THE UNIVERSITY OF ILLINOIS LIBRARY 580.G SOB BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA ^nno 1893. FIRENZE, 1893. Firenze, Stabilimento Pellas, Via Jacopo da Diacceto, IO. 50 3 n'ìs BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA STATUTO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA approvato nella Riunione generale a Genova del 1892. 1. La Società botanica italiana ha per scopo la diffusione e il progresso degli studi botanici in Italia. 2. La Società si compone di un numero illimitato di Soci. 3. Essa ha una Direzione generale amministrativa, e Sedi particolari scientifiche. Bella Direzione. 4. La Direzione risiede in Firenze. 5. Essa è costituita da un Consiglio composto : di un Presi- dente, di quattro Vice-Presidenti, di sei Consiglieri, quattro dei quali compiono gli uffici di Economo, Archivista, Segretario degli atti e Segretario del Bullettino, e dei Delegati delle singole Sedi. 6. Il Presidente separatamente, i Vice-Presidenti collettiva- mente, e i Consiglieri pure collettivamente, sono eletti dalla Riunione generale dei Soci, a schede segrete ed a maggioranza assoluta di voti. Durano in ufficio un triennio, e non sono im- mediatamente rieleggibili che una volta sola all'ufficio rispetti- vamente di Presidente, di Vice-Presidente o di Consigliere. 7. Se durante il triennio si verificano vacanze nel Consiglio, esso stesso provvede fino alla prossima Riunione generale, la 750579 6 SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA quale procederà alla elezione e agli uffici vacanti. I nuovi eletti rimarranno in carica fino a compimento del triennio di nomina degli ufficiali che avranno sostituiti. 8. Il Presidente sorveglia l' andamento della Società, e ne fa eseguire lo Statuto; — regola i lavori del Consiglio; — lo riu- nisce e lo presiede, e nelle deliberazioni ha voto preponderante in caso di parità di voti; — può per gravi motivi convocare la Società in Riunione generale dandone avviso almeno un mese avanti. 9. I Vice-Presidenti suppliscono il Presidente in caso d'impe- dimento. In caso di mancanza del medesimo ne assume l'ufficio il Vice-Presidente anziano d'età, fino alla prossima Riunione generale della Società. 10. L' Economo tiene i conti della Società ; ne custodisce i fondi; riscuote le tasse e le quote dei Soci; fa le spese appro- vate dal Consiglio ; e ne rende conto al Consiglio stesso. 11. L'Archivista custodisce nella Sede della Direzione le carte della Società, e le opere ad essa donate o ricevute in cambio oppure acquistate, ed impresta le opere ai Soci dietro loro do- manda, contro ricevuta e per un tempo determinato. 12. Il Segretario degli atti redige i processi verbali delle se- dute del Consiglio; tiene il registro dei Soci; coadiuva l'ufficio di Presidenza nel carteggio. 13. Il Segretario del Bullettino attende alla pubblicazione di questo ; lo invia ai Soci; ne fa cambio con altri periodici previa approvazione del Consiglio. 14. In caso d'impedimento dell'Economo, o dell' Archivista o dei Segretari, il Consiglio delega il loro ufficio ad un altro Con- sigliere. Belle Sedi. 15. Saranno istituite Sedi della Società là dove ne fanno do- manda almeno 12 Soci residenti nella provincia, o in provinole limitrofe a quella ove si trova il luogo designato a Sede. 16. La domanda firmata dai richiedenti per ogni Sede è tra- smessa al Consiglio. Il Consiglio delibera, e dopo la sua delibe- razione favorevole, la Sede viene costituita. SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA 7 17. Le Sedi sono dirette da un Seggio costituito : da un Pre- sidente, un Vice-Presidente ed un Segretario-Economo, eletti in conformità allo speciale Regolamento per le Sedi medesime. 18. Le Sedi tengono adunanze, per udire le comunicazioni dei Soci, per discutere argomenti scientifici, fanno escursioni ed esplorazioni, accudiscono in una parola nei modi detti o in altri a loro miglior giudizio al lavoro scientifico botanico. 19. Le Sedi sono rappresentate nel Consiglio da uno speciale Delegato con diritto d'intervento e di voto nelle sue adunanze; comunicano con il Consiglio per carteggio del rispettivo Seggio con il Presidente della Società. Trasmettono ogni quadrimestre la nota delle loro spese minute, che non oltrepassino in totale L. 50, per averne il rimborso. Per spese di maggiore entità occorre l' approvazione preventiva del Consiglio. 20. I processi verbali delle adunanze delle Sedi sono trasmessi alla Direzione, per essere pubblicati nel Bullettino, dove sono pubblicate altresì le comunicazioni fatte dai Soci alle Sedi, per intero, se non oltrepassano mezzo foglio di stampa (8 pagine) e non accompagnate da tavole, altrimenti per estratto redatto dal- l' autore stesso. Lei Soci. 21. Perchè uno possa essere ammesso nella Società, occorre ne faccia alla Direzione la domanda per iscritto, munita della firma di due Soci. 22. Il Socio paga una tassa di ammissione di Lire Cinque, e una quota annua di Lire Venti. L' anno incominciato sarà pa- gato per intero. 23. Il Socio si obbliga a far parte della Società per tre anni. Non dimettendosi due mesi avanti la fine del triennio mediante lettera in scritto al Presidente della Società, si ritiene obbligato per un altro triennio e cosi di seguito. 24. Il Socio che dentro 1' anno non paga la sua quota, scade dai suoi diritti fino a che non abbia soddisfatto al suo obbligo. Se continua moroso per un altro semestre è radiato dal ruolo dei Soci, con pubblicazione nel Bullettino della Società. 25. Le quote annue possono essere sostituite dal pagamento 8 SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA per una volta sola di Lire Centocinquanta, senza deduzione delle quote che fossero già state pagate. Il Socio che ha ese- guito tal pagamento è dichiarato Socio perpetuo. 26. Il Socio riceve gratuitamente il Bullettino, periodico della Società, e quant' altro venga da essa pubblicato. Il Bullettino dovrà contenere, oltre i processi verbali e le comunicazioni di che all'art. 21, gli atti e gli avvisi ufficiali della Società. 27. I Soci possono intervenire alle adunanze delle diverse Sedi, con gli stessi diritti in qualsiasi Sede ove si presentano. 28. I Soci si radunano ancora in Riunione generale, in tempo e luogo prestabilito volta per volta dalla Riunione pre- cedente, 0 per convocazione del Presidente, giusta il disposto dell' art. 8. 29. Nelle Riunioni generali le adunanze sono private o pub- bliche. Le prime sono presiedute dal Consiglio di Direzione, il quale rende conto dell' andamento della Società, e del proprio operato e lo sottopone all'approvazione della Riunione; e pro- pone, se occorre, questioni su cui deliberare, che possono ancora essere proposte d'iniziativa dei Soci, dandone però avviso al Consiglio innanzi la Riunione. Nelle adunanze private si fanno pure le elezioni dei membri al Consiglio nel modo determinato dall' art. 6. Nelle adunanze pubbliche sono ammessi anche gli estranei alla Società, e possono essere aggiunte al Seggio altre persone estranee al Consiglio per presiedere; non vi potranno essere trattati che argomenti scientifici. 30. I Soci assenti dalla Riunione generale possono farsi rap- presentare dai presenti, mediante una procura scritta; però nessun socio presente alla Riunione potrà assumere più di due procure. 31. Qualunque proposta di modificazione allo Statuto dovrà essere fatta nota ai Soci due mesi prima della Riunione gene- rale, e per essere adottata dovrà riunire i voti dei tre quarti dei Soci presenti o rappresentati. 32. La proposta e l' approvazione di scioglimento della So- cietà dovrà essere fatta colle stesse clausole contenute nel- r art. 31. In caso di scioglimento la Riunione generale delibe- rerà sopra la erogazione del capitale sociale. ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA Disposizioni transitorie. 33. Per il triennio ] 891-93 la stampa e pubblicazione del Ballettino della Società vengono affidale alla Direzione del Nuovo Giornale botanico italiano, la quale s'impegna: 1" a pub- blicarlo a sue spese (salvo una corresponsione annua di L. 150 per parte della Società), mensilmente e separatamente dai fa- scicoli del Giornale con impaginazione propria e con frontespizio e copertina speciale. Il Giornale continuerà ad essere pubblicato nelle medesime condizioni che al presente; 2° a cedere alla Società al prezzo ridotto di L. 10 per copia, tante copie del Giornale e del BuUettino quante ne saranno richieste per di- stribuirsi ai Soci; 3° a somministrare senza spese, ad ogni autore di comunicazioni inserite nel BuUettino, 80 copie della propria comunicazione, con l' impaginazione e numerazione del BuUet- tino; più altre 20 copie a disposizione dell'Archivista per cambi. SEDE DI ROMA. Adunanza del 1° dicembre 1892. Ietto ed approvato il verbale precedente ha la parola il socio Chiovenda il quale presanta la nota seguente : INTORNO A DUE FORME VEGETALI APPARTENENTI ALLA FLORA OSSOLANA. PER E. CHIOVENDA. Le due forme che presento sono : una di Heleocharis palu- stris R. Br., raccolta nei luoghi ghiaiosi e sabbiosi presso il lago di Mergozzo li 20 VII 1892; l'altra di Poa alpina L., lungo lo stradone passato il Sempione allo sbocco della galleria 10 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA di Kappfloch li 7 Vili pure di quest' anno. L' esemplare che pre- sento di HeleochayHs si distingue facilmente dalla tipica H. pa- lustris pei culmi più sottili, più brevi, sempre sensibilmente arcuati, di color glauco nel verde e assai facilmente giallescenti nel secco; pel midollo poco lacunoso e quindi più compressibile; pei fascetti di culmi più spessi e sparsi su rizomi serpeggianti, scuri, sarmentosi, spesso molto lunghi ; per la spiga lanceolata, stretta, attenuata alle due estremità, lunga 5-15 mm. e larga 3-4 mm. ; per l'appendice stilare persistente, ugualmente lunga che larga e più grossa; achenio subellittico, cinto alla base da 4-6 setole più lunghe di esso. Riferisco la pianta al Scirpus repians Chuill., FI. par. (ed. I), v. I, pag. 22. = S. iMlustris y reptans Loisl., H. gali., 1, 31, p. p. = S. palustris fi minor Gaud., FI., helv., 1, 110; = E. conica Presi., Prag., p. VÒ2. = Eleocharis palustris e ì^eptans Pari., FI., it., II, 62 = Hel. palustris y reptans Ces. Pass. Gib., Comp. fi. it., 97, corrispondendo essa più o meno perfettamente alle descrizioni che questi autori ne danno. Fin'ora questa varietà dagli autori di Flore italiane non è citata che della Sicilia (cfr. Pari., loc. cit.; ecc.) ; riesce quindi interessantissimo il rinvenirla a una distanza cosi considerevole, 11 Terracciano A. {Malpigli., V. II, p. 303) la dà: di Bordone in una risaia; rive del Ticino; luoghi umidi a Boscolungo; presso il Po e alla Ma- donna del Pilone presso Torino. Il sig. Levier (in Levier e Sommier, Nuovo Giorn. hot. it., V. XXIII), dice di avere raccolto in mezzo al laghetto del Greppo una Eleocharis palustris gigantesca scrivendo che forse è da riferirsi all' E. reptans : ma non pare possibile, perchè l' E. reptans è pianta nana, coi fusti lunghi al massimo due dm. L' esemplare della Poa invece credo che possa essere nuovo e lo denomino P. alpina fi Jolleri. * Si distingue per le innova- zioni lassamente cespugliose, per lo più estravaginali, più o meno lungamente arcuato-prostrate ed ascendenti alla base; pei culmi fertili assai numerosi (in un cespuglio formante un solo indi- viduo fino a 22 !), molto più alti e coi nodi piegati a ginocchio, pei fioretti muniti di lana più scarsa. — Per la scarsezza della lana ' Dedico all'egregio signor F. G. Joller, parroco di Gondo, dili- gente cultore della botanica, specialmente per ciò clie riguarda al Sempione. ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 11 si avvicina alla P. insularis Pari. ! ma questa se ne distingue per le innovazioni tutte intravaginali e avvolte in guaine, alla fine dilabenti in fibre sottili e parallele. Il Simonkai {En. fi. Iranssylv., p. 579) dice della P. sulìalpina Schur. : « Dignoscitur uh alpina: panicula ampia, spiculis maioribus et rhizomate re- pente »; il che potrebbe andare per la nostra pianta; ma essa dilTerisce dalla diffusa descrizione che lo Schur. (Eìi. iranssylv., p. 775) ne dà, per non avere che raramente le foglie delle in- novazioni uguaglianti il fusto e mai più lunghe; e per le glu- mette inferiori, quantunque i fioretti siano liberi, coi nervi sericeo-lanati. Parla quindi il Presidente prof. Pirotta : SOPRA DUE FORME DELL'ISOETES ECHINOSPORA DUR. DEL PROF. R. PIROTTA. Il nostro consocio sig. E. Chiovenda raccoglieva il 15 di set- tembre alle radici settentrionali del Monte di Buccione sul lago d'Orta, nelle fosse scavate per raccogliervi il ghiaccio, nu- merosi esemplari di Isoctes che per i caratteri di valore siste- matico vanno ascritti alla 7. ecMnospora Dur., ben nota del resto di questa località del lago d'Orta. Però gli individui, che pure vivevano associati, sono eviden- temente diversi per i loro caratteri esteriori. Gli uni, corri- spondenti al tipo descritto dagli autori da Durieu a Luerssen, hanno foglie brevissime, distese in tutte le direzioni e le esterne anche incurvate all' indietro. Gli altri, che rassomigliano gran- demente agli individui della forma tipica dell' /. lacustris L., sono pi'ovvisti di foglie più numerose, più lunghe, più larghe in basso, erette. A me non costa, che queste due forme dell'/. echinospo7'a Dur. siano state notate da alcuno di coloro che trattarono questo in- teressantissimo gruppo di Pterklofite. E dall'esame dell'abbon- dante materiale conservato nelle collezioni del R. Istituto bo- tanico di Roma, specialmente negli erbarii Cesati e De Notaris, ho potuto constatare, che tutti gli esemplari raccolti dal 1848 12 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA in poi nella stessa località, ' appartengono esclusivamente alla seconda forma. Anche nei numerosi esemplari non italiani da me veduti pre- domina la seconda forma considerevolmente sulla prima. Darò il nome di curvìfoUa alla prima forma e di rectifolia alla seconda e perché i due nomi corrispondono bene e più per una coincidenza con quanto si osserva nella /. lacustris L. Come è noto, VI. echinosiJora fu per lungo tempo confusa con 1'/. la- custris L., alla quale somiglia tanto nelle fattezze e colla quale vive spesso in società e confusa. Ora dell'/, lacustris L. si di- stinguono due forme, una rectifolia Gasp, ed una curvifolia Gasp., che corrispondono perfettamente alle due da me rilevate nel- y I. echinospora Dur. Soltanto, mentre la forma rectifolia sembra essere la più frequente e la tipica della /. lacustris, la forma curvifolia pare sia invece la tipica dell'/, echinospora Dur., al- meno secondo gli autori. Ad ogni modo le due specie di Isoetes cosi affini e viventi spesso in società, presentano anche delle forme che si corrispondono. Infine il prof. Cuboni fa una breve ma elaborata recensione del recente libro di 0. Hertwig dal titolo : Die Zelle und die Gewebe. Questa recensione dà origine a lunga ed interessante discussione cui prendono parte specialmente il Cuboni stesso ed il professor Pirotta. E tolta quindi la seduta. * La presenza o la mancanza dell'/, lacustris L. nel dominio della flora italiana è ancora da dimostrarsi. L' ammettono alcuni per il Lago Maggiore, come Gremii, Christ, Luerssen ; suppongono altri la possibilità della sua esistenza, come Cesati, Passerini, Gibelli ; la negano altri ancora come il Trevisan. A mio modo di vedere la possibilità della presenza dell'/, lacustris L. nei nostri laghi subal- pini è sostenibile per il fatto che questa specie e 1' /. echinospora Dur, vivono spesso non solo in comune, ma mescolate insieme. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 13 SEDE DI FIRENZE. Adunanza dell' 11 dicembre 1892. Presiede il Presidente Arcangeli e chiede ai convenuti se hanno obiezione di continuare a tenere le Adunanze della Sede di Firenze durante il venturo anno nei medesimi mesi, giorni ed ore degli anni passati. E proposto di riunirsi alle ore 2 pom. invece che alle ore 1 e la proposta è accettata. Viene proclamato Socio con la data del 1° gennaio il sig. Fran- cesco Ingegnoli di Milano. E pure annunziato che sotto la direzione del sig. EuG. Autran conservatore dell' Erbario Boissier sarà quanto prima intrapresa la pubblicazione del Bulletin de VHerhier Boissier. Il Presidente loda l' iniziativa di tale pubblicazione ed augura prospere sorti. L'Archivista capitano Micheletti rende conto dei doni pervenuti alla biblioteca durante il mese. Dal dott. C. J. Forsyth Major : Barbey W. Lydie, Lycie, Carie 1842, 1883, 1887. (Etudes botaniques revues par) avec 5 planches, Lau- sanne 1890. Dal dott. E. Rostan : Rostan E. Bulletin des travaux de la Muri- thienne Sociótó valaisanne de sciences naturelles. Années 1884, 1885 et 1886. Lausanne 1887. Années 1887, 1888, 1889. Bex 1890. Dal dott. E. Levier : Amann I. Essai d'un catalogue des Mousses du S. 0. de la Suisse. Lausanne 1884. — Revue bryologique (Les six fascicules de l'année (8«) 1881. Caan 1881. — Chabert A. Note sur V Echinospermum deflexum Lehm. , piante probablement nouvelle pour la flore de France, et sur quelques plantes rares de la Savoie. Pa- ris 1884. — Christ H., Die Rosen der Schweiz mit Berùcksichtigung der umliegenden Gebiete Mittel-und Sùd-Europa's. Basel etc, 1873. — Di Bórenger A., Giornale di economia forestale ossia raccolta di memorie lette nel R. Istituto forestale di Vallombrosa. Firenze 1871-72. Dal sig. Burnat: Briquet J. Les Sabiées des Alpes maritimes. l""® par- ile. Genève 1891. Dal prof. G. Arcangeli: Arcangeli G. Sul Narcissus Puccinellii Pari. Pisa maggio 1892. — Sopra al Castagno d' India già esistente all' in- gresso dell' Orto botanico pisano. Firenze aprile 1892. — Altre no- tizie sulla cultura del Cynomorium coccineum. Firenze giugno 1892. Dal dott. A. Bruttini: Bruttini A. L'elettricità e la vegetazione. Esperienze (2* serie). Firenze 1892. 14 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Il Socio GoiRAN ha inviato il seguito della comunicazione sulle ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO I MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN. (Continuazione). § II. — Cardiiaceae. 407. Carlina acaulis L. — Luoghi selvatici, dalla zona alpina scendendo alla collina. Sono comuni la forma acaulis e la forma caulescens. 408. C. vulgaris L. — Boschi e pascoli dal piano alla zona sub- alpina : non infrequente la var. longifolia Rchb. 409. Crupina vulgaris L. — Luoghi aridi nei colli e monti di Valpolicella, sopra Quinzano, nella Collina veronese, nella Val- pantena sopra Quinto e Grezzana, nel M. Porcile, presso Tre- gnago ai Finetti, ecc. 410. Serraiula tinctoria L. — Frequentissima colle sue varietà nei luoghi boschivi dalla collina alla zona alpina. 411. Centauì-ea Rhapontica L. — Rara. Luoghi selvatici: nella discesa dalla Bocca di Malóra a Revolto. 412. C. splendens L. — Dintorni di Verona presso Parona al- l'Adige, nella Valpantena, presso Ronca, a Veslena, ecc. Non comune però, e probabilmente con altre forme di C. alba L. 413. C. amara L. — Pascoli e luoghi incolti ovunque dalla pianura alla zona subalpina. — Si incontrano pure frequentis- sime C. Iacea L. con le sue varietà, C. nigrescens W. ed altre forme da riferirsi probabilmente a C. transalpina Schleich. 414. C. phrygia L. — Pascoli elevati. Dal Corno d'Aquilio alla Sega; Podesteria, Castelbey^to, M. Sparaver e M. Toiriba, Ma- lóra, Spiazzoi, Par pari, Velo, Trachi, M. Alba, ecc. 415. C. Cyanus L. — Messi : dal piano al limite della zonacol- tivata. 416. C. montana L. — Pascoli e boschi: dalla zona subalpina scende alla collina frequentemente in unione a C. axillaris W. 417. C. scaMosa L. — Luoghi coltivati ed anche incolti, dal piano al limite della zona montana con le sue numerose varietà. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 15 418. C. maculosa Lam.' — Luoghi aridi dal piano alla zona subalpina. J3 aWiflora. — Rara: a Sjyredino. 419. C. hìjhrida AH. — Luoghi aridi nei dintorni di Verona. ' 420. C. solstitialis L. — Lungo le vie nei dintorni di Verona. 421. C. Calcitrapa L. — Lungo le vie nei dintorni di Verona. 422. Carthamus lanatus L. — Strade, campi, luoghi incolti dal piano ad altitudine considerevole, per esempio in M. Pastello (m. 1122) e S. Anna d' Al/aedo (m. 936). Nel M. Novesago verso Valle di Squaranto una forma uniflora e nana. 423. Carduus defloratiis L. j3 albiflorus. — Luoghi selvatici e rupestri, in unione alla forma tipica, tra S. Anna d'Alfaedo e Fosse: abbondantissimo al Corno mozzo. 424. C. pycnocephalus L. — Lungo le vie nelle parti basse e nella collina. 425. Cnicus eriophorum W. j3 albiflorus. — Assieme alla forma tipica nei pascoli di M. Malóra. 426. C. canus W. — Margine dei fossi presso S. Michele. 427. C. pannonicus Host. — Luoghi selvatici e boschivi tanto nella collina che nella zona montana. 428. C. heterophijUus W. — Rarissimo. Luoghi selvatici presso Revolto (Caro Massalongo). 429. C. spinosissimus L. — Raro. Pascoli sopra gli Spiazzoi e in Campobrun. 430. C. Erisifhales Scop. — Luoghi selvatici : dalla parte su- periore della zona collina alla alpina. 431. Onopordon Acanthium L. — Lungo le vie e nelle ma- cerie : dalla parte bassa della regione si avanza nei colli ; ra- rissimamente nella zona montana. 432. Sili/bum Marianimi Gaertn. — Nelle macerie nei din- torni di Verona e nel M. Trezzolan. Di molte forme dei generi Carduus e Cnicus, non ricordate nella presente scrittura, terrò parola altra volta. Non mi fu dato di rinvenire EcMnops sphaerocephalus in Val d'Adige alla Chiusa ove é indicato da Ciro Pollini: si trova invece sulla * Confr. MlCHELETTl in Bullettino ecc. in Nuovo Giorn. hot. ital., XXIII, pag. 313. " ^ Bullettino ecc. in Nuovo Giorn. hot. ital., XXIII, pag. 336. 16 ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE destra del fiume Adige nel M. Baldo alla Gabiola al disopra del Santuario della Corona. — Scolymus Mspanicus si trova nelle vicinanze della città di Verona, qualche volta sulla sini- stra d'Adige, di norma sulla destra, specialmente nelle vicinanze di Tombetta. Purtroppo le due specie da ultimo nominate sono condannate a scomparire. § III. — Cicboraceaeé 433. Rhagadiolus stellatus Gaertn. — Luoghi erbosi dal piano alla zona montana : qualche volta in unione con la var. edulis. 434. Aposeris foetida DC. — Luoghi selvatici al Passo della Liana, alla Sega, Corno d'Aquilio, Podesteria, Trachi, Monte Brancon, Revolto, M. Posta, ecc. 435. Cichorimn Inty'bus L. ^ glabratum, Presi. — Assieme alla forma tipica a tutta la zona montana : qua e là la forma albi- florum. 436. Hypochoeris radicata L. — Luoghi erbosi: dal piano sino ad altitudini anche considerevoli; per esempio in M. Solca (me- tri 945). 437. Leontodon Taraxaci Lois. — Rarissimo. Nel M. Posta. 438. L. autumnalis L. — Con tutte le sue varietà da Campo- marzo di Verona a quasi intera la zona alpina. 439. L. pyrenaicus Gouan. — Non comune. Luoghi erbosi nel M. Cam2)odrun, Zeola, ecc. 440. L. crispus Vili. — Pascoli aridi nei Colli veronesi, nei monti di Quinzano, M. Precastio. 441. L. tenuiflorus Rchb. — Rupi nel M. Pastello, S. Amia d' Al f aedo, alle Scalucce sopra Molina, ecc. 442. L. incanus Schrank. — Rupi nel Colle delle Ungherine,, sopra Avesa, in Valpolicella, Val d'Adige, Val d'Illasi, ecc. 443. Picris hieracioides L. — Luoghi incolti sino alla zona subalpina. 444. Scorsonera austriaca. — Rupi sino alla zona subalpina colle sue varietà. 445. S. aristata, Ram. — Rara. Luoghi erbosi nel M. Posta. 446. S. liirsuta L. — Rara. Luoghi erbosi a Spredino e nel M. Porcile. 447. Tragopogon orientalis L. — Pascoli e prati sino alla zona ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 17 subalpina: è stato probabilmente confuso con T. pratensis. — T. major Jacq. che non esisteva ai tempi di Ciro Pollini, e primieramente raccolto da Ca7''lo Toniìii, ora è sparso ovunque, dal piano a tutta la zona montana. 4 18. Choìidrilla jitncea L. — Campi, muri, vigneti con le sue varietà. 449. Lactuca niuralis Fres. — Luoghi selvatici sino alla zona alpina. 450. L. perennis L. — Luoghi selvatici e rupestri della col- lina e della zona montana : Colli veronesi, Colle delle Unglie- rine, in Valpolicella, M. Pastello, alla Pezza sopra Olive in Val di Montario, ai Finetti presso Tregnago, ecc. 451. Prenanthes purpurea L. — Luoghi selvatici della zona montana e subalpina: presso Fosse e S. Anna d'Alfaedo, in Val Marchiora, nel vaio del Falcone, éeW Anguilla, di Squa- ranio, ecc. ; nel M. Dolca, ecc. 452. Taraxacmn erytlirospermum Andrz. — Pascoli in tutta la regione. 453. T. palustre DC. — Non comune ; luoghi erbosi e prati presso Verona e nella Val d'Adige presso Ceraino. 454. Sonchus asper Vili. — Non comune : per esempio nel Vaio Sperzani nelle rupi. 455. Crepis chondrilloides Froel. — Luoghi rupestri e sassosi elevatissimi in M. Posta, Campohrun, ecc. 456. C. paludosa Moench. — Rarissima. Luoghi umidi presso Giazza. 457. C. virens L. — Luoghi erbosi in Campomarzo di Verona ed a Belfiore di Porcile. 458. C. pulchra L. — Siepi presso Verona, nella Valpolicella, nella Valpantena, ecc. 459. C. ;jrae;?zor5a Tausch. — Assieme alla var. incarnata (Tausch), nei luoghi selvatici montani in M. Pastello, presso Velo, ecc. 460. C. vesicaria L. — Prati e luoghi erbosi nei dintorni di Verona, nelle Valli dì Mizzole e di Mezzane, ecc. — Si incon- trano ovunque, sin quasi a toccar la zona subalpina, C. virens e C. foetida. 461. Hieracium amplexicaule L. — Rupi elevate a Rocca Pia, alla Liana, Corno d'Aquilio, in M. Brancon, Malóra, Bolca, ecc. Bull. deUa Soc. bct. it'xl. 2 18 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 462. H. villosmn L. — Rupi elevatissime : Rocca Pia, Liana, Corno d'Aquilio, Corno ìnozzo, Malèra, M. Posta, ecc. 463. H. glacum AH. — Luoghi rupestri : nei monti di Grez- zana sul Zovo e sul Gazo, S. Viola, ecc. : a S. Anna d'Al- faedo alle Vezzadre, ecc. 464. n. porrifolimn L. — Ericeti della zona subalpina ed al- pina; più raramente nella zona montana: a Velo, S. Anna d'Al- faedo, alla Liana, Revolto, M. Pertica, ecc. 465. E. siaticaefoliuìn Vili. — Rupi e luoghi sassosi : lungo la strada da Fosse a Breonio, nel Vaio dell'Anguilla, nel letto del torrente Illasi presso Revolto, a Badia Calavena, a Tre- gnago, nel M. Bolca, nel M. Alda. 466. H. unibellatum L. — Luoghi selvatici dal piano alla zona montana in unione a H. sabaudmn L. e H. boreale Fr. Campanulaceae. 467. Phytemna comosum L. — Rupi al Passo della Pertica. 468. P. Siederi Spr. — Pascoli nel M. Malèra, M. Posta, ecc. Probabilmente da molti è stato preso come una forma del se- guente. 469. P. orbiculare L. — Nei luoghi selvatici dalla zona mon- tana elevata alla alpina, in tutta la regione colle sue varietà. 470. 0. Scheuchzeri Ali. — Luoghi rupestri e selvatici della intera regione: dalle zone più elevate scende lungo il corso dei torrenti alla pianura. Per esempio si può raccogliere nei pascoli e nelle rupi in Podesteria (m, 1659); dalla quale stazione scende lungo il Vaio dell'Anguilla ed il torrente Pantena: in questo si osserva esuberante di vitalità e di vegetazione nei muri che fanno da argine sin presso Grezzana (m. 165). 471. P. Michela Ali. — Pascoli della zona montana e subal- pina in tutta la regione e colle sue varietà. 472. P. Halleri Ali. — Luoghi selvatici a Bosco di Chiesa- nova, Beandole, Trachi, Tinazzi, Velo, Spiazzoi e Spiazzo- letti, ecc. Non inserisco in questo luogo P. spicatum L. avendo in proposito un qualche dubbio. 473. Iasione montana L. — Pascoli e luoghi secchi dal piano ad una certa altitudine nei monti: sopra Quinzano; nella Val- 2)olicella sopra S. Maria di Negrar ; nella Collina Veronese e ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 19 nella Valpaniena ; nella Valle d'Illasi ai Finetti presso Trc- gnago e nel M. Beloca (m. 830); alla Purga di Dolca (me- tri 915). Forse la forma osservata in questa ultima stazione potrebbe riferirsi alla var. depressa Ges., Pass., Gib. 47 1. Specularla hiitrìda DC. — Non comune : nei seminati, nelle siepi, lungo le vie : nelle colline di Avesa e nella Valpo- licella, nel M. Masua di Cerna nel Marzuolo (m. 923) ed a S. Anna d' Alfaedo, presso Verona in Valdonega, nella Val- paniena alla Carrara, a Spredino e più in alto nel Monte S. Viola, nella Valle d'Elasi presso Tregnago, ecc. Seguier la segnala nel M. Alba (m. 1621)? È coraunissima Specularia Spe- Gulum-Veneris, unitamente alle var. aWiflora, e hirta Ten., dal piano ai monti ove raggiunge altitudini prossime a 1200 ra. 475. Adenophora lilnfolia Bess. — Rara. Cima del Pastello (m. 1122), specialmente nei luoghi maggiormente esposti a,A^ord. 476. Campanula barbata L. — Pascoli e luoghi selvatici dalla zona montana alla alpina. Nei M. Pastello e Pastelletto (me- tri 1122-1030); presso S. Anna d' Alfaedo nei M. Loffa e San Giovanni di Fosse (m. 966-1055) ; Corno d' Aquilio, Corno Mozzo, Cornetto, la Sega, Podesteria, ecc. Malèra, Trapola, Pertica, ecc. ecc. Passo della Lora, M. Zeola, Frasele (me- tri 1629), Campofontana. Rarissima la var. albifiora. Ali. C. sibirica L. — Pascoli e luoghi aridi in tutta la regione dai dintorni di Verona, per esempio Valdonega, alla zona mon- tana. Si incontrano rarissime due varietà, una floribus candi- dis e r altra floribus pallide et sordide cyaneis. 478. C. petraea L. — Rupi. Nella Val d'Adige: iva. Valargne e La Chiusa, a Perì, nel M. Pastello : nella Valpantena sopra Stalavena nelle Sengie di Falasco e nel Vaio della Pernise al principio della salita a Corrubbio di Cerro Veronese. 479. C. spicata L. — Rupi, luoghi sassosi, pascoli aridi : da Verona, per esempio nel Giardino Giusti ed altri luoghi in S. Giovanni in Valle, e suoi dintorni sino alla zona subalpina intera. 480. C. bononiensis L. — Luoghi selvatici. Nella Valpantena presso Grezzana nel Vaio del Paradiso, a Spredino, nel Monte Novesago, nel Monte Cucco, ecc. È pianta assai polimorfa: la forma raccolta a Spredino si presenta con fiori di piccolezza straordinaria. <, 20 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 481. C. Scheucìizeri Vili. — Pascoli, boschi, macchie e rupi dalla zona montana elevata alla alpina. Nel Monte Pastello e M. Pastelletto, a Rocca Pia, alla Liana, ecc. ecc. Con molta probabilità unitamente a questa si trova benanco C. stenocodon Boiss. et Reut. Frequentissima poi si trova C. rotundifolia, la quale dalle cime elevate scende sino a trovare la collina, per esempio nel Vaio dell'Anguilla, nella Valle di Squaranto, nella Val d'Adige, ecc. 482. C. carnica Schiede. — Non comune: cresce però copiosa- mente nelle rupi sopra al Campostrin presso S. Anna d' Al- faedo, nel Vaio del Falcone sotto Erhezzo, nei luoghi pietrosi a Campofontana. Sarebbe da ricercarsi, colla probabilità di rinvenirla, C. macrorrhiza Gay. 483. C. pusilla Haenke. — Pascoli e rupi elevate, dalle quali scende verso il piano seguendo il corso dei torrenti alpini. Al Passo della Liana, Revolto, Camjjobrun, Passo della Lora, M. Zeola, ecc. Non mi ricordo di aver raccolto C. caespitosa Scop. : però è indicata dal Pollini sulla cima del M. Tomba. 484. C. pyramidalis L. — Rupi in Verona nel Giardino Giusti ed in altri luoghi in S. Giovanni in Valle: raramente. È copiosa sulla destra àQÌV Adige sui tetti e sui muri nel rione del Buo- ono, ove cresce con esemplari giganteschi. 485. C. persicifolia L. — Boschi prati, ericeti della zona mon- tana : più rara nella collina. Nel M. Pastello, pressò S. Anna d'Alfaedo, ecc. ecc. — Non sono enumerate nel presente elenco C. glomerata L., C. Trachelium, C. rapunculoides L., C. ra- punculus L., frequentissime tutte dal piano alle zone elevate. Di C. glomerata nei pascoli elevati si trovano forme nane ed uniflore. Di C. persicifolia è frequente la var. alhiflora. Cdcurbitaceae. 486. Bryonia dioica Jacq. — Siepi e luoghi selvatici dal piano alla zona montana. Presso Verona in Campomarzo, nel Monte Pastello, nella Valpantena, ecc. È coltivato nei giardini EcMUion Elaterium Rich., ma si incontra qua e là sporadico : per esempio nelle macerie in Ve- rona tra Porta Vittoria e Porta Vescovo, e nella Valpantena a Costali sopra Grezzana. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 21 Ericaceae. 487. Monotropa Hijpopytis L. — Rara. Luoghi boschivi selva- tici presso Chiesanuova e Velo, a Selva di Progno nella Valle (V masi e nelle pinete in M. Bolca. 488. Pyrola rotandifolia L. — Rara : negli ericeti a Velo e nella Valle dei Ronchi. 489. P. intermedia Schlch. — Rarissima. Presso Gìazza. 490. P. secimda L. — Negli ericeti e sotto ai faggi : alle Scan- dole, Bocca di Selva, ecc. 491. P. uniflora L. — Rara. Luoghi selvatici nel Vaio del- l'Anguilla sotto alla Podesteria. 492. Rìiododendron ferrugineum L. — Luoghi selvatici ed ericeti. Raro. Presso Selva di Progno in Val d'Illasì. 493. R. liirsutam L. — Luoghi selvatici ed ericeti dalla zona montana elevata alla alpina : M. Zeola, Giazza, Revolfo, Passo della Lora, Campoììrun, M. Posta, Malèra, ecc. ecc. Podesteria, Corno d' Aquino, cime del M. Pastello. Si incontra frequente- mente una forma aWifiora. 494. R. Chamaecystus L. — Luoghi selvatici a Revolto, Monte Pertica, M. Trapela, Campoltrun, Passo della Lora, Cima tre croci, Zeola, presso la Giazza, ecc. ecc. 495. Arctostapliylos Uva-ursi L. — Luoghi selvatici ma non comune. Presso Rovere di Velo e nel M. Bolca. 496. A. alpina Spreng. — Luoghi selvatici : a Rovere di Velo, al Vallone di Campegno, Malèra, ecc. 497. Erica carnea L. — Luoghi selvatici in tutta la regione dalla zona montana alla alpina : raramente nella collina per esempio al Maso, più raramente nel piano per esempio alle sponde à.<à\V Adige. Frequente la var. alMflora. 498. Callima vulgaris Sai. — Copiosissima nei luoghi boschivi dal piano alla zona montana, più rara nella subalpina. 499. Vaccinium Myrtillus L. — Luoghi selvatici : a Velo, M. Malèra, Zeola, ecc. 500. V. Vitis-Idaea L. — Luoghi selvatici : nella Purga di Bolca ed altrove nelle zone elevate. VArbutus Unèdo L. si trova in diversi punti delle colline ve- ronesi per esempio in Valpolicella, nella Valle di Marcellise, ecc. : ma non è pianta spontanea; è stata ivi introdotta. 22 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Dal medesimo Autore è inviata una breve nota corredata di esem- plari i quali saranno trasmessi all' Erbario di Firenze. DUE CASI DI FIORITURA TARDIVA DI KOPSIA RAMOSA DUM. (PHELIPAEA RAMOSA C. A. MEY.). NOTA DI A. GOIRAN. Questa Orobancacea cresce piuttosto copiosa nel territorio veronese. È segnalata presso Verona appena fuori Porta San Giorgio (Moreni); nella Valle (Tlllasi nei colli di Cogolo (Bor- doni) presso Tregnago (A. Massalongo). Ciro Pollini scrive che si incontra di frequente al margine dei campi presso Ve- rona: e Rainer la raccolse nei campi e nei fossi intorno alle fortificazioni della città: Albeì-io Braeht sul monte Pastello (me- tri 1122). 10 ho raccolto Phelipaea ramosa fuori Porta Vittoria nel Camposanto; tra Porta Vittoria % Porta Vescovo nei Medicai; nella Collina Veronese in Valdonega nelle siepi ; nella Valpan- iena in diversi punti segnatamente alle Giare di Grezzana; nella Valle di Montorio sopra Olive, ecc. ecc. Nella Flora italiana^ è detto che questa pianta fiorisce, se- condo i luoghi, in aprile e maggio, o maggio e giugno, o giu- gno e luglio. Io di norma l'ho sempre trovata in piena fiori- tura nel mese di giugno; raramente nel mese di maggio. Due casi però di fioritura tardiva mi sono capitati. 11 primo risale all'anno 1888: nel quale ho raccolto la pianta nel mese di settembre in Valpantena presso ai Sarmazi all'in- gresso al Vaio del Paradiso. Cresceva sulle radici di Zea Maijs. Il secondo è recentissimo. Il giorno 6 di novembre 1892 ho trovato due forti e ramosìssvmi esemplari della nostra pianta e formanti due densi cespuglietti, in un campo coltivato, alla Pezza (m. 243) sopra Olim in Val di Monto?Ho : crescevano sui fìttoni del Navone domestico Manco (Navon in vernacolo vero- nese). ^ E mi reco a dovere di presentare ai colleghi della So- cietà Botanica alcuni frammenti degli esemplari da me raccolti. ^ Flora italiana continuata da T. Caruel, VI, pag. 359. ' Brassica Napus var. radice fusiformi^ sub collo incrassata. Pol- lini, Flora veronensis, II, pag. 400. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 23 Il prof. Arcangeli nel Compendio della flora italiana indica Phelipaea ramosa sulle radici di Cannabis saliva, TrìfoUum pratense, Geranimn pusillmn, Chondrilla, Galeopsis Ladanum, Licopersiciom esculentum, Nicotiana Tahacum : ed a questo elenco, oltre a Zea Mays e Brassica Napus, io aggiungo Tlujmus Serpillum, Sherardia arvensis, Medicago saliva, Silene infiala, Cirsìum arvense, Diplotaxis lenuifolia, Senecio vulgaris. II capitano Micheletti informa, che allo scopo di aumentare il proprio materiale^lichenologico, si è rivolto, fra altri, al sig. pro- fessore dott. Stefano Rossi di Domodossola, il quale ha gentilmente accettato di raccoglierne in quella regione. . Dal detto professore ha per ora ricevuto i licheni seguenti, che ha determinati e che presenta all' adunanza, donando al Museo i duplicati: Usnea barbata Ach. v. plicata ; Alectoria jubata Ach. ; A. ju- bata V. cana Ach. ; A. ochroleuca Ach. ; Evernia vulpina Ach. ; E. vulpina V. XanthoUna Ach. ; E. divaricata Ach. ; E. furfuracea Fr. ; Cladonia pyxidata v. chlorophaea Schaer. ; C. pyxidiata v. Pocillum Ach.; C. fimbriata v. tubaeformis (Flòrk.) Fries ; Stereocaulon in- cì'ustatuìii Flòrk. (Torrente Crot presso Premosello); Cetraria islan- dica (Ach.) forma major jet forma minor.; C. nivalts Ach.; Endo- carpon miniatum v. vulgare Korb. ; Imbricaria conspersa v. imbricata (Massai.) forma sitb-imbrioata. Questi licheni sono stati raccolti nel- r Alpe Veglia. Il prof. Pio Bolzon ha incaricato il Presidente di presentare nella presente adunanza : ERBORIZZAZIONE ALL' ISOLA DELL' ELBA. PEL DOTTOR P. BOLZON. Nei due anni da me passati all' Elba io ebbi tutto l' agio di studiare quella flora ricchissima: i colli vicino a Portoferraio potei esplorarli accuratamente ; feci anche parecchie escursioni nei monti della parte centrale dell' isola (M. Orello, M. Santa Lucia ecc.), qualcuna ne feci in quelli sopra Rio (M. Volter- raio, M. Cima del Monte ecc.) e presso Portolongone (M. Ca- stello, Capoliveri ecc.) ; visitai pure il versante settentrionale e orientale del M. Capanne, talché il numero delle piante elbane conosciute, se da queste escursioni non potè essere portato a mille, cifra a cui presso a poco le fanno ascendere i calcoli del prof. Caruel, fu notevolmente accresciuto, anche di piante ra- rissime. 24 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Le parti dell' isola da me non esplorate sono il versante del gruppo del M. Capanne che scende verso le coste occidentali e meridionali di essa. Molte delle piante nuove per l' Elba (ossia che non figu- rano nella Statistica botanica di Caruel) furono oggetto di pa- recchie mie brevi memorie, inserite quali nella Rivista Italiana di Scienze Naturali, quali nel Bullettino della Società Bota- nica Italiana. Ora, essendo in grado di aggiungerne parecchie altre di nuove, e avendo raccolte la maggior parte delle specie cibane, accompagnate tutte da notizie circa le rispettive località e stazioni, non credo fuor di proposito comunicare alla nostra Società i risultati di questi miei studi. Essi mostreranno che appartengono all' Elba, non solo buona parte delle specie state anteriormente raccolte in altre isole dell'Arcipelago toscano, ma anche specie nuove quanto ad esso, o quanto all' intera re- gione maremmana toscana, e qualcuna anche all' intera Toscana, 0 che non vi venne raccolta se non in iscarse e ristrette località. Ecco per tanto, distribuito in centurie, il risultato delle mie erborizzazioni elbane. Centuria Prima. ' Clematis Flammula L. Comune nelle siepi e anche qua e là sui pendii erbosi. Estate. C. Vitalba L. Più rara della precedente: nelle siepi presso Rio Marina. G-iugno. ** Anemone Pulsatilla L. Ne raccolsi pochi esemplari lungo la strada maestra di fronte al M. S. Lucia presso Portoferraio. In Toscana fin' ora venne raccolta non più in basso della regione montana e in essa ben di raro (sul M. Or saio e sul M. Labbro: V. Prodromo). Perciò questa nuova località, tanto isolata e in piena regione maremmana, pare non autorizzi a considerare A. Pulsatilla come propria anche della flora elbana; bensì concorre a mostrare ^ I nomi di piante scritti con caratteri più grossi indicano che esse sono nuove rispetto all'Elba: se questi portano un asterisco, due 0 tre, si tratta rispettivamente di pianta nuova per l'Arcipe- lago toscano, per l'intera regione maremmana toscana, per la To- scana. ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 25 che questa specie è giusto considerarla come propria anche di re- gioni inferiori alla montana: infatti, in paesi più nordici della To- scana (per esempio nell'alto Trevigiano), cresce benissimo anche sulle colline basse ossia in piena regione campestre. ** Anemone coronaria L. Vigneti del piano di S. Giovanni, Marzo-Aprile. È nuova per la regione maremmana per non essere fin' ora stala trovata se non in località della Toscana continentale, lontane dal mare. A. hortensis L. Sulla ripa di S. Fine presso Portoferraio e qua e là ne' luoghi erbosi e nelle macchie. Marzo-Aprile. A. Apennina L. Comunissima nelle macchie e nei boschi, fino presso la cima del M. Capanne (m. 1019). Primavera. Adonia autumnalis L. Non comune: luoghi erbosi accanto alla strada militare che parte da C. Marchetti presso la strada da Portoferraio a Portolongone. Maggio. La descrizione di questa specie che si legge nel Comp. della FI. It. di Cesati, Passerini e Gibelli ' è, quanto alla forma dello stilo, con- tradditoria colla descrizione data dall' Arcangeli nel suo Compendio. • Secondo questi i carpelli sono muniti di rostro ricurvo, mentre, se- condo i primi, gli acheni sono terminati da uno stilo diritto. I miei esemplari elbani s' accordano pienamente colla descrizione dell' Arcangeli. Ranunciclus Ficaria L. J3 caltliaefolius (Rchb.). Comune nei prati e nei campi a pie del M. S. Lucia presso Portofer- raio. Aprile. R. imWosus L. Presso Portolongone e altrove. Primavera. R. millefoUatus Vahl. Luoghi erbosi elevati del M. Creilo, M. Castello e M. Capanne. Estate. R. inuricatus L. Nei fossati presso Portoferraio. Primavera. R. arvensis L. Nei campi a Portolongone, ecc. Nigella damascena L. A Proccliio nei luoghi erbosi lungo la strada maestra di Campo, sulla ripa di S. Fine presso Por- toferraio, ecc. Estate. * Delphinium 8taphisag-ria L. Rara: presso Portolongone. Primavera. Venne trovata soltanto a Suvereto e ad Ansedonia. ^ Pag. 884. » Pag. 7. 26 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE B. Ajacis L. All' Ottone e presso il forte di Portolongone. Aprile. Papaver hyWìdum L. Campi e prati. Aprile. P. RTioeas L. Come la precedente. P. somniferum L. ,8 setigerum (DC). Nei campi lungo la strada maestra presso Portoferraio. Aprile. Glauciwìn lutemn Scop. Ai Bagnetti presso Portoferraio, al- l' Ottone, all' Enfola, al Cavo ecc. Maggio. Chelidoniiim majus L. Nelle selve presso Marciana Castello: non comune nel resto dell' isola. Maggio. Matthìola incana R. Br. Fra le rocce del M. S. Lucia, sulle mura del forte di Portolongone e delle fortezze di Porto- ferraio. Marzo. Gli esemplari di Portoferraio hanno i fiori talvolta bianchi. M. tricuspiclata R. Br. Presso Portoferraio ai Bagnetti e alle Ghiaie e in altre parti dell'isola. Primavera ed anche autunno molto avanzato. Nasturtiam officinale R. Br. Comune nei fossati. Arahis hirsuta Scop. Nei luoghi secchi presso il forte Inglese ecc. Marzo. Cardamine hirsuta L. Nei campi e lungo le strade anche d' inverno. SysjmbriUm officinale Scop. Lungo le strade. Estate. S. Thalianuìn Gay. Comunissimo nei campi coltivati. Pri- mavera. *** Brassica Napus L. Non rara nei prati, nei campi, ai mar- gini delle vie allo stato selvatico. Benché nel Prodromo e nella Statistica di Carnei non figuri fra le piante toscane, crederei di poterla ammettere nella flora spontanea elbana. Raphanus Landra Mor. Comune lungo le strade e nei campi. Primavera. R. Raphanisirum L. Più raro: M. Volterraio. Giugno. Rapìstriim rug'osuni Ali. Prati arenosi presso la Punta della Rena nel golfo di Portoferraio. Dicembre e anche estate. CaMle inarilima Scop. Alle Ghiaie presso Portoferraio ecc. Alyssum maritimmn Lam. Comunissimo in tutta l' isola nei prati e lungo le strade, in ogni stagione. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 27 A. campestre L. Nei luoghi aridi e aprichi dei colli presso Por- tolongoiie. Primavera. Draba verna L. Prati asciutti al Capo Bianco, Primavera. Lepidmm Draba L. ^Comune nei campi. Primavera. L. graminifoliuni L. Comunissimo lungo le siepi anche d'in- verno. Teesclalia Lepidiitm DC. Prati elevati ed asciutti del M. Cima del Monte. Aprile, Biscutella laeoigata L. Luoghi dirupati ed aprichi del M. Ca- stello sopra Portolongone. Aprile. Calepina Corvini Desv. Prati umidi della Spiaggia del Barba- rossa presso Portolongone. Aprile. Bunias Erucago L. Comune nei campi e nei prati. Primavera. Reseda Phytheama L. Nei campi presso le saline di S. Rocco. Primavera e anche Ottobre. R. lutea L. M. Poppe, Valle di Lazzaro presso Portoferraio. Maggio. Pohjgala viilgaris L. Diffusa specialmente sui pendii erbosi del M. Perone e del M. Capanne. Maggio. — \Rv. albi/Iora. Colla specie. Cistiis villosus L. Comune nelle macchie. Primavera. C. saloifolius L. Colla precedente. C. monspeliensis L. Colla precedente. Helianthemum guttatum Mill. Ne' luoghi erbosi presso il M. Poppe ecc. Primavera. H. Fumana Mill. A Capoliveri. Estate. * Viola odorata L. Nei boschi di M. Creilo, lungo la strada di Portolongone ecc. Aprile. Era stata raccolta soltanto nella regione maremmana di Terra- ferma. V. canina L. Nei boschi del M. Poppe ecc. Primavera. V. tricolor L. Nel M. Volterraio, nei campi presso Portolon- gone ecc. BiantJms vehitinus Guss. Luoghi erbosi presso M. Bello, al forte Inglese ecc. Aprile. Silene in/lata Sm. Presso Portoferraio non comune. S. italica Pers. Nelle fessure delle rocce sul M. Castello sopra Portolongone. Maggio. 28 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE S. gallica L. Prati: comune. S. sericea. Ali. Come la precedente. L'indefinita varietà di forme derivate da queste due ultime specie, rende spesso assai difficile 1' identificarle e il distinguerle. Lycfinis Githago Lam. Non rara nei campi di frumento. Maggio. L. alba Mill. Comune lungo le strade e nei campi e prati ; non rara anche d'inverno. li. laeta Ait. Luoghi erbosi, vicino al mare, presso il Capo Bianco. Primavera. Cerastium manticum L. y erectum. Luoghi erbosi al forte S. Cloud, al forte Inglese ecc. Aprile. C. vulgalum L. Comune ne' luoghi erbosi. Aprile. C. campanulatu7n Viv. Comune ne' prati dei colli fino al M. Capanne. Estate. Slellaria media Vili. Comune in tutte le stagioni. Moeliriii^ìa trinervia Clairv. M. Volterraio e M. Capanne, presso Marciana Castello ne' luoghi aridi selvatici. Maggio. Gli esemplari elbani sono da ascriversi, almeno in gran parte, a ^ pent andrà (Clairv.) che si collega, per forme intermedie, alla for- ma tipica. Alsiue tenuifolìa Cranz. Luoghi erbosi al forte Falcone. Maggio. Gli esemplari da me raccolti sono spesso a fiori triandri. Sagina siibulata Wimm. Sul M. Capanne fin verso la cima, nelle fessure delle rocce. Maggio. Savina marìtìina Don. Luoghi erbosi al forte S. Cloud e al forte Falcone. Maggio. Lepigonum subrum Wahlb. Presso le saline di S. Rocco ecc. Aprile. L. marinum L. Nelle miniere di Terr anera presso Portolon- gone. Primavera. Spergula arvensis L. Coraunissiraa d' esiate e anche d' autunno nei campi coltivati e nelle vigne. Portulaca oleracea L. Aiuole dei giardini, orti e campi. Polycarpon tetraphyllum L. Nei prati presso il forte Falcone ecc. Maggio. Paronychia echinata L. Luoghi erbosi al forte S. Cloud. Aprile. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 29 Tamarix africana Poir. Largamente coltivata come pianta d'ornamento ai giardini pubblici di Portoferraio. Aprile. Nella Statistica di Caruel figura anche come pianta albana selva- tica; all'Elba io non l'ho mai incontrata allo stato selvatico. Hypericnm montanwn L. Nei boschi presso Marciana Ca- stello. Giugno. H. 'perforatimi L. Qua e là non raro. H. australe Ten. Al forte S. Cloud, a CapoUveri ecc. Prima- vera. Malva sijlcestris L. Comune. Lavatera punctata AH. Presso Capoliveri. Giugno. Lt, eretica L. Colli presso Portoferraio. Maggio. Altliaea hirsiUa L. Pendii aridi ed aprichi dei colli sopra la Valle di Literno posta a mattina di Procchio. Maggio. Gerauiiim rotundifoliuin L. A Portolongone presso le mura del forte, e cosi al forte Falcone. Aprile. G. molle L. Comune in Primavera. Qualche esemplare anche assai robusto trovasi fiorito anche d'in- verno qua e là al riparo dal vento e dal freddo. G. dissectara L. Presso il M. Poppe ecc. Aprile. G. eoliimbiniim L. A Procchio nei luoghi erbosi lungo la strada maestra di Marciana e nelle macchie rade di M. Orello. Maggio. G. lueidum L. Nelle selve della valle detta Campo della Valle, presso il M. Orello nelle fessure delle rocce dei luoghi ombrosi. Aprile. G. Robertianum L. Luoghi erbosi presso il M. Poppe. Pri- mavera. Erodium moscatum L'Hér. Luoghi erbosi lungo le strade. Marzo. E. Botrys Bert. Luoghi erbosi dei colli presso Portoferraio, come lungo il viottolo presso C. Biancardi, ecc. Aprile. E. malacoides W. Comune nei prati in primavera e qua e là anche d' inverno. Oxalis corniculata L. Comune anche d' inverno sui margini delle strade. Linum, gallicum L. Luoghi aridi e macchie dei colli presso Portoferraio. Maggio. 30 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE L. strictum L. AH' Esefola, al M. Volterraio, ne* luoghi aridi ed aspri. Maggio. L. aug'ustifoliniii Huds. Non raro ne' luoghi erbosi e nelle macchie dei colli. Primavera. Tribulus terrestris L. Nei campi e in qualche via di Portofer- raio nelle fessure delle pietre. Primavera e anche Ottobre. Ruta bracteosa DO. Luoghi magri erbosi dei forti presso Por- toferraio. Aprile. Pistacia lentiscus L. Nelle macchie e lungo le siepi. Aprile. Calycotome villosa Link. Nelle macchie del M. Poppe ecc. Marzo-Aprile. Spartium junceum L. Nelle macchie. Estate, e qua e là anche d' inverno. Centuria Seconda. Genista aspalatoides Lam. j3 confertior Moris. Nelle macchie presso la cima di M. Castello, sopra Portolongone. Maggio. È rarissima in Toscana, non essendosi trovata, oltre all' Elba, che presso Pereta in Maremma, e sul M. Nuda di Ponzano presso Sarzana. G. candicans L. Presso Portolongone. Aprile. Cìjtisus triflorus V Hér. Comune nelle macchie e lungo le siepi. Primavera. Lupinus hlrsutus L. In Bagnala nel golfo di Portoferraio ecc. Primavera. L. angusti folius L. Nella Valle di Lazzaro presso Porto- ferraio. All'Elba è largamente coltivato Z/M^mws albush. h. Termis (Forsh.), il quale è probabilmente da considerarsi ancbe inselvatichito ai margini dei campi. Ononis viscosa L. Luoghi aspri e selvaggi del M. Volterraio. Maggio. Ononis reclinata L. Nelle macchie presso la cima di M. Ca- stello. Maggio. Medicag'O scutellata Ali. Pendii erbosi ed aprichi presso il forte Inglese e al M. Poppe. Maggio. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 31 *** M. Soleirolii Dub^'. Pendii aridi ed aprichi del versante del M. Poppe che guarda Portoferraio dove cresce abba- stanza copiosamente. Maggio. E specie rarissima: nella Flora Francese, qualora si escluda da essa la Corsica, manca affatto ; ' nella Flora Italiana è rappresen- tata soltanto nei colli di Pegli in Liguria dove fu scoperta dai prof. De Notaris e Rainero, che la mandarono a identificare al Ber- toloni. * Di poi fu trovata anche in Corsica. ' M. trWuloicles Desr. {M. truncatula Gaert. j3 longeaculeata Urb.). Luoghi erbosi aridi del M. Perone, in basso verso Procchio. Maggio. M. denliculala Willd. {M. hispida Gaertn. e denticulala \V.). Comune nei luoghi erbosi dei colli presso Portoferraio. Anthijllis Barba-Jovis L. Presso il forte Inglese; pendii aridi lungo il mare. Aprile. A. Vulneraria L. Alla Valle di Lazzaro presso Portoferraio. — fi riibiflora Koch. A S. Giovanni e nelle macchie di M. Orello. Maggio. A tetraphìjlla L. Al M. Volterraio ecc. nei luoghi aridi aprichi. Qua e là trovasi fiorita anche d' inverno. Rilevasi quanto interesse abbiano le erborizzazioni nelle isole dell'Ar- cipelago toscano ancora incompletamente conosciute per la loro flora. Il prof. Massalongo comunica, unendovi bei ed interessanti esem- plari, la nota che ha per titolo : DUE NUOVI ENTOMOCECIDII SCOPERTI ^X^lA^k DIPLACH- NE S ERO TINA LINK. E CYNODON DACTYLON PERS. DAL DOTT. C. MASSALONGO. Fra gli imenotteri europei della famiglia delle Chalcideae, numerose specie spettanti al genere Isosoma soltanto, generano sopra diverse graminacee delle galle, alcune delle quali sono caratterizzate da rigonfiamenti o nodosità, più o meno appari- scenti, situate sul loro culmo o ramificazioni delle infiorescenze; mentre altre, con lievi modificazioni, sarebbero tutte foggiate ' MM. GiLLET et Magne, N. FI. Frangaise, 1883. ' Bertoloni, Flora Italica, voi. Ili, pag. 268. Bologna, 1850. * Arcangeli, Comp. della FI. ItaL, pag. 160. Torino, 1882. 32 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE SU di un tipo affatto differente. Per la produzione delle galle di questo tipo vengono dal parassita influenzate delle foglie, uni- tamente ad un tratto di lunghezza variabile del caule. In ge- nerale i meritalli posti verso l'estremità del culmo rimangono assai corti; in conseguenza di ciò le foglie corrispondenti ai nodi che separano i predetti meritalli, venendo a trovarsi molto ravvicinate, si abbracciano reciprocamente, dall' esterno all' in- terno, a mezzo delle respettive guaine, che sono anormalmente dilatate. Queste guaine cosi sovrapposte e stipate, nel loro in- sieme, danno origine ad un cecidio allungato, che potrebbe pa- ragonarsi ad una grossa gemma o spica compatta, spesso uni- laterale, nonché compressa parallelamente al piano comune delle due serie di foglie. Delle surriferite guaine le più ester- ne, che stanno cioè alla superficie del cecidio, portano all' apice un lembo fogliare quasi sempre più corto dell' ordinario, il quale su quelle interne si fa di solito atrofico. La larva dell' insetto galligeno vive e metamorfasi in una cavità o loggia subcilin- drica che giace in corrispondenza dell' asse del culmo, attorno della quale, quest' ultimo, mostrasi un poco inspessito. Esempi di tali cecidii gemmiformi si conoscono per l' Am- mophila arenaria Lk., Brachypocliimi pmnafwn P. B., e Tri- ticum repens L., i quali sarebbero rispettivamente provocati dalle seguenti specie di imenotteri, cioè: A^W Isosoma hyalz- penne Walk., J. Brachi/poclii Schl.., ed /. gyximinicola Gir. Fra le galle da me raccolte nello scorso autunno, erboriz- zando nella Valle di Tregnago (prov. di Verona), ne riuA-enni due, che per i loro caratteri riprodurrebbero il succitato tipo, e precisamente 1' una sulla DiplacJine serotina Lk., e l' altra sul Cynodon Dactylon Pers., dovute, con tutta probabilità, all'azione di rappresentanti del genere Isosoìna, intorno alle quali, per le or nominate graminacee non trovandole da nessuno descritte, credo opportuno di farne, in questo luogo, un breve cenno. L — Dìplacline serotina Lk. — Il culmo all'estremità si termina con un cecidio fusiforme, della lunghezza di 3-5 cent., con un diametro di 5-7 mill. circa; è desso costituito dalle guaine molto dilatate, di numerose foglie, fra loro strettamente addossate a motivo dell' arresto di sviluppo dei frapposti inter- nodii. Solamente le guaine esterne e le superiori, cioè situate verso r apice del germoglio deturpato, terminansi con un lembo ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 33 di poco dissimile da quello delle foglie proprie alla specie, seb- bene in paragone sia più corto. La loggia larvale occupa il centro del cecidio, essendo scavata al luogo del midollo del caule, che, in questa regione, apparisce inspessito. Dintorni di Tregnago; novembre 1892. II. — Cynodon Daclylon Pers. — Sopra questa pianta, per impulso del parassita, 1' estremità del culmo, od anche più spesso alcune sue gemme ascellari, degenerano in una galla, rappre- sentata da un gruppo o fascetto di cinque o sei foglie, un poco sformate, fra le quali gli internodii non subirono verun al- lungamento. Di queste foglie le inferiori, anormalmente ampliate, e a due a due quasi opposte, si abbracciano colle loro guaine divenute più corte, e vengono cosi a limitare una specie di tubo strettamente imbutiforme. I lembi o lamine delle medesime, al contrario, sono più o meno sviluppate, nonché distico-diver- genti. La foglia terminale del cecidio, del tutto accartocciata coi suoi margini, trovasi inserita sul fondo del predetto tubo, dal quale sporge come una sottile appendice. La larva del ce- cidiozoo annidasi, contrariamente a quanto venne riferito per la galla più sopra menzionata (I), alla base di questa foglia ter- minale, nella cavità prodottasi dall'accartocciamento della stessa. Nei luoghi coltivati a « Vico » presso il paese di Tregnago, novembre 1892. Il prof. Caruel nota che il cecidio del Cynodon Dactylon è comune in Toscana dove spesso l'ha incontrato. Dal Socio Jatta è stata spedita la continuazione e fine della me- moria riguardante gli Eterolicheni fruticulosi. MATERIALI PER UN CENSIMENTO GENERALE DEI LI- CHENI ITALIANL PER A. JATTA. (Continuazione). Fam. II. Cladoniacei. Trib. IV. BoEOMYCEi. Vili. GOMPHYLLUS Njl. 47. calìcioides Nyl. Prodr., 156. — Rbh. L. E., 736 ; Mass. L. L, 85; Erb. cr. it., I, 1118; Anzi Lng., 17; Trev. Lich. V., 96 ; Ces. ; Dnrs. Bull, della Soc. bot. ital. 3 34 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE M. — Alp. IX. BoEOMYCES Pers. 48. bi/ssoides L. Mant., 133. — Erb. cr. it., I, 381 ; Anzi L. m. r., 32, 33; Lng., 423; Ces.; Dnrs.; Garov.; Mass. (XLI). Rcr., S. — Sett., Lig., Tose. 49. caesio-pruinosus Anzi Neosymb., 4. S. — Alp. 50. icmadopMlus Adi. Meth., 323. — Rbh. L. E., 209; Mass. L. L, 5; Anzi L. m. r., 224; Erb. cr. it., I, 471; Trev. Lidi., V. 120; Ces.; Q-arov.; Dnrs. Var. teretocarpa Mass. L., Tr. — Alp., Sett., Tose. 51. placophyllus Fr. L. E,, 257. — Ces. S. — Alp. 52. roseus (Pers.) Ach. Univ., 572. — Erb. cr. it. II, 383, 1047; Anzi L. m. r., 31; Mass. L. L, 82; Ces.; Trev. Lidi. V., 97; Dnrs.; Garov. S. — It. Trib. V. Cladoniei. X. Cladonia Hifm. * Pycnothelia Adi; 53. papillaria Hffm. FI. Germ., II, 117. — Anzi Ciad, cis., 27; Lng., 503 ; Erb. cr. it., 1077 ; II, 1048 ; Ces. ; Dnrs. ; Mass. (XV). Var. prolifera Schaer., simplex Schaer. S. — Alp., Lig., Tose. ** Cladina Nyl. 54. amaurocraea (Flk.) Krb. Syst., 26. — Rbli. CI. eur., XV, 1 ; L. E., 265 ; Erb. cr. it., I, 193 ; II, 318 ; Anzi CI. cis., 11; Garov.; Ces.; Dnrs. Var. ramosa Wllr., subsimplex Fw. S. — Alp. 55. rangìferìna (L.j Hffm. FI. Germ., 114. — Anzi CI. cis., 25. Mass. L. I., 192, 193; Erb. cr. it, I, 939, 940, 940 ^i^; Rbh, ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 35 L. E., 267; CI. eur., XXXIV, 1 ; XXXIX, 12; Trev. Lich. V., 79, 80, 8i; Garov.; Dnrs.; Ces. Var. alpestris Schaer., ochroleuca Mass., portentosa Schaer., sylvatica Hffra., tenuior Mass., vulgaris Schaer. 56. unciali^ Hffm. FI. Germ., 117. — Rbh. L. E., 265; CI. eur., XV; Anzi CI. cis., 26; Erb. cr. it., I, 941; Mass. L. I., 69; Garov.; Dnrs.; Ces. Var. adunca Ach., humilis Mass., leptostelis Rbh., obtusata Schaer,, turgescens Schaer. S. — AIp., Sett., Merid. *** Eiccladonia (Hffm.) Nyl. (* phaeocarpae) 57. alcicornis (Lgthf.) Krb. Syst., 17. — Anzi CI. cis., 2 ; Lng., 499; Erb. cr. it, II, 570; Mass. (XIV); Garov.; Dnrs.; Ces. Var. microphyllina Fr., scyphosa Rbh. S. — It. 58. caespiticia Flk. Ciad., 8. — Anzi CI. cis., 21; Trev. Lich. V., 95; Ces. L., T. — It. 59. cariosa Acli. Meth., 326. — Mass. L. I., 54; Rbh. L. E., 302; Anzi CI. cis., 4; Dnrs.; Ces. Var. leptophylla Hep., minor Rbh., symphicarpa Flk, S. — AIp., Tose, Merid. 60. chìorophaea Schaer. En., 192. — Ces. S. — Sett., Merid. 61. cervicornis Schaer. En., 195. — Syn. CI. verticillata Fr. — Un. it., XXV; Anzi CI. cis., 22; Mass. (XIII) ; Garov. ; Bagl.; Ces. S. — It. 62. cornuta Fr. L. E., 225. — Anzi Lng., 250. S. — Sett., Merid. 63. decorticata (Fili.) Krb. Syst., 25. — Syn. C. coralloidea Fr. — Anzi CI. cis., 5; Ces. S. — Sett. 36 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 64. degenerans Flk. Ciad., 41. — Rbh. L. E., 301; Anzi CI. cis., 13, 22; Lng., 502; Mass. (XV); Dnrs. Var. lepido ta Nyl., tracLyna Ach. S. — Alp., Sett., Mar., Tose, Sic. 65. delicata (Ehr.) Flk. Ciad., 7. — Syn. CI. squamosa Hffm. var. delicata (Ehr.) Rbli. — Mass. L. L, 217 ; Anzi CI. cis., 21; Dnrs.; Mass. (XV, sub. C. Notarisiana Mass.). L. — Alp., Sett., Lig., Tose. 66. endìviaefoUa Fr. L. E., 212. — Anzi Etr., 3; Erb. or. it., I, 570; Rbh. L. E., 281; CI. eur., I, 1; Trev. Lich. V., 87; Garov.; Ces.; Dnrs.; Mass. (XIV). Var. phyllocoma Flk. S. — It. 67. fimbriata HfFm. FI. Germ., 121; Anzi CI. cis., 7; Mass. L. I., 154, 155; Ces.; Garov.; Dnrs. Var. carneopallida Ach., cylindrico-subulata Schaer., denti- culata Mass., proboscidea Wllr., prolifera Mass., radiata Schreb., scyphosa Schaer., tubaeformis Fr., vulgaris Krb. S. — It. 68. furcata (Schreb.) Hffm. FI. Germ., 115. — Syn. CI. ce- ranoides Naeck. — Mass. L. L, 158, 196 ; Erb. cr. it., I, 572; II, 359; Rbh. CI. eur., XXXIV, 17; Anzi CI. cis., 23; Ces.; Dnrs.; Garov.; Trev. Lich. v., 89, 90. Var. crispata Krb., racemosa Krb., rangiformis Schaer., re- curva Hffm., squamulosa Scbaer., stenozosia Mass., su- bulata Krb. S. — It. 69. gracilis Hffm. FI. Germ., 119. — Syn. CI. ecmocyna Ach. Mass. L. I., 18, 19; Erb. cr. it., I, 571; li, 617; Anzi Lng., 459, 501; Rbh. CI. eur., XXIII, 19, 21; L. E., 291, 292; Ces.; Dnrs.; Garov.; Mass. (XIII). Var. ceratostelis Wallr., chordalis Flk., dilacerata Schaer., macroceras Fr., proboscidea Fw., setiformis Del., turbi- nata Schaer., valida Mass. S. — Alp., Sett., Tose, Caprera, Sic. 70. incrassata Flk. Ciad., 21. S. — Alp. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 37 71. muricata (Del.) Mass. Sch., 115. — Mass. L. I., 191 ; Dnrs. Var. euganea Mass. S. — Sett., Mar., Merid. (Malta). 72. ochroclilora Flk. Ciad., 75. — Anzi CI. cis., 8; Erb. cr. it., I, 942; Ces.; Dnrs. S., L. — It. 73. pityrea (Flk.) Krb. Syst., 21. S. — • Alp. 74. iJitn^ens Krb. Syst., 35. — Un. it., IV ; Rbh. CI. eur., XXXIII, 11; Erb. cr. it., I, 572; II, 1049; Trev. Lich. V., 82, 88, 91; Ces.; Dnrs.; Garov.; Mass. (XIV). Var. flavoviridis Flk., nivea Flk., aetnensis Tom. S. -- It. 75. pyooidata (L.) Fr. L. E., 216. — Anzi CI. cis., 3 ; Mass. L. I., 128, 129 ; Erb. cr. it., I, 420; 423 ; Trev. Lich. V., 83, 84 ; Dnrs. ; Ces. Var, neglecta Krb., Pocillum Fr., symphicarpea Schaer. S. — It. 76. squamosa Hffm. FI. germ., 2, 125. — Anzi CI. cis., 21 ; Mass. L. L, 217; 292; Erb. cr. it, I, 943; Trev. Lich., V., 92, 93; Garov.; Dnrs.; Ces. Var. crassa Mass., frondosa Mass., macrophylla Schaer., mi- cropliylla Schaer., policlionia Flk., simpliciuscula Mass., subsquamosa ISTyl. S. — It. 77. turgida Hffm. FI. germ., 2, 124. — Erb. cr. it., II, 366; Anzi Lng., 500; Trev. Lich. v., 177; Ces. S. — Alp. 78. uncinata Hffm. FI. Germ., 2, 116, — Syn. CI. caenotea Ach. — Mass. L. I., 156; Anzi CI. cis., 20; Trev. Lich. V., 94. S., L. — Alp., Sett., Tose. (** ochrocarpae). 79. botrytes Hifm. FI. Germ., 2, 128. — Mass. L. I., 180. L. T., — Alp., Sard. 38 ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 80. carneola Krb. Syst, 25. — Rbh. L. E., 303; Ces. S. — Alp. (*** erythrocarpae) . 81. hellidlflora Schaer. Spie, 21. — Anzi CI. cis., 16; Rbh. CI. eur., IX, 1; Mass. L. I., 173; Ces., Dnrs. Var. epipliylla Anzi, phyllocephala Schaer., polycephala Schaer. S. — Alp., Sard. 82. deformis Hflfm. FI. Germ., 2, 120. — Rbh. CI. eur.. Vili, 8; Anzi CI. cis., 17; Erb. cr. it, I, 944; Trev. Lich. V., 85; Garov. ; l)nrs.; Ces. Var. alpestris Rbh., euphorea Flk., haplotea Flk., phyllo- phora Schaer., virgata Hep. L., Tr. — Alp., Tose. 83. digitata Schaer. Spie. 22. — Anzi CI. cis., 18; Trev. Lich. V., 86; Mass. (XV); Dnrs. Var. alba Schaer., prolifera Wallr., viridis Schaer. S. — Alp., Lig., Tose. 84. extensa Schaer. En., 187. — Syn. C. cornucopioides Fr. — Anzi CI. cis., 14, 15; Mass. L. I, 213; Dnrs.; Ces. S. — Alp., Lig. " 85. Floercheana Fr. L. E., 238. S. — Alp., Tose. 86. macilenta Hffm. FI. Germ., 2, 126. — Anzi CI. cis., 19; Dnrs.; Mass. (XIV, XV); Ces. L. S. — It. Var. bacillaris Schaer., vermicellifera Rbh. 87. pallida Schaer. En., 190. — Anzi CI. cis., 6. L. S. — Alp. 88. pleurota Flk. Bel. mg., 1808, 222. S. — Alp. 89. polijdactyla Flk. D. FI., 195. S. — Alp., Mar. XI. Stereocaulon Pers. * Eusfereocaulon. 90. aMuanwn Anzi Com. soc. cr., 1864, 5. — Anzi Lng., 14. S. — Alp. ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE B9 91. alpinum (Laur.) Fr. L. E., 204. — Mass. L. I., 11 ; Erb. cr. it., I, 736; II, 320; Anzi L. m. r., 26, 27; Lng., 16; Trev. Lidi, v., 144 ; Garov. ; Dnrs. ; Ces. Var. alpestre Fw., botryosum Schaer. S. -• Alp. 92. coereolinwn Ach. Syn., 285. — Mass. L. I., 181; Anzi L. m. r., 30; Erb. cr. it., I, 1228; Dnr.; Ces. Rcr. — Alp. 93. condensatum HfFm. FI. Germ., II, 130. — Mass. L. I., 181; Anzi L. m. r., 29; Erb. cr. it, I, 1228; Dnrs.; Ces. Rcr., Rv. — Sett., Lig., Merid. 94. coralloides Fr. Ster., 16. — Syn. S. corallinum Schreb. — Mass. L. I., 44 ; Erb. cr. it., I, 39 ; Anzi L. m. r., 28 ; Trev. Lich. v., 142; Garov.; Dnrs.; Ces. Rcr. — Alp. 95. denudatum Flk. Deut. L., 79. — Anzi Lng., 15. Var. Delisei Bory., pulvinatum Fr. Rcr. — Alp. 96. evolutum Graew. Bot. Not., 1865, 181. — Syn. S. fasti- giatum Anzi. — Mass. (XL). Rcr. — Alp. 97. incrustatum Flk. D. L., 77. — Erb. cr. it., I, 194: II, 319; Anzi Lng., 14; Garov.; Dnrs.; Mass. (XV); Ces. S. — Alp., Lig. 98. paschale (L.) Nyl. Syn., 242. — Trev. Lich. v., 143; Mass. (XV), Garov. S. — Alp. 99. lo7nentosu7nFr. Sched., 3,20. — Garov.; Dnrs.; Mass. (XL). S. — Alp. 100. Vesuvianum Pers. Act. Wett. Gesell. 2, 19. — Rbh. L. E., 160; Mass. L. L, 10; Erb. cr. it., II, 20; Trev. Lich. V., 145; Garov.; Dnrs.; Ces. Rv. — Tose, Merid., Sic. ** Chondrocaulon Fr. 101. nanicm Ach. Meth., 315. — Mass. L. L, 142; Erb. cr- it., I, 1078 ; Ces. ; Dnrs. Var. lignicola Dnrs., pulverulenta Fr, L., S., Rv. — It. 40 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Fam. III. 8phaerophoracei. Tr. VI. Sphaerophorei. XII. Sphaerophoron Pers. 102. compressum Adi. Metli., 135. — Anzi Lng., 422. M., Tr., Rcr. — Alp. 103. coralloides (Pers.) Ach. Univ., 586. — Un. it, XXVI; Erb. cr. it., I, 1428; II, 221 ; Anzi L. m. r., 421; Garov.; Mass. (XLI); Bgl.; Dnrs.; Ces. S. — It. 104. fragile (Pers.) Acli. Metli., 135. — Rbli. L. E., 194 a; Anzi L. m. r., 34 ; Erb. cr. it., I, 473 ; Mass. (XLI) ; Garov. ; Dnrs. ; Ces. S. — Alp. Trib. VII. SiPHULEi. XIII. Thamnolia Ach. 105. vermicularis Schaer. En., 243. — Anzi CI. cis., 28; Erb. cr. it, I, 1165; Mass. (XLIII); Garov.; Dnrs.; Ces. Var. subuliformis Sw., taurica Wlf. S. — Alp., Lig., Merid. XIV. SlPHULASTRDM MÙll. 106. alpinum Jatta Boll. soc. bot. it., 1892, 246. S. — Alp. Dallo stesso Autore è comunicata una seconda nota nella quale tratta dell'altra serie dei licheni, cioè Eterolicheni foliosi. MATERIALI PER UN CENSIMENTO GENERALE DEI LI- CHENI ITALIANL PER A. JATTA. Ser. II. — EteroUcheni foliosi. Gli eterolicheni foliosi, lichenes phylloì)lasti del Koerber, pre- sentano, come i fruiiculosi, tre grandi divisioni a seconda del modo onde è conformato l'apotecio, giacché anche in essi questo ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 41 può assumere la forma l,ecanorina, sul tipo offerto dal genere Parmelia Ach.: leckleina, tipo G yrophor a Ach.: angiocarpica, come nel genere Endocarpon Edw. Il Koerber stesso divise il suo gruppo dei Phylloblasti in quattro famiglie: Peltideaceae, Par- meliaceae, Umbilióarieae ed Endocarpeae} Ma posteriormente si sono riunite le Endocarpeae ai licheni angiocarpi crostosi per formarne un' unica serie {Pijrenocarpei Nyl.), riunendo il resto dei PltylloMasti del Koerber nella serie dei Phyllodei Nyl., che alla sua volta anderebbe divisa secondo il Nylander in tre tribù: PzUigerei, Parmeliei e Gyrophorei. Tale concetto fu anche se- guito in una mia precedente pubblicazione,^ in cui distinsi due sole famiglie di licheni foliosi: quella delle ParmeUeae, riunen- dovi Peltigereì e Parmeliei di Nylander, e l'altra delle Umbi- lìcarieae, corrispondente alla tribù dei Gyrophorei Nyl. Le Endocarpeae vennero considerate come sottofamiglia delle Ver- ritcarieae. Ma ora su questo concetto credo dover rivenire non sembran- domi che possa accettarsi senza discussione l' estensione asse- gnata alla serie dei Pyrenocarpei cosi come venne proposta dal Nylander, cioè senza comprendervi, con lo Schaerer, gli Sphaerophorei ed 1 Siphulei. Ed invero, consentito il distacco dei licheni pyrenocarpi fruUculosi, non è facile spiegarsi perchè non debbano seguire la stessa sorte le Endocarpeae, tanto pros- sime per la natura del tallo alle Gyrophoreae. Né dall' altra parte sembra logico che rispetto alla sistematica generale degli eteroliclieni per alcune serie sieno presi per soli criterii di clas- sificazione la struttura e il modo in cui si sviluppa ed accresce il tallo, mentre per altre, come sarebbe appunto pei Pyrenocar- pei, questi caratteri non debbano esser tenuti nella stessa con- siderazione. Senza dubbio una simile incertezza di criterii siste- matici non può che ingenerare confusione; giacché si potrebbe allora domandare perchè mai una Physcia Schreb. debba essere ascritta ad una serie diversa da quella cui sono riportati i ge- neri Amphiloma Fr., Callopisma DN., Lecanora Ach., perché il genere Parmelia Ach. non debba prender posto presso il ge- nere Rinodina Mass., perché le Gyrophore Ach. non possano * Koerber, Syst., XXII. * Cfr. Mon. lich. it. merid., pag. 60. 42 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE essere comprese nella famiglia dei Graphidei, quando è ricono- sciuto conveniente che i generi Endocarpon Edw. e Lenorman- dìa DC. abbiano il loro posto presso il genere Verrucaria Wg. Ond' è che, cedendo a tali considerazioni, ho dovuto allonta- narmi per quanto riflette il posto della famiglia degli Endocarpei dalle idee del Nylander e di altri lichenologi per riaccostarmi al più vecchio concetto Koerberiano. Ciò stabilito, la serie degli Eterolicheni folìosi sarà cosi divisa: Fam. IV. Parmeliacei. Trib. Vili. Cetrariei. Trib. IX. Peltigerei. Trib. X. Parmeliei. Fam. V. Uintoilicariacei. Trib. XI. UmMlicariei. Fam. VI. Endocarpacei. Trib. XII. Endocarpei. In quanto ai generi notai già come non sia possibile mante- nere divisi col Massalongo i generi Cetraria Ach., Anaptychia Mass., Tornadema Mass. da Plaii/sma Hill., Parmelia Ach. e Physcia Schreb., da' quali si distinguerebbero soltanto per una certa tendenza a diventare fruticuloso che ha il loro tallo a misura che invecchia; giacché se si esaminano talli molto giovani non potrà non riconoscersi anche per alcune specie di Cetraria Ach., Anaptychia Mass. e Tornahenia Mass. un ben determinato accrescimento centrifugo nella rosula tallina. Tut- tavia possono benissimo adottarsi le denominazioni medesime per sottogeneri, contraddistinti principalmente dal maggiore sviluppo che il tallo suole assumere con una certa tendenza a rendersi fruticuloso. Non credo però che possa mantenersi, neanche come sotto- genere, il nome Cornicularia Schreb., circoscritto dal Fée alle Cetrarie aculeata Schaer. e tristis Fr. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 43 Sotto il nome Iiìibricaria DC. si riuniscono tutte le Parmelle a spore unilocolari, sopprimendosi i nuovi generi a spese di que- sto gruppo creati dal Massalongo, sotto i nomi : Menegazzia, Parmotrema, Symplocia, Cryptodìctyon, Chondrospora, ecc., e il genere Parmeliopsis creato dal Nylander per 1'/. amhigua Wlf. e 1'/. aleurites xVch. Ai nomi Barrerà Ach., Hagenia Dnrs., Lobaria Naeg., Sq_ua- niaria Mass., Everniopsis Nyl. si preferirà, perché più antico, il nome Parmelia Ach. per tutte le specie a spore fosche bilocu- lari. Ed a Blasteniospora Trev., Theloschiies Norm., Xanihoria Fr., XanthopUyscia Stz. per la ragione stessa si preferirà il nome generico Physcia Schreb. per tutte le specie blasteniosporee. * * * Altra ragione di suddivisione di alcuni generi di questa serie fu la variabilità dei gonidi. Come è noto il Nylander, seguito in ciò dal Miiller e da altri, creò su tale carattere a spese dei ge- neri PelHgera Wld., Sticta Schreb. e Nephroma Ach. i nuovi generi Peltidea, SticUna e Nephromiwm; e di più a spese dello stesso genere Sticta Schreb. vennero da lui formati i generi Lobaria {Sticta pulmonacea Ach.) e Lobarina {Sticta scrobi- calata Ach.); e ciò quando il De Notaris avea già raccolte sotto il nome Ricasolia tutte le specie di Sticta Schreb. a tallo levi- gato, con pagina inferiore quasi glabra e sfornite affatto di ci- felle {Sticta glomerulifera Lgth., Sticta lierbacea Hds). A me parve che tutte queste divisioni non solo non fossero necessarie, ma neanche dovessero riuscire molto utili all'ordinamento delle specie ; e mi espressi perciò fautore della ricomposizione dei vecchi generi. Posteriormente però mi è parso opportuno ac- cettare i nuovi nómi per designare, come sottogeneri, dei gruppi di specie. E siccome ebbi già a notare nelle Peltigere tre diverse forme di cellule verdi, * queste saran divise in tre gruppi, per due dei quali conserverò le denominazioni Nylanderiane Peltidea ed Eupeltigera, assegnando quella di Peltigerina all'altro con- traddistinto dai gonidi cerulescenti. ' Cfr. Mon. lidi. it. merid., pag. 44. 44 ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE Notiamo infine che non è affatto rappresentato tra i licheni italiani il genere Pijxine Fr., e del genere A^ei^/iroma Ach. oc- corrono soltanto specie appartenenti al sottogenere Nephro- mium Nyl. Chiave analitica dei generi e delle tribù. Fara. IV. Permeliacei. I. Apoteci peltati, terminali, nudi : Trib. Vili. Cetrariei a. spore uniloculari : Gen. 15. Cetraria Ach. sottogen. 1. Eucetraria Nyl. tallo suffruti- coso ; sottogen. 2. Platijsma Nyl. tallo decisa- mente folioso. II. Apoteci peltati, marginali e centrali, velati : Trib. IX. Peltigerei 0^.- apoteci marginali : 1. pagina inferiore nervosa, non corticata : Gen. 16. Peltigera Wld. sottogen. 1. Eupeltigera Nyl. = gonidi o- chroleuchi ; sottogen. 2. Peltigerìna Nyl. = gonidi ce- rulei ; sottogen. 3. Peltidea Nyl. = gonidi verdi. 2. pagina inferiore enervia, corticata: Gen. 17. Nepfiroma Ach. fi. apoteci centrali : 1. spore biloculari rossastre : Gen. 18. Solorina Ach. 2. spore biloculari, ialine : Gen. 19. Heppia Naeg. III. Apoteci lecanorini : Trib. X. Parmeliei a. spore ialine, fusiformi tri-pluriloculari : Gen. 20. Stida Schreb. 1. o-onidi clorofì coidei : ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 45 a. tallo foveolato con rizine riunite in nervature : sottogen. 1. Lóbaria Nyl. &. tallo uniforme con rizine sparse e cifelle: sottogen. 2. Eusticta Nyl. e. tallo uniforme con rizine scarse, senza cifelle : sottogen. 3. RicasoUa Dnrs. 2. gonidi cianoficoidei : d. tallo foveolato con rizine riunite in nervature : sottogen. 4. Lobarina Nyl. e. tallo uniforme con rizine sparse e cifelle : sottogen. 5. Stictina Nyl. ^. spore ialine, ovoidee, monoloculari : Gen. 21. Inibricaria DC. 7. spore fosche, ovoidee, biloculari : Gen. 22. Parmelia Ach. a. tallo suffruticoso : sottogen. 1. Anaptychia Krb. ìj. tallo decisamente folioso : sottogen. 2. Hagenia Dnrs. 5. spore subjaline, ovoidee, blastenioidee : Gen. 23. Physcia Schreb. a. tallo suffruticuloso: sottogen. 1. Tornàbenia Mass. &. tallo decisamente folioso : sottogen. 2, Xanthoria Fr. Fam. V. Umbilicariacei. Trib. XI. Umbilicariei a. spore fosche, muriformi : Gen. 24. UmUlicaria Hfifm. ?. spore ialine monoloculari : Gen. 25. Gyroph07'a Ach. 46 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Fara. VI. Endocarpacei. Trib. XII. Endocarpei a. spore ialine, ovoidee, monoloculari, otto in ciascuna teca : Gen. 26. Endocarpon Edw. j3. spore ialine, minute, monoloculari, numerose in cia- scuna teca : Gen. 27, Endocarpiscmn Nyl. y. spore, ialino-fuscidule, fusiformi, 7-8 loculari : Gen. 28. Lenormandìa DC. Arcangeli vede con soddisfazione che il dott. Jatta si oppone alla tendenza in oggi troppo invalsa di sminuzzare i generi. Caruel dice che bisognerebbe sempre stabilire bene i caratteri sui quali fondare i generi onde essi resultino equipollenti, cosa che sfugge a molti. Cosi si arriva a diminuzione di generi, cioè a pra- tica opposta a quella invalsa oggidì ; uno studiando un gruppo, gli sembra im carattere molto importante, e non sa se quel carattere in altri generi della famiglia fu adoprato per quello scopo. Il Presidente si dichiara favorevole alle opinioni esjDresse dal prof. Caruel ; nota con dispiacere che spesso queste savie regole sono oggidì dimenticate, il che è conseguenza di gravi danni e causa di non poche confusioni. Esorta gli studiosi a volere por bene at- tenzione alle sane osservazioni del Caruel. 11 Presidente legge alcune sue osservazioni SULLA LARREA CUNEIFOLIA E SULLE PIANTE BUS- SOLA. PER G. ARCANGELI. In una breve nota che ebbi 1' onore di presentare alla nostra Società, nella riunione generale tenuta a Verona, trattai di una specie trasmessami dal prof. Giacomelli dimorante alla Rioja nella Repubblica Argentina, che manifestamente presentava tali caratteri da doverla ascrivere alle piante bussola, cioè a quelle die possiedono la singolare proprietà di disporre la lamina delle loro foglie in modo, che l'estremità ne sia rivolta costantemente verso il settentrione o verso mezzogiorno. Allorquando mi occupai di tale studio avevo pure osservato ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 47 altra interessante particolarità nell'esemplare suddetto, cioè che esso si presentava ricoperto in gran parte, e specialmente nelle parti giovani, di una sostanza viscosa simile a vernice, per la quale aderiva assai tenacemente alla carta nella quale veniva conservato. Quantunque una tale particolarità mi colpisse, io non potei nel momento occuparmene, e non ne feci parola in quel mio lavoro. Posteriormente, essendo giunto a mia notizia un lavoro del sig. Volkens, ' comparso poco tempo avanti a quella mia nota, la mia attenzione è stata richiamata sopra quello strano rive- stimento. Il sig. Volkens, fra le specie a foglie verniciate che egli ram- menta, cita pure una specie prossima a quella da me studiata, la Larrea mexicana, ed osserva che in questa sono le stipole che segregano una materia resinosa, mancando nella lamina glandolo secernenti; aggiungendo che lo strato di vernice è maggiore nelle foglie più giovani che nelle adulte, ricuoprendo ambedue le pagine, e che in questa specie, come in altre, gli stomi sono sopra piedistalli sporgenti. Per quanto ho potuto rilevare nell' esemplare di Larrea cu- neifolia inviatomi, anche in questa specie le cose procedono in gran parte come le ha descritte il Volkens nella Lay^rea inexicana. Qui pure lo strato di vernice riveste principalmente le parti giovani, ed é quindi più manifesto nelle parti supe- riori del fusto e dei rami e nelle gemme. La sostanza che costituisce questo rivestimento presenta ca- ratteri molto prossimi a quelli delle resine. Essa è di un colore gialliccio, simile a quello delle più comuni vernici ; essa si scio- glie in ben piccola quantità nell'acqua, cui comunica un colore gialliccio, mentre si scioglie facilmente nell'alcool. Sebbene tale materia si mostri principalmente costituita da sostanze resinose, mostra pure di contenere piccola quantità di altre sostanze, fra le quali pure un principio volatile che comunica alla pianta un odore particolare. Noterò inoltre che, per quanto ho potuto rilevare dall' esemplare comunicatomi, parrebbe che tale materia, anzi- ché essere segregata esclusivamente dalle stipole, provenisse * Volkens G-., Ueber PJlanzen mit lackirten Bldttern. Berichte d. deut. hot. Geselhchaft, VII (1890), pag. 120-140. 48 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE pure dalle superfici dei giovani rami e delle foglie costituenti le gemme. Resulta quindi da tutto ciò che nella Larrea cuneifolia, come nella L. mexicana, non solo si ha il fatto del politropismo, a difendere le parti verdi della pianta dalle radiazioni troppo in- tense, e moderare la funzione di traspirazione, ma pure l'in- dumento resinoso che efficacemente contribuisce al medesimo resultato. Aggiungerò pure come, anche in questi ultimi giorni, abbia po- tuto riscontrare un bello esempio di paraortotropismo in un esem- plare di Lactuca pseudo-viscosa A^egetante nel nostro giardino botanico. In detto esemplare alcuni fusti, già assai sviluppati, mostravano le loro foglie manifestamente girate sulla linea me- diana nella parte inferiore di circa un quarto di cerchio, in modo che la lamina si presentava per buon tratto situata in un piano verticale, la cui orientazione variava secondo l'inserzione della foglia. Relativamente poi alle osservazioni che mi furono fatte ri- guardo al nome di politrope e politropismo, da me scelto per indicare le piante che dispongono le loro foglie nel piano del me- ridiano, all' incirca nella direzione dell'ago di una bussola ordi- naria, aggiungerò che forse si potrebbe adottare il nome di arctoiropa e quantunque anche questo nome non sia veramente troppo sodisfacente, per la somiglianza che ha con quello di or- totropa, che com'è noto é stato impiegato a designare una di- sposizione ben differente da quella sopra indicata. Prima di chiudere 1' odierna seduta il Presidente ricorda che nel- 1' anno 1893, nell'occasione della Riunione generale che sarà tenuta a Perugia nella 1* quindicina di Agosto, avranno luogo le elezioni del Consiglio amministrativo 1894-1897, e che molte altre questioni di grande interesse saranno ivi pure discusse. Esorta i Soci ad adoperarsi costantemente per l' incremento della Società alla quale augura sempre sorti propizie come per lo passato. Dopo di che è tolta 1' adunanza. _ 1 893. N.° 1. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE. Statuto della Società -P«^- 5 Chiovenda, e. — Intorno a due forme vegetali appartenenti alla flora Ossolana » 9 PiROTTA, R. — Sopra due forme delV Isoetes echino^pora Dur. » 11 CuBOKi, G. — Hertvig, O. Die Zelle und die Gewebe (proc. veri.) » 12 GoiRAN, A. — Erborizzazioni estive ed autunnali attraverso i monti Lessini veronesi (Continuazione) » 14 — Due casi di fioritura tardiva di Kopsia ramosa Dum. . » 22 MiCHELETTi, L. — Licheni di Domodossola (proc. verh. } . . » 23 BoLZON, P. — Erborizzazione all' isola dell' Elba » 23 Massalongo, C. — Due nuovi entomocecidii scoperti sulla Di- plachne aerotina Link e Cynodon Dactylon Pers » 31 Jatta, a. — Materiali per un censimento generale dei li- cheni italiani (Continuazione) >> 33 — Materiali per un censimento generale dei licheni italiani ( Continuazione) » 40 Arcangeli, G. — Sulla Larrea cunei/olia e sulle piante bussola » 46 FIRENZE 1893. SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA Consigrlio di Direzione. Prssidente Arcangeli prof. Giovanni. Vicepresidenti Sommier cav. Stefano. PiROTTA prof. Romualdo. Passerini prof. Giovanni. Girelli prof. Giuseppe. Consiglieri Biondi Antonio, Economo. MicHELETTi Luigi, Archivista. Martelli Ugolino, Segretario del Bullettino. Levier dott. Emilio, Segretario della Sede di Fi- renze. Penzig prof. Ottone. Seggio della Sede di Roma. Presidente Pirotta prof. Romualdo. Vicepresidente Cuboni prof. Giuseppe. SegretariO'Ecoiiomo Avetta dott. Carlo. N.B. Riunione generiate 1-15 Agosto in Perugia. ADUNANZE NELL'ANNO 189.3 della Sede di Firenze. della Sede di Roma. Gennaio 8. Gennaio 5. Febbraio 12. Febbraio 2. Marzo 12. Marzo 2. Aprile 9. Aprile 6. Maggio 14. Maggio 4. Giugno 11. Giugno 1. Ottobre 8. Ottobre 5. Novembre 12. . Novembre 2. Decembre 10. Decembre 7. I Soci devono varsara la Tassa d' ammissiona e la Quota annoia nelle mani del Sig. Antonio Biondi, via dei Serragli, 115, Firenze. La corrispondenza relativa al Bullettino dev' essera diretta al Segre- tario del Bullettino, Sig. Ugolino Mautelli, Museo di Storia natu- rale, Fii-enze. Firenze, Stab. Pellas. — Viu Jacoio da Diacceto, 10. 1893. N." 2. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE. Rendiconto finanziario dal 1° gennaio al 31 dicembre 1892 . Pag. 49 Solla, R. F. — Caratteri propri della flora di Vallombrosa . » 52 PiROTTA, R. — Sul Arceotliohium Oxycedri M. B. fproc. verh.) » 60 — ■ Acacia lìohecchìi sp. nov. (proc. verh.) » 61 Mori, A. — Enumerazione dei funghi delle province di Mo- dena e di Reggio » 62 Baroni, E. — Licheni raccolti dal prof. E. Rodegher nel- l' Italia superiore » 70 MlCHELETTi, L. — Ochrolechia parella var. isidioidea Mass. . » 77 Baldacci, a. — Escursione botanica allo scoglio di Saseno. » 80 — Ricordi di un viaggio botanico fra Prevesa e Janina . . » 84 GoiRAX, A. — Erborizzazioni estive ed autunnali attraverso i monti Lessini veronesi ( Continuazione) » 88 — A proposito di una singolare stazione di Hieracium stati- caefoliuiii Vili » 93 Bargagli, P. — Escursioni nel Tirolo » 98 Martelli, U. — La Posidonia Caìdini e la memoria del sig. W. Russel: « Trasformation des cones de pins sous rintìuence des vagues » (proc. verh.) » 105 Jatta, a. — Materiali per un censimento generale dei li- cheni italiani (Continuazione j » 106 FIEENZE; 1893. SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA Presidente Vicepresiclenti Consiglieri Consiglio di Direzione. Arcangeli prof. Giovanni. SoMMiER cav. Stefano. PiROTTA prof. Romualdo. Passerini prof. Giovanni. Girelli prof. Giuseppe. Biondi Antonio, Economo. MicHELETTi Luigi, Archivista. Martelli Ugolino, Segretario del Bullettino. Levier doti. Emilio, Segretario della Sede di Fi- renze. Penzig prof. Ottone. Seggio della Sede di Roma. Presidente Pirotta prof. Romualdo. Vicepresidente Cuboni prof. Giuseppe. Segretario-Economo Avetta dott. Carlo. N.B. Riunione generale l-i5 Agosto in Perugia. ADUNANZE NELL'ANNO 1893 della Sede di Firenze. Gennaio 8. Febbraio 12. Marzo 12. Aprile 9. Maggio 14. Giugno 11. Ottobre 8. Novembre 12. Decembre 10. DELLA Sede di Roma. Gennaio 5. Febbraio 2. Marzo 2. Aprile 6. Maggio 4. Giugno 1. Ottobre 5. Novembre 2. Decembre 7. I Soci devono versare la Tassa d' ammissione e la Quota annua nelle mani del Sig. Antonio Biondi, via dei Serragli, 115, Firenze. La corrispondenza relativa al Bullettino dev'essere diretta al Segre- tario del Bullettino, Sig. Ugolino Martelli, Museo di Storia natu- rale, Firenze. Firenze, Stab. Pellas. — Via Jacopo da Diacceto, 10. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA Rendiconto finanziario della Società botanica italiana DAL 1" Gennaio al 31 Dicembre 1892. Stato dei Soci al 31 Dicemìjre 1892. Soci al 31 Die. 1891 N. Nuovi Soci 129 9 Defunti nel decorso del 1892 N. (compreso il Generale Vin- cenzo Ricasoli defunto nel 1891). 4 \ \^ Radiati 5 x^^ Celotti, Lojacono, Mantin, Ricci e Fenzi. Totale N. Soci al 31 Die. 1892. . Totale N. 129 138 138 Entrata. 31 Dicembre 1892. — Da contributi di Soci arretrati e dell'anno attuale L. 2580.00 Ritirato dalla Cassa di Risparmio di Firenze L. 186.35 che L. 175 per estinzione del capitale depositato a forma del libretto di N. 70459 Serie IV, e L. 11.35 per frutto sopra il medesimo 186. 35 Totale L. 2766.35 Uscita. 1° Gennaio 1892. — Deficit a questo giorno . . . L. 44. 91 31 Dicembre 1892. — A pubblicazioni sociali .... 1500. 00 » A spese di posta e spedizioni 286.83 » A spese di amministrazione e diverse . . . 589.20 » A gratificazioni 30. 00 » A spese straordinarie 50. 00 » A spese fatte dalla Sede di Roma 41. 57 L. 2542. 51 31 Dicembre 1892. — Resto di Cassa a questo giorno . 223. 84 Totale L. 2766. 35 Bull, della Soc. hot. ital. 4 50 RESOCONTO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA Stato attivo della Società Tjotanica italiana al SI Dicemdre 1892. Capitale depositato alla Cassa di Risparmio e Depositi di Firenze nel libretto rosso al portatore di N. 65040 ■Serie IV, emesso a ricliiesta di Antonio Biondi L. 1500. 00 Capitale depositato alla Cassa di Sconto di Firenze in conto corrente L. 800 depositate il 16 Luglio 1891 a forma del libretto N. 5221 800.00 Credito della Società per contribuzioni dei Soci . . . 580. 50 Mobili e suppellettili 189.00 L. 3069.50 Si aggiunge il valore della Biblioteca sociale costituita, al 31 Dicembre 1892, da 1826 pubblicazioni appros- simativamente L. 2750. 00 Totale L. 5819.50 Media degli incassi e delle spese di anni 5 dal P Gennaio 1888 al 31 Dicembre 1892. Entrata. ANNI Soci a Vita Contributi dei Soci Ritiri dalle Banclie capitali e frutti Totale 1888. . L. 450. 00 2580. 00 — 3030. 00 1889. . . . 150. 00 2060. 00 1497. 07 3707. 07 1890. . . . — 2300. 00 — 2300. 00 1891. . . . 300. 00 2325. 00 — 2625. 00 1892. . . . 2580. 00 186. 35 2766. 35 L. 900. 00 11845. 00 1683. 42 14428. 42 Media annua. . 180. 00 2369. 00 336.687, 2885. 68 % RESOCONTO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA 51 ■< O 2771. 03 3162. 28 3047. 99 2725. 68 2497. 60 00 10 0 .^ so 05 ci '^ 00 Ci Depositi alle Banche 1463. 00 075. 00 1000. 00 800. 00 0 oó co 8 787. 00 Mobili suppellettili 85.00 07. 00 18.00 0 0 0 l-H co Speso della Sede di Roma 108. 35 63.35 40.87 41. 57 l-H IO Ci Ci 00 0 IO 275. 90 100. 00 70.51 50.00 l-H -^ 0 LO 00 "^ 0 0 l-H '&3 "Ss 25.00 5.00 45. 00 20.00 30.00 0 0 LO Ci l-H 0 0 ì6 Ci ÀmniioistrazioDC diverso 247. 49 231. 40 198. 70 122. 05 589. 20 ci 00 co 00 00 Ci Posta e spedizioni 125. 37 322. 53 263. 94 317. 65 286. 83 co co l-H co l-H 0 Ci co" Pubblicazioni sociali 549. 27 1820. 00 1310. 00 1330. 00 1500. 00 6509.27 lio 00 l-H 0 co r-H 1888 . L. 1889 . . . 1890 . . . 1891 . . . 1892 . . . l-H i 52 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA Riepilogo dello Stato dei Soci. ANNI Soci .1— ( o o in '> o pi Totale 1 Q Esistenza dei Soci 1888 . . . N. 1889 1890 1891 1892 109 109 123 131 129 17 8 6 9 109 126 131 137 138 2 2 4 1 6 5 109 123 131 129 129 jL' Economo Antonio Biondi Firenze, 1'^ Gennaio 1893. SEDE DI ROMA. Adunanza del 5 gennaio 1893. Approvato il verbale precedente, il Presidente della Sede comu- nica la lettera del Presidente della Società, con la quale partecipa che, in base alle modificazioni degli art. 5 e 20 dello Statuto votate nella Riunione generale di Genova, la Sede è invitata ad eleggere il suo Delegato il quale la rappresenti nel Consiglio. Per mancanza del numero legale dei soci presenti all'adunanza l'elezione è riman- data in seconda convocazione alla seduta del prossimo febbraio. Ha quindi la parola il Socio prof. Solla cbe presenta la seguente nota : CARATTERI PROPRI DELLA FLORA DI VALLOMBROSA. CENNI PRESENTATI DAL PROF. DOTT. R. F. SOLLA. I. In sette anni dacché mi trovo a Vallombrosa, e nelle fre- quenti escursioni fatte in quei dintorni, ebbi occasione d' impa- rarne a conoscere la vegetazione e di convincermi che l' aspetto ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 53 della flora di quella parte della catena di Prato Magno offriva delle singolarità degne di nota. Da qualche tempo mi occupai anche a prendere appunti sul singolare comportarsi di deter- minate piante di quella regione, sia raccolte da me, sia studiate sul materiale conservato nel ricco erbario dell* Istituto fore- stale. Mi proposi già di raccogliere in un lavoro esteso le diverse osservazioni fatte e tutti i particolari che potei man mano no- tare sul presentarsi di singole specie: ma oltre ad altre ragioni estranee al mio buon volere, l' indirizzo stesso che vorrei dare al lavoro, quello cioè di offrire un quadro particolareggiato della vegetazione di tutta la catena di Prato Magno su' due versanti, mi fanno protrarre in lungo la pubblicazione progettata. Spigolo, pel momento, qualche fatto più interessante dal lato geografico, quale seguito ad altra mia comunicazione fatta tempo addie- tro, * non solo, ma altresì per il vivo desiderio di dare uno schia- rimento a quel semplice Elenco di piante vascolari della flora di Vallombrosa che venne stampato nel Catalogo dell' Esposi- zione di Palermo. ^ Incaricato dal Ministero d'Agricoltura di com- porre un Erbario della flora vallombrosana da presentarsi alla predetta Esposizione, credetti opportuno di corredarlo d' un la- voro manoscritto, con note critiche sulle singole specie e con appunti sulla vegetazione vallombrosana in generale. Ma nella stampa del Catalogo vennero trascurate senz' altro tutte le note e riprodotti semplicemente i nomi specifici. Cenni generali. Non posso qui dilungarmi nel ricordare la posizione di Val- lombrosa (a 950 m. s. m., S. E. di Firenze, sullo sperone più settentrionale di Prato Magno, con esposizione ad occidente), né r estensione che prendono i suoi boschi (1453. 58 ett.), come non sono ancora in grado d'appoggiare le mie indicazioni con dati altimetrici esatti che non sono stati fatti. Né prendo, per ora. * Vedi Malpi'ghia, ann. VI; Bullettino della Soc. lotan. ital., 1892, pag. 224. * Esposizione nazionale in Palermo, 1891-92. Catalogo della mostra collettiva fatta dalla Direzione generale dell'Agricoltura, voi. II, a pag. 144 e segg. 54 ADUNANZA DELLA SEDE DI R03IA in considerazione le Crittogame, le quali più assai delle Fane- rogame offrono de' particolari fitogeografici di grande interesse, ma mi attengo unicamente alle seconde ; lasciando ad altra cir- costanza l'esporre qualche fatto importante sulla stazione di diversi muschi, licheni, ecc. Per migliore orientazione dirò, fin da principio, che salendo dalle valle dell'Arno (Pontassieve) a Vallombrosa si incontra, dopo passata la regione delle colture agrarie, a circa 700 ra. s. m. la foresta che è quasi tutta un folto di castagni, per quasi 300 m. di salita; solo al margine superiore (posto, in media, a 950 m.) si associano al castagno, il cerro, la quercia (Quercus sessili- flora), il nocciuolo, il carpino nero, e qualche altra latifoglia. Da circa 870 m. in su principia l'abete bianco che viene ad interrompere, in parte, il castagneto per spingersi più in su (in media fino a 1000 m.) nella zona del faggio. In mezzo al- l' abetina, e precisamente intorno all' Istituto forestale, si esten- dono delle bellissime praterie. La faggeta sale fino a circa 1300 m., 0 poco oltre, perchè i faggi che arrivano fino in cima alla Sec- chieta (il punto quivi culminante, 1432 m.) sono oltremodo sciupati da' venti e ridotti ad altezza cespugliosa. Il dorso di tutta la catena di Prato Magno è generalmente coperto di ma- gri pascoli. La posizione di Vallombrosa sarebbe favorevole e relativa- mente calda; se non che la struttura de' fianchi del monte che rientrano moltissimo in qualche punto, altrove si fanno molto sporgenti, l'abbondanza de' corsi di acqua che da pochi metri al di sotto del crinale scendono rumoreggianti, estate ed inverno, più di tutto il frequente salire delle nebbie dalla valle dell'Arno, il cozzare de' venti che ci manda il Tirreno con quelli che, alle spalle, salgono dall'Adriatico, e per ultimo la mancanza di un riparo naturale verso tramontana, rendono quella regione real- mente fredda, umida malgrado che esposta a' venti, e soverchia- mente ricca di precipitati atmosferici. Il carattere della vegetazione è, in complesso, quello dell'Eu- ropa centrale, però con notevoli diversità, che esporrò in altra occasione. Per ora dirò: ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 55 I. — Alcune particolarità della vegetazione riguardo alla stazione ed alla consociazione di diverse specie. Anzitutto cito il fatto del Castagno che fa, qui, su terreno calcareo; fatto non isolato/ ma contrario alle opinioni ripe- tute senza critica in molti libri, che esso fugga la calce. ' Come si vedrà appresso (prosp. a), la vegetazione del castagno (li Vallombrosa apparisce costituita di piante cosidette calcifu- ghe (Cistus, TJlex, Calluna, Erica, Dianthus Arineria, Silene Armeria, Genista germanica. Iasione montana, Rumex Ace- tosella ecc.) e di altre dette calcicole esclusivamente (Coronilla Emerus, Sarothamniis, Cynanclmm, Vincetoxicwm, che si estendono fin anche per l' abetina e 1' ultimo fa pur nella fag- geta; Cornus mas),^ o per lo meno per massima parte {Tha- lictrum aquilegifolimn, Helleborus foeiidus, Ranunculus lanu- gìnosus, Ligitalis lutea, Teucrium Chamaedrys ecc.) * Contrasta notevolmente con questo il fatto che alcune delle piante ritenute per calcifughe, come appunto il Rmnex Ace- tosella, indi : Asphodelus albus, Bar^harea praecox, Filago ger- manica, Antirrlìinum Orontium ed altre fanno nell'abetina insieme con una vegetazione più o meno calcicela, se non in- differente, come si può vedere nello specchietto dato più sotto (prosp. &). Giova inoltre osservare che nell'abetina sono col- tivate, da lungo tempo, specie diverse di pino (Pinus silvestìHs, P. Laricio), il larice, l'abete rosso, ecc. Relativamente alle condizioni di nutrimento che prendono le piante, citerò qui in breve alcuni fatti, relativi a piante paras- site e saprofite, che si possono osservare nella foresta di Val- lombrosa. * Cfr. De Candolle, Géogr. hot. raisonnée, 1885, voi. I, pag. 427 ; Le Jolis a. (1861), ed altri. ' Io non allego alla natura chimica del terreno la importanza che si volle darle per l' addietro (Ungek, Sendtner, ecc.) ; la natura geognostica del suolo infliienza bensì molto più per i suoi caratteri fisici la distribuzione delle piante. Qui mi limito a presentare fatti osservati; le deduzioni verranno in seguito. ' Petry a. (1889); secondo la recens. in Engler^s Botan. Jaìvb., XI, pag. 58. * Cfr. CoNTEJEAN C, GéograpJue botanique, Paris, 1881. 56 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA OrobancJie Eapum, frequente su diverse erbacee, fa pure sulle radici di Saroihamnus scoparius e su quelle di Pinus silvestrìs. Cuscuta europaea si avvolge, con predilezione, intorno agli arbusti di Saroihamnus scoparius. Monotropa Hypiopitus fa d'ordinario in grande abbondanza neir abetina, ma si rinviene pure nella faggeta. Una diversità di forme, com' é indicata dal prof. Ascherson per questa specie a seconda che cresce ne' boschi di conifere (var. Mrsuta Rth.) 0 di latifoglie (var. glabra Rth.), * non mi fu dato d' incontrare. Laihraea Squamarla, non frequente nel castagneto, su ra- dici di piante diverse, venne trovata parassita anche sulle ra- dici di abete bianco, nel centro dell'abetina. Neottìa Nidus avis, fa esclusivamente sotto gli abeti. Altro fatto che vorrei mettere in rilievo è quello che riguarda la consociazione di varie piante, soprattutto la presenza di sin- gole erbacee in determinate foreste tipiche. Già il prof. Kerner ^ esponeva un quadro della vegetazione delle faggete nell'Europa centrale, ed in questi ultimi anni ne fece oggetto di studi par- ticolari il Hòck. ^ Se noi osserviamo gli elenchi dati da questi due Autori troveremo che pochissime delle piante da essi ri- portate si trovano nella nostra faggeta. In generale, la faggeta è poverissima di vegetazione ; sono per lo più singole erbacee che dall' abetina arrivano a spingersi fino sotto ai faggi (vedi il seguente prospetto d) quelle che danno anche un po' di vita alla regione del faggio, nella quale sono rari pure i prati. Per tutto il resto il terreno è coperto d' un alto strato di strame che impedisce lo sviluppo di qualunque erbacea terricola. Le piante che dagli Autori sono indicate come caratteristiche della faggeta si trovano, a Vallombrosa, per massima parte nell' abe- tina (Lactuca onuralis, Prenanthes purpurea, Lunaria redi- viva, Phyteuma, Stachys silvatica ecc.) o in parte nel cSi^Xa.- gneto(Carduus nutans, Artemisia AbsintMum,, EpiloMum ecc.). Il Kerner dice pure dell' Ileoo Aquifolium che fa « all' ombra * Vedi Leunis, Synopsis der Botan., 2» ediz., voi. I (1883), pag. 746 e segg. * Pflanzenleben der DonaulUnder, Innsbruck, 1863. ' Hook F., in Natur., 1891, n. 48; Deutsche botan. Monatsschrift, X (1892), pag. 33 ; Botan. Centralblatt, LII, 353. ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 57 dei faggi » (nelle regioni montane), mentre a Vallombrosa si tro- vano esemplari sporadici di agrifoglio nel castagneto e nell'abe- tina, ma non più nella faggeta. Anche YAsperula odorata é ritenuta generalmente* per pianta caratteristica delle faggete. A Vallombrosa fa, abbondante, in più luoghi sotto gli abeti, e solo in pochi esemplari a' piedi di alcuni faggi rachitici poco sotto alla vetta della Secchieta. Ho trovato pure questa robbiacea ultimamente sotto 1 castagni, frammezzo a cespugli di nocciuolo, a circa 800 m. s. m. Relativamente alle consociazioni vorrei far rilevare pure la particolarità di singole altre piante, indicate come abitatrici di boschi fronzuti,^ che a Vallombrosa fanno nell'abetina; tali per esempio: Scilla Mfolia, Paris quadrìfolia, Polygonatwn mulliflorum, Melica uniflora, Platanthera Mfolia, P. chlo- rantha, Stellarla nemorum, Corydalìs cava, Eiqjhorbia dul- cis ecc. A cui aggiungerei che il Thalictrum aquìlegifolium, indicato come pianta di luoghi ombrosi, ' fa per massima parte sui prati ed in luoghi bene esposti ; all' incontro si nasconde il Thesium intermedium, dato di località esposte, * per lo più nel folto di ginepri e di altre piante basse, sul margine dell'abetina. Arisarum proTjoscidewm fa pure, con certa quale abbondanza, nel folto dell'abetina. Presento ora alcuni prospetti, da' quali risulterà meglio il re- lativo comportarsi della vegetazione nella flora vallombrosana. Osserverò soltanto che, in complesso, è la regione dell' abete quella più ricca di specie, poiché tanto nel folto del bosco, quanto su' prati che lo interrompono si può raccogliere il maggior numero di erbacee. Il castagneto è già più povero di vegeta- zione, se si tolgono le specie legnose che vi costituiscono il sot- tobosco (Cornus mas, Populus tremula, Corijlus, Osirya ecc.). Molto povera di vegetazione, come dissi, é la faggeta, la quale non ha che un numero assai limitato di piante caratteristiche, * * Il Hook, lo dà però già come dubitativo. * Cfr. Leunis, Synopsis, 2» ediz., voi. I, pag. 746 e segg. ' Leunis, op. cit. * Leunis, op. cit. ' Nei prospetti che presento sono ommesse del tutto le piante più comuni, e quelle più diffuse nella regione, a meno che non aves- sero un' importanza particolare. 58 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA a). Piante imi caratteristiche del Castagneto. * Helleborus foeticlus L., Aquilegia vulgaris L. (margine supe- riore). Barì)a7'ea praecox Br., B. vulgaris L. (entrambe al li- mitare superiore). Lepidìum campestre Br. (raro; margine superiore). Dianthus Armeria L., D. Carthusianorum L., An- drosaemum officinale Ali. (lungo i corsi d'acqua; non frequente). Hypericuìn montanum L., Acer opulifolium Vili, (al margine superiore, dove s'incontra coli' abete). ' A. campestì^e L. (nella regione inferiore). Genista germanica L., G. pilosa L. (entrambe sparse). Melilotus alba Dsr., Trifolium ochroleucwn Ìj., sparso verso il margine superiore, T. subterraneum L., piuttosto fre- quente nella parte inferiore della regione, al limitare con gli oliveti. Galega ofìlcinalis L., Astragalus glycyphyllus L,, al mar- gine superiore soltanto, e non frequente; Latliyrus silvesiris L., Orobus tuberosus L., Vida Gerardi Vili., verso la parte supe- riore, arrivando fino sotto gli abeti. Potentina Tormentilla Scp., Agrimonia Eupatoria L., al margine superiore. Crataegus monogyna Jcq., non frequente. Sedum maximum Lat., raro, S. altissimum Poir., assai più frequente. Cornus mas L., Ga- lium Mollugo L., Vinca m,inor L., al limitare inferiore. Atropa Belladonna L., al limitare superiore. Laihraea Squamarla L., sulle radici di piante diverse. Teucrium CJiamaedrys L., fino al limite superiore. Scutellaria Columnae Ali., sporadica. Me- littis melissophyllumh., non frequente. Thymus montanusW Ai., non frequente, al margine superiore. Daphne Laureola L., piut- tosto rara. Quercus sessiliflora Sai., ^ Q. Cerris L., Ostì-'ya carpi- ^ Le piante clie fanno solo sul limitare del bosco, specialmente quelle pratensi (vedi alla lettera e), non sono comprese, a meno che non sia espressamente indicato. ' Il prof. BoRzl definisce, più esattamente, nel suo Compendio della Flora ital. (Messina, 1885) a pag. 39, questa specie per A. ita- lum Lauth., e come tale viene pure considerata (sens. lat.) da F. Pax nella monografìa del genere {Engler^s Botan. Jahrb., VI e VII). Nella grande varietà di forme, il Pax caratterizza la nostra pianta per A. italum Lauth., II, subsp. variabile Pax (sinon. di A. Opalus Ait.). ' Uno studio delle interessanti forme di diverse querce che fanno nella foresta di Vallombrosa, è stato iniziato, ma non ancora con- dotto a termine. ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 59 nifolia Scp., Populus tremula L., CepUalanthe'ra ensifolia Rich., per lo più sul margine. Crocus vermts AVlf., sparso. Tamics communis L,, Erythronium Lens canis L., molto raro. Juncus conglomeratus L., Luzula campestris DC, Carex remota L., qua e là. Briza Tnaxima L., Dracìiupodimn silvaticum R. S. b). Piante particolari dell' Abetina [Abies alba 'b,l\\\.'\. Conjdalis cava Schw., Cardamine impatiens L. (suir orlo), Dentaria bulbifera L., Lunaria rediviva L. (lungo i corsi d'acqua), Viola odorata L. (sul margine), Silene Armeìna L. (non frequente), Stellaria nemoricm L., Moehringia triner- via Clrv., Tìlia intermedia DC, T. parvifolia Ehrh. (un unico esemplare), Geranium disseclum L. (non frequente), G. no- dosam L., Oocalis Acetosella L., Orobus vernus L., Prunus aviwn L., Ricbics Idaeus L. (al margine), R. hirtiis W. K. (piuttosto frequente), ' i?q5a arvensis X canina Chr.,^ Pirus Mahcs L. (sparso come il P. communis L., che è anche meno frequente), Sorbus aucuparia L., S. Aria Cr., Circaea Lu- tetiana L. (molto sparsa), Clirysosplenimn alternifoliuin L., Pemedanum sulcatum Nym., Heraclewn Shondijlium L., Cliae- ropliyllwm aureum L., C temutimi L., Bunium Bidbocasta- nmn L. (raro), PliysospermuTn aquilegifolium Kch., Sanicula europaea L. (al margine), Sambucus racemosa L., Galium silvaticum L,, Valeriana iripteris L., Senecio nemorensis L. (sul margine, piuttosto frequente), Gnaphalium uliginosum L. (non frequente), Adenostyles viridis Cass. (lungo i corsi d' ac- qua, con Petasites offìcinalis Mch. e P. albus G.), Cirsium lan- ceolatam L., C. arvense Scp., Centaurea amara L., C. wion- ^rtna L., Lactuca muralis Fres., i. Scariola L. (assai rara), Prenanthes purpurea L., Hieracium vulgatiim Fr., ^. agera- toides Fr. (secondo la identificazione di Levier e Sommier'), Pyrola rotundifolia L., P. minor L. (meno frequente della * Non ho potuto dedicare finora uno studio speciale alle diverse e numerose forme del genere Buhus. Per alcune forme critiche rimando al lavoro di Levier e Sommier in Nuovo Giorn. hot. ital., XXIII. - Uno studio più particolare sulle forme del genere Eosa verrà presentato più tardi. » Op. cit., pag. 260. 60 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA precedente), Myosoiis silvatica (HfFm.) Lehm., Scrophularia Scopolìi (Hpe.) P., * S. Hoppii Kch. (rara), Veronica officina- lis L., F. Beccabunga L. (presso l' acqua), Teucrium Scoro- donia L. (frequente), Salvia glutinosa L., Galeopsis versico- lor Crt., Stachys alpina L., Cyclaìnen liederaefolimn Bert., Ewpìiorbìa dulcis L., Juglans regia L., Carpinus Betulus L., Populus alba L., P. nigra L., Salix alba L., Taxus baccalà L., Cephalanthera rubra Rich. (rara), Nèottia Nidus avis Rich. (abbondante), Listerà ovata Br., Orchis mascula L., Platan- tliera chlorantha Cent., P. bifolia Rchb. (più frequente della precedente), Galanthus nivalis L,, Polygonatum verticilla- tum Ali., P. officinale Ali. (entrambe le specie piuttosto rare), Juncus bufonius L., Luzula nivea DC, Arisarmn probosci- deum Sav., Melica uniffora Retz., Poa nemoralis L., Glyceria ffuitans. e). Piante più caratteristiche nella Faggeta. Anemone ranunculoides L., Adoxa MoscliatelUna L. (rara), ' Senecio silvaticus L., Campanula persicifolia L. (in una sola località), Crocus vernus Wlf. (sporadico), Galanthus nivalis L. (assai sporadico), Carex silvatica Host. (Con^mi^a). Il Presidente prof. Pirotta, dopo alcune osservazioni sulla comu- nicazione precedente, dice che il num. 225 degli esemplari dell'/^er albanicum (1892) del dott. A. Baldacci porta una bella Lorantacea, V Arceutliohium Oxycedri M. B., raccolto sul Juniperus Oxyoedrus L. « in sylvis ad pagum Bogdan sub monte Fomor, 10 Aug. 1892, » e * Nel Prodromo del prof. Caruel (pag, 481) non è citata la lo- calità di Vallombrosa. Con i Compendii si determina le specie per S. grandidentata Ten. Nel voi. VI della Flora italiana di F. Par- latore il Caruel ricorda la S. grandidentata Ten. come forma me- ridionale della S. Scopolìi Hpe., e cbe « lo stesso Tenore non riteneva distinte le due specie. » Sorprende invece di trovare, presso altri Autori, le due specie considerate come autonome. (Cfr. ancbe Ny- MAN, Conspectus, pag. 533). * Una seconda località, ne' pressi dell' Istituto — cioè nella re- gione dell' abete — andò distrutta, or non sono molti anni, per la fabbrica di un muro in quel posto. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 61 ne trae occasione per parlare intorno alVJiahitat ed alla distribuzione di questa rara e mal nota pianta. Ricorda cioè che essa non vive soltanto sul Junisperus Oxycedrus ma anche sul J. rufescens, macrocarpa, Sabina e communis e nel Nord-America su due specie di Pinus {ponderosa e Banksiana ecc.). Abita il bacino del Mediterraneo (oltre altre regioni fuori di esso); ma per quanto ben si sa fino ad ora la sua distribuzione è la seguente : Portogallo, Spagna centrale e meridionale, Francia meridionale fino al confine geografico italiano ; poi saltata tutta l'Italia meno V Istria, dove fu riscontrata, ripiglia la sua strada lungo la Dalmazia, il Montenegro, la Macedonia, la Serbia, la Grecia fino al Libano ed alla Persia e forse più ad oriente. Fu pure trovata nell' Africa bo- reale. Ora il prof. Pirotta richiama l'attenzione dei botanci italiani sul fatto della lacuna che la penisola nostra fa lungo la linea di distribuzione di questa pianta, e li invita a farne ricerca, essendo poco facile ammettere la sua reale mancanza e dovendosi essa at- tribuire piuttosto alle poche ricerche fatte ed alla difficoltà di rin- tracciare il curioso parassita. Il prof. R. Pirotta presenta poi degli esemplari di due Acacia portate dall' ing. Robecchi-Bricchetti dai suoi viaggi nell' Africa orientale. La prima, i-accolta nel 1889 sulla via da Zeila a Gildessa nel paese dei Danakil ; pare nuova e il prof. Pirotta la denomina Acacia Roheccliii; la seconda fu trovata nell'Ogaden (interno del paese dei Somali) ed è certamente affine all'^. Fistula Schw., ma ben distinta. Sono interessanti perchè e 1' una e 1' altra appartengono a quel gruppo di Acacie che son dette formicarie, perchè le loro stipole metamorfosate in robuste spine, sono, almeno in parte, fortemente rigonfiate alla base, cave nell'interno e colle cavità abitate da for- miche, che comunicano coli' esterno col mezzo di appropriati fori. Esaurite le comunicazioni è levata la seduta. SEDE DI FIRENZE. Adunanza dell' 8 gennaio 1893. Dichiarata aperta la seduta, il Presidente proclama nuovo Socio il signor NoRis Francesco di Bordighera. Informa quindi che il Consiglio ha pensato di ristampare lo Statuto sociale con le varianti occorse dal 1888 al 1892; è inserito nel 1° fascicolo del Bullettino del corrente anno ma ne furono pure stampate alcune copie a parte. A termine dello Statuto non avendo adempiuto agli obblighi so- ciali, sono dichiarati morosi e perciò espulsi dalla Società i Sigg. Lo- 62 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE jacono Pojero Michele di Palermo, Mantin Giorgio di Parigi, Eicci Marchese Eiccardo di Firenze. L'Archivista Michbletti annunzia i doni pervenuti alla biblioteca. Dal dott. P. Pichi: Pichi. Sopra l'azione dei sali di rame nel mosto di iiva sul Sciceli aroviyces dlipsoideus. Conegliano 1891. — Eicerche fisiopatologiche siilla vite in relazione al parassitismo della Pero- nospora. Conegliano 1892. — Eicerche morfologiche sopra due nuove specie di Saccharomyces^ prossime al S. membranaefaciens di Hansen. Conegliano 1892. — Pichi e Marescalchi A. Sulla fermentazione del mosto di uva con fermenti selezionati. Conegliano 1892. Dal dott. E. C. Hansen: Hansen. Eecherches faites dans la pra- tique de l' industrie de la fermentation (Contributions à la biologie des microorganismes). Copenhague 1892. Dal dott. P. Schottlander : Schottldnder. Beitrage zur Kenntniss des Zellkerns und der Sexualzellen bei kryptogamen. Breslau 1892. Il Socio Mori, professore alla università di Modena, ha inviato una memoria che porta il titolo : ENUMERAZIONE DEI FUNGHI DELLE PROVINCIE DI MO- DENA E DI REGGIO, PER A. MORI. (Continuazione). Centuria III. UREDINEAE. Uromyces. 1. Uromyces appendiculatus (Pers.) Link. — Sacc. Syll. fung. omn. VII, pag. 535. Sulle foglie del Phaseolus vulgaris alla Staggia e nei con- torni di Modena, Estate 1891. 2. Uromyces Anthyllidis Schroet. — TI. Trigonellae Pass. Sulle foglie di Trigonella Foenum graecum nei contorni di Modena, Luglio 1890. 3. Uromyces striatds Scliroet. — Sacc. Syll. fung. omn. VII, pag. 542. Uredo Medicaginis Pass, in Thum. Herb. myc. oecen. n. 156. U. Medicaginis falcatae Wint. Die Pilze pag. 159. PuGCinia. 4. PucciNiA Allii (DC.) Rud. — Wint. Die Pilze pag. 184 — Sacc. Syll. fung. omn. VII, pag. 655. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 63 Sopra le foglie di varie specie di Allium lungo le sponde del Panaro presso Marano, Giugno 1889. 5. PucciNiA BOLLATA (Pers.) Scliroet. — Sacc. Syll. fung. omn. VII, pag. 634. Sulle foglie del Physospet^mum aquilegifolium, presso Serraraazzoni, Luglio 1892. 6. PucciNiA Cerasi (Bereng.) Gas. — Wint. Die Pilze pag. 193 — Sacc. Syll. fung. omn. VII, pag. 640. Sulle foglie del Prunus Cerasics e dell' Amygdalus Per- sica, Casinalbo, Ottobre 1892. 7. PuccimA Convolvoli (Pers.) Cast, — Wint. Die Pilze pag. 204. — Sacc. Syll. fung. omn. VII, pag. 610. Sulle foglie del Convolvulus saepium, Casinalbo, Settem- bre 1892. 8. PocciNiA Proni Pers. Syn. fung. pag. 226. — Wint. Die Pilze pag. 193. — Sacc. Syll. fung. omn. VII, pag. 648. Sulle foglie del Prunus domestica alla Staggia e su quelle del Pricnus Ar?neniaca presso Modena, Estate 1890. 9. PocciNiA SciRPi (DC.) Wint. Die Pilze pag. 182. — Sacc. Syll. fung. omn. VII, pag. 659. Sulle foglie di Scirpus lacustris alla Staggia, Autunno 1890. 10. PocoiNiA Sorghi Schwein. — Sacc. Syll. fung. omn. VII, pag. 659. — P. Maijdis Bereng. in Atti della VI Riunione degli Scienziati italiani a Milano pag. 475. Sulle foglie della Zea Mays nelle Valli di S. Anna presso Modena, Agosto 1891. 11. PocciNiA Thesii (Desm.) Caill. in Duby Bot. Gali. II, pag. 889. — Sacc. Syll. fung. omn. VII, pag. 612. Sulle foglie del Tìiesium intermedium, Montardone, Lu- glio 1892. Phragmidiwn. 12. Phragmidiom sangoisorbae (DC.) Schroet. — Sacc. Syll. fung. omn. VII, pag. 742. — Ph. fragariae Wint. Die Pilze I, pag. 228. — Ph. Poterà Fuck. Symb. myc. pag. 46. Sulle foglie del Poterium sanguisorba nell'Orto botanico, Aprile 1890. 64 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Aecìdium. 13. Aecìdium Nymphoidis DC. FI. fr. II, pag. 597. — Sacc. Syll. fung. omn. VII, pag. 809. — Passer. in erb. critt. ital. Sez. 11^ n. 1066. Sulle foglie del Li7nnanthem,um nymphoidis nell' Orto bo- tanico, Estate 1890. HYMENOMYCETEAE. A7nanUa. 14. Amanita strobiliformis Vitt. fung. mang. pag. 59, tav. 9. — Fries Hymen. eur. ed. alt. pag. 21. Boschi del Modenese, Autunno 1887. 15. Amanita ovoidea Bull. — Fries Hymen. eur. ed. alt. pag. 18. — Sacc. Syll. fung. omn. V, pag. 8. — Vittad. fung. mang. tav. II. Dintorni di Modena,. Autunno 1890. Lepiota. 16. Lepiota naucina Fries. Hymen. eur. ed. alt. pag. 34. — Berk. Outl. pag. 94. S. Donnino presso Modena, Autunno 1890. Tricholoma. 17. Tricholoma terreum Schaeff. — Cooke lUust. of Brit. fungi tav. 50. S. Donnino presso Modena, Autunno 1890. Clitocyte. 18. Clitocybe saccata (Scop.) Fr. Hymen. eur. ed alt. pag. 108. — Bull. tav. 570, fig. I. Prati di Casinalbo e di S. Donnino, Autunno 1890. Oìnphalia. 19. Omphalia fibula Bull. Cliam. tav. 186, 550, fig. I. — Berk. Outl. pag. 433. — Fr. Hymen. eur. pag. 164. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 65 Nella Montagnola dell' Orto botanico di Modena, Autun- no 1890. Volvaria. 20. Volvaria parvdla Fr. Hymen. eur. ed. alt. pag. 184. — Bull. tav. 330. Nei prati a S. Donnino presso Modena, Autunno 1890. Pholiota. 21. Pholiota mutabilis Schaeff. — Berk. Oufl. tav. 8, fig. 3. Dintorni di .Modena sui tronchi degli alberi, Autunno 1890. Inocyì)e. 22. iNOCYBE RIMOSA (Bull.) Fries. Hymen. eur. ed. alt. pag. 232. — Bull. tav. 388. Prati di Casinalbo presso Modena, Autunno 1890. Hypìioloma. 23. Hypholoma fasciculare Fr. Hymen. eur. ed. alt. pag. 291. S. Donnino presso Modena, Autunno 1890. Coprìnus. 24. Coprìnus comatus Fr. — Gillet Hymen. pi. supplementura. Orto botanico. Ottobre 1890. Paxillus. 25. Paxillus involutus Fr. Hymen. eur. ed. alt. pag. 403. — Gillet Hymen. pi. supplementum. Vignola, nelle boscaglie in riva al Panaro, Autunno 1891. Hygrophorus. 26. Hygrophorus conicus Fr. Hymen. eur. ed. alt. pag. 419. — Bull. tav. 50. Vignola, nelle boscaglie in Riva al Panaro, Autunno 1891. Bull, della Soc. boi. Hai. 5 66 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Marasmius. 27. Marasmius rotula Scop. — Fr. Hymen. eur. pag. 477. — Micheli tav. 74, fig. 5. — Berk. Outl. tav. 14, fig. 7. Sulle foglie secche di Quercia iiell' Orto botanico di Mo- dena, Autunno 1890. Polyj^orus. 28. PoLYPORUS VARius Fr. Syst. myc. I, pag. 352. Hymen. eur. pag. 535. — Sacc. Syll. fuug. omn. VI, pag. 84. — Bull. tav. 360 e 445, fig. 2. Gillet Planch. supplementum. Appennino reggiano al Ventoso, Agosto 1889. Polysiiches. 29. PoLYSTiCTUS PERENNis (Limi.) Karst. — Sacc. Syll. fung. omn. VI, pag. 210. Polyporas x^fì^^ennis Fr. Syst. myc. I, pag. 350. Hymen. eur. ed. alt. pag. 531. — Bull. tav. 28 e 449, fig. 2. Boschi di Faggio presso il Lago Cerretano nell' Appennino reggiano, Agosto 1889. GASTEROMYCETEAE. Hijmenogaster. 30. Hymenogaster Bulliardi Vittad. Monogr. Tuber. pag. 23, tav. 3, fig. 5. — Sacc. Syll. fung. omn. VII, pag. 168. — Tuher moscatum Bull. tav. 479. Villa del Colombaro presso Castelnuovo, Gennaio 1889. Lycoperdon. 31. Lycoperdon hyemale Bull. Champ. tav. 143. Nei prati di Casinalbo presso Modena, Ottobre 1890. Cyathus. 32. Cyathus striatus Hoffm. — Bull. Champ. tav. 40 A. — Mich. tav. 102, fig. 2. — Berk. Outl. tav. 2, fig. 3. Colli di Montegibbio sui rami mezzo fracidi. Estate 1889. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 67 PHYCOxMYCETEAE. Bremia. 33. Bremia Lactdcae Regel Bot. Zeit. 1843 tav. Ili B. — Sacc. Syll. fung. omii. VII, pag. 244, Sulle foglie di Sonchus oleraceus, Casiaalbo, Settembre 1892. Cystopus. 34. Cystopus cubicus De By. in Ann. Se. nat. Ser. IV, tom. XX, pag. 128. Sulle foglie di Liula e Tragopogon nei dintorni di Mode- na, Estate 1890. TUBERACEAE. Balsamia. 35. Balsamia vulgaris Vittad. Monogr. Tuber. pag. 30, tav. 1, fig. 2. Villa del Colombaro presso Castelnuovo, Gennaio 1890. Tuber. 36. Tuber brumale Vittad. Monogr. Tuber. pag. 37, tav. 1, fig. 6. Villa del Colombaro presso Castelnuovo, Autunno 1890. 37. Tuber macrosporUxM Vittad. Monogr. Tuber. pag. 35, tav. 1, fig. 5. Villa del Colombaro presso Castelnuovo, Autunno 1890. 38. Tuber rufum Pico. — Vittad, Monogr. Tuber. pag. 48, tav. 1, fig. 1. Villa del Colombaro presso Castelnuovo, Autunno 1889. Exoascus. 39. EX.0ASCDS Pruni Fuck. — Sacc, Syll, fung, omn. Vili, pag. 817. Sui frutti immaturi del Prunus spinosa a Montardone, Maggio 1892. 68 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Taplirina. 40. Taphrina aurea (Pers.) Fr. Syst. myc. Ili, pag. 520. Sulle foglie del Pioppo a Casinalbo, Maggio 1892. DISCOMYCETEAE. Stegia. 41. Stegia Ilicis Fr. Obs. myc. II, pag. 312. — Sacc. Syll. fung. omn. YIII, pag. 733. Sulle foglie disseccate dell' Ilex Aquifolium nell' Orto bo- tanico, Maggio 1890. PYRENOMYCETEAE. Hypoxylon. 42. Hypoxylon coccineum Bull. Champ. pag. 174, tav. 345, fig. 2. — Sacc. Syll. fung. omn. I, pag. 353. Sui tronclii morti di Faggio nell' Appennino modenese, No- vembre 1892. Cei^atostomella. 43. Ceratostomella vestita Sacc. Mich. I, pag. 370. Syll. fung. omn. I, pag. 409. Fungi ital. n. 344. Differt a specie a Clariss. Saccardo descripta, sporidiis plu- riguttulatis. Sopra i Faggi nell'Appennino reggiano. Estate 1889. Laestadia. 44. Laestadia Cookeana (Auersw.) Sacc. Fungi ven. Ser. V, pag. 175. Syll. fung. omn. II, pag. 421. Fungi ital. tav. 544. — Sphaeria Cookeana Auersw. Sulle foglie disseccate di Quercia nelle colline di Puianello, Maggio 1889. