche meglio le differenze col dire che la H. lucida ha l'apertura non così rotonda come la H. cellaria ma più ovale, più obliqua, più dilatata e più depressa, e la parte superiore declive, non quasi retta o con- vessa dove si connette agli anfratti: l’ombelico parimente è più largo nella Z. lucida, l’ultimo giro vi è più depresso inferiormente ed in tutto meno rigonfio: la H. lucida rag- giunge pure dimensioni maggiori. La H. cellaria, o sola, o accompagnata da varietà della H. lucida è estesa nell'Italia settentrionale specialmente nel Tirolo, nel Trentino (Bolzano, Val di Non, Trento, Arco ecc.) Il Kobelt la dice estesa in tutta l'Europa, dalla Spagna fino in Norvegia e in Russia (Bd. VI, pag. 28). La Paulucci (Mat. f. mal. It. pag. 2) la indica come abitatrice di tutta Italia. PES ION Io affermai (Moll. Viv. Ser. pag. #1) che dessa non vive in Toscana e nelle regioni circostanti, e più tardi accettò que- sto parere lo Strobel (Intorno alla distribuzione oro-geogra- fica dei molluschi viventi nel versante settentrionale del- l’Apennino dal Tidone alla Secchia. Boll. Soc. Mal. It. pag. 85) a proposito dell’ Apennino settentrionale dell'Emilia. Quanto alla Toscana, dopo avere raccolte e vedute Hya- liniae di molti più luoghi, dirò che siccome la H. cellaria Uzielli dei Bagni di Lucca è la H. lucida (0 H. meridionalis Paul.) e la H. cellaria Martens della Porretta è secondo lo stesso autore la H. lucida (H. Draparnaldi Beck), così sono H. lucida. la H. cellaria Issel di Pisa, secondo lo stesso « non affatto identica al tipo » e raccolta poi da me in quantità, e se- condo lo Strobel la H. cellaria Jan dell’Apennino parmense; lo stesso deve dirsi della H. cellaria Gentiluomo di Settignano e Montauto che secondo l’autore « ricorda la forma della H. obscurata ». Così si potrebbe dire che finora niun au- tore fuori che il Del Prete abbia citato nell'Emilia e nella Toscana la vera H. cellaria. Il Del Prete ne trovò alcuni . individui sul M. Prana, e me li inviò col nome di A. cellaria; fra questi, una parte, pella forma dell'apertura, che era un poco rotta, e pel margine superiore declive, non dubitai di ritenerli come individui giovani della H. lucida dei quali parlerò più tardi; ma alcuni altri che parevano già comple- tamente sviluppati, pelle dimensioni, e pella forma dei giri e dell’ombelico rispondevano alla H. cellaria, sebbene non quanto gli individui dell’Italia settentrionale, avendo l’aper- tura un poco più declive, più obliqua, più allungata e più depressa. Perciò sulla fede del mio amico Del Prete cito questa forma nelle Alpi Apuane, soggiungendo che per ora questo è l’unico luogo autentico nel quale essa sia stata trovata, in Toscana e nell'Emilia. Una forma che vi si accosta molto, sebbene per varii caratteri diversa è la H. scoropHiLa De Stef., d'un condotto sotterraneo di Siena, distinta pel minor numero dei giri, pel- dor DI i l’ultimo giro più largo e per altri caratteri altrove da me indicati (Nuove sp. moll. It. cent. pag. 38). Però la H. cellaria, od almeno una piccola varietà di essa, è comune nell’ Apennino centrale, nell’ Umbria e negli Abruzzi ed anche più a mezzogiorno. Individui identici fra loro, di Aquila nell’Abruzzo, nella quale regione il Tiberi indicò la 4. cellaria, però come poco diversa dalla H. lu- cida, di Spoleto nell’ Umbria che il Pantanelli con nome riveduto da Tiberi denominò H. lucida, e di Orvieto pure nell’Umbria (Bonelli), per le dimensioni non grandi, minori che nella H. lucida di Toscana (Diam. massimo 12°”, alt. 4”,8); per la spira bassa come nella 7. cellaria comune ed in certe varietà della H. lucida; per l’ultimo giro non depresso ma rigonfio; pell’apertura rotonda e colla parte superiore poco o punto declive, ma rigonfia e convessa presso l'inserzione cogli anfratti; pell’ombelico ristretto e solo un poco più largo in quelli d’Orvieto; per questi caratteri in- somma li trovo identici alla H. cellaria del Trentino. Da questa si distinguono soltanto per avere 5 giri di spira in- vece di 5 '/,e perchè la superficie è un poco meno lucente di quel che non sia spesso nella ZH. cellaria. Volendoli di- stinguere come varietà si potrà dar loro il nome di var. sicuLA Kobelt, che quest'autore ha proposto per individui di Sicilia simili a quelli dell’ Apennino centrale (Bd. VI, pag. 28, fig. 1602), ed affini alla H. sanctA Bourg., della Siria e della Palestina. Nell’Italia settentrionale comparisce un’altra forma, cioè la H. ViLLa& Mortillet, che il Martens (Bonelli. Catalogo dei molluschi raccolti nei dintorni di Siena e in qualche altra parte di Toscana. Atti Soc. It. Sc. nat. Vol. XV, pag. 403) ritiene sia collegata alla H. lucida mediante la H. obscu- rata Porro; ma che il Kobelt crede sia piuttosto una va- rietà della ZH. cellaria. Essa però mi sembra abbastanza diversa e dalla H. cellaria e dalla H. lucida, e caratteriz- zata dall'avere 6 giri, o 6 ‘/, vale a dire uno o due più; cor IR i giri, crescendo più lentamente ed essendo Ì’ ultimo propor- zionatamente ristretto, danno alla faccia superiore un aspet- to visibilmente differente da quello delle due Z. anzidette, nelle quali le dimensioni dei giri aumentano più rapidamente. Le dimensioni sono come nella H. lucida, maggiori di quelle ordinarie della H. cellaria; la spira è molto depressa; l’ul- timo giro è più depresso che nella ZH. cellaria, ma un poco meno che nella H. lucida; e più depressa che nella cella- ria è l'apertura del resto somigliante; l'ombelico è come nella H. cellaria. Altre distinzioni meno costanti sono la depressione a guisa di canaletto la quale corre lungo le suture più che ordinariamente non si trovi nella H. cellaria, e la lucentezza e levigatezza maggiori che nella H. lucida. Fa passaggio alla H. Villae qualche individuo della H. cel- laria nel quale i giri sono un poco più che 5 ‘/,. La H. Vul lae non si trova se non nell'Italia settentrionale, e quivi solamente la indica con ragione la Paulucci: essa non giun- ge nemmeno all’ Apennino. Gl'individui della Toscana che io ed altri indicavamo con quel nome sono varietà della H. lucida. La H. Villae Martens (Bonelli pag. 403) è la H. UzieLLI Issel, specie af- fine ma pur differente. Hyalinia lucida Draparnaud. ZONITES CELLARIUS (non Mill.) Uzielli, Cat. moll. Bagni di Lucca, 1863; Gentiluomo, Catal. moll. Toscana pag. 74 (fide Uziel- li) 1868. « LUCIDUS Issel, App. moll. di Pisa, pag. 60, 1872; De Stefani, El. moll. d. Ver- silia pag. 167, 1873; De Stefani, Moll. viv. V. del Serchio, 1875. HYALINA LUCIDA Del Prete, Not. conch. di Viareggio pag. 25, 18375. SRO "pa HYALINIA MERIDIONALIS Paulucci, Spec. racc. pag. 78, Tav. I, fig. 6, 1881; Not. mal. is. di Sardegna pag. 168, Tav. IX, fig. 12; .1882. App. Bagni di Lucca (U.) 120, Tana a Termini (I.) Pon- tecosi 310, Pieve Fosciana 370, Sambuca 390, Barga, Ca- stiglione 540, Sassorosso 1030. Alp. E. Gallicano 190, Castelnuovo 270, Torrita 290, An- tisciana 400, Poggio 450, Piazza 500, Sassi 690, Corfigliano 690, Mezzana 870. Alp. O. Corchia 1000, Monte Alto 780, M. Gabberi (D.) 900, M. Prana (D.) 1000, Pomezzana 600, La Porta 800, Ar- gentiera 800, Casatico 660, Cardoso 300, Velichetta 510, Gombitelli (D.) 500, Capezzano 870, Bargecchia (D.) 190, Capriglia 360, Colle 300, Val di Castello 100, Ripa 50, Pie- trasanta 25, Bozzano (D.) 30. M. P. Santallago (D.) Questa specie fu per la prima volta descritta col nome di H. lucida dal Draparnaud, sebbene questi erroneamente v'aggiungesse come sinonimo il nome più antico di H. cel- laria Mull., e più tardi, pure erroneamente, unisse la sua H. lucida e la H. cellaria col nome di H. nitida. Sinonimo della H. lucida è il nome di H. Draparnaldi Beck. Ho già detto per quali caratteri la H. lucida sia diversa dalla H. cellaria. La H. lucida tipica, uguale a quella della Francia meridionale, che ho trovata abbondante in Savoia ed è caratterizzata da ultimo giro depresso, apertura de- pressa colla faccia superiore molto declive, ombelico largo, comincia ad estendersi in Italia nel Piemonte. Quando è gio- vane ha l'ombelico più stretto, per cui potrebbe essere con- fusa con altre specie; ma nella forma somiglia special mente alla H. cellaria. Quegli altri individui della Lombardia e-.del Veneto che i malacologi solitamente riuniscono alla H. lucida non ri- 22" 90 producono però esattamente il tipo di questa; l’ultimo giro è in generale un poco più grande ed inferiormente un poco più gonfio; superiormente è meno declive, sicchè l’ apertura è più gonfia, meno ovale, meno obliqua, e spesso pure meno allungata trasversalmente; in generale anche l'ombelico è un poco meno largo. Per questi caratteri mi parrebbe si potesse istituire una var. ERIDANICA così caratterizzata: an-. fractu ultimo minus declivi et inferne magis convexo; ore magis rotundato, minus depresso. Questa forma la trovo costante a Milano (Bonelli da Pini), a Treviso, a Vene- zia (Bonelli). Una varietà insigne che si distingue dalla H. lucida come la H. Villae Mort. dalla H. cellaria, Y ho trovata a Giavera e nel bosco Montello presso Treviso in- sieme colla var. eridanica. Da quest'ultima si distingue per avere 6 giri o poco più invece di 5 '/3, i quali giri crescono un poco più lentamente: l’ultimo di essi è poi molto più stretto, essendo superiormente pur sempre un poco declive, sicchè l’ apertura è trasversalmente assai più breve e quasi perfettamente rotonda: l'ombelico è largo. Questa forma si accosta molto alla H. Villae; ma è differente, perchè la spira non è depressa ma elevata, la superficie superiore non. è tanto lucente, l’ultimo giro è più declive superiormente, onde l'apertura è un poco più obliqua; l'ombelico è più largo. Questa forma della H. lucida la quale è in certo modo intermedia fra la Z. Villae e la H. Uziellii Issel di cui discorrerò poi, propongo di chiamarla TARVISIANA e la ca- ratterizzo così, differt a H. lucida var. eridanica, anfra- ctibus numerosioribus, 6'/,, ultimo minore; umbilico am- pliore; apertura breviore, magis rotundata: Differt a typo H. lucidae; anfractibus magis numero- sis leniter crescentibus; anfractu ultimo superne minus declivi, inferne parum magis convexo; apertura magis rotundata. Anche questa varietà, come l’antecedente, non si trova, pare, se non nell'Italia settentrionale. — 31 — Un'ultima varietà della /. lucida propria finora del- l’Italia settentrionale è la H. sePrENTRIONALIS Bourguignat, probabilmente sinonima della H. lucida var. planulata Sta- bile (Mollusques terrestres vivants du Piémont, pag. 30), che secondo il suo autore, nel settentrione e nel centro della Francia sostituisce il tipo della /. lucida. Questa varietà è segnalata per tutti quei caratteri che distinguono la var. eridanica, ‘oltre che per la depressione della spira che su- | periormente è. quasi piana, e per l'apertura poco obliqua, trasversalmente oblunga. Il tipo della XY. lucida, dalla Francia meridionale, attra- versando il Piemonte, la Liguria e l'Emilia in ambedue i versanti dell’ Apennino, si estende in Toscana e nel mezzo- giorno d'Italia. Questa forma tipica venne figurata dal Ro- smàssler come una varietà della H. cellaria proveniente dall’ Italia (Iconographie der Land-und Siswasser-Mollu- sken Europa’ s 1839, fig. 22). Con ragione il Kobelt attri- buì la figura del Rossméssler alla ZH. lucida; ma, ritengo per errore di stampa, egli cita nella sinonimia invece del- la fig. 22, la H. cellaria var. fig. 25. Ora la fig. 25 del Rossmaessler è da questi riferita veramente alla H. lu- cida come specie distinta dalla HM. cellaria; ma a torto perchè non è la ZH. lucida. Della forma della Toscana e dell’Italia meridionale la Paulucci ha fatto una specie a sè col nome di /7. meridionalis. Avendo io in addietro parago- nato quella forma col tipo della ZH. lucida mi è parso di non poterla distinguere, e non abbandonerò ora la mia opinione senza alcuna pretesa però che essa sia più esatta. Nella To- scana non istarò ad indicare i luoghi nei quali la H. lucida sì trova, bastando dire che è comunissima per tutto, come è comune più a mezzogiorno. In queste regioni essa dà luo- go a molte varietà che mancano nell'Italia settentrionale. var. Isseliamna Paulucci. ZoniTes osscuraTUSs Issel, Moll. P. di Pisa, pag. 8, 1866, rari ZoNITEs LUCIDUS var. obscuratus De Stefani, Moll. viv. V. del Serchio pag. 41, 1875. « HyDpaTHINUS (non Ross.) De Stefani, Moll. viv. V. del Serchio pag. 42, 1875. HyALINA oBscuraTA Del Prete, Not. conch. di Viareggio pag. 25, 1875; Paulucci N. staz. d. C. lucensis pag. 11, 1877; Paulucci Spec. racc. pag. 77, 1881. HyALINIA IssELIANA Paulucci, Not. mal. is. di Sardegna pag. 165, Tav. .IX, fig. 113, 1882; App. Bagni di Lucca (I. da Uzielli) 120, Pieve Fosciana 370, Fabbriche in Val di Lima (P.) 400, Lucchio (Paulucci, nella collezione del Prete) Sassorosso al Sasso del Colle (1030), Casone di Profecchia (1300), Chiesa di Boscolungo (M.) Mulino del Saveri. Alp. E. Forno Volasco 480. Alp. O. Bargecchia (D.) 190, Zuffone (630) M. Gabberi (D.) 900, M. Prana (D.) 1000. M. P. Ripafratta (I) 20. Questa è la forma che gli autori di malacologia apen- ninica hanno indicata fin quì col nome di H. obscurata Por- ro, e da quanto pare il Porro stesso la comprese con quel suo nome, giacchè, come testifica il Martens (Bonelli pag. 4), individui di quella forma <« provenienti da Firenze » furono dati dal Porro al Charpentier e da questo all’ Albers. È certo però che il citato autore col nome di H. obscurata comprendeva parecchie forme diverse, e la Paulucci fa noto (Not. mal. Sardegna pag. 161) che l'etichetta del Porro nel Museo Civico di Milano trovasi applicata ad individui di Corsica i quali non hanno che fare coi nostri. Probabilmente furono dati dal Porro anche gli « esemplari originali » della collezione Rossmàssler provenienti « dalla Corsica e dalla Sardegna », descritti dal Pfeiffer e poi dal Kobelt (Bd. VI, pag. 22, fig. 1586) col nome di IH. obscurata, sebbene si 2: AI i tratti di una terza specie diversa dalle altre due sopra in- dicate. Forse i fratelli Villa, i quali per primi pubblicarono nel 1841 il nome di 77. obscurata, non fecero che mante- nere le riunioni fatte dal Porro, comprendendo colle tre ‘forme indicate anche una quarta forma di Genova. La Pau- lucci in un importante scritto (Not. mal. Sardegna pag. 159) ha chiarito queste confusioni; il nome di H. obscurata Porro deve serbarsi, secondo la medesima, agl’ individui di Corsica che portano l'etichetta originale dell'autore nel Museo di Milano, mentre pegl’individui di Genova che i Villa indica- rono con quel nome essa propone la denominazione di = H. Porro. La H. obscurata di Pfeiffer e Kobelt, della quale esaminai anni sono gran numero d' individui raccolti dal | Major a Toga in Corsica, e ch'io raccolsi a Bastia, deve. portare secondo me il nome di H. REQUIENI Moq. Tandon (H. lucida var. Requienti M. Tand.) di cui è sinonimo forse quello più recente di ZH. tropidophora Mabille. Pegl' individui di Firenze e della Toscana da me presi in considerazione, e che gli autori denominarono ZH. obscurata, ritenendoli già come varietà della H. lucida, la Paulucci fa una specie a sè col nome nuovo di H. IssreLtAaNA. Accetto questo nome ma se- guito a ritenerlo applicabile ad una semplice varietà della H. lucida, varietà la quale si ritrova col tipo anche in tanti altri luoghi che non ho indicato. La attribuisco alla H. lu- cida per le uguali dimensioni, pel numero uguale dei giri egualmente crescenti, per la eguale ampiezza e forma del- l’ultimo giro, e per la forma dell'apertura. La differenza fra la H. Isseliana e la H. lucida consiste in ciò che la conchiglia della prima è superiormente più convessa ed in- feriormente più concava, come se fosse stata data una spinta all'asse della medesima; e di qui derivano tutte le sue dif- ferenze dal tipo (al quale incessanti passaggi la connettono) cioè la spira più alta, l’ultimo giro inferiormente più im- butiforme, l'apertura un poco più obliqua, essendo la parte superiore dell'ultimo giro un poco più declive. La fig. 13.* Bull. della Sce. Mal. It. Vol. IX. 5 SATO 1 AR della ZH. Isseliana non è troppo esatta in ciò che presen- terebbe il giro esterno e l’ apertura leggermente carenati anzichè ovati. La H. obscurata Benoit della Sicilia, è pure diversa dalla H. obscurata Porro per la maggiore convessità dell’ ultimo - giro e per l'ampiezza e rotondità maggiore dell’ apertura; onde con ragione il Kobelt propose a quella il nome di H. ruLGIDA Parreyss (Bd. VI, pag. 23, fig. 1587). Della H. ViLLAE Mort., veramente distinta dalla H. lucida con cuì erroneamente la confusi in addietro, ho discorso sopra. La var. Isseliana come quì è intesa, non sarebbe stata trovata per ora che in Liguria, in Toscana e secondo la Paulucci in varie regioni dell’Italia meridionale. Var. Blauneri Shuttleworth. Si trova dovunque unitamente col tipo, ed è differente da questo e dalla H. Isseliana soltanto per la depressione della spira, ciò che la rende planorbiforme. Questa varietà manca dove si trova la var. eridanica ed è frequente in Toscana, in Provenza, presso Nizza, ed in Savoia. Bonelli e Martens comprendono colla H. obscurata cioè Isseliana an- che la H. Blauneri, come ho visto nella collezione Bonelli. Il Westerlund, il Kobelt la riuniscono pur essi come varietà alla H. lucida. Il tipo della H. lucida è molto antico anche in Italia: una forma analoga alla var. Isseliana si trova fino nei terreni pliocenici nell’ Umbria (Castelritaldi presso Spoleto, Perugia), ed in Toscana (Gaspreno presso Siena). Durante l’ epoca postpliocenica vivea in Toscana una forma che ora vi manca, molto somigliante alla var. eri danica dell’Italia settentrionale, e le sue spoglie si trovano ‘nella terra rossa di Agnano nel Monte Pisano. La H. lucida è pur fossile molto frequente nei traver- tini recenti del Lazio, dell’ Umbria, e della Toscana. ver 8t a Hyalinia Guidonii nov. form. Alp. E. Forno Volasco 480, ed altrove. Questa forma si trova spesso colla var. Blauneri ed ha qualche analogia colla H. cellaria, ed un poco meno colla H. Uziellii: è molto depressa e coll’apice appena sporgente, ha circa 5 '/ 0 6 giri piuttosto lentamente crescenti, e l’ ul- timo non molto grande, depresso inferiormente ed ottusa- mente angoloso; l'apertura pure è piuttosto piccola; l’om- belico è grande come nel tipo della H. lucida. Hyalinia Paulucciae nov. form. Testa perforata, depressiuscula, hyalina, nitidissima, transverse tantum lineis incrementi minutissimis et di- stantibus signata; superne fere plana, magis brunnea; in- ferne parum convexra, albida, opalina: anfractus 5 ‘/, pla- ni, suturis linearibus superficialibus divisi; primi regula- riter et lente accrescentes; ultimus amplissimus, superne prope ab apertura dimidiam latitudinem testae ab apice usque ad marginem aequans, complanatus, eterne obtuse angulatus vel potius convexus, superne parum declivis, inferne convexus: umbilicum patulum sed non valde am- plum. Apertura amplissima, rotundata, ad axim testae parum obliqua; margines acuti, simplices. Diam. 15°” Ao, Alp. E. Vagli 850. I giri sono quasi affatto piani, e superiormente quasi embriciati e separati da suture sottilissime. | Pell’ultimo giro larghissimo si distingue bene dalla H. lucida e da tutte le altre specie; l'ombelico è un poco più stretto di quel che sia per solito nella H. lucida; l aper- tura è amplissima ed il margine superiore è un poco de- clive, come nella H. lucida. MITI EA Alcuni individui di questa forma, di altri luoghi, hanno ricevuto impropriamente il nome di H. Blauneri Shutt. Io l'ho trovata anche fossile nel postpliocene di Agnano nel M. Pisano. N Hyalinia Uziellii Issel. HyALINIA UzieLLII De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio pag. 42, 1875 (') De Stefani, la H. De Natale e la H. Uz. pag. 66, 1879. App. Pieve Fosciana 370, Barga. i Questa specie è stata trovata vivente finora solo in To- scana fra il Chianti quale termine meridionale e l’ Apennino apuano quale termine settentrionale. Si trova anche fossile nei travertini di Staggia e di Colle. Una forma poco diversa, cioè la H. RecnoLu De Stefani è fossile nelle brecce postplioceniche di Parignana nel M. Pisano. Un'altra forma vivente la quale fra tutte le HMyaliniae ha la maggiore analogia colla nostra, tanto da sembrare quasi solo una varietà locale, cioè la H. De NATALE Benoit, si trova isolata nell'isola Maretimo presso la Sicilia. Hyalinia olivetorum Gmelin. ZONITES LEoPOLDIANUS Uzielli, Cat. Moll. Bagni di Lucca, in Carina, 1863; Issel, App. moll. di Pisa, pag.7, 1866; Gentiluomo, Cat. moll. Toscana pag. 68, 1868. {‘) La Paulucci (Replica alle oss. crit. ecc. 1880, pag. 179), forse a N proposito di alcuni dubbi che ella avea manifestato in addietro sulla mia H. Uziellit (Comunicazioni malacologiche, I, Bull. della Soc. mal. It. Vol. III, pag. 165, 1878) dice che nel 1875 io la indicavo « al seguito dello Zonites lucidus, in nota »: ciò non si verifica nel citato mio scritto nè altrove, de DI ZoNITES OLIVETORUM * De Stefani, El. moll. d. Versilia pag. 167, 1873; De Stefani, Moll. viv. V. d. Serchio, pag. 42, 1875; Pau- lucci, Rep. oss. pag. 181, 1881. Diam. 22°”-29"” Alt. 12”°-14°”-5. App. Fivizzano (Caluri) 320, Sasserosso al Sasso del Colle 1030, Castiglione alla Corba 501, Mulino del Saveri, Barga, Lucchio (P.) Bagni di Lucca (U.) 120, S. Marcello Pistoiese. Alp. E. Val d’Arni 950, S. Antonio 870, Vagli sotto 600, Cortia presso Nicciano 670, Eremita di Calomini 360, Antisciana 400, Torrita 290, Gallicano 190, Torrite cava. Alp. O. M. di Cenere 900, S. Rocchino 800, M. di Com- pito 890, Farnocchia 670, Colle d’Ilci 705, La Porta 800, S. Anna 650, Gombitelli (D.) 500, Stazzema 440, Pomezzana 600, Carrara (D.) 90, Bozzano (Del Prete) 30. M. P. Ripafratta (I.) 20. Nel 1875, per errore ho stampato, fra le località, Corchia presso Nicciano invece di Cortia. Questa specie fu per la prima volta citata e descritta sopra individui delle vicinanze di Firenze che sono simili ai nostri, salvo giri poco più alti e ombelico poco più stretto. Varii malacologi francesi seguitano a ritenere con que- sto nome di ZY. olivetorum, la H. INcERTA Drap. che è di- versa. La H. olivetorum, specie che si può dire caratteristica dell'Apennino nel settentrione d’ Italia, è piuttosto rara: è citata nel Veronese e nel Bresciano e dicono che vi si tro- vi con dimensioni piccole, ciò che è inesatto avendone veduto grandissimo numero d’individui del Bresciano spe- diti dal Sig. Aragona al Prof. Pantanelli non diversi per dimensioni e per forma da quelli toscani. Essa acquista grande sviluppo nell’ Apennino settentrionale (Stabile e Stro- bel) donde, altrettanto diffusa, scende nelle Alpi Apuane e nell’Apennino toscano; nell’ Umbria finora non la conosco. _ 238 Nelle contrade meridionali, cioè nel Senese (Chianti), come notò già il Martens, gl'individui « sono più appiattiti e ad ombelico più largo del solito »; i giri sono un poco più con- vessi; l’ultimo però nella parte superiore scende molto più declive, ciò che si manifesta chiaro nell'apertura. Questa è trasversalmente molto ovale ed i margini sono più ravvi- cinati. (Diam. 24”, -80””. Alt. 11’,-17”). Questa forma appartenente al tipo della H. olivetorum è vicina alla mu- tazione più meridionale H. IcrtERICA Tib., fatto già notato dal Bourguignat sopra individui di Firenze (V. Tiberi. N. int. alle sp. terrest. Bull. Soc. Mal. it. 1879, Vol. V, pag. 50), ed è intermedia fra quella mutazione e 1’ altra delle regioni più settentrionali. La H. icterica si estende nell’ Italia meridionale: il Kobelt (Bd. VI, fig. 1575), che secondo me ben conobbe e descrisse quella specie, e la Pauluceci dicono che dessa ha la conchi- glia più elevata della H. olivetorum; il Tiberi (De quelques. mollusques terrestres napolitains nouveaux ou peu con- nus pag. 8) afferma il contrario, e mi pare che abbia ra- gione: ma forse queste diversità di apprezzamento derivano da differenze degli individui presi in esame. Del resto la H. olivetorum è frequentemente anche più bassa di 13” che è l'altezza maggiore citata dal Kobelt per la H. icterica; l'ombelico poi non è maggiore in una forma che nell’altra. La forma di Tiriolo in Calabria che il Kobelt (Bd. VI, fig. 1570) figura col nome di H. MauroLIcI Benoit, è dal Tiberi riunita alla sua H. icterica, alla quale il Kobelt at- tribuisce soltanto altri individui del napoletano forniti a mala pena delle lineette spirali ben visibili nella H.. Mau- rolici. Prescindendo da ciò la H. Maurolici Kobelt della Calabria si avvicina moltissimo alla MH. icterica, più che alla vera H. Maurolici di Sicilia. Nella 27. olivetorum della Toscana le strie spirali sono microscopiche. La H. gerfalchensis Pecchioli, è lo stato IG vane della PRIA: > NSA H. olivetorum. Lo ritennero già il Bonelli ed il Martens, e l’affermai pur io. Nella seduta 2 luglio 1876 della Società malacologica italiana il Gentiluomo esponeva che la Pau- lucci avendo allevato in apposite cassette individui della H. gerfalchensis inclinava « fortemente a credere che la specie fosse distinta » e sperava « in breve di poterne es- sere sicura ». Però nel Catalogo della Paulucci la H. ger- falchensis non è indicata. L’Issel indica la HZ. hiulca Jan (Zonites nitens var. hiulca) come raccolto dall’ Uzielli nei rigetti del mare al Gombo: ma forse si trattava d’individui giovani della H. olivetorum, essendo che la H. hiulca non vive in Toscana e nemmeno nell’ Apennino. | La H. olivetorum si trova fossile nel postpliocene di Agnano e nei travertini più recenti. Sectio Vilrea. Hyalinia pseudohydathina Bourguignat. M. P. Mulina di Rigoli 75. Viene indicata nell’ Apennino settentrionale ed in molti luoghi dell’Italia centrale e meridionale. Gl’'individui nostri, e parecchi di quelli dei dintorni di Siena, non corrispondono alla H. hydathina quale è figurata da Rossmàssler suo autore e cui vengono attribuiti dal Martens (Bonelli, Moll. dint. di Siena pag. 404). Il Bourguignat ritiene che la Z. hydathina sia propria di Corfù e non si trovi in Italia: però la Paulucci la cita nel mezzogiorno. Hyalinia diaphana Studer. ZONITES DIAPHANUS Uzselli, Cat. moll. Bagni di Lucca, in Ca- rina, 1863; Gentiluomo, Cat. moll. To- scana, pag. 74, (fide Uzielli) 1868, PAL A HyALINIA DIAPHANA forma y Pamlucci, Not. mal, is. Sarde- gna pag. 178, 1882. App. Bagni di Lucca (U.) 120, Boscolungo pistoiese (1380 circa) (Paulucci). Anco questa specie la cito senza averla veduta. Essa vive in tutta l’Italia. Hyalinia subrimata Reinhardt. HyALINA SUBRIMATA Del Prete, Not. conch. ap. pag. 71; 1879; Paulucci Not. mal. is. Sar- degna pag. 178, 1882. Alp. O. Tambura (D.) 1500, Ponte Stazzemese (D. Pau- lucci) 125, Bozzano (D. Paulucci) 30. Alp. E. Villa Bertagni a Torrita 320. I nostri individui sono identici a quelli di Siena che fu- rono determinati dal Martens e dal Reinhardt stesso (Bo- nelli. Cat. moll, Siena pag. 4). Fuori di quì la specie fu indicata a Siena e Vallombrosa (Bonelli), nel piano di Mon- tramito e Viareggio, nel Fiorentino, negli Abruzzi, in Cala- bria (Paulucci), in Transilvania, in Slesia, nel Tirolo. Secondo la Paulucci la H. subrimata « non può venire accettata come specie distinta, ma solo come forma della H. diaphana ». È indifferente accettare o no quest’ opinione quando si ammetta che la YZ. subrimata pei caratteri del- l'ombelico e dell'apertura ha delle differenze generali dalla sua vicina H. diaphana tipica. Sectio Conulus. Hyalinia Bourguignati nov. form. Testa fulva, hyalina, conica, inferne magis convera: anfractus 5 lente accrescentes, finissime transverse stria- POE "Tg ti, converiusculi, suturis sat profundis divisi, prope sutu- ras fere canaliculati. Apex amplus, obtusus; anfractus ul- timus in parte superiore carinatus, superne magis pla- nus, iînferne valde convexus. Apertura semilunaris, parum magis ampla quam elata; labrum columellare inferne ex- pansum, rimam parvam abscondens. Diam SS" ATL 15° Alp. E. Prati di Mosceta (Del Prete) 1250. È diversa dalla ZH. fulva per essere più distintamente carenata e pel numero minore dei giri: somiglia di più alla H. Mandralisci Bivona, ma si distingue per la posizione mediana della carena e pel numero minore dei giri. Può darsi che le corrisponda, almeno in parte, la Hyalinia fulva forma f Paulucci (Not. mal. is. Sardegna pag. 187, 1882). GEN. Arion. Arion hortensis Férussac. ARION HORTENSIS Lessona e Pollonera. Mon. lim. it. pag. 63, 1882. App. Lucchio (Paulucci). Cito sulla fede di Lessona e Pollonera questa specie che sì trova in tutta Italia. Arion rufus Linneo? ARION RuFus Uzielli, Cat. moll. Bagni di Lucca, in Carina, 1863; Gentiluomo, Cat. moll. Toscana, pag. 68 (fide Uzielli) 1868; De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio pag. 120, 1875. App. Bagni di Lucca (U.) 120, Pieve Fosciana 370, Alp. E. Capanne di Careggine 800, Mi Quando studiai questa specie vivente col Moquin Tandon alla mano vidi che era un Arion e tale mi risulta anche dagli appunti che presi: ma siccome non posso ora riesa- minarla e verificare il nome ho aggiunto un interrogativo. Il Lessona (Mon. lim. it. pag. 61) dice che l'A. rufus si trova indigeno in Italia solo a Clauzetto nel Friuli; ma le osservazioni sui Limacidi italiani mi sembrano tuttora . troppo imperfette per affermare questo con certezza. GEN. FTelix, Sectio Patula. Helix rupestris Draparnaud. HELIX RUPESTRIS Uzielli, Cat. moll. Bagni di Lucca, in Cari- na, 1863; Gentiluomo, Cat. moll. Toscana, pag. 80 (fide Uzielli) 1868; De Stefani, El. moll. Versilia, pag. 167, 1873; Del Prete, Not. conch. Viareggio, pag. 26, 1875; De Stefani, Moll. viv. Val di Ser- chio,..pag-:42, 1875; Del Prete,, Not. conch. ap. pag. 73, 1879. Var. saxatilis Hartmann et var. trochoides Férussac (Var. rupicola Stabile). App. Sassorosso 1030, Canigiano 640, Bagni di Lucca 120 (U.), Lucchio (Paulucci), Passo Cavursella 1545. Alp. E. Vagli 850, Gramolazzo 650, Val d’ Arni 950, Mez- zana 870, Chiesa di Vitoio 655, Alpe di Pescaglia (D.) Alp. O. M. di Croce 980, M. Corchia 1000, S. Rocchino 800, Prana (D.) 1000, Gabberi (D.) 900, Carrara alle cave Binelli (D.) 300, Tambura (D.) 1500, Pania (D.) 1500, Staz- zema (D.) 870, M. Forato (D.) 1100, Gombitelli (D.) 500. Questa specie colle sue varietà secondarie si trova tanto nell'Italia settentrionale quanto nella centrale e nella me- — 43 ridionale: io l'ho raccolta anche ad Aquila negli Abruzzi (Porta del Castello). Helix pygmaea Draparnaud. HELIX PYGMAEA, Uziellij Cat. moll. Bagni di Lucca, in Cari- na, 1865; Gentiluomo, Cat. moll. Toscana, pag. 75, (fide Uzielli) 1868; De Stefani, moll. viv. Valdi Serchio pag. 42, 1875; Del Prete, Not. conch. ap. pag. 72, 1879. Diam. 1,2 ATEO: App. Castiglione sulle mura 540, Bagni di Lucca (U.) 120, Pieve Fosciana 370. Alp. E. Prati di Mosceta (D.) 1250. Sembra vivere in tutta Italia. Risponde perfettamente alla forma tipica che si trova a Lione ed in altri luoghi di Francia, come in Germania. Helix micropleuros Paget. HELIX MICROPLEUROS Paulucci, Hel. n. prov. di Lucca pag. 13, 1877; Mat. f. mal. Italie, pag. 3, 27, 1878; Del Prete, Not. conch. ap. pag. 72, 1879. Alp. O. Bozzano (P. da Del Prete) 30, Nocchi (D.) 90. Carattere non indicato dagli autori è quello delle mi- croscopiche lineette trasversali su tutta la superficie della conchiglia. Gl’ individui giovani corrispondono alla H. elachia Bourg. Del resto non avendo a mia disposizione individui tipici, non posso dire se la nostra forma sia identica od un poco di- versa da quella degli individui francesi, come vogliono Ser- vain e Bourguignat. Fuori di questi luoghi, nella stessa pro- spurl ii vincia di Lucca è stata trovata dal. Del Prete a Viareggio e a Torre del Lago, e dal Gentiluomo a S. Rossore col nome di Zonites striatulus (non Gray). La H. micropleuros vive in Francia fra il Rodano ed i Pirenei, nei dipartimenti del Gard, dell’ Hérault, dell’ Aude e dei Pirenei orientali. L’H. SHUTTEEWORTHIANA Rossmàs- sler (4. tenvicostata Shuttleworth) di Sardegna è diversa. Helix rotundata Miller. HELIX ROTUNDATA Uzielli, Cat. moll. Bagni di Lucca, in Cari na, 1863; Gentiluomo, Cat. moll. Tosc., pag. 75 (fide Uzielli), 1868; Issel, App. moll. Pisa, pag. 62 (fide Uzielli), 1872; De Stefani, El. moll. Versilia pag. 167, 1873; Del Prete, Not. conch. Viareggio pag. 25, 1875; De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio pag. 42, 1875; Del Prete Not. conch. ap. pag. 70, 1879; Paulucci Spec. racc. pag. 88, 1881. Diam. 4°”, 5 Alt 2i-à,o. App. Pieve Fosciana 370, Ponte a Piastra 430, Bagni di Lucca (U.) 120, Rocca di Castiglione 540, Sassorosso e Buca della Guerra 1030, Passo Cavursella 1545. Alp. O. Tambura ai Campanili (D.) 1400, Gabberi (D.) 900, Prana (D.) 1000, Argentiera 800, M. Ornato 700, Colle 300, Canal di Piastra 370, Canale di Capofico 140, Solaio 200, Ripa 50, Bargecchia (D.) 190. M. P. Santallago (D.) Var. Turtonii Fleming. Testa depressa. App. Ponte a Piastra 430, DOME. ERI La Paulucci (Spec. race. 1881, pag. 83) dice che alcuni esemplari delle Alpi Apuane raccolti da Del Prete hanno la striatura per ispessezza e grossezza intermedia fra | Z. rotundata e ) H. abietina Bourg. Il Bourguignat però aven- do visto alcuni individui comunicatigli dal Del Prete dichia- rò che non appartenevano alla sua specie ma all’. rotun- data. Questa forma è indicata dalla Paulucci in tutta Italia. È fossile nei travertini e nel terreno postpliocenico di Agnano. Il tipo deve essere molto antico in Italia, giacchè nel pliocene a Gaspreno nel senese si trova una forma vi- cina all’H. Suttonensis Wood, la quale, sebbene apparte- nente alla sottosezione Janulus un poco differente, pure è molto analoga. Sectio Vallonia. Helix pulchella Miller. HeLIX PULCHELLA De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, pag. 43; 116754 Typus et var. costata Miller. HeLIx costatTA — Del Prete, Not. conch. ap. pag. 71, 1879. Diana Rodio: App. Chiesa di Boscolungo (M.) 1380, Sassorosso nella strada Longami e Buca della Guerra 1030, Pieve Fosciana in Pradilama 357, Bagni di Lucca (U.) 120. Alp. E. Mosceta (D.) 1100, Castelnuovo sulla rocca 270. Alp. O. Tambura, var. costata (D.) 1100, M. Prana (D.) 1000, Bozzano (D.) 190. Si trova in tutta l’Italia settentrionale e centrale e forse anche in quella meridionale con dimensioni ‘un poco più piccole di quello che a settentrione delle Alpi. È un tipo molto antico in Europa giacchè si trova con pochissima differenza nel miocene (H. subpulchella Sand- ESA berger), e con meno differenza ancora nei terreni plioce- nici italiani a Marciano nell’Umbria (var. oenotria m.) Sectio Trigonostoma. Helix lenticula Férussac. HeLIX LENTICULA Gentiluomo, Cat. moll. Toscana, pag. 75, 1868; Issel, App. moll. Pisa, pag. 62, 1872. i M. P. Monte di S. Giuliano (G. dal Carrara) 10 circa? Questo nella penisola sarebbe il luogo più settentrionale della specie, che vive soltanto nell'Italia meridionale. Il Gen- tiluomo l’ha notata anche nell’ isola del Giglio, l’ Issel in Pianosa e lo Statuti a Civitavecchia. Io confesso però che per quante ricerche abbia fatte nel M. di S. Giuliano non l’ ho mai trovata. i Fuori d’Italia si trova in Palestina, in Egitto, in Grecia, nella Francia meridionale. Helix obvoluta Miiller. HELIX ANGIGYRA (non Zieg.) Uzielli, Cat. moll. Bagni di Luc- «ca, in Carina, 1863... 3 « OBVOLUTA De Stefani, El. moll. Versilia, pag. 167, 1873; Del Prete, Not. conch. Viareggio pag. 25, 1875; De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, pag. 43; 1875. Diansi2® LOR App. Sassorosso 1030, Canigiano 640, Bagni di Lucca (U.) 120. Alp. E. Roccandagia 1500, Corfigliano 690, Cortia presso Nicciano 670. A, Alp. O. Gabberi (D.) 900, Farnocchia 670, la Grotta pres- so il Procinto 810, Canal di Piastra 370, Bargecchia (D.) 190, M. Forato (D.) 1100, M. Corchia (D.) 1000, Gombitelli (D.) 500, Bozzano (D.) 30. M. P. Mulina 75. Per errore, scrissi (1875) altra volta Corchia presso Nic- ciano, invece di Cortia. > Vive in tutta l’Italia, e nell'Italia centrale, oltrechè nei luoghi indicati da Issel, Gentiluomo, Targioni e Bonelli, l'ho raccolta a Volterra e nella Val d’Ombrone pistoiese. Nel bosco Montello presso Treviso indicano una varietà albina: io v'ho ritrovato l’H. AnGIGYRA Zieg. Quest ultima specie non vive nell'Italia centrale e meridionale, anzi nem- meno nell’Apennino settentrionale. Deve essere antica abitatrice d’Italia perchè si trova fos-. sile nei travertini e nella terra rossa postpliocenica di Agna- no: anzi il Sandberger l’ha citata nelle sabbie marine plio- ceniche di Castellarquato, soggiungendo però, inesattamente, ch’essa non vive più a mezzogiorno delle Alpi. siéttio Acanthinula. Helix aculeata Miller. Alp. O. Bozzano (D.) 30. Questa specie non fu veduta da me, ma è stata raccolta dal Dott. Raimondo Del Prete nella ricchissima località di Bozzano. Fuori di qui era stata prima indicata in pochissimi luo- ghi di Toscana e fra gli altri nella provincia di Lucca. Del resto vive in tutta l’ Italia come nel rimanente di Europa. Inesattamente io la indicai altra volta a Sassorosso. Finora, ch’ io mi sappia, non è stata trovata fossile in Italia, probabilmente pella sua piccolezza. | A i Sectio Trichia. Helix ciliata Venetz. HEeLIX CILIATA Del Prete, Soc. Mal. it. proc. verb. 2 luglio. Paulucci, Mat. f. mal. Italie pag. 27, 1878; Del Prete, Not. conch. ap. pag. 73, 1879. Diam. 9°”, 8 ATL, App. Chiesa di Boscolungo (M.) 1380. Alp. E. Monte Forato (D.) 1100. Si trova con caratteri costanti in Francia, in Svizzera ed in Germania. Lo Strobel riteneva che questa specie avesse in Italia la sua stazione meridionale nelle valli del Tidone e della Baganza nell’ Apennino dell'Emilia; ma essa si estende in- vece non solo nelle Alpi Apuane e nell’ Apennino fiorentino, ma negli Abruzzi, essendovi stata trovata dal Blanc al M. Corno, come afferma la Paulucci. Helix cinctella Draparnaud. Herix cincreLLA Uzielli; Cat. moll. Bagni di Lucca, in Ca- rina, 1863; Gentiluomo, Cat. moll. To- scana, pag. 81 (fide Uzielli) 1868; De Stefani, El. moll. Versilia; pag. 167, 1873; Del Prete, Not. conch. Viareggio, pag. 26, 1875; De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio pag. 43, 1875; Del Prete, Not. conch. ap. pag. 73, 1879. Diam. 10"”-13”” Alt. 6°"-0"° 5. o App. Chiesa di Boscolungo (M.) 1380, Sassorosso al Sasso d del Colle 1030, Massa di Sassorosso 800, Sambuca 390, Casti- d glione 540, Campori 420, Pieve Fosciana 370, Barga, Bagni dà di Lucca (U.) 120. i È LS 1 Agp Alp. E. Sassi 690, Antisciana 400, Filicaia 350, Castel- nuovo 270, Torrita 290, Gallicano 190, Torrite Cava, Borgo 100, al Vallone sotto Gualdo 186. Alp. O. Farnocchia 670, Zuffoni 630, Fonte di Capriglia 400, Canale di Solaio 270, Castello 200, Canale di Castello a Bargecchia (D.) 100, Camaiore (D.) 40, Bozzano (D.) 30, Carrara (D.) 90. M. P. Mulina 75. ‘La più comune è la subvar. fasciata M. Tand.; pure co- mune è la subvar. interrupta Martens, fascia albida cari- nae interrupta; più rare sono la var. ecarinata Paulucci, colla carena poco manifesta e la var. maior Del Prete con ‘ dimensioni massime. Questa specie si conserva con caratteri uniformi in Fran- cia ed in Italia dalla vallata del Po fino in Toscana, nel- l'Umbria, negli Abruzzi (Martens) ed altrove nell’ Italia me- ridionale. A Spoleto nell'Umbria (Pantanelli) insieme col tipo è qualche individuo un poco più piano inferiormente, più convesso superiormente, colla carena un poco meno acuta, con dimensioni maggiori, che somiglia all’. limbata Drap., della Francia meridionale. Questa specie si trova fossile in Toscana ne’ travertini, e nella terra rossa postpliocenica di Agnano nel M. Pisano. Sectio Monacha. Helix cantiana Montagu. Alp. O. Col Sereno presso Mommio 10, Massa 60. I malacologi italiani e francesi riuniscono a questa spe- cie come varietà l H. cemenelea Risso, o galloprovincialis Dupuy, o carthusiana Drap. non Mill. Il Kobelt però crede una forma ben distinta dall'altra, e fra noi lo Strobel in- clinerebbe da un pezzo (Essai d'une distribution orographico- geographique des mollusques terrestres dans la Lombardie. Bull. della Sce. Mal, It. Vol. IX, 4 RIONI) Mem. Acc. sc. di Torino S. II, T. XVII, 1857, pag. 243) a distinguere dalla H. cemenelea o'galloprovincialis la var. minor Albers, che in conclusione si riferisce alla H. can- tiana. Le ragioni sulle quali il Kobelt fonda la distinzione sono la forma quasi conica e strettamente ombelicata del- l’ H. cantiana, di cui egli reca due figure dell'Inghilterra . e del Belgio, aggiungendone una pur tipica, d’Italia col nome di H. Anconae Issel, mentre l’H. cemenelea è molto più depressa e più estesa trasversalmente, con apertura più grande e trasversalmente più ovale, col peristoma (che se- condo il Kobelt sarebbe semplice ed acuto nell’ H. cantiana) bianco, più solido, fornito di un orlo ingrossato quasi presso all'esterno (fast ringsum ungeschlagenem Mundsaum) (Bd.: V., pag. 22, fig. 1201, 1202); gli sembra anzi che le. due forme possano appartenere a sezioni differenti cioè l’H. can- tiana alle Monacha, mentre l H. cemenelea resterebbe fra le Eulota. Per quel che riguarda la forma del peristoma e del- l'orlo contiguo all'apertura non mi sembra che i caratteri distintivi citati dal Kobelt sieno ben esatti, giacchè esso peristoma, quando è intero, è semplice in ambedue le spe- cie, e l'orlo in ambedue è più interno. Nè il colore del peristoma stesso e dell’orlo è carattere migliore, giacchè vedo che il Kobelt riunisce all’. cantiana, come varietà l’H. frequens Mousson dei Balcani e del Caucaso, la quale ha il peristoma bianco, e d’altra parte spessissimo nell’ H. cemenelea tipica questo è roseo o scuro. Restano gli altri caratteri della conchiglia conica ovvero depressa, dell’ombelico più o meno spazioso, e dell’ aper- tura più o meno ovale, e questi caratteri possono veramente ritenersi distintivi dei tipi estremi delle due forme anzidette: però ammettendoli conviene avvicinare all’H7. cantiana al- cune forme che il Kobelt ha riudito all’ H. cemenelea, p. e. la H. chersonesica di Sebastopoli (Bd. V. fig. 1195) e la var. dell’Italia centrale di cui parlerò poi (Bd. VI, fig. Di 1636), caratterizzate appunto da conchiglia più conica, da ombelico piccolissimo, da apertura più rotonda dell’. ce- menelea; tanto più è necessario quel ravvicinamento quando si ponga mente ai continui passaggi che quasi impediscono di distinguere la forma suddetta dell’Italia centrale, come varietà, dall’. Anconae della Toscana che pure risponde alla tipica ZH. cantiana. E Limitate così le due forme si può serbar loro nome di- stinto, non senza disconoscere i rapporti che intercedono fra luna e l’altra, e pei quali molti autori riuniscono l’'H. ce- menelea come varietà all’ YZ. cantiana. Tanto una forma quanto l’altra hanno caratteri unifor- mi negli individui dei diversi luoghi, sebbene certe picco- lissime differenze si mantengano costanti da un luogo al- l’altro. Si trovano spessissimo insieme, e qualche volta isolate. Passerò ad indicare le varietà dell’ H. cantiana, se- guendo il sistema di cominciare a descrivere individui tro- vati nelle regioni più meridionali, a me note, d’Italia, pas- sando poi a quelle più settentrionali, per caratterizzare meglio così le forme delle Alpi Apuane. Al tipo di Kent in Inghilterra risponde secondo il Kobelt quella forma che l’Issel raccolse presso Montecatini e presso Cecina, e che da prima distinse col nome di H. Olivieri Fér. (Dei molluschi racc. nella Prov. di Pisa pag. 13), denomi- nandola poi H. D'Anconae. Il Kobelt descrive pur egli e figura (Bd. V. pag. 23, fig. 1203) questa forma e dice che‘ è soltanto più chiaramente colorata (hellerer Farbung) del tipo. Volendo su questo solo fondamento distinguerla come varietà, forse dovrebbe avere la precedenza il nome di mi- nor Albers istituito per alcuni individui di Nervi sulla ri- viera di Genova, aventi Ja medesima statura, l’ apertura co- lorata in rossastro, e l’ombellico molto angusto. Del resto, oltre ad individui di colorazione chiara ve ne sono di quelli che l'hanno molto scura, e che sono quasi totalmente di color biondo. Questa H. Anconae o tipica H. cantiana che Mg > SA io nel 1875 erroneamente riferii all'H7. carthusiana (non Drap.), si trova solo alla base delle Alpi Apuane e più parti colarmente nelle colline e nel piano. La Paulucci la ritiene (Mat. pag. 4) come sinonimo dell’H. cantiana var. ceme- nelea o galloprovincialis, mentre deve riferirsi al tipo. Un individuo riferibile al tipo come varietà fornita di dimensioni maggiori, di spira un poco più depressa, coll’ ul- l'ultimo giro più gonfio, l'apertura più grande, il colore candido ed il peristoma bianco, è quello dell’ Italia centrale che l'Adami diede al Kobelt e che questi figurò (Bd. VI, pag. 39, fig. 1636) come varietà dell’H. gaUoprovincialis. Però si distingue da questa per ultimo giro più gonfio, spira più conica, ombelico più stretto, apertura più ovale: sebbene tal forma molto frequente non sia sempre ben delimitata le si può dare il nome di var. Marchettii m. Ciò posto incomincio la descrizione delle forme che ho sott'occhio. Nell'autunno 1867 il Bonelli raccolse a Napoli in un orto, individui di questo tipo, simili a quelli del senese che de- scriverò tra poco, salvo che più intensamente colorati presso l'apertura, col cercine interno a questo un pochino più ri- levato, e con dimensioni spesso un poco più grandi (Diam. (12”°-18 Alt. 8””-11””, 5). A Spoleto (Pantanelli) si trova una forma identica a quella del senese. Nel Monte Argentario nella Provincia di Grosseto in To- ‘scana (Bonelli) sul crine sono degli individui quasi identici alla varietà figurata dal Kobelt (Diam. mass. 15”’,5 Alt. 10””,5) a conchiglia tenue, pellucida; ultimo giro molto gonfio; peristoma bianco, poco solido; ombellico assai pic- colo (Diam. 0”, 5) quasi chiuso dal rivoltamento del peri- stoma. i Nella provincia di Siena a Cacchiano, M. Luco ecc. (Bo- nelli) questa specie è comunissima, con varie dimensioni un poco più grandi di quelle sopra indicate o anche più piccole di metà, nel qual caso risponde all’ H. Anconae os- ste a sia al tipo dell’. cantiana. Precisamente come nel tipo, presso l’ apertura od anche in tutta la conchiglia si estende sempre un colore bruno rossastro, a volte molto intenso a volte più chiaro, e talora nell'ultimo giro, nel mezzo, è una fascia trasversale più bianca: la conchiglia è un poco più solida e più lattiginosa di quella del M. Argentario, 1’ ultimo giro è un poco meno rigonfio, l'’embelico è un poco più largo (0'””, 9); il cercime interno al peristoma è piuttosto so- lido, bianco o roseo e trasluce all’esterno in colore biondo; il peristoma è rossastro o scuro, carattere notato pure dal Martens in tutti gl’ individui del Senese e del Fiorentino a lui dati dal Bonelli, e perciò riferiti da lui alla var. minor Albers, sinonimo secondo me dell’H. cantiana vera e propria. Individui del Casentino in Provincia di Firenze, come notò il Martens, hanno questi medesimi caratteri; e tali sono gl individui della Vernia che il Targioni ben riferì al tipo dell’H. cantiana. Pure uguali son quelli del Pisano e del Livornese. L'H. DA Campo Villa, della Valle del Po, per la de- pressione della spira e per la ristrettezza dell’ombelico se- gna un passaggio dal tipo dell’ H. cantiana all’ H. cemenelea. Helix carfaniensis nov. form. Testa fragili vel fere hyalina, vel interdum opaca, can- DIDISSIMA; PERISTOMATE CANDIDISSIMO. Diam. massimo 15” Alt. mass. 9”. HELIX CANTIANA var. minor Uzielli; Cat. moll. Bagni di Luc- ca, in Carina, 1863; var. minor Genti- luomo; Cat. moll. Toscana pag. 80 (fide Uzielli), 1868; De Stefani; El. moll. Ver- silia pag. 166 (pro parte) 1873; Del Pre- te; Not. conch. Viareggio, pag. 26, 1875; De Stefani; Moll. viv. Val di Serchio, pag. 43, 1875. Sii App. Borgo 100, Bagni di Lucca (U.) 120. Alp. E. Forno Volasco 480, Vagli 850. Alp. O. M. Alto 780, Corchia 1000, la Grotta presso Pro- cinto 810, S. Rocchino 800, M. di Compito 890, Farnocchia 670, Pomezzana 600, la Rocca 900, S. Anna 650, Argentiera 800, M. Ornato 700, Trambiserra 325, Zani 450, Fabiano 320, Velichetta 510, Pruno 450, Capriglia 360. SUBVAR. MINOR. Var. minor De Stefani, 1875. Dian: masses ATI App. S. Pellegrino 1464. Nelle Alpi Apuane è uguale a quella dell’. cantiana la forma della conchiglia e dell’ombelico, ora molto ristretto, ora un poco meno; però v’ ha differenza dagli individui di tutti gli altri luoghi pella conchiglia bianchissima, ora opa- ca, ora trasparente, per il peristoma ed il cercine interno candidissimi, pelle rughe trasversali spesso più marcate; le dimensioni sono pure alquanto più piccole del solito. Perciò ho distinto questa forma col nome di CARFANIENSIS m.: per la grande candidezza è differente dal tipo dell’H. cantiana e somiglia più alla var. Marchettii; pella forma è simile | al tipo: grande analogia ha coll’ H. rREQUENS Mousson, dei Balcani, del Caucaso e dell’ Asia minore, che il Kobelt, come dissi, (Bd. V, pag. 23, fig. 1204) ritiene sia varietà dell’ A. cantiana. L' H. frequens è però più depressa, ed ha l’aper- tura più rotonda: il Mousson ha già notato l analogia di essa con una forma dell’H. cantiana dell’ Apennino a lui mandata dallo Strobel e forse si riferiva a questa mia. O la var. Marchettii o la forma carfaniensis, od altre varietà dell'’H. cemenelea possono essere state scambiate dal Gentiluomo coll’. fruticum Mill., alla quale egli cre- dette potesse riferirsi un esemplare di Gallicano nelle Alpi Apuane, (Cat. moll. Toscana pag. 99) e che io affermai non esistere in Toscana. Il limite meridionale di questa specie nell'Italia, anche secondo lo Strobel, sarebbe nel Parmi- giano (Valle del Crostolo) nei bassi colli dell’ Apennino set- tentrionale, lungo la vallata del Po. Il Kobelt dice averne avuti dalla Paulucci (Bd. V. pag. 19) degl’ individui del- l’Apennino Toscano, ed infatti la Paulucci la indica nella Italia centrale; ma ritengo sia stata scambiata con qualche altra specie. Io non ho mai visto nelle collezioni, nè in- contrato nella Toscana o altrove nell'Italia centrale e me- ridionale questa specie abbastanza costante ne’ suoi carat- teri ed il cui animale per lo meno è ben distinto dagli altri. L’H. incarnata Mull., che lo Strobel dubita possa vivere da noi, non si trova nel nostro Appennino