■ THE UNIVERSITY OF ILLINOIS LIBRARY 580.6 SOB 1 896-99 OTTO HARRASSOWITZ BUCHHANOLUNG : LEIPZIG; BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA A. uno 1898. FIRENZE, 1898. Firenze, Stabilimento Pellas, Via Jacopo da Diaccefo, 10. BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 9 gennaio 1898. Il Presidente Sommier apre l'adunanza ed annunzia l'ammissione del nuovo socio Dott. Giovanni Pons, di Firenze, presentato dai soci Baroni e Sonimier. L'Archivista Baroagli legge il seguente elenco di doni perve- nuti alla Biblioteca della Società : Poli e Tanfani. Botanica descrittiva e comparativa ad uso dei Ginnasi. Yol. II. Massaloìigo Ch. Hepaticae in Provincia Scliensi, Chinae interioris a E,ev. Patre J. Giraldi collectae. Minerva. Rivista delle riviste. Voi. XIV, N. 6. Rassegna settimanale universale. Voi. Ili, N. 1 e 2. Science. Voi. A^, N. 156. Botanische Zeitung. Jahrg. 53; N. 20, 21, 22. Originalabhandlun- gen. Heft X, XI. Penzig 0. Flora popolare Ligure. — et Saccardo P. A. Diagnoses Fungorum novorum in insula Java collectorum. La Società vota ringi'aziamenti ai donatori. Il Presidente Sojimier presenta alla Società, a nome degli autori, i seguenti lavori : A. Deguinot. Prodromo ad una Flora dei bacini Pontino ed Auso- nio e del versante meridionale dei monti limitrotì (Lepini- Ausoni). O. Penzig. Florae Ligusticae Sj^no^isis. L. Xiaotru. Le Fumariacee italiane. Saggio d'una continuazione della Flora Italiana di Filippo Parlatore. Sono, dice il Sommier, tre lavori importanti j^er la Flora Italiana. Il jjrimo, stampato negli annali dei Museo Civico di Genova, sotto 750582 6 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE la rubrica Herharium CammiUae Doriae, ci dà il quadro della vegeta- zione, per quanto è conosciuta fin ora, del versante meridionale dei monti Lepini ed Ausoni, dal piano fino alle vette dei monti (il piìt alto, il Semprevisa, ha 1536 m.) e di una porzione dalla larga zona di terreno paludoso che si estende fra i monti ed il mare Tirreno, prendendo psr limite da un lato il fiume Astura, dall' altro Sper- longa e Fondi ^ed includendovi il monte Circello. L'autore si è valsa per il suo lavoro del materiale raccolto da lui stesso e da altri, nonché delle opere generali e speciali, antiche e moderne, che men- zionano piante di quella regione. Per le singole specie sono citate le località dove furono raccolte ; e quando è il caso, sono corredate di osservazioni^critiche. Non poche sono le specie non ancora in- dicate per la provincia di Roma ; vengono pure descritte alcune va- rietà nuove. L'estesa regione che dalle arene marittime giunge fino alla zona montana e presenta non poche difficoltà per l'insalubrità del clima nel basso^e per l'inospitalità dei monti, non è stata sufficiente- mente esplorata perchè la Flora che ce ne dà Begiiinot, benché enu- meri 1305 piante vascolari, e comprenda quindi ]3Ìù di un quarto delle specie conosciute d'Italia, si possa considerare come definitiva ; ma. è assai più di un semijlice abbozzo, come modestamente dice l'au- tore. Essa sarà il vademecum indispensabile di chi andrà ad erbo- rare in quell'interessante territorio, e non meno indispensabile sarà a chi vori'à istituire paragoni floristici con distretti vicini. La Florae Ligusticae Synopsis ci mostra quale progresso abbia. fatto la nostra conoscenza della flora di Liguria dal 18-lG in poi, allorché De Notaris pubblicava il suo « Prospetto della Flora Li- gustica ». Di fatti, non ostante che il Penzig abbia omesso non poche specie dubbie o citate erroneamente, e che i confini da essa assegnati alla Liguria siano alquanto meno estesi di quelli ammessi da De Notaris, egli porta il numero di piante vascolari liguri da 2288 (Prospetto di De Not.) a 3166, il che corrisponde a quasi tre quarti delle specie italiane e ad un terzo circa delle europee. Nella introduzione l' autore esjDone le ragioni per le quali questa parte d'Italia ha una flora cosi straordinariamente ricca, e si diffonde a descrivere le numerose e svariatissime formazioni vegetali^ o asso- ciazioni di piante che vi si riscontrano. Per ognuna delle 5 zone in cui divide il suo territorio, esso indica le formazioni vegetali che vi si trovano, e dà altrettanti elenchi delle piante che le caratte- rizzano. In tal modo è reso evidente 1' aspetto della vegetazione in qualunque punto della Liguria. — Neil' elenco generale che segue, trovasi soltanto il nome d'ogni pianta; questo lavoro, di fatti, come avverte l'autore, non è altro che il prodromo di un'opera di ben altra mole, una « Flora della Liguria », alla quale il prof. Penzig lavora da 10 anni e che richiederà ancora non pochi anni prima di venir compiuta. In fine di questa Synopsis trovasi un quadro rias- suntivo dal quale si può vedere a colpo d' occhio da quante specie ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 7 sieuo rappresentate le singole famiglie e classi in Liguria, in Italia ed in tutta l'Europa. La Flora popolare Ligure del prof. Penzig, di cui l'autore ha j)ure fatto dono alla Società, si può dire un corredo della sua Sìjnopsis, essendovi registrati con cura, per molte piante, i nomi vernacoli sotto cui sono conosciute dalla gente di campagna in Liguria. Il Prof. Nicotra, colla sua monografia delle Fumariacee italiane, ha voluto, con lodevole pensiero, iniziare la continuazione della Flora italiana di Parlatore. Per questo il suo lavoro è stampato coi me- desimi tipi, ed è fatto presso a poco sul medesimo piano e col me- desimo sistema della Flora italiana, dando però maggiore sviluppo alle osservazioni critiche sulle specie, e sopprimendo invece le lun- ghe descrizioni in italiano. L' autore ammette in Italia una specie di Hypecoum, 7 di Corydalls, 14 di Ftimarìa e per la F. spicata ac- cetta il genere Platycapnos di Bernhard. L' autore qviindi non è di quelli che molto riuniscono, e neppure di qiielli che suddividono all'eccesso. Abbenchè vari valenti fitografi ci abbiano già dato delle monografie del genere Fumaria, è interessante vedere come esso venga trattato da chi per molti anni ne ha fatto uno studio speciale, ed ha potuto valersi dei lavori dei predecessori. Per la divisione in sezioni, il Nicotra ha seguito la monografia di Hammar; ma non tutte le specie sono intese allo stesso modo. Il Consigliere Baroni presenta e legge una nota del socio Pons sopra UN CASO DI METAMORFOSI PETALIZZANTE NEL COLCIII- CUM ALPINUM DC. — NOTA DI G. PONS. I Colchicwn alpinwn DC. e C. autumnale L. erano l'estate scorsa in piena fioritura fin dal 20 agosto nell'alta Valle di Macel, nelle Alpi Cozie. Il primo però scende raramente a 1300 m., laddove l'altro predilige i prati che si trovano a un'altezza in- feriore a 1300 m., pur tuttavia arrivando fino ad incontrarsi col C. alpinum in alcuni prati delle Alpi. Amendue li trovai, in qualche mia corsa botanica dell'agosto scorso, a convivere nella stessa località a 1480 m., cioè al Ciò dà Mian, al di sopra della storica Balziglia. Però si deve notare che mentre il ColcMcum autumnale L. sembra prediligere i prati ben concimati e ricchi di humus, in cui affondare profondamente il suo grosso bulbo, che va spo- standosi ogni anno di luogo, il C. alpinum invece vive — direi i8 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE di preferenza — sulle rocce e nei terreni rocciosi, scarsi di terra vegetale. Il suo bulbo poi non muta di posto. Molti campioni, poi, de' miei Colchicum alpinum DC, raccolti, sono normali, con ogni loro parte bene sviluppata. Altri invece hanno ora uno, ora due stami, del ciclo esteriore, anormali : cioè assumono a grado a grado la forma, il colore e le dimen- sioni de' tepali del ciclo interno. In alcuni esemplari il filamento dello stame si allarga e si allunga, diventa arcuato, quasi a forma di crescente, salvo ad essere ottuso all'apice, portando nella parte sua concava un rigonfiamento gialliccio, residuo manifesto di un'antera abortita. In altri esemplari ho visto la lamina tepaloidea diritta, meglio sviluppata, portante tuttavia sur un lato il suaccennato rigonfiamento giallo. In altri fiori in- fine dell'antera non v'era più traccia alcuna, essendosi lo stame addirittura trasformato in un tepalo, uguale per la forma, il colorito, la rigatura e le dimensioni ai tepali del ciclo interno. Pochi fiori hanno due stami che si potrebbero confondere coi veri tepali, tanto li somigliano. Descritto il caso, bisogna ricer- carne la causa. Osserverò anzitutto che l'ipertrofia staminale non si riscontra nelle piante che vivono sulle rupi, ricoperte da 1 a 2 dm. di humus, né nelle località non concimate. Essa é, invece, non dirò frequente, ma non tanto rara nelle piante che crescono nei prati alpini, che vengono più o meno arricchiti di sostanza* nutritizia. Gli esemplari infatti che presentavano l'i- pertrofia degli stami, si trovavano nei prati accennati o attorno ai mucchi di fieno, mucchi fatti a guisa di pagliai all'aria aperta, come usa in montagna, e nell'Alpi Cozie noti sotto il nome di fénie e di barca in italiano, se non erro; attorno ai quali ab- bondano i detriti vegetali in decomposizione, costituendo un concime vero e proprio. Da queste osservazioni, mi pare che si possa concludere che la causa della trasformazione di stami in starninodì tepaloidei nel C. alpìnum DC, si debba ricercare nell'abbondante nutrimento fornitogli dal suolo. Sarebbe forse questo un caso di ipertrofia generale, come la chiama il Delpino. * ^ Delfino, Fiori cloppii, in Meni. Ist. Bologn. Serie IV, tomo Vili, p. 208 (1887). Anche il Delpino, 1. e, p. 209, sembra credere che in- fluisca l'alimentazione. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIUENZE 9 Il Consigliere Baroni presenta alla Società un Narciso della Cina, che corrisponde molto bene al Narcissus elatus Gnss. (forma a fiori semplici del JN". ConstantinopoUtanus Hortul.). Il Padre Giraldi che l'ha inviato dalla Cina dice che proviene dalla provincia Jlo-nan, nella quale c'è un monte su cui vegetano in abbondanza i bulbi di que- sta specie e che non trovansi in altro luogo : quivi vengono rac- colti e poi venduti. Potrebbe con qualche probabilità ritenersi che la patria del N. elatus, finora ignota, dovesse ricercarsi in questo monte della provincia dell' Ho-nan : però fino a che non ci saranno pervenute notizie più precise, non è prudente affermare questo fatto in modo definitivo. 11 Consigliere Pucci ricorda che un tempo venne introdotto in commercio da negozianti inglesi un giglio detto delle fate e sotto il nome di Giapponese e che i bulbi di dotta pianta coltivati dal Mercatelli dettero origine a piante molto simili a quella presentata dal Consigliere Baroni. Il Vicepresidente Arcangeli propone di consultare una Flora Giapponese che trovasi nella Biblioteca del Museo Botanico. Il Consigliere Levier nota che il Padre Giraldi ha comprato questi bulbi spediti ; crede quindi naturale che nasca qualche dubbio sulla provenienza loro e stima conveniente scrivere per avere infor- mazioni in proposito. Il Vicepresidente Arcangeli presenta un suo lavoro : SULLA STRUTTURA E SULLA FUNZIONE DEGLI STOMI NELLE APPENDICI PERIGONIALI E NELLE ANTERE, DEL SIG. GRACE D. CHESTER. — RIVISTA DI G. AR- CANGELI. Ili questo lavoro, eseguito nell' Istituto botanico della Univer- sità di Berlino sotto la direzione del prof. Schwendener, l'Au- tore si propone di studiare la mobilità delle cellule di chiusura degli stomi e le funzioni di questi organi. Dopo aver passato in rivista i lavori di Rudolphi, di Hilde- brand, Czech, De Bary, Weiss, Hiller, Luisa Muller. l'A. passa alla parte speciale delle sue ricerche, che riguardano principal- mente Convallaria majalis L., Friliilarìa imperialis L., Scilla, varie Aracee, Nuphar luteuin Sm., Lilium 'bulbiferum L., L. ie- siaceum, L. longifolitim, ILjacinthwi orientatis L., Ttclipa Ges- neriana L. Nella Convallaria majalis gli stomi si trovano sulla faccia esterna del perianzio, eccetto il margine dell'apice, e mancano 10 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE nella superficie interna. Dalle sezioni trasversali l'A. rileva che le pareti delle cellule di chiusura sono talmente ingrossate, che il luogo di articolazione è scomparso, e la chiusura non può aver luogo. Numerose sezioni effettuate hanno mostrato costante lo stato di apertura. La plasmolisi pure non dette luogo alla chiusura, e lo stesso pure avvenne sottoponendo la pianta al- l' oscurità. Nelle antere di questa pianta gli stomi mancano, e sul filamento se ne trovano solo dei rudimentari. Nella Fritillaria imperiaìis si presentano numerosi stomi, sulla faccia esterna delle foglie perigoniali di ambedue i verti- cilli. Anche in questa pianta gli stomi si presentano aperti e non riesce ottenerne la chiusura, né mediante la plasmolisi pro- vocata con la glicerina, né tenendoli per 6 ore nella completa oscurità. Nelle antere si trovano sempre numerosi stomi aperti. Del genere Scilla V A. ha studiato 4 specie, ed in ogni caso furono trovati sulle appendici perigoniali stomi aperti. Essi so- migliano a quelli delle piante sopra citate, e come in quelle le cellule di chiusura contendono cloroplasti. Insieme a questi stomi, che erano sempre aperti, se ne riscontravano pure di quelli che restavano costantemente chiusi, e si avevano tutte le forme fra quelli aperti e quelli anormali e sempre chiusi. Nelle Aracee l'A. ha studiato i generi Anthuriwn, Arimi, Philodendron, Aglaonema. L'A. ha trovato gli stomi diffusi sulla superficie dei fiori dello spadice, un po' immersi e sempre aperti. Le loro cellule di chiusura contengono clorofilla non in gran quantità, e la bocca loro è rotondata e relativamente breve. La faccia inferiore dei petali del Nuphar luteum presenta stomi scarsi (9 per mra. quadrato). In questi le cellule di chiu- sura interpongono un'ampia bocca, e come nei casi già descritti, la glicerina non fa chiudere l'apertura. Altre specie, nelle quali l'A. ha trovato stomi coperti, sono : Euphorhia splendens Bojer (brattee rosse), Galanthus nivalis, Narcissus Pseudo-Narcissus L., Lachenalia luteola Jacq., Al- lium odo7''um Lap., Aquilegia vulgaris L., Hemerocallis fla- va L., Papaver somniferum L., Delpliiniam elatum L. Nel Lilium dulMferum l'A. ha riscontrato stomi normal- mente conformati e capaci di muoversi come in altre Gigliacee, nonché di quelli che sono sempre aperti e per forme interme- die passano ai rudimentari. Gli stomi capaci di muoversi sono ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 11 distribuiti su tutta la foglia perigoniale, mancano solo nella cima, ove se ne trovano invece di quelli costantemente aperti ed incompletamente sviluppati. L'A. riporta pure esperimenti fatti per dimostrare che questi stomi aperti, che sono disposti in gruppi, non funzionano come stomi acquiferi, ma servono all'aerazione; mentre gli altri, normalmente conformati, sono realmente capaci di aprirsi e di chiudersi. Egli adattava il pe- duncolo di un fiore ad un ramo di un tubo ad U mediante chiu- sura ermetica, nell'altro ramo introduceva del mercurio all'al- tezza di 18 cm. o più, ed avendo collocato tutto l'apparecchio sotto l'acqua, vedeva uscire dall'apice delle foglie perigoniali delle bollicine d'aria. Negli stami di questa pianta si hanno stomi completamente aperti, che tenuti allo scuro per 5 ore, non su- birono alcun cambiamento, e dei simili se ne hanno pure nelle antere della Ilemerocallis e del Diciamnus albus. Nelle appendici perigoniali del Lìliuni testacei wi si hanno stomi in ambedue le facce, principalmente nella faccia esterna delle interne. Essi furono trovati durante lo sviluppo del boccio sempre aperti, e per questi pure l'A. dimostra che sono inca- paci di funzionare come pori acquiferi. Stomi consimili ha pure riscontrato nelle appendici perigoniali del L. longifoUnm. Il perianzio deW Hìjacinihits orientatis mostra stomi di con- formazione apparentemente normale, ma però con bocca che l'A. non trovò mai aperta. Nelle antere invece egli ha riscon- trato stomi quasi normali, per lo più aperti. Anche nelle foglie perigoniali della Tulìpa. Gesneriana si trovano stomi in ambedue le pagine, salvo la zona al di fuori delle nervature più esterne, che n'é quasi completamente priva. Anche in questi però l'A. non potè constatare l'aprirsi della bocca. Nelle antere gli stomi sono numerosi e conformati rego- larmente. In questi l'apertura fu talora trovata chiusa, ma nel massimo numero dei casi aperta. Questa prima parte termina con le liste seguenti, compren- denti le piante studiate in riguardo alla presenza o mancanza degli stomi nel perianzio. Stomi presenti. Convallaria majalis L., Fritillaria imperialis L., Scilla hi- spanica Mill., S. italica L., Tulipa Gesneriana L., Jl/jacinthus 12 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE orienialis L., Lachenalia luieola Jacq., Mascari botryoides Mil- ler, AlUum odorimi Lap., A. nigrum L., Lilìum longiflorum Thunb., L. cmiadense L., L. bulbiferwn L., L. chalcedoni- ctini h., L. testacewn Lind., Henierocallis fulva L., H. flava L., Narcissus Pseitdo-Narcissus L., Galanihus nìvalis L., Iris si- birica L., I. Pseudo-Acorus L., /. germanica L., Gladiolus commimis L., Anectochilus sp., Ceanothus sp., Orchis macu- lata Ij., Aglaonema sp., Anthurium sp., Pliilodendron sp., JLri«?n Qnaculatwìi L., A. italicwn Mill., Begonia 3 spec, Ranunculus acer L., Aquilegia vìtlgaris L., Anemone nemorosa L., J.. s^Y- vestris L., Trollius europaeus L., Belphinium elatum L,, D. Con- sollda L., Aquilegia vulgaris L., Nuphar hdeuìn Smith, J?o.sa 3 spec, T7o/rt italica Voigt, F. tricolor L., EuphorMa splendens Bojer, Azalea cJiinensis Sweet, Rhododendron jjonticum L., Magnolia 3 spec, Papaver somniferum L., iiJiito graveolens L., Cactus 3 spec, i?e&es aureum Piirsli, Aesculus Hippocasta- nwn L., ^cer saccharinum L., Primula sinensis Lour. Stomi mancanti. Adonis vernalis L., Paeonia corallina Retz., Sanguinaria canadensis L., Chelidonium niajus L,, Corydalis cava Schwg. et K.f £'r7'ca carnea L., Tussilago Fay^fara L., Helianthemum Charnaecislus MiU., Centradenia maequilaieralis G. Don., Chrij- ."^anthemmn 3 spec, Cytisus Laburnmn L., Lathyrus pisifor- mis L., Galega ofììcinalis L., Trifolium pratense L., Cratae- gus Oxyacantlia L., Sednm album L., aS. bononiense Loisl., Saxifraga rotundifolia L., Oxalis strida L., 0. Acetosella L., Trillium sessile L., Tradescantia pilosa Wilkl., Lysimachia vulgaris L., Hesperis matronalis L., Dianthus Caryophyllus L., Nemophila maculata Benth., Cyclamen europaeum L., Altìiaea officinalis L., Malva Alcea L., ylcer Pseudo-Platanus L., ..Sa- ijcifraga rotundifolia L., S. Ai.zoon Jacq., Fagopyrum escu- lentum Moench. Nella parte generale l'A. fa osservare anzitutto come le ri- cerche istituite sulla struttura degli stomi, in relazione alle condizioni estreme dell' ambiente, dimostrino essere essi organi molto capaci di adattamento. Aggiunge inoltre come la loro presenza sulle appendici perigoniali non é cosi generale come ADUNANZA DELLA SEDI: DI FIRENZE 13 si è ritenuto ; che la struttura loro non è da ritenersi sempre come rudimentale ed anormale; ch'essi si riscontrano in circa la metà delle specie studiate; che volendo stabilire una teoria generale sulla loro presenza, si può solo dire eh' essi non si trovano- sulle appendici perigoniali sottili e fugaci. Riguardo alla presenza di grosse gocciole d'acqua, riscontrate fra le appandici perigoniali ricuoprentisi, l'A., in seguito agli esperimenti fatti, ritiene che non possano attribuirsi a secre- zione di acqua per parte degli stomi, ma ammette che la tra- spirazione delle gemme debba essere assai grande, e ch'essa sia favorita dagli stomi aperti. Egli termina quindi coH'avver- tire che, per gli stomi che si presentano perfettamente confor- mati sui petali, il loro chiudersi sotto l'azione dell'oscurità ed in contatto con la glicerina conduce a conchiudere, che sopra tali organi spesso si trovano stomi che funzionano regolar- mente, e che, riguardo agli stomi delle antere, la loro struttura è tale che il chiudersi dalla fessura è quasi impossibile. Sopra questo lavoro interessante ci permetteremo di fare qualche osservazione. Gli esperimenti dei quali si è valso l'A., pei' riconoscere se gli stomi aperti delle appendici perigo- niali potessero funzionare come stomi acquiferi, non ci sembrano abbastanza concludenti. Se infatti si deve ritenere che la fun- zione degli stomi acquiferi sia in stretta connessione Con la spinta delle radici, la pressione esercitata sopra un fiore reciso adattato in un tubo ad U, come fece l'A., non potrà essere equi- valente a detta spinta. È inoltre da considerare altresì, che la pressione delle radici può andar soggetta a variazioni, a cagione di varie circostanze, onde la pianta non in tutti i momenti si trova in condizioni da espellere acqua liquida dai suoi stomi. L'A. inoltre non fa parola, nella parte in cui tratta delle Ara- cee, degli stomi aperti che si riscontrano nella faccia interna delle spate degli Arisarum, come nell'A. mtlgare e nell' J.. proboscideiom, da noi osservati varii anni fa. * Forse il confronto di questi stomi che presentano una larga apertura sempre aperta, con quelli delle antere ch'egli ha riconosciuto incapaci di chiu- * Arcangeli G., Sull'.-l r/.varit»i prohoscideum Savi (Bull, della Soc. Bot. Ital. Sede di Firenze, adunanza del 12 aprile 1S91, in Xaovo Giorn. Bot. Ital., voi. XXIII, Luglio 1891, pag. 547). 14 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE dorsi, e con quelli che si trovano sulle foglie di varie piante acquatiche, può condurre a render conto delle cause che hanno influito sulla loro struttura ed a meglio spiegare le loro funzioni. Probabilmente essi giovano a favorire l'aerazione in quegli or- gani che si trovano in ambiente umido o più o meno rinchiuso. La loro presenza e la loro struttura sono pure in relazione con la natura dell'organo, ed è pure ragionevole ammettere che essi giovino alla respirazione, alla termogenesi, alla più perfetta tras- formazione dei materiali contenuti negli organi fiorali, alla for- mazione degli olii essenziali che debbono servire al richiamo dei pronubi, alla più facile diffusione di questi olii nell'ambiente e forse a prepai'are una parte di materiali nutritivi occorrenti per la maturazione. Il Presidente SoMjriER presenta, a nome del Socio Paolucci, alcune piante, e fra esse VAllium globosum raccolto a Monte Vettore (Marcile), osservando che questa pianta orientale, fin ora indicata soltanto di pochi luoghi nell'Alta Italia, era già stata trovata nel 1875 (Agosto) dal D^ Levier, sotto il Corno orientale del m. Velino, a 2000 m. circa. Lo stesso Presidente fa la seguente comunicazione : LA SPERGULARIA SEOETALIS RIAMMESSA NELLA FLORA ITALIANA. — PER S. SOMMIER. Vi mostro qui alcuni esemplari di Spergularia segctalis (L. sub Alsine) Penzl, che ho raccolti in Toscana, e precisa- mente sul monte Scalari, situato fra la Val d'Ema e il Val- darno superiore. Avevo da prima ritenuto che questa specie fosse nuova per l'Italia, non trovandola citata in alcuna delle flore recenti del nostro paese. Però il Dott. Fiori, al quale la comunicai onde la includesse nella Flora analitica d'Italia, mi ha fatto osser- vare che Allioni, Fiora Pedemontana, n. 1096, aveva scritto di questa specie che cresce « in arvis di Ciliano minime rara, ob- servante ci. Bellardi. Etiam inter segetes collium Taurinensium lecta est. », nei quali luoghi però pare che non sia più stata ritrovata. Recentemente l'ha di nuovo indicata entro i confini italiani l'Ingegnatti nel suo catalogo delle piante dei dintorni di Mondovi (vedi Burnat, FI. des Alpes Marit., I, p. IX e 274). Sembra assai strano, e direi quasi impossibile, che questa pianta fosse sfuggita all'oculatissimo Micheli, il quale cita spesso ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 15 piante del Monte Scalari. L'ho trovata per la prima volta in un luogo detto « le Crocelline presso la Badia di S. Casciano nel M. Scalari », mentre cercavo e trovavo il Centancalas mini- ììius che il Micheli cila appunto di quel luogo, colla precisione che caratterizza le sue indicazioni ; ed era abbondante non solo nei luoghi umidi lungo il sentiero insieme al Centitncitlus, ma anche fra la segale dei campi vicini. L'ho raccolta poi in altri campi di grano, sempre sul Monte Scalari, ma abbastanza lon- tani da quel primo luogo, in duo anni successivi (1895 e 1896, in fiore e in frutto il 4 e il 24 Giugno). Finalmente l'ho trovata ancora sul Poggio di Firenze, che è staccato dal Monte Scalari per profonda valle e ne è distante 7-8 chilometri in linea retta (in frutto 1*8 Settembre 1890, anche qui associata al Centun- culas minimus). Tanto sul Monte Scalari quanto sul Poggio di Firenze cresce ad un'altezza di circa GOO a 700 metri. La lontananza fra questo stazioni e quelle da dove è cono- sciuta la Spergalarla segetaUs, ed il fatto che non pare che il Micheli l'abbia trovata, potrebbe far nascere il sospetto che fosse stata introdotta coi cereali dopo i tempi di questi. Po- trebbe contribuire a rendere plausibile tale supposizione la vi- cinanza della rinomata Badia di S. Casciano a Monte Scalari, essendo facile che quei monaci, colle loro estese relazioni, rice- vessero semente da parti lontane. — D'altra parte è contraria a questa supposizione la diffusione che la Spergularia scgetalis ha sul monte Scalari, ed il fatto che si trova sopra un altro monte da questo staccato. Anche nella Francia meridionale, sem- bra che si trovi soltanto in località molto isolate le une dalle altre. Non è d'altronde impossibile che il Micheli l'abbia trovata ed indicata sotto un nome che sia stato poi male interpretato. Il Socio Martelli crede di aver trovato questa Spergularia in Sardegna presso S. Antioco, forse importata coi grani dalla Francia. Aggiunge inoltre qualche notizia sul Compsopoffon Corinaldii, di cui fu parlato nella precedente adunanza dal prof. Arcangeli, e riporta le seguenti località degli esemplari esistenti nell'Erbario di Firenze: Lemania ? Corinaldii Menegh. Compsopofjon Kutz. Legit ad parietem pontis foveae di Caldaccoli (Corinaldi). Bagni di S. Giuliano presso Pisa (D."" I. Corinaldi). « Quest'Alga l'ho trovata in una parete di un piccolo ponticello che vi è nel fosso detto di Caldacoli, dirimpetto al primo casotto 16 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE delle fonti dei Bagni di S. Giuliano. In quella parete passano le acquo termali che escono da tutte le tinozze di. detti Bagni e che cadono poi nel nominato fosso. Non ho mai potuto trovarne una pianta colla fruttificazione. Ciò, a mio credere, dipende perchè in quel luogo andandoci continuamente le contadine a lavare i panni, ripuliscono la detta parete e svelgono questa povera pianta prima che fiorisca. Mi sono raccomandato alle dette contadine di rispettare quella, per me, santa parete, e sa mi manterranno la parola, spero di poterla raccogliere colla fruttificazione. È cosa però degna di osservazione che avendo io visitato attenta- mente le pareti del fosso di Caldacoìi per la lunghezza di un miglio e più, non ho mai trovata la detta pianta. Pare che sia propria di quel Ponticello, e non di altri luoghi. » (Corinaldi ms. in herb. centr, fiorent.). Dopo di che è tolta 1' adunanza. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 17 SEDE DI FIEEXZE. Adunanza del 13 febbraio 1898. In assenza del Presidente Sommier, colpito da grave lutto di fa- miglia, apre l'adunanza il Vice-Presidente Arcangeli, il quale co- munica subito ai soci convenuti che per voto unanime del Consiglio non è stata tenuta l'adunanza privata in segno di lutto per la sven- tura che ha colpito di recente il nostro Presidente. Propone quindi che anche l'adunanza pubblica venga tolta come già fu fatto per quella privata. La proposta dal Vice-Presidente Arcangeli è approvata all'una- nimità. Viene quindi incaricato il prof. Arcangeli di esprimere al Presi- dente Sommier lo più sentite condoglianze da parte dei convenuti. Essendo stato fatto osservare che alcuni soci che hanno inviato lavori potrebbero avere interesse che questi non subissero ritardo nella pubblicazione, si stabilisce di pubblicare senza discussione i lavori annunziati per l'adunanza d'oggi e di dare anche l'elenco dei doni pervenuti alla Società. Elenco delle pubblicazioni giunte in dono od in cambio alla Società : Preda A. Catalogne des Algues marines de Livourne. D." Wahrheit. Kota sulla Flora dei dintorni di Napoli. Fratdli Infjeijnoìi. Catalogo generale delle piante e semente. 