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 69 Melanomma. 45. Melanomma Pyri n. sp. Peritheciis sparsis vel gregariis cortice adnatis, atris, 480-464, ostiolo minuto pertusis: ascis clavatis, 200 * 036 octosporis, parafisibus filiforraibus asco lon- gioribus: sporidiis disticis, brunneis 6-7 septatis, 44-48*16-20, ad septa vix constrictis. Hab. in cortice Pivi communis, Casinalbo prope Mutinam. Pyrenophora. 46. Pyrenophora Notarisii Sacc. Syll. fung. omn. II, pag. 258. — Venturìa Dianihi De Not. Sfer. ital. pag. 77, tav. 82. Sugli steli e le guaine del Dianthus Caryophyllus negli Orti di Modena, Estate 1889. Cucurhìtaria. 47. Cucdrbitaria Laburni (Pers.) De Not. Erb. critt. ital. n. 875. — Sphaeria Laburni Pers. S3''n. pag. 50. — Sacc. Syll. fung. omn. II, pag. 308. Sulle foglie di Cytisus Laburnwn a Serramazzoni, Mag- gio 1892. Phyllachora. 48. Phyllachora Ulmi Fuck. Symb. myc. pag. 218. — Sacc. Syll. fung. omn. II, pag. 594. Sulle foglie disseccate di Ulmus campeslris nell' Orto pub- blico di Modena, Novembre 1889. MYXOMYCETEAE. Physarwm. 49. Physarum cineredm (Balsch.) Pers. Syn. fung. pag. 170. — Sacc. Syll. fung. omn. VII, pag. 344. Sulle foglie di varie graminacee nell'Orto botanico. Apri- le 1890. 70 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE FuUgo. 50. FuLiGo SEPTiCA (Link.) Gmel. Syst. nat. pag. 1466. — Sacc. Syll. fung. omn. VII, pag. 353, — Reticularia lutea Bull, tav. 380, fig. I. Sulle foglie di AUernanthera nell'Orto botanico, Maggio 1889. Stemoniiis. 51. Stemonitis fosca Roth. — Sacc. Syll. fung. omn. VII, pag. 397. Sulla corteccia di un Faggio a Cerreto nell' Appennino reg- giano, Estate 1889. (Continua). Ha la parola il sig. E. Baroni. LICHENI RACCOLTI DAL PROF. E. RODEGHER NELL' ITA- LIA SUPERIORE. NOTA DEL DOTT. E. BARONI. Le ricerclie del prof. Rodegher nel territorio compreso nella Val Camonica e nel Bergamasco sono state oggetto di altra mia comunicazione che ho avuto l'onore di fare alla Società botanica italiana in questo stesso anno.^ Di recente dallo stesso Rodegher mi sono stati inviati circa 200 esemplari fra Muschi e Licheni raccolti negli anni 1891 e 1892, che rappresentano almeno 00 specie di Licheni e altrettante di Muschi. Per quanto il nu- mero sia ben poco considerevole, pure lo stimo sufficiente a dare un' idea della vegetazione lichenologica di questa regione, tanto più che il signor Rodegher ha incontrato alcune forme caratteristiche che possono essere di qualche interesse. Nella presente nota tengo solo parola dei Licheni. La regione esplorata dal sig. Rodegher comprende esattamente il territorio attraversato dall'Oglio e dai suoi principali affluenti la Mella ed il Chiese. * Frammenti lichenografici {Bullettino della Soc. hot. ital., n. 3. Fi- renze, 1892). ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 71 La Val Camonica è formata, nella parte N.E. della provincia di Bergamo, da due bracci di una ramificazione delle Alpi Re- tiche e si estende sino al Lago d'Iseo. Rimontando l' Oglio da Lovere e da Pisogne ad occidente del monte Guglielmo si va a Breno ed a Niardo, passando prima da Boario, ove ci sono sorgenti di acque solforose. Breno, ca- poluogo con sottoprefettura, è all' altezza di 500 m. e Niardo, alla distanza di 4 chilometri, é a 600 m. Da Niardo e da Breno si va a monte Stabio (2000 m.) o per monte Ferrone (1900 m.) o per monte Sabbione (2500 m.). Da Niardo pure si va in sei ore sulla Concarena, a destra del- l' Oglio, ove trovasi monte Cavallo (2200 m.) e nella stessa ca- tena Lezio, formato dai tre paesi Lozio, Laveno e La Prada. Oltre Niardo, continuando per lo stradale che rasenta 1' Oglio, si trova Capo di Ponte (500 m.), indi Cedegolo (650 m.) e poi Malonno ed Edolo, capoluogo di Mandamento, Più sopra incon- triamo Stadoline, Temù, Peja e Ponte di Legno, indi Scanno, Prechesaglio e finalmente Pezzo, ultimo paese della Val Camo- nica, all' altezza di 2000 m. Da Cedegolo si va in sette ore al Lago d'Arno, passando per il monte Coppo e monte Zucchello o Zuccone (2200 m.). Il Lago d'Arno, che segna il confine con la Svizzera, è lungo circa 3 chilometri per una larghezza massima di mezzo chilometro e trovasi all' altezza di 2000 m. * * * 1. Alectoria jubata (L.) Ach. Ai). Pendente dagli alberi del monte Stabio e presso il Lago d'Arno. 2. EVERNIA PRUNASTRI (L.) Ach. Ab. Sulle scorze degli alberi a Niardo. 3. EVERNIA FURFURACEA (L.) Ach. Al). Sulla terra del monte Stabio ed al Lago d'Arno. Sporifera in Val Furva, sopra Cecina in Val di Sotto, nelle Valli Lunga e Lemma presso Tartano (Anzi, Catal. Lich., pag. 19); Padovano, Trevigiano, Veronese e Vicentino (Bizzozero, TI. ven. critt., par- te II, pag. 6) ; Sempione (Baglietto, Comm. critt. ital., 1864, pag. 297). 72 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 4. Ramalina pollinaria (Ach.). var. rupestris Flk. Ab. Sulla terra del monte Stabio e al Lago d'Arno. Provincia di Sondrio, la specie (Anzi, 1. e, pag. 20); provincia Venete (Bizz., 1. e, pag. 6). La varietà non era finora citata, per quanto sappia. 5. Cladonia rangiferina (L.) Hofifm. j3. sylvatica (L.) Hoffm. Ad. Sulla terra dei Colli di Niardo e sul monte Zucchello. 6. Cl. uncialis (L.) Fr. = Cl. stellata Kòrb. pag. 37. Ab. Sulla terra del monte Concarena (2000 m.). Provincia di Sondrio (Anzi, 1. e, pag. 17); Ospe- daletto e S. Ambrogio nel Veronese (Pollini, FI. ver., Ili, pag. 481); Padovano (Trevis., Prosp., pag. 49: Cl. uncialis). 1. Cl. deformis alpestris Rbh. Ab. Sulla terra del monte Zucchello. Il tipo nei boschi più elevati della Valtellina e dei distretti di Bormio e Chiavenna (Anzi, 1. e, pag. 14). 8. Cl. coccifera (L.) Schaer. Ab. Sporifera sui Colli a nord di Fontana presso Bergamo. Nel bosco Cansiglio del Trevigiano, ad Auronzo nel Cadore (Mass., Sched. cr., pag. 125); Veronese, Vi- centino, Padovano (Bizz., 1. e, pag. 5). 9. Cl. botrytes Hoffm. Ab. Sulla terra dei Colli di Niardo. Qaesta specie non la citano, né Anzi, né Bizzozero. 10. Cl. squamosa Hoffm. a. frondosa Del. j3. crassa Del. Ab. La specie sui Colli di Fontana ; la var. a) sulla terra del monte Zucchello ; la var. j3) sulla terra al Lago d'Arno. Ambedue le var. sui troncbi marci di castagno nel monte Rua degli Euganei (Mass., 1. e, pag. 159 e 160) ; nei Colli Bassanesi (Beltram., Licb. Bass., pag. 40). ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE là 11. Cl. furcata (Huds.) Fr. a. racemosa Flk. J3. corijmbosa Nyl. 7. muricata Del. 5. pungens Fr. f. squamìfera. var. recurva Hoffm. ^&. La specie e la var. recurva sulla terra al Lago d'Arno, sul monte Zucchello, sul Barbellino, sul monte Stabio ; le var. a) e y) sui Colli di Niardo ; la var. fi) a Cede- golo ; la var. S) a Breno a sul monte Stabio. Provincia di Sondrio (Anzi, 1. e, pag. 16); Vero- nese, Vicentino, Padovano, Trevigiano e nel Friuli (Bizz., 1. e, pag. 5); il tipo e la var. a) nella Valle Intrasca e presso Locamo (Bagl., 1. e, pag. 322). 12. Cl. gracilis Hoffm. Ab. Sulla terra e fra' muschi dei Colli di Niardo. Provincia di Sondrio (Anzi, 1. e, pag. 12). 13. Cl. fimbriata (L.) Fr. var. coronata Ach. Ab. Sulla terra dei Colli di Niardo. La var. per quanto è a mia notizia non è citata dell' Italia superiore. 14. Cl. pyxidata (L.) Fr. a. costata Kbr. fi. syntheta (Ach.). 7. PocUlum (Ach.). 5. neglecta (Flk.) Schaer. e. iubaeformis Hoffm. Ab. La specie sui Colli di Niardo ; la var. a) a Carenno ; fi) al Lago d'Arno ; 7) sui Colli a nord di Fontana e sul monte Stabio ; 0) sulla Padova ; s) sul monte Zucchello. 15. Cl. alcicornis (Leight.) Flk. Ab. Nelle macchie aride al fiume Serio e a S. Giovanni delle Formighe. Monti di S. Abondio e di Capiago a levante di Como (Anzi, 1. e, pag. 11); Bassanese, Veronese, Padovano e Veneziano (Bizz., 1. e, pag. 4). 74 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 16. Cl. bacillaris Ach. Ai). Sulla terra dei Colli di Niardo. Gli autori non la citano dell' Italia superiore ; gli esemplari da me esaminati furono messi a confronto con esemplari autentici di Delise, che si conservano nell' Erbario centrale di Firenze. 17. Stereocaulon incrdstatdm Fr. Ad. Sulla terra del monte Concarena a 2000 m. 18. Cetraria islandica (L.) Ach. Al). Sulla terra dei Colli di Niardo e del m. Barbellino. 19. Parmelia tiliacea (Hoffm.) Fr. Ab. Sugli alberi presso il Lago d'Arno. 20. P. BoRRERi Turn. Ad. Sui tronchi dei Colli di Bergamo e al Lago d'Arno. Sporifera sui tronchi a Corna presso Tartano, Vali© d'Arigna (Anzi, 1. e, pag. 27) ; Veronese (Mass., 1. e, pag. 74, n. 107); Bassanese (Beltr., 1. e, pag. 76: P. dubia); sterile sulle querele e castagni nella campa- gna di Trobaso (Bagl., 1. e, pag. 302). 21. P. CAPERATA (L.) Ach. Ab. Sugli alberi dei Colli di Bergamo. 22. P. CONSPERSA (Ehrh.) Ach. var. stenophylla Ach. Ai). Sulla terra dei Colli di Niardo. Sulle rupi e sui legni nella provincia di Sondrio (Anzi, 1. e, pag. 28). 23. P. PROLIXA Nyl. Ab. Insieme alla precedente. Questa specie differisce dalla P. oUvacea « thallo nitidiore angustius laciniato-imbricato, laciniis haud ambitu dilatatis, apotheciis obscuris, sporis longe mi- uoribus etc. » (Nyl. Syn., pag. 396). 24. P. SINUOSA Nyl. Ab. Sulla terra e sulle rupi dei Colli di Niardo. Sulle rupi muscose alle falde dei monti valtellinesi volti a settentrione (Anzi, 1. e, pag. 26). 25. Physcia aquila Nyl. Ab. Insieme alla precedente. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 75 26. Xanthoria parietina (L.) Th. Fr. Ab. Sugli alberi a Capo di Ponte. 27. Peltigera horizontalis (L.) Hoffm. Ab. Sulla terra muscosa del monte Stabio. 28. P. CANINA (L.) Schaer. var. membranacea Ach. Ab. La specie sulla terra a S. Giovanni delle Formighe ; la var. a Niardo, sul monte Stabio e sul monte Con- carena. 29. P. APTHOSA Adi. Ab. Sulla terra muscosa dei Colli di Niardo. 30. SOLORINA SACCATA Ach. Ab. Sporifera sulla Padova e al fiume Serio. 31. Umbilicaria pustulata (L.) Hoffm. Ab. Sporifera sulla terra dei Colli di Niardo. 32. Gyrophora spodochroa (Ehrh.) Ach. Ab. Insieme alla precedente. Alla Rosa sopra Poschiavo, nei bosciii sotto Cam- paccio a Livigno, a Sobretta e in Val di Forno nel co- mune di Val Furva (Anzi, 1. e, pag. 34) ; lungo la strada del Sempione pixittosto rara (Bagl., 1. e, pag. 327). 33. Ctasparrinia candicans (Dicks). Ab. Presso Romano Lombardo al fiume Serio. Sulla roccia delle vette del monte Baldo (Mass., Mem. licli., pag. 47). 34. Placodium fulgens (DC.) Ab. Insieme alla precedente. 35. Pl. Callopismum (Ach.). Ab. Sulle roccie dei Colli di Niardo. Presso Como ed alle falde dei monti Valtellinesi (Anzi, 1. e, pag. 40) ; muri del Veronese e Padovano (Mass., Flora, 1852, pag. 567). 36. Pl. murorum (DC.) Ab. Sui muri presso Niardo. 37. Thalloedema goeruleo-nigricans (Lightf.). Ab. Presso Romano Lombardo sul letto del Serio. Veronese e Tregnago (Mass., Sched. cr., pag. 48); a Rubbio nel Bassanese (Beltr., 1. e, pag. 97). 76 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 38. Rhizocarpon geographicum (L.) DC. Ai). Sulle roccie silicee presso Niardo. 39. PsoRA DECiPiENS (Ehrli.) Ach. Ai). Presso Romano Lombardo sul letto del Serio. Provincia di Sondrio (Anzi, 1. e, pag. 65); Vero- nese (Mass., 1. e, p. 58); Vicentino a B-ubbio, Anga- rano e monte Grappa (Beltr., 1. e, pag. 163) ; Pado- vano (Trevis., 1. e, pag. 49). 40. Lecidea tdrgidula Fr. Ab. Sporifera sui pioppi presso il Serio. Presso Rodolo sui tronchi ed in tutte le boscaglie del distretto di Bormio (Anzi, 1. e, pag. 82). 41. Graphis angdina Nyl. Al). Sporifera sugli alberi presso Niardo. Questa specie, caratteristica per il tallo bianco ci- nereo, determinato, per le lirelle nere semplici o bi- forcate, contornate dal tallo e per le spore grandi che misurano 30 jj. in lunghezza e 16 in larghezza, per quanto io sappia, non è stata ancora citata del- l' Italia. 42. Cyphelium chrysocephalum Ach. Ab. Sugli alberi presso Niardo. Sui tronchi dei larici sopra il confluente dei fiumi- celli Lemma e Bodrio, sui tronconi secchi sopra Ro- dolo (Anzi, 1. e, pag. 100). 43. Lepra chlorina Ach.. Ab. Sulla terra presso Niardo. 44. Lecothecium corallinoides (Hoffm.) Kbr. Ab. Sui sassi presso Niardo. 45. Collema pulposum Ach. Ab. Sui colli e sui muri di Bergamo. 46. C. MELAENUM Ach. Ab. Sui sassi fra Soanno e Salmezza. Sulle rupi del distretto di Bormio (Anzi, 1. e, , pag. 3) ; sui sassi nel bosco Cansiglio del Trevigiano (Berenger, Mass., 1. e, pag. 42). ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 77 47. C. PLICATILE Ach. Ab. Sui muri presso Bergamo. Sulle rupi calcaree umide in Valle dei Mulini ed in Val Gioera sopra Como (Anzi, 1. e, pag. 3); sco- gli umidi ed ombrosi nelle sponde del Brenta ad Oliere (Beltr., 1. e, pag. 21). 48. C. CRISPIFORME Wedd. Ab. Sulla terra fra Soanno e Salraezza. Confrontato con un esemplare autentico di Wed- del, elle si conserva nell' Erbario centrale di Firenze. 49. C. RIVULARE Ach. Ab. Insieme al precedente. Confrontato con un esemplare autentico di Delise che si conserva parimente nell' Erbario centrale di Firenze. 50. Leptogidm lacerdm (Ach.) Fr. Ab. Sulla terra dei Colli di Niardo. 11 Presidente fa notare come le località visitate da Rodegher con- finano con altre località molto esplorate da diligenti botanici; pur nonostante le raccolte del sig. B,odegber hanno fornito materiali interessanti ed anche qualche cosa di nuovo per l' Italia. Ciò deve essere un impulso per tutti i botanici italiani a continue e minu- ziose ricerche anche nelle località già esplorate. Siccome il Capitano Micheletti ha da comunicare intorno a que- stioni lichenologiche il Presidente lo invita a prendere la parola. OCHROLECHIA PARELLA VAR. ISIDIOIDEA MASSAL. COMUNICAZIONE DI L. MICHELETTI. Abramo Massalongo a pag. 63 della sua ogera « Schedulae cri- ticae in lichenes exsiccatos Italiae » descrive cosi V OchrolecMa parella var. isidioiclea: Thallo tartareo-leproso verruculoso squa- muloso sordide-albescente fusculo, primum limitato, dein effuso, squamulis saepe in papillis raraulosis corallinoideis apice fuscis atrisve abeuntibus. (Spermatocalia?) Status Ochrolechiae parel- lae ! — Isidium coralUnuni Ach. ISIeth., pag. 138, tab. 3, fig. 7 (bona); Lich. univ., pag. 575; Syn., pag. 281. — Slereocaulon Schrad. sp., pag. 100. — Varìolaria "Wahl. FI. Suec, pag. 883. — 78 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Istdium Schaer. spie, pag. 215 ; Exs. lich. helv., n. 236. — Lichen coralUnus Linn. Mant., pag. 131 ; Hoffm. Enura., pag. 40, tab. 4, fig. 2 (optiraa!); Wiilf. In lacqu. Collect., tab. 13, fig. 2; Engl. Boi, tab. 1541 (bona). Had. Ad Saxa trachytica in Euganeis (S. Daniele) Mass. * E quindi fa la seguente osservazione: « Che sia questo lichene lo stato spermatocalifero della Ocìirolecliia parella noi posso dire, perché non ho mai veduti i tromodoblasti, che sia poi figlio di questo lichene ed una sua anamorfosi ne sono sicuris- simo e convinto per molte osservazioni. Schaerer lo vuole figlio della Lecanora Schaereri, Fries e Wallroth della Lecanora sordida, Kòrber e vari altri di alcune Pertusaria. Avranno ragione tutti pel loro lichene, il mio poi nasce certo dal Lìchen parellusì » Noi sappiamo che la serie degli apateolichenes é costituita dai generi Lepra, Variolaria, Spiloma, Isidium ecc., i quali non sono che anamorfosi o metamorfosi di altre specie, per cui a stretta ragione scientifica quei generi non dovrebbero sussistere. E se i lichenologi non fossero il più delle volte costretti a studiare le forme tal quali le incontrano e le raccplgono, ma potessero invece rimontare alle origini o seguire il lento svi- luppo di un lichene e le alterazioni a cui può andare soggetto prima di raggiungerlo completamente, non solo verrebbe ra- diata dalla sistematica lichenologica la serie degli apateolichenes, ma non si vedrebbero le discordanze tanto frequenti tra i liche- nologi, come quelle additate nell'osservazione del Massalongo da me riportata. Una volta dunque che il Massalongo fu sicurissimo e convinto, per molte osservazioni, che il lichene, oggetto della presente mia comunicazione, é una anamorfosi della sua Ochrolechia pa- rella, io trovo che ebbe perfettamente ragione di distinguerlo col nome di Ochrolechia parella var. isìdioidea, invece che con quelli di Isidium, Variolaria, Pertusaria ecc., usati da molti altri autori. E strano, ma in lichenologia queste anomalie sono abbastanza frequenti, il vedere dunque un lichene, figlio (figlio degenere in * Io la raccolsi a Monte Oliveto presso Monzambano, e cresceva sui graniti erranti, a Fossaboldone. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 79 vero) di una delle Lecanoreae, passare a far parte, per questo solo fatto della degenerazione, in un'altra famiglia, quelle delle Pertusarieae. I lichenologi, sebbene possano inchinarsi senz'altro davanti alle asserzioni di un Abramo Massalongo, potrebbero però ob- biettare ch'egli non ha declinate le molte osservazioni per le quali ebbe a formarsi quella sua convinzione. Ed avendo io avuto la fortuna di fare un'osservazione che conferma quelle del fu mio professore, mi è grato di farla conoscere alla Società. Nel bosco dei Francescani a Fiesole vi è un muro a secco, una specie di terrapieno, che ha due lati, l'uno esposto a le- vante, r altro rivolto a settentrione. Il primo é scoperto e gode della luce diretta del sole, il secondo, battuto dai venti di tra- montana per parecchi mesi dell' anno, gode anche di poca luce per essere fiancheggiato da un folto boschetto d'alberi e di ar- busti. Costà r Ochrolechia parella riveste una gran parte dei due lati del muro, e molti esemplari di questo lichene mostrano il loro tallo che, accavallandosi allo spigolo del muro, si stende a destra e a sinistra. Ebbene : tutto ciò che sta a destra, cioè al- l' Est, rappresenta 1' Ochrolechia parella tipica ; quanto sta a sinistra, cioè al Nord, mostra invece la varietà isidioidea. La linea di demarcazione fra la specie e la varietà è lo spigolo del muro. Non un solo apotecio della specie si trova nella porzione set- tentrionale del tallo dei singoli esemplari addossati allo spigolo, mentre di siffatti apoteci ve n'è a dovizia nella porzione del tallo che resta all'Est. Nessun dubbio pertanto che la Pertu- saria corallina (L.) Arn. * sia un' anamorfosi dell' Ochrolechia parella ed a buon diritto costituisca la var. isidioidea di Massai. Ne presento alla Società alcuni esemplari che ho potuto to- gliere da quel muro. Baroni E. dice che non si può essere assicurati dell' identità delle due forme senza 1' esame microscopico del tallo. * Sydow, Die FlecMen Deutschlands, pag. 134. 80 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Il Socio Baldacci ha pure mandato due memorie : ESCURSIONE BOTANICA ALLO SCOGLIO DI SASENO. PER A. BALDACCI. Che io sappia nessun botanico è mai stato a Saseno: ecco quindi la ragione che mi induce a pubblicare questa nota, la quale se non interessa come le altre che furono scritte in- torno agli isolotti delle Tremiti e di Pelagosa, può essa pure essere di un certo giovamento per la conoscenza delle diverse florule delle centinaia di scogli che sorgono dai dintorni di Fiume fino al capo Matapan nell'Adriatico e nel Jonio, di cui quello di Saseno é uno dei più solitari e meno alla mano. Certamente bisogna visitare Saseno alla fine di aprile o nei primi di maggio; questa è la principale cagione perchè io, avendola ve- duta in estate, non potei riportare né grande quantità di ma- teriale, né altri dati di studio. Lo scoglio giace a 40^" 29' 45" di lat. Nord e 16° 53' 15" di long. Est proprio contro l'imboccatura dell'ampia rada di Vallona nel vilayet turco dell' Albania, a poco meno di quattro Km. dal capo Linguetta ove terminano i famosi monti Acroceraunii, e misura 990 ettari il cui punto culminante arriva a 331 metri dal mare. I cartografi dello Stieler seguitano a considerarlo come parte della Grecia: questo errore deve esser tolto una volta per sempre giacché Saseno é terra turca ed è la chiave di qualsiasi operazione militare che un nemico volesse fare sulla Turchia dalla parte dell* Adriatico. ' Ma veniamo a noi. Il 29 giugno 1889 io e il signor Bertrand, suddito francese, lasciavamo il porto di Vallona sulla barca Fortunata diretti per Saseno con forte vento di levante. Ci guidavano due robusti marinai della Chimara che, per solito, impiegano da tre a quattro ore a percorrere questo tratto; noi però, in causa del vento, dovemmo goderci il mare per dodici ore, finché arrivammo ad * Il migliore dizionario di geografia moderna, quello di Vivien St. -Martin, persiste a ritenere Saseno come spettante al regno el- lenico. Ciò dimostra come sia ben poco conosciuto il Levante an- cora ai nostri giorni. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 81 ancorarci verso le tre pomeridiane nell'insenatura di S. Nicolò dopo aver vinto il pericolo di essere cacciati fuori della rada. S. Nicolò è il punto di salvezza per quelli che approdano allo scoglio specialmente durante le burrasche; esso è protetto dal maestrale e dal ponente e anche i venti del mezzogiorno non hanno azione su questo seno avendo da sorpassare la barriera degli Acroceraunii. In questa località il terreno è argilloso e, come tale, mantiene una fresca sorgente, che, per quanto pic- cola, è sempre una manna. Benché fossero le quattro pomeridiane e sentissimo sempre gli effetti del mare, ci disponemmo subito alla prima gita e an- dammo verso il faro, dalla parte di ponente, per un sentieruzzo appena distinto fra i Cardiuis e gli Scolymus alti più di mezzo- metro. Queste due piante erbacee furono per un bel pezzo le sole che mi dessero nell'occhio. Arrivammo quindi in un declivio di una collina a settentrione ove, guardando e riguardando in un ter- reno grasso che aveva tutta l' impronta di essere stato colti- vato qualche ventina d' anni addietro, scoprimmo ruderi di abi- tazioni intorno alle quali vegetavano giganteschi esemplari di Avena sativa L., Chenopodium album L., Phyiolacca decan- dra L. e qua e colà, arrampicati sui pruni selvatici, molti in- dividui di Vitis vinifera L. che non potei constatare se fossero rimasti da precedente coltivazione, oppure spontanei. I ruderi e le piante predette erano due documenti in favore dell' opinione che Saseno fosse un tempo abitata. Del resto, se- guendo le nostre ricerche in un rialzo di terreno, ci imbat- temmo in ossa umane (un femore, due frammenti di tibia ed un astragalo) sepolte a pochi centimetri dalla superficie e ad un tiro di braccio da questi avanzi la nostra sorpresa si accrebbe nel trovare quattro monete di rame dell'epoca romana. Tutto ciò è adunque in relazione colla recente tradizione che Saseno avesse accolto parte dei fuggiaschi di Janina al tempo di Ali- Tepelen pascià; ma la presenza delle monete ammette una ben più antica comparsa dell'uomo in questo punto e richiama un archeologo di buona volontà a chiarire meglio la questione re- candosi allo scoglio come in cento e cento altri luoghi dell' Al- bania ove gli avanzi pelasgici e greco-romani giacciono dimen- ticati per r incuria musulmana. Bull, della Soc. hot. Hai. 6 82 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Tutt' intorno alla supposta località coltivata, magnifici alberi di fico e di olmo (la stessa varietà di Ulmus campestrìs L. clie ho trovato altra volta in Dalmazia), carichi di corvi sono i grandi alberi che abbia l' isola da questa parte dominata dalla bòra. Risalendo per un' altra china ci ritrovammo fra le piante spinose che avevano compagne la Ruta dracteosa DO. e y EuphorMa dendroides L, attestanti il calcareo. In poco più di un quarto d' ora eravamo al faro accolti sospettosamente dai guardiani che avevano ricevuto l'ordine dal loro capo residente in Vallona di non fare avvicinare nessun forestiero. Cosi fummo scacciati dalle porte come cani, invece di ricevere queir ospi- talità che si addiceva al caso nostro veramente eccezionale. Prima di ritornare alla spiaggia volemmo ancora osservare il luogo, irradiato da un sole meraviglioso che si gettava nel mare lontano lontano. Il faro è un grande e utilissimo monumento, co- strutto bene colle pietre calcaree tolte dalle vicinanze che si lan- ciano a picco nelle onde. E qui dove si trovano le macchie frute- scenti dello scoglio date da Quercus coccìfera L. e Q. Ilex L., Juniperus phoenicea L. e Pinus ìnarìtima Lamb. Non vidi un esemplare di Quercus Aegilops L. (vallonea) benché quest'al- bero formi foreste sviluppate in tutte le colline vicine al mare della terraferma. La sera che avanzava a gran passi ci fece tosto partire per raggiungere la nostra barca: accanto ad essa accendemmo il fuoco, cenammo e dormimmo. Il 30 giugno, coir alba, riprendemmo il lavoro e il nostro scopo fu di studiare l' isola più che si fosse potuto. Andammo per un' ora circa lungo la spiaggia in direzione Sud e anno- tammo il terreno argilloso abitato dalle Daphne Gnidìum L. per gli arbusti e dell' Andropogon piibescens Vis. e Plileum pratense L. per le erbe. Poi ci mettemmo a salire una delle due più alte cime, quella a Sud, che secondo le misure degli austriaci arriva a 309 metri. Fino a 150-170 metri si attraver- sano prati in cui noto la prevalenza delle due graminacee ri- cordate : al disopra si manifesta subito il terreno eminentemente calcareo. Riepilogando possiamo dividere lo scoglio di Saseno in tre parti: marittima, pratense e calcarea. Le specie osservate e ap- partenenti alla parte marittima sono: Haplophyllum corona- tum Gris., Rhus Coriaria L. var. 'ìnarìtima Bald., Lotus par- ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 83 viflorus Desf., Medicago mmHna L., Ceniaurea deusta Ten., Cynanchwn acutuni L., Daphne Gnidium L., Statice virgata Willd., Carex SchreMriì Schr., Andropogon piibesccìis Vis., Triticum repens L. var. glaucum Boiss. Proprie della parte pratense osservai: Ptìjchotis ammoides Gou,, Phleum pra- tense L., Lepturus pannonius Hort., Pteris aquilina L. tutte comunissime. In mezzo a queste una specie di Lupinus in frutto, Scaligera eretica Vis., Ferulago nodosa Boiss., Galium saccharatum Ali., Anthemis incrassata Lois., Centaurea sa- lonitana Vis., C. Guiccìardii Boiss., Hieracium, pilosella L., Thesium divaricatiim, Ten. In diversi punti delle praterie tro- vasi V Ailanthus glandulosa Desf. la Daphne Gnidium L., e due 0 tre forme di Elibus. La parte calcarea è quella che dà il maggior numero di specie. II genere più diffuso é il Bupleu- ritm fra cui notai : B. semidiaphanum Boiss., B. Odontites L., B. flavicans Boiss. et Heldr., B. aì^isiaiuni Bartl. (neppure un esemplare di B. Kargli Vis. che nel Levante ho sempre veduto in compagnia del precedente, del quale é varietà distinta). Le altre specie erano: Helianthemum glutinosum Pers., H. vi- ride Ten., Iberis ciliata Ali., Gijpsophila eretica Guss., Dian- thus inodorus L. Silene sedoìdes Jcq., S. Otites L., Eryngium, creticwn Lamk. Phagnalon Tenorii Pres., Helichrijsuni siculuni Sprg., Podanthum liinonifoliimi Boiss., Convolvulus Cneo- rum L., C. Cantabrica L., C. tenuissimus Sibth. et Sm., Cu- scida europaea L., Thymus capitatus L., Microìneria sei^pylli- folia(l) M. B., M. microphylla Urv., Maì-rubium ajndum Ten. y Teucviani flaviim L., Brachypodium distachyum R. et Sch. e B. ramosuni R. et Sch. Come si vede c'è una grande ed evidente affinità colla flora calabro-sicula della quale lo scoglio di Saseno è la località più settentrionale. Il botanico che si inoltra più a Nord nel bacino dell'Adriatico orientale trova, dopo Saseno e il distretto di Val- Iona, una flora per quanto è possibile caratteristica, ma che si avvicina moltissimo a quella del Gargano e degli Abruzzi. La catena acroceraunica é il limite di queste stazioni mediterra- nee, là contro venendosi a frangere i venti e le correnti del Sud. Io mi auguro di studiare meglio la florula di Saseno. Col presente contributo mi sono prefìsso di dimostrare che lo sco- S'Jt ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE glio di Vallona ha anch' esso un interesse scientifico ; che fa parte integrante dell'impero ottomano e non del regno ellenico come dicono i modernissimi geografi guidati tutti da un errore comune; che è un punto degno di essere colonizzato. Oltre a viti e ad olivi, Saseno si presta per essere coltivato a cotone e a cereali. Due terzi della sua superficie possono venire uti- lizzati. RICORDI DI UN VIAGGIO BOTANICO FRA PREVESA E JA- NINA. PER A. BALDACCI. Suir estremo lembo d' Epiro, nella punta che guarda Azio, prima di entrare nel golfo di Ambracia giace la città turca di Prevesa in pittoresca posizione, tutta circondata da un' estesa foresta di olivi che si valutano a circa quindicimila individui. Agave, fichi d' India, nespole del Giappone, aranci, limoni, palme a dattero vivono all' aria libera e memoria d' uomo non ricorda che nessuna temperatura li abbia danneggiati. Siamo quindi, a Prevesa, in presenza di una flora meridionale. Ma a pochi chi- lometri dalla città s' ergono i contrafforti e i fianchi troppo- spesso nevosi del Pindo che rinserrano nelle strette vallate venti freddissimi ; i torrenti portano al mare acqua a -+- 7" nel colma deir estate : ecco due grandi fattori che fanno scomparire a cinque o sei ore da Prevesa la flora mediterranea. Nessuno che viaggi le coste epirote può pensare che a cosi breve distanza verso r interno debba totalmente cambiare la vegetazione ; la causa è da ricercarsi nella conformazione topografica del paese solcato da Sud a Nord e da Est ad Ovest da quella specie di cahons che lasciano aperto il paese agli elementi settentrionali. Trovandomi nella primavera del 1890 nella città di Prevesa ospite del benemerito console italiano comm. G. Millelire, al quale debbo la buona riuscita delle mie gite in Epiro, e pro- fittando dell' occasione che V egregio nostro funzionario aveva di andare a Janina, invitato, accettai la proposta e alle tre ore dopo la mezzanotte del 3 maggio partimmo in una carrozza ti- rata da due forti cavalli. Traversata la foresta di Prevesa, en- trammo nelle praterie di Nicopoli sulle quali dominano annerite e tetre le rovine della città romana che danno asilo a circa quaranta specie di licheni, e coli' alzata del sole giungemmo al ADCJNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 85 villaggio di Luros, povero e meschino agglomeramento di ca- panne e casupole. Le praterie di Nicopoli sono asciutte o umide, secondocliè si trovano più o meno lontane dal mare. Quelle sono coperte di graminacee, fra cui risalta comunissimo Y Andropogon pitbescens Vis., e di composite spinose come la Carlina gummifera Less., Cijnara Cardunculus L., Scolynms hlspanicus L., Carduus e Cirsiuni di tale grandezza che so- vente sono di vero ostacolo al passaggio della nostra carrozza. Da Nicopoli al Luros fiancheggiamo dapprima piccoli rialzi di terreno che abbondano di rigogliosi dumeti, nei quali, oltre r Erica verticillata Forsk., si trovano il magnifico Crataegus Orientalis Pali. M. B. e il Ficus carica L. (varietà a foglie pic- cole, trilobate). Poscia entriamo nell' estrema parte occidentale dell'imponente pianura di Kampos o di Arta: abbiamo alla no- stra sinistra i contrafforti aridissimi del m. Zalongo rivestiti di boschi di Paliurus australis L., Pyrus amijgdaliformis Willd., Quercus farnetto Ten. e Q. pedunculata Erhr. — Qualche chi- lometro innanzi e dopo il villaggio di Luros la strada seguita il corso del fiume omonimo ed è qui che la vegetazione si fa sorprendente. Neil' aperta valle pittoresca, foreste di salici, on- tani, platani rendono maestoso questo mirabile paesaggio che è uno dei più belli dell' Epiro e della Grecia. Assomiglia in piccolo alle foreste vergini dei paesi caldi e se qui non abbiamo una gran quantità di liane sorprendenti, cariche di colori e di vita, non ci mancano superbi individui di clematidi, viti selvatiche. Rosa sempervirens L., Smilax che s'attorcigliano fin sulle cime degli alberi più alti, sotto i quali scorrono limpide e fredde le acque del Luros. In quattro ore circa arrivammo da Luros a Philipiada. borgo interessante e moderno che è il mercato di tutti i distretti mon- tuosi di questi contorni. La strada è costruita sui pendii delle colline calcaree. Sui margini di essa é in fiore un' abbondanza di leguminose, composite, orchidee. — Trifolium, Medicago, Tra- gopogon, Ophrijs sono i generi che tengono il primo posto. Nei dintorni di Philipiada, che é posta all' imboccatura Nord della pianura di Kampos, vive ancora 1' ulivo bello e produttivo e la Punica Granatum L. Le campagne qui intorno vengono colti- vate a frumento, mais e tabacco; da quest'ultima pianta si ot- tengono prodotti eccellenti che utilizza con gran tornaconto la 86 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Regìa dei tabacchi ottomani. A Philipiada cambiammo i cavalli e i € zaptié » di scorta e proseguimmo dopo una fermata di mezz'ora. La via di Janina passa adesso per un paese grandioso per i suoi panorama, orrido per la sua solitudine. Boscaglie di quercia, leccio, frassini, avellana; precipizi spaventevoli, spelonche, mille fantasticherie naturali ; ecco il quadro nel quale s' addentra la strada costruita a cento metri dal letto del fiume. Siamo a Klis- sura, località sospetta, emozionante. Klissura è a mezzo cam- mino fra Prevesa e Janina in spaventevole posizione. Circondata da altissimi monti calcarei spaccati a picco sembra che debba condurci difilati in una di quelle voragini come l'Acheronte, 0 il Valchis che impressionarono tanto la fantasia degli an- tichi. Ecco qui le forche caudine dell' Epiro. — Il Luros è incassato, contuttociò le sue sponde grasse danno sostenta- mento a molti individui di Plaianus orientalis L. Ai margini della strada vegeta ancora bene la Quercus Suberh. e Q. Ilex L., il Cornus mas L.: ciò che per altro é degno di nota fu la presenza sulle rupi di Klissura di due specialissime piante, VAsperula scutellaris Vis. e Molikia peiraea Rchb. che io, dal Montenegro a questa parte, non aveva mai più veduto. Il mio modo di pensare su coteste specialità dalmato-montenegrine veniva quindi appoggiato da nuova osservazione. Passato il nuovo ponte di Klissura trovammo la strada in costruzione e perciò dovemmo lavorare a tutt'uomo per tran- sitare colla carrozza. Poscia ascendemmo fra i contratforti dello Xerovuni a destra, dove, a qualche chilometro dal « chan » di Busaca, vidi VAtìiamantha macedonica Sprg. e la Campa^mla pyramidalis L.: forse noi eravamo a 500 metri dal mare. È quindi caratteristica la presenza di questa Campanula a tale altezza che, come si sa, predilige i luoghi caldi, calcarei presso il mare. — Nelle vicinanze di Busaca la natura è selvaggia, aspra in certi punti, boschiva in altri; ma sempre interessante per la distribuzione dei vegetali: non mi fu possibile di vedere una pianta del mediterraneo, tantoché mi pareva di trovarmi in una gola del nostro Appennino. D' altra parte nessun vestigio di fag- gio, né di castagno, né di abete o pino ; la Quercus sessiliflora Sm. con qualche esemplare di Carpinus orientalis Lamk. con- fondentesi in mezzo alle Ostryae erano i dominatori vegetali di quei paraggi. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 87 Allorché lasciammo a sinistra le giogaje dell' Olycika alle cui falde, in mezzo alle boscaglie di querele, doveva sorgere secondo il parere dei più l'oracolo di Dodona, ci trovammo all'entrata meridionale della pianura di Janina. Sebbene sia poco competente in geologia m' accorgo che attraversiamo un terreno che dovette essere in tempi remoti il letto del lago di Janina, ora ridotto verso la parte occidentale della catena di Metzovo (china del Pindo). Questa pianura, fino alla città è abbandonata esclusiva- mente a sé stessa e, all' infuori di qualche ristretto campicello, può servire di pascolo e nuli' altro. È erbosissima e nei tratti inondati nella più parte dell'anno riescono altissimi i giunchi e le ciperacee. Verso sera siamo in Janina. Si può dichiarare a prima vista che r ambiente mediterraneo è rimasto molto lontano. I meli, pruni, peri sono gli alberi fruttiferi che riscontriamo presso le case. Del resto Janina é a 484 metri d' altezza e la sua posi- zione (39" 47' lat. Nord e 18" 41' long. Est), per quanto meridio- nale, deve sottostare alle leggi dell' elevazione. Ha quindi sba- gliato Isambert dicendo che a Janina v' è tutta la fertilità di una regione marittima. L' indomani compimmo una gita nel lago. Esso occupa il fondo di un letto calcareo e lo circondano colline di altezza mediocre ad Ovest mentre a N. E. lo domina la brulla catena del Mitcikeli che arriva a circa 1300 m. Lo alimentano numerosi ruscelli e abbondanti sorgenti che scaturiscono dalle falde delle montagne. Guido Cora dice che il lago ha una lunghezza di circa 10 km. da S. S. E. a N. N. O., di una larghezza maggiore di 4 km. e di una profondità media di 10 metri. Il livello delle sue acque, secondo la misura del De Gubernatis, é a 451 metri da quelle del mare. Contiene lo storico isolotto dove fu ucciso Ali-Tepelen pascià. Noi vi andammo spinti dalla curiosità di vedere l'ultimo rifugio di questo ingegnoso barbaro e di conoscere la vegeta- zione. Trovammo un gran numero di muschi e di licheni, po- che fanerogame fra cui il Craiaegus monogyna Icq. var. Mr- sutior Boiss. Ma la stagione non poteva essere propizia per queste ultime piante, il clima di Janina non sorpassando che ra- ramente i 10°-12° da marzo a tutto giugno, clima reso più freddo dalle continue pioggie e, sopra ogni altra cosa, dalla vicinanza delle nevi del Pindo. 88 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Il 5 di maggio eravamo di ritorno a Prevesa contenti di aver attraversato 1' Epiro in una stagione poco desiderata dai bota- nici e colla fiducia di potervi ritornare disponendo di maggior tempo per aprire alla nostra nobilissima scienza un nuovo campo non ancora sfruttato. Il Socio GoiRAN manda ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO I MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN. (Continuazione). Oleaceae. 501. lasminum officinale L. — Siepi nei dintorni di Veroìia: alla Fontana di Sommavalle; nella Valpolicella presso Prim, ecc.; nella Valpantena nelle siepi a Quinto e Marzana, sopra Orez- zana a Romagnano e Sprediìio; a S. Martino Buon Alber- go, ecc., ecc. Forse inselvaticliito. — Pure inselvatichito, ma raramente, si incontra /. fruticans L.; per esempio nella col- lina veronese sopra Poiane, ed a Spredino di Qrezzana, ove ne lio osservato per diversi anni una pianta in una siepe, ma unitamente ad altre specie introdotte colla coltivazione. 502. Olea europaea L. fi oleaster Hoffm. — Rupi e muri sopra Quinzano; nella Valle di Montorio alla Pezza; a Fani nella Valle di Squaranto, ecc., ecc. 503. Phijllirea variaUlis Timb. a latifoUa (L.). — Rara nella regione: alle Gozze (1261 m.), e nella Valle d'Illasi presso Selva di Pregno (569 m.). — Nel Giardino Giusti in Verona si trova pure la var. angustifolia (L.). 504. Syringa vulgar'is L. — Siepi. Ascende dal piano sino a toccare altitudini comprese fra 1000 e 1100 m., ed oramai fatta assolutamente selvatica. — Nella collina veronese, ma più ra- ramente, si incontra la forma aWi/lora. 505. Fi^accinus excelsior L. — Raro. Boschi sopra Peri, e presso Erbezzo. *■ — Si passano sotto silenzio Fraocinus Or- nus L., e Ligustrum vulgare L. Bullettino della Società botanica italiana. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 89 Ebenaceae. 506. Diospyros Lotus L. — Nella Valpaniena presso Quinto, Grezzana, Stelle, ecc. ' — I frutti chiamati in vernacolo Pe- tole e Biospiri, maturano fra gli ultimi giorni di ottobre ed i primi di novembre : quest' anno ne furono messi in vendita sul pubblico mercato e provenivano da pianta coltivata in città nel giardino delle RR. Monache Canossiane. — Da alcuni giorni é stato introdotto nel Veronese il Diospyros Kaki e fa ottima- mente : la pianta carica dei numerosi suoi frutti di un bel color giallo ranciato è stupenda, però non divido l'opinione del Cauvet, che gli stessi valgano le nostre albicocche. Apocinaceae. 507. Vinca minor L. — Frequentissima nelle siepi e luoghi selvatici dal piano alla zona montana anche elevata : e si può dire in fiore quasi durante tutto l'anno. Unitamente alla forma coi fiori a colorazione normale, si trovano altre due coi fiori Manchi e rosei. — La V. major s' incontra qualche volta ma inselvatichita : per esempio presso Grezzana. Nelle Reliquie faneroganiiche di Abramo Massalongo, esistenti nel Civico Museo, si trova un esemplare di questa pianta con una scheda nella quale si leggono le seguenti parole: Questo esemplare V ho trovato sul Precastio vicino alla casa eli Giuliazzi. " ASCLEPIADACEAE. 508. Cynanchum Vincetoxicum Br. — Luoghi selvatici dal piano alla zona montana elevata. 509. C. laocum, Bart. — Ove il precedente, del quale è consi- derato come una forma lussureggiante e scandente : preferisce stazioni umide ed ombrose. ' Ibid. * Il Precastio è un monte a nord-est di Tregnaoro in Valle cVIVasi. 90 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Gentianaceae. 510. Gentiana cruciata L. — Comune nei luoghi boschivi selvatici e nei pascoli della intera regione ; scendendo dalla zona subalpina a quella della collina : monti Pastello e Pastel- letio (m. 1122-1030), S. Giovanni di Fosse (m. 1055), ecc., ecc.; ai Tradii (m. 1338), Spiazzoi (m. 1372), alle Gozze (me- tri 1260), ecc., ecc. ; M. Masua (m. 923) ; M. Tesoì^o (m. 921) ; M. Comun (m. 777); M. Tondo (m. 640); Maso (m. 461); in Valpolicella in diversi punti a circa 300 ra. di altitudine ; presso Romagnano di Grezzana nel M. Gazo (m. 497) e nel M. Zovo (m. 540), ecc., ecc. 511. G. acaulis L. — Pascoli dalla zona montana elevata alla alpina in tutta la regione : rarissimamente s'incontra nella zona della collina. — Presso Fosse (m. 945), nei monti Pastello e Pa- stelletto, nel M. Belocca (m. 830) e Belocchetta (m. 755) in co- mune di Tregnago : le quali sono forse, nella regione, le sta- zioni montane meno elevate nelle quali ho raccolto questa pianta. — Colla forma tipica si incontrano pure le varietà se- gnalate dagli autori, e da taluni ritenute quali specie {alpina, angustifolia, excisa, ecc.): rarissimamente la var. alMflora. 512. G. asclepiadea L. — Luoghi assai elevati in tutta la re- gione : sotto Vaona tra Fosse e S. Anna d'Alfaedo a circa 900 m.; la Sega (ra. 1452); Corno d'Aquilio, Corno mozzo, ecc.; Podesteria, Malèra, Revolto; alle Gozze, Rovere di Velo, ecc. — Nelle macchie sotto Vaona (18 agosto 1892) ho raccolto la pianta di Pontedera e Seguier : Gentianella Asclepiadis folio, flore albo, oris subcocruleis Segu., e Gentiana Asclepiadis fo- lio, flore albo in coeruleum languente Ponted. 513. G. utriculosa L. — Luoghi specialmente pietrosi nelle zone elevate della regione, ma non comune : sul M. Pastello, presso Bosco Chiesanuova, M. Malèra, Revolto e Campobrun, Velo veronese e presso questa ultima stazione ai Comerlatì (me- tri 1067), ecc., ecc. 514. G. verna L. — S' incontra abbondantissima in tutta la regione nei pascoli e luoghi rupestri dalla zona montana alla alpina. La forma tipica scende a circa m. 740, trovandosi co- piosissima alla Cà del Prete sul M. Comun. Una sola volta, nel ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 91 giugno 1883, non sui Lessini ma sul M. Baldo in Basiana, ho raccolto la forma a fiori Manchi, ed a dire il vero, bellissima. — Nelle ultime erborizzazioni sulle cime del M. Posta (m. 2235) ho raccolto si può dire tutte le forme o quasi che gli autori recenti di flore italiane considerano quali forme o varietà di 0. verna, ed altre ancora vicine ad essa, ma per circostanze indipendenti dalla mia volontà non ho ancora potuto ultimarne lo studio. 515. G. bavarica L. — Nei pascoli presso Bosco Chiesanuova, Tradii, ecc. e probabilmente in altre stazioni : ma raramente 516. G. ciliata L. — Cresce nei luoghi selvatici boschivi, nei pascoli, ed anche nei campi. Può dirsi pianta strettamente autun- nale : r ho raccolta in luoghi assai elevati, per es. tra Corbiolo (m. 847) e Bosco Chiesanuova (m. 1104), e tra questa ultima stazione ed i Tìcchi (m. 1338) e presso Revolto (m. 1340) nella parte più alta delia Valle (Vlllasi dopo i 28 di agosto mentre appena schiudevansi le corolle : nel corso del mese di settembre, ma più specialmente nella seconda metà ed in ottobre in sta- zioni di minori altitudine ; nel M. Franzosan presso Cerro ve- ronese (m. 782) ; presso Lughezzano (m. 672) ; nel Vaio del- l''Anguilla a circa 350 m.; nel Vaio di Squaranto presso le Pissarote; nel M. Zovo (m. 540); nel M. S. Viola (m. 832); a Casal di sopra (m. 670); a Spredino (m. 456); e gregaria e con esemplari innumerevoli nel M. Gazo (m. 497) ; a Roma- gnano (m. 360), ed alle Giare un poco al disopra di Grezzana a circa 200 metri di altitudine. Si trova pure in molte altre stazioni di questa regione, per esempio sul M. Pastello nella Val d'Adige (m. 1120), nella Valle di Tregnago alla Croce del Vento (m. 559), ecc., ecc. — Aggiungo che a destra à.' Adige sul M. Baldo Seguier indica questa specie alle Acque negre (me- tri 1915); Ciro Pollini dXÌ'Artillon e quindi alla stessa altitudine. Pian della Cenere (m. 1000), Pravazar (m. 999), Zocchi (me- tri 1650) ; ed io lungo tutta la catena, e mi limito ad aggiun- gere alle stazioni Polliniane le vicinanze della Fontana di Naole (ra. 1561). Ho moltiplicato le citazioni delle stazioni nelle quali ho os- servato questa elegante piantina — e le citazioni sono scrupolo- samente esatte — nell' intento di arrivare alla conclusione che la stessa dalle stazioni rigorosamente alpine scende giù sin quasi 92 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE a confine con la pianura. Osservo inoltre clie la fioritura é più precoce nelle stazioni maggiormente elevate, e più tardiva in quelle più basse. Noto da ultimo che nel M. Gazo, ora ricordato, questa pianta cresce gregaria e con un numero straordinariamente grande di esemplari ; ed ho avuto campo di studiarvela sul vivo dal 1886 al 1889 : e quindi sono in grado di confermare quanto ha scritto il prof. T. Caruel,* vale a dire, che sebbene molti autori dicano questa pianta essere annua, pure la stessa è decisamente pe- renne. 517. G. germanica W. — Copiosissima e gregaria dai pascoli elevati, in tutta la regione, si avanza sino a toccar quasi la zona della collina. 518. G. Amarena Auct. — È più rara della precedente dalla quale, oltreché per i fiori più piccoli, si distingue benanco per l'abito e per il portamento: alla Purga di Bolca, e forse al- trove. É anche rara nel il/. Baldo ove 1' ho costantemente rac- colta nei pascoli e prati del Pravazar, constatando l' epoca della sua fioritura precedere di molto quella di G. germanica. 519. G. campestris L. — Rara : fra le rupi nei monti Posta e Campobrun. Alle specie qui elencate del genere Gentiana, come viventi nei M. Lessini, altre probabilmente saranno da aggiungere dopo studi ulteriori ed attualmente in corso. — Non ho sino ad oggi nella regione incontrato G. lutea L. indicata nei monti Tomba ed Alba : né mi fu dato vedere presso Illasi e Soave, ove è in- dicata da Ciro Pollini, G. Pneumonanthe L. che io ho rac- colte Invece in luoghi palustri alle sponde del lago di Garda presso Peschiera. — L'ho pure raccolta nel Trentino a nord- ovest di Cles. 520. Erythraea pulchella Fr. — Luoghi umidi e boschivi dalla pianura alla zona montana. Specie assai poliforma meno comune di E. Centaurium Pers. : dell* una e dell' altra s' incontra la forma a fiori bianchi. È comunissima la Clilora perfoliata : anche di questa in Val d'Adige ho trovato la varietà a fiori bianchi. Non mi sono mai imbattuto in Swertia perennis L. — Liìnnanthemum pelta- * Parlatore, FI. ital., continuata da T. Carnei, VI, pag. 774. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 93 tum Gm. s' incontra in Valle Zerpana ed altri luoghi della bassa pianura. CONVOLVDLACEAE. 521. Convolvolus Canta?}rica L. — Luoghi aridi e secchi nei dintorni e nella collina veronese, nella Valpolicella, ecc. — Co- munissimo nelle siepi C. sepium L. : C. arvensis L. si estolle sino al limite superiore della zona montana. 522. Cuscuta Epithyinuìn Murr. — Comunissima con le sue varietà dalla pianura alla zona alpina. Io 1' ho incontrata fre- quentemente, oltreché sulle piante ordinariamente citate dai vari autori, sulla Arthemisia camphorata, Galimn pitrpu- reum ecc. ed una volta, alle Grotte di Falasco in Valpaniena persino sopra Ricscus aculeaius. — É comunissima, special- mente sopra le Urticaceae, C. major Dee. Dal medesimo Autore è comunicata, imendovi alcuni esemplari per l'erbario fiorentino, la nota che ha per titolo : A PROPOSITO DI UNA SINGOLARE STAZIONE DI HIERA CIUM S TA TIC AEFOLIUM YILL. NOTA DI A. GOIRAN. I signori Vìsiani e Saccardo indicano questa specie nelle rupi montane e colline, donde discende negli alvei dei torrenti di tutto il Veneto : * lo Zersi la segnala rara nelle Alpi di Vaia. ^ Nel Trentino ^ cresce presso Trento (Pollini, Periìii), nella Valsugana {A7nì)rosi), a Roveredo {Pollini) e nel Col Santo {Cristofoli), nelle Giudicarie (Bon.): io 1' ho raccolta presso Fondo e Cles. Nel Veronese dai vari autori trovo indicate per II. staiicae- folium le seguenti stazioni, delle quali si indicano le corri- spondenti altitudini: a) Nel gruppo dei Monti Lessini. Monte Alba (Seguier), m. 1621. * * Catal. delle inante vascolari del Veneto ecc., pag. 16. * Prospetto ecc., pag. 134. ' Pollini, FI. ver., II, pag. 589; Hausjiann, Flora von Tirol., pag. 534. * Hieracium alpinum foUis angustie raro dentatis flore magno. Sk- GUlER, PI. ver., Ili, pag. 270. 94 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Monte Bolca {Pollini), m. 965. * Badia Calavena {A. Massalongo herì).! e Pollini), m. 475.^ &) Nel gruppo del Monte Baldo. Altissimo di Nago {Heuffler), m. 1907-2070. » Tra le falde settentrionali verso Tierno ed i Pianetti {Pollini), ra. 300-1000.* Lungo il torrente Aviana ed il sentiero dei Suppiadori {Pollini), m. 1000-1200 ' Lungo la via che guida ai Lavacci {Pollini), m. 1000- 1200. ' Pian della Cenere nel letto del torrente {Pollini), m. 1000.' Io, per parte mia, nelle ripetute escursioni attraverso alle montagne veronesi ho raccolto questa bella specie, sempre trovata gregaria, nelle stazioni qui sotto indicate. a) Monti Lessini. — Nella Valle d" Illasi cresce nel letto del torrente fra Revolto (m. 1340) e Giazza (m. 758), nonché fra Cogolo (m. 403) e Tregnago (m. 317). Nel Vaio deW An- guilla a nord di Bellori nell' alta Valpantena, a circa 400 m. di altitudine, se ne osserva una macchia isolatissima e confi- nata presso al letto del torrente ove la osservo da oltre venti anni. Nella Val d" Adige fra la Chiusa {va. 98) e Ceraino (m. 105) in un muro presso la ferrovia. Recentemente (lu- glio 1891-1892) ho scoperto una nuova stazione di H. staticae- foliwn in luoghi rupestri basaltici lungo la via che da Fosse di S. Anna d' Alfaedo (m. 945) conduce a Breonio (m. 893). h) Monte Baldo. — In Pian della Cenere (stazione già in- dicata da Ciro Pollini) ove nel letto del torrente, nel muricelo che fa da argine e serve di difesa alla stradicella che conduce alla Madonna della Neve e alla via che scende ad Avio, e nelle * Pollini, FI. ver. , II, pag. 589, e l' autore aggiunge in topho vul- cinico diruto. * Pollini, loc. cit. ^ Hausm., loo. cit. * Pollini, Viag., pag. 108. « Ibid., pag, 110. " Ibid., pag. 113. ■^ FI. veron., Ili, pag. 589. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 95 adiacenze, se ne rinvengono esemplari lussureggianti e gigan- teschi: e lungo lo scosceso sentiero che dalle Giare dì Val- brutta sale al Bastion; e nell' uno e nell' altro caso a circa 1000-1200 m. di altitudine. Come si vede da queste citazioni, H. staticaefoliuin nel Ve- ronese, dalle zone elevate scende man mano a più umili sta- zioni: seguendo il corso dei torrenti alpini e montani e la Val (V Adige, si avanza verso la pianura sino a toccare in quest'ul- tima r altitudine di circa 100 m. Però non era mai stata rinve- nuta nella pianura propriamente detta. Ma le erborizzazioni della scorsa campagna botanica mi riser- bavano una sorpresa singolarissima. Non ignorando che i grandi movimenti di terreno provocano d'ordinario la comparsa, nei luoghi ove gli stessi hanno avuto luogo, di specie e forme per lo innanzi ivi non osservate, ho preso a perlustrare minutamente le sponde e le vicinanze del Canale dell'alto Agro Veronese, destinato alla irrigazione, e si può dire alla redenzione, dell' alta campagna di questa re- gione. Questo canale con presa d' acqua a Gaiim (m. 92), a destra d' Adige, é si può dire nella massima parte scavato nei terrazzamenti morenici formati coi materiali convogliati dal- l' antico ghiacciaio dell' Adige. Lungo il corso del canale i ma- teriali estratti formano a tratti ed anche per estensioni consi- derevoli rialzi e mucchi costituiti per la massima parte da fanghiglia glaciale, da ciottoli di dimensioni diversissime, e, per la loro natura litica e mineralogica, indicanti la loro origine e derivazione dell' alto bacino dell' Adige. E sopra queste minute collinette e nei muri ed alle sponde del canale primario e lungo le derivazioni di questo, non tardò a comparire una flora par- ticolare, stentata in alcuni punti, rigogliosissima in altri; nella quale campeggiavano più specialmente EpiloMum Dodonaeì, Oenothera biennis, Ranunculus repens, Galeopsis Ladanum, Satureia montana, Picris hieracioides, Polycnemuìn inajus, Plantago arenaria, Thymelaea arvensis, Phragmites commu- nis ecc. Ma sopra tutto mi colpi a S. Vito del Mantico (m. 90) ad Est di Bussolengo, di fronte allo Stabilimento detto le Se- ghe, fra i materiali di scavo in quel luogo di rilevante potenza, tutta una colonia di //. siaticaefolium. Io la ritrovai alla fine di agosto; ma la prima fioritura doveva risalire molto avanti a 96 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE queir epoca, giudicando dal numero delle rosette che presenta- vano scapi di data evidentemente più o meno remota: d'altra parte anche in ottobre alcuni esemplari mostravansi in fiore, come fanno fede i campioni da me raccolti il giorno 8 di questo mese, e che ho l'onore di presentare alla Società Botanica. Potrebbe sospettarsi che, il canale derivando dall' Adige, la nostra pianta dovesse la presenza sua in questo luogo a semi od a rosette trasportate e poscia abbandonate ivi dalla corrente del fiume, vista anche la speciale tendenza della pianta a se- guire i corsi d' acqua. Ma la posizione della stazione esclude assolutamente il sospetto. Ed innanzi tutto io ritengo che nella pianta di S. Vito sia da vedere una lontanissima discendente delle specie e forme che, posteriormente all' epoca glaciale ed in seguito al ritiro dei ghiacciai, costituivano la flora alpina o quasi, che in quell'epoca remotissima — la quale è affatto fuori della storia — popolava i greti e le ghiaie che il ritiro dei ghiacci e delle acque la- sciava allo scoperto. Né altrimenti interpreto, come ho dichia- rato in altre scritture, la presenza di molte specie, quali Gym~ nadenia odoratissima, Allium fallax, A. ursìnum, Colcliicum alpinum, Arum onaculatum, Juncus alpinus, Blisonus com- pressus, Eleocìiaris uniglumis, Eriophorum latifoUum, Carex BavalUana, C. vulgaris, Trìodia decumbens, Dantlionia pro- mncialis, Parnassia palustris, Coltila palustrìs, ecc., ecc., abi- tatrici ordinariamente di regioni più o meno elevate, sparse e sporadiche quasi, nell'yl^ro e nella Pianura veronese, nonché nel finitimo Mantovano, specialmente nel Bosco Fontana : e cosi pure di Carex balde^isis e di Gentiana acaulis, in piena zona dell' ulivo, nelle colline soprastanti al Lago di Garda, ma in terreno formato da materiali morenici che ivi mascherano ed ammantano le estreme pendici occidentali del M. Baldo. Però nel caso presente non potrebbe reggere la pura conget- tura che H. staticaefolium si trovasse già da tempo insediato a S. Vito, come le specie ora nominate, e la cui presenza nel- r Agro e nella Pianura veronese risale ad epoche probabil- mente di molti secoli anteriori al primo comparire delle gene- razioni protostoriche che abitarono le caverne ed i ripari sotto rupe (Covoli) e costrussero le palafitte. Infatti le indagini più minute e scrupolose fatte sopra quei terrazzamenti e depositi, ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 97 ed in tutta quella zona, non hanno appalesata la più lontana traccia della nostra pianta. Si tratta di terreno smosso recen- tissimamente; e la pianta è comparsa posteriormente all' avve- nuto sommovimento. E non solo: ma è manifesto che i mate- riali, giacenti alla superficie dei depositi superiormente accennati, sono quelli che provengono dalle maggiori profondità del ca- nale; la quale in quel luogo raggiunge m. 2. 20 sotto al piano stradale, e quindi da uno strato alto sul mare m. 87. 20. Ne segue la illazione che gli esemplari di //. staticaefoliwn osservati e raccolti da me, e che presento ai miei colleghi, traggono la loro origine da semi venuti alla superficie da que- ste profondità, ove per secoli accumulati, stante le condizioni propizie nelle quali si sono trovati, hanno conservala intatta la potenzialità vitale, che vigorosamente e rigogliosamente si tradusse in atto non appena, dopo un letargo più volte mille- nario, risentirono la influenza degli agenti esterni. A conferma di questa induzione ricordo, che sin da quando presi a percorrere il M. Baldo (a. 1870), rimasi colpito dalla enorme quantità di neve che si annidava nelle valli delle Mu- sette, delle pietre, delle ossa, grande ecc. Erano masse talora enormi e si scorgeva facilmente come fossero formate di neve vecchia che nulla aveva da vedere con quella caduta durante r inverno antecedente. Ma con mia meraviglia queste masse sono andate rapidamente diminuendo : ai primi di settembre del 1872 si potevano tuttora osservare, e con dimensioni anche consi- derevoli in tutte le valli ora nominate, ed io al confine della neve deliquescente raccoglieva Primula gradiflora e Braba aizoides. Negli anni che seguirono ed alla stessa epoca il fondo e le anfrattuosita di tutte le valli erano totalmente libere, fatta eccezione degli ultimi resti di una macchia nella Val grande. E nei luoghi recentissimamente lasciati liberi dalla neve, rac- coglieva una bellissima varietà di Festuca pumila, Arabis coe- rulea, Cliamaeorchis alpina, Lloydia serotina ecc., ecc. Ritengo che forse i germi di queste eleganti piantine, prettamente al- pine, e non prima osservate nel M. Baldo, celate alle radiazioni vivificanti del sole, attendevano da epoca incalcolabile l' istante della risurrezione alla vita ! Bull, della Soc. hot. Hai. 7' 98 ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE Il Presidente invita il Socio Bargagli Piero a voler dare let- tura della comunicazione annunziata. ESCURSIONI NEL TIROLO. PER P. BARGAGLI. I- Sebbene io sappia di far cosa troppo superiore alle scarse mie cognizioni botaniche accingendomi a dare ai colleghi della Società Botanica Italiana poche notizie intorno alla importante flora di due tra le bellissime valli tirolesi, quella del Cismon e quella del Lavis o vai di Fierame, spero tuttavia che alla mia insufficienza possa in parte supplire 1' attrattiva che sogliono avere per noi gli stupendi spettacoli delle Alpi, sia nella gran- diosa bellezza, severità ed imponenza del loro insieme, sia nel- r esame delle loro singole produzioni. Ed oltre a ciò mi conforta la fiducia che questa mia relazione sia per trovare grazia, se non favore, tra i miei colleghi, per la circostanza che il campo delle mie esplorazioni ha topograficamente contatto con quello cosi bene descritto ed illustrato dal nostro compianto segreta- rio dott. Enrico Tanfani nel suo lavoro che ha per titolo: « Una gita nelle Alpi Cadoriche » {Nuovo Giorn. Boi. It., voi. XXII, n. 1, pag. 105). Le due valli suddette si trovano racchiuse nel gruppo di monti compresi tra le due grandi linee dell'Adige e del Piave. La valle del Cismon porta il nome dal torrente che la percorre, il quale, nato sulle pendici meridionali del Cimon della Pala, scorre con direzione da Nord a Sud, e diviene affluente di si- nistra del Brenta. La vai di Flemme comincia là dove il tor- rente Avisio, dopo esser disceso dal Marmolada ed aver percorso la vai di Fassa, incontra nel Travignolo uno dei primi e prin- cipali affluenti di sinistra e termina nell'Adige a Lavis, al nord di Trento. In alcune settimane di soggiorno estivo nelle due amenissime vallate, a S. Martino di Castrozza da un lato ed a Paneveggio dall'altro, ebbi agio di esplorarne le regioni più prossime alle origini delle valli stesse, e quindi anche in gran parte i fianchi e qualche sommità degli alti monti che le circoscrivono. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 99 Per andare a S. Martino di Castrozza, dopo aver traversato le estese pianure venete, percorre la strada ferrata fino a Fel- tre; e nell' avvicinarsi a questa città non è possibile non rico- noscere ed ammirare il carattere decisamente glaciale dalle prime colline che si incontrano rimontando il corso del Piave, e la disposizione loro ad anfiteatri morenici, dove l'antico ghiac- ciaio, che riempiva la valle, sboccava nella pianura. Da Feltre, che già trovasi in mezzo ai monti, si percorre in vettura una strada pianeggiante fino ad Arten; poi a Fonzaso si entra nella valle del Cismon, la quale divenendo sempre più angusta, finisce col dare solo il passo tra i fianchi scoscesi di Monte Coppole a ponente e quelli di Monte Pavion a levante. In questo tratto la strada è tagliata nelle roccie verticali, altis- sime, al piede delle quali si vedono balzare piuttosto che scor- rere tra gli scogli le acque fragorose e spumeggianti del Cismon. In alcuni punti dove le pareti di roccia strapiombano minacciose sulla loro base una costruzione in legname sospesa sul preci- pizio ed impiantata su travi a collo, non diversamente da un ponte di muratori, forma il solo piano stradale. Il forte S. Antonio sbarra potentemente questo passaggio e poco oltre è la Dogana di confine in luogo solitario essa pure. Rimontando ancora la valle, questa divien gradatamente meno orrida; è coltivata nei luoghi più pianeggianti; e vi si trovano vari villaggetti e poi i paesi un po' più considerevoli di Imer, Vezzano e Primiero, capo luogo della valle e che dista da Fel- tre quattro ore. Ma una lunga e faticosa salita di altre tre ore deve percorrersi, passando in mezzo a foltissime e non interrotte selve di abete e di larice per giungere a S. Martino di Castrozza, che é il punto ove feci soggiorno più lungamente di quanto avevo prefisso. Un pic- colo ma eccellente albergo detto delle Dolomiti, una locanda mo- desta che porta il nome del prossimo Monte Rosetta, una casa parrocchiale, una chiesa ed una casa cantoniera formano tutto il ffibbricato di questa bella ed amenissima località. Di S. Martino di Castrozza si hanno memorie storiche fino dal 1181; fu pos- seduto successivamente da vari ordini monastici; finché il Con- cilio di Costanza lo converti in Parrocchia con benefizio eccle- siastico e coir obbligo di ospitare i viandanti poveri. Ne è patrona la famiglia dei Conti Welsperg. 100 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Le poche abitazioni delle quali ho fatto parola sono situate a 1465""; e per qui passa la strada che, rimontando la valle del Cismon e traversando poi il Passo di Rolle (lOSO"), scende per la valle di Flemme ; e, dopo essersi diramata a Castello sotto Cavalese, raggiunge la valle dell'Adige a Lavis da un lato ed a Neumarkt o, in italiano, Egna più a monte. A levante di S. Martino una serie di arditissime montagne dolomitiche co- stituisce quasi una selva di punte rocciose le quali in direzione Nord-Sud formano i principali monti di Cimon della Pala (3343'".), la Rosetta (2754'"), Pala di S. Martino (3244"), Cima di Ball (3243") e Sass Maor (2812°'). Verso mezzogiorno la catena di Monte Pavion (2332"") coi Monti di Feltro limitano l'orizzonte, mentre a ponente la valle é racchiusa dalla Tognazza, dalla Tognola, dal Monte Ces e dalle cime di Gol Bricon. La natura dei suddetti monti, e per conseguenza dei detriti che compongono il suolo della valle, é varia; giacché si hanno i calcari dolomitici nella catena orientale, gli scisti ed i porfidi quarziferi in quella occidentale. Queste montagne, e segnatamente le dolomitiche, terminano colla regione scoperta, rocciosa, che in alcuni punti dà ricetto a nevi perpetue. Di ghiacciai attuali non ve ne sono; forse perchè in quei laberinti di guglie e di picchi mancano le estese superflci elevate che ordinariamente danno luogo ai campi di neve, dai quali sempre derivano i ghiacciai. Nel versante set- tentrionale del Cimon della Pala peraltro si trova un ghiac- ciaietto rudimentale che certamente è 1' ultimo avanzo di quello più grande e più esteso che avrà un tempo riempito la vai di Flemme, e del quale sono frequenti e palesi le tracce che si rivelano o con arrotondamenti di fianchi montuosi sporgenti nella valle, o con superfici unite e livellate, in forme caratte- ristiche. Inoltre in mezzo a certe anfrattuosita tra il monte Pala di S. Martino ed i suoi vicini scende un ammasso di jieve assai più esteso dei molti altri che perpetuamente riempiono i pro- fondi e dirupati burroni, senza avere per altro il carattere di ghiacciaio. I dintorni di S. Martino sono relativamente pianeg- gianti e costituiti da bellisimi prati, alcuni dei quali irrigati da copiosi corsi d'acqua, e talvolta paludosi e torbosi; altri poi sono più 0 meno inclinati e confinanti con le belle boscaglie ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 101 di abeto e di larice, che rivestono in gran parte i fianchi di quelle montagne. Questi prati e boschi sono posseduti o dai Co- muni 0 dalla Parrocchia, od in gran parte pure dall' erario au- striaco ; e, per mezzo di guardie, di Ispettori e di speciali pian- tonaie e semenzai, è regolarmente provveduto alla sorveglianza 6d al mantenimento di quelle boscaglie. La prima osservazione che posso registrare può dirsi quasi postuma 0 almeno non contemporanea alle mie escursioni. Essa riguarda le due specie di rose delle Alpi e si riferisce al modo col quale esse si contendono il terreno ed il dominio delle pen- dici alpine. Avevo infatti raccolto vari esemplari del Rhodo- dendron ferrugineum ed altri del R. hirsutum in diversi punti dei dintorni di S. Martino, dove nella prima metà di luglio le due specie erano in pieno fiore ed assai abbondanti. Solamente dopo il mio ritorno mi è caduto sotf occhio quanto dice il Van Tieghem: che cioè, mentre nelle Alpi occidentali si trova il R. ferrugineum solo e che vegeta indifferentemente tanto nei terreni calcarei come in quelli di natura diversa, nelle Alpi orientali invece lo troviamo insieme al R. hirsutum che peraltro preferisce ed invade i terreni calcarei; e costringe il R. ferrugineum a rifugiarsi nei terreni silicei. I miei esem- plari raccolti nel Tirolo coincidevano infatti con queste con- dizioni ; giacché il R. ferrugineum lo avevo trovato nei monti di porfido; e ben mi rammento come il R. hirsutum predomi- nasse abbondantemente sull' altro e preferisse le. pendici dei monti di natura calcarea. Devo inoltre notare come il R. fer- rugineum fosse danneggiato da numerose escrescenze galliformi di color giallastro e rosso, nelle quali non trovai traccia al- cuna di larve d' insetti, ma che credo possono esser cagionati da una crittogama, e forse ^zS}C Exobasidimn Rhododendri Crara., come indica il prof. Massalongo nel suo studio sugli Acaroce- cidii della flora veronese ; dove in nota cita alcuni casi di mico- cecidii {Nuovo Giorn. Bot. Ital., voi. XXIII, pag. 69-71, nota 2). I prati ed i pascoli presentavano nei dintorni di S. Martino una varietà ed un lusso di fiori sorprendenti. Ivi infatti sfog- giavano in tutta la loro pompa il Lilimn bulbiferwn, il L. Mar- tagon, il Dianthus superbus, la Paradisia Liliastrum, varie Genziane e Campanule, i Geranium macrorrhizum e G. pra- tense, la Centaurea uniftora insieme al Chaerophyllwn aureum, 102 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE ed alle larghe ombrelle dello Sphondylium Branca; mentre il Cyprìpedium calceolus si nascondeva non nei boschi o nei prati ma dentro ai ramosi e grossi cespugli del Pinus mu- ghus. In mezzo a tanta bellezza di forme e di colori io mi dimandavo se realmente poteva ritenersi che quelle piante, ben- ché spontanee, fossero tutte nelle complete condizioni loro na- turali; cioè se i rapporti di reciproca convivenza, di naturale disseminazione, o di predominio vegetativo fossero proprio quelli dettati e mantenuti dalle leggi di natura. Ma niente di tutto questo nemmeno in quelle remote e poco accessibili regioni. Infatti proprio in queir epoca, cioè verso la fine di luglio ed i primi di agosto, si faceva a S. Martino la falciatura dei fieni; e nel vedere come sotto la falce cadessero indistintamente erbe non ancora fiorite ed altre sbocciate o col frutto diversamente maturo, piante che già avevano sparsi i loro semi, vegetali an- nui, bienni o vivaci, non potevo non riconoscere che anche qui r opera dell' uomo determina uno stato di cose diverso da quello di natura, avvantaggiando cioè la moltiplicazione di quelle piante che a quell'epoca hanno già maturato e sparso i loro semi a scapito di queir altre di più tarda maturazione, alle quali le falciature annue tolgono tanta e la più utile parte della vita vegetativa. A tal causa infatti, come mi affermavano gli stessi montanari, deve attribuirsi l' invadente predominio di alcune piante dannose ai prati o meno pregiate come foraggi, quali il VeraU-'um album, il Rumex alpinum, VAconitum Lycoctonum e tante altre ancora che passano inosservate. Nei pascoli poi un altro modo di selezione viene a favorire il predominio di talune specie vegetali; e di questo sono incon- scio istrumento le mandre di mucche le quali dalle più basse valli vengono in gran numero affidate a guardiani, e tenute a pascolo in località chiamate Malghe, dalla metà di giugno alla fine di agosto ed ai primi di settembre, secondo la stagione. I bo- vini fanno una vera scelta delle piante utili pel loro nutrimento, escludendone altre, quali il Trollius europaeus, V Eranthis Tiyemalis, V Aquilegia alpina, gli Aconitum, molti Anemone, Ranunculus, ecc., ecc., le quali in tal modo compiono non in- terrotto il loro periodo di vita e si moltiplicano più e meglio delle altre. Un' altra osservazione potei pur fare nei boschi di abeto ri- ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 103 guardo ai rapporti che passano tra la Formica rufa L. e l'abeto e poi tra la stessa formica ed altre piante. La i^or/mca rufa L. é in quei luoghi intimamente associata all' abeto, per- ché questo le fornisce i materiali per la costruzione delle vo- luminose abitazioni: fatto non nuovo, peraltro, e che si ripete in altri casi analoghi, come in quello della F. ììispinosa di Caienna, che forma le sue abitazioni con le materie cotonose delle capsule di Bombax, e si ripete pure, sebbene in modo di- verso, per altre piante, quali gli Hydnophytam e le MyrmecO' dia, che hanno intimi rapporti colle formiche. Delle abitazioni di F. rufa in forma di grosse cupole posate sul terreno, aventi da un metro circa a due di diametro e poco meno di altezza, se ne vedevano molte nei boschi di S. Martino, per lo più in vicinanza di grossi abeti, e qualche volta addos- sate ai tronchi od alle vecchie ceppe. Il grosso e compatto strato che ne forma la superficie, consta di una grande quan- tità di fogliuzze secche di abeto che rendono impermeabile alle acque tali costruzioni; in modo che, anche dopo forti e pro- lungate piogge, neir interno tutto era perfettamente asciutto. Oltre alle foglie vi si trova dentro raccolta una grande quan- tità di sottili ramoscelli di abeto, lunghi pochi centimetri, che formano una specie di massa irregolarmente intrecciata, nella quale sono situate e custodite in appositi spazi e gallerie le uova e le ninfe delle formiche. Ma un altro ingrediente di uso ignoto si trova pure nell' interno di queste costruzioni ; e questo è la resina di abeto in quantità non indifferente che io stesso ho veduto raccogliere e trasportare dalle lunghe file di operaie, e che viene ammassato là dentro, più spesso in granuli, tal- volta in nuclei non piccoli. Di tal fatto non mi é avvenuto di trovar alcun cenno né spiegazione nei vari autori che parlano dei nidi di formiche, e più particolarmente della F. irufa. Os- servando queste cupole, che si possono dir colossali rispetto alla mole delle formiche, vidi che alla base di esse, e talvolta fino alla metà dell'altezza, crescevano pianticelle comuni in quei luoghi, ma che si facevano notare per uno sviluppo ed un vigore di vegetazione straordinaria. Alcune Graminacee poi salivano addirittura fino alla cima di quei monticelli ; né le for- miche sembravano preoccuparsi di questa invadente vegetazione ; anzi vidi perfino delle fragole fiorite ed alcune in frutto. Ho 104 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE poi ragione di credere che gli abitatori di questi singolari edi- fizi siano carnivori perché li trovai spesso intenti a traspor- tare, mosche, bruci, ragni, crostacei del genere Glomeris, co- leotteri del genere PhylloMus ed altri piccoli animali. Quale è la ragione di questo maggiore rigoglio di vegetazione delle piante che crescono su tali nidi? Forse la maggior fertilità dello strato in cui si trovano le radici; ma i materiali am- massati dalle formiche non sono decomposti in detrito, e, come ho notato, si mantengono asciutti, e le radici di quelle piante devono andare ad impiantarsi fino nel terreno sottostante. La causa di questa più prospera vegetazione va ricercata, a mio credere, nel maggior grado di calore che le fornisce in in- verno specialmente la vicinanza o contiguità dei formicai; giacché sappiamo che nei nidi di imenotteri per l'agglomera- zione d' un immenso numero di viventi, per effetto della loro respirazione e delle altre funzioni animali, si sviluppa un calore che supera di non pochi gradi quello esterno. Nota infatti Girard come nei grandi e popolosi formicai la temperatura si eleva a 1, 8 ed anche 10 gradi centigradi sopra quello del terreno circostante. Le piante in questione dunque si trovano in un vero e proprio letto-caldo; ed a questo dovrebbero, secondo quanto mi è sembrato probabile, il loro maggior sviluppo e ri- goglio. Questi grandi nidi di formiche chi sa che non siano anzi stazione prediletta, e forse unica in quelle regioni, di piante appartenenti a climi più temperati. Ma senza dilungarci in ipo- tesi, ecco una nota di vegetali sommariamente osservati da me in quelle condizioni: Achillea Millefolìum, Lianthus, Euphordia, Hypericum qua- dratiffulwn, Daphne strida, Plantago inedia, Fragaria vesca in frutto, TJrtica, Vacciniwn Vitis-ldaea, Graminacee, Soli- dago Virga-aurea, Thymus Serpillum. Le condizioni della vita animale sono quelle ben conosciute delle regioni alpine. L* orso, che sembra riprendere non rare stazioni sulla destra dell'Adige, qui manca affatto, come il lupo e la marmotta abi- tatrice dei ghiacciai. I camosci non vi sono rari, l'aquila diffi- cilmente apparisce, ed in tal caso viene subito perseguitata dai cacciatori. Varie volte ho trovato nelle mie escursioni dei galli cedroni e la pernice di monte; e quello che mi colpi fin da ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 105 principio, fu l' assenza assoluta delle rondini e delle passere. GV insetti, e segnatamente i lepidotteri, facevano colla loro scar- sità strano contrasto colla ricchezza dei fiori in quella stagione. Volavano più frequenti alcuni Halictus, che spesso trovavo im- mobili ed inebriati nelle corolle dei Trollius e. àe\ Ranunculus ; e più spesso ancora erravano da una pianta all'altra i Borribus. Varie volte anzi ebbi agio di notare come i Bombus sappiano tro- var modo di sottrarsi al processo di impollinazione di cui è dotato il fiore di Aconitum lycoctonum, e giungano a sorbire il liquore dei nettarli in modo più spedito e gratuito. Alcuni Bombus per la loro mole non giungerebbero a passare per la gola formata dai sepali, nella quale stanno quasi disposti ad anello gli stami colle antere, formando perciò una condizione od un patto tra la pianta e gli insetti che vogliono raggiungere i nettarli situati in fondo al casco. I Bombus non vogliono sapere delle condi- zioni di pronubi e di trasporto di polline e non si curano di quello stretto passaggio; ma invece li ho veduti forare colle mandibole il fondo del casco, e per tali aperture giungere a sor- bire il miele nei più segreti ripostigli del fiore. Vorrei poter descrivere i bei luoghi da me esplorati nelle escursioni che da S. Martino ebbi agio di fare al passo di Rolle, al passo ed ai due laghetti di Col Bricon, alla Malga di Pala, alla Valle di Roda ed a Col Fosco; ma troppo richiederei dalla vostra attenzione e, sorvolando invece su molte altre cose di minore importanza, renderò conto della ascensione che feci alla cima di una delle dolomiti, al Monte Rosetta, alto 2754 m., come fu detto. (Continua). SOMMiER chiede al sig. Bargagli di qual dimensione è V Exoba- sidium da lui veduto sopra il Rhododendron ; ricorda che nel suo viaggio al Caucaso ne ha veduto uno di circa 10 cent, di gran- dezza. Bargagli oflfre a Sommier di comunicargli alcuni esemplari del fungo in questione, ma intanto lo avverte che gli esemplari da lui veduti sulle Alpi erano di dimensioni assai più piccole che quelli citati dal Sommier del Caucaso. Sommier ringrazia ed accetta l'of- ferta. Martelli parla di un lavoro del sig. W. Russel, pubblicato nella « Revue generale de Botanique, » 1892, pag. 45. Il lavoro è stato fatto nel Laboratorio botanico della Sorbona, diretto da 106 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE M' Gr. Bonnier, ed ha per titolo : Transformation des cortes de ptns eous Vinfluence des vagues. In questo lavoro si pretende di avere os- servato clie le palle marine che si vedono comuni sulle spiagge del Mediterraneo e di altri mari siano formate dalle fibre delle squame dei coni di pino rese libere. Martelli nota la poca correttezza del lavoro e ricorda, quantunque non occorrerebbe perchè tutti lo sanno, che queste palle sono agglomerazioni di frammenti di foglie di Po- sidonia CauUni e. che molti e molti autori antichi e moderni, come Galeno, Yallesnerio, Targioni, Parlatore, Ascherson, "Weddell, Sau- vaugeau, ecc., ecc., conobbero e descrissero perfettamente 1' origine di questi corpi. Caruel appoggia le fatte osservazioni ed aggiunge che certamente il lavoro del sig. Russel non deve essere stato rive- duto dal prof. Bonnier. Parla di alcune osservazioni proprie sul modo meccanico di formazione di questi agglomeramenti. È deposto al banco della presidenza il manoscritto della conti- nuazione del lavoro del dott. A. Jatta. MATERIALI PER UN CENSIMENTO GENERALE DEI LI- CHENI ITALIANL PER A. JATTA. (Continuazione}. Pam. IV. Parmeliacei. Trib. Vili. Cetrariei. XV. Cetraria Ach. * Eucetrarìa Nj^l. 107. aculeata (Schreb). Fr. Se. cr., 9, 32. — Rbh. L. E., 743 Erb. cr. it, I, 727; Anzi Lng., 22, 416, 504; Ces.; Mass. (XI); Dnrs. Var. edendula Ach., muricata Ach., obtusata Schaer. S. — It. 108. cuculiata (Bell.) Nyl. Syn., 103. — Erb. cr. it., I, 926 Mass. L. L, 297; Anzi L. m. r., 50; Ces. ; Garov., Dnrs. s. — Air. 109. islandica Ach. Meth., 293. — Rbh. L. E. 208 ; Mass. L. L, 102; Erb. cr. it, I, 726, 1417; Anzi L. m. r., 48, 49 Lng., 21; Ces.; Trev. Lich. v., 241-243; Garov.; Dnrs. Var. angustata Del., campestris Rbh., crispa Ach., Steno - phyllina Crst. S. — It. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 107 110. nivalis Ach. Meth., 294. — Erb. cr. it., I, 927; Anzi L, m. r., 51 ; Mass. (XII) ; Garov. ; Ces. ; Dnrs. S'. — Alp., Seti, Merid. 111. odontella Ach. Prodr., 213. S., Rcr. — Alp. 112. tristis Fr. L. E., 34. — Anzi L. m. r., 57; Rbh. L. E., 319; Erb. cr. li, I, 366; Garov.; Mass. (XI); Ces.; Dnrs. Var. lanata Mass. Rcr., Rv. — Alp., Sard., Merid. ** Platijsma Nyl. 113. glauca (Ach.) Nyl. Prodr., 49. — Anzi L. m. r., 58; Lng. 418; Mass. (XXVIII); Garov.; Dnrs.; Ces. Var. coralloidea Krb. ; fallax Hffm. T. Tr., — Sett., Mar., Tose, Merid. 114. juniperina (Ach.) Nyl. Prodr., 49. — Rbh. L. E., 193 ; Erb. cr. it., I, 472, 565 ; Anzi L. ni. r., 52 ; Lng., 371 ; Ces. ; Mass. (XXVIII) ; Garov. ; Dnrs. Var. alvarensis Whl., terrestris Rbli. ; tubulosa Schaer. Tr. — Alp., Sett. 115. Laureri Krplh. — Syn. C. complicata Fr. L. E., 459. — Mass. L. L, 121 ; Erb. cr. it., II, 464; Anzi Lng., 23; Ces. Tr. — Alp. 116. Oackesiana Tuck. L. N. Am., 17. — Mass. L. I., 122. Tr. — Alp. 117. PinasiyH Ach. Meth., 298. — Anzi L. ni. r., 53; Ven., 11 ; Trev. Lich. v., 190 ; Garov. ; Dnrs. ; Ces. Tr. — It. 118. sepincola Hffm. PI. lich., 14. — Rbh. L. E., 192, 742; Erb. cr. it., I, 421; Anzi L. m. r., 54; Garov.; Dnrs.; Ces. Var. chlorophylla Umb., scutata Wlf., ulophylla Ach. L., Tr. — Alp. Trib. IX. Peltigerei. XVL Peltiqera Wld. * Eupeltigera Nyl. 108 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 119. rufescens Hfifm. FI. Ger., 2, 107. — Anzi Lng., 25 ; Mass. (XXXIV) ; Garov. ; Bagl. ; Dnrs. ; Ces. Var. innovaus Fw., praetexta Krb. S. — li. 120. scutata Acli. Meth., 285. — Mass. L. I., 214; Erb. cr. it., II, 873 ; Anzi Lng., 25 ; Ces. Var. propagulifera Fw. S. — Alp., Tose, Merid. ** Peltìgerina. 121. canina Hffm. FI. Germ., 2, 106. — Erb. cr. it., I, 516, 728; Rbh. L. E, 68, 560; Anzi L. m. r., 91, 92; Trev. Lich. V., 150 ; Garov. ; Mass. (XXXIV) ; Dnrs. ; Ces. Var. albescens "Whl., coriacea Krplli. (membranacea Schaer.), phaeorrliiza Wllr., ulorrliiza Schaer. S. — It. 122. horizontalis HfFm. FI. Germ., 2, 107. — Erb. cr. it, I, 38, 1419; Anzi L. m. r., 93; Mass. (XXXIV); Garov.; Dnrs.; Ces. S. — It. 123. malacea (Ach.) Fr. L. E., 44. — Anzi L. m. r., 89; Ces.; Bgl. S. — Seti 124. polydactyla Hffm. FI. Germ. 2, 106. — Mass. L. 1, 200, 214, 260; Erb. cr. it., I, 564; Anzi L. m. r., 94; Garov.; Dnrs. ; Ces. S. — It. 125. scabrosa Th. Fr. Arct., 45. S. — Alp. 126. spuria Mass. Mem., 21. — Syn. P. pusilla Dill. — Rbh. L. E., 421 ; Ces. S. — Alp., Marc, Tose, Sard., Merid. 127. iicinensis Dnrs. in Hrb. S. — Sett. Forse una forma della precedente. *** PeUidea Nyl. 128. aphthosa Hffm. FI. Germ., 2, 107. — Erb. cr. it., 1, 38 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 109 Mass. L. I., 12, 89; Rbh. L. E., 159, 420; Anzi L. m. r., 90; Lng. 458 ; Trev. Lich. v., 154 ; Garov. ; Dnrs. ; Ces. Var, variolosa Mass. S. — It. 129. venosa Hoffm. FI. Germ., 2, 107. — Mass. L. L, 17 ; Erb. cr. it, 728; Anzi L. m. r., 95; Bgl.; Garov.; Dnrs; Ces. S. — It. XVII. Nephroma Ach. {Nephrommm Nyl.). 130. laemgatum Ach. Syn., 242. — Rbh. L. E., 351 ; Erb. cr. it., I, 419 ; Anzi L. m. r., 88 ; Lng., 24, 252, 253, 254 ; Mass. fXXV) ; Garov. ; Dnrs. ; Bgl. ; Ces. S., Rcr., T., Tr. — It. 131. lusitanicum Schaer. En., 323. — Erb. cr. it., II, 803; Anzi Etr. 8; Bgl.; Ces. T., Tr., Rv. — Lig., Boi., Tose, Merid. 132. tomentosum Hffm. FI. Germ., 2, 108. — • Anzi Lng., 427 ; L. m. r., 87; Mass. L. L, 65; Erb. cr. it, I, 183; Trev. Lich. V., 155 ; Garov. ; Mass. (XXV) ; Ces. Var. fuscum Mass., helveticum Aci,, helvum Mass., ra- meum Nyl. Rcr., T. — It. XVIII. SoLORiNA Ach. 133. Uspora Nyl. Syn., 331. S. — Alp., Merid. 134. crocea Ach. Univ., 149. — Erb. cr. it., I, 470 ; Anzi L. ra. r., 86 ; Mass. (XLII) ; Garov. ; Ces. Var. complicata Anzi. S. — Alp., Lig. 135. ociospora Arnd. Exs., 529. — Anzi L. m. r., 85 p. ; Garov. S. — Alp. 136. saccaia (L.) Ach. Univ., 149. — Mass. L. I., 126; Erb. cr. it, I, 117: Anzi L. m. r., 85 p. ; Trev. Lich. v. 191; Bgl. ; Dnrs. ; Ces. S. — It. 110 ADUNANZA DELLA SEDE DI PIBENZB 137. spongiosa Sm. E. bot. t., 1374. — Anzi Lng., 49; Ces. S. — Alp. XIX. Heppia Naeg. 138. adglutinata Krplh. Flora, 1351, 675, — Syn. H. viri- descens Despr. in Nyl. En., 110. — Mass. L. I., 157 ; Erb. cr. it., I, 568 ; Rbh. L. E., 610 ; Dnrs. ; Ces. S. — Alp., Tose, Sard. 139. reiiculata Nyl. Symb. Biskza nr., 17 ; Hue Add. Nyl., 61. — Syn. H. solorinoides Nyl. Alg., 323. S. — Sic. Trib. X. Parmeliei. XX. Sticta Schreb. * Lobaria Nyl. 140. Garovagli Schaer. En., 30. — Garov. ; Mass. (XL) ; Dnrs. S. — Alp. 141. Unita Ach. Syn., 234. — Anzi Lng., 47 ; Rbh. L. E., 207; Erb. cr. it., I, 185, 566; Mass. (XL); Garov.; Dnrs. ; Ces, S. — It. 142. pulmonacea Ach. Univ., 449. — Mass. L. I., 38; Anzi L. m. r., 98; Trev. Lich. v., 75; Garov, ; Dnrs, ; Ces, Vai', angustata Hp., pleurocarpa Ach., sorediata Schaer. T. ^ It. ** Eusticta Nyl, 143. aurata Ach. Meth., 277. S. — Merid. *** Ricasolia Dnrs. 144. glomuUfera Lgthf. FI. Se, II, 853. — Mass. L. I, 105; Rbh. L. E., 189; Anzi Lng., 372; Erb. cr. it., I, 32; II, 963 ; Garov. ; Dnrs. ; Ces. T. — It. 145. herhacea Hds. FI. A., 544. — Garov, ; Mass, (XL). S. — Alp., Tose, Merid. ■^*** LoMìHna Nyl. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 111 146. scrobiculata Ach. Univ., 453. — Rbh. L. E., 188; Ga- rov. ; Mass. (XL) ; Ces. ; Diirs. S. — It. ***** Stictina Nyl. 147. Bufourei Del. St., 78. — Garov. T. — Is. d' Elba, Cors. 148. fulìginosa Deks. Cr. Br., I, 13. — Anzi L. m. r., 97; Erb. cr. it., I, 929 ; Ces. ; Garov. ; Mass. (XL). T. — Sett., Merid. 149. limbata (Sm.) Ach. Meth., 280. — Garov. S. — Seti, Merid. 150. sylvatica (Ach.) Hds. FI. A., 547. — Anzi L. m. r., 96: Ces. ; Mass. (XL) ; Dnrs. ; Garov. S. — Alp., Lig., Merid. XXI. Imbricaria DC. 151. acetabulum Neck. Delie, 506. — Mass. L. I., 25; Anzi L. m. r., 112; Erb. cr. it., I, 1418; II, 65; Garov.; Dnrs.; Ces. T. ■— It. 152. aleurìtes Ach. Meth., 208. — Anzi hng., 50, 51 ; Garov. ; Ces. Var. hyperopta Acli. Tr. — Alp. 153. aspera Mass. Mem., 53. — Syn. I. olivacea var. aspi- dota Ach. — Mass. L. L, 13; Rbh. L. E., 613; Anzi L. m. r., 115; Lng., 540; Erb. cr. it, I, 33; II, 672; Trev. Lich. V., 45 ; Dnrs. Ces. T. — It. 154. Borreri Turn. Tr. Lin. Soc, 5, 148. — Mass. L. L, 107 ; Anzi Lng., 374; Trev. Lich. v., 46; Garov.; Dnrs.; Ces. T. — It. 155. camerata L. Sp., 1147. — Mass. L. L, 20; Anzi L. m. r., 107 ; Erb. cr. it., I, 729 ; Garov. ; Dnrs. ; Ces. T. — It. 156. carporhizans Tayl. in Hooch. Journ., 1847, 163. — Erb. cr. it., I, 466. Rcr. — Alp. 157. centrifuga Krb. Syst., 82. Rcr. — Alp. 112 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 158. commixta Nyl. Syn. meth., 310. — Anzi Lng., 417. Rcr. — Alp. 159. conspersa (Ehr.) Ach. Meth., 205. — Mass. L. L, 314; Un. it., Vili; Anzi L. m. r., 108-110; Trev. Lich. v., 47, 48 ; Garov. ; Dnrs. ; Ces. Var. imbricata Mass., isidiata Anzi, stenophylla Acli. Rcr., Rv. — It. 160. crinita Adi. Syn., 196. — Anzi L. m. r., 100, 101. T., Tr. — Alp. 161. dendritica (Fw.) Schaer. En., 48. — Syn. I. prolixa Ach. — Anzi L. m. r., 116; Lng., 428; Ven., 20; Erb. cr. it., I, 1067 ; Bgl. ; Ces. ; Dnrs. Var. pannariiformis Nyl. Rcr., Rv., Rea. — It. 162. difTusa Wb. Spie, 250. — Syn. I. ambigua Wlf. — Anzi Lng., 52 ; Erb. cr. it., I, 16 ; Mass. (XXIX) ; Garov. ; Dnrs. ; Ces. T., Tr. — Alp., Sett., Merid. 163. encausta Sm. Tr. Lin. Soc, I, 24. — Anzi L. m, r,, 106; Erb. cr. it., I, 119; Mass. (XXIX); Garov.; Bgl.; Dnrs. ; Ces. Rcr. — Alp., Seti, Sard. 164. fahlunensis Schaer. En., 48. — Erb. cr. it., I, 517, 1221 ; Anzi L. m. r., 55, 56, 111 ; Mass. (XXVIII, XXX); Ga- rov. ; Dnrs. ; Ces. Vàr. augustior Schaer., minor Schaer., stygia Nyl. Rcr. — Alp., Sett. 165. fulìQinosa (Fr.) Nyl. Flora, 1868, 346. — Anzi L. m. r., 114. Tr. — Alp., Merid. 166. glabra Schaer. Spie, 446. — Anzi L. m. r., 113. T. — Alp. 167. glomellifera Nyl. Flora, 1879, 223. — Syn. I. Beloc- cana Mass. Erb. — Anzi Ven., 28; Dnrs.; Mass. (XXIX). Rcr., Rea. — Sett, Tose, Boi., Merid. 168. lanata L. FI. Suec, 1125. — Rbh. L. E., 688 ; Anzi Lng., 53; Erb. cr. it, I, 1221 ; Mass. (XXIX); Bagl.; Dnrs. Rea., Rcr. — Alp., Sard. 1893. N." 3. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE. Baroni, E. — Rapporto bibliografico dell' opera di A. Acloque : « Les Lichens » (prof, verh.) l't^O- 120 Solla, R. F. — Sopra alcune cellule nel Carrubo .... » 121 — Caratteri jjropri della flora di Vallombrosa (Continuazione) » 124 Mori, A. — Enumex'azione dei funghi neHe provincia di Mo- dena e di Reggio (Continuazione) » 129 Baroni, E. — Notizie e osservazioni sui rapporti dei Licheni calcicoli col loro sostrato » 136 — A proposito di una comunicazione di L. Micheletti che ha per titolo: Ochroìechia j^o-^'^^^ci var. isidioidea Mass. . . » 141 Jatta, a. — Materiali per un censimento generale dei Li- cheni italiani (Continuazione) » 144 Bargagli, P. — Siilla GaJinsoya i)arvijìora in Italia (proc. verh.) » 151 — Escursioni nel Tirolo (Continuazione e fine) >> 152 BoLZON, P. — Seconda contribuzione alla flora di Pianosa . » 1G4 — Erborizzazione all'isola dell'Elba (Continuazione i ... » 166 Mattrucci, D. — Il Monte Nerone e la sua flora .... » 173 GoiRAN, A. — Sulle forme di Solamim nigrum L » 180 — Erborizzazioni estive ed autunnali attraverso i Monti Les- sini veronesi (Continuazione) » 184 Massalongo, C. — Sulla fitottosi dei fiori dell' Alloro . . » 189 Pasquale, F. — Sulla pioggerella avvenuta sotto alcuni al- beri di Tiglio nel R. Orto botanico di Napoli (pron. verh.) » 191 Arcangeli, G. — Alcune esperienza sulle foglie di Nuphar. » 191 FIRENZE, 1893. SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA Presidente Vicepresidenti Consiglieri Consiglio di Direzione. Arcangeli prof. Giovanni. SoMMiER cav. Stefano. PiROTTA prof. Romualdo. Passerini prof. Giovanni. GiBELLi prof. Giuseppe. Biondi Antonio, Economo. Bargagli marchese Piero, Archivista. Martelli conte Ugolino, Segret. del Bullettino. Baroni dott. Eugenio, Segy^etario della Sede di Fi- renze. Penzig prof. Ottone. CuBONi prof. Giuseppe rajjjrr. la Sede di Roma. Seggio della Sede di Roma. Presidente Pirotta prof. Romualdo. Vicepresidente Cuboni prof. Giuseppe. Segretario-Economo Avetta dott. Carlo. Riunione generale pel 1893 dal V al 15 Agosto in Perugia. ADUNANZE NELL'ANNO 1893 DELLA Sede di Firenze. Gennaio 8. Febbraio 12. Marzo 12. Aprile 9. Maggio 14. Giugno 11. Ottobre 8. Novembre 12, Decembre 10. della Sede di Roma. Gennaio 5. Febbraio 2. Marzo 2. Aprile 6. Maggio 4. Giugno 1. Ottobre 5. Novembre 2. Decembre 7. I Soci devono versare la Tassa d' ammissione e la Quota annua nelle mani del Sig. Antonio Biondi, via dei Serragli, 115, Firenze. La corrispondenza relativa al Ballettino dev'essere diretta al Segre- tario del Bullettino, Sig. Ugolino Martelli, Museo di Storia natu- rale, Firenze. Firenze, Stab. Pellas. — Via Jacopo da Diacceto, 10. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 113 169. olivacea L. Sp., 1143. — Rbh., L. E., 447, 715; Mass. L. L, 165-167 ; Anzi Lng., 507; Erb. cr. ii, I, 18; Trey. Lich. V., 44 ; Garov. ; Dnrs. ; Ces. Var. imbricata Mass., isidioides Rbh., leucocheila Mass. T. — It. 170. omphalodes L. FI. Suec, 1075. — Anzi Lng., 298 ; Erb. cr. it., I, 67 ; Mass. (XXX). Rcr. — Alp., Sett, 171. periata (L.) Ach. Meth., 216. — Anzi Lng., 48; L. m. r., 99-102; Mass. L. I, 325; Erb. cr. it., I, 930; Garov. Dnrs. ; Ces. Var. ciliata DC, olivetorum Ach., ulophylla Krb. T. — It. 172. physocles L. Fi. Suec, 1081. — Rbh. L. E., 186; Mass. L. I., 278 ; Anzi Lng., 257 ; Erb. cr. it., 567 ; Garov. ; Dnrs.; Ces. Var. ansterodes Nyl., tubulosa Schaer., vittata Ach. T. — It. 173. polyschìza Nyl. Flora, 1862, 82. Rcr. — Alp. 174. revoluta Flk. D. L., 15. — • Mass. L. L, 325; Anzi Lng., 49, 256 ; Ces. Rcr., M. — Sett., Merid. 175. saxatilis L. FI. Suec, 1075. — Rbh. L. E., 350; Anzi L. m. r., 104; Lng., 294, 428; Erb. cr. it., I, 17, 118; Trev. Lich. v. 266, 267; Garov.; Mass. (XXX); Dnrs.; Ces. Var. isidioidea Rbh., leucochroa Schaer., panniformis Schaer., silicata Tayl. T., M., Rea., Rcr., Rv. — It. 176. sinuosa Sm. E. B., 2050. — Syn. L laevigata Ach. — Rbh. L. E., 501 ; Erb. cr. it., I, 466 ; Dnrs. ; Ces. Var. hypothrix Nyl. T. Tr. — Sett., Tose, -Sard., Merid. 177. sorediaia Ach. Univ., 66. Rv., Rea. — Boi., Merid. Bull, della Soc. bot. ital. 8 114 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 178. subaurifera Nyl. Flora, 1873, 22. — Anzi L. m. r., 114 ; Ces. T. — Sett., Marc, Tose, Merid. 179. terebrata Hffm. FI. Germ., 2, 151. — Syn. I. pertusa Schr. — Anzi L. m. r., 105; Erb. cr. it., I, 832; Trev. Lich. V., 156; Mass. (XXV); Ces. T., Tr. — Alp., Sic. 180. tiliacea Hffm. En., 96. — Mass. L. L, 326-329 ; Anzi Lng., 26 ; L. m. r., 102, 103 ; Erb. cr. it., I, 465, 931 ; Garov. ; Dnrs. ; Ces. Var. scortea Ach. T. — It. XXII. Parmelia Ach. * Anaptychia Krb. 181. cUiaris L. sp., 144. — Mass. L. L, 39, 40; Un. it., XXIV; Anzi Lng., 258; Erb. cr. it., I, 1162; II, 364; Trev. Lich. V., 72; Garov.; Ces.; Dnrs. Var. angusta Mass., crinalis Schaer., deformis Jatt., saxi- cola Nyl., solenaria Duby. Rv., T., Tr. — li 182. intricata Schaer. En., 11. — Erb. cr. it., II, 16; Ces.; Dnrs. T. — Tose, Sard., Merid., Sic. 183. leucomela Mich. FI. Ber. Amer. II, 356. T. — Tose, Sic. ** Hagenia Dnrs. 184. adglutinata Flk. in Moug. St. Vog., 543. — Syn. P. elaeina Ach. — Mass. L. I., 245-246 ; Anzi Lng., 129 ; Erb. cr. it., I, 468 ; Dnrs. ; Ces. ; Garov. ; Trev. Lich. V., 15. T. — It. 185. alUnea Ach. Syn., 207. — Anzi L. m. r., 121 ; Lng., 389 ; Rbh. L. E., 907 ; Erb. cr. it., I, 831 ; Dnrs. ; Ces. Rv., Rea. — Sett., Lig., Merid. 186. aquila Fr, L. E., 78. — Rbh. L. E., 586; Un. it., XXVII ; Mass. L. L, 87; Erb. cr. it., I, 467; Anzi Etr., 10; Ga- rov. ; Dnrs. ; Ces. Rv., Rcr. — It. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 115 187. astroidea Clem. Ens. Add., 303. — Anzi Etr., 9; Erb. cr. it., I, 830 ; Trev. Lich. v., 159 ; Mass. (XXXVIII) ; Dnrs. ; Ces. ; Garov. Var. Clementiana Turn. T. — It. 188. caesia HfFm. PI. cr., t. 8. — Anzi Lng., 312; Erb. cr. it., II, 114; Dnrs.; Ces.; Mass. (XXXVIII); Garov. Var. teretiuscula Ach. Rcr., Rv. — It. 189. detonsa (Fr.) Tuck. L. nord Am., 18. T. — Sic. 190. endochnjsea (Hamp.) Nyl. Syn., 427. — Anzi Lng., 55. M. — Alp. 191. endococcina Krb. Prg., 36. — Dnrs. Rcr. — Seti, Lig. 192. muscigena Wahl. FI. Lap., 422. — Anzi L. m. r., 21; Lng., 54 ; Ven., 23 ; Ces. M. — It. 193. obscura Ehr. PI. cr., 177. — Erb. cr. it., I, 468; 1163, 1376 ; Rbh. L. E., 461 ; Anzi L. m. r., 124, 128 ; Lng., 293, 373 ; Ven., 22 ; Trev. Lich. v., 14, 158, 160 ; Ga- rov. ; Mass. (XXXVIII) ; Bgl. ; Dnrs. ; Ces. Var, cMoantha Ach., cycloselis Krb., nigricans Mass., orbicu- laris Neck., saxicola Mass., sciastra Ach., ulotbrix Ach. T., Tr., Rea. — It. 194. puloerulenta Schreb. Spie, 128, — Un. it., XVII; Erb. cr. it., I, 1220 ; II, 17, 267 ; Anzi L. m. r., 122, 123 ; Lng., 48, 508; Garov.; Ces.; Mass. (XXXVIII); Dnrs. Var. allochroa Schaer., angustata Hffm., argyphaea Ach., detersa Nyl., epigaea Bgl., grisea Schaer., pityrea Ach., venusta Ach. T., Tr. — It. 195. setosa Ach. Syn., 103. — Anzi Lng., 57. Rcr. — Alp. 116 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 196. speciosa Fr. L. E., 80. — Anzi Lng., 56 ; Ces. ; Garov. ; Bagl. ; Dnrs ; Mass. (XXX Vili). Var. atricapilla Anzi, hypoleuca Ach. T., Rcr. — lì. 197. stellaris L. FI. Suec, 1082. — Syn. P. tenella Ach. — Anzi L. m. r., 117-121; Erb. cr. it., I, 1115; II, 964,- Un. ii, XIX ; Mass. L. L, 318 ; Garov. ; Dnrs. ; Ces. Var. aipolia Ach., ambigua Scliaer., detrita Mass., Mspida Fr., incisa Fr., leptalea Nyl., melanophtlialma Mass., se- mipinnata Scliaer. T., Tr., Rea., Rv., Rcr. — It. 198. subaquila Nyl. Syn., 421. — Erb. cr. it., II, 267; Bgl. M. — Cors., Tose, Merid. 199. trWacìa Ach. Univ., 415. — Syn. P. erosa Borr. Tr. — Lig., Tose, Merid. XXIII. Physcia Schreb. * Tornabenia Mass. 200. chrysophthalma L. Mant., 31. — Mass. L. L, 55, 56; Erb. cr. it, I, 37; Trev. Lich. v., 211, 212; Garov.; Dnrs.; Ces. Var. denudata Mass. T. — It. 201. flavicans DC. FI. fr., 6, 189. — Mass. L. L, 47 ; Ces. T. — Cors., Sard., Sic. 202. villosa Dub. Bot. Gali., 611. — Rbli. L. E., 903 ; Erb. cr. it., II, 215, 216 ; Dnrs. ; Ces. Var. calvescens Dnrs. T. — Cors., Tose, Sard., Merid. ** Xanthoria Fr. 203. coniortuplicata Ach. Syn., 210. Rea. — Alp. 204. controversa (Mass.) Krb. Prg., 28. — Mass. L. I., 36 ; Anzi L. m. r., 131; Lng., 58, 255, 256, 295; Trev. Lich. V., 215, 216; Ces.; Bgl. Var. fulva Hep., laciniosa Schaer., lychnea Ach., steno- phylla "Wallr., turgida Schaer. T. — Sett., Tose, Merid. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 117 205. parietina L. FI. Suec, 1080. — Un. it., VI; Erb. cr. it, 11,61; Mass. L. L, 31-35; Anzi L. m. r., 130; Lng., 50G; Ven., 167; Trev. Lich. v., 213,214; Ces.; Garov.; Dnrs. Var. aurata Mass., aureola Ach., ectanea Schaer., granulata Schaer., imbricata Mass., livida Dnrs., lobulata Schaer., polycarpa Ehr., pulvinata Mass. T., Tr., L., M., Rcr., Rv., Rea., S. — It. Fara. V. Umbilicariacei. Trib. XI. Umbilicariei. XXIV. Umbilicaria Hffm. 206. postalata L. sp., 1150. — Erb. cr. it., I, 195 ; II, 218, 802; Anzi Lng., 297; Garov.; Mass. (XXIV); Dnrs.; Ces. Rcr., Rv. — It. XXV. Gyrophora Ach. 207. anthracina Wulf. Jacq. Coli., 2, 84. — Syn. G. atro- pruinosa Schaer., cinerascens Ach. — Erb. cr. it, I, 383, 424; Anzi Lng., 59, 66; Rbh. L. E., 124, 355, 552; Mass. (XLV); Garov.; Ces.; Dnrs. Var. complicata Hep., laevis Schaer., microphylla Nyl., tes- sellata Ach. Rcr. — Alp. 208. arciica Ach. Meth., 106. Rcr. — Alp. 209. con-iigata Ach. Univ., 219. — Erb. cr. it., I, 1425; Dnrs. ; Ces. Rcr. — Alp. 210. cijUndrica L. sp., 1144. — Rbh. L. E., 356; Erb. cr. it., I, 40; II, 414; Anzi L. m. r., 73-76; Mass. (XLV); Dnrs. ; Ces. Var. fimbriata Ach. Rcr., Rea. — It. 211. erosa \Vb. Spie, 259. Rcr. — Alp. 118 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 212. flocculosa Wulf. Jacq. Coli., 3, 99. — Rbh. L. E., 357; Erb. cr. it, I, 425 ; Anzi L. m. 81 ; Lng., 60 ; Ces. : Mass. (XLV). Rcr. — Alp. 213. hirsuta Ach. Univ., 230. — Anzi Lng., 62 ; Ces. Var. grisea Fr. ^ Rcr., Rv. — Alp., Sard.,*Sic. 214. hyperljorea Ach. Meth., 104. — Erb. cr. it., I, 1167 ; Anzi L. m. r., 78 ; Ces. ; Mass. (XLV) ; Dnrs. ; Rcr. — Alp. 215. Ttiurina Ach. Meth., 110. — Anzi Lng., 63. Rcr., Rv. — Alp., Sic. 216. polyphylla L. sp., 1150. — Anzi L. m. r., 79; Dnrs.; Ces. Rv., Rcr. — Alp., Tose, Sic. 217. polyrrliìza Kbr. Prg., 4L Rea., Rcr. — Alp., Merid. 218. prohosciclea L. sp., 1130. — Erb. cr. it., I, 1426; Anzi L. m. r., 77; Ces. Rea., Rcr., — Alp., Merid. 219. reticutata (Schaer.) Nyl. Flora, 1869, 389. — Rbh. L. E., 424 ; Erb. cr. it., I, 125 ; Anzi L. m. r., 80 ; Ces. : Dnrs. Rcr. — Alp. 220. spadochroa Hffm. D. FI., 2, 113. — Syn. G-. crustulosa Ach. — Erb. cr. it., I, 839; Anzi L. m. r., 82-84; Lng., 61; Mass. (XLV); Ces. Vav. saccata Schaer. Rcr. — Alp. 221. tornata Ach. Univ., 222. — Anzi L. ra. r., 75; Lng., 251. Rcr. — Alp. 222. vellea L. spie, 1150. — Rbh. L. E., 358 ; Erb. cr. it., I, 839, 946 ; Garov. ; Mass. (XLV) ; Dnrs. ; Ces. Var. depressa Fr. Rcr., Rv. — It. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 119 Fam. VI. Endocarpaceì. Trib. XII. Endocarpei. XXVI. Endocarpon Edw. 223. fluviatile DC. FI. Fr. 2, 413. — Erb. cr. it., I, 846; Anzi Lng., 216 ; Trev. Lich. v., 4 ; Mass. (XVII) ; Garov. ; Dnrs. ; Ces. Rcr. — Alp., Sett., Tose. 224. intestiniforme Krb. Prg., 42. — Syn. E. decipiens Mass. Rea., Rer. — Alp., Sett. 225. miniatum Ach. Meth., 127. — Rbh. L. E., 190; Mass. L. I., 6, 164, 190 ; Anzi Lng., 217, 266 ; L. m. r., 356, 357 ; Erb. cr. it., I, 427 ; II, 370 ; Trev. Lieh. v., 1-3 ; Garov. ; Dnrs. ; Ces. Var. aetneum Torn., canum Garov., complicatum Ach., cri- spum Mass., imbricatum Mass., leptophyllum Ach. {um- hilicatum Schaer.), Moulinsii Mtg. (papillosum Anzi), prui- nosum Mass. Rea., Rcr. — It. XXVII. Endocarpisodm Nyl. 226. Guepini Dub. Boti Gali., 2, 596. — Erb. er. it., I, 391; Rbh. L. E., 621; Anzi Lng., 233; Mass. (XVII); Garov.; Dnrs. ; Ces, Var. Maravignae Torn. Rea. — Sett., Lig., Merid. 227. laciniatwm Bgl. e Crst. Comra. soc. cr., I, 442. — Ces. ; Dnrs. Rcr. — Alp. XXVIII. Lenormandia DC. 228. laetevireus (Turn.) Nyl. Scand., 264. M. — Alp. 229. pulcìiella Borr. E. B. Suppl. t, 2602. — Mass. L. L, 339 ; Erb. cr. it., I, 1238 ; Anzi L. ra. r., 355 ; Dnrs. M. — It. 120 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Il Socio E. Baroni presentando un trattato recentissimo sui Li- clieni si esprime nei termini seguenti: Annunzio ai Soci della Società botanica italiana e principalmente a quelli che si occupano di Licheni che è uscito a Parigi coi tipi della Libreria J. B. Baillière et fìls un volume di A. Acloque, dal titolo « Les Lichens », adorno di 82 figure intercalate nel testo. È un trattato esteso e assai completo di Lichenografia che prima d'ora veramente mancava, a meno che non si vogliano considerare come tali le introduzioni che i lichenologi hanno fatto alle loro opere, come Nylander alla Synopsis Lichenum, Olivier alla Flore ana- lytique et dichotomique des Lichens de VOrne e Jatta alla Lichenogra- phia Italiae merìdionalis. Il lavoro è diviso in dodici capitoli. Nel primo l' A. studia le con- dizioni di vita dei Licheni e la loro distribuzione geografica ; nel secondo espone e confuta assai estesamente le diverse teorie emesse dai lichenologi circa la natura dei Licheni : conclude con l' am- mettere la autonomia di questi esseri. Nei capitoli seguenti, dal terzo fino all' undicesimo inclusive, 1' A. espone in modo giusto e completo la morfologia, l' anatomia e la fisiologia dei Licheni : nel do- dicesimo finalmente tratta della tassinomia lichenologica. L' A. ri- porta le classazioni di De Candolle, di E. Fries, di Schaerer, accenna a quelle di Nageli, Nylander e di Th. Fries e in ultimo ne propone una secondo la quale i Licheni sono divisi in due grandi gruppi, cioè: Licheni con gonìmi e Licheni con gonidi; considerando i gonimi come cellule verdi solitarie o in glomeruli, caratterizzate da una pellicola inviluppante sottilissima e i gonidi cerne cellule verdi pure solitarie o in glomeruli, caratterizzate da una membrana invilup- pante assai spessa. Nel primo gruppo include due famiglie, quella delle Collemaceae e quella delle Pannarieae ; nel secondo gruppo include diciotto fa- miglie, cioè: Lecidineae, Umbilicarieae, Graphideae, Thelotremeae, Verrucarieae, Lecanorineae, Xanthorieae, Sticteae, Peltigereae, Phy- scieae, Cetrarieae, Ramalineae, Evernieae, Alectorieae, Usneaceae, Ca- lycteae, Beomyceae e Cladonieae. In complesso 1' opera è assai ben riuscita ed è raccomandabile a quelli che si occupano dello studio di questi esseri, che Linneo de- nominò i rustici pauperrimi. Togliesi r adunanza alle ore 4 pom. ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 12i SEDE DI ROMA. Adunanza del 2 febbraio 1893. Letto ed approvato il verbale precedente si procede alla nomina del Delegato della Sede. Per acclamazione viene eletto il Vicepre- sidente della Sede stessa, prof. Giuseppe Cuboni. Ha quindi la parola il Socio prof. Solla il quale presenta, illu- strandola con alcuni disegni, la nota seguente : SOPRA ALCUNE SPECIALI CELLULE NEL CARRUBO. NOTA PREVENTIVA DEL PROF. R. F. SOLLA. Nella polpa delle carrube si trovano, entro speciali cellule, inclusi de' corpi di forma particolare, disegnati già dal Moeller e ricordati dal Jschirch e da altri. Questi corpi, interpretati già per otricelli tanniferi, furono oggetto di alcune mie ricerche che ora sono condotte a termine e verranno pubblicate in se- guito, corredate di opportune illustrazioni: per ora mi limito a comunicare i risultati principali. Le speciali cellule, in questione, sono nettamente orientate nel parenchima, del quale occupano, in più serie, tutta una zona mediana, dalla base fino all'apice del legume. Inoltre si osser- vano de' gruppi di 5-6 cellule consimili addossati all' anello di sclerenchima esterno, ed altri gruppi anche nel tessuto interpo- sto fra una cavità seminigera e l'altra, in prossimità della parete interna. Il contenuto di queste speciali cellule apparisce in forma di corpi inclusi, staccati dalla parete, regolarmente pieghettati in senso trasversale, d'ordinario incolori o lievemente giallicci, molto rifrangenti. Volendomi occupare dello sviluppo morfologico delle speciali cellule con il detto contenuto particolare, presi ad esaminare ovari del carrubo e frutticini giovani in diversi stadi di svi- luppo. Ma già negli ovari (colti verso la fine di novembre) e così pure in tutti gli stadi dei frutti, fin dove potei arrivare col materiale che avevo a disposizione, osservai delle speciali cellule, 122 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA disposte in modo corrispondente nel parenchima della foglia car- pellare, le quali si rendono marcate, fra le circostanti, e per essere molto più grandi e per avere un contenuto omogeneo, molto rifrangente, per lo più incolore, nei frutticini più avan- zati per solito gialliccio. Nei frutti non maturi, allo stadio più avanzato che potei esaminare, cominciavano a manifestarsi en- tro al contenuto gialliccio delle cellule in discorso delle grinze con la stessa disposizione che presentano le pieghe de' corpi in- clusi osservati nelle carrube mature. Anche in altri organi della pianta si notano speciali cellule consimili, a contenuto omogeneo, incolore, fortemente rifran- gente e che dà alcune delle reazioni caratteristiche del conte- nuto delle speciali cellule dell' ovario e dei frutticini giovani, nonché dei corpi particolari esaminati nel frutto maturo. Nella rachide delle giovani fruttescenze non ne trovai traccia, bensì di quelli più adulti, indi nei ramoscelli, nei rami di due anni e persino nella corteccia levata alla base del tronco di un albero più che quindicenne. In questi casi trovansi le speciali cellule im- medesimate nel parenchima corticale; ne' ramoscelli ne osservai anche framezzo alle cellule del midollo. Nella rachide delle foglie si scorgono, fra gli elementi del parenchima, singole cellule spe- ciali caratteristiche. Nelle lamine fogliari sono le cellule epider- miche, tanto della pagina superiore quanto della pagina inferiore, che corrispondono ad un comportarsi analogo ; oltre di esse però anche singoli elementi del tessuto a palizzata, senza clorofilla, e disposti al di sopra de' fasci minori del tessuto fibrovascolare nella foglia. Nelle radici che abbiano più di un anno di età si trovano cellule simili immedesimate nel parenchima fonda- mentale, e precisamente tanto in una zona sotto all' epiblema quanto negli strati più profondi, cioè all' intorno dei cordoni sclerenchimatici. Nelle radici giovani, dell'anno, le cellule in parola pare non si formino, o per lo meno io non ne ho vedute che pochissime. Passando ora ad accennare in breve, alcune delle reazioni più particolari ottenute nell' intento di indagare la natura chi- mica de' contenuti che mi interessavano, e che non sono state indicate finora per le materie tanniche, dirò, che in generale molte delle reazioni corrispondono con quelle dei tannini e pro- babilmente il contenuto delle speciali cellule è in prevalenza ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 123 una miscela di sostanze del gruppo de' tannini con altri corpi organici e con tracce di sostanze minerali. Cito, fra altre, le reazioni seguenti: facendo bollire alcune sezioni sottili di carruba in acqua distillata, i corpi particolari si colorano in bruniccio, e protraendo la bollitura per un'ora ed un'ora e mezza si colorano in carnicino ma non si alterano nella struttura. Molto caratteri- stiche sono le reazioni con l'idrato potassico. Questo, com'è noto, colora in viola i\ contenuto delle speciali cellule, in qualunque stadio di sviluppo, ed anche se le sezioni vengono previamente bollite per un tempo breve in acqua distillata. Se però le se- zioni sono tenute previamente per 10-15 minuti a bagno in acqua di Javelle, i contenuti in parola si colorano in bruno. L'idrato potassico, ad azione prolungata, intacca le sostanze componenti i contenuti delle speciali cellule, nel legume maturo, fino a por- tarle quasi completamente in soluzione. Mentre invece resistono all' azione dell' acido cloridrico conc, dell' acido solforico conc, per cinque giorni almeno; nell' acido nitrico conc. per più di tre giorni, ma vengono ridotti poscia ad una massa torbida, granel- losa. L'acido cromico distrugge i detti contenuti completamente in capo a poche ore, mentre le pareti delle cellule circostanti re- sistono per una durata maggiore. Anche la difenilamina scioglie una parte delle sostanze che compongono i contenuti nelle spe- ciali cellule delle carrube mature. Donde risulterebbe che oltre alle materie tanniche (le quali si troveranno certamente in ab- bondanza) vengono a far parte de 'detti contenuti anche altre sostanze organiche. Se cercassi di stabilire de' rapporti fra la natura chimica dei contenuti nelle speciali cellule de' legumi maturi e quelle degli ovari e dei frutti giovani, dovrei dire, che per quanto mi risultò dalle reazioni ottenute il detto contenuto negli organi giovani apparisce composto egualmente di un miscuglio di sostanze fra le quali prevalgono le supposte materie tanniche e di altre so- stanze, diverse però da quelle nel frutto maturo o per lo meno in rapporti di combinazione diversa. Non ho potuto dimostrare, con i reattivi noti, né la presenza di sostanze proteiche, né quella di materie zuccherine nei con- tenuti delle speciali cellule. Le pareti delle cellule caratteristiche che includono i conte- nuti particolari, nel frutto maturo, danno le reazioni di sube- 124 ADUNANZA DKLLA SEDE DI ROMA rina e non di celluiosi ; abbandonano però imo scheletro unito, sulla lamina di platino, incenerendo la sezione. Dell' analogia fra le speciali cellule del carrubo con gli ele- menti tanniferi di altre leguminose, descritti dagli Autori, nonché fra il loro contenuto e quello di speciali cellule nel frutto di Rhamnus cathartica e nel dattero, parlerò nel lavoro compiuto. Il Socio dott. Kruch ed il Presidente prof. Pirotta fanno alcune osservazioni intorno al metodo di ricerca usato dal prof. Solla nel suo studio. Il medesimo Socio Solla depone al banco della presidenza la con- tinuazione del suo lavoro in parte già presentato nella adunanza del gennaio. CARATTERI PROPRI DELLA FLORA DI VALLOM EROSA. PER. R. F. SOLLA. (Continuazione). d). Piante che sono comuni a due e più formazioni doschive. (e: castagneto; a.: abetina; f.: faggeta). Anemone trifolia L., e. a.; A. nemorosa L., a. f.; Ranun- cidus lanuginosus L., a. f., meno frequente nel e; Helleborus viridis L., e. a., meno frequente nella f. ; Cardamine Cheli- donia L., a. f.; ^ C. hirsuta L., e. f. ; Dentaria pinnata Lam., nell'a. prevalente, si fa più rara nel e. e nella f.; Dianthus ■monspessulanus L., a. f. (in luoghi piuttosto scoperti) ; Malva moschata L., a., meno frequente nel e. e nella f.; Acer Pseudopla- tanus L., e. a. ; Geraniimi Roliertianmn L., di prevalenza nel- l'a.; Tmpatiens noli tangere h., lungo i corsi d'acqua, ma non frequente, nell' a., meno anche nella f. ; Ilex Aquifolium L., sparso, a, e e; Sarothamnus vulgaris Wim., a. principalmente, ma anche nel e. e nella f.; Coronilla Emerus L., molto fre- quente nel e, meno nell'a.; Prunus spinosa L., e. ed a.; Ru- * Nel Prodromo della flora toscana del prof. Caruel (Firenze, 1860) questa specie è ricordata del « Masso del Saltino », ma quivi non l'ho mai trovata, né le condizioni attuali di quella località sareb- bero j)iù favorevoli ad essa. ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 125 tus ulmifoUus Schott., dal margine superiore del e. fino quasi in vetta alla Secchieta (f.); Potentina Fragariastrum Ehrh., * nell'a. specialmente, ma si trova anche sparsa nel e. e nella regione inferiore della f.; Aremonia agrimonioides DC, a. sul margine limitante co' faggi; SaxìfìYiga tridactylites L., dal e. air a., ma rara; S. rotundifoliah., frequente, nell' a. e nella f.: Anthriscus silvestris Hfm., a. e f. ; Pimpinella magna L , lungo i corsi d'acqua nel e. e nell'a., ma non frequente; Sam- ducus Elmlus L., e. ed a.; Galiiun erectum Hds., e; G. luci- dum AH., a. ;^ Aspericla odorata L., a. ed anche e, non fre- quente; nella f, in una sola località quasi in vetta alla Secchieta: Senecio nebrodensis L., a. e f. ; più raro S. barbareaefoliios Kr., nelle stesse consociazioni; Gnaphaliuni silvaticicm L., a. e f., sporadico; Solidago Virgaitrea L., margine dell' a., più di rado nel e; Eicpatoriwn cannabinwn L., a. e e, lungo i corsi d'acqua; Carlina acaulis L. fa. caulescens (Sav.), a. e f.; Cir- siwn Eriophorum Scp., a. e f., più rara della precedente; Ce7t- taurea nigrescens W., e. a. e f.; Hieracium, crìnitum S. e S., e. e margine dell' a.; Lapsana conimunis L. e. ed a,; Campa- ^ A meno che non si tratti di P. micrantha; ciò che verrà reso più sicuro da ulteriori studi. ^ Queste due specie che qui tengo distinte, anche per la località, offrono una quantità di forme intermediarie diverse, sia por le fo- glie ora più larghe, ora più anguste, con mucrone distinto, o meno, sia per lo sviluppo vario de' petali, sia anche per l'aspetto che non è sempre ugualmente glaucescente, né sempre concorda nelle di- mensioni. È però difficile il pronunziarsi sull' autonomia di esse. Il prof. Arcangeli ammette {Compendio, pag. 311) il G. erectum Hds. come semplice vai-ietà del G. Mollugo L. ; nel Compendio di Passe- rini, Cesati e Gibelli sono accettati come sinonimi il G. erec- tum Hds. ed il G. lucidum Ali. Questo parere non viene diviso dal prof. Caruel il quale ammette {Prodromo, pag. 317) la specie del Hudson solo in via provvisoria per le località toscane da lui cita- te, aggiungendo però che « da noi si presenti la specie più comu- nemente » sotto la forma G. corrudaefolium del Villars. Ora, G. cor- rudae/olium Vii]., accettato da molti botanici, sarebbe — secondo altri Autori — sinonimo di G. lucidum Ali. E. Tanfani, riportando la descrizione del G. corrudaefolium Vili, (nel voi. VII della Flora italiana di F. Parlatore), dal manoscritto di Parlatore, osserva a pag. 32: « s'incontrano talora forme di transizione fra il G. corru- daefolium ed il G. Mollugo, ma tali forme sono assai rare in Italia. Credo che ad esse debba riferirsi il G. erectum di Hudson ». 126 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA nula Trachelium L., e. ed a., rara nella f.; Callima vulga- ris Sai., sparsa nel e, nella a., nella f., fino in cima alla Sec- chieta; Monotropa Hypopìtys L., a. e f.; Fraxinus Ornus L., e. ed a. fino a 1000 ra. ; Cuscuta europaea L., frequente nel e. e neir a. ; ScropJiularia nodosa L., qua e là nel e. e nell' a. ; Digitalis lutea L., frequente, e. ed a.; Lìnarla vulgaris Mill., come la precedente: entrambe arrivano fino al limitare supe- riore degli abeti; Odontites serotina Rchb. e 0. lutea Rchb., frequenti nell'a., meno nel e; Galeobdolon luteum Uds., nell' a. fino al limitare inferiore del faggio; Clinopodium vulgare L., «parso per tutta la regione; Daphne Mezereum L., per tutta la regione, fino al limitare superiore dell'abete; Thesium w- termedìum Schrd., e. ed a., sparso in singole località, ordina- riamente nel folto de' ginepri; Euphorhia amijgdaloides L., sparsa per tutta la foresta; Ulmus montana With., pochi esemplari, al limitare fra il e. e l'a.; Corylus Avellana L., ab- bondante nel e. e nell' a, ; Salix Caprea L., a. prevalentemente, meno nel e; Jmiiperus commitnis L., più frequente in basso (e), si fa sempre più raro verso l'alto (a.) ed arriva a poco oltre i 1000 m.; Epipactis latifolia Ali., fra e. ed a.; Orchis 'maculata L., sparsa per tutta la regione; Anthericum Li- liago L., a. e f.; Asphodelus albus W., a. e f. ; Lilium hulbi- feru7n L., a. e f. ; L. Martagon L., a. e f.; Scilla MfoUa L., prevalente nell' a., trovasi anche nella f. ; Carex penduta Hds., lungo i corsi d'acqua, nell'a. e più frequente nel e; Festuca gigantea Vili., al limitare dell' a. col f.; F. ovina L., come la precedente. e). Piante più caratteristiche della vegetazione de" prati. (C: nella zona del castagno; A.: in quella del- l'abete; F.: in quella del faggio. — Le specie contrassegnate con * fanno anche nel bosco 0 per lo meno sul margine di esso). C. — Thalictrum ftavwn L,, non frequente; Viola canina (L.) Hchb. ; Silene nutans L., piuttosto rara; Linum cathartìcum L.; Geum urbanum L., non frequente; Hieracium Pilosella L., assai raro nella regione inferiore; Iasione montana L.; Oen- tiana campestris Ij.\ Stachys germanica h. ; Lysimachia pun- ctata L.;* Gymnadenia conopsea Br.; Coeloglossum viride Uin.; ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 127 Juncus lamprocarpos Ehrh.; Atra flexuosa L. ; Avena pra- tensis L.; Melica ciliata L.; Poa compressa L. A. — Anemone nemorosa L,;* A. raìiunculoides L., rara; Thalictrum aquilegifoliu7n L.;* Th. flavum L., più raro; Fi- caria verna Hlds., qua e là; Ranunculus lanuginosus L.;* Nastartiuin officinale Br. ; * Alliaria officinalis Andrz.; Erucago campestris Dsv.; Viola canina (L.) Rchb.; Lychnis Flos cu- culi L.;* Melandryum silvestre Roehl.;* Silene Cucubalus Wib.; S. italica P.;* S. nutans L.;* Cerastiicm caìupanulatum Vi.; Stellaria graminea (L.) Retz.;* Spergula arvensis L. ; An- thyllis Vulneraria Ij., ^.polyjjhy Ha Kch..; Trifoliuin elegans h.;* Latìiyras pratensis L. ; Geuni urbanum L.; Alchemilla vul- garis L.; Chamaenerimn angustifolium Scp.; Epilobium hir- sutum L.; E. parviflorum (Schrb.) Retz.; E. montanum L.; Saxifraga bulbifera L.; * Galium Cruciata Scp.; G. ver- nuni Scop. ; * Valerianella Auricula DO. ; Leucanihemum vul- gare Lam.; Carlina corymbosa L.; C. vulgaris L.; Lactuca muralis Fres.; Campanula Rapunculus L.;* Phyteuma Hal- leri k\\.\* P. Michela A\\.;* SympJiytunituberosuinlj.;* Pul- monaria officinalis L.; Myosotis palustris Rth.; * Ve?^onica Cha- maedrys L.; * LysimacMa punctata L.; * Primula acaulis Jcq.; * Mercurialis perennis L.; OrcJiis Morio L., rara; 0. macu- lata L. ;* 0. sambucina L.; Crocus vernus Wlf. ; Polygona- tum m,ulti/lormn Ali.,* frequente; AspUodelus albus W.;* Colchicum autumm,ale L,; Juncus lam,procarpos Ehrh. ; Carex digitata L.;* C.praecox Jcq.; Cynosurus echinatus L.; Ceri- status L.; ^/r« flexuosa L.; Holcus lanatus L.; Ve^itenaia avenacea Kch. ; Vulpia myuros Gmel. F. — Anemone nemorosa L.; * A. ranunculoides L.; * T/ia- lictrum, aquilegifolium L.; T^/i. flavum L.; Ranunculus Aleae Willk., var. multiflorus Freyn. (secondo gli emendamenti dati da Levier e Sommier in Nuovo Giorn. hot. ital., voi. XXIII, pag. 246); Aquilegia vulgaris L.; Aconitum Lycoctonum L., P%to Riviniana Rchh.; Sagina subulata Pr.;' Genista tin- ctoria L.; Alchemilla vulgaris L.; Antennaria dioica Grtn.; Hieracium Pilosella L.; Faccmmm Myrtillus L.; Gentiana * Il Prodromo del prof. Caruel indica la ^. ^^rocttmòens L., di Vallombrosa. 128 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE acaulislt.; Veronica Chamaedryslj.;* Primula acauUs Jcq.;* Orcìiis sambucina L.; Gymnadenia conopsea Br.; Liliwn Martagon L. ; * Aira caryophyllea Web. ; Vulpia myuros Gmel.; Bromus erecius Hds. Prima di chiudere devo anche notare che il Loronicum austriacum Jcq., riportato di Vallorabrosa nel Catalogo succi- tato, a pag. 147, non è tale come venne mal determinato ed anche pubblicato in Malpigliia, an. II, pag. 267, ma si tratta semplicemente di Senecio alpestris DC. Tozzia alpina L. (vedi il Catalogo surricordato a pag. 148), non esiste più, come bene lo riporta C. F. Nyman (Conspec- tus, pag. 556) nella località classica « sopra Vallombrosa al- l'Ellerema » (Parlatore, Flora ital., voi. VI, pag. 412), ed é completamente scomparsa dalla regione vallombrosana. SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 12 febbraio 1893. Il Presidente prof. Arcangeli annunzia il nuovo Socio dott. Carlo Casali di Roma e ne proclama 1' elezione ; invita quindi 1' Archi- vista capitano Micheletti a comunicare i titoli dei libri venuti in dono, elle sono i seguenti : Dal prof. A. Goiran : Goiran. Erborizzazioni estive ed autunnali attraverso i Monti Lessini veronesi (Continuazione). Firenze, dicem- bre 1892. — Due casi di fioritura tardiva di Kopsia ramosa Dum. {Phelipaea ramosa C. A. Mey.). Firenze, dicembre 1892. — Bollettino agrario veronese n. 36, 30 dicembre 1892, Verona, e n. 1, 2 e 3, 10, 20 e 30 gennaio 1893. Dal sig. E. Autran : Bulletin de l'Herbier Boissier (Tomo V>. 1893). n. 1. Genève. Dal dott. E. Bauer : Bauer. Beitragé zur Moosflora Westbòbmens und des Erzgebirges. Prag 1893. Dall' Istituto delle Scienze d' Halifax-Nova Scotia : Proceedings and Transactions of the Nova Scotian Institute of Science Halifax, Nova Scotia. Session of 1890-91. Second Serie?, Voi. J, Parti. Ha- lifax 1891. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 129 Dal Torrey botanical Club : Bullettin of the Torrey botanical Club a Monthly journal of botany. Voi. XIX, n. 12, New-York 15. 12. 92; Voi. XX, n. 1, 15. 1. 