nè più a mez- zogiorno. Sectio Eulota. Helix cemenelea Risso. forma IssELII m. Diam. 17°’’-20 Ad IO 5. Testa magis rugosa, candida; peristomate candidissimo; marginibus peristomatis magis appropinquatis, umbilico ampliore. HELIX CANTIANA Uzielli, Cat. moll. Bagni di Lucca, in Ca- rina, 1863. « —RUBELLA (Risso) Issel; Moll. di Pisa, pag. 12; 1866; Gentiluomo; Cat. Moll. Tosc. p. 80, 1868. « CANTIANA Gentiluomo; loc. cit. pag. 80 (fide Uzielli) 1868; De Stefani; El. moll. Versilia, pag. 166 (pro parte); var. galloprovincialis De Stefani; Moll. viv. Val di Serchio pag. 43, 1875, PEER I HELIX APENNINA (non Porro) Paulucci, Rep. oss. crit. pag. 198, 1880; Paulucci, Spec. racc. pag. 90, 1881. App. Petrognano 440, Barga, Bagni di Lucca (U.) 120. Alp. E. Tambura 1600, Sassi 690, Capanne di Careggine 800, Gramolazzo 650, Cortia presso Nicciano 670, Roccan- dagia 1500, Passo di Sella 1500, Vagli 850, Eremita di Ca- lomini 360, Piazza 500, Torrita 290, Gallicano 190, Torrite cava. Alp. O. Pania (I. da Marcucci) 1700, M. Alto 780, Cor- chia 1000, la Grotta presso Procinto 810, S. Rocchino 800, Mosceta 1100, M. di Compito 890, Farnocchia 670, Pomez- zana 600, la Rocca 900, S. Anna 650, Argentiera 800, M. Ornato 700, Foce del Lucese 560. Potrebbe essere ritenuta forma estrema meridionale del- lVH. cemenelea Risso, come fecero altri ed anche L. Pfeif- fer, lH. Martensiana Tiberi di cui è varietà l’ H. apennina Porro (H. suborbicularis Martens). Il Kobelt pel primo ha figurato e descritto l'H. apennina (1877, fig. 1200) sopra alcuni esemplari degli Abruzzi che il Porro aveva mandato a Rossmàssler, notando che essa è diversa dall’ H. Mar- tensiana per la conchiglia più depressa ma che forse osser- vanco buon numero di esemplari la si potrebbe riunire con quella. Il Tiberi infatti (Note intorno alle specie terrestri, Bull. Soc. Mal. It. Vol. V, 1879, pag. 126) ritiene sinonime le due forme, ed io pure avendone veduti molti esemplari ‘di varii luoghi che il Valentini mandò al Prof. Pantanelli, ritengo che il nome di H. Apennina spetti a variazioni lo- | cali dell’H. Martensiana. Questa specie adunque mi è nota finora negli Abruzzi (Tiberi), nel Piceno ad Ascoli (Kobelt), nella Sibilla, nel M. Vettore, nel M. dei Fiori (Valentini), a Spoleto nell’Umbria (H. cantiana Pantanelli pro parte); e dal Kobelt (ZH. Apennina) è indicata anche nell’Eubea e Ù nella terraferma del Regno di Grecia. Ne farò la descrizione ta" CREgi 1 SRPIOO sopra individui di Spoleto e di Ascoli, avvertendo che alcuni individui del M. dei Fiori hanno dimensioni più piccole. Essa ha dunque grandi dimensioni (Diam. 20”, Alt. 11”); 6 giri e mezzo regolarmente crescenti; spira non molto ele- vata; suture ben distinte; superficie piuttosto solida, sottil- mente rugosa, bianca salvo presso l'apertura e nella por- zione inferiore dove è un poco più.scura; l’ultimo giro non molto gonfio è un poco discendente verso l'apertura e presso. questa si allarga moltissimo; l’ ombelico è profondo e piut- tosto largo (1’”’,5) vedendovisi, a cominciare dall'apertura della conchiglia, tre quarti di giro; l'apertura è rotonda, depressa, con un cercine solido a poca distanza nell'interno, bianco o leggermente roseo, e col margine che sopravanza acuto e rossastro o scuro più del rimanente, coi margini molto ravvicinati. Questa H. Martensiana si distingue dall’ H. cemenelca, come indicò in parte il Kobelt (Ic. fig. 1199, 1200) per « l’ultimo giro più depresso, per l'apertura più piccola e più ovale », pei margini dell'apertura molto più ravvici- nati, per la conchiglia nell’insieme più solida e più rugosa, per l’ultimo giro che si allarga assai verso l’ apertura, per l’ombelico più largo, per la superficie della conchiglia più frequentemente malleata e picchiettata per traverso. Gl’ individui delle Alpi Apuane si possono dire per molte ragioni intermedii fra Vl H. Apennina (od H. Mar- tensiana) cui furono uniti dalla Paulucci, e l'H ceme- nelea, non senza avere notevoli differenze dall'una e dal- l’altra. Le dimensioni sono spesso grandi come quelle del- l'H. Martensiana o Apennina; però la conchiglia è di rado alquanto bruna ma quasi sempre è candidissima, ora tra- sparente, ora opaca e molto solida, colle rughe longitudi- nali molto marcate, cioè più che nell’H. cemenelea e poco meno che nell’ H. Martensiana o Apennina, con le picchiet- tature trasversali invece assai poco manifeste, come nell’ H. cemenelea; il cercine ed il margine del peristoma sono pur RAR) RSS sempre affatto bianchi, carattere comune all’. carfaniensis m. ed all’H. Apennina, mentre 1 H. cemenelea ha i mar- gini un poco più scuri; i margini del peristoma sono molto ravvicinati, più che nell’ H. cemenelea, ma meno che nel- l Apennina; l ultimo giro non si allarga tanto presso l'apertura come nell’A. Apennina; l'ombelico è più largo che nell’H. cemenelea e più che nell’H. Martensiana 0 Apennina di Spoleto, ma quanto nell’. Apennina del M. dei Fiori e di altri luoghi del Piceno, essendo che vi si scorge un intero giro. Per questi caratteri ho distinto una forma Isseli che° ravvicina l’ IH. cemenelea all’ H. Apen- nina, appetto alla quale però ha la conchiglia più sottile e meno rugosa, i margini del peristoma meno avvicinati, l’ultimo giro meno allargato presso l’apertura. L’Issel attribuì questi nostri individui delle Alpi Apuane all’H. Da Campo la quale però è diversa, quantunque ta- lune forme intermedie l’ avvicinino alquanto all’H. Apen- nina ed all’ H. Isseli e più all’ H. cemenelea. Accennerò alcune di queste forme, per fare meno imperfetto questo studio comparativo. Individui d’Orvieto nell’ Umbria (Bonelli) hanno dimen- sioni di poco più piccole dell’H. Martensiana o Apennina di Spoleto già descritta (Diam. 19”, 5. Alt. 10°”, 5): con- chiglia un poco più trasparente, colorito alquanto più scuro anche nella parte superiore della conchiglia, il cercine del- l’apertura a dirittura roseo, e d'un rosso più scuro il mar- gine esterno; l'apertura più grande ed i margini più lon- tani; l'ombelico più stretto, per cui si vede solo metà del- l’ultimo giro. Questa forma appartiene già al gruppo della H. cemenelea e con quella di Bologna che esaminerò tra poco fa passaggio all’H. Da Campo. Individui di Pisa e di Livorno sono simili a quelli d’Or- vieto e soltanto un poco più chiari. Individui di Bologna (Bonelli) sono identici a quelli di Orvieto salvo pelle dimensioni maggiori e pel colore del . sa HR peristoma più chiaro assai senza però essere assolutamente bianco. L’H. cemenelea var. Da Campo Villa, sinonima secondo Bourguignat dell’ Z/. rubella Risso, si trova nella vallata del Po, ed io l’ho raccolta a Mantova, a Villafranca, a Verona; essa è un poco più depressa, più lattiginosa, con traccia di una fascia biancastra quale si vede-pur tante volte negli individui dell’H. cemenelea; l’ ombelico è stretto come nel- lH. cantiana, più che nell’H. cemenelea e nelle varietà esaminate dianzi, e vi si vede mezzo giro, oltre al quale seguita ridotto a semplice forellino; l'apertura è più roton- da, coi margini più lontani ed il peristoma roseo. Descritti questi caratteri è inutile soggiungere per qual modo 1 H. Da Campo sia diversa dall’H. Isseli delle Alpi Apuane. Sectio Monacha. Helix carthusiana Muller. HELIX CARTHUSIANA (non Drap.) De Stefani; Moll. viv. Val di Serchio pag. 44. Diam. mass. 10”, 5 Alt 67” b. App. Sambuca 390, Pontecosi 310, Castiglione 540, Cam- pori 420, Pieve Fosciana 370, Barga. Alp. E. Poggio 450, Antisciana 400, Torrita 290, Cascio 440, Castelnuovo 270, Gallicano 190, Borgo a Mozzano 100, Mon. S. Quirico 30. Alp. O. Massa 60, Pietrasanta 25. Nel 1875 erroneamente riferii a questa specie l H. D'An- conae Issel, e le diedi il nome di Draparnaud, mentre l’ H. carthusiana Drap., è l’H. cemenelea Risso o galloprovin- cialis Dup. La specie è molto costante; con caratteri identici la co-- nosco oltre che nella regione ricordata sopra, a Napoli (Bo- — 60 — nelli), Spoleto (Pantanelli), Orvieto (Bonelli), Siena, Pisa, Livorno, Montardone nell’ Apennino\Modenese, Mantova, Gia- vera presso Treviso, Verona, Riva di Trento, ecc., ecc., col colore ora interamente candido, ora interamente bruno, col peristoma fulvo od: anche perfettamente bianco, nel qual caso si ha la subvar. leucoloma Stabile, e spessissimo con . una fascia biancastra più o meno manifesta sull’ ultimo giro. Soltanto nella pianura Padana, e sulle pendici Alpine sem- bra che Vl apertura abbia una tendenza generale a divenire un pochino più globosa: gl’ individui d’ Orvieto e del Senese hanno in generale dimensioni un poco maggiori degli altri. La Paulucci non cita la specie nel fianco Tirreno del- l’Italia meridionale; ma vi si trova, come ho detto, a Na- poli dove l’ ha citata anche il barone Cesati. SSectio Campylaea. Helix planospira Lamarck. forma typica. HELIX UMBILICARIS (Brum.) Uzielli; Cat. moll. Bagni di Luc- ca, in Carina, 1863; var. italica (pro parte) Stabile; Moll. terr. viv. du Pie- mont. pag. 55, 62, 1864. HISPANA (L.) Issel; Moll. P. di Pisa, pag. 9, 1866. « —UMBILICARIS Gentiluomo; Cat. moll. Toscana pag. 76, 1868. « —PLANOSPIRA De Stefani; El. moll. Versilia, pag. 165, | 1873; var. italica (Stab.) De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, pag. 45; Paulucci, Faun. Mal. Calabria, forma depressa maior Bagni di Lucca T. II, fig. 2, forma typica depressa Lucchio VE ro Diam. 27” AED — 61 — App. Sassorosso 1030, Bagni di Lucca 120 (U. Paulucci T..II, f. 2), Lucchio (Paul. T. V, fig. 5). Alp. E. Vagli sotto 600, Gramolazzo 650, Castelnuovo (U.) 270, Borgo (U.), Fabbriche in Val di Lima 400. Alp. O. M. di Croce 980, Farnocchia 670, Colle della Ratta 650, Argentiera 800, M. Ornato 700, Velichetta 510, Fonte di Capriglia 400, Canale di Solaio 270, Canal di Pia- stra 370, Canal delle Frane 500, Castello 200, Massa (S.) 60. M. P. Ripafratta (I.) 20, Grotta di Pozzuolo (I. da Mar- cucci). Dietro le osservazioni della March. Paulucci (Mat. f. mal. Italie, n.° 107) che potè esaminare a Ginevra il tipo stesso della specie di Lamarck, non studiato prima dagli altri i quali hanno discusso intorno a questa specie, si deve rite- nere che l' H. planospira fosse stabilita appunto sopra in- dividui della Toscana o di qualche parte degli antichi Stati della Chiesa più prossima alla Toscana, che in realtà hanno fra loro piccolissime differenze. Se il tipo di Lamarck è ve- ramente della Toscana, sparisce la necessità di attribuire alla forma di questa regione il nome di var. etrusca Kobelt. Io rifarò la descrizione degl’ individui delle Alpi Apuane e della Toscana, paragonandoli a quelli dell’Italia setten- trionale fra i quali in addietro si credeva fosse il tipo della specie. Volendo accennare le differenze della forma nostra da quella del settentrione in una breve formola questa si potrebbe concepire così: Differt testa communiter paullo minore, sub lente lae- viter granulata et malleata, quum junior et in anfracti- bus duo primis quum senex saepissime pilosa. Debbo ricordare che negli individui dei varii luoghi da me citati si trovano non solo forme depresse come quelle due figurate dalla Paulucci e indicate nella sinonimia; ma sì trova pure la forma tipica elevata identica alla fig. 1 Tav. II della Paulucci (Faun. mal. Calabria pag. 73). — 62 — Lo Stabile ricordava che negl’ individui di Lucca e di Massa nelle Alpi Apuane, da lui yriferiti poco esattamente alla sua var. italica, si vedono talora delle punteggiature che son traccie di villosità preesistenti. Io feci notare che gli individui giovani i quali si vedono nell'autunno intorno alle fonti sono completamente coperti da peluria che poi vanno perdendo coll’età, ed ora aggiungo che eziandio negli in- dividui adulti, nei due primi giri si conservano tracce di cotali pelurie che si vedono bene colla lente, e, siccome notava il Kobelt, fanno apparire la superficie punteggiata e zigrinata. Su tali caratteri propri del tipo il Kobelt fondò la var. etrusca, intermedia pella forma della spira fra la var. 2Wy- rica Stabile e la var. italica Stabile. Il Kobelt aggiunge che, appetto alla forma dell’Italia settentrionale, l’ apertura è poco estesa trasversalmente, cosa secondo me poco co- stante. Egli soggiunge pure che il peristoma è più rivol- tato e più aperto; ma secondo le mie osservazioni nemmeno questo carattere regge. Si potrebbero aggiungere invece fra i caratteri distin- tivi del tipo toscano, statura ordinariamente non molto gran- de, spira piuttosto manifesta ma poco elevata, ombelico piuttosto profondo ed aperto, colore del peristoma rossastro o scuro. Però anco nei primi giri della var. dell’Italia set- tentrionale sì possono vedere colla lente tracce di villosità le quali debbono trovarsi intatte negli individui più giovani per ora non osservati colà e difficili ad osservarsi a cagio- ne del loro metodo di vita. Il Kobelt indica come abitazione della sua var. etrusca, l’Apennino toscano e romano (Ic. d. Europ. Land-und Sùss. Conch. anno 1876, n.° 1059) cioè precisamente la regione donde proviene il tipo secondo la Paulucci. D'una forma della Maiella simile secondo il Kobelt ad altra delle Calabrie, il Kobelt stesso ha fatto una var. calva (loc. cit. anno 1876, n.° 1060), attribuendola all’H. setulosa Et NATA (non H. setosula) Briganti ch’ era in addietro ritenuta di- stinta dall’. planospira, e sostituendo il nome suo a quello inedito di depilata Orsini, essendochè pare esista già altra specie col nome di 7. depilata. Il Tiberi, più tardi, di una forma molto simile fece una nuova specie col nome di 2. pubescens (De quelq. moll. terr. Nap. Ann. Soc. Malac. Bel- gique. T. XIII, 1878, Pl. I, f. 3) attribuendovi pure alcune altre forme dell'Umbria e dell'Appennino romano che al- meno in parte rientrerebbero nel tipo dell’H. planospira secondo la Paulucci e nella var. etrusca secondo il Kobelt. L’illustre malacologo distinse la sua H. pubescens dal- lH. planospira dell’Italia settentrionale che al solito egli ritiene come tipo, pelle dimensioni ordinariamente minori, pella superficie granulata e zigrinata, pel peristoma rossa- stro, i quali caratteri ho adottati io pure per distinguere la forma delle Alpi Apuane, della Toscana, e potrei aggiun- gere dell’ Umbria e dell’ Appennino romano. Il Tiberi aggiunge altri caratteri, cioè, spira più piatta, guscio più solido, colore biondo chiaro con fascia più scura del solito, apertura lunare un poco obliqua, ed ombelico più serrato: però non tutte queste distinzioni sono costanti ed esatte, perchè la spira dell’ H. planospira var. italica è ancora più piatta, il guscio di certe forme della var. ilyrica ch'io raccolsi a Giavera nella provincia di Treviso è ancora più solido, e le forme di tanti luoghi dell'Italia settentrionale, degli Euganei, di Gorizia, di Giavera hanno l'ombelico a volte più stretto, nè in. queste v’ ha diversità costante nella forma dell'apertura indicata dal Tiberi. Concludendo, visto che il tipo dell’. planospira non è nell'Italia settentrionale ma nella centrale, le differenze del- l’H. pubescens son molto minori di quelle notate dal Tiberi; quest H. pubescens poi in gran parte è sinonima della H. setulosa var. calva Kob., ed in parte, cioè per alcune forme Umbre e Romane, comprende il tipo stesso dell’ H. plano- spira, od una varietà piccolissima di questo, distinta appena se Rd <= pella frequenza delle villosità un poco maggiore che nelle forme toscane, varietà cui si può conservare quel nome di pubescens. Queste opinioni che ho ora manifestate sono in parte diverse da quelle che il Tiberi ha pubblicate in un suo recentissimo lavoro (Note int. sp. terr. Bull. Soc. Mal. it. Vol. V, 1879, pag. 56) nel quale ritira la H. pubescens dicendola sinonima per l’intero, non solo in qualche parte, come ritengo io, della Z7. planospira Lcek., ed aggiungendo che l'antica var. depilata Orsini e l H. setosula var. calva Kobelt, son pure sinonime dell’H. planospira, mentre io mi trovo d'accordo colla Paulucci nel ritenerle distinte almeno come varietà, ed aggiungo ora che le differenze furono con ragione notate dal Kobelt. Per tal modo l’ H. planospira, scendendo dal settentrione d’Italia verso il mezzogiorno, acquista alcune leggere mo- dificazioni derivanti forse dal clima, vale a dire il colore del peristoma diventa ordinariamente più scuro, e la super- ficie della conchiglia si fa più villosa. » Anche la Paulucci notò queste 2 essa aggiunge benissimo che passando dall’ Italia centrale alla settentrio- nale la conchiglia diviene più grande, più trasparente, col guscio più sottile: non si può dire però con\la Paulucci che la spira diventi piatta, verificandosi anzi l’ opposto in alcuni estremi della var. Ilyrica, la iL cosa Na fece credere al Tiberi che si verificasse semprè.il fatto contrario a quello ammesso dalla Paulucci, ciò che neppure è esatto. La Paulucci medesima propone di cambiare il nome della var. italica istituito dallo Stabile, uno dei migliori mala- cologi che abbia avuto l’Italia, in quello di var. Stabilet. Ciò sarebbe contrario a tutte le regole della sinonimia. Il Kobelt accettò pur esso il nome di var. ifalica, nè vi so- stituì quello di var. umbilicaris Brumati, come afferma la Paulucci. Questo risulta chiaro anche dall’indice al Vol. IV, dell’Iconografia. Avevo scritte queste osservazioni nel 1879 e quantunque su 09 a dipoi sian comparsi due notevoli lavori della marchesa Pau- lucci sull’/7. planospira e sulle sue varietà (Faun. Mal. Ca- labria 1880, Replica alle oss. critiche ece. pag. 184), le man- tengo perchè vi son dette forse alcune cose non inutili, e perchè godo constatare il mio pieno accordo colla prefata autrice, salvo in quei punti d'importanza assai secondaria da me sopra indicati. Lo stesso tipo toscano dell’H. planospira si trova fos- sile nei travertini e nelle brecce recenti, e nella terra rossa postpliocenica di Agnano nel M. Pisano. Anche a Caspreno nel Senese, negli strati pliocenici, si trova una forma non molto dissimile, che però, atteso il cattivo stato degli esem- plari non ho potuto ben determinare. Helix cingulata Studer. forma Carrarensis, Porro. Differt a typo amplitudine anfracti ultimi, ad totae spirae complexum, minore; inde umbilico ampliore et com- muniter spira depressiore, fascia matore. HELIX CINGULATA Uzielli, Cat. moll. Bagni di Lucca, 1863; Issel, Moll. P. di Pisa, pag. 10, 1866; Gentiluomo, Cat. moll. Toscana, pag. 76, 1868; Gentiluomo, Bull. Com. mal. pag. 31, 1869; De Stefani, El. mol. Ver- silia; pag. 166, 1873; Del Prete, Not. conch. Viareggio, pag. 26, 1875; Ko- belt, Ic. Europàischen L. Silssw. Moll. pag. 35, 1876; Paulucci, Mat. f. mal. Italie pag. 5, 1878; Del Prete, Not. conch. apuana pag. 74, 1879; Paulucci, Stud. H. cingulata 1881. « « var. carrarensis De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, pag. 45, 1875. Bull. della Sec. Mal. It. Vol. IX. b) a a App. Sassorosso 1030; Pollone di Canigiano, Strette del- la Val di Lima, Bagni di Lucca (U.) 120. Alp. E. Roccandagia 1500, Val'd’Arni 950, Torrita 290, Castelnuovo 270, Monte Perpoli 260, Gallicano 190, Verni 500, Bolognana, Aquilea 80. Alp. O. Monte Corchia 1000, Monte Altissimo 900, Mo-. sceta 1100, La Porta 800, Prana (D.) 1000, Gabberi (D.) 900, Carrara 300. Per trovare il bandolo di questa forma converrà pre- mettere un breve cenno storico. Il primo che indicò questa specie in Toscana, col sem- plice nome di H. cingulata, fu Vittorio Uzielli nel 1863. Nel 1866 l’Issel la indicò nelle Alpi Apuane (senza nome di località più precisa) e fece una var. apuana dell’H. cingu- lata dandone anche una descrizione. Soltanto nel 1869, senza descrizione alcuna, comparve il nome di ZI. cingulata var. carrarensis Porro, annunciato da Camillo Gentiluomo che aveva ricevuto dal D. Marchetti, da Carrara, una interessante e svariatissima serie di mu- tazioni della var. carrarensis Porro dell’ Helix cingulata. Nel 1875 io descrivevo l’ Helix cingulata della Val di Serchio, riconoscevo le differenze che nell'insieme essa aveva dal tipo, ed ammettevo la convenienza di distinguerla con un nome speciale, proponendo, in mancanza di altro, il nome non ancora pregiudicato di — forma — carrarensis, în si- gnificazione un poco modificata appetto a quella con cui quel nome si trovava inedito nelle collezioni. Ecco le mie parole, tali e quali, comprese le inesattezze che vi sono. « L’H. cingulata ha una forma costante e identica in. tutte le Alpi Apuane e nell’ Apennino della Val di Serchio e della Lima. Codesta forma diversifica da quella che la specie ha in generale nell'alta Italia, nel Tirolo, e nel Can- ton Ticino, unicamente per l'ombelico più ampio, derivante dalla minore ampiezza proporzionale dell'ultimo anfratto: oltre a questa differenza non ve ne sono altre costanti, nè RE a pella forma dell'apertura, nè pello sviluppo delle strie, nè per le dimensioni, nè per il colore, nè pella rotondità dei giri, nè per l'altezza della spira, salvo che nella regione Apuano-Apennina la spira non raggiunge in generale que- gli estremi di altezza che non di rado si incontrano negli individui della regione alpina. Beninteso che queste osser- vazioni sì possono fare prendendo come termini di confronto un buon numero d’individui di ambedue le regioni e non pochi esemplari dell'una e dell'altra, i quali possono avere, ed hanno difatti, dei caratteri individuali speciali, che a torto si prenderebbero come forme generali del tipo cui gli individui appartengono. « Questa forma meridionale Apuano-Apennina, pei ca- ratteri della ampiezza maggiore dell’ombelico, della minore larghezza dell'ultimo anfratto, e della minor tendenza ad avere la spira elevata, segna un termine di passaggio dalla vera H. cingulata alla vera Helix Preslii Schmidt... Al- cuni individui della forma Apuano-Apennina hanno avuto il nome di var. carrarensis Porro, ed altri quello di var. apuana dall’Issel: però la var. apuana non è distinta da caratteri speciali, e gli indizii accennati, in parte sono pro- prii al tipo della regione, ed in parte si trovano in tutte le località, e segnano tutt'al più delle qualità individuali non essenziali, che perciò è inutile distinguere. Il nome di carrarensis Porro, può essere conservato alla forma Apuano- Apennina dell’H. cingulata, cui desso si riferisce, quando per tipo della medesima si voglian prendere gli individui viventi nella località di Carrara coi loro caratteri speciali, sebbene non precisamente indicati dagli autori, e prescin- dendo dai caratteri accidentali che sono indicati e che si potrebbero trovare anche altrove; se quel nome di carra- rensis non si volesse conservare in questa significazione, un poco modificata, converrebbe trovarne un altro. Del re- sto in questa forma Apuano-Apennina si incontrano la maggior parte delle varietà, se non identiche, appunto pella — 608 — diversità della forma, però analoghe e parallele a quelle che si trovano nel tipo Alpino ».,, Così dunque era da me proposto il nome di carrarensis Porro pella Z. cingulata delle Alpi Apuane. Nel 1876 (') Kobelt pel primo figurò e descrisse una var. carrarensis dell'H. cingulata, delle montagne di Carrara. Il Del Prete, nel 1879 riparlando dell’ H. cingulata delle Alpi Apuane e della var. carrarensis, non interpreta esatta- mente le mie parole od almeno la mia idea col dire « mi sembra che a torto il De Stefani abbia aggruppato in una sola varietà tutte le H. cingulata delle Alpi Apuane, dando loro per carattere differenziale un ombellico più ampio ». Con maggiore apparenza di ragione, quantunque di ciò ab- bia a riparlare più sotto, soggiunge: « molto meno poi sa- rei disposto ad accettare per questo nuovo gruppo (delle Alpi Apuane) il nome di carrarensis (proposto da me). La var. carrarensis del Porro è chiaro che sia un’. cin- gulata che vive presso Carrara, lo dice il nome..... E quan- do vi fosse qualche carattere che tra loro le unisse con- verrebbe trovare un nome nuovo piuttosto che adottare quello di carrarensis, che è già dalla maggior parte dei conchiologi (cioè dal solo Kobelt per l’innanzi, tacendo del Gentiluomo che citò unicamente il nome, ed escludendo me) adottato per quella speciale mutazione che vive presso Carrara ». La marchesa Paulucci, nel 1881, in un articolo impor- tante e ricco di notizie, riparla delle varie forme dell’ H. cin- gulata e della var. carrarensis, riportando anche la prima parte delle mie parole, cioè i due primi periodi da me ci- tati: ma si è arrestata a quelli, per verità non troppo chiari, giacchè soggiunge (pag. 29): « E si noti che simile ragio- namento (cioè il mio sopra riportato) era ispirato a propo- (') La Paulucci (Stud. Y. cingulata pag. 27) per equivoco indica l'anno 1875 come data di questa pubblicazione. IS, gere sito della Zelia cingulata var. carrarensis, sotto la quale denominazione generale il D.° De Stefani includeva (cioè proponeva d'includere) tutte le forme del Val di Serchio e del Val di Lima, le quali niente hanno di comune con la Carrarensis. E però senza voler confutare le argomentazioni del sullodato signore, mi limito a consigliare chiunque vorrà rendersi conto della loro esattezza a paragonare le figure delle tre forme Carrarensis, Appeti e frigidescens rappre- sentate dal D." Del Prete, senza entrar nemmeno in ulteriore esame di altre forme pure distinte. E cito appunto quelle 9 figure, perchè essendo poste così di fronte le une alle altre, è più facile di scorgerne a colpo d'occhio i caratteri eccessivamente variati ». Però prima di fare questo ragio- namento la Paulucci applica la mia vecchia proposta, ed istituisce una Helix carrarensis Porro propria unicamente delle Alpi Apuane, e vi riunisce individui di parecchi luoghi diversi di quella regione, cioè di Carrara, della Tambura, «del Ponte a Monzone, mettendovi per di più due nuove va- rietà, la montana e la Kobeltiana; nella qual cosa sia detto intanto che io non posso se non trovarmi d'accordo colla Paulucci. A chi legga senza idee preconcette il mio scritto del 1875 riguardante l’ Helix cingulata, aggiungendo anche, se vuole, la parte ch'io non ho riportata, risultano evidenti due cose; l’una che nell’H. cingulata suddetta avevo riscon- trato un gran numero di varietà, l’altra che in tutte que- ste varietà avevo trovato un insieme di certi caratteri che le riuniva fra loro e che le faceva diverse dal tipo dell'alta Italia, del Tirolo e del Canton Ticino (cioè, secondo le giuste rettificazioni fatte dalla Paulucci agli autori antece- denti, dal vero tipo del Canton Ticino e dalla var. Afhesina Paul. dell'alta Italia e del Tirolo). Per conseguenza io pro- posi nè più nè meno, quando non si fosse trovato un nome più opportuno, di generalizzare il nome inedito di carra- rensis Porro e di istituire una Helix cingulata forma car- sia rarensis per distinguere tutte queste conchiglie del Val di Serchio e della Val di Lima, mettendo poi sotto quella denominazione un buon numero di varietà locali. Siccome questa mia proposta fu, come ho detto, almeno in parte accettata, così mi sembra utile e nello stesso tem- po ragionevole giustificarla di fronte all'opinione del Del Prete che ritenne doversi trovare pel gruppo suddetto un nome nuovo piuttosto che quello di carrarensis, e doversi serbare quest’ultimo nome unicamente ad una H. cingulata che viva presso Carrara. Quanto al primo punto, cioè alla ne- cessità di trovare un nome nuovo, si potrebbe osservare come il nome di carrarensis, non ancora pregiudicato dalla sem- plice citazione del Gentiluomo, per la prima volta compa- riva con qualche significato, sia pure generale, nel mio scritto, e secondo le leggi omai universalmente accettate nella nomenclatura, quando si convenisse di trovare un nome solo pella forma delle Alpi Apuane questo non po- trebbe essere che il nome di carrarensis secondo la pro- posta più antica mia, o quello di apuana Issel che era già pubblicato, ma che essendo già stato pregiudicato per un. significato ristretto e speciale io non avevo accettato. Quan- to al non poter accettare il nome di carrarensis, perchè la parola stessa dice trattarsi di una forma dei dintorni di Carrara e non d’altrove, farei osservare più cose. Primie- mente parlando dei dintorni di Carrara e di una H. cin- gulata carrarensis non si dà alcuna indicazione precisa, perchè nei dintorni di Carrara si trovano tutte le forme possibili dell’ H. cingulata apuano-apenninica, e col dir car- rarensis non si allude alla varietà di Colonnata, più che a quella di Torano, a quella della cima del Sagro o di tanti e tanti altri luoghi della vallata del Carrione, tanto più che la specie manca, per quanto so io, nelle immediate vicinanze della città. Secondariamente si aggiunga che in que’ din- torni si trovano alcune varietà rispondenti alla var. carra- rensis figurata dal Kobelt, altre vicine alla var. apuana, sli (Del Prete e Paul.) altre alla /rigidescens Del Prete, altre alla var. Appeli Kob. ecc. ecc.; il nome di carrarensis dun- que è in realtà un nome comune come quello di apuana, di tirrena, di toscana, massese, ecc. Perciò ad adottarlo non si oppone la piccola difficoltà accennata dal Del Prete. Così ho giustificata già di molto la proposta mia accet- tata in parte, come dissi, dalla Paulucci, quando distinse una ZH. carrarensis con alcune varietà, e vi attribuì individui di ogni parte delle Alpi Apuane fuor di Carrara. Rimane a parlare di un punto più controverso e più dif- ficile, nel quale sembra ch'io non mì trovi d'accordo colla Paulucci, voglio dire dell’esistenza vera o no di caratteri comuni e speciali alla H. cingulata delle Valli del Serchio e della Lima, e della possibilità che tutte queste forme ven- gano insieme riunite con un nome il quale faccia risaltare la loro differenza dal tipo di Lugano, dalla var. Athesina, dalla var. Baldensis, dalla Nicatis, ecc., ecc. Le Alpi Apuane, specialmente nella regione più elevata, dal Ponte a Monzone ai Monti Prana e Pedone, regione tutta o quasi tutta calcarea, sono un immenso vivaio di H. cingula- ta, ed ai pochi nomi di luoghi indicati dalla Paulucci e dagli autori antecedenti se ne potrebbero aggiungere, dico poco, delle migliaia (*). Abbiamo dunque a fare con una specie la quale è delle più variabili, che abita senza interruzione un’ area estesa, che da meno di 100 m. sale a quasi 2000, e ne’ varii luoghi è soggetta a circostanze assai diverse, vale a dire ai geli quasi perpetui delle sommità o alle tepide aure del basso. Nell’ordinare le forme di questi luoghi si possono sce- gliere due metodi, o anche più; si possono distinguere delle varietà o tipi, scarsi o numerosi secondo le proprie idee, e (') Ho fatta la carta geologica delle Alpi Apuane nella proporzione di 1 a 25 mila, e nel percorrere i varii luoghi 1° ZH. cingulata è fra le specie che più facilmente cadono sott’ occhio, _— 2 — sebbene non si trovino identici a forme di altre regioni, pure si possono accostare a quelle fra, queste ultime che sem- brano meno lontane, e si può concludere che nelle Alpi Apuane esistono parecchie specie o tipi differenti, derivati più o meno insieme con tutte le altre forme note da una sola ed unica Campylaea. D'altro lato si possono studiare i rapporti che legano le differenti forme o varietà delle Alpi Apuane, e quando si sia riconosciuto che tali rapporti veramente esistono, e che esistono pure differenze costanti dai tipi o varietà delle altre regioni, si può concludere col costituire dell’H. cingulata delle Alpi Apuane un'unica for- ma o tipo differente dagli altri e suddivisibile in quante varietà si voglia. Nè chi preferisce l’ una via può affermare che l’altra sia errata, solo perchè queste due differenti stra- de conducano a conclusioni diverse; in un caso si dà mag+ gior peso alle differenze, nell'altro lo si dà maggiore alle analogie; la Paulucci che ha inteso di fare uno studio ge- nerale dell’H. cingulata ha scelto il primo metodo, io che nel 1875 e dopo mi sono proposto di studiare i molluschi delle Alpi Apuane e dell’Apennino circostante ho scelto il secondo. Si potrà anche dire che la Paulucci ha fatto il suo studio, d’altronde accurato, sopra individui di pochi luoghi, osservati nel suo gabinetto, ed io lo feci sopra in- dividui osservati vivi in centinaia di luoghi. La Paulucci distingue 1 MH. cingulata in cinque gruppi (cd avrebbe potuto aggiungerne alcuni altri per lo meno equivalenti, p. e. quello dell’ aemula Ross., ecc.) cioè nel gruppo della H. cingulata, dell’ H. carrarensis speciale alle Alpi Apuane, della ZH. Preslii, dell’H. colubrina (da cui pare distingua almeno in certi punti dello scritto il gruppo dell’H. Tigrina) e dell’ H. frigida. In tutti questi gruppi che secondo il comune ordinamento degli autori sarebbero tante specie diverse, salvo in quello dell’ I. colubrina, sono spartite le forme delle Alpi Apuane. Ecco la spartizione proposta dalla Paulucci. ario La H. CINGULATA, typus. Fra Levigliani e Mosceta. Var. Anau- niensis; M. Prana, « leggermente modificata ma asso- lutamente simile ad individui del Trentino ». H. CARRARENSIS Porro fypus. Var. Aobeltiana Paul. Var. montana Paul.; forme indicate tutte come speciali alle Alpi Apuane. H. PresLI Var. lucensis Paul. Var. affinis Paul. Var. Ap- pelii Kobelt. Var. agnata Paul. tutte queste varietà sono speciali alla regione Apuano-Apenninica di cui parlo. H. rRIGIDA, Var. /rigidescens Del Prete. Var. apuana Issel, speciali alle Alpi Apuane. Io potrei centuplicare le varietà e prenderle tutte in esame; ma siccome oramai il Kobelt, il Del Prete e la Pau- lucci hanno figurata una assai numerosa serie dell’'H. cim- gulata delle Alpi Apuane, così io potrò indicare quelle figure al lettore il quale ora vedrà se le mie conclusioni rispondano o no alle medesime, mentre nel 1875, non essen- do quelle ancora pubblicate, esso avrebbe dovuto starsi con- tento alle mie semplici affermazioni. Cominciamo dall’esaminare la H. carrarensis, cioè la forma vera e propria che prima il Kobelt, poi Del Prete e la Paulucci hanno descritto con questo nome. Il Kobelt, nella descrizione comparativa colla tipica H. cingulata dice della nostra forma, dopo avere accennato ai giri quasi arro- tondati, — testa depresse subglobosa, umbilico angusto sub- cylindrico, apertura fere orbiculari; del carattere dell’om- belico angusto, come dirò fra poco, non posso peraltro con- venire, nè, comparativamente alle altre forme distinte con nomi diversi dalla Paulucci, mi sembra esatto il carattere dei giri quasi arrotondati. Del Prete, oltre che dei caratteri indicati dal Kobelt, parla di forma più globosa, e della pre- senza di quattro fasce le quali mancano nelle altre varietà dell’H. cingulata delle Alpi Apuane e del prossimo Apen- nino, carattere questo che non potrebbe servire a di- stinguere più che semplici varietà La Paulucci non accenna i caratteri che distinguono lH. carrarensis dalla tipica H. cingulata, nè dalle altre varietà che essa indica nelle Alpi Apuane; nè di questi caratteri parmi ci si possa formare idea sufficiente coll’ esa- minare le descrizioni antecedenti; verrò quindi a rivedere questo punto. Il lettore potrà tenere dinanzi agli occhi le figure degli autori citati (Kobelt fig. 1071, Del Prete Not. conch. ap. fig. 1-3.) i Paragonando dunque lH. carrarensis Porro (Kobelt, Del Prete, Paulucci), colla tipica H. cingulata Studer di Lugano si possono notare le seguenti differenze. Nella prima forma la conchiglia è generalmente più depressa tanto in- feriormente quanto superiormente, i giri sono meno con- vessi e più depressi; l’ultimo giro guardato di sopra o di sotto presso l'apertura è PROPORZIONATAMENTE (in para- gone col rimanente dell'ultimo giro e coi giri antecedenti) più ristretto, e comincia a scendere a maggior distanza dai margini dell'apertura stessa; per conseguenza esso è più discendente e l'apertura è più obliqua sul piano della conchiglia. L’ apertura stessa è proporzionatamente meno ampia, pella maggiore ristrettezza suddetta dell’ ultimo giro; il suo margine esterno non scende superiormente, a guisa di tetto, dal punto nel quale si connette alla spira fin verso la base, ma forma un arco molto convesso che sale alquanto sopra il peristoma; per conseguenza l'apertura è più roton- da e non inclinata sull'asse della conchiglia: i margini an- che sono spesso alquanto più ravvicinati. L'ombelico, sem- pre a cagione della minore espansione proporzionale del- l’ultimo giro presso l'apertura, è proporzionatamente più ampio, perchè vi apparisce una parte maggiore del penul- timo giro La colorazione, come ottimamente notò Del Prete, è bianco-rossastra, con tre e se vogliamo quattro fasce trasversali di colore rosso-marrone più o meno cupo, di per) {ro cui una grande mediana di colore molto cupo, solita in queste Campyleae, una nella parte inferiore, assai meno marcata e talora interrotta, una superiore ancor meno mar- cata e quasi confusa col rimanente della conchiglia, ed una piccolissima, poco distinta, aderente alla sutura superiore: sovente delle macchie longitudinali scure seguono le linee di accrescimento, ma si fermano per lo più alle due fasce circostanti a quella principale per modo che lo spazio in- termedio fra quest'ultima e le fasce adiacenti è sempre il più chiaro. Nel 1875 io confondevo col tipo dell’. cingulata, come gli altri autori, quella varietà che la Paulucci ha giusta- mente distinto col nome di var. athesina ('). Da questa, l H. carrarensis va distinta pegli stessi caratteri accennati so- pra del diverso andamento dell'ultimo giro e pell’ombelico assal maggiore; l'apertura è uguale, cioè rotonda in ambe- ‘ due le forme. Da quello che ho detto risulta dunque essere esatto almeno per l’I. carrarensis quel che io dicevo nel 1875, che cioè essa « diversifica dalla forma che la specie (typus e var. athesina) ha in generale nell'alta Italia, nel Tirolo, e nel Canton Ticino per l'ombelico più ampio de- rivante dalla minore ampiezza proporzionale dell’ ultimo anfratto; nè la spira raggiunge in generale quegli estre- mi d'altezza che non di rado s'incontrano nella regione alpina ». La Paulucci unisce all’ H. carrarensis come varietà, due forme, la montana Paul., e la Kobeltiana Paul.; la prima ha la stessa colorazione del tipo, la seconda è colorata al- quanto diversamente; ambedue, come risulta dalle figure della Paulucci e dai tipi che io ho nelle mie collezioni, han- no dall H. cingulata le medesime diversità che ho già no- (!) L'A. cingulata di Lugano con cui ho fatto i paragoni mi fu data dal Dott. Gentiluomo; la var. a/4esina l'ho raccolta da me in parecchi luoghi del Veronese e del Tirolo, tate pella tipica H. carrarensis; come sempre l'ombelico varia alquanto di ampiezza e la spira è più o meno pianeg- giante, entro i limiti però delle forme apuano-apenniniche. Veniamo ora alle forme, e sono la massima parte, che la Paulucci ha riunito come var. all’ H. Presliù ammettendo questo ravvicinamento che già io avevo fatto nel 1875, e che fu poi nel 1877 proposto di nuovo dal Martens. Niuna di queste varietà, nota giustamente la Paulucci, risponde al tipo dell’ H. Prestiti. Dall’ H. cingulata, cui fu- rono avvicinate da Uzielli, Kobelt, Del Prete ed anche dagli altri autori che pur riconobbero le loro analogie coll’ H. Preslii, sono diverse per tutti quei caratteri medesimi del- l'andamento dei giri, dell’ombelico, dell'apertura ece., che già notai parlando dell'A. carrarensis. La Paulucci dà ac- curati cenni sulle distinzioni di quelle varietà quali ella le ha concepite, e nota per tutte giustamente la variabilità nell’ampiezza dell’ombelico, nell’elevazione della spira ecc. L’egregia autrice nel suo scritto non dà peraltro alcun | cenno sui caratteri che dovrebbero distinguere le suddette varietà dell’H. Preslii dall H. carrarensis; solo parlando della var. agnata (dell’H. Preslii) essa dice che dalla var. montana (dell’H. carrarensis) « con la quale per forma generale ha pure una leggera analogia, differisce per mag- gior numero di anfratti, per ultimo giro meno allargato e meno rigonfio, per apertura più piccola e meno rotonda, per margini meno avvicinati e per diversità di colorazione ». Io ritengo che quegli il quale esaminasse anche maggior numero d’ individui che non abbia esaminato la Paulucci e percorresse una volta le Alpi Apuane in cerca dell’ H. cingulata, non ammetterebbe come naturali ed esatti i ca- ratteri distintivi sopra proposti. L’ autrice ha escluso mi pare con ragione la colorazione dai caratteri principalmente distintivi dell’H. carrarensis; io soggiungo che infatti nelle varietà attribuibili, secondo la Paulucci, allH. Presliz ve ne sono di quelle che presentano la stessa colorazione del- roi; pra IH. carrarensis tipica e della sua var. Kobeltiand; come vi sono individui viventi promiscuamente coll’ I. carraren- sîs od aventi l’identica forma, che son colorati diversamente fra loro. Il colore dunque, secondo me, non distingue e non è carattere sufficiente a far distinguere due specie nell’ ZH. cingulata apuano-apenninica. La spira, afferma pur con ra- gione l’autrice, è or più or meno elevata; sono individui depressi nelle varietà che l'autrice attribuisce all’ H. carra- rensis, ne sono di elevati in quelli che unisce alla Prestiti; nè vi sono differenze nell’ombelico, ed a convincersi di que- sto basterebbe por mente alle figure; nè io trovo che fra le nostre forme della carrarensis e quelle attribuite alla Preslii siano differenze nell’andamento della spira dissimili da quelle che esistono tra le singole varietà unite dalla Paulucci all'uno od all’altro di quei tipi, o, quando si rac- colgano gli animali sul luogo, tra i singoli individui di una varietà medesima. Esaminando le figure ed i tipi descritti dalla Paulucci, in mancanza di una descrizione compara- tiva dell'autrice stessa, mi sembra poter concludere che per aggruppare le diverse forme essa si è attenuta alla forma dell'apertura e della parte inferiore dell'ultimo giro. Le forme aventi apertura più rotonda a cagione dell’ ulti- mo giro alquanto più convesso, sono state riunite a quanto pare all’. carrarensis, le altre all’H. Presti. È un ca- rattere questo che ritengo secondario ed artificiale, e che non può dare maggior peso alle distinzioni di quello che se si fosse preso a fondamento nei singoli aggruppamenti la simile altezza della spira, la simile ampiezza dell’ombe- lico, il simile andamento di ciascun giro, o la simile colo- razione. Noi ci troviamo, ripeto, di fronte a forme. assai varia- bili, tra le quali è facile fare molte distinzioni artificiali, ma difficile, anzi, direi, impossibile fare distinzioni naturali; mentre poi tutte insieme alla loro volta per molti carat- teri comuni e costanti quali ho già indicati sono diverse | PR dalle H. cingulata di altre località. Secondo il modo di ve- dere da me adottato non trovo giustificata la distinzione di varietà dell’ IZ. Preslii dall’ H. carrarensis, come altra volta non trovai giustificata la loro unione al tipo dell’ H. cin- gulata; conviene invece riconoscere i loro rapporti inecce- . pibili e strettissimi, ammettere come giusto il ravvicina- mento di tutte quelle varietà all’. Presti, pur ammettendo che sono diverse dal tipo di questa, anzi da qualunque al- tra forma di regioni differenti. Mi resta a discorrere delle forme che la Paulucci attri- buisce come varietà all’ H. frigida Jan. Quanto alla var. apuana Issel dovrei ripetere il ragionamento fatto pelle varietà dell’H. Preslii. La Paulucci nel discorrere di quella varietà ripete più e più volte con diverse parole che « può egualmente bene venir considerata come dipendente dal- l’H. cingulata tipo » che costituisce il primo anello di con- giunzione fra « la var. frigidescens e V H. cingulata dalla quale si distingue specialmente per l apertura di forma più arrotondata ecc.; » e preferisce « iscriverla come varietà dell’ H. frigida piuttosto che della cingulata per la sua molta affinità colla frigidescens di cui divide pure la pa- tria ». Non convengo in tutto del paragone con l HM. cingu- lata; anche in questa var. apuana trovo conchiglia più de- pressa inferiormente e superiormente; ultimo giro pro- porzionatamente più ristretto; apertura più obliqua sul piano orizzontale della conchiglia, proporzionatamente meno ampia, più rotonda, meno inclinata sull’ asse ver- ticale della conchiglia; ombelico proporzionatamente più ampio. Tutti questi medesimi caratteri appunto distinguono anche le forme apuane che la Paulucci unisce all’H. car- rarensis ed all’ H. Preslii ed alla loro volta mettono in rapporto con esse questa var. apuana che la Paulucci uni- sce all'H. frigida: uno stacco fra queste forme non potreb- be essere che artificiale. Non è poi iroppo esatto che la var. apuana come dice la Paulucci « divida la patria con la ZO La var. frigidescens » perchè si trova in luoghi differenti, 0 per lo meno divide la patria con tutte le altre forme del- VH. cingulata apuano-apenninica. Rimane la var. frigidescens Del Prete, che è una tra le forme estreme delle Alpi Apuane, più distinte per numero alquanto maggiore dei giri, pel loro più lento accrescimen- to, per profondità delle suture, per rotondità dei medesimi. Certo quella var. è vicina all’ 7. frigida; ma parmi che le solite dimensioni proporzionali dell’ombelico, dell’ ultimo giro e dell'apertura la tengano alquanto distinta, mentre l’avvicinano alle altre forme dell’H. cingulata delle Alpi Apuane. Io perciò ritengo che siccome l' HM. frigida è una trasformazione che ha luogo nelle vette più alte delle va- rietà dell’H. cingulata giacenti sulle pendici inferiori dei monti, così lH. frigidescens è una trasformazione avve- nuta nelle sommità delle Alpi Apuane, della medesima for- ma regionale che abita in tutte le pendici circostanti. Io finalmente non posso trovarmi d'accordo colla Pau- lucci quando attribuisce alla var. Ananwiensis la forma del Monte Prana e molto meno quando unisce al tipo dell’. cingulata la forma che si trova fra Levigliani e Mosceta. Io trovo in quelle forme tutte le differenze che separano dall’H. cingulata e che tengono unite fra di loro le forme delle Alpi Apuane; ed è questa una osservazione di fatto la quale, tra le due contrarie affermazioni mie e della Pau- lucci, potrà essere decisa da chi esaminerà una volta 0 l'altra gli esemplari di quelle regioni. Concludendo io dico che: 1. Nelle Alpi Apuane e nel prossimo Apennino sì trova una forma speciale del gruppo dell’ H. cingulata, affine alle forme viventi in altre regioni delle Alpi ma distinta per certi caratteri comuni e costanti che ho via via indicati. 2. Questa forma regionale omologa e parallela alle. altre può avere il nome primo proposto di forma carraren- sis Porro. Essa è intermedia fra l'H. cingulata e V H. Preslii, ESS. 5 3. In questa forma regionale si sono venute distinguendo e diramando nelle più diverse dipezioni innumerevoli va- rietà secondarie, alcune delle quali parallele e omologhe a quelle diramate dalle forme alpine. 4. Niuna delle forme o delle varietà apuano-apennine è identica ad altre delle regioni alpine. 5. Una delle forme estreme della nostra Helix è la var. frigidescens, parallela e omologa all’H. frigida alpina. In queste differenti forme hanno luogo delle variazioni, nota giustamente Del Prete (Conch. ap. pag. 75), che deri- vano dalla presenza o dalla mancanza di alcune delle fascie circolari. Ecco la serie delle variazioni disposta graficamente, come già ha fatto il Del Prete, secondo il metodo che gli autori tengono per l’H. nemoralis L. Non faccio nomi di luoghi giacchè per lo più si trovano insieme. 1234 1234 1204 1034 0000 Testa fascis brunneis destituta. Var. inornata Ros- î smàssler (Issel pag. 10, 1866; Gentiluomo pag. 76, 1868; De Stefani pag. 47, 1875). App. Bagni di Lucca (U.), Val di Lima ed altrove. Pare sia propria dei terreni meno calcarei. Il Kobelt afferma, e credo che spesso abbia ragione, che questa è una variazione più che altro individuale. 