1898. Vilmorin-Andrieux et C.'® Catalogne general de graines, etc. Prin- temps 1898, Paris. Ghahert D.^ Alfred. De Tuuis à Tyout. L^ Intermèdi aire des Biolocjistes. Organe International de Zoologie^ Botanique, Physiologie, etc. 1." année, N.° 5, 1898. Eoever Wm. H. Geometrical properties of the lines of force. — Geometrical constructions of the lines of force. Tlie Knowledge. An illustratod magazine of Science, Literatur and Art. Voi. XXI, N.» 117, January 1898. Sommier S. ludi, microfloi-a mediterranea precoce. Aggiunte alla flo- rula di Giannutri. — Due Gagee nuove per la Toscana ed alcune osservazioni sulla Gagee di Sardegna. — Aggiunte alla florula di Capraia. Bull, della Soc. boi. Hai. 2 Ig ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE The Botaniaal Gazette. Chicago, Voi. XXIV, December 1897, N.° 6; Voi. XXV, January 1898, N.» 1. Nuovo Giornale Botanico Italiano (Nuova Seria). Voi. V, Gennaio 1898. Bullettino della Società Botanica Italiana. Ottobre, Novembre e Di- cembre 1897. Bollettino della Società dei Naturalisti in Napoli. Ser. I, Voi. XI, 1897. Bulletin of the Torrey Botanical Club. Voi. 24, December ]897, e Voi. 25, January 1898. Wiener Illustrirte Garten-Zeitung . Januar 1898, I Heft. Science. Dacember 1897, January 1898. Lavori pervenuti alla Società per essere presentati all' adunanza d' oggi : JUGLANDACEAE ET SALICACEAE VERONENSES. — NOTA DI A. GOIRAN. Ju^laiidaceae. Gen. — JUGLANS L. JuGLANS REGIA L.; Poll. — Vemacolo. Nogara la pianta, Nose il frutto. — Var.: a pRAECox — /. 7^egia var, tenera Loud. — Vernacolo. Nose lugliana!. j3 SEROTINA — /. regia var. sclerocarpa Spad. — Verna- colo. Nose tardÌA'a!. y MAXIMA Hort. Albero oriundo di Persia, introdotto nel Veronese da epoca remotissima, essendosi rinvenuti frammenti dei gusci delle noci nello strato arclieologico fra le palafitte del Garda a Peschiera ed al Bor presso Pacengo!. — Una volta serviva nel Veronese da tutore alle viti: abbandonata, e molto saviamente, questa usanza, oggidì il noce è quasi totalmente scomparso dalla pia- nura e cacciato in bando nei monti nei quali, naturalizzato o quasi, vive prosperoso fra il Benaco ed il confine vicentino fino a toccare altitudini prossime a 1000 m.; p. e. nei Lessini a S. Anna cVAlfaedo, Fosse ecc. !, e nel monte Baldo a Spiazzi, Campedello ecc. !. — I campagnoli e coltivatori veronesi distin- guono la var. a a guscio tenero e fragilissimo (Noyer Mésange dei frutticultori francesi) e la var. ^ a guscio duro, consistente, ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 19 bitorzoluto. — Fiorisce in aprile e maggio; le noci sono ma- ture, nella var. a sin dal fine di luglio ed in agosto, nella var. J3 in settembre ed ottobre: il proverbio veronese dice che da Santa Maria Madalena (22 luglio) la uose rè piena. La var. y é col- tivata negli orti. Siilicaceae. Gen. I. — SALIX L. Salix babylonica L. — Vernacolo. Salice piangente !, Salgar d'America (Poli.). — È coltivata soltanto la pianta femmina; que- sta quasi naturalizzata si trova in vai di Mezzane! — Aprile, maggio. S. ALBA L. — Vern. Salgar. — Ovunque, spontaneo o coltivato, dal piano ad altitudini anche elevate, al margine dei campi, lungo i fossi ed i corsi d'acqua, nelle sabbie e nelle ghiaie dei fiumi e dei torrenti !. — Marzo, aprile. ^ VITELLINA (L.) — Vern. Stropar, Stropar zalo, Stropari: strope si chiamano i rami flessibili di un anno adoperati come legaccio. — Per Io più coltivato; si incontra però qua e là in- selvatichito; e cosi nella valle di Caprino!, a Rivolo!, a Verona lungo l'Adige!, nella Valpolicella!, nella Valpantena! ecc. — Marzo, aprile. S. FRA.GILIS L. — Raro, e forse accidentalmente, in Campo- marzo di Verona!. — Aprile. S. AMYGDALiNA L. — Vern. Salgar!, Stropar. — Var. : a DiscoLOR Koch. — S. amìjgdalina Poli.: però l'autore della Flùida Veronensis non indica questa forma nel Veronese. J3 DiscoLOR Koch. — S. iriandra Poli. 7 ALOPECUROiDES Tausch. 5 LIGUSTRINA Host, Queste quattro varietà, la y. con le sottovarietà laiifolia, an- gustifolia, microphi/lla e la j3 con le sottovarietà laiifolia e angustifolia, crescono presso Verona lungo il corso dell'Adige specialmente nelle sabbie depositate dal fiume!. La var. j3 che è la più frequente si incontra copiosamente lungo il Mincio, il Tartaro ecc.!; nei prati torbosi della pianura, nei luoghi palu- dosi e persino nelle risaie!; alle sponde del Garda! ; nella Val d'Adige!; nel monte Baldo a Salzan, Basiana, la Ferrara!, Bren- 20 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE tonico (Pollili.) ecc. — Fiorisce in aprile e maggio, qualche volta in marzo. S. iNCANA Schrnk. — S. riparia Poli. — Ve7^n. Borghignonl nelle vicinanze di Verona; G-inesca! nella Valpantena; Balze! nell'alta valle d'Illasi; Marin! nel monte Baldo. — Frutice od albero; nelle siepi, nelle ghiaie dei torrenti ecc. dal piano ad altitudini prossime ai 1300-1500 in.; qualche volta nelle paludi ed al margine delle risaie: presso Verona nelle sabbie d'Adige e lungo tutta la valle percorsa dal fiume !; nella vai Sorda sotto Affi ed il monte Moscai!; alle sponde del Garda (Poli.), a La- zise (De Bracht) ; nel Baldo presso Gamberone!, S. Marco!, pian della Cenere!, Tolghe, Canalete, Val Aviana, Campione, Acque negre (Poli.), vai delle Some (Heufler); nella Valpolicella ove é meno frequente; abbondantissimo in tutta la Valpantena! da Grezzana procedendo a nord verso Lugo ecc. e nel tempo stesso ad oriente alle Giare, Costoli, Lotrago, monte Zovo ecc.!; nella valle di Squaranto!; nella valle d'Illasi ecc.! — Marzo, aprile: serve egregiamente a difesa delle sponde dei torrenti; frequen- temente i campagnuoli della collina praticano su questo salice innesti di S. Vitellina e S. amygdalina. S. viMiNALis L.; Poli. — Vern. Stropar, e nel monte Baldo Salice Borgogna l. — Coltivato in quasi tutta la pianura al mar- gine dei fossi e dei campi; ma quasi selvatico si trova lungo l'Adige presso Parona!, a Settimo veronese!, Pescantina! ecc.; nella Valpantena sull'altipiano di Lotrago!; nel monte Baldo presso Braghizola in una fossa e sotto Vezzane presso al tor- rente-!. — Marzo, aprile. S. CINEREA L. — S. amMgua et S. acuminata Poli. — Vern. Salgar salvadego! nei dintorni di Verona; Salgarela! nel monte Baldo, ove in generale si dà questa denominazione alle specie ed alle forme nane del genere Salix. — Frutice od alberello che dalla pianura e dalle Valli grandi veronesi, si estolle alla regione subalpina in tutti i monti della nostra regione ! (e Poli.). — Marzo, maggio secondo 1' altitudine. j3 AQUATICA Smith. — Qua e là con la specie. S. Caprea L. — Vern. Salgar !, Salgar bastardo!, Gatolar, Gatoli, Subiolar, Salgarela! (le piante nane), Monini!. — Fru- tice e frequentemente albero, vegeta nei boschi ombrosi e lungo i torrenti in tutti i colli e monti e nelle loro convalli!. ADUNANZA DELLA SKDK DI FIRENZE 21 ed ancho al plano p. e. lungo l'Adige a Verona!, presso al lago di Garda a Lazise (Fontana): ad ogni modo preferisce i luoghi raoniani e subalpini. — Marzo-aprile, nelle stazioni basse; aprile-maggio, nelle elevate. S PARViFOLiA Rchb. — Lungo l'Adige nelle sabbie; in monte Baldo presso la Ferrara!. S. GRANDiFOLiA Sar. — S. aurlta et S. polyniorpha Poli. — Veni. Moninil, e probabilmente gli altri nomi propri alla specie precedente. — Nei luoghi umidi e boschivi e lungo il corso dei torrenti della zona subalpina e montana: nel monte Baldo presso la Ferrara!, alle Acque negre e Gampion ! (e Poli.), vai delle Some (Heufler); nei monti Lessiiii lungo la Liana!, alla Sega! ecc., nei dintorni di Revolto!, nella valle d'Illasi ! ecc. — Aprile, maggio. S. HASTATA L.; Poli. — S. Ponfeclcrana Poli. viag. — Veni. Salgarela. — Piccolo frutice, però non comune, dei luoghi sel- vatici elevati: nel monte Baldo alle Acque negre! (e Poli.), Al- tissimo di Nago (Heufler); nei monti Lessini, cime del Pastello!, alta Yalpantena nel vaio dell'Anguilla sotto alla Podesteria!, cima Malóra!, Revolto!, monte Zeola! ecc. — Giugno, luglio: specie prossima alla seguente colla quale alcune forme si pos- sono facilmente confondere. S. NiGRiCANS Sm. — S. Walfeniana Poli, non W. — Vern. Salgar, Salgarela, Salgar salvadego. — Frutice o alberetto, cre- sce copiosissimo e frequentemente gregario in tutti i monti ve- ronesi fra il Garda ed il confine vicentino, di preferenza nelle zone elevate: nel monte Baldo (Poli., Jan, De Bracht) in tutte le valli che solcano il versante occidentale!, Naolel, Valfredda!, Acque negre!, Pian della cenere!, la Ferrara!, la Corona!, ecc. fra 800-2000 m. ; nei Lessini alle cime del Pastello !, Corno d'Aquilio!, Corno mozzo!. Podesteria!, Revolto!; nel monte Zeola! ecc. Si incontra pure qualche volta al confine della zona collina, p. e. nei Lessini lungo la via del Rosaro presso Cerro !. — Aprile-luglio, secondo 1' altitudine. S. REPENS L.; Poli. j3 fusc;a Sm. — La specie e la varietà crescono, ma rare assai, in monte Baldo nei pascoli di Val Losana e di Noveza!. — Maggio, giugno. S. ANGUSTiFOLiA Wulf. — Bellissima specie, ma rarissima, con- siderata da alcuni fitografi come varietà della precedente: per 22 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE testimonianza del Barone Haussmann (FI. von. Tir.) è stata rac- colta dall'Heufler nel monte Baldo sopra Brentonico verso l'Al- tissimo di Nago (iil>:r Brentonico gegen den Altissimo). — Maggio. S. Myrsinites L-, Poli. — Var. : a GENUINA Rchb. 8 ARBUTIFOLIA W. 7 LEJOCARPA Rchb. La forma genuina e le var. ^ e y di questo piccolo frutice crescono nelle zone elevate: del monte Baldo al Goal santo ed in Val Losana!, alla Lonza ed in Noveza (Segiijer), nelle valli alpine prospicienti il Benaco! (e Poli); del monte Posta!; del monte Zeola (Cima di Zeola)!. — Giugno, luglio. S. PURPUREA L. — S. monandra Poli. — J^ern. Stropar rosso, Senocela!. — Abbonda lungo l'Adige ed i torrenti in tutta la Provincia, dalla pianura alla zona montana elevata: e cosi a Legnago, Albaredo, S. Giovanni Lupatoto, Verona!; nella Val d'Adige alle falde del Pastello fra Ceraino e Dolce ecc.!: fra Co- stermano e Garda!; nel Baldo, nel monte S. Marco, lungo la via dei Lumini, nel letto ed alle sponde del torrente Tasso e dei suoi affluenti, nella valle del Pissol, alle falde del monte a Brentino, Rivalta, Belluno ecc.!, nella valle delle Some (Heu- fler) — Var. : j3 Helix (L.). — Sabbie lungo l'Adige!. Qualche volta col- tivata. 7 Lambertiana (Sm.). — Qua e là assieme alla forma tipica. Fiorisce da febbraio a maggio secondo l'altitudine delle stazioni. S. glabra Scop. — S. corruscans Poli. — Piccolo frutice che non di rado si incontra in società con S. nigricans, per esempio in monte Baldo alle Acque negre (Poli., Heufler). — Giugno, luglio. S. Arbuscula L.; Poli. — Vern. Salgarela. — Piccolo fru- tice: dalla zona montana elevata alla subalpina ed alpina: nel monte Baldo sopra Malcesine (Ambrosi), in Mon Maor (Heufler), Valfredda!, Val vaccara! ecc.; al Corno mozzo nei Lessini!; nel monte Zeola! ecc. — Maggio, giugno. S. RETICOLATA L. ; Poll. — Pascoli sassosi e rupestri fra 1700- 2200 m,: nel monte Baldo lungo le creste da Costabella sin oltre ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 23 l'Altissimo di Nago e nelle sottostanti vallate specialmente del versante occidentale!; nei Lessini a Velo!, cima di Malóra ecc., mei monti Posta e Campobrun !. — Luglio-settembre. S. HERBACEA L. ; Poll. — Piccolo 6 raro suffrutice fra le fes- sure delle rupi elevatissime: nel monte Baldo nella valle delle pietre, Val grande, Val dritta, e presso l'Altissimo di Nago !. — Luglio, settembre. S. RETUSA L. ; Poll. — Cresce copiosamente in tutte quelle stazioni nelle quali vive S. retlciUata, tanto sul monte Baldo quanto sui monti Lessini ecc. e fiorisce e fruttifica nella stessa epoca!. Oltre alla forma tipica si hanno tre varietà: ^ ANGUSTiFOLiA Ces. in ut. — Qua e là con la specie. 7 KiTAiBELiANA W. — S. retusa var. fi Poll. — Come la var. fi. S. SERPYLLiFOLiA (Scop.). — Pìuttosto r?.ra : nel monte Baldo in Costabella!, Valle degli Ossi! (e De Bracht) ecc.; nei monti Lessini alle Gozzo !. Gen. II. — POPULUS TOURNEF. PopuLus ALBA L. — Vem. Albera bianca, Albera mata, Albera argentina!, Albarella!. — Var.: a ARBOREA. fi ARBUSCULA. Albero (var. y-) alto sino a 10-20 m., o frutice (var. fi) basso e più o meno cespuglioso, cresce in tutta la Provincia, per lo più isolato od in piccoli gruppi (var. fi); dalla pianura e dal- l'Agro Veronese, p. e. presso Verona lungo l'Adige!, Sandrà! ecc. risalendo le valli che frastagliano la parte montuosa si innalza sui colli e sui monti nella Val Sorda!, a Rivole veronese!, Capri- no!, Pesina! ecc., Ceraino alle falde del Pastello!, Saline nella Valle d'Illasi, monte Tondo nella Valpantena! ecc. sino a toc- care altitudini prossime a 1000 m. sul monte Baldo sotto ai Col- tri !. — Marzo, aprile. P. CANESCENS Smith. — P. hyhrida M. B. — Raro: luoghi sabbiosi sotto a Rivole veronese, e probabilmente altrove !. Per la prima volta ho visto questa pianta al finire dell'estate nella stazione indicata; ed una seconda volta al finire del mese di ottobre, erborizzando assieme al compianto Ab. Francesco Masé, al confine della Provincia veronese con la mantovana. 24 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE P. TREMULA L. Poli. — Vem. Piopa, Piope, Albara bastarda, Albara salvadega, Albere, Alberale mate, Alberete salvadeghe !. — Solitario ovvero in società, albero, arbusto, frutice, si incontra in tutti i colli e monti e nelle loro convalli, innalzandosi sino alla zona subalpina: raramente si incontra nella pianura!. — Marzo, aprile. — Var. : fi VILLOSA Lang. — Nelle convalli della collina veronese!, nel monte Baldo tra la Salveregina ed Ime! ecc. 7 parvifolia; « frutex humilis; foliis triplo vel duplo mi- noribus quam in forma typica ». — In monte Baldo presso al- l'Altissimo di Nago!. P. NiGRA L. — Vern. Albera (Segu.), Albara, Piopa. — Ovun- que dal piano alla zona subalpina, spontaneo o coltivato, spe- cialmento lungo l'alveo dei fiumi e dei torrenti ed al margine dei fossati. Albero, qualche volta frutice: un esemplare vera- mente gigantesco e splendido vive in monte Baldo ìq Piore alla estremità meridionale della catena, a circa 1000 m. di altitu- dine!, e quasi per contrasto ne osservai uno alto appena pochi decimetri nei gradini deW Arena nella città di Verona!. — Marzo, aprile. fi italica Dur. — P. fastigiata Poli. — Vern. Albera pino (Segu.), Piopa pigna. — Assieme alla precedente: p. e. nell'alta Valpantena oltrepassati i Bellori, da Dorighi e Spionca sin sotto al Ponte di Veja !. P. angulata Ait. — Di questa bella specie, originaria del- l'America settentrionale, cresce un esemplare isolato al margine di un campo presso Parona all'Adige! al principio della stra- della che sale a S. Cristina. I RANUNCOLIBELL' « ECPHRASIS » DI FABIO COLONNA. NOTA DI G. PONS. Util cosa mi pare lo studio del materiale botanico lasciatoci dagli scienziati dell' epoca del nostro Rinascimento, sia perchè talvolta si possono in quello scovare notizie e fatti interessanti, sia anche per far meglio conoscere quegli uomini che indefessi lavorarono all'avanzamento delle scienze. Molti e pregiati la- ADUNANZA DKLLA SKDE DI FIUENZB 25 vori sono già usciti in questo senso. Basti il rammentare quelli del Caruel su A. Cesalpino, del Baroni sull'Orto secco del Prin- cipe della Cattolica, del Mattirolo su Aldrovandi ecc. Sul Co- lonna il Bellini ' ha già dato un saggio, che ho letto con piacere. Da parte mia, non potendo intraprendere per ora un lavoro di lunga lena ed avendo studiato un poco la sinonimia ùe' Ra- nunculus, credo non far cosa disutile dando qui la determina- zione delle specie di ranuncoli, mentovate nell' « Ecplirasis » e illustrate da belle silografie, tanto più che il Bellini è incorso su questo punto in alcune inesattezze. Il Colonna' erborizzò dapprima nel Matese, nei dintorni di Campochiaro e nella diocesi di Boiano ; poi nelle Puglie a Ce- rignola, ed in ultimo, durante il suo soggiorno a Zagarolo, nei colli degli Equi, cioè sulle rive del Teverone. Sei specie di Ranunculiis, senza parlare di molte altre piante, egli raccolse nelle sue erborazioni, descrisse e figurò. Là prima, chiamata Ranunculus leptophyllon Asphodeli radice e figurata nel suo libro, ^ si trova — al dire del Colonna — ab- bastanza frequente nei colli di Campochiaro e degli Equi. Il Bellini, ' seguendo probabilmente l' erronea nomenclatura di Linné,' identifica questa specie col cosiddetto R. chaerophyìlos L. Però tale denominazione non si può più oramai ragionevolmente accettare, avendo il R. chaerophijìlos linneano caratteri propri non d'una sola, ma di parecchie specie : il calice è del R. Agerii Beri al par del sinonimo bauhiniano, le foglie sono tanto del R. mille foliatusY ahi. che del R. flabcllaiiis Desf. Quindi sorge spontanea la domanda : a quale di coleste tre specie va riferito il sopranominato Ranuncolo del Colonna? L'esame attento della descrizione e della figura colonniane mi persuade che si tratti qui del Ranunculus millefoliatus Vahl. * Raffaello Bellini, Gli Autografi delV « Euplirasis » di Fabio Colonna (in Nuovo Giorn. hot. it., Gennaio 1898, p. 45 e seg.). ^ Colonna, Ecphrasis (ed. 1616) nella prefazione. 3 Log. cit., pp. 311-316. * Log. cit., p. 53. » LiNNÉ, Sp. pi., p. 780 (1764). 26 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE La seconda specie, Ranunculus saxatilis Asphodeli radice, ^ « frigidarum regionum incoia » e osservata negli « Aequicolo- rum montibus prope D. Angeli aedem dirutam iuxla moenia antiqua Saracenia », che il Bellini identifica col Ranunculus Creiicus L. (?!) col quale non ha nulla da vedere, va proba- bilmente considerato, sia per la forma delle foglie come per quella del calice e degli achenii, che nella figura sembrano tempestati di puntini, come un Ranunculus sardous Crtz. Il terzo 0 Ranunculus leptomacropìiyllon bulbosus (in descript.) Ranunculus duWosus gramineus moni, (in icon.), dato come abbondante nei monti degli Equi « supra D. Philippae Antrum venerandum », corrisponde a puntino al Ranunculus gramineus L. e alla var. linearis Dee. se fosse lecito fondare una varietà unicamente sulla maggiore o minore dimensione. Alla quarta specie Ranunculus minimus Apulus de' luoghi incolti ed umidi di Cerignola, va dato il nome di Ranunculus sardous Crtz. var. parvulus L. (prò specie). La quinta Ranunculus Aquaticus uinlnlicaio folio (in descript.) Ranunculus rotundifol. aquaticus umbilicatus (in le.) non può essere se non il Ranunculus hederaceus L. var. omio- phyllus Ten. (prò specie). Infine la sesta specie Ranunculus tricliopìiyllon aquaticus inediolulatus è la forma R. capillaceus Tliuill. (prò specie) del Ranunculus trichophyllus Chaix. Tali sono i resultati del mio studio sui ranuncoli del Colonna, che presento alla Società, a cui domando venia per 1' aridità di questa nota, e sarò contento se essa inciterà qualche botanico a ricercare sui luoghi le piante mentovate dal Colonna. » Bertoloni, fi. it., V, p. 531 (1842), identifica, erroneamente secondo me, questo ranuncolo col R. illyricus L. ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 27 FILICES PLANTAEQUE FILICIBUS AFFINES IN SHEN-SI SEPTENTRIONALI, PROVINCIA IMPERII SINENSIS, A REV. PATRE JOSEPHO GIRALDI COLLECTAE, MANI- PULUS ALTER. AUCTORIBUS E. BARONI ET H. CHRIST. 1. Woodsia polysticlioides Eaton A typo Europae non discrepans, Hah. Ad monterà Ki-san (1896; legit J*ater U. Scallan). 2. Davallia Wilfordii Moore Hah. Ad basim montiiim Tliae-p3Ì-san (Augusto 1896) et Ki-sau (1896, legit Pater U. Scallan); in Shen-si meridionali in monte Lean- san (Septembri 1896). 3. Cystopteri.s fragilis Bernh. var. Hab. Prope Huo-kia-ziez ad pedes mentis Lao-y-san (Martio 1896). 4. Afliaiituiìi iiionoclilamys Eaton Hah. Prope Ta-sce-tsuen (Novembri 1896) et in Shen-si meridio- nali ad montam Lean-san (Septembri 1896). 5. Ad. pedatum L. Hab. In Shen-si meridionali ad montem Lean-san (Septembri 1896). 6. Clieiiaiitlies argentea Hook. var. obscura Christ Niiov. Giorn. hot. ital., Nuov. Ser. Voi. IV, 1 gen. 1897, p. 88. Hab. In montibus In-kia-po (Augusto et Septembri 1896) et Tui- kio-san (Octobri 1896). *7. Ch. farinosa Klfs. var. bullosa. — Ch. bullosa Kze. ; Limi. 24, 274; Hook. sp. fil. II, Tab. 96. Differt a typo fronde lanceolata, piniiis brevibus siibaequa- libus deorsum ininus compositis. Hab. Ad pedes montis Thae-pei-san (Augusto 1896). Pianta jam e Regno Chinensi nota sed vix e regione tam septen- trionali nobis cognita. N. B. Spacies cum * notatae desunt in praecedente enumeratione. 28 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE ♦8. Cli. Mysorensis Wall. Hah. In caciimine montis Thae-pei-san (Augusto 1896). Typus plantae par Indiani partesqus tropicas Asiae, etiam Chinae et Japoniae tropicae et subtropicae late dispersae, sed nunquam adhuc e regione tam septentrionali nota ! 9. Onychium Japoiiiciiiu Kze. Hah. Ad montem Thae-pei-san (Augusto 1896) et in Shen-si me- ridionali ad montem Lun-san (Septembri 1896). 10. Pteris aquilina L. Forma caudatae {Pt. caudata L.) Aicina. Hah. Ad montem Ki-san (1896; legit Pater U. Scallan) et in Shen- si meridionali ad montem Leau-san (Septembri 1896). 11. Pt. serrulata L. var. ìnterniedia Christ 1. e. p. 89. Hah. Typus ad montes Thae-pei-san (Augusto 1896) et In-kia-po (27 Martii 1896). Var. ad montem Tui-kio-san (Octobre 1896). 12. Pt. loiigifolia L. var. auriculata Milde Hah. Ad basim montium Thae-pei-san (Augusto 1896) et In-kia-po (Augusto ac Septembri 1896). * 13. Aspleiiiiim iucisuiu Tliiinbg. Hah. Ad pedes montis Thae-pei-san (Septembri 1896) et in monte ILean-san (Septembri 1896). 14. Aspi. Saviliì Hook. (A. Pekinense Hance). Hah. Prope Huo-kia-ziez ad pedes Lao-y-san (^lartio 1896) et ad montes Uan-san-pin (Martio 1896), Tui-kio-san (Septembri et 10-12 Octobris 1896) atque prope In-kia-po (Augusto et Septem- bri 1896) ; in Shen-si meridionali ad montem Lean-san (Septem- bri 1896). 15. Aspi. iN'esii Christ 1. e. p. 90. Hah. Prope In-kia-po (Augusto et Septembri 1896) et ad montem Thae-psi-san (Augusto 1896). 16. Aspi. Tricliomanes L. Hah. Ad montes Uan-san-pin (Martio 1896) et Tui-kio-san (Sep- tembri et Octobri 1896), prope In-kia-po (Augusto et Septembri 1896) et Ta-sce-tsuen (2 Novembris 1896); in Shen-si meridionali ad mon- tem Leau-san (Septembri 1896\ ADUNANZA DELLA SrODE DI FIRENZE 2i> * 17. Atliyriiiiu subsìiiiile n. sp. Christ Nova species e grege A. theìypteroidìs et A. Giraldiì, habitu istius, sed segmentis siiiii latiore rotundato separatis, Io- bis ovato-obtusis nec decussatis nec apice denticulafis, sed subii! (egris aut levissime creiiulafis, soris liaud usque ad apicein segmenti protensis sed in ejus parte infei'iore versus costani l'einanentibus, brevioribus, ovatis, rectis, indusio liiieari-lanceolato, haud turgido nec persistente, sed tenero et mox evanido. Textura coriacea, colore at 1*0- vi ridi. Hah. Ad monteni Ki-san (aestate 1896; legit U. Scallau'). 18. Atli. Illix feiuiiia (L.) var. lUuUicleutatiim Milde Hah. Prope In-kia-po, circiter 500 m. alt. (Julio et Augusto 1896) et ad rnontes Ki-san (aestate 1896; legit Pater II. Scallan) et Tui- kio-san (1893). 19. Atli. Bioudii Christ 1. e. p. 91. Hah. Ad pedes montis Thae-pei-san (Augusto 1896). 20. A 111. Gìraldii Christ 1. e. p. 91. Diagnosis ita amplificanda: ' Rhizomate erecto valido crasso nigro, stipitibus nmltis re- Ijctis, glabro, sed squamis latis ovatis fulvis adpressis praedito, stipitibus glabris, infra more Athyrii alpestris carnoso-inflatis, fronde versus basin attenuata, id est pinnis infimis brevioribus, segmentis sinu acuto angusto separatis apice decussato-denticulato. Haib. Ad montes Ki-san (aestate 1896; legit Pater U. Scallan) et Tui-kio-san (Octobri 1896) ; in Shen-si meridionali ad montem Lean-san (Septembri 1896). * 21. Aspìdiiiiii aculeatuin Swartz A typo Europae occidentalis non recedens, sed textura ali- quantulum firraiore. Hah. In Shen-si meridionali ad montem Lean-san (Se^itembri 1896). *22. A. polylepis Franch. Savat. Enura. Jap. II, 236, 631. Ex afflnitate A. filicis-maris S\v. 30 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Rhizomate erecto, squamis magli is ovato-lanceolatis brun- neo-fulvis dense vestito. Textura magis pap3^racea quam A. filix-mas, segmeiitis angustioribus, apice decussato- dentatis, usque ad basin dimiiiutis, fronde ovato-lanceolata, stipite brevissimo, cimi rachi costisque squamis latis brunneo-atratis nec non squamulis fìbrillosis vestito. So- ris multo minoribus, irregulariter dispositis, indusio mi- nuto subnullo. Hah. Ad montes Ki-san (aestate 1896 ; legifc Pater U. Scallan) et Thae-pei-san (Augusto 1896) ; in Shen-si meridionali ad montem Lean-san (Septembri 1896). Adhuc ex Japonia solummodo notum. * 23. Asp. gracilesceiis Blume En. fil. Jav. 155. Hab. In montibus Ki-san (Aestate 1896 ; legit Pater U. Scallan), Thae-pei-san (Augusto 1896) et Tui-kio-san (Octobri 1896). * 24. Asp. soplioroldes. Polijpodium Thunbg. NepUrodium Desv. Hah. Ad moutem Thae-pei-san (Augusto 1896). Jamjam ex Japonia Chinaque meridionali notum, in Provincia Shen-si profecto limitem extramum boraalem attingens. 25. Asp. lobatiiiii Sw. var. Cliinense Christ 1. e. p. 92. Hah. Prope In-kia-po (Septembri 1896) et ad Ta-sce-tsuen (No- vembri 1896). 26. Asp. Moupìiieiìse Fraudi. Hah. Prope Huo-kia-ziez ad basim mentis Lao-j^-san (Martio 1896) et in Shen-si meridionali in monte Lean-san (Septembri 1896). 27. Asp. acaiìtliopliylluiii Franch. Hab. Prope In-kia-po (Septembri 1896) et Ta-sce-tsuen (2 Novem- bris 1896) et in Shen-si meridionali loco non indicato (Septem- bri 1896). 28. Asp. craspedosoruiu Maximow. Typus rachi apice gemmifera et valde elongata insignis. Hah. Prope Ta-sce-tsuen (2 Novembris 1896) et ad basim Thae- pei-san (Augusto 1896) ; in Shen-si meridionali in monte Lean-san (Septembri 1896). ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 31 29. Asp. subniite Christ 1. e. p. 93. Hai). Prope Ta-sce-tsuen (2 Novembris 189G) et in montibus Ki- san (aestate 1896 ; leg^t Pater U. Scallan) atque Uan-san-pin (Mar- tio 1896) ; in Shen-si meridionali ad montem Lean-san (Septem- bri 1896). 30. Asp. falciitiitn Sw. var. earyotideuiu Wall. Hai). Ad montem Ki-san (aestate 1896 ; legit Pater U. Scallan). 31. Asp. viridescens Baker sub Nephrodio. Hab. Prope In-kia-po ad 500 m. circiter alt. (Augusto 1896) et in montibus Ki-san (aestate 1896 ; legit Pater U. Scallan) ac Tui-kio- san (Octobri 1896) ; in Shen-si meridionali ad montem Lean-san (Septembri 1896). 32. Asp. laxuiii Franch. Savat. Hab. Prope In-kia-jDO (Augusto et Septembri 1896). 33. Asp. crenatuiu Forsk. sub Polypodio. Hab. In cacumine mentis Thae-pei-san (Augusto 1896). 34. Asp. filix mas (L.) var. Glraldii Christ 1. e. p. 94. Hab. In monte Ki-san (aestate 1896 ; legit Pater U. Scallan) et prope In-kia-po (Augusto et Septembri 1896). 35. Asp. decursivo-piniiatiiiu Kze. Hab. In monte Tui-kio-san (Octobri 1896). 36. Polypodium Slieareri Bak. Hab. Prope Ta-sce-tsuen (2 Novembris 1896) et in monte Kuan- tou-san (5 Novembris 1896). 37. P. petiolosuiu Christ 1. e. p. 96. Hab. Prope In-kia-po (Augusto et Septembri 1896) et ad basim montium Thae-pei-san (Augusto 1896), Uan-san-pin (Martio 1896) et Tui-kio-san (Octobri 1896) ; in Shen-si meridionali ad montem Lean-san (Septembri 1896). 