THE UNIVERSITY OF ILLINOIS LIBRARY 5&0.G SOB OTTO HARRASSOWtTZ BUCHHANOLUNG : LEIPZIG: ^ BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA ^nno 1893. FIRENZE, 1892. Firenze, Stabilimento Pellas, Via Jacopo da Diacceto, 10. 5o3 /6 f ^ BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA IV' RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI. Nella sua 3' Riunione generale la Società aveva deferito al Presi- dente r incarico di convocarla possibilmente nell' anno 1891 in una città delle provincie meridionali, e pertanto la 4* Riunione gene- rale ha luogo in Napoli alla metà di agosto 1891 , col seguente pro- gramma : Sabato 15 Agosto» — A ore 8 pom. conversazione serale. Domenica 16. — A ore 8 ant. adunanza privata ; a ore 2 pom. prima adunanza pubblica; a ore 11 pom. partenza pel Vesuvio. Lunedì 11. — Ritorno dal Vesuvio; ricerca di piante sulle anti- che lave. Martedì 18. — A ore 8 ant. seconda adunanza pubblica ; a ore 12 mer. partenza per Baia e visita di quelle antichità ; a ore 3 pom. ri- cerca di piante al Fusaro ; a ore 5 pom. partenza per Ischia. Mercoledì 19. — A ore 7 pom. ritorno a Napoli. Giovedì 20. — A ore 8 ant. terza adunanza pubblica; a ore 4' pom. visita all' Orto botanico. Venerdì 21. — A ore 9 ant. partenza per Capri. Sabato 22. — Partenza per Castellammare e Monte S. Angelo e ri- torno a Napoli. Domenica 23. — Riposo 6 gita * Fompei. Lunedì 24. — Partenza pel Matese. 750578 6 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI Le adunanza si tengono nei locali del R. Istituto tecnico in Tar- sia e del R. Istituto d' incoraggiamento delle Scienze, gentilmente concessi, e alla Riunione intervengono i Soci : Arcangeli prof. G., Pisa Balsamo prof. ¥., Napoli Biondi A., Firenze Borzi prof. A., Messina Carnei prof. T., Firenze Comes prof. 0., Portici De Rosa dott. F., Napoli Geromicca prof. M., Napoli Giordano prof. G. C, Napoli Jatta dott. A., Ruvo di Puglia Martelli U., Firenze Pasquale prof. F., Napoli Savastano prof. L., Portici Severino P., Napoli Sommier S., Firenze Tanfani dott. E., Firenze Terracciano dott. A., Roma Terracciano prof. N., Caserta. Si scusano per lettera di non assistere alla Riunione o si fanno rappresentare mediante procura i Soci: Sigg. Aiuti L., Baroni P., Baroni dott. E., Bastianini G., Bottini dott. A., Briosi prof. G., Caleri U., Della Ripa signora V., De Toni prof. G., Fantozzi P., Gi- belli prof. G., Goiran prof. A., Grilli C, Lojacono Poiero M., Massa- longo prof. C, Mori prof. A., Pasquale prof. G. A., Paulucci march." M., Piclii prof. P., Pirotta prof. R., Rossetti dott. C, Rostan 0., Sac- cardo prof. P. A. Assistono inoltre alle adunanze numerosi invitati e vi si fauno- rappresentare i più importanti sodalizi scientifici di Napoli. La sera del 15 agosto i Soci si riunivano in geniale ritrovo nei locali dell' Istituto tecnico a Tai'sia. Adunanza privata del 16 agosto 1891. Il Presidente Arcangeli apre V adunanza a ore 9 ant., ed invita il Segretario Carnei a leggere il verbale dell'adunanza privata te- nuta in Verona, che viene approvato. Il Socio Martelli propone che la Società mandi un saluto al Prof. Giov. Antonio Pasquale impedito dal suo stato di salute dal prender parte alla Riunione, ed i presenti approvano all'unanimità. Il Presidente rende quindi conto nei seguenti termini della ge- stione della Società : Egregi Consoci, Il nuovo Consiglio di Direzione della nostra Società, da voi nominato nelle elezioni del settembre decorso in Verona, fu con- vocato in Firenze il 28 del decembre 1890, per la trasmissione dei poteri e per le consegne, ciò ch'ebbe luogo in perfetta regola. RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI < Poco appresso uno dei Consiglieri, il chiaris.""^ prof. G-. Gibelli di Torino, dichiarando che le condizioni del suo domicilio non erano compatibili con l' esercizio delia sua carica, il Consiglio si trovò nella spiacevole necessità di considerarlo come dimis- sionario, e, valendosi dei poteri conferitigli dall'art. 7 dello Sta- tuto sociale, invitò il sig. Antonio Biondi ad occuparne il posto fino alla nuova Riunione generale. Il sig. A. Biondi avendo annuito all'appello del Consiglio, si procedette alla distribuzione degli uffici non elettivi, che, come già sapete, resultò nel modo che appresso : Martelli Ugolino, Archivista; Caruel prof. Teodoro, Segretario degli Atti; Tanfani dott. Enrico, Segretario del Bidlettino; Le- vier dott. Emilio, Segretario della Sede di Firenze ; Biondi An- tonio, Econo'iìio. Nella Riunione generale tenuta in Verona, la Società nostra, come ben ricorderete, deferì al suo Presidente la facoltà di con- vocarla neir anno corrente possibilmente in una città delle Pro- vincie meridionali, ed ove ciò non fosse stato possibile, delibe- rava di tenere la sua riunione nel 1892 in Genova. Il vostro nuovo Presidente, appena entrato in ufficio, ascriveva a suo principale dovere 1' associarsi al Consiglio direttivo, per soddisfare nel miglior modo possibile il desiderio espresso in quella Riunione. In seguito alle riunioni tenute in Firenze, in Roma ed in Verona, era ben giusto che la nostra bandiera ve- nisse portata nelle provincie meridionali, e la scelta non poteva esser dubbia. Nel momento in cui fu formulato in Verona quel voto, probabilmente Napoli era nella mente e nel cuore di tutti, e Napoli fu la preferita: né poteva essere altrimenti. Questa città meravigliosa, nel cui seno la vita si esplica con un' ener- gia veramente fenomenale, questo lembo di paradiso gettato sulle coste del Tirreno a sollievo dell'umanità, questa terra celebre per tante memorie, come quella che accolse le mortali spoglie del Principe dei poeti latini, che vide morire vittima della scienza uno dei più illustri naturalisti dell' antichità, che si largo tributo arrecò alle lettere, alle scienze ed alle arti, è pure terra classica pel botanico, che nella ricca e svariata ve- getazione di cui si adornano i suoi dintorni, il suo golfo incan- tevole e le isole che lo circondano, trova campo vastissimo e ben degno dei suoi studi e delle sue esplorazioni. 8 RIUNIOXE GENERALE IN NAPOLI Con mio sommo rammarico debbo ricordarvi, clie la nostra Società in questi ultimi tempi ha dovuto subire perdite gravi ed irreparabili. Nel periodo infatti di raen clie sei mesi la morte ci ha rapito tre dei nostri migliori soci, nelle persone del dottor Emilio Marcucci, del sig. Enrico Groves e del generale Vincenzo Ricasoli, r ultimo dei quali, già Vicepresidente della nostra So- cietà nel passato triennio, ci fu rapito nel mese di giugno ultimo scorso, mentre egli trovavasi al suo giardino sperimentale della Casa bianca a Portercole, tuttora sulla breccia all'età di 78 anni, in mezzo alle piante sue predilette. È ben vero che nel periodo trascorso dal settembre al momento attuale, 6 nuovi soci ven- nero iscritti nel nostro elenco: siccome però, oltre quelli ricor- dati di sopra, necessità volle che tre fossero radiati dal ruolo a forma dell' art. 25 dello Statuto, il numero totale di 131 resta invariato, qual'era all'epoca della Riunione di Verona. Quindi altro non resta che fare i più caldi voti, affinché un semestre cosi infelice e deplorevole mai più si ripeta nell' avvenire. Nella Riunione di Verona furono presentati ben 18 lavori in iscrìtto. Successivamente altri 38 ne sono stati presentati com- plessivamente dalle sedi di Firenze e di Roma, nelle loro adu- nanze dall' ottobre 1890 al giugno 1891, senza contare le comuni- cazioni verbali. Gli scritti e le comunicazioni conformi all' esigenze dell'art. 21 dello Statuto sono stati pubblicati nel Bulleitino, secondo il consueto, con la massima diligenza compatibile con tale genere di pubblicazioni, e pure in quest' anno, alla stampa dei lavori che non potevano comparire nel Bulleitino, ha sup- plito, come pel passato, la Direzione del Nuovo giornale ììotanico italiano. Varie erborazioni sono state fatte dal settembre decorso sotto gli auspicii della nostra Società. Una di queste ebbe luogo al M. Stivo presso Riva, subito dopo la nostra gita al Monte Baldo; altra fu fatta posteriormente al lago Sibolla e a Bientina; altra al M. Penna della Croce nelle Alpi Apuane, ed una quarta all'Isola dell' Elba. Grazie all' attività del nostro Archivista é stato già compilato e distribuito il Catalogo della Biblioteca sociale, ciò che gioverà non poco a renderne accessibili le ricche raccolte della Biblio- teca stessa. 11 numero totale delle opere ed opuscoli, che al- l' epoca dell' adunanza in Verona era di 1340, dovuti a 174 do- RIUNIONE GENERALE IN NAPOI-I 9 Qatori, 61 italiani e 113 esteri, si è accresciuto fino al di d' oggi di 550 opere ed opuscoli, dovuti a 71 donatori, 30 italiani e 41 stranieri. Dal 2 settembre 1890 a tutto il 16 agosto 1801 la gestione economica si compendia come appresso: Entrata. Resto di cassa L. 611.57 Da contribuzioni di Soci ...» 2315. 00 Da un Socio perpetuo » 150. 00 L. 3076.57 Uscita. Spese in occasione della Riunione generale a Verona L. 106. 00 Alla Direzione del Nuovo giornale botanico italiano in ordine all' art. 34 dello Statuto per resto e saldo del 1890 » 810.00 Alla suddetta come sopra per 1* rata 1891 ...» 500. 00 Spese di cancelleria, posta e simili » 408. 20 Per circolari per la Biblioteca, carte di riconosci- mento per la Riunione di Verona, biglietti per- sonali ecc » 189.00 Rimborso di spese alla Sede di Roma > 38. 70 Mance ad inservienti » 20. 00 Per alcuni mobili ed un bollo ......... 69. 00 L. 2140.90 Riassunto. Somme ad entrata L. 3076. 57 » ad uscita » 2140. 90 Residuo attivo L. 935.67 Del residuo attivo in lire 935. 67, lire 800 furono ultimamente depositate alla Cassa di Sconto di Firenze. Quindi il detto re- siduo, sommato alle lire 1675, depositate alla Cassa di Risparmio in. più tempi, dà la somma totale di L. 2610. 67, che aggiunta al 10 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI valore dei mobili e dei libri che la Società possiede, costituisce il suo capitale in essere. Il nuovo Consiglio di Direzione, che si tiene ben onorato di presentarsi a voi per la prima volta, sottopone alla vostra ap- provazione il suo operato e la sua gestione economica. Egli deve poi chiamarvi a deliberare circa la nuova Riunione generale. A forma inoltre di alcune proposte del Consiglio stesso, sarete chiamati a discutere §opra alcune modificazioni al nostro Statuto. Finalmente dovrete eleggere un nuovo Consigliere. ^oo^ Pel Consiglio di Direzione della Società 'botanica italiana G. Arcangeli pres. L' operato della Direzione viene approvato ad unanimità. Il prof. Balsamo prende la parola per ringraziare a nome dei Soci napoletani la Direzione per aver scelto Napoli a sede della Riunione. Aperta la discussione sul luogo e sul tempo della prossima Riu- nione generale vien fatta dal prof. Comes la proposta di confer- mare il voto emesso nella Riunione di Verona di riunirsi nel 1892 in Genova, e dietro proposta del medesimo, si delibera che la Riunione generale pel 1892 abbia luogo in Genova nell' autunno, dando man- dato di fiducia alla Direzione per le opportune pratiche e modalità. Si procede quindi alla discussione delle proposte di modificazione allo Statuto, e dopo vivace discussione le proposte del Consiglio di Direzione vengono approvate integralmente nei termini seguenti : Art. 5. — Essa (la Direzione) è costituita da un Consiglio com- posto di un Presidente, di « quattro » Vice-Presidenti Art. 34. — Per il « rimanente del » triennio 1891-93 la stampa e pubblicazione del Bullettino della Società vengono afiidate alla Di- rezione del Nuovo giornale botanico italiano, la quale s' impegna : l*» a pubblicarlo a sue spese « (salvo una corresponsione aanua di L. 150 per parte della Società), mensilmente e separatamente dai » fascicoli del Giornale « con impaginazione propria e con frontespi- zio e copertina speciali. » Il Giornale « continuerà ad essere pub- blicato nelle medesima condizioni che al presente ; » 2" a cedere alla Società, al prezzo ridotto di L. 10 per copia, tante copie del Gior- nale « e del Bullettino » quante ne saranno richieste per distribuirsi ai Soci ; 3" a somministrare senza spese ad ogni autore di comuni- cazioni inserite nel Bullettino 80 copie della propria comunicazione, RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 11 con l' impaginazione e numerazione del « Bullettino ; » più. altre 20 co- pie a disposizione dell' A.rchivista per cambi. Si decide di procedere all' elezione dei due nuovi Vicepresidenti in altra adunanza, e la seduta è tolta. Adunanza pubblica del 16 agosto 1891. Apre r adunanza il Presidente Arcangeli alle 2 '/^ pom. enume- rando i sodalizi che si sono fatti rappresentare alla Riunione. La E.. Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche difatti è rappre- sentata dai Soci professori Bassano e Piutti; il E,. Istituto d'Incorag- giamento dal Segretario prof. L. Palmieri; l'Accademia Pontoniana dal prof. S. Zinno ; la Società dei Naturalisti dal dott. S. Savastano Presidente, dal prof. Is. Sav. Monticelli Segretario, dai Soci U. Mi- lone, E. Tagliani e da altri membri pure consoci della Società bo- tanica. La Società Orticola dal dott. L. Savastano Presidente, dal dott. F. De Rosa Vicepresidente e da parecchi Soci. Il Presidente ricorda la perdita dolorosa fatta dalla Società nel volger del corrente anno nelle persone di tre valenti botanici : E. Mar- cucci, Enrico Groves e Vincenzo Ricasoli, e pronunzia le seguenti parole in ricordo del compianto Generale V. Ricasoli : CENNI NECROLOGICr SUL GENERALE VINCENZO RICASOLI. PER G. ARCANGELI. Delle alte benemerenze del generale Vincenzo Ricasoli, man- cato ai vivi il 20 giugno ultimo scorso, mentre egli trovavasi nella sua villa della Casa Bianca nel M. Argentario, già parlarono persone di me più autorevoli e più competenti, ond' è solo mio intendimento di tributare qui poche parole alla sua memoria, e dare sfogo al mio intenso dolore. Nato in Firenze il 13 febbraio 1814 dal barone Luigi Rica- soli e da Elisabetta Peruzzi, fino dalla prima sua gioventù egli mostrò singolare predilezione per le scienze naturali, ed in special modo per la botanica. Nei viaggi ch'egli intraprese fino dal 1831 in Italia ed all'estero, tuttora giovanissimo attendeva assidua- mente a raccogliere piante, e stringeva relazioni amichevoli con gli scienziati di vari paesi. Quantunque da primo i suoi studi fossero rivolti principalmente alle piante utili ed ornamen- tali, egli non tardò ad estendere le sue ricerche ad un orizzonte 12 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI più vasto. Già nel 1843 sì éfa costituito un erbario, il suo Her- Mrium RicasoUanicm, e lavorava assiduamente alla flora del M. Argentario e di altre parti della nostra Toscana, come ne fanno fede i duplicati, eh' egli distribuiva ai suoi corrispondenti, e che tanto spesso troviamo ricordati nelle principali flore della nostra penisola. Di sentimenti altamente patriottici, nella riscossa del 1848 lo vediamo arruolarsi fra i volontari toscani, e poco appresso, im- paziente di battersi contro gli Austriaci, lo vediamo nell'esercito piemontese in qualità di luogotenente aggregato al corpo di Stato Maggiore del Re Carlo Alberto prender parte alla battaglia di Novara. Ma ciò non basta. Ben apprezzando egli quanto inte- resse avesse per la nostra Italia, specialmente in quell'epoca, la questione d'Oriente, sempre desideroso di giovare alla patria sua, arruolatosi nell'esercito piemontese, egli combattè nel 1855 valorosamente in Crimea alla Torre di Malakoff ed alla Cernaja, e successivamente prese parte alle campagne del 1859, del 1860-61 e del 1866, in breve a tutte le campagne che condussero al ri- scatto della patria nostra. Né solo con le armi egli efficacemente contribuì al nostro risorgimento, ma pure con i suoi savi con- sigli, come lo attestano le frequenti lettere eh' egli scriveva al suo fratello Bettino, il celebre Barone di ferro, che tanta parte ebbe nelle vicende politiche della Toscana e dell'Italia nostra, ed i cui grandi meriti, a dir vero, non furono peranche adegua- tamente riconosciuti. Compita l'opera portentosa del risorgimento italiano, e sod- disfatto il suo principale desiderio, egli depose le armi, per de- dicarsi tutto agli studi suoi prediletti: e fu appunto nel 1868, che egli si accinse all' istituzione del suo Giardino Sperimentale della Casa Bianca nel M. Argentario, giardino che costituisce una delle principali meraviglie della nostra penisola. Tale opera fu da lui intrapresa nella convinzione di non potere riprendere gli studi suoi prediletti con quella energia con cui avrebbe de- siderato « Ma la passione per le piante, egli dice, non mi dava- « pace, ed andava cercando un' occupazione, che con queste « avesse attinenza, e che pur facesse servire il mio poco sapere « a qualche cosa d' utile per la scienza. Pensai allora a dedi- « care questi miei ultimi anni alla creazione dì un giardino « sperimentale, per giungere a conoscere la temperatura mi- RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 13 « nima alla quale possono vivere le specie che provenutilo da « climi molto più caldi, e che nel loro paese stanno in condi- « zioni diverse da quelle che possono trovare tra noi. » Quali difficoltà egli ebbe a superare in questa sua opera ben conoscono tutti coloro che visitarono quella località: ter- reno roccioso e ribelle alla cultura, deficienza di braccia occor- renti per lavori, mancanza assoluta di acqua. Eppure egli seppe tutte superarle, colla straordinaria sua attività e col suo ardore pressoché giovanile. Allorquando io ebbi la sorte di visitare quella località nel 1883, ne rimasi altamente sorpreso, né sapeva persuadermi del come egli avesse potuto trasformare una rozza e rocciosa pendice in un ameno giardino, ove parecchie centi- naia di piante delle regioni più svariate del mondo, intreccia- vano i loro rami. Ben mi ricordo con quanta squisita gentilezza egli mi facesse la descrizione di tutte le parti del giardino stesso, e delle piante che vi erano coltivate, e con quanta soddisfa- zione, nelle ore di riposo alla sera, mi mostrasse il catalogo da lui stesso compilato, ove era tenuto nota di tutte le più inte- ressanti particolarità, relative alle piante che formavano oggetto delle sue cure. Tutto era tenuto nell'ordine il più perfetto, e non esito affatto a confessare, che quei tre giorni, ch'io rimasi suo ospite, furono per me una vera e continuata lezione. Della sua grande passione per l'orticultura e per la botanica fanno pur fede i lavori da lui pubblicati. Allorquando nel 1876 fu istituito il Bullettino della R. Società Toscana d' Orticultura, egli vi prese parte attivissima, e numerosi sono gli articoli da lui pubblicati in quel periodico, eh' egli contribuì pure ad arric- chire di tavole, ed a fare giustamente apprezzare anche all'estero. Tra i lavori da lui pubblicati meritano di essere ricordati principal- mente l'interessante ed accurato elenco intitolato: Catalogo delle collezioni di piante coltivate nel giardino del harone Bettino Ricasoli presso al Pellegrino fuori la Barriera S. Gallo (Le Monnier, 1874); il resoconto di parte delle osservazioni fatte al M. Argentario, sotto il titolo di Otto anni di esperimenti di piante al M. Argentario, pubblicato nel citato periodico; lo scritto intitolato: Bell'utilità dei giardini di acclimazione e della na- turalizzazione delle piante, e le traduzioni delle monografìe delle Agave e delle Yucche del prof. Baker, tutti pure pubblicati nel Bullettino. 14 lllUNIONE GENERALE IN NAPOLI Né solo egli fu in alto grado benemerito dell' orticultura e della botanica, ma pure della agricoltura: essendoché egli riusci a trasformare un' insalubre ed inospitale estensione della pianura grossetana in una florida tenuta di dodici poderi, la tenuta di Gorarella, contribuendo cosi a migliorare grandemente le condi- zioni igieniche ed economiche dei coltivatori di quella regione, e mostrando chiaramente quanto sconsigliato sia sovente il pen- siero di quei coltivatori eh' emigrano in lontani paesi. « Il mio « più vivo desiderio, egli dice nella sua relazione al Ministero « d' Agricoltura, si é che il mio esperimento induca la convin- « zione che in Italia abbiamo tesori inesplorati da far valere, « ai quali si possono volgere quelle migliaia di braccia, che « vanno fuori a cercare un lavoro incerto e micidiale, e mercè « le quali si può risanare e render feconda dì una grande ric- « chezza nazionale quella vasta estensione di terra chiamata « con ragione da un egregio Ministro la vera Italia irredenta. » Allorquando la R. Società Toscana di Orticultura si fece ini- ziatrice degli studi sulla convenienza d' istituire in Italia una Società botanica, egli fu chiamato a far parte della Commissone incaricata di effettuare tali studi, e fu ben lieto di prender parte alla fondazione di questo nostro Sodalizio, nel quale a buon diritto gli fu affidata la carica di Vicepresidente. Tutti noi ri- cordiamo con quanto interesse egli abbia preso parte fin da principio alle nostre adunanze nella sede di Firenze, e pure nelle riunioni generali di Firenze e di Roma. La sua passione per le piante e pei fiori era veramente meravigliosa, e sembrava andasse accrescendosi con l' età. Tutto occupato nella cultura e nello studio delle sue piante, ed in relazione continua con nu- merosi corrispondenti di tutte le parti del globo, era altrettanto generoso nell' offrire altrui, quanto lieto nel ricevere. Ben ri- cordo con quanta gentilezza egli mi abbia più volte favorito piante rare e preziose delle sue collezioni pel nostro Giardino botanico. Io ben ricordo com' egli fosse felice, all' epoca della prima riunione generale in Firenze, per aver ricevuto dall'estero varie bellissime cicadacee, e con quanta premura egli stesso mi conducesse a vederle nel giardino Mercatelli, ov' erano state provvisoriamente collocate. Ben mi ricordo con quanta insistenza m' invitasse a recarmi di nuovo alla Casa Bianca, e cohie mi ripetesse più e più volte l' invito 1' anno seguente, nella riu- RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 15 nione generale a Roma, e persino pochi giorni avanti la sua morte. La mattina dell' 11 giugno decorso mi perveniva una cartolina con queste parole: « Carissimo Professore, « Sono qui da qualche settimana ammalato di catarro di sto- « maco, e mi ci tratterrò ancora qualche giorno. S' Ella potesse « farci una visita io Le ne sarei gratissimo. « Accolga i sensi della mia considerazione, e mi abbia per suo « Affezionat.™" Amico V. R. « Gli occhi m' impediscono di scrivere, e si va ogni giorno « peggio. » Infatti la cartolina non era di suo carattere. Nel leggere queste poche righe mi sentii stringere il cuore da un triste presentimento. Le mie occupazioni non mi permet- tevano di assentarmi, ed era con mio sommo dispiacere nell'im- possibilità di soddisfare quel desiderio tante volte ripetuto. Ri- sposi immediatamente ringraziandolo, e dicendo che nel momento non mi era possibile appagare quel desiderio e eh' ero con mio dispiacere costretto a differire quella gita: aggiungevo pure alcune parole di conforto relativamente alla sua salute. Circa undici giorni dopo mi giunse l' annunzio della grande sciagura. Pur troppo il mio presentimento si era avverato! Il maestro e l'amico nostro ci aveva lasciati per sempre. L' anima sua grande e generosa, e l' amore eh' egli aveva per le piante si riflettono pure nel suo testamento, eh' egli stesso vergò di suo pugno, il di P marzo di quest' anno, sentendosi ap- pressare la morte. Egli raccomanda il suo giardino della Casa Bianca ad utilità della scienza e splendore del paese, provvede largamente a varie opere pie, e vuole che si facciano elemosine ai poveri della sua parrocchia, ricorda affettuosamente i parenti e gli amici, e finalmente lascia il suo Erbario, compresi i dupli- cati di piante secche, al R. Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze, onde faccia parte dell' Erbario centrale italiano. Né certamente poteva far di meglio. 16 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI Non ostante la sua modestia veramente esemplare, d'onori- ficenze, di cariche e d' uffici ebbe ad esuberanza. Egli fu nomi- nato Cavaliere dell' Ordine di S. Stefano di Toscana, Cavaliere e poi Commendatore dell' Ordine illustre dei Santi Maurizio e Laz- zaro, Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia, Commendatore dell' Ordine della Corona d'Italia; occupò gradi elevati nella mi- lizia, e nel 1873 fu nominato Maggior generale. Uscito dall'eser- cito fu nominato dal Ministero della Guerra Ispettore dei de- positi per l'allevamento dei cavalli. Fece parte dell'Assemblea Toscana nell'agosto 1859, fu Deputato nella VII ed Vili legisla- tura, nel 1881 fu nominato Senatore, e fece parte di varii con- sigli e di numerose amministrazioni pubbliche e private. Gravissima è stata certamente la perdita del Generale per l'Italia nostra e per la scienza, e gravissima pure per questa nostra Società, che in lui ammirava una delle più nobili e splen- dide individualità, uno dei più bei modelli, uno dei principali suoi sostegni. Ma poiché non é in nostro potere il riparare a tanto infortunio, né all' uomo é dato invertire le supreme leggi della Natura, auguriamoci almeno che la memoria dell'Illustre Uomo valga a sempre meglio consolidare i vincoli e le basi di questo nostro giovane Sodalizio, eh' essa possa guidarci nel dif- ficile cammino della vita e della scienza, e eh' essa possa giun- gere pui'a ed inalterata alle più remote generazioni. Prende quindi la parola il Sacio Jatta il quale presenta un lavoro dal titolo : Materiale per wji censimento generale dei licheni italiani : diviso in tre capitoli cioè : 1° Considerazioni generali sulV habitat dei licheni in Italia; 2° Bibliografia; 3° Omeolicheni. Superando questo lavoro per la sua mol« i limiti prescritti dallo Statuto, comparirà nel corpo del Giornale. Il Socio BoRzi riferisce intorno 31\q Anomalie di struttura del fxLsto di Phaseolus Caracalla. Egli premette alcune notizie intorno a' ca- ratteri dei tessuti primari del caule di quella liana, facendo rile- vare come nulla di anormale detti tessuti presentino. Al momento in cui comincia la costituzione dei tessuti secondari il cambio ma- nifesta la sua attività generando in tutto il circuito del cilindro assile e in via centrifuga delle serie radiali di cellule legnose, e che neir insieme costituiscono una spessa guaina midollare. Indi procede regolarmente la formazione di floema e di silema secondario. Que- st' ultimo tessuto offre un' importanza del tutto eccezionale. Manca costantemente di tracheidi e di vere fibre legnose. Queste sono rap- RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 17 presentate da scarsi gruppetti di fibre d'indole floemica, cioè a pa- rete non lignificata e che i reattivi jodici manifestano costituita di pura cellulosa. Il parenchima del silema secondario è in grandissima prevalenza sugli altri tessuti ; difterenziato in raggi o no, di raro i suoi elementi lignificano la propria parete passando allo stato per- manente, mentre la più parte di essi persiste in condizioni cambiali. I pochi elementi di parenchima silemico a parete lignificata for- mano intorno ai grossi vasi areolati degli irregolari rivestimenti : ne derivano veri isolotti aventi al centro pochi vasi areolati e cir- condati dai detti elementi legnosi. L'abbondante parenchima a ele- menti cambiformi che separa siffatte aree è sede di nxiove forma- zioni d'indole perciò terziaria, per le quali il fusto, a partire dal secondo anno, acquista una struttura affatto anomala. I tessuti ter- ziari generati assumono di buon' ora i caratteri di floema : si for- mano, cioè, esclusivamente dei fascetti di libro terziario. Essi svol- gonsi tanto in seno al floema secondario quanto all' interno del legno secondario. Presso quest'ultimo tessuto essi fascetti sono più frequenti, in quanto che molti prendono origine dal parenchima dei raggi midollari, e altri qua e là all' interno della restante regione xilemica. Soltanto in seno al libro secondario i fascetti di floema terziario si svolgono all' interno delle estreme terminazioni dei raggi midollari. L' ordine di comparsa dei fascetti tanto nel libro quanto nel legno secondario è quello stesso che regola l'accrescimento di questi due ultimi tessuti. Durante la genesi di libro terziario il cam- bio conserva inalterata la sua attività, producendo, cioè nuovi strati di legno e di libro secondario di cui la struttura viene tosto alterata per frapposizione di nuovi elementi di floema terziario. Il caso di anomalia descritto non trova, secondo il BoRzi, alcun riscontro presso i fusti di altre Leguminose, tali: Bauhinia (Crùger, De Bary), Rlnjnchosia phaseoloides (Crùger), Wistaria sinensis (Le- CLERC BU Sablon), Miicuna sp. (Fritz Mùller), Pueraria Thunher- giana (A vetta) e Ahrus precatorms (Wakker). In tutti questi casi l'anomalia consiste nella produzione di tessuti d' indole terziaria per attività di una o di più zone generatrici soprannumerarie le quali prendono origine al di fuori di quella normale, ordinariamente in seno al libro secondario. Se però, come nella Bauhinia, anche il silema secondario è in grado di prender parte alla formazione di fa- scetti terziari, questi sono normalmente e contemporaneamente costituiti di libro e legno e non di solo floema come si osserva nel Phaseolus Caracalìa. Dai dati esposti risulterebbe che nella costituzione dei fusti di questa pianta entrano quindi in massima prevalenza degli elementi d' indole floemica ; per la quale circostanza i fusti medesimi diven- tano in sommo grado pieghevoli ed elastici. Btiìh della Soc. bot. Hai. 18 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI Il Vicepresidente Sommier comunica il seguente CENNO SUI RESULTATI BOTANICI DI UN VIAGGIO NEL CAUCASO. PER S. SOMMIER. Per scusarmi, in qualche modo, di non essere intervenuto alla Riunione generale della nostra Società 1' anno scorso, darò oggi un breve cenno del viaggio nel quale il nostro collega dottor E. Levier ed io eravamo appunto allora impegnati, e l' indica- zione sommaria dei risultati botanici di quel viaggio. Partiti il 28, maggio da Livorno, sbarcavamo il 15 giugno a Batum, presso i confini fra i possedimenti russi e turchi sul Mar Nero. Strada facendo avevamo messo a profitto, per fare raccolte botaniche, le nostre fermate in Sicilia, a Atene, a Co- stantinopoli e a Trebisonda, trovando già presso quest' ultima città alcune piante caratteristiche del Caucaso, fra cui VAbies orientalis che aveva per me un interesse speciale. Vedevo que- st' abeto nella località classica da dove lo descrisse per la prima volta il Tournefort, e potevo convincermi quanto esso sia di- verso di2L\VAlnes obovata col quale è stato confuso dal Ledebour, e che ben conoscevo per avervi lungamente viaggiato sotto in Siberia. Potevo accertarmi pure coi proprii occhi dell'altro er- rore di Ledebour, il quale asserisce che VAMes orientalis ha i coni eretti, mentre li J^a penduli al pari deW Abies obovata e del nostro abeto rosso. Da Batum, dove imparammo a conoscere la esuberante vege- tazione littoranea della Colchide, facemmo una escursione di cinque giorni nelle montagne dell' Anticaucaso, risalendo la valle dell' Agiari-Tzkhali, or non è guari appartenente al Lasistan turco. Traversando la zona di maestose foreste di Abies Nord- inanniana e di Abies orientalis, sotto le quali erano ancora in fiore due degli ornamenti della flora caucasiana, il Rhodoclen- dron ponticum e il E. flammi, si giungeva fino ai pascoli al- pini che stavano allora smaltandosi di fiori a contatto delle nevi che ancora in parte li cuoprivano. Dopo fermate prolungate a Tiflis, a Borgjom (luogo classico per le raccolte di Radde) e a Kutais, fermate necessarie per compiere i preparativi di viaggio e per ottenere permessi e RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 19 coiTimendatizie dalle autorità, ma non inutili per le nostre rac- colte che vi si aumentarono considerevolmente, il 23 luglio ci dirigevamo verso la catena centrale del Caucaso. Risalendo il Rion (il Phase dei Greci), traversando dalla valle di questo fiume a quella dello Tzkhenis-Tzkhali (l'antico Hippus), giun- gemmo a Tzagheri, sui confini della Svanezia. Qui ci convenne -caricare sopra cavalli le nostre suppellettili, poiché neppure i piccoli carri mingreli, tirati da bovi, che ci avevano accompa- gnati fin li, possono penetrare nella Svanezia, vergine fino adesso di qualunque contatto di ruote. Il 1° agosto facciamo l'ascensione del monte Tetenar, sulla sinistra dello Tzkhenis-Tzkhali, dove certo non è stato mai alcun botanico, e da dove riportiamo una ricchissima messe di piante (170 specie in più di 500 porzioni d'erbario). Il 3 e 4 agosto accampiamo sul Latpari, passo alpino che se- para la valle dello Tzkhenis-Tzkhali da quella dell' Ingur, sa- lendo a circa 3000 metri sopra una delle cime sovrastanti. Vicino al passo (circa 2800""), vi sono ancora molte chiazze di neve, ed il Rhodoclenclron catocasicum, che vi forma una zona di fitta boscaglia, è in pieno fiore. Il 5 discendiamo a Kalà, uno dei più alti villaggi della Svanezia libera (circa 1800"), presso al limite della vegetazione arborea, segnato qui dagli abeti. Di là facciamo una gita fino ad una cre- sta rocciosa che sovrasta ai ghiacciai maestosi che scendono dal Djanga e dal Tetnuld, e poi, seguendo l' Ingur e il suo principale atfluente, la Mulkhra, traversiamo tutta la parte abitata della Svanezia libera fino a Ciubikhevi, dove, il 17 agosto, lasciamo l'ultimo villaggio e l'ultima particella di terreno coltivato. Colla scorta di 7 bestie da soma, di 6 Svaneti e di un inter- prete Letschkumese, c'inoltriamo in paese deserto, seguendo un sentiero appena abbozzato e spesso introvabile, dormendo sotto la tenda e mangiando le provviste che ci portiamo dietro, cui si aggiungono gì' incerti della caccia. Traversiamo cosi i valichi alpini che separano la Nakra dalla Nenskra, e questa dal Seken, passando dalla Svanezia all'Abkhasia. I nostri accampamenti sono ora sotto gli alberi secolari, nel folto della foresta, dimora dei lupi, degli orsi e dei cinghiali di cui ogni giorno vediamo le traccie, ora sui pascoli alpini, nel dominio degli stambecchi e dei mufloni. 20 RIUJìIONE GENERALE IN NAPOLI Dopo avere corso il rischio di perdere uno dei nostri muli, travolto dalle acque impetuose del Seken, e dopo avere guadato non senza pericolo l'altro ramo del Kodor, il Kliutsch, risaliamo quest' ultimo fiume fino al Klukhor, uno dei gioghi per i quali si passa dal versante asiatico a quello europeo. Là ci fermiamo quattro giorni per esplorare alcune delle cime vicine (fino a 3000"") e per visitare un altro passo, il Nakhar (2900*"), noto per le descrizioni -del Radde. Il 30 agosto attraversiamo il Klukhor (2800"), camminando per buon tratto con le nostre bestie sopra nèvès e ghiacciai dove non avremmo mai creduto che po- tessero trovare appiglio gli zoccoli di un solipede; e del resto qualche scheletro scarnito che giace sul ghiacciaio ci prova che l'impresa non riesce sempre fortunata. Scendiamo in Europa seguendo il corso della Tieberda, affluente del Kuban, lungo la quale, il 2 settembre, rivediamo per la prima volta delle terre coltivate, sedici giorni dopo avere lasciato le ultime in Svanezia. Dalla Tieberda passiamo nella valle del Dout, altro affluente del Kuban, varcando un colle di 2800™, da dove abbiamo una veduta splendida sulla doppia cima nevosa del gigante cauca- siano l'Elbruz. Salendo fino a circa 3000"" sui monti che do- minano questo colle, facciamo, nonostante la stagione avanzata, una delle più ricche raccolte di tutto il viaggio, in fatto di piante endemiche del Caucaso. Passato un secondo colle alpino^ scendiamo in paese Karaciai ad Utschkulan, villaggio situato al confluente del Kuban e del Nakhar. Di là, risalendo il torrente Kiikùrtli, andiamo ad accampare al piede dell'Elbruz, a 2300", altezza fin dove giunge il Pinus sylvestrìs che colà è l' ultimo albero. Il 10 settembre, scegliendo il terreno scoperto fra i ghiacciai, e' inerpichiamo sui fianchi dell' Elbruz (o Minghi-tau, come là si chiama), fra le roccie granitiche, i blocchi vulcanici e il la- pillo, fino a circa 3800", alla quale altezza troviamo ancora po- che fanerogame in fiore, e dove rupi verticali e ghiaccio ci sbarrano la via. Ma oramai la stagione era avanzata, e per questo ponemmo fine al nostro viaggio pedestre che era durato per ben 600 chi- lometri, durante i quali ci eravamo mantenuti per lo più ad al- tezze varianti fra 1000 e 3000 metri, facendo osservazioni ba- rometriche continue, e prendendo ricordi fotografici. RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 21 Da Utschkulan, scendendo il Kuban, traversando coi veicoli del paese le steppe dei Kabardini e dei Cosacchi, raccogliendo più poco in quelle pianure bruciate dal sole, raggiungemmo a Nevino-Mui- skaia la ferrovia che ci portò a Vladikavkaz, da dove riattra- versammo la catena sulla strada maestra oramai coperta di neve. Ripassando per Tiflis e Kutais tornavamo a Batura e ci imbarcavamo per Odessa il 30 settembre, dopo un soggiorno di tre mesi e mezzo nel Caucaso. Vi ho così tracciato a grandi tratti il nostro itinerario, re- sistendo alla tentazione di darvi nomi di piante che mi sarebbe venuto fatto di citare ad ogni momento. Ma nominandone alcune mi sarebbe sembrato di essere ingiusto per tante altre, ed inoltre avrei corso rischio di dilungarmi troppo. Del resto contiamo di pubblicare in extenso i risultati botanici del viaggio, quando sarà ultimato lo studio delle nostre collezioni. Per ora mi contenterò di citarvi alcune cifre che possono dare una idea della loro ricchezza. In complesso, fra fanerogame e crittogame, le nostre colle- zioni, del Caucaso soltanto, sommano a più di 10,000 porzioni d'er- bario. Esse si spartiscono in 85 gite, o località diverse. I numeri di fanerogame sono 3003, di crittogame vascolari 50, di critto- game cellulari 914. Le famiglie che hanno fornito più numeri sono le 13 seguenti, che insieme rappresentano il 61.44 % dei numeri raccolti: Numeri Composte . . . 427 14. 23 X dei nu Rosace (sensu lato] 186 6.20 » » Cariofillee. . . . 172 5. 73 » » (Graminacee . . . 162 5.60 » » Labiate 136 4.53 » » Papilionacee . . . 136 4.53 » » Scrofulariacee . 133 4.43 » » Ombrellifere . . 120 4.00 » » Croci fere . . . 100 3.33 » » Ranuriculacee . 97 3.23 » » Campanulacee. . . 09 2.30 » » Borraginee . . 69 2.30 » » Geraniacee . . 31 1.03 » » dei num. delle fanerogame. 61. 44 "/„ dei num. delle fanerogame. 22 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI Sono obbligato di parlare di numeri anziché di specie, perché lo studio di molti generi é ancora appena abbozzato. E certo che le specie in molti casi non saranno nella proporzione dei numeri, specialmente in certi generi che per la loro ricchezza di specie e per il loro polimorfismo attiravano specialmente la nostra attenzione, come i generi Astragahis, Potentina, Rosa, Cerastium, Alsine, Geranium, Ranunculus, Campanula, Se- necio, Centaurea, Cirsìum. Ne verrà di conseguenza che le fa- miglie, ordinate per la loro ricchezza di specie, non corrispon- deranno perfettamente col quadro sopra esposto. Le composte, che da sé sole contano 60 generi, conserveranno però sempre di gran lunga il primato. Il genere Potentina é già stato studiato dai signori Siegfried e Keller, e contiene varie specie nuove. Nel genere Rosa comunicato al prof. Crépin, questi ha distinto una nuova specie col nome di Rosa Svanetica. Le epatiche (119 numeri) vengono adesso studiate dal si- gnor Stephani; i muschi frondosi (655 numeri) dal signor Bro- therus. Da una comunicazione preliminare del sig. Brotherus sap- piamo che 620 dei numeri di muschi finora studiati rappresen- tano 204 specie, cioè più della metà delle specie note del Caucaso. Venticinque specie sono nuove per la briologia Caucasiana. L'aver riportato da una rapida traversata in una parte del solo Caucaso occidentale più della metà delle specie note di tutta la catena, prova che il Caucaso, per rapporto alla sua grande estensione, ha una flora briologica poco variata; e prova pure con quanto zelo si sia dedicato alla raccolta dei muschi il mio compagno dott. Levier, al quale tale raccolta era particolarmente de- voluta. Abbiamo inoltre distribuito più di 800 cartine di semi a vari orti botanici e stabilimenti orticoli. Permettetemi ancora di riassumere in poche parole l'aspetto generale della vegetazione nelle parti del Caucaso occidentale da noi percorse. I. La eegione littorale della Colchide, dotata di un clima caldo e piovoso, è caratterizzata da una vegetazione di straor- dinaria esuberanza. È però poverissima di piante erbacee e di suffrutici, che sembrano soffocati dalla ricca vegetazione di KlUNIOME GENERALE IN NAPOLI 2'à grandi alberi e di arbusti e dalla Pieris aquilina che invade con rapidità straordinaria tutti i luoghi diboscati ed i campi abbandonati, scacciando quasi 0!^ni altra pianta. Là si trovano, allo stato selvatico, molti degli alberi da frutto dell'Europa media, che portano frutti mangiabili, talvolta — il ciliegio per esempio — eccellenti. Se tutti questi alberi vi siano indigeni, o se siano i discendenti di antiche colture in un paese che a varie epeche ebbe una florida civiltà, è difficile il dire. Vedendoli in mezzo a foreste ora vergini, verrebbe fatto di considerarli come autoctoni ; ma un caso ci fece nascere dei dubbi sulla va- lidità di questa prova. Nell'alta valle del Seken, a molte diecine di miglia da qualunque abitazione umana, trovammo inopinata- mente in mezzo alla foresta di quercie, di faggi e di abeti, vari di questi alberi in un'area circoscritta, dove, guardando con at- tenzione, si vedeva che vi era stata una colonia umana, rivelata fra altri indizi da qualche spiga di cereale nata da sé. Doveva essere stata la dimora di Abkasi, che hanno emigrato in massa dal paese soltanto dopo compiuta la conquista russa, cioè da pochi decenni. Già adesso è quasi scomparsa ogni traccia da cui si possa arguire che quel luogo fu coltivato; pochi decenni ancora, e la fo- resta avrà là, come tutto intorno, un aspetto di perfetta vergi- nità, ma gli alberi da frutto vi saranno sempre. Un altro fatto è venuto a confermare i nostri dubbi, ed é stato il vedere una pianta di introduzione relativamente recente, la Phytolacca de- candra, nei luoghi più selvatici, lontana da ogni abitazione, là dove non si sarebbe esitato a dichiararla pianta indigena. Le piante del piano e dei colli littorali della Colchide sono fatte per rovesciare tutte le nostre idee di zone di vegetazione. Li il faggio, a pochi passi dal mare, innalza al cielo dei tronchi di 5 metri di circonferenza. E fra le sue radici, fin dentro ai suoi tron- chi marciti, si vede crescere il lauro-ceraso di dimensioni insolite. Si trovano promiscuamente il castagno, il gelso, il carpino, l'ontano con foglie di dimensioni colossali, i meli, i peri, i susini, i nocciuoli, i ciliegi, il Diospyros Lotus, il noce, il fico, la Slaphìjlea pinnaia, la Zelkova crenata, tutti riuniti dall'amplesso del lupolo, delle Clematis, della bella Smilax eoccelsa, della Periploca graeca e della vite che ricuopre di pampani i loro rami fino a grande altezza. Quella foresta rigogliosa, per il verde intenso del suo fogliame e per l' intreccio impenetrabile delle sue liane, ha un 24: RIUNIONE aENERALE IN NAPOLI aspetto tropicale col quale fa imo strano contrasto la sua com- posizione che è quasi tutta di specie europee. Né meno bella è la boscaglia in quella regione, formata principalmente di Eho- dodenclron ponticum dal fogliame scuro e lucente, di lauro-ce- raso, di VaccinUtm Arctostaphylos dai rami corallini e dai fiori bianclii striati di rosso, di grandi Rubus caucasicus dai frutti deliziosi. Meno nobile ai nostri occhi era il Sanibucus Ebulus, tanto abbondante da formare un tratto caratteristico del pae- saggio. In compenso, nei luoghi paludosi che colà abbondano, cresce un albero affatto estraneo all'Europa, la Pterocarya fraxinifolia Lam. Vari dei rappresentanti di questa flora littorale, anche fra i più caratteristici, si ritrovano ancora molto lontani dal mare. Cosi abbiamo incontrato per esempio il lauro-ceraso, il Biospy- ros, il Vaccinium Arctostaphylos, il Rhodoclendron ponticum, dopo molti giorni di marcia risalendo i fiumi, sotto le fore- ste di abeti. Sul greto stesso del mare e sulle rupi marittime, stazioni tanto ricche lungo il Mediterraneo, la flora è molto povera. Manca del tutto la macchia di mirti, lentischi, lillatri, cisti ecc. caratteristica della nostra regione costiera, e m.anca del pari quella coorte di labiate e d' altre piante aromatiche e xerofìle che l'accompagnano. IL La regione DELVAbìes Nordmanniana e imuJAMes Orientalis. Allontanandosi dalla zona littorale, e risalendo nei monti, si trova la foresta principalmente costituita da questi due alberi, ai quali si aggiungono i faggi, le betule, i carpini, le querele dai tronchi diritti quasi come gli abeti, gli ontani ed altri. La regione inferiore di queste foreste è povera ed a tipo europeo ; ma la superiore, e più ancora i primi pascoli della re- gione subalpina, hanno una flora che desta stupore ed ammira- zione in chi la vede per la prima volta. Li, fra 1500 e 2000" circa, crescono fìtte delle piante erbacee (vari Aconitum, Mul- gedium, Heracleum, Cirsium, Senecìo, Campanula lactiflora, Cephalaria tatarica, Centaurea macrocephala. Inula grandi- flora, Dipsacus pilosus, Lilium monadelphum ecc.) di tali di- mensioni che i nostri muli vi sparivano affatto, come i cavalli spariscono fra le erbe delle pampas nell'America meridionale. Questa zona di erbe giganti che non ha riscontro nelle nostre RIUNIONE GENERALE IX NAPOLI 25 Alpi, e che dà a quella regione un aspetto tutto suo, l'abbiamo ritrovata quasi sempre alla stessa altezza sul versante meri- dionale del Caucaso occidentale. III. La regione scoperta è la più ricca, ed é quella die contiene il maggior numero di piante endemiche, che sembrano aumentare in proporzione dell' altezza. Impossibile sarebbe il descrivere la bellezza di un prato alpino cosperso dalle sle'.le rosee delV Asiraniia hellebori folta, e coperto di Anthemis Bie- bersteiniana dai fiori d' oro e dalle foglie d' argento, di Aqui- legia olympica dai sepali cerulei e dalle corolle bianche, dì Pa- paver lateritiwn dai grandi petali fugaci color mattone, di Pedicularìs atropurpurea alta più d'un metro, di Rìiijncìiocorys Elephas dalla strana corolla a forma di proboscide, di molte spe- cie di Geraniuni tutte belle, ma fra cui spiccano il G. Ibericwn per i suoi grandi fiori d' un violetto intenso ed il G. Renarcli per le sue foglie bianco-tomentose, di Pyrethrum roseum, di Erige- ron pulchellum, di Aster Caucasicus, di Gentiana sepiemfida. Né più facile sarebbe descrivervi la gioia di un botanico quando fra le chiazze di neve calpesta i pascoli dove crescono la Macroio- onia echioicles, la Caìtha octopetala, il Trollius patulus, la Prx- ììiitla amoena, il RanuncitAus Baidarae, Y Anemone speciosa, la Fritillaria latifolia, la Coronilla iberica, il Crocus Scharojani fitti in modo da formare con le loro corolle variopinte un tap- peto dai colori più smaglianti, o quando trova un ruscello alpino ombreggiato dalla Primula grandis coi fiori somiglianti a un Symphytum o quando ancora sulle altissime roccie racco- glie le Saxifraga flagellaris, laevis, juniperifolia, cartilaginea, Sibirica, le Braba imbricata e scabra, le Corydalis conor- y^Mza e pauci^lora, la Dentaria bipinnata, le Jurinea acaulìs e linearifolia, la Veronica telephiifolia, il Lamium tomento- sum, V Omphalodes rupestris, la magnifica Scabiosa Caucasica e tante altre piante rare e belle. Troppo ci vorrebbe a dare anche una pallida idea di quella ricchissima flora. Perciò mi contenterò di ricordare la ricchezza — assoluta ed in specie en- demiche — di alcuni generi, fra i quali primeggiano Saxi fraga, Braba, Ranunculus, Cìrsium, Primula, Geranium, Papaver, Veronica, Corydalis, Cerastium, Scrophularia, Campanula. Non ostante una proporzione non piccola di specie non europee, r aspetto generale della flora non é molto diverso da quello delle 26 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI nostre Alpi, perchè pochissimi sono i generi che non si trovano da noi. Le specie, in generale, ci sono sembrate poco localizzate e sparse invece sopra vaste estensioni. Una caratteristica della montagna caucasiana, che la distingue dalle nostre Alpi, é l' assenza quasi totale di acque dal corso lento, di paludi e di laghi, e quindi di piante idrofile. Ciò è do- vuto alla strettezza delle sue valli e alla ripidità dei suoi monti. Soltanto due o tre volte trovammo degli sfagneti di piccola esten- sione. ^ Le nostre collezioni contengono un solo Potamogeton, un solo Batrachmm, pochissimi Juiicus e due sole ciperace all' infuori dei generi Carex ed Elyna. Non vedemmo neppure un esemplare di Eriophorurti. Tralascio interamente di parlare della regione di Tiflis e della sua flora eminentemente xerofila, come pure delle steppe salate della Kura, predilette dalle salsolace e diàW' Alhag hi Camelorumy contentandomi per ora del breve cenno che vi ho dato unica- mente a titolo di notizia preliminare. Il prof. Giordano domanda al Vicepresidente Sommier quale sarà la destinazione dell'immenso materiale raccolto. Sommier risponde che le due prime collezioni saranno pei due viaggiatori, la 3" sarà donata all' Erbario centrale di Firenze, la 4» andrà all'erbario Boissier e che il rimanente materiale verrà distribuito agli studiosi di sin- gole famiglie. Il Socio r. Pasquale presenta la seguente nota : SU DI UNA NUOVA TEORIA CARPELLARE. PER F. PA- SQUALE. L'Académiedessciences de Paris, nell'adunanza del 5 marzo 1866, bandiva un concorso a premio sullo studio della strutlura ano- tomica del pistillo e del frutto, nelle sue principali modifica- zioni. Con questo tema domandava di studiare, nei principali tipi d'organizzazione del pistillo, la distribuzione dei fasci vascolari. * Finora era conosciuta una sola specie di Spliagnum del Caucaso, il subsecundum. Le nostre collezioni ne contengono sei specie, ciò che prova quante lacune vi siano ancora nella briologia caucasiana. RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 27 sia nella placenta e negli ovuli, sia nelle pareti dell'ovario e nel pericarpio e di determinare 1' origine di questi fasci vasco- lari e loro diverse connessioni. In quel concorso il premio fu aggiudicato al Van Tieghem, il quale svolse la teoria della foglia carpellare venendo a que- ste conclusioni: « Ovunque e sempre il pistillo è formato d' una o più foglie, « libere o associate, aperte o chiuse che producono gli ovuli « sul loro margine, o sopra una estensione più o meno grande « della loro superfìcie. « In generale questa produzione di ovuli si fa egualmente su « tutte le foglie, ma qualche voltavi ha localizzazione : alcune « foglie restano sterili, le altre portano gli ovuli. » Senza riandare alla teoria Linneana e Goethiana ed a tutto ciò che finora ha contribuito a dimostrare la natura follare del carpello e senza occuparmi se nella foglia carpellare intervenga 0 no r asse, per la formazione della placenta, io riprendo la questione della distribuzione dei fasci fifjro-vascolari nella la- mina carpellare del frutto, voluta anche dalla stessa Académie des sciences de Paris. Parte questa, che dall'Autore àoìV Ana- tomie du Pistil, non é stata considerata abbastanza. Una delle ragioni che più mi ha indotto ad intraprendere questo studio, fin da molti anni fa, è stata la difficoltà che il Payer esprime nella sua Organogènie comparèe de la fleur, cioè: « Si commc le prétend De Candolle, les placentas ne sont « que les bords soudés de la feuille carpellaire les faisceaux « fibro-vasculaires doivent partir de la nervure moyenne de « la feuille carpellaire et venir s'épanouir dans les placentas. « Or c'est précisément le contraire qui a lieu; les faisceaux « fibro-vasculaires partent de ces placentas pour aller se ra- « mifìer dans la feuille carpellaire, comme lorsqu'une feuille « s'insére sur une large surface de la tige, on volt un grand « nombre de nervures partir de cette tige, et venir comme « auxillaires de la nervure principale, constituer la charpente « de la feuille. » Il Lestiboudois nella sua Carpografia anotoraica {Ann. des Se. nat., ser. IV, tom. 2° e 3") conchiude che: « Les carpelles sont de véritables feuilles, leur conformation « extórieure, leur arrangement symétrique, l'origine des leurs 28 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI « vaisseaux, le mode à'expansion de ces vaisseaux, les dfspo' « sitions essentielles qu'Us affectent, soni les mènies qice dans « les feuìlles. Ces vaisseaux forment une nervwe inèdiane et « des nervures latérales et parmi ces derniéres, les marginai es « cu trophospermiques prennent une importance particulière, « par ce qu'elles portent les graines. » Io non comprendo come il Lestiboudois possa tanto chiara- mente affermare che nella foglia carpellare « les éléments or- « ganiques sont les mémes que ceux des feuilles » e « que leur « vtode d' expansion et la disposition des parties sont identi- « ques » quando egli stesso descrive le nervature marginali e rispettive diramazioni verso la costola, cosa che certamente non si trova in alcun tipo di foglia. Ad escludere totalmente l' idea che il filloma carpellare sia da riferirsi al tipo della foglia trinervata basta ricordare che alcune foglie carpellari mancano del tutto di costola {Lunaria, Belphiniani) o questa é ridotta ad un semplicissimo fascio (Sler- culia, Delpliìnium, Cleoìne ecc.) che molte volte si arresta a metà altezza del carpello. L' anotomia del carpello è stata molto studiata dal sig Cave {Ann. des Se. nat, ser. V, tom. 10°, 1869) e cosi da altri autori; ma questi, fedeli alle teorie della foglia carpellare unica, han trascurato di studiare i nervi nella loro disposizione e dire- zione, come se non fossero questi gli elementi fondamentali della costituzione della foglia. Il Van Tieghem dichiara impos- sibile la teoria del Payer senza poi allontanarsi dal concetto generale che si ha della foglia carpellare. Stante le condizioni di brevità che e' impone il nostro Bui- lettino, presentemente io non posso che esporre in brevi termini i preliminari di una novella teoria sulla natura fogliare del car- pello. In seguito in tante altre note staccate esporrò tutte le osservazioni da me fatte nei singoli casi per viepiù illustrarla. 10 in vero non farò che descrivere fedelmente ciò che mor- fologicamente si osserva nel carpello allo stato di frutto; sicché più che teoria esporrò la vera organografia del carpello. 11 carpello è un insieme di foglie concrescenii, che concorrono alla formazione ed alla nutrizioìie degli ovuli e delle semenze. È in altri termini non un semplice filloma, ma un trifilloma di cui una foglia è sterile e posta inferiormente e le altre due RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 29 sono fertili e poste superiormente. Fra le foglie fertili e le fo- glie sterili vi è realmente un saldamento intimo, con perfetta anastomosi nelle ultime ramificazioni dei nervi e quindi del me- sofìllo e delle epidermidi. La linea di saldamento, che regolar- mente è alquanto tortuosa, si potrebbe realmente fissare seguendo le estremità delle ultime venuzze nei punti di anastomosi : que- sta linea per facilitare le descrizioni la chiamerò da ora in poi linea di anastomosi. Ogni foglia fertile è composta di una metà membranosa avente un sistema di fasci fibro-vascolari, come in ogni foglia tipica caulinare ; e di un' altra metà trasformata tutta in corpo pla- centare ed ovuli. Intendo per corpo placentaì^e V insieme elei tessuti che costituiscono la placenta, i funicoli, lo stilo e lo stimma. Nel corso di questo lavoro chiamerò emifillo placen- taì^e la prima metà delle foglie fertili ed emifillo uvulare la seconda metà. Le due foglie fertili se da un lato sono anasto- mizzate con la foglia sterile pel rispettivo lembo degli emifilli placentari, dall' altro lato si uniscono coi corpi placentari, chiu- dendo cosi la cavità carpellare. E questa unione avviene, o per semplice innesto dei giovani tessuti delle placente, o per ana- stomosi di cortissime ramificazioni che negli emifilli oculari non prendono parte alla formazione degli ovuli. Nel primo caso la separazione dei due emifilli ovulari avviene facilmente al- lorquando il carpello é maturo, per cui si ha la deiscenza ven- trale come avviene nei follicoli e nella maggior parte dei legumi. Nel secondo caso la deiscenza non avviene, come osservasi nei legumi indeiscenti. Lo scopo del presente lavoro, lo ripeto, è quello di enunciare soltanto una novella teoria carpellare, da me intrapresa a stu- diare fin da quattordici anni fa. Teoria questa che ora è desi- derata anche dal Delpino * il quale, nel considerare il carpidio realmente tripartito nelle Conifere, nelle Felci e nelle Primu- lacee, accenna alla tripartibilità ideale nel carpello delle angio- sperme in generale, senza determinarne le parti. Per ora non esporrò tutte le osservazioni da me fatte; ma enuncerò la teoria * Valore morfologico della squama ovuUfera delle Abietinee e di altre Conifere {Malpighia, anno III, 1889, pag. 97). 30 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI generale, polendo essa dare maggior luce alla soluzione di di- versi problemi anche da parte degli altri morfologi. La prima interpretazione die io detti sulla natura del car- pello, fu quella di considerarlo come una foglia sola come nella teoria esistente, ma con le parti invertite. Val quanto dire che credetti all' esistenza d' una costola ove è la placenta ed i lembi ove è la sutura opposta. In seguito, la presenza della foglia sterile dileguò quel primo concetto. Pensai all'esistenza di due foglie, una fertile superiore e l'altra inferiore; ma la disposizione di questi due elementi, relativa- mente ai due verticilli di cui farebbero parte, non sarebbe quella voluta dalla legge generale della simmetria fiorale, perchè co- stantemente si troverebbero opposti gli organi di due verticilli consecutivi, cioè quello delle foglie sterili e quello delle foglie fertili. Né ciò avrebbe potuto essere, anche per altre ragioni. La parete interna del carpello avrebbe dovuto presentare di- versità di tessuti; perchè a costituirla sarebbe entrata la epi- dermide della pagina inferiore della foglia fertile e 1' epidermide della pagina superiore della foglia sterile. Ciò nel fatto non corrisponde, perché il tessuto dell'endocar- pio è tutto uniforme. Altra ragione in contrario sarebbe stata quella della posizione della placenta rispetto alla foglia sterile: avrei dovuto dapprima supporre la placenta di natura assile e poi l' avrei dovuta sup- porre nascere al disotto della foglia fertile od all'ascella della foglia sterile; ciò che mi è sembrato impossibile; ed ecco come sono riuscito a scovrire la reale esistenza di tre foglie nel car- pello. Questo fatto si dimostra anche microscopicamente, perchè fa- cendo una sezione trasversale verso il punto d' inserzione del carpello, si osservano tre fasci nettamente distinti e sono quelli stessi che formano il dorso ed i margini del carpello medesimo. E ciò rilevasi anche dalle osservazioni del Van Tieghem stesso. Il fascio di mezzo è sempre più piccolo dei due laterali e tro- vasi in un piano alquanto inferiore a quello degli altri due, ciò che dimostra appartenere esso al ciclo esterno delle foglie del trifilloma. Tutti i tre fasci presentano la stessa struttura ad arco, avente un sol piano di simmetria, tale e quale può presentarsi la struttura di tre picciuoli distinti. Al punto d'ori- RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 31 gìne del carpello i fasci sono disposti tutti e tre con la parte cava in su e col convesso in giù, ma facendo una sezione un po' più su del punto d'inserzione, sul podogino per es. del car- pello della Sterculìa platanìfolia, i fasci laterali si mostrano in posizione inversa. Questo fatto dimostra esservi torsione delle due foglie fertili superiori, dal perchè i margini adiacenti delle due foglie fertili sono quelli che si saldano con i margini della foglia sterile, per cui per saldarsi le due foglie fertili occofre necessariamente una certa torsione. In questo modo é chiaro, che r endocarpio è formato dalle epidermidi superiori delle tre foglie componenti il carpello. Ciò che poi realmente è dimo- strato ancora dalla struttura dell' endocarpio, la quale é la stessa, tanto dal lato della foglia sterile, quanto da quello delle foglie fertili. La presenza dei tre fasci osservasi tanto nei frutti semplici, quanto nei frutti composti, come ancora nei frutti ad ovario infero. Sovente manca il fascio di mezzo {Lunaria, Delphintuin Ajacis) ; cioè quello che dovrebbe essere la costola della foglia carpellare, ed in questo caso l'anastomosi avviene fra i due emifilli placentari. In quanto alla simmetria è evidente che essa non viene punto alterata; perchè le foglie sterili formano il ciclo esterno e le foglie fertili un doppio ciclo interno. Le foglie esterne seguono le leggi di alternativa cogli stami nello stesso modo come dalle presenti teorie carpellari è dimostrato, e le foglie interne si alternano a due a due con le esterne. Considerato così il triflUoma si ha che in alcuni fiori la sim- metria è al completo, come in quelli delle crocifero ove non sono da considerarsi più come anisoritmi; perchè ai sei stami si contrapporrebbero sei fillomi dei due carpelli. Tra le foglie sterili e le fertili è un meritallo, in continua- zione del ricettacolo, che in alcuni frutti è molto lungo {Koel- renteria) e prende parte alla formazione dell' asse placentare in alcuni frutti a placentazione assile. Questo meritallo non è da confondersi col podogino o col ginoforo. Esso corrisponde talvolta al carpoforo come nelle ombrellifere ed è un asse ben distinto che sarebbe bene chiamarlo placentoforo. Come sopra ho detto, per ora non entro nella questione se esista, 0 no, una placenta assile indipendentemente dalla foglia 32 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI carpellare: probabilmente dalla ascella d'ogni foglia fertile po- trebbe esservi una gemma placentare, che prenda parte alla for- mazione degli ovuli assieme, al mesofillo placentare ; ma questo é oggetto di altro studio ed in niun caso può alterare la teoria che qui espongo. La mostruosità del pistillo della Tulipa Gesneriana descritta dal Duchartre {Ann. cles Se. nat, ser. IX, tom. 7°) ci mostra che la petalizzazione del margine ovulare corrisponde, per la sua ampiezza, più ad un emifillo che ad una serie di denti. Cosi ancora quella del DelpMniitm elatum, del Cìieirantus Clieiri^ delle Brassìcìie ecc., descritte dal Bronghiart {Ann. cles Se. nat., ser. IH, tom. 2°). Dai diversi casi speciali che in altre occasioni esporrò, di- versi problemi di morfologia saranno risoluti nella maniera più chiara. Uno dei più importanti è quello di alcuni pistilli di un sol carpello che mostrano due stimmi (graminacee, molte compo- site e leguminose). In questi casi i due stimmi non sono che le produzioni dei due emifilli placentari dello stesso carpello. Questo è il concetto generale' della nuova teoria carpellare, ma per meglio illustrare questa nota preliminare espongo qui appresso qualche esempio. La Sterculia platanifolia ha il frutto che meglio rivela la natura fogliacea dei carpelli; ma con le teorie vigenti in ogni carpello si vide una foglia di struttura del tutto diversa da quella della foglia caulinare. Dai margini del carpello, provvisti di grossi nervi, si diramano lunghi e grossi nervi secondarli, e nella costola, ove vanno a finire le ultime ramificazioni di que- sti nervi, non esiste che un sottile fascio quasi privo di rami- ficazioni secondarie. Evidentemente nel follicolo della Sterculia si ha un trifilloma di forme spiccate e composto tipicamente di tre foglie: una ste- rile inferiore e molto ridotta, e due fertili, superiori anastomiz- zate con la prima, con le linee di anastomosi molto prossime alla costola della foglia sterile. La posizione delle foglie dei cinque trifìllomi che formano l'intero frutto mostrano perfetta simmetria; perchè le dieci fo- glie fertili si alternano a due a due con le cinque foglie sterili. Una sezione trasversale fatta sul podogino di un carpello di- mostra che la struttura dei due fasci laterali è simile a quella RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 33 del fascio mediano; dimostra ancora che tutti i tre fasci pro- vengono da tre picciuoli distinti e vanno a formare tre costole di tre foglie. E se i fasci laterali, verso 1' estremo superiore del podogino, si mostrano con la faccia in giù, dipende dalla na- turale torsione delle foglie fertili superiori per volgersi contro la foglia sterile e per chiudere la cavità del carpello; perchè una sezione fatta verso la base del detto podogino mostra al contrario i detti due fasci con la faccia in su. Se il carpello della StercuUa fosse costituito da una sola foglia trinervata il po- dogino che forma il picciuolo di essa foglia dovrebbe avere la struttura di un solo picciuolo: vale a dire con i fasci orientati intorno ad un solo asse; ciò che non é. Il legume è costituito da due foglie placentari ciascuna con la sua serie di semi; e da una terza foglia congiuntiva. Que- sto frutto cosi poco studiato dal Van Tieghem è fra quelli che più si prestano allo studio della morfologia generale del frutto. Fra i legumi vi è un certo passaggio dal più semplice, quale potrebbe essere quello della Biserrula, della Colutea, all'altro più complicato del Lotits tetragonololms. Il frutto della Biserrula é costituito apparentemente da due foglie dentate, piane, saldate fra loro per i margini. Sostanzial- mente poi è costituito dalle solite tre foglie : due fertili distinte ciascuna in emifillo placentare ed in emifìllo ovulare, ed una sterile delia stessa grandezza delle foglie fertili. Il falso concetto delle teorie carpellari vigenti si manifesta chiaramente in que- sto frutto; è impossibile immaginare in esso una foglia sola con quattro serie di denti laterali, per poi immaginare altre due serie di. denti marginali modificati in ovuli. Nelle crocifere il frutto non esce dal tipo da noi descritto nelle altre piante. Ciò che fin' oggi é rimasto alquanto oscuro, per le poco soddisfacenti interpretazioni, specialmente sulla na- tura del tramezzo e sulla natura delle valve. Con questa teoria le cose pare che restino chiaramente spiegate. Il carpello nella siliqua è formato ordinariamente da tre fo- glie, non altrimenti che nei carpelli di altri frutti, cioè due foglie fertili ed una sterile. L' asserzione del Van Thieghem (op. cit., pag. 83) della esistenza della foglia sterile compresa fra i trofospermi, basterà ad assicurarmi la buona accoglienza che dall'illustre scienziato sarà fatta a questa mia teoria; ma Bull, della Soc. bot. Hai. 3 34 mUKIOME GENERALE IN NAPOLI la sua interpretazione sulla natura di questa foglia non è esatta. Egli per spiegare l'indipendenza delle valve nella siliqua, ricorre alla descrizione di detta foglia sterile comprendendo in questa anche gli emifìlli placentari. Qui vi é una completa contradi- zione nel considerare i fasci marginali e sue ramificazioni. Egli descrive in tesi generali la foglia carpellare, considerando in essa tre frasci fìbro-vascolari, uno dorsale e due marginali, con diramaz4om.seconda.vie che da questi si dirigono verso il fascio dorsale. Nella siliqua lo stesso Van Thieghem dimentica che i nervi secondari marginali hanno origine dai fasci margi- nali principali e descrive quelli come parte della foglia sterile e questi come parte delle foglie fertili ovulari. Sicché è falsa r interpretazione della natura della foglia sterile data dal Van Tieghem, considerandola in tutta la valva di una siliqua, sia per le ragioni suddette, sia dal perchè le valve in molte silique mancano di nervo mediano. E tutto ciò il Van Tie- ghem espone per darsi ragione dell' indipendenza della valva. L' indipendenza della valva non si spiegherà mai se si resta nelle teorie carpellari vigenti. Invece con la mia teoria la cosa è cosi chiaramente spiegabile che non occorre altro se non ricordare 1' analogia che il distacco di tale valva ha col distacco delle foglioline di una foglia composta dalla rachide principale. Evidentemente fra 1' emifìllo placentare e la costola vi è arti- colazione nello stesso modo come in una foglia composta, sia considerando il detto emifìllo come una sola fogliolina a larga articolazione, sia considerandolo come tante foglioline fuse. Il carpello dunque nella siliqua è formato da tre foglie e l'intero frutto è formato da sei foglie: quattro fertili del ver- ticillo interno, e due sterili del verticillo esterno; queste sono opposte agli stami corti, che formano il verticillo esterno dell' an- droceo e le quattro foglie fertili sono opposte ai quattro stami lunghi, che formano un verticillo staminale interno. Ecco spie- gatomi altro fatto importantissimo nella morfologia vegetale: la simmetria fiorale delle crocifero è al completo e perfetta. Man- cano due elementi nel primo verticillo staminale e questa man- canza è bilanciata dal primo verticillo carpellare. Questa per- fetta simmetria in questa famiglia non può che aggiungere potente argomento per sollevarla ancora di più agli scalini su- periori neir ordinamento naturale delle fanerogame. In alcune RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 35 crocifere la foglia sterile ha un nervo mediano spiccatissimo {Brassica, Cheiranthus, ecc.). In altre ne ha tre fino a cinque come potrebbe essere una foglia Iriplinerve o pentinerve. Ma in altre il nervo è molto ridotto. E finalmente in altre manca del tutto tanto da manifestare il completo abortimento della foglia sterile. In questo caso gli emi filli placentari si saldano direttamente fra di loro con perfetta anastomosi; come si os- serva per es. nelle Lunarie, nei Nasturtium. Il tramezzo nel frutto delle crocifere ha dato luogo a molte di- scussioni e teorie fra illustri scienziati : fra questi il Bronghiart, il Fournier, il Trecul, il Van Tieghem, ecc. A me sembra chiarissima l' idea del tramezzo, ora che alla mente si presenta la vera natura del carpello. Esso non è che un avanzo dell' epidermide superiore di ciascuno emifiUo ovu- lare e questo fatto ce lo mostra la somiglianza del tessuto del tramezzo con la parete interna della valva. II Trecul nel 1843 descriveva il tramezzo di diverse crocifere ritenendo essere esso costituito da una parete semplice. Ciò mor- fologicamente è vero; ma anatomicamente dalla sua stessa de- scrizione e figura si rileva esser costituito da due epidermidi simili a quelle delle pareti interne delle valve, e di un tessuto parenchimatoso intermedio lasco e scarsissimo, che unisce le due epidermidi, le quali spesso presentano anche degli stomi e talvolta in numero molto rilevante. Evidentemente queste epidermidi non possono essere una di- pendenza dell'asse come insigni botanici (Lestiboudois, Endlicher, Schleiden, Fournier, ecc.) hanno preteso, perché la struttura è del tutto contraria. Il tramezzo delle crocifere è, senza dubbio, un avanzo deW emiflllo ovulare, che non prende parte alla for- mazione degli ovuli. Ce lo dimostrano anche le innumerevoli aberrazioni carpellari in questa famiglia, nonché quelle descritte dal Bronghiart, ove gli ovuli riprendono la loro primitiva natura fogliare e del tra- mezzo non vi è traccia. I frutti cosiddetti siliquiformi del genere Cleome, Chelido- niam, Glaucium, ecc. non differiscono dalla siliqua che per la sola mancanza del tramezzo, ma l'organizzazione è l' istessa. Vi sono le solite quattro foglie fertili e le due foglie sterili. Queste sono più o meno sviluppate, ma più comunemente ridotte ad un solo nervo e talvolta del tutto mancanti. 36 mUNIOXK GEXERALE IX XAPOLI Per ora a causa di brevità non posso riportare i numerosi esempi ed i casi speciali che furono oggetto di lunglii miei studii. Mi ar- resto qui e riporto in questo breve sunto le seguenti conclusioni : 1° Il carpello è un trifìUoma e talvolta un bifilloma formato nel primo caso da due foglie fertili ed una sterile e nel seconda caso da due foglie fertili soltanto; 2° Fra le foglie fertili e la sterile esiste una vera sutura con anastomosi degli ultimi nervicciuoli ; 3° La foglia sterile, ritenuta fin' ora per la parte dorsale della cosiddetta foglia carpellare, spesso è ridotta ad un sem- plice fascio principale con qualche venuzza laterale da servire per r anastomosi ; talvolta manca del tutto ; 4° Le foglie fertili si cogi ungono fra loro per le rispettive costole ; 5° Ogni foglia fertile é formata da un emifillo membranosa che prende parte nella formazione del pericarpio, o del tra- mezzo, 0 dell'uno o dell'altro insieme; e dami emifillo piegata nella cavità del carpello trasformato in corpo placentare; 6" Gli ovuli hanno origine dell' intero emifillo ovulare non dai soli denti del margine carpellare; 7° La simmetria fiorale non è alterala nel considerare in più verticilli le foglie componenti i carpelli; 8" Resta spiegata la presenza dei due stimmi in molti pi- stilli unicarpellari (leguminose, graminacee, composite) perchè provenienti dalle due foglie fertili; 9" Il falso tramezzo delle croci fere é un avanzo degli emi- fllli ovulari. Il prof. Arcangeli presenta una fruttificazione di Dracunoulus rul- garis dovuta alla fecondazione operata dai Coleotteri. Il prof. BoEzi dicliiara di avere osservato la visita dei Coleotteri nella infiore- scenza del Dracunculus vulgaris, e di aver trovato confermate le os- servazioni del prof. Arcangeli. L' adunanza è quindi tolta. Gita al Vesuvio. La sera stessa buona parte dei convenuti partivano pel Vesuvio, e la mattina si trovavano al cratere. Nella discesa l' erborazione non fu priva di interesse, e fu notato che Helichrysum litoreum, Arte- EIUXIOXE GENERALE IK XAPOLI 37 mìsì'a var/ahilis, Silene Cucuhalus forma angustifolia^ Bnmex Aceto- sella, Centranthus ruber sono le prime fanerogame che appariscano sulle lave, e che la loro vegetazione nell' Atrio del Cavallo era già comparsa sulle lave eruttate da pochi anni. Passando per Portici la comitiva si fermava alla Scuola superiore di Agricoltura, ove il Direttore prof. Italo Giglloli, nonché gli altri professori, fra cui il consocio prof. Comes, fecero loro lieta acco- glienza e dove veniva offerto un gradito rinfresco. Adunanza pubblica del 18 agosto 1891. Aperta l' adunanza dal Presidente Arcangeli, ha la parola il prof. Geremicca che j)resenta la nota seguente : SULLE CELLULE DEL MESOTECIO T>ELW IIYDRAXGEA HORTENSIA. NOTA DEL SOCIO M. GEREMICCA. Nel fare alcuni studi sull' epidermide dei fiori d' Ilyrirangea Hortensia, mi è avvenuto d' incontrare una specie di cellule fibrose, la quale, riferendosi ad un tipo poco conosciuto, e non essendo stata, per quanto mi sappia, ancora citata, credo non del tutto inutile far soggetto di una breve nota. È risaputo che le cellule del mesotecio di Chatin, cioè dello strato sottoepidermico dell' antera, acquistano speciali ispessi- menti sulla faccia interna delle loro pareti mediante formazione centripeta, destinati a determinare o ad agevolare la deiscenza dei sacchi pollinici. Queste cellule sono chiamate quasi general- mente cellule fibrose, e da qualcuno solamente, come il Van Tieghem, cellule a dande. I loro ispessimenti hanno per lo più la forma di linee spirali, o di anelli, o di reticoli, o qualche volta ancora di IJ ; piuttosto rara invece é la forma che si po- trebbe dire a zampa o a canestro. Le bandelle d'ispessimento YieWJIijflrangea Hortcnsia sono di- sposte in un modo, che si può rapportare appunto a quesf ul- tima forma. Osservando una sezione trasversale dell'antera di Ortensia, si vede immediatamente al disotto dell'epidermide uno strato di 38 RIUNIONE GENERALE IX NAPOLI celiale piuttosto cuboidi, ad ispessimenti nastriformi e quasi pa- ralleli fra loro, disposti nel senso radiale dell' organo. È desso appunto il mesotecio di Cliatin. La membrana di queste cellule neir epoca della deiscenza è stata già quasi completamente di- sciolta e riassorbita, e quindi sostituita, per dir cosi, dalle ban- delle d' ispessimento, die su di essa si formarono. Queste bandelle hanno la forma di lamine strette, lunghe, ma piuttosto spesse, che corrono quasi parallelamente sulle pareti laterali della cellula e si riuniscono in basso, allargandosi gra- datamente e fondendosi in modo, da formare una specie di coppa 0 calotta molto aperta, la quale occupa la parete di fondo della cellula. Sollevandosi dunque dall'orlo di questa calotta le bande d'ispessimento, in numero per lo più di 6 a 9, si dirigono verso r alto, dove si terminano, dopo essersi leggermente allargate ; di guisa che la parete della cellula rivolta all' esterno, cioè quella in contatto coli' epidermide, non ha ispessimenti. Per avere un'idea molto chiara del modo come sono disposti gli ispessimenti in quistione, basta foggiare la mano a coppa, diri- gendo le dita in alto ; il cavo della mano rappresenta appunto la calotta del fondo della cellula e le dita le bande che dal bordo di essa si sollevano. Siffatta forma d' ispessimento si po- trebbe chiamare a ciuffo o a cespo. Ciascuna banda si va leggermente restringendo a misura che si allontana dalla sua origine, e corre per un tratto piuttosto lungo a bordi paralleli ; poi, prima di raggiungere 1' estremità, si allarga di nuovo gradatamente, ma per un tratto molto breve^ e termina a superfìcie piana quadrangolare, in modo da formare una specie di cappello, o meglio di capitello. Osservandole ap- punto in questo loro tratto terminale, si ha la prova evidente che le bande d'ispessimento sono a sezione quadrata o rettan- golare. Esse inoltre non hanno tutte la stessa larghezza, ma gene- ralmente si alternano una più larga ed una alquanto più stretta. Tenuto conto dei quali caratteri è facile intendere che le cel- lule dell'epidermide poggiano, per dir cosi, sopra una specie di colonnato formato dai bracci dell' ispessimento a ciuffo delle cel- lule sottostanti, e spesso ciascuna cellula epidermica è sostenuta solamente dai bracci di un solo ciuffo. In quanto ai rapporti poi tz^a le bande di una cellula e quelle RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 39 delle cellule contigue, è da sapere che esso per lo più si corri- spondono in modo da essere addossate 1' una all' altra per tutto il loro decorso. A misura che la membrana della cellula si discioglie e si ral- lenta cosi il freno che li teneva a posto, gì' ispessimenti incomin- ciano a perdere della loro primitiva regolarità, inclinandosi più 0 meno; e finalmente, allorché è avvenuta la deiscenza e 1' epi- dermide si é distaccata per tratti di diversa estensione, le bande d'ispessimento restano allo scoverto e s'incurvano e s'inclinano variamente. In tale stato, visti di profilo, gì' ispessimenti, liberi da ogni aderenza, rassomigliano veramente ad un cespuglio molto aperto; osservati invece dall'alto, essendosi i loro bracci molto divaricati, hanno la figura di stelle irregolari a braccia disuguali, dritte 0 curve, incrociantisi più o meno con quelle contigue. Prima di porre termine a questa breve nota, mi permetto far rilevare quanto inesatta sia la dicitura adoperata comunemente di cellule fibrose. La parola fibrosa, comunque si voglia, ri- chiama sempre alla mente l' idea di fibra ; laddove veruna cosa vi ha qui a vedere con le fibre. Qualche trattatista moderno le chiama invece, e con miglior criterio, celiale a bande; ma a mio modo di vedere sarebbe forse molto meglio chiamarle, non importa che si adoperino troppe parole, cellule ad ispessìmenU del mesotecio. Dopo alcune esservazioni del prof. Caruel e del prof. Bonzi, prende la parola il prof. Giordano clie presenta la seguente : NUOVA CONTRIBUZIONE DI MUSCHI MERIDIONALI « AD- DENDA AD PUGILL UM MUSCORUM IN A GR. NEAPO- LIT. LECTORUM. » NOTA DI G. C. GIORDANO. Dopo la pubblicazione del Pugillus, per una serie di difficoltà venute man mano sempre più ad aggravare la mia condizione officiale, difficoltà inutile qui ad esporre, ma che tuttavia mi tolgono il meglio del tempo per lavorare, e non mi permettono durante 1' anno che rare e brevi escursioni ; io non ho potuto continuare i miei lavori briologici con quell'alacrità come avevo cominciato. Tanto più che non essendo le nostre regioni gran 40 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI fatto ricclie in questo genere di vegetazione, perchè per lo più aride, capita sovente, che pure spingendosi lontano a forza di buona volontà, non che di sacrifizii d'ogni sorta (che benedetti se fossero magari compensati! dico moralmente), si ritorna a casa con ben magro bottino, e talora perfino a mani vuote, il che certo non incoraggia troppo o tropj)o a lungo. Nondimeno mi trovo già raccolto una buona massa di mate- riale, preso qua e là in siti lontani da Napoli. Sol che di esso non ho potuto finora determinare se non una piccola parte, ed è quella appunto che rendo nel modesto elenco che qui esibisco. Vi sono enumerate le specie soltanto ancora nuove per le Pro- vincie meridionali. Che se avessi voluto riesaminare le specie già pubblicate ne' lavori precedenti, quasi per ciascuna di esse avrei avuto a citare nuove località neh' interesse della rispet- tiva distribuzione geografica; ma di ciò veramente sarà poi il caso più opportuno un giorno in un lavoro di rifusione. Intanto parecchie volte mi occorrerà, con mia fortuna, fare il nome di qualche nostro Socio, come, per esempio, del pro- fessor Terracciano N., poiché alcune specie sono state raccolte anche o soltanto dal medesimo nell' agro di Caserta, ed io ho avuto la opportunità di poterle studiare insieme ad alcuni mu- schi residuali dell' Erbario De Notaris. 1. Rliyncliostegium meridionale De Not. — Epil. pag. 77. Vent. Bott. Enumer. n. 12. Sulle roccie calcaree, in corti ma foltissimi cespugli. Luoghi piuttosto montani e boscosi. Quisisana a Castellammare e salendo fino a certa altezza verso Faito ; piuttosto abbondante. Gragnano- Cava-Vietri. Caserta, Terracc. N. 2. Rli. praelong-um De Not. — Epil. pag. 86. Vent. Bott. Enu- mer. n. 25. Sui sassi all'ombra, nelle siepi. In Calabria, Pasq., Comment., n. 61. Al Pollino (confine tra la Basilicata e Calabria-Citra), Brizi Malpighia, IV, pag. 122. Napoli, selve ne' dintorni, e R. Orto Botanico, Giord., Reliqiùe Cesatiane, pag. 9. 