1254, fascia infera brunnea lata, testa candida: (var. bizona Rossmassler, Gentiluomo, pag. 76, 1868) Carrara. È piuttosto comune anche altrove e si combina con le altre solite varietà di forma e d’ altro. Il Rossmàssler propose la varietà bizona sopra diversità di colorazione, che esatta mente si riscontrano anche nelle forme Apuano-Apennine. | Io accennai altra volta (1875) la var. fascelina Ziegler, È per individui nei quali la fascia bruna principale era man- Hi cn BH e cante o poco evidente; ma inesattamente giacchè quella va- rietà appartiene al giro di forme della colubrina. Dopo avere studiato gli esemplari stessi della H. An- conae Gentiluomo, che ‘il compianto Bonelli raccolse alla Verna ed in parte cedè al D'Ancona che li passò al Gen- tiluomo istitutore della varietà, ho visto che non v'ha gran differenza specifica fra questi e quelli delle Alpi Apuane e della Val di Serchio, i quali tutti, salvo ìl tipo della forma carrarensis, somigliano fra loro più che colla vera MH. cin- gulata. Perciò non si potrebbero attribuire gl’individui del- la Verna all’H. Preslii come fece il Martens e gli altri alla cingulata: in realtà v'hanno differenze e con una specie e con' l’altra, e vi hanno poi stretti rapporti fra quelle forme che si potrebbero unire in una sola mutazione. Questa abiterebbe dunque nel monte della Verna isolato nell'Apennino fiorentino, e nelle Alpi Apuane compresa l’adiacente vallata del Serchio la cui porzione destra è for- mata dalle Alpi predette mentre la sinistra giunge al ver- tice dell’ Apennino. Come accade in generale al gruppo di Campyleae cui appartiene, essa abita i luoghi calcarei e le adiacenze di queste: infatti calcare è la Verna, calcaree sono le Alpi Apuane dove si trova per tutto salvo nelle pendici più calde e più meridionali; invece nell’ Apennino della Val di Serchio, dove predominano le arenarie, la spe- cie si trova soltanto nei monti calcarei dell'Alpe di Cor- fino, nelle valli della Mozzanella, di Soraggio, di Lucchio e Vico e delle Pizzorne di dove scende nella regione arenacea della Val di Lima inferiore verso i Bagni di Lucca. Non sì trova vivente in Pisa e nella provincia, nemmeno in quella piccolissima parte delle Alpi Apuane che le appar- tiene, come affermò per incidenza il Pini (Sopra una nuova forma di Campylaea del gruppo dell’ Helia cingulata. Atti Soc. it. sc. nat. XVII, pag. 41). Nemmeno si trova a Lucca come afferma il Kobelt sulla fede di un individuo ricevuto dall’ Appelius: l'individuo figurato e descritto col nome di — Bull. della Scc. Mal. It. Vol. IX: i 6 — 82 — var. Appelii è certamente delle Alpi Apuane e forse di quella parte che appartiene alla provincia di Lucca, donde l'equivoco: In tempi preistorici ma contemporanei all’ uomo, forse per le tracce non ancora scomparse di quell’ epoca di maggior freddo che i geologi dicono glaciale, la specie ave- va un'estensione maggiore in basso e verso mezzogiorno: infatti la si trova fossile con resti umani dell'età della pietra nel sepolereto di Vecchiano in provincia di Pisa, quasi sulla pianura nell’ estremità meridionale delle Alpi Apuane: non passava però oltre il Serchio nel M. Pisano, ed il fossile postpliocenico indicato dal Gentiluomo ad Agna- no come 7. cingulata è invece l’H. planospira. Nella penisola, a mezzogiorno delle Alpi Apuane, nè que- sta Campylaea nè altre del medesimo tipo come la Preslii e la frigida si trovano più lungo mare nè a poca distanza da questo. Lungo il vertice dell’ Apennino bisogna saltare nelle pendici meridionali della Maiella presso. Caramanico nell’Abruzzo (H. nicatis Costa), e poi.a Piedimonte d’Alife in provincia di Caserta (H. Preslii Schm., Philippi). Non conosco quest'ultima forina: quella di Caramanico è dal Kobelt e dal Tiberi avvicinata all’J7. frigida Jan, sebbene l’ultimo la ritenga abbastanza (anzi molto, dirò io) diversa, per statura minore (carattere però non sempre esatto), mi- nore solidità e rugosità, lucentezza maggiore, ultimo giro più ripiegato innanzi, apertura più rotonda coi margini rav- vicinati, ed aggiungerò io pel numero minore e pella forma diversa dei giri. Io penso che se gli anzidetti autori aves- sero conosciuto la H. Anconae della Verna avrebbero pa- ragonato l’H. nicatis con questa anzichè colla frigida; in- fatti sono uguali la statura, la forma depressa, l'ampiezza dell’ombelico, la brevità proporzionale dell'ultimo giro, la forma dell'apertura, il numero e la forma dei giri: questi caratteri che pur distinguono l'H. nicatis dalla frigida mo- strano alla lor volta la stretta parentela di essa colle forme toscane dell'H. cingulata. | ant'189 la A settentrione delle Alpi Apuane l' ZH. cingulata manca per gran tratto. Recentemente la marchesa Paulucci me ne mostrava individui raccolti dal Pantanelli nel Modenese verso il M. Cusina, e forse dessa verrà trovata nel versante orientale dell’ Apennino Toscano, nell’ alto delle valli dell’ Enza e della Secchia dove si estendono piccoli lembi di calcari simili a quelli della Val di Serchio. Quella forma del Modenese mi parve prossima alla var. Anconae. L' H. cingulata ricom- parisce nelle Alpi marittime dove ha già la forma dell’Ita- lia settentrionale, salvo forse la spira un poco più depressa e l'ombelico in media alquanto più largo, talchè mostra una tendenza alla mutazione apuano-apenninica. Quest'ultima mutazione dunque è isolata per grande tratto dalle altre dell’. cingulata. Gl’individui delle Alpi Apuane e del prossimo Apennino servono di passaggio dal tipo, mediante le var. carrarensis e Anconae alla H. nica- tis, e tutte queste son forme derivanti in conclusione dal- l’H. cingulata. i Indicherò le varietà accennate fin quì dagli autori senza però pretendere «di ricordare tutte le variazioni che questa forma acquista e che sono innumerevoli da luogo a luogo. forma CARRARENSIS typica Porro. HELIX CINGULATA var. carrarensis Kobelt, Ic. Europàischen L. Siilssw. Moll. pag. 35, Taf. 106, fig. 1071, 1876; Del Prete, Not. conch. ap. pas: 75 4Tavbl. fi eI92, 31878. « CARRARENSIS Paulucci, Stud. H. cingulata, pag. 27, 1881. Alp. O. Torano (D.) 300, Tambura (D.), M. Corchia (1000). ig subvar. montana Paulucci. LI HELIX CARRARENSIS var. montana Paulneci, Stud. H. cin- gulata pag. 30, Tav. I, fig. 5, 1881. Alp. E. Pizzo d'Uccello (D.), Pisanino (D.) Alp. O. Tambura (D.) 1600. subvar. Kobeltiana Paulucci. HELIX cINGULATA var. Kobelt, Ic. Europ. L. Silssw. Moll. fig. 1072, 1876. « — CARRARENSIS var. Kobeltiana Paulucci, Stud. H. cin- gulata, pag. 30, Tav. I, fig. 4, 1881. Alp. O. Carrara (K.), Ponte a Monzone (D.), Monte Corchia. var. apuana (Issel) Paulucci. HeLIx cINGULATA var. apuana Issel, Moll. P. di Pisa, pag. 10 (sec. Paulucci), 1866. «. FRIGIDA var. apuana Paulucci, Stud. H. cingulata © pag. 51; Tav. IL fis. 6, 1881. Alp. O. Corchia 1000, Foce di Petrosciana 961, Matanna (D.) 1300, Monte Prana (D.) 1000, M. Sella 1375. Il Kobelt credette che il nome generale di Alpi Apuane indicato per questa var. apuana dall’Issel accennasse a lo- calità diversa da Carrara: i monti di Carrara non sono che una parte delle Alpi Apuane. La forma che il Del Prete descrive come var. ‘apuana è affatto diversa da quella per cui l’Issel avea proposto quel nome. Ciò risulta ad evidenza dal paragone delle de- scrizioni: Issel dice che la sua varietà ha « spira più ele- vata che non sia nel tipo » e meglio avrebbe detto — che non sia nelle comuni forme apuane — colle quali egli forse faceva il paragone; Del Prete dà per carattere « festa or- peli; guru biculato-depressa: Issel dice ombelico più piccolo; Del Prete « umbilico lato »: le stesse dimensioni non corrispondono. subvar. agmnata Paulucci. HELIX PRESLI Schmidt var. agnata Paulucci, Stud. Z. cin- gulata pag. 43, Tav. II, fig. 3, 1881. Alp. E. Grotta dello Stregone. nel M. Sumbra (M. in Paulucci). subvar. lucensis Paulucci. HeLIx PRESLI var. lucensis Paulucci, Stud. /. cingulata, pag. 38, Tav. I, fig. 6, 1881. App. Val di Serchio presso i Bagni di Lucca (P.) 100. Alp. E. Aquilea 200. Alp. O. Ponte a Monzone (D.) 225, Foce di Petrosciana 961, Grotta Molle (D.) 1010. var. Appelii Kobelt. Fascia lata, rufo-brunnea, non zonis albis cincta. HELIX CINGULATA var. maior (non De Betta e Martinati) Issel, Moll. P. di Pisa, pag. 10, 1866: Gentiluomo, Cat. Moll. Toscana, pag. 76, 1868; De Stefani, Moll. viv. Val di Ser- chio, pag. 47, 1875. « « var. Appelii Kobelt, Ic. Europ. L. und. Siss. Conch. pag. 35, fig. 1070, 1876; Del Prete, Not. conch. apuana, pag. 76, Tav. I, fig. 4, 5, 6, 1879. « PRESLI var. Appelii Paulucci, Stud. MH. cingulata pag. 39, 1881. | App. Bagni di Lucca (I. da Uzielli) 120, Ponte Nero in Val di Lima (P.) 254. eggnos Alp. E. Torrita (Diam. 32”, Alt. 14”) 290. Alp. 0. Monte della Porta 800, Stazzema (D.) 475, Ponte Tomarlo (D.), Pania (D.) 1300. Comune in tutti i luoghi citati a principio. Dalla diagnosi del Kobelt ho tolte le frasi testa subor= biculari, depressa, umbilico latissimo, perspectivo, aper- tura rotundata perchè proprie in generale delle forme to- scane e del resto variabili. Ho aggiunta la frase non zonis albis cincta, carattere menzionato pure dal Kobelt nella descrizione, e consistente in ciò che intorno alla fascia bruna non sono le due zone bianche le quali rassomigliano pur esse a due fasce: invece nella var. Appelii tutto il rima- nente della conchiglia ha un colorito uniforme e più chiaro. Il Kobelt cita la specie a Lucca, dove non si trova; ma evidentemente si tratta delle Alpi Apuane o del prossimo Apennino. var. afffinis Paulucci. HeLIX PRESLI var. affinis Paulucci, Stud. H. cingulata pag. POTE N a Va STERN eat tere App. Vallemagna presso Lucchio (P.) 700 circa, Sasso- | rosso al Sasso del Colle 1030. Alp. E. Presso Castelnuovo lungo il Serchio 270. Questa varietà e l’antecedente, fra le altre forme della regione, sono le più vicine all’ H. Presti. Helix frigida De Cristoforis et Jan. Forma FRIGIDESCENS Del Prete. Testa solida, orbiculata, inornata seu unifasciata; an- fractus 6-7 converi, suturis profundis divisi, primi duo magni, alii regulariter crescentes. Apertura parva, pa- rum lunata, subrotunda, intus pallide fulva; umbilico lato. Diam, 25-92" Alt 11-15”: STRO - ARNO HELIX CINGULATA var. frigidescens Del Prete. Not. conch. ap. pag.,79, Tav. I, fig. 7-9, 1879. «| FRIGIDA. | var. frigidescens Paulucci, Stud. MH. cin- gulata, pag. 50, Tav. II, fig. 4, 1881. Alp. O. Pania (D.) 1800. Fu raccolta sulla sommità della Pania, quindi nei luo- ghi più freddi, e più di qualunque altra varietà somiglia al- l'H. frigida da cui però è per varii caratteri diversa. Essa sta alle altre forme delle Alpi Apuane e dell’ Apennino, come l'H. frigida ad altre forme dell’H. cingulata del- l’Italia settentrionale. Si distingue dalla forma dell’. cingulata apuano-apen- ‘nina e dalle altre varietà pei seguenti caratteri; ombelico più largo, apertura meno larga e più rotonda, giri un poco più convessi e divisi da suture più profonde; sebbene poi questi sieno 6 come in molti individui del tipo comune, pure i primi due e specialmente il primo sono più grossi che d°’ ordinario. Sectio Tachea. Helix nemoralis Linneo. forma ETRUSCA Ziegler. 1863 HeLIX NEMORALIS Uzielli, Cat. moll. Bagni di Lucca, 1863; Gentiluomo, Cat. moll. To- scana, pag. 78, 1868; De Stefani, El. moll. Versilia, pag. 165; 1873; Del Prete, Not. conch. Viareggio, pag. 26, 1875; var. Apennina (Stabile) De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, pag. 48, 1875; var. etrusca (auct.) Del Prete, Not. conch. ap. pag. 78, 1879. Diam. 27-29" Alt..18-21"", mita BB App. Pugliano 614, Mulino del Saveri, Massa di Sasso- rosso 800, Petrognano 440, Sambuca 390, Ponte Cosi 310, Ponte a Piastra 430, Castiglione 540, Chiozza 950, Campori 420, Pieve Fosciana 370, Barga 400, Bagni di Lucca (U.) 120, Mulini di Villa 500. Alp. E. Vagli 850, Gramolazzo 650, Cortia 670, Piazza 500, Camporgiano 470, Poggio 450, Brucciano 660, Filicaia 350, Antisciana 400, Torrita 290, Cerretoli 530, Stazzana 870, Gallicano 190, Torrite Cava 135, Borgo a Mozzano 100, Nozzano 20. Alp. O. Monte Alto 780, M. Corchia 1000, La Rocca, 900, Argentiera 800, M. Prana (D.) 1000, Gabberi (D.) 900, Ma- tanna (D.) 1000, Gronda (D.) 250, M. Ornato 700, La Porta 800, Levigliani 600, Terrinca 500, Farnocchia 670, Pomez- zana 600, Stazzema (D.) 440, Giustagnana 340, Fabiano 320, . Le Piane 400, Cardoso 300, Capezzano 370, Capriglia 360, Colle 300, Rimagno 65, Vallecchia 50, Strettoia 60, Pietra- santa (G.) 25, Valle di Camaiore (D.) 40, Pieve di Cama- lore (esemplare sinistrorso D.) 100, Lombrici (D.) 120, Or- bicciano (D.) 260. _ E Com'è noto il tipo di questa specie, che è la forma transalpina di Stabile, si distingue dalle varietà secondarie pella forma dell'apertura irregolarmente quadrata e di co- lorito scuro, e pelle linee longitudinali regolari accompa- gnate da poche rughe ed impressioni trasversali che ador- nano la superficie. Esso abita di là dalle Alpi in Germania, in Svizzera ed in gran parte della Francia e si estende, benchè di rado, anche a mezzogiorno in alcune valli più | interne del Piemonte. La var. cisalpina Stabile, che abita a mezzogiorno delle Alpi fino al piede settentrionale dell’ Apennino, è più pic- cola del tipo e coll’apertura di colore più chiaro. La varietà che abita l’ Apennino a cominciare dalle pen- dici immediatamente sovrastanti alla pianura padana ha dimensioni doppie della var, cisalpina e spesso più grandi ti i anche del tipo; come la var. suddetta ha il peristoma di colore non molto scuro, la superficie è corruga*a, oltre che dalle linee longitudinali, da rughe ed impressioni numerose disposte per tutti i versi; l'apertura in media è più depres- sa che nelle altre forme. Questa varietà è ancora frequente nell’Apennino dell'Umbria ed il luogo più meridionale nel quale l'ho trovata è Aquila degli Abruzzi: in questa regione l'aveva indicata il Martens sebbene il Tiberi lo mettesse in dubbio. La Paulucci indica poi l’ Y. nemoralis anche in Basilicata. Questa varietà fu già ottimamente caratterizzata e figu- rata dal Rossmàssler (Bd. I, n.° 5 e 298 a) fin dal 1837 col nome di H. etrusca Zieg., proposto appunto per indivi- dui dei dintorni di Pisa, cui, nel n.° 5, aggiunge l’MH. luci- fuga Zieg., espressamente indicata come varietà della wne- moralis distinta pella grandezza e pelle impressioni tra- sversali. Più tardi ebbe anche il nome di H. genuensis Porro. Con tutto ciò lo Stabile propose il nome nuovo di var. apennina (1864. Moll. du Piémont. pag. 66), soggiungendo in nota, forse per sua. giustificazione, che lo Ziegler in una lettera a Porro aveva dichiarato di non aver mai istituito un’. etrusca. Checchè si dica, questo nome era stato pub- blicato 27 anni prima: se non lo si vuole attribuire a Zie- gler lo si attribuisca a Rossmassler; ma deve essere pre- ferito al nome di Stabile. Da ciò che ho detto risulta non potersi accettare il quinto nome nuovo di H. nigrolabiata (I. R. Bourguignat. Description de quelques espèces nouvel- les de Mollusques terrestres et filuviatiles des environs de Saint-Martin-de-Lantosque. Cannes 1880) proposto dal Bour- guignat per questa medesima forma avuta dal Del Prete dai dintorni di Viareggio e forse dalle Alpi Apuane, da lui ri- tenuta specie distinta. Nelle Alpi Apuane e nel prossimo Apennino le varietà con fascie ialine e peristoma bianco sono straordinariamente rare, e rarissime son pure nel rimanente della Toscana (Siena, Spoleto). — 90 — Copierò qui la nota delle varietà che citai nel 1875, coi nomi dati da Moquin-Tandon. Esse,provengono specialmente dai dintorni di Pieve Fosciana. 12345 gialla (quinquefasciata) tipica: comune. 12345 olivastra (Schoefferia). 1 12345 bianca (Bornea). fo 10345 gialla (Argenvillea). 00340 fulva: Filicaia. 00300 rossa (Guettardia): Torrita, Capriglia. 00500 gialla (Cuvieria). ng 12345 gialla ( Wartelia): Camaiore (D.) 12345 lattea. 12345 gialla ( Woodia). 12345 rossa. 12345 gialla: Castelnuovo. 12345 gialla (Réaumuria). 12345 fulva (Lowea): Stazzema (D.) 12345 gialla (Poîretia): Gallicano. 12345 gialla (Brardia): Stazzema, Camaiore (D.) 12345 gialla (Gronovia). LIZA 12345 gialla (Kleinia): Camaiore (D.) 12045 gialla. 10305 fulva: Camaiore (D.) 1:345 gialla (Adansonia): Castiglione. :::1: fulva (Bomarea): Stazzema (D.) be snogialla (Mvtlentai Qastiglione, li Castelnuovo. 00:00 gialla: Gus pn 00:00 rossa: Camaiore (D.) 00::: lattea: Castiglione. :0345 gialla: Camaiore (D.) ìok na unicolore gialla: Capriglia. co unicolore rosea (rubella). a BOI.) 1A peristomate albo (leucostoma Stabile): Pieve di Ca- maiore (D.) 12345 fascis hyalinis, gialla (Hermannia): Camaiore (D.) 12345 fascis hyalinis, olivastra (Sturmia): Orbicciano (D.) Nella Valle del Serchio predomina la colorazione gialla: nella confinante valle della Scoltenna o Panaro vidi molto frequente la colorazione rosea. i La var. etrusca si trova fossile in Toscana nei traver- tini e nelle brecce recenti. Var. alphea mihi. Differt a var. etrusca testa minore. HELIX NEMORALIS var. Issel; Moll. P. di Pisa, pag. 11, 1866. M. P. Bagni di S. Giuliano (I.) 25. Nel bosco di S. Rossore presso Pisa, in altri luoghi della pianura fra l'Arno e la Magra e qualche volta fino alla base dei monti prossimi si trova questa varietà che, mentre per le dimensioni è identica alla cisalpina, pegli altri ca- ratteri sta coll’etrusca ed è intermedia così fra l'una e l’altra, come notò anche Del Prete. Il Bourguignat riunisce questa forma di cui ebbe un individuo dei dintorni di Via- reggio ad altre forme delle Alpi Marittime, delle Alte Alpi e della Dalmazia per cui propone il nome nuovo di H. sub- austriaca (Desc. d. q. esp. des environs de S. Martin de Lantosque). Senza discorrere di queste ultime forme osser- verò che gl’individui nostri sembrano distinti per la strut- tura malleata del guscio e pegli altri caratteri per cui si avvicinano alla H. nemoralis var. etrusca. _ Si trova pur fossile nei terreni postpliocenici di Agnano nel M. Pisano; ciò mostrerebbe che fu in quel tempo più diffusa; forse essa è la forma più antica della var. etrusca, e può mostrare che questa, come del resto è probabile per la sua posizione geografica, deriva, per suo intermezzo, dalla cisalpina. cu JI Sectio Macularia. Helix vermiculata Miller. Dianmi91 NERO M. P. Bagni di S. Giuliano 50. Questa specie relativamente costante ne’ suoi caratteri principali vive nell'Italia meridionale ed in parte di quella centrale, estendendosi in alcune regioni elevate soltanto nel mezzogiorno. Il termine più settentrionale della regione che essa abita senza discontinuità ‘è la pianura pisana fino al Serchio donde sale fino a piccole altezze sul Monte Pisano. Più a settentrione si trova soltanto in colonie isolate evi- dentemente portate di fuori. Una colonia si trova in un giar- dino a Viareggio, portata col terriccio (Del Prete); una ne è a Calestano nella provincia di Parma portatavi nel 1869 da Pisa dal Dott. Aminta Malpeli (Strobel), ed un’ altra ne è nell’Orto botanico di Padova. Una colonia estesa per gran tratto di paese abita i poggi verso il mare dalla Spezia a Chiavari. Queste colonie si propagano: e mostrano che seb- 3 bene la specie sia meridionale, si può propagare lentamente verso il settentrione. Nei terreni delle epoche passate, più a settentrione delle odierne stazioni dell’ H. vermiculata, si trovano fossili delle Macuwlariue molto vicine alla specie vivente. | Sectio Helicogena. Helix aspersa Miller. HELIX ASPERSA Uzielli, Cat. moll. Bagni di Lucca P.:18683; | Gentiluomo, Cat. moll. Toscana pag. 78, 1868; De Stefani, El. moll. Versilia pag. 165, 1873; De Stefani, Moll. viv. Val di. Serchio, pag. 49, 1875. Ji sn I App. Petrognano 440, Castiglione 540, Pieve Fosciana 370, Pontardeto 320, Barga 400, Bagni di Lucca (U.) 120. Alp. E. Piazza 500, Eremita 360, Castelnuovo 270, Gal- licano 190, Torrite cava 185, Borgo 100, Mon San Quirico 380, Nozzano 20, Gombitelli 500, Fabbriche 370. Alp. 0. Pietrasanta 25, Ripa 50, Strettoia 60, Vallecchia 50, La Desiata 140, Colle 300, Capriglia 360, Capezzano 370, Cardoso 300, Fabiano 320, Pomezzana 600, Levigliani 600, Pieve a Elici 150, Bozzano (D.) 30. Abita con forma relativamente costante nell'Italia set- tentrionale, dove è però poco estesa, sulla destra del Po, a Parma, Guastalla, Piacenza (Strobel), ece.; ma specialmente nell'Italia centrale e meridionale. Nell’Apennino settentrionale lo Strobel la indica soltanto a Bardi nella valle del Ceno, e la crede introdotta di fuori. Nel fianco marittimo delle Alpi Apuane giunge assai in alto, mentre dalla parte del Serchio resta nei luoghi più bassi. Il Gentiluomo ebbe dal Pecchioli, da Pietrasanta, un in- dividuo affine alla var. Aammea Moq. Tand. di colore ca- stagno scuro con lista e con fiamme gialle. Helix lucorum Miller. forma typica. HeLix Lucorum Uzielli, Cat. moll. Bagni di Lucca 1863; Gentiluomo, Cat. moll. Toscana pag. 79, 1868; De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio pag. 49, 1875. ì App. Pugliano 614, Sassorosso (rara) 1030, Petrognano 440, Canigiano 640, Sambuca 390, Castiglione 540, Campori ì 420, Pontecosi 310, Pontardeto 320, Pieve Fosciana 370, Barga 623, Fivizzano (G.) 320, S. Marcello 400. Alp. E. Sassi 690, Vagli sotto 600, Gramolazzo 650, Cor- hi tia 670, Brucciano 660, Eremita 360, Piazza 300, Campor- giano 470, Poggio 450, Antiscfana 440, Torrita 290, Cerre- toli 530, Castelnuovo 270, Gallicano 190, Torrite cava 135, Borgo 100, Mon S. Quirico 30. Alp. O. Terma (D.) Questa specie di forma alquanto variabile ha una distri-. buzione singolarmente irregolare. Il tipo si trova nell'Italia settentrionale e centrale, ed alcune varietà si estendono, come dirò, nella meridionale. Alcune forme molto simili al tipo, benchè ritenute da | qualcheduno specie distinte, si trovano secondo il Kobelt | (Bd. IV, pag. 19) in Rumelia, in Tessaglia ed in parte dell’ Albania: altre forme passano poi nell’ Asia minore e si estendono fin nel Caucaso, nel Kurdistan e nella valle dell’ Eufrate. Nel suo complesso si può dire che questa forma abita interrottamente una stretta zona delle | regioni montuose circostanti alla parte nordica del Medi- terraneo orientale. L'alta Italia e particolarmente la Lom- bardia è dunque la regione più settentrionale ed insieme ; più occidentale ch’ essa abita. La sua distribuzione presso di noi è altrettanto singolare. i Si estende nel piano della Provincia di Pavia. sulla de- stra e sulla sinistra del Po (Stabile), presso Gargnano sul | lago di Garda (Martens), in Valtrompia (Spinelli), intorno | . a Collio ed a Cascelgoffredo (Anselmi) nella provincia di È Brescia, secondo il Porro anche nella Valsassina nella pro- | vincia di Como, dove però il Pini non la cita, e presso Ve- | rona. In questi luoghi isolati non sembra però abbondante. 4 Più diffusa assai è sulla destra del Po: nel piano è indi- | cata in parecchi luoghi nei dintorni di Parma, Guastalla, Piacenza e Modena (Strobel); ma la maggiore diffusione. principia alla base dell’ Apennino. Frequentissima . è nel-. l’Apennino dell'Emilia, nelle vallate fra il Tidone e la Sec-. chia (Strobel), nella valle del Panaro a Pieve Pelago edi altrove (De Stefani), e nelle colline di Bologna (Kobelt). MT LA DE Probabilmente seguiterà nell’Apennino settentrionale più ad oriente; ma non so quanto. Nelle pendici opposte, cioè in quelle qui studiate, nelle valli della Vara, della Magra, del Serchio ed in quelle minori tributarie è abbondante e nella forma somigliante alla fig. 1024 del Kobelt più che all indi- viduo indicato come tipico dal Bourguignat (Aménités pag. 171, PI. 20, fig. 1). Manca nelle pendici marittime occidentali delle Alpi Apuane e del Monte Pisano. Dalla Val di Serchio scende per poco e di rado nella pianura di Lucca (Issel). Nel rimanente della Toscana è per lo più rara ed isolata. Manca nelle Maremme fin per grande tratto al di là dei confini toscani, e credo anzi in tutto il litorale tirreno fino al suo ultimo limite; soltanto un individuo isolato fu tro- vato da un mio amico, molti anni sono presso Livorno (Gian- notti): qualche individuo se ne trova nell'isola d'Elba poco lontana dal continente (Kobelt). Nelle colline un poco più lontane dalla spiaggia è pure assai rara e quasi mancante, per ora se ne conosce soltanto un individuo o due della Montagnola senese. Lo stesso dicasi della porzione del- l’Apennino che all’uscire della Val di Serchio svolta verso Firenze e chiude le valli della Nievole, dell’Ombrone e del Bisenzio nel fianco opposto a quello dell'Emilia. Ivi non l’ho mai trovata. Nell’ Apennino fiorentino torna piutto- sto frequente nelle valli della Sieve, nella Val d’ Arno supe- riore a Sanmezzano (Paulucci) e nel Casentino (Bonelli), non però quanto nell'Emilia, in Lunigiana, ed in Garfa- gnana. Nelle Romagne e nelle Marche per ora non è cono- sciuta, nè l’ ho trovata nella Valle della Chiana che fa se- guito al Casentino, nemmeno intorno Arezzo. Nell’ Umbria è rarissima essendo appena indicata ad Assisi (Kobelt), ed | avendone trovato, il Pantanelli, un individuo nelle alluvioni del Tessino. Il Bourguignat la cita ‘anche nei dintorni di . Roma. Più a mezzogiorno si estende la H. straminea Briganti, che alcuni ritengono varietà, altri specie distinta dalla ZH. — 96 — lucorum. Da questa a ogni modo diversifica bene per le maggiori rughe longitudinali, per le marcate strie trasver- sali, carattere comune a tante altre specie meridionali, per la forma più globosa e per altri caratteri bene indicati dal Bourguignat (Aménités malacologiques, Paris 1860, pag. 173). Con ragione però la Paulucci affermò che non sempre gli individui toscani della tipica H. lucorum hanno dimensioni minori dell'A. straminea. Questa forma è indicata nella provincia di Salerno (Briganti), negli Abruzzi come rara nella valle del Castellano (Valentini), nel M. dei Fiori (Ma- scarini, ex typîis), e nella Maiella (Tiberi); io l ho trovata nell'alta valle dell’ Aterno ('). Manca nel Lazio, e a quanto pare nella provincia di Napoli, nè viene indicata, sebbene forse in qualche luogo potrà esistere, nelle provincie di Cam- pobasso, Benevento ed Avellino. Vive bensì abbondante nel Gargano in provincia di Foggia (Kobelt) donde è portata sui mercati di Napoli: manca nelle Puglie, nel Barese, e nel Leccese: torna invece sopra ragguardevole superficie nelle valli interne della montuosa Basilicata a Murro, a Tricarico (Paulucci) ed altrove; e questa è in Italia la regione più meridionale dove abita. Nelle Calabrie infatti non l’ho mai combinata nè ve l’ha indicata nessuno. Riassumendo, i centri principali della MH. Iucorwm e della varietà o specie distinta H. straminea in Italia sono: I, le valli lontane dal mare nell’ Apennino settentrionale, sur una superficie molto più grande che altrove, partico- larmente quando si aggiungano la pianura Padana cir-- costante e le corrispondenti Prealpi dove però la specie si va facendo sempre più rara; II, le valli interne dell’ Apen- nino nel Val d'Arno superiore; III, le vallate degli Abruzzi l4) In un più recente lavoro la Paulucci rammenta le località di Ca- Ù ramanico nell’ Abruzzo, Avellana nell’Umbria e S. Marino, ma unisce | PH. straminea coll H. lucurum. (Spec. raccolte dal Dott. Cavanna, pag. 113, 1881). uu (947 — ad Oriente dell’ Apennino; IV, le vallate del Gargano; V, le vallate interne della Basilicata. Colonie limitate si trovano all’Elba, ad Assisi, ed in qualche altro luogo dell’ Umbria, nel Lazio, nel Salernitano e probabilmente altrove: famiglie disperse ed isolate sono poi quà e là più o meno frequenti. In conclusione pare che questa specie preferisca le regioni montuose lungi dal mare, rieche di vegetazione, non secche ed asciutte nè calde, ma nemmeno soggette ad estremi troppo forti di freddo ed a nevi troppo durevoli. Nel 1875 io dissi che l’H. Zucorum relativamente alla Versilia, cioè ai comuni di Pietrasanta, Serravezza e Staz- zema nelle Alpi Apuane, era di tipo settentrionale. Il Kobelt invece la dice caratteristica dell’Italia meridionale. Da quan- to ho esposto risulta che ambedue queste asserzioni sono inesatte ma la mia è più vicina al vero perchè il tipo si trova nell'Italia settentrionale ed in Toscana, non più a mez- zogiorno. Terminerò dicendo due parole sulla distribuzione di tre altre specie aftini all’ H. lucorum e straminea, cioè dell’ H. cincta Mùll., H. ligata Mùll., H. pomatia L. Anche l’ H. cincta fu detta dal Kobelt caratteristica dell’ Italia meridio- nale: ma si ripeta quel che ho detto dell’/Z. lucorum e che lo Strobel già notò con ragione. Anzi l’ ZH. cincta si estende nell'Italia settentrionale nei colli e nel piano, nella valle Pa- dana ad Oriente della Val d’Olona e nella regione alpina, a limiti più elevati e più settentrionali dell’ I. lucorum, pas- sando dai confini d’Italia nel Tirolo, nell’Istria e nella Dal- mazia. Meno frequente è nell'Emilia in Val di Secchia (Strobel), e nei colli Bolognesi (Bonelli). Nell’ Apennino a mezzogiorno dell’ Emilia è stata trovata soltanto a Tredozio dal Pecchioli (Issel), e rarissima nel bosco di S. Rossore presso Pisa (var. Pollinii Da Campo) che è forse il luogo più meridionale nel quale sia stata notata. Perciò, senza dubbio, la specie è propria dell’Italia settentrionale. La Pau- lucci (Mat. n.° 45), dubita che la forma calabrese descritta Bull. della Sce. Mal. It. Vol. IX. 7 —:D8 dal Kobelt come varietà dell’ I. ligata (fig. 1037), sia da riferirsi all’. cincta; ma la cosa mi pare molto incerta. Io starei col Kobelt, per la presenza nella conchiglia delle strie trasversali, benchè poco manifeste, proprie dell’ H. Zi gata, e pella mancanza delle impressioni vaiolose proprie della cincia: bensì il peristoma rossastro distingue la va- rietà dal tipo della ligata, e l’avvicina alla cinta. L’ H. ligata sostituisce la cincta nell'Italia meridionale. Dissi nel 1875 che questa specie si trova in Toscana ed oltre l’Apennino; ma lo Strobel (Dist. moll. 1878, pag. 135) giustamente osservò che non si trova a settentrione del- l’Apennino. Il punto più settentrionale cui giunge è nelle vette dell’Apennino Casentinese ai Camaldoli ed all’ Eremo (Bonelli); in Toscana, fuori di lì, non è stata trovata ch’ io sappia se non verso la vetta del M.di Cetona (Pantanelli); comincia ad abbondare nell'Umbria e si estende poi in tutta l’Italia meridionale fino nelle Calabrie. L’H. pomatia si estende nell'Italia settentrionale fin nell'Emilia, ma non passa a mezzogiorno dell’ Apennino se non nei dintorni di Nizza dove raggiunge il suo limite più meridionale. ù Helix aperta Born. forma typica. HELIX APERTA Uzielli, Cat. moll. Bagni di Lucca 18683; Gentiluomo, Cat. moll. Toscana pag. 79, 1868; Del Prete, Not. ‘conch. Viareggio, pag. 26, 1875; De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio pag. 49, 18735. HreLix NERITOIDES (Gualt.) De Stefani, El. moll. Versilia pag. 165, 1873. App. Bagni di Lucca (U.) 120. Alp. E. Borgo 100, Mon San Quirico 30, Le Corti di Balbano 40. as VOR a Alp. 0. Fabiano 320, Capezzano 370, Capriglia 360, Bar- gecchia (D.) 190, Bozzano (D.) 30, Ripa 50, Pietrasanta 25; Carrara (D.) 90. M. P. S. Giuliano (G. da Caluri var. minor Caluri) 50. Tipo di questa specie, si accetti il nome di Bronn 0 quello di Z. neritoides Gualtieri, sono gli esemplari to- scani di Pisa o di Firenze. Noto che degli individui di Carrara il Bourguignat, se- condo una lettera al Del Prete, fa due specie, H. epuro- maca ed H. Koragelia. Abita l'Italia centrale e meridionale evitando l’interno delle vallate; i Bagni di Lucca sono il luogo più setten- trionale cui essa giunge nell'interno dell’ Apennino: lungo mare però seguita dalle Alpi Apuane alla Spezia e alla Liguria. Si trovano per tutto le subvarietà viridis, brunnea ecc. Finora non l'ho trovata fossile, benchè sia abbastanza comune negli stessi luoghi in cui si potrebbe trovare: ciò può mostrare che l’estendimento di questo tipo così aber- rante dagli altri non è molto antico. Sectio Xerophila. Helix variabilis Draparnaud. HELIX VARIABILIS Uzielli, Cat. moll. Bagni di Lucca, 1863; Gentiluomo, Cat. moll. Toscana pag. 83 (fide Uzielli) 1868; De Stefani, El. moll. Versilia pag. 167,. 1873; Del Prete, Not. conch. Viareggio pag. 27, 1875; De Stefani, Moll. viv. Val di Ser- chio pag. 49, 1875. | Individui di Castelnuovo Diam. 14” Alt. 8,5-10”” Ind. di Capriglia Diam. 11-20” Alt. 6, 5-13” — 100 — App. Bagni di Lucca (U.) 120. Alp. E. Castelnuovo nell’alweo del Serchio 271, Pieve Fosciana nel giardino A. Pierotti 365, Gallicano 190, Borgo 100, Diecimo 80, Mon San Quirico 30, Le Corti di Bal bano 40. Alp. 0. S. Bocchino 800, La Rocca 900, Matanna 1000, La Porta 800, Monte di Croce 980, Velichetta 510, Monte Penna 480, Capriglia 360, Ripa 50, Pietrasanta 25, Nocchi 90, Carrara (D.) 90. M. P. Bagni di S. Giuliano 50. Questa specie si estende in Europa dal mezzogiorno del- l'Inghilterra tutto intorno all’ Atlantico e lungo tutto il Mediterraneo, quindi anche da un capo all’altro d’Italia, mai però a grandi lontananze dal mare: ond’è che ad esem- pio si trova nelle pendici marittime dell’ Apennino Ligure e Toscano, ma non nell'Emilia nè in Piemonte. La forma è molto variabile e per l'altezza della spira e per la larghezza dell’ ombelico. Gl’individui della Toscana e della Liguria sono però re- lativamente costanti ed appartengono alla forma tipica, es- sendo poco frequenti le varietà con ombelico largo. Al tipo appartiene la forma delle Alpi Apuane e del Monte Pisano colle numerose subvarietà che si trovano anche altrove: come la difasciata Bouch., albicans Grat., fasciata Menke: la colorazione è per lo più poco intensa: a Castelnuovo la spira è molto elevata e l'ombelico stretto come nel tipo e come nella forma di Bari figurata dal Kobelt (Bd. V, fig. 1301). — Nel Fiorentino e nel Senese sono alcune varietà poco diverse, — 1 . di piccole dimensioni (Diam. 10-12”, Alt. 6-8”’), con ombe- lico assai largo, e spira poco depressa; nell’ Umbria a Spo- leto (Pantanelli) sono frequenti individui con spira più de- pressa; nelle Romagne a Ravenna (Bonelli) l'ombelico è un pochino più largo e la colorazione è spesso molto scura; a Napoli (Bonelli) si comincia a vedere la colorazione nel- Di l’ultimo giro e nella parte inferiore della conchiglia costi- — 101 — tuita da macchie scure longitudinali e da fascie più del solito interrotte da sottili intervalli bianchi, colorazione che il Kobelt dice quasi esclusiva di molti luoghi dell'Italia me- ridionale (Bill. V, pag. 53). Helix cespitum Draparnaud. forma INTRODUCTA Ziegler. Testa depressiuscula, unicolor vel saepe una aut plu- ribus angustis fasciis ornuta, late umbilicata. Diami ‘172247*00ttAM TOA HELIX cESPITUM Uzielli, Cat. moll. Bagni di Lucca 1863; Issel, Moll. P. di Pisa pag. 15, 1866; Gentiluomo, Cat. moll. Toscana pag. 82, 1868; De Stefani, El. moll. Versilia, pag. 166, 1873; Del Prete, Not. conch. Viareg- gio pag. 20, 1875; De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, pag. 27, 1875. «var. introducta Kobelt, Ic. Europàischen L. Sissw. Moll. Bd. V, pag. 51, 53, 1877; Stro- bel, Dist. moll. viv. dal Tidone alla Secchia pag. 91, 1877. App. Montelungo in Val di Magra (Strobel) 820, Fivizzano (G.) 320, Petrognano 440, Sambuca 390, Mulini di Villa 500, Castiglione 540, Campori 420, Pontecosi alla Madonna del Ponte 321, Pieve Fosciana 370, Fornaci di Barga 160, Bagni di Lucca (U.) 120. i Alp. E. Vergemoli 610, Eremita 860, Vagli sotto 600, | Vagli sopra 750, Gramolazzo 650, Piazza 500, Poggio 450, Cascio 440, Castelnuovo 270, Torrite cava 135, Borgo (U.) 100, Fiattone 400, Mon San Quirico 30. Alp. O. Gabberi (D.) 900, Prana (D.), Cappella 450, So- —- 102 — laio 200, Sarzana (Bonelli) 20, Carrara 90, (K.) Massa 60, Foce di Petrosciana 961 coll’ Hcarrarensis Por. M. P. Mulina 75. Questa specie, come nota il Kobelt, vive intorno alla porzione occidentale del Mediterraneo. Secondo le notizie che si hanno essa abita la Corsica, la Sardegna e le Ba- leari, si estende nell’ Algeria, poi nella Spagna meridionale e sulle coste mediterranee della Francia, quando si eccet- tui la H. nubigena M. Tand. che è una specie a sè ed abita l'interno. Dalla Francia passa in Italia. Quivi, a co- minciare dal colle di Tenda (Strobel) passa in ambedue le pendici dell’ Apennino settentrionale, cioè tanto nella Liguria, quanto verso il Po in Piemonte dove scende anche nella pia- nura sulla destra del fiume (Stabile), e nell'Emilia dove rimane nei colli (Strobel). Dalla Liguria lungo mare va nei monti intorno alla Spezia (Tapparone Canefri) quindi nelle Alpi Apuane ed in Toscana, terminando nel Monte Pisano che insieme ai dintorni di Firenze (Kobelt) è la regione più meridionale d’Italia in cui la specie sia nota per ora. Il Targioni la cita -a Pratovecchio un poco nell'interno del- l’Apennino fiorentino (Vert. e moll. del Casentino, 1872); ma dalla descrizione apparisce chiaro che si tratta dell’ H. Ammonis la quale infatti, col nome di H. neglecta, è citata colà da Bonelli e Martens. Il Kobelt ricorda che nei monti della Kabilia in Algeria essa giunge all'altezza di 732 metri che era la massima finora conosciuta: nelle Alpi Apuane giunge ad altezza maggiore. Gl’individui italiani appartengono tutti alla var. intro- ducta Ziegler, la cui diagnosi ho quasi copiata dallo Sta- bile (Moll. du Piém. pag. 45). Nelle Alpi Apuane essi sono mediocremente solidi, od interamente di color bianco sporco e con qualche oscura traccia di fascia, o sono forniti di fa- scie molto scure di color castagno, continue, però a volte un poco sfumate nei margini esteriori. A volte le fascie sono 10, cioè la 1,* superiore un poco sfumata, la 3. e la — 103 — 4.* per lo più unite in una fascia molto grossa, e le. altre sottili: la 1.8 e la 2.2, la 4.5, 5.3, 6.3 son molto più ravvici- nate delle altre: a volte la 1.° e la 2.3, la 4.5, 5.3, 6.3) 7i8e 8.8 si confondono; la 9.* e la 10.8 si allargano un poco: ta- lora la 5.3, 6.3, 7.3, 8.3 sono molto sfumate, 0 la 4.*, 5.3, 7.3 sono poco marcate e mancano: per farla corta vi sono tutte le combinazioni possibili. La confusione nelle specie italiane riferite all’ 7. cespi- tum, Terverii, ericetorum, neglecta, Ammonis, obvia, can- dicans,. e candida dura in parte ancora, sebbene diminuita dai lavori dello Strobel, del Kobelt e di altri. L’H. TERvERI Mich., si trova nell'Italia meridionale e gli individui riferitivi dal Tapparone Canefri, trovati alla Spezia, appartengono alla cespitum. L’H. eRIcEToRUM Miill., è convenuto omai, dopo i lavori de’ malacologi lombardi e piemontesi, che non si trovi in Italia: la forma indicata con quel nome da Jan, Porro, Villa e da altri è l’H. Ammonis A. Schmidt, stabilita nel 18597 in una lettera allo Strobel. L’H. CANDICANS Zieg., è ritenuta sinonimo dell’H. oBVIA Hartmann, nome pubblicato un anno avanti, perciò preferi- bile. Però I'M. candicans di Martinati, De Betta, ‘Spinelli, e di altri che la citarono nel Veneto od altrove nella Valle del Po è per lo più l’ Ammonis e solo in parte forse va ri- ferita all’obvia. Con queste parole rettifico quello che di- cevo nel 1875 relativamente alle asserzioni di Strobel il quale appunto attribuì all’H. Ammonis una parte delle for- me italiane unite per lo innanzi all’ H. candicans, ricono- scendo che quest’ ultima specie sinonimo dell’ obvia è ben diversa dalla prima. Escluse dall'Italia settentrionale e centrale l MY. Terverii : ed ericetorum, e riconosciuto che la candicans è sinonimo dell’obvia, rimane a parlare delle altre specie. Per comin- ciare riporterò alcuni periodi che il Kobelt premette alla descrizione dell'H7. Ammonis. « C' imbattiamo qui in una 10 dei più difficili gruppi della famiglia delle Helix, a distin- guere il quale solo la geografia ti dà finora una solida base. Dal Portogallo al Turkestan, nell'Europa centrale e meri dionale troviamo dappertutto una Xerophila la quale per mutabilità e molteplicità di forme non è seconda alle Limneae, e come per queste, è vano ogni tentativo di di- | viderla in tante buone specie. Da questo caos sono venute fuori a poco a poco quattro serie di forme distinte più per l'abitazione che pei caratteri della conchiglia: nella Spagna, in Francia e nella Germania occidentale abita 1 H. erice- torum Miiller; più ad oriente l’ H. obvia Hart., o candicans Zieg., nell'Italia media (qui dice media impropriamente) l’H. Ammonis Schm., ed in Oriente il gruppo della derden- tina. Le più difficili a confinare sono evidentemente le forme italiane che negli ultimi tempi si è convenuto di chiamare H. Ammonis Schm. >» (Bd. V, pag. 95, 1877). Lo Strobel mi rimproverò d'essere stato disposto a riu- nire l’H. obvia, la candida e l Ammonis, dicendo che im- porta « sì distinguano e si aggruppino le diverse forme secondo la loro affinità guardandosi dal troppo sminuzzare e dal troppo riunire ». (Dist. moll. dal Tidone alla Secchia pag. 92). Realmente, attesa la distribuzione. geografica di quelle forme, e certe piccole diversità che le distinguono, senza diniegare la comune parentela, sono a tenersi sepa- ‘rate tra le forme italiane Vl H. Ammonis, Schm., l'H. can- dida Porro e lH. obvia Hartmann. i Erroneamente affermai altra volta che l'H. AmmonIs non esiste nell'Italia centrale ed in Toscana. Ne esaminerò qui una serie di forme, rappresentate da numerosi individui, esistenti nelle collezioni mie od in quella del Bonelli all’ Ac- cademia dei Fisiocritici in Siena e mi rifarò dalle regioni più meridionali. Ad Ascoli Piceno ad Oriente dell’ Apennino, il Kobelt nel 1877 citò e figurò una forma che attribuì all’ H. Am- monis come var. MAIOR (H. discrepans Tiberi) distinta pelle — 105 — dimensioni maggiori (Diam. 18°”,5 Alt. 9'”), e, soggiunge egli, pel colore bianco del labbro esterno, il quale carattere però non si può dire costante negl’individui di quella re- gione, essendo il colore a volte anche scuro. Gl'individui descritti dal Kobelt (fig. 1423, 1424) sono puramente bian- chi o vivamente colorati da fascie bruno-giallastre e da pic- cole macchie o strie longitudinali di uguale colore: l’ombe- lico, secondo il Kobelt, è molto più largo che nel tipo, seb- bene tale ombelico largo si trovi pure in individui di re- gioni più settentrionali. A Spoleto nella valle del Marrog- gia ad occidente dell’Apennino si trovano individui identici alla var. maior e specialmente alla fig. 1424, nella gran- dezza dell’ombelico, notata anche dal Pantanelli e negli al- tri caratteri. Essi sono attribuiti dal Pantanelli all’ H. can- dicans che però è diversa. Con questi ne sono altri assai piccoli (Diam. minimo 9", 2; Alt. 4'”,5) tutti bianchi, col peristoma e col labbro esterno pur bianchi, coll’ apice scuro come il solito, coll’ ultimo giro all'altezza dell'apertura un pochino angoloso (carattere non infrequente anche nell’ H. Ammonis dell’ Alta Italia), e coll'ombelico piuttosto piccolo. Stetti incerto se attribuire questa all’H. obvia (H. candi- cans) od all’ H. candida per la forma dell’ombelico la cui ampiezza è raggiunta da alcune forme dell’H. obvia, p. e. da quelle di Potsdam a Brauhaus (Bonelli) che di regola però hanno l’ombelico più stretto. Mi dissuase dal far ciò l’osservare che l’ultimo giro presso l'apertura (carattere essenziale) non discende come nell’H7. obdvia, e che pur presso Spoleto nel Monte Fionghi sono degli individui or- nati di fascie a colori vivacissimi, con peristoma scuro, con ombelico egualmente ristretto e con dimensioni egualmente piccole, misti ad altri di dimensioni maggiori e d’ombelico più largo assolutamente riferibili all'H. Ammonis. Perciò a questa medesima specie si potrebbero attribuire quegl’indi- vidui della Valle della Marroggia dei quali si potrà fare una Var. ALBINA distinta pei seguenti caratteri. — 1060 — Testa minore, depressiuscula, albida; peristomate al- bido; umbilico parvo. n Gl’individui del Monte Fionghi sono attribuiti dal Pan- tanelli all’. neglecta: ma non v' ha dubbio che sien rife- ribili al tipo dell’7. Ammonis, manifestando soltanto una colorazione più vivace e più scura degl’individui. dell'alta Italia, carattere comune alla forma di Ascoli Piceno, d'Or- vieto, di Siena, e di tutta l’Italia centrale. Ad Orvieto pure nell’ Umbria si trova la var. maior, a volte bianca, a volte vivamente colorata, coll’ombelico tanto più grande in proporzione all’ampiezza dei giri quanto più grande è la conchiglia, col peristoma non molto ingrossato, bianco e leggermente fulvo negl’ individui albini, scuro 0 rossastro negli altri: in qualche individuo si vedono fin 9 fascie. In Toscana nella provincia di Siena (Pianellina, Ceti- nale, Casino presso Siena) confinante col circondario d’Or- vieto, sono le forme già indicate, cioè la var. maior, essen- do rara però quella bianca e rarissima quella col peristoma pur bianco (Pianellina), ed il tipo di colore ora sbiadito ora più vivo, colla spira or più or meno elevata, coll’ombelico largo negl’individui maggiori (Larghi 18”, Alti 9”), pro- porzionatamente più stretto in quelli piccoli (Larghi 7°” 2, Alti 4,5), col peristoma piuttosto solido. L’ apertura è co- lorita in rosso spesso molto scuro, onde Martens affermò che « il colore generalmente rossastro dell'apertura era de- ‘cisivo per l'H. neglecta » (Bonelli Cat. moll. Siena pag. 410) alla quale specie infatti venne attribuita dal Bonelli la for- ma senese. A questo proposito ricorderò che questo colore è ritenuto come uno dei caratteri specifici dell’ H. Ammo- nis, sebbene vi siano pure individui col peristoma bianco: ad ogni modo il peristoma rosso distingue l H. Ammonis, dalle H. obvia, candida, ed ericetorum. Nemmeno negli altri caratteri la forma senese è diversa dall’ 7. Ammonis, talchè con ragione. lo Strobel ritenne sinonima di questa — 107 — l'H. neglecta di Bonelli (Dist. oro-geog. moll. Apennino pag. 91), e vi riferì gl'individui di Toscana e delle Romagne. Nel resto della Toscana questa specie rimane per lo più nel piano, nelle colline e nelle pendici basse dei monti a Pisa (Gentiluomo), presso Firenze a Compiobbi (Bonelli), a Settignano (Gentiluomo) e Pratovecchio (Targioni), e a Spicchiaiolina presso Volterra: manca nei monti più elevati, anche in quelli da me qui studiati e lungo il mare. A Bologna nelle pendici settentrionali dell’ Apennino (Bo- nelli) è una forma per certi caratteri un poco diversa: le dimensioni (Largh. 18°”, Alt. 9”, 5) sono piuttosto grandi e l'ombelico pure: la colorazione, come in quasi tutti gl’in- dividui dell’Italia settentrionale, è un pochino più pallida che nell'Italia centrale: il peristoma, come è solito fuor che negl’individui senesi, è leggermente rossastro, o gialliccio, e più chiaro negl'individui biancastri; la spira è a volte un poco più elevata, nè fin quì vha nulla di anormale: ma l'apertura è meno rotonda, più depressa e più obliqua che nelle forme esaminate fin quì ed anche un poco più che in altre settentrionali citate sotto. Somiglia salvo pell’ om- belico un poco più largo e pell’apertura un poco più obli- ‘+ qua, alla figura 1426 del Kobelt, di Verona: somiglia pure assai, salvo la forma dell'apertura ed il colore meno scu- ro, agl’ individui di maggiori dimensioni di Siena. Se ne po- trebbe fare una subvar. BONONIENSIS caratterizzata come se- gue; Testa mediocriter elata, apertura magis obliqua, elon- gata, depressiuscula. A Ravenna (Bonelli) s'incontra una forma che avendo nel resto caratteri identici a quella di Bologna, ha la spira a volte più alta (Largh. 18””, Alt. 9”, 6) e specialmente l'apertura, a cagione del margine superiore molto declive, più obliqua, più ovale e più depressa di qua- lunque altra forma d'’ Italia. . A Rovigo sulla sinistra del Po raccolsi individui aventi le dimensioni ordinarie minori degli estremi dell’Italia cen- | trale (Larg. massima 14””,3, Alt. 7”), a spira non molto 1406 = elevata, coloriti non vivamente, coll’apertura rotonda come nell'Italia centrale, col peristomî roseo, giallastro o bianco sporco. A Milano (Collezione Bonelli da Pini) le dimensioni, la forma dell’ombelico e l'apertura sono presso a poco come a Rovigo: il colore in certi individui è vivace come. nel- l’Italia centrale. A Mantova il Kobelt accenna e figura una forma, da me pure raccolta, con colori vivaci, identica a quelle di Rovigo e di Milano che rispondono al tipo della specie ed alla forma più comune nell’Italia settentrionale. A Villafranca nel Veronese trovai forme per dimensioni, ombelico e colore smorto uguali a quelle di Rovigo: in taluni individui l'apertura è un poco meno rotonda e si accosta alquanto alla forma Bolognese. In altri individui di piccolissima statura (Largh. minima 8°”,6, Alt. 4”), di co- lori smorti, ad ombelico ristretto, ad apertura rotonda, l’in- grossamento del peristoma ed il labbro che sopravanza sono bianchissimi o qualche volta leggermente rosei. Ad una forma probabilmente poco dissimile da questa allude il Kobelt quando afferma che nei piani di Lombardia sono degl’ indi- vidui intermedii fra l'H. Ammonis e Vl H. obvia, col labbro esterno puramente bianco, carattere che molti credono esclu- sivo dell’H. obvia, ma che, siccome risulta dagli esempi citati, non è. La forma di Villafranca-veronese si potrebbe distinguere come subvar. scLEROosToMA dell’ H. Ammonis, e caratterizzarla così: Testa minore, umbilico parvo, aper- tura rotunda, margine externo aperturae solidissimo, pe- ristomate niveo vel pallide roseo. Questa forma è identica agl’individui di minore statura che s’ incontrano nel Senese, salvo che in questi ultimi, al solito, il peristoma è inten- samente rosso. Di Verona, il Kobelt figura individui, (fig. 1426) che ho raccolti pure io, uguali a quelli ordinari di Villafranca, col- l'apertura rotonda come questi, e simili al tipo gi Rovigo, — 109 — Mantova, Milano, ccc. Concludendo 14. Ammonis va dal- l’Italia settentrionale (Piemonte, Lombardo-Veneto), attra- verso la Toscana e le Romagne, per lo meno fino all’ Um- bria ed al Piceno e secondo la Paulucci fino in Abruzzo. Quanto più scende verso mezzogiorno le dimensioni tendono a diventare maggiori, ed i colori più vivaci. L'Issel (App. moll. di Pisa pag. 65, Nota), lo Strobel (Dist. oro-geog. moll. Apennino pag. 114), e la Paulucci (Mat. pag. 31) con ragione riterinero IH. Ammonis quale sem- plice varietà della H. nEGLECcTA Drap., alla quale erano in addietro attribuite le H7. Ammonis dell’Italia settentrionale come sono tuttora in gran parte quelle dell’Italia centrale. Paragonando la forma dell’Italia settentrionale con 1’ H. neglecta di Francia si vede che quella ha spesso l’om- belico un poco più largo, e la spira non altrettanto elevata: gl'individui dell’Italia centrale, a cominciare da Bologna, sono diversi pella statura frequentemente maggiore e pur pella spira non altrettanto elevata: il peristoma non è sem- pre così solido come negl’individui francesi. Come si vede trattasi di varietà più che altro regionali. La Paulucci cita in tutta Italia, salvo nel mezzogiorno, tanto l’ I. Ammonis. quanto la neglecta; ma qualunque sia il nome che le si voglia dare, e si potrebbe darle quello di ZH. neglecta var. Ammo- mis, si tratta di una forma sola divisa in piccole varietà secondarie. L’H. obvia o candicans citata da qualcheduno, anche dalla Paulucci ripetutamente e dal Valentini, nell'Italia cen- trale, non vi si trova, anzi non passa nemmeno sulla de- stra della vallata Padana rimanendo sulla sinistra nella regione circostante al Trentino. Per distinguere l’H. Ammonis dalla obvia 0 candicans sono stati citati spesso molti caratteri non tutti esatti, come. notò il Kobelt. È tra i caratteri distintivi il colore della conchiglia che nell’ H. obvia è puramente bianco, nell’ H. ericetorum è giallo scuro, nell’ Ammonis bianco giallastro, — 110 — Un'altra distinzione si fonda sulle fasce che sono nette e d'un colore bruno scuro nell’7. obvia, più confuse sul fondo della conchiglia e d’un colore bruno giallastro nel- l’Ammonis: inoltre l’ultimo giro presso l'apertura scende costantemente in modo manifesto nell’H. obvia, e poco 0 punto nell’Ammonis: il peristoma è sempre bianco nell’obvia, mentre nell'Ammonis è per lo più giallastro, roseo o rosso, benchè talora sia pur bianco. La forma della spira e l’am- piezza dell’ombelico non sono caratteri distintivi, e non è a credersi col Westerlund che l’ultimo giro dell’ H. Ammo- nîs non scenda punto verso l'apertura, nè che questa abbia mai il peristoma bianco. Queste cose le fece notare il Kobelt e me ne sono persuaso io pure paragonando le nostre H. Ammonis coll’ obvia tipica di Vienna e di Brauhaus presso Postdam, raccolta dal Bonelli. Il Clessin ritenne che l' H. obvia non. passasse a mezzogiorno delle Alpi; ma è ben noto agli autori italiani, come al Kobelt, che si trova nel Tirolo. e nel Trentino. Io la raccolsi a Bolzano, a Trento, ad Arco, a Riva e in Val di Ledro ('). (') Di alcune forme analoghe dell’Italia centrale ho ragionato altrove (Sopra alcune Xerophilae dell’ Apennino centrale Bull. Soc. mal. it. 1881) concludendo col rettificare Je affermazioni di varii autori e collo stabilire la seguente sinonimia: 1. H. Ammonis A. Schmidt var. mazor Kobelt 1877 = A. bathyomphala, non Charp. Tiberi 1869 = 7. discrepans Tiberi 1878. 