38. P. Davidii Baker Hab. Prope Ta-sce-tsuen (2 Novembris 1896) et in Shen-si meri- dionali ad montem Lean-san (Septembri 1896). 32 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 39. P. Lewisiì Baker Hah. Prope Ta-sce-tsuen (2 Novembris 1896) et in monte Kouan- tou-san (5 Novembris 1896). 40. P. angiistissiiniiiii Baker Hab. Propa Ta-sce-tsuen (2 Novembris 1896) et ad basim montis Thae-pei-san (Augusto 1896) ; in Shen-si meridionali in monte Lean- san (Septembri 1896). 41. P. lineare Thunbg. Hah. In monte Thae-pei-san (Augusto 1896). 42. P. oli^olepiduiu Baker Hah. Ad basim montis Ki-san (1896 ; legit Pater U. Scallan) ; in Shen-si meridionali in monte Lean-san (Septembri 1896). 43. P. Baroni i Christ 1. e. p. 100. Hah. Prope In-kia-po (Aiigusto et Septembri 1896) et in monte Ki-san (1896 ; legit Pater U. Scallan). ^ 44. P. subaiuoenuni C. B. Clarke var. Cliinense Christ 1. e. p. 99. Hah. Prope Pei-mi-el-ti (4 Junio 1896). 45. Gyinnograiunie Delavayi Baker Hah. Ad basim et in cacumine montis Thae-pei-san (Augusto 1896). 46. Lycopodiuiu annotinuin L. f. brevifolia. Hah. In montibus Pin-ngan-san (Augusto 1896) et Tui-kio-san (Octobri 1896). 47. Selag^ineìla eanalìculata Baker Hah. In montibus Hua-tzo-pin (20 Junio 1894), Tui-kio-san (5-7 Au- gusto 1894) et Thae-pei-san (Augusto 1895) ; in Shen-si meridionali in monte Lean-san (Septembri 1896). 48. S. foorealis Rpr. Hah. Prope Huo-kia-ziez ad basim montis Lao-y-san (Martio 1896). 49. S. involvens Spring, Hah. In Shen-si meridionali in monta Lean-san Septembri (1896). Firenze, Febbraio 1898. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 33 SOPRA ALCUNE MILBOGALLE NUOVE PER LA FLORA D'ITALL\; QUARTA COMUNICAZIONE. — NOTA DEL DOTT. C. MASSALONGO. Nel tempo che trascorse dalla stampa della mia « terza co- municazione » relativa alle nuove railbogalle scoperte nel do- minio della Flora Italica, a questa parte, segnalai i seguenti dieci acarocecidii, i quali sarebbero da aggiungere agli altri precedentemente noti per il nostro paese. Di questi cecidii, con- trassegnai con un asterisco quelli che per i caratteri da essi offerti od almeno per il substrato, da quanto ho potuto verifi- care, ritengo ancora nuovi per la scienza. Biljliografla. (Continuazione, vedi: Bullettino Soc. tot. it., pap. 53-51; Firenze, 1896). 131. Baccarini P. e Scalia G. — Appunti per la conoscenza di due acarocecidii ; in Nuov. Giorn. Bot. It., nuova se- rie, voi. Ili, p. 6S, tav. II ; Firenze 1896. 132. Canestrini G. — Nuova specie italiana di Plujtoptas {Pìi . Ritbiae sp. nov.) ; estratto Atti Soc. Yenet.-Trent. Se. na- tur., ser. Il, voi. Ili, fase. II; Padova 1897. 133. Cecconi G. — Prima contribuzione alla conoscenza delle galle della foresta di Vallombrosa : in Malpighia, anno XI, p. 433-57; Genova 1897. 134. De Stefani T. — Zoocecidii del R. Orto Bot. di Palermo: estratto dal Bull. R. Orto Bot. Voi. I, n. 3-4; Palermo 1897. 135. FocKEU H. — Recherches anatomiques sur les Galles ; É- tude de quelques Diptérocécidies et Acarocécidies : Thé- ses presentèes a la Faculté des sciences de Paris, sér. A, n. 268, n. dordre 905; Lille 1896. 136. Gaspaeis a. — Sulla presenza degli acarocecidii nelle Mo- nocotiledonee; estratto Rend. R. Acc. Se. Fis. e Matem. di Napoli, Fase. 6-7, Giugno-Luglio 1896. 137. KiEFFER J. — Nachtrag zu den Zoocecidien Lothringens in Beri. Entomol. Zeitschrift, Bd. XLII, Jahrg. 1897, Ileft I, u. II, p. 17-24. Bull, della Soc. boi. Hai. 3 34 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 138. MoLLiARD M. — Hypertrophie pathologique des cellules vógétales; Revue generale de Botaiiique dirigée par G. Bonnier, Tom. IX (1897), p. 33-44, Planche V. 139. Nalepa a. — Zur Kenntniss dar Phyllocoptiden; aus dem LXIV Bd. der Denkschriften der Mathem.-naturw. Classe der K. Akad. der Wissenschaften ; Wien 1896, Taf. I-V. 140. — Neue Gallmilben (13'" Fortsetzung) ; Anzeiger n. X, K. K. Akad. Wissenscli. Wien; Sitzung d. Mathem.-naturw. Classe vom 1 Aprii 1895. 141. — Neue Gallmilben (14'" Fortsetzung) ; Anzeiger n. XII d. K. K. Akad. Wiss. Wien ; Sitzung d. Mathem.-naturw. Classe vom 6 Mai 1897. 142. — Neue Gallmilben (15'" Fortsetzung) ; Anzeiger n. XXIII d. K. K. Akad. Wiss. Wien ; Sitzung d. Mathem.-naturw. Classe vom 11 Nov. 1897. 143. Ross H. — Sugli acarodomazi di alcune Ampelidee; estr. dalla « Contrib. alla biologia e fisiol. veg. » di A. Borzi; Messina 1893. 144. Solla R. — Enumerazione di casi teratologici osservati nella foresta di Vallombrosa: in Bull. Soc. Bot. It., p. 269; Firenze 1896. 145. Trotter A. — Zoocecid. della Flora Mantovana ; Atti Soc. Nat. Modena. Serie III, voi. XIV, anno XXIX, p. 149-172 ; Modena 1897. 146. — Zoocecidii della Flora Mantovana, IP contributo ; Atti Soc. Nat. Modena. Serie III, voi. XVI, anno XXXI p. 9-39 ; Modena 1898. Descrizione dei Cecidii. 21. Acer campestre L. — Erineum abnorme nob. — Low F. Beitràge zur Kenntniss der Milbengallen in Verh. d. Zool. Bot. Gesellsch. Wien, XXVIII Bd. 1878, p. 129, Taf. II, fìg. 8 ; Schlechtendal Gallbildungen deutsch. Gefasspfl. p. 58, n. 559. — Genera sulla pagina inferiore delle toglie dei cespuglietti di un erineo, situati negli angoli che sono limitati, alla base del lembo, dalle nervature comprima- rie, molto più di raro neh' ascella ancora dei nervi se- condari. In corrispondenza di detti cespuglietti, si osserva. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 35 sulla pagina superiore della lamina, una lieve gibbo- sità, di colore ordinariamente oscuro. I tricomi anormali nell'anzidetta regione, originansi dalla superficie della lamina, ma non da quella delle attigue nervature; essi sono color di ruggine, molto allungati, e spiralmente contorti, assottigliati verso la loro estremità, nonché in- sieme aggrovigliati; inoltre presentansi schiacciati, quasi nastriformi, ed alla base, almeno, sono formati da più cel- lule pluriseriate, ciò che dà loro un aspetto molto simile a quello dei peli squamosi che trovausi sul rachide e sue ramificazioni delle frondi di varie felci. Cecidiozoo : PliytoiJtidearum sp. Al). Presso la « Musella » non lungi dal paese di S. Martino, prov. di Verona ; Sett. 1897, C. Massai. Oss. Negli erinei (Eu-erineum e Plujllerium) i quali son sinora conosciuti nella Flora italica, i tricomi anormali che li caratterizzano (eccettuati 1' Erineum [Pseudotypus] l'^opulinum Pers, e VE. Berengerianiim C. Mass., dove tali tricomi ven- gono sostituiti da emergenze parenchimatiche) sono unicellu- lari od uniseriato-pluricellulari [Aì^ihrophijUeìiitm). Risulta per- ciò evidente che l' Erineuin abnorme qui descritto difTerisce da tutte le altre produzioni analoghe. 22*. Acer obfusatiiin Kit. — Genera sulla pagina superiore delle foglie, delle galle vescicolari, colorate per lo più in rosso e che sono 1-2 mill. grosse e 3-4 lunghe. La loro forma è subclavata, o cilindracea, ed hanno un ostiolo ipofìllo, ostruito da un ciufìb di peli anormali, lunghi e sinuosi. Questo cecidio corrisponde nei suoi caratteri al Ceratoneon vulgare Eremi, che finora era stato rinve- nuto soltanto sulle foglie dell' Acer Pseudoplatanus L. (Conf. C. Massai. Acarocecid. FI. Yeron., n. 45). Cecidiozoo : con tutta probabilità il Phyloptus macrorhyn- chus Nalepa. Ab. Boschi del Monte S. Vicino nelle Marche 1867 (F. Pari.). 23*. Acer opnlifolium Vili. — Dà origine sulla pagina su- periore delle foglie alla galla nota col nome di Ceraio- neon vulgare Eremi. (Vedi il num. precedente). 36 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Cecidiozoo : PliylopUis, macrorhijìichus NaI. Ab. Boschi dell'Appennino del Casentino 1867 (F. Parlatore); nelle Alpi Apuane « Cintura del Procinto » (S. Sommier). 24. Acer opiilifoliiim Vili. — Erineum lateohim Kiuize ; Fée, Mémoire sur le groupe des Phyllériées etc, p. 124, n. 67, Tab. VI, fìg. 1. — Macchie ipofille piane irregolari, circoscritte e spesso fra loro confluenti. Tricomi anor- mali globoso-clavati, brevemente stipitati o subimbutifor- mi, dapprima giallastri, alla fine rossastri o color di ruggine. Cecidiozoo: Phìjloptidearum sp. Ab. Boschi di Serramazzane in prov. di Modena, 1892 (A. Fiori); Alpi Apuane « Cintura del Procinto ». 1893 (S. Som- mier). Oss. Questo erineo è forse diverso dall' aillne E. purpura- scens Gaertn. dell' Acer campestre L., perchè produce gene- ralmente delle macchie più o meno circoscritte, limitate alla pagina inferiore delle foglie e perché i tricomi sono dapprima di color giallognolo (né biancastri). 25. Coiivolviiliis arveiisis L. — Schlechtendal Gallbildun- gen deutsch. Gefàsspfì. p. 89, n. 969. — Il parassita infetta specialmente le foglie di questa pianta, le quali sotto la sua azione vengono a ripiegarsi verso la loro pagina su- periore, mostrandosi inoltre più o meno increspate e contorte. Tali foglie presentano la costa mediana e spesso ancora le nervature secondarie anormalmente ingros- sate, nonché sinuose : inoltre, sul lato superiore, sono esse percorse da un solco profondo. Fra le alterazioni anatomiche offerte da questo cecidio, devesi rilevare che la superficie delle nervature anzidette porta numerose escrescenze papilliformi ed irregolari, che si sono pro- dotte a spese delle cellule epidermiche ipertrofizzate, e del sottostante tessuto coilenchimatico. Analoghe escre- scenze cellulari si incontrano sul picciuolo delle foglie infette, e non di rado ancora sul caule. I fìtotti stanno na- scosti nel solco che trovasi in corrispondenza delle ner- vature, come pure fra le escrescenze surriferite. ADUNANZA DKLLA SKDB DI FIRENZE 37 Cecidiozoo : Phijllocoples ConvolvuU Nalepa, Genera u. Spe- €ies der Fam. Phytoptlden in : Denkschriften d. K. Akad. Wiss. Wien, Mathem.-naturwiss. Classe, Bd. Ili (1891), p. 881, Taf. II, ùg. 13-14. Ab. A Verona presso la « Fontana del Ferro », Agosto 1896 (C. Massai). 26. Lactucii saligna L. — Canestrini, Nnovi fitoptidi del Mo- denese, in Bullett. Soc. Venet.-Trent. Se. Natur. Tom. V, 'n. 3 e Prospetto dell'Acarofauna It., Part. VI, p. 786. — All'ascella delle foglie fiorali, per impnlso del cecidiozoo. invece delle calatidi proprie a questa specie di cicoriacea, si sviluppano delle gemme di numerosi ed irregolari fil- lomi, fra loro imbricati, variamente contorti ed incurvi, dei quali i più esterni, clie sono relativamente grandi, de- riverebbero da metamorfosi delle brattee delle calatidi, mentre gli interni, più piccoli e stretti, devonsi risguar- dare degenerazioni dei fiori (cloranzia). Nel centro di queste gemme, che costituiscono il cecidio, talvolta si os- serva qualche fiore mostruoso, cioè fornito di ovario sor- montato dal pappo, più o meno alterato, e colla corolla tubuloso-clavata, di cui il lembo é nel margine minuta- ' mente crenulato (peloria parassitaria). Cecidiozoo : Phijioptiis lactucae Can. in Bull. Soc. Veneto- Trentina in 1. s. e, p. 553 e Prospetto dell' Acarofauna It. in 1. s. e, p. 785. Ab. Provincia di Modena (A. Fiori). Oss. Il eh. prof. G. Canestrini, in appendice alla descrizione del Phyfopt'ts ladacae, limitasi soltanto a ricordare che « defor- ma le infiorescenze ». Per questo motivo credetti utile di far conoscere con qualche dettaglio le alterazioni che caratteriz- zano il cecidio in parola. 27*. Salicoi'iiìa! fruticosa L.? — In conseguenza di cladoma- nia e di prolificazioni ascellari, succedentesi ripetutamente a brevi intervalli, si vengono a produrre sulle piante infette dal parassita, dei glomeruli più o meno compatti ed irregolari, costituiti ila numerosi e cortissimi ramo- scelli erbacei. Questo cecidio si sviluppa generalmente 38 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE verso la base del fusto o sue ramificazioni, alterando l'a- spetto normale dell' ospite. Cecidiozoo : Pliytoptidearum sp. Ab. Dintorni di Lavezzola nella provincia di Ravenna, dove fu scoperto (1897) dal dott. I. Baldrati. Oss. Su questa stessa specie di chenopodiacea fu anterior- mente segnalato il Cecidopìiijes sijviacus Fockeu; questo paras- sita però viverebbe alla superficie di galle in forma di carciofo, che sono provocate da un insetto (Conf. Nalepa A., Katalog der bisher beschriebenen Gallmilben, ihrer Gallen u. Nahrpflanzen in Zool. Jahrb. fùr Syst., Geograph. u. Biologie der Thiere von J. W. Spengel: VII Bd., p, 323, Anm. 8). 28. Salix Capreii L. — Kieffer Acarocécidies Lorraine, p. 20, n. 95. — Deforma le gemme e gli amenti pistilliferi di questa specie di salice. I. Le gemme invase dal parassita si fanno ovate, sub- globose o subconiche (3-4 cent, lunghe e 2-2,5 cent, gros- se) ; esse sono costituite da numerosissimi e minuti fillomi pelosi, variamente contorti e divisi, fra i quali spesso sporgono delle foglie più o meno atrofiche, nonché di forma mostruosa, col loro margine cioè, d' ordinario, in- ciso-dentato, e fortemente increspato. IL Gli amenti femminei infetti dallo stesso cecidiozoo, diventano più voluminosi del solito, i pistilli si sono iper- trofizzati ed alla loro superficie presentansi un poco ver- rucosi. L'interna cavità ovarica dei medesimi è occupata da angusti fillomi, glabri, irregolarmente ramosi e ripie- gati, i quali si trovano inseriti alla base di detta cavità e probabilmente devono essere riguardati quali degene- razioni degli ovuli e relativi funicoli. Ricorderò che tanto 1' asse delle gemme che quello de- gli amenti deturpati dal cecidiozoo, é anormalmente in- grossato. Coir andar del tempo le appendici fillomatiche delle galle si disseccano e staccansi a pezzi, mentre l'asse delle medesime persiste, alla sua base, come una appen- dice od escrescenza legnosa, lateralmente sul ramo. Tale escrescenza aumentando di volume ancora negli anni ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 39 successivi, verrebbe a costituire ciò che i tedeschi chia- mano « Holzkropf ». Cecidiozoo: Phytoptidearum sp. Ab. Dintorni del paesetto di Cogolo « valle dei Tessari », 1896 (C. Massai ongo). 29.* Ulex eiiropaea L. — Specialmente verso l'estremità dei rami, le gemme e le relative foglie ascellanti, venendo invase da fìtotti, distinguonsi dalle normali perché mo- stransi coperte di abbondantissimi e lunghi peli bianchi. Questi peli unicellulari e pachidermici hanno le loro pa- reti fornite di numerose papille puntiformi ; essi difìTeri- scono da quelli che sono propri alla specie, soltanto perchè, nella regione infetta, diventano più lunghi e si sviluppano in maggior copia. Cecidiozoo: Phyioptidearum sp. Ab. Nella provincia di Pisa sopra S. Giuliano, dove venne scoperto dal nostro illustre presidente St. Sommier nel 1896. 30.* Ulmus canipestris L. — Sulla pagina inferiore delle foglie e precisamente nell' ascella, per lo più, delle ner- vature secondarie, a destra e sinistra della costa me- diana, sviluppansi, per impulso di Plvjtoptidi, dei cespu- glietti erineiformi, poco appariscenti, costituiti da peli candidi, pachidermici ed unicellulari. Nei loro caratteri questi peli corrispondono a quelli normali <ìhe si incon- trano qua e là sulle foglie, ne dilTeriscono però per es- sere molto più lunghi e sviluppati. Cecidiozoo : Phytoptidearum sp. Ab. Provincia di Verona (A. Goiran). Oss. Il Kiefifer fa menzione (Acarocécidies Lorraine, p. 24, n. 124) di un cecidio molto simile a quello che ci occupa e ca- ratterizzato dalla anormale produzione, sul rovescio delle foglie, di numerosi tricomi, che sarebbero però allineati lungo le ner- vature, né. come nel caso nostro, localizzati alle ascelle di que- st' ultime. 40 ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRKNZK SUI PRETESI GRANULI D'AMIDO INCAPSULATI DEI TEGUMENTI SEMINAGLI DELLA VICI A NARBONEN- SIS L. — SECONDA REPLICA ALLE RISPOSTE DEL PRO- FESSOR LUIGI BUSCALIONI DI L. MACCHIATI. Anche nel nostro Bullettino, come feci negli Atti della So- cietà dei Natm-alisti di Modena (Voi. XVI, 1898), incomincio dal riprodurre integralmente, nella lingua in cui fu scritta, la lettera dell' illustre prof. G. Berthold, sottolineando la frase in- criminata, cioè quella colla quale, secondo il Buscalioni, egli darebbe completamente ragione al mio contraddittore : invece io sono di parere che gli abbia dato torto. Gottingen, den 21 Mtirz 1897. HocJigeeJn ter Ilerr College.' Fiir die freiindliclio Uebersendnug Ihrer beiden Mittheilungen und Ihren ausfuhrlichen Brief sage icli Ilinen meinen besten Dank. Herr D/ Buscalioni hat mir seinerzeit, wie icli mieli erinnere, Praparate mit den eingekapselten Stàrkekornern aus dar Samenhaut von Vicianarbonensis gezeigt, indessen baben wir nicht so eingebend daruber gesprocben, und besonders babe ich nicht versucbt, mich davon zu llberzeugen, dass die betrefFenden Objecte wirklich Starkekorner waren. So hin ich durchaus nicht im Stande, die Auf- fassung von Dj Busccdioni meinerseits zu hestdtigen. Soweit icb mich erinnere, ist es nicht gut moglich, dass Buscalioni die Saulenzellen mit seinen eingekapselten Stàrkekornern verwechselt hat. Ich habe •damals das Ganze fiir eine anatomische Missbildung gehalten, deren Natur noch festzustellen war und habe, soweit ich mich erinnere, D.'' Buscalioni gerathen, zu versuchen, ob die Stàrkesubstanz durch Diastase in Lòsung zu bringen sei. Wie mir scheint, wird eine Aufklarung ùber die Diiferenz Ihrer beiderseitigen Befunde nur moglich sein, Avenn D.' Buscalioni sich entschliesst, Ihnen von seinem Material oder von seinen Praparaten zur Untersuchung zu ùberlassen. Mit collegialem Gruss. Ihr ganz ergebener Prof. G. Berthold. Ed ora passo ad esporre in breve il mio modesto parere sulle dichiarazioni rilasciate al dott. Buscalioni, com' egli dice, dai ADUNANZA DKLLA SKDE DI FIRENZE 41 botanici italiani che più specialmente si occuparono di /7ro&fóm« istologici. Intanto oso sperare non sia sfuggito a nessuno di quelli che hanno l'abitudine di leggere attentamente che, tutti quelli che avrebbero riconosciuto il famoso incapsulamento, evitarono costantemente la parola cellulosa, sulla quale verte il punto sostanziale della nostra disputa. Non ve n' é neppure uno che abbia fatto uso di codesta espressione; anzi parecchi si sono affrettati a dichiarare che l' incapsulamento non è di natura cellulosica, come farò risultare procedendo oltre. Il Buscalioni afferma che i botanici italiani, ad eccezione di me, hanno riconosciuta la presenza di granuli d'amido incap- sulati nello spessore del tegumento seminale della Veccia di Naì'bona, mentre poi egli stesso è costretto a dichiarare che i prof." Arcangeli, Briosi, Delpino e Merini non ebbero agio di osservare i preparati : avrebbe fatto meglio a dire che non vol- lero apertamente dargli torto, o che, per lo meno, bramarono rimanere estranei alla questione. Leggendo le dichiarazioni da lui portate nella loro integrità, come anche l'elenco nominativo di quelle altre che non pub-, blicò, vi ho cercato invano i nomi dei prof." Kruch, Massalongo, Comes, Ardissone, Cugini, Fiori, De Toni, Berlese, Veglino, Poli, Paoletti, Piccone, Levi, Savastano, Beguinot, Bottini, Pichi, Ter- racciano, e molti altii che qui sarebbe troppo lungo l'enume- rare, tra cui havvene alcuni che della Istologia vegetale si oc- cuparono di proposito. Non so poi quale significato favorevole per lui pos.sano avere le dichiarazioni dei prof." Saccardo e Borzi, che in ogni caso doveva riprodurre per esteso : esse non dicono che quello ch'io vado da tempo ripetendo, che, cioè, i granuli d' amido sono cir- condati dal protoplasma nel quale si formano. Di fatti il Borzi avrebbe detto che « i granuli ci' amido presentano per lo più una tunica che ne segna il contorno » ; ed il Saccardo ritiene, giustamente, « die si tratti di un ispessimento citoplastico ». Questa in una parola é l'opinione espressa da tempo da molti illustri anatomici e fisiologi, alla cui tesla sta lo Schimper, già da me più volte ricordato. Io non credo che il Saccardo nel documento, del quale il Bu- scalioni promette la pubblicazione nella Malpighia, abbia detto 42 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE qualche cosa di più; anzi oso recisamente negarlo, quand' io penso ch'egli mi scrisse — in modo punto confidenziale — colla più grande spontaneità, e senza esserne stato richiesto, in una cartolina quanto segue : Padova, 20 Luglio 1897. Pregiatissimo Collega ! Mi piacciono assai le polemiche a base di fatti concreti, a base di scienza sperimentale, perchè da esse scaturisce la verità e la luce a cui tutti dobbiamo anelare. Mi compiacei dunque vivamente pei convincenti risultati ch'Ella ha conseguito nella polemica col Bu- scalioni, onde è dimostrata l' inesistenza di quei tali grani d'amido incapsulati. L' asserzione era grave per la scienza ed Ella fece opera buona a controllarla. Gradisca i miei affettuosi saluti e ringraziamenti. Suo devotissimo Saccardo. Lasciando da parte taluni di quei documenti i quali non dicono nulla, e senza soffermarmi su quanto scrive il signor Chiovenda, che adopra uno stile non consentaneo alle dispute scientifiche, voglio richiamare l'attenzione di quelli che hanno seguito con cognizione di causa la polemica, sulle dichiarazioni che, stando alla forma in cui furono redatte, potrebbero, in apparenza, — ma non in sostanza — avere un qualche significato favorevole al Buscalioni. Il prof. 0. Penzig dice: « La memliranella che circonda i granelli cV amido non sarà di cellulosa, ma è certamente qualche cosa di ben solido e palpabile e risulta air occhio an- che senza alcuna reazione microchimica. » A mio modo di vedere anche il protoplasma indicato dallo Schimper è qualche cosa di ben solido — non dirò che sia pal- pabile—e risulta all'occhio senza alcuna reazione microchi- mica. Quand' ebbi letta la dichiarazione del prof. Penzig, dissi subito tra me: egli la sa lunga. Trovò una forma quanto mai cortese per rifiutarsi, come fecero i prof" Arcangeli, Delpino, Merini e Briosi, di rilasciargli una dichiarazione significativa. Il prof Baccarini dice, lui pure, di aver « trovati e ricono- sciuti abbondantissimi i granuli d' amido incapsulati negli ADUNANZA DKLLA SKDE DI FIRENZE 4b slrati profondi del tegumento seminale » ; ma non si pronuncia sulla natura della pretesa capsula. I prof. Gibelli e Mattirolo e 1' avv. Ferrerò « dichiarano di aver riscontrato negli strali profondi del tegumento seminale della A'icia iiarbonensis Lin., coltivata nel R. Orto botanico di Torino, i granuli d' amido attorniati da un alone irregolar- mente 0 regolarmente formato, dovuto ad una sostanza che per le sue reazioni deve avere relazione colle sostanze cel- lulosiche. » Esattissima la espressione. Si tratta proprio d'un alone di sostanza protoplasmatica, la quale deve avere certamente re- lazione colle sostanze cellulosiche; e chi oserebbe metterlo in dubbio? Di fatti se ha relazione colle sostanze cellulosiche^ non vuol dire che sia cellulosa, anzi lo si esclude: anche il protoplasma ha relazione colle sostanze cellulosiche, se è quello in cui ed a spese di cui la cellulosa si origina. Dunque risulta palesemente che anche questa dichiarazione multipla, la quale fu fatta con (ine accorgimento, dice veramente poco in difesa del Buscalioni. Egli non avrebbe punto ragione d' esserne or- goglioso: è il caso di richiamare quel proverbio che dice: Dagli amici.... con quel che viene poi. II prof. Pirotta gli scrisse : « ho veduto i granelli di amido da Lei denominati incapsulati, cioè avvolti da uno straterello di sostanza facilmente riconoscibile, della forma e deW aspetto da Lei indicati nel suo lavoro suW argomento pubblicato nella Malpighia. » Il protoplasma non é forse una sostanza facilmente ricono- scibile come la cellulosa? L'illustre autore parla esattamente di forma e d' aspetto, ma con molta avvedutezza, del che gli va data lode, si guarda bene dal dire che quella sostanza abbia la reazione della cellulosa o delle sostanze cellulosiche. Il prof. Avetta gli avrebbe rilasciata la più importante di- chiarazione che termina colle seguenti parole: « ho potuto persuadermi della giustezza delle sue osservazioni e della reale esistenza della capsula periamilacea da Lei de- scritta ì>. Però evita egli pure di nominare la cellulosa; tut- tavia si potrebbe credere che di tale sostanza, analogicamente al Buscalioni, ammettesse formata la cosi detta capsula peria- milacea. 44 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIKP:NZE Ma veniva ad escludere che la ritenesse di cellulosa nella seguente cartolina che mi scrisse di recente: Parma, 26 Gennaio 1898. Chiarissimo jìvof. Macchiati , Siccome io sono couvinto della esistenza della capsula od invo- lucro intorno ai granelli d' amido dello spermoderma di Vida nar- bonensis (e ne ho rilasciata analoga dichiarazione al dott. Buscalioni dietro sua richiesta), mi permetto comunicarle in esame un preparato fatto alla svelta stamane, da cui mi pare che 1' esistenza della in- criminata capsula risulti ovvia. Badi che io non entro in merito alla natura chimica di questo involucro peviamilaceo, ma gradirei che Ella, nel ritornarmi il preparato, mi dicesse se non è dello stesso mio parere. AH' occorrenza posso inviarle i semi che hanno servito a me. Distinti saluti dal suo Dev.mo C. AVETTA. 10 esaminai immediatamente il preparato, e gli risposi imman- tinente colla lettera ch'io qui riproduco, la quale mi pare che non sia priva d' importanza, potendo essa mettere sulla via di ricredersi quei pochi che, casualmente, credessero ancora alla esistenza u' una capsula ìjeriamilacea di natura cellulosica ; ma orinai probabilmente non vi crede più neppure il Buscalioni, al quale manca però il coraggio di darsi per vinto. Comunque, ecco la mia risposta al prof. Carlo Avetta: Modena, 27 Geniiaio 1898. Illustrissimo prof. Avetta, 11 suo bel jDreparato, che ho esaminato in questo momento, mi ha offerto la prova jaiù dimostrativa che, nei granuli d'amido della Veccia di Narhona, non v' è accenno à! incapsidamento cellulosico né d' altra natura. Essi sono, evidentemente, immersi nel protoplasma granulare a contorni incerti, come ne può avere una prova — chiara e lampante ! — qualora si voglia prendere il disturbo di esaminarlo con un obbiettivo ad immersione omogenea ; tanto meglio se sia, in pari tempo, apocromatico. Sa poi farà uso d' un forte ingrandi- mento, vi riescirà» a distinguere la rete fibrillare che ne forma la impalcatura. E qualora lo volesse esaminare, di nuovo, cogli oggettivi a secco, faccia uso egualmente degli apocromatici, non trascurando la cor- ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 45 rezioue per lo spessore del vetrino. Io nei n:iei preparati, ho adot- tata la buona consuetudine di segnarvi ognora lo sijossore del co- priogu;etti. Voglio sperare che, dopo un tale esame, Ella — colla sua lealtà — non esiterà un momento a riconoscere che io ho ragione ed il Bu- scalioni ha torto. La stessa, identica apparenza dei granuli d'amido dello sperraoderma della Veccia di Narbona, si ha in quelli di tutti i semi delle altre leguminose e di altre piante. Vorrei pregarla di rimandarmi il suo preparato per uno o due giorni, desiderando farne una bella fotografia con un obbiettivo ad immersione omogenea, combinato all' oculare compensatore a proie- zione N. 4 di Zeiss. La ringrazio molto del gentile invio, e distintamente la saluto. Uno devotissimo Luigi Macchiati. Alla quale mia lettera il prof. Carlo Avetta, mentre aderiva al mio desiderio inviandomi, con squisita cortesia, <\[ nuovo il preparato, mi rispondeva dopo tre giorni di non avere tempo né voglia di assoggettarlo all'esame che io gli aveva consigliato. Ma anche questa risposta, facilmente spiegabile, ha un signifi- cato favorevole per me ; onde oso ritenere che lai siasi real- mente persuaso che io ho ragione. Anche il Cuboni, stando alla sua dichiarazione, avrebbe visto i granuli d'amido incapsulati; ma come tutti gli altri non parla di cellulosa: incapsulati nel protoplasma è quello che ha detto sempre lo Schimper, il quale, lo ricordai altrove, usa appunto r espressione : « im Protoplasma eingehcttet », ma non è codesto l'incapsulamento del Buscalioni. Che i granuli d'amido sono e devono essere circondati dal protoplasma nel quale si formano sapevavicelo ! Nulla aggiungono, in fine, a quello che dissero gli altri, le due dichiarazioni dei dott. Longo e Buffiirini. Allorché nella mia breve memoria, che farà seguito alla terza replica, pubblicherò i documenti, si vedrà allora che essi sono ben diversi da quelli ai quali il Buscalioni ha fatto vedere la luce : i miei dicono qualche cosa di più, lo dicono spontanea- mente, perchè nessuno ha nulla da temere né da sperare da me ; e lo dicono senza ambiguità alcuna, ma anzi colla più grande schiettezza possibile. Quando avrò pubblicato per intieio 1' epistolario Buscalioni- 46 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Macchiati (di cui il mio oppositore promette la pubblicazione parziale) si vedrà allora clii abbia ecceduto nei giusti termini d' una polemica, eh' io avrei voluto puramente scientifica ; e le fototipie, che accompagneranno la mia memoria conclusio- nale, diranno il resto! Nel chiudere questa mia seconda replica gli ripeto che non basta sempre fare la voce grossa per avere ragione, e che i suoi certificati lasciano il tempo che trovarono. Modena, 9 febbraio 1898. PRIMA. CONTRIBUZIONE ALLA MICOLOGIA DEL MONTE GENEROSO. — NOTA DEL DOTT. A. LENTICCHIA. Credo che degli Imenomiceti del Cantone Ticino, del Monte Generoso in particolare, nessuno finora siasi occupato. Solo il prof. Veglino ha pubblicato una « Prima contribuzione allo stu- dio della Flora micologica del Cantone Ticino » {Bull, della Soc. hot. Hai., 1896, p. 34-43), dove però non enfi'ano che due sole specie d' Imenomiceti. Nel presente elenco le diagnosi rispondono agli esemplari freschi. Al distinto Micologo B. Studer di Berna, che si compiacque di rivedere queste note e la relativa collezione di funghi corno meglio ho potuto conservare, rivolgo sentiti ringraziamenti. Como, 10 Dicembre 1S97. CI. I. — BASIDIOMYCETES. Ord. I. — HYMENOMYCETES. Fam. I. — AGARICACEAE. 