3. Rh. murale Br. Eur. — • De Not. Epil. pag. 74. Vent. Bott. Enumer. n. 10. KIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 4i Sparso su pe' muri campestri. Finora non 1' ho raccolto che a Pomarico, in Basilicata. A Caserta, Terracc. N. 4. Rh. Meg"apolitamiin Br. Eur. — De Not. Epil. pag. 73. Vent. Boti Enumer. n. 9. Calabria Ulteriore, Pasq., Comment. n. 62. Tricarico, in Ba- silicata, sparso per terra ne* boschi vicini. 5. Bracliytlieciuin g-lareosuni Br. Eur. — De Not. Epil. pag. 114. Vent, Bott. Eniiraer. n. 47. Un saggio e sterile senz' altra indicazione. Caserta, Terracciano, fra i muschi residuali dell'Erbario De JN'otaris, da me studiati. 6. Brach. pluiuosuiu Br. Eur. — De Not. Epil. pag. 120. Vent. Bott. Enumer. n. 55. Alle rupi calcaree umide. Valle di Gragnano e Castellammare. Dintorni di Napoli. Calabria a Serra S. Bruno, nell' Erbario Tenore. 7. Anitolysteg-iuiii ripariiim Br. Eur. — De Not. Epil. pag. 146. Vent. Bott. n. 93. Giord.. Pugili, n. 16, sub A. flmtans, sterile, ed in cattivo stato, i saggi, per la cui determinazione avevo lungamente esitato, ma in seguito il Bottini in lettera lo ritenne e giustamente per l'Ami), riparium. Attaccato a' sassi negli affluenti molto freddi del Liri, Terra di Lavoro. 8. Hypnum cuspìdatum L. — De Not. Epil. pag. 169. Vent. Bott. n. 103. .Muri umidi campestri. Calabria, Pasq. nell'Erbario Tenore. Caserta, Terracc. N. Da me raccolto in Basilicata, a Potenza, a Tricarico. 9. Hypii. Bottìnii Breidl. — Plagiotliecium Boitlnii Bott. Enumer. n. 125. Sub Hypnum stellatam Schreb. Giord. Pu- gili, n. 19. Per terra nelle selvette alla Solfatara di Pozzuoli, e a Ca- stellammare, ove fu raccolto anche dal prof. Pirotla, Brizi, Mal- pigliia, IV, pag. 209. 42 KIUXIOXE GENERALE IN NAPOLI 10. Pylaisìa polyantlia Br. Eur. — De Not. Epil. pag. 208. Yent. Bott. n. 150. Sul tronco degli alberi e copiosa. Raccolta dal Licopoli e ci- tata dal De Notaris nel suo Epil. 1. e. a' Camaldoli, dove poi r ho raccolto pur io a Villa Ricciardi, nelle selve adiacenti, quindi a Quisisana, M. Coppola, ecc. ll.Ttiuidiuin delicatuluin Br. Eur. — De Not. Epil. pag. 232. H. recognitum Hedw. Vent. Bott. n. 170. M. Croccia a Tricarico, Basilicata. Siti umidi ombrosi, su pe' sassi. 12. Bartraiuia Oederi Swartz. — De Not. Epil. pag. 264. Vent. Bott. n. 198. Sulla roccia calcarea a M. Vergine sopra Avellino, quivi rac- colta prima anche dal Pasquale, De Notaris, Epil. 1. e. 13. Polytriclium comune L. — De Not. Epil. pag. 329. Vent. Bott. Enumer. n. 257. Aspromonte, nell'Erb. Gussone. Matese, raccolto e comunica- tomi dal compianto prof. Pedicino. 14. Catharìnea au^iistata Brid. (Atrichum Br. Eur.). — De Not. Epil. pag. 344. Vent. Bott. n. 264. Per terra ne' siti umidi ombrosi, Valle S. Rocco pr. Napoli. 15. Miiiuiu punctatuui Hedw. — De Not. Epil. pag. 362. Vent. Bott. n. 278. Serra S. Bruno in Calabria. Pomarico in Basilicata. 16. Bryiiin murale Wils. — Vent. Bott. n. 312. Colline intorno Napoli, muri campestri delle vigne, salendo al Vesuvio, Vietri sul mare, Potenza. 17. Br. Doiiianum Grev. — De Not. Epil. pag. 391. Schimp. Syn., ediz. 2% pag. 454. Vent. Bott. n. 303. Per terra nel Bosco di Portici, a Quisisana, a Caserta, Ter- racciano N. RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 43 18. Bi*. versicolor Braun, — De Net. Epil. pag. 401. Vent. Bott. Enumer. n. 315. Napoli su pei muri della città e dintorni. 19. Eiitostodou Tenipletoni Schwaegr. — De Not. Epil. pag. 452. Vent. Bott. Enumer. n. 357. Sulla via che mena da Castellammare a Sorrento. N.B. U Eniostoclon ericctoru-in ^NIùll., n. 76, Giord. Pugillus, avendolo ristudiato, è propriamente Y Entostodon ericetorwn V. ^ Notarisii Schimp. Syn., ediz. 2", che lo stesso Schimper dapprima in lettera aveva elevato al grado di specie, chiaman- dolo Entostodon Notarisìi Schimp. De Notar. Epil. pag. 455. Vent. Bott. Enumer. n. 361, var. &. 20. Tricliostommn crispiilum Br. Eur. — De Not. Epil. pag. 503. Vent. Bott. Enumer. n. 402. Rocce calcaree umide. Valle Gragnano. 21. Tr. flavovireiis Bruch. — De Not. Epil. pag. 502. Vent. Bott. Enumer. n. 400. Sui sassi pe' campi, e sulle antiche Lave dell'Arso air Isola d' Ischia. 22. Leptobarbula Iberica Phil. (Rev. Bryol. Husnot, 1882, pag. 19) (unum et idem L. ìjerica et L. meridion. Schimp. Syn., ediz. 2% pag. 181-182). Vent. Bott. Enumer. n. 404. — Trichostomum bericum De Not. Epil. pag. 509. Raccolto nel Casertano la prima volta dal Terracciano N. (De Not., 1. e), e poscia da me nella stessa località forse, pro- priamente a M. Cocciano in Valle Volturno, presso l'acquedotto. Specie rara, che si trova pure presso Napoli a Valle S. Rocco, ma solo in qualche sito che riesce poi difficile a rintracciarsi pel continuo sconvolgimento che vi fanno i cavatori di pietre, e diflì- cile pure lo stesso muschietto a discernere percliè piccolo, sparso, misto alla Tortula marginala; non cosi invece nell'altra località citata. Circostanze di cui bisogna tener conto, poiché a me stesso è capitato e più volte di non poter raccogliere più la LeptoMr- hula in parola dove certamente l'avevo raccolta per Io innanzi. 44 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 23. Toi'tula squamìgera De Net. — Muse. it. 4. Epilog. pag. 530. Vent. Bott. Enumer. n. 415. Sulla roccia calcarea, Vietri sul mare, lungo la via che sale a Raito, Castellammare, ecc. De' M. Tifati, presso Caserta, raccolta dal Terracciano Nic. è citata la var. j3 x^oitioidea De Not., Desmatodon griseus Juratz. nel lavoro del Brizi, Malpigliia, IV, pag. 276. 24. Pottia truncata Br. Eur. — De Not. Epil. pag. 589. Vent. Bott. Enumer. n. 481. Calabria, Anoia, dal prof. Pasquale. 25. P. cavifolia Elirh. — De Not. Epil. pag. 585. Vent. Bott. Enumer. n. 480. Potenza in Basilicata, presso i mulini Addone lungo il Ba- sente. 26. Hymenostoiiiuin tortile Br. Eur. — De Not. Epil. pag. 606. Weisìa iortilis Muli., Vent. Bott. n. 492. Dintorni di Napoli. Caserta, Terracc. Nic. 27. Hym. inìcrostomuiii R. Br. — De Not. Epil. pag. 607. Vent. Bott. Enumer. n. 490 sub Weisia. Nelle stesse località sparso. 28. Griiiiiuia leucophaea Grev. — De Not. Epil. pag. 708. Vent. Bott. Enumer. n. 592. Selve del M. Somma, Cesati. 29. Gr. commutata Hùben. — De Not. Epil. pag. 699. Vent. Bott. Enumer. n. 594. Basilicata, a M. Li Foy presso Potenza. Reggio di Calabria, Brizi, loc. cit. SO. Hedwig-ia cilìata Hedw. — De Not. Epil, pag. 717. Vent. Bott. Enumer. n. 603. Sulle roccie, Basilicata, Potenza. RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 45 31. Pliasciim cuspidatuin Sclireb. — De Not. Epil. pag. 736. Veni Bott. Enumer. n. 618. Sparso per terra al Campo di manovre presso Napoli, ma umi- lissimo e poco discernibile. Fruttifica nel febbraio. Il Socio BoRzi riferisce quindi Sui cristalloidi nucleari proteici delle specie di « Convolvolus. » Dette produzioni sono state da, lui rinve- nute in varie specie di quel genere, e si possono anche riscontrare in materiale secco. Sono contenute nelle cellule del parenchima fo- gliare e dei cotiledoni. Formano ordinariamente degli ammassi, ra- ramente rinvengonsi isolate o in poche. In molti casi i cristalloidi hanno una forma bacillare o sono aghiformi e si associano in fa- scetti più o meno densi, dentro un comune e tenuissimo inviluppo protoplasmatico, resto del plasma o della membrana nucleare. Ta- lora offrono maggiori dimensioni e risalta distinta la loro forma di ottaedro a base quadrata o di prisma a doppia base di piramide quadrata. Presentano le caratteristiche reazioni degli altri cristal- loidi proteici. Ottimo reattivo è la soluzione al 10 "/^ del cloruro aurico, che conferisce al fascette cristallino un colorito rosso-bruno intenso, mentre il contenuto cellulare si tinge in azzurrognolo ne- rastro. I cristalloidi di Convolvolus si formano all' interno dei nuclei delle giovani cellule del mesofìllo ; se ne può seguire lo sviluppo trattando i preparati mediante la Ematossilina del Bòhmer dopo aver fissato il contenuto cellulare j)er mezzo del liquido di Kleinenberg (acido pi- crico solforato). Con questo espediente al posto del nascente cri- stalloide si scorge un vacuolo dal contorno circolare. La sostanza costituente il cristalloide avrebbe i caratteri di ^^na vera linfa da cui, in seguito a un vero processo di cristallizzazione, prende origine il corpo cristallino. Quanto al significato fisiologico dei cristalloidi, tenendo conto della maniera loro di origine e considerando come essi formansi a spese della sostanza del nucleo, si direbbe che essi fossero il pro- dotto di un vero processo di degradazione che il nucleo medesimo subisce, cosi come è stato affermato dal "Wakker per altri casi. Tut- tavia non è inverosimile che questo prodotto possa in qualche guisa rendersi utile all' organismo. Cosi è che presso il C. Soldanella^ a gei'minazione inoltrata, quando i cotiledoni cominciano ad ingial- lire, vedonsi i cristalloidi incompletamente disciogliersi ; essi ridu- consi ad irregolari granulazioni solide che perciò rappresenterebbero un avanzo della materia che non ha potuto trovare impiego nutri- tizio durante la vita germinativa. II prof. Borzi nel corso del suo discorso parla incidentalmente del Convolvidus hirsutus che cresce spontaneo presso Messina. 46 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI Il prof. Giordano domanda se il prof. Borzi crede che il Convoì- vulus liirsutus sia di recente introduzione o se sia sfuggito ai prece- denti botanici. Il Socio Borzi ritiene che il Convolvulus liirsutus, come altre piante osservate nell'agro messinese, sia avventizio e che la -sua comparsa sia in relazione con le migrazioni primaverili di al- cuni uccelli, come ad esempio le quaglie. Il prof. Balsamo domanda se il prof. Borzi abbia adoperato il li- quido di Strasburger. Parla poi del ioduro di metilene, che ha un indice di refrazione elevatissimo, come liquido da inclusione per le diatomacee. Il Socio Terracciano presenta una comunicazione : INTORNO ALLA STRUTTURA FIORALE ED AI PROCESSI D'IMPOLLINAZIONE IN ALCUNE NIGELLA. NOTA DEL DOTT. ACHILLE TERRACCIANO. 10 credo che dal punto di vista dell'impollinazione le A7^e/te siano state poco studiate, e che le nostre conoscenze all' uopo si limitino presso a poco a quelle porteci già moltissimi anni addietro dallo Sprengel e nel 1875 dal Comes ; epperciò queste poche osservazioni, tratte da un lavoro monografico intorno al genere, potranno forse riuscire di un certo interessamento ai cultori della biologia e della morfologia. 11 tipo fiorale è costituito da 5 sepali, 8 petali, stami indefiniti a spirale e formanti nel diagramma 8 file arcuate e radianti dall'asse, 3-5 o più carpofìlli saldati variamente tra loro lungo la sutura ventrale e terminati da stilo lineare, stimmatifero al- l'apice; così la maggior parte de'morfologi. — Ho coltivato 12 specie con semi avuti da Portici, Palermo, Madrid, Coimbra e ne ho esaminate 6 : N. damascena L., satiiia L., Boitrgaeì Jord., foeniculacea DO., arvensis L., gallica Jord., oltre la var. rai- crantha della N. damascena L. Ecco ora come stanno le cose. Il numero dei sepali è invariabile. — In N. damascena L. e Bourgaei Jord. nel boccio sono rigonfi per lasciarvi passare gli stili lunghissimi, fortemente carenati per la nervatura mediana assai pronunziata, poscia trinervi, perchè da questa alla base e per ciascun lato muove un nervo, che ne tocca il margine superiore con una serie varia di nostomizzamenti. Per forma sono obovato-spatolati, concavi, con breve unghia, assottigliati invece all'apice (denticolato-cigliato) in punta verde lesiniforme, RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 47 e per colore verdi dapprima, indi d'un turchino sbiadito di sopra e più carico di sotto, sino a che, sbocciati, danno tutte le grada- zioni dal celeste al bleu chiaro. Una corona di 5 o 6 foglie, che per essere troppo ravvicinate, sembrano come su di uno stesso piano, e cui seguono altre 2 o 3 alquanto spostate in modo da tenere immutato l'ordine fillotassico di Vs» ^^ circonda a modo di invoglio : e tale invoglio è caratteristico di questo tipo, che da solo nella sistematica del genere costituisce la sezione Ero- datos. — In N. satwa L. e foeniculaoea DC, i sepali sono ester- namente pelosi, come il resto della pianta, trinervi, obovato- lanceolati, ottusi all'apice, unguicolati alla base, verdi nel boccio e quasi piani, bianchi dal lato interno a sbocciamento completo, quando si dispongono come a stelle perché patenti. Non è raro il caso di qualche foglia involucrante, ma breve e senza ordine fisso. — In N. gallica Jord. sono fortemente compressi nel boccio e d'ordinario cinquenervi, a nervature sporgenti, obovato-con- cavi, inegualmente eroso-cigliati a' margini; si aprono lenta- mente, perchè lento è lo sviluppo degli stili (corti abbastanza), si dispongono orizzontalmente e sono d'un colore celeste cupo, tendente al violetto, mentre rosse si vedono le antere, e tra il ceruleo ed il. rosso i filamenti degli stami ed i carpelli. — In A^. aroensis L. V unghia é sviluppatissima, sicché nel boccio su di esse si piegano alquanto le lamine, erette, carenate, tri- nerve o più, apicolate lungamente, obovato-spatolate, patenti a completo sviluppo, bianchicce. Non cosi fisso é il numero dei petali e la struttura. — Sino nei fiori d' una medesima pianta se ne contano 8-9-10, cigliati di peli bianchi lunghissimi, di colore bleu carico o d'un ceruleo scuro intenso, come per .V. Bott7'gaei Jord., damascena L., e nella var, micrantha; vi appaiono in una cerchia unica, ma qui e là un certo disordine accennerebbe ad una duplicità di serie. Hanno dapprima un peduncoletto sottile e cilindrico e patente, gozzuto all'apice, donde dal lato esterno si espande in una la- mina ovata eretta e divisa sin dalla base in due ali obovate; ottuse, e dal lato interno in una piccola lamina, cigliata, ovale, intera, la quale copre del tutto il gozzo pieno di nettare. A metà delle due ali é per ciascuna una ghiandola bruna, lucente, circondata da' soliti peli bianchi. — Al numero di 8 sono in N. sa- liva L. e foeniculacea DC, ed hanno il solito peduncolo ed il 48 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI solifo gozzo, donde si elevano la lamina esterna divisa in due ali flabelliformi, assottigliate in punte ottuse, erette, e l'interna lanceolato-acuta, mucronato-ottusa aneli' essa ; questa di color gialliccio, quelle pure giallicce, ma solcate da linea bruna trasver- sale verso la metà e terminate in punte brune. Le due ghiandole sono glabre, piccole, non circondate di peli, che pur ricoprono i margini delle lamine. — Ne ha anche 8 .V. gallica Jord., che dif- feriscono da quelli di N. saliva L. perché le due ali sono di color ceruleo, mentre alla metà sono listate di bianchiccio e di rosso in doppia riga trasversale, e si allungano in due punte cilindriche, ottuse, divergenti, rosso-cupe all'apice, e pre- sentano proprio sotto le strisele colorate due piccole ghiandole. Desse hanno dal lato interno ciascuna una plica, che in parte le ricopre. Contro queste ghiandole e contro le due pliche si adatta la lamina interna, di forma triangolare, allungata in punta ot- tusa, bianco-gialliccia nell' insieme e successivamente listate di bianchiccio, di ceruleo. — La laminetta interna in N. arvcnsis L. è spatolata alla base, terminata all'apice in punta cilindrica, ci- gliata brevemente dove si adatta al gozzo, di colore sbiadito, con una sola listerella trasversale bluastra a metà. L' esterna presenta le due ali come in N. foeniculacca DC, pelosette, con- cave, flabilliformi, mucronate, bluastre al basso, indi con varie linee successive di rosso cupo, gialliccio, bluastro, e cosi via via. Ha le due ghiandole assai più sviluppate, di color verde. Noi quindi ci troviamo in presenza di nettarli belli e definiti, ^ a' quali va giustamente dato il nome di nettaroteche, e la cui architettura generale può ritenersi identica — meno alcune spe- ciali modificazioni — alle nettaroteche del genere Aquilegia. Quali rapporti hanno ora questi con la fecondazione incrociata? Il Mùller - riporta, e poi il Delpino ^ siccome proterandri i fiori di A^. arvensis L.; e quindi tale specie sarebbe a feconda- zione eterogama. — È un fatto, che la maturazione delle antere negli stami più bassi preceda di poco 1' evoluzione delle papille * Il prof. Delpino cosi scrive : « nel genere Erantlds e Nigella i petali sono commutati in vascoli melliferi ad orifizio chiuso, me- diante approssimazione di labbri. » Vedi : Ulteriori osservazioni sulla dicogamia nel regno vegetale, parte II, fase. II, pag. 98. * H. MilLLER, Die Befruchtung der Blumen durcli InseJcten, pag. 118. ^ F. Delpino, op. cit., pag. 160, RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 49 stimmatiche; ma sono queste antere appunto, le quali non hanno alcun valore nei processi impollinativi, poiché il polline solo di quelle negli stami superiori è attivo sugli stimmi. Ebbene, que- sti maturano dopo delle prime ed innanzi delle seconde, ed hanno dei movimenti coordinati appunto a tale asincronismo per com- piere le proprie funzioni. Ora, per parecchie altre specie, le mie osservazioni dirette menando a conclusioni negative, dirò che nessuna delle piante coltivate air aria libera fu visitata da insetti ; anzi, tenute suc- cessivamente sotto grosse camere di vetro, vi fiorirono e vi ab- bonirono i semi senza quindi alcun concorso di agenti esterni. E le cose stanno cosi. Gli stami sono in ogni specie numerosissimi, disposti in serie di 5 a 10, arcuate, parallele fra loro, oblique e radianti dal- l'asse ; ed ogni serie è tra una teca nettarifera e l'altra, sicché al numero ordinario di otto. Nel boccio, queste serie sono vi- cendevolmente addossate agli stili, eretti ed avvolgentisi quasi intorno a sé stessi ; ma quando i petali si aprono, a poco a poco si allungano, ed, a cominciare dai 2 o 3 più bassi, gradatamente si piegano sino a disporsi in tanti fascetti orizzontali quante sono le serie e si appoggiano o sui margini o nel mezzo dei sepali patenti. Degli altri, uno o due più interni si tengono quasi sempre eretti contro i carpofilli, ed i restanti per ordine s'inar- cano in fuori e vi si mantengono sino alla maturità delle an- tere, che sono erette, oblunghe, biloculari, estrorse, mucronate pel connettivo sporgente. Intanto gli stili subiscono un movi- mento dall' alto al basso, disponendosi orizzontalmente in A^. da- mascena L. e Bourgaei Jord., e quasi in saliva L. e foemcula- cea DC, ripiegandosi con la parte superiore dei carpofilli in N. gallica Jord., arcuandosi con tutti i carpofilli in A^. arvensis L.; al tempo stesso che nel terzo superiore, cui corrisponde la parte stimmatifera, accennano ad un altro movimento da destra verso sinistra. Il quale finisce quando od una o due antere hanno potuto acchiappare e tenere sino a loro completa deiscenza. É solo al- lora, che cominciano a svolgersi in senso contrario e si raddriz- zano sulle rispettive cassule, mentre i sepali, le teche nettari- fere, i primi fascetti di stami avvizziscono e cadono. — I carpofilli, che in N. saliva L. e foemculacea DC. erano al numero di 3 a 5, d' ordinario 8, saldati fra loro interamente per la sutura Bull, della Soc. hot. ital. 4 50 EIDNIONE GENERALE IN NAPOLI ventrale sino all'apice, di forma ovale-ottusa, costituiscono poi una cassula obovato-quadrangolare o triangolare ad angoli smus- sati, rotondi, tubercolate nelle facce, con stili brevi, eretti. In N. gallica Jord. erano 8, fortemente costati, saldati sino oltre i due terzi ; e, siccome gli stili erano brevi piuttosto e nel moto di questi per prendere il polline la parte superiore esterna dei carpofilli vi aveva preso parte, cosi costituiscono una cassula 8 costata, con logge alquanto aperte all' apice, con stili poco di- vergenti. Im^ece i 5 di A^^. aìwensis L., essendo saldati solo per un terzo ed essendosi troppo arcuati sopra sé stessi nel moto degli stili, costituiscono cassule con logge divaricato-raggianti. In N. damascena L, le cassule sono globoso-rigonfie, ed alla par- ticolarità, che queste presentano per un sepimento tangenziale spurio in una concamerazione esterna più grande sterile ed una più piccola interna fertile, si aggiunge che, al pari delle teche nettarifere, non si trovano tutti su d'uno stesso piano i fascetti di stami, ovvero ciascuno pare come diviso in due per leggiero spostamento. In tal caso sarebbe vera la figura tipica del dia- gramma, che li stabilisce in una sola spirale continua con i varii invogli fiorali ; ma di ciò mi riserbo di ragionare, quando avrò posto mano allo studio morfologico generale del genere. Concludo, adunque, che le Nigella, almeno quelle da me stu- diate, sono a fecondazione autogama. Né contro siffatta conclu- sione parlano il vario colore dei sepali e la disposizione, il colore istesso e la struttura ed i peli delle nettaroteche, le loro ghiandole ed il nettare, quando autogarae sono, per esempio, anco molte Orchidee, perfettamente conformate ne' fiori alla eterogamia. Tuttavia non è il caso di escludere a tali caratteri delle pro- prietà dicogamiche, dato il modo di vivere di queste piante, af- fatto umili tra le messi. A noi però resta sempre il fatto, che la configurazione esterna della cassula è in rapporto appunto con la lunghezza ed il movimento degli stili e degli stami fra loro; giacché quelli, costretti a ripiegarsi contro di questi per prenderne il polline delle antere, esercitano sui respettivi car- pofilli una diversa forza di trazione. Il prof. Comes ricorda al Socio Terracciano il proprio lavoro pub- blicato fino dal 1874 sulla impollinazione della Nigella damascena; e Terracciano prende atto dell' avvertimento. RIUNIOKE GENERALE IN NAPOLI 51 Il Presidente Arcangeli dà comunicazione di un lavoro del prof. Goiran dal titolo : « Una erborizzazione attravei'so i monti Lessini veronesi luglio-agosto 1891 » e legge quindi le seguenti: COMUNICAZIONI DI A. GOIRAN. Di due nuove stazioni veronesi di Peuceclanum verticillare Koch. — Della presenza di Hypericum Coris L. e Melampy- rum lìarhatwn W. et K. nei M. Lessini veronesi. — Di due forme albiflorae nei generi Trifoliitm e Carduus. — Nuova sta- zione di Camjmnula petraea L, — Una forma ibrida nel ge- nere Verhascum. — Ed altre notizie. 1. In altra comunicazione alla Società Botanica Italiana ho trattato della presenza di Peuceclanum verticillare Koch nei monti veronesi; nel M. Baldo cioè, presso la Ferrara ed in Ime, •ed in Valle dì Squaranto nei Lessini. Ora segnalo due nuove stazioni di questa importante Apiacea, scoperte di questi giorni negli stessi Monti Lessini. Il giorno 3 agosto infatti seguendo il sentiero del Buso del Gatto che si stacca un po' al disotto di Roccapia, ed è rivolto verso Y Adige, V ho raccolta nei boschi e sotto al sentiero stesso, nel Colle della Cicala (1200-1229 m.): •e nel giorno 10 agosto 1' ho poi trovata copiosissima ed in esem- plari giganteschi nei boschi di Vaona presso S. Anna d' Al- faedo (900-1000 m.). Un esemplare aveva l'altezza di m. 2. 60. 2. Lungo ristesso sentiero del Buso del Gatto ho pure rac- colto lo stesso giorno 3 agosto Hypericum Coris L, — Sino ad oggi ne era nota la presenza solo in M. Baldo presso Y Eremo dei SS. Benigno e Caro. Fa pure nel Trentino. 3. Per la prima volta ho raccolto Melampyrum barbaium W. et K. fra le messi nel AL Masue, sempre nei Lessini. Questa Scrofulariacea è nuova pel Veronese. 4. Segnalo due forme aWiflorae che non ricordo di avere vi- sto indicate in alcuna flora: la prima è di Trifolium pratense L. presso S. Anna d' Alfaedo nella contrada Camp)Ostrin: la se- conda di Carduus defloratus L. presso S. Anna d" Alfaedo, nel M. Pastelletto e sulle vette del Corno d' Aquilio (1545 m.). ^ * Rivedendo le bozze della presente nota credo opportuno ag- giungere che il giorno 14 settembre mi sono imbattuto nella forma albifiora di Trifolium pratense anche nella Valle di MarcelUse. 52 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 5. Nelle rupi o sengie di Falasco in Valpantena sopra Sta- lavena cresce copiosa Campamela peiraea L. Annunzio un'altra stazione di questa bella e rara specie nella stessa Valpantena nel Vaio della Pernise, al principio della salita a Corrubio di Cerro veronese. 6. Nella regione dei Lessini crescono copiosissimi Verbascitm Lyclinìtis L. e V. Cliaixii Vili. Nella Valle Marcliiora sotta S. Anna d' Alfaedo lio raccolto una forma che prò interim ritengo un ibrido fra le due specie ora nominate, — Anche in M. Baldo in Pravazar di sopra osservo da anni altra forma ibrida fra V. Lychnitis e V. nigrum. 7. In S. Anna d' Alfaedo e più ancora a Breonio é coltivata con ottimo risultato la Sulla {Hedijsarum coronariura L.). In questa ultima località non vi é orticello nel quale una aiuola non sia consacrata a questa Faseolacea, ritenuta ottima succe- danea al caffè e con questo nome pure chiamata volgarmente da quelli abitanti. 8. Tn' altra stazione nei Lessini è da assegnarsi a Senebiera Coronopus Poir., alle falde orientali del M. Pastello nel luoga detto Cà da Corno sopra violane. 9. U Acalypha virginica L. procede nel suo viaggio d'inva- sione. E ormai giunta sin oltre Parona d\A.dige, ove é stata primieramente osservata nel settembre dello scorso anno, nella seconda escursione della Società Botanica Italiana in occasiona della riunione di Verona. Il Socio ^Martelli ricorda che nella gita fatta al monte Stivo presso Riva fu raccolto 1' Hypericum Coris. Parla quindi della formazione del grappolo nelle gemme della vite. EPOCA DELLA FORMAZIONE DEL GRAPPOLO NELLE GEM- ME DELLA VITE. PER U. MARTELLI. Neil' adunanza della nostra Società Botanica tenuta in Firenze il 14 dicembre scorso ebbi l' onore di riferire brevemente in- torno ad alcuni studi sull'epoca della formazione dell'infiore- scenza nelle gemme della Vitìs vinifera. RIUNIOXK GENERALE IX XAPOLI 53 Come ebbi a dire sin d' allora, era mia intenzione di rendere conto di quelle mie osservazioni solo quando fossero giunte al termine prefisso, ma per alcune ragioni fui allora costretto a parlarne tanto nella nostra adunanza, quanto nel giornale U Agri- coltore Toscano. Ora torno a svolgere lo stesso argomento ma entro limiti più estesi, appunto perché ora soltanto ho comple- tato quelle ricerche. Serva questa dichiarazione di spiegazione e di scusa se in questa nota si ritroveranno ripetute alcune delle cose già dette. Ognuno converrà meco che la bibliografia della Vitis vinifera, sia pure quella solamente scientifica botanica, è forse la più estesa di ogni altra. Per ciò è assai difficile potere assolutamente accertare se mai alcun autore abbia o no trattato un dato ar- gomento intorno a questa pianta, ma per quanto abbia eseguite le mie ricerche bibliografiche il più accuratamente possibile, non mi fu dato di rintracciare alcuna notizia che precisasse 1' epoca od il periodo di vegetazione nel quale il grappolo ha origine nelle gemme della Vite. È intorno a questo tema che ho ri- volto i miei studi e sui quali ora richiamo la vostra attenzione. L' argomento mi è sembrato assai interessante, specialmente dal lato agricolo ed economico, interessando molto di conoscere quando e per quali cause si forma il fiore e per conseguenza anche il frutto di una pianta che ha per noi tanta importanza. Si ritiene scientificamente che l' età, la predisposizione, la stanchezza, l' indebolimento, la robustezza, il calore e la siccità siano altrettanti agenti coadiuvanti la pianta nella produzione dei suoi fiori. Fra tutte le cause ora citate, a parte l'età, con- dizione essenziale, specialmente nei vegetali arborei, il calore é il coefficiente più necessario per la produzione delle gemme fio- rifere. Infatti non è difficile osservare alcune piante, le quali tenute ad una temperatura vegetano bene ma non producono fiori, sino a tanto che il calore dell'ambiente in cui vivono non viene aumentato. ' * La quantità di calorico di cui una pianta lia bisogno per fiorire € per fruttificare è stato creduto poterla stabilire all' incirca dalla somma dei gradi di calorico di cui ha goduto durante il periodo ve- getativo. Cosi per la Vitis vinifera si è creduto occorrere 1' accu- mulazione di 2603 a 3000 gradi cent, per fiorire, e da 4500 a 5000 gradi cent, per maturare il frutto. 54 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI Altro agente attivo nella formazione dei fiori secondo le opi- nioni del Sachs * sarebbero pure i raggi ultra-violetti dello spet- tro solare, sotto l' azione dei quali avverrebbe la formazione di una sostanza speciale clie l'autore chiama « autogena » ed alla presenza della quale sarebbe collegata la formazione dei fiori. ^ Il Sachs riterrebbe che quantità estremamente piccole di una 0 più sostanze speciali fissate nelle foglie produrrebbero i ma- teriali di formazione, che quindi verrebbero trasmessi ai punti di accrescimento per prendere in appresso parte alla formazione dei fiori. Secondo le esperienze del Sachs esisterebbero nello spettro solare in rapporto alla influenza che essi possono esercitare sulla vegetazione 3 qualità di raggi, vale a dire: quella dei raggi gialli e di quelli immediatamente affini, dei bleu e degli ultra- violetti. I primi sarebbero quelli che favorirebbero la decompo- sizione dell'acido carbonico e sarebbero quindi i più attivi nel- r assimilazione; i secondi gli agenti dei movimenti dovuti agli Tale opiniona sembra che non sia rigorosamente conforme al vera o almeno offre campo a molte obiezioni. Sta poi a combatterla il fatto che se la somma di calorico ritenuta necessaria per la fioritura o per la maturazione nel frutto si accumula lentamente o viene ri- partita in piccole frazioni, durante un lungo periodo, oppure vice- versa in quote elevate in corto tempo, non otterremo il resultato voluto né per la fioritura né per la maturazione del frutto. Da ciò resulterebbe assai evidente che per la completa vegetazione delle piante, oltre al quantitativo di calorico, di umidità ecc., occorre anche la ripartizione di tali agenti entro certi limiti e durante certe epoche del periodo vegetativo annuale. * J. Sachs, Arheìt. Bot. Inst. Wurzburg, III, 372. - Gli esperimenti relativi furono fatti dal prof. Sachs sul Tropaeo- lum majits. L' autore ha riconosciuto che allorquando i raggi so- lari attraversano una soluzione di solfato di chinino, i raggi ultra- violetti vengono intieramente assorbiti o trasformati in raggi di minor refraugibilità, diventano visibili e di un colore bleu. Se ap- profittando di tale particolarità si obbliga una pianta a crescere dietro uno schermo di solfato di chinino si osserva che lo sviluppo degli organi vegetativi ha luogo in modo normale, ma non si pro- ducono fiori. Cosi 26 piante tenute nelle condizioni sopra espresse produssero un solo fiore ed anche assai stentato, raentreché 20 altre piante cresciute in condizioni simili, ma dietro uno schermo di acqua pura della stessa densità della soluzione del solfato di chinino, pro- dussero 55 fiori. RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 55 stimoli esterni di irritazione; i terzi quelli che nelle foglie e nelle parti verdi produrrebbero le sostanze generatrici dei fiori. Tutte queste teorie lasciano ancora la scienza molto all' oscuro sopra r importante quesito della vera causa della formazione dei fiori, la quale molto probabilmente non è una sola ma il resultato del concorso di tutte le funzioni della vita della pianta. Senza però discutere le esperienze del Sachs/ né i re- sultati dell' azione dei raggi ultra-violetti, non dobbiamo dimen- ticare che altre cause indubitatamente favoriscono lo sviluppo dei fiori. Qui l'agricoltura viene in nostro aiuto e con espe- rienze coronate da eccellenti resultati dimostra come dalla pre- senza nel terreno di certe sostanze piuttostoché di altre, la ve- getazione tutta di una pianta e specialmente la produzione dei fiori è grandemente attivata. Cosi ad esempio è ormai accertato r effetto nel senso suddetto dei sali di potassa per la Vitis vi- nifera, per il Solanum esculenhcm, per il Pisum saiivum ecc., mentre i concimi azotati hanno effetto sopra il Tritìcum sati- vum ed i fosfati sopra la Brassica, il Saccharum offìcinarum, la Zea Mais ecc. ^ Dai resultati che 1' agricoltura ha ottenuto mediante le con- cimazioni artificiali specialmente apparirebbe che nella forma- zione dei fiori avesse grande influenza 1' accumulamento nella pianta di alcune sostanze, le quali renderebbero i succhi di den- sità atta a determinare i tessuti delia pianta a modificarsi da vegetativi in riproduttivi. Come già abbiamo detto, il calorico * Queste esperienze sembrami dovrebbero essere ripetute tenendo un sistema analogo a quello seguito dal Ville per accertare sui ve- getali 1' azione dei concimi e dei vari componenti il terreno, colti- vando le piante entro sabbia calcinata e priva perciò di qualsiasi nuti'imento. Sembrami che agendo in tal guisa e con esempi di con- fronto, i resultati dovrebbero essere più concludenti, perchè se nelle piante coltivate nella sabbia calcinata la produzione di fiori è assai scarsa; severamente i raggi ultra- violetti hanno tanta azione sulla formazione delle gemme fiorifere, tenendo queste piante in presenza di raggi ultra-violetti, si dovrà ottenere per resultato un aumento rilevante di fiori, quasi da compensare almeno in parte la povei'tà del terreno, mentre che con la contro prova, cioè facendo crescere le piante dietro schermi di solfato di chinino, ne dovrebbe resultare la sterilità quasi completa. * Ville, Jjes engraìs chimiques. 56 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI nonché 1' umidità relativa, hanno parte attivissima nello sviluppo dei fiori. È quindi facile intendere quanta influenza debbono avere nella vita vegetativa le condizioni atmosferiche soprat- tutto, durante il periodo nel quale la pianta forma le sue gem- me fiorifere; per cui se potremo arrivare a conoscere in quale epoca 0 stagione dell' anno la Vite forma i suoi grappoli nella gemma, e quali sono le condizioni atmosferiche sotto la cui in- fluenza tale formazione ha luogo, potremo da queste conoscenze dedurre delle conclusioni di una utilità pratica per l'agricoltura. Le mie prime osservazioni sulla g^^mma della Vite ebbero principio nel mese di agosto dell'anno decorso, e furono rego- larmente proseguite di 15 in 20 giorni. Prendendo una gemma di un tralcio per lo più la 3* o la 4" inferiore (la 1'' e la 2* sono semplicemente foglifere) e tolto il primo involucro di perule, si mettono a nudo tre gemme secondarie, di cui è d'ordinario com- posta ogni gemma ben formata di Vite. Di queste tre, le due late- rali danno origine a rami non produttivi e volgarmente chia- mansi femminelle, mentre solo la mediana produce il tralcio o ramo principale sul quale compariscono i grappoli. Trascurando le due gemme secondarie e portando la nostra attenzione sopra la gemma mediana, se coli' aiuto di una lente che ingrandisca circa 10 diametri si separano una ad una le varie parti di cui é composta detta gemma, vedremo prima di tutto all' esterno alcune squame piuttosto grandi ovate, brune, assai consistenti e rivestite di peluria; al di sotto di queste prime squame altre ancora se ne vedranno di forma eguale ad esse, ma più piccole e di colore verdastro, abbondantemente la- nose. Dopo un paio di cicli di tale squame si incontrano delle piccolissime foglie verdi, le quali nonostante la piccolezza loro sono distintamente caratterizzate, ma avvolte da una densa pe- luria. Proseguendo ancora 1' operazione e distaccate ad una ad una tre o quattro di queste foglioline, apparisce da un lato un cor- piciattolo della lunghezza di circa un mill., di forma subtrigono, pi- ramidale, a base appena asimmetrica, di colore verdastro e rico- perto anche esso di peluria. Con un ingrandimento più forte si possono scorgere sulla sua superficie delle piccole protuberanze ravvicinate fra loro, ma con una disposizione spirale. È questo corpuscolo piramidale un giovanissimo grappolo, ma di esso ri- torneremo a parlare in appresso. RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 57 Proseguendo nella dissecazione si trova, quasi dal lato opposto al primo grappolo ora descritto, una piccola fogliolina ed un sacondo grappolo uguale al primo, ma solo più piccolo; talvolta mi sono imbattuto in un terzo grappolo che in tal caso non tro- vasi di seguito ai due primi, ma bensì dopo una interruzione. Non vi è dubbio alcuno sulla natura di questi piccoli corpicciuoli piramidali, essi sono certamente dei giovani grappoli, inquan- tochè la posizione loro non può dar luogo ad equivoci. Inoltre, allorché uno di essi venga trasportato sotto il microscopio, la forma risulta tanto evidente che sparisce qualsiasi dubbio. Facciamo una sezione longitudinale di un corpo piramidale dopo averlo incluso nel sapone glicerinato ed osserveremo r asse longitudinale con piccole protuberanze con alla base una brattea assai sviluppata. Queste protuberanze rappresentano le prime ramificazioni dell' asse principale, ma su di esse non è ancora comparsa alcuna traccia di protuberanze fiorali di cui non mi è mai stato possibile di scorgerne indizio sui grappoli contenuti nelle gemme di agosto. Altre gemme raccolte nel set- tembre e ottobre si sono mostrate nelle stesse condizioni delle precedenti, senza modificazione od aggiunta nella loro apparente struttura, solo ho osservato in esse un lento accrescimento che' é divenuto anche più lento nelle gemme esaminate nei mesi di novembre, dicembre e gennaio. Fu nei piccoli grappoli dissecati Ja gemme raccolte nel feb- braio, che per la prima volta notai delle protuberanze laterali corrispondenti alle prime ramificazioni dell' asse principale una tendenza all'allungamento ed in seguito vidi comparire lateral- mente nella parte superiore di ciascuna protuberanza una pic- cola prominenza, indizio di ulteriore differenziamento. Dopo coscienzioso esame venni alla conclusione che si era adesso giunti alla formazione del fiore, e che di fatto ognuna di queste ultime prominenze non era altro che la prima trac- cia di fiore. Era quanto occorreva conoscere e perciò non andai oltre, né mi curai di seguire 1' ulteriore sviluppo del fiore, es- sendo ormai conosciuta la sua organogenia. Dal sopra esposto rimane constatato che la prima apparizione dei grappoli nelle gemme della Vite ha luogo nell'estate, epoca nella quale si formano le gemme stesse, come rimane provato che la prima traccia dei fiori si manifesta in esse nella fine dell'inverno. 58 RIUNIONE GENERALE IX NAPOLI ' Che la gemma di agosto contenga di già i grappoli ne ho avuto la riprova dal seguente fatto. Nella seconda metà di agosto passato cadde nel Mugello (To- scana) copiosissima grandine che devastò completamente il rac- colto dell'uva e le piante. Private in tal guisa di pam pani quelle povere piante furono costrette a svolgere le gemme destinate all'ibernazione; per cui queste, dopo avere svolte le prime foglie nel modo stesso come avviene ogni anno nella primavera, produssero i primi grappoli che vi si trovavano già formati. la stesso nell'ottobre seguente raccolsi alcuni di questi grappoli per- fettamente sviluppati con i loro fiori in boccio. Forse si potrebbe giungere a spiegare questo fatto anche con altre ipotesi, ma la spiegazione accennata sembrami tanto naturale e semplice e nel tempo stesso istruttiva, da non dovere pensare a cercarne altra. Ora quale conclusione si può trarre da queste osservazioni, se non che i grappoli della Vite si formano contemporanea- mente alle foglie nella gemma ibernante, durante 1' estate che precede la fioritura della susseguente primavera? Cosi abbiamo che mentre il frutto di un anno è in via di maturazione, quello dell'anno avvenire si trova di già abbozzato ed in istato em- brionale nelle gemme dei tralci che si sono sviluppati nell' an- nata. Rimane pure provato che questo giovane grappolo coi fiori non ancora formati, od almeno in uno stato molto rudi- raentario o meglio allo stato potenziale, per vari mesi resta pressoché in riposo, finché al risveglio della vita vegetativa nella primavera veniente gradatamente si completa e sviluppa i suoi fiori. Adunque possiamo distinguere due periodi impor- tantissimi nella vita riproduttiva annuale della Vitis vinifera: il primo estivo od autunnale, nel quale ha luogo la prima comparsa è la formazione delle parti assili del grappolo; il se- condo primaverile, nel quale si effettua la differenziazione del- l' asse principale in assi secondari ed in fiori. Il periodo invernale è un periodo di riposo nel quale non ac- cadono cambiamenti apparenti nelle gemme. È certo innegabile r importanza di una stagione propizia durante il secondo pe- riodo o primaverile, per il regolare sviluppo dei fiori, ma per la formazione dei grappoli e quindi per la quantità di questi che comparirà nella primavera deve avere maggiore influenza il calore e l'umidità della stagione estiva ossia del primo periodo. RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 59 Ognuno converrà meco che se nell' estate, cioè durante la for- mazione dei grappoli, la stagione corre umida e fresca, verrà favorito lo sviluppo vegetativo a preferenza del riproduttivo e lo sviluppo dei grappoli sarà scarso ed imperfetto. Dal lato pratico avendo constatato che l'epoca della forma- zione dei grappoli della vite ha luogo nell' estate, ognuno che abbia acquistata la pratica necessaria potrà sino dai mesi au- tunnali conoscere con molta approssimazione quale sarà la produzione di grappoli per l'anno venturo e quindi potrà azzar- dare, con una certa dose di verità, una previsione sulla mag- giore o minore abbondanza della promessa della futura raccolta; per di più da queste osservazioni se ne potrà forse avvantag- giare r agricoltura potendo ricavare dei dati positivi sull' epoca e sul modo più favorevole, sia per somministrare i concimi e sia per eseguire le potature delle viti. L' adunanza è quindi tolta. Gita a Baia e ad Ischia. Alle 12 mer. i Congressisti partirono con la ferrovia per Baia, ove lungo la spiaggia raccoglievano alcune piante interessanti pei Soci delle parti più settentrionali della Penisola. In causa di un cambiamento di orario del battello a vapore non potè efifettiiarsi la erborazione al Fusaro, ove alcuni Soci si reca- rono poi dopo la Riunione. La partenza per Ischia si effettuava da Pozzuoli; i Soci pei-not- tarono al paese d' Ischia e il mattino dipoi per tempo s'incammina- rono per l'Eporaeo, discendendo poi a Casamicciola. Benché alcune rarità dell' isola non fossero state raccolte, stante la ristrettezza, del tempo, il resultato della erborizzazione fu nondimeno assai sod- disfacente e basti solo ricordare l' Ipomaea atolonifera e la Woodwar- dia radicans. Adunanza pubblica del 20 agosto 1891. Apre 1' adunanza il Presidente Arcangeli a ore 8 ^'^ leggendo una lettera del Socio Lojacono Poiero che si scusa dal non essere in- tervenuto alla Riunione e che invia in dono alla Società alcune sue pubblicazioni. co RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI Il Socio BORzi espone i risultati di sue ricerche Sui fasci hicol- Interali di alcune Croci/ere e delle relative anomalie. È noto, egli dice, come i fasci libero-legnosi di alciine Crocifere, secondo le ri- cerche di Dennert, presentino una regione interna d' indole floe- mica ; sarebbero perciò dei fasci bicollaterali nel senso ammesso dai moderni istologi. Sulla costituzione e sull' origine del floema in- terno le ricerche del Dennert, contengono qualche lacuna. Di più, l'esame di detti fasci presso la Brassica fruticulosa Cyr. e V Eruca- strum virgatum Stev. porge occasione di rilevare importanti parti- colarità anatomiche non ancora segnalate dagli autori. I fasti di Br. fruticulosa offrono una struttura primaria che non può dirsi veramente normale, in quanto che taluni fasci rimangono aifatto incompleti per mancata formazione di vasi spirali, caratteri- stici rappresentanti del legno primario; questo riducesi in tal caso a pochi elementi di parenchima legnoso. Seguendo lo svihippo della porzione circummidollare di ogni fascio completo si nota come molto di buon' ora differenziasi il cambio, mentre nella regione postero-cam- biale del nascente fascio prendono origine dei vasi anulati e spi- rali separati da pochi elementi di parenchima. Questi ultimi segui- tano a segmentarsi per costituire alla fine un cordone più o meno spesso di elementi d'indole floemica; essi sono, in massima parte delle cellule cambiformi fra le quali scorgonsi degli esili gruppi di vasi crivellati. Durante i primordi della sua costituzione il cambio è suscettivo di accrescere detta regione floemica, generando nel tempo stesso nuovi vasi spirali. Sicché è da concludere che il floema interno non derivi esclusivamente dal meristema primitivo, né esso debba la sua origine ad un cambio proprio come fa supposto dal Dennert nel caso di altre Crocifere. Nella Br. fruticolosa il floema interno ha i medesimi caratteri del libro esterno. In altre Crocifere {Koniga, etc.) per altro detto tes- suto presentasi assai ridotto di proporzioni e sj)3SS0 rappresentato da pochi elementi cambiformi. II cambio normale possedendo nelle sue prime origini la facoltà di generare degli strati di libro in ordine centrifugo, conserva il- limitata siffatta proprietà. In tal guisa, in corso di accrescimento, la regolare formazione di legno secondario viene interrotta dalla produzione di libro secondario, il quale, spesso in forma di zone continue anulari, vedssi intercalato fra il legno stesso. Dette zone di libro corrispondono ai differenti periodi di accrescimento dei fu- sti, e segnatamente parrebbe certo che siffatta produzione di floema, in via centrifuga, avesse luogo durante la stagione estiva quando, cioè, la pianta trovasi esposta a prolungata siccità. L'anatomia della radica di Br. fruticulosa conferma i dati espo- sti. Anche i fasci libero-legnosi di datto organo possiedono dei cor- doni di floema interno dovuti alla primordiale attività del cambio. Da questo hanno parimente più tardi origine degli strati di libro secondario formanti delle zone all' interno del legno. RIUXIOXE GENERALE IN NAPOLI 61 Viene qiTiiidi presentata la nota seguente del Socio Baroni : SULLA STRUTTURA DEL SEME DELL' BEMEROCALLIS FLAVA L. NOTA PRELIMINARE DEL DOTT. EUGE- NIO BARONI. Sul seme di Ilemerocallis flava, per quanto è a mia cono- scenza, nessuno fin ad ora ha scritto con qualche dettaglio. * Ciò mi ha indotto a intraprendere sui semi di questa specie al- cune ricerche, che cominciai fin dal luglio decorso. Mi piace dichiarare che, quanto verrò esponendo, é soltanto un riassunto di osservazioni più estese risguardanti anche il frutto, le quali saranno oggetto di altra nota; essendoché per quest'anno mi ha fatto difetto il materiale raccolto nell'Orto botanico pisano. I semi di Hemerocallis flava, provenienti da ovoli anatropi, sono provvisti di un brevissimo podospermo poco resistente, il quale in sezione trasversa apparisce di forma acutamente ellit- tica; si mostrano globosi e soltanto in corrispondenza del mi- cropilo terminano in punta leggermente uncinata. Dalla parte opposta al loro punto di attacco presentano una costola che si modella sopra il rafe. Sono neri, lucenti ed a superficie liscia: misurano 0'",006 di lunghezza e 0",P05 di larghezza. Molto spesso sono in numero di uno per ogni loggia del frutto, aderenti al- l' angolo interno della cassula triquetra, non di rado in numero di due 0 tre. La consistenza del seme è corneo-coriacea; tanto é vero che, facendo delle sezioni, il rasoio rimane intaccato. La qual cosa mi fa giustamente ritenere inesatta l'espressione di Bentham e Hooker, che a proposito dei semi di Hemerocallis scrivono: « texta laxa crassiuscule membranacea. »^ Lo sperraoderma consta di 8 o 10 strati di grosse cellule ir- regolarmente arrotondate o rettangolari. Una sezione trasversa * EnCtLEr und Prantl, Die natilrlichen Pflanzenfamilii'n, 2 Lie- ferung. Juncaceae, Stemonaceae und LlUaceae, pag. 40. Leipzig, 1887. - Bentham et Hooker, Genera plantarum^ voi. Ili, pars. II, pag. 773. Lendini, 1883. 62 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI di esso lascia vedere esternamente tre strati di elementi, in prevalenza rettangolari, a parete fortemente ispessita e masche- rati da un' abbondante quantità di sostanza colorante. Il primo strato esterno presenta un colore leggermente vio- laceo; il secondo, ove la sostanza è maggiormente ammassata, e colorato in nero; il terzo finalmente mostra una gradazione di colore che va dal nero al giallo-rossastro. Al di sotto di questi primi tre strati se ne osservano altri 5 o 6 costituiti da cellule ovoidee, con parete piuttosto sottile, colorate in giallognolo, co- lore del quale è provvisto anche il plasma in esse contenuto. Finalmente le cellule man mano che si avvicinano all'albume si comprimono fortemente fra loro, riducendosi abbastanza al- lungate, e costituiscono in tal modo una porzione distinta da quelle precedentemente citate. Frammiste alle cellule ovoidee trovansi disseminate una quantità di trachee con ispessimenti elicoidali, alcune delle quali hanno parete molto ingrossata, mentre altre l' hanno estremamente sottile. Un grosso fascio di trachee, accompagnato da cellule cambiformi, trovasi in corri- spondenza della costola longitudinale, che abbiamo notato alla superfìcie del seme. Del quale fascio ho potuto facilmente ac- certare la continuazione col breve podosfermo seminale. Esposta cosi con qualche dettaglio la costituzione dello sper- moderma nasce spontanea la domanda se in esso si distinguono due tegumenti seminali, corrispondenti alla primina e alla se- condina dell'ovolo, oppure se uno solo sia conservato nel seme. A questo proposito il sig. Marcel Brandza* in una recente memoria formula le seguenti conclusioni, che mi piace di ripor- tare qui nella loro integrità: 1° € Chez les plantes dont l'ovule a deux téguments, la con- « stitution des enveloppes de la graine et leur origine ne sont « pas telles qu'on les a décrites généralement. Dans la plupart « des cas, le tègument interne n'est pas digéré. Il persiste et « peut souvent constituer la partie lignifiée de l'ehveloppe sé- « minale. Parfois, le nucelle lui-raéme contribue à la formation « des enveloppes de la graine mure. C'est seulement dans quel- ' M. Brandza, Recherches siir le développement des téguments sémi- naux des Atigiospermes, in Comptes rendus de VAcadémie des sciences de Paris, T. CX, pag. 1225. Paris., 1890. RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 63 « ques familles que l'enveloppe de la graine est formée par la « partie extérieure du tégument externe de l'ovule. 2" « Chez les plantes dont l'ovule n'a qii'iin tégument, les « enveloppes de la graine proviennent, soit de cet unique té- « gument, soit à la fois de ce tégument et du nucelle. Quelque- « fois, la partie lignifiée de la graine peut méme tirer son ori- « gìne de l'épiderme du nucelle. » Nel contesto della memoria dice inoltre che in certe Gigliacee sussiste nel seme il tegumento interno, mentre in certe altre viene riassorbito. Ora le osservazioni da me fatte ritengo mi permettano di as- serire che nei semi di cui ci occupiamo persiste il tegumento interno corrispondente alla secondina dell' ovolo. E ciò può di leggieri osservarsi anche coli' esame macroscopico; poiché sbuc- ciando un seme la parte coriacea esterna vien facilmente tolta via insieme alla carnosa, e invece addossata alla mandorla ri- mane una pellicola membranacea filamentosa, la quale deve con molta probabilità ritenersi come il tegumento interno o tegmen. Coi più usati solventi, tanto a freddo quanto a caldo, ho spe- rimentato la solubilità della sostanza che dà il colore al seme, ma non ho ottenuto resultati soddisfacenti. In presenza di acidi forti si comporta in modo differente: cosi con acido nitrico di- scretamente concentrato la sostanza si colora in giallo-rossastro, V azione prolungata di questo acido (48 ore) muta quest' ultima colorazione in giallo-violetto. L' acido solforico pure concentrato invece fa acquistare alla sostanza un colore verde-sporco nella parte superficiale esterna, mentre la massa apparisce colorata in nero-sporco. L' azione prolungata di questo acido (48 ore) induce una colorazione nero-violetta. Il colore giallo-rossastro, di cui son provviste le cellule dello spermoderma, deve con molta probabilità attribuirsi prevalentemente alla presenza di sostanze tanniche e di altre afl3ni, giacché esse cellule acqui- stano colorazione verde-nerastra con acetato ferrico e anche con acido osmico. La mandorla, che costituisce la parte maggiore del seme, si presenta formata dall' albume e dall' embrione. L' albume consta di elementi in forma di romboidi a parete sottile disposti in serie radiali di 15 a 20 cellule. In que- ste stanno incluse sostanze alburainoidi, olii-grassi e fecola. La 64 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI quale ultima con iodio si rende maggiormente manifesta in forma di minuti granuli globosi. Questi sono in maggior numero nelle cellule degli strati più lontani dall' embrione, mentre vanno diminuendo e finalmente scomparendo negli strati con questo a contatto. Ciò deve attribuirsi alla parziale digestione avvenuta per opera dell'embrione stesso: inquantocliè gli ultimi strati cellulari, oltre ad essere sprovvisti di fecola, mancano anche delle gocce d' olio e delle altre sostanze dianzi citate. L'embrione infine occupa la parte centrale del seme: é sub- cilindrico, allungato e sporgente al di fuori dell' albume colla porzione corrispondente alla radichetta. Misura da O^jOOG a0'",007 di lunghezza e da 0'",002 a 0"\003 di larghezza. Il cotiledone racchiude completamente la gemmetta in una cavità conica posta in basso. La foglia cotiledonare, in corri- spondenza della gemmetta, presenta i suoi margini l'uno all'altro sovrapposti, o solo semplicemente aderenti, limitando in tal modo una fenditura longitudinale, mentre al di sopra del piano cor- rispondente alla gemmetta si salda e prende 1' aspetto di corpo compatto quasi conico. Una sezione trasversa fatta nella porzione compatta del coti- ledone lascia vedere un parenchima omogeneo formato da grandi cellule a sottil parete, limitate esternamente da una serie di cellule epidermiche molto più piccole e anch' esse a parete ugualmente sottile. Le grosse cellule costituenti il parenchima del cotiledone hanno un diametro che oscilla fra 42 e 47 /x. Il contenuto consta di sostanza oleosa abbondantemente distri- buita in granuli sferici di varie dimensioni, e di fecola pure in granuli globosi analoghi a quelli dell' albume. Disposti concen- tricamente si osservano da 3 a 5 fasci procambiali; questi, nelle sezioni trasverse fatte in corrispondenza delia regione della gem- metta e del fusticino, si riducono a 2 soltanto. Facendo una sezione longitudinale si scorge, nella porzione inferiore del cotiledone, la gemmetta, annidata in una cavità pressoché conica, la quale ha una posizione leggermente obli- qua, coir apice rivolto alla fenditura prodotta dal cotiledone colla sovrapposizione o colla semplice aderenza dei suoi margini. In corrispondenza della regione che limita la gemmetta e il fusticino ha principio una serie di lunghissime tracheidi prov- viste di ispessimenti anulari, le quali prima tengono una dire- RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 65 zione perpendicolare all' asse del fusticino, poi ripiegandosi ad arco prendono una direzione ad esso parallela, si insinuano nel parenchima del cotiledone e lo percorrono fino quasi al suo apice- La piccola gemma presenta l' abbozzo di alcune foglioline co- stituenti la pinmetta; a questa segue il fusticino e quindi la ra- dichetta, la quale è rivestita dalla piloriza. Nel punto di origine della piloriza si osserva un tessuto me- ristematico, nel quale si riscontrano le iniziali del pleroma, pe- riblema, dermatogene e piloriza. Questo tessuto consta di pochi strati trasversi di piccole cellule irregolarmente rotondeggianti ed a parete esilissima. Procedendo verso la parte inferiore, si ha la piloriza, che risulta formata da cellule ovoidee disposte regolarmente in serie percorrenti delle linee curve; hanno pa- rete piuttosto sottile e sono limitate da una serie di cellule molto appiattite, con parete esterna alquanto ispessita. Gli strati delle cellule costituenti la piloriza, in corrispondenza della parte centrale della radichetta, ascendono fino a 16 e diminui- scono gradatamente a misura che essa va estendendosi verso la superficie laterale della radichetta. Osservando il fusticino e la radichetta possono distinguersi facilmente uno strato più esterno costituito da elementi rego- lari, il quale rappresenta il dermatogeno: a questo, procedendo dall' esterno all' interno, segue il periblema formato da cellule rotonde o poliedriche a parete sottilissima, contenenti un plasma minutamente granuloso e piccole goccio d' olio, infine una por- zione di elementi allungati longitudinalmente, che possono ri- guardarsi come procamMum, i quali limitano internamente il cilindro centrale o pleroma. Ha poi la parola il Socio Balsamo che espone i resultati di un suo lavoro « Sull' assorbimento della radiazione nelle piante. » RICERCHE SULLA PENETRAZIONE DELLE RADIAZIONI NELLE PIANTE. PARTE PRIMA. METODO DI RICERCA (RIASSUNTO). PER F. BALSAMO. In una nota presentata alla Società dei Naturalisti in Napoli nella tornata del 2 febbraio di quest'anno e pubblicata'nel voi. 5°, pag. 61-69 del Bullettino, ho esposto, in generale, Io scopo ed Bull, della Se e. hot. ital. 5 6Q RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI il metodo di alcune mie ricerche, tendenti a determinare la profondità cui giunge la radiazione luminosa e termica, allor- ché penetra nel corpo della pianta, in funzione della struttura del tessuto o dell' organo che attraversa. I rapporti tra le modificazioni che la luce subisce attraverso i tessuti ed i fenomeni che vi determina, non per anco sono bene accertati; inoltre la relazione tra la profondità <5ui giunge la radiazione e la struttura dell' organo che attraversa è pure importante a conoscersi. Sotto questo punto di vista ho intra- preso queste ricerche, parendomi non poco importante l' argo- mento, e per quanto mi sappia, appena sfiorato. E poiché era mio intendimento di determinare, colla maggiore approssimazione, la qualità e quantità delle radiazioni estinte o trasmesse, ho dovuto ricorrere a metodi di ricerca assai deli- cati, servendomi degli apparati più sensibili che la fisica mo- derna ci permette di adoperare ed escludendo gli apparecchi co- munemente in uso per le ricerche foto-termiche, quali la pila termo-elettrica ed i comuni fotometri, come quelli che poco sensibili riescono alle più lievi variazioni della radiazione me- desima. Nella eliminazione delle cause di errori ho tenuto pre- sente, in primo luogo, l'occhio dell' osservatore, il quale è escluso dallo apprezzamento diretto delle variazioni che subisce la luce attraverso i tessuti, e chiamato solo a leggere le indicazioni degli strumenti che registrano, con mezzi assolutamente deter- minati, quelle variazioni. In tal modo l'errore personale non verrà a turbare, come fattore complesso, 1' esattezza dei risul- tamenti, i quali saranno perciò perfettamente comparabili, qua- lunque siano le condizioni subbiettive dell' osservatore. Nella radiazione complessa del sole e delle sorgenti artificiali, costituita da una serie di onde di diversa lunghezza e di diversa refrangibilità, i fisici hanno distinto due forme : una rappresentata dalla serie delle onde più lunghe, meno refrangibili, che non stimolano il nostro occhio, e sono le radiazioni termiche, od oscure; un'altra serie che comprende le onde più brevi, più refrangibili e che si manifestano all' occhio come radiazioni luminose. Questa divisione, comoda ma arbitraria, non ha, teori- camente, ragione di essere, cóme oggi é noto, e quindi la ra- diazione va considerata nel suo complesso, come una serie con- tinua di onde, che gradatamente crescono in refrangibilità e niUXIONE GENERALE IN NAPOLI 67 decrescono in lunghezza. È nofo pure che le azioni chimiche della radiazione, come le termiche e le luminose, non sono li- mitate ad una determinata regione dello spettro, ma si riscon- trano in ciascun punto di esso. Le modificazioni della radiazione, cosi considerata nel suo complesso, sono valutate nei diversi organi delle piante, mercè di appropriati mezzi, quali il bolometro del Langlej^ e gli ele- menti al selenio e tellurio, che per la loro sensibilità ci per- mettono di apprezzare le minime variazioni della energia rag- giante. E queste variazioni, modificando la resistenza elettrica di un circuito, in cui col bolometro o l' elemento al selenico è intercalato un sensibile galvanometro, si trasformano in altret- tanti movimenti dell'ago del galvanometro, e si possono leg- gere, amplificate, nel campo di un canocchiale. Il lavoro iniziato con questo indirizzo è diviso in duo parti. Nella prima si espongono i principii dello assorbimento ed emis- sione della radiazione, esaminandone le leggi e le modificazioni che subisce nei diversi corpi; si tratta delle trasformazioni del- l'energia raggiante e si accenna all'equivalente meccanico della radiazione. Alla descrizione degli apparecchi adoperati in queste ricerche segue la determinazione delle loro « costanti, » la di- scussione delie cause di errore e la loro compensazione. La seconda parte del lavoro comprende le serie di esperienze fatte sulle diverse piante nelle più favorevoli condizioni di esi- stenza. In queste esperienze si cerca di determinare, per qualità •e quantità, la radiazione assorbita, sia in rapporto alle proprietà fisiche dei diversi tessuti delle piante in esame, sia in rapporto alla struttura degli organi sui quali si sperimenta. E però si considera, in primo luogo, il diverso modo di comportarsi dei tessuti verso una radiazione di data refrangibilità o, in altri termini, trattasi della « trasparenza attinica » dei tessuti. In tutte queste esperienze gli errori medii inevitabili sono compensati applicando ad essi il metodo dei minimi quadrati. Della prima parte di questo lavoro darò ora un breve riassunto. Come introduzione sono prese in esame, cronologicamente, tutte quelle memorie che trattano, dal punto di vista fisico, delle relazioni tra le piante e la radiazione. Oltre alle prime ricerche del Sachs (1860) sulla penetrazione della luce nelle piante, gli studii del Maquenne (1880) sull'assorbimento ed emis- 68 RIUXIOXE GENERALE IN NAPOLI sione del calore, le ricerche di Engelmann (1883-84) sulla re- lazione tra l'assorbimento della luce e l'assimilazione ecc., sono- degne di particolare considerazione, come quelle che furono condotte a termine con mezzi fisici assai delicati. A queste si ag- giungono gli studii più recenti del Priugsheim e del Reinke (1883) e le ricerche del Detlefsen (1888) nelle quali le correnti termo- elettriche sono adoperate come mezzo indicatore delle variazioni dell' energia raggiante. Tralasciando di dire della radiazione in generale e come essa venga oggi studiata dai fisici, noto che la sorgente dell'energia, sia naturale come la radiazione solare, sia artificiale come quella delle lampade elettriche e del gas, deve avere, per le nostre esperienze, una intensità costante. E poiché la radiazione solare non è assolutamente costante per esperienze di una certa du- rata, e richiede numerose correzioni, è d'ordinario sosti- tuita da quella delle lampade elettriche, che può mantenersi costante per molto tempo: ben inteso però che bisognerà tenere presente, nel calcolo, il valore relativo della radiazione elettrica e di quella solare. Dissociando questa radiazione complessa nei suoi raggi di data refrangibilità e lunghezza di onda, possiamo osservare quale parte spetta a ciascun raggio nella produzione di un dato fe- nomeno, e come ciascuna radiazione semplice si comporta verso un determinato organo o tessuto di una pianta. E perchè fosse possibile ottenere gruppi di raggi di data refrangibilità, od in altri termini, radiazioni monocromatiche, sono stati posti in opera diversi artificii, sia filtrando la radiazione attraverso acconce soluzioni 0 vetri colorati, sia ricorrendo ai prismi di vetro o di salgemma. Nelle più delicate esperienze questi mezzi comuni non più corrispondono, e quindi per ottenere uno spettro nor- male bisogna servirsi dei reticoli a diffrazione. Un raggio di luce riflesso da un eliostata passa a traverso la fessura di un collimatore e cadendo sopra un reticolo metallico (reticolo di Rowland) dà uno spettro di diffrazione, che può essere proiet- tato sull'organo su cui si sperimenta. La determinazione delia refrangibilità del raggio o del fascio raggiante e la misura della lunghezza delle onde dei diversi punti dello spettro sono esposte brevemente in questa parte del lavoro, rimandando il lettore ai trattati di fisica per una più estesa cognizione dell'argomento. RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 69 Le radiazioni oscure ed invisibili, cioè le ultrarosse e le ultra- violette, la cui azione è pur tanto importante sulla vita delle piante, sono isolate per mezzo della nota soluzione di jodo in sol- furo di carbonio, e per mezzo della ebonite in lamina sottile; mentre con uno strato di argento metallico precipitato sul vetro «i possono isolare i raggi ultravioletti. E finalmente i liquidi fluorescenti servono ancora come mezzi per separare le radia- zioni di più elevata refrangibilità. Tra gli apparecchi dei quali mi servo per la misura della radiazione va posto in primo luogo il bolometro o « bilancia at- tinica » del Langley. Lo strumento del quale si servi il Langley nei suoi bellissimi studii sulla regione ultrarossa dello spettro consisteva in una sottilissima laminetta di acciaio larga mezzo millimetro e della spessezza di V310 ^^ millimetro. Due di queste laminette, lunghe un mezzo pollice, erano intercalate, come re- sistenze, tra le branche di un ponte di "Wheatstone che com- prendeva una pila ed un galvanometro a specchio. Se una ra- diazione termica colpiva una di queste lamine, essendone l'altra difesa, la conducibilità elettrica di questa variava per assorbi- mento del calore, e rotto 1' equilibrio del ponte, si aveva il mo- vimento dell' ago del galvanometro. Varie forme di bolometri sono state adoperate nelle ricerche dai fisici, sostituendosi alle laminette di acciaio, difficilissime ad ottenersi, dei fili di platino molto sottili, i quali alla sensibilità termica uniscono il vantag- gio della resistenza agli agenti esterni e però sono da preferirsi a quelle. La sensibilità del bolometro è, secondo i calcoli del Langley, 200 volte maggiore della pila termo-elettrica del Nobili; le sue indicazioni sono rapide, e quasi istantanee, attesa la esi- guità della massa metallica sottoposta alla radiazione. Il galvanometro che si adopera per queste esperienze è del tipo Thompson, cioè un galvanometro a specchio ; la sua sen- sibilità non deve essere eccessiva. È però necessario di adope- rare, nel ponte di Wheatstone, una resistenza accessoria oltre il bolometro, per stabilire 1' equilibrio del galvanometro. Le indicazioni di questo si leggono mercè un piccolo canoc- •chiale munito di micrometro oculare, e con una scala divisa in mezzi millimetri; un doppio decimetro, inciso su vetro, corri- sponde perfettamente. L' elemento al selenio e che può chiamarsi « occhio artifi- 70 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI ciale » serve per constatare le variazioni della radiazione visibile 0 luminosa. Io adopero o un elemento simile a quelli adoperati dal Mercadier per le esperienze sulla radiofonia, o semplicemente una laminetta di selenio fuso posta tra due vetri ed intercalata nel circuito elettrico. Con uno spettroscopio a visione diretta si ottiene la determina- zione preliminare delle zone di assorbimento, o dello spettro di assorbimento di un dato organo o tessuto, posto in condizioni per quanto è possibile normali. Per osservare inoltre gli spettri di assorbimento in alcuni organi o tessuti cavi, mi servo di tubi di Geissler fatti costruire a tale scopo, e che, come gli endoscopii adoperati per la esplorazione delle cavità del corpo, illuminana dallo interno gli organi, senza ledere in modo straordinario la loro vitalità. Tutti gli apparecchi misuratori ed indicatori delle radiazioni sono disposti sopra un « banco di ottica » orientato in modo da ricevere secondo 1' asse il raggio luminoso riflesso dall' eliostata. nella camera nera. Adoperando le lampade elettriche, chiuse in apposita custodia, si può fare a meno dell' eliostata. In queste ricerche la sensibilità e delicatezza degli apparec- chi che si adoperano rende possibile lo apprezzamento di minime quantità di energia, e però nella serie di osservazioni o di let- ture r approssimazione al valore vero può spingersi ad un grada assai più elevato che con gli ordinarli metodi di ricerca. L' er- rore medio diventa, per questo, assai più piccolo. Ciò non per- tanto, per compensare gli errori di lettura o di calcolo inevita- bili per ogni osservatore e che entrano come incognite nella « equazione personale » dell' osservatore medesimo, corrisponde assai bene il metodo dei « minimi quadrati. » Di questo si di- scorre brevemente esponendone i principii teorici e nella seconda parte del lavoro si applica alle diverse medie ricavate dalle esperienze. Un ultimo capitolo é consacrato alla bibliografia, nella quale sono indicate le opere che trattano più diffusamente di quegli argomenti, che la natura del lavoro ci ha concesso di accennare appena, colla citazione ancora di quelle che furono consultate per la parte speciale delle nostre ricerche. RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI ti Vengono quindi presentate le seguenti note del prof. Massalonqo : CONTRIBUZIONE ALL' ACARO-CECIDIOLOGIA DELLA FLORA VERONESE. DEL DOTT. C. MASSALONGO. Nel presente articolo riunisco gli acaro-cecidii che ho sco- perti dopo la pubblicazione della mia memoria « Acaro-cecid. FI. Veron. Ulteriori Oss. ed Agg. in Nuovo Giorn. Bot. It., voi. XXIII, pag. 469-488 » ed aggiungo qualche utile indica- zione relativa a quelli da me precedentemente descritti. Bibliografia (Continuazione). 57. Canestrini G. — Nuove specie di Fitoptidi (II* serie) in Bullettino Soc. Venet.-Trent. Se. Nat. tom. V, n. 1 p. 13-17; Padova, 1891. 58. — Sopra tre nuove specie di Phytoptus (HI* serie) in 1. s. e. p. 43-44; Padova, 1891. 59. RÙBSAAMKN Ew. H. — Die Gallmiicken und Gallen des Sieger- landes in Verh. d. Naturhist. Ver. P^euss. Rheinl. West- falens u. des Regierungsbez. Osnabriick XLVII, 1890, p. 18-58. 60. SCHLECHTENDAL D. R. voN — Die Gallbilduugen (Zooceci- dien) der deutsche Gefiisspflanzen (aus d. Jahresb. d. Ve- rein f. Naturk. zu Zwickau f. das 1890 besonders obge- druckt) ; Zwickau, 1891. 1. Bromus arvensìs L. — Lòw F. , Beschreibung von neuen Milbengallen nebst Mittheilungen ùber einige schon bekannte in Verh. Z.-B.-G. Wien Bd. XXIX, p. 9717, 187; Hieronymus, Beitriige zur Kenntniss Zoocecidien in 1. e, p. 17; Schlecht. Uebersicht in 1. e. p. 516 und die Gallbil- dungen (Zoocecidien) p. 8. — Le spighette attaccate dai fitotti distinguonsi dalle normali per essere superiormente turgide, subcilindriche, né compresse. Le glumelle inferiori dei fiori situati all' estremità di tali spighette si dilatano 72 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI ed accartocciandosi sopra se stesse danno origine ad un corpo allungato fusiforme. In questi fiori tanto gli organi sessuali che la loro glumella interna abortiscono. La ca- vità limitata dalla glumella inferiore del fiore terminale (spesso ancora di quello immediatamente sottoposto) è tap- pezzata da numerosi peli ramosi e jalini fra i quali vivono i fitotti. Dintorni di Tregnago (Calavena) ; Sett. 1891. 2. Buxus sempervirens L. — C. Massai. Acarocecid. FI. Veron., Ult. Oss. ed Agg. in Nuovo Giorn. Bot. It. voi. XXIII, p. 473, n. 3. — Gemme ascellari (fiorali) e terminali iper- trofizzate, subglobose, ricoperte da una fitta pelurie 1. s, e. Cecidiozoo: oltre al Phytoptus Canestrìnii Nalep., il prof. Ca- nestrini in questo cecidio scoperse ancora il Ph. unguicidatus sp. nov., Nuove specie di Fitoptidi (IP serie) in 1. s. e. 3. Cytisus sessìlìfoiius L. — C. Massai. Acarocecid. Veron. Saggio in 1. e, p. 113, n. 68 et Acarocedid. FI. Veron. Ult. Oss. ed Agg. in 1. s. e, p. 474, n. 7. Cecidiozoo: in società del Phytoptas {Cecidophyes) Ci/tisi Can., si scoperse il Phìjiopius grandipennis sp. nov. Canestr., Nuove specie di Fitoptidi, n* serie, in 1. s. e. 4. Doryciiiiiin herbaceum Vili. — Cloranzia concomitante a deformazione delle foglie situate in vicinanza delle infiore- scenze. — Generalmente i singoli fiori degenerano in un fascette o ciuffo di piccole appendici scolorate, lanceolato- lineari, bratteiformi e rivestite di copiosi peli bianchi. Spesso però incontransi ancora delle infiorescenze sulle quali i pe- duncoli fiorali, sotto 1' azione del cecidiozoo, atrofizzandosi restano molto accorciati, e si terminano con una specie di capolino peloso, del diametro di circa 1 millimetro, costi- tuito da fillomi del tutto rudimentali. — Anche le foglie collocate presso delle infiorescenze, influenzate dal parassita, diventano atrofiche, prendono una tinta giallo-verdastra, e le loro fogliette mostransi inoltre più o meno conduplicate. Dintorni del paese di Tregnago ; ottobre 1891. RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 73 5. Ecliinm vulvare L. — C. Massai. Acarocecid. FI. Veron. Saggio ili 1. s. e, p. 86, n. 10. — Cloranzia e policladia delle ramificazioni dell'infiorescenza in 1. s. e. Cecidiozoo: Phytoptus Echiì Can., Sopra tre nuove specie di Phytoptus (IH" serie) in 1. s. e. p. 44. 6. Galium lucidum Ali. — Low Fr., Beschreibung von neuen Milbengallen nebst Mittheilungen ùber einige schon bekannte in Verh. Z.-B.-G. Wien Bd. XXIX, p. 719; Schlecht. Uebersickt in l. e, p. 527. — Galle prodottesi per degenera- zione dei verticilli delle foglie (Blattquirlgallen), pressoché identiche a quelle descritte per il Galium veruni (vedi n** seguente), colla sola differenza che nel G. lucidum, come le sue foglie, cosi ancora le galle sono di color verde-glauco. Cecidiozoo: Phytoptus galioUus Canestrini in litt. — Corpo piut- tosto allungato, posteriormente bilobo; statura grande. Lo scudo dorsale porta una distinta striatura, la quale consiste di 5 strie longitudinali, che fino verso la metà dello scudo corrono fra loro parallele e poscia si rendono divergenti verso l'esterno. -S. d.^ lunghe, tanto che sorpassano 12 anelli dorsali; s, L circa si lunghe delle s. v. I, ed ambedue mediocri; 5. v. II, più brevi delle precedenti, cosi che non sormontano che 5 anelli ventrali. Le s. V. Ili, non raggiungono l'estremità posteriore dell'ad- dome. S. e. p., brevi, lunghe circa '/g dell' acaro ; s. e. a. distinte, ma non molto lunghe, S. g. bene sviluppate. — Arti di ordi- nario sviluppo; il loro 4° articolo è più lungo del 5". Questo porta un'unghia alquanto più lunga della pennetta la quale ha 5 paja di raggi. Sterno non biforcato al suo estremo poste^ riore. Rostro breve, delicato. Punteggiatura minuta, massime sul dorso, e sugli ultimi anelli dorsali indistinta. Nell'epiginio la valva anteriore porta 7 grosse strie longitU" dinali ; la posteriore é larga, conformata a borsa e carenata. — Lunghezza della femmina mm. 0,30; sua larghezza 0,06. Nei colli dei dintorni di Tregnago; Luglio 1891. 7. Galiuiu veruiu L. — Fr. Low, Nachtriige zu meinen Ar- beiten ùber Milbengallen in Verh. Z.-B.-G. Wien 1875, ' Vedi Canestrini G., Ricerchi intorno ai Fitoptidi in 1. e. p. 6. 74 RIUNIONE GEXERAI-E IN NAPOLI Bd. XXV, p. 625 et Beitràge zur Kenntniss der Milben- galleii in 1. c„ Bd. XXVIII, 1878, p. 135, tav. II, fig. 4* et fig. 4"; Schlecht. Uebersicht p. 530, n. 4 « Blattquirl- gallen. » — Galle subgloboso-ovate o sub-urceolate, sessili,. di color verde, ristrette e quasi apicolate all' estremità su- periore ove trovasi l'ostiolo, nonché spesso un poco atte- nuate inferiormente, con la loro superficie glabra e percorse da vari solchi o pieghe longitudinali. Queste galle, del dia- metro di 4-8 millimetri circa, si sviluppano all'apice dei rami e trovansi per lo più immediatamente al disopra di un verticillo di foglie , essendoché 1* internodio che termi- nasi con uno di questi cecidii resta ostacolato nel suo nor- male allungamento; talvolta però si incontrano ancora al- l' ascella delle foglie e non di rado fra le ramificazioni dell'infiorescenze. Nella cavità di queste singolari produ- zioni, che per la prima volta verrebbero segnalate per il nostro paese, rinvengonsi numerose escrescenze cellulari, irregolarmente lobato-cristate, delle quali alcune emanano dall'interna superficie delle pareti delle galie, mentre altre trovansi sul prolungamento dell' inserzione di quest' ultime. Questi cecidii, riguardo alla loro natura morfologica, si de- vono attribuire a degenerazione ipertrofica e concrescenza di tutte le foglie di un verticello. Cecidiozoo: Phijtoptas galioMiis Can. Nei luoghi coltivati, al margine dei campi ; nei monti presso il paese di Bolca, 25 luglio 1891. Oss. Oltre che sulle due specie di Galium surriferite, degli anologhi cecidii furono scoperti ancora sul G. Mollugo L. (Cfr. Thomas, Beschreibung neuer oder minder gekannt. Acarocecid. in Nov. Act. K. Lepold.-Carol. Deutsch. Akad. Naturf. Bd. XXXVIII, n: 2, p. 259, tav. IX, fig. 9). 8, Geraniuiu saiìg'Uineuiu L. — C. Massai. Acarocecid. Veron. Saggio in 1. e, p. 90, n. 21. — Accartocciamento revolutivo delle lacinie delle foglie. Cecidiozoo : Phytoptus Geranii Can., e Phyt. dolichosoma Canestrini; Sopra tre nuove specie di Fitoptidi (IIP serie) in 1. s. e. KI UNIONE GENERALE IN NAPOLI 75 9. Helìaìitliemum oelaiidiciiin DO. — C. Massai. Acaro- cecid. FI. Veron. Saggio p. 88, n. 15. — Clodomania unita- mente a fillomania dei germogli, v. 1. s. e. Cecidiozoo: Phytoptus Helianthemi Canestrini, Nuove specie di Fitoptidi (II* serie) in 1. s. e. 10. Pimpinella Saxifraga L. — Low F., Beschreibung neuen Milbengallen nebst Mittheilungen ùber einige scbon bekannte in Verh. Z.-B.-G. Wien Bd. XXIX, p. 724?, 1879; Hieronymus Beitriige Kenntniss Europ. Zoocecidien p. 31 ; Schlecht. Uebersicht p. 537 und die Gallbildungen (Zooce- cidien) p. 66. — Deformazione dei fiori. I petali vengono al- terati nel loro profilo e prendono una tinta giallo-verdastra 0 macchiansi di rosso; essi sono inoltre in vario modo con- torti ed un poco anormalmente inspessiti. Gli stami più o meno si atrofizzano o si metamorfosano in appendici sub- petaloidee; gli stilopodi degenerano in escrescenze carnose, mentre gli stili abortiscono. Spesso in questi fiori mostruosi la condizione infera dell' ovario viene del tutto eliminata. Lungo il torrente (Progne) della valle di Tregnago, presso il paesetto di Marcemigo; settembre 1891. 11. Seduiii album L. — Sclileclitendal, Gallbildungen (Zooce- cidien) d. deutschen Gefasspflanzen, pag. 67. — Deformazione delle foglie dell' apice dei germogli. — Le foglie di questa regione infette da fitotti, si distinguono dalle normali per la forma più o meno alterata, per essere di colore giallo- verdastro, ma specialmente perchè alla loro superfìcie pre- sentano delle papille subemisferiche, sublobate e jaline. Per questa ultima particolarità, tali foglie mostruose, esaminate con una lente, ricordano quasi quelle del Mesembryanthe' mum crystallinum. Colli dei dintorni di Tregnago ; ottobre 1891. 12. Tliesinm divaricatiim Jan. — Cloranzia, nonché clado- mania nella regione dell'infiorescenza. — Questo cecidio per i suoi caratteri è molto simile a quello qui descritto per il Thesium intermedium. Né dififerisce soltanto perchè gli 76 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI anormali fillomi bratteiformi, i quali produconsi al luogo delle varie parti dei fiori, invece di essere distribuiti su di un asse relativamente allungato a guisa di spiga, trovansi per lo più agglomerati. Fra le ghiaie del torrente « Progne » presso Tregnago ; ot- tobre 1891. 13. Tliesinni intermediuni Schr. — Lòw Fr., Mittheilungen ùberPhytoptocecidienin Verhandl Z.-B.-G. Wien Bd. XXXI, p. 7 (sub Tliesio Unophyllo) ; Schlechtendal, Uebersicht p. 555. — Cladomaiiia concomitante a cloranzia. I cauli o germo- gli di questa pianta affetti da fitottosi, superiormente nella regione dell'infiorescenza anormalmente dividonsi e sud- dividonsi in numerose ramificazioni, le ultime delle quali invece di terminarsi con un fiore portano molti fillomi brat- teiformi, sublanceolati, disposti a spiga più o meno allun- gata e lassa, ì quali diminuiscono di grandezza dalla base verso l'apice, assumendo spesso ancora una tinta verde- giallastra. Cecidiozoo: Phijtoptits sp. Dintorni di Tregnago; luglio 1891. 14. Tìlia grandìfolia Ehrh. — Thomas in Programm der Realscbule und Progymnasium zu Ohrdruf p. 3; Low Fr. Beitràge zur Naturgeschichte der G-allmilben in Verhand. Z.-B.-G. Wien 1874, Bd. XXIV, p. 10, n. 27; Schlecht. Ue- bersicht p. 556, n. 4 (Ceratoneon extensura Bromi olim). — Galle follicolari {Nagelgallen) identiche a quelle descritte per le foglie della Tilia parvìfolia (C. Massai. Acarocecid. FI. Veron. Saggio p. 103, n. 47). Cecidiozoo: Phytoptus Tiliae Nalepa. Nel Monte Baldo presso il paese « della Ferrara »; settem- bre 1890. 15. Tilia parvifolia Ehrh. — Erinosi sulle brattee e ramifi- cazioni dell'infiorescenza, cogli anormali tricomi identici a quelli dell' Erinewn {Phijllerium) tiliaceum Pers., cioè ci- RIUNIONE GENERALE IN NAPOM 77 lindrici, unicellulari, variamente sinuosi, arrotondati-ottusi all' estremità, di color fulvo. Cecidiozoo: PhytoxAus Tlliae Nalepa. Presso il paese di S. Rocco; 5 agosto 1891. 16. Tìlia parvifolia Ehrh. — La galla cefaloneiforme delle foglie di questa pianta la descrissi nella mia memoria « Aca- rocecid. FI. Yeron. Ult. Oss. ed Agg. Nuov. Giorn. Bot. It., voi. XXIII, p. 483, n. 36 » ove trovasi erroneamente indi- cata per la T. grandifoUa ; sulla quale ultima specie venne segnalata soltanto, come sembra, dal Low (v. 1. e). 