2. H. sp. = H. bathyomphala, non Charp. Kobelt 1877. ‘3. H. bathyomphala Charpentier, Tiberi 1878. 4. H. Spadae Calcara, Kobelt, 1877, Tiberi 1878. La Paulucci in un lavoro successivo ‘Spec. racc. dal dott. Cavanna. Bull. Soc. mal. it. 1881, pag. 99) così si esprime: « il sig. De Stefani avrà avuto, come esso dice, la miglior buona volontà di rischiarare alcuni equivoci riguardanti qualche specie di Xerophila dell’Italia meridionale fra le quali 7. Ammonis o candicans. L'intenzione era certamente lode- volissima, ma a parer mio egli non ha raggiunto lo scopo ed ho la spe- ranza che quanto ho scritto ‘riguardo a queste due specie possa dimo- strarlo ». Nello scritto della Paulucci non trovo ragioni da modificare l’ opinione — mia e mi sembra anzi che le primiere confusioni vi siano aumentate. Essa distingue le seguenti forme: — lil — Un'ultima specie che lo Strobel ritiene intermedia fra \l'Ammonis e l’obvia è Vl H. canDIDA Porro, non ricordata dal Kobelt nè dalla Paulucci, e che io raccolsi abbondante- mente a Pietramurata ed alle Marocche presso Arco: altri poi l’ha citata nelle colline di Mantova, di Brescia, ed in molti luoghi del Trentino. Il fondo del colore puramente bianco, le fasce ben distinte sul fondo, di colore bruno scuro, l’ultimo giro discendente verso l'apertura, il peristoma co- 1. H. neglecta (Drap.?) Come dissi sopra gl’individui così determinati rientrano nell’H. Ammonis secondo gli scrittori più recenti e più auto- revoli di malacologia italiana. 2. H. Ammonis (A. Schm.) Nella sinonimia cita la var. mazor di Kobelt 1877, insieme col tipo descritto da Strobel nel 1857. Queste due forme, come ho detto, non sono totalmente identiche, e probabilmente la Pau- lucci colla sua citazione intende riferirsi alla var. mazor. 3. H. candicans (non Zieg.) Lasciamo da parte ciò che la Paulucci dice della non sinonimia dell’ 7. candicars e dell’ H. obvia Hart. contrariamente all'opinione comune de’ principali autori tedeschi. Essa non parla dei caratteri distintivi tra 1° 7. candicans (come essa la chiama) e l H. Am- monis, e nella sinonimia della sua specie indica, 1.° 1° 7. bathyomphala Tib. (non Charp.) 1869 cioè l'A. discrepars Tib. 1878, e 2.° 1’ H. bathyom- phala Kob. (non Charp.) 1877. A questo proposito è da osservarsi in pri- mo luogo che, siccome risulta dal paragone delle figure, delle descrizioni e degli esemplari delle località tipiche, 1’ 7. discrepans Tib. 1878 o da- thyomphala Tib. 1869, è sinonimo. esatto dell’H. Ammonis var. maior Kob. 1877, descritta un anno prima, che la Paulucci ha riunito alla sua H. Am- monis A. Schmidt. In secondo luogo |’ A. dattyomphala Kob. (non Charp.) 1877, non è identica ma è leggermente diversa — per l’ultimo giro più tondo e per conchiglia più solida — dall’ A. discrepans Tiberi. Niuna poi di queste forme ha i caratteri che si è visto sopra esser propri del- PH. candicans Zieg.; da tutto ciò risulta che non si può comprendere quali sieno le forme cui la Paulucci ha attribuito questo nome. 4. H. instabilis (non Zieg.) È indicata come sinonima la H. Spadae Kobelt 1877, — ox Calcara — soggiunge l’ autrice. In primo luogo è ad avvertirsi come la suddetta sinonimia non sia accettata dagli autori e le sia contrario anche il Clessin in una speciale rassegna d’un lavoro della Paulucci. L’ H. instabilis Zieg., non vive in Italia. In secondo luogo io ritengo, come risulta averlo ritenuto pure il Tiberi, che l H. Spadae di Kobelt sia veramente quella del Calcara, perciò al vedere la distinzione che la Paulucci fa tra una e l’altra non si comprende quali sieno le . forme che essa attribuirebbe alla vera H. Spadae Calcara. . 5. H. instabilis Zieg. var. bathyomphala Charp. Anche a proposito di ( questa specie non si comprende a quali forme abbia avuto in animo di de JT, stantemente bianco l’avvicinano all’H. obvia: ma la distin- guono la piccola statura, e l'ombelico assai piccolo più che non sarebbe in individui d’uguale statura dell’. Ammionis o dell’obvia. Nel 1875 affermai d’avere trovato l'A. candida nel Mantovano e nel Veronese, ma confusi con essa la va- rietà bianca dell’H. Ammonis. Terminando col parlare di nuovo dell’ H. cespitum dirò che finora non l'ho trovata fossile in Toscana; come accen- nai essa è specie meridionale, sebbene poi manchi in Italia poco più a mezzogiorno del Monte Pisano, e potrebbe es- sersi diffusa nelle nostre regioni in epoca recente. Helix unifasciata Poiret. HaLix canpipuLa De Stefani, El. moll. Versilia pag. 167, 1873. « UNIFASCIATA De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, pag. 51, 1875. App. Alpe di Corfino 1100, Sassorosso 1030. Alp. E. Poggio 450, Filicaia 354, Castelnuovo 275, Bor- go 100. Alp. O. Monte Corchia 1170. Ai Monti p. Chiatri (D.) 380. M. P. Monte Penna 200. Questa forma relativamente costante, è identica a quella delle regioni alpestri delia Francia, della Svizzera e dell’Au- riferirsi la Paulucci. L'A. dathyomphala di Charp. fu pubblicata per la | prima volta dal Tiberi nel 1878. Quand’ anche il valente malacologo non | avesse bene interpretato la forma del Charpentier, della qual cosa fino a | buona prova in contrario non è a dubitarsi, il tipo dell’ H. dathyomphala secondo le leggi più fondamentali della nomenclatura è quello descritto dal Tiberi e non altro. Non comprendo perciò come la Paulucci nella — sinonimia della var. da/4yomphala Charp. oltre al citare 1’ H. dustabilis € Y Pfeiffer, che è certamente diversa, citi 1’ 7. balAyomphala delle Novitates Conchologicae del 1879 e non faccia motto della pubblicazione del dl 4 che fondò la specie nel 1878. 34 — 113 — stria. Però da noi predomina il tipo ed è meno frequente la var. candidula Studer che è invece molto comune in Savoia ed in Svizzera. Si potrebbero distinguere parecchie varietà secondarie secondo la depressione della spira, la grossezza delle rughe ed il colore. forma VincaE Paulucci. Testa saepe maiore et magis rugosa; anfractibus fere scalariformibus, ultimo carinato; carina sulcis duobus si- gnata; ore magis depresso. Diam. 4”,5—7”,5 Alt. 3”, 2—4” 5. Alp. E. Vinca (Caroti) 808, Alp. O. Torano (D.) 150. Col tipo, ne’ luoghi esclusivamente calcarei, si trovano individui aventi una forma notevole che sovente si distin- gue anche per maggiore statura; l’ultimo giro è or più or meno carenato, cosa che si verifica qualche volta anche nel tipo, ma talora lo è al punto che la carena è formata quasi da un cordoncino rilevato accompagnato sopra e sotto da due solchi leggermente impressi che lo rendono anche più marcato. I giri non sono regolarmente convessi ma, specialmente l’ultimo, un poco scalariformi e leggermente depressi talora presso la sutura inferiore. La superficie è in certi luoghi fornita di rughe assai forti, in specie nella parte superiore, ciò che si verifica eziandio in individui che pella forma non si discostano dal tipo. L’ apertura è per lo più maggiormente ovale e depressa, cosa che si verifica pure negli altri individui pel resto rispondenti al tipo, ed a metà circa della sua parte esteriore si osserva talora un piccolo | angolo rispondente alla carena. La parte inferiore dell’ul- . timo giro è più pianeggiante. La colorazione è simile a quella dell’ H. unifasciata. Questa forma che debbo alla gentilezza della marchesa Paulucci fu trovata dal sig. C. Caroti a Vinca; altri indivi- Bull. della Scc. Mal. It. Vol. IX. 8 — ll4 — dui di Torano me ne aveva già comunicati il Del Prete. Essa, come mi faceva osservare la marchesa Paulucci, ha grande analogia con lH. Cavannae Paul. del M. Mileto e di Esule nell’Apennino centrale. Quest'ultima specie però, la quale è, direi quasi, più stabile nelle sue forme, è più distintamente carenata, con la carena accompagnata da solchi più profondi e più distinti, più depressa, coi giri più uniformemente declivi e separati da suture meno profonde, | — nè l’ultimo sopra la carena è scalariforme, con la super- | fice più irregolarmente rugosa e biancastra, non vivamen- te colorata. La forma Vincae, che io ho considerata come varietà dell’H. unifasciata senza con ciò pregiudicare altre opinioni possibili, segna secondo me il passaggio fra la suddetta spe- cie del settentrione e l H. Cavannae del mezzogiorno. Il frequente ingrossamento delle rughe trasversali, come in generale l’ingrossamento delle varie parti della conchiglia, è un fatto che si verifica generalmente in tutte le forme meridionali. Helix profuga À. Schmidt. Var. etrusca Issel. Testa parum magis depressa quam ‘in tipo, parum cor- rugata; anfractu ultimo obtuse carinato. HELIX CAPERATA? Uzielli, Cat. moll. Bagni di Lucca 1863. « PROFUGA Gentiluomo, Cat. moll. Toscana pag. 8 (fide Uzielli) 1868. App. Ponte di Ceserana sul Serchio 241, Bagni di Lucca | 120. È M. P. Bagni di S. Giuliano 50. È comune in tutta l’Italia settentrionale e celata ind [N quella meridionale è sostituita dall’H. susproruga Stabile, — 115 — che io avevo riconosciuta da molto tempo in alcuni indivi- dui degli Abruzzi, e da altre forme. Gl'individui nostri, come quelli del resto della Toscana e dell'Umbria, appartengono, almeno in massima parte, alla var. etrusca Issel (Moll. P. di Pisa pag. 14), la quale però si trova anche nell'Italia settentrionale, ma più isolata ed unita col tipo che è prevalente. La specie, benchè frequente nellé pianure fino al piede del M. Pisano e nelle pendici dell’ Apennino verso il Po dove è indicata dallo Strobel e dove l’ho trovata abbondan- te a Pieve Pelago, mi sembrava mancare nelle Alpi Apuane e nelle contigue pendici dell’ Apennino, giacchè non ve l'avevo mai trovata, quando nel 1881, dopo una forte piog- gia, passando pel Ponte di Ceserana ne vidi sterminata quantità sulle erbe e sui muricciuoli. Helix pyramidata Draparnaud. Diam. 7-8”, 5 Alt. 3°, 5-5”. Alp. O. Fosdinovo (D.) 500. M. P. Bagni di S. Giuliano 25. Vive in tutta l’Italia lungo il mare, cioè dalla Liguria alla Calabria ed alle Romagné; ma non si estende nella valle del Po, rimanendo essa, anche dall'altra parte del- l'Adriatico, all’Istria. Nella penisola s’interna molto nelle vallate. Si trova p. e. alla Consuma e nel Casentino (Bonelli),.in Val d'Om- brone nel Pistoiese, a Spoleto (Pantanelli), ad Aquila degli Abruzzi ecc. Questa diffusione nell'interno delle vallate comincia sol- tanto a mezzogiorno del M. Pisano: più a N. si estende solo « nel piano lungo il mare e nelle colline più basse. | Gl’individui del M. Pisano relativamente agli altri più meridionali sono più piccoli e sono anche più depressi di . quelli già molto bassi di Spoleto e di Aquila, per modo da — 116 — rispondere alla var. depressa Kobelt (Rossm. Ic. 1472, da non confondersi colla var. D. depressa Bourguignat, dell'Al- geria) dei dintorni di Messina la quale ha però statura maggiore. In que’ nostri individui l’ ombelico è poco largo; essi non sono mai interamente bianchi ma sempre hanno delle fasce bruno giallastre; la base pure è sempre più o meno fasciata di scuro. L'apertura è non di rado di colore rosso ciliegia. Helix conspurcata Draparnaud. HELIX CONSPURCATA Del Prete, Not. conch. ap. pag. 80, 1879. Alp. O. Bozzano (D.) 30, Fosdinovo (D.) 500. M. P. Bagni di S. Giuliano 50. La specie con forma piuttosto costante e, nei luoghi dove si trova, abbondante, abita una buona parte d'Europa, l’Italia settentrionale e centrale ed una gran parte della meridionale. - Helix ventricosa Draparnaud. Subvar. fasciata Moquin-Tandon. « Astieri Moquin-Tandon. HELIX BARBARA (non L.) Issel, Moll. P. di Pisa pag. 17, . 1866; Gentiluomo, Cat. moll. Tosca- na, pag. 84 (fide Issel) 1868. to BuLIiMmus vENTRICOSUS De Stefani, El. moll. Versilia, pag. 168, 1873. È Hruix venrRICOSA De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, Ot: VCS Y2008 (°Yf9) App. Pieve Fosciana 370. Alp. E. Torrita 290, Castelnuovo 275, Borgo 100. — 117 — Alp. 0. Colle presso Capriglia 300, Pietrasanta 25. M. P. Calci (I.), Agnano (I.), Bagni di S. Giuliano 50. Questa delle Alpi Apuane e quella contigua della Spezia (H. barbara Tapparone Canefri) sono le colonie più setten- trionali note finora in Italia, dove la specie abita una re- gione limitatissima in Toscana e nel Lazio, essendo suo limite meridionale, per quel che si sa, i dintorni di Roma. È citata però, benchè incertamente, anche più a mezzogiorno d’Italia. Fra gl’individui dei varii luoghi di Toscana non trovo differenze di forma. Appendice. Helix Vallisnerii De Stefani. HELIX ACULEATA (non Mùll.) De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, pag. 48; 1875. « VALLISNERI De Stefani, N. sp. moll. Italia centrale pag. 39; 1879. Diam. 25 ALI, App. Sassorosso nella strada Longami 1050. Ho dubitato che questa forma appartenesse ad una gio- vane Pupa; e l'ho paragonata con gli embrioni di varie specie; non è certamente la P. secale Drap., nè la P. ave- nacea Brug., nè la P. biplicata; la giovane P. cylindra- cea Da C. ha i denti disposti in simile modo ma è ben diversa; la P. dolium Drap. non si trova nelle nostre ‘regioni, oltre di che, nei giovani, l ombelico è più largo, la forma degli aculei diversa, e la colorazione pure. Della . P. doliolum Brug. che pur non trovai a Sassorosso, ho potuto osservare pochi embrioni ma anche questi mi parvero dif- | ferenti. Dubito perciò che questa forma possa appartenere ad una Pupa non ancora conosciuta o veramente ad una Helix come ne ha l' aspetto. — 118 — Per quante ricerche abbia fatto dopo che la trovai la prima volta non mi riescì trovare a Sassorosso altri indi- vidui simili; io dubito si tratti di specie che vive nascosta nelle caverne che ivi traversano il monte e che solo per caso un individuo morto fosse portato alla superficie. GEN. Bulimus., Sectio Napeus. Bulimus obscurus Muller. | Subvar. brevis De Betta. Lungh. 7”, Largh. ‘3’, 5. Anfractus 7. Subvar. longa De Betta. Lungh. 10”’, 5, Largh. 3’”’,5. Anfractus 8. BuLIimus oBscurus De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, pag. 52, 1875. App. Chiesa. di Boscolungo (M.) 1380, Sassorosso 1030, Pieve Fosciana 370. La specie variabile solo nella lunghezza è del resto co- stante in Francia, in Svizzera, in Germania, nell’ Austria- Ungheria ed in Italia. La Paulucci la indica nell'Italia set- tentrionale, centrale, e meridionale. Gl’ individui delle Alpi | Apuane sono assolutamente identici a quelli che io ho del- la Val di Non sui quali De Betta fondò le sue varietà bre- | vis e longa. i Fa Si trova fossile nella terra rossa postpliocenica di Agna- | no, nei travertini e nelle brecce recenti. GEN. Chondrula. GChondrula tridens Miller. Lungh. 11” = Largh. 47,2. | — 119 — BuLimus tRIDENS Issel, Moll. P. di Pisa pag. 18, 1866; Gen- tiluomo, Cat. moll. Toscana pag. 85, 1868; De Stefani, Moll. viv. Val di Ser- chio pag. 52, 1875. Alp. E. Passo di Sella 1500, Castelnuovo 270, Gallica- no 190. Mete: È specie abbastanza costante e relativamente frequente nell'Italia settentrionale e centrale: viene indicata pure nel mezzogiorno. Si estende poi nella Francia, in Germania fino al Baltico, ed altrove in Europa. Gl'individui delie Alpi Apuane e del Monte Pisano ri- spondono al tipo come quelli dell’Italia settentrionale, di Germania e di Francia. Ma più a mezzogiorno nel rima- nente della Toscana e nell’Umbria, a cominciare dal piano di Pisa e di Livorno, la forma diviene per solito più gonfia (Lungh. 10°”’"—15””,5, Largh. 5”—5”’,8) e nell’ Umbria, a Spoleto (Pantanelli) acquista anche il peristoma più solido. Questa varietà meridionale che principia a S delle Alpi Apuane e dell'Apennino settentrionale merita d'essere di- stinta: propongo il nome di var. MAcco distinta Testa ma- tore, magis obesa, peristomate crassiore. In questa varietà a volte è più marcato del solito un dente esterno all’ in- serzione del labbro sinistro nella columella, il qual caratte- re, quando si aggiunga l'obesità, le dà una certa somiglianza col B. pupa Brug., che si trova nelle regioni più meridio- nali d'Italia. subvar. unidentata Issel. Testa brevis, fulva, subdiaphana, ore unidentato in pa- riete aperturae. Lungh. 10” Largh. 4’, 5. Var. unidentatus Issel 1866. — 120 — M. P. S. Giuliano 25. Forse si tratta d’individui nòn completamente sviluppati. Chondrula quadridens Miller. Lungh. 9,111 Largh. 3””,4. BuLIiMus QuaDRIDENS Del Prete, Not. conch. Viareggio, pag. 28, 1875; De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio pag. 52, 1875. App. Pollone di Canigiano 600, Rocca di Sassorosso 1089. Alp. E. Forno Volasco 480. Alp. O. Monte Gabberi (D.) 900, Monte di Gombitelli (DI) MU La specie è notevolmente costante in tutta Italia e fuori nelle regioni meridionali d’ Europa, ed io non trovo diffe- renze degne di menzione fra individui di Arco, della Val di Non, delle Alpi Apuane, di Spoleto (Pantanelli) e di Aqui- la negli Abruzzi, del quale luogo, come di altri dell’Italia me- ridionale, in addietro non fu nota la specie alla Paulucci che la indicò solo nel settentrione e nel centro. Soltanto negl’in- dividui della Val di Non e di Arco la superficie della con- chiglia ed il peristoma hanno colore più scuro. In tutti i luoghi si trova qualche individuo più lungo quindi in appa- renza un poco più gracile (subvar. elongata Req.) GEN. Zua. Zua lubrica Miller. BuLimus LuBRICUS De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio pag. 52, 1870; Del Prete. Not. conch-Mapil pag. 72, 1879. forma typica, Lungh. 5” Lbarehs CZ App. S. Pellegrino 1520. — 21 — var. lubricella Ziegler. Lungh. 4”, 5 Largh. 1°”,9. App. Casone di Profecchia 1300, Pieve Fosciana lungo il Sauro 354 e in Pradilama 357. Alp. E. Mosceta (Del Prete) 1100. Alp. O. Prana (D.) La specie, molto diffusa in tutta Europa e fuori, è pur molto costante, variandone però le dimensioni, talchè in certi luoghi, anche nella nostra regione, predomina la forma maggiore tipica, in altri quella minore o ludricella. Il tipo domina quasi solo in Germania: la var. lubricella è comune in Francia, ed in varii luoghi della Savoia ho raccolto solo questa. Nell’Italia pure si estende molto, e nel settentrione, dove soltanto venne indicata dalla Paulucci, e nel centro: ma non so se arrivi nel mezzogiorno. Nell’Italia centrale fu notata da un pezzo anche dall’ Issel (Ferussacia subcylindrica non L.), da Gentiluomo e Targioni (Bulimus subcylindricus), da Bonelli e Martens il quale notò a Vallombrosa soltanto la var. lubricella, e da Strobel: Statuti la indicò poi nella provincia romana. GEN. Acicula. Acicula aciculoides Jan. ACHATINA ACICULOIDES De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, pag. 52, 1875. App. Castiglione 540, Madonna del Ponte presso Ponte- | così 321, Barga 400, posature della Lima presso Lucchio (Issel), Sassorosso 1030. Alp. E. Borgo 100, Cerretoli 530. Alp. O. Vallecchia (Del Prete) 50, Bozzano (Del Prete) 30. —- 122 — Viene indicata nell'Italia settentrionale e centrale, e dallo Statuti anche a Terracina e Civitavecchia. I nostri individui sono identici ad altri di Siena (Bonelli) e di Spo- leto (Cionella acicula non Mill. Pantanelli). Sinonima è l'A. veneta Charp. Lo Strobel (Dist. oro- geog. moll. Apennino pag. 95) ritiene la nostra A. acicu- loides o veneta come varietà della A. acicula. Essa' però non è certo l’acicula e risponde alla forma figurata da De Betta col nome di Glandina Jani che pur secondo il parere di Sta- bile e di Bourguignat, accettato dagli. altri malacologi, è nè più nè meno che l'A. aciculoides Jan. i Si riferiscono pure a questa specie l'A. acicula citata dall’Issel (Moll. P. di Pisa, pag. 19) nelle posature d’ Arno, e forse alcune forme che il Del Prete trovò a Bargecchia nella pendice occidentale delle Alpi Apuane. Acicula acicula Muller. Lungh. 4°”°,2—4”,6 IO CAECILIANELLA EBURNEA (non Risso), Issel, App. moll. P. kr. di. Pisa, pag. 65, 1872. CIONELLA ACICULA De Stefani, El. moll. Versilia, pag. — 168, 1875. i App. Posature della Lima presso Lucchio (I.) Alp. O. Mariotta presso Capriglia 285, Velichetta sopra Capezzano 510, Vallecchia (Del Prete) 50. M. P. Asciano. L’ Issel gentilmente mi comunicò la sua Caecilianella eburnea che già lo Strobel, con ragione, aveva riferito alla A. acicula. La Paulucci indicò da prima questa specie sol- tanto nell'Italia centrale, ma sebbene con essa se ne con- fondano parecchie altre, pure fu già più volte indicata, con _ esatta determinazione, nell’Italia settentrionale e meridio- nale. Più tardi la citò ella pure nelle Calabrie. — 123 — GEN. Ferussacia. Ferussacia Hohenwarthi Rossmàessler. M. P. Cucigliana nella grotta dell’ Acconci. La specie sembra abbastanza diffusa nell'Italia centrale. GEN. Stenogyra. Stenogyra. decollata Linneo. BuLimus DpEcoLLATUS Issel, Moll: P. di Pisa, pag. 17, 1866; Gentiluomo, Cat. moll. Toscana, pag. 84, 1868; Del Prete, Not. conch. Via- reggio, pag. 27, 1875. Alp. O. Bozzano (D.) 50. M. P. Bagni di S. Giuliano 25, Mulina 75. Questa specie, distinta ed isolata da ogni altra d'Europa, vive nelle regioni meridionali ed in tutta Italia, non però molto lungi dalle spiagge marine se non nel mezzogiorno. Perciò, mentre si trova lungo tutto l’ Apennino meridionale e occidentale sul Tirreno e lungo l'Adriatico, nella valle del Po non s'interna oltre al Friuli ed ai colli Euganei, girando poi all’Istria ed alla Dalmazia, come dalla Liguria passa in Provenza. Soltanto a mezzogiorno del M. Pisano essa comincia ad elevarsi nelle colline e nei monti. Alcune stazioni di essa sono affatto isolate in casi pure nei quali la dispersione non può attribuirsi ad opera del- l’uomo. La colonia di Bozzano per esempio è un poco iso- lata. Forse si trova anche un poco più in alto sopra Ca- maiore nella valle del Lombricese dove si trova fossile in certe brecce recenti. Lo Strobel dice che ne fu trovata una spoglia a Fragno in valle della Baganza, e questa sarebbe la stazione più settentrionale nell’ Apennino verso il Po; egli x — 124 — la crede portata di fuori, ma non mi farebbe meraviglia che realmente vi si trovasse isolata come dea valle del Lombricese ed a Bozzano. È noto che una colonia, che poi fu dispersa, visse per lungo tempo a Watton nel Devonshire. Non conosco alcuna forma analoga nel piiocene; ma nel postpliocene ed in terreni più recenti è comune ad Agnano, a Cucigliana, nella valle del Lombricese ed altrove. GEN. Pupa. Sectio Torquilla. Pupa quinquedentata Born. PUPA QUINQUEDENTATA Uzielli, Cat. moll. Bagni di Lucca, 1863; Issel, Moll. P. di Pisa pag. 21, 1866: Gentiluomo, Cat. moll. Tosca- na, pag. 89 (fide Uzielli) 1868; Del Prete, Not. conch. Viareggio, pag. 28, 1875; De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, pag. 52, 1875. € CINEREA UU De Stefani, El. moll. Versilia, pag. 168, 1873. App. Sassorosso 1030, Canigiano 640, Castiglione 540, Ponte a Piastra 430, Barga 400, Bagni di Lucca (U.) 120. Alp. E. Vagli sopra 750, Sassi 690, S. Antonio 870, Ca- stagnola 755, Vagli sotto 600, Cortia 670, Vergemoli 610, Brucciano 660, Monte Altissimo presso Castelnuovo 600, Val d’Arni 950, Torrita 290, Cerretoli 535, Gallicano 190, Torrite cava 135, Borgo a Mozzano 100, Le Corti di Balbano 40. Alp. O. Pania (I. da Marcucci) 1300, M. Alto 780, Cor- chia 1000, Matanna 1000, M. Corchia 980, Procinto 875, Gabberi 900, M. Croce 980, M. di Cenere 900, Mosceta 1100, San Rocchino 800, M. di Compito 890, M. Léto 1000, La Rocca 900, La Porta 800, Farnocchia 670, Stazzema 440, — 125 — Piastraio 375, Le Piane 400, Trambiserra 325, Fabiano 320, Mulina di Stazzema 250, Vitoio 325, Rimagno 65, Val di Castello 100, Capezzano 870, Capriglia 360, Solaio 200, Pie- trasanta 25, Pietra a Padule 10, Massa (Caluri) 60, Nocchi 90, Mirteto 80, Carrara 90. M. P. Asciano, Bagni di S. Giuliano 25, Agnano, Mu- lina 75. Questa specie abbastanza costarte raggiunge il suo svi- luppo maggiore in Toscana donde appunto fu descritto il tipo. Il suo limite più meridionale in Toscana, per quanto so, è la Montagnola senese; ma si trova poi anche nei monti circostanti alle Paludi pontine nel Lazio. Nella pendice marittima delle Alpi Apuane, dove il clima va più regolarmente variando secondo le altezze, le dimen- sioni degl’individui diventano minori quanto più si sale: ne accennerò alcune cominciando dalle regioni più basse. Pietrasanta Lungh. 16” Diam. 4°” Capriglia di sotto 14 Vitoio 13 Compito 10 Matanna 9 a Non si può dire altrettanto delle pendici orientali e della Valle del Serchio dove le circostanze del clima variano molto più indipendentemente dalle altezze. La specie abita da antico tempo la Toscana, perchè si trova nella terra rossa postpliocenica di Agnano con forma e con dimensioni identiche a quelle degl’individui oggi vi-. venti nello stesso luogo. subvar. variegella De Cristoforis et Ian. var. variegella Issel 1866. Alp. O. Pania della Croce (I. da Marcucci) 1300. È co- mune per tutto. se QRe a subvar. Tuliana Issel. Testa parum rubra, ferruginea. var. Iuliana Issel 1866. M. P. Bagni di S. Giuliano (I.) 25. Non rara nemmeno altrove dove si trovi della terra rossa che insudici la su- perficie della conchiglia. Pupa frumentum Draparnaud. forma ILLYRICA Rossmàssler. Lungh. 8"”°—9"”,5 Largh. 3",2—3"7,9. subvar. curta Ziegler, Testa brevis. « elongata Rossmàssler, Testa elongata. Pupa FRUMENTUM Issel, Moll. P. di Pisa pag. 21, 1866; Gen- tiluomo Cat. moll. Toscana, pag. 89, 1868; De Stefani, El. moll. Versilia, pag. 169, 1873; De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, pag. 53, 1875. App: Rocca di Sassorosso 1089, Pollone di Canigiano 600. Alp. E. Borgo 100. Alp. O. Grotta del Simi nel Monte Corchia 1200, Monte Alto 780, | M. P. S. Giuliano (G.) 25. La marchesa Paulucci paragonando esemplari dell’Italia settentrionale con quelli di Francia (Mat. pag. 36) riconob- be i primi avere le suture meno profonde, l'apice più acuto, il peristoma più solido, e si potrebbe aggiungere, statura frequentemente maggiore ed un giro di più: questi carat- teri però semplicemente relativi non sono sempre esatti, verificandosi talora caratteri contrari. Più costanti e più — 127 — assoluti sono pegli individui dell’Italia settentrionale i ca- ratteri delle strie più fitte, come indicò pure la Paulucci, vale a dire circa 14 invece che circa 8 per 1’””, e della mancanza d'un ingrossamento bianco esterno al peristoma. Le medesime differenze distinguono gl’individui italiani suddetti da quelli dell'Europa settentrionale ed orientale, di Germania e d'Austria. Per cominciare la descrizione-d’una serie d’individui italiani che prendo quasi per tipo noterò quelli di Giavera (provincia di Treviso). Essi appetto alle forme di Berlino, Potsdam, Vienna, Wurzburg sono di dimensioni uguali o poco più grandi (Lungh. mass. 8”, 2, Largh. 2°”, 9), coll’api- ce poco più acuto, con 10 giri invece di 9, colle strie molto più fine come sopra ho detto, col peristoma non ingrossato all’esterno da callosità bianca; sono poi identici alle suddette forme negli altri caratteri che ora descrivo per farmi strada a quel che dirò poi: sono cioè forniti di 5 pieghe palatali, di cui la superiore è molto interna ed assai breve, per cui a volte non viene ricordata nelle descrizioni, ma, come le altre, trasluce alquanto nella superficie esterna della conchiglia: le altre 4 giungono fino all'apertura e fra queste l’inferiore è la più piccola. Vi sono poi 4 pieghe columellari, delle quali 2 superiori aderenti all'ultimo giro, 2 inferiori aderenti al labbro columellare: la superiore, che parte dall'angolo del- l'apertura, giunge più delle altre all’esterno, è leggermente flessuosa e tubercolosa, e dove comincia ad andare diritta un poco nell'interno porta una leggera impressione che ve- dremo in altre regioni farsi più marcata, ed anche dividere la piega in due secondarie, una, l’inferiore, un poco più interna, l’altra superiore nell'angolo dell’ apertura, che al solito rimane più esterna di tutte le altre. In Val di Non nel Trentino noto dimensioni un poco maggiori (Lungh. ordinaria 8", Largh. 3”), 10 giri, peri- stoma non molto solido, piega palatale superiore interna abbastanza manifesta (Lungh. 1”””, 2). — 128 — Alle Marocche presso Arco pure nel Trentino è la va- rietà PACHYGASTRA Zieg., molto notevole e per certi carat- teri analoga alla var. apennina Charp. dell’Italia centrale e meridionale colla quale anzi L. Pfeiffer la riunì. Ha di- mensioni molto grandi (Lungh. 9°-12””, Largh. 3°”, 8-4°”), 10 o 11 giri, peristoma ed apertura per qualche tratto bian- chissimi e solidi, strie della superficie al solito sottilissime, quinta piega palatale interna abbastanza marcata (Lungh. 1’”,2), piega columellare superiore tuttavia semplice; fra la 24 e la 3.8 piega columellare, internamente, ne è un’altra abbastanza marcata sebbene breve, e vi sono dei tuberco- letti fra la 1.* piega columellare e la 1.3 palatale. fra la 1.* e la 2.3, fra la 2.4 e 3 piega palatale, i quali accennano alle pieghe soprannumerarie che si sviluppano negl’indivi- dui dell’ Apennino centrale e meridionale. Gl’ individui delle Alpi Apuane, pel peristoma non molto solido, pella statura o uguale o di poco maggiore e pegli altri caratteri rispondono alle forme citate della Val di Non ed in generale a quelle dell’Italia settentrionale: in qualche raro individuo l’intaccatura nella porzione fiessuosa più esterna della piega columellare superiore è un poco più marcata, e le strie della superficie sono un poco più rade cioè circa 14 o 15 o a volte circa 11 per 1’: la piega pa- latale superiore è al solito abbastanza manifesta (Lungh. ii) Tutte le forme esaminate fin quì rispondono alla var. illyrica Rossm., o triticum Zieg. che si può distinguere dal tipo colla frase: festa parum maior, anfractus 10, apex parum acutior; lineae longitudinales subtiliores et numerosoriores. Questa varietà scende poco più a mezzo- giorno delle Alpi Apuane per dar luogo alla var. seguente. A Fiesole presso Firenze è una forma con dimensioni non delle più piccole (Lungh. 8-10””, Largh. 3”’,5—4”), con 10 o ll giri poco convessi, divisi da suture non molto pro- fonde, colle strie marcate e rade come nel tipo vale a dire PERLA pe circa 8 per 1”” quindi meno fitte e meno sottili che nella var. iUyrica. La piega palatale superiore è già più lunga che nelle varietà fin quì enumerate (Lungh. 2", 2): l’in- taccatura della piega columellare superiore appena mani- festa nel tipo e nella var. Alpi Apuane. Più a mezzogiorno, nella Toscana, ed in parte dell’Apennino riacquista il callo esterno e le striature un poco forti e si distingue per la piega palatale superiore più lunga e la piega columellare superiore biforcata posterior- mente. Più a mezzogiorno nell’'Umbria e nell’ Apennino cen- trale, nella var. apennina la piega palatale superiore si allunga sempre più, ed all’unica piega columellare supe- riore se ne sostituiscono due; aumenta pure il numero delle altre pieghe. In tutte queste forme si trovano la varietà elongata più gracile, e la var. curta che in apparenza è più grossa perchè mentre si abbassa la spira, la larghezza rimane costante. Pupa avenacea Bruguière. forma LUCANA Briganti. Differt ore oblongo inferne obtuse anguloso; peristo- mate parum expanso, brunneo; labro dextero magis re- gulariter arcuato; quinta plica palatali supera plus mi- nusve manifesta. var. apuana Issel. Var. insignis testa parva, parum rugata, labro dextero arcuato; quinta plica palatali supera vel deficienti vel parum manifesta. Lungh. mass. 6°, 2 Uarch. So: PUPA AVENACEA Uzielli, Cat. moll. Bagni di Lucca, 1863; De Stefani, El. moll. Versilia, pag. 169, 1875; Del Prete, Not. conch. Viareggio, pae: '28,01870. « Var. apuana Issel, Moll. P. di Pisa, pag. 21, 1866; Gen- tiluomo, Cat. moll. Tosc. pag. 89, 1868; De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, pag. 52, 1875; Del Prete, Not. conch. ap. Tavo» 10), L1P12;11879: — 132 — App. Sassorosso 1030, Canigiano 640, Bagni di Lucca (U.) 120. 9 Alp. E. Mezzana 870, Roccandagia 1500, Vagli 750, Gra- molazzo 650, Borgo 100, Sassi 690, Chiesa di Vitoio 655. Alp. O. M. Sagro (I.) 1400, M. Corchia 1000, M. Matanna 1000, Procinto 875, M. Leto 1000, M. di Compito 890, M. Gabberi (D.) 900, M. di Gombitelli (D.) 700, M. Prana (D.) 1000, Stazzema 440. La forma dell’Italia peninsulare non risponde esatta- mente al tipo ma ha la piccola statura, il labbro poco re- flesso e l'ombelico ristretto della vera P. avenacea, insieme con la forma dell'apertura, la cervice angolosa e i 5 denti interni della P. MEGACHEILOS che del resto Rossmàssler, Strobel ed altri uniscono come varietà alla P. avenacea. Essa ha poi certe caratteristiche proprie, costanti, che ho indicate a principio nella diagnosi. Per via di queste ho serbato alla forma della penisola il nome di lucana che è il più anticamente proposto (F. Briganti. Su due nuove spe- cie di testacei spettanti al genere Pupa. Atti R. Ist. d’in- coraggiamento,- Napoli, 1834) per individui tra i cui carat- teri sono appunto quelli sopra accennati. Vi hanno poi in questa mutazione lucana delle varietà secondarie di cui passerò a dare qualche cenno. A Castellamare e Vico nella Campania (Bonelli) s'incon- trano individui (Lungh. 6’”’, Largh. 2°”, 4) colla superficie fortemente. ed irregolarmente corrugata, col quinto dente palatale superiore sempre sviluppato e piuttosto lungo (0”” 6) benchè più interno degli altri; è questa il tipo della P. Lu- CANA che si può distinguere dalle altre forme della peni- sola con questa diagnosi, Testa rugis obliquis, flexuosis, | irregularibus interdum corrugata, quinta plica palatali supera longa. Più a settentrione, ad Aquila negli Abruzzi ed a Spoleto .. nell’Umbria (Pantanelli) è una varietà (Lungh. 8”, Largh. 2,5) piuttosto fortemente corrugata come la forma di È — 133 — dianzi, colla quinta piega manifesta ma molto più breve. Si può distinguere come subvar. sABINA colla diagnosi, Z'esta longa, gracilis, rugis obliquis, flexuosis, irregularibus, in- terdum valde corrugata, quinta plica palatali supera bre- vissima sed sicut aliae solida. Una varietà anche più settentrionale è l’APUANA Issel, delle Alpi Apuane caratterizzata dalla conchiglia meno ru- gosa delle varietà antecedenti, e più fine come la P. ave- nacea e la megacheilos dell’Italia settentrionale, dalla quin- ta piega palatale superiore breve quanto nella var. sabina ma più sottile delle altre e poco marcata, anzi a volte quasi mancante come nel tipo della P. avenacea. Così la var. apuana è propria dell’ Apennino settentrio- nale, la sabina dell'Apennino centrale e il tipo della Zu- cana di quello meridionale. Scendendo verso mezzogiorno la specie diventa più rugosa e la quinta piega palatale su- periore, come già si notò nella P. frumentum, diventa sem- pre più manifesta. Tutte queste forme nell'aspetto generale hanno analo- gia colla P. Farinesii Desm., dei Pirenei che però manca di pieghe. Nel Trentino è comune una forma più vicina delle no- stre al tipo della P. avenacea ed intermedia fra questa e la P. megacheilos: appetto alla forma lucana ed alle sue varietà è più ventricosa, ha l’apertura più rotonda, il dente superiore dell'apertura non è il più forte, anzi è piuttosto debole; più forte è spesso il penultimo dente columellare verso la parte inferiore dell'apertura; tra le pieghe pala- tali è spesso molto palese la quinta superiore, e le altre sono più solide, più corte, e si rialzano maggiormente for- mando come delle creste triangolari. La P. megacheilos, come ne conviene anche lo Strobel, . è limitata alle Alpi e non passa nell’ Apennino, dove però, come vedemmo, è sostituita da forme le quali hanno per lo meno tanta analogia con essa quanta colla P, avenacea, — it = Pupa oligodonta Del Prete. PUPA AVENACEA var. oligodonta Del Prete, Not. conch. ap. pag. 80, Tav. I, fig. 13, 14, 15; 1879. Differt a P. FARINESI Desm., ultimo anfractu prope 08. minus constricto, cervice eius magis rotundata; ore magis ovato, labro columellari magis obliquo, labro dextero ma- gis regulariter arcuato; plica una interiore in pariete ipsius orîs. Differt a P. AVENACEA Brug. var. APUANA Iss., cervice ultimi anfractus prope os minus angulata; ore magis ro- tundato, inferne non angulato, plica una valde interiore in pariete tantum praedito. Lungh. 5-6’ Barohnt2 Alp. 0. Montalto 780, Matanna (D.) 1000, Tambura (D.) 1500, Torano (D.) 160. In alcuni individui ho Tipo: traccia di una piega colu- mellare superiore. Questa forma rappresenta nelle Alpi Apuane la P. Fa- rinesii Desm., ma nello stesso tempo si può considerare come una trasformazione della P. avenacea Brug. var. apua- na, che anzi per alcuni caratteri, p. e. pella rotondità del- l’ apertura, si avvicina maggiormente al tipo. Pupa secale Draparnaud. forma BorLrausiana Charpentier. Differt testa parum ininore, subtiliter striata, fere levi; ' plica columellari superiore fere duplici; margine parie- tali prope ‘insertionem labri columellaris quinta plica praedito; quarta plica palatali supera (quae in ti ypo de- 4 ficit) brevi et valde interna. 1 Lungh. 6°”-7”” Lareh:2""2: — 135 — PuPA SECALE De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, pag. 53, 1875. App. Al Sasso del Colle presso Sassorosso 1030. Alp. 0. Prana (D.) 1000, Tambura (D.) 1600. Questa forma, piuttosto rara, è caratteristica delle con- trade più meridionali, trovandosi nei Pirenei, ed a mezzo- giorno delle Alpi nella Valle della Stura di Lanzo (Sta- bile, e nella Valle del Serchio a Sassorosso. Per eccezione fu indicata pure nel Warwichshire in Inghilterra (Taylor da Nelson). Il Pini disse che la P. secale è specie d’oltr’ Alpe; ma prima di lui l avevamo indicata in Italia Stabile, Villa, che ne mandò degli individui pure alla Paulucci, ed io. Anche il Gentiluomo prima di me l'aveva indicata, ma vagamente, nel Lucchese. i Lo Stabile aveva già notato che gl’individui italiani da lui osservati erano diversi da quelli d’oltr’ Alpe pei caratteri da me indicati nella diagnosi. Pupa granum Draparnaud. PupPA GRANUM Gentiluomo, Cat. moll. Toscana, pag. 89, 1868. M. P. S. Giuliano 25. - i Questa specie propria dell'Europa meridionale si trova in tutta Italia; ma è più abbondante nel centro e nel mez- zogiorno. Pupa Philippii Cantraine. Pupa PHiLIppII Gentiluomo, Cat. moll. Toscana, pag. 89, 1868. M. P. Cave di pietra calcare di Agnano presso le sor- genti dell’acqua acidula. — 136 — ID specie propria delle contrade meridionali cincostnti al Tirreno ed all’ Adriatico. Sittrova in Dalmazia, nel Mori tenegro, in Sicilia, in Sardegna e nell'Italia meridionale. Oltrechè ad Agnano dove la trovai parecchi anni sono e Ja comunicai al Gentiluomo, si trova sulle mura di Pisa fra Porta Nuova e l'Arno, ed intorno a Porta alle Piagge, luoghi tutti, come Agnano, caldi e soleggiati. Le mura ven- nero in parte costruite colle pietre tolte alle cave di Agnano per cui potrebbe darsi che la specie fosse stata portata di quà a Pisa. Però anche ad Agnano si deve trovare da non lunga età, giacchè, per quanto oggi vi sia abbondante, non se ne trovano tracce in quella gran quantità di conchiglie postplioceniche le quali sono rimaste nelle stesse cave den- tro la terra rossa. Le stazioni di Agnano e di Pisa, in Italia sono le più set- tentrionali, e sono isolate assai dalle altre, giacchè la più vicina è negli Abruzzi. Sectio Pupilla. “Pupa cylindracea Da Costa. forma typica. Lungh. 3°”, 8 Lareho Nes: Pupa cYLINDRACHA De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, Past 591840. Alp. E. Borgo a Mozzano ai Cappuccini 120. Alp. O. Fosdinovo (Del Prete) 500. i Dissi nel 1875 che quest'individui del Borgo apparten- | gono « ad una varietà assai prossima al tipo », ed infatti paragonatili poi con individui del Nord della Francia notai ; che non v’ ha differenza se non nella statura di ben poco i minore, e nel peristoma poco meno solido. La specie viene | indicata in tutta Italia, | — 1397 — Pupa Sempronii Charpentier. forma typica et subvar. DILUCIDA Ziegler (Plica destituta). Lumet al ve Largh. l'a. PuPA CYLINDRACEA var. Sempronii De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio pag. 54, 1875. App. Strada Longami in Sassorosso 1030. D'accordo col Moquin-Tandon, collo Strobel, col Pini e con altri, considero questa forma come varietà dell’ antece- dente ('): infatti non vi ha differenza se non nella statura più piccola, nel peristoma più sottile e meno bianco, e nella piega superiore dell'apertura che è poco evidente e talora mancante: l'apertura è un poco più tondeggiante in basso. Questa specie viene pur essa indicata in tutta l’Italia. forma cRACILIS Issel. Testa minore quam P. cylindracea, maiore quam P. Sempronti; peristomate quoque intermedio. et. subvar. DILUCIDA Ziegler. Lungh. 3” Tarot: (') Lo Strobel (Dist. oro-geog. ete. pag. 97) mi fa alcune osservazioni sul « modo di stabilire ed enunciare le sinonimie ». Nel 1875 (pag. 20) | per questa specie e pell’ antecedente, che ritenevo semplici varietà l’ una dell’ altra, scrissi nella sinonimia « P. umbilicata Drap., Issel, Gentiluomo, Bonelli e Pupa Sempronti Charp., Gentiluomo: » l’autore citato dice, da questo « parrebbe che il Gentiluomo abbia confuse queste due forme mentre è precisamente tutto il contrario » e soggiunge « la citazione, secondo le leggi di esattezza e di giustizia, dovrebbe esser fatta nel modo seguente — P. umbilicata Drap., et Sempronit Charp., Gentiluomo — ed essere preceduta dall'altra di 2. umbilicata Drap. et Sempronii Charp. » Che io avessi riunito la P. Sempronii Charp. e la P. umbilicata Drap. ap-. | pariva chiaro dal mio discorso: ora se avessi creduto che « il Gentiluomo abbiafconfuse queste due forme », senza essere convinto che « è precisa- mente tutto il contrario », avrei scritto come si suol fare, P. Sempronz non Charp., Gentilnoma. — 138 — Alp. E. Castelnuovo 275. Alp. O. Pania (Del Prete) +300. Questi individui sono intermedi fra il tipo della P. cylin- dracea del Borgo ed il tipo della Sempronii di Sassorosso, e credo appartengano a quella varietà che l’Issel attribuì alla P. cylindracea (umbilicata Drap.), col nome di gracitis (Moll. P. di Pisa pag. 22). Pupa triplicata Studer. App. Buca della Guerra 1030, Sassorosso 1030. Non ho potuto paragonarla col tipo, ma risponde in tutto alle descrizioni ed alle figure di Michaud, Rossmàssler, Mo- quin-Tandon, ed altri. In Italia credo sia stata indicata finora soltanto dalla Paulucci (Mat. n.° 265) alla Verna e dallo Statuti nei monti di Civitavecchia. Sectio Sphyradium. Pupa doliolum Bruguière. Lungh. 5°” Lassh4a 25 Pupa poLIoLUM De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, .pag. 54, 1875. App. Sasso del Colle presso Sassorosso 1030, Vicagliola 950. Alp. E. Vagli sopra 750. i E identica agli altri individui trovati in Toscana, cioè a | quelli della Vernia (Targioni, Bonelli). Pare che, sebbene poco frequente, si trovi nelle regioni | montuose di tutta l’Italia, — 139 — Pupa biplicata Michaud. - mr 11 » Lungh. 4”,5—5",5 Lungh. 1'”,5. PUPA BIPLICATA De Stefani, Geol. M. Pisano, pag. 115, 1876; Del Prete, Not. conch. ap. pag. 81, 1879. App. Pollone di Canigiano 600, .Bozzano (D.) 80. Alp. O. M. Forato (D.) 1100, Costa di Vallecchia (D.) 50. M. P. Mulina di Quosa 75. La specie è indicata in tutta l’Italia, anche nel setten- trione, da Strobel, da Porro e da altri, sebbene la Paulucci non ve l’accenni. I nostri individui rispondono agli altri della Toscana (Siena, Chianti, Firenze, M. Amiata) che furono citati an- che da Bielz. Sono tenui, giallastri, sottilmente striati; la spita è più o meno lunga ovvero obesa; l'apertura è quasi quadrata, il peristoma continuo, il labbro columellare più o meno retto; il dente palatale esterno è sempre ingrossato e palese sebbene or più or meno, ed all’esterno trasluce un terzo dente palatale inferiore molto interno e molto pic- colo come ebbe a notare Bielz. Il Martens (Bonelli Cat. moll. Siena pag. 414) notò che gli esemplari di Transilva- nia e Bucovina (P. Bielzi Rossm.) rispondono al tipo me- glio dei toscani i quali sono diversi perchè « meno allun- gati, e pel dente del margine esterno dell'apertura assai distinto ». Queste differenze sussistono realmente fra gli esemplari nostri e quelli di Transilvania, ma i nostri, salve le differenze individuali, si posson dire identici a quelli figu- rati dal Rossméssler e dal Moquin-Tandon che pur deb- bono essere tipici: perciò ritengo che la forma nostra non abbia col tipo se non differenze molto secondarie. La specie sì trova fossile nei terreni postpliocenici di Agnano e di Parignana nel Monte Pisano. — Gen. Vertigo. - n Vertigo antivertigo Draparnaud. App. Pievefosciana in Pradilama 357. Trovasi in tutta Europa settentrionale e centrale e nel-. l’Italia settentrionale. Una specie molto vicina (V. Bosnia- ckhii De St.) è fossile nel pliocene dell’ Umbria. Vertigo pygmaea Draparnaud. var. Ausonia m. Dente palatali supero valde longiore, în plicam desi- nenti. Eunsiees Torehimiii2, VERTIGO PYGMAEA De Stefani, El. moll. Versilia pag. 169, 1873. Alp. E. Mosceta (Del Prete) 1230. Alp. O. Colle 300, Velichetta 510, Monte di Croce 980, Bozzano (D.) 30, Stiava (Del Prete) 25. Gl’individui della Toscana e dell’ Umbria, chè quelli del- l’Italia settentrionale non li conosco e nella meridionale non sono stati trovati finora, sono diversi da quelli tipici di Germania, di Svizzera, di Transilvania, ecc., perchè la piega palatale superiore, la quale come le altre traspari- sce anche all’ esterno, è lunga (circa 0”, 6) non meno di quella inferiore, anzi più se si considera ch’essa giunge di _ solito fino al margine esterno dove però non è molto pro- minente, mentre nel tipo essa è molto piccola. È degno di nota che questo prolungamento delle pieghe palatali si ve- | rifica nel mezzogiorno d’Italia anche nella Pupa avenacea e nella P. frumentum. Gl’individui di Spoleto (Pantanelli) nella forma cilin- | — idi — drica ‘ed allungata non si distinguono dai tipici, ma quelli delle Alpi Apuane e di Siena (Bonelli), sono obesi, più brevi, e coll’ultimo giro un poco più grande. Non questa specie nè la seguente, ma altre Vertigo si trovano fossili nei terreni pliocenici italiani. Vertigo Callicratis Scacchi. forma NODOSARIA M. Differt anfractibus magis convexis, suturis profundis divisis; peristomate albido, magis solido, et magis expanso ad instar auriculae; labro columellari in medio minus depresso, magis recto; dentibus tribus solidis, valde inte- rioribus in fauce, in palato, in labro columellari et in labro exteriore. i Lungh. 2°” Ears. 09. VERTIGO MINUTISSIMA De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, pag. 54, 1875. App. Sassorosso 1030. Alp. O. Mura di Castelnuovo 275. La statura e la forma delle costoline sono come nella V. Callicratis; qualcuno dei denti alle volte manca. Questa nostra forma è più vicina alla V. Callicratis che alla V. minutissima Hartmann; da questa differisce per la statura ordinariamente più piccola, per le costole più rade, per le suture più profonde e per la presenza dei denti nel- l'apertura. Del resto attesa la variabilità grande di queste forme ritengo che eziandio la V. Callicratis debba ritenersi una semplice varietà meridionale della V. minutissima di- | stinta specialmente pel numero dei denti, alcuno dei quali si presenta del resto anche nella specie tipica di Hartmann, e pei giri più convessi. La V. minutissima è comune nel settentrione d’' Europa ed anche nell'Italia. La V. Callicra- —. 149 — tis è probabilmente più comune di quel che si crede, mà per quanto si sa finora, essa comincia a manifestarsi nella Toscana, secondo la Paulucci, e si estende poi in tutta l’Italia meridionale. Anche la forma che ho distinta è probabilmente comune nell'Appennino; io la ho paragonata direttamente colla YV. Callicratis dell’orto botanico di Napoli favoritami dal Ti- beri che afferma averla avuta altre volte dallo stesso Scacchi. Concludendo, anche la V. minutissima, come altre Pupae e Vertigo, procedendo dal settentrione al mezzogiorno acqui- sterebbe maggior numero di denti nell'apertura. subvar. Marcuccii m. Testa magis elongata, anfractibus minus converis. Lungh. 2°”, 03 Lara 0,79) le) D App. Mura di Castiglione 540, Sassorosso 1030. Le dimensioni e la forma dei giri sono precisamente come nella V. minutissima: anche da ciò si scorge la poca convenienza di -tener separate come specie queste varie for- me. L'apertura, il peristoma, i denti sono come nella for- ma nodosaria. subvar. Simii m. Differt testa minore, magis obesa et convexa; apertura edentula. byngh.d°5 Largh. 0°, 8. Pupa MINUTISSIMA Del Prete, Not. conch. ap. pag. 54, 1879. Alp. 0. Bozzano 30. Appetto alla tipica V. Callicatris è un poco più piccola, ha le costoline un poco più fitte; la forma più convessa e obesa, ed anche meno cilindrica perchè più larga inferior- mente che nei giri superiori, la spira più acuta. Il colore | — 145 — è d'ambra scura. È senza denti. Per questi caratteri è an che più diversa delle altre forme citate dalla V. minutis- stima Hartmann, cui però somiglia maggiormente per la mancanza dei denti. Anche questa forma è uno dei tanti anelli intermedii fra le due specie citate. Vertigo Dinii nov. form. Testa minima, umbilico parvo praedita, cylindracea, pellucida, tenuis, fulva, converiuscula, in medio magis inflata, superne et inferne vix attenuata, longitudinaliter crebre striata; striae obliquae, sub lente perspicuae, sat elatae; apex obtusiusculus. Anfractus 0 ‘/2; primi 1 ‘/ parvi, alii fere aequales; ultimus parum attenuatus, pa- rum maior, converiusculus, prope ab apertura lente ascen- dens. Apertura rotundata, inferne subtetragona, saepius tridentata; dentes in labro exteriore unus valde longus, interdum duo quorum superus brevissimus, in labro colu- mellari unus, et unus in palato; peristoma simplex, parum expansum,. superne interruptium. Luneh Sito Largh. 