93. Dal sig. S. Sonimier: Sommier. Cenno sui risultati botanici di un viaggio nel Caucaso. Firenze 1891. — Sommier et Levier. Decas plantarura novarum Caucasi in acta Horti Petropolitani. Voi. XII, n. 5, 1892. Dal dott. M. Geremicca: Geremicoa. La botanica nell'insegna- mento universitario. (Prolusione al corso pareggiato di botanica per 1' anno 1892-93). Napoli 1892. — Sulla interpretazione di alcuni fatti riguardanti l' assimilazione del carbonio (Estratto dal Boll, della Soc. di Naturalisti di Napoli). Napoli 1892. Il Socio Mori ba inviato la continuazione della memoria presen- tata nella adunanza del gennaio. ENUMERAZIONE DEI FUNGHI NELLE PROVINCIE DI MO- DENA E DI REGGIO. PER A. MORI. (Continuazione). SPHAEROPSIDEAE. Phyllosticta. 52. Phyllosticta aesculicola Sacc. Mich. I, pag. 134. — Syll. fung. omn. Ili, pag. 4. Sulle foglie disseccate ììqW Aescidus Mppocastanum nel- r Orto pubblico di Modena, Novembre 1890. 53. Phyllosticta hedericola Dur. et Mont. — Sacc. Syll. fung. Ginn. Ili, pag. 20. Sulle foglie diQ[\' Heclera Helix nell'Orto pubblico di Modena, Gennaio 1890. 54. Phyllosticta maculiformis Sacc. Mich. II, pag. 538. — Syll. fimg. omn. Ili, pag. 35. Sulle foglie di Caslanea vesea a Montegibbio, Aprile 1891. 55. Phyllosticta platanoides Sacc. Mieli. I, pag. 360. — Syll. fung. omn. Ili, pag. 13 ; fungi ital. tav. 1158. Sulle foglie deW Acer platanoides nell'Orto pubblico di Mo- dena, Novembre 1890. 56. Phyllosticta prunicola Sacc. Syll. fung. omn. Ili, pag. 4. Sulle foglie del Pijrus maliis, Casinalbo, Ottobre 1892. Bull, della Soc. bot. ital. 9 130 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 57. Phyllosticta Syringae Westd. — Sacc. Syll, fung. oran. Ili, pag. 22. Sulle foglie della Lymnza vulgaris nell'Orto pubblico di Modena, Novembre 1890. Plioma. 58. Phoma Ailanthi Sacc. Syll. fung. omn. IH, pag. 95. Sopra i rami di Ailanthus glandulosa nell' Orto pubblico di Modena. 59. Phoma demissa Sacc. Fung. ven. Sez. V, pag. 201. — Syll. fung. omn. Ili, pag. 118. Sui rami disseccati di Clemaiis vitalba nell' Orto botanico di Modena, Marzo 1890. 60. Phoma Figi popdlifoliae n. sp. Peritlieciis sparsis, nigris, 320 /iJi. diam. : sporulis ellipticis, liyalinis, binucleatis, rarissime plurinucleatis, 9-8 * 31-5, basidiis filiformibus hyalinis Oli long, Videtur status spermogonicus diaporthes cuiusdam in fructi- bus Fici poimlifoUae in Horto botanico Mutinensi, Junio 1890. 61. Phoma herbarum West, forma Capparidis Sacc. Syll. fung. oran. Ili, pag. 133. Sulle foglie di Capparis rupestris nell'Orto botanico di Mo- dena, Aprile 1892. 62. Phoma Lebiseyi Sacc. Mieli. I, pag. 257. — Syll. fung. ■omn. III, pag. 91. Sui rami disseccati di Acer Negundo nell' Orto botanico di Modena, Marzo 1890. 63. Phoma Metrosyderi n. sp. Peritheciis in raaculas latas irregulariter effusas atro-marginatas dispositis 210 /x diam.: sporulis ellipticis utrinque rotundatis, rectis vel curvulis, hya- linis, eguttulatis 7-5 * 2. In foliis Metrosijdes tomentosae in Horto botanico Muti- nensi, November 1890. 64. Phoma Platani n. sp. Peritlieciis sparsis, lenticularibus, exiguis, 64-54 ju. diam.; sporulis minutissimis, liyalinis, ellipti- cis 3*1. In foliis deiectis Platani occidentalis in Horto publico Mu- tinensi, November 1889. 65. Phoma sambucella Sacc. Syll. fung. omn. Ili, pag. 71. ADUNANZA DELLA SEDE Di FIRENZE 131 Sui rami morti di Sambucus nigra nell' Orto botanico di Modena, Aprile 1891. 66. Phoma Sophoeae Sacc. Fung. Ven. Sez. V, pag. 202. — .SylI. fung. omn. Ili, pag. 67. — De Thumen myc. univ. n. 879. Sui rami disseccati della Sophora japomca nell' Orto bota- nico di Modena, Marzo 1890. Macrophoma. 67. Macrophoma Dracaenae fragrantis n. sp. Maculis magnis obscure marginatis: peritheciis sparsis, atris 182 /i diam.:spo- rulis cilindraceis guttulatis 21-18^3: basidiis longiusculis. In foliis Dracaenae fragrantis in Horto botanico Mutinensi, Majo 1889. Obs. Similliraa Macrophomae huWop/iylae Sacc. a qua dif- fert basidiis ampuUiformibus. DendropUoma. 68. DendrophOxMA Polyis-pyrius Sacc. fung. ven. Sez. 3, n. 18. — Syll. fung. oran. Ili, pag. 181. Sui rami di Qmrcus Eobur a Pujanello, Maggio 1890. Vermicularia. 69. Vermicularia liliacearum West. — Sacc. Syll. fung. omn. Ili, pag. 233. — De Thumen mj^c. univ. n. 891. — Sydow Myc. March, n. 1398. Sui rami secchi di Asparagus officinalis e sopra gli steli disseccati di Iris germanica, Casinalbo, Dicembre 1890. Cytospora. 70. Cytospora flavo-virens Sacc. Sj-ll. fung. omn. Ili, pag, 268. Sui rami morti di Salix aWa, Casinalbo, 1889. 71. Cytospora chrysosperma (Pers.) Fr. Syst. myc. II, pag. 542. Sacc. Syll. fung. omn. Ili, pag. 260. — Nemaspora chìvjsospenna et populina Pers. Syn. pag. 108-109. Sui rami di Populus nigra, Staggia presso Modena, Dicem- bre 1890. 132 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Septoria. 72. Septoria Convolvuli Desm. in Ann. se. nat. 1842. — Sacc.. Syll. fung. omn. Ili, pag. 536. Sulle foglie di ConvolDulus, Staggia presso Modena, Esta- te 1889. 73. Septoria piricola Besra. — Sacc. Syll. fung. omn. Ili, pag. 487. Sulle foglie di Pijrus communis nei boschi a Serramaz- zoni, Agosto 1892. 74. Septoria popdli Desm. — Sacc. Syll. fung. omn. Ili, pa- gina 502. Sulle foglie del Populus nigra, Casinalbo, Maggio 1892. Coniotìiyrium. 75. CoNiOTHYRiUM Hedere (Desm.) Sacc. Mieli, pag. 204. — Syll. fung. omn. Ili, pag. 307. — Phoma Hederae Desm. Cooke Handb. pag. 418. Sui rami di Hedera nell' Orto botanico di Modena, Giu- gno 1890. Biplodia. 76. DiPLODiA CONIGENA Desm. — Sacc. Syll. fung. omo. Ili, pag. 359. Sulle squame dei coni di Pinus sylvestris nell' Orto bota- nico di Modena, Febbraio 1892. 77. DiPLODiA POPULiNA Fuck Symb. myc. pag. 170. — Sacc. Syll. fung. omn. Ili, pag. 353. Sulla corteccia di rami morti di Populus nigy^a, alla Stag- gia ed a Cusinalbo presso Modena, Dicembre 1890. 78. DiPLODiA SUBTECTA Fr. Summa veg. Scand. pag. 417. — Sacc. Syll. fung. omn. Ili, pag. 331. — Biplodia Aceris Fuck. Symb. myc. pag. 171. Sui rami disseccati dell' Acer campestre nell' Orto botanico di Modena, Marzo 1889. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 133 Ascochijia. 79. AscocHYTA Lantanae Sacc. Mieli. I, pag. 162. — Syll. fung. •omn. Ili, pag. 387. Sulle foglie del Viburnum Lantana, Formiggine, Otto- bre 1892. Hendersonia. 80. Hendersonia rubi West. Sacc. Syll. fung. omn. Ili, pag. 424. Sui rami di Ricbus nei colli di Pujanello, Maggio 1890. Leptotliyrium. 81. Leptothyrium Perichymeni (Desm.) Sacc. Syll. fung. omn. Ili, pag. 626. — Fungi ital. tav. 93. Piggotia. 82. Piggotia astroidea Rech. et Brem. — Sacc. Syll. fung. omn. Ili, pag. 637. Sulle foglie dell'Olmo nell'Orto pubblico di Modena, No- vembre 1890. Enioìnospoì^ium. 83. Entomosporium magulatum Lev. J3 domesticum Sacc. Syll. fung. omn. Ili, pag. 657. Sulle foglie del Mespilus germanica, Casinalbo 1892. Gloeosporìum. 84. Gloeosporìum Cydoniae Mont. Sacc. Fungi ital. tav. 1037. — Syll. fung. omn. Ili, pag. 705. Sulle foglie languide di Oydonia vulgaris nell'Orto bota- nico di Modena, Estate 1890. 85. Gloeosporìum lagenarium (Pass.) Sacc. et Roum. in Rev. mycologique 1880, pag. 201. PI. IX, fig. I. -— Fusariam lage- narium Pass. Erb. crit. ital. 2» Sez., n. 148. — De Thumen mycol. univ. n. 376. 134 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE Sui frutti di Benincasa cerifera e di altre cucurbitacee coltivate neir Orto botanico di Modena, Ottobre 1891. ^Q. Gloeosporium Popdli-albae Desm. — Sacc. Syll. fung. omn, IH, pag. 712. Sulle foglie di Popuhis alba nel bosco di S. Felice presso- Staggia, Settembre 1891. 87. Gloeosporium Ribis Mont. et Desm. Sacc. fungi ita!, tav. 1036. — Syll. fung. omn. Ili, pag. 706. Sulle foglie del RWes ntbricm, Casinalbo, Settembre 1892. 88. Gloeosporium sphaerelloides Sacc. forma major Penzig. Mieli, pag. 449. — Penzig fungi agrumicoli pag. 384, tav. 38,. fig. 2. Sulla foglie di Limone nell'Orto botanico di Modena, Mag- gio 1890. Mar Sonia. 89. Marsonia juglandis (Lib.) Sacc. Fungi ital. tav. 1095. — Syll. fung. omn. Ili, pag. 768. — Gloeosporium juglandis (Lib.) Mont. Sulle foglie di Juglans regia a Casinalbo, Settembre 1892,, HYPHOMYCETEAE. Oidiwn. 4» 90. OiDiUM M0NILI0IDES Link Sp. I, pag. 122. Sopra varie graminacee nei contorni di Modena, Estate 1892, Rainularia. 91. Ramularia angustissima Sacc. Mich. II, pag. 286. — Fungi tal. tav. 1017. — Syll. fung. omn. IV, pag. 196. Sulle foglio del Comics sanguinea, Cortile, Settembre 1892. 92. Ramularia lactea (Desm.) Sacc. Mich. II, pag. 549. — Syll. fung. omn. IV, pag. 201. — Fungi ital. tav. 996. — R. vio- lae Fuck Symb. raycol. pag. 361, tav. I, fìg. 26. — Fusipodium lacteum Desm. Sulla pagina superiore delle foglie della Viola aWa nel- r Orto botanico di Modena, Novembre 1890. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE • 135 FusìclacUwn. 93. Fdsicladium Sorghi Pass. erb. critt. ital. Sez. II, n. 838. — Hedwigia 1877, pag. 122. — Sacc. SylI. fuiig. omn. X, pag. 599. Sporulis 16-12*9-7 ju. diam. Sulle foglie del SorgJmm Halepense, Staggia, Autunno 1890. Cercospora. 94. Cercospora rosaecola Pass, in De Thumen Mycol. univ. n. 1086. — Sacc. Syll. fung. omn. IV, pag. 460. — Fungi ital. tav. 665. Sulle foglie di varie specie di Rof^a coltivate nell' Orto bo- tanico di Modena, Novembre 1890. Alternarla. 95. Alternaria Brassicae Sacc. Mich. II, pag. 172. — Sylli fung. omn. IV, pag. 546. — Fungi ital. tav. 736. Sulle foglie di Brassica oleracea nell' Orto botanico di Mo- dena, Gennaio 1890. 96. Alternaria tenuis Nees. — Sacc. Syll. fung. omn. IV, pag. 546. Sui rizomi di ZypJia, Staggia, Novembre 1890. Macrosporium. 97. Macrosporium commune Rabh. — Sacc. Syll. fung. omn. IV, pag. 524. Fungi ital. tav. 1207. Sulle foglie disseccate di Pliragìnites coìmnunis nei dintorni di Modena, Febbraio 1891. Tuberctclaria. 98. Tdbercularia nigrigans (Bull.) Link. — Sacc. Syll. fung. omn. IV, pag. 640. — Tremella cinnabarina Bull. Champ. ta- vola 455i fig. I. Sui rami di Sophora japonica nell' Orto pubblico di Mo- dena, Maggio 1890. 136 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Volutella. 99. Volutella ciliata (A. S.) Gr. — Sacc. Syll. fung. omn. IV, pag. 682. — Fungi ital. tav. 729. Sui frutti di LagenaìHa nell' Orto botanico di Modena. Epìcoccum. 100. Epìcoccum nigrum Link. — Sacc. Fungi ital. tav. 1218. — Syll. fung. omn. IV, pag. 736. Sulle foglie secche del Populus angulata nell' Orto bota- nico di Modena, Dicembre 1892. 101. PucciNiA Xeranthemi n. sp. Teleutosporis in soros or- biculares hypophyllos, solitàrios vel gregarios, 1-1 Y^ mm. diam. dispositis, glabris, oblongis, bicellularibus, ad medium parum constrictis, apice incrassatis, apiculatis 65-45 * 18-15, pallide flavo brunneis, pedicello persistenti hyalino. In foliis et ramis Xeranthemi annuì in Monte Paderno prope Bononiam, Majo 1890. Legge quindi il Socio Baroni : NOTIZIE E OSSERVAZIONI SUI RAPPORTI DEI LICHENI CAL- CICOLI COL LORO SOSTRATO. PER E. BARONI. Da tempo i Lichenologi si sono occupati di ricercare quali rapporti esistano tra i Licheni e le roccie su cui essi vegetano. La pubblicazione recente di un lavoro del dott. Bachmann ^ su questo argomento, mi ha invogliato di istituire alcune ricerche in proposito, le quali brevemente saranno esposte in questa nota. Le osservazioni che io ho fatto si basano sull' esame di sezioni di roccie su cui vegetavano Aspicilia calcarea (L.) Kbr. ^) con- torta — Lecidea fascoatra (L.) AVhlbg. a) fumosa (Hofifm.) Th. Fr. * ocellulata — Verrucaria rupestris «) Schraderi Schaer. e V. rupestris fi) calciseda Schaer. * Bachmann D''. Ewald, Der Thallus dei- Kalkflechten. Wissen- schaf. Beilage zu don Programm der stadtiscJien Healschule zu Plauen ». V, — Plauen i. V. 1892. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIREXZE 137 Prima però che io esponga le ricerche che ho avuto agio di fare, sarà utile che in breve accenni a qualche notizia storica della quistione. Gaston Buchet' osserva che, separando dei licheni vitricoli dai ciottoli sui quali sono cresciuti (cosa che può avvenire con una certa forza), si osserva, nel loro posto, una quantità d'in- cavature di forma semisferica e qualche volta confluenti insieme, le quali manifestamente si sono formate per l'azione degli ifì rizoidi che si sono insinuati dentro il vetro. Winter * ha trovato che la Sarcogyne privigna Ach., la quale di frequente cresce sul granito, manda nelle fini spaccature della pietra dei fasci di ifi piuttosto densi e a forma di manico, e questi fasci sono cosi fortemente cresciuti insieme colla pietra che essi non possono esserne liberati con mezzi meccanici, ma solo con la forza dissolvente dell' acido fluoridrico. Però i Licheni non si contentano di vivere sulle pietre e di mandare soltanto dei fasci di ifi entro alle roccie, ma spesso molti Licheni calcarei abitano col loro intero tallo nell' interno della pietra: gli apoteci difatti possono riscontrarsi annidati in fossettine circolari scavate nella pietra, e i gonidi stessi occu- pare uno strato più o meno denso nell' interno della pietra stessa, a distanza maggiore o minore dalla superficie. Anche questi fatti da molto tempo sono noti. Già Wallroth ' nel P volume della sua storia naturale dei Licheni cita gli au- tori che prima di lui avevano ricordato il fatto che i Licheni possono vivere nell' interno delle pietre e, dopo avere accennato quanto controverse siano le opinioni de' lichenologi su questo argomento, ne dà egli stesso una spiegazione in gran parte fantastica, come osserva giustamente il Bachmann. * Egli crede di fatti che « l' intera massa dove si vedono le fossettine, pro- venienti dai periteci che si sono aperti, sia un vero prodotto 1 BuCHET Gaston, Natunviss. Eundschau, V. Jahrg. St. 132, re- feriert nach Comptes rendus de la Société de Biologie, t. XI, n. 1. * "Winter, Zur Anatomie einiger Krustenflechten. « Flora » 1875, St. 132. Vgl. auch Luerssen, Handbuch der systemat. Botanik. Bd. I, St. 182. * Walluoth F. W. Naturgeschichte der Flechten. Teil I, pag. 119. Frankfurt, a. M., 182.5. * Loc. cit., pag. 2. 138 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE del Lichene trasformato apparentemente in marmo: » giunge esso fino al punto di scorgere in questo esempio un ravvicina- mento del regno organico con quello inorganico. Fùisting ' più giustamente, a proposito del tallo di Verruca- ria Dufourei DC, opina che: « esso tallo è un piccolo intreccio il quale in parte riveste la superficie del sustrato e in parte si sviluppa nella pietra in conseguenza della capacità che hanno le parti che lo costituiscono di assorbire i sali calcarei. » Dello stesso avviso è Zukal " quando attribuisce solo agli ifi elissoidali la proprietà di penetrare più o meno profondamente dentro la pietra, mentre il tallo che giunge liberamente nell'aria divide il carbonato di calce in tale quantità che i suoi spazi intercellulari ne sono completamente empiti. Osserva il dott. Bachmann che né Fùisting, né Zukal otten- nero risultati giusti per avere impiegato un mezzo di ricerca imperfetto. Infatti entrambi misero delle porzioni di roccie abi- tate da Licheni in acido cloridrico e ve le tennero fino a che non furono del tutto sciolte. Zukal dipoi incluse in gelatina pre- via accurata lavatura le masse del tallo rimaste, ne fece sottili sezioni trasverse e sottopose quest' ultime all' osservazione mi- croscopica. Come si vede questo metodo è incompleto, perchè in tal modo si presenta all' osservazione il Lichene fuori di con- nessione con la pietra. Invece il Bachmann, per scoprire più facilmente il rapporto del Lichene con la pietra, consiglia di fare, col metodo dei mineralogisti, delle sottili sezioni di roccia abitata da Licheni, chiuderle nel Balsamo del Canada e assoggettarle cosi all'esame microscopico: ove poi si vogliano scorgere anche le parti inco- lore, come per esempio gli ifi, allora si fa pervenire sul por- toggetti un poco di acido cloridrico il quale scioglie la calce e fa vedere le singole parti nel loro rapporto naturale. Quest' ultimo è il processo che anch' io ho impiegato per l'esame dei Licheni calcarei di sopra accennati. Comincio da quelli che hanno il tallo sopra la terra. * FiilSTlNGr, Beitrilge zur EntwicMungsgeschichte der Lichenen. Bot. Zeitung, 1868, St. 641. * Zukal H. Flechtenstudien. Denkschr. der matli-naturwiss. Klasse der Kaiserl. Akademie der Wtssenschaften. Ed. 48, St. 15, Wien, 1884. ADUNANZA DELIA SEDE DI FIRENZE 139 Aspicilìa calcar^ea (L.) Kbr. ^) conlorla. (Hoffm.). Io ho rac- colto numerosi esemplari di questa bella specie tanto sul cal- care alberese presso Settignano, quanto sui calcari eocenici dei M. Labbro ed anche sugli scisti del M. Alto sopra Retignano in Versilia. Delle due prime località sono gli esemplari presi in esame. Ottenute con assai facilità delle sezioni della roccia por- tante il Lichene indicato e sottoposte all'esame microscopico ad un ingrandimento di 250 diametri io ho potuto apprezzare assai distintamente la zona gonidiale. Questa zona non si mostra con- tinua, ma invece costituita da gruppetti isolati di gonidi che tutti però occupano un piano pressoché ugualmente distante dalla superficie della roccia. Fatto pervenire sul portoggetti un poco di acido cloridrico io ho potuto assistere alla apparizione degli ifi della zona corticale e della rizoidale mano a mano che si andava sciogliendo la calce per l'azione dell'acido. I gruppetti rotondeg- gianti dei gonidi si sono mostrati più o meno avvolti dagli ifi, tanto da quelli provenienti dalla zona esterna quanto da quelli della zona interna. Anche nella A. calcarea fi) contorta io ho potuto riscontrare la particolarità accennata per la specie dal precitato dott. Bachmann e cioè, che alcuni ifi rizoidi mostrano dei diverticoli sferici, i quali danno all' insieme l'aspetto di grap- poli d' uva. Ove si volesse dare una spiegazione del modo con cui i teneri ifi possono più 0 meno approfondarsi nella roccia (nel nostro preparato gli ifi rizoidi penetrano fino a 3 mm.), io non potrei altro che accennare alle due ipotesi emesse dagli autori, la seconda delle quali mi sembra a vero dire la più plausibile. Per queste ipotesi si ritiene che: o la penetrazione degli ifi avviene per forza meccanica, oppure gli ifi segregano una so- stanza acida che scioglie la calce intorno a loro, spianandosi cosi la via per penetrare a profondità maggiore o minore. Lecìdea fascoatra (L.) Whlbg. y-) famosa (Hoffm.) Th. Fr. * ocellulata Schaer. — Questo Lichene io 1' ho raccolto princi- palmente sulle roccie arenaceo -guarzose presso Asciano di Pisa alla Sugheretta. Per la natura della roccia io non ho potuto istituire su questa specie osservazioni molto estese. Coli' assot- tigliamento della sezione la roccia si screpola specialmente sui margini e riesce molto diflìcile di osservare sotto il microscopio i gonidi e gli ifi rizoidi nella loro posizione naturale. 140 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Nel preparato che rimane io ho potuto notare questo: che gli ifi insinuantisi nella roccia appariscono di due specie, cioè alcuni più sottili, altri assai più spessi. In questi ultimi scorgonsi ancora quei diverticoli che ho già riscontrato nell' esemplare precedente, però non già distribuiti a grappoli, ma preferibil- mente air estremo degli ifi a mo' di ciufFetti. Passiamo alle specie che vivono col tallo dentro terra. Ambedue le varietà della Verrucaria rupestris (Schrad.) Krb., cioè la var. a) Scliraderi Schaer. e la var. j3) calcisecla Schaer. io le ho raccolte sul calcare alla foce a Giovo presso Pizzo d' Uccello nelle Alpi Apuane e sui calcari giurassici del M. Penna a circa 5C0 m. sul livello del mare : in queste località sono ab- bondantissime. Le sezioni sono state fatte sugli esemplari del M. Penna. Dal confronto delle sezioni delle due var. di Verrucaria sopra ricordate non si apprezzano differenze molto notevoli. Alla su- perficie della roccia troviamo pochi e rilassati ifi, piuttosto scuri, che qua e là ricuoprono la calce: sono gli ifi che Zukal Ila chiamato di rivestimento. Gli apoteci si manifestano poco al di sotto della superficie della pietra in forma di glomeruli ne- rastri di ifi annidati in cavità di ugual forma: io li ho potuti vedere di varie dimensioni a seconda del loro grado di sviluppo: quelli di dimensioni minori si trovano più vicini alla zona go- nidiale, quelli maggiormente sviluppati occupano regioni molto prossime alla superficie della roccia stessa. La zona gonidiale è assai densa; più densa nella var. calci- seda che nella var. ScUraderi, anzi in quest' ultima essa si mostra a punti scontinua. La roccia, tanto nella regione supe- riore che in quella inferiore alla zona dei gonidi, si mostra attraversata in tutti i sensi da sottilissimi ifi, che giungono ^d una profondità di 5 o 6 millimetri. Il Presidente osserva che non deve sorprendere se i talli dei Li- ciieni si approfondano nelle roccie e ciò per effetto della anidride •carbonica emanata da quelle piante la quale in contatto coli' acqua dà luogo a sviluppo di acido carbonico che intacca le pietre. Baroxi replica di avere accennato alla presenza di un acido in ge- nere sviluppato dai Licheni come causa delle erosioni delle pietre. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 141 Lo stesso Socio legge quindi : A PROPOSITO DI UNA COMUNICAZIONE DI L. MICHELETTI CHE HA PER TITOLO: « OCHROLECHIA PARELLA VAR. ISIDIOIDEA MASS. » * OSSERVAZIONI DEL DOTT. EUGENIO BARONI. Nell'adunanza del gennaio decorso, tenuta dalla nostra So- cietà, ebbi già occasione di accennare clie la Oclirolecliia im- rella var. isìclioìdea non fosse la stessa cosa della Pertusaria corallina Arn. Torno oggi brevemente sull' argomento, espo- nendo alcune osservazioni die ho avuto agio di fare su gli esemplari che il Micheletti raccolse nel bosco dei Francescani a Fiesole e che dal medesimo mi furono gentilmente favoriti per studio. Prima mia cura é stata quella di esaminare sotto il micrc- scopio le formazioni pulverulente che ricuoprono il tallo degli esemplari indicati, formazioni che, secondo scrive il precitato Micheletti, dovrebbero riportarsi alla forma di Isiclium. L' esame microscopico mi ha fatto conoscere che esse con- stano essenzialmente di gonidi e di particelle molecolari, non- ché di elementi allungati di natura ifica. Queste produzioni pul- verulente esaminate all' esterno si mostrano poi in forma di glomeruli di poca consistenza e sempre di un colore più chiaro del tallo. Stabilito un esame di confronto fra queste produzioni e quelle analoghe di Pertusaria corallina tolte da esemplari dell'Er- bario centrale di Firenze io ho trovato differenze assai note- vole. Anzitutto quest'ultime si mostrano di consistenza incom- parabilmente maggiore; hanno poi una forma più regolare, determinata, sono concolori col tallo, molto più rilevate dalla superficie e di apparenza veramente coralloidea. Sottoposte al- l' esame microscopico si presentano costituite quasi essenzial- mente di particelle granulose plasmiche e di un numero estre- mamente ridotto di gonidi: mancano poi o scarseggiano gli elementi allungati di natura ifica che ho citato di sopra. Da questo Ballettino della Società botanica italiana, n. 2. Firenze, 1893. 142 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE confronto chiara emerge la differenza fra queste due pro- duzioni. Detto cosi del modo con cui si appalesano queste produzioni che si incontrano sul tallo degli esemplari raccolti dal Miche- letti, vediamo di interpretarne la loro natura. Per fare questo basterà che io riporti due brani dell' Intro- duzione che Nylander fa alla Synopsis Licìienum, relativi alla spiegazione dei nomi isidìum e soredium. Col nome di Isldium, scrive Nylander, * « on designe ainsi « une anomalie ou exubérance particulière du thalle. Elle con- « siste dans la présence d'excroissances dressées, stipitées, co- « ralloides, parfois rameuses, mais toujours de la couleur et de « la texture du thalle normal. » E in quest' altro modo si esprime a proposito del nome So- rediuni: « Les sorédies sont des éruptions pulvórulentes, par- « tielles, de la conche corticale, qui se présentent tantòt sous « la forme de glomérules arrondis épars, tantòt sous celle de « lisiéres qui couvrent le bord des frondes. Elles sont d'une « couleur plus claire que le thalle et consisteat en amas de go- « nidies et de grannlations moléculaires auxquelles se mèlent « souvent des éléments filamenteux. On appelle les individus « qui portent des sorédies: sorédies ou sorédifères; ils sont en « general stériles, de mème que souvent ceux qui portent des « céphalodies. » L' autorità di Nylander, in questa materia, mi risparmia di fare altre citazioni, che potrei facilmente raccogliere nelle opere di distinti Lichenologi. Stando dunque a quello che ne dice Nylander e alle osser- vazioni istologiche sopra citate, io credo di dover ritenere che gli esemplari raccolti dal Micheletti non rappresentino altro che la Ochrolechia parella allo stato semplicemente di tallo soredifero, e non già allo stato isidioideo. Del resto a questa conclusione mi porta anche il fatto che la descrizione che Mas- salongo dà della sua Ochrolechia parella var. isidioidea non si addice pienamente agli esemplari esaminati. Il Massalongo scrive infatti, a proposito delle produzioni che si incontrano sul tallo: * Synopsis methodùa Lichenum. Tomus primus, pag. 15. Pari- siis, 1858-60. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 143 « squamulis saepe in papillis ramulosis coralloinoideis apice « fuscis airisve abeuntibus. ' » Negli esemplari del Micheletti facilmente si rileva che le pa- pille sono tutt' altro che « apice fuscis aut atris. » Io poi mi trovo pienamente d' accordo col Micheletti quando dice che i nomi Lepra, Variolaria, Spiloma, Isidmni dovrebbero scomparire dalla nomenclatura lichenologica, giacché è un fatto indiscutibile che questi nomi sono stati creati per indicare dei talli non completamente sviluppati di specie, alle quali non è facile ricondurli. Quando dunque si abbia la certezza che un tallo non sviluppato possa riportarsi a una specie ben conosciuta, sia perché nelle vicinanze si trovano talli sviluppati di codesta specie (come è il caso che ci occupa), sia anche e soprattutto per r esame accurato che si possa fare del tallo, io credo che non vi debba essere difficoltà alcuna di indicare per questo fatto col nome di isidioidea, spilomatìca, leprosa ecc. la Odirolechia parella, come qualunque altro Lichene. Invece non posso dav- vero condividere l'opinione del Micheletti e ritenere che la Perlusaria corallina (L.) Arn. sia un' anamorfosi dell' Ochro- lechia parella e ne costituisca la var. isidioidea di Massalongo. A questo si oppongono indiscutibilmente i caratteri che distin- guono le Pertusarie dalle Lecanore. Micheletti risponde : d'essere persuaso che i suoi esemplari sieno d' Odirolechia parella var. isidioidea Mass. Che poi questa specie debba essere assolutamente diversa dalla Perlusaria corallina non lo sa. E un fatto, egli dice, che Isidium coralUnum è sinonimo tanto di Perlusaria corallina {Lichen dealhatus Sch.) quanto di Odirolechia parella var. isidioidea. Del resto anche sul genere Perlusaria ritiene che non sia stata detta 1' ultima parola e crede che la sistematica lichenologica abbia bisogno d' essere ancora molto studiata. Il Presidente nota le differenze caratteristiche nelle spore dei due generi le quali egli ha fatto altre volte germogliare; indica inol- tre che vari autori hanno anche rappresentato il germogliamento di quei due generi. Baroni soggiunge essere prematuro il riunire i detti due generi e mostra per convalidare questa asserzione alcuni esemplari di * Massalongo A. B., Schedulae criticae in Lidienes exsicoatos Ita- liae, pag. 63. Veronae, 1855. 144 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Pertusaria corallina dell' Erbario centrale, clie ben si distinguono da quelli di Ochrolechia parella var. isidioidea del Micbeletti. È presentato in appresso il lavoro del dott. Jatta : MATERIALI PER UN CENSIMENTO GENERALE DEI LI- CHENI ITALIANI. PER A. JATTA. (Continuazione). IV. ETEROLICHENI. Ser. III. — Eterolicheni crostosi. § I. GiMNOCAP.PI. La sistematica degli eterolicheni crostosi gimnocarpi (Krijo- Nastl Krb.) fu sempre un campo molto controverso pei liche- nologi, ed ha anche recentemente subite sostanziali modifica- zioni. Il Koerber avea diviso questo gruppo in sei famiglie: Lecanoreae Fée, Urceolariaceae Mass., Lecideae Fr., Boeoniy- ceae Fée, GrapMdeae Eschw., Calìcieae Fr.;* ma in conformità delle osservazioni esposte innanzi fu facile riattaccare le Boeo- myceae Fée ai Cladoniaceì, e dall' altra parte non parve giusto considerare le Urceolariaceae Mass. come una famiglia auto- noma piuttosto che come una sotto-tribù dei Lecanoraceì. Cosi infatti questi gruppi vennero presentati dal Fries, ■ che seguendo dall'altra parte un concetto abbastanza diffuso trai lichenologi trasportò le Calìcieae trai Coniocarpi a fianco alle Sphaeroplioreae. Però il Mudd * si allontanava da un tal modo di vedere dividendo i licheni gimnocarpi di questa serie in 5 tribù: Lecanoraceae Fée, Lecideaceae Fr., Xilograpìiidaceae Nyl., Gra- pMdaceae Eschw., Calicìaceae Fr., nel qual sistema, che per tutto il resto si presenta molto logico e naturale, non si intende il di- stacco del genere Xìlographa Fr. e affini dalle GrapMdeae Eschw. È vero che il Nylander distinse dapprima anch' egli la famiglia 1 Syst., XII. ^ Genera heterolicTienum, 1861, 49. ^ Man. of hrit. LicJi., Darling., 1861. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE . 145 dei Xilographiclacei nei suoi Placoclei; però bisogna riconoscere che posteriormente abbia egli stesso ridata alla famiglia dei Grapliidei V antica estensione, comprendendovi gli Xllograpìii- dacei. ' Il Nylander inoltre, riconosciuta la grande affinità trai Lecanoracei e i Lecìdeacei, queste due famiglie riunì nei suoi Lecano-lecìdeì o Lecanorìdei. • Si è accennato già precedentemente alle ragioni per cui soii riportati tra gli eterolicheni crostosi i Calìcìei, non potendosi per la natura del tallo riattaccare agli eterolicheni fruticulosi, tra i quali dovrebbero comparire se si volesse mantenere integro il gruppo dei Conìocarin del Fries {Epiconiodei Nyl.). Sulla autonomia dei Grapliidacei non occorre insistere. Ben- ché strettamente collegata ai Lecìdeacei, pure questa famiglia ha note caratteristiche cosi marcate ed essenziali da non lasciare il menomo dubbio a considerarla come un gruppo autonomo. È indubitato poi che tra i Lichenoracei e i Lecìdeacei corra una certa affinità, ed è facile riconoscere in alcuni generi dei Lecanoracei, come in Gyalecia Ach. ed Hymenelia Krplh., delle forme rappresentanti una specie di passaggio da un gruppo air altro, in modo che tra essi non possa constatarsi quel di- stacco che facilmente si osserva tra altre famiglie. Bisogna con- venire quindi che il Nylander ebbe un concetto, da un certo punto di vista, esatto, nel fondere le due famiglie in quella dei Lecano-lecìdeì. Merita però una giusta considerazione come ca- rattere essenziale della famiglia dei Lecanoracei la presenza di un escipulo tallìno nell' apotecio. E dato questo limite alla fa- miglia, la quistione può colpire soltanto quei generi che si riu- niscono nella tribù dei Thelotremeì, come Gyalecta Ach., Hy- menelia Krplh., Sarcogyne Fw. ecc., i quali hanno siffattamente sviluppato lo strato ipotecale, che lo stesso si prolunga in una specie di secondo escipulo interno fino ai bordi dell' escipulo taluno, i quali formano il margine dell'apotecio; e siccome que- sto margine nell'ultimo stadio di maturazione dell'apotecio stesso tende a scomparire, ne avviene che in tal momento l' apotecio non presenta che il solo strato dell' escipulo costituito dal pro- lungamento dell' ipotecio, tanto che l' apotecio non resta che ' Cfr. HUE, Add. nov. lidi. Nyl.^ pag. 2-13. ^ Cfr. HuE, loc. cit., pag. 59. Bull, della Soc. bot. ital. 10 146 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE con un escipulo proprio e quindi assume l'apparenza di un vero apotecio biatorino. Qui però è bene rammentare che l'elimina- zione dell' escipulo tallino non è un fatto peculiare a questa tribù; giacché frequenti riscontri se ne hanno pure nelle Le- canore vere ; e dall' altra parte l' esistenza di forme transitorie tra due famiglie di una stessa serie può rispondere ad un con- cetto molto ovvio di sistematica generale, e in fondo non pro- verebbe altro se non che tra i due gruppi, considerati come famiglie, non scomparvero quelle forme intermedie che dovunque possono presentarsi come portato della originaria evoluzione. Sembra quindi che la presenza di un gruppo secondario (Thelo- tremei) che possa rappresentare il passaggio tra le famiglie dei Lecanoracei e dei Lecideacei, non basterebbe ad autorizzare la fusione delle medesime in un'unica famiglia, quando concorrono a sufficienza altri caratteri essenziali per mantenerle divise; pur essendo indifferente che il gruppo in parola prenda posto a capo della famiglia dei Lecideacei, o in fine di quella dei Lecanora- cei, ove preferisco riportarlo, essendo indiscutibile in esso, per quanto non sempre persistente, la presenza di un escipulo tallino. Mantenendo adunque divisa la famiglia dei Lecanoracei da quella dei Lecideacei, si distingueranno in essa quattro tribù: la prima caratterizzata dal tallo subfolioso Pannariei, la se- conda col tallo crostoso e apotecio normalmente lecanorino Le- canorei, la terza con apotecio spesso composto, con escipulo esclusivamente tallino, e spesso erompente da una verruca tal- lina Pertusariei, e la quarta con apotecio ad escipulo doppio, di cui lo strato tallino tende spesso a scomparire Thelotremeì. Si può poi stabilire la classificazione dei licheni ginnocarpi della serie degli Eterolicheni crostosi nel modo seguente : Fam. VII. JLecanoracei. Trib. XIII. Pannariei. Trib. XIV. Lecanorei. Trib. XV. Pertusariei. Trib. XVI. Thelotremei. Fam. VIII. Lecideacei. Trib. XVII. Lecidei. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 147 Fam. IX. Grapliìdacei. Trib. XVIII. Opegraphei. Trib. XIX. Arthomei. Fam. X. Caliciacei. Trib. XX. Caliciei. Prendendo sempre come base nella composizione dei generi la forma delle spore, debbo apportare qualche modifica al me- todo adottato nella mia Monografia dei licheni dell'Italia meri- dionale; ' ma senza cumulare nei generi Lecanora Adi. e Le- cidca Ach. una serie infinita di specie con disparatissime forme di spore. Questo sistema iniziato con fortuna dal Nylander mi avrebbe poi messo nella necessità di suddividere i due generi in parola in gruppi più o meno estesi, mettendo a tipo dei me- desimi delle specie che assumerebbero il valore di stirpi: cosa che in sostanza può equivalere alla creazione di altrettanti ge- neri e sottogenerl. Essendo codesta più quistione di forma che di sostanza, non mi sembra potersi ritenere indispensabile l'ac- cettazione della nuova nomenclatura. Con ciò peraltro sono ben lungi dall' elevarmi a difensore assoluto dell'antico metodo Mas- salongiano, in cui chiunque oggi può riconoscere qualche esage- razione. Vorrei soltanto esimermi dalla esagerazione contraria. Seguendo tali premesse nel genere Pannarla Del. si distin- gueranno i sotto-generi Psoroma Fr. e Parmetiella Miill. I generi Solenospora Mass. e Solorinella Anzi van riportati a Massalongia. II genere Lecanora Ach. sarà diviso in tre sotto-generi: Squamarla Ach., Eulecanora Nyl. e Aspicilia Mass., fonden- dosi i vecchi generi Psoroma Ach., Placodium Hill,, Leca- nora Ach., Lecanidiuni Mass., Zeora Fr., Ochrolechia Mass. e Aspicilia Mass. Saran riuniti nel genere Caloplaca Fr. tutti gli eterolicheni * Cfr. Mon. Lich. It. merid., pag. 115 a 194. 148 ADUNANZA DELLA SEDE DI TIRENZE crostosi blasteniospori, distinguendovi però tre sotto-generi: Amphiloma Fr., Callopisma Dnrs., Candelaria Mass., e sop- primendo i generi Gasparrinia Trev., Blastenia Mass., Gyalo- lecMa Mass., Placodium Fr., e simili. Sotto il genere Lecania Mass. si riuniscono alcune specie già riportate al genere Platygraplia Nyl. A Ricasolia Mass. sarà preferito il nome Diphratora Trev. essendosi già adottato per un sotto-genere di Sticta Sclireb. il nome Ricasolia Dnrs., e come sotto-genere di Diphratora Trev. sarà considerato il nostro genere Lecaniella. Con Aca?'Ospora Mass. anderan confuse Glypìiolechia Nyl. e Maronea Mass. I generi Phialopsis Krb., Secoliga Krb., Petractis Fr. saran confusi col genere Gijalecta Acli. Liniboria Acli. non anderà disgiunta da TJrecolaria Ach. Nei Lecideacei i generi Psora Hall., Lecidea Ach., Bia- tora Fr., Lecidella Krb., e in generale tutti i generi a spore monoloculari ovoidee formeranno il grande genere Lecidea Ach. Toninia Mass. sarà considerata come sotto-genere di Bilim- ì)ia Dnrs.; Thalloidima Mass. di Biatorina Mass.; Sporasta- tia Mass. di Biatorella Dnrs. Saran riunite nel genere Biiellia Dnrs., Biploicea Mass.„ Buellia Dnrs. e Catillaria Mass. II genere Diplotomma Krb. comprenderà pure i Rhizocar- pon Rmd. E infine colle Bacidia Dnrs. veran riuniti gli Scolicìospo- rum Mass. - Mancano poi del tutto all' Italia i seguenti generi per lo più estranei anche al resto di Europa: Coccocarpia Pers., Erio- derma Fée, Cora Fr., Diclionema N. ab. Es., Peltida Nyl., Ber- matiscum Nyl., Ascidium Fée, Gymnolrema'Ny]., Belonialirb., Coenogonium Ehr., Byssocaulon Mtg., Gyroihecium Nyl., Odontotrema Nyl., Thelographis Nyl., Helminthocarpon Fée, Leucographa Nyl., Stigmalidium Mey., Scliizograplia Nyl., Pseudograpìiis Nyl., Glyphis Ach., Chiodecton Ach. E qui si solleva un altro dubbio riflettente la natura dei li- cheni parassiti (pseudolicJienes Krb.), che il Nylander vorrebbe addirittura esclusi dai licheni, perché entrassero a far parte dei funghi, come già fu generalmente ritenuto per gli omeoli- ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 149 cheni Muriangium Mfg. e Naetrocynibc Krb. La questione dei licheni parassiti però è molto più complessa; giacché, come é facile comprendere, dessa si collega strettamente al problema assai più arduo, che da tempo agita i lichenologi, sulla auto- nomia dei licheni. Ammessa questa, non si può non sottoscri- vere air opinione del Nylander, perché allora caratteristica es- senziale della classe dovrebbero considerarsi le cellule verdi {gonifi}), che non concorrono nel tallo rudimentale degli ete- rolicheni parassiti. Ma, sommato tutto, è poi davvero sosteni- bile una difterenza di classe tra licheni e funghi ? Purtroppo è giuocoforza confessare che oggi comincia a mancare un po' a tutti il coraggio di rifiutarsi decisamente ad accogliere la teoria algomicelica, dopo le ricerche del De Bary, del Weddel, dello Stahl e di altri: in modo che generalmente dessa, malgrado r opposizione di qualche eminente lichenologo, viene oggi rite- nuta la più logica e convincente. E allora è ben chiaro che un grande distacco tra i licheni ordinari ed i parassiti non possa ammettersi, tanto più che bi- sogna pur riconoscere che se questi per le loro ordinarie fun- zioni biologiche non hanno bisogno di impossessarsi di alghe colle proprie ife, delle alghe però indirettamente si servono vegetando su talli prodotti dalla nota simbiosi, e soltanto su questi. Senza pretendere quindi di poter dire 1' ultima parola su di una quistione di cosi grave momento, continuerò ad enu- merare tra i licheni gli pseudoliclienes del Koerber, aggregan- doli a quelle forme licheniche ordinarie che pei caratteri del- l' apotecio più ad essi si mostrano affini. § 2. Angiocarpi. Tatti gli eteroUchenì crostosi angiocarpi possono riunirsi nel- l'unica famiglia dei Verrucariacei, non potendo più dar posto tra essi agli Endocarpacei a tallo folioso e ai Pertusariei, i quali ul- timi vennero già considerati come una tribù dei Lecanoracei. Ci scostiamo quindi anche una volta dalle vedute sistematiche del Koerber e del Mudd ' per accostarci a quelle del Nylander e del Miiller. " Da quest' ultimo però debbo dissentire nel valore * Luoghi citati avanti. * Priìic. (Vune class, des lichens, Gèn., 1861. 150 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE che egli assegna al- gruppo degli Endopi/renì, che non credo possa logicamente staccarsi dalla tribù dei Verrucariei. Recentemente l'Hue* nell', ordinare i nuovi materiali liclie- nografici europei accumulati dal Nylander ha divisa tutta la famiglia dei Verrucariacei, che egli nomina Pyrenocarpeì se- condo la nomenclatura Nylanderiana, in due sotto-famiglie: Endopyrenocarpei e Peridiei. Tale divisione risponde al certo ad un concetto giusto; tuttavia, ammessa l'opportunità di creare due tribù dei due gruppi in parola, a me pare che con esse non debbano confondersi altri due gruppi importantissimi, quello cioè dei Trypethelieì, che si presenta abbastanza caratteristico e distinto pei suoi apotecì confluenti, e l' altro che, rispondendo al tipo offertoci dal genere Mosigìa Fr., potrebbe indicarci quasi un punto di contatto tra i gimnocarpi e gli angiocarpi, giacché la forma dell' apoteclo, quando lo sviluppo dello stesso sia bene inoltrato, si avvicina a quello di una Periusaria DC. Questo gruppo, dei Porinel, rispetto ai Verrucariacei rappresen- terebbe appunto ciò che nel Nylander ed altri autori alcuni The- lotremei sono rispetto ai Lecideacei, * e riattaccherebbe i Ver- rucariacei ai Pertusariei nello stesso modo che la tribù dei Peridiei li riattacca ai Graphidacei. Ciò premesso sarà facile stabilire nella famiglia dei Verru- cariacei, quattro tipi principali ben distinti e capaci di servire di base alla formazione di quattro tribù rispondenti ai generi Mosigia Fr., Mycoporum F\v., Verrucaria Wig. e Trypethe- Imm Sprg. Si ha quindi la seguente divisione: Fam. XI. Verrucariacei. Trib. XXI. Perinei. Trib. XXII. Peridiei. Trib. XXIII. Verrucariei. Trib. XXIV. Trypethelieì. *■ Addenda nova ad LiGhenographiam Europ. W. Nylanderij pag. 265-311. « Op. cit., 131. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 151 Per quanto riflette i generi, si riuniscono nel genere Verru- carìa Wig. tutte le specie a spore monoloculari, clie vennero per lo avanti assegnate ai generi Verrucaria Wig., Enclopy- renium Fw., Calopyreniuin F\v., Tlielochroa Mass., Ampho- ricUum IMass., Lithoicea Ach., PlacicUum Mass., Throm- biuni Wallr. ecc. Il genere Sagedia Ach. comprende pure Leptorhaphis Krb., Segestria Fr., Segesirella Fr. Arthopyrenia Mass. comprende Tomasellìa Mass. e Campy- lacia Mass. Sotto il nome di PolyUastia Mass. sono riunite le specie non solo di PolyUastia Mass., ma anche quelle di Sligmatomma Krb., Spìiaeromphale Reich., Wei'iemvebera Krb., Sporoclictyon ìNIass., e Dermatocarpon Eschw., non sembrandomi in quest' ultimo sufficiente a stabilire l'autonomia del genere la maggiore spes- sezza e il più completo sviluppo delle squamule talline. Col genere Mycoporiuìi Fw. si riuniscono Ticolhecmm, Fr. ed Eìidococcus Nyl., staccandone però le specie che secondo il Mincks ' passano a formare il nuovo genere Cyriidula Mcks. Mancano infine all'Italia i generi Thelenella Nyl., Strigula Fr., Sarcopyy^enia Nyl., Trypethelìum Eschw., LUJiotlielìum Muli. Bargagli espone xina comunicazione intorno alla Galinsoga par- viflora. Ricordando come altra volta egli abbia indicato alla So- cietà alcuni dati cronologici sulla comparsa e sulla diffusione in Italia di questa pianta, accenna ad un articolo del sig. M. Mouil- lefarine comparso nella Feuille cles Jeunes Naturalistes di Parigi, 1» gennaio 1893, pag. 45, dove con molto interesse per la flora ita- liana sono date altre indicazioni su questo soggetto che si possono connettere con quelle comparse nel Bullettino della Società Botanica Italiana. Il sig. Mouillefarino dice come trentun anno fa egli aveva trovato la Galinsoga alla Certosa di Pavia j nel passato settembre egli r ha trovata a Domodossola, lungo la strada del Lago Mag- giore, e all' Isola Madre, dove è giunta da poco. A Pallanza ed a Luino è comunissima; e, sebbene egli non l'abbia veduta intorno al Lago di Lugano, la osservò quasi ad ogni stazione tra Como e * Bev. myc. de Toidouse, 1891, 55. 152 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Milano dove si trova ad ogni passo tanto da far concorrenza all' Eri- geron canadense. Dopo trentun anno alla Certosa di Pavia egli ha ritrovato, insieme alla Galinsoga, due nuove piante: V Anacharis alsinastrum e la Stenactis annua. Dopo aver detto come anche que- sta ultima pianta si sia estesa in Alsazia e nei dintorni del Reno, il sig. Mouillefariue ne ha constatata la presenza nel Milanese, lungo la linea del Gottardo, dove si trova senza interruzione fino a Bia- sca per la valle del Ticino ed a Bellinzona cuopre letteralmente i due lati della via. Nel 1861 lo stesso botanico aveva j^ercorso a piedi là strada da Fluelen a Locamo e non aveva trovato traccia della Stenactis. Egli conclude col fare aj)pello ai botanici per riu- nire simili osservazioni ed a notare le invasioni sTiccessive della flora esotica. Il medesimo Socio Baegagli espone la seconda parte della sua memoria : ESCURSIONI NEL TIROLO. PER P. BAR CAGLI. II. La mattina del 25 luglio di buonissima ora ed accompagnato dalla ottima guida Michele Bettega di Primiero, che è conosciuto dai più lontani alpinisti e menzionato anche nelle edizioni Bae- decker, incominciavo quasi alla porta dell'albergo la salita del- l'erta montagna. Veduta da S. Martino, la Rosetta si presenta come un enorme dente canino a punta assai aguzza, inclinato su di uno de' suoi lati che maggiormente si accosta alla verticale e che é appunto il lato che sta sopra a S. Martino di Castrozza. Come si possa giungere a quella sommità, che bisogna guardare dirigendo la visuale ad angolo straordinariamente inclinato sull'orizzonte, sembra quasi impossibile; ma intanto, traversata la zona dei boschi e giunti in poco più di un' ora alla Malga di Pala, si trovarono dei pascoli sui quali sarebbe assai agevole il cammi- nare, se non fossero interrotti e solcati da ghiaie e torrenti che scendono e dalla Rosetta e dal vicino Cimon della Pala. Più oltre un sentiero, serpeggiando con angolose risvolte su per erte pendici ora rocciose ora erbate, ci condusse in posizione già assai elevata e ci costrinse a percorrere un angusto crinale del quale a destra ed a sinistra si sprofondavano burroni o ripi- dissime coste. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 153 Ci si accostava intanto ad una enorme parete verticale che forma come il lato di un crepaccio, diretto in senso trasversale ai fianchi del monte; ed era quella la soluzione principale del problema, a prima vista insolubile, di giungere cioè alla cima della Rosetta per supérfici che sembrano inaccessibili. Ma la soluzione non era cosi facile; il sentiero, spesso non da altro indicato che da segni rossi fatti a distanza sulle roccie per cura del Club alpino di Trento, dopo esser passato per ravini od ammassi di ghiaie mobilissime, dopo aver traversato degli spazi coperti da neve solida, si faceva sempre più incerto e faticoso; perchè le ghiaie ed i detriti delle roccie in minore o maggior quantità distesi sugli scogli, formavano un appoggio mobilissimo e sdrucciolevole al piede. Era a me necessario ogni tanto far brevi soste per riordinare il respiro affannoso ; mentre la guida trovava modo di impiegare le forze dei suoi invidiabilissimi pol- moni nel fumare la pipa e nel narrarmi le avventure di lunghe e difficili ascensioni alpine. Vedevo intanto alcune pianticelle proprie della regione sco- perta nella quale eravamo già inoltrati; ma preoccupato solo dalla bramosia di giungere alla cima, riserbavo le osservazioni al ritorno. Dopo un ultimo e faticoso passaggio per una roccia, sulla quale erano certe intaccature artificialmente praticate dalle guide che le chiamavano scalini, si giunse ad una regione as- sai più pianeggiante, ma nuda, rocciosa ed in gran parte co- perta da larghe plaghe di neve recente nella quale si affondava fino sopra al ginocchio. Qui ebbi luogo di osservare un feno- meno che non avevo veduto altro che sui ghiacciai, cioè il co- lore ceruleo-verdastro che, specialmente quando splende il sole, prendono le cavità, che nei ghiacciai sono i crepacci, i molini, le caverne, e nella neve erano le orme nostre e perfino i fori prodotti dal mio alpenstock e dalla picozza della guida. Sopra una di queste supérfici nevose la guida mi indicò le recenti traccie del passaggio di due camosci. Lasciammo poco distante la capanna, ricovero fatto costruire dal Club alpino di Trento, della quale ogni guida ha la chiave e dove trovansi provviste alimentari ed il comodo relativo per passare la notte in caso di intemperie o di più lunghe escur- sioni. Poco più ci rimaneva a salire per giungere alla cima, ed il 154 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE cammino era reso più facile; perchè, dopo esser passati dal versante occidentale a quello orientale della Rosetta, si trovò clie questo, all' opposto dell' altro, è costituito da pendici non troppo incli- nate. Avevamo camminato 4 ore giuste ed erano le 9 Y4 quando ci affacciammo all' enorme balzo che sta sotto alla estrema punta della Rosetta. S. Martino e gran parte della Valle del Cismon stavano ai nostri piedi a 1300 m. di profondità; e di lassù gli altri paesi e le case della valle non avevano altro aspetto che di granelli di bianca sabbia, in vario modo dispersi od aggruppati nel fondo verdissimo della valle, nella quale un candido filo, sottilissimo e tortuoso, sperduto tra i prati ed i boschi, rappresentava il corso della strada rotabile. Il tempo era un po' nuvoloso ma buono ; e ci permise di vedere saltuaria- mente alcune delle molte cime che da quella elevazione si scor- gono. Si aveva infatti a tramontana la gran mole del Cimon della Pala e la cima di Vezzana, ed a maggior distanza si scor- geva Monte Antelao, Monte Cristallo e Piz Popena; ma mi di- ceva la guida che si vedrebbero, a giornata serena, anche il Gross Glocker, il Venediger ed il Dreizinne 0 Cima di Lava- reno. A levante potevo notare il Monte Civetta, Monte Agner tra 1 lontani, e più da presso Cima di Fradusta e Pala di San Mar- tino. Tra il Cimone, la Rosetta ed altre cime a levante si stendeva quella regione piana, nuda, rocciosa che avevamo lambito nel salire e sulla quale le plaghe nevose predominavano alla roccia. La chiamano piano della Rosetta 0 delle Comelle, perchè in uno dei suoi margini è il passo delle Comelle dal quale si può scen- dere per le valli del Liera in quella del Cordevole. Questo è appunto il piano delle Comelle sul quale era salito da Agordo nella valle del Cordevole per il passo delle Comelle il compianto nostro collega Tanfani; e questo è il punto di contatto tra la regione che Egli esplorò e quella da me percorsa, le quali perciò si trovano una a levante e l'altra a ponente di queste località. Dallo stesso piano dalle Comelle si poteva scender per altre valli per mezzo del passo di Ball e per quello di Val di Roda, che si presentava come un' enorme voragine aperta tra le roccie. Seguitando in giro ad osservare l'immenso panorama, si aveva a mezzogiorno la selva delle guglie dolomitiche, tra le quali la guida mi additava il così detto Campanile di Pradidali, la Cima di Ball, la Cima di Val di Roda, il Campanile di Val ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 155 di Roda, la Cima di Fradusia; tutti dalle forme più ardite che possano vedersi e tutte oggetto di speciali ascensioni dei veri ed appassionati alpinisti; poi si stendeva la valle del Cismon con Primiero che si perdeva nello strotto della catena di Monte Pavion ; e più a ponente vedevasi il bel laghetto Calaita dietro la cima di Col Santo, e più lontano la cima d'Asta in mezzo alle nubi che non lasciavano scoperto da quel lato altro che i monti vicini, fiancheggianti il lato opposto della valle del Ci- smon fino al passo di Rolle. Al di là di questo compariva la cima di Lusia ed il Latemar, dopo il quale si ritrovavano, com- pletando il giro, i fianchi del Cimon della Pala. In ciascuna delle vette alpine a cura delle guide viene posto una bottiglia nella quale, come ricordo di piacevoli ascensioni, gli escursionisti collocano il loro biglietto di visita. Pagai anche io questo tributo in omaggio alla Rosetta; e in un breve riposo su quella cima fui ben lieto inoltre di leggere nel libro della mia ottima guida Michele Bottega, molte espressioni di lode fatte da alpinisti da lui condotti su queste e sopra altre e più diflìcili montagne. Una pagina di questo libro era occupata pure da un attestato rilasciato al Bettega da un nostro egregio con- cittadino il Deputato Conte Tommaso De Cambray-Digny, che era salito sulla Rosetta, sul Cimone e, se non erro, sulla diflì- coltosa Pala di S. Martino. La discesa non fu più rapida della salita, perchè impiegai vario tempo a raccogliere piante incominciando dalla Saxìfraga oppositifoUa e dalla Silene acaulis che sulla cima, insieme al Ranunculus glacialis, alla Peirocallis pyrenaica ed alla Se- sleria spliaerocephala, erano tra le pochissime piante che si vedessero nascere tra le fenditure di quelle nude roccie. Poi più in basso sotto gli stillicidi delle nevi e sui detriti delle roccie trovavo l' AraMs alpina, il Thlaspi rotundifoUmn, la Biscuiella laevigata, V Alsine recurva, il Papamr alpinum, V Juncus irifidus; e sugli ultimi pascoli la Capsella alpina, Si- lene quadrifida, Sediiin atratum, Saxifraga sedoides, Anthe- mis alpina, Senecio laciniatiis, Leontopodiuni alpinum, Gen- tiana acaulis e G. verna, e molte altre che figurano nella lista finale. Prima di lasciare le dolomiti e S. Martino di Castrozza non posso tacere di un sublime spettacolo, unico nel suo genere, 156 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE che neir ora del tramonto si gode da S. Martino stesso. Quando gli ultimi raggi del sole, sorvolando sulla valle già sepolta nel- l'ombra, investono le sole punte di quelle guglie . arditissime, queste sembrano prender le tinte del fuoco e del ferro rovente; € se, come avviene più spesso, quelle cime emergono sopra ammassi di nuvole, tra questo e quelle sembrano scorrere gli stessi rapporti di tinte che tra immensi mucchi di cenere ed enormi tizzoni accesi. Se poi ben di rado il cielo è eccezional- mente puro e sereno, dopo qualche quarto d' ora che il sole è del tutto tramontato e son sparite le tinte di fuoco, le dolomiti sembrano riaccendersi per effetto di una luce pallida, quasi fo- sforescente, ma intensa. È certo l'effetto di luce diffusa in quelle alte e serene regioni dell' atmosfera, che determina questo fe- nomeno ammirabile non meno del primo. Dopo S. Martino di Castrozza feci una breve dimora in altra località chiamata Paneveggio, situata al di là del Passo di Rollo ed al principio della valle dove scorre il torrente Travignolo, afifluente dell'Avisio, che, come dissi, va dal Marmolada all'Adige per Val di Flemme. A Paneveggio pure sono pochissime abita- zioni, ed un buon albergo. La vegetazione era alquanto diversa da quella della Valle del Cismon; perchè tutta la Valle di Flem- me per effetto di orientamento deve essere assai più fredda della prima. Infatti a Paneveggio mi venne affermato che il termometro in inverno scende di frequente a — 18" cent.; la qual temperatura non é certo bassissima se si confronta con quella che r anno precedente ebbi luogo di leggere nei registri del- l' osservatorio ineteorologico della Quarta Cantoniera sullo Stelvio, dove era indicata una minima di —33° con frequenti e continuate temperature giornaliere di — 2Q°, — 28^ — 23° cent, che eransi verificate nei mesi invernali. A Paneveggio ebbi pur luogo di osservare nei boschi che ri- vestono i fianchi del Monte Bocche molti begli alberi di Pinus cenibra; e sotto ad uno di questi vidi varie pine cadute in terra, alle quali erano state asportate le squame totalmente e con molta regolarità e divorati i pinoli. Avevo subito giudicato che questo fosse opera dei pastori o di qualche roditore, quando mi cadde ai piedi un'altra pina in simili condizioni. Dimandai, al primo montagnolo che incontrai, quale animale era capace di quel non facile lavoro; e mi fu indicato la cosi detta Gaza^ ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 157 che non è peraltro la gazza nostrale, ma bensì la Nucifraga cariocliaiachtes, uccello assai comune in quei luoghi, e che avevo frequentemente veduto a S. Martino ed a Paneveggio nei boschi di abeti, dove rompe i cupi silenzi colle sue strane grida. Dopo avere erborizzato anche nei dintorni di Paneveggio, in- cominciai il mio ritorno che si effettuò per la Valle di Fiemme in vettura, passando per luoghi ora orridi e rocciosi, come tra i macigni di porfido del Monte Dossaccio; ora solitari, come i boschi di abeto, di larice e di cembro; ora aperti ed ameni, come i prati di Bellamonte popolati di malghe: ora abitati, come Pre- dazzo ed i suoi dintorni. Qui si ritrovarono i terreni coltivati e qui ricompariva la fedele compagna delle abitazioni umane, quando queste si trovano in condizioni meno anormali, la ron- dine. E scendendo lungo 1' Avisio giunsi pure a Cavalese, dove ri- vidi il castagno; e fu solo dopo aver traversato il colle di San Lugano che, per Fontane Fredde, rapidamente discesi nella Valle dell' Adige a Xeumarkt o Egna, dove si alternano fin presso Bolzano rigogliosi frutteti e vigne mirabilmente coltivate che danno luogo ai rinomati vini conosciuti col nome di Traminer, Kalterer See ed altri ancora. Fra i lieti ricordi di questa escursione mi è gradevole il ci- tare la conoscenza che ebbi la fortuna di fare a S. Martino col- l'entomologo ed appassionato alpinista sig. Giorgio Odier di Parigi ed a Paneveggio col distintissimo botanico dott. Michael Ritter von Eichenfeld di Vienna, coi quali passai ore piacevolissime e pur troppo fugaci. Una brevissima sosta a Mendola presso Bolzano e sulla cima del Monte Penegal (1733 m.), nella catena che separa la Valle dell'Adige da quella di Non, mi dette agio di raccogliere poche specie di piante che sono pur menzionate nella lista seguente. È mio debito esprimere piena riconoscenza al prof. Carnei ed al dott. Baroni che vollero cortesemente indicarmi i nomi delle piante da me raccolte, delle quali mi feci un pregio donare i duplicati all' Erbario centrale del Gabinetto di botanica di Fi- renze. 158 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Atragene alpina L. — S. Maia- lino di Castrozza. Non rara nei boschi d'abeto e più comune presso le rupi calcaree. In fiore ed in frutto il 19 lu- glio. Thalictrum aquilegifolium L. — S. Martino. Aneìnone nemorosa L. — San Martino, comune nei boschi d' abeto. Ranunculus glacialis L. — Sulla cima della Rosetta (2754"), abbondante. In fiore il 25 luglio. R. acris L. — Nei boschi d'abeto lungo la strada da S. Mar- tino al Passo di Rolle. Troll ius europaeus L. — Co- munissimo nei prati a San Martino. Aquilegia atrata Koch ? — Co- mune nei boschi d'abeto. Aconiium Lycoctonum L. — Comune neiprati aS.Martino, in flore nel luglio ; in frutti- ficazione incipiente a Pane- veggio in Val di Fiemme ai primi d'agosto. A. Napellus L. — Nei pascoli della Malga- di Ces presso Col Bricon e presso la Malga di Pala. Papaver alioinum L. — Ascen- sione della Rosetta, nelle ghiaie e nei detriti calcarei sopra gli ultimi pascoli. Arabis alpina L. — Ascensione della Rosetta , nei detriti delle roccie calcaree. A. serpijllifolia Vili. — Sulla cima della Rosetta. Cardamìna amara L. — Nei prati umidi e presso i tor- renti a S. Martino. Braba tomentosa Wahl. — S. Martino, sulle rupi calca- ree lungo la strada del Passo di Rolle. PetrocalUs injrenaica R. Br. — Comune sulla cima della Rosetta, tra le fessure delle roccie. Thlaspi rotundifoUum Gaud. — Ascensione della Rosetta, tra le roccie. Capsella alpina Ces. Pass. Gib. — Ascensione della Rosetta, al termine dei pascoli. Biscutella laemgata L. — San Martino lungo la strada di Primiero il 12 luglio in frutto, e tra i detriti calcarei nella regione scoperta della Ro- setta, in flore il 25 luglio. Chamaebuxus alpestris Spach. — San Martino, non raro nelle abetine. Viola hiflora L. — S. Martino, sotto gli ultimi larici presso la Malga di Pala. GypsopMla repens L. — San Martino, non comune nei pa- scoli lungo la strada di Rolle. Dianthus superbus L. — San Martino , non comune nei prati asciutti. Silene acaulis L. — San Mar- tino, strada del Passo di Rolle, nei crepacci dei massi calca- rei; Cima della Rosetta. S. quadrifida L. — Ascensione della Rosetta sopra gli ultimi pascoli, nei detriti calcarei della regione scoperta. Lychnis sylvestris Hopp. — ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 159 S. Martino, nei prati lungo la strada del Passo di Rolle. Arenaria saxifraga Fenzl. — S. Martino, nei crepacci delle rupi calcaree. Alsine recar va Wahl. — Ascen- sione della Rosetta. Hypericum quadì'xinguliim L. — S. Martino, nei boschi e sui nidi della Formica rufa L. Geranium nmcrorrìiyzmn L. — S. Martino, comunissimo in fiore nei prati e presso i muri. G. pratense L. — S. Martino, come il precedente. Cytisus alpinus L. — S. Mar- tino, un solo albero presso la via di Col Fosco. Lotus corniculatiis L. — San Martino, comune nei prati. Spiraea Aruncus L. — S. Mar- tino; nei boschi d'abeto. Dryas ociopetala L. — Ascen- sione della Rosetta, tra i sassi presso la Malga di Pala. Geum rivale L. — S. Martino, sul margine dei boschi. Fragaria vesca L. — S. Mar- tino, comune nei boschi e sui nidi della Formica rufa L. Ruhus saxatilis L. — Sul Monte Penegal presso Bolzano. Rosa alpina L. — S. Martino, comune nei terreni del por- fido ; ed a Paneveggio in Val di Flemme ove era in frutto il di 8 agosto. Sorbus aucuparia L. — S. Mar- tino; Col Fosco. AmelancJiier vulgaris Much. — S. Martino, nei boschi ed anche nel Monte Penegal presso Bolzano. Epilobium spicatum Lam. — S. Martino, lungo i muri e presso i massi di porfido al prato delle Nasse; Paneveg- gio in Val di Flemme. E. montanum L. — Paneveg- gio, in luoghi ghiaiosi presso il torrente Travignolo. Sedum Rhodiola DC. — Passo di Col Bricon, tra i massi di porfido. S. atratum L. — Ascensione della Rosetta, sulle roccie calcaree presso la Malga di Pala ; Passo di Col Bricon, tra i massi di porfido. Saxifraga rotundifolia L. — S. Martino di Castrozza, co- mune nelle abetine. iS. Aizoon L. — Comunissiraa su tutte le rupi calcaree so- pra S. Martino. ^S". aizoides L. — S. Martino, nei pascoli umidi presso Val di Roda, e strada del Passo di Rolle. S. caesia L. — S. Martino, strada del Passo di Rolle, sui massi calcarei. S. sedoides L. — Ascensione della Rosetta, tra le pietre. S. oppositifolia L. — Sulla cima della Rosetta, tra le fessure delle roccie. Astrantia major L. — Sul Monte Penegal presso Bol- zano. Apium Pimpinella Caruel. — S. Martino, comunissima nei prati, ChaerophyUum aureum L. — S. Martino, comunissima nei prati. 160 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE ChaeroiJhyllum Mrsutmnh. — S. Martino, tra le roccie di porfido. Sphondylium Branca Scop. — San Martino, nelle spacca- ture delle rupi di porfido; ed a Paneveggio nei prati. In fiore il 13 luglio, in fruttificazione incompleta il 19. Laserpitiu'in tnarginatum W. e K. — Paneveggio nei prati. Lonicera alplgena L. — San Martino, nelle abetine in frutto alla fine di luglio. L. nigra L. — Paneveggio in Val di Flemme, nei boschi. L. coeriilea L. — Paneveggio, lungo i margini dei boschi e dei prati. Valeriana montana L. — San Martino, nei boschi di abeto. F. saxaiìlis L. — S. Martino, nei pascoli lungo la via del Passo di RoUe. Adenostìjles alpina Bl. eFing. — S. Martino, presso i torrenti. Soliclago Virga-aurea L. — S. Martino, nei pascoli e nei prati e sui nidi della For- mica rufa L. Erigeron alpinum L. — Co- mune presso le rupi calcaree. Senecio atrotanifolius L. — Nei pascoli sulla cima del Monte Penegal (1733™) pres- so Bolzano. S. laciniatus Bert. — Ascen- sione della Rosetta, presso la Malga di Pala. S. nemorensis L. — Paneveg- gio in Val di Flemme. Doronicum scorpioides W. — San Martino, nei pascoli sotto il Cimon della Pala e sulla strada del Passo di Rolle. Arnica montana L. — S. Mar- tino, comune in alcuni pa- scoli e prati. Anthemis alpina L. — Ascen- sione della Rosetta, nei de- triti di roccie. Achillea Millefolium L. — San Martino, comune nei pascoli e nei nidi di Formica rufa L. A. Clavennae L. — S. Martino, nei pascoli. Coni/za ambigua DC. — Men- dola presso Bolzano. Gnaplialium sylvaticum L. — Mendola, nei prati. G. supinum L. — S. Martino, nei pascoli. G. dioicum. — S. Martino, nei pascoli. Leontopodiwn alpinum L, — Ascensione della Rosetta, ul- timi pascoli sopra la Malga di Pala a circa 2200""; e nei pascoli lungo la strada del Passo di Rolle a 1600'". Centaurea scaMosa L.? — Pa- neveggio, nei prati. C. uniflora L, — S. Martino, comune nei prati ove fiorisce dopo la metà di luglio. C. nigrescens W. — Paneveg- gio, nei prati. Carduus carlinaefolius Lam. — Paneveggio, nei prati. Cìrsium Erisithales Scop. — S. Martino, nei prati, fiori- sce alla metà di luglio; Pa- neveggio, nei prati. C. fieterophyllus W. — Pane- veggio, nei prati e nei raar- Rini della strada. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE IGl Prenanthes piirpm^ea L. — Pa- neveggio, comune nelle abe- tine. Mulgedmm alpinmn Less. — Paneveggio, comune nelle abetine. Crepis aurea Coss. — S. Mar- tino, nei pascoli lungo la strada del passo di Rollo. Hieracium aurantiacimi L. — S. Martino, nei prati. Phìjteuma hemisphaericuni L. — Passo di Col Bricon. P. Halleri Ali. — S. Martino, comune nei prati. P. ordiculare L. — S. Marti- no, comune nei prati. Campanula macrorrhiza Gay. — S. Martino, sulle rupi cal- caree. C. tarbata L. — S. Martino, nei prati e sui margini dei boschi. C. caespilosa Scop. — S. Mar- tino, nei pascoli. C. glomerata L. — Paneveg- gio, presso agli scogli di por- fido. Pyrola minor L. — S. Martino, sui margini della abetina di Col Fosco al prato delle Nasse. P. secunda L. — Paneveggio, lungo i sentieri nelle abe- tine. P. uniftora L. — S. Martino, comune tra i muschi nei bo- schi di abeto. Wiododendron ferrugmeumlj. — S. Martino, nei fianchi dei monti di porfido ; talvolta con cecidi sulle foglie sui rami, e sui calici prodotti proba- BuU. della Soc. hot. Hai. bil mente dall' Eccobasidhcììi Rhododendri Cram.? R. hirsutum L. — S. Martino, abbondante nei terreni cal- carei. Vaccinium Mtjrtillus L. — San Martino e Col Fosco, in frutto alla fine di luglio. V. Vitis-Idaea L. — S. ]\Iar- tino, sul margine dei boschi e sui nidi della Formica rufa L. ; a Paneveggio, nelle ghiaie del torrente Travi- gnolo. Geìitiana acaulìs L. — Ascen- sione della Rosetta, nei pa- scoli presso la Malga di Pala. G. verna L. — Ascensione della Rosetta, nei pascoli presso la Malga di Pala. G. amarena L. — S. Martino, comune nei prati. Pulmonarìa ofTicinalis L. — S. Martino, non comune; sulle sponde del primo affluente di sinistra del Cismon. Plantago inedia L. — S. Marti- no, nei pascoli lungo la strada del passo di Rollo e sui nidi della Formica rufa L. Scrofularia canina L. — San Martino, lungo i muri fino presso al passo di Rolle. Linaria alpina Mill. — Ascen- sione della Rosetta, sui mi- nuti detriti calcarei ; in fiore ed in frutto. Veronica apliijlla L. — San Martino, nei pascoli lungo la strada del passo di Rolle. V. fruticolosa L. — S. Marti- no, nelle fenditure dei grossi massi di porfido. 11 162 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Bonarota rotundìfolia Carnei. — Ascensione della Rosetta; nei pascoli della Malga di Pala. Pedicularis verticillata L. — S. Martino, nei pascoli. IP. rosea Wulf. — Ascensione della Rosetta, nei pascoli più elevati. P. rostrata L. — Nei prati a levante di S. Martino. Melampyrum nemorosum L. — S. Martino, nei boschi di Col Fosco. Orobanche cruenta Bert. var. gracilis Sm. — Nei prati presso S. Martino e presso Val di Roda. TTiymus Serpillum L. — San Martino, nei pascoli, nei prati e sui nidi della For- mica rufa L. Calamintha alpina L. — San Martino, comunissima nei pa- scoli. Horminum pyrenaìcmn L. — S. Martino, comunissimo nei prati e nei pascoli e frequen- tato dai Bomdus. -Stacliys alpina L. — S. Mar- tino, Col Fosco presso le rupi di porfido. Betonica alopecuros L. — San Martino, nelle abetine. Teucrium monfanmn L. — Mendola e Monte Penegal presso Bolzano, comunissima nelle fenditure delle roccie calcaree. 6lol)ularia cor di folta L. — San Martino nei pascoli. Pinguicula vulgaris L. — Strada del passo di Rolle, sulle pendici di Cimon della Pala. Primula Auricula L. — Sopra una sola rupe calcarea presso Val di Roda, in frutto già aperto il 18 luglio. P. farinosa L. — S. Martino, non rara nei pascoli. Armeria elong aia Hofif*. — Ascensione della Rosetta, in flore ed in frutto il 25 luglio. Polygonum viviparuin L. — S. Martino, comunissimo nei pascoli. Rumex alpinus L. — S. Mar- tino, comunissimo nei prati. R. Acetosa L. — S. Martino nei prati a ponente. Daphne striata Tratt. — S. Mar- tino, nei pascoli lungo la stra- da del passo di Rolle. D. Mezereum L. — Presso Malga di Pala, in frutto il 22 luglio. Thesìum rostratitm M. e K. — S. Martino, nei prati a levante. Alnus viridis DC. — San Mar- tino, sulle sponde del tor- rente sotto Col Fosco. Pìnus Mughus Scop. — San Martino, comune. P. Cembra L. — Paneveggio. Gli strobili venivano aperti dalla Nucifraga caryocTia- thactes che ne mangia i semi. Nome vernacolo « Firmo ». Juniperiis communis L. — S. Martino. /. nana Willd. — S. Martino; meno comune del precedente e non raro anche a Paneveg- gio, presso Malga di Bocche. Cephalanihera rubra Rich. — S. Martino, nei prati a po- nente. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 163 Epipactis alrorultens Schulz. — S. Martino, nelle abotine di Col Fosco. Listerà ovata Br. — S. Mar- tino, non rara sui margini dei boschi di abeto. Coeloglosswn viride Hartm. — S. Martino, nei prati a po- nente. Gymnadenia conopea Br. — S. Martino, nei prati. G. alluda. — S. Martino, nei prati umidi. Nigritella angustifolia Rich. — Sui margini dei boschi presso Val di Roda ed a Pa- neveggio. Orchis maculata L. — S. Mar- tino, nei prati. 0. uslulata L. — S. Martino, nei prati paludosi. Ophnjs miiscifera Huds. — S. Martino, nei prati e nei boschi a levante. Cìjpripediam Calceolus L. — S. Martino, il 28 luglio era quasi alla fine della fioritura. Cresce tra i cespugli di Pi- nus mughus. Majanihemum Infolìum Desf. — S. Martino, comune nei boschi d* abeto. Paris quadrifolia L. — Ascen- sione della Rosetta; intorno ai massi calcarei sopra la Malga di Pala; e nei boschi d' abeto a Paneveggio. Liliwn Martagon L. — San Martino, comune nei prati dove fiorisce verso la metà luglio. L. ììuWiferimi L. — S. Mar- tino; fiorisce prima del pre- cedente; la forma senza i bulbilli non é tanto comune. Paradisia Liliasirwn Bert. — San Martino; se ne trovano individui isolati in varie loca- lità; ma un grande aggrup- pamento era in fiore nel prato delle Nasse il 12 luglio, ed il 30 erano già maturi i frutti. Tofielda calyculata Whlnb. — S. Martino, nei prati. Verairum album L. — S. Mar- tino, comunissimo nei prati dove era in fiore il 16 luglio ed in frutto alla fine del mese. Luzula nivea DC. — San Mar- tino, nei prati. Juncus trifìdus L. — Ascen- sione della Rosetta, sotto gli stillicidi delle nevi. Erìophoruni latifolimn Hopp. — S. Martino, nei prati pa- ludosi. E. Schei^JizeriEopp. — S. Mar- tino, sulle sponde dei ru- scelli. Phleum alpinmn L. — S. Mar- tino, sulle sponde dei ru- scelli. Sesle)v.a sphaerocephala Ari. — Sulla cima della Rosetta. Briza media L. — Sulla cima della Rosetta , comune nei prati e nei pascoli. Aspidium Lonchitis Sw. — Ascensione della Rosetta, nei boschi d' abeto. Cijstopteris fragilis Bernh. — Paneveggio, sui massi. Lycopodium Selago Ij. — Passo di Col Bricon, tra i massi di di porfido. Selaginella spinulosa A. Br. — k ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 16i ^ S. Martino, sulle roccie cal- caree umide. S. deniiculata L. K. — S. Mar- tino, nei luoghi ombrosi sul terreno. Tortula ruralis Scliwaeg-. — S. Martino, nei luoghi om- brosi sul terreno. Funaria liygroinetrica L. — S. Martino, sopra una vec- chia carbonaia. Pogonaium alpinwn Ròhl. var. arcUcum Schwaeg. — San Martino, come sopra. Cladonia pyxidata L. — San Martino, come sopra. IcmadopMla aeruginosa Scop. — San Martino, come sopra. Vien q^^mdi letta la seguente comunicazione : SECONDA CONTRIBUZIONE ALLA FLORA DI PIANOSA. PEL DOTT. PIO BOLZON. Nell'Adunanza della Sede di Firenze del 10 aprile 1892, io presentai una notevole contribuzione alla flora dell' isola di Pianosa. Avendo ora compita la determinazione degli esemplari mandatimi dai sigg. G. Bini e P. Selci di Pianosa, e avendomi il sig. Emilio Bini, fratello del primo, mandato di poi un nuovo pacco di piante pianosine da lui raccolte nell' aprile dell' anno scorso, ho potuto mettere insieme una nuova Contribuzione non insignificante; e giacché in una delle ultime Adunanze della no- stra Società è stata messa in rilievo l'importanza delle erboriz- zazioni nelle isole, ancora incompletamente studiate dal lato bo- tanico, mi risolvo a presentare anch' essa. Le specie da aggiungersi sono trentanove; la maggior parte sono comuni nella vicina isola dell' Elba, ma alcune non furono mai rinvenute né da altri né da me nell'Elba o anche nell'in- tero Arcipelago toscano; alcune poi furono bensi trovate anche neir Elba ma attualmente vi devono essere molto rare se si giudica dal fatto che nelle mie numerose escursioni elbane io non le incontrai. 1. Papaver liybriduin L. (E. Dini). — Si presenta sotto forme diverse come all' Elba. 2. P. Rhoeas L. (Selci, E. Dini). 3. Fumaria parviflora Lam. (E. Dini). — Nella Statistica figura anche per l'Elba, ma vi dev'essere rara non aven- dovela mai incontrata. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 105 4. Brassìca Napus L. (Oiov, Dini). — Campi e seminati. Anche all' Elba questa specie si può considerare come inselvatichita. 5. DiplotaxJs mnralis DC. (E, Dini). — È nuova quanto airArcipelago toscano. 6. Rapìstrum rug^osuiu Ali. (E. Dini). — Fu da me segna- lato anche all' Elba. 7. Tlilaspi Bursa-pastorìs L. (E. Dini). 8. Sileiie sericea Ali. (E. Dini). 9. Stellarla media Vili. (E. Dini). 10. Sag'iiia iiiaritima Don. (E. Dini). — Da me segnalata anche all' Elba. 11. Malva luicrocarpa Desf. (E. Dini). — AH' Elba, benché vi sia stata notata" da altri, non ho mai notato la pre- senza di questa specie. 12. Lavatera eretica L. (E. Dini). 13. Geranìum rotuudìfoliuni L. (E. Dini). 14. G. molle L. (E. Dini). 15. Eroflìiim moscatum L' Hérit. (CI. Dini, E. Dini). 16. E. malacoides W. (E. Dini). 17. Trigonella gladiata Stew. (Giov. Dini). — Nei seminati. È nuova quanto all'Arcipelago. 18. Medicaio denticuìata W.? (E. Dini). 19. Trifoliimi agrarium L. (E. Dini). 20. Coronilla Valentina L. (P. Selci). — Seminati e scogli. Nella Statistica non figura per l'Arcipelago toscano e con un punto interrogativo pel M. Argentaro. Però, in seguito alla pubblicazione della Statistica, venne trovata molto diffusa lungo la costa occiden- tale del M. Argentaro. ^ 21. Ticia sativa L. (E. Dini). 22. V. ang^ustifolia Ali. (G. Dini). 23. V. atropurpurea Desf. (E. Dini). 24. Mesembriantliemum acìnaciforme L. (G. Dini). Ho già notato come questa specie, indigena del Capo di Buona Speranza, sia ora largamente diffusa allo stato selvatico all' Elba ; è verosimile quindi ammettere che anche in Pianosa si trovi allo -Stato selvatico, benché non ho notizie positive in proposito e benché * Addenda ad FI. Etruriae (in N. Giorn. hot., 1891, n. 2, pag. 252). 166 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE gli esemplari pianosini speditimi dal signor G. Dini non portano alcuna indicazione dell' area di diffusione di questa specie nella Pianosa. 25. Tordilium apnlnin L. (E. Dini). 2Q. Daucus maritimus Lara. (E. Dini). — Secondo la Sta- tistica nella regione maremmana è rappresentato soltanto in Capraia. 27. Daucus sp. (E. Dini), 28. Torilis nodosa Gaertn. (E. Dini). 29. Galliuni Aparine L. (E. Dini). — Nella Statistica non figura per l' Elba. 30. Vaillantia niuralis L. (E. Dini). 31. ScaMosa sp. (E. Dini). 32. Crepis setosa Hall. — Nella regione maremmana, secondo la Statistica, è rappresentata soltanto in terraferma e in Capraia ; né io all' Elba 1' ho mai incontrata. 33. Beta vulgaris L. y inaritima L. (E. Dini). 34. Kumex crìspus L. (E. Dini). 35. Eupliorbia lielìoscopìa L. (E. Dini). 3G. Tanius coininunis L. (E. Dini). — Nei cespugli (G. Dini). 37. Muscari eouiosum Mill. (E. Dini). 38. Poa bulbosa L. (E. Dini). 39. Poa annua L. (E. Dini). Il Socio SOMMiER fa osservare che Mesembrianthemum acinaciforme si trova anche all' Elba ed a Follonica dove egli stesso lo raccolse. Il Presidente aggiunge che questa pianta è disseminata in molti luoghi sugli argini delle vie ferrate. È presentato un altro lavoro del Socio Bolzon : ERBORIZZAZIONE ALL'ISOLA DELL'ELBA. PEL DOTTOR PIO BOLZON. (Continuazione). Centuria Seconda. *** Melilotus infesta Guss. Nel M. Castello sopra Portolon- gone. Maggio. Secondo i Compendi di Arcangeli e di Cesati P. e S. figura sol- tanto nel Napoletano, in Sicilia ed in alcune isolette vicine. Nel ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 167 Prodromo di Carnei non figura come pianta toscana. Noto che al- l' Elba venne trovata M. silicata Desf. di cui, secondo alcuni autori, M. infesta è soltanto una varietà. M. indica Ali. {M. paruiflora Desf.). In Maggio, presso Porto- ferraio. Venne già trovata presso Portolongone da P, Savi. TrifoUum suUerraneum L. Luoghi erbosi presso Portoferraio e nel resto dell' isola. Marzo-Maggio. T. glomeraiuin L. luoghi erbosi presso Portoferraio. P. Savi lo raccolse nel M. Albano. Maggio. T. angustifoUum L. AH' Enfola. ^Maggio. T. nigrescens Vìy. Lo raccolsi fiorito in iscarsi esemplari a S. Giovanni in Ottobre. T. repens L. Presso Portoferraio e sul M. Volterraio. Maggio. T. fllìforiiie L. Nei luoghi erbosi presso il forte Inglese. Aprile. T. squarrosum Savi {T. panormiianum Presi.) Presso Porto - ferraio lungo la strada maestra. Durante tutta l'estate s'incontrano qua e là ne' luoghi erbosi an- che le seguenti specie: TrifoUum arvense L. T. pratense L. T. agrarinm L. e, sopratutto, T. stellaium L. Hymenocarpos circinnata Savi. Presso il forte Inglese, presso il forte di Portolongone, lungo la strada militare che parte da C.^'^ Marchetti. Aprile-Maggio. Dorycnium rectuin Ser. Nei fossi lungo la strada maestra presso Portoferraio ecc. Estate, qua e là fiorita anche in Ottobre. Lotus aiigustissiiuu.s L. Pendii aridi ed aprichi sopra la Valle di Literno presso Procchio. Maggio. L. creiicus L. y cylisoides (L.). Presso Portolongone. Aprile. L. corniculatus L. Luoghi erbosi presso il C. Bianco. Giugno. Gli esemplari elbani sono piuttosto villosi. * L. tenuis Kit. Alla Valle di Lazzaro presso Portoferraio. Luglio. Secondo il Prodromo di Caruel non figura in alcuna delle isole to- scane, invece secondo il Compendio della FI. it. di Arcangeli figura anche all' Elba. L. edalis L. Luoghi aridi nelle fortezze presso Portoferraio, presso Portolongone e Capoliveri. Aprile. 168 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE L. 07'"nUliopodioides L. Comune nei luoghi erbosi delle fortezze di Porto ferraio, ecc. Primavera. *** L. tetra g-oiiolobus L. * Abbonda nei pendii erbosi sopra la Valle del Bottro presso Portolongone. Aprile-Maggio. Non figura fra le piante toscane del Prodromo e della Statistica di Carusi ; nel Compendio dell'Arcangeli la Toscana è pure esclusa dalla sua area di diffusione. Psoralea Ijitur/iìnosa L. Pendii erbosi all' Enfola, all' Ottone, in Bagnaia, ecc. Maggio. Astragalas glycypliyllos L. Nei boschi presso Marciana Ca- stello. Maggio. Scorpiurus suWillosa L. Luoghi erbosi presso Portoferraio, al M. Volterraio, ecc. Maggio. Coronilla scorpioides Koch. Presso il forte Inglese, S. Gio- vanni, ecc. Maggio. C. Emerus L. Presso Capolimri. Aprile. Hippocrepis unisiliquosa L. Luoghi erbosi al piano di Lacona, nei pendii sopra la Valle del Botlro. Aprile. Bonaveria Sec-uridaca Reich. Nei seminati lungo la strada maestra presso Rio Marina. Agli ultimi di Maggio era in avanzata fioritura. P. Savi la raccolse in Bagnaia. * Onobrycliis viciaefolia Scop. Alla Valle di Lazzaro presso Portoferraio ne' luoghi erbosi. Ai primi di Luglio era quasi sfiorita. Secondo la Statistica nelle isole toscane non venne raccolta. Ornithopus compressus L. Luoghi erbosi dei poggi presso Por- toferraio, ecc. Maggio. 0. ebracteatus Brot. Presso il Capo Bianco, presso M. Bello. Giugno. P. Savi lo trovò al piano di S. Giovanni e a Campo. Lathyrus Aphaca L. Alle Ghiaie presso Portoferraio, nelle macchie dei colli presso il Capannone, nei boschi presso Marciana Castello. Aprile-Maggio. Vedi Bullettino della Società botanica italiana, Adunanza della sede di Firenze del 12 Giugno 1892, pag. 357. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 169 L. OcUrus DC. Alle Ghiaie presso Portoferraio. Maggio. L. Clymenum L. Argini del Fosso della Madonnina presso S. Giovanni: pendii erbosi sopra la Valle del Bottro. Aprile. ^ latifolius Gr. et Gr. Nei luoghi erbosi dei poggi presso Portoferraio. L. sphaericus Retz. Presso S. Giovanni, M. Bello, aXVEnfola, ecc. nei luoghi erbosi e nelle macchie. * L. Siiti vus L. Qua e là nei luoghi erbosi. Aprile-Maggio. Secondo la Statistica non figura in alcuna dell' isole. Ho potuto identificare con cortezza soltanto gli esemplari che potei trovare in frutto ; mancando questo è assai difficile distinguerli da L. Cicera. L. che all'Elba è già stato raccolto. L. animus L. Nei luoghi erbosi alla Valle del Bottro presso Portolongone. Maggio. L. sylvesfris L. Presso Portoferraio nelle siepi. Aprile. L. pratensis L. A S. Giovanni. Maggio. L. niger Bernh. Nei boschi presso Marciana Castello. Maggio- Giugno. Vida lutea L. A S. Giovanili, presso 5'. Ilario, ecc. Maggio. &. Iurta (Balb.). Alla Valle del Bottro, ecc. V. hijhrida L, Alle Ghiaie presso Portoferraio, presso Portolon- gone, ecc. Aprile. V. saliva L. Comune in primavera ne' luoghi erbosi presso Por- toferraio, ecc. V. angustifolia Ali. M. Poppe, M. Perone nelle macchie. Aprile- Maggio. Alcuni esemplari, a fig. sup. lineari molto più allungate che ne- gli altri ed a legumi non fendenti il calice, sono probabilmente da riferirsi alla var. 8 Bobartii Koch. P, Savi la trovò a Campo. V. atropurpurea Desf. M. Poppe, all' Enfola. Maggio. V. Mthynica L. M. Castello verso Portolongone. Maggio. fi major. Nelle macchie di M. Creilo. Nel Prodromo questa varietà non figura ; secondo il Compendio dell'Arcangeli la sua area di diffusione è : a Monteleone in Calabria, ecc. ** V. moiiaiìtlios Desf. Presso il forte Inglese, e nei pendii della Valle del Buraccio. Aprile. In Toscana è rara, non figurando secondo il Prodromo che alla Doccia presso Firenza, nel M. Senario e nell'^-l^ro Cortonese. 170 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Vida parvìflora Lois. Nelle siepi dei poggi presso Portofer- raio, ecc. Primavera. Prunus spinosa L. Comune nelle siepi. Potentina reptans L. Comune ne' luoghi erbosi. Qua e là anche d'inverno sulle siepi lungo le strade. P. recia L. j3 iurta (L.). Nel M. Cima del Monte, in Valle di Literno presso Marciana Castello, ecc. Aprile-Maggio. Fragaria collina Ehrh. Nelle macchie di M. Creilo, nei boschi presso Marciana Castello. Aprile. Rubus iomentosus Broch. Nelle macchie di M. Creilo, ecc. Aprile. E. discolor Weih. Comune nelle siepi. Agrimonia Eupatoria L. Nel Volterraio, ecc. Maggio. Poterium Sanguisorba L. Qua e là ne' luoghi erbosi. Rosa canina L. a Luteliana (Lem.). Nelle macchie di M. Creilo in basso. Maggio. R. sempeì'virens L. Comune nelle siepi. Aprile. Crataegus oxyacantìia L. Comune nelle siepi e nelle macchie. Spesso s'incontra la var. a monoginva Jacq. di cui rari alberefcti crescono presso le sommità del M. Capanne (m. 1019) dove furono da me trovati ai primi di Giugno in j^iena fioritura. Epilobìum tetra^onuin L. Pendii aridi ed aprichi sopra la Valle di Literno. Maggio-Giugno. ** E. lanceolatuni Seb. et Maur. Pendii aridi del M. Volter- raio che guardano verso 1' Cttone. Giugno. Nella Statistica non figura come pianta maremmana toscana. E. parvi/loritm Schreb. Presso Portoferraio. E. Mrsutum L. a S. Giovanni. * Oenothera stricta Led. * Lungo i fossati dei campi vicini alle saline di S. Pietro presso Portoferraio. Maggio e anche Ottobre. In Toscana, venne finora trovata soltanto presso Viareggio dal Tassi^ e quivi fu pure raccolta di recente dal dott. Corrado Rossetti presso il Campo di Tiro. Cotiledon UmUlicus L. Qua e là sui muri, in tutta l' isola. Vedi BuUett. della Società botanica italiana, anno 1892, pag. 357. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 171 Sedani rutens L. Luoghi erbosi del forte Falcone presso Por- toferraio. Aprile. S. altissiiuiiiii Poir. (S. iiicaeense Ali.). Sulle rupi vicine al mare presso Terr anera, presso Capoliverl, alle Panche presso il M. Vollerraio. Invece di questa specie nella Statistica per 1' Elba figura S. rupe- stre ; ma nessun esemplare da me raccolto potei ridurlo a questa specie. *** Mesembriaiitlieinuiu aciiiacìforuieL. Sui poggi aridi ed aprichi a poca distanza dal mare, presso Portoferraio e presso Portolongone. ' Questa specie, originaria del C. di Buona Speranza, all' Elba è ora tanto diffusa da doversi considerare come appartenente alla flora spontanea italiana. Nel Compendio di Arcangeli ne è esclusa ; in quello di Cesati P. e S. figura soltanto per l' isola d' Ischia. È pro- babile cbe incominci ad estendersi anche nella vicina isola di Pia- nosa, avendomene il sig. Giovanni Dini spedito degli esemplari ; inoltre, nello scorso Luglio mi riferiva il prof. De Stefani che, tro- vandosi in Corsica verso la fine dell' inverno di due anni fa, ebbe ad incontrare, in parecchi luoghi della costa occidentale, largamente diflfase delle piante il cui portamento e le cui foglie erano eguali a quelle della specie in questione. Inoltre, come mi riferisce il eh. dott. C. Bassetti, l'ing. Blanchar lo vide diffuso in vari punti della Maremma toscana lungo la ferrovia. Saxifra granulata L. Molto diffusa nella parte superiore del M. Capanne e sulle cime vicine ad esso. Maggio-Giugno. Salendo verso la cima delle Calanche (m. 906), da Procchio per il M. Perone, s'incomincia ad incontrarla all'altezza di circa 800™; cresce per lo più nelle fessure delle rocce. * 8. tridactylites L. Nelle macchie presso la cima di M. Orello, al Campo della Valle. Aprile. Secondo la Statistica non figura per alcuna delle isole toscane ; ma due anni fa ne ebbi degli esemplax-i di Pianosa dal sig. Giovanni Dini . Mijrtus communis L. Comune lungo le siepi e nelle macchie. Estate fino ad autunno avanzato. Caram BuWocastanum Koch, Luoghi erbosi del forte Falcone presso Portoferraio. Marzo-Maggio. ^ Vedi DaUett. della Società botanica italiana, anno 1892, pag. 311. 172 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Scandio) Pecten-Veneris L. Comune nei campi. Marzo-Aprile. Foeniculiim officinale Ali. Comune ne' luoghi erbosi. Primavera e anche autunno. Crithmum mariiimum L. Alle Ghiaie presso Portoferraio e in altre spiaggie dell'isola. Primavera. * Orlaya platycarpos Koch. Nel M. VoUerraio. Alla metà di Giugno era completamente sfiorita. Nella Statistiaa figura pai M. Argentaro, non per l'isole. Daucus Carota L. Luoghi erbosi presso M. Bello. Giugno. Chaerophylluni teniulum L. Nelle siepi presso Portoferraio. Eedera Helix L. Comune in tutta l'isola. Sherardia arvensis L. Nei campi qua e là. Rubia peregrina L. Luoghi sassosi presso Rio Marino, nel VoUerraio, ecc. Noto la grandissima variabilità di forme di questa specie, alcune a foglie piccole obovate come in R. lucida L., alti'e a foglie lun- ghissime e strette come in E. angustifolia L., il qual fatto venne già largamente notato dal Bertolini. ' Centuria Terza. Galium vernimi Scop. Nei luoghi erbosi delle macchie al M. BarMtoio presso i Mulini a vento. Aprile. * G. rotiiudifoliuin L. Nei boschi presso Marciana Ca- stello. Giugno Nella Statistica non figura per le isole. Cr. ellìpticuni Willd. DifTusissimo nei boschi fra Marciana Marina e Marciana Castello; colli presso la strada da Por- toferraio a Portolongone, M. VoUerraio. Maggio-Giugno. Questa specie, bencbè non nuova quanto all' Elba, va distinta per essere uno dei pochi endemismi elbani rispetto alla Toscana ; P. Savi (vedi Prodromo di Carnei) all' Elba la segnalò soltanto tra Porto- ferraio e Portolongone, ma attualmente ho constatato esser la sua area di diffusione ben più estesa all' Elba. G. saccharatum Ali. Comune nei campi. Primavera. G. tricorne Vv^ith. Luoghi erbosi presso il forte Inglese. Aprile. • Bertolini, FI. ital., II, pag. 177. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 173 G. divaricatitm Lam. M. Orello, forte S. Cloud, ecc. Maggio. Vaillantia rauralìs L. Nei muri e sul terreno arido al forte Falcone presso Portoferraio, ecc. Aprile. Sanibiicas Ebulas L. Presso Rio. Giugno. S. nigra L. Qua e là nelle macchie, come nella valle del Bitr- raccio. Aprile. Vlburnwn Tinus L. Nelle macchie del M. Poppe. Aprile. Lonicera implexa Ait. Qua e là nelle macchie. Valerionella puherala DC. Luoghi erbosi al foì^ie dì Porto- longone. Maggio. P. Savi la trovò pure in detta località e anche nel Val del Frasso. Scabiosa integrifolia L. {Knautia hyhrida Schrad. ^ iniegrifo- lia. L.) air Enfola insieme alla var. Injbrìda (AH.) Giugno. Il Socio Matteucci ha presentato una memoria che ha per titolo : IL MONTE NERONE E LA SUA FLORA. MONOGRAFIA DEL PROF. D. MATTEUCCI. Già mi fur dolce invito a empir le carte I luoghi ameni Ahiosto, Satira IV. Il M. Nerone o, come alcuni dicono, il Montelirone, forse per la sua forma, costituisce una delle più notevoli elevazioni dei contrafforti dell'Appennino centrale marchigiano in provincia di Pesaro-Urbino raggiungendo l'altezza di m. 1567 sul li- vello del mare. Se ne può compiere l'ascensione da Piobbico, da Cagli e da Apecchio. Da Piobbico, paese situato alla con- fluenza del Biscubio e del Candigliano al piede di Montiego, l'ascensione si compie in due ore a schiena di mulo o di asino per la strada denominata Muracci, Carpineio e Penzolo; la strada è in alcuni punti assai ardua e sassosa e poco offre al- l'osservazione del naturalista. Da Cagli si prende la strada di Sec- chiano ; poco prima di arrivare al villaggio omonimo, si volge a destra e per un sentiero praticabilissimo anche alle cavalca- ture si giunge ad una delle prime creste pianeggianti del monte denominata Trogolone. Non molto lontano trovasi la Cascina 174 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Mochi e proseguendo a destra, attraverso praterie alberate e poggi erbosi, somiglianti immensi parchi, si arriva alla vetta de- nominata Montagnola. Da Apecchio, ridente paesello a 373 m. sul livello del mare «d al quale per comoda via rotabile si arriva in tre ore da Città di Castello (Umbria) e da Urbania (Marche), si giunge alla vetta principale del monte in tre ore circa valicando a schiena di mulo 0 di asino i colli subappennini delle Ciocche, delle Serre e del Gallinaccio. Arrivati in Pian di Trebbio, si può ascendere il monte per la strada detta del Ranco e di Collelungo vol- tando a sinistra di una piccola Cappella chiamata Maestade o per quella detta del Monte o dei CampitelU, proseguendo per Serravalle villaggio situato alle falde del monte in parola. L' ossatura o massa principale di sollevamento del monte è costituita da un calcare bianco compatto rappresentante il pe- riodo giurassico e precisamente il lias inferiore e che nelle gole più profonde e nei burroni più scoscesi e tagliati a picco, come ad esempio nella cosi detta Balza della Bosca ove l' azione lenta ma continua delle acque ha denudata la roccia, si mostra nettamente a strati variamente inclinati all' orizzonte (da 23° a 85°) ed in grossi banchi con stratificazione poco evidente. Oltre questo calcare di origine marina e che raramente assume colore rosso o roseo si hanno depositi di calcari di acqua dolce, specialmente di ottimo travertino (fosso di valle di abisso) la ■cui escavazione, lavorazione ed esportazione rappresentano un' importante industria per il sottostante paese di Piobbico. Un calcare compatto cristallino, nettamente stratificato, di colore va- rio a frattura concoide, durissimo, talvolta alternante con strati di marna e di argilla rossigna, contenente nuclei e vene di selce piromaca e conosciuto nel luogo col nome ù\ pietra corniola o cornea, rappresenta il lias medio ricco di fossili; in questa for- mazione, sulla pendice del versante N.-O. si trovano giacimenti ■di minerali di ferro, massime di limonite in ammassi, filoni e vene con ganga argillosa-calcarea e con piromaca e noduli di pirite. Tali giacimenti sono stati scoperti nelle località denomi- nate Gorga Cerbara, fosso dell'Eremo presso Piobbico ed in altri punti; ma sono cosi irregolarmente svilupputi e cosi esili da non poterne permettere una lavorazione rimuneratrice delle spese di estrazione e di trasporto e quindi sono abbandonati. ADUNANZA DKLI.A SEDE DI FIRENZE 175 La pietra corniola è usata come ottimo materiale da costru- zione; una varietà di essa per purezza ed omogeneità si avvi- cina molto alla pietra litografica, però non è esente da piriti e da piromaca ed è priva di queir aspetto ceroide caratteristico della detta pietra tipicamente considerata. Calcari rossi, gialla- stri di varia potenza e con Ammoniti rappresentano il lias su- periore. I detti calcari rossi, prevalentemente sviluppati sul de- clivio occidentale, si abbassano fino al fosso chiamato fosso del Mortaio affluente del Biscubio presso Rossara; nella gola ove scorre il detto fosso trovasi la strada chiamata bene a ragione Petrosa per lo straordinario petrisco che la ingombra e per le erte rocce sulle quali é talvolta tagliata; i predetti calcari nuo- vamente si. risollevano a formare le alture, in gran parte brulle, nude e profondamente solcate dalle acque, di Carda Maja, quindi di nuovo si abbassano a formare la stretta valle ove scorre il Biscubio, lungo il quale è tagliata la pittoresca strada Acquala- gna-Piobbico-Apecchio, per poi risollevarsi a costituire le cime tondeggianti e frastagliate di Montiego, di Monteforno ed altre minori propaggini. Al lias superiore rappresentato, come ho detto, dai calcari rossi, seguono i gruppi della formazione cre- tacea rappresentata dove piti dove meno dai terreni dei vari piani in cui essa suolsi dividere dai moderni geologi, e cosi un calcare massiccio od a strati irregolari ed assai contorti, di me- diocre spessore, di colore dal cinereo al bianco candido, povero di fossili rappresenta il neocomiano; a questo seguono schisti calcarei argillosi chiari con macchie rosse e paonazze, friabi- lissimi, costituenti un vero orizzonte acquifero, denominati schi- sti a fucoidi, analoghi a quelli di M. Conerò e del Furio, perché nelle loro superfici di sfaldatura presentano abbondanti fucoidi di colore nero o bruno e diventano in certi luoghi bituminosi, sparsi di liste di silice piromaca e di moduli di pirite. Agli schisti calcareo-argillosi si sovrappongono il calcare rosato e la scaglia (nelle linee di sovrapposizione si hanno ricche sorgenti perché gli schisti di natura prevalentemente argillosa formano un letto impermeabile all'acqua che filtra nel suolo) rappresen- tanti gli ultimi orizzonti del cretaceo superiore e sono sparsi qua e là di minerali di rame (carbonati ed ossidi) e di rame nativo in dendriti e in masse isolate. Rara è la varietà di cal- care chiamato creta. I terreni rappresentanti i vari periodi 176 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE dell' èra cenozoica o terziaria si appoggiano direttamente sugli ultimi terreni del cretaceo. E cosi i calcari marnosi dei colli della Brugnola, di Serravalle ecc. e detti volgarmente Msciaro, riferibili all'eocene, si appoggiano ai rilievi cretacei. La forma- zione miocenica é rappresentata nella parte inferiore quasi esclu- sivamente da potenti banchi di arenaria giallognola, alternanti con strati di marna e costituenti la molassa, contenente grosse concrezioni sabbiose globulari e lenticolari durissime. Le marne grigie ed azzurre che seguono alle molasse contengono depositi di zolfo e da ciò le numerose sorgenti solfuree; alle marne ed alle sabbie seguono ovunque potenti masse di argille turchine od azzurre e le sabbie gialle plioceniche o subappennine con tracce di lignite, argille che per la loro plasticità in alcuni luo- ghi sono impiegate alla fabbricazione di laterizi e di stoviglie, fabbriche che nella provincia di Pesaro-Urbino vantano antiche e splendide tradizioni. Il M. Nerone è ricchissimo di sorgenti limpide perenni e freschissime (da 8° a 9" C.) A Sud-Ovest, ascendendo il monte per la strada dei Carapitelli, troviamo a destra il fosso Cornacchia il quale, raccolte le acque sorgive delle pendici più elevate coperte di boschi di elei, di carpini ecc. denominate Capatella, Trinità Campo del Frassino, Sodo della Fontanella, entra nel torrente detto torrente di Serravalle, atfluente del Certano presso il Pia- nelle. Al molino della Cornacchia si trovano delle grosse pud- dinghe impiegate come materiale da costruzione per basamenti di pile di ponti o per macine da molino. Le pendici del monte sono ricoperte di pingui pascoli e di estesi boschi la cui essenza è rappresentata da faggi più volte secolari che purtroppo in- cominciano a risentire l'avvicinarsi della civiltà col cadere sotto r inesorabile scure del legnaiolo e del carbonaio. Dalla vetta più elevata (telegrafo), ove trovasi una piramide di pietre rappre- sentante un punto trigonometrico fissato dal Genio militare, e da quella minore (montagnola), ove trovasi un' altra torretta di pietre, 1' occhio spazia sovrano su di un vasto orizzonte e gode di una splendida veduta. A ponente il M. Carpegna, il Sasso di Simone, uno dei più alti ed importanti contrafforti del- l'Appennino aretino all'Alpe di Luna, ed un' infinita serie di col- line biancheggianti che raffigurano un mare in tempesta le cui onde gigantesche si siano per incanto solidificate, più a destra ADUXAXZA DELLA SEDE DI FIRENZE 177 il M. Titano su cui siede il S. Marino, a tramontana il Metauro che quale striscia di argento attraversa le belle ed ubertose vallate di Urbania, di Fermignano e di Fossombrone, la festosa pia- nura di Fano, la gola e spaccatura del Furio, a levante l'azzurro del mare, che si confonde con l'azzurro del cielo, il M. Conerò, a Sud-Est una fuga interminata di monti tra cui torreggiano il Catria, il Cucco e più lontano, perduto tra la caligine, il Vet- tore, una delle cime più elevate dei Sibillini formanti uno dei sollevamenti maggiormente notevoli dell'Appennino centrale, a Sud-Ovest i colli che fiancheggiano l' alta valle del Tevere, lo Scopettone, l'Alvernia, il passo e colle di Massa trabaria, a mez- zogiorno gran parte dell' Umbria verde. Mi dispenso dal riferire r impressione che si ha al levarsi del sole. Profanerei la maestà, la grandezza, la sublimità di questa scena della natura, di que- sto spettacolo sempre nuovo, sempre bello, celebrato dai poeti di tutti i tempi e di tutti i paesi. Si rimane confusi e commossi dalla meraviglia e dallo stupore. Sia che il tourisie nella sta- gione estiva s' inerpichi ansando e sudando per i fianchi più sco- scesi del monte, sia che percorra le belle e vaste praterie di- stese specialmente tra le due accennate vette, gode sempre di un" aria purissima, fresca eccitante dell' appetito, è dominato da un silenzio solenne rotto solamente dal tintinnio delle mandre di pecore pascolanti nelle praterie stesse o nei declivi erbosi e dal confuso ed allegro vociare dei falciatori che nel luglio at- tendono al taglio del fragrante fieno. I pastori che stanno a guardia delle mandre di pecore che dall'agro romano arrivano al monte circa il 25 giugno sono per la maggior parte nativi di questi monti o dei paeselli e villaggi perduti tra questi e sono in generale di indole mite e tranquilla. Semplicissima é la loro vita; coperti almeno le gambe di pel- liccie di capra o di pecora che si preparano da sé durante il soggiorno invernale nell' agro romano, dormono per lo più a cielo scoperto, ravvolti in una coperta ed in pelliccio; di giorno, armati di un bastone e con a fianco un grosso cane da pastore, stanno a guardia delle mandre sparse per le praterie e per le pendici del monte; verso sera si riuniscono allo stazzo e (\\\ì\i attendono alla confezione del formaggio e della ricotta. Lo stazzo ha forma circolare o di ferro di cavallo ed è chiuso, per essere riparato dal vento, da una siepe inteisuta di frasche di faggio; Bull, della Soc. hot. Hai. 12 178 ADUNANZA. DELLA SEDE DI FIRENZE al centro trovasi una cavità in cui viene acceso il fuoco; ai lati di questo sono due colonnette di legno munite di fori a varie altezze per i quali passa un asse cilindrico di ferro (caviglia), destinato a sostenere un cilindro di legno che porta nel centro una catena di ferro per sostenere il caldaio per far bollire l'acqua destinata a preparare la cosi detta acqua cotta, specie di minestra consistente in una scodella di fette di pane in cui versano acqua bollente, salata ed aromatizzata con varie erbe tra cui a preferenza la mentuccia o nepetella (Calaminiha imr- viflora Lam.j e condita con olio. L' acqua cotta é il cibo nor- male dei pecorai oltre la ricotta ed il pane asciutto di ottima qualità. Ai fianchi dello stazzo sono dei letti costituiti di frasche so- stenute da colonnette e traverse di legno; sulle frasche vengono distese poche pelliccie e coperte. In caso di pioggia ogni peco- raio, fornito di un banchetto a tre piedi, si mette avanti al fuoco che, come ho già detto, arde nel mezzo dello stazzo e con una pelliccia in testa aspetta che il temporale cessi, dopo di che, se è possibile, nuovamente si corica. Ho già accennato che nello stazzo i pecorai attendono alla confezione del formaggio. Ecco in breve come ciò avviene. Tornate dal pascolo, le pecore ven- gono introdotte in un recinto a rete, situato presso lo stazzo ; da un primo recinto vanno in un altro, passando una alla volta per un viottolo formato da due serie di paletti di legnò; nel passare per detto viottolo, la pecora viene trattenuta da un uncino di legno raccomandato ad una cordicella fissata ad uno dei paletti e che il pecoraio, seduto su di un banchetto a tre piedi e munito di un secchietto, mette sul collo dell' animale per potere più facilmente mungerla. Sette, otto o più pecorai disposti in fila attendono alla mungitura che in poco tempo viene compiuta. Il latte raccolto nei secchi, dai singoli pecorai viene portato allo stazzo e quindi, previa filtrazione, versato in un caldaio cilindrico terminato a cupola e munito nell' orlo di due anelli per i quali passa l'asse cilindrico di legno fissato alle caviglie delle due colonnette che trovansi ai lati del fuoco. Ver- satovi il latte, questo è posto a scaldare, e dopo averlo più volte agitato mercè un lungo bastone munito all' estremità che pesca nel liquido di 8 o 10 bacchettine a croce, viene ritirato ed ag- giuntovi il presame precedentemente sciolto in una scodella; ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 179 coperto il caldaio con un panno, lo si lascia fermo per qualche tempo ed avvenuta la coagulazione viene esposto nuovamente al fuoco donde ben presto è ritirato. L'acqua, il fuoco ed altro occorrente alla bisogna, sono preparati dal hiscino, ragazzo ad- detto ai servizi della masseria. Il caciaro, cosi chiamasi 1' uomo che confeziona il formaggio, trae fuori dal caldaio un pastello che mercé una cordicella viene diviso in tanti pezzi, ognuno dei quali viene posto in forme speciali di legno (cilindriche, paral- lelepipedo ecc.) dai pecorai schierati intorno ad una tavola di faggio {tciì^oUna) sostenuta da quattro svelte colonnette pure di le- gno e precedentemente lavata mercé una serie di catenelle di ferro strettamente congiunte. La porzione non coagulata viene rie- sposta al fuoco e con il continuo rimescolare diventa ricotta, che in parte viene distribuita ai pecorari, in parte posta in ce- stellini di vimini a forma di cono tronco a basi parallele {fu- scelle) che sono poi venduti o regalati. La parte acquosa (siero) chiamata scoita, che resta nel caldaio dopo toltane la ricotta, viene data ai cani non meno sagaci custodi delle mandre. Que- ste, guidate da un montone (manzo) munito di un grosso cara- panello al collo ed ossequiente agli ordini del pecoraro, di giorno pascolano qua e là per il monte, di notte sono raccolte in un luogo circondato da reti di canapa a larghe maglie romboidali sostenute da paletti fissati al suolo mercè mazzi di legno di forma tutta speciale. Tanto lo stazzo che le mandre, durante il soggiorno in montagna cambiano di posto e ciò allo scopo di fertilizzare con i loro escrementi il terreno che col successivo anno produce molto fieno. Chiunque nella stagione estiva (dal 10 luglio circa a tutto agosto) visiti il monte o per il puro piacere di compiere un'ascen- sione od ami trattenervisi per chiedere ai suoi quieti recessi, alle sue boscose solitudini, all' aria purissima e fresca conforto agli aspri travagli della vita, salute e vigoria al corpo ed alla mente affranti dal lavoro materiale od intellettuale, trova ospi- tale rifugio nella Casciara, modesto edifizio costruito da remoto tempo in bellissima posizione e dalla quale si gode di un ma- gnifico panorama. Il naturalista poi, specialmente il botanico, può trattenersi nella montagna con vantaggio poiché è ricca di piante che per la varietà delle forme e delle tinte dei loro fiori richiamano lo sguardo anche del profano, il quale dinanzi alle 180 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE bellezze della natura resta compreso di ammirazione e di stu- pore. Le piante fanerogame e crittogame vascolari (protallo- game), da me a più riprese osservatevi e raccoltevi, sono le se- guenti. (Continua). Vien letto un lavoro del Socio Goiran intitolato : SULLE FORME DI SOLANUM NIGRUM L. NOTA DI A. GOIRAN. Il polimorfismo singolare di questa pianta, dovuto forse al complesso delle condizioni in parte artifiziali alle quali la stessa si trova esposta, lia dato origine alla creazione di specie e va- rietà, le quali più rettamente forse sarebbero da considerarsi quali razze; come sembrano ritenerle i sig. Grenìer e Goclron. * Giovanni Pona nel suo Monte Baldo clescyHito" non accenna punto a questa pianta: e quasi sarei indotto a credere che la stessa ai suoi tempi ancora non avesse preso stanza nel Vero- nese, come non 1' aveva preso Stramonium foetidum. Francesco Seguier, ^ sotto il nome di Solanum offtcinarum, lo indica in fimetis et in solo pingui valde frequens. Aggiunge che, Baccae plerumque nigrae sunt, interdwn mrides, vel fta- vicantes; includendo pertanto sotto un' unica denominazione le piante che posteriormente vennero indicate coi nomi di S. nigrmn, S. cMoì^ocarpon, S. miniatum. Ciro Pollini" distingue due specie: il A^ero S. nìgrum cioè, e S. villosum che scinde in due varietà, quella cioè daccis lu- teis, e sarebbe S. chlorocarpon, e 1' altra baccis rudris corri- spondente a S. mimatimi: della prima non indica stazione ve- ronese alcuna. Questo per la storia della pianta veronese, che intendo com- pletare con le osservazioni mie proprie: le quali, proseguite per un lungo periodo di anni e sopra una non indifferente esten- » FI. de Fr., II, pag. 543. 2 Venetia appresso Eoberto Meietti, a. 1617. ' PI. ver., Veronae, 1745, I, pag. 247. * FI. ver., I, pag. 257. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 181 sione di suolo, ad altitudini diverse e su piante vive e in posto, mi mettono in grado di aflermare che in questa regione vivono e prosperano tutte le gradazioni di questa Solanacea, enume- rate od ammesse dai vari autori; e qualche volta gregarie e promiscuamente. La razza che si presenta più copiosa e maggiormente dif- fusa è S. nigrum, a atrum ^ con le sue variazioni corrispon- denti a S. nigrum, e 'ìnelanocerasum e | moscJiatum Ces., Pass., Gib., - S. atriplicifolium Ces., Pass., Gii)., ^ S. slenope- ialum Al. Br., S. pterocaulon Rchb. La forma corrispondente a S. nigrum var. fi Bertol., ' habitu consiantius perennante, et interdum etiam su/frutescente, al quale l'autore della i^/ora Italica riferisce S. moschatum Presi., si trova presso di noi gigantesca, quasi legnosa alla base, certamente bienne, nelle macerie, nei luoghi incolti, lungo le vie e nelle siepi. Aggiungo da ultimo che questa razza si appalesa come dotata di maggiore energia di resistenza delle due seguenti, e maggiormente di queste si avanza in altitudine, spingendosi sino a toccare il li- mite superiore della zona montana. Meno frequente mi sembra S. nigrum fi chlorocarpon ; ^ che con le forme corrispondenti a S. Immite Bernh., S. ochroleu- cum Basi., S. luteo-virescens Gml., si incontra sporadicamente qua e là, ma non tutti gli anni e generalmente poco copioso, né ad altitudini molto considerevoli : fatta forse eccezione della variazione con le bacche a perfetta maturità verdi (baccae pcrfeciae maturae virides) che il Koch riferisce alla forma an- tecedente. * Da ultimo S. nigrum y miniatum '' si incontra, d' ordinario e piuttosto copiosamente, nel piano e nell'agro veronese: é meno frequente nella zona collina: rarissimo nella montana. Molti autori sono concordi nell' affermare, che fra i mutabi- lissimi caratteri che hanno dato origine alle specie fabbricate * Parl., fi. it. coni, da T. Carnei, VI, pag. 683. ' Covip. fi. ìL, pag. 365. ^ Camp. fl. it. ibid. * fi. it.^ 2, pag. 634. ' Parl. ecc., loc. cit. ^ Stjn. fl. (jcrm. et Jielv.., Ediz. II, pag. 581. ' Pakl. ecc., loc. cit. 182 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE a spese del S. nigrum L., più stabili seìnbì^ano le variazioni nel colore elei fiori; ' ed i signori Grenier e Godron " soggiun- gono che le tre forme qui ricordate se reproduisent de grai- nes. Anche Ciro Pollini ' a proposito delle due varietà, nelle quali aveva scisso il suo S. villositm, scrive che Baccarum color cultura non mutatur.... siculi experimenlur/i me cer- tiorem fecit. Però qui nel Veronese ho constatato i seguenti fatti. I. In alcuni anni tanto j3 che 7 si incontrano rarissime, e quasi si potrebbe dire accidentalmente: nei primi tempi della mia permanenza in Verona, sebbene con ogni zelo corressi alla ricerca delle varie forme di piante elencate nella Flora di Ciro Pollini, appena qualche volta mi fu dato rinvenirne alcun esem- plare; e nel recinto della città ad esempio, solamente lungo le mura interne da Porta Vescovo a Castel S. Felice. IL Nell'estate e nell'autunno del 1883, dopo la piena d'Adige del settembre dell' anno antecedente, le ghiaie e le sabbie de- positate dalla corrente nei luoghi inondati, erano abitate da innumerevoli esemplari di questa Solanacea; i quali per la statura si sarebbero potuti riferire a ^S. humile, se non fos- sero state le bacche che nell'insieme presentavano tutte le tinte dal ìiero al verde schietto, passando per le varie grada- zioni del rosso, del ranciato e del giallo. In alcuni esemplari inoltre alcune bacche offrivano una tinta quasi bianchiccia. III. Anche nella ValjMntena, nel luogo detto i Sarmazi prima di entrare nel Vaio del Paradiso (settembre 1889), e in riva all'Adige presso S. Vito del Mantico (ottobre 1892), in due campi vastissimi, in parte vitati e coltivati a Granoturco, e letteral- mente infestati da S. nigrum, ho osservato un fatto indentico a quello ora ricordato. Ad ogni modo sopra lo stesso piede non ho mai trovato promiscuità di bacche diversamente colorate; se si eccettuino uno 0 due casi nei quali sopra lo stesso indi- viduo ho osservato in unione a bacche nere, le quali erano di gran lunga in prevalenza, poche altre affatto verdi ma eviden- temente mature. * Paul, ecc., loc. cit. ^ Loc. cit. ^ FI, ver., loc. cit. ADUXAXZA DELLA SEDE DI FIRENZE 183 IV. Neil' interno e nei dintorni della città di Verona, lungo le vie, al piede dei muri, nelle ortaglie crescono le tre forme «, ^, 7; la prima di regola; qualche volta 7; più raramente J3. Quale non è stata pertanto la mia meraviglia, allorquando rien- trato in Verona nell'ottobre dello scorso 1892 dopo una assenza di tre mesi, osservai che tanto nell'interno quanto nei pressi della città di Verona, era scomparsa totalmente 0 quasi la for- ma a, mentre esclusivamente campeggiava la 7 ancJie là ove la stessa, in antecedenza^ non era stata da 7ne ^tnaì osservata? È proprio il caso di ripetere l'adagio virgiliano: nimiumne crede colorì; e mi pare sia per lo meno lecito sospettare che la colorazione delle bacche nella Soìanacea in quistione sia ca- rattere dipendente più che altro da circostanze locali, e muta- bilissima per conseguenza come 1' odore muschiato, il grado e quantità di pelurie, la durata e l' altezza della pianta, la forma del fusto, delle foglie, della corolla. Ed a proposito dell' odore muschiato — che non è privilegio piuttosto di una che di altra delle forme delle quali ho tenuto ragionamento — osservo che lo stesso, nella pianta delle siepi e delle ortaglie specialmente, talvolta e in certi punti è cosi acuto da riescire fastidioso: mentre a poca distanza la stessa pianta, con caratteri esterni affatto identici è inodora affatto. Ho inoltre osservato, e non una volta sola, che in uno stesso luogo e quindi per le stesse piante, l' intensità dell' odore varia da un giorno all' altro, e da un' ora all' altra in una stessa giornata. Anche in altre piante, che vanno segnalate per un odore ca- ratteristico, ad esempio diverse Orchidacee, Bictamus albus ecc. e recentemente nel cosi detto Thymus citriodorus, che ho rin- venuto sui Lessini al Montesel sopra Romagnano di Grezzana e nei monti Le Vezzadre e Loffa presso S. Anna d' Alfaedo, ho constatato consimili variazioni ed accidentalità. Caruel rammenta fatti analoghi verificati in tipi affini e cita le variazioni di colore in diversi frutti, come per esempio nei Capsicum che presentano frutti talvolta rossi, tal' altra gialli. Il Presidente desidererebbe che si ricercassero le cause di tali variazioni di colore come pure quelle dell' odore. Caruel accenna alle difficoltà di apj)rezzare uniformemente gli odori. 184 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Dello stesso Goiran è 1' altra memoria : ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO I MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN. (Continuazione). BORRAGINACEAE. 523. Cerintlie minor L. (var. foUis maculatìs et foliis imma- culaiis). — Dalla pianura a tutta la zona montana: nella col- lina veronese a S. Leonardo, nei Medicai in Valle di Marcel- lise, ecc., ecc. 524. Onosma stellalatum W. et K. — Luoghi aridi e secchi di tutta la regione dalla pianura alla zona montana : nella Col- lina ve7''onese, nella Valpolicella a Pedemonte, Castelrotio, Sausto, Negarlne, ecc.; nella Valpantena; presso Tregnago, ecc. — In unione frequentemente alla forma corrispondente ad 0. mon- tanum. 525. EcMum italicum L. — Appena fuori Porta Vescovo al- l'ingresso in Valpantena e altrove: non comune. Non cito a questo punto E. vidgare, stanteché le ultime er- borizzazioni mi hanno posto innanzi agli occhi molte forme sin- golarissime che sono da riferirsi, secondo ogni probabilità, a questo tipo, ma che meritano un esame serio ed attento. 526. Lithospermum pur])ureo-coeruleum L. — Siepi e luo- ghi selvatici di tutta la regione specialmente nella collina sino ad una certa altezza nei monti ; per esempio in Val d'Illasi nel M. Belocca (m. 830). 527. L. offtcinale L. — Luoghi selvatici : dalla pianura (din- torni di Verona in Campomarzo) ascende, ma saltuariamente, insino a raggiungere altitudini di 1000 metri ed oltre : M. Pa- stello, S. Anna d'Alfaedo, Fosse, Erdezzo, M. Belocca, ecc., ecc. 528. Pulmonaria xiulgaris Mér. — Luoghi boschivi e selva- tici, dalla collina a tutta la zona subalpina, penetrando in qual- che punto nell'alpina: si trova pure nell'alta pianura, ma assai più raramente. — Di questa specie cosi polimorfa crescono nella regione le forme corrispondenti a P. offìcinalis L., P. angusti- ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 185 folia L,, P. sacchai^ata INIill., P. azurea Bess. ; con probabilità di essere rinvenuta, è da ricercarsi P. ìnontana Lej: le P. o/fi- cinalis e P. saccharata dalle pendici più umili dei monti sal- gono sino a toccare la zona alpina ; e la seconda di queste ho raccolto in Valpantena alle Giare di Grezzatia e sotto a Co- stoli : P. angusiifolia comincia a comparire nella collina, per esempio sopra Avesa: P. azurea è stata da me osservata qua e là lungo tutta la catena dei M. Lessini, per esempio nei M. Tomba, M. Sparaver, ecc. — Segnalo una bella forma aWi- flora di P. officinalis L, fra le rupi in Valle eli Squaranto so- pra la Roccìielia bassa: rarissima. 529. Mìjosotis sylvatica Hoffm. — Prati e luoghi selvatici dai dintorni di Verona alla zona subalpina. Copiosissima in tutta la regione. 530. M. alpestris Schm. — Pascoli e luoghi rupestri elevati : M. Pastello, Coryio d'Aquilio, Podesteria, presso Chiesanuova ed i Tradii, M. Malóra, M. Posta, M. Zeola, ecc., ecc. Sono comuni in tutta la regione M. palustris, M. arveìisis con le loro varietà. 531. Borrago officinalis L. — Copiosa nei luoghi coltivati in Verona a S. Giovanni in Valle, nella Collina Veronese in Valdonega, ecc. 532. Anchusa italica Retz. — Campi e messi in tutta la re- gione : nella Valpolicella, nella Valpantena, nella Collina Ve- ronese, ecc., sino a toccare la zona montana che oltrepassa qua e là. — La pianta che cresce presso di noi é assai poli- morfa e merita studio ulteriore. Ovunque si incontra frequentissima A. officinalis L., con la varietà angusiifolia {A. angusiifolia L.). A Soave Veronese, ove mi sono recato ripetutamente per rinvenirla, ho vanamente ricercato A. biceps Vest., specie del resto detta fittizia dal pro- fessore Teorloro Caruel, perché fondata sopra un carattere in- certo, il quale s' incontra nella A. italica ed A. officinalis, — sullo stiniina cioè che può essere bilobo, coi lobi capitati. Ma devo aggiungere che la pianta descritta da Vest, probabilmente non é veronese : perchè il non mai dimenticato abate France- sco Masè, arciprete a Castel d'Ario, ebbe replicatamente a di- chiararmi che la terra di Soave nella quale il Vest avrebbe ritrovato la sua pianta, non è Soave di Verona, bensi Soave 186 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE di Mantova. Tanto per la storia ! — Secondo il Pollini, A. ar- vensis Bieb. (Lycopsis arvensis L.), m arvis et inter segetes.... passim occurrit; * e Seguier, prima dell' autore della Flora. Veronensis, aveva scritto che il suo Buglossum silvestre mì- nus, elle è la pianta in quistione, in arvis circa JJrbem et Gre- tianae vicum inter segetes copiose reperitur. ^ Vanamente però io ho ricercato questa pianta, nella regione dei M. Lessini Ve- ronesi, almeno sino ad oggi : 1' ho raccolta soltanto nel Monte Baldo, alle Giare di Valbruita presso la Ferrara, e tra Bren- tonico e S. Giacomo (m. 690-1691). 533. Sijmpliytuin ttiberosuìn L. — Luoghi selvatici e boschivi dalla zona della collina alla subalpina in tutta la regione. 534. S. Ijulbosuìn Schimp. — S'incontra sempre gregario nei luoghi incolti e selvatici, nei campi, al margine dei fossi : in Verona città in più luoghi, per esempio, a S. Giovarmi in Valle; in Valpantena a Mar zana, Nesente, S. Maria in Stel- le, ecc. ; presso Montorio e più a nord nella valle presso Miz- zole, ecc. — A questa specie, che io continuo a ritenere di- stinta dalla precedente, è da riferirsi la pianta di Seguier, Symphijtum minus, tuberosa radice. ^ — Appena accenno a S. officinale ed alle sue varietà. 535. Cynoglossum officinale L. — Lungo le siepi in tutta la regione ma non comune : tanto nella pianura che nei monti, per esempio presso Verona a S. Leona7Ylo; a Settimo veronese; nella Valpantena, ecc. ; a S. Anna d'Alfaedo, a Fosse, ecc., ecc. — È più rara la forma corrispondente a C. montanum Lam. (C. germanicum Vis. et Sacc), proprio ai luoghi ombrosi: nel Vaio dell" Anguilla e del Falcone, nell'alta Valle d'Elasi, ecc., ecc. — C. picfuTìi Ait. cresce ovunque lungo le vie toccando anche altitudini elevate prossime ai 1000 m. 536. Asperugo procurnhens L. — Rarissima in questa regione nella quale l' ho unicamente raccolta al Ponte di Veia (m. 602). 537. Echinospermum Lappala Lehm. — Frequente nei campi e lungo le vie ad altitudini anche elevate, ad esempio nel Monte Pa- stello (m. 1122), S. Anna d'Alfaedo (m. 936), M. Malera (m. 923). * FI. ver., I, pag. 212. ^ PI. ver., I, pag. 215. 3 PI. ver., I, pag. 224, ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 187 538. JleUotropiam eitropaeum L. — Nei muri e nei campi: nella Collina Veì^onese; a Pescantina ci" Adige; a Pedemonte ; nella Valpantena, a Poiano, Quinto, Grezzana; in Valle di Montorio ad Olive e al disopra di questa località alla Pezza, ecc. In Valle di Marcellìse nella Villa dell' amico Pietro Zamboni, cresce copiosa e quasi fatta selvatica Tournefortia heliotro- pioides. SOLANACEAE. 