17. Tilia parvifolia Ehrh. — Frank Krankh. Pfl. II, p. 689, fig. 129. — Il margine della lamina delle foglie per una breve estensione (e nei miei esemplari interrottamente) si ar- riccia, incurvandosi dalla parte della pagina superiore for- mando cosi un orlo un poco turgido o cercine scolorato, colla superfìcie qua e !à talvolta verrucosa. La concavità di questa ripiegatura, che corrisponde alla pagina morfolo- gica superiore della foglia, è rivestita di peli allungati, as- sottigliati all' apice e per lo più di color fulvo. Questi peli, fra cui trovansi i fitotti, sono pressoché identici a quelli che stanno sulla pagina inferiore, all' ascella delle nerva- ture delle foglie di questa specie. Nel tratto del margine ripiegato gli elementi dell' epidermide esterna (ipofillo) hanno subito una anormale dilatazione ed il mesofìllo, in questa regione, oltre che avere uno spessore circa doppio 0 triplo del resto della lamina, é del tutto alterato nella sua struttura, essendo costituito di cellule parenchimatiche più grandi dell' ordinario, con scarsa clorofilla, le quali di- minuiscono di dimensioni dall' esterno all' interno del ceci- dio, senza che vi si scorga traccia del tessuto a palizzata. Presso il paesetto di S. Rocco; 5 agosto 1891. Oss. È molto probabile che questo cecidio sia una semplice modificazione di quello per la stessa pianta descritto sotto il nome di Legnon crispum Eremi, dal Thomas (in Programm. d. Realschule und Progymnasium zu Ohrdruf, Gotha 1869, p. 11, n. 17), dal Lòw Fr. (in Ueber Milbengallen der Wiener-Ge- 78 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI gend, Verhandl. Z-B.-G. Wien. Bd. XXIV, 1874, p. 506, n. 61) e segnalato ancora dallo Schlechtendal (Uebersicht p. 557, n. 4). Di questi autori però non ne feci menzione perchè secondo essi, contrariamente al Frank, il cosi detto Legnon crispum sareb- besi prodotto in conseguenza del ripiegarsi del margine della lamina verso la pagina inferiore (né superiore) della foglia. 18. Vicia Gerardi Vili. — Accartocciamento involutivo dei due margini delle fogliette che spesso si estende fino alla costa mediana, nel qual caso dette fogliette vengono trasformate in appendici lineari e subcilindriche. ]Sei monti presso Tregnago « Calavena » ; ottobre 1891. Appendice. Titex Agnus-Castiis L. — Lòw F., Ueber neue und schon bekannte Phytoptocecid. in Yerh. Z,-B.-G. Wien, p. 455, 1885 et in Neue Beitràge zur Kenntniss Phytoptocecid. ibidem p. 37, 1887 ; Hieronymus Beitr. Kenntn, europ. Zoocecid. p. 57 ; Canestrini G., Ricerche Fitoptidi in 1. e. tab. VI, fig. 6. — Galle subcefaloneiforrai, subgloboso-lobate, spesso confluenti, circa del diametro di 2-2,5 mill., sui giovani ra- moscelli, picciuoli e specialmente sulle fogliette. Allorquando sviluppansi su quest'ultime sporgono sulle due facce della lamina e sono fornite di un canale ostiolare tappezzato di corti peli, il quale apresi ora sulla pagina inferiore ed ora sulla superiore. Lo spazio limitato dalle pareti di questi ce- cidii è diviso in numerosi scompartimenti irregolari e sub- labirintiformi, fra loro separati da lamelle (emergenze) parenchimatiche, spesso ramose, che dalla periferia si insi- nuano verso r interno. Cecidiozoo: Phytoptus Massalongoi Can. G., Ricerche intorno ai Fitoptidi in 1. s. e. p, 12, tav. VI, fig. 1-2 et tav. VII, fig. 1-3. In Sicilia (Berlese), nell'Orto botanico di Pisa (G. Arcangeli). RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 79 SULLI SCOPAZZr DI ALNUS INCANA DC. CAUSATI DALLA TAPHRINA EPIPHYLLA SADEB. NOTA DEL DOTT. C. MASSALONGO. Nell'adunanza che si tenne dalla Società Botanica Italiana in Firenze nel giorno 12 dello scorso mese di marzo, a proposito di una breve mia comunicazione « sulla scoperta in Italia della Taphrina epìphylla » (Nuov. Giorn. Bot. It., voi. XXIII, p. 525), ho riferito che questa specie, la quale viene a sporificare sulle foglie AqW Alnus incana, determina, col suo micelio peren- nante, suir autofìta la formazione dei cosi detti scopazzi, ciò che fu esperimentalmente dimostrato dal Sadebeck. Nel passato autunno, quando, presso il paese di Bolca, raccolsi, sulle foglie dell' Alnus incarta, i saggi di Taphrina, che furono l' oggetto della predetta comunicazione, io non sapeva che questo micete fosse ancora l'autore di tali anomalie, e per ciò ritengo che al- lora sieno sfuggite alla mia osservazione. Quest' anno, ai 25 di luglio, tornai appositamente a Bolca per verificare sugli indi- vidui di Alnus lucana infetti dalla Taphrina epiphylla la pre- senza degli scopazzi (ffexendesen) e cosi avere una prova di più sulla esattezza della mia determinazione. Arrivato sul luogo, senza perdere molto tempo, ebbi la fortuna e soddisfazione di rinvenirne infatti parecchi esemplari, alcuni dei quali per le loro cospicue dimensioni spiccavano sul resto della pianta che li portava. Su questi esemplari si riconosceva ancora chiara- mente il luogo ove il parassita aveva operato l' infezione, in corrispondenza del quale il ramo presentava un visibile inspis- simento. A partire da questo locale inspissiraento nasceva un com- plesso di anormali e numerose ramificazioni le quali dividevansi e suddividevansi sotto un angolo molto acuto. Ciò però che ca- ratterizza gli scopazzi, di cui ci occupiamo, è che tutti i rami di cui risultano costituiti, mostransi al massimo grado geotropico- negativi, ragion per la quale fino dalla loro origine fortemente inarcandosi, e descrivendo quasi un semicerchio, tendono colla loro parte superiore a raggiungere la direzione verticale. Si aggiunga che le foglie inserite su questi rami sono relativa- mente poco numerose perchè, come sembra, o cadono in parte, 80 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI molto prima del solito, oppure perchè vi si sviluppano in minor copia; queste foglie inoltre distinguonsi dalle altre per la loro tinta giallo-verdastra essendo più o meno cloratiche, ciò clie contribuisce a rendere queste anormali cladomanie maggior- mente appariscenti, almeno durante la stagione estiva. — Queste sarebbero in poche parole le particolarità più salienti degli sco- pazzi da me esaminati, sui quali in altra occasione mi propongo di studiare il tragitto del micelio del parassita a cui devesi la formazione di questi strani micocecidii, come ancora di rintrac- ciare le alterazioni anatomiche dei tessuti invasi dal medesimo. Fra le TapUrina che finora sono note in Italia, oltre della T. epipJiijlla, determinerebbe la produzione di scopazzi un'altra specie soltanto, vivente parassita sul Quercus Ilex e che venne studiata recentemente dal Kruch (an Exoascus KrucMi Vuil- lemin ?). DT ALCUNI ENTOMOCECIDII DELLA FLORA VERONESE. COMUNICAZIONE DEL DOTT. C. MASSALONGO. Fra i numerosi entomocecidii, da me raccolti nella provincia di Verona, desidero di far conoscere in questo luogo i tre se- guenti, i quali, venendosi a sviluppare sopra piante coltivate, forse potranno offrire qualche interesse. I. Cecìdoinyia Oleae (Ang.) Low Fr. — Le galle causate da questo dittero rinvengonsi predominantemente sulle foglie del- l'Olivo, ove formano sulla loro lamina dei rigonfiamenti allungati, sporgenti sulle due sue facce, e trovansi per lo più situate fra il margine e contorno della medesima. Se una foglia porta un piccol numero soltanto, p. e. da 1-5 di queste neoformazioni patologiche, allora essa generalmente non subisce notevoli alterazioni nel suo contorno e può ancora venire utilizzata nell'economia della pianta. Spesso però succede che sopra una foglia si sviluppino molte di queste galle, nel qual caso diventando confluenti deturpano al massimo grado questo organo, trasformandolo in un corpo informe e quasi completamente lignificato. Sebbene più di rado, oltre che sulla lamina o lembo delle foglie, possono questi ce- cidii trovarsi ancora sui loro picciuoli e persino incastrati nel parenchima corticale dei giovani ramoscelli di circa un anno. RIUNIONE GENERALE IX NAPOLI 81 Questa malattia parassitaria fu scoperta nel 1831, per la prima volta, dall' entomologo veronese B. Angelini il quale l'attribuiva ad una nuova specie di dittero, cioè alla sua Coì^ethra Oleae. Fino a quest' ultimi tempi però rimase si può dire sconosciuta alla generalità dei naturalisti ed è soltanto nel 1885 che il Lów segnalò novellamente le suddette galle negli oli veti dell'Istria descrivendone il cecidiozoo sotto il nome Ceciclomyia Oleae, senza però che questo autore avesse nessuna conoscenza della scoperta dell' Angelini. — Fra breve pubblicherò una dettagliata monografia sulla struttura e maniera di formazione di queste galle, indicando i danni che da esse ne derivano all' Olivo e ciò a complemento di questo breve cenno e di quanto sullo stesso argomento ho anteriormente altrove riferito (vedi: BolleUino del Naturalista, n. 8°, pag. 91, Siena 1890; Bollettino Agrario veronese, n. 7°, pag. 103-105, Verona 1891). La malattia in questione è assai diffusa nella provincia di Verona, dove dagli agricoltori già da tempo si conosce sotto il nome di « rogna delle foglie dell' Olivo; » per questo motivo sem- brami molto strano che all' infuori di questa regione e dell' Istria non sia stata segnalata in altre località d'Italia o di altri paesi nei quali si coltiva l'Olivo. II. Cecidomyia oenopìdla v, Haimh. (C. vitis auct. Gali.), — Origina delle galle sublenticolari sporgenti quasi egualmente tanto sull'una che sull'altra delle due facce della lamina delle foglie, ove trovansi distribuite in serie più o meno numerose, lungo le nervature. Il loro ostiolo ipofillo é rappresentato da una piccola apertura puntiforme la quale viene quasi completamente ostruita da parecchi peli corti e sinuosi che sono inseriti sul suo contorno. Rarissimamente rinvenni le galle di questo ceci- diozoo ancora sui picciuoli i quali nel luogo da esse occupato avevano subito un anormale ingrossamento. In questa occasione piacemi rilevare che il Malpighi (in Anatome Plantarum « de Gallis, » tav. XVI, fig. 58) figurò un cirro di Vitis vinifera por- tante^due nodosità o galle subfusiformi, dal sommo naturalista riferite all' azione di un dittero; queste galle, per analogia con quelle peziolari da me osservate, con molta probabilità ritengo altro non sieno che il prodotto della C. oenopMla. Secondo il Targioni Tozzetti questo cecidio sarebbe stato trovato anche in altre località italiane; fortunatamente sembra però che finora Bull, della Soc. boi. ital. 6 82 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI non abbia arrecato danni sensibili. Forse allo stesso parassita devesi ancora riferire la galla scoperta recentemente nei vi- gneti dei dintorni di Catania e Lentini in Sicilia e che l'Aloi descrisse ed illustrò, attribuendola ad una specie di cecidomia. III. ScMzoneura lanigera Hrig. (Pidocchio sanguigno del pomo). — Questo dannosissimo afide, attraverso della corteccia dei giovani rami del pomo o del tessuto cicatriziale di ferite preesistenti, penetra col suo rostro fino nel cambio il quale, in conseguenza del succhiamento operatovi dal parassita, al suo lato interno invece del legno produce un tessuto patologico, es- senzialmente costituito da elementi poco o punto lignificati. Come effetto di questa anormale attività del cambio formansi sui rami delle nodosità o rigonfiamenti irregolari e più o meno voluminosi, alla superficie dei quali in seguito la corteccia si screpola, mentre i tessuti molli e non lignificati ad essa sotto- stanti coir andar del tempo muoiono e disseccansi. Comes osserva che la Cecidomyia Oleae esiste nei dintorni di Na- poli, e lo stesso dice il prof. BoRzi pei dintorni di Messina. SOMMIER presentando un suo lavoro sulla Flora del Nord della Si- beria occidentale, riassume il capitolo nel quale tratta la questione tanto controversa delle cause che determinano la morte degli ultimi alberi al Nord ed il regresso delle foreste, notato da lui come da tanti altri viaggiatori nelle terre boreali. Esso non crede che bastino a spiegare questi'fenomeni, né un freddo maggiore dei venti invernali, né un aumento dei geli estivi, né una diminuzione nel numero di giorni con temperatura sufifìciente per la vegetazione degli alberi. Secondo lui, il fattore principale sarebbe una diminuzione dello strato di terreno che sgela in estate, e l'im- paludamento maggiore del terreno seguito dalla invasione degli sfa- gni, potendo la diminuzione dello sti-ato sgelato essere causa dell'im- paludamento, come inversamente 1' aumento di umidità del suolo potrebbe essere la causa dello sgelo meno profondo del terreno. Questi mutamenti nelle condizioni del suolo non implicano neces- sariamente un abbassamento nella temperatura della regione; basta a spiegarli una variazione nella quantità o anche nell' epoca delle precipitazioni acquee. Il Sommier porta molte prove in appoggio della sua ipotesi, e dice che, senza pretendere che il rialzo del sottosuolo gelato sia sempre l'unica causa del regresso delle foreste al Nord, è persuaso che lo sia in molti casi, e crede che si sia tenuto finora troppo poco conto delle condizioni speciali del suolo in Siberia, nella spiegazione dei limiti degli alberi. Ogni albero ha bisogno di sprofondare le sue RIUNIONK GENERALE IN NAPOLI 83 Tadici almeno sino ad una data profondità, e questa profondità deve essere diversa per le vai-ie specie. Ciò potrebbe spiegare, in parte almeno, la grande diversità nei limiti settentrionali delle varie spe- cie di alberi nella penisola scandinava, dove non esiste sottosuolo perennemente gelato, e nella Siberia dove la congelazione del suolo va aumentando da Ponente a Levante. Il lavoro del Sommler verrà prossimamente pubblicato in extenso. Il Presidente legge quindi le seguenti note : SULLE FOGLIE E SULLA FRUTTIFICAZIONE BELU IIELI- CODICEROS MUSCIVORUS. NOTA DI G. ARCAN- GELI. Ili una delle ultime note da me pubblicate sopra questa specie, esposi alcune nuove osservazioni sopra la conformazione singo- lare, delle sue foglie, e sulla struttura della sua infiorescenza. Aggiungo adesso qualche altra osservazione, che ho avuto op- portunità di fare sulle sue foglie e sulla sua fruttificazione. Relativamente alle foglie riferii che negli esemplari giovani e piccoli, dal tubero, eli* è pur piccolo, sorgono soltanto una o due appendici con lamina non ramificata. Aggiungerò adesso che queste appendici sono d'ordinario precedute da alcune pre- foglie, le quali si presentano pure negl' individui perfettamente sviluppati, con la differenza che in questi sono di dimensioni maggiori e più robuste. Tali prefoglie si riconoscono facilmente, perché si mostrano costituite dalla sola guaina fogliare, in se- guito all'aborto del picciuolo e della lamina, come resulta ben manifesto dal loro confronto con le foglie perfettamente svi- luppate, essendo esse fornite in alto di un- piccolo apice, che si osserva pure all' estremità della guaina delle foglie perfetta- mente sviluppate. Una mostruosità assai interessante mi è avvenuto di riscon- trare, in uno degli esemplari coltivati nel nostro Giardino, rela- tivamente all'apice sopra ricordato. Questa mostruosità consi- steva nello sviluppo di quel piccolo apice in un' appendice, costituita da un picciuolo assai allungato, terminato in lamina bene sviluppata ed allungata, nella sommità della guaina stessa, mostruosità che si ripeteva in due foglie perfettamente svilup- I^ate e robuste. In una di queste tali appendici era fornita di 84 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI una lamina lanceolata allungata, affatto intera, mentre nell'al- tra la lamina era lanceolato-astata, cioè lateralmente guarnita alla base di due laminette o ramificazioni trasversali, simili a quelle delle giovani foglie. Tanto nell'una foglia che nell'altra, che appartenevano ad uno stesso individuo, 1' appendice ripro- duceva in sostanza i caratteri di una foglia senza guaina, con- trapposta a quella maggiore cui apparteneva la guaina, e pure fornita come quelle di pagina superiore rivolta in alto. Il confronto di queste foglie con le altre a sviluppo normale, non lasciava alcun dubbio che quelle appendici provenissero dall' accrescimento dell' apicolo della guaina fogliare in un or- gano simile alla parte superiore della foglia, determinando cosi una specie di sdoppiamento della foglia, nel punto corrispondente all' apice della guaina. Altra considerazione, che mi sembra potersi rilevare dalle guaine fogliari dell' Helicodiceros, confrontate con la brattea della infiorescenza o spata, interessa quest' organo stesso. Da tale confronto infatti resulta che, come nelle prefoglie si hanno organi costituiti dalla sola guaina fogliare, restando soppressi il picciuolo e la lamina, lo stesso si verifichi nella spata, che re- sulterebbe perciò costituita dalla semplice guaina fogliare, con- venientemente accresciuta e modificata, con aborto del picciuolo e della lamina. Tale considerazione del resto credo possa estendersi alle brattee delle altre aracee non solo, ma di molte altre piante, per la tendenza manifesta, negli organi appendicolari, a sviluppare e complicare più o meno la loro parte apicale od a ridurla, a seconda dell'alternarsi delle condizioni più o meno favorevoli al loro sviluppo. Passerò adesso a dire della fruttificazione di questa bella specie. L' infiorescenza che fu da me fecondata nel modo già de- scritto, ' ha cominciato a raggiungere la perfetta maturità il 26 di giugno, e pochi giorni dopo, cioè il P luglio, essa era com- pletamente matura. La parte inferiore e convolta della spata, o camera nuziale, si è conservata assai fresca e vegeta fino a ma- turazione assai inoltrata, racchiudendo in sé i carpidi, che hanno * I pronubi delV « Helìcodiceros muscivonis, » in questo stesso pe- riodico, voi. XXIII, N. 4, p. 588. RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 85 cominciato a maturare, come nel Dracunculus vulgaris ed in altre aracee, dall'alto in basso: vale a dire che i primi a cam- biare la consistenza ed il colore del loro pericarpio sono stati i superiori, e quindi mano mano gl'inferiori. La parte pure dello spadice, sulla quale i frutti s'inseriscono, cioè il ricettacolo, cambia pure di colore e di consistenza, riducendoli di colore arancio ed alquanto carnoso. I frutti ottenuti da questa infiorescenza erano in num. di 42, ed alla maturazione completa essi si distaccavano facilmente dal ricettacolo. Riguardo alla forma ed alla struttura differiscono alquanto da quelli del Dracunculus vulgaris. Essi hanno per lo più una forma bislungo-obovata, con estremità superiore ot- tusa ed ombilicata, fornita nel centro di una macchietta scura residuo dello stimma, mostrandosi però spesso contratti ed un po' lobati in alto. Essi sono inoltre più grandi di quelli del Dracunculus vulgaris, misurando 0"",01-0",02 in lunghezza e O^'jOOe-O^jOIS in larghezza. Il loro pericarpio è di colore aran- cio ed un po' traslucido, e mostrasi esternamente formato da una epidermide costituita da cellule poligonali depresse, con pareti sottili, nucleate e pure fornite di minuti cromoplasti, alle quali qua e là s' interpongono degli stomi. Al di sotto di questa epi- dermide, che rappresenta 1' epicarpio, è un tessuto molle e quasi gelatinoso, formato da cellule globulari ovoidee o bislunghe, pure nucleate e fornite di numerosi e minuti cromoplasti di color giallo-croceo, disposte in più strati. In questo tessuto, che rappresenta il mesocarpio, trovansi pure numerose cellule glo- bulari bislunghe, od anche assai allungate, contenenti rafidi, le quali fanno si che il sapore della polpa, da prima dolciastro, si riduca ben tosto urente, con sensazione che può persistere nella muccosa boccale per più di 2 ore. Internamente poi, a contatto del seme, è un' epidermide a cellule poligonali od al- lungate a sottile parete, fra le quali si osservano degli stomi, che pel trovarsi in una parte che rappresenta l'endocarpio, chiamerò endocarpici. Nel tessuto parenchimatico interposto alle due epidermidi stanno pare dei sottili fasci fibrovascolari dei quali i principali, in numero di circa 8, si partono dall' in- serzione del frutto e si dirigono in alto qua e là connettendosi con rami traversi. In questi fasci si riscontra una guaina for- mata da uno strato di Cillule allungate, un csilema a vasi 86 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI aimlato-spirali ed un floema a vasi crivellati e cellule cambiformi. Ogni frutto contiene ordinariamente un solo seme, di rado 2-3; onde può dirsi una bacca oligosperma. II seme è di forma ovale, talora un po' compresso od incavato da un Iato, della lunghezza di 0'",006-0",007, e della larghezza da 0",004 a 0^004. II guscio del seme o testa è assai grosso, di colore scuro gros- solanamente rugoso-punteggiato e formato da più strati di cel- lule globoso-poliedriche l'esterne più grosse. II contenuto di queste cellule più o meno abbondante e le pareti si colorano alquanto in scuro, ciò che principalmente determina il colore dell'invoglio. Esso invoglio contiene pure cellule rafidifere, che sono principalmente numerose nella sua parte interna. Al di sotto di questo invoglio, che probabilmente proviene dalla pri- mina dell'ovulo, avvene altro composto di due strati di cellule, a quanto pare corrispondente alla secondina. Quest' invogli, né con floroglucina, né con sali d'anilina, non danno la reazione dei tessuti lignificati, e col liquido di Braemer non danno la reazione del tannino ; però con soluzione di acido osmico si co- lorano intensamente in nero. La mandorla del seme resulta di un albume abbondante e di un embrione assai piccolo. L'albume é ovoideo o quasi globulare, però fornito di una profonda ed angusta insenatura in direzione centripeta in corrispondenza dell'ilo, cui corrisponde un'inse- natura simile nel tegumento. Esso presenta una lunghezza di circa 0'",004 ed una larghezza di circa 0'",003. Esso consta di cellule subpoliedriche, spesso un po' allungate in direzione ra- diale, delle quali le più esterne, con pareti notevolmente ingros- sate nella parte esterna, rappresentano uno strato epidermico. II plasma di questo strato di cellule é ricco di granulazioni e contiene gocciole di olio, con soluzione d' iodio si colora in giallo, mostrandosi scevro di granuli di fecola, e con soluzione di acido osmico si colora in scuro. Le cellule pure dello strato sottostante mostrano di contenere plasma in quantità, ma con- tengono altresì grani di fecola, che principalmente abbondano nelle cellule più interne mostrandosi di forma ellissoidea o glo- bulare e composti. II contenuto di tutte queste cellule si colora parte in giallo e parte in azzurro con iodio, ma non si colora in scuro con acido osmico. RIUNIONB GENERALE IN NAPOLI 87 L' embrione è cilindroide od a forma di pestello, e collocato al di sotto della regione micropilare, col suo asse maggiore in di- rezione radiale ed antitropo. Esso è lungo circa 0'",002 e largo circa 0'",0005. Nella sua parte inferiore, ch'é rivolta al micropilo, mostra una breve parte assile, nella quale benissimo differen- ziata apparisce la piloriza, come pure il cilindro assile e la scorza primitiva. Al di sopra di questa parte, ad Vj circa di lunghezza, vi si osserva la piumetta avvolta nel cotiledone che è di forma allungata quasi conica. In questo si veggono bene differenziati l'epidermide, il tessuto fondamentale e tre fasci pro- cambiali longitudinali principali. In seguito poi a quanto fu detto, e siccome 1' embrione si colora in scuro con acido osmico, sem- bra che le riserve grasse prevalgano nello strato periferico del- l'albume, e la feculacea nella parte interna dell' albume stesso. SUL DRACVNCULUS CANARIENSIS KUNTH. NOTA DI G. ARCANGELI. Un esemplare di questa bella specie, che da poco più di un anno coltivasi nell'Orto botanico pisano, mi ha posto in grado di fare alcune osservazioni, che credo valga la pena di far co- noscere. Questo esemplare, che mi fu favorito dall' Orto botanico di Firenze, dopo essere stato allevato in vaso per qualche tempo, nella primavera dell'anno decorso (1890), fu collocato all'aria aperta in una delle aiuole del nostro Giardino, ove pure si col- tivano varie altre Aracee. In questa località esso vegetò con sufficiente vigore nel corso della primavera e dell'estate, pro- ducendo varii getti fogliferi, gli uni dopo gli altri, e finalmente nell'ultimo di questi, che si sviluppò in ottobre, mostrò un'in- fiorescenza, che sembrava dovesse schiudersi entro un tempo assai breve. Sopraggiunti però i primi freddi, tale infiorescenza rimase chiusa, e per quanto a lungo si conservasse in tale stato, nell'inverno successivo essa terminò col deperire e distruggersi. Incominciata la nuova primavera, la pianta ricominciò a dar segni manifesti di vita sviluppando un nuovo getto, che assai sollecitamente si allungò in alto, mostrandosi nell'aprile termi- nato da una nuova infiorescenza, che si schiuse il 21 del maggio 88 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI successivo. Lo sbocciamento incominciò la mattina alle ore 6 circa, e si ridusse completo circa alle ore 6 della sera. In tale stato r infiorescenza esalava un odore gradevolissimo, intermedio quasi fra quello del popone e dell' ananasso ; però non mi fu possibile osservare che ad essa accorressero insetti, forse a ca- gione della stagione piuttosto fresca e variabile, che prevalse in quell'epoca. Nel giorno successivo allo sbocciamento l'odore gradevole persisteva tuttora, ed in quello stesso giorno (22) potei riscontrare, che alle 2 pom. le antere si erano già aperte, ed avevano già lasciato uscire il polline, che in forma di pol- vere di color giallo, era caduto sopra gli ovarii sottoposti e nel fondo della camera nuziale. Veramente, trattandosi di una sola infiorescenza, e non essendo mancata la pioggia a disturbare la fioritura, io credevo che la fecondazione non avrebbe avuto luogo; ma la cosa andò ben altrimenti. Già dissi in altro mio scritto' come nel Giardino botanico di Firenze, mi avvenisse di riscontrare in questa specie la produ- zione di numerosi frutti fecondi, senza che si potesse in alcun modo ammettere essersi verificata l'impollinazione eterodina. A questa prima mia osservazione corrisponde perfettamente l'al- tra, che ho potuto fare recentemente sopra l'individuo sovrari- cordato : giacché in esso, in seguito all' impollinazione, avvenuta per opera del polline caduto dalle antere sovrastanti ai carpidi, questi si sono accresciuti, ed hanno raggiunto la completa ma- turazione. Nò si può ammettere che la cosa sia proceduta altri- menti : essendoché nel nostro Giardino non si aveva affatto altra infiorescenza di questa specie, né altra simile ne poteva esistere nei dintorni, trattandosi di forma che ben di rado si coltiva, e che si può ritenere affatto mancante nei giardini della nostra città. Se pertanto si può ritenere, in seguito alle osservazioni sopra riportate, che il Dracunculus canariensis sia specie in cui nor- malmente avviene l' impollinazione omoclina, ciò non vuol dire che si debba escludere la possibilità dell' impollinazione etero- dina. Ammettendo, infatti, che in questa specie le nozze incro- ciate non possano aver luogo, non si potrebbe comprendere il * Osservazioni sulla fioritura del « Dracunculus vulgaris Scliott, » nel Nuovo Giornale botanico italiano, voi. XI, 1879, pag. 37. KIUNIOXE GENERALE IX NAPOLI 89 significato dell* odore gradevole, che esala dall' osmoforo nella infiorescenza che ha raggiunto il completo sviluppo, tanto più che l'intensità dell'odore, e lo sviluppo dell'organo che lo produce, non permettono la supposizione di un organo e di una funzione in via di degradazione. Come il polline, che cade dalle antere sugli stimmi dei carpidi sottoposti, dà luogo alla fecondazione omoclina, cosi può avvenire che il polline stesso, trasportato per opera degl' insetti da un' infiorescenza all' altra, dia luogo alle nozze eterodine, che conferiscono al rinvigorimento ed alla va- riabilità della specie. E basta naturalmente che questo si ve- rifichi di quando in quando per alcuni carpidi, al conseguimento dei vantaggi che resultano dalle nozze incrociate, senza che si abbia una eterogamia necessaria, quale si riscontra cioè in molte Aracee. Né forse é da escludere la possibilità, che il polline di estranea provenienza, nella funzione di ft?condazione, spieghi un'azione preponderante sul polline autoctono, come può essere altresì che l'impollinazione eterodina, avvenuta in precedenza dell' omoclina, renda quest'ultima affatto inelTìcace. In conclusione, il fatto della autogamia normale nel Dracim- culas canariensis non esclude la eterogamia. Per questa specie però non si può ammettere un' eterogamia necessaria, come nel Dracunculus vitlgaris ed in varie altre Aracee, ma solo una eterogamia contingente, provocata da un mimismo ben diffe- rente da quello del Dracicnculus vulgaris. Mentre infatti que- sta specie presenta uno dei più belli esempi di necromimismo de- voluto al richiamo ed incarceramento dei necrocoleotteri, l'altra ci offre nella sua infiorescenza un caso di carpomimismo, desti- nato al richiamo di coleotteri carpofagi, e quindi con ragiono la specie può dirsi carpocoleotterofila. Passerò adesso ad esporre quanto ho potuto riscontrare nella fruttificazione di questa stessa pianta; La fruttificazione è in forma di spiga ovoidea compatta, cinta in basso dalla base della spata persistente, i cui lembi però sollecitamente si divaricano in seguito alla fecondazione. La maturazione in essa si effettua d'alto in basso, cioè i primi frutti a maturare sono quelli situati nell'apice, e successiva- mente quelli situati mano mano più in basso. I frutti sono di forma obovata, spesso un po' tetragoni ed un po' compressi lateralmente, e sono sostenuti da un breve pedicello. 90 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI Non contato il pedicello essi sono lunghi 0",015, alti 0'",012, e larghi 0'",011: queste dimensioni possono però alquanto variare. Il pedicello è quasi cilindrico, e consta di un' epidermide a cel- lule poligone con cuticola elegantemente increspata, e di un tes- suto collenchimatico che ne forma la parte maggiore, attraversato da vari sottili fasci fibrovascolari longitudinali. Dall'apice di questo pedicello il frutto facilmente si stacca allorché é giunto a maturità. Il loro pericarpio é di colore rosso-minio o rosso-arancio, car- noso, ma di moderato spessore. In esso esternamente osservasi un' epidermide a cellule subpoligone, disposte in uno strato, fra le quali si mostrano assai frequenti gli stomi. Queste cellule hanno la cuticola pure elegantemente increspata, come quelle del pedicello, e le piegoline si vedono presso gli stomi paralle- lamente disposte in gruppi convergenti verso l'apertura di questi. Al di sotto di questo primo strato si osserva un paren- chima formato da vari strati di cellule globulari od ovoidee, contenenti in copia minuti cloroplasti giallo-crocei, ed al di den- tro poi un endocarpio formato da cellule a sottile parete, bi- slunghe, con cuticola liscia, fra le quali s'intercalano stomi somi- glianti a quelli dello strato esterno. Fra le cellule di questo strato medio, che rappresenta il mesocarpio, si presentano pure cellule rafidifere assai numerose, e sottili fasci fibrovascolari costituiti da floeraa molle e csilema a vasi anulati ed anulato-spirali. I semi sono nel frutto in numero variabile da 2-8, parte in- seriti in alto e parte in basso, con podospermi più o meno brevi. Essi sono ovoide! quasi trigoni e spesso un po' irregolari, talora pure con una faccia un po' incavata. Il loro colore é bianco- gialliccio, a ditferenza di quelli dell' Helicodiceros che sono scuri, e somigliano molto a quelli del Dracunculas vulgarìs. Essi hanno una larghezza di circa O^.OOT ed una larghezza di circa O^OOe, e sono quindi un poco più grossi di quelli del Dr. vulga- ris. La loro superfìcie è punteggiato-scavata, ed alla base pre- sentano una parte ingrossata a guisa di caruncola. L' invoglio esterno o testa è assai grosso e costituito da più strati di cel- lule, globulari od ovali o poliedriche, contenenti aria. L'invoglio interno molto più sottile, di colore baio, è formato da due strati di cellule come nelV Ilelicodiceros. Ambedue questi invogli non danno la reazione dei tessuti lignificati, né con cloridrato di ani- RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 91 lina, nò con floroglucina. L'albume è ovoidale con una insenatura in corrispondenza dell'ilo e costruito come iieW Ilclicodiceros. L'embrione è lungo circa 0™,0025 e largo circa 0™,000G. Esso è a l'orma quasi di pestello ed ha struttura molto simile a quella déiVIIelicodiceros. Trattando una sezione longitudinale del seme con acido osmico, gl'invogli, lo strato epidermico dell'albume e l'embrione si colorano in scuro, mentre il rimanente dell'al- bume non si colora, similmente a quanto fu osservato per V Ileli- codiceros, ciò che pure permetterebbe di trarre conclusioni ana- loghe relativamente alla repartizione delle differenti riserve. 11 Presidente legge quindi una lettera del prof. Italo Gìglioli di- rettore della Scuola di Portici, il quale, pai giorno di Domenica 23, invita gentilmente i Soci a visitare la Scuola superiore di Agri- coltura. Il prof. Balsamo legge una lettera del R. Commissario che si scusa di non essere intervenuto alla Riunione ; dopodiché il Presi- dente dichiara sciolta la pubblica adunanza. Adunanza privata del 20 agosto 1891. Il Presidente invita i Soci presenti a trattenersi per procedere alla elezione dei due nuovi Vicepresidenti e di un nuovo Consigliare in sostituzione del prof. Gibelli dimissionario. Resultano eletti : Passerini prof. Giovanni ) „. ., .. ^ ^ r-, \ Vuepresidenti. Gibelli prof. Giuseppe j ^ Biondi Antonio Consigliere. L' ordine del giorno è cosi esaurito e la Riunione è chiusa. Visita all'Orto botanico e gita a Capri e al Monte S. Angelo. Alle ore 4 pom. dello stesso giorno i Soci visitavano il R. Orto botanico ove erano ricevuti dal prof. Pergola rettore dell'Univer- sità di Napoli e dal pei'sonale dell' Orto, ed ove veniva loro offerto un rinfresco. 92 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE La mattina successiva 21 agosto i convenuti partivano per Capri, ed ivi dopo avere erborato pernottavano. Anclie in Capri, malgrado la stagione poco promettente, le raccolte riescivano interessanti, e fra le altre piante meritano di essera indicate : Convolvulus Cneorum, Asperula tomentosa, Campanula fragilis, Statica cumana, ecc. La mattina seguente aveva luogo col battello a vapore la par- tenza par Vico Equense per fare 1' ascensione dal monte S. Angelo a Tre pizzi. A Vico Equense si trovava ad aspettare il Socio prof. Sa- vastano che aveva preparato le vetture per raggiungere Moiano, donde a piadi guidò l'allegra comitiva sino alla punta più alta (1549™). Qui j)ure le raccolte non furono prive d'interesse, e nel ritorno, a Faito i convanuti trovarono splendida accoglienza e ristoro nel vil- lino del conte Giusso, e l'amabile conversazione del conte, del si- gnor cav. Volpicelli e della sua signora e della signorine Cassano faceva presto dimenticare la fatica superata. A Castellamara i Soci prendevano la ferrovia per tornare a Napoli. Prima di separarsi, anche una volta i Soci si ritrovavano il giorno 23, alle 12 mar., alla Scuola superiore di Agricoltura, rispondendo al grazioso invito della Direzione, e colà venivano ricevuti dal Direttore prof. Italo Giglioli e dagli altri professori. Dopo una ac- curata visita ai vasti locali, alle collezioni, ai laboratori ed alle varie ofilcine, prendevano parte ad un geniale banchetto ofì'erto dalla Direzione della Scuola. * SEDE DI FIRENZE. Adunanza dell' 11 ottobre 1891. Il presidente Arcangeli dà comunicazione alla Società di un ca- talogo di piante scandinave, messe in vendita dai signori Haglund e Kallstròm, a Falun in Isvezia. L'Archivista U. Martelli presenta le opere seguenti, pervenute in dono alla biblioteca dàlia Società botanica: Dal dott. A. L. Gronvall : GronvaU. Bidrag till kannedonen om de nordista arterna af de bada Lofmoss-slagtena Orthotrichum och Ulota. Malmo 1885. — Nya bidrag till kannedonen om de nordista arterna af slagtet Orthotrichum. Malmo 1887. — En nv art af * Per iniziativa dei Soci Martelli e Tanfani verrà redatto un ca- talogo ragionato delle piante raccolte nelle escursioni fatte durante la Riunione in Napoli. ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 93 slagtet Orthotrichum. — Anteckningar roraude nàgra europeiska orthotricka. Stockholm 1889. — Beriittelse om en bryologisk resa i Bohiislan, med understod fràm k. Vetenskaps-Academien utfòrd imdersommaren 1881. Stockolm 1882. — Liste des Bryologxies du monde. 1888. — Remarques sur quelques formes du genre Ortho- trichum. 1888. — Phìlibert. Etudes sur le póristome. 1888-89. — Car- data J. Le Zygodon du Eighi. 1888. — Note sur une Fontinale du Rhoue. 1888. — Gravef, F. Bibliographie. 1888. — Ljungstrdm, E. Kleistogami hos Primula siuensis. — Gronvall, A. L. Om Ulota in- termedia Scli. och dess narmaste samslagtingar. — Olssen, P. An- teckningar till de Jemtlande angransande provinsernas flora. — De Toni, J. B. Notiz libar die Ectocarpeen-Gattungen Entonema Reinsch und Streblonemopsis Valiente. Dal prof. T. Carnei : The Missouri Botanica! Garden. Dal dott. E. Baroni: Baroni. Contribuzioni alla lichenografia della Toscana. Firenze 1890. — Sulla struttura del seme ^e\V EvonymìLs Japonìcus Thunb. Firenze 1891. Dal dott. E. Tanfani : Tanfani. Sull'origine delle zucche. Firen- ze 1891. — Morfologia ed istologia del frutto e del seme delle Apiacee. Firenze 1891. Dal dott. T. Jaensch : Jae^isoh. Anatomie einiger Legumiuosen- holzer. Berlin 1884. — Nachtrag zur Kenntniss von Herminiera Elaphroxilon. Berlin 1884. Dal sig. E. C. Hansen : Hansen. Recherches sur la physiologie et la morphologie des ferments alcooliques. 1890. Où est-ce que la le- vùre pure de M. Pasteur? 1891. Dal cap. L. Micheletti: Micheletti. Mentha Pulegium forma alhiflora. Firenze 1891. — Intorno ad alcune specie di Centaurea della se- zione Cyanus. Firenze 1891. — Appunti sull' oi'dinamento degli er- bari. Firenze 1891. Dal sig. J. Coulter : Coulter. Contributions from the U. S. Natio- nal Herbarium. "Washington 1891. Dal sig. M. J. D'Arbaumont: D^Arhaumont. Ramification des am- pelidées. Vrilles et intìorescences. Paris 1882. — Ramification des Ampelidóes. Bourgeons. Paris 1882. Dal prof. G. Arcangeli : Arcangeli. I pronubi del Dracunculus vulgaris e le lumache, 1891. — Sulla polvere cristallina e sulle druse d'ossalato calcico. Firenze 1891. — SnWArisai'um Prohoscideum Savi. Firenze 1891. Dal prof. N. Passerini : Passerini. Snlla composizione chimica degli steli e delle foglie del Pomodoro. Firenze 1891. — Lo zolfo e alcune altre sostanze sparimentate per preservare le fave dai suc- ciameli. Firenze 1891. Dal prof. O. Comes : Comes. Le lave, il terreno vesuviano e la loro vegetazione. Portici 1888. Dal sig. W. Nylander : JSIylander. Sertiim Licheneae tropicae Labuam et Singapore. Parisiis 1891. 9J: ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Dal sig. M. Lojacono Poiero : Lojaoono Poterò. Sulla morfologia dei legumi del genere Medieago. Palermo 1891. Dal dott. F. Balsamo: Balsamo. Quadri sinottici di botanica (mor- fologia e fisiologia). Napoli 1889. — Elenco delle piante raccolte in Africa dal prof. cav. G. B. Licata dal 1886 per la Società Africana d'Italia e determinate dal socio prof. Balsamo. Napoli 1891. — Sul- l'assorbimento delle radiazioni nelle piante. Napoli 1891. — Diato- mee contenute nel canale digerente di alcune Aplysiae raccolte dal capitano G. Chierchia nel viaggio di circumnavigazione della regia corvetta « Vittor Pisani » nel 1884-85. Napoli 1890. — Homonimiae algarum in plantis animalibusque tentamen. Neapoli 1888. — Im- pressioni dal vero, cenno geologico-botanico sull' isola d'Ischia. Na- poli 1883. — Alghe della baia d'Assab raccolte da G. B. Licata. Na- poli 1885. — Le Diatomee della cascata di Caserta. Naj)oli 1884. Dal prof. P. A. Saccardo : Saaardo. Intorno ad xin microscopio di Eustachio Divini conservato nel Museo di Fisica dell' Univ. di Padova. Venezia 1891. Dal prof. T. Thomas : Taylor, T. Report of the microscopist for 1890. Dal sig. U. Martelli: Martelli. Il Black-Rot sulle viti presso Fi- renze. Firenze 1891. — Parassitismo e modo di riprodursi del Cy- nomorium Cocoineum. L. Genova 1891. — P. La potatura dei Gelsi. Firenze 1891. — Rosselli, A. Contro il succiamele. Firenze 1891. — n. La peronospora sulle viti americane. Firenze 1891. — Ohlsen, C L'industria vinifera negli Stati Uniti d'America settentrionale. Fi- renze 1891. Dal prof. F. D3lpino : Delpino. Note ed osservazioni botaniche (decuria 1» e 2» in due fascicoli). Genova 1889-90. — Sull'impollina- zione dell' Arum Dracunculus L. Genova 1890. — Contribuzione alla teoria della pseudanzia. Genova 1890. — Fiori monocentrici e poli- centrici. Genova 1890. Dal prof. C. Massalongo : Massalongo. La rogna delle foglie del- l'Olivo. Ferrara 1891. Dal prof. N. Passerini : Passerini. Ricerche chimico-agricole sui Caci (Cicer arieiinum Li.). Roma. Dal cav. S. Sommier : Sommier. Un' estate in Siberia. Firen- ze 1885. — Ancora sulla Lonicera Coerulea, Firenze 1890. — Nuove stazioni di piante in Toscana. Firenz3 1890. — Una genziana nuova per r Europa. Firenze 1888. — Piante del Jardin de la Mer de Giace. Firenze 1890. — Il nuovo giardino botanico « La Linnaea. » Fi- renze 1890. — La nuova opera del prof. Schiìbeler. Firenze 1886. — Erborazioni fuori di stagione. Firenze 1889. — Della presenza di stipole nella Lonicera Coerulea. Firenze 1890. Dal sig. U. Galeri : Galeri. Alcune osservazioni sulla fioritura dieWArum Dioscoridis. Firenze 1891. Dal dott. E. Rostan: Beyer, R. Beitrage zur Flora der thàler Gri- sanche und Rhemes in den Grajischen Alpen. Berlin 1891. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 95 Viene letta quindi dal Presidente la seguente comunicazione del prof. Goiran: SULLA PRESENZA DI FRAXINUS EXCKLSIOR L. NEI MONTI VERONESI. NOTA DI A. GOIRAN. Né Calzolari, né Pona nei loro Viaggi in M. Baldo accen- nano alla pi'esenza di Fraxinus excelsior in questo classico monte: cosi pure non ne parlano il diligentissimo Seguier nelle Plantae veì''onenses e Ciro Pollini nel Viaggio al Lago di Garda e al M. Baldo e nella Flora vcronensis. In quest' ultima il celebratissimo Autore si limita ad accennare che la pianta in quistione in sglvis nioniium humilioram Tirolensium passim nasciiur, ni edam in Vicentina provincia ecc. (FI. ver., Ili, pag. 233). Anche Antonio Bertoloni, che pure ebbe molte piante veronesi dal Barbieri, da Abramo Massalongo, da Carlo Tonini, da Antonio Monganotti, tace in proposito, anzi non cita alcuna stazione delle Alpi per questa Oleacea. I signori Visiani e Sac- cardo nel loro Catalogo (pag. 127) indicano Fraxinus excelsior nei boschi montuosi del Veronese, ma senza indicare precisa- mente alcuna località. Io era persuaso della presenza di questa Oleacea nel Vero- nese — pur ritenendola pianta assai rara presso di noi — e convinto che la stessa o fosse andata confusa con alcuna delle tante forme di Fraxinus Ornus, ovvero fosse sfuggita agli occhi degli erborizzatori ; forse perchè, entrando in unione ad altre e molteplici essenze nella formazione di boschi cedui soggetti a frequenti tagli, non trovavasi nelle condizioni opportune da poter raggiungere quello sviluppo di vegetazione che facilmente avrebbe potuto farla distinguere dall' affine F. Ornus, anche dai meno intelligenti di cose erbarie. E sebbene io non avessi mai raccolto Fraxinus excelsior in questa zona botanica, ciò nonper- tanto lo collocai fra le piante da bosco veronesi nel mio Erbario forestale veronese (pag. 44), primieramente per la testimonianza già citata dei signori Visiani e Saccardo, ed in secondo luogo perchè il 7?. Ministero di Agricoltura, nella pubblicazione avente per titolo Nomi volgari adoperati in Italia a designare le prin- cipali piante di bosco, a pag. 63 riporta pure la nostra pianta 96 ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE coi nomi vernacoli di Frassano, Frassìne. Siccome la pubblica- zione ora ricordata é sfata compilata sopra V esame dei ramo- scelli di tutte le piante legnose spontaneamente crescenti nelle varie regioni italiane, raccolti per cura degli ispettori ed uffi- ciali forestali e quindi preparati e ridotti in erbario, trovavo in essa altra testimonianza più che sufficiente per provare la presenza di Fraxìnus excelfiìor nel Veronese, nutrendo però sempre ferma fiducia che in alcuna delle mie escursioni mi sarei finalmente imbattuto nella pianta della quale da tanti anni an- davo iu cerca. Cosi per r appunto è avvenuto, talché in oggi posso segna- lare diverse stazioni veronesi di Fraxinus excelsior, non ce- lando però che alcune di esse mi sono state recentemente in- dicate da ufficiali forestali. E primieramente mi sono imbattuto in alcune piante di F. eoccelsior in M. Baldo, nei boschi cedui che crescono, quasi alle falde del versante orientale del monte, fra il Passo della Cro- cetta sopra la Ferrara e l' altipiano di Festa al disopra di Ri- valla \\\ Val d' Adige (m. 900-696): le piante erano ridotte alle dimensioni di frutici, però le foglioline sessili non lasciavano dubbio alcuno. E nello stesso M. Baldo recentemente sono state rinvenute alcune piante di F. eoccelsior, più a sud della sta- zione ora indicata, presso il Santuario della Corona (m. 774) a merito delle guardie forestali di Caprino vet^onese. So che il solerte Ispettore forestale ed amico carissimo Vittorio Pellegrini intende assumere sotto la propria tutela quei pochi esemplari di una pianta preziosissima per la nostra Flora, e fare in modo che gli stessi nei tagli futuri vengano risparmiati dalla scure dei boscaiuoli. Passando sulla sinistra dell'Adige iroviàmo Fraxinus excel- sior quasi di fronte alle due stazioni ora indicate sulla destra del fiume. Nello scorso mese di agosto 1' ho infatti raccolto sui M. Lessini nei boschi cedui che stanno sopra Peri seguendo il diru- pato e rovinoso sentiero che da questo paese conduce a Fosse (m. 149-900) : ed inoltre dalle guardie forestali mi è stato detto che nei boschi demaniali di Pe)'i se ne sono rinvenuti non po- chi campioni oramai educati e diventati adulti. Ed il nestore dei botanici veronesi, prof. Antonio Monganotti, da me recen- temente interpellato, mi ha assicurato di averne osservate al- ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 97 cune piante, sempre però allo stato di frutice, fra i crepacci ne» M. Pastello (m. 1200). Si trova infine Fraxmiis excelsior nel territorio del Comune di Erbezzo, sempre nei M. Lessini; ma vi é stato introdotto già da parecchi anni, ed a quanto mi è stato detto, dalla pro- vincia di Vicenza. È però certissimo che future e più diligenti ricerche faranno ritrovare questa Oleacea in altri punti del territorio veronese. Il socio Martelli fa la seguente comunicazione : RIPRODUZIONE AGAMICA DEL CYNOMORIUM COCCI- NEUM. PER U. MARTELLI. Non è scorso molto tempo da che tenni parola sul modo di vegetazione e riproduzione del Cyìiomoriwn coccineicm e da che pubblicai nel periodico Malpighia * una memoria relativa. Nel parlare allora delle radici avventizie che si osservano nu- merose lungo r asse del Cynoniorìum, accennai 1' opinione che esse fossero da considerarsi organi ausiliari alla pianta per la sua riproduzione. Tale ipotesi faceva di conseguenza attribuire a questi organi radicali funzione assai diversa da quella che loro attribuì Weddell, il quale li considerò come dei succhiatoi. E qui forse non è fuori di luogo richiamare brevemente alla memoria alcune delle osservazioni già riferite nella sopracitata memoria in seguito delle quali venni a formare quel concetto. Ricorderò adunque come questi corpi radiciformi del Ci/no- ìnorium che si incontrano in tutta la lunghezza dell' asse tanto fiorale che sotterraneo e che hanno la struttura di vere radici, si trasformano tostoché con una loro parte (in generale con l'estremità) vengono a contatto con una radice di una pianta sulla quale il CynomoriLtm può vivere parassita. Si ingros- sano allora a forma di bulbillo e nel tempo stesso il loro tessuto penetra in quello della radice della pianta nutrice, generandovi un nuovo talloidima. Questo modo di procedere non osterebbe certo con l' opinione del Weddell, cioè di considerare queste * Malpighia, V, pag. 97. Bull, della Soc. hot. Hai. 98 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZR radici del Cìjnomormm come austori, se però non vi si oppo- nesse l'avvizzimento della porzione della radice che sta fra la parte rigonfiata e l'asse del Cynomo7''ium, come avviene dopo l'innesto fra le due radici. In conseguenza di tale fenomeno non seppi né so più in qual modo riconoscere in questi organi radicali la possibilità di esercitare le funzioni di austori. Ritengo invece che le radici del Cynomoriuin funzionino da vere radici avven- tizie , come sono di loro natura , solamente finché la loro struttura istologica non varia, il che avviene quando incontrano le radici su cui si innestano; per conseguenza l'esercizio delle funzioni di radice avventizia può durare per un periodo brevis- simo, oppure continuare indefinita. Or dunque se questi organi del Ci/nomoriuìn non sono austori, mi sembrò, per quella fa- coltà di originare nuovo talloidima, poterli ritenere come organi sussidiari alla pianta per la sua riproduzione. Nonostante tutte queste osservazioni, nessuna esperienza era sino ad ora venuta a confermare le mie supposizioni. Allorquando ricevei dal prof. Gennari di Cagliari il Cyno- moriuin coccineum, collocai una porzione di rizoma ben con- sei'vato ed avente buon numero di corpi radiciformi a con- tatto delle radici di un rigogliosa AtriiJlex nummularia che cresceva da tre anni nell' Orto botanico di Firenze. Lo scopo appunto era di accertare se, cosi praticando, il rizoma avrebbe continuato la sua vegetazione e se si sarebbe stabilito l'innesto fra il Cijnomorium e il nostro AMiolew. Or sono pochi giorni che alla superficie della terra a pie dell' Airiplex si sono ve- duti 4 piccoli giovani assi fiorali di Cynomoriiim e che pro- mettono di svolgersi nella ventura primavera, se pure il rigore della stagione non ucciderà e il Cynoinovhim e l' Airiplex. L'esperienza è riuscita; in conseguenza non resta più dubbio che il rizoma del Cynomorium da me sotterrato a contatto delle radici deW Airij^lex nummularia non soltanto abbia con- tinuato a vegetare, ma altresì che abbia trovato mezzo di inne- starsi suW Airiplex e su di esso esercitare la sua azione para- sitaria. È pure giuocoforza ammettere che il talloidima ormai vegeta nei tessuti delle radici dell' Airiplex e che in esse è stato introdotto dai corpi radiciformi i quali per conseguenza ne- cessaria vengono a poter essere qualificati come organi au^^iliari della pianta per la sua riproduzione, come già avevo supposto. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 99 Cosi resta chiarito un altro punto importante della vita di questa Balanoforacea, come pure le funzioni dei suoi organi ra- dicìformi. D'ora innanzi, dovunque piaccia, sarà facile coltivare una pianta tanto strana ed interessante. La presenza di questi organi propagatori sussidiari del Ci/no- onoriam deve essere molto necessaria per assicurarne la esi- stenza, e la presenza o la funzione loro, almeno come corpi ri- produttori, è probabilmente una conseguenza delle condizioni biologiche speciali della pianta stessa. Le Rafìesiacee sono tassinomicamente affini alle Balanofo- racee, ed il modo di vegetazione e di esercitare il parasitismo è uguale in ambedue le famiglie. Questa eguaglianza biolo- gica fa pure pensare e giustamente che leggi eguali gover- nino lo sviluppo di queste piante. Ricordiamo un poco quanti tentativi inutili hanno fatto vari distinti botanici onde ottenere mediante i semi la riproduzione delle Raflesiacee, ed ancora ri- cordiamo le inutili esperienze di Weddell con i semi di Cìjnomo- riwn coccineum, quantunque a quelle esperienze si possa fare obiezioni pel modo con cui furono condotte. Sinché il Tej^smann non ebbe l'idea di collocare i semi ài Raflesìa sotto la corteccia del Cissus, mai si ottenne il loro germogliamento, e ciò dimo- stra come la rad i eh et t a del seme non può sopportare lo sforzo, per lei troppo grande, di perforare il periderma della radice, il che viene eliminato quando il seme è collocato al di sotto od anche entro a delle cavità del periderma. Se cosi succede per le Raflesiacee, non so vedere ragioni per escludere da questa stessa legge il seme del Cynomorium. E quantunque i semi di questa pianta siano molti, pure non deve essere cosa facile che si trovino collocati in sito favorevole pel germogliamento, so si pensa che i soli mezzi per trasportarli fra le screpolature del periderma delle radici, oppure al disotto di esso, sono l'acqua o gli insetti od anche vermi i quali li pos- sono rilasciare con i loro escrementi. Da queste poche parole si vedrà bene le diflfìcoltà grandissime che vi sono nella propa- gazione della pianta mediante semi. In conseguenza di che il Cijnoìnorium sotto la minaccia continua della propria esistenza si è trovato direi quasi costretto ad assicurarla con altri mezzi più certi, quale la riproduzione mediante i numerosi organi pro- pagatori e riproduttori del talloidima. 100 ADUXAKZA DELLA SEDE DI FIREXZE Il prof. Caruel rammenta che, negli esperimenti di Weddell, i semi di Cynomorium^ messi in contatto con le radici di Melilotus, ger- mogliarono bene, ma che dopo breve tempo si arrestò il principiato sviluppo. Egli suppone che forse "Weddell operò su radici troppo vecchie di Melilotus e che l'innesto non possa riescire che su ra- dici giovani, nelle quali i tessuti non siano diventati troppo resi- stenti. Il presidente Arcangeli, dietro i suoi studi anteriori sullo sviluppo del Cytinus Hi/pocistis, crede che non sia senza importanza la pic- colezza dei semi, tanto del Cijtimis quanto del Cynomorium, giacché essa facilita la loro diffusione ; trasportati nelle screpolature del pe- riderma dello radici, vi si potranno far strada e cosi potrà esser fa- cilitata la penetrazione del parassita. Forse dunque la moltiplica- zione per semi non è tanto difficile quanto ritiene Martelli. Il professore Caruel, per incarico speciale del prof. A. de Can- dolle, presenta alla Società il pregevolissimo lavoro del signor Co- gniaux sulle Melastomacee (VII volume della Monographiae Pha- nerogamarum). Parla con elogio della compendiosita delle diagnosi, nelle quali l'autore osserva il piìi rigoroso parallelismo, onde ren- derle più facilmente paragonabili tra loro. Martelli si associa agli elogi dei professori de Candolle e Carviel, deplora per altro che il signor Cogniaux non abbia consultato l'erbario Webb, ricchissimo di saggi originali, e che la troppa mole dell' opera gli abbia fatto tralasciare di dare in iine l'elenco dei numeri delle collezioni iden- tiche in molti erbari, il che ne avrebbe facilitato lo studio. Il dott. Tanfani presenta saggi secchi, corredati da un disegno, di una Lychnis e fa la seguente comunicazione: SOPRA UNA LYCHNIS IBRIDA. PER E. TANFANI. Neir occuparmi del genere Lychnis per la Flora italiana trovai neir Erbario centrale una bellissima pianta rappresen- tata da 4 saggi, accompagnata da un buon disegno e recante sul cartellino: « Agrostemma haldense inviata da Porta in Gen- naio 1884. » Scrissi all' abate Porta per avere particolari sul luogo di rinvenimento delia interessante pianta ed egli mi ri- spose che r aveva raccolta nei pascoli orientali di Monte Baldo sopra S. Giacomo, nel luglio del 1883. Questa pianta si avvicina per r aspetto alla Lychnis flos Jovis di cui ha il calice uniforme- mente costato ed i petali smarginati con la linguetta non pungen- te, ma i fiori non sono disposti in dipasio contratto, bensì solitari ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 101 o in dicasio con lunghi pedicelli, ed hanno i petali molto più grandi e più larghi. La lunghezza dei pedicelli e la larghezza dei petali la avvicinano alla L. Coronaria, ed io pertanto ritenni si trattasse di una forma ibrida ed appunto dell' ibrido segnalato da Rohrbach (Synopsis der Lychnideen, p. 178) e descritto già prima come specie nuova yiqW Index seinìnuin (horti petropolitani), p. 4, sotto il nome di Lyclmis inedia. Ma il non essere stata segnalata nel Baldo la L. Coronaria mi tenne perplesso. Nella Flora ita- liana, in una osservazione alla L. flos Jocis, accennavo alla pianta raccolta dal R. Porta soggiungendo che la ritenevo come ibrida delle due Lijchnis surricordate. La mia opinione si è cangiata ora in certezza essendomi capitato sott' occhio nel Gardener's Chronicle (serie 3*, voi. 2, p. 56 e 100) un articolo di Masters sullo stesso ibrido L. flos JovisX Coronaria del quale si dà una figura posta a confronto con quelle dei genitori. Questo ibrido non può a quanto sembra propagarsi per seme, ma si molti- plica senza difficoltà per divisione e viene indicato come bella pianta ornamentale. Resta a sapere come quella pianta abbia potuto trovarsi nel Baldo. Venendo i genitori coltivati nei giardini come piante or- namentali, è supponibile che l'incrociamento abbia avuto luogo in qualche giardino (tanto più che nel territorio di Riva i giar- dini abbondano) e che una causa accidentale abbia portato i semi nei pascoli ove l' abate Porta i-accolse la pianta. L' incrociamento potrebbe anche essere avvenuto fra la L. Coronaria dei giar- dini e la L. flos Jovis che cresce spontanea appunto nel Baldo, oltre il confine sopra S. Giacomo. Oppure anche potrebbe darsi che in quei dintorni crescesse, inosservata sino ad ora, anche la L. Coronaria. Nel caso presente abbiamo una nuova conferma di quanto si debba esser cauti nel pubblicare nuove specie. Il socio Levier, a proposito dell' AzoUa Caroliniana, mandatagli il giorno stesso in tina lettera dal signor Frank Norris, che la sco- parse in acque stagnanti presso Massa Ducale, emette il sospetto che la crescente diffusione di detta pianticella,, anche in località lon- tane da Pisa, dove la introdusse primo il prof. Arcangeli, possa esser dovuta a uccelli acquatici, nel medesimo modo come avviene per molte piante acqiiatiche lungo il Dauiibio, che si vedono, secondo quanto scrive il prof. Kerner in « Pflanzenlehen », spesso apparire inopi- 102 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE natamente in località molto distanti dalle loro stazioni abituali. Il dott. Tanfani rammenta in appoggio di tale opinione che gli uccelli palmipedi diffondono anche le nova di pasci. Il socio Aiuti aggiunge che, nell'Orto botanico di Firenze, l' Azolla si è rapidamente diffusa da una vasca in tutte le altre per mszzo della rane, ed il presidente Arcangeli crede cha, nel Pisano, anche i pescatori di rane abbiano contribuito a trasportare con le loro reti l'Azolla da un fosso all'altro. Nel caso attuale però potrebbe darsi che 1' Azolla fosse stata por- tata a Massa da studiosi, fraquentatori dell' Orto botanico di Pisa. Il Presidente quindi dà lettura della comunicazione seguente del prof. GoiRAN ; I TERREMOTI E LA VEGETAZIONE. NOTA PRELIMINARE DI A. GOIRAN. Antichi scrittori quali Baglivi, Stishele.y, Nuneberg, Kant, Sarti riferiscono fatti ed osservazioni dalle quali risulta come la ve- getazione prende sviluppo singolarmente rigoglioso in occasione dei terremoti. Si verificò una straordinaria precocità o rigoglio nella vegetazione in coincidenza con terremoti nel 1473 in Lom- bardia, nel 1534 in Romagna, nel 1807 e 1851 e 1857 in Basi- licata, nel 1816 in Toscana, nel 1851 e 1854 in Calabria. Gior- gio Baglivi neil' opera De Progressione Romani terraemotus a kalendis lurnHiis anni 1703 ad kalendas marlias anni 1705 {In op. omn. Venetiis, 1754, pag. 286) scrive: « Fructus omnes « telluris hoc anno (1703) uberiores quam aliis ante annis fne- « runt, Triticum, oleum, vinum summopere abundarunt quod « serio omnes animadvertimus, quasi interiore telluris parte a « terraemotibus veluti cribrata ignis ejus centralis, et nitrum « congenitum veluti exaltata, ac corroborata ad fructum ferti- « litatem maxime contribuerint. » Ed il Bassanelli, in una sua scrittura sul terremoto di Albano presso Roma nel 1829 e pub- blicata nel Giornale Arcadico, narra che, mentre la terra tremava con grande spavento degli abitanti, la vegetazione si manifestava con forme e modi realmente straordinari. Io ho ri- petutamente constatato questo fenomeno nel Veronese durante diversi periodi sismici da me osservati e studiati dal 1869 ad oggi : anzi nel Prodromus Florae veronensis {Nuovo Giornale Botanico, voi. XIV, pag. 78) chiedeva se la esuberanza di vege- tazione che presenta la regione del M. Baldo, non potesse avere ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 103 una qualche relazione coi fenomeni sismici che da epoca im- memorabile, e talvolta con periodi prolungati, tormentano quella catena. Fatti recentissimi sono sopraggiunti per confermare le indu- zioni alle quali condussero le antiche osservazioni; induzioni oggidì ed in questa mia zona istintivamente accolte e proclamate dal sentimento popolare. Come é noto alle ore antim. 2 e minuti 4 del giorno 7 giu- gno, corrente anno, uno spaventevole terremoto colpiva il Ve- ronese : e non solo, che urtava benanco l' intero Veneto, il Trentino, la Lombardia, la Liguria, il Piemonte, 1' Emilia e le Marche, la Toscana, spingendo le estreme vibrazioni sino a toc- care Aquila e Roma e forse altro stazioni più meridionali. La parte della provincia di Verona che sta sulla sinistra dell'Adige ed il lembo più occidentale di quella di Vicenza risentirono mag- giormente la violenza di queir urto che riesci rovinoso special- mente nelle valli del Chiampo, dell' Al pò, d'Illasi ed in parte in quella di Mezzane. Non devo diffondermi in questo luogo sopra questa spaventosa conflagrazione che devo analizzare in altra sede ; mi limito ad affermare che la stessa dura tuttora sebbene con diminuita violenza; e che da quella data sino ad oggi, dal Benaco al territorio vicentino il suolo si è mantenuto e si man- tiene in continua agitazione. Ora sta il fatto che in questa zona, e nel tratto specialmente di essa che con maggiore violenza è stato colpito dalle onde telluriche, osservazioni accurate fatte sopra piante seminate e coltivate in aiuole, avrebbero messo fuori dubbio nel mese di giugno, e quindi nel periodo durante il quale i fenomeni sismici si produssero con maggiore energia: 1° Una più rapida germinazione dei semi; 2" Un più rapido accrescimento delle pianticelle germinate, in confronto di quanto soleva avvenire negli anni normali: ed inoltre sono stati constatati : 1° Un lusso ed una esuberanza di vegetazione realmente straordinaria, in generale nelle piante tutte nei campi coltivati, come nei prati e nei pascoli, nei vitigni, nei luoghi boschivi ecc.; 2° Un verde cupo marcatissimo, smagliante nelle foglie. Questi i fatti. Quale la loro interpretazione? Durante i terremoti di Albano, superiormente ricordati, è messo 104 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE fuori dubbio avvenissero emanazioni straordinarie di anidride carbonica e non è improbabile clie tali emanazioni avvengano normalmente e necessariamente e nei luoghi clie sono centri di azioni vulcaniche, ed in via transitoria in quelle regioni che divenissero sede di un periodo sismico. I fenomeni che avvengono nei pozzi e nei fontanili prima e durante o dopo i periodi sismici — quali: l'accresciuta o dimi- nuita affluenza delle acque od anche la loro scomparsa; i cam- biamenti 0 di sapore o di colore o di qualità chimiche; le va- riazioni nella temperatura — mettono in evidenza alterazioni profondissime tanto nella costituzione fisico-chimica, che nella circolazione delle acque sotterranee. I rumori sotterranei, le nebbie frequentemente osservate, odori singolarissimi e di varia natura segnalati nell'aria — di brucia- ticcio, di catrame, di zolfo ecc. — durante i periodi stessi non possono non riferirsi, in parte almeno, alla emissione, e quasi potremmo dire alla eruzione di sostanze gazose dal suolo. E quindi è lecita la domanda se i terremoti che si manten- gono in una data regione per un periodo un jìo' lungo di tempo, facendo variare la temperatura del suolo ed insinuando in que- sto vapore acqueo, anidride carbonica e probabilmente altri principii gazosi, non diventino in certo qual modo i fattori degli elementi più essenziali alla vegetazione e quindi la causa indi- retta della esuberanza e dello splendore di questa. Vediamo infatti feracissimi i terreni alle falde del Vesuvio; una vegeta- zione quasi tropicale in Pensilvania in vicinanza di alcuni pozzi dai quali si sprigionano continuamente dei gaz sotterranei ; ed i medici veronesi Zenone Bongiovanni e Matteo Barbieri, che illustrarono le terme di Caldiero o Fonti di Giunone, celebra- tissime sino dai tempi di Augusto, si domandavano se le acque termali di Caldiero cosi ricche di acido carbonico per dove si di/fondono e penetrano non concorressero alla fertilità delle terre situate nelle adiacenze delle terme stesse. Ma vi ha di più. Sembra ormai dimostrato che la elettricità atmosferica abbia una influenza marcatissima sulla vegetazione, favorendo la germinazione dei semi ed il conseguente accresci- mento delle giovani piantine. Tacendo per brevità delle ricerche fatte sopra questo argomento ed in questi ultimi tempi tanto da scienziati esteri che nazionali, mi limiterò a ricordare quelle ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 105 uUimissime del prof. Antonio Aloi, le quali formano argomento di una bella e dotta memoria pubblicata nella Malpìghia (anno V, fase. Ili) col titolo Della influenza della elettricità atmosferica sulla vegetazione delle piante. Dalle sue dilij?enti ed accurate ricerche il prof. Aloi ha dedotto le due conclusioni: 1» Che l'elettricità atmosferica esercita una influenza bene- fica sulla vegetazione delle piante; 2'^ Che l'elettricità nel terreno influisce favorevolmente sulla germinazione dei semi. Non intendo fermarmi in questo luogo sui fenomeni elettrici e magnetici apparsi durante i terremoti e dei quali recentissi- mamente r egregio amico dott. Mario Baratta ha pubblicato una dotta statistica. Ma è fuori dubbio che all'atto dei terremoti si formano correnti elettriche dirette dal suolo alla atmosfera: ciò hanno messo fuori dubbio il prof. Ragona di Modena, il sempre compianto prof. A. Serpieri di Urbino, ed il sig. Crescimanno che si è reso cosi benemerito della sismologia colle preziosissime osservazioni fatte durante i terremoti di Corleone. Durante i periodi sismici pertanto che battono una data re- gione si ha uno scambio continuo, incessante di elettricità fra l'atmosfera ed il suolo; scambio superiore certamente a quello che avviene nelle condizioni normali, e determinante quindi un fattore eminentemente favorevole alla vegetazione come risul- terebbe dalle conclusioni del prof. Aloi sopra riferite. Notiamo inoltre che sotto l' azione della elettricità ed in presenza del vapore acqueo esistente nell' aria l' azoto atmosferico più facil- mente trasformasi in acido azotico ed azotoso, assumendo quindi la forma maggiormente propizia per l'assimilazione e conseguen- temente per r incremento della vegetazione. L' incremento pertanto e l' aspetto singolarmente rigogliosi assunti dalla vegetazione in occasione di molti terremoti, sem- bra debbano attribuirsi a due cause : 1" alla emanazione di principii fluidi provenienti dal suolo che servono alla nutrizione delle piante; 2" a produzione di elettricità che promuove e seconda la opera e le funzioni di nutrizione, ed il conseguente sviluppo vegetativo. E nel caso concreto che ha dato origine alla presente nota non fecero difetto né V uno né l' altro dei due fattori ora ac- 106 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE cennati. Percliè nel periodo sismico attualmente attraversato dal Veronese, unitamente agli scotimenti o violentissimi e di- sastrosi 0 leggerissimi, non sono certamente mancate né le emis- sioni 0 più rigorosamente le eruzioni gazose, né il corso irre- golare e le alterazioni delle acque sotterraneamente circolanti, né gli odori nell'aria, ecc.; e cosi pure le frequenti, anzi quasi continuate perturbazioni magnetiche e numerose e variabilis- sime manifestazioni elettriche hanno dimostrato lo scambio di elettricità tra suolo ed atmosfera — la burrasca eleilrica come energicamente la chiamava il prof Serpieri — che sempre accom- pagna i tremiti e le convulsioni della terra. In tal modo, per un caso singolarissimo e veramente strano di compensazione, uno fra i più spaventosi e tremendi flagelli diventerebbe via e mezzo — quasi direi — di una specie di auto- concimazione del suolo: al quale mediante il terremoto ver- rebbe, in parte almeno, ridonata la fertilità mediante la restitu- zione di molti dei principii plastici che le piante assorbono e consumano all'atto del loro lavorio di vegetazione. Però se qualche volta il terremoto può essere istrumento di fertilità, può altre fiate diventarlo di sterilità. L'esperienza del passato infatti dimostra che frequentissimamente il terremoto va congiunto a calori esagerati ed a siccità prolungata; questa e quelli sempre fatali alla vegetazione. Viene poi letta una nota del prof. Caro Massalongo, intitolata : « Osservazioni intorno ad un rarissimo Eutomocecidio deW Hedera Helix », ma essendo accompagnata da figure comparii-à nel Giornale. Il presidente Arcangeli presenta la seguente nota : SOPRA. UNA VARIETÀ DELL' HIBISCUS CANNABINUS L. NOTA DI G. ARCANGELI. Nella primavera ultimamente decorsa il R. Ministero di Agri- coltura m' inviava un saggio di semi provenienti da Teheran, appartenenti ad una pianta denominata Kanaff, pianta che, se- condo quanto si asserisce, si è ultimamente diffusa nella Persia e nel Caucaso, per le fibre tessili che si ricavano dal suo fusto. L'esame di questi semi mi condusse a riconoscerli per quelli ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 107 di un Ilibiscics. Essi somigliavano moltissimo a quelli deW Ilibl- sciis cannabirms, ma siccome mostravano qualche lieve diffe- renza, fu pensato di ricorrere alla cultura, per risolvere defi- nitivamente la questione. Una parte dei detti semi fu seminata in terra in una delle aiuole del nostro Giardino, ed altra fu seminata in vaso, e con- temporaneamente furono pure seminati in simili condizioni altri semi d'IIlbisciis cannaMnus di ben nota provenienza, presi dalla nostra collezione, come termine di confronto. I semi delle due qualità germogliarono sollecitamente, ed i germogli che si otten- nero si mostrarono perfet temente corrispondenti pei loro carat- teri; allorquando però le piante ebbero raggiunto sviluppo inol- trato ed incominciarono a schiudere i loro fiori, si riscontrarono varie differenze, che agevolmente persuasero essere la pianta ottenuta dai semi del Ministero alquanto differente d-dW Ilibiscits cannablìius ordinario, e doversi considerare come una varietà di questa specie. Siccome però non trovo che di questa varietà sia stata fatta parola nelle pubblicazioni da me consultate, e nep- pure nella Flora of BriUsìi I.v.lla di Hooker, ho creduto con- veniente di darne notizia. I caratteri della forma comune dell' Hibisaus cannabìnus L. si possono riassumere nella seguente diagnosi : //. cannabìnus L. Caulis, erectus, cylindraceus 0™, 70 — 1", 80 altit: metiens (5-6pedalis s. Spach) basi ramosus, ramis 2-à ar- cuato-ascendentibus. Folia ima petiolata ovata vel obovata, saepe subtriloba, reliqua majora longe petiolata limbo palmato pro- funde 3-5fldo laciniis lanceolatis irregulariter serratis. Flores solitarii, axillares. Calyculus profunde 7-8fidus hispidulus, laciniis lineari acuminatis crassiusculis. Calyx subtrochiformis 5-fidus, dentibus ti'iangulari-elongatis tubo longioribus acutis, dorso margineque costatis, costa dorsali merlio glanduligera. Petala 5, sepalis alterna, oblongo-obovata, obtusa, insequilatera hjT-pogyna basi inter se et imo tubo stamineo adnata, dilute sulphurea, tertio inferiore intus purpureo-maculata, maculis sursum ef- fusione violacea superatis. Tubus stamineus subprismaticus, gy- naeceum plerumque omnino obtegens, fìlaraentis antheris vix longioribus. Pollen globosum, hispidum, luteum. Ovarium sessile ovoideo-conicum, loculis 5-4 ovulatis, ovulis angulo centrali ad- fixis recurvis. Styli 5 infame coaliti, superne distincti, stigma- lOS ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE tibas capitatis liispidis. Seminibus subreniformi-frigonis, fuscis, adpresse squamulosis. Nelle piante ottenute dai semi del R. Ministero la maggior parte dei caratteri sopra riportati si ripetevano, ma però il fusto era generalmente semplice ed assai più alto, variando da 1™, 75 a 3", 25. Le foglie medie del caule erano più grandi, la loro lamina superando spesso O™, 10 di lunghezza, 1 segmenti del calic3 erano più allungati, la corolla era fornita di macchie basali per lo più prive di sfumatura violacea, in alto, gli stimmi spesso sporgevano per breve tratto al di sopra della colonna staminale. Tale varietà, che quindi propongo di chiamare elallor, si può distinguere nel modo seguente: Var. elitior, caule plerumque simplici elatiore (2-3"" et ultra), foliis majoribus, calycis laciniis tubo fere triplo longioribus, co- rollae maculis sursum effusione violacea plerumque destitutis. Probabilmente questa varietà è da ritenersi come una forma ottenuta mediante la cultura. A conferma di ciò starebbe il fatto della semplicità e della maggior lunghezza del fusto, che ap- punto può essere il resultato dell' allevamento delle piante fra loro molto prossime ed in grandi masse. Ad ogni modo, se la qualità delle fibre tessili corrisponde ai caratteri esteriori, non può restare alcun dubbio che il Kanaff, dal punto di vista indu- striale, costituisca una varietà altamente raccomandabile. Il prof. Caruel legga un lavoro intitolato : DUBBI SULLA FUNZIONE VESSILLARE DEI FIORL NOTA DI T. CARUEL. Già da parecchi anni, tanto in pubbliche lezioni quanto in privati colloqui, io aveva dovuto esternare la mia meravi- glia della franchezza, per non dire altro, con la quale i botanici sogliono parlare degli insetti e dei loro sensi, e specialmente del senso della vista e conseguente percezione dei colori, come se fossero identici coi sensi dell'uomo. Ciò segnatamente ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 109 per le relazioni che gl'insetti hanno con le piante nel feno- meno dell'impollinazione: onde la famosa funzione ve&sillare attribuita ai fiori e corpi analoghi secondo il loro colorito. Ep- pure pareva a me che certi fatti volgari, osservabili negli ani- mali anche più vicini all' uomo, dovessero per lo meno mettere in guardia contro la presunta identità di sensazioni. Il cane, per esempio, si sa eh* è dotato di tal finezza di odorato da distin- guere emanazioni che l'uomo non avverte o confonde, e di più la sua percezione n' è di tal natura da lasciarlo apparen- temente insensibile agli odori che ci sono più grati, come sa- rebbero quelli dei fiori, mentre altri che in noi destano ribrezzo sono per lui causa di curiosa ricerca. E l'uomo stesso, non va egli soggetto, più di quello che si credeva, a quella modifica- zione appunto della vista che si dice daltonismo, ed è la confu- sione parziale o completa dei colori, senza che per questo 1' altre percezioni visuali restino alterate? In presenza di simili ftitti non mi pareva lecito arguire dall'uomo agli insetti, senza altre prove della comunanza delle loro percezioni sensorie. Volendo avere maggiori lumi in proposito, mi rivolsi ad un entomologo autorevole, dal quale ebbi risposta perentoria clie gl'insetti devono vedere come l'uomo. Della quale opinione ho saputo poi eh' era il fisiologo Paolo Bert, che l' aveva estesa anche a tutti quanti gli animali, è vero in seguito ad esperi- menti sopra i soli crostacei del genere Daphnia. Mi rivolsi ancora ad un fisico altrettanto autorevole, e questi mi spiegò che la visione essendo un adattamento fra i raggi luminosi e gli organi visivi, spettava alla biologia chiarire la que- stione, con il metodo suo proprio di osservazione e di esperi- mentazione. Per vero dire 1' ultimo discorso mi persuase più del [irimo ; molto più che in quel frattempo mi era venuto sot- t' occhio qualche articolo di giornali scientifici, dove io aveva veduto che qualcuno si occupava di ricerche intorno all' argo- mento che m'interessava: ora chi cerca vuol dire che non ha trovato, e mi convinsi che i miei stessi dubbi non erano in me solo, ma pareva che fossero più generali e fra i migliori cono- scitori della materia che dovrebbero essere gli entomologi. Per cui non è a dire se rimanessi soddisfatto quando ebbi prima la notizia di un libro, e poi me l'ebbi fra le mani, Sui sensi, gV istinti e V intelligenza degli animali e specialmente degli 110 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE insetti, compilato da quel valentuomo eh' è il Lubbock, ' ben noto quale scienziato, altrettanto coscienzioso e savio, quanto in- dustrioso. E letto con cura il libro, vi trovai la piena conferma j,in L. Lappa maior G. Lepidiiim Draba L. Lonicera implexa Ait. Litìiosperinum purpiireo-coe- ruleum L. Nastiirtiam officinale R. Br. Osyrìs alba L. Primula officinali^ Jacq., S. Co- lumnae (Ten.). Quercus Cerris h. Ranunculus lanuginosus L, — repens L. Sambucus Ebulus L. — nigra L. Salvia glutinosa L. Spartium junceum L. Silene italica Pers. Stachys italica Mill. Thalicirum aquilegifoUuni L. T'iissilago Farfara L. Ulraus caiupestris L. Uì^tica dioica L. Veronica Beccabunga L. — agresti^ L. F267'a spuria Raf. E nelle selve di castagno attorno Riofreddo, ancora: Allium pendulinum Ten. Alyssum campestre L. Anem-one apennina L. Aquilegia vulgaris L., var. t?/- 5Cosa Gouan. Arabis Turrita L. Athyrium Filix foemina Rth. Arthemisia Absintfiium L. Asperula taurina L. — camphorata Vili. Barbarea vulgaris R. Br. Calepina, Corvini Desv. Cardamine sylvatica LK. Ca.ìnpanula Rapunculus L. Cephalanthera ensifolia Rich. Cerastium campanulatum Vi v. — arce use L. Euphorbia dulcis L. — amygdaloides L. — Characias L. Fragaria vesca L. Geum urbanum L. Hieracium inurorum L. Latìujrus j^ratensis L. — variegatus Gr. et Godr. Leucanthemum vulgare L. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 119 Luzula Forsterii DC. Lychnis Flos- Cuculi L. Listerà ovata Br. Melittis MetissophylUtm L. var. /lo?^e albo. Neottia Niclus-avis Ridi. Orchis mascula ■ L. var. foliis maculatis immaculatis — purpurea Huds. — maculata L. — provincialis Balb. Ophrys Bertoloniì Moret. Paris quadrifolia L. Petasites o/fi'Jìnalis Mnch. Polygala nìcaeensis Risso. — flavescens DC. Populus tremula L. et Palmonaria offlcinalis L. Plalantliera chloraniha Cust. Rumex Acetosa L. Ranunculus velutimcs Ten. — umbrosus Ten. et Guss. Sanicic'.a europaea L. Saxìfraga rotundifolia L. — bulbifera L. Sideritis Sicilia Ucr. J3. brutta (Ten.). Symphyfum tuberosum L. Tliymus serpyllum L. var., /a- tinum A. Terr. Trifolium incatmatum L. Veronica serpyllifolia L. — Chamaedrys L. Feoto sylvatica Fr. — tricolor L. Il prof. Cuboni fa poscia due comunicazioni 1' uua sopra C/?i caso die rossore della vite, l'altra sul Black-rot. Esaurite le comunicazioni, prima di togliere la seduta il Presi- dente, in ordine alla prossima pubblicazione mensile del Bullettino della Sociefc'i, raccomanda vivamente ai Soci di consegnare seduta stante i manoscritti delle loro comunicazioni, o alla piìi lunga nei due giorni successivi, par evitare che ne venga ritardata la pub- blicazione iino al Bullettino dal mese seguente. SEDE DI FIRENZE. Adunanza dell' 8 novembre 1891. In assenza del Presidente prof. Arcangeli, il Vicepresidente SoM- MIER invita r archivista Martklli a render conto dei doni perve- nuti alla biblioteca della Società, che sono : Dal prof. G. Arcangeli : Arcangeli. I pronubi dell' HeUcodiceros muscivorus (L. F.) Engler. Firenze 1891. Dal dott. C. Acqua : Acqua. Contribuzione alla conoscenza della cellula vegetale. Genova 1891. — La questione dei « tonoplasti » e del loro valore. Genova 1891. 120 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE Dal cap. L. Micheletti : Micheletti. Elenco di Muscinee raccolie in Toscana. Firenze 1891. Dal prof. N. Passerini: Passerini e Marchi. Sulla moltiplicazione, ricolcatura, cimatura e concimazione della Patata. Prima serie di ricerche eseguite nel 1891. Firenze 1891. Leggesi il seguente lavoro del prof. Macchiati : TERZA. CONTRIBUZIONE ALLA. FLORA DEL GESSO. NOTA DEL DOTT. LUIGI MACCHIATI. Alle piante che raccolsi il 20 maggio 1888 ed il 5 giugno 1890, nell'affloraraento selenitico della collina di Ventosa, presso Scan- diano, che mi offrirono l'opportunità di fare due brevi comuni- cazioni alla nostra Società botanica, * ora credo utile di aggiun- gere anche quelle che vi ho raccolte il 15 maggio del corrente anno. Ma a differenza delle due prime escursioni, nelle quali esplorai soltanto 1' affioramento selenitico della collina di Ven- tosa, presso la riva sinistra del fiume Tresinaro, quest'ultima volta ho spinto le mie indagini anche presso Mattaiano, dalla parte della riva destra del fiume, e per essere più esatto, vi- cino al cosi detto bosco del Comune, dove si presenta, in più punti, un affioramento selenitico in tutto analogo a quello di Ventosa, del quale probabilmente non è che la continuazione. Senza enumerare le piante che figurano negli elenchi da me dati nelle due precedenti note, molte delle quali ricompaiono nel- l'affioramento di Mattaiano, ricorderò soltanto quelle che vanno ad arricchire le mie piccole contribuzioni alla flora del gesso. Le specie da me raccolte, nell'escursione del maggio 1891, sono le seguenti: nella collina di Ventosa: Myagrum perfoliatum L., Diplotaxis ■muralìs DC, Globularia vulgaris L., Galium verwn Scop,, Hypérìcum perforatum L., Sherardia arvensis, Gera- nium molle L. ; presso Mattaiano: Salvia ]}ratensis L., Matrica- rìa ChamomUla L., Crepis iaurinensis W., Dipsacus silmstris Min., Sedum sp.? Rolìinia Pseudo-Acacia L., Ophr^ys arachni- ies Reichdt., ConvolDulus arvensis L., Broinus erectus Huds., * Contribuzione alla flora del gesso. Bull. Soc. Bot. Ital. nel Nuovo Giorn. Bot. Ital., voi. XX, n. 3, luglio 1888. Seconda contribuzione alla flora del gesso. 0. e, voi. XXIII, n. 1, gennaio 1891. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE3 121 Hordeum inurinum L., Eqaìsetum arvcnse L. la tutto; altre 18 specie (che aggiunte alle 52 delle precedenti contribuzioni formano un totale di 70 specie) le quali confrontate colle liste date dal Contejean, * si trova che sono ripartite come segue : 1. Globularia vulgaris L. . calcicela esclusiva 2. Mijagrum perfoliattiìn L. . calcicola quasi indilTerente 3. Diplotaxis muralis DC. . id. 4. Seduìii sp.? id. 5. Ophrijs arachnites Host. . id. 6. Salvia pratensis L. . . . indifferente 7. MatricatHa Chamomilla L. id. 8. Dlpsacus silvestris Mill. . id. 9. Galium vey-um Scop. . . id. 10. Hijpericum perforatam L. id. 11. Sherardia arveìisis L. . . id. 12. Convolvulas aroensis L. . id. 13. Geranium inolle L. . . . id. 14. Bromus erecius Huds. . . id. 15. Hordeum murinum L. . id. 16. Equisetum arvense L. . . id. 17. Robinia Pseudo-Acacia L. non compresa nelle liste del Contejean 18. Crepis taurinensis W. . . id. E riassumendo risulta che il totale delle piante da me rac- colte nel r affioramento selenitico delle colline di Scandiano é di 70 specie, le quali stando agli elenchi dati dal Contejean, che si basa unicamente sulla natura chimica del terreno, verrebbero ripartite come resulta dal seguente prospetto : Calcicele esclusive 1 Calcicele meno esclusive 1 Calcicele quasi indifferenti 10 Indifferenti 42 Calcifughe quasi indifferenti 6 Calcifughe esclusive 2 Non comprese nelle liste del Contejean .... 8 70 ' Contejean, Lifluencs da terrain sur la végétation. Paris, 1881. 122 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Questa mia nuova contribuzione alla flora del gesso mi con- ferma nell'opinione che emisi allorché pubblicai le altre due note e con la quale rifiutai che la flora del gesso, secondo il pa- rere del Contejean, sia quella del calcare. Io credo che questo minerale (il gesso) eserciti la sua influenza sulla vegetazione non soltanto in ragione della sua composizione chimica e mineralo- gica, ma anche in virtù del suo stato fisico e del suo disgrega- mento meccanico. Si dà lettura di una comunicazione del prof. GtOIRAN : SULLA PRESENZA E DISTRIBUZIONE DI EVONYMUS LA TT- i^'OL/^J.S 5C0P. NEL VERONESE. NOTA DI A. GOIRAN. Questa Ramnacea è certamente una delle specie più rare del Veronese: di essa non fanno parola, come abitatrice del Monte Baldo, né Calzolari, né Pona. Lo scrupoloso e diligenlissimo Seguier non la raccolse nelle sue erborizzazioni sulle prealpi veronesi ; però nella classica opera Plantae veronenses (III, pag. 295), scrive di essa: A Borclonio accepi, qui in Albae moniìs devexltate invenerat. E pare che il Bordoni la racco- gliesse assieme al Moreni nella selva dei Catazzi presso S. Bar- tolomeo Tedesco, come risulterebbe dall'Erbario stesso del Mo- reni. — Ciro Pollini nel suo Viaggio al Lago di Garda e al Monte Baldo indica Eoonymus latifoliiis a Malcesine (pag. 16), alla Seloa di Malcesine (pag. 107), alle falde settentrionali del M. Baldo verso Tierno, Castione, Brentonico ascendendo per S. Giacomo, Pozzaferrera fin presso ai Pianeta dai 300 ai 1000 metri (pag. 109) : e nella Flora veronensis (I, pag. 301) lo segnala ancora nel M. Baldo, in primis circa Malcesine, et la Corona, ed inoltre in regione Fagi montiam Lessiniam. Però neir Erbario PoUiniano non esistono esemplari veronesi di que- sta pianta! Il celebratissimo prof. Antonio Bertoloni nella classica Flora Italica non cita alcuna stazione veronese di E. latifolius : i si- gnori Visiani e Saccat^do nel loro Catalogo (pag. 230) lo indi- cano nei boschi del Veronese senza designazione di luogo; il Barone Hausm.ann (Flora von Tyrol, pag. 185) ripete pel Baldo le identiche stazioni date da Ciro Pollini; ilqW Erbario fore- ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 123 Stale italiano pubblicato dal R. JMinistero di Agricoltura Indu- stria e Commercio nell'opera Nomi volgari adoperati in Italia a designare le principali l'ìiante di bosco (Firenze, Barbèra, 1873) non si trova annotato pel Veronese il nome vernacolo della pianta, sej4"no che la stessa tornava allora ignota agli ulHciali forestali incaricati di raccogliere colle piante legnose anche i loro nomi vernacoli. Noto infine che l'egregio amico e collega prof. An- tonio Manganotti, ancora oggi interrogato da me, mi dichiarò di non avere trovato, nelle sue escursioni botaniche attraverso al Veronese, Eoonijmus latifoliiis. La quale pianta però é rara bensì, ma ad ogni modo ciois nostra : là a -5. Bartolomeo Tedesco (m. 918), la stazione di Bordoni e Moreni, fu raccolta da Àbramo Massalongo!; alla Corona di M. Baldo, stazione indicata da Ciro Pollini (m. 774), fra i cedui ne furono rinvenuti alcuni individui dalle guardie forestali, e l'egregio ed intelligentissimo Ispettore forestale, Vit- torio Pellegrini, con pazienti ricerche giunse persino a trovare il nome vernacolo della pianta — Fitsan dalle larghe foglie, Passi hecclii — quasi a docLimento e testimoaianza della sua antichità in questa zona. Sono dunque due stazioni accertate di Evongmus latifoliiis, alle quali andiamo lieti di aggiungerne due altre. La prima an- cora nel M. Baldo a nord-ovest della Ferrara nel bosco a si- nistra del torrentello Pissol andando verso le Giare di Val- brutta (m. 900 circa) ; e la seconda nei AL Lessini nella Valle di Squ'iranto lungo la strada che da questa porta a Casale di sotto, al principio di essa e nei boschi che la fiancheggiano (m. 400 circa). Scoperta la prima stazione nel mese di agosto 1878, la seconda nel mese di agosto 1888. Si trova pure in Verona nel Giai'dino del Conte Giulio Giusti. Il prof. Caruel legge un suo lavoro intitolato : DELLE REGIONI BOTANICHE IN ITALIA. NOTA DI T. CARUEL. Una scienza tanto più acquista di precisione e progredisce, quanto meglio definiti e più precisi ne sono proposti i termini tecnici. La geografia botanica — o per dirla più brevemente — 124 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE la geobotanica abbisogna di una più rigorosa definizione di certi suoi termini : quello di regione in special modo, adoperatissimo in sensi molto diversi, e che andrebbe limitato ad uno solo di quelli. Nel suo senso più stretto, di area occupata da una data pianta, converrebbe dismetterne l' uso, essendo già in corso l'altra parola abilazione equivalente del tutto; laonde meglio dire abitazione dell'ulivo o del faggio, anziché regione dell'ulivo, del faggio, ecc. In altri sensi più lati, converrà distinguere secondo il più o il meno di larghezza del concetto che si vuol esprimere. Io ri- tengo che nello stato presente della scienza sia sufficiente la distinzione in tre gradi di estensione, che potranno essere chia- mati rispettivamente regione, dominio, zona. Le zone sareb- bero le notissime tropicale, temperate e fredde; le quali possono essere qualificate botanicamente. I domini (cosi traduco i Ge- bieie di Grisebach, i domaines della traduzione francese della sua opera) sarebbero secondo me le estensioni di paese dove « le famiglie sono graduate medesimamente per la importanza numerica, e sono rappresentate dai medesimi geneii dominanti. » (Car. in Pari. fi. Hai., voi. 6, img. 410). Le regioni infine, se- condo me, dovrebbero essere le estensioni aventi « sostanzial- mente la medesima flora, cioè le medesime specie in maggio- ranza distribuite presso a poco in uguale abbondanza d'individui » (Car., Slat. boi. della Tose, lìag. 104). Si noti che col metodo proposto le abitazioni, le regioni, i domini e le zone vengono tutte ad avere caratteri botanici, e non altri. Le indicate spartizioni botaniche della superficie terrestre, o altre analoghe, non sono accettate da tutti, voglio dire da co- loro che non ammettono divisioni nel manto vegetale della terra, ma ritengono che le varie flore passano gradatamente le une nelle altre. Io non ho in materia altre osservazioni de visu se non quelle fatte in Toscana per un ventennio per la compila- zione del mio Prodromo, riprese poi estendendole a tutta l'Ita- lia nell'ultimo decennio dappoiché ho impresa la continuazione della Flora italiana. Dalle prime fui condotto a riconoscere nella flora toscana 5 regioni : maremmana, campestre, sub- montana, montana ed alpestre. Dalle seguenti, voglio dire dai viaggi fatti nell'Alta Italia e soprattutto nelle Alpi, nell'Italia ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 125 Media quasi tutta conforme alla Toscana, e in qualche sito della Bassa Italia, sono stato portato a riconoscere nella Penisola tutta e nelle Isole le medesime 5 regioni, con certe necessarie mo- dificazioni : l'alpestre sviluppatissiina continua nelle Ali)i pro- prie e non più ristretta ad alcune cime, la submontana estesa per la valle del Po, ecc. Il massimo divario mi si è presentato nelle parti più calde della Bassa Italia, occupate non più dalla regione maremmana, ma da altra digerente, cui si potrebbe dare intanto il nome di ionia, lasciando alle ricerche dei bota- nici di quelle parti il saperne meglio dire i caratteri propri della sua flora. Dopo le nuove esplorazioni da me fatte, ancora ritengo che le suddette regioni siano corrispondenti al vero, cioè a dire suf- ficientemente distinte per riconoscersi da un occhio pratico. Non occorre che la distinzione sia assoluta, che non potrebbe essere, vista la necessità di concedere un certo margine per il tratto di passaggio da una regione all' altra. Bisogna anche tenere conto di tutte le circostanze eccezionali che possono disturbare i caratteri di una regione, a segno da renderla irriconoscibile. Né darò qualche esempio. Talora condizioni speciali di clima, od altre ragioni più lon- tane, fanno comparire in mezzo ad una data regione come isole occupate da singoli rappresentanti o pure da intere compagnie di un' altra flora più o meno lontana. Cosi presso Firenze, in piena regione campestre, esiste in un luogo il Liliimi Martagon dell'alto Appennino; e presso Lucca, sul confine fra le regioni maremmana e campestre, stanno al luogo detto Grotta di Poz- zuolo X Adoxa e la Dentaria bulbifera montanine, e da un'altra parte stavano pochi anni or sono sui pollini Bientinesi la Cal- tha palusfris, la Liparis LoeseUi, le Rhyncospora fasca, ed alba, gli Eriophorum angustifoliam, e laiifoliitm, V Oxijcoccus pa- lusiris, tutte specie dell'Appennino o delle Alpi, reliquie del- l' epoca glaciale. Altrove sono pendici scoscese di monti, dalle quali vengono giù ruzzolando piante delle parti superiori, op- pure scendono col corso dei torrenti, e si mescolano a quelle dei luoghi inferiori: fatto questo frequente, e che rinnuovandosi periodicamente do venta normale. L'esposizione diretta dei monti alti ai venti marini è un'altra causa disturbatrice, i cui effetti si possono vedere palesi nelle 126 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Alpi Apuane, per esempio, o presso Napoli sul monte S. Angelo di Castellammare. La natura diversa del terreno può dare un carattere specialissimo alla flora; ciò si vede dalla flora dei gabbri in Toscana; meglio ancora si vede paragonando fra loro i terreni vulcanici dei dintorni di Napoli con l'isola calcare di Capri: in questa abbiamo la flora maremmana, con le sue piante caratteristiche, parecchie delle quali fanno difetto o saranno molto i-are nei tufi vulcanici e nelle lave napoletane, quali il Linterno, il Ramerino, il Prasium maius, il Teucrium flavmn ed altre di cui la mancanza fa senso. Altro esempio. I caratteri floristici dell'Etna sono tali da fer- mare alla prima l'attenzione del botanico, talmente sono peculiari. Nella parte bassa del monte fino al terzo della sua altezza vedonsi dominare ne' coltivati l'Ulivo, il Fico d'India, il Mandorlo, la Vite; poi succede per un altro terzo all' incirca un tratto boscoso di Castagni con Querele ed altre essenze forestali; viene infine r ultima parte del monte, rivestita inferiormente di cespugli di Astragalas siculas, con Berberis aetnensis e Ginepro, e nella parte superiore, poco al di là di 2500 metri, spogliata di qualunque vegetazione e ridotta assolutamente un deserto. Dunque niente che, a prima vista almeno, rammenti la distribuzione delle piante sugli altri monti alti d'Italia; e notevole soprattutto il fatto che sopra un monte di 3300 metri manchi qualunque traccia di regione alpestre. Della quale anomalia è però stata data la spiegazione, a quanto io sappia sin dal 1832, dal Philippi in un suo lavoro (Ueber die Vegeiailon am Aetna) inserito nella Lin- naea. Il terreno costituito da lapilli e sabbia vulcanica, conti- nuamente battuto e smosso da venti impetuosi, l'assoluta sua siccità, non essendovi nevi perpetue a diminuirla, le frequenti eruzioni, gi* darebbero ragione in gran parte alla deficienza di piante alpine. Ma la considerazione che vale per tutte, e da sé sola costituisce una dimostrazione, si è che l'Etna, essendo monte dei più giovani sulla terra, formatosi nell' epoca quater- naria e forse negli ultimi tempi di questa (baldacci, Descri- zione geologica dell" isola dì Sicilia), non avrebbe potuto for- nirsi di piante alpestri che dalle Madonie di -Sicilia o dai monti di Calabria, che essi stessi non ne possedevano, almeno dopo terminata 1' epoca glaciale. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 127 TI Vicepresidente Sommieu applaudisce alle proposte del prof. Ca- RiJEL ed esprima il voto che la bramata concordanza nei termini tecnici, riferentisi alle diverse regioni botaniclie, si realizzi. Il dot- tor Tanfani, a proposito delle colonie di piante comparse in luogo inaspettato, cita come altro esempio il non piccolo numero di piante meridionali che ricompariscono nella Valle di Susa, lontano dalla loro abitazione consueta. Sommieh accenna a fatti di trasporto di jiiante l>er opera dell'uomo e del bestiame, così, per esempio, all'appari- zione del RaìiuncuJus flahellatus nel Mugello, del Leonfodon fascicu- lafus sul monte Morello, ecc. Il capitano Micheletti presenta alla Società: saggi teratologici dello Sjjar ti um junceuìii (fasciazione e ramificazione anormale); il ceci- dio prodotto dal Phytoptus Chondrilìae; un Erineum della Salvia Verhe- na^a di Firenze ; VOidiitm erysijiilwides ed il Rhytisma acerinum sull'alce?* campestre. Martelli annunzia l'importante risultato dell'ultima sua cam- pagna micologica a Vallombrosa, nella quale fu assistito dal si- gnor P. Baroni. 11 prof. Caritè L applaudisce alla ripi'istinazione degli studi mico- logici in Toscana dopo Micheli. Dice sarebbe cosa interessantissima trar profitto dai manoscritti e dai disegni del Micheli, riunendoli per formare un' opera, che riuscirebbe di non dubbio valore arclieolo- gico e botanico; non vuol tacere che aveva ideato di pubblicare la flora di Firanze lasciata manoscritta dal Micheli, lo cha permet- terebbe di fare confronti assai preziosi conia flora d'oggi. Disgra- ziatamente le spese della pubblicazione, che avrebbe riempito due grossissimi volumi in-4°, non permisero di attuare il pensiero. SoM- MIRR esprime il voto che si cerchi di pubblicare almeno in parte (come già fece il socio Martelli j^er le Agaricacee), se non per in- tero, il patrimonio scientifico lasciato dal coscienziosissimo Micheli. Vien data lettura della comunicazione seguente del prof. Ar- cangeli : SULLA CULTURA DEL CYNOMORIUM COCCINEUM. NOTA DI G. ARCANGELI. In seguito a quanto fu comunicato nell'ultima seduta della no- stra Società dal sig. U. Martelli sul Cfjnoinorìum coccineum, credo opportuno render conto di quanto fu operato nel nostro Giardino botanico riguardo a questa pianta singolare, e dei re- sultati ottenuti. Nella primavera ultimamente decorsa mi furono favoriti dal 128 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE sig. Martelli alcuni saggi vivi di Cynomormm, parte cioè di quelli a lui inviati dal prof. Gennari di Cagliari. Non avendo in quel momento il tempo necessario per occuparmi di speciali ricerche sopra questa pianta, in riguardo all' anatomia, pensai di valermi dei saggi favoritimi, per tentarne la cultura nel no- stro Giardino botanico. La prima idea che mi sorse in mente si fu di far raccogliere lungo la nostra marina od a Livorno alcune piante di Airlplex laciniata, o di Olitone portalacoi- des, per sperimentare l'innesto sopra tale specie; ma poi, pen- .sando alla difficoltà che offre la cultura di queste pianto in luoghi lontani dal mare, specialmente quando si tenta di tra- piantarle già adulte, mi rivolsi ad altro espediente più semplice e più spiccio. Avendo osservato che alcuni degli esemplari fa- voritimi erano tuttora aderenti alle radici di una pianta di Sa- lìcornia, insieme alla quale erano stati raccolti e spediti, pensai di piantare questi in una delle aiuole del nostro Giardino, insieme alla pianta cui aderivano, e che manifestamente era la loro nu- trice, procurando di usare tutte le cure, affinchè la pianta nu- trice fosse posta nelle migliori condizioni per riprendere a ve- getare insieme al suo parassita. Oltre a ciò alcuni altri saggi staccati furono collocati nel fondo di una piccola fossetta, sca- vata presso il ceppo di un robusto esemplare di Alriplex num- ìnularia, avente più di 2 anni d' età, in modo che resultassero quasi a contatto con le sue radici, e furono quindi ricoperti con terra riempiendo la fossetta, onde si trovassero nelle condizioni più adatte a conservarsi in vita ed innestarsi alle radici che presso loro si trovavano. Il resultato di questi tentativi, che furono fatti all' insaputa di quanto si operava a Firenze dal Martelli, se in parte fu ne- gativo, in parte fu ben sodisfacente. Mentre infatti si è riscon- trato che l'individuo di Salìcornta, piantato come è stato detto di sopra, nel corso dell'estate è morto, e con esso sono pure scomparsi i saggi di Cynomorium che ad esso aderivano, i saggi sotterrati presso le radici dell' Atrtplex nummularia hanno determinato in questa pianta lo sviluppo del parassita, come si rileva dal fatto, che alla superficie del terreno già si vedono sporgere 13 bellissime gemme di bel color rosso intenso, che si preparano per la prossima primavera. Il resultato adunque ottenuto a Pisa è in pienissimo accordo ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 129 con quanto fu osservato a Firenze. Resta adesso a vedere se lo sviluppo cosi bene incominciato giungerà a buon esito, ed a sa- persi come avvenga questo innesto del parassita sulla matrice, ciò che sarà messo in chiaro dalle ulteriori ricerche. Ci basti intanto l' aver buone ragioni per sperare, che la cultura del Cijnomorium, coccineum di ditHcile, incerta e fallace, si sia ridotta ben facile, specialmente per quelle località nelle quali YAtriplex nummularia può coltivarsi in piena aria, e fra le quali sem- bra potersi pure ascrivere il nostro Giardino botanico, ove questa pianta resiste già da alcuni anni all' aria aperta senza alcun ri- paro. Siccome poi, come è ben noto, il Cynomoriam si adatta a vivere sopra molte piante fruticose, suffruticose ed anche an- nue, e persino sopra piante nostrali comuni, come il Lentisco ed il Mirto secondo quanto asserisce il Micheli, sarebbe pure interes- sante di tentarne l'innesto sopra questi frutici e sopra altri an- cora, a meglio indagare fin dove si spinga l'adattabilità di questo parassita, e per riconoscere se vi sia qualche specie che ^meglio ancora dell' Atriplex niunmularia si presti alla sua cultura. Il socio Martelli è dispiacente di dire che il Cynomorium del- l'Orto botanico di Firenze, non progredisce. Per tentare di conser- varlo fu con V Atriplex trapiantato in vaso e portato in serra. Non nutrisce più circa al modo di innesto le incertezze cui allude il prof. Arcangeli. Esprime l' idea che la riproduzione per semi debba esser dithcile. Il Socio Tanfani non concepisce perchè il Cynomo- riumnon debba riprodursi anche da semi se i semi abboniscono. L'in- successo delle esperienze di Teysmann sulle Raiìlesiacee, e di Weddell sul Cynomorium non gli sembra prova perentoria. Cita esempi di piante nelle quali si ha con eguale facilità la riproduzione agamica e la sessuale. Preferirebbe alle asserzioni a priori, fatti desunti da esperimenti rigorosi, ed esorta Martelli a volerne intraprendere, prima di dichiarare che il Cynomorium difficilmente si riproduca per seme. In ultimo il Socio Bargagli presenta la seguente nota : DATI CRONOLOGICI SULLA DIFFUSIONE DELLA GALIN- SOGA PARVIFLORA RUIZ. E PAV. IN ITALIA. PER P. BARGAGLI. Nel luglio del 1891 avendo io avuto occasione di trovare nei dintorni di Levico in Val Sugana ed in copia grandissima la QaUnsoga parvi/lora, della quale altre volte é già stato par- Bull. della Soc. bot. ital. 0 130 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE lato nel « Bullettino della Società Botanica Italiana, » credei non privo di interesse il rintracciare la comparsa di questa pianta in Europa e particolarmente in Italia e seguirne il modo di dif- fusione. De Candolle nel Prodromus, voi. V, pubblicato nel 1836, la indica come indigena del Perù, del Chili, della Nuova Granata e del Messico; e poi soggiunge: « et nunc circa Erlang, etc, se- « minibus ex hort. bot. egressis quasi spontanea. » Il Bertoloni nella Flora italica, voi. IX, 1853, afferma di averla ricevuta dai dintorni di Bassano e dalla vai Sugana inferiore, dove infesta i campi. Più precisi punti di partenza li dà l'Ambrosi nella i^tora del Tiralo meridionale, edita nel 1857, ove dice che questa pianta fu introdotta in Europa dopo il 1800, e trovasi ora nella Prus- sia, nella Lituania, nella Sassonia, lungo il Reno, in Savoia; nel 1820 il sacerdote Paterno di Telve la coltivava nel proprio giar- dino da dove si sparse nei luoghi circostanti; ed all'epoca della pubblicazione di questa Flora, nel 1857, tale specie si trovava a Borgo di Telve, a Grigno, a Castelnuovo ed a Tezze. È inesatta l'affermazione dei sigg. Cesati, Passerini e Gibellì nel Compendio della Flora Italiana dove, dopo aver detto che la Galinsoga è di origine peruviana, si asserisce che « ora è insel- vatichita da tempo per tutta V Italia. » Le Flore ed i botanici della Italia meridionale e centrale non parlano, a quanto io sap- pia, della presenza di tal pianta nelle loro regioni. Nella Flora Italiana del prof. Arcangeli è indicata come « in- selvatichita in Valle Intrasca: » Ulteriori e più recenti notizie ce ne vennero fornite nelle nostre adunanze dai soci Micheletti, Goiran ed altri. Infatti nella se- duta del 9 dicembre 1888 il prof. Goiran citava questa Asteracea come da lui trovata a Riva sul Lago di Garda, copiosissima a Trento, nel Vicentino, nel Bassanese, a Venezia, al Lido, ecc. e da alcuni anni nel Veronese in Campo Marzo, lungo l'Adige, ed anche in una ortaglia nella città di Verona. In seguito a tal nota il socio Micheletti comunicava di aver ricevuto molti esem- plari della Galinsoga da Milano; e lo stesso prof. Goiran nel- r adunanza del 9 febbraio 1890 (Bullettino della Società Bota- nica Italiana, 1890, pag. 296) ci faceva noto che il prof. Pirotta ricordò la Galinsoga parDi/lo)''a ivà ]e moUe \)'mnte esotiche ac- ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 131 ■climate nella pianura lombarda, qualificandola come vera peste dei prati umidi. La comparsa di tale specie nella provincia di Bergamo è pure segnalata nella stessa circostanza dal profes- sore Goiran. Il distinto botanico dott. Damiano Graziadei di Caldonazzo, presso Levico, nel darmi notizie della rapidità con cui si pro- paga questa specie, e nel citarmi i dati della Flora dell'Ambrosi, mi affermava che due anni fa fu constatata la presenza della Galinsoga a Rovereto e ad Innsbruck. Da me, come ho già accennato, fu trovata comuni ssi ma nel- l'alta vai Sugana, a Levico, a Caldonazzo, a Pergine, in piena fioritura nel luglio, ed in frutto verso la fine dello stesso mese, I coltivatori di quei luoghi la chiamano Martorella, forse per una certa rassomiglianza nel portamento colla Mercurialis annua L. che in alcuni luoghi ha anche il nome di Mercorella o Marcorella. La ritengono però come pianta infesta perchè il bestiame non la mangia che mal volentieri, e perché malaugu- ratamente diviene abbondantissima nei prati ove tende a sosti- tuirsi alle piante foraggere. Esaurite cosi le comunicazioni la seduta è tolta. SEDE DI ROMA. Adunanza del 19 novembre 1891. Sono presenti i Soci Pirotta, Cuboni, Grampini, Ivrucla, Terac- «iano e Avetta. Letto ed approvato il verbale precedente ha la parola il Socio Terracciano il quale, oltre alla presenza del Juncus tennis in Italia, di cui scrisse il Goiran, accenna alle differenze tra il J. Fontanesii Gay. ed il J. striatus Schousb. che sono due specie distinte, ed alla presenza della Luzula glabrata Desv. nuova quindi per la nostra flora. Ricorda anche un gran numero di forme che studiando le Giuncacee dell'Erbario romano è venuto esaminando. 132 ADUNANZA. DELLA SEDE DI EOMA Presenta poi un lavoro sopra: LE SASSIFRAGHE DEL MONTENEGRO RACCOLTE DAL DOTT. A. BALDACCL PRIMA NOTA DEL DOTT. A. TER- RACCIANO. I. Le specie sino allo scorso anno conosciute e riportate dal Nyman per questa piccola ma importante re^'ione, erano undici: S. Aizoon Jacq., crustata Vest., Rocheliana Sternbg. var. co- rìopfiylla Engl., porophi/lla Bert. var. Friderici Augusti EngL, glabella Bert., scarclica Griseb,, exarata Vili., tulhifera Linn.,. rotundìfolia Limi., olympica Boiss. * Per quanto anche mio scopo sia di occuparmi e donde il Nyman abbia attinti tali dati e quanto vi abbiano contribuito di recente gli studii del Pantocseck ^ e Szyszylowicz -, ora dirò solo dell'assai largo contributo, che vi ha teste porto il dottor Antonio Baldacci. Il quale, da più tempo studiando la flora del Montenegro, ha sui primi di quest'anno pubblicato un elenca di nove Sassifraghe \ delle quali sei da aggiungersi alle già ri- cordate: S. Sprimeri Boiss., aizoides Linn., prenja G. Beck, moschata Wulf. (S. caespitosa Scop. var. compacta Wulf.), ade- nophora Koch, FaccMnii Koch, raccolte nel 1889 e 1890. Ed insieme con queste altre cinque in più ne ha portate dal suo ultimo viaggio: S. Boryì Boiss. var. subuniflora A. Terr., cerna- gorica A. Terr., opposìtifolia Linn. fi. merìdionalis A. Terr.» cyìnosa Wild. J3, Baldaccii A. Terr., taygetea B. H. var. omcro- petala A. Terr.; delle quali, con alcune delle precedenti già da 1 C. Nyman, Consiì.fl. eur., p. 267-275, et Supplem., Il, p. lBO-133. * J. Pantocseck, Adnotationes ad floram et faunam Hercegovinacy Cernagarae et Dalmatiae, p. 88-84. * J. Szyszylowicz et G. Bbck, Plantae a Dott. Szyszylowicz in itinere per Cernagoram et in Albania adiacente^ anno 1886, lectae p. 85-86. * A. Baldacci, Nel Montenegro, una, parte delle mie raccolte, ia Malpighia, anno V, fase. I-II, p. 70. ADUNANZA DELLA SEDE DI UOMA 133 lui stesso mandate per esame al nostro Museo botanico, terrò in- tanto, qui sotto, parola. 1. S. BoRYi Boiss. (Diagn. pi. nov. or., Ser. 2, II, pag. 65). var. sui) unì fior a A. Terr. : foliis dimiautis, laevibus, obtu- sis, caule unifloro, tenuissimo. Hab. In rupesfribus summi jugi mentis Veliki Maglie (m. 2150), 2 augusto 1891 (Collect. Baldacci, n. 40). Obs. Ad S. marginalam Ten.! (non Sternbg.) migrat, quae hactenus per montes circa Neapolim (Sanf Angelo di Castellam- mare) et campanos (monte Matese, etc.) et praetutianos, nec non per calabros (?) inventa tantum fuit. Judicio meo sub S. mar- ginata Sternbg., cuius a. est S. Tenorii A. Terr. (= S. 'margi- nata Ten.!), et J3, S. Spruneri (= S. Sjjruneri Boiss., op. cit., Ser. 1, in, pag. 18), prò y. Borì/i amplectenda videtur. S. Siìru- neri a S. marginata typica caudiculis columnaribus, floribus minoribus, foliis parvis, subtus carinatis, margine et pagina su- periore ciliatis differt; S. Boryì a proxima S. Siìruneri foliis paullo maioribus, glabris, caule brevi, superne paucifloro, capsula longe bicorni. S. Rocliellana valde S. Boryì proxima, caudiculos praebet nudos v. breviter coluranares, et calycis lacinias obtusas; specimina cernagorica, e rupestribus per totum montem Kom Kucki et Vasojevicki (Collect. Baldacci, n. 154, augusto 1891), pedicellis sunt calyci aequalibus v. minoribus, capsulis distincte bicornibus, ita ut facillime ad S. Spruneri transeant. Qua de re : S. CARPATHiCA A. Terr. a.. Rochelìana (= S. Rocìieliana Sternbg., Engl., Monogr. Saxifr., 261). a. normalis: Banat., Transs., Serbia. b. coriophylla Engl. (= S. coriophylla Griseb.): Dalm., Croat., Bosn., Alban., Monten. J3. marginata {=■ S. marginata Sternbg., Engl., op. cit, 262). a. Tenorii (= S. marginata Ten.I): Italia. b. Spruneri (= S. Spruneri Boiss.) : Monten., Graecia, Thessalia. e. Boryi (= S. Boryi Boiss.) : Graecia (Taygetus). var. subuni/lora A. Terr.: Monten. 134 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 2. S. CERNAGORICA A. Terr. S. foliis spathulato-lingulatis, obtusis, racemo spiciformi, apice- vix incurvo, floribus intense roseis, maioribus, basi fere uni- lateralibus, superne dense appro- xiraatis, bracteis purpura- scentibus, pedicelliscalyce 2-3-plo longioribus, seminibus ova- to V. elliptico-costatis, subtriquetris, utrimque acutis, una latere cannato, facie opposita subrotunda, longe papillosa, papillis teretibus. var. alpina A. Terr.: pianta diminuta, racemo tenui, foliis basi rosulatis, nunc lanceolatis, longiusculis, acutis, glabris, viri- dibus, mucronatis, nunc minoribus, glaucis, qua de re fere pulvinaris. Hab. In summo jugo mentis Zijovo et per viam ad Kosticara,. districtu Kuci, 29-31 julio 1891 (Collect. Baldacci, n. 42), — et var. in fìssuris rupium ad jugum Maglie prope Kostica et in monte Zijovo, 29-31 julio et augusto 1891 (Collect. Baldacci, n. 41). Obs. Seminum papillis longioribus a S. porop?iylla Bertol. (ia Desv., Journ. bot, IV, pag. 76, et Amoen. ital., pag. 98 et 360)^ recedit, quae vero sat a proxima S. media Gouan (III, pag. 27),. seminibus ovato-triquetris, rugosis praedita, distat. Tamen, con- stituta stirpe Guani A. Terr., S. media Gou. racemos praebet ovatos, pedunculos bracteolatos et bractea longiores, calycis la- cinias acutiusculas, semina ovato-triquetra, rugosa; S. poro- phylla Bertol. racemos spiciformes, simplices, pedicellos bractea breviores, calycis lacinias ovato-obtusas, semina papillosa. Sub hac vero, quae corollarum laciniis est calyce campanulato 5-fido brevioribus, S. Friderici Augusti Bias. (Viagg. dalm., pag. 199) et S. cernagorica A. Terr. cum varietatibus thessalica A. Terr. (floribus maioribus, intensius purpureis, racemo fructifero elon- gato, 6-7 poUicari), et alpina A. Terr., amplectendae sunt. Ita ut: S. GouANi A. Terr. a. media (= S. media Gouan., Engler, op. cit, pag. 256): Pyren. alp. et subalp. fi. porophìjlla (= S. porophylla Bertol.). a. normalis : Italia media. b. Friderici Augusti (= S. Friderici Augusti Bias., S. porophylla Boiss., FI. or., II, pag. 802, p. parte) : Dalm., Monten., Alban., Bosu., Serb., Thrac, Maced. ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 135 c. cernagotHca A. Terr., {S. media var. Siblhorpiana Griseb., Spie, I, pag. 331, — S. porophijlla Boiss,, 1. e, p. p. — S. media FI. graec.) : Monten, alp., Graecia. var. ihessalica {= S. thessalica Schot., Aiinal. bot., p. 26, — S. ohjmpica Sibth., FI. gr., te- ste Engler.,): Olymp., Thessal., Euboea. var. alpina A. Terr.: Monten. 3. S. CYMOSA W. et K. (PI. rar. hung., I. pag. 91). ? Baldaccii a. Terr. S. caespitosa, subglabra, v. foliis margine tantum leviter glan- duloso-ciliatis, et caule apice inter flores glanduloso-hirto, foliis intense vidiribus, minoribus, basi et dorso eleva- tim nervosis, apice cuneato 3-fidis, laciniis obtusis, floribus etiam minoribus, cymosis v. subcorymbosis, pedicellis lon- gioribus, Hab. In rupestribus montis Kom Kucki et Vasojevicki (m. 2440), augusto 1891 (Collect. Baldacci, n. 57). Obs. Exacte S. cymosae synonima iS^. Aìlionii Baumg., En. stirp. Transs., I, pag. 378, S. caespitosa Wùlf., in Jacq., Coli., I, pag. 290, exl. syn., S. heterophylla Sternbg., Rev., pag. 50, con- veniunt, quum a S. pedemontana AH. (FI. ped., n. 1540) egregie foliis elevatim 5-7 nerviis (non 14-16 nerviis), calycis laciniis linearibus, obtusis (non angustioribus) differat. Attamen utrae- que sejungendae haud mihi videntur, et sub una stirpe, sic constituta, amplector : S. ALLroNii A. Terr. .1. pedemontana (= S. pedemontana Ali., Engler., op. cit., pag. 162). a. normalis: Alpes Pedem., Helvet. mer., et maritimas. b. cervicornis (= S. cervìcornis Viv., Prodr. fl. Cors. app., pag. 2, et app. alt., pag. 7, Barbey, Fl. Sard. comp., pag. 226, — S. pedemontana var. ìninor Mot., Fl. Sard., II, pag. 148): Corsica, Sardinia. ^. cymosa {= S. cymosa W. et K,). a. normalis : Banat., Transs., Thrac, Maced., Alpes Hungariae. b. Baldaccii A. Terr.: Monten. 136 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 4. S. Taygetea Boiss. et. Heldr. (Diagn. pi. nov. or., ser. 1, X, p. 19). Tar. tnicropetala A. Terr. : rhizomate longe repente, cre- bre fibrinoso, caule gracili, elato, superne in paniculam piloso-glandulosam fere contractam abeunte, floribus mino- ribus, petalis obovatis, obtusis, in unguem brevem con- tractis, albis ac intense et crebre ad medium purpureo- maculatis. Hab. In alpiiiis, ad nives deliquescentes sub monte Gradiste, 20 augusto 1891 (Collect. Baldacci, n. 158). Obs. Haud recte clariss. Engler (op. cit., pag. 112-117) S. tayge- team])ro S. rotandìfoliae Liim. varietate habuit, quamquam haec sit typus polymorphus. Quum folla mire ludant, ita ut a forma vulgarì Engl., varietates lieucherifolia Engl. (:= S. heucheri- folia Griseb., in Wiegm., Arch., 18^, Schot., Anal., pag. 28) et fontìcola Engl. (= S. fonticola Kerner, in Oesterr. bot. zeit- schr., Xn, pag. 90) facillime distingui possimus, tamen for- mae raeridionales ad ^. repandam {= S, reponda Willd., in Sternbg., Rev., pag. 17) referendae sunt, quae S. rotundifo- liae typicae per var. glandalosam Engl. (= S. glandiUosam Griseb., Spie. fl. rumel., I, pag. 336) accedit. In S. repanda sq- raina sunt grosse tuberculata et capsulae rostris erectis, dum in S. rotundifolia semina seriatim minute tuberculata et capsulae rostris divergentibus, qua de re S. olympica Boiss. (Diagn. pi. or., Ser. 1, III, pag. 19) capsularum rostris subhorinzontalibus et seminibus tuberculato punctatis, et S. taygetea Boiss. et Heldr. seminibus angulato-costatis, subspeciem omnino alpinam orien- talem constituunt, quae per var. micropetalani k. Terr, ad var. glandalosam migrat. Qua de re proponendum mihi videtur : 5. ROTUNDIFOLIA (Linu.) Eiiglcr, op. cit, pag. 112. a. vulgaris Engler.: Europ, occ. (Italia, Pyren.,Hisp., Gali., Belg., Carpath., et huc illuc, sed haud exacte loca natalia recordare possum). var. JieucJierifolia Engl.: Transs., Valach., Banat. » subv. lasiophylla (= S. lasiophylla Sch. Nym. Ky.): Transs. » » angulosa (= S. angulosa: Sch. Nym. Ky.): Transs. > » fonticola Engl.: Hungh. ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 137 fi. repanda (= S. repanda Willd.): Sicilia, Ital. merid., Graecia in reg. subalp. et alp. var. glandiilosa Engl.: Ital. med., Istr., Croat., Rumel., Banat. y. hellenica A. Terr. a. vulgaris (— S. chrysosplenifoUa Boiss., Dign. pi. or., Ser. 1, HI, pag. 20) : Graecia reg. iiif. et mont. b. alpina A. Terr. var. olympica (= S. olympìca Boiss.): Olymp., Alban., Maced. » taygetea (= S. taygetea B. et H.) : Parnass. et Taygetes. subv. micropetala A. Terr.: Monteii. 5. S. OPPOSITIFOLIA Linn. (Sp. pi., I, pag. 402, II, pag. 575). fi. MERiDioNALis A. Terr. S. foliis obovatis, latiusculis, incrassatis, a medio ad apicem pilis rigidis, albis ciliatis, a medio ad basim pilis subtilibus longioribusque arachnoideo-ciliatis, caudiculorum iiiterno- diis inferioribus longioribus, glabris, superioribus, floriferis vero, rainoribus vel toto v. uno la- tere albo-pilosis, flori- bus mediocribus, capsula ovata, longe bicorni. Hab. In rupestribus summi jugi Sljeme (montis Durmitor) ad 2600 m., 1 angusto 1890, — et in monte Kora Vasojevicki, rara, 8 augusto 1891 (CoUect. Baldacci, n. 155). Obs. Subspecies, per Apeaninos italicos obvia, certe in Hispa- nia, Lusitania et Gallia meridionali provenit; S. Mflorae Ali., qiiae Delph., Pedem., Helv., Styr., Carinth., Salisb., Lomb., Tyrol., Banat., iiicolit, notis indicatis certe migrat, S. opposUìfolia ty- pica a Rossia arctica, per Spitzb., et aliis insulis arcticis, Island., Lapp., Suec. bor., Norv., Scot., Angl. etiam bor., Hibern. bor., Pyrenaeos montes et Alpes attingit; specimina per Sudetos, Car- pathos et Transilvaniam v. sub hoc nomine v. nomine S. KocMì et S. macropstalae Kern. lecta, ad fi. ineridionalem prò va- rietate referenda sunt. S. Kochii Horn. (in Flora, 1835, pag. 463), per Helvetiam solum vulgata, hybrida est inter ^S". oppositifoliam. et hìflorain; S. Riiiolphiana Hornsch. (in litt. Koch., Syn., pag. 232) est var. aliena speciei linnaeanae. Hac de caussa: 138 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 5. opposiTiFOLiA Linn. a. normalis: Europ. arctica, alpes, Pyren., rara. var. Rudolphiana Engl. (op. cit., pag. 278) : Styria^ Carinthia, Salisburia» Transsilvania. J3. Tnerìdìoìialis A. Terr. a. apennina A. Terr.: Hisp., Gali., Italia. b. orìentalis A. Terr.: Sadet., Carpath., Transs., Monten. 6. S. GLABELLA Bert. (Virid. bon. reg., 1824, pag. 8). var. montenegrino^ A. Terr.: caulibus erectis, valde ra- mosis, ramis tenuibus, parce foliatis, floribus luteolis, par- vis, ad ramulorum apicem 1-3 v. ultra subcorymbosis, pe- dicellis calyce saepe brevioribus. var. alpina A. Terr. : caudiculis imraerosis, caespitosis, dense in apice foliatis, foliis integris, obtusis, floriferis erectis^ gracilibus, simplicibus v. parce ramosis, distiche-foliosis, floribus ad apice 1-4-5 glomeratis v. subcorymbosis, prò forma magnis, petalis obovatis, fere emarginatis, exacte trinervibus. Hab. Species ad nives in promontoriis montis Gradiste, dis- trictu Kolasin (m. 2200), 20 augusto 1891; — var. a, inglareosis prope nives deliquescentes ad Kaheni Kostica districtu Kuci, 31 julio 1891 (Collect. Baldacci, n. 39);— var. b, in rupestri- bus summo jugo Sljeme ra. Durmitor (m. 2500), augusto 1890. Quindi il prof. Pirotta fa una comunicazione Sopra un carattere delle Gelsominee, a proposito del testé pubblicato volume XI della- Histoire des plantes del Baillon. Rileva che il Baillon stesso a pag. 241 del citato volume, esponendo i caratteri della sesta serie delle sue Oleacee comprendente le Gelsominee, scrive: embryon dépourvud^al- bumen . . . . cotylédons charnus plan-convexes, e più oltre, a pag. 252, a proposito di Jasminum : Semen exalbuminosum. Egli ricorda come nel 1887 pubblicasse una nota {Malpighia, I, pag. 427), che restò completamente sconosciuta al Baillon, colla quale egli dimostrava la presenza dell' endosperma in tutte le Gelsominee da lui potuto studiare, ed aggiunge che, trattandosi di un' opera nota a tutti, con- viene correggere le inesattezze che vi sono contenute. La forma dei cotiledoni è in rapporto con la presenza, la mancanza e la quan- tità dell'endosperma nel seme. Ora nei Gelsomini, ad es,, abbiamo sempre endosperma, ma poco quando i cotiledoni sono tubercolosi, molto quando sono fogliacei. Nelle Menodora, nelle Linociera V al- ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 13^ bume è abbondante. Il carattere tolto dall'albume non ha dunque nessun valore tassonomico per distinguere le Oleacee dalle Jasmi- nee, tanto più che il Pirotta stesso dimostrava in altro lavoro (Sulla struttura del seme delle Oleacee, Ann. Ist. Bot. Roma, I, pag. 32. 1884) esservi delle Oleacee (Fontanesia, Forsythia), nelle quali l'endo- sperma è più ridotto cbe in certi Gelsomini. E inesatto dunque an- che quanto al riguardo scrive il Di'ude (System, u. geograph. Anor- nung d. Phaneroganien [18S7J, pag. 376), che, separando le Oleacee dalle Gelsominacee, assegna alle prime: seme con ricco endosperma^ alle seconde : seme quasi senza endosperma a maturazione. Esaurite le comunicazioni la seduta viene tolta. Adunanza del 3 decembre 1891. Sono presenti i Soci Pirotta, Cuboni, Grampini, Kruch, Baldini, Terracciano, Avetta. Letto ed approvato il verbale precedente il Presidente invita i soci presenti a procedere alla elezione del Seggio direttivo della sede per l'anno 1891-92. Fatta la votazione nel modo prescritto dall' art. 4 del Regolamento risultano confermati in carica i membri del Seggio scaduto, cioè: prof. Pirotta, presidente, prof. Cuboni, vicepresidente, dott. Avetta, segretario economo. Il prof. Pirotta ringrazia anche a nome degli altri membri riconfermati e dà quindi la parola al Socio dott. Terracciano il quale presenta la seguente : TERZA CONTRIBUZIONE ALLA FLORA ROMANA. PER IL DOTT. A. TERRACCIANO. IV. Monte Pellecchia. Se non difficile, molto lunga è la gita al monte Pellecchia^ alto m. 1368, epperciò da considerarsi il più alto del gruppo^ onde finora ci siamo venuti occupando. Io, per la via carroz- zabile che costeggia il torrente Licenza a sinistra ed a destra le pendici del monte Fogliettoso e di Roccagiovine, mi vi re- cai il 27 luglio del 1890; né l'ascesa fu faticosa, poiché, la- 140 ADUNANZA DELLA SBDK DI EOMA sciata la rotabile sotto il paese Licenza (m. 478) e presa la mu- lattiera di Ci vitella (m. 569) fino presso al mulino della Posta (m. 644), in dolce declivio percorsi tutta la valle del torrente Castiglione, fra la R. Costa Vena Lunga ed i fianchi N. 0. del Pellecchia, sino al Pozzo della neve (m. 1067). Per il sole, che batte entro questa gola abbastanza ristretta, io trovai la vegetazione tanto innanzi, da non poter raccogliere che poche piante in buono stato. Tali, fra le più degne di nota: Dianihus longioaulisTcn.ì var. ininoì" Ten.! Linum viscosum L. Astragalus rnonspessulanus L. Potentina DethomasH Ten. Asperula aristata L. Pimpinella Tìmgium L. Xeranthemum cylindraceum S. Sm. Leucanthemum vulgare Lam. var. pilosum A. Terr. Lactuca viminea Link. Gnaplialium sylvaticum L. Crepis neglecta L. var. cernua (Ten.). Campanula foliosa Ten. — glomerata L. Digitalis lutea L. var. mi- crantha (Guss.). Aniirrhinum Orontium L. var. elegans (Ten.). Hyssopus officinali^ L. Allium dipani. Raf. Il Dianthus longicaulis Ten.! trovasi nella flora romana, a Terracina, al Circello, a* monti Lepini, a Corneto (secondo gli essiccati del nostro erbario generale), ed è descritto dal Mauri (Cent., XIII, p. 21) e dal Sanguinetti (FI. rom. prodr., II, p. 334) col nome di D. caryophyllus ; la varietà invece a monte Gen- naro, a'monti Simbruini qui e là, al Pellecchia, dove dapper- tutto r ho io raccolta e donde passa al vicino Abruzzo. Se- condo il Kerner ed il Nyman (Consp. fl. europ., Suppl. II, p. 60), a tale var. minor Ten. corrisponderebbe il D. nodosus Tsch. e D. caryophylloides Rchb. p. p., di Illiria e Croazia; sicché, ag- giuntavi per la Francia meridionale-orientale la var. collìva- gus {= D. collivagus Jord. apud Bill., exs. 2631 ! — D. ScJieuch- zeri Jord., Pug., non Rchb., fide Nyman, Consp., p. 105j, la specie tipica tenoreana sarebbe propria all'Italia media e me- ridionale , mentre le due varietà la congiungerebbero al B. viultinervis Vis. di Dalmazia ed al D. siculus Pr. di Cor- sica e Sicilia. I quali alla loro volta, studiati di confronto con essiccati del Puy de France e di Montpellier e di Calabria e di Basilicata col nome di D. longicaulis Ten., presentano caratteri ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 141 comuni tali, da non reggere ad una critica molto accurata. D'altra parte l'esame stesso del D. caryophyllas Limi, porte- rebbe alla conclusione, che sotto questo nome appunto, inteso come determinante una stirpe, quali sottospecie geografiche più che morfologiche vadano D. longicaulis con B. sìculus e mul- tinerois, D. Arrostii Pr., D. Boissieri Wk. La saltuaria ubica/ione delle Potentina Deihomasii Ten. at- traverso r Italia, ne' pressi di Roma ed in Abruzzo e nella Ba- silicata ed a Palermo, mi induce a dire di tale pianta, che di recente fu trovata al monte Pollino (Terracciano N.!), al monte Morello (Levier!), al monte Acuto in Umbria (Batelli !), e che nel nostro erbario, oltre ad essiccati del monte Velino (Mauri!) e della valle d' Orfenta (Pedicino!), se ne trovano del monte Gennaro, Albano, Rocca di Papa (Sanguinetti!), del monte Cir- cello (Fiorini !), dei monti Lepini alla faggeta di Carpinete (Rolli !). — Cosi per VAllium Cupani Raf., il quale, dato si- nora della Sicilia e degli Abruzzi, io ho testé (luglio 1891) rac- colto a Filettino, dove il Rolli lo aveva già trovato nel 1860 ; — e per V Hyssopus officinalis Linn., di cui ho un essiccato di Roma (Sanguinetti!), ma che qui e li si trova nei monti Sim- bruini, del Gennaro e di Tivoli, con una distribuzione irrego- lare per quanto continua con il vicino Abruzzo (Sulmona, Aqui- la, ecc. : Siemoni ! : Cerulli !). Ben distinta dalla vera Digitaìis lutea Linn. è la D. micran- tha (Roth.) Guss. !, abbondante per tutta l'Italia meridionale in- sieme con la D.australis Ten.!, diffusa attorno Roma pei luoghi aridi, e non improbabile per altre province delle parti centrali e settentrionali, fecondo me, in D. lutea Linn. accanto ad un' a normalis, cui anco mal si potrebbero riferire gli essiccati del- l'Europa media occ. ed or., sta una p. australis (Tenore, sensu latiore): e questa comprende le var. riiicranllia (Guss.), ed al- cune forme spagnuole e greche, oggi con altri nomi descritte, e molti ibridi. — Né con Antirrhinuin calyciniun Lam. può essere del tutto confuso A. elegans Ten.! (SylL, p. 305), per quanto ne lo stirai forma affatto locale ; infatti VA. caluoinmn Lam. è limitato alla sola Spagna, \A. elegans Ten. all' Italia meridionale, con una forma sardoa intermedia, ed ambedue differiscono appena pei fiori molto approssimati nel primo e lassamente racemosi nel secondo. 142 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA Della Crepis neglecta Limi, meritano considerazione le due specie tenoreane C. corymbosa e C. cernua; sono forme co- stanti, epperciò stimo debbano almeno venir considerate quali varietà. — Una insigne var. è quella i??7oswm del Leucanthemum vulgare Lam., per « folìis pUosulis, caule tomentoso, acìieniis pilis drevibiis adspersis v. omnino glabris, vix ac minime coronatis »; cioè nei luoghi aridi ed esposti a mezzogiorno, in cespugli densi, suffruticosi alla base, con cauli piuttosto piccoli, rigidi, eretti. — Nei luoghi ombrosi non manca la var. incisum (Bert.) Are, ed una forma che potrebbesi chiamare macran- tlia, a capolini molto grandi e foglie assai larghe, spatolate, ap- pena picciuolate, rotondo-smarginato-seghettate all' apice. Dal Pozzo della neve, che trovasi già in Sabina, si costeggia prima il monte a Nord e poi ad Ovest, e per selve basse di Fagus sijlvatica Linn. si giunge sulla scrima, che é come un altopiano ondulato assai stretto e lungo per oltre a 2 chilometri fra' 1356 (1368, 1352, 1364, 1352, 1315) e 1327 metri Pizzo di Pellecchia. Dalla parte che guarda il monte Gennaro, sulle valli Lopa e Sa- nerico, scende selvaggio ed erto, con boschi assai belli di Fagus giganteschi in principio, indi di Quercus pedunculata W. e Q. Ro- hur Linn. con Corylus Avellana Linn., Fraxinus Ornus Linn., Pyrus Aria Ehrh. etorminalis Ehrh. ; ed io lo discesi per R. Co- sta romana, sino a ripigliare alla Posta le mulattiera di Civitella. Dell'altopiano, par quanto non molto ricche le raccolte, noterò: Delphinìam vehdinum Bert. Cerastium Coli^mnae Ten. Geraniam re^lexmn Ten. — luoidum L. var. montanum N. Terr. Rubus corylifolius Smith. Carlina gummifera Less. — acaulis L. — acantliifolia Ali. Pyrethrum Achilleae DO. var. tenuifolium (Ten.). Campanula persicifolia L. Veronica serpyllifolia L. Eufralia offìcinalis Funk. var. pectinata Ten. VerMscitm Lyclinitis Linn. var. mìcrantìium (Morett.). — australe Schrad. var. sam- nitìcum Ten. Festuca ovina L. il cui interessamento è assai grande per noi. Intorno al valore morfologico ed alla presenza nella flora ro- mana del Gerànitun reflexuni Linn. ho già discorso in un mio ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 143 precedente lavoro (Spscie rare o critiche di Geranii italiani, in Malpighia, voi. IV, estr. p. 20-27), ora aggiunj?erò solo, che ho tale specie trovata abbondante dietro il monte della Trinità salendo all'Autore e nei pressi di Filettino, dove pur l'avevano raccolto Rolli, Martelloiii, Pelosi. — Circa il Verbascum australe Schrad., trovo giusto che il Caruel ne abbia fatto un J3. del V. phlomoides Linn. ; ma io devo scernerne la var. samnìticum {=: V. samnìticum Teii., Syll., p. 108), con caule nudo, foliis lUroque villosis, suMntegerrimis, semidecurrentihwì, supra mt- diuscuUs, caulinìs oW.ongis, florum fascicuUs sessilìbus, remo- tis, ferrugìneo-tomentosis ac lanatis, dracteis hrevibus, antheris aequalìbus, oblongis, dell'Italia centrale, e la var. viminale (= V. viminale Guss., Rar., p. 101, tab. 21, — V. argyrosta- chyon Ten., Syll., p. 107) dell' Italia meridionale, con le subv. siculum (V. australe Guss., FI. sic. syn. I, p. 262, non Ces., El. piante Majella, p. 22). — E distinguerò dal Verbascum Lychni- tis Linn. la var. micranthum {= V. micranthum Morett.), sic- come quella che è la sola a trovarsi nei monti della provincia romana insieme con il V. nigrum Linn. distinta per « caule sul- cato, foliis superne glabris, sessilibus, floribus aggregatis, in paniculam nunc sìmplicem, mone ramosam, albicantibus v. pene luteolis, minoribus, laciniis calycinis lanceolatis, fubum aequantibus, corollinis explanatis, y^ calyce longioribus. Riepilogando adunque, ecco il catalogo delle piante raccolte in tutta la gita botanica al monte Pellecchia: Thalictrum aquilegifoUum L. Delphinium velutinum Bert. — Consolida L. Hanunculus lamcginosus L. — arvensis L. Aethionema saxatile R. Br. Arabis hirsuta Scop. Barbarea vulgaris R. Br. Erysimum lanceolatum R. Br. Rapistrum rugosum AH. Reseda luteola L. DianUius afrorubens AH. D. sylvestris Wulf. D. longicaulis Ten. ser. minor Tunica prolifera Scop. Silene Armeria L. — in fiata Sm. — paradoxa L. Arenaria leptoclados Guss. Cerastium arvense L. — tomentosum L. — Cohcmnae Ten. — brachypetalum Desp. Hypericum perforatum L. — hirsutum L. Geranium reflexum Ten. 144 ADUNANZA DELLA SKDE DI ROMA Geranium rotundifoliuin L. — m,olle L. Polygala flavescens DO. Geranmm pyrenaicum L. — liicidwn L. var. montanum N. Terr. — columMnum L, AWiaea Mrsuta L. Malva Alcea L. Linwn anguatifolmm Huds. — ienuifolium L. — viscosum L, Ononis spinosa L. Anthijllis Vulneraria L. Dorycniam herbacewn Vili. Lotus corniculatus L. Astragalits monspessidanus L. Trìfoliuni medium L. Melilo/ US alba Desr. Lathyrus sylvesiris L. Galega officinalis L. Epilobiumjjarvi/lorumSchveh. Potentina recta L. — Dethomasìi Ten, Rubus corylifoUus Smith. Saxifraga rotundifolia L. Sedum ì-'upestre L. — album L. Conium maculatum L. Pimpinella Tragium L. Selinimt apioides B. H. Galium veruni L. — Mollugo L. Asperula aristata L. Valeriana ofTicinalis L. Scabiosa arvensis L. Bryonia dioica L. Carwn Bulbocastanum Ivoch. Carlina acauli s L. — vulgaris L. Xe7''anihemic ni cylìndraceum, S. Sm. Crupina vulgaris Cass. Centaurea alba L., var. deusta Ten. — Cyanus L. — montana L. — amara L. /ntf^a montana L. Leucanthemum vulgare Lam. var. pilosum A. Terr. Achillaea MillefoUum L. Pyrethrum Achillaea DC, var. tenuifolium (Ten.). Anthemis Triumphetti DC. Hieracium Pilosella L. — praealtum Vili. Picris spinulosa L. Lactuca viminea Link. Rhagadioliis stellatus L. Gnaphalium syWaticum L. Leontodon Villarsii Lois. Thrincia Iurta Roth. Crepis neglecia L. var. cernua (Ten.). — lacera Ten. Scorzonera ìiispanica L. Campanula persìcifolia L. — Trachelium L. — Rapunculus L. — foliosa Ten, — glomerata L. Convolvulus arvensis L. — Cantabrica L. Anagallis arvensis L. Myosotis sylvatica Hoff. Cynoglossitm pictum Ait. — ajjenninuìn L. Digitalis lutea L. var. micran- tìia Guss. Scrofularia canina L, Linaria spuria Mi 11. Antirrhinum Orontium L. var. elegans (Ten.). ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 145 Veronica Chamaednjs L, — serpyllifolia L. — arvensis L. Euplirasia o/ficinalis Punk. var. pectinata Ten. Verbascum Lychnitis L. var. mtcranthuni (Mo- rett.). — australe Schrad, var. sam- nilicuìn (Ten.). Brunella vulgaris h. Betonica officiìiaUs L. Hyssopus offiGinaUs L. Saiureja juliana L. — hortensis L. Calamintha Acinos L., Thymus Serpyllum L. var. montanum (W. K.) Are. Oaleopsis Ladanum L. Stachys sylvatica L. — italica Mi 11. — annua L. Salvia glutinosa L. — pratensis L. Armeria plantaginea W. Polygonum Convolvulus L. — Hydropiper L. Rwnex crispus L. Euphot^Ma falcata L. — CJiaracias L. — amygdaloides L. — platypliylla L. Orchis maculata L. Epipactis lati folta Ali. Asphodelus aWus Mill. Phalangiuin Liliago Schreb. Lilium croceum Chaix. Allium spUoeroceplialwn L. ' — dipani Raf. — paniculatum L. Luzida camì)estris DC. Phleum pratense L. — asperum Jacq. Aegilops ovata L. Festuca ovina L. Triticum villosuni P. B. Bromus squarrosus. Esaurite le comunicazioni la seduta viene tolta. SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 13 decembre 1891. Il Presidente AucANaELi aprendo 1' adunanza domanda 1' opinione dei presenti sui giorni da destinare per le adunanze nel prossimo anno e viene deliberato di tener ferma, come per gli anni prece- denti, la seconda domenica di ogni mese. Viene quindi presentato il catalogo di piante dell' Herhier méditer- ranéen del sig. Flaliault pel 1891-92, ed il manifesto dei Fungi Lon- gohardiae exsiccati del sig. F. Cavara. \ Bull, della Soc. boi. Hai. 10 146 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE L' Archivista Martelli comunica 1' elenco dei doni pervenuti alla biblioteca della Societ.à, cioè : Dal prof. N. Passerini : Passerini, Sui materiali disciolti nell' ac- qua piovana precipitata negli anni 1888-89-90. Ricerche chimiche istituite presso la stazione meteorologica della Scuola Agraria di Scandicci (Firenze). Torino 1891. Dal prof. C. Gr. Giordano : Gussone. Florae siculae prodromus sive plantarum in Sicilia Ulteriori nascentium enumeratio secundum sy- stema Linneanum disposita. Neapoli 1827. — Plantae rariores quas in itinere per oras Jonii ac Adriatici maris et per regiones Samnii ac Aprutii collegit. Neapoli 1826. Dal dott. E. Tanfani: Tanfani. Osservazioni sopra due Silene della ilora italiana. Firenze 1891. Dal sig. C. Lindman: Lindman, Om Drifved och andrà af hafs- strommar uppkastade naturforemal vid Norges kuster. Goteburg 1883. — Om postflorationen och dess betydelse sàson skyddsmedel fòr fruktanlaget. Stockholm 1814. — Die Vegetation der Umgebung dar Stadt Cadiz. Cassel 1886. — Bliihan und Bestaubungseinrichtungen im Skandinavischen Hochgebirge. Cassel 1887. — Bidrag till kanne- domen om skandinaviska fjellvaxternas blomaing och befruktning. Stockholm 1887. — Ueber die Bestaubungseinrichtungen einiger skandinavischer Alpenpflanzen. Cassel 1888. — Ueber die Bromelia- ceen-Gattungen Karatas, NìduTarium und Rerjelia. Stockholm 1890. — Bromeliaceae Herbavii Regnelliani. Stockolm 1891. — Om nagra arter af slagtet Silene L. Stockholm 1891. Il dott. Tanfani presentando alla Società un libretto scolastico pub- blicato in collaborazione col prof. Poli, fa la seguente comunicazione: L'INSEGNAMENTO DELLA BOTANICA NEI GINNASL PER E. TANFANI. Nel presentare alla Società questo libretto (Poli e Tanfani, Botanica descrittiva ad uso della quinta classe ginnasiale) che è in gran parte solo una fusione di altri due volumetti (Poli e Tanfani, Prima e Seconda parte della Botanica ad uso delle scuole classiche), voglio accennare alla circostanza che gli dette origine, alla modificazione cioè dei programmi per la botanica nelle Scuole secondarie. Neir Avvertenza del volumetto, gli autori hanno esposto la loro opinione su tali morlificazioni; mi sia concesso aggiungere ora alcune parole intorno questo argomento, che ha relazione più intima di quanto non sembri, con lo. scopo della nostra Società, ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 147 ossia con la diffusione e col progresso degli studi botanici in Italia. Secondo i programmi testé caduti, lo studio delle scienze na- turali negli ultimi due anni del Ginnasio era ripartito in modo che il primo periodo di ogni anno scolastico veniva assegnato alla zoologia, il secondo alla botanica. Coi nuovi, invece, tutto il primo anno è destinato alla zoologia, tutto il secondo alla bo- tanica. Inutile ripetere quanta importanza a' di nostri abbia acqui- stato lo studio delle scienze naturali nelle scuole di tutte le nazioni. La natura é la prima nostra maestra; essa è la fonte più pura e più abbondante a cui la nostra mente possa attin- gere. La osservazione è il più solido fondamento dei nostri giu- dizi, la guida più sicura dei nostri ragionamenti, e riesce altresì il più efficace aiuto allo svolgimento delle nostre facoltà intel- lettuali. Ma perché l' insegnamento delle scienze naturali nel Ginna- sio raggiunga il suo scopo educativo, occorre impartirlo ogget- tivamente, contentandosi di fare acquistare nella gran vastità della materia poche ma ben ordinate cognizioni, le quali gene- rino il desiderio di acquistarne con l'opera propria altre ed altre, senza limite alcuno, per tutta la vita. Se alcuno volesse negare l'importanza di queste cognizioni per chi non si avvierà nella carriera delle scienze, dovrà a forza riconoscere la somma utilità che ha per tutti il sapere osservare attentamente, rendendosi conto di quei particolari che sfuggono a chi non ha contratto 1' abitudine di una accurata analisi. E per sviluppare questa attitudine della mente è in singoiar modo opportuna la botanica, che sottopone ad esame oggetti na- turali, sui quali volentieri e con diletto i giovani fermano la loro attenzione, prendendo spesso, per questo studio, come l'espe- rienza mi ha dimostrato, un amore che perdura e che può di- ventar poi sorgente di utile e piacevole occupazione. La oggettività dell' insegnamento della botanica poteva con- seguirsi coi vecchi programmi, secondo i quali lo studio incomin- ciava a primavera, quando cioè i giardini e le campagne offrono facilmente al professore coscienzioso il materiale indispensa- bile di piante fresche; ma essa é impossibile coi programmi 148 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE presenti, giacché nei mesi invernali fanno difetto le piante in fiore. Potrebbe obiettarsi la difficoltà di procurare le piante fresche ; ma questa difficoltà o non esiste o può essere facilmente superata: nei grandi centri infatti l'insegnante dispone di mezzi tali che gli permettono, con lievissima spesa, di procurarsi quanto gli oc- corre, e nei piccoli centri la vicinanza immediata della campa- gna rende la cosa anche più agevole. Potrebbe pure proporsi di sostituire le piante fresche con modelli e con erbari. Ma qui conviene riflettere che i primi, oltre ad essere costosissimi, non sono che riproduzioni più o meno imperfette del vero, e possono quindi essere adoperati come aiuta nella spiegazione delle piante fresche, ma non devono essere so- stituiti a queste. Quanto alle piante secche, ognuno sa quale difficoltà presenti, anche ai botanici di professione, la ricogni- zione dei loro caratteri ; ed inoltre se i saggi di erbario si fanno vedere a distanza non si raggiunge lo scopo, mentre che se si danno in mano ai discepoli, non è possibile salvarli da un rapido deterioramento. L'insegnamento della botanica senza i mezzi indispensabili al suo svolgimento, si riduce a un mandare a memoria aride frasi e viene meno al suo scopo principale ; perduta cosi ogni serietà, riesce tedioso, sterile, inutile, anzi dannoso, generando nei gio- vani disgusto sin dai primi passi che essi muovono nel campo di questa scienza. E qui giova ricordare che i programmi, ispirati al concetto di render essenzialmente oggettivo l' insegnamento di queste discipline, e testé caduti, non vissero che due anni, e furono quindi modificati prima assai che razionalmente si potesse giu- dicare dei loro effetti. È in vero da deplorare che l' insegnamento secondario venga troppo spesso perturbato da rimaneggiamenti frettolosi dei pro- grammi, fatti spesso all' ultima ora senza ponderati concetti d' insieme, senza accuratezza alcuna nei particolari. Per convincersi che tale fu la genesi dei nuovi programmi, basta gettarvi uno sguardo e rilevare quanti siano gli errori e le inesattezze che contengono. La instabilità dei programmi rende poi difficile l'avere per le scuole libri seriamente pensati e coscienziosamente elaborati. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 149 i quali sono, è innegabile, uno dei cardini principali del proficuo insegnamento. Ed intanto, per le ragioni sopra accennate, i giovani escono dalle scuole classiche con un corredo insuHìciente di cognizioni nelle scienze biologiche. Per coloro che devono nelle Univer- sità ritornare su questi studi, il danno è meno grave; ma per gli altri rimane poi sempre una irreparabile lacuna nella loro educazione, e di questa lacuna, nel nostro paese, si sentono pur troppo dovunque le tristi conseguenze. Si lamenta che il nostro paese resti indietro a molti altri per l'attività della vita scientifica, e che vi manchi quasi affatto il pubblico scientifico. I naturalisti di professione infatti, che for- mano negli altri paesi uno stato maggiore circondato da uno stuolo di liberi seguaci della scienza, restano quasi isolati fra noi. Ed occorre ricordare che questa milizia di volontari suole essere costituita prevalentemente dai seguaci della Scientìa amaììilis. Per dare una prova materiale di quanto io dico, citerò per esemplo che del Compendio della fiora italiana del pro- fessore Arcangeli, solo libro nostro che pel suo prezzo e la sua mole possa andare per le mani dei più, a tutt'oggi abbiamo avuto una sola edizione, mentre di uno dei molti libri d' indole consimile che si hanno in Germania, cioè della Flora von Deutscfiland di Garcke, si sono fatte di già ben 16 edizioni ; e la Nouvelle florae francaise di Gillet e Magne ebbe pure un numero considerevole di edizioni. Uno dei mezzi più efficaci per rimediare a questa condizione di cose consisterebbe, a parer mio, nel dare all'insegnamento delle scienze biologiche, nelle nostre scuole secondarie, quel- r impronta del tutto oggettiva, che gli vien data in altri paesi, e dalla quale, improvvidamente e senza ragione alcuna, viene allontanato sempre più per opera dei programmi attualmente in vigore. Il Presidente Arcangeli riconosce la somma importanza dell'ar- gomento trattato e dichiara di seguire 1' opinione del Tanfani ri- guardo alle modificazioni dei programmi. Approva lo scopo e la forma del libretto che, a quanto egli crede, renderà utili servigi nell' inse- 150 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE gnamento. Giacché il Socio Tanfani ha accennato nel suo discorso al Compendio della flora italiana^ annunzia di aver preso coli' edi- tore Loescher gli opportuni accordi per una seconda edizione. Il prof. Carubl trova giustificati i lamenti mossi dal Socio Tan- fani, e chiama insensate le modificazioni dei programmi di scienze naturali affidate a persone evidentemente ignare della materia. Dice che 1' aver trasportato l' insegnamento della botanica dalla prima- vera alla stagione invei*nale, nella quale fa difetto il materiale in- dispensabile di piante fresche, è stato un sostituire al bene il male. Ritiene la cosa tanto importante par gì' interessi degli studi in ge- nerale e della botanica in isj)ecie da rendere quasi desiderabile un voto della Società botanica che invitasse il Governo a riparare al mal fatto. Anche il Presidente Arcangeli ritiene opportuno che la Società botanica esprima con un voto il suo parere. Il Vicepresidente Sommier domanda se oltre alla modificazione lamentata, riferentesi alla stagione dell' anno destinata allo studio della botanica, altre ne sono state introdotte nei programmi, ed in- vita il prof. Carnei a formulare il voto da rivolgare al Ministro. Il prof. Carubl dice di non conoscere la questione altro che per quanto ne ha sentito testé esporre dal Socio Tanfani. Chiede che per formulare il voto al Ministro gli sia concesso tempo sino alla prossima adunanza per studiare i vecchi ed i nuovi programmi. Invita il Socio Tanfani a fornire gli schiarimenti desiderati da^ Sommier. Tanfani risponde che la modificazione più. importante arrecata dai nuovi programmi è appunto la peggiora, e consiste nel]' aver trasportato tutto lo svolgimento della botanica all' ultimo anno del ginnasio . Nei precedenti programmi la seconda metà dell' ultimo anno, per preparare i giovani alla intelligenza della sistematica e per far loro intuire il concetto di ciò che siano i vari gruppi, era. destinata a comparazioni tra forma affini, come si pratica con ottimo successo nelle scuole di Germania. Egli non attribuisce soverchia importanza a tale modificazione, né ad altre sostituzioni inconsulte di specie, come quella della palma da datteri e dello zafferano, entrambi difficili a procurare, all' olivo ed alla vite. L' insegnante valente, a stagione opportuna, sa scegliere e trovare da sé le spe- cie più adattate allo svolgimento del programma, che non è un letto di Procuste ; le fa studiare via via che fioriscono, e mai penserà a seguire in questo studio 1' ordine del programma o di qualunque al- tro ordinamento sistematico, sacrificando a tale concetto d'indole secondaria, 1' oggettività dell' insegnamento. Sommier ringrazia il prof. Carnei e Tanfani, e vien deciso che nella prossima adunanza Carnei presenterà un progetto di voto al Mini- stro, acciò venga riparato all' inconveniente deplorato. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 151 Martelli espone sommariamente i resultati delle erborazioni fatte durante la Riunione di Napoli, e trattiene la Società sopra la sua gita al Matese. Mette a disposizione dei Soci numerose fotografie da lui prese durante quelle escui'sioni. Dice che insieme al dott. Tan- fani si occupa a redigara la nota delle piante raccolte, delle quali al- cune sono interessantissime. SoMMiER dica che anch' egli ha redatto 1' elenco delle piante rac- colte e che lo comunicherà a Martelli e Tanfani. Dice che sarà in- teressante confrontare le determinazioni fatte separatamente da lui e da Martelli e Tanfani. Arcangeli dichiara che egli si è occupato della determinazione dai muschi ma che non ha compiuto tale studio. Vi^ne letta la nota seguente dal Socio Goiran : ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO I MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN. Sotto la denominazione di iM. Lessini Veronesi, intendo in questo luogo la formazione montuosa — appartenente alle prealpi carniche — che è compresa fra la Valle dell'Adige, la Valle di Ronchi e la Valle d'Ulani. Nel fatto però gli studi floristici che formano argomento delle presenti note — già presentate nello scorso agosto al convegno di Napoli, ed oggi ripresentate accre- sciute di mole — si estenderanno ad una zona un po'più vasta, ad un'area cioè compresa fra la riva sinistra dell'Adige, il con- fine trentino e la finitima provincia di Vicenza. Dal mese di giugno al mese di novembre dell' anno che sta per spirare, ebbi a perlicare questa zona così importante della provincia di Ve- rona e quasi senza interruzione ; dovendo studiarvi i terre- moti che da oltre 6 mesi la bersagliano e continuano a bersa- gliarla. Ma tra un terremoto e 1* altro non mi erano vietate le osser- vazioni botaniche: è il risultato di tali osservazioni che offro ai miei colleghi, aumentate però di quelle altre che ebbi a fare in quella stessa zona specialmente dal 1886 al 1889; durante il qual periodo ho passato costantemente i mesi da luglio ad ot- tobre sopra quelle amenissime alture, frugando e rifrugando per rinvenirvi le ricchezze botaniche in esse celate. 152 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Ranuncdlaceae. 1. Clematis veda L. — Luoghi selvatici in Valpantena a Spredino, in Val d'Adige ecc. — Alle sponde veronesi del Lago di Garda la ho "trovata fiorita anche in fine al mese di no- vembre. 2. Atragene alpina L. — Luoghi rupestri e selvatici : al Corno d. Aquilio (m. 1546), Vallene (m. 1070), Vaio del Fal- cone e Vaio dell'Anguilla a meno di 700 metri di altitudine, Chiesanuoua, Cima di Malóra ecc. 3. Tìialictrìjiin aquilegifolium L. — Ovunque dai boschi della collina alle stazioni elevate. 4. Th. minus L. — Pascoli e prati dalle stazioni più basse sino alla zona subalpina. 5. Th. flamini L. — Margine dei siepi e luoghi umidi a Caldiero, S. Bonifacio, MonieforHe d'Alpone ecc. 6. Anemone alpina L. — Macchie e pascoli : al Corno d' Aquino, Cima Malóra ecc. Fruci. 7. Adonis aeslivalis L. — Nei seminati ed anche nei 7ne- dicai e fra i prati di trifoglio, dalle parti basse alla zona mon- tana. A Spredino (m. 456) in Valpantena sopra Grezzana ho raccolto una forma pumila ed affatto gregaria. 8. Ranunculas alpeslris L. — Pascoli e rupi elevate nei monti Posta (m. 2235), Campobrun (m. 1650), Passo della Lora (m. 1717), Zeola (m. 1978) ecc. 9. R. aconitifolius L. — Macchie in Podesteria, Malóra ecc., e più al basso a Rovere di Velo. Fruct. 10. R. Thora L. — Luoghi pietrosi e pascoli elevati : monte Posta, Campobrwi ecc. Fruct. 11. R. montanus Wild. — Pascoli elevati in tutta la zona. 12. R. Villarsii DO. — Col precedente. 13. R. lanuginosus L. — Lungo tutta la catena montana dalla Val d'Adige al confine vicentino, nei luoghi selvatici. * Si elencano soltanto, fatte rare eccezioni, le piante in fiore e quelle in frutto, e queste ultime con la indicazione Fruct. Si omet- tono le specie volgari ed universalmente diflpuse. Per semplicità sono disposte secondo la ottima flora del prof. Arcangeli. ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 153 14. R. nemorosus DC. — Luoghi ombrosi e selvatici dalle parti più basse a tutta la zona montana. — É pianta presso di noi frequentissima : ciò nondimeno il Pollini non la cita fra le piante veronesi, limitandosi {FI. ver., II, pag. 236) a dire di averla, assieme al Cristofoli, incontrata al margine dei campi presso Roveveclo (Trentino). — Presso di noi si incontra in fiore dal principio della estate sino a tardissimo autunno. 15. R. Philonotis Ehrh. — Rarissimo. Presso Verona in Cam- pomarzo in prossimità àoiV Adige (giugno-luglio). 16. Caltha palastris L. — Luoghi umidi nelle basse di S. Mi- chele presso Verona in prossimità dell'Adige ed abbandonato ivi in seguito a forte escrescenza del fiume (FrucL); nei luoghi paludosi presso Velo Veronese (m. 1087) e nel Vaio dei Molini ad ovest di Seloa di Fragno sotto ai Cavoli dell" Orso (m. 878). — Nell'anno 1876 di questa bella specie ne ho trovato in fiore alcuni esemplari in un fosso nella bassa pianura veronese nelle Inaili del Tartaro. • era di settembre. 17. Trollius europaeus L. — Pascoli assai elevati : Velo, S. Anna d" Alfaedo, ecc. 18. Nigella damascena L. — Nella Valle di Mizzole al mar- gine di una strada, ed anche nella collina veronese. Sfuggita certamente alla coltivazione. 19. Aquilegia atraia Koch. — Macchie in tutta la zona montana e subalpina. 20. A. pyrenaica DC. (an Reichb ?). — Rarissima : rupi ele- vate alla Cima di Malóra ed al Passo della Lora. Fa anche in M. Baldo in Valle degli Ossi. 21. Belphinium Consolida L. j3 albiflormn. — In mezzo alla forma a fiori normalmente colorati, ma rarissimo: seminati nella Valpantena. 22. Aconitum Anthora L. — Raro. Pascoli nel M. Pastello (m. 1122), ed alla Croce di Malóra (m. 1693). — Questa bella specie cresce pure nel M. Baldo in Valfreddal, alla Colma di Malcesinel, presso il Romitorio dei SS. Benigno e Caì^o! ecc.: è scomparsa dalle vicinanze del Santuario della Corona ove la ho ancora raccolta nell'agosto del 1870; ed ogni anno diventa semi)re più rara ed è fatalmente condannata a scomparire; per- chè i mandriani e gli erbaiuoli distruggono una gran quantità di piante per cavarne i tuberi radicali i quali vengono adope- rati a curare molte malattie del bestiame. 154 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 23. A. Lycoctonum L. — Luoghi selvatici: Corno d'Aquilìo, Velo Veronese, Giazza ecc. 24. A. Cammarum L. — Luoghi selvatici e rupestri elevati in tutta la zona: Corno crAquilio, Corno Mozzo, Malèra, Velo Veronese ecc. 25. A. Napellus L. — Nei Lessini non è comune come il precedente, col quale ordinariamente si incontra, per esempio alle Gozze di Velo. 2Q. Actaea spicata L. — Luoghi selvatici piuttosto elevati dai quali scende alle stazioni della zona montana: Corno d' Aqui- no, S. Amia d'Alfaedo, Velo, Chiesanova, Trachi, ecc. 27. Paeonia peregrina Mill. — Luoghi boschivi e rupestri dalla collina alle zone superiori. Fruct. , Berberidaceae. 28. Epimedium alpinum L. — Luoghi selvatici in tutte le valli della zona fra Y Adige ed il confine vicentino, dalla col- lina alla regione montana. Fruct. 29. Berheris vulgaris L. — Luoghi selvatici e boschivi ; ovunque sino alle cime anche elevatissime, per esempio in Malèra. Papaveraceae. 30. Papaver liyòridurn L. — Raro : campi nella collina ve- ronese. 31. P. dubium L. — Raro: come il precedente. 32. P. somniferum L. — Figura nel presente elenco vista la altitudine della stazione nella quale 1' ho raccolto ; avendolo infatti trovato presso S. Anna d'Alfaedo (m. 939) a 300 passi circa dall' abitato sul margine della strada che conduce a Fosse. — Ho pure raccolto una forma aWiflora al Chievo presso Verona. 33. Chelidonium majus L. j3 laciniatum (DC). — È molto pili raro della forma tipica: l'ho osservato lungo la strada che dalla Valle d'Adige conduce alla Sega e presso Badia Calavena in Val d'niasì. 34. Corydalis lutea DC. — Luoghi pietrosi e muri in tutta ADUNANZA DELLA SEDIi DI FIRENZE 155 la zona, dallo sbocco delle valli nella pianura alla regione più elevata. 35. Fumaria Vaillantil Lois. — Non comune. Muri nella Valpantena presso Grezzana (m. 105) ed altrove, e nei semi- nati nel monte Masuci di Cerna (m. 923). (Continua). Il prof. Caruel presenta un fiore mostruoso di Cyclamen, accom- pagnato dalla sua fotografia, trovato nell'Elba dal prof. Roster. Passa poi a parlare delle Rose, di cui ha terminato ultimamente lo stadio per la Flora italiana, con gran sollievo suo, compreso facilmente da tutti i botanici che sieno stati condotti a trattare questo genere intricatissimo fra tutti quanti. Domanda a se stesso, donde questo terrore e questo ribrezzo, destati dallo studio delle regine dei fioi'i? Causa ne sono sanza dubbio i mercanti di piante, o i possessori di erbari desiderosi di far cambi, o coloro che vanno dietro alla creazione di nomi per attaccarvi il proprio, o gli stu- diosi ancora che nelle piante non sanno vedere altro che le diffe- renze e magnificarle : ma una ragione superiore che abbia data oc- casione a tanta creazione di nomi specifici — fino a 4000 presso taluni autori — ci ddv' essere, ed egli la trova nella somma natu- ralezza del genere Rosa, costituito da elementi sommamente affini fra di loro, i quali perciò offrono pochi e lievi caratteri differen- ziali, e non possono dare che specie deboli e polimorfe. Per cui egli a questo riguardo è venuto ad una conclusione diametral- mente opposta a quella del maggiore monografo odierno del genere, il signor Crépin, che opina esistano in esso specie buone per quanto difficili a discernere. Dove egli concorda del tutto col signor Crépin, si è nella riduzione dei tipi specifici de' quali non riconosce in Italia che 14. E parlando in generale, egli insiste sulla necessità d' intendere la speoie nel senso Linneauo, divenuto ti'adizionale, al modo stesso che s' intende il genere secondo il concetto di Tournefort, o la fa- miglia secondo quello di Jussieu ; regnerà sempre confusione, se al termine specie si vuol dare un significato assoluto, divei'so da ciò che si fa per gli altri gruppi della classazione. Peggio avverrà se, con alcuni rodologi, si ammettono specie di diverso grado. I liiibun, prosegue a d re, sono nel caso delle Rose, ma meno, perchè il ganere è spartibile in sezioni distinte, ed è perciò già al- quanto meno naturale del genere Rosa. SoMMiEU, riconoscendo la verità di quello che il prof. Caruel dice del genere Rona, esprime dei dubbi sulla ammissibilità del principio generale, che quanto più un genere è naturale, tanto più è poli- morfo e difficile a scindere in buone specie. Non crede vi possa es- sere relazione fra questi due fatti d' ordine diverso, risultando il 156 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE primo dalla scomparsa di forme di transizione ad altri generi, il se- condo dalla plasticità, ossia della tendenza a variare delle forme entro quel genere. La naturalezza di un genere dipende da due fattori : dalla man- canza di passaggi ad altri generi, e dalla omogeneità delle specie componenti il genere. Ora non pare al Sommier die né 1' uno né l' altro di questi fattori possano avere relazione necessaria colla molteplicità delle forme affini fra loro in un genere, e colla conse- guente difficoltà di raggrupparle in specie ben distinte. Non solo gli pare che non si potrebbe trovare una spiegazione scientifica per tale fatto, ma gli pare altresì che il fatto non esista. Per esempio il famigerato genere Hieracium è contrassegnato da caratteri gene- rici di poco valore, quindi non é naturalissimo per il suo isolamento da altri generi. Non presenta neppure una grande omogeneità nelle specie che lo compo^ngono, poiché si può dividere in sezioni, con- fluenti si, ma con estremi assai lontani. Eppure tutti sanno come non sia certo meno difficile che nel genere Boni la definizione di buone specie nel genere Hieracium, Lo stesso dicasi del genere Astragalus. poco distinto dai generi affini Oxytropis e Phaca e presentante nel suo interno variazioni grandissime, com© per esempio da un ^. Tra- gaoantha ad un A. Cioer. Eppure le sue 900 specie (o press' a poco) mostrano forme di passaggio infinite che hanno messo a dura prova 1' abilità di un monografo come il Bunge. Invece nella stessa famiglia delle Leguminose abbiamo dei generi più. naturali (come Szorpiurus par esempio), composti di sole jDOche specie omogenee che non presentano variazioni tali da indurre anche il fitografo più sminuzzatore a farvi numerose suddivisioni. E nella famiglia delle Composte abbiamo tanti altri generi più naturali del genere Hierasium (il genere Xanthium^ per citarne uno solo) compo- sti di poche specie ben distinte. Lasciamo da parte i generi natu.ralissimi composti di poche specie, come, per esempio, il genere Empetrum che ne ha due sole di cui una, VE. nifjrum, cuopre a miliardi di esemplari tanta superficie di terra nelle regioni alpine e polari, senza mostrare alcuna tendenza a variare, e vediamo come si presentino, rapporto al polimorfismo, i genei-i piìi naturali fra tutti. Non v' é dubbio che il massimo di omogeneità nella composizione di un genere è raggiunto nei generi monotipici cioè formati da una specie sola. Se inoltre questi generi sono tanto isolati nella serie vegetale, da lasciare incerti a quale famiglia si debbono riferire, o da essere considerati come soli rap- presentanti di una famiglia, come ad es. Hippuris, Adoxa, Theligo- num^ Cynomorium (dei due ultimi lo stesso prof. Carnei ha dimostrato 1' isolamento), essi sono i generi piìi naturali che si possano imma- ginare. Abbiamo dunque il minimo di polimorfismo appunto nei generi che raggiungono il massimo di naturalezza. Il j)rof. Caruel osserva che il tema toccato dal Vicepx-esidente Sommier é vastissimo. Non vede contraddizione fra le idee testé ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 157 espresse intorno a generi di poche specie e quanto egli ha detto sul genere Busa. A Levibii tion sembra che il concetto del prof. Carnei, giustissimo par certi generi critici, valga per tutti i casi. Esistono, in vai-ie fami- glie vegetali, generi ben delimitati, di composizione omogenea quanto il genere Jio^a , cioè naturalissimi, i quali constano di specie fa- cilmente distinguibili tra di loro, vale a dire di buone specie nel senso linneano, malgrado il loro numero talvolta rilevante. Cosi, per esempio, il genere Taìipa, uno dei più naturali delle mono- cotiledoni, non pi'esenta passaggi, né strette affinità con generi vi- cini, e pure nessun autore ha mai pensato di decomj)orre le sue spe- cie in tipi di primo, secondo e terzo ordine. Questa nitidezza dei caratteri specifici vale non solo per le specie spontanee, ma ezian- dio per quei tulipani di origine ibrida, apparsi nell'Europa meri- dionale in tempi più recenti e metamorfosati cosi profondamente, da rendere impossibile il rintracciare i loro antenati spontanei. Le diagnosi di tutte queste specie possono formolarsi in poche righe, procedendo per sì e per no^ anziché per pìk e per meno, e ciò mal- grado una grandissima omogeneità, o, se si vuole, una relativa in- significanza dei caratteri distintivi, dimostratisi perfettamente co- stanti allo stato spontaneo o subspontaneo. Molti altri generi di piante, come ha già notato Sommiar, si trovano nel medesimo caso. E dunque evidente che, entro i diversi generi, i limiti tra i sin- goli componenti o gruppi specifici, quali si presentano a noi nelle attuali condizioni naturali, non sono di uguale valore e nettezza. In certi generi, detti dal prof. Carnei intricatissimi, e che fanno la disperazione del fitografo, questi limiti esistono appena e rendono spesso impossibile la distinzione in s^Decie. In altri, non meno na- turali, i tipi specifici si sono invece diversificati in modo nitido e reciso, pur restando omogenei par una carta somma di caratteri più generali o generic/'. Ora, essendo primo obbligo del sistema di uni- formarsi alla natura, cioè di adattarsi ai fatti, la tassonomia do- vrebbe cercare di esprimere queste differenze anche formalmente, e non trattare colle medesime norme, categorie essenzialmente diverse. Il concetto della specie Linnaana, applicabile tuttora, j^er nostra for- tuna, alla gran maggioi-anza dei tipi vegetali, non lo è aftatto a quelle lunghe serie di tipi confluenti, che costituiscono i generi critici. Ciò dice in difesi di tanti osservatori rispettabilissimi che hanno de- dicato e didicano tuttora la loro vita a sbrogliare i « gineprai » in- nanzi accennati, e che hanno i^roposto diverse formole (per esempio quella dalle categorie subordinate) onde esprimere, in modo almeno approssimativo, fatti naturali intricatissimi, che sono e saranno sem- pre ribelli alla forma stereotipa e ideale dell' equivalenza o della specie Linneana. Il prof. Cauuel non entra a confatare le idee sopra esposte, ma fa solo osservare che ad un botanico di Firenze ha inteso espri- 158 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE mere, riguardo ai tulipani, opinioni non troppo conformi con quelle di Levier. Il j)rof. Arcangeli legge la seguente nota : SOPRA ALCUNE AGARICIDEE. NOTA DI G. ARCAN- GELI. Un colto e distinto amatore delle piante, il signor Odoardo Chiarella di Lecce, mio buon amico, m' inviava nel decembre ultimamente decorso due saggi di funghi, dei quali mi aveva parlato nell'occasione di una sua gita a Pisa, come comune- mente usati per alimento nel Leccese, specialmente preparati con aceto. Uno di questi saggi consisteva in funghi tuttora vivi freschi, e quali erano stati raccolti, e 1' altro in una caraffetta contenente i funghi stessi preparati all' aceto. Dall'esame di questi funghi mi fa assai agevole il rilevare trattarsi di una specie del genere Lactariiis: siccome però per quanto i caratteri principali corrispondessero a quelli del Lac- iarius pubescens Fr., alcuni pure combinavano con quelli del Lactarium to7vninosus Fr., pensai d' inviarne alcuni all' amico prof. Saccardo per avere il suo parere in proposito. Il prof. Saccardo non ha tardato ad informarmi com'egli ri- tenga doversi questa forma ricondurre al Lactariiis puhe- scens Fr., ed io non posso che associarmi al suo giudizio, tanto più che, sebbene, come egli stesso asserisce, stando alle figure di Bulliard, Barla, SchaefFer e Krombholz, sembrino sussistere delle forme intermedie fra il L. jnibescens ed il L. torminosus, la forma di Lecce si mostra molto più prossima al pubescens, per le dimensioni minori, per lo stipite assai più corto, per il pileo azoiio e meno peloso, e pure per le dimensioni delle spore che misuravano 8= 5 /x., anziché 9 = 6 come nel L. tormino- sus. La figura data del L. pubescens da Cooke nelle sue Ilhi- strations of Btntish Fungi ' differisce un poco per la parte su- periore del cappello che nella nostra forma é più colorata e più pelosa, e per le spore che nei nostri esemplari sono, non quasi globose, come le figura 1' autore, ma decisamente eliissoidee. » Vedi n. LXn, tav. 974. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 159 Secondo quanto asserisce lo stesso prof. Saccardo questa specie sarebbe nuova per la nostra penisola, non essendo stata indicata di alcuna località, e secondo Krombholz, per quanto sia stata mangiata in varii casi senza che ne siano derivati disturbi, es- sendo stata trovala cattiva, non é da impiegarsi come alimento.... zum Genusse nicht zu verwenden. Dal canto mio riguardo all' uso di questo fungo come alimen- tare, dopo aver riferito quanto mi asserisce il signor Chiarella, che cioè si mangia nel Leccese, aggiungerò i resultati degli espe- rimenti da me fatti. Una certa porzione dei funghi vivi invia- timi fu fatta cuocere con olio, aglio e nipitella in umido, come si suol fare per i morecci e le altre specie più comuni, però per quanto la cottura fosse assai prolungata, i funghi si mantennero piuttosto duretti e conservarono gran parte del loro sapore acre e resinoso. Alcuni conigli, cui furono dati varii di questi funghi cosi preparati, non ne vollero mangiare. Alcune persone ed io stesso li abbiamo trovati di sapore spiacevole, ma per quanto ne abbiamo in- geriti alcuni pezzi, non ne abbiamo risentito alcun disturbo. Tutto ciò del resto non ha che un valore limitato, perché può essere che il modo di cottura non sia quello che meglio si conviene a questa specie. Quello però che interessa si è che i saggi preparati con ■aceto, quali mi sono stati favoriti dal signor Chiarella, hanno per- duto quasi atìatlo il loro sapore acre e piccante, tantoché sono buoni e si mangiano volentieri conditi con olio, senza risentirne il minimo disturbo. Ciò del resto non fa meraviglia, ove si rifletta che lo stesso Lactarius torminosiis Fr., che fu pure distinto con r epiteto di necator, e ritenuto in alto grado venefico da Schaeffer e da Bulliard, secondo 1' esperienze di Paulet non è affatto nocivo, ciò che viene pure confermato dal Fries nella 1* edizione delle sue EpicrHsis, ' e dal Venturi, ^ il quale asserisce che questo fungo nella nostra Riviera viene mangiato con tutta sicurezza, e che lo si antepone ad altri per la delicatezza della sua carne. Per preparare i detti funghi all'aceto, come si pratica nel Leccese, si puliscono nell' acqua calda, si tuffano nell'acqua bollente, e dopo averli fatti sgocciolare si aspergono con sale. Quando sono raffreddati si mettono nell' aceto con aglio, menta * T. Fries, Eplcrisis syslematis mycologioi eto. Upsalia, 1833-39, p. 34. * A, Venturi, Studi micologici, Brescia, 1842, p. VII e p. 19. 160 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE o qualche altra sostanza aromatica, e si conservano in questa liquido. Relativamente ad altra specie ben conosciuta, cioè al Lacta- rius deliciosus Linn., credo opportuno riferire, clie non solo l'ho potuto raccogliere frequentemente nel Pisano, tanto alla Selva che al Monte nei boschi di pino, e presso Livorno, ma ne ho pure trovato in quantità a Boscolungo nell'Appennino pistoiese nelle abetine fino dal 1874, ed a Firenze nei colli sopra Settignano e specialmente presso Castel di Poggio. La va- rietà da me raccolta presso Livorno, * che ritengo corrispondere al L. deliciosus violascens del Panizzi, ' 1' ho pure incontrata in altri luoghi, e specialmente presso Castel di Poggio sopra Setti- gnano, con caratteri tali da doverla ritenere come ben distinta dalla forma ordinaria. Essa infatti ne differisce pel cappello che di sopra è di color pallido o carneo-cenerino, per le lamelle che sono carnicino-violacee e più fragili, per lo stipite carnicino- violaceo più lungo e rotondato alla base, e per il latticelo eh' è di colore rosso mattone scuro. Alcune particolarità interessanti, che si riferiscono alle due specie sopra ricordate, riguardano la forma delle loro spore ed il loro contegno coi reagenti. Nelle opere descrittive ordinaria- mente si asserisce che le spore del L. pudescens Fr., del L. de- liciosus L. e di non poche altre specie hanno superficie fornita di minute sporgenze a guisa d' aculei e si dicono echinulatce, ma la cosa veramente non sta sempre in questi termini. In se- guito infatti all' esame accurato, eseguito sulle spore delle due specie sopra nominate, posso asserire che, tanto nell' una che nell'altra, ove s'impieghi un obiettivo di sufficiente ingrandi- mento, le spore si presentano scabre per rughe irregolarmente ramose e più o meno anastomosate od interrotte e quindi irre- gulariter ruguloso-alveolatce , piuttostochè echinulatoi. Con- viene pure aggiungere, che nelle due specie sopra ricordate, le spore contengono normalmente una grossa gocciola oleosa, che * G. Arcangeli, Nuovi studi sopra alcuni funghi raccolti in Livorno e nei suoi dintorni. Nuovo Giorn. Bot. Ital., 7, p. 118. ^ F. Panizzi, DegV Imenomaceti che crescono nel circondario di San Remo, nel Commentario delia Società crittogamologica italiana^ n. 3, settembre 1862, p. 167. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 161 occupa la parte maggiore della loro cavità, della quale gli autori non fanno parola, e che con acido osmico si colora in scuro. La loro parete poi presenta un contegno ben differente di fronte ai reagenti, da quello delle basidi e delle ife. Se infatti si tratta una sottile sezione dell' imenio di questi funghi con soluzione d' iodio e successivamente con acido solforico, oppure se si tratta con cloruro di zinco iodato, le pareti delle spore si colorano in azzurro od in violetto (mentre quelle delle basi delle cistidi e delle ife si colorano in giallo) dando cosi manifestamente la reazione della cellulosa. Una colorazione simile si può otte- nere, ma però più debole, impiegando una soluzione iodata d' idrato di cloralio composta di 8 p. d' idrato e 5 di acqua. Una colorazione molto leggera si è potuta ottenere pure con una soluzione assai vecchia d' ioduro potassico iodata. Forse ciò av- viene per la ragione che l' idrato di cloralio e V ioduro potas- sico, quando figurino nella soluzione in una certa quantità, agi- scono sulla cellulosa come il cloruro di zinco. Un fatto simile é stato già registrato dal De Bary per le spore acrogene della Perono.yyora e per quelle pure del Coy^ticmm amoy'phimi : ' però nulla è detto dei Laclarius, né per quanto é a mia no- tizia un tal fatto è stato da altri avvertito. Sarebbe certamente interessante il sapere se questo contegno si verifichi pure nelle spore degli altri Lactarius, e quanto si estenda nell' ordine delle Agarìcidee. Per ora, non avendo potuto estendere le mie ricerche su tal proposito, mi limiterò a riferire come questa proprietà, di colorarsi in azzurro od in violetto con i sopra citati reattivi, é stata da me riscontrata pure nel Lactarius seri- fluus che ha spore rugose come i due sopra ricordati, e man- cherebbe nelle spore àeW Agaricus campestìHs L., diQWArmil- laria ìnellea Vahl., deWJIydnum repandum Linn., del Boletus colliniius Fr., della Pmthyrella disseminata Pers. Debbo però fare avvertire che nei Lactarius citati la colorazione coi reat- tivi della cellulosa interessa tutta la parete, senza che vi ap- parisca una distinzione in uno strato esterno cutinizzato come si suole riscontrare d' ordinario nelle spore. Forse, come ri- tiene il De Bary, sarà cosa eccezionale che in certi funghi le ' A. De Barv, Vergleichende Morpholorjìe und Biologie der Pilze, ecc. Leipzig, 1884, p. 112. 'Bull, della Soc. hot. Hai. 11 162 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA spore abbiano la facoltà di dare le reazioni della cellulosa, ma pure a me sembra che questo argomento meriti di fissare 1' at- tenzione dei micologi, come uno di quelli di non poca impor- tanza per la conoscenza della struttura delle spore, e che forse non manca di utili applicazioni. Martelli accenna a due interessanti pubblicazioni di Dufour e di Cooke sopra i funghi mangerecci. Esaurite cosi le comunicazioni 1' adunanza è tolta. SEDE DI ROMA. Adunanza del 7 gennaio 1892. Sono presenti i Soci: Pirotta, Grampini, Erede, Krucb, Baldini, Terracciano, Avetta. Letto ed approvato il verbale precedente ba la parola il Socio dott. Terracciano, il quale presenta un libro malamente attribuito a G. "VV. Wedel dal titolo : de Hyperico [aliis Fuga Daemo- num), dissertano inauguraUs hotanico-medica. L'autore, cbe è Fede- rico Houck, dedica la sua dissertazione dottorale ai signori J. E. Hartleben, B. de Bentbeim, F. H. Balcken. Per la storia della Bo- tanica sono notevoli i paragrafi 15-25 del cap. I, dal titolo De Ety- mologia, definittone, differentia et synonimia Hyperici ed il Terracciano li ricorda percbè le specie ivi desci'itte concordano con specie oggi ben conosciute. Quindi il prof. Pirotta legge una nota del prof. Baccarini intorno ad una particolarità dei vasi cribrosi nelle Papilionacee, colla quale estende e completa ed in parte modifica le recenti osservazioni dello Strasburger. Mostra cbe l' ammasso di mucillaggine sospeso per opera di filamenti nel mezzo della cavità del vaso è comune in quasi tutte le Papilionacee da lui studiate ; ne descrive le forme diverse, il numero e la disposizione dei fili, la struttura e 1' origine, riguardo la quale dimostra cbe in taluni casi vi prende parte il nucleo ed il plasma perinucleare. Esaurite le comunicazioni, prima di levare la seduta il Presidente rinnova ai Soci della Sede la raccomandazione di prender parte at- tiva al prossimo Congresso botanico di Genova per contribuire alla buona riuscita di esso. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 163 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 10 gennaio 1892. Il Presidente Arcangeli aperta 1' adunanza annunzia che il Socio A. Pucci, avendo soddisfatto alla condizione prescritta dall'art 26 dello Statuto, è dichiarato Socio perpetuo. L'Archivista Martelli comunica l'elenco dei doni pervenuti alla Biblioteca sociale, cioè : Dal sig. E. Tanfani : Poli e Tanfani, Botanica descrittiva ad uso della V classe ginnasiale. Firenze 1891. Dal Governo Giapponese : Calendar of the Imperiai University of Japan for the Year 1887-88. Tokyo 1888. Dal cav. S. Sommier: Inaugurazione del busto di Filippo Barker Webb. Firenze 1874. — Borodin. Sur la respiration des plantes pendant leur germinatiou. Florence 1875. — Suringar W. F. B. Sur les pro- cédés pour obtenir une évaluation fixe des grossissements micro- scopiques. Florence 1875. — Orphanides G. T. Dissertation sur les caractères spócifiques du genre Colchtoum et sur quelques espèces nouvellement découvertes en Grece. Florence. 1885. — Duval Jouve J. Réponse au thème XVIII. " demandant : Si l'on peiit établir des règles pour une distinction rationnelle entre les groupes qu'on dó- signe par les noms d'espèce, race, variété, et cela surtout en vue des limites à poser aux appréciations individuolles des phytographes. Firenze 1876. — Smee A. A brief sketch of the best varieties of fruits cultivated in England. Florence 1876. — De Heldreich T. Sertulum plantarum novarum vel minus cognitarum Florae Hellenicae. Floren- tiae 1876. — Stauh M. Sur l'ótat de phitophénologie en Hongrie. Bu- dapest 1881. — Rùci jR. Nuova specie di Anthoxaìithiun. Firenze 1881. Dal sig. U. Galeri: C/ementi J. Sertulum orientale, seu recensio plantarum in Olimpo bithynico, in agro byzantino et hellenico non- nullisque aliis orientis regionibus annis 1849-1850 collectarum. Taurini 1855. Viene quindi letta la seguente comunicazione del prof. Aser Poli: SUI NUOVI PROGRAMMI DI BOTANICA PEL GINNASIO E LICEO. PER ASER POLI. Alle giuste osservazioni che il Socio Tanfani fece nella pas- sata seduta, riguardo all'insegnamento della Botanica nel gin- nasio, mi permetto aggiungerne altre che spero la Società vorrà prendere in considerazione. 164 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Per meglio giudicare dei mutamenti introdotti col recente de- creto 11 ottobre 1891 nei programmi di Storia naturale, sarà opportuno consultare la Relazione che li accompagna, e che trovasi a pag. 612 del « Bollettino ufficiale della pubblica istru- zione », anno XVIII, parte III (fase, del 21 ottobre 1891). A pag. 617 leggonsi queste parole: « L'importanza che hanno « oggidì gli studi scientifici nei vari ordini di scuole, non è da « attribuirsi ad una esagerata ampiezza data ai programmi d'in- « segnamento di queste materie, ma è piuttosto la necessaria « conseguenza del rapido e grande sviluppo che in questi ultimi « tempi ha raggiunto lo spirito d' osservazione, e della tendenza « del secolo onde si gran numero di studiosi sono indotti a pre- « ferire alle ricerche speculative quelle da cui si ripromettono « i maggiori benefìci della vita. » Non è mia intenzione confutare qui, uno ad uno, i concetti contenuti in questo periodo; ma soltanto faccio fin d'ora una dichiarazione. Le mie seguenti considerazioni non si partiranno dal concetto che la Storia naturale in generale, e la Botanica in particolare, debbano studiarsi nel ginnasio e nel liceo allo scopo di saper distinguere la lattuga dal prezzemolo in riguardo ai loro diversi usi nella vita pratica; ma io ritengo tali studi alta- mente educativi, e tra i più adatti per le giovani menti, purché siano fatti come a queste si conviene; e credo che ogni ricerca speculativa deve presupporre una perfetta conoscenza del mondo sensibile. Ed ora entro in argomento. Il Socio Tanfani ha giustamente fatto osservare l' inopportunità, anzi il danno, di aver destinato r intero sviluppo della Botanica descrittiva alla 5* classe del gin- nasio, mentre prima, la Botanica si faceva nella seconda metà dell'anno scolastico, fra la 4' e la 5* classe. La citata Relazione dovrebbe dire, mi sembra, le ragioni di tale mutamento. Invece vi si legge semplicemente questo (pag. 618) : « L' insegnamento « delle Scienze naturali dovrebbe invece costituire una materia « « a sé nel ginnasio superiore, ma esser diviso in modo che la « parte di zoologia sia per intero trattata nella 4* classe, e la « parte di botanica pure per intero svolta nella classe 5*. » Il perchè di questo? Il perché della diversa ripartizione che il Socio Tanfani riteneva più opportuna egli lo disse nella passata seduta, ed i presenti alla sua lettura furono d' accordo nel rite- ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 165 nere buone le ragioni da lui addotte. Ma Tanfani e tutti quelli che la pensano come lui si partono dal concetto che l' insegna- mento della Botanica nel ginnasio debba esser fatto su piante fresche, mentre questa non è forse V intenzione di chi propose i nuovi programmi. Ai vecchi programmi furon fatte precedere alcune istruzioni, con le quali in poche parole si spiegava in qual modo dovesse essere impartito l' insegnamento della Botanica nel ginnasio. I nuovi non sono accompagnati da nessuna istruzione, e dalla Re- lazione non appare chiaro quali siano state le intenzioni del compilatore o dei compilatori di essi. Io credo invece che sia bene insistere su questo: che l' insegnamento della Storia natu- rale nel ginnasio sia esclusivamente oggettivo; che non consista in una filza di nomi e di descrizioni da imparare a memoria; che all'esame l'allievo non debba ripetere a memoria una o più descrizioni di piante o d' animali, ma debba mostrare di avere imparato ad osservare, descrivere e confrontare. Lo scopo di questo insegnamento deve esser quello di fermare l'attenzione dei giovani sugli oggetti che vedono (osservazione), di insegnar loro a dire quello che vedono (descrizione), a distinguere un oggetto dall'altro e saper dire perché l'uno non è 1' altro (con- fronto). Se non è guidato da questi concetti, tale insegnamento diviene arido, pesante, noioso e dannoso piuttosto che utile. V insegnamento oggettivo della Botanica offre poi altri van- taggi. I nomi tecnici, che per necessità bisogna cominciare ad imparare fin dal principio, e molti dei quali non sono famigliari a chi non ha mai studiato piante, costituiscono uno dei mag- giori ostacoli allo studio della Botanica, quando questo si faccia esclusivamente sui libri; ma se invece si studiano le piante sul vero e con metodo, i nomi tecnici rimarranno facilmente im- pressi a poco a poco nella mente, insieme agli oggetti cui essi si riferiscono, e con poco sforzo il giovane si preparerà un cor- redo di nomenclatura, che gli è poi necessario negli studi su- periori. Aggiungasi poi, e questo io ritengo d'immenso vantaggio, che nelle piante, e sui fiori specialmente, è facile quella grossa anatomia, che negli animali non è possibile, se si eccettuano gli insetti. Bastano un ago, un temperino, una pinzetta ed una lente perché si possano con poca fatica, non solo, ma con molto di- letto, imparare molte cose. È questo un esercizio molto utile 166 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE per i giovani, e non v' è insegnante di Storia naturale che non sappia quanto essi vi prendano passione. Né credo inutile ri- chiamare l'attenzione sull'importanza del fatto che, mentre è facile, e si può fare in scuola da ciascun allievo, l'anatomia de- gli insetti e dei fiori, insetti e fiori hanno tali intimi rapporti biologici, che si prestano a speciali ed utili considerazioni ed insegnamenti. È anche un fatto innegabile che i ragazzi, così educati allo studio degli oggetti naturali, trovano gran diletto nell' acchiap- pare insetti e raccoglier piante in campagna; ed a questo pro- posito una grave lacuna si rivela nei nuovi programmi, inquan- tochè essi non raccomandano né le gite in campagna, né la formazione di piccoli erbari da parte degli allievi. Con qual co- raggio si grida soprattutto contro 1' eccessivo lavoro mentale cui vengono condannati i nostri giovani, se poi, mentre si ri- formano i programmi di scienze, « per ridurli entro i limiti che si convengono ad istituti d' istruzione classica, » se ne muta r indirizzo in modo che, per la Storia naturale, l' insegnamento diventi più pesante, e se ne toglie ciò che avrebbe giovato di più al morale ed al fisico dei giovani? Le gite in campagna non solo dovrebbero farsi, ma essere frequenti. I nostri giovani sono troppo abituati alla vita citta- dina, allo studio di tavolino (quando studiano), troppo attaccati a ciò che presenta un utile immediato: ed è bene distrarli da queste dannose abitudini richiamando la loro attenzione sulle bellezze della natura, mentre i loro polmoni per l' esercizio del corpo si dilatano ed aspirano l'aria balsamica dei monti. Né io posso accordarmi coli' opinione più oltre espressa nella più volte citata Relazione, che, cioè, si debba ridurre l'orario delle scienze naturali ad un minimum, per infrenare la ten- denza degli insegnanti a svolger troppo per esteso i programmi (pag. 619). Con l'orario più limitato, o il programma non viene svolto completamente, o viene anch'esso contenuto dentro i giusti limiti, ma sono sempre sacrificate le ripetizioni. I programmi hanno da esser limitati, questo è vero ; ma l'orario deve lasciar tempo di svolgerli completamente e con profitto dei giovani, cioè con accompagnamento di frequenti ripetizioni e dimostra- zioni pratiche, e non deve essere una camicia di piombo che si adatti per l'appunto, e senza alcun margine libero, ai programmi. ADUNANZA. DELLA SEDE DI FIRENZE 167 La limitazione dell' orario non è, a parer mio, il miglior modo di correggere i difetti di quegli insegnanti che invece di far lezione pel ginnasio o pel liceo la fanno per 1' università. Finalmente mi si permetta di richiamare l'attenzione della Società sui numerosi errori di ortografia che figurano nel pro- gramma di Botanica per la 5" classe del ginnasio. Voglio con- cedere che alcuni siano errori di stampa; altri però, costante- mente ripetuti, dimostrano, in chi ha scritto i nomi latini delle piante, la completa ignoranza delle regole d'ortografia che i botanici seguono scrupolosamente. Mi si dirà che il programma forse non fu scritto da un botanico; ma allora, abbiamo mag- gior ragione di credere che anche per la parte scientifica e didattica lasci molto a desiderare, se fu scritto da chi non sa la materia. Comunque sia, vi par ben fatto di mettere nelle mani di giovani che fanno gli studi classici (i giovani i programmi li comprano e li leggono prima dei professori) un programma dove non sono rispettate né la lingua italiana, né la latina, né la greca? Il Socio Caiìuel prende la parola per dichiarare cbe 1' esame dei programmi vacclii e dei nuovi ha rafforzato l' impressione prodotta in lui durante 1' ultima adunanza dalle parole del Socio Tanfani, e confermata ora dalla precedente lettura. Risponde all'incarico rice- vuto neir ultima adunanza leggendo il seguente ordine del giorno : « Considerando che nel Programma per i ginnasi e i licei del « 24 settembre 1889, saviamente era stato ripartito l'insegnamento « elementare della Botanica in due anni, per modo che veniva dato € nel secondo periodo di ogni anno, ossia nella stagione estiva, « quando solamente era possibile avere il materiale fresco assolu- te tamente richiesto dall' indole dell' insegnamento ; « Considerando che nel programma dell' 11 ottobre 1891 ora entrato « in vigore il medesimo insegnamento è stato irragionevolmente « portato tutto in un solo anno, ossia in parte nella stagione in- « vernale, quando fa difetto il materiale fresco e fa d' uopo ricor- « rere in sua vece a dei compensi affatto inadatti, anzi contrari allo « scopo dell'insegnamento qual' è dichiarato nel programma stesso ; « La Società Botanica Italiana fa voti perchè in questa parte « r insegnamento della Botanica ritorni alla giudiziosa pratica del « programma del 1889. » Il Socio Tanfani approva pienamente la proposta del prof. Carnei ; accenna all' avversione che hanno alcuni professori di sacrificare all'oggettività dell' insegnamento l'ordine sistematico; deplora anche 168 ADUNANZA DELLA SEDB^DI 'FIRENZE cha molti professori non giungano ad intendere 1' utilità delle com- parazioni ; dichiara che è impossibile fare dei confronti prima di avere imparato ad osservare e prima di conoscere un poco la ter- minologia botanica, che appunto si impara facendo le- desciùzioni, trova logico che, dovendosi ripartire l'insegnamento in due anni, i confronti si facciano nel secondo anno. Dice che a tutto questo provvedevano i vecchi programmi, ma ritiene che assegnando allo studio della Botanica la stagione conveniente, l'opera dell'insegnante valente possa svolgersi utilmente con qualunque programma. Egli perciò propone l' approvazione dell' ordine del giorno del prof. Carnei. L' approvazione viene votata all' unanimità. Dietro invito del Presidente il prof. Cavanna, presente all' adu- nanza, richiama 1' attenzione dei Soci sulle disposizioni che nei pro- grammi dal 1889 prescrivevano le modalità da seguire negli esami di Storia naturale nel Ginnasio. Dichiara che quelle disposizioni, per ogni riguardo opportune, mentre consacravano la necessità di applicare nell' insegnamento il metodo oggettivo, davano al Mini- stero un modo facile per verificare se 1' opera degli insegnanti suoi era conforme ai più sani principi della didattica, e di giudicare altresì con criteri sicuri degli effetti educativi che dall' insegna- mento medesimo si attendono e si possono ottenere. Nello stesso tempo l' esame, cosi com' era prescritto, dava all' insegnante pub- blico gli elementi per giudicare rettamente gli esaminandi prove- nienti dalle scuole private, nelle quali, troppo spesso, l'insegnamento della Storia naturale, malamente impartito, riesce del tutto ineffi- cace. Riterrebbe utile che nel voto della Società al Ministro s' insi- stesse sulla modalità degli esami. Il prof. Carnei propone che nella lettera con cui il Presidente presenterà al Ministro 1' ordine del giorno testé approvato si racco- mandi a nome della Società di attenersi negli esami alle modalità prescritte nei programmi del 1889, e tale proposta viene accolta una- nimemente. Si dà quindi lettura della seguente nota del prof. Macchiati. SULLA RIPRODUZIONE DELLA NAVICULA ELLIPTICA KTZ. COMUNICAZIONE PREVENTIVA DEL DOTTORE L. MACCHIATI. Si è disposti ad ammettere che nella moltiplicazione delle Ba- ci! lariee (Diatomee) per fissiparità i loro frustuli si fanno, di mano in mano, sempre più piccoli, sino a raggiungere un certo minimo di dimensione, il quale varia colla natura specifica del- l'alga. Allora si dice che interviene un fenomeno riproduttivo di natura sessuale, cioè una vera coniugazione, in seguito alla ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 169 quale si forma una specie di spora (però il nome non è forse bene appropriato) che E. Pfitzer ha chiamato auxospora, dalla quale esce un frustulo, il così detto frustulo sporangiale, che assume prestissimo la massima dimensione della specie. I casi di coniugazione che si conoscono nelle Bacillariee, non sono molto numerosi, però il fenomeno, in parecchie specie, è stato osservato, in epoche diverse, da un certo numero di botanici autorevolissimi, che d' ordinario lo descrivono pressoché nello stesso modo, ma non tutti ne danno la stessa spiegazione. Il signor Paolo Petit, che ha seguito il processo in una specie di Cocconema (C e ir tuia), è contravio all'idea d'una generazione sessuale , essendo , invece , più disposto ad ammettere che si tratti d' un vero ringiovanimento dei plasma. L' opinione di questo autore si trova in opposizione con quella emessa dagli egregi signori Thwaites, Carter, W. Smith e Lùders, i quali ri- tengono che si tratti d' una vera coniugazione sessuale, con re- ciproca fusione dei plasma, invece è una riconferma di quella dello Schraitz. In una serie di pubblicazioni, Tuna più interessante dell'al- tra, il chiarissimo signor conte ab. Francesco Castracane, ha preso a sostenere, sino dall'aprile dell'anno 1868, che le Bacil- lariee, oltre ai casi di coniugazione bene accertati, hanno anche la riproduzione per germi. La fortunata circostanza di avere sorpreso nel campo del microscopio una Podosfenia, nel mo- mento di dare esito ad alcune piccole forme rotonde e dell' averne potuto constatare le più minute circostanze (essendosi tutto svolto sotto i suoi occhi), gli fece riconoscere (cosi l'autore) e dimo- strare, che nelle Bacillariee esiste lo stato e la forma embrio- nale, il che include l' idea di un seme e di un germe qualun- que riproduttore. Prima di lui lo Schumann {Die Diatomeen cler Hohen Taira. "Wien, 1867) dice di avere non di rado osservato in frustuli vivi dei nuclei con corpi granulosi, dai quali si producevano dei nuovi individui, e ne adduce in esempio una Nitzschia sigmoi- dea Sm. Air idea d' una riproduzione per germi in questi organismi è, altresì, favorevole il Deby (1877), il quale si esprime cosi; « U apparizione suMtanea di specie, là ove precedentemente non ne esistevano; la loro successione periodica ciascun anno 170 ADUNAKZA DELLA SEDE DI FIRENZE in stagioni indeterminate, senza che se ne possa trovare ne- gli intervalli, nella stessa località, fanno presentire la possi- ì)ililà cf un modo dì generazione che non è ancora sospettato (quesf affermazione è, per lo meno, inesatta) per germi, per THicro 0 macì^ozoospore, come ciò ha luogo per tante alghe inferiori, inventi nelle stesse condizioni delle Biatomee ». Anche il chiarissimo signor dottor Matteo Lanzi (1878), avendo trovato neir interno dei frustali di parecchie Bacillariee nume- rosi corpuscoli che si ricoprivano d'una membrana e si orga- nizzavano in celhile divenendo nuovi frustuli, fu indotto ad ac- cettare la teoria della riproduzione per germi, ritenendo che quelle cellule siano i generi delle Bacillariee. E i nuovi argomenti portati non è molto (1886) in campo dal signor conte Castracane, rendono sempre più probabile l'idea d' un processo di riproduzione per germi nelle Bacillariee. Avendo il detto autore scoperto un Coscinodiscus radiolalus allo stato fossile, che nel perimetro delle valve avea numerosissime impronte di piccole forme rotonde, le ritenne doversi riguardare quali impronte delle forme embrionali rimaste in seno della cel- lula madre, allorché fu sorpresa dalla morte. Un caso fortunatissimo che si è presentato ai miei occhi il giorno 3 del corrente mese, mentre stava esaminando una pre- parazione temporanea di Diatomee vive, allo scopo d' indagarne, come fo, quasi tutti i giorni da più di quattro anni, la biologia, mi mette nella favorevole condizione di potere portare in ap- poggio della teoria della riproduzione per germi in questi or- ganismi, il validissimo argomento d' una prova di fatto. Nel campo del microscopio mi si presentò, spostando la preparazione, una graziosa Navicula elliptica Ktz., che si muoveva lentissima- mente e ne racchiudeva altre quattro, ognuna delle quali rag- giungeva appena '/g del diametro longitudinale e trasversale della Navicula madre. I piccoli frustuìi delle Navicule, racchiuse dalla maggiore, morfologicamente erano in tutto simili alla Navicula elliptica, della quale ripetevano la stessa finezza di striatura, come me ne potei accertare determinandola coli' impiego, non perfettissimo, del micrometro oculare, non potendo ricorrere ad altro mezzo, trattandosi d' una preparazione, come dissi, tempora- nea, fatta per scopo biologico. Altre tre Navicule della stessa forma, ma di dimensioni alquanto maggiori a quelle racchiuse ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 171 nella cellula madre, le si trovavano vicino, delle quali collo stesso mezzo potei constatare l' identità di striatura. Né potrebbe solle- varsi il dubbio che le piccole Navicale fossero sopra o sottoposte alia grande, che tale obbiezione ho la certezza di poterla esclu- dere, trattandosi di specie vive racchiudenti il loro endocroma, mentre che una simile aberrazione potrebbe verificarsi nelle Ba- cillariee che avessero subiti gli ordinari trattamenti, per farne dei preparati stabili da conservare. Del resto il fatto da me osser- vato non è che la ripetizione di ciò che ci viene raffigurato da W. Smith, che lo riguardò per frustulo sporangiale includente piccoli nuovi frustuli. Feci le prime osservazioni all'ingrandimento di 1500 diametri, nel microscopio perfezionato del Koristka, coli' obiettivo apocro- raatico a secco 3""" e l'oculare compensatore 18; ma la mi- sura delle strie la feci all'ingrandimento di 750 diametri, avendo adattato 1' oculare n. 6, che porta annesso il micrometro rela- tivo, e r obbiettivo ad immersione omogonea 2™"". Seguii per alcuni minuti, meravigliato e contento di cosi for- tunato incontro, la preparazione che mi offriva un bellissimo esempio in appoggio della teoria della riproduzione per germi; e mi ricordai subito di avere osservato più volte una varietà di questa Bacillariea descritta col nome di Navicula elliptica ini- nutissima Grun, la quale morfologicamente è in tutto simile alla specie tipica e non se ne distingue che per le dimensioni molto minori. Mi s'ingenerò allora il dubbio, che presto divenne quasi certezza, che la medesima non sia che una varietà biolo- gica della Navicula elliptica Ktz.: voglio dire un suo stadio di sviluppo. Nella speranza di poterne ricavare un esattissimo disegno, allorché rimase per qualche istante immobile, applicai all'ocu- lare la camera lucida di Zeiss, ma in causa di un leggiero spo- stamento della preparazione la perdei di vista. Allora tentai, senza perder tempo, di trasformare la preparazione temporanea in una preparazione stabile, facendo evaporare a moderato ca- lore l'acqua e poi montandola al balsamo; ma questo mio ten- tativo non fu coronato da quel felice risultato che mi atten- deva, probabilmente perchè il calore avrà costretto ad uscire le piccole Navicule dalla Navicula madre, per allontanamento delle valve di questa. Ma nutro fiducia che, perseverando in que- 172 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE sto genere di ricerche sulla biologia delle Bacillariee, non tar- derò molto a trovare qualche caso consimile. Dopo questa osservazione, mi sovvenni della Cyinbella Pisci- culus trovata dal Castracane, la quale presentava individui grandi e piccoli, differenti tra loro nella lunghezza dell'asse longitu- dinale, come 1 sta a 2, in cui però le strie si mantenevano co- stanti in tutti i frustuli; e mi ricordai anche del caso analogo citato dallo stesso autore riguardo alla Pinnularìa stauronei- formis var. Latialis Castrac, nei cui frustuli ebbe luogo vero- similmente r auxesi per accrescimento bilaterale. Tutti questi casi tornano in appoggio della teoria della riproduzione per germi nelle Bacillariee; la quale teoria, come mi scriveva in questi giorni il Castracane, « non è esplicitamente riconosciuta, perchè generalmente tutti si tì^'asiullano alla caccia di qualche nuova Diatomea (Bacillariacea), invece di occuparsi a ricono- scere la loro 'biologia ». Facendo questo studio, si vedrebbe che moltissime forme, descritte come specie o varietà, non sono che stadi di svilupppo di altre forme o tipi. Nella descrizione delle specie in questo gruppo di Alghe bisogna abbandonare la con- suetudine di basarsi, quasi esclusivamente, sui caratteri morfo- logici dei frustuli, senza tener conto delle loro condizioni di vita. Un lavoro di revisione sulla sistematica delle Bacellaricee si è ormai reso assolutamente indispensabile; ma bisogna farlo con criteri nuovi di ordine superiore. Il prof. Caruel dicliiara di non essersi occupato specialmente di Diatomacee, ma che le cose esposte dal prof. Macchiati gli sembrano talmente insolite da far deplorare che il preparato microscopico di cui è fatto menzione non abbia potuto salvarsi, giacché avrebbe contribuito a vincere la iacredulità con cui le asserzioni del Mac- chiati potrebbero essere accolte. Il Presidente Arcangeli legge la nota seguente: BREVI NOTIZIE SOPRA ALCUNE AGARICIDEE. NOTA DI G. ARCANGELI. In seguito a quanto .esposi nell'adunanza dell'anno ultima- mente cessato, aggiungo adesso i resultati di altri studi eflet- tuati ultimamente. Il contegno singolare delle spore di varii Lactarius di fronte ADUNANZA DELLA SBDK DI FIRENZE 173 ai reattivi della cellulosa, quali furono da me esposti ed effet- tuati sopra materiale fresco, m'invogliarono di tentare la prova sopra il materiale disseccato del nostro Erbario pisano. Tentai quindi 1' azione del cloruro di zinco iodato e dell' iodio ed acido solforico, sopra sottili fettoline ottenute dalle lamelle del Lacta- rium controversus (Pers.) Fr., del L. mdematopus Fr., del L. in- sulsus Fr. e del L. thejogalus (Bull.) Fr. In tutti questi fungili le spore si mostrarono, nonostante il disseccamento, assai ben conservate; tanto che per alcune d' esse fu pure possibile rico- noscervi dimensioni corrispondenti a quelle date dagli autori, e tutte dettero manifestissime la reazione, colorando cioè la loro parete in violetto od in azzurro, sotto 1' azione dei citati reat- tivi. Potei pure riscontrare, come nelle dette specie le spore presentino la loro superficie irregolarmente rugoso-alveolafa, piuttosto che aculeata, senza per altro escludere, che qualche verruca più o meno pronunziata possa talora presentarsi. Per ora solo nel L. exsuccus potei riscontrare spore decisamente vestite di piccoli aculei. I resultati ottenuti coi Lactarius, mi hanno indotto a ricer- care quale si mostrasse il contegno delle spore nel prossimo genere Russula. Preparate varie sottili sezioni delle lamelle della Russula alu- tacea Fr. della R. foetens (Pers.) Fr., R. virescens (Schseff.) Fr., R. rubra Fr. da saggi secchi conservati neh' Erbario, ho potuto agevolmente riconoscere, che in queste specie pure le spore si riscontravano assai ben conservate. In esse specie le spore ave- vano una forma ellissoidea, e mostravano la loro parete decisa- mente irta di piccole punte, a differenza di quella dei Lactarius già esaminati, e di più essa si colorava pure in violaceo od az- zurro, ma però assai meno intensamente che nei detti Lacta- rius. Da tutto ciò si può adunque ritenere, che anche nel genere Russula, almeno nelle specie da me esaminate, le spore hanno la facoltà di colorarsi in violetto od in azzurro con i reattivi della cellulosa, e che mentre le spore, in non poche specie del genere Lactarius sono irregolarmente ruguloso-alveolaie, in varie specie del genere Russula sono decisamente echinulatae. Ho potuto pure riscontrare che nella R. virescens le spore ave- vano 8-7 = 7-6, nella R. rubra 10-9 ■= 8-7. Altra notizia di qualche importanza si é la scoperta d'una 174 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE forma da ritenersi come nuova specie, ultimamente raccolta nel M. Pisano. Questa forma mi fu recata da Asciano, insieme a va- rie altre di cui intendevo servirmi per le ricerche di cui è già stato fatto parola nel mio precedente lavoro. Esaminando il ricettacolo di questo fungo, rimasi in dubbio se esso dovesse riferirsi al genere Pleurotus od al genere Trì- choloma: né ciò farà meraviglia, ove si consideri le difficoltà che s'incontrano in questo genere di studi, e le parole del Fries sui Pleurotus : « A Chondripedihus (Colli/Ma, Mycenaeì Ompha- « Uà) Pleuroti facillime dignoscuntur, sed a reliquis hymenophoro « cum stipite contiguo {Armillaria, Trìcholoma, Clitocybe) saepe « tantum statione epixyla. » Il mio fungo avendo stazione ter- restre, la faccenda si rendeva ancor più difficile, tanto più che le figure di alcuni Tricholoma somigliavano assai alla mia forma. Pensai allora di ricorrere all' amico prof. Saccardo, inviando a lui alcuni ricettacoli del mio fungo, ed egli non tardò a infor- marmi, come esso fungo si debba riferire al genere Pleurotus, e somigli assai al Pleurotus craspedius, del quale opina debba ritenersi come specie distinta. Un esame più accurato infatti mi ha potuto convincere essere giustissima l' opinione del Sac- cardo, avendo potuto riscontrare, che la mia forma differisce dal Pleurotus craspedius, non solo per la stazione terrestre e per le lamelle sordide, anziché bianche, ma pure per caratteri de- sunti dagli organi di riproduzione. Infatti, per quanto le spore del P. craspedius sieno dal Saccardo ' e dal Voglino ^ date di dimensioni assai differenti, concordando si l'uno che l'altro neir ammetterle globose, resultano in realtà differenti da quelle della mia forma, che le ha decisamente ellissoidee. Credo quindi opportuno riportare la diagnosi e la descrizione di questa forma, che chiamerò Pleurotus Saccardianus, in omaggio al professor Saccardo. Pleurotus Saccardianus n. sp. Caespitosus, pileo plus minus excentrico vel subexcentrico, 6-15 era. lato, plerumque sinuato- lobato, disco parum incrassato, versus marginem sensim attenuato. ^ P. A. Saccardo, Sylloge fungorum omnium ec, voi. V, Agarici- neae. Patavii, 1887, pag. 343-4. * P. Voglino, Observationes anaìyticae in Fungos agaricinos ìnì^noYÓ Giorn. bot. ital., XIX, 239. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 175 superne alutaceo vel cinereo, levi, glabro, pellicula secernibili Granino deslituto, demum explantato vel repando, carne satini compacta; stipite striato glabro, cinereo vel umbrino, subaequali, farcto, 3-7 cm. longo, 1-1 '/j cm. crasso: lamellis sat angustis, tenuibus confertis, breviter decurrentibus, minoribus (lamellulis) postice truncatis obtusisve, omnibus antice acutis sordidis: spo- ris dilute albo-carneis, ellipsoideis, obtusis, leviter torulosis, intus aequaliter graniilosis, G-5 = 4-3 jx, basidiis clavatis obtu- sis 4-sterigmicis, steriginatibus subulatis brevibus ; C3^stidiiis clavatis. Ad terram in olivetis prope pagum Asciano in Agro Pisano, mense decembris 1891. A Pleuroto craspedio, cui proximus, lamellis sordidis, nec candidis, sporis distincte ellipsoideis, haud globosis nec muricu- latis, et statione terrestri sat differt. Ricettacolo assai grande; con pileo del diametro da G-15 cm. Stipite quasi cilindrico, piuttosto breve, spesso flessuoso od irre- golarmente curvato, esternamente striato di colore cenerognolo, poco 0 punto ingrossato alla base, internamente pieno ed alla fine un po' cavo, con carne elastica di color nocciuola, un po' fibrosa. Pileo spesso inserito eccentricamente sullo stipite, superiormente color di pelle o cenerognolo, liscio e con tessuto superficiale non separabile dalla carne sottoposta, eli' é di color nocciuola chiaro e molle, quasi sericea. Lamelle primarie posteriormente assai larghe e scorrenti brevemente sullo stipite ed anterior- mente acute, le secondarie posteriormente troncate ed ottuse, scorrenti sul pileo con un breve dente ed anteriormente esse pure acute, tutte di color nocciuola o sordide alla fine con margine più scuro. Le spore riunite in massa sono di color biancastro leggermente carneo o quasi isabella debole, esse sono ellissoidee con estremità ottuse e superficie leggermente torulosa. Lo di- mensioni loro sono da 6-5 = 4-3 /x ed il contenuto grossolana- mente granuloso. Le basidi sono cìaviformi ottuse, poco sporgenti, a 4 sterigmi lesiniformi brevi. Le cistidi sono pure cìaviformi. Anche le spore di questa specie con i reattivi della cellulosa non danno colorazione alcuna. L'odore é assai pronunziato, non spia- cevole: il sapore è debole, quasi farinaceo. É mangiato volentieri dai conigli. Aggiungerò pure come dalla stessa località mi fu recato 176 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE V Hygrophorus pratensis Fr., che già fu pubblicato xìqW Eri). Crìit. ital., n° 968, raccolto dal dott. Baglietto nella valle della Polcevera sopra a Genova nel 1862 e citato dal Lanzi dei prati di Marsigliana presso Roma, ma che non trovo indicato della Toscana. Ultimamente poi ho ricevuto da Lecce, inviatami dal sig. 0. Chiarella, la Colhjbia velutlpes Curt., specie già raccolta da L. Caldesi presso Faenza nel 1863, da me nel Giardino bo- tanico pisano nel decembre 1873, e dal prof. Saccardo a Padova nel decembre 1876 (vedi Myc. veneta n" 1105) e citata dal Lanzi del Lazio, ma fino ad ora affatto ignota di quella località. Il sig. Chiarella m' informa aver raccolta questa specie nel suo giardino a pie di una pianta di PUiosporum. Il prof. Arcangeli soggiunge che malgrado la sua circospezione nel creare specie nuove si è creduto autorizzato ad ammettere quella di cui sopra lia tenuto parola. Cita le parole di un suo allievo il quale gli espose il dubbio cbe spesso si potessero creare nuove spe- cie in seguito a conoscenza imperfetta delle vecchie. Il Socio Martelli vede nella scoperta di questa nuova specie una conferma della sua opinione che allontanandosi dai dintorni di Firenze si possano ancora scoprire in Toscana molte specie nuove o non segnalate per la regione. Accenna al fatto che pel passato i micologi hanno dato troppa importanza nello studio dei funghi superiori ai caratteri desunti dal colore. Il Socio Caruel gode approvare le parole dello studente di Pisa, e ritiene più facile creare una nuova specie, anziché studiare accu- ratamente le specie vecchie, e indagare entro quali limiti esse pos- sano variai'e; mentre molte scoperte restano senza dubbio da fare nel campo micologico, ritiene che sarebbe un avvenimento raro la sco- perta d' una vera nuova specie di Fanerogame presso noi. Il Socio BarGtAGLI presenta un esemplare di Hypericum calycmum, pianta da lui raccolta allo stato spontaneo a Stigliano, fra le valli di Rosia e di Merse. Caruel fa osservare che questa pianta origina- ria dell'Oriente e coltivata nei giardini, secondo Parlatore sarebbe stata raccolta, a quanto pare inselvatichita, nel Nizzardo e nel Ve- ronese. La scoperta della nuova località fa supporre che essa vada diffondendosi fra noi. Il Socio Bargagli, parlando della nuova edizione del Compendio della flora italiana annunziata dal prof. Arcangeli, esprime il desi- derio che essa venga corredata di una chiave dicotomica simile a quella dioVV Erborista toscano del prof. Caruel. Il prof. Arcangeli dichiara che questa aggiunta accrescerebbe soverchiamente il volume dell' opera e si dichiara poco favorevole del sistema dicotomico. II Socio Bargagli si rivolge al prof. Caruel manifestando il desiderio ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 177 che egli completi il lavoro già iniziato nel suo Erborista toscano, e nel suo Erborista italiano, elaborando un nuovo erborista italiano che si spinga fino alla specie. Il prof. Cakuel risponde di aver già ti-a mano troppi lavori, e di lasciare quello ora accennato alla più giovane generazione. Il Socio Tanfani parla della utilità, del sistema dicotomico nella determinazione delle piante ; cita la Nouvelle fiore fran<;a{se di Gillet et Magne, nella quale il sistema dicotomico è applicato molto oppor- tunamente; dice che quel libro gli fece prendere amore agli studi botanici, e soggiunge che la vocazione alla botanica fu determinata nel prof. Poli dallo stesso libro. Carnei e Martelli parlano nello stesso senso riconoscendo l'utilità del sistema dicotomico. Il prof. ARCANaELi dice di conservare la propria antipatia pel metodo dicotomico, e credi che il favore del libro di Gillet et Magne sia dovuta alla presenza delle figure. Esaurite cosi le comunicazioni l'adunanza è tolta. SEDE DI ROMA. Adunanza del 4 febbraio 1892. Sono presenti i Soci Pirotta, Marcatili, Kruch, Terracciano e Avetta. Letto ed approvato il verbale precedente il Presidente dà la pa- rola al Socio dott. Kruch, il quale comunica una sua nota : SULLA PRESENZA DEL CYCLOCONIUM OLEAGINUM CAST. IN ITALIA. PER O. KRUCH. In uno degli ultimi numeri del Journal de Botanique diretto dal Morot è appar.so un lavoro del Boyer* nel quale si tratta di una malattia dell'olivo prodotta dal Cucloconium oleagìnum. Questo fungo, descritto per la prima volta dal Castagne fino dal 1845 e che secondo la classificazione del Saccardo appar- tiene ai Demaziei didimosporei, è stato fino ad ora, come rife- risce l'Autore citato, riscontrato solo in Francia. Scopo della * Recherches sur les maladies de V Olivier, — Le Cycloconium oleagì- num. Journal de Botanique, n. 24, 1891. SnU. della Soc. hot. Hai. 12 173 ADUNANZA. DELLA SEDE DI ROMA presente comunicazione é di segnalarne la sua presenza anche in Italia. La sola indicazione che mi venne dato di rinvenire in pro- posito si trova in una Nota dei casi di malattia dei vegetali presentati alla E, Stazione di Patologia vegetale nei mesi di maggio, giugno e luglio 1889. * Io ho esaminato il rela- tivo materiale che si trova nella collezione della Stazione di Patologia, raccolto nella prihia metà del giugno 1889 a Torri- cella Sicura in provincia di Teramo e non avvi alcun dubbio che si tratti della malattia dettagliatamente descritta dal Boyer. Da parte mia posso aggiungere due altre regioni nelle quali si é manifestata la stessa malattia, la Toscana cioè e la provincia romana. Nella primavera ed al principio dell'estate del 1890 venivano, a diverse riprese, spedite da Firenze e da altra parte della Toscana delle foglie di olivo che si ritenevano infette da una crittogama. Sulla pagina superiore di queste si notavano delle macchie nerastre o di arsiccio di forma circolare, mentre la pa- gina inferiore delle stesse mostrava delle chiazze irregolari di colore plumbeo che talora si estendevano a tutta la superficie della foglia. L'esame microscopico dimostrava che le macchie circolari della pagina superiore erano prodotte dal Cycloconium,, (|uelle irregolari della pagina inferiore da numerosi cespuglietti di ife di colore bruno olivaceo che sporgevano sulla superfice dall'apertura degli stomi. Mentre il fungo della pagina supe- riore del lembo fogliare offriva un micelio esclusivamente sot- tocuticolare, abbondanti fili micelici, jalini, settati, attraversa- vano il tessuto spugnoso del mesofìllo arrivando fino al palizzata; essi si raccoglievano per lo più in un fitto intreccio nella camera stomatica e da esso uscivano per l'apertura stomatica le ife so- pra ricordate. Gli elementi del tessuto attraversati dal micelio di quest'ultimo fungo erano più o meno profondamente alterati e la differenza tra la disposizione del micelio dei due funghi e l'azione patologica da essi esercitata risaltava subito all'occhio. Esclusa la possibilità che il micelio della pagina inferiore potesse ascriversi 2AV Antennaria elaeophila Mont. e per il suo aspetto differente e perchè il micelio di questo fungo si sviluppa sulla pagina superiore e non penetra nei tessuti dell'ospite, rimaneva ' Bollettino di notizie agrarie del Ministero cV Agricoltura, n. 55, 1889. ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 179 'da stabilire a quale altro ifomicete dovesse attribuirsi. Ad onta di diligenti ricerche fatte dal prof. Cuboni e da me per rintrac- ciare la presenza di qualche spora che permettesse la determi- nazione sicura del fungo non si riusci mai a riscontrarne. Le fogli? infette vennero ripetutamente tenute per un tempo più o meno lungo in camera umida, ma non si ottenne altro resultato che un più ricco sviluppo del sistema vegetativo del fungo. Tut- tavia credo di non errare nel!' ascrivere il micelio in questione alla Cevcospora cladosporìodes Sacc, perchè esso corrisponde perfettamente per colore, forma e dimensioni alla descrizione ed al disegno che ne dà il Saccardo (Syll., IV, pag. 470; F. ifal., 672). Data la presenza contemporanea di due parassiti nasce sponta- nea la domanda: si manifestano essi contemporaneamente, indi- pendentemente l'uno dall'altro, o l'uno sviluppandosi prima col- r azione patologica da esso esercitata sull'organo, prepara il terreno favorevole allo sviluppo dell'altro? A questa domanda, dovendosi le mie osservazioni limitare al semplice esame di ma- teriale staccato dalla pianta, non si può rispondere che indiret- tamente. Gli studii del Boyer hanno dimostrato che il Cycloco- niimi oleaginum non si sviluppa esclusivamente sulla pagina superiore della foglia, come prima si riteneva, ma che esso può svilupparsi, sebbene con minore intensità, anche sull'inferiore. Mi venne il dubbio che la Cercospora cominciasse a manife- starsi in corrispondenza ai punti della pagina inferiore già stali attaccati dal Cycloconium, e che di qui si estendesse poi gradatamente all'altre parti della foglia. L'esame mici'oscopico .escludeva però questo dubbio, perchè la parefe esterna delle cel- lule epidermiche appariva sempre intatta; nel suo spessore non si osservava alcuna traccia di micelio, né apparivano in essa modificazioni tali da farci ritenere che fosse stata antecedente- mente attaccata. D'altra parte il Boyer ha osservato che il Cy- cloconium non intacca che le foglie che hanno raggiunto il loro completo sviluppo, fatto che è, come è naturale, in stretta re- lazione col luogo nel quale il micelio è destinato a vegetare. La sua apparizione si manifesta quindi tardivamente; nelle fo- glie dell'annata comincia di regola nel settembre e va diffon- dendosi dalla base dei rami dell'annata verso l'alto. La Cerco- spora si riscontrava di regola nel caso nostro sviluppata sopra le foglie che presentavano sopra la pagina superiore un numero 180 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA più 0 meno grande di macchie prodotte dal Cycloconium; solo in qualcuna di esse ho osservato la pagina superiore perfetta- mente immune da parassiti e la pagina inferiore abbondante- mente provvista della Cercospora. Questo fatto però che si deve ritenere come un* eccezione, non è succiente per distruggere l'impressione ricevuta dall'esame del materiale che ebbi a mia disposizione, che T infezione del Cycloconium i^veceda di regola l'apparizione dell'altro parassita e che le alterazioni patologiche da esso prodotte alle foglie inducano in queste una certa quale predisposizione ad essere attaccate dalla Cercospora. I danni prodotti sull'ospite da quest'ultimo fungo sono di certo supe- riori a quelli esercitati dall'azione parassitaria del Cycloconium, che secondo il Boyer sono insignificanti, data la sua apparizione tardiva, ad onta che esso possa talora svilupparsi, specialmente sopra alcune determinate varietà di olivo, in estrema abbondanza. Ricorderò finalmente che altri esemplari del Cycloconium in differenti stadii di sviluppo furono da me raccolti nel luglio del 1890 a Colonna presso Frascati. Riguardo all'azione patologica di questo parassita sugli organi da esso attaccati, io non ho niente da aggiungere a quanto dice l'Autore già più volte citato: le mie osservazioni non confermando che le sue: solo dirò che nel materiale a mia disposizione il fungo si trovava esclusivamente sviluppato sulla pagina superiore. Il Socio dott. Terracciano presenta poi la nota seguente: LE SASSIFRAGHE DELLA FLORA ROMANA. NOTA DEL DOTT. ACHILLE TERRACCIANO. Quante Sassifraghe ci venivano date e descritte per la flora della provincia di Roma dai sigg. Sebastiani e Mauii e dal San- guinetti, * erano quattro appena: Saxifraga tridactylites Linn., * Sebastiani et Mauri, Florae romanae prodromus (Romae, 1818), pag. 147-148. — Mauri, Romanarum plantarum centuria XIII (Ro- mae, 1820), pag. 20. — Sanguinetti, Florae romanae prodromus alter (Romae, 1861), pag. 327-331. ADUNANZA DELLA SKDE DI ROMA 181 S. bulbìfera Linn., 5. granulala Linn., S. rotundifolìa Linn. Tuttavia in un libro, compiuto forse nel 1772 ma edito nel 1822, dal titolo « Flora romana, 1). Joannis Francisci Maratti, abbatis vallumbrusiaiii, » insieme con S. iridaclijUte^, granulata, ro- tundlfolia, si dava anche S. colyledon (= S. Ungulata Bell.) per San Polo e per monte Gennaro, ove però non fu mai rin- venuta. Si deve solo al Rolli, raccoglitore accurato e già pro- fessore di botanica in questa R. Università, se il numero ne fosse di molto accresciuto; poiché primo raccolse nei monti di Filettino : S. adscenclens Linn,, moschata Murr., Ungulata Bell., Aizoon Murr., porophijlla Bert., oppositifoUa Linn. Le quali poi li stesso e, per ora, non altrove furono rinvenute dai più re- centi studiosi della flora romana. Io, riordinando testé 1' erbario generale e quello speciale ro- mano del nostro R. Istituto botanico, ho potuto averle tutte sot- t' occhio e studiarle di confronto. Per tale modo sono venute fuori forme peculiari di S. trìdactylites Linn., Aizoon Murr., rotundlfoUa Linn.; var. di S. moschata Murr. ed Aizoon Murr.; ed una specie che già descrissi per S. meridionalis ed é quella che comunemente va tra noi per S. oppositifoUa Linn. Le dia- gnosi sono, con quella chiarezza e brevità che ho potuto mag- giori, apposte ad ogni specie ; solo per la S. 'ìneridionalis, di cui in questo medesimo Bullettino a pag. 137 trovansi descri- zioni ed osservazioni, aggiungerò essere succedanea geografica- mente e morfologicamente della S. oppositifoUa tipica di Linneo. Nelle varietà e forme date per un solo piccolo tratto dell' Ap- pennino romano già si rileva, che i caudicoli fioriferi sono ora glabri ed ora pelosi, le foglie tutte densamente cigliate e pe- loso-aracnoidee alla base per l'allungarsi dei denti marginali bianchi, i sepali ora glabri ed ora lievemente peloso-ghiando- losi, le capsule terminate dagli stili divergenti ; catatteri che la fanno adunque stare fra il tipo linneano e la S. biflora Ali., senza essere né 1' una né l' altro. È comune in tutto l'Appen- nino centrale, vive nel Montenegro come una varietà orientalis, e non è improbabile che assai più grande ne sia la diffusione e che nei diversi luoghi si presenti con forme del pari caratte- ristiche. 182 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA II. 1. S. TRiDACTYLiTES Li'nn. IMaratti, FI. rom., voi. I, pag. 307 ; Sebastiani et Mauri, Prodr. fl. rom., pag. 148 ; Deakin, FI. Coloss., pag. 53; Sanguinetti, Fl. rom. prodr. alt., pag. 328; Fioiini-Mazzanti, Fl. Coloss., pag. 19; Gravis, Herbor. mar. poni., pag. 176. formae: a. muralis, pusilla, magis glandulosa, foliis et floribus dimiuutis, paucis. b. nemoralis, elata, ramosa, ramis divarica- tis, interdum huc illuc glabriuscula, foliis^ caulinis lanceolato-obtusis, floribus longe pedunculatis, saepe cernuis. e. montana, pusilla sed caespitosa, foliis in- ferioribus rosulatis, caule maxime glandu- loso, rubescente. Hab.;* Roma nei muri e sui tetti, Sanguinetti, 1. e, Maratti, 1. e; sui muri antichi, Rolli!; Colosseo!, De Notaris! Fiorini- Mazzanti!; Fòro Romano!, Sanguinetti! (V. 18i32): Tempio della Pace, Sanguinetti!; Palazzo dei Cesari, Avetta! (20, IH, 1881); Scala di San Gregorio Magno, Canneva! (22, IV, 1877); Te- staccio, Sanguinetti! (II, 1828), Avetta! (25, IV, 1881); Ponte Mammolo fuori porta San Lorenzo, Canneva!; Orto botanico di Panisperna, Canneva! (26, III, 1890); Villa Borghese, Pelosi ! (15, III, 1883); dintorni della città, Cuboni! (IV, 1879); Tor d'An- gelo fuori Porta Maggiore, Mauri! (29, III, 1876); monti Pa- rioli! (16, IV, 1890); — Cori nei monti Lepini, Gravis, 1. e; — Campagnano ! (4, IV, 1887) ; — Rocca di Subiaco, Pelosi ! (25, V, 1886) ; — Filettino! nei colli Albanesi, Martelloni ! (IV, 1887); monte Cotento!, Pelosi! (VII, 1886); — Tivoh! (27, V, 1887); — monte Gennaro, Brizi! (12, V, 1889); a colle Zappi! (27, V, 1887); — Cineto Romano! (23, V, 1891). 2. S. ADSCENDENS Linn. forma: rivalis, petalis obovatis, calycem aequantibus. * Io stesso raccolsi la pianta quando al nome della stazione segue l' ammirativo ; 1' ammirativo dopo un nome di persona denota che studiai la pianta con cartellino autografo. ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 183 Hab. : Filettino nel monte Piano, Martelloni! (VI, 1887) ; Tri- nità e monte Autore nei monti Simbruini! (15, VII, 1891); la forma alla sommità del Cantro di Filettino, Rolli! (12, VII, 1856). 3. S. GRANULATA Liiin. Maratti, op, cit., pag. 307 ; Sebastiani et Mauri, op. cit, pag. 147; Deakiii, op. cit., pag. 52; San- guinetti, op. cit., pag. 329. Hab. : Sommità della Semprevisa nei monti Lepini sopra Car- pinete, Rolli! (6, VI, 1852); — monte Gennaro! (6, VI, 1891), Maratti, 1. e, Brizi ! (12, V, 1889); — monte Viglio sopra Fi- lettino! (14, VII, 1891); —Colli albani, a Rocca di Papa, Rolli! (13, V, 1861); Madonna del Tufo, Sanguinetti! (IV, 1828); som- mità del monte Lucretile, Rolli! (26, V, 1859); monte Cavo, Cuboni! (25, IV, 1880), Avetta ! (14, IV, 1880), Pelosi! (21, V, 1886); — Guadagnolo, Sanguinetti, loc. cit. Obs. : Il Deakin descrive e dà pel Colosseo tale pianta ; ma, non avendovela mai nessuno, e prima e dopo di lui, ritrovata, siffatta indicazione va ritenuta dubbiosa. 4. S. BULBIFERA Liun, Mauri, Rom. pi. cent. XIII, pag. 20 sub S. veroìiicaefolia ; Sanguinetti, op. cit., pag. 329. Hab.: Monti Albani, Campi di Annibale, Rolli! (23, V, 1861); monte Compatri ed Albano, Sanguinetti, 1. e; Forcella presso monte Compatri, Mauri, 1. e; Guadagnolo, Sanguinetti! (V. 1832); monte Calvo, Pelosi ! (26, V, 1886); monte Gennaro! (6, VI, 1891), Cuboni! (10, VI, 1880); Riofreddo! (23, V, 1891); monte Cimini, Mauri, 1. e; fosso Lupato nei dintorni di Viterbo, Mari! (9, V, 1890); monti Lepini alla Reticheta di Carpineto, Rolli! (5, VI, 1852). 5. S. ROTUNDiFOLiA Linu. Maratti, op. cit., pag. 306; Sebastiani et Mauri, op. cit., pag. 147; Sanguinetti, op. cit., pag. 328. formae: a. uìnbrosa, caule elato, laxe folioso, apice valde ramoso, foliis caulinis sessilibus, acu- te-lobatis, lobis triangularibus, aequalibus, foliis infei'ioribus longe petiolatis, obtuse lobatis, lobis interdum albo-marginatis. b. pumila, caule abbreviato, ramulis etiam confertioribus, foliis caulinis inaequaliter 184 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA lobatis, lobis deltoideo-acutis, floribus mi- noribus. Hab.: Monte Gennaro! (6, VI, 1891), Cuboni ! (10, VI, 1880,),. Pirotta! (VI, 1885); monte Lucretile, Sanguinetti! (VII, 1827); Guadaglielo, Sanguinetti 1 (VII, 1832); monti Lepiiii a Carpinete, Rolli! (VII, 1852); Riofreddo! (23, V, 1891); San Vito Romano, Salomonsohn! (V, 1891); monte Pellecchia! (27, VII, 1890); monti Simbruini a monte Viglio! (14, VII, 1891); monte Cosento! (12, VII, 1891); fra Trevi e Valleprietra! (15, VII, 1891); Cafor- chietto, Martelloni ! (VI, 1887) ; Faito, Baldini ! (29, IX, 1886) ; Filettino nelle colline della Moscosa, Pelosi! (VII, 1886). 6. S. MOSCHATA Wulf. YSiV. pygmaea (Han.) Engler (= S. muscoides \V\i\L var. in-, tegrifolia Koch. con Are, Corap. li. ita!., pag. 253). Hab.: Rupi del Cantre di Filettino, Rolli! (12, VII, 1856); monte Viglio, sulla vetta! (15, VL 1891). 7. S. LINGULATA Bell. Hab.: Filettino sul Cantre, Rolli! (12, VII, 1856); monte Vi- glio ! (14, VH, 1891). 8. S. AizooN Murr. formae: a. humilis, foliis diminutis, dense rosulatis, surculis sterilibus abbreviatis, caule fiori- fero tenui, recto, apice tantum'ramoso-co- rymboso. b. elata, foliis obovato-spathulatis, caule erec- to, valde ramoso, ramis longis, divaricatis. varietates : a. latina, foliis, basilaribus lingulatis, planis, 3-4 cm. longis, 3-9 mm. latis, apice mu- cronulatis, margine serrulatis, basi cilia- tis, caule elato, piloso-glanduloso, superne praesertim, floribus ad ramulorum apicem, et in paniculam fere oblongam, obtusam dispositis, calycis laciniis subtriangulari- bus, obtusis, petalis dimidio minoribus. b. m/erme^m, foliis, obovato-spathulatis, ob- tusis, serrulatis, dentibus, nunc obtusis, ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 185 mine acutis, caule crasso, erecto, Tube- scente, piloso-glaiiduloso, caiycis laciniis subrubris, floribus intense luteis, maio- ribus. Hab.: Cantro di Filettino, Rolli! (13, VII, 1856); monte Ca- forchietto nei Simbruini, Baldini! (10, IX, 1886); monte Viglio! (14, VII, 1891), Pelosi! (VII, 1886), Baldini! (23, IX, 18S6). Var. a. al monte Cotento ! (12, VII, 1891; — &. Filettino alle colline della Moscosa, Pelosi! (VII, 1886); Caforchietto, Martel- loni! (VI, 1887). 0. S. poROPHYLLA Bei'tol. (confei". A. Terracciano, Le Sassifra- ghe del Montenegro, in Bull. Soc. bot. ital., 1892, pag. 134). Hab.: Sommità del Cantro di Filettino, Rolli! (12, VII, 1856). 10. S. MERiDiONALis A. Terr. Sass. Monten., in Boll. Soc. bot. ital., 1892, pag. 137 (= S. opposìtofìa Baldini e Pelosi, Add. ad fl. ital., in Malpighia, ann. I, fase, IV, pag. 191). varietates : a. apennina, foliis dimlnutis, ovato-obovatis, albo-ciliatis, ramulorura sterilium farete et quadri fariam imbricatis. Formae occurrent: a. caudiculis sterili- bus superioribus longioribus glabris; — &. caudiculis sterilibus pilosis, foliis qua- drifariam disposltis. Cataphylla nunc desunt, nunc in quibusdam caudiculis adsunt ; folia variant malore et mi- nore, laxe ac dense imbricafa. b. latina, calyce glandulifero, floribus in ca'u- diculorum elongatorum laxe foliosorum et pilosorum apicem subsessilibus, maiusculis, caudiculis sterilibus foliis haud cataphylli- feris, brevibus, columnaribus foliis planis, parvis, maxime dentato-ciliatis et basi arachnoideis. Hab.: Sopra il Cantro di Filettino, Rolli! (12, VII, 1856)! monte Viglio! (14, VII, 1891), Baldini! (23, IX, 1886), Pelosi; (VI, 1886). — Var. b. a monte Piano, Martelloni ! (VI, 1887, et VIII, 1888). 186 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Da ultimo il prof. Pirotta fa la seguente comunicazione a propo- sito della coltura del Cynomorium cocGÌneum : • « I SociU. Martelli e G. Arcangeli (Bull. Soc. bot. ital., 1892, p. 97 e 127) hanno fatto conoscere i risultati dei loro tentativi per col- tivare il Cynomorium coccineum, ed il Martelli, annunciando l'esito felice della prova, aggiungeva : che V esperienza era riuscita ...... e che cV ora innanzi dovunque piaccia sarà facile coltivare una pianta tanto strana ed interessante. « Ora, al solo scopo di constatare, che non è la prima volta, che il Cynomorium vien coltivato in Italia, credo dover far conoscere, che fin dal 1885 io introducevo nell'Orto Botanico di Roma questa Bala- noforea, valendomi di abbondante materiale inviatomi da Cagliari dall'egregio collega prof. Gennari. Alcuni individui, allevati dap- prima in vaso sopra piante di Halimus portulacoides, collocai in piena terra vicino alle radici di un rigogliosissimo esemplare di questa stessa pianta vegetante a Panisperna. Nel febbraio dall'anno sxicces- sivo poco lontano dal luogo nel quale io avevo messo il Cynomorium si svilupparono cespi di bellissimi scapi fioriferi. Il parassita con- tinuò a mostrarsi par parecchi anni successivi finché, abbandonata la parte di Orto, dove stava V Halimus, lo feci levare e coltivare in vaso, coltura che tuttora riesce. « Dell'esito di questi tentativi da me fatti scrisse il pi'of. A. Engler nella Gartenflora del 1886 a pag. 286. » Esaurite le comunicazioni la seduta è levata. SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 14 febbraio 1892. Il Presidente apre 1' adunanza dando lettura della seguente let- tera da lui diretta, dietro incarico ricevutone nell'adunanza della Società del 10 gennaio, al Ministro della Pubblica Istruzione : Firenze, 26 gennaio 1892. La Società botanica italiana, avendo giudicato suo dovere prendere in esame i nuovi programmi per l'insegnamento della Storia Naturale nei Ginnasi e nel Licei, ha incaricato il sotto- scritto di comunicare alla S. V. 111."* un ordine del giorno ed un suo desiderio relativi a tale argomento. L'ordine del giorno suddetto, che ebbe l'approvazione una-r ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 187 nime nella sediUa del 10 gennaio u. s. tenuta nella sua Sede di Firenze, è concepito nei seguenti termini ; « Considerando che nel Programma per i Ginnasi e Licei del « 21 ottobre 1883 saviamente era stato ripartito l'insegnamento « elementare della Botanica in due anni, per modo che veniva « dato nel secondo periodo di ogni anno, ossia nella stagione « estiva, quando solamente era possibile avere il materiale fre- « SCO assolutamente richiesto dall'indole dell'insegnamento; « Considerando che nel programma del 7 ottobre 1891, ora « entrato in vigore, il medesimo insegnamento è stato irrazio- « nalmente portato tutto in un solo anno, ossia in parte nella « stagione invernale, quando fa difetto il materiale fresco e fa « duopo ricorrere in sua vece a dei compensi affatto inadatti, « an/-i contrari allo scopo dell'insegnamento, qual' é dichiarato « nel programma stesso ; « La Società botanica italiana fa voti, perchè in questa parte « l'insegnamento della Botanica ritorni alla giudiziosa pratica « del programma del 1889. » La Società stessa prega inoltre 1' E. V. IH."* a voler rivolgere la sua attenzione alle disposizioni che nei programmi del 1889 prescrivevano le modalità d^ seguire negli esami di Storia Na- turale nel Ginnasio. Quelle disposizioni che la Società considera per ogni riguardo opportune, mentre consacravano la necessità di applicare nel- l' insegnamento il metodo oggettivo, davano al Ministero un modo facile per verificare se l'opera degl'insegnanti suoi era conforme ai più savi principi della didattica, e di giudicare al- tresì con criteri sicuri degli elfetti etlucativi che dall'insegna- mento medesimo si attendono e si possono attendere. Nello stesso tempo l'esame, cosi com'era pre^^critto, dava all'insegnante pub- blico gli elementi per giudicare rettamente gli esaminandi pro- venienti dalle Scuole private, nelle quali troppo spesso l' inse- gnamento della Storia Naturale, malamente impartito, riesce del tutto inefficace. DevJ^° Servo Giovanni Arcangeli. A Sua Eccellenza il Ministro della Pubblica Istruzione Roma. 188 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE Il Presidente annunzia quindi il prossimo viaggio alla Colonia Eritrea del Socio Achille Terracciano al quale dietro proposta del Socio Martelli viene inviato un saluto ed un augui-io. Viene quindi annunziato che il sig. S. Renaud (Principato di Mo- naco) mette in vendita una collezione di 150 specie di Muschi Austro- affricaui con circa 40 specie nuove, al prezzo di L. 15 la mezza cen- turia. L'Archivista Martelli dà Iattura del seguente elenco di doni per- venuti alla biblioteca della Società : Dal prof. T. Carnei : Carnei. Epitome florae Europae terrarum- que affinium. Florentiae 1892. Dal prof. G. Arcangeli: Arcàngeli. Cenni necrologici sul generale Vincenzo Ricasoli. Firenze 1891. — Sopra ima varietà dell' Hibiscus cannab'nus L. Firenze 1891. — Sulle foglie e sulla fruttificazione del- l' HeliaodicerGs musjìvorus. Firenze 1891. — Sulla cultura ddl Cyno- morium co^.cineum. Firenze 1891. — Sul Dracunculus canariensis Kunth. Firenze 1891. Dal dott. E. Baroni : Baroni. Sulla struttura del seme dell' He- merocallis flava. Dai sigg. G. Gibelli e F. Ferrerò : Gibelli e Ferrerò. Eicerche di anatomia e morfologia intorno allo sviluppo dell'ovolo e del seme della Trapa natas L. Genova 1891. Dai sigg. G. Gibelli e S. Belli : Gibelli e Belli. Rivista critica delle specie di Trifulium. italiane comparate con quelle del resto d'Europa e delle regioni circummediterranee della sezione Trigan- theum Nobis (Mistyllus Presi. P. P.). Torino 1891. Dal dott. E. Rostan : Fuohs L. De historia stirpium commen- tari insignes. Lugduni 1549. — BnUetins des travaux de la So- cióté Murithieiine pour les années 1872, 1873, 1874. Sion 1876. — MuUer J. Les Characées geaévoises. Genève 1881. — Correvon H. Liste des plantes des montagnes élevées au jardin alpin d'acclima- tation de Genève. Genève 1885, — Crep'n F. Nouvelle classification des Boses. Melun 1891. — Examen de quelques idées émises par MM. Burnat et Gremii sur le genre Rosa. Gand 1888. — Genty P. A. Note sur le Piroga media Swartz, piante rare nouvelle pour la flore jurassique et la flore fran9aise. Paris 1890. Dal sig. C. Grilli : Grilli. Ossarvazioni sopra una questione di fi- siologia vegetalo relativa ai licheni per 0. J. Richard. Traduzione autorizzata dall'Autore. Castelpiano 1892. Dal dott. D. Lanza: Lanza. Gli Adonia di Sicilia e di Sardegna. Pa- lermo 1891. Dal prof. C. H. Peck : Peak. Annual report of the state botanist the state of New York. Albany 1891-92. Dal sig. W. H. Bdeby: Beeby. On the flora of Shetland 1891. — A new Hieracium. London 1891. Dal sig. J. E. Forster : Forster. Mushrooms and Mushroom-poiso- ning. Massachusetts 1890. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 189 Vien dato lettura della nota seguente : UNA ERBORIZZAZIONE FUORI STAGIONE. NOTA DI A. GOIRAN. Osservazioni da me accuratamente proseguite per oltre un ventennio, hanno messo in chiaro che nei dintorni di Verona fra il 15 di novembre e il 15 di dicembre, almeno negli anni normali, é quasi certo di rinvenire nei campi, nelle sie[)i, lungo i fossi e le vie, nelle ortaglie, con tracce e segni evidenti di fioritura e non infrequentemente con fioritura completa, o tutte, o per lo meno alcuna fra le specie seguenti: Dellìs perennis, Picris liieracioìdes, Ceniauma solstitlalis, Scabiosa Colwnba- ria, Lychnis alba, Chenopodium murale, Alyssum mariti- muiii, Pyrethrwn Parthenittm, Stellarla media, Poa annua, Senecio valgaris, alcune forine di Crisantemi ecc.; le quali pertanto rappresenterebbero presso di noi le specie maggior- mente resistenti ai rigori invernali. All' infuori di questi resi- dui 0 simulacri di vegetazione tutto è squallore sin oltre al sol- stizio d'inverno. Si hanno però anni eccezionali che si sottraggono 'nel fatto a questa regola generale: narra un cronista veronese che nel mese di dicembre dell'anno 1504, in molti lochi del Veronese se trovò de la scgalla che haveva facto de le spighe, et de le fave fresche, et pizoli che erano renassucli, et sosini et altri frati, et fiorì li mandolini, et fa trovato meloni maturi. ■ L'anno 1891 appartiene a queste annate eccezionali come è dimosti-ato da una erborizzazione accidentalmente da me fatta nella collina soprastante a Montorio veronese il giorno 13 no- vembre fra Olive (m. 70) e la torricella Orti (m. 356). È oppor- tuno ricordare che la temperatura abbassò considerevolmente e rapidamente negli ultimi giorni di ottobre e si mantenne assai bassa nei primi di novembre: nei quali si ebbero in Verona forti brinate, oltre ad un tentativo di nevicata 1' ultimo giorno di ottobre. 190 ADUNANZA DELLA SKDE DI l^UENZE 1 1" Decade 2* Decade 3» Decade OTTOBRE Temperature NOVEMBRE Temperature DICEMBRE Temperature Massima Minima Massima Minima Massima 1 Minima £7.4 24.8 22.8 14 6 12.5 2.0 12. 4 17.6 14.2 -0. 5 1.0 5.5 15.2 13.6 9. 0 4.6 -1.4 -6.1 Ma la temperatura divenne più mite passati i primi di no- vembre, e si conservò quasi primaverile sino alla seconda de- cade di dicembre. Laonde si trovavano copiose le cosi dette in- salale da campo, che d' ordinario le campagnuole traducono dai dintorni della città di Verona sul pubblico mercato nei mesi di marzo ed aprile; e consistono nelle rosette o nei teneri getti di Cich07-iu7n Intybus, Valerianella oUloria, Campanula Ra- 2junculus, Naslurtium offìcmale, Veronica Beccabunga. Con- temporaneamente nella collina verone.se erano in fiore diverse piante: Pì^imus domestica, P. spinosa, P. cerasus, Pijrits com- munis, ed all'ingresso nella Valpanlena persino una pianta di Broussonelia papi/rifera. Ciò premesso, ecco 1' elenco delle piante da me ritrovate in fiore il giorno 13 dicembre 1891, nella località più sopra ri- cordata. Ranunculus acris, R. nemorosus, R. buWosus. Diplotaxis ienutfolia, D. niuralis, Rapistram rugosum, Lepiclium graminifoliam, Thlaspi Bursa-pasloris. Reseda Pìujteiima (copiosissimo in fiore e frutto). Helìantìiemum canum, H. vulgare. GypsopMla saxifraga, Diantlms Segujeri, Slìene in/tata^ Lycìinis alba, Stellarìa media. Malva sylvestris, Hibiscus syriacus. Geranium molle. Evonymus europaeus (fruct). Vitis vinifera (trovata una pianta con gemme appena sbocciate). Medicago liipulina, Trifolium pratense, Donjcnmm. her- baceiim, Piswn satimim (un intiero campo in piena fioritura e sopra alcune piante i piccoli baccelli). ADUNANZA DELLA SEDE DI FIKENZB 191 Prunus spinosa, Fragrarla sp. (coltivata: intere ajuo le fiorite), Rosa sp. (coltivata). Canon Petroselinum (in fiore, ma coltivata nelle ajuole di una piccola ortaglia alla Pezza), Pimpinella saxifraga, Foe- niculum officinale, Peiicedanuin venetum, P. Oreoselinum, P. Cercaria, Daucus Carota, Caucalis daucoides. Hedera Helix. Comus sanguinea. Asperula cynanchica, Galium purpureum. Scabiosa Colunibaria. Solidago Virga-aurea, Erigeron canadensis, E. acris, Aster Ame.Hus, Bellis i;(?r^;»2e\9, Senecio vulgaris, Leucanthe- mum vuljare, Chrysanthemum (piante collivate), Pijrèthriim Parthenium, Anthemis arcensis (copiosissima). Achillea mille- foliiim. Artemisia camphorata, Xanthium spinoswn, X. stru- marium. Calendula o/fìcinalis (coltivata), Centaureanigrescens, C. maculosa, Rhagadiolus sle'laliis, Cicliorlam Intijbus, Picris hieracioides, Leontjdon hispidam, Sonchus oleracewi, Tara- wacum vulgare, Cì-epis foelìda, C. setosa, Hieracium pilosella, H. sabaiuluni, IL umhellaium. Campanula spicata, C. glomerata. Liguslrum vulgare (fruct.). Vinca minor. Solanu n nigrmn. Plantago major. Antirrìiinuni majus, Linaria vulgaris, L. minor. Calami! Ulta Clinopodium, C. paroiflora. Salda praten- sis, Rosmarini o/Ticinalis, Stachys annua, S. recta, Ajuga Chamaepilys. Verbena oflicinalis. Anagallis aroensis. Polygonum Convolvolus, P. aviculare. Amarantwi relrofleocus, A. Blitum. Chinopodium urbicum. Urtica urens, U. dioica, Parietaria diifusa. Euphorbia helioscopia, E. Peplus, Mercurijlis annua. Corylus A vel'ana. Rus:jux aculeatus. Avena salica, Poa annua, Lolium iemulentum, Triti- cum vulgare (tutts con pannocchie o spighe in pieno sviluppo). 192 ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE Nel giorno 13 novembre nel quale ho osservato le piànte qui sopra elencate cade la festività di S. Lucia, ed il vecchio pro- verbio veronese dice che A santa Lussia el fredo crussia, per esprimere appunto che a quest' epoca sopravvengono i freddi più rigorosi della stagione. Del resto mi è occorso, or sono di- versi anni, in questo stesso giorno di S. Lucia, rinvenire al- l'altez/.a ili Cerro Veronese (m. 728) una pianta di fragola non solo in (ìoritura, ma con numerosi frutti perfettamente maturi, in società con esemplari in fiore di Pri inula grandiflora, Viola odorala, Porientilla alba. Termino questa nota osservando che il 25 dicembre (1891) ho trovato in fiore Helleborus niger (Rosa di Natale) ed ai 4 febbraio (1892) Crocus Injloriis e Primula Sibthorpii. Sin dai primi di Febbraio a Cerro Veronese era fiorito Daphne Laureola. Il Socio C.vuuEL mette in rilievo l'analogia che deve esistere, a giudicarna specialmente dagli ebnchi surriferiti, fra il clima di Ve- rona e quella di Firenze. Il Socio Micheletti confei-ma l'osssrvazione del prof. Carnai. Viena presentata la seguente nota: FRAMMENTI LICHENOGRAFICL NOTA DEL DOTT. EUGE- NIO BARONI. Della Lichenografia dell'Italia settentrionale e meridionale già si occuparono egregiamente i chiarissimi signori Anzi, Ga- re vagì io, Massalongo, Baglietto, Jatta, per non citarne che al- cuni; ciò nulla meno credo non inutile cosa riferire in questa nota sopra alcune specie, le quali possono forse interessare per le nuove località in cui sono state raccolte. Dal sig. Emilio Rodegher furono inviate nell' anno decorso al sig. prof. G. Arcangeli alcune specie di Licheni raccolti in quel di Bergamo e da quest' ultimo a me favoriti per studio. Quelli riferaiitisi al ganere Cladonia furono rinvenuti sui Colli Bergamaschi sopra roccia calcareo-lerrosa e ai piedi delle quercia; gli altri qua e là sul terreno e sul letto del Serio. Essi sono : Cladonia rangiformis Hoffm. — CI. alcicornis (Leight.) Flk. — CI. pyxidata (L.) Fr. ^. pocillum (Ach.) Fr. — ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 193 CI. fimbriata (L.) Fr. a. iabaeformis HofTm. — CI. furcata (Hoffm.) j3. racemosa (Hoffm.) Flk. e la forma co?'i/mbosa (Ach.) Nyl. — CI. squamosa Hoffm. s frondosa (DC.) Nyl. — CI. cae- spìtitia (Flk.) — Lepra candelaris Schaer. — Physcia pulve- rulenta (Schreb.) Nyl. ?. pilijrea (Ach.) Nyl.) — Xanihoria parìetina (L.) Th. Fr. ot. vulgaris Schaer. — Placodìum cras- sum (Huds.) Th. Fr. — PI. falgens (Sw.) Th. Fr. — Psora decipiens (Ehrh.) Kbr. f. dealbata Mass. — Thalloidima eoe- ruleonigricans (Lightf.) — Synechoblastus Vespertilio (Lightf.). Appena che dallo stesso sig. Rodegher saranno inviati altri esemplari che ha promesso di raccogliere sul Barbellino e sul Cinione, mi affretterò a riferirne alla nostra Società. I sigg. Antonio Biondi e prof. Arcangeli in occasione della IV* Riunione generale della nostra Società botanica in Napoli raccolsero insieme ad altre piante alcune specie di Licheni, delle quali intendo qui di riferire brevemente. Le specie sono poche e piuttosto comuni. Ho riscontrato vari esemplari di Roccella phycopsis (DC.) diversamente sviluppati, giacché il tallo di alcuni misura appena 2 o 3 cm., quello di altri supera i 5 o 6 cm. : in questi ultimi il tallo è sempre so- redifero e sporifero. Furono raccolti il 26 agosto presso Cuma dall'Arcangeli. Frammista agli esemplari precedenti credo di avere riconosciuto la Roccella tinctoria (DC), gracile e ste- rile, che si lascia scorgere per il suo tallo arrotondato, bian- castro e bruno nell'apice. Noto inoltre la Parmelia saxatilis (L.) Fr., sterile, con tallo vinato e macchiettato nei margini in bruno, raccolta dal Biondi fra' muschi sopra Vico Equense: la Physcia pulverulenta (Schreb.) Nyl. a. allochroa (Hoffm.) Th. Fr. d. venusta. A., caratteristica pei suoi apoteci contornati da pic- cole foglie talline disposte orizzontalmente, pure raccolta dal Biondi a Vico Equense; alcuni piccoli frammenti del tallo di Peltigera canina (L.) Schaer., sterili, furono raccolti dall'Arcan- geli in cima al monte Epomeo; il Nephromium laevìgatam (Ach,) 'Ny]. ^. papyraceum (Hoffm.) rinvenuto dall'Arcangeli fra' muschi dell'isola d'Ischia. Questo esemplare combina per- fettamente con uno dell' Erb. critt. italiano studiato da P. M. £uU. della Soc. bot. ital. 13 194 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Ferrari e che é posto sotto la denominazione di N. laeviga- ium (Ach.) Nyl. 7. LusUanicum Schaer., varietà alla quale non ho riportato il nostro esemplare perchè lo strato midollare trattato con idrato sodico non dà nessuna colorazione, mentre, se fosse la var. LusUanicum, col reagente indicato lo strato midollare dovrebbe colorarsi intensamente in rosso. ' Cito poi la Pannarla plumbea Lightf. v. Tnyrìocarpa (Schaer.) sporifera e il Placodium classum Huds. sporifero raccolti en- trambi dal Biondi fra' muschi sopra Vico Equense nel monte S. An- gelo; e finalmente la Biatora ambigua (Mass.) sporifera, che l'Arcangeli e il Biondi raccolsero sugli alberi sopra Vico Equense nel monte S. Angelo di Castellamare. * * * Colgo questa occasione per notare un fungo che, secondo mi scrive il eh. prof. Saccardo, non è stato ancora citato della To- scana: voglio dire V Exosporium Tiliae Link., da me raccolto il 19 maggio 1891 sui rami dei Tigli della Tenuta del marchese Parinola a Varramista presso Pontedera. Il Socio Martelli presenta un lavoro del Socio VìccioM Sui rap- porti biologici fra le piante e le lumache, che superando la mole pre- scritta dallo statuto non può venir pubblicato nel Bullettino. Il Socio Carubl esprime il desiderio che il Socio Piccioli abbrevi possi- bilmente il suo lavoro tanto da poter comparire nel Bullettino, acciò si conosca che anche in Italia vengono coltivati simili studi. Il Socio MiCHELBTTi prende la parola per fare la COMMEMORAZIONE DI ANTONIO MANGANOTTI DA VERONA. PER L. MICHELETTI. Nel 17 gennaio decorso spirava in Verona il prof. cav. Anto- nio Manganotti, presidente di queir onorevole Accademia d'agri- coltura. Di quest'uomo, che nella nostra Riunione generale del settem- bre 1890 in quella città abbiamo avuto fra gli invitati, voi tutti • Sydow P., Die Flechten Deutschlands, pag. 6D, Berlin, 1887. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 1 conoscevate la vasta dottrina, l' integrità del carattere e la la- boriosa attività. Io che ve ne parlo e come concittadino e come allievo suo, non ho quindi bisogno di diffondermi per tesserne l'elogio; ma sono troppo obbligato alla benevolenza del mio primo pro- fessore di botanica, che aveva messo a mia disposizione tutto il suo erbario ed i suoi doppi sino da quando io incominciava a studiare questa scienza, perché non mi senta in dovere di ricor- darlo in questa nostra Riunione, la prima dopo la morte di lui. Antonio Manganotti, già segretario perpetuo di queir Accade- mia, professore di botanica e di chimica nelle scuole di Verona e più tardi, per alcuni anni, in quelle di Mantova, lascia di sé eredità di affetto e di stima grandissima ; lascia un considere- vole numero di pubblicazioni che provano appunto la sua eru- dizione, il suo ingegno e la indefessa operosità. Scrisse per conto dell'Accademia, e per ben ventott' anni non interrotti, le osservazioni agrarie; lessi un suo opuscolo sulle faune e sulle flore e cosi un interessante raffronto fra le con- dizioni igieniche della sua Verona e della regina del Mincio; mi valsi io stesso di un trattato di botanica ch'egli ebbe a pub- blicare per uso delle scuole ; fu antico redattore del Collettore delV Adige e corrispondente di vari periodici scientifici. In molte delle principali flore d'Italia, come in quella del Berto- Ioni, del Parlatore, dell'Ambrosi, vediamo citato il suo nome quale collettore di piante del classico Monte Baldo, del resto della pro- vincia di Verona e di altre provincie del Veneto e della Lombardia. Fu sempre animato da sentimenti prettamente italiani, e an- cora sotto l'Austria, quando ebbe l'unico suo figlio, a questi impose il nome di Orsino, come a protesta contro l' oppressione dello straniero. Latinista appassionato gli spiacque che nel congresso bota- nico internazionale del 1874 riunitosi qui a Firenze, e al quale prese parte mandatovi dalla sua città nativa, non fosse lingua uflìciale, invece della francese, la latina. Da questa lingua tradusse- ultimamente in italiano un poema scientifico, * che dedicò al figlio, con prefazione scritta nella lin- gua classica da lui prediletta. ' « La sifilide » del veronese Fracastoro. 196 'ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE La tempra adamantina del Manganotti, la serenità della mente e la integerrima condotta gli permisero di vivere sino all' 82" anno di età, in., cui lasciò addoloratissimi quanti ne apprezza- rono le doti. E il Comune di Verona volle rendergli solenni onoranze fu- nebri come a cittadino emerito, assumendone il funerale e man- dando, dietro voto unanime dell'intero Consiglio, le condoglianze alla famiglia. Possano meritare i botanici italiani l'affetto e la stima che seppe guadagnarsi il nostro professore. Il Socio Caruel pronunzia alcune parole di compianto pel pro- fessore Manganotti che egli chiama il Nestore dei botanici italiani, e ricorda come la maggior parte dei presenti avesse occasione di farne la conoscenza durante la Riunione generale in Verona. Propone, ben- ché Manganotti non facesse parte della Società, un voto di lutto che viene approvato unanimemente. Il Socio Martelli comunica le seguenti diagnosi di funghi nuovi raccolti presso Firenze : IMENOMICETI NUOVI. PER J. BRESADOLA. Hetoeloma fiisipes Bres., n. sp. Pileo carnosulo, convexo-gib- boso, margine late infracto, vìscido, albido-alutaceo, glabro, 2-4 cm. lato; lamellis latis, subdistantibus, postico sinuato- adnexis, cinnamomeis, acie albido-fimbriata; stipite pallido, basi fusi formi-radicato, fibrilloso-glabrescente, e farete sub- cavo, 6-8 cm. longo, 4-6 mm. crasso. Caro luride albida, ad basin stipitis fuscidula, odore subspirituoso-dulci, sapore miti; sporis subamygdali formi bus, vel obverse obovatis, lu- teis, 12-15 * 9-10 /Jt; basidiis clavatis 30-35 » 9-10 ja, Hàb. ad terrara Vallumbrosae (Leg. U. Martelli). Oì)s. Pileus saepe rubro-maculatus. Hebelomati clavicipiti dS- finis. Marasmius Martellìi Bres., n. sp. Pileo membranaceo, e convexo expanso, umbilicato, e badie alutaceo-cinnamomeo, margine demum striato-subsulcato, e pubescente glabrato 1-1 Vi cm. lato; lamellis subconfertis, e fuscidulis luride lu- ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 197 tescentibus, acie fimbriata, postice siiiuato-adnatis, dente deciuTentibiis; stipite deorsum attenuato^ rubescenti-luteolo, albo-pruinato, basi flocculoso, fistuloso, 1 V^-S cm. longo, apice 1 Vs mm., basi 1 mm. crasso. Carne concolore, odore et sapore nuUis. Sporis h\aliiiis, obovato-elongatis, 1-gut- tuialis, 7-9 * 3^/Mu; basidiis clavatis 18-25 » 5-6 />t. jffab. ad terram Florentiae (Leg. U. Martelli). Obs. Marasmio languido afflnitate proximus. Sepedouiuiii laterìciniu Bres. n, sp. Hyphis effusis, filifor- mibus, vage ramulosis, 4-5 V* Jatis, septatis, maculis late- riciis efformantibus ; conidiis globosis, rauriculatis, pallide roseis, G /a diam. Hai), ad terram Cascine prope Florentiam (Leg. U. Martelli). Viene quindi letta la nota seguente : INTORNO ALLA TAPHRINA POLYSPORA (SOR.) JOHANS., VAR. PSEUDOPLATANI. COMUNICAZIONE DEL DOTT. C. MASSALONGO. Lo scorso autunno erborizzando nei dintorni del classico paese di Bolca, rinvenni degli esemplari di Acer Pseudoplatanus, di cui alcune foglie presentavano delle macchie suborbicolari, brune e quasi di secco, a ciascuna delle quali (sulle foglie al- meno ancor fresche) corrispondeva sulla faccia della lamina, una gibbosità, analogamente a quanto si osserva per le foglie della stessa pianta infette daW Erineum platanoideuyn Fr., od Er. acerinum Pers. Esaminando sul luogo, col mezzo di una sem- plice lente, queste macchie, mi era sembrato che potessero es- sere determinate da una specie di Taphrina, ciò che ho incon- testabilmente verificato in seguito sottoponendo al microscopio delle sottilissime sezioni trasversali della lamina, eseguite in cor- rispondenza delle macchie anzidette. Sulla loro superfìcie, dal lato dorsale della foglia, trovavansi infatti densamente stipati i numerosissimi aschi del parassita, i quali si erano formati fra l'epidermide inferiore (ipofiUo) e la cuticula. Questi aschi, nel loro ulteriore accrescimento, rotta la cuticula, presentano, a 198 ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE completo sviluppo, forma subcilindraceo-clavata, ottusa e quasi troncata alle due estremità; essi mancano di una cellula ba- silare e racchiudono numerose spore subglobose od ellittiche. A maturità gli aschi all'apice si aprono per lasciare uscire le spore, molte delle quali restando impigliate fra i residui delle pareti di detti aschi, dopo breve tempo si rigonfiano e germo- gliano, emettendo dei filamenti od ife jaline che serpeggiano alle superficie della foglia, fra loro intrecciandosi in varia guisa. Le foglie attaccate da questo parassita mostravansi sulla pianta distribuite senza regola; talvolta p. es. ne erano influen- zate soltanto quelle situate verso 1' estremità di un ramo, op- pure fra numerose foglie incolumi se ne trovava una infetta. Tale maniera di comportarsi del micele rispetto all'autofita, di- mostrerebbe eh' esso è sfornito di un micelio perennante e che perciò le ife sottocutanee sviluppatesi da ciascuna spora, ven- gono interamente esaurite nella produzione degli aschi. Da ciò devesi ancora dedurre che le singole macchie epifille non sono prodotte che da altrettante locali infezioni, fra loro indipendenti. Questa forma di Taphrina, per i suoi caratteri, fra tutte le altre specie congeneri sinora descritte, offre la massima somi- glianza soltanto con quella che vive parassita sulle foglie di Acer tàtaricum, cioè colla T. poli/spora Joh. Questa però, stando alla diagnosi datane dagli autori, possederebbe aschi di maggiori dimensioni (33 : 47 X 12 : 17 jj-), i quali inoltre conte- rebbero delle spore più numerose, 80-100 circa. Tenuto conto del valore ed importanza sistematica, che suolsi attribuire alla grandezza degli aschi, nonché al numero delle spore, nella cir- coscrizione degli ascomiceti in generale, sarei forse autorizzato a considerare la Taphrina da me scoperta, specie autonoma, se non me ne trattenesse il dubbio che tali differenze, in con- fronto della T. polì/spora, non fossero indotte dalla diversità della matrice. Per questo motivo ed anche perché non ho po- tuto esaminare verun saggio della tipica T. polyspora, per ora preferisco di riferire la forma segnalata a Bolca ad una sem- plice varietà o deviazione di quest' ultima specie, varietà a cui assegno i seguenti caratteri: Taphrina polyspora (Sor.) Johanson, On svampslàg. Taphrina och dithòr. svenska Arten in Ofversigt of KongI, Veten. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 199 Akad. Fòrhandl. 1885, n. 1, Stockholm, pag. 41, n. 15, tav. I, fig. 4; Sacc. Syll. Fung., voi. Vili, pag. 813. — Exoascus Aceris Linhart Fung. Hung., n. 353. — Ascomyces poiyspo- rus Sorok. in Annal. Se. Nat. 6, ser., toni. 4, pag. 72, tav. IV. fi. — Pseudoplatani Nob. — Foliicola absque mycelio perennan- te; maculis internerviis, fuscis dein exaridis, suborbiculari- bus, in pagina superiore foliorum raagis minusve bullatis; ascis hypophyliis cellula basilare carentibus, densissime sti- patis, cuticulam erumpentibus, subcylindraceo-clavatis, utrin- que subtruncatis, circiter 30-50-sporis 16 : 24 X 10 : 12 /x; sporidiis globulosis vel ellipticis 2 : 2,5 ja, diametr. — an distincta species? Ab. — Sulle foglie di Acer tataricum in Russia (Sorokin), Ungheria (Linhart), Svezia (Johanson) ; — fi, sulle foglie di Acer Pseadoplatanus in Italia: presso il paese di Bolca, prò* vincia di Verona (C. Massai.). Il Socio Tanpani presenta a nome del Socio Massalongo un esem- plare di Ca'yptospora Goeppertiana forma teleutosporifera, nuova per l' Italia, dòli' Aecidium Columnae. Il Socio MiCHELETTi legge la nota seguente : SCHIARIMENTI SULLA PRECEDENTE COMUNICAZIONE SULU ADONIS FLAMMEUS JACQ. PER G. CICIONI. Nella Malpighia (Ann. V., fase. VI) usei non è molto una Nota del sig. doti Lanza di Palermo sugli Adoni Siciliani e Sardi, comunicatami poi direttamente dallo stesso autore, nella quale fa delle gravi osservazioni su ciò che esposi nell'Adunanza del 14 giugno 1891 snW Adonìs flammeus Jacq. da me trovato nel territorio di Perugia. Non é mia intenzione polemizzare con lui, anche perchè non vi è luogo; ma solo togliere ogni malin- teso, e rettificare qualsiasi equivoco, che è bene non si abbian mai in cose di scienza. Il sig. Lanza pertanto asserisce che io allora esponessi alcune sue « idee clie mi avea comunicate per lettera sull'A. Presili, « ma mutilandole ed accompagnandole da un gran numero di « inesattezze. » Sono due gravi addebiti d'indelicatezza e di errori: ma il primo non sussiste, ed i secondi ora li vedremo. 200 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Le idee che allora esposi, lo ripeto e confermo, sono tutte mie, totalmente mie, frutto immediato e diretto di mie proprie osservazioni, esclusivamente su piante che io tengo nel mio pic- colo e privato erbario. Se il sig. Lanza lo vuole, io volentieri gli accordo che esso' sia stato l'occasione non solo di farmi accorto dell'errore di aver scambialo 1' Ad. flammeus Jacq. coWAd. microcarpus DC, ma anche dei susseguenti raffronti che io feci, prendendo pure a base e tenendo conto delle sue osservazioni: ma ciò nulla osta che io mi sia da me formato un concetto qualsiasi, indi- pendente da tutte le altre suggestioni. Aggiùngerò di più che io, quantunque abbia subito riconosciuto il mio equivoco, pure volli sentirne anche il definitivo parere, che il sig. Lanza ma- nifestommi con lettera cortese quanto mai e diffusa; della quale non lo ingrazierò mai abbastanza. Alcun tempo dappoi mandommi alcuni esemplari dello stesso Ad. PresHi, e dell' Ad. Cupanianics Guss. Ma del primo (che io tenevo sicuramente per sinonimo dell'oc/, flammeus Jacq.) già ne avevo 4 o 5 esemplari differenti, ricevuti da Palermo nel precedente anno. In tale situazione con nuovi dati, di fronte ad opinioni così diverse da quelle che avevo, come rattenermi dall' istituir re- lazioni e confronti per vedere da me stesso dove fosse e fino a qual segno la verità? E cosi avvenne che mi formassi quelle idee che poi esposi nella mia comunicazione. Che se in esse non trova il sig. Lanza tutto ciò che mi espose, e qualche cosa che con le sue idee non concorda, non lo attribuisca a mutilazione ma a ciò che o non potei formarmene da me un concetto e ve- rificarle, oppure anche che non credetti di poterle seguire. L' averne poi fatto soggetto di una comunicazione alla Società botanica, fu per me argomento di doverosa rettifica. Molti altri botanici infatti avevano ricevuto il predetto ma falsato Adone. I più certo si saranno addati dell'errore; ma molti, e mi costava di certo, non già. E poi anche un certo senso di amor proprio, non al tutto irragionevole, mi spingeva a non farmi prevenire da altri nel riconoscere le ricchezze del mio suolo. Non é infatti la prima volta (cosi mi avvenne del Pyre- thrum AchiU.eae DC.) che io ho viste a proprio nome pubblicate da altri piante di questo territorio, che io aveva già preceden- temente raccolte, determinate ed esattamente classate. E egli ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 201 vero che anche il non riconoscere una pianta già trovata del' proprio territorio non è molto onorifico per un botanico locale: ma nel caso presente non mi sento assai umiliato in compagnia di botanici cosi distinti, che su questo genere sono caduti in' equivoci certo non più lievi del mio. Vengo ora alle inesattezze. La prima che il sig. Lanza m' at- tribuisce è r aver detto l' Ad. Presili analogo assai all' Ad. flaìnmeus Jacq. pei suoi petali rosso-chiari, raggianti, allungati, lanceolati. Queste parole, cosi come giacciono, non le avrei certa- mente scritte, se avessi ricevuto in tempo gli esemplari quasi freschi di Ad. Preslii Tod. che poi il Lanza mi spedi, perché al- lora vidi che a questa forma realmente non convengono. Ma appunto per averle scritte dietro osservazioni fatte in exsicca- iis, soggiungo che qualche cosa di analogo pur sussiste. Pri- mieramente la corolla dell'uno e dell'altro apparisce tinta di un rosso-chiaro similissimo in entrambe. Lo che vuol dire che almeno nel primo periodo di disseccamento la tinta corollina dell' Ad. Presili assume o può assumere questa colorazione. De- gli esemplari che posseggo, anche quelli mandati dal Lanza, tutti nessuno escluso, hanno nella mia carta preso questo co- lorito roseo-acceso. In secondo luogo, non saprei affatto staccare dall' addiettivo « lanceolato » né il petalo ^qW Ad. Preslii, né dell'AC, flammeus, quantunque con diverso valore, e quantun- que in tutto il resto vi sia diversità grandissima. Questa modificazione di tinta negli essiccati di Ad. Preslii Tod. può bene esser temporanea, e può dipendere anche dal metodo di conservazione in erbario. Il Lanza asserisce infatti che col tempo assume « sempre il medesimo colore giallo sbiadito; » e tutti conosciamo che simili sbiadimenti sono un fatto molto ovvio e generale. Quindi non insisto eccessivamente su questa analogia fondata in un fenomeno tanto accidentale. Pur noto che ciò non succede nel comune Ad. autiimnalis L., la cui corolla anche dopo alcuni mesi dal disseccamento mi è sempre pervenuta alla pallidezza accennata; dal Lanza. Un'altra forma però di Ad. autiimnalis L. (io non credo fino a questo momento distaccarla dalla specie, e mi riservo nuove osservazioni nell'imminente primavera), distinta affatto dalla tipica e comune, anche per ciò che ha i suoi petali sprovvisti affatto di macchia nera basilare, o tutt'al più ridotta ad una sola 202 ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE linea brunastra verso l'unghia, prospera in questo territorio di Perugia. Ora questa forma nel disseccamento prende appunto co- stantemente la tinta rosso-chiara che l'avvicina a quella ùeWAd. flammeus Jacq. Noto per ultimo che nel vero Ad. /tammeus Jacq. la disparizione della tinta stessa seppure si verifica completa- mente, ha una data assai lunga. Il primo fiore di questa specie che raccolsi nel 1887, dopo 5 anni non differisce dai recenti. Il secondo appunto che il dott. Lanza fa a mio carico é l'aver detto che VAd. Presili Tod. richiama VAd. autumnalis L. o me- glio V Ad. aestivalish. quasiché queste due distintissime specie abbiano un abito comune. Su di che soggiungo che io fui costretto studiare i rapporti su esemplari Sardi di Ad. aesiwalis L. perchè gli esemplari continentali che di questa specie posseggo, essendo troppo monchi, non poteano servirmi. Ora poi che il Lanza con giustissime osservazioni, cui non ho che opporre, fa vedere l'er- rore incorso dai determinatori Sardi, la mia osservazione cade da sé, ed io mi trovo in perfetto accordo col Lanza stesso. Parlando dell'AC?, dentatus Del. il chiaro Autore asserisce aver ricevuto da me qualche esemplare di Ad. flamjiteus Jacq. che è già qualche piccolo passo verso esso. Mi dispiace che tra le piante che in tutta fretta raccolsi nel passato maggio, se non erro, per spedirgliele fresche, vi siano stati esemplari cosi me- schini. Io invece ne ho raccolti dei bellissimi, in mezzo a tanti altri, che somministrano tutte le gradazioni tra l' Ad. flam- meus Jacq. e l' Ad. dentatus Del. In certuni gli achenii special- mente situati presso la base, della spiga sono tutti forniti di una corona di sporgenze tubercolari marcatissime e continue (non però acute, né molto lunghe) proprio caratteristiche. Non li ho riferiti né li riferisco tuttora al predetto Ad. dentatus Del. per- ché non ho ragioni sufficienti, e li ho sempre creduti, e tuttora credo, una semplice variazione dell' Ad. flammeus Jacq. Se il sig. Lanza ne desidera, io, assieme a tutte le forme di Adone che conosco e che mi si presenteranno nell'Umbria, potrò prov- vedernelo, onde ne porti parere; tanto più che esso dell'ufi?, den- tatus Del. non fa che una varietà dell' A^^. flammeus Jacq. Tolta cosi ogni apparente divergenza, non resta che attendere la pubblicazione veramente opportuna dell' annunziato lavoro sul genere Adonis, augurando al sig. Lanza numerosi imitatori per altri generi al pari di questo e forse più di questo imbro- ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 20S gliati e confusi. È questo il voto che già altra volta espressi, che vedo con piacere ripetuto da vari colleghi, e pian piano con maggior piacere vedo che va ad effettuarsi nella revisione di intieri generi da parecchi intrapresa, con mire eminentemente sintetiche, che vedo per fortuna essere il desiderio dei più. Il prof. Caruel loda il Lanza par avere restituito al sesso ma- schile il personaggio mitologico di Adone. Ricorda che un altro personaggio mitologico, cioè Endimione, fu trattato anche peggio dai botanici che lo ascrissero al sesso neutro. Il prof. ARCANaELi muove alcune critiche alla sinonimia del Lanza ed all' aver egli riferito l' Adonis dentata del suo Compendio come sinonimo àeW Adonis microcarpa var. pseudodentata. Viene quindi presentata la nota seguente del Socio Fichi : ALCUNI ESPERIMENTI FISIOPATOLOGICI SULLA VITE IN RELAZIONE AL PARASSITISMO DELLA PERONOSPORA. SECONDA NOTA DI P. FICHI. * Presento in questa nota i resultati delle analisi chimiche rela- tive a ottanta campioni di foglie e tralci, tolti dalle viti dei filari dei campi, in esperimento. A tali viti erano state somministrate, come concimazione, durante 1' anno 1890, le quantità di solfata di rame che riportai in appositi prospetti nell'altra comunica- zione che feci a questa onor. Società botanica, nella seduta del- l' 11 Gennaio 1891. Queste analisi furono da me intraprese al solo scopo di cono- scere in che quantità il rame assorbito dalle radici si era diffuso nei tralci e nelle foglie delle viti, dopo il primo anno di esperi- mento. Degli 80 campioni 40 erano di foglie e 40 di tralci senza foglie. Le foglie furono distaccate dalla parte inferiore e dalla superiore dei tralci delle viti appartenenti ai primi 10 gruppi che ebbero il primo trattamento con soluzione di solfato di rame, e agli altri primi 10 gruppi di viti trattate da principio con solfato di rame in polvere. Da questi stessi gruppi furono prelevati i campioni dei pezzi di tralci scelti nella parte superiore e nella in- feriore. Tutti i campioni furono preparati nell'autunno del 1890. Le seguenti determinazioni del rame nelle ceneri delle foglie- e dei tralci furono fatte con il metodo elettrolitico. * Continuazione della prima nota: Alcuni esperimenti fisi opatolo gioì sulla Vite, ecc. Nuovo giorn. hot. ital., voi. XXIII, n. 2, Aprile 1891. 204 ADUKAKTZA DELLA SEDE DI FIRENZE ANALISI DEI CAMPIONI DI TRALCI. o « "a u o l ^ 1 Gruppo a cui corrisponde il campione POSIZIONE dei frammenti di tralcio CENERE per 100 di Materia secca RAME per 100 di Cenere RAME per lOO di Materia secca 1 I inferiore 3.3444 0.18937 0.C0633 2 » superiore 3.7195 0.141983 0 OC 528 3 II inf. 4.07107 0.15507 0.01631 4 » sup. 3.89276 0.24933 0.00970 5 III inf. — — — 6 7 » IV sup. inf. 3.45268 0.12670 0.00437 8 » sup. 3.54445 0.10763 0.00381 9 V inf. 3.45013 0.06484 0.00223 10 » sup. 3.76538 0.12427 0.00467 11 VI inf. 3.28282 0.10751 0.00352 12 » sup. 3.80593 0.05034 0.00191 13 VII inf. 3.47257 0.04941 0.00171 14 » sup. 3.E6536 0.14505 0.00517 15 VIII inf. 3.8501 0.11428 0.00439 16 > sup. 3.9242 0.05946 0.00233 17 IX inf. 3.8669 0.04347 0.00168 18 ■» sup. 4.1497 0.06825 0.C0283 19 X inf. 3.7211 O.l£50O 0.00465 20 » sup. 3.1843 0.05839 0.00185 21 XI inf. 2.9824 0.07699 0.00229 22 » sup. 3.8081 0.06509 0.00247 23 XII inf. 3.4013 0.05988 0.00203 24 » sup. 3.3783 0.04995 0.00168 25 XIII inf. 3.31460 0.13931 0.00461 26 » sup. 3.65402 0.10138 0.00370 27 XIV nf. 3.31674 0.14808 0.00491 28 » sup. 3.82716 0.24149 0.00924 29 XV inf. 3.04612 0.09027 0.00274 30 » sup. 3.58612 0.13803 0.00495 31 XVI inf. 3.90469 0.07806 0.C0304 32 > sup. 351053 0.05154 0.00181 33 XVII inf. 3.35314 0.10718 0.00359 34 » sup. 3.42679 0.05887 0.00201 35 XVIII inf. 3.27014 0.03351 0.00109 36 » sup. 3.24733 0 01332 0.00140 37 XIX inf. 3.31373 0.05281 0.00175 38 » sup. 3.28176 0.04301 0.00141 39 XX inf. 3.22736 0.04859 0.00148 40 1 * sup. 3.03471 — *"" ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE ANALISI DEI CAMPIONI DI FOGLIE. 205 o > » "i £ £ cu tt o " Gruppo i corrisponde campione POSIZIONE delle foglie CENERE per 100 di RAME per 100 di RAME per 100 di (0 « a — o — sui tralci Materia secca Cenere Materia secca 1 I inferiori 8.6S71 0.08227 0.00714 2 » superiori 10.5837 0.18601 0.01969 3 II inf. 10.8634 — — 4 » sup. 11 3971 0.01677 0.00533 5 III inf. 10.8118 0.05457 0 00590 6 » sup. 11.4224 0.13S74 0.01584 7 IV inf. 10.2731 0.14476 0.01487 8 » sup. 9.6012 0.09046 0.00808 9 V inf. 10.0472 0.13107 0.01607 10 » sup. 10.1040 0.05314 0.00533 11 VI inf. 11.5733 0.04901 0.00567 12 » sup. 9.90S9 0.13620 0.01265 13 VII inf. 9.3236 0.07677 0.00715 14 » sup. 10.4091 0.05708 0.00594 15 vili inf. 10.0940 0.07279 0.00778 16 » sup. 11.1608 0.15679 0.01749 17 IX inf. 9.1206 0.06684 0.00609 18 » sup. 10.4451 0.06167 0.00643 19 X inf. 11.1564 0.13019 0.01452 20 > sup. 10.0346 0.08064 0.00803 21 XI inf. 11.3861 0.09564 0.01089 22 » sup. 9.6607 0.04882 0.00472 23 XII inf. 10.3707 0.06019 0.06246 24 » sup. 10.7258 0.08130 0.00872 25 XIII inf. 10.3531 0.07662 0.00793 26 » sup. 9.7856 0.16233 0.01588 27 XIV inf. 11.5831 0.03500 0.00105 28 » sup. 11.5349 0.07080 0.00816 29 XV inf. 10.3068 0.12899 0.01328 30 > sup. 10.3783 0.11659 0.01210 31 XVI in 10.7836 0.08024 0.C0865 32 » sup. 9.3496 0.08671 0.00811 33 XVII inf. 11.4667 0.04502 0.00516 34 » sup. 122250 0.10338 0.01261 35 XVIII inf. 12.2552 0.07968 0.00976 36 » sup. 11.4531 0.10383 O.Cli9 37 XIX inf. 14.5299 0.09588 0.01393 38 » sup. 12.5601 0.07432 0.00933 39 XX inf. 11 9622 0.06412 0.00767 40 » sup. 12.15753 0.08109 0.00986 ^06 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Aggiungo che nelle ceneri di vari campioni di tralci e foglie di viti che si erano sviluppate presso a poco nelle medesime condizioni e che non erano state mai trattate con rimedi cu- prici, non ho trovato che solo in qualche caso tracce di rame. Intanto da questi primi resultati analitici se ne può conclu- dere : 1° che il rame assorbito dalle radici si è diffuso in quan- tità non indififerente tanto nelle foglie che nei tralci; 2" Che in varie viti esso si è distribuito in quantità maggiore nelle foglie inferiori e nella parte inferiore dei tralci, mentre in altre viti si è diffuso maggiormente nelle foglie superiori e nella parte superiore dei medesimi. La vegetazione di queste viti durante 1' anno 1891 è stata rigogliosa e la peronospora in esse si è sviluppata molto in ri- tardo sulle foglie recando però qualche danno. Appena avrò compiute le ulteriori ricerche chimiche e istologiche relative anche alle viti vegetanti in appositi vasi, ne comunicherò, a questa onor. Società botanica, i resultati, in altra nota. Viene quindi presentata la nota seguente : LICHENI RACCOLTI NELL'ISOLA D'ISCHIA FINO ALL'AGO- STO DEL 1891, DA A. JATTA. L'ultima gita ad Ischia eseguita nell'agosto 1891 mi ha messo in grado di completare ed arricchire la collezione dei licheni che nelle varie escursioni fatte in quell'isola dal 1879 in poi era andato raccogliendo, e mi ha scoperte alcune forme interessanti, che sfuggitemi per lo avanti si presenterebbero ora per la prima volta non solo in quella importante località del bacino mediterraneo, ma anche nell'Italia meridionale. Nel redigere quindi questo elenco di licheni inarimensi richiamerò specialmente l'attenzione degli studiosi su di alcune specie e varietà non comprese nella MonograpMa lichenum Jtaliae me- ridionalis, le quali formano una seconda nuova contribuzione -alla Flora lichenologica del mezzogiorno d'Italia dopo la no- tizia dei Licheni di Sicilia e Pantelleria già presentata nel- Fanno scorso alla Società botanica italiana. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 207 Le specie e varietà in parola sarebbero le seguenti: Rama- lina polymorpJia Ach., Lccanora gangaloides Nyl., Biatora viridula n. sp., Buellia leptocline Fw. var. inarimensis n. var., Bllimbìa suUutescens n. sp., Leptographa ioninioides n. sp,, Opegrapha Dilleniana Ach. var. subfumosa n. var., Sagedia Koerheri Fw., Leptogium suUile Schaer. 1. Usnea barbata Ach. var. hirta Ach. 2. — articulata^c/t. (Monte Ro- taro% 3. ChloreaSoleiroliiDn/. (S.Ni- cola). 4. Evernia prunastri L. 5. — furfuracea Fr. 6. Ramalina fraxiuea L. (Fras- sitelli) var. angulosa Mass. 1. — calycaris L. 8. — fastigiata Ach. 9. — polymorpha Ach. (S. Ni- cola). 10. — subfarinacea Nyl. (S. Ni- cola). 11. — farinacea L. 12. — pollinaria Ach. 13. Roccella tinctoria DC. (Arso). 14. — Phycopsis Ach. 15. Cladonia rangiferina L. (Ro- tare). 16. — caespiticia Flk. (La Pera). 17. — alcicornis Lgtf, 18. — endiviaefolia Dclcs. (Arso). 19. — furcata Schreh. 20. — crispata Ach. 21. — fimbriata Schaer. 22. — pungens Krb. 23. — macilenta Hffm. 24. — pyxidata L. 25. Stereocaulon Vesuvianum Pers. (Arso). 26. — condansatum 7/^7)1. (Arso). 27. — ■ nanum Ach. (Via di Ba- rano). 28. Peltigera canina L. 29. — rufescens Ilffra. (Frassi- telli). 30. — - aphthosa L. (Rotaro). 31. Nepliroma lusitanicum Schaer. (La Pera). 32. — laevigatum Hffm, 33. Sciorina saccata L. 34. Sticta pulmonacea L. 35. — linita Ach. 36. — glomerulifera Krb. 37. Imbricaria caperata L, 38. — conspersa Ehr. 39. — periata L. var. ciliata Schaer. (S. Nicola). 40. — tiliacea //. 41. — saxatilis L. var. leuco- chroa-furfuracea Schaer. (Montagnone). 42. — Borreri Tourn, 43. — Acetabulum L. (Via di Barano). 44. — olivacea L. 45. — subaurifera ATy^. (La Pera). 46. — aspera Mass. 47. — dendritica Fw. 48. Parmelia ciliaris L. var. sa- xicola Nyl. var. deformis Jatt. (S. Nicola). 49. — stellaris L. var. tenella Schaer. 50. — albinea Ach. (Via di Ba- rano). 51. - — pulverulenta Schreb. var. venusta Ach. var. grisea Lmk. 52. — muscigena Ach. (Monta- gnone). 53. — aquila Ach. (S. Nicola). 208 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 54. — obscura Ehr. var. cyclo- .selis Ach. 79. 55. — adglutinata Flk. (Casamic- ciola). 80. 56. Physcia parietina L. var. 81. ectanea Scliaer. 82. 57. Umbilicaria pustulata L. (Montagnone). 83. 58. Pannarla microphylla Sw. 84. 59. — triptophylla Ach. 85. 60. — plumbea Lgtf. (La Pera). 86. 61. — brunnea Fev. var. coro- nata Hff. (La Pera). 87. 62. — rubiginosa Thnb. (S. Ni- cola). 63. — Placodium saxicola Poli. var. diffractum Mass. (Lacco). 88. 64. — albescens Hffm. 89. 65. — circinatum Pers. 66. — lanuginosum Ach. (Casa- micciola). 90. 67. — fulgens Sw. (Rotaro). 68. — crassum Hds. (Lacco). 69. — gypsaceum Sm. 70. Lecanora coarctata ^c7i. var. 91. elacista Ach. (Forio). 92. 71. — sordida Pers. (Arso). 72. ■ — subcarnea Mass. (Arso). 93. 73. — sulpburea Hffm. (S. Ni- 94. cola). 95. 74. — polytropa Schaer. var. in- tricata Schaer. (Monta- 96.- gnone). 97. 75. — badia Pers. var. micro- carpa Anzi (Montagnone). 98. 76. — atra Hds. 99. 77. — subfusca Ach. var. allo- 100. phana Ach. var. geogra- 101. phica Mass. (La Pera), var. chlarona Ach. var. livido- 102. cinerea Bagl. (Via di Ba- rano), var. campestris 103. Schaer. (Frassitelli). 78. — Hageni Ach. var. litbo- 104. pbila Wllr. (S. Nicola). 105. . — pallida Schréb. var. al- bella Hffm. . — minutissima Mass. (La Pera). . — varia Ehr. . — pallescens L. var. parella Ach. — gangaloides Nyl. (Arso). Amphiloma murorum Hffm. — Callopisma Ach. — aureum Schaer. (S. Ni- cola). Callopisma aurantiacum Lgt. var. salicinum Schaer. (La Pera), var. rubescens Ach. (Montagnone). var. flavo- virescens Hffm. — luteoalbum Tourn. — haematites Chaub. (Via di Barano). — ferrugineum Hds. var. sa- xicola Mass. var. inari- mense Jatt. (La Pera), var. plumbeum Mass. (S. Ni- cola). — arenarium-S'c^ae?-. (Forio). — percrocatum Arnd. (Lacco). Candelaria vitellina Ehr. Rinodina lecanorina Mass. — trachitica Mass. (Monta- gnone). — atrocinereaZ)cA:s.(LaPera). — caesiella Flk. (Monta- gnone). — confragosa Ach. (Arso). — roboris Hnf. (La Pera). — exigua Ach. Massalongia Requenii Mass. (S. Nicola). Lecania syringea Fr. (La Pera). Lecaniella cyrtella J.c7i. (Via di Barano). — Rabenborstii Hep. (Arso). Dirina scbistosa Nyl. (Arso). ADUNANZA DELLA 106. Haeraatomma coccÌBeum Dcks. (La Pera). 107. Acarospora trachitica Jatt. (trachiti verdi di Forio). 108. — smaragdula Ach. (Mon- tagnone). 109. — vulcanica Jatt. (Arso). 110. Aspicilia calcaria L. var. viridescens Mass. (Arso). 111. — cinerea L. 112. Gyalecta cupularis £■/aha-, riensen. Flora 1878, pag. 342. » Loc. cit., Flora, 1878, pag. 341. ' Synopsis Lìchenum^ V^E- HO- * P. A. Saccardo, Sylloge Fungorum, voi. V, pag. 655. Pa- tavii, 1887. ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 243 Oss. Secondo quanto mi osserva il chiaris. prof, Saccardo è questa una specie assai interessante. Dallo stesso Saccardo' è citata « in arenosis maritimis Monspelii Galliae et Algeriae. » •il. CLATHRUS CINCELLATUS Toum. Hai). Sulla strada di Mellaha in luogo ombroso. Oss. È citata d'Algeria dal Saccardo.^ 22. Tylostoma Boissieri Kalchbr. Bab. Nel Deserto a Bommeliana (gennaio 1887). Oss. E citato dal Saccardo' « in arena deserti Aegyptiaeo- Syriaci. » 23. Peziza vesiculosa Bull, Hab. Sul terreno a Bommeliana (gennaio 1887). Oss. Dal Saccardo ' non è citata dell' Africa. 24. Hydnotrya sp. nov. ? Hab. Sul terreno a Ghiran (gennaio 1887). Oss. A proposito di questo esemplare il chiaris. prof. Sac- cardo mi scrive che non può determinarsi con sicurezza perchè non presenta sporidii maturi; ha molti caratteri dell' Hyd, Tulasnei B. et Br. delle sabbie inglesi, ma so ne distingue. NOTERELLK CRITTOGAMICHE, PER EUGENIO BA- RONI. In aggiunta alle Crittogame del Piceno e dell'Abruzzo, già [)ubblicate dal prof. Arcangeli ^ e da me, ® debbono citarsi al- cune altre poche piante, spettanti alV Berbarium 07^sinianum, raccolte dai sigg. Marzialetti, Orsini e Castelli, Le specie sono ' Loc. cit,, voi. V, pag. 1140, ' Loc. cit., voi, VII, parte I, pag. 19. ' Loc. cit., voi, VII, parte I, pag. 61. * Loc. cit,, voi. Vili, pag. 83-84. ^ G. Arcangeli, Ricerche e lavori eseguiti n&lV Istituto botanico del- r Università di Pisa, fase. II, pag. 101. Pisa, 1888. 'E, Baroni, Sopra alcune crittogame raccolte nel Piceno e nel- l'Abruzzo (N'uovo Giorn. boi. ital., voi. XXI, pag. 427. Firenze, 1889). 244 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE piuttosto comuni, ma possono forse interessare per le nuove= località in cui furono raccolte: in tutte ascendono a ventidue. Felci. 1. ASPLENIUM VIRIDE Huds. Hab. Sulla Corona del Monte Sibilla ("settembre 1887. Ca- stelli). Muschi. 2. Hylocomium tkiquetrum (L.) Br. eur. ! Hab. Sul vertice del monte Sibilla (settembre 1887. Ca- stelli). 3. POLYTRICHUM ALOIDES Hcdw. Hai). Nel monte Vettore (maggio 1836. Marzialetti). 4. DrcRANUM scoPARiUM (L.) Hcdw. Hab. Nell'Abruzzo sul Monte dei Fiori (agosto 1887. Ca- stelli). 5. Barbula muralis Scliwaegr. Hab. Nel Piceno a San Giorgio in Isola sotto monte Mo- naco (settembre 1887. Castelli). 6. Barbdla subulata (L.) Pai. Beauv. Hab. Nell'Abruzzo sul monte dei Fiori (agosto 1887. Ca- stelli). 7. Hypnum cupressiforme L.! Hab. Sul terreno a Monte Fortino (1849. Marzialetti). Epatiche. 8. Aplozia hyalina (?) Dmrt. Hab. Sul terreno presso Monte Fortino (1847, Marzialetti). 9. Jungermannia lanceolata L. Hab. Alla volta dell'Acquedotto del molino di Monte For- tino (aprile 1846. Marzialetti). 10. Lophocolea bidentata (L.) Nees. Hab. Nei dintorni di Monte Fortino (1847. Marzialetti). 11. Tricholea tomentella (Ehrh.) Dum. Hab. Nei dintorni di Monte Fortino presso il rivo di Val- gelata (ottobre 1847. Marzialetti). ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 245 12. PORELLA PLATYPHYLLA Lindb. Hàb. A Monte Fortino presso Castel Manardo all' Acqua del Faggio (1845. Marzialetti). 13. Frullania tamarisci (L.). Hab. A Monte Fortino (1849. Marzialetti). 14. Hepatica conica (L.) Lindb. Hab. A Monte Fortino all' Acquaviva e al primo fosso del Loto (1841-43-51. Marzialetti). 15. Reboulia hemisphaerica Raddi. Hai). Ad Amandola lungo la strada sopra San Bastiano (aprile 1846. Marzialetti) e a Monte Fortino al primo' fosso del Loto (maggio 1817. Marzialetti). Licheni. 16. Lecanora sqbfusca (L.) Ach. var. mtiiìnescens Fw. Ilab. A Monte Fortino all' Acquaviva (1847. Marzialetti). 17. Rhizocarpon geographicum (L.) do. f. alrovirens Fr. Hai). Nel monte Acuto (Acquasanta-Ascoli) (1847. Orsini). 18. Lecidea confluens Fr. Hai). Nell'Abruzzo sul corno piccolo del Gran Sasso (1845. Orsini). 19. Opegr.\pha macularis Ach. var. fagìnea Ach. Hai). Sulla scorza degli alberi di Monte Fortino (1850. Mar- zialetti). Fung^hi. 20. POLYPORUS medulla-panis Fr. Hab. Sui vecchi tronchi a Monte Fortino (1845. Marzialetti). 21. Stereum hirsutum Pers. Hab. Sui tronchi degli alberi a Monte Fortino (1845. Mar- zialetti). 22. EXIDIA. AURICOLA JUDAE Fr. Hab. A Monte Fortino presso Castel Manardo (1845. Mar- zialetti). 246 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE il Socio Martelli legge la seguente nota del Socio Jatta : SUL GENERE SIPHULASTRUM MUELL. ARG. NOTA DI A. JATTA. Tra i licheni raccolti alla Terra del Fuoco dal prof. C. Spe- gazzini il prof. J. MùUer rinvenne alcuni esemplari ben singolari provenienti da Staten Marni, su cui credette poter formare un nuovo genere e una nuova famiglia di omeolicheni. Descrisse quindi il nuovo lichene sotto il nome di SiphiilasfrumMuU. Arg., per la grande somiglianza esterna che egli stesso notò con una Siphula Fr., e lo ritenne prototipo della famiglia delle Sipliu- laslreae, che secondo l'A. prenderebbe posto presso la famiglia delle Heterìneae Muli, tra i Colleniacei.'- Nel rivedere posteriormente alcuni maleriali indeterminati esi- stenti neW Erbario De Notarls, conservato ora presso il R. Isti- tuto Botanico di Roma, mi venne fatto imbattermi in alcuni esemplari di un lichene raccolto sulle vette della Valdobbia dal- l'ab. Carestia sin dal 18G0 molto prossimi, per quanto riguarda caratteri generici, a quelli del lichene della Terra del Fuoco già descritto dal Mùller, tanto che li designai già in un recente mio lavoro collo stesso nome che il prof. Mùller adoperò per gli esemplari Fuegiani.^ Cosi il genere patagonico diventava pure un genere di lichene italiano assolutamente nuovo per l'Europa. L'esame intanto degli esemplari italiani e di quelli provenienti dalla Terra del Fuoco rivela i seguenti caratteri generali nel tallo. Il lichene forma dei cespugli riuniti a cuscinetti abbastanza estesi, che crescono sul nudo terreno sabbioso. I cespugli sono molto ramosi ed intricati, alti negli esemplari patagonici fino ad 1 cm., e non più di 6 raill. in quelli italiani. Le ramilìcazioni dei cespugli sono frequenti, erette, molto tortuose {dendroidee), e si intrecciano tra loro sin dalla base. Negli esemplari ame- ricani specialmente questi rami si mostrano verso le basi com- » Flora, 1889, 143. » Giorn. Fot. Ital, 1892, pag. 2. ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 247 pressi e deformi, allargandosi (ino a 2 mill., mentre nella parie superiore riacquistano la loro forma cilindrica, e spesso al- l' apice si anastomizzano tra loro, prendendo la forma frondosa, e formando delle lamelle squamose, cristiformi. Più regolari in- vece sembrano le ramificazioni negli esemplari dell' Erbario Denotaris, in cui serbano più comunemente la forma cilindrica con un diametro di poco superante il mezzo millimetro, e assu- mendo meno la forma squamulosa all' apice. Negli uni e negli altri esemplari poi il tallo si mostra sempre carbonizzato per oltre i due terzi della sua altezza, rimanendo solo r ultimo terzo, ed anche meno, verso l' apice, in vegeta- zione. Queslo fatto rivela senza dubbio la provenienza della pianta; imperocché può dedursene che appartenendo alla re- gione delle nevi la sua vegetazione sia stata strozzata dal pro- lungato permanere sotto di esse. Fenomeno non diversoci offrono le piante alpine, quasi tutte, come è noto, distiate da rizomi largamente sviluppati e cortissima parte aerea; e certamente il nostro lichene potrebbe presentarci un caso, molto semplice, di riproduzione continua non diversa da quella che si avvera in parecchi muschi, se si stabilisse che gli elementi vegetativi del lichene si raccolgano all'apice dei rametti tallini, e sieno capaci di mantenersi vivi per un tempo abbastanza lungo per porsi poi in nuova vegetazione non appena sia dato alla pianta di ripren- dere le sue normali funzioni vegetative, mentre la parte infe- riore, già vegetante precedentemente, muore e assume 1' aspetto di un carbone resinoso, molto friabile e luccicante nel taglio. Da questo punto di vista anzi potrebbe considerarsi il SijJhu- lasirum Muli, come lichene tipico della vegetazione polare. Esaminando al microscopio la parte carbonizzata del tallo, la si troverà formata dalle solite ife ipotalline brune riunite in filamenti strettamente raggruppati fra loro, e spesso formanti una specie di reticolato interposto ai filamenti stessi. Sarà facile poi notare in questa parte del tallo l'assoluta mancanza di gonidi. Negli esemplari dello Spegazzini non sfuggiranno all'osserva- tore delle lunghe fibrille ciliari, capilliformi, che partono dai margini dei rami, anche nella parte carbonizzata, e ramificandosi seguono il cespuglio e si intrecciano in esso, prolungandosi fino agli apici dei rametti tallini. Queste fibrille mancano negli esem- plari italiani. 248 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE L' apice del ramo tallino nella parte non carbonizzata poi si mostra costantemente di color verde-cinereo (ocroleuco) ten- dente ad oscurarsi verso 1' estremità in una tinta verde-bluastra. L' analisi microscopica di questa estrema parte del tallo ci rtiostra come la stessa sia formata da un compatto tessuto ifoi- dale, ad ife contorte e a brevissime articolazioni strettamente intrecciate tra loro, le quali non si dirigono mai longitudinal- mente, e nell'assieme riproducono il tessuto interno ifoidale di una squamula di Pannarla Del. Fra queste ife qua e là si pre- sentano delle serie di gonidi simili a quelli di una Coccocar- pìa Pers., cioè degli Scylonema. AH' estremo di questa parte del tallo le serie dei gonidi si trovano raddrizzate verso l'apice e la periferia in tutti i sensi, e quindi disperse per tutta la spes- sezza del tallo. Questo potrebbe indurre a credere che si tratti di un omeolichene. A misura però che i tagli orizzontali si fanno in maggior prossimità della parte carbonizzata, la disposizione delle serie gonidiali diventa più simmetrica, e se si pratica un taglio verticale ad una delle squamule frondose che si formano negli esemplari americani, anche col solo aiuto della lente si riconoscerà subito che la disposizione dei gonidi rispetto agli altri elementi costitutivi del tallo non sia diversa da quella che ordinariamente si jiscontra nelle squamule di un eterolichene frondoso; imperocché i gonidi si dirigono verso la faccia supe- riore della squamula, lasciandone la parte inferiore sprovvista interamente, o quasi. Tale fatto ravvicina senza alcun dubbio il genere descritto dal Miiller agli eterolicheni, cui si riferireb- bero inoltre l'alterazione delle ife nella parte inferiore del tallo che abbiam detto carbonizzarsi, il tessuto compatto e uniforme formato da esse nel tallo in vegetazione, la natura stessa dei gonidi (scìjionema), che è facile osservare in parecchi eteroli- cheni. Quali caratteri possono a nostro avviso ritenersi sufficienti per considerare il genere Siphulastrum Miill. come un etero- lichene, il quale malgrado la natura del tessuto ifoidale interno che ci rammenta benissimo la struttura tallina degli eterolicheni crostosi, merita senza alcun dubbio essere compreso tra i licheni frustulosi per l' aspetto esterno del tallo, e il modo di accresci- mento dello stesso. Il prof. Mùller non riflettendo bene alla na- tura dei gonidi li credette simili a quelli del gen. Lichina Ag., che, come é noto, prende i suoi gonidi dalla Oscìllaria; e fu ADUNANZA. DELLA SEDE DI FIRENZE 249 forse da ciò tratto a considerare il suo nuovo genere come una Collemacea, molto affine al gen. Lichina Ag., da cui però egli stesso notò differire per strucfura cellulari haiccl collemacea. Ciò malgrado secondo il eh. lichenologo di Ginevra il gen. 6^/- phulastrum Muli, può servire di tipo alla sua nuova famiglia delle Sìplmlastreae, secondo lui molto prossima alla famiglia delle Ileterìneac. ' Ma dopo quanto abbiamo osservato risulta ben chiaro che tale concetto sistematico merita essere corretto; e che i caratteri ge- nerici del Siphuìastrum Muli, rispondono esattamente a quelli di un eterolichene. E allora é ben evidente che non. risulterebbe giustificata pel momento la creazione di una nuova famiglia, tanto più che i caratteri generici del lichene in esame, finché nuovi studi fatti su soggetti più completi non autorizzino a pen- sare diversamente, giustificano l'iscrizione di esso tra i Siphulei, nella quale famiglia il S/phalasttncm Muli, rappresenterebbe un genere a gonidi cianoficei che starebbe al gen. Siphula Fr. come il gen. Stichina Nyl. sta al gen. Slieta Ach. nei Parmeliei. Il Mùller intanto dette pel genere la seguente frase diagno- stica: « T/iallus erectiis, denclroideus (ochroleiicus), rami plus minusve compressi, undique corticati; cellulae centro laxae, in interstitiis, aèrigerae, peripheria densae; liawl longitudinales, irregulares; gonidia laete aeruginoso-coerulea, demwm olivacea in caienas Irreves adpresso-ordinata. Apothecia ignota. Gonidia ut in genere Lichina Ag. in catenis varie curoatis, liinc inde Iransversim latiora, nitnquaìn longitrorsum divisa. » ' Se però si considera la pianta come un eterolichene della fa- miglia dei Siphulei, si potrebbero più brevemente determinare i caratteri del genere e delle specie. E ciò senza dissimulare la dillìcoltà che si incontra nel dovere stabilire delle specie sui sem- plici caratteri del tallo e nell'assoluta ignoranza dell' apotecio. Ma ritenendo opportuno pel momento designare due forme ben distinte per la grandezza, forma esterna e sviluppo del tallo, re- sterà sempre a vedere, in seguito di più accurate ricerche, se alla forma italiana competa il grado di specie, o piuttosto quello di varietà. ♦ Flora, 1889, loc. cit. * Flora, loc. cit. 250 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Fara. SiPHULEi Nyl. Gen. Siphulasirum Muli. Arg. Flora, 1889, 143, « Thallus dendroideus, ramosus, vel dichotome divisus; rami « firmi, plus, minusve teretes, undique corticati, aggregati, taii- « tum ad apices ocliroleucbi, inferne ustulato-nigri. Iphae densae, « contortae, breviter articulatae, haud longitudinales. Gonidia « scytonemea. Apothecia ignota. » Sp. I. S. triste Muli. Arg., 1. e, « Thallus ^dense caespitosus, late effusus; caespites subdicho- « tome ramosi, 1 cm. alti, superne ocbroleuci, inferne ustulato- « carbonacei; ramuli valde abbreviati, obtusi, teretes, diam. fere « 1 mil. lati, vel plus minusve compressi, et saepe ad apicera in « laminam connati cristiformem, fìbrillis nigris marginalibus ca- « pillaribus ramosis, varie cibati, » Ad terrara in Fuegia, Staten Island, leg. Spegazzini. Sp. 2. S. alpinum n. sp. « Thallus densissime caespitosus, pulvinatus, etfusus; caespites « dichotome-ramosissimi, vix '/a cm. alti; ad apices tantum ocbro- « leuci, in reliquis partibus ustulato-carbonacei ; haud cibati; ra- « muli abreviati, teretes, intricati, diam. fere '/, mil. lati. » Ad terram in alpe Vetta di VaMobbia, leg. Ab, Carestia, in Herb. De Notaris. Viene letta la seguente nota : ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO I MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN. (Continuazione). Crdciferae. 36. Nasiurtium officinale R. Br. — Si incontra con le sue varietà, nei fossati di tutta la regione, e dal piano sale su per le zone collina e montana sino a toccare altitudini comprese fra 600 e 700 metri. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 251 37. Arabis Tarriia L. — Luoghi rupestri dalla pianura alla regione subalpina in tutta la zona: nello mura di Verona fra Porta del Vescovo e Porta S. Giorgio, e nella cerchia stessa della città al Giardino Giusti. Fruct. 38. .-1. alpina L. — Luoghi rupestri e ghiaiosi delle zone elevate dalle quali si avanza seguendo i tori-enti verso la pia- nura: nel Vaio dell' Anr/ailla (350 m.), ai Tradii (1338 m.), Remilo (1327 m.), Giazza (1583 m.), ecc. FI. et Friict. 39. A. hiì^snta Scop. — Prati ovunque. Fruct. 40. A. sagiUata DC. — Rupi a Rocca pia (1229 m.). Rara. 41. ^1. ciliata R. Br. ^ A. serpillifolia Pollin. FI. veron , II, pag. 391 et Jierb. l, non Vili. — Pascoli e prati presso Bo- sco di Chiesanova (1104 m.) ecc. Copiosamente in unione alla var. hirsuta Koch. FI. et Fruct. 42. A. muralis Bert. — Rarissima fra le rupi nel M. Pa- stello, lungo la strada che da Ceraino (105 m.), sulla sinistra del- VAdige, conduce al paese di Monte (432 m.). Fruct. — Cresce pure più copiosamente, ma non può dirsi pianta comune, alla destra del fiume Adige, alquanto più a nord, sul fianco orien- tale del M. Baldo lungo la salita a Spiazzi, fra Brentino (174 m.) ed il Santuario della Corona (774 m.). 43. A. pumìla Jacq. — Rupi elevatissime: M. Posta, Cam- pobì'un, Passo della Lora, Zeola, ecc. 44. A. beVidifoUa L. — Rarissima. In M. Campobrun (1650 m.) fra le macchie di Pinus MugJius, Juniperus alpina, Rhododendron ìiirsutum. 45. A. perfoliafa Lam. — Pascoli e prati. Fruct. In marzo ed aprile nella Valle Pantena sopra Stalavena e precisamente sotto alle cosi dette Grotte Fontana o Sengie di Falasco si trova copiosissima una delle Brassicacee maggior- mente rare delia Flora veronese, A. auriculata Lam., la quale vi cresce in unione a Hutchinsia petraea R. Br. — Nei din- torni di Recoaro poi (Provincia di Vicenza) cresce abbondan- tissima A. Halleri. 40. Cardamine impatiens L. — Luoghi selvatici dal piano alla zona montana. 47. C. sìjlvniica Link. — Rara. Luoghi e rupi umide; Valle dell" Anguilla, di Squaranto, di Tregnago, ecc. 48. C. amara L. — Rara. Fossi presso 5. Michele di Ve- 252 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE rona e nella Valpolicella presso S. Pietro Incartano e Fii- mane. — Sebbene parli in questo luogo di pianta raccolta di giugno, amo ricordare di aver raccolto questa specie presso Ve- rona ed in piena fioritura anche nel mese di ottobre. 49. C. trifoUa L. — Rarissima. Luoghi selvatici a Revolto (Caro Massalongo). 50. Dentaria 'bulbifera L. — Luoghi selvatici presso i Tra- dii, a Casielvero, Vestena, ecc. 5L Sisymbrium Loeselii L. — Raro. In un campo presso la stazione di Porta Vescovo in Verona. 52. S. Columnae L. — Raro. Muri \)resso Monteforted'Alpone. 53. Erysimum cheiranihoides L. — Rupi in tutta la zona. 54. E. odoratum Ehrh. — Margine dei fossi nella Val- imniena. 55. E. australe Gay. — Luoghi rupestri ; frequentissimo in tutta la zona da giugno ad ottobre. 56. Conringia orienlalis Adrz. — Frequente nei seminati da giugno ad ottobre : presso Verona, nella Valpantena, Spre- dino, Cerro, S. Viola, S. Anna d'Alfaedo, ecc. M. Precastio in Val di Tregnago. 57. Rapistrum ragosum Ali. — Nei seminati: ovunque sino a tutta la zona montana. 58. Lunaria biennis Monch. — Coltivata sotto il nome di Argentina, ed inselvachita in diversi punti, per esempio nel Camposanto di Cerro Veronese. 59. Farsetia clypeata R. Br. — Rarissima : rupi nel Giar- dino Giusti in Verona. — Il Pollini indica questa Brassicacea nei colli di Valpantena presso Grezzana ed Alcenago ; ed Abramo Massalongo la raccolse alle Sengie di Falasco: ma oggidì è scomparsa da queste stazioni. 60. Alyssum calycinum L. — Campi e luoghi aridi e sec- chi sino al termine della zona montana. 61. Braba pyrenaica L. — Rara : cime elevatissime del M. Posta (2235 m.), nei pascoli e nelle rupi. 62. D. aizoides L. — Pascoli elevati in tutta la zona: Corno d' Aquino, Podesteria, Malóra, Velo, Zeola, ecc. 63. Coclearia saxatilis Lam. — Rupi in tutta la zona al- pina e subalpina dalla quale scende avvicinandosi alla pianura seguendo le valli. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 25'Ò 64. Camelina saiioa L. — Seminati in tutta la zona, dal piano alla regione montana; frequentissima. 65. Thlaspì arvense L. — Raro nei dintorni di Verona; fre- quente nei coltivati della zona montana: a Cerro Veronese, S. Viola, S. Anna (TAlfaedo, Caniposilvano, Saline, ecc. 66. T. praecox W. — Nei muri, nei luoghi rupestri e nei pascoli : nei Colli di Montorio, alla Mosella, in Val di Tre- gnago alla Cà del Diavolo. Fract. 67. T. rotundi foli ani Gaud. — Luoghi sassosi : M. Zevola. 68. T. Dursa-iMstoìHs L. forma alpina. — Pascoli di Cam- pobrun, Revolto, ecc. 69. Hictchinsia alpina R. Br. — Luoghi sassosi eleva- tissimi dai quali scende sino a toccare la zona montana: a Giazza, Revolto, alle Gozze sopra Velo, Purga di Velo, M. Po- sta, ecc. 70. //. petraea R. Br. — Frequentissima dove la prece- dente : nel principio di primavera però si incontra copiosa be- nanco nello zone della collina e della pianura. 7L Lepidium Dral)a L. — Nei dintorni di Verona, ove non cresceva ai tempi di Ciro Pollini, frequentissimo : e di anno in anno dimostra sempre più spiccata la tendenza ad estendere la sua area di vegetazione; cosi ad esempio è penetrato nella Valle Pantena ed oramai, e nel corso di pochi anni, è giunto sin presso Quinto. 72. L. ruderale L. — Comune nei dintorni e nella città stessa di Verona lungo le vie e fra le macerie, ad Olive presso Montorio, a Caldiero, ecc. 73. Biscutella cicliorifolia Lois. = B. liispida DC. — Ra- rissima nel M. Pas/e^/o presso Monte: più copiosa sulla sponda destra dell'Adige alle falde del M. Baldo nelle rupi sopra Jn- canale e quindi quasi di fronte alla stazione di M. Pastello. 74. Biscutella laevigata L. — Frequentissima con le sue numerose varietà dalla pianura alle cime più elevate. 75. Senebiera Coronopus Poir. — Nelle vie di Verona, in diversi punti della Valpantena, e alle falde di M. Pastello nel luogo chiamato Cà di Coìmo. 76. Isatis tincloria L. — Luoghi incolti ed anche rupestri presso Castagne, Trezzolan, Centro, Moruri, ecc. 77. Neslia paniculata Desv. — Seminati in tutta la zona 254 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE ma non frequente : in Campomarzo di Verona, nel M. Pa- stello, nel M. Tondo, presso Tì^egnago, ecc. 78. Calepina Corvini Desv. — Rara : nei fossi della città di Verona. 79. Mìjagrum jìsrfoliatum L. — Nei seminati non comune: nei dintorni di Verona, nel M. Precastio in Valle di Tregnago, ecc. Delle Brassicacee, sporadicli9 o subspoatanee, occorre qual- che volta di incontrare nella collina e specialmente presso le abi- tazioni rusticane MaiUUola incana R. Br., Cìieiranthus Cheiri L., Eruca saliva Lam., Cochlearia Armoracia L., Lepidium sa- tlvum ecc. ecc. CA.PPARIDEAE. 80. Capparis rupesiris Sbth. et Sm. — Luoghi rupestri e muri in tutta la collina, copiosamente. 81. C. spinosa L. — Raro: rupi a S. Giovanni in Valle in Verona. Mentre presso di noi Capparis rapestris cresce copiosissimo — 0 coltivato 0 fatto selvatico — in quella vece C. spinosa é pianta rarissima; e per parte, mia nel Veronese lo ho incon- trato nella unica stazione ricordata or ora. Avviene il contra- rio in altre località, p. e. a Nizza di mare. Quivi C. spinosa è pianta comune; straordinariamente rara invece C. rupssiris, che a me venne dato unicamente di incontrare lungo la vec- chia strada da Nizza a ViUafranca. Noto inoltre che non mi è mai stato possibile di ritrovare in frutto C. spinosa, mentre in quella vece C. rorp1iyroleuca (Nees.) Limpricht. ' Levier E., Comuuicazione epistolare, 9 giugno 1892. ■^ Gottsche C. M., Linden7ierg J., Nees ab. Esenbeck C. Synapsis Hepattcarum, pag. 69. Hamburgi, 1844 ; Du Mortier C, Hepaticae Europae, pag. 38. Bruxelles et Lipsiae, 1874. ' Massalongo E., Repertorio della Epaticologia italiana, Estr. dal voi. II, fase. 2° dell' Annuario delV Istituto hot. di Roma. Roma, 1886. * Rossetti C, Epaticologia toscana nord-ovest (Nuovo Giorn. hot. tal., voi. XXII, pag. 335. Firenze, 1890). 374 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE AI). Sul terriccio vegetale e sui legni putridi all'Abetone- (agosto 1888). Oss. La forma tipica è già stata osservata della Toscana nei dintorni di Firenze (Raddi); la varietà è nuova per la Toscana, essendo finora conosciuta in Italia solo delle Alpi Piemontesi, Lombarde e Venete. ^ * 6. JuNGERMANNiA INCISA Schrad. Ab. Nella stessa località che !a precedente. Oss. Specie nuova per la Toscana e nota finora in Italia nelle Alpi. 7. Cephalozia bicqspidata (L.) R. Spr. (cum colesulis!). Ab. Sui legni putridi e fra' muschi all'Abetone (agosto 1885). 8. Cephalozia catenulata (Hùbn.) Lindenb. eraend. Ab. Sui legni putridi all'Abetone (agosto 1885). Oss. Per quanto ci consta era nota finora in Toscana delle Alpi apuane. ^ 9. Cephalozia dentata (Raddi) Lindenb.; Massalongo, Repert., pag. 65, tav. 9, fig. 6. — Jungermannia Raddi, Junger- mannogr. etrusc, pag. 12 (1841) ; Syn. Hep., pag. 143. — Anthelia Dum., Hep. Eur., pag. 99-100. Ab. Sulla terra nel M. Argentare fra' cespi di Kantia Tri- comanis (aprile 1885). Oss. Nota finora in Italia della Toscana nei dintorni di Fi- renze (Raddi, Arcangeli, Levier), nel M. Pisano e nelle Alpi apuane (Arcangeli, Rossetti);^ fuori d'Italia, per quanto sappiamo, è stata raccolta solo in Francia a S. Sever (R. Spruce) ' e nell'Alta Savoia lungo l'Arve (J. Rome). * — Gli esemplari che abbiamo esaminato coincidono esattamente con quelli archetipici di Raddi, che si conservano nell' Erbario pisano. ^ Dobbiamo la determinazione di questa specie e della seguente al chiar. prof. C. Massalongo. * Rossetti C, loc. cit., pag. 328. ^ Rossetti C, loc. cit., pag. 329. * Massalongo C, Appunti statistici sulVEpaticologia italica, Estratto dagli Atti del Congresso nazionale di hot. crittog. in Parma, pag. 9. Parma, 1887. ' Bernet H., Catalogne des Hépatiques du sud-ovest de la Suisse et de VHaute Savoie, pag. 82. Genève, 1888. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 375 10. LoPHOCOLEA CUSPIDATA (Limpricht.). Ab. Sul terriccio vegetale all' Abetone (agosto 1885). Oss. Conoscevasi finora in Toscana solo di Vallombrosa (Micheli, Arcangeli, Levier), * del M. Pisano e delle Alpi apuane (Rossetti). * Inoltre é citata da Brizi ^ del Romano al Monte Cavo presso Rocca di Papa. 11. LoPHOCOLEA HETEROPHYLLA (Schrad.) Dmrt. (cum fruct. !). Ab. Sui legni putridi e sul terriccio vegetale all' Abetone (agosto 1885). Oss. Nota finora in Toscana solo dei dintorni di Pisa (S. Ros- sore) * e dell' isola del Giglio. ^ 12. Chiloscyphus polyanthos (L.) Dmrt. Ab. Nei luoghi umidi all' Abetone (agosto 1885). 13. PORELLA PLA.TYPHILLA (L.) Lindb. Ab. Sulle rupi all' Abetone (agosto 1885). 14. Radula complanata (L.) Dmrt. (C. truci!). Ab. Sui tronchi degli alberi a Vallombrosa (settembre 1884) e air Abetone (agosto 1885). 15. Frullania dilatata (L.) Dmrt. Ab. Sui tronchi degli alberi a Vallombrosa (settembre 1884). 16. Lejeunia. serpillifolia (Dicks. emend.) Lindb. (C. colesul !). a cavifolia (Ehrh.) Lindb. j3 planmscula Lindb. Ab. Tutte e due le forme sulla scorza degli alberi presso Barberino in Mugello (ottobre 1883). 17. Kantia Trichomanis (Dill. L.) B. et Gr. — (Forma typica). Ab. Sul terreno presso Barberino in Mugello (ottobre 1883) ; nel M. Argentare (aprile 1885) e all' Abetone (ago- sto 1885). 18. Metzgeria purgata (L.) Lindb. Ab. Sul tronco degli alberi a Vallombrosa (settembre 1884) ; all' Abetone (agosto 1885) e a Gricigliano presso Pon- tassieve (settembre 1885). ' Rossetti C, loc. cit., pag. 330. * Brizi U., Seconda contribuzione alla Epaticologia romana {Mal- pighia, anno HI, pag. 326. Genova, 1889). ' Bottini A., Muscinee de.IV isola del Giglio (Nuovo Giorn. hot. ital., voi. XIX, pag. 274. Firenze, 1887). 376 ADUNANZA. DELLA SEDE DI FIKENZE 19. Metzgeria coniugata Lindb. Ab. Sul terreno fra' muschi all' Abetone (agosto 1885). * 20. RiccARDiA LATiFRONS (Schmid., Liiidb.) Lindb., Hep. Hib. lect., Act. Soc. se. Fennicae, voi. X, pag. 513 (1875) ; Ste- phani, Deutsch. Jung., pag. 66, fìg. 127. — Aneura palmata a ìnajo?-' Nees Syn. Hep., pag. 498. — Jungermannìa muUifida Ekart, Sj-n. Jung., tab. 7, fìg. 50. Al). Sui legni marci all' Abetone spesso in compagnia di Scapania unibrosa, Blepharostoina trichopliyllum, Ce- phalozia Mciispidata, Lopliocolea heteropìiylla e Kantia Trìchomanis (agosto 1885). Già raccolta nella stessa località fino dal 1880 dal dott. E. Levier. ^ Oss. Coincide con gli esemplari della collezione del prof. Mas- salongo (Hep. it. ven. exs.), raccolti dal medesimo so- pra Tregnago in provincia di Verona e dallo Spegaz- zini nel bosco di Cansiglio in provincia di Treviso contenuti nell' Erbario pisano e con quelli dell' Erba- rio Bottini raccolti da Arnell nella Svezia. — Nuova per quanto sappiamo per la Toscana e nota finora in Italia solo di poche località delle Alpi piemontesi e ve- nete, raccoltavi dal dott. Spegazzini e dal prof. C. Mas- salongo. ^ 21. Targionia hypophylla Linn. (cum fruct. !). Ai). Sulle rupi calcaree nelle Alpi apuane alle sorgenti del Frigido sopra Massa-Carrara (febbraio 1889). 22. Riccia fluitans (L.) Lindenb. j3 canaliculata (Hoffm.) Lindenb. Al). La varietà iti un pantano nei fossi presso Prato. Licheni. 23. USNEA BARBATA (L.) Fr. J3 hirta (L.) Fr. * soredifera Arn. Ai). Sterile nella montagna del Matese a Capo d'Acqua (24 agosto 1891). ' Levier E., Comunicazione epiistolare, 9 giugno 1892. 2 Massalonoo C, Rejyerforio, ec, pag. 49. ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 377 Oss. Jatta ' cita la varietà « ad truncos sterilis: Gargano, Sol- fatara, Lazio » nonché dell'isola d'Ischia. ■ Per la forma aggiunge: « In Majella occurrit forma soredifera »; Arnold, Aufliig. Lich. in T^'rol., XIV, pag. 471. 24. Ramalixa scopulorum (Rotz.) Ach. Ab. Sugli scogli dell'isola d'Ischia (18 agosto 1891). Oss. Non citata da Jatta d' Ischia, ma soltanto « ad scopu- los marinos: Sicilia, Sardegna. » ' 25. RoccELLA PHYCOPsis Ach. Ai). A Rupe di Cuma (24 agosto 1891). Oss. Questa specie è già conosciuta di questa località ; si osservi Jatta ' ^, e un mio lavoro pubblicato di re- cente. ' 26. Farmeli A sinuosa Smft. — P. laevigata Ach. Ab. Sterile a Licola (Napoli) (agosto 1891). Oss. A quanto ci consta non è stata ancora citata da Jatta. 27. Physcia ciliaris (Lin.). 7 solenaria (Dub.) Schaer., En., pag. 10. Ab. Nell'Isola d'Ischia (18 agosto 1891). Oss. La varietà non é ancora stata citata nei lavori di Jatta. La specie invece è notissima di vari luoghi dell'Italia meridionale e ancora dell'isola d'Ischia. L'esemplare coincide esattamente con uno autentico dei Lich. Helv. exs. Schaer. et Hep., n. 1100, che si conserva nell'Er- bario pisano. 28. Phvscia caesia (Hoffm.) Nyl. Ab. Sporifera sui vecchi faggi secchi nella montagna del Matese a Capo d'Acqua (26 agosto 1891). Oss. L'esemplare esaminato differisce un poco da quello descritto da Jatta sotto il nome di Pannelia albinea Ach. var. diinidiata Nyl., se non altro per gli apoteci che sono « caesio-pruinosa » anziché « atra. » * Jatta A., Monographia Li;henum Italtue Meridionalis. Trano, 1890. * Jatta A., Licheni raccolti nelV Isola d'TsjJiia fino alV agosto del 1801 (Biillettino della Soc. botanica ital., n. 3, in Nuovo Giorn. boi. ital., voi. XXIV, pag. 208. Firenze, 1892). ^ Baroni E., Frammenli liohenografiù {Bull, della Soc. bot. ital., n. 8, pag. 192, in Nuovo Gior. bui. ital., voi. XXIV. Firenza, 1892). 378 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 29. Callopisma citrinum (Ach.) Kbr. Ab. Sporifero sui vecchi faggi nella montagna del Matese a Capo d'Acqua (24 agosto 1891). Oss. Citato da Jatta « ad truncos siccos. » Napoli. * 30. Lecanora DISPERSA (Pers.) Flk. f. corticola Lahm. Ab. Sporifera sui vecchi faggi nella montagna del Matese a Capo d'Acqua (24 agosto 1891). Oss. Jatta ^ cita la specie, sotto il nome di L. Flotoioiana (Sprgl.) Kbr., « ad rupes calcarias et arenarias : Abruzzi, Gargano, Basilicata, Sardegna. » 31. Biatora ambigua Mass. Ab. Sporifera sugli alberi all'Acqua Santa presso Castellam- mare (Arcangeli, 22 agosto 1891). Oss. Jatta' la cita: « ad abietes: Ruoti in Basilicata. » 32. Leptogium lacerum (Ach.) Fr. ^ pulmnaiuni Ach. Ab. Sterile sulla terra muscosa nel Monte S. Angiolo al- l'Acqua Santa (Arcangeli, agosto 1891). Oss. La var. pulvìnatum non è citata da Jatta. Invece que- sti cita la specie : « ad terram muscosam : Abruzzi, Gargano, Basilicata, Calabria, Napoli, Venafro, Sicilia, Lazio »; la var. lophaeum (Ach.) Kbr. «ad muros, truncos et Stictas : Calabria, Abruzzi, Basilicata ' e dell' isola d' Ischia. » " Il Socio Jatta lia inviato lina breve comunicazione che lia per titolo : LA PELTIGERA RUFESCENS HOFFM. VAR. INNOVANS FW. NOTA DI A. JATTA. Il Flotow dopprima^ e poi il Koerber * distinsero una varietà della Peltigera rufescens Hffra. denominata dal primo var. m- novans: thalli oris in squamulas prolificantibus, di cui pre- * Jatta A., Monographia, ecc. * Jatta A., Licheni raccolti neW isola (V Ischia^ ecc. ^ Flotow, Beut. FI., 73, H. * Koerber, Syst., 60. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 37i) sento un esemplare della Porretta, inviatomi recentemente dal- l'egregio mio amico dott. Mattei. Esemplari simili erano stati precedentemente rinvenuti nei Lazio ' e nei monti Stabiani. ^ In questa varietà la lamina foliosa del tallo della Pelligera rufescens HfTm. si frastaglia ai bordi e degenera in squamule minute, le quali accumulandosi e disponendosi in giro formano spesso una specie di frangia. La fronda tallina assume allora un aspetto capriccioso e ben caratteristico. È poi sempre sprovvista di apotecì. L'aspetto esterno di questa varietà farebbe a prima vista supporre trattarsi di formazioni cefalodiche; però basterà un sommario esame dei caratteri interni ad assicurare che le squa- me non contengono gonidi diversi da quelli del resto del tallo, e quindi deve ritenersi che la degenerazione non è affatto do- vuta alla solita azione di un' alga eterogenea. Anzi osservando più attentamente le squamule coli' aiuto delia lente si vede che ciascuna porta all' apice un punto nero di quel solito tessuto corneo che designa gli apici degli apotecì angiocarpi e degli spermogonì. E sulla scorta di questi punti, praticandosi dei tagli per l'osservazione microscopica verticalmente alla base della squamula, può stabilirsi che dessi corrispondono difatti all'ostiolo di veri spermogonì di forma sferica, o quasi, da cui si sprigio- nano in quantità immensa spermazì bacillari, molto corti e al- quanto rigonfiati nella parte mediana, a leggiera incurvatura. In esito a tale osservazione sembrami potersi stabilire che nella varietà innovans Fw. della Pelligera rufescens HfTm. si abbia un tallo munito della speciale attività di produrre sper- mogonì, la quale lo fa frastagliare e degenerare ai bordi e pro- priamente al sito in cui ordinariamente nella specie dovrebbero svilupparsi gli apotecì. Come si è notato intanto questa varietà fu finora rinvenuta sempre sprovvista di apotecì. Ed è su questo punto che credo dover richiamare principalmente l' attenzione. Generalmente oggi lo spermogonio è ritenuto un vero organo di riproduzione, giacché si ammette esistere anche nei licheni le due forme di * Tamburlini, Licli. rom. (An. ist. bot. rom., 1884, 9). * Cfr. Erbario dell' Università di Roma (Licheni raccolti nel 1885 a Castellammare di Stabia dal prof. Pirotta). 380 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE riproduzione (quella per spore e l'altra per con idi) caratteri- stiche dei funghi. Questo nuovo punto di contatto tra le due classi affini, come é noto, finora parve non esistesse; perché si dava con lo Stahl ' allo spermogonio il valore di apparato ma- schile produttore degli organi di fecondazione (spermazl). Ma sulla sessualità dei licheni sursero in questi ultimi tempi gra- vissimi dubbi, malgrado gli studi del Tulasne ^ e quelli dello Stahl, i quali tentarono dimostrarla fino all' evidenza. Dando allo spermogonio del lichene il valore di apparato co- nidioforo, avremmo cosi la possibilità di due apparati riprodut- tori sulla stessa pianta; e allora diventa logico e naturale che lo sviluppo eccessivo di uno di essi avvenga a scapito dell'altro. E cosi nel caso nostro il grande sviluppo degli spermogonì po- trebbe da solo spiegare l' assenza di apotecì, presentandosi la varietà destituita di questi ultimi appunto perché la sua ripro- duzione risulta ben assicurata dai primi. Quindi anche nelle tallofìti si avrebbe una prova ben evidente di quella specie di antagonismo tra le due forme possibili di riproduzione, come nelle fanerogame avviene spesso tra la riproduzione per semi e quella per gemme,' nel posto delle quali ultime nelle tallofiti potrebbero stare idealmente i conidi. Più strano risulterebbe il fatto se si dovesse assegnare allo spermogonio il valore di organo fecondatore; perchè allora do- vrebbe ammettersi un caso di dioicia, che certamente non avrebbe riscontro prossimo né nei licheni stessi, né nelle altj'e critto- game affini. Né il caso della Peltigera rufescens Hflfm. potrebbe in certo qual modo avvicinarsi a quello descritto dal prof. Gi- belli ^ nelle Verrucarieae, perchè qui la sostituzione dell'apotecio allo spermogonio non sarebbe possibile, e quindi non avremmo che individui esclusivamente e costantemente maschi. Qualunque sia però la interpretazione che voglia darsi allo spermogonio, non mi son parse prive affatto d' interesse queste ^ Stahl, Beitrclge zur Entwiclcelungschichfe der Flechten. Leip- zig, 1877. * TULASNB, Memoire pour servir à Vhist. organograph. et physiol. des lichens (An. se. nat., 1852). ^ Cfx". Darwin, De la variation des anirnaux et des plantes (trad. fr.). Paris, 1868, voi. II, pag. 181. * GiBELLi, Mem. della Soc. it. di se. nat. Milano, voi. I, 1865. ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 381 poche osservazioni, convinto che al caso rilevato nella Peltigera rufescens Hffm. var. innovans Fw. non possano in alcun modo assegnarsi i caratteri di una forma sporadica, o di una de- formità. TI Presidente ricorda che le adunanze della sede di Firsnze venf^ono sospesa sino al 9 di Ottobre prossimo, secondo quanto fu stabilito. Ricorda ancora clia il giorno -4 del mese di Settembre la Società è convocata per la Riunione generale in Genova e pel Congresso bota- nico internazionale, indetto d' iniziativa della Società Botanica ita- liana. Non dubita che in tale occasione tutti i botanici italiani con- verranno a quelle riunioni scientifiche. Togliesi quindi l'adunanza. SEDE DI ROMA. Adunanza del 2 giugno 1892. Sono presenti i Soci Pirotta, Grampini, Erede, Cernili, Re, Baldiui, Avetta. Letto ed approvato il verbale dell' ultima seduta, il Presidente comunica la seguente nota : SOPRA ALCUNE PIANTE RARE 0 CRITICHE DELLA FLORA •ROMANA. PER E. CH IO VENDA. Manipolo primo: Rnuniiculacee. (Continuazione). R. GRAMINEUS L, Il Sanguinetti FI. rom. prodr., pag. 414, lo dà solo dell'Agro Piceno al Piano grande del Castelluccio; Pelosi ! lo raccolse sul monte Calvo li 26, V, 80. R. SOELERATUS var. Pelosianus Chiov. R. capitulis carpophoris isodiametricis. R. sceleratus Sang. ! FI. rom. iwodr., 416, p. p. ; alla CafTa- relia, V, 1815 (Sanguinetti!) p. p.; Ostia, 1827 (Sanguinetti!); 382 ADUNANZA DELLA. SEDE DI ROMA Acqua Acetosa fuori porta di S. Paolo, 1, IV, 1860 (H. Rolli !) ; al Lago di Bracciano, 5, IV, 1887 (Pelosi!).* Tutti gli autori eh' io ho consultati circa questa specie di- cono di avere i carpelli numerosissimi e disposti in una spiga allungata. Neil' Erbario Romano e in quello Generale esistono tre esemplari tipici di questa specie, raccolti dal Rolli sui mar- gini del lago di Fogliano, 25, V, 1857. Uno di quelli dell' Er- bario Romano porta sull' etichetta scritto di pugno dello stesso Rolli: « RanunciUas sceleralus L.? Petalis calyce brevioribus oblongo obovatis, ungue squamata, nuculis margine incrassato minime rugulosis, receptaculo villoso, petiolis bracteatis. » Cer- tamente però gli esemplari accennati appartengono al tipo e 1" os- servazione del Rolli non ha alcuna importanza, salvo il carattere dell' avere 1' unghia squamata, mentre per tutti gli autori come io stesso ho potuto vedere in esemplari freschi tipici raccolti po- chi giorni fa in compagnia dei sigg. prof. Pirotta e Grampini alle Acque Albule, il nettario è in forma di un poro, sollevato ora l?g- germente ora maggiormente dalla superficie del petalo, ma sem- pre destituito da qualsiasi appendice che possa dirsi squamma, e probabilmente il Rolli confuse il poro coi margini alquanto al- lungati con una squama. Esemplari, che appartengono pure alla forma tipica, esistono nell'erbario Sangui netti della Caffarella, ma sono mescolati con quelli della nostra varietà. Questa in tutti gli esemplari è una pianta glabra come nel tipo salve le sommità rameali, la forma della ramificazione, le stria- ture 0 solchi caulinari, e le foglie sono su per giù come nel tipo, ma se ne scosta per la forma del carpoforo, che dato da tutti gli autori per allungato e spiciforme o dai sig. Willk. et Lange {Prodr. FI. hisp.. Ili, 913) anzi come un carattere per la sezione Hecatonia Gren. Godr. ; la nostra pianta li presenta invece glo- bosi coi diametri transverso e longitudinale perfettamente uguali.^ * Ho dedicato questa varietà al sig. Alpinolo Pelosi rapito giova- nissimo ancora da violenta morte agli studi li 1° agosto 1887. * Nelle forme macilenti non è raro trovare sugli stessi esemplari carpofori sferici e carpofori strettissimi e più allungati del solito; ma quelli sferici sono assai più piccoli che non si mostrano nei nostri esemplari i quali j)er giunta sono tutti emisferici e non qual- cuno solamente. ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 383 Confrontando gli autori se avessero per avventura parlato di qualche forma cui si potesse riferire la nostra pianta, trovo in DC. Prodr. sysL veg., I, 34, n. 86, due varietà: « ^ umhellatam pericarpiorura splcis magis oblongis. — R. umbellatus Roxb. in Willd. En. PI. Iiort. Bey^oL, pag. 588 in adnot. : y minimus caule nano, foliis radicalibus 3-fidis »: varietà ambedue che basta leg- gerne le diagnosi perchè si dica subito che non sono per la no- stra pianta. In Ledeb. Fi. ross., I, 45; Breb. FI. norm., pag. 8; Hartm. Tlandb. Shancl. FL, pag. 94, si trova descritta solamente ({uest* ultima varietà y minimus DC. che pure si trova in Kuntze Tasch. FL, Leipz. pag. 168, sotto il nome di § salìnus. Nel Gaudin FI. helv., IH, 539, invece si trova descritta una va- rietà fi hirsutus che ci dà appunto il « fructus sphaerico » della nostra pianta. Egli alla sua varietà dà come sinonimi il R. sar- dous Crantz. FL austr., 11; Poiret EnoycL, VI, 118, con dubbio e giustamente, giacché questi appartengono al R. philonotis Ehrh. e in una nota a piò di pagina gli attribuisce pure il R. pallidior Chaix. in Vili. Ilist pL Dauph., Ili, 751. Nella descrizione data dal Villars non si fa alcun accenno della forma del ricettacolo, ma dalla descrizione delle foglie pare che si tratti di una forma del R. sardous Crantz. — R. philonotis Ehrh., e in questa decisione mi conferma il sinonimo di J. Bauh. Hist., Ili, 417, e del Ray HisL pL, I, 582. Riguardo poi alla sinonimia del R. sardous Crantz. 1763 e del R. philonotis Ehrh. 1788, che alcuni vorrebbero apparte- nere il primo al R. sceleratus, si consulti ciò che già ampia- mente scrisse il sig. A. Gras nel Bull. soc. boL Frane., 1862, voi. XXIX, séance du 27 juin, pag. 324. Conclusione di quanto ho detto è questa, la sinonimia eh' io adotto al R. sceleratus L.: R. sceleratus a tijpicus Chiov., R. sceleratus L. sp. pi., 776 et auct. fere omn. ; R. carnosus Wallr. in Herb. 1824; R. indicus Roxb. FL ind., II, 671. R. carpophoris elongatis spiciformibus. R. sceL 3c typ. a genuinus Chiov. R. omnino glaber vel in summitatibus ramorum et in phyllis calycinis hirsutulus: caule 2-7 dm. elato, multifloro: toro in ma- turitate carpellorum ovato-oblongo in extremitatibus obtuso. Margini del lago di Fogliano, 25, V, 57 (Rolli!); alla Caffa- rella, V, 1846 (Sanguinetti ! p. p.)- 384 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA R. scel. y- tìjp. 5 minor (DC.) Chiov. R. sceleraius 7 minor DC. Prodr., I, 34 et auct. cit. R. sceleraius 0 salinus Kuntze, loc. cit. R. omnino glaber vel ut supra; caulibus 5-15 era. longo do- radice caespitosis, paucifloris: toro ut supra. R. scel. a lyp. e unibellatus (Roxb.) Chiov. R. umbellatus Roxb. loc. cit. R. sceleraius fi umbellaius DC. loc. cit. R. glaber ut supra: foliis inferioribus digitatis, floralibus ter- natis sessilibus, toro cylindraceo, angustiori quam in forma genuina. R. scel. a iyp. d. foliosissimus Chiov. R. sceleraius Cesat. ! herb. R. caule crasso, foliis majoribus, conferii oribus, trilobis, lobis in caulinis inferioribus et mediis profunde bifidis : capitulis ira- maturis permagnis rotundis in maturitate longitudine latitudine, dupla. Ex agro Vindobonensis (Cesati!). Differisce dal R. sceleraius tipico per la pianta molto più sviluppata, per le foglie tutte più grandi, ma specialmente le mediane e le inferiori che hanno per giunta i lobi profonda- mente bipartiti onde le foglie stesse invece di essere trilobe sembrano 5-lobe. R. sceleraius fi Pelosìanus Chiov. R. sceleraius Sang. ! Prodr. fi. rom., 416 p. p. R. glaber vel hirtus capitulo fructifero globoso isodiametrico. R. sceler. fi Pelosa a glaber Chiov. R. totidem glaber vel in apicem ramorura hirsutulus. Ad Ostia, VI, 27 (Sanguinetti!); alla Caffarella, V, 45 (San- guinetti! p. p.); Acqua Acetosa fuori porta di S. Paolo, 1, IV, 1860 (H. Rolli!); Lago di Bracciano, 5, IV, 87 (Pelosi!); Lago d' Agna- no, II, 1869 (Pedicino!). Ohs. — Exempl. e Pedicino ob fructus laeve oblongatis ap- propinquatur ad var. typicam. R. sceler. fi Pelos. b Jiirsuius (Gaud.!) Chiov. R. sceleraius fi hirsutus Gaud. ! FI. helv., Ili, 539 excl. syn. omn. R. « caule pubescente, superne lanuginoso, calyce hirsuto, fructu sphaerico. » Helvetia prope Tigurum [Zùrich] (Gaudin). ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 385 AcoNiTUM Lycoctonum var. neapolitanum Ten. A. neapolitanum Ten. Syllog. fi- neap. app., IV, pag. 21. A. Lycoctonum Sanguin. Prodr., 411 ; Bert. FI. it., V, 417; pr. min. par.; Paol. FI. Tnarch., pag. 615; N. Terracc. Syn.pì. vasc. mi. Pollin. in Ann. R. J. B. Romano, 1889-90, pag. 70. A. Lycoctonum B neapolitanum Terr. Syllog. fi. neap., pag. 262; Nym. Consp., pag. 19. A. robustissimum, valde ramosum : caule erecto, fistuloso, sul- cato: foliis permagnis, radicalibus et caulinis circumscriptione rotundato-reniformibus, 5-palmato-partitis, segmentis cuneatis, profundissime incisis, partitionibus iterum et repetite laciniatis, laciniis linearibus e basi sensim attenuatis, apice acutissimis: in pagina inferiori nervis primariis validissimis, parum divisis et inter se anastomosantibus, albidis, notatisi nervis tertiariis in- conspicuis. Floribus luteis; galea subcylindraceo-conica, ad me- dium vix ne vix constricta, apice rotundata, basi acute in rostro declinato, subacuto antea terminata, nervis in lateribus curvis: alis subrotundis ad basim laeve cuneatis, subhirsutis: staminibus filamentis glabris: folliculis glaberrimis, in sicco nigricantibus, nervis prominulis praeditis: seminibus transverse fortissime sul- cato-rugosis. A Roia presso Trevi nel Lazio, luglio 1887 (S. Martelloni!); alla Serra di S. Antonio, in copia, nella selva dell'Autore presso la Cammarata (H. Rolli!); monte Simbruini alla Serra di S. An- tonio, 20, IX, 1886 (Baldini!). Appartiene sicuramente all'^. lycoctonum non solo per la forma della galea e pel colore dei fiori, ma anche pei rostri dei nettarli lunghissimi, revoluti, e per la marginatura delle foglie. Secondo la Monografia del Reichembach « III. aconitonum », deve essere collocata nella sottospecie Ft*^7;ar2«2 .• formando una varietà distinta, come già benissimo osservò l'autore (Ten. FI. neap. syll. app., IV, pag. 21), caratterizzata dal rostro della galea declinato e per le foglie 5-palmato-partite fino all' inserzione e per la forma delle lacinie. Quantunque il nome di neapolitanum, sia alquanto inadatto per la nostra pianta, non essendo oggi l' Abruzzo terra napole- Bull. della Soc. hot. Hai. 25 386 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA tana, tuttavia per riguardo alla priorità ed autorità del Tenore mi pare giusto che sia conservato. La forma delle foglie si avvicina a quella dell' A. pyrenai- cwn Lam. che ho visto dell' erbario Mauri raccolto a Mende dal Gay ! nel 1831, ed al Lautaret dal Parseval-Grandmaìson ! 7 Agosto 1864. Da tutte le forme però si distingue assai bene e facilmente per le incisure tra i lobi protratte fino all' inserzione e per la forma del rostro della galea. Essendo assente il sig. Chio venda, il Presidente fa rilevare i punti più interessanti della memoria e quindi legge SOPRA ALCUNE PIANTE RARE 0 CRITICHE DELLA FLORA ROMANA. PER E. CHIOVENDA. Manipolo secondo: Croci fere. Nastdrtidm officinale var. siifolidm (Steud.) Ces. ! A'', officinale var. sìifoliuin Ces.! in //er&.; Arcang. Co7np.fl. il., pag. 32. TV. siifolium Steud. in Rchb. Leutschl. fi., ser. II, voi. I, f. 4361 ; Rchb. Exsicc, n. 292. ! Forma assai ben distinta dal N. officinale R. Br. tipico per avere la fogliolina terminale uguale alle laterali e tutte ovato- lanceolate. È nuova per la provincia romana ove fu raccolta dal dottor A. Terracciano alla fonte della Bagnara presso il promontorio Circello li 20 Aprile 1888 ! e nei campi fra la Madonna della Mola e Torre Vittoria li 23 Maggio 1888; io stesso l'ho rinve- nuta abbondante presso Cecchina li 8 Maggio 1892. Per l'Italia centrale era già stata indicata dal Paolucci FI. marcii., pag. 582. Neil' erbario Cesati esiste un esemplare da lui raccolto alla Molinella presso Como 3 Giugno 1861 e determinato: « N. offi- cinale var. siifolium Rchb. » A questa varietà deve pure essere riportato il A^. officinale Kotschy iter siriac. 1855 ! raccolto in Palestina. ADUNANZA DELLA SEDE DI KOMA 387 Barbarea arcuata Rchb. B. arcuata Rchb. Deutschl. fi., ser. II, voi. I, t. XLVIII, f. 4757; Griseb. FI. eavop. frag., pag. 42; Ces. Pass, e Gib. Comp. fl. Hai., pag. 852 ; Moret. Bot. Hai., 1826, n. 2, pag. 23. B. culgaris var. arcuata Fr. ! in Herì). norm., voi. V, pag. 147. B. taurica DC. Syst., voi. II, pag. 207. B. milgaris y taurica Arcang. Comp. fi. ital, pag. 33. II Compendio di Ces., Pass, e Gib., loc. cit., la dà del Veneto, dell'Italia inferiore e della Sicilia; l'Arcangeli, loc. cit., solo di Sicilia e dell'Aspromonte. Per la provincia romana è nuova e fu raccolta sulle colline di Vicovaro, 24 Maggio 1888, dal Pelosi ! Si distingue assai facilmente dalia B. vulgaris R. Br. per le silique fortemente arcuate e strettissimamente appressate all'asse, per le foglie più piccole, con lobi laterali piccolissimi e quasi nulli in confronto del terminale. Arabis albida Stev. A. aWicla Stev. Cat. h. Gori, 1808, pag. 51; Nym. Consp., pag. 34; Boiss. Fl. orient., voi. I, pag. 174; DC. Prodr., voi. I, pag. 142; Arcang. Comp. fi. ital., pag. 34; Ten. Syll., pag. 324; Guss. PI. rar. pag. 276; Griseb. Fl. eiirop. fragm., pag. 49; Unio itiner. 