0,5. App. Sassorosso 1030. Potrebbe essere una varietà della V. Callicratis Scacchi, ma per la statura piccolissima, pella forma talora a barile, quando l’ultimo giro è più stretto degli altri, e pei denti che sembrano essere qualche volta in maggior numero, ri- tengo si possa ritenere sufficientemente distinta. GeN. Clausilia, Sectio Papillifera Boettger. Clausilia solida Draparnaud. M. P. Monte delle Fate presso S. Giuliano 50. Questa specie che incomincia nella Provenza, si estende, «con frequenti interruzioni quà e là, lungo la Liguria fino — 144 — alla Spezia, quindi fino alla Toscana ed a tutta la penisola. Ma prima della Toscana non-passa alle pendici orientali | dell’Apennino. È una delle specie più comuni del litorale | maremmano e dell'Arcipelago toscano. Il Rossméissler (Iconographie fig. 696) aveva già visti individui raccolti dal Charpentier sulle mura di Pisa, iden- tici a quelli nostri di S. Giuliano, e li aveva trovati in tutto rispondenti al tipo di Draparnaud. Tra i nostri individui al- cuni presentano il callo palatale un poco marcato e ten- dono così alla var. Cajetana Rossmiàissler. Glausilia bidens Linneo. forma typica. Alp. E. Al Vallone sotto Gualdo 186. Alp. O Bozzano 30. var. virgata Jan. Differt a typo callo palatali margini parallelo, superne in plicam palatalem desinenti. CLAUSILIA BIDENS Uzielli, Cat. Moll. Bagni di Lucca, 1863; Gentiluomo, Cat. moll. To- scana pag. 86 (fide Uzielli) 1868; Del Prete, Not. conch. Viareggio, ‘ pag. 28, 1875;. De Stefani, moll. Qi viv. Val di Serchio, pag. 54, 1875; Del Prete, Not. conch. ap. pag. 80, | liSm9: « PAPILLARIS (Drap.) De Stefani, El. moll. Ver- silia, pag. 169, 1873. si « SOLIDA (non Drap.) Uzielli, Cat. moll. Bagni — di Lucca 1863; Gentiluomo, Cat. moll. Toscana, pag. 86 (fide Uzielli) F 1868. 3 — 145 — App. Bagni di Lucca (U.) 120. Alp. E. Borgo a Mozzano 100. Alp. 0. Fosdinovo (D.) 500, Mura di Sarzana 20, Mura di Pietrasanta 25, Bozzano (D.) 30. M. P. Caprona (G.) S. Giuliano (G.) 20. A Napoli (Bonelli) è una varietà della C. bdidens, gracile e piccola (Lungh. 12”,3, Largh. massima 3’) con costoline leggere; un’ altra varietà un poco più grande, senza avere le coste marcate, ha però abbastanza manifesto il callo palatale parallelo all'apertura che termina superior- mente con una piegatura palatale pure palese; è questa la var: virgata Jan, istituita in origine sopra individui del- l’Italia settentrionale e di cui ritengo sinonima la var. circinnata Paulucci. A Roma nel Colosseo (Bonelli) si trova il tipo con di- mensioni ordinarie (Lungh. massima 13, Largh. mass. 4"); nella parte superiore del labbro presso l'apertura è un pic- colissimo accenno di piega palatale. A Spoleto (Pantanelli) si trova tanto il tipo quanto la var. virgata con costoline tenuissime. Ad Ascoli Piceno (Valentini) è una forma molto simile alla virgata, di colore scuro, con callo palatale assai ma- nifesto; ma ciò che la distingue è la presenza di una pic- cola lamella che s'interna alquanto superiormente parten- dosi dalla piega palatale superiore la quale termina il callo parallelo all'apertura. Qualche malacologo sopra questo sem- . plice carattere ne farebbe una specie diversa; io propongo . di designarla come var. Valentinii — distinta così plica palatali supera longa, exterius etiam translucenti. La forma tipica, piuttosto liscia, si raccoglie in Siena. Gl’individui nostri hanno dimensioni ordinarie, costoline non molto manifeste, callo palatale e piega superiore molto sviluppati, per cui appartengono chiaramente alla var. virgata. Sono identici quelli che si raccolgono sulle mura di Lucca. Bull. della Scc. Mal. It. Vol. IX. 10 — 1460 — A Bozzano nelle Alpi Apuane però si trova insieme an- che il tipo. = La specie manca nelle pendici settentrionali dell’ Apen- nino e nella vallata del Po, salvo nel Veneto e nel Bre- sciano dove forse ha i suoi limiti più occidentali in quella regione: del resto si trova tutto intorno all’ Apennino verso ì due mari, nella Liguria e nel resto d’Italia, ed abita pure in moltissimi altri luoghi dell’ Europa meridionale. Sectio Clausiliastra von Mòllendorf. Glausilia laminata Montagu. forma TARGIONII m. Testa fusiformis, ventricosa, corneo-ochracea, subpel- lucida, subtiliter striata; apex parum conicus, obtusiuscu- lus: anfractus 11-14 regulariter crescentes, parum con- vexi, suturis superficialibus albidis divisi; ultimus cervice parum ‘inflata, postice manifeste et grosse striatus: aper- tura ovata, piriformis; peristoma albidum vel ochraceum, exterius expansum; lamella superior brevis, acuta, exter- na, a lamella spirali disjuncta; lamella infera valde fle- xuosa, solida, postice late et profunde canaliculata, usque ad peristoma perveniens et ibi in tuberculum parvum inferum desinens. Plica subcolumellaris valida fere usque ad marginem perveniens: plicae palatales plerumque tres internae: plica prima superior longa, interne parum a sutura abscedens; secunda fere dimidio brevior et magis | interna, intus ad primam vergens; tertia infera maior | non multo antice ad aperturam vecta, intus parum ad | suturam vergens, curvitatem clausiliù tangens; adest in- : terdum prope plicam subcolumellarem quarta plica infera | incrassamento palatali brevissimo et tenuissimo albido ma nifesta. Palatum intus transverse parum callosum; inter- Î dum quoque inter secundam et tertiam plicam palatalem, {147 == callum tenvissimum secundae plicae fere parallelum, loco plicae intermediae exvistit. Lungh. 13""—17”” Largh. 4” —4°”,9. CLAUSILIA LAMINATA Paulucci, Mat. f. mal. Italie, pag. 37, 1878; Del Prete, Not. conch. ap. pag. 81, 1879. App. Passo delle Radici 1528, Alpe di S. Pellegrino 1700. Alp. O. Garrara (Caluri 90), Monte Forato (Del Prete) 1100. subvar. minor Del Prete. Testa minore, lutea, translucida. Lungh. 9” Largh. 3,8. Alp. O. M. Corchia presso Mosceta (D.) 1200. La Paulucci (Mat. f. Italie) indica la C. laminata nel- le Alpi Apuane, alla Verna ed al Monte Amiata in To- scana, sebbene nel prospetto generale (Mat. f. Italie) l'avesse accennata inesattamente anche nell'Italia setten- trionale forse sulla fede degli autori che tante volte ne hanno parlato. Più tardi poi (Faun. mal. Calabria) la citò anche nelle Calabrie, nell'’Umbria e nel Matese (Spec. racc.) e lo Statuti la indicò nel Lazio. Il Boettger (Kobelt Ic. Eur. L. Siss. Moll. fig. 1702) attribuisce le nostre forme della C. laminata indicate dalla Paulucci nell'Italia cen- trale occidentale alla var. maior Ad. Schmidt, che è molto affine, ma pure alquanto diversa; la forma nostra è più gra- cile, l'apertura è più allungata, la lamella inferiore più sigmoidale e più profondamente canalicolata, la seconda piega palatale (cioè la prima secondo Boettger) non è parallela alla prima come nella tipica var. maior di Seg- | gau, ma si avvicina ad angolo alla prima (cioè alla lamella principale di Boettger) nell'interno. Per questo carattere | si avvicina alla C. incisa Kister, anche più della var. maior. n. ld Io non conosco se non le forme delle Alpi Apuane, della Verna e del M. Amiata, località sopra indicate in Toscana e ‘ quelle dell’Apennino e dell'Emilia citate da Strobel nelle valli dello Stirone, del Taro e della Baganza, che tutte appartengo- no alla var. Zargionit sopra descritta e sono per minutissime differenze distinte dal tipo col quale le ho paragonate. Le differenze consistono nella lamella inferiore molto grossa, più che in qualunque altra varietà, più sigmoidale, pro- fondamente canalicolata, e fornita inferiormente presso il margine di un callo piccolo ma pur manifesto. La sta- tura è poi maggiore, la conchiglia è un poco rigonfia, e l'apertura è allungata, il peristoma è bianco e piuttosto espanso; il colore è biondo-gialliccio. La subvar. minor del Corchia è uguale a quella del M. Amiata che vive sotto la scorza dei faggi, salvo che in que- st'ultima la piega palatale inferiore, cioè la 3.8, viene più avanti verso l'apertura. Se in questa var. Targionii che ho descritta le, pieghe palatali venissero più in avanti, la 4.* piega palatale infe- riore fosse più sviluppata, e fra la 2.* e la 83.3 si aggiun- gesse un’ altra piega, si avrebbe la forma della €. incisa Kilster che è delle più comuni dell’ Apennino Toscano dove era confusa finora colla vera e propria C. laminata. Non molto tempo fa l’ Adami riceveva da Molteni una Clausilia di Cor- tona che egli spediva al Clessin col nome di C. laminata var. Cortonensis e che Clessin pubblicava col nuovo nome | di C. Adamii (Jahrb. d. Deut. malak. Ges.) L’Adami nel | pubblicare in italiano la descrizione di Clessin (Bull. mal. it. Vol. III, 1878) avvertiva in nota che la specie rispondeva i alla C. incisa della Dalmazia descritta da Kiister, cosa | confermata poi dalla Paulucci che cita la specie solo nel- l’Italia centrale e in Terra di Lavoro. È Secondo le osservazioni mie e della Paulucci, essa è co- | munissima in Toscana a Siena ed in tutta la provincia (0. laminata Bonelli e Martens), nell’ Aretino (C. laminata var. — 149 — Cortonensis Adami, C. Adamii Clessin), nell'Isola maggiore sul Trasimeno, a Perugia, a Spoleto (C. laminata Panta- nelli), a Orvieto (Bonelli) e in molti altri luoghi indicati dal- la Paulucci (Spec. racc. 1881) e dallo Statuti. Il Boettger (Kobelt loc. cit. fig. 1701) cita la C. incisa sulla fede della Paulucci, nelle Alpi Apuane, alla Verna e nel M. Amiata scambiando certamente colle località che la Paulucci indica per la C. laminata. i Questa €. incisa toscana ha appetto a forme attri- buite alla C. laminata le seguenti differenze: statura mag- giore, quarta piega palatale molto marcata quasi nel mez- zo della porzione inferiore dell'apertura, ed una picco- lissima protuberanza separata da leggera depressione e sottostante alla porzione più esterna della lamella infe- riore, carattere di cui si trova pur qualche traccia nella C. laminata. Altri caratteri, non però assoluti, sono l’aper- tura molte volte più ovale e più allungata, la quinta piega palatale spesso più marcata, la conchiglia talora più pan- ciuta. Il Clessin e il Boettger affermano che il Clausilio della forma toscana è diverso, sul qual carattere non sono in grado di fare paragoni: il Clessin soggiunge che la forma | toscana manca di callo palatale, la qual cosa se è vera per qualche individuo non lo è per moltissimi altri che l’ hanno assai marcato: soggiungono il Clessin e l Adami che la quinta piega è pur sempre manifesta nella forma toscana mentre manca od è rudimentale nella C. laminata, ma il fatto è che in molti individui toscani e anche dei dintorni di Cortona quella piega manca o è rudimentale più che nella vera C. laminata. Il Clessin conclude che quella forma è assai prossima alla C. laminata, ed infatti tra questa e quella non passa maggiore differenza che fra talune varietà da me qui esa- | minate della C. plicatula, della C. cruciata o della C. bi- dens L., talchè ritengo che la C. incisa o Adamii sia una semplice forma meridionale della C. laminata, — 150 — Il Targioni (Moll. Casentino) nel citare i egli nei quali abita la C. laminata e l’incisa che egli indica col nome di C. bidens Drap., menziona i Bagni di Lucca, Pisa, Viareg- gio, S. Giuliano, Caprona, Livorno, l'Isola d'Elba sulla fede d'Issel e di Gentiluomo, ma scambia colla C. bidens L. (C. papillaris Mill.) che infatti vi si trova, mentre vi man- cano tanto la C. laminata (C. bidens Drap.) quanto l’ incisa, La C. incisa è fossile anche nel postpliocene ad Agnano nel Monte Pisano. Clausilia comensis Shuttleworth. forma LUCENSIS Gentiluomo. Testa maiore; plicis interlamellaribus duo vel pluribus; lamella infera fortiter bifissa. et subvar. Regnolii m. Plicis interlamellaribus destituta. Lungh. 12°” Largh. Soi CLAusILIA LUCENSIS Gentiluomo, Sp. n. pag. 6, Tav. I, fig. 1, 3, 1868; Gentiluomo, C. Lucensis e Comensis pag. 36, 1868; Gentiluo- mo, Cat. moll. Toscana, pag. 88, 1868; Issel, App. Moll. P. di Pisa, pag. 65, 1872; De Stefani, El. moll. Versilia, pag. 170, 183; Paulucci, N. staz. ©. lucensis, pag. 10, 11, 12, 1877; Boet- tger, Kobelt. Ic. Europ. L. Sùss. Moll. fig. 1719, 1879. « coMmeEnsIS var. /ucensis De Stefani, moll. viv. Val di Serchio pag. 58, 1875. App. Sassorosso 1030, Lucchio (I.) 670, Fabbriche in ea di Lima (P.) 400, ’ ) — 151 — Alp. E. In luogo detto Piazza presso Antisciana 840, Monsagrati (G. da Carrara) 535. Alp. O. Canale delle Frane 700, Pomezzana 600, Zuf- fone 630, Argentiera 800, Canal di Piastra 370, Monte Fo- rato (P. da Del Prete) 1100. Il Boettger (loc. cit.) cita la specie — bei Monsagrati, Lucchio, und Le Fabbriche in der Umgebungen von Lucca — e sta bene, aggiungendo però mal’ a proposito (leg. Mar- chesa Paulucci in Florenz) giacchè a Lucchio raccolse Issel, a Monsagrati Carrara: egli aggiunge alle località — im Val di Lima bei Versilia — inesattamente perchè Lucchio e le Fabbriche son già località della Val di Lima, e la Versilia è una regione diversa, cioè quella che comprende i luoghi da me indicati nelle Alpi Apuane occidentali: cita ancora — am M. Forato, in dem Apuaner Alpen — come se le Alpi Apuane fossero una località diversa dal M. Forato che ne è una piccola parte: termina col dire — und iberhaupt im westlichen Centralilalien ziemlich verbreitet — con poca esattezza, almeno pel momento, giacchè la specie, che è piuttosto rara, non è stata trovata ancora in altro luogo fuori di quelli indicati sopra da me ed accennati dal Boet- tger colle suddette denominazioni più o meno generali e poco esatte. Come si vede, delle 11 località di questa specie, 7 ne avevo scoperte io già prima della pubblicazione del Boet- tger, 1 ne scoprì Carrara, 1 Issel, 1 Del Prete, 1 la Paulucci. Nel 1875 io ritenni la C. lucensis una semplice varietà della C. comensis propria fin quì delle pendici meridionali delle Alpi, distinta pella presenza costante delle pieghe in- terlamellari. La Paulucci (nel 1877) credè la prima forma distinta dalla seconda per « la forma dell’ apertura, il pe- ristoma meno ingrossato, meno reflesso, la forte biforcatura della columella (cioè della lamella inferiore), le pieghe in- terlamellari ». Poco dopo (nel 1878) lo Strobel ebbe a no- tare nell’Apennino settentrionale in Val di Taro e in val di Baganza una forma simile secondo lui a quella delle Alpi — 1592 — x Apuane, ma di statura minore e a volte mancante di pieghe interlamellari: egli la denominò interposita e la ritenne in- termedia, anche per la posizione geografica, fra la tipica C. comensis e la var. lucensis. Io, dopo, riguardando nella / mia collezione, trovai individui della C. lucensis senza pie-; ghe interlamellari ma colla lamella inferiore biforcata, vidi così che veniva a sparire uno dei caratteri principali addotti dalla Paulucci e poi dal Boettger per distinguere la C. lu- censis. Gli altri caratteri del peristoma meno ingrossato e meno reflesso nella var. lucensis non mi sembrano esatti; anzi confrontando esemplari delle Alpi Apuane con altri tipici del Comasco (Bonelli da Pini) vedo che il labbro ester- no dei primi è frequentemente più riflesso. Nè si potreb- bero fondare distinzioni sulla statura che è variabile essen- dovi individui della var. interposita Strobel (Lungh. 9-12?) così piccoli come alcuni del Comasco, ed altri della Cl. co- mensis della Val di Non nel Trentino così grandi come quelli della var. lucensis. Resta il carattere della biforca- tura della lamella inferiore, che qualche volta però è sem- plice nella varietà come nel tipo, la quale biforcatura in- sieme colla grande statura e colla frequenza delle pieghe interlamellari che nel tipo mancano sempre, può formare degli individui nostri una varietà meridionale della C. co- mensis, peculiare finora alle Alpi Apuane ed al contiguo Apennino della Val di Serchio. Per dimostrare vie meglio i rapporti strettissimi che pas- sano fra la C. comensis del Comasco e la var. lucensis delle Alpi Apuane darò una descrizione particolareggiata di que- st ultima, avvertendo che la si potrà applicare anche alla prima in tutto e per tutto salvo nelle frasi nelle quali la distinzione è particolarmente segnalata. La lunghezza è 9°” nella C. comensis, 12°’ nella var. lucensis: la larghezza è 2,8 nella prima, 3”’5 nella seconda. La conchiglia è fusiforme, un poco ventricosa, sottile, traslucida, giallastra, lucente, fornita di strie fine, oblique ed un poco irregolari; apice ottuso, alquanto conico; giri a volte un poco convessi, 11-12 nella C. comensis, circa 13 nella C. lucensis; i primi 3 nella comensis, i primi 4 nella lucensis, più lisci degli altri, quasi cilindrici; i giri suc- cessivi da prima lentamente crescenti si dilatano poi in modo che gli ultimi 3 formano un poco più della metà del- l’intiera conchiglia: l’ultimo giro veduto posteriormente forma quasi la quarta parte della conchiglia, è leggermente rigonfio, e più fortemente striato presso l’apertura: le su- ture sono poco profonde; l'apertura è piriforme subquadrata, leggermente angolosa nella parte inferiore presso la colu- mella, col labbro destro quasi retto, quello sinistro espanso e curvo all’esterno, a volte un poco più curvo nella lucen- sîs che nella comensis: peristoma bianco, continuo, legger- mente ingrossato all’ esterno. Lamella superiore breve, acuta, ben marcata, che raggiunge quasi la lamella spirale: la- mella inferiore piegata ad esse: non però molto flessuosa, sviluppata presso il margine esterno e quivi a volte sem- | plice nella C. lucensis come lo è sempre nella comensis; ma per solito nella lucensis è fortemente biforcata e a volte divisa in tre pieghe; è in modo leggero biforcata posterior- mente. Le pieghe interlamellari mancano sempre nella co- mensis e a volte anche nella lucensis; ma per solito in que- sta sono 2 0 3 o raramente 4, e quelle di mezzo son le più grosse. La lamella spirale è avanzata all’esterno e medio- ‘eremente lunga. Negl’individui della C. lucensis fornita di pieghe interlamellari ho veduto anche talvolta una piega retta piccolissima, quasi all’esterno, aderente all’ ultimo giro in mezzo alla sinuosità superiore dell’ apertura. Le pie- «ghe palatali sono 4; la prima superiore lunga s’ allontana internamente alquanto dalla sutura, la seconda più breve comincia quasi a metà distanza dalla prima e dalla terza, ma internamente è inclinata e ravvicinata alla prima; la terza è parallela o quasi alla seconda e tocca la curva del Clausilio. Queste pieghe cominciano al callo palatale che è — 154 — leggermente segnato poco lontano dall'apertura e parallelo a questa. La quarta piega è brevissima e poco distinta a piccola distanza dalla terza ed impedisce lo spostamento del Clausilio verso la columella. Il Clausilio con lama este- sa e molto ricurva, termina in una stretta punta con pedi- cello assai ritorto ed è uguale nella varietà come nel tipo. Fra gl’individui delle Alpi Apuane v'è qualche individuo obeso, e qualche altro gracile i quali sur una lunghezza di 12°” hanno la larghezza di 3,'5 nel primo caso, di 3”” nel secondo. La C. interposita Strobel che gentilmente ho avuta dal- l’autore, è un’ altra forma pur prossima al tipo della €. comensis; ma diversa dalla C. lucensis, e distinta per es- sere piccola, obesa, con pochi giri, cioè 10-11; colla lamella inferiore come nella C. lucensis solida e grossa e forte- mente bifida ma a volte anche semplice; colle pieghe inter- lamellari marcate non meno che nella €. lucensis, ma a volte anche mancanti come afferma lo Strobel. Lo Strobel per notare le differenze della C. interposita si fonda sull'aspetto delle pieghe interlamellari, ma queste, . — ripeto, non la distinguono dalla. C. lucensis; ad ogni modo chi ritiene comè specie distinta la C. lucensis dovrà fare altrettanto della C. interposita Strobel. ‘ La March. Paulucci ricevette dal Pantanelli una nuova C. del Modenese che è intermedia fra la înterposita e la comensis. La C. lucensis si trova fossile nella terra rossa postplio- cenica di Agnano. Sectio Delima Boettger. Clausilia itala Martens. forma typica. var. rugata Ziegler. Testa magna, dense rugata; rugae tenues, densae, per= | spicuae; papillae solidae. Lungh, 17”°—20”° - Largh. 4"—#"5, — 155 — CLAUSILIA ALBOGUTTULATA (Wagn.) Uzielli, Cat. moll. Bagni di Lucca 1863; Gentiluomo, Cat. moll. Toscana pag. 86, 1868; Del Prete, Not. conch. Viareggio, pag. 28, 1875. « ITALA De Stefani, El. moll. Versilia, pag. 170, 1873; var. punctata (Mich.) De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, pag. 55, 1875; var. nigra (non Pecch.) Pau- lucci, Mat. f. Italie pag. 38, 1878; Boettger, Kobelt Ic. Eu- rop. L. Siùssw. Moll. fig. 1752, 1879. App. Sassorosso 1030, Massa di Sassorosso 800, Casoli in Val di Lima 300, Bagni di Lucca (U.) 120. Alp. E. Vagli sopra 750, Forno Volasco 480, Gramolazzo 650. Monte Alfonso 453, Torrita 290, Castelnuovo. 275, Gal- licano 190. Alp. O. M. Forato (D.) 1100, M. Prana (D.) 1000, Alpe di Puntato 1100, Colle d’Ilci 705, Muri di Pomezzana 600, Fosdinovo (500), Palazzo presso Capriglia 300, Pietrasanta (G.) 25. Boettger dice che nella collezione Rossméssler sono esemplari di questa forma di Pisa, e si vorrà intendere dei dintorni e probabilmente della provincia. Anche il mio buon amico Caifassi, ottimo quanto modesto malacologo, con sorte peggiore di quella della moglie di Lot, si trova dal Boet- tger convertito in località sulla fede della collezione Kobelt. L’autore il quale, a mio ‘parere, ha meglio discorso del raggruppamento delle diverse varietà della C. ifala e della loro distribuzione geografica è lo Strobel (Notizie malaco- statiche sul Trentino pag. 26, e Dist. oro-geog. moll. Apen- | nino pag. 99). Secondo lui la var, maggiore che risponde lita al tipo della C. itala, nome preferibile a tutti gli altri che sono posteriori, « dai colli di Monfalcone si spinge per la valle padana fino a Mantova, nelle valli del Trentino e a Brescia; » la sua var. subrugata Menke « si rinvenne nei colli Euganei e Berici, » e la var. rugata Ziegler negli « Apennini ». Il limite meridionale della specie secondo le cognizioni. presenti è Civita Castellana e qualche altro luogo del La- zio (Statuti) ed il Monte dei Fiori negli Abruzzi (Martens). Le forme dell’ Apennino settentrionale dell'Emilia e della Toscana si possono dire generalmente identiche fra loro. Il Martens (Bonelli, Cat. moll. Siena pag. 415) notò che sono molto grandi e fortemente striate, e le attribuì quasi tutte alla var. latestriata Charp., che è una varietà della forma media o albopostulata De Crist. et Jan e si trova nel Bresciano, nel Bergamasco e nel Comasco, ricordando che differiscono un poco pelle strie « pure assai forti, ma an- guste ed approssimate, non sì late e distanti. » Lo stesso carattere delle « strie più forti e le papille più solide » lo notai io nel 1875, e lo notò la Paulucci aggiungendo che sono di colore più scuro, la qual cosa non è però costante accadendo anzi a volte il contrario. Per le dimensioni la forma toscana è analoga a quella dei Colli Berici e di Arco nel Trentino, e se non fosse piuttosto grande si potrebbe unire alla C. latestriata Charp., come già fecero il Bonelli e Martens. La Paulucci, seguita dietro il suo esempio dal Boettger, propone di distinguerla come var. nigra Pecchioli, modificando un poco il significato di questo nome proposto la prima volta dall’Issel (Moll. P. di Pisa pag. 20) per con- chiglie « di color bruno scuro, quasi nere, snelle, grandi, fornite di rughe longitudinali più forti che nella var. obesa Issel » senza però indicare che l’ evidenza delle strie sia caratteristica delle forme toscane e fondandosi sulla colo- razione nera della conchiglia, carattere secondario di sem- plice varietà locale e non atto a caratterizzare la forma di — 1501 — cui ora parlo. Però senza modificare il significato della var. nigra Pecch., v è apposita per la nostra forma la var. ru- gata Zieg. istituita precisamente pegli esemplari dell’Apen- nino Parmense « debolmente costolati » (mentre son detti lisci gli altri), spediti a Porro (Strobel Mal. Trentino pag. 26), comuni nell’ Apennino dell’ Emilia e identici ai nostri della qual cosa mi persuase anche l'esame d'’ individui ri- cevuti direttamente da Strobel. Forse la var. saorgensis Bourguignat, è molto pros- sima alla var. rugata. Gl’ individui delle Alpi Apuane hanno l’ apertura fornita di leggero callo trasversale ed il peristoma bianco, mentre negli altri luoghi è un poco più giallastro: a Pomezzana ed altrove ve ne sono di quelli colla conchiglia pellucida. La forma del Casentino è alquanto differente pella sta- tura un poco minore e per essere più liscia particolar- mente nell ultimo giro; è la var. elegans Gentiluomo: gli altri caratteri indicati dal Gentiluomo non sono costanti nè mì paiono distintivi. Gl'individui del Monte Amiata che si trovano sopra ter- reno non calcareo in luoghi umidi nella regione dei faggi, sono quasi sempre pellucidi senza che però vengano meno le striature caratteristiche: questa varietà si potrebbe dire var. Gentiluomoi, analoga alla var. Balsamii Charp., che rappresenta la stessa variazione della forma albopostulata. var. Veranyi Bourguignat. CLAUSILIA ITALA var. epapillata Del Prete, Not. conch. ap. pag. 81, 1879. Alp. O. Camaiore (D.) 40, Mosceta (D.) 1200, M. Forato (D.) 1100. CI Il Bourguignat (Hist. d. Clausilies de France, Paris 1877, pag. 25) descrive questa forma od almeno una forma molto analoga della valle della Vesubia col nome di C. Veranyi; — 158 — la ritiene distinta dalla C. punctata Michaud che è molto vicina alla C. itala e la dice da più grande Clausilia della Francia (Lungh. 22-23”, Largh. 5'’). I nostri individui di Camaiore con larghezza uguale hanno lunghezza di ben poco minore (20-22”’): quelli di Mosceta son più piccoli (Lungh. 16-17”, Largh. 4”). Hanno colore rugginoso, e quelli di Mosceta che vivono sotto le foglie marce dei faggi sono un poco giallastri; hanno striature smussate 0, particolarmente quelli di Camaiore, quasi mancanti: le papille mancano del tutto in alcuni individui; in taluni di Camaiore ne son tracce solo nel 5.°, 6.° e 7.° giro; in taluni ‘(di Mosceta ne è alcuna quà e là: quà e là le suture sono fimbriate, l apertura è allungata, il peristoma è bianco, caratteri tutti rispondenti alla C. Veranyi. Una varietà molto simile a questa è fossile nel postplio- cene ad Agnano nel M. Pisano. Sectio Pirostoma von Mòllendorf. Glausilia lineolata Held. Fra la ©. lineolata e la C. plicatula Drap., vi è qual- che confusione derivante dalla variabilità de’ caratteri nelle Clausiliae e dalle poche differenze che distinguono una spe- cie dall'altra. Qualcuno ritenne che la C. lineolata non passasse a mez- zogiorno delle Alpi; altri dimostrò il contrario, ma con tuttociò credo che quella prima opinione non sia ancora senza qualche influenza nella determinazione delle forme italiane. Quanto agli individui dell’Apennino, il Targioni attribuì quelli del Casentino ‘alla C. lineolata e a questa ne attribuì altri del Monte Amiata il Boettger: lo Strobel accenna l'una e l'altra nell’ Apennino dell'Emilia. Il Gen- i tiluomo, l’Issel, il Bonelli, il Martens, la Paulucci ed io riunimmo tutte queste forme ed altre alla C. plicatula. TR SIIT — 159 — È un fatto però ch’ esse per la conchiglia attenuata e leggermente concava presso la sommità, per la gibbosità poco distinta alla base dell'ultimo giro, per l’ apertura ovale rotonda non piriforme, e pel peristoma mediocremente espanso e rivoltato appartengono a quei tipi che in Francia, in Svizzera ed in Germania attribuiscono alla C. lineolata piuttosto che alla C. plicatula, ond’ io le distinguo col primo nome. Sopra tutto per la frequente biforcazione anteriore della lamella inferiore esse rassomigliano alla C. basileensis Fitzinger che è ritenuta sinonima della C. lineolata. La nostra specie si divide in molte varietà. var. vallombrosana Issel. CLAUSILIA PLICATULA (Drap.) Del Prete, Not. conch. Via- reggio, pag. 28, 1875; var. vallom- brosana Issel, Moll. P. di Pisa, pag. 66, 1872; De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, pag. 56, 1875. App. Casotti di Cutigliano lungo la Lima (I. da Beccari) 585, Pupiglio 525. Alp. E. Gramolazzo 650. Alp. O. M. Corchia (D.) 1000, M. Prana (D.) 1000, M. Forato (D.) 1100. È identica alla forma di Vallombrosa attribuita dall’Issel alla C. plicatula e corrisponde alla forma B. della C. lineo- lata di Targioni trovata in Casentino alla Croce, sui For- conali della Lama, alla Crocina di Camaldoli, e alla Verna. Gl’individui del M. Corchia sono un poco più piccoli degli altri (Lungh. 6-6”, 5; Largh. 3”). A quanto mi scrisse il Del Prete, il Boettger ha attribuito alcuni individui di Mo- sceta, cioè del Corchia, alla C. lineolata var. Mellae nella qual cosa non posso convenire, come dirò più sotto; altri individui del M. Forato sono stati uniti alla C. plicatula « quasi tipica »; ma io non vi ho trovato differenza dagli — 160 — antecedenti se non nella statura poco più piccola e nella quasi mancanza del callo palatale. var. superflua Megerle. C. PLICATULA var. 2n/lata (non M. Tand.) De Stefani, pag. 56, 1875. Lungh. 11 Laren 25 App. S. Pellegrino 1520, Passo Cavursella 1545, Passo delle Radici (1528). Alp. E. Forno Volasco 480. Corrisponde alla forma A della C. lineolata Targioni, del Casentino, citata anche dal Bonelli alla Verna come C. plica- tula. Si può dir pure identica alla C. plicatula var. superflua (tenvistriata Pini, olim) di Esino (Bonelli da Pini), per cui ho attribuito anch'essa a questa varietà di cui però non conosco il tipo. Analoga eziandio è la C. Mellae (non Stabile) Bonelli, di Casteldelpiano nel M. Amiata, che devesi attribuire alla mede- sima specie cui appartiene la forma Apuana. Essa è differente dalla vera C. Mellae per la statura maggiore, perchè ornata da numerose linee bianche, e meno regolarmente zigrinata in senso trasversale, per la lamella inferiore quasi sempre bi- fida in avanti, per lo spazio interlamellare costantemente fornito di 2 0 3 pieghe molto distinte. V' ha però qualche piccola diversità tra la forma del Monte Amiata e quella delle Alpi Apuane e di Esino: la prima è un poco più gonfia e poco meno assottigliata presso la sommità, ha colore più | scuro, è ornata di più numerose linee bianche ed è più finamente striata. Il Boettger che ebbe questa dal Martens | come C. Mellae l'attribuì quale varietà alla C. lineolata | ciò che è affermato dalla Paulucci (Mat. pag. 40): il Pini | ne ha fatta una nuova specie col nome di C. fenuistriata | (Nuove specie o forme poco note di molluschi. Atti Soc. it. sc. nat.) che però non è da confondersi cred’ io colla C. pli- catula o lincolata var. superflua (Pini) Meg. di Esino nel — 161 —- Comasco pella quale il Pini stesso aveva detto altra volta (Molluschi d’Esino pag. 157) d'aver proposto il nome non conservato poi di var. fenuistriata. Ad ogni modo però fra quest'ultima forma d'Esino, ch'è simile a quella Apuana, e la forma del M. Amiata non passano altre differenze se non quelle piccolissime indicate dianzi, donde resta palese che di quella C. Mellae Bonelli o C. tenvistriata Pini si può fare tutt'al più una var. fenuistriata della C. plicatula secondo molti autori o della C. lineotata secondo il Boettger e secondo me. Gl’ individui delle Alpi Apuane come quelli di Esino sono striati in modo piuttosto grossolano; essi sono un poco più brevi degli altri, hanno la lamella inferiore più costante- mente bifida in avanti, anzi con tracce qualche volta d’una terza pieghetta: hanno pure 2 o 3 pieghe interlamellari. Del resto, di questa forma come dell’ antecedente e della suc- cessiva feci già la descrizione nel 1875. Alcuni individui del Forno Volasco, colle stesse dimen- sioni, sono un poco più solidi, hanno una sola piega inter- lamellare, e la lamella inferiore meno chiaramente biforcata. Lo Strobel attribuì la var. superAua Meg., alla C. lineo- lata (Malac. Trent. pag. 28); il Pini, la Paulucci ed altri la riuniscono alla C. plicatula. var. sororcula m. Lungh. 11’”,5—13”7,5 L'arshi 279. C. PLICATULA var. attenuata (non Zieg.) De Stefani, pag. 156, 1875. Alp. E. Forno Volasco 480. Alp. O. Romitorio del Lucese (D.) 500, M. Prana (D.) 1000, Grotta all’ Onde (D.) 708. | È questa probabilmente la varietà delle Alpi Apuane che Strobel (Dist. or. moll. Apennino pag. 101) ritiene si- nonimo della C. lineolata; forse per via del nome di atte- Bull. della Scc. Mal. It. Vol. IX. il — 162 — nuata che altra volta le diedi. È però diversa dalla var. attenuata perchè ancor più sottile, più gracile, e per la forte biforcazione della lamell& inferiore che presso l’aper- tura sì divide in due pieghe parallele lunghe e sottili ma solide. Dalle altre due varietà già accennate non vi è dif- ferenza se non nella forma molto più lunga, stretta ed at- tenuata presso l’apice, nella solidità maggiore, nel colore. non molto scuro ma uniforme, nei calli palatali poco svi- luppati e nelle altre pieghe e lamelle tutte sottili ma lun- ghe e ben distinte. Del resto ha 1, più spesso 2, e a volte 4 pieghe interlamellari; lamella inferiore non molto grossa, posteriormente biforcata, colla piega superiore più piccola, biforcata pure anteriormente come sopra ho indicato. Le strie della superficie son larghe, cioè circa 5 per 1”, ed è identica, come dissi nel 1875, ad una forma del Bosco Mon- tello presso Treviso, salvo che questa è più piccola (Lungh. So ro Ciausilia cruciata Studer. forma typica. subvar. minor. App. Passo delle Radici 1528. Comune in tutte le fag- gete dell’ alto Apennino. Alp. O. M. Corchia (Del Prete) 1000. È un poco meno lunga delle forme che ora descriverò, e conservando la medesima larghezza sembra più obesa: mancano poi le pieghe interlamellari o sono appena accen- nate, ed in questo si distingue dalla var. Bonellit Mart., e dalla var. apuana. var. apuana m. | Testa cerasina, valde fusca, fere nigra, dense et sub- tiliter costulata; ore ovato, pyriformi, subquadrato, inferne prope columellam camnaliculato; LAMELLA INFERA POSTICE — 163 — MANIFESTE BIFURCATA pliculis duabus humilioribus locum cedens; PLICIS INTERLAMELLARIBUS UNQUAM DEFICIENTIBUS, SAEPIUS UNA, raro duo vel tres. Lungh. 11""—12”,5 Largh. 2”, b—-2"”,8. CLAUSILIA RUGOSA Drap. var. cruciata De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, pag. 56, 1875. « CRUCIATA Paulucci, N. staz. C. lucensis pag. 10, 1877. App. Pontardeto 320, Rocca di Castiglione 540, Pieve Fosciana 370, Fabbriche presso i Bagni di Lucca (P.) 400. Alp. E. Torrita 290. Questa specie non è stata bene indicata dalla maggior parte degli autori toscani. Il Gentiluomo ed il Targioni avevano dato il nome di C. cruciata ad una forma della Lama di Camaldoli e della Verna che è la C. parvula Bo- nelli e Martens dei medesimi luoghi e di Vallombrosa, ed io nel 1875 credetti queste denominazioni erroneamente si- nonime della vera C. cruciata mentre appartengono ad una specie ben diversa cioè alla C. Delpretiana De Stefani. Il Martens alla sua volta denominò C. Bonellii una forma comune nel Chianti e nel M. Amiata che io, nel 1875, dalla descrizione, dubitai fosse molto vicina alla nostra apuana, e che poi il Boettger riconobbe una semplice varietà della cruciata colla quale del resto l'aveva paragonata lo stesso Martens. Infatti esaminando gli stessi esemplari della col- lezione Bonelli e dopo aver raccolta la specie nei luo- ghi indicati da questo autore, vidi che la var. Bonellii E. v. Mart., è appena diversa da una forma attribuita alla var. triplicata Hart., di Milano (Bonelli da Pini) per la pre- senza di 2 o più spesso 3 pieghe interlamellari; spesso pure nella var. Bonellii la lamella inferiore termina all’ esterno con due pieghette piccole ma più lunghe e più distinte che non nella var. triplicata: altre piccole differenze che — 164 — però potrebbero caratterizzare soltanto una sotto-varietà so- no la statura della var. Bonelliz.un poco minore nell'insieme (Lungh. 11”"—12’,5; Largh. 2 5); il colore un poco più scuro e macchiato di più lineette bianche, le costoline della superficie un poco più sottili e numerose; l'apertura è spesso più piriforme e col canaletto inferiore presso il peristoma sempre molto distinto. La forma delle Alpi Apuane è assai vicina e nell'aspetto generale anzi identica alla var. Bonellii; diversifica però da essa e dalla var. triplicata perchè la lamella inferiore è costantemente e molto più evidentemente biforcata all’in- dietro come nel tipo della C. cruciata; le pieghe interla- mellari sono più spesso una come nella var. triplicata, di rado due o tre come nella var. Bonellii. Del resto la la-. mella inferiore termina presso l'apertura in due pieghe ben manifeste tanto spesso quanto nella var. Bonellii, e come questa è diversa dalla var. triplicata per tutti gli altri ca- ratteri indicati sopra. A Pontardeto sono più frequenti individui con 2 o con 5 pieghe interlamellari: è questa una differenza puramente locale e quasi direi di famiglia. Nel 1875 descrissi già questa forma: ora mi son limitato a indicare le sue differenze principali segnando i caratteri per cul diversifica dalla var. Bonellii cui maggiormente somiglia. La Paulucci accennò da primo la C. cruciata soltanto nel- l’ Italia settentrionale rappresentata dalla var. triplicata, ma la indicò poi anche nell’Abruzzo: nell’ Apennino set- tentrionale subentra la var. apuana e nell’Apennino cen- | trale la specie è rappresentata a quanto pare dalla var. Bonellii. Lo Strobel con qualche equivoco distingue nell’ Apen- nino dell'Emilia una C. Bonelli che senza rispondere alla varietà del Martens è pur attribuibile alla C. cruciata e | vicina probabilmente alla var. apuana: egli unisce poi colla — 165 — C. rugosa, la C. crenulata e la C. cruciata degli autori toscani, compresa la mia che è la vera cruciata differente molto dalla rugosa, dalla crenulata e dalla cruciata di Targioni e di Gentiluomo. Una varietà della C. cruciata si trova fossile nella terra rossa postpliocenica di Agnano, | Clausilia Pinii Westerlund. Lungh. 8””,8—10”” Largh. 1”’,0—2". CLAUSILIA RUGOSA (non Drap.) Issel, App. moll. P. di Pisa, pag. 66, 1872; var. minor (non A. Schm.) Paulucci, Mat. f. Italie, pag. 40, 1878; var. Pinù (Westerlund) Pini, N. sp. moll. pag. l'osso: « —CRENULATA (non Risso) De Stefani; El. moll. Ver- silia, pag. 170, 1873; De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, pag. 57, 1875. « PARVULA (non Studer) Paulucci; N. staz. C. lucensis, pag. 10, 1877. « PeccHIoLII De Stefani, N. sp. moll. Italia cent. pag. 45, 1879. App. Sassorosso 1080, Massa di Sassorosso 800, Ponte a . Piastra presso Pieve Fosciana 480, Mulino del Silico 375, se” Fabbriche presso i Bagni di Lucca (P.) 400, Casotti di Cu- tigliano lungo la Lima (I.) 585, Mulino del Saveri 500. Alp. E. Val d’Arni 950, Chiesa di Vitoio 655, Castel- nuovo 275, Torrita 290. Alp. O. Canale della Mulina 320, Casina dell’ Altissimo 450, Pomezzana 600, Colle d’Ilci 705, S. Rocchino 800, Pa- nia (Del Prete) 1300, Prana (Del Prete) 1000, Mosceta (Del Prete) 1100, Ponte di Monzone 225. — 1660 — Altrove ho descritta a lungo questa specie che fuori dei luoghi indicati si trova a settentrione nell’Apennino del- l'Emilia al passo della Cisa (C. rugosa var. crenulata, mi- nor Strobel), ed a mezzogiorno nel M. Amiata ((C. crenulata, minor Bonelli, C. rugosa var. Pinii Westerlund) a Castel del Piano dove ha frequentemente i calli palatali e la la- mella inferiore più solidi. Tanto la C. crenulata quanto la C. rugosa sono molto differenti da questa specie. Il Pini al quale mandai alcuni individui del Ponte a Piastra presso Pieve Fosciana e di qualche altro luogo della Val di Serchio dice (N. sp. moll.) che i primi sono alquanto più corti e rigonfi di quelli di Casteldelpiano, carattere vero forse pegli individui che ha esaminato ma non esatto nell’ insieme: nè è esaito Il’ asse- gnare come carattere distintivo di quegli altri individui del- la Val di Serchio, cioè di quelli da me ricordati nell’ Apennino e nel fianco orientale delle Alpi Apuane, il tessuto abba- stanza robusto e le striature poco pronunciate. Il Pini pa- rimente riunisce a questa forma gl’ individui di Vallombrosa e della Verna i quali appartengono alla forma seguente cioè alla C. Delpretiana De Stefani, che è molto affine ma pur evidentemente diversa. Sebbene il Westerlund unisse questa forma come sem- plice varietà alla C. rugosa, pure, per non discostarmi dal- le regole che mi sono prefisso, ho preferito il suo nome a quello specifico di C. Pecchiolii proposto da me forse qualche mese più tardi. Glausilia lunensis De Stefani. Lungh. 9—10”” Largh. 2°°°,2—2,9. CLAUSILIA LUNENSIS De Stefani, Claus. lun. pag. 59, 1881. Alp. O. Pania (D.) 1500, Tambura (D.) 1600. Questa specie, come l’antecedente e la seguente sono vici» | — 167 — ne alla C. BIPLICATA Mtg. di cui Rossmiéissler ritenne sinoni- me la C. cinerascens Jenis e la C. consors Zieg. forme italiane a me sconosciute: la C. lunensis però è più piccola, col pe- ristoma più rivoltato, l'apertura più ovale, meno canalico- lata inferiormente, col callo palatale inferiore ben manifesto. Clausilia Delpretiana De Stefani. Lungh. 9"",5—10” —Lagh. 2"—2°”.9. CLAUSILIA DELPRETIANA De Stefani, N. sp. moll. Italia cen- trale, pag. 41, 1879. Alp. O. Pania (Del Prete) 1500. Anche questa specie è stata da me descritta a lungo ed ho indicato per quali caratteri differisca dalla C. Pinii West. cui è pur molto affine e dalla C. cruciata Stud. cui taluni autori erroneamente l'avevano riunita. | Fuor della Pania si trova nell’ Apennino dell'Emilia a Rigoso in Val d’ Enza e a Cassio in Val Baganza (C. ru- gosa var. crenulata Strobel) nel quale ultimo luogo la la- mella inferiore sembra più regolarmente biforcata all’in- nanzi. A mezzogiorno si trova nell’Apennino Casentinese a Vallombrosa, Verna, Camaldoli, Lama (C. cruciata Gen- tiluomo, Targioni, C. parvula Bonelli, erroneamente riunite nel mio scritto sui Moll. viv. Val di Serchio, 1875, alla vera C. cruciata) dove il callo palatale superiore e la la- mella inferiore paiono spesso più distinti. GEN. Balea. Balea perversa Linneo. Lungh. 7° —8” Largh. dell'ultimo giro 2”’—2’,3. BALEA PERVERSA Del Prete, Not. conch. ap. pag. 81, 1879; Paulucci, Not. mal. is, di Sardegna pag. 288, 1882, — 168 — App. Sassorosso e Buca della Guerra 1030, Passo di Ca- . vursella 1545, Passo delle Radici 1528. Alp. O. Mosceta (D.) 1250. Questa specie molto estesa in Europa si trova nell'Italia settentrionale e centrale. Gl’individui nostri sono identici a quelli del Casentino e del Monte Amiata in Toscana e rispondono alla forma cui pure il Bourguignat conserva questo nome, GEN. Sauccinea. Succinea Pfeifferi Rossmàssler. Lungh. 9” [Gas hutog0S: SUCCINEA ELEGANS (Risso) Uzielli, Cat. moll. Bagni di Lucca, 1863; Gentiluomo, Cat. moll. Toscana (fide Uzielli) pag. 73, 1868. « PréeIrFERI De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, pag. 58, 1875. App. Pieve Fosciana in Pradilama 357, Bagni di Lucca 120 (U.). Alp. 0. Castelnuovo nell'alveo del Serchio 271. Questa specie con forma abbastanza costante e con qual- che varietà quà e colà abita tutta l’Italia. Gl’'individui no- stri sono identici a quelli di Pisa (S. elegans Issel, Gent.) che sono colorati in giallo chiaro, e ad altri di Siena, di : Firenze (Bonelli), di Spoleto (Pantanelli), di Napoli (Bonelli), e di Taranto. | Si trova fossile nei travertini recenti; del resto il tipo | delle odierne Succineae italiane è molto antico trovandosi | una forma vicina o identica alla S. putris L. perfino nei | terreni pliocenici di Gaspreno nel senese, | — 109 — Succinea ochracea De Betta. Lungh. 9°” Largh. 5 Alp. O. Castelnuovo sul Serchio 271. Ha l’ultimo giro meno convesso e l'apertura meno gonfia della forma antecedente. Per mancanza di soggetti non ho potuto fare accurati paragoni fra queste due specie di Succineae ed altre. GrEN. Carychium. Carychium minimum Miller. Lungh. 1,09 Largh. 0,08. CARYcHIUM MINIMUM Issel, App. moll. P. di Pisa, pag. 68, 1872; Del Prete, Not. conch. ap. pag. BR STO, App. Posature della Lima presso Lucchio. Alp. E. Prati di Mosceta (D.) 1230. È sparso nell’Italia settentrionale e nella centrale. Sta- tuti lo indica fin presso Castel Gandolfo e Civitavecchia. L’Issel gentilmente mi comunicò i suoi esemplari appar- tenenti a questa specie, colla quale spesso ne sono state confuse alcune altre. Il C. minimum Pantanelli dell’ Um- bria si dee attribuire al C. elongatum Villa. Carychium tridentatum Risso. Luna Largh. 0,9 Alp. O. Bargecchia (D.) 190. Mi pare risponda al tipo descritto dal Bourguignat (Étu- des synonimiques sur les mollusques des Alpes Maritimes, Paris 1861, pag. 45, PL. 1, fig. 28) ed anche meglio, quanto alle dimensioni, alla fig. 13 PI. 25 delle Aménités malaco- — 170 — logiques, Vol. II, dello stesso autore. Egli riporta la specie, oltre che a Nizza ed altrove nella Francia meridionale, an- che nell'Italia settentrionale e centrale, e nelle confinanti provincie dell’ Austro- Ungheria, in Istria ed in Dalmazia. Statuti lo indica fin nella provincia di Roma presso Terracina. GEN. LLimnaea, Sectio Gulnaria. Limnaea peregra Miiller. forma typica. LIMNAEA PEREGRA Uzielli, Cat. moll. Bagni di Lucca 1863; Gentiluomo, Cat. moll. Toscana, pag. 93, 1868; Issel, App. moll. P. di Pisa (fide Uzielli et Gentiluomo) pag. 69, 1872; De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, pag. 59, 1870. App. Bagni di Lucca sulla destra della Lima (U.) 120. Alp. O. Borgo a Mozzano 100. Alp. E. Pietrasanta (G.) 25... È, piuttosto rara anche a mezzogiorno delle Alpi Apuane nel rimanente della penisola. La Paulucci non indica nem- meno il tipo nè le sue varietà nel fianco Ionio dell’ Italia meridionale; ma anch’io ne ho trovata una forma che ri- sponde al tipo, salvo forse l’essere un poco più allungata, in un laghetto presso l’Aterno sulla strada da Aquila degli Abruzzi a Monreale. pi forma PEREGRO-O0vaTA Kobelt. LIMNAEA LIMOSA (non L.) Uzielli, Cat. moll. Bagni di Lucca 1863; Gentiluomo, Cat. moll. Toscana, pag. 92 (fide Uzielli) 1868; De Stefani, El. moll. Versilia, pag. 170, 1873; var. De Ste- fani, Moll. viv. Val di Serchio pag. 59, — IRA — IN1 App. Pollone di Canigiano 600, Sambuca 390, Marcioni p. Castiglione 400, Pradilama presso Pievefosciana 357, Tor- rente Sauro 854, Bagni di Lucca sulla sinistra della Lima (U.) 120. Alp. O. Canale di Brucciano 650, Torrite cava 135, Torrite secca 280, Antisciana 400, Borgo a Mozzano 100. Alp. E. Canale di Minazzana 400, Rimagno 65, Fiume Vezza sopra Rosina 125, Serravezza 52, Vallecchia 50, Ca- nale di Capofico verso Campiglioni 55, Nocchi (Del Prete) 90, Bozzano (Del Prete) 30. Nel 1875 avevo attribuito questa forma alla £L. limosa L., dicendo però che « gl’ individui si potrebbero riferire tanto alla ZL. limosa come alla L. peregra; hanno la forma della spira intermedia a quella delle due specie, la forma dell'apertura come nella L. peregra, della quale 1’ ultimo anfratto è un poco più ovale; il colore è corneo biondo, o d'ambra pallido e trasparente », Attribuivo poi questi indi- vidui alla L. Uimosa var. intermedia Féruss. Veduti ‘però più tardi parecchi individui tipici della L. limosa L., od ovata Drap,, di varii luoghi dell'Europa settentrionale, e vedutì pure individui della var. intermedia Fér. Moq. Tan- don, notai:che gl'individui delle Alpi Apuane e molti altri dell’Italia centrale ritenuti come L. Zimosa si accostavano assai più alla L. peregra senza però appartenere al tipo di essa. Il Kobelt ha figurato due individui delle vicinanze di Solferino nell'Italia settentrionale, ricevuti dall’ Adami (Bd. V, pag. 117, fig. 1489), i quali rappresentano questa forma molto comune anzi predominante da una parte all’ altra del- l’Italia peninsulare a preferenza della tipica L. peregra e della L. ovata: a questa forma egli dà il nome di var. pe- regro-ovata, e la considera come appartenente alla L. pe- regra, soggiungendo che pella forma connette questa colla. L. ovata. * Questa forma medesima io l’ ho raccolta nei fossi di Già- vera e Nervesa presso Treviso dove taluni individui sono — 122 — ancora più ovali che non la figura 1489 a destra del Kobelt, nel fosso di Marignano presso. Arco nel Trentino, quì nelle Alpi Apuane e nell’Apennino circostante, nella Peschiera ad Aquila negli Abruzzi, e l’ ho vista pure di Spoleto (Pan- tanelli). Si trova pure in Sicilia, anzi quivi una piccola va- rietà di essa che è poi molto somigliante a quella d’Aquila ebbe il nome di L. solida Philippi (L. gibilmannica Costa), il qual nome, come più antico, sarei propenso ad estenderlo a tutte queste forme così comuni in Italia che altrimenti bisogna distinguere col nome di peregro-ovata. Per la brevità della spira, per la maggiore ampiezza dell’apertura, e per la maggiore rotondità dell’intiera con- chiglia si scosta dal tipo della L. peregra che pur vive nella penisola, e pe’ suoi caratteri costanti deve ritenersi se non come specie peculiare, almeno come varietà propria delle nostre regioni. Vi sono alcune piccole variazioni quà e là; la forma di Aquila, come quella di Gibilmanna nelle Madonie, ha guscio piuttosto solido e fortemente striato, ultimo giro gonfio, pe- ristoma non molto reflesso, giri un pochino spianati presso le suture. ? subvar. Antixianae m. LIMNAEA LIMOoSsA (non L.) var. De Stefani. Alp. O. Antisciana in luogo detto Piazza 340. Fra le varietà notevoli è questa che descrissi già nel 1875; l’ultimo giro presso l'apertura vi è molto declive e retto fino a che raggiunge il massimo della convessità; vi .sono poi delle sottilissime linee spirali fra le quali le linee — longitudinali d’incremento si mostrano curve. subvar. crassa Gass. et bilabiata. L. LIMOSA var. crassa e bilabiata De Stefani 1875, — 173 — App. Torrente Sauro 354, Pradilama presso Pieve Fo- sciana 357. La L. peregra colle sue varietà è molto antica in Italia perchè si trova fin nel pliocene nel senese ed a Castellar- quato. Non manca nei terreni postpliocenici. La L. limosa, nonchè nella regione quì studiata, non è nemmeno indicata dallo Strobel nell’adiacente Apennino del- l’Emilia: vive bensì nelle pianure dell'Emilia come in quelle di Pisa e di Lucca. Non è però molto frequente in Toscana e molti degl’individui ad essa attribuiti appartengono invece alla L. peregra. Così dicasi degl’individui del Casentino che Targioni denominò L. limosa e che come si vede dalle di- _mensioni citate ed in particolare dal diametro appartengono alla L. peregra cui le attribuì il Bonelli. In Toscana essa è citata soltanto a Castel del Piano nel Monte Amiata (Bo- nelli), e nei dintorni di Pisa (Issel). A Spoleto (Pantanelli) ne è una forma un poco meno rigonfia del tipo che perciò sì accosta alla L. peregra var. peregro-ovata. Sectio Limnophysa. Limnaea truncatula Muller. Lungh. 