1. Amanita phalloldes Fr. var. dir ina = Agaricus bulbo- sus Bull. Cappello conico, di color zolfino, liscio, senza avanzi della volva. Lamelle bianco-cerose; caine pure bianca. Gambo cavo, fibroso, bianco con un anello infero e un residuo ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 47 di volva alla base. Altezza del fungo da 10-12 cm. Dia- metro del cappello da 5-10 cm. Giovane ha la forma di ghianda, di cui la cupola liscia è bianca e la parte, che figura il seme, verde. Altezza da 15-18 cm. Nei boschi del Parco dell' Hotel Pasta presso Bellavista. Velenoso. A. phalloìdes Fr. var. alba. Assai bello, intieramente bianco come la neve. Gambo ingrossato alla base ricoperta da un residuo di volva. Altezza da 15-18 cm. Nei boschi del Parco Pasta. Velenoso. A. muscaria L. {Agaricus muscarius Bull.). Giovane, ha il cappello molto convesso-campanulato, coperto alla base da un velo bianco, che si lacera for- mando un lungo anello cadente attorno al gambo, quando il cappello si espande. Questo é di color rosso aranciato cosparso di frammenti della volva in forma di verruche bianche. Lamine giallo-chiare. Gambo grosso, bianco, munito alla base di residui embricati della volva. Alla Baldovana. Il cappello può essere anche liscio, senza verruche, colle lamine bianche, che non raggiungono il gambo, attorno al quale esiste quindi un anello cavo. Il micologo B. Studer di Berna asserisce che le ver- ruche bianche non hanno alcun valore per la diagnosi, poiché una pioggia abbondante le può levare. Alla Cascina d' Armirone. Velenoso. Lepiota amiantina Scop.? Cappello dal colore delle castagne arrostite, in forma di callotta col margine involto. Lamine di colore zolfino, de- correnti un po' sul gambo, che è cavo e porta un breve anello. Altezza da 3-5 cm. Boschi sopra Cragno. 48 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 5. Calorrheus piperatus L. Questo fungo, alto da 12 a 16 cent., è intieramente bianco. Cappello incavato superiormente, abbondante di lattice bianco, acre. Lamine assai strette e serrate. Cascina d' Armirone. Non è mangereccio. 6. C. vellereus Fr. Colossale. Diametro del cappello 20 cent. Si distingue dal precedente per le lamine distanti. Bosco sopra Cragno. Nocivo. 7. C. luridus Pers. Esemplare giovane alto da 4 a 0 cent, col cappello con- vesso, giallo-chiaro, le lamine più scure e flessuose. Lat- tice abbondante, bianco, che diventa all' aria rosso car- mino. Gambo centrale, pieno. Alla Cascina. Non è mangereccio. 8. Clitocybe laccata Scop. — - Laccarla ainethystina. Fung-illo lungo circa 4 cent., assai elegante, tutto di co- lore araetistiiio. Lamine distanziate, nessuna che parta dal margine del cappello. Rara. Presso l'Alpe di Mendrisio. Non è mangereccio. 9. Limacium penarium. Tutto bianco, viscido, di odore sgradevole. Cappello quasi emisferico. Gambo incurvato e assottigliato all'estre- mità. Giovane, sembra un bottone lucido di porcellana. Altezza da 8-10 cent. Bosco sotto la Baldovana. 10. L. pudarium Fr.? Cappello convesso, glutinoso, di color canino. Lamine bianche. Gambo grosso, conico. Altezza 4-5 cent. Alla Vetta. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 49 11. Inoloma argentatum Pers. Cappello campanulato, di colore argentino-ceruleo, splendente, liscio, a contorno irregolare. Lamelle ferru- ginee, non innestate nel gambo, divisibili. Crescono molti esemplari insieme. Uno presentava gli stessi caratteri del precedente, salvo che le lamine erano bianche ed il cappello rigato al mar- gine. Altezza 8 cm. Boschi presso l' Alpe di Mendrisio e la Baldovana. 12. I. cìnereo-violaceum Pers. Cappello emisferico di color grigio o giallastro, il cui margine è unito al gambo mediante un velo ragnateloso. Gambo massiccio, corto, ventricoso, ovale, un po' più largo del cappello. Lamine brevi, di color ametista. La carne é bianca, diventa subito violetta al contatto dell' aria. An- che il gambo col tempo acquista esternamente questo colore. Altezza 5 cm. Presso l'Alpe di Melano. Non mangereccio. 13. Dermocybe cinnabarina Fr.? Bellissimo. Tutto di color rosso vivo di bicromato di potassa. Lamelle giallo-citrine. Altezza 4-5 cm. Raro. Dosso a Nord della Cascina. 14. D. cinnamomea L. var. lateola Fries. Cappello sottile, leggermente convesso, assottigliato ai margini. Gambo arcuato, cavo, fibroso, fuso colla carne del cappello. Lamine bruniccio. È di color cannella chiaro. Cresce a mazzi sulle foglie macerate di faggio. Altezza 10-12 cm. Boschi di Cragno. Una forma anormale col gambo eccentrico, compresso pel lungo e in alto con un solco d' ambo i lati, raccolta nel bosco dell' Hotel Pasta a Bellavista. Un'altra forma anomala ò quella raccolta presso la Ca- scina, avente il cappello sottile, ombelicato ed incavato Bull, della Soc. bot. Hai. 4 S0 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE ad imbuto, di color cannella chiaro e a lamelle bianctie. Altezza 6-8 cm. Non mangereccio. 15. D. sanguinea Wulf.? Cappello convesso, canino. Lamine rosse, confluenti sul gambo, che si assottiglia in basso. Altezza 3 cm. Alla Cascina. 16. Pholiota praecox Pers. Cappello liscio, emisferico, dal colore delle castagne ar- rostite. Lamine di color cioccolatte, penetranti fino alla membrana esterna del cappello. Gambo più chiaro, esile, cavo, munito di un anello rovesciato in alto; alla base si riuniscono due o più gambi. iVItezza 5-8 cm. Una piccola colonia sul prato della vetta sovrastante all' albergo Clericetti. Sospetto. 17. Psalliota campestris L. = Agar, edulis Bull. Cappello campanulato o emisferico, bianco. Presenta la prima forma giovane ed è coperto da una fine ed argentina peluria, morbida come un velluto. Il cappello è contornato da un orlo membranoso, resto del velo. Lamine diritte, rosee, non decorrenti sul gambo pieno, bianco come la polpa del cappello e munito di un anello pure bianco. Altezza 3-4 cm. Bosco dietro l'Hotel Pasta verso l'Alpe di Mendrisio. É uno dei funghi più saporiti. 18. Hypholoma sublateritium Schaef. Cappello liscio, emisferico, rosso ferruginoso, col mar- gine sottile e membranoso. Lamelle dello stesso colore, non decorrenti. Gambo grosso, pieno. Altezza 4-5 cm. Mangereccio. 19. Coprìnus atramentarius Bull. Giovane, ha il cappello cilindrico, leggermente conico, piegato in 4 coste. Lamine bianche, gambo con anello pure bianco. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 51 Adulto, il cappello si fa conico e campanulato, di color bianco cinereo, striato pel lungo. Lamine congiunte colla membrana esterna del cappello, ad eccezione del ver- tice di questo, cui si attacca mediante uno straterello di carne bianca. Si coprono di una materia nera, come il pigmento della coroide dell'occhio. Gambo bianco, pellu- cido. Altezza da 5-10 cm. Sopra la Cascina in luogo erboso nel bosco; alla Bal- dovana e nel bosco dell' Hotel Pasta, Godibile. 20. C. micaceus Bull. Cappello cenerognolo, nudo, leggermente striato; lamine imeniali nere, non congiunte colla membrana esterna. Questa specie si distingue dalla precedente principalmente pel gambo assai esile (1 mm. e '/, diam.), rossiccio, opaco. Altezza 5-15 cm. Bosco sopra la Cascina. 21. Russula emetica Fr. Cappello convesso o spianato, rosso carmino. Lamine bianche d'aspetto ceroso, divisibili. Gambo rosso chiaro, pieno, carne bianca, vescicolosa senza lattice. Altezza 5-8 cm. Nei boschi tra la Cascina e la Baldovana, a Bella- vista ecc. Assai velenoso. 22. R. ochroleuca Pers. Cappello ocraceo. Lamine biancastre. Gambo eccentrico, bianco. Altezza da 4-6 cm. Cascina. Sospetto. 23. R. lutea Huds. Cappello superiormente giallo aranciato. Lamelle di color giallo cromo. Gambo corto, bianco, eccentrico. Al- tezza da 3-4 cm. Cascina. 52 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 24. R. alutacea A. S.? Cappello leggermente convesso dapprima, indi incavato e rialzato in due alette ocracee superiormente. Lamine e spore di un giallo più chiaro. Gambo rosso, cavo, eccen- trico. Altezza da 5-6 cm. Sentiero da Bellavista alla vetta. 25. Cantharellus cibarius Fr. Interamente giallo. Cappello convesso, irregolare. Pie- ghe imeniali spesse e ramificate verso l' orlo esterno. Gambo grosso di uguale diametro o conico, pieno, eccen- trico. Carne bianca. Altezza 3-10 cm. Fungo assai varia- bile di forma. Cascina, Baldovana, Bellavista ecc. Fam. II. — POLYPOEACEAE. 26. Boletus edulis B. Frequenti gli esemplari di grandi dimensioni. Uno rac- colto presso la Cascina aveva il cappello di 26 cm, di diametro e 7 '/, di massimo spessore, il gambo lungo 16 Y^; pesava circa 1 chilog. Quando il fungo è vecchio presenta i tubi imeniali verdicci e la carne bianca di- venta rosea, specialmente presso l' epidermide, al contatto dell' aria, 27. B. elegans Schun.? Cappello globoso e gambo di color rosso ferrugineo. Non ho trovati esemplari giovani per vedere se erano coperti dal velo. Altezza 5 cm. Anomalia di due funghi attaccati pel cappello. Tra la Baldovana e Cragno. Mangereccio. 28. B. scaber Fr. = B. bovinus B. Cappello convesso sopra e sotto coli' epidermide retico- lata e contornato al margine da una zona bruna. Tubu- lini di differente lunghezza, di color terreo; carne bianca ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 53 che non cambia colore. Gambo lungo, ingrossato grada- tamente all'estremità e coperto di squame nere e lace- rate. Altezza 8-10 era. Cascina. Mangereccio. 29. B. aureus Schaef. = B. variegatus Sw. Cappello in forma di cuscinetto rosso più o meno sbia- dito superiormente. L' imenio sembra un alveare dal co- lore giallo della polenta, che diviene poi verde. Gambo rossiccio in alto e ingrossato in basso, munito sovente di radicine gialle. La carne del cappello è vescicolosa, bianca, si fa rosea verso l'epidermide e verdiccia presso l' imenio quando il fungo invecchia. Altezza 8-10 cm. Cascina. Mangereccio. 30. B. fragrans Yitt,? Cappello di color ruggine; gambo rosso-cinabro. Tubi- cini e spore ferruginose. La polpa è bianca invece di es- sere gialla, di odore forte; tagliata diventa immediata- mente azzurra e l' imenio verde. Altezza 7 cm. Cragno. 31. B. badius Fr. Cappello giallo ocraceo, viscoso, macchiato di rosso su- periormente e sotto di color rosso mattone. Gambo grosso, solcato pel lungo, e circondato all' estremità superiore da una incavatura anulare dell' imenio. Carne bianca e tubi sporiferi verdi appena tagliati, diventano quella e questi azzurri al contatto dell' aria. Altezza da 12-15 cm. Boschi sopra Cragno. Mangereccio. 32. Polyporus zonatus Fr. = Boletus multicolor Schaef. Cappello in forma di rene, sugheroso e cuoioso con zone a diversi colori, giallo, grigio, bruno, peloso-feltrato, specialmente al margine, non lucente. Pori piccoli, bianchi. Sui tronchi e ceppate di faggio alla Cascina, Bellavista ecc. 54 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIEENZE 33. P. versicolor L. = Bolet. imbricatu8 Scop. Si distingue questa specie dalla precedente per la lu- centezza serica del cappello con zone azzurre scure. 34. P. populinus Fr. Bianco. Una faccia è piana, bucherellata, l'altra ordi- nariamente convessa e pelosa. Fam. III. — HYDNACEAE. 35. Hydnum repandum L. = H. medium Pers. Cappello giallo ocraceo, a contorno frastagliato. L' ime- nio a tubulini conici, distinti. Gambo giallo più scuro, ingrossato all'estremità. Altezza da 7-8 cm. Sul dosso a Nord della Cascina. Mangereccio. Fam. IV. — CLAVARIACEAE. - 86. Corallium (Clavaria) Botrytìs Hahn. Ramificazioni di color roseo; sembra un cavolofiore un po' avanzato nella fioritura. Boschi sopra Cragno; abbastanza frequente. Mangereccio. 37. C. (Clavaria) flavum Hahn. Fusto bianchiccio, che si divide prima in grosse e lunghe ramifiicazioni, le quali alla lor volta terminano con brevi ramoscelli (dita) gialli. Bosco sopra Cragno. Mangereccio. 38. C. viscosum Hahn. = Calocera viscosa Fr. Assai ramificato. Rami lunghi, tortuosi, di color can- nella chiaro, formanti un fascio che tende a inclinarsi dalla stessa parte. Boschi sopra Cragno. Frequente. Innocuo. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 55 Ord. II. — GASTEROMYCETES. Fam. V. — LYCOPERDACEAE. 39. Lycoperdon coelatum Bull. In forma di palla coperta da una corteccia squamosa, da principio bianca, poi di color terreo. Svanita la polvere sporifica, rimane la pelle del fungo come un guscio. Abbondante nei luoghi erbosi umidi alla Cascina, Bal- dovana, Bellavista ecc. Mangereccio, 40. L. giganteum Batsch. = L. Bovista L. ■ In forma di palla di color bianco prima, poi terreo bruno, coperto da una pelle segnata da una rete a ma- glie circolari; gambo grosso, leggermente conico. Carne bianca, soda, poi molle, gialla e di odor zafferano. Nel bosco di Bellavista un esemplare misurava l'altezza di 18 cm. 41. L. gemmatum Batsch. In forma di palla bianca coperta di bitorzoletti ango- losi 0 di scodellette, e munita di breve peduncolo. Carne bianca. Altezza da 4-8 cm. Bosco presso l'Alpe di Mendrisio. Mangereccio quando é giovane. 42. L. echinatum Per. Ha il colore, la grossezza e l'aspetto di un riccio secco di castagna. È irto di appendici lanceolate-filiformi, un po' consistenti ; conniventi per lo più 5 a 5 verso l'estre- mità acuminata. Peduncolo breve, conico, grosso. Raro. Bosco presso l'Alpe di Mendrisio. 43. L. pusillum Batsch. Ila la forma di piccole spagnolette (Arachide), lunghe da 1-1 y, cm., di color nocciuola. Carne bianca in principio. 56 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Sopra la muffa di un vecchio faggio nel bosco dell'Hotel Pasta. 44. Bovista nigrescens Pers. Spunta dal terreno come un uovo. Carne dapprima bianca, poi bruna e nera. Giovane e ancor consistente si mangia e dà alle vivande profumo di tartufo. Luoghi erbosi. Assai frequente. CI. IL — ASCOMYCETES. Ord. III. — DISCOMYCETES. Fani. VI. — HELVELLACEAE. 45. Helvella crispa Fr. Cappello lacerato in 2 a 3 lamine coriacee, cartilaginee, nerastre o grigio-azzurognole; gambo alto fino a 10 cm., colorato come il cappello e presentante molte profonde incavature. Bosco sopra Bellavista. Fam. VII. — PEZIZACEAE. 46. Peziza inquinans Pers. = Bulgaria inquinans Fr. In forme di scodellette, gelatinose, a pareti ripiegate, esternamente convesse, rosso-brune. Disco leggermente incurvato quasi nero. Sulla corteccia del sambuco, del faggio, dell'acero. Cascina, Bellavista ecc. Nell'acqua si gonfia e viene usato dai montanari contro il mal d'occhi. 47. P. leporina Pers. In forma d'imbuto o d'orecchio, dapprima di color ca- stano, poi nerastro, esternamente polveroso, senza gambo. Cresce in colonie nei boschi fra il muschio. Cascina. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIUEXZE 5 7 NUOVE SPECIE DA AGGIUNGERSI ALLA FLORA ATESINA. PER A. GOIRAN. Ripetutamente mi sono occupato delle specie e forme che compaiono nelle sabbie dell'Adige, specialmente dopo le piene del fiume : alle già elencate sono da aggiungersi le seguenti da me raccolte nell'ottobre dello scorso 1897 nel tratto compreso fra il ponte ferroviario (Rotta Fuini, 1882) e S. Michele : Panicdm capillare L. — Questa Poacea tende ogni anno sem- pre più a naturalizzarsi nella Provincia dalla pianura ai colli. Chenopodium Botrys L. Hypericum hdmifusdm L. — Specie rara nel Veronese. Linum alpinum L.? Arctostaphylos alpina Spr. Plantago coronopds L. — Copiosissima e gregaria, ma entro uno spazio limitatissimo, sotto al Muro lungo: è da notarsi che questa Plantago non può dirsi specie comune presso di noi. Io l'ho raccolta ripetutamente, ma non tutti gli anni, per le vie della città. Trifolid.m resdpinatdm L. — Specie rara nel Veronese. In questa medesima stazione, sul finire della primavera, avevo pure raccolto Carwn Carvi L. AVVELENAMENTO DI ANIMALI BOVINI PER OPERA DI DUE ASTERACEE. — PER A. GOIRAN. Nel mese di aprile dello scorso anno si sono verificati in di- versi punti della Provincia di Verona, per esempio S. Dionigi, Vil- lafranca ecc., casi di avvelenamento in animali bovini, pur troppo seguiti per molti di essi da decesso. L'avvelenamento venne attri- buito ad erbe fresche raccolte nei prati e pascoli di quelle località e somministrate come alimento: l'esame fatto dai dottori vete- rinari trasformò il dubbio in certezza. Io esaminai le piante in questione e riconobbi in esse Crepis taraocacìfolia e Crcpis ve- slcaria, comprese entrambe, secondo ogni probabilità, nella Cre- pis taurinensis della Flora Polliniana. — Ricordo che, anni or sono, nel Bolognese avvennero casi di avvelenamento, e questa volta sopra persone che si erano cibate di Crepis lacera. 58 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 13 marzo 1S98. Il Presidente SoJnilEU aprendo l'adunanza ringrazia i soci conve- nuti alla seduta del mese decorso per la parte da essi presa al lutto che lo ha colpito. Quindi annunzia l'ammissione del nuovo socio Prof. Federico Delfino di Napoli, presentato dai soci Arcangeli e Sommier. L'Archivista Bargagli ha la parola per comunicare i doni per- venuti alla Società. Essi sono : Mattirolo Oreste. L' opera botanica di Ulisse Aldrovandi. — Il genere Cerebella di Vincenzo Cesati. Traverso G. B. ~L' Acalyiìlia virginica Li. nella flora Pavese. — Catalogo della piante vascolari che crescono spontaneamente nella città di Pavia. Trotter Alessandro. Zoocecidi della flora Mantovana. Seconda con- tribuzione. Ugolini doti. Ugolino. Contributo allo studio della flora Bresciana. The Botanical Gazette. February 1898, N.° 2. Wiener illustrirte Garten-Zeitung. Februar 1898, 2 Heft. Science. 1898, February, N." 4, 11, 18, 25. Bulletin of the Torrey botanical Club. Yol. 25, February 1898, N.° 2. Bullettino della Società botan. ital., N." 1, Gennaio-Febbraio 1898, La Società ringrazia i donatori. Il Presidente presenta a nome del socio Saccardo il seguente lavoro : DI TRE AUTOGRAFI MALPIGHIANI NELL'ORTO BOTANICO DI PADOVA. — LETTERA DI P. A. SACCARDO AL PRESIDENTE DELLA SOCIETÀ. Padova, 12 marzo 1898. Chiarissimo Sig. Presidente, Mi sta ora sotto gli occhi il solenne ricordo che da pochi mesi usci alla luce a degnamente commemorare, insieme al monumento di Crevalcore, quel nostro grande maestro che fu Marcello Malpighi. ADUNANZA DKLLA SEDK DI FIUENZE 59 Intendo alludere al volume stampato per cura del dott. Ugo Piz- zoli. coi tipi del Vallardi, dal titolo: Marcello Malpighi e Vopera sua, nel quale scienziati italiani e stranieri di primo ordine recarono i loro omaggi al grande Pi-ecursore, dimostrando o meglio confer- mando colla loro riconosciuta autorità l'eccellenza del metodo e le insigni scoperte da esso fatte nel largo campo della anatomia, mor- fologia e patologia, sia degli animali, che delle piante. Per la Botanica abbiamo, in quel volume, due ragguardevoli scritti di Edoardo Strasburger e Fausto Merini. Ma lo scopo del mio scritto non è veramente quello di far cono- scei'O alla nostra Società botanica l' insigne libro commemorativo, che essa certamente conosce. Egli è quello invece di riempire una la- cuna di esso, mentre il farlo è compito doveroso e gradito insieme a me come direttore dell'antico Orto botanico di Padova. Il chiarissimo sig. Luigi Frati, bibliotecario della Comunale di Bologna, raccolse in quel volume colla maggiore cura e diligenza la Bibliografia Malpighiana e vi premise interessanti notizie sui manoscritti Malpighiaui, d'alcuno dei quali aveva toccato parecchie pagine innanzi l' illustre M. A. Foster, segretario della Società reale di Londra. Or bene, nessun accenno appare in quella Bibliografia dei mano- scritti autografi Malpighiani jjosseduti dal nostro Orto botanico di Padova, né del commento che ne j)ubblicò fino dal 1862 il mio chia- rissimo predecessore R. de Visiani nella Rivista periodica della R. Ac- cademia di Scienze, Lettere ed Arti di Padova, voi. X, fase. I (1862), p. 53-60, con un fac-simile. ' Detti manoscritti sono tre, e due soprat- tutto della massima importanza; vale adire: I. Anatomes plantarum idea, il primo lavoro del Nostro sull'anatomia delle piante, in data 1° novembre 1671. — IL Appendix de oro incubato, in data 6 otto- bre 1672 con 7 grandi tavole bellissime. — III. De structura glan- dularum conglobatarum, ms., per la prima metà autografo, per la se- conda apografo, in data 7 novembre 1688. Poiché la conservazione ed esistenza fra noi di questi insigni ci- meli é un fatto troppo importante perchè sia dimenticato in un volume di tanto pregio, quale è quello commemorativo sul Malpi- ghi testé uscito, prego la Società che mi consenta di riprodurre nel nostro Bullettino le j^oche, ma succose pagine che ad illustra- zione ne scrisse l'illustre de Visiani. L'argomento è veramente d'at- tualità. P. A. Sacca UDO. ' R. DE Visiani, Di alcuni codici nella Biblioteca dell' Orto botanico di Padova. 60 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Il chiarissimo de Visiani dopo aver parlato di altri codici posse- duti dall'Orto padovano, cioè di quelli di Federico Cesi, Gaspare Gabrieli, Prospero Alpino e Giulio Pontedera, viene ai manoscritti del Malpighi, e cosi si esprime : « A tutti i manoscritti fino a qui annoverati, benclié degnis- « simi, vanno innanzi di gran lunga, si per la celebrità del « nome che per la importanza delle materie, tre autografi del- « r immortale Malpigli!, i quali delia libreria dell' Orto nostro « formando il più cospicuo ornamento, vuol ragione che si toc- « chi brevemente la storia di loro origine eh' è quella pure « delle scienze nobilissime che essi ragguardano. « Trovavasi l'insigne uomo nel 16G3 professore di Medicina « teorica a Messina, ove rendevasi un di più che 1' altro cliia- « rissimo, ora con iscoperte sulla struttura del cerebro e del « nervo ottico, ora con indagini fortunate sul tessuto della « lingua e sugli organi del gusto e del tatto, scoprendo il pri- « mo nella cute quella reticella cellulare, che le sensitive pa- « pille ne custodisce e che onorasi del suo nome, ed ora con « quel diligentissimo ed originale lavoro sul filugello, che gli « valse la lode di tutta Europa. Ma non alla sola notomia ani- « male potè concedere il Malpighi 1' opera sua, che ben presto « volselo ad altri studi un avvenim-ento volgare e assai sem- « plice, che occorso forse a molt' altri senz' alcun frutto, fu « per quel pronto e finissimo osservatore la scintilla di luce, « che schiarò ad esso i segreti della non ancor nota notomia « delle piante. Era egli in Messina amato e favorito più che mai « da Jacopo Ruffo, visconte di Francavilla, uomo nella filosofia, « nelle matematiche, nella medicina dottissimo, e delle naturali « cose solerte ricercatore, e ne usava famigliarraente la con- « suetudine. Di che avvenne, che spesso frequentandone l'amena « villa, abbattutosi un di per caso* il Malpighi in un ramo di « castagno, e spezzatolo, e stiratine per trastullo in senso op- « posto i frammenti, vide ammirato uscire e svolgersi d' ambi « i capi della rottura molte fibrette o fili spirali ed elastici, le « cui eliche, allorché abbandonate a sé stesse ritiravansi, rac- ^ Ciò avveniva nell' anno 1662. Vedi Atti, Notizie edite ed inedite della Vita e delle Opere di M. Maìpighi e L. Bellini^ Bologna, 1847, pag. 50. ADUNANZA DELLA SEDE DI FJUKNZE 61 « costavansi e componevano un tubo. Questa osservazione a cui « ninno ancora avea posto mente, fé' balenare di subito al ie- « sto ingegno del Malpighi il pensiero, che questi fili per una « cotal somiglianza loro in digrosso colle trachee da lui sco- « perte in parecchi insetti, potessero aver con esse comunanza « di ufficio, ed essere i canali aeriferi delle piante. E si fu que- « sto il primo germe delle scoperte sue posteriori sulla strut- « tura de' vegetabili, il principio di quel breve ma prezioso « trattato, che accresciuto di tutti i successivi studi da lui con- « tinnati negli anni appresso, e messi insieme ed ordinati più « tardi nell'ozio della sua villa presso Bologna, mandò nel IOTI « col modesto titolo di Anatomes Plantarum Idea all'Accade- « mia reale di Londra. Ora giovami il rammentare, essere que- « sto scritto il primo libro, che dichiari e sponga 1' anatomia « microscopica delle piante. Perocché sebbene un altro d'egual « materia fosse stato presentato a queir Accademia stessa da « un suo socio, r illustre Neemia Grew, nel giorno medesimo « in che vi giunse 1* opera di Malpighi ; pure, siccome il Grew « non vide e non descrisse delle piante se non quel poco che « può vedersene ad occhio nudo, mentre il nostro coli' aiuto « del microscopio potè scorgervi molto più addentro, e rilevarne « la elementare ed intima tessitura, all' occhio disarmato invi- « sibilo, restò incontrastabilmente al Malpighi il vanto, a torto « da qualcuno contesogli, di primo scopritore e fondatore del- « r anatomia microscopica vegetale, per leale confessione del « medesimo Grew. ' « ' Di quanto s' è narrato fin qui e dirassi appresso, possono con- « sultarsi a conferma le Notizie edite ed inedite delia Vita e delle «. Opere di Marcello Malpiyhi e di Lorenzo Bellini, raccolte da Gae- « tano Atti; Bologna, 1847, in-i.", pag. 50-51, pag. 159 e pag. 457- « 490, e sopratutto leggasi 1' elegante ed eloquente elogio del Mal- « pighi recitato in quella Università dall' illustre professore Antonio « Bertoloni : Gratto de laudihus ^[arcelli Malpighi habita in Lyceo « Magno hononiensi postr. non. Nov., ann. MDCCCXXX. Bonon., ISSO, « in-S." La precedenza del Malpighi sul Grew nel creare 1' Anato- « mia microscopica delle piante è dimostrata dal Grew medesimo « nella sua: An idea of a phytological Idstory etc, London, 1673, di- « chiarandovi egli candidamente nella Prefazione, di aver studiato « la pianta ad occhio nudo, e la sj^irale conformazione delle trachee « averla egli dal Malpighi imparata. » 62 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE « Di un lavoro cosi prezioso, che segna un' epoca luminosa « ne' fasti della Botanica, e de' meriti degli italiani in cotesta « scienza, segui la stampa in Londra nel 1675 per Giovanni « Martyn, e fu riprodotta la prima fra le opere