1836 ! Carnei Prodr. fi. tose. suppL, II, pag. 6. A. caucasica Willd. in. Hort. her. suppL, 1813, pag. 45 (fide DC. et Boiss.). A. apennina Tausch. in Erste Beilage z. Fl07^a, 1827, pag. 244; Ces. Pass, e Gib. Comp. H. ital., pag. 851. A. alpina Seb. et Mauri Prodr. fi. 7'om., pag. 219; Bert. Fl. it., voi. VII, pag. 119 p. p.; N. Terr. ! Syn. pi. vaso. mt. Pollini, pag. 72 ! ; Carnei Prodr. fl. tose, pag. 29. A. auriculata Sang. ! Prodr. fl. rom., pag. 508. * * L'^. alpina Sang., Prodr. fl. rom., pag. 507, come ho potuto ac- certarmi coli' ispezione di nn autopto conservato nell'Erbario ge- nerale di questo Istituto, si deve riferire all' .4. muralia f. Calahra N. Terracc. ! in Herh. rom. 388 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA Citata fia'ora unicamente dell'Appennino centrale abruzzese, lio qui voluto parlarne solo per rettificare la pianta conosciuta dagli autori che già illustrarono questa flora. Si distingue assai bene dair.4. alpina Linn. tipica per i caudi- coli più sviluppati, più allungati e gracili, per le orecchiette delle foglie cauline più larghe e spesso munite di qualche dente, per i fiori grandi circa il doppio, ecc., come già notò il Boiss., loc. cit. Però tutti gli esemplari italiani che ho studiati corrispon- dono perfettamente con quelli balcanici e caucasici. UÀ. flavescens Wettst. Beilr. fl. aWan., in « Bibl. Botan. » voi. XXVI, f. I, pag. 16, tab. I, f. 15, 16, 18; A. alpina, fi fla- vescens Griseb. Spicil. fi. 7'uni. biih., voi. I, pag. 247. A. Tenorii Huet Par. Exsicc. neap.l ; Arcang. Co'ìnp.fl. Hai., pag. 34; Levier Exsicc. plani, neap. ex aprut., 1888!; é specie distinta dall'ai, alpina e dallVl. alMda per essere lungamente sar- mentosa : per le foglie cauline grandi come o un poco più di quelle radicali e tutte più piccole che nelle succitate specie, per le si- lique solamente lunghe 2 volte i pedicelli, più larghe e to- rulose. Negli essiccata del Levier, citati, sta un esemplare sotto il nome di A. alpina var., che appartiene sicuramente all'J.. Te- norii per la forma delle silique, ma è di passaggio all'A. albida. A. ALBIDA var. CANESCENS (Brocchi) Chiov. A. canescens Brocchi, Osserv. nat. Appen. Abruz. in « Bibl. ital., » voi. XXIX; della mem. sep., pag. 27. A. laxiuscule caespitosa, caespitibus raagnis, exiraie canescen- tibns, caulibus subfiliformibus, prostratis ad basim, deinde erectis, foliosis et in basi caudiculis crassis numerosissimis sufifultis; ra- cemo elongatiori. Alla Rocca di Subiaco, 25 Maggio 1886 (Pirotta-Pelosi!). L' egregio prof. Pirotta coltiva su alcune roccie nell'Orto bo- tanico di quest'Istituto un esemplare di questa varietà, che cre- sce prosperamente, senza cambiare menomamente caratteri, ^ quantunque lontano dalla località nativa. * Arabis albida var. sioula (Stev.) Chiov. A. sicula Stev. fide Todaro e Janka : Tod. Exsicc. fl. sic. ! ADUNANZA DKLLA SKDE DI ROMA 389 A. Turrita forma grandifolia Chiov. A. caulibus gracilibus, foliis maximis, mollibus, subglabrescea- tibus, obscure virentibus. Alle Fosse presso Filettino, Aprile 1889 (Martelloni !). A. FUMILA J3 STELLULATA Ces. A.pumila j3 stellulata Ces.,! Pass, e Gib. Camp. fi. il., pag. 851; Arcaiig. Comp. fi. it., pag. 30. A. stellatala Bert. ! in Journ. Botan., voi. IV, pag. 70; Amoen. ital., pag. 101 ; DC. Syst. nat., voi. II, pag. 240 ; Prodr., voi. I, pag. 147; Caruel, Pi^odr. fi. tose, pag. 31; Ten. SylL, pag. 325. A. scabra p Moretti in Meni., voi. I, pag. 282 (fide Bert.). A. pumila fi Bert. FI. it., voi. VII, pag. 137. A. 2)uniila Sang. FI. rom. prodr., pag. 774. Fin' ora non è stata citata che delle Alpi Apuane alla Tam- bura e del Piemonte (Colla, Herh.ped.): riesce quindi nuova per la nostra regione. Presso Terni alla Cascata delle Marmore (San- guinetti). Sul monte Viglio sopra Filettino, Luglio 1880 (Baldini!). A. FUMILA J3 STELLUTATA 1) POLYPHYLLA CllioV. A. caulibus 3-6 foliis stellato-hirsutis praeditis. Sul monte Gennaro, 3 Marzo 1890 (Baldini!). Nell'erbario Cesati! si conservano parecchi esemplari identici a quelli ascritti alla presente forma, e da lui posti insieme all'J.. pumila Vili. A. ROSEA DC. A. rosea DC. Syst. nat, voi. II, pag. 215: Prodr., voi. I, pa- gina 142 ; Ces. !, Pass, e Gib., Comp. fi. ital., pag. 850 ; Willk. Lang. Prodr. fi. hisp., voi. Ili, pag. 820; N. Terr.! FI. Pollin., pag. 72; Griseb. FI. europ. (rag., pag. 48. A. alhida Giiss. FI. .sicul. Syn. voi. II, pag. 171. A. albida var. lucana N. Terr. ! Distintissima: Foliis albido-pannosis etiam radicalibus miuoribus plaata densius caespitosa. 390 ADUNANZA DKLLA SEDE DI ROMA A. muralis Mauri ! in Herb. rom. A. muralis fi rosea Arcang, Comp. fi. it, pag. 35. A. pilis rainosis vel simplicibus albis sparsa: foliis radicalibus obovatis, profuiide dentatis, deiitibus obtusis, cauliuis basi cor- datis, subamplexicaulibus, profuiide dentatis, valde radicalibus minoribus: floribus purpureis, speciosis, raagnis; petalis obovatis, calyce duplo longioribus, pedicellis calyce fere duplo longis, lierba saepe glaucescens. Semina nondum vidi. Pizzoli (D. Cecchetti ! in herb. Mauri); a Foce presso Filet- tino, Aprile 1887 (Martelloni!); monte Gennai'o, 12 Maggio 1889 (Brizi) ! Raccolta anche nel monte Catria, alle balze del Pupillo (Rolli !). A. ROSEA forma collina Ces. ! A. collina ten. Proclr. fi. neap., voi. XXXIX ; DO. Prodr., voi. I, pag. 148 p. p. ; Giiss. Syn. fi. sic, voi. II, pag. 172; Nym. Consp., pag. 33; Ten. Sijll. fi. neap., pag. 323 (excl. syn. Tausch. et var.); Koch, Syn. fl. germ. helv., pag. 36 (sub A. murali). A. rosea f. collina Ces. Pass, e Gib. Comp. fi. il, pag. 850; Griseb. FI. eur. frag., pag. 48. A. muralis Bert. FI. it., voi. VII, pag. 135; E. Fior. App. prod. fi. rom., pag. 17. A. foliis hirsutis, pilis densis ramosis,' radicalibus spathulatis, caulinis ovatis, sessilibus basi laeve cordato-amplexicaulibus ; ra- cemo stricto vel laxiusculo ; siliquis planis margine laeve in- crassato ; seminibus ala undique lata cinctis. Il Bertoloni {Rar. ital. pi, dee. II, pag. 37, n. VI) attribuisce alla sua A. muralis foglie cauline sessili, ma colla base mai né auricolata né menomamente cordata ; carattere questo che fa distinguere la specie Tenoriana da quella del Bertoloni fin di se- zione. Il DC, loc. cit., perciò ponendo la pianta del Tenore tra quelle a « foliis caulinis sessilibus aut nullis, petalorum limbo patente » pare che abbia avuto sott'occhio qualche forma magra dell'A. 'ìnuralis Bert. e coi fiori un po' più grandi. — Oltre al ca- rattere delle foglie, testé accennato, VA. collina si distingue dalla onuralis, come assai bene fece notare il Koch, loc. cit., per le silique coi margini meno incrassati, pei semi cinti completa- mente da un'ala membranacea (nella ìnuralis V ala. manca alla ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 391 base del seme, mentre al suo apice è larghissima), per i fiori grandi una o due volte. E non è neppure molto vicina allM. hirsuta Scop., differendone molto bene pei semi lenticolari cinti perfettamente da un'ala membranacea, mentre nella specie Scopoliana i semi sono sub- quadrati, compressi e senza alcuna ala. Si distingue dalle A. Ge- rardì Bert. e A. sagìltata DC. per lo stesso carattere, cui si deve aggiungere le orecchiette meno pronunziate, ottuse, e le foglie cauline molto diverse dalle radicali. Cardamine HIRSUTA fomia UMBROSA Chiov. C. foliis radicalibus foliolis magnis, rolundis, distinctissime pe- tiolulatis: caulinis foliolis cuneatis in petiolulis attenuatis. Cau- libus et foliis radicalibus densissime caespitosis. Ad Obico presso Filettino, 14 Settembre 1886 (Martelloni !) ; Castel Madama, 6 Febbraio 1881 (Pirotta!); Roma, nella Villa Borghese, 2 Maggio 1892 (Chiovenda!). AUBRIETIA COLUMNAE GuSS. ! A. Columnae Guss. ! PI. rar., pag. 266, t. 46, f. Ili ; Bert. FI. it., voi. VI, pag. 506 ; Nym. Consp., pag. 50 ; Arcang. Comp. fi. li., pag. 51 ; Janka, Sìlic. fi. europ. in « Termés Fùjetek, » voi. VII, 1883, pag. 110. Farsctia Ces. Pass, e Gib. Comp. fi. ital., pag. 837. Sarebbe nuova per la provincia romana ove fu raccolta a Vallepietra e Trinità nei monti Simbruini li 13 Agosto 1891 dal dottore Terracciano ! ; senonchè questi esemplari diversificano notevolmente dalla descrizione e dalla figura di Gussone, nonché dagli esemplari' autoptici conservati nell'erbario Sanguinetti e in quello Cesati, per le foglie coperte di peli tutti stellati non di- sposti in ciuffi qua e là, ma egualmente in ambe le pagine, per i pedicelli un poco più brevi della cassula, per la cassula molto più allungata di quanto non é nella figura e spesso torulosa, per i pedicelli densamente tomentosi e per lo stilo lungo la metà della cassula. Dalla descrizione dell'Arcangeli, loc. cit., differisce per le foglie ovate e non lanceolate, ecc., per lo stilo non lunghissimo. 392 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA Anche gli esemplari di N. Terracciano ! FI. Pollin., pag. 74, mi paiono diversificare da quelli del Gussone pei pedicelli più allungati e per la cassula (immatura) allungata, cilindrica, per cui mi pare debbano ascriversi all'^. italica Boiss. FI. orìent, voi. I, pag. 252 (in nota); Janka, loc. cit.; Nym. Consp., pag. 50; A. deltoìdea Auct. Ital. Mancando però gli esemplari citati di semi, di valve e di fiori, non posso dir nulla di più giacché queste disuguaglianze dalla descrizione Gussoneana potrebbero dipendere dall'età avanzata in cui si trovano gì' individui studiati, BERTEROA OBLIQUA Var. INTERMEDIA ChiOV. B. foliis lanceoiatis vel linearibus saepe plicatis et foliatis, ca- nescentibus ; siliculis subrotundis, laeve elongatis et vix inflatis, basi quando obliquis et quando rectis \ seminibus alatis. Presso la Macchia di Marco Simone, 20 Settembre 1881 (A. Pelosi !). A Bracciano, 20 Settembre 1889 (Brizi !). A S. Paolo alle Tre Fontane presso Roma, 13 Settembre 1887 (Terracciano!). La diagnosi differenziale fu da me fatta prima sulle figure del Rchb. Deatschl tl-> ser. II, voi. I, t. XXII, f. 4, pag. 285, poscia su esemplari tipicissimi dell' erbario Cesatiano. Coir aggettivo intermedia io ho voluto far intendere che la nostra pianta si avvicina alla B. incana DC, che ancora non fu raccolta nella nostra provincia, quantunque sia stata segna- lata nella Toscana (Lev., e Somm., in Nuovo Giorn. dot. ital., 1891, voi. XXIII, pag. 247). Il prof. N. Terracciano negli Atti del R. Istit. d'Incoragg. alle Scienze Nat. Icon. e Tecnol., 1885, ser. Ili, voi. IV, n. 3, pub- blica una sua B. oNiqiia b macrorhiza, tab. II, f. 3, a, b, e, d, e, che differisce dalla nostra pianta per la forma della silicola che é quasi cuneiforme alla base, più lunga che larga. DRABA LONGIROSTRA Schur. B. longirosiraSchuT.Herb. Transilv.; ^ohoM. Analect, pag. 38, in Oesterr. ì)ot. Zeitschrift, 1859, pag. 81, 91; Nym. Consp., pag. 62; Lev. e Somm. in Nuovo Giorn. ì)ot. ital., 1891, voi. XXIII, pag. 247; Janka Cruc. silicul. fi. europ. in « Terméz. Fùjetek, » voi. VII, 1883, pag. 107; Ces.! Pass, e Gib. Comp. fi- eto?., pag. 835 ; Pao- ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 393 lucci, FI. mare. pag. 598, excl. syn. Lyn.; N. Terr.! FI. Pollin., pag. 75; Gib. e Pir. FI. mocL, voi. I, supp. pag. 6, n. 115. D. aizoides Ten. Syll. fi. neap., pag. 24 (excl. var.) ; Sang. Cene, ires, pag. 91 ; Prodr., pag. 499 p. p. ; Caruel, Prodì\ fi. tose, pag. 38; Gren. Godr. FI. fr., voi. I, pag. 122 (?). D. aizoides b cuspidata Schur. Exsicc. pi. Transilv., pag. 66. Draba scapo nudo, foliis cuneiformibus IriloMs Maratti, FI. rom., voi. II, pag. 500, n. 2263 (non Loefl. et excl. syn.). LeiiGojumluteum aizoides montanum Column. Tephr., voi. II, pag. 62. E specie molto ben distinta dalla D. aizoides L. delle Alpi, per la forma delle silicole, per la lunghezza del pistillo e per la forma delle rosette fogliari. Secondo la descrizione che ne dà il Sanguinetti, si distinguerebbe inoltre per le foglie verdi prima di essere fatte seccare, glauche poscia. Di questa specie ho ve- duti i seguenti esemplari romani. Negli Appennini sopra il Giglio di Filettino, 17 Luglio 1856 (Fio- rini!); Filettino sopra il Cantro, 12 Luglio 1850 (Rolli!). Sul monte Viglio, 23 Settembre 1886 (Baldini !) ; Giugno 1888 (Mar- telloni); 14 Luglio 1891 (A. Terracciano !). Sul monte Calvo, 25 Maggio 1886 (Pelosi !). A Monna Meschina sopra Filettino (S. Martelloni !). A Trinità e monte Autore, 15 Luglio 1891 (A. Terracciano !). Grenier et Godron, loc. cit., dicono delle silicole della D. aizoi- des: « non déprimées sur les faces » ; il che fa dubitare assai ch'essi abbiano descritto la D. longirostra invece della B. aizoi- des L. La D. turgida Huet ! in Herh. Cesati; Levier ! Plantae neap. ex ApìnUio, è una var. della D. longirostra ben distinta per le silicole attenuate verso l' apice ; fortemente ingrossate invece e rotondate verso la base. Eccone la diagnosi differenziale: « 1). densissime caespitosa, rosulis columnaribus, foliis lanceolato-li- nearibus, margine setoso-ciliatis, undique hispidis; scapo brevi crasso ; floribus 1-4 ; siliculis permagnis hirsutis, ovatis, basi fortiter inflatis rotundatisque, apice attenuatis, marginibus ob- tusis; stylo silicula vix breviori. » Monte Corno (Levier!); monte Pizzo di Palermo (Huet!). f. glabriuscula Huet ! in Herb. Cesati. D. foliis et siliculis glabris. 394 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA Monte Nebrodes o Madonie (Huet !). Per questi caratteri della cassula si avvicina alle specie della penisola iberica. Erophila vulgaris var. Krockeri (Andrz.) Nym. Braha Kroclieri Andrz. in Rclib. Beutschl. fi., ser. II, voi. I, pag. 45, t. XIT, f. 4236. E. Krockeri Nym. Consp., pag. 54. E. majuscula Jord. fide Nym. Braba verna fi Gaud. FI. helv., voi. Ili, pag. 251. E. verna var. majuscula Keller ! in Exsicc. h. rom. E. stenocarpa Jord. E. foliis radicalibus magnis, ovatis, uno duobusve dentibus in arabobus lateribus praeditis : siliquis et floribus majoribus ; si- liquis atteauatis in extremitatibus Y^ vel Ys pedicelli longis. Al Colosseo lungo i muricciuoli al disotto della strada, 23 Feb- braio 1886 (Canneva!). All'Isola Farnese presso Roma, 7 Apri- le 1887 (Pelosi!). Sui colli Albani, 13 Marzo 1892 (Chiovenda !). Roma, al Testacelo, Aprile 1828 (Sanguinetti !). Trovasi anche presso Ortezzano, Ascoli Piceno, dove la raccolse il Carboni il 24 Marzo 1892. 11 sig. Jordan distinse molte specie che davvero non saprei come tener distinte : L'È. Ozanoni Jord. è una forma dell' ^. Krockeri coi frutti rotondati all'apice. h'E. lugclmiensis Jord. é forma intermedia fra la Krockeri e la vulgaris per la forma delle silicole e colle foglie radicali più piccole della Krockeri, ma più grandi della vulgaris e appena denticolate. VE. furcipila Jord. è similissima alla licgdunensis salvo che ha i fusti più lunghi, le foglie più grandi e i pedicelli un po' più sviluppati. VE. Ijracliycarpa Jord. è intermedia tra la Krockeri e la prae- cox per la forma delle silicole; il rimanente é della Krockeri. Esaurite le comunicazioni il Presidente scioglie 1' adunanza. RIUNIONE GENERALE IN GENOVA 395 V RIUNIONE GENERALE IN GENOVA E Congresso Internazionale. Sono presenti i signori : Arcangeli Giovanni, Presidente, Gibelli Giuseppe ) „. o • oi / Vice-presid. bommier bteiano ! Berlese Augusto Napoleone Biondi Antonio Borzi Antonino Caruana-Gatto A. Cernili Irelli Gastone Chiovenda Camillo Comes Orazio Cuboni Giuseppe De Toni Giovan Battista Gaeta Giuseppe Hanbury Tommaso Jatta Antonio Macchiati Luigi Martelli Ugolino Massalongo Caro Mattei Giovanni Ettore Mattirolo Oreste Micbeletti Luigi Mori Antonio Pasquale Fortunato Penzig Ottone Piccone Antonio Rodegher Emilio Ross Ei'manno Rostan Edoardo Saccardo Pier Andrea Solla Ruggero Terracciano Achille Venanzi Giuseppe Voelino Pietro. Si fanno rappresentare inviando procura: Grilli Cesare, Della Ripa Valentina ed Avetta Carlo. Per conformarsi a quanto era stato stabilito dalle Riunioni gene- rali III* e IV» tenute in Verona ed in Napoli, la Presidenza ha con- vocato la V* Riunione generale della Società nello stesso tempo e luogo che fu indetto, ad iniziativa della Società Botanica, il Con- gresso internazionale ed ha adottato il programma seguente : Domenica 4 Settembre. — A ore 9 ant. adunanza privata ed ammini- strativa generale dei Soci ; a ore 8 pom. ricevimento dei bota- nici stranieri al Palazzo del Municipio. Lunedì 5. — A ore 9 */, ant. apertura del Congresso ; a ore 2 pom. prima seduta scientifica. Martedì 6. — A ore 10 ant. inaiigurazione dell' Istituto Hanbury (Orto Botanico) ; a ore 2 pom. seconda seduta scientifica. Mercoledì 7. — A ore 9 ant. terza seduta scientifica ; a ore 2 pom. visita all'Esposizione ed alla città. Bull, della Soc. bot. Hai. 20 396 EIUNIONK GENERALE IN GENOVA Giovedì 8. — A ore 8 ant. gita per mare a Portofino ; con vetture a S. Margherita, Rapallo, Ruta, Recco. Venerdì 9. — A ore 9 ant. quarta seduta scientifica; a ore 2 pom. quinta seduta scientifica. Sabato 10. — A ore 7 ant. gita a Ventimiglìa ed alla Mortola ; vi- sita del Giardino T. Hanbury. Domenica 11. — Gita da Ventimiglia al Colle di Tenda. Le riunioni hanno luogo nella R. Università, Adunanza privata del 4 settembre 1892. Il Presidente prof. Arcangeli apre l' adunanza a ore 9 ant. ed annunzia con sommo dispiacere che in conseguenza ad indisposizione di salute il Segretario prof. Carnei non può recarsi a Genova. Il prof. Sago ARDO propone di mandare un saluto al prof. Caruel, augu- randogli pronta guarigione. Il Socio Berlese fa pure proposta di spedire altro telegramma al Vice-prasidente prof. Giovanni Passerini, onde dimostrargli rincrescimento per la sua assenza in causa di malferma salute. Le proposte sono unanimemente accettate. Letto quindi ed approvato il processo verbale delle adunanze te- nute in Napoli, il Presidente rende conto dell' andamento sociale durante 1' anno decorso : Egregi Consoci, Voi ben ricorderete come nella Riunione generale tenuta in Verona nel 1890 la nostra Società stabilisse condizionatamente di tenere la sua Riunione generale pel corrente anno in Genova, e come, ricorrendo in esso anno la celebrazione del IV cente- nario della scoperta dell'America, dietro proposta del professor Penzig essa deliberasse di farsi iniziatrice di un Congresso in- ternazionale da tenersi insieme alla Riunione generale in detta città. Il Consiglio direttivo in seguito a tale deliberazione, che fu confermata all' unanimità nella Riunione tenuta l'anno decorso a Napoli, si è dato premura clie quel voto fosse pienamente appagato. Certamente era ben giusto che dopo le Riunioni a Firenze, a Roma, a Verona ed a Napoli il nostro vessillo ve- KIUNIONE GENERALE IN GENOVA 397 nisse portato in questa illustre città che pure tanta parte ha avuto nel progresso scienlifìco, e che nei suoi dintorni e nel mare che la bagna offre vasto campo agli studi ed all'esplora- zioni botaniche. In una circostanza poi cosi solenne quale l'at- tuale, nella quale si commemora una delle più grandi scoperte, quella cioè che condusse alla dimostrazione sperimentale della conformazione della nostra terra e che schiuse la via ad una nuova èra di civiltà, era ben giusto che la nostra Società vi concorresse con quei maggiori mezzi di cui poteva disporre; né si sarebbe potuto scegliere mezzo migliore della convocazione •di un Congresso botanico internazionale. Ed ora che siamo alla vigilia di questo Congresso, tanto pel favore con cui fu accolto, ■come per gl'illustri scienziati che vi prenderanno parte, possiamo bene attenderne i migliori resultati. Debbo adesso annunziarvi che la nostra Società ha dovuto su- bire pure in questo anno gravi perdite. Nel periodo di pochi mesi infatti la morte ci ha rapito tre dei nostri migliori Soci nelle persone del prof. Bartolommeo Malfatti di Firenze, pro- fessor senatore Agostino Todaro di Palermo e dottor Enrico Tanfani di Firenze, 1' ultimo dei quali, come ben sapete, faceva parte del Consiglio direttivo ed occupava l' ufficio di Segretario del Bullettlno. Devesi però avvertire che nel corrente anno otto nuovi Soci furono inscritti nel nostro elenco, onde non ostante il numero elevato dei decèssi, possiamo pure notare un aumento. In seguito alla disgrazia del dott. Tanfani il Consiglio si è tro- vato in non lievi difficoltà, stante l' ufficio di Segretario del Ballettino ch'egli disimpegnava con speciale zelo, ed ha dovuto- prendere sollecitamente i provvedimenti opportuni. Valendosi quindi dell'art. 7 dello Statuto, ha invitato il sig. capitano Luigi Micheletti ad occupare temporaneamente il posto di Consigliere affidandogli pure l'ufficio di Archivista da cui veniva esonerato jl Consigliere U. Martelli, ed affidava a quest'ultimo l'ufficio di Segretario del Bullettlno. Nella Riunione di Napoli furono presentati 15 lavori in scritto. Oltre a questi, altri 66 ne sono stati presentati complessivamente nelle Sedi, di Firenze e di Roma nelle loro Adunanze dall' ot- tobre 1801 al giugno 1802, senza contare le comunicazioni ver- bali. In seguito poi a quanto fu stabilito nella Riunione di 398 RIUNIONE GENERALE IN GENOVA Napoli il Consiglio si dette premura di concertare afflncliè il Bui- lettino venisse pubblicato separatamente dal Nuovo Giornale botanico italiano, nella forma migliore, ed in modo che la pub- blicazione avesse luogo con la sollecitudine desiderata. Quindi gli scritti e le comunicazioni conformi all' esigenza dell' art. 21 dello Statuto furono pubblicati in fascicoli a parte con la mas- sima diligenza compatibile con tal genere di pubblicazioni. Quanta poi ai lavori, che non potevano comparire nel Bullettino, ha supplito pure in quest'anno, come pel passato, la Direzione del Nuovo Giornale botanico italiano. Varie esplorazioni furono pure fatte in quest' anno sotto gli auspici della Società. Alcuni Soci di Firenze hanno effettuata escursioni a Vallombrosa e nei dintorni della città e furono pure esplorati M. Calvi, Follonica, l' Isola della Troja nonché il littorale che da Follonica si estende fino a Castiglion della Pescaia per due volte, come pure lo Stagno di Talamone ad Alberese, il M. Argentario, la Marenmia toscana più meridio- nale, Montepiano, il Giogo di Scarperia ed il Volturno. Altra esplorazione poi è stata fatta da un Socio di Roma nella nostra Colonia Eritrea. Il numero delle opere ed opuscoli che all'epoca dell'Adu- nanza di Napoli era di 1590, * opere ed opuscoli dovuti da 245 donatori, 91 italiani e 154 esteri, si è accresciuto fino al di d'oggi din. 160 pubblicazioni dovute a 36 donatori italiani e 20 esteri. Quanto poi alle 20 copie di ogni estratto del Bullettino riservate all'Archivista alcune serie furono spedite alle diverse Biblioteche del Regno ed altre a botanici stranieri per ottenere scambi. Lo stato attivo della Società al 31 dicembre 1891 ammon- tava a L. 3343.50, cifra che confrontata coli' attivo al 31 dicem- bre 1890 in L. 2611.32, otfre un aumento di stato patrimoniale di L. 732. 18. Dal 16 agosto 1891 a tutto il mese di luglio 1892 la gestione economica si compendia come appresso: * In seguito ad un errore di trascrizione la cifra di 550 della re- lazione dell'anno passato {Bullettino, n. 1, pag. 9) resultò erronea ed essa va quindi ridotta a 350. RIUNIONE GENERALE IX GENOVA 399 Entrata. Resto di cassa ,' . L. 135.67 Da contribuzioni di Soci » 2,540.00 Da un Socio perpetuo » 150.00 Fino dal 15 gennaio 1892 ritirato dalla Cassa di Ri- sparmio di Firenze L. 18G. 35, che L. 175 per estinzione del Libretto num. 70459, serie IV, e L. 11.35 per frutti » 180.35 L. 3,012. 02 Uscita. Speso in occasione della Riunione generale a Na- poli • L. 76.51 Alla Direzione del Nuovo Giornale boiamco italiano in ordine all'art. 34 dello Statuto, che L. 830 per resto e saldo del 1891, e L. GOO per la 1* rata del 1892 » 1,430.00 Spese di cancelleria, posta e simili » 361.55 Per cartoline di ringraziamento ai donatori di libri alla Biblioteca, circolari, carte di riconoscimento per la Riunione a Napoli ecc » 320.00 Spese di scrittura delle carte di riconoscimento, bi- glietti pel Congresso botanico a Genova e spe- dizione delle suddette con tessera » 31.00 Speso fatte dalla Sede di Roma » 39.22 Mance agl'inservienti » 20.00 Ter una ghirlanda di fiori con nastro di seta pel tra- sporto della salma del compianto dott. Tanfani. » 50.00 L. 2,328. 28 Riassunto. Somme ad entrata a tutto il 31 luglio L. 3,012. 02 » ad uscita » 2,328. 28 Residuo attivo L- 683. 74 400 RIUNIONE GENERALE IN GENOVA Quindi il residuo attivo in L. 683. 74 sommato alle L. 1500 depositate alla Cassa di Risparmio di Firenze come da Libretto- rosso num. 65040, serie IV, a L. 800 depositate alla Cassa di Sconto l'anno passato come dal Libretto num. 5221, dà la somma totale di L. 2983.74, che aggiunta al valore dei mobili e dei libri che la Società possiede, costituisce il suo capitale in essere. 11 Consiglio pertanto sottopone alla vostra approvazione il suo operato e la sua gestione economica. Egli v' invita inoltre a deliberare circa il luogo ove dovrà tenersi la Riunione generale dell' anno prossimo, ed a discutere= sopra alcune sue proposte. Finalmente dovrete pure occuparvi della nomina di un nuova Consigliere pel triennio tuttora in corso. Nessuna obiezione viene fatta relativamente alla gestione suespo- sta e messa ai voti l'approvazione è unanime. Prima di venire alla discussione dei vari articoli annunziati nel- l'ordine del giorno il Presidente prende la parola: Signori, Il 14 giugno ultimo scorso cessava di vivere uno dei nostri amati colleghi, il dott. E. Tanfani, vittima di uno dei più de- plorevoli accidenti, in seguito cioè ad una ferita riportata in un esercizio di scherma. Enrico Tanfani nacque in Firenze da Luigi Tanfani e dalla contessa Dora Keyserling il 28 settembre 1848. Egli attese agli studi elementari sotto la direzione del suo zio paterno cav. Leo- poldo Tanfani-Centofanti, attualmente direttore del R. Archivio- di Stato in Pisa, e successivamente compì i suoi studi liceali in Firenze ove consegui la licenza nel 1867. In quello stessa anno fu inscritto studente di Matematiche pure nell'Università di Pisa, ove frequentò i corsi di quelle discipline per tre anni consecutivi. Nel 1881 passò all'Istituto di Studi superiori in Fi- renze e desideroso di sodisfare la sua inclinazione per le scienze naturali lasciò lo studio delle Matematiche per darsi tutto a quelle discipline nelle quali poco appresso ebbe la laurea. Compiti gli studi universitari, le sue qualità non comuni fu- rono ben tosto riconosciute. Egli fu infatti chiamato presso il Riunione generale in Genova 401 Ministero d'Agricoltura, Industria e Commercio in Roma, ove si trattenne per alcuni anni disimpegnando uffici diversi, fino cioè al 1882, epoca in cui fu nominato al posto di Aiuto alla cattedra di Botanica nel R. Istituto di Studi superiori, e ciò per opera del chiarissimo prof. T. Carnei che desiderava averlo a suo collaboratore. Dall' epoca del suo ritorno a Firenze fu ben lieto di consa- crare la maggior parte della sua attività agli studi botanici, nei quali sollecitamente si distinse pei suoi lavori, e poco appresso fu pure chiamato ad insegnare le scienze naturali nel R. Liceo militare di Firenze. Allorquando nel 1887 furono rinnovati i tentativi per l'isti- tuzione della Società botanica italiana egli fu ben sollecito a prendervi parte. Egli non solo figurò nel numero dei soci fon- datori, ma sino da queir epoca fu chiamato a formar parte del Consiglio di direzione della Società stessa, ove rimase fino alla morte. La sua educazione scientifica era fondata sulle salde basi di una larga cultura. Egli aveva atteso con assiduità non solo allo studio delle lingue straniere ma pure al maneggio delle armi. Egli si era reso schermitore accorto e fortissimo, ond'egli ebbe a tenere la presidenza del Circolo degli schermidori fio- rentini. E fu appunto questa sua passione per la scherma che dette luogo al disgraziato accidente che lo condusse a morte nel momento stesso in cui, non contento di prender parte alle feste colombiane coi suoi lavori scientifici, intendeva pure con- corrervi col maneggio delle armi. I numerosi lavori da lui pubblicati fanno ampia testimonianza delle sue speciali attitudini.. P'ra quei lavori, per la maggior parte pubblicati nel Nuovo Giornale botatiico italiano e nel Bullettino della nostra Società, meritano di essere specialmente ricordati : la Florida dell" Isola di Giannatri, la Ricisia delle Silenee italiane, gli Studi sulla Morfologia ed Istologia del seme delle Apiacee, la Botanica ad uso delle Scuole classiche, elaborato in società col prof. A. Poli, le Liantacee italiane, in continuazione alla Flora del prof. Parlatore, nel quale ultimo principalmente si son fatti palesi i suoi alti meriti come bo- tanico. Di sentimenti altamente liberali, alle qualità di distinto scien- 402 RIUNIONE GENERALE IN GENOVA ziato egli accoppiava mitezza e dolcezza di animo, gentilezza di jnodi, affetto grandissimo pei suoi, ed una fermezza di carattere non comune, doti clie gli procurarono la stima e 1' affetto di tutti coloro che lo conobbero. Allorquando si sparse la notizia flel tristissimo avvenimento, egli fu 1' oggetto di generale com- pianto che in speciale modo si manifestò nelle onoranze funebri che gli furono tributate. . Di fronte ad un cosi funesto infortunio che ha spento una vita preziosissima nel momento in cui se ne attendevano i mi- gliori frutti, che ha distrutto tante dolci speranze, che ha piombato nel più profondo dolore due famiglie e che ha recato tanto danno a questa nostra Società ed alla scienza, altro non resta che adattarsi alle imperscrutabili leggi della natura, pro- curare di conservare viva nel nostro cuore la memoria del caro estinto e registrarne il nome fra quelli dei tanti martiri che rimasero vittime degli accidenti più deplorevoli. Quindi i Soci sono invitati a stabilire il luogo ed il tempo nel C[uale desiderano riunirsi il ventu.ro anno ; si ricorda loro che in quell'occasione saranno cliiamati ad eleggere il nuovo Consiglio e che perciò nello scegliere il luogo di riunione sarà bene tener conto della facilità di comunicazioni tanto per i Soci meridionali quanto per i settentrionali. Doj)o vai-ie proposte si stabilisce la ventura riu- nione in Perugia nella prima quindicina del mese di agosto , la- sciando però alla Presidenza la facoltà di variare la data se circo- stanze lo esigessero. Come da proposta del Consiglio, già fatta nota ai Soci con circolare speciale, l' articolo 5° dello Statuto viene modificato come segue : « . . . . essa è costituita da un Consiglio composto di .... , più dei Delegati delle singoli sedi » e 1' articolo 20 : « le sedi sono rappresen- tate nel Consiglio da uno speciale Delegato con diritto d' intervento e di voto nelle sue adunanze, comunicano ecc. » Il Presidente invita ad eleggere un nuovo Consigliera in sostitu- zione del compianto dott. Tanfani. Votanti 24, procure 3. Eletto : Capitano Luigi Micheletti con voti 23. Dovendosi eleggere dalla presente Riunione i Segretari per il Congresso intsrnazioaale, son proposti i signori: Penzig 0., Segre- tario generale; Martelli TI., Sommier S., Ross E., Terracciano A. L'Assemblea approva. Il Segretario dà lettura dei nomi dei botanici italiani ed esteri che hanno aderito al Congresso internazionale, ed il Presidente invita i membri della Società ad eleggere un numero di Vice-presidenti, i ■ quali alla loro volta nomineranno un Presidente per ogni seduta del ADUNANZA DELLA SEDE DI UOMA 403 Congresso. Risultano elatti i signori : Ed. André. — P. Asclierson. — E. Burnat. — E. Bonuet. — N. L. Britton. — J. Borodine. — F. Colin. — R. Chodat. — Th. Durand. — J. F. Duthie. — M. Freyn. — C. Haussknecht. — J. Hagen. — J. Hijar y Haro. — L. Kny. — G. King. — L. Lawson. — P. Magnus. — L. Mangin. — G. Mantin. — F. W. Moore. — Marshall Ward. — E. Malinvaud. — K. Franti. — E. Pfitzer. — L. Radlkofer. — J. D. SaA'nes. — E. Strassbui-ger. — F. von Thuemen. — L. Underwood. — G. Vasey. — H. De Vilmo- rin. — M. Yladescu. — A. Vogl. —E. De Wildeman. — E. P. Wright. 11 prof. PenziGt propone che la Società prenda in esame il modo di stabilire una Commissione permanente per studiare la flora ita- liana tanto crittogamica quanto fauerogamica. Questa Commissione spartita nelle varie regioni italiane avrà per compito di riferire nelle adunanze generali annuali sull'incremento scientifico avvenuto nella zona loro assegnata. Il Socio Mattiuolo propone che nello stesso ordine si formi un Comitato per redigere un elenco bibliografico italiano che dovrebbe datare dal 1880. Le proposte sono accettate, rilasciando alla Presi- denza di studiarne i modi ed i mezzi onde metterle ad effetto. Dopo di che l'adunanza è sciolta. ' SEDE DI ROMA. Adunanza del 9 ottobre 1892. Letto ed approvato il verbale jjracedente, il prof. Pirotta dà co- municazione di una nota del socio Chiovenda in continuazione di quelle già presentate dal titolo : SOPRA ALCUNE PIANTE RARE 0 CRITICHE DELLA FLORA ROMANA. PER E. CHIOVENDA. Malcolmia confusa Boiss. M. confusa Boiss., FI. orient., I, pag. 220 et Sappi., pag. 44; Nj^m., Consp., pag. 40; Sisym'brmm nanum Coss., in Bull. Soc. hot. frane., X, pag. 397, p. p; Griseb., FI. europ. fvag., pag. 58; M. parmflora Paci., FI. march., pag. 590 ? • Le memorie presentate al Congresso botanico internazionale verranno stampate in un volume a parte che avrà per titolo : kUi del Congresso botanico inlernazio)ta1e tenuto in Genova nel 1892. 404 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA M. pusilla, 2-10 cm. elata, radice tenua, pallida, subsimplice vel apice in fibris tenuissimis longis distiiicta. Caule basi quando simplici quando ramoso, sursum semper ramoso, ramis plus mi- nusve arcuato-adscendentibus, foliosis: foliis ovatis, obovatis vel linearibus, albescentibus pilis stellatis densis undique farctis, apice laeve attenuatis, obtusis. Petalis obovato-cuneatis, ungue calycem aequanti vel vix breviori ; lamina apice rotundata, obtusissima et integra. Siliquis subteretibus, pedicello 4-5** longioribus, laeve torulosis, dense tomentosis, stylo ut eius la- titudo longo, vel vix breviori, stygmate parvo coronato, bilobo, lobis divergentibus: seminibus ovatis minutissimis vix mm. 0,5 longis, luteis, exalatis, laeve tuberculatis, nitidis. Il Boiss., 1. e. in nota, dà questa specie per l'Italia australe presso il mare Adriatico, mentre il Nyman, I. e, non accenna punto all' Italia. Comunque questa specie riesce nuova per le flore italiane non essendo mai fin ora stata citata in alcuna. Fiumicino IV, 1887 (Armitage!). È assai ben distinta dalla AL parviflora DO. pei fusti più gracili ramosi dalla base coi rami alti al più 8 cm. arcuato erecti: per lo stilo lungo la metà della larghezza della siliqua e Io stimma coi lobi divergenti, come bene avverte il Boiss., 1. e. DlPLOTAXIS TENUIFOLIA Var. INTEGRIFOLIA BoisS. B. tenui folla fi integrifolia Boiss., FI. orient., I, pag. 387; Paol., FI. march., pag. 593. Filettino a Fossetto, nei monti Simbruini 20, IX, 1888 (Mar- telloni!) Roma presso S. Giovanni in Laterano abbondantissima 3, IX, 1891 (Chiovendal). Capsella rubella Reut. C. ritbella Reut., in Ball. Soc. hallem., 1854, pag. 18; Lev. Somm., in Nuono Giorn. hot. ital., 1891, voi. XXIII, pag. 248; Ross., in Malp., 1891, voi. V, pag. 241; Nym., Consp., pag. 66: Gremii, FI. an. suis., pag. 116; Barb., Comp.fl. sard., pag. 173; C. bursa-pastoris Auct. ital. pi. p. p. ; C. bursa-jMstoris y. rubella Gib. Pirot., FI. mod., 23; C. rubescens Personnat, in Bull. Soc. boi frang., 1860, voi. VII, pag. 511. Questa specie data già dal dottor Ross come copiosissima per ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 405 tutta la Sicilia ed isole circonvicine è pure copiosissima qui nella provincia romana. Neil' Erb. Romano ne esiste di Monto Circeo alla Batteria 10,111, 1889 (Terracciano!). Della Valle di Baccano 3, IV, 1887; dei boschi di Eacalyptas alle Tre Fontane presso Roma 20, IV, 1887; dell' Isola Farnese 7, III, 1887 (Pelosi!). Del monte Viglio 18, IX, 188G (Baldini!). Il Warion, Ball. Soc. botan. frane., 1886, pag. 393, 1' aveva già indicata come non rara nella camptigna romana. Ed io V ho raccolta abbondante nei monti Albani tra Frascati e Rocca di Papa ; presso Roma a S. Onofrio; a Castel Porziano nella caccia riservata reale. In altri luoghi d'Italia pure l'ho raccolta, cosi a Varese, nell' Ossola a Premosello, ad Intra e Pallanza, a Gozzano, in Liguria so- pra Savona ecc. Lepidium SATivuM jS iNcisuM A. Terracc. ! L. sativum fi incisum A. Terracc! in herb. R. h. B. Ro- mani; L. incisum Wierzb. « L. foliis latioribus pinnatim incisis; stylo alas vix acquante. Al Tumuleto di Paola presso la Casina Giacchetti 22, V, 1888 ; nella macchia Giacchetti 18, V, 1888 » (A. Terracciano !). Thlaspi praecox var. italica Chiov. T. perennans, foliis rosularum spathulatis vix denticulatis, crassiusculis: caulibus solitariis vel caespitosis erectissimis: foliis caulinis radicalibus majoribus, ovatis, basi cordatis, auri- culis rotundatis: siliquis ovato-cuneatis, ad basim non rotun- datis, sinu acuto dimidium styli longo: floribus albis. T. iwaecox A. Terracc! in lierh. Rom.; T. monianum Rolli! in herb. Rom. Sul monte Viglio 14, VII, 187J ; a Trinità e monte Autore 15, VII, 1891 (Terracciano!). In montibus Lessinis a Carpinete S. Sirena V, 1852 (Rolli!). Sui colli Albanesi presso Filettino IV, 87; sul monte Viglio VI, ^d, (Martelloni!). — Alla Sila in prov. di Catanzaro 23, V, 84 (Fiori !). Guardando il Rchb., Deiitschl. Fi, ser. II, v. I, t. V, f. 4185, ognuno potrà facilmente accorgersi che la pianta dell' Apiìcnnino centrale e meridionale sia distinta da quella delle Alpi orientali per la grandezza delle foglie cauline. A questo riguardo ho 408 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA confrontati gli esemplari tipici raccolti da Marchesetti! Stemer! Tommasini! Solla! ecc. ed anche questo esame mi ha convinto della distinzione fatta. Iberis Rollìi A. Terracc! /. Rollìi A. Terracc. ! in herlj. Rom. ; I. 2^innata Seb. Mauri, Proclr., pag. 212;- Sang., Prodr., pag. 497; Rolli! Exsìcc. in herl). Rom.; Are, Comi), fi. it, pag. 61 p. p. ; Boiss., FI. orìenL, I, pag. 335 ? I. annua, radice subsimplici, flexuosa ut caule crassa. Caule terete, scabrulo pilis brevibus, erectissimo et plerumque recto, dense, folioso basi quando simplice, quando ramoso, sed plerum- que in Ys superioribus ramis simplicibus, vel quasi semper in tertio superiori subdivisis, ramis erecto patulis, angulo 15''-45°; ramis longiuscule nudis ad apicem versus incrassatis, longitu- dinaliter exquisite sulcatis. Foliis circumscriptione obovata, pin- nato-partitis laciniis 1-2 obovato-linearibus vel lanceolatis 1, 5-4 ram. latis, obtusis erecto-patenti bus; rachide 2-2, 5 mm. lata. Coryrabo florali hemisphaericopgrf^ce/^/5 in anthesi erecto- patentlbus in fructu horizontaliter patentibus, calyce fere ses- quilongioribus, silicula ter. Calyce phyllis ovatis obtusissimis basi lutescentibus apice interdum violaceis: petalis albis vel roseis, calyce triplo longioribus, obovato-cuneatis sensim in un- guem productis linearem angustam, apice rotundatis, integer- rimis. Silicula e basi ad insertionem styli 3-4 mm, metiente, basi rotundata, auriculis triangularihus acutis, cHoergentibus, sinu amplissimo oUaso, trìangulari, desianciis. Stilo auriculis duplo triplove longiori. Stigmate incospicuo. Semina nondum vidi. In montibus ad margines viarum, in agris a Palombara (Seb. Mauri). Inter segetes a Marcellino (E. Rolli !). Sul monte Gen- naro 12, V, 1889 (Brizi!) a Vallepietra e Trinità 15, VII, 1891; sul monte Gennaro 6, VI, 1891 (A. Terracciano!). Sulle colline di Vicovaro 24, V, 1886 (Pirotta!). Dintorni di Tivoli sul monte Catillo V, 1887 (Pelosi!). Pare che il Rolli prima di ogni altro sospettasse che Vl.pin- naiiflda Auct. Rom. non fosse quella del Gouan, giacché nel- r etichetta di uno dei suoi esemplari che si conservano nell' er- bario Romano si legge scritto da lui: «Caule scabro, foliis pin- ADUNANZA DELLA SKDE DI ROMA 407 natifidis-bijugi, calyce petalis minoribus duplo-breviore: silicula semielliptica, truncata in apice, siiui lato, lobis triaiigularibus divaricatis circumscripto. » Il Bertoloni, FI. ìL, VI, pag. 526, nella frase diagnostica dice: « Silicula auriculis acutis » mentre nella descrizione dice: « Si- licula aiiriculis brevibus triangulis acutis, rarius obtusiusculis. » I sign. Gren. Godr., FI. de France, I, pag. 137, danno i lobi della silicula come ottusi. II Gaudin, FI. liclc, IH, pag. 232, dice della silicula dell'/. pm- nata: « Lobulis apice triangularibus acutis, » però osserva: « Ut puto cum seminibus peregrinis adventitia. » Il Boissier, 1. e, è in grandissima contraddizione dicendo della sua pianta: «Silicula alis acutis divaricatis » e poi citando la fig. 4195 del Rchb., figura che non potrebbe presentare le auri- cole più ottuse di quello che 1' autore ve le ha disegnate. 11 DC, Syst. Nat., Il, pag. 399, dà alla pianta del Gouan « Si- liculae lobis subobtusis » e di più « Folla lobis linearibus acu- tiusculis subcarnosis utrinque 2-3, » mentre nella nostra pianta questi sono ottusissimi all'apice e al massimo nelle foglie infe- riori in numero di due. I Gren. Godr., FI. de France, I, pag. 137, danno decisamente alla pianta Gouaniana i lobi della silicula ottusi. Da queste citazioni pertanto é facile scorgere che nelle de- scrizioni dei vari autori vi è contraddizione e che perciò si debba ricorrere agli esemplari autentici. Causa di questa contraddizione può forse essere il modo di vedere dei vari autori: infatti se io prendo un angolo ottuso, se lo si considera come terminato da un vertice, si può chiamare la figura circoscritta acuta, mentre per il nome geometrico altri la direbbe ottusa : a me invece pare più naturale il dire acuto tutto ciò che termina in un angolo, mentre ottuso ciò che ha 1' angolo troncato verso il vertice. Ciò premesso, passiamo ora ad osservare gli esemplari au- tentici che si conservano nell'Erbario generale e Cesatiano di quest' Istituto. Gli esemplari raccolti dal Jordan à la Pape prés de Lyon dans les champs et collines des terrains de transport au calcai- res 18, VII, 1841, hanno i lobi della silicula ottusi, non però ro- tondati come li disegna il Rchb., 1. e, più brevi, non divergenti, 408 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA ma piuttosto convergenti, divisi da un seno strettissimo in fondo a cui s'inserisce uno stilo più lungo dei lobi medesimi di y^. Nei numerosi esemplari che ho potuto studiare di Firenze, i lobi sono ancora ottusi, ma sono separati da un seno acuto un po' più largo che negli esemplari di Lione. I pedicelli tanto negli esemplari Lionesi che Fiorentini sono eretti a formare un ombrello serratissimo, mentre nell' I. Rollìi sono, almeno gì' inferiori, orizzontali. Gli esemplari della Brunetta presso Susa 20, V, 1863 (Cesati !) hanno i lobi siliculari non divergenti, subottusi, i pedicelli frut- tiferi eretti e non orizzontali. Quelli di Montpellier VI, 1847 (Kralik!) hanno i lobi della silicula ad angolo ottuso, non di- vergenti e i pedicelli eretti appressati tra loro. L' /. 'pedinata Boiss. ! Diagn. orient., 1, pag. 75, secondo un esemplare autoptico differisce dalla nostra pianta per le silicule coi lobi non divergenti, per le foglie lanceolate dentato-pet- tinate e per essere pianta molto scabra. L'/. intermedia Guers., in Ball. pìiiL, n. 82, dififerisce dalla nostra specie per le foglie sempre intiere, per le orecchiette più lunghe, pei pedicelli fruttiferi più brevi e per le valve più ri- gonfie e meno alate. Cakile maritima. var. integrifolia Boiss. C. maritima J3 integrifolia Boiss., FI. orient., I, pag. 335 ; C. latifolia Sang.! Ad Ostia VII, 1836 (Sanguinetti !) sulla spiaggia di Terracina 8, Vili, 1856 (Rolli !). A Nettuno 29, IV, 1889 (A. Terracc. !). Raphanus sativus L. R. sativus L., Sp. pi, pag. 669; Are, Comp. fl. il, pag. 48; Ces. Pass. Gib., Comp. fi. it., pag. 855. Inselvatichito presso Roma lungo la via Tiburtina Vili, 1886 (Pelosi!); presso Bracciano 29, IX, 1889 (Brizi !). Il dott. Tarracciano dà un resoconto dal suo viaggio attraverso la Colonia Eritrea e le isole circostanti; quindi presenta un nuovo genere di Orcliidacea, dell'isola di Hota, clie dedica al prof. Pirotta in seguo di affetto e di stima e che chiama Eomualdia Pirottae. Esaurite le comunicazioni la seduta è tolta. ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZK 40;) SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 9 ottobre 1892. Il Prasideute prof. Arcangeli apre l' adunanza e dà la parola all'Archivista Micheletti, il quale legge il seguente elenco dei doni pervenuti alla biblioteca sociale dall' ultima adunanza (12 giu- gno 1892) a tutto settembre p. p. Dal pi'of. L. Macchiati : Macchiati. Sulla doppia colorazione dei bacilli sporigeni. Genova 1892. — La bacterosi dei grappoli della vite. Bologna 1892. Dal sig. U. Martelli: Grilli. Sull'autonomia dei licheni. Jesi 1892. — Martelli e Tanfavi. Le fanerogame e le iirotallogame raccolte durante la riunione generale in Napoli della Soc. hot. italiana nel- r agosto 1891. Firenze 1892. Dal prof. F. Delpino: Delpino. Pensieri sulla metamorfosi delle piante vascolari. Bologna 1892. Dal sig. R. Chodat: Chodat. Rapport présidentiel sur la marche de la Société botanique de Genève (Section de la Société suisse de botanique) pendant l'année 1891. Dai Sigg. U. Bernaroli e F. Delpino: Bernaroli e Deliìino. Pseu- dantia di Camellia e di Geum. Genova 1891. Dal cav. S. Sommier : Sommier. Cenno sui resultati botanici di un viaggio nel Caucaso. Firenze 1892. — Idem, traduzione in tedesco di E. Levier. Cassel 1892. — Una gita in Maremma. Firenze 1892. — Keller. Neue Standorte und Formen orientalischen Potentillen. Leipzig 1892. Dal sig. Aug. Lyttkens : Lyttkens. Arsberattelse for Frokontrol- lanstolten a Nydala. Halmstadt 1892. Dal dott. C. J. Forsyth : Stefani, Forsyth et Barhey. Samos. Etude géologique, palóontologique et botanique. Lausanne 1891. Dal dott. E. Rostan : Bulletins des travaux de la Société muri- thienne du Valais. Années 1880-81-82, X et XI fascicules. Neu- chàtel 1881-83. Dalla scuola d'agricoltura di Montpellier : Annales de l' Ecole na- tionale d'agricolture de Montpellier. Tome V, 5'' anuée 1889. Mont- pellier 1890. Dal dott. E. Baroni : Baroni. Lichenes pedemontani a CI. prof. Ar- cangeli in Monte Cinisio et Monte Rosa annis 1876 ac 1880 lecti. — Fossetti e Baroni. Frammenti epatico-lichen ografici. Firenze 1892. Dal sig. P. E. Vinassa: Vinassa. Contribuzione alla Ficologia li- gustica. Firenze 1892. — Seconda contribuzione alla Ficologia li- 4l0 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE gustica. Pisa 1891. — I propagoli delle Sfacelarie. Pisa 1891. — Note algologiche. Pisa 1891. — Nuove coralline mediterranee. Pisa 1892. Dal capitano L. Micheletti : Micheletti. Commemorazione di An- tonio Mauganotti da Verona. Firenze 1892. Dal prof. Penzig : Girard. Gènes et ses environs (avec 18 vues et un pian de la ville). Gènes 1892. Dal prof. P. Ascherson : Asoherson. Verlaufiger Bericlit ùber die von Berliner unternommenen Schritte zur Erganzug der « Lois de la nomenclature botanique. » Berlin 1892. Dal barone Ferd. von Mueller : Mueller. Select exti-a-tropical plants, readilj'' eligible for Industi'ial Culture or Naturalisation, with in- dications of their native countries and some of their uses. Mel- bourne 1891. — Second Systematic census of Australian Plants, with chronologic, literary and géographic annotations. Part. I, Vascu- lares. Melbourne 1889. Dal dott. Ed. Bonnet : Bonnet. Les collections de l' expéditioa envoyée à la recberclie de la Pérouse, d'après des documents iné- dits. Paris 1891. — Lettres de Tournefort à Fagon. Paris 1891. — Mémoire et lettres de Lenoir du Roule au Chancelier de Pont- chartrain sur sa mission en Ethiopie. Paris 1891. — Notice sur l'ber- bier dit de Gaston d'Orléans, conserve au Muséum de Paris. Pa- ris 1891. — Nouveaux documents relatifs à l'Ambassade d'Etliiopie. Lettres de Lenoir du Roule et d'Augustin Lippi. Paris 1890. — Une mission fran9aise en Afrique au début du dix-buitième siècle : Augustin Lippi, ses observations sur la flore d'Egypte et de Nubie. Cberbourg 1891. Dal sig. Jules Poisson : Poisson. Installation et conservation des collections botaniques. Paris 1891. Dal dott. L. Picaglia : Picaglia. Bibliografìa botanica della pro- vincia di Modena. 1° Supplemento. Modena 1892. Dall' Istituto ottico-meccanico F. Korista : Korista. Catalogo il- lustrativo descrittivo n. 6. Milano 1892. Dal sig. I. M. G. Carter : Carter. A. Synopsis of tbe Medicai bo- tany of the United States. S.* Louis 1888. Dal sig. E. Burnat : Burnat. Flore des Alpes maritimes ou cata- logne raisonné des plantes qui croissent spontanément dans la chaine des Alpes maritimes y compris le département franpais de ce nom et une partie de la Ligurie occidentale. Volume I^"", accom- pagné d'une carte des régions explorées. Genève 1892. Dalla Società dei Naturalisti di Modena: Picaglia. Bibliografia bota- nica della provincia di Modena. Modena 1833 e 1° Supplemento. Mo- dena 1892. — Gibelli G. e Pirotta B. Flora del Modenese e del Reggiano. Modena 1882. — 1^ Supplemento. Modena 1884. — Mori A. 2° Supplemento. Modena 1886. — N. N. Indice alfabetico dei generi citati nelle predette memorie ed in altre. — Fiori A. Muschi rac- colti e studiati da ... . — Camus G. Anomalie e varietà della flora ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 411 del Modenese 1% 2», 3* contribuzione. Modena 1884-87. — Alcune nuove osservazioni teratologiche sulla flora del Modenese. Mo- dena 1888. Dal Comm. T. Hanbui-y : Hanhury. List of seeds. Collected this 3^ear in the Garden at la Mortola, Ventimiglia, Italy. London 1891. — Cronemeyer. Alphabetical catalogne of plants growing in the open air in the garden of Thomas Hanbury F. L. S. Palazzo Orengo. La Mortola near Ventimiglia, Ital3^ Erfurt 1889. Dal prof. J. Borodine : Borodine. Su.1 deposito diffuso di ossalato di calce nelle foglie (in lingua russa). Pietroburgo. Dalla Società botanica svizzera : Bulletin de la Société botanique suisse. Heft 2. 1892. — Berichte der Schweizerischen Botanischen Gesellschaft. Basel 1892. Dal dott. G. B. De Toni : Da Toni. Secondo pugillo di Alghe tri- politane. Roma 1892. Dal dott. C. Rossetti : Rossetti. Appunti sulla flora della Toscana. Firenze 1892. — Nuova contribuzione della flora vascolare della Toscana. Pisa 1892. — Seconda contribuzione alla fiora vascolare della Versilia. Pisa 1892. , Dal sig. A. De-Bonis : De-Bonis. Le piante del Polesine. Firenze 1892. Il Presidente si compiace che la biblioteca abbia avuto doni cosi numerosi, molti dei quali di vera importanza. L' Archivista ha luogo a sperare che anche in avvenire, special- mente per le gentili promesse fatte da vari membri del Congresso internazionale botanico in Genova e per le raccomandazioni rivolte a tutti i congressisti, non mancheranno continui aumenti. Avverte che secondo le fatte promesse il dott. Bonnet di Parigi ha rimesso ora altre cinque pubblicazioni, il titolo delle quali comparirà nell' elenco da comunicarsi alla prossima adunanza. Per r odierna adunanza furono rimesse alla presidenza tre co- municazioni. Il Presidente fa dare lettura di quella inviata dal prof. Goiran, la quale è una continuazione dei rapporti intorno alla flora veronese che 1' Autore comunicò nelle passate adunanze. ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO AI MONTI LESSINI VERONESI NOTE DI A. GOIRAN. (Continuazione). Araliaceae. 304. Hedera Helix. L. — Sui muri e sui trouclu degli alberi in tutta la zona : tocca altitudini comprese tra 1000-1200 in. — Fiorisce alla fine di agosto nelle stazioni basse, alla fine di set- tembre nelle elevate. Bidl. della Soc. hot. Hai. 27 412 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE fi folìis variegati^. — Qua e là con la forma tipica. Nei boschi specialmente e nelle regioni elevate singolarmente; si osserva sul tronco degli alberi una forma microphylla bellis- sima e costantemente sterile. CORNACEAE. 305. Cornus sanguinea L. — Siepi e boschi. Dalle stazioni della pianura alla zona subalpina. Fiorisce d'ordinario di mag- gio, ma si incontra in fiore anche ad autunno inoltrato. — FI. et Fruct. fi folìis purpurasceniibus. — Luoghi boschivi nel M. Te- soro (m. 800). 306. C. 'ìnas L. — Luoghi boschivi dalla collina alla zona su- balpina. Fruct. — Ho segnalato altra volta una forma serotina, di questa specie da me raccolta sul M. Baldo, in Val d" Adige al di sopra di Peri e nella Valpantena nel Vaio della Per- nise. Questa istessa forma é stata da me osservata sulla collina veronese nelle siepi a S. Mattia e S. Leotiardo e nella Valle di So[uaranto. RUBIACEAE. 307. Sherardia arvensis L. forma aWiflora. — Luoghi erbosi assieme alla forma tipica della quale però é molto più rara. Si incontra tanto al piano, per esempio nei fossi della città di Ve- rona, quanto in stazioni più elevate, per es. Spredino (m. 456), S. Anna d'Alfaedo (m. 936). 308. Asperula arvensis L. — Seminati della collina e della zona montana in tutta la regione. 309. A. taurina L. — Non comune nei luoghi boschivi e sel- vatici: nel Vaio dell" Anguilla a circa 700 m. di altitudine, Ca- sale dì sotto (m. 633), Badia Calavena (m. 450), Castellerò ecc. 310. A. odorata L. — Luoghi selvatici umidi della zona mon- tana elevata e della subalpina in tutta la regione. 3n. A. Gìjnancliica L. — Luoghi sassosi e pascoli dell' intera regione, nella quale si incontra dal piano alla zona alpina insieme alle sue varietà. La forma che cresce nei pascoli più elevati forse sarebbe da riferirsi a A. nitens Guss. ; un' altra forma la quale se non è A. longiflora W. et K. é per lo meno ad essa ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 413 vicinissima: questa seconda si incontra pure copiosamente nel M. Baldo lungo la salita da Bì^enilno al Santuario della Co- rona a circa 700 m. di altitudine. 312. Ri(bia tìnctorum L. — Rara nei dintorni di Verona, per esempio in una siepe in Campagnola presso V Arsenale! e nella Collina di S. Leonardo (ManganoUil). Invece è copiosissima weW Agro Veronese a Vigasio, Villafranca, Custoza, Somma- campagna, Guastalla ecc. 313. Galimn sylvaticmn L. — Boschi dalla collina a tutta la zona montana. Assai frequente è pure la varietà corrispondente al G. laevigatam L. Quest'ultima, ad esempio, tra Fosse e S. Anna d'Alfaedo, si incontra copiosissima nelle siepi. 314. G. Mollugo L. — Dal piano alla zona montana nelle siepi e nei muri in tutta la regione : anche in Vcì^ona nei muri del- l'arena. Nelle parti più elevate specialmente, per es. ivo. Fosse di S. Giovanni (m. 945) e S. Anna d'Alfaedo (m. 936), la va- rietà corrispondente a G. elatuni Thuill. ; nelle valli del Falcone, Marchiora, deWAnguilla quella che va riferita a G. erectum Huds.; la forma infine che spetta a G. insuliricum Gaud. nei con- torni di Avesa e nella Valpolicella a Pedemonte. 315. G. lucidimi Ali. — In tutta la regione ; nelle rupi della collina e della zona montana. In Valpatitena, nel M. Pastello, ecc. Nella città stessa di Verona sull'^to dell'Arena !. Specie assai polimorfa. 316. G. sijlvestre Poli. — Pascoli elevati : in M. Campol)run, Malèra, Corno d'Aquilio ecc. — In società a questo ritengo cresca benanco, nei luoghi ghiaiosi specialmente, il G. Iielveticum Weigg. {G. baldense Spr.). 317. G. pusillum L. — Pascoli e luoghi pietrosi elevati, non- ché in tutte le valli alpine avvicinandosi alle parti basse: Corno d' Aquilio (m. 1546), Podesteria (ra. 1659), Malèra (ra. 1772), Cam- poTjrun (m. 1650), Vaio deWAnguilla, Revolto (m. 1340) ecc. 318. G. purpuremn L. — Luoghi pietrosi e rupestri dal piano alla zona subalpina in tutta la regione. È una specie assai re- sistente, incontrandosi fiorita anche ad autunno inoltrato, spe- cialmente sulla collina. 319. G. rubrum L. — Pascoli, siepi e luoghi boschivi della zona montana e subalpina: S. Anna d'Alfaedo (m. 936), Coste sotto al Corno d' Aquilio (m. 1200), Vaitene (ra. 1070), Chiesa- 414 ADUNANZA DELLA SÈDE DI FIRENZE nuova (m. 1104). Qualche rara volta si incontra pure in ista- zioni molto più basse, per es. Spredino di Grezzana {va. 456), e nella alta Valpolicella a Prun, a Fosse. Specie anche questa assai polimorfa. 320. G. veruìu L. — Luoghi erbosi ; dai dintorni di Verona ai pascoli più elevati, per es. Malóra (m. 1772). 321. G. tricorne With. — Nei seminati di tutta la regione dai dintorni di Verona e in generale dalle parti più basse ai limiti della coltivazione : per es. Valdonega, Tregnago (m. 317), Coste ai piedi del Corno d'Aquilio a circa m. 1200. 322. G. parisiense L. — Colle sue varietà nei luoghi aridi della collina veronese a S. Leonardo, presso Quinto e Spredino di Valpantena: più frequente si incontra sulla destra dell'Adi- ge, neir alto Ag7^o Veronese, a Tomì)etta, Tomha, Bosco Man- tico ecc. Di questo genere non si sono nominati G. vernum Scop. G. cruciata Scop., G. palustre, G. aparine che si incontrano ovunque. — Le Flore italiane indicano G. pedemontanum Ali. nel Veronese, ma si incontra molto raramente ed a me sino ad oggi venne fatto di rinvenirlo soltanto wqWAUo Agro presso Chievo. Aggiungo infine che studi attualmente in corso mi met- teranno in grado di ulteriormente arricchire l' elenco dei Ga- lium veronesi. Caprifoliaceae. 323. Adoxa Moschatellina L. — Boschi e luoghi umidi om- brosi delia zona montana e subalpina : a Fosse di S. Giovanni, Vaio dell'Anguilla, Tradii. 324. SamduGus Ebulus L. — Nei luoghi incolti e lungo le vie in tutta la regione dal piano alla zona montana per es. a Rovere di Velo (m. 843), Cerro (m. 728), Fosse di S. Giovanni, S. Anna d'Alfaedo, Erì)ezzo ecc. 325. S. nigra L. — Siepi e boschi in tutta la regione dal piano sin quasi a toccare la zona supalpina, per es. a Vaitene (m. 1070). 326. S. racemosa L. — Boschi, luoghi sassosi, rupi della zona montana elevata e della subalpina : Corno d' Aquilio, Corno Mozzo, Passo della Liana (m. 1461), Podesteria (m. 1659), Tra- dii (m. 1338), Spiazzoi e Spiazzoletti (m. 1372-1421). ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 415 327. Viburnum Lantana L. — Luoghi boschivi e selvatici in tutta la regione sino alla zona subalpina, 328. t; Opulas L. — Luoghi per lo più umidi e selvatici in tutta la regione dal piano alla zona montana: lungo i fossi in Campo Marzo di Verona, Monte Tondo, Valle di Squaranto, Velo Veronese (m. 1087), M. Tesoro ecc. In Verona nel Giardino Giusti si trova quasi inselvatichito il Viìmrnum Tinus L. 329. Lonicera Caprifoliam L. — Siepi in tutta la regione dal piano a tutta la zona montana nella quale però diventa assai rara. — Credo aver visto L. Periclymenum L., ma non ne sono sicuro, nel M. Pastello ove sarebbe pure stata osservata dal signor G. Rigo. 330. L. Xylosteurii L. — Frutice elegantissimo e frequente nelle convalli della Collina veronese sopra Avesa, nella Valle di Squa- ranto, AeW Anguilla, del Falcone ecc.: tocca altitudini benanco superiori a 1000 metri lungo tutta la catena. 331. L. nigra L. — Più rara della precedente: al Passo della Lora e al Passo del Ristele (m. 1641-1717), alla Giazza, ai Traclii, a Chìesanuova al Bosco grande. 332. L. alpigena L. — Luoghi selvatici della intera regione nella zona montana e subalpina toccando altitudini di m, 1461 al Passo della Liana, e di m. 1540 e 1530 al Corno d'Aquilio e Corno Mozzo. — Fruct. — Si trova frequentemente la varietà macropUylla (Arcang., FI. it., pag. 319). Credo pure aver visto L. coerulea L.: ma mi astengo di elen- carla in questo luogo per scrupolo, sebbene il Pollini la indichi neW Alpe Campobrun presso al Passo della Lora. É coltivato il Symphoricarpos vulgaris Mich. (in vernacolo : Sinforgna, Sin- foria. Lagrime d'Italia): ma comincia ad incontrarsi qua e là quasi selvatico, per esempio a Selva di Progno ecc. Valerianeae. 333. Valer ianella echinata DC. — Seminati: a S. Cristina so- pra Parona, alla Pezza sopra Olive in Valle di Montorio, a Spredin di Valpantena, nella collina di Avesa. — Si incontrano nei seminati, nei campi, nei pascoli da primavera a tutta estate, ed anche in autunno più raramente, V. carinata Lois., T'. oli- 416 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE taria Pollich., F. Auricula DC, V. microcay^pa Lois., V. Mo- risoìiu DC, V. eriocarpa Desv., V. coronata DC, ed anche altre specie: di queste talune raggiungono altitudini superiori à 1000 m. 334. Valeriana officinalis L. — Siepi e boschi umidi ombrosi dal piano alle zone elevate: S. Anna tìCAlfaedo (m. 936), Velo veronese (m. 1087). Se ne osservano diverse forme. — Sul Monte Baldo ho trovato V. officinalis ad altitudini di poco inferiori a 2000 metri. 335. Valeriana dioica L. — Margine dei fossi a S. Martino, S. Michele, Caldiero, in Val di Tregnago, a Cogolo e Badia ecc. 336. V. ^montana L. — Rupi e luoghi ombrosi in tutta la re- gione della zona montana in su: nel M. Pastello, Corno d' Aqui- no, nelle Valli di Squaranto, del Falcone, deW Anguilla, adu- lasi ecc., nel M. Zeola, alla Podesteria ecc. 337. F. iripteris L. — Ove la precedente : però scende più al basso di essa. Di questa come della specie precedente si incontrano parec- chie varietà : cercando bene è probabile si raccolga F. tube- rosa L. 338. F. saxatilis L. — Questa elegante piantina si trova nelle rupi sopra le creste più elevate di tutti i monti dalla Val d'Adige al Confine Vicentino. 339. Centranthus ruder DC. — Muri nella città di Verona; luoghi rupestri in Val d'Adige alla Chiusa, Ceraino ecc. j3 aWiflorus. — Raro. In Verona, in un muro a *S'. Maria in Organis. 11 Pollini ha segnalato questa forma sulla Riviera Benacese presso Garda : io da anni normalmente la vedo su questa stessa Riviera tra Cassone e Malcesine. Questa specie si mantiene in lìore anche ad autunno inoltrato, per esempio nella città di Verona in novembre nei muri lungo l'Adigetto. — Dovrebbe rinvenirsi presso di noi C. angustifo- lius DO. DlPSACEAE. 340. Bipsacus silvestris L. — Lungo le vie ed i fossi: dal piano s'innalza colle sue varietà, sino a toccare altitudini su- periori a 1000 m. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 417 341. D. lacìniaius L. — Raro. Fossi a Caldiero, Monteforte d'Alpone ecc. (30-83 m.). 342. D. pilosus L. — Rarissimo. In Val cVIllasi alla Cà del Diavolo (193 m.) sopra Badia Calavena. Unica stazione sino ad oggi a me nota in provincia di Verona: secondo Pollini si tro- verebbe pure a Ronca. 313. Cephalaria transylvanica Schrad. = C. Allionii Kerner. — Lungo le vie e nei campi : nella Valpantena a Spredino, nel Vaio Sperzani yerso la Valle di Squaranto, a Caldiero, in Val di Trcgnago ecc. da 30 m. a circa 500 m. di altitudine. — A Grezzana ho visto coltivata in un giardino C. leucantha Schrad. che Huguenin segnala a Verona. 344. ScaMosa sylvalica L. — Rara. Luoghi selvatici presso S. Giovanni Ularione in Valle dell'Alpa presso Tregnago (A. Mass. !). 345. S. longifolia W. et K. - Knauiia baldensis Kerner. — Pascoli elevati di Malóra, Trappola, Podesteria, Pertica, Cam- pol)run ecc. Di questa bella specie ho osservato diverse forme mostruose ed al Vallone una forma a fiori bianchi, 346. S. graminifolia L. — Luoghi sassosi in tutta la regione, giammai al disotto della zona montana; nel M. Pastello, nel M. Pasteletto ecc. ecc. Se ne incontra una forma nana coi ca- polini piccoli, le foglie strettissime e di un bel verde. 347. S. Uccida Vili. — Non comune. Pascoli e luoghi selvatici elevati : nei M. Trappola e Malóra, a S. Bartolomeo Tedesco (1772-1918 m.). Specie assai polimorfa. Si passano sotto silenzio molte altre specie appartenenti al genere Scahiosa come volgatissime, ed altre ancora delle quali, per la molteplicità delle occupazioni alle quali sono condannato, non ho potuto portare a .termine lo studio. Non essendovi osservazioni in proposito, si passa alla lettura di una breve notizia inviata dal Socio Martelli e clie ha per titolo : NOTIZIE SULL'ERBARIO AMIDEI, GIACENTE PRESSO IL COMIZIO AGRARIO DI VOLTERRA. PER U. MARTELLI. Nelle nostre adunanze, più volte abbiamo espresso il deside- rio di raccogliere le più ampie notizie intorno alla flora toscana. Abbiamo spesso tenuto parola delle escursioni scientifiche che 418 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE sono state fatte in varie località toscane meno conosciute e dalle quali si hanno riportati materiali di studio nuovi per questa flora 0 rari. Non poco resta ancora da fare in alcune provincie e le proposte fatte alla nostra Società nella riunione in Genova, cioè di stabilire una Commissione italiana regionale che an- nualmente si occupi e riferisca suU' incremento botanico di tutte le Provincie italiane, sarà certamente un impulso maggiore a nuove ricerche. Se certamente sono utili le erborizzazioni in località oggi assai trascurate dai botanici, non dobbiamo dimen- ticar» però che talvolta queste stesse locahtà furono già esplo- rate da appassionati cultori della scienza i quali oggi pur troppo sono quasi perduti di memoria. Nei tempi decorsi più che pre- sentemente regnava la passione di conoscere e raccogliere le produzioni naturali di una provincia, e specialmente i medici si interessavano di riunire dei piccoli musei di vegetali e minerali. Oggi tale passione é quasi scomparsa del tutto, forse in causa del grande incremento che ha avuto la scienza e che rende poco pratiche le piccole e parziali collezioni, forse in causa delle facilitazioni di comunicare con i grandi centri scien- tifici. Comunque sia, dall'esistenza delle antiche e parziali col- lezioni, io credo che si possa trarne vantaggio non piccolo nelle cognizioni della nostra flora. Non pochi di questi erbari pri- vati furono smarriti e dispersi, ma altri ancora esistono giacenti dimenticati in mano a chi poco o punto li cura e perciò mi- nacciati di prossima distruzione. Uno di essi è l' erbario Amidei che trovasi a Volterra presso il Comizio agrario. In una gita che ebbi agio di fare a quella città ricercai di quel!' erbario del quale non si aveva che no- tizia incerta. Si compone di circa 2000 specie. Giace mal tenuto e custodito senza riguardo fra la polvere e mille oggetti posa- tivi sopra. Non so per mano di chi, tempo indietro fu appuntato sopra carta colorata e con assai falso criterio trascritte l' eti- chette senza conservare quelle autentiche dell' Amidei e delle quali solo poche rimangono. Dello stesso carattere, da persona ben poco pratica nel custodire gli erbari, sono molte erronee determinazioni. Dal numero di specie di talune famiglie ed an- che da notizie avute sembra che in quel riordinamento malau- gurato molte piante fossero gettate in causa delle cattive con- dizioni in cui si trovavano. L'erbario dell' Amidei da quanto potei ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 419 constatare riunisce piante della Valle di Cecina e del Volter- rano, dell'alta valle Tiberina, Borgo S. Sepolcro, Città di Ca- stello ecc., località ove appunto l'Amidei abitò come medico. Quest'erbario per quanto riguarda il territorio volterrano è assai interessante, poiché contiene molte più specie di quelle lo- calità che non siano registrate nel Prodromo del Caruel, il quale credo nel compilare quel suo lavoro non avesse agio di con- sultare queir erbario e le poche volte che ha citato l'Amidei è stato in conseguenza a piante o ricevute in dono o vedute nel- l'erbario di Firenze e l'orse di Pisa. Inoltre non è a mia cogni- zione che altri botanici abbiano posteriormente erborizzato ac- curatamente nel Volterrano ed in Val di Cecina, che certo deve essere interessante per specie e forme in causa dei terreni di costituzione geologica cosi difTerenti e situati ira la zona ma- remmana e quella della Toscana centrale. Oltre alle piante ita- liane l'erbario Amidei possiede pure piante egiziane, le quali sebbene non in gran numero, pure talune assai rare e che sa- ranno mancanti anche in erbari assai più vasti. Con queste poche parole ho voluto ricordare un erbario, la cui esistenza é ignorata da molti o che almeno è creduta per- duta. A noi che soprattutto interessa la conoscenza della flora toscana, a noi che ci siamo proposti di scoprirne le rarità, in- combe il dovere di richiamare alla luce queste collezioni par- ziali le quali serviranno di grande aiuto al compito prefìssoci. Dopocliè il Presidente legge una sua nota : SOPRA ALCUNE PIANTE RACCOLTE PRESSO RIPAFRATTA NEL MONTE PISANO. PER G. ARCANGELI. In una località detta la Sassina, situata nella parte occiden- tale del Monte Pisano presso il piccolo paese di Ripafratta, mi avvenne d'incontrare nel settembre decorso una forma di Dianthus Carihusianorum assai distinta dalle altre tutte per la figura e la dentatura dei suoi petali. Secondo quanto si rileva dalla descrizione del -prof. Parlatore * i petali del Dianthus Carihusianorum hanno il lembo più lungo * Parlatore F., Flora italiana, continuata da T. Caruel, voi. IX. 420 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE che largo, quasi obovato, angustamente ed irregolarmente den- tato all'apice (pag. 256, descrizione della pianta di Boscolungo), oppure l'hanno a forma di cuneo con l'apice appena tondeg- giante e fornito di denti acuti e molto disuguali (pag. 257, de- scrizione della pianta coltivata). Per quanto io stesso ho potuto rilevare, i petali di questa specie possono variare per la figura loro, che può essere obovata, più o meno slargata ed ottusa e con denti più o meno acuti, come pure pel colore che dal roseo pallido può variare fino al rosso porpora intenso, e talora ri- dursi pure gialliccio. Sovente anzi la tinta della lamina, in luogo di presentarsi uniforme, si mostra più intensa lungo le tre ner- vature principali, nella parte inferiore dello quali spesso appa- riscono alcuni punti più intensamente colorati, e talora pure la tinta si mostra più intensa lungo linee anastomosate in rete, onde la superfìcie ne apparisce come elegantemente marmo- rizzata di porpora. Nella pianta che mi si presentò nella detta località potei os- servare tre fusti floridi lunghi 2-3 dm., due con pochi fiori neir apice ed uno con un fiore unico. In tutti questi fiori la corolla era formata da 5 petali con unghia di conformazione ordinaria e lamina più lunga che larga, romboidale, con uno o due denti laterali ed acuti a metà circa della sua lunghezza interponenti un segmento intermedio bislungo, bidentato nel- r apice. In grazia di tale conformazione la corolla aveva un aspetto molto differente dall' abituale. In uno di questi fiori i denti laterali erano, anziché 2, 4, cioè una coppia per lato. Tale varietà, che chiamerò Sassiniana dalla località in cui fu raccolta, si può caratterizzare nel modo seguente: D. cmihusianorum var. Sasspiiana, petalorum lamina rhom'boideo-o'hlonga utroque latere ad medium lacinula unica porì^ecta vel duodus donata apice Mfida. Forse tale modificazione nella forma dei petali sarà derivata dalle condizioni speciali nelle quali vegetava la pianta : debbo però avvertire eh' essa pianta vegetava in un gruppo erboso volto a mezzogiorno, formante ciglio ad un piccolo campo, in- sieme a molte altre della stessa specie, che presentavano la loro corolla di conformazione affatto normale. Siccome poi la modificazione interessava tutti i fiori della stessa pianta, è chiaro che essa deve ritenersi come dipendente dalla struttura stessa ADUNANZA DELLA SKDE DI ROMA 421 della pianta, e non come derivante da alterazione locale di qual- che singola sua parte. Tale modificazione poi si può facilmente derivare dal tipo normale, ammettendo che in ciascun petalo si sviluppino solo uno o due dei denti laterali, che d'ordinario sono più acuti, e che la parte mediana si sia allungata in una ap- pendice bislunga, bifida o con soli due denti nell' apice. Alcune altre specie furono da me raccolte presso Ripafratta, sia alla Sassina, sia in prossimità del paese. Fra queste mi limi- terò a ricordare VAsier acris L. raccolto nei boschi presso la Sassina e sotto la Torre di Centine, cioè la torre più elevata di Ripafratta, e V EpiloNam augustissimum Ait. trovato presso una cava a Ripafratta. La prima di queste specie fu già rac- colta da P. Savi presso Rigeli e presso le Molina di Quosa, ma non era indicata di Ripafratta: l'altra é atfatto nuova pel Monte Pisano. Nessuno dei presenti avendo osservazioni a fare in merito a que- ste comunicazioni, il Presidente dicMara sciolta 1' adunanza. SEDE DI ROMA. Adunanza del 10 novembre 1892. Approvato il processo verbale dell' adunanza precedente, si pro- cede all' elezioni del Seggio direttivo della Sede per 1' anno 1892-93 ; risultano confermati i sigg. : Pirotta prof. Romualdo, Presidente; Cuboni prof. Giuseppe, Vicepresidente ; Avetta dott. Carlo, Segretario- economo. Il Presidente invita il Socio A. Terracciano a dare rapporto della sua comunicazione. CONTRIBUZIONE ALLA FLORA DEL PAESE DEI SOMALI. PER A. TERRACCIANO. Il professore Pirotta, direttore del Regio Istituto botanico di Roma, m'incaricava testé dello studio di una mezza centuria di piante, donate dalla Società Geografica italiana. Esse furono portate dai signori Candeo e Baudi di Vesme, reduci dal loro 422 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA importante viaggio nella penisola dei Somali; ' per quanto in poco buono stato di conservazione quando le ebbi fra mano, mi sono di buon grado accinto a studiarle, perchè servono ad accrescere sempre più la conoscenza botanica di tale regione. Il Revoil, il James e l'Hildebrandt anclie dai Somali riporta- rono piante, le quali chiarissimi botanici già illustrarono;^ ma queste, che ora mi è dato presentare, sono di non minore in- teresse dal punto di vista della geografìa botanica. Spettano la maggior parte alle terre abitate dai famosi Ger-Amaden o Gerar- Amaden, poche alle montagne di El-Anot, qualcuna solamente al fiume Derer-Huina; e, prese nel loro complesso, ammontano a 43, di cui 6 nuove affatto, ed una diecina appena ricordate nei cata- loghi di Oliver e Franchet. Le diagnosi apposte alle specie stimate nuove, servono solo a prendere data, epperciò brevissime e senza quella copia di raf- fronti, tanto necessari per stabilire sicuramente il valore siste- matico di una data forma. 1. Cadaba FARINOSA FoTsli. — Montagne di El-Anot; 28, II, 91. 2. DiANTHERA SEMiTETRANDRA Kl. — Campi a Gcrar-Amadon; IV, 91. 3. SiDA RHOMBiFOLiA Liun. — Prati di Gerar-Amaden; IV, 91. 4. Pavonia arabica Hochst. — Campi di Gerar-Amaden; IV, 91. 5. P. KoTSCHYi Hochst. — Campi a Gerar-Amaden ; IV, 91. 6. HiBiscus CERNDUS A. Terr.l foliis petiolatis, palmatifidis, cre- * Bollettino della Società geografica italiana, serie III, voi. IV : a) Dalla penisola dei Somali, lettera del capitano E. Baudi di Vesme al Presidente della Società geografica italiana. Fascicolo V, maggio 1891, j)ag. 384, con schizzo. b) Da Berbera attraverso rOgaden a Inaè nelV Harrar, lettera del capitano E. Baudi di Vesme al marchese G. Doria. Fase. VIII, lu- glio 1891, pag. 553. * Oliver, Flora of Somali-Land: memorandum and Catalogne^ in James F. L., The unhnown horn of Africa. London, 1888. Franchet, Sertulum Somalense; in Mission G. Révoil aux pays Qo- malis. Paris, 1882. HiLDEBRANDT, Botanische Forschungen in Somali-Lande; in Verh. hot. Ver. Prov. Brandenburg, XIX, 1877. — Le collezioni di questo viaggiatore furono studiate dal Vatkb nella Linnaea e neìVOest. hot. zeitschrift. ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 423 nato-dentatis, floribus pedunculis ad apicem geniculatis, rubris, phyllis exterioribus reflexis calyce minoribus, la- ciniis calycinis lanceolatis, corollam aequantibus, stylis 5 divaricatis, longis. — Campi a Gerar-Amadeii; IV, 91. 7. LuEDERiTZiA PiROTTAE A. Tevr. ! foliis palmato-3-5 fìdis, longe petiolatis, stipiilis subulatis, floribus luteolis, caly- cis laciniis brevissimis, phyllis exterioribus 30 vel ultra, barbulatis, corolla longioribus, capsulis glabris, carpellis bialatis. — Campi e prati di Gerar-Amaden; IV, 91. Oss. Ho dedicata questa specie del nuovo genero Lue- deritzta, stabilito testé dallo Schumann, al mio maestro ed amico prof. Romualdo Pirotta, perchè anche pubbli- camente possa dimostrargli la stima e I' affetto che a lui da sei anni mi legano. 8. ZiZYPHUS Spina-Christi (Linn.) Willd. — Montagne di El- Anot; 28, II, 91. Oss. I frutti sono buoni a mangiare ; la pianta è chia- mata Ghup dai Somali. 9. Tribulds terrestris Linn. — Campi a Gerar-Amaden ; IV, 91. 10. Cassia (aflìne alla C. holosericea Fresen.) — Colli a Gerar- Amaden; IV, 91. 11. CoMBRETUM FERRUGiNEUM A. RicU. — Fiumo DercF Huina; 3, III, 91. Oss. I Somali lo chiamano Ohah. 12. BoswELLiA Carteri BìtcIw. — Pianure a Gerar-Amaden ; IV, 91. 13. Commiphora Opobalsamum Engler. — Campi di Gerar-Ama- den ; IV, 91. Oss. È un rametto a foglie imparipennate, 3-jugie, a foglioline sessili crenate e la mediana crescente alla base; ho potuto identificarlo con esemplari che nei nostri erbari si posseggono della Baia di Anfilah. 14. Lactuca (affine alla L. taraxacifolia Schum. et nim.). — Campi a Gerar-Amaden; IV, 91. 15. Oldenlandia retrorsa Boìss. — Campi a Gerar-Amaden ; IV, 91. 16. CucuMis Figarei Belile. — Campi di Gerar-Amaden; IV, 91. 424 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 17. SoLANDM — Campi di Gerar-Araaden; IV, 91. Oss. Mancano i frutti per la sicura sua determinazione; però sembra nuovo dal portamento e dai fiori, che sono su peduncoli ascellari lunghissimi e solitarii e con corolla pelosa a lobi irregolari, profondamente fessi. 18. OcYMUM DEPAUPERATUM Vatke. — Campi di Gerar-Amaden ; IV, 91. 19. Orthosiphon grandiflorum a. Terr.! foliis basi canescen- tibus, margine undulato-crenatis, pedunculis gracilibus, vix pubescentibus, calycis laciniis inferioribus longisetis, corolla extus pilosa, triplo calyce longiore. — Prati e luo- ghi aridi di Gerar-Amaden; IV, 91. 20. Premna resinifera . — Fiume Derer-Huina; 3, 111,91. 21. Sopubia Candei A. Terr.! foliis simplicibus v. 3-partitis. longissimis, junciformibus, apiculatis, pedunculatis, ad me- dium geniculatis et 2 bracteolatis, corolla calycis laciniis obovatis et margine hyalinis triplo longiore. — Campi a Gerar-Amaden; IV, 91. Os». Ho dedicatala specie al raccoglitore sig. G. Candeo. 22. Craterostigma auriculatdm (Doìribr.). — Campi a Gerar- Amaden; IV, 91. 23. Ruellia grandiflora Pers. — Campi a Gerar-Amaden ; IV, 91. 24. Blepharis edulis Pers. Var. OBLONGATA A. Terr. ! spicis longe columnaribus, qua- drifariis. — Montagne di El-Anot; 22, II, 91. Oss. Corahar chiamata dai Somali. Pare vicina alla B. spicata od Acanthodium spicatum. 25. (Acanthacea) — Campi di Gerar-Ama- den; IV, 91. 26. Heliothropium glomeratum a. Terr. ! foliis lineari-subula- tis, ad nodos glomeratis, floribus in racemo abbreviato, sessilibus, calyce strigoso, nuculis laevibus, pilosissimis, — Campi a Gerar-Amaden; IV, 91. 27. Hebenstreitia rariflora A. Terr.! corollae tubo partim incluso, parte superiore libera infundibuliformi, calycem dimidio superante, seminibus 2, cylindraceis, nigris, undu- latis, in quoque loculo solitariis. — Campi di Gerar-Ama- den; IV, 91. ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 425 28. Aerva JAVANiCA (Burm.) Juss. — Campi di Gerar-Araaden ; IV, 91. 29. LoRANTHus (affine al L. gibbulosus Rich.). — Montagne di El-Anot; 28, li, 91. 30. Salvadora persica Linn. — Montagne di El-xVnot; 28, II, 91. Oss. Su questa pianta, chiamata Hadai dai Somali e Mossuah dagli Arabi, era parassita il Lorantlms. 31. Pleuropterantra Revoilii Franchel. — Laferur; 1, III, 91. 32. LiTTONiA Baudii a. Terr.l caule striato, basi subpilosulo, foliis ciliolatis, ensiformibus, verticillatis, floribus maxi- mis, roseis, phyllis basi pene coalitis, oblongo-obovatis, reliexis, staminibus vix petala aequantibus, stylo apice tantum tripartito. — A LiUonia Revoilii, cui proxima, stylo et laciniis coroUinis longe differt. — Campi di Gerar- Amaden; IV, 91. Oss. Dedicata al cap. Baudi di Vesme, che la raccolse. 33. Vellozia Schnitzleinia (Hochst.) Bali. Var. soMALENSis A. Terr. ! foliis reclinatis, rigidis, flore so- litario, pedunculato, peduncolo apice geniculato, et a me- dio ad apicem piloso-strigoso. — Campi di Gerar-Amaden ; IV, 91. Oss. Pare jDiuttosto una nuova specie; ma l'assenza delle capsule non permette che credei'la varietà locale. 34. Sanseviera ehrenbergiana Schio. — Montagna di El-Anot; 28, II, 91. Oss. Thahar in Somalo e Seher in Arabo; usata, ma- cerandone le foglie, per fibre tessili. 35. Scilla — Campi a Gerar-Araaden; IV, 91. Oss. Parrebbe una specie nuova, a foglie dal contorno ondulato; ma i pochi fiori e la mancanza dei bulbi mi lasciano indeciso sul suo valore specifico. 36. CoMMELiNA FoRSKALAEi Hocìist. — Campi a Gerar-Amaden ; IV, 91. 37. AsPARAGUs — Campi a Gerar-Amaden; IV, 91. Oss. Non posso riferirlo che all'^. abyssinicus come va- rietà ; però ne posseggo un i^iccolo pezzo con foglie, e quindi di incerta diagnosi. 426 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 38. Cyperus — Campi a Gerar-Amaden ; IV, 91. Oss. Non sarà difficile, con maggiori confronti, stabi- lire l' entità di questa forma, che sembrerebbe nuova ; tuttavia il poliformismo del genere mi induce a non ri- ferirla, per ora, a nessuna delle specie conosciute e né porvi altro nome. 39. C. BULBOSUS Vahl. Var. LONGEBRACTEATUS A. Terr.l spiculis compressis, pauci- floris, subdistantibus, bracteatis, 2-3 bracteis inferioribiis iongissimis, reliquis spiculas haud superantibus. — Campi di Gerar-Amaden; IV, 91. 40. Tragus racemosds (W.) Hall. — Campi e prati di Gerar- Amaden; IV, 91. 41. PAPPOPHOR0M BRACHYSTHACHYUM Jaul). et SpacH. Var. PILOSDM A. Terr. ! foliis infìmis divaricatis, subulatis, pungentibus, rigidis, dense pilosis, superioribus erectis, latioribus, setis aureis. — Gerar-Amaden ; IV, 91. 42. Andropogon circinatus ? Hoclist — Campi e luoghi aridi a Gerar-Amaden; IV, 91. 