5” ,5—6,5 Largh. 2°’ —3"”. LIMNAEA TRUNCATULA Uzielli, Cat. moll. Bagni di Lucca 1863; Issel, Cat. moll. P. di Pisa, pag. 28 (fide Uzielli) 1866; Gentiluomo, Cat. moll. Toscana pag. 93, (fide Uzielli) 1868; De Stefani, El. moll. Versilia pag. 170, 1873; De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, pag. 59, 1875. App. S. Pellegrino dell'Alpe 1520, Sassorosso 1030, Ca- nale delle Carbonaie presso Cerageto 625, Pollone di Ca- — 174)- nigiano 600, Pieve Fosciana nel Pradilama 357 e nel Sauro 354, Sambuca 390, Bagni di Lucca sulla destra della Lima (U.) 120. o Alp. E. Battifoglio presso il Poggio 405, Castelnuovo nel Serchio 271, Cerretoli 530, Prati di Mosceta (D.) 1250. Alp. O. Pila d’Adaccori ed altre sorgenti nel M. di Com- pito 850, Fonti di Capezzano 370, Canale di S. Maria sotto Capezzano 300, Canale di Capofico 100. Si trova tanto il tipo quanto la varietà minuta Drap. Gl’ individui delle Alpi Apuane appartengono alla forma più piccola, e quanto al profilo, tra gl’individui figurati dal Clessin (Limnaea truncatula Miller, Malakozoologische Blatter N. F. Bd. 1, pag. 20, 1879) somigliano, alcuni slanciati a quelli di Montpellier T. I, fig. 16, altri obesi un poco a quelli di Croazia fig. 5: alcuni individui del Pradilama sono molto lunghi e stretti. Del resto la specie abita un'area molto estesa, nè da una regione all’ altra si sono notate se non piccole differenze. In Italia vive tanto nel settentrione quanto nel mezzo- giorno. Limnaea palustris Draparnaud. Bozzano (D.) in una vasca, proveniente dal piano 50. E specie piuttosto variabile che vive in tutta Italia, anzi in tutta Europa; secondo il Westerlund vi si uniscono pure talune forme dell’ America settentrionale. GEN. Physa. Physa fontinalis Linneo. Alp. O. Stiava (D.) 25. he Non ho potuto esaminare questa specie che è indicata | n) nell'Italia settentrionale e centrale. GEN. Planorbis. Sectio Gyrorbis. Planorbis Tiberii De Stefani. Testa parum depressa, cornea, pellucida, fulva, magis inferne quam superne concava; anfractus 3 '/, converiu- sculi, suturis profundis divisi, lente et regulariter cre- scentes, longitudinaliter corrugati; anfractus ultimus ad axim testae parum obliquus, superne magis converus, ad basim fere carinatus, inferne applanatus. Apertura ovato- transversa, ad axim testae obliqua; peristoma simplex, via continuum, acutum; labrum superne magis antice pro- tensum. Diam Altezza PLANORBIS sPIRORBIS (non L.) De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, pag. 59, 1875. App. Pradilama presso Pieve Fosciana 357. E diverso dal P. spirorbis L. pei giri più velocemente crescenti, per l’ultimo giro proporzionatamente più largo, più depresso; per l'apertura più obliqua sull’ asse della con- chiglia, più ovale, più depressa. Fino nell'autunno del 1877 raccolsi questa specie in una pozza abbastanza profonda, piena di canne palustri detta Bagno del Giannotti, in Pradilama, che era una sorgente con temperatura ordinaria e leggermente salata, molto meno di quella vicina del Bagno comunale dove trovai, come dirò, l’Hydrobia aponensis Martens. Quella sorgente si era for- mata nel 1861 ed avea durato qualche mese caldissima tanto che i padroni del podere vi aveano aperto un bagno. Nel 1876 essendosi formata una nuova sorgente fredda pochi metri più in basso sulla strada comunale del Sillico, il Pla- norbis vi emigrò, ma poi nell'estate la polla fu riempita \ con sassi e con terra, e quello scomparve. Nell’ autunno 1877 ac 0 per certi lavori che vennero fatti nel Bagno del Giannotti alla ricerca dell’acqua minerale che infatti venne trovata, ma fredda, furono tolte le cannucce con gran quantità di terra ed il Planorbdis scomparve anche di lì nè più lo ri- trovai nel 1878, nemmeno nelle adiacenze. Però l’ ho trovato di nuovo ivi, come in talune pozze contigue, nel 1882 e ne- gli anni successivi. Il Del Prete ha trovato questa specie anche nella pia- nura di Viareggio. Forse si debbono riunire a questa specie le forme indi- cate col nome di P. spirorbis, lungo lo stradone delle Ca- scine presso Pisa (Issel), alla Spezia (Tapparone Canefri), in Val d'Enza, nella pianura Parmigiana ed a Fontanellato nel Piacentino (Strobel). È uno dei pochi /lanorbis abitatori dell’ Apennino. Sectio Tropidiscus. Planorbis Pauluccianus Caroti. Testa discoidea, depressa, inferne carinata, superne convextuscula,- apice in medio parum depresso: anfractus 5 converiusculi, suturis superficialibus inferne parum ma- gis profundis divisi, longitudinaliter subtiliter striati, lente accrescentes; ultimus ad axim testae parum obliquus, su- perne magis convexus, exterius ad basim carinatus; Ca- rina acuta, margine lineari subtili prope aperturam fere praedita; apertura ad axim testae parum obliqua, ovata, | oblonga; anfractus penultimus etiam intus in apertura ca- rinatus; peristoma via continuum, simplex, acutum; la- brum superum valde magis protensum quam inferum. Diametro 3”, 5—4"”,7 ALONE PLANORBIS DORIANUS Bourguignat in schedis. ‘ « VORTICULUS (non Troschel) Paulucci, Mat. fi Italie, pag. 16, 1878. se Ae PLANORBIS PAULUCCIANUS Paulucci, Moll. fluv. pag. 191, 197, 1880. Alp. E. Bozzano (P. da Del Prete) 30. Il Westerlund aveva determinata questa specie alla Pau- lucci come P. vorticulus Trosch. ed ha poi ritenuto che il nuo- vo nome di P. Pauluccianus sia applicato forse ad individui incompletamente sviluppati, della qual cosa non convengo, e ad una semplice varietà della specie di Troschel (C. A. Westerlund, Kleine kritische Bemerkungen. Jahrb. d. deut. Mal. Ges. 1881, pag. 2). Sectio Coretus. Planorbis corneus Linneo. forma ETRUSCA Ziegler. Differt a typo testa superne magis profunde umbilicata, elegantissime spiraliter malleata; convexitate anfractuum magis uniformi; anfractu ultimo maiore, magis elato: apertura lunato-rotundata, peristomate magis acuto. subvar. albina. Alp. O. Bozzano nel giardino Talenti in una vasca, evi- dentemente portato dal prossimo piano (D.) 30. Questa forma fu distinta sopra individui toscani, sebbene poi questi non sien citati dal Bourguignat (Aménités ma- lacologiques Vol. II, n.° 73). Questi dice che dessa è propria del SO d'Europa (Valachia, Turchia) e dell’ Asia minore. In Italia si estende dal settentrione al mezzogiorno. GEN. Velletia. Velletia lacustris Linneo. Alp. O. Bozzano in una vasca del giardino Talenti (D.) 30. Bull. della Scc. Mal. It. Vol. IX, 12 — 178 — Anco questa specie è comune nel prossimo piano e por- | tata da questo. uc È indicata nell'Italia centrale e settentrionale. GEN. Ancylus. Ancylus costatus Villa. Lungh. 4”, 5_ Laroht59 "84 ATt. lp ANCYLUS FLUVIATILIS (non L.) Uzielli, Cat. moll. Bagni di Lucca 1863; Gentiluomo, Cat. moll. Toscana, pag. 93, 1868; De Stefa- ni, El. moll. Versilia pag. 171, 1873; Del Prete, Not. conch. Viareggio, pag. 30, 1875. « JANII (non Bourg.) Issel, Moll. P. di Pisa, pag. 28, 1868; Gentiluomo, Cat. moll. Toscana, pag. 93, 1868. « cosTULATUS (Kiister) Gentiluomo, Cat. moll. To- scana, pag. 93, 1868; De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, pag. 59, 1875. LI App. Nella Mozzanella presso Canigiano 550, Canali del Lombardo 600 e delle Carbonaie presso Cerageto 625, Ca- | stiglione 540, Bagni di Lucca sulla destra della Lima (U. 1.) 120! Alp. O. Canali di Piastra 370, di Solaio 270, di Vitoio — 800 e delle Mulina 320, Cardoso 300, Fonte di Querceto | presso Pomezzana 600, Fonte Pacchiani a Val Ventosa 75, | Canale di Capofico 140, La Desiata 140, Fiume Serravezza i 50, Serravezza nelle gore d’una segheria (G. da Pecchioli) È 60, Vallecchia 50, Bargecchia (Del Prete) 190. È Probabilmente questa specie vive in tutto l’ Apennino. Nel 1875 espressi l'opinione che almeno la massima par- | —: 959 — te degli Ancyli dell’Apennino settentrionale debba apparte- nere a questa specie, ed a questo parere si unì pure lo Strobel, che inoltre ritiene l'A. vostatus essere una varietà del Auviatilis L., cui certamente si accosta. Ora, dopo aver veduto esemplari di parecchi altri luoghi, non potrei se non ripetere quello che dissi altra volta. Parecchi autori, ed io fra questi, hanno citato nel passato e citano tuttora l'A. fluviatilis, l'A. capuloides Jan o Jani Bourg., e l'A. gib- bosus Bourg., ma queste citazioni sono inesatte o soltanto approssimative; che del resto tutte queste forme sono più o meno analoghe fra loro e coll’ A. costatus. Nessuno degl’ individui Apenninici presenta quei carat- teri, cioè costoline numerose e piuttosto uniformi, apice non molto convesso ed acuto nè molto portato indietro, che di- stinguono l'A. Auviatilis, nè le costoline numerose ed uni- formi, e l’ apice discretamente convesso ed acuto e portato indietro che distinguono l’ A. capuloides (A. Jani Bourg.), forma riunita da alcuno come var. all’ A. Auviatilis, seb- bene abbia maggiori rapporti coll’ A. costatus, avendo anzi la forma generale identica a questo. Gl’' individui nostri, pelle costicine rilevate alternanti con altre minori, pell’ apice discretamente convesso, acuto e po- steriore rispondono esattamente all’ A. costatus Villa. Non avendo individui tipici dell’ A. costulatus Kiister, fondato se non erro sopra individui d’ oltr’ Alpe, non potrei dire se sieno identici ai nostri. Dalla figura parrebbe di sì; nondi- meno ho conservato il nome del Villa che certamente loro conviene. Del resto il nome di Kiister fu pubblicato prima, però con la sola figura e senza descrizione, mentre quello di Villa fu pubblicato poco dopo, ma con descrizione. Nei ruscelletti e nei piccoli corsi d’acqua montuosi la specie si mantiene costante. Ancylus amnicola nov. form. Differt ab A. costato Villa costellis parum minoribus — 180 — et magis uniformibus, prope apicem saepe obsoletis; apice valde convexo et usque ad marginem posticum provecto. ANCYLUS GIBBOSUS (non Bourg.) Uzielli, Cat. moll. Bagni di Lucca 18632; Issel, Moll P. di Pisa, pag. 28 (fide Uzielli) 1866; Gentiluomo, Cat. moll. Toscana, pag. 93, 1868. « costuLATUS var. De Stefani Moll. viv. Val di Ser- chio, pag. 60, 1875. « FLUVIATILIS (non L.) Paulucci, N. staz. C. lucensis pag. 8? App. Petrognano 440, Bagni di Lucca (U.) 120, Fabbri- che presso i Bagni di Lucca (P. ?) 350. Alp. E. Nella Torrite presso Gallicano 186, Torrite sec- ca 280. Nei torrenti maggiori nel fondo delle valli la statura dell'A. costatus diventa spesso un poco minore, le costoline divengono un poco più piccole e più uniformi, anzi a volte, specialmente verso l’ apice, spariscono, e per tali caratteri | si avrebbe un passaggio all’A. capuloides: ma l'apice di- venta anche più convesso ed un poco più acuto, e giunge — quasi a dirittura al livello del margine posteriore, caratteri — che lo distinguono dagli altri Ancyli vicini. Ritengo que- 4 sta forma come varietà dell’ A. costatus e credo sia dessa che ricevette qualche volta il nome di A. gibbosus o di A. — capuloides o Janit. Dall’ A. gibbosus è diversa per la lar- | ghezza maggiore in proporzione alla lunghezza, per l’ apice — meno convesso e portato più indietro, e per la conchiglia più depressa. — 181 — GEN. Aeme. Acme lineata Draparnaud. Lungh. 3',3 Largh. 0",8. AcME LINEATA De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, pag. 60, 1868. « = POLITA (non Hart.) Paulucci; Desc. n. sp. Acme pag. 222, 1881. App. Al Sasso del Colle presso la buca della Guerra non lungi da Sassorosso 1030 e a Sassorosso 1030. Alp. O. Bozzano (D.) 30. Risponde, come dissì altrove, alla forma della Val di Non figurata dal De Betta: è longitudinalmente striata a larghi intervalli; è lunga, cilindrica, con 6 giri e mezzo, un. poco più piccola della var. banatica Rossm. Lo Strobel attribuisce questa stessa forma all’ A. lineata var. polita. d Questa specie si trova in tutta Italia, e quantunque non facile a trovarsi pella sua piccolezza e pel suo modo di Vita, viene indicata quasi in ogni catalogo un poco nume- roso. La Paulucci da prima la indicò solo nel settentrione (Mat. f. Italie N. 485), poi (Faun. mal. Calabria pag. 192) disse di conoscerla solo nel Comasco e di sapere che l’Acme polita Hart., è citata dall’Adami a Catanzaro e dall’ Issel nelle posature del mare al Gombo. Soggiunge poi « ecco quanto so fino ad oggi di positivo riguardo alle specie di questo genere state raccolte in Italia; non credo che in ge- nerale se ne sappia molto di più. » Per limitarmi all’Apen- nino toscano e limitrofo ricorderò che oltre l’Issel citammo Acme in luoghi ben determinati il Bonelli, lo Strobel, ed lo stesso: un Acme italiana fu anche figurata da un autore nostro. — 182 — Acme Delpretei Paulucci. Acme DELPRETEI Paulucci, Dese. n. sp. gen. Acme, pag. 221, 1881. Alp. O. Bozzano (D.) 30. Gen. Cyclostoma. Cyclostoma elegans Draparnaud. CYrCLOSTOMA ELEGANS Targioni, Vert. e moll. Casentino, pag. 196, 1873; De Stefani, El. moll. Ver- silia, pag. 168, 1873; De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, pag. 6], 1875. App. Pugliano 614, Alpe di Corfino 1400, Sassorosso 1030, Canigiano 640, Sambuca 390, Castiglione 540, Pieve Fosciana 370, Barga 400, Bagni di Lucca (T.) 120. Alp. E. Sassi 690, Capanne di Careggine 800, S. Anto- nio 870, Vagli- 750, Gramolazzo 650, Cortia 670, Forno Vo- lasco 480, Brucciano 660, Eremita di Calomini 360, Anti- sciana 400, Piazza 500, Poggio 450, Torrita 290, Cerretoli 530, Torrite cava 135, Monte Palodina 800, Mon San Quirico 30. Alp. O. M. Corchia 1200, M. Alto 780, M. Matanna 1000, M. Procinto 875, M. di Compito 890, M. Leto 1000, S. Roc- chino 800, La Porta 800, Farnocchia 670, Pomezzana 600, La Cappella 450, Velichetta 510, Le Piane 400, Capezzano | 370, Pruno 450, Capriglia 360, Colle 300, Pietrasanta 25, | Carrara (Caluri) 90. 3 Questa specie variabile soltanto localmente entro limiti | ristretti, per la spira un poco obesa o più o meno allun- gata, e pell ultimo giro staccato dagli altri da suture più o meno profonde, oltre che in molte regioni d'Eu- ropa si trova in tutta l’Italia. — 183 — È pure fossile nei travertini e nella terra rossa post- pliocenica di Agnano; una forma non molto diversa si trova nei terreni pliocenici di Gaspreno nel senese. GEN. Pomatias. Pomatias elegantissimum Paulucci. POMATIAS SEPTEMSPIRALE (non Raz.) Gentiluomo Cat. moll. Tosc. pag. 94, 1868; De Ste- fani, El. Moll. Versilia, pag. 168, pro parte 1873; var. ele- gantissimus Paulucci, Mat. f. Italie, pag. 17, 44, 1878; Del Prete, Not. conch. apuana pag. 82, 1879; Pini, App. mal. pag. 13, 1879. « ELEGANTISSIMUS Paulucci, Desc. alc. Pomatias, pag. 14, 1879; Westerlund, N. Europ. sp. pag. 162, 1879; De Stefani. Pom. Alp. Apuane pag. 95, 1879. Alp. O. Monte Forato (D.) 1100, Foce del Lucese (D.) 560, Pomezzana 600, Farnocchia 670, Carrara (D.) var. turricula Paulucci. POMATIAS SEPTEMSPIRALE Del Prete, Not. conch. Viareggio 1875; var. turricula Paulucci, Mat. f. Italie pag. 17, 44, 1878; Del Prete, Not. conch. Apuana pag. 82, 1879; De Stefani, Pom. Alp. Apuane, pag. 96, 1879; Pini, App. mal. pag. 82, 1879. « TURRICULA Paulucci, Desc. alc. Pomatias, pag. 14, 1879; Westerlund, N. europ. Sp. pag. 162, 1879. — 184 — Alp. O. Carrara (D.), Monte Forato (D.) 1100, Ponte Stazzemese (D.) 125, Prana (D.) 1000, Gabberi (D.) 900. -' - var. Uziellii De Stefani. POMATIAS ELEGANTISSIMUM var. Uziellii; De Stefani, Pom. Alp. Apuane pag. 96, 1879. Alp. E. Torrita 290, Cerretoli 530. È questa una piccola varietà appena distinta per la colorazione più scura e per le costoline un poco più fre- quenti ed un poco più grosse. Non sto a ripetere le descrizioni di queste forme e delle altre successive, che si trovano con lunghezza negli scritti citati della Paulucci, del Westerlund e miei. Il Del Prete ed il Pini considerano queste forme, in- sieme col P. elongatum Paul., che realmente è molto affine sebbene pur discernibile, come varietà di un medesimo tipo. Questo tipo, secondo loro, è il P. septemspirale Raz., che però, secondo le osservazioni da me già fatte altrove, io ritengo essere notevolmente differente e da non con- fondersi punto con alcuna delle forme apuane. Queste forme fuori di quì non sono state trovate in altro luogo. Pomatias elongatum Paulucci. POMATIAS SEPTEMSPIRALE (non Raz.) De Stefani, El. moll. Versilia, pag. 168, pro parte 1873; De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, pag. 61, 1875; var. elongatum, Del Prete, Not. |. conch. Apuana pag. 82, 1879; : Pini, App. mal. pag. 13, 1879, — “i >» : — 185 — POMATIAS ELONGATUM Paulucci, Desc. alc. Pomatias, pag. 13, 1878; Wester]lund, N. europ. Sp. pag. 161, 1879; De Stefani, Pom. Alp. Apuane, pag. 97, 1879; Paulucci, Spec. racc. pag. 145, Tav. V, fig. 1, (Foce del Lucese) 1881. Alp. E. Torrite cava 135, Forno Volasco 480, Ponte Mon- zone (D.) 225, Monte Perpoli 260. Alp. O. Monte Forato (D.) 1100, Foce del Lucese (D.) 560, Prana (D.) 1000, Gabberi (D.) 900, Ponte Stazzemese (D.) 125, Carbonaia 170, Trambiserra 325, Cappella 450, Casina dell’ Altissimo 450, Corsinello 600, M. Leto 1000, M. Compito 890, S. Rocchino 800, M. di Cenere 900, Pro- cinto 875, Matanna 1000, M. Alto 780, Carrara (D.) | Questa specie fu trovata anche nei monti della Spezia dal Tapparone Canefri, e la Paulucci la indica nel Ma- tese e in Terra di Lavoro. Le somiglia il P. Gentiluomoi De St., fossile nella terra rossa e nelle brecce postplioceniche a Caprona e presso Agnano nel M. Pisano. Pomatias sospes Westerlund. POMATIAS SEPTEMSPIRALE (non Raz.) De Stefani, El. moll. Versilia, pag. 168 (pro parte) 1873. « SOSPES Paulucci, Desc. alc. Pomatias pag. 21, 1878; Westerlund, N. europ. Sp. pag. 165, 1879; Del Prete, Not. conch. apuana pag. 82, 1879; De Stefani, Pom. alp. Apuane, pag. 98, 1878; Pau- lucci, Spec. racc. pag. 147, Tav. V, fig. 6, (M. Forato) 1881, — 186 — Alp. O. Sulla strada da Levigliani a Mosceta (D.) 1100, Tambura (D.) 1500, M. Forato (D.) 1100, M. Corchia 1000, M. Altissimo (D.) 900. va La specie è indicata dalla Paulucci all’ isola Monte- rone nel lago del Matese. Pomatias gualfinense De Stefani. POMATIAS PATULUM (non Drap.) De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, p. 61, pro parte, 1875. « GUALFINENSIS De Stefani, N. sp, moll. pag. 46, 1879; Del Prete, Not. conch. ap. pag. 83, 1879; De Stefani, Pom. Alp. Ap. pag. 99, 1879: App. Sassorosso 1030, Alpe di Corfino 1400. . Questa specie non è stata trovata altrove. È vicina al P. Pinianum e segna il passaggio fra questa forma ed il gruppo a chiara colorazione del P. elegantissimum. Talora la colorazione ocracea trasparente è nascosta da un colore biancastro uniforme simile a quello del P. Pinianum. Pomatias Pinianum Bourguignat. POMATIAS STRIOLATUM (non Porro) Uzielli, Cat. moll. Bagni di Lucca, 1865. « PATULUM (non Drap.) De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, pag. 611875! 4 « SEN: Paulucci, Mat. f. Italie, pag. 44, 1878. — « PINIANUS Bourguignat, Sp. nov. n.° 144, 1878; — Del Prete, Not. conch. ap. pag. 83, 1879; De Stefani, Pom. Alp. Ap. pag. 102, 1879; Pini App. mal. pag. 13, 1879. i « CrosseANUS Paulucci, Desc. alc. Pom. pag. 15, 1878, Westerlund, N. eur. Sp. pag. 165, 1379, v — 187 — App. Lucchio 670, Ponte Nero fra i Bagni di Lucca e la Tana a Termini (B. P.) 254, Pollone di Canigiano 600, Buca della Guerra a Sassorosso 1050. Il Westerlund cita questa specie anche a Cerreto Sannita. La Paulucci, forse per isvista, dice che io e Bourguignat affermammo il P. Pinianus essere stato fondato sopra esemplari « raccolti ai Bagni di Lucca presso Pollone di Canigiano ». Ciò non fu perchè il Pollone di Canigiano è in Garfagnana; il P. Pinianus tipico è del Ponte Nero presso i Bagni di Lucca: il Targioni che lo raccolse lo diede al Pini ed il Pini lo passò al Bourguignat. Pomatias montanum Issel. POMATIAS SEPTEMSPIRALE (non Raz.) De Stefani, El. moll. Versilia, pag. 168, pro parte, 1873. « PATULUM (non Drap.) var. montanus Issel, Moll. racc. p. di Pisa, pag. 29, 1866; Gentiluomo, Cat. moll. Toscana, pag. 94, 1868. « MONTANUS Westerlund, N. europ. Sp. pag. 164, 1879; Del Prete, Not. conch. ap. pag. 82, 1879; De Stefani, Pom. Alp. Ap. pag. 100, 1879. Alp. O. Pania (I.) 1700, Stazzema (D.) 870. La specie non fu indicata altrove. ‘ Pomatias Isseli De Stefani. PomaTIas IsseLI De Stefani, Pom. Alp. Ap. pag. 101, 1879. Alp. O. Pania (D.) 1700. La specie non fu ancora indicata altrove, — 188 — Pomatias Pauluccianum Caroti. Testa valde elongata, gracîllima, inferne fere cylin- dracea, superne aciculata; apex obtusus, pallide corneus. Anfractus 12 '/, convexi, regulariter lentissime accrescen- tes, suturis sat distinctis divisi; primi duo cornei, nitidi, laevigati; duo subsequentes cornei, costellis tenvissimis via signati; alii. pellucidi, ochracei, longitudinaliter costati, duplici serie macularum prope suturas longitudinaliter ornati; series superior maior; maculae rufae, fere qua- dratae, circa 5 superiores et 5 inferiores minores in omni anfractu, costellae valde obliquae vix in medio anfractuum flexuosae, subtiles, mediocriter elatae, prope ab apertura magis frequentes, intervallis laevibus separatae, ochraceae, raro albidae, in anfractu ultimo circa 10 in I”. An- fractus ultimus postice quintam longitudinis partem non aequans, infundibuliformis, prope aperturam vix adscen- dens, vix rimatus, inferne convexus, tantum prope umbi- licum tertia serie macularum circumdatum. Apertura in- tus et externe corneo-ochracea, rotundata, superne obtuse angulata, minime vel tantum inferne bilabiata; labrum columellare depressum, adhaerens, columellam obtegens; labrum externum expansum, simplex, acutum, prope in- sertionem inferam vix retroversum. Lungh. 7,5 Lars h.e2kt Alp. E. Val Canala (Caroti). Questa specie gentilmente raccolta e fattami conoscere dal Sig. Cesare Caroti, quantunque pella forma allungata i abbia qualche analogia coi P. montanum Iss. e P. Isseli De St., è però ben distinta da ogni altra della regione per la forma gracile e lunga, pel numero e pel lento accresci- mento dei giri. La colorazione è del tipo del P. elegantis- simum Paul., septemspirale Raz. ecc, — 189 — GEN. Valvata. Valvata cristata Miller. var. Delpretiana Paulucci. Testa fere ad instar coni detruncati; pellucida, cornea, exterius inquinata, lineis incrementi tenuissimis inaequa- libus signata, supra plana, subtus converiuscula. Anfractus 4 convexiusculi suturis sat profundis divisi; anfractus api- calis in medio spirae parum depressus; ultimus rotundus, post medietatem divaricatus, subtus anfractus penultimum descendens sed ab ipso non sejunctus, umbilicum obtegens; umbilicus parvus, ab anfractu ultimo tectus, profundus. Apertura circularis, ad axim testae parum obliqua; peri- stoma continuum, simplex, acutum; operculum profundum, concaviusculum, pellucidum, rufo-corneum. Diam. 2’”,6 Altezza massima 1’”,7. VALVATA CRISTATA? var. Delpretiana Paulucci, Mat. f. Ita- lie, pag. 20, bl; 1878. Alp. O. Bozzano (P. da Del Prete) 30. Fuori che pell’ ultimo giro molto discendente sotto il penultimo fino a ricoprire una parte dell’ ombelico, questa varietà risponde in tutto al tipo della V. cristata che si trova nei fossi della pianura contigua a Bozzano, e che vive in tutta l’Italia settentrionale e centrale. GEN. Bythinella. Bythinella opaca Ziegler. Lungh. 3”. Largh. dell'ultimo giro 1”’,2—1’””,5. Lungh. dell'apertura 1”. Largh. 0",8. — 190 — ByTHINELLA OPACA var. Siemoniana e Isseli, Del Prete, prò parte, e-Not. conch. Ap. pag. 84, 85, ; 1879. App. In un rivoletto sopra il Mulino di Bargecchia 225. Alp. O. Mosceta (Del Prete), nei rivoletti e nelle pozze. quasi palustri 1230. Nel 1875 riunii a questa specie la Pseudamnicola lucensis Stabile, e cotale confusione ha tratto in errore anche altri: come dirò poi la P. lucensis è molto diversa. Riunii pure alla 2. opaca, la B. (Bythinia) Siemoniana Targioni, la B. (Bythinia) Isseli Gentiluomo, e la B. (Aydro- bia) etrusca Paladilhe, che ritengo sieno semplici varietà l’ una dell’ altra. Non conosco il tipo della B. opaca fondata sopra in- dividui della Carniola e dell’ Italia; ma per ora starò al Martens, che ritenne tipici gl’ individui raccolti dal Bonelli ai Camaldoli nel Casentino (Apennino di Firenze) che io esaminai nel Museo di Siena. Il Del Prete invece lo credè rispondente alla 5. etrusca Palh. Per dare un'idea delle piccolissime differenze quasi solo di statura, benchè piut- tosto costanti entro certi limiti, fra le varietà, tenterò farne la descrizione e la storia. Bisogna premettere però che è talora impossibile rinve- nire quale fosse la forma che gli autori avevano precipua- mente in idea quando proponevano un nome specifico. Le descrizioni, non fatte con sistema comparativo, sono per lo più insufficienti e nei varii luoghi mentovati si trovano inol- tre le varie forme di questa Bythinella insieme unite onde non è improbabile che con un nome solo si comprendesse talora più d' una varietà. Per queste ragioni gli autori successivi a chi propose un nome specifico non hanno | criterii per applicar questo in modo preciso ed anche le È osservazioni mie dovranno considerarsi come provvisorie. La forma che presentemente esamino, proveniente da 3 —- 191 — Mosceta, dal: Mulino di Bargecchia e dai Camaldoli nel Ca-] sentino, quando è adulta e completamente sviluppata, è subcilindrica, nitida, od appena striata, verdognola o bian- castra quando è spoglia dell’ animale, traslucida; la som- mità è molto ottusa, anzi quasi piana; i giri sono 4 e ‘/ convessi e separati da suture profonde; veduti posteriormen- te, il primo che è piccolo è depresso sul secondo; il terzo è quasi del doppio maggiore del secondo e poco più largo, il quarto è un poco più gonfio, più grande, e a volte molto più sporgente del terzo, leggermente ascendente verso l'apertura e presso questa un poco staccato dagli altri; l’ apertura è ovale allungata, più larga inferiormente, su- periormente un poco ristretta ed ottusamente angolosa; il peristoma è continuo, biancastro, col labbro columellare leggermente reflesso. Agl’ individui dei Camaldoli che accennai sopra sono identici i nostri, salvo che in questi ultimi, per lo più, l’ul- timo giro presso l'apertura è meno staccato: però in alcuni individui d’ un rivoletto sopra il Mulino di Bargecchia nella valle del Silico esso è staccato quanto ai Camaldoli: nel resto le dimensioni e tutti i caratteri sono gli stessi. Presso il Mulino suddetto si trovano insieme individui di minori dimensioni appartenenti in tutto alle var. etrusca ed Isseli. Del resto sono variabili sempre l'obesità, l’ altezza e la lar- ghezza dell’ ultimo giro, caratteri che riguardando indivi- dui isolati si crederebbe potessero dare origine ad altret- tante varietà. Alcuni individui di Mosceta presentano di- mensioni anco un poco maggiori di quelle notate. Sopra individui abitanti agli stessi « Camaldoli sugli Sphagnum » fa dal Targioni (Vert. e Moll. Casentino) sta- bilita la B. Siemoniana. Io, anche perchè vedo che il Tar- gioni non fa parola di alcun’ altra Bythinella di que’ luoghi, «non sarei lontano dal credere che questa sua £. Siemo- niana potesse essere la stessa B. opaca: se non che la March. Paulucci mi diceva di aver avuto da quei luoghi «— id — tina forma diversa più piccola. La descrizione del Targioni si attaglia in realtà piuttosto all’ opinione della March. Pau- lucci che ad altra; infatti, se la parte relativa alla forma può adattarsi alle differenti varietà della B. opaca, le di- mensioni non si adattano al tipo; l’ intera conchiglia se- condo il Targioni ha in lunghezza 1’’,9—2 e in diametro 1”’,1; l'apertura ha di larghezza 0”’,75; di lunghezza sta scritto 1’”’,10, ma qui evidentemente è un errore tipogra- fico. Dietro queste considerazioni, e pel paragone che il Targioni fa con la B. saxatilis, non potendo in altra ma- niera risolvere la questione, darò il nome di 5. Stemonia- na, provvisoriamente, ad una delle seguenti varietà che più mi sembra vicina alla descrizione del Targioni, e per dar minor luogo ad equivoci figurerò le varie forme da me . indicate. var. abietina Caroti. Differt a forma quam B. oPACAM nuncupavi testa pa- rum maiore, magis convera et obtusiore; amplitudine an- fracti penultimi ultimo fere aequali vel parum minore; anfractu ultimo parum breviore, magis convexro, ad basim magis plano, prope os magis divaricato et sutura magis profunda distincto; ore ampliore, inferne magis convero, lateraliter magis expanso. Lungh. 47” —4’”,2 Largh. dell’ ultimo giro 1°”,7—2"" Lungh. dell’ apertura 1” —1””,2 Largh. V”+—1””,l. App. Dintorni di Boscolungo 1380. Mi favorì questa forma il sig. Cesare Caroti, che credo l’ avesse dal Dott. Forsyth Major. I medesimi caratteri indicati sopra, cioè le dimensioni alquanto maggiori e l’ultimo giro più breve distinguono questa varietà dalla 5. Isselz; nell’ ampiezza dell’ apertura sì accosta però a questa. — 193 — L'ultimo giro al di sotto della sua massima convessità scende assai più rapidamente verso la base; è quindi meno allungato ed assottigliato inferiormente, e la base sembra più troncata; per la medesima ragione l’ apertura è meno allungata e più rotonda inferiormente, ma si espande mag- giormente a lato alla columella, così che il suo margine esterno si estende più infuori dell’ intera conchiglia. L’ ul- timo giro presso l’ apertura è alto circa un quarto e poste- riormente la metà o di rado anche due terzi della conchiglia. La B. gracilior m. è più gracile, più cilindrica, con giri ‘© più lentamente e più proporzionatamente crescenti, coll’ ul- timo giro ancor più breve. var. Isseli Gentiluomo. Testa saepius parum magis inflata, minus cylindracea; ore ampliore, elatiore; anfractu ultimo parum magis convero, tertiam totius longitudinis partem superante. Lungh. 2°”,2—3"”,2 Largh. dell’ ultimo giro 1”.6. — Lungh. dell’ apertura 1” —1',2 Largh. 0””,9—1”. BYTHINIA ABBREVIATA (non Mich.) Uzielli, Cat. moll. Bagni di Lucca, 1863; Gentiluomo, Cat. moll. Toscana, pag. 95 (fide Uzielli) 1868. « IssELI Gentiluomo, Cat. moll. Toscana, pag. 95, Tav. VI, fig. 8, 1868. PALUDINELLA « Issel, App. moll. P. di Pisa, p. 70, 1872. BYTHINELLA « Paulucci, Mat. f. Italie, pag. 50, 1878; var. Isseli Del Prete, Not. Conch. Ap. pag. 84, 1879; Paulucci, Moll. fluv. pag. 200, 1880. App. Bagni di Lucca (U. I. P.) 120, Rive della Lima presso Lucchio (I.) 340. Dalle dimensioni e dalla figura. pubblicata dal Gentiluo- Bull. della Sce. Mal. It. Vol IX, 15 — 1941 — mo risulta essere questa la 2. Isseli istituita sopra indivi- dui dei Bagni di Lucca donde me la comunicò pure il Del Prete. Il Martens nell’ attributre alla B. opaca gli esemplari raccolti dal Bonelli ai « Camaldoli in un rivoletto di un prato presso il convento », soggiungeva (Bonelli Cat. moll. Siena pag. 22) « la B. Isseli mi sembra essere la stessa specie. La Hydr. etrusca è poco diversa, un poco più svel- ta. » Gl’ individui dei Camaldoli, come quelli di Mosceta e del Mulino di Bargecchia, hanno però l’ultimo giro e l’aper- tura di solito un poco più alti e sono leggermente più grandi della B. Isselt dei Bagni di Lucca ('). var. gracilior m. Testa parum minore quam B. opACA, magis elongata, graciliore; anfractibus parum minus converis, magis lente accrescentibus; anfractu ultimo tertiam altitudinis partem fere aequante, prope aperturam aliquantulum divaricato; apertura parva. Lungh. 2°”,9—2"",8 Largh. dell’ ultimo giro 1”’,8—1’”,5 Lungh. dell’ apertura 0” ,9—1”” Largh. 0””’,9. Alp. O. Terma (Del Prete). Come la 5. Isseli fa passaggio dalla 2. opaca alla var. etrusca, così questa var. graciîlior fa passaggio a quell’ al- tra che provvisoriamente denomino 5. Siemoniana. var. etrusca Paladilhe. Lunenezio Lara ellE App. In una fonte sopra il Mulino di Bargecchia a destra della Valle del Silico 325, ed in un rivoletto sopra quel Mu- lino 225, Lucchio (P.)? (') Al Piano dei Lagotti nel Modenese è una forma molto vicina alla B. Isseli, ma coll’ ultimo giro un poco più grande. esibito n= apr: MOT a figlno Sen SI — 1959 — Oltre che nel rivoletto sopra citato con individui del tipo, anche 100 metri più in alto, in una piccola fonte perenne ma terrosa e coperta di cannucce, sì trova abbastanza co- stante una forma che ha le dimensioni della var. Siemo- niana, ma fa passaggio al tipo, perchè appetto alla Sie- moniana è un poco meno svelta, e per l' ultimo giro alto quasi la metà dell’ intera conchiglia, un poco più gonfio e meno breve ed un poco staccato presso l’ apertura; è questa la var. etrusca identica a-quella tipica che si trova in una piscina a Monte Morello presso Firenze, colla quale l ho paragonata, e così vicina alla varietà Siemoniana ed alla B. opaca che non si potrebbe secondo me attribuire ad una specie diversa. La Paulucci, che, da quanto pare, la paragonò con la var. Isseli, la ritiene specie diversa (Mat. pag. 50) affermando che è tre volte più piccola (dovrebbe esser lunga 1”’); ma credo per iscambio giacchè in realtà è più piccola di meno che d’ un terzo. La var. etrusca fin quì venne trovata da me anche oltre che a Monte Morello e nella valle del Silico, nella valle dell Ombrone Pistoiese anzi del Piestro suo affluente, nel fonte Belliti sul torrente presso il paese del ,Piestro, nel fonte Rosa fra Piestro e Lizzanello, nel fonte di S. Bernar- dino molto in alto, e dalla Paulucci in Val di Bisenzio. Nella stessa valle del Silico in luoghi vicini si trova la var. che per ora nomino Siemoniana che è la più fre- quente delle Alpi Apuane, e che ora esaminerò. Anche esaminando gl’ individui che il Del Prete mi co- municò, dubito che egli dia il nome di var. Siemoniana a questa che ho detto var. etrusca, perchè dopo avere appel- lato var. maior la B. Isseli, appella var. globosior la B. Sie- moniana, mentre a me par tale la etrusca. Invero il Pala- dilhe dice della sua 2. etrusca che l’ultimo giro poste- riormente è lungo metà della conchiglia, mentre della B. Siemoniana il Targioni dice che è lungo il doppio del © penultimo giro, vale a dire che è minore di metà dell’ in- — 196 — tera conchiglia. Alcuni individui che il Del Prete mi comu- nicò e che attribuì alla var. etrusca, da lui definita come var. minor, sono da me prov®isoriamente uniti alla B. Sie- Moniana, var. Siemoniana Targioni. Lungh. 2"”,5 Largh. dell’ ultimo giro 1°”,l. Lungh. dell'apertura 0’,9 Largh. 0””,7. ByYTHINIA ETRUSCA (Pal.) De Stefani, El. moll. Versilia, pag. 71, 1875. « OPACA (Zieg.) Del Prete, Not. conch. Via- reggio, pag. 30, 1875; De Stefani, — Moll. viv. Val di Serchio, pag. 61, 1875. App. Cerageto 845, Marcioni 400, Moscona presso il con- vento dei frati di Castelnuovo 470, Pollone di Canigiano 600, Pieve Fosciana sul Sauro 354. Alp. E. Pietrasanta (D.) 25, Fonte di Querceto presso Pomezzana 600, Pollaccia delle Mulina 375, Canale di Bro- nétina presso Stazzema 375, Fonte di M. Ornato presso l An- chiana 675, Canale di Minazzana 400, Canale di Solaio 270, Canale di Castello presso Bargecchia (D.) 100. Alp. O. Vagli sopra 750, Vergemoli 610, Monte Perpoli 260, Monsagrati (Carrara) 335. Secondo Del Prete si trova anche a Mosceta 1230. Questa varietà è diversa dal tipo pelle dimensioni un poco minori, e perchè nell'insieme è più svelta e più ci- lindrica non giungendo mai l’ ultimo giro ad essere così rigonfio e ventricoso in paragone agli altri ed a staccarsi tanto presso l’ apertura come nel tipo; esso è pure spesso un poco più grande: tutti i giri sembrano un poco meno — convessi e le suture meno profonde. Parlando della var. È etrusca ho detto per quali piccoli caratteri essa diversifichi ‘— 197 — dal tipo. Del resto vi sono alcune piccole variazioni anche da sorgente a sorgente in luoghi vicini: nè quando si esa- mini il valore dci caratteri si possono fare distinzioni spe- cifiche tra una forma e l’ altra. La varietà presente è propria sempre delle acque montane più pure, più scorrenti, con- tinue ma non abbondanti; il tipo vive pure in acque scor- renti ma nei piccoli ruscelli e nelle fontane un poco terrose. La B. opaca è comunissima nell'Italia settentrionale e centrale fino nel Chianti ed è indieata dalla Paulucci anche nell’Abruzzo e nel Matese. Essa è stata per solito confusa colla B. viridis Drap., e colla B. Schmidtii Charp. che se- condo il Clessin non vive in Italia. Io pel primo indicai degl’individui identici alla var. etrusca, nel fonte presso la Grotta di S. Girolamo nel bosco Montello (provincia di Treviso). Lo Strobel unisce alla var. Siemoniana la forma della Valsugana che un tempo aveva denominata Paludi- nella viridis Drap., e soggiunge « probabilmente vi appar- tengono del pari quelle del Lombardo e del Veneto che furono classificate come P. Schmidtii Charp., abbreviata Mich., viridis Drap. » (Dist. or. Val Tidone alla Secchia pag. 104). La Paulucci attribuisce pure alla 5. opaca, e credo io forse alla var. Siemoniana, le forme ricevute da Villa e Stossich col nome di 5. viridis ed una forma di Bormio in Val Camonica ricevuta dall’ Adami come BB. Schmidtii. Fuori di questi luoghi la B. opaca non è stata indicata altrove in Italia. La Paulucci l’accenna in gene- rale nei dintorni di Pisa; ma forse intese della provincia, perchè la specie è alpestre e non si trova nel piano circo- stante alla città, e forse nemmeno nelle colline. Dirò un’ ultima parola relativamente al genere Bythi- nella proposto da Moquin-Tandon. Per solito queste pic- cole conchiglie fontanine, ovali o cilindriche, ad opercolo spirale, sono attribuite al genere Paludinella Pfeiffer che è sinonimo di Assiminea come fece osservare Fischer (Note sur la synonimie du genre Hydrobia et des genres voi — 198 — * sins I. d. Conch. 1877, pag. 135), e deve servire pei mol- luschi marini; perciò a quelle conchigliette deve serbarsi - il nome di Bythinella. ° GEN. Belgrandia. Belgrandia controversa Paulucci. Testa parva, vix rimata, conica, acutiuscula, tenuis, pellucida, nitida, albida vel virescens; apex obtusiusculus. Anfractus 4 '/,; primus minimus, depressus; alii velociter crescentes, converi, suturis sat profundis divisi, lineis mi- nutissimis incrementi et saepe varicibus depressis ornati; anfractus tertius duplo quam secundus, ultimus dimidio quam tertius maiores. Anfractus ultimus postice dimi- diam longitudinem aequans, magis varicosus, parum vel minime adscendens, prope ab ore una vel duabus varici- bus tenuibus, longitudinalibus, maioribus ornatus: 0s ro- tundatum, ovatum, superne tantum vix angulosum, ver- ticale, ad axim testae parallelum, intus albidum: peristo- ma continuum, simplea, acutum; labrum dexterum prope insertionem superiorem parum sigmoidale et protensum; labrum columellare adhaerens; rima stricta. Lungh. 2—2”,5 Largh. lai | ByYTHINELLA MARGINATA (non Mich.) Paulucci, Mat. f. Italie pag: 19060, 1873. BELGRANDIA THERMALIS (non L.) var. controversa Paul. Del Prete, Not. conch. apuana pag. vii83,Taw. 1, fig: 16) 47,018,1806, Paulucci, moll. fluv. p. 202, 1880. Alp. E. Corti di Balbano 40. . Alp. 0, Bozzano 30 e Montramito 5 (P. da Del Prete). — 199 — Il numero delle varici è assai variabile e molte volte queste, salvo presso l'apertura, si riducono a piccoli in- grossamenti del guscio. Altre due Belgrandiae cioè la B. thermalis L. e la B. Bonelliana De Stef., vivono in Toscana. Del Prete ritenne che questa forma fosse una varietà della B. thermalis L. Che il Turbo thermalis di Linneo delle terme di Caldaccoli presso S. Giuliano non lungi da Pisa sia una Belgrandia, è certo. ce ne avvedemmo con- temporaneamente e ad insaputa 1’ un dell’ altro il Del Prete ed io. E certo parimente che la Bythinia Saviana Issel è sinonimo del Turbo thermalis L., come il medesimo Issel riconobbe e che l' Hydrobia aponensis Martens, da alcuni autori riunita, è interamente diversa. Però ritengo che la B. controversa sia dalla B. thermalis diversa. La prima infatti è più breve, alquanto più ottusa, ha mezzo giro o un giro di meno, l’ultimo giro alquanto più convesso e pro- porzionatamente più alto. Nel pliocene italiano si trovano fossili due specie di Bel- grandia. GEN. Pseudamnicola. Pseudamnicola lucensis Stabile. Lungh. 2” Larsh. 1”,5. ByTHINIA LUCENSIS (Stab.) Issel, Moll. P. di Pisa, pag. 30, 1866; Gentiluomo, Cat. moll. Toscana, I pas. 9b,layt VI fio. 97 1868. | AmnicoLa LucEnsIs Issel, App. Moll. P. di Pisa, pag. 73, 76, 1872; Paulucci, Mat. f. Italie, pag. 19, 1878; Paulucci, Moll. fluv. pag. 201, 1880. App. Bagni di Lucca sulla sponda destra sdella Lima (I, da Uzielli) 120. — 200 — Nel 1875, giudicando solo dalla figura pubblicata da Gen- tiluomo, la ritenni erroneamente sinonima della Bythinella opaca Zieg. Si trova soltanto-*ai Bagni di Lucca, e il Del Prete la raccolse nello scolo di una sorgente alquanto termale. È più piccola e meno dilatata della P. apennina Cles- sin (Malak. Blatter 1878, pag. 118, Tav. 4, fig. 5) comune in tutta l'Italia settentrionale e centrale, e della P. prae- tutiorum Paladilhe, (cui è sinonima la P. Paulucciana Cles- sin), comune nell’Italia meridionale a cominciare dal Piceno. Fischer fece notare che il genere Ammnicola Gould e Haldmann istituito per molluschi fluviali americani, secondo Stimpson possiede un opercolo con struttura diversa dalle specie europee attribuite comunemente al medesimo genere. Perciò la Paulucci ha proposto per queste ultime il nuovo genere Pseudammicola che, se realmente esistono le diffe- renze notate da Stimpson, dovrà adottarsi. - Gen. Hydrobia. __Hydrobia aponensis Martens. var. foxianensis m. Testa parum maiore. Operculo tenuissimo, corneo, pal- lide ochraceo, lineis creberrimis magis impressis insignito: nucleo fere indistincto. Lungh. 3” 5—£",8 Largh. V”,8—1”6. ByTHINIA sp. De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio pag. 62, . È 1875. App. Al Bagno in Pradilama presso Pieve Fosciana 357. Le dimensioni della nostra varietà sono un poco mag- | giori e forse anche la spira è più ottusa edi giri sono al- quanto più convessi. L’ opercolo è tenuissimo; leggermente — 201 — giallo; pellucido, fornito di linee alquanto più impresse, col nucleo meno distinto. Fuori di quì la ZH. aponensis si trova ad Abano nel Veneto. Nel 1875, non essendo ben certo che questa specie fosse vicina alla H. aponensis ne diedi una descrizione; ma poi paragonandola con individui di Abano nelle collezioni Gen- tiluomo e Del Prete ne ho riconosciuto l’ affinità. Lo Strobel rinnova l’ equivoco nel quale incorsero Issel ed altri, di denominare questa specie H. thermalis L.; men- tre l’H. thermalis è ben diversa, avendola chiaramente de- designata il suo autore « prope thermas pisanas în aquis dulcibus » (Syst. nat. ed. 12, pag. 1237, n.° 629), come no- tarono la Paulucci e l'Issel medesimo. | Nell’Apennino della Garfagnana essa abita esclusiva- mente il Bagno del Pradilama che è un bozzo lungo e largo 6 metri, fondo da uno a due metri, donde esce un’ acqua salina ricca di cloruro di sodio e di solfato di magnesia, come quella di Montecatini in Val di Nievole, ed oggi a mala pena termale avendo una temperatura costante di 19, 5 centi- gradi. Intorno a quel bozzo, dall’argilla finissima che forma il suolo, sgorgano improvvise quasi ogni anno delle acque molto saline, abbondanti, calde fin di 40 centigradi, torbe e turchinicce per la quantità d’argilla che finisce col precludere la strada alle acque fino a nuovo scoppio. Il Bagno, di proprie- tà comunale, è la sorgente conservata da più lungo tempo, e la chiamano con quel nome perchè fino a pochi anni sono ser- viva ad uso di bagno: un tempo l’acqua vi era molto calda e più salina d'oggi, ma da parecchi anni ha perso via via calore. Ciò nondimeno la H. aponensis, che ad Abano pure vive in acque molto calde, si è adattata qui all'acqua quasi fredda. Fino al 1875 io non ne aveva trovate se non le spoglie; ma negli anni successivi l’ho trovata sempre vivente in grandissima quantità negli Sphagnum che rico- prono il fondo della sorgente. Benchè i ragazzi togliendo quelli Sphagnum dal fondo e mettendoli in secco uccidano — 202 — ognì anno qualche migliaio d’individui dell’ Hydrobia, pure essa prospera insieme con le larve di Libellula e con 3 0 4 specie di coleotteri. Essa pérò non esce nel fossetto che deriva dal Bagno e nelle pozze circostanti. La Paulucci ha proposto il nuovo nome generico di Thermhydrobia per la H. thermalis L. che appartiene al genere Belgrandia, per la H. Aponensis, ed in generale « per le specie d’Hydrobia che vivono nelle acque delle sorgenti calde, la cui conchiglia presenta dei caratteri che permettono di separarla dalle Amricola e dalle Paludinella » (Mat. f. Italie pag. 48, n.° 112 bis). Com'è noto, nel 1821 fu proposto da Hartmann (Sturm, Deutschlands fauna, Heft. V. pag. 47) il genere Hydrobia senza alcuna descrizione, facendolo seguire dalle specie se- guenti: H. acuta Drap., marina e salmastra, H. vitrea di acqua dolce attribuita più tardi dal Moquin-Tandon al grup- po Bythinella, e H. minuta. Quel genere dunque fu proposto per forme marine e d’acqua dolce, allo scopo, nota il Fi- scher (Note syn. Hydrobia pag. 134) di distinguere le Pa- ludinae ad opercolo spirale dalle Viviparae e Bythiniae auctorum, con opercolo a zone concentriche. Il genere Littorinella Braun proposto nel 1842 per le paludine a opercolo spirale, ed applicato nel 1845 da Tho- mas alla H. acuta Drap. (Jahr. des Vereins fiir Naturkunde im Herzogtum Nassau, Heft. II, pag. 125), è interamente sinonimo del genere Hydrobia al quale in nessun modo può essere preferito. Il Neumayer nel 1869 (Beit. zur kenntn. d. fossiler. binnen Moll. Die Dalmat. Siissw. Jahrb. d. K. K. Geol. Reichs. Bd. XIX) proponeva di togliere il nome Hydro- bia perchè già esisteva un genere d’insetti 17ydrobius, die- tro anche le osservazioni del Sandberger: ma Brusina (Fos- sile Binn. Moll. aus Dalm. Kroat. und Slav. 1874, pag. 61) giustamente mostrava che ciò non basta a far cambiar quel nome. Nel 1839 il D’Orbigny aveva istituito egualmente per le Paludine ad opercolo spirale corneo il genere Palu- — 203 — destrina (Voy. dans l’Amérique méridionale pag. 381) com- prendendovi 7 specie d’acqua dolce e 3 d’acqua salmastra. Anche questo nome è in parte sinonimo d’//ydrobia, e die- tro le parole del D’Orbigny non mi pare accettabile il pa- rere del Bourguignat che ammette quel genere soltanto per animali a conchiglia conica, acuta, più o meno allungata, simili alle Hydrobiae ma viventi in acque salate o salma- stre presso i litorali. Anzi, pelle conchiglie salmastre o marine litorali essendovi già il-genere Hydrobia, il nome di Paludestrina potrebbe essere limitato alle specie d'acqua dolce pelle quali principalmente benchè non esclusivamente fu creato dal D' Orbigny. Oggi il genere Hydrobia, tolti i generi Bontà ed altri che ne furono successivamente staccati, si applica ad animali tanto d’acqua salata, specialmente salmastra, quanto d’acqua dolce, aventi conchiglia conica, acuta, più o meno allungata, acuminata. Il Bourguignat (Description de deux nouv. genres Algériens, Toulouse 1877, pag. 43) vorrebbe limitare il genere Hydrobia ai molluschi d'acqua dolce, sebbene il tipo (4. acuta Drap.) sia marino e salma- stro: ma finora, nota a ragione il Fischer, niuno ha dimo- strato che esistano differenze generiche e diversità anato- miche fra le Hydrobiae salmastre, litorali, e le Hydrobiae continentali, nè vi è perciò ragione di distinguerle. Ora la H. aponensis ha forma identica e non certo di- stinguibile genericamente dalle specie che vivono intorno al Mediterraneo ed all’ Atlantico, specialmente se si tolga- no quelle appartenenti alla sezione delle Peringiae (Pa- ladilhe), come le intende il Bourguignat. Fino a che dunque non sia provata l’ esistenza di una diversità anato- mica non si può distinguere IH. aponensis dalle altre Hydrobiae, tanto più che ad Abano come alla Pieve Foscia- na vive in acque che si potrebbero dire salmastre. Se la differenza esistesse le si potrebbe dare il nome generico di Paludestrina, — 204 — Ad ogni modo il genere Thermhydrobia proposto dalla marchesa Paulucci è troppo artificiale, perchè essa vi riu- nisce colla Z. aponensis la Hthermalis che è abbastanza diversa ed appartiene al genere Belgrandia; perchè l’abi- tazione in acque termali o fredde, non porta distinzione naturale, tant’ è vero che la stessa MH. aponensis vive ad Abano in acque molto calde, ed alla Pieve in acque quasi fredde: altre forme quasi identiche vivono pure in acque a temperatura ordinaria. Inoltre le acque termali sono spesso anche salmastre, e d'altronde finora fra la H. aponensis e le Hydrobiae dei litorali marini non si conosce alcuna dif- ferenza anatomica, come non vi han differenze nella conchi- glia. Nelle acque termali vivono anche delle Belgrandiae, delle Pseudamnicolae, delle Melanopsis, delle Neritinae che altrove abitano acque non termali, nè questa diversa circostanza di temperatura delle acque può giustificare l’or- dinamento in generi diversi d’individui che spesso anzi si mostrano appartenenti alla medesima specie. GEN. Neritina. __Neritina fluviatilis Linneo. NERITINA FLUVIATILIS Gentiluomo, Cat. moll. Toscana, pag. 98, 1868. Alp. O. Serravezza nella gora d'una segheria (G.) 60. La specie è comune in tutta Italia settentrionale e cen- trale e abbonda nel piano circostante alle Alpi Apuane ed al M. Pisano verso il mare. GEN. Pisidium. Pisidium fossarinum Clessin. Lungh. 