Malpighiane « nel 1676 per Sawdbrige e Vels. Ma fìnoi'a di questo trattato « ignoravasi se ci fosse, ed ove se ne celasse l'autografo, man- « cando esso non solo nella collezione generale di tutti i ma- « noscritti Malpighiani scoperti nel 1830 e salvati da uno sper- « pero quasi certo per amorosa sollecitudine del benemerito « sig. Gaetano Atti, e che or si serbano nella biblioteca della « R. Università di Bologna, ma ben anche nell' archivio della « stessa Società Regia di Londra, a cui 1' avea mandatoli Mal- « pighi. L' uno e l' altro di questi fatti raccogliesi dalle Notizie « sulla Vita e Opere di M. Maipighi pubblicate dal sig. Atti, « che porge tanto il catalogo dei manoscritti da lui faustamente « scoperti in Crevalcore, patria dell'insigne anatomico, che « quello dei pochi che se ne serbano a Londra, e di cui die « all'Atti contezza il Segretario della Società britanica, lord Carlo « Konig. ' « Ora mi gode 1' animo di annunziare, che questo autografo « inestimabile, che si reputava perduto, fu da me trovato fra « le carte lasciate all' Orto di Padova dal Bonato, e per esso « acquistate dal Marsili in un colla libreria. Il manoscritto ri- « sponde esattamente alle stampe, meno alcune varianti di poco « conto e più attenenti alla forma che alla sostanza, le quali « a parer mio ne raftermano meglio 1' autografia, non essendo « punto probabile, che se il testo nostro non ne fosse che copia, « avesse potuto esserci alcuno si sfacciatamente e scioccamente « ardito da mutare inutilmente in pochi e insignificanti luoghi « il dettato del testo da lui trascritto. Porta in fronte l' indi- « rizzo Magnae Societati Regìae Anglicanae Marcellus Malpi- « gìii S. P., consta di trenta pagine e mezzo in colonna, e finisce, « come pur nella stampa, con questa data: Dabam Bononiae « Kalenclis Novemljris 167 1. « Né a questo raro gioiello della biblioteca dell' Orto nostro, « che per essere d' argomento botanico e contenere le prime « origini d' una parte essenziale di questa scienza le aggiugne « ^ V. Atti, loc. cit., pag. 488-490. » ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE G3 « inestimabile pregio, si stanno i testi a penna di carattere del « Malpighi per essa lei posseduti. Altro dei più solenni titoli « della celebrità di lui, oltre quello dell' anatomia vegetale, si « è r aver egli poste le prime basi dell' embriogenià animale. « Ora le sue scoperte ed osservazioni su ciò furono da esso « primamente esposte in quella Disscrlalio epistolica de for- « matlone pulii in ovo, che il di primo febbraio 1072 mandò « egli alia stessa Società brittanica, a cui soltanto tre mesi « innanzi aveva indirizzata l'anatomia delle piante, e la So- « cietà la fé' stampare a suo costo insieme con questa nel se- « condo volume delle opere Malpighiane e col titolo sopradetto. « Né passarono più che otto mesi da questo secondo scritto, « che r infaticabile uomo avendo raccolte nuove osservazioni « a conferma ed illustrazione o a compimento di quelle prime, « s' affrettò di mandargliele col nome di : Marcelli MalptigMi « Axìpendix repeiitas auctasque de ovo incubato observatioìies « coniinens, che fu stampata nel volume primo delle opere di « lui, per Roberto Littlebury, nel 1686. Anche 1' autografo di « questa seconda scrittura, che manca ai manoscritti Malpighiani « di Bologna e Londra, e che ha pure una grande importanza « per ciò che diremo poi, trovasi fra i pochi ma eletti codici « dell' Orto di Padova, legato in pergamena con riquadri e « fregi dorati, locché mostra il pregio in che tenevalo il po$- « sessore, e porta nell' interno della coperta questa nota di ca- « rattere di Giovanni Marsili, qui professore di botanica dal « 1760 al 1793 : Malpighii opusciihcm autograplmm ex Leo- « ipoldi Caldani P. P. dono. Quest' operetta, tutt' al pari del- « l'altra di carattere del Malpighi, constadi quattordici pagine, « comincia con le parole: Celebris apud pictores mos esi/ e « finisce con la data: Dabam Bononiae 15 octobris 107 2. In « questa data é notevole l' indicazione del giorno, che ne fìssa « indubbiamente V epoca, perché tale indicazione non trovasi « nelle stampe. Al testo sono aggiunte sette tavole contenenti « sessantuna figura, delineate di mano dell' autore, parte con « matita grigia e parte con rossa, e rispondenti esattamente « alle tavole e figure stampate. Lo stesso può dirsi del testo ' Il de Visiani dà di quest' esordio 1' esatto facsimile in fine della sua Memoria. 64 aduih^anza dp:lla sede di Firenze « che non presenta alcuna differenza dalle stampe, meno rare « varianti di poco conto. « Un terzo opuscolo del Malpighi sta pure tra' nostri codici, « ed è quel desso che fu stampato dal Vander nel 1698 a Ley- « den, alla fine del volume secondo delle opere Malpighiane col « titolo : De siruciura glanclularwn conglohatarmn consimi- « liumque partium Epìstola. Ma questo, benché pregevole, si « dilunga di molto dal merito de' precedenti ; si per la minore « importanza scientifica; si e più perchè in esso, delle sedici « carte che lo compongono, soltanto cinque o poco più sono di « carattere del Malpighi : le altre, qual ne fosse la causa, son « d' altra mano. Quanto poi all' autenticità del carattere, a ren- « dersene certi, basta il raffronto di tutti e tre i manoscritti, « meno la parte testé notata, col fac simile della scrittura « Malpighiana, pubblicato dal sig. Atti in capo alle Notizie so- « pra mentovate, perchè della medesimezza loro restar non « possa il pur menomo dubbio. Al che, se aggiungasi, per so- « pra più, che dall' Anatomes Piantar am Idea e dall' Appen- « dia; de ovo incubato si a Londra che a Bologna mancano i « manoscritti, avremo un appiglio di più per credere, essere « appunto i nostri que' che il Malpighi trascrisse, e che per « vicende e per vie impossibili ora a sapersi ^ vennero, un se- « colo dopo dalla sua morte, in mano del prof. Caldani, e poi del « Marsili. Egli si è adunque una vera sorte, che delle due più <.< originali e precipue opere del Malpighi, siensi ricoverati gli « autografi, salvati cosi da quello strazio, che di tanti altri di lui « scritti è avvenuto, come narra dolendosene il sig. Atti, e tro- « vino degno e sicuro ed onorato asilo nell' Orto nostro, ben « lieto d'aver comune un tal vanto colla illustre Biblioteca fel- « sinea. E se alla prima nuova della scoperta fatta anni sono « degli altri scritti ne levarono tanto rumore i giornali nostri « e stranieri, " è giusto il credere che né anche il ritrovamento « ^ Se può proporsi una conghiettura sul modo con cui questi auto- « grafi arrivarono qui, la più probabile parrebbemi questa, cbe fos- « sero essi stati donati al Caldani ammiratore caldissimo del Malpighi « da quel Gusmano Galeazzi, scolare già dell'anatomico bolognese e « collega del Caldani medesimo. (V. Atti, loc. cit., p. 499 in nota). » « - Oltre i giornali italiani e gli annunzi di tale scoperta citati « in questo proposito dal sig. Atti {Notizie edite ed inedite, pag. 456 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 65 « di questi, a niun altro in pregio inferiori, passerà senza gioia « di quanti hanno in riverenza e in onore il nome ed i meriti « dell' uomo insigne che di sua mano ne delineò i caratteri e « le figure. » [R. DE VlSIANI.] Il Segretario Baroni comunica un lavoro del socio Goiran in- titolato : BETULACEAE VERONENSES. — NOTA DI A. GOIRAN. Geu. I. — ALNUS TOURNEE. 1. Alnus glutinosa Gaertn.; Betiila Alnus Poli. I excl. var. y — Vernacolo. Oniza, Onizo, Ono, Oni !, Ontano!, Onarol. Le denominazioni vernacole di questa pianta variano da luogo a luogo; alcune poi indicano, per così dire, la loro importazione dalle Provincie vicine: e cosi, ad esempio, i nomi Ontcmo ed Onaro sono sicuramente importati dal Vicentino. Erroneamente l'Abate Tomaselli attribuisce ad A. glutinosa il nome vernacolo di Lantaaa, che spetta a Viburnum Lantana ! — Var. a VULGARIS Regel in DC, Proclr., pars XVI, sectio poste- rior p. 187. — « Foliis duplicato crenato-dentatis in venarum axillis barbatis ad venas glabris vel plus minus conspicue pu- berulis ». fi DENTICULATA Hegel l. c. — « Foliis inaequaliter vel sub- aequaliter denticulatis, subtus in venarum axillis barbatis vel ad venas plus minus puberulis ». 7 barbata C. A. Mey. Enum. iil. cauc. p. 43. — « Forma venis pubescentibus ». Albero, qualche volta frutice: spontaneo o coltivato cresce in tutta la Provincia, salendo dalla pianura ad altitudini prossime a 1000 m., p. e. nei Lessini a »S. Anna cVAlf aedo'.; nel M. Bolca!; nel M. Baldo sin sopra la Ferrara !. Le var. fi e 7 lungo l'Adige a S. Vito del Mantìco e presso S. Michele di Verona sotto al « e 488) al Journal des Déhats, del 21 giugno 1834, se ne debbono « anteporre altri due : Le liéjjarateur e Le Temps^ del 10 giugno « dell' anno stesso. » Bull, della Soc. boi. itaì. 66 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 'muro lungo! Come è noto, A. glutinosa è specie variabilissima, ed io nelle mie ripetute erborizzazioni, ho rinvenute delle forme che non avrei scrupolo alcuno a riferire ad A. elUptica Req. (promiscuamente alla forma tipica!), e ad A. glutinosa macro- carpa Req. (sabbie dell'Adige!, S. Vito del Mantico!. lago di Garda presso Malcesine !): da ultimo a Guastalla veronese ho raccolto esemplari che si dimostrano quale forma intermediaria fra la var. a vulgaris e A. elliptica Req. ! : coltivato ed educato convenientemente diventa gigantesco assumendo il portamento caratteristico di Populus fastigiata. — Fiorisce in febbraio e marzo, non di rado sin dall'autunno antecedente: i frutti ma- turano in settembre-ottobre. 2. A. INCANA W. ; Betula incana Poli. — Vern. Oniza, Onizo, Ono, Ono de montagna!, Ono bastardo!. Albero, alberetto o frutice, questa Betulacea, meno comune di A. glutinosa, ama i luoghi umidi e freschi lungo i fiumi, i rivi, i fossi e nelle con valli montane e subalpine: dalla pianura Villabella! e dalle sponde dell'Adige a Camp)omarzo di Verona, S. Michele, S. Pancrazio, Pestrino, S. Vito del Mantico, Pa- rona, Settimo! ecc., s'innalza alle regioni elevate nelle quali é copiosissima nel M. Bolca (m. 945)! e nel M. Zeola! (m. 1836): è più rara nel M. Baldo, ove é indicata nell'antica selva di Malcesine e presso Brentonico (Poli.) fra 300 e 1300 m., e nella Valle Noveza ove venne raccolta recentemente dall'Ispettore forestale sig. Vittorio Pellegrini!. — Fioritura e fruttificazione, come per la specie precedente. Il signor Gelmi segnala presso Trento una forma a foglie suborbiculari e pubescenti che sospetta possa essere A. gluti- nosa X incana: questa forma si incontra pure lungo l'Adige presso Veronal. 3. A. viRiDis DC; Betula ovata Poli.!. — Vern. Ono de mon- tagna, Ono bastardo!, e nell'alto Baldo al confine del Veronese col Trentino Onaro bastardo! e Ontano verde!. — Var. fi INTERMEDIA Goir.! 7 BREMBANA Rota ! ; A. viridis var. micy^ophylla Ces. — Fru- tice od alberello ramosissimo, questa Betulacea compare nella regione montana nella quale si incontra colle due specie pre- cedenti; abbonda nella subalpina; è copiosissima nella alpina: qualche rara volta arriva alla pianura, p. e. al Pestrino in riva ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 67 all'Adige presso Verona!, seguendo il corso dei fiumi e dei tor- renti. Nel monte Baldo in tutte le valli alpine che solcano il versante occidentale!, nella selva di Malcesine (Poli. herb. !), hWArtillon!, nella valle Basianal ecc. fra 1200-2200 m. di altitudine: e nei Lessini a S. Vitale presso Velo Veronese (Poli, herb.l), alla cima Malóra l ecc.; nel M. Zeolal: nel M.Alhal; nel M. Gramolonl, ed infine nel M. Solca nel quale diventa arborescente: la var. Brembana sul M. Baldo nelle valli delle jìietre e degli ossi!: la var. fi è bellissima forma che cresce sulle vette più elevate dei Lessini e può ritenersi intermedia fra la forma normale e la var. y. — Fiorisce da aprile e maggio a luglio secondo l'altitudine delle stazioni: le piccole pigne sono mature in settembre-ottobre. Gen. II. — BETULA TOURNEF. 1. Betula alba L., Poli.! — Vern. Spazadora salvadega, Spa- zadora (sui Lessini!), Bogol, Bovolo, Begolo (la Ferrara di M. Baldo!). — Albero o alberello, raramente arbusto o frutice, dalle regioni subalpina e montana del M. Baldo e dei Lessini, fra 700-1200 m., nelle quali si incontra assai frequentemente, ora in gruppi più o meno estesi ed altra volta isolata, scende nella collina, internandosi nelle valli per accostarsi alla pianura, nella quale però s'incontra, qualche rara volta, sporadica e fru- tescente lungo l'Adige in seguito a qualche piena del fiume!: molte volte si trova in società con Populus tremula. È stirpe polimorfa: le piante veronesi sono tutte da riferirsi alla sotto- specie verrucosa -j. vulgaris Regel in DO. Prodr., e sulla scorta del chiariss. Autore si elencano le forme seguenti: a. EXPANSA Regel. — È la forma più comune e si incontra nella parte più alta della zona montana e nella subalpina in tutti i nostri monti: e cosi nel M. Baldo presso la Ferrara, ai Lavacci e nel pian della cenerei ecc.; nei Lessini al Corno tnozzol (m. 1536) ed al Corno d'Aqui Ho nel Vallone di Fanta! (m. 1400): nella zona della collina s'incontra più raramente e per lo più in individui isolati, p. e. nel M. Baldo lungo l'ascesa ai Lumini !: in Val d'Adige a Rivolel (m. 102); a cavaliere delle valli Pantena e Policella alla bocca d'Alcetiago! (m. 000); nella valle di Squaranto prima di arrivare alla Rocchetta bassa! 68 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE (200 m. circa) e nella Valle Pantena nel Vaio della Perniset quasi alla medesima altitudine. b. PENDOLA Regel. — Rara: forma elegantissima congiunta alla precedente da forme intermediarie: nel M. Baldo presso la Ferrara nel bosco B ordinai (m. 850) e nei Lessini presso Cerro l (729 m.), Corniolo ! (850 m.) ed alle Pozze presso S. Anna d' Al f aedo ! e. MiCROPHYLLA Hegel. — Rara. Nella Valpantena al M. Lu- degol (m. 400) verso la Valle di Squaranto, ed al Ponte di Veial: alle Pozze! presso S. Anna d'Alfaedo. d. LOBULATA Regel. — Rara. Nel M. Gazo (m. 450) sopra Grezzana. Fiorisce in aprile e maggio: i frutti sono maturi in agosto e settembre. Lo stesso Segretario dà inoltre notizia dei seguenti casi di fiori- tura precoce osservati dal socio Goiuan : « Date le condizioni veramente eccezionali dell' anno in corso, per molte piante I' epoca della fioritura è stata considerevolmente anti- cipata. E cosi presso di noi; sino dalla metà di novembre erano in fiore Chimonantlius fragrans ed HeUeborus niger ; Crocus hiflorus sin dal dicembre; Erantliis hyemalis, Nardosmia fragrans, Galanthus ni- valis, Viburnum Tinus in principio di gennaio, con l'anticipazione in tutte queste piante di circa un mese sopra 1' epoca nella quale normalmente comincia la fioritura ; e di un mese anticipò pure nei dintorni di Verona la fioritura di Tussilago Farfara. Il proverbio veronese dice: « A S. Bastian (20 gennaio) la Viola in man », ma quest'anno nei luoghi soleggiati della collina qualche Viola com- parve sino dai primi giorni del mese di gennaio ; anzi io raccolsi una mammola in fine di dicembre. Ho detto nei luoghi soleggiati della collina, perchè ho constatato, anche nella stagione in corso, il fatto altre volte da me ricordato — dipendente dalla inversione nelle tem- pzrature — • per la quale inversione, entro determinati limiti di al- titudine, coir aumentare di questa, la temperatura cresce anziché diminuire ; e quindi mentre la i^ianura era brulla, le costiere soleg- giate dei colli e monti minori erano abbellite da una flora primaverile con Leucojiim vernum (falde del m. Baldo), Primula vulgaris, Ane- mone Hepatica, Vinca minor ecc. — Un altro proverbio veronese dice : « A S. Agnese (21 gennaio) le Inserte per le sese », quasi per indi- care che contemporaneamente alla vita vegetale si sveglia quella animale : ed in quest' anno la lucertola (Lacerta muralis) si destò dal suo sonno letargico sino dai primi gioimi di gennaio; le prime api uscirono d'alveare alla comparsa dei primi Crocus biflorus; e la Capi- ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 69 nera, l'uccello che primo annunzia presso di noi la primavera, arrivò sino dai primi di febbraio con 1' anticipazione di circa un mese. » Il Presidente fa notare come le osservazioni del prof. Goiran di- mostrano che in quest'anno le fioriture non furono meno precoci che nel!' inverno passato ; forse però non si saranno verificate le fio- riture tardive che nell'inverno scoi'so furono dovute al poco calore dell'estate precedente. Avverte inoltre come la inversione delle tem- perature di cui parla il socio Goiran si osservi anche maggiormente nelle alte latitudini, dove l'obliquità dei raggi solari sul piano è maggiore, menti'e le pendici possono ricevere quei raggi perpendi- colarmente. Al riscaldamento maggiore delle terre inclinate contri- buisce pure, nei luoghi umidi, il drenaggio naturale del suolo che risulta dalla sua pendenza. Il socio Passerini aggiunge di aver osservato in quest'inverno una fioritura precocissima in alcuni alberi da frutto e particolar- mente sulla varietà di albicocco Tlor, che fiori nella seconda metà di gennaio. Il Vice-Presidente Arcangeli dice che anche a Pisa ha notato diverse piante che hanno fiorito con anticipazione sull' epoca nor- male e tra queste i Narcisi, alcuni dei quali ha visto in fiore nel- l'Orto botanico fino dal dicembre j^assato. Il Segretario Baroni ijresenta sullo stesso argomento una breve nota del socio Gentile che ha per titolo : FIORITURE PRECOCI INVERNALI NEI DINTORNI DI PORTO MAURIZIO. — NOTA DI G. GENTILE. La mite temperatura che continuò nel Dicembre 1897, non- cliè nel Gennaio 1898, mi invogliò a fare delle passeggiate nei dintorni di Porto Maurizio, dove ho potuto riscontrare molte piante in piena fioritura anticipata; dimodoché invece di trovare le solite piante a fioritura hiemale, quali sono le diverse specie di EuphorMa, V Arisarwn viilgare, V Alìjssain marUimum, r ITellebOì^us foetidus, la GWmlaria Alypum, la Bellis perennis, V Hijoseris radiata ecc., ne trovai molte altre come dall'elenco che segue, e che credo bene segnalare ai cultori della Botanica. Un caso nuovo, almeno da me mai osservato, si fu che, sempre in seguito all'accennata temperatura piuttosto elevata, venivano portati sul mercato di Porto Maurizio quasi tutti i giorni fin verso il 20 del p. p. Gennaio dei funghi freschi raccolti attorno agli ulivi appartenenti a diverse varietà ùqW Agariciis cam- lìestris. 70 ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE Elenco di piante in fioritui'a dai primi di Dicembre 1897 alla fine di Gennaio 1898. Rciìiunculus Flcaria, Famaria capreolata, F. major, Erodinm jiialacokles, Viola ocloì''ata, IleliantJiemum mdgare, H. Fumana, Sinapis arvensis, Clijpeola Jonthlaspi, Raplianus Landra, Silene inflata, Vida saliva, Psoralea 'bituminosa, Reseda Phyteuma, Ruta graveolens, R. Ijìmcteosa, Buxus sempervirens. Salvia clandestina, Thijmus vulgaris. Brunella vulgaris, Teucrium fruticans, Convolvulics cantabrica, Veronica Tournefortii, Scan- dix Pecten-Veneris, Daucus Carota, Theligonum Cgnocrambe, Thesium linopJiyllum, Rhamnus Alaternus, Erythraea Centau- rium, Galiwn saccharatum, Borrago officinalis, Chondrilla juncea, Conyza sq:uarrosa, Carduus teniùflorus. Calendula ar- censis, Taraxacum ofTtcinale, Picris liieracioides, Galactites tomentosa, Phagnalon saxatile, P. rupestre, Scabiosa mariti ma, Ceniranthus ruber, Solanum nigrum, Hyoscyamus albus, An- tìrrhinum Oronthium, Avena steriiis, Narcissus Tazzelta, N. Pseuclo-Narcissus, N. papyraceus, Hyacinthus orientalis. Il socio Passerini fa le seguenti comunicazioni : SU DI UNA SOSTANZA GOMMOSA CONTENUTA NELLE GAL- LE DELL'OLMO. — NOTA PRELIMINARE DI N. PAS- SERINI. Entro le galle prodotte, ^wWUlmus campestrìs L., dalla Schi- zoneura ulmi L., si trova raccolta una quantità variabile di un liquido denso, sciropposo, incoloro o lievemente giallognolo, più di rado colorato in bruno, inodoro e insaporo, che filtra con estrema difficoltà. Il liquido, a causa degli avanzi epidermici degli afidi, non bagna la parete interna delle galle. Nel giugno 1896 potei raccogliere oltre due litri di questo li- quido, estraendolo da un notevole numero di galle, e potei con- statare: che possedeva reazione debolmente alcalina; che il suo peso specifico a H- 21" era di 1,06553; che non cambiava con percloruro di ferro (assenza di tannini); che era fortemente de- strogiro. In tubo di 20 cent, la deviazione era [x] j =: 46<',4, alla tem.peratura di 21°. ADUNANZA DELLA SEDE DI Fir.ENZE 71 Il liquido consta di acqua, nella quale è disciolta da 15 a 20 V, di materia solida, costituita per la massima parte di una so- stanza gommosa precipitabile dall'alcool, la quale ho otte- nuta in sufficiente stato di purezza con successive dissoluzioni neir acqua e precipitazioni con alcool. Cento parti di liquido ne fornirono 18,9352 di gomma (seccata a 105"^). Questa so- stanza è amorfa, di colore giallognolo, insapora, solubilissima nell'acqua, insolubile nell'alcool concentrato, e all'aspetto so- miglia alla gomma arabica, di cui possiede anche le proprietà agglutinanti. Ne difierisce però in modo assoluto: 1° perché con acido nitrico non dà acido mucico ; 2" perchè distillata con acido cloridrico non fornisce furfurolo, ciò che esclude la na- tura pentosica di questa sostanza. Non è colorata dall'iodio; con acetato basico di piombo precipita (come 1' arabina) e dif- ferisce in ciò dalla destrina. È fortemente destrogira ; riduce energicamente i sali cuprici, ciò che non fanno le gomme se non previo trattamento con acidi ; si scioglie a caldo nell'acido nitrico dando come prodotto di ossidazione copia notevole di acido tartarico, con pochissimo acido ossalico. Con ulteriori ricerche procureremo di chiarire meglio la na- tura e la proprietà di questa sostanza, che differisce per i suoi caratteri dalle materie gommose (arabina, cerasina, levulosana, triticina, galactane, xilana ecc. ecc.), dalle mucillaggini, dalle destrine e dagli altri idrati di carbonio che comunemente si ri- trovano nei tessuti vegetali. AZIONE DELL' ACQUA CALDA A DIFFERENTI TEMPERA- TURE SUL GERMOGLIAMENTO DEI SEMI DI OLIVO. — BREVE NOTA DI N. PASSERINI. La presente esperienza mi fu suggerita da una prova fatta nel 1894 dal sig. Francesco Turini, antico alunno dell'Istituto di Scandicci e attualmente direttore dell'azienda annessa al me- desimo. Il Turini, durante la macinazione delle olive e la estrazione dell' olio di terza qualità, raccolse un certo numero di noccioli, che avevano subito l'azione dell'acqua calda e che non erano stati schiacciati dalla macina, e li affidò al terreno. 72 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Contro ogni previsione, buon numero di quei semi germoglia- rono normalmente; ma, cosa più strana, la nascita delle pianti- celle avvenne assai più precocemente che nei casi ordinari. E infatti noto che i noccioli di olivo, seminati in primavera, inco- minciano a germogliare soltanto nel successiA^o autunno, ma in scarsissimo numero ; mentre la nascita maggiore si verifica nella primavera e nell' autunno del secondo anno, protraendosi poi per tre e anche per quattro anni, I semi tratti dal piatto della macina, invece, germogliarono, sebbene in piccolo numero, durante la estate e in numero mag- giore neir autunno dello stesso anno 1894. Era dunque evidente che essi avevano subito una qualche influenza favorevole al germogliamento, ed era pur logico attribuirla all' azione del- l' acqua calda. Per cercare di chiarire questo punto, nel 1896 istituimmo la seguente esperienza:^ Furono preparati dei semi di olivo, to- gliendoli a mano dal pericarpio e facendoli poscia seccare. Di questi vennero fatti nove gruppi di cento ciascuno. Ogni gruppo fu immerso per 10' in acqua a differenti temperature, come é indicato nel seguente prospetto, e poscia seminato in un vaso in terracotta di forma quadrangolare. VASI N.» Temperatura iniziale (al momento dell' immersione) Temperatura finale (dopo 10') 1 100" 82«,0 2 900 79°,0 3 80° 71°,0 4i 70° 610,4 5 60» • 54°, 5 6 50° 45°,7 7 40» 370,4 8 30° 29'',0 ^ Nel 1895 Wernicke esperimentò con buon esito l' immersione in acqua calda di diversi semi. Per i semi di Acacia mollissima e di Lathyrus sylvestris Wagneri un s oggiorno di sei ore nell'acqua a 50° fece salire il numero dei semi germogliati dal 50 al 60 "/q ; questo numero sali al 92 °/o mediante l' immersione per un'ora nell' acqua a 95''-100° (?) {Annales agronomiques, 1895, pag. 544). ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 73 La sementa fu effettuata il 9 marzo 189(3. In seguito si ebbe cura di inafflare di tempo in tempo il terreno e di tenerlo mondo dalle male erbe. Come avvenne il germogliamento è indicato dal prospetto che qui riportiamo : VASI OLIVI NATI il 30 luglio 18% dal 30 luglio al l.'novem- . bre 1896 dal 1» novem- bre 1890 al 5 gennaio 1897 dal 5 gennaio dal 12 giugno al 12 giugno al 29 ottobre 1897 1897 TOTALE 1 2 3 — — 6 6 4 — 1 3 n 15 5 2 2 7 3 14 6 1 4 — — 1 6 7 2 2 2 1 7 8 — 1 ' 2 La percentuale di semi germogliati é assai bassa nei diversi casi, raggiungendo in definitivo appena il 15 °/o- È nonpertanto da osservarsi che fra i semi di olivo ordinariamente se ne hanno un numero notevole privi di facoltà germinativa. Infatti il numero dei semi vani arriva bene spesso all' 80 e più "/o- Inol- tre, stante la lentezza del germogliamento e il lungo tempo che i semi debbono rimanere nel terreno, un numero non indiffe- rente di essi non germogliano, sia perché si trovano messi allo scoperto dalle inafllature, sia perché per altre cause esteriori l'embrione perisce. Dalla esperienza sopra riportata si può frattanto concludere che r immersione per 10' in acqua a 40''-50'' ebbe per risultato di accelerare il germogliamento ; mentre in acqua a 60°-70^ aumentò il numero dei semi germogliati. Alla temperatura di 90° i semi perdettero la facoltà germinativa. 74 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Il Vice-Presidente Arcangeli dice che ritiene di notevole im- portanza tutti i lavori relativi ai principi immediati dei vegetali e che perciò considera anche i lavori del Passerini molto interessanti per la Botanica. Presenta quindi la seguente nota relativa ad un la- voro pubblicato dal sig. Richard che ha per titolo : LO SVOLGIMENTO DI CALORE NELLE PIANTE FERITE, DEL SIG. RICHARD H. M. ' — RIVISTA DI G. ARCANGELI. In altro lavoro, già pubblicato neiraiino 1896, l'A. dimostrò che la respirazione delle piante viene accelerata nelle ferite; nel lavoro attuale egli si propone la questione, se in tal con- dizione si verifichi pure un inalzamento di temperatura. In una serie di ricerche le differenze di temperatura furono determinate per mezzo di elementi termoelettrici uniti ad un galvanoraetro ; mentre in una seconda i gradi di calore furono valutati mediante termometri sensibili. Come soggetti di ricerca furono impiegate Patate, Cavolo rapa, Carote, Cipolle, Cetrioli, Ravaìielli, come pure foglie di Diervilla spec. e di Lirioden- dron tulipìfera. Le ricerche hanno dato i seguenti resultati : P In seguito alla ferita si ha una certa elevazione di tem- joeratura nel tessuto circostante. 2° Questa reazione febbrile decorre in un modo determi- nato. Essa raggiunge il suo massimo alcuni giorni dopo la fe- rita. La curva tracciata per essa corrisponde in generale a quella ottenuta in simili condizioni per l'intensità di respira- zione. 3° Il massimo raggiunge nei casi osservati due a tre volte l'eccesso ordinario di temperatura della pianta. 