43. Sporobolus (affine alla S. capensis?). — Campi a Gerar-Ama- den, IV, 91. Il prof. Cuboni fa la seguente comunicazione : LA SESSUALITÀ DELLE PIANTE SECONDO UNO SCRIT- TORE DEL SECOLO XVL PER G. CUBONI. Degli storici della botanica che hanno esposto le opinioni de- gli antichi filosofi e naturalisti sulla sessualità delle piante nes- suno ha mai ricordato il nome di Giovanni Camilla, medico ge- novese, che in un suo libro pubblicato a Venezia nel 1564 espone brevemente le opinioni allora dominanti sulla natura delle piante e parla della sessualità. Il libro é così intitolato: — Enthosiasmo — di Gìov. Camilla — filosofo — e "medico genovese. — De misierii, e meravigliose — cause della compositione del Mondo, — Al Rever. e molto illustre — monsignor Carlo Cicala, — vescovo di Albenga. — In Vinegia appresso — Gabriel Giolito de Ferrari. — MDLXIIII. ADUNANZA DELLA SEDE DI F1RENZE3 427 Il libro è in forma di dialogo fra Camilla e Livio — hono- rnto e bellissimo spirito, et in qual si voglia arte e scienza eccellente. — Il capitolo X a pag. 47 tratta delle piante, e vi si discorre delle diverse sorta di piante, delle radici, del fusto, della scorza, della midolla, della foglia, dei frutti e delle semenze ecc. Riguardo alla sessualità ecco le precise parole a pag. 51: « Cam. Ditemi di grafia, si ritrovano nelle piante maschio e « femina? « Liv. Questo si; e s' il maschio, di cui sono le foglie più « grandi, sarà appresso la femina, cagionerà essa a far più « frutti, ch'ella non farebbe; essendo egli più fruttifero di « di lei. Di tal sorte, che si vede alle volte, il maschio essen- « dole appresso, che le si accosta, piegando le sue cime; segno « veramente di amore tra loro. » — Prima, parlando delle ra- dici, dice per lo più il maschio ha la radice con più nodi che non la femina. Queste brevi citazioni sono sufficienti a dimostrare che anche il filosofo Camilla, come tutti gli scrittori antichi e moderni fino a Camerario (che, come è noto, fu nell'anno 1691 il vero scopri- tore degli organi sessuali nelle piante), aveva un concetto della sessualità del tutto erroneo, basato soltanto sulla diversità del- l' habitus di alcune forme e non già sulla conoscenza più o meno esatta degli organi sessuali. Il prof. Cuboni presenta poi alla Società alcuni esemplari di Ga- linsoga parviflora Cav. raccolti a Trobaso, presso Intra (Lago Mag- giora) ; sulle cui radici si trovano numerosi tubercoli prodotti dal- l'/fé feroce r a radicicola Greeif. Osserva che finora questo parassita non era mai indicato sulla Galìnsoga. SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 13 novembre 1892, ' Dichiarata aperta la seduta, il Presidente proclama Soci i si- gnori : Bonnet prof. E. di Parigi, IngegnoH cav. Francesco di Mi- lano, Gentile prof. Giacomo di Porto Maurizio, Schmitz cav. Fe- lice di Firenze. Ad eccezione del sig. Bonnet, che ha l'atta esplicita dimanda per essere ammesso con la data del 1892, gli altri entre- ranno a far parto della Società dal 1° gennaio venturo. Bull, della Soc. boi. Hai. 28 428 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIEENZE In seguito a pratiche ora giunte a termine, il R. Governo del Giappone ha partecipato che per mezzo della Direzione della nostra Società potrà, chi desideri, comunicare con l'Orto botanico di Tokio e fare scambi di pubblicazioni e di semi ; tali rapporti sono alta- mente graditi ed è da lusingarsi che ogni interessato ne approfitterà a vantaggio non scarso della scienza. L'Archivista Micheletti dà rapporto delle pubblicazioni perve- nute in dono alla Società. Dal dott. Ed. Bonnet : Bonnet. Petite flore parisienne. Paris 1883. — Le Djebel Abderrhaman el Mekki (Tunisie). Paris 1887. — Les produits végétaux du marche de Sfax. Paris 1884. — Plantes du poste optique de Founassa (Sud Oranais). Paris 1889. — Bonnet Ed. e Mauri/ P. D'Ain-Sefra à Djenien-Bou-Resq. Voyage botanique dans le Sud-Oranais. Paris 1888. Dal prof. P. Magnus : Magnus. Johannes Groenland. Nachruf. Dresden 1891. — Hermann Rober. Nachruf. 1871. — Johannes Roe- per. Biographischer Nachruf. 1885. — Mittheilung ùber das Vor- kommen der Paccinia singularis Magn. Berlin 1890. — Ein Beitrag zur Beleuchtung der Gattung Diorchidium. Berlin 1891. — Ver- breitung des Gebrauches des Knollenpilzes (Pachyma Fr.) bei wil- den Vòlkerschaften. Berlin 1892. — Eiuige Beobacktungen zur na- heren Kenntniss der Arten von Diorchidium und Triphragmium. Berlin 1891. — Zwei neue Uredineen I. Diorchidium Steudneri P. Magnus IL Ein neues bemerckenswerthes Caeoma auf Geum. Ber- lin 1891. — Zur Kenntniss der Verbreitung einiger Pilze. Berlin 1892. — Zur Umgrenzung der Gattung Diorchidium nebst kurzer Ueber- sicht der Arten von Uropyxis. Berlin 1892. — Zweiter Nachtrag zu dem Verzeichnisse der im Botanischen Garten zu Berlin beobach- teten Ilstilagineen und Uredineen. Berlin 1887. — Ueber den Rost der Weymouth-Kiefern (Pinus Strobus L.). Berlin. — Eine Bemer- kung zu Uromyces excavatus (D.C.). Magn. Berlin 1891. — Ein neues Exobasidium aus der Schweiz. Bei-lin. — Ueber der Einfluss, den die Vegetation einiger parasitischer Pilze in der Biute der Wirtspflanze auf die Ausbildung der Bliitenteile ausiibt. Berlin 1891. — Beitrag zur Kenntniss einer osterreichischen Ustilaginee. Ber- lin 1892. — Ueber das Auftreten der Stylosporen bei den Uredi- neen. Berlin 1891. — Ueber einige von Herrn Professor G. Schwein- furth in der italienischen Colonie Eritrea gesammelte Uredineen. Ber- lin 1892. — Ueber Staubgefassrudimente an den Seiten desLabellum von Orchis papilionacea. L. Berlin 1891. — Verzeichnis der bei Oranienburg am 30 Aprii und 24 Mai 1891 beobachteten Pilze. Berlin 1891. — Ueber die in Europa auf der Gattung Veronica auf- tretenden Puccinia-Arten. Berlin 1890. — Thorea ramosissima Bory bei Belgrad in Ssrbien und ihre weitere Verbreitung. Berlin 1889. — Verzeichnis der am 15 Mai und 1 Juni 1890 bei Freienwalde a. 0. beobachteten Pilze. Berlin 1890. — Ueber zwei Bildungsabwei- chungen (Cytisus Laburnum und Taraxacum officinale). Berlin 1890. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 429 — Ueber das Auftreten eines Uromyces auf Glycyrrhiza in der al- ien und in der neuen Welt. Berlin 1890. — Ueber einige in Suda- merika aiif Berberis-Arten wachsende Uredineen. Berlin 1892. Julius Miinter. Nachruf. Berlin 1885. — Ascherson P. und Magnus P. Die Verbreitung der hellfriichtigen Spielarten der europiiischen Vaccinien, sowie der Waccinium bewohnonden Sclerotinia-Arten. Wien 1891. Dal dott. Hermann von Ihering : Von Ihering. As arvores do Rio Orande do Sul. Porto Alegre 1891. Il prof. Caro Massalongo ha inviato due brevi note delle quali si dà lettura mostrando gli esemplari delle piante che l'autore vi ha- unito. SOPRA UN DITTERO-GECIDIO DELL' ERYNGIUM AMETHY- STJNUM L. — CENNO DEL D.' C. MASSALONGO. Sino dai tempi del celebre entomologo Reaumur si conosce un dittero-cecidio suU' Eryngiuìn campestre L. (Mém. hist. Insectes, III, tav. 44, fig. 1-2?), il quale si manifesta con degli ingrossamenti caulini o rameali, di forma e grandezza diversa, €he verrebbero a prodursi a spese del parenchima midollare enormemente dilatato. Nello spessore di detto parenchima tro- vansi sovente numerose logge o camere larvali. Posteriormente il Vallot riconobbe per primo, che il surriferito cecidio era determinato da una Cecicloinyia, la quale dalla pianta matri- cale veniva dal medesimo distinta col nome di C. Eryngii; in un' epoca a noi più vicina, il Giraud riportava definitivamente questo insetto al genere Lasioptera. La galla in questione, seb- bene di rado, fu da me pure osservata nei dintorni di Tregnago; credo opportuno di far ciò conoscere, perché non ricordo che altri ne abbiano segnalata la presenza nel nostro paese. Non è però questo soltanto che desidero col mezzo della presente no- terella di render noto agli egregi colleghi della Società botanica italiana, ma sibbene la scoperta da me fatta (nei monti della valle di Tregnago) di un'analoga dittero-galla ancora sopra V Eryn- gium ametliystinuni L., la quale per i suoi caratteri e special- mente per quelli delle larve del suo autore, ritengo come pro- babile da attribuirsi alla stessa Lasioptera Eryngii (Vali.) Gir., quantunque sopra questo substrato, da quanto so, non la trovi da alcuno indicata. Le nodosità o rigonfiamenti provocati dal ce- 430 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE cidiozoo, come potrà rilevarsi dagli esemplari infetti di Eryn- gium ainethystinum che unisco a questa comunicazione, sono assai polimorfi, spesso interessano la lunghezza di più internodii, però d' ordinario trovansi all' estremità del caule e predominan- temente sui rami i quali portano i capolini delle infiorescenze. DEFORMAZIONE PARASSITARIA DEI FIORI DI AJUGA CHAMAEPITYS SCHREB. — NOTA DEL D^ C. MAS- SALONGO. Nei luoghi coltivati della valle di Tregnago, da due anni circa, trovo degli esemplari di Ajuga chamaepitys, che accanto ai fiori ordinarli altri ne portano nei quali la corolla un poco inspessita ed anormalmente rigonfiata, nonché divenuta vire- scente, resta chiusa, producendo cosi una specie di sacco cir- condato alla base dal calice. Nell'interno di tali fiori il ginoceo trovasi in vario modo sformato, ed i filamenti degli stami mo- stransi più o meno ingrossati. Causa di questa alterazione si è la larva di un dittero della famiglia delle cecidomiidì, larva che solitaria annidasi nella cavità limitata dalla corolla mo- struosa, dove in seguito trasformasi in pupa. Trattasi adun- que di una galla e precisamente di un dittero-cecidio che pel* suo aspetto potrebbe paragonarsi a quelli prodotti da insetti della stessa famiglia, sopra i fiori di numerose altre piante. Quantunque dalle galle di Ajuga chamaepUys finora non sia riuscito ad ottenere l' insetto perfetto (alato) e perciò, con sicurezza, non possa dire a qual genere si debba ascrivere il loro autore, tuttavia, basandomi sopra le particolarità offerte dalla larva e specialmente della sua spatula sternale, crederei di poter affermare, nel caso nostro, trattarsi di una specie, forse non ancora descritta, del genere Asphondylia. Dei cecidiozoi spettanti a questo genere, da quanto ho potuto rilevare, sopra altre labiate se ne conoscerebbe una specie soltanto, cioè 1'^. Hornigii Wacht., la quale deforma i fiori di OìHganum vulgare in maniera analoga a quanto venne qui riferito per quelli del- y Ajuga ChamaepUys. A complemento dell'ora esposto aggiungerò alcune indicazioni relative al cecidiozoo. La larva di colore giallastro o subaran- ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 431 ■ciato, è tutta coperta di papille, alcune delle quali, al lato ven- trale degli anelli del corpo, portano una brevissima setola: r ultimo anello, assai più piccolo del penultimo, è bilobo coi lobi arrotondati, questi però non presentano veruna appendice. La spatula sternale, provvista di stipite lineare, è divisa all'estre- mità in due denti subacuti, separati da un seno angoloso; al margine interno di ciascuno di essi scorgesi una leggera spor- genza o gibbosità. — La pupa da 3 mill. o poco più lunga, so- pra 1 mill. di grossezza, al lato dorsale dei segmenti addomi- nali é fornita (eccetto del primo eh' è liscio) di numerose spinette coniche, brune, le quali sono disposte in serie trasversali. Le guaine delle ali arrivano appena oltre l'estremità del secondo segmento dell'addome, quelle del pajo anteriore e mediano di zampe sorpassano di poco il terzo, mentre le guaine dell'ultimo paio prolungansi sino al limite posteriore del quarto od alla metà del quinto segmento dell'addome. Cornetti (perforanti) terminali, subconici, minutissimi ed appena fra loro divergenti. Il Presidente rileva l'importanza delle osservazioni del prof. Mas- salongo, loda la sua costanza nelle ricerche continue e confida in re- sultati di grande utilità sotto molti rapporti. Avverte che i saggi inviati saranno trasmessi al gabinetto zoologico del R. Istituto di Studi superiori non avendo la Società Botanica modo di custodire tali collezioni. Dal Socio dott. Jatta è pervenuta la memoria : MATERL\LI PER UN CENSLMENTO GENERALE DEI LI- CHENI ITALIANL PER A. JATTA. IV. ETEROLICHENI. Ser. I. — Eterolichenì fruUcuìosL La serie degli eterolichenì fruticulosi, che corrisponderebbe ai lìchenes thaìnnoblasti del Koerher,^ o Epìconiocleì, Cladonio- dei e Ramalodei del Nylander, ^ può dividersi nelle tre famiglie * KOEKBER, Sljst., XXV. * NvLANDER, Lich. Scand., Helsing., 186L 432 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Ramalinaceì, Cladoniaceì e Spìiaeroiplioracei, modificandosi la classificazione da me precedentemente proposta * col distacco dai Cladoniaceì degli SpliaeropTiorei ora considerati come famiglia autonoma. Si distingueranno poi nei Ramulinacei tre tribù rispondenti ai tipi offerti dai generi Usnea Dill., Ramalina Ach. e Roc- cella DC. Nei Cladoniaceì si hanno due tipi principali secondo- la natura del protallo granelloso {Boeomyces Pers.), o frondoso {Cladonia Hff'm.), e in conseguenza due tribù. E due tribù ab- biamo pure negli Spliaeroplioraceì : una ad apotecì deiscenti mercè lacerazione dello involucro tallino che ricopre il tecio come nel genere Sphaerophoron Pers., e l' altra con apotecì ostiolati come nella Siphula Fr. Quindi tutti gli eterolicheni fruticulosì italiani comprendono le seguenti sette tribù : Fam. L Usneacei. Trib. I. Usneì. Trib. II. Ramalìnei. Trib. III. Roccelleì. Fam. II. Cladoniaceì. Trib. IV. Boeomycei. Trib. V. Cladonieì. Fam. III. Sphaerophoracei. Trib. VI. Sphaerophorei. Trib. VII. Sìphulei. Tra gli eterolicheni fruticulosì non comprenderò col Koerber * i generi Cetraria Ach., Cornicularia Schreb. e Anaptychia Krb., perchè non sembrandomi possibile in un sistema naturale stac- care i primi due generi da Platysma Hill, e 1' ultimo da Par- melia Ach., tutti tre i generi sono riportati tra gli eterolicheni folìosi. * Cfr. Monogr. Liah. It. merid., pag. 75. * Koerber, Syst., pag. 7, 44, 49. ADUNANZA DKLLA SKDE DI FIRENZE 433 È duopo riconoscere che il genere Thamnolia Ach. piuttosto che essere riattaccato al genere Cladonia HIFm., come credette Io stesso Koerber, ' meriti un posto tra i Siphalei, dopo gli studi del Mincks, che più esattamente potette esaminarne l'apotecio, ' scoprendolo indubbiamente angiocarpo. Né si enumerano col Fries ' tra gli eleroUcUeni friUiculosi i generi Theloschistes Norm. (sinonimo di Physcia Schreb.) e Tornabenia Trev., di cui riuUa può giustificare il distacco dal genere Parnielia Ach. È facile intanto osservare come il metodo di classificazione seguito trovi in parte riscontro con quello proposto dal Mùller, * potendo, meno qualche piccola divergenza, corrispondere la fa- miglia dei Cladoniacei alla sua serie delle Capitularieae, e quella dei Ramalinaceì alla prima divisione della serie delle Bisco- carpeae, cioè alle Biscocarpeae thamnoUastae. Però il Mùller vi comprende anch' egli i generi Cetraria Ach. ed Anaptijchia Krb., che, come già si è osservato precedentemente, vanno me- glio riportati tra gli eterolicheni foliosi, e nelle Capitularieae, registra il genere Thamnolia Ach. come prossimo al genere Cladonia Hffm., seguendo in ciò l' erronea classificazione del Massalongo. ^ Il Nylander ed il Mùller* inoltre, seguendo il Fries, riunirono agli Sphaerophoracei i Caliciei, formando cosi la serie degli Epi- coìiiodei Nyl. (Epiconiaceae Muli.), che eglino considerarono come molto prossima a quella dei Cladonei Nyl. {Capitularieae Muli.). Ma anche da questo concetto sistematico (seguendo il Koerber, il Mudd, lo Stizenberger ed altri autori) mi é forza allontanarmi, ritenendo più naturale di considerare il gruppo dei Caliciei come una famiglia autonoma degli eterolicheni crostosi molto pros- sima a quella dei Graphidacei. Causa di tale opinione è prin- cipalmente il valore genetico assegnato al pedicello dei Ca^e- czef/ giacché l'esame della struttura interna di questo sembrami * Koerber, Prg., pag. 14. * MiNCKS, Flora, 1878, pag. 337-353, tav. V. 3 Fries (Th.), Gen. heteroL, Ups., 1851. * MuLLER, Prìnc. d. class, d. lich., Genève, 1862. ' Massalongo, in Flora^ 1856, pag. 15. ' Mùller, loc. cit. ; Nylander, L. Scand., loc. cit. "^ Jatta, Monogr. Lidi. It. merid., pag. 63, tav. VII, 30-41. 434 ADUNANZA DELLA. SEDE DI FIRENZE metta facilmente in chiaro come desso sia una formazione di- pendente dalle ife ipotecali, da quelle stesse ife, cioè, che assu- mono speciale sviluppo e differenziazioni nelle vicine famiglie dei Graphidacei e dei Lecideacei; e nello stesso modo che in queste possono formare una specie di rivestimento, o di cusci- netto di difesa sottoposto al thecium carbonizzandosi, nei Calicia- cei9\ prolungano nel cilindretto di tessuto compatto, che riattacca la base dell'apotecio al tallo. Il pedicello quindi va considerato come parte e derivazione dell'apotecio. — In conseguenza di che gli Epiconiodei del Nylander son divisi in due gruppi ben distinti, di cui uno, gli SpìiaeropUorei, resta a far parte degli eterolicheni frutìculosi, e l'altro, i Calicìei, passa tra gli eterolicheni crostosi. Non posso infine sottoscrivere interamente alle nuove vedute sistematiche del Wainio, che del modo onde il tallo si accresce e della posizione che in esso prendono i due elementi che con- corrono a formarlo, come pure dei dettagli dell' apotecio, non sembra tener gran conto nella formazione delle famiglie, ba- standogli dividere tutta la classe nei due grandi gruppi di Dì- scolichenes e Pi/renolichenes. ' * * * Come per gli Omeolicheni cosi per gli Eterolicheni non trovo ragioni convincenti per seguire la nuova nomenclatura del Kuntze, che vorrebbe mutati i nomi Boeomi/ces Pers., Chlorea Nyl. e Urceolaria Ach. in Titbercularìa Wigg., Nylanderarìa Ktz. e Lagerheimina Ktz. in omaggio ad una legge di priorità che per noi non può avere un valore assoluto. * Tra i generi Alectoria Ach. e Brijopogon Lnk. si é fatta tale confusione, che riuscirebbe malagevole mantenere la distinzione stabilita dal Fries ' sul solo colore delle spore. Dividerò nulla- meno il genere Alectoria Ach. in due sottogeneri : Eualectoria e Bryopogon Lnk., riferendo al primo A. sarmenlosa Ach., ochroleuca Ach. e nigricans Ach. con spore grandi e spesso colorate, nel numero di 2-4 in ciascuna teca, e al secondo * Wainio, Elude sur la classìfication naturelle des lichens du Brésil. Helsing., 1890. ^ Kuntze, Bev. gen. plani., 1891, pag. 875-877. * FiiiES, Gen. Jieterolic, loc. cit. ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 435 A. ^libata Krb., bìcolor Nyl. e divergens Ach., con spore pic- cole sempre ialine, nel numero di 8 per teca. ' Dei vari sottogeneri in cui venne diviso il genere Cladonia, per evitare confusioni, si manterranno soltanto : Cladlna Nyl., Pycnotlielia Ach., Eiicladonia (Hffm.) Nyl. distinguendo però in quest' ultimo tre gruppi, cioè : specie e>'ìjthrocarpae, ochro- carpae e phaeocarpae. Riportando lo Stereocaulon nanum Ach. ad un sottogenere si adotterà per questo il nome friesiano Chondrocaulon. ^ E infine sarà bene notare come non sieno affatto rappresentati tra i licheni italiani i generi Pilophoron Tuck., Siphula Fr., Neuropogon Nees e F\v., di cui si incontrano specie nelle re- gioni nordiche di Europa ; mentre 1* Italia fornisce un nuovo genere da aggiungere ai licheni europei, Siphulastrum Muli., che già sostenni doversi ascrivere alla famiglia dei Siphulei^ contro l'opinione del Mùller stesso che lo stabili come prossimo al genere Lichina Ag. * Chiave dei generi e delle tribù. Pam. I. Ramai ina ce i. I. Apotecio lecanorino : 1. tallo cilindrico : Trib. I. UsNEi a. spore uniloculari, sferiche, minute : Gen. 1. Usnea Dill. &. spore uniloculari, ovoidee. Gen. 2. Alectoria Ach. &'. spore massime : sottogen. Eualectoria. b". spore mediocri : sottogen. Brijopogon Lnk. e. spore uniloculari, ellissoidee, minute: Gen. 3. Chlorea Nyl. * Stizenberger, Ann. di K. Nat. Hofmus., VII, 3, 121 (1892). * Fribs., Man. stereoc, Ups., 1863. ^ Bull, della Soo. hot. ital., 1892, pag. 246. \ * Flora, 1889, pag. 142. 436 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 2. tallo compresso : Trib. IL Ramalinei a. spore ovoidee, uniloculari : Gen. 4. Evernia Ach. &. spore ovoidee, biloculari : Gen. 5. Dufourea Ach. e. spore curvate, biloculari : Gen. 6. Ramalina Ach. II. Apotecio sublecideino : Trib. III. ROGCELLEI a. spore ellittiche, quadriloculari : Gen. 7. Roccella DO. Fam. II. Cladoiiìacei. 1. prototallo granuloso : Trib. IV. BoEOMYCEi a. spore aciculari, pluriloculari : Gen. 8. Gomphyllus Nyl. &. spore fusiformi, bi-quadriloculari : Gen. Boeomyces Pers. 2. prototallo frondoso : Trib. V. Cladoniei a. spore ovoidee, uniloculari : Gen. 10. Cladonia Hffm. a', podezio glabro papillare : sottogen. 1. Pycnothelia Ach. a", podezio glabro, elongato, ramoso sottogen. 2. Cladina Nyl, a!", podezio squamuloso : sottogen. 3. Eucladonia Nyl. &. spore aciculari, pluriloculari : Gen. II. Stereocaulon Schreb. &'. podezio granuloso : sottogen. Eustereocaulon. ì)'. podezio eruginoso : sottogen. Chondrocaulon Fr. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 437 Fam. in. Sphaerophoracei. 1. apotecio lacero-deiscente : Trib. VI. Sphaerophorei a. spore sferoidali : Gen. 12. Spliaerophoron Pers. 2. apotecio ostiolato : Trib. VII. SiPHULEi a. apotecio laterale composto : Gen. 13. Thamnolìa Ach. ì). ignoto (ad interim) : Gen. 14. Sipfiulastruni Muli. Fam. I. Ramalinaceì. Trib. I. UsNEi. I. UsNEA Din. 1. articulata (Ach.) Rbh. L. D., 120. — - Erb. cr. it, II, 14; Un. it., V; Dnrs.; Ces.; Mass. (XLV). T., Tr. — Alp., Seti, Tose, Merid. 2. barbata (Acli.) Krb. Syst., 3. — Erb. cr. it., I, 725; Rbh. L. E., 245; Mass. L. L, 51, 83, 84; Anzi L. m. r., 12-16: Lng., 413; Ces.; Dnrs.; Garor. Var. hirta Ach., intermedia Mass., florida Ach., dasypoga Ach., sorediifera Arnd. T., Tr. — It. 3. ceraiina Schaer. En., 3. — Ces. ; Dnrs. ; Garov. Var. incurvescens Arnd. T. — It. 4. cornuta (Fw.) Krb. Prg., 2. — Anzi Lng., 415. T. — Seti, Tose, Merid. 5. lonffissima Ach. Univ., 626. — Mass. L. I., 7; Anzi L. ra. r., 11; Ces. Tr. — Alp. 438 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 6. pUcata Fr. Scand., 16. — Anzi L. m. r., 14; Lng., 414; Un. ii, VI; Ces.; Garov. T. — It. 7. rubiginosa Mass. Gap., 13, — Anzi Lng., 413. T. — Seti, Tose. 8. tortuosa Dnrs. Fr. lidi., 202. — Ces.; Dnrs. T. — Lig. II. Alectoria Adi. * Eualectoria. 9. nigricans (Ach.) Nyl. Prodr., 71. — Un. it., III. S. — Alp. 10. ochroleuca (Adi.) Nyl. Prodr., 47. — Erb. cr. it., I, 1219; Mass. L. L, 48; Anzi L. m. r., 23; Ces.; G-arov. Var. rigida Yill. Tr., S. — Alp. 11. sarmeniosa Krb. Syst., 7. — Trev. Lidi, v., 140, 141 ; Ces.; Mass. (II). Tr., T. — Alp., Seti, Tose. ** Bryopogon Lnk. 12. bicolor Nyl. Prodr., 45. — Anzi Yen., 17; L. m. r., 22; Mass. (II); Ces. Var. Berengeriana Mass. S. — Alp. 13. divergens Adi. Meth., 305. S. — Alp. 14. jiibata Adi. Univ., 592. — Erb. cr. ii, I, 1415; Anzi L. ni. r., 17-21; Lng., 453, 498; Trev. Lieh. v., 147; Ces.; Dnrs.; Mass. (II). Var. cana Ach., capillaris Ach., chalibeiformis L., implexa Hffm., prolixa Krb. T., Tr. — It. III. Chlorea Nyl. 15. arì)oricola Jat. — Syn. Chi. Soleirolii var. arborea Jat, Mon., 79. T. — Merid. 16. Soleirolii (Duf.) Nyl. Prodr., 45. — Erb. cr. it. I, 755 ; II, 19; Ces.; Dnrs. Rcr., Rv. — Tose, Sard., Merid. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 439 17. vulpina Ach. Meth., 268. — Erb. cr. it., I, 31; II, 266; Mass. L. I., 1; Anzi Lng., 19; Rbh. L. E., 191; Ces. ; Dnrs.; Bgl., Garov. Tr. — Alp., Sett., Lig., Merid. . Trib. II. Ramalinei. IV. EvERNiA Ach. 18. discaricala Ach. Univ., 441. — Rbh. L. E., 244 ; Mass. L. I., 22; Erb. cr. it., I, 184; Anzi L. m. r., 72; Trev. Lich., V. 148; Ces.; Dnrs.; Garov. Tr. — It. 19. furf uvacea Fr. L. E., 26. — Erb. cr. it., I, 15; Rbh. L. E., 251 ; Anzi L. m. r., 71 ; Ces. ; Dnrs. ; Garov. ; Mass. (XVII). Var. platyphylla Fw. T. — It. 20. lìrunaslri Ach. Univ., 442. — Erb. cr. it., I, 829; II, 363; Anzi L. m. r., 70; Ces.; Dnrs.; Mass. (XVII) ; Trev. Lich., V. 139; Garov. T. — It. 21. thamnodes (F\v.) Krb. Syst., 42. — Anzi Lng., 20. Tr. — Alp. V. DUFOUREA Ach. 22. madreporiformis Ach. Univ., 524. — Rbh. L. E., 753; Erb. cr. it., I, 1416; Dnrs.; Ces. S. — Alp., Merid. 23. ramulosa (Hoock.) Nyl. Flora, 1863, 76. — Syn. D. mu- ricata Laur. — Anzi Lng., 18. S. — Alp. VI. Ramalina Ach. 24. AraUim (Ach.) Nyl. Ram., 15. T. — Cors., Sic, Pant. 25. Bourgeana (Mtg.) Nyl. Rara., 54. Var. Morisiana Bgl. Rcr. — Cors., Sard. 26. calycaris Krb. Syst., 39. — Rbh. L. E., 952; Un. it., XX; Erb. cr. it., II, 15; Mass. L. 1., 176; Anzi L. m. r., 61; 440 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 63, 64; Lng., 419; Trev. Lich. v., 235, 236; Ces.; Dnrs.; Garov. Var. crispa Mass., elegans Bgl, e Crst., subampliata Nyl., subfastigiata Nyl. T. — It. 27. cribrosa Dnrs. Fr. lich., 214. — Dnrs.; Bgl. Var. fastigiata Dnrs. Rcr. — Tose, Sard. 28. Durìaei Dnrs. Fr. lich., 214. — Syn. R. evernioìdes Nyl. — Rbh. L. E., 960; Mass. L. I., 175; Ces.; Dnrs. T. — Cors., Tose, Merid. (Malta). 29. farinacea (Ach.) Krb. Syst., 40. — Erb. or. it., 1, 420; Rbh. L. E., 872; Anzi L. ra. r., 67, 166; Ces.; Garov.; Mass. (XXXVII). T. Tr. — It. 30. fastigiata Ach. Meth., 260. — Erb. cr. it., II, 62; Anzi L. m. r., 65; Etr. 5, 7; Ces.; Dnrs. ; Bgl.; Garov. ; Mass. (XXXVII). Var. breviuscula Nyl., pumila Mrs. et Dnrs., torulosa Mass. T. — It. 31. fraxinea (L.) Wallr. Corap., 536. — Un it., XX; Rbh. L. E., 248, 249; Mass. L. L, 47, 115, 120; Anzi L. m. r., 59-62, 66; Lng., 419; Ven., 61; Ces.; Dnrs.; Garov. Var. ampliata Fr. {platyloha Wallr.), angulosa Mass., angu- stata Rbb., cephaloidea Mass., Oleae Mass., striatella Bagl. T. — It. 32. maciformis Del. FI. d'Eg., 288. — Mass. L. L, 288. Var. rosacea Mass. Rcr., Rea. — Cors., Tose, Merid. 33. mìnuscula Nyl. Ram., 66. — Dnrs. T. — Merid., Sic. 34. Panizzei Dnrs. Fr. lich., 211. — Dnrs.; Mass. (XXXVII). T. — Lig. 35. polymorpha (Ach.) Nyl. Syn., 293. Rv. — Merid. 36. Pollinaria Ach. Univ., 608. — Mass. L. L, 46; Erb. cr. ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 441 ìt, I, 928 ; II, 63, 403 ; Rbh. L. E., 766, 893 ; Anzi L. m. r., 67, 68; Trev. Lich., v. 233, 234; Ces. ; Dnrs. ; Garov. Var. anceps Trev., Bolcana Mass., cetrarioides Bgl., inflata Mass., pulvinata Anzi, sarmentica Dors. T., Rcr. — It. 37. pusUla Fr. L. E., 29. — Mass. L. I., 175 p. T. — Cors., Tose, Merid. 38. Eeqmeni Dnrs. Fr. lidi., 215. — Ces. Rcr. — Cors., Sard. 39. scopulorum Ach. Univ., 604. — Anzi L. m. r., 69; Mass. L. L, 287; Ces.; Garov. Var. cornuta Ach., cuspidata Ach., humilis Mass., incras- sata Nyl. Rcr. — Cors., Tose, Sard., Merid., Sic. 40. subfarinacea Nyl. Pyr. Or., 5, 29. — Syn. R. farinacea var. augustissima Anzi ; R. farinacea var. saxicola Jatt. — Anzi L. m. r., 67 p.; Etr., 6. Rcr., Rv. — Tose, Merid. 41. thrausta Nyl. Ram., 18. — Anzi L. m. r., 24; Ven. 18. T., Tr. — Alp., Sett., Cors. 42. tinctoria Schaer. En., 8. — Syn. R. capitata Ach. — Anzi Lng., 420; Mass. (XXXVII); Garov.; Ces.; Dnrs. Rcr. — Alp. 43. tingitana (Salz.) Nyl. Ram., 62. Rcr. — Cors. Trib. III. RoccELLEi. VII. ROCCELLA Del. 44. fuciformis Ach. Univ., 440. — Erb. cr. it. I, 834 ; II, 411 ; Rbh. L. E., 119, 836; Mass. L. I., 280; Ces.; Dnrs. Rcr., Rea. — Lig., Tose, Sard., Sic 45. phycoims Ach. Univ., 440. — Mass. L. I., 208 ; Un it., XV; Erb. cr. it., I, 69; II, 412; Rbh. L. E., 55, 958; Anzi L. m. r., 25 ; Ces. ; Dnrs. ; Garov. Var. Ceciliae Metellae Beltr. Rcr., Rv., Rea. — Lig., Tose, Cors., Merid., Sic. 442 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 46. tincmna Fr. L. E., 33. — Mass. L. I., 124; Rbh. L. E., 17; Erb. cr. it, I, 422; Anzi Etr., 4; Ces.; Dnrs,; Garov. Rcr., Rv. — Tose, Sard., Merid., Sic. (Malta). Il Socio prof. VoGLiNO ha pure mandato una nota sopra anoma- lie di Agaricini, avvertendo che se alcuno desiderasse vedere i di- segni degli esemplari egli è disposto a spedirli. OSSERVAZIONI SOPRA ALCUNI CASI TERATOLOGICI DI AGARICINI DEL DOTT. PIETRO VOGLINO. Nell'adunanza tenuta in Verona il di 4 settembre 1890 io comunicavo alcuni casi teratologici di Agaricini e venivo in generale incoraggiato a continuare in dette ricerche. È perciò che in questo frattempo raccolsi e studiai alcuni Agaricini de- formati, dei quali ne ricordo qui i caratteri principali. Potei specialmente conservare numerosi esemplari di una Mycena, che, relativamente a certi caratteri, dovrebbe riferirsi a forme piccole della CollyMa racemosa di Persoon, descritta già fin dal 1797, ma che credo debba ritenersi appartenere alla Mycena galopocla di Persoon. Gli esemplari da me trovati nel bosco di Torcello (Casale) si presentavano con uno stipite un po' più grande del normale, alto da 4 a 6 cm., di color bruno-nerastro, radicante alla base, pieno di un latice bianco e che lungo tutta la sua lunghezza portava 10-20 ed anche 25 stipiti supplementari, lunghi tutt'al più un centimetro e terminati da un piccolissimo pileo con lamelle quasi sempre rudimentali, con rarissimi basidi e spore ben svi- luppate. All'apice lo stipite principale terminava in un pileo perfettamente normale. Questa specie la raccolsi 1' anno decorso ed anche pochi giorni fa nella stessa località ne riscontrai al- cuni esemplari che presentavano gli stessi caratteri. Nei boschi di Torcello e della Comunità di Trino (Vercelli) osservai anche alcuni altri casi teratologici di prolificazione infe- riore, fra i quali una forma di Mycena Pelianthina Fries, che aveva lungo lo stipite principale 5 ricettacoli supplementari, e due esemplari della CollyMa rancida Fries che presentavano lungo lo stipite principale 3 stipiti supplementari, e, quel che é più interessante, nel pileo principale di uno di essi si elevava un ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 443 piccolissimo stipite supplementare lungo pochi millim. che ter- minava in un pileo quasi rudimentale. Nelle numerose sezioni longitudinali fatte in diversi punti delle specie ricordate ho potuto all' esame microscopico col- l'eraatossilina convincermi che i ricettacoli supplementari erano formati da ifì che provenivano direttamente dal micelio sotto- stante, donde la certezza che questi casi di prolificazione in- feriore sieno dovuti all' unione di parecchi individui, uno solo dei quali, dotato di maggior vigoria, può raggiungere il suo completo sviluppo. Raccolsi pure alcuni esempi di prolificazione superiore e specialmente ricorderò un esemplare di Clitocyìje cyathiforìnis Fries, nel pileo del quale si elevavano 3 piccoli stipiti alti circa 1 cm. terminati da piccolissimi pilei ognuno dei quali presen- tava lamelle con basidi e spore normali. Simile anomalia la riscontrai pure in due esemplari di Armillaria mellea Vahl. raccolti presso Torcello, i quali avevano uno stipite ed un pileo normalmente sviluppato e sopra di questo in uno si notavano due piccoli stipiti con pileo e nell' altro uno stipite con pileo pure piccolissimo. Dalle sezioni longitudinali fatte in diversi punti di questi esemplari riscontrai che in mezzo all' ifenchima dello stipite principale si notavano nel primo caso due, nel secondo un ifen- chima ad iti molto sottili, il quale attraversava in senso verti- cale r ifenchima del pileo principale formando quindi i ricet- tacoli secondari. Per il che anche in queste forme riterrei doversi trattare di ricettacoli provenienti da individui diversi. Un caso teratologico di grande importanza e che credo non sia stato ancora notato lo riscontrai in un boschetto dei giar- dini pubblici di Casale. Questo caso è costituito dall' adesione di due esemplari appartenenti a specie diverse che con certezza potei riferire al Tricholoma melaleucwn Pers. ed al T. sor- clidum var. jonidi forme Vogl. L' esemplare che raccolsi nel novembre dell' anno decorso si elevava dal terreno con un unico stipite, di color bruno-chiaro, fibrinoso, elastico, ed ingrossato alla base. All'altezza di due cm. lo stipite si biforcava e ciascuna di queste biforcazioni terminava dopo circa un cent, o poco piìi in un pileo convesso e che presentava nella parte superiore Bull, della Soc. hot. Hai. 29 444 ADUNANZA DELIìA SEDE DI FIRENZE mediana una leggera linea di demarcazione resa specialmente evidente dal diverso colore, che da tin lato era bruno-violetto e dall'altro completamente bruniccio. Nella parte inferiore si no- tavano ben marcate le lamelle le quali partivano dai due sti- piti e si dirigevano normalmente verso l'esterno, mentre verso la parte interna raggiungevano un minore sviluppo e le une si univano alle altre, lasciando però ben visibile una linea di divisione. Da un lato le lamelle erano adnate leggermente vio- lacee {Tricholoma sordidum yds. jonidi forme Vogl.), dall'al- tro erano piuttosto ristrette e di color bianco {T. melaleucum Pers.); le tinte andavano però rendendosi quasi eguali presso la linea di unione. Sezionate parecchie lamelle violacee osservai basidi di forma clavata lunghi da 25 a 29 /x. larghi 7 /x. e spore jaline muricolate, lunghe da 6 ad 8 //., larghe da 3 a 5 }j.., ca- ratteri tutti del T. sordidum var. jonidiforme Vogl.; mentre nelle sezioni delle lamelle bianche i basidi avevano una forma leggermente clavata, e misuravano una lunghezza di 40 o 45 /x. ed una larghezza di circa 8 /x., caratteri tutti del T. melaleu- cum Pers. Nelle sezioni dello stipite l'ifenchima si mostrava quasi uni- forme, solo in vicinanza della biforcazione gli ifi si dividevano in due gruppi, cioè da una parte apparivano di un diametro di 15 a 25 jx. ( T. sordidum var. jonidiforme Vogl.), dall' altra di un diametro di 10 a 12 jx. ( r. me^afówcwm Pers.). Questa diffe- renza di grandezza e di direzione degli ifi la riscontrai pure nel pileo ove eran disposti in due gruppi e disposti in senso radiato dal centro dei due stipiti alla periferia. Non v' ha dubbio che si tratti di due esemplari appartenenti a specie diverse {T. sordidum var. jonidiforme Yog\. e T. me- laleucum, Pers.) che si fusero assieme sul principio del loro svi- luppo. Continuerò in dette ricerche perché approderanno senza dubbio a risultati importantissimi per quanto concerne lo svi- luppo degli Agaricini, e spero che i botanici nelle loro escur- sioni vorranno sempre tener conto degli esemplari che aves- sero a trovare per poterne quanto prima pubblicare un numero maggiore. Il Presidente osserva come sino ad ora sia stato molto trascurato di tener nota delle anomalie che presentano i funghi. Queste osser- ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 445 vazioni ben condotte approderanno certamente a conclusioni impor- tantissime alle conoscenze istologiche di questi vegetali. Il Socio Martelli rivolge dimanda se alcuno sappia che nel Pisano si coltivi artificialmente V Agaricus piopimrello Viv. Ri- volge questa interrogazione perchè essendo in Pisa ha avuto oc- casione di vedere sul mercato grande abbondanza di quel fungo pel tutto settembre ed ottobre. Ricorda che in alcune località della Ro- magna si costuma di coltivare questo fungo disponendo alcuni tron- chi di pioppo in buche di terra orizzontalmente gli uni sopra gli altri e ricuoprendoli con fine strato di terra; dopo pochi mesi V Aga- ricus piopparello spunta abbondantemente. Il prof. Caruel dice che negli anni che abitò in Pisa mai seppe di coltivazioni artificiali di questo fungo; l'abbondanza di esso su quel mercato è in conse- guenza della sua grande produzione spontanea nell'agro pisano dovuta all' abbondanza dei pioppi i quali nella provincia servono di sostegno alle viti. Il prof. Arcangeli conferma le parole del socio Caruel. Ag- giunge che il nome di questo fiingo per ragioni altre volte esposte dal prof. Veglino è di Agaricxis [Pholiota) aegerita Brig., non di Aga- ricus piopparello né di Agaricus Viviani come lo chiama il Fries (Hym. Europ.). Questo Agaricino non vive solamente nel pioppo ma bensì sul Sabucus suU' Aesculus ecc. e ritiene che esso possa essere parassita di tutti gli alberi a legno dolce. Il Presidente rimette da parte del Socio Goiran la continuazione delle sue ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO Al MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN. (Continuazione). COMPOSITAE. § I. — Asteraceae. 318. Eupatorium cannaMnitm L. — Luoghi selvatici e fossi dalla pianura alla zona subalpina: è in flore anche ad autunno avanzato. Si incontrano pure le due forme : fi indivisum. Forma foliis omnibus indivisis. — Rara- mente. Nelle stazioni aride e secche specialmente, ha una sta- tura nana che qualche volta raggiunge appena pochi centimetri di altezza, caule semplice, foglie piccolissime. 7 alhiflorum. Forma floribus albis. — Rarissima. Non era ignota a Ciro Pollini che parlando della specie scrive di essa: 446 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Flores rubentes raro albidi} Recentemente (12 settembre 1892) ho trovato una piccola colonia di questa forma elegantissima neir^//o Agro Veronese sulla sinistra dell'Adige, in un fosso tra Cavaion e le Porte. 349. Adenostyles alpina B. et F. — Luoghi selvatici della zona alpina e subalpina. Nel M. Pastello (metri 1122), Passo di Rocca Pia (m. 1229) e della Liana (m. 1461), Corno d" Aqui- no (m. 1546) e Corno mozzo (m. 1536), Podesteria (m. 1659)^ M. Tornita e M. Sparaver (ra. 1771-1778), Eevolto (m. 1340) ecc. Nell'Erbario di Àbramo Massalongo si trovano esemplari rac- colti in M. Bolca (m. 945) nella grotta delle donne salvadeghe ! 350. Homogyne alpina Cass. — Pascoli e luoghi selvatici nella zona alpina, raramente nella subalpina : a Bocca di Selva (me- tri 1551), Podesteria, M. Malèy^a (m. 1772), al disopra di Velo Veronese (m. 1087), nel M. Alba (m. 1621). Di altre specie appartenenti alla tribù delle Tussilagineae, Pe- tasites fragrans Presi., P. offlcinalis Moench, P. albus Gaertn., P. niveus Baum., Tassilago Farfara L, si vedono le piante tuttora munite delle loro foglie anche in sul finire dell'autunno : P. fragrans appena è da dirsi subspontanea; P. offtcinalis dai fossati e luoghi umidi della pianura sale ad altitudini di 500- 1000 metri ; Tussilago Farfara anche a 1600 m. 351. Solidago Virga-aurea L. — Comunissima, colle sue va- rietà, dal piano a 1500-1800 m. in altitudine, nei luoghi selva- tici di tutta la regione. Si incontra inselvatichita S. serotina Ait. :' di questa recen- tissimamente (ottobre 1892) ho trovato una nuova stazione sulla destra dell'Adige a S. Vito del Mantice (m. 90). 352. Erigeron acris L. — Comunissimo, con le sue varietà e forme (E. muralis, elogantus, serotinus, corymbosus), nei luo- ghi sterili e lungo le vie in tutta la regione. Raggiunge altitu- dini comprese fra 1400 e 15G0 m., per esempio al Passo della Liana e al Como mozzo. 353. E. alpinus L, — Rupi elevate in tutta la regione. 354. E. glabratus Hopp. et Horn. — Ove il precedente. Erigeron annuus Pers. originario dell' America, indicato da ' FI. veron., II, pag. 635. * Bull, della Soo. hot. itaL, ia Nuovo Giorn. hot. {tal., XXII, n. 2. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 447 Pollini alle sponde del lago di Garda, a Ronca, Monteforte, Illasi, ' ora si incontra ovunque al margine dei campi, nelle siepi, lungo le strade, raggiungendo altitudini prossime a 700- 800 ra. Anche E. canadensis L., originario esso pure dell'Ame- rica del Nord, infesta i campi ed i colti, dal piano al monte, sino dai tempi di Pontedera e Seguier. * 355. Aster alpinus L. — Pascoli elevati di tutta la regione. Sulla cima di M. Pastello (m. 1122) rarissimo!; Corno d" Aqui- no, Corno mozzo, Podesteria, Castelberto (m. 1751), M. Ma- lóra, Campobrun, Passo della Lora, M. Zeola, Velo, Rovere di Velo, Canipofontana, Bolca. — E sparso come si vede per molte stazioni, cionondimeno non può dirsi pianta comune. 356. A. AmelhiS L. — Specie polimorfa ' frequente nei luoghi selvatici, dalla pianura alla zona subalpina, in tutta la regione. 357. A. Linosyris B. et H. — Luoghi selvatici : nella Valle Policella a Fumane (m. 194), Avesa (m. 103), in Valpantena nel M. Cavolo e ^f. Cucco (m. 462) sopra Grezzana e Santa Maria in Stelle; e cosi pure nei M. Porcile e Novesago verso la Valle di Squaranto, a Montalto sopra Montorio, nel Monte Viacara (m. 591), a Vico, Cogolo, Badia Calavena in Val dì Illusi ecc. — È frequentissima la var. minor Wallr. in tutte le stazioni ora nominate. Di A. salignus, oriundo dall'America del Nord e da epoca re- motissima inselvatichito nei pressi di Verona, ho trattato in altra scrittura. ' Aggiungo che qua e là sporadico comincia ad osservarsi qualche esemplare di A. Novi-Delgii L. 358. Bellidiastrwn Michela Cass. — Rupi umide montane, al- pine e subalpine in tutta la regione. Eccezionalmente ho rac- colto presso iS. Michele di Verona un esemplare gigantesco di questa specie, in luogo inondato ùrW Adige. 359. Senecio abrotanifolius L. — Rarissimo. Luoghi rupestri in M. Campobrun e M. Posta (m. 1650-2235). 360. S. nebrodensis L. — Copioso nei luoghi rupestri, sassosi, ghiaiosi delle zone alpina e subalpina ; meno frequente nella ' Pollini, Viag., pag. 14; FI. veron., II, pag. 701. * Skgl'Ikr, pi. ver., II, pag. 214. ' Bullettino ecc. in Nuovo Giorn. hot. ital., XXIII, n. 1, pag. IDI. ♦ Bullettino ecc. ecc., n. 2, pag. 335. 448 ADUNANZA. DELLA SEDE DI FIRENZE montana : si avanza verso la pianura seguendo il corso dei tor- renti. — Dopo la piena del 1882 comparve una gran quantità di questa specie, appena fuori la città di Verona, là dove av- venne la rotta Fumi ed il fiume si scavò un nuovo letto. 361. -S". erraticus Bertot. — Fossi e luoghi umidi del piano e della parte più bassa della zona montana. Si mantiene in fiori- tura anche ad autunno avanzato. 362. S. Jacóhaea L. — Raro nei luoghi aridi della Collina veronese: copioso al Bosco Manlico sulla destra dell'Adige. 363. S. eriicifolius L. — Luoghi selvatici: non comune. Nella Valpantena sopra Grezzana nel M. Zovo (ra. 540) e Mooiie Gazo (m. 497; a piedi del M. S. Viola, al Campon e Prà del- l'Acqua verso il Vaio di Squaranto, nella Collina di Montorio, nella Valle d'Illasi presso Saline, Illasi, Tregnago, Cogolo ecc. È specie prettamente autunnale: fiorisce ordinariamente nella se- conda metà di settembre. Si incontra anche, ma assai raramente^ la var. tenuifolius Jacq. 364. S. Boronìcum L. — Pascoli elevati in tutta la regione. 365. S. hrachychaetus DC. — Specie polimorfa, che s' incontra nei pascoli alpini, subalpini e montani dell' intera regione. 366. S. Cacaliaster Lam. — Raro. Luoghi rupestri in Pode- steria e al Corno mozzo. 367. *S'. jmluclosus L. — Fossi della pianura in Val Zerpana, Caldiero ecc. 368. S. nemorensis L. — Luoghi selvatici dalle zone elevate alla collina. Si incontra colle sue numerose varietà: fra le quali la maggiormente diffusa é quella che corrisponde a S. nemo- rensis £. Fitchsii Koch. ' 369. S. cordatus Koch, — Cresce gregario nei pascoli elevati della zona alpina e subalpina; più raro diventa nella montana. Or sono alcuni anni raccolsi S. Ciìieraria DC. quasi selvatico fra le rupi del Giardino Giusti in Verona. 370. Doronicum austrìacum Jacq. — Raro. Luoghi selvatici presso Velo. 371. Arnica montana L. — Nei pascoli elevati : Corno d'A- quilio. Corno mozzo ecc. Malóra (m. 1772) ecc., Velo (m. 1100- 1200) ecc., Campofoìitana (m. 1223). ' Syn. fi. germ. et helv., ed. 2*, pag. 430. ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 449 372. Leucanthemum pallens DC. — Forse in unione a L. ma- ximum DC; due specie le quali probabiimenfe sono state prese per forme di L. vulgare. Di quest' ultimo nel Vaio Spcrzani (ottobre 1889) ho trovato un esemplare appartenente alla va- rietà incisum (Bertol.). 373. L. montanum DC. — Colla var. alralam nei pascoli ele- vati di Mai èra, Trapala, Pertica ecc. 374. Pyrethrum corymbosum W. — Luoghi selvatici e bo- schivi in tutti i colli e monti. Presso tutte le abitazioni campagnole, fatto quasi selvatico, cresce P. Partheniwn Smith. — Dopo la piena d'Adige del 1882, nel luogo superiormente citato ed in diverse vie della città di Ve- rona comparvero non pochi esemplari di Crysanlhemwn Myco- nis L. E nei ruderati si trova qualche volta C. Coronarium L. 375. Anthemis montana L. — Rarissima. Pascoli di Campo- brun e M. Posta. 376. A. tinctoria L. — Vie e luoghi aridi dal piano ad una certa altitudine, per esempio a Carnpofontana (m, 1223). j3 microcephala. Forma capilulis minoriltus. — In Valpoli- cella presso Pedemonte e Sausto. 377. A. Colala L. — Nei luoghi aridi e lungo le vie nelle parti basse della regione specialmente : per esempio al Vago, Slrà di Caldiero ecc. — Si passano sotto silenzio A. arvensis, A. Gota L. copiosissime nei seminati, ed altre forme tuttora in istudio. 378. Achillea Clavenae L. — Pascoli e luoghi rupestri della zona elevata : al Passo della Lora, alle Gozze di Velo ve?^o- nese, nel luogo detto Mandriele presso Rovere di Velo. 379. A. tomentosa L. — Luoghi aridi : dintorni e collina di Vero7ia. 380. A. distans Pollin., FI. ver., II, pag, 713. — Specie poli- morfa che in tutta la regione cresce al margine dei campi e sul ciglio dei muri a secco, dalla collina ad altitudini comprese fra 1000 e 1500 metri. 381. Tanacetum vulgare L. — Si trova assieme alla var. cri- spam presso tutte le case rusticane, coltivato per le pretese virtù. È inselvatichito qua e là: copiosissimo per esempio nel M. Bolca, nella Valpaniena a Romagnano, Lamiago, Monte Lave, Tenda di Orti ecc. — Sporadico si incontra T. Balsa- mita L., per esempio presso Tregnago nella Valle dei Finctti. 450 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Nella città di Verona, nello stradone di S. Fermo, ho rinvenuto Santolina Chamaecyparìssias L. 382. Arthemisia camphorata Vili. — Luoghi sassosi : dalla pianura ascende ai monti sin quasi a toccare la zona subalpina. Si incontrano con la forma tipica le var. canescens DC. ed m- canescens Jord. 883. A. AbsintMum L. — Nei luoghi incolti e negli orti dove qualche volta é coltivata: nella Valpantena, nel M. Gazo, Tenda degli Orti, nella Valle di Tregnago ecc. 384. A. campestris L. — Luoghi aridi dal piano alla zona al- pina, meno frequente però di A. vulgaris che raramente oltre- passa la zona montana. Sono coltivati, ma si incontrano sporadici, Helianthus an- nuus L. ed II. tuberosus. 385. Bidens Cullata L. — In un fosso parallelamente sdV Adige a Ceraino. Rarissima. Il veronese Da Campo l'ha raccolta a Ponti alle sponde del Mincio. — Si trovano con le loro varietà B. tripartita L. nei fossi della pianura dalla quale ascende ad una certa altitudine, e B. cernua L. nei fossati e nelle risaie: B. bipinnata L., pianta americana rinvenuta già da Seguier * ed oramai naturalizzata, infesta tutta la campagna veronese, e proseguendo nel suo viaggio di ascensione nei monti tocca al- titudini, per esempio in Valpantena e Val di Tregnago, pros- sime a 500 m. — In questo luogo sarebbe pure da inserire Ga- linzoga parvi/torà Cav.; ma avendone fatto parola altra volta, " mi limito a riferire che recentissimamente ho rinvenuto una nuova stazione veronese di questa Asteracea sulla destra del- V Adige presso S. Vito del Mantico : un campo coltivato a Sor- go-turco in riva al fiume ne era letteralmente infestato. 386. Xanthium spinosum L. — Lungo le vie e nei calcinacci: a Verona, Parona d'Adige, Pescantina, in tutta la Valpolicella, in Valpantena a Quinto, Montorio, Caldiero, Tregnago, Soave, Sambonifacio ecc. 387. X. macrocarpum L. — Campi nei dintorni di Verona, ed in generale nella parte più bassa della regione che raramente abbonda, a Tregnago (m. 317) nel Cimitero vecchio. ' PI. veron., Ili, pag. 284. * Bullettino ecc. in Nuovo Giorn. hot. ital., XXI, pag. 271. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 451 388. Inula spi7'aeaefolia L. — Luoghi boschivi, selvatici e ru- pestri della collina e della zona montana in tutta la regione. 389. /. iurta L. — Ove la precedente. 390. /. salicina L. — Non comune. In Valle d'Illasi i)resso Tregnago. 391. /. Conyza DC. — Luoghi selvatici ed incolti dal piano alla zona montana. 392. /. graveolens Desf. — Accidentalmente nei cantieri fer- roviari a Porla Vescovo. 393. Palicaria vnlgaris Gaertn. — Luoghi inondati presso San Michele. 394. Buphihalmum salìcifolium L. — Luoghi selvatici dal piano alla zona alpina: frequentissimo in unione alle sue va- rietà. ' 395. Asteriscus spinosus Gr. et Godr. — Non comune: siepi e luoghi selvatici presso Verona in Valdonega, S. Leonardo, S. Mattia, Avesa, nella Valle cClllast ai Rancani presso Tre- gnago. 396. Carpesiam cernuum L. — Nei luoghi ombrosi e lungo i fossi. Non comune. — In Campomarzo di Verona, al l'ago, a Caklierino, Caldìero ecc., in Val d'Adige a Peri, Ossenigo, Bor- g hello. 397. Calendula arvensis L. — Luoghi coltivati dal piano alla zona montana. — Sporadica si incontra C. o/flcinalis L. 398. Belichrysum Stoechas DC. — Raro. Rupi fra Dolce e Peri in Val d'Adige. ^ 399. Gnaphaliuni luteo-album L. — Nelle mura di Verona, a Pescantina d'Adige, nella Valpantena a Quinto e sopra Grez- zana alle Grotte di Falasco, nella Valle di Montorio ecc. 400. G. sijlvaticum L. — Pascoli alpini e subalpini in tutta la regione. 401. G. supinum L. — Raro. Luoghi ghiaiosi in Campobrun e M. Posta. 402. Antennaria dioica Gaertn. — Pascoli della zona montana e subalpina. ' Bullettino ecc. in Nuovo Giorn. hot. ital., voi. XXIII, u. 1, pa- gina 1!>0. - Id., id. 452 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 403. Leontopodìmn aìpinum Cass. — Rupi nella zona più ele- vata. Al Passo della Liana (m. 1461),' Corno mozzo (m. 1536), Podesteria (m. 1659), CasteWerto (ra. 1751), Passo di Malóra (m. 1659), Passo della Lora (m. 1717), M. Alba (m. 1621), Passo di Pertica (rn. 1546), M. Posta (ra. 2235). — E sarebbe ormai tempo, presso di noi fosse, come nella Svizzera, posto argine alla opera di distruzione perpetrata a danno di questa povera specie: la quale di anno in anno si va facendo meno copiosa. In alcune stazioni é scomparsa. Nello scorso mese di settembre é capitato a S. Anna d'Alfaedo, ove io mi ritrovavo, un erbaiuolo reduce dal M. Baldo ove erasi recato a fare raccolta di Edehoeiss: e ne aveva asportato qualche cosa come 10,000 piante. Dico 10,000! 404. Filago arvensis L. — Luoglii aridi e secchi dal piano alla zona montana : meno frequente della volgatissima F. ger- manica L. 405. Micropus erectus L. — Pianta per lo più gregaria nei pascoli aridi e secchi : nel M. Gain, Castel di Montorio (me- tri 139), nei colli sopra Quinzano, nel M. Pastello, nel M. Via- cara (m. 591), ecc. 406. Xeranthemum annuum L. — Non comune. Nei luoghi aridi a Monteforte d'Alpone, M. Viacara sopra Tregnago, Mar- cellise, Spredino di Grezzana, M. Castello. Il cap. MiCHELETTi comuiiica alla Società la nota seguente del prof. G. TucciMEi, aggiungendovi alcune Considerazluni : SULLA RESTAURAZIONE DEL LATINO. COMUNICAZIONE DI L. MICHELETTI. Per il congresso botanico internazionale, riunitosi a Genova nel decorso mese di settembre, era stata dichiarata lingua uf- ficiale r italiana, e oltre gli scienziati italiani, che se ne valsero tutti, alcuni scienziati esteri 1' usarono pure. * Eccezionalmente e con un solo esemplare in questo punto, pros- simo però al Corno mozzo ove è abbondantissimo. Nella regione dà le coordinate del punto più occidentale e più basso in altitudine. ADUNANZA DKLLA Sf^DE DI FIRENZE 45ci Il prof. Magnus di Berlino parlò in italiano inforno ad un fungillo; il prof. Radlkofer di Monaco (Baviera) lesse nella no- stra lingua una memoria sopra il fusto anomalo della Serjana piscatoria Radlk. e cosi il dottor Schottlaender di Breslavia, con molta facilità di pronunzia e in eletta forma, disse in ita- liano delle ricerche da lui fatte sul nucleo e sulle cellule ses- suali nelle piante crittogame. Ma era naturale che soltanto po- chi stranieri potessero conoscere la nostra lingua al punto di usarla nelle loro conferenze scientifiche. Il prof. Strassburger dell' Università di Bonn tenne la presidenza in francese e cosi il prof. Borodine di Pietroburgo, il dottor Bonnet di Parigi e il signor De Vilmorin; in inglese il signor Vasey di Washing- ton. Parlarono pure in francese il prof. Chodat, il dottor Bri- quet di Ginevra, il sig. E. Burnat, ecc. ; in inglese i signori Mar- shall-Ward di Cappers Hill, Underwood, ecc.; in tedesco lo stesso signor prof. Strassburger, i professori Ascherson e Pfìtzer, il sig. Palacky e molti altri. Certo è da notarsi, ad onore dei congressisti, che la cono- scenza dei vari idiomi non si poteva dire né scarsa nò ristretta a pochi. Ma in una riunione cosi numerosa, parecchi pure non potevano essere in grado di comprendere vuoi l'italiano o il francese, vuoi il tedesco o l'inglese, e taluno veramente nessun altro idioma all' infuori del proprio, che altro è il leggere e il comprendere libri (cosa del resto non sempre facile anche col- r aiuto del vocabolario) e altro é l' intendere dalla viva voce di uno straniero. Nessuno parlò o lesse in latino; il che venne a provare una volta di più, che la lingua latina, già internazionale per la scienza e che da molto tempo andò perdendo terreno, n' ebbe a perdere parecchio! La necessità di avere una lingua scientifica internazionale essendo sentita da tutti gli scienziati, comunico alla Società il discorso letto dal prof. G. Tuccimei, il 10 febbraio 1892, nel- l'aula magna della Cancelleria in Roma, discorso che merita veramente la maggior diffusione nell' intento di restaurare e sal- vare il latino. 454 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Il discorso del Prof. G. Tuccimei La lingua scientifica internazionale o restauriamo il latino ! « Il secolo che muore, se ha grandi meriti verso le scienze pei progressi realizzati, per la grande divulgazione, pel culto che osse vi hanno guadagnato, e finalmente per l'importanza che hanno acquistato in tutti i rami della vita pubblica e pri- vata; ha però verso di esse un torto grave. All'idioma latino già universalmente adottato dagli scienziati per la pubblicazione dei loro lavori, ha lasciato sostituire le lingue nazionali. E quella che era stata proclamata la lingua dei dotti, e che sem- brava colla bellezza e l'austerità delle forme dovesse circondare di un'aureola di prestigio i più eletti parti della mente umana, venne dai dotti stessi dimenticata e reietta, e poco meno che condannata al ridicolo. « Quali conseguenze sieno venute da questa proscrizione è facile comprendere. La scienza già patrimonio universale, de- stinato ad oltrepassare i monti ed i mari, come il sole che ir- radia per tutto, si è venuta invece progressivamente segre- gando ed isolando nelle nazioni. I prodotti di ciascuna di esse, non controllati dai dotti delle altre, han formato come tanti fidecommissi, cui gli altri guardano senza poter raggiungere. L' isolamento del linguaggio ha contribuito alla formazione di scuole e di sistemi, i quali, tenendo divise le menti anche nelle questioni più positive, rimangono come una prova della primi- tiva divisione babelica. I cultori poi delle scienze, per poco che vogliano tenersi al giorno, si vedono costretti a sacrificare una parte della loro vita, e specialmente l'età più attiva e più pro- duttiva, nello studio di alcune lingue. Onde una parte del la- voro utile viene sottratta par darla alla ricerca di uno dei mezzi più indispensabili a proseguire. E bastasse ! Giacché quand'anche siamo giunti a impadronirci del tedesco, dell'in- glese e del francese, che sono le lingue più diffuse, o quelle in cui si pubblica di più, specie nelle scienze naturali, si é sempre assai lontani dall'intento. Perocché oggi (per non parlare delle lingue neolatine, come rumeno, spagnolo e portoghese, facili a ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 455 comprondersi da noi Italiani) si lavora moltissimo in ungherese, in svedese, in croato, in russo, in boemo, in olandese, e perfino in giapponese. Onde il tener dietro a tutto si è fatto oramai im- possibile a chi non ha il genio di un Mezzofanti, e dopo sforzi inauditi si finisce col lamentare che gli scienziati di una na- zione ignorino quanto si fa da quelli di un'altra. « In questo male ognora crescente che ha ristretto la scienza entro i confini troppo angusti di uno stato o di una nazione, chi sta peggio degli allri siamo noi Italiani. Sia per le difficolta che offre la nostra lingua, sia per idee preconcette invalse, o per altre ragioni che qui non occorre indagare, i nostri lavori sono forse tra i meno letti e meno conosciuti al di fuori. E mentre di certi rami delle scienze mediche e naturali l'Italia fu culla gloriosa, le sue orme sicure furono ricalcate dagli stra- nieri, e le scoperte più grandi de' suoi genii le vennero viva- mente contese d' oltremare : oggi invece nell' areopago scienti- fico internazionale essa è poco meno che ignorata, e molti de' suoi dotti sono costretti a ricorrere a lingue straniere per dififondere i proprii studii, « Il campo delle scienze naturali è senza dubbio il più danneg- giato da questa proscrizione di una lingua comune, come quello nel quale la divisione del lavoi'o essendo maggiore, maggiore è pure dappertutto il numero dei cultori e delle pubblicazioni. « Cercare le cause del fatto che sto lamentando, non è cosa facile. Le sue origini vanno certamente indietro di qualche se- colo. Gli scienziati di tutto il mondo si ritenevano un tempo legati da una consuetudine divenuta legge per lunghissimo uso, poiché servirsi del latino fu sempre il distintivo delle persone colte. Esse sapevano che la internazionalità dei loro lavori era con tal mezzo assicurata. Onde è che le opere più importanti venute alla luce nelle diverse nazioni erano appunto in quella lingua. Lungo sarebbe l'enumerarle, e basterà citarne soltanto alcune tra le più celebri a partire dal rinascimento. « Nel secolo decimosettimo in Italia si pubblicavano in latino molte opere del Galilei e quelle dell'Aldrovandi e del Malpighi, ambedue naturalisti, il secondo anche medico. In latino scrive- vano il celebre gesuita Bonanni, e a Napoli il zoologo Fabio Colonna. Il Leuwenoeck in Olanda pubblicava la sua grande scoperta del microscopio, e il Wotlon a Londra trattava argo- 456 ADUNANZA DELLA. SEDE DI FIRENZE menti di zoologia sempre in latino, cosi pure in Francia il Tournefort per le sue opere di botanica. E latina era pure la veste di cui l' inglese Harvey adornò la sua grandissima sco- perta della circolazione del sangue, scoperta che noi ancora gli contendiamo per l'aretino Andrea Cesalpino, che un mezzo se- colo prima l'aveva accennata pur esso in latino. « Sul principio del secolo decimottavo Sibilla di Mérian in Amsterdam trovava confacevole la lingua del Lazio per la de- scrizione dei suoi celebri viaggi naturalistici nell'America del Sud. E nello stesso secolo una plejade d' illustri botanici italiani, come il Battazza, il Maratti, il Micheli, lo Scopoli, e tra gli stranieri il grande zoologo danese Federico Mùller, e il tedesco Klein, e tanti altri che la brevità del tempo non mi consente di nominare, consegnavano alla posterità i loro lavori, cui l' idioma latino assicurava per sempre l'amorevole interesse dei dotti. « Cosi giungiamo alla seconda metà del secolo decimottavo, quando le riforme di Carlo Linneo inaugurarono per la storia naturale il vero secolo d'oro, e le aprirono orizzonti inattesi, [n quel periodo il grande svedese pubblicava a Lipsia, a Vienna, ad Utrecht, a Leyden, a Upsal, ben quattordici edizioni del suo immortale Systema natiirae, tutte in latino. E l'illustre suo allievo Fabricius, fecondo scrittore di entomologia, ne seguiva l'esempio in più libri che vanno tuttora per le mani dei natu- ralisti. « Ma in questo unanime consenso degli scienziati di tutto il mondo, il quale assicurava alla posterità le più grandi scoperte delle scienze mediche e naturali, non mancavano le eccezioni. Scarse, rare e timide, tra le nazioni dotte dei secoli trascorsi, sono le opere scritte nelle lingue nazionali, cosi che noi le an- diamo cercando colla lente dell'avaro; esse però erano tutf 'al- tro che eccezioni in Francia. Qui invece era eccezione il trovare uno scienziato che scrivesse in latino. E il cattivo uso andò siffattamente radicandosi, che, quando colla grande rivoluzione l'influenza politica di quel popolo si andò estendendo sull'Eu- ropa, una falange gloriosa di scienziati francesi che allora ap- punto fiorivano, scrivendo nella loro lingua, estesero quell'in- fluenza anche nel campo scientifico. I lavori del Geoffroy, del Buffon e del Cuvier in zoologia, quelli dei De Jussieu in bo- tanica, del Lavoisier e del Fourcroy in chimica, del La Grange ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 457 e del Legendre in matematica, del Laplace nella meccanica ce- leste, portavano nomi troppo illustri perchè non esercitassero una preponderanza anche per la lingua nella quale erano scritti. Nell'ebbrezza di quei tempi la Francia sperava d' imporre alle nazioni civili, oltre alle sue riforme politiche, anche la sua lingua come mezzo di comunicazioni scientifiche. Tanto era sen- tita fra i dotti la necessità di un linguaggio internazionale. Ma la speranza rimase delusa, poiché le rivalità nazionali determi- narono invece una reazione a favore delle lingue proprie, e d'allora si può dire cominciò ad esser ripudiato il latino. « Pochi naturalisti proseguivano nel secolo attuale la tradi- zione degli avi; e tra questi l'Italia, anzi Roma ebbe, come sempre, il primato. Onde possiamo ancora citare le opere dei romani Sebastiani, Mauri, Sanguinetti ; quelle dei bolognesi Ber- toloni e Bianconi, e alcuni stranieri tra cui il francese De Can- dolle, i tedeschi Steudel e lustus Roth. Ma oramai il malo esempio della Francia aveva trovato seguaci dappertutto. Ed oggi nella dotta Germania, che pure è 1' unica in cui si conservi ancora un resto dell* antica tradizione, tra le tesi di laurea che ivi regolarmente si pubblicano se ne conta una latina su 150 te- desche; ciò dia una idea della proporzione a cui son ridotte le pubblicazioni in quella lingua. « La grande rivoluzione si era fatta sentire pur troppo an- che qui! « Non è nostro compito esaminare se la Francia abbia pagato il fio del cattivo esempio. Ma certo il predominio intellettuale della sua antica rivale, la Germania, farebbe crederlo. Intanto al punto in cui siamo ne risentiamo gravissimo il danno tutti e dappertutto, ma specialmente noi cultori delle scienze natu- rali, perchè in queste la produzione è salita ad un grado in- credibile. Il bisogno d'intenderci una volta è divenuto urgente, e la confusione delle lingue si può dire è al suo apogeo. Chi non si è trovato nel campo attivo della produzione scientifica non giunge a formarsi un' idea del male che si è fatto alla scienza e agli scienziati coli' abolizione di una lingua comune. È un'ansietà insoddisfatta, un senso di scoraggiamento e di umiliazione che ci assale quando ci vediamo circondati da libri, il cui argomento e' interessa, forse anche personalmente, e che non possiamo arrivare a decifrare. 458 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE « Il male deve esser grave davvero se vediamo da più parti sorgere proposte sia di adottare una lingua vivente o estìnta, sia di fabbricarne di pianta per uso e consumo degli scienziati. Sul quale proposito ricorderò i tentativi del Lamenhof, dello Steiner, dell' Henderson, del Bauer, del Dyer, e di qualche altro, diretti appunto alla invenzione di una lingua comune. Nel 1887 poi la Società filosofica di Filadelfia pigliava una seria inizia- tiva, incaricando una commissione di suoi membri di esaminare fino a qual punto il Volapiik potesse utilizzarsi a questo scopo. Il parere della commissione fu contrario, ed io aggiungo che non poteva essere a meno, perchè se la lingua inventata dallo svizzero Schleyer presenta appena qualche punto d'appoggio per le relazioni commerciali, per le scientifiche offre tutte le difficoltà del latino senza un solo de' suoi vantaggi. Poi chi vor- rebbe sul serio, non dirò posporre, ma solo mettere a confronto col Volapiik una lingua, come il latino, grande nella storia della civiltà, ricca di tradizioni gloriose più che due volte millenarie, strumento splendido di ogni più nobile progresso intellettuale? « Tra questi tentativi non va dimenticata la proposta di un nuovo latino fatta dal naturalista Rosa dell' università di To- rino. Ma con siffatte oramai famose lingue artificiali siamo sem- pre alle solite! Proporre ai dotti un miscuglio di ausiliari in- glesi, di avverbii e pronomi latini, di desinenze tedesche, il tutto ordinato in una sintassi mezzo italiana e mezzo francese, piut- tosto che un nuovo latino è una parodia di latino, nella quale scapita la serietà di tutti, compresa la scienza, alla quale tutti sinceramente desideriamo giovare. « Non parliamo di una lingua vivente. Il solo fatto che nessuno la propone dei tanti che oramai si preoccupano della questione, mostra che le rivalità nazionali sarebbero tante da soffocare il tentativo fino dal suo primo nascere. Meno che mai potrebbe poi quest' onore toccare al francese. Basta osservare quanto è av- venuto in certi congressi internazionali, dove da principio sta- bilitosi il francese come lingua ufl^ciale, han finito i più col parlare la lingua propria. Si può dire che noialtri Italiani siamo i più caldi partigiani del francese. Ma perfino nella corrispon- denza privata con persone di altre nazioni, si finisce col rispon- derci in italiano. Negli usi scientifici poi il francese non ha mai attecchito. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 459 « Se dunque le cose sono a tal punto che una risoluzione pur- chessia urga prendere, non e' è, a mio credere, che un rimedio da adottare, rimedio degno del male che si vuol curare, pro- porzionato alla importanza, alla grandezza della scienza di cui vogliamo assicurare 1' universalità. E questo rimedio è compreso nel grido : Restauriamo il latino ! A questo grido si associno quanti sentono il fuoco sacro della scienza, quanti amano il progresso di questa luce della intelligenza umana. Se altri per inerzia o per timidezza, per ipocrisia o per aperta ostilità si asterrà dal perorarne la causa, l'iniziativa e l'apostolato ne partano da questa Kalia già culla gloriosa dell' idioma, e delle scienze che di lui ammantate varcarono le Alpi e i mari. « Non si creda, o signori, che io nel dispiegare questa bandiera mi dissimuli le difficoltà che si incontreranno : 1* intrinseca difficoltà della lingua, l' incapacità sua ad esprimere concetti completamente ignoti agli antichi, e più di tutto la grandissima quantità di vocaboli tecnici non aventi alcun equivalente nel latino. JNIa queste difficoltà non devono essere gran cosa, se ve- diamo, anche nella seconda metà del secolo attuale, pubblicali libri scientifici in latino, come l'opera in corso del Carus sulla fauna del Mediterraneo; varie di malacologia del PfeiiTer, 1' Enu- meratìo molluscoruin Siciliae del Philippi, la Flora algologica europaea del Rabenhorst, la Sylloge fangorum omnium del Saccardo, anch'essa in corso, il Catalogus coleopterorum Eu- ropae et Caucasi di Heiden, Reiter et Weise, e perfino opere di geologia, che fra le scienze naturali sembrava la più restia al latino, come quella del Justus Roth (Symljolae ad regionis Lwnebargensis inclolem geognosticam cognoscendam. Bero- linii, 1861) e del nostro Bianconi (Le mare olim occupante planities et colles Italiae. Bononiae, 1846-50). « Non devono esser gran cosa le difficoltà che presenla il la- tino, se vediamo la dotfa Germania (e ciò torna a suo onore) quasi sola servirsene ancora, sia pure scarsamente, in mezzo al generale abbandono, e trattare con elegante semplicità argo- menti che altri crederebbe i più restii. Poi di queste difficoltà la storia naturale si trova averne superate la più gran parte, quando vediamo il latino generalmente adottato per la sistematica, per la nomenclatura e sopra tutto per la speciologia. Al punto che gli stessi Russi, i quali aggiungono la traduzione tedesca a fronte Bull, della Soc. boi. ital. 30 460 ADUNANZA. DELLA SEDE DI FIRENZE del testo russo, intercalano poi i caratteri e la lingua latina non solo per la nomenclatura, ma anche per la descrizione delle specie. « Ma esaminiamole in faccia queste difficoltà che ci vengono obiettate. La difficoltà intrinseca del latino ha poco da invidiare al tedesco, che, quanti sono cultori delle scienze, si vedono co- stretti ad imparare, dal momento che dalla Germania oggimai irradiasi il movimento intellettuale. Inoltre sarà sempre minor fatica apprendere il solo Ialino che tre o quattro lingue viventi. E tutto questo nell'ipotesi che si debba studiarlo a& elementis, ipotesi superflua pei tre quarti dei dotti di tutto il mondo, i quali già lo conoscono. « Più grave apparisce l'altra difficoltà della terminologia tecni- ca, ma questa è già di fatto superata per tutte le parole di etimo- logia greca. Per questa ragione fra i diversi rami delle scienze positive, le scienze mediche e la botanica sono le più disposte a riadottare il latino, meno la geologia e la mineralogia, e meno ancora la fisica e la meccanica; queste ultime perchè più tras- formate modernamente, e perché più ricche di parole prese dalle lingue viventi. Ma a tutto si rimedierebbe col formare commis- sioni di scienziati e filologi incaricati di compilare il dizionario tecnico; e non dubito che il rimedio, coli' attività e buon volere di tutti, sarebbe trovato in poco tempo. « Quando vediamo in Berlino pubblicarsi da ben 35 anni un giornale in ebraico, e cavarsela bene per tutti i termini rela- tivi alla vita moderna; molto più facilmente certe difficoltà sa- ranno superate dal latino, che ha in proprio vantaggio maggiore ricchezza, maggiore plasticità e antichità minore. « Si aggiunga l'esempio dei più chiari scienziati i quali comin- ciassero dal rompere il ghiaccio scrivendo in latino, come alcuni già fanno, le opere che più vanno per le mani. Poi una pro- paganda attiva, un apostolato infaticabile, un centro d'azione situato in non importa quale centro scientifico dell'Europa, e in meno di un quarto di secolo ho fede che la scienza torne- rebbe ad essere il patrimonio delle nazioni. « Parrà strano, o signori, che un cultore delle scienze positive venga oggi qui a spezzare una lancia a favore di ciò che rap- presenta il classicismo più puro, quando bisognerebbe invece volgere la parola e l'opera in difesa della coltura scientifica. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 461 che qui in Italia nel!' insegnamento secondario sta passando un brutto quarto d' ora. Tanto più strano quando sopratutto ve- diamo le scienze naturali nascostamente od apertamente osteg- giate là dove in fatto di pubblica istruzione si pitote ciò che sì vuole, sicché una voce autorevole che reagisca ancora non si è levata, e noi ci rimpiangiamo invano i De Filippi, i Matteucci, i Cantoni, i Sella, che utilmente spesero la loro influenza a prò di questo importante elemento della coltura moderna. Tutto questo parrà strano se non si rifletta che qualora andasse a vuoto la campagna che io vorrei incominciare, il primo a pa- garne la pena sarebbe immancabilmente quello stesso latino, a favore del quale alcuni moderni classicisti vorrebbero soppresse le scienze naturali dalla coltura generale. Infatti ove non si arrivasse a rimettere in vigore questo come lingua scientifica universale, non sarebbero le scienze che ne soffrirebbero, per- chè il movimento che si va accentuando è tale oramai, che un'altra lingua qualsiasi, foss' anco il Volapiik, finirà per es- sere adottata. Sarebbe forse una piccola umiliazione per le scienze ed anche per gli scienziati; ma il danno attuale non si aggraverebbe di certo. Invece chi ci perderebbe sarebbe il la- tino. Osserviamo infatti quali sono le tendenze del secolo spe- culatore e banchiere, e come tutto vada per questa china. Il classicismo puro difficilmente resisterà a queste tendenze. Un elemento di cultura, quale è il latino, per quanto bello intrin- secamente e ricco di tradizioni gloriose, rimasto però come fine a sé stesso, e coltivato unicamente pel bello estetico, mal reg- gerà alla corrente realista ed utilitaria invadente. Se ciò sarà bene o sarà male non voglio discutere. Ma per quanto è lecito inferire dalle tendenze generali, l'avvenire piuttosto che della coltura classica, é delle scienze positive, praticamente utili e feconde di benessere materiale e sociale. L'avvenire è della fisica, della meccanica, delle scienze naturali, della igiene. Le piccole guerricciole saranno sfatate dalla legge inesorabile del progresso; e se sono vere certe parole, che qualche mese fa furono attribuite al sire di Germania, esse sarebbero ben poco incoraggianti per l'avvenire del latino in quel paese. Ed é pro- prio la nazione i cui dotti, per quanto poco, han conservato più degli altri l'amore al latino. « Non sembra dunque arrischiato il credere che l'avvenire gli 462 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE sarà contrario. Come già nei secoli andati la scienza dovè ri- fugiarsi, quasi entro inaccessibile rocca, nei chiostri, cosi in avvenire il latino non avrebbe forse altro ricovero che la Chiesa. Ora quale altro modo vi sarebbe di scongiurare la temuta jattura, se non rendendo il latino praticamente utile? Quale altro uso più nobile che farlo servire alla diffusione e alle comunicazioni scientifiche? Qual mezzo più pratico e più sollecitamente diretto al fine di universalizzarne la coltura, che quello di renderlo necessario ai dotti di tutto il mondo? Io non saprei immaginare altro mezzo adeguato a ravvivarne lo studio, a rinsanguarne la fibra oramai invecchiata. Se esso dovrà resi- stere alle tendenze materiali del secolo non lo sarà che per la scienza, e in servigio della scienza. Al grido dunque restauriamo il latino, faccia eco l'altro salviamo il latino l ed è solo in tal modo che classicisti e positivisti, letterati e scienziati si affra- telleranno in una aspirazione comune. Che se il primo grido dovrà rimanere senza eco, coli' altro parleremo al deserto; e in tal caso ho gran timore che le parole del sire di Germania se- gneranno il principio della decadenza, e il secolo ventesimo compirà l'opera nefasta incominciata dal secolo deciraonono. » L'adozione del latino come lingua scientifica internazionale sol- leva alcune obbiezioni da parte degli intervenuti. Ciascuno rico- nosce quanto sia desiderabile ed opportunissima per principio, ma essa incontrerà non lievi difficoltà pratiche. Cosi il Vicepresidente SoMMiER riferisce die al Congresso degli Americanisti, al quale egli assistette in Huelva quest' autunno, un discorso letto in latino, non fu capito quasi da nessuno, e ciò principalmente per la pro- nunzia, la quale, come si sa, varia da un paese all' altro non meno delle lingue stesse oggi in uso. Essendo esaurite le comunicazioni togliesi 1' adunanza alle ore 3. INDICE 463 INDICE Arcangeli, G. — Altre notizie sulla coltura del Cynomo- rium coceineum ^'f^ff- 315 — Brevi notizie sopra alcune Agaricidee » 172 — Cenni necrologici sul generale Vincenzo Ricasoli . . » 11 — Cenni necrologici sul dott. E. Tanfani » 400 — Commemorazione del prof. Agostino Todaro .... » 304 — Commemorazione del prof. Bartolommeo Malfatti . . » 227 — Dal Cyclocenium oleaginum {proc. vevb.) » 256 — Muscinee raccolte di recente nell'Italia meridionale . » 213 — Sopra al castagno d' India già esistente all' ingresso dell' Orto Pisano » 283 — Sopra alcune Agaricidee » 158,161 — Sopra una varietà dell' Hibiscus cannabinus Li. ... » 106 — Sul Dracunculun canariensis Kuntli » 87 — Sulla cultura del Cynomorium coceineum » 127 — Sulle foglie e sulla fruttificazione deìV Helicodiceros muscivorus » 83 — Sopra alcune piante raccolte presso Ripafratta nel Monte Pisano » 419 Baccarini, P. — Intorno ad una particolarità dei vasi cribrosi nelle Papilionacee {proc. verb.) » 162 Balsamo, F, — Ricerche sulla penetrazione delle radiazioni nelle piante. Parte prima. Metodo di ricerca. (Riassunto) » 65 Baroni, E. — Frammenti liclienografici » 192 — Lichenes pedemontani a ci. prof. Arcangeli in monte Cinisio et monte Rosa annis 1876 ac 1880 lecti ...» 370 — Noterelle crittogamiche » 243 — Ricerche anatomiche sul frutto e sul seme di Euge- nia myrtillifolia DC » 275 — Sopra alcune crittogame africane raccolte presso Tri- poli di Barberia dal prof. Raffaello Spigai » 239,241 — Sulla struttura del seme àeW Hemerocallis flava L. . » 61 Bargagli, P. — Dati cronologici sulla diffusione della Ga- linsoga parviflora Ruiz e Pav. in Italia » 129 Bolzon, P. — Appunti sulla flora del Trevigiano ...» 261 — Contributo alla flora dell'Elba » 311,356 — Contributo alla flora della Pianosa » 257 BoRzi, A. — Anomalie di struttura del fusto di Phaseulus Caracolla {proc. verb.) » 16 — Sui cristalloidi nucleari proteici delle specie di Con- volvulus (proc. verb.) » 46 — Sui fasci bicollaterali di alcune Crocifere e delle rela- tive anomalie {proc. verb.) » 60 464 INDICE Bresadola, J. — Imenomiceti nuovi Po.g- 196 Caruel, T. — Delle regioni botaniche in Italia .... » 123 — Dubbi sulla funzione vessillare dei fiori » 108 — Intorno al genere Rosa e necessità d'intendere la « spe- cie » (proc. verh.) » 155 — Relazione intorno ai programmi pei ginnasi ed i licei (proc. verh.) » 167 — • Sul genere Maillea {proc. vero.) » 338 — Sul nome generico Erythraea {proc. verh.) » 283 — Sulla Rosa sempervirens (proc. verh.) » 283 Cavanna, G. — Intorno ai programmi pei ginnasi ed i licei {proc. verh.) ;> 168 Chiovenda, e. — Sopra alcune piante rare o criticlie della flora romana 295,381,386,403 Gigioni, G. — Schiarimenti sulla precedente comunica- zione sulVAdonis fiammeus Jacq » 199 CUBONi, G. — Sulla forma ibernante del Fusicladlum den- driticum Fuck {proc. verh.) » 287 — Sulla Rogna o Scabbia dei bronzi {proc. verh.) ...» 287 — La sessualità delle piante secondo uno scrittore del secolo XVI » 426 De Toni, G. B. — Sul Porphyrosiphon Notarisii {proc. verh.) » 269 Geremicca, M. — Sulle cellule del mesotecio àeW Hy- drangea Hortensia » 37 Giordano, G. C. — Nuova contribuzione di Muschi meri- dionali « Addenda ad pagillum muscorum in agr. neapolit. lectorum » » 39 GoiRAN, A. — Comunicazioni » 51 — Erborizzazioni estive ed autunnali attraverso ai monti Lessini veronesi 151,250,269,273,306,361,411,445 — I terremoti e la vegetezione » 102 — Sulla presenza di Fraxinus exceìsior L. nei monti ve- ronesi » 95 — Sulla presenza e distribuzione di Evonymus latifolius Scop. nel Veronese » 122 — Una erborizzazione fuori stagione » 189 Grampini, O. — Due piante interessanti per la flora romana » 288 Jatta, a. La Peltigera rufescens Hoffm. var. innovans . » 378 — Licheni raccolti nell'isola d'Ischia fino all'agosto del 1891 206,209 — Sul genere Siphulastrum Muell. Arg » 246 — Materiali per un censimento generale dei licheni ita- liani {proc. verh.) » 16 — Idem » 431 Kruch, O. — Sopra un caso di rizomania nel Rosmarino » 220 — Sulla presenza del Cycloconium oleaginum Cast, in Italia >> 177 Lettera al Ministero della Pubblica Istruzione per i pro- grammi per i ginnasi ed i licei {proc, verh.) .... » 186 INDICE 465 Levier, e. — Sul Banunculus lacervs Bell, in Piemonte e il Cyperus difformis L. in Toscana {proc. vero.). . . . Pag. 355 — Intorno alla AzzoUa CaroUneana » 101 — Sull'esistenza della F/o/a ca^cara/o nell'isola dell'Elba {proc. vero.) » 301 Macchiati, L. — Seconda comunicazione sulla coltura delle Diatomee » 329 — Sulla riproduzione della Navicula ellittica Ktz. . . » 1G8 — Terza contribuzione alla fiora del gesso » 120 Martelli, U. — Epoca della formazione del grappolo nello gemme della vite » 52 — Gita sul littorale toscano fra Follonica ed Orbetello {proc. verh.) » 355 — Osservazioni critiche sopra gli Astragali italiani {proc. verh.) » 306 — Riproduzione agamica del Ci/noinoriutn coccineum . . » 07 — Ayaricus piopparello {pror. verb.) » 445 — Notizie sull'erbario Amidei, giacente presso il Comizio Agrario di Volterra » 417 Massalongo, C. — Contribuzione all' acaro-cecidiologia della flora veronese » 71 — Di alcuni Entomocecidii della flora veronese .... » 80 — Osservazioni intorno ad un rarissimo Entomocecidio dell' //ecZera Helix {proc. verb.) » 106 Massalongo, C. — Intorno alla T aphrin a p>olisi}or a {Sor.) . Johans., var. Pseudoplatani » 197 — Sulla scoperta in Italia della Calyptospora Goepper- tiana J. Kiihn » 236 — Sugli scopazzi di Alnus incana DC. causati dalla Ta- phrina epiphiiUa Sadeb » 79 — Sopra un Dittero-cecidio à^W Eryngium ameihystinum » 429 — Deformazione parassitaria dei fiori di Ajuga chamaepi- tys Scbreb. » 430 MiCHELKTTi, L. — Commemorazione di Antonio Manga- notti di Verona » 194 — Sulla restaurazione del latino » 452 Pasquale, F. — Su di una nuova teoria carpellare . . » 26 Penzig, 0. — Sulla Barbeia oleoides {pi-oc. verb.) ...» 269 Piccioli, L. — Rapporti biologici fra le piante e lo lumache 228,338 Picui, P. — Alcuni esperimeutifisiopatologici sulla vite in relazione al parassitismo della Ferunospora (seconda Nota) * 203 Pirotta, R. — Sulla presenza di serbatoi mucipari nella Hypoxis erecta {proc. verb.) * 112 — Sulla costituzione della famiglia delle Hypoxidaceae {proc. verh.) » 112 — Sopra un carattere delle Gelsominet » 13b — Sul Cynomorium coccineum {proc. verh.) » 186 466 INDICE PiROTTA, R. — Il nuovo gruppo delle Calazogame di Treub. Pag. 224 — Tre casi teratologici » 303 Poli, A. — Sui nuovi programmi di botanica pel ginna- sio e liceo ' » 163 Re, L. — ■ Sulla distribuzione degli sferiti nelle Amaril- lidacee » 288 Riunione generale in Napoli » 5 Riunione generale in Genova » 395 RoDEGHER, E. Venanzi, G. — MuscM della provincia di Bergamo » 237 Rossetti, C. — Appunti sulla flora della Toscana. . . » 254 Rossetti, C. e Baroni, E. — Frammenti epatico-licbe- nografici » 372 Severino, P. — Ancora pei programmi nelle scuole se- condarie » 335 Solla, R. — Notizie botaniche sull'Italia centrale (proc. verh.) » 234 SoMMiER, S. — Cenno sui resultati botanici di un viag- via nel Caucaso » 18 — Riassunto di un suo lavoro sulla flora del Nord della Siberia occidentale (proc. verh.) » 82 — Seconda gita a Capalbio » 348 — Una gita in Maremma 314,321 Tanfani, E. — L'insegnamento della botanica nei ginnasi » 146 — Relazione sul libro di A. Zimmermann « Die Botanische Mickroteclinik » {prue, verh.) » 385 — Sopra una Lychnis ibrida » 100 — Sul Poìycarpon peploides » 211 Terracciano, a. — Intorno alla struttura fiorale ed ai processi d'impollinazione in alcune Nigella » 46 — Le Sassifraghe della flora romana » 180 — Le Sassifraghe del Montenegro raccolte dal dott. A. Bal- dacci » 132 — Seconda contribuzione alla flora romana » 113 — Terza contribuzione alla flora romana » 139 — Intorno un libro malamente attribuito a G. Wedel de Hyperico (aliis Fuga Daemonum), dissertatio inauguralis hotanico-medica (proG. verh.) » 162 — Contribuzione alla flora del paese dei Somali. ...» 421 Tuccimei, G. — La lingua scientifica internazionale o re- stauriamo il latino ! » 431 VoGLiNO, P. — Osservazioni sopra alcuni casi teratolo- gici di Agaricini » 442 Firenze, Stab. Pellas. — Via Jacopo da Diacceto, 10.