5” AME A, PISIDIUM AMNICUM (non Miill.) De Stefani, Moll. viv. Val di Serchio, pag. 63, 1875, pene” een 7 TY — 205 — App. Pieve Fosciana in Pradilama 357, alla Custia 375 e sul Sauro 354. Alp. E. In una piccola lama in luogo detto Piazza presso Antisciana 340. Alp. O Terma (D.) Nocchi (D.) 90. Si trova nell'Italia settentrionale e centrale. Lo conosco anche a Spoleto nell’ Umbria (Pantanelli), (P. Casertanum non Poli). Fossile è frequente nei travertini. Risponde alla fig. 10, Tav. IX, della Paulucci (Faun. mal. is. Sardegna 1883) ed è differente dal P. Caser- tanum Poli (del quale il Tiberi mi favorì alcuni tipici in- dividui comprati da Giacomo Morelli) per essere meno oblun- go, pegli umboni più nel mezzo, pel lato anale assai mag- giore, pel lato boccale meno troncato, superiormente meno retto, più regolarmente convesso. Gl’individui giovani sono meno rigonfi ed hanno gli um- boni più nel mezzo. La Paulucci dice che il Del Prete accenna nelle Alpi Apuane il P. amnicum (Riv. gen. Sphaer. pag. 171, 1880); ma veramente questi lo indica nel palude di Viareggio. Pisidium Targionianum Paulucci. Var. % Pisipium TARGIONIANUS Paulucci, Riv. gen. Sphaer. Cal. Pis. pag. 177, 1880. App. Lucchio (P.) 670. Non conosco affatto questa specie trovata anche a Ca- maldoli. La Paulucci dice « una varietà o modificazione di questo Pisidium rinvenuta in una fontana del paesetto di Lucchio, si distingue per forma meno arrotondata, soprat- tutto pel lato anteriore che è più allungato ». sc SOS Pisidium obtusale C. Pfeiffer. Tone: 275 A]ti 3'® Grossezza 1’,5. PISIDIUM PUSILLUM (non Gmel.) Paulucci, Riv. gen. Sphaer. Cal. Pis. pag. 177, 1880. App. Alla Mosconain Valle del Silico presso il convento dei frati di Castelnuovo in una piccola fonte paludosa 470. Alp. E. Mosceta (Del Prete) nelle fonti terrose 1230. V’è una certa variabilità nella posizione degli umboni situati più o meno verso la parte anteriore della conchiglia: ma paragonando questi individui con quelli di Berlino non ho trovato differenze notevoli. I nostri individui differiscono dal P. pusillum Gmel. perchè sono più inequilaterali e più gonfi. La figura del P. obtusale del Moquin Tandon non mi pare troppo ben fatta. La specie abita l'Europa settentrionale e centrale, e si estende nell'Italia settentrionale. Per ora la stazione nella Valle del Silico è la più meridionale della penisola. QUADRO COMPRENSIVO E COMPARATIVO | DEI MOLLUSCHI DESCRITTI N. B. La maggiore o minore lunghezza delle linee segnate nelle di- verse colonne per ciascuna specie, rappresenta la maggiore o minore estensione delle regioni abitate e delle altezze cui le specie giungono. Nell’ elenco si tenne pure conto di alcune nuove località scoperte dopo la pubblicazione della prima parte; p. e. la Vetrina brevis Fér. e la Hya- linia pura Ald. furono trovate alle Radici (1528), la H. Pawluccie sulla strada nazionale sotto M. Perpoli (circa 250). OTEYEN °d ‘H 9I6I 00€I OOTT 006 00L 006 006 00I-0I eqeipnas QUOIS9I ouruuady © suendy rd[y e[[op 97uerIo ougsIiq ‘N ® euendy rd]y e][op 97uepro90 11}OuI UIL 9ZZ9I[V SZ =E * *]owY WUNIOJOAT]O OIZerT] [e Ou 9[eIquo?o ETTer] ILVLIETV equeoerpe ouruuady ® oursIg ‘N ‘euendy 1d]y EITEI] p_"N © 1UO1SON INOIDHU Toss] tITTorzn ‘JU 0BI0ON [Ne ; pe A TT PImo) ‘IuUg IOUNE]g “IRA » Meg ‘EUerIOss] *IBA > *deag pron] *IBA ‘TIM ELIE]]99 I@p[y end erurpe AH ‘SInog IT]OIY999] B[[99€ISOT, * * “9g SIAOJqQ HIOMdS Mul'THO INON » E "TM epronz[ed CUIIITA è fog SUEIY ‘ICA — > ‘TT sysoI1Se mimmo one * *» ‘6807] Tess] "IRA ‘pU@], ‘JN SNOISIOO XEWITT * *delq eqewriSIeuI etpewry » IR I FAL art ‘6 8 ‘L 19, ia V ‘6 ‘6 sl QUIPIO |P _o1oUNN ‘00 ‘Jo1dqns ‘EH QUAI ‘H eourue1)s ‘H speotu ‘H "IBA JICA epiSug; ‘H @u00uy (A 'H| TT erenSuro ‘KH "IRA 5 13 6 _‘derg eqeoandsuoo * *derq epeprueaXd 8] BOSNIJO ‘J ‘UYOS ‘y eSnyord gie i ie el LG} (ELIIGUN 5 *“IIOq eqerosegrun ‘Z EIONPONUE ‘3 ‘derq wnqidsoo ‘del SIqmqRIIBA ‘ usog ep1ode * ‘IM UmI00N] ‘IM esIodse TIMIN BPEMoIULIOA * ‘wu Coyd]e “IeA » gOsnazo ‘J “7 sime1ouiou ‘d 19 SUOOSOPISTIJ ‘} UG epiStaz * ‘eg stUgge “IVA » ‘qoyg toddy “IVA » ‘neq SISU9ON] “IVA » ‘eq eIeuse “IRA » ‘meg (‘ss]) euende “ava » ‘eg BUEIoqoy “IVA » "Meg EUEIUOWI ‘agA » ‘IIOg SISUOICIICO ‘o] eardsowe]d ESSE * * ‘IMqy eueIsnqaeo (‘gog ou “mi 1jassj=) yu tuezue]pedg * *Ul IOUIUI “IBAQUNS » * * ‘JU SISUOIUBpILO ‘Sig euerugo * *derg e[[opouro ‘UO A EpRITro * "TINI ereolmoe * "TIM EMTOAGO ‘I9,] E norquo] TIM #7eIS00 sIEA » i ‘TIM “ITogomd IIUO] INO], “IVA 99 "TT CIBpun}oI 14 Bull. dela Scc. Mal. It. Vol. IX. ser > set mea i "SRE La e an ma in crea È ti met È Pais eeor ) sagra) RSS, cl- ‘891 STORIA *“IBA » » _ - de i e tiunìì *'dieyg muordurog » [9g lea —/—|_JT —— — ‘O eq eoogIpurfio » |'ceg RSS: 1 SE queo uddqigg >» |58 Po al: OPS È ‘derg wnueiss » l'eg e (n | — —— - den euEsSnEATTOA ‘5 :deIq SIDE » 5 iza | e eni ES — SIOE equoposijo » |'Tg SEI DI sa IT] sndXq “ILA —|——|- toogusAR ‘q ‘s] euende «aea ‘StIg eugonI >» |:08 ne ves TS a SI e a "IRA *“IBA anne BOLLATI ‘3 ‘derq wumzuownasr >» |'GL | PELS. 08; (A val Se e SR A —- —_——|——| — ‘uIog ereguopenbumb edng |'8L -- SI RE (LI cem seal "TT eqerpooop eifS0uegg |"LL - 29 + DO, ——— Il * ‘USSOY IY]ICMUOYOH VroessnIoJ |'9L —|— ae osso case e *IMyy emorog » ‘GL SI et i gi as —--|—_————|—/'—-——T ——— * UEf SOprO[moroe E[noroy |'EL LS SS 5 E e E de i TITT| TT ——|[_——_———-|—|: ta otzA INGERIAIOTI ‘IA » » |'eL 5 = | fear *IMJY gorIqn] eng |'aL bh | —|—||- —— — ——|— ‘Taj suopripenb » STILI 3 n LA ee #3 ola en LZ * ‘IM SUOprI) emapuoyg |'QL fi BE pig (28 (SENI SE EEE EEEEEEZE ° *TMJX Snunosgo snur[ng |'69 ana — SS 5) SARTO UST 2 AO per ca ia) E cele Z= ‘del esoo1Iquea xIT0OH |'L9 | U = ss © I o È no S ABPREBBEEE Pe. 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Il fatto principale che contribuisce a far distinguere, come è naturale, la fauna malacologica delle Alpi Apuane, è la situazione geografica. Per conseguenza si può aspettare di trovare un buon numero di specie comuni con regioni circostanti, cioè più settentrionali e più meridionali, la qual cosa risulta infatti dall'esame del quadro che pone termine a questo lavoro. Da una specie all'altra varia la distribu- zione geografica, ed alcune forme si estendono più al nord, altre più o meno al sud senza arrivare al termine meridio- nale della penisola. Nel considerare però la distribuzione di una specie è necessario tener conto della imperfezione degli studi la quale fa sì che le conclusioni debbano con- siderarsi talora come incerte. Conviene intanto osservare che i cambiamenti delle forme si verificano più general- mente e più sollecitamente scendendo a S. delle Alpi Apuane di quello che andando a N. Questa differenza facilmente si comprende, giacchè andando a S. si traversa un territorio lungo e stretto circondato dal mare e si trapassano solleci- tamente delle latitudini diverse, mentre a N. si trova un continente più esteso e continuo, e di clima più uniforme. Si verifica insomma anche nel caso nostro il fatto quasi generale, che la estensione geografica di una specie sur un dato territorio è in ragion diretta del RAGGIO di que- sto territorio. Sur un territorio stretto e limitato, l’area di una specie è più limitata; dove la superficie ad ogni intorno è assai ampia con circostanze piuttosto uniformi, l’area d’ una specie è molto estesa. — 214 — I molluschi i quali si trovano nelle circostanze accen- nate, di essere estesi a N. più o meno in tutta la valle pa- dana e limitati a S. come si vedrà pure dall’ elenco, sono ì seguenti, in parte però incerti, come dicevo, pell’imper- fezione degli studii fatti nell’ Italia centrale e meridionale. Amalia marginata (non indicata a S. della Toscana), Li- max corsicus (non a S. del Senese), L. cinereo-niger (nona S. di Orvieto), Arion rufus (non indicato più a S.), Vitrina brevis (non a S. del M. Amiata), Hyalinia cellaria (nell'Italia meri- dionale se ne trovano varietà alquanto più differenti dal tipo che non la forma apuana), I. lucida (sembra che non ar- rivi all'estremità più meridionale d’Italia), H. olivetorum (dal Bresciano e Veronese giunge al Fiorentino; più a S. si trasforma nella H. icterica che si estende poi a mezzogiorno), Helix pulchella e var. costata (non ancora conosciute nelle regioni più meridionali dove pur forse si trovano), H. ci- liata (ignota per ora a S. degli Abruzzi), H. cantiana (non conosco a S. della Toscana forme attribuibili al tipo della specie), H. carthusiana (non la conosco a S. di Napoli), H. lucorum (a S. dell Umbria e di Roma il tipo è sostituito dall'H. straminea), H. cespitum var. introducta (sembra mancare in Italia poco più a S. di Firenze), H. profuga (negli Abruzzi e a S. è sostituita dall’H. subprofuga e da altre forme), H. conspurcata (manca nelle regioni più me- ridionali), Zua lubrica (non è stata indicata, parmi, a S. di Roma, forse per mancanza di accurate osservazioni), Acicula aciculoides (forse per le imperfette osservazioni non è nota a S. di Terracina), Pupa frumentum var. iUWly- rica (nei dintorni di Firenze comincia ad avvicinarsi alla var. apennina che poi la sostituisce a S.), P. secale (ignota a S. dei varii luoghi indicati in questo lavoro), P. triplicata (ignota a Sud di Civitavecchia), Vertigo pygmaea (non è an- . cora stata indicata nelle regioni più meridionali), V. antiver- tigo (non indicata più a S. se non che in Sicilia e Sardegna), Clausilia itala (sembra mancare poco più a S. degli Abruzzi), — 215 — C. lineolata (sembra mancare a S. degli Abruzzi), C. cru- ciata (vive certamente fino al M. Amiata; è però indicata anche più a S. nell’ Abruzzo), Balea perversa (non so che arrivi a S. dell'Umbria), Carychium minimum e C. triden- tatum (probabilmente si trovano più a S. del Lazio, seb- bene fuori di qui non siano più indicati), Velletia lacustris (forse manca a S. del Lazio), Ancylus costatus (è indicato fino a S. Marino ed al Lazio), Valvata cristata (non an- cora indicata, ch’ io sappia, a S. di Toscana), Pisidium obtu- sale (non indicato a S. della regione da me descritta se non dal Benoit in Sicilia). Di fronte a questo gran numero di specie comuni a tutta la regione settentrionale d’Italia, e mancanti a tutta o parte della meridionale, si possono notare poche specie del mez- zogiorno le quali non si estendono, se non per eccezione, a N. della regione qui descritta, ma per l'appunto in questa trovano il loro punto settentrionale, ed anche vi giungono per lo più in colonie isolate e limitate, quasi a sbalzi. Tali specie sono l’Helix lenticula (eminentemente meridionale, che ri- tengo solo incertamente abitatrice del M. Pisano, che però vive di sicuro al Giglio e in Pianosa), A. vermiculata (abita tutta la regione a S. del Monte Pisano; a N. si trova solo a Via- reggio, Padova, Calestano nel Parmense, tra la Spezia e Chia- vari), HY. aperta (eminentemente meridionale; a N. de luo- ghi indicati nelle Alpi Apuane trovasi solo lungo mare in Liguria), 7. pyramidata (vive in tutto il S. ed anche a N. ma solo lungo il mare ligure), Stenogyra decollata (a S. del M. Pisano si estende dovunque; a N. delle Alpi Apuane vive solo lungo mare), Pupa avenacea, forma lucana (sem- bra mancare a N. delle Alpi Apuane e dell'Emilia dove è sostituita da varietà più simili al tipo), P. Philippii (co- mune in tutte le regioni più meridionali d’Italia; la colonia sporadica di Pisa e di Agnano assai lontana dalle altre è la più settentrionale), Vertigo Callicratis (è comune in tutto il mezzogiorno d' Italia; non so a qual punto più settentrio- — 216 — nale della regione descritta cessi per dar luogo al tipo della V. minutissima che la sostituisce nel Nord d’Italia e d’Eu- ropa). Se dunque specialmenté le prime 5 specie e la Pupa Philippii vivono nella nostra regione, ciò si deve solo al dolce clima portato dalla vicinanza del mare. ‘ Un certo numero di specie abita una regione limitata tutto intorno alle Alpi Apuane ed al prossimo Apennino, e. sono le seguenti, H. carfaniensis (affine all H. cantiana, che probabilmente è comune nelle prossime regioni, e che ho tro- vata nel Modenese), Melix planospira tipica (abita la Toscana ed a N. come a S. è sostituita da varietà diverse), H. ven- tricosa (non va più a N. delle Alpi Apuane e della Spezia, e a S. giunge fino al Lazio: è solo incertamente indicata in luoghi più meridionali), H. nemoralis, forma etrusca (a N. occupa tutto l Apennino ma non la valle Padana e le Alpi, a S. va almeno fino al Lazio ed agli Abruzzi), Ferus- sacia Hohenwarthi (per ora nota solo nell'Italia centrale), Pupa quinquedentata (rarissima e sporadica in regioni più settentrionali della nostra, da questa si estende abbondan- temente a S. fino alla Montagnola nella provincia di. Siena e forse fino al Lazio), Clausilia laminata (è forma che da noi sembra limitata alla Toscana ed all'Italia centrale), C. Pinùi, C. Delpretiana (la prima si estende dall’Emilia al M. Amiata, la seconda dall’Emilia al Casentino). Le forme locali speciali alla nostra regione sono in nu- mero ragguardevole; è certo però che più estese ricerche ne faranno trovare parecchie nelle regioni vicine. Queste specie particolari sono per ora le seguenti Hyalinia Bour- guignati (affine alla H. Mandralisci siciliana), H. Guidoni (vicina alla H. Uzielliù che si trova pure nella nostra re- gione ed è forma meridionale), H. Paulucciae (nelle colle-. zioni Paulucci trovasi proveniente da altre regioni, ma non so donde; si dovrà togliere perciò probabilmente dal novero delle specie peculiari), /Zelix Vallisnerii (forma incerta che vive probabilmente sotterra ne’ profondi crepacci delle rocce), ta e e — 217 — H. Isseli (intermedia fra lH. cemenelea e l'H. apennina, probabilmente comune nelle prossime regioni), H. cingulata forma carrarensis ed H. frigida var. frigidescens (una Cam- pylaea affine vive nelle regioni calcaree di quasi tutta Italia; ma le forme o varietà nostre, geograficamente lontane da tutte le altre, son pure peculiari alla regione descritta esten- dendosi solo nell’ alto territorio Modenese o Reggiano), H. Vincae (una forma vicina trovasi nell’ Apennino centrale), Pupa oligodonta (per ora in Italia è ignota altrove; è ana- loga o prossima alla P. Farinesii dei Pirenei), Vertigo Dinii (forma locale vicina alla V. Callicratis; forse verrà trovata nelle regioni prossime), Clausilia lucensis (speciale alla regione, affine alle C. interposita e C. comensis più settentrionali; una forma vicina trovasi pure ad Oriente nel Modenese), C. lunensis, Planorbis Tiberii, P. Pauluc- cianus, Ancylus ammicola, Acme Delpretei, Pomatias ele- gantissimum, P. elongatum, P. sospes, P. gualfinense, P. montanum, P. Isseli, P. Pinianum, P. Pauluccianum, By- thinella abietina, B. Isseli, B. gracilior, Belgrandia con- troversa, Pseudamnicola lucensis, (forme locali, sebbene i Pomatias elongatum, sospes, Pinianum, siano pure indicati, il primo alla Spezia e in Terra di Lavoro, il secondo nel Matese, il terzo a Cerreto Sannita). Si potrebbe aggiungere l’ Hydrobia forianensis che è tutt’ al più piccola varietà di una forma nota solo ad Abano nel Veneto. Oltre alle circostanze topografiche e climatologiche hanno influenza sulla distribuzione degli esseri viventi più stazio- narii le circostanze litologiche del paese. La massima parte delle Alpi Apuane, i monti di Sassorosso, Corfino, Sorag- gio, Lucchio e Vico, ed alcuni lembi ad occidente del Monte Pisano hanno natura calcarea, circostanza che non si ripete per larghissimo tratto degli Apennini circostanti. Perciò quei luoghi, oltre ad alcune specie particolari che or ora vedremo, albergano una fauna ricchissima e svariata che — 218 — fa notevole contrasto colla relativa povertà ed uniformità della fauna de’ terreni contigui non calcarei. Ciò che si verifica pei molluschi si ripete del resto in tutto e per tutto pelle crittogame (Bottini) ed anche per altri ordini di piante, come pure probabilmente pegl’ insetti, pegli anellidi e si- mili ('). La ricchezza della fauna malacologica diventa poi grandissima in quei luoghi, come Sassorosso, nei quali alla natura litologica del suolo si aggiungono svariata vegeta- zione e ricchezza di sostanze organiche pel continuo pas- saggio di animali bovini e di armenti e per la vicinanza delle abitazioni umane. Nei citati luoghi si ritrovano alcune forme che abitano a N. non più vicino delle Alpi Marittime, ed a S. parimente in luoghi molto lontani dell’ Apennino. Il carattere principale della fauna di que’ luoghi è dato dalla presenza dell’Helix cingulata e dei Pomatias; la lon- tananza dei medesimi dalle altre regioni litologicamente affini, ed il loro isolamento, spiega, come già indicai altrove, il perchè quelle forme abbiano acquistato alcuni caratteri speciali alla nostra regione, e costituiscano per lo meno altrettante varietà. (De Stefani, Pomatias viv. Alpi Apuane n. M. della Spezia e n. Ap. circostante e fossili del Monte Pisano 1879). Fra le specie le quali quasi esclusivamente o preferi- bilmente abitano presso di noiì luoghi calcarei indico Helix rupestris, H. Vallisnerii, H. Isseli, H. cingulata var., H. variabilis, H. cespitum, H. unifasciata, H. profuga, H. pyramidata, Chondrula quadridens, Stenogyra decollata, Pupa quinquedentata, P. frumentum, P. avenacea, P. oli- godonta, P. secale, P. Philippii, P. doliolum, P. biplicata, P. triplicata, e tutti nove i Pomatias. Sono queste le spe- (') Per conoscere la natura litologica della regione descritta può ser- vire la mia Carta del suolo delle Alpi Apuane e delle Valli di Magra e di_ | Serchio per lo studio della briologia di quella regione, aggiunta ad un lavoro | botanico del March. A. Bottini. Nuovo giornale botanico, Vol. XIII, 1880. ei iz nen 2 LEE RT e — 219 — cie a guscio più solido e spesso fornito di rugosità e co- sticine rilevate. Nella regione siliceo-arenacea dei faggi, comprendente le maggiori sommità dell’ Apennino (e mi riferisco anche all’Apennino dell'Emilia e della Liguria), trovansi con gran- de uniformità al piede dei faggi stessi o nei rivoletti pros- simi, Vitrina pellucida, Hyalinia pura, Helix rotundata, H. ciliata, Clausilia laminata, C. lucensis, e var. affini, C. lineolata var. superflua, C. cruciata, Balea perversa, Limnea truncatula, Bythinella opaca colle sue numerose varietà. Forse la distribuzione di queste specie è in qualche rapporto coi ghiacciai che una volta occupavano le vette dell’ Apennino. ORIGINE GEOLOGICA. , Uno dei fatti che contribuiscono alla costituzione del- le faune e delle flore di una data regione è la storia geologica cioè l'insieme delle circostanze cui fu soggetta la regione nei tempi anteriori agli attuali. Dell’influsso di queste circostanze è però difficilissimo e nel maggior nu- mero de’ casi impossibile ragionare con buoni fondamenti, giacchè converrebbe conoscere tutta o parte della succes- sione delle faune e delle flore antecedenti, almeno nei tempi geologici a noi più prossimi. Grave errore può essere poi quello, che troppo spesso si nota, di voler dedurre senz’ altro dalle circostanze biologiche presenti fatti geologici passati. Nella regione nostra la storia delle faune e delle flore passate è forse meno incompleta che altrove, e può dare, credo, buon fondamento almeno ad alcune conclusioni. Vi si cominciano a conoscere faune continentali nel Miocene su- periore, quindi nel Pliocene, e finalmente nel Postpliocene. Nel Miocene superiore di Caniparola sono Dreiîssenae, Me- lanopsis, Peringiae, cioè molluschi d’estuario ì quali non si potrebbero paragonare con altri della regione giacchè — 220 — oggi quivi mancano estuarii; d'altronde essi sono di ca- rattere diverso da quelli oggi viventi in Italia, come di- versa da ogni forma italiana anzi europea è una grossa Helix che vi fu trovata. Nel pliocene delle Valli di Ma- gra, del Serchio e di Nievole intorno al piede delle Alpi Apuane e dell’Apennino sono estesi depositi formati entro laghi o paludi riempiti oggi di argilla e sassi. Le Uno, le Melaniae, le Neritinae e le Viviparae non si potreb- bero paragonare perciò con altre specie odierne consimili della regione da me descritta. Esse mostrano però già molta vicinanza a tipi viventi oggi in Italia o per lo meno in- torno alla conca mediterranea. (Vedi Carlo De Stefani. Mol- luschi continentali fino ad ora notati in Italia nei terreni pliocenici ed ordinamento di questi ultimi. Pisa, Nistri, 1875-1884). Le specie terrestri trovate in quei depositi, perciò pro- venienti in quell'epoca dalle Alpi Apuane e dall’ A pennino, sono: / Hyalinia Isseliana cfr. Paul. (HA. obscurata De Stef. non Porro). Hyalinia intermedia D' Ance. Helix senensis Pant. . H. italica De St. Carychium rufolabiatum De St. Glandina lunensis D’Anc. È Si noti che queste specie si trovano diffuse in tutto il | pliocene d’Italia. L’H. senensis come la grande Helio del | miocene superiore di Caniparola appartiene ad un tipo man- — cante in Italia ed in Europa che ha analogie solo con forme | delle Antille. Il Carychium è del tipo europeo, anzi del tipo delle due specie indicate già come viventi in questa stessa regione. Le due Hyaliniae non solo sono del medesimo — tipo di forme viventi, ma si potrebbe considerare l’una quasi. come identica ad una specie vivente, l’altra come semplice | e piccola varietà della Hyalinia olivetorum che oggi nelle — 221 — Alpi Apuane e nel prossimo Apennino comincia ad averé il massimo sviluppo per estendersi poi verso l’Italia meri- dionale. Questa è per lo meno una prova dell’antichissima esistenza di questi tipi in quelle regioni. L' Melia italica è una Macularia, cui unica specie affine è oggi presso di noi l’H. vermiculata che vive a mala pena nel Monte Pisano, mancando nelle Alpi Apuane e nel prossimo Apennino dove in antico il tipo analogo era abbondante. Convien dunque credere che nei tempi successivi ai pliocene esso scomparve da quelle regioni, come ne vedremo tra poco altra fortissima prova, e che desso accenna a ritornarvi solo da epoca molto recente. Finalmente la Glandina è del medesimo tipo, seb- bene vi sian notevoli diversità, della G. algira Brug. che oggi vive, non più in queste medesime regioni, ma nel- l’Italia tutt’ intorno all’ Adriatico e lungo il Tirreno in Ca- labria a Melia, Oppido, Mileto, come in Sicilia, in Algeria, a Costantinopoli, in Serbia e in Bosnia. E probabile che ‘ pure questo tipo sia scomparso di quì dopo il pliocene, giac- chè non se ne trova più traccia ne’ tempi successivi; esso è forse in via d’estinzione. Nel postpliocene però troviamo fossile una Glandina antiqua Issel, se non nelle Alpi Apua- ne, nel Nizzardo ed in Liguria, ed essa è più della G. lu- nensiîs prossima alla vivente G. algira. Nelle brecce e nella terra rossa del postpliocene tro- viamo nel Monte Pisano una numerosa fauna di molluschi. Anni sono ne diedi un elenco, riferendo le specie a forme viventi (C. De Stefani. Di alcune conchiglie terrestri fos- sili nella terra rossa della pietra calcare di Agnano. Atti Soc. Tosc. sc. nat. Vol. I, Pisa 1875) e più tardi aggiunsi qualche osservazione (C. De Stefani. Geol. del M. Pisano, Mem. R. Com. geol. Roma 1876). Giova osservare però che quelle forme fossili sono quasi tutte leggermente diverse da quelle oggi viventi in quei luoghi o altrove cui le paragonai. Le differenze però, sfug- gibili ad una osservazione non accurata, non sono *anto — SR — srandi che impediscano di osservare in quegl’ individui gli evidenti progenitori delle forme odierne. I fossili suddetti che a centinaia si trovano specialmente nella terra rossa di Agnano danno un’ idea senza dubbio completa della fauna terrestre di que’ luoghi in que’ tempi. Eccone l'elenco. Testacella Beccarii Issel (vivente nei dintorni di Firenze ma non ancora trovata nella regione da me studiata). Hyalinia sp. È una varietà della H. lucida Drap. man- cante oggi in queste regioni ed in tutta Toscana, ma assai prossima alla var. eridanica De St. della Valle Padana. H. sp. (vicina alla H. fulva Mùll. ma non ancora studiata). H. Paulucciae De St. (vivente nelle Alpi Apuane). H. Regnolii De St. di Parignana; vicina alla H. Uzielli vivente nelle Alpi Apuane ed in Toscana. H. olivetorum Gmel. già indicata vivente. Helix rotundata Mùll. come sopra. H. obvoluta Muùll. c. s. H. cinctella Drap. c. s. H. nemoralis L. var. alphea m. Oggi la varietà alphea tuttora vivente solo nella pianura prossima alle Alpi Apua- ne ed al M. Pisano è rarissima e limitata, mentre la var. etrusca 0ggi sì abbondante trovasi ad Agnano solo nelle brecce le più recenti. H. planospira Lck. vivente. Bulimus obscurus Mull. c. s. Pupa quinquedentata Born. c. s. P. biplicata Mich. trovasi oltre che ad Agnano anche a i 1 o Parignana e vive nel M. Pisano. Clausilia incisa Kùst. var. n. Nè la var. nè il tipo sono — ancora stati trovati nella nostra regione, sebbene il tipo sia comune in tutta l’Italia centrale. C. itala Martens var. n., molto simile alla Veranyi | Bourg., vivente nelle Alpi Apuane. C. cruciata Stud. var. n. La C. cruciata, come si è vi= È sto, vive nella nostra regione. sa dii Pa è Ce sii ta ag clio Caine. mcr ea sirene i Da : CI SIR E PETIT N A ETA RISI errante — 223 — C. lucensis Gent. vive solo nella regione descritta. Cyclostoma elegans Drap. vive per tutto. Pomatias Gentiluomoi De St. fossile oltre che ad Agnano a Caprona. È forma estinta, però analoga al P. elongatum Paulucci vivente nelle nostre regioni. P. lunense De St. var. alpheum De St. è piccola varietà di una specie che non vive nelle Alpi Apuane e nell’Apen- nino ma bensì ne' monti circostanti alla Spezia. Questo insieme di specie postpliocenic he, comprese le due che non vivono nella nostra regione ma in tutti i luoghi prossimi, mostra che fin da que’ tempi antichi esisteva la progenie delle forme più comuni e più generali dei nostri monti. Solo si potrebbe notare il limitarsi di alcune forme come Hyalinia lucida var., H. Paulucciae, H. Regnolii, Helix nemoralis var. alphea, Clausilia incisa e i due Po- matias. Un altro fatto apparisce quando si paragonino le specie indicate con quelle che sono oggi tra le più comuni nei dintorni delle cave di Agnano, sebbene poi le loro circo- stanze palesino che non sono indigene della regione. Que- ste specie di cui parlo sono Helix vermiculata, H. aperta e specialmente Pupa Philippii, le quali sappiamo già come abbiano nella nostra regione una abitazione limitata e quasi accidentale nei luoghi più caldi; l’ultima anzi non vive da noi fuori d’ Agnano. Niuna di queste specie per quanto oggi comune in quel luogo, si trova fossile tra le migliaia di conchiglie della terra rossa, e ciò vuol dire che in quel tempo esse non vivevano colà. Il tipo dell’ H. vermiculata doveva bensì esservi vissuto ne’ tempi pliocenici, ma poi scomparve per tornarvi appena ora. Un poco più recenti dei fossili di Agnano, di Caprona e di Parignana sono i molluschi che si trovano coi resti umani nel sepolcreto dell’epoca della pietra di Vecchiano all’estre- mità meridionale delle Alpi Apuane, a poca altezza sulla pi DE E I. trovasi abbondantissima l' Helix cingulata Stud. che oggigiorno non vive in alcuno dei luoghi più bassi delle Alpi Apuane lungo mare, e lateui più prossima abitazione è nei monti di Camaiore molti chilometri più a Nord. Si tratta dunque di una specie indigena che un tempo abitava un’area assai più estesa d'ora e che pel variare de’ climi, forse pel sopravvenire d’un clima più caldo e meno asciutto al cli- ma glaciale prima esistente, si è ritirata e limitata. Altre spe- cie fuori delle indicate non ne conosco. Non starò ad esami- nare finalmente le brecce di Velichetta (Comune di Pietra- santa), di Grotta all’Onda (Comune di Stazzema), della Cap- pella (Comune di Serravezza) e di qualche altro luogo, e dei travertini di presso Stiava (Comune di Massarosa) i quali essendo di origine recentissima anzi attuali contengono al- cuni molluschi fossili identici in tutto a quelli che oggi vi- vono nei medesimi luoghi. Intanto dall’ insieme dei fatti che ci è presentato dai fossili meno recenti io vorrei con- . cludere che il fondamento più antico dell’ odierna fauna delle Alpi Apuane, del Monte Pisano e del prossimo Apen- nino è dato dall'insieme delle specie comuni con regioni più settentrionali cui si aggiunsero le forme locali richia- mate dalla natura litologica del suolo e trasformate lenta- mente pelle speciali circostanze della regione in cui sì trova- vano. Le poche ed isolate specie meridionali non comuni col Nord sono un elemento straniero penetrato in tempi recentis- simi probabilmente pel cambiamento de’ climi che succedette- ro all’epoca glaciale. Esse col tempo forse estendendosi sem- pre più potrebbero soppiantare alcune delle specie preesi- stenti. I fatti da me riportati e le circostanze attuali non giustificherebbero l’ opinione che quelle specie rappresen- tino gli ultimi resti di forme più antiche destinate a spa- rire. Questa sorte invece è forse riserbata ad alcune delle specie antiche che oggi ancora sembrano più comuni. Secondo un breve scritto, pieno d’importanti osserva- zioni, del Dott. Major (C. Forsyth Major. ZL’ origine della , PORCA NATIA ART UNEDETE OTIS EE TM foca Cal TI (RIA MAR PIV he OLE ci er I INI IST PS STA Mo AR MEL ans PRO AEI ni ie 3 CICLISTI SERRATA pe ie= si = — 2250 — fauna delle nostre isole. Proc. verb. Soc. tosc. di sc. nat. 8 gennaio e 12 marzo 1882) sarebbe assai differente dalla mia la spiegazione che egli dà dell’esistenza nelle nostre montagne di forme isolate, rare, o come egli dice endemi- che, comuni con regioni meridionali ma non col settentrione d'Italia e d'Europa. Egli dice che queste forme di piante e di animali « non sarebbero altro che i ruderi di antiche faune e flore » e che le isole toscane e le montagne nostre come le Alpi Apuane ed il Monte Pisano le quali « consta- no di terreni antichi, sono regioni da tempi geologici lun- ghissimi emerse dal mare e quindi hanno potuto conser- vare delle specie le quali in altre regioni di formazione geologica recente non hanno mai esistito, o furono distrutte quando queste regioni furono sommerse ». Da questa ardita e nuova supposizione e da qualche altra considerazione di ordine biologico egli fa un salto per trarre giustificazione ad un’altra supposizione d’ordine geologico, cioè all’esi- stenza di una così detta Catena metallifera che in antico avrebbe formato un continente piuttosto esteso, sprofondato poi dopo il pliocene, e del quale sarebbero ultimi resti le Alpi Apuane, il Monte Pisano, di cui ho descritta la fauna ma- lacologica, insieme alla Liguria (dice il Major), al Monte Ar- gentario, al Capo Circello, alle isole del mare toscano, esclu- sa (secondo il Major) l’Elba. Codeste regioni avrebbero a comune (secondo il Major) il fatto « che constano di ter- reni antichi » e le specie endemiche viventi sulle medesime sarebbero come già dicevo i resti delle faune e delle flore indigene più antiche. Troppo a lungo ci condurrebbe l’esa- minare le imperfezioni che si contengono in questa parte non biologica del lavoro del Major derivanti dalla non logica tendenza a fondare ipotesi relative ad un ordi- ne di fatti sopra altre ipotesi di ordine diverso. In pri- mo luogo il Major nel discorrere dell’ origine delle fau- ne e delle flore delle isole (escluse con ragione la Sar- degna e la Corsica) e delle montagne litorali tirrene porta Bull. della Scc. Mal. It. Vol. IX iù — 226 — in campo (inesattamente come vedremo) l'epoca geologica de’ terreni, ma accenna di volo o tace a dirittura di due o tre elementi fondamentalissimi per ispiegare la distribu- zione di una specie, voglio dire delle circostanze climatolo- giche e della natura litologica del suolo. In quelle isole, in Gennaio, quando sull’ Apennino comincia a nevicare, tutte le piante sono in pieno fiore; egli è evidente che per ispiegare la presenza colà di forme endemiche meri dionali mancanti all’ Apennino, non occorre andar a pen- sare se l'isola sia triassica e l’ Apennino terziario, ma a tener conto del clima c'è da esser soddisfatti d’avanzo. Così dicasi di tutti i luoghi passati in rivista dal Major nei quali si hanno le seguenti circostanze da lui taciute; vale a dire, contatto immediato col mare e clima perpetua- mente primaverile se non a dirittura meridionale. Si ag- giunga un’altra circostanza che è in rapporto bensì colla struttura geologica del suolo ma che non ha a fare coll’età antica o recente di questo, vale a dire la diversa natura delle rocce. Gran parte delle isole e delle montagne litorali tirrene prese in considerazione dal Major ed altre che si trovano in simili circostanze e che egli avrebbe potuto no- minare, hanno natura calcarea, cioè eminentemente opposta a quella arenacea dell’ Apennino; di quì derivano nelle isole e ne' luoghi calcarei, la maggiore ricchezza, la maggiore varietà ed il peculiare carattere delle microfaune e delle flore che dal suolo traggono elementi tanto diversi e più ricchi al loro sostentamento. Con quella differenza delle rocce son pur connessi un differente regime delle acque, una strut- tura cavernosa e quasi spugnosa nel sottosuolo e più diru- pata all’esterno, ed oltre a ciò la superficie bianca e spoglia di antiche foreste dei terreni calcarei riflettendo i raggi solari e conservando il calore più nel soprassuolo opera sul carattere della vegetazione; tutte queste circostanze con- tribuiscono a produrre quelle differenze straordinarie che si verificano nell’ interno stesso dell’ Apennino pelle mi- Liga nen Nile SPAINI FICA ETICI I e UO Va TN a #0 MN APPORRE TT RRIOE RIE RRRTOTTA — 22% — crofaune e pelle flore fra i terreni calcarei e gli altri noti calcarei. Se il Gargano che è l’unico gruppo montuoso di tutta Italia lungo il mare Adriatico presenta varie piante ende- miche come dice il Major e, si potrebbe aggiungere, varii piccoli animali endemici, questo può accadere, non già come egli crede, perchè esso sia cretaceo invece che terziario, ma perchè è situato in clima più dolce dell’Apennino, perchè è sul mare, e perchè è calcareo. - Una riprova poi del doversi attribuire l’ esistenza di forme endemiche nei luoghi indicati ai fatti da me esposti piut- tosto che all’antichità maggiore o minore del suolo suppo- sta dal Major sta in ciò che ora dirò. Il Major insieme colle isole e colle montagne costituite di preferenza da terreni antichi indica a ragione come sede delle stesse forme en- demiche il Capo Circello, la Liguria e avrebbe dovuto ag- giungere i Monti Livornesi con tutti gli altri monti, di qua- lunque epoca siano, i quali si trovano lungo mare dalla Liguria al Capo Circello. Ora questi monti da lui medesimo nominati, nella regione da lui considerata, non hanno affatto a comune cogli altri, come egli dice, l’ antichità dell’epoca geologica, ma invece d'essere triassici, giuresi o cretacei, sono terziari d'epoca identica a quella dell’ Apennino. Sono I dunque errate le premesse da cui si parte il Major pelle sue conclusioni geologiche. , Fra quei monti v'ha bensì analogia di clima e di posi- zione marittima. Lo stesso ripetasi pelle isole del Tirreno le quali non sono tutte antiche, ma con Monte Cristo, con Giglio, con Giannutri (dell'Elba parlerò più sotto) le quali sono trassiche, vi hanno la Gorgona eocenica, la Pianosa pliocenica, la Capraia vulcanica forse postpliocenica e certo non più antica del miocene; si potrebbero aggiungere Capri così ricca di forme endemiche, ed altre isole vulcaniche che rappresentano quanto di più recente vi ha nella serie dei terreni italiani. Il dire adunque che queste regioni fornite — 228 — di flore e di microfaune con specie endemiche o rare, hanno a comune il carattere di possedere terreni antichissimi, e il pretendere di spiegare con la*presenza di questi l’esistenza di quelle, è fare una supposizione contrariata dai fatti ed una ipotesi non giustificata. Debbo aggiungere che pure per molti de’ luoghi aventi terreni antichi menzio- nati dal Major sarebbe facile il dimostrare come que’ ter- reni siano stati scoperti dalla denudazione in epoca recente e come perciò le loro flore e microfaune non siano una di- scendenza diretta e locale, come il Major pretenderebbe, di flore e faune antichissime. È opportuno anche ricordare come la ipotesi dell'antica esistenza e del successivo sprofonda- mento di una Catena metallifera, cioè di un continente Tirreno, come, sebbene con ordini assai differenti d’idee, hanno supposto il Savi e poi il Suess, e come colle sue induzioni biologiche vorrebbe giustificare il Major, sia stata fondata sopra errori d'osservazione, e non abbia a sua giustifica- zione, almeno nel significato nel quale fu intesa fin quì, alcun fatto geologico. Le ipotesi di Atlantidi e di altri continenti sommersi fatte dai biologi, come quelle delle altalene di sollevamenti e di sprofondamenti fatte dai geo- logi, non sono se non tentativi che provano la impotenza degli uni e degli altri a spiegare alcuni fatti naturali o il desiderio di ricorrere al soprannaturale per circostanze che il solo lasso del tempo con fatti d'ordine naturale baste- rebbe a spiegare. Il Major dice giustamente che la paleontologia darebbe il mezzo di spiegare l’ origine verosimile delle specie ende- miche o rare dei luoghi descritti. Convien dire però come quel poco che si sa induca a spiegare le cose in modo op- posto a quello adottato dal Major. I molluschi postpliocenici . fossili nel M. Pisano e nelle Alpi Apuane, e così quelli delle caverne della Liguria studiati dall’ Issel (Delle conchiglie raccolte nelle brecce e nelle caverne ossifere della Liguria occidentale Mem. Acc. sc. Torino T. XXIV, 1867) sebbene OO ET CIN O dti RMS Vo LO ANT 1) POTER TREY e TIERRA. TP VARIE TNT ATZTE e a — 229 — in parte siano più antichi, proverebbero, come già ho detto, che le forme endemiche meridionali invece d'essere le più antiche siano le più recenti ('). La flora fossile postplioce- nica nei tufi calcarei recenti delle Mulina nel Monte Pi- sano, studiata dal De Bosniacki, palesa il dominio di faggi e di altre piante oggi apenniniche, mentre la flora sempre ver- de di carattere meridionale che si trova ora in quello stesso luogo è evidentemente d’introduzione recentissima. Quanto a’ mammiferi fossili postpliocenici se ne trovano tracce più o meno abbondanti nel Monte Pisano, nel M. Ar- gentario, a Porto Longone nell'isola d’ Elba, a Giannutri, in Pianosa. Per quel che si sa vi sono le medesime specie quater- narie che abitavano nell'Italia settentrionale e nel resto di Europa con qualche forma forse per l’Elba e per Pianosa (chè di Giannutri quasi nulla si conosce) leggermente mo- dificata dall’isolamento; tanto che il Major dalla regione comprendente la così detta Catena metallifera esclude l’Elba che mette coll’Italia settentrionale, e avrebbe do- vuto aggiungere secondo i suoi criterii anche l’ Argentario ed il Monte Pisano. Il Major, per ispiegare i rapporti di fauna e di flora tra queste regioni ammette che le loro va- rie parti oggi staccate fossero un tempo riunite; ma poca fatica occorrerà a persuadersi che l’ Isola d'Elba non po- teva far parte di una regione zoologico-botanica insieme coll’ Italia settentrionale, mentre il Giglio, l’ Argentario e ‘ (‘) Un’altra riprova di ciò, da aggiungersi a quelle che ho indicate più sopra, è data dall’ elix serpentina Férussac abitante in Sardegna e sulle mura di Pisa e di Livorno nel piano circostante al M. Pisano. Que- sta pianura è d’origine recentissima; Pisa fu fondata dai Greci in riva al mare ed era fiorente a’ tempi etruschi, Livorno è città medioevale e pel traffico marittimo è succeduta a Pisa che è ora lontana 6 miglia dal mare. L’ Helix serpentina, specie endemica meridionale mancante ne’ luo- ghi circostanti, non può essere che d’ introduzione recentissima, e secondo me fu portata dalla Sardegna la quale durante il medio evo ebbe tanto com- mercio con Pisa. — 230 — tutti i monti litorali d’Italia avessero fatto parte di una, re- gione distinta e separata. Si troverebbero parecchie ‘Altre osservazioni a fare quan- do si volessero esaminare da un punto di vista geologico tutte le deduzioni che il Major vuol trarre dal suo lavoro. Fortunatamente però le osservazioni biologiche riman- gono di grande importanza. I miei studi anzi confermerebbero le ipotesi di lui e dell’ Hébert che l'isolamento odierno di al- cune delle regioni mediterranee rimonti all’ epoca degli strati a Congeriae o piano pontico; ma sono essenzialmente di- versi fra me ed il Major i modi di spiegare la distribuzione e l'origine di una parte delle faune e. flore nella nostra penisola e nelle isole tirrene. i ii ai PORTE ERRANIES i Let: I PM na IIS ESTE ELXNCO DELLE NUOVE FORME E VARIETÀ DESCRILTE NEL PRESENTE LAYORO rc sar Hyalinia cellaria Mùll. var. M. Prana e M. Tambura. « eridanica m. Milano, Treviso, Venezia. C tarvisiana m. Giàvera e bosco Montello. c Guidoni m. Forno Volasco. q Paulucciae m. Vagli. « Bourquignati m. Mosceta. Helix cantiana Mtg. var. Marchettii m. Italia centrale. « carfaniensis m. Il tipo è di Val di Serchio. a c var. minor m. S. Pellegrino. « Spallanzanii m. = H. cemenelea forma Isseli m. (41883). Il tipo è delle Alpi Apuane. Esiste già una H. Isselà Morelet dell’Abissinia (Ann. del Museo civico di Genova, 1872, p. 193, Tav. IX, fig. 3) per cui ho cambiato nome al- la mia. H. nemoralis L. var. alphea m. Bagni S. Giuliano. « Ammonis Schm. var. albina m. Valle del Marroggia. « a var. bononiensis m. Bologna. « c var. sclerostoma m. Villafranca veronese. « Vincae Paulucci, Vinca, Torano. Chondrula tridens Muùll. var. macco m. Umbria. Pupa lucana Brig. var. sabina m. Aquila, Spoleto. « oligodonta Del P. Montalto, Matanna, Tambura, Torano. Vertigo pygmaea Drap. var. ausonia m. Versilia. « Callicratis Scacc. var. nodosaria m. Sassorosso, Castelnuovo. c c var. Marcuccii m. Sassorosso, Castiglione. « q var. Simi m. Bozzano. «Dini m. Sassorosso. — 232 — Clausilia laminata Mtg. var. Targioni m. Alpi Apuane, Apennino. c lucensis Gent. var. Regnolii m. Alpi Apuane, Apennino. « —interposità Strobel, Apendino parmense. “ itala Mart. var. Gentiluomoi m. M. Amiata. q lineolata Held, var. sororcula m. Alpi Apuane. c cruciata Stud. var. apuana m. Pievefosciana. Planorbis Tiberi m. Pievefosciana. Ancylus ammicola m. Il tipo è della Torrite presso Gallicano. Pomatias Pauluccianum Garoti, Val Canala. Bythinella abietina Caroti, Boscolungo. « gracilior m. Terma. Belgrandia controversa Paulucci, Montramito, Bozzano, Balbano,. Hydrobia foxianensis m. Pievefosciana. PAIA RIA LR IN IRE gni eni I Pam A e TE eine INDICE DELLE LOCALITÀ E DEI “«|GOMIUNI EL PR_oMVMNGHE CUI ESSE APPARTENGONO AQ ALTEZZA LocALITÀ IN METRI CoMmuNE Prov.? Agnano è Bagni S. Giuliano Pisa Alpe di Corfino 1100 Villa Collemandina Massa Alpe di Pescaglia 1000 Pescaglia Lucca Alpe di Puntato 1100 Stazzema jerare Alpe di S. Pellegrino 1700 Frassinoro Modena Altissimo (Monte) . 900 Serravezza Lucca Alto (Monte) 780 Stazzema « Antisciana . 400 Castelnuovo Garf.*® Massa Aquilea 80-200 Lucca Lucca Argentiera 800 Stazzema « Bagni di Lucca 120 Bagni di Lucca < Bagni di S. Giuliano 25-50 Bagni S. Giuliano Pisa Bardeno dee Lucca Barga . . 200-400 Barga < Bargeechia/ OORRITRAgiAA 008, 190 Massarosa « Battifoglio (o Battifollo, presso il Pog- gio) . 405 Camporgiano Massa Bolognana 175 Gallicano « Borgo (a Mozzano) 100 Borgo a Mozzano Lucca Id. ai Cappuccini 120 « « Boscolungo | 1380 Cutigliano - Firenze Bozzano 30 Massarosa Lucca Brucciano 660 Molazzana Massa Calci Calci Pisa Camaiore . SITE 40 Camaiore Lucca Campanili nella Tambura 1400 Massa Massa Camporgiano 470 Camporgiano < Campori PORRE DIET RI DETOo 420 Castiglione Garf.* < | — 234 — | ALTEZZA Rare / LocALITÀ IN METRI CoMuNE Prov. : Canal delle Frane (o di Fondo). . 500-700 Stazzema Lucca Canale delle Carbonaie presso Cerageto 625 Castiglione Garf.* Massa Canale del Lombardo presso Cerageto 600 « « Canale delle Mulina (presso Stazzema) 320 Stazzema Lucca Canal di Piastra . . . È 370 Pietrasanta « Canale di Bronétina Ie: SR 375 Stazzema < Canale di Brucciano . . . . . . . 650 Molazzana Massa $ Canale di Capofico . . . . . . 100-140 Pietrasanta Lucca Canale verso Campiglioni . . . : 59 « « | Canale di Castello presso Hiliuechia 140 Massarosa « dR Canale di Minazzano . . . . . . 400 Serravezza « b Canale di S. Maria sotto Capezzano . 300 Pietrasanta « i Canale dix Solaiofizi att. } « Bonelli Mart. V. C. cruciata var. Bonellii. comensis Shutt. forma lucensis Gent. Boett. De St. Iss. Paul. E | ; ; ; ; q consors Zieg. V. C. biplicata. cinerascens Jen. V. C. biplicata. CRENULATA Riss.: (non Riss.) De St. var. minor Bon. V. C. Pinii. cruciata (non Stud.) Gent. Targ. V. C. Delpretiana. cruciata Stud. Paul. 7 i ; ; x c ‘ var. apuana m. . i : 3 ; « e var. BoneLLI Mart. . : : ie 1096 € var. TRIPLICATA Hart. . ; i . 163, Delpretiana De St. ». 0. ; ; È A « INCISA Kilst. ; ; î ; ; 3 : a INTERPOSITA Strob. . 1 i ‘ itala Mart. var. albopustulata Do Gi et co ; « «var. BALSAMI GCharp. ; 5 . ; ‘ «Var. ELEGANS Gent. . i E « «var. epapillata Del P. V. var. Wii a var. GENTILUOMOI m. le : : CI O i fyalea Ialesiniota Charpo Mari vato e var. nigra (Pecch.) Boett. Paul. i ; (4 «Var. OBESA Îss. : a «var. punctata (non Mich.) Ti St. V. var. rugata. € Var. rugata Zieg. . 7 ; ; - a «Var. SAORGENSIS Bourg. . 3 7 ; « «var. Veranyi Bourg. . Mo ; ; « Die i ie ne n Idi — Clausilia laminata Mtg. Del P. Paul. var. cortonensis Ad. V. C. incisa. ( var. maior (non A. Schm.) Boett. V. var. Targionii. « var. minor Del P. C var. Targionii m. LATESTRIATA Charp. RTLA : lineolata Held, Boett. Targ. var. sororcula m. c var. superflua Meg. : C var. vallombrosana Iss. De St. . lunensis De St. Mellae (non Stab.) Bon. 1 papillaris Drap. De St. V. C. batta parvula (non Stud.) Paul. V. C. Pinii, Bon. V. C. Delpretiana. Pecchiolii De St. V. G. Pinii. Pinii West. Plicatula Drap. Del P. var. Late (on Tieg.) De St. var. nflata (non M. Tand.) De St. V. C. lineolata. punctata Mich. à ; a : 3 rugosa (non Drap.) Iss. var. crenulata, minor Strob. var. minor (non À. Schm.) Paul. V. C. Pinii, var. crenulata Strob. V, GC. Delpretiana var. cruciata De St. V. C. cruciata. solida Drap. Rossm. var. caielana Ross. . solida (non Drap.) Gent. Uz. V. C. bidens. TENUISTRIATA Pini , Cyclostoma elegans Mill. De St. Paul. Tare. Ferussacia Hohenwarthi Rossm. subcylindrica (non L.) Iss. v. Zua Danti. Glandina Jani De B. V. Acicula aciculoides. Helix ABIETINA Bourg. aculeata Mull. aculeata (non Mull.) De St. v. H. Val lenieci: AMmMmonIS A. Schm. Kob. Strob. « var. ALBINAM . q var. BONONIENSIS m . 147 146 156 158 160 159 166 160 165 158 143 160 182 123 45 47 103 105 107 — 244 — Helix AMMONIS var. MAJOR Kob. a « « a var. SCLEROSTOMA mM. Anconae Iss. V. H. cantianare angigyra Zieg. (non Zieg.) Uz. V. H. ob. voluta. apennina Porro (non Porr.) Paul. V. H. ceme- nelea var. Isseli. aperta Born. Del P. De St. Gent. Uz. . aspersa Mull. De St. Gent. Uz. var. Nonimea M. Pand. barbara (oh L.) Gent. tes. v. ni AA BATHYOMPHALA Charp. Tih. (non Charp.) Tib. (non Charp.) Rob. candicans Lieg. CANDIDA Porr. - : 9 candidula Stud. De St. v. H. unifasciata. cantiana Mtg. 5 a var Marchetti i a var. minor Alb. (non Mg.) Del pi c De St. var. minor Gent. Uz. V. H. car- faniensis. a (non Mtg.) Gent. Uz. var. galloprovincialis De St. V. H. cemenelea var. Isseli. carfaniensis m. i q var minor . carthusiana Mull. De St. CA Var. LEUCOLOMA. Stab. ‘ carthusiana (non Mùll.) Drap. V. H. cemenelea. CAVANNAE Paul. È - cemenelea Riss. forma Isseli m. . CO var. DA CAMmPo Vill. c . MARCHETTI m. : cespitum cor Del P. De St. Gent. Iss. Uz. Pain introducta Zieg. Kob. Stab. ‘ ; var. NUBIGENA M. Tand. CHERSONESICA $ 7 È ; : s ciliata Ven. Del P. Paul. cincrta Mull. Kob. var. PoLLINII Da GUI A AR a 2 98 92 110 103 111 49 92 90 93 od 59 60 114 55 59 di 52 1000 102 50 480 lie: Rin Helix cinctella Drap. Del P. De St. Gent. Uz. subvar. ecarinata Paul. fasciata M. T. è obi Mart., A A A A a A n_ n A maior Del'Raote ‘ . pag. 48 cingulata Stud. Del P. De st. Gent. Liga Lai Panls Uziv 4 4 : ; : ì 65, 73 a var. affinis Paul. . i ; i î 73, 86 q var. agnata Paul. . 5 È F - 73, 85 q var. anauniensis Paul. . ; } ‘ 73, 80 « var. Anconae Gent. Mart. . ; : © 181 a var. APPELII Kob. 7 i ; 2.69, 73,-85 q Var. ATHESINA Paul. d 4 ; « +0 a var. apuana Iss. Del P. Gent. Kob. è 73, 84 « var. bizona Ross. . é 6 «80 « var. carrarensis Porr. De St. Kob. Paul 60, 83 d var. COLUBRINA 1 è : ; «N72 L var. fascelina (non Zieg.) De st. : P € 80 e var. inornata Ross. De St. Gent. Iss. . « 80 « var. Kobeltiana Paul. . n ‘ . 69, 73, 84 « ‘var. lucensis Paul . , : 3 i 19,785 « var. maior (non De B.) De St. Gent. Iss. V. var. Appelii. « var. montana Paul. 3 ; u . 69, 73, 84 conspurcata Drap. Del P. . : è a « 410 costata Del P. V. H. pulchella var. pista Da Campo Villa . é ? 5 i 5 è € 053 depilata « 68 DERBENTINA « 104 DISCREPANS Tib. 104, 114 elachia Bourg. { e 43 ERICETORUM Mull. . È : ì - : ; e 103 etrusca Zieg. V. H. nemoralis var. etrusca. FREQUENS Mouss. . . Dc Rigrt 105 pi € 150 frigida Jan var. frigidescens Del P. ° : . 69, 73, 86 FRUTICUM Mill. } « 4 galloprovincialis Dup. V. H. cEbicutea genuensis Porr. V. H. nemoralis var. etrusca. hispana (L.) Iss. V. H. ge INCARNATA Mull. . | 1 { i 3 ‘€ ‘99 — 246 — Helix instabilis (non Zieg.) Paul. lenticula Fér. Gent. Iss. LIGATA Mull. Kob. . È : LIMBATA Drap. ; lucifuga Zieg. V. H. I bmbnÀ var. stata: lucorum Mill. De St. Gent. Kob. Uz. . MARTENSIANA Tib. micropleuros Paul. Del P. NEGLECTA Drap. nemoralis L. Del P. De st. Cui. Uz. a var. alphea m. 5 ‘ var. apennina Stab. De St. V. var. sorsi « Var. CISALPINA Slab. ( var. etrusca Zieg. . È c var. genuensîis Porr. V. var. etrusca. a var. lucifuga Zieg. V. var. etrusca. a Var. TRANSALPINA Stab. . neritoides Gualt. De St. V. H. aperta. NICATIS Costa nigrolabiata Bourg. V. I hemeralie var. etrusca. OBVIA Hort. obvoluta Mill. Del P. De SL Olivieri (non-Fér.) Iss. V. H. cantiana. planospira Lck. De St. Paul. a var. CALVA Kob. È a var. etrusca Kob. V. H. meg a var. ILLYRICA Stab. q Var. ITALICA Stab. è ; q var. Stabilei Paul. V. var. italica. POMATIA L. PRESLI Schm. Phil. profuga A. Schm. var. etrusca Li pubescens Tib. V. H. planospira. pulchella Mill. De St. var. costata Mull. pygmaea Drap. De St. Gent. Uz. . pyramidata Drap. . ì i « var. DEPRESSA Bourg. « — var, DEPRESSA Kob. pag. 1411 qa 46 tod « 48 a 93 € 356008 «0 43 106, 109 «ST « 9 «1488 «(87 « 88 « ‘982 103, 109. a 46 «a 60 e 62 «62 « 62 « 090 a. 101 a 114 «45 a 43 « 145 « 116 a 1416 « — 247 — Helix rotundata Mull. Del P. De St. Gent. Iss. Uz. var. Flemingii Turt. . : ; { i . » pag. rubella Riss. Gent. Iss. V. H. cemenelea forma Isseli. rupestris Drap. Del P. De St. Gent. Uz. var. rupi- cola Stab. var. saxatilis Hart. var. trochoides Fér. a Shuttleworthiana Ross. . setosula auct. V. H. setulosa. R SETULOSA Brig. var. CALVA Kob. var. DEPILATA Ors. c SPADAE Calc. Kob. Tib. È . È Ì \ a STRAMINEA Brig. Bourg. : i î P : « SUBAUSTRIACA BOURG. . ; 7 4 4 ù (1 suborbicularis Mart. V. H. pa SUBPROFUGA Stab. . 7 È ? « SUBPULCHELLA Sandb. var. oENOTRIA De st. ° ) a SUTTONENSIS Wood È ‘ 5 È } E « tenuicostata Shutt. V. H. Shuttleworthiana. TeRveERI Mich. . i Ì , 3 « umbilicaris Brum. Uz. V. H. possa unifasciata Poir. . . ; È È ; c Vallisnerii De St. { È ‘ variabilis Drap. Del P. De st. Gent. Uz. ) i c ventricosa Drap. De St. q vermiculata Mull. . $ : : : : 3 e Vincae Paul. . È a g « Hyalinia Blauneri Shutt. V. H. Focnia Var. Slaoneri Bourguignati m. . 