4° Nella Patata la reazione febbrile è localizzata nella mag- gior prossimità della ferita, mentre nella Cipolla si estende molto più ampiamente nel tessuto in deperimento. L'importanza di questo lavoro è ben manifesta ove si consi- deri ch'esso stabilisce una nuova relazione fra le piante e gli animali. * Richard Herbert Maule, The evolution of heat hy wouncled plants. Annales of Botany, XI, 1897, p. 29-63 with woodcuts 1 and 2. Vedi Bot. Centr. BL, Band LXXIII (1898), n. 2, p. 55. ADUNANZA DBLLA SKDE DI FIUENZK 75 In seguito ai lavori di Goeppert, di Diitrocliet, di Garreau e di altri sulla termogenesi nelle piante, studi importanti sono stati fatti dal Kraus e da altri, specialmente in riguardo all'esaltazione che detta funzione presenta negli organi di riproduzione, e che potrebbe chiamarsi AntopiresL Questo particolare stato febbrile, che si riscontra principalmente negli spadici di parecchie Ara- cee e nei fiori pure di altre piante, è conseguenza di attive trasformazioni chimiche, che avvengono nei materiali contenuti in quegli organi per opera della respirazione, materiali che gio- vano alla formazione e diffusione delle sostanze odorose che debbono servire al richiamo dei pronubi, nonché a quella dei materiali nutritivi occorrenti per la maturazione. Tale stato febbrile ha il suo riscontro in ciò che avviene pure negli or- gani di riproduzione degli animali. Nelle piante però questa esaltazione della termogenesi si ha pure in altre parti, in tutte quelle cioè nelle quali si ha esaltazione nella funzione di respi- razione. Questo stalo febbrile che si riscontra nelle piante, non va confuso con la vera e propria febbre degli animali superiori. Infatti esso altro non é che una piresi locale, mentre la vera febbre è una piresi generale, nella quale hanno parte impor- tantissima il sistema nervoso ed il sistema vascolare. Esso è paragonabile alla piresi locale, che si osserva pure negli ani- mali, determinata da ferite o da altre cause. Riguardo agli animali gli studi sulla termogenesi nelle ferite o sui casi di piresi locale lasciano sempre molto, a desiderare ; è però ben noto che G. Hunter ritenne come fatto dimostrato l'aumento di calore nelle parti del corpo alTette da infiamma- zione, ciò che poi è stato avvalorato dalle osservazioni di Bill- roth, di J. Simon e di Weber. Adesso questo stesso fatto viene ad esser pure dimostrato per le piante, e se pure il potatore ed il boscaiolo non hanno da temere l'effusione del sangue ed i lamenti delle loro vittime, né che loro avvenga il pietoso caso cantato dall'Altissimo Poeta (Divina Commedia, Canto XIII), dovranno però ritenere per corto, che i loro colpi sono causa di un vero e proprio stato febbrile locale, simile a quello che in condizioni simili si i-iscontra negli organi degli animali. 76 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Il socio Passerini domanda al prof. Arcangeli se dalle ricerche" del sig. Richard restava escluso che 1' aumento di temperatura con- statato nelle piante ferite, non derivasse dai processi di ossidazione che debbono aver luogo per azione dell'aria sugli acidi e special- mente sili tannini contenuti nei succhi vegetali. Il Vice-Presidente Arcangeli risponde di non aver potuto leggere che un estratto del lavoro su tale argomento, ma che per quanto da esso si rileva non gli pare che l'innalzamento di temperatura si dovesse ad ossidazione di essudati. Il socio PoNS espone le conclusioni di un suo lavoro intitolato : ILLUSTRAZIONE DEI RANUNCULUS DELL'ORTO SECCO DI PIER ANTONIO MICHELL — PER G. PONS. Quantunque altri botanici abbiano già lavorato sull' Orto secco del Micheli,^ pure mi son persuaso che non è fuori di luogo lo studio presente. Della utilità del quale si potrà anche persua- dere il lettore gettando uno sguardo sulle pagine che seguono e ponendo mente alle mie conclusioni. I Ranunculus del Micheli, ordinati secondo il sistema dello Sprengel, sono raccolti in due fasci contrassegnati dai numeri 150 e 151. Ogni fascio o pacco, che dir si voglia, è fornito di un astuccio di cartone, perfettamente adatto a preservare le piante dagli insetti. Queste poi sono fissate con listerelle di carta e spilli ai fogli e accompagnate non di rado dal nome in uso al tempo del Micheli, nome che, come si sa, per lo più non è altro che una breve diagnosi, e da un numero d'ordine che va d'accordo con quello del Catalogus lioril sicci sui manoscritto. Il sesto dell'erbario è di 33.2 x 23.1 cm. Alcuni sono posteriori al Micheli, introdotti da Targioni-Toz- zetti; altri li ricevè dagli amici o dai botanici, coi quali aveva legato delle relazioni ed infine la maggior parte sono suoi, cioè furono raccolti da lui stesso nei suoi molti viaggi botanici. Alla prima categoria appartengono i Ranunculus Agerii, nivalis, acris, geraniifolius subs. Gouani, tuberosus, nonché altri esem- plari misti a quelli del Micheli contrassegnati in modo partico- lare del resto nel nostro indice alfabetico. Nella seconda categoria vanno annoverati esemplari ricevuti da Giovanni Scheuchzer, col quale era in corrispondenza già * Tarffioni-Tozzetti e Aiuti. ADUNANZA DELLA SKDE DI FIHENZE 77 nel 1715, * esemplari probabilmente del Vaillant e fors'anco di altri botanici, che ci è impossibile riconoscere. A questa cate- goria ascriverò anche i Ranunculas ballahis L. e orientalis L., presi all'Orto secco del Principe delia Cattolica e sfuggiti all'accuratissimo studio del mio amato maestro.^ I Ranunculus dell'ultima categoria, di gran lunga più nu- merosa di quelli delle due prime prese insieme, comprendono specie raccolte nel luglio 1704:^ Ranunculus oplnoglossifoUas, aquatilis \-àv.peUatus; nel 1722 probabilmente il R. mìllefoUa- ius var. Canuti Coss. di Radicofixni ; ' nel 1708 il R. millefo- lìatus Vahl; * nel 1710 i Ranunculus illyricus L., Thora L., hyhriclus Biria, hyì)ridus J3 brevtfolius Ten.;* altri infine ap- partengono senza dubbio ai ripetuti viaggi micheliani nei din- torni di Firenze, come a Vallombrosa, all' Impruneta e a Pog- gio a Calano, negli Appennini Pistoiese e Bolognese, a Verona, al Monte Baldo, a Venezia, nella Carniola ecc. ecc. Non è pos- sibile allo stato attuale il determinare quale specie appartenga a questo o a quel viaggio. Inoltre dal presente studio resultano alcune località nuove per la flora toscana {Ranunculus millefoliatus var. Canuti Coss. aquatilis var. peltatus, flaì)ellatus Desf.). Resulta infine che il Ranunculas orientalis L., della Sicilia, era già noto nel 1690, quindi il Marchesini non è il primo che l'abbia raccolto (1880). Due secoli circa prima di lui il Principe della Cattolica aveva battezzato questa bella specie. * Giov. Targioni-Tozzettì, Notizie della Vita e delle Opere di Pier Antonio Micheli; Firenze, Le Monnier, 1858, p. 103. ^ E. Baroni, Illustrazione di un Orto secao del Principe della Cat- tolica, da questi donato a Pier Antonio Micheli neW anno 1733 (in Nuovo Giorn. Bot. it., p. 439-472, 189()). ' Itinera botanica, voi. I, fogli 6, 15, 54, 67, 70. Nel foglio 70 delle Itinera il Micheli mentova il Ranunculus hederaceus, che egli avrebbe raccolto « Per la strada di Livorno passato S. Piero in Grado, a mano manca »; però questa è una svista, essendo l'esemplare di S. Piero in Grado il semplice li. aquatilis var. peltatus Schrk. (Cfr. più sotto il nostro elenco). * Takg., 1. e, p. 136-138. " Taug., 1. e, p. 64. ® Itinera hot., fogli 211 e seg. « Observationes in itinere Aquila Fulginium ». Targ,, 1. e, p. 76-78. 78 ADUNANZA D£LLA SEDE DI FIRENZE Elenco delle specle trovate nell' Eebaeio. n prLoio numero indica la camicia, il secondo indica le specie. I nomi e le parole fra - ^ son presi dal Catalogus PI. H. sicci sui. 1. a. Ranuncidus fiederaceus ri- vulorura se ewtendens, atra raaciila notatus J. B. . . Ranunculus hederaceus L. 1. Dae esemplari fogliferi e fruttiferi. — Parigi. &. « Ranunculus aqiuiticus flo- re albo foliis rotundìs ad latera oNongis > . . . . Ranunculus aquatilis L. l'ar. peltatus Scftrk. 2 Esemplari fioriferi e fruttiferi. — Acquapendente : ."?. Loren- zino alle Grotte. 2. «. « Ranunculus aquafi.cus , foliis rotuìidis paruis flore albo > Ranunculus aquatilis L. var. peltatus ScJì7^k. Esemplari fruttiferi. — Tra Pisa e Livorno, « poco dopo S. Piero in Grado. » b. Esempi, fiorif. e fruttiferi. Tra Grosseto e il Tombolo. Forma truncatus KocJi. e. Ranunculus (senza nome). Ranunculus aquatilis L. var. succulentus Koch. Esemplare fiorifero. d. Ranunculus (senza nome). Ranunculus aquatilis L. ad truncatum Koch. Esemplari fioriferi e fruttiferi. 3. a. Ranunculus aquaticus, ai- bus foliis circinatis etc. . Ran. foeniculaceus Gilib. 3. Esemplari fioriferi e fruttiferi. — Parigi. b. Ranunculus (senza nome). Ranuucul. trichophyllus Cliaix ad forraam capillaceus acc. 4. Esemplare fruttifero. c. Ranunculus aquatilis albus, fluitans, peucedani foliis . Ranunculus fluitans Lani. 5. Esemplare fiorifero. 4. Esemplari fiorif. e fruttifero. Ranunculus bullatus L. 6. Quest'esemplare è manifestamente tolto dall'Orto secco del Principe della Cattolica. ' ^ Baronj, 1. e, p. 447 1396) f ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 79 5. a. Ranunculus Thora . . . Ranimculus hybridus Biria 7. Esemplare fiorifero, privo di radice. — Alpi Carnioliche. ' « Ranunculus Cìjclamini fo- \ l Uo, Asphodeli radice ina- I , ] jor Tourii. » f h. I Ranunculus Inora L. 8. (Aconito pardalianchc . . » Thora raaggiore . . . . ' Thora minore Esemplai-i fogliferi e fiorifero. — Gualdo di Xocera ; « m. Baldo. > « Ranunculus Alpinus, Cij- \ claniini folio inciso eie* i Ranunculus hybridus Biria. e. ' I Ranunculus gtnimosa ra- \ var. brevi tblius Ten. 9. dice Clus Esemplari fogliferi e fruttiferi. — Montagna di Norcia. (« Ranunculus vernus, ro- tundifolius etc. ». . . , Ranunculus arvensis, gru- \ ^ . _. . ^ ,,-, o. «.< . ^ Ranunculus Ficaria L. 10. I mosa radice rotundifo- l I lius minor. Hist. Pa- ' \ ris, 354 Si avvicina molto al tipe. — Parigi. h. Gli altri esemplari, raccolti a Poggio Imperiale, a Boboli, nel- rOrto fiorentino. nell'Orto del Rosso, nell'Orto del Moro, a foglie e fiori grandissimi, talora con petali lunghi e stretti, ma per lo più larghi, a foglie angolose-cordate alla base, si allontanano assai dal tipo. 7. Esemplare fiorifero .... Ranunculus Agerii Beri. II. Esemplare del 1829, probabilmente raccolto dal Bubani. di cui riconosco la scrittura, a m. Paderno. e mandato al Tar- gioni che lo introdusse nell' Erbario del Micheli. 8. a. « Ranunculus lanuginosus, angusti foli US, grumosa ra- dice minor C. B. » - . . . Ranunculus illyricus L. 12. Esemplari fogliferi. — M. Gargano. * Nel suo manoscritto il Micheli affibbia parecchi nomi differenti al li. F icari a L., smembi'andolo in parecchie specie. ^ Questi ranuncoli furon probabilmente raccolti nel 1710, nel viaggio che il Micheli fece nelle Puglie. Cfr. Taugioni-Tozzetti, 2ìot. Vita e Op. di P. A. Micheli, p. 75-7G \^1S5S\ f 80 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE /' « Ranunculus lanuginosus, \ &. < angusiifoUus, grumosa > R. illyricus forma. ( radice major C. B. » . 1 Esemplari fruttiferi. — M. Racino. c. Ranunculus (senza nome). Ranunculus monspeliacus DC. var. albicans/orf^. (p. sp.) 13. Esemplari fogliferi. 9. a. Ranunculus Asiaticus L. 14. Bellissimi esemplari, grandiflori, a fiore scempio o doppio. &. Ranuncolo senza nome a fiore doppio Ranunculus repens L. 15. 10. a. « Ranunculus cliaerophyl- lus, asphodeli radice G.B.» Ranunculus milletbliatus VahL var. Canuti Coss. 16. Esemplari fioriferi e fruttiferi, ben conservati. — Radicofani. M. Labro. b. Ranunculus (senza nome). Ranunculus millefoliatus Vahl. Esemplari fioriferi. — Probabilmente dell'Italia meridionale. c. Ranunculus Ranunculus flabellatusDes/". 17. Batignano (in quel di Grosseto). d. Ranunculus Creticus albo flore Cliab Ranunculus flabellatus Desf. Il nome che questo porta è errato ; il fiore non è per niilla bianco. e. Ranunculus Aspliodeli ra- dice, carotasfol. H. Cathol. Ranunculus orientalis * L. 18. Esemplare fiorifero. — È questo uno degli esemplari tolti al- l'Orto secco del Principe della Cattolica. 11 Ranunculus millefoliatus Valli. Esemplari fioriferi e fruttiferi. — Forma a lacinie lineari- strette, acutissime. 12. a. Ranunculus plantagineus Ran. ophioglossifolius Vili. 19. Esemplari fioriferi e fruttiferi. &. Ranunculus Ranunculus pyrenaeus L. 20. Esemplare fiorifero. ' Il Cupani non mentova questa specie nel suo « Hortus Catho- licus » ; però nel Supplementum alterum, p. 75, nomina un « Ra- nunculus Cberopyllos, seu carotes folio, Aspbodeli radice, flore duplici », che ritengo essere una forma mostruosa del nostro i2. orien- talis L. Quanto al preciso luogo di provenienza di questo ranuncolo non lo so, per quanto 1' abbia ricercato ; ma credo si possa ammetterà della Sicilia. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 81 13 Ranuncul. parnassifolius L. 21. 14. Ranuìiculus ìnontanus gramineofolio C. B. Rannnculus Gramineo fo- lio, bulbosus Ranunculus gramineus L. 22. Esemplari fioriferi e fruttiferi. — Solinona e l'Aquila. 15. a. RanuMCitlus palustris serratus C. B. Esemplare foglifero e fiorifero. — Basilea. &. « Ranunculus palustris, erectus, luteus. » Nostri paduli. c. Ranunculus longifolius , palustris 'major C. B. . . Ranunculus Lingua L. 23. Basilea. d. Ranuncoli di foglie lunghe senza pedicolo. e. Ranunculus palustris longifolius major C. B. Parigi. Oss. Il h, raccolto senza, dubbio dal Micheli, presenta una mo- struosità nel fiore che, al posto de'sepali e de'petali, porta foglie lunghe 2 cm., irte di peli inferiormente. 16. a. Ranunculus repens, gra- mineis foliis etc. . . . Ranunculus P'IammuIa L. var. reptans L. 24. Circa Petropol. &. « Ranunculus palustris, erectus, luteus etc. » * . . Ranunculus Flammula L. 24. « Ranunculus imlustris, alpinus, luteus » Esemplari fogliferi, fioriferi e fruttiferi. — Paduli di Po- scia. M. Cimono « per quella parte che riguarda verso Fiume Albo. » Ranunculus palustris, longifolius minor C. B. Parigi. 17. a. Ranunculus ruthaefolius. Ranunc. millefoliatus Valli 16. Esemplari fioriferi, ì). Ranunculus ruthaefolia Norcia. E questa un'anemone che non si può determinare per la incompletezza dell'esemplare. Sul foglio ove si trova il li. miìlefuìiatus Vahl, v' è un fiore solo, simile a quello di Hellehorus. * Si vede da questo che il Micheli, pure acuto osservatore, con- fondeva i R. Lingua e Flammuhi, cui di lo stesso nome (Cfr. Cat. n." 1844 ed erbario n.» 1341). Però talora li distinse (Cfr. n.'' 1845). Bull, della Soc. b^l. Hai. a 82 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 18. Ranunculus monianus pur- pureus, caule villoso Foe- licis Piatevi J. B. ... Ranunculus glacialis L. 25. Zurigo e Tirolo. \^. Ranunculus montanus, I et species altera Gius. . . . Ranunculus alpestris L. 26. Ranunculus humilis alpinus rotundifolius C. B. Esemplari fogliferi e fioriferi. 20. a. « Ranunculus folio aconiti, flore albo C. B. » Fiore doppio. &. « Ranunculus montanus Aconitifolio, aWus, flore ■minore C. B. » . . . . Ranunculus aconitifolius L. 27. Esemijlare foglifero. — Alpi eli Pistoia. a. Ranunculus montanus Gius. 27. Oss. Nella stessa camicia trovasi nn R. aconitifolius L. del M. Untersberg, certamente posteriore al Micheli, e un B. acris L. che non mi pare del Micheli. 21. Esemplari fioriferi .... Ranunculus nivalis L. 28. 22. Ranunculus monspelìacus . Ranunculus flabellatus Besf. Esemplari fioriferi, privi di radice. 23. « Ranunculus montanus hir- sutus, luteo flore FI. Pis. ». Ranunculus acris L. 29. Esemplari fogliferi, mal conservati. — Norcia, « luogo il monte d. Aria. » 24. Ranunculus, grumosa ra- dice Gius. * Ranuncul. g-eraniifolius Pourr. forma. 30. Oss. Il nome del Clusio (Hist. pi. Uh. 2, p. 240 fig.) si ad- dico al R. illyyicus L. senza dubbio, non a questa pianta che è certamente una forma del i?. geraniifolius Pourr., che non riesco a definire a causa della imperfezione degli esemplari. 25. Ranunculus nemorosus dulcis, secundus Tragi Park. Ranunculus onìnimus alpinus luteus G. B. « Ranunculus memorosus vel sijlvaiìcus, folio sub ro- ^ Questa è certamente una forma del R. geraniifolius Pourr.; quello segnato 21, che chiamo nivalis Li., è il gera7itifolius tipico de- gli autori moderni. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 83 ttmclo e. B. » Ranunculus auricomus L. 31, Esemplari fogliferi, fioriferi e fruttiferi. — « Di Londra, di Parigi e del di Camicia. » Neil' erbario e' è anche un esemplare ricevuto da Sclieuchzer. 26. Esamplare fruttifero. . . . Raiiuiiculus cassubicus L. 32. Oss. Non è il tipo, dal quale difterisce un poco per lo foglie. 27. Esemplare fiorifero .... Ranuiiculus aborti vus L. 33. 28. « liatiuncuhis palusiris, Apii folio laevis C. B. »... Ranunculus sceleratus L. 34. Esemplari fruttiferi. — « Vicino a PisR, luogo detto Forna- cette fra Viareggio e Pietra Santa ». Padule di Grosseto. Oss. Con gli esemplari del Micheli se ne trovano altri ma- nifestamente introdotti da botanici posteriori. 29. Esempi, fiorif. imperfetto . . Ranunculus Villarsii Dee. 35. 30. Ranuncul. napellifolius Dee. Ranunculus acris L. 29. Oss. È diverso il Jì. napellifolius. Questi esemplari sono po- steriori al Micheli. 31. Esempi, fiorif. e fruttiferi. . Ranuncul. polyanthemos L. 36. 32. Esemplari fioriferi .... Ramine, gerani! folius. Pourr. siibsp. R. Gouani Willcl 30. 33. a. Esemplare fiorifero . . . Ranuiiculus aconitifolius L. 27. b. « Ranunculus Alpinus, fo- liis tripartitis »... Ranuncul. geranii folius Powrr. subsp. R. aduncus Gren. e God. 30. Esemplare fruttifero. — Montagna di Pistoia. c. Ranunculus repens L. 15. Esemplare fruttifero sullo stesso foglio. cL Ranunculus nemorosus Beo. 37. Esemplare foglifero. — Montagna di Pistoia. e. « Ranuncul. Aconiti Ly codoni lutei folio, flore luteo H. Pis. » « Ranunculus Geì^anii tu- berosi folio C. B. » . . . Ranunculus acris L. 29. Esemplare fiorifero. — « Vicino ad Arquà e nell'Appennino come fra Firenz3 e Bologna iu luogo detto l'Osteria della Teraneza (?) ». 34. Esempi, fiorif. e fruttiferi . . Ranunculus tuberosus Lap. 38. 35. « Ranunculus lanuginosus L. 39. Esempi, foglif. e fiorifero. — Ragnaia dell' Imperiale. b. Esemplari fruttiferi . . . Ranunculus lanuginosus L. forma 39. 84 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE c. Ranuncul. niontanns sui)- hirsiUics Geranti folio G.B. Ranunculus lanuginosus L. fi. gerani ifoli US Dee. 39. d. « Ranuncul. monianus la- nuginos'us foliis ranunculi pratensis repentis C. B. » . Ranunculus nemorosus Bec. 37. Esemplai-e foglifero. e. « Ranunculus monianus, nemorosus eie. » Rammculus Alpìnus serolinus, foliis parvis trilobaiis, non inaculatis et non splendentibus Mieli. Ranunculus Alpìnus, foliis imrms triloMtis, ì-^agosis, non splendentibus Mieli. Ranunculus nemorosus (?), foliis amplissimis ete. Mieli. Ranunculus Alpinus, hirsutus non acris, foliis in tres lo- l)os usque ad pedicnlum divisis etc. Mieh. Esemplari fioriferi, fruttiferi o per lo più solo fogliferi. — Raccolti (b) nell'Orto fiorentiuo ; nel Giardino di Carnai- doli, montagna di Pistoia ; Fosso di S. Margherita, Ra- gnaia dell' Imperiale ; il cZ è di Scheuclizer. Ranunculus lanuginosus L. 39. Oss. Si vede dai nomi diversi dati dal Micheli a esemplari perfettamente simili, varianti solo pel colorito o per qual- che macchia, quale idea avesse intorno alla specie. 36. 37. Ranuncul. pensylvanicus L. 40. 38. Ranunculus pratensis repens foliis pallicliorihus etc. Mieli. Ranunculus seroiinits pratensis ete. Mieli. Ranunculus repens, foliis splendentibus, lobis profundio- ribus ete. Mieh. Ranunculus foliis atroviridibus, maculis albis ete. Mieh. Rammculus repens, pallide viridis ete. Mieh. Ranunculus aquaticus repens, foliis pallidioribus hirsu- tus ete. Mieli. Ranunculus palustris repens foliis atrovirentibus etc. Mieh. Ranunculus pratensis, re- pens, hirsutus etc. Mieli. Ranunculus repens L. 15. Molti esemi^lari quasi tutti soltanto fogliferi. — Raccolti in parecchi orti di Firenze, presso la villa de'Serristori, a Boboli, a S. Margherita, Villa del Pecori fuori Porta ai Prato, Cascine, Montagne di Pistoia. Oss. I differenti nomi dati dal Micheli a foi'me jdoco diverse ci dà a vedere che era un buon osservatore, ma che gli ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 85 sfuggiva il fatto che la diversità di ambiente produce in codesta specie forme differenti, incostanti in sommo grado. In questa medesima camicia v'ha una foglia con fiore di lìanunculus lanur/inosìis L., salvo errore, dei monti di Pistoia. 39 Ranunculiis repeiìs L. 15. Esemplari fogliferi. — Non possono essere in niuna maniera il Banuìiculus bidbusas L., di cui portano erroneamente il nome. 40. RanwiciUas ophioglossoides. R. ophioglossifolius Vili. 19. Esempi, fiorif. e fruttiferi. — Tra Batignano e la Pescaia. 41. Esemplare fruttifero. . . Ranuiiculus trilobus Desf. 41. 42. Ranunculiis plantagìnis fo- lio, floscidis, caicliculis ad- haerentibus Bot. Par. . Ranunculus noditìorus L. 42. 43. Ranunculus Ranunculus muricatus L. 43. Foglie e frutto. 44. Non si può determinare, visto il cattivo stato dell'esemplare. 45. a. Esemplare fruttifero . , . Ranunculiis arvensis L. 44. var. tuberculatus Dee. l) Ranunculus arvensis L. 44. Esemplari fruttiferi. — Inipruneta. 46. Esempi, foglif. e fruttiferi . Ranunculus parvi florus L. 45. Indice dei nomi moderni. N. B. I numeri in carattere grasso indicano le piante introdotte da botanici posteriori al Micheli: il numero che accompagna il nome si riferisce al numero messo prima accanto a ogni specie. Ranunculus aborfivus L. . 33 Ranunculus aconitifoliusZy. 27 Ranunculus acris i. . . 29 Ranunculus aduncus Gr. Godr 30 Ranunculus Agerii Bert. . Il Ranunculus alpestris L. . 26 Ranunculus asiaticus L. . 14 Ranunculus auricomus L. 31 Ranunculus bullatus L. . 6 Ranunculus Canuti Coss. 16 Ranunculus cassubicus L. 32 Ranunculus Ficaria L. . 10 Ranuncul. flabellatus Desf. 17 Ranunculus aquatilis L. ■ . 2 Ranunculus Flammula L. 24 var. peltatus Schrk. . 2 i Ranunculus fluitans Lam. 4 var. sacculentus Koch. 2 Ran. foeniculaceus Giliì). 5 * forma truncatus Koch. 2 Ran. geraniifolius Pourr. 30 Ranunculus arvensis L. . 44 Ranunculus glacialis L. . 25 var. tuberculatus DC . 44 Ranunculus gramineus L. 22 86 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Ranuiiculus hederaceus L. 1 Ranuncul. hybridus Biria. 7 var. hrevifolius Ten. . 9 Ranuncalus illyricus L. . 12 Ranunculus lanuginosus L. 39 ^. geraniifolius Dee. . 39 Ranunculus Lingua L. . 23 Ranuncul. millefoliat. Vahl. IG Ranuncul. monspeliacusX. 13 var. albicans Jonì. . . 13 Ranunculus muricatusZ. . 43 Ranunculus nemorosusDC. 37 Ranunculus nivalis L. . 28 Ranunculus nodiflorus . . 42 Ran. ophioglossifolius Vili. 19 Ranunculus orientalis L. 18 Ranunculus parviflorus L. 45 Ranunc. pensylvanicus L. 40 Ranuncul. polyanthemosZ. 36 Ranunculus pyrenaeus L. 20 Ranunculus repens L. . 15 Ranunculus sceleratus L. 34 Ranunculus Thora L. . . 8 Ran. trichophyllus Chaix. 4 forma capillaceus Thuill. 4 Ranunculus trilobus Desf. 41 Ranuncul. tuberosus Lap. 38 Ranunculus Vlllarsii Dee. 35 Dopo di che l' adunanza è tolta. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 3 aprile 1893. Il Presidente Sommier, aprendo l'adunanza, annunzia che la So- cietà aderisce al prossimo Congresso geografico di Firenze. Prega quindi il Segretario Baroni di dare comunicazione dei doni perve- nuti alla Società. Essi sono : Annua! JReporf of the board of Regents of the Smithsonian Insti- tution for year ending June 1893. — Id., id. 1894. Baroìii et Christ. Filices plantaeque fìlicibus affines in Slien-si sep- tentrionali provincia Iraperii Sinensis, a Rev. Patre Joseplio Gi- raldi collectae, Manipulus alter. Hedwigia. Organ fiir Krj'ptogamenkunde. 1897. BuUettino della Società Botanica Italiana. 1898, Marzo, N." 2. Wiener Illustrirte Garten-Zeitung. Marz 1898, 3 Heft. Science. Voi. VII (1898), N.' 167, 168. Lo stesso Segretario presenta i seguenti lavori dei soci Xicotra e Preda : ANCORA SULLA BIOLOGIA FIORALE DELLE EUFORBIE. — PER L. NICOTRA. Se nell'ultima comunicazione che ebbi l'onore di fare alla nostra Società, ó accumulato notizie relative a punti dispajati, egli è successo perchè era d'uopo obbedire a un'esigenza indi- pendente dalla mia volontà; mentre per propria disposizione io rifuggo dallo stendere articoli scientifici, cui non possa stare a capo un titolo preciso, e cui non riesca indi facile l'esser clas- sificati, l'esser riposti in uno degli scompartimenti logici, che a diritto dividonsi il campo della botanica. Cosi è che andrò ora esponendo in articoli separati, sian pure brevissimi, il risultato di alquante mie ricerche antobiologiche, Ho ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE imprese da tanto tempo ora su piante esotiche ora su indigene, e finalmente condotto a termine da farmi giudicare non iscon- veniente la lor presentazione. Comincio da alcune, che tendono a completare in qualche parte un mio lavoro edito sei anni or sono; * il cui dettato, a dir vero, difetta di conoscenze letterarie, ^ e qualche volta di pre- cisione, di chiarezza, di solidità, sia per soppressione delle idee accessorie, o per essenziale destituzione di buone prove, o per momentaneo impiego di locuzione, che, impropria secondo i dati della morfologia, facilmente può venir sotto la penna, perchè resaci oramai dalle usanze dei fìtografi abituale. Ò detto già, che, stante la proteroginia cosi estesa nel ge- nere Euphorbia, sia una concordante congiuntura l'esclusiva presenza di stami nei ciazii alari; quando di necessità la pro- duzione d'un pistillo (ove non succedesse incrociamento tra i fiori di ombrelle differenti) diverrebbe frustranea. Ora, oltre le specie già notate da me a questo riguardo, me ne sono occorse recentemente parecchie, in cui tal fatto più o meno chiaramente si offre. Cosi VE. spinosa, la Pithijusa, V incompta, la pude- scens, la platyplvjlla. Ed oltre al primo ciazio alare, possonsi trovare staminiferi ^ anche gli alari seguenti immediatamente, o quelli dei rami fio- riferi portati all'ascella di foglie sottostanti. Cosi vedesi, oltre che nelle due prime delle citate euforbie, nell' E. Cyparissias, nella terracina, nella pilosa forse anche più cospicuamente. Dominano questi ciazii unisessuali noìV E. Chamcesyce, nel- V amygdaloides, nella Presili; sicché pare qui ci sia una ten- * Contributo alla hiologia fiorale del genere Euiìhorhia (Nella Con- tribuzioni alla hiologia vegetale del prof. A. BoRZÌ). ^ Talora tal difetto è valso a mio sfavore, che avrei potuto altri- menti suffalgere con l'affermazione di botanico autorevole una mia supposizione. L' evoluzione degli stami in un ciazio mi à condotto a supporre che gli esterni fossero i più giovani, il che ò poi ve- duto sorgere dalle osservazioni del Pedersen (Die Entivioìcelung d. Cyathium bei Euphorhia. Kopenaghen, 1873). ' Dico staminiferi i ciazii esclusivamente staminiferi ^ non parendomi rechi danno alla chiarezza la sottrazione di tale avverbio. Caruel a volte fa così, e del resto cosi rendesi in italiano ciò che i fran- cesi chiamano stamine. Chi vorrebbe chiamare staminifero un ciazio o fiore ermafrodito ? ADUNANZA DELLA SEDE DI FlUEXZE 89 denza alla dioicità, cioè a quell'estremo di divisione topografica dei sessi, che puro è offerto qualche fiata nel genere. Molte sono poi le specie in cui il primo ciazio alare è folle, quindi facilmente deciduo. Lo sono anche i secondi alari, quando l'individuo onde trattasi è robusto; il che osservasi spesso nel- r E. helioscopia. Avrei voluto riesaminare quanto per questo rispetto à luogo neir ^. dcmlroides; ma non ò potuto ultimamente procurarmi esemplari vivi di questa specie, per accertarmi se costantemente sia neutro il suo primo ciazio alare, oppure vi si abbia qualche volta maschile. Ò visto invece e ripetutamente VE. oW.o agata ; ove esso ciazio mostrasi appassito, nel tempo che i collaterali sono giunti al primo stadio antesico (femmineo), e i centrali di altre infio- rescenze al secondo (maschile). E un esame più minuto ò potuto fare dell'i?. Characias; in in cui mi è stato dato di rilevare certe particolarità relative alla funzione vessillare. Tutti i peduncoli sono rivolti in fuori, cioè verso la superficie convessa della ricca infiorescenza, per via di un leggiero incurvamento della lor parte superiore, e d'un torci- mento (di un angolo retto) eseguito dall'uno in senso inverso che dall'altro. Cosi il ciazio alare portato da ciascun d'essi, di- venta superiore ai due ciazii collaterali; mentre una tinta di- versa mostrano i piattelli melligeri in quello, dalla tinta con- temporanea che assumono nei due ciazii ancora poco evoluti. Talora però queste glandolo sono d'una tinta verdegiallastra per tutte le fasi antesiche, meglio sviluppata sempre nei ciazii più vecchi, ovvero qui assai più tendente al giallo schietto; altra volta presentano macchiette rossobrune qua e là; o finalmente sono suffuse quasi uniformemente di purpureo le glandolo del ciazio centrale dei predetti peduncoli, e più o men carichi di tal colorito l'uno o l'altro dei laterali; ovvero anche uniformemente purpuree le glandolo di questi ultimi, e picchettate di purpureo quelle dei centrali. Sulla stessa euforbia, come altra volta sull'i?, biglandulosa ò visto passeggiare dei piccoli ragni variegati di nero e giallo. Non so se questi animali fungano ufficio di pronubi; o meglio vi trovino mezzo per sottrarsi alla vista di quelli cui tendono insidia (ciò che è supponibile, stante l'evidente mimetismo). Le 90 ADUNANZA DEI.LA SEDE DI FIRENZE euforbie intanto, quantunque prevalentemente miofìle, pure ven- gono visitate da insetti appartenenti a varii ordini. Ricordo aver visto delle api sull' E. melapetala. Le mosche carnarie non visitano soltanto le specie, in cui le glandolo son tinte di colo- rito epatico: ò visto più volte una Sm^cophaga passeggiare di- ligentemente sull'aperto piano di ombrelle (VE. Iielioscopia in piena fioritura. Qui in Sardegna mi é occorso di vedere volgarissima VE.pe- ploì'des Gou.; mentre invano ó cercato questa elegante specie in Sicilia. Sono sicuro che non si tratti di qualche forma di PepliùS ; né, del resto, ò visto quei passaggi fra esse due piante, delle quali parla il Moris. Certo è che Parlatore reca, la spe- cie gonaniana per la Sardegna sulla fede di lui; e Barbey la rechi sulla fede di Reverchon. Ora negli esemplari raccolti in più luoghi da me, ò visto caducissimi o forse anche del tutto mancanti i primi ciazii alari; negli alari seguenti però le capsule sono otti- mamente sviluppate. Nello stadio femmineo le glandolo circumflo- rali sono d'un verde pallido e tutta sparsa è la loro superficie di macchiette rossastre appena visibili, che risparmiano però le ap- pendici. Né Parlatore, né Boissier notano queste macchiette; le quali nello stadio maschile accentuano egregiamente il loro colorito, dando all'infiorescenza della piccola pianta un aspetto assai vago. Concorre anche a rendere rosseggiante il ciazio deflorato, la faccia superiore della capsula, che à già subita l'aversione, e che si tinge uniformemente dello stesso colore. Questo mutamento di tinta accade pure, come ò avvertito nel predetto mio lavoro, in altre congeneri ; e in questi casi ser- virà a quel risparmio di tempo che ò ivi notato. Ma un colo- rito rosso di varia tonalità non manca a farsi vedere talvolta in altre parti della pianta, e indipendentemente dalla fioritura. Esso coglie specialmente le foglie florali; e parmi della stessa indole di quello, che come caso teratologico ò incontrato nel- l'i?, helloscopia, e che, resosi carattere fìsso nei cauli dell' £'. Pe- plis, fa che questa presenti quel dicroismo, onde non è guari ci à parlato il prof. Del pino. * * Cfr. Eend. della R. Aco. d. scienze di Napoli (1897). ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 91 V ERBARIO BOISSIER A CHAMBESY PRESSO GINEVRA. — COMUNICAZIONE DEL DOTT. A. PREDA. Di questo importante istituto già si occupò il sig. Em. Drake del Casti Ilo nel Bullelin de la Sociale, Ijolanique de France, ^ in occasione di un viaggio fatto da alcuni membri della Società in Isvizzera, e recentemente ne diede qualche cenno il prof. Bri- quet nella Suisse Universilaire. ~ — Ma avendo io avuto la for- tuna di frequentare spesso quell'istituto durante il soggiorno che feci l'anno passato a Ginevra, ed avuto campo di racco- gliere, grazie alla cortesia di quelle gentili persone che sono il proprietario sig. Barbe}^ e il direttore sig. Autran, un certo numero di notizie, alcune delle quali forse sono ancora poco note 0 ignote, non credo inutile parlarne a mia volta. In sette minuti col treno, o in circa un'ora percorrendo a piedi una bella strada maestra che costeggia la liva destra del Iago, tutta fra stupendi parchi e ville, si può giungere da Gi- nevra a Chambés}', ameno paesello dal quale godesi una delle più stupende viste sul Lemano e sul Monte Bianco. Chi vi si reca a piedi, e questo è da consigliarsi in un giorno di bel tempo, inconti'a sulla destra, dieci minuti prima di arrivare a Chambésy, un elegante fabbricato che per i suoi tetti acuti e per la piccola'guglia o campanile che lo domina, si distingue dalle circostanti ville: é quello Y HerìJier Boissier. — A nes- suno è chiusa quell'ospitale casa della scienza; chiunque, sia pure estraneo alle cose botaniche, vi è accolto con tanta cortesia ed affabilità dal proprietario e dal direttore che potrebbe quasi credere di fare anziché ricevere un favore. Attraversato un piccolo cortile, limitato verso strada da un muro di cinta, a destra da un'ala del fabbricato, e da un ru- stico a manca, si trova di faccia la porta d'ingresso, protetta * « Rappoi-fcs SUI- les excursions de la Société. — Visite aux her- biers De Candolle, Delessert, Boissier et Burnat, rapport de M. Em. Drake del Castillo », Bull. Sos. hot. de France, Tome quaranta et unième (Troisième Sèrie, Tome I, 1894, p. CXCIII). * « Les ressources botaniques de Genève », par J. Briqnet. — Vedi jSuisse Universitaire del 28 Febbraio 1897, N. 14 p. 73-74. 92 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE da un'elegante bussola vetrata. — L'edifìcio sorge su di un ter- reno inclinato che scende verso il lago, e mentre i locali ai quali si accede sono a pian terreno dal lato della strada, dall'op- posto lato, che guarda il lago, sono al primo piano. Come l'in- dica la data scolpita sopra la porta, la costruzione fu terminata nel 1887, vale a dire tre anni dopo la morte di Pietro Edmondo BOISSIER. Appena entrati si nota subito quel buon gusto proprio dei nostri vicini di oltr'alpi, i quali sanno metter d'accordo il co- modo coll'eleganza. — Pareti tappezzate di scaffali pieni di libri o di erbari non sono certamente le cose più belle di questo mondo, e per solito, quando andiamo nelle nostre vecchie e venerande biblioteche, nei nostri musei, ci sentiamo invasi da un'impres- sione di tristezza; ma qua il proprietario, pur rispettando le esi- genze della scienza, che cerca il pratico e non il lusso, ha sa- puto trasfondere ovunque una certa eleganza che appaga l'occhio e toglie la monotonia: gli ampi fìnestroni dalle intelaiature di noce, le porte vetrate, gli stipiti e il lucido pavimento di legno incerato, il tutto lindo e ben mantenuto, come a bordo di certi bastimenti, fa parer bello e variato l'uniforme ordinamento dei libri e dei pacchi di piante. La prima sala che s'incontra entrando, è destinata alla bi- blioteca, e cosi pure le altre due che le fanno seguito, sulla destra di chi entra. Sono tutte e tre illuminate da fìnestroni disposti a veranda, che guardano sul sottostante giardino, sul lago e sui monti. I libri, distribuiti secondo il formato e disposti alfabeticamente in palchetti che ricoprono le pareti, costituiscono una delle più ricche raccolte di lavori botanici. Le grandi opere con tavole vi sono meravigliosamente rappresentate e numerosi sono i pe- riodici botanici ai quali la biblioteca è associata. Merita pure d'esser ricordata una collezione quasi unica di aufograti di bo- tanici, che ebbe per base la raccolta del barone Cesati, e va aumentando ogni giorno. II lavoro di ricerca é agevolato da schede o fiches, sulle quali sono catalogate le opere, e l'ordinamento dei libri in palchetti risparmia il disturbo, per chi abbia da consultare molti lavori, di aprire e chiudere continuamente sportelli, come succede in certe biblioteche. La polvere, in quei locali ben tenuti, non è ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 9d un nemico temibile, e d'altra parte la libera aerazione impedi- sce l'ammuffimento dei volumi. Il centro di ogni sala è occupato da un ampio tavolone a scri- vania che può ricevere varie persone alla volta, e che permette di stendere comodamente libri e carte. — Delle tre sale la più importante per le dimensioni e per il numero delle opere che contiene è la seconda, ossia quella di mezzo: in essa è solito stare il sig. Autran, conservatore della biblioteca e degli erbari, e direttore del Ballctiìi de Vllerbier Boissier, di cui parleremo in seguito. — Nella terza sala attende ai suoi lavori prediletti il proprietario sig. Barbey. Dalla sala principale, a diritta di chi entra, si accede al grande erbario fanerogamico, o per meglio dire aW lievi) ier Boissier e aW Ilerbier Barhey- Boissier. È un'ampia galleria ove sono disposti in due serie, e normalmente ai due lati maggiori delle pareti, fra gli intervalli lasciati dalle finestre, dodici corpi d'ar- madi vetrati, che, all'epoca in cui lo scrivente visitò l'istituto, contenevano la bellezza di 2000 pacchi di piante. Rimane nel mezzo una specie di corridoio di più di un metro di larghezza, in fondo al quale si osserva un busto del Boissier. Oltre a que- sto corridoio principale, gli armadi delimitano altri piccoli cor- ridoi trasversi, ciascuno dei quali mette capo ad una finestia. — Tale disposizione degli armadi è molto vantaggiosa, perchè permette la circolazione dell'aria e contribuisce alla conserva- zione delle piante. Gli armadi di destra contengono Yllerljier Boissier, che si con- serva religiosamente nelle condizioni in cui lo lasciò morendo l'au- tore della Flora orientalis. Questo erbario, che fu iniziato dal Boissier nel 1820, quando era ancora giovanetto, e che rimase in- terrotto nel 1884, colla morte del suo proprietario, comprende 880 pacchi di piante. In esso ricchissima è la raccolta delle piante orientali e vi è pure degnamente rappresentata la tloia degli Stati Uniti. h'JIerbier Barbey-Boissier, che occupa gli armadi di sinistra, conteneva 1120 pacchi quando lo visitai l'anno scorso; e va con- tinuamente arricchendosi. In esso sono comprese tutte le piante appartenenti pure al Boissier, ma che egli non aveva ancora intercalato nel suo erbario, più quelle che l'istituto acquistò e continua ad acquistare facendole venire dalle varie parti del 94 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE mondo. — Per dare un'idea dei me7,zi d'arricchimento di cui di- spone, basti il notare che recentemente acquistò l'erbario Fucìiel di Nassau, gli erbari Mercier et Tìiomas della Svizzera fran- cese, e gli exsiccata di Schleiclier. Nel 1894, quando il sig. Em. Drake del Castillo visilò l'er- bario, la sezione Barhey-Boissier comprendeva circa 900 pac- chi, il che vnol dire che in circa tre anni aumentò di 220 pacchi, e ciò non è poco. — Secondo il sig. Autran, si può calcolare che l'erbario si sia arricchito nell'ultima decade di circa 300,000 esemplari. Sembra che il locale presente presto non deva più bastare all'erbario fanerogamico, e il sig. Barbe}^ ha l'intenzione di costruire nel corrente anno, nuovi locali che potranno conte- nere altri 900 pacchi. — Ma non mi diffonderò maggiormente sulle raccolte fanerogamiche dell'istituto di Chambésj^ perchè ripeterei inutilmente cose già dette da altri. ' Basti soltanto il sapere che le piante à.e\V Herbier Boissier sono classate coli' or- dine seguito nella Flora orientalis, mentre quelle deli'//er&^er Barbeìj-Boìssier sono ordinate secondo V Index di Durand. Occupiamoci ora della parte crittogamica: Le raccolte crit- togamiche di Chambésy hanno avuto in questi ultimi tempi un forte incremento, tanto che il sig. Barbey si è trovato nella necessità di destinare i locali del pian terreno unica- mente per quelle collezioni. Presentemente esistono due sale ordinate: 1" La Sala Miìller-Argau. Tale sala, che contiene tutto ciò che si riferisce alla nuova Fondaiion Miìller-Argau, fu isti- tuita dietro proposta del noto lichenografo D"" A. Minks di Stet- tin: vi si trova la ricchissima biblioteca quasi completa, e gli exsiccala lichenologici, basi dei lavori di Miìller-Argau. In que- sta sala si trova pure l'erbario lichenologico Schaerer. Il ma- * Rimando clii desiderasse maggiori notizie, al già citato rapporto del sig. Drake, alle Notines sur la vie et les travaux hotaniques cVEcbnond Boissier di Christ (Vedi il supplemento alla Flora orientalis). — Chi vuole conoscere più particolarmente la vita di Boissier, legga l'ar- tìcolo necrologico pubblicato dal sig. A. De Candolle negli. Arcliives des Sciences physiques et naturelles di Ginevra e consulti pure VHom- mage à la mémoire de P. E, Boissier del D'' Clirist (Vedi Bull. Soc. Vand. Se. Nat., XXII, 94, anno 1886). \ ADUNANZA DKIXA SEDK DI FIRENZE 95 teriale va ogni giorno arricchendosi, grazie al concorso di molti botanici, che non furono sordi all'appello del sig. Autran.* 2° La Sala Hedwig-Schwagrichen, dedicata principalmente ai Muschi. In essa si trova l'erbario tipo dei Muschi di Iledwig, molti pacchi di Schwagrichen, l'erbario esotico di 7)^(';//, quello di Nees van Esen^jcck, più una quantità enorme d' exsiccala e di collezioni di Muschi di tutte le parli del mondo. — Vi si trova pure l'erbario micologico, che contiene, oltre la raccolta Fuckel, un gran numero di exsiccata tanto antichi che moderni. Per il momento trovano posto in quel locale le alghe e le epatiche; fra queste ultime possiamo citare la raccolta Spricce delle Amazzoni. E non creda il lettore che le raccolte finiscano li: dobbiamo citare le felci provvisoriamente poste in un locale attiguo e molte altre raccolte che poco a poco saranno intercalate all'er- bario generale, come, ad esempio, l'erbario fanerogamico di Xassaii, di Facliel, l'erbario svizzero del D"" 3/erc/cs Boissieria- nus (189G) di Autran e Durand, che è un'enumerazione delle * Vedi circolare in data 20 marzo 1897, pubblicata dal Dulhtin de VHerbier Boissier, colla quale i botanici sono invitati a mandare le memorie licheuologiche uscite dopo la morte del Miiller, e così pure esemplari di nuove specie di Licheni. 96 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE piante coltivate nel 1895 a Valleyres ' e a Chambésy. — Il Sa- mos (1894), studio geologico, paleontologico e botanico dei si- gnori Barbey, De Stefani e Forsyth-Major e il Florae Sardoae comijendium (1885) del sig. Barbey, con un supplemento dei signori Asclierson et Levier. Uscendo dall' istituto di Chambésy ed attraversando la strada postale, si trova un vasto parco detto Pm^c de la Pierrière, di proprietà del sig. Barbey, rinomato per la ricca raccolta di co- nifere, che fu pure iniziata dal Boissier. ì\(ì\V Horius Boissie- rianus, pubblicato, come abbiam visto, nel 1895 e nella Liste des conifères cultlvècs dans le pare de la Pierrière à Cliamtièsu, che fu pubblicata in estratti nel 1890, in occasione di una vi- sita della Sociètè suisse des forestiers, sono citati 25 generi di conifere con 78 specie e 22 varietà, e in questi ultimi anni la raccolta si accrebbe di almeno una trentina di specie. Passando per quel delizioso bosco, si può giungere in pochi minuti alla stazione ferroviaria di Chambésy. Oltre questo parco, esiste lungo il lago, pure a pochi passi dal- Vllerbier, un superbo giardino, ove il sig. Barbey ha fatto co- struire varie serre, una delle quali rinomatissima per una rac- colta di orchidee. Fu in una di queste serre che fiorì per la prima volta in Isvizzera il N. Puccinellii Pari, vel ienuior Curt. di Lucca. I bulbi, provenienti dall'Orto botanico di Pisa, mi erano stati gentilmente mandati dal prof. Arcangeli. Ne diedi pure al- cuni esemplari al giardino botanico dell'Università di Ginevra, che furono messi in piena terra e fiorirono dopo quelli di Chambésy. Fa quindi la seguente comunicazione: SULLA SCOPERTA IN ITALIA DELLA SPERGULARIA SE- GETALIS FENZL — PER IL DOTT. E. BARONI. Nell'adunanza del 9 gennaio decorso il sig. Sommier pre- sentò alla nostra Società una breve nota intitolata: «La Sper- gularia segetalis riammessa nella Flora italiana. » - Nel leggere ^ In questo luogo esiste una tenuta altre volte appartenente al Boissier, ed ora di proprietà Barbey, ove l'illustre botanico aveva impiantato un giardino alpino. * Bull. S02. hot. Hai., genn.-febb. 1898, n. 1, pag. 14-15. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 97 questa nota trovai che l'Autore ripetutamente accennava sem- brargli strano che al Micheli, infaticabile raccoglitore e osser- vatore minuzioso, fosse sfuggita questa pianta del M. Scalari, ove si sa che fece ripetute erborazioni, raccogliendo buon numero di piante interessanti. Da questo fatto nacque in me il desiderio di faro delle ricerche per vedere se il Micheli nel suo erbario 0 in qualche luogo dei suoi manoscritti avesse citato la pianta in discorso. Mi rivolsi prima di tutto all'erbario Micheli-Targioni ma con esito infruttuoso. Dopo l'esame di questo erbario continuai le indagini anche tra le piante intercalando delle stesse collezioni e alfine rin- venni un pacco con sopra l'indicazione « Alsines ». Quivi mi fu dato trovare alcuni esemplari di Spergularia segeialis con un cartellino scritto dallo stesso Micheli ove è detto « S. Giusto ». Mi bastò questa scoperta [ler apprezzare quanto giusti fossero i dubbi espressi dal sig. Sommier nella sua nota. É vero che molti sono i luoghi di Toscana denominati S. Giusto, ma per quanto dice il Micheli in altro ms. (Catalogus Horti sicci sui, foglio 266) è facile acquistare la convinzione che questo nome di S. Giusto si riferisce proprio a un luogo che trovasi verso il Monte Sca- lari e che è indicato appunto cosi: Romitorio di S. Giusto. Sulla scorta della ubicazione della nostra pianta, fornitami dal cartellino dell'erbario Micheliano, rivolsi le mie ricerche ai manoscritti e per primo esaminai quello che s' intitola « Cata- logo delle piante die spontaneamente nascono nel suolo fioren- tino ecc. ». A carte 30 (numero rosso) trovasi: « Alsine capillaceo folio, valde ramosa, annua, foliis capil- « laribus, uno versu dispositis, flore albo, pentapetalo, pelalis « subrotundis An Anthi/llis tricopìiyllos, Lycnites « minima flore albo Barr. 47, Icon. 530. Item forte Alsine sege- « talis, gramineis foliis unum latum speciantibus. Bot. Par. 8, « Tab. Ili, fig. 3. « Nel monte di S. Giusto per quei campi della segala e fra « di là da detto monte ancora per la strada che conduce a Lu- « coiena fra quella casa dei conti Masetti detta « e un' altra detta e similmente per i campi la- « vorati, ma in alcuni anni è frequente e in altri rarissima, di « giugno fiorita si trova ». A queste indicazioni segue la descrizione della pianta in vol- BuU. della Soc. hot. ital. 7 98 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE gare, descrizione corrispondente in tutto alla Si^ergularia se- getalis, e che non sto qui a riprodurre anche perchè, dopo le ricerche fatte su questo argomento, mi è venuta l' idea di fare una rivista critica di tutte le piante che il Micheli novera col nome di Alsine nel manoscritto predetto, e mi auguro di poter prossimamente presentare ad una delle adunanze della nostra Società il resultato di questo mio studio. Accertato prima con l'esemplare di erbario, poi con la indi- cazioni fornite dal manoscritto Micheliano suindicato, che la pianta in discorso era stata veramente raccolta fino dai tempi del Micheli, presi lena a proseguire le ricerche in altri mano- scritti e sopratutto in quello che porta per titolo « limerà Ijo- tanica », ove sono descritti i viaggi intrapresi dal Micheli, scritti di suo carattere. E le indagini non furono per niente infruttuose, giacché nel volume I di questo manoscritto a carte 291 (in rosso) trovasi un elenco di piante osservate in un viaggio fatto nel 1730, par- tendo da Firenze e andando fino nell'Abruzzo e in Apulia. Quivi è citata Alsine segetalìs, graminels foliis unum lahcm spectantibus Bot. Par. 8, Tab. Ili, fig. 3, raccolta « in agris lo- cum dietimi Monsoglio, tiini ante, timi post caaponam vulgo V Osteria delle Capannello ». Dai dati raccolti parmi si possano trarre le seguenti con- clusioni : 1. La Spergularia segetalìs (giacché a questa pianta si rife- riscono gli antichi nomi del Barrelier e del Vaillant, riportati tra i sinonimi del manoscritto Micheliano) è stata scoperta in Italia prima di ogni altro dal Micheli ^ e precisamente in Toscana verso il m. Scalari al Romitorio di S. Giusto e sopra Monte- varchi a Monsoglio presso 1' Osteria delle Capannelle. 2. Di recente infine questa pianta é stata ritrovata dal sig. Sommier (cfr. 1. e. p. 15) a « le Crocelline presso la Badia di S. Casciano nel m. Scalari (1895 e 1896 in fiore e in frutto il 4 e il 24 giugno) e sul Poggio di Firenze (8 settembre 1896). ^ Anioni (in FI. Pedem., II, p. 110) la cita d'Italia e precisamente « in arvis di Ciliano minime rara, ohservante ci. Bellardi ; etiam Inter segetes colli um Taurinensium leda est », ma Allioni è vissuto dal 1725 al 1804 e Bellardi dal 1741 al 1826 ! ADUNANZA DELLA SEDR DI FIRKNZE 99 Il Segretai'io Baroni, avendo la parola, rettifica un errore incorso nella nota di Felci cinesi pubblicata nel marzo passato in collabo- razione col dott. Christ. Al principio di detta nota fu omessa la Woodsia hyperborea e a questa si riferisce l'annotazione « a typo Euro- pue non d/'screpans » anziché alla W. polysticlwides come fu scritto ; questa d'altronde essendo pianta dell'estremo Oriente. Il socio Levier presenta un lavoro del prof. Massalongo dal titolo : Due nuovi generi di Epatiche descritti dal dott. Caro Massalongo, il quale, per essere accompagnato da una tavola, comparirà nel pros- simo fascicolo del Xuovo Giorn. hot. italiaìio. Legge quindi un suo lavoro intitolato : LA PSEUDOPRIORTTÀ DI PORELLA. — PER E. LEVIER. In un recente e pregevole lavoro, intitolato « The Xorth American Spccies of Porella », il sig. Marshall A. Howe indi- cava sommariamente le ragioni che lo indussero a preferire Porella a Madotheca. Il nome Porella, secondo il sig. Howe, sebbene sprovvisto di ogni caratteristica nel Species planlarwn del 1753, non è un nomo nudo, poiché una nota bibliografica di Linneo rinvia alla descrizione ed alla tavola della Historia Muscorwn di Dillenio (1741). Ora questa pianta dell'erbario di Dillenio essendo stata identificata coli' epatica nord-americana Madotheca Porella (Dicks.) Nees, il sig. Howe non trova giusto che si neghi a Porella il diritto di priorità. A questi argomenti il sig. A. Le Jolis, noto avvei'sario di Porella (nome contrario agli articoli 46 e GO [3°] del Codice di Parigi) ', rispose in una breve nota inserita nel numero di febbraio del « Bitlletin of the Torrey Botanical Club, » insistendo sul fatto che la me- desima specie comparisce una seconda volta nell' opera e nel- r erbario di Dillen sotto Lichenastrum (llicinam pennatam, che i caratteri sui quali fu stabilito il genere Porella sono del tutto falsi e fittizi, e che il vocabolo Porella, espressione di un grossolano errore di osservazione, non può essere nome di un genere scientifico moderno. Alla nota del Le Jolis fa seguito una replica, lungamente motivata, del Marshall Howe. Essa muove principalmente dalle nuove Regole di Nomenclatura, votate da un consorzio di bo- ' AuG. Le Joi.is, Du nom de genre * Porella » ; Atti del Con- gresso Botanico Internazionale di Genova, 1892; 1803, pag. 2G0-2G5. 100 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE tarlici americani, nel 1892, al Rochester Meeting e lette, un mese più tardi, al Congresso Botanico internazionale di Genova, dal sig. prof. L. L. Underwood, espressamente delegato in Eu- ropa da quanti avevano firmato il cosidetto « Codice di Ro- chester. » L'articolo V di questo Codice, citato ed invocato dal sig. Howe, dice testualmente : « Pubblicazione dei Generi. La pubblicazione di un genere consiste : P nella distribuzione di una descrizione stampata del genere nominato ; 2° nella pubblicazione del nome generico e nella citazione di una o di più specie previamente pubblicate, come esempì o tipi del genere, con o senza diagnosi.' » Quindi il sig. Marshall Howe ragiona cosi : « Conoscendo la specie unica alla quale il nome generico Porella è stato appli- cato da Dillenio (copiato da Linneo) e conoscendo pure, per tradizione o altrimenti, le tre specie alle quali Dumortier (in una insignificante diagnosi di otto parole) applicò il nome ge- nerico Macloiheca, siamo concordi nell' ammettere che tali quattro specie sono congeneriche. » Ciò basta a un aderente alle Regole di Rochester. Se le specie dei due generi in con- flitto sono indubitatamente congeneriche, vale il nome più an- ziano, sia il genere accompagnato da diagnosi o no, bene o male descritto, correttameiìte o incorrettamente classificato dal suo autore. Applichiamo noi pure il ragionamento delle specie congene- riche al caso Porella, procedendo storicamente, cioè incomin- ciando da Dillenio, anteriore di quasi un secolo a Dumortier. Nella Ilistoria Mitscorimi di Dillenio comparisce un genere Lichenastrwn, cui sono ascritte 4 specie, congeneriche di Po- rella nell'accezione moderna; esse portano i numeri 32, 33, 34 e 25. Secondo le attendibili identificazioni di S. 0. Lindberg, il n. 32 corrisponde a Porella platyphylla Lindberg, il n. 33 a Porella laemgata Lindberg, il 34 a Porella radens Lindberg ^ Si noti clie 1' art. V ha vigore di legge per i tempi presenti e futuri ; qualunque autoi'e (americano) a cui d' ora innanzi piacerà staccare genericamente una o piìi specie da un genere noto, potrà dunque limitarsi a pubblicare il nome del genere nuovo rimettendo ai suoi benevoli lettori la cura o la noia di estrarne la caratteri- stica dall'unica o dalle più specie designate. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 101 1883 (= Porella circinnata Liiidberg- 1877). Il n. 25, Liclie- nastrum fìlicinum pennatum, non solo è congenerico, ma co-specifico di Porella pinnis ohficsis. Ingannato dall'aspetto anor- male di certe borsette, dai cui pori cadeva un pulviscolo fari- naceo, Dillenio descrisse, disegnò ed incise all'acqua forte colle proprie mani ( « labore sane improbo sed necessario » ) la me- desima specie sotto due nomi diversi ; un esemplare diventò congenerico dei Lichenasiriim (nome sostituito da Dillenio a quello anteriore di Jungermannia) ; 1' altro esemplare servi a costituire il nuovo genere Porella, intermedio tra Lycopodimn e Selaginoides {Crittogame vascolari odiei'ne !). Nell'erbario di Dillenio non si ritrovarono gli accennati organi enigmatici, bensì due esemplari sterili, non distinguibili specificamente se- condo le testimonianze concordi di S. 0. Lindberg e del prof. Vi- nes, che ebbero agio di confrontarli. Nel 1797, J. Diclison rice- vette, egli pure, dagli Stati Uniti, la medesima epatica che aveva servito ad imballare aitile piante, subodorò in essa la Porella di Dillenio rimasta un enigma per Linneo e tutti quanti, con- fermò l'identità dietro confronto colla pianta originale, e spiegò lo sbaglio dicendo avere Dillenio probabilmente ricevuto un esemplare imperfetto, poiché la « vagina » (leggasi colesnla), de- teriorata da insetti o dal tempo dopo caduto il delicato « fiore » (leggi capsula deiscente quadrivalve), somiglierebbe assai alle borsette porose, figurate dall'autore inglese. Quindi pr2?320 a de- scrivere specificamente l'epatica americana fu Dickson, il quale la chiamò Jungermannia Porella, annullando senz'altro il ge- nere fittizio, riportato da Linneo, nonché il nome nudo Po- rella pinnata L. ex Dill. ' Il Codice di Parigi, settant' anni più tardi, doveva pienamente sanzionare il verdetto di J. Dickson. ^ Persistiamo a considei-are il nome Porella pinnafa come ìiome nudo, ad onta del parere del sig. Marshall Howe e del rinvio biblio- grafico di Linneo a Dillenio. Questo rinvio, difatti, non costituisce una informazione botanica, non ci mette in grado di sapere quale sia la caratteristica generica e specifica di Porella j^^nfid-tn, carat- teristica del t\itto mancante nell'opera di Dillenio. Per identificare Porella pinnata, Dickson non si valse degli scritti di Dillenio, ma dell'esame diretto della pianta sacca originale; orbene, non v' è nes- sun articolo nel Codice di Rochester che dia facoltà di convalidare un nome generico indefinito mediante 1' esame di una pianta secca, 102 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Settantaqiiattro anni dopo Dicksoii, nel 1871, l'esimio briologo finlandese S. 0. Lindberg, ' invocando un nuovo principio: il « diritto storico del nome », cioè del vocabolo nudo o seminudo, principio sovA'ersivo del Codice di Parigi, credette suo dovere di restaurare Porella mediante un « emendamento » radicale, il quale sostituiva alla frase diagnostica assolutamente inservibile di Dillenio quella di Madotheca emend. — Eppure Lindberg sapeva: 1° che Dillenio, avendo sott' occhio due esemplari della me- desima pianta, l'uno anormale, l'altro normale, interpetrò fal- samente il primo, correttamente il secondo ; 2" che l'esemplare normale fu da Dillenio classificato tra i Lichenas/riDn, insieme ad altre specie, non congeneriche nel significato moderno ; 3" che Dillenio classificò pure fra i Lichenastrum, senza raggrupparle insieme, 4 specie congenericUe à.