539. Stramonìum foelidum Scop. — Campi e luoghi incolti : copioso presso Vet^ona ove però è meno frequente sulla sinistra che non sulla destra deW Adige ; all'ingresso in Valpantena; presso masi, Tregnago, Soave, Sanibonifacio. — Ciro Pollini* ha unito insieme Datura Straìnonium e D. Tatula, come ap- pare dalle parole flores albi vel ex albo leviter violacei. Noto che la comparsa di questa Solanacea nel Veronese è posteriore di certo ai tempi di Giovanni Pona: il quale nel suo M. Baldo descritto,^ elenca la Datura dei turchi giudicata dal Colonna Solano Maniaco, però come coltivata assieme ad altra piante esotiche nei magnifici giardini Nicliesola presso Pontone. 540. Hyosciamus niger L. — Lungo le vie, presso i luoghi abitati, nei campi incolti, nelle macerie ; dalla pianura e dal- l' interno della città stessa di Verotia, s' innalza alla regione alpina trovandosi lungo tutta la zona in vicinanza dei baiti (Malghe). — In altra scrittura dirò di B. albus. 541. Solanum Dulcamara L. — Rupi, siepi e luoghi umidi sino ad altitudini anche considerevoli. Dintorni di Verona (me- tri 70), Vaio dell'Anguilla sopra i Bellori (m. 328), M. Erbin (m. 565), M. Brancon (m. 1560), ecc. 542. Physalis Alhekingi L. — Siepi e luoghi selvatici ascen- dendo dalla pianura ai monti: presso Verona in Campomarzo; alla Mosella ed alle Ferrazze; presso Montorio; nella Valpan- tena a Sezan, Costoli, Casotti, Casevecie, a Spredino nel Vaio Sperzani, ecc., ecc. 543. Atropa Belladonna L. — Lungo la strada da Bosco Chiesanuova ai Tradii nel Bosco grande, ai Tradii, ai Ti- ' FI. ver.', I, pag. 240. ' Venezia, anno 1G17, a pag. 60. 188 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE nazzi, ove era già indicata da SegiUer, alle Scandole e nelle adiacenze di tutte queste stazioni nei luoghi selvatici e sassosi : è copiosissima e si può dire gregaria a RevoUo nell'alta Valle d'Illasi. — Accidentalmente l'Iio trovata in ruderatis presso Verona tra Porta Vittoria e Porla Vescovo. Questa bella specie è fra quelle fatalmente condannate a scomparire, per causa dell' opera di distruzione perpetrata da- gli erbaiuoli. I Comizi agrari, ed i Commiati forestali, potreb- bero e dovrebbero trovare una qualche via e mezzo per tutelare la esistenza e la conservazione di non poche specie, ornamento delle flore locali e che si vanno facendo sempre più rare. Nel M. Baldo, ad esempio, ove era stata primieramente segnalata da Calzolari e Pona, la Belladonna era diventata rara ai tempi ài Seguier, ed io l'ho trovata rarissima in questi ultimi anni. Di Solanum Sodomaewn L. e di Nicandra physaloides ho favellato altra volta alla Società, né ripeterò quanto ho detto. Sporadicamente s' incontrano qualche volte Nicotiana rustica, Solanum Lycopersicum L., e S. tuberosum. — La Mandra- gora {Mandragora vernalis Bert.) per il Veronese é pianta MITO, e per osservazioni mie proprie posso dire per molti punti delle Alpi. È ditHcile passi una stagione senza che in alcuna delle mie erborizzazioni non mi imbatta in qualche montanaro il quale non mi si esibisca come guida per andare a trovare la Mandragora e farmi vedere il Basilisco. Il montanaro però, più pratico di un americano, vuole essere pagato anticipatamente, e la tariffa varia dalle due alle cinque lire. Io di solito rispondo, che sono troppo signore per pagare cosi poco cosa cosi straor- dinaria : ed esibisco addirittura cento lire, alla condizione di non muovermi e che mi si rechi viva ed in buone condizioni la pianta, o la bestia. In diversi punti delle Alpi é credenza che colui il quale svelle una pianta di Mandragora muore entro r anno : in altri si afferma che la grandine non batterà i pa- scoli della montagna nei quali alberghi la nostra pianta. Plantagineae. 544. Plantago arenaria W. et K. — Campi, nei luoghi are- nosi presso Verona, per esempio a S. Michele; nella Val d'Adige presso Domegliara ; nella Valpolicella ; copiosissima nel torrente ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 189 lllasi, ecc. — P. Cìjnops L. é segnalala sul M. Lóbìa ove fu raccolta da Pontedera: sino ad oggi io non l'ho trovala in que- sta regione bensi sul M. Baldo. 545. P. niaritima h. — La specie e la var. serpentina (Ali.) s'incontrano nei pascoli, lungo le vie, nei muri dai dintorni di Veì^ona alla zona alpina in tutta la regione. 546. P. montana L. — Pascoli elevatissimi di Podesteria, M. Tomba, M. Sparaver, Malèra, ecc., ecc. 547. P. argentea Chaix.=.-P. victoralis Pollini, FI. ver., I, pag. 100. — Pascoli nella collina veronese sopra Quinzano, Colle delle TJngìierine, M. Pastello, ecc. — S' incontrano fre- quentissime colle loro varietà e forme mostruose dal piano alla zona alpina P. media, P. 'major, P. lanceolata e forse altre. Di quest'ultime nei luoghi aridi e secchi dei dintorni di Verona, nella Collina e nel M. Cucco si può osservare la forma corri- spondente a P. capitata Ten. Dal Socio MassalonCtO viene inviata una memoria clie porta il titolo : SULLA FITOTTOSI DEI FIORI DELL'ALLORO. APPUNTI DEL DOTT. C. MASSALONGO. I fiori di Laurus nohilis L., attaccati da milbe si ipertrofiz- zano degenerando in una sorta di capolino o cecidio più o meno lobato e del diametro di circa 6 : 10 millimetri. In questa defor- mazione il talamo fiorale (e talvolta ancora i peduncoli) è in- grossato, i segmenti o tepali del perianzio appariscono un poco più inspissiti dell' ordinario ed anormalmente dilatati. I filamenti degli stami, nonché le appendici (staminodii) laterali dei mede- simi, diventano carnosi ed alla superficie presentano numerose escrescenze o papille cellulari ; le logge delle antere restano per lo più chiuse. Anche il pistillo si metamorfosa in un corpo informe, oppure, come sembra, atrofizzasi. Tutti questi organi fiorali cosi alterati, eccettuate le antere e la superficie esterna dei tepali, sono inoltre coperti di copiosi tricomi semplici ed uni- cellulari, molto simili a quelli proprii agli Erineum (Phylle- rium). Tali tricomi di color fulvo, sono pachidermi, cilindrici, fortemente sinuosi ed assottigliati verso la loro estremità. 190 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Il cecidio, di cui è parola, venne da me rinvenuto a Verona nell'orto Palazzoli, nel mese di gennaio dello scorso anno. Du- rante questo mese, delle numerose infiorescenze ascellari portate da un ramo, erano, sempre quelle situate inferiormente che pre- •sentavano fiori deturpati dal parassita. Questi ultimi però, con- trariamente a quelli incolumi ed ancora in boccio delle sovra- stanti infiorescenze, spettavano al precedente periodo vegetativo. Non ho potuto accertarmi dove i fitotti passano sulla pianta la stagione iuA-ernale * per poi infettare i fiori novelli, ciò che probabilmente dovrebbe succedere nel momento in cui dessi vengono a sbocciare. Ricorderò che recentemente il cecidio dei fiori dell'alloro fu diagnosticato come nuovo dal Hieronymus {Beìirdge zur Kennt- niss d, europ. Zoocecìdien, pag. 28) basandosi sopra saggi rac- •colti, prima di me, dal prof. P. Magnus nei dintorni di Sassari e Tivoli. Devo però in proposito osservare che l' illustre Hie- ronymus ebbe il merito soltanto di avere dimostrato a quale .gruppo di cecidiozoi fosse da attribuirsi, mentre la deformazione che ci interessa era già nota sin dai tempi di Malpighi, * il quale la descrisse e figurò nella sua memoria « De Gallis » ; ciò che •da nessuno (se eccettuasi il Thomas F. « in litt. »), come sembra, venne rilevato. Qualora in avvenire, sarò tanto fortunato di procurarmi de- ■gli esemplari viventi o conservati in alcool del cecidiozoo, potrò verificare, se, come è quasi certo, spetterà ad una nuova specie di fitotto, nel qual caso, fin d' ora, mi propongo di chiamarla Phijtoptus Malpighianus in onore del grande naturalista ita- liano, che primo segnalò la fitottosi dell' alloro. ' Come dimostrerebbero alcune osservazioni da me fatte in que- sti ultimi giorni, i fitotti almeno in parte svernano fra i tricomi dei lìori deformati. * Flores, seu uteri insectorum familiae, non mellea tantum pa- rant alimenta; sed ad fovendos alendosque ipsorum foetus inter- ■dum damnantur. Ita in floribus Lauri frequenter observamus: re- vulsis enim foliis concavis A^ morbosus quidam tumor, seu Galla, occurrit, a cujus exteriori peripberia staminum capitula jB, emi- nent: totus vero tumor C, filamentosa quadam lanugine, in solidum corpus contexta compaginatur ; quo secto innumeri vermiculi, vix inicroscopio visibiles, patent : Malpighi, Opera omnia, Tom. II. Len- dini, 1686, « De Gallis », pag. 29, tav. XVI, fig. 55. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 191 Caruel non vorrebbe dir cosa spiacevole al prof. Massalongo ; ma è costretto a far rilevare la esagerata tendenza di apporre nomi dedicati a jjersone specialmente in casi come questo in cui nem- meno è conosciuto 1' animale che si crede nuovo ; pratica egli dice ritenuta non buona. Dal prof. Fortunato Pasquale è letto un lavoro cbe ba per titolo : tSidla pioggerella avvenuta sotto alcuni alberi di Tiglio nel B. Orto Botanico di Napoli. ' Caruel ravvicina questo fatto allo sgocciolamento che si verifica all' apice delle foglie di alcune Poacee, Aracee, ecc., di cui parlano i trattati di fisiologia vegetale. In casi di tessuti rigurgitanti di suc- chi avviene che gli stomi vengano rotti e disorganizzati per dar l^assaggio ai succhi stessi. Quanto narra il prof. Pasquale è un esempio, non un fatto nuovo, di un fenomeno già anticamente co- nosciuto. Il Presidente cita il fatto di alcune piante fornite di stomi acqui- feri sempre beanti come se ne trovano nella spata àelVArisarum 2ìro- boscideum ; dice che lo sgocciolamento non sempre avviene per rot- tura o deformazione di stomi. Caruel ha indicato gli stomi sformati riferendosi ad altri autori ; ammette in alcune piante delle aperture vere ; in altre gli stomi sformati; ma sempre deve aver luogo rottura di tessuti e di cel- lule, altrimenti avrebbe luogo una semplice traspirazione. SoMMiER dimanda se qualcuno ha osservato, come egli all' Abe- tone suir Appennino toscano, che sotto gli abeti le piante erbacee sono talvolta coperte di resina ; dimanda inoltre se ciò abbia ana- logia col fatto indicato dal prof. Pasquale. Caruel non conosce sgocciolamenti di resina ; ma è noto lo sgoc- ciolare di acqua attribuito ordinariamente al condensarsi dell'umi- dità atmosferica invece che alla vera causa già sjHegata da vari autori. Bastianini dimanda se alcuno ha osservato il liquido mucillag- ginoso che esce in estate dalle foglie di Cercis siliquastrum tanto da annerire la ghiaia sottostante. Aiuti fa osservare che nel Giardino de' Semplici avviene tal fatto anche sotto il Diospyros. Il Presidente legsre una sua nota : ALCUNE ESPERIENZE SULLE FOGLIE DI NUPHAR. PER G. ARCANGELI. In seguito agli esperimenti da me fatti alcuni anni fa, sul- r allungamento dei piccioli nelle foglie dell' Euryale ferox Sai., ' Di questa memoria è stata sospesa pel momento la pubblicazione. 192 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE dei quali già resi conto a questa nostra Società, ' essendo in me nato il desiderio di estendere le mie ricerche a qualche altra pianta, riferirò per adesso i resultstti ottenuti da alcuni esperi- menti fatti sul Nuphar luteum nel 1890. Una pianta di Nuphar fornita di varie foglie e vegetante in vaso da qualche tempo fu prescelta per 1' esperimento. Il vaso contenente essa pianta fu immerso in un recipiente assai ampio e profondo contenente acqua e vi fu sistemato in modo che le foglie della pianta restassero galleggianti, tranne una tuttora assai giovane fornita di lamina non ancora completamente spiegata, che fu introdotta in una campana di vetro capovolta suir acqua del recipiente, in modo che il liquido vi restasse ad un livello (m. 0, 25 circa) assai superiore a quello del recipiente stesso ove galleggiavano le altre foglie. In tale condizione, la foglia introdotta nella campana era totalmente immersa nel- r acqua e con la sua lamina molto distante dalla superficie del liquido contenuto nella campana, in guisa cioè da trovarsi sot- toposta alla spinta del liquido circostante. La campana era te- nuta fissa nella sua posizione mediante un congegno facile a concepirsi. L'apparecchio fu cosi preparato alle 11 ant. del 29 marzo 1890. Alle 11 ant. del 2 aprile successivo, cioè quattro giorni dopo, la foglia posta in esperimento aveva allungato il suo picciolo di m. 0,26, mentre quelle galleggianti nel liquido esterno avevano allungato i loro piccioli di ben poco. Altro esperimento simile fu preparato il 2 aprile, collocando nella stessa campana piena d' acqua e capovolta sul recipiente nella solita posizione altra foglia con picciolo lungo m. 0, 22 contando dal margine superiore della guaina fino al punto di connessione del picciolo con la lamina. Il giorno 6 aprile successivo a ore 8 ant. fu trovato che aveva raggiunto la superficie dell' acqua nel corso della notte e la campana si era completamente vuotata per l' aria che vi si era introdotta dagli stomi delle foglie galleggianti al di fuori, attraverso il corpo della pianta. La lunghezza del picciolo della foglia erasi accresciuta fino a m. 0,44, cioè di circa m. 0,22 in meno di tre giorni e 21 ore. * Arcangeli G., SulV allunrjamentò dei piccioli nelle foglie cV Eu- ryale ferox Sai. e:'c. {Nuovo Giornale botanico italiano, voi. XXII, pag„ 121 e 300). 1893. N.' 4. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE. Solla, R. F. — Caso di poliembrionia nel Carrubo .... Pag. 195 — Caratteri propri della flora di Vallombrosa (Continuazione) . * 197 Chiovenda, e, — Un nuovo ibrido del genere Viola L. : Viola liossii {Viola pinnatay O-^jSS » » O'-jOOg 5> 4 » » 0"',57 » » O'",009 Fra queste foglie le prime due erano ingiallite e manifesta- mente in via di deperimento. Due altre foglie però si erano sviluppate che presentavano le seguenti dimensioni: Foglia n. 1 picciolo lungo l'",46 largo a metà di lunghezza 0™,0075 » 2 » » 0'",97 > > 0",0075 Buìl. della Soc. boi. Hai. 13 # 194 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Di queste poi la prima dopo alcuni giorni giunse a spiegare la sua lamina alla superfìcie dell' acqua allungando il suo pic- ciolo fino a circa m. 1, 60. Dai primi tre esperimenti sopra riportati resulta che l'allun- gamento del picciolo nella foglia di NupUar immersa nella campana era notevolmente maggiore di quello delle foglie che si trovavano al di fuori e ciò in conseguenza dell' azione do- vuta alla spinta verticale del liquido cui si trovava sottoposta la foglia sommersa similmente a quanto fu dimostrato per r Euryale. Nel primo esperimento si ebbe un allungamento di m. 0, 24 in 96 ore, cioè in media m. 0,0025 all'ora; nel secondo espe- rimento l'allungamento sarebbe stato di m, 0,22 in 93 ore, cioè di m. 0,0024, ma in realtà fu un po' maggiore perchè la lamina raggiunse la superficie dell' acqua nel corso della notte antece- dente; nel terzo esperimento l'allungamento fu di m. 0,13 in 48 ore, cioè m. 0, 0027 all' ora. Dagli esperimenti fatti sull' Euryale resultò che una foglia allungò il suo picciolo di m. 0, 14 in 24 ore, altra lo allungò di m. 0, 25 in ore 30 */, ed una terza lo allungò di m. 0, 18 in 24 ore, cioè di m. 0,0058 all'ora per la prima, di m. 0,0082 per la se- conda e di m, 0,0075 per la terza. Manifestamente l'accresci- mento neW Euryale fu assai maggiore di quello verificatosi nel Nupìiar e persino superiore più del doppio ; ma bisogna ben ri- cordarsi che le piante d'£'^fr?/afó sottoposte all' esperimento ve- getano a temperatura assai maggiore di quella a cui vegetano quelle di Nupliar e che debbono pure tenersi a calcolo i fat- tori discendenti dalla differente natura delle due specie. Ad ogni modo a me sembra doversi ritenere, che l' allungamento maggiore delle foglie che si trovano sommerse sia da ritenersi come effetto della spinta verticale dovuta alla minore densità della foglia stessa relativamente all' acqua nella quale si trova immersa. Ed invero è facile il comprendere che nelle foglie galleggianti questa spinta essendo ben piccola ed operando solo sulla parte inferiore della foglia ben poco potrà influire sull'allungamento: mentre nelle foglie totalmente sommerse essendo molto maggiore, agirà con energia molto maggiore e determinerà queir allungamento prevalente che riporta la la- mina alla superficie dell' acqua. ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 195 A proposta del Socio Martelli la Società, informata come nel giorno 13 febbraio compia il 70" anno di età il prof. Adolfo Tar- gioni-Tozzetti, già cultore distinto della botanica, discendente da una famiglia di grandi naturalisti le cui glorie si collegano a quelle del Museo di Storia Naturale fiorentino ed al Micbeli primo fondatore della Società Botanica, delibera alla unanimità di inviare i suoi au- guri all' illustre scienziato, ed incarica il Presidente di tale parte- cipazione. MiCHELETTi per causa di trasferimento a Messina si congeda con acconcie parole dai collegbi. Il Presidente esprime il dispiacere di tal separazione, spera che il Socio sarà sempre utile alla Società anche da lontano e che con- tribuirà con la sua attività a far conoscere sempre più la ricca ed interessante flora della Sicilia. A nome dei colleghi saluta il capi- tano Micheletti. Levasi 1' adunanza. SEDE DI ROMA. Adunanza del 2 marzo 1893. Letto ed approvato il verbale precedente, ha la parola il Socio Solla il quale presenta : CASO DI POLIEMBRIONIA NEL CARRUBO. PER R. F. SOLLA. Mettendo a germinare alcuni semi di Ceratonia Siliqua os- servai come da uno di essi sporgevano due radichette. Con r ulteriore sviluppo ne risultarono due piantine perfette, mini- mamente saldate tra di loro e uguali, per dimensioni e forma, alle pianticelle normali, tranne che i loro cotili sono più corti e più larghi, col loro asse maggiore disposto normalmente al- l' asse della pianticella anziché parallelo a questo. Il fatto di poliembrionia dei semi delle Leguminose non è nuovo, sebbene io non l'abbia trovato peranco ricordato per il carrubo, ma è stato riscontrato nella Cassia eremophila Hort. da 196 ADUNANZA DELLA SEDE DI KOMA A. Braun, nella C. platypoda Hort. ed in qualche specie di Gle- dìtscMa del Langner. Oltreclié nelle Cesalpiniee questo fatto di poliembrionia si è ripetuto anche in qualche Mimosea e persino in qualche Papilionacea. ' Nella maggior parte dei casi di po- liembrionia, specialmente nelle Cesalpiniee, risultano degli indi- vidui connati e persino attorcigliati;" sovente uno degli indi- vidui è minore dell'altro e deperisce presto. Nel nostro caso tutti e due gli individui, com' é detto, hanno non solo uno svi- luppo eguale, ma anche corrispondente, meno che nella forma dei cetili, a quello di pianticelle normali. Giudicando dalla proporzionale scarsità di simili fatti di po- liembrionia nelle Cesalpiniee (relative indicazioni numeriche si trovano nel lavoro del Langner ') e tenendo conto che il nostro seme venne estratto da un legume normale e che gli altri semi fratelli diedero, germinando, tutti piantine normali, inclinerei ad ammettere che nel caso presente si tratti di una poliem- brionia corrispondente a quella che si considera come dovuta alla presenza di due oosfere nel sacco embrionale, ovvero al- l' inizio di due nucelle ciascuna con un solo sacco embrionale ed una sola cellula ovata entro all' ovario, come avviene per di- verse Orchidee. * Lo stesso prof. Solla riferisce sul lavoro di Heckel e Schlagden- hauffen sulla sessualità del Carrubo (Heckel E. e Schlagdenhauf- FEX, Sur la sexualité du C'arroubier et sur la composition cliiraique des cet arbre en Provence, in Répert. de Pharm., Paris 1892) e fa vedere alcuni casi di plejofillia frequenti negli esemplari di questa pianta coltivati nel!' Orto botanico di Roma. ' Cfr. PENZia, P/lanzenteratologie, Voi, I", pag. 375 ecc. * Vedi A. Braun, Ueber Polyembrionie u. Keimung von Caelébogyne. Berlin, 1860, tav. VI, fig. 10. ' In Sitzungsher. der schlesischen Gesellsch. f. vaterlànd. Cultur; 1875. * Vedi Strasburger, Ueber Polyembrionie; secondo la recens. in Jusfs Bot. Jahrb., VI, pag. 81; inoltre Botan. Practicum (1884), pag. 555. ADUNANZA DELLA SKDE DI ROMA 197 Infine presenta un' altra comunicazione : CARATTERI PROPRI DELLA FLORA DI VALLOMBROSA. CENNI PRESENTATI DAL PROF. R. F. SOLLA. (Continuazione). IL Altiticdmi massime per sìngole specie. Il surricordato Catalogo dell' Esposizione di Palermo ' porta, fra altre, anche le specie Quercus Ilex, Jasminum ofììcinale, Sorbus torminalis, Acer monspessulanum, ecc., quasi che dette specie fossero proprie della flora vallombrosana o per lo meno di lunga coltura in quella regione, come ad esempio gli abeti, ecc. Ciò non è del tutto conforme al vero ; devo quindi alcune spiegazioni. Sono singoli punti nel circuito di Vallombrosa ne' quali per una esposizione felice all' insolazione e per esser in gran parte protetti da' venti, si hanno delle condizioni di luce e di temperatura notevolmente diverse da tutta la regione, si che vi allignano specie di luoghi generalmente più temperati — come ad esempio le poche su indicate — e che non si atten- derebbe davvero di trovare ad un' altezza fra' 900 e 1000 metri. Queste specie, di climi ordinariamente più caldi, sporadiche nella flora di Vallombrosa, sono in parte introdotte per col- tura, come esporrò in seguito ; in parte sono anche dovute ad uno spontaneo avanzarsi della flora della regione sottostante in quei punti della nostra regione, dove le piante trovano anche condizioni favorevoli per. la loro dimora. Riunisco qui la serie di quelle specie che abitualmente fanno in regioni più basse e che, nella nostra flora, si trovano limitate alle poche località più temperate. Queste località sarebbero: il Masso del Diavolo; una roccia che sporge in mezzo agli abeti, poco distante dall' Istituto fo- restale, e culmina con circa 970 ra., mentre i suoi fianchi ca- ' Vedi a pag. 53. 198 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA dono, quasi a picco, nel Vicano. Questi sono per massima parte brulli, solo fra' crepacci dei massi allignano diverse piante, an- che legnose, e sullo scarso terriccio che le cuopre vengono coltivati e prosperano diversi alberi. L' esposizione è perfetta- mente a ponente, né vi fa ombra la foresta che rimane molto più bassa stante il forte declivio del terreno. — Un' altra roccia, con esposizione eguale, e sporgente framezzo agli abeti che le fanno corona senza impedirle la insolazione diretta, è il Paradisino, posto ad 80 m. al disopra del livello dell'Istituto, cioè a 1030 m. — Molto esposto a ponente e S.-O., con una natura diversa dal resto della regione, è il Saltino, che presenta caratteri di una flora particolare, la quale spicca soprattutto per l'assenza di alberi d'alto fusto. Questa località offre parecchie singolarità, che per ora tralascio di enumerare; dirò soltanto che, malgrado la relativa scarsità d' acqua, e l' esposizione a* venti, la discesa del Saltino permette 1' avanzarsi a parecchie piante della re- gione sottostante, le quali trovano qui l' unico luogo di alli- gnare, in tutta la regione che ho presa in considerazione. — Per ultimo va ricordato S. Miniato in Alpe, località posta in una larga insenatura del monte, con dolce declivio, tutto verdeg- giante per intensa coltura agraria, esposta a S.-O. e perfetta-^ mente riparata da' venti. Quivi prosperano, piantate negli ultimi dieci 0 dodici anni, la Sophora japonica, il Prunus Lauro- cerasus, il Ceclrus atlantica; quivi trovasi pure, a circa 1000 m. d' altezza, un gruppo di antichi cipressi, li presso la Quercus Pseudo- Suite}" si riproduce spontanea. Vorrei, nell' esposizione che segue, fornire dati altimetrici esatti, ma questi pur troppo mi mancano e vi sopperisco con cifre approssimative, ottenute per confronto. Vi aggiungo, per quanto ho potuto raggranellare nella Bi- bliografia, alcune indicazioni altimetriche di altre località, seb- bene io riconosca perfettamente che non è la cifra assoluta in se stessa quella che lia un valore, ma convenga tener conto per la stazione più o meno elevata di una pianta, della sua posizione ed esposizione e soprattutto in rapporto con l'altezza dei monti lungo le falde od in vetta o alle radici dei quali ver- rebbe a trovarsi una data località citata; non esclusi i rapporti, sopratutto fisici, del terreno. Nondimeno hanno un valore re- lativo anche queste cifre, tanto più che posso ammettere come ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 199 nota l'altezza delle principali montagne, per opportuni con- fronti. Mi sono limitato però a citare quelle indicazioni che ito trovato accompagnate da dati altimetrici, e solo in singoli casi, dove lo credevo opportuno, ho tenuto conto d' indicazioni generali. Una parte delle specie che riporto qui non è indicata, per Vallombrosa, nel Prodromo del Caruel, sicché oltre al concetto geografico più largo, al quale si insinua la presente comuni- cazione, essa verrebbe ad apportare anche un contributo alla flora toscana. I lavori che si trovano citati nella presente comunicazione, ed indicati con abbreviazioni, sono : Cardel T., Prodromo della flora toscana. Firenze, 18G0. Con due supplementi. Parlatore F., Flora Ualìana, dal VI voi. in poi continuata da T. Caruel. Firenze, (in corso di pubblicazione). Rota L., Prospetto della flora della provìncia di Bergamo. Bergamo, 1853. Parlatore F., Viaggio alla catena del Monte Bianco e al Gran S. Bernardo. Firenze, 1851. Comolli G., Flora Comense. 7 voi. Como, 1834-1857. Anzi M., Auctarium ad floram novo-comensem edit. a Jos. Comolli. Nelle: Memorie del R. Istituto Lombardo, 1878. Nocca et Balbis, Flora ticinensis. Ticini, 1816. Bergamaschi G., Gita lyoianica agli Appennini Boglelio e Le- sime. Lettera al prof. Moretti — Lettera seconda al prof. Moretti, in data 29 ottobre 1823. Bertoloni a., Amoenitates italicae. Bononiae, 1819. — Mantissa piantar, florae Alp. Apuanaruìn. 1832. Cesati V., In : Notizie naturali e civili su la Lombardia. Mi- lano, 1844. GoiRAN A,, Prodromus florae Veronensis. In : Nuovo Giorn. bot. ital., Firenze, 1882-1886. GiBELLi G. e Pirotta R., Flora del Modenese e del Reggiano. Con un supplemento. Atti della Soc. de' Naturalisti di Mo- dena, 1883-1884. Penzig 0., Il Monte Generoso. In : Nuovo Giorn. bot. ital., XI, pag. 129. 200 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA Pollini C, Viaggio al Lago di Garda e al Monte Baldo. Ve- rona, 1816. Naccari F. L., Floì^a veneta. 6 voi. Venezia, 1826-1828. Tenore M., Essai sur la gèographie phys. et hotan. du Roy. de Naples. Naples, 1827. Pasquale J. A., Flora Vesuviana et Caprensis comparatae. Napoli. In: Atti Accad. Se. fis. e mat., voi. IV, 1868. Baccarini P., Materiali per la ftoì-a irpina. In: Nuovo Giorn. bot. ita!., XXIII (1891), pag. 47. Tenore M. e Gussone G., Rapporto intorno alle peregrinazioni eseguite in luglio 1834, con annesso Catalogo sistematico delle piante raccolte negli Abruzzi ed in Terra di Lavoro. — Ragguaglio delle peregrinazioni effettuate nell'estate 1838, in alcuni luoghi del Principato Citeriore e della Basili- cata, con annesso Catalogo sistematico delle piante rac- colte sul Vulture. Groves e., Flora del Sirente. In : Nuovo Giorn. bot. ita!., XII (1880), pag. 51. Tenore M., Index piantar, in Aprutio collectarum, aestate 1831. Napoli, 1832. Strobl G., Flora des Etna. In: Oesterr. botan. Zeitschr. Wien. — Flora der NeVroden. In : Flora. Regensburg. MoRis J. H., Flora Sardoa. 3 voi. Taurini, 1837. Eranthis hiernalis Sai. — Dalla regione inferiore (Pelago, Paterno : vedi anche Car., Pr., 15) si avanza sempre più nella nostra, entrando nel castagneto sopra Tosi (fino circa 800 m.). Erucago campestris Dsv. — Per la strada al Lago ed al Lago; fra 900 e 1000 m. — Regione del castagno (fino a 700 ra.) sul M. Baldo (Poli., Viag.). — Prati erbosi sul Vesuvio (sopra 600 m. ; Pasq.). — Avellino : Prati e radure dei boschi a Monte- vergine (400-1700 m. ; Bacc). — Frequente su' colli soleggiati e nelle radure dei boschi sull'Etna, fino a circa 2000 m. (Strobl). Cistus salvifolius L. — Al Saltino ; fino a 900 m. — Fra le rupi soprastanti al Lago di Como, a Dorio, ecc. (200 m. circa).' Chia- * Le cifre poste fra parentesi, nelle citazioni degli A., sono ap- prossimative per le piante, e si riferiscono al livello di un jiaese, o all' altezza di un monte, ecc. ADUNANZA DKLLA SEDE DI ROMA 201 velina (330 m. e più). (Com., IV, pag. 144). — Nella flora ve- neta (Nacc, III, pag. 81). — Sulla lava e sui declivi aridi sas- sosi dell' Etna fino a circa 600 m. (Strobl). — Sardegna : sui pascoli aridi, marittimi e in montagna (Mor.). Silene gallica L. — Strada al Lago, presso Metato ; a circa 980 m. — A M. Giovi e Corniolo nel Mugello (Car., Pr., pag. 78). — « Nei campi e nei luoghi erbosi del piano e dei colli nella pe- nisola e nelle isole » ; in Sardegna fino a 1300 m. (M. Linas) ; sull' Etna fino a 2200 m. (Pari., Flora ital., IX, pag. 356). — Colline di Como (da 200-500 m.). Com., Ili, pag. 167. — In vari luoghi secchi ed arenosi de' lidi veneti (Nacc, III, pag. 26). — Suir Etna fino a circa 700 m. (Strobl.). — Comunissima in Sar- degna, fino a 1300 m. (Mor.). Acer campestre L. — A 950 m.; presso al Lago e all'Acqua- bella. Fruttifica normalmente. — Car. (Pr., pag. 116) lo fa ar- rivare fino alla regione del faggio, ma non lo dà per Vallom- brosa ; de' punti più elevati è indicato il Poggio di Montieri (1043 m.). — Nella regione del faggio (fino a 1000 m.) sul M. Generoso (Penz.). — Regione del castagno (fino a 700 m.) sul M. Baldo (Poli., Viag.). — Vulture: Boschi di Montenero e di Bella (Guss. et Ten.). A. monspessulanum L. — Coltiv. in parecchi esemplari, al Masso del Diavolo. Fruttifica. — Secondo Pari. (FI. ital., V, pa- gina 415) non salirebbe più su di 500 m. — Al Salto di Mon- tese (Gib. e Pir., Suppl., pag. 8). — Nella Selva d'Avio sul Lago di Garda sopra il villaggio (a 151 m.; Poli., Viag.). — Vulture: boschi al Pizzuto S. Michele ; rupi calcaree della Salita di Sai- vitella (Guss. et Ten.). — Lim. super, sull' Etna (secondo Phi- lippi) a Giannicola, circa 1688 m. (Strobl). Vitis vinìfera L. — Inselvatichita fra i greppi del Paradisino. — Lim. super, in Val di Liro, 970 m. ; in Val Trompia, 440 m. (Ges., Not.). — Sul M. Baldo fino a circa 700 m. (Poli., Viag.). — Sul M. Bianco (verso Chamounix) a 745 m. lim. super, della sua coltura (Pari., Viag.). — Sull'Etna (secondo Gemellare), lim. super, della vite coltivata, a Milo (Ovest), circa 1300 m. (Strobl). Uìex europaeus L. — Nelle siepi di Tosi, al limitare inferiore del castagno. — Presso Como (a circa 200 m.). (Com., V, pa- gina 294). 202 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA Spartìwn junceum L. — Verso l'Alpe, qualche esemplare. Alcuni esemplari sono scomparsi ultimamente, per alcuni lavori stradali fatti, nella località dei « Marmi sudici. » — Car. (Pr.) dice che « sale fino ad una certa altezza nei monti » (pag. 141),. ma non precisa più davvicino fino a quanto, né cita Vallombrosa. — Bergamo : ericeti di M. Cauto [1286 m.] (Rota). — Genove- sato : luoghi in collina (Bert., Am.). — Ginestreti intorno al- l' Osservatorio del Vesuvio (circa 630 m. ; Pasq.). — Comunis- simo suir Etna fino a circa 2000 m. (Strobl). Ononis arvensis L. (Sm.). — Al Saltino, fino a 1000 m.; spo- radico per la Strada al Lago. — Car. (Pr.) indica la pianta an- che della regione del castagno, presso Vallombrosa, nel Monte Labbro (1193 m.) ecc. (pag. 139). — Regione del castagno (fino a 700 m.) sul M. Baldo (Poli., Viag.). — Vulture: Campagne di Oliveto, Valva, Foj, Potenza (Guss. et Ten.). Trifolium nigrescens Viv. — Masso del Diavolo. — Car. (Pr., pag. 172) lo dice « principalmente della regione dell'olivo. » — Prati erbosi del Vesuvio (Pasq.). — SuU' Etna fino a 1000 m. (Strobl). — Sardegna : fino a circa 800 m. su' monti (S. Pula, Tonnara, ecc.) (Mor.). Dorycnium Mrsutum Sér. — Arriva fino sulla Strada al Lago (Masso del Monte ; 970 m. circa). Al Saltino. — Car. (Pr., pa- gina 176) cita località tutte più basse. Galega officìnalis L. — Arriva, come la specie precedente, fino sulla Strada al Lago, ed anche oltre (Metato). — Car. (Pr., pag. 180) cita località che rimangono inferiori. Sordus torminalis Cr. — Al Masso del Diavolo ; esemplari giovani colt. che arrivano appena alla fioritura. Car, (Pr., pa- gina 231) « principalmente delle parti basse e medie dei monti. » — Valle di Riotorto sopra Barrea; Boschi di A vigliano e del Vulture (Ten. et Guss.). Rosa sempervirens L. — Al Saltino, a 930 m. circa. — Car. (Pr.) dà questa specie solo della regione dell' ulivo (pag. 226). — Sull'Etna, al ciglione de' boschi, fino a circa 800 m. (Strobl). — Sardegna : frequente nella regione submontana (Mor.). Umdilicus penduUnus DC. — Al limite inferiore del castagno, a Tosi; verso 700 m. — Sporadico su'muri presso l'Istituto. — Car. (Pr., pag. 250) lo dice « principalmente nella regione del- l' ulivo. » — Toscana, nelle regioni maremmana e campestre ; ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 203 sul Genargentu anche a 1500 ra. ; nelle Madonie in molti siti, fino quasi a 1400 ra. ; sull'Etna fino circa 1100 m. (Pari., FI. ital., IX, pag. 15). — Comune fino a circa 1100 m. suU' Etna (Strobl). — Sulle Nebrodi fino a 1400 m. (Strobl). — Nelle valli superiori del Genargentu, fino a 1500 m. (Mor.). Sedam maximum Sut. — Per la Strada al Lago. — Car. (Pr., pag. 251) lo indica di Vallombrosa, delle Alpi Apuane. — In Val Camonica, a Pontedilegno, a 1320 m.; tra Bovegno e Colilo a 750-850 m., sopra Collie a 900 m., ecc. (Pari., FI. ital., IX, pag. 40). Artemisia Absinthium L. — A S. Miniato in Alpe. — Car. (Pr.) dà questa specie delle Alpi Apuane, e de' poggi sassosi di diverse altre localltcl; ma non la cita di Vallombrosa. — Ber- gamo : boschi de' monti alle prealpi (Rota). — Nella zona del castagno, fra Caluso e S.' Vincent (534 m., gruppo del Monte Bianco; Pari., Viag., pag. 4); nella regione dei pini, sul Cra- mont, fra 1007-1300 m.; presso Orsières, a 840 m. (sul Gran San Bernardo ; ivi, pag. 175). — Fra Sondrio (347 ra.) e Mon- tagna (Cora., VI, pag. 168). — « In sabulos, apricis in radice montium bormiensium » (circa 1440 m. ; Anzi). — « Sfuggita alla coltura, > ritiene il Penzig, nella regione subalpina del M. Generoso (loc. cit., pag. 136). — Regione del castagno (fino a 700 m.) sul M. Baldo (Poli., Viag.). Chondrilla juncea L. — Strada al Lago, verso S. Miniato in Alpe; rara. E7nca arb07'ea L. — Al Saltino, fino a 900 m. — « Ovunque in Toscana nelle regioni raaremmana e campestre, e penetra anche nella regione submontana » (Pari., FI. ital., VIII, pag. 705). — Sul Lago di Como, a 200 ra.; a Morbegno (Valtellina, circa 200 m.). (Cora., Ili, pag. 29). — Su'colli e ne'boschi di tuttala Liguria (Bert., Amoen.). — Sull' Etna fino a cii'ca 1200 m. (Strobl). — Sulle Nebrodi fino ad 800 ra. (Strobl;. — In Sar- degna fino nella regione submontana (Mor.). E. scoparia L. — Al Saltino, fino a 900 m.; per la Strada al Lago, fino a 970 m. — Parlatore l' indica anche per la regione submontana della Toscana (FI. ital.. Vili, pag. 704). — Fino alla regione submontana nella Sardegna (Mor.). Jasminwn officinale L. — Inselvatichito fra'greppi del Para- disino. — In Parlatore (FI. ital.. Vili, pag. 151) si leggono pa- 204 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA recctiie località nelle quali la pianta é ormai inselvatichita, dal Piemonte al Napoletano. — Spontaneo presso Lugano (circa 270 m.) e tra Sondrio (347 m.) e Montagna (Cora., I, pag. 5). — Inselvatichito qua e là tra Ospedaletto e Avellino (Bacc). Anchusa italica Rtz. — Fra' seminati verso l'Alpe. — Car. (Pr., pag. 462) la dà « principalmente della regione dell'ulivo, » e cita inoltre Scansano, 497 m., Montepulciano, 628 m., ecc. — Sulle Nebrodi fino a 500 m. (Strobl). Asperugo procumbens L. — A S. Miniato in Alpe. — Sulla Maiella, a 2400 m. (Pari., FI. ital., VI, pag. 856). Antìrrhinum Orontium L. — Sparso qua e là, intorno a 950 m. — Sulle Nebrodi: frequentissimo ne' coltivati, anche fino ad 800 m. (Strobl.). OdontUes lutea Reich. — Sparsa nella regione, fino a 1100 m. — In luoghi « specialmente di collina e di bassa montagna, per tutta l'Italia.» (Pari., FI. ital., VI, pag. 461). — Bergamo: dal piano a' monti, specialmente calcari, da 200-1600 m. (Rota). — Presso Orsiéres, sul Gran San Bernardo, a840m. (Pari., Viag.). — Nei colli d' Oltrepò pavese, ecc. (Noce, et Balb.). — Nella re- gione del castagno, e quella soprastante, del M. Baldo, verso N. quanto verso la Valle di Brentino (fra 150 e 1000; Poli., Viag.). — Venezia: rara, nelle pianure del Cavallino (Nacc, III, pag. 137). — Morrone, ad Orta diruta (Ten. et Guss.). — Sardegna : « in apricis raontanis. » (Mor.). Thesiam iniermediuin Schrd. — Ordinariamente fra le mac- chie di ginepro, all'Acquabella (circa 900 m.) e verso il piano di Metato (circa 970 m.). — Car. (Pi'., pag. 556) indica questa specie de' monti (Alpi Apuane, 1613 m. ; Appennino pistoiese e lucchese), ma non della nostra regione, dov' è piuttosto abbon- dante. — Nel Comasco : selve delle colline (fino 500 m.) e dei monti (fino circa 1000 m.); prati del M. Generoso (1728 m.). (Com., I, pag. 340). — Nel Pavese : boschi di S. Sofia ; colli di Broni (Noce, et Balb.); all'erta del M. Lesime (Berg., Gita). — M. Cavallo, negli Abruzzi, M. Frosolone, ecc., da 2110-2450 m. (Ten. et Guss.). — Regione del faggio (1300-1600 m.) nel Sirente (Grov.). ArìstolocMa rotunda L. — In pochi esemplari, al Lago, a circa 900 m. — Pressò Como (200 m.), Lugano (270 m.) ecc. (Com. VI, pag. 396). — A Villafranca, Valeggio ecc. (Goiran, PI. vascul. ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 205 novae etc. Verona, 1874). — Nella valle d'Ime e sui pascoli del Cerbiol e M. Gambon (M. Baldo, fra 1200-1400 m.) (Poli., Viagg.). — In alcuni luoghi erbosi de' lidi veneti (Nacc, IV, pag. 148). — Alpi Apuane: presso Caneparo (Bert., Mant.). — Avellino, comune dappertutto pei castagneti (Bacc). — Praterie di Mon- tenero sul Vulture (Guss. et Ten.). — Sulle Nebrodi: in luoghi cespugliosi soleggiati, fino a 900 m. (Strobl). — Sardegna: « in apricis submontan. » (Mor.). Plataniis orientalis L. — Unico esemplare, che conterà oltre due secoli; coltivato al Lago a circa 900 m., ed attualmente molto stroncato dalle bufere. Qiierciis Pseuclo-Saber Santi. — Al Masso del Monte; circa 930 m. Fruttifica e si é anche riprodotto da semi, sul luogo. Le piante perdono su' primi di dicembre il loro fogliame e si rivestono su' primi di giugno. — Car. (Pr., pag. 577) lo indica pure di regioni lontane dal mare, cosi fra altre 1' agro senese, r agro fiorentino « e in vari punti sotto il M. Senario » (838 m.). — Pari. (FI. ital., IV, pag. 189) lo fa salire fino quasi al limite superiore del castagno, e lo indica anche dell'App. Casentinese (alla Motta). — Jola di Montese, Rocca Cometa, ecc., nell'Ap- pennino (Gib. e Pir., Suppl., pag. 25). — Alle Valdoneghe presso la Ca vecchia Beccelli, a 225 m., e sulla riva del Benaco, nel Veronese (Goiran, Nuovo Giorn. bot. ital., XXIII, pag. 194). Q. Ilcx L. — AI Masso del Diavolo, nonché nella discesa sotto l'Alpe (900 m. circa). In entrambe le località le piante riman- gono basse, quasi cespugliose ; fioriscono e fruttificano, ma le ghiande non arrivano a maturare. — Car. (Pr., pag. 578) cita diverse località « distanti dal mare, » per esempio, sul Monte Amiata, intorno Firenze, alle Cornate di Gerfalco (1103 m.).* — Sul lago di Como (200 m.); a S. Martino sopra Lecco (Com., Ili, pag. 139). — Sul lago di Garda fino a 500 ni. (?, Ces., Not.). — In valle di Brentino (M. Baldo; fra 150 e 900 m.; Poli., Viag.). — Zona estrema superiore del Vesuvio (Pasq.). — Sulle rupi ' Questa specie è anche più abbondante sotto la nostra regione, nel burrone del Vicano che dal molino di Tosi, per Paggiano ecc., scende all'Arno. Trovansi quivi anche altri rappresentanti di una tìora marittima, fino a circa 550 m., cioè: Quercus Siiber, PhyìUrea, Cotoneaster Pyracantlta, ecc. 206 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA che sovrastano S. Michele, sul Vulture, fra 660 e 900 m. circa (Guss. et Ten.). — Regione nemorosa (700-1300 m.) sul Sirente (Grov.). — Sulle Nebrodi fino a 1300 m. (Strobl). Pinus Laricio Poir. — Introdotto per scopi di rimboschimento da circa 20 anni. Forma de' boschetti per la Strada al Lago. Fio- risce e fruttifica. — Sull'Etna, fra 1300 e 2000 m. (Bzi., FI. fo- resi, pag. 43). — Napoletano : regione superiore dei boschi (400- 600 t.; Ten., Géogr., pag. 64). P. Pinaster Soland. — Un gruppo di poche piante, isolato per la Strada al Lago, avanzo di antica coltura. Fioriscono e fruttificano tutti gli anni gli scarsi individui rimasti ed assai sciupati da' venti e da' parassiti. (Vedi anche Bzi., op. cit, pa- gina 38). — Nuove piantate di questa specie si trovano, sotto al Saltino, nel limite inferiore del castagno, a circa 600 m. — Sul M. Pisano fino 890 m. (Bzi.). Quelita incomparabilis Haw. — Su' prati intorno all'Istituto. — Siena, Volterra (522), ecc., (Car., Pr., pag. 616). — (V. Car., Statist. botan., pag. 328). — Inselvatichita a Verona, e sui prati d'intorno, nonché presso Vicenza (Goir., Pr., XVI, pag. 113j. — Colli tra Scandiano e Casalgrande (Gib. e Pir., Suppl., pag. 27). Nm^cissus Pseudo-Narcissus L. — Come la specie precedente. — M. Pisano, ecc. (Car., Pr., pag. 616). — Car., Stat. botan., pag. 329. — Su' prati di Como (200 m.) ; tra Sondrio (347 m.) e Montagna (Com., II, pag. 201). — Inselvatichito, nel Veronese, « tanto nel piano che nei colli ed anche nei monti più bassi » (Goir., Pr., XVI, pag. 112). Tamus coimnimis L. — Al Vignale, al Masso del Diavolo, ecc., fino a 950 m. — Car. (Pr., pag. 621) lo dà pure per le « parti medie de' monti, » cosi alle Sorgenti del Frigido (Alpi Apuane), dell'Appennino lucchese, M. Senario, sul M. Amiata, ecc. — Ber- gamo: dal piano alle prealpi (Rota). — « Dalla pianura ai luo- ghi subalpini » della provincia Veronese (Goir., Pr., XVI, pa- gina 106). — Verso il limitare superiore del faggio (a circa 1000 m.) sul M. Generoso (Penz.). — Discesa del M. Baldo da Coltri e Valle di Brentino (150-900 m.; Poli., Viag.). — Avel- lino : frequente pei boschi (Bacc). — Boschi del Vulture e parti basse di quelli di Montenero (Guss. et Ten.). — Sulle Nebrodi frequente fra 400 e 1400 m. (Strobl). Allìwn pendulinum Ten. — Nella parte inferiore del casta- ADUNANZA DELLA SEDE DI KOMA 207 gneto, fino a circa 800 m. (Car., Pr., Suppl. I, pag. 48). — Vi- cino a M. Senario, verso Pratolino (416 m.), ecc. (Pari., FI. ital., II, pag. 520). — Frequente ne' dintorni di Avellino (400 ra. ; Bacc). — Nei boschi di castagno e di quercia, fra 500 e 1000 ra., sulle Nebrodi (Strobl). Arìsanun prolìoscideum Sav. — A Tosi; nell'Abetina presso la Sega (930 ra. circa), ed in quella del Lago. — Caruel (Sta- tisi, botan., pag. 314) lo indica corae proprio della regione mon- tana. — (Pari., FI. ital., II, pag. 238). — Frequente per le bo- scaglie ad Avellino (Bacc). — Boschi di Montenero (1600 m. circa), nelle parte più bassa (Guss. et Ten.). Il Presidente prof. Pirotta fa alcune osservazioni sui diversi fatti esposti dal prof. Solla, quindi dà la parola al socio Chiovenda il quale parla DI UN NUOVO IBRIDO DEL GENERE VIOLA L.: VIOLA ROSSII{V. PINNATA X ULIGINOSA). PER E. CHIO- VENDA. Studiando le Violae dell' erbario del prof. S. Rossi di Domo- dossola, rinvenni un esemplare determinato già dal raccoglitore: Viola pinnataì var.ì, esemplare, che per essere unico e per possedere molti caratteri comuni a due specie, cioè alla F. pin- nata e alla V. uliginosa, io non dubitai punto di ascriverlo ad una forma ibrida tra queste due specie. Il primo parente é no- tissimo per le flore italiane: non cosi il secondo; il quale non é dato in nessuna flora né italiana, né elvetica: ma la cui esi- stenza è certa; ed io ne posseggo numerosi esemplari prove- nienti da molte località ossolane e della Val Sesia presso Va- rallo. La nostra pianta ha della V. pinnata le stipole anguste acu- minatissime aderenti al picciuolo per '/j della loro lunghezza; 1 lembi incisi fino a metà colle lacinie mediane accompagnate da 1-3 denti, sensibilmente pubescenti per peli brevi rigidetti visibili anche ad occhio nudo; specialmente se si guardano i mar- gini contro luce; le bratteole florali portate sotto la metà del peduncolo. Il fiore è più grande che nella V. uliginosa, e di 208 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA questa ha l' aspetto, la natura del parenchima che é molle, semitrasparente, lucido sulla pagina inferiore, i picciuoli moltO' lunghi accompagnati per tutta la loro lunghezza da un' ala larga 1, 5 mm. Gli apici delle lacinie fogliari non sono evidentemente acuti, ma non si possono dire ottusi come nella V.pinnata: e mentre i denti della V. uliginosa sono acutissimi e rivolti quasi sopra se stessi, ^ per cui i margini del lembo paion a prima vista cre- nulati: e nella V. pinnata le partizioni sono diritte e disposte a raggi : nella nostra pianta, le lacinie prendono una posizione intermedia tra quella offerta dai denticeli della prima e dalla partizioni della seconda, mostrandosi cioè sensibilmente cur- vate in avanti. Per quanto mi consta è la prima volta che si sia rinvenuto un ibrido tra specie del gruppo delle Pinnatae con quelle del gruppo Palustres. Il Focke nel suo Pflanzen- Mischlingen, 1878, cita solo due ibridi della sezione Palustres e cioè: V. palustris X uliginosa Grabow. e F. epipsila X palu- stris Regel. L' unico esemplare in cui feci la diagnosi che segue fu raccolta dal prof. S. Rossi sopra Valduggia in Valsesia. X Viola Rossa Chiov. : acaulis, folla longissime pedunculata; petiola per totam longitudinem alata, lamina ita longa ut lata, basi latissime cordata et fere sagittata, marginibus undulatis et profunde fìssis, sinubus obtusis, crebriusculis (sub-8 in quoque latere), laciniis lanceolato triangularibus, acutis saepe (interme- diis) dente uno alterove instructis, omnibus plus-minusve ante porrectis; nervis et marginibus minute sed sensim puberulis, pa- renchymate membranaceo. Stypulae anguste lanceolatae, longiu- sculae, acuminatissiraae, longae 9-10 mm., latae 1, 5-2 mm., ad petiolum per Yj adnatae, glabrae. Flores longiuscule pedicellati, sed pedicello semper petiolis breviori, subtetragono, gracili, at semper erecto etiam post anthesim; infra medium bibracteo- ^ Per la forma dei denti mi pare che la F. epipsila vada assai ben distinta dalla F. palustris. Infatti nella F. palustris i denti sono come nella F. uliginosa a prima vista crenuliformi, nella F. epipsila invece essendo il loro apice rivolto bensì in avanti ma quasi diritto si presentano nettamente dentate. Tale la differenza che sussiste tra la F. odorata e la F. alba e in questa specie si va accentuando nelle forme che si riuniscono sotto i nomi di F. scotophylla e Denhardtii. ADUNANZA. DELLA SEDE DI ROMA 209 lato, glabriusculo, apice uncinato. Flos mediocris ut in V. odo- rata, petalis superioribus arcuato-retroflexis, inferioribusduobus antea porrectis, omnibus elliptico oblongis. Sepala ovata apice contractula et obtusa, trinerviis appendicibus brevibus. Stygma basi constrictumetarcuato-geniculatum, apice dilatatum, margine eximio cinctum et apice poriferum. Ovarium maturum sed in- fecundum! In Alpibus Vallis Sessitis supra pagum Valduggia. (Rossi!). Il Socio dott. Avetta dice poche parole sui risultati di un sua studio non ancora compiuto sui CìstoUti delle foglie del genere Coc- clnia. Ricorda 1' unico lavoro a lui noto sui Cistoliti delle Cucurbi- tacee (0. Penzig, Sulla presenza di Cistoliti in alcune Cucurbitacee, Atti del R. Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti, voi. Vili, ser. V, 1882) e fa notare le differenze di numero, di grandezza, di posizione, di struttura e di sviluppo, tra i Cistoliti della Coccinia da lui studiati e quelli di Momordica illustrati da Penzig. Il prof. R. Pirotta discorre poi della indagine fatta dal Raillon nell' ultimo volume della sua Histoire des Plantes, testé uscito, delle Casuarinacee tra le Conifere, e fa risaltare le grandi differenze che esistono fra le morfologie del sistema vegetativo e di quello ripro- duttivo e sopratutto le strutture fiorali e quelle dell' ovulo, del glaceo embrionale, del processo di fecondazione ecc., che autoriz- zano la separazione netta di questo gruppo, che ha più punti di contatto con le Crittogame superiori che con le altre Fanerogame. Lo stesso Pirotta, dopo aver esposti i risultati delle nuove ricer- che del prof. Janczewski Sullo sviluppo del Cladosporium hei'barum, e sulle forme superiori a cui apparterrebbe questo fungo, ricorda le ricerche da lui istituite al riguardo già da dodici anni nel labo- ratorio del compianto prof. A. De Bary e non mai pubblicate per- chè incomplete. Ne fa ora parola e le renderà in altro luogo di pubblica ragione, perchè completano la biologia ed il ciclo di svi- luppo del notissimo fungo. Esaurite le comunicazioni è levata la Seduta. Bull, della Soc. boi. Hai. l-* 210 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 12 marzo 1893. Il Pi'esidente apre la Sedvita annunziando che nel giorno 13 feb- braio, compiendo l'illustre prof. Adolfo Targioni-Tozzetti il 70° anno di sua età, non mancò d'inviare al benemerito scienziato gli au- guri ed i voti della nostra Società, e legge la risposta cortese che ne ebbe. Quindi partecipa che nel 14 febbraio decorso, avendo ces- sato di vivere in Napoli il Socio prof. G. A. Pasquale, si era dato premura di far pervenire alla famiglia le condoglianze della So- cietà e di pregare il Socio prof. Giordano di volerla rappresentare ai funebri del compianto collega, alla cui memoria pronunzia le seguenti parole : Giuseppe Antonio Pasquale ebbe i natali in Anoja superiore, piccolo villaggio della Calabria Ulteriore P, il di 30 di otto- bre 1820, da Ferdinando e da Pasqualina Barone. Fino dalla sua giovanezza egli dette segni manifesti di una speciale tendenza allo studio delle piante, che venne secondata dai suoi genitori e dai suoi maestri. Compiti i suoi studi letterarii in Reggio di Calabria, egli passò a studiare medicina nella R. Università di Napoli, e conseguita la laurea, poco appresso, cioè nel 1842, iniziava il suo insegna- mento privato di Botanica, ben lieto di potersi consacrare allo studio della scienza sua prediletta. Dal 1840 al 1848 tenne pure il posto di aiuto all' illustre M. Tenore. Di sentimenti altamente liberali e patriottici, egli prese parte air agitazione del 1848, ed arrolatosi volontario, figurò nella spedizione comandata da Cesare Rossarole, e combattè nelle fa- mose giornate di Curtatone e Montanara. Ritornato a Napoli dopo l'esito infausto di quei primi moti, egli si dette, tutto ai suoi studi preferiti, fino a che nella ri- scossa del 1859 fu costretto a ritirarsi nel suo paese natio, preso di mira pei suoi principii politici. Ben tosto però egli fu a capo ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 211 di una Commissione incaricata di recarsi a Palmi ad incontrare il General Garibaldi, e fece pure parte delle spedizioni ordinate a sedare la reazione eh' era scoppiata in quelle estreme provin- ole. Egli fu veramente entusiasta per la redenzione d' Italia, ed amico sincero di tutti coloro che presero parte attiva ai fatti memorabili che condussero al riscatto della Patria nostra. Nel 1851 fu nominato Coadiutore al Gasparrini, allora Profes- sore di Botanica e Direttore dell'Orto Napoletano. Nel 1860 fu eletto Professore titolare di Botanica e Materia medica nel R. Col- legio Medico-Chirurgico di Napoli, e Coadiutore al Professore di Botanica nella R. Università e Direttore dell' Orto botanico. Nel 1865 fu pure nominato Professore titolare di Agronomia ed Estimo nel R. Istituto Tecnico di Napoli, e poco appresso, nel 1866, Professore straordinario di Botanica nell' Università. Nel 1867 concorse per titoli al posto di Professore ordinario di Botanica nella detta Università ed ottenne nella classificazione il secondo posto, e successivamente nel 1883 fu promosso a Professore ordi- nario neir Università stessa, in seguito a nuovo concorso. Egli fu pure Socio residente della R. Accademia delle scienze fisiche e matematiche di Napoli, Socio ordinario del R. Istituto d' Incorag- giamento, Socio fondatore dell' Accademia degli Aspiranti natu- ralisti, e Socio ordinario residente dell'Accademia Pontaniana. Degli alti suoi meriti scientifici fanno fede i suoi cinquanta- nove lavori a stampa, fra i quali principalmente i suoi scritti floristici, quello sull' Eterofillia, i suoi Compendii di Botanica, quelli sui vasi propri i delle Phalaris ed il suo Atlante di Bo- tanica popolare, ai quali se ne aggiungono pure alcuni rimasti inediti. Né devesi tralasciare di ricordare eh' egli fu il primo ad occuparsi della briologia delle provincie meridionali. Alle doti di patriotta convinto e di distinto scienziato egli uni pure quelle di padre di famiglia esemplare, corrispondendo ai doveri che questa gli imponeva coll'assiduo lavoro e col completo sacrifizio di sé stesso. Egli cessava di vivere in Napoli il 14 feb- braio decorso, in seguito a malattia cerebrale contratta in un' escursione poch' anni or sono, in mezzo al vivo compianto di tutti i suoi amici e colleghi. Gli intervenuti si associano alle parole di condoglianza proferite dal Presidente. 212 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Ha la parola 1' Archivista Bargagli per annunziare i doni per- venuti alla Società che sono i seguenti : Bollettino agrario veronese, 1893, n. 4, 5. Illustrirte Garten Zeitung 1893, n. 2, Hefd. Rivista Agraria, Giornale dell'Associazione di proprietari ed agri- coltori in Napoli, nn. 7, 8, 9, 10. Bulletin of the Torrey Bot. Club, voi. XX, n. 2. Dal dott. S. Belli : Gibelli e Belli. Rivista critica delle specie di Trifolium italiane comparate con quelle del resto di Europa e delle regioni circummediterranee delle sezioni Calycomorplium Presi., Cryptoscmdium Celak. Dalla R. Società Toscana di Orticultura. Bulletin du Congrès In- ternational de Botanique et d' Horticulture à Amsterdam 1865. — Atti del Congresso internazionale botanico tenuto in Firenze nel 1874. — Atti del primo Congresso degli orticultori italiani te- nuto in Firenze nel maggio 1880. Dal dott. E. Baroni : Baroni E. Licheni raccolti dal prof. E. Rode- gher nell'Italia Superiore. — Notizie ed osservazioni sui rapporti dei Licheni calcicoli col loro sustrato, — A proposito di una co- municazione di L. Micheletti che ha per titolo : « Ochrolechia parella var. isidioidea Mass. » Dal dott. Francesco de Rosa Barone De Castro ; De Rosa. Parole dette sul feretro del Cav. Giuseppe Pasquale, 1893. Da W. M. Maskell : Maskell W. M. On the New Zealand Desmi- dieae. — Further notes on the Desmidieae of Nev? Zealand. — Con- tributions towards a list of the New Zealand Desmidieae. — On a new variety of Desmidieae. — Note on Microsterias americana Ralfs, and its varieties. È mostrata una j)ianta in pieno fiore di ' Bongardia Rauwolfii C. A. Meyer {B. Chri/sogonum Boiss.), coltivata nel R. Orto Botanico di Firenze ed il cui tubero fu inviato dal missionario cappuccino P. Giov. da Castrogiovanni al Socio Martelli insieme ad una assai ricca collezione di piante dei contorni di Diarbekir. Il Socio Aiuti dice che la pianta durante l' inverno di questi due anni fu te- nuta nell' Orto riparata da vetrate ma dove più volte il termometro discese sotto lo zero. Questa specie è l'unica del genere sin ora conosciuta, ma che per la sua variabilità fu descritta con vari nomi specifici. Come contribuzione alla flora toscana il Socio Martelli mostra alcuni esemplari, riveduti dal sig. Focke, di Buhus incanescens Bert , trovati presso Anchiano (Val di Serchio), località diversa da quella di Sarzana al M. Darme indicata dall' autore della specie. Lo stesso Socio fa vedere una fotografia, da lui eseguita, degli esemplari autentici della Centaurea Diomedea Gasparrini, raccolti alle Isole Tremiti e favoritigli dal prof. Briosi, direttore del R. Orto Botanico di Pavia, ove trovasi 1' erbario di Gasparrini. ADUNANZA DELLA. SEDE DI FIRENZE ^13 A proposito di quanto il Segretario Martelli ha detto relativa- mente alla Centaurea Diomedae, il Socio Levier afferma che questa non è già soltanto pi-opria dell' Isola di Tremiti ma anche di Pe- lagosa ove fu trovata dal Marchesetti, le cui ricerche interessan- tissime deplora sieno quasi ignorate dai botanici italiani. Il Presidente a nome del Prof. Sacuardo presenta : MYCETES SIDIRICI. PUGILLUS ALTER, AUGTORE P. A. SACCARDO. Tribus abliinc annis pugillum edidi Fimgorum Sibiricorum, * quibus in calcem addidi enutnerationem mycetum omnium eo- usque in Sibiria detectorum. Exeunte anno MDCCCXCII ci. Nic. Martianoff manipulum novum benevole misit fungorum, quos nuperius in viciniis praecipue Minussinsk Sibiriae australis col- legit. Illos examinavi et quaravis species plures ut Sibiricas jam notas inter eos reperissem, aliquot inveni huic florae addendas et nonnullas quidem novas ; quarum omnium sequitur enume- ratio. M3^cetes Sibirici usque ad annum MDCCCLXXXIX noti erant 861 ; additis nunc 40 speciebus, ad numerum 901 au- gentur. Patavii, Martio MDCCCXCIII. Hyinenomyceteae. 1. PoLYSTiCTUS CROCATDS Fr. Eplcr., pag. 477; Nov., Sym., pag. 91 ; Sacc, Syll., VI, pag. 275 nec Rav. F. Amer. ed. Cooke, n. 708, nec. n. 707. — * P. Sibiricus Sacc. nov. subsp. Pileo (hymenioque) pauUo crassiori, superne pal- lidiore nec non inaequalius et parcius sulcato-zonato ; sporis (in typo non visis) globoso-ellipsoideis saepe inae- quilateris, 3-3,5 * 2-2,5, dilutissime cinnaraomeis. liab. ad truncos Rosae Gmelini pr. Minussinsk (2022). — Pileus flabellatus, subsessilis, 7-8 cm. lai, medio 2 ram. cr., sulcis remotiusculis, inaequalibus exaratus, glabratus, dilute alutaceus, ubi pellicula amissa aureo-cinnamomeus. Tubuli intus setis carentes, nec crebre setulosi ut in Po- Dull. Soc. hot. Delg., 1889, pag. 77. 214 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE lyp. evocato Rav., n. 708 (nec Fries) qui, suadente ci. Bresadola, a Poi. imibrino et Poi. fulm-iincto B. et C. non differt. Sed quum in Polyporis valde similibus se- tulae hymeniales adsint v. desint, sedalo perscrutandum est an eae respoiideant non speciebus diversis sed statuì peculiari ejusdem speciei ; hinc genus Mucronoporus E. et E. denuo inquirendum. In exempl. tjq^icis Friesianis P. crocati ex. Mexico (Liebmann) et ex Carolina (Gurtis) quae, benevolentià ili. Th. Friesii et C. Starback, observavi, setulae liymeniales genuinae desunt; haec vero species a forma sibirica differt quia subtilior et crebrius et levius sulcato-zonata. An satis differant Poi. byrsinits Mont., Poi. occidentalis Kl. (genuinus) et forte P. guadalupen- sis Lèv. non satis liquet, eo magis quod liae species vario modo ab auctoribus intelligantur. Pluries jam notavi quod si epicrisi Polyporearum, notis praecipue micrologicis (spo- rarura, setarum, contextus, etc.) innixà diu adhuc carea- mus, confusio de iis de die in diem major et postremo perniciosissima fìet. 2. Steredm rufum Fr. — Sacc, Syll., VI, pag. 575 (forma po- pulicola). Hah. ad corticem Populì tremulae in sylvis pr. Kebesch Si- biriae (2210). Contextus hymenophori ex hyphis ramoso- anastomoticis intricatis, asperis, 6 ju- cr. hyalinis formatus; sporae subreniformes, hyalinae, 7-8 * 2. Speciem deter- minavit ci. Bresadola qui addit « Eadem est ac Corti- cium versiforme Quél, lierb. (nec Fries). CI. Romell habet hanc formam populicolam ut distinctam et nun- cupat Stereum verruciforrne Rom. in litt. ». 3. ExoBASiDiuM Cassandrae Peck. — Sacc, Syll., VI, pag. 665. Hab. in foliis vivis Cassandrae calyculatae in insulis lacus Mojarskoje (2151). Ustilag^ineae. 4. TiLLETiA Tritici (Bjerk.) Wint. — Sacc, Syll., VII, pag. 481. Hai), in ovariis Tritici sativi culti pr. Terraakovskoje (2229). 5. UsTiLAGo SUBINCLUSA Kòm. — Sacc, Syll., VII, pag. 473. Hai), in ovariis Carìcis rliynchopliysae prope lac Mojar- ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 215 koje (2235). — Sporae globosae, 15-16 ju, d., fuligineae, crebre hyalino-verruculosae ; verrucae facile secedentes. 6. U. Panici-miliacei (Pers.) Wint. — Sacc, Syll., VII, pa- gina 454. Hab. in paniculis Panici miliacei culti prope Termakovs- koje (2232). Uredineae. 7. Uromyces Geranii (DC.) Otth. — Sacc, Syll., VII, pag. 535. Hai), in foliis Geranii praiensis in pratis pr. lac. Karasim (2016). 8. PucciNiA RuBiGo-VERA (DC.) Wint. — Sacc, Syll., VII, pa- gina 624. Hab. in foliis vaginisque Tritici salivi Minussinsk (2032) et Hordei vulgaris ibidem (2227). 9. P. RiBis DC. — Sacc, Syll., VII, pag. 679. Hab. in foliis Ribis rubri in praiis prope fl. Irba (2002). 10. P. PiMPiNELLAE (Str.) Link. — Sacc, Syll., VII, pag. 616. Hab. in foliis Gomphopetali albiflori in pratis prope Sa- modurovka (2131). 11. P. ViRGAUREAE (DC) Lib. — Sacc, Syll., VII, pag. 679. Hab. in foliis Soliclaginis Virgaureae in pratis alpinis pr. M. Borus (2113). 12. COLEOSPORIDM EuPHRASiAE (Schum.) Wint. — Sacc, Syll., VII, pag. 754. Hab. in foliis Pedicularis resupinaiae in pratis prope fl. Tjuchteat (2171). 13. Aecidid-M Geranii DC. — Sacc, Syll., VII, pag. 531. Hab. in foliis Geranii sibirici in ruderatis pr. Minussinsk (2205). — Forma metagenetica Uromi/ceiis Geranii. 14. A. Peucedani Voss. — Sacc, Syll., VII, pag. 672. Hab. in foliis Peucedani baicalensis in desertis pr. Minus- sinsk (2136). — Forma metagenetica Pucciniae carnio- licae Voss. An diversa ab Aecidio Aethusae Kirchn. ? 15. A. ClemÀtidis DC. — Sacc, Syll., VII, pag. 774. Hab. in petiolis, qui maxime incrassantur et deformantur, Clemaiidis glaucae prope Minussinsk (2215). 16. A. Orchidearu.m Desm. — Sacc, Syll., VII, pag. 631. 216 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Hab. in foliis Gymnadeniae conopseae in silvis pr. Samo- durovka (2003). — Forma metagenetica Puccìniae Mo- liniae Tul. IT. A. Senecionis Desra. — Sacc, Syll., VII, pag. 667. Hàb. in foliis Cacaliae hasiatae in silvis prop. lac. Mojars- koje (2099) socia forma teleutosporica, Puccìnia conglo- merata (Str.) S. et K. = P. expansa Thùm. (2100). 18. Uredo Polypodii Pers. — Sacc, Syll., VII, pag. 857. Hab. in frondibus Polypodu Dryopteridis in silvis pr. lac. Mojarskoje (2054). Est forma altera (teleutosporica?) spo- ris crassissime tunicatis, 36 * 30 ; de qua cfr. Scliròt. Ptzfl. Schles., I, pag. 374. Pyrenomyceteae. 19. EuTYPELLA Sorbi (Schm.) — Sacc, Syll., I, pag. 140. Hàb. in cortice ramorum Sorbi aucupar'iae in silvis pr. fi. Golubaja (2219 et 2237). Asci p. sporif. 16*6 (dimens. cum Fuckel, nec ciim Nitschke congruunt) ; sporidia 6-7 V 1,7 dilutissime mellea. 20. Sphaerella Gtalatea Sacc, Syll., I, pag. 520. Hab. in foliis Aquilegiae sibiricae in silvis prope fi. Usun- scliul (2211). Asci apice truncato 33 * 8; sporidia vix con- stricta 10*2,7. 21. S. PHLOGiNA E. et Ev. — Sacc, Syll., IX, pag. 626. Hab. in foliis arescentibus PMogis sibiricae in desertis pr. fi. Niemir (2117) et fi. Son (2148). Asci apice crasse tu- nicati, obtusuli, 65-75*18-20, rosulati; sporidia disticha tereti-clavulata, utrinque rotundata, 24-28 * 6-7, medio leniter con stricta, hy alina. Perithecia globoso-conoidea. 22. Gnomonia fenestrans (Duby) Sacc, Syll., I, pag. 562. Hab. in caule Epilobii angustifolii in arvis pr. Grigorifka (2103). 23. DiAPORTHE ROSTELLATA(Fr.)Nits. — Sacc, Syll., II, pag. 667. Hab. in caulibus Rubi saxatìlis in silvis pr. fi. Juja (2214). 24. Leptosphaeria ogilviensis (B. et Br.) Ces. De Not. — Sacc, Syll., II, pag. 34. Hab. in caulibus siccis Senecionis et Serratulae pr. Minus- ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 217 sinsk (2018, 2008). Est (biMna sporidiis paullo minoribus, nempe 32-30 * 4-4,5, ascis 75-80 ^ 10. 25. L. DUMETORUM NìgssI. — Sacc, Syll., II, pag. 15. Hàb. in caulibus Cirsii Jieierophyllì in silvis pr. Golubaja (2105). Est forma sporidiis paullo crassioribus (22-23 «> 5) ad L. cìiveìiscm accedens. 26. L. BELLA Pass. — Sacc, Syll., IX, pag. 771, Beri., Icon. fung., t. XXXIX, f. 5. Hàb. in foliis piitrescentibus IricUs Mglumis in desertis pr. Minussinsk (2052). — Etsi matrix tara diversa (species ty- pica reperta fuit in Chondrilla) nostra vix differt sporidiis paullo majoribus (18 » 6-7 nec 14-16 * 5). Lei)t. ìn^achysper- ma Beri., Icon., t. XXXIX, fig. 0 quoque immo melius con- venit, sed ejus icon in ejusdem Beri., Champ. Frioul, pa- gina 8, t. IX, f. 4 non quadrat. Ceterum ex ipso Beri., L. brachi/sperma (1889) aptius conjungenda cura L. bella (1887). 27. Pleospora Passerinl\na Beri., Monogr. Pleosp., pag. 84, t. IV, f. 5; Sacc, Syll., IX, p. 885. Ilab. in caulibus emortuis Yungiae diversifolìae pr. Minus- sinsk (2142). Asci 90 * 17; sporidia obovato-oblonga, 24 * 9, 7-septata-rauriformia , fulvo-atra , disticha ; perithecia exigua. Videtur forma deminuta Pleosporae lierbarum. Discoiiiyceteae. 28. Pyrenopeziza sphaerioides (Desm.) Sacc, Syll., Vili, pag. 364 ex emend. Rehm., Disc, pag. 614 {iovmdi Astragali). Hab. in caulibus emortuis Astragali pr. Minussinsk (2197). Ascomata diu subcutanea, nigricantia, minuta, sphaerioi- dea; asci 49 * 8-9 paraphysibus interdum furcatis obvallati; sporidia fusoidea rectiuscula, sub-4-guttata, 16 * 2. 29. P. Ebuli (Fr.) Sacc, Syll., Vili, pag. 360 (forma TrolUi). Ilab. in caulibus emortuis Trollii asiatici in. pratis prope Scho- schino (2218). Ascomata diu tecta, 200 /a d., Pleosporae lierbarum aemula; asci 20-36 '^ 5-6, paraphj^sati; sporidia fusoidea, rectiuscula, sub-4-guttata, 9-10 ^ 2,5-3. — Hete- rosphaerta Morthieri Fuck. (Sacc, Syll., Vili, pag. 776) ut opinor, est pusio hujus speciei. 218 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 30. Naevia Luzulae Sacc. sp. nov. — Ascomatibus dense seria- tim gregariis, subcutaneo-erumpentibus, e globoso patel- latis, ore sensim ampliore subrotundo, sordide melleis, 150-200 ju. d., epidermide inaequaliter fissa cinctis ; ascis cylindraceis, brevissime stipitatis, 40-45 * 5, apice breve obtuseque tenuatis, 4-(8?)-sporis; paraphysibus filiformi- clavuletis, raro furcatis ; sporidiis anguste tereti-clavatis ; deorsum acutatis, curvis, 12-15 ^ I55-2, hyalinis continuis, vix plasmate diviso. Bai), in foliis emortuis Luzulae pilosae in pratis alpinis pr. M. Borus (2254). A Naevia Tofieldiae Rehra et N. se- riaia (Lib.) Fuck, forma et magnitudine sporidiorum im- primis diversa. 31. Rhytisma Andromedae (Pers.) Fr. — Sacc, Syll., Vili, pa- gina 754. Hai), in foliis Andromedae poUfoUae in insulis lacus Mo- jarskoje (2153). 8pliaeropsideae. 32. Phoma diaporthella Sacc. sp. n. — Peritheciis pbyllo- caulogenis, late gregariis, punctiformibus, globoso-depres- sis, atris, innato-erurapentibus, 100 ju- d., sporulis tereti- oblongi«, utrinque rotundatis, rectis v. inaequilateris, 9-10 « 3, hyalinis, 4-guttulatis. Hab. in foliis caulibusque siccis Asperulae paniculatae in silvis pr. fl. Golubaja (2087). Sporulae ob guttulas qua- ternas sporidia Biaportlieos in memoriam revocant et a typo Pìiomae recedunt. 33. Dendrophoma crastophila Sacc. sp. nov. — Peritheciis in areis foliorum vivorum arescentibus amphigenis, dense gregariis, innato-erumpentibus, globulosis, obtusis atro- nitidis, 150 jj. d., hyphis brunneis cinctis; sporulis minutis, allantoideis, 4-5 v 0,7-1, hyalinis; basidiis filiformibus vagé ramulosis, 15-20 * 2-2,5, raraulis fusoideis apice acutis, hyalinis. Hab. in apice arescente foliorum vivorum Hordeì vulgaris pr. Minussinsk (2031). 34. Sphaeronaema Martianoffianum Sacc. sp. nov. — Perithe- ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 219 ciis dense et late gregariis, amphigenis, innatis, mox su- perficialibus, conico-rostellatis, iragilibus, aterrimis, mi- nute cellulosis, 80 /x lat. 130 }j- alt.; sporulis (an cellulis thalamii interioribus?) globulosis, 4-0 ft diam., hyalinis, cellulis angustioribus suflultis. Hab. in foliis emortuis putrescentibus BelpMnii elati var. cu- neati in pratis pr. lac. Kysikul (2190). 35. HExVdersondla ? piiyllaciioroides Sacc. sp. nov. — Perithe- ciis in plagulas stromaticas latiusculas, multiformes, atro- nitidas, phyllachoroideas, cuticula velatas, 3-5 mm. long, conjunctis, astomis, contextu parenchymatico fuligineo ; sporulis (0 dense parallele stipatis, cylindraceis, apice ro- tundatis, 40-45 * 7-9, 4-septatis, haud constrictis, loculis grosse 1-guttatis, fuligineis, extimis, pallidioribus, e basi sporigera vix secedentibus. Hàb. in caulibus arescentibus levigatis Caliìneridìs altaicae in desertis pr. Minussinsk (2098). Stirps peculiaris sed perdubia, sporulae enim insuetae basidia quaedam potius imitantur. 36. Septoria Bidentis Sacc, Syll., Ili, pag. 547. Hàb. in foliis Bidentis tripartitae in humidis pr. Minussinsk (2043). 37. DiNEMASPORiUM DECIPIENS (De Not.) Sacc, Syll., Ili, pag. 685. Hab. in ligno putrescente Betulae albae in silvis Juja (2058). Melane onieae. 38. Gloeosporium betulinum West. — Sacc, Syll., Ili, pag. 715. Hab. in foliis Betulae albae, socia Bothidella, in silvis pr. Schuschenskoje (2027). Hyplioinyceteae. 39. FusiCLADio.M DEPRESSU.M (B. et Br.) Sacc, Syll., IV, pag. 340. Hab. in foliis vivis Angelicae silvestris in pratis pr. lacum Mojaskoje (2137). 40. FusARiU-M Equisetorum (Lib.) Desni. — Sacc, Syll., IV, pa- gina 718. Hab. in caulibus languidis Equiseti hiemalis in silvis pr. 220 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Minussinsk (2045). — Sporodochia oblonga, erumpentia, sordide rubentia ; conidia tereti-fusoidea, apice obtusula, curva, 30 ^ 3, pluriguttulata, continua, sporophoris fìlifor- mibus, 2 ju. cr. hyalinis, saepe furcatis suffulta. Ceterae fungorum species a ci. Martianoff simul missae sed ex ditione Sibirica prius jam notae, sequentes sunt ; eae saltem quas determinare potui. UsTiLAGO SEGETUM (Bull.) Pers. in Tritlco (2230), Avena (2231) et Hordeo (2228). U. URCEOLORUM Tul. in Carice (2234). Uromyces Silenes (Schlecht.) Fuck. in Silene graininifoUa (2012). U. PoLYGONi (Pers.) Fuck in Polygono aviculari (2179). Pdccinia graminis Pers. in Secale Cereale (2226). P. Gentianae (Str.) Link, in Gentìana algida (2118). P. Anemones-virginiana Schw. in Airagene alpina var. sibi- rica (2216). P. CONGLOMERATA (Str.) Schum. in Cacalia liastata (2100). P. AsTERis Duby in Cirsio ìieteropliyllo (2112). P. Valantiae Pers. in Galio Aparine (2127) et G. verno (2126). P. Arenariae (Schum.) Schròt. in Cerastio piloso (2025). P. Violae (Schum.) DC. in Viola inirahili (2014). P. MoRTHiERi Kòrn. {^=P.kirgMsìca Thiim.)in Geranio albifloro (2009). Melampsora Helioscopiae (Pers.) Wint. in Eupliordia liUescente (2177, 2176). M, Lini (Pers.) Tul. in Lino usitatissiino (2015). Phragmidium Subcorticium (Schrank) Wint. in Rosa Gmelini et cinnamomea (2224, 2246, formae aecidiosporae). Xenodoghus carbonarius Schlecht. in foliis Sanguisordae oflì- cinalis (2249, forma aecidiospora). Cronartium ribicola Fisch. v. Wald. in Rihe rubro (2008). Aecidium Erythronii DC. in Erythronio Dente-canis (2038). A. Periclymeni Schum. in Lonicera coerulea (2075). A. AsPERiFOLii Pers. in Ancliusa myo solidi fior a ? (2174) et in EritricMo villoso (2163). A. Urticae Schum. in Uriica cannabina (2178). A. Ranunculacearum DC. in Callianthemo rutifolio (2209). ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 221 A. TussiLAGiNis Gm. in Tiissllagine Farfara (2135). A. CiRSii DC. in Saussurea serrata (2106). Erysiphe lamprocarpa Lèv. in Nepeta macrantha (2124). E. Martii Lèv. in Thlaspi arvensi (2198). Sphaerella Pulsatillae (Lasch.) Auersw. in foliis TroUìi (2218 ex p.). Ophiobolus elaeospords Sacc. et Paol. in Schoberia maritima (2144), Calimeride altaica (2098 ex p.), Artemisia glauca (2082). Dothidella betulina (Fr.) Sacc. in Belula alba (2027). PhacidiDìM Medicaginis Lascli. in Medlcagine lupulìna (2184). Stemonites fusca Rotli. ad ligna (2060). Phoma herbarum West, in AtripUce litorali (2240). P. MELAENA Fr. in Calimeride altaica (2134). P. LiNGAM (Tode) Desin. in Aquilegia glandalosa (2193), Septoria Cirsii Xiessl. in Serratula coronata (2146). S. Lychnidis Desm. in Melandrijo pratensi (2242). S. Rubi West, in Agrimonia pilosa (2250). Tdbercularia vulCtARIs Tode in cortice Populi tremulae (2185). Il Presidente rileva l' importanza grande della nota del Socio Saccardo, non fosse altro che come ricco contributo alla ben poco conosciuta flora micologica di quelle regioni. Il Socio Antonio Jatta ha inviato la continuazione del suo la- voro : MATERIALI PER UN CENSIMENTO GENERALE DEI LI- CHENI ITALIANL PER A. JATTA. (Continuazione). Chiave analitica delle tribù e dei generi. A. Gimnocarpi. Pam. VII. Lecaiioracei. I. Tallo subfolioso: Trib. XIIL Pannariei 1. spore raonoloculari: Gen. 29, Pannarla Delis. 222 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE a. gonidi cianoflcoidi: a', apotecio con margine persistente: sottogen. 1. Eupannaria. V. apotecio con margine evanescente: sottogen. 2. Parmeliella Muli. &. gonidi cloroficoidi: sottogen. 3. Psoroina Fr. 2. spore biloculari a loculi segregati: Gen. 30. Massalongia Krb. a. aschi 6-8 spori: sottogen. 1. Eumassalongia. d. aschi poli spori: sottogen. 2. Solorinella Anzi. IL Tallo crostoso con apotecio normalmente lecanorino: Trib. XIV. Lecanorei 1. spore monoloculari ovbidee: Gen. 31. Lecanora Ach. a. tallo squamuloso, crasso: sottogen. 1. Squamarla DC. &. tallo tartareo con apotecì emersi: sottogen. 2. Eulecanora. e. tallo tartareo'con apotecì immersi: sottogen. 3. Aspicilia Mass. 2. spore atomarie, mono-subbiloculari : Gen. 32. Acaì^osiìora Mass. 3. spore ovoidee, biloculari, a loculi segregati: Gen. 33. Caloplaca Fr. a. tallo radioso, effigurato: sottogen. 1. AmpMloma Fr. &. tallo effuso, ascili 8 spori: sottogen. 2. Callopìsma Dnrs. e. tallo effuso, aschi polispori: sottogen. 3. Candelarìa Mass. 4. spore ellissoidali, ialine biloculari: Gen. 34. Diphratora Trev. a. tallo radioso, effigurato: sottogen. 1. Eudiphraiora. b. tallo effuso: sottogen. 2. Lecaniella Jat. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 223 5. spore ovoidee, fosche, biloculari: Gen. 35. Rinoclina Acli. 6. spore quadriloculari, ellissoidi, ialine: a. apotecio nudo: Gen. 36. Lecania Mass. b. apotecio velato: Gen. 37. Divina Fr. 7. spore pluriloculari, aciculari, ialine: Gen. 38. Haematomma Mass. III. Apotecio erompente da una verruca tallina: Trib. XV. Pertusariei 1. spore grandi, monoloculaui: Gen. 39. Pertusaria DC. 2. spore massime, biloculari: Gen. 40. Varicellarìa NyL 3. spore muri formi, fosche: Gen. 41 Phlijctis Whl. IV. Escipulo doppio, con strato tallino tendente a scomparire : Trib. XVI. Thelotremei 1. spore ellittiche, monoloculari: Gen. 42. Hymenelia Krplh. 2. spore atomarie, numerosissime: Gen. 43. Sarcogyne Fw. 3. spore allungate, pluriloculari: Gen. 44. Thelotrema Ach. 4. spore raccorciate, subellissoidali, quatri-pluriloculari : Gen. 45. Gyalecta Ach. 5. spore fosche, muriformi: Gen. 46. Urceolaria Ach. Fam. Vili. Lecideacei. Trib. XVII. Lecidei. 1. spore monoloculari mediocri : 1'. spore ovoidee, tallo proprio: Gen. 47. Lecidea Ach. a. tallo squamuloso, crasso: sottogen. I. Psora Hall. 224 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE &. iallo tartareo, o effuso: ipotecio subialino: sottogen. 2. Biatora Fr. e. tallo tartareo, o effuso: ipotecio fuscescente: sottogen. 3. Eulecidea. 2'. spore ellittiche, tallo j^lieno: Gen. 48. Nesolechia Mass. 2. spore monoloculari, atomarie: Gen. 49. Biatorella Dnrs. a. tallo effuso: sottogen. 1. Euhiatorella. ì). tallo tartareo: sottogen. 2. Sporastaiia Mass. 3. spore biloculari, elliiticlie, ialine: Gen. 50. Biatorina Mass. a. tallo tartareo-effuso : sottogen. 1. EuMaiorina. ì). tallo squamoso, crasso: sottogen. 2. Thalloidima Mass. 4. spore biloculari, ovoidee, fosche: a. tallo proprio: Gen. 51. Buellìa Dnrs. a', tallo crasso, radioso: sottogen. 1. Biploicea Mass. &'. tallo effuso, spore pallide: sottogen. 2. Catillaria Mass. e', tallo tartareo-effuso, spore fosche: sottogen. 3. Eubuellia. ì). tallo alieno: Gen. 52. AbrotJiallus Tul. 5. spore quatri-pluriloculari, ialine, fusiformi: a. tallo proprio: Gen. 53. Bilìnibia Dnrs. a', tallo crasso subsquamoso: sottogen. 1. Toninia Mass. V. tallo tartareo-effuso: sottogen. 2. Eu'bilim'bia. ì>. tallo alieno: Gen. 54. CelicUum Tul. 6. spore pluriloculari, ialine, aciculari: ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 225 Gen. 55. BacicUa Dnrs. 7. sporo quatriloculari, curvate, ialine: Gen. 56. Arthrosporum Mass. 8. spore quatriloculari, fosche, minute: Gen. 57. Leciographa Mass. 9. spore ovoidee, fosche quatri-pluriloculari : Gen. 58. Dìplotoìmna F\v. a. apoteci sulle squamule talline: sottogen. 1. Eudiplotomnia. ì). apoteci laterali alle squamule talline derivanti dall' ipotallo : sottogen. 2. Rhizocarpon Rmd. 10. spore grandi muraliformi, fosche: Gen. 59. Lopadhan Krb. 11. spore massime, pluriloculari, a loculi anulari soprapposti, subialine : Gen. 60. Bombyliospora Dnrs. Fam. IX. Graphidacei. I. Apotecio lecideino, o lirelliforme: Trib. XVIII. Opegraphei 1. spore monoloculari, ellittiche: a. apotecio lineare semplice: Gen. 61. Xilograplia Fr. &. apotecio lirelliforme, o complicato difforme: a', parafisi distinte: Gen. 62. Placographa Fr. a", apoteci 1 irei li formi : sottogen. 1. EuplacograpTia. a'", apoteci difformi-complicati : sottogen. 2. Leptograplia Fr. &'. parafisi non distinte: Gen. 63. Agìjrium Fr. 2, spore biloculari, fuscidule: a. apotecio semplice lecideino: Gen. 64. Cleìosio'ìnwm Fr. &. apotecio complicato cerebriforme: Gen. 65. Encephalographa Mass. Bull, dilla Soc. bot. Hai. 15 226 ADUNAJtZA DELLA SEDK DI FIRENZE 3. spore quatri-pluriloculari, fusiformi: Gen. 66. Opegrapha Hmb. 4. spore pluriloculari, limaciformi, loculi arrotondati, o anulari : Gen. 67. Grapliis Ad. 5. spore aciculari, pluriloculari: Gen. 68. Enterographa Fée. 6. spore fosche, muriformi: Gen. 69. Krempelhuberia Mass. II. Apoteci maculiformi: Trib. XIX. Arthoniei 1. spore biloculari, ovoidee, fosche: Gen. 70. Melaspilea Nyl. 2. spore cuneiformi, bi-quatriloculari: Gen. 71. Arihonia Ach. 3. spore quatriloculari, fusiformi: Gen. 72. Pachnolepia Mass. 4. spore muriformi, fosche: Gen. 73. Arthothelium Mass. 5. spore minute, bacillari: Gen. 74. Bactrospora Mass. Fam. X. Caliciacei. Trib. XX. Caliciei. 1. spore minute, ellittiche, monoloculari, fosche: a. apotecio piriforme: Gen. 75. SpMnctrina Fr. &. apotecio stipitato: Gen. 76. CypheUum Ach. 2. spore sferiche, monoloculari, subincolori: a. apotecio clavato-stipitato : Gen. 77. Slenocyde Nyl. &. apotecio regolarmente stipitato: Gen. 78. Coniocyhe Ach. 3. spore biloculari, fosche: a. apotecio stipitato : Gen. 79. Calicium Pers. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 227 &. apotecio subpatellare: Gen. 80. Acolium Adi. 4. spore aciculari, ialine: Gen. 81. Lahmia Krb. B. Angiocarpì. Fam. XI. Verrucariaceì. I. Apotecio suburceolato, con escipulo tallino: Trib. XXI. PoRiNEi 1. spore monoloculari, ovoidee, ialine: a. apotecio subpatellare: Gen. 82. Mosigia Fr. &. apotecio chiuso con deiscenza radiata: Gen. 83. Bagliettoa Mass. 2. spore fosche, quatriloculari, cimbiformi: Gen. 84. Strìclieria Krb. 3. spore muriformi, fosche: Gen. 85. Microglaena Krb. II. Apotecio difforme, sprovvisto di un vero ostiolo: Trib. XXII. Peridiei spore bi-quatriloculari, ialine o fuscidule: 1. peritecio proprio carbonaceo: Gen. 86. Mycoporum Fw. 2. peritecio deficiente: Gen. 87. Cyrtìdula Mcks. III. Apotecio normale, ostiolato: Trib. XXIII. Verrucariei 1. spore monoloculari, ovoidee, ialine: a. teche ottosporee: Gen. 88. Vcì^rucaria Wig. a', tallo squamuloso: a", spore decisamente monoloculari: sottogen. 1. Endopyrenium Fw. &". spore tendenti a divenir biloculari: sottogen. 2. Catopyreniwìn Fw. V. tallo effuso o tartareo: sottogen. 3. Euverrucarìa. 228 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE &. teche polisporee: Geii. 89. Spolverinia Mass. 2. spore ellitticlie variabili, mono-bi-quatriloculari r Gen. 90. Placidiopsis Beltr. 3. spore biloculari: a. teclie ottosporee: a', spore ialine ovoidee: Gen. 91. Acrocordia Mass. &'. spore ialine ellitticlie: Gen. 92. Phai'Cìdìa Krb. d. spore fosche: Gen. 93. Microtlielia Krb. &. "teche polisporee: Gen. 94. Polycoccum Sani. 4. spore biloculari o quatriloculari a loculi distratti: Gen. 95. Artìiopyrenia Mass. 5. spore quatriloculari: a. teche ottosporee: a', spore ovoidee, ialine: Gen. 96. Thelidium Mass. &'. spore ovoidee, fosche: a", parafisi distinte: Gen. 97. Pyrenula Ach. &". parafisi agglutinate: Gen. 98. Dacampia Hoock. e', spore fusiformi: Gen. 99. Sagedìa Ach. a", escipulo proprio unico: sottogen. 1. Eusagedia. h". escipulo duplice: sottogen. 2. Segestrella Mass. &. teche polisporee: a', spore incolorate, tallo proprio: Gen. 100. Thelopsis Nyl. &'. spore fosche, tallo alieno: Gen. 101. Xenophaeria Trev. 6. spore muriformi, fuscescenti: Gen. 102. PolyUastìa Mass. a. tallo squamoso, subfrondoso: ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 229 sottogen. 1. Dermatocarpon Mass. &. tallo crustaceo-verrucoso: sottogen. 2. Stìgmatomma Krb. e. tallo effuso: sottogen. 3. EupolyUastia. 7. spore pluriloculari, a loculi disposti uniserialmente: Gen. 103. Blastodesmia Mass. IV. Apoteci confluenti riuniti in verruche talline: •Trib. XXIV. Trypetheliei 1. spore fusiformi, quatriloculari : Gen. 104. Melanoiheca Fée. Fani. II. Lecanoraceì. Trib. XIII. Pannariei. XXIX. Pannaria Del. * Eupannaria. 230. brunnea Sw. Act. Acc. Ups., IV, 247. — Mass. L. L, 315; Anzi L. m. r., 152, 153; Ven., 152; Ces. ; Dnrs. ; Garov. Var. coronata Hffm., pezizoides Mass. S. M. — It. 231. coey^uleo-badia Sebi. Cent. 1-V, 71. — Syn. P. rubigi- nosa var. conoplea Ach. — Anzi L, m. r., 151 ; Trev. Licb. V., 58; Garov.; Mass. (XXXII); Ces. T., M. — Sett., Lig., Tose, Merid. 232. craspedia Krb. Prg., 45. — Anzi Lng., 429; Un. il, XIII; Erb. cr. it., II, 18; Dnrs; Bgl. M. — Sett., Lig., Tose, Sard. 233. glacialis Anzi Ctg., 35. — Anzi Lng., 27. Rcr. — Alp. 234. ignohUis Anzi Comm. soc. cr. it., I, 138. T. — Tose. 235. lepidioia (Smrf.) Fr. Th. Act. Soc. Ups., Ili, t. 2\ 74. — Anzi Lng., 87; Ces.; Bgl. Rea, Rcr. — Alp. 236. leucolepis Wahl. FI. Lap. 420. — Syn. P. Hookeri Fr. — 230 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Erb. cr. ii, I, 1222; Anzi Lng., 27; Ces.; Dnrs.; Ga- rov.; Bgl. Rcr. — Alp. 237. nebulosa Nyl. Mem. Soc. Cherb., V, 109. — Erb. cr., it, I, 833; Bgl. S. — Tose, Sard. 238. plumbea Lgthf. FI. Se, II, 826. — Erb. cr. it., I, 932; Anzi Etr., 11, Mass. (XXXII); Dnrs.; Ces. Var, myriocarpa Schaer. T. — It. 239. rubiginosa Thun. Pr. FI. Gap. 176. — Mass. (XXXII) ; Garov. ; Dnrs.; Ces. T. - It. 240. triptophylla Ach. Univ., 215. — Anzi Ven., 23; Lng., 313; Trev. Lich. v., 99; Mass. (XXXII); Garov.; Ces. Var. oryctogena Bgl. ; Xamia Mass. T. — It. ** Parmeliella Miill. 241. leucosticta Tùck. Derl. FI. Cestr. 441. — Anzi Lng., 429,- Erb. cr. it., I, 1018. T. — Alp. 242. Lojaconi Miill. Arg. L. Beitr., 1889, 507. . T. — Sic. 243. microphylla Sw. Westr. Fors., 301. — Anzi L. m. r., 9, 150; Erb. cr. it., 1, 518, 666; Rbh. L. E., 708; Trev. Lich. v., 265; Garov.; Mass. (XXXII); Ces.; Dnrs.; Bgl. Var, arboricola Bgl. Rcr,, Rv., Rea. — It. *** Psoroma Fr. 244. Jiypnorum Wahl. Oed. FI. Dan., VI, 956. — Syn. P. Fem- sianensis Fr. — Erb. cr. it., 1, 833; Rbh. L. E., 215 r Anzi Lng., 64, 65; Mass. (XXXII); Ces.; Dnrs.; Garov. Var. deaurata Nyl., micropLyHa Fr. S. M. — Alp., Tose, Merid. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 231 XXX. Massalongia Krb. * Eumassalongia. 245. carnosa Dck. fase. pi. cr., II, 21. — Anzi Lng., 86 ; Ces. Var. lepidora Krb. S., M. — Sett., Sard. 246. Requiem Mass. Fr. lich., 20. — Mass. L. L, 344; Erb; cr. it, I, 30; Rbh. L. E., 432; Dnrs.; Ces.; Bgl. S. — Lig., Sard., Tose, Merid. 247. Vullurìensis Bgl. Eii. lig., 24. — Erb. cr. it., I, 367 . Ces.; Dnrs.; Bgl. Rea. — Lig., Tose. ** Solorìnella Anzi. 248. Asteriscus Anzi Ctg., 37. S. — Alp. Trib. XIV, Lecanorei. XXXI. Lecanora Ach. * Squamarla DC. 249. Benacensis Mass. Sch. cr., 71. — Mass. L. I., 71 ; Dnrs. S. — Sett., Lig. 250. chrysoleuca Sra. Tr. Lin. Soc., I, 82. — Rbh. L. E. 175 ; Anzi L. m. r., 157, 158; Lng., 390; Erb. cr. it, I, 731; Mass. (XXXIV); Dnrs.; Ces. Var complicata Acli., lecanorea Anzi, melanoplitlialma DC, opaca Ach., rubina Fr. Rer. — Alp., Sett. 251. concinna Bagl. et Crst. An., 183. — Syn. L. pel- tata DC. — Ces. Rer. — Alp. Viene data lettura delle due seguenti lettere dirette al Presidente dal Socio prof. Goiran : Ill.^o Sig. Presidente, Nelle mie Escursioni botaniche attraverso i monti Lessini veronesi, ac- cennando alVAnchusa hiceps Vest. segnalata nel Veronese presso Soave, ho detto, che secondo ogni probabilità, la terra di Soave, indicata quale stazione di questa Borrayinacea, non era veronese, bensì man- 232 • ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE tovana. Ed Ilo citato in proposito la testimonianza del Rev. Fran- cesco Masè, Arciprete di Castel d' Ario, la quale del resto era per lo meno superflua. Infatti il Pollini nella Appendix alla Flora veronensis (Voi. Ili, pag. 778) scrive, riferendosi alla sua Anchusa italica : — « Hujus — (sive Anchusae italicae) ■ — varietas, si non ipsa species « est Anchusa hiceps squamis faucis carnosis villosis intus deorsum « barbatis, stigmatibus binis capitatis. Vest in diar. cui titulus '« Flora oder bot. zeitung marz. 1821, p. 148. Clar. Vest Grajaci « Botanices Professor banc se legisse asserit circa pagum Soave « agri Mantuani. » Non sarebbe questa 1' unica volta in cui identità di nomi hanno ascritto al territorio veronese la cittadinanza di piante le quali sa- rebbero sempre ospiti rarissime, ma che vivono in alti'e parti d' Italia. Le sarei riconoscente, sig. Presidente, se per la verità storica vo- lesse usarmi la cortesia di dare comunicazione alla Società di que- sta mia. Verona, 5 marzo 1893. Devotissimo A. GOIRAN. IlL'uno Sig. Presidente^ Nella seduta della Società botanica italiana (Sede di Firenze) del 12 febbraio 1893, il Socio sig. Bargagli, in una sua comunica- zione, suggerita da un articolo del sig. M. Mouillefarine pubblicato nella Feuille des Jeunes Naturalistes di Parigi, è ritornato sulla com- parsa e diffusione in Italia di Galinsoga parviflora. Mi piace segna- lare che nel Veronese la invasione di questa Asteràcea va ogni anno prendendo sempre più maggiori proporzioni; specialmente nei luo- ghi e nelle ortaglie che nello addietro sono andate soggette alle inondazioni d' Adige, e singolarmente dopo le ultime piene. E si può prevedere non lontano il giorno in cui questa pianta, per ado- perare la frase del sig. Mouillefarine, farà concorrenza all' Erigeron canadense. Nel mese di settembre e di ottobre dello scorso 1892 ho trovato in riva all' Adige, presso S. Vito del Mantico dei campi nei quali Galinsoga parviflora addirittura per copia di individui ed esu- beranza di forma e di vegetazione soffocava le altre essenze erba- cee all' aspetto maggiormente resìstenti e robuste. E nella città di Verona in quasi tutte le ortaglie della regione di S. Zeno il giorno 28 novembre era cosi abbondante che ho visto gli ortolani a fal- ciarla. Le sarò riconoscente, IH.'"'' sig. Presidente, se vorrà dare comu- nicazione di questa mia alla Società. Verona, 8 marzo 1893. Devotissimo A. GoiRAN. 233 Il Segretario Bauoni legge la seguente nota : SULLA STRUTTURA DELLE GLANDOLE FIORALI DI PA- CHIRA ALBA PARL. RICERCHE DEL DOTT. EUGE- NIO BARONI. Della Pachira alba scarse sono le notizie che abbiamo: una buona figura, accompagnata da un breve cenno e poco carat- teristico si ha nel <.< Botanical Cabinet » ; ^ delle notizie più par- ticolareggiate si trovano in una memoria pubblicata nel 1843 da Filippo Parlatore. - Non sarà quindi del tutto inutile che io illustri con qualche osservazione istologica gli apparati glando- lar! che tanto appariscenti si mostrano alla base del calice di questa pianta. Essi non sono però esclusivi a questa specie sol- tanto, giacché per quanto ne scrive Augusto de Saint-Hilaire ^ si riscontrano in altre specie brasiliane di Pachira, cosi nella P. marginata, P. macrantha e P. arenaria. Già Parlatore nella memoria citata scrive: « nella base del calice di Pachira alba, in vicinanza del peduncolo si presen- tano molte glandole di differente grandezza, di color roseo ca- rico, schiacciate rotondite o ellittiche e disposte in una serie circolare. » L' apparato glandolare della pianta che ci occupa è assai svi- luppato: all'interno si mostra costituito da una quantità di glandole sparse più o meno profondamente nel tessuto del calice, all'esterno invece si manifesta in una serie di glan- dole di solito rotonde, a volte ottusamente ellittiche od ovoidee e di un bel color rosso-rosa assai vivo, distribuite tutte alla base del calice in una serie circolare regolarissima. Queste ul- time quando hanno forma ovoidea si presentano generalmente col loro diametro maggiore nella direzione del peduncolo florale: quando però resultano dalla fusione di due glandole contigue * LODDIGES Conrad. The Botanica! Cabinet, consisting of coloured delineations of plants from ali countries. Voi. 8*. London, 1818-1824. * Notizia sulla « Pachira alba. » {Gazzetta toscana delle scienze me- dico-fisiche. Anno 1", n. 4, !<> aprile. Firenze, 1843). ' Flora BrasiUae meridionali s, tom. l^ pag. 259-261. Parisiis, 1825. 234 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE allora invece il diametro maggiore è trasversale all'asse del fiore. Variano di numero, da 10 a 20, e variano anche per grandezza, cosi ve ne sono di quelle che misurano soltanto 1 o 2 mm., altre invece che ne misurano perfino 5. La superficie esterna da ciascuna di esse limitata costituisce, relativamente al tessuto circostante, una depressione più o meno pronunziata, sulla quale s' incontrano 2, 3 e anche 4 verruche, riunite in una serie, dalle quali stilla appunto il liquido mucillagginoso particolare che le glandolo producono. La sostanza che dà il colore proprio alle glandole esterne si scolora nella glicerina e nell'alcool a 35°, Le sezioni sottili fatte attraverso le glandole si scolorano in glicerina e in alcool dopo breve soggiorno; invece quando si voglia ottenere il completo scoloramento, per esempio delle glandole esterne di tutto il calice, occorre un tempo molto più lungo: cosi in alcool occorrono almeno 24 ore ed in glicerina anche 48; la glicerina dopo ri- mane colorata in gialliccio. Diciamo ora della loro struttura istologica, Studieremo sepa- ratamente le glandole che si trovano nello spessore del calice e che possono dirsi glandole interne, e 1' apparato glandolare di color rosso-rosa che si vede esternamente alla base del calice. Le glandole interne sono più abbondanti nelle regioni più su- perficiali del calice, meno numerose invece in quelle sottostanti. Hanno forma rotonda od ovoidea e si mostrano essenzialmente costituite da una tunica, che limita la cavità della glandola, e da un tessuto di cellule esilissime che ne riempiono la cavità e che possono riguardarsi come il corpo della glandola. Le di- mensioni delle glandole interne variano assai, cosi se ne hanno di quelle che misurano soltanto da 6 a 10 /x e di quelle che ne misurano perfino 40 e 60. Si noti però che le une e le altre' di- mensioni possono aversi tanto nei primi quanto negli ultimi stadi di sviluppo. Le cellule costituenti il corpo della glandola contengono plasma poco abbondante, con piccoli grani di clorofilla di colore verde gialliccio. A misura però che la glandola procede nel suo svi- luppo, esse vanno dissolvendosi gradatamente, fino a che scom- pariscono del tutto : esse insieme alle gocce d' aspetto oleoso vanno a elaborare la sostanza mucillagginosa secreta dalle glan- dole. E a ritenersi inoltre che i conglomerati calcarei, i quali ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 235 abbondantissimi si incontrano nelle cellule circostanti alle glaii- dole e perfino nelle stesse cellule della tunica glandolare, non debbano essere estranei alla formazione -della sostanza secreta. A convalidare questa interpretazione sta il fatto, che i conglo- merati suddetti si scorgono abbondanti nel tessuto glandolare esterno, ove costituiscono uno strato compatto più o meno re- golare. La tunica della glandola consta d' un solo strato di cellule, compresse radialmente, ellittiche e completamente a contatto tra loro: hanno parete assai ispessita e contengono plasma gra- nelloso ricco di granuli clorofilliani. Osservando delle glandole a completo sviluppo non è raro il caso di vedere tuttora i brandelli delle pareti delle cellule li- mitanti la glandola sporgere più o meno irregolarmente nella cavità glandolare. I conglomerati di carbonato di calcio mentre nei primi stadi di sviluppo della glandola si trovano distribuiti qua e là in tutto il tessuto del calice, negli ultimi stadi invece si mostrano ridotti solo in prossimità del tessuto glandolare ed anche entro que- st* ultimo tessuto. Questi conglomerati hanno sempre la forma di quegli aggruppamenti cristallini che i tedeschi denominano drusen. II tessuto glandolare ha una struttura assai caratteristica e ben differente da quella del tessuto parenchimatico circostante. Esso infatti si mostra costituito: a) da due serie di cellule allungate in direzione radiale, a parete esterna fortemente ispessita, con plasma poco abbon- dante e contenente piccole gocce di aspetto oleoso; ì)) da diversi strati di cellule poligonali, a parete sottile, con plasma abbondante e finamente granelloso. Questi strati aumentano per numero a misura che si avvici- nano nella parte centrale del tessuto glandolare, dove giungono fino a circa 20, mentre vanno diminuendo verso la periferia di esso, dove passano a trasformarsi in cellule del tessuto paren- chimatico circostante, mentre le cellule dei primi due strati prendono gradatamente l'aspetto di cellule epidermiche comuni. Nulladimeno notevoli differenze si osservano tra le cellule del tessuto glandolare e le cellule parenchimatiche. Giacché le prime contengono plasma abbondante con gocce d'aspetto oleoso, una 236 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE quantità grandissima di conglomerati cristallini e una sostanza colorante rosso-rosa sciolta nel plasma cellulare. Le cellule pa- rencliimaticlie invece sono molto più grandi (misurano da 3 a 6 ja; le altre solo l o 2 jj.), nucleate, e sempre rotonde od ovoidee, mai poliedriche come quelle del tessuto glandolare ed infine contengono plasma scarso e ridotto di solito parietale, includente granuli di clorofilla, di aleurona e di fecola. Circa alle verruche che incontransi esternamente sulla super- ficie del tessuto glandolare e dalle quali stilla il liquido mucil- lagginoso, dirò che ad esse corrisponde nella regione sottostante una cavità di forma ellittica, prodotta appunto dal discostarsi dei due strati esterni dal rimanente tessuto glandolare sotto- posto. In quanto alla natura del liquido che stilla dalle glandole possiamo ritenere che esso è prevalentemente di natura mucil- lagginoso-oleosa e che non contiene nemmeno zucchero, giac- ché non ho ottenuto le reazioni caratteriste di questa sostanza né col liquido di Fehling, né col reagente di Trommer. E utile finalmente avvertire che l' epoca nella quale il liquido comincia a stillare dalle glandole coincide press' a poco col tempo in cui avviene lo sbocciamento del fiore: prima di quest'epoca la superficie di queste glandole si mostra completamente asciutta. Questo fatto fa supporre giustamente che possa esistere qual- che rapporto tra il liquido secreto dalle glandole e la fioritura o meglio la fecondazione del fiore. Ipotesi questa già enunciata da Sprengel, ' Kurr " e da Bennet ' per le glandole fiorali di varie altre piante e specialmente per la Pmmassia palustris. Il materiale per questo studio mi é stato fornito da un bell'esem- plare di Pacliira alba, alto oltre 6 metri, che si trova nelle serre del R. Orto botanico di Firenze. * Sprengel Conrad, Des ciUdeckte Geheimnios im Bau und in der Befriichtung der Blunien. * Kurr, Untersuchungen ilher die Bedeutung der Nectarien in den Blumen ecc. Stuttgard, 1833. ^ Bennet Alf. W., Note on the struat. eie. of Parnassia, Journ. Linn. Soc, IX, pag. 24. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 207 Il Presidente dice che nella lettura testé fatta si parla di concre- zioni calcari che si riferiscono al tipo detto dai tedeschi drusen, do- manda se esse sono a superficie liscia o rilevata ; al che vien risjjo- sto dal dott. Baroni che sono a superficie liscia. E deposta al banco della presidenza la nota : ERBORIZZAZIONE ALL'ISOLA DELL'ELBA. PEL DOTTOR PIO BOLZON. Centuria Terza. (Continuazione). Scabiosa atropurpiireu L. (S. maritima L. J3 atropwpit- rea L.). L' ho vista in esemplari robusti e pienamente fio- riti, in luogo erboso e secco presso il mare sotto le mura del giardino della Palazzina di Napoleone a Portoferraio, ai primi di Luglio. Evidentemente è sfuggita dal sovrapposto giardino; ma ciò prova che, come cresce allo stato selvatico in Sicilia (presso Palermo e a Castelvetrano), cosi col tempo potrà diffondersi all'Elba, il cui clima per molti rapporti s' avvicina a quello della Sicilia. — j3 maritima (L.). Comune nei margini delle vie e nei luoghi erbosi; qua e là anche d'inverno. Lipsacus sylvesiris Mill. Luoghi selvatici a pie* del M. S. Maia- lino. P. Savi lo trovò presso Portoferraio. Tussilago farfara L. il/. S. Lucia presso Portoferraio; luoghi umidi argillosi. Marzo. Erigeron canadensis L. Comune nei margini delle vie fino a Ottobre e Novembre. Aster Tripolium L. Lungo i fossi alia Casaccia presso Porto- ferraio. Estate e anche Ottobre. Bellis pereniìis L. Comune dovunque e in tutte le stazioni. Nella Statistica per 1' Elba è messa come incerta. Seiiecio vulgarjs L. Comune come la precedente. Evidentemente, queste due ultime specie non figurano per l'Elba nelle opere di Carnei perchè, come estremamente comuni, si tra- scurò di raccoglierle. 238 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE S. lividus L. Nei boschi al Campo della Valle presso lo Stio- perello, al M. VoUerraio. Aprile. S. erraticus Bert. Nelle vigne a pie di M. S. Lucia presso la strada maestra. Ne vidi quivi alcuni pochi esemplari fioriti ai primi di Dicembre. S. Cineraria DC. Sulle mura del forte Falcone, nei luoghi aridi vicino al mare presso il Capo Bianco ecc. Aprile-Maggio. Chrysanthemum Myconis L. Presso Portoferraio, al M. Orello, al AI. Bello. Aprile-Maggio. C. segetum L. Presso Portoferraio, M. Bello, Capoliveri ecc. Maggio. C. coronarium L. Lungo la Calata a Portoferraio, nei luoghi erbosi al forte di Portolongone. Aprile-Maggio. Anthemis mixta L. Comune nei margini delle vie, nei luoghi erbosi ecc. anche d' inverno. Nel Compendio di Arcangeli (pag. 358) leggesi che questa specie ha la corolla prolungata in due sproni sull'ovario; nei molti indivi- dui elbani da me esaminati constatai essere lo sprone sempre genico, conforme alla descrizione che trovasi nel Compendio di Cesati, Pas- serini e Gibelli (pag. 510) e in altri autori. A. arvensis L. M. Poppe. Maggio. Achillea ligustica AH. Comune lungo le siepi. Primavera e an- che Ottobre. * A. Millefolium L. Alla Valle di Lazzaro presso Portofer- raio. Luglio. — var. aWiflora. Nelle macchie fra Rio e il Cavo. Nella Statistica, la specie non figura né j)er le isole né pel M. Ar- gentare. Artemisia coerulescens L. Diffusissima presso le saline di Por- toferraio. Autunno. lyiula viscosa Ait. Comune nei margini delle strade presso Por- toferraio. Autunno. I. graveolens Desf. Come la precedente. /. crithmoides L. Presso Portoferraio lungo le saline. Ottobre. Pulicariady senterica Gaertn. Comune nei margini delle strade. Estate fino ad autunno avanzato. P. odora Rchb. kXV Enfola, presso M. Bello. Giugno. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 239 Asteriscus spinosus Gr. et Godr. Presso Portoferraio lungo le strade, ecc. Giugno fino a Novembre. Calendula arvensis L. Comune nei prati e nei margini delle vie in tutte le stagioni. Phagnalon Saxatile Gap. Sui muri delle fortezze di Portoferraio Helichvìjsimi Stoeclias Gaertn. Comune sui muri delle fortezze d Portoferraio, nelle radure delle macchie ecc. Estate e autunno Filago germanico L. y spathidala (Presi.). Al M. VoUerraio Giugno. Carlina corynibosa L. Nelle macchie del M. S. Lucia e dei colli presso Portoferraio; anche 2i\V Isolotto de' Topi.*- Centaurea solstitialis L. Presso Caìupo; ai Magazzini ; luoghi aridi. Luglio e anche Ottobre. C. Calcitrnpa L. In Piazza d'Armi e lungo le strade presso Portoferraio. Estate ed autunno. P. Savi lo trovò a Bio. Carthamus lanatus L. Lungo la Calata a Portoferraio e lungo i margini delle strade qua e là. Estate e autunno. Cnicus arvensis Sm. Presso Capoliveri ecc. Giugno. Silybum Mariamcm Gaertn. Luoghi aridi lungo la strada mae- stra da Marciarla Marina a Marciana Castello. Maggio- Giugno. Galactites tomentosa Moench. Forte Falcone, M. VoUerraio, presso Portolongone ecc. Maggio-Giugno. Scolyniics Mspanicus L. Lungo la Calata a Portoferraio ecc. Estate-autunno. Carduus cephalanthus Viv. Luoghi erbosi del forte Falcone presso Portoferraio. Giugno. Lapsana communis L. M. VoUerraio nelle macchie presso il sentiero di Rio; nei boschi presso Marciana Castello. Giugno. GÌ' individui di Marciana Castello hanno il fusto pelosetto in basso e quasi glabro superiormente ; invece quelli del M. VoUerraio hanno i fusti interamente copsrti di peli patenti, abbastanza fitti e che sotto la lente appariscono distintamente glanduliferi all'apice; malgrado questo carattere, non avendo visti esemplari di L. communis L. fi pubescens Horum. trovata fin' ora soltanto nei dintorni di Como,* * Trovasi nel canale di Piombino, fra l'Elba e l' isoletta di Pal- maiola. * Vedi il Compendio di Arcangeli, pag. ilL 240 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE non so decidermi di ridurre a questa varietà i suddetti esemplari del M. VoUerraio. Ragadìolas siellatus Gaertn. A S. Giovanni; nelle macchie di M. Orello vicino alla strada di Portolongone. Maggio. Hyoseris radiata L. Comune nei prati e nei margini dei campi anche d' inverno. Tolpis umbellata Bert. AM'Enfola; presso il forte Inglese ecc. Estate ed autunno. T. virgata Bert. Lungo la strada maestra fra Portoferraio e la Villa di Napoleone a S. Martino. L' ho raccolta in Ottobre in frutto. * Hypocliaeris radicata L. Lungo il fosso del viottolo presso i cimiteri di Portoferraio. Estate fino a Dicembre. Nella Statistica non figura per alcuna delle isole toscane e nean- che per M. Argentaro. H. aetnensis B. et H. Presso il forte Inglese, al M. Poppe, al M. VoUerraio. Giugno. Secondo la descrizione nel Compendio di Arcangeli la forma ti- pica ha le foglie tutte radicali, e in Calabria ne esiste una varietà a fusto più robusto, foglioso con foglie obovato-cuneate. Di tali forme ne ho incontrato anche all' Elba, le quali perciò sono probabilmente da riferirsi a detta varietà fogliosa. Thrincia tuberosa DC. Comune nei prati e nei margini delle vie anche d' inverno. Picris hieracioides L. Comune nei margini delle strade ; qua e là anche d'inverno. Urospermum JDalechampii Desf. Non rara nei luoghi erbosi; qua e là anche d' inverno. V. X'icroides Desf. Molto più rara della precedente; M. Castello. Estate. Hedypnois pohjmorfa DC. Luoghi erbosi al forte Falcone, al M. Poppe ecc. Estate. Chondrilla juncea L. Lungo il viottolo presso i cimiteri di Por- toferraio, Estate ed autunno. Lactuca saligna L. Lungo le strade presso Portoferraio. Estate ed autunno. L. muralis Fus. Si è rifugiata nei boschi presso Marciana Castello. Giugno. ADUNANZA DEI.LA SEDE DI FIRENZE 241 Sonchus oleraceus L. Comune; qua e là anche d'inverno. 8. asper Bartol. Luoghi aridi alle Viste in Portoferraio ; a Procchìo lungo la strada maestra di Marciana; al M. Vol- terraio. Marzo-Giugno. Zacinllia verrucosa Gaertn. Comune nei margini delle strade anche d' inverno. Crepis leontodontoìdes Ali. AH* Enfola, al Capannone ecc. Maggio. Hieracium Pilosella L. Al M. Castello ecc. Estate. //. prealtiwi Vili. AW Enfola; al M. Volterraio; al Capanno- ne; nelle macchie. Maggio-Giugno. *** H. ligustìcuiu Fr. Sulle rupi del M. Capanne presso Marciana Castello. Giugno. L' unica località italiana fin' ora conosciuta di questa specie è sulle rupi in Liguria;^ si tratta dunque di una specie nuova quanto la Toscana. Andryala sinuata L. Copiosa presso il forte Inglese. Giugno. Iasione montana L. Presso il forte Inglese ecc. Aprile. Specular ia Speculitm DC. Presso Portoferraio, ecc. S. falcata DC. M. Volterraio. Maggio. Campanula Erinus L. Sulle fortezze di Portoferraio. Giugno. C. Rapunculus L. M. Orello; nei boschi presso Marciana Ca- stello. Maggio. Ecballìon Elaterium Rich. Comune nei margini delie strade ; trovasi spesso in fiore e in frutto anche d' inverno. Arbutus Unedo L. Diffuso nelle macchie. Autunno e inverno. Erica arborea L. Comune nelle macchie. Primavera. Phylliì^ea variabilis Timb. J3 media (L.). Presso il forte Ingler se, ecc. Primavera. Vinca media Hffm. Nei margini delle strade, fra i cespugli e le siepi. Primavera; talora trovasi pienamente fiorito anche d' inverno come nei campi alla Casaccia presso Porto- ferraio. Chlora perfoliata L. Presso il forte Inglese, <òq.q,. Maggio. Erythraea Centaurium Pers. Presso Portoferraio, ecc. Estate. E. maritima Pers. Presso il forte Inglese, al M. Poppe, ecc. Maggio. ' Vedi Compendio di Arcangeli, pag. 437. Bull, della Soc. hot. Hai. 10 242 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Convolvulus Cantabrica L. Nei luoghi erbosi a S. Giovanni, al M. Castello, ecc. Maggio. C. altheoides L. Nei luoghi erbosi al forte Falcone, alla Valle di Lazzaro presso Portoferraio, ecc. Primavera. C. arvensis L. Comune. C. Soldanella L. Lungo la strada maestra presso il Capannone Maggio. C. sepium L. Non raro nelle siepi. C. siculus L. Nelle macchie del M. Volterraio, presso il viot- tolo di Rio. Ne rinvenni un unico esemplare completamente sfiorito, alla metà di Giugno. Secondo il Prodromo, fin' ora in Toscana venne trovato soltanto a Montecristo dal Taylor; secondo il Compendio di Arcan- geli, in Italia figui'a soltanto nelle grandi isole. Cuscuta Epilinum Whe. Nel M. Volterraio presso il viottolo di Rio. Giugno. Cresceva sopra Vida parviflora Lois., e anche sopra Fumaria ca- preolata L. Noto che, secondo gli autori, la pianta madre di questa specie è il lino coltivato e Linum angusti folium. Echium plantagineum L. Comune nei luoghi erbosi dei forti di Portoferraio, ecc. Primavera. LithospermuTYi arvense L. Nei campi presso Portoferraio. Pri- mavera. L. apuhmi Wahl. Qua e là colla precedente. Myosotis hispida Schl. Nei campi presso la Casaccia, nei luoghi erbosi fra le macchie di M. Creilo, M. Volterraio, ecc. Primavera. M. intermedia Lk. Qua e là dove la precedente. Del resto, queste due ultime specie, distinte principalmente per la relativa lunghezza dei peduncoli e delle infiorescenze, non sono sempre distinguibili soprattutto negli individui giovani. M. palustris With. Si è rifugiata nelle selve presso Marciana Castello lungo i ruscelli. Maggio-Giugno. Centuria Quarta. Borrago offìcinalis L. Nei luoghi erbosi, qua e là anche d'inverno. Cynoglossum, pictum Ait. Luoghi aridi al forte S. Cloud, ecc. Primavera. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 243 Hcliotropium europaeum L. Comune nei campi e vigne. Estate e autunno. Datura Stramonium L. Campi lungo la strada maestra presso Portoferraio. Estate. Hijosciamus albics L. Comune nei luoghi aridi presso Portoferraio; lungo la Calala; lungo i muri dei forti. Estate e autunno. H. major Mill. Presso le mura del forte di Portolongone. Primavera. Trovasi anche a Giannutrì (Tanfani) e in Pianosa donde mi fu mandata dal signor Dini. Nelle opere di Carnei non figura essen- dovi unita a //. albiis. Solanum nigrum L. Comune. Planiago Psyllium L. Luogi erbosi asciutti al forte Falcone, ecc. Primavera. P. Savi la trovò a Rio. P. Coronopus L. Comune lungo le strade. Aprile. Verbascam Blattaria L. Margini delle vie presso i cimiteri di Portoferraio, ecc. Maggio. V. fioccosuni Waldst. Luoghi erbosi asciutti alla Piana presso il M. Volterraio. Giugno. V. smuatmn L. Comune lungo le strade. Scrofularia peregrina L. M. Orello. Maggio. S. canina L. Pendii aridi presso la Madonna di Monserrato. Marzo-Aprile. Antirrhinum Orontium L. Comune nei campi e vigne presso Portoferraio. Estate e autunno. Bertoloni lo trovò a Bio. A. latifoUitm DC. Lungo la strada maestra presso Portolongo- ne; boschi presso Marciana Castello. Maggio-Giugno. TAnaria aequitriloba Duby. Nelle fessure dei graniti del M. Ca- panne fra la cima detta della Tamia (ra. 934) e quella delia Galera (m. 953). Questa delicatissima pianticella, endemica delle isole toscane e della Corsica, nella Statistica figura come propria esclusivamente della regione maremmana, mentre all'Elba fu da me incontrata sol- tanto nella suddetta località a circa m. 950 e quindi in piena re- gione submontana. Ai primi di giugno era in avanzata fioritura. 244 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Il Socio Biondi presenta alcuni esemplari di Erithronium Dens-ea- nis raccolti in Val d' Evola e generosamente li offre a chi ami pos- sederne come provenienti da località nuova per tale specie. Il Socio Matteucci Ila inviato 1' elenco delle piante raccolte al Monte Nerone, il quale completa la relazione di quella località, pre- sentata neir adunanza passata. IL MONTE NERONE E LA SUA FLORA. MONOGRAFIA DEL PROF. D. MATTEUCCI. (Continuazione) A. — Cryptogamae. ' Div. PTERIDOPHYTA. Clas. EQUISETINAE, Fara. Equisetaceae, Equisetum arvense L. — Strada delle gorghe. E. Telmateja Ehrh. — Pian di Trebbio. E. palustre L. — Pian di Trebbio. Clas. LYCOPODINAE. Fam. Lycopodiaceae. Lycopodium clavatum L, — Prato del Conte. L. Selago L. — Selva rotonda. Fam. Selagineìlaceae. Selaginella helvetica Lmh. — Pascoli presso la Casciara. • L'ordine seguito nella disposizione delle divisioni principali, delle classi, ecc., è quello di EicMer; nella disposizione dei generi e delle specie mi sono attenuto al Compendio della Flora italiana del chia- rissimo prof. G. Arcangeli. Per le Tallofìte e Briofìte, non comprese nell' attuale enumera- zione, sarà quanto prima redatto il relativo elenco. ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 245 Clas. FILICINAE. A. — FILICES LEPTOSPORANGIATAE. Fani. Hifmenophyllaceae. Hymenophyllum tdmbridgense Sw. — Vallata della Rocca. Fam. Polijpodìaceae. Ceterach officinarum W. — Fessure delle roccle. Ovunque. AspiDiDM ACULEATUM S\v. — Selva presso la Montagnola. Nephrodium Filix-mas. Stremp. — Selva rotonda. Asplenium Filix-foemina Bernh. — Selva rotonda. A. Trichomanes L. — Rupi ; ovunque. Blechnum Spicant Roth. — Bosco rotondo. Adiantdm Capillus-Veneris L. — Rupi umide ed all' ingresso delle caverne. Pteris aquilina L. — Comune nel versante S.-O. Fam. Osmundaceae. OsMUNDA REGALis L. — Presso alcuue sorgenti. B. - FILICES EUSPORANGIATAE. Fam. Ophioglossaceae. Ophioglossum vulgatum L. — Prato del piano del monte. BoTRYCHiDM LUNARIA Sw. — Prato del piano del monte. Fam. Salviniaceae. Salvinia natans Hofi'. — Fosso della Cornacchia. B. — Pliaiierogamae. JMv. G Y M N 0 S P E R M A E . Fam. Coniferae. JuNiPERUS coMMUNis L. — Parti basse del monte. Taxus baccata L. — Boschi di faggio sotto la Casciara. 246 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Div. ANGIOSPERMAE. I Clas. MONOCOTYLEAE. Grup. LlLIIFLORAB. Fam. Liliaceae. LiLiDM BULBiFERDM L. — Prati sotto la Montagnola. L. Martagon L. — Boschi presso la Montagnola. Allium ursinum L. — Boschi sotto il telegrafo. A. TENUIFLORDM Ten. — Strada del Ranco. A. AMPELOPRASUM L. — In basso. Strada del Ranco. AsPHODELiNE LUTEA Reich. — Luoghi aridi. AsPHODELUS ALBUS WiUd. — Prati elevati. ASPARAGUS ACUTiFOLius L. — Rupi ombrose nel versante S.-O. PoLiGONATUM OFFICINALE Ali. — Selva rotonda. Paris quadrifolia L. — Bosco rotondo. Veratrum album L. — Pascoli elevati. Comunissimo ovunque. Fam. Amarijllidaceae. Narcissus poeticus L. — Pascoli dalla parte orientale. Fam. Juncaceae. LuzuLA filosa Willd. — Bosco rotondo. L. sylvatica Gaud. — Bosco rotondo. JuNCUS obtusiflorus Ehrh. — Sorgenti. J. TRiFiDus L. — Pascoli elevati. Fam. Iridaceae. Crocds vernus Ali. — Pascoli di Collelungo. Grup. Spadiciflorae. Fam. Typhaceae. Typha LATiFOLiA L. — Fossi prcsso Serravano. T. ANGUSTiFOLiA L. — Fossi presso Serravalle. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 247 Fara, Araceae. Ardm italicdm Min. — Limite dei fossi in basso. Grup. Glumiflorae. Fam. Cyperaceaè. SciRPUS PAUCiFLORDS Light. — 111 alcune piccole valli. Raro. Carex recdrva Huds. — Luoghi erbosi. C. SEMPERVIRENS Vili. e. flava L. — Presso qualche sorgente e qualche fosso. Fam. Grammaceae. Phleum alpinum L. — Prati presso la Montagnola. Alopecdrus agrestis L. — Prato del Conte. A. GENicuLATDS L. — Nei fossi. Rara. Sesleria tendifolia Schr. — Prati. Cynodon Dactylon Pers. — Pascoli in basso. Agrostis alba L. — Pascoli. Avena pratensis L. — Prati. Poa pratensis L. — Pascoli. Eragrostis pilosa PB. — Luoghi sassosi. B. minor L. — Pascoli e margini dei boschi. Briza media L. — Pascoli e margini dei boschi. Dactylis glomerata L. — Pascoli alla base del monte. Festuca Halleri Ali. — Pascoli. F. HETER0PHYLLA Lam. — Boschi alla base del monte. F. GIGANTEA Vili. — BoSChl. Bromus erectds Huds. — Prati elevati. Brachypodium pinnatdm PB. — Pascoli. Agropyrum canindm R. et Soh. — Luoghi sassosi. Grup. Gynandrab. Fam. Orchidaceae. Epipactis palustris Crantz. — Boschi e prati. Orchis tridentata Scop. — Prati. 248 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 0. MoRio L. — Prati. 0. ITALICA Poir. — Pascoli. O. PURPUREA Huds. — Prati e radure dei boschi. O. SAMBUciNA L, — Pascoli al Sud ; non lio riscontrato la varietà 0. sairib. fioribus purpureis del Bert. Ophrys apifera Huds. — Prati al Sud. II Clas. DICOTYLEAE. I Subcl. Choripetalae (ine. Aijetalae). Grup. Amentaceae. Fam. Cupuliferae. Carpinus Betulus L. — Fosso della Cornacchia. Fagus sylvatica L. — Costituisce 1' essenza delle foreste del monte. QuERCUs RoBUR L. — Alle falde del monte nel versante Sud. Q. Cerris L. — Alle falde del monte più in alto. Q. Ilex L. — Pendici del fosso della Cornacchia. Grup. PolyCtOninae. Fam. Polygonaceae. RUMEX Acetosa L. — Pascoli e boschi. R. Acetosella L. — Luoghi erbosi. Grup. Ueticinae. Fam. Urticaceae. Urtica dioica L. — Boschi a Sud. Parietaria officinalis L. — Roccie. Ficus carica L. — Sulle rupi; rara. Grup. Caryophyllinae. Fam. Caryophyllaceae. Gypsophila saxifraga L. — Sulle roccie. D. Carthusianorum L. — Margini dei burroni. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 240 DiANTiius Caryopiiyllus h. — Sulle rupi. SlLENE SAXIFRAGA L. — PaSCOH. S. Otites Sm. — Luoghi sassosi. CucuBALUS BACCiFERUS L. — Cigli dei burroni. Cerastium tomentosum L. — Roccie. Stellaria nemorum L. — Faggeti. Alsine verna Bartl. — Pascoli. Sagina apetala L. — Luoghi sassosi. Fam. Chenopodiaceae. Chenopodidm Bonus-Henricus li. — Bosco rotondo. Grup. Polycarpicae. Fam. Ranuncolaceae. Clematis recta L. — Boschi ; rara. Thalictrum aquilegifolium L. — Boschi di faggi. Anemone nemorosa L. — Boschi. R. MONTANUS Willd. — Prati. Ranuncdlus landginosds L. — Boschi umidi presso la Monta- gnola. H. viRiDis L. — Prati e boschi a ponente. Hellebords foetidus L. — Boschi. Delphinium velutindm Bert. — Radure dei faggeti. D. HALTERATUM Sibth. — Prati. AcoNiTUM Lycoctonum L. — Nelle radure dei faggeti. AcTAEA SPIGATA L. — Faggeti. Grup. Rhoeadinae. Fam. Papaveraceae. P. Argemone L. — Alle falde del monte; raro. Papaver Rhoeas L. — In basso ; rara. Chelidonium majus L. — Boschi ; rara. Fam. Fumariaceae. CoRYDALis tuberosa DC. — Faggeti. 250 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Fam. Critciferae. Arabis albida Stev. — Alle falde del monte. A. HiRSUTA Scop. — Luoghi sassosi. Dentaria bulbifera L. — Faggeti. Lunaria rediviva L. — Boschi ombrosi umidi in basso. Alyssum montanum L. — Rupi. Grrup. ClSTIFLORAE. Fam. Violaceae. Viola odorata L. — Lungo i fossi. V. CALCARATA L, — PaSCOli. V. Eugeniae Pari. — Pascoli. Fam. Droseraceae. Parnassia palustris L. — Luoghi acquitrinosi. Fam. Cistaceae. Helianthemum italicum Pers. — Limite dei boschi. H. VULGARE Gaertn. — Limite dei boschi. Fam. Hypericaceae. Hypericum hirsutum L. — Radure dei boschi. H. montanum L. — Nei pascoli e nei limiti dei boschi. Grup. Columniferae. Fam. Tiliaceae. Tilia europaea L. — Boschi. T. intermedia BC. — Boschi ; rara. T. ULMIFOLIA Scop. — Boschi ; rara. Fam. Malvaceae. Malva moscata L. — Radure dei boschi. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 251 Grup. Gruinales. Fara. Geraniaceae. Geranium sylvaticum L. — Faggeti. G. NODOSU-M L. — Boschi. G. PYRENAicUiM L. — Radure dei boschi. Fam. Linaceae. LiNUM viscosuM L. — Prati. L. ALPiNUM L. — Pascoli e rupi; non comune. Grup. Terebinthinae. Fam. Anacardiaceae. Riius CoTiNUS L. — Boscaglie sopra S. Maria. Grup. Aesculinae. Fam. Acey-'aceae. Acer platanoides L. — Boschi e margini erbosi delle rupi. A. Pseudo-Platanus L. — Boschi e margini erbosi delle rupi. Fam. Polygalaceae. Poligala major Jacq. — Cigli erbosi. P. amara L. — Pascoli. Grup. Frangulinae. Fam. Rhamnaceae. Rhamnus saxatilis L. — Rupi. Grup. Tricoccae. Fam. Euphorbiaceae. EuPiiORBiA Cyparissias !.. — Prati. E. AMIGDALOIDES L. — Alla basc del monte. 252 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Grup. Umbelliflorae. Fani. Urtibelliferae. Eryngium amethystindm L. Luoghi sassosi in basso. Sanicula europaea L. — Boschi di faggio. Smyrnium perfoliatum L. — Luoghi incolti. BuPLEDRDM GRAMINEUM Ard. — Prati a Sud. Pimpinella magna L. — Boschi. Chaerophyllum temulum L. — Lungo la strada del Ranco in basso. Ferula Ferulago L. — Luoghi sassosi alla base del monte presso Piobbico. Caucalis daucoides L. — Seminati dei Campitelli. Grup. SAXIFRAaiNAE. Fam. Crassulaceae. Sedum dasyphylldm L. — Sulle roccie. S. ALBUM L. — Sulle roccie. S. ACRE L. — Sulle roccie. Fam. Saxifragaceae. Saxifraga rotundifolia L. — Rupi. S. GRANULATA L. — Sullc roccie e sui prati. S. LiNGULATA Bell. — SuUe roccie. S. AizooN Jacq. — Sulle rupi sopra Picia. Grup. Myrtiflorae. Fara. Onagraceae. Epilobium parviflorum Schreb. — Lungo i corsi d' acqua, ai piedi degli alberi. E. angustifolium L. — Boschi. ClRCAEA LUTETIANA L. — Faggctl. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 253 Grup. ROSIFLORAE. Fam. Rosaceae. PoTENTiLLA APENNiNA Teii. — Pascoli elevati ; rara. P. RECTA L. — Pascoli. Fragraria vesca L. — Radure dei boschi. RuBUS GLANDULOSUS Bell. — Boschi. Rosa agrestis Savi. — Boschi. Crataegus oxyacantha L e var. C. oxyiacanthoides Thuill. — Margini dei boschi. SORBDS AUCOPARIA L. — BoSChi, Grup. LEaUMINOSAE. Fam. Papilionaceae. Ononis spinosa L. — Pascoli in basso. Trifolidm arvense L. — Pendici al Sud ; rara. T. MONTANUM L. — Prati. Anthyllis montana L. — Rupi. Colutea arborescens L. — Boschi in basso ; rara. Coronilla emerus L. — Boscaglie. C. minima L. — Luoghi aridi. C. VARIA L. — Prati e radure dei boschi in basso. ViciA HiRSUTA Koch. — Pascoli. II Subcl. Sympetalae. Grup. PlUMULINAE. Fam. Prìmulaceae. Primula officinalis Jacq. — Pascoli ; rara. Cyclamen repandum S. et S. — Luoghi sassosi ; Carpinete e Penzolo. Lysimachia punctata L. — Boschi. Fam. Planibag Inaceae. Armeria plantaginea W. — Pascoli. 254 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Grup. CONTORTAE. Fam. Oentianaceae. Gentiana lutea L. — Pascoli. G. VERNA L. — Pascoli. Grup. TUBIFLORAE. Fam. Asperifoliaceae. Onosma montanum Sibth. — Luoghi aridi. Myosotis alpestris Schm. — Fonti e rupi. Fam. Solanaceae. Atropa Belladonna L. — Bosco del Mandriolo. Grup. Labiatiflorae. Fam. Scrophulariaceae. Verbascum Thapsus L. — Pendici Sud. V. Lychnitis L. — Luoghi sassosi. ScROFULARL\ NODOSA L. — Limite dei boschi. S. canina L. — Luoghi sassosi. LiNARiA ALPINA Mill. — Rupi ; rara. I)iGiTALis lutea L. — Pascoli in basso. I). FERRUGINEA L. — BoSChi. Veronica Beccabunga L. — Fonti. Pedicularis tuberosa L. — Boschi umidi. P. coMOSA L. — Pascoli. Fam. Labiatae. Origanum vulgare L. — Boschi in basso. Satureja montana L. — Luoghi sassosi alle falde del monte. Calamintha parviflora Lamk. — Alla base del monte; comu- nissima. . Scutellaria Columnae AH. — Boschi. Brunella vuLGARis L. — Prati. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 255 Stachys recta L. — T.uoghi incolti. Ballota nigra L. — Luoghi sassosi in basso. Teucriom Scorodonia L. — Luoghi sassosi in basso. T. Chamaedrys L. — Fra i sassi. T. MONTANDM L. — Luoghi aridi. Fam. Orobancaceae. Orobanche cruenta Bert. — Sulle radici della Vida hirsuta. Fara. Planiagineae. Plantago montana Larak. — Prati elevati. P. MEDIA L. — Prati in basso. Grup. Campanulinae. Fam. Campanulaceae. Phytedma hemisphaericum L. — Pascoli elevati. Specdlaria Speculum DC. — Pascoli in basso. Campanula persicifolia L. — Boschi e prati. C. rotundifolia L. — Rupi. Var. C. rotund. Linìfolia Lamk. — Rupi. C. Scheuchzerii Vili. — Pascoli. C. Trachelium L. — Pascoli e boschi. C. glomerata L. C. medium L. — Prati. Grup. Rdbiinae. Fara. Rubiaceae. . Asperula laevigata L. — Boschi orabrosi. A. taurina L. — Boschi orabrosi. Galium vernum Scop. — Boschi. G. SYLVESTRE Poll. — Parti elevate scoperte. Fam. Capri folìaceae. Lonicera Caprifolidm Ji. — Margini dei boschi. L. Xilosteum I.. — Boschi. 256 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Grup. Aggregatae. Fam. Valerianaceae. Valeriana officinalis L. — Boschi presso la Montagnola. V. TUBEROSA L. — Pascoli. Fam. Dipsacaceae. Gephalaria ledchantha Schrad. — Luoghi sassosi. ScABiosA ARVENSIS L. — Prati. S. CoLUMBARiA L. — Luoghi aridi delle pendici. Fam. ComposUae. EuPATORiUM CANNABiNUM L. — Fosso della Comacchia. Adenostyles alpina B. et F. — Boschi umidi e lungo i corsi d' acqua. SoLiDAGo Virga-aurea L. — Faggotl. Bellis perennis L. — Prati al Sud. Senecio Doronicum L. — Pascoli. S. NEMORENSis L. — Faggeti e loro radure. BUPHTHALMUM SALICIFOLIUM L. — Prati. Gnaphalium sylvaticum L. — Faggeti all' Est. Arctidm majds Schk. — Bosco rotondo. Carlina acaulis L. — Pascoli. C. vuLGARis L. — Luoghi sassosi. Centaurea rdpestris L. — Rupi ; rara. Carduus nutans L. — Prati in basso. Cnicus eriophords Willd. — Luoghi aridi e boschivi. Galactites tomentosa Moench. — Luoghi aridi. EcHiNOPS ELEGANS Bert. — Luoghi sassosi. Tragopogon pratensis L. — Prati. Lactdca muralis Fres. — Boschi ombrosi. L. perennis L. — Luoghi sassosi lungo la strada dei Campitelli. Crepis lacera Ten. — Rupi. C. NEGLECTA L, — Luoghi sterili. Hieracium Pilosella L. — Pascoli. H. TOMENTOSUM Gor. — Pascoli sopra Sarravalle. ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 257 SULLA PIOGGERELLA AVVENUTA SOTTO ALCUNI ALBERI DI TIGLIO NEL REGIO ORTO BOTANICO DI NAPOLI. PER F. PASQUALE/ Nell'Orto botanico di Napoli esistono diversi individui di Ti- lìa eiiropaea, dei quali alcuni sono a fioritura precoce, come quelli che trovansi presso il busto del Cirillo, ed altri sono a fioritura tardiva, come quelli che sono nell' albereto presso la Melalcuca sh/phelioicles e presso il Reclusorio. A fioritura tar- diva è ancora la Tilia he/erophylla. Tra il maggio e il giugno ultimo (1892), sotto questi Tigli a fioritura tardiva, quando i fiori non erano ancora sbocciati, ma prossimi a sbocciare, osservai il singolare fenomeno della piog- gerella notata dal Gasparrini nel 1862. ' Questo fenomeno fu confuso, talvolta anche dal Gasparrini stesso, ' con altri fenon^eni di tutt' altra natura, come ad esem- pio con la cosiddetta melata o pioggia di manna, della quale trattarono il Pira (1702), il Santoli,* il Malesci (1795) ed il Gasparrini (1863). La pioggia di manna si verifica in condizioni molto diverse non solo, ma il materiale di essa é diverso, sia per la consi- stenza, che per la composizione chimica. Io credo che questa cosiddetta manna non sia altro che il prodotto delle escrezioni di Afidi, od altri insetti, nel m.odo come credette Y. Thomson e come l' illustre prof. A. Costa a voce mi assicurò. La pioggerella da me osservata, siccome è un fenomeno che non si verifica ogni anno, è degna di essere descritta nuova- mente, perchè altre nuove osservazioni possano su di essa ap- ' Pei- spaciali ragioni questa memoria non potè essere pubblicata nel Ballettino del mese decorso; viene adunque ad essere ripresen- tata nella odierna seduta. Relativamente alla discussione in propo- sito vedasi a pag. 191. * Atti della E. Ac;. delle Se. di Napoli, 1863, voi. I, n. 3, pag. 15. ' Rend. della R. Acc. delle Sa. di Napoli, dicembre 1863. * Santoli (Arciprete), Narrazione dei fenomeni osservati nel suolo Trpino, 1795. Bull, dclln Soc. hot. Hai. i^ 258 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE portare quella luce che è necessaria a spiegare alcuni impor- tanti fenomeni delle vita delle piante. Essa cade con tale frequenza da sembrare l' incominciamento di una pioggia. Come infatti qualche passante, nel riceverne alcune gocce sul volto, credendola tale, spiegò l'ombrello. Per osservarla, quando essa avviene, basta situarsi sotto que- gli alberi, volgendo in alto il viso, o il dorso delle mani, per- chè si senta ben presto l'impressione delle fredde gocce, che con frequenza vi cadono. Questo metodo di osservazione è 1' unico per avvertire il fe- nomeno nelle ore della notte. Di giorno è facilmente visibile anche ad occhio nudo, spe- cialmente quando la chioma è attraversata dai raggi solari, perchè, fra essi, le gocciolette, essendo molto refrangenti, bril- lano spiccatamente, molto più di quelle provenienti dall'ordina- ria pioggia. Esse cadute sugli oggetti, o sulle foglie sottostanti alla chioma, mi han dato il modo come misurar il loro diametro, il quale tal- volta oltrepassa il millimetro. Su di un foglio di carta nera, della superficie di 900 cent, quadrati io potetti raccogliere fino a 15 gocce in un sol minuto primo. Questo metodo per misu- rare r intensità del gocciolamento, credo che sia sufficiente per darne una idea chiara; però bisogna saper scegliere il sito ove situare il foglio e che resti sempre quello, per potere stabilire il rapporto della intensità del gocciolamento nelle diverse ore del giorno. Per le mie osservazioni fissava il foglio di carta sopra un sedile di legno, sempre nella stessa posizione, sotto i rami più folti dell' albero. In quanto alla natura chimica di dette gocciolette, per la pic- cola quantità della materia, potetti far poca cosa. Esse sono es- senzialmente acquose e limpidissime. Con la fenoftaleina non ebbi alcuna reazione che mi avesse potuto dare indizio della presenza di sali alcalini; anzi la semplice carta di tornasole mi scovri la natura leggermente acida di quel liquido, essendosi alquanto arrossata. Le condizioni atmosferiche sotto le quali questo fenomeno si verificò, sono le più svariate, come si vede dal quadro che se- gue qui appresso. Si verifica tanto di giorno quanto di notte; tanto a cielo sereno, che nuvoloso; tanto col vento che senza ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 259 vento e quasi sempre con insensibile variazione d' intensità. É perciò un fenomeno singolare, che non ò da confondersi con altri comunissimi, quali sono la semplice essudazione, o la cloroessudazione. Questi fenomeni avvengono, come è noto, normalmente ed in certe date ore del giorno per la diminuita traspirazione, o per la diminuita clorovaporìzzazione ; invece il gocciolamento é cosa del tutto accidentale che non si verifica in tutti gli anni e quando avviene ha il suo massimo di intensità quando la traspirazione e la clorovaporìzzazione sono ancor' esse più forti, cioè nelle ore meridiane. Il di 4 giugno, col cielo interamente coperto di nubi, il goc- ciolamento continuò in proporzioni quasi identiche di quelle dei giorni a cielo sereno. Col vento leggiero il fenomeno non varia d'intensità; diminuisce pochissimo col vento forte, come osser- vai il giorno 29 maggio e 8 giugno. Diminuisce anche poco quando al vento forte si associa lo stato nuvoloso del cielo, come osservai nel giorno 30 maggio. Ciò che realmente influisce su questo fenomeno è il calore. Infatti al 31 maggio in cui si ebbe un sensibile abbassamento di temperatura, notai una forte di- minuzione del gocciolamento; fino a raccogliere sul foglio di carta non più di 7 o 8 gocce in 5 minuti. E dunque senza dubbio un fenomeno speciale, che è regolato dalle stesse condizioni dello assorbimento. Le condizioni vegetative e lo stato di salute dei Tigli, sotto ai quali osservai il fenomeno, erano delle più splendide. Né vi era la presenza di alcun fungo che avrebbe potuto promuovere alcuna secrezione liquida. Di insetti non vi era 1' ombra, ad eccezione di alcuni ditteri, che svolazzavano anche intorno ad altri alberi, dai quali non si avea alcun segno di gocciolamento. Indubitatamente la piog- gerella era prodotta dai Tigli a fioritura tardiva, i quali erano al maximum del loro rigoglio. Anche il Gasparrini l'osservò prima della fioritura, ma nel mese di aprile, quando fioriscono le varietà precoci. In alcuni alberi come nella Caesalpima pluviosa simili feno- meni sono normali e però avvengono in condizioni molto di- verse; sicché non devonsi confondere col nostro caso. Il Gasparrini dice di aver veduto sgorgare il liquido da ap- 260 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE parecchi giandulari delle foglie, delle gemme foglifere e fiorifere, nonché da rami, le quali erano tutte umettate. Tutto ciò io non lo vidi; anzi tutti quegli organi erano asciuttissimi, non escluse le foglie, dalle quali soltanto mi sembrò vedere uscire le gocciolette in parola. La forza per la quale esse gocciolette cadono al suolo, non è sola quella della gravità, perchè io le vedea cadere con forza maggiore, come se una forza interna delle foglie le spingesse fuori. Anzi qualche volta ne vidi saltar fuori in senso orizzon- tale per un breve tratto. Forse sarà la forza della linfa ascendente che a piccoli sbalzi caccia fuori il liquido, dalle estremità dei fasci, o dagli stomi. Tra gli stomi delle foglie di Tiglio non vi é alcuna varia- zione in modo da poterli distinguere in acquiferi ed aeriferi. Io credo che in certe eccezionali condizioni gli stomi possano ser- vire alternativamente per emettere liquidi e gas. Se questa ipotesi potesse esser vera la cosa sarebbe bella e spiegata, per- chè r acqua accumulata nella lacuna dello stoma, col soprag- giungere dei gas, sarebbe da questi, dopo una certa compres- sione, a viva forza espulsa nel modo come la vedemmo nei Tigli. Però il volume di ogni goccioletta non corrisponde all'an- gusta lacuna di un solo stoma: sicché è da supporsi che sia il prodotto. di più stomi vicini. Credevo di potere aver l' agio di continuare le mie osser- vazioni e ricerche, quando verso T 8 o 9 giugno il fenomeno cessò totalmente ed io non potetti più continuarle. Questa ces- sazione però fu graduale incominciando dal giorno 6 giugno e coincise collo sbocciamento, quasi totale, dei fiori. Ciò non pertanto, dopo di avere osservato: 1'' che il fenomeno della pioggerella è anormale; 2" che si verifica in uno stadio di eccezionale rigoglio della pianta ; 3" che precede immediatamente lo sbocciamento dei fiori ; 4" che si verifica in tutte le ore del giorno e della notte in condizioni atmosferiche svariatissime e che però non è da confondersi con la essudazione, o la cloroessudazione ; — con- cludo, col credere, che questo sia un fenomeno puramente fi- siologico cagionato dal soverchio assorbimento da parte delle radici, in un periodo di maximum delle funzioni vegetative. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 261 in cui la sola traspirazione e clorovaporizzazione sono insuffi- cienti all'emanazione dell' acqua. Osservazioni meteoriche fatte nel R. Osservatorio DI Capodimonte (Napoli). 1892 O M Temperatura Velocità del vento nelle ore del giorno N UBI Evaporazione in millim. nelle 24 ore massima media minima 1 9- 3" 6' Maggio 24 25. 4 20. 75 15. 9 4 0. 0. 0 2.0 » 25 25. 9 21. 90 17. 7 3 4. 9. 0 3.0 » 26 27.2 22. 98 18. 7 3 0. 0. 0 3.0 » 27 27. 9 23. 55 19. 6 3 0. 0. 0 3.3 » 28 29. 6 24. 15 20. 7 4 0. 0. 0 3.0 » 29 27. 6 23.35 19. 1 6 0. 0. 0 4.0 » 30 26. 1 21. 92 18. 3 deb. 8. 0. 5 3.0 » 31 23.0 18. 75 12. 5 deb. 5. 1. 0 2.5 Giugno 1 23. 2 19. 87 16. 3 deb. 4. 3. 0 2.5 » 2 24. 6 21. 00 16. 9 deb. 3. 0. 0 2.0 » 3 27.0 22. 28 17. 9 deb. 2. 0. 0 2.0 » 4 2G. 1 21. 75 19.3 deb. 10. 0. 0 2.2 ! » 5 25. 1 21. 87 18.8 3 0. 7. 1 2.3 ! » 6 24,8 20. 72 17.4 1 5. 0. 4 0.5 » 7 24.6 20.30 16. 1 0 1. 5. 0 3.5 » 8 23. 2 19. 75 16. 4 7 3. 3. 5 3.5 1 » 1 9 22. 6 18.63 15.0 7 7. 4. 10 3.8 È data comunicazione della continuazione della nota del i^ro- fessor GoiRAN : ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO I MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN. (Continuazione). Scrofulariaceae. 548. Verbascum Thapsus L. = V. densiflorum Poli. {FI. ver., I, pag. 243 et III, pag. 779 c%m icon. ibid., tab. III, fig. 7). — Rupi e macchie delle zone elevate in tutta la regione, dalle 262 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE quali si avanza verso la pianura; trovandosi ad esempio in Malóra, nel M. Pastello, nella Valpolicella e nella Valpantena, nella Collina Veronese, nella Valle d" lllasi presso Tregna- go, ecc., ecc. — Amo dichiarare in questo luogo che intenda parlare di pianta identica a quella da me raccolta in M. Baldo e trasmessa aXV Erbario cenhnle; ^ la quale secondo il mio pa- rere sarebbe per lo appunto il V. clensiflormn del Pollini che dal Bertoloni ^ e dai signori Grenier e Goclron ' viene pure ascritto a V. Thapsus. Però non é improbabile che l'Autore della FI. Ver., nel V. clensiftorum abbia peranco compreso, oltre a V. Thapsus, altre specie a questo prossime o meglio affini; vo'dire V. montanum e V. thapsiforme ; alle quali, a dire in- tera la verità, non ho mai badato ; ma che mi propongo ricer- care nella imminente campagna, e che per ragioni di distri- buzione botanica devo, con ogni probabilità, ritrovare. Ed a conferma di queste mie induzioni, stimo non inopportuno ri- produrre in questo luogo quanto Ciì^o Pollini scrive a propo- sito del suo V. densifloruni: ' « Cum haec Verbasci species mihi « primum sese obtulit, diu ambegi num V. Thapsum dicerem « vel potius V.densiflorum. At cum Willdenowius suo V. Thapso « tria tantum stamina barbata assignaret, et in Veronensi spe- « eie filamenta omnia barbata semper animadverterem, V. den- « siflorum vocavi. In itinere autem per Veronenses et Tri- « dentinos montes nuperrime suscepto Verbascum densi/lorum « Florae Veronensis non modo in collibus sed in raontium re- v; gione Fagi et Abietis, et imprimis in Baldi Valle Artillonia « saepe mihi obviam venit ; atque deprehendi hanc speciem, « cura in collibus proveniebat, omnia stamina barbata, et in « montibus tria tantum stamina barbata offerre. Rursum Schra- « derus, Bertolonius, Roemerus et Schultesus folia semidecur- « rentia rei brevi ala decurrentia V. densi/loro adscribunt; <.< dum in Veronensi specie folia omnia lata ala per caulem « decurrant. Botanici insuper ad quos specimina misi de hac « re discrepant ; quidam F. montanum, quidam F. densi/lo- 1 Parl., fi. if. coni, da T. Carnei, VI, pag. 572. « FI. it., 2, pag. 570. 2 FI. de Fr., II, pag. 548. ♦ FI. ver., IH, pag. 779-80. ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 263 « rum, quidam V. Thapsum dixerunt. Vidi adhuc cum hoc « ultimo nomine speciinina in horto sicco cujusdam novi Tici- « nensis Botanici ab ipso in transpadanis montibus Papiensibus « lecta.... Ex Abietis et Fagi regione cum V. nigro et V. Lych- « nitide descendit ad collium radices. V. pìUoìnoides cum V. floc- « coso ejus locum occupat in planitie. » 549. V. phlomoides L. — Lungo le vie, nei luoghi incolti, nelle rupi: in tutta la regione, dal piano sino a toccare la zona subalpina. fi alMflorum Ces. — Di questa varietà, altra volta da me indicata nei pressi di Verona, ho trovato un'altra stazione nel mese di agosto dello scorso 1892, tra S. Anna d'Alfaedo (me- tri 936) e Fosse (ra. 945), E nei Monti Loffa e S. Giovanni di Fosse, ove questa specie cresce copiosissima, ho pure osservato la var. anomalum Ces. caratterizzata dalle foglie inferiori si- nuato-lobate ed orecchiate. * 550. T'. Blattaria L. — Siepi, margine dei fossi, luoghi in- colti, lungo le vie in tutta la regione, ma specialmente nella parte piana ; più raramente nella collina e nella zona montana che non mi pare giammai oltrepassi. 551. V. pulverulentimi Vili. — Luoghi incolti specialmente nel piano. 552. F. Lyclinitis L. — Comune, dal piano sino a toccare la zona subalpina, ed in tutta la regione; nei pascoli, fra le rupi, nei luoghi selvatici. — S' incontra tanto la var. a fiori gialli, quanto quella a fiori bianchi : presso di noi la seconda è più frequente della prima. 553. F. sinuatum L. — Al margine delle vie, nelle siepi e nei luoghi erbosi incolti. Non è pianta comune, vivendo con- finata entro ad una zona limitatissima attraversata da quella porzione delle antiche mura di cinta e di fortilizi che da Porta S. Giorgio si protende a Castel S. Felice: s'incontra pertanto neir interno della città ai piedi delle mura, nei luoghi erbosi, sugli spalti, ecc.; ed esternamente lungo la via di circonvalla- zione che da Porta S. Giorgio va alla Bacola e nell' adiacente fossato, in Valdonega, ecc.; ed è per lo meno singolare che non ho mai incontrato il F. sinuatum alla destra à^ Adige. — Se- * Ces., Pass., Gib., Comp., pag. 339. 264 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE gimr, a proposito di questa specie, scrive : « Dum olim Cher- « lerus iter per Italiani faceret, Verbascum hoc juxta eius vias « coiispexit. Milli in ipsa urbe occurrit in rimis petrarum, late- « rumque male corapactoruin interstitiis propugnaculi le Boc- « care vocati : tura extra urbem in collini s et juxta viam qua « itur ad Dominicara vallem copiose. ' » Noterò da ultimo che osservazioni ripetute mi hanno convinto che questa specie non va in fioritura tutti gli anni, o per lo meno si presenta di spesso assai stentata, come se le condizioni della stazione non fossero del tutto propizie per la completa evoluzione della pianta, 554. V. nigrum L. — Specie polimorfa che s' incontra lungo le vie, al margine dei campi, nei muri, nelle rupi, nei luoghi selvatici in tutta la regione : dalle zone più elevate scende alla zona montana; non mi ricordo averlo osservato nella collina. Assieme alla forma tipica si trova non infrequente quella cor- rispondente a V. lanatimi Schrad. 555. V. Chaixì Vili. — Luoghi rupestri e selvatici della zona montana inferiore e della collina, nelle quali potrebbe dirsi so- stituisca la specie precedente della quale da molti fitografi è ritenuta una varietà; cosi nel M. Pastello e nella Val d^ Adige, nel M. Comun, nella Valpolicella sopra Fumane, S. Pietro In- cariano, ecc. ; nel Vaio del Falcone, nel Vaio dell'Anguilla, ecc. ed in tutta la Valpantena segnatamente ad Alcenago e Stala- vena, Valle di Squaranto, Valle di Tregnago, ecc. — Non in- frequente la forma corrispondente a F. orientale auct. pliir. 556. T'. plioeniceum L. — Raro nella provincia veronese nella zona situata a sinistra dell'Adige : nella quale non l' ho incon- trato se non alle falde di M. Pastello presso il fortilizio di Ce- raino, lungo la strada che da questa terra conduce a Monte (256 ra.). — Passo sotto silenzio le forme ibride di questo ge- ^ Verbascum nigrum, folio papaveris corniculati. SEauiER, PI. ver., Ili, pag. 120. Le Boccare, ricordate da Seguier rispondono ad un &a- stione ancora oggidì esistente e situato a nord di .Porta S. Giorgio nella cinta di mura e di fortilizi superiormente ricordata. — Nel- 1' Erbario centrale devono trovarsi gli esemplari di V. sinuatum rac- colti fuori Porta S. Giorgio di Verona, nel settembre 1890, dal nostro amatissimo e sempre compianto E. Tanfani all' epoca del Convegno della Società Botanica Italiana. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 265 nere, cosi eminentemente polimorfo, per la molteplicità dei tipi variabilissimi che lo costituiscono, e che presso di noi s'incon- trano numerosissime. Oggidì offro alla Società botanica italiana questo primo saggio come una prefazione allo studio completo dei Verhasclii veronesi. 557. Scrofidaria vernalis L. — Non comune nei luoghi sel- vatici : al Corno (VAquilio, Podesteria, Bosco di Chiesanova, Malóra, ai Tradii, Brancon, Velo, ecc., ecc. nella zona alpina e subalpina, giammai nella zona montana. In Malèra una forma nana elegantissima. 558. S. alata Gilib. — Fossi presso Verona, presso Caldierino ed in diversi altri luoghi. 559. S. nodosa L. — Nei fossati e luoghi selvatici: comunis- sima dal piano alla intera zona subalpina. — Con riserva, per ora, riferisco a questo tipo una forma delle zone maggiormente elevate, forse da ascriversi ad altra specie {S. alpestris- Gay). 560. S. canina L. — Colle sue varietà, ovunque, dal piano alla zona montana elevata, nella quale è sostituita dalla seguente. 561. S. Hoppei Koch. — Lungo tutta la catena nella zona elevata, dalla quale, seguendo il corso dei torrenti alpini e sub- alpini, scende al basso nella Val d'Adige, nella Valpanlena, nella Val d'Illasi, ecc. ' 562. Antirrhinum Orontium L. — Ovunque nei luoghi col- tivati ed anche, ma più raramente, nei luoghi incolti dal piano alla zona montana. 563. A. majus L. — Nei muri, nella intera regione, e colle sue varietà, dal piano a tutta la zona montana: non spontaneo, ma piuttosto fatto selvatico. 564. Linaria Cynibalaria Mill. — Muri e rupi in tutta la re- gione, dalla pianura sin quasi a toccare la zona alpina: per esempio in vicinanza del Passo della Liana (m. 1461). — La pianta di Pontedèra e Seguìer, Linaria hederaceo folio glabro, seio Cì/mbalaria vnlgaris flore albo,' elegantissima, a Colognola ai Colli e presso Grezzana. 565. L. spuria Mill. — Nei campi, ed anche nelle siepi e * Bull, della Soc. hot. ttal., in Nuovo Giorn. hot. Hai., voi. XXIII, pag. 344. » Seo., pi. ver., Ili, pag. 123. 266 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE lungo le vie : nella collina ad Avesa, Tagliaferro ; nella Val- pantena alle Giare di Grezzana, a Cosioli, a Spredino e più in alto al Campon, Pra dell'Acqua, ecc. (m. 500-600): non manca nella pianura. 566. L. Elaline Mill. — Ove la precedente : è frequente la forma corrispondente a L. Prestandreae Tin. 567. L. vulgaris Mill. — Ovunque nei campi e lungo le vie dal piano a tutta la regione montana. j3 italica (Trev.). — La ritengo rara nella regione: nella quale l' ho raccolta in una sola stazione tra S. Anna d'Al- faedo e Fosse. La pianta veronese corrisponde esattamente a quella da me raccolta nelle Alpi marittime, al Colle di Tenda. Del resto questa elegantissima forma ha tale portamento da farla immediatamente distinguere: è sufficiente la semplice visla. 568. L. chalepensis Mill. — Nei seminati ed al margine dei campi nella Valpolicella, nella Collina Veronese, nella Valpan- tena, alla Pezza sopra Montorio, presso Tregnago. * 569. L. ìninor L. — Campi, pascoli, muri, macerie: dal piano alla zona subalpina. In questa regione non ho sino ad oggi rinvenuta la L. al- pina Mill. che in quella vece si trova non infrequente nel M. Baldo. 570. Gratiola officinalis L. — Luoghi paludosi nella parte più bassa : a Caldierino, in Valle Zerpana, ecc. 57L Lindernia pixidaria L. — Rara. Nelle risaie dei si- gnori Poggi ad Arcole. 572. Bigitalis lutea L. — Luoghi selvatici di tutta la regione dalle ime pendici della collina alla zona alpina. 573. B. ambigua Murr. — Luoghi selvatici dalla zona mon- tana all' alpina : nel M. Pastello e M. Pastelletto copiosissima; a Velo; in Val di Tregnago nel M. Bellocca ed ai Finetti. Nella pianta del M. Pastello in molti esemplari le corolle an- ziché gialle sono variegate. — S' incontrano non di rado forme che non mi è riuscito di determinare, e che probabilmente sono da ritenersi ibridi fra D. lutea e D. ambigua. 574. Veronica prostrata L. — Pascoli della collina in tutta la regione. * Bull, della Soi. hot. ital., XXII, pag. 425. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 267 575. V. latifoUa L. — Luoghi selvatici : sopra Quinzano, nel M. Tondo, nel M. Serbavo, ecc. 57C. T'. austriaca L. — Luoghi aridi e sassosi della Valpan- tena ed altrove, ma non comune. 577. V. iirticaefolia L. — Luoghi selvatici e rupestri in tutta la regione dalla zona montana alla subalpina. "578. V. offìcinalis L. — Sotto ai castagni, nei luoghi selvatici asciutti, nei pascoli della zona montana e subalpina in tutta la regione. 579. T'. aphylla L. — Luoghi sassosi elevati nei monti Per- tica, Trapola, Posta. * 580. V. spìcata L. — Frequentissima con tutte le sue varietà nei pascoli asciutti dal piano alla zona montana. — Ai Sarmazi in Valpantena ho raccolto due belle forme, una a fiori bianchi, r altra a fiori rosei. 581. T'. fruticulosa L. — Rupi e luoghi sassosi elevati di tutta la regione: frequentissima in unione alla var. saxatilis (Jacq.). 582. T'. serpullifolia L. — Luoghi erbosi umidi di tutta la re- gione dal piano alla zona alpina, J3 tenella (Ali.). — Meno comune della forma tipica, questa elegante varietà é stata da me raccolta in diversi punti : per esempio; presso Verona a Porta Vescovo, e nell'alta Vaìpan- tena nel Vaio del Falcone, Vaio deWAngHilla, ecc. 583. V. alpina L. — Rarissima. Luoghi sassosi nel M. Posta (m. 2235). 584. V. arvensis L. — Volgatissima. Si trova elencata nel presente lavoro, perchè nel genere reputo sia la specie che sembra occupare la maggiore area ; comunissima, infatti, nei campi, nei prati, lungo le vie della pianura, da questa la ve- diamo innalzarsi ai pascoli ed ai luoghi rupestri della zona alpina. Nel M. Baldo, ad esempio, 1' ho raccolta alle Coste del- l'Artillon ed aWArtillonzin (1915-1750) ; nella regione dei Les- sini (agosto 1892) al Corno d'Aquilio (m. 1546) e Corno Mozzo (m. 1536). 585. V. ijraecox Ali. — Pascoli e prati, ma non comune. Nelle vicinanze di Verona, ove fiorisce anche in febbraio, nella Val- pantena a Nesente, presso Castagne (m, 441). — Ordinariamente è pianfa gregaria ; ma ho osservato che, anche nelle stazioni nelle quali maggiormente abbonda, non comparisce tutti gli anni. 268 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Dal piano poi, toccando altitudini assai considerevoli, in tutta la zona s' incontrano copiose, e non poche durante tutto l'anno: V. Beccabunga (sino alla zona alpina), V. Anagallis, V. Cha- tnaedrys, V. triphyllos (campi e prati dalla pianura alla zona montana), V. Touynefortii, V. agrestis, V. didyma, V. hederae- folia. È però probabile che ulteriori erborizzazioni debbano aumentare il numero delle Veroniche veronesi. 586. Paederota Bonarota L. (Pollin., FI. ver., I, pag. 10 prò parte). — Rupi elevate in tutta la regione dalle quali scende benanco nelle valli: Podesteria, Malóra, Revolto, Posta e Cam- pobrun, ecc., Zeola, Gia:^a, Selva di Progno, S. Bartolomeo Tedesco, ecc. — S'incontrano, ma di rado, forme elegantissime a fiori bianchi e rosei. 587. Barista alpina L. — Rarissima nella regione dei Les- sini, copiosa invece nel M. Baldo. Pascoli di Malóra. 588. B. latìfolia Sibth. et Sm. — Pascoli e luoghi aridi, presso Verona in Campomarzo, nella Collina veronese a S. Mattia, S. Leonardo, ecc., ecc. 589. Odontites lutea Stev. — Luoghi aridi dai pressi di Ve- rona a tutta la zona montana ed in tutta la regione. — S'incon- trano pure nei pascoli, nei seminati, lungo le vie, e frequentis- sime, tanto 0. verna, quanto 0. serotina: di quest'ultima nella pianura veronese ho osservato una elegante forma aWiflora. 590. Euphrasia offìcinalis L. — Pascoli e prati dal piano alle vette più elevate : pianta eminentemente polimorfa. 591. E. minima Schleh. — Pascoli elevatissimi di Podesteria, Malóra, Posta, Campobran, ecc., ecc. : presso di noi é raris- sima la forma a fiori gialli. 592. E. salisburgensis Funk. — Rupi e luoghi selvatici nelle zone subalpina ed alpina di tutta la regione: meno frequente nella montana. 593. E. tìHcìAspidata L. — Questa forma elegantissima fa in tutta la regione, e dalle vette più elevate scende nelle valli ; cosi si trova in luoghi rupestri e selvatici in Val d'Adige a Peri, Ossenigo, Borghetlo, al Vò diAvio; nelle valli Marchiora, del Falcone, àeW Anguilla, d'Illasi, ecc. — Amo notare che ho raccolto (4 novembre 1883) E. tricuspidata alle falde occidentali del M. Baldo, a pochi metri di distanza dalla sponda del Benaco, alla Cà bianca di Castelletto di Brenzone (metri 69): gli esem- ADUNANZA DELLA -SEDE DI FIRENZE 260 plari erano lussureggianti, e nella stessa stazione si potevano osservare campioni stupendi di Erica lierhacea L., Clematis racla L., nonché un Hieracium di proporzioni gigantesche. 594. Aleciorolophas Crìsta-galli Spreng. — Comunissimo dal piano ai pascoli elevatissimi con le sue varietà e forme : major, minor, glabrer, hirsuius, angastifoliiis, alpinus. 595. Pedicularis tuberosa L. — Luoghi selvatici e rupestri elevati : nel M. Alba, a Recolio, nei Monti Trapola e Pertica ed altrove nella regione colle sue varietà. 596. P. rostrata L. — Pascoli e rupi delle stazioni maggior- mente elevate: crescono tanto la l'orma tipica, come quelle cor- rispondenti a P. Jacqainì Koch e P. asplenifolia Floerkc nei M. Posta, Cainpohrun ed in altri siti. 597. P. comosa L. — Pascoli e prati assai elevati della re- gione: non frequente come nel M. Baldo. 598. P. palastris L. — Luoghi palustri presso Belfiore di Porcile ed in Valle Zerpana. 599. Melamptjriuii cristatiim L. — Pascoli, luoghi selvatici, boschi della intera regione sino alla zona subalpina. eoo. M. arvense L. — Nei campi e nelle messi ovunque sino alla zona subalpina. ^ alM/torum. — Rarissimo : a S. Francesco (m. 1043) in mezzo al ma,rzuolo. (30L M. harhaium Wetk. — Rarissimo : nel M. Masua (me- tri 92.3) e da Trezzolano (ra. 412) nei seminati; forse a Trcgnago. 602. J/. pratense L. — Luoghi selvatici e boschi dell' intera regione nelle zone montana e subalpina. 603. M. nemorosum L. — Ovunque nei boschi e luoghi sel- vatici della zona montana. 604. M. SìjlcatìGiun L. — Luoghi selvatici specialmente nelle parti elevate della regione. Ororanchaceae. ' 005. Kopsia ramosa Dum. — Parassita sopra diverse piante nei dintorni di Verona, nel M. Pastello, presso Grezzana, in ' Di questa intricatissima e diiìicile famiglia, mi limito a regi- strare in questo luogo le specie e formo delle quali mi ritengo certo. 270 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Valpantena, alla Pezza sopra Moniorio, a Cogolo e Tregnago in Val (Tlilasi. La pianta da me segnalata, in altra scrittura, nelle siepi in Valdonega è probabilmente da riferirsi alla forma che corrisponde a Plielipaea Muteli Reut. — Riferisco, dubita- tivamente per ora, a Kopsia coerulea Dum. una Oroì)ancacea da me osservata nel M. Tondo e presso la Bocca di Alcenago. 606. Orobanche gracilis ^m.= 0. cruenta Bert. — Comunis- sima in tutta la regione, dal piano alla zona alpina, special- mente nei prati e pascoli, sulle radici di molte Faseolacee. fi citrina (Coss. et Germ.). — Rara. Luoghi aridi e secchi di Cosioli presso Grezzana sopra le radici di Coronilla minima. 607. 0. caryophyllacea Sm. = 0. Galii Dubj^ — Rupi nella Val d'Adige alle falde del M. Pastello e luoghi selvatici sopra Quinzano sulle radici di Galiimi Mollugo. 608. 0. einthymum DC. — Frequente nei pascoli collini e montani della intera regione sulle radici di Thymus Serpyllimi. 609. 0. ri'Mns Wallr. = 0. elatior Bert. — Non comune: nei dintorni di Verona sulle radici delle mediche, nel M. Pastello, in Val d'Illasi a Tregnago : secondo il Pollini a Soave e Mon- teforte sulle radici di Vida Faha e di altre Faseolacee. 610. 0. hederae Dub. — Copiosa sulle radici di Hedera He- lix in Verona nel giardino del R. Collegio degli Angeli, nel Giardino Giusti, a S. Giovanni in Valle, ecc. 61L 0. minor Sutt. — Parassita sopra diverse piante in tutta la regione, specialmente nei pascoli delle zone montana e sub- alpina. Il Presidente a nome di alcuni Soci informa come l' ex Mini- stro Villari stabilisse cTie i R. Licei non uniti ai Ginnasi avessero un insegnante incaricato delle Scienze Naturali, con una retribu- zione sproporzionatamente piccola di lire 600 annue ed ore 5 di in- segnamento settimanale. In seguito 1' attuale Ministro Martini, pure lasciando la stessa retribuzione, portò 1' insegnamento a 6 ore set- timanali. Il Presidente rileva la sproporzione fra il compenso ac- cordato a questi insegnanti incaricati e lo stipendio di lire 2200 dato agli insegnanti effettivi di Storia Naturale nei R. Licei uniti ai Gin- nasi. Nota il danno che senza dubbio risente l' insegnamento da simile stato di cose, ed invita la Società a prendere in seria conside- razione l'ai'gomento, tanto più che il deputato Ottavi ha già inter- pellato in proposito il Ministro della Pubblica Istruzione ed il quale ha alla sua volta risposto di occuparsi seriamente della questione. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRE1?ZE 271 Il prof. Caruel fa plauso alle osservazioni del Presidente ed i Soci unanimemente approvano che il Presidente in nome della So- cietà diriga una lettera al Ministro della Pubblica Istruzione per ottenere provvedimenti equi a favore della Scienza e degli inse- gnanti. È deposto al banco della presidenza un elenco della Centuria II di piante del Polesine raccolte dal Socio De Bonis : LE PIANTE DEL POLESINE. PER A. DE BONIS. Centuria II. * 1. Ranunculus aquatilis L. — Nei fossi d' acqua stagnante. 2. Ranunculus arvensis L. — Fra le biade a Rovigo e Badia. 3. Nigella arvensis L. — Negli stessi luoghi. 4. Delphinium Consolida L. — Ibidem. 5. Berberis vulctAris L. — Nelle siepi di tutto V Alto Pole- sine qua e là. 6. Papaver Argemone L. — Nei prati e sul pendio erboso dei fossi a Lendinara e Badia. 7. Papaver Rhoeas L. — Nei campi, nei prati, lungo le vie di campagna e talora anche di città dove cresce sulle vecchie muraglie. 8. Nasturtium officinale R. Br. — A Badia nei fossi vicino all' Adige. 9. Cardamine impatiexs L. — Nei luoghi umidi lungo l'Adige a Badia. 10. Cardamine hirsuta L. — Nei luoghi erbosi alle rive del- l' Adigetto. 11. Brassica Napus L. — Nei campi qua e là e coltivata. * La I" Centuria nel ^Mouo Giornale botanico italiano, voi. XXIV, n. 3, Luglio 1892. Come facevo ivi notare, le centiirie che verrò pubblicando servono di prodromo a una completa flora locale, ed ho creduto perciò di attenermi, per ora, alla semplice revisione delle specie e loro varietà più importanti, serbando per detta flora gli altri dati. Credo anche non inutile avvertire che ogni pianta è stata da me raccolta e determinata e che le località indicato sono quelle soltanto della raccolta. 272 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 12. Brassica Oleracea L. — Coltivata in un gran numero di varietà. 13. Eruca sativa Lara, — Coltivata e inselvatichita al mar- gine di qualche campo a Badia. 14. Reseda lutea L. — Lungo le rive dell'Adige a Villabona, non comune. 15. Viola tricolor L. J3 arvensis (DC.)- — Nei campi fra le messi. 16. Saponaria officinalis L. — Alle rive dell' Adigetto a Ra- modipalo e Badia. 17. DiANTHUS proliper L. — Nel luoghi sabbiosi a Villabona. 18. LicnNis Flos-Cucoli L. — Nei prati dei dintorni di Rovigo. 19. Stellaria media Vili. — Dappertutto. Stellaria media Vili, fi major (Koch). — Vicino alle siepi a Rovigo, Lendinara, Badia. 20. Hypericum perforatum L. — Al margine dei campi a Ro- vigo e Lendinara. 21. Malva sylvestris L. — Nei campi e sull'argine dell'Adige a Villafora. 22. Malva rotundifolia L. — Lungo le vie, nei prati e negli orti, dappertutto. 23. Althaea officinalis L. — Lungo i fossi e gli scoli di tutta la provincia. 24. Althaea rosea Cav. — Sul declivio della via provinciale da Rovigo a Boara. 25. HiBiscus SYRiACus L. — Coltivato per farne siepi ove si è reso subspontaneo. 2G. LiNUM usiTATissiMUM L. — Coltivato a subspontaneo qua e là al margine delle vie di campagna e dei campi. 27. EvoNYMUS EUROPAEUS L. — In una siepe a Canda. 28. ZizYPHOS SATIVA Gacrt. — Qua e là coltivato. 29. Palio Hus australis Gaert. — Nelle siepi qua e là. 30. Acer campestre L. — Nelle siepi e coltivato a sostegno delle viti. 31. Melilotus officinalis Desr. — Nei luoghi incolti a Rovigo e Badia. 32. Pisum sativum L. — Estesamente coltivato e inselvatichito talora. 33. ViciA FARA L. — Come il precedente. 1893. N.° 5. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE. Solla, R. F. — Caratteri propri della flora di Vallombrosa (Continuazione) Po,g- 276 Chio VENDA, E. — Una nuova Viola del gruppo delle Suaves . » 285 PlROTTA, R. — Ambrosinia Bassii (proc. verb.) » 288 LevIer, e. — Narcissus albulus Lev. (proc. verb.) » 289 Arcangeli, G. — Sopra varie mostruosità dell'^^eex odorus Car. e della sua probabile origine » 290 GoiRAN, A. — Erborizzazioni estive ed autunnali attraverso i Monti Lessini Veronesi (Continuazione) » 295 BoLZON, P. — Erborizzazione all'isola dell'Elba (Continuaz.) » 306 Jatta, A. — Materiali per un censimento generale dei Li- oheni italiani (Continuazione) » 314 FIRENZE, 1893. SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA Presidente Vicepresidenti Consiglieri Consiglio di Direzione. Arcangeli prof. Giovanni. SoMMiER cav. Stefano. PiROTTA prof. Romualdo. Passerini prof. Giovanni. GiBELLi prof. Giuseppe. Biondi Antonio, Economo. Bargagli marchese Piero, Archivista. Martelli conte Ugolino, Segret. del Bullettino. Baroni dott. Eugenio, Segretario degli Aiti. Penzig prof. Ottone. D' Ancona prof. Cesare, Segretario della Sede di Firenze. CuBONi prof. Giuseppe rappr. la Sede di Roma. Seggio della Sede di Roma. Presidente Pirotta prof. Romualdo. Vicepresidente Cuboni prof. Giuseppe. Segretario-Economo Avetta dott. Carlo. Riunione generale pel 1893 dal 1° al 15 Agosto in Perugia. ADUNANZE NELL'ANNO 1893 DELLA Sede di Firenze. Gennaio 8. Febbraio 12. Marzo 12. Aprile 9. Maggio 14. Giugno 11. Ottobre 8. Novembre 12. Decembre 10. DELLA Sede di Roma. Gennaio 5. Febbraio 2. Marzo 2. Aprile 6. Maggio 4. Giugno 1. Ottobre 5. Novembre 2. Decembre 7. I Soci devono versare la Tassa d' ammissiona e la Quota annua nelle mani del Sig. Antonio Biondi, via dei Serragli, 115, Firenze. La, corrispondenza relativa al Bullettino dev'essere diretta al Segre- tario del Bullettino, conte Ugolino Martelli, Museo di Storia natu- rale, Firenze. Firenze, Stab. Pellas. — Via Jacopo da Diacceto, 10. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 273 34. Phaseolds vulgaris Savi. — Ibidem. 35. Apios tuberosa Moench. — Lungo la golena del Po a Massa Superiore. 36. Prunds Persica Celak. — Coltivato e subspontaneo qua e là. — fi LAEvis. — Colla specie. 37. Prunus Armeniaca L. — Coltivato. 38. Prunus domestica L. — Coltivato e subspontaneo qua e là. 39. Prunus Cerasus L. — Come sopra. 40. Rosa canina L. — Nelle siepi lungo la strada provinciale da Rovigo a Polesella. 41. Pyrus Cydonia L. — Coltivato e spontaneo in una siepe a Rovigo. 42. Pyrus communis L. — Coltivato in numerose varietà. 43. Pyrus Malus L. — Come il precedente. 44. Semperyivu.m tectorum L. — Sopra i vecchi tetti a Ba- gnòlo di Po e in quel di Massa. 45. CoNiUM maculatum L. — Nelle macerie e ne' luoghi umidi ombrosi a Rovigo, Canda, Lendinara. 4G. Peucedanum sativum B. et H. — Comunissimo nei luoghi erbosi e qualche volta coltivato. 47. Daucus Carota L. — Colla precedente e più estesamente coltivata. 48. Asperula arvensis L. — Fra le messi. 49. Ctalium verum L. — Nei prati e pascoli a Polesella, Rovi- go, Badia. 50. Sambucus Ebulus L. — Ai margini dei fossi, lungo le vie di campagna a Frasinelle e nei distretti di Rovigo, Badia, Massa Superiore. 51. DiPSACus sylvestris Mill. — Lungo i fossi dei distretti di Badia e Rovigo, ma più copioso nelle valli a Bagnolo di Po. 52. Scabiosa arvensis L. — Nei luoghi erbosi dei distretti di Rovigo, Polesella, Lendinara, Badia e Massa. 53. EuPATORiu.M cannabinum L. — Nei fossi e luoghi umidi di tutto il Polesine. 54. Senecio vulgaris L. — Lungo le vie di città e negli orti a Rovigo e Lendinara. 55. Leucanthemum vulgare L. — Nei luoghi erbosi, al mar- gine dei fossi nei distretti di Polesella, Rovigo, Lendi- nara, Badia, Massa. Bull, della Soc. hot. Hai. 18 274 ADUNANZA. DELLA SEDE DI FIRENZE 56. Matricaria Ghamomilla L. — Nei luoghi incolti, lungo le vie anche di città in tutto 1' Alto Polesine. 57. BiDENS tripartita L. — Nei fossi e lungo l'Adigetto. 58. BiDENs BIPINNATA L. — Sul pendio erboso dei fossi a Canda e Fissatola. 59. Xanthidm strumarium L. — Nei campi arenosi, nei luoghi incolti dei distretti di Badia e Rovigo. 60. Tragopogon pratensis L. — Nei prati dei dintorni di Ro- vigo, Badia e a Baruchella. 61. EcBALiuN Elaterium Rich. — Nei luoghi incolti di Ariano. 62. Cucurbita Pepo L. — Coltivata in molte varietà. 63. CucuMis SATivus L. — Come la precedente. 64. CucuMis Melo L. — Come sopra. 65. CucuMis CiTRULLUs L. — Ibidem. 66. EcHiuM YULGARE L. — Lungo le vie di campagna a Rovi- go, al margine dei campi a Polesella. 67. Myosotis palustris With. — Nei luoghi umidi, alle rive dei fossi e dei corsi d' acqua. 68. Veronica officinalis L. — Qua e là nei pascoli a Badia. 69. Phelipaea Muteli Reut. — A Canda in un campo, non ho potuto accertarmi sulle radici di quali piante ; in un giar- dino sulle radici dell' Heliclirìj&mn Hu^nboldtianum e del Coreopsis tinctoria. 70. Lycopus Eoropaeus L. — Nei fossi e in una siepe al prin- cipio della via da Badia a Crocetta. 71. Thymus Serpyllum L. — Lungo 1' argine dell'Adige a Badia. 72. Lamium purpureum L. Dappertutto, nei campi, negli orti e luoghi incolti. 73. Lamium album L. — Lungo il 'declivio dei fossi a Salvaterra e Canda, 74. Lamium maculatum L. — Nelle siepi. 75. Ajuga Chamaepitys Schreb. — Nel cortile d' uno stallaggio a Badia. 76. Polygonum Fagopyrum L, — A Bagnolo di Po, coltivato. 77. Polygonum Convolvulus L, — Nelle siepi di tutto 1' Alto Polesine. 78. Polygonum aviculare L. — Lungo le vie anche di città, nei luoghi incolti, nei prati, dappertutto. 79. Cannabis sativa L. — Estesamente coltivata e subspontanea. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 275 80. Hdmulds Lupulus L. — Nelle siepi. 81. Ulmus campestris L. — Nelle siepi e coltivata. — fi SUBEROSA (Ehrh.). — Colla specie. 82. MoRus ALBA L. Estesamente coltivato. 83. Platands orientalis L. J3 occidentalis L. — Coltivato. 84. Edphorbia Cyparassias L. — Lungo l'argine dell'Adige a Villabona. 85. Mercdrialis annua L. — Nei luoghi coltivati, sulle mace- rie e lungo le vie di città a Rovigo e Lendinara. 86. RiciNUS coMMUNis L. — Coltivato specialmente nei terreni sabbiosi vicini all'Adige. 87. Alnus glutinosa Gaertn. — Nei luoghi umidi, lungo le rive dei fossi. 88. Oryza sativa L. — Coltivata. 89. Zea Mays L. — Coltivato in molte varietà. 90. SoRGHU.M VULGARE Pers. — Coltivata. 91. SoRGHUM SACCiiARATUM Pei^. — Come sopra. 92. Saccharum Ravennae L. — Alle rive dell'Adige qua e là. 93. Avena fatua L. Qua e là fra i seminati sui muri. 94. Avena sativa L. — Coltivato. 95. PoA annua L. — Lungo le vie anche di città, nei campi, negli orti, dappertutto. 96. PoA trivialis L. — Nei prati e luoghi erbosi a Polesella, Rovigo, Lendinara. 97. Briza media L. — Nei prati e pascoli a Badia e Rovigo. 98. Bromus sterilis L. — Nei prati e campi sabbiosi lungo r Adige. 99. Lolium perenne L. — Nei prati e luoghi erbosi di tutto r Alto Polesine. 100. Lolium italicum L. — Col precedente. APPENDICE. Piante naturalizzate negli orti e nei giardini. 1. Ranunculus Asiaticus L. — Oriente, vivace. 2. Delphinium grandiflorum L. — Siberia, vivace. 3. Papaver somniferum L. — Persia, annuo. 4. Eschscholtzia Californica Cham. — California, annua, bis- annuale. 276 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 5. Reseda odorata L. — Egitto, annua. Subspontaneamente- anche su qualche vecchio muro a Rovigo. 6. DiANTHUs SiNENSis L. — China, annuo o bisannuale. 7. LiNDM GRANDiFLORUM Desf. — Algeria, annuo. 8. Oenothera Lamarckiana Ser. — America Settentrionale, bisannuale. 9. Callistephus Sinensis Nees. — China, Giappone, annua. 10. SoLiDAGo Canadensis L. — America Meridionale, vivace. 11. CoREOPSis TiNCTORiA Nutt. — America Settentrionale, anuua e bisannuale. 12. Chrysanthemum Indicum L. — Indie Orientali, China, Giap- pone, vivace. 13. Lagenaria vdlgaris Ser. — Indie, annua. 14. Petunia nygtaginiflora Juss. — America Meridionale, annua. 15. LiNARiA bipartita Willd. — Algeria, annua. 16. GoLLiNsiA BicoLOR Beuth. — California, annua. 17. BoussiNGADLTiA BASELLOIDES Kth. — Quito, vivace. 18. Yucca filamentosa L. — Carolina, Virginia, Aivace. 19. Yucca flaccida Carr. — America Settentrionale, vivace. 20. Gynerium argentum Nees. — Paraguay, vivace. Togliesi l'Adunanza a ore 4 pom. SEDE DI ROMA. Adunanza del 6 aprile 1893. Letto ed approvato il verbale precedente lia la parola il Vice- presidente prof. Cuboni il quale parla di uìia nuova malattia dei li- moni dovuta ad un micromicete. Il Socio prof. Solla ba presentato la continuazione della sua me- moria : CARATTERI PROPRI DELLA FLORA DI VALLOMBROSA. CENNI PRESENTATI DAL DOTTOR R. F. SOLLA. III. — Presenza di alcune specie ordinariamente di stazioni elevate. Nella flora della regione che ho preso ad illustrare s' incon- trano parecchie specie, in parte spontanee, in parte coltivate' che fanno anche qua e là sugli Appennini, ma che da molti ADUNANZA DKLLA SEDE DI ROMA 277 autori vengono considerate come (tipicamente) piante sub-alpine ed anche alpine. Sul valore che si debba dare al concetto di « piante alpine » parmi non sia molta chiarezza nell' interpreta- zione di diversi autori; ma non intendo di discutere tale que- stione. Nel riassunto delle poche specie che qui presento seguo un corso d'idee diverso; quello cioè di poter indicare i limiti di altitudine ai quali arrivano, nella flora di Vallombrosa, singole specie di piante caratteristiche del settentrione o generalmente di stazioni elevate, e di dimostrare soprattutto il livello infe- riore della loro estensione nella nostra regione, in confronto — per quanto mi fu possibile di raccogliere nelle opere di bota- nica geografica — con altre località del nostro paese. Fra le specie in considerazione si trovano coltivati, nel territorio di Vallom- brosa: il pino comune, l'abete rosso, il larice, piante caratteri- stiche della catena delle Alpi; ma non per questo si meritano il termine di « piante alpine », come non lo sono le altre spe- cie, più sotto enumerate, molte delle quali sono riportate dagli autori assolutamente come « alpine. » ^ Neil' indicare il limite del loro estendersi io mi dichiaro partigiano dell'opinione che que- ste piante altre volte arrivavano molto più in basso che non attualmente, e andarono scomparendo nelle regioni inferiori ri- manendo conservate (o fors' anche ritirandosi) in quelle supe- riori, mano mano che la coltura agraria andava acquistando sempre più terreno: come farebbero fede, non solo alcune delle specie da me riportate, ma molte altre che si trovano d'ordi- nario in regioni elevate e si riscontrano pur anche nel piano. Le citazioni bibliografiche si riferiscono a' lavori ricordati nella mia precedente comunicazione. Aconiium Lycoctonum L. — Prati della Secchieta verso 1*400 m. — Car. (Pr., pag. 19) lo dà: perle Alpi Apuane 1809-2049 m., Boscolungo circa 1300 m., Falterona 1649 m., Valle Tiberina, Boccheggiano 671 m., Prata 621 m. (in Maremma). — Per tutta la regione del faggio in Toscana (Car., Suppl., II, 5). — Monti di Boglelio [sparso per ogni dove, Bergam., Gita], Lesime, Penice (Noce, et Balb.). — Monti del Lazio fino circa 1000 m., ecc. ' Cfr. anclie Ascherson in: Leuxis-Fraxk, Synopsis der Dotan., voi. I. 278 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA (Com., IV, 167). — Regione subalpina del M. Generoso da' 1000 m, in su (Penz.). — Nella regione montana del M. Baldo verso- rOrtigara 700-1450 m. e nella valle dell' Artillon fra 1300- 1500 m. (Poli., Viag.). — Abruzzo, valle di Rio Torto sopra Bar- rea. — Majella (Ten. et Guss., Rapp.). Regione del faggio sul Sirente 1300-1600 ra. (Grov.). Cardamine Chelidonia L. — Nell'abetina verso la Secchieta, fra 1000 e 1200 m, — Car. (Pr., pag. 34) ricorda questa specie del « Masso del Saltino », dove non l'ho però mai veduta e dove le condizioni attuali sarebbero tutt' altro che favorevoli al suo sviluppo. — L'Autore la indica: « dei boschi d'abeti e faggi in montagna », ma fra altre località elevate cita pure Pereta in Maremma a circa 300 m. — Picinisco, Valle del Gannito ed al Morrone (Ten. et Guss.). C. impatiens L. — Nell'abetina al margine del bosco fra 900 e 970 ra. — Car. (Pr., pag. 32) la dà principalmente della regione de' monti, donde scende in quella del castagno; cosi fino a Sar- zana al Convento de' Francescani, a' Bagni di Lucca e, dubita- tivamente, dei dintorni di Siena 314 m.; nel Suppl. dice che scende anche nella regione dell'ulivo (I, 8); ed a Firenze alle Cascine (II, 6). — Bergamo: nelle selve e pascoli umidi da 100-1800 m. (Rota). — Bosco del Rotone presso Pavia, prati di Molendino ecc. (Noce, et Balb.). — Sotto i faggi circa 700-1000 m. sul M. Generoso (Penz.). — Valle dell' Artillon sul M. Baldo 1300-1500 m. (Poli., Viag.). — Picinisco, Valle del Gannito, Valle di Rio Torto sopra Borrea; Boschi della Pizzola e di Mon- tenero (Ten. et Guss.). Dianthus monspessulanus L. — Al Masso del Diavolo; dal Saltino alla Bocca del Lupo fino a 1000 m. circa. — Neil' Italia superiore trovasi anche nella regione de' colli; cosi: nelle Giu- dicarle fra 500-700 m. alle falde del Baldo, ecc.; in Liguria nella parte più elevata dei monti; nell'Italia media ed inferiore sui monti soltanto (Pari., FI. ital., IX, 276). — Bergamo : pascoli sassosi de' monti più alti 2550 m. (Rota). — Regione de' colli e de' monti della Valtellina e del Comasco fra' 500-1000 m. (Anzi). — Prati del M. Generoso (Com., Ili, 148). — Sotto la Rocca d'Anfo sulla riviera occidentale del Lago d' Idro 378 m. (Ces. Not., pag. 275). — Prati subalpini e rocce a S. 0. in cima del M. Generoso 1000-1728 m. (Penz.). — Alpi Apuane: Pizzo d'Uc- ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 279 cello 1875 m., Giovo, Sagro 1809 m. verso N. (Bert., Amoen., p. 364). — Regione superiore de' boschi nel Napoletano 400-600 t. (Ten., Geogr., pag. 64). — Regione del faggio 1300-1600 m. sul Sirente (D. marsicus Ten.; Grov.). Alcheììiilla vulgaris L. — Sparsa per la regione dell'abete e del faggio da 950 fino a' 1300 m. — Car. (Pr., pag. 220) indica molte località elevate per questa specie. — Pascoli alpini sul Cramont fino al limite superiore del larice 2070 m. (Pari., Viag.); presso l'Ospizio del Gran S. Bernardo sopra 2300 m. (ivi). — Nel Comasco: « frequens etiam in alpinis » da' 2200 m. in su (Anzi); secondo Comolli, dalla regione del faggio a quella del mugo circa da 500-1500 m. — Monti di Boglelio fino in vetta (Noce, et Balb. ; Bergam., Gita). — Prati nella regione della vite ecc. sul M. Generoso (Penz.). — Regione de' faggi e delle Conifere sul M. Baldo verso l' Ortigara fra 700 e 1450 m. (Poli., Viag.). — Venezia: rara, nella parte meridionale del bo- sco dei Nordi (Nacc, T, 120). — Alpi Apuane: alla Tambura 1013 m. e al Sagro 1809 m. (Bert. Amoen., pag. 339). — Monte Frosolone; Meta della Stella a 2110-2300 m. (Princip. Citer.; Ten. et Guss.). — Regione nemorosa 700-1300 m. sul Sirente (Grov.). Saxifraga rotundìfolia L. — Nella regione dell'abete principal- mente da 900 a 1100 m. — Car. (Pr., pag. 263) dà questa specie di regioni in montagna. — Bergamo: nei boschi umidi da 300-2000 m. (Rota). — Regione de' faggi e conifere sul M. Baldo fino all' Ortigara fra 700 e 1450 m. (Poli., Viag.). — Alle sorgenti del Frigido sul Sagro (Alpi Apuane; Bert., Amoen., pag. 361). — Regione superiore dei boschi 400-600 t. nel Napoletano (Ten., Geogr.). — Zona estrema superiore e vallette inferiori del Ve- suvio (Pasq.). — Nelle rupi de' boschi di Montenero (Ten. et Guss.). — Dalla regione del faggio verso la cima 1600-2300 m. circa del Sirente (Grov.). Chrysospleniicm alternifoUwn L. — Per la strada al Lago, sotto gli abeti; in media a 950 m. — Nel Comasco fino al li- mite superiore degli alberi 2200 m. (Anzi). — Presso Como 200 m., Lugano, ecc. (Com., Ili, 89). — Pascoli e dirupi di Noveza sul M. Baldo 1500 m. (Poli., Viag.). Sempervivuni monianwn L. — Fra' greppi del Paradisino a circa 1000 m. — Car. (Pr., pag. 256) indica le « più alte cime 280 ADUKANZA DELLA SEDE DI ROMA dei monti », per questa specie e la considera (Statistica botanica, pag. 318) come propria della regione alpestre. — Pari. (FI. ital., IX, 27) lo indica « sulle rupi nei pascoli sassosi dei monti », cita numerose località delle Alpi con elevatezze di 2000 m, sul Tonale e 2600-2800 m. giogo dello Stelvio; al Gran S. Ber- nardo in media a 2470 m. Inoltre sull'Appennino: a M. Orsaio in cima 1848 m., Alpi di Mommio, Rondinaio 1900 m., Corno alle Scale in cima 1939 m., al Sagro 1809 m., alla Tambura 1613 m. ; sul monte S. Vicino (Marche), ecc. — Al Montanvert a 1915 m, ed al Jardin 2778 m. ed oltre sul Monte Bianco; presso l'Ospizio del Gran S. Bernardo a 2350 m. ed oltre. (Pari, Viag.). — Ne' monti di Bormio superiormente a' 1800 m, (Anzi). — M. di Cadeno 2422 m. ; Resegone 1892 m. (Com. Ili, 256). — A Nord sul Sagro 1809 m. nelle Alpi Apuane (Bert., Amoeo., pag. 370). Valeriana tripieris L. — Neil' abetina sotto il Paradisino 960-1000 m. — Car. (Pr., pag. 322) dà tutte località elevate. — « Nei luoghi selvatici delle Alpi e dell'Appennino » ; nei monti del Bergamasco fra 300 e 1800 m. ; sullo Stelvio fino a 1700 m,; sul Cenisio sino a 2000 m. (Pari., FI. ital., VII, 145). — Bergamo: rupi de' monti elevati sino a' colli a settentrione, da 300 a 1800 m. (Rota). — Nei boschi di M. Boglelio sopra Varzi (Noce, et Balb.), nella regione del faggio (Bergara., Gita). — Monti di Como 1300-1700 m. (Com,, I, 38). — Regione degli arbusti al di sopra di 1000 m. sul M. Generoso (Penz.). — Sul M. Baldo ne' boschi all' Ortigara e sui pascoli e dirupi di Noveza fra i 700 e 1500 m. (Poli., Viag.). — Avellino: per le rupi di Montevergine 1700 m. al Santuario (Bacc). — Al Morrone (Ten. et Guss.). — Regione del faggio 1300-1600 m. sul Sirente (Grov.j. Senecio nemorensìs L. — Sul margine dell' abetina special- mente verso Acquabella 950 m. — Regione del faggio fino a 1000 m. sul M. Generoso (Penz.). — Regione nemorosa 700-1300 m. sul Sirente (Grov.). Gnaphalium silvaticum L. — Da 930 m. fino su' prati in Sec- chieta circa 1400. — Car. (Pr., pag. 361) dice che scende an- che nella regione del castagno. — Pascoli alpini sul Cramont a 2251 m.; da Montanvert sul M. Bianco verso i ghiacciai a circa 2000 m. e oltre; presso all'Ospizio del Gran S. Bernardo fra 2350 e 2520 m. (Pari., Viag.). - Regione del faggio 1300-1600 m. sul Sirente (Grov.). ADUNANZA DKLLA SEDE DI ROMA 281 G. uliginosum L. —Nella regione dell'abete intorno all'Isti- tuto fra 900 e 1000 m. — Car. (Pr., pag. 300) lo indica di loca- lità più basse; non cita Vallombrosa. — Nel bosco di Cadarò presso Miradolo ecc. (Noce, e Balb.). — Piano di cinque miglia a circa 1300 m. ; alle Sile in Calabria (Ten. et Guss.). Aniennaria dioica Grtn. — Prati di Secchieta a circa 1250 m. — Nelle parti più alte dei monti in Toscana (Car., Pr., pag. 361). — Bergamo, selve da' colli alle prealpi da 300-1900 ra. (Rota). — Pascoli alpini del Cramont a 2251 m.; sul Col du Géant al li- mite superiore degli abeti e del larice 1963 m.; al Jardin sul M. Bianco 2778 m. ed oltre (Pari., Viag.). — Pascoli di M. Bru- sato (Noce, et Balb.); in vetta al Lesime (Bergam., Gita). — Prati subalpini sul M. Generoso, Pizzo di Gino, S. Primo 1705 m., (Com., VI, 160). — Prati e campi della Ferrara sul M. Baldo fra 800 e 1000 m. (Poli., Viagg.). — Sul Sagro 1809 m., nelle Alp. Ap. (Bert., Amoen., pag. 406j. — Regione glaciale al di sopra di 1500 ra. nel Napoletano (Ten., Geogr., pag. 71). Adenostyles viridis Cass. — Sul corso del Vicano nella re- gione dell' abete, assai raro in quella del faggio; da 1000-1200 m. — Di località più basse: nel M. Senario 838 m.; nell'Appennino aretino (Car., Pr., pag. 329). — Bergamo: pascoli di monti e prealpi, da 400-2000 m, (Rota). — Regione superiore a 1000 m. sul M. Generoso (Penz.). — Regione del faggio 1300-1600 m. sul Sirente (Grov.). Petasites ofCtcinalis Mch. — Intorno alla vasca della Sega circa 930 m. nella regione dell'abete. — Car. (Pr., pag. 330) lo indica delle pianure e delle parti basse de' monti e cita diverse località; non esclusa però Vallombrosa. P. albus Grtn. — Lungo i corsi d' acqua verso il Paradisino fra 950 e 1000 m. — Ne' monti di media altezza a Como (Com., VI, pag. 215). Carlina acaulis L. var. caulescens. — Nelle parti più sco- perte della regione: Saltino, S. Miniato in Alpe, ecc., e da circa 900 m. fino in vetta alla Secchieta 1400 m. — Car. (Pr., 373), dalle parti più alte dei monti fino alle loro radici; cosi nel Sar- zanese ecc. — Monti di Lesime, S. Bonetto (Noe. et Balb.); sulle falde del Boglelio, nella regione del castagno (Bergam., Gita). — Bertoloni indica la specie del Genovesato, alla Guardia e nei monti sopra l'Acqua Santa (Amoen., pag. 190); la var., di luo- 282 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA ghi più bassi. — Prati secchi delle colline dei monti di Como e nella Valtellina (Com., VI, pag. 143). — Regione del faggio fino a 1000 m. sul M. Generoso (Penz.). — Dalla regione del castagno a quella del faggio e delle conifere fino a 1450 m. sul M. Baldo tanto la sp. tip. che la var. (Poli., Viagg.). — Sui pascoli del Carmine 1260 m. (Guss. et Ten.). — Li Pizzi nel- r Abruzzo citer. (Ten., Index). Cirsìum Eriophormn Scp. — Nelle parti scoperte al Salti- no, verso Bocca del Lupo, da 920-1000 m. — Scende fin anche alle radici de' monti in Toscana (Car., Pr., pag. 368). — Ber- gamo, Resegone, Oresolana, Pascolo de' Tedeschi, da 300-2200 m. (Rota). — Siti aridi montuosi e di collina nel Comasco (Com., VI, pag. 125). Phyieuma Halleri Ali. — (Con fiori bianco-giallognoli). Sui prati intorno all' Istituto. — « Non scende più in basso della regione del faggio e dell' abeto » (Car., Pr., pag. 421). — Alpi Lombarde fra 1600-1700 m., ecc. (Pari., Fi. ital., VIII, 60). — Bormio, su' prati elevati di M. Palanzo, M. Bisbino 1346 m., Corni di Canzo 1370 m., ecc. (Anzi). — Prati del M. Gene- roso 1728 m. (Com., I, pag. 286). — Ne' prati alpini della Frat- tetta Alpi Apuane (Beri, Mant., pag. 11). Ph. Michelii Ali. — Con la specie precedente. — Secondo Car. (Pr., pag. 420) scende fino alle radici dei monti in To- scana. — Neil' Alta e Media Italia, nei prati e boschi montani, come anche alle radici dei monti ; al Tonale, sino a 2600 m. ; nelle valli Valdesi fra 300 e 1500 m. (Pari, FI. ital.. Vili, pag. 55). — Como e Valtellina ne' prati subalpini fra 1500 e 2000 m, (Anzi). — Ne' prati, ne' luoghi ombrosi fino all' erta di M. Lesime (Bergam., Gita, Seconda Leti). — Alpi Apuane: radici del M. Bruciana e pr. Fornole (Bert., Amoen.). Vaccinìum Myrtillus L. — Su' prati di Secchieta a circa 1150 m. con esposizione a tramontana. — Di rado scende nella regione del castagno; Marciaso, Stazzeraa, tra Levigliani e Re- tignano, ecc. (Car., Pr., pag. 427). — « Nei pascoli e nei bo- schi dei monti della Penisola » ; sul Ritten (Bolzano) fino circa 1400 m. ; sul M. Gerle (Bresciano) fra 1400 e 1500 m.; sopra S. Colombano a 950-1000 m.; sopra Colilo a 900-1000 m.; nel Bergamasco da' 300-2000 m.; S. Bernardo fino a 2200 m.; M. Stella (Bagni di Valdieri) 1200 m.; nelle Alpi Apuane e nel- ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 283 l'Appennino tosco-emiliano « dove occupa le regioni alpestri e montane e scende ancora nella submontana »; nell'Appennino piceno-abbruzzese (Pari., FI. ital., Vili, pag. 730). — Boschi dei colli alle prealpi nel Bergamasco da 300-2000 m. (Rota). — Nei boschi di abeti e larici sul Col du Géant fino a circa 1900 m., (Pari., Viag.). — Ne' boschi dei monti Boglelio e Lesime fino in vetta (Noe. et Balb. ; Bergam., Gita). — Regione subalpina super, a' 1000 m. sul M. Generoso (Penz.). — Dirupi del sen- tiero di Ventrar, e nelle valli dell' Ossa, di S. Zeno ecc. fra 1700 e 2200 ra. sul M. Baldo (Poli., Viag.). — Regione supe- riore de' boschi fra 400-600 t. nel Napoletano (Ten., Geogr., pag. 64). Pirola rotandifolia L. — Sotto gli abeti fra 950 e 1100 m., verso S. 0. — Delle Alpi e dell'Appennino settentrionale; inol- tre della Liguria occidentale sotto a' faggi, e nell'Appennino tosco-emiliano (Pari., FI. ital., Vili, pag. 744). — M. Baldo nelle foreste su' fianchi fino al Pian della Cenere, nella Selva di Malesine, nella valle dell' Artillon fra 1000 e 1500 m. (Poli., Viagg.). P. minor L. — Con la specie precedente. — « Nei boschi di abeti e di faggi in montagna, comune » (Car., Pr., pag. 433). — Nei boschi ombrosi di montagna, per quasi tutta la Peniso- la; a Bormio sopra S. Caterina, a 1900 m.; al Gran S. Ber- nardo a circa 2480 m.; al Lago di Sassalbo a circa 1200 m., ecc. (Pari., FI. ital.. Vili, pag. 746). — Bormio nei boschi subalpini fra' 1500 e 2200 m. (Anzi). — Ne' boschi di Boglelio, di S. Bo- netto ecc. (Noe. et Balb.). Gentiana acaulis L. — Su* prati di Secchieta fra 1110 e 1400 m. — Car. (Pr., pag. 453) dà la specie di località tutte ele- vate. — « Nei prati e nei pascoli delle Alpi e degli Appenni- ni »; in vai Trompia fra 1800-1900 m.; sullo Stelvio a 2600 e 2800 m.; sul Cramont a 2423 m.; al Col delle Cerose a circa 1900-2200 m.; versante marittimo del Col di Tenda (s. Montone) a 1100-1200 m.; sulla Maiella a 2400 m. (Pari., FI. ital., VI, pag. 759). — Bergamo: pascoli de' colli alle prealpi da 300 a 2000 m. (Rota). — Abbondanti sul M. Boglelio fino in vetta (Noce, et Balb.; Bergam., Gita). — Monti di Como, Pizzo di Gino 2272 m., Legnone 2834 m. (Com., II, pag. 8). — Sui prati e campi della Ferrara e ne' boschi fino ali' Ortigara M. Baldo, 284' ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA fra 800-1450 m. (Poli., Viagg.)- — Ne' pascoli montani del Sa- gro a S. e 0., e della Tambura (Bert., Amoen., pag. 346). — Regione de' prati su' monti 600-800 t e regione superiore al- pina 900-1000 t. nel Napoletano (Ten., Geogr., pag. 68). — Sul Gran Sasso ad Arapietra 2000 m., Campo Pericoli, ecc. (Cru- gnola: Le Genziane del Gran Sasso, Teramo, 1889, pag. 16). — Picinisco, da 1500-2110 m. nella Valle del Gannito; M. Froso- lone (Ten. et Guss.). — Verso la cima 2000-2349 m. del Sirente (Grov.). — Cima di Fara, nell'Abruzzo citeriore (Ten., Index). Abies pedinata DC. — Si estende a bosco da 850-1100 m. circa, per lunga coltura. Da' semi caduti nascono, tutti gli an- ni, numerosissime piantine spontanee. — Alpi Apuane, Alpi di Moramio, M. Senario 838 m., Camaldoli e la Verna in Casen- tino, sul M. Amiata in più punti (Car., Pr., pag. 588). — Ho ve- duto singoli esemplari anche a Scansano 490 m., a S. Mez- zano in Valdarno, a Migliarino. — In Borzi, Fior. for. it., si legge (pag. 18) il seguente prospetto : M. Baldo limite superiore 1426 m.; S. Gottardo 1478 m.; Appennino ligure verso N., da 325-1364 m., verso S. da 649.5-1787 m.; Appennino pistoiese, in media, da 1050-1520 m.; Appennino casentinese, in media, da 750-1480 m.; M. Pollino, limite superiore, 1787 m.; Madonie, 1948 m. — Bergamo: da 300-1800 m. (Rota). — Limite supe- rióre sul M. Maggiore (Lombardia) verso Val d'Adige a 1426 m. (Ces., Not.). — Raro nella zona montana elevata e nella subal- pina del Veronese (Goir., Prodr., XIV, pag. 90). — Boschi mon- tani, oltre la regione del faggio, in Valle Sassina e Cavargna e quasi in tutte le Alpi della Valtellina (Com., VII, pag, 161). — Regione superiore dei boschi fra 400 e 600 t. nel Napoletano (Ten., Geogr., pag. 64). — Fra Avigliano e Potenza a circa 960 m. (Guss. et Ten.). — Pochi esemplari fra 1100 e 1400 ra. sulle Nebrodi, che non fruttificano (Strobl). Coeloglossum viride Htn. — Su* prati del Vignale nella re- gione del castagno, a 900 e 850 m. circa. — Car. (Pr., pag. 596) lo dà delle parti alte de' monti, inoltre al M. Senario 838 m., M. Morello 913 m. — Dalla Secchieta, citata da Caruel, sembra scomparso ; io non lo vidi mai lassù. — Si spinge sino a 2700 e 3000 m. sulle Alpi e sugli Appennini ma discende talvolta sino a' colli nelle parti settentrionali della Penisola (Pari., FI. ital., III, 708). — Bergamo: prati umidi de' monti e prealpi, da 800 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 285 a 2000 m. (Rota). — Al Lago di Cambal sul M. Bianco, a 1945 m. (Pari., Viag.)- — Como: su' prati e pascoli delle Alpi e l'realpi (Anzi). — Su' prati dei monti Penice, Lesime, Boglelio (Noe. et Balb.). — Pascoli alpini e subalpini di Valle Cavargna e Valle Sassina; sul Braulio 2980 m. (Com., VI, pag. 3G6). — Verone- se: « nei luoghi erbosi della regione alpina e subalpina scen- dendo dalle creste più elevate dei monti al di sotto dei 1200 m. » (Goir., Prodr., XV, 28). — Praterie della Pizzola e del Vulture, al Pizzuto di Melfi (Guss. et Ten.). Erythronium Denfi-canis L. — Discesa del Saltino, fra* greppi a 800 e 750 m. — Carnei cita poche località di scarsa o media elevatezza, anche di Maremma : Massa Marittima 425 m., Prata 621 m., ecc. (Pr., pag. 627). — Boschi della Lomellina (Noe. et Balb.). — Veronese : dalla regione montana alla subalpina, raro sui colli ; oscilla fra 100 e 1800 m. la sua area di vegeta- zione (Goir., Prodr., XVI, pag. 121). — Dirupi del sentiero di Ventrar sul M. Baldo, a 1700 m. (Poli., Viagg.). — Alpi Apuane, sul M. Rotondo (Bert., Mani, pag. 24). Trascuro la PayHs qnadynfoUa L., perchè pianta poco meno che scomparsa dalla tlora di Vallombrosa. Veratrum album L. — Rarissimo in vetta alla Secchieta. — « Nei prati delle parti più alte dei monti » in Toscana (Car., Pr., pag. 646). — Sale fino a circa 1450 e 2000 m. (Pari., FI., ital.. Ili, pag. 205). — Bergamo: pascoli prealpini (Rota). — Re- gione del faggio sul M. Boglelio (Bergam., Gita). — Rarissimo nel Veronese M. Baldo e monti Lessini; fino a circa 2000 m. dov' è più frequente la var. j3 Lol)elianuni Poli. (Goir., Prodr., XVII, 25). — Prati della regione subalpina sul M. Generoso 1000-1782 m. (Penz.). — Viscurri sotto M. Meta; praterie di Montenero a circa 1600 m. (Ten. et Guss.). Il Socio sig. Cliiovenda presenta qiiiudi la nota seguente : DI UNA NUOVA VIOLA DEL GRUPPO DELLE SUAVES. PER E. CHIOVENDA. In una gita fatta il 5 marzo prossimo passato nella valle an- ticamente detta della Cremerà ed oggi Marrano della Valchetta ebbi occasione di fare abbondante raccolta di una specie di Viola 286 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA fragrantissima e dai fiori assai grandi e coloriti di un violetto purissimo assai intenso, nelle siepi ed ai piedi dei muricciuoli vecchi ai margini dei boschetti. Li per lì mi pareva di avere raccolta la V. odorata L., ma fui subito avvisato trattarsi di ben altra cosa dagli stoloni che, quantunque certissimamente del- l'annata in corso, portavano tuttavia 1-4 fiori belli, grandi e odorosi, precisamente come se fossero stati portati dalla pianta madre direttamente: carattere questo che, ognuno sa, manca as- solutamente alla V. odorala L., poiché non solo in tutti i nu- merosi esemplari che mi fu dato di raccogliere specialmente nelle valli subalpine del Piemonte ed anche qui presso Roma nella Villa Borghese, vidi sempre che gli stoloni dell'anno in corso non portano fiori, ma anche tutti gli autori lo affermano comin- ciando dal Besser, che primo si servi di questo carattere per separare la sua V. alba dalla T". odorata. Di poi la pianta da me raccolta possiede un altro carattere che bene la distingue dalla F. odorata, l'avere cioè le stipole frangiate colle frangie cigliate. Per tutti e due questi caratteri piuttosto che alla V. odorata si avvicina alle specie di F. aWa Besser, suavis M. S., Austrìaca Kerner e Beraudii Bor.: specie che, servendomi dei caratteri sovraccennati, riunisco in gruppo che dico : Suaves. La nostra pianta differisce dalla F. alba : per gli stoloni epi- gei lunghi 10-15 cent, e gli ipogei lunghissimi ; per i picciuoli delle foglie fiorali giovani muniti di peli reflessi non orizzon- talmente patenti ; per le lamine fogliari di color verde pallido di forma tra 1' ovale e la rotonda; per i fiori più grandi, più odo- rosi di color violetto-anilina intenso anche alla fauce ; per i pe- duncoli colle bratteole più piccole e sempre strettamente appres- sati al peduncolo stesso ; per le stipole ovato-triangolari lunghe due volte la loro larghezza. Dalle altre tre specie differisce : per le stipole ovato-triango- lari lunghe due volte la loro larghezza, munite di frangie lun- ghe al massimo la metà della loro lunghezza, e per i fiori di color violetto-anilino intenso anche alla fauce. Dalla Austriaca e Beraudii poi differisce per le lamine di forma ovato-roton- data, ottusissime all' apice. * * Specie di questo gruppo sono già note per l' Italia superiore. Infatti a riguardo della V. suavis Ces. Pas. Gib., Comp., 806, nel- ADUNANZA DELLA SEDK DI KOMA 287 Questa forma non è la^ prima volta che fu raccolta nella pro- vincia romana e, come si vedrà più sotto, da parecchi altri fu raccolta ma registrata come V. odorata. Ed anche fuori di que- sta provincia fu trovata, per cui sembra essere molto diffusa neir Italia meridionale. Certo è che nei dintorni di Roma è as- sai abbondante, mentre la vera V. odorata é rara. Avendo raccolto le piante in discussione in compagnia del- l'egregio prof. R. Pirotta, direttore di questo R. istituto bota- nico, a Lui la dedico: Viola Pirottae Chiov. V. acaulis stolonibus 10-15 cm. longis annotinis : stipulis ovatis subtriangularibus longitudine latitudinem duplo excedente, frangis stipulae dimidiam latitudinem aequantibus. Floribus colore violaceo pulcherrimo intensoque, umbilico vix palli- diori numquam albo nec albescente ; petalo inferiori subin- tegro lateralibus aequilongo et aequilato: capsula pubescente. V. odorata Auct. It. med. et merid. p. p. V. umdrosa Cesat.! in Herb. nom. alt. Jlàbitat. — Italia media et raeridionalis. Prov. dì Roma. — Roma (Mauri !, sub V. odorata) ; Villa Pam- fili, IV, 1811 (Sunguinetti !, sub V. odorata); presso Campagna- no, 4, IV, 1887 (A. Pelosi!, sub V. odor.)', M. Fogliettoso, 27, VII, 1890 (A. Terracciano, sub V. odor.); boschi della valle della Cremerà, 5, III, 1893 (Ech. !) ; Boschi lungo il fosso dell' Osa tra Lunghezza e l'Osteria, 14, HI, 1893 (Ech.!). Prov. di Napoli. — Isola d' Ischia: Valli di S. Rocco e di Ca- samicciola, 1867 (Pedicino, sub V. odor.); presso Sottocavo vi- cino a Napoli, 8, IV, 1877 (Cesati con Giordano e Della Valle,! sub V. uinbrosa). Prov. di Perugia. — Nei campi lungo le strade presso Gub- bio, 27, III, 1892 (Ricca!). Prov. di Potenza. — Dintorni di Melfi, 1, IV, 1883 (Poli, sub V. odor.). V erbario Cesati si conservano due esemplari uno di Craveri presso Susa = V. Beraudii Bor. e una di Adrara presso Bergamo (Rota! En. piani, prov. di Bergamo, pag. 24) = V. austrìaca Kern. 288 ADUNANZA BELLA SEDE DI FIRENZE Il prof. R. Pirotta presenta quindi: Una pianta nuova per la flora romana. Si tratta delV Aìnbrosiìiia Bassii (L.). Questa piccola ed in- teressante Aroidea monotipica è stata sino ad ora, oltreché in Al- geria, riscontrata soltanto nelle isole di Sicilia, Sardegna e Corsica e sulle coste della Calabria. Ora nel 1874 il sig. Clerici, che rac- coglieva piante per conto dell' Orto Botanico di Roma, portava al compianto prof. De Notaris quattro esemplari di una piantina rac- colta nell' aprile nei dintorni di Terracina. Il De Notaris, proba- bilmente per non avere avuto materiali di confronto, segnava sul relativo cartellino: Ambrosinia f f . Però, quantunque dei quattro esemplari tre fossero senza fiore e solo il quarto ne portasse uno già da tempo sfiorito, i caratteri delle diverse parti della pianta sono cosi netti e facili a riscontrarsi, che non corre il più piccolo dub- bio sulla sua identità. — L' Ambrosinia Bassii dunque, come altre piante interessanti insulari anteriormente trovate sul littorale ro- mano, deve essere ascritta nel dominio della flora del Lazio. Esaurite le comunicazioni è levata la seduta. SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 9 aprile 1893, Il Presidente apre 1' Adunanza dando lettura della lettera inviata a S. E. il Ministro della Pubblica Istruzione, riguardante i Profes- sori incaricati di Scienze Naturali dei Licei non uniti ai Ginnasi go- vernativi. Essa lettera è del tenore seguente : Firenze, a di 13 marzo 1893. La Società Botanica Italiana ha creduto suo dovere prendere in esame la disposizione stabilita dalla legge 25 febbraio 1892, in virtù della quale nei Licei non uniti a Ginnasio governativo, 1' insegna- mento delle Scienze Naturali viene affidato ad un incaricato con 1' annuo stipendio di lire seicento (inferiore a quello di un semplice custode), con le stesse ore settimanali di un professore titolare, e si è trovata nella necessità di riconoscere tale disposizione come ben poco corrispondente al decoro delle nostre scienze ed all' inte- resse dell' insegnamento. Essa pertanto, essendo pure a cognizione della risposta favorevole data dall' E. V. 111.""» all' On. Ottavi, nel- 1' adunanza tenuta ieri nella sua sede di Firenze, a voti unanimi incaricava il sottoscritto di porgere alla Medesima le sue più vive preghiere affinchè tale disposizione sia remossa o modificata nel modo che sarà giudicato più adatto e più conveniente. Coi sensi del più distinto ossequio. Il Presidente A Sua Eccellenza G. Arcangeli. il Ministro della Pubblica Istruzióne^ Boma. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 289 Ha la parola 1' Archivista Baugagli por annunziare i doni perve- nuti alla Società durante il mese : Da P. Severino : Severino. Prospetto botanico-didattico ad uso delle scuole primarie e secondarie. Dal prof. Hans Moliseli: Hans 3/b/esc/<. Mittheilungen des Natur- wissenschaftlichen Vereines tur Steiermark. Jahrgang 1891. Da C. Grilli : Michele Lessana. I Naturalisti italiani. (Secondo mi- gliaio). — Darwin E. Gli amori delle piante. (Poema). Traduzione di Giovanni Gherardini. Dalla Direzione del Botanic Garden of the Imperiai University di Tokio — A catalogne of Plants in the Bot. Garden. A list of seeds collected in 1892-93. Da N. Passerini : Passerini. Sopra una materia colorante rossa atta alla tintura dei tessuti che può estrarsi dalle foglie della co- mune « Saggina. » Da J. Barbosa Rodrigues : Barbosa Eodriqiies. Plantas novas cul- tivadas no jardim botanico do Rio de Janeiro, 1891. Dal dott. E. Baroni : Baroni E. Sulla struttura delle glandolo fiorali di Pacliira alba Pari. Dal dott. Pichi e Marescalchi : Fichi e Marescalchi. Sulla fermen- tazione del mosto di uva. Dal dott. Pichi P. : Pichi. Contribuzioni allo studio istolpgico ed istochimico delle viti. L' apparecchio albuminoso tannico delle radici. Rivista Agraria, Giornale dell'Associazione di proprietari ed agri- coltori in Napoli, anno III, 1893, nn. 13 e 14. Bollettino agrario veronese, 1893, n. 20. Il Socio Levier presenta esemplari vivi del Narcissus aJbulus Lev. mandatigli dal prof. Pio Bolzon e raccolti ad Asojo presso Treviso sul dorso d'un poggio lontano dal paese circa un chilometro, in luoghi erbosi, dove, alla distanza di qualche chilometro, non esistono giar- dini. I contadini del vicinato assicurano che da trenta o quarant' anni hanno sempre visto colà quel Narciso, già ivi raccolto dal prof. Bol- zon nel 1889. Esso corrisponde, per la piccolezza dei fiori, la corona bianca, gli stami esserti dal tubo, lo scapo schiacciato ancipite, le foglie più lunghe dello scajjo, al N. albulus, per la prima volta menzionato da Levier tìqW Arcldves Italiennes de Biologie (1884, nu- mero di Aprile) e quindi pubblicato nelle centurie Schulz-Keck. È diventato comune nelle culture e presso le ville di Firenze, dove fiorisce da novembre a marzo, quasi contemporaneamente al Nar- cissus papyraceus Gawl. Sambi'a indubitato a Levier che pure il Nar- ciso di Asolo sia pianta di origine ibrida, i)roveniente da antiche culture; essendo il suo polline in parte abortivo ed il suo perigo- nio spesso anormalmente diviso in otto lacinie. Tale è probabil- mente il caso di diversi altri Narcisi di Firenze e di altre città d' Italia, i quali nelle Flore vengono annoverati tra le specie spon- tanee della penisola. Bull, della Soc. bot. ital. i9 290 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Per non uscire da questo argomanto il Presidente legge una sua nota che ha per titolo : SOPRA VARIE MOSTRUOSITÀ DELL' A JAX ODORUS CAR., E DELLA SUA PROBABILE ORIGINE. PER G. ARCAN- GELI. Le ricerche istituite 1' anno decorso sul Narcissus Pucci- nellii ParL, avendomi indotto a riprendere lo studio del genere Narcissus, mi hanno messo in grado di fare alcune osserva- zioni sopr' altra forma, cioè 1' Ajax odorus Car. In una delle ajuole del nostro giardino botanico si coltiva un buon numero di piante di questa bella forjna, insieme a varie altre congeneri, recate dalla classica località di Pozzuolo nel Lucchese. Tutte queste piante si mostrano in detta ajuola in condizioni corrispondenti alle naturali, essendoché il terreno che la costituisce, non scarso di sa^si e di calcinacci ed assai par- camente concimato, non può certamente dirsi terreno pingue, e tale da determinare nelle piante che vi si coltivano anomalie né mostruosità. Non ostante però tutto ciò, le piante ò.q\V Ajax odorus vi si presentano frequentemente affette da mostruosità nei loro organi di riproduzione, a differenza delle altre che ben di rado ne presentano. In quest' anno infatti ho potuto riscontrare come non pochi fiori di detta pianta si mostrassero col perigonio e la corona fessi lateralmente pel lungo, di maniera che queste parti resul- tavano aperte e in parte spianate e spostate da un lato, come in un fiore zigomorfo. In alcuni fiori inoltre l'ovario aveva su- bito uno sviluppo ineguale, a segno da curvarsi forzatamente, tanto da ridurre il tubo perigoniale parallelo o quasi al peduncolo, e nel lato concavo della curva si osservava una lamina gialla, che dal peduncolo stesso si prolungava lungo l'ovario ed il tubo pe- rigoniale, che era pure compresso e ridotto quasi nastriforme. In un fiore ho riscontrato, alla base dell' ovario, un' appendice di color giallo simile al lembo perigoniale, di figura irregolare e quasi falciforme, fornita alla base di una lacinietta ripiegata pel lungo sulla sua parte inferiore. Questa appendice era quasi ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 291 ad angolo retto con l'ovario, cioè potentissima e della lunghezza di circa 3 centi m. In quattro altri fiori prevaleva il tipo dimero e tetramero al trimero. In uno di questi il lembo perigoniale presentava quattro segmenti, anziché sei; la corona aveva quattro lobi al- ternanti coi detti segmenti: l'audroceo era di quattro stami: il gineceo aveva un ovario con due sole cavità e due stili con- nati in basso, liberi in alto, uno più lungo della lunghezza nor- male ed uno più corto, ciascuno terminato da un solo stimma ottuso uni lobo. In un secondo fiore era pure un perigonio a lembo 4-drifido, una corona a quattro lobi al solito alternati: però l'androceo aveva cinque stami ed il gineceo aveva l'ova- rio a due caselle con un unico stilo della lunghezza ordinaria terminato in stimma bilobo. Un terzo fiore aveva pure un lembo a quattro divisioni, una corona con quattro lobi alternanti, un androceo con cinque stami, ed un gineceo ad una sola placenta laterale con stilo unico a due lobi stimmatici, uno più grande ed uno più piccolo. È però da aggiungere che in questo fiore, circa a metà di lunghezza del tubo perigoniale, si distaccava un' appendice bislunga situata di contro ad uno dei segmenti del perigonio, cui somigliava per la forma, ma un po' più grande, fornita alla base di una parte ristretta a guisa di unghia uguale circa al '/^ della sua lunghezza. Al limite superiore di questa unghia, ove essa si slargava nella lamina, di detta appendice, era una linguetta gialla biloba, larga quanto la base della la- mina, ed in tutto simile per la sua posizione alla linguetta delle Poacee. Un quarto fiore presentava un perigonio a quattro seg- menti, una corona di cinque lobi, uno un po' più piccolo, un androceo con quattro stami, un gineceo con ovario a due ca- selle terminate da uno stilo di lunghezza normale con stimma bilobo. Altre particolarità pure importanti ho potuto rilevare dal- l'esame dei fiori' di questa pianta. L' esame microscopico effettuato sul polline dei fiori di detta pianta mi ha fatto rilevare come i granelli pollinici si presen- tino costantemente atrofici ed inetti alla riproduzione. Essi gra- nelli osservati a microscopi^) si mostrano bislunghi di color giallo e con un solco longitudinale da un lato. Se però si osser- vano immersi nell'acqua, essi si mostrano di forme più o 292 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE meno alterate, col contenuto pure alterato e più o meno ad- densato in piccoli masse o granuli ben differenti dalle granula- zioni del polline, normale. Essi inoltre non vanno soggetti al- l'inturgidimento che subiscono i granuli di polline normalmente evoluti, allorquando vengono immersi nell' acqua, ma si man- tengono quasi della forma loro primitiva. Havvi di più che i tentativi fatti per far germogliare questi granelli, in soluzione di gomma, in soluzione di glucosio ed in soluzione di zucchero di canna, riuscirono tutti infruttuosi, mentre altri granelli presi dal Narcissus Jonquilla, dal N. poeticus, dal N. patulus posti nelle stesse condizioni germogliarono perfettamente. Ben s' in- tende che i tentativi fatti per far germogliare questi granelli fallirono tanto in quelli presi dalle piante coltivate in giardino,, come in quelli delle piante raccolte in aperta campagna a Pezzuole. L'esame effettuato sopra l'apparecchio riproduttore femineo- ha pure condotto a resultati consimili. Gli ovoli contenuti nelle caselle dell' ovario apparentemente si mostravano normalmente sviluppati : però la struttura loro non corrispondeva a quella degli ovoli delle altre specie già riconosciute come feconde. Il sacco embrionarie non presentavasi coi caratteri propri dello sviluppo normale. Esso era spesso assai irregolare, più o meno accresciuto da un lato che dall' altro, e nel suo contenuto non si riscontravano ben definite le sinergidi, l'oosfera e le cellule antipodi, come si riscontrano negli ovoli del A^. Jonquilla giunti a perfetto sviluppo. Tutto quanto é stato esposto dimostra che Ajax oclorus Car., piuttosto che una vera e buona specie, come fu rite- nuto fin qui, sia da ritenersi come forma ibrida. AH' argomento delle frequenti mostruosità che in esso si presentano, ed a quello dello sviluppo anormale degli organi sessuali, credo possa ag- giungersi quello della sterilità. Veramente nell' elenco dei semi che annualmente si pubblica dal nostro Istituto botanico, in tutto il periodo dal 1881 al corrente anno, i semi dell' A. odo- rus figurano due volte cioè nel catalogo del 1888 ed in quello del 1889. In un vecchio catalogo anteriore al 1860 figura r A. odorus fra i bulbi e le radiche e non fra i semi : ciò peraltro non può costituire fondamento per una seria obiezio- ne, non essendo ben dimostrato che i frutti ottenuti in quel- ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 293 l'epoca fossero realmente forniti di semi fecondi, tanto più che in tutti glixaltri anni i suoi semi non figurano affatto nel ca- talogo ed in questi ultimi pure non ne produsse. Figura pure VA. oclorics in un catalogo del 1882 pubblicalo dall'Orto bota- nico della R. Scuola superiore di agricoltura di Portici, ma con la qualifica biclbi, ciò che vuol dire che non se ne avevano di- sponibili che i bulbi; e trovasi pure in altro catalogo del 1880 senza qualifica, probabilmente perchè si trascurò di darla. Tro- vasi inoltre riportato nel catalogo dell' Orto botanico di Coimbra del 1887, come pure in quello di Hamburg del 1892, in ambe- due con la qualifica bulbi, ed è notato altresì in quello di An- gers e di Bordeaux del 1886, ma senza qualifica. Nei casi però in cui la qualifica manca, non è fuor di luogo il ritenere che si trattasse di bulbi anziché di semi, e che sia stato aggiunto all'elenco, come si suol fare spesso per le piante bulbose, per la mania di accrescere il numero delle specie del catalogo, aven- dosi a disposizione i bulbi anziché i semi della pianta. Quali sieno le specie che hanno dato origine a questa forma, e per qual modo d' incrociamento essa si sia originata, non è fa- cile lo stabilire. Considerando che nelle'località di Pozzuolo, ove essa si trova in una discreta quantità, essa vegeta mista al A^. Jonquilla ed al Ajax Pseudonarcissus, si ha ragione di so- spettare che i suoi genitori sieno da ricercarsi in queste due specie, tanto più che la nostra forma si può dire intermedia pei suoi caratteri all' una ed all' altra, che sono le predominanti in quella località. Ed in fatti V Ajax incoinjmrabiUs, che pure vegeta in quella località, e che pure potrebbe ritenersi uno dei progenitori della detta forma, vi figura in quantità assai minore. Riguardo poi alle altre località dell'Italia nostra, delle quali è indicato 1' A. oclorus, cioè M. San Quirico presso Lucca ed Arce- tri presso Firenze, é da osservare che VAjax Pseudonarcissus è pure frequente a San Quirico che poco dista da Pozzuolo ove si trova spontaneo il A''. Jonquilla, come lo è pure nei din- torni di Firenze ove non è dilhcile che si trovi pure V Jonquilla coltivato. Secondo quanto resulta dal Conspectus Florae Europeae del Nymann, l'area di difTusione della nostra forma si estenderebbe al Portogallo, alla Francia meridionale e forse pure alla Spa- gna: mentre quella del Narcissus Jonquilla comprenderebbe la 294 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIREXZK Spagna centrale e meridionale, la Toscana e forse il Portogallo. Stando alla recente pubblicazione del Richter, Plantae Euro- peae, V A. oclorus occuperebbe la Regione Mediterranea occi- dentale ed il A^. Jonquilla il Portogallo e la Spagna. Il Ny- mann poi, riguardo al N. Joyiquilla, aggiunge die forse è da ritenersi veramente spontaneo solo nella Penisola Iberica. Quindi, prescindendo dallo Ajax Pseuclonarcissus, eh' è pianta dell'Europa centrale e meridionale, è ben manifesta una certa corrispondenza fra l' area di diffusione dell' una e dell' altra forma, ciò che sta pure in armonia con la loro presunta pa- rentela. Quanto poi al modo d' incrociamento pel quale la nostra for- ma può esser stata originata, se cioè essa derivi dalla feconda- zione del gineceo dell' Ajax Pszwlonarcissus mediante il pol- line del .V. Jonquilla, oppure dalla fecondazione dell' ovario di questa col polline dell' Ajax, o seppure essa possa derivare tanto dall'uno che dall'altro incrociamento, non saprei che dire. Mi basta solo pel momento avere addotto degli argomenti di non lieve importanza per sostenere che 1'^, odoriis non è da ritenersi come vera <à buona specie, ma solo come una forma ibrida fra due generi prossimi, e probabilmente fra l' Ajax Pseudonarcissus ed il Narcissiis Jonquilla, nella speranza che ulteriori ricerche ed esperimenti possano condurre alla com- pleta soluzione di una tale questione. Il Socio Levier osserva che le conclusioni a cui è giunto il Pre- sidente sono molto plausibili ; in ogni caso 1' unica obiezione che potrebbe farvisi sarebbe quella che la possibilità di tale ibridismo dia argomento a non mantenere separato il genere Ajax da Narcissus. A ciò risponde il Presidente dicendo che appunto per il fatto del- l'ibridismo sia il caso di tenere separati Ajax da Narcissus^ tanto più che si possono anche invocare argomenti biologici, cosi, ad es., la conformazione perigoniale degli Ajax ben differente da quella dei Narcissus, che egli crede stia in relazione con fatti biologici diiFerenti. Il Socio Caruel avuta la parola dice permettersi di rammentare che già nella sua Epitome Florae Europae (a pag. 33) le due Queltiacy cioè Narcissus odorus e N. incomparahilis, vengono considerate quali ibridi fra Alaci e Narcisi. Cita dalla medesima opera i caratteri di- stintivi fra i generi Ajax (a cui va unito Corbularia) e Narcissus, che sono in buon numero ed imjDortanti. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 295 Il Presidente riguardo ad altre specie di Narcissìis aggiunge che nel N. incoinparabìlis il polline è atrofico più della metà, il rima- nente è bene sviluppato ma, posto a germogliare, germoglia scar- samente. Per 1' Ajax Pseudonarcltisus si hanno pure granelli sterili, ma la maggior parte sono ben sviluppati e germogliano perfettamente. Nel Narcissus poeticus q\iasi tutti i granelli pollinici son ben con- formati e capaci di germogliare, e solo approssimativamente 1' 1 per 100 è sterile. Nel N. JonquiUa si verificano riguardo al polline le stesse coudizioni della specie precedente. Per i N. patulus e ]S[. Tazzeita il polline in generale è bene sviluppato ; solo, in alcuni esemplari di quest'ultimo da lui esaminati, ha potuto notare che le antere si aprono difficilmente e il polline quindi rimane impri- gionato dentro di esse. Infine riguardo al N. Puccinellii riferisce che, tanto nei fiori fa- voritigli dal dott. Levier, come in quelli inviatigli dal marchese Cit- tadella di Lucca ed in quelli coltivati nel Giardino botanico di Pisa, ha riscontrato antere con grani di polline piuttosto scarsi e tutti sterili, ma che ciò non ostante non ha mancato di tentarne la fe- condazione artificiale. Coglie anzi questa occasiono per ringi-aziare il dott. Levier di avergli fornito alcuni fiori di questa specie. Il Socio GoiRAN ha ijxire inviato la continuazione delle sue : ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO I MONTI LESSINI VERONESI NOTE DI A. GOIRAN. (Continuazione). Labiatae. 612. Lavandula ofTicinalis Chaix. — Nella Val cV Adige tra la Chiusa e Ceraino in una siepe ; nella Collina veronese presso Acesa sul ciglio di un campo nel Vaio del Borago, e nel M. Larzano : copiosissima al margine di tutti i campi nella Valpantena a Lotrago, M. Gazo, M. Zovo, ecc., ecc. ; nelle Valli di Montorio, Mezzane, Mizzole, ecc. ; nel Castello di Tre- gnago in Vaile d'Illasi, ecc. — Ho indicato tutte queste stazioni di L. olUcinalis, le quali potrebbero dare a credere che questa Lamiacea sia pianta indigena nostra e come tale universalmente diffusa. Cosi non è. Il diligentissimo Segujer non la elenca nelle sue Plantae veronenses, ed appena ne fa menzione nel suo Sap- plemenium^ dichiarando di averla omessa insieme ad altre quae. « Sequjer, pi. ver., Ili (Suppl.), pag. 229-230. 296 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE quia rusticis et inulierculis, vel eliam cuUnis inservhmt, se- runtur; ed oggi ancora, come ai giorni del celebre botanico di Nimes, ospite a Verona per diversi anni di Scipione Maffei, in giugno e luglio vediamo la Lavanda importata dalla collina e copiosissima sul mercato, perchè le massaie grati odoris causa vestibus et linteis intenniscent. Nel Veronese pertanto L. offi- cinalìs è da ritenersi, assolutamente, quale pianta introdotta sin da epoca remotissima ed oggidì fatta quasi selvatica. — Non ho potuto, malgrado tutte le ricerche, trovar traccia di L. latifoììa, della quale se ne conservano esemplari neW Erbario di Abramo Massalongo : la scheda, però, dice che si tratta di pianta colti- vata a Velo Veronese. — Si coltivano le varie forme di Ocy- Tiium Basilicum L. ; però non mi è mai capitato trovare un solo esemplare sfuggito alla coltivazione. 613. Mentila viridis L. — Frequentemente coltivata negli or- ticelli adiacenti alle abitazioni rusticane, s' incontra sporadica qua e là : in Campomarzo di Verona, nella Val d'Adige a Peri, nella Valpantena a Sprezin di Grezzana e più in alto alla Tenda di Orti al piede del M. S. Viola (m. 700). Forse a questa forma è da riferirsi la pianta di Segujer, Mentila lior- tensis verticillata Ocymi odore, indicata presso il Tinasso (me- tri 1000) ed alla Masua di Ceì'^na (m. 923) nell'alta Valpolicella} Mi conforta nel sospetto il fatto, che il Segujer atferma che la sua pianta a rusticis colitur, qui eam Sesembro vocant: Sesembro, 0 Sosembro, o Susembro chiamano i contadini veronesi M. vi- ridis -e M. sylvestris. •Sono volgatissime : M. rotundifolia L, la quale dal piano si avanza nelle vallate (Illasi, Tregnago, ecc.); M. sylvestris L. con le sue varietà sino ad altitudini considerevoli; M. aqua- tica L.; M. arvensis L.; M. saliva L.; M. Pulegiwn L. Di quest' ultima nei pressi di Verona ho osservato la varietà al- biflora. 614. Lycopus europaeus L, — Fossi e luoghi acquitrinosi in tutta la regione, dal piano ad una altitudine compresa fra 700 ed 800 m. 615. L. exaltatus L. — Campi nella parte più occidentale di Valpolicella: è più copioso sulla destra à' Adige, nella Valle * PI. ver., Ili (Suppl.), pag. 134-135. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZB 297 del Tasso, nella Valle di Cajìrino e nella Campagna di Rivale, dalle quali stazioni si estolle nel Monte Baldo sino all' altitu- dine di circa 700-800 m. 616. Origanum vulgare L. — Luoghi selvatici ed incolti dal piano alla regione subalpina. j3 prismaticiun Gaud. — Nella collina di Verona e qua e là in tutta la regione. 7 virens Benth. — Luoghi rupestri nel M. Gain, e nella Valpantena ai Sarmazi. *■ È coltivato in tutti i giardini ed orti 0. Majorana L. 617. Thymus Serpillam L. — Pascoli, prati, luoghi aridi e secchi nella intera regione dal piano alla zona alpina : si tro- vano tanto la forma tipica come quelle corrispondenti a Th. •montanus W. et K., Th. angusti f oli iis Pers., Th. pannoni- cus Ali., ecc. — È coltivato negli orti, e qualche volta s'in- contra sporadico, Th. viUgaris L. 618. Saiareja hortensis L. — Nei campi e luoghi coltivati della intera regione, dal piano alla zona montana volgatissima. 619. S. montana L. — Luoghi aridi, pascoli secchi, rupi; dai pressi di Verona alla zona montana, in tutta la regione. 620. Hyssopus officinalis L. — Pianta prettamente autunnale. Rupi e luoghi sassosi nella Valle d'Adige a Domegliara, Vo- largne, la Chiusa, Ceraino e nel M. Pastello, alle basi del quale si ritrovano tutte le località qui indicate (m. 118-1122): esse sono tutte a sinistra à' Adige. Sulla destra del fiume, e di fronte alle stesse si trova questa Lamiacea nel M. Rocca, ad Bicanale, nel M. S. Marco, neW Anfiteatro Morenico di Rivole, alle falde orientali pertanto del M. Baldo : ed è singolare che la stessa, in oggi copiosa, noi,i sia stata tampoco segnalata né da Calzolari e Fona, né da Segujer e Pollini. 11 celebratissimo autore delle P/antoe -yeronenses ^ la esclude assolutamente dalla Flora veroìiese. — É coltivata in qualche orto la forma cor- rispondente a //. alopecuroides (Fisch.); ma nel Veronese la pianta che volgarmente è nominata Isopo, Isopo dai fiori Man- chi, Basilico salvadego è la Satureja montana. * BuUettino della Soc. hot. ital. in Nuovo Giorn. hot, italiano^ vo- lume XXIII, pag. 188. * Sequieu, pi. ver., I, pag. 306. 298 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 621. Calamintha Clinopoclàtm Benth. — Nei campi, nelle siepi, lungo le vie e nei luoghi selvatici; copiosissima dal piano alla zona subalpina nella intera regione. 622. C. paroiflora Lam. — Lungo le vie, al margine dei campi, nei muri, ed in generale in tutte le stazioni aride e secche della regione ; dal piano alla zona montana. 623. C. offìGinalìs Moench. — Luoghi selvatici e boschivi, siepi, ecc. della intera regione ; dal piano alla zona subalpina ed alpina inferiore. È pianta eminentemente polimorfa, e che si congiunge per cosi dire alla precedente col mezzo di forme intermediarie rispondenti a C. nepeioides (Jord.) e C. mentac- folia (Host.). Considero come varietà di C. officinalis Moench., C. sylvatica Bromf. la quale presso di noi si osserva lussureg- giante sino a tardo autunno al margine dei boschi ed in gene- rale in tutti i luoghi selvatici ombreggiati. 624. C. grandi^ora Moench. — Qua e là nei luoghi selvatici della regione; ma non comune e meno copiosa che nel Monti Baldo : al Passo della Liana (m. 1461), al Cor)%o d'Aquilio (m. 1546), nel M. Bolca (m. 945), ecc. 625. C. acinos Clairv. — Nei campi, nei luoghi incolti, lungo le vie, frequentissima in tutta la regione sino ad oltre 1200 m. 626. C. alpina Lam. — Nei pascoli della intera regione dalla zona superiore montana all'alpina: si avanza, qualche volta, verso la pianura, seguendo il corso dei torrenti alpini. Dopo la piena ^"Adigo, del 1882 l'ho trovata presso Verona, nei luoghi inondati dal fiume. 627. Melissa officinalis L. — Nelle siepi, lungo le vie, al margine dei fossi della intera regione; dal piano alla zona mon- tana, nella quale scompare. 628. Ho7'minum pyrenaicum L. — I' pascoli elevati di Po- desteria, Malóra, Preselle, M. Lobia, Vestena, Castelvero, Cam- p)ofontana, Campodrun, Corno d'Aquino, ecc. sono integral- mente ricoperti da questa bellissima Lamiacea. E singolare che tutti i fusti della pianta si presentano letteralmente contorti, come se una lenta, ma continuata torsione lavorasse a pro- durre questa deformazione. Il prof. Carnei, nel luglio del 1888, mi ha fatto osservare il singolare fenomeno, percorrendo le creste di Costarella sul M. Baldo; e mi aveva suggerito di fare in proposito studii ed ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 299 osservazioni, che pur troppo sino ad oggi mi é stato impossibile d' intraprendere. — Rarissimamente s' incontra un' elegante forma albiflora. 629. Salvia verticillala L. — Rara: nelle siepi nei dintorni di Verona, per esempio nelle bassure di S. Michele e lungo la strada che va al cimitero degli Israeliti, e nella Valpoli- cella presso S. Ambrogio e Domegliara. — Nel Monte Baldo sale all' altitudine di m. 1020, avendola io raccolta in luoghi sas- sosi a Prada. 630. S. glutinosa L. — Luoghi selvatici della intera regione, dalla collina alla zona alpina : frequentissima. Si trova anche, ma più raramente, nella pianura. 631. S. Sclarea L. — Rara: luoghi erbosi in Verona presso Castel S. Pietro, nella Collina veronese a S. Leonardo, presso Avesa, a Montorio veronese. 632. S. pratensis L. — Nei prati, nei pascoli, lungo le vie ; è una delle specie maggiormente sparse e dal piano sale alla zona alpina: i fiori sono di color pavonazzo, azzurri, rosei, biancastri, candidi. Si presentano, anche in seguito ad un esame superficiale, una forma grandiflora ed altra micrantha. 633. S. verbenaca L. — Rara. Luoghi erbosi: a Verona fuori porta S. Giorgio sul margine del fossato a sinistra di chi esce, e nella Valpantena a Costoli. È coltivata in tutti gli orti, e si trova quasi naturalizzata in qualche luogo per la lunga dimora. Salvia ofTicinalis L. — E la identica cosa posso affermare di Rosmarinus officinalis L. — Queste due Laniiacee, introdotte nella regione nostra da epoca immemorabile, vivono benissimo anche ad altitudini su- periori ai 1000 m., ma non dimostrano punto quella tendenza alla diffusione che riscontrasi in altre specie non indigene no- stre ed importate da altri paesi. 634. Nepeta nuda L. — Luoghi selvatici nella zona montana elevata e nella subalpina: presso Velo ed in altri luoghi. Meno frequente che nel il/. Baldo. 635. N. Cataria L. — Nelle siepi, nei muri e nei luoghi sel- vatici; dal piano sino ad altitudini assai elevate:' nella città di Verona nel Collegio degli Angeli e nei dintorni presso Avesa; * Nel M. Baldo, per esempio, tra Spiazzi e la Ferrara (m. 820-856). 300 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE nella Valle di Squaranto tra le Pissarote e la Rocchetta bassa in più punti; presso Tregnago e più in alto nella Valle d" II- lasi a Giazza (m. 758). 636. A^. Glechoma Benth. — Volgatissima sino alla zona sub- alpina : qua e là s' incontra la var. hirsuta (W. et K.). 637. Scutellaria' galericulata L. — Luoghi paludosi e lungo le acque lentamente scorrenti: dalla pianura, S. Michele, Caldiero, S. Bonifacio, Arcole, Monteforte, sale alla zona montana elevata, trovandosi presso Velo e nella Valle degli Scaletti presso Bolca. 638. Brunella grandiflora lacq. — Pascoli e luoghi boschivi della intera regione, dal piano alla zona alpina. 639. B. alba Pali. — Ove la precedente ma non comune, né mai nelle zòne elevatissime ; oltreché per le foglie pennatifide ■e per i fiori bianco-giallognoli, si distingue benanco per 1' ab- bondante peluria che ricopre tutte le parti della pianta. Ad ogni modo, però, foglie laciniate non sono rade anche nella specie precedente e nella seguente. 640. B. vulgaris L. — Comune nei prati ed altri luoghi er- bosi nell'intera regione sino alla zona alpina. 641. Melitiis Melissophyllmn L. « « corolla rosea. » — Rara. Luoghi selvatici e rupestri nel Vaio dell'Anguilla sopi'a Bellori. j3 albida (Guss.) « corolla nivea. » — Comunissima nelle siepi, nelle rupi, nei luoghi selvatici ecc., dai pressi di Verona, per esempio, Valdonega, alla zona subalpina. * Seguirebbe il genere Sìderitis. Francesco Segujer- elenca Sideritis Romana L., che corrisponde al suo Marrubiastrum Sideritìs folio, calyculis aculeatis, flore candicante, fra le piante veronesi, e scrive di essa : « Uno tantum in loco prope eccle- « Siam S. Zenonis in Monte, secus urbis moenia aliquot plantae « reperiuntur, num alibi in agro Veronensi proveniat, nondum « mihi constat. » E presso S. Zeno in Monte, Sideritis mon- tana fu pure raccolta dal Moreni (Herb.) : non ve la rinvenne però Ciro Pollini, il quale nella Floì^a Veronensis non l'indica in alcun punto del Ve7''onese ^ e cita soltanto la stazione di Se- * Ballettino della Soo. hot. ital., in Nuovo Giorn. hot. it., XXI, pa- gina 415. * PI. ver., Ili (Suppl.), pag. 135. ' FI. ver., II, pag. 257. ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 301 gujer e Moì-eni. Il Dertoloni^ scrive di averla aA'uta dal J\/a;i- ganottì, raccolta da questi alla Costa di S. Martino che non so cosa possa essere, dal Rainer in Campo Marzo, dal De Dracht nella spianata di S. Massimo: i signori De Visiani e Saccardo^ sulle mura della città, probabilmente sulla fede degli antichi bo- tanici veronesi: la Fiora italiana Parlatore- Carnei^ nei din- torni di Verona per testimonianza degli esemplari di Manganotti e De Brachi esistenti \\q\V Erbario centrale. Malgrado tutto però sino ad oggi non fu dato a me di rinvenire Sideritis Romana. Che sia scomparsa in seguito a movimenti di terra od altro ? Tornerò a cercare con speranza di miglior fortuna. 642. Marritbium viilgare L. — Luoghi sassosi e rupestri, lungo le vie, nelle siepi, ecc. sino ad una certa altezza: din- torni di Verona, nella Valpolicella e nella Valpantena, ed in quest' ultima a Spredino (m. 456), presso Montorio ad Olive, a Tregnago, ecc. — '^eW Erbario del prof.,.!. Manganotti si trova colla scheda del liellner una pianta raccolta da questo botanico in Verona a S. Zeno in Monte; la scheda dice: jWar- rubium apulam, Marriibium pseudodìctamus Rchb. 643. Betonica Alopecaros L. — Frequente nei luoghi rupe- stri e selvatici della intera regione: dalla zona alpina si avanza verso la pianura seguendo il corso dei torrenti: Corno d'Aqailio, Passo della Liana, Corno Mozzo, ecc., ecc., Podesteria, Trachi, Bosco di Chiesanuova, ecc.. Revolto, Zeola, Castelvero, Velo, ai Finetti ed ai Rancani presso Tregnago, ecc. 644. B. hirsuta L. — Rara in questa regione : nei pascoli presso Velo. 645. B. officinalis L. — Prati, pascoli, luoghi boschivi e sel- vatici della intera regione dai pressi di Verona sino alla zona alpina: s'incontrano frequentissime tutte le forme, liirta, gla- hrata, strida. Nella Valpantena ai Sarmazi ho pure osservato > FI. it., VI, pag. 85. * Cat., pag. 138. ' Voi. VI, pag. 04-65. — La stazione veronese di questa pianta citiuta dal Bertoloni — Costa S. Martino — è erronea: e l'errore è puramente tipografico. Ho consultato VErhario di Antonio Manga- notti; vi ho trovato gli esemplari di ISideritis Romana, e la scheda ne indica la stazione ad divum la Costa di S. Massimo. 302 ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE due forme elegantissime una a fiori Manciù, V altra a fiori rosei: ma si trattava di un esemplare unico e nell'uno e nel- V altro caso. 646. Stachijs annua L. — Campi e luoglii coltivati, ma non comune: nei pressi di Verona in Campo Marzo; nella Collina veronese a S. Leonardo; nella Valpantena sopra Grezzana a Costoli, alle Giare, a Spredino e nel M. Gazo ove l'ho trovata gregaria ; nel M. Barljara presso Tregnago. 647. S. recia L. — Ovunque nei muri, nei campi, nei pascoli, nelle rupi, ecc. — Pianta straordinariamente polimorfa : mi li- mito a segnalare le due forme seguenti : j3 labiosa (Bertol.). — Luoghi selvatici nei Monti Malóra e Trapola, ed in Campobrun (e Rigo !). , 7 subcrenata (Vis.). — Nei pascoli aridi della collina : la pianta veronese corrisponde con gli esemplari di Dalmazia aA^uti dal chiarissimo autore della Flora Dalmata. 648. S. palustris L. — Luoghi umidi e fossi nei dintorni di Verona in Campomarzo, ecc. J3 ambigua (Sm.). — Margine dei fossi a S. Michele, San Marcino, Sambanifacio, ecc. 649. S. Sìjlvatica L. — Luoghi selvatici della intera regione dai pressi di Verona alla zona subalpina : m Campomarzo, nella Valpantena ad Alcenago, ecc., in Val di Tregnago ovun- que, in M. Bolca ai Cracclii, ecc., ecc. 650. S. alpina L. — Luoghi selvatici dalla zona montana al- l' alpina : al Passo della Liana, Corno d'Aquino, ecc., a Velo Veronese, ai Tradii, nel M. Brancon, ecc., nella Val di Tre- gnago a Badia Calavena, nel M. Bolca, ecc. 65L S. germanica L. — Lungo la vie e nei luoghi aridi ed incolti di tutta la regione dal piano a tutta la zona montana ; cosi, per esempio, a Fosse (m. 945). — Pianta grandemente po- limorfa: e non avrei scrupolo alcuno riferendo alcune forme a S. italica Mill. ed a S. laniana Ces., Pass., Gib. 652. Galeopsis Ladanum L. — Campi e luoghi incolti della intera regione dal piano alla zona subalpina. Sono frequenti le var. latifolia, intermedia, angustifolia. 653. G. Tetrahit L. — Campi, luoghi selvatici e boschivi della intera regione dal piano alla zona subalpina; s'incontrano tutte, o quasi, le varietà segnalate dai vari autori. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 303 654. Leonurus Cardiaca L. — Siepi : in Campo Mm^zo di Verona, e nella Valle cVIllasi presso Tregnago. 655. Lannum Orvala L. — Luoghi selvatici, margine dei fossi, siepi e ru[)i. Questa bellissima Lamiacea dal piano, per esempio Montorìo, S. Martino, ecc., e dalla collina, per esem- pio Avesa, Quiazano, ecc., sale sino alla zona alpina, in tutta la regione fra il confine vicentino e la Val d'Adige. J3 pallens. — « Floribus pallidis, albescentibus. » — In un muro a Molina (m. 000), nel settembre 1891. 656. L. GaleoMolon Crtz. — Luoghi selvatici dalla collina alla zona alpina: colli veronesi di Avesa, S. Leonardo, ecc., Grez- zana. Vaio delV Anguilla, Tregnago, Marcemigo, Badia Cala- vena, M. Malèra, Revolto, ecc. 657. L. jmrpureum L. — Ovunque sino alla zona subalpina. 3 aWiflorum. — Rarissimo, luoghi erbosi presso Centore. 658. L. album L. — Siepi e luoghi selvatici : dalla pianura alla zona alpina; per esempio nei pressi di Verona in Campo- marzo (m. 52), ed al Corno d^Aquilio e Corno Mozzo (me- tri 1546-1536). 659. L. m.aculatum L. — Siepi, luoghi selvatici e boschivi dal piano alla zona alpina : sono frequentissime tanto la forma foliis macidatis, quanto quella con foglie interamente verdi. ^ albiflorian. — In un muro presso Avesa, ed a Cavalo nel M. Pastello. 660. L. amplexicaule L. — Muri, rupi, luoghi coltivati dal piano alla zona montana. S'incontra, specialmente di primissima primavera, la forma clandestimon Rchb. 661. Ballota nigra L. — Comunissima nelle siepi, macerie, sui muri, dal piano alla zona montana. J3 albi/lora. — Qua e là, assieme alla forma a colorazione normale, ma raramente. In diverse Flore é indicata Ballota rupestris Vis. presso Mon- torio nel Veronese; ma posso affermare che a Montorìo vero- nese questa Lamiacea certamente non alligna; e la località di questo nome, indicata come stazione della pianta in questione, certissimamente è da riferirsi a regione ben più meridionale della nostra. — Parimenti nella Flora italiana^ è detto che ' PARL.-CAn., VI, pag. 195. 304: ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE nel 1842 Ballota Pseudodictamnus fu trovata nel Vicentino presso Lugo in vicinanza al Ponte Veglia, e nell' Erbario centrale si trovano esemplari con scheda del Kellner : anche i Co7npendi^ ripetono la stessa cosa. I signori Le Visiani e Saccardo ^ la dicono, sulla testimonianza di Kellner e Rei- chenibach, sulle rupi a Lugo nel Veronese. Ci troviamo per- tanto di fronte a due località del nome di Lugo : Lugo vero- nese a nord di Grezzana in Valpantena, e Lugo vicentino a nord-nord-est di Thiene in Valle dell' Astico: ma pare si tratti di Lugo veronese, come vogliono i signori Be Visiani e Sac- cardo, perchè la scheda del Kellner unita alla pianta esistente ii^W Erbario centrale parla di Lugo situato in viciìianza al Ponte Veglia, e con ogni probabilità s'intende il Ponte di Veja, arco naturale (m. 611) a nord-nord-ovest di Lugo veronese in Valpantena. Ciò per 1' esattezza storica : ma nel fatto credo o si tratti di un equivoco, ovvero di pianta meramente avventi- zia, come opina il sig. Caruel. Posso affermare che con ogni diligenza ed in ripetute escursioni, ho minutamente visitato tutte le località situate tra Lugo ed il Ponte di Veja, quali Belori, Borighi, Spionca, La Busa, ma non ho trovato traccia di questa pianta che si ritiene spontanea alla Majella, a Na- poli, in Calabria, in Terra d'Otranto ed a Malta. 662. Teucrium Chamaedrijs L. — In tutta la regione nelle siepi, al margine dei campi, nelle rupi, ecc.; dal piano alla zona alpina toccando altitudini comprese fra m. 1461-1546 al Passo della Liana, Corno d'Aquilio, ecc. 663. T. Botrijs L. — Lungo le vie, nei campi, nei luoghi ghiaiosi ; nel M. Pastello presso Monte e Ceraino, nella Col- lina veì^onese, a Grezzana, a Roniagnano, nel M. Gazo, a Bosco Chiesanova, a S. Anna d'Alfaedo e Fosse, a Tregnago, a Castelveì'o, ecc. 664. T. montanutn L. — Rupi e pascoli: dalla collina alla zona alpina in tutta la regione. j3 supinum (L.). — Pascoli nel M. Gazo e M. Zovo sopra Romagnano di Grezzana. * Ces., Pass., Gib., pag. 322; Arcang., pag. 557. * Cat., pag. 139. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 305 Nella finitima Provincia di Vicenza a Recoaro, Slaro (me- tri 632), Valli, ecc., ho trovato copiosissimo T. Scoroclonia. 665. Ajuga repians L. — Luoghi erbosi dal piano alla zona alpina. 660. A. genevensis L. — Luoghi erbosi e selvatici dal piano alla zona alpina. ^ albiflora. — Rarissima nella Collina veronese. 667. A. repians X A. genevensis? — Pianta senza stoloni: nei prati fuori Porta Vescovo. Ad ogni modo diversa da A. rep- ians var. alpina, essa pure senza stoloni, che s' incontra fre- quentemente nei pascoli di tutta la zona elevata. 668. A. pijramidalis L. — Luoghi selvatici : rarissima. A Ro- vere di Velo nel luogo chiamato Prochailiull, e tra i mughi, i ginepri ed i rododendri in Campol)run. A San Romedio in Val di Non nel Trentino ho raccolto una forma gigantesca, intermediaria quasi tra A. genevensis e A. pyramidalis : e tale pure ritengo la forma che sotto la de- nominazione di A. pyramidalis si trova nell' Erbario Manga- notti raccolta al Tagliaferro presso Avesa. 669. A. Chamaepitys Schreb. — Muri, campi, rupi dal piano alla zona subalpina. ^ Ghia (Schreb). — Nella Collina veronese. y glabra (Presi). — Colla varietà precedente. Ajuga Cina è stata primieramente raccolta presso Verona dal chiarissimo Bentham. Ad essa, oltreché la pianta indicata nella Collina ver'onese, riferisco benanco una pianta irsutis- sima, che non oltrepassa 1-2 cm., con i fiori eguaglianti le foglie fiorali, la quale cresce gregaria nei campi a Spredino, M. Novesago, S. Viola, M. Porcile, ecc. A. Cliia è stata pure raccolta da me a Nizza di Mare nel luogo detto Ribaroussi. La pianta veronese corrisponde perfettamente agli esemplari raccolti in Sicilia. Il Segretario Martelli riferisce, mostrando gli esemplari, su al- cuni casi anormali o mostruosità di varie specie di piante inviate dal socio Rostan. Bum. dilla Soc. hot. Hai. 20 306 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Vien data lettura della continuazione del lavoro del Socio Bolzon, dal titolo : ERBORIZZAZIONE ALL'ISOLA DELL'ELBA. PEL DOTTOR PIO BOLZON. Centuria Quarta. (Continuazione). Linaria spuria MilL Nei coltivati presso le Grotte. Ottobre. L. Elatiiie Mill. Nei coltivati presso il forte Inglese, il forte Saint-Cloud ecc. Ottobre-Novembre. Nei molti esemplari di questa specie da me osservati notai delle notevoli divergenze dalle descrizioni che ne danno gli autori. Ri- cordo che L. Elatilte si distingue da L. spuria per le foglie inedie e superiori astate, per i peduncoli glabri e per i sepali lanoeolati: ora, nei suddetti esemplari ho notato una grande variabilità in detti caratteri diagnostici per la quale si passa quasi insensibilmente dal- l' una all' altra specie, il che tenderebbe a provare che è discutibile se esse siano da ritenersi per buone. L. Pelisseriana Mill. Presso Rio Ma7Hna, nelle macchie presso la cima di M. Orello, nei seminati al forte Saint-Cloud. Maggio-Giugno. Il Bertoloni la trovò sopra Poggio presso Marciana. L. capraria Mor. et DN. Sui muri delle fortezze e delle case lungo la Catote a Portoferraio; sugli scogli presso il mare. Primavera fino ad Autunno avanzato. Veronica Anagallis L. Nei fossi lungo la strada presso S. Gio- vanni, ecc. Aprile. V. offìcinalis L. Luoghi erbosi della parte media e superiore del M. Capanne. Questa pianta, propria in terraferma anche della regione marem- vrana, nelle isole mostra di rifugiarsi più in alto ; infatti all' Elba non r ho incontrata se non nelle località suddette, e nelle altre isole che mancano di altezze simili a quelle del M. Capanne (m. 1020), almeno da quanto so, non si trova. Ai primi di Giugno era quasi affatto sfiorita. V. arvensis L. Luoghi erbosi e coltivati presso Portoferraìo, ecc. Primavera. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 307 * V. dìflyiiia Ten. Luoghi erbosi nei margini delie strade e al forte Falcone; luoghi umidi lungo i ruscelli presso S. Giovanni. Marzo-Aprile. Non venne trovata in alcune delle isole ed all'Elba è poco diffusa. V. hedeì^aefolia L. Luoghi erbosi, muri al forte Saint-Cloud ecc., ma poco diffusa. Primavera. F. Cijìnhalaria Bod. Diffusissima nei margini delle strade, nei luogi erbosi, nei muri ecc. Fiorisce da Gennaio per tutta la Primavera. Bartsia Trixago L. Luoghi erbosi secchi alle Panche presso il M. Volterraio. Giugno. B. latifoUa S. et Sra. Luoghi erbosi dei poggi presso Portofer- raio, ecc. Aprile. Odontites lutea Stw, Terreno arido nelle macchie dei colli alla Concia presso Portoferraio. Ottobre. 0. verna Rchb. Sul letto quasi asciutto del Fosso del Condotto presso S. Giovanni. Ottobre. *** Orobaiiche procera Koch. Nel folto del castagneto presso Marciana Castello. Maggio-Giugno. Negli autori non è indicata per questa specie l'area di diffusione; nel Prodromo di Caruel essa non figura. *** O. concolor Duby. Pendii aridi ed aprichi sopra la Valle di Literno vicino a Procchio. Maggio. Gli esemplavi di questa specie da me raccolti collimano perfetta- mente colla descrizione che di essa trovasi nei Compendi dell' Ar- cangeli e di Cesati P. e G. nei quali figura unicamente per Men- tane, sulla Centaurea aspera. La pianta madre, da me pure raccolta, per quanto si può giudicare dalla sola rosetta di foglie radicali, non mi sembra possa essere Centaurea aspera., la quale d'altronde in Toscana, per quanto so, non venne mai trovata. ** O. speciosa DO. La trovai nella medesima località della precedente. Secondo il Prodromo figura soltanto presso Lucca. * O. Epithyiniim DC. Luoghi erbosi a Santa Fine presso Portoferraio; nei boschi \ivesm Marciana Castello. Maggio. Lavandaia Stoechas L. Comune nei poggi aridi. Aprile. Mentila rotimdifolia L. Luoghi timidi alla Concia presso Por- toferraio. Luglio-Ottobre. 308 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE M. aquatica L, Colla precedente. M. Pulegium L. ^ tomentosa Sm. Nei margini del viottolo che conduce al cimitero di Portoferraio. Il Bertoloni trovò la vera specie alla Pila presso Campo. Secondo gli autori questa varietà trovasi nell' Istria, nel Napoletano e in Sicilia. * Tliynrns Serpyllum L. Sulla ripa di Santa Fine presso Portoferraio, forte Inglese, M. Orello, ecc. Primavera ed Estate. Nella Statistica non figura per alcuna delle isole. Calamìntha Clìnopodiwn Benth. M. Volterraio. Giugno. C. x>arvifiora Lara, Comune nei luoghi erbosi ; qua e là anche d* inverno. ' Gl'individui coi fiori a stami atrofizzati si trovano di frequente al forte Falcone. Melissa ofìlcinalis L. Al Cavo. Giugno. Salvia Verìjenaca L. Comune nei luoghi erbosi ai margini delle strade. Rosmarìnus ofTicinalis L. Comune nelle macchie. Febbraio- Marzo. Brunella vulgaris L. Luoghi erbosi alla Valle di Lazzaro presso Portoferraio; a Literno presso Procchio. Maggio- Luglio. — 7 laciniata (L.) Luoghi aridi presso Marciana Castello; al M. Volterraio e colla specie. Mentre la vera specie è appena pubescente, la varietà lo è assai di più, e gì' individui di Marciana Castello sono affatto villosi j no- tasi poi una gradazione di frastagliamento nelle foglie : negli esem- plari del M. Volterraio esse, comprese quelle sotto l' infiorescenza, sono tutt' al più inciso-dentate. Sideritis romana L. M. Volterraio; M. Castello. Maggio- Giugno. — § approximata (Guss.) Nelle macchie lungo la strada mi- litare che parte da Casa Marcìietii. Giugno. Secondo gli aiitori questa varietà figura soltanto in Sicilia presso al mare. Gli esemplari da me raccolti hanno anche i fusti molto corti, veramente nani (0,04-0,07) generalmente semplici, eretti o ascendenti. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 309 Slachìjs arvensis L. Luoghi erbosi presso la Spiaggia del Bar- barossa vicino a Portolongone; presso M. Albero. Marzo. Bertoloni la trovò a >S'. Roxo presso Portoferraio. — var. albifiora: a fiori affatto bianchi. Luoghi erbosi a pie di M. Orello presso S. Giovanni. Aprile. Lamium amplexicaule L. Comune nei margini delle strade e nei luoghi erbosi. Febbraio-Aprile. L. biftdicm Cyr. Luoghi selvatici al Campo della Valle vicino ai Magazzini. Aprile. Ballota nigra L. Presso Portoferraio. Estate. Prasìuni onajas L. Luoghi aridi al forte Inglese, alle Grotte, al M. VoUerraio lungo il viottolo di Rio. Aprile-Giugno. Teucriicm Scoro'lonia L. Si è rifugiato nel castagneto presso Marciana dove unicamente 1' ho incontrato. Giugno. T. flavum L. Al Capannone. Giugno. Cyclamen repandiun S. et S. Nelle selve al Campo della Valle; nelle macchie di M. Orello, ecc. Aprile-Maggio. C. ìiederae foli uni Alt. Al M. Orello sopra il pian di -S". Gio- vanni. Ottobre. Asterolinum Linum-siellatum HojEF. Nelle macchie presso il Serrone delle Cime vicino a M. Poppe; nei prati scoperti presso la cima di M. Castello. Aprile. Anagallis arvensis L. Presso Portoferraio, ecc. Qua e là anche d' inverno. — J3 Monella (L.). Colla specie. Samolus Valerandi L. Alla PadiUella presso Portoferraio; nelle fessure delle rocce soggette a stillicidi al Bagno dì Napoleone sotto la Palazzina a Portoferraio. Giugno- Luglio. Statice virgata W. Lungo le saline di Portoferraio. Ottobre. * Polygoiiuin Hydropiper L. Luoghi umidi alla Concia. Ottobre. *** P. littorale Link. Luoghi erbosi presso M. Albero, ecc. Secondo gli autori trovasi soltanto presso al mare in Liguria; al- l' aspetto lo si confonde con P. aviculare dà cui non dilìerisce in sostanza che per l' achenio nitido e punteggiato. P. maritimum L. Nella miniera di ferro di Ferranera presso Portolongone. Giugno. 310 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Rumex pulclier L, Luoghi erbosi presso il forte Saint-Cloucl. Marzo. R. ducephalophorus L. Colla precedente. Aprile. R. acetosella L. Comune nei prati e nei margini delle strade. Primavera. Amarantus reiroflexus L. Comune nei luoghi incolti. A. Bliimn L. Lungo le strade. Novembre. A. albus L. Come la precedente. A. deflexus L. Presso Rio Marina. Giugno. OMone portulacoides Moq. Lungo il mare presso Portoferraio. Ottobre. Atrìpleoo laciniata L. Presso le saline di Portoferraio. Ottobre. A. hastata L. Come la precedente; comunissima. A. lìtoralfs L. Come la precedente ma molto più rara. * Clienopodìuiii polyspermiiin L. Nei coltivati alla Concia presso Portoferraio. Secondo la Statistica non figura in alcuna delle isole toscane; ai primi di Dicembre era in fiore. C. murale L. Comune nei luoghi aridi, lungo i muri, ecc. C. album L. Lungo le saline presso Portoferraio, ecc. Ottobre. Salicornia fruticosa L. Come la precedente. Salsola Kali L. Come la precedente. Theligonum Cynocraynbe L. Sui muri di cinta delle vigne al forte Saint-Cloud. Marzo. Urtica ureiis L. Nelle macerie lungo muri. Primavera. JJ. ìnembranacea Poir. Come la precedente. U. dioica L. Lungo le strade presso Portoferraio, ecc. Parietaria offìcinalis L. Comune sui muri, ecc., insieme alla var. J3 diffusa (M. et R). Ficus Carica L. Nei poggi aridi ed aprichi qua e là. Daphne Gnidiu?n L. Nelle macchie dei poggi vicini alla Concia presso Portoferraio. Settembre-Ottobre. Aristolochia roiunda L. Luoghi umidi e ombrosi presso Mar- ciana Castello (dove fiorisce in Maggio-Giugno); luoghi umidi e bassi alla Praia presso lo Stioperello (dove fiorisce in Aprile). * A Marciana Castello ne lio raccolto esemplari straordinariameate robusti: della lunghezza di circa un metro. ADUNANZA DELLA SBDK DT FIRENZE 311 **♦ A. long'a L. Presso la cima della Galera (m. 953), con- tigua a quella del M. Capanne; quivi la trovai assai diffusa nelle fessure dei graniti e fiorita ai primi di Giugno. Secondo gli autori figura soltanto in Sicilia e nell'Italia meridio- nale; è quindi da aggiungersi alla flora toscana. Anche questa specie all' Elba si è rifugiata nella regione submontana. Calli tr ielle sta^iialis Scop. Nei fossi alla Concia e al Pon- ticello presso Portoferraio. In Febbraio non era fiorita. Posteriormente alla pubblicazione della Statistica venne già no- tato da altri all' Elba. ' C. autuiuualis L. Alla Concia come la precedente. EuphorUa pubescens Vahl. A. S. Giovanni in Valle di Liierno. Maggio. E. spinosa L. Lungo il viottolo al Colle Reciso sui fianchi ri- volti verso esso del M. S. Lucia e M. Creilo; nei poggi aridi presso lo Slioperello, ecc. Aprile. Bertoloni lo segnalò soltanto a S. Piero in Campo. E. helioscopia L. Nei prati alle Ghiaie, ecc. E. Peplus L. Come la precedente. E. peploides Gouan. Nei prati alle Ghiaie. Marzo. Il Tanfani la trovò all'isola di Giannutri. E. exigua L. Luoghi erbosi al forte Saint- Cloud, al Buraccio sopra Portolongone. Aprile. E. Pinea L. Presso Portoferraio: diW Isolotto de' Topi. Maggio- Giugno. E. amygdaloides L. Nelle selve presso Marciana Castello. Mag- gio-Giugno. Dall' esame degli esemplari da me quivi raccolti risulta che non ha valore diagnostico, fra la specie in discorso e E. semiperfo- liata Viv., il carattere delle cassule glabre lisce in E. amygda- loides, e minutamente granulose sotto la lente in E. semiperf oliata ; infatti quest' ultimo carattere 1' ho riscontrato appunto in E. amyg- daloides, conforme alla descrizione che di questa specie dà il Ber- toloni, ' e contrariamente a quella dell'Arcangeli.' ' Vedi la citata Addenda ad FI. Etruriae, pag. 254. * Bbktoloni, Flora italiana, V, pag. 97. • Arcangeli, Compendio della fiora italiana, pag. 622. 312 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Mercurialìs perennis L. Nelle fessure del muri al forte Inglese; qua e là nei campi. Centdria Quinta. Castanea salzoa Mill. Forma estese foreste al M. Capanne sul versante di Marciana: si trova anche in altre parti del- l'isola, ma per lo più in individui isolati. A Marciana si ha un esempio, come già notò Carnei,* di boschi di castagno che si prolungano fino al mare; esempio da ritenersi forse unico in Toscana, giacché i castagni cresciuti in riva al mare nel pietrasantino, citati pure da Carnei (loc. cit.), erano scarsi di numero e attualmente, se non m' inganno, sono distrutti. Quanto al limite superiore ho già notato ^ in altra mia scrittura come esso è molto più basso (circa 600 m.) della cima del M. Capanne (1020), il che evidentemente è dovuto alle condizioni geologiche delle parti più elevate di esso, ripidissime e formate da uno sfasciume di am- massi granitici, anziché dalle condizioni di temperatura, tali, da ren- dere di par sé stesse il limite superiore del castagno all' Elba, più elevato di quello verificatosi in parti della Toscana ben più nor- diche. ' Quercus Suber L. Qua e là nelle maccliie. Q. Ilex L. Col precedente e anche coltivato per ornamento. Taxus laccata L. Nel M. Capanne sopra S. Pietro in Catnpo. Juniperiis phoeiiicea L. All' Enfola sulla sommità del colle. Alle Ghiaie presso Portoferraio coltivasi per ornamento. Parla- tore lo trovò all'Elba,'' ma nella Statistica per essa non figura. Lienina minor L. Nei fossi presso Portoferraio. Limodorum abortivuni Sw. Nelle macchie specialmente di Ci- sius nei pressi di Portoferraio, ecc. Aprile. CepTtalanthera ensifoUa Rich. Luoghi erbosi di M. Orello, M. Borbatoio, ecc., fino al M. Perone (600 m.). * Statistica botanica della Toscana, pag. 157. * Contributo alla flora dell' Elba. Adunanza della Sede di Firenze, 12 Giugno 1892. ' Secondo Carnei (vedi Statistica^ loc. cit.) il limite superiore in Garfagnana sarebbe a circa 1100 m., e secondo lo Schouw a quasi 1200 m. sul M. Amiata. * Florula di Giannutri in Nuovo Giornale botanico, XXII, 2. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 313 ** Epipactis latìfoHa Sw. fi atrorubeiis Schult. Rara nei boschi presso Marxiana Castello (300 m.). Giugno. La presenza di questa varietà all' Elba è notevolissima ; nel Pro- dromo figura (come specie a sé) soltanto per l'alpe di Gramolazzo delle Alpi apuane; all'Elba appare invece nella regione maremmana o al più nella campestre, offrendo ad essa opportuno ricovero il folto del castagneto; contrariamente agli spostamenti di regione che in essa subiscono parecchie altre piante le quali, proprie della regione maremmana in Terraferma, quivi si rifugiano o nelle parti più elevate del M. Capanne {Veronica offioinalis, Aristolochia longa, Gynanchum Vincetoxiaum, ecc.) o nel folto del castagneto che copre la parte media e inferiore di esso. {Teucrium Scorodonia e parecchie altre già nominate o che nominerò nel corso di questo elenco). * Spirantlies autumnalis Rich. Luoghi erbosi al forte Saìnt-Cloud dove la trovai copiosa e fiorita in Ottobre. Questa specie viene per la prima volta segnalata nell'Arcipelago. ** Platauthera clilorantlia Cust. Nei boschi presso Mar- ciana Castello. Giugno. Anche questa, nuova per la regione maremmana, ha trovato ri- fugio nel castagneto di Marciana. * Herapìas occultata Gay. Luoghi erbosi al forte Saini-Cloud, alle Ghiaie, al M. Creilo. Maggio. Nella Statistica non figura per le isole; prima di me la segnalò nelle vicinanze di Portoferraio il signor Paolo Bergon il quale nella primavera di due anni fa eseguì un' erborizzazione all' Elba special- mente collo scopo di raccogliervi orchidee. S. Lìngua L. Diffusissima nei luoghi erbosi al forte Saint-Cloud, al M. Creilo, ecc. Aprile-Maggio. S. Cordigera L. Qua e là nei poggi presso Portoferraio, ecc. Primavera. S. neglecta De Not. Al forte Saint-Cloud insieme a S. lingua ma molto meno diffusa. P. Savi la segnalò alle Tre Acque prasso il Capannone. Orchis papilionacea L. fi rubra. Comunissima nei colli presso Portoferraio. Aprile-Maggio. O. papilìonacea-Morio Pari. Nei colli presso Portoferraio. Il sunnominato signor Bergon la segnalò per primo nelle vici- nanze di Portoferraio. Secondo gli autori figura nei monti presso Genova, M. Pisanino e Lucchese. 314 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE A proposito del Castagno il Socio Caruel osserva che è un'illu- sione credere questa pianta propria dei monti alti. Essa non si inol- tra al di là dell' Europa media, mentre scende al Mediterraneo in molti siti. L' essere abbondante nei nostri monti è causato dalla pre- ferenza che ivi gli è data per la coltivazione sopra altri vegetali. Il Socio Jatta ha inviato la continuazione del suo lavoro : MATERIALI PER UN CENSIMENTO GENERALE DEI LI- CHENI ITALIANI. PER A. JATTA. Trib. XIV. Lecanorei. (Continuazione). XXXI. Lecanora Ach. * Squainarìa. 252. crassa Hds. FI. Angl. II, 530. — Mass. L. L, 72-78; Anzi L. m. r., 155; Lng., 97; Erb. cr. li, I, 187, 1164; II, 365; Rbh. L. E., 18, 242, 243; Ces.; Trev. Lich. V., 118, 264; Garov.; Dnrs. Var. caespiticia Schaer., cetrarioides Mass., dealbata Mass., Dufourii Fr., periculosa Nyl. S., Rea. — It. (Malta). 253. fulgens Sw. Nov. Act. Ac. Ups., IV, 246. — Mass. L. L, 2; Anzi Lng-., 99; Erb. cr. it., I, 1069; Trev. Lich. v., 246; Garov.; Ces.; Dnrs. Var. decipiens Anzi. S. — It. 254. gypsacea Sm. Tr. Lim Soc, I, 81. —Anzi L. ra. r., 156; Lng., 98; Erb. cr. it, I, 1377; Rbh. L. E., 241; Trev. Lich. V., 116; Garov.; Dnrs.; Ces.; Mass. (XXVII). S. — It. (Malta). 255. LamarcM DC. FI. Fr., II, 372. — Ces. S. — Alp., Tose, Sard. 256. lentigera Wb. Spie, 192. — Mass. L. I., 91; Anzi L. m. r., 154; Erb. cr. it., I, 730; II, 186; Trev. Lich. v., 117; Garov. ; Dnrs. : Ces. S. — It. ** Eulecanora. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 315 257. acceptanda Nyl. F., 1879, 204. Rcr. — Alp. 258. Agardhìanoides Mass. Rie, 21. — Anzi L. m. r., 172; Ven., 34, 35; Garov.; Mass. (XIX); Ces. Var. ciloplithalma Mass., dealbata Mass., melanophthalma Mass., niicrostigma Mass., pacnodes Mass. Rea. — Seti, Tose, Merid. 259. albescens Hffm. D. FI., II, 162. — Mass. L. L, 133-136 ; Anzi Lng., 40; Trev. Lich. v., 34 ; Garov. ; Dnrs. ; Ces. Var. Mousauri Mass.., muralis Sclix-eb., radiosum Mass. Rea. — It. 260. alho-eflìguraia Anzi Ctg., 46. — Anzi Lng., 41. Rea. — Alp. 261. atra Hds. FI. Angl., I, 445. —Anzi L. m. r., 168, 169; Ven., 31, 32; Erb. cr. it, I, 569; li, 670; Trev. Lich. V., 101-103; Garov.; Ces.; Dnrs.; Mass. (XIX). Var. calcarea Jatt., corticicola Schaer., grumosa Pers., ocel- lulata Mass., torulosa Flk.; urceolata Mass., verrucoso- areolata Garov., urceolarioides Trev. T., Rcr., Rv., Rea. — It. 262. ììadia Fr. Sch. cr., 287. —Anzi L. m. r., 167; Etr., 18; Erb. cr. it., I, 669; Mass. (XIX); Garov.; Dnrs.; Ces. Var. cinex-escens Garov., intestiniformis Anzi, major Schaer., microcarpa Anzi. Rcr. Rv. — It. 263. BocUi Fr. Sch. cr., 285. — Anzi Lng., 248 ; Ces. Rcr. — Alp. 264. Bormiemis Nyl. FI., 1872, 250. — Anzi L. m. r., 180. L., Tr. — Alp. 265. caesio-aWa Krb. Prg., 82. — Syn. L. Sommerfeltii Hep. — Anzi L. m. r., 170, 171; Lng., 276; Tr. Lich. V., 20; Mass. (XIX); Ces. Var. crenulata Mass., dispersa Flk. Rea. — It. 316 ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 266. cenisìa Ach. Univ., 163. — Anzi L. m. r., 194-196; Mass. (XLIX); Garov.; Ces. Var. integrella Flk., lignicola Hep, L,, Rcr. — Alp. 267. coarctata Sm. Engl. Bot., 1799, 534. — Mass. L. I., 323; Anzi L. m. r., 206; Erb. cr. it, I, 1073; Garov.; Dnrs.; Ces. Var. Brujerana Scliaer., elacista Adi., ochrineta Ach., pro- minula Mass. Rcr., Rv. — It. 268. complanata Krb. Prg., 84. — Ces. Rcr. — Alp. 269. concolor Rm. Mem. Soc. Lin., IV, 436. — Rbh. L. E., 963; Erb. cr. it., I, 371; Anzi Lng., 39; Garov.; Ces. Var. angusta Arnd. Rcr. — Alp. 270. disperso-areolata Krb. Syst., 117. — Anzi Lng., 38; Ces.; Bgl. Rcr. — Alp. 271. effusa Sm. Engl. Bot., 1863. — Syn. L. sarcopis Wahl. Mass. L. L, 108; Anzi Lng., 432, 511; Garov. Var. fusca Mass. T. — Sett., Tose, Merid. 272. epanora Ach. Meth., 179. — Anzi Lng., 43; Mass. (XLIX); Garov.; Ces. Rcr. — Alp. 273. epibnja Ach. Prod., 69. — Anzi L. m. r., 193; Mass. (XIX); Garov., Ces. M. — Alp. 274. flavescens Bagl. Sard., 77. — Erb. cr. it., II, 315; Ces.; Bgl. Rcr., Rv. — Sard., Sic. 275. Flotowiana Sprgl. N. Entdeck, I, 221. — Anzi Lng., 318; Erb. cr. it, II, 615; Garov.; Ces. Rcr., Rea. — It. • ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 317 276. frastulosa Dcks. fase. pi. cr., S', 13. — Anzi L. m. r., 183 ; Mass. L. L, 310 ; Ven. 31 ; Ces. ; Dnrs. ; Garov. Var. argopholis Ach., insoluta E.m. ocellulata Mass., thio- des Nyl. Rcr. — Alp., Lig., Tose, Sard. 277. fuscescens Smrf. Lap., 161. — Anzi Lng., 173. Tr. — Alp. 278. gangaleoides Nyl. FI., 1872, 354. Rcr. Rv. — Tose, Merid. 279. Hageni Ach. Syn., 167. — Syn. L. iimbrina Ehr. — Anzi L. m. r., 188, 189; Lng., 104, 276, 302, 392,397; Erb. cr. it., 1, 936; Mass. (XIX); Garov.; Dnrs.; Ces. Var. coerulescens Mass., li thophila Wallr., ocellulata Mass., Sambuci Pers., Saxifragae Anzi. L., T., Rv. — It. 280. infiala Schl. Cent. 2% 70. — Syn. L. alphoplaca Wahl. — Rbh. L. E., 325; Anzi L. m. r., 162; Erb. cr. it, I, 34; Dnrs. ; Ces. ; Mass. (XXXIV) ; Garov. Var. melanaspis Acli., olivacea Anzi. S., M., Rcr. — Sett., Merid. 281. intermedia Krplh. Bay., 149 — Dnrs. Var. aggregata Dnrs. Tr. — Lig., Tose, Merid. 282. inimnescens Reb. FI. neom., 301. — Anzi Lng., 102; Erb. cr. it., I, 1071; Trev. Lich. v., 104; Garov.; Dnrs.; Ces. Var. glaucorufa Mart. T. — It. 283. lepiacina Krb. Syst., 148. — Ces. M. — Alp. 284. lìvidocinerea Bgl. Sard., 75. -— Erb. cr. it., II, 167; Ces. T. — Sard., Merid. 285. ìninutissima Mass. Mise, 7. Rea. — Sett., Tose, Merid. 286. mugJiicola Nyl. FI., 1872, 248. — Syn. Lecanora varia var. alpina. Anzi Lng., 376. Tr. — Alp. 318 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 287. ochrostomoides Hep. FI. E., 387. Tr. — Alp. 288. oculata Dcks. Fase. pi. ci\, II, 17. — Anzi Lng., 510. M. — Alp. 289. pallescens L. Sp., 15. — Erb. cr. it., 1, 1070, 1381, 671, 673; Rbh. L. E., 433; Un. it, XXI; Mass. L. L, 86; Anzi L. m. r., 164, 165; Lng., 110, 547; Etr., 16, 17; Trev. Lidi. V., 113, 114; Garov.; Dnrs.; Ces.; Mass. (XXVII). Var. corticola Arnd, parellaL,, tumidula Schaer., Upsalien- sis L., variolosa Anzi. Tr., Rv., Rcr. — It. 290. pallida Schreb. spie, 133. — Anzi L. ra. r., 176, 179; Lng., 103; Erb. cr. it., 836; Trev. Lidi, v., 105-107; Garov.; Dnrs.; Ces.; Mass. (XIX). Var. albella Mass., angulosa Ach., chondrotypa Ach., cine- rella Flk. T. — It. 291. piniperda Krb. Prg., 81. — Syii. L. glaucella Fw., L. ai- tema Adi. — Anzi L. m. r., 176-177; Erb. cr. it., I, 1382; Garov. Var. ochrostomoides Nyl. Tr. — Alp., Toso. 292. polycarpa Anzi Ctg., 48. — Anzi Lng., 319. Rea. — Sett. 293. polytropa Ehr. PI. cr., 294. — Syn. L. variaeformis Jat. — Rbh. L. E., 324; Anzi L. m. r., 200-203; Lng., 531, 549, 567; Erb. cr. it., I, 371; Mass. (XLIX); Dnrs.; Ces.; Garov. Var. acrustacea Schaer., alpigena Schaer., campestris Schaer., illusoria Miìll., inops Bgl., intricata Schrad., variaefor- mis Jat. Rer., Rv. — Sett., Lig., Tose., Merid., Sard., Sic. 294. pomilionis (Rehm.) Nyl. FI., 1872, 248. Tr. — Alp. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 319 295. proiecta Bgl. e Crst. An., 199. Rcr. — Alp. 296. prohiherans (Smrf.) Th. Fr. Arci., 102. — Syn. Pertu- saria leptocarpa Anzi, Lecidea carneopallida Nyl. — Anzi Lng., 225; Erb. cr. it, I, 957. T. — Alp., Sett. 297. pruìnifera Nyl. Lux., 3t)8. — Syn. Placodium creta- ceum Milli.; L. teichotea Nyl. — Ces. Rea. — Sett., Tose, Merid. 298. panioeofusca Bgl. Sard., 73. — Bgl. Rcr. — Tose, Sard. 299. radiosa Hffm. En. lidi., 62. — Syn. L. circinata Pers. Anzi L. ra. r., 163; Erb. cr. it., I, 667; Trev. Lich. V., 35; Mass. (XXXIV); Garov.; Dnrs.; Bgl.; Ces. Var. albopulver aleuta Bgl. e Crst., farinosa Anzi, myr- rhina Fr., ocellata Bgl., psoralis Schaer., sabbatica Mass. Rea., Rcr., Rv. — It. (Malta). 300. Reuteri Schaer. En., 59. — Mass. L. I., 171 ; Trev. Lieti. V., 221. Rea. — Alp., Sett. 301. rhypariza Nyl. Lich. Norv. in Of. v. Ak. fòr 1860, 296. — Anzi Lng., 177. M. — Alp. 302. ricbella Anzi Neos., 6. T. — Tose. 303. rubicunda Bgl. Sard., 74. T. — Sard. 304. sardoa Bgl. Sard., 73. — Bgl. Rcr. — Sard. 305. saccicola Poli. PI. Pai., 225. — Syn. Lecidea Bolcana Poli. — Anzi L. m. r., 159-161 ; Ven., 30 ; Erb. cr. it., 1, 1378; Mass. L: L, 360; Anzi Lng., 41, 259, 269, 270, 271 ; Trev. Lich. V., 36; Garov.; Ces.; Dnrs.; Mass. (XXXIV). Var. albopulverulenta Schaer., diffracta Ach., Garo vagli Krb., ochroleuca Schaer., riparia F\v., subcartilaginea Mass., versicolor Nyl. Rea., Rcr., Rv. — It. (Malta). 320 ADUNANZA. DELLA SEDE DI FIRENZE 306. scrupulosa Ach. Univ., 385. — Anzi Lng., 104. T. — Sett., Tose. 307. sordida Pers. Usi. An. Bot., 26. — Anzi L. m. r., 196- 199; Lng., 67; Erb. cr. it., I, 674; Mass. (XLIX); Dnrs.; Ces. ; Garov. Var. glaucoma HfFm., gregaria Mass., grumosa Mass., Sten- hammari Krb. Swartzi Ach.,. variolosa Anzi. Rcr., Rv. — Alp., Seti, Tose., Lig., Merid. 308. sororia Bgl. e Crst. An., 200. Rcr. — Alp. 309. straminella Bgl. Sard., 77. L. — Sard. 310. subcarnea Sw. Westr. Fors., 126. — Erb. er. it. I, 1072; Rbh. L. E., 949; Anzi Lng., 67; Ces.; Mass. (XLIX); Dnrs. Var. bicincta Nyl. Rv., Rcr- — Sett., Lig., Merid. 311. suljcìrcinata Nyl. FI., 1873, 18. Rcr., Rea. — Sett., Tose. 312. subfasca L. sp., 16. — Erb. cr. it., I, 933-935; II, 167 Rbh. L. E., 213, 240, 727; Mass. L. L, 42; Un. it., I Anzi L. m. r., 184-192; Ven., 36-40; Lng., 102, 105 Ces.; Dnrs.; Trev. Lich. v., 108-112; Mass. (XIX). Var. alboflavescens Mass., allophana Ach., argentata Ach., atrynea Mass., azurea Anzi, boeomycioides Mass., cam- pestris Schaer., cateilea Ach., coilocarpa Ach., distans Schaer., geographica Mass., glabrata Krb., leucopis Ach., maculiformis Bgl., Parisiensis Nyl., pinastri Schaer., ru- gosa Pers., sylvestris Nyl., trachitica Mass*. (= margari- tacea Krb.). T., Tr., M., Rea., Rcr., Rv. — li 313. subìntricata Nyl. FI., 1868, 478, — Anzi Lng., 512. L. — Alp. 314. subtariarea Nyl. FI., 1872, 550. — Anzi Lng., 101. S. — Alp. 315. sulphurea Ach. Univ., 399. — Anzi L. m. r., 184, 185, 189; Lng., 105; Ven., 38; Etr., 50; Erb. cr. ii, I, 935, 1074 ; II, 675 ; Mass. (XLIX) ; Garov. ; Dnrs. ; Ces. Rea., Rv., Rcr. — It. (Malta). 1893. ^ N.° 6. , BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE. PlROTTA, R. — Geaster fornìcatus (Huds.) Fries (proc. verb.) Pag. 325 — Sinspermia nella Ginlcgo biloba (proc. verb.) » 325 Massalongo, C. — Nuova contribuzione all' acarocecidiologia della flora veronese e d' altre regioni d' Italia » 328 Baldacci, a. — Osservazioni sulla ramificazione del Symphy- (um orientale L. applicate al genere Symphytum L. . . » 337 GoiRAN, A. — Sulla presenza in Verona di Spiraea sorbi/o- lia L, Nuova stazione di Vinca major L . » 342 Massalongo, C. — Intorno alla ceratomania epifilla di Dian- thus Caryophyllus L » 343 GoiUAN, A. — Erborizzazioni estive ed autunnali attraverso i Monti Lessini veronesi (Continuazione) » 344 BoLZON, P. — Erborizzazione all' isola dell'Elba (Continuaz.) » 350 Jatta, a. — Materiali per un censimento generale, dei Li- cheni italiani (Continuazione) » 368 FIEENZE, 1893. SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA Presidente Vicepresidenti Consiglieri Consiglio di Direzione. Arcangeli prof. Giovanni. SoMMiER cav. Stefano. Pi ROTTA prof. Romualdo. Passerini prof. Giovanni. Girelli prof. Giuseppe. Biondi Antonio, Econo?no. Bargagli marchese Piero, Archivista. Martelli conte Ugolino, Segret. del BuUettino, Baroni dott. Eugenio, Segretario degli Atti. Penzig prof. Ottone. D'Ancona prof. Cesare, Segretario della Sede di Firenze. CuBONi prof. Giuseppe rappr. la Sede di Roma. Seggio della Sede di Roma. Presidente Pirotta prof. Romualdo. Vicepresidente Cuboni prof. Giuseppe. Segretario-Economo Avetta dott. Carlo. Riunione generale pel 1893 dal Y al 15 Agosto in Perugia. ADUNANZE NELL'ANNO 1893 della Sede di Firenze. Gennaio 8, Febbraio 12. Marzo 12. Aprile 9. Maggio 14. Giugno 11. Ottobre 8. Novembre 12. Decembre 10. della Sede di Roma. Gennaio 5. Febbraio 2. Marzo 2. Aprile 6. Maggio 4. Giugno 1. Ottobre 5. Novembre 2. Decembre 7. I Soci devono versare la Tassa d' ammissione e la Quota annua nelle mani del Sig. Antonio Biondi, via dei Serragli, 115, Firenze. La corrispondenza relativa al Ballettino dev'essere diretta al Segre- tario del Ballettino, conte Ugolino Martelli, Museo di Storia natu- rale, Firenze. Firenze, Stab. Pellas. — Via Jacopo da Diacceto, 10 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 321 316. symmìcìiera Nyl. FI., 1872, 249. — Syn. L. symmicfa Ach., L. maculiformis Hffm. — Anzi L. m. r., 174, 177; Lng., 303 ; Erb. cr. it., II, 270 ; Garov. ; Ces. Var. glaucella Fw. L., T., Tr. — Seti, Tose. 317. tartarea L. sp., 14. — Anzi L, m. r., 166; Lng., 100, 101, 431; Rbh. L. E., 324; Erb. cr. it., I, 672, 672; 673; Mass. (XXVII); Garov.; Bgl., Dnrs., Bgl. Var. alboflavescens Mass., arborea DC, frigida Schaer., tu- midula Mass., saxorum Mass. T., Ry., Rcr. — It. 318. iorquata Fr. Sch. cr., 284. — Syn. L. Schaereri Ach. — Anzi Lng., 44 ; Ces. Rcr. — Alp. 319. transcendens Nyl. Bt. Ztg., 1868, 896. — Anzi Lng., 548. L. — Alp. 320. Treinsani Mass. Sch. cr., 309. — Syn. L. pallida var. trachitica Mass. — Rbh. L. E., 373 ; Mass. L. 1., 309 ; Anzi Etr., 19 ; Ces. ; Trev. Lich. v., 65. Rcr. — Sett., Tose. 321. varia Ehr. PI. cr., 58. — Anzi L. m., 173-176 ; Lng., 303, 376, 512, 546 ; Erb. cr. it., I, 1225, 1382 ; Rbh. L. E., 690; Mass. (XIX); Dnrs.; Ces. Var. aitema Hep., alpina Krplh., apocliroa Fr., betulina Ach., denigrata Fw., denudata Bgl., melanocarpa Anzi, para- doxa Dnrs., pallescens Schaer., sepincola Ach. L., T., Tr. — It. 322. veì^rucidosa Bgl. Comm. s. cr., I, 436. — Bgl. Var. detrita Bgl. Rcr. — Lig. 323. vulcanica Bgl. Comm. s. cr., I, 437. — Bgl. Rv. — Sic. 324. zonata Bgl. Pr. Tose, 237. — Bgl. Rcr. — ^Tpsc, Sard. *** AspìUcia Mass. BuU. della Soc. bot. ital. 2i 322 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 325. alpina Srarf. Suppl., 91, — Anzi Lng., 730 ; Ces. Rcr. — Alp. 326. acquatica Krb. Syst., 165. — Syn. L. verruculosa Krplh., L. subdepressa Nyl. — Anzi Lng., 71 ; Erb. cr. it., I, 1386; II, 216; Rbh. L. E., 336; Mass. (IV); Garov.; Dnrs.; Ces. Rea., Rcr. — Alp., Tose, Lig., Merid. 327. Umodea Mass. Syn., 26. — Mass. (XXXV). Rcr. — Sett. 328. calcarea L. sp., 6. — Mass. L. L, 226, 263, 266; 267; Rbh. L. E., 336 ; Anzi L. m. r., 169, 209, 210 ; Etr., 21 ; Ven., 46, 47, 49; Lng., 69, 324; Ces.; Garov.; Dnrs. Var. alpina Anzi, atomaria Mass., bullosa Mass., cinerea Mass., cinereo-virens Mass., concreta Krb., contorta Flk., fari- nosa Mass., glaucopruinosa Mass., Hoffmanni Ach,, ochra- cea Anzi, multipimcta Mass., murorum Mass., tracliitica Mass., viridescens Mass. Rea., Rv. — It. 329. candida Anzi Ctg., 59. — Anzi Lng., 325; L. ra. r., 204. Rcr., Rea. — Sett., Merid. 330. carneopallens Nyl. FI., 1873, 292. — Anzi Lng., 80. Rea. — Alp. 331. ceracea Arnd. FI. 1859, 16. — Anzi Lng., 76. Rer. — Sett. 332. cinerea L. Mant., I, 132. — Anzi Lng., 130, 306, 477; L. m. r., 207, 208; Mass. L. L, 270; Garov.; Dnrs.; Ces. Var. alba Mass., atrocinerea Schaer., chiodectonoides Anzi, daedalea Mass., laevata Fr., lavanea Mass., lignicola Anzi, obscnra Rbh., ochracea Mass., olivacea Anzi, oxydata Anzi, pantberina Mass., polygonia Vii., rubicunda Bgl., tracbi- tica Mass. L., Rer., Rv., Rea. — It. 333. cinereorufescens Aeli. Univ., 677. — Syn. A. sanguinea Krplh. — Erb. er. it, I, 678; Anzi Lng., 73, 74; Mass., (IV); Garov.; Ces.; Dnrs. Rcr., Rv. — Alp., Tose., Merid. 334. coecula Ach. Syn., 164. — Syn. A. ocellulata Bgl. — Anzi Lng., 323 ; Ces. Rea., Rer. — Alp., Tose., Merid. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 323 335. coronata Mass. Mem., 131. — Anzi Ven., 51 ; Mass. (XXXV); Ces. * Rea. — Sett. 336. cupreoatra Nyl. FI., 1864, 417. — L. olivacea Bgl. e Crst. ; Ces. Rcr. — Alp. 337. cyanocarpa Anzi Comm. d. soc. cr. it.. Ili, 145. — Anzi Lng., 79; Ces. Rcr. — Alp. 338. depressa Flk. Beri. Mag., 1810, 123. — Anzi Lng., 527. Rcr. — Alp. 339. Dichsoni Ach. Univ., 165. — Anzi L. m. r., 213; Lng., 164; Erb. cr. it., II, 168; Ces. Rcr. — Sett. 340. dolomìcola Anzi Ctg., 61. Rea. — Sett. 3tl. epicloiica Ach. Univ., 151. — Anzi Lng., 77. Rcr. — Sett. 342. euganea Trev. Pat., 261. Rcr. — Sett. 343. flavidescens Jatt. ad int. — Syn. Aspicilia flavescens Anzi Corani. Soc. cr. II, 9. — Anzi Etr,, 38; Ces. Rea. — Sett., Lig., Tose. 344. flavida Hep. L. E., 1860, 630. — Syn. A. argillacea Anzi. — Anzi Lng., 278 ; Ces. Rea. — Sett., Lig., Tose. 345. gibbosa Ach. Prodr., 90. — Anzi Lng., 72; Bgl.; Ces. Yar. squamata F\v., verruculosa Krplh. Rcr, — Sett., Tose, Sard. 346. lactea Mass., Syn., 26. — Anzi Ven., 52; Mass. (IV); Ces. Rea. — Sett., Lig., Merid. 347. lacustris (With.). Nyl. Lap., 137. — Anzi Lng., 326. Var. diamartoides Nyl. Rcr. — Alp. 348. melanophaea (Fr.) Krb. Syst., 159. — Erb. cr. it., II, 108; Ces. 324 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Var. concolor Anzi. Rcr. — A]p. 349. TnuiaMlis Ach. Univ., 345. — Anzi Lng., 129; Garov.,* Ces. L. — Seti 350. odora (Ach.) Schaer. Spie, 80. — Erb. cr. it., Il, 926 ; Anzi Lng., 75; Ces. , Rcr. — AIp. 351. iJOlijcìiroma Anzi Ctg., 59. -- Anzi Lng., 70, 277, 325, 530; Ces.; Dnrs. Var. ocliracea Anzi. Rcr. — Seti, Merid. 352. scutellaris Mass. Rie, 38. — Syn. ? A. cinerea Ach. var. — Erb. cr. it, I, 380; Mass. (IV); Dnrs.; Ces. Rcr. — Lig. 353. similis Mass, Neag., 5. — Syn. A. isabellina Jatt. — Anzi Lng., 80; Mass. (XXVII); Dnrs.; Ces. Rea. — Seti, Lig., Tose. 354. suaveolens (Ach.) Schaer. Spie, 70. — Mass. L. L, 124; Anzi Lng., 75 ; Ces. Rcr. — AIp. 355. tenebrosa (Pw.) Krb. Prg., 95. — Erb. cr. it, I, 1387 ; An3i L. ra. r., 212; Dnrs.; Ces. Rcr. — Sett, Lig. 356. verrucosa Ach. Univ., 339. — Anzi L. m. r., 211; Erb. cr. it, I, 938; Mass. (XXXV); Dnrs.; Ces. M. — Sett., Merid. 357. vitrea Anzi Neos., 7. Rcr. — AIp. Esaurite le comunicazioni togliesi 1' Adunanza a ore 4 pom. ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 325 SEDE DI ROMA. Adunanza dell' 11 maggio 1893. Letto ed approvato il verbale precedente, il prof. R. Pirotta pre- senta un completo e ben sviluppato esemplare di un Gasteromìcete, il Geaster fornieatus (Huds.) Fries. Ricorda che apjjartiene al gruppo dei fornicati, che comprende secondo la Sylloge del Saccardo (voi. VII, parte I, pag. 70) soltanto tre specie, una americana, G. radicans Berk. et Curt. ; una del Por- togallo, G. Welwitselni (Montg), e la terza, G. fornieatus (Huds.), del- l'Europa e dell'America del Nord. Quest'ultima specie, secondo la citata Syììoqe (loc. cit., pag. 74), non sarebbe ancora stata riscontrata in Italia. E pertanto interessante la sua scoperta fatta da uno stu- dente a Monte Celio, nei colli Tiburtini presso Roma, essendo la bella specie nuova a quanto pare per l' Italia, certamente per la provincia di Roma. Lo stesso prof. R. Pirotta discorre poi intorno ad un caso di sin- spermia nella Ginkgo biloba. Mentre sono registrati numerosi casi di sincarpia, cioè di salda- tura 0 di concrescenza di frutti, 1' opere di teratologia ricordano un numero relativamente raro di casi di sinspermia o concrescenza di semi, e questi pochi casi sono ' relativi alle Angiosperme (vedasi Moquin-Tandon, Tiratoi, végét. jjag. 277 e Masters, Pfianzenteratol. [trad. Dammer], pag. G9). Ora il prof. Pirotta riscontrò un bellissimo caso di sinspermia nella Ginkgo biloba, il quale sarebbe pertanto il primo segnalato per le Gimnosperme. La saldatura era totale per i tegumenti del seme, tanto esterni molli, quanto interni duri ; ma essa non interessava r endosperma e l'embrione, i quali erano perfettamente indipendenti, come lo dimostrò anche la germinazione, che ebbe luogo regolar- mente, dando due piantine perfettamente indipendenti e normali. Esaurite le comunicazioni è levata la seduta. 326 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 14 MAaaio 1893. Il Vice-Presidente Sommier annunzia che il Presidente Arcan- geli non è intervenuto all' adunanza a causa di un grave lutto di famiglia. Egli lia perduto pochi giorni fa il figlio maggiore dell'età di 17 anni, che si faceva onore negli studi universitari a Pisa. Il Consiglio della Società ha deliberato d' inviare una lettera di con- doglianza al prof. Arcangeli, ed i soci intervenuti vorranno certo unirsi a questa testimonianza di affetto e di stima j)er il Presidente della Società. Il prof. Caruel appoggia la proposta che la lettera venga man- data anche a nome della Società riunita in adunanza pubblica. La proposta è quindi approvata all' unanimità. Il Vice-Presidente Sommier aggiunge che il Consiglio ha deciso di proporre ai soci convenuti che, per dare maggior prova della parte che prendono al lutto del loro Presidente, venga sciolta l'adu- nanza odierna, e ne sia rimandato il seguito alla domenica ventura. Domanda se vi è alcuno che abbia osservazioni da fare a questa proposta del Consiglio. Il prof. Caruel si alza, e parla in questi termini : « Nessuno può dubitare dei miei sentimenti verso il prof. Arcangeli, già mio Aiuto, ora mio collega nell' insegnamento e nella Società. Non vi ha al- cuno forse che divida più di me il dolore della sua disgrazia. Per questo ho approvato con tutti la lettera dì condoglianza che gli verrà scritta a nome della Società ; ma non per questo posso con- venire della proposta d'interrompere oggi i nostri lavori. Sono pre- senti soci e non soci, venuti appositamente dietro invito ; sono state inviate comunicazioni — ho sentito a dire in buon numero — con l'intesa che fossero lette oggi; il rimandare l'adunanza avrebbe inconvenienti, fra' quali non ultimo 1' incappare in altre adunanze future. Onde non credo mancare di riguardo, né al nostro Presi- dente, né al Consiglio, pregando la Società a non accogliere la pro- posta che ci vien fatta. » Il Vice-Presidente Sommier dice che la proposta del Consiglio è di quelle che non conviene mettere in discussione, e che perdono il loro valore quando non sono approvate all' unanimità. Crede quindi suo dovere di ritirarla in nome dei Consiglieri presenti e di dar seguito ai lavori dell' adunanza. Partecipa quindi la morte del nostro Vice-Presidente prof. Gio- vanni Passerini avvenuta il 17 aprile decorso. Si limita al semplice ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 327 annunzio della grave perdita subita dalla nostra Società e dalla Bo- tanica in Italia, poicliè è certo che il nostro Presidente vorrà da sé tessei'e l'elogio del chiaro estinto. Viene proclamato socio il sig. Guido Uzielli di Firenze. Il Segretario Baroni dà lettura di un telegramma inviato da Martelli che si trova al Gargano per erborizzai-e. Il testo del te- legramma è questo : « Ritenuto burrasca, saluto colleghi interve- nuti adunanza, raccolte buone. » Ha la parola 1' Archivista Bargagli per annunziare i doni per- venuti alla Società durante il mese. Rivista Agraria, Giornale dell' Associazione dei proprietari ed agri- coltori in Napoli, n.' 15, 16, 17, aprile 1893. r. Magnus. Mykologische Miscellen. Berichten der Deutschen Bo- tanischen Gesellschaft. Jahrgang 1893. Band. XI, Heft. I. Editarci Kilias. Nachruf von P. Magnus. Separat-Abdruck aus den Verhandlungen des Botanischen Vereins der Provinz Brande- burg XXXIV. P. Magnus. Ueber das monstrose Aufreten von Blattern und Blattbuscheln an Cucurbitaceen-frtichtchen. Separat-Abdruck aus der Oesterr. botan. Zeitschrift. Jahrg. 1893, n. 2. P. Magnus. Frucht von Amygdalus persica foliis purpureis. Son- derabdruck aus Gartenflora, 1893, Heft. 4. Baroni doti. Eugenio. Del posto che occupa la Eohdeajaponioa Roth. tra le famiglie vegetali e sul suo processo di impollinazione. Estr. dagli Atti del Congr. bot. internaz., 1892. Saccardo P. A. 1,' Azolla Carolim'ana in Europa. Estr. dagli Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Tom. III, serie VII. Kellog M. D. Methods of precision in the investigation of disor- ders of digestion. BuUettino della Scuola agraria di Scandicci. Ricerche ed espe- rienze istituite nei poderi sperimentali e nel laboratorio di chimica agraria sotto la direzione di N. Passerini. Seconda serie. Anno I, 1893, fase. I e II. L'Avvenire agricolo, Bollettino della Scuola ambulante pratica e sperimentale dell' agricoltura ecc. della provincia di Parma, 20 aprile 1893, n. 4, nel quale è contenuto un Cenno necrologico del dott. G. Batta. De-Toni sul prof. Giovanni Passerini, Abhandlungen herausgegeben vom naturwissenschaftlichen Ve- reino zu Bremen, XII Band. 1893. The Journal of the Quekett Microscopical Club. London, Ser. II, voi. V, n. 32, 1893. BuUettin of the Torrey Botanical Club. Voi. XX, Lancaster, Pa, aprii 10 1893, n. 4. Wiener Illustrirte Garten-Zeitung. Aprii 1893, 4 Heft. Bollettino Agrario Veronese, n. 9, 30 marzo 1893 e n. 11-12, 20- 30 aprile 1893. 328 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE De Bonis. Le piante del Polesine. Estratto dal Bull. Soc. Bot. It. 12 marzo 1892. De Bonis, Fecondazione occasionale della Platanthera hifolia Ricli. Estratto dalla Rivista It. di Scienze Nat. XIII. 1 febbraio 1893. Massalongo C. Entomocecidii italici. Estratto dagli Atti del Con- gresso Botanico Internazionale di Genova, 1892. Canestrini e Massalongo. Nuova specie di Phytoptus : Pliytoptus Mal- pighianus n. sp. Estr. dal Bull. Soc. Ven.-Trent. di Scienze Nat. Tom. V, n. 3. Bericlite der Scliweizerischen. Botaniscben Gesellscliaft. Hefte III, 1893. Atti del Congresso Botanico Internazionale di Genova, 1892. Bonnet Edm. Le Congrès de Gènes. Extrait du Bulletin de la Soc. Botanique de France. — Una nomenclatura medico-botanica estratta da un codice del secolo IX, scritto nell' Italia settentrio- nale. Estr. dagli Atti del Congresso Internazionale di Genova. Il Segretario dà lettura di una comunicazione del prof. MasSA- LONGO, che ha per titolo : NUOVA CONTRIBUZIONE ALL'ACAROCECIDIOLOGIA DELLA FLORA VERONESE E D'ALTRE REGIONI D'ITALIA. NOTA DEL DOTTOR C. MASSALONGO. Mosso dal desiderio di portare contributo alla conoscenza degli acarocecidii o milbogalle proprie della flora del nostro paese, sino dal 1889 rivolsi l'attenzione a queste, per vari ri- spetti, interessantissime patologiche produzioni. Quanto però finora, sopra questo argomento, pubblicai nel Nuovo Giornale Botanico Italiano o nel Bullettìno della Società Botanica Ita- liana, si riferisce quasi esclusivamente agli acarocecidii che se- gnalai nel dominio della provincia di Verona, dove essendo solito di passare alcuni mesi dell' anno, ebbi tutto l'agio di fare a tale riguardo numerose esplorazioni. Nella presente memoria, oltre alle milbogalle che scopersi di recente in detta provincia, vi ho aggiunto ancora quelle gentilmente inviatemi, da varie parti d'Italia, dai chiarissimi signori: G. Canestrini, G. Arcangeli, A. Carestia, E. Rostan, L. Micheletti e P. Baccarini, ai quali mi è grato di esprimere per ciò i più sinceri ringraziamenti. Come è noto, in quest'ultimi tempi, per opera segnatamente degli illustri prof. A. Nalepa e G. Canestrini, la sistematica degli acari cecidiogeni della famiglia dei fìtottidi, entrava in un' èra ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 329 novella. Mentre infatti per 1' addietro l'autonomia delle forme spettanti alla menzionata famiglia di artropodi era ritenuta molto problematica, oggigiorno invece, benché da pochi anni soltanto ne sia stato seriamente intrapreso lo studio, si conoscono di già oltre un centinaio di specie e vari generi ancora di fitot- tidi. Di queste specie, create quasi tutte dal Nalepa e Canestrini, parecchie vennero stabilite sopra il materiale ch'io raccolsi; per questo motivo non pochi dei cecidii da me successivamente descritti, acquistano anche dal punto di vista zoologico un' im- portanza eccezionale. B icnografia (Continuazione vedi: Nuovo Giorn. bot. it., voi. XXIII, pag. 79-82, 471-472 e BuUett. della Soc. bot. ita!., 1892, pag. 71). 61. Balle E. — Catalogne descriptif des galles observées aux environs de Vire (Calvados) in : Bullet. Soc. Amis so. nai Rouen 1889, II Séra., p. 415-437. — In questa memoria trovasi la descrizione del PliyUocoptes Ballet Trouessart. 62. Berlese a. N. — La Fitoptosi del Pero in: Rivista Patol. vegetale voi. I, p. 71, tav. IV ; Padova 1892. 63. Canestrini G. — Sopra due nuove specie di Phytoptus (V* serie) ; estratto Atti Soc. Venet.-Trent. Se. natur. voi. XII, fase. Il ; Padova 1891. 64. — Sopra due nuovi Fitoptidi (VI* serie): estratto Atti Soc. Venet.-Trent. Se. natur. voi. XII, fase. II ; Padova 1891. 65. — Sopra due nuove specie di Plujiopius (VIP serie); in BuUett. Soc. Venet.-Trent. Se. natur. Tom. V, n. 2; Pa- dova 1892. 66. — Sopra tre nuove specie di Fitoptidi italiani (VIIP serie); Atti R. Ist. Venet. se, lettere ed arti, Tom. Ili, ser. VII, p. 837-39; Venezia 1892. 67. — Abbozzo del sistema acarologico: estratto dagli Atti R. Ist. Venet. se, lett. ed arti, Tom. II, ser, VII; Venezia 1891. 68. — Famiglia dei Phytoptini in: Prospetto dell' acarofauna italiana, Parte V% p. 543-557, p. 589-722, tav. 44-59; Pa- dova 1892. N.B. La stessa pubblicazione è inserita nel voi. I, fase. 1, ser. II degli Atti Soc. Venet.-Trent. Se. natur. p. 49-198, 330 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE tav. I-XVI (di queste tavole la IV-V si trovano sotto i n. 6-7 nel fase. I del voi. XII). 68.b's Canestrini Gì. e Massalongo C. — Nuova specie di Phy- toptus (Ph. Mal]}ighianus) in: Bullett. Soc. Venet.-Trent. Se. natur. Tom. V, n. 3; Padova 1893. 69. Corda A. C. J. — Icones fungorum voi. IV, Pragae 1840 et voi. V, ibidem 1842. 70. De Stefani F. — Sopra una galla di Phytoptus sul VUex Agnus Castus in: Naturalista Sic. Vili, 1888, p. 66-69. 71. KiEFFER J. J. — Neue Mittheil. ùber lothringische Milben- gallen in: Bot. Centralbl. 1889, n. 1, p. 1. 72. — Die Zoocecidien Lothringens (Fortsetz.) in: Entom. Nach- richten von Karsch, Jahrg. XVIII (1891), n. 14-16 (Sepa- ratabdr., p. 1-18); Berlin 1891. 73. — Acarocécidies de Lorraine in: Feuille des Jeuues natura- listes in sér., 1 Juin, n. 260, ann. 1892. 74. LiEBEL R. — Die Zoocecidien (Pflanzendeformationen) und ihre Ergeuger in Lothringen. — Zeitschrift f. naturwiss. Bd. LIX, 1886, p. 531. 75. — Ueber Zoocecidien Lothringens in: Entom. Nachr. von Karsch, Jahrg. XV (1889) n. 19, p. 297. 76. — Die Zoocecidien (Pflanzendeformationen) der Holzge- wàchse Lothringens; Mùnchen 1892. 77. Lòw F. — Verzeichniss der durch Gallmilben (Phytoptus) an Pflanzen verursachten Deformationen (Phytoptoceci- dien) der Hernsteiner Gebietes und seiner Umgebung (Beck's Fauna von Hernstein in Nieder-Oesterreich II Th., II Halbbd.) in: Becker's Monographie; Wien. 1885, p. 6-15. — Conf. Just. Bot. Jahresb. XIII (1885), II Abth. 2 Heft, p. 548. 78. Massalongo 0. — Sulla Fitottosi dei fiori dell' Alloro in ; Bullett. Soc. Bot. It., 1893, p. 189. 79. Nalepa a. — Neue Gallmilben (Fortsetz.) in: K. Akad. Wis- sensch. Wien, Sitz. mathematisch-naturw. Classe vom 8 Oct. 1891, p. 198. 80. — Neue Gallmilben (2 Fortsetz.) in 1. e, Sitz. mathematisch- naturw. Classe vom 5 Nov. 1891, p. 225. 81. — Neue Gallmilben (3 Fortsetz.) in 1. e, Sitz. raathematisch- . naturw. Classe vom 4 Febr. 1892. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 331 82. Nalepa a. — Neue Galhnilben (4 Fortsetz.) in 1. e, Sitz. ma- thematisch-naturw. Classe vom 19 Mai 1892, p. 128. 83. — Neue (Tallmilbeii (5 Fortsetz.) in 1. s. e, Sitz. matematisch- naturw. Classe vom 6 Oct. 1892 p. 190. 84. — Mittheilung ùber « Neue Gallmilben » (6 Fortsetz.) in 1. e, Sitz. mathematisch-naturw. Classe vom 3 Febr. 1893, p. 31. 85. — Neue Gallmilben in: Nov.ActaKais. Leop.-Carol.-Deutsch. Akad. Naturforscher Bd. LV, n. 6 ; Halle 1891. 80. — Genera und species der Familie der Phytoptida in: Denk- schrift d. K. K. Akad. Wissensch. Wien 1892, mit. 4 Taf. 87. — re^ono/i«5ein neuesPhytoptiden-Genus, aus: Zool. Jahrb. Abth. f. Systematik, Geograph., Biolog. d. Thiere vom J. W. Sprengel in Giessen, VI Ed., p. 327; Jena 1892. 88. — Neue Arten d. Gattung Phytoptus und Cecidopliyes in : K. Akad. Wissenschaft. Wien; Sitz. mathematisch-naturw. Classe vom 7 July 1892, p. 155. 89. — Neue Arten der Gattung Phytoptus u. Cecfdophyes, aus dem LIX Bd. d. Denkschrif mathematisch-naturw. Classe d. K. Akad. d. Wissenschaft. Wien, p. 525 mit 5 Taf. — Wien 1892. 90. Reaumdr M. — Mémoires pour servir à l'histoire des In- sectes voi. Ili, mém. XII ; Paris 1737. 91. Trail J. W. H. — Galls and their makers in « Dee »: Transact. of the nat. hist. Soc. of Aberdeen, p. 55. — Aberdeen 1878. 92. — Scottish Galls: ibidem, anno 1885, p. 35. 93. — Scottish Galls: from the Scottish naturalist 1887, p. 107-110. 94. — Scottish Galls in: Scottish naturalist for January 1890, p. 226. 95. — The Galls of Norway (Transact. and Proceed. of Bot. Soc. of Edinburgh 1888, p. 201). 90. — Galls of Norway in 1. s. e. voi. XVII, pari 111, p. 482, anno 1889. 97. Trouessart E. — Diagnoses d'Acariens nouveaux (Le na- iuralisle, 2 sér., n. 93, p. 25) ; Paris 1891. Descrizione dei Cecidiì. 1. AJuga Cliamaepytis Schreb. — All'estremità dei rami di questa pianta, le foglie, brattee, nonché i fiori, infetti da 332 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE milbe, sono coperti da fitta e candida lanugine, formata da lunghi peli (uniseriato-pluricellulari), assai simili a quelli propri alla specie. Luoghi coltivati della valle di Tregnago presso Cogolo nel veronese. Ottobre 1892. 2. Alniis cordifolia Ten. — Brinosi delle foglie (= Erineum Alneum Pers.; vedi descrizione in: Nuovo Giorn. boi it, XXIII, p. 100, n. 42). Cecidiozoo: probabilmente il Phytopius brevitarsus Fock.; Canestrini, Familia dei Phytoptini in 1. s. e, p. 662, tav. 45, fig. 7-8. Monte Sant' Angelo di Castellamare presso Napoli (G. Ar- cangeli !). 3. Aliius g-lutinosa Gaertn. — Lòw F., Beitràge zur Naturg. d. Gallmilben (Phytopius Duj.) in 1. s. e, p. 8; Thomas, Programm d. Realschule u. d. Progyranasiums zu Ohrdruf 1869, p. 8, n. 6 b; Hieronymus, Beitràge zur Kenntn. europ. Zoocecidien in 1. s. e, p. 11, n. 31; Schlecht., Uebersicht p. 512, und Gallbild. deutsch. Gefasspfl., p. 12, n. 87; Kieffer, Acarocécid. Lorraine 1. s. e, p. 6, n. 16 et p. 29, fig. 9 ex p. — Cephaloneon pustulatam Eremi olim. — Sulla pagina superiore delle foglie genera delle piccole galle (1,5-2 mill. di diametro), vescicolari, rossastre, glabre, subglobose e ri- strette 0 strozzate alla base di inserzione. Le loro pareti carnosette (0,5 mill. grosse) e formate da più strati di cel- lule parenchimatiche, limitano una cavità, tappezzata da numerosi tricomi, fra i quali vivono i fitotti. Questi tricomi sono leptodermi, unicellulari e semplici, nonché ottusi al- l'apice. L' ostiolo è epifillo. Cecidiozoo: Phytopiiis laevis Nalepa, Neue Gallmilben in: Nova Acta K. Leop.-Carol. deutsch. Akad. I. s. e, p. 23, Taf. 4, fig. 1-2. ~ Il Nalepa rinvenne in questo cecidio un' altra specie di fìtottide cioè : Tegonotas heptacinctus Nal., Tegonotus ein neues Phytoptiden-Genus in 1. s. e, p. 335, Taf. 13, fig. 10-12. Presso il paese di Bolca nel veronese; Giugno 1892. 4. Alnus iiìcana DC. — Lòw F., Beitràge zur Kenntn. d. Milbengallen in 1. s. e, p. 131, n. 4; Thomas, Programm 'adunanza della SKUK di FIRENZE 333 d. Realschule u. Progytmia.siiims zu Ohrdruf 1869, p. 8, n. 6 a; Hieroiiyinus, Beitriiu-e K«ìniitii. europ. Zoocecid,,p. 12, n. 33; Schlecht. Uebersicht p. 512 uiid Gallbild. deutsch. Gefiisspfl., p. 12, n. 93; Naiepa, Beitrilge Systematik d. Phy- topten in I. s. e. Taf. IV, Hg. 3 und Neue Gallmilben in: Nova Acta K. Leop.-Carol. deutsch, Akad. 1. s. e. Taf. 3, fig. 11. — Cephaloneon pitstulatuni Br. olim. — Produce delle galle fogliicole identiche a quelle sopradescritte (n. 3). Cecidiozoo: Phijtoptas laevis Nal. in 1. s. e. In Piemonte presso Riva-Valdobbia in Valsesia (A. Carestia !). 5. Alnus TirJdis DC. — Thomas, Aeltere u. Neue Beobacht. ùber Phytoptocecidien in I. s. e, p. 354;Lòw F., Beschreib. von neuen Milbengalleii, iiebst Mittheil. ùber einige schon bekannte in 1. s, e, p. 715, n. 1; Hieronymup, Beitriige Kenntniss europ. Zoocecid. iiyi. s. e, p. 12, n. 34; Schlecht. Uebersicht p. 513 und Gallbild. deutsch. Gefiisspfl., p. 12, n. 96 a. — Erìneum (Phi/llerium) purpareimi DC. — Acervuli o cespuglietti epifilli di rado antigeni, per lo più confluenti in serie parallele alle nervature secon- darie delle foglie. Questi cespuglietti sono formati da anormali tricomi, unicellulari, lunghi e cilindrici, fortemente sinuosi ed arricciati, coli' estremità ottusa; il loro colore è dapprima bianco, ma coli' andar del tempo prendono una bella tinta roseo-persicina. Luoghi più elevati dei monti Lessi ni nella località detta « il Vallone » al disopra dei Spia/.zoi nel veronese ; a Riva-Valdobbia in Valsesia (A. Carestia!); nella provincia di Cuneo (R. Fusari!). 6. Artemisia vnl^aris L. — Lòw F., Beitriìge zur Kenntn. d. Milbengallen in 1. s. e, p. 132, n. 5; Hieronymus, Bei- tràge Kenntn, europ. Zoocecid,, p. 14, n. 43; Schlecht. Uebersicht p. 514 und Gallbild. deutsch. Gefiisspfl., p. 107, n. 1211; Kielfer, Acarocécid. Lorraine in I. s. e, p. 7, n. 20; Canestrini, Fam. dei Phytoptini in 1. s. e, ttv. 53, flg. 10. — Sulla pagina superiore delle foglie determina la produ- zione di piccole galle (poco più di un mill. alte, sopra due terzi di mill. circa in diametro) vescicolari, rossastre, subobovato-clavate (cefaloneiformi), substipitate alla base e 33J: ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE colla superficie papillosa. II loro ostiolo giace al lato dor- sale del lembo fogliare ed é, unitamente al canale che attra- versa lo stipite delle medesime, quasi ostruito da lunghi peli sinuosi. Le cellule dell' epidermide (continuazione del- l' epifillo) che riveste le pareti (circa il doppio più grosse della lamina normale della foglia) di questi cecidii sono ipertrofizzate, jaline e gibbose verso l'esterno, dove qua e là portano dei tricomi, semplici, uniseriato-pluricellulari. Cecidiozoo: Phytoptus Artemisiae Canestrini, Fam. dei Phy- toptini in 1. s. e, p. 650, tav. 49, fig. 3 et tav. 54, fig. 6. Provincia di Padova: presso Teolo negli Euganei (G. Cane- strini!). 7. Betiila alba L. — Thomas, Beschreib. neuer oder minder gekannter Acarocecidien in 1. s. e, p. 266, n. 10, tav. X, fig. 12-15; Lòw F., Nachtrage zu meinen Arbeiten ùber Milbengallen in 1. s. e, p. 622, n. 69; Hieronymus, Beitràge Kenntn, europ. Zoocecid., p. 16, n. 57 (sub Beiula verru- cosa); Schlecht. Uebersicht p. 515 und Gallbild. deutsch. Gefàsspfl., p. 13, n. Ili (sub Betiila verrucosa); Kieffer, Aca- rocécid. Lorraine in 1. s. e, p. 7, n. 27; Canestrini, Fam. dei Phytoptini I. e, tav. 59, fig. 2. — Cephaloneon betuli- num Br. olim. — Galle fogliicole (appena un mill. di dia- metro), subgloboso-ovate, glabre, quasi egualmente promi- nenti sulle due faccio della lamina. Per lo più sulla pagina inferiore della foglia appariscono subemisferiche, mentre al lato opposto vi producono una sporgenza (o vistibulo) sub- conica, all'apice della quale sbocca l' ostiolo. Le loro pareti, un terzo circa di millimetro grosse, sono formate di ele- menti parenchiraatici, fra i quali nella regione delle galle, situata sul dorso del lembo fogliare, osservansi dei meati intercellulari. Cecidiozoo: Phytoptus Betulae Nalepa, Genera u. Species d. Fam. Phytoptida in 1. s. e, p. 873, Taf. Il, fig. 3-4 ; Canestrini, Fara. d. Phytoptini in 1. e, p. 680, tav. 59, fig. 3. 11 Nalepa in questo cecidio trovò ancora il Phytoptus lejo- notus Nal., Genera u. Species ibidem., p. 868, Taf. I, fig. 1-2; Canestrini, ibidem, p. 666, tav. 58, fig. 9. Piemonte: Riva-Valdobbia in Valsesia (A. Carestia!). ADUNANZA DELIBA SEDE DI FIRENZE 835 8. Betiila alba L. — Lòw F., Beiirage zur Naturg. d. Gall- milben in 1. s. e, p. 8, n. 13; Schlecht. Uebersicht p. 515, n. 13 et (sub. Betula verrucosa) Gallbild. deutsch. Gefasspfl., p. 13, n. 115; Hieronymus, Beitrage Kenntn. eiirop. Zooce- cid., p. 16, n. 55 (sub. B. verrucosa) ; Kieffer, Acarocécid. Lorraine 1. e, p. 8, n. 28; Canestrini, Fam. dei Phytoptini in 1. s. e, tav. 57, fig. 5. — Erineum hetuUnum Schum., Rabenh. Deutschl. Krypt. FI., I, p. 65, n. 622; Wallroth FI. Crypt. Germ., II, p. 129, n. 1382. — Brinosi delle foglie. Gli anormali tricomi, caratteristici di questo erineo, formano dei cespuglietti o macchie piane ed ipofìUe, talvolta però anfigene, le quali sovente confluiscono in fascie parallele alle nervature secondarie delle foglie. Tali tricomi, dapprima pallidi ed in seguito rubiginosi, sono molto corti, rigonfi all' apice, e spesso dilatati a guisa di imbuto o variamente lobulati, mentre sono attenuato-stipitati alla base. Cecidiozoo: Phytoptas rucUs Can., Fam. d. Phytoptini in 1. s. e, p. 658, tav. 52, fig. 1. Piemonte: Riva-Valdobbia in Valsesia (A. Carestia!). 9. Coronilla varia L. — Low F., Mittheil. ùber Phytopto- cecidien in 1. s. e, p. 3; Schlecht. Uebersicht p. 521 und Gallbild. deutsch. Gefiisspfl.. p. 79, n. 838; Kieffer, Acarocé- cid. Lorraine in 1. s. e, p. 26. — Volvella Coronillae A meri, in Kaltenb. PHanzenf., p. 136, n. 22. — Fogliette delle foglie, per lo più terminali, conduplicate nonché arcuate o subcon- torte e col margine non di rado qua e là involuto. Provincia di Verona: valle di Tregnago « a Marcemigo »; autunno 1892. 10. Cotoneaster tomentosa Ait. (= C. vulgaris Lindi.) — Low F., Nachtrilge zu meinen Arbeiten ùber Milbengallen in 1. s. e, p. 623, n. 72; Schlecht. Uebersicht. p. 521 und Gallbild. deutsch. Gefasspfl. p. 70, n. 712; Hieronymus, Bei- trage europ. Zoocecidien p. 20, n. 81 : Kieffer, Acarocécid, Lor- raine in 1. s. e, p. 26; Canestrini, Fam. dei Phytoptini in 1. s. e. tav. 48, fig. 4 (habitus). — Vajolo delle foglie caratteriz- zato (analogamente a quanto è noto per la stessa malattia d' altre pomacee) da pustule suborbicolari, più o meno ri- 336 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE gonfie e sporgenti specialmente dalla parte dorsale della la- mina, dove spesso sono ricoperte da lunghi ed abbondanti peli. In corrispondenza di dette pustule, il mesofìllo è rap- presentato da uno straterello di cellule clorofilligere che tappezza al lato interno le due epidermidi del lembo ed in tutto il resto del suo spessore da numerose briglie cellulari fra loro anastomizzantesi in lasso reticolo irregolare. Cecidiozoo: Phytoptus Cotoneastrìs Canestrini, Fam. d. Phy- toptini in 1. s. e, p. 638, tav. 48, fig. 7-8. Provincia di Verona: nel monte Baldo presso il Santuario delia Madonna della Corona (A. Goiran !) ; nel Trentino (G. Ca- strini !). 11. Crataegus Oxyacaiitha L. — Pustule vajolose sulle fo- glie, sublenticolari e turgide specialmente al lato dorsale della lamina. La cavità di questi cecidii, che comunica al di fuori per mezzo di un ostiolo ipofiUo, puntiforme, è attra- versata ili tutti i sensi da numerosi cordoni cellulari, ra- mosi, separati da ampi spazi aeriferi. Nel Trentino (G. Canestrini !). NB. I frammenti di foglie che ebbi per esame, non mi per- misero di verificare la determinazione del substrato di questo cecidio, ed è perciò soltanto sulla fede del eh. prof. Canestrini eh' io li riferisco al Crataegus Oxyacantha L. Oss. — Air estremità dei rami di Crataegus Oxyacantha L. (ed ancora di C. monogyna) per impulso delle larve di Cecido- ìiiyia Crataegi Winn., le foglie vengono deformate. La loro lamina cioè presentasi in vario modo accartocciato-increspata ed atrofica, mentre le stipule respettive appariscono, d' ordinario, anormalmente dilatate. La superficie della lamina e delle stipule predette, portano inoltre numerose emergenze, subcilindriche, terminate da una capocchia, bruna glanduliforme. Tali foglie cosi alterate producono un' agglomerazione più o meno compatta che caratterizza la galla o cecidio della surriferita specie di Ceci- domyia (vedi Canestrini Fam. dei Phytoptini in 1. s. e, tav. 48, fig. 11). — Il prof G. Canestrini in questa galla scoperse due nuovi fitottidi cioè il Tegonotus armatus Cn. (Fam. Phytoptini p. 693, tav. 47, fig. 7, tav. 48, fig. 6, 12) ed il Phytoptus Cra- taegi Cn. (ibidem, p. 635, tav. 52, fig. 3), il quale ultimo acaro ADUNANZA DELLA SEDI3 DI FIRENZE 337 sarebbe ritenuto, dall' illustre prof. Canestrini, l' autore delle emergenze epifille sopramenzionate. In quanto alla presenza del Phytoptits Crataegi nel cecidio, io non posso che constatare l'esat- tezza delle osservazioni del suUodato professore; ciò mi risulta dall'esame di alcuni saggi (raccolti nel Trentino) dallo stesso in- viatemi. Ritengo ad ogni modo che come il Tegonoias armatus, cosi pure il Pìigtoptus Crataegi si debba considerare specie non cecidiogena, ma piuttosto inquilina accidentale della galla pro- vocata dalla Cecidomyia Crataegi, essendoché nelle identiche deformazioni osservate in dififerenti località sul Manco-spino, da altri e da me vi furono trovate solo le larve di questo dittero. {Continua). Vien letta inoltre lina comunicazione del dott. Baldacci : OSSERVAZIONI SULLA RAMIFICAZIONE DEL SYMPHYTUM ORIENTALE L. APPLICATE AL GENERE SYMPHY- TUM L. DI A. BALDACCI. La presente nota ha lo scopo di accennare a particolari ca- ratteri normali di ramificazione del Sijmphytum orientale, i quali sembrano manifestarsi nelle altre specie del genere e per ciò parmi che debbano tenersi in buon conto nella descrizione di questo gruppo di piante. Symphytum orientale L. a) Sviluppo di un individuo pri- mario. — Alla base dell' asse si nota un numero variabile di gemme dormenti che nascono all' ascella di altrettante foglie. Dopo uno 0 due nodi al più si manifestano, sempre rigorosa- mente ascellari, individui ripetitori tanto più sviluppati quanto è la loro distanza dalla base dell'asse: essi occupano quattro quinti dell' altezza dell' individuo primario. Da numerosi esem- plari osservati, l' ultimo quinto dell' asse, al quale si giunge quasi per regola dopo sette od otto nodi fogliari, presenta foglie alla cui ascella manca il rispettivo individuo secondario il quale si è innalzato emergendo a distanza variabile. * Questi * Misura delle distanze fra la foglia ed il rispettivo asse ci hanno dato: Ind. A) mm. 7, 52, 55, 57. — Ind. B) mm. 10, 27, 43, 57, 57. — Ind. C) mm. 20, 43, 55, 55. — Ind. D) mm. 5, 50, 71, 67. — Ind. E) mm. 16, 42, 47, 63. — Ind. F) mm. 6, 53, 57, 58. Bui/, della Soc. boi. Hai. 22 338 ADUNAJ^ZA DELLA SEDE DI FIRENZE assi che hanno contratto aderenza radiale coli' asse principale sono simpodiofori, eccettuato in qualche caso il primo ed il secondo immediatamente superiori all'ultimo ripetitore che si presentano come intermediari. Ora, facendo la prova di spiccare dal basso all' alto ogni foglia col suo individuo secondario, sia ripetitore che intermediario o simpodioforo, si viene infine ad isolare l' ultimo individuo secondario prodotto con apparente soppressione dell'individuo primario. Ma guardando attentamente si scorge un cono vegetativo appena marcato a variabile di- stanza dall'ultimo individuo secondario: questo cono vegetativo rudimentale sta senza dubbio ad indicare l' individuo primario che nel S. orientale è rimasto mortificato ed abortivo. Abbiamo quindi esempio chiarissimo di sviluppo monopodiale. bj Natura morfologica del cono vegetativo. — Nella plu- ralità dei casi quest' organo si rende bene evidente ad occhio nudo, mostrandosi come un piccolo ingrossamento, più o meno circondato di peli, lungo la doccia dell'ultimo simpodioforo e a distanza variabilissima del suo percorso. Taluna volta l' ingros- samento tende a generare un piccolo mucrone che si vede me- glio allorché la pianta é del tutto formata. Ma ciò che è più necessario di ricordare e che conferma pienamente la natura dell' organo è il completo, benché rarissimo, sviluppo di esso in un fiore fertile, difìJicilmente sterile, come avviene sem- pre d'ordinario fra le due infiorescenze di un individuo sim- podioforo. Raro è pure il caso in cui quest' accenno di asse primario non arrivi a formarsi né sotto l'aspetto di cono, di mu- crone 0 di fiore: appena una quindicina di individui su duecento osservati ne sembravano sprovveduti ; cinque o sei presentavano il fiore e nel resto si notava, o il cono o il mucrone. e) SDiluppo di un individuo ripetitore. — Questi individui si comportano esattamente nella stessa guisa di un asse prin- cipale, quantunque in più limitata scala. Nella parte inferiore all' ascella di ogni foglia si formano altrettante gemme di natura simpodiofora che restano quiescenti ; dopo quattro o più nodi fo- gliari l'asse corrispondente alla foglia si innalza, e staccando, come per 1' asse primario, ogni foglia e il rispettivo individuo si arriva ad isolare l'ultimo simpodioforo, nel decorso del quale si trova il testé ricordato cono vegetativo rudimentale od asse principale che in qualche caso si è visto svolgersi nella naturale terminazione di un fiore. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 339 d) Sviluppo di un individuo intermediario. — L' esame degli individui intermediari ha dimostrato, come indica il loro nome, il passaggio fra la ramificazione dei ripetitori e dei sim- podiofori veri. Il cono vegetativo che dovrebbe indicare l'asse principale non è più visibile né ad occhio nudo, né colla lente, salvo in rare eccezioni : però resta confermato dalla teoria. Tal- volta uno dei due simpodiofori rimane abolito; tal'altra si notano ambedue sembrando apparentemente provveduti di una sola foglia e perciò monofilli, ma all' analisi attenta si scorge che la supposta foglia mancante ad uno dei simpodiofori si è trasfor- mata in un pedicello a funzione vegetativa o in una brattea insensibilmente dilatata all' apice a guisa di spatola. In altri casi, per lo contrario, il simpodioforo manifestavasi uniparo e afillo ed in altri anche uniparo e fogliato. e) Sviluppo di un individuo simpodioforo. — Sono assai semplici, bipari e difilli. Soprascellarmente a ciascuna foglia si forma una gemma che darà il racemo scorpioide : fra 1' uno e r altro si forma l' asse principale rappresentato da un fiore e dal suo peduncolo. f ) Costruzione del S. orientale. — In questa specie si notano adunque, riassumendo il già detto, individui ripetitori, inter- mediari e simpodiofori. I primi si dividono in quiescenti e svi- luppati; i quiescenti sono quelli non sviluppati. Lasse principale è caratterizzato dal cono vegetativo. Gli individui intermediari talvolta mancano. I simpodiofori presentano infiorescenza bifida difilla e non hanno abortimento del loro asse principale che termina sempre in un fiore. Relazione dei « S. tuberosum L. » e « S. bulbosum Schimp. » COL « S. ORIENTALE L. » — Certamente per il ritorno all'atavismo il cono vegetativo rudimentale del S. orientale ottiene la sua com- pleta formazione per cui l'osservazione nostra é confermata. Che se poi compariamo il fatto con quello che si produce in forme più antiche di Sympìujtum la chiarezza dell' asserto non am- mette più replica. Prendiamo ad esaminare il S. tiiberosum od una specie affinissima come il -S. bulbosum. Sono piante assai meno ramificate didl'altra (il numero delle foglie e quindi delle rispettive gemme alla base dell'asse primario è pronunciato, ma per cause più condizionali che intrinseche le foglie periscono di buon'ora e le gemme abortiscono in gran parte) della quale però 340 ADUXANZA DELLA SEDE DI FIRENZE imitano perfettamente l'abito, presentandosi anche in esse, nella metà superiore, delle foglie che hanno il rispettivo asse ad una distanza più o meno evidente. È molto difficile poter distinguere gli individui ripetitori, intermediari o simpodiofori in causa dei continui aborti ; ciò peraltro non implica la questione principale. Se consideriamo individui bene vegetati nel punto ove nel Sym- phytum orientale sorgeva il cono di vegetazione mortificato, in queste specie invece di S. tuberosum o Ijulhosum, si sviluppa un fiore, o, in altri casi, una brattea che sta a dimostrare la terminazione dell' asse primario. Non è infrequente, per le medesime cause condizionali ci- tate, che accada 1' aborto completo o parziale delle due ultime cime scorpioidi e allora il solo fiore che segna l' asse princi- pale rimane fertile. Altre volte, al contrario, é questo fiore che viene a deperire a tutto vantaggio dei fiori più inferiori delle due cime. S. ASPERRiMUM Sims. — Allo stato coltivato assume uno svi- luppo poco adatto allo studio della sua ramificazione. Da un ri- zoma emergono 15-20 piedi, ciascuno dei quali porta un numero grandissimo di foglie. In basso le gemme sono ascellari, dormenti 0 assai poco evolute; dopo 7-10 nodi danno luogo ad individui ripetitori con marcato sviluppo. A questi succedono tosto gli assi simpodiofori (pare accertato che veri individui intermediari non esistano nel S. asperrìmum) i cui inferiori sono ascellari, men- tre i più alti contraggono spiccata aderenza coli' asse innal- zandosi a distanze irregolari dalla rispettiva ascella fogliare, imitando precisamente gli altri Symphytwn ora studiati. Tali simpodiofori sono difilli e bipari. Recidendo i ripetitori e i sim- podiofori si arriva ad isolare l'ultimo di questi senza osservare traccie di asse primario. Ma sul simpodioforo rimasto non è diflScile di notare, quando si possono esaminare molti individui, quel medesimo ingrossamento, benché più piccolo, che si mani- festa nel S. orientale. D' altra parte concorre spesso in aiuto dell' osservatore un piccolo numero di simpodiofori apicali in cui, invece dell'ingrossamento, è arrivato a formarsi un fiore od una bratteola. Concludendo si ha che il genere Symphytum, o per lo meno parecchie specie di esso, presenta, per quanto mi è noto, due caratteri che fin qui non sono stati considerati dagli Autori : ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE • 341 P r innalzamento costante degli assi simpodiofori e degli ul- timi ripetitori rispetto alle loro foglie; 2'' il cono rudimentale mortificato che sta ad indicare la terminazione dell'asse prin- cipale. Il Socio Levier presenta Viola pinnata L. in frutto e Saponaria Ocymoides L. in fiore, coltivate da rizomi raccolti a Bormio nel 1892. I fiori dell' ultima non hanno per niente perduto del loro colore, benché Bormio sia di quasi 1300 metri più. elevato di Firenze. II D'' Levier crede inoltre di rammentare che in stazioni più basse, per es. al Monte Pisano, i fiori della Saponaria Ocymoides presen- tino una tinta rosa meno vivace. Il Prof. Caruel non condivide quest'ultima opinione del D' Levier. Il Segretario Baroni, associandosi all'opinione del Prof. Caruel, dice di aver raccolto al Monte Pisano esemplari di Saponaria Ocy- moides più robusti e a fiori di colore ben più vivace di quelli pre- sentati dal D' Levier. Il Segretario Baroni annunzia che il Prof. Goiran ha inviato esemplari secchi di Eleusine indica e Spiraea sorbi/olia^ da distri- buirsi ai soci presenti e all' Erbario centrale di Firenze, insieme a una lettera diretta al Presidente e ad una comunicazione sulla Spi- raea sorbi/olia e sulla Vinca major. Ul.^ Sig. Presidente, Verona, 10 maggio 1893. Altra volta ho comunicato alla Società Botanica Italiana al- cune notizie intorno alla ubicazione di Eleusine indica Gàrtn., sia nel Veronese che in altri punti della Penisola Italiana. Oggi segnalo una nuova stazione veronese di questa Poacea; che il nostro egregio collega, dott. Emilio Rodegher, ha rinve- nuto, copiosissima di esemplari, nella località detta la Venturina presso le Ferrazze, e quindi alle ultimissime pendici di uno dei contrafforti dei M. Lessini. Gli esemplari che presento, sono offerti come dono ai Colle- ghi, fatta sempre la debita contribuzione dàV Erbario centrale. Voglia, signor Presidente, credermi Devotissimo A. GOIRAN. 342 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE SULLA PRESENZA IN VERONA DI SPIRAEA SORBIFO- LIA L. NUOVA STAZIONE DI VINCA MAJOR L. NOTA DI A. GOIRAN. Il Compendio della Flora Italiana dell' amatissimo nostro Presidente prof. G. Arcangeli, indica questa Rosacea nei boschi della Valle della Polcevera, nell'Appennino Ligure, ove insel- vatichita è stata rinvenuta dal sig. Figari. Oggi annunzio la presenza di Spiraea sorMfolia alle porte, per cosi dire, della città di Verona. Chi, seguendo il Lung-Adige, a sinistra del fiume, esce di città per Porta Pellegrina o Porta Vittoria che dire si voglia, si trova immediatamente di fronte a un piccolo fortilizio, il quale porta il n. XXVII (27) e fu costrutto dagli austriaci nell'anno MDCCCXXXVIII (1838). Nel muro che prospetta l'Adige, da anni io osservava un arboscello o frutice che a primo aspetto poteva scambiarsi con un esemplare nano e cespuglioso di Aìlanthus glandulosa; ma non ebbi mai tempo od occasione per occupar- mene di proposito. Negli ultimi giorni di ottobre dello scorso 1892 io visitava quel luogo per verificare se i movimenti di terreno, ai quali hanno dato occasione i grandiosi lavori intrapresi a di- fesa dalle piene d'Adige, avessero recato qualche variazione nella Flora propria a quel punto dei pressi di Verona. E rividi la pianta in quistione; ma con mia grande soddisfazione in piena ed esuberante fruttificazione. Procuratami una scala mi affrettai a fare raccolta dei rami fruttiferi, dei quali presento esemplari ai miei colleghi. Oggi (10 maggio) l' unico esemplare che rappresenta nella mia zona questa bella specie vegeta prospero e rigoglioso. Per quanto io mi sappia, nella città di Verona questa Spiraea non è coltivata in alcun giardino. Segnalo una nuova stazione veronese di Vinca major L. sco- perta recentissimamente (3 maggio 1893). Questa elegantissima Apocinacea cresce copiosa in una siepe nel luogo detto le Are, lungo la strada che va alle Torri Massimiliane da Porta S. Giorgio ovvero da Porta Vescovo. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 843 Il Segretario Baroni dà lettura di altra comunicazione del prof. MAssalongo, accompagnata da esemplari, che ha per titolo: INTORNO ALLA CERATOMANIA EPIFILLA DI DIANTIIUS CARYOPIIYLLUS L. NOTA DEL DOTTOR C. MAS- SALONGO. Delle molte anomalie di sviluppo a cui vanno soggette le piante, una delle più singolari e nel tempo stesso più rare é cer- tamente quella mostruosità, che, fra i teratologi, il Morren pro- pose, per il primo, di indicare sotto il nome di ceratomania, cosi chiamata perchè si manifesta colla produzione di corpi cavi, conici o corniformi, sulla superfìcie di vari organi del ve- getale. Per i suoi caratteri questa mostruosità non devesi iden- tificare colla formazione anormale di ascidii, essendoché que- st' ultimi originansi a spese di tutto un organo laminare e generalmente in conseguenza di unione congenita dei suoi mar- gini, oppure devonsi considerare quali sue ramificazioni od escre- scenze {enazione) cave, come sarebbe ad esempio dei due casi illustrati dal Masters {Veget. Teraiology, fìg. 166-167) per le foglie di Brassica e Lactuca, dove però l'apertura degli ascidii trovasi sempre diametralmente opposta all' inserzione dei mede- simi. Nella ceratomania, invece, sia che questa si incontri sopra una foglia o sugli involucri fiorali, trattasi costantemente di lo- cali estroflessioni saccate, cosicché l' orificio di esse si troverà situato alla loro base. Per l'aspetto potrebbero piuttosto scam- biarsi con certi zoocecidii, però la natura teratologica di simili estroflessioni calcariformi verrebbe dimostrata dal fatto che nella loro cavità non fu mai trovata veruna sorta di parassita con cui si potesse sospettare avessero un rapporto etiologico. A queste brevi considerazioni faccio ora seguire la descrizione del caso di ceratomania da me osservato. Sopra alcuni giovani esemplari di Dianihus caryopfiyllus L., coltivati nell'orto botanico di Ferrara, ed ottenuti da semi pro- venienti da Erfurt, varie foglie portavano delle curiosissime appendici coniche cave di cui le più grandi elevavansi dalla pa- gina inferiore 5-9 mill., misurando alla base 3-4 mill. di diame- tro. Di tali singolari produzioni, nella parete delle quali il me- soflllo sì continuava pressoché inalterato, quelle che eransi 344 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE sviluppate SU foglie sovrapposte nella gemma, sovente corrispon- devansi a due a due, in guisa cioè che 1' una trovavasi ricoperta od invaginata nell'altra. Qualche volta l'estremità, per lo più scolorata, di coteste neoformazioni era rovesciata od inflessa, venendo cosi, non di rado, a sporgere più o meno dai loro ori- ficio, situato sulla pagina superiore della foglia. Quantunque la mostruosità qui descritta, sia stata, nel 1821, scoperta dal Trattenick (vedi: Masters, Veget. Teratology; Pen- ziG, PJlanzenteratologie) , oltre che sulle foglie, ancora sul calice e petali del garofano, tuttavia ho creduto opportuno di farne anch' io un breve cenno, perché, come sembra, posteriormente al Trattenick, non venne segnalata da nessun altro teratologo. Il prof. GoiRAN ha inviato la continuazione delle sue : ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO I MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN. (Continuazione). Verbenaceae. 670. Vitex Agnus-casius L. — Siepi presso Vcì^ona; nella Valpantena presso Ore e sopra Romagnano a Spredino (me- tri 456). Non spontaneo ma introdotto da tempo ed ora quasi fatto selvatico: nell'ultima delle stazioni ora ricordate vi si trova assieme a Spiraea prunifolìa (Hortul.) e lasminum fru- ticans L. 671. Verbena ofTicinalis L. — Ovunque dal piano alle zòne elevate. j3 montana. — « Elatior et robustior; ad basim fere sub- fruticosa. » — Luoghi selvatici elevati, per esempio presso ai TracM (m. 1338). Recentemente il sig. G. Menegazzoli nel suo giardino ha in- trodotto Lippia nocUflora Mich. la quale vi alligna ottimamente; dando prova anche presso di noi di quella tendenza alla diffu- sione che ho osservato nelle piante esistenti in diversi Orti bo- tanici da me visitati. ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 345 ACANTHACEAE. 672. Acanthus spinosus L. Sp. pi., ed 1% pag. 639; Parl.-Car., FI. ìL, VI, pag. 342; A. mollis PoUin., FI. ver., II, pag. 311; BertoL, FI. li., VI, pag. 458-59 ; Vis. et Sacc, Cai, pag. 158 ; Arcang., Comp. fl. ìL, pag. 562 « saliera quoad plantara vero- nensem. » — In Veroìia fra le rupi nel Giardino Giusti quivi certissimamente introdotto da epoca immemorabile. — UAcan- thus mollis che i vari autori segnalano nel Giardino Giusti nella città di Verona non è che A. spinosus L., la pianta cioè trasmessa all'Erbario centrale di Firenze dal sig. Gregorio Rigo: nuovi esemplari comunicherò io fra non molto a conferma di questa mia asserzione. Globulariaceae. 673. Glohularia cordifolia L. — Rupi e luoghi ghiaiosi del- l'intera regione dalle vette più elevate scendendo nelle valli, per esempio nella Val d'Adige alle falde del M. Pastello presso la Chiusa, nelle valli Marchiora, del Falcone, ^qW Anguilla, di Squaranto, d'Illasi, ecc. — È pianta sempre gregaria. fi nana Camb. — Qua e là con la specie nelle stazioni mag- giormente aride e secche, specialmente se eleA'ate. Il Bertoloni ' scrive: « Vidi lusum hujus speciei floribus duo- « bus, vel tribus, solitariis, alternis, remotiusculis, statini sitis « infra capitulum in axilla paleae, seu bracteolae. » Ho osser- vato presso di noi frequentissima questa forma in tutta la re- gione. — S'incontrano talvolta in uno stesso cespuglio dei ca- polini bianchi in unione agli altri a colorazione normale.* 674. G. vulgaris L. — Pascoli e luoghi ghiaiosi dal piano alle zone elevate dell' intera regione. Oltre alla forma con fiori cerulei, se ne incontrano due altre a fiori bianchi o porpore- ' 17. it., II, pag. 8. * Questa forma corrisponde alla pianta di Segujer, Glohularia liumil- lima repens flore albescente (PI. ver., Ili, pag. 264), e raccolta da Bor- doni nel Af. Alba. 346 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE scenti raccolte da Pontedera^ nei monti veronesi: io ho osservato runa e l'altra forma nella Collina Veronese, rarissima la prima. 675. G. nucUcaulìs L. — Pascoli elevati : Corno d'Aquilio, ■ Podesterìa, M. Tomba, M. Spaì^aver, Cima di Malèra, Monte Zeola, ecc. Lentibdlarieae. 676. Utricularia vulgarìs L. — Fossi presso S. MicJiele, San Martino, Caldiero, Belfiore, Valle Zerpana, ecc. 677. U. minor L. — Ove la precedente, però meno frequente. Per semplice afférmazione di fatto, faccio per ora pura menzione di una forma serotina da me osservata, nella seconda metà di ot- tobre, in un fosso presso S. Michele riserbandomi di ritornare sopra la stessa dopo ulteriori studi. Seguirebbe il genere Pinguicula che certissimamente deve trovarsi in questa regione rappresentato da Pinguicula alpina e da diverse forme di P. vulgaris ; ma lo passo sotto silenzio e per sentimento di onestà ; perchè né la memoria, né le mie note di viaggio, né le mie raccolte mi danno alcun documento o notizia che valga ad accennare con sicurezza le stazioni nelle quali posso avere osservato queste eleganti piantine, ad ogni modo però da me viste ^ in più di un luogo. Primulaceae. ^ 678. Hottonia palustris L. — Fossi e luoghi paludosi special- mente del piano, dal quale però sale ad una certa altezza nei monti trovandosi per esempio a Rovere di Velo (m. 857). 679. Primula vulgaris Huds. — Luoghi selvatici, pascoli, prati, siepi, ecc., in tutta la regione dal piano alle zone più elevate. ^ aWiflora. — Rara. Alle Ferrazze. 7 gracilis. — Luoghi selvatici nel M. Tondo e presso Ore in Valpantena ecc. 8 caulescens. — Qua e là raramente. * Pont., Comp., pag. 134 et Segu., PI. veron., II, pag. 185, * Pinguicula alpina ad esempio è indicata da Ciro Pollini {FI. ver., I, pag. 25) nei monti Zeola e Alba. * Lodovico Caldesi in FI. it.; Parl.-Car., Vili, pag. 613. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 847 680. P. Siblhorpii Reichb. — Coltivata nei giardini come bor- dura alle aiuole, si trova in questi oramai quasi fatta selvatica. ' . 681, P. varlabilis Goup. := P. ffrancli/lora-o/ficmalis et P. of- fìcinali-grandiflora Goir. — Pascoli, prati e luoghi selvatici a Cerro, Rovere di Velo, lungo il sentiero che da Seloa di Progno va ai Tornerò sulla destra del torrente, ecc., ecc. 682. P. intricata Gren. et Godr. = P. pachyscapa Goir. — Pascoli e luoghi selvatici di tutta la zona elevata nella intera regione, dalla quale scende verso il piano: Corno d'Aqiulio e Corno Mozzo, ecc., Podesteria, ecc., M. Sparaver, M. Tomba, M. Malèra, M. Trappola, M. Pertica, M. Posta, Campobrun, M. Zeola, ecc., Spiazzai, Spiazzoletti, Velo, Rovere di Velo, e nella Valle Pillasi presso Selva di Progno, Giazza e Revol- to, ecc., ecc. — Questa specie è stata certamente confusa da molti botanici ed erborizzatori con la P. elatior lacq. Ritengo poi certa la esistenza di forme ibride tra P. intricata e P. vul- garis e P. offiCinalis. 683. P. olficinalis lacq. — Pascoli e prati delle zone elevate dalle quali scende sino alla collina, senza giammai penetrare nella pianura : Cazzano in Valpantena a sud di Grezzana (me- tri 165) è la stazione più bassa alla quale ho osservato questa pianta. j3 rnicrantha. — Nelle siepi presso Corbiolo (m. 8l7). Y ascapa. — Colla precedente. Ulteriori ricerche faranno forse riconoscere la presenza di P. siiaveolens Bertol, 684. P. Auricula L. — Rupi elevate in tutta la regione. As- sieme alla forma foliis glabris, s'incontra non di rado la pianta di S'^gujer, * Auricula-Ursi foliis quasi farina aspersis. Per testimonianza di Segujer, Moreni e Bordoni, nei M. Alba (me- tri 1621) e Zeola (m. 1975) cresce una forma con scapo portante pochi fiori e bianchi.' * Btillstfino della Società botanica italiana, ia Nuovo Giorn. hot. Hai., voi. XXIII. * PI. ver., Ili, pag. 109. ' Auuicula-TJrsi alba. « Albae mentis summum jugum incolit, « ibique humilis, paucosque floras in fastigio gerit propter loci aspe- « ritatem ; in hortis eulta vegetior, et quinos aut senos flores pro- « fert. » Segu., pi. ver., Ili, pag. 109. 348 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE fi pusilla. — « Pianta partibus omnibus minor. An species diversa? » — Questa forma si distingue dalla vera P. Aurìcula, per essere più piccola, o a meglio dire ridotta a minime prò- . porzioni in tutte le sue parti. V ho raccolta sul M. Posta (me- tri 2235) il 29 agosto 1889. 685. P. BalUsii Lehm. — Rupi presso Spiazzoi (m, 1372) ove é quasi gregaria, nel AL Posta, ecc. ; più rara della precedente. Anche di questa specie ho notato una forma major ed una forma minor. 686. P. spectabilis Tratt. — Nelle rupi e pascoli maggiormente elevati di tutta la regione copiosissima. fi ascapa. — « Umbella sessili, multiflora, congesta, » — Rara, nei pascoli al Vallone di Campegno presso il Pozzo del ghiaccio (m. 1692). 687. Aretia (?). — Rarissima fra le rupi elevatissime del M. Posta. ~ Lascio senza nome specifico questa elegantissima e minuscula pianticella, della quale ho raccolto pochissimi esem- plari il 29 agosto 1889. Forse sarà A. Hausìnanni, ma ad ogni modo desidero rivederla viva ed in posto prima di avventurarmi ad una determinazione. 688. Androsaces lactea L. — Pascoli e rupi elevate: nel Monte Sparaver, alla Gasparìna, in Val dei Ronchi, al Passo della Lora, nel M. Zeola, nel M. Alba. 689. Cìjclamen europaeum L. — Luoghi selvatici boschivi e sassosi nelle zone subalpina e montana, dalle quali scende ai colli e nelle valli che vanno a sboccare nella pianura, Val d'Adige, Vaio del Falcone e dell'Anguilla, Valle di Squaran- to, ecc. Frequentissimo. fi aWiflorum. — Qua e là raramente : nel mese di agosto del 1891 una gentile signorina ha raccolto questa forma gra- ziosissima in Valpolicella nel M. delle Sassine (m. 322). 690. Soldanella alpina L. — Pascoli elevati del Corno d" Aqui- no, Malóra, Campobrun, Zeola, ecc. 691. S. montana W. — Ove la precedente. 692. S. pusilla Baumg. — Luoghi sassosi e pascoli elevatis- simi dei M. Posta e Campobrun (m. 2235-1650) ove cresce quasi gregaria. . 693. S. minima Hoppe. — Ove la precedente. 694. Lysimachia vulgaris L. — Luoghi selvatici, siepi, ecc., ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 349 dal piano, per esem|)io in CamjJO Marzo di Verona, Caldie- ro, ecc., sino ad una certa altezza nei monti, per esempio in Bolca (m. 945). 695. L. Nummularla L. — Luoghi umidi e torbosi, margine dei fossati : dal piano, per esempio Campo Marzo di Verona, Caldìerino, Caldlero, ecc., alla collina, per esempio a Soave, sino ad una certa altezza nei monti, per esempio in Bolca. 696. Anagallis arvensis L. — Nei campi e prati : dintorni di Verona, Collina Veronese, alla Mosella, nel M. Pastello, a Spredino di Valpaniena, M. S. Viola, presso Cerro Veronese, a S. Anna d'Alfaedo, ecc., dal piano cioè ai monti sino a circa 1200 m. di altitudine. — Presenta secondo me due forme: una a fiori color rosso-minio (A. phoenicea), V altra a fiori azzurri (la vera A. arvensis). J3 Monella (L). — Pianta più robusta ed a fiori azzurri : ove le due forme precedenti. ■ 697. A. tenella L. — Rara nella regione contemplata nella presente scrittura : non ho trovato e raccolto questa elegantis- sima piantina che in un punto solo, nelle Basse di S. Michele, cioè in un prato torboso presso Centore. 698. Samolus Valerandi L. — Luoghi umidi nei dintorni di Terona, nella Val d\4.dige tra Ceraino e Peri ed in tutte le altre vallate al loro sboccare nella pianura ; nelle Basse di S. Michele, a Cahliero, in Val Zerpana, ecc. — S' incontra fre- quentemente gregaria, e nei luoghi sabbiosi non di rado è dato raccogliere una forma nana la cui statura non oltrepassa i 2-3 centimetri. Plumbagineae. 099. Armeria elongata HofTm. J3 alpina W. — Rara nella re- gione : non l' ho incontrata e raccolta che nelle rupi e ghiaie a Cima di Posta e Campobrim. 350 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Vien data sommaria lettura della comunicazione del Socio Bolzon dal titolo : ERBORIZZAZIONE ALL'ISOLA DELL'ELBA. PEL DOTTOR PIO BOLZON. Centuria Quinta. (Continuazione). * Orchis longicruris Link. (0. atlanticaì W. in Comp. della FI. It. di Are.) Capannone; M. S. Martino. Aprile Maggio. 0. Morio L. Forte Saint-Cloud e qua e là nei colli presso Por- toferraio. O. tridentata Scop. Presso la cima di M. Orello. Aprile. 0. promnclalis Balb. Cima del M. Perone (630 m.) Maggio. 0. maculata L. Luoghi selvati dei colli e anche nella parte sco- perta del M. Capanne. * Ophrys araiiifera ' Huds. Diffusissima nei prati alle Gliiaie insieme alla var. J3 atrata. Marzo-Aprile. * O. exaitata Ten. Luoghi erbosi presso la cima di M. Orello. Aprile. * O. toombilifera Lk. Luoghi aridi presso la cima di M. Orello. Aprile. * O. Arachnìtes Host. Luoghi erbosi presso la cima di M. Orello. 18 Marzo. Alcuni esemplari colle gobbe del labello poco manifeste li ridur- rei alla var. 0 oxyi'rliynclios Tod. propria, secondo gli autori, sol- tanto della Sicilia. E qui noterò che alcuni esemplari di Ophrys del M. Orello a labello portante una maccbia lucida in forma di mez- zaluna, li avrei riferiti a 0. lunulata Pari, propria, secondo gli au- tori, soltanto della Sicilia ; così, all' Ottone avrei trovato 0. fusca Lk. j3 funerea (Viv.) propria, secondo gli autori, dei colli presso Genova e del Parmense, e di recente stata trovata anche in Firenze a Boboli, ma non potendo, sul secco, controllare tali determinazioni fatte sul fresco piuttosto in fretta, m' accontento d' averle accennate special- mente a chi intendesse di erborizzare all' Elba. * O. teiitlireclinifera W. Luoghi erbosi presso la cima di M. Orello. Aprile. *■ Vedi Bullett. della Soc. hot. ital., anno 1892, pag. 312. * Vedi Acid, ad FI. Etruriae, pag. 265. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 351 * Ci'ocus bifloriis Mill. ,S liiieatus (Jan.) Largamente dif- fuso nei prati elevati alle Panche, presso il M. Vollerraio. 28 Febbraio. Nella Statistica non figura per alcuna delle isole, ma in seguito alla pubblicazione di essa venne trovata da altri. * Romulea Rollìi Pari. Al M. Orello nelle macchie. Aprile. Secondo gli autori non figura per la Toscana, ma posteriormente alla pubblicazione della Statistica venne trovata all' Elba da altri - presso Campo. R. coliimiiae Seb. et Maur. Luoghi erbosi al forte Saint-Cloud a piedi Monte Orello verso S. Giovanni. ** Iris floreutina L. Luoghi erbosi ai margini dei torrenti ai Magazzini, a Lacona, ecc. Aprile. I. g^erinauica L. Comune presso lo Stioperello, lungo la strada di Longone. Aprile. ** Hermodactyliis tiiberosiis Pari. Cima del M. S. Lucia lungo il muro dell'oratorio. Marzo. Quivi ne vidi due esemplarari soltanto ; 1' anno successivo non vidi traccia di questa specie. *** Narcissiis Panizzariiis Pari. Adiacenze della Villa Bi- geschi alle grotte. 2S, Febbraio. Evidentemente è sfuggito alla cultura. ** N. elatus Guss. Diffuso nei prati alle Ghiaie. Gennaio. Distinguasi a prima vista da N. Tazzetta per i fiori molto più grandi e per la corona largamente imbutiforme, anziché cilindroide. Nel Prodromo figura soltanto per le vicinanze di Lucca; più re- cente venne trovato subspontaneo intorno alle ville presso Firenze. All' Elba perciò trovasi in analoghe condizioni che quivi, giacché i prati alle Ghiaie sono i giardini pubblici di Portoferraio, attual- mente affatto abbandonati quanto alla cultura di fiori. N. Tazzetta Lois. A Portoferraio sotto le Viste; presso S. Gio- vanni; allo Stioperello, ecc. Febbraio-Marzo. ** N. Bertolonii Pari. Luoghi sassosi lungo il ruscello alla Valle di Lazzaro; a pie di M. Orello presso S. Giovanni. Prima metà di Gennaio. * Vedi 1. e, pag. 265. » Vedi 1. e, pag. 265. 352 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Agave americana L. Poggi aridi presso il mare. Tamus communis L. macchie di M. Orello. Maggio. Ruscus aciUeatus L. A pie del M. S. Martino, ecc. R. Hippoglossum L. j3 liypopiiylluiu (L.). Nei prati alle Ghiaie dove si trova ormai allo stato semiselvatico. Asparagus acutifoUus L. Comune nelle siepi e nelle macchie. Smìlax aspera L. Come la precedente. Ottobre. Ornithogalum unibellalum L. Prati e vigne. Primavera. 0. arabicum L. {Caruelia arabica Pari.). Nei prati alle Ghiaie. Primavera. O. pyrenaicum L. Si è rifugiata nel castagneto di Marciana. . ** O. narbonense L. A pie di M. Orello verso ^S". Giovanni. Maggio. ** Scilla campanulata Ait. Diffusa nei prati e anche nei viali alle Ghiaie in Aprile. Muscari comosum Mill. Qua e là ne' luoghi erbosi. M. racemosum L. Come la precedente. Allium triquetrum L. Luoghi erbosi presso S. Giovanni, ecc. Primavera. A. roseum L. In Bagnala. Primavera. — var. carneum Bert. Più diffuso della specie al forte Saint- Cloud, ecc. A. subhiì-'sutum L. Luoghi erbosi al forte Saint-Cloud, presso Casa Marchetti, ecc. Primavera. * A. Chamaeinoly L. Nel margine delle strade che dal Ponticello conduce alle Ghiaie presso Portoferraio. Gen- naio-Febbraio. Dopo la pubblicazione della Statistica fu già trovato da altri. * * A. pulclielliiiii Don. Luoghi erbosi secchi alle Panche presso il Volterraio. Maggio. A. spliaerocephalon L. Come il precedente. A. ampeloprasum L. Presso Portolongone. Aprile. Asphodelus fìstulosus L. Luoghi erbosi presso il forte di Por- tolongone dove fu pure segnalato dal Sam. A. microcarpiis Viv. Diffusissimo nei colli, come nel M. Orello dove in certe parti è affatto invadente. * Vedi op. cit. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 353 Alisma Plantago L. Fossati lungo le strade presso Portoferraio. Luzula Forsterìi DC. Comune nelle macchie. Juncics acutus L. Luoghi umidi presso Portoferraio. J. conipressiis Jacq. Come la precedente. Phoenix dactylifera L. Qua e là in individui isolati nelle vigne, dove, mi si dice, fruttifica. Arisarum vulgare Targ. Comune dovunque anche d' inverno. Tifa angusiifolia L. Nella palude di Mola presso Portolongone. Eleocharis jJalitsiris R. Br. Luoghi umidi presso Portoferraio. * E. PoUicIiii Gr. et Godr. (E. triqueter DC). Come la pre- cedente. Carex divulsa Good. Luoghi erbosi dei colli. Aprile. C. glauca Scop. Palude di Mola, della Praia presso i Magaz- zini, ecc. C divisa Huds. Comune dovunque. C. vulpina L. Forte Saint- Cloud; Valle di Lazzaro. Maggio. * Plialaris coerulesceiis Desf. Luoghi erbosi presso Porto- ferraio. Aprile. Anthoxanilium odoratimi L. Luoghi erbosi al M. Perone. Aprile. * Alopecnrus utriculatus Pers. Luoghi erbosi alle Ghiaie. Sorghum halej^ense Pers. M. Volterraio; Valle di Lazzaro. Maggio. Arundo Donax L. Inselvatichita lungo la strada di Portolon- gone, ecc. Phragmites communis Trin. Palude di Mola, della Praia. Agri'ostis alba L. Qua e là ne' luoghi erbosi. Lagurus ovatus L. Comunissimo in primavera lungo le strade, ecc. Stipa iortilis Desf. L. Come la precedente. Aira caryopliyllea L. Presso Portoferraio. A. capillaris Hust. j3 anibigua (De Notaris). Qua e là ne' luo- ghi erbosi come all'Enfola. Milium multiflorum Cav. Come la precedente. Avena sterilis L. Forte Saint-Cloud. A. barbata Brot. Spiaggia di Mola. Trisetiim neglecium R. et S. Forte Saint-Cloud, ecc. LamarJiia aurea Much. Luoghi aridi e sassosi presso il forte di Portolongone. JIolcus lanatus L. Luoghi aridi presso Rio, al M. Volterraio, alla Valle di Lazzaro. Bull, della Soc. bot. ital. 23 354 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Melica Magnolii Gr. et Godr. Luoghi aridi al M. Volterraio. ** M. nutans L. Luoghi erbosi al M. Perone. Maggio. Poa bulbosa L. Forte Saint-Cloud, ecc. — vivipara Koch. Monte Perone. * P. pratensis L. Al M. Perone e non in altre parti dell' isola. P. trivialis L. Presso la spiaggia di Mola. Briza minor L. Nei seminati presso S. Rocco vicino a Porto- ferraio. B. maxima L. Comune ne' luoghi erbosi. Bactylis glomerata L. Alle Ghiaie. Gynosurus echinaius L. Lungo le strade e nei seminati. Koeleria phleoides Pers. Luoghi aridi al M. Volterraio. Centuria Sesta. SerrafalGUS m,olUs Pari. Prati alle Ghiaie, tanto la forma a spighette glabre come quella a spighette pubescenti. Vulpia ligustica Lk. Forte Saint-Cloud, ecc. Aegilops triaristata W. Presso Portoferraio, ecc. A. triuncialis L. M. Volterraio. Hordeum murinum L. Comune ne' luoghi erbosi. Catapodium loliaceum Lk. Forte Falcone a Portoferraio. Ceterach offìcinarum W. Nelle fessure delle rocce al M. Orello, a Lacona, ma non così diffuso come in parecchie regioni della penisola. Polypodimn vulgare L. Fessure delle rupi al M. Poppe, M. Orello, ecc. Aspidium aculeatum Sw. Macchie al Capannone ; nei boschi di Marciana. Asplenium Filix-foemina Bernh. Boschi presso Marciana. A. Trichomanes L. Nelle fessure delle rupi al M. Orello, ecc. A. Adiantam-nigrum, L. Comune dovunque. A. Capìllus-Veneris L. Qua e là nelle anfrattuosita delle rocce. Cheilanthus odora Sw. Nelle fessure delle rupi presso la cima del M. Cima del Monte (516 m.). Notochlaena Maranthae R. Br. Lungo le saline di S. Rocco ; lungo la strada del Capannone. Equisetmn Telmateja Ehrh. Lungo i rivoli a pie di M. Orello, ecc. Selaginella denticulata Lk. Comune in tutta l' isola. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 355 Piante cellulari. Non trascurai di raccogliere, per quanto poteva, anche le piante inferiori, tenendo conto della roccia madre, delle condi- zioni di sviluppo e dell'altitudine: se mi fossi occupato esclusi- vamente di esse trascurando le fanerogame, credo che i risul- tati sarebbero stati considerevolmente superiori a quelli da me ottenuti; tuttavia, trattandosi di località che si possono esplo- rare meno agevolmente di molte altre, renderò conto anche di essi , come complemento alle mie Erhorizzazioni alV isola dell' Elba. Hepaticae. ' Jun^ermannia turbinata Raddi. Sulle rocce porfiriche dei colli presso Portoferraio. Porella laevig-ata (Schrad.) Lindbg. Presso la cima del M. Cima del Monte (516 m.) negli antri umidi e più in basso al Campo della Valle; sterile. P. platyphylla (L.) Lindbg. Nei colli presso Portoferraio. Radula complanata (L.) Dmrt. Sul terreno nelle macchie presso S. Rocco; in frutto. Frullania Tamarisci (L.) Dmrt. Comune sulle rocce por- firiche in tutta l'isola; sui tronchi di castagno presso Mar- ciana Castello. Lejuuea serpyllifolia (Dickr. emend.) Lindbg. « cavìfo- lìa (Ehrh.) Lindbg. Sulle rocce porfiriche al Campo della Valle presso i Magazzini. — planiuscula Lindbg. Nelle placche di Sticta pulmonaria sulle rocce granitiche (950 m.) del M. Capanne. Metzgeria furcata (L.) Lindbg. Sui graniti del M. Calan- che sopra Procchio. Lunularìa cruciata (L.) Lindbg. Comune sul terreno umido e ombreggiato. ' Le Epatiche, come pure i Musclii e le Alghe, furono determi- nati dal dott. 0. Rossetti. 356 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Musei. Eurhyiichiuiu circìnnatiini Br. E. Funaria hygroinetrica Hedw. Barbula luuralìs Tiram. Pottia intermedia Sch. Dìcranella varia Sch. LlCHENES. * Raiualina fraxiuea (L.) Fr. Sul calcare presso la cima di M. Oì-ello. R. farinacea (L.) Fr. Sui porfidi del M. Poppe, ecc. — £ ang^ustissima Anzi. Porfidi dei colli presso Portoferraio. R. pollinaria (Westr.) Ach. a elatior Ach. Sul calcare presso la cima di M. Or elio — J3 tiuinilis Ach. Sui porfidi al Campo della Valle. R. carpatica Kbr. Sui calcari presso la cima di M. Orello. Roccella tinctoria (DC.) Fr. Sui muri diroccati alla cima di M. Orello; sul porfido in altre parti dell'isola. Il sig. E. Dini me ne mandò alcuni esemplari bellissimi di Pianosa. R. fiiciforniis (L.) Ach. Sulla ftanite del versante meridio- nale del M. Castello, molto rara; in Marzo era sterile. Cladonia alcìcornis (Leight) Flk. Sul terreno nelle mac- chie presso Portoferraio; nel M. Calanche sui graniti. C. verticillata (Hoffm.). Rocce porfiriche presso Portoferraio. — phyllopliora (Fk.) Sui graniti del M. Capanne. Parmelia periata (L.) Ach. Presso Portoferraio sui porfidi in molte altre località dell'isola fino sul M. Calanche (graniti). P. tiliacea (Hoffm.) Fr. Sul M. Orello. P. saxatilis (L.) Kbr. Sulle rocce porfiriche dei colli fino sul M. Calanche (graniti). P. olivacea (L.). Sui graniti del M. Calanche. P. caperata (L.) Ach. Porfidi dei colli. P. conspersa (Ehrh.) Ach. Come la precedente fino sui gra- niti del M. Calanche. ^ I Liclieni furono determinati dal dott. E. Baroni, secondo l'opera di P. Sydow: Die Flechten Deutschlands. Anleitung zur Kenntnis und Bestimmung der deutschen Flechten. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 357 P. scortea Acli. Sui calcari presso la cima di M. Orello. Physcia aquila Ach. Sui porfidi al M. Orello, ecc. fino al M. Calanclie (graniti). Xaiitlioria parìetiiia (L.) Th. Fr. Sull' eurite al Forte In- glese, sulle corteccie degli alberi, ecc. Sticta scrobiciilata (Scop.) Ach. Sui graniti al M. Calancfie. S. Puliuoiiarìa (L.) Schaer. Sul tronco dei castagni presso Marciana, nel versante settentrionale di M. Orello sulle rocce porfiriche. PeUigera canina (L.) Schaer. Al M. Orello e al Campo della Valle sulle rocce porfiriche. Nepliromiuni laevl^atuni (Ach.) Nyl. Come la precedente e sui graniti del M. Calanche. Umbilicaria pustulata (L.) Hoffm. Sui graniti del M. Ca- lanche (900 m.) e presso Marciana Castello (350 m.). Gyrophora liirsuta Ach. a vestita Th. Fr. Sui graniti del M. Calanche (900 m.). Gasparrinia muroruni (Holfm.) Tornab. Sulle rocce di M. Orello. Placodluni crassiini (Huds.) Th. Fr. M. Orello. Callopisma ferrngineum (Huds.) Th. Fr. Sul porfido al M. Poppe. Haematoiunia coccineiim (Dickr.) Kbr. M. Orello. Oclirolecliia pallescens (L.) Kbr. / parella (L.). Sul por- fido presso Portoferraio. Pertusaria sulpliurea Schaer. Sui graniti delle parti su- periori del M. Capanne. Algae. Nel golfo di Portoferraio ho trovato le seguenti: Euteroinorplia intestinalls Link. Padina pavonia Lamx. 8phacelaria filicina Ag. S. seoparia Lyngb. Valonia ntricularis Ag. Corallina ufilcinalis L. C. rubens L. Cliaetomorplia Linuiu Kg. Dlctyota fasciola Lamx. 358 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Il Socio Jatta ita inviato la continuazione del suo lavoro : MATERIALI PER UN CENSIMENTO GENERALE DEI LI- CHENI ITALIANL PER A. JATTA. (Continuazione). XXXIL Acarospora Mass. 358. admissa Nyl. FI., 1873, 199. Rcr. — Alp. 359. Urica Mass. FI., 1856, 291. — Mass. L. L, 346 ; Anzi Lng., 433; Trevis. Lich. v., 115. T. — Alp., Sett. 360. cervina Ach. Syn., 188. — Syii. A. castanea Rmd., squa- mulosa Fr. — Erb. cr. it., II, 563; Garov, ; Ces. ; Mass. (II); Dnrs. Var. incusa Bgl., leucopsora Mass., murorum Mass., nor- malis Mass., percaena Mass., pruinosa Mass. Rea. — It. 361. chlorophana Wahl. Lap., 416. — Rbh. L. E., 326; Anzi Lng., 68; L. m. r. 214; Erb. cr. it., I, 369, II, 166; Ga- rov.; Mass. (XVII); Ces. Var. oxytona Schaer. Rcr. — Alp., Sard. 362. flavorubens Bgl. e Crst. An., 192. — Bgh, Ces. Rcr. — Alp. 363. fuscata Schrad. Spie, 83. — Anzi L. m. r., 216; Lng., 532; Ces. Var. bullata Anzi, rufescens Fr. Rcr. — Sett. 364. glaucocarpa Wahl. V. Ak. Hand., 143. — Syn. A. trun- cata Mass. ; Sarcogyne acarosporoides Anzi. — Rbh. L. E., 227; Mass. L. I, 283-85; Anzi L. ra. r., 215; Lng., 127, 328 p., 829, 395; Garov.; Ces. Var. depauperata Krplh., distans V^ahl., ostreata Anzi, prui- nosa Anzi, truncata Mass. Rea. — It. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 359 365. gledosa Krb. Syst., 156. — Syn. A. olygospora Nyl. — Ces. Rcr. — Tose. 366. BeiJìu (Naeg.) Krb., Prg., 61. S., Rea. — Alp. 367. macrospoì^a Hep., FI. E., 58. Rea. — Sett., Lig. 368. molijMina (Trev.) Mass. Syn., 21. Var. microcjclos Mass. Rcr. — Sett. 369. murorum Mass. Mem., 130. — Mass. L. L, 62. Rea. — Sett. 370. phoiina Mass. Syra., 22. — Mass. L. L, 279. Rer., Rv. — Seti, Merid. 371. rugulosa Krb. Prg., 59. — Syn. A. peliseypha Wahl. — Anzi Lng., 564. Rer. — Alp. 372. scabra (Pers.) Fr. Th. Seand., 208. — Bgl., Ces. Rcr. — Alp. 373. Schleicheri Mass. Rie., 27. — Bgl., Ces. Rer. — Sard. 374. smaragdula Wahl. Supp., 29. — Anzi L. m. r., 216, 217; Mass. L. I, 281; Garov. ; Dnrs.; Ces. Var. foveolata Krb., lignicola Bgl., sinopica Wahl. L., Rcr. — Sett., Tose., Merid. 375. trachitica Jatt. Man., IV, 127. — Ces. Rv. — Merid. 376. umMlicata Bgl. En. Lig., 27. — Syn. A. percaenoides Nyl., Carestiae Bgl., versicolor Bgl., Cesatiana Jatt. — Anzi Lng., 328 p.; Bgl.; Dnrs.; Ces. Rcr., Rea. — Alp., Sett.,' Lig., Merid. 377. Valdobbiensts Bgl. e Crst. An., 194. Rcr. — Alp. 378. Velana Mass. Sert. in Lotos, 1856, 75. — Mass. L. I., 282. Rea. — Sett. 379. Veronensis Mass. Rie., 29. — Mass. L. L, 645; Dnrs. Rea. — Sett. 360 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 380. vulcanica Jatt. Mass., II, 218. — Syn. A. peltata Bgl. in Hrb. — Ces. Rv. — Lig., Merid., Sic. XXXIII. Caloplaca Fr. * AmpMloma Fr. 381. aurea Schaer. Nat. Anz., 11. — Anzi Lng., 314; Garov.; Ces.; Mass. (XVII). Rea. — Sett., Boi., Tose, Merid. 382. Ijracteata Hffm. D. FI., II, 169. — Anzi Lng., 99. Rea. — Seti, Tose., Sic. 383. callopisìna Ach. Univ., 435. — Rbh. L. E., 228; Mass., L. I., 58, 103; Anzi L. m. r., 134; Un. it, XX; Erb. cr. it, I, 1379 ; II, 163 ; Ces. ; Trev. Lich. v., 73 ; Garov. ; Dnrs. Var. centroleuca Mass., sympagea Ach. Rea. — It. 384. callopiza Nyl. FI., 1883, 98. — Mass. L. L, 63. Rea. — Sett. 385. carpMnea Fr. L. E., 110. — Bgl.; Ces. Rcr., Rea. — Sard., Merid. 386. cirrhochroa Ach. Syn., 181. — Anzi L. m. r., 136; Lng., 31, 316; Garov.; Ces. Yar. areolata Schaer. Rea. — Seti, Merid. 387. decipiens Arnd. FI., 1867, 562. — Bgl. Rea. — Lig., Merid. 388. elegans Lnk. Ann. Bot., I, 37. — Mass. L. L, 104; Anzi L. m. r., 133; Erb« cr. it., I, 835; Trev. Lich. v., 217; Garov.; Dnrs.; Ces. Var. biatorina Mass., discreta Schaer., orbicularis Schaer., tenuis Ach. Rcr., Rea. — It. 389. granulosa Miill. Lich. gen., 40. — Anzi Lng., 30 ; Erb. cr. it., II, 165; Ces. Rea. — Alp., Sard., Merid. 390. medians Nyl. Bull. Soc. Fr. IX, 262. — Anzi Lng., 444 ; Mass. (XXXIII). Rea. — Tose, Sard. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 361 391. microrwn Hffra. En., 63. — Syn. Amphiloma Heppia- num Muli. — Mass. L. I., 93-98; Anzi Lng., 29, 275; Erb. cr. ii, I, 668; II, 164; Trev. Lich. v., 218, 219; Garov. ; Dnrs. ; Ces. Var. centrifuga Mass., centroleuca Mass., dealbata Fw., de- trita Mass., lobulata Smrf., miniata Offm., omocarpa Krb., pulvinata Mass., tegularis Krb. Rea. — It. 392. oNUerans Nyl. FI., 1874, 7. — Anzi Lng., 316. Rea. — Alp. 393. pusilla Mass. FI, 1852, 567. — Syn. Amphiloma tegu- laris Ehr. — Mass. L. L, 99-101 ; Anzi Lng., 30, 391 ; Yen. 29; Rbh. L. E., 363; Trev. Lieti, v., 24, 220; Dnrs. ; Ces. Var. detrita Mass., dispersa Bgl. e Crst., euphora Trev., eutypa Trev., miniata Anzi, turgida Mass., umbratica Jatt. Rea. — It. ** Callopisma Dnrs. 394. agardhiana Ach. Syn., 152. — Anzi Lng., 37, 42; Trev. Lich. V., 33; Mass. (XXXII); Dnrs.; Ces. Rea. — Seti, Tose., Merid. 395. arenaria Hep. FI. E., 199. — Erb. er. it., I, 1076; Mass. (V) ; Garov. ; Dnrs. ; Ces. Rea., Rv, — It. 396. athroocarpa Anzi Ctg., 38. — Syn. C. lamproeheila DO. — Anzi Lng., 298, 464. L. — Alp. 397. aurantiaca Lgthf. FI. Se., 810. — Mass. L. L, 238-244, 249; Anzi Lng., 34, 273, 274, 445, 446; Ven., 26, 27; L. m. r., 136, 137, 145 ; Erb. er. it., I, 192, 1075 ; II, 66, .561; Trev. Lieh. v., 182, 228, 229; Garov.; Dnrs.; Ces. Var. anomala Mass., contigua Mass., coronata Krb., deci- piens Trev., difFracta Mass., flavovirescens Mass. {epo- menon Mass.), gyalectoides Mass., holocarpa Krb., inal- pina Hep., lactea Mass., leucotis Mass., macrocarpa Anzi, Oasis Mass., ochroleuca Mass., picilos Mass., placida Mass., polycarpa Mass., rubescens Mass., salicina Schrad., Schae- rerianaMass., smaragdula Mass., stipata Anzi, velanaMass. L., T., Tr., Rea., Rer., Rv. — It. 362 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 398. cerìna Ehr. PI. cr., 216. — Anzi L. m. r., 141 ; Lng., 33, 92, 300; Mass. L. L, 226-230; Erb. cr. it., I, 838, 1423; Trev. Lich. v., 183-184; Garov.; Ces.; Dnrs. Var. albiseda Nyl., chlorina Fw., chloroleuca Sw., cyanole- pra Fr., effusa Mass., Ehrarti Schaer., flava Anzi, fusca Mass., muscorum Mass., nigromarginata Bgl., rytidodes Mass., stillicidiorum Acli. M., T. — It. 399. caesìorufa Ach. Syn., 44. — Anzi Lng., 28 ; L. m. r., 144. Var. amniospila Ach. M., Tr. — Sett., Merid. 400. cerinoides Anzi Neos., 5. — Syn. 0. plumbeorufa Nyl. Rea. — Sett. 401. chalyhaea (Dnf.) Fr. L. E., 125. — Anzi Lng., 35; Trev. Lich. V., 23; Mass. (XXXII); Garov.; Ces. Rea. — Sett., Merid. 402. citrina Ach. Syn., 196. — Anzi Ven., 25; L. m. r., 132; Lng., 32; Trev. Lich. v., 180; Mass. (XI); Ces. Var. lignicola Bgl. L., Rea. — It. 403. conglomerata Bgl. Tose., 243. Rer. — Tose, Sard. 404. conversa Krplh. Bay., 162. — Anzi Lng., 317. Rea. — Alp. 405. diphyoides Nyl. FI., 1872, 353. — Ces. Var. Gneissii Bgl. e Crst. Rcr. — Alp. 406. epixantha Ach. Univ., 208. — Syn. Gyalolechia aurella Mass. — Anzi L. m. r., 147; Lng., 89. S. — Sett.; Lig. 407. erythrocarpea Pers. Act. Soc. Wett., II, 12. — Rbh. L. E., 232; Mass. L. L, 45; Anzi Etr., 15; Erb. cr. it., I, 677; II, 316; Garov.; Dnrs.; Ces. Var. Lallavei Mass. Rea. — It. ADUNANZA DELLA SPJDE DI FIRENZE 363 408. fallax Bgl. Com. Soc. cr., I, 18. — Dnrs. Rea. — Lig. 409. fet^ruginea Hds. FI. Angl., Il, 526. — Erb. cr. it., I, 109, 1384; II, 116; Mass. L. I., 221-225; Anzi L. m. r., 144, 145; Lng., 28, 90, 96, 272; Ven., 20; Un. it, IX ; Trev. Lich. v., 162, 230, 231; Garov.; Dnrs.; Ces. Var. contigua Mass., decussata Bgl. ; erysibe Mass., festiva Ach., genuina Krb., inarimensis Jat., macrocarpa Anzi, metabasis Mass., microcarpa Bgl., obliterata Krb., omora Mass., plumbea Krb., saxicola Mass. T., Rea., Rer., Rv. — It. 410. /latmnea Anzi An., 10. — Syn. C. coecinea Muli. Rea. — Sett. 411. fulva Anzi Comm. Soc. cr., II, 1864, 7. — Anzi Lng., 393. Rea. — Alp. 412. fascolutea Dcks. Cr., 18. — Mass. (V) ; Ces. M. — Alp. 413. gilmlutea Nyl. FI., 1879, 202. T. -- Tose. 414. glaucescens Bgl. e Crst. An., 215. Rcr. — Alp. 415. ìiaematites Chav. St. Am. FI. Ag., 492. — Mass. L. L, 170 ; Anzi Etr., 13; Rbh. L. E., 156; Erb. er. it., I, 733; II, 965; Trev. Lich. v., 198; Garov.; Dnrs.; Ces. Var. saxicola Ljka. T., Rea. — It. 416. irrubescens Nyl. FI., 1874, 318. — Anzi Lng., 446; L. m. r., 135. Rea. — Alp. 417. Jangermanniae Wahl. N. Sci. Skr., 2, p. 29. — Syn. C. fulvolutea Nyl. — Anzi Lng., 94; Ces. M. — Alp. 418. limcla Hep. L. E., 403. — Anzi Lng., 95; Erb. cr. it, I, 837; Garov.; Dnrs.; Ces. M. — Alp. 419. luctuosa Anzi Man., 150. — Anzi Lng., 119. Rcr. — Alp. 364 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 420. luieoalha Krb. Sj^st., 128. — Syn. C. pyracea Ach. — Mass. L. I., 232-236; Anzi L. m. r., 137, 139, 140; Ven., 24; Lng., 93; Rbh. L. E., 100, 458, 459; Erb. cr. it., I, 21, 379, 1383; Un. it., II; Trev. Lich. v., 227; Garov.; Dnrs. ; Ces. Var. Celtidis Mass., confluens Mass., cupressina Bgl., grisea Mass., gyalectula Mass., holocarpa Ehr., lactea Mass., lithogala Mass., microcarpa Anzi, muscicola Schaer., or- bicularis Mass., Persooniana Schaer,, saxicola Ebh. T., Rea., Rcr. — It. (Malta). 421. marmorata Bgl. Sard., 84. — Erb. cr. it, II, 67; Ces.; Bgl. Rea. Sard., Merid., Malta. 422. nwalis (Krb.) Mass. Mena., 129. — Un. it., XLI. M. — Alp. 423. obscurella Smrf. Cr. Norv., 132. — Nyl. Lap., 143. Tr. — Alp. 424. ochracea Schaer. N. Anzi, 1818, 11. — Syn, C. dalma- ticum Mass. in Hrb. — Mass. L. L, 114; Rbh. L. E., 362; Anzi L. ra. r., 138; Trev. Lieh. v., 223; Garov.; Dnrs.; Ces. Rea. — It. 425. olimcea Mass. Bl, 124. — Mass. (XXXII). Rea. — Sett. 426. paepalostoma Anzi Com. Soc. cr., Ili, 141. — Syn. Ri- nodina artieulata Bgl. — Rbh, L. E., 761 ; Anzi Lng., 311 ; Dnrs. Rcr., Rea. — Sett., Lig. 427. percrocata Arnd. exs. Var. parasitica Jatt. Rv., P. — Merid. 428. Pollini Mass. BL, 111. — Syn. C. nigricans Tuck. — Mass. L. I., 66; Rbh. L. E., 213; Anzi Lng., 375; Erb. er. it., I, 200 ; Trev, Lieh, v., 161 ; Garov. ; Dnrs. ; Ces. Var. versicolor Cald. T. — Seti, Tose, Merid. 429. pulchrevirens Anzi Comm. soc. cr., III, 141. — Anzi Lng., 91. T. — Sett. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 365 430. reflexa Nyl. Bull. soc. boi, 186G, 141. — Anzi Lng., 544. T. — Alp. 431. ruhellìana Ach. Univ., 376. — Anzi Lng., 559; Ven., 28; Garov. ; Dnrs. ; Ces. Rcr., Rv. — Alp., Sett., Merid. 432. Schaereri (Flk.) Arnd. FI., 1881, 312. — Anzi Lng., 34, 560; Mass. (XLIX). Rea. — Alp. 433. schislidìi Anzi Ctg., 38. — Anzi Lng., 88. M. — Alp. 434. sinapisperma DC. FI. fr., II, 349. — Syn. C. leucoraea Ach. — Mass. L. L, 220; Erb. cr. it., I, 1120; Anzi L. m. r., 146; Garov.; Dnrs.; Ces. M. - Sett., Merid. 435. subsimilis Fr. (Th.) Scand., 89. — Anzi L. m. r., 147; Bgl. Rea., Rcr. — Sett., Tose, Mar., Merid. 436. Taitrilìana Mass. Lotos, 1856, 75. — Mass. (V). Rea. — Sett. 437. teicholyta Acli. Univ., 425. — Syn. C. Visianica Mass. — Trev. Lich. v., 157; Mass. (V); Dnrs.; Bgl.; Ces. Ca., Rea., Rcr., Rv. — It. 438. tetrasUcha Nyl. FI., 1874, 307. — Anzi L. ra. r., 252. Rea. — Alp. 439. Tremniacensis Mass. FI., 1852, 573. — Mass. (XI). Rea. — Sett. 440. variabilis Pers. in Ust. N. An., I, 26. — Anzi L. m. r., 142, 143; Lng., 36, 365; Mass. (XXXIl); Ces.; Trev. Lich. V., 181, 222, 223; Garov.; Dnrs. Var. acrustacea Arnd., albopruinosa Arnd., lilacina Mass., ocellulata Ach., pulcliella Mass. Rea. — It. *** Candelaria Mass. 441. concolor Dcks. Cr., III, 18. — Sj'n. C. vulgaris Mass., C. laciniosa Duf., Lecanora candelaria Ach. — Mass. L. L, 61; Anzi L. m. r., 131; Erb, cr. it., I, 191; Trev. Lich. V., 216; Garov.; Dnrs.; Ces. T., Tr. — It. 366 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 442. Vitellina Ehr. PI. cr., 155. — Mass. L. I., 60; Anzi L. m. r., 132; Trev. Licli. v., 224-226; Dnrs.; Ces. Var. Xanthostigma Hp. M., T., Tr., Rea., Rcr., Rt. — li XXXIV. DiPHRATORA Trev. * Eudiphratora. 443. candìcans Dcks. Cr., Ili, 15. — Erb. cr. it., I, 1068; Mass. L. L, 210; Anzi Lng., 447; Etr., 12; Garov.; Dnrs.; Ces. Rea. — It. 444. Cesati Mass. Mem., 147. — Syn. R. liparina Nyl. — Mass. L. L, 141; Erb. cr. it., I, 368; Ces.; Dnrs; Garov.; Bgl. Var. grisea Bagl., olivacea Bgl. Rcr., Rea. — It. (Malta). 445. olivacea Bgl. Comm. Soc. cr., 1862, 125. — Biatorina Michelettiana Mass. — Anzi Ven., 65; Dnrs.; Ces. Rea. — Sett., Lig., Tose., Merid., Malta. 446. spadicea Fw., Linnaea, 1849, 54. — Rbh. L. E., 789; Un. it., XI; Erb. cr. it, I, 1380; II, 268; Dnrs.; Ces. Var. Gennari Bgl. Rea. — Tose, Sard., Merid. (Malta). ** Lecaniella Jatt. 447. carneonivea Anzi An., 10. — Anzi Lng., 509. M. — Alp. 448. cijrtella Ach. Meth., 67. — Mass. L. L, 132; Rbh. L. E., 457; Erb. cr. it., I, 1425; Anzi Lng., 356, 338, 516; Trev. Lich. v., 67; Dnrs.; Ces. Var. carneorubra Anzi. T., Tr. — Alp., Lig., Tose., Merid. 449. disparata Nyl. An. se. nat., 1862 (Bot.), 377. — Syn. Gyalolechia leeanorina Anzi. — Anzi Lng., 299; Ces. M., Rea. — Alp. 450. proteiformis Mass. Sch. cr., 144. — Syn. L. erysibe Ach., L. Rabenhorsti Hp. — Rbh. L. E., 964; Mass. L. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 367 L, 144-148; Anzi Lng., 118; Erb. cr. it., I, 1394 ;Ces.; Garov. ; Dnrs. Var. ceramonea Mass., dispersa Mass., lecideina Mass., Ra- benhorstii Mass. Rea., Rcr., Rv. — It. 451. pseudo-cyrtella Anzi Neosyrab., 9. T. — Sett. 452. samì)ucina Krb. Prg., 137. L. — Merid. 453. Turicensis Mass. Sym., 43. — Mass. L. I., 149; Anzi Lng., 463; Trev. Lidi., v. 66. Var. farinosa Mass. Rea. — Sett., Tose, Merid. XXXV. RiNODiNA Ach. 454. albana Mass. Rie, 15. — Rbh. L. E., 508; Mass. L. L, 216; Anzi Lng., 304; Erb. cr. it., II, 120; Dnrs.; Ces. Var. orbicularis Mass. T. — It. 455. aterrima (Krplh.) Anzi Syra., 35. — Sym. Microthelia Metzleri Krb. — Rbh. L. E., 770; Anzi Lng., 461; BgL; Ces. ; Dnrs. Rer. — Alp. 456. atrocinerea Dcks. Cr., HI, 14. — Sym. R. caesiella Flk., R. aggregata Bgl. — Anzi Lng., 321 ; Ven., 45 ; Erb. er. it., I, 373, 676 ; Dnrs. ; Ces. Var. dispei-sa Bgl. Rer., Rv. — Alp., Lig., Tose., Merid. 457. Beccar iana Bgl. Pr. Tose., 239, Var. cinerea Bgl., tympanelloides Bgl. Rer. — Tose., Sard. 458. Uatorina Krb. Prg., 76. — Ces. Rer. — Sett. 459. Bisclioffi Hep. K. Z., 113. — Syn. Buellia lithofraga Mass. (Hrb.). — Mass. L. L, 113; Anzi L. m. r., 222; Ces. Var. immersa Krb. Rea. — Seti., Tose., Merid. 368 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 460. calcarla Hep. FI., 1860, 69. Rea. — Sett., Merid. 461. Carestiae Bgl. in Erb. cr. — Erb. cr. it., I, 189 ; Dnrs. ; Ces. M. — Alp. 462. coloUna Ach. Univ., 358. — Rbli. L. E., 965 ; Anzi Lng., 305; Ces. T. — Sett. 463. confragosa. Walil. Suppl., 33. — Mass. L. I., 273; Anzi Lng., 394 ; Dnrs. ; Ces. Var. aggregata Bgl. Rcr., Rv. — Alp., Tose, Merid. 464. controversa Mass. Rie, 16. — Syn. R. fusca Mass. — Mass. L. L, 295, 296; Erb. cr. it., I, 372; Dnrs.; Ces. Var. crustulata Mass. Rea. — Sett., Lig., Tose., Merid. 465. dissimilis Anzi Ex. — Anzi Lng., 322. Rer. — Alp. Il Socio F. Tassi di Siena presenta un Album di Microfotogra- fie, da lui stesso eseguite, allo scopo di domandare il parere dei con- venuti sulla opportunità di applicare ed estendere il metodo micro- fotografico per riprodurre preparazioni vegetali. Il Vice-Presidente Sommier dice essere preferibile sempre la Mi- crofotografìa al metodo del disegno a mano, non potendosi con que- sto attendere la fedeltà di riproduzione e di esattezza che si ottiene con quella. Il Segretario Baroni, a proposito di una Tavola microfotografìca che riproduce le cellule spirali, già scoperte dal Favre, nelle an- tere di Stenocarpus Cunninghami, domanda schiarimenti al D' Tassi circa la posizione di esse cellule nel tessuto dell' antera stessa. Il Tassi replica che le cellule spirali si trovano in aggruppa- menti speciali all' apice e agli angoli delle antere, ritenendo che ne facilitino la deiscenza. Sono presentate infine alcune piante fresche inviate da Martelli e raccolte di recente alle isole Tremiti e al Monte Gargano. Esaurite le comunicazioni togliesi l'Adunanza a ore 3 e 30 pom. 1893. ' N.° 7. BUL LETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE. Brizi, U. — Su alcune briofite fossili Pag. 3G9 Acqua, C. — Ricerche sul polline germogliante della Vinca major » 373 Arcangeli, G. — Giovanni Passei-ini. Necrologia .... » 379 Levier, e. — Aster Garibaldi Brùgg. (proc. vero.) .... » 381 Sor.LA, R, F. — Caratteri propri della flora di Vallombrosa (Continuazione) » 381 Bat.dacci, a. — Osservazioni sulla natura simpodiale di al- cune infiorescenze di Borraginee » 393 — Sulla ramificazione delle Apocinee » 397 Jatta, a. — Materiali per un censimento generale dei Li- cheni italiani (Continuazione) » 401 BoLZOX, P. — Erborizzazione all' isola dell'Elba (Appendice) » 411 Massat.ongo, C. — Nuova contribuzione all' Acarocecidio logia della flora veronese e d'altro regioni d'Italia .... » 418 — Intorno alla Taphr/'na cerasi (Fuck.) Sadebeck » 42G — Entoraocecidii nuovi o non ancora segnalati nella flora italica » 427 Martelli, U. — Viaggio al Gargiino (proc. verh.) .... » 431 FIRENZE, 1893. SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA Presidente Vicepresidenti Consiglieri Consiglio di Direzione. Arcangeli prof. Giovanni. SoMMiER cav. Stefano. PiROTTA prof. Romualdo. Passerini prof. Giovanni. Girelli prof. Giuseppe. Biondi Antonio, Economo. Bargagli marchese Piero, Archivista. Martelli conte Ugolino, Segret. del Bullettino. Baroni dott. Eugenio, Segretario degli Atti. Penzig prof. Ottone. D' Ancona prof. Cesare, Segretario della Sede di Firenze. CuBONi prof. Giuseppe rappr. la Sede di Roma. Seggio della Sede di Roma. Presidente Pirotta prof. Romualdo. Vicepresidente Cuboni prof. Giuseppe. Segretario-Economo Avetta dott. Carlo. Riunione generale pei 1893 dal 1"* al 15 Agosto in Perugia. ADUNANZE NELL'ANNO 1893 della Sede di Firenze. Gennaio 8. Febbraio 12. Marzo 12. Aprile 9. Maggio 14. Giugno 11. Ottobre 8. Novembre 12, Decembre 10. della Sede di Roma. Gennaio 5. Febbraio 2. Marzo 2. Aprile 6. Maggio 4. Giugno 1. Ottobi^e 5. Novembre 2. Decembre 7. I Soci devono versare la Tassa d' axnmissiona e la Quota annua nelle mani del Sig. Antonio Biondi, via dei Serragli, 115, Firenze. La corrispondenza relativa al Bullettino dev'essere diretta al Segre- tario del Bullettino, conte Ugolino Martelli, Museo di Storia natu- rale, Firenze. Firenze, Stab. Pellas. — Via Jacopo da Diacceto, iO. ADUNANZA DELLA SEDE DI UOMA 36!) SEDE DI ROMA. Adunanza dell' 8 giugno 1893. Letto ed approvato il verbale precedente il Presidente prof. Pi- rotta comunica 1' ammissione nella Società Botanica del dott. Ugo Brizi. Il Socio Chiovenda presenta una pianta nuova per la flora romana, il Trafjopogun eriospermum Ten., raccolto a Monte Mario ed all'Acqua Acetosa. Il Socio dott. Brizi presenta la seguente comunicazione : SU ALCUNE BRIOFITE FOSSILL NOTA DI U. BRIZI. Nel 1878 eseguendosi gli scavi per le fondazioni del ponte in fen-o sul Tevere presso Ripetta, alla profondità di circa nove me- tri al disotto del fondo del fiume, fu rinvenuto tra le marne pla- stiche uno strato torboso contenente resti vegetali, tra i quali ring. Clerici isolò una certa quantità di Brioflte fossili, con somma pazienza e difficile lavoro, e delle quali affidò a me la determinazione non eccessivamente diflìcile per l' eccellente pre- parazione dei saggi, per il loro buono stato di conservazione, e pel trattamento dei resti fossili con glicerina, idrato potassico e cloruro ferrico a caldo. Questo elenco di Briofite fossili non solo è una interessante novità per la Flora Romana, ma ha anche una grande impor- tanza paleontologica, perchè i saggi estratti dalla torba son rap- presentati, non gi'ì come i vegetali superiori da avanzi o fram- menti appena riconoscibili e carbonizzati o da sole impronte, ma da intere piantine con tutto il sistema vegetativo perfettamente riconoscibile, in alcune delle quali é interamente conservata la fine struttura del tessuto follare e finanche dei delicatissimi or- gani sessuali. Sembrami quindi utile la pubblicazione di tali Briofite fossili, Bull, della Soc. boi. (tal. 24 370 ADUNANZA DELLA SEDE DI KOMA già accennate in due lavori dell'Ing. Clerici, ' perchè essendo nella Paleontologia note soltanto una dozzina di specie di muschi fos- sili, dei quali tre soli figurano nel presente elenco e nessuna epatica, ^ questo contributo porta a circa trentacinque le specie fossili conosciute, due delle quali Rliynchostegium orthoplujllum e Dicranum Clericii, nuove per la scienza, ed ancora perchè ha permesso all' Ing. Clerici di giungere ad importanti conclu- sioni geologiche. Tra queste è notevole l'osservazione, che men- tre fu creduto ^ che le specie rinvenute nella suddetta torba non fossero riportabili alla flora attuale, le sole Briofite bastano a dimostrare all' evidenza il contrario, perché ventitré specie su venticinque sono attualmente viventi : anzi diciotto specie vivono presentemente nella stessa campagna romana e cinque soltanto sono specie alpine e non furono ancora riscontrate nel dominio della flora Romana. Essendo poi mescolate specie con liabitat immensamente di- versi, giacché delle specie identificabili colle viventi ve ne sono alcune arboricole, altre saxicole; alcune acquatiche, altre dei luo- ghi secchi; alcune del piano, altre appartenenti alla zona alpina, montana, o collina, l' ing. Clerici ne ha dedotta la conseguenza che i vegetali costituenti lo strato torboso non vissero sul posto formando torbiera, tantopiù che vi mancano le specie caratte- ristiche di tali formazioni, ma che provennero da varie località trasportate da vari corsi d'acqua e lasciati in seguito deporre al fondo in qualche punto ove la corrente era più lenta, o alla foce di essi. ^ Clerici E., Sulla flora rinvenuta nelle fondazioni del ponte in ferro sul Tevere a Ripetta, in Riv. Ital. di Se. Natur., Anno XII, 1 Sett. 1892. — Illustrazione della flora rinvenuta nelle fondazioni del ponte in ferro del Tevere a Ripetta, in Boll. Soc. Geol. ital., voi. XI, fase. IH. * Le specie già note fossili e che figurano nel presente elenco sono : Nekera crispa H., Homalia complanata De Not., Eurhynchium prae- longum Sehp., delle palafitte di Robenhausen e Mosseedorf in Sviz- zera, e la prima alla Lagozza e a Castione nell' alta Italia. ' Meli R., Sulla natura geologica dei terreni incontrati nelle fonda- zioni tubulari del ponte in ferro sul Tevere a Ripetta e sulV « Unio sinuatus Lmk. » ivi rinvenuto, in Atti Acc. Line., Mem. Class. Se. Fis. Mat. Nat., ser. Ili», voi. Vili. Roma, 1880. ADUNANZA DBLl.A SEDE DI ROMA 371 A. Muschi. 1. Thamnium alopecurum De Not.; Bryol. Europ., voi. V, (Th.) p. 4, tab. 1. Il saggio è rappresentato da una intera pianta con fusto, con sette rami foli osi sterile. 2. Rhynchostegium rusciforme De Not. ; Bryol. Europ., voi. V, (Rh.) p. 2, tab. IX, X. Rapp. da una ventina di frammenti e da alcuni rametti coi fioiù (^. 3. R. MEGAPOLiTANUM De Not. ; Bryol. Europ., voi. V, (Rh.) p. 8, tab. 5. Vari saggi ben conservati, uno dei quali col perichezio e la seta. 1. R. ORTHOPHYLLUM Brizi, in Cler. Illustraz. della Flora rin- venuta nelle fondazioni sul Tevere, 1. e. p. 30. A R. conferto De Not. proximo, valde differt foliis erectis ovato acutis, dentibus marginalibus, apicem versus raajo- ribus, ac nervo robusto haud plano ad apicem defluente praeditis. Flores et tbeca ignoti. Hab. Fossile in argilla turfacea sub alveo Tiberis prope « il Ponte di Ripetta. » Il saggio è costituito da una dozzina di rametti foliosi sterili, benissimo conservati. 5. Edrhynchium praelongum Schimp. ; Bryol. Erop,, voi. V, (Eurh.) p. 19, tab. VI. Vari rametti sterili. 0. E. C1RCINXATUM Schp. ; Bryol. Europ., voi. V, (Eurh.) p. 9, tab. IV. Estremità di un rametto sterile. 7. E. Stokesii Turn.; Bryol. Europ., voi. V, (Eurh.) p. 20, tab. VII. Quattro rametti sterili. 8. Nekera crispa Hedw. ; Schimp. Bryol. Europ., voi. V, p. 9, tab. IV. Vari esemplari più o meno cons3rvati, alcuni con fiori p. 372 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 9. N. PENxNTATA Hedw. ; Bryol. Europ., voi. V, (Nck.) p. 6, tab I. Due rametti foliosi perfettamente consei'vati, con fiore (;^. 10. HoMALiA COMPLANATA De Not.; NcUera, Bryol. Europ., voi. V, (Nek.) p. 9, tab. V. 11. IsoTHECiDM MYURDM (Pollich) ; Bryol. Europ., voi. V, (Isoth.) p. 5, tab. IL Grosso esemplare folioso con resto di perichezio. 12. Leucodon morensis Schwàgr. L. sciuroides var. moreusis De Not. ; Brj^ol. Europ., voi. V. (Leuc). . Tre frammenti, riferibili alla var. morensis^ foliosi con fiori (^. 13. Homalothecium sericeum Schp. ; Bryol. Europ., voi. V, (Homal.) p. 3, tab. I. Il saggio è rappresentato da alcune estremità di rametti laterali sterili. 14. Anomodon attenuatus (Hùbner) Bryol. Europ., voi. V, (Anom.) p. 6, tab. IV. Quattro rametti foliosi con resto di perichezio. 15. Anoectangium compactom Schw. — {Gymnostomum aesti- vum H.) Bryol. Europ., voi. I, (Anoect.) p. 5, tab. I. Tre frammenti di rametti foliari sterili benissimo conservati. 16. Bartramia stricta Brid. ; Bryol. Europ., voi. IV, (Bartr.) p. 10, tab. I. TJn frammento di rametto folioso. 17. Aulacomnidm palustre L., Bryol. Europ., voi. IV, (Aulae.) p. 9, tab. III. Frammento apicale di caule folioso. 18. Mnium undulatum Hedw.; Bryol. Europ., voi. IV, (Mn.) p. 20, 21, tab. III. Quattro foglioline con frammento di caule. 19. DiCRANUM ScoPARiUM Hedw.; Bryol. Europ., voi. I, (Din.) p. 34, tab. XXVL Un rametto con quattro foglie. 20. D. Clericii Brizi, 1. e, p. 33. ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 373 Licrano albicanti Bryol. Europ. simile a quo, caulibus par- cissime tomentosis, foliis minime strictis leniter falcatis, ajjice serrulatis nervo robusto basi Mua dilatato, folio- rum reti strictiori, auriculis nullis sat distinctum. Theca et flores ignoti. Hab. Fossile in argilla turfacea sub alveo Tiberis, prope « il Ponte di Ripetta » Romae. Il saggio è rappresentato da quattro frammenti di caule foglioso. 21. CiNCLiDOTUS FONTINALOIDES Hedw. ; Bryol. Europ., voi. Ili, (Cincl.) p. 9, tab. III. Tre frammenti di caule folioso. 22. Barbula acipiiylla Linn. (Tortala De Not. Epil. Briol. ital., p. 555), Bryol. Europ., voi. II, p. 23, tab. IX. Tre piantine intere sterili. 23. Dicranella squarrosa Schp. {Angsiroemia Miill.) Bryol. Europ., voi. I, (Div.) p. 17, tab. V. Tre rametti sterili foliosi. 24. Campylopus atrovirens De Not.; Bryol. Europ., voi. I, (Camp.) p. 4, tab. IV. Il saggio è rappresentato da ijiccoli frustoli sterili ; conservo però qualche dubbio sulla determinazione esatta della specie. Epatiche. 25. Frqllania dilatata Linn.; De Not., App. Nuov. Gens. Ep. ital. in Mem. Acc. Tor. S. II, T. XXXII, p. 374, tab. IX, f. 19. Estremità di un rametto frondoso anteridifero. A nome del Socio prof. Acqua il Presidente fa dar lettura della nota seguente: RICERCHE SUL POLLINE GERMOGLIANTE DELLA VINCA MAJOR. NOTA DI C. ACQUA. I grossi granuli di polline di questa specie germogliano dopo breve tempo, una mezz'ora circa, in una soluzione zuccherina al 20 per cento alla temperatura normale primaverile. Si for- 374 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA mano dei grossi budelli, nei quali scorgesi assai bene la circo- lazione del protoplasma, ricco di grossi microsomi. Le mie osservazioni furono portate sugli apici, al fine di esa- minare il modo con cui procede la formazione della parete. E qui giova ricordare, che, secondo altri miei studi sullo stesso argomento, M' accrescimento dei tubi pollinici sarebbe esclusiva- mente apicale, cosicché può facilmente spiegarsi l'accrescimento della parete, considerando che la nuova sostanza di questa, che sarà prodotta in corrispondenza dell' apice, dove ha luogo V accresci- mento, dovrà esser tosto distesa, non appena formata, nel sot- tile strato che costituisce la parete. E poiché al momento di sua formazione, o poco dopo, si può ammettere che essa sia molle 0 non ancora del tutto indurita, così è spiegabile come possa essere distesa senza che si producano lacerazioni facil- mente visibili. - Gli apici di Vinca ìnajor presentano innanzi tutto una note- vole particolarità; essi sono formati apparentemente da plasma ialino, mentre la regione dei microsomi compare soltanto più in basso. Quando incomincia il germogliamento, il piccolo budello appare esclusivamente ripieno di plasma non granuloso; soltanto più tardi vediamo portarvisi la regione dei granuli, mantenendosi però notevolmente discosta dall'apice; più tardi ancora incomin- cia il movimento di circolazione. Esaminando il modo con cui procede quest'ultimo, scorgiamo com'esso vada sempre più affie- volendosi mano mano che ci avviciniamo alla regione plasmatica non granulosa, dimodoché nel confine tra questa e l'altra ricca di microsomi non vi è più vera circolazione, ma soltanto un lieve movimento particolare che descriverò tra breve. Da questi fatti si presenta tosto spontanea alla mente una questione. Noi sappiamo che 1 microsomi prendono parte in spe- cial modo alla formazione della parete, cosicché non di rado si scorgono ordinarsi in serie speciali dove deve aver luogo uno speciale accrescimento. Gli studi molto importanti del Buscalioni,'' * Contribuzione alla conoscenza della cellula vegetale. (Malpighia, anno V, fase. 1-2). ' Loco citato, pag. 37. ' Luigi Buscalioni, Contribuziojie allo studio della membrana cel- lulare. {Malpighia, anno VI, fase. 1, 4-6). ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 375 conducoìio ad ammettere essere la parete costituita dalla trasfor- mazione di due elementi essenziali, microsomi e ialoplasma, ed anche le mie ricerche posteriori sulla Lcwafera eretica^ confer- mano appieno tali vedute. Ora può domandarsi se nel nostro caso i microsomi non siano esclusi da qualsiasi partecipazione al pro- cesso formativo della membrana, dal momento che sono comple- tamente separati dalla regione dell'apice, in cui ha luogo ap- punto un tale processo. Abbandonando altre ipotesi, come quella che la sostanza della parete possa essere anche formata a di- stanza dell'apice e quivi trasportata allo stato semi-fluido, io passerò a descrivere ciò che osservai con i metodi fissativi, poiché mi sembrò esser possibile con questo sistema una mi- gliore soluzione del quesito. Tra i diversi reattivi risponde me- glio allo scopo l'alcool assoluto, il quale si fa agire direttamente su colture a goccia pendente, prosciugate dapprima con carta bibula. Anche l'acido picrico dà risultati soddisfacenti, ma bi- sogna allora aver cura di sciogliere il reattivo in una soluzione zuccherina di pari concentrazione con quella usata [ler la col- tura. In questi casi si scorgono molti budelli in cui la fissazione riusci egregiamente e si osserva allora la regione apicale, che sembrava ialina, costituita da minutissime granulazioni. Può anche impiegarsi la colorazione con l' cosina, che rispetta la parete, colorando il plasma, e può compiersi inoltre 1' osserva- zione in balsamo del Canada, previa disidratazione e trattamento col xilolo. .Ma il forte potere rifrangente del mezzo toglie la lu- cidità a parecchi dettagli, onde io mi valsi senz' altro di una soluzione alcoolica concentrata di bruno Bismark. Questa fìssa e colora allo stesso tempo e si presta assai bene per il nostro scopo, senza bisogno di decolorazione alcuna. Sotto l'azione del- l'alcool molti protoplasti si contraggono, distaccandosi dalla parete. La regione apicale si contrae anch' essa, ma resta in molti casi del tutto distinta dalla sottostante ricca di microsomi. Ad un esame accurato e con forte ingrandimento essa non appare più ialina, come quando veniva osservata senza alcun reattivo, ' La formazione (Iella parete cellulare nei peli aerei della « Lavatera eretica. » Rendiconto della R. Accademia dei Lincei, voi. II, fa- scicolo 3, 1893. 376 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA ma formata di piccolissimi granuli, che si colorano intensamente col bruno di Bismark, Questi granuli sono il più delle volte riu- niti a catenella e spesso disposti in serie radiali; gli ultimi strati verso l'apice specialmente si mostrano più regolari. E qui torna acconcio ricordare ancora gli studi diligentissimi del Buscalioni, il quale appunto trovava che i microsomi si dispongono in serie alternanti con strati ialini, e che i primi danno luogo a porzioni di parete più rifrangenti ed i secondi a porzioni meno rifran- genti, fatto che fu posteriormente da me trovato anche nei peli aerei della Lavaiera eretica. Qualche cosa di simile accadrebbe anche nel nostro caso ; an- che in esso degli strati di granulazioni frammisti a strati ialini, entrerebbero nella costituzione della parete; ma in questa non è riscontrabile stratificazione alcuna, probabilmente per la sua estrema sottigliezza, che non permette discernere le parti più 0 meno rifrangenti. Ma quando, come in altro luogo ho dimo- strato, si arresta in certe condizioni l'accrescimento longitudi- nale e si formano speciali ispessimenti, in questi si riscontra un' alternanza di strati più o meno lucenti, che probabilmente hanno la stessa origine di quella constatata in altri casi dal Buscahoni e da me confermata. Tuttavia é chiaro che nella formazione normale della parete, com'io l'ho descritta, i grossi microsomi propri del polline di Vinca non prendono direttamente parte alcuna, ma soltanto entra in giuoco la regione apicale pla- smatica, che a prima vista sembrana ialina, e che in seguito vedemmo essere costituita da minutissime serie di gf^anulazioni. Resta ora a domandare: che cosa rappresentano quest'ultime di fronte ai veri microsomi, che nella regione sottostante del protoplasta appaiono numerosi, grossi, fortemente colorati col bruno Bismark? Innanzi tutto fa duopo osservare che le fine gra- nulazioni, messe in evidenza col metodo ora descritto, sebbene costituiscano da sole la parte apicale, pure non sono limitate esclusivamente a questa, ma sono invece diffuse anche nel re- stante della massa protoplasmatica. Ciò si scorge chiaramente con la colorazione che trasforma il tutto in una massa fittamente granulosa, nella quale soltanto con attenzione si distinguono i più grossi microsomi. Resta ora a rispondere ad un quesito: in che rapporto stanno i grandi microsomi con le minute granu- lazioni? Dobbiamo considerare questi due prodotti come indipen- ADUNANZA DKLT.A SEDE DI ROMA 377 denti gU uni dagli altri ? Io non credo che ciò sia, credo invece che le minute granulazioni risultino per scomposizione dei grossi microsomi, i quali dunque non sarebbero semplici ma composti. Questa idea non urta con le opinioni più recenti sulla costitu- zione plasmatica, inquantoché giova ricordare che il Wiesner ritiene i microsomi non come gli ultimi elementi in cui possa scomporsi la sostanza vivente, ma come un aggregato di unità d'*rdine inferiore: i plasomi. Tuttavia affermare che le minime granulazioni corrispondano nel nostro caso ai plasomi, mi sem- brerebbe dir cosa non suffragata da sufficienti argomenti ; in- vece è molto più semplice ritenere queste due forme come al- trettanti microsomi di dimensione diversa e provenienti da un aggruppamento maggiore o minore di plasomi. E se i più grandi si trovassero frammisti agli altri, come avviene in molti altri protoplasti, in cui gli elementi figurati possono avere dimen- sioni diverse, la cosa non presenterebbe nulla di particolare ; merita invece un esame speciale il fatto che essi non prendono parte alcuna, come si disse, al processo formativo della parete. Per meglio studiare la cosa io esaminai direttamente in ca- mere umide a goccia pendente delle colture a forte ingrandi- mento. Per usufruire di potenti obbiettivi a breve distanza frontale, s" impiegano goccio non voluminose a larga base, in modo che la coltura non esca dal campo visivo dell' obbiettivo stesso. Si vede allora assai bene, come si disse, la circolazione plasmatica, trascinante in doppia corrente i grossi microsomi. Ma avvicinandosi verso l'apice, al confine con la regione dei piccoli microsomi, che appare osservata cosi direttamente quasi ialina, la corrente diminuisce man mano e si arresta; gli ultimi grosH microsomi sembrano fermi. Tuttavia con un po' d'atten- zione si vede ch'essi pure posseggono un certo movimento, però alquanto dissimile dalla vera circolazione. Cioè alcuni microsomi, sia isolati, sia a piccoli gruppi, si avanzano in linea retta fino a un terzo circa della sostanza ialina; e quivi giunti restano lungamente fermi. In questo stadio raramente cambiano la loro posizione, qualche volta però mostrano dei contorni sfumati e sembrano rimpicciolire notevolmente. Mentre nel movimento in avanti impiegano pochi secondi, possono invece restare fermi per qualche minuto primo. Poi, spesso del pari in linea retta, retrocedono unendosi alla massa granulosa sottostante. Non è 378 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE improbabile che verso la regione apicale, dove la formazione della parete ha luogo esclusivamente, la scomposizione dei grossi mi- erosomi nei minori, che prenderanno parte al processo, avvenga in ben maggiori proporzioni e che a tale scopo la corrente si arresti man mano; allora dei microsomi si internano nella re- gione ialina, restandovi a lungo e subendo una scomposizione talvolta quasi evidente. La ragione di questo fatto sta probabilmente nella sottigliezza estrema della parete, che presuppone quindi una struttura assai minuta, per la quale non sono adatti i grandi microsomi, che si scompongono cosi in elementi minori. Riepilogando, abbiamo che anche nei budelli pollinici di Vinca major la formazione della parete ha luogo analogamente a quanto il Buscalioni trovava in altre piante, ed io stesso confermava per i peli aerei della Lavaiera. Ma una notevole particolarità sta in ciò, che i grossi microsomi non prendono diretta parte al processo, ma si scompongono assai probabilmente in elementi minori, costituenti da soli la regione apicale, i quali poi si tra- sformano, frammisti a strati di plasma ialino, in sostanza della parete. Infina il prof. Pirotta presenta circa un centinaio di piante rac- colte dal Socio prof. 0. Grampini nel suo recente viaggio in Grecia e da lui donate all'Istituto Botanico di Roma, e coglie 1' occasione per rilevare l'importanza che hanno molte di esse anche per le lo- calità classiche ove furono raccolte, e per ringraziare il donatore. Esaurite le comunicazioni è levata la seduta. SEDE DI FIRENZE. Adunanza dell' 11 giugno 1893. Arcangeli, Presidente, dichiara aperta 1' adunanza e ringrazia commosso la Società, che nella recente sciagura domestica volle porgergli nuova testimonianza di affetto. Rammenta il doloroso avvenimento, già annunciato alla Società nella decorsa riunione, che ha colpito recentemente il sodalizio, ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 379 togliendo uno dei suoi Vice-presidenti, un distinto botanico, il Prof. Giovanni Passerini. Pronunzia le seguenti parole in memoria dell' illustre scienziato : GIOVANNI PASSERINI ebbe i natali in Pieve di Guastalla il 16 giugno 1816 da Gaetano possidente e da Barbara Allegretti. Dopo avere compito gli studi elementari nel paese natio, si recò in Parma, ove attese assiduamente agli studi di filosofia e pure a quelli superiori, in seguito ai quali fu laureato in me- dicina il 30 luglio 1838. Consacratosi con sommo ardore allo studio delle scienze na- turali, le sue speciali attitudini furono ben tosto riconosciute, e fino dal 1843-44 veniva nominato aggiunto provvisorio presso il Museo Civico di Storia Naturale di Milano, ove pure poco ap- presso fu incaricato dell'insegnamento della Botanica. — Egli fu pure assistente del celebre prof. Jan. Allorquando il prof. Jan lasciò la cattedra di Botanica nella Università di Parma, essendosi il Passerini già acquistata pei suoi studi profondi fama di valente scienziato, venne chiamato ad occupare quel posto, dove rimase fino alla morte, malgrado le ofTerte fattegli di uguale cattedra in altri atenei. Le prime sue ricerche furono rivolte agli Afidi, dei quali de- scrisse buon numero di generi e di specie nuove, e successiva- mente si occupò con sommo zelo di studi botanici e principal- mente di Micologia. In seguito ai suoi lavori sulla flora dell'Italia superiore e so- pra quella dei dintorni di Parma, egli dette in luce numerosi scritti di Micologia, nei quali trovansi descritti molti generi e circa un mezzo migliaio di specie nuove. Né solo egli si occupò di funghi parmensi ed italiani, ma egli estese pure i suoi studi alle collezioni di specie esotiche, comequelle abissiniche del Beccari, quelle austriache del Thumen, quelle francesi del Brunaud ecc. Numerose sono le specie parassite ch'egli ebbe a descrivere, come quelle della Vite, del Tabacco, delle Amigdalee, del Gran- turco, dei ]\[elloni, del Frumento, del Pomodoro ed altre ancora. Egli fu pure collaboratore insieme ai prof. Cesati e Gibelli ad un eccellente lavoro a tutti ben noto, il Compendio della flora italiana, e dette prova della sua grande operosità fino al 1891 con la Diagnosi di fanghi nuovi, Nota V, comparsa nei Rendi- 380 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE conti della R. Accademia dei Lincei, all'epoca cioè in cui fu col- pito dal primo attacco del morbo che doveva toglierlo alla fa- miglia, agli amici ed alla scienza. II suo nome, ricordato in alcuni nuovi generi di funghi a lui dedicati (Passermula Sacc, PasseìHniella Pari.), a ragione merita di essere registrato ac- canto a quelli dei più distinti botanici del nostro secolo. La sua attività non si limitò alla cattedra ed agli studi suoi prediletti, ma si estese pure al Consiglio comunale, ove per pa- recchi anni attese alle più importanti questioni cittadine. Egli fu pure chiamato a far parte della Commissione consultiva per la Fillossera, e per parecchi anni fu membro del Consiglio Su- periore della Pubblica Istruzione. Egli fu inoltre socio ordina- rio della R. Accademia dei Lincei e socio promotore di questa stessa nostra Società, nella quale a buon dritto era stato chia- mato ad occupare la carica di Vice-presidente. Egli fece parte al- tresi di molti altri sodalizi ed Accademie scientifiche, ed ebbe dal R. Governo molti incarichi ed onorificenze. Alle doti di eminente scienziato egli uni qualità di animo ve- ramente rare. Egli era dotato di una semplicità, di una mitezza e di una modestia esemplari, e fu sempre scrupoloso nell'adem- pimento del proprio dovere. Colto da un nuovo attacco del morbo fatale che già da parec- chio tempo lo atìiiggeva, cessò di vivere la mattina del 17 aprile decorso, in mezzo al vivo compianto della famiglia, degli amici e di tutti i suoi conoscenti. L' Archivista annunzia i doni pervenuti alla biblioteca durante il mese scorso. Pucci, Angiolo. — Monografia del genere Cypripedium. Firenze 1891-92. Macchiati, Luigi. — Sulla formazione delle spore nelle Oscillaria- cee. Genova 1892. Grilli, C. — Sui gonidi dei Licheni. Jesi 1893. Mattei, G. E. — I tulipani di Bologna. Studio critico e mono- grafico. 1893. Berchet, M. E. G. — Necrologia del Senatore Giampaolo Tolomei. Itinerario al Capo Nord stabilito dalle Compagnie Bergenske e Ber- gen e Nordenfieldske a Trondhjem. Illustrirte Garden-Zeitung. N. 15. Mai 1893. Bulletin of the Torrey Botanical Club. Voi. XX, n. 5. May 1893. Rivista Agraria. N. 22, 23. Bullettino Aarrario Veronese. N. 13, 11. ADUNANZA «ELLA SEDE DI FIRENZE 381 Vengono proclamati nuovi soci i Sigg. Brizi dott. Ugo di Roma ; Caroncini dott. Umberto di Vallombrosa; Incontri marchese Gino di Firenze. Ha la parola il dott. Emilio Leviek il quale presenta una pianta viva coltivata in vaso di Aster alinnus Linn. var. polyoephalus = Aster Garibaldi Briigger., raccolta l'anno decorso vicino ai bagni di Bor- mio (alt. m. 1340). La pianta coltivata, come quella selvatica, mostra alcuni cauli ramificati; aggiunge che nel 1870 e nel 1871 esemplari assai più ramosi come quelli da lui mandati all'Erbario di Firenze erano molto frequenti in quella stessa località dove ora si sono fatti più rari. Anche il dott. Cornaz, assiduo visitatore di Bormio, ha osservato che negli ultimi anni intere stagioni passarono senza che si mostrasse un solo esemplare di Aster Garibaldi Briigg. bene carat- terizzato. Essendo l'esemplare presentato in parte normale, in parte a caule ramificato (dal medesimo rizoma), Levier non vede ragione di mantenere specificamente sej)arato 1'^. Garibaldi, mentre nelle sue forme bene sviluppate, a quattro e più capolini, merita di essere conservato quale varietà. Martelli domanda se il dott. Levier non si è assicurato che le piante che avevano assunto la fórma di Aster Garibaldi non fossero state mangiate da animali e che dovessero in conseguenza di ciò la ramificazione dello scapo e la grandezza dei capolini. Levier non crede che la forma Aster Garibaldi sia dovuta alla causa accennata da Martelli, avendo osservato campioni sopra rupi ove i greggi non possono mai avventurarsi ed inoltre l'esemplare presentato fu sem- pre riparato da qualsiasi offesa. Da uno speciale Comitato presieduto dal prof. S. Vecchi è stato inviato un programma per erigere un monumento alla memoria del prof. comm. G. Passerini, Vice-jj residente della Società botanica; i Soci che desiderano ^jossono sottoscrivere la unita scheda di offerte. Il Socio Solla ha consegnato la continuazione di sue memorie presentate alle adunanze della Sede di Roma aventi per titolo : CARATTERI PROPRI DELLA FLORA DI VALLOMBROSA. CENNI PRESENTATI DAL DOTTOR R. F. SOLLA. IV. — Quadri geografici e confronti relativi. Se ci facciamo ora a considerare l'assieme della vegetazione, entro al territorio circoscritto al quale si riferiscono gli studi presenti, noi troveremo che la llora di Vallombrosa — come ri- sulterebbe anche dalle comunicazioni precedenti — corrisponde 382 ADUNANZA DELL.V SEDE DI FIRENZE marcatamente a quella dell'Europa centrale, ma con qualche accenno già di tipi meridionali, die sarebbe dato — più che dal- l' arrivare del castaf^no fin quassù — dalla presenza dell' Ostrija, Fraxlnus Ornus, Acer iialum, Bonjeanea hirsuta, Chondrtlla jimcea, ecc., prescindendo da' pochi tipi spiccatamente mediter- ranei che la coltura ha cercato di introdurre e che si sono ri- fugiati in pochi punti più riparati del territorio (Qusrcm Ilex, Q. Psewtositber, Acer monspessulanum, Sorljus torminalis, Pìnus Plnaster, ecc.; cfr. la comm. IIP). Prendendo però ad esaminare più partitamente la vegetazione, non mancano delle particolarità che le imprimono un carattere proprio ed offrono degli appunti di importanza per la distribu- zione geografica delle piante. Lo sviluppo di un' abetina al di sotto della zona del faggio é, per se stesso, un momento — benché riprodotto pure altrove nella nostra Penisola — che determina delle condizioni climato- logiche speciali, le quali si riflettono sulla vegetazione. Basti rivolgere un breve sguardo alla lista delle piante che quassù sono caratteristiche nell'abetina, per convincersene. Vi troviamo: Prenanthes 2')urpurea, Senecio nemorensìs, Lunaria rediviva, Neottia Nidus avis, Arisarum proljoscideum , Luzula ni- vea, ecc. ecc., che fanno esclusivamente sotto gli abeti, mentre altrove fanno ne' boschi fronzuti. La vegetazione sotto a' faggi è all'incontro scarsissima; caso abbastanza singolare, considerando quant'è ricco il numero delle piante erbacee ne' boschi di faggio del centro d' Europa. La schiera di piante che il Leooq (fra altri) indica come tipiche della faggeta per la regione montana dell' altipiano centrale della Francia ' [voi, I, pag. 455] noi la troviamo, quasi integral- mente, sotto gli abeti. Devesi poi osservare che non tutta quanta la regione vallom- brosana offre un carattere uguale, ma conviene anzi tenere distinte due località, entrambe piuttosto estese, nelle quali alla flora tipica del centro d' Europa viene ad unirsi una vegeta- zione caratteristica di altre regioni, che si potrebbero forse de- finire — usando i concetti del Kerner — per vegetazione pontica ' H. Lecoq, Etudes sur la Géographie hoìanique de VEurope. Pa- ris, 1854. ADUNANZA DEI.LA SEDE DI FIRENZE 383 e vegetazione a Frigana, ' o per lo meno offrono già un aspetto di flora meridionale o persino mediterranea. Una di queste due località è portata più verso Nord, quasi al limite del territorio preso qui in considerazione, e comi)rende il poggio di S. Miniato in Alpe, che si estende per i cosidetti poggi del Lago al di sotto della strada della Consuma: una plaga molto riparata da' venti e ampiamente scoperta verso ponente, perchè vi manca il bosco. Non soltanto trovansi qui : il cipresso, il Cerro X sughero, arbusti di Quercus Ilex ecc. (v. la coram. IIP), ma vi si possono osservare anche altre particolarità. Una delle più accentuate é l'abbondanza delle Boraginee su questo poggio. Se facciamo astrazione dalla Mi/osotis silcatica e M. palmiris, che sono più generalmente diffuse per la regione, nonché dallo Sumphytum iiiberostmi, limitato all' abetina, troveremo tutte le altre Boraginee della regione concentrate qui: EcMum vitlgare, Pidmonaria, Cynoglossam, Lìthospermum, persino Lycopsis arvensis, Asperugo procumììens. Il numero delle specie non è gran fatto rilevante, ma straordinaria é la ricchezza d' indivi- dui di quasi ciascuna specie. — Nessun' altra famiglia di piante presenta, nella flora vallombrosana, un comportarsi cosi mar- cato. Noi potremo trovare, per qualche altra famiglia o gruppo di fanerogame, una ripartizione analoga, ma non senza eccezioni né cosi spiccati i limiti di diffusione. Io cito, per es., le Croci- fere: diverse specie di questa famiglia fanno nella plaga più calda di S. Miniato, tali : Barharea vulgaris, B. praecox, Bu- nias Erucago, Alysswn ìnontanum, mentre la maggioranza delle crocifero trovasi riunita nel bosco, specialmente sotto gli abeti : Lunaria, Dentaria pinnata e Z>. Itulbifera, Cardamine Chelidonia, C. Impaiiens, Nasturtium e e. v. ; fanno eccezione naturalmente le ubiquiste (Cardamine ìiirsuta, Capsella Bursa pastoris, Draha verna), per le quali la famiglia riesce meno marcata nella distribuzione de' suoi rappresentanti, in confronto * Cfr. gli studi di A. Kernbr v. Marilaun sulla flora dell'Au- stria-Ungheria, compresi nella opera classica : Die osterr.-ungar. Monarchie in Wort und Bild. — La Carta annessa ai detti studi rap- presenta graficamente le idee dell'Autore. Non è questo il luogo di entrare in discorso sul valore della Carta; balza però all'occhio la poca corettezza nelF indicare una « flora mediterranea » per tutta l'estensione della valle padana. 384 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE delle Boraginee. Anche la famiglia delle Labiate presenta una maggioranza de' generi nel bosco, sopratutto nel castagneto: Melittis, Origanum, Scutellaria, Calaniintha alpina; sotto gli abeti fanno: Salvia glutinosa, GaleoMolon luteum, Siachys alpina, ma molte specie possiedono una distribuzione estesa per tutta la regione che abbiamo preso a considerare (Thymus, Calamintha Clinopoclium, Galeopsis Tetrahit, Teucrium Sco- rodonia, ecc.). Solo Teucrium Cha7naedrys, Salvia verbenaca, Stachìjs germanica, le specie dì Mentha restano caratteristiche per le regioni scoperte, come quella di S. Miniato in Alpe, op- pure la costa del Saltino. — Aggiungerò pure quivi che la maggior parte delle Liliiflorae, rappresentate nella flora vallom- brosana, ama il bosco (Tamus, Polygonatmn, Lilium, Scilla) ed i prati, mentre nelle regioni scoperte non si trova che: Phalangiimi, ErytJironìum, qualche Asphodelus, * Allium vi- ncale. In complesso, neppure queste famiglie hanno una pre- senza limitata ad una sola località, come le Boraginee; le altre famiglie sono tutte più generalmente diffuse. Oltre che per le specie già addotte la vegetazione di S. Miniato in Alpe prende aspetto meridionale anche per la presenza di: Bonjeanea hirsuta, Trifolium angusiifoliimi, T. resupinatum, T. nigrescens, Helichrysmn angustifoUum, Chondrilla juncea, Carduus nutans, Sedam altissimum, Erica scoparla, Aristo- locliia rotanda, Briza maxima: limitate quasi esclusivamente a questa plaga. La seconda località che presenta un carattere diverso dalla flora Baltica (nel senso del Kerner), ovvero, generalizzando, dell' Europa centrale, trovasi sopra una costa del Pratomagno, a S. 0. di Vallombrosa, che sporge rimpetto Rignano sull'Arno, e da qui continua, quasi ininterrotta, per tutto il versante oc- cidentale di questa catena. ^ Detta costa è molto meno riparata da' venti, tuttavia è per la sua esposizione anche più calda della plaga di S. Miniato in Alpe, e nota generalmente per il Saltino. Il terreno formato da grandi massi calcarei è anche di natura ' U Asphodelus alhus si trova in abbondanza nell' abetina e su' prati framezzo agli abeti ; de' luoghi scoperti non lo si può dire altro che su' pascoli in Secchieta. * Cfr. quant' è detto sulla vegetazione intorno a Loro-Ciuffenna, in Malpighia, anno VI, pag. 462 e segg. ADUNANZA DELLA SEDE DT FIRENZE 385 arenaria, ricco di silice. L' aspetto della veg-etazione sulla discesa di questa costa, a partire dalla cresta fino giù a' castagni (che arriveranno quivi forse a 000 m.) è quello della macchia; le querele rimangono cespugliose, e con esse, riuniti a folleto, vi- vono: rosai, rovi, ginestre, scope, che scendono giù per balze fino alla strada- provinciale di Tosi-Donnini, aldi là della quale si hanno subito vigne e campi. La presenza di: Cistas salvi fo- lius, Spartiitm jimceum, Crjtìsits hirsutas, Ononis spinosa, Ane- mone Hepalica (rara), Erylhronium Dens canis (raro), Bian- thus monspessulanus, Callana vulgarìs. Rosa sempervirens, Eiiphrasia lutea, Gnaphalium sìlvaticum, Filago germanica — specie, delle quali alcune esclusive di questa plaga, le altre in generale poco diffuse altrove nella regione — imprime alla co- sta del Saltino una forte analogia con la vegetazione dei pendii del Carso che vanno ad immergersi nelle onde del Golfo di Trieste (Monte Trstenik e Monte Spaccato); analogia che è resa anche maggiore per la uguale natura del terreno e per il modo col quale la vegetazione lo ricuopre. La costa del Saltino può dirsi il centro di sviluppo delle Eri- cacee della nostra regione; ai cespugli di Erica arì)orea ed E. scoparla si uniscono quelli di Calluna vulgaris che, più in su verso la Bocca del Lupo, si fanno predominanti per arri- vare, attraverso i prati della Secchieta, fino al versante setten- trionale della nostra regione, e da qui scendere e rivestirne i declivi verso N. 0., fino al limitare del castagneto. Dal limite interno della zona occupata dalla Calluna, che descrive un grande arco intorno alla foresta, procedono verso il folto degli alberi, cercando sotto questi un riparo maggiore o minore, le altre Ericacee, cioè: Pirola, Monotropa, Vaccinium. Ad esse si associano abbondanti, nell' estate avanzata, le Euphìmsiae (Euphrasia officìnalis, Odontites lutea, 0. serotina), con di- verse altre Scrofulariacee, ma sopra tutte abbondanti, per numero d' individui, la Bigitalis lutea e la Linaria vulgaris. Spingendo ora il nostro interesse ad indagare nella nostra regione la ripartizione di singole famiglie principali, avremo air incirca il comportarsi seguente: Bull, della Soc. hot. Hai. 25 386 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Le Ranunculaceae, molto diffuse nella regione, dall' £'ran- this e gli HeAleborus al limitare inferiore fino a' TlwMclrum q VAconUum Lijcoctonum in Seccliieta, sono povere di specie; dominante però in tutta la regione, nel bosco ed allo scoperto, si fa il Ranunculus lanuginosus. Delle Cruciferae è stato parlato già prima. Astrazione fatta delle ubiquiste, la famiglia non è che scarsamente rappresen- tata nella nostra regione. Vi prevale però spiccatamente la fio- ritura del Sisuirobrium Zannonìi che dura all' incirca tre mesi (aprile-giugno). Le Violarieae, generalmente poco appariscenti, danno una caratteristica intonazione alla nostra regione, più che per la frequenza della Viola silvestris, per la quantità di F. tricolor- arvensis, diffusa dovunque per le strade, su' prati, al margine del bosco, ecc. e continuamente in fiore, dal principiare della vegetazione fino al novembre. Le Caryophylleae sono abbondanti nel bosco e su' prati inclusi; fa eccezione il Dianthus ìiionspessulanus che vegeta piut- tosto in luoghi aridi, esposti. Ne' mesi estivi è però dominante la fioritura del Cerastiwn campanulatum. Poche Geraniaceae abitano la nostra regione, e quasi tutte restano nascoste nel bosco; nondimeno primeggia quivi, dal maggio in là fino ad autunno inoltrato, l'ampio flore del Gera- nium nodosum. Quinci e quindi rendesi marcato sotto gli abeti il cupo fogliame del G. Ropertianum. Né si potrebbero dire molte le Papilionaceae, osservando lo sporadico presentarsi degli individui, i quali hanno, per la maggior parte, aspetto modesto e restano per lo più celati tra il fogliame od all'ombra degli alberi nel bosco (Galega, Astra- galus, Oì^oììus, Cracca). Un' eccezione devesi fare per i nume- rosi trifogli che con VAnthyllis Vulneraria tappezzano vivace- mente i prati, per il comunissimo Lotus corniculatas che incontrasi dovunque, ma sopratutto per il Sarothaìnnus vul- garis, il quale — nel giugno — riveste letteralmente d' un manto dorato tutte le tagliate e tutti i punti scoperti della regione. La famiglia delle Rosaceae presenta una singolare ricchezza, ma se togliamo le infinite forme di Rosa e Rubus, predomi- nanti nella regione, troveremo le altre Rosiflore o sparse (Pru- nus spinosa, Crataegus monogyna) oppure nascoste, come: la ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 387 Tormeniilla erecta, nel folto del bosco, il Geam urhammi, ira gli alti fusti del Ranunculas lanugìnosiis, VAremonia agrimo- nioiies tra le foglie sternate del castagno radunate, per la forza de' venti invernali, a' piedi dei cespugli di j-osa, di ginestra o di spino nero; V AlcherniUa vnlgaris, tra il verde dei prati, e e. di s. Nelle tagliate ed in luoghi scoperti abbondano le specie e gli ibridi di EpiloMam co' loro vivaci fiori rossi. Le limbelli fé rae sono poco accentuate nella nostra flora; abbondano nel bosco (prevalentemente le specie di Chaerophyl- hcm e la Saniadn), non mancano anche su' prati ed altrove, ma solo i voluminosi esemplari dell' Ileracleum SphondijUum spiccano tra il folto della vegetazione. La famiglia delle Compositae è naturalmente quella che più abbonda, é quindi diffìcile il precisare una specie dominante: tuttavia in punti divei'si ed anche a stagioni diverse singole specie risaltano sopra la vegetazione circostante. Tali le specie <3i Senecìo, con 1' Jlieraciam crinitam ed H. ageratoides Fr. al limitare del bosco; nel folto e lungo i corsi d'acqua: le spe- cie di Petasiies, Arienostyles, Eupaiorhmi, ecc. Ne' luoghi sco- perti acquistano un predominio, che è anche maggiore sul tra- montare della stagione estiva, la Carlina acaulis, con le altre specie, le diverse Centaarea, il Cirsium Epiojìliormn, ecc. Le Convolvulaceae sono assai rare; le Solanaceae, ge- neralmente sparse e nascoste (Ilgoscianius, Atropa, Solarium Dulcamara), non contribuiscono minimamente ad accentuare il carattere della vegetazione. Le Scrofulariaceae sono abbondanti per specie e molto dif- fuse per tutta la regione, relativamente sono però pochi e poco appariscenti gli individui, per cui non si ottiene una nota do- minante nella vegetazione, altro che tardi nell'autunno dove, fra poche altre, rimangono anche vivaci ed in parte tuttora coperte di fiori la Digitallfi lutea e la Linaria vulgaìHs. Le Orchideae contribuiscono con V Orchis sambucina ad offrire il tappeto dominante de' prati neh' aprile, come con l' 0. ma- culata a dar vivacità al bosco nell'estate. Ma la maggioranza dell'Orchidee rimane nascosta, senza vivacità nel bosco; come sarebbero: Listerà, Epipactis, Platanthera, Neottia, ecc. Delle Irideae non abbiamo che una sola siiecie spontanea, il Crocus vcrnus, ma questa è immensamente caratteristica 388 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE cuoprendo tutta la distesa delle praterie col colore unisono dei suoi fiori violacei, non appena è scomparsa la neve, e fino a tanto che le Orcliidee non vengono a sostituirla. Scarse sono pure le Juncaceae e le Cyperaceae, malgrado clie non manchino i corsi d'acqua. — Le Graminaceae sono dominanti su' prati; dal loro assieme non si può indicare neppur una specie che spiccasse maggiormente. Solo le specie di Fe- stuca andrebbero ricordate per i cespiti che formano nei luoghi scoperti, fra i massi e nei crepacci delle pietre. Il Lecoq ne' suoi diffusi studi sulla flora del centro della Fran- cia (op. cit., voi. P) abbraccia certamente un territorio molto più esteso, e quindi molto più avvicendato, della stretta regione che è presa qui in considerazione. La elevatezza maggiore del- l'altipiano nel centro della Francia (1900 m.), la diversa natura geognostica del terreno e sopratutto la presenza delle lave vul- caniche devono di necessità indurre in quella vegetazione un carattere diverso da quello della regione vallombrosana. Ciono- nostante e considerando, come dissi, nella regione de' dintorni di Vallombrosa un carattere molto marcato di rassomiglianza con la flora dell'Europa centrale, arriverei alla conclusione che delle diverse regioni distinte dal Lecoq quella del piano (o Nord) e quella montana e sopratutto quest' ultima, offrono moltissimi punti di analogia. Tralascio di entrare ne' particolari larga- mente esposti nell'opera dell'autore francese e riassumerò bre- vemente il confronto nelle poche frasi che seguono. Delle 700 fanerogame (circa) che fanno a Vallombrosa si ri- trova circa il 30, 4 "/^ nella regione del piano, il 12, 7 "j^ nella regione meridionale ed il 33, 0 7o nella regione montana del centro della Francia; escludendo un numero di 105 specie che sono comuni a due e persino a tre delle regioni del Lecoq, tro- veremo: nella regione del piano, 164 specie che fanno anche a Vallombrosa; in quella meridionale, 45 specie; in quella mon- tana, 94 specie. Donde si vede che il carattere della nostra flora concorda maggiormente con quella della regione del Nord nel- r altipiano francese, la quale si avanza anche per buona parte fino alle maggiori elevatezze, ^ avendo queste due regioni anche ^ Come giustamente osserva anche il Lecoq (voi. I, pag. 508), fra le corrispondenti « associazioni » delle due regioni esistono 9 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 38 non meno di 80 specie in comune di quelle che sono caratte- ristiche per la flora di Vallombrosa. — La ripartizione delle singole specie presenta delle diversità, in quanto che — come già dissi più sopra — la vegetazione della nostra abetina cor- risponderebbe a quella della faggeta sull' altipiano francese, lad- dove la nostra faggeta è poverissima di vegetazione. Nella flora descritta dal Lecoq troviamo molti elementi spiccatamente alpini, e per ultimo sarebbero da notarsi anche delle diversità riguardo alla stazione di singole specie, come esporrò in altra occasione. Nella flora dell'altipiano francese si ha una prevalenza di Composte e Graminacee in tutie le regioni distinte dal Lecoq, inoltre dopo queste di Papiglionacee nelle regioni del piano e meridionali, di Rosacee invece nella regione montana; molte Labiate e Personale nella regione del piano nonché in quella montana: nella flora vallombrosàna, a confronto, si ha il mas- simo di Composte (circa 72 specie), indi di Papiglionacee (circa 55 specie), di Graminacee (circa 47 specie), di Rosacee (circa 38 specie), di Labiate (circa 34 specie), ecc., per cui risulterebbe maggiormente l'analogia che questi due territori offrono nel quadro della loro vegetazione. — Altri confronti potrei stabilire con il centro dell'Europa, cioè con i paesi sul Danubio, sull' Elba, roder, la Vistola, ma questo mi porterebbe troppo a lungo e condurrebbe a conclusioni di oscillazioni nei particolari, di con- cordanza nella generalità e nell'assieme. * * * Importerebbe ora, per meglio fissai'e il carattere della vege- tazione della nostra regione, osservare partitamente i singoli rappresentanti del regno di Flora e seguirli nella loro distribu- zione generale. Su tale proposito troviamo però ampie indica- zioni neir interessantissima opera del prof. Caruel, Statistica botanica della Toscana, ' e chiunque si interessa della flora di questo paese non potrà a meno di ricorrere con attento studio a quella ricca messe di osservazioni e di dati che ivi trovasi molteplici rapporti, solo che le condizioni indotte dalle colture agra- rie determinano una complicazione maggiore di avvicendamenti nella regione del piant) (o regione Nord). ' Firenze, 1871. 390 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE raccolta ed ordinata. — A complemento però del quadro che mi occupò fin qui, riassumo, per ultimo, dall'opera del Caruel bre- vemente ciò che si riferisce alla flora di Vallombrosa, e potrò farvi solo qualche piccola aggiunta riguardo alle poche specie che non sono state indicate fin qui della flora nostra. Delle tante specie caratteristiche per la Toscana non evvi nessuna particolare per la flora di Vallombrosa; l'unica che meriti anche di essere ricordata, sia per la sua frequenza quassù, sia per avere un' area di vegetazione alquanto ristretta, ^ sarebbe il Sìsijnibrium Zannonii. Nessuna specie tocca a Vallombrosa un confine estremo di latitudine; con la scorta della Statistica del Caruel ^ noi troveremo bensì che parecchie specie setten- trionali trovano il loro limite equatoriale in queste adiacenze, estendendosi anche qualche poco più giù nella Toscana, sopra- tutto sulle montagne dell'alta valle Tiberina, sugli Appennini d'Arezzo, ecc. ; molto minore è il numero delle specie meridio- nali che raggiungerebbero verso questa regione, o poco più su, il loro limite polare. Delle prime (limite meridionale di piante settentrio- nali) abbiamo: Cìjtisus alpìnus, all'Alvernia; Rubus ihyrsoi- cleus, che arriverebbe fino nella Lunigiana e nel Mugello, trovasi abbastanza frequente a Vallombrosa; R. corijlifoUus, dall'Alpi di Mommio, anche quassù sebbene raro; Rosa tomen- tosa, molto frequente nella nostra regione, più meridionale della linea segnata dal Caruel; Scabiosa Succisa, verso la Consuma, il Lago e S. Miniato in Alpe, scende fino a Pieve S. Stefano e l'Amiata; Senecio alpestris, in Secchieta, indicato anche delle Alpi della Luna; Phyteuma Michela e Ph. Halleri fanno anche sul Monte Amiata; Pirola rotundifolia, oltre che sull'Appennino pistoiese fa anche nella nostra regione; Lysimachia punctata, si estende fino all'Amiata, ecc.; Geniiana campestris, arriva fino a' monti di Prata e Boccheggiano; Cynoglossuni ofTicinale, fa pure sull'Appennino aretino; Erythroyiium Dens canis, tro- vasi anche presso Massa Marittima e Prata in Maremma; Lu- ' C. F. Nyman, che è incerto a quale genere ascrivere questa pianta (Sisymhrium , Erucastrum), la indica esclusivamente dell' Ap- l)ennino centrale (Consp. FI. Europ.^ pag. 44 e 48). * Op. cit., pag. 62-65. ADUNANZA DELLA SKDK DI FIRENZE 391 Zilla nicea, nel Senese, suU'Amiata; Carew praecox, arriva fino ad Orbetello; Festuca obina, oltre che sull'Appennino lucchese e pistoiese, anche a Vallombrosa. A queste si potrebbero aggiungere anche le specie seguenti, escludendo però quelle che oltrepassano i confini meridionali della Toscana: * Tilia parrifolia Ehrh., alla vasca della Sega, fra gli abeti a Vallombrosa. — Nella Flora italica il Bertoloni dice di averne ricevuti esemplari anche dal Piceno. Caruel (Prodr., pag. 100) lo dà della Garfagnana, delle valli di Lima e di Fiora; altri Autori lo indicano sommariamente del settentrione e del centro. Physospermwn aquUegifolitun Kch., sparso nell'abetina. Se- condo il Prodromo del Caruel (pag. 298) si trova « non comune » fra Sarzana, Pisa, Firenze (compresa la nostra regione) e Pistoia. Nella Flora italiana di F. Parlatore (voi. Vili, pag. 484, sub Danaa) son ricordate, per la Toscana, pressoché le stesse loca- lità, oltre a luoghi diversi per il settentrione d' Italia, nessuno per il mezzodì. Peucedanum sulcatimi Car. (Nyin.) potrebbe forse esser com- preso pure qui. Fa nell'abetina. Gli autori lo indicano anche delle balze dalle quali scaturisce il Tevere, che costituirebbe una località più meridionale. Nella Flora del Parlatore, dove questa specie é data come varietà del P. austriacum Kch. (voi. Vili, pag. 277), non riesce sufficientemente chiaro quale distribuzione geografica le convenga, Sambucus racemosa L., che dall'Alta Italia scende fino all'Ap- pennino pistoiese e lucchese, a Vallombrosa si scorge framezzo agli abeti. Tenore lo indica però anche delle selve del Gargano (vedi Parlatore, FI. Hai., VII, 110): unica località, che trovo citata, più a mezzogiorno dell'Appennino toscano. Prenanthes ;9«;7; ««rea L., frequente molto nell'abetina. Oltre ad occupare il gruppo centrale di montagne dell'Appennino pi- stoiese all'aretino, si ritrova anche sul monte Argentario. Caluma vidgaris Sai., si trova 'pure, sebbene non frequente, in Maremma e sull'Argentario. Più sopra è ricordata la sua estensione nella nostra regione. ' Solo spscie spontanee possono venire qui considerate e tutt' al più quelle che per lunga cultura si sono adattate all'ambiente si da rinnovarsi per disseminazione. 392 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Lycopsis arvensis L., tra' seminati e le colture a S. Miniato in x\lpe. Rara in Toscana, ricomparisce a Pozzuoli presso Napoli (Parlatore, FI. it, VI, 901). Teucriuin Scorodonìa L., diffuso nella nostra regione, si estende fino al Senese e su' colli di Massa Marittima. Daphne Mezereum L., abbondante nell'abetina e nel casta- gneto. Tocca — secondo il Compendio di Passerini Cesati e Gi- belli — appena fino al Piceno: altri autori consultati non danno questa specie, per l'Appennino, che fino alle sorgenti del Tevere soltanto. Arum maculatwn L. Anche all'Alvernia ed a Pieve S. Ste- fano (Carnei, Prodr., 666). Fra le specie che il Caruel cita « comuni alla Toscana e in generale all'Italia Media e alla Bassa Italia»* abbiamo: Car- dainine Chelidonia, che arriva fino alle Alpi Apuane; Rosa micrantha, che giunge fino alle valli di Serchio, Lima, ecc. ; R. sempermrens fino a Sarzana, ecc.; Tordyliwn apulum, che fa anche nel Lucchese; Carlina nebrodensis, trovasi pure a Boscolungo; Picridium vulgare, arriva fino a Sarzana; ^/era- cium crinihmi, si estende fino nella Lunigiana; Erica scopa- rla, occupa anche il Lucchese, Pietrasanta, ecc.; Pinus Pinaster, fa a Lucca, Viareggio, ecc., Arisarum prol)oscideum, giunge fino al Mugello, e sul Falterona; Sedwn aìiissimum, del Monte Argentario, e Hordeum hullmsum, della Maremma (Saturnia), sembrano arrestarsi a Vallombrosa. — Si potrebbe indicare inol- tre la nostra regione quale limite polare, o quasi, in Italia, per le specie: Scrophularia Scopala Hopp., sparsa per la nostra regione, e maggiormente sviluppata sotto i castagni al Masso del Diavolo: si estende fino alle Alpi Apuane ed all'Appennino lucchese. ' Cycla/men hederaefolium Bert., nell'abetina, arriva fino al- l' Emilia. Si legga quanto osserva il Caruel, intorno a questa ' Op. cit., pag. 69-73. * Le diverse interjH'etazioni di questa specie ne' rapporti con la S. grandidentata Ten., come si scorgono presso diversi autori, ren- dono molto diffìcile le ricerche sulla distribuzione della pianta. Il Nyman non cita l' Italia fra i paesi abitati dall'a S. Scopolii Hepp. (cfr. Conspect.^ 533). ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 393 specie, neìla nota a pag. 668 del voi. Vili, nella Flora del Par- latore da lui continuata. — Bertoloni, FI. ital., voi. II, 403, non cita, per essa, di località a settentrione dell'Appennino centrale che i colli di Bologna. Daphne Laureola L., che si estenderebbe, secondo gli autori italiani, solo fino a Bologna. — Il Willkomm, nella sua Flora, ' la dà per la Bassa Italia, oltre che sporadica per il versante settentrionale delle Alpi, dalla Svizzera alla Transilvania, ecc. Non andrebbero passate del tutto sotto silenzio anche quelle specie le quali, d'ordinario relativamente sporadiche nella Pe- nisola, si trovano rappresentate anche nella nostra flora; tali: Vaccìnium MyrtUlus L., Monotropa Hypopitys L., Gentiana acaulis L., Scropliularia nodosa L., Veronica Baxbaumii Ten., Scutellaria Columnae Ali., Taxiis Mccaia L., Ca?'ea; muri- cata L., ecc. Da' confronti che ebbi occasione d' istituire e dallo studio della vegetazione stessa mi risultarono diversi fenomeni interessanti sulle migrazioni delle piante nella nostra regione; lascio però ad altra comunicazione di esporre le osservazioni che ho potuto raccogliere sotto questo punto di vista. Si dà lettura di due memorie del Socio Baldacci il quale presen- temente si è recato in escursione botanica all' isola di Candia. OSSERVAZIONI SULLA NATURA SIMPODIALE DI ALCUNE INFIORESCENZE DI BORRAGINEE. DI A. BALDACCI. Alcuni Autori hanno creduto di aver dimostrato nell'infiore- scenza delle specie che compongono la famiglia delle Borraginee quel sistema di ramificazione detto raonopodiale, ma certamente essi furono tratti in inganno da erronee osservazioni. Tutte le specie più comuni dei nostri paesi che io ho potuto analizzare mi hanno palesato con molta chiarezza il simpodio o cima bi- para scorpioide che, come é noto, si forma per una successione di assi tutti monofilli o resi afilli per aborto, come'induce a ri- * M. Willkomm, ForstUche Flora, Leipzig, 18S7. 394 ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE tenere la filogenesi e la morfologia comparata. Essi si formano ciascuno sul precedente ordinandosi alternativamente 1' uno a destra, l'altro a sinistra del dosso scorpioide, mentre le foglie si trovano disposte nella parte centrale della piegatura scor- pioide neiristessa guisa degli assi e cioè una alternativamente a destra, 1' altra a sinistra. Un bell'esempio di simpodio nell'infiorescenza delle Borragi- nee é portato dalla Borrago officinalis L. Esaminando un indi- viduo principale ad uno sviluppo bene iniziato troviamo alla sua base numerosi individui secondari ripetitori rigorosamente ascellari : essi non mancano di formarsi a diversa altezza sul- r asse primario benché diminuiscano man mano di forze, dopo di che vengono rimpiazzati dai simpodiofori. Recidendo dalla base verso l'alto ripetitori e simpodiofori colle rispettive foglie ci restano infine i due ultimi individui secondari colla sommità dell'asse primario, tolta la quale sopra quell'asse secondario su cui venne a prodursi questo si rivela senza alcun dubbio per un simpodio. Infatti poco al di sopra della recisione vi ha un pe- dicello fiorente e un poco più in alto, ma in posizione opposta, ha sviluppo una foglia vegetativa, lateralmente alla quale ri- sponde un secondo pedicello fiorente la cui foglia vegetativa si è formata un poco più in alto : ad essa fa seguito un terzo pe- dicello che si trova nella stessa linea del primo sull'asse centrale ed ha relazione con una foglia similmente disposta qualche millimetro più in alto che risponde nella linea in cui si trova la prima. Cosi di seguito. Restringendo quest' analisi abbiamo quindi che ciascun asse è monofillo colla foglia che ha contratto un' aderenza più o meno marcata e che perciò si è disposta più in alto del rispettivo pedicello e nella parte centrale dell' asse che dà la cima scorpioide. Il genere Cerinthe imita in buona parte la borragine. Analiz- zando un individuo sia principale che ripetitore di C. minor L. troviamo un numero variabile di assi o sviluppati o quiescenti tutti ascellari. L' asse primario termina in un pedicello fiorente articolato alla base. Reciso questo, restano all' osservazione due assi fogliati che sono i due ultimi simpodiofori. Esaminiamo uno di essi. Poco al di sopra della recisione dell'asse principale pas- siamo tosto al simpodioforo incontrando un primo pedicello fio- rente (articolato alla base come tutti) e dal punto opposto origina ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 395 una foglia vegetativa alla cui ascella risponde altro pedicello fiorente. Esso è monolìUo e la foglia unica prodotta ha contralto aderenza di mezzo centimetro coli' asse nato all'ascella della foglia stessa: quest'asse termina medesimamente con un pedi- cello fiorente e una foglia sua la quale ha contratto aderenza per un po' meno di mezzo centimetro coli' asse prodotto ascel- lare. Questo alia sua volta produce un nuovo pedicello fio- rente la cui foglia presenta un'aderenza di un quarto di cen- timetro. Anclucsa italica Retz. Ripetitori e simpodiofori (i primi na- scono verso la base, i secondi in alto) si osservano rigorosa- mente ascellari in certi individui, mentre in altri si manifestano estrascellari. L'asse principale però termina con un fiore che in qualche caso sembi-erebbe mancante se non fosse un mucrone vegetativo mortificato che sta a indicare l'aborto avvenuto. Tolto j1 pi'dicello che segna l'asse pi'imario rimangono due assi se- condari ad esso ascellari la cui natura è simpodiale avendo uguale analogia coi simpodii delle due precedenti specie. Questa analogia presenta peraltro un' eccezione. È degno di menzione che nell'vl. italica alcuna volta si vede che il primo asse del simpodio (rappresentato come d' ordinario da un fiore situato sul dosso scorpioide) ha la sua foglia in alto e situata nella parte centrale dell' infiorescenza imitando in ciò la Borrago e la Ceriiithe, mentre il secondo pedicello ha la sua foglia si- tuata inferiormente dimodoché le due foglie dei primi due pe- dicelli vengono a trovarsi avvicinate non alternando punto coi rispettivi as.si. Il resto del simpodio è regolare. Liilìospermum arvense L. In piante che si possono dire bene formate notiamo alla base da 1 a 4 individui ripetitori robustis- simi: del rimanente, lungo l'asse non abbiamo che una quantità enorme di gemme dormenti ascellari di cui appena appena qual- cuna arriva a svolgersi originando in tal caso altrettanti indi- vidui simpodiofori. L'asse centrale termina in un fiore che al- cuna volta rimane allo stato di un mucrone mortificato come vedemmo in una precedente memoria riguardo al Symphytain orientale. Tagliando l'asse primario ci troviamo normalmente in presenza di diversi assi secondari simpodiofori il cui numero è riducibile ad un massimo di tre. Analizzando uno di essi am- mettiamo subito la sua natura simpodiale : gli assi sono costan- 396 ADUNANZA DKLL,A SEDE DI FIRENZE temente monofilli ed alquanto estrascellari con un leggerissimo accenno di aderenza radiale. ' Onosma slellulatmn W. K. Eccettuato qualche individuo ripe- titore all'ascella di foglie basali passiamo spessissimo alla som- mità di un asse principale (il quale è caratterizzato come sem- pre da un pedicello e dal suo fiore) senza trovare che gemme dormenti. Tolto l'asse principale ci restano all'analisi due o tre individui simpodiofori formati di tanti assi monofilli come nelle precedenti specie, ma con più marcata affinità col Litho- sperm um. In ugual modo comportansi nella struttura dei loro simpodii molte altre Borraginee, fra cui ricordo VAlkanna tinctoria Tausch, V Echinospermum Lappula Lehm., VEcìiiam vulgare L. Fin qui nessuno può trovar dubbio che le infiorescenze di tutte queste piante non corrispondano ad altrettanti simpodii. Si potrà fare obbiezione quando esaminiamo delle infiorescenze i cui assi si presentino afilli; ma allora la morfologia comparata viene in nostro aiuto. Cynoglossum pictum Ait. In una fra le molte piante osservate ho notato alla base di un individuo principale diciassette indivi- dui secondari, parte quiescenti, parte sviluppati. Seguono cinque individui simpodiofori rigorosamente ascellari ai quali succede il sesto che ha contratto circa un centimetro di aderenza con l'asse principale, poi il settimo la di cui aderenza con 1' asse principale raggiunge due pollici, poi 1' ottavo con un' aderenza di un pol- lice. Dopo di ciò l'asse centrale termina regolarmente in un fiore. Analizzando gli individui simpodiofori si deduce clie essi sono divergenti da quelli fin qui esaminati. Producono alja base due o tre foglie con gemme ascellari quiescenti od abortite, più in alto due o tre pedicelli sono monofilli, più in alto ancora i pedicelli successivi restano afilli. Cosicché bisogna ammettere in questa specie un'irregolarità straordinaria di aborti fogliari che assegna alla specie una posizione intermedia tra quella a infiorescenza bratteata e quella ad infiorescenza nuda. * Diversi sistematici hanno formato di un gruppo di Lithospermum il genere MoUJcia. La fondazione di questo genere trova opposizione anche nella ramificazione essendo essa totalmente uguale a quella di un qualsiasi Lithospermurn. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 397 Pulmonaria officinalis L. È una specie che non tende punto a ramificarsi. Né alla base di un asse principale, né all'ascella delle foglie cauline di esso avvertiamo assi secondari], premet- tendo che qualcuno può restare allo stato di quiescenza. Verso la cima notiamo una foglia che produce un simpodio il quale ha contratto aderenza di qualche centimetro coli' individuo primario terminante in un pedicello fiorifero monofillo alla cui ascella si é prodotto il secondo individuo simpodioforo. La natura morfo- logica di questi assi secondarli si accosta molto bene a quella del Cynoglossum, pictum perché i primi due o tre pedicelli in- feriori sono bratteati, mentre gli altri si presentano completa- mente afilli. Da coteste infiorescenze intermediarie passiamo con facilità alle infiorescenze afille che incontriamo nei generi Sumphylum, Myosotìs, Heliotropium, ecc. La morfologia comparata ci ob- bliga però a ritenere tali infiorescenze per veri simpodii e noi abbiamo il diritto di ritenere la completa mancanza di foglie^ brattee in questi assi come un fatto spiegabile colla filogenesi : r osservazione ci presenta infatti il passaggio regòlarissimo da infiorescenze bratteate ed oligofille ad infiorescenze affatto nude. In appoggio di ciò che io penso, che i simpodii afilli siano resi tali da ripetuti e costanti aborti, resta il fatto che dai simppdii fogliati alla loro origine sull'asse principale (Symphytum, Myo- sotìs) passiamo direttamente a quelle infiorescenze in cui non solo non vi è più traccia di individuo primario, ma sono ancora scomparse le foglie basali di un completo individuo simpodioforo. Questo fenomeno si vede chiaramente nel genere Tourneforlia. SULLA RAMIFICAZIONE DELLE APOCINEE (LATIORI SENSU DI ANT. LOR. DE JUSSIEU). PER A. BALDACCI. La famiglia delle Apocinee, quale venne ottimamente proposta da A. L. De Jussieu e forse inopportunamente scissa in due da Rob. Brown, ' fra gli altri caratteri di varia importanza che le assegnano un posto definito in una retta classificazione natu- * Cfr. F. Delfino, Applicazione di nuovi criterii per la classifica- zione delle piante, IV» memoria. Bologna, Gamberini e Parmeg- giani, 1890. 398 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE rale presenta ancora quello della ramificazione, mercè del quale il vasto gruppo formato dall'eminente botanico francese trova un altro punto d'appoggio per restare unito e non diviso come sogliono fare i moderni sistematici. Le specie da me studiate che entrano nel novero di questa famiglia hanno una ramificazione monopodiale: intorno al mo- nopodio vengono ad inserirsi, più o meno numerosi, assi secon- dari similmente definiti in altrettanti monopodii il cui complesso ci dà l'idea della cima, intesa nel significato più esatto. Simile conclusione può non sembrare la vera, ma l'analisi ripetuta su molti individui delle specie qui riportate toglierà ogni dubbio. Cominci(3remo dallo studiare le forme più facili avvertendo che queste ultime si manifestano con più costanza nel gruppo più evoluto della famiglia. Amsonia salicìfoUa Pursh. — In un getto fiorifero per circa quattro quinti della sua altezza non abbiamo alcun segno di ramificazione all' infuori di una enorme quantità di foglie alla cui ascella formansi gemme (a ciascuna foglia corrisponde una gemma) quiescenti. L' ultimo quinto presenta nella sua prima metà 4-6 ed anche più individui secondari vegetativi o ripro- duttori sviluppati ascellarmente: la seconda metà comprende la cima. È in essa che riscontriamo con tutta facilità la termina- zione dell' asse principale al quale si arriva togliendo le cime secondarie che si inseriscono su di esso (la distinzione della cima secondaria è evidente per la presenza di una brattea alla cui ascella essa viene a svilupparsi). L'asse principale termina in un fiore che per solito occupa il punto più alto della cima. In un'altra specie di Amsonia coltivata nel giardino bota- nico di Bologna abbiamo una spiccata omologia colla" precedente, per cui credo inutile di ripetere un* analisi che equivale alla sopradetta. Periploca graeca L. — Frutice volubile a foglie opposte. Stu- diando un ramo fiorifero, al disotto della infiorescenza ed ascel- larmente a ciascuna foglia, notiamo gemme dormenti raramente sviluppate, dopodiché troviamo la cima col suo asse situato in mezzo ad un paio di foglie opposte alla cui ascella l' una ha generato un getto vegetativo robustissimo, mentre l' altra ha dato una gemma dormente. Quale di questi tre apparecchi, asse vegetativo, asse fiorifero, gemma dormente, segnerà l'asse prin- ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 399 clpale? A priori sì sarebbe indotti a ritenere per asse princi- pale r asse vegetativo. Ma ciò non è. L" asse fiorifero è il solo che possa giustamente considerarsi per principale e l'asserto è appoggiato da tutte quelle specie a foglie opposte in cui la gemma apicale continua l'asse primario. Nel nostro caso l'in- dividuo principale fu generato da una gemma apicale a fun- zione riproduttiva. In quei casi in cui non compariscono gemme di superfetazione si vede che esso ad un certo punto termina con un fiore dopo"aver prodotto due brattee alla cui ascella, in ordine divergente, si diramano due branche secondarie che si- milmente terminano con un fiore sul quale si possono produrre due branche terziaiie. Questo fiore che necessariamente viene a trovarsi in mezzo alle due branche laterali, di ordine seconda- rlo, indica la terminazione del monopodio. In altri casi l'analisi si presta in modo più complicato perla presenza di branche secondarie derivate da gemme di superfe- tazione collaterale. Un individuo osservato presentava tre assi, l'uno centrale e gli altri due collaterali. La distinzione della ter- minazione del monopodio era facile all'attento esame per quanto le differenti cime sembrassero apparentemente avvicinarsi al tipo simpodiale. Ciò era da escludersi. La natura monopodiale del- l'asse principale era favorita da due bratteole formate alla base di esso, l'una con un asse secondario riproduttivo, l'altra con una gemma abortita. È questa gemma abortita, la quale alcune volte non si rende punto palese, che fa supporre un simpodio ciò che non è che un monopodio. D'altra parte poi la termina- zione del monopodio è distinguibile per altri dati accessorii e cioè per la posizione, per il pauperismo della sua cima e sopratutto per l'avanzata fioritura in confronto delle cime secondarie, Asdepias Cornuti Decaisne = A. syriaca L. — Questa specie offre una certa difficoltà apparendo ramificata a simpodio. L'il- lusione che presenta esaminando molti getti, sui quali si dà il caso che non si formi neppure una gemma o dormente o svi- luppata, deve essere momentanea. In simili individui la que- stione resta però insoluta essendo visibili solamente sulla parte superiore degli assi ad infiorescenza ombrelliforme, estrascel- lari che sembrano aver contratto un'aderenza coir asse sup- posto principale di uno, due o anche più internodi. Per quanto difiìcile, capita alcuna volta di poter disporre di un getto che 400 . ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE risolve ogni dubbio: presento l'analisi di uno di essi. E alto circa m. 1. 60. Dalla base verso l' alto, per un metro al più, s' inseriscono regolarmente sull' unico individuo 10-12 paja di foglie opposte alla cui ascella originano altrettante gemme dormenti (all' ascella della foglie più inferiori le gemme non appariscono all' osservazione macroscopica). Il pajo di foglie im- mediatamente superiore a queste 10-12 paja scioglie il punto principale del problema. Abbiamo all' ascella di una foglia una gemma quiescente, all' ascella dell' altre foglie nessun accenno di gemma, estrascellarmente a questa si eleva un asse ad in- fiorescenza ombrelliforine, da ultimo un asse robustissimo che sembra la continuazione del principale. Poste cosi le cose non dobbiamo lasciarci guidare dall'illusione: l'asse riproduttivo non è che l' asse principale. Ecco quindi ripetersi ciò che si forma nella Pey^ploca graeca. La porzione superiore a que- st'asse riproduttivo principale rappresenta un simpodio regolare. Vìnca major L. — L'illusione è maggiore che nella specie precedente; ma l'esame attento e coscienzioso mette subito sulla buona, via. Vi è regolarità assoluta nella parte inforiore fino al punto ove formasi il primo fiore, il quale, secondo la nostra teoria, viene a terminare 1' asse primario ad onta che la sua posizione sia ascellare. La morfologia comparata (in questo caso si riporta alle specie già analizzate) non può trasgredire alle sue leggi. Noi abbiamo, nel punto controverso di un getto di Vìnca: 1° un asse florifòro ascellare, 2° una gemma dormente pure ascellare, 3" un getto vegetativo enormemente sviluppato come nella Periplóca. Questo getto sembra la continuazione dell' asse principale (in tal caso il fiore sarebbe un simpodio- foro), ma ciò non è : 1' asse principale è dato dal fiore e dal suo pedicello anche per il- fatto che l' individuo vegetativo è di for- mazione posteriore all'individuo fiorifero. Quello è un. simpodio che per la sua intima natura non dà lo sviluppo degli assi secondari nello stesso anno; del resto la questione del simpodio si spiega egregiamente nella V. herljacea W. K. Questo esame mi sembra sufficiente. Le altre specie nume- rosissime di Apocinee non si diportano gran fatto differentemente per la loro ramificazione dalle quattro ora esaminate. Il A^^- rium Oleander ripete il tipo Amsonìa, gii Apocynum (almeno VA. venetum L. e VA. cannabinwn L.) seguono la ramifica- ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 401 zione della Perìploca. Vi è una buona quantità di specie che imita il tipo Asclepias Cornuti: fra queste la Marsdenia e i Vìncetoxicum, a priori molto diflìcili da studiare per la com- parsa di gemme di superfetazione (Marsdenia) o per ripetuti aborti di gemme (Vincetoxicum). Non essendovi discussione è deposto al banco della presidenza la continuazione del lavoro : MATERIALI PER UN CENSIMENTO GENERALE DEI LI- CHENI ITALIANI. PER A. JATTA. (Continuazione). 466. Ronodina exigua Ach. Prodr., 62. — Anzi Lng., 107, 320, 378; Erb. cr. it., I, 1421 ; Dnrs.; Ces. Var. corticola Anzi, demissa Hep., maculiformis Anzi, saxi- cola Anzi. L., Tr., Rcr. — li 467. Fittipaldiana Jatt. Man., IV, 126. Rea. — Merid. 468. Gennari Bgl. Comm. soc. cr., I, fase. 1. Rcr. — Lig. 469. Guzzini Jatt. Boll. Soc. bot. it, 1891, 354. Rea. — Sic. 470. intermedia Bgl. Comm. soc. cr., IV (1863), 313. — Rbh., L. E., 381; Erb. cr. it., I, 188 p. ; II, 514; Ces. M. — Sett., Lig. 47L laevigata Ach. Univ., 357. — Anzi Lng., 378. T. — Sett. 472. lecanorina Mass. Rie, 41. — Syn. R. ocellata Nyl. — Rbh. L. E., 614; Mass. L. L, 50; Anzi Lng., 279; Ven., 44; Erb. cr. it., I, 374; Garov.; Dnrs.; Ces. Var. lavanea Mass. Rea., Rcr., Rv. — Sett., Lig., Tose, Merid. 473. leprosa Schaer. N. Anz., 10. — Erb. cr. it., I, 190; Buìl. d*lla Soc. bot. Hai. 26 402 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Mass. L. L, 293, 294; Anzi Lng., 305; Rbh. L. E., 580; Garov.; Dnrs,; Ces. Var. lecideina Mass. T. — Sett., Lig., Boi. 474. luridescens Anzi Comm. soc. cr. it., Ili, 158. — Anzi Etr., 20; Ces. Rea. — Tose, Merid. 475. metabolica Acli. Univ., 351. — Anzi Lng., 107, 377; 394 ; Ces. Var. corticola Nyl., maculiformis Hep., aaxicola Anzi. T., Tr., Rea. — Seti., Tose., Merid. 476. mìlvìna Wahl. Suppl., 34. — Anzi Lng., 45; Mass. (XXXVI); Garov.; Ces.; Bgl. Rcr., Rea. — Alp., Sett. 477. mniaraea Ach. Syn., 339. — Anzi L. m. r., 219, 220 ; Lng., 460, 513 ; Erb. er. it., 1, 188 p. Var. biatorina Nyl., cinnamomea Fr. Rcr. — Alp. 478. nimdosa Fr. L. E., 129* — Syn. R. phaeoearpa (Flk.) Nyl., Diploieea nimbosa Mass. — Erb. cr. it., II, 115; Anzi Lng., 108, 109; Mass. (XVI); Garov.; Ces. S. — Alp. 479. ocellulata Bgl. e Crst, in Erb. cr. — Erb. cr. it., II, 721; Ces. Var. geographica Bgl. e Crst., ocliracea Bgl. e Crst. Rcr., Rv. — Sett., Merid. 480. oreinà Ach. Syn., 181. — Syn. R. Mougeothioides Nyl. Rbh. L. E., 376; Anzi L. m. r., 218; Erb. cr. it., I, 370; II, 217; Mass. (XXXVI); Garov.; Dnrs.; Ces. Var. fimbriata Scbaer. Rcr., Rea. — Alp., Sett., Merid. 481. oxijdata (Trev.) Bgl. Lig., 32. — Erb. cr. it, I, 375; Trev. Lieh. v., 22; Mass. (XXXVI); Dnrs.; Ces. Var. squamiilosa Bgl. Rcr. — Sett., Lig., Sard. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 403 482. polycìjcla Anzi Comm. soc. cr., 1861, 9. — Anzi, Ven., 71 ; Ces. Rea. — Sett. 483. polyspora Fr. (Th.) Bot. Not., 38. — Mass. L. I., 237 ; Anzi L. m. r., 221 ; Ces. T. — Sett. . 484. pruineUa Bgl. Sard., 79. — Bgl. T. — Sard., Merid. 485. pijreniospora Nyl. Of. v. Ak. fòr., 297. — Syn. R. Con- radi Krb. Rcr. — Alp. 486. rohoris Duf. Pr. L. Gali, 93. — Anzi Lng., 377; Rbh. L. E., 889; Dnrs.; Ces. T., Tr. — Alp., Seti, Merid. 487. sophodes Ach. Prodr., 67. — Erb. cr. it., I, 35; 120; Mass. L. I., 237; Trev. Lidi, v., 21; Bgl.; Ces. Var. Oleae Bgl. T. — It. 488. theicophila Nyl. FI, 1863, 74. — Ces. Rcr. — Alp. 489. trachitica Mass. Rie, 41. — Anzi Ven., 44; Ces. Rcr., Rv. — Seti, Lig., Tose, Merid. 490. Trevisani (Hp.) Krb. Prg., 70. — Erb. cr. it., I, 1420 ; Rbh. L. E., 737; Mass. (XXXVI); Dnrs.; Bgl.; Ces. Tr. — Sett., Mar. 491. turfacea Wahl. FI. Lap., 408. — Rbh. L. E., 381, 382; Erb. cr. it., I., 188, 189; II, 289; Anzi Lng., 106; 459; Mass. (XXXV); Dnrs.; Ces. Var. depauperata Fr. (Th.), ligustica Rbh., microcarpa Krb., orbata Ach., pachnea Schaer., roscida Smrf. S. — Alp., Sett., Lig., Merid. 492. ZwacMana Krplh. FI., 1854, 145. — Mass. (XXXVI). Rea. — Sett. XXXVI. Lecania Mass. 493. atliroocarpa Duby Bott. Gali., 2, 209. — Anzi L. m. r., 223; Trev. Lich. v., 119; Garov. T. - Sett. 404 ADUNANZA BELLA SEDE DI FIRENZE 494. Cesati Bgl. Comm. soc. cr. it., V, 1864, 438. — Rbh. L. E., 783; Erb. cr. it, I, 116; Dnrs.; Ces. S. — Sett. 495. diplotommoides Bgl. Comm. soc. cr., 1862, 126. — Erb. cr. it, I, 126, 1224; Mass. L. L, 70; Dnrs.; BgL; Ces. L. — Sard. 496. dolosa WahL Suppl., 11. — Syn. Platygrapha periclea Ach. — Anzi L. ra. r., 325; Erb. cr. it, L, 519; Mass. L. I., 277 ; Ces. Tr. — Alp. 497. Eoerberiana (Lahm.) Krb. Prg., 68. T., Tr. — Sard. 498. Nylanderiana Mass. Sch. cr., 276. — Erb. cr. it., I. 376; II, 413; Mass. L. I., 276; Dnrs.; Ces. Var. dispersa Mass., odora Bgl. e Crst. Rea. — Sett., Lig. 499. odora Bgl. e Crst. Comm. soc. cr., 1863, 441. — Dnrs. Rea. — Alp. 500. Opuntiae Bgl. Comm. soc. cr., I, 438. T. — Sard. 501. Picconiana Bgl. Comm. soc. cr., 1862, 127. — Erb. cr. it., I, 732; 11, 68; Ces.; Dnrs. Var. microcarpa Bgl. T. — Tose, Lig., Sard., Cors., Merid. 502. rimana (Fw.) Nyl. Prod., 162. T. — Tose. 503. syringea (Fr.) Ach. Meth., 123. — Sym. L. fuscella Mass. — Mass. L. I., 305-307; Anzi L. m. r., 223; Rbh. L. E., 239; Erb. cr. it, li, 20; Trev. Lich. v., 206; Dnrs.; Ces. Var. agglomerata Ces., deformis Mass., nivea Mass. T. — Sett, Tose, Lig., Merid. XXXVII. DiRiNA Fr. 504. Ceratoniae Ach. Univ., 361. — Erb. cr. it., 1, 1225; Un. it, Vili; Mass. (XVI); Dnrs.; Bgl.; Ces. T. — Tose, Sard., Cors., Merid. (Malta). 505. Patroni (Dnrs.) Bgl. Lig., 397. — Dnrs. Rcr. — Lig., Cors. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 405 506. repanda Fr. L. E., 177. — Rbh. L. E., 477, 788; Erb. cr. it., I, 1385; II, 271; Anzi Ven., 41; Un. it., Vili bis.; Mass. (XVI); Garov.; Dnrs.; Ces. Rea. — Sett., Tose, Sard., Merid. (Malta). 507. schìstosa (Bgl.) Nyl. Pr., 55. — Ces. Rv., Rcr. — Lig., Merid. XXXVIII. Haematomma Mass. 508. cismonicum Beltr. Bass., 127. Tr. — Sett. 509. coccineum (Dcks.) Krb. Syst., 153. — Erb. cr. it., 1, 578; Anzi L. ra. r., 226; Mass. (XVIII); Dnrs.; Ces. Var. porphyrium Fr. Rcr., Rv. — It. 510. elatinum Ach. Univ., 387. — Mass. (XVIII) ; Garov.; Ces. T. — Sett. 511. ventosum Ach. Univ., 399. — Erb. cr. it., I, 377; Rbh. L. E., 197; Anzi L. m. r., 225; Mass. (XVIII); Garov.; Dnrs.; Ces. Rea., Rcr. — Sett., Merid. Trib. XV. Pertusariei. XXXIX. Pertdsaria DC. 512. amara Ach. Syn., 131. Tr. — Boi., Merid. 513. amarescens Nyl. FI., 1874, 311. — Anzi L. m. r., 350; Garov. Rcr., Rv. — Sett., Sic. 514. apennina Mass. Mise, 25. — Dnrs.; Bgl. Rea. — Lig. 515. bryoniha Ach. Univ., 392. — Syn. P. macrospora Hp. Mass. L. I., 304; Anzi L. m. r., 301; Garov. M. — Alp. 516. cenihocarpa (Borr.) Krb. Syst., 387. T. — Sett. 517. cModectonoides Mass. Mise, 26. — Anzi Ven., 162; Erb. er. it., I, 299; Dnrs. Rea. — Sett., Lig., Tose. 406 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 518. coccodes (Ach.) Nyl. Scand., 178. T. — Sett., Tose. Merid. 519. comjnunis DC. FI. Fr. II, 320. — Mass. L., 1, 16; Anzi L. m. r., 346, 347; Trev. Lich. v., 11; Garov.; Dnrs.; Ces. Var. discoidea Krb., orbiculata Krb., pertusa Mass., vario- losa Wallr. Tr., T. — It. 520. corallina Arnd. lur. exs., 204. — Mass. (XLVIII). Rcr. — Sett. 521. glomerata Schl. Cent., Ili, 77. — Anzi Lng., 227; Ga- rov.; Mass. (XXXV). Rcr. — Alp. 522. isidioidea Scliaer. En., 230. — Anzi L. in. r., 349. Rcr. — Sett. 523. lactea Nyl. FI., 1881, 539. — Anzi L. m. r., 199. Rea. — Alp., Boi., Merid. 524. lejoplaca Ach. Univ., 309. — Erb. cr. it., I, 1239; Anzi L. m, r. 353; Lng., 349; Trev. Lich. v., 12; Garov.; Dnrs. Var. laevigata Fr., tetraspora Fr. T. — Sett., Tose, Merid. 525. leucostoma Ach. Syn., 124. — Mass. L. L, 261; Erb. cr. it., I, 847; Anzi L. m. r., 354; Lng., 224; Rbh. L. E., 152, 219, 714; Dnrs.; Trev. Lich. v., 10, 13, Garov. Var. alpina Hep. T., Tr. — Alp., Sett., Lig., Tose, Merid. 526. lutescens Eschw. Mrt. FI. Bras. 118. — Anzi L. m. r., 351, 352. T. — Sett. 527. melanoclilora Nyl. Pyr. or., 36. — Anzi Etr., 44; Bgl. T., Rcr. — Alp., Boi., Tose, Sard. 528. -ìnultipuncta Nyl. Scand., 179. T. — Alp. Sard. 529. pustulata Ach. Univ., 309. — Anzi Lng., 224. T. — Sett. 530. rlìodocarpa Krb. Syst., 384. — Garov. Tr. — Alp. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 407 531. rupicola Scliaer. En., 229. — Syn. P. areolata Mass. — Rbh. L. E., 545; Erb. cr. it., I, 397; Anzi L. m. r., 348; Garov.; Dnrs. Var. variolosa Scliaer. Rcr. — Alp., Lig., Tose, Sard. 532. SommerfeUii Flk. in Sommrf. Lap., 134. — Syn. P. angusticollis Anzi. — Anzi Lng. 226; Garov. Tr. — Alp. 533. sorediata (Fr.) Krb. Prg., 312. — Syn. P. globulifera Mass., P. ocellata Krb. T. - Sett. 534. sulphurea Schaer. En., 228. — Rbh. L. E., 338; Anzi Etr., 42 ; Erb. cr. it., 1, 396, 1095 ; Dnrs. ; Mass. (XXXV) ; Garov.; Ces. Var. coralloidea Bgl., variolosa Schaer. Rcr., Rv. — It. 535. Wulfenl DC. Fi. fr. II, 320. — Syn. P. melaleuca Dub. Anzi Lng., 223, 350; Erb. cr. it, I, 74; Trev. Lich. V., 9; Garov.; Mass. (XXXV); Dnrs. Var. Cerasi Dnrs., cyclops Hep., glabrata Anzi, vario- losa Krb. T. — It. 536. xanthosloma (Smrf.) Krb. Prg., 316. M. — Alp. XL. Varicellaria Nyl. 537. microsticta Nyl. Scand., 183. Tr. — Alp., Boi. XLI. Phlyctis Wallr. 538. agelaea Wallr. FI. Germ., IH, 553. — Mass. L. I., 206; Erb. cr. it, I, 1117; Anzi L. m. r., 345; Garov.; Dnrs.; Bgl. T. - It. 539. italica (Garov.) Krb. Prg., 116. — Syn. P. spilomatica Mass. — Garov.; Dnrs. T. — Sett., Lig. 408 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Trib. XVI. Thelotremei. XLII. Hymenelia Krplh. 540. affinis Mass. Sym., 23. — Mass. L. L, 330, Lng., 78. Rea. — Sett., Merid. 541. coerulea DO. FI. Fr., II, 318. — Anzi Lng., 50; 566; Ces; Mass. (XVIII); Garov. Var, Cantiana Hep. (Manzonia Cantiana Ilep.). Rea. — Sett,, Merid. 542. hiascens Mass. Geneae., 12. — Mass. (XVIII); Garov.; Ces. Rea. — Sett., Tose., Mare., Merid. 543. immersa Web. Spie., 188. — Erb. cr. it., I, 689; Anzi L. m. r., 266, 267; Etr., 38; Un. it, X; Ces.; Mass. (II, XVIII) ; Garov. ; Dnrs. Var. atrosanguinea Schaer., calcivora Ehr., flavescens Anzi, ochracea Schaer., pruinosa Hep. Rea. — It. 544. lithofraga Mass. Sym., 24. — Mass. (XVIII). Var. isabellina Bgl. Rea. — Sett., Lig., Merid. 545. Prevosti Fr. in Duby Bot. Gali., II, 671. — Mass. L. I., 330; Anzi Lng., 78, 528, 529; Garov.; Ces, Var. melanocarpa Krplh. Rea. — Sett, Lig., Merid. 546. tuherculosa (Mass.) Beltr. Bass., 154. — Mass. (XLV). Rea. — Sett XLIII. Sarcogyne Fw. 547. Carestiae Dnrs. Comm. soc. it., I, 31. — Syn. Stereo- peltis Carestiae Dnrs. — Erb. er. it, I, 734; Anzi Lng., 381; Rbh. L. E., 682; Dnrs.; Ces. Rcr. — Alp. 548. cyclocarpa Nyl. FI. 1872, 554. — Anzi Lng., 363; Ces. Rea. — Alp. 549. eucarpa Nyl. Seand., 176. — Syn. Stereopeltis macro- ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 409 carpa Dnrs., Acarospora Franzonii Mass. — Erb. cr. it., I, 121; Garov.; Dnrs.; Ces. Rcr. — Alp. 550. platycarpoides Anzi Exs. — Anzi Lng., 359. Rcr. — Alp. 551. privigna Ach. Meth., 49. — Syn. S. clavus DC. — Mass. L. L, 336, 337; Anzi Lng., 189; Garov.; Ces. Var. decipiens Mass., strepsodina Krb. Rcr. — Sett., Lig., Tose. 552. pruinosa Sm. E. Bot., 2244. — Mass. L. I., 334-335 ; Anzi L. m. r., 190, 289; Lng., 359; Erb. cr. it., I, 690; Ces.; Dnrs. Var. minuta Mass. Rea. — It. 553. pusilla Nyl. in litt. — Anzi Lng., 190. Rea. — Sett. Merid. 554. simplex Dav. Trans. Lin. soc, II, 283. — Mass. L. L, 337; Anzi Lng., 185; Ces. Rcr. — Alp., Sett. 555. Tonìniana Mass. Rie, 151. — Pyrenothea Toniniana Mass. — Mass. (XL). Rcr. — Alp. 556. urceolala Anzi Man., 157. — Anzi Lng., 285. Rea. — Alp. XLIV. Thelotrema Ach. 557. lepadimim Ach. Univ., 312. — Mass. (XLVIII); Ga- rov.; Ces. T. — Sett, Tose. XLV. Gyalecta Ach. 558. hilimbioides Anzi Neos., 8. Rea. — Sett. 559. carneola Ach. Univ., 194. — Anzi L. m. r., 261. T. — Sett. 560. cimbrica Mass. Sym., 56. — Mass. (XXXIX). Rea. — Sett. 410 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIBENZE 561. cupularis Ach. Metli., 170. — Anzi L. m. r., 233; Etr., 22; Erb. cr. it., I, 679; Mass. Lich. Ver., 2; Garov.; Ces.: Dnrs. Rea., Rv., Rcr. — It. 562. exanthematica Sm. E. B. t., 1184. — Anzi L. m. r., 235; Mass. Lidi. Ver., 1 ; Garov. ; Dnrs. ; Ces. Rea. — It. 563. Flotowu Krb. Sysi, 171. T. — Tose., Merid. 564. foveolaris Wahl. Lapp., 405. — Anzi Lng., 131. M. — Alp., Lig. 565. geoica Wahl. in V. Ac. H., 1806, 142. — Anzi Lng., 132. S., M. — Sett., Merid. 566. lecideopsis Mass. Mise., 39. — Syn. G. hyalina Hep. — Ces. Rea. — Alp., Sett. 567. leucapsis Krplh. FI., 1857, 374. — Syn. G. aeieularis Anzi. — Anzi Lng., 81; Ces. Rea. — Alp. 568. peziza Mtg. An. se. nat. Ili, ser. XI, 38. — Erb. er. it., I, 2227; Anzi Lng., 133; Dnrs.; Ces. M. — Alp. 569. pseudogeoica Anzi Sym., 11. M. — Alp. 570. rulira Aeh. Univ., 389. — Mass. L. I., 26; Erb. er. it., I, 1226; II, 317; Garov.; Dnrs.; Ces. T. — It. 571. scutellaris Bgl. e Crst. Com. soe. cr., I, 442. M. — Alp. 572. subclausa Anzi Neos., 8. Rea. — Alp. 573. thelotremella Bgl. Sard., 87. Rea. — Sard. 574. thelotremoides Nyl. Pr., 102. — Syn. G. gyaleetoides Mass. — Anzi Lng., 82; Mass. (XLIV); Garov. Rea. — Sett., Tose. 575. truncigena (Hep.) Nyl. Prod., 102. — Syn. Bilimbia abstrusa Krb. T. — Sett., Merid. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 411 XLVI. Urceolaria Ach. 576. actinostoma Pers. in Ach. Univ., 288. — Mass. L. L, 80, 81; Rbh. L. E., 435; Anzi L. m. r., 232; Erb. cr. it, I, 394; Trev. Lich. v., 56, 57; Garov.; Dnrs.; Ces. Var. basalticola Mass., farinosa Anzi, trachitica Mass.', tec- torum Mass. Rcr., Rv. — It. 577. bispora Bgl. Tose, 246. Rea. — Tose. 578. corrosa (Mass.) Krb. Syst., 376. — Garov.; Ces. Rcr. — Sett., Tose. 579. euganea Mass. Rie., 155. ~ Mass. L. I., 79. Rcr. — Sett. 580. ocellata Vili. Delph., 3, 988. — Rbh. I.. E., 122; Mass.. L. I., 140; Erb. cr. it., I, 22; II, 616; Garov.; Dnrs.; Ces. Rea. — It. 581. scruposa Ach. Meth., 147. — Mass. L. I., 139, 150, 151, 359; Rbh. L. E., 377; Anzi L. ra. r., 227-231; Lng., 128, 327, 333; Erb. cr. it, I, 269, 1422; Garov.; Dnrs.; Ces. Vav. arenaria Schaer., cretacea Ach. (gypsacea Ach.), iridata Mass., parasitica Nyl., thelotremoides Fw. S., M., Rea. — It. 582. Sicilia Jatt. Man., 231. Rea. — Sic. Il Socio Bolzon a complemento delle sue ricerche nell' isola del- l' Elba ha inviato ERBORIZZAZIONE ALL'ISOLA DELL'ELBA. PEL DOTTOR PIO BOLZON. Appendice.' RanutiGulus bulbosus L. fi napulosns Cald. Luoghi erbosi al forte Falcone. ^ In quest' Appendice figurano le specie che, per aver avuto bi- sogno di ulteriore esame, non poterono essere introdotte nelle suesposte centurie. 412 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE In esemplari di questa varietà ho notato le foglie col segmento medio ssssile anziché lungamente ^^if^ciolettafo come nella, S'pecie: resta a vedere se questo carattere trovasi qualche volta anche nella spe- cie, 0 se è proprio della varietà, e se in questa è iisso. R. sceleraius L. Nei fossi presso il cimitero di Portoferraio. Papaver dubium L. Comune nei luoghi erbosi e nei seminati, in parecchie forme. Thlaspi Bursa-pastoris L. Comune anche d'inverno. Fumaria capreolata L. Qua e là nei seminati, sui muri ecc., anche d' inverno. — ^ flabellata (Gasp.). Colla specie. Secondo gli autori è propria soltanto del Napoletano. Del resto, 1' esame anche delle forme elbane della specie in discorso porta alla conclusione del signor Sommier che esse vanno ancora meglio studiate. • F. officinalis L. Nei campi presso Portoferraio. Diplotaxis tenuifolia DC. Campi e seminati, anche d'inverno, * Capparis spinosa L. Sulle mura del forte Stella di Porto- ferraio, sottoposte alla Palazzina di Napoleone. Quivi la vidi ai primi di Luglio, insieme al prof. C. De Stefani, an- cora scarsamente fiorita. Secondo il Prodromo questa specie, distinta da C. rupestris Sibth. per la presenza di due spine alla base del picciolo (di quest' ultima altri autori ne fanno una semplice var. di C. spinosa) in Toscana figura soltanto nell' Agro Fiorentino e nel territorio di Pietrasanta. Ora mi assicura il dott. C. Rossetti di Serravezza che essa, nel vi- cino territorio di Pietrasanta, non venne trovata né da lui né da altri botanici che vi erborizzarono. Inoltre asserisce Carnei ' che la Capparis spinosa trovansi bensì, nell' erbario di Micheli, riportata dell' Agro Fiorentino, ma nessuno dei moderni esploratori ve 1' ha rinvenuta; vi ha rinvenuto unicamente l'altra specie comunissima, C. rupestris. Detta località elbana pare perciò 1' unica della Toscana in cui cresca attualmente C. spinosa. Reseia alba L. Al M. Poppe presso Portoferraio. Maggio. R. luteola L. Dove la precedente. *** Viola gracilìs Sibth. et Sim. j3 insularis A. Terrac- * Bullettino della Società botanica italiana, anno 1892, pag. 322. ^ Statistica, pag. 337. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 413 ciano. ' È diffusissima nella parte superiore del M. Capanne, del M. Calaìiche e nelle cime vicine; s'incomincia a incon- trarla a circa 700 m. e cresce nelle fessure delle roccie e fra i cespugli. È da aggiungersi alla Flora toscana; all'Elba fu per la prima volta trovata dal marchese dott. A. Bottini il 13 marzo 1885. ^ — y lieteropliylla Bert. Colla precedente varietà. ' Si r una che l'altra varietà presentano forme a fiori violetti, che sono le più diffuse, forme a fiori gialli (qua e là pel il/. Capanne e pel M. Calanche) e forme a fiori bianchi meno la base dei petali che è gialla (sul M. La Tavola vicino alla cima del M. Capanne). FranTìenia laevis L. Presso le saline di Portoferraio. Saggina Liiiiiaei Presi. Luoghi erbosi vicino al mare presso il forte Saint-Cloud. Aprile. Nella Statistica {S. saxatilis Wimm.) figura soltanto per la regione montana; ma ciò dev'essere un errore di stampa, perchè nel Pro- dromo dello stesso Carnei (pubblicato prima della Statistica) figura anche per l'isola di Capraia ossia anche per la regione maremmana. Herniaria hirsuta L. Al Capannone. ** Linuiu u§itatissiiuuiu L. S' incontra non di rado insel- vatichito nei margini delle vie e nei prati. ** Ar^irolobiuui Liiineanuiu Walp. Pressa CapolìverL Aprile. Vida saliva L. s canesceiis Vis. Prati secchi del M. Cima * A, Terracciano, Le viole italiane spettanti alla sezione « Mela- nium. » Nuovo Giornale botanico italiano, voi. XXI, pag. 327. * C. Rossetti, Nuova contribuzione alla flora vascolare della To- scana. Atti della Società di scienze naturali di Pisa, Memorie, voi. XII. ' Queste due varietà mi furono determinate dal dott. A. Terrac- ciano, il quale, come rilevo da una sua comunicazione epistolare del passato Aprile, assegna ad esse i seguenti caratteri diagnostici: Viola gracilis Sibth. et Sim. fi insularis A. Terracc, foglie pe- lose, tutte lineari; fiore con sperone diritto, acutissimo, lunghissimo. — 7 heterophylla Bert., foglie glabre o appena pelose, dimorfe, le inferiori obovate, crenulate e lungamente picciolate, le superiori lineari; fiori con sperone appena ricurvo. 414 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE del Monte, dove la -trovai in fioritura incipiente il 1" Mag- gio 1892. Sarebbe nuova quanto alla Toscana non figurando, secondo il Compendio di Arcangeli, che nell'Istria, — 7 microphylla. ' Luoghi selvatici dei colli presso Portoferraio. Apium nodìfloruìn B. et H. Nel M. Volierraio. A. graveolens L. Presso Portoferraio. * Tordiliiiiu apiilum L. Nel M. VoUerraio. Nella Statistica non figura per le isole, ma come ho notato in altra mia scrittura, il sig. G. Dirà me lo mandò di Pianosa. * Oeiiantlie peucedaiiifolia Poli. Nel M. Orello. Daudis luaritiinus Lam. M. Albero; Isolotto de" Topi, nel quale lo vidi trovandomi col prof. De Stefani. Valer ianella Morisonzi DO. Forte Saint-Cloud. Carduus pi/cnocephalus L. Lungo le strade presso Portoferraio. Cynanchum Vìncetoxicum Br. Nelle rocce della parte scoperta del M. Capanne. Statice virgata W. - Neil' Isolotto de' Topi dove la vidi tro- vandomi insieme al sunnominato prof. De Stefani. S. j)Siloclada Boiss. Lungo le saline di Portoferraio presso S. Rocco. * S. minutiflora Guss. Presso le saline di Portoferraio. Cytinus Hypocistis L. Nelle macchie di Cistus presso il forte In- glese, lungo la via maestra al Capannone, ecc. Marzo-Aprile. — kermesinus Guss. Nelle macchie lunghesso la via militare che parte da Casa Marchetti, fra Portoferraio e Longone. Festuca aruiiclinacea Schreb. M- Volierraio e presso Por- toferraio. * Vulpia Alopecuros Lk. M. Volierraio. Riassunto della flora vascolare elbana. Dalle suesposte centurie risulta che le specie e varietà di piante cellulari da me segnate all' Elba sono 55, e poco più * Queste due varietà mi furono determinate dal dott. A. Terrac- ciano, però con riserva, essendo gli esemplari privi di legumi. * Queste specie di Staiice mi furono pure determinate dal dottor Terraeciano. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 415 di 550 quelle vascolari, delle quali 123 da aggiungersi alla sua flora, rappresentata, nella Statistica di Caruel, da 730 specie vascolari, non comprese le varietà. Come si vede, questa cifra fu dalle mie esplorazioni consi- derevolmente ingrandita, e sono persuaso che potrà essere por- tata poco lontana dal limite di circa un migliaio, assegnatole da Caruel; infatti, dissi già che l' interessante gruppo del M. Ca- panne fu da me appena sfiorato, e, quanto alle altre parti del- l' isola, potei esplorare accuratamente soltanto quelle vicine a Portoferraio a cui, per tutto il tempo che soggiornai all'Elba, era legato da altre occupazioni. L' importanza della flora dell' Elba apparirà più nettamente da un rapido esame dato alle novità vascolari da me scopertevi. Di queste interessano i seguenti gruppi: Nuove rispetto alle isole toscane. Thymics Serpijllum L. Stalice minutiflora Guus. Polygonum Ilìjdropiper L. Chenopodium polysper- munì L. Spiranthes autumnalis Rich. Serapias occultata Gay. Orchis papilionacea-Morio Pad. 0. longicruris Link. OpJirys aranifera Huds. — atrata (Lindi.). 0. exaitata Ten. 0. hombilifera Lk. 0. Arachnites Host. 0. tenthredinifera W. {Crocus biflorus Mill. J3 li- neatus Jan.). ^ * Per l'Elba figura anche nel Comiìendio di Arcangeli (p. 180) ma non nella Statistica di Caruel. * Da me, quasi contemporaneamente segnalata anche nell' isola di Pianosa. ' La parentesi indica che la specie o varietà fu trovata da altri in seguito alla pubblicazione della Statistica. 1. Delphinium Staphysa- 18 grìa L. 19 2. Capparis spinosa L. 20 3. Viola odorata L. 21. 4. {Lotus tennis Kit.)* 5. OnobrycIiisviciaefoliaSco]). 22. 6. Lathyrus sativus L. 7. Oenothera stricta Led. 23. 8. Saocifraga tridactylites 1>." 24 9. Orlaya platycarpos Koch. 10. Oenanthe peucedanifolia 25. Poli. 26. 11. Tordylium apulum L. 27. 12. Galium rotundifolium L. 28. 13. Achillea MiltefoUura L. 29. 14. Hypochaeris radicata L. 30. 15. Veronica didyma Ten. 31. 16. Orobanche Epithymum DC. 32 17. 0. speciosa DC. 416 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 33. Allium pulchelluìn Don. 34. (A. Chamaemolij L.). 35. Eleocharis Pollichiì Godr. et Gr. 36. Phalarìs coerulescens Desf. 37. Alopecurus utrìculatus Pers. 38. Poa pratensis L. 39. Vulpia Alopecuros Sk. Nuove rispetto alla regione maremmana toscana. 1. Anemone coronaria L. 2. Linum usUatissùnwm L. 3. Vida monanthos Desf. 4. ArgyroloÌJium Lìnneaum Walp. 5. EpiloNuin lanceolatum Seb. et Maur. 6. Epipactìs latif. Ali. ^ a^ro- riib. Schultz. 7. /r25 fiorentina L. 8. Hermodactylus tuberosus Pari. 9. Narcissus elatus Guss. 10. A^. Bertolonìi Pari. 11. Orniihogalum narhonen- se L. 12. Melica nutans L. Nuove rispetto alla Toscana. Le divideremo secondo che sono: o coltivate da considerarsi anche come inselvatichite; trovate, fin' ora, in questa o in quella regione estranea alla Toscana; il che darà anche una nozione dei legami che la flora elbana stabilisce fra la Toscana e altre regioni. Inselvatichite. 1. Mesembrianthemum acinaciforme L. Liguri. 1. Medicago Soleirolii Duby. 2. Eieracium ligusticum Fr. 3. Polygonum, Uttorale Lk. 4. ( Ophrys fasca Lk. J3 fu- nerea (Viv.)?^ Provenzall 1. Orobanche concolor Dub3^ ' Trovata di recente dal signor Levier in Firenze a Boboli. (Vedi Add. ad fl. Etr., pag. 265). ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 417 Liguri e meridionali. 1. Lotus Tetragonolohiis L. Meridionali o sicule. 1. Viola gracilìs Sibth. et Siili. .(3 insul. A. Terracc. 2. Vida bithynicalj. jS major Are. 3. Melitotus infesta Guss. 4. Sideritis romana L. 5 ap- proociìnata Guss. 5. Aristolochia long a L. 6. {Romulea Rollii Pari.). 7. Ophrys Arachnites Host. J3 oxyrr. Tod. ? 8. 0. limulata Pari.? Istriane. 1. Fecza saliva L. f canescens Vis. * Quanto alla distribuzione in altezza, è cerio che all' Elba de- vono agire quelle cause che tendono ad elevare il limite delle varie regioni botaniche, quali sono principalmente la bassa la- titudine rispetto al resto della Toscana, la vicinanza del mare a tutti i punti dell' isola, essendo le sue coste frastagliate da profonde e frequenti insenature, e, tranne il gruppo del M. Ca- panne, la mancanza di considerevoli rilievi. Pertanto, le specie seguenti cke in terraferma scendono anche fin presso al mare, all' Elba furono da me incontrate soltanto nella parte superiore del M. Capanne e altrove ben di rado: 1. Ranunculus millefoliatus Vahl. ' 2. Sagina siibulata Wiram. 3. Saxifìxiga granulata L. 4. Hieracium ligusticum Fr. 5. Cynanchum Vincetoxi- cum Br. 6. Lìnaria aequitriloha Duby . 7. Veronica officinalis L. 8. Aristolochia long a L. 9. Orchis provincialis Balb. 10. Poa pratensis L. * * Questa specie, oltreché nel M. Capanne e nelle cime vicine, è diffusa anche nella sommità di altri monti dell' isola, cioè del M. Orello (m. 377) e M. Castello (m. 390). * Di questa specie, anche nei Compendii è notata la preferenza data ai luoghi montuosi nel mezzodì, in Sardegna e in Corsica. Bull, della Soc. boi. ital. 27 418 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Invece, il suesposto quadro delle piante nuove rispetto alla regione maremmana toscana, sembra contraddica all' accennata legge del rialzamento delle regioni: in terraferma il loro li- mite inferiore è la regione campestre, mentre all' Elba furono da me trovate (tranne tre) soltanto in luoghi vicini al mare. Jje tre eccettuate sono : Melica nutans, Platanthera chlorantha e Epipactis atrorubens. La prima l'ho incontrata soltanto nelle parti superiori del M. Capanne; quivi si trova in posto perché anche in terraferma non scende più in basso della regione campestre; la seconda, in terraferma ha per limite inferiore la regione campestre e la terza soltanto la regione montana; queste due all'Elba hanno trovato ricovero nel folto del casta- gneto di Marciana. E infatti, questo presenta dei caratteri che tendono ad abbassare il limite delle piante: è relativamente esteso, costituito da piante annose che formano dei recessi fittamente ombrosi e umettati da acque perenni, e, sopratutto, le cime elevate del M. Capanne, di cui esso ricopre la metà in- feriore del fianco settentrionale, lo riparano dagli ardori del mezzodì. In esso si ricoverano anche talune piante proprie, in terra- ferma, anche della regione maremmana; come Euphorljia amyg- (laloides L., Teucrium scorodonia h. e Ornithogalum pyrenai- cuni L. quivi diffusissime e mancanti quasi affatto nel resto dell' isola. Il Socio Caro Massalongo lia inviato le seguenti memorie. • NUOVA CONTRIBUZIONE ALL' ACAROCECIDIOLOGIA DELLA FLORA VERONESE E D'ALTRE REGIONI D'ITALIA. NOTA DEL DOTTOR C. MASSALONGO. (Continuazione). 12. Eryn^iiiin campestre L. — Sotto l' impulso del cecidio- zoo, all'estremità del caule o sue ramificazioni, per lo più atrofizzate, come pure all'ascella delle foglie, originansi dei densi glomeruli, lobati, costituiti da numerosi fillomi, brat- teiformi, sessili ed undulato-crespi, i quali sono dentati e spinosi nel margine. Tali glomeruli prodottisi in conse- guenza di cladomania e fillomania, deturpano al massimo ADUNANZA DELLA SEDE DI FHiENZE 419 grado la pianta infetta, la quale acquista per ciò un aspetto stranissimo. Nel veronese presso Tregnago « Calavena » ; autunno 1892. 13. Fagiis sylvaf ica L. — Thomas, Programm d. Realschule und Proirymiiasiums zu Ohrdruf, 1869, p. 11, n. 18; Lòw. F., Beitrii-re Naturg. d. Gallmilben in 1. e, p. 9, n. 17; Schlecht. Uebersicht p. 525 und Gallbild. deutsch. Gefàsspfl. p. 15, n. 130; Ilieronymus, Beitriige zur Kenntn. europ. Zoocecid. p. 23, n. 90; Kieffer, Acarocécid. Lorraine 1. e, p. 11, n. 48; Nalepa, Genera u. Species d. Famil d. Phytoptida in 1. e, Taf. Ili, fig. 11. — Legnon circumscriptuìn Br. olim. — Il mai'giiie delle foglie si arriccia ripiegandosi verso la pa- gina superiore, formando un orlo o cercine assai stretto. Questa alterazione spesso si estende a tutto il contorno del lembo, oppure manifestasi interrottamente. Cecidiozoo: Phyiopius stenaspis Nalep., Genera u. Species d. Famil. d. Phytoptida 1. s. e, p. 875, Taf. Ili, fig. 1-2. Provincia di Verona: boschi dz Veralla, al disopra di S. Mauro di Saline; autunno 1892. 11. Geum niontaniiin L. — Thomas, Schweizerische Mil- bengallen in 1. s. e, p. 12 und Beitrag zur Kenntniss alpiner Phytoptocecidien in 1. s. e, p. 7, n. 8; Schlecht. Uebersicht p. 531 und Gallbild. deutsch. Gefàsspfl. p. 73, n. 762; Hie- ronymns, Beitrage Kenntn. europ. Zoocecid. p. 27, n. 129; Kieffer, Acarocécid. Lorraine 1. e, p. 27. — Erineum (Phyl- lerium) Gei Fr. — Erinosi delle foglie con caratteri iden- tici a quelli precedentemente da noi indicati per la mede- sima malattia del Geum urbanum L, (veggasi: Nuov. Giorn. Bot. It., XXIII, p. 479, n. 25). Cecidiozoo: probabilmente il Phytopfas nudus Nalep., Genera u. Species d. Fam. d. Phytoptida 1. e, p. 879, Taf. IV, fig. 5-6. Piemonte: a Riva-Valdobbia in Valsesia (A. Carestia!). 15. Heriaiitlieinuiu viilg-are Gaertn. — Thomas, Schweize- rische Milbengallen 1. e, p. 13 und Aeltere u.neue Beobacht. ueber Phytoptocecidien 1. e, p. 379; Lòw F., Beschreibung von neuen Milbengallen nebst Mittheil. ùber einige schon 420 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE bekannte 1. e, p. 721, n. 15; Schlecht. Uebersicht p. 532; Kieffer, Acarocécid. Lorraine 1. e, p. 13, n. 58; Nalepa, Neue Gallmilben, Nova Acta K. Leop.-Carol. deutsch. Akad. 1. e, Taf. Ili, fìg. 7 (sub H. hirsuto Thuill.). — Cladomania e fil- lomania per lo più consociate a cloranzia. Talvolta i rami vengono interamente deturpati, oppure è soltanto la loro parte superiore che viene influenzata dal parassita. Gli anor- mali fillomi essendo separati da brevissimi meritalli, for- mano nel loro insieme dei glomèruli o delle spiche compatte. Detti fillomi inoltre, in paragone delle foglie, sono assai più piccoli, quasi bratteiformi, nonché rivestiti di una maggior copia di peli. Questo cecidio è molto simile a quello di già descritto tanto per V Heliantìiemum oelandicwn che per l'ir. Fumana. Cecidiozoo: Phytoptus Rosalia Nalep., Neue Gallrailben, Nova Acta K. Leop.-Carol. deutsch. Akad. 1. e, p. 375, Taf. I, fig. 7-8; Canestr., Fam. d. Phytoptini 1. e, p. 645, tav. 45, fig. 9 et tav. 46, fig. 8. Provincia di Verona : qua e là nella valle di Tregnago e nei luoghi erbosi subalpini, al disopra di Revolto; autunno 1892. 16. Laurus nobilis L. — Hieronymus, Beitràge Kenntn. europ. Zoocecid. p. 28, n. 137; Massai. C, Sulla fitottosi dei fiori dell'alloro in: Bullett. Soc. Bot. It., p. 198, Firenze 1893. — Malpighi, opera omnia Tom. II, « de Gallis » p. 29, tav. XV], fig. 55. — Degenerazione ipertrofica dei fiori, accompagnata da erinosi. — In tutti i fiori attaccati dal cecidiozoo il loro talamo (spesso unitamente ai pedunculi dei medesimi) si mostra ingrossato, i tepali del perianzio sono un poco più inspessiti dell'ordinario, come pure maggiormente dilatati. I filamenti degli stami e loro appendici laterali (starainodii) diventano carnosi e portano delle escrescenze o papille cel- lulari. Anche il pistillo viene sformato, oppure si atrofizza. Gli organi cosi alterati sono inoltre ricoperti, eccettuate le antere e la superficie esterna dei segmenti del perian- zio, da abbondanti tricomi, anormali, pachidermi, cilindrici ed unicellulari, di color fulvo, semplici e sinuosi, nonché assottigliati all' apice, i quali rassomigliano a quelli proprii degli Erineum (Phyllerium). ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 421 Cecidiozoo: Phi/foptas Mnlpighiamts Canestr. e Massai., Nuova specie di Phytoplus in 1. s. e. Nell'orto « Palazzoli » a Verona e sui colli dei dintorni (Valdo- nega); a Tivoli presso Roma, a Sassari in- Sardegna (Magnus P.)- 17. Lonìcera Xylosteiiiii Lour. — Thomas, Prograram d. Realschule u. d. Progymnasiums zu Ohrdruf, 1869, p. 11, und Beschreib. neuer u. mindergekannt. Acarocecid. 1. e, p. 277, n. 19, Taf. XI, fìg. 25-26; Lòw F., Beschreib. von neuen Milbengal. nebst Mitth. ùber einige schon bekannte 1. e. p. 722, n. 19; Schlecht. Usbersicht p. 534 und Gallbild. deutsch. Gefilsspfl. p. 101, n. 1141 ; Hieronymus, Beitrage Kenntn. europ. Zoocecid. p. 29, n. 141 ; Kieffer, Acarocecid. Lorraitie 1. e, p. 27; Canestrini, Fam. d. Phytoptiiii 1.- e, tav. 55, fig. 6. — Legnon lacnim Br. olim. — Arriccia e ripiega in parte o del tutto il margine delle foglie verso la pagina superiore della loro lamina, la quale assume un con- torno elegantemente undulato-crespo. Spesso anche sulla superficie del lembo i fitotti producono delle increspature od estroflessioni che sono carenate e sporgenti al lato dor- sale del medesimo. La regione della foglia in tal guisa alte- rata si scolora ed è un poco anormalmente inspessita. Cecidiozoo: Phytophcs Xìjlosiei Gunesìvini, Fam. d. Phytoptini 1. e, p. 613; tav. 45, fig. 5-6. Nel Trentino (G. Canestrini!). 18. Lyciiini europaeiim L. — Low. F., Ueber neue u. schon bekannte Phytoptocecidien 1. e, p. 452; Schlecht. Ueber- sicht p. 535; Hieronymus, Beitrage zur Kenntn. europ. Zoo- cecid. p. 29, n. 143; Kieffer, Acarocecid. Lorraine 1. e, p. 27; Canestrini, Fam. d. Phytoptini 1. e, tav. 59, fig. 4 (habi- tus). — Galle fogliicole in forma di pustule lenticulari (2-4-mill. in diametro), rigonfie sulle due faccio della la- mina con una lieve depressione nel mezzo tanto da un lato che dall'altro. Queste pustule, non di raro insieme con- fluonti, sono fornite di ostiolo epifillo (situato in corrispon- denza di una delle due depressioni sopradette), prominente a guisa di papilla, il quale è circondato da corti- peli jalini ed ottusi. La cavità dei cecidii trovasi spesso divisa in vari scom- partimenti da setti cellulari che dipartonsi dalle loro pareti. 422 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Cec'ìdiozoo : Phyfoptiis eucricotes Nalep., Neue Arten d. Gattung- Phytoptus u. Cecidophyes 1. e, p. 533, Taf. IH, fig. 1-2 = Syn.: PhytopUis Lycii Cu. Fani. d. Phytoptini 1. e, p. 619. In Sicilia: a Scippi presso Messina (P. Magnus) ed alla stazione di Bicocca non lungi da Catania (P. Baccarini!). 19. Pinus Mu;^lius Scop. (= P. montana Mill.). — Thomas, Beitri'ige zur Kenntn. d. in den Alpen vorkomm. Phytopto- cecidien 1. e, p. 62, n. 87; Sclilecht. CTallbild.,deutsch. Ge- fasspfl. p. 5, n. 6. — Rigonfiamenti o nodosità rameali (Rindeng alien) identiche a quelle di già descritte sul Pìnus sylvesiris L. (vedi: Nuovo Giorn. Bot. It., XXIII, p. 478, n. 23, tav. VIII, fig. 4-6). Cecidio/.oo: Phyloptits Pini NaI. Beitrage zur Systematik d. Phytopt. 1. e, p. 11, Taf. I, fig. 1-3 und Taf. II, fig. 4-5; Ca- nestrini, Fam. d. Phytoptini 1. e, p. 607, tav. 55, fig. 3. Monte Posta nella località detta « Capella del Prete » nel Tren- tino presso il confine della provincia veronese; settembre 1892. 20. PruDUS domestica L. — Thomas, Programm. d. Real- schule etc. 1. e, p. 7, n. 3; Lòw F., Nachtrage zu meinen Arbei ten ùber Milbengallen 1. e, p. 627, n. 79; Schlecht. Uebersicht p. 540 und Gallbild. deutsch. Gefiisspfl. p. 75, n. 795; Hieronymus, Beitrage Kenntn. europ. Zoocécid. p. 35, n. 182; Kiefter, Acarocécid. Lorraine 1. e, p. 18, n. 88 et p. 29, fig. 11; Nalepa, zur Systematik d. Gallmilben 1. e, Taf. VI, fig. 6; Canestrini, Famil. d. Phytoptini 1. e, tav. 57, fig. 4. — Vulvif'X Pruni Amerl. olim in: Kaltenb. Pflanzenf. . p. 177, n. 232. — Cephaloneon hypocrateriforme et C. con- fluens Bremi olim. — Galle fogliicole, vescicolari od in forma di borsa, come quelle di già segnalate sul Prunus spinosa L. (vedi: Nuovo Giorn. Bot. It., XXIII, p. 117, n. 78). In confronto di quanto si osserva sopra le foglie di que- st' ultima specie, l'ostiolo degli analoghi cecidii di Prunus domestica sarebbe però limitato da un cercine generalmente molto più turgido, Cecidiozoo: Phytoptus similis Nalepa, Zur Systematik d. Gall- milben 1. e, p. 53, Taf. VI, fig. 2-3; Canestrini, Fam. d. Phytoptini 1. e, p. 659. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 423 Piemonte: dintorni di Riva-Valdobbia in Valsesia (A. Care- stia!); nel Trentino (d. Canestrini!). 21. Pijriis Chamaenie.^nlics Lindi. — Galle epifille, corniculari, subciiindriche, appena assottigliate all'apice, spesso subar- cuate (0,5 min. di diametro e 3-4 mill. alte) e situate pre- dominantemente al lato superiore della lamina. Prov. di Verona, luogo? (erb. A. Massalongo). Oss. — Sopra foglie di questa pianta da nessuno, finora, ven- nero indicate delle milbogalle ceratoneiformi; per questo motivo ed inoltre per la grande rassomiglianza del cecidio in questione con quello (Ceraioneon atlenuatiim Br.j prodotto dal Phìj- toptus Padi Nal., le suddette foglie furono precedentemente, sulla fede di. altri, da me attribuite al Prunus Padi (vedi : Nuovo Giorn. Bot. li, voi. XXIII, p. 103, n. 48). In questo luogo rettifico l'errore, riferendo il substrato, dietro il parere ancora degli egregi colleghi prof. A. Goiran ed E. Baroni, al Pi/rus Chamaemespilus. 22.? Qiierciis pubesceiis Willd. — Sur un esemplare cespu- glioso di questa pianta (nov. 1892), varie foglie presenta- vano un aspetto malaticcio, erano cioè subcoriacee e con- sperse di macchie irregolari, clorotiche, nonché subpellucide. In corrispondenza di tali macchie l' ipofiUo od epidermide inferiore, appariva rotto in minutissimi frammenti. Al Iato dorsale di queste foglie (ma anche su di altre quasi nor- mali) rinvenni dispersi numerosi individui di un fitottide non ancora descritto che il Nalepa, in seguito, si com- piacque di chiamare Trìmerus Massalongianus (K. Akad. d. Wissensch. Wien, Jahrg. 1893, n. IV, Sitz. d. mathemati- sch.-naturw. Classe vom 3 Febr. 1893, p. 32). — In questo luogo devo però aggiungere eh' io, per ora, non oserei affer- mare che le alterazioni sopraricordate sieno elfettivamente provocate da questo acaro (come a suo tempo comunicai allo stesso Nalepa in lett. nov., 1892), perchè forse potreb- besi trattare di specie soltanto vagabonda od errante, piut- tostochè cecidiogena. Provincia di Verona: dintorni di Tregnago «bosco de Fer- rari »; autunno 1892. 424 ' ADUNANZA. DELLA SEDE DI FIRENZE 23. Rliodiola rosea L. — Lòw F., Mittheil. ùber Phytoptoce- cidien 1. e, p. 5, Taf. Ili, flg. 4% 4^ et Norwegische Phytopto- und Entomocecidien 1. e, p. 540, n. 11; Schlecht. Ueber- sicht p. 544, und Gallbild. deutscli. Gefàsspfl. p. 67, n. 668; Hieronymus, Beitràge zur Kenntn. europ. Zoocecid. p. 37, n. 194; Kieffer, Acarocécid. Lorraine 1. e, p. 27. — Le fo- glie ed i vari organi fiorali vengono deturpati da escre- scenze 0 nodosità carnose ed irregolari, a superficie subru- gosa. Sulle foglie sporgono variamente ora dall' una ed ora dall'altra delle due faccio della lamina. La cavità di tali escrescenze o cecidii epifilli è resa molto irregolare da se- pimenti cellulari, rientranti, i quali dipartonsi dal fondo delle loro pareti; essa comunica all'esterno con un ostiolo rap- presentato da una fenditura sinuosa. I fiori spesso sono del tutto trasformati in glomeroli dalla concrescenza di queste milbogalle. Cecidiozoo: Phytoptus Rhodiolae Cn., Famil. d. Phytoptini 1. e, p. 722, tav. 59, fig. 7-8. Piemonte: presso Riva-Valdobbia in Valsesia (A. Carestia!). 24. Rhododefidroii ferriigiiieiun L. — Lòw F., Beschrei- bung von neuen Milbengallen nebst Mittheil. iiber einige schon bekannte 1. e, p. 725, n. 27; Schlecht. Uebersicht p. 544, und Gallbild. deutsch. Gefàsspfl. p. 86, n. 945; Kieffer, Acarocécid. Lorraine 1. e, p. 27. — Duplicazione fiorale pa- rassitaria. I fiori attaccati da milbe diventano doppi, ciò che si manifesta in conseguenza specialmente di pleotassia co- rollina. Gli elementi dell' androceo di rado in parte si me- tamorfosano in lamelle petaloidee, mentre il calice ed il ginoceo (contrariamente a quanto per questo verticillo ri- ferisce il Lòw in 1. s. e.) non sembrano (esemplari esami- nati) venire influenzati dalle milbe. Le anormali corolle, che succedonsi dall'esterno all' interno, sono fornite di un lembo più profondamente diviso in lacinie più strette e numerose in confronto dei fiori propri alla specie. Cecidiozoo: Phijtoptus alpestrìs Nalepa, K. Akad. d. Wissensch. Wien, Jahrg. 1892, n. XIX, Sitz. d. mathematisch.-naturw. Classe vom 6 Oct. 1892, p. 191. Piemonte: dintorni di S. Germano di Pinerolo (E. Rostan!). ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 425 25. Rhododciulroii liirsiituin L. — Duplicazione fiorale pa- rassitaria. Vedi la descrizione del cecidio al numero prece- dente. Cecidiozoo: Phyioptus alpestris Nalepa 1. e. Sopra « la bocca di Pertica » nel monte Posta, non lungi dal confine della provincia di Verona, nel Trentino; Settembre 1892. 26. Robinia Pseudoacacia L. — Nalepa, K. Akad. Wissensch. Wien, Jahrg. 1891, n. XIX, Sitz. d. mathematisch.-naturw. Classe vora 8 Octobre 1891, p. 199; Kieffer, Acarocécid. Lor- raine 1. e, p. 27. — Manifestasi la fitottosi di questa pianta sulle foglie soltanto situate all'estremità dei rami, le quali si mostrano un poco scolorate. Le foglietto di tali foglie infette da milbe, staccansi al più piccolo urto dal rachide che le porta, sono variamente atrofiche e convesse, presentando il loro margine più o meno curvato verso la pagina inferiore. Cecidiozoo: Phyioptus Rohiniae Nalepa, 1. e, in società del Phytocoptes allolrichas Nalep. ibidem. Provincia di Verona: presso i paesi di Tfegnago e Marcemigo, lungo il torrente « Pregno » ; autunno 1892. 27. Riibiis ^landulosusì Bell. — Erinosi delle foglie. Vedi: Nuovo Giorn. Bot. It., XXIII, p. 480, n. 27, Erineum (Phyl- lerìwn) Rubi Pers. sulle foglie di Ruljus tomentosus L., in herb. Pari, nec Borkh. = Ruhus liirlus W. et. K. Cecidiozoo: Cecidophyes rubicolens Cn., Famil. d; Phytoptini 1. e, p. 682, tav. 52, fìg. 4-5. Piemonte: a Riva-Valdobbia in Valsesia (A. Carestia!). 28. Salvisi Verbenaca Vahl. — Canestrini, Famil. d. Phy- toptini 1. e, p. 640. — Sul lembo delle foglie, d'ordinario radicali, genera delle estroflessioni o gibbosità, rigonfie e sporgenti dalla pagina superiore, dove sono rivestite d< peli più 0 meno abbondanti. La concavità di dette estroflessioni, che corrisponde al rovescio della foglia, è riempita da lun- ghi tricomi lanosi à^W Erineum Salviae Vali, (vedi: Nuovo Giorn. Bot. It, XXIII, p. 97, n. 34). Cecidiozoo: Phytoptas Salviae Nalepa, Genera u. Species d. Phytoptida 1. e, p. 871, Taf. I, fig. 11-12; Canestrini, Pam. dei 426 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Phytoptini 1. e, p. 639, tav. 46, fig. 1. — Il Nalepa fra i tri- comi di questo erineo trovò ancora il Phyllocoptes oNusus Na- lepa, ibidem p. 881, Taf. IV, fig. 1-2. Ferrara « alla Montagnola » ; dintorni di Firenze (L. Miche- letti!); in Sicilia, presso Lentini (G. Canestrini). INTORNO ALLA TAPHRINA CERASI (FUCK.) SADEBECK. - NOTA DEL DOTT. C. MASSALONGO. Alle precedenti comunicazioni da me fatte alla Società bota- nica italiana, risguardanti le specie del genere TapliyHna, che venni successivamente a scoprire nel Veneto, faccio ora seguire una breve nota sulla Taphrina Ceì^asi, la quale, oltre che per la regione suddetta, credo sia ancora nuova per la flora mico- logica d' Italia. Questo micete, sino a quest'ultimi tempi, veniva, dalla gene- ralità dei micologi, confuso colla Taphrina cleformans (Berk.), e tra essi soltanto il-Fuckel lo considerava distinto, come sem- plice (orina di substrato (b. Cerasi), senza però indicarne la sua maniera diversa di comportarsi rispetto alla matrice, e le ditferenze carpologiche in confronto della tipica T. deformans. Si fu il Sadebeck che primo riconobbe 1' autonomia della specie in questione, rilevandone le importanti particolarità che la ca- ratterizzano. Ed invero qualora si esaminino al microscopio, sotto conveniente ingrandimento, delle sottilissime sezioni delle foglie di Prunus Cerasus e P. Persica, respettivamente attac- cate dalla Taphrina Cerasi e T. deformans, non possono sfug- gire le diversità dei due parassiti. GtW aschi della tafrina del ciliegio in paragone di quelli proprii all'altra specie di fungillo, appariscono molto più lunghi e sottili, e lo stesso rilevasi an- cora in riguardo alle loro cellule basilari. Oltre a questi carat- teri carpologici che senz'altro basterebbero a distinguere le due crittogame, dobbiamo anche considerare la influenza deturpante da esse esercitata sulle piante matricali. Tutte due inducono delle alterazioni ipertrofiche nelle foglie sopra cui vengono a sporificare, ma l'azione parassitaria della Taphrina Cerasi sì manifesta per di più colla produzione di scopazzi (cladomanie, Heooen'besen). I rami del ciliegio cioè che portano foglie affette ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 427 dalla tafrìna risaltano sul resto delia pianta, per essere fasci- culati, nonché fortemente geotropico-negetivi, ragione per cui essi mostransi tutti arcuati e rivolti all' insù. A complemento di quanto ho ora esposto, unisco la sinonimia e la diagnosi della : Taphrina Cerasi (Fuck.) Sadebeck, Kritische Unters. ùber die durcli Taphrina-Avien hervorgebr. Baumkrankh. in: Jahrb. d. Hamburg Wissensch. Anst. Vili, 1890, p. 26, Taf. IV, fìg. 8. — Exoascas deformans (Berk.) Fuckel ex p.; Sadebeck, Unters. ùber Pilzgatt. Exoascus in: Jahrb. Wissenschaft. Anst. Ham- burg f. 1883, p. 114, p. p. Taf. 2, fig. 19 B; Winter, in: Ra- benhorst, Deutschl. Krypt. FI., H Aufl. die Filze, li Abth., I Bd. p. 6; Sacc. Syll. Fung. VIII, p. 816 ex p. — Exoascus Wies- neri Rath. Bot. Zeit. 1880 ex p. — KiefFer, Matériaux pour servir à la Mycologie de Bitche: Extrait Bullet. Soc. Hist. Na- tur. de Metz, cahier XVIII, p. 18, ejusdem: Le Mycocécidies de Lorraine in: Feuille Jeunes naturalistes, n. 270, sér. Ili (ex- trait) p. 11. — Eocoascits deformans b. Cerasi Fuck. Symb. Mycol. p. 252. — Mycelio perennanti praedita; folla in ramis dein anormaliter fastigiatis et sursum arcuatis, hypertrofice defor- mans; ascis hypophyllis densissime stipatis, subcy'indraceo-cla- vatis (inter alias species affines gracilioribus) 35 : 50 X 5, 5 : 7 a, cellula basilari 10 : 15 X 3 : 5 u, culiculae immersa et iisdem angustiore suifultis; sporldiis octonis 3 : A,b!J.. Dintorni di Tregnago provincia di Verona; maggio 1803 (0. Massalongo). ENTOMOCECIDII NUOVI 0 NON ANCORA SEGNALATI NELLA FLORA ITALICA. COMUNICAZIONE DEL DOTT. C. MAS- SALONGO. Le galle qui descritte furono da me raccolte a Ferrara e suoi dintorni, durante il mese di maggio p. p., suU' Eaphorbia esula L., Fraxinas excelsior L., Ulmus pedimculata Foug., e sono le seguenti : EUPHORBIA ESULA L. 1. Cecidomyiclai'iim sp. — Genera all' estremità del caule una galla, uniloculare, subovata od allungato-ellittica, cas- 428 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE suliforme (JO : 20 mil. alta, con un diametro di circa 5 : 8 mill.), angolosa o siilcato-striata, supariormente attenuato- raucronata e spesso arcuata o contorta, la quale si è pro- dotta dalla concrescenza di varie foglie ipertroflzzate. Questa galla si termina con 3-5 brevi appendici o denti pelosetti al lato interno, i quali corrispondono all'apice libero delle singole foglie che diedero origine al cecidio. La cavità con- tenente numerose larve, giallo-aranciate, del parassita, co- munica al difuori con una apertura od ostiolo il quale è circondato dai predetti denti apicali. Le pareti carnose, circa 1 mill. grosse, sono costituite a partire dalla peri- feria : I, dall'epidermide stomatifera; II, da una zona (ipo- dermica) subcollenchimatica che da sola occupa la metà del loro spessore, al limite interno della quale giaciono dei cor- doni libro- vascolari ; III, dalla zona protettrice di elementi sclerotizzati, colle membrane attraversate da numerosi pori- canali; IV, e finalmente dal parenchima nutritivo. — Come vedesi questo dittero-cecidio è pressoché identico a quello descritto e figurato dal Mik (Ueber Zoocecidien auf Taxus haccata u. Euphordia Cyparìssias in: Wien. Entomol. Zeitg. IV, [1885], Heft 3, p. 66, n. 3, Taf. I, fìg. 4 « Kapsu- lartige Galle ») per 1' EicphorÌJia Cyparìssias L. Prati fuori porta S. Paolo a Ferrara. Oss. Le larve del cecidiozoo, sono verrucose alla supefìcie e fornite di spatula sternale, superiormente divisa in due denti acuti, divergenti e separati da un largo seno ottuso. Il margine interno di ciascun dente, circa alla metà, presenta una lieve sinuosità 0 gobba. Lo stipite della spatula sternale inoltre è di- latato alla base. L'ultimo segmento od anale é subtroncato-smar- ginato e porta, a destra e sinistra, quattro papille sormontate da una corta setola spiniforme. 2. Cecidoiiiyidariiiii sp. — Il perianzio, ipertrofìzzandosi, de- genera in un corpo cavo o cecidio, ovato, subfìaliforme, va- riamente rigonfio, colle pareti subcoriacee, rugosette e spesso percorse da 5 solchi longitudinali, corrispondenti a quelli che osservansi sul!' involucro inalterato dei fiori. All' estre- mità libera si termina con una sottile appendice tubulosa ■ e più 0 meno allungata, all' apice della quale sbocca, soc- ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 429 chiuso da corti peli, 1' ostiolo. Questo sovente è circondato dalle 4 ghiandule involucrali, sformate e per lo più rudimen- tali. Nella cavità, oltre alle numerose larve giallo-aranciate del cecidiozoo, vi si trova ancora il pistillo in vario grado atrofico, attorniato dai residui di alcuni stami. Le pareti di questo cecidio e le larve presentano caratteri, si può dire, identici a quelli segnalati a proposito della galla precedente (n. 1); per ciò è da ritenersi, come probabile, che esso pure si debba attribuire ad una medesima specie di insetto. Prati fuori porta S. Paolo a Ferrara. Cecifloiuyidarum sp. — Schlecht. Gallbild. deutsch. Ge- fiisspfl. p. 61, n. 594 (ex p.). — AH' apice del fusto, determina la produzione di un cecidio subgemmiforme (10 : 20 mill. lungo, e 5 : 7 mill. in diametro), più o meno allungato e costituito da foglie erette le quali diminuiscono di gran- dezza dalla periferia al centro. Le più esterne sono ovate ed ovato-lanceolate, le più interne invece presentansi atro- fiche, cuccullato-concave, nonché scolorate. AH' ascella di quest'ultime annidansi varie larve subaranciate del paras- sita, dove si metamorfosano in puppa, entro ad un bozzolo, bianco ed a pareti sottilissime. Prati fuori porta S. Paolo a Ferrara. Fraxinus excelsior L. Cecicloiuyia acropliila Winn.; Kaltenb. Pflanzenf. p. 432, n. 42; Schlecht. Gallbild. deutsch. Gefàsspfl. p. 88, n. 957. — Dichelomyia Rùbs., Die Gallmucken d. Kònigl. Museums f. Naturk. zu Berlin in: Beri. Entoraol. Zeitschrift, Ed. XXXVII (1892), Heft III, p. 355, Taf. XV, fig. 13 u. Taf. XVIII, fig. 15 (cecidiozoo). — Le fogliette (delle foglie per lo più situate all'estremità dei rami) anormalmente in- spissite e scolorate ripiegansi, in parte o del tutto, dal lato superiore, lungo la costa mediana, dando così origine ad un cecidio, turgido, folliculiforme, nella cavità del quale tro- vansi parecchie larve biancastre. L' ostiolo epifillo è rappre- sentato da una fenditura o rima la quale, a destra e sinistra, continuasi con un ti-atto, più o meno esteso ed inalterato, di 430 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE lembo fogliare; di rado è dessa limitata dal margine delle fogliette. Le pareti della galla, attraversate da vari cordoni fibro-vascolari, sono subcarnoso-coriacee (1, 5 mill. grosse); al disotto dell' epidermide risultano costituite da parenchima, le cui cellule sono un poco allungate in direzione radiale, eccetto nelle sue stratificazioni interne, dove appariscono isodiametriche e più piccole. Qualora una foglietta viene del tutto trasformata nel cecidio, questo rassomiglia assai a quello provocato dalla Cecidomyia rosaru/n Hardy.; spesso però succede che soltanto in parte venga interessata, nel qual caso producesi una specie di borsa allungata, sporgente al lato dorsale della lamina, alla guisa della galla di Di- plosis ìnat^supialis F. Lòw. A Quacchio presso Ferrara. 5. Psyllopsis Fraxini L.; Schlecht. Gallbild. deutsch. Ge- fiisspfì. p. 88, n. 962; Kietìer, Héraiptérocécidies Lorraine in: Feuille Jeunes Naturalistes III sér. n. 254 p. (Extrait) 3, n. 21; Dalla Torre, Die Zoocecidien u. Cécidioz. Tirols u. Vorarlberg in: Bericht. naturwiss-medizinischen Ver. in Innsbruck prò 1891-92, Separatabdr. p. 124. — Il contorno delle fogliette, insieme a parte della loro lamina più o meno anormalmente dilatata, si arriccia verso il lato inferiore, producendo cosi un cartoccio o cecidio marginale, turgido, pallido-verdastro e reticolato di rosso-oscuro. Il tratto della lamina accartocciata è un poco inspessito e presenta il rae- sofillo omogeneo. A Quacchio presso Ferrara. ULMUS PEDUNCOLATA Foug. (= Ulmus effusa Willd). i\ 8cliizoneiira compressa Koch.; Lòw F., Zur nàhereri kenntniss zweier Pemphiginen in: Verh. Z.-B-G. Wien, Jahrg. 1879, p. 67 (cecidiozoo) u. p. 68 (fig. galla); Hiero- nymus, Beitràge europ. Zoocecid. p. 71, n. 369; Schlecht. Gallbild. deutsch. Gefàsspfl. p. 43, n. 370. — Colopha com- jìressa Koch. in Courchet, Étude sur les Galles produites ADUNANZA DEI-LA SEDE DI FIRENZE 431 par les Aphidieiis p. CO et p. 62 (galla), p. 97 (cecidiozoo). — In Yicinan/a della costa mediana e fra due nervature secondarie, genera, per lo più verso la base della foglia, delle galle vescicolari, verde-pallide o rossastre, subcoria- ceo-carnose e situate sulla pagina superiore della lamina. Sono uniloculari, glabrescenti alla superfìcie, compresse o schiacciate in direzione subparallela alle dette nervature secondarie, spesso subcrestiformi, cioè superiormente dila- tate e sinuose o lobato-dentate, con qualche solco longitu- dinale sulle due (accie (8 : 12 mill. alte, 6 : 10 mi 11. larghe, 2 : 2, 5 inill. grosse). Il loro ostiolo ipofiUo limita una breve fenditura, la quale è socchiusa da numerosi e lunghi peli unicellulari. Le pareti delle medesime, poco meno di I mill. grosse, sotto dell'epidermide sono costituite da parenchima, oscuramente differenziato in due zone, fra le quali decorre un cordone fìbro-vascolare. La zona pei'iferica, più svilup- pata, è formata di elementi poligonali piuttosto grandi, men- tre la interna di cellule un poco allungate e di minori di- mensioni. Delle minute e rade papille tappezzano la cavità dei cecidii, eccetto presso della sua base, dove è rivestita da tricomi identici a quelli che circondano l' ostiolo. — Generalmente queste galle sviluppansi solitarie, più di rado in numero di 2-4; tanto nell'uno che nell'altro caso però la foglia affetta non subisce veruna alterazione nel suo profilo, ma soltanto, in prossimità della loro inserzione, la nervatura mediana, nonché la base delle secondarie, appa- risce appena anormalmente ingrossata. Nel giardino del duca (>. Massari, a Ferrara. Il Presidente invita il Segretario Martelli a voler prendere la pa- rola par riferire intorno al viaggio al Gargano ed isole Tremiti che egli ha fatto insieme al sig. Fanfani, Conservatore del R. Orto bo- tanico di Firenze. Martelli espone l'itinerario seguito e che gli ha permesso visi- tare molte parti del promontorio Garganico. Le località principali furono: Isola Tremiti; quindi S. Severo, S. Marco in Larais, Monte Nero, San Nicandro, Lesina, Cagnano, Lago Varano, Carpino, Rodi, Peschici, Viesti, Bosco Umbro, Testa di Gargano, Mattinata, Monto S. Angelo, Monte Saraceno, altra parte del Bosco Umbro, Monte Sa- cro, Monte Calvo, S. Giovanni Rotondo, Manfredonia e Foggia. Il 432 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE tempo impiegato nell'escursione fu di 34 giorni ; le raccolte botaniche abbondanti, ma per il momento non sono pronte per poter servire né ad una enumerazione né a dare un'idea giusta di quella fiora. Martelli parla dei vari esploratori botanici del Gargano, ricordando P. A. Micheli, Tenore, Porta .e Rigo ed altri. Narra dei costumi ed abitudini di quelle popolazioni e niostra fotografie ed oggetti presi colà. Accenna ad osservazioni geologiche e zoologiche che ha avuto luogo di fare e mostrando i campioni portati che dona ai Gabinetti del R. Museo di Firenze. In ultimo descrive l' aspetto presente del Gargano confrontandolo con quello che doveva essere nei tempi scorsi anche recenti e quello che sarà fra pochi anni in causa del continuo diboscamento che vi si effettua. Ha parole di encomio pel modo con il quale si provvede al mantenimento della R. foresta Bosco Umbro, dichiarata inalie- nabile con legge del 1886 ed ora affidata alle cure intelligenti del Sotto-Ispettore sig. Ratini, il quale tanto nei tagli quanto nelle nuove culture pone amore e studio di scienziato. Ma altrettanto Martelli biasima altamente i Alunicipi di Viesti e di Monte S. An- gelo i quali, sebbene ricchi, abbattono senza pietà ed inconsidera- tamente le loro immense foreste non ripiantando e facendo credere che sotto la sorveglianza di un ispettore forestale queste foreste non sono e non saranno distrutte; ma siccome non vengono la- sciati in piedi e ben radi che alcuni miseri alberi i quali in mas- sima parte sono poi svelti dalle bufere, fra pochi anni, meno di un quarto di secolo, le belle ed oggi quasi inaccessibili foreste del Gargano non esisteranno più ed il Promontorio sarà condannato ir- reparabilmente ad un denudamento completo come molte parti del l'Appennino ove in altre epoche si è operato il medesimo dibosca- mento. Fa rilevare le disastrose conseguenze che da questo stato di cose, che qualifica un vandalismo, avverranno alla vita ed al commercio di quella regione ; invoca la Società botanica ad alzare essa pure la sua voce autorevole affinchè si provveda e si faccia cessare un' opera di distruzione vergognosa per l' Italia. Martelli termina presentando e donando al R. Museo botanico di Firenze un pezzo di tronco di Ilex aquifolium tagliato nella foresta della Ginestra presso il Bosco Umbro; è del diametro di 40 cent., l'altezza dell'albero era di 13 metri. II Presidente ringrazia Martelli della sua interessante relazione. Partecipa egli pure le idee espresse riguardo alla questione del di- boscamento e desiderando che tale questione sia discussa in una adu- nanza più solenne, cioè quando il numero dei Soci riuniti suole essere maggiore, invita il Martelli a voler ritornare sul tema nella prossima adunanza generale che sarà tenuta in Perugia dal giorno 8 al 16 Ago- sto, alla quale non dubita che i Soci interverranno numerosi. 1893. N." 8. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE. GoiRAN, A. — Erborizzazioni estive ed autunnali attraverso i monti Lessini veronesi (Continuazione) Pa,(J- 433 Arcangeli, G. — Relazione della gestione 1892-93 ... » 440 — Relazione sulle comunicazioni inviate alla Presidenza della Commissione per 1' esplorazione della Flora Italiana . . » 447 Pasquale, F. — Di alcune nuove stazioni della Woodivardia radicans » 455 GoiRAN, A. — Una decuria, e più, di piante raccolte od osser- vate entro alla città di Verona » 456 — Una varietà di Celtis auntrah's L » 4G0 — Di due forme amphicarpae osservate in due Phaseolaceae nei dintorni di Verona » 460 Jatta, a. — Materiali per un censimento generale dei Li- cheni italiani (Continuazione) » 461 VoGLiNO, P. — Appunti alla flora micologica della Sardegna » 468 ClciONi, G. — Forme notevoli di alcune specie botaniche nel Perugino » 476 Arcangeli, G. — Sopra alcuni Narcinsus ....... » 480 FIRENZE, 1893. SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA Presidente Vicepresidenti Consiglieri Consig-Iio di Direzione. Arcangeli prof. Giovanni. SoMMiER cav. Stefanq-, PiROTTA prof. Romualdo. Passerini prof. Giovanni. Girelli prof. Giuseppe. Biondi Antonio, Economo. Bargagli marchese Piero, At^chivista. Martelli conte Ugolino, Segret. del Bullettino. Baroni dott. EvGEmo, Segretario degli Aiti. Penzig prof. Ottone. D'Ancona prof. Cesare, Segì^etario della Sede di Firenze. CuBONi prof. Giuseppe 7^appr. la Sede di Roma. Seggio della Sede di Roma. Presidente Pirotta prof. Romualdo. Vicepresidente Cuboni prof. Giuseppe. Segretario-Econoìno Ayetta dott. Carlo. Riunione generale pel 1893 dal 1° al 15 Agosto in Perugia. ADUNANZE NELL'ANNO 1893 della Sede di Firenze. Gennaio 8. Febbraio 12. Marzo 12. Aprile 9. Maggio 14. Giugno 11. Ottobre 8. Novembre 12. Decembre 10. della Sede di Roma. Gennaio 5. Febbraio 2. Marzo 2. Aprile 6. Maggio 4. Giugno 1. Ottobre 5. Novembre 2. Decembre 7. I Soci devono versare la Tassa d' ammissione é la Quota annua nelle mani del Sig. Antonio Biondi, via dei Serragli, 115, Firenze. La corrispondenza relativa al Bullettino dev'essere diretta al Segre- tario del Bullettino, conte Ugolino Martelli, Museo di Storia natu- rale, Firenze. Firenze, Stab. Pellas. — Via Jacopo da Diacceto, 10. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 433 Il Socio Goiran ha pure trasmesso la continuazione delle ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO I MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN. (Continuazione). POLYGONACEAE. 700. Polijgonmn Fagopyrum L. — Coltivato nella zona col- lina superiore e nella montana: s'incontra sporadico qua e là. 701. P. Convolvolus L. — Siepi e campi in tutta la regione dal piano al confine colla zona subalpina oltre i 1000 metri di altitudine. Nei campi magri delle zone elevate, per esempio Camparso (m. 971), si trova una forma pusilla con fusto rigido e lungo appena pochi centimetri. 702. P. dwnetorwn h. — Siepi, luoghi selvatici e boschivi in Verona a Castel S. Pietro, Caìnpomarzo ; Valpantena presso Potano, Quinto, Grezzana, ecc. ; Romagnano, Vaio dell" An- guilla, ecc.; Vaio di Squaranto, Valle d" Illasi, ecc.; in una parola in tutta la regione fra l'Adige ed il confine vicentino dal piano ad altitudini comprese fra 1000 e 1200 m. E da Ciro Pollini non é enumerato fra le piante veronesi ! 703. P. Bistorta L. — Prati nella zona montana e subalpina: a Velo, Rovere di Velo, Val di Porro, Chiesanuova, ecc., ecc. 704. P. viviparum L. — Luoghi selvatici nella zona maggior- mente elevata: Corno d'Aqiiilio, Podesteria, Malóra, Revolto, Campohrun, ecc. Di questo genere s' incontrano frequentissimi, e con le loro varietà, P. amphibium L., nelle parti più basse, P. Persicaria L., P. nodoswn Pers., P. lapatliifolìam L., P. mite Schrk., P. Hy- dropiper L., P. minus Huds., P. aviculare. Di P. minus nelle pozze dove si abbeverano gli armenti e ad altitudini prossime a 1800 m., per esempio in Malèra, cresce una forma pumila elegantissima, P. minus Huds. j3 alpestre Goir. Appunti ììota- nici, pag. 24. Il polimorfo P. aviculare dal piano sale sino a raggiungere l'altitudine di oltre 1600 m. nel M. Brancon, nella quale stazione si presenta con una statura di appena pochi cen- timetri. Il P. Bellardi Ali. forse si rinviene in un vigneto al Montesel sopra Romagnano di Grezzana a circa 500 ra. di alti- Bì*U. della Soc. boi. ital. 2S 434 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE tudine. Infine P. orientale L. coltivato per ornamento nei giardini s' incontra sporadico fra le macerie nei dintorni di Verona. 705. Rmìiex alpinus L. — Pascoli elevati di Podesteria, ecc.; a Revolto, ecc. 706. R. Acetosa L. — Prati, dai dintorni di Verona alla zona subalpina, con le sue varietà. 707. R. Acetosella L. — Luoghi selvatici nei pressi di Ve- rona; al Maso; nel M. Tondo; lungo il sentiero che dalla Bocca di Malóra conduce a Revolto (1693-1340). j3' angustifolius Koch. — Assieme alla forma tipica. 7 multifidus (L.) — Nel Vajo del Borago presso Avesa. Recentissimamente (maggio 1893), ho raccolto questa pianta nelle vie di Verona ! 708. R. scutatus L. — Luoghi rupestri e ghiaiosi, muri, ecc., nella zona elevata della regione : a S. Anna d'Alfaedo, ai Tra- chi, Revolto, ecc. ecc. — Però trasportato dalla corrente si trova nei greti di Adige presso Verona, ove l'ho raccolto nello scorso maggio (1893). Passo sotto silenzio molte e molte specie di questo genere come comunissirae : sino ad oggi presso Or ez zana non ho in- contrato R. tuberosus ivi indicato da Segujer. Amaranthaceae. 709. Amaranthus retroflexus L. — Lungo le vie, nei campi, nelle macerie in tutta la regione dal piano sino a toccare alti- tudini comprese fra 500 e 600 metri : per esempio ErUn, Ro- saro, Prun, ecc. 710. A. albus L. — Rarissimo e forse accidentalmente : in un deposito di materiali presso S. Michele extra, ed a poca di- stanza dalla linea ferroviaria (ottobre 1876). 711. A deflexus L. — Lungo le vie nella città ed in tutti i din- torni di Verona dai quali penetra in tutte le vallate che sboccano nella pianura : per esempio, in Valpantena presso Grezzana. Ovunque sino ad altitudini considerevoli s'incontrano A.pa- tulus Bert., A. incurvatus G-ren. et Godr., A. Blitum L., A. vi- ridis L. — A. caudatus L., A. tricolor L., Ceiosia cristata L., coltivati nei giardini s'incontrano sporadicamente qua e là e non infrequentemente. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 435 Phytolaccaceae. 712. Phytolacca clecandra L. — Affatto naturalizzata s'incon- tra lungo i muri ed i fossati, nelle macerie in tutta la regione: per esempio in Verona nel Giardino del Collegio degli Angeli ; in tutta la Valpolicella; nella Valpantena sc.Grezzana; al Ca- stello di Montorio; nella Valle d'Illasi a Tregnago, ecc., ecc. — Osservo che questa pianta non è ricordata né da Fona, né da Segujer. Chenopodiaceae. 713. Spinacia oleracea L. — Coltivata e sporadica qua e là : per esempio in Campagnola di Verona. 714. Atriplex hasiata L. — Dal piano ai monti sino ad una certa altitudine: per esempio nella Valpantena presso Lugo (m. 300) e più in alto nei Lessini a Cerro (ra. 728). 715. A. patula L. — Dovunque nei campi, nelle siepi, lungo le vie ed i fossi dal piano alla zona subalpina. È coltivata e s' incontra sporadica Atriplex hortensis L. 716. Beta vulgaris L. — Coltivata e sporadica qua e là : per esempio a Romagnano sopra Grezzana (m. 360). 717. Chenopodium Bonus- Henricus L. — Copiosissimo in tutta la regione dalla zona montana all'alpina: raramente s'in- contra nella collina. 718. C. polyspermum L. a spicatmn (Moq) et j3 cymosum (Chev.). — Non si può dire specie comune sebbene s' incontri in tutta la regione : in Campo Marzo di Verona, nella Val- pantena, ecc., ecc. — La varietà ci/mosu7n, è stata raccolta da me con esemplari lussureggianti e giganteschi in una siepe nella Valle dell' Alpone fra Monteforte e S. Giovanni Illarione. 719. C. olidum. Gurt — Lungo le strade in tutta la regione: dal piano alla zona montana. In tutte le vie di Vei^ona al piede dei muri ; a Pescaniina d'Adige ed in tutta la Valpolicella ; nella Valpantena a Quinto e Grezzana, ecc., ecc., e più in alto a Romagnano (m. 300), Spredino (m. 456), Rosaro (m. 587), Cerro (m. 728). 720. C. hyhridum L. — Luoghi incolti, campi, vie, ecc., dal piano sale in alto sino a toccare altitudini di oltre 1000 m. In 436 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Verona nel Giardino Giusti ed in Campo Marzo; nella Val- pantena presso Stalavena; alla Strà di Caldiero; nella Valle d'Illasi presso Tregnago, ecc., ecc. — Alcune forme da me os- servate sono per lo meno prossime a C. ficifoUwn Sm. 721. C. opulifolium Schrad. — Nelle ortaglie, nei campi, lungo le vie, dal piano alla zona montana. 722. C. Botrys L. — Campi e luoghi arenosi : in Campo Marzo di Verona, e nella Val d'Adige. Si passano sotto silenzio C. murale L., C. urhicum L., e C. album L. con tutte le sue numerosissime varietà : specie volgatissime le quali, 1' ultima specialmente, si spingono ad al- titudini considerevoli. Di C. albuìn ho raccolto una forma sin- golarissima nel settembre del 1891 sul margine di un fosso presso Cà di Cozzi: la pianta in altezza non raggiunge 2 de- cimetri, ed i fiori sono riuniti in glomeruli grossissimi e vi- cinissiini. 723. Kochia scoparia Schrad. — Coltivato ed inselvatichito in più punti dal piano sino ad una certa altezza: nella città di Verona, nelle vie al piede dei muri; nella Valpolicella a Ca- stelrotto e altrove, nella Valpantena a Maroni, ecc., ecc. 724. Polycnemum, majus Al. Br. — Frequentissimo lungo le vie, nei campi, ecc., ecc.; A Verona nelle vie della città presso il Camposanto ; lungo tutto il tracciato ferroviario ; in Val d'Adige presso Domegliara, in Valpolicella a S. Maria in Progno, a Castelrotto, ecc., nei colli di Montorio; nella Val d'Illasi presso Tregnago, ecc. Segujer indica il suo Chenopodium annuum hu- mifusum, folio breviori et capillaceo, che io riferisco a Polycne- mum majus non avendo mai trovato presso di noi il vero P. ar- venseL., in viontibus Lessinensibus inter petras:^ ed io fra i sassi l'ho pure raccolto fra Valpantena e Valle di Squaranto nel Monte Novesago (m. 400). — È variabilissima la statura di questa Chenopodiacea : avendo io misurato esemplari gigante- schi, sdraiati al suolo e quasi repenti, raggiungenti circa la lun- ghezza di un metro di fronte ad altri con fusto eretto, alto ap- pena un centimetro, e che ad ogni modo per la lunghezza delle brattee erano da riferirsi a P. majus. * PI. veror., I, pag. 93. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 437 Urticaceae. 725. Urtica urens L. — Lungo le vie, al piede dei muri, nelle macerie: dal piano sino ad una certa altitudine nei monti (me- tri 1000 circa). Presso Quìnzano l'ho trovata in fiore sino dal febbraio. ^ serotina. « Pianta pumila vix poUicaris. » — Nelle siepi pressò Verona alla fine di ottobre ed in novembre. 72G. V. dioica L. — Sommamente polimorfa questa specie dal piano sale sino alle zone alpine. S'incontra frequentemente, per esempio in Campomarzo dì Verona, a Romagnano di Grez- zana, ecc., ecc., una forma serotina et unibrosa, ramosissima, col fusto superiore ad un metro in altezza, quasi frutescente, colle foglie piccole ; la quale credo corrisponda alla pianta di- stribuita dalla Sociètè helvèiique sotto la denominazione di U.ga- ìioimdifolia, se non erro. 727. Uumulits Liqndus. — Nelle siepi, nei boschi, nei muri, nei luoghi selvatici : ovunque dal piano ad altitudini comprese fra 1000 e 1200 metri. 728. Ulmus campestris L. — Ovunque dal piano alla zona subalpina nei boschi, nelle siepi, nei muri e nelle rupi ; con tutte le sue forme, suberosa (Ehrh.), glabra (Mill.), corylifoUa (Host.), microphylla Goir., ecc. È coltivata U. montana With., ma è possibile possa rinvenirsi nei monti in unione a TJ. pe- dunculata Foug. 729. Celtis australis L. — Rupi, siepi e luoghi selvatici nella intera regione dal piano alla zona montana, nella quale si fa rara. 730. Morus alba L. — Coltivato : ma frequentemente s' in- contra nelle siepi e nei muri quasi fatto selvatico: per esempio nella Collina Veronese, nel Colle delle Ungherine e nel Monte Larzano sopra Avesa, nel Vaio dell'Anguilla, ecc. 731. Ficus Carica L. — Nelle rupi, nei vecchi muri, nei mo- numenti vetusti, torri, campanili, ovunque : salendo dal piano ai monti sino a toccare altitudini comprese fra 1000 e 1200 m. 732. Broussonetia papijrifera Vent. — Oramai inselvatichita nelle siepi, nelle rupi e nei muri: dal piano si avanza sino alla zona montana. 488 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Platanaceae. 733. Plaianus orientalis L. — Luoghi umidi e sabbiosi : presso Parona sAV Adige; a Verona in Campomarze nei luoghi stati inondati; a Campalto; lungo il Fiwnicello di Montorio, e non infrequentemente anche nelle Risaie. L' ho osservato persino nelle mura della città di Verona. Il Presidente prof. Arcangeli presenta una forma abbastanza strana di galla sul Quercus Cerris, rammentante i frutti di una pic- cola Maclura. Mandata per esame al prof. Massalongo, questi affermò esser dovuta siìV Aìidrisous aestivalis, che crede per la prima volta trovato in Italia. Espone quindi i risultati di alcune ricerche da lui ultimamente eseguite sul Narcissus Puccinellii e sul -Ai^. hiflorus. Relativamente al N. Puccinellii, egli riferisce che sopra più di 350 fiori di questa specie, ottenuti da esemplari coltivati nel R. Orto botanico di Pisa, alcuni dei quali furono fecondati dal polline di altri fiori della stessa specie favoritigli dal dott. Levier, non potè ottenere neppure un solo frutto maturo. Alcuni degli ovarii di questi fiori mostrarono d'ingrossarsi un poco più degli altri dopo la fioritura, ma tutti poi si disseccarono senza abbonire neppure un seme. Quanto poi al N. hi- florus egli ha osservato un fatto abbastanza strano, e che non trova registrato finora da coloro che si occuparono della nostra flora, cioè che gli ovarii di questa specie si presentano privi di ovuli ed affatto inetti alla riproduzione, e gli stami con antere imperfetta- mente sviluj)pate od atrofiche. Egli però si riserva di tornare sopra questo argomento. Il Segretario Baroni parla di un fenomeno, conosciuto sotto il nome di pioggerella, osservato sotto le piante di Fraxinus excelsior dell'Orto botanico di Firenze. Il fenomeno è stato già studiato da altri su piante differenti, come di recente dal Socio Pasquale sui Tigli; aggiunge che nell'Orto botanico fiorentino detto fenomeno riscontrasi sotto altre piante, come alcuni Tigli e sotto il Cercis siliquastrum. La pioggerella del Fraxinus ha durato pochi giorni, cioè dal 9 al 14 o 15 giugno di quest' anno : il fenomeno era mag- giormente manifesto la mattina, prima che il sole fosse ben alto sull'orizzonte : al sopraggiungere del sole i globetti costituenti la pioggerella andavano disfacendosi alla superficie tanto delle foglie del Fraxinus, quanto su quelle di piante ad esso sottostanti. Sulla pagina inferiore delle foglie delle piante mostranti il feno- meno si incontran numerosi afidi: ad essi forse deve attribuirsi la pioggerella stessa: in ogni modo però è il caso di studiare più dav- RIUNIONE GENERALE IN PERUGIA 439 vicino il fenomeno e decidere se debba attribuirsi a una secrezione degli afidi, oppure ad una eccessiva trasi^irazione della pianta. Il dott. Del Guercio domanda la parola per avvertire che il prof. Targioni si è occupato di questa questione. Il presidente ricorda che secondo lo stabilito le sedute della Sede di Firenze saranno sospese sino al mese di Ottobre. Togliesi quindi l'Adunanza. V* RIUNIONE GENERALE IN PERUGIA. In conformità di quanto era stato deliberato nell' Adunanza del 1892 in Genova, la 6* Riunione generale ha luogo in Perugia dal giorno 8 di agosto al 16 detto col seguente programma: Martedì 8 Agosto. — Ore 8 pom. Conversazione serale. Mercoledì 9. — Ore 8 ant. Adunanza privata. Nelle ore pomeridiane visita ai monumenti. Giovedì 10. — Ox-e 8 ant. Prima adunanza pubblica. Nel pomerig- gio escursione nei dintorni di Perugia. Venerdì 11. — Escursione al Lago Trasimeno. Sabato 12. — Ore 3 ant. Seconda adunanza pubblica. Ore 2 pom. Se- conda adunanza privata. Domenicp, 13. — Escursione al Monte Subasio. Lunedì 14. — Ore 8 ant. Terza adunanza pubblica. Partenza pel Gran Sasso d'Italia. Martedì 15. — Escursione al Gran Sasso. Mercoledì 16. — Ritorno dal Gran Sasso. Alla Presidenza siedono : il prof. Arcangeli Presidente, il sig. Som- mier Vice- Presidente, e i signori Baroni dott. Eugenio e Biondi Antonio Consiglieri. Sono intervenuti diversi Soci. Assistono alle adunanze pubbliche come invitati il sig. Sindaco di Perugia e il Rettore dell'Università, nonché varie altre persone. 440 RIUNIONE GENERALE IN PERUGIA Le adunanze sono tenute in una sala della Università gentilmente messa a disposizione dal Rettore, ed elegantemente addobbata. In ordine al programma la sera del di 8 in una sala del Comune si riuniscono in amicbevole conversazione i Soci della Società bota- nica italiana non che alcune autorità cittadine e varie persone note- voli. Le Autorità municipali fanno gli onori di casa. Adunanza privata del 9 agosto 1893. Il Presidente prof. Arcangeli apre l'adunanza ad ore 8 ant. invi- tando gl'intervenuti a presentare le procure di cui fossero eventual- mente muniti. Si scusano per lettera di non assistere alla Riunione il prof. Ca- rnei T., il prof. Pirotta E,., il prof. Saccardo A. ed il prof. Pa- squale F., e si scusano pure e si fanno rappresentare mediante procura i Soci : Sigg. Baroni P., Borzi prof. A., Bottini dott. A., Calori dott. U., Della Ripa V., Goiran prof. A., Rossetti dott. C, Micheletti cap. L., Martelli U. Il Presidente rende conto della gestione annuale 1892-93 espri- mendosi nei seguenti termini : Egregi Consoci, Nella Riunione generale che fu tenuta in Genova l' anno passato, insieme al Congresso botanico internazionale, fu stabi- lito che la prossima Riunione fosse convocata in Perugia, pos- sibilmente nella prima quindicina del mese di Agosto, rilasciando però alla Presidenza la facoltà di variare la data, ove le circo- stanze lo esigessero. In seguito a tale deliberazione, il Consiglio di direzione si é dato ogni premura, affinchè quel voto fosse mandato ad effetto. Certamente la scelta non poteva essere migliore. Né a dir vero, ebbe luogo soltanto la considerazione, che nella circostanza della elezione del nuovo Consiglio convenisse scegliere una località, che fosse di facile accesso tanto pei Soci del Settentrione quanto per quelli del Mezzogiorno, ma quella principalmente delle spe- ciali condizioni che questa illustre Città ci oflre, come una delle più colte dell' Italia centrale, già da lunga data celebre nelle RIUNIONK GENERALE IX PERUGIA 441 scienze e nelle arti, uno dei più importanti centri di studi, ed a ragione capoluogo di una floridissima provincia: località inol- tre adattatissima all'esplorazione botanica dello storico Trasi- meno, dell'alta Valle tiberina e di una delle parti più interes- santi dell'Appennino centrale. Con sommo rammarico debbo annunziarvi come anche in quest' anno la nostra Società ha dovuto subire gravi perdite. In quest' anno infatti la morte ci ha rapito due dei nostri migliori Soci, nelle persone del Prof. Giuseppe Antonio Pasquale di Napoli e del Prof. Giovanni Passerini di Parma, dei quali il secondo, come ben sapete, 'occupava la carica di Vicepresidente. Né si deve tralasciare di ricordare come, oltre queste perdite, altre gravissime abbia subite in questo stesso anno la Scienza nostra, quali quelle dello illustre Prof. Alfonso De Candolle di Ginevra, quella del Prof. Giorgio Vasey degli Stati Uniti, che prese parte al Congresso ultimamente tenuto in Genova e tenne pure la Presidenza in una delle nostre sedute, e quella altresì del Prof. Carlo Prantl di Eresiarla, che pure intervenne al nostro Congresso. Dall' epoca del Congresso di Genova al momento attuale dieci nuovi soci furono inscritti nel ruolo del nostro Sodalizio. Sic- come però, oltre i due defunti sopra ricordati, si sono perduti altri tre soci, che necessità volle fossero radiati a forma del- l'articolo 24 dello Statuto, il numero totale si è accresciuto di soli cinque. In seguito alle modificazioni degli articoli 5 e 19 dello Statuto, cioè che le Sedi sieno rappresentate in Consiglio da uno spe- ciale Delegato con diritto d' intervento e di voto, siccome il Consiglio direttivo funziona pure come seggio della Sede di Fi- renze, la Presidenza ha ritenuto che tale deliberazione fosse applicabile solo alla Sede di Roma. Avendo quindi data comu- nicazione di tale deliberazione alla detta Sede, in questa si pro- cedette alla nomina del rappresentante, che venne eletto ad unanimità nella persona del suo Vicepresidente Prof. Giuseppe Cuboni. Il Consiglio si è trovato in quest' anno in gravi difficoltà a cagione delle dimissioni di tre Consiglieri, cioè il Prof. T. Carnei, il Dott. Levier ed il Capitano L. Miòheletti, il primo dei quali disimpegnava l'ufficio di Segretario degli Atti, il secondo quello 442 RIUNIONE GENERALE IN PERUGIA di Segretario della Sede di Firenze, ed il terzo quello di Archi- vista. Con suo sommo dispiacere il Consiglio si è trovato nella necessità di prendere atto delle dimissioni dei Consiglieri sopra citati, a cagione delle circostanze, e valendosi dell' articolo 7 dello Statuto, lia invitato ad occupare temporariamente i posti di Consigliere vacanti il Prof. C. D'Ancona, il March. P. Bar- gagli ed il Dott. E. Baroni, affidando al primo 1' ufficio di Segre- tario della Sede di Firenze, al secondo quello di Archivista ed al terzo quello di Segretario degli Atti. Nella Riunione di Genova furono presentati 21 lavori in scritto dai Soci. Oltre a questi, 57 ne sono stati presentati com- ' plessivamente dalle Sedi di Firenze e di Roma nelle loro adu- nanze dall' Ottobre 1892 al Giugno 1893, senza tener conto delle comunicazioni che figurano nei processi verbali. Il Consiglio poi si è dato premura affinchè la pubblicazione del Bulleitino venisse effettuata secondo le norme già stabilite 1' anno decorso e con la sollecitudine desiderata. Quindi gli scritti e le comu- nicazioni conformi all' articolo 21 dello Statuto sono stati pub- blicati in fascicoli a parte dal Giornale Botanico Italiano, e con la maggiore diligenza compatibile in tal genere di pubbli- cazioni, ed i lavori di maggior mole, non essendo stati accettati dalla Direzione del Nuovo Giornale Botanico Italiano per man- canza di spazio, furono pubblicati frazionatamente nel Bullettìno stesso. Il Consiglio inoltre essendo stato informato dalla Direzione del detto Giornale com' essa intendeva di cessare la pubblica- zione del Giornale col termine del corrente anno, e che quindi essa non avrebbe potuto continuare negl' impegni contratti con la nostra Società per la pubblicazione del Bullettìno, quali sono riportati nell' articolo 32 dello Statuto, ha creduto suo dovere lo studiare i mezzi da adottarsi per la pubblicazione dei lavori dei Soci, ed oggi stesso intende presentarvi i resultati dei suoi studi, onde possano essere presi gli opportuni prov- vedimenti in proposito. Pure in quest' anno furono fatte varie esplorazioni botaniche sotto gli auspici della nostra Società. Per parte di alcuni Soci della Sede di Firenze fu effettuata un'escursione in Tirolo, una al Gargano ed alle isole Tremiti, ed altra al Procinto nelle Alpi Apuane. Da parte di tino dei Soci della Sede di Roma fu pure fatta un' escursione nella nostra Colonia Eritrea. RIUNIONE GENERALE IN PERUGIA 448 Il numero delle opere ed opuscoli che all' epoca della Riu- nione di Genova era di 1750 dovuti a 301 donatori, 127 italiani e 174 esteri, si è accresciuto fino al di d'oggi di 110 pubbli- cazioni, dovute a 44 donatori, 18 italiani e 26 esteri. Il Consiglio si è pure occupato delle proposte Penzig e ]\Iat- tirolo, già accettate dalla nostra Società nella Riunione di Ge- nova, l'una concernente la costituzione di una Commissione permanente per la regolare esplorazione della Flora italiana, e r altra riguardante la costituzione di un Comitato per redigere un elenco bibliografico dei lavori di Botanica pubblicati in Italia a datare dal 1880. Quanto alla prima il Consiglio si é dato cura di scegliere un certo numero di persone, fra quelle che più attivamente si occupano della nostra flora, ed ha loro inviato una circolare, per invitarle a formar parte della Commissione floristica da costituirsi. Parte di queste hanno già dato gentil- mente la risposta di adesione, altre non hanno risposto, ma certo non mancheranno di farlo, onde la Commissione può dirsi già almeno in parte costituita. Quanto poi alla proposta Matti- rolo, siccome 1' Autore stesso ha creduto di modificarla subor- dinatamente al lavoro della Commissione floristica, riducendola ad un rendiconto bibliografico annuale, il Consiglio ha creduta conveniente di soprassedere. Relativamente al Rendiconlo finanziario della Società, il Con- siglio ritenendo che debba farsi al termine di ogni anno, e che successivamente debba essere presentato alla Società per la re- lativa approvazione, ha creduto conveniente farlo stampare nel BulleUino, onde i Soci tutti possano prenderne cognizione, per discuterlo ed approvarlo nella Riunione generale immediata- mente successiva, tralasciando di dare, come fu fatto fin qui, un Rendiconto parziale o Stato di cassa dell' anno in corso, cosa che ha ritenuto insufl!ìciente e superflua. Come già sapete, il Rendiconto dell'anno 1892 fu già presentato nel principio del corrente anno al Consiglio, e successivamente pubblicato nel N." 2 del BulleUino a pag. 49. Certamente tutti ne avrete presa cognizione, onde mi limito solo a ricordarvi che la nostra So- cietà nel 1892 ebbe un'entrata di L. 2766.35 ed un'uscita di L. 2542. 51 e quindi un resto di cassa di L. 223. 84, e lo stato attivo della Società a tutto il 1892 resultava di L. 1500 in una cartella di credito alla Cassa di Risparmio di Firenze, L. 800 444 RIUNIONE GENERALE IN PERUGIA in altra simile alla Cassa di Sconto, L. 580. 50 come credito per contribuzioni di Soci, L. 189 di mobili e suppellettili, e L. 2750, valore assegnato alla Biblioteca sociale, cioè in tutto L. 5819. 50. Il Consiglio pertanto sottopone alla vostra approvazione il suo operato e la sua gestione economica. Egli v' invita inoltre a stabilire il luogo ove dovrà tenersi la Riunione dell' anno prossimo, ed a discutere sopra alcune sue proposte. Finalmente dovrete occuparvi della nomina di un Vicepre- sidente e tre Consiglieri pel rimanente del corrente anno, e della rielezione di tutto quanto il Consiglio pel prossimo trien- nio 1894-96. L' approvazione dell' operato della Direzione viene votata all'una- aimità. Si passa quindi a trattare del luogo e del tempo della prossima Riunione. Il Presidente a questo proposito dà lettura di una lettera del prof. Borzi, con la quale prega che sia fatto noto agli intervenuti alla presente seduta come nel 1895 saranno fatte feste a Palermo in occasione del Centenario dalla fondazione dell'Orto botanico di quella città, e perciò proporrebbe che la prossima Riunione della Società botanica fosse tenuta a Palermo in quella circostanza. Il Pre- sidente dà pure comunicazione di un' altra lettera inviata ultima- mente dal capitano Micheletti al prof. Massalongo, in cui si fa voti perchè la prossima Riunione si tenga a Messina. Alcuni dei convenuti propongono che si dia la precedenza alla proposta del prof. Borzi, sia perchè fatta molto tempo prima di quella del capitano Micheletti, cioè nel luglio, sia per la maggiore impor- tanza di Palermo e del suo Orto Botanico. Aperta la discussione su questo argomento è approvato a mag- gioranza che la prossima Riunione sia convocata a Palermo; ag- giungendo inoltre che, se le circostanza lo permetteranno, una delle sedute scientifiche si tenga a Messina. Circa l'epoca in cui dovrà effettuarsi la Riunione, stante che il prof. Borzi ha manifestato nella sua lettera il desiderio che sia nell' aprile del 1895, i conve- nuti osservano che in detta epoca la maggior parte degli insegnanti sono occupati nelle loro fuzioni ufficiali e che quindi sarà preferibile, se non ci sono gravi ragioni che lo impediscano, che la Riunione avvenga nella seconda quindicina di settembre dell'anno venturo ; del resto rilasciano al Consiglio piena facoltà di decidere in pro- posito, dopo presi accordi opportuni con il prof. Borzi. Il Presidente rammenta come col presente anno 1893 la Direzione del Nuovo Giornale botanico italiano ne cessi la pubblicazione. Espri- RIUNIONE GENERALE IN PERUGIA 445 me quanto dispiacere rechi ai cultori italiani della botanica la ces- sazione di un periodico cosi importante del quale ricorda brevemente la storia, cbe tanto si collega a quella del risorgimento degli studi botanici in Italia, e fa pure osservare come venga altresì a ces- sare la convenzione riportata nell' art. 33 dello Statuto relativa- mente alla pubblicazione del BuUettìno della Società botanica italiana. Egli espone come il Consiglio, nulla necessità di studiare i provvedi- menti da prendersi per le pubblicazioni della Società, sia venuto in pensiero di proporre alla Società stessa di continuare non solo il Bullettino, quale fu condotto fin qui, pei lavori cbe non superino le 8 pagine di stampa, ma parimente il Nuovo Giornale botanico ita- liano, nel quale sarebbero accolte le pubblicazioni di maggior mole. Riferisce pure sulle pratiche fatte a tale scopo presso la Direzione del detto periodico, e per rassicurare circa i dubbi finanziari che potessero nascere, dà le opportune spiegazioni. In seguito a matura discussione sopra tale argomento è accettata all' unanimità la proposta del Consiglio con le condizioni che per quanto è possibile, si mantenga lo stesso indirizzo scientifico che ebbero sin qui quei periodici, che tanto il Nuovo Giornale botanico, quanto il Bullettino della Scfcietà botanica siano venduti riuniti al prezzo di L. 25, e che relativamente ai lavori da pubblicarsi nel Nuovo Giornale botanico sia rilasciata facoltà al Consiglio di non accettare quelli di mole eccessiva o che non credesse conveniente jjubblicare. Da questa decisione ne viene di conseguenza la necessità di mo- dificare alcuni articoli dello Statuto ; perciò si passa alla discussione delle proposte di modificazioni dei medesimi, le quali vengono ap- provate nella forma che segue. Art. 6. — Dove dice « Segretario del Bullettino » si sostituisca : < Segretario delle Pubblicazioni. » Art. 6. — Vi si aggiunga: « Fanno eccezione i Consiglieri i quali cuoprono 1' ufficio di Segretario delle Pubblicazioni e di Eco- nomo, che possono essere riconfermati anche oltre il sessennio. » Art. 13. — Il Segretario delle Pubblicazioni attende ad esse, le in- via ai Soci, ne fa cambio con altre pubblicazioni, previa approva- zione del Consiglio, e ne cura la vendita a L. 25 al volume (com- preso Bullettino e Nuovo Giornale botanico italiano). Art. 33. — Disposizioni transitorie fino alla prossima Riunione ge- nerale. « Le pubblicazioni della Società consisteranno in un Bullettino men- sile, nel quale prenderanno posto per intero le comunicazioni fatte dai Soci nelle Adunanze, o altrimenti per estratto redatto dall' Au- tore, purché non oltrepassino mezzo foglio di stampa e non siano accompagnate da tavole ; in un Periodico trimestrale che porterà il titolo: Nuovo Giornale botanico italiano — Nuova Serie — Memorie della Società botanica italiana; nel quale compariranno i lavori che oltrepassino il limite del mezzo foglio di stampa. Per i lavori cor- 446 RIUNIONE GENERALE IN PERUGIA redati di tavole, il Consiglio deciderà se le spese di queste possano essere sopportate dalla Società. Gli autori riceveranno 100 copie a parte della propria comunicazione con impaginazione e numerazione del Giornale o del Bullettino. » Dopo ciò si passa alla votazione per la nomina di tre Consiglieri, da sostituirsi ai tre dimissionarii, pel resto del triennio 1891-93. Vengono eletti i signori : Bargagli P. Baroni E. D' Ancona C. Si procede inoltre a norma dello Statuto alla elezione del nuovo Consiglio pel triennio 1894-96. Risultano eletti : Arcangeli prof. Giovanni Presidente^ il quale ringrazia per la nuova manifestazione di stima che gli viene data. Alle altre cariche resultano eletti : Pirotta R. Borzi A. Sommier S. Saccardo P. Bargagli P. Biondi A. Baroni E. Pucci A. Martelli U, Batelli A. Vice-Presidenti Consiglieri L'adunanza privata quindi è tolta a ore 12 e mezzo. Nelle ore pom. dello stesso giorno 9 agosto i convenuti, accom- pagnati dall' egregio professor Bellucci, visitano i monumenti della città. Adunanza pubblica del 10 agosto. Presiede il prof. Arcangeli ed aperta 1' Adunanza a ore 8 ant. il prof, di Ostetricia, rappresentante il Rettore dell'Università di Perugia, con acconcie parole dà il saluto di Perugia ai convenuti. Il Presidente prof. Arcangeli ringrazia a nome della Società bo- tanica italiana le Autorità perugine per l' accoglienza ricevuta. Apre quindi la discussione scientifica. RIUNIONE GENERALE IN PERUGIA 447 Crede dovere per prima cosa esporre la sua Relazione sull' ope- rato della Commissione par l'esplorazione della flora italiana: RELAZIONE SULLE COMUNICAZIONI INVIATE ALLA PRE- SIDENZA DELLA COMMISSIONE PER L' ESPLORAZIONE DELLA FLORA ITALIANA. Il Consiglio di direzione della nostra Società, allo scopo di mandare ad effetto la proposta del prof. Penzig, relativa alla costituzione di una Commissione per la regolare esplorazióne della Flora italiana, giudicò opportuno, come già esposi, l'invi- tare mediante una circolare, le persone che più attivamente si occupano della nostra flora, a formare parte di detta Commis- sione. Siccome pertanto varie delle persone, cui fu diretta detta circolare, risposero affermativamente, ed alcune pure inviarono le loro parziali relazioni, ho ritenuto che detta Commissione possa ritenersi come, almeno in parte, costituita, e mi accingo quindi a riferire sopra quanto mi venne comunicato. Cominciando dalle Fanerogame riporterò una lettera del prof. Mori di Modena, che mi fu ultimamente indirizzata. « 111.""* Sig. Presidente, « A tenore di quanto fu prescritto con lettera del 25 marzo, « Le trasmetto gli esemplari delle specie che sono state rac- « colte in questa regione, dopo 1' ultima pubblicazione riguar- < dante la Flora del Modenese e del Reggiano. « Le spetìe riguardanti la flora dell' Emilia superiore sono < abbastanza numerose, e tali da poter dare una completa idea « della flora di questa parte d' Italia. — Fra i lavori che riguar- « dano la flora Emiliana, senza tener conto delle flore generali, « si possono citare : « ViTMAN Fulgenzio, Saggio della Moria erharia delle Alpi « di Pistoia, Modena e Lucca, Bologna 1773. « Re Filippo, Viaggio al Monte Ventasse ed alle Terme di < Quara nel Reggiano, Modena 1790. < Re Piiilippi, Flore Athestinae Prodromus, Mutinae 1816. 448 RIUNIONE GENERALE IN PERUGIA « Le pubblicazioni più recenti sulle flore del Modenese e del « Reggiano sono quelle dei prof. Gibelli, Pirotta e dello scri- « vente, i quali, mettendo a profìtto i sopra citati lavori e ser- « vendosi degli esemplari raccolti in numerose erborazioni e « depositati nell' Erbario dell' Orto botanico di Modena, hanno « potuto dar luogo alle pubblicazioni seguenti : « Girelli Gtiqseppe e Pirotta Romualdo, Flora del Mode- « nese e del Reggiano, Modena 1882. (Atti della Società dei Na- (.. 5. A. muscarìa Lin., simile perfettamente agli esemplari finora descritti; (Tempio e Cagliari). 6. A. strolnli formio var. aculeata Quélet. Ne studiai due esem- plari provenienti da Tempio; erano simili alla figura data dal Quélet ed avevano la caratteristica delle verruche acute sul pileo. Le spore ellissoidali misuravano 12 * 7 jx ed i basidii clavati, con 4 sterigmi, 20 * 7 p.. 7. Amanitopsis vaginata (Bull.) Roz. forma verrucosa Vogl. I quattro esemplari provenienti da Tempio avevano un pileo leggermente campanulato, solcato sul margine, di color cenerognolo e coperto di verruche quasi triangolari, bianchiccie, largo dai 5 ai 6 cm.; lamelle libere, bianchic- cie, alte circa 18 mm. con spore ellissoidali large da 8 a 10 jx e basidii clavati con quattro sterigmi lunghi dai 20 ai 22 /i e larghi da 6*7 /x ; stipite cilindrico, legger- mente ingrossato alla base, bianchiccio, spugnosa nell'in- terno, leggermente fioccoso all'esterno, lungo circa 8 cm., largo alla base 2 o 3 cm., all'apice da 1 a 5 cm. e mu- nito di una volva circolare rompentesi facilmente in squame. Difl^erisce dalla specie tipica specialmente per le verruche triangolari e siccome non presenta d' altra parte i caratteri dell'ai, friahilis di Karsten, ho creduto il do- verla considerare come una forma della A. vaginata di Bulliard. 470 RIUNIONE GENERALE IN PERUGIA 8. Lepiota procera Scopoli. Ne studiai ^ue esemplari che ave- vano un pileo con un diam. di 22 a 24 cm., spore ellis- soidali lunghe dai 14 ai 22 ju, e larghe dai 10 ai 12 n-, basidi! clavati, con 4 sterigmi, lunghi dai 24 ai 26 ja, e larghi dai 6 agli 8 /x; (Cagliari). 9. L. Friesii Lasch. Gli esemplari erano perfettamente simili alla figura data dal Quélet ed avevano uno stipite lungo 12 cm., ed un pileo dai 12 ai 14 cm., le spore erano ellis- soidali e misuravano 5-8 /x di lunghezza e 2 o 3 jn di larghezza, basidii clavati, con 4 sterigmi, lunghi 12-16 jx larghi 7 jx; (Cagliari). 10. L. clypeolaria Bulliard. Gli esemplari erano molto svilup- pati, del resto somigliantissimi alla descrizióne ed alle figure dei diversi autori; (Cagliari). 11. L. erminea Fries. Ne studiai tre esemplari perfettamente tipici. Le spore erano ovoidali e misuravano una lun- ghezza di 10-12 /i ed una larghezza di 5-7 jjì, basidii cla- vato-allungati, con 4 sterigmi, erano lunghi 20-22 ju. e larghi 8-10 jj.; (Tempio). 12. L. granulosa Batsch. I quattro individui studiati erano so- miglianti specialmente alla figura data dal Gillet, Icones fung., ed avevano un pileo carnosetto, convesso, campa- nulato, forforaceo, di color ferruginoso, largo circa 3 cm.; lamelle bianchiccie, con spore tondeggianti, lunghe 3-5 /t e larghe 3 /x, basidii cilindrici, con quattro sterigmi, lunghi 12-15 p. e larghi 2-6 p-, ed uno stipite cilindrico, leg- germente ingrossato nella parte inferiore, di color bianco- violaceo, rugoso esternamente, fistoloso nell'interno e lungo dai 4 ai 7 cm., largo circa 7 mm.; (Cagliari). 13. Armillarìa aurantia Schaeffer. Ne potei studiare due esem- planti i quali avevano il pileo appianato, squamoso, di co- lore aranciato, largo circa 7 cm. ; lamelle bianchissime, ristrette, con spore tondeggianti con diametro di 3-4 /x, basidii clavati, con 4 sterigmi, lunghi 12 /x, larghi 2 /x; stipite coperto di squame giallo -aranciate, cilindrico, lungo 4 a 5 cm., largo 7-8 mm. ; (Tempio). 14. A. Tnellea Vahl. forma minima Vogl. — I tre esemplari che esaminai presentavano tutti i caratteri della specie A. Tnel- lea Vahl. ad eccezione delle dimensioni. Il pileo si pre- RIUNIONE GENERALE IN PERUGIA 471 sentava convesso, carnoso, di color gialliccio, squamoso specialmente nel centro e misurava un diam. di 1 a 2 cm., le lamelle bianchiccie e decorrenti portavano spore ton- deggianti lunghe 8-9 /x e larghe 5-6 p. ; i basidii clavato- allungati, lo stipite cilindrico, bulboso alla base, di color ferruginoso, lungo 4 cm. e largo 1 cm., con anello fioc- coso; (Cagliari). 15. TricJioloma albo-hrimnewn Persoon — Esemplari perfet- tamente eguali alle descrizioni e figure dei diversi autori; (Cagliari). 16. T. terremn Schaeffer — Esemplari tipici; (Cagliari). 17. T. sulphureum Bulliard — I due esemplari studiati avevano i caratteri della specie descritta e figurata dal Bulliard. Le spore ellissoidali, misuravano 7-10 /^ di lunghezza per 5-6 w di larghezza; basidii clavati, con 4 sterigmi, lun- ghi 20-24 /i, larghi 6 /x; (Cagliari). 18. T. personatum Fries — (Tempio). 19. T. grammopodiuin Bulliard — Somigliantissimo alla de- scrizione e figure del Bulliard; (Tempio). 20. T. onelaleucum var. adstringens Persoon — Gli esemplari avevano un pileo leggermente convesso, largo 6-7 cm,, di color bruno-rossiccio, lamelle bianchiccie, spore lun- ghe 7-9 /x e larghe 4 ju,, basidii con quattro sterigmi, lun- ghi 25-30 jj., larghi 8 ja; stipite sottile, ingrossato alla base; (Cagliari). 21. T. humile Fries — Esemplari perfettamente eguali alla spe- cie; (Cagliari). 22. ClUocybe odora Bulliard — I tre esemplari studiati corri- spondevano alla descrizione e figura del Bulliard, tav. 556 fig. 3; le spore erano ellissoidali e misuravano una lun- ghezza di 6-8 yx per 4-5 di larghezza ed i basidii clavati, con 4 sterigmi, lunghi 20-25 /x, larghi 8-10; (Cagliari). 23. C. geotropa. — Esemplari eguali alle diverse descrizioni e figure date dagli autori; (Tempio). 24. C. cyathiformis Fries, forma incarnato-alutacea. — Esem- plari con pileo di color rugginoso, lamelle decorrenti e stipite rossiccio. Di questa forma ne trovai già numerosi esemplari nelle pinete presso Massa Carrara; (Tempio). 25. C. laccati Scopoli — Numerosissimi esemplari con pileo e 472 RIUNIONE GENERALE IN PERUGIA stipite di diversi colori, gialliccio, porporino ed incarnato, (Cagliari e Tempio). 26. CollyMa radicata Relh. — Esemplari con pileo straordina- riamente dilatato (15-16 era. diam.) e stipite lungo circa 22 cm., del resto perfettamente eguali alle diverse descri- zioni; (Cagliari). 27. C. velutipes Curtis, var. aculeata Vogl. — Ne potei studiare quattro esemplari i quali avevano un pileo carnosetto, leg- germente convesso, ottuso, ricoperto da piccoli aculei spe- cialmente verso il centro, poco vischioso, di color rosso- gialliccio, largo circa 5 cm.; lamelle convesse, gialliccie, con spore ellissoidali, lunghe 4-8 p., larghe 4-6; basidii cilindrico-clavati, con quattro sterigmi, lunghi 21-24 /i, larghi 8 //; stipite cilindrico, vellutato, rossiccio verso l'alto, nerastro alla base, lungo 6-8 cm. ; (Cagliari). 28. C. conigena Persoon — Esemplari normali ; (Cagliari e Tempio). 29. C dryophila Bulliard — Esemplari eguali alla descrizione e figura, tav. 434 del Bulliard.; (Cagliari). 30. Mycena lactea Persoon — Numerosi esemplari specialmente simili alle figure del Bulliard, tav. 563, fig. N. 0; (Cagliari). 31. M. galericulata Scopoli — Esemplari a lamelle rosse, del resto perfettamente tipici; (Cagliari). 32. M. tenerrima Fries — Ne studiai numerosi esemplari i quali avevano uno stipite lungo 1 cm. e mezzo ed un pi- leo largo 2 mm. e spore ellissoidali lunghe 8 /x, larghe 6 jx; basidii, con quattro sterigmi, lunghi 14 /x, larghi 6 /ì; ci- stidii lunghi 50, larghi 10 }j.\ (Cagliari). 33. M. corticola Schura. — Abbondanti esemplari tipici; (Cagliari). 34. M. caxjillaris Schura. — Esemplari con stipite sottilissimo, lungo 2 cm. e pileo largo 1 mm.; (Cagliari). 35. Omphalla wnibellifera Lin. — Numerosi esemplari simili perfettamente alle descrizioni degli autori ; (Tempio). 36. 0. fìbula Bulliard — Gli esemplari studiati erano alti 2-3 cm. ed avevano il pileo di color carnicino e spore ellissoidali lunghe 4 /t, larghe 3 ja; (Cagliari). 37. 0. gracillima Weinm. — Esemplari piccolissimi con pileo largo 5 mm., lamelle fortemente decorrenti, bianchiccie ; spore ellissoidali lunghe 5-6 /x, larghe 3-4 /x, basidii cilin- RIUNIONE GENERALE IN PERUGIA 473 drici, con 4 sterigmi, lunghi 15 ji, larghi 7 /i; stipite fili- forme, bianchiccio, lungo 9-11 mm., fioccoso alia base; (Ca- gliari). 38. Plewoliis ubnarius Bulliard — Esemplari tipici somiglianti alla figura del Cooke, Illustrations of Brit., fungi, tav. 227; (Cagliari). 39. P. Olearius var. Carpini Fries — Esemplari simili alla figura del Barla, Champignons de Nice ecc., tav. 24, fig. 57; (Cagliari). 40. P. ostreatus Jacq. — Esemplari con pileo bruniccio, simili alla figura del Vittadini, Funghi Manger., tav. 4; (Cagliari, Tempio). 41. P. striatuliis Fries — Esemplari con pileo conico-campa- nulato, bianco-rossiccio, largo 6 mm.; lamelle rarissime, bianco-bruniccie e spore minutissime tondeggianti, con 3-4 ja di diam., (Cagliari). 42. Hygrophorus eburneus Fries — Ne studiai parecchi esem- plari, i quali avevano un pileo bianco candido, largo 7 cm.; lamelle piccole, decorrenti, con spore tondeggianti aventi un diametro di 6 ya; stipite ingrossato superiormente, lungo 10-12 cm.; (Cagliari). 43. H. iì7^atensìs Fries — Esemplari simili alla descrizione del Persoon ed alla figura del Bulliard, tav. 587, tutti però avevano il pileo di color carnicino, largo 10 cm. e spore ellissoidali lunghe 9 jut, e larghe 4 ju.; (Cagliari). 44. E. vìrgineus Fries — Alcuni esemplari si presentavano con pileo leggermente carnicino, largo 5 cm.; le spore erano ellissoidali, lunghe 10 jx, larghe 5 /* ed i basidii, con 4 sterigmi, lunghi 44-50 fi-, larghi 5 jx; (Cagliari-Tempio). 45. H. puniceus Fries — Esemplari tutti di color gialliccio, con spore ellissoidali, lunghe 8-10 j*, larghe 4-5 ju.; (Tempio). 46. Lactarius deliciosus Fries — Esemplari tipici; (Cagliari- Tempio). 47. Rassula lactea Fries — Esemplari simili specialmente alla figura del Barla, Champ. de Nice ecc., tav. 15, fig. 1-13; (Tempio). 48. CanthareWcs cibarius Fries — Alcuni esemplari presenta- vano uno stipite variamente ramificato ed un colore giallo-carnicino; (Tempio). 474 RIUNIONE GENERALE IN PERUGIA 49. Marasmius Oreades forma aculeaius Vogl. — Ne studiai parecchi esemplari, che avevano un pileo convesso car- noso, coperto da piccoli aculei specialmente verso il mar- gine; lamelle consistenti, dilatate, con spore ellissoidali, lunghe 8 ju., larghe 4-6; stipite cilindrico bianchiccio, lungo 7 cm.; (Cagliari). 50. M. Rotula Fries — Esemplari simili alle varie descrizioni ed alla figura del Berkeley, Outl. of Brit. Fungi tav. 14, fig. 7; (Cagliari). 51. Lentinus tigrinus Fries — Gli esemplari studiati rassomi- gliavano specialmente alla figura del Bulliard, tav. 70; (Tempio). 52. L. cochleatus Fries — I parecchi esemplari che potei os- servare avevano i caratteri della specie e rassomiglia- vano alla figura del Berkeley, Outl. of Brit. Fungi tav. 19, fig. 4; (Cagliari). 53. Panus conchatus Fries — Ne studiai quattro esemplari che avevano gli stipiti variamente ramificati e si sviluppa- vano da un tronco di PopiUus ; di tutte le figure la più esatta è senza dubbio quella data dal Krombotlz Nat. Abbild., tav. 42, fig. 1 e 2; (Cagliari). 54. Lenzites abietina Fries — Esemplari con pileo largo 10 cm. e lungo 4 e lamelle dentate, decorrenti e glauche; (Tempio). 55. Scìiizophijllwn commune Fries — Esemplari tipici; (Tem- pio, Cagliari). 56. S. unibrinum Berkeley — Molto simile alla descrizione del Berkeley, le lamelle erano rare e con spore allungate, 8- 10 }x lunghe, larghe 4-6 ju.; (Cagliari). Sect. Rhodosporae. 57. Pluieus nanus Persoon, var. lutescens. — Simile alla fi- gura del Bulliard, Champ., tav. 547, fig. 3; (Cagliari). 58. L'ntoloma prunuloides Fries — Ne studiai due esemplari che avevano un pileo gialliccio, largo 4-5 cm., lamelle car- nicine con spore tondeggianti, angolose, aventi un diam. di 8-9 /x; basidii clavati, con quattro sterigmi, lunghi 20- 25 /A, larghi 8 jx; stipite qua e là ingrossato, lungo circa 8 cm.; (Tempio). RIUNIONE GENERALE IN PERUGIA 475 59. Entoloma sericellam Fries — Esemplari simili perfetta- mente alle descrizioni degli autori ed alla figura del Cooke, Illustrai of Brit. Fungi, tav. 307; (Cagliari). 60. Clitopilas Prunuhts Scopoli, forma sardoa. — Ne potei esa- minare cinque esemplari i quali avevano un pileo carnoso, convesso, cenerognolo, ricoperto da alcune zone rossiccie, largo 10 cm., lamelle decorrenti, carnicine, leggermente denticolate, con spore ellissoidali, giallo bianchiccie, lun- • glie 10-15 }i, larghe 6 ju; basidii clavati con quattro ste- rigmi, lunghi 22-26 }i, larghi 8 ju,; stipite ingrossato alla base, bianchiccio e lungo 5-7 cm, — Differisce dalla spe- cie e per le zone sul pileo e per le lamelle leggermente denticolate; (Tempio). Sect. OCHROSPORAE. GÌ. Pholiota pumila Fries. — Esemplari molto piccoli con pi- leo largo 8 mm., lamelle adnate giallo-pallidiccie con spore ellissoidali lunghe 6-10 ju, larghe 6 /x, e stipite fi- stoloso, sottilissimo lungo 3 cm., largo 1 mm.; (Cagliari). 62. Inoojbe piriodora Persoon — Gli esemplari studiati erano simili alla figura del Cooke, lllustrat. of Brit, Fungi, tav. 472; (Tempio). 63. /. rimosa Bulliard — Esemplari eguali specialmente alle figure del Cooke, lllustr. of Brit. Fungi, tav. 384; (Ca- gliari). 64. /. perbrevis Weinm. — Esemplari piccolissimi con pileo carnosetto, largo pochi cm., lamelle bruniccio con spore ovate lunghe 10-12 /x, larghe 5 /x, e stipite lungo 2-3 cm., leggermente ingrossato alla base; (Tempio). 65. /. geophìjlla Sowerby — Esemplari tipici, somigliantissimi alla figura del Sowerb3^Engl. Fung. ecc., tav. 124; (Tempio). 63. Heheloma fastWile Fries var. alba — Esemplari con stipite bianchiccio, simili alla figura del Kromboltz, tav. 62, fig. 3-5; (Tempio). 67. Flammula lenta Persoon. — Esemplari simili alle figure del Cooke, lllustr. of Brit. Fungi tav. 439, 440; (Tempio). 68. Naucoria pediades Fries — Esemplari con pileo carnosetto, convesso, largo 5 cm., e stipite lungo 10 era., (Cagliari). 476 RIUNIONE GENERALE IN PERUGIA 69. Pluteolus reticulatus Persoon — Pileo carnosetto, vischioso, bruno-violaceo, striato al margine; lamelle ferruginose, convesse; stipite fibrinoso; (Tempio). 70. Galera Hypnoì^um Batscli — Esemplari simili alle figure del Batsch. fig. 96; (Cagliari e Tempio). 71. Tubarla farfuracea Persoon — Esemplari tipici, eguali alle figure del Cooke, Illust. of Brit. Fungi tav. 603; (Tempio). Sect. Melanosporae. 72. Agaricus arvenszs Schaeffer — Esemplari tipici; (Tempio). 73. Sfrvpharia aerugìnosa Curtis — Ne studiai tre esemplari che erano simili alle figure del Cooke; lUustr. of Brit. Fungi, tav. 551 ; (Tempio). 74. Panaeolus fimicola Fries — Esemplari simili alle figure del Cooke, Illustr. of Brit. Fungi, tav. 362; (Cagliari). Il Presidente crede dovere ringraziare il prof. Voglino dell' in- teressante memoria che tratta di una classe di piante che presenta grandi difficoltà per la raccolta e conservazione del materiale per cui fu sin oi'a trascurata in Sardegna. Rileva l' importanza di que- sto studio comparativo delle forme di agaricini di quell'isola con quelle del continente. L' avv. Gaeta presenta un suo lavoro dal titolo « Conifere », ne fa dono ai convenuti e riassume i principali capitoli. — Il Presi- dente ringrazia a nome della Società ed è certo che questo lavoro sarà benissimo accolto dal pubblico che ne valuterà 1' importanza. Ha la parola il prof. CicioNi il quale riferisce di un suo lavoro «he ha per titolo : FORME NOTEVOLI DI ALCUNE SPECIE BOTANICHE NEL PERUGINO. PER DON G. CICIONI. Per concorrere anch'io colle mie deboli forze al progresso della Botanica, esporrò qui brevemente alcune osservazioni, quali ora tornano alla mia memoria, fatte da me in questi ultimi anni nelle mie erborizzazioni nel nostro- territorio. Ed in primo luogo ricorderò due forme distintissime di Pal- lenis spinosa Gas. che convivono in una stessa assai ristretta località detta Madonna del Tresio (Comune di Corciano), alla RIUNIONE GENERALE IN PERUGIA 477 base meridionale di un'elevazione montuosa detta Monte Mi- schiante, che geologicamente, litologicamente e botanicamente è ad Ovest un'appendice di M. Malbe. Non sono due forme pas- seggere ed accidentali, ma costanti ed invariabili; perchè que- sto è il sesto anno che ve le osservo. La forma comune della P. spinosa Gas., almeno quale io l'ho vista dalle Alpi fino a Napoli, è anche abbastanza nota per la sua robusta complessione, per le sue ruvide foglie abbraccianti,. per le rigide, acute e lunghe brattee involucrali, e pel colore' giallo-aureo spesso assai carico delle sue corolle. Questa forma prospera assai comune nella predetta località. — Ma a suo fianco, assolutamente confusa con essa, in numero non minore di indi- vidui, ne convive un'altra i cui caratteri minutamente studiati sono certamente poco specificabili partitamente: tuttavia nel loro assieme vi offrono una pianticella molto più gracile e delicata, ordinariamente meno svolta della comune, con peluria assai più sottile, con linguette della periferia florale meno lunghe, e, ciò che la rende appariscente a colpo d'occhio, con le corolle di un colore sulfureo-pallido quasi paglierino, assai gentile. Ho interrogato parecchi botanici per sapere se ninno avesse prima notate e descritte delle varietà di tale specie : ma le ri- sposte sono state generalmente negative. Solo il dott. Mattirolo di Torino mi accennò ad una certa varietà aurea trovata già in Marocco, e nelle spiaggie adiacenti del Portogallo; ma dotate di tali caratteri da non potervisi punto riferire quella di cui ora mi occupo. Il dott. Lanza di Palermo mi accennò avere anch'esso osservate costi due forme di Pallenis spinosa; ma nulla mi aggiunse in proposito. In seguito io non l'ho più consultato, distratto da altri studi. Non é improbabile che la forma palermi- tana sia identica alla nostra. Colgo quest' occasione per ringra- ziare tutti che hanno avuto la gentilezza di favorirmi di oppor- tune notizie. Notevole intanto ed interessante mi pare questo fatto; poiché, se non altro, serve a concordare due autorevolissimi scrittori, quali il Reichenbach" ed il Bertoloni, i quali, accuratissimi m ogni descrizione, su questa specie non si troverebbero perfetta- mente d'accordo. Infatti il primo (Icon. Fior. Germ. et Ilelv., V. XVI, p. 20) sotto il nome di Pallenis ausiralis ne nomina le linguette sulfuree; ed il secondo (Fior. It., v. IX, p. 418) scrive 478 KIUNIONK GENERALE IN PERUGIA invece corollae luteo-aureae. — La forma a corolle sulfuree, cioè giallo-pallide, sarebbe forse predominante in Germania? Anche per questa speciale ragione ripeto, io credo che te- nendo per forma tipica la comune, robusta e molto svolta pianta a corolle giallo-auree, l' altra più gracile a corolla solfureo- pallida abbia a ritenersene per varietà e nominarsi : Asteriscus (Vail.) pallens oppure Pallenis (Cass.) pallida. E qui osserverò ancora che il Tournefort (Encicl. metod., voi. I, sotto il genere Buphtalmmn) nomina la presente specie Asteriscus annuus, foliis ad fiorem rigidis. Anche altri au- tori asseriscono che la specie è annua o hienne. Ora nel luogo sopramenzionato, osservandone le basi legnose, molto ingrossate, non solo coi resti secchi della vegetazione antecedente, ma an- che con tracce marcatissime delle precedenti ancora, le due forme sono assolutamente perenni. Fin dal principio delle mie erborizzazioni ebbi a notare l'esi- stenza della Viola alba, assai comune nel territorio di Perugia. Per difetto di accurate osservazioni, ma più ancora per la per- suasione che la specie V. alba Bess. fosse solo propria del set- tentrione della Penisola, in cui generalmente la pongono gli autori, io dapprincipio la credetti una semplice varietà, pur nota a, tutti, della F. odorata L. Una fortunata coincidenza mi portò r anno scorso ad accertarmi che la forma raccolta il più delle volte era la tipica V. alba che il Bessel ritenne come specie. Segnalo questo fatto, che estende notevolmente l'area di ve- getazione di questa forma. È noto che sul medesimo criterio del Bessel sono state recentemente costituite due specie anche sulla forma violetta della specie linneana : ed una volta ammesso il criterio, bisogna accettarne le conseguenze. Io però faccio osservare che la V. alba Bess. è stata da me raccolta nelle mura urbane di Perugia sorreggenti fertilissimi terreni coltivati ad ortaggi; e proprio non lontano dalla mia dimora, presso il Giardino del Colle del Cardinale, in terreno più fertile ancora. Questo fatto mi fa dubitare che la proprietà degli stoloni fiorenti prima o più tardi, anziché proprietà intrinseca delle due forme, sia piuttosto da attribuirsi al terreno nel quale vegetano. Ed il mio dubbio è confermato dal fatto della cultura della V. odorata che si fa su vasta scala nei giardini ; poiché in questi gli stoloni non solo fioriscono sempre nello stesso RIUNIONE GENERALE IN PERUGIA 479 anno, e nella stessa vegetazione; ma anche nei due periodi pri- maverile ed autunnale di ogni anno, anche senza radicare. Il principio del Bessel applicato a rigore porterebbe, ciò che nes- suno mai accetterà, a suddividere ancora le specie a stoloni fio- renti neir anno stesso in due specie, semestrali cioè ed annue. Ripeto adunque di dubitare assai che le due specie siano piuttosto forme di luoghi fertili, e di luoghi sterili. Un simile dubbio mi permetto di avanzare anche sulle due specie Potentina reptans L. e P. nemoralis Nest. Veramente non ho visto mai questa seconda; e quindi dovendo procedere per semplici dati teorici, espongo i miei dubbi anche più cau- tamente, pregando i Botanici a fornirmi di quei dati e notizie che possono, per dileguare le mie dubbiezze, ed accertare il fatto. Esaminando le frasi diagnostiche adoperate dai tassinomisti per riconoscere queste specie, bisogna venire in ultima analisi alla conseguenza che la P. reptans L. è pentamera, e la P. nemo- ralis Nest. è tetramera. Le altre osservazioni, e gli altri ca- ratteri (come la lunghezza del pedicello follare, la divisione, dentellatura ecc. del lembo delle foglie stesse) sono certo di se- condo ordine, e da tenerne un conto assai relativo. Io ho fatto in questi ultimi anni numerose ricerche per tro- vare nel territorio perugino la P. nemoralis Nest., e solo nella primavera scorsa fui fortunato di trovare in due ben diverse località, in siti piuttosto umidi ma non ombrosi, alcune di que- ste Potentine serpeggianti e prostrate a tipo decisamente te- tramero. Esaminate del resto minutamente, sotto sopra vi si adattavano bene anche gli altri caratteri, onde fui costretto chiamarle appunto P. nemoralis Nest., e con questo nome, quan- tunque poco selvicole, sono classate nel mio Erbario. Ma ecco qui una singolarissima pianticella. Questa è stata da me raccolta nel passato giugno nei dintorni di Perugia, fuori Porta del Monte, vicino alla Polveriera. Il suo portamento, come vedono, si discosta di un poco dal comune della P. reptans L. ; ha foglie ternate e foglie quinate; lungamente e brevemente picciuolate; le divisioni foliari sono dentate spesso per intiero, e talora nei soli ^3 superiori. Per giunta il fiore aperto è de- cisamente tetramero, ed i due bocci dei fiori non ancora di- schiusi sono pentameri. Come chiameremo noi questa pianta? 480 RIUKIONB GENERALE IN PERUGIA Aggiungo che anche le piante sopra menzionate, nelle quali ebbi a riconoscere i caratteri delia P. nemoralis Nest,, erano cosi confuse con quelle della P. reptans L., da far dubitare che l'una procedesse dall'altra per semplice modificazione di sim- metria florale. — E sono appunto questi i motivi che m'indu- cono a sospettare che le due specie sieno in sostanza una cosa stessa. Il Presidente Arcangeli legge un suo lavoro dal titolo : SOPRA ALCUNI NARCISSUS. — NOTA DI G. ARCAN- GELI. In seguito a quanto esposi in alcune comunicazioni fatte alla nostra Società nella sua sede di Firenze, mi accingo adesso a riferire le poche osservazioni che ho potuto fare in questo anno sul Narcissus Puccinelln e sul Narcissus Mflorus. Allo scopo di tentare se la fecondazione degli ovoli del iV. Puc- cinellii fosse collegata all'eteroclinismo, cioè richiedesse che gli organi sessuali appartenessero a differenti individui cresciuti in condizioni differenti, ricorsi al D' Levier che già mi aveva infor- mato avere presso di sé varie piante viventi di questa specie. Il D' Levier infatti, appena sbocciavano alcuni fiori delle sue piante, si dette premura d' inviarmeli, ed io non mancai di aspergere col loro polline gli stimmi di alcuni fiori eh' erano per sbocciare. Contemporaneamente volli esaminare a microscopio una parte del polline di detti fiori, per riconoscere s' esso era perfettamente sviluppato. Dall' esame effettuato risultò, che tutti quanti i granuli si presentavano atrofici e con contenuto scarso fornito di alcune granulosità. Lo stesso esame fu effettuato pure nel polline degli esemplari coltivati nel nostro Giardino, che incominciarono a sbocciare il 27 marzo. Anche in questi il polline fu costantemente riscon- trato con caratteri di manifesta atrofia, e per quanto numerose fossero le antere da cui fu estratto, non fu possibile di riscon- trare neppure un granulo che presentasse 1 caratteri dello svi- luppo normale. I granuli di polline degli esemplari coltivati nel nostro Giar- dino furono posti in condizioni adatte al germogliamento col- RIUNIONE GENERALE IN PERUGIA 481 locandoli in soluzione di glucosio al 15 "/o contenuta in cas- suline di vetro, e presso di loro furono pure collocati, per termine di confronto nelle stesse condizioni, grani di polline di Narcissus poeticus. Il resultato fu che i granuli del N. Puccinellii non germogliarono affatto, per quanto restassero nella soluzione di glucosio per varii giorni, mentre quelli del N. poeticus germo- gliarono assai sollecitamente, e quasi in totalità. Anzi dirò come ho potuto osservare che i granuli di A^. poeticus, N. Jonquilla ed Ajax Pseitdonarcissus incominciavano a dare indizi di ger- mogliamento circa due ore dopo la sommersione nella soluzione nutritiva di glucosio del commercio, con la formazione di una piccola protuberanza laterale, che accennava l' esordio del tubo pollinico. Nei grani di polline tolti dalle antere di un esem- plare di N. allmlus, ed immersi in soluzione di glucosio alla temperatura di 14'\ hanno incominciato a dare segni di germo- gliamento dopo 2 ore e 25'. Nei granelli poi del N. poeticus im- mersi in pura acqua il germogliamento ha cominciato a mo- strarsi alla temp. di 14° C. in un'ora ed Y^. Le ricerche istituite sopra varii fiori (16" in numero), invia- timi dal March. E. Cittadella di Lucca, condussero a resultati perfettamente corrispondenti. Il polline estratto dalle antere di questi fiori presentava gli stessi caratteri di quello tolto dai fiori del D' Levier e del nostro Giardino. Tutti quanti si sono mo- strati colpiti da atrofia, e posti nelle condizioni adatte al ger- mogliamento, non hanno dato segno alcuno di risveglio. Quantunque l'impollinazione effettuata soprai fiori degli esem- plari di N. Puccinellii vegetanti nel nostro Giardino, mediante il polline dei fiori favoritimi dal D"" Levier, sia stata effettuata con le dovute precauzioni, non fu possibile ottenere neppure un ovario maturo. Come pure dagli altri fiori sbocciati nei nu- merosi esemplari coltivati nel nostro Giardino, per quanto al- cuni fossero stati fecondati artificialmente, ed i restanti venis- sero spesso frequentati da Macroglosse ed altri insetti, non fu possibile ottenere alcun frutto. Sopra 354 fiori di Narcissus Puccinellii ottenuti dagli esemplari coltivati nella nostra ajuola, neppure uno giunse a maturazione. Alcuni ovarii mostravano in principio d'ingrossarsi alcun poco, ma tutti poi più o meno sollecitamente si disseccavano, restando affatto privi di semi nel loro interno. Bull, della Soc. boi. Hai. 31 482 RIUNIONE GENERALE IN PERUGIA Anche neir Ajax odorus, di cui già trattai in altra occa- sione, * non riusci di ottenere alcun frutto. Sopra 76 fiori di questa specie sbocciati nelle nostre ajuole, tutti si sono più o meno sollecitamente disseccati, rimanendo con ovarii atrofici e privi affatto di semi: e questo sta pienamente a confermare quanto già esposi nel mio precedente lavoro sopra questa specie. Altra particolarità assai interessante lio potuto riscontrare nel Narcissus Mflorus. Neil' ajuola del nostro Giardino destinata ai Narcissus si col- tivano parecchi esemplari di A^. Mflorus. In tutti i fiori otte- nuti da questi, che furono in buon numero, cioè 49, potei riscon- trare che le antere erano atrofiche, prive di grani di polline normalmente sviluppati, e solo fornite di cellule madri a svi- luppo incompleto. Gli ovarii poi erano forniti di caselle netta- mente distinte da tramezzi ben conformati, ma prive affatto di ovoli: solo due fiori presentarono ciascuno un solo ovolo ab- bozzato. Questo fatto, che per quanto è a mia notizia non era mai stato osservato, m' indusse a ricercare se pure si verificasse in esemplari di altre località, o se pure si trattasse di una semplice accidentalità inerente alle piante del nostro Giardino. In varii esemplari che feci raccogliere presso Pezzuole e Gat- tajola nel Lucchese, le condizioni delle antere e degli ovarii erano le medesime; pure in questi non fu possibile trovare un solo ovulo in tutte le caselle esaminate. In 30 fiori di piante raccolte sopra M. Magno presso Pisa in luogo selvatico furono pure riscontrati ovarii tutti privi di ovoli. In altri 21 fiori di piante raccolte a Nicosia presso Calci, fu- rono pure osservati ovarii senza ovoli. Uno solo presentava in una delle caselle una piccola appendice che si poteva rite- nere come un abbozzo di ovolo. In alcuni fiori, che mi furono inviati dall' Istituto botanico di Firenze, fu pure riscontrato 1' ovario senza ovoli. Un solo esem- plare presentava caselle fornite di ovoli. In altri 19 fiori raccolti a Gattajola nel Lucchese, furono pure riscontrati ovarii tutti privi di ovoli. * Bullettino della Soc. Boi. Ita!., anno 4°. RIUNIONE GENERALE IN PERUGIA 483 In un esemplare favoritomi dal Prof. Saccardo di Padova le caselle erano fornite di ovoli. Anche in 20 fiori freschi fornitimi dal Prof. G. Cicioni di Perugia, provenienti dal M. Malbe, furono riscontrate le caselle prive affatto di ovoli. In due fiori secchi tolti dall' Erbario del March. A. Bottini, r uno appartenente ad esemplare raccolto a Pozzuolo e l'altro ad esemplare raccolto a S. Concord io di Modano, furono pure trovate caselle senza ovoli. In un fiore secco estratto da un esemplare della Francia me- ridionale ed appartenente all' Erbario pisano, furono trovate le caselle fornite di ovoli, e lo stesso fu pure riscontrato in un esemplare raccolto presso S. Felice ad Ema nel 1871, ed altro alla Certosa presso Firenze nel 1868, entrambi appartenenti all' Erbario fiorentino. Negli esemplari secchi degli erbarii non ho potuto constatare se i caratteri tutti corrispondevano a quelli degli esemplari vivi esaminati: ma resta il fatto che nella grande maggioranza degli esemplari vivi che potei procurarmi, le caselle dell'ovario erano prive di ovoli e le antere esaminate si presentavano atrofiche. Queste condizioni certamente sono tali da indurre a ritenere che la forma più frequente fra noi sia un ibrido, anziché una vera e propria specie: ma resterebbe a ricercare se le forme fornite di ovarii con ovoli debbano riferirsi realmente alla stessa forma, o piuttosto non sieno da ritenersi differenti. Potrebbe infatti an- che darsi che la forma fornita di ovoli e quella senza ovoli fos- sero il resultato di un differente incrociamento, od anche del- l' incrociamento reciproco fra due differenti specie : cosi l' uno potrebbe essere il Narcìssus Tazzetta-xjoeticus, e l'altro il Nar- cissus poeiicus-Tazzetta: io però non ho potuto per questo anno spingere oltre i miei studii, ed il resto sarò chiarito da ulteriori ricerche. Quanto all' ipotesi da me sostenuta che il N. Puccinellii pro- venga dall' incrociamento del -V. Jonciuilla e del N. hiflorus, può sempre conciliarsi col fatto che presso di noi sono assai rari gl'individui di questa specie forniti di ovoli: giacché ciò potrebbe appunto spiegare come il N. Puccinellii, che n' é derivato, si trovi relegato ad una unica località, che pure occupa un'area abbastanza ristretta. 484 RIUNIONE GENERALE IN PERUGIA Ha quindi la parola il prof. Massalongo che presenta dapprima un suo lavoro a stampa: « Le Galle nella flora italica (Entomocecidii), » di cui fa dono alla Biblioteca della Società, e legge quindi una nota dal titolo : ACAROCECIDII DA AGGIUNGERSI A QUELLI FINORA NOTI NELLA FLORA ITALICA. — COMUNICAZIONE DEL DOT- TOR C. MASSALONGO. Il numero delle milbogalle scoperte nel nostro paese, si é, negli ultimi anni, di molto aumentato, ma ciò non pertanto ci troviamo ancora ben lontani dal conoscere, di queste patologi- che produzioni, tutte quelle che sono proprie alla flora della intera regione italica, poiché, sotto tale riguardo, essa venne esplorata in piccola parte soltanto. Nel presente articolo, a titolo di novello contributo, descrivo dei fitottocecidii i quali non tro- vansi annoverati nelle memorie precedentemente da me pub- plicate sul medesimo argomento; di questi segno con un aste- risco (*) quei pochi che o per il substrato o per i loro caratteri sarebbero nuovi. Bibliografia (Continuazione, vedi: Bullettino Soc. bot. it., pag. 329; Firenze 1893). 98, Canestrini G. — Nuovi fitoptidi del Modenese; estratto Bullett. Soc. Venet.-Trent. Se. natur. Tom. V, n. 3; Pa- dova, 1894. 99. Canestrini G. e Massalongo C. — Nuovi fitoptidi italiani, iljiclem; Padova, 1893. 100. Dalla Torre K. W. von. — Die Zoocecidien u. Cecidozoen Tirols u. Vorarlberg: Separatabdr. aus den Berichten d. naturwissenschaftlich-medizinischen Verein in Innsbruck prò 1891-92, p. 90-175. 101. Massalongo C. — Nuova contribuzione all' acarocecidio- logia della Flora veronese e d' altre regioni d' Italia in : Bullett. Soc. bot. it. p. 328-37 e p. 418-26; Firenze, 1893. 102. Nalepa a. — Neue Gallmilben (7 Fortsetzung) in: Anz Kais. Akad. d. Wissenschaften in Wien, Sitz. mathema- tisch.-naturwiss. Classe vom 4 Maj 1893, p. 105. RIUNIONE GENERALE IN PERUGIA 485 103. — Neue Gallmilben (8 F'ortsetzung) in 1. s. e, Sitz. von 6 Juli 1893, p. 100. 104. — Katalog der bisher beschriebenen Gallmilben, ihrer Gal- len u. Niihrpflanzen nebst Angabe der einschlàgigen Literatur u. kritische Zusatzen ; Abgedriick aus den Zoo- logischeii Jahrbùchern, Abth. fiir Systematik, Geograph. u. Biologie d. Thiere Ton Prof. J. W. Spenge! in Giessen ; Siebenter Bd. p. 274-327. — Jena, 1893. Descrizione dei Cecidii. *1. Acer campestre L. — Per locale estroflessione del lembo fogliare dalla parte della pagina superiore, genera delle galle vescicolari, globose (cefaloneiformi) di color rosso- oscuro (2-3, 5 mill. circa di diametro), con ostiolo ipo- fillo relativamente ampio. Le loro pareti, poco meno di un millimetro grosse, sotto all' epidermide sono costituite da tessuto parenchimatico. La cavità dei cecidii é riem- pita di numerosissimi e lunghi tricomi arricciati e con- torti i quali protrudono dall' ostiolo, formando, sul rovescio della foglia, dei cespugli o macchie di color biancastro o subfulve. Questi anormali tricomi, analoghi a quelli degli Erineum (PhylleìHum) , presentano qua e là qualche setto trasversale. Al Gargano, Bosco di Jacotenente; Giugno 1893 (U. Martelli). Oss. — Fra gli altri fitottocecidii finora conosciuti sull'acero, quello qui segnalato, in quanto alla sua forma ed aspetto po- trebbe paragonar-si al Cephaloneon solitarium Bremi (vedi : Nuovo Giorn. bot. it., voi. XXIII, p. 105, n. 51, tav. Ili, fig. 22-23), mentre per il carattere di avere la cavità occupata da lunghi tricomi, si accosterebbe piuttosto al cecidio dal Lòw essenzial- mente diagnosticato come segue : « Kàhnformige ausstulpungen (der Blattflache) von 2-14 mill. Lànge, 2-4 mill. Breite, u. 1-1,5 mill. Hòhe mit einem weisslich hyalinen spàter sich braunlich fiirbenden Erineum ausgekleidet (in : Nachtriige zu meinen Arbeiten iiber Milbengallen ; Verh. Z.-B.-G. Wien, 1875, p. 621, n. 68). » 486 RIUNIONE GENERALE IN PERUGIA *2. Centaurea amara L. — Sulle foglie predominantemente radicali è causa di pustule vajolose, verde-pallide o di una tinta violaceo-oscura, le quali sono sublenticolari e sporgenti dalla pagina inferiore di più che non dal lato opposto. In corrispondenza di tali pustule o milbogalle, come in altre specie di Centaurea affette dalla stessa malattia, cosi ancora in questa pianta, gli elementi del mesofillo si disgregano in brevi cordoni cellulari, sepa- rati da lacune aerifere. L' ostiolo puntiforme, che mette neir interno di ciascun cecidio, è situato sulla faccia delle foglie. Presso il paese di Tregnago (prov. Verona), sopra il bosco € de Ferrari » nel mt. Viacara; Luglio 1893. 3. Centaurea inaculosa Lam. — Nalepa, Genera u. Spec. Fam. Phj^toptida in Denkschrift d. Kais. Akad. Wien 1891, Bd. 58, p. 670. — Vajolo delle foglie, caratterizzato da nodosità o rigonfiamenti pallido-verdastri, o di color oscuro, situati lungo le lacinie sublineari della lamina. La cavità di detti rigonfiamenti o cecidii, che comunica al difuori con ostiolo, epifillo, é attraversata in tutti i sensi da corte briglie cellulari, in modo analogo a quanto venne esposto per la milbogalla precedente. D' ordinario sono le foglie radicali che vengono infette dal parassita. Cecidiozoo: Phytoptus Centaureae Nalepa, Gen. u. Sp. Fam. Phytoptida iUdem p. 669, tav. I, fìg. 5-6, und Katalog der bis- her beschriebenen Gallmilben etc. in 1. s. e. p. 310, n. 156. 4. Fagus sylvatiea L. — Thomas, Beschreibung neuer oder minder gekannter Acarocecid. (Phytoptus-Gallen) in 1. s. e. p. 278, n. 20, Tav. XI, fìg. 27-28; Schlechtendal, Uebersicht p. 525, n. 6 et Gallbildungen deutsch. Gefàsspfl. p. 14, n. 123 ; Hieronymus, Beitràge europ. Zoocecid. p. 23, n. 97 ; Lòw F., Neue Beitràge zur Kenntniss. d. Phytopto- cecidien in 1. s. e. p. 34; KiefFer, Acarocecid. Lorraine in 1. s. e. p. 11, n. 47. — Sul lembo delle giovani foglie, sviluppatesi da un germoglio, questo fìtottide, determina, lungo le nervature secondarie, la produzione di pieghe RIUNIONE GENERALE IN PERUGIA 487 le cui anse sono riempite di lunghi tricomi unicellulari, assottigliati all'apice, non dissimili però dai peli che in- contransi sopra gli organi appendicolari del faggio. Nelle foglie che occupano l' estremità del germoglio infetto, tali pieghe interessano per lo più tutto il lembo fogliare, oppure (generalmente nelle inferiori) una parte o metà soltanto. Nel primo caso la foglia presentasi sotto forma di un' appendice allungata rigida e spesso falcato-ricurva, la quale potrebbe esser paragonata ad un ventaglio chiuso. Le nervature secondarie anormalmente ingrossate giac- ciono al vertice o carena di quelle pieghe del cecidio che sono estroflesse sulla pagina inferiore. Cecidiozoo: Phyiopiiis sienaspis Nalepa, Genera u. Species d. Fam. d. Phytoptida in 1. s. e. p. 875, Taf. Ili, fig. 1-2 et Ka- talog d. bisher beschriebenen Gallmilben etc. in I. s. e. p. 282 d.; Kieffer 1. s. e Presso il paese di Campofontana, prov. Verona; Giugno 1893. 5. Hieracìum florentinuni Auct. — Schlecht. Gallbild. deutsch. Gefàsspfl. p. 110, n. 1257. — Cloranzia talvolta accompagnata da cladomania. I capolini fiorali o colatedi di questa asteracea, infetti da milbe, degenerano in glo- meruli sublobati, costituiti da numerosi e minuti fillomi lineari, increspato-contorti, col margine membranoso e sublacero-ciliato, mentre sul dorso portano dei copiosi tricomi clavato-stipetati, di cui lo stipite è formato di cellule pluriseriate. Questi tricomi sono pressoché iden- tici a quelli che trovansi sulle squame involucrali delle infiorescenze. Dintorni di Tregnago, luoghi aridi, fra le ghiaje e lungo gli argini del torrente « Progne » (prov. Verona) ; Luglio 1893. 6. Hìeracium imiroriiin L. — Thomas, Beschreibung neuer oder minder gekannter Acarocecidien (Pytoptus-Gallen) in 1. s. e. p. 281, n. 23; Schlecht. Uebersicht p. 532 et Gallbildung. deutsch. Gefiisspfl. p. Ili, n. 1269; Nalepa, Neue Gallmilben: Nova Acta d. Kais. Leop.-Carol. Deut- sch. Akad. d. Naturforscher in 1. s. e. tav. XVI, fig. 10; 488 RIUNIONE GENERALE IN PERUGIA Kieffer, Acarocécid. Lorraine in 1. s. e. p. 13, n. 59. — Il margine del lembo delle foglie radicali si arriccia dalla parte superiore dando origine ad un cercine od orlo tur- gido assai stretto, il quale si estende a parte od a tutto il loro contorno. Cecidiozoo: Phytoptus longìsetus Nal. Katalog. der bisher beschriebenen Gallmilben etc. in 1. s. e. p. 310, n. 159. — Ce- cidopìijes Nalepa, Neue Gallmilben: Nova Acta Kais. Leop.-Carol. Deutsch. Akad. Naturforsclier in 1. s. e. p. 387, Taf. XV (Se- paratabdr. Taf. II) fig. 3-4. Monti al disopra del paesetto « La Giazza » nel veronese ; Giugno 1893. 7. Mentha aquatica L. — Erineum Mentirne DG. — Low F., Ueber neue und schon bekannte Phytopto-cecidien in 1. s. e. p. 464 ? — Tricomania parassitaria. Le foglie unitamente agli internodii situati A'erso l'estremità dei germogli sterili, ricopronsi di abbondantissimi peli bian- chi e lanosi. Tali peli presentansi uniseriato-pluricellu- lari, d'ordinario ramosi e molto simili a quelli propri a questa specie di labiata, colla differenza però che essi sono maggiormente sviluppati e più lunghi. Cecidiozoo: Phytojjt US megaceì^us Cn. et Massai. C, Nuovi fitoptidi italiani in 1. s. e. Luoghi erbosi umidi, fuori porta S. Giorgio, a Ferrara ; Giu- gno 1893. *8. Picris liìeracioìdes L. — Erinosi. Anormali tricomi, lunghi, fra loro intrecciati e variamente contorti, unise- riato-pluricellulari, per lo più semplici ed all'apice un poco assottigliato, ottusi ; sono pallidi nei primordi del loro sviluppo, color fulvo o di ruggine in seguito. Essi formano sulla foglia dei cespugli o macchie anfigene, so- vente situate in depressioni della lamina e per lo più lungo la sua costa. Quantunque assai di rado anche sulle ra- mificazioni del caule incontrasi questo erineo. Fra i crepacci del muro di cinta del campo di Marte, a Fer- rara; Luglio 1893. RIUNIONE GENERALE IN PERUGIA 489 *9. Seclum dasyphyllum L. — Le foglie dell' estremità dei germogli sterili, infette da milbe si distinguono dalle nor- mali per essere più piccole, di una tinta pallido-giallastra (subclorotiche) e perché sono subA'errucose alla superfìcie. Se vengono attaccati i fiori nelle prime fasi del loro sviluppo, allora ha luogo cloranzia, gli organi cioè di essi degenerano in fillomi carnosi i quali formano, al- l' apice dei peduncoli, dei glomeruli o rosette compatte, qualche volta prolifere. Sui muri lungo le strade dei paesetti di Marcemigo e Cogolo (prov. Verona); Giugno-Luglio 1893. 10. Tìlia parvifolia Ehrh. (= T. ulmifolia Scop.). — Eri- neuììi nervale Kunze; Schlecht. Uebersicht p. 557 et Gall- bild. deutsch. Gefasspfl. p. 55, n. 525; Frank, Krankh. Pfl. II, p. 678 ; Oda. le. Fungorum, voi. V, pars. II, p. 48, Tav. I. fig. 2; Hieronymus, Beitràge europ. Zoocecid. p. 51, n. 265; Kieffer, Acarocécid. Lorraine in 1. s. e. p. 24, n. 118. — Anormali tricomi, pallidi, porporini o subfulvi (conformi a quelli dell' Erineum tiliaceum Pers.), unicel- lulari, semplici, nonché sinuosi, subcirci nato-uncinati verso r estremità ed arrotondato-ottusi all' apice. Essi sono riuniti in densi pulvinuli o macchie più o meno allungate, epifille (di rado ipofille), piane e situate lungo la costa 0 le nervature secondarie un poco inspessite. Sul rovescio della lamina, in corrispondenza degli anzidetti pulvinuli, a destra e sinistra delle nervature, trovansi dei tricomi simili ai precedenti, ma più radi. Cecidiozoo: Phytopius Tiliae v. lejosoma Nalepa, Neue Gall- milben (3 Fortsetzung) in: Auz. Kaiserl. Akad. Wien, Sitz. ma- thematisch.-naturwiss. Classe vom 4 Febr. 1892, p. 16. Presso S. Germano di Pinerolo nel Piemonte (E. Rostan !). 11. Cistus creticus L. — Brinosi delle foglie. — Per ipertrofia dei peli fascicolato-stellati propri alle foglie di questa pianta, si producono delle macchie o pulvinuli sublanosi, irregolari ed anfigeni, i quali spesso si estendono a buona parte della superficie del lembo fogliare. Detti peli cosi 490 RIUNIONE GENERALE IN PERUGIA ipertrofizzati o tricorni anormali sono molto lunghi, sem- plici, unicellulari ed assottigliati all'apice (PhijUerium) ; il loro colore è bianco o subfulvo. Dintorni di P^ssignano sul lago Trasimeno (Prov. di Perugia), 11 agosto 1893. 12. Spartiuiu juuceiiiu L. — Deformazione dell'apice dei germogli. Sotto l'influenza del cecidiozoo manifestasi cioè in questa regione, cladomania e fillomania. Copiosi e can- didi tricomi, appressi, unicellulari, nonché minutamente punteggiati, rivestono tanto la superficie delle anormali ra- mificazioni, quanto quella dei fillomi lanceolati o lineari, da esse portati. Tali ramificazioni essendo numerose e quasi fascicolate, per la loro vicinanza spesso diventano concrescenti, dando cosi origine a fasciazioni diverse. Cecidiozoo: Phijtoptus Spartii Can. Nuovi fitoptidi del mode- nese in 1. s. e. Presso Passignano sul lago Trasimeno (Provincia di Perugia) 11 agosto 1893. Oss. — Fra i peli o tricomi di questo cecidio rinvenni co- stantemente la forma conidica {Oidium) di una specie di micete del gruppo delle Erysipliae; questa strana concomitanza venne constatata ancora per altre milbogalle. Il Presidente ringrazia il prof. Massalongo pel dono alla Biblio- teca ed encomia il lavoro cbe si riferisce ad una parte della bota- nica che per molto tempo fu trascurata almeno in Italia. Il Socio prof. Matteucci presenta un suo lavoro a stampa dal tìtolo « Il Monte Nerone e la sua flora » e ne fa dono alla Biblio- teca della Società e ai convenuti. Il Vice-Presidente Sommier fa quindi una comunicazione siil suo lavoro : « Una cima vergine nelle Alpi Apuane » che oltrepassando i limiti stabiliti dallo Statuto, prenderà posto nel primo numero del Nuovo Giornale botanico italiano (Nuova Serie). Il Presidente Arcangeli mette quindi in ostensione dei conve- nuti una nota di sottoscrizione per erigere nell' Università di Parma un busto al compianto prof. G. Passerini. Egli dà pure notizia della costituzione di un Comitato in Palermo per la erezione di un mo- numento al compianto prof. A. Todaro. Esaurite le comunicazioni scientifiche l'adunanza è tolta a ore 12. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 491 Nei giorni seguenti dai convenuti vengono effettuate escursioni scientifiche al Lago Trasimeno e al Gran Sasso d'Italia. Quella al Monte Subasio viene sospesa. La relazione della gita al Gran Sasso verrà pubblicata tosto che sarà studiato il materiale raccolto. SEDE DI FIRENZE. Adunanza dell' 8 ottobre 1893. Apre l'adunanza a ore 2 pora. il Presidente Arcangeli, facendo leggere all'Archivista la nota dei doni pervenuti alla Società : Bulletin de la Société des Sciences de Nancy. Tome XII, fasci- cule XXVII. Paris 1893. Bulletin of the Torrey Botanical Club, voi. XX, n. 6, S, 9, June- August 1893. Illustrirte Garten-Zeitung, n. 6 Juni, n. 7 Juli, 8/9 Aug.-Sej^t. 1893. Botanisk Tidsskrift. 18 Bind. 2 Hefte. 1892, 18 Bid. 3-4 Hefte. 1893. Bullettino Agrario Veronese n. 17, 18-19, 20, 22, 23, 24. Bollettino della Società di Naturalisti in Napoli, serie I, voi. Vili fase. I e II. Napoli 1893. Dal prof. De Toni: — Bollettino del R. Istituto Botanico dell' Uni- versità Parmense, anno 1892-93. Parma 1893. Dall' avv. G. Gaeta : Gaeta G. — Conifere. Firenze 1893. Dal prof. D. Matteucci : Matteuoci D. — Il monte Nerone e la sua flora. Città di Castello 1893. Dal sig. prof. Bonnet : Bonnet Ed. ili. — Notes sur quelques plan- tes rares nouvelles ou critiques de Tunisie. Paris 1893. Dal prof. C. B. Massalongo : Massalongo C. B. — Le Galle nella Flora Italica (Entomocecidii). Verona 1893. Dai dott. A. Jatta : Jatta A. — Sui generi Ulocodiam e Nemacola di Massalongo. Genova 1893. Dal sig. E, Gelmi : Gelmi E. — Prospetto della Flora Trentina. Trento 1893. Dal sig. S. Sommier : Sommier S. et Levier E. — Plantarum Cau- casi novarum vel minus cognitarum, manipulus secundus. Flo- rence 1893. Dal prof. A. Goiran : Goiran A. — Nuptialia Giusti-Calvi. Vero- na 1893. — Sulla presenza in Verona di Spirea sorbi/olia L. Nuova stazione di Vinca major L. Firenze 1893. — Erborizzazioni estive ed autunnali attraverso i monti Lessini veronesi. Firenze 1893. 492 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Dal prof. P. Magnus : Magnus P. — Ueber die Membran der Oosporen von Cystopus Tragopogonis (Pers). Berlin 1893. — Das Auftreten der Scliinzia cypericola P. Magnus in Bayern und eini- ges ùber deren Verbreitung in Europa. — Eiuige Worte zu P. A. Saccardo 's Kritik der von O. Kuntze in seiner Eevisio generum plantarvxm vorgenommen Aenderungen in der Benennung der Pilze. Dresden 1893. — G. Passerini. Nachrnf. Dresden 1893. Philippi F. — Die Pilze Chiles, soweit dieselben als Nahrungsmit- tel gebraucbt werden. Dresden 1893. Dal sig. Rostan: Colomh M. G. — Recherclies sur les stipules. Paris 1887. Il Presidente comunica e la fa distribuire ai presenti una Circo- lare cbe la Direzione della Sezione di Venezia del Club Alpino Ita- liano ha diramato per Siderire aWsb Associazione per la protezione delle piante e per il rimboschimento, da essa Sezione promossa. Presenta poi una collezione di Muschi della Liguria, inviata dal signor Max Fleischer ed altre piante che il prof. Mori ed il capi- tano Micheletti unirono alle loro Relazioni per la Commissione della Flora italiana di cui fu reso conto a Perugia; queste collezioni sono quindi destinate j)er l'Erbario centrale di Firenze; però alcuni esemplari duplicati vengono distribuiti fra i Soci presenti. Il Diret- tore del Museo Botanico, prof. Caruel, ringrazia del dono e prega il Presidente a voler partecipare ai donatori i suoi ringraziamenti. Vien letta una comunicazione che, in forma di lettera, è stata inviata dai Soci Rodegher e Venanzi. Illustre sig. Presidente, Da undici anni, io e il mio amico ing. Venanzi prof. Giuseppe, abbiamo messo ogni diligenza per procurarci, con frequenti escursioni, le piante, che sono citate nel noto « Prospetto della Flora Bergamasca del dott. Lorenzo Rota. » Orbene, durante tale ricerca, abbiamo trovato alcune specie, varietà, o forme, clie sono nuove pel detto Catalogo ; ed io pre- sento alla Società un breve elenco di dette piante, riservandomi di mettere qualche aggiunta, ove sia del caso, quando verrà pubblicato per intero il « Nuovo prospetto della Flora della provincia di Bergamo. » Thalictrum aquilegifolium L. j3 atropurpureum (Koch.), caule violaceo, coeterum pruinoso, floribusque extus viola- ceis. — Colli tra Seriate ed Albano presso Bergamo, mag- gio-giugno. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 493 Anemotie Hepatica L. j3 floribus roseis. — Bergamo, nei terreni calcarei in Valtezze. — 7 floribus albis. — In Valtezze. — Baldensis L. — Pizzo dei tre Signori, giugno-luglio. Ranunculus dwaricahts Schrank. 8 forma mìcropliylla (Rodegher). — Fossati presso Martinengo, maggio-luglio. — paiicistamìiieus Tausch. — Fossati a Loreto presso Ber- gamo, maggio-luglio. — glacialis L. — Trovato comunissimo in Val Cerviera sul Monte Cimone, dal Venanzi (m. 2600), giugno-agosto. — Lìngua L. — Oltreché a Villasola e a Fopenico, come dice il Rota, trovasi copioso a Ponte Secco presso Bergamo, aprile-maggio. — Ficaria L. — 3 forma laxa (Rodegher). — Nelle siepi dei luoghi umidi di Castagneta presso Bergamo, aprile- maggio. — acris L. — J3 Steveiii Andrz. — A Selvino ed alla Forcella presso Aviatico, giugno-agosto. — acìHs L. — var. liirsiita (Venanzi). — In Val Sanguigna, giugno-agosto. — orientalis L. ♦!♦ Luoghi umidi degli orti e dei giardini. Inselvatichito nelle siepi vicine, aprile-giugno. Aquilegia atrata Koch. — Oltre le località indicate dal Rota, trovasi frequente nei prati, tra Ponte della Selva ed Arde- sie, giugno-luglio. — pyrenaica DC. — Fra Ponte della Selva e Bondione (Rod.- Ven.). — Sterubergii Rchb. — Fra Bondione e la Cascata del Serio e in Val Sanguigna (Rod.-Ven.), luglio-agosto. Paeonia ofTicinalis L. — J3 peregrina Mill. — Sul Monte Canto Alto, maggio-giugno. Nymphaea alba L. — ^ minor DC. Floribus dimidio mino- ribus. — Colla specie al Lago di Spinone, giugno-agosto. Papaver alpinum aurantiacurii Lois. — Oltre che sulle rupi dei Monti Ferrante e Presolana è frequente sul Barbellino, luglio-agosto. — Argemone L. — Nelle ortaglie a Romano, e pure comunis- simo sui cigli della strada da Fontanella a Pumenengo, maggio-luglio. 494 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE — Argemonoicles Ces. — A Romano sulle ghiaje del Serio, maggio-luglio. — Rhoeas L. fi foglie con lacinie allung'ate semplici, la terminale lung^hissìma, tutte seg^hettate. — Ortaglie a Romano, aprile-agosto. Chelìcloniwn ìnajiis h. — fi lacinìatum. — A Romano presso le mura del Castello ed in Val Brembana a Cusio, maggio- agosto. Arcibis hrassicceformis Wllrt. — Specie abbastanza rara nella provincia. Trovasi qua e là nei luoghi aspri dei monti e prealpi; sul Resegone, sul Barbellino e sul Monte Redorta. maggio-agosto. Arabis arenosa Scop. j3 floribus albis et roseis. — Sul Monte Misma ed a Selvino. Colla specie, maggio-agosto. Diplotaxis tenuifolia DC. fi integrifolia (Kocli). Foliis lan- ceolatis, grosse dentatis. — Qua e là colla specie, maggio- autunno. Biscutella laemgata DC. S ambig;ua DC. — Al Serio, tra Martin engo e Romano. — e dentata Gr. et Godr. — Sulle ghiaje del Serio a Romano e nelle adiacenze di Selvino, — ì) integrata Gr. et Godr. — A Selvino ed in Val Caraonica, maggio-luglio. Cappella Bursa pastoris Moench. fi integrifolia (ComolL). — A Romano, nell'ortaglia presso la R. Pretura. Cardamìne hirsuta L. — forma montana (Rod.). — Ad Edolo in Val Camonica. Barbarea prsecox RBr. — Presso Selvino, maggio-agosto. Rapistrum perenne DC. — Campi a Romano, maggio-agosto. Eruca sativa Lm. — Coltivata qua e là negli orti per in- salata. Viola rotunclifolia var. alba. — A Romano presso il Serio. — scotophylla Jord. — Rupi sopra Selvino, maggio-giugno — scìapliyla Kocli. — Bergamo, aprile-giugno. Polygala ChamcBbuxus L, — floribus luteis et floribus roseis. — Dai colli di Bergamo fino a Bondione, aprile- giugno. — vulgaris L. var. grandiflora DC. — Ghiaje del Serio a Romano. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 495 HelianOieiuniii hyssopifoliuin Ten. — Sul Serio tra Mar- tineng'O e Romano, maggio-giugno. Stellarla media Vili. var. major (Koch). — Nelle siepi a Ro- mano, Ghisalba e nei dintorni di Bergamo, tutto l'anno. Cerastìum glomeratam Thuill. 7 apetaluui (Koch). — A Bon- dione colla specie, aprile-agosto. — triviale Link. — forma robusta (Goiran). — A Romano nei campi. — arvense L. 7 lineare AH. — Sul Barbellino, luglio-agosto. — strictum L. — Al Passo della Bernina, luglio-agosto. — viscosiim L. — Ortaglie a Romano e presso il Serio, lu- glio-agosto. — semidecandrum L. forma exaitata (Goiran). ~ Orti a Romano. Androsfemum foetidum Sp. — Coltivato ed inselvatichito in una siepe fuori Porta Santa Caterina. Aeseulus riibicuiida Lidd. — A Romano, a Bergamo, al Padergnone, ecc. ben più rara dell'^e. Hippocastanum L. Ampelopsis liederacea Michaud. — Coltivata in tutta la provincia e talora inselvatichita. Geranium Phaeum L. .)3 lividum. — Prati umidi presso Bondione. Erodium ciciUarium L. floribus albis. — Colli di Bergamo ; colla specie, marzo-agosto. Oxalis corniculata L. fi purpurea. — Comune a Romano, maggio-ottobre. Rliaiunus infectorìa L. — Ghiaje del Serio fra Romano e Martinengo, aprile-luglio. Genista germanica L. j3 inermìs (Koch). — In Val Sangui- gna ed a Selvino, maggio-luglio. Anthijllis ValneraìHa L. 7 polypliylla DC. — A Selvino, mag- gio-agosto. — fi rubriìlora (Koch). — A Selvino e in Val Sanguigna, lu- glio-agosto. Medicago falcata L. fi versicolor (Koch). — Presso Romano, lungo la ferrovia. — laciniata Ali. —A Romano presso il Serio, giugno-settembre. — Tarìa Pers. — Lungo la strada della ferrovia a Romano, maggio-luglio. 496 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Trifoliiim luoutanutu L. — Comune sul Monte Misma, maggio-luglio. Oxytropis pilosa DC. — Oltre che ad Erve ei a Soraasca, tro- vasi frequente al Serio, tra Ghisalba e Romano, giugno- luglio. Astragalus Onobrycliis L. — Ghiaje del Serio tra Ghi- salba e Martinengo. Orobus luteus L. — A Selvino e sui monti della Val Brem- bana, aprile-giugno. Prunus spinosa L. — fi coetanea Wium. — Comune nelle siepi, marzo-maggio. Fragaria ìndica Anders. — In Valtezze presso Bergamo, maggio-luglio. Potentina mìcliranttia Rhamond. — Siepi a Valtezze ed a Castagneta, marzo-giugno. — chrysantlia Trev. — Val Camonica sul Monte Ferrone, agosto. Ro!^a diimetoruui Thuill. — Siepi dei colli a Cenate, luglio- agosto. Rubus Walibergii Arrh. — Cespugli presso il Serio a Ro- mano, giugno-luglio. Poteriuni officinale B. et H. — Passo della Bernina, luglio agosto. ÈpiloMum monianum L. 5 collinuni (Koch). — In Selvino e sulla Forcella presso VAWen. — palustre L. — Prati umidi e luoghi acquitrinosi a Romano e adiacenze. Taniarix gallica L. — Presso Sarnico e a Monte d'Isola sul Lago d' Iseo. Romano, 3 ottobre 1893. Rodegher-Venanzi. Il Socio Martelli loda la cura che gli autori lianuo avuto di notare bene le forme locali. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 497 Il Socio GoiRAN ha mandato la seguente comunicazione : ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO I MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN. (Continuazione). Daphnaceae. 734. Thymelaea arvensis Lam. — Cresce ovunque copiosa- mente nei campi, nei luoghi incolti e più raramente nei pa- scoli, dal piano ai monti, ad altitudini comprese fra 52 m. nei dintorni di Verona, ed anche più al basso, e 782 m. nel M. Fran- zosan a sud di Cerro Veronese. — Nel Baldo la ho rac- colta nel M. Albarè a circa 1000 m. di altitudine. 735. Daphe Mezèreum L. — Questa vaghissima pianta, cosi variabile nella tinta dei fiori — ora quasi bianchi, altre volte carnicini, più raramente di un rosso intenso — é in fiore presso di noi sin dal febbraio. Ama i luoghi selvatici: dalle zone più elevate si avanza verso la collina, nella quale però penetra assai raramente, p. e. al disotto del Maso (m. 460) sopra Avesa, e qualche volta si interna nelle valli, p. e. nel Vaio di Squaranto. — Come è noto in questa specie, normalmente le foglie si svi- luppano dopo i fiori; alla form'a tipica io aggiungo una varietà: ^ serotina. — « Floribus et foliis coaetaneis. » Questa si incontra tardivamente — anche in settembre — e dipendentemente da circostanze locali : sempre nelle stazioni più elevate, e nelle quali più a lungo si mantiene la neve. Io la ho osservata ad esempio nel M. Posta (m. 2235) e replica- tamente: alla fine di luglio del 1889, assieme al Prof. Teodoro Carnei, la ho raccolta sul Baldo nei pascoli di Costabella e Goal santo (m. 2062-2074). 736. D. Laureola L. — Ama i luoghi selvatici e boschivi; fiorisce fin da marzo e matura i frutti d'estate. Presso di noi è pianta non comune: sul versante occidentale dei Lessini, si trova nelle boscaglie sopra Peri assai copiosa: fa quindi un salto ed appare nell' alta Valpantena nel Vaio dell" Anguilla e del Falcone, e più in alto a Lughezzano (m. 320-670) : dopo un altro salto, si trova, ed assai copiosamente, nella Valle di Bull, della Soc. hot. ital. 32 498 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Squaranto dalla Rocchetta fin sotto le Foldrone presso Cerro (m. 180-600), ed a maggiore altitudine ancora a Rovere di Velo (m. 840). — È assai meno frequente a destra à' Adige, ove io la ho raccolta unicamente nel M. Baldo a Castelletti (m. 881) sopra la Ferrara, e più a sud nel Moscai (m. 427), monte cal- careo che sorge quasi isolatamente in mezzo ai depositi mo- renici. La Daphne Laureola è specie che si va facendo ogni giorno sempre più rara; causa i tagli periodici dei boschi cedui, nei quali più specialmente alligna, e più ancora per la opera incon- sulta ed il lavoro di distruzione degli erbaiuoli. 737. Daphne Cneorum L. — Pascoli elevati della regione: Corno d' Aquino, Podesteria, Castelberto, M. Toniba, M. Spara- ver, M. Malóra, M. Posta ecc. — Sul M. Posta ritengo quasi sicura la presenza tanto di D. striata Tratt., quanto di D. pe- iraea Leyb. Non mi avventuro ad una affermazione assoluta, perchè le mie erborizzazioni in quella stazione, all' epoca nella quale la pianta era in fioritura, furono sempre contrastate da sinistra stagione; e gli esemplari da me raccolti erano troppo imperfetti per pronunciare sicuro giudizio. 738. D. alpina L. — Questa graziosissima pianta vive esclusi- vamente nelle rupi : è frequentissima in questa regione, mentre invece è assai rara sul M. Baldo; nel quale la ho unica- mente raccolta, unitamente al Prof. Carnei, alla fine del lu- glio del 1889 lungo il sentiero che dalle Giare di VaWrutta sotto a Campedello, conduce al M. Bastion (ra. 1100): proba- bilmente crescerà ancora in altri punti, ma difficili a rinvenirsi per le difficoltà dei luoghi. Sui Lessini invece compare in Val d' Adige alla Chiusa (m. 98); a Ceriano (m. 105), all'entrata del paese venendo da Verona, tra V Adige e la strada postale le rupi ne sono gremite; si trova lussureggiante lungo tutto il M. Pastello (m. 1122), nel quale forma graziosi cespugli che rag- giungon r altezza di un metro e anche più, — nel M. Pastel- letto (m. 1030), — a Rocca pia (m. 1229), — al Corno d' Aqui- no (m. 1547), segnatamente lungo la Valle della Liana e nel Vallone della Fanta (m. 1475), — alla Sega (m.. 1452), — sul M. Malóra (m. 1772), e più al basso sotto Revolto ed alla Giazza (m. 1340-758), ecc. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 499 Lauraceae. 739. Lauriis noUlis L. — Coltivato in tutta la regione, ma fatto quasi selvatico nella città di Verona nel Giardino Giu- sti ed in qualche punto della collina veronese p. e. a S. Leo- nardo, a Fani sopra Pigozzo in Valle di Squay^anio ecc.: si innalza ad altitudini comprese fra m. 360 e m. 510. — Assieme alla forma tipica si rinviene pure la var. angusiifolia Nees. Eleagnaceae. 740. Hippophàe Rhamnoides L. — Piuttosto raro : nelle ghiaie e nelle sabbie àeW Adige in Caìnporaarzo di Verona e nel- l'isolotto del Pestrin; nella Val d'Adige a Ceraino in riva al fiume; nelle siepi fra Ceraino e Dolce lungo la strada postale, alle falde cioè del M. Pastello ed in società con Quercus Eex. — Presso di noi non fiorisce tutti gli anni; né porta sempre a maturità i frutti. Nel Trentino è molto più frequente. Santalaceae. 741. Thesiicm intermedium. Schrad. — Prati, pascoli, mac- chie dall'alta collina alla zona subalpina della intera regione. 742. Th. montanum Ehrh. — Nei luoghi selvatici dalla col- lina alla zona subalpina, ovunque. 743. Th. divaricatum lan. — Nei pascoli aridi dei colli : alla Molila, nella collina di Montorio, alla Pezza sopra Olive, a Marcellise ; nella Valle d'Illasi a Tregnago fra le ghiaie del torrente, nel M. Barbara ecc. copiosamente. É singolare la distribuzione geografica di questa specie nella penisola italiana. Il Compendio della flora italiana la indica nei monti e nei colli in Liguria, in Toscana, negli Appennini fino al Gargano ; i signori Visiani e Saccardo nel loro Catalogo la notano nel Trevigiano nelle ghiaie e nelle sabbie del Piave: io oltreché nel Veronese la ho raccolta nel Nizzardo ove cresce copiosissima nelle pinete (Pinus halcpensis) ed infine nel Tren- tino in Val di Non presso Cles. Ora questo salto dalla Li- guria e dal Nizzardo al Veneto ed al Trentino mi pai^e poco 500 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE naturale, e ritengo che ulteriori ricerche faranno scoprire altre stazioni di questa specie, la quale probabilmente sarà stata con- fusa con alcuna delle tante forme compenetrate nel Th. lino- IJJiyllum. Per un caso poi che ha dello strano, nel Nizzardo, e precisamente in una mia pineta nel colle di Montgros, io ho sempre trovato Th. divaricatum in unione a Bonjeania hir- suta: non è stata pertanto poca la mia meraviglia, quando nella stazione trentina ora ricordata mi si presentarono precisamente in società Th. divaricatum e Bonjeania hirsuta. — Osserverò infine che Th. divaricatum è dotato di una gran forza di re- sistenza, come è dimostrato dal lungo periodo durante il quale si conserva in vegetazione : infatti io lo ho raccolto in fiore dal maggio a tutto il mese di novembre. — Presso di noi sarebbe da ricercarsi Th. ramosum. 744. Th. alpinum L. — Pascoli e luoghi aspri e sassosi ele- vati in tutta la regione : Corno d'Aquilio, M. Malèra, M. Per- tica, M. Trapola, M. Posta. 745. Th. pratense Ehrh. — Come il precedente ma assai più raro : alla Ciiiia di Malèra, lungo il sentiero che dalla Bocca Malèra scende a Revolto, nel M. Travola. Aristolocpiiaceae. 746. Asarum europaeum L. — Luoghi selvatici e sassosi : si trova copiosamente nell' alta Valle d' Illasi nel Vaio detto del Gambero e in quello dei Rugolotti; specialmente poi lungo il sentiero che da Selva di Progno conduce alla Contrada detta dei Torneri : ad ogni modo nella regione non può dirsi pfanta comune. — Nella finitima provincia vicentina si trova abbon- dantissimo a Recoaro. 747. Aristolochia pallida W. — Rara nella regione : prati e luoghi boschivi della zona montana elevata e della subalpina; per esempio a Velo. 748. Aristolochia rotunda L. — Rara nella regione : luoghi selvatici della zona montana e subalpina ; a Cerro Veronese ove è stata pure indicata da Segujer. — Queste due specie, A. pal- lida e A. rotunda, poco frequenti, anzi rare nei Lessini Vero- nesi, sono in quella vece frequentissime sul Baldo: la, seconda inoltre, però raramente, si trova anche nella campagna vero- ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 501 nese, e Pona la indicava presso Bussolengo ove perù era scom- parsa sin dai tempi di Segujer: in quella vece io la ho trovata a poca distanza dal Mincio fra Vaneggio e Peschiera. — Ovun- que lungo i fossi e nei luoghi tanto incolti che coltivati, ed in tutta la regione, dal piano e dalle stesse ortaglie della città di Verona sino ad una certa altitudine si trova la volgatissima A. Clematiiis L. HaLORAGACEAE. 749. Hippurìs mdgaris L. — Fossi ed acque lentamente scor- renti : presso S. Michele extra, a Montorio, alle Ferrazzc, a Cainpalto, alle falde estreme della regione rivolte a sud e sud- ovest. 750. Callitriche verna Kutz. j3 alpina Pari. — Nel M. Ma- lóra, nelle fosse nelle quali si raccolgono le acque piovane, per abbeverare gli animali bovini. — Appena accennerò ad altre forme e specie del genere Callitriche, quali C. stagnalis, C. ha- mutata ecc., ed a quelle del genere Myriophyllum, quali M. spi- calwn, M. veriicillatmn : sono piante coinunissime nei fossi della parte bassa della regione che viene illustrata in queste note. Il Vicepresidente Sommier osserva che ha mostrato al Congresso di Perugia il Thesium ramosum del Procinto, non raro del resto nella flora toscana. Il dott. Jatta ha mandata un' altra parte del suo lavoro : MATERIALI PER UN CENSIMENTO GENERALE DEI LI- CHENI ITALIANL PER A. JATTA. (Continuazione). *** Eulecidea. 674. aenea (Duf.) Fr. L. E., 108. — Anzi Lng., 112; Erb. cr. it., II, 415; Garov. ; Dnrs.; Ces. Var. Garovagli Schaer. Rcr. — Alp. 502 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 675. aglaea Smrf. Suppl. FI. Lap., 144. — Rbh. L. E., 366; Erb. cr. it., I, 386; Ces.; Dnrs.; Garov. Rcr. — Alp. 676. aWocoerulescens Ach. Univ., 188. — Erb. cr. it., 1, 1084; Anzi L. m. r., 282, 283; Trev., Lich. v., 128; Garov.; Mass. (XXI); Dnrs.; Ces. Rcr.' — Alp., Lig., Tose, Merid. 677. aWoflava Krb. Prg., 203. Rcr. — Alp. 678. arctìca Smrf. Lap., 156. — Erb. cr. it., I, 12.32; Rbh. L. E., 734; Anzi Lng., 553; Ces. M. — Alp. 679. armemaca DC. FI. Fr., Il, 366. — Rbh. L. E., 195; Un. it., LVIII ; Anzi, Lng., 113, 396; L. m. r., 265; Erb. cr. it., I, 387; II, 467, 874 ; Garov.; Dnrs.; Ces. ; Mass. (XXII). Var. lutescens Anzi, melaleuca Smrf., migrita Schaer. Rcr. — Alp., Tose, Sard. 680. athroocarpa Ach. Meth., 41. — Anzi Lng., 85; Ces. Rcr. — Alp. 681. airobrunnea (Rara.) DC. FI. Fr., II, 367. — Rbh. L. E., 439, 440; Erb. cr. it, I, 1081; Anzi Lng., Ili; Mass. (XXII) ; Garov. ; Ces. ; Dnrs. Var. congregata Krplh. Rcr. — Alp. 682. auriculata Fr. (Th.) Aret., 213. Var. deducens Nyl. Rcr. — Alp. 683. borealis (Fw.) Hrb. Syst., 234. — Syn. L. limosa Ach.; L. alpestris Fr. •— Anzi Lng., 183; Ces. S. Rcr. — Alp. 684. dracliy spora Fr. (Th.) Scand., 501. — Ces. Var. dissentiens Bgl. e Crst. Rcr. — Alp. 685. Brunneri Schaer. Spie, 136. — Anzi Lng., 150; Garov. Rcr. — Alp. ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 503 686. coerulea Krplh. FI., 1857, 372. — Syn. L. hypocrita Mass. — Anzi Lng., 282; Mass. (XX); Ges. Rea. — Alp., Sett., Merid. 687. conferenda Nyl. FI., 1866, 418. — Erb. or. it., I, 368. Rcr. — Sett., Tose. 688. con/tuens (Aeh.) Nyl. Scand., 225. — Anzi L. m. r., 286; Lng., 283, 340, 401; Garov.; Mass. (XX); Dnrs.; Ces. Var. ecrustacea Anzi, leptoceramia Anzi, oxydata Anzi, ste- riza Ach., vapulata Anzi. Rer. — Alp., Lig., Tose, Merid. 689. consigna Fr. L. E., 298. — Anzi L. m. r., 285; Lng., 158; Erb. cr. it., 1, 685; Trev. Lieh. v., 123; Garov. ; Dnrs. ; Ces. Var. granulosa Mass., spuriaeformis Anzi, sectorum Mass. Rcr., Rv. — It. 690. contorta Bgl. e Crst. Com. soc. cr., I, 443. — Dnrs. ; Ces. Rea. — Alp. 691. contiirmans NyL FI., 1872, 299. — Syn. L. seriata Fr. Rea. — Alp. 692. convexa (Fr.) Krb. Syst., 247. Var. hydropliila Fr. Rer., Rv. — Tose., Merid. 693. crustulata Aeh. Univ., 176. — Anzi Lng., 479; Garov.; Ces. Var. meiospora Krb., macrospora Nyl., oxydata Nyl. Rcr., Rv. — Alp., Sett., Tose., Merid. 694. declinans Nyl. Scand., 226. — Syn. L. ochromela Fr. — Erb. er. it., I, 1085; Anzi Lng., 149. Var. subterluens Nyl. Rcr. — Alp., Tose. 695. declinascens Nyl. FI., 1878, 243. — Syn. L. polyearpa Fr. var. oxydata Anzi. — Erb. er. it., I, 1468; Anzi Lng., 400. Var. subterluescens Anzi. Rcr. — Alp. 504 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 696. disiecta Nyl. FI. 1881, 184. — Ces. Rcr. — Alp, 697. distans Krplh. FI., 1855, 71. — Syn. L. straminea Anzi. — Anzi Lng., 152. Rcr. — Alp. 698. elaheus Fr. Kr. Vet. Hudl., 1822, 256. — Syn. L. eluta Fw. — Erb. cr. it., I, 1233; Rbh. L. E., 196; Dnrs.; Ces. S. — Alp. 699. elata Schaer. En., 123. — Syn. L. amylacea Ach. — Garov.; Mass. (XXI). Var. margiaata Mass., prochythalliua Mass. Rea. — Alp., Sett., Tose. 700. emergens (Fw.) Krb. Prg., 225. — Anzi Lng., 356. Rea. — Seti, Merid. 701. enteroleuca Ach. Syn., 19. — Syn. L. tumidula Mass. — Anzi L. m. r., 274-281 ; Lng., 187, 352, 554; Ven., 75; Erb. cr. it., I, 1427; li, 116; Trev. Lich. v., 122, 257; Garov.; Dnrs.; Ces.; Mass. (XXI). Var. areolata Krb., deusta Mass., euphorea Fr., fallax Krb., geographica Mass., grandis Krb., granulosa Arnd., leuco- placoides Nyl., lignaria Schaer., obscurata Anzi, negu- losa Krb. T. — It. 702. exornaus Nyl. FI., 1872, 358. Rcr. — Alp., Tose. 703. flavocoerulescens Ach. Syn., 23. — Anzi L. m. r., 284; Ven., 174 ; Garov. ; Mass. (XX) ; Ces. Var. macrocarpa Mass. Rcr., Rv. — Alp. Sett. Tose, Merid. 704. flexuosa Krb. Syst,, 194. Rcr. — Sard. 705. formosa Bgl. e Crst. Com. soc. cr., II, 82. — Erb. cr. it., II, 367 ; Ces. Rcr. — Alp. 706. fumosa Hfifm. D. FI. IL, 190. — Anzi L. m. r., 173, 287; Lng., 84, 280 ; Erb. cr. it., I, 1082 ; Trev. Lieh. v., 124 ; Garov. ; Dnrs, ; Ces. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 505 Var. confluens Bgl., grisella Scliaer, nitida Schaer., turgida Anzi. Rcr., Rv. — It. 707. fuscoatrata Nyl. FI., 1875, 301. — Durs. ; Ces. Rcr. — Alp. 708. glabra Krplk. L. FI. Bay., 19G. — Dnrs. Var. viridula Arnd. Rea. — Sett., Tose, Merid. 709. goniophila Flk. Beri. Mag., 1808, 311. — Anzi Lng., 352, 402 ; Erb. cr. it., I, 688 ; Ces. ; Dnrs. ; Mass. (XXI) ; Garov. ■ Var. atrosanguinea Hffm., egena Krplh., granulosa Crst. Rea., Rer., Rv. — It. 710. Hampeana (Hep.) Krb. Prg., 224. Rcr. — Alp. 711. inflaia Anzi Com, soe. cr., II, 17. Rcr. Alp. 712. insidiosa Anzi Neos., 11. M. — Alp. 713. interiecfa Bgl. e Crst. An., 272. Rcr. — Alp. 714. intumescens Fw. L. exs., 175. — Syn. L. insularis Nyl. — Erb. cr. it., 1, 1390 ; Rbh. L. E., 749 ; Anzi Lng., 330 ; Dnrs. ; Ces. Rcr. — Alp., Tose, Sard. 715. inturgescens Nyl. FI., 1881, 186. — Anzi Lng., 280. Rcr. — Alp. 716. jurarm Schaer. En., 123. — Anzi Lng., 356 p. Mass. (XX). Rea. — Alp., Tose., Merid. 717. lactea (Flk.) Schaer. Spie, 127. — Syn. L. cinereoatra Ach., L. pantherina Fr. Th. — Erb. cr. it, II, 469; Anzi Lng., 157, .358; L, m. r., 270; Garov.; Ces. Rcr. — Alp. 718. lapicida Fr. L. E., 300. — Erb. cr. it., I, 1085. Rcr., Rea. — Alp. Sett. 506 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 719. Laure-ri Hep. L. exs. 4. — Erb. cr. it., II, 274 ; Anzi Lng., 184, 185; Ces. Var. ecrustacea Anzi. T. — Sett., Merid. 720. lithophila Ach. Univ., 160. — Syn. L. pruinosa Ach. — Rbh. L. E., 946 ; Erb. cr. it., II, 468 ; Anzi L. m. r., 272; Ven., 72; Ces. Yar. oxydata Schaer. Rcr. — Sett., Tose. 721. UmopMlopsis Nyl. FL, 1874, 314. Rcr. — Cors. 722. ìnarginata Schaer. Nat. Anzi, 10. — Anzi Lng., 394; Erb. cr. it., II, 796; Garov.; Ces. Rcr. — AIp. 723. Martinatiana Muss. Rie, 68. — Anzi Ven., 77 ; Mass. (XX); Ces. Var. coerulescens Mass. Rcr. — Sett. 724. melancheima Tuck. Syn. lich. N. Engl., 68. — Anzi Lng., 552 ; Erb. cr. it., I, 1233. Tr. — Alp. 725. metamorpha Anzi Ctg,, 84. Rcr. — Alp. 726. montìcola Acli. Univ., 159. — Garov. Rea. — Alp., Sett. 727. Mosigì (Hep.) Krb. Prg., 201. — Syn. L. obscurissiraa Nyl. — Anzi Lng., 153. Rer. — Alp. 728. nivalis Anzi Ctg., 82. Var. lutescens Anzi. Rea. — Alp. 729. Notarisiana Jatt. N. G. Bot., 1881, 14. — Syn. L. tur- binata Dnrs. Rea. — Lig., Tose. 730. oUita Bgl. e Crst. An., 261. — Bgl. Rcr. — Alp. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE , 507 731. ochracea Hep. L. E., 263. — Anzi L. m. r., 272. Rea. — Sett., Tose, Merid. 732. olivacea Mass. Rie, 71. — Anzi Lng., 187 ; Etr., 30 ; Erb. cr. it., I., 275 ; Trev. Lich. v., 126 ; Garov. ; Ces. T. — Sett., Tose, Merid. 733. oreia Stzb. L. Helv., 193. — Anzi Lng., 397. Rcr. — Alp. 734. patavina Mass. Rie, 69. — Mass. (XX). Rcr. — Sett. 735. personafa Fw. Krb. Syst, 238. — Anzi Lng., 570. Rcr. — Alp. 736. petrosa Arnd. FI., 1868, 36. Rea. — Seti, Tose, Merid. 787. phaeenterodes Nyl. FI., 1875, 363. — Anzi L. m. r., 283. Var. soredizodes Nyl. Rcr. — Sett. 738. Pilati Krb. Prg., 223. — Ces. Rea. — Alp. 739. plana (Lahm.) Krb. Prg., 211. Var. ecrustacea Arnd. Rcr., Rea. — Seti, Tose, Sic. 740. platijcarpa Ach. Univ., 173. — Anzi L. m. r., 288 ; Trev. Lich. v., 127 ; Garov. ; Dnrs. ; Mass. (XX) ; Ces. Var. atrosanguinea Anzi, flavicunda Ach., microcarpa Hep., opyospora Mass., oxydata Anzi, steriza Nyl. Rea., Rcr., Rv. — It. 741. platycarpoides Bgl. Sard., 99. Bgl. Rcr. — Sard. 742. plumbea (Garov.) Mass. Rie, 74. — Anzi Lng., 154; Mass. (XXI) ; Dnrs. ; Ces. Rcr. — Alp. 743. polycarpa (Flk.) Smrf. Lapp., 149. — Erb. er. it., ì, 685 ; Anzi Lng., 399, 400, 478 ; L. m. r., 271 ; Ces. Var. ecrustacea Arnd., seriata Fr. Rea., Rcr. — Alp., Sett., Tose. 508 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 744. promiscens Nyl. FI., 1872, 358. Rea. — Alp, 745. protrusa Gr. L. E., 324. Garov. Rcr. — Alp. 746. psoroides Bgl. e Crst. Com. soc. cr., II, 82. — Erb. cr. it., I, 1083 ; Anzi Lng., 85, 533 ; Dnrs. ; Ces. Rea. — It. 747. rhaetica (Hep.) FI. 1866, 371. — Anzi Lng., 151 ; Ces. Rea. — Alp. 748. sabuletorum Flk. Beri. Mag., 1808, 309. — Syn. L. la- typea Ach. — Anzi L. M. r., 268, 269 ; Ven., 76 ; Erb. er. it., I, 686 ; Garov. ; Mass. (XXI) ; Dnrs. ; Ces. Var. acquata Flk., coniops Mass., euphorea Mass., flavo- viridascens Bgl., microspora Mass. Rotheana Dnrs. M-, Rea., Rv., Rer. — It. 749. sardoa Bgl. Sard., 98. — Erb. er. it., II, 516 ; Ces. Rer. — Sard. 750. silacea Ach. Meth., 48. — Anzi Lng., 159 ; Garov. ; Mass. (XX) ; Ces. Rer. — Alp., — Lig. 751. sorediza Nyl. Pyr. Or., 38. Rer. — Seti, Tose. 752. spjeirea Aeh. Univ., 194. — Syn. L. trullissata Anzi. — Anzi Lng., 160 ; Ces. Rcr. — Alp., Sett., Sard. 753. sphaerospora Bgl. e Crst. An., 266. — Ces. Rer. Alp. 754. spìlota Fr. Syst. Or. Veg., 286. — Syn. L. tessellata Flk. — Anzi Lng., 124, 126, 398; Dnrs.; Ces. ; Mass. (XXII). Var. albescens Anzi, caesia Anzi, imbricata Hep. Rcr. — Alp., Sett., Tose. 755. subconfluens (Nyl.) Anzi exs. — Anzi Lng., 354 ; Ces. Rcr. — Alp. 756. subplumbea Anzi An., 16. — Anzi Lng., 573. Rcr. — Alp. 757. subsilacea Nyl. FI., 1872, 357. Rcr. — Alp. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 509 758. sudetica Krb. Syst., 254. Rcr. — Alp., Sard. 759. superba Krb. Syst., 248. — Anzi Lng., 571 ; Ces. Rcr. — Alp. 760. sijlvicola (Fw.) Krb. Syst., 200. — Mass. (XXI). Rcr. — Alp. 761. tenebrosa (Fw.) Nyl. Prod., 127. — Anzi L. m. r., 212; Erb. cr. it., I, 1387. Rcr. — Alp., Sett. 762. iitiibans Bgl. e Crst. Com. soc. cr., I, 443. Rcr. — Alp. 763. tumida Mass. Rie, 68. — Anzi Ven., 170; Mass. (XXI) ; Ces. Rcr., Rea. — Sett. 764. turgida Schaer. En., 121. Anzi Lng., 161; Ces.; Mass. (XLI) ; Garov. Rcr., Rea. — Alp., Lig. 765. variegata Fr. Syst. Or. veg,, 287. — Anzi L. m. r., 270, 271; Ces. Rcr. — Sett. 766. violacea Mass. Rie, 69. — Mass. (XX). Rcr. — Sett. 767. viridans Fw. FI., 1828, 697. — Erb. cr. it., I, 687 ; II, 619; Anzi Lng., 155; Dnrs.; Bgl.; Ces. Rcr. — Seti, Lig., Tose, Sard. 768. viiellinaria Nyl. Bot. Not., 1852, 177. — Erb. cr. it., I, 1391 ; Anzi Lng., 480 ; Ces ; Garov. ; Dnrs. P. — Alp. 769. vorticosa Flk. Beri. Mag., 1808, 311. — Erb. cr. it., I, 1389 ; Rbh. L. E. 771 ; Anzi Lng., 353 ; Dnrs ; Garov. ; Ces. Rcr. — Alp. 770. Wulfenì Hep. FI. E., 5. — Anzi Lng., 186 ; Ces. M. — Alp. 771. xanthococca Smrf. Suppl., 154. Tr. — Sett., Merid. 772. zeoroides Anzi Com., soc. cr., II, 1864, 17. — Anzi Lng., 357; Rbh. L. E., 883; Dnrs; Ces. Rcr. — Alp. **** Megalospora Mey et Fw. 510 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 773. sanguinaria (L.) Krb. Syst., 256. — Anzi L. m. r., 263; Ces. Tr. — Alp., Seti XLVIII. Nesolechia Mass. 774. imnctmn Mass. Soli, cr., 153. — Mass. L. L, 153, 159; Dnrs. P. — Sett., Lig. 775. thallicola Mass. Rie, 73. — Anzi Lng., 228; Mass. L. L, 152: Trev., Lich. v., 208. P. — Sett. 776. vuljnna Tul. Mera., 124. — Erb. cr. it, I, 1442; Rbli. L. E., 810; Anzi Lng., 229; Ces. P. — Alp. Il prof. Caruel mostrando una graminacea dice di averla ricevuta da S. A. I. l'Arciduca Luigi Salvatore d'Austria, il quale si occupa presentemente dello studio scientifico delle isole Lipari, intorno alle quali pubblica un' opera ricca di tavole : « Die Lipariscben Inseln. Erstes beft. Vulcano. Prag 1893. » La pianta in parola, sul primo ha dato da fare per la sua determinazione, ma quindi si è giunti a identificarla per una forma àelV Agi-ostis alba, forma vivipara, cor- rispondente alla fig. 1434 del E-eichenbacb Icones florae germanicae. Il socio Martelli rende conto delle raccolte botaniche fatte al Gran Sasso d' Italia insieme al prof. Matteucci ed al sig. Biondi, ascendendovi da Assergi, nei giorni 14-16 agosto scorso. Ricorda i vari autori, fra i quali alcuno botanico, che scrissero di ascensioni e della natura di quella montagna. Nota le forme più caratteristi- che della flora, che è quasi eguale a quella delle altre vette abruz- zesi; crede migliore cosa pubblicare l'elenco di queste raccolte in- sieme alla relazione della gita che il prof, Matteucci promette di compilare sollecitamente. In secondo luogo Martelli ricorda un suo desiderio espresso nel- 1' ultima adunanza della Sede di Firenze, cioè che la Società Bota- nica faccia premure al R. Governo perchè le foreste del Gargano siano mantenute e si procuri che la Legge forestale sia realmente rispettata.- Ricorda come in quell'adunanza della nostra Sede fosse deciso di ritornare sopra l'argomento nell' occasione della Riunione a Perugia. Siccome per dolorose ragioni di famiglia Martelli fu impe- dito di intervenire alla Riunione in quella città; pensa oggi di ri- chiamare la questione nell' adunanza della Sede di Firenze, e spera che la Società vorrà di buon animo accogliere la sua proposta, mossa da un principio di amore scientifico non solo, ma anche da amore ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 511 del decoro e dall' interesse commerciale della Nazione. Dimostra come tutte le altre nazioni europee tutelino severamente le loro foreste mentre che in Italia la Legge forestale è incompleta e punto o poco rispettata. Il Presidente riconosce la gravità della questione e chiede ai Soci quale contegno desiderano che sia tenuto dalla Società in questa questione. Il prof. Caruel non ha gran fiducia nell'efficacia delle rimostranze che si possono fare, ma crede dovere di appoggiare la proposta Martelli. Posta la questione ai voti se debbasi approvare o no la proposta Martelli, è accolta all'unanimità. Il Presidente chiede al Socio Martelli di dare appunti precisi per potere scrivere la lettera al R. Ministero. Il Presidente legge la seguente comunicazione : SOPRA L'INFIORESCENZA DI UNA PIANTA DI NEPEN- THES. NOTA DI G. ARCANGELI. In una pianta di Nepenthes, coltivata nelle terre del nostro Giardino botanico, mi è avvenuto di avvertire alcune partico- larità che mi sembrano degne di essere segnalate. Questa pianta fu ottenuta insieme ad alcune altre da un esemplare inviatoci dal Giardino botanico di Torino col nome di Nepenthes distillatoria. Dopo aver vegetato con notevole vi- gore essa ha fiorito nel settembre u. s. producendo un lungo racemo di fiori feminei controascellare nella parte superiore del fusto. Era agevole riconoscere peraltro come esso racemo stesse. a rappresentare 1' estremità del fusto stesso che si terminava con r infiorescenza, mentre la gemma dell' ultima foglia, svi- luppandosi, produceva un robusto ramo che, spostando l'infiore- scenza, prendeva il posto del fusto primario. Questa infiorescenza era lunga circa O^jS e presentava una parte inferiore nuda, lunga poco più della parte rimanente fio- rifera. I fiori erano numerosi, di mediana grandezza e costi- tuivano un racemo cilindrico, fornito inferiormente dei carat- teri di un racemo composto. Quelli che occupavano la parte inferiore della ràchide, per la lunghezza di circa i ^ ,3 di questa, erano portati a due a due sopra peduncoli biforcati un po' al di 512 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE sopra del mezzo della loro lunghezza patentissimi cilindrici e di color cannella: quelli invece della parte superiore rimanente erano uno ad uno all'estremità di un peduncoletto semplice. — Il perianzio di questi fiori era di 4 pezzi patentissimi e ricurvo-ri- flessi, quasi coriacei, di color verde sporco. — L' androceo era affatto mancante. Il gineceo era costituito da un ovario ovoide ottusamente a 4 lobi per 4 solchi longitudinali poco profondi equidistanti, con lobi corrispondenti ai pezzi del perianzio. — Neir^interno dell' ovario erano 4 caselle, corrispondenti ai lobi esterni, con numerosi ovoli anatropi inseriti sui setti lungo gli angoli interni delle caselle stesse, molto allungati e con estre- mità calazzale assai prolungata. — Lo stimma era quasi sessile, in forma di cuscinetto a 4 lobi corrispondenti ai lobi dell' ovario ed un po' curvati in basso. • Il fatto della biforcazione nei peduncoli dei fiori di questo genere mi sembra che sia stato solo avvertito da Wunschmann, * però in termini molto concisi, senz' accennare se possa verifi- carsi il caso di una infiorescenza solo in parte composta. — In grazia di tale biforcazione il racemo nella sua parte inferiore resulta composto, e formato come dall' insieme di tante piccole cime dicotome quasi coi caratteri d'infiorescenza mista. — Non potrei però recisamente asserire che si tratti di una vera dico- tomia dei peduncoli, giacché non mi fu possibile di studiarne lo sviluppo organogenico, non avendo avuto a mia disposizione che una sola infiorescenza e al momento in cui mi cadde sot- t' occhio già completamente evoluta. Forse non è improbabile che si tratti di una dicotomia apparente più che reale. Altra particolarità che mi si presentò in uno dei peduncoli suddetti si fu che mentre esso era fornito lateralmente di una ramificazione terminata in un fiore di struttura normale, il pe- duncolo primario era terminato da due fiori connessi alla base di uguale sviluppo e trimeri anziché tetrameri. Questa particola- rità potrebbe forse costituire argomento per ritenere che si tratti di ramificazione normale laterale, la quale per ulteriore sviluppo delle parti venga a simulare una vera dicotomia. ^ Engler a. und Prantl K., Die naturlizhen Pflanzenfamilten, n. 58, Leipzig, 1891. 1893. N." 9. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA INDICE. Massalongo, C. — Acarocecidii da aggiungersi a quelli finora noti nella flora italica Pog. 184 RoDEGHER e Venanzi. — Lettera intorno a ricerche della Flora Bergamasca » 492 GoiRAN, A. — Erborizzazioni estive ed autunnali attraverso i monti Lessini veronesi (Continuazione) » 497 Jatta, a. — Materiali per un censimento generale dei Li- cheni italiani (Continuazione) » 501 Caruel, T. — Agrostis alla, forma vivipara (proc. verb.) . . » 510 Arcangeli, G. — Sopra l' infiorescenza dì una pianta di ^^e- penthes » 511 FIRENZE, 1893. SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA Presidente Vicepresidenti Consiglieri Consigrlio di Direzione. Arcangeli prof. Giovanni. SoMMiER cav. Stefano. PiROTTA prof. Romualdo. Passerini prof. Giovanni. GiBELLi prof. Giuseppe. Biondi Antonio, Economo. Bargagli marchese Piero, ArcMmsta. Martelli conte Ugolino, Segret. del Bullettino. Baroni dott. Eugenio, Segretario degli Atti. Penzig prof. Ottone. D' Ancona prof. Cesare, Segretario della Sede dì Firenze. CuBONi prof. Giuseppe rappr. la Sede di Roma. . Seggio della Sede di Roma. Presidente Pirotta prof. Romualdo. Vicepresidente Cuboni prof. Giuseppe. Segretario-Economo Avetta dott. Carlo. ADUNANZE NELL'ANNO 1893 della Sede di Firenze. Gennaio 8. Febbraio 12. Marzo 12. Aprile 9. Maggio 14. Giugno 11. Ottobre 8. Novembre 12. Decembre 10. della Sede di Roma. Gennaio 5. Febbraio 2. Marzo 2. Aprile 6. Maggio 4. Giugno 1. Ottobre 5. Novembre 2. Decembre 7. I Soci devono versare la Tassa d' ammissione e la Quota annua nelle mani del Sig. Antonio Biondi, via dei Serragli, 115, Firenze. La corrispondenza relativa al Bullettino dev'essere diretta al Segre- tario del Bullettino, conte Ugolino Martelli, Museo di Storia natu- rale, Firenze. Firenze, Stab. Pellas. — Via Jacopo da Diacceto, lu.