2 . Si: . a cellaria Muùll. Del P. var. 4 : a «(non Mull.) Iss. Jan. Mart. V. wL lutngoi ‘ var. SANCTA Bourg. . : . È ‘ «Var. SICULA Kob. . ; . È . a DE NATALE Ben. ; 3 : : 4 : ‘ diaphana Stud. Paul. 3 : ; È « Draparnaldi Beck. V. H. iaia FULGIDA Parr. . È L ; 4 i « FULVA Mùll. - î : i a gerfalchensis Pecch. V. H. riu Guidonii m. È È : 1 Ì 4 E c 44 = MB | | Hyalinia: RIULCA Fans sti 00 atea paga 88 « HYDATHINA Rossm. . ; : , ; ì « 39 e IcreRicA Pib: Kob. Paulifa (0. ei ASBI «INCERTA Drap. . + sa ava ST « Isseliana Paul. V. H. loda Tide. o “| ‘ lucida Drap. Del P. . c ‘198 iQ a « var. Blauneri Shutt. e 34 n « a Var. ERIDANICA Mm. . €090 | q «var. Isseliana Paul . 9 ; Î ; e 190 i a « var. obscurata Porr. a +32 | a «var. planulata Stab. «30 i « «Var. TARVISIANA mM. « 30 SH e 0 MANDRALISCI Biyisi peli SA tt i « = Mavrorici Ben. Kob. MAE) si a 088 a meridionalis Paul..V. H. lucida Dane a obscurata Porr. Del P. Paul. Vill. V. H. lucida var. Isseliana: (non Porr.) Kob. V. H. Requienii. muri sn ramei vrramteen « olivetorum Gmel. Mart. Stab. Strob. i È € (‘#96 « Paulucciae m. . : ; i 7 £ è « 95 c Porroi Paul. : 3 È 4 AICMOE i; av (#33 € ; pseudohydathina Bonrg. 0.0 alano «39 « pura Ald. Paul. È ob: e ato È i a 24 « —ReGNoLU De St. pio ai gt ae nitoe aq RequieNnI M. Tand. . ? ; È ) i «698 a SCOTOPHILA De St. . ; i È ; È ci 26 ce SEPTENTRIONALIS Bourg. . È s ; ; ali 84 a subrimata Reinh. Bon. Del P. . ) È ì « 40 a tropidophora Mab. V. H. Requienii. c Uziellii Iss. De St. Paul. . s site i «36 a Vitae Mort. . 5 ; alt a - ; € 02 Hydrobia acuta Drap. . LU cà DE « aponensis Mart. var. init m. g ; a 200 « etrusca Palh. V. Sinai opaca var. etrusca. (3 € MINUTA Ri sisi ariani? fn 02.02 a thermalis (non L.) Strob. w IL aponensis. a VITRCA RO À ; È . 3 a 202 Limax.ater. Raz. netta a dra e e. >cellarius DiArcotpie e gt seit et) a — 249 — Limax cinereo niger Wolf « var. atrata Bett. V. L. Da FRENI « cinereus De St. Gent. Uz. V. L. cellarius. a corsicus M. Tand. var. Bonellii Less. et. Poll. var. | Isselii Less. et Poll. a Da Campi Men. var. Renierii Less. « Bivonae Pini, V. L. ater. Limnaea gibilmannica Gosta, V. L. gibilmannica. « limosa (non L.) De St. Gent. Uz. V. L. peregra var. peregro ovata. « = OVATA Drap. « palustris Drap. A « peregra Mull. De St. Gent. He Ta { « C var. peregro-ovata Kob. var. Antixianae var. crassa Gass. et bilabiata De St. q SOLIDA Phil. «= truncatula Mull. Cless. De si. Gui di Uz. Neritina fluviatilis L. Gent. Paludinella abbreviata Mich. È ; ; 3 « Isseli Gent. Iss. V. Bythinella opaca var. Isseli. q Schmidtii Charp. auct. a viridis Drap. (non Drap.) Strob. V. ‘Bythinella opaca. Physa fontinalis L. . , Pisidium amnicum (non Mull.) De St. v. Ri fuit ‘ CASERTANUM Poli q fossarinum Cless. C obtusale GC. Pfeiff. q Targionianum Paul. Planorbis corneus L. forma etrusca Zieg. di iagri ai « Dorianus Bourg. V. P. Pauluccianus. CI Pauluccianus Car. Paul. a spirorbis (non L.) De St. V. P. Tiberii. c Tiberii m. 5 « vorticulus (non Tigeclti Paul. v. P. Panlit; cianus. Pomatias Crosseanum Paul, West, V. P, Pinianum, pag. 21 171 174 170 172 172 173 204 4071 197 174 205 204 206 205 177 176 175 — 250 — Pomatias elegantissimum Paul. Del P. De St. Pini, West. var. turricula Paul. Del P. De St. Pimi, West. < « i var. Uziellii De St. ‘ elongatum Paul. Del P. De St. Pini, West. « GENTILUOMOI De SI. q gualfinense De St. Del P. q Isseli De St. C montanum Iss. Del P. De St. West. « patulum (non Drap.) De St. V. P. gualfinense, P. Pinianum. c Pauluccianum Car. q Pinianum Bourg. Del P. De SI. Dini. « septemspirale (non Raz.) Del P. V. P. elegantis- simum var. turricula: De St. Gent. V. P. elegantissimum: De St. V. P. elongatum, P. montanum, P. sospes. « sospes West. Del P. De St. Paul. . « striolatum (non Porr.) Uz. V. P. Pinianum. « « Pseudamnicola APENNINA Cless. « lucensis Stab. . « Paulucciana Cless. V. P. Prodiioruni « PRAETUTIORUM Palh. Pupa apennina Charp. avenacea Brug. forma lucana Big var. ipiata Iss. « Var. SABINA mM. Bielzi Ross. V. P. biplicata. biplicata Mich. Del P. De St. AUS cinerea Drap. De St. V. P. quinquedentata cylindracea Da C. De St. : ì È a var. Semproniî De St. V. P. ar promii doliolum Brug. De St. FARINESII Desm. 3 3 : È î frumentum Drap. var. illyrica Ross. var. curta Zieg. var. elongata Ross. ( Var. APENNINA Charp. « var. PACHYGASTRA Zieg. ‘ var. friticum Zieg. V. var. illyrica, pag. 183 183 184 184 185 19628 187 187 188 186 185 200. 199 200 130 131 133 139 136 138 139 — 126 129 128 SIA) spiga tiene rin cene dba li ii lei o cita x n , sù 'afatea stiche sta n t SUS Ot TO N TERE. n parti TUIR Sic) Audi Ligio alinea vtr TOI — 251 — Pupa granum Drap. Gent. « MeEgacHEILOS Jan. Ross. Strob. a oligodonta Del P. « Philippii Gant. Gent. « quinquedentata Born. Del P. De st. Gent. Leal Tai a ‘ subvar. variegella De Crist. et Jan, Iss. a « subvar. iuliana Iss. « secale Drap. De St. forma Boileausiana Charp. « Sempronii Charp. . î « var. dilucida Zieg. “« r. gracilis Iss. C A Stud. ; . « umbilicata Drap. Gent. Iss. v. Pi eylindace Stenogyra decollata L. Succinea elegans (Riss.) Gent. Ue. v. Ss. Pieifferi. « ochracea De B. q Pfeifferi Ross. De St. CI PUTRIS L. . : È i Testacella disulcata (non Riss.) Gent ne Uza N. N Pecchiolii. c haliotidea (non Drap.) var. bisulcata (non Riss.) De St. V. T. Pecchiolii. € Pecchiolii Bourg. Turbo thermalis L. V. Belgrandia thermalis. Valvata cristata Mùll. var. Delpretiana Paul. Velletia lacustris L. Vertigo antivertigo Drap. ; i È « Callicratis Scacc. var. Marcuccii m. . « C var. nodosaria m. € ( var. Simii m. « Dinii m. i: « minutissima (non Hi) Del P. De St. V. v. Callicratis. ‘ pygmaea Drap. De St. var. ausonia . Vitrina brevis Fér. Del P. a « — pellucida Mùll, Del P. ‘ ANNO 24 189 177 140 142 141 142 143 140 23 23 — 252 — Zonites cellarius (non Mill.) Gent. Uz. V. Hyalinia lucida. « diaphanus Stud. Gent. Uz. V. Hyalinia diapbana. « = hydathinus (non Ross.) De-St. V. Hyalinia lucida. « Leopoldianus Charp. Gent. Iss. Uz. V. Hyalinia lucida. « lucidus Drap. De St. Iss. V. Hyalinia lucida. « mitens var. hiulca (non Jan) Iss. V. Hyalinia oli- vetorum junior. e obscuratus Iss. V. Hyalinia lucida var. obscurata. « olivetorum Gmel. De St. V. Hyalinia olivetorum. « striatulus (Gray) Gent. V. Helix micropleuros. Yo iubrica Milli cla o ne « «var. lubricella Zieg. AMMAN ERRATA CORRIGE pag. 15 linea 20 occidentale . . orientale « 141 « 18 Alp. O Alp. E « 170 « 16 Alp. O . Alp. E elia AE . Alp. 0 IL A Ip. . Alp. E Gin «€ ALE - Alp. O « 172 « 24 Alp.O . Alp. E «CITI —«- 3-Alp.W ME VATproO « 196 « 17 Alp. E . Alp. 0 «i «226 A lp. 0 DICA piSE INDICE GENERALE Introduzione : ; i, ‘ ; a ? È i MA) 17: Cif DI Abbreviazioni I e a ai fieinafi: bb berai to rien a I ug LI IMP senizione: dalle: speciatuii li ll ae 3 2 Quadro comprensivo e comparativo . ; (Rio PRI SEL ( Pistribuzione @eeografica ©. noi dui To a 218 Origine geologica ARE e a SE SIR ei (1 AAT SIE Ma DE) Elenco delle nuove forme e varietà . , ; 4 - è «1231 Indice delle località . 5 E i K 3 i i ' « 233 Tndice!alfabetico delle''specie! ‘00 *@ (NM tl ene 240 CONI COM N I CITI RO CONCHIGLIB CORALLIGENE DEL. MARE DI S'OLARCOM AGGIUNTE DEL DOTT. R. DEL PRETE A DUE ARTICOLI del March. A. Di Monterosato Le molte specie, in parte non comuni, enumerate dal Sig. March. Di Monterosato nei due articoli « CONCHIGLIE DEL MEDITERRANEO (') » mi spinsero ad occuparmi della lo- calità di Sciacca, giacchè per la gentilezza del mio amico Sig. Enrico Gasparri negoziante di corallo, possedevo in abbondanza il materiale opportuno alle mie ricerche. Confesso che le mie indagini non mi condussero a rin- tracciare tutte le specie enumerate dal Mounterosato; ma in compenso siccome ne ho trovate molte che mancavano nella succitata enumerazione, perciò ho creduto non del tutto inutili queste mie aggiunte. In questo qualsiasi lavoro mi hanno efficacemente coa- diuvato il Sig. Prof. R. Meli dal quale ho avuto una nota di specie pescate tra Sciacca e Pantellaria, e il March. Di Monterosato della cui amicizia altamente mi onoro. Ad am- bedue mi è grato di attestare pubblicamente la mia rico- noscenza. È (') Naturalista Siciliano, Anno I, 1883, del Brachiopoda. 1. Terebratula vitrea. Born. sp. (Anomia). Poche valve e mal conservate. Non ho anche avuto la fortuna di trovare alcuna specie di Platidia, nè la Crania turbinata, Poli; ma io pure vi ho trovato alcune valve di Terebratula affinis, Calcara, Terebratulina caput-serpentis, Lin., e Megerlia truncata, Lin., la quale ultima è oltremodo abbondante e vi raggiunge mill. 22 di lunghezza per 18 di larghezza. Nei circa 1500 esemplari che ho avuto sott'occhio di questa località, ho osservato che la forma è quasi sempre costante; pure, oltre la Var. monstruosa di Scacchi, credo vi si possa distinguere una Var. inflata per quegli esemplari nei quali l'altezza supera la metà della larghezza. Conchifera. 2. Pecten inflexus. Poli, sp. ( Ostrea). Circa 20 valve di diverse dimensioni e colori. 3. Pectunculus bimaculatus. Poli, sp. (Arca). Alcuni frammenti. 4. Arca Poli. Mayer. 5. Cardium papillosum. Poli. Tanto di questa specie quanto della precedente non ho trovato che poche valve. 6. Cardita aculeata. Poli, sp. (Chama). Le valve di questa specie sono molto più frequenti delle — 256 — precedenti, e le ho trovate in buono stato di conservazione; ma sempre divise e scompagnate. 7. Venus mediterranea. Tiberi, sp. (Cytherea). Rare valve e scompagnate. 8. Venus ovata. Pennant. nia ia Ei La stessa osservazione delle specie precedenti. Nelle mie ricerche non mi son anche imbattuto nella Venus effossa Biv., e V. casina, Lin., enumerate dal Mon- terosato. ERA GRA E cia Moac all ii ANI Ciel lie alito Carica 9. Syndosmya longicallis. Scacchi, sp. ( Tellina). Semplici frammenti. 10. Solecurtus antiquatus. Pulteney, sp. (.Solen). Una sola valva. 11. Poromya granulata. Nyst e West., sp. (Corbula). Tre valve. 12. Neara rostrata. Spengler, sp. (Mya). Valve isolate. Solenoconchia. 13. Dentalium panormeum. Chenu. Numerosi esemplari, appena differenti dal tipo per un l maggior numero di costoline. AI — 259 — Gastropoda ('). 14. Emarginula fissura. Lin., sp. (Patella). Un bell’esemplare in perfetto stato di conservazione. 15. Emarginula adriatica. O. G. Costa. Due esemplari. 16. Fissurella dorsata? Monterosato. Riferisco dubitativamente a questa specie un frammento di difficile determinazione. 17. Calyptraa chinensis. Lin., sp. (Patella). Var. Poliî. Scacchi, sp. Questa varietà differisce dal tipo per forma più elevata, e colorito più scuro. 18. Trochus zizyphinus. Lin. Esemplari più piccoli del tipo. 19. Craspedotus Tinei. Calcara, sp. (Monodonta). Due esemplari (Coll. Meli). 20. Turritella communis. Risso. Pochi esemplari e detriti. 21. Scalaria Celesti. Aradas. Il March. Di Monterosato ha trovato nella collezione Ti- beri, da poco tempo acquistata, un grande esemplare di ('Y Ho tralasciato due specie di Patella perchè littorali, e di più dif- ficili a determinarsi. Bull. della Scc. Mal. It. Vol. IX. 17 — 258 — questa specie col nome di Scalaria pumila, Libassi, pro- veniente da Sciacca. _- - 22. Natica millepunctata. Lamarck. Frammenti. 23. Natica hebrea. Martyn, sp. (Nerita). Cito questa specie sull’autorità del Prof. Meli. 24. Natica Alderi. Forbes. Collez. Meli. Non è adottabile il nome di N. intermedia Phil., perchè già adoperato nel 1824 dal Deshayes per una specie fossile del bacino di Parigi. 25. Chenopus pes=pelicani. Lin. sp. (Strombus). Pochi e cattivi esemplari. 26. Cerithiopsis diadema. Watson. Monterosato (Enumerazione e sinon. delle conch. medit. pag. 39). 27. Trophon muricatus. Monte. sp. (Murex). Un solo ma grande esemplare da riferirsi alla Var. major, Monts. 28. Fusus rostratus. Olivi, sp. (Murex). Di 20 esemplari che ho sott'occhio appartenenti a diverse i varietà, 4 soli non superano i 15 mill. di lunghezza, gli | altri variano fra mill. 16 e 29. Per le dimensioni sarebbero i quindi fra il Y. rostratus ed il pulchellus. Nonostante, per 4 la lunghezza del canale, per la scultura, e per l’ uniforme — uc IO colorazione ho creduto bene doverli riferire al F. rostratus, piuttostochè al /. pulchellus. Le varietà di questa specie che ho trovato fra i coralli di Sciacca sono le seguenti: a) Vi. carinata, Monterosato. Esemplari provvisti d'una costa trasversale un poco più sviluppata delle altre, in modo da formare una piccola ca- rena alla parte superiore dell'ultimo anfratto. b) subcarinata, Del Prete, n. var. Questa forma nella quale è sempre visibile la carena, ma pochissimo pronunziata, costituisce il passaggio fra il tipo e la varietà precedente. 3 c) raricostata, Del Prete, n. var. Coste longitudinali più grosse e più rade (7-8 sull'ultimo giro), anfratti più rigonfi e più rotondi. 29. Adriania (') craticulata. Brocchi, sp. (Murex). Due esemplari (Meli). 30. Fasciolaria lignaria. Lin., sp. (Murex). Un esemplare (Meli). S1. Pollia Spade. Libassi, sp. (Murex). Murex fusulus, Brocchi (Meli). Un esemplare. (') Questo nuovo genere, di cui è tipo il Murex craticulatus del Broc- chi, è intermedio fra i Murex e i Fusus. Il canale chiuso, le coste lon- gitudinali varicose e increspate lo ravvicinano ai Murez, mentre la forma generale e il labbro lo avvicinano ai /usus (Buequoy et Dautzemberg. Moll. mar. du Roussillon, pag. 33). — 260 — 32. Pseudomurex lamellosus. (Jan) Phil., sp. (Fusus). Del Prete e Meli diversi esemplari. 35. Pseudomurex Benoiti. Tiberi, sp. (Murex). Due esemplari (Meli). 34. Cassidaria echinophora. Lin. sp. (Buccinum). Numerosi frammenti. 35. Nassa limata. Chemnitz, sp. (Buccinum). Var. paucicostata, Del Prete, n. var. Forma più piccola del tipo, a costole più grosse e in minor numero (13-15), qualche volta varicosa, di color biancastro. Una diecina di esemplari. 36. Nassa semistriata. Brocchi, sp. (Buccinum). Un esemplare-(Meli). 37. Nassa varicosa. Turton sp. (Tritonia). Un solo esemplare ma ben conservato. Sembra che alla maggior parte dei moderni autori sia passata inosservata una giusta osservazione del Sig. Wein- kauff, e cioè che già prima del Lamarck lo Schlotheim aveva dato il nome di pygmea ad una Nassa esotica (Muricites PYygmeus), e quindi è necessario ricorrere al nome di Tur- ton per la specie mediterranea, onde evitare un doppio nome ('). (} H. C. Weinkauff. Supplem. alle conch. del Medit., in Bull. Malac. ital. 1870, pag. 78. — 261 — 38. Pleurotoma similis. Biv. f. Brugnone, Monterosato (Enum. e sinon. pag. 44). 39. Pleurotoma gracilis. Montg. sp. (Murex). (P. suturale (Bronn) Phil.) Meli, un esemplare. 40. Raphitoma nuperrima. Tiberi, sp. (Pleurotoma). Di questa rara specie ho trovato due soli esemplari in discreto stato di conservazione. 41. Homotoma gibbera. Jeffreys, sp. (Defrancia). Monterosato (Enumer. e sinonimia pag. 47). 42. Erato laevis. Donovan, sp. ( Voluta). Un solo esemplare. 43. Ovula carnea. Poiret, sp. (Bulla). Non è rara questa specie fra i coralli di Sciacca, e per le dimensioni varia dagli 8 ai 14 mill. di lunghezza, onde vi sarebbe campo di fare una Var. minor per i piccoli esem- plari, per es. sotto i 10 mill. di lunghezza. Le proporzioni però si mantengono costanti sì nei piccoli come nei grandi esemplari. Il colore varia fra il roseo e il bianco giallastro. 44. Simnia nicgensis. Risso. Un solo esemplare di mill. 19. Questa specie è ben distinta dalla precedente per avere il labbro tagliente, carattere distintivo del genere Simnia. 45. Addisonia excentrica. Tiberi, sp. (Gadinia). Tre esemplari più piccoli e più depressi dell'esemplare — 262 — figurato dal Dott. Tiberi (Journ. de Conchyl. 1857, p. 37, Tav. II, f. 5-6). Molto probabilmente esemplari giovani. 46. Atlanta Lesueuri. Eyd. e Soul. (non d’Orbigny). Citata di questo mare dal Monterosato, (Enum. e sinon. p. 54, e Conch. della zona d. abissi, in Bull. soc. mal. it. 1880 p. 79). Riassumendo ora il lavoro del March. Di Monterosato e mio ecco quali specie risultano trovate finora nel mare co- ralligeno di Sciacca. Ho distinto con * quelle citate dal Monterosato, con { quelle del Prof. Meli, e con ! quelle trovate da me. ! 1. Terebratula vitrea, Born. (Anomia). Si LORI « affinis, Calcara. *! 38. Terebratulina :caput-serpentis, Lin. (Anomia). *! 4. Megerlia truncata, Lin. (Anomia). a . VAR. MONSTRUOSA, Scacchi Sp. ! i «- INFLATA, Del Prete. o. Platidia anomioides, Sc. e Phil. (Orthis). 0 < Davidsoni, Eud. Delong. (Morrisia). “ro < seminulum, Phil. (Terebratula). * 8. Crania turbinata, Poli (Anomia). * 9. Anomia aculeata, Montg. 10. Ostrea cochlear, Poli. Fb VAR. ALBINA, Monterosato. 1* 11. Spondylus Gussoni, O. G. Costa. 12. Pecten opercularis, Lin. (Ostrea). * ‘ VAR. AUDOUINII, Payr. sp. ! 15. Pecten inflexus, Poli (Ostrea). SII « commutatus, Monts. SAL LO DIE * 16. « sp. Monterosato. * * X* * o Ko Roe Ke Ko KE KE - Ko Kk Xkodk Mk ko d *° * * — 263 — . Pecten pes-felis, Lin. « inaquisculptus, 7dberi. . Lima Loscombi, G. B. Sow. . Limea nivea, (Ren.) Broc. (Ostrea). « —subauriculata, (Mtg.) Je/fr. (Pecten). « — subovata, Je/fr. (Lima). « —crassa, Forbes (Lima) . Avicula tarentina, Lamk. 5. Modiola phaseolina, P7&I. . Dacrydium hyalinum, Mnts. . Modiola marmorata, Forbes (Mytilus). . Crenella arenaria, H. Mart. ms. (Modiola). « pellucida, Je/fr. (Limopsis). . Nucula sulcata, Bronn. « nucleus, Linn. (Arca). « eegeensis, Forbes. . Lembulus commutatus, Ph. (Nucula). . Yoldia tenuis, Phil. (Nucula). « oblonga, Jeffr. (Leda). . Sicula tumidula, Monts. . Limopsis tenuis, Seguenza. . Pectunculus bimaculatus, Poli. . Arca tetragona, Poli. 40. 4l. 42. « Poli, Mayer. « .\lactea, Lin. « pulchella, Reeve. « scabra, Poli. «obliqua, Phil. « pectunculoides, Scacchi. . Lepton nitidum, Turton. . Neolepton sulcatulum, Je/fr. (Lepton). . Montacuta bidentata, Montg. (Mya). « substriata, Montg. (Ligula). . Kellia suborbicularis, Montg. (Mya). . Zoe pumila, S. Wood (Kellia). * * eee 0 OR 0 XX * * % * X* .- — * X* .- * «- % %* * * %*% % * — 264 — . Axinus flexuosus, Montg. (Tellina). « granulosus, Je/fr. « croulinensis, «Je/fr. « intermedius, Monts. « oblongus, Monts. « cycladius, S. Wood (Kellia). . Keliella miliaris, Phil. (Venus?) . Cardium papillosum, Poli. « minimum, Phil. . Cardita aculeata, Poli (Chama). . Cypricardia lithophagella, Lamk. « Guerini, Payr. (Bissomya). . Chama circinata, Monts. . Astarte fusca, Poli (Tellina). "« sulcata, Da Costa (Pectunculus). « triangularis, Montg. (Mactra). « bipartita, Phil. (Lucina?) . Circe minima, Montg. (Venus). . Venus casina, Lin. « Lletfossa; bop. « mediterranea, Tiberi (Cytherea). « ‘’ovata, Pennant. . Syndosmya longicallis, Scac. (Tellina). . Solecurtus antiquatus, Pulf. (Solen). . Poromya granulata, Nyst e West. (Corbula). . Neera rostrata, Spengl. (Mya). . Saxicava rugosa, Lin. (Mytilus). . Gastrochena dubia, Penn. (Mya). . Xylophaga dorsalis, Jonst. (Teredo). . Dentalium panormeum, Chenu. . Emarginula fissura, Linn. (Patella). « adriatica, O. G. Costa. . Fissurella dorsata, Monts. . Calyptrea chinensis, Linn. (Patella). Var. PotI, Scac, sp. i pn: e e e nen 86. 87. 88. 89. 90. 9l. 92. 93. 94. 95. 96. 97. 98. 99. 100. 101. 102. 103. 104. 105. 106. 107. 108. 109. 110. DIE 112. - 113. 114. — 265 — Trochus zizyphinus, Linn. Craspedotus Tinei, Calcara (Mondonta). Turritella communis, isso. Scalaria Celesti, Aradas. Natica millepunctata, Lamk. « hebraa, Martyn (Nerita). « — Alderi, Forbes. Chenopus pespelicani, Lin. (Strombus). Cerithiopsis diadema, Watson. Trophon muricatus, Montg. (Murex). VAR. MAJOR, Monts. Fusus rostratus, Olivi (Murex). VAR. CARINATA, Monts. « SUBCARINATA, Del Prete. « RARICOSTATA, Del Prete. Adriania craticulata, Brocchi (Murex). Fasciolaria lignaria, Linn. (Murex). Pollia Spada, Libassi (Murex). Pseudomurex lamellosus, (Jan) Phil. (Fusus). « Benoiti, Tiberi (Murex). Cassidaria echinophora, Lin. (Buccinum). Nassa limata, Chemn. (Buccinum). VAR. PAUCICOSTATA, Del Prete. Nassa semistriata, Broc. (Buccinum). « varicosa. T'urton (Tritonia). Pleurotoma similis, Biv. f. « gracilis, Montg. (Murex). Raphitoma nuperrima, Tiberi (Pleurotoma). Homotoma gibbera, Je/fr. (Defrancia). Erato leevis, Donov. (Voluta). Ovula carnea, Poîret (Bulla). VAR. MINOR, Del Prete. Simnia nicaensis, Risso. Addisonia excentrica, Tiberi (Gadinia). Atlanta Lesueuri, Eyd. e Soul. ETYTCYOVmu_ APPUNTI SULLE PALUDINACEE ITALIANE E SU DI ALCUNE DEL SISTEMA EUROPEO ESISTENTI NELLA COLLEZIONE DELLA SIG. MARCHESA PAULUCCI Non pretendo dare con questi appunti una monografia delle Paludinacee Italiane; il solo scopo di questo mio studio è di rendere pubbliche alcune osservazioni che ho avuto luogo di fare, nel dare ordine, nella collezione della Mar- chesa Paulucci, a questa variabile ed interessante famiglia di Molluschi. La Marchesa Paulucci, in rapporto di cambi con la mag- gior parte dei Malacologi italiani e stranieri, riunisce nella sua collezione numerose serie di tipi, avuti da distintissimi autori; e questi tipi sebbene ricevuti spesso sotto uno stesso nome specifico, il più delle volte hanno forme dissimili; mentre altre volte sotto nomi distinti havvi una identica forma. Mia cura principale sarà di ristabilire il più corret- tamente possibile tali denominazioni, e la loro sinonimia. La famiglia delle Paludinidae è rappresentata in Italia dai generi PALUDINA, ByTHINIA, AMNICOLA, BYTHINELLA, FRAUENFELDIA, BELGRANDIA, HYDROBIA e THERMHYDROBIA (E (‘) Avevo ereduto riconoscere in alcune piccole forme di Bythinia della Sicilia, il genere DicyRcipum, Letourneux, (in Locard, Catalogue, Genéral des Moll. viv. de France, pag. 224, 1882) ma un attento ed accu- rato esame dell’operculo di queste forme, mi ha convinto non avere esso il carattere assegnato a tal genere dal suo autore. aa cc. ti 6 seni è PARSO pali VIRNA PASTI ATO PETER INZIALE dra i II pra clali ha si Pri nt ari | o È | — 267 — Parecchi dei generi di questa famiglia sono basati su caratteri così artificiali ed incostanti, che difficilmente si possono circonscrivere con esattezza: ad esempio i generi BYrTHINELLA, FRAUENFELDIA e BELGRANDIA, sono fondati sopra caratteri di valore sì lieve, che danno continuamente appiglio ad apprezzamenti diversi. Paladilhe, (£#. mon. Pal., pag. 55, 1870) da una Bel- grandia Guranensis; Fagot, (Moll. du Pic du Gar, pag. 14, 1882) dice questa specie non appartenere al genere Bel- grandia, ma bensì alle Bythinella. Kobelt, (Cat. europ. Binnen conch., pag. 145, 1881) fa dell’Hydrobia Perrisi, Dupuy, una Frauenfeldia; Locard, (Catal. Général des Moll. de France, pag. 230, 1882) ne fa una Bythinella. Clessin, (Monog. des Gen. Belgrandia, in Malak. Blàt- ter, pag. 147, 1882) lascia la Belgrandia Bonelliana, ‘De Stefani, nello stesso genere; e mentre la Marchesa Paulucci, (Moll. fluv. inviati alla Esp. di Pesca în Berlino, 1880, pag. 200, n.° 47) ne fa un’ Ammricola, per la mancanza della varice che caratterizza la Belgrandia, io sarei disposto a considerarla come una Hydrobia s. str. Tale discordanza di apprezzamenti dimostra, come que- ste divisioni generiche sieno prive di caratteri, sia ana- tomici che testaceologici, costanti e bene definiti. Anco le Bythinella mal si separano dalle Ammnicola, poi- chè non so scorgere caratteri che dieno una sicura linea di demarcazione fra alcune forme di questi due generi; in- fatti sono da tutti accettate per Bythinella, la viridis, la turgidula, la utriculus, ecc. Quali sono i caratteri che di- vidono queste forme da quelle del genere Amnicola? Le Paludinacee sono largamente rappresentate in Italia; ma hannovi forme e generi assai circoscritti e localizzati (*). (') Questa distribuzione geografica è fatta dal materiale esistente nella collezione Paulucci. — 268 — Il genere PALUDINA è sparso in tutta l’Italia settentrio- nale e centrale: la sua stazione più meridionale che io co- nosca, è il canale Selcella, n&lle Paludi Pontine ('). Nel Nord trovansi due forme tipiche, P. vivipara e P. contecta; mentre al di quà degli Apennini havvene una sola, la P. contecta. Il genere ByTMnIA è diffuso in tutta l’Italia e nelle sue. isole. Il genere AMNICOLA è più speciale all’ Italia meridionale ed alle isole; nel centro comincia a farsi più scarso: del Nord poi non ne conosco che un unico esemplare, avuto dai Sigg. Villa, con la indicazione « Milano ». Il genere ByTHINELLA segue in senso inverso la distri- buzione delle Ammnicola: ben rappresentato al Nord ed anco nel centro, si fa raro al mezzogiorno, ed in Sicilia non co- nosco che la B. Doderleini, che lo rappresenti. Il genere FRAUENFELDIA è limitato al settentrione ed alla Liguria occidentale. Il genere HyDROBIA trovasi, ma scarsamente, nell'Italia centrale e meridionale. Il genere THERMHYDROBIA infine è nome indica, delle acque termali. Mi sia ora permesso osservare, che occorre essere molto cauti nell'accettare un nome per una data specie, benchè questa sia proveniente dalla sua stazione originaria. Ognuno sa come in una stessa località trovansi spesso riunite forme assai differenti fra loro, anzi è raro il caso di trovarvi una proprio, come il suo sola forma costante ed invariabile. Quando viene descritta una forma di una tal determinata stazione, ciò non impe- disce che in questa stessa si trovino delle forme che deb- dA (') Il Sig. Cav. I. Blanc, in lettera 26 Marzo 1883 alla Sig. Marchesa Paulucci, scrive: « Nelle perlustrazioni in queste regioni meridionali mai ebbi ad incontrarmi con Paludine; le stesse mancano si può dire, lungo la regione Mediterranea ed Adriatica; ignoro se esista nelle Ronin È ma non ricordo d’ averne vedute nel Museo di Bologna ». PITTI EA DTT II TTT TIA LE RL ONT Seria ep LAT IT SES — 269 — bono essere riportate ad altre già conosciute e descritte, anche di luoghi relativamente distanti. Prendendo per tipo di una specie tutti gli esemplari trovati in una data loca- lità, si possono generare confusioni inestricabili e si può essere condotti a fare delle riunioni inesatte: ad esempio, Charpentier ha imposto il nome di Lythinia Boissieri ad una forma che trovasi a Roma; Benoit, quello di B. Ana- pensis, ad una del fiume Anapo; ciò non vorrà significare che tutte le Bythinia di Roma sieno delle Boissieri, quelle dell’Anapo delle Anapensis. In Roma oltre la B. Boissieri, si trova una forma meno svelta, che ho denominata 2. Boîs- steri, Var. curta, e la B. Troscheli, Var. inflata. Nel fiu- me Anapo, le forme sono più numerose, ed oltre l’ Anapen- sîs, vi si trovano la Segestana, la Kicksii, la Boissieri, Var. curta, e la rubens. Sono stato indotto a fare questa osservazione da delle note scritte dal Sig. Clessin sopra alcune etichette della collezione Paulucci; su di un cartellino che accompagnava (in una comunicazione fattagli) quattro esemplari di Bythi- nia dell’Anapo, appartenenti a tre differenti forme, cioè Anapensis, Boissieri e Kicksii, esso scrive: « Byth. Bois- sieri, Charp. tutti questi quattro esemplari »; sopra ad al- tro che accompagnava degli esemplari di B. rubens, scrive: « Io non so separare le B. rubens e Boissieri, anco la B. Orsinii di Grecia le si avvicina tanto che è impossibile di separarla ». — Da cosa nasce questa incertezza e que- sta confusione di determinazione? Nasce dal non stabilire con precisione il tipo di una tal forma; e perchè spesso, da qualcuno, viene accettato per tipo la località piuttosto che la forma. Se si esaminano le figure date dal Kiister, (in Die Gattung Paludina ecc.) per rappresentare le Bythinia rubens, Boissieri e Orsinii, vi si scorge a colpo d’ occhio una tal differenza tra loro, che sembrerà impossibile il non doverle facilmente distinguere; e si potranno infatti distin- guere se si prende in ogni località la forma caratteristica -— 20 che ad ognuna di queste appartiene. È bensì vero ed indi- scutibile che si trovano delle forme intermedie le quali ser- vono a concatenare l’una all’ altra; ma a tutto bisogna dare un confine, e da nessuno potrà essere tacciato di negli- genza colui che riferisse una forma intermedia B, alla forma C, piuttosto che alla forma A. Sarebbe strana pretesa il volere trovare dei tipi caratteristici e ben determinati tra. loro in questa famiglia di Molluschi, quando gli stessi ge- neri vi sono mal definiti. Avanti di dar termine a questa introduzione spiegherò in due parole il sistema materiale di cui mi sono servito per la classificazione. Ho divise le forme di ogni località il più esattamente possibile; quindi incollati sopra dei carton- cini a fondo nero-lucido gli esemplari di forma identica in tre differenti posizioni, cioè veduti dal lato dell’ apertura, del dorso e di profilo ('); nella parte inferiore del carton- . cino, che è bianco, ho segnata la località, e da chi e con qual nome provenivano: ho scelti i tipi delle specie cono- sciute e descritte, ed intorno a questi ho raggruppate le forme affini; così mi è stato possibile poter seguire a colpo d'occhio i passaggi e le modificazioni da un tipo all’altro. Adottan- do questo sistema ho speranza di avere potute schivare alcune di quelle incoerenze che resultano spesso dal non potere abbracciare con lo sguardo l'insieme delle forme che compongono un gruppo od un genere. ” (') Ho adottato questo sistema per le forme relativamente piccole È cioè escluso il genere Paludina. Pe “ua has tei AO PPT i i a AL A PENSATI APT TIR ‘Amica iena — 2711 — Fam. PALUDINIDA, PARTE PRIMA. I. Gen. Paludina ('), Lamarck. P. vivipara. “ Helix vivipara, Linneo, Syst. nat. Ed. X, I, pag. 172, ni 4608; 1708. Nerita fasciata, Miiller, Verm. Mist. II, pag. 182, 1774. Cyclostoma achatinum, Draparnaud, Tabl. Moll., pag. 40, 1801. Paludina vivipara, Moquin-Tandon, Hist. Moll. France, II, pag. 535, pl. XL, fig. 25, 1855.. Vivipara fasciata, Bourguignat, Spicil. Malac. pag. 128; pl.. X, fig. 4, 1862. Il tipo di questa specie sembra poco sparso in Italia; nella collezione Paulucci è rappresentato da esemplari pro- venienti dal fiume Ticino presso Pavia, e dai contorni di Modena, cioè fuori la porta S. Agostino, Villa S. Caterina e di Brescello. Fra gli esemplari di Villa S. Caterina hav- vene uno privo di fascie e di una colorazione bianco-ver- dastra uniforme. Sono invece molto sparse ed abbondanti nei laghi e fiumi dell’ Italia del Nord delle varietà o forme di questo tipo, alcune delle quali sono state poste a rango (') Non vedo la ragione di preferire per questo genere il nome di Vivipara in luogo di PaLuDINA. Non potendosi adottare i nomi di Vevi- pare, Lamarck (1809), nè Viviparus, Montfort (1810) senza modificarne le desinenze; trovo più regolare di accettare il nome di PaLUDINA, Lamarek (1813); poichè il nome corretto in Vivipara resulterebbe posteriore a quel- lo di PALUDINA. - d72 — di specie. Queste forme prese isolatamente sono assai dif- ferenti l’ una dall'altra, ma con numeroso materiale le mo- dificazioni si seguono, e sono dGesì lievi ed insensibili che non si possono staccare dal tipo; perciò ho creduto più sa- vio consiglio farne delle varietà. P. vivipara, Var. Kobeltiana. Paludina fasciata, Kobelt, Cont. Ic. Rossm., V, tav. 139, fig. 1373, (1877. Esemplari che perfettamente si adattano alla figura ci- tata si trovano a Castelgoffredo, Prov. di Brescia (Tommasi); ed a Pavia (Pini). Esemplari più piccoli, ma che manten- gono la stessa forma, ed essi pure di Castelgoffredo, avevo pensato un momento poterli riferire alla Vivipara Isseli, Bourguignat ('); ma due diverse considerazioni mi hanno distolto da questa identificazione: 1.* il Sig. Bourguignat dice la sua V. Isseli, specialmente di Pisa; ma, per quanto è a mia conoscenza, come ho già detto nella introduzione, questo gruppo non è rappresentato al di quà degli Apen- nini: 2.° in generale il Sig. Bourguignat cita le figure della Continuazione al Rossmàssler per le sue nuove forme, 0 (8 almeno ne fa dei confronti, mentre non fa menzione della fig. 1373, parlando della V. Isseli; ciò mi ha indotto, piut- tosto che azzardare una falsa identificazione, a distinguere questa forma col nome di Var. Kobeltiana. Essa è intermedia fra il tipo e la Var. pyramidalis; è più grande ed a spira i più slanciata della prima; più rigonfia (specialmente nel- — l’ultimo giro) e meno svelta della seconda. Questa forma, oltre le sopra nominate località, trovasi È in Provincia di Udine (Pirona) e nel Modanese (Pantanelli). (') Recensement des Vivipara du Syst. Europ. pag. 28, 1880. RENEE Ge cu EMA 2 IOPODAI SITITA] meri I gii n" vizio, Mi el, LIALI rari ari co — 203 — P. vivipara Var. Rossmassleri. Paludina achatina, Var. pyramidalis, Rossmassler (non ; Jan) Icon., II, pag. 19, tav. 7, fig. 125, 1835. Vivipara fasciata, Var. Rossmdssleri, Bourguignat, Re- cens. des Vivipara du Syst. Europ. pag. 40, 1880. La figura citata da Rossmàssler (loc. cit.); interpetrata dal Sig. Bourguignat prima (') come una V. pyramidalis, poi (*) come una varietà della V. fasciata (P. vivipara), è secondo il mio debole parere, una forma di transizione fra la Var. pyramidalis e la Var. atra. Nella collezione Paulucci esisiono esemplari delle se- guenti località: laghi di Lugano, Como e Garda (*); dei con- torni di Pavia, del fiume Panaro nel Modanese e del fosso di Caltana nel Veneto. P. vivipara, Var. pyramidalis. Paludina pyramidalis, Cristoforis et Jan, Disp. Meth. pag. Ma i ai et — fasciata, Var. A, Kùster, Die Gatt. Paludina, ecc. pag. 8; tav. I, fig. 14,'1852. Vivipara pyramidalis, Bourguignat, Spicil. Malac. pag. 129, tav. X, fig. ‘3, 1862. (i) Spicil. Malac. pag. 129, 1862. (*) Ztecens. des Vivipara du Syst. Europ. pag. 40, 1880. (5) In una escursione fatta nel mese di luglio di quest’ anno ai la- ghi Maggiore e di Orta, insieme alla Sig. Marchesa Paulucci, abbiamo trovato in entrambi comunissima una Paludina che non saprei riferire che alla presente varietà: trovacisi pure mescolato qualche raro esem- plare di P. vivipara, tipo; tutte però sono talmente corrose che qualche volta, benchè 1’ animale sia vivo, il guscio è perforato. Bull. della Sec. Mal. It. Vol. IX. 18 — 274 — Questa forma trovasi sparsa in quasi tutta l’Italia su- periore; la località ove si mantiene più caratteristica è nel lago di Como; a Castelgofîredo, a Pavia e nel Modanese convive con la Var. Kobeltiana: in queste località le due forme si confondono, ed è difficile o per dire meglio im- possibile di separarle. Un esemplare ben caratterizzato ed in buono stato di conservazione, fu inviato alla Marchesa Paulucci dal Prof. Pegorari, che lo aveva trovato sulla spiaggia del mare a Chioggia. P. vivipara, Var. atra. Paludina atra, Cristoforis et Jan, Disp. Meth. pag. 7, n.° 3 et Mantissa pag. 3, n.° 26, 1832. _ fasciata, Var. Kiister, Die Gatt. Paludina, pag. ls.ctavy 4, He.;1, 1852. — atra, Kobelt, Cont. Icon. Rossmàssler, V, pag. 79, tav. 138, fig. 1379, 1380, 1877. Cristofori ed Jan devono avere fatta la descrizione di questa forma sopra un esemplare piccolissimo o giovane, poichè danno per dimensioni, altezza 9 linee, diametro 6 linee; ossia alt. 20, diam. 13 '/, mill.; mentre gli esemplari normali misurano, alt. 30, diam. 22, millimetri. Questa varietà è localizzata nel lago di Garda e con- torni, ed è caratteristica per il suo colore nero-rossastro uniforme e per la sua solidità; la forma si avvicina a quella del tipo, ma ha la spira più regolarmente acuminata. Que- sti caratteri, sia di colore, di solidità come di forma, si modificano e danno origine a delle mutazioni che ho di- stinte; quella di forma col nome di turrita, perchè la sua spira è più allungata, le suture più marcate quasi canali- culate, e l’ultimo giro meno rigonfio: la figura di Kùster, (loc. cit.), dà una idea di questa mutazione, ma non è suffi- cientemente turriculata: la mutazione turrita, si avvicina = di — molto alla Var. Rossmdssleri. Quella di colorazione l’ ho distinta col nome di zonata, poichè sebbene conservi la forma e la solidità del tipo, il colore è di un bigio-olivastro ed è ornata da 3 zone rosso-scure assai larghe. Nessuna delle figure citate ci dà la forma descritta da Cristofori e Jan; la sola figura 3 della tav. 7 della mono- grafia di Kiister, che rappresenta la Pal. subpurpurea, del- l'America del Nord, può, fatte le opportune riserve, rap- presentarla. CI P. contecta. Cyclostoma contectuim, Millet, Moll. Maine-et-Loire, pag. 5, 1813. | —_ viviparum, Draparnaud, Hist. Moll. France, pag. 34, tav. 1, fig. 16, 1805. Vivipara contecta, Bourguignat, Spicil. Malac. pag. 26 plat fio 2, 1362; Paludina — Reeve, British Moll. pag. 194, 1863. La P. contecta, sparsa in tutto il Nord e centro d' Italia, è variabilissima; le forme principali che sono state distin- te come varietà o come specie autonome, che si trovano fra noi, sono: MINOR ( Vivip. minutula, Verany, ap. Bourg.); INFLATA (Pal. inflata, Villa); OBESA (Vivip. brachya Bourguignat); TURRITA ( — carniolica, Bourguignat); COMMUNIS ( — communis, Bourguignat). Il tipo di questa specie è relativamente assai scarso; nel- la collezione Paulucci havvene rappresentanti del Modanese (Pantanelli); di Chioggia nel Veneto (Pegorari); in Toscana trovasi nei contorni di Firenze, padule di Monsummano, contorni di Pisa e Pietrasanta e lago di Massaciuccoli. Il ‘Sig. Ing. R. Meli inviò nel 1880 alla Marchesa Paulucci tre — 276 — esemplari di questa specie, da esso raccolti nel canale Sel- cella (Paludi Pontine); stazione più meridionale di questo genere in Italia. “ P. contecta, Var. minutula. Vivipara contecta, Var. minutula, Verany, ap. Bourgui- gnat, lecens. des Vivipara du Syst. Europ. pag. 9, 1880. Forma simile al tipo, ma di proporzioni assai ridotte e generalmente di una colorazione uniforme senza traccia di fascie.. i Questa varietà è rappresentata per la Toscana da esem- plari di Pisa, del padule di Fucecchio, di S. Nicolò e San Michele nel Pistoiese e di Novoli; di S. Anna sul Panaro nel Modanese; del torrente Liach nel Goriziano. P. contecta, Var. inflata. Paludina inflata, Villa, Disp. Syst. pag. 60, n.° 25, a 1841. — vivipara, Var. A, Kiister, Die Gatt. Palud. pag. 6,tav. dl, dig. 2, 9, 1902: Vivipara contecta, Var. inflata, Bourguignat, Spicil. Malac. pag. 127, tav. X, fig. 1, 1862. Paludina ampullacea, Reeve, (') Conch. Iconica, Vol. XIV, tav. III, fig. 12, 1862. La Var. inflata non è che una forma major della P. contecta: generalmente di un colore verde-oliva uniforme, senza traccia di fascie, qualche volta malleata, come è rap- (') Non Paludina ampullacea, Charpentier in Kiister, Die Gatt. Palu- dina ecc. pag. 19, tav. 4, fig. 2, 3; che è una specie di China, — 277 — presentata dal Kiister, (loc. cit.), fig. 2; la sua spira subisce non lievi modificazioni, alcune volte è assai elevata, in al- tre ottusa. Il Sig. Bourguignat, Zecens. des Vivipara, a pag. 8 scrive che le figure della monografia di Kister non pos- sono essere riportate alla V. contecta, ma bensì a certe forme danubiane. Non dirò nulla per le figure 1, 4, 6, 7, 8, 9, che non conosco, ma le figure 2, 3, rappresentano po- sitivamente la Pal. contecta, Var. inflata, di Lombardia; esemplari identici a queste figure esistono nella collezione Paulucci, ricevuti fino dal 1862 dai Sigg. fratelli Villa, col nome di P. inflata, del Comasco. Oltre la Lombardia, cioè: Comasco (Villa), Castelgoffredo (Tommasi) e Pavia (Pau- lucci e Caroti), questa stessa forma fu trovata dal Sig. Ing. Molteni nei fossi di Trevi nell’ Umbria. P. contecta, Var. brachya. Vivipara brachya, Letourneux ap. Bourguignat, Recens. des Vivipara du Syst. Europ. pag. 11, 1880. La Var. brachya è una forma a spira molto raccorciata e ad ultimo giro assai largo e rigonfio. È la più comune in Italia ed anco la più incostante: le sue modificazioni sono tali e tante che per ogni località e quasi per ogni indivi- duo bisognerebbe creare una denominazione particolare. Gli esemplari più caratteristici trovansi: lago di Pusiano (Pini), Ticino presso Pavia (Paulucci e Caroti), Chioggia (Pegorari), Monfalcone (Breindl), Viareggio (Del Prete). Esemplari più piccoli, a spira sempre assai bassa ma con l’ultimo giro meno largo e rigonfio, trovansi: lago di Cirknitz (Paulucci e Caroti), contorni di Modena (Panta- nelli), lago di Massaciuccoli, paduli di Fucecchio e di Mon- summano (Paulucci), dintorni di Pontedera (Cavanna). — 278 — P. contecta, Var. carniolica. Vivipara carniolica, Letourneux ap. Bourg. Recens. des Vivipara du Syst. Europ. pag. 9, 1880. Questa varietà è la forma turrita o piramidata della P. contecta. Al contrario della Var. brachya, questa si distin- gue per la spira allungata e per il suo regolare accresci- mento. Il Sig. Bourguignat, loc. cit. scrive: « Elle reste con- stante dans ses proportions (haut. 28, diam. 22 mill.) Sur cent echantillons pour le moins qui me sont passes par les mains, je n° ai remarqué aucune variation de forme et de taille ». Il 13 Agosto 1880, insieme alla Sig. Marchesa Paulucci, fui al lago di Cirknitz (stazione tipica della forma) ove si raccolsero parecchie centinaia di esemplari di Paludina; ora, fra questa massa di individui, esaminati accuratamente, disgrazia vuole che io trovi un solo ed unico campione che abbia le dimensioni assegnate dal Sig. Bourguignat. Questa forma, variabile come tutte le altre, sembra più speciale al Nord-Est d’Italia; trovasi rappresentata nella collezione Paulucci delle seguenti località; lago di Cirknitz, torrente Liach nel Goriziano e fossa di Caltana presso Ma- rano nel Veneto. P. contecta, Var. communis. Vivipara vulgaris, Dupuy (') Hist. Moll. France, pag. 337, : DIE ZI deo oe Paludina contecta, Moquin-Tandon, (non Millet) Hist. Moll. France, pag. 532, pl. 40, fig. 22, 1855. (1) Non Paludina vulgaris, Gray (1821), che deve riportarsi alla Pa- ludina (Helix) vivipara, Linneo, — 279 — Vivipara communis, Bourguignat, Recens. des Vivipara, du Syst. Europ. pag. 15, 1880. È a questa forma, secondo il Sig. Bourguignat, che deve riportarsi la Nerita vivipara, Muller ('); la fig. M, della tav. 5 di Gualtieri citato da questo autore, corrisponde bene con le figure di Dupuy e Moquin-Tandon. La Var. commu- nis, SÌ distingue per i suoi anfratti arrotondati, non pianeg- gianti verso la sutura; essa tende a collegare i due tipi, cioè la P. vivipara, alla P. contecta. Conosco questa forma delle seguenti località; contorni di Udine (Pirona), Brescello e Valle di Novi nel Modanese (Pantanelli), Paduli di Monsummano e Viareggio (Paulucci). GEN. Bythinia, Gray. Le specie e forme di questo genere sono in generale così mal definite e confuse, che prima di cominciare a trat- tare di ognuna in particolare, darò in prospetto i nomi di quelle che sono rappresentate in Italia, e che secondo il mio apprezzamento, meritano di essere distinte, sia «come specie, sia come varietà. B. TENTACULATA, Linneo, Bourg., Malac. Algérie, pl. 14, fig. 1-3. « «Var. veNTRICOSA, Menke, Drap. Hist. Moll. Fr. piEseniarez0: « « — Var. copia, Bourguignat, Spici. Malac., pl. 8, fig. 5-7. « « Var. PRobucTA, Menke, Drap. Hist. Moll. Fr. DIE fiat 19) « «Var. toRTA, Menke, Synop. meth. Moll. pag. 41. (') Verm. Hist., II, pag. 182, 1774. — 280 — B. PROXIMA, Frauenfeld, Paulucci, Fauna Malac. Sard. Di tav. 9, fig. D. ti « LEACHI, Sheppard, Forbes et Hanley, British Moll., | pl. 71, fig. 7-8. bi « « Var. IraLIca, Paulucci, Fauna Malac. Calab. È I tav. 9, fig. 4-6. hi « «Var. INFLATA, Hansen, Kiister, Die Gatt. Pa- | ludina, tav. 7, fig. 20-24. « RUBENS, Menke, Kister, Die Gatt. Paludina, tav. Gi 9, fig. 27-29. « «. Var. ANAPENSIS, Benoit, Nuovo Cat. Conch. i Sicilia, pag. 161. « BOISSIERI, - Charpentier, Kiister, Die Gatt. Paludina, tav. 7, fig. 30-32. « « Var. INTERMEDIA, Caroti. « « Var. Kicgsi, Nyst, Kiister, Die Gatt. Paludina, tav. 9, fig. 12-13. « « Var. CURTA, Caroti. « « Var. SEGESTANA, Benoit, IMlus. Sist. Sicilia, tav. io 25: « ORSINII, _Charpentier, Kiister, Die Gatt. Paludina, Mavi Rio. « « Var. TUMIDA, Caroti. « AMNICOLINA, Caroti. B. tentaculata. Helix tentaculata, Linneo, Sysf. Nat. Ed. X, pag. 774, Dt @E6, , L'IDS: Nerita jaculator, Miiller, Verm. Hist., II, pag. 185, no 372, 1774. DA Cyclostoma impurum, Draparnaud, Hist. Moll., pag. 36, 1805. Bythinia tentaculata, Bourguignat, Malac. Algérie, pag. 224, pl. XIV, fig. 1-3, 1864. — 281 — Specie mutabilissima nella forma e nelle dimensioni. Si trovano unite le forme più disparate; dalla più accorcita e rigonfia (B. codia, Bourguignat), si passa insensibilmente a quella più allungata e snella (var. producta, Menke); anco la colorazione cambia, dal bigio chiaro al rosso ferruginoso. La forma tipica trovasi sparsa in tutto il Nord ed il centro d’Italia ed anco in Sardegna. Trovo in Coutagne (') ed in Locard (?), notata una By- thinia Sebethina, Blanc, che dal suo nome specifico argui- sco debba essere italiana, cioè del fiume Sebeto presso Na- poli. Non ho veduti esemplari di questa località, in conse- guenza non posso giudicare se sia forma distinta o sem- plice modificazione di altra già conosciuta. La Bythinia Matritensis, Bourguignat (°), se realmente tale è l'esemplare inviato con questo nome alla Marchesa Paulucci dal Sig. Monjo-Monjo di Mahon (Baleari), con l’in- dicazione « Madrid », a parer mio non può essere consi- derata altrimenti che per una Byth. tentaculata. Le varietà principali di questa specie sono le seguenti. B. tentaculata, Var. ventricosa. Cyclostoma impurum, Var., Draparnaud, Hist. Moll. France, pl. 1, fig. 20, 1805. Paludina impura, a. ventricosa, Menke, Synopsiîs meth. Moll., pag. 41, 1830. Bythinia tentaculata, y ventricosa, Westerlund, Fauna Sueciae, pag. 460, 1873. n — Var. neapolitana, Blanc, în sched. 1881. (1) Faune Malac. bass. du Rhone, I, pag. 24, 1881. (®) Catalogue Genéral des Moll. de France, pag. 224, 1882, (?) Malacologie Algérie, pag. 359, 1864, — 282 — Questa è la forma più diffusa in Italia. Nella colleziene Paulucci havvene moltissimi individui provenienti dal set- tentrione, dal centro, dal mezzogiorno e dalle Isole di Si- cilia e Sardegna. B. tentaculata, Var. codia. Bythinia codia, Bourguignat, Spicil. Malac. pag. 136, * pl. VIII, fig. 5-7, 1862. —_ tentaculata, Var. codia, Paulucci, Specie raccolte dal Dr Cavanna, pag. 103, 1881. Questa varietà, descritta dal Sig. Bourguignat sopra esemplari di Pisa, trovasi abbastanza comune in tutta l’Ita- lia centrale: al settentrione e nel mezzogiorno si fa più scarsa, ma ovunque convive e si confonde col tipo e le altre varietà. Credo si debba riportare a questa forma, la varietà rappresentata nelle fig. 6-7 della tav. 8 del Kister (Die Gattung Paludina), che l’autore caratterizza a pag. 36, con la frase seguente: « festa ovata, spira brevi; late conica ». B. tentaculata, Var. producta. Paludina impura, b. producta, Menke, Synop. meth. Moll., pag. 41, 1850. — fentaculata, Kùster, Die Gatt. Paludina, pag. 36, nl Bythinia —. B producta, Moquin-Tandon, Mist. Natur. Moll. France, pag. 528, tav. 39, fig. 41, 1855. Le varietà codia e producta, sono le forme estreme del tipo fentaculata; la prima è corta, rigonfia, ed il suo ultimo anfratto forma la quasi totalità della conchiglia; la seconda è allungata, relativamente sottile, cresce con regolarità, e l’ultimo anfratto non occupa la metà della lunghezza totale. — 283 — La var. producia è assai comune nell'Italia settentrio- nale; nel centro trovasi alla Spezia (Tapparone-Canefri): non la conosco del mezzogiorno; nel 1879 la raccolsi in Sarde- gna nel Rio Sixerri presso Siliqua. B. tentaculata, Var. torta. Paludina impura, c. torta, Menke, Synop. meth. Moll. pag. 41, 1830. Non trovo, negli autori da me consultati, nessuna men- zione di questa forma; la quale sembrami meritare di es- sere distinta; forse è stata confusa con la varietà producta. Queste forme sono assai diverse tra loro; la Var. producta, come ho già detto, cresce regolarmente; mentre la Var. for- ta, segue un andamento regolare fino al penultimo giro, a questo punto si contorce, e l’ultimo anfratto scende subita- mente, il che dà alla conchiglia un’ apparenza Streptaxi- forme. Nella collezione Paulucci questa varietà è rappresentata da esemplari del fosso di Caltana nel Veneto; di Novoli, Poggio a Caiano e Vignole in Toscana; di San Germano e Caserta nel Napoletano. B. proxima. Bithynia proxima, Frauenfeld, Veber die Gatt. Bithynia, pag. 1149, 1862. Bythinia _ Paulucci, Fauna Malac. Sardegna, pag. I92s ta ved o ISS: Benchè questa specie abbia grandissima analogia con la B. tentaculuta, ho creduto più savio partito tenerla distinta. La spira acuminata e la convessità dell’ ultimo giro la ca- ratterizzano sufficientemente, — 284 — Abita il torrente Saluga presso Trento (Paulucci) Castel- goffredo (Tommasi), Lago di Cirknitz (Paulucci), Porto Mau- rizio (Gentile), e Chiavari (Blame). | Gli esemplari del Lago di Cirknitz sono più piccoli e con spira più allungata; essi hanno qualche analogia di forma con la 5. bogensis, Dubois, rappresentato alla tav. 7, fig. 1-2, del Kiister, l’apertura però è assai differente. B. Leachi. Paludina ventricosa, Gray, Med. Reposit. pag. 239, 1821 (senza descriz.) Turbo Leachii, Sheppard, Descr. Brith. Shells, in Trans. Linn. XIV, pag. 152, 1823. Traduz. Chenu, pag. 282, n.° 16, 1845. Bythinia — Forbes et Hanley, British Moll. Vol. 3, pag. 16, pl. LXXI, fie. 7-8, 1853. _ Leachi, Paulucci, Fauna Malac. Calabria, pag. 197, 1879. Il tipo di questa specie, identico ad esemplari di Deal (Kent) inviati dalla signora Fitz-Gerald, trovasi in Italia; canale Tibaldone nel Veneto (Spinelli), Forte dei Marmi e Stiava presso Viareggio (Paulucci). . Col nome di 5. ventricosa, Gray, o B. Leachi, Shep- pard, vengono generalmente riunite e confuse quasi tutte le Bythinia dell'Europa centrale, che non sono la 5. fen- taculata. È bensì vero che la B. Leachi, varia e si modi- fica sensibilmente; ciò nonostante credo che non si possano } considerare come assoluti sinonimi le B. Troscheli, Paasch, i e Byth. inflata, Hansén; forse da riguardarsi come buone varietà della B. Leachi, È: de — 285 — B. Leachi, Var. Italica. Bythinia Leachi, Var. Italica, Paulucci, Fauna Malac. Ca- labria, pag. 197, tav. IX, fig. 4-6, 1879. x La var. Italica, è molto incostante nelle dimensioni, e si possono stabilire le mutazioni seguenti: f. normale, alta 5 ‘4, diam. 4 ‘/, mill. (Paulucci loc. Giù, a). « major, doi fa 1 diam. 5 ‘4, mill. « maxima,