\ PoreZto nell' ac- cezione odierna, dimostrando cosi di non avere neppure sospet- tato la loro parentela più intima. che non sia stata distribuita tra i botanici. Né tale convalidazione risulta dall'articolo V, imperocché Dillenio non cita una o più specie previamente pubblicate come tipi o esempi del suo genere nuovo e cre- duto monotipo, sebbene egli ne conoscesse quattro specie, da lui stesso riferite ad altro genere, cioè i Lichenastrum che portano i numeri 32, 33, 34 e 25. Dire, in base dell'articolo V, che Linneo, nel 1753, additò la specie Porella pinnìs obtusis come tipo o esempio del suo genere Porella sarebbe un doppio controsenso, perchè il nome Porella è di Dillenio (1741), non di Linneo (1753) e perchè Porella pin- nis obtasis non era descritta specificamente, quindi non pubblicata. — Se il sig. Howe infine obbiettasse essere Porella « diagnosticata », tale assei'zìone sarebbe smentita dal suo esplicito asserto contrario, e non meno recisamente dalla sua nuova descrizione di Porella, nella quale non esiste piìi traccia di quanto costituiva la « diagnosi » o caratteristica generica della falsa licopodiacea Porella, caratteristica consistente unicamente nelle piìi volte rammentate « capsule porose farinifere. » E siccome l'articolo V del Codice di Rochester dichiara non pubblicato qualsiasi nome generico sprovvisto di diagnosi e non accompagnato dalla citazione di una o più specie pubblicate in pre- cedenza, il nome Porella Dillen. non è pubblicato nel significato le- gale americano, né pubblicato si può dire il nome Porella, copiato da Linneo. ^ S. O. Lindberg, Utredning af Ukandinav iens Porella-for mer , in Acta Societatis sciantiarum fennicae, IX, pag. 327-845 ; Plelsing- fors, 1871. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 103 Dal fin qui detto ne segue: a) Che Dillenio non ha fatto, né ha mai sognato di fare un genere di Epatiche staccato da Lichenastriun. ì?) Che il vero ed unico nome che valga per Porclla pinnis obtusis è Lichenastriun fìlicinum pennatani, ciò senza appello ad alcun codice, ma in virtù dell'assioma che la stessa pianta non l)uò avere due nomi nel sistema del medesimo autore, e, che tra i due nomi, dovendo citare la pianta (ed a questa regola non si può sottrarre neppur Linneo), è d'uopo scegliere quello non colpito di nullità per vizio assoluto di definizione e di classificazione. e) Che, togliendo la caratteristica erronea di Porclla, si fa di questo nome un sinonimo inutile di Lichenaslricm, giacché l'unica specie di Porella é da Dillenio ripetuta nel genere Li- chenastrum e vi è associata ad altre 3 specie congeneriche nel significato moderno. d) Che il nuovo genere Porella Lindberg 1871 (Epatiche) non Porella Dillen. 1741 (Licopod iacee), essendo sinonimo di Madotheca Dum. 1822 em., va annullato perché contrario alla legge di priorità, inv^ocata con false premesse da Lindberg. A questi argomenti se ne aggiungeva per il sig. Marshall Howe un altro stringentissimo. Tra i principi fondamentali del Codice di Rochester, il prof. Underwood faceva conoscere al Congresso di Genova la famigerata regola americana : « Once a si/ìionìjm, ahoays a Sìjnonijm » (Ogni nome caduto nella sinonimia rimane un sinonimo per sempre). A tenore di questa legge, istituita con effetto retroattivo allo scopo di assicurare la stabilità incrollabile dei nomi botanici, non può esser concesso neanche a Linneo l' ammettere nomi generici, caduti nella sinonimia già in precedenza. E siccome il sig. Howe non nega, anzi riconosce e cerca di scusare l' iden- tità di Porella pinnis obtasis e di Lichenastram fìlicinum pemiaiwn, ' il sinonimo superfluo e teratologico Porella, che egli si lusingava di salvare coli' art. V, viene schiacciato dalla legge princeps: « Once a synonym, alirays a synonym », legge dall'autore americano o dimenticata o respinta. ' « If Dilleuius classied it under quite a dilierent head it is per- haps only additioual proof that the illustrious ci'vptogamist shared wìth other inortals the liability to err. » (Loc. cit., pag. 101). 104 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Neil' ipotesi, in verità poco probabile, che il sig. Howe sia un dissidente e che abbia respinto il decreto draconiano, la cui esecuzione esigerebbe, secondo un calcolatore dei più compe- tenti,^ l'immediato sbattezzamento di niente meno che 7000 specie attuali, passiamo alla seconda argomentazione dell'autore, che muove dall'era linneana. « Se Porella pinnala, dice il sig. Marshall flowe, si trova ripetuta nel libro di Dillenio sotto il nome di Lichenaslrum filìcinuni ■pennatum, questo fatto non é tale da potere raodifl- care le nostre conclusioni, giacché Liclienasiìnim non compa- risce come genere nell' opera di Linneo. La nostra nomencla- tura incomincia con Linneo, non con Dillenio, benché spesso c'incomba l'obbligo di risalire al di là di Linneo per interpre- tare correttamente i suoi generi e le sue specie. » Ed altrove: « Ma Porella era pianta americana. Se invece fosse stata euro- pea, i botanici di quell'epoca avrebbero ricercato con maggior curiosità che cosa potesse essere quel genere, giudicato degno dall'illustre Linneo di comparire copiato nelle sue opere ». Lin- neo, notiamolo subito, svincolò la sua responsabilità, dichiarando espressamente di non conoscere Porella (« -h non vidi »), e da ciò sarebbe eccessivo dedurre quanto deduce il nostro autore. Si stima malamente quello che si dichiara d'ignorare; invece si può stimare un autore e copiare un suo errore non so- spettato. È verissimo che Linneo rigettò Lichenaslrum, e che invece scrisse Jangerìuannia, nome equivalente più anziano. Ma non è men vero (verità, a quanto sembrerebbe, sfuggita al sig. Howe) che Linneo rigettò pure Lichenastrum filicinum penyiatum, cioè Valter ego, solo valevole, di Porella pimvis obiusis. Il sig. Howe non può ignorare che, delle quattro specie dilleniane congeneriche di Madotheca nel significato moderno, solo la Jimgermaìinia platijphulla comparisce nel Species Plantarwm. Tale omissione di Linneo era cosciente, voluta, poiché non gli mancavano i documenti, letterari ed altri, idonei ad illuminarlo sull'entità di Lichenaslrum fllicinum pennatum. Mentre dunque Linneo ritiene « degna di citazione » (Howe) l' ignota Porella pinnata, eojli sfratta e giudica « indegno di citazione » il noto Liche- ' V. BuUetiii de VHerhier Boissier, 1894, pag. 474. ADUNANZA DELLA .SEDE DI FIRENZR 105 nastrum filicmum! Allo scarto intenzionale di Lichenastrum filicìnum il sig. Howe ed il Codice di Rochester oppongono r ammissione dubitativa, irresponsabile di Porella pinnata, pro- clamando valevole questa, di niun valore quello. E, per colmo, attribuiscono a Linneo di seconda mano (ex DUI.) un genere fit- tizio, staccato da Jungey^mannia, mentre Linneo scriveva Jun- germannìa platypliylla, prova evidente che egli non inten- deva smembrare il suo genere Jungermannia ! Altra prova ce ne porge il fatto che Linneo respinse il genere Muscoides, co- stituito nel 1729 da Pier Antonio Micheli, genere composto per metà di rappresentanti dell' attuale genere Madotheca e corre- dato da figure analitiche (colesule, capsule, anteridì, anfigasfri l) addirittura mirabili per la loro epoca. E forse questa l' interpretazione corretta dei generi e delle specie di Linneo, fattaci sperare dal sig. Howe collo studio degli autori prelinneani? Da questo studio, obiettivo e botanico, non filologico, risultano conclusioni diametralmente opposte alle sue, e chiunque volesse mantenere Porella sulla base del rinvio bi- bliografico di Linneo, subordinerebbe la scienza ai vocaboli vuoti anzicliè subordinare i vocaboli alla scienza. Or bene « lo scopo supremo della botanica si è lo studio delle piante, non lo studio dei nomi » (Howe, loc. cit., pag. 96). Rammentiamo infine che i nomi nudi e seminudi sono stati proibiti all'unanimità delle voci, non esclusa quella del si- gnor prof. Under loood, al Congresso Botanico Internazionale di Genova, seduta del 6 settembre 1892. ' Non ha dunque più base legale l' appello del sig. Howe all' art. V del Codice sci- smatico di Rochester, articolo che autorizza i nomi generici seminudi (cioè senza diagnosi e solo accompagnati dalla cita- zione di una o di più specie tipiche). Come dimostrai altrove, in accordo col dott. John Briquet, " la proibizione di tali nomi seminudi era già implicitamente contenuta negli articoli 46 e 49 del Codice di Parigi, ed essa è esplicitamente formulata in una delle leggi fondamentali del nuovo Codice della Nomencla- ^ Atti del Congresso Bot. Internaz. di Genova, 1892. Genova, 1873, pag. 120. ^ J. Bkiquet, Questions de Nomenclature, Bull. Herb. Boiss., 1894, pag. 51, 52. Buìl. della Soc. bot. ita!. 8 106 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE tura zoologica (art. 2, lett. ci). ' Se Porella, continuando le sue metamorfosi, da licopodio si mutasse in sfinge od in lumaca, gli zoologi, interpellati sulla validità dei suoi titoli di priorità, ri- sponderebbero indubitatamente con un verdetto negativo. Il socio PoNS presenta il seguente lavoro : « Illustrazione dei Ra- nunculus della Flora fiorentina di P. A. Micheli », il quale, supe- rando lo spazio assegnato al Bullettino, comparirà nel Nuovo Giorn. hot. italiano. Il socio Levier si meraviglia di non vedere citato il R. velutinus. SoMMiER osserva che essendo questa una specie di recente istituita, deve riescire più difficile rintracciarla mediante la sinonimia data dal Micheli ; ma che certo non può essere sfuggita ad un osserva- tore cosi minuto. Chi suddivideva tanto il R. Ficaria non poteva riunire il R. velutinus con un' altra delle specie di Ranunculus del- l'agro fiorentino. Levier nota poi che il R. acris è raro nei pressi di Firenze, e che lo ha trovato una sola volta a Poggio a Calano. SoMMiER dice di non averlo trovato a Monte Scalari, dove sarebbe indicato dal Micheli. PoNS risponde di essersi maravigliato anche lui nel non aver trovato nell'Orto secco del Micheli esemplari di R. acris dell'agro fiorentino, mentre sono dallo stesso botanico mentovati nel manoscritto. A projDosito della divisione del R. Ficaria in molte specie, dice che il Micheli segue, scostandosene alquanto, botanici anteriori, ad es. il Tournefort. I R. montanus e millefoliatus non sono mentovati dal Micheli perchè non compresi nei limiti ristretti del- l' agro fiorentino. Sommier si augura che qualcuno faccia un lavoro sulle macchie delle foglie del R. Ficaria del genere di quello del prof. Arcangeli suirJ.rK?H. Levier, Sommier e Pons parlano delle osservazioni da farsi sulla fecondazione e fruttificazione dello stesso R. Ficaria^ comunicando quest'ultimo, che, contrariamente alle af- fermazioni del Delpino, egli ha trovato tre specie d'insetti j)ronubi del R. Ficaria. Alle ore 15 1' adunanza è sciolta. * V. H. Harms, Die Nomenclaturbewegung cler letzten Jahre, Eng- ler's Botan. Jahrbiicher, XXIII, 1897, Heft 4, Beiblatt 56, p. 12, 13. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 107 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del dì 8 maggio 1898. In assenza del Presidente Sommier, impegnato in un viaggio bo- tanico nell'Arcipelago toscano, e del Vice-Presidente Arcangeli, perchè ammalato, presiede il Consigliere anziano dott. Levier, il quale, aprendo l'adunanza, annunzia l'ammissione del nuovo socio Prof. XiccoLA Mezzana del E. Liceo di Savona, presentato dai soci Bargagli e Baroni. Invita quindi l'Archivista Bargagli a far conoscere i doni pervenuti alla Società. Essi sono : Bohon dott. Pio. Supplemento generale al Catalogo delle piante va- scolari del Veneto di R. De Visiani e P. A. Saccardo. Ugolini prof. Ugolino. Nota di specie e varietà nuove pel Veneto e segnatamente pel Padovano. Wiener lUustrirte Garten-Zeitung. 1898, Api'ìl, 4. Bulletln of the Torrey Botanical Club, March, 3 ; Aprii, 4, 1898. Minnesota Botanical Studies. Bulletin 9, 1898. The Botanical Gazette. March, 3; Aprii, 4, 1898. Bulletin de la Société Rogale de Belgique. Tome XXXVI, année 1897. Bollettino del R. Orto Botanico di Palermo. Anno I, fase. 3-4, 1897. Science. Voi. VII, 1898. March, 25; Aprii, 1, 8, 15, 22. La Società delibera ringraziamenti ai donatori. Il Segretario Baroni legge quindi i seguenti lavori dei soci Ni- COTRA e Sommier: RICERCHE ANTOBIOLOGICHE SOPRA ALCUNE OFRIDEE NOSTRALL — PER L. NICOTRA. Dopo che C. Darwin pubblicò la sua famosa opera: On va- rious Conirivances hy whicli Brilish and Forcign Orchids are fertiUsed by Insects, numerosi lavori si sono successi per trat- 108 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE! tare la biologia fiorale delle Orchidee;^ ma, per quanto mi è stato dato di seguire la letteratura di quest'argomento, presso noi parmi siasi poco studiato per illustrare da questo punto tale bellissima famiglia. ^ Non sarà dunque superfluo, ch'io passi ad esporre alcune osservazioni da me eseguite sopra certe spe- cie d'una tribù di essa, e precisamente sopra individui appar- tenenti al dominio della flora sassarese. * Nella seconda edizione (1877) l'A. à steso nn elenco dei lavori comparsi a questo riguardo dopo la data della prima (1862) ; ed esso è riferito dai traduttori italiani. Nel quale mancano gli arti- coli seguenti, che stimo utile di ricordare qui appresso, in ordine cronologico : F. HiLDEBRAND, On the impregn. in Orchids {Ann. and 2Iag. of Nat. Hist., 1863). S. J. Smith, Notes on the fertil. of Cyprip. spect. etc. {Proc. Soc. Nat. Hist. Boston, 1863). F. Delfino, Belaz. suW appar. d. fecond. nelle Asole}}. (Torino, 1865). F. HiLDEBRAND, Bastardirungsvers. an Orchid. {Boi. Zig., 1865). (Anonimo), The fecund. of Orch. (Gard. Chr. 1867). M. E. Barber, On the strust, and fert. of Lipari s Bowkeri {Journ. Linn. Soc, X, 1869). M. Girard, Note sur Vadhérence du poUen des Orchidées {Ann. Soc. ent. Paris, 1869). A. W. Bennet, Fertil. of the Bee Orchid. {Nature, 1871). F. HiLDEBRAND, Bestiluh. d. Himantogl. etc. {Versaì7iml. deutsch. Naturf, 1871). E. Faivre, La symétrie fior, et le transp. d. poU. sur le stigm. chez les Orchid. (Rev. d. Cours scieniif., 1862). "W. Marsckall, Fertilisation hy Moths {Nature, 1872). E. Germain de St. -Pierre, Fécond. d. Ophryd. {Bull. d. la Soc. hot. d. France, 1872), W. A. Forbes, Fertil. of Orchids {Nature, 1873). H. MuLLER, Proboscis capahle of sucking the nectar of Angrecum sesquip. (ib.). CoNTAGNE, Etud. sur l. féc. du Spiranthes aestiv. {Bull d. la Soc. d. Lyon, 1874). N. Pedicino, Sul proc. dHmpoll. nel Limodorum abort. {Rend. Accad. di Napoli, 1874). * Possediamo gli studi del prof. Arcangeli sulla Serapias tritola, pubblicati nei Rendiconti dei lavori dell' Orto botanico di Pisa (1886), la mia Nota sulla Impollinazione in qualche specie di Serapias (in Malpighia, 1837), e le investigazioni del Bargagli per ispiegare la scarsezza di Orchidee nell'Arcipelago toscano (Cfr. questo Bull. 1894). ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 109 Anacamptis pyramidalis. Questa orchidea è abbastanza bene visitata da lepidotteri. Ò potuto contare il numero dei fiori, nei quali l'asportazione delle masse polliniche (quasi sempre com- pleta) era avvenuta, e l'ò trovato per certe spighe più grande di quello dei fiori intatti. Vi ò visto contemporaneamente segni evidenti di importazione pollinica. Il retinacolo possiede la pro- prietà di accartocciarsi già notata dal Darwin; e lo sperone, asciutto internamente, è esuberante di nettare fra i due foglietti che ne costituiscono la parete. I fiori visitati dai pronubi, ordi- nariamente sono in maggior numero verso il basso dell' infio- rescenza. Qualche volta su questa può sorprendersi una cetonia. Aceras anthropophora. Ò visto qualche volta asportata solo una massa pollinica, conforme l'osservazione di Darwin. Altra volta, una delle masse polliniche cominciava a sgretolarsi, e qualche massula s'incontrava nella corrispondente conca stim- matica. Farmi una specie poco visitata dai pronubi; ed é note- vole che le capsule abbonite si trovino spesso dallo stesso lato dell'infiorescenza. Barila longebracteata. ' Ò già fatto conoscere l'odore forte e gratissimo di miele, che emana dai fiori di questa bellissima orchidacea. Forse esso è più intenso verso sera, e scema col tempo piovoso. Ricordo che un'altra pianta dell'istessa famiglia rende odore consimile: V Herminiimi monorchis. Le tinte dei fiori danno per risultante un livido non uniforme, somigliante a quello che è caratteristico di alcune orchidacee esotiche (Caiaseium etc), e di una nostrale {Oì^chis saccaia). La direzione ne é frequentemente quasi secundiflora. I labelli spessissimo vedonsi rosicchiati, e si sa che il nettare trovasi alla loro superficie. Questa specie non è in certi anni assai ricercata da insetti. Ciò parmi coincidere con la maggior frequenza di piogge nel mese di marzo, epoca della piena fioritura di essa pianta. Allora si vedono i fiori intatti specialmente alla parte superiore della ' Non mi pare esatto il riferire questa pianta al genere Aceras^, come fanno alcuni (il Pfitzer p. e.); piuttosto crederei questo un genere cattivo, e, del resto, anche rispettandolo, il genere Barlia sarebbe meglio una sezione di Orchis. 110 ADUNANÌIA DELLA SEDE DI FIRENZE spiga, e appena qualche tentativo d' importazione pollinica e qualche capsula abbonita. Si potrà conchiudere, da quanto ò potuto osservare in varii anni, che il bel tempo del mese di febbraio, in cui la pianta comincia a fiorire, influisce poco o niente sulla frequenza della fecondazione ; forse perchè allora poco abbondano i pronubi. Anche qui ò potuto accorgermi della tendenza a sgretolarsi delle masse polliniche ; le qnali agevolmente, per altro, possono uscire dalle logge, e per avere lunghe e gracili caudicole, go- dono d'una grande facilità d'oscillare; quindi forse trovasi probabilità di autoimpollinazione, visto anche come le fosse stimmatiche sono esuberanti di materia vischiosa. Le dette masse scappan fuori dalle logge anche urtando o premendo più o men fortemente contro il rostello, senza che si stacchino completa- mente. Io non oserei pertanto asserire che davvero l'autoim- pollinazione avvenga talora ; quantunque la pianta ne potesse trarre indubbiamente vantaggio: lo sviluppo esimio del rostello non me ne darebbe ragione, poiché una delle condizioni di au- togamia è la rudimentarietà dello stesso.' Del resto la stauro- gamia è evidente, anche quando troppo grande è il numero dei fiori intatti: i pollinarii si trovano attaccati pel disco in varie parti dei filli fiorali ; talora la conca stiramatica si vede piena di massule polliniche, mentre le masse polliniche soprastanti sono perfettamente in posto ; e tal' altra si vede egregiamente abbonita la capsula in un fiore già vecchio, ma che serba an- cora intatti i pollinarii. Notisi altresì che l'attacco di masse polliniche ai filli predetti è un vero segno dei tentativi d'im- portazione, qualora coincidano, com' è spesso il caso qui con- templato, con la presenza di pollinarii intatti. Anche nella Barila, ed anzi più manifestamente, le capsule maturate si sogliono trovare sullo stesso lato della spiga. Esse presentano dipiù il fatto d'un torcimento, in senso inverso da quello che apporta la resupinazione del fiore. Orchis lactea ed 0. saccata. Sono due specie egregiamente visitate dagl' insetti. Certe spighe della prima l'ò incontrate con i fiori tutti privati delle loro masse polliniche, e con le capsule ^ Cfr. Pfitzrr in Engler''s Pflanzenfam. ADUNANZA DELLA SKUB DI FIRENZE 111 poi quasi tutte recate a perfetta maturità. La seconda non ci mostra cosi spiccati i caratteri d' una estesa staurogamia ; ma è da notarsi che è specie assai precoce, e forse nel tempo di sua fioritura non troverà i pronubi mai cosi frequenti, da pre- sentare cosi estesa la fecondazione dei suoi fiori. Orchis longicornu. OfìVe una varietà a colorito violaceo più o meno intenso, e un'altra a colorito violaceo sbiaditissimo o piuttosto biancastro. La prima odora soavemente di viola, la seconda non à odore apprezzabile ; e le masse polliniche di questa sono gialliccie, mentre quelle dell'altra sono verdognole. Ò trovato in questa specie lo sperone costituito, come Dar- win scrive per 1' 0. Morio, di due foglietti ; ma dentro a questi non ò potuto scorgere la menoma quantità di nettare. Ciascuna massa pollinica é divisa in due semimasse uguali. L'asportazione del polline è più frequente nella varietà odo- rifera; ma ivi, come nell'altra, le massule estreme sono poco coerenti fra loro e capaci di cadere spontaneamente. Asportate artificialmente le masse polliniche, si può osservare la grande facilità onde le caudicole si inclinano per disporsi di una ma- niera adatta ad una importazione utile sullo stimma, ed anche la prontezza a irrigidirsi, subito che tale disposizione è raggiunta. Mentre però il disco adesivo sta dentro la borsetta, la caudicola conserva una grande elasticità ; perchè, rimossa la borsetta, il disco adesivo è tirato su con grande forza e rapidità. I fiori poco dopo la fioritura si dispongono generalmente con lo sperone in su. I segni di importazione pollinica sono evidenti; ma sospetto che la facoltà di essere asportati, i pollinarii la perdano assai presto. Orchis rubra. Dopo qualche tempo scorso dall'apertura del fiore, il labello s'inalza, specialmente quando il tempo è piovoso, e cosi è protetto il polline dai guasti che la pioggia vi poti-à produrre. Però la pianta è poco visitata dai pronubi. Ò potuto incontrare moltissime spighe nelle quali tutti i fiori erano in- tatti. Grande è la quantità di liquido attaccaticcio che c'è sullo stimma, massimamente agli angoli. Le caudicole sono sottilis- sime, e facilmente, pel peso delle masse polliniche, si può avere sortita spontanea delle stesse. L'asportazione artificiale mostra che le caudicole, per certo tempo, anno ugual facilità a piegarsi 112 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRKNZE orizzontalmente per un verso o per l'altro. In questa specie non è riscontrabile il fatto quasi comune in tutte le altre or- chidee nostrali, cioè il predominio di capsule abbonite nella parte inferiore della spiga: molto frequentemente sono assai avanti nella maturazione quelle che son situate verso il mezzo della infiorescenza, mentre quelle situate verso la base mostransi immature, o anche andate a male, dacché i fiori ne sono già appassiti. I fiori, le cui capsule mostransi avviate alla matura- zione, sono già privati di pollinarii. Ò qualche sospetto che vi si possa dare autoimpollinazione. Ophrys aranifera. Per lo più ò studiato la varietà a fiori con filli esteriori albo-rosei. Rapidamente le caudicole di pollinarii estratti ad arte si met- tono in posizione adatta all'impollinazione; e lo scotimento an- che energico non vale a far sortire dalle logge anterali le masse. Non è gran fatto ricercata dai pronubi questa pianta, ciò che in Italia è stato già osservato dal Delpino; ma intanto le impor- tazioni e le rimozioni polliniche sono chiare, essendoci capsule perfettamente abbonite in fiori i cui pollinii trovansi intatti. Farmi però più frequente l'asportazione, che non la cessione. In qual- che fiore intatto e da lunga pezza sbocciato, i pollinii proprii aderivano al labello; poiché questo a certo stato s'inalza incli- nandosi anche fortemente sul clinandro. Coomans assevera, che nella detta specie abbia luogo autoga- mia per diretta applicazione del retinacolo sullo stimma. * Ophrys atrata. In essa è più frequente la visita degli insetti che non sulla specie precedente, che le é per altro assai affine. Talora coincidono nello stesso fiore importazione ed asportazione ; tal' altra l'asportazione vedesi compita nei fiori tutti della stessa spiga, 0 nei mediani soltanto si incontrano massule polliniche sulla conca stimmatica. Ophrys lutea. Rara l'asportazione del polline e la matura- zione delle capsule sono in questa specie; ma i due fatti coin- ' Forse a quest'asserzione si appoggierà il Comes, per citare tale orchidea nel numero delle jDiante a nozze omocline (Cfr. Studii sulla impollinazione di alcune piante, Napoli, 1874) ; poiché in ulteriore la- voro suo (in Rendic. Accad. di Napoli, 1879), trattando accurata- mente di specie autogame da lui osservate, non. cita la detta Ophrys. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 113 cidono sovente nello stesso fiore. Più ordinariamente, se un fiore é stato fecondato in una spiga, quasi tutti gli altri lo sono. Ophrys fusca. Ogni massa pollinica è suddivisa profondissi- mamente in due semimasse uguali. Le caudicole prestissimo diventan rigide, dopo che lentamente esse anno attinta l'oriz- zontalità. Frequente vi è la coincidenza fra l'esistenza di pol- linarii intatti e di capsula abbonita, o almeno di massule nello stimma. Ophrys bombyliflora. Le visite dei pronubi vi debbono essere frequenti o almeno frequentemente utili; dacché gli effetti della impollinazione sono estesi ed evidenti, e raramente il tentativo d'importazione non riesce. Anzi vorrei presumere che l'impor- tazione qui ecceda di troppo suH'asporiazione, potendo, forse meglio che in altre specie, una stessa massa pollinica sottratta a un fiore somministrare materiale fecondante a parecchi. All'estremità del labello si può osservare una piccola super- ficie, che funziona io credo da pseudonettario. Certo è che pa- recchie volte vi ò visto attaccata una massa pollinica, e spesso i segni di rosicchiamento più o meno esteso. Ophrys Speculum. I fiori sono poco visitati dai pronubi. Ci sono spighe intere intatte; ma se l'asportazione si avvera in un fiore, di regola tutti gli altri della spiga stessa la soffrono parimenti. Ò potuto anche osservare, che se un individuo è stato visitato, due o tre, di quelli che gli sono vicinissimi, lo sono stati del pari. Ophrys apifera. Vi ò incontrato le disposizioni autogamiche descritte da Darwin. Però essa specie deve prestarsi ad aspor- tazione o cessione pollinica, dacché non mancano di farvisi ve- dere i tentativi di trasporti pollinici, ed esistono ibridi di essa e della Araclinites. ' Il lusso del suo labello s'è visto talora sce- mato in Inghilterra;" il che collima col fatto dell'autogaraia discordante con lo sviluppo fiorale di tal pianta. E scemato al- ' Cfr. Lecoeur, Xote sur V Herminium monorchis etc. (in Bull, de la Soc. Linn. d. Normandie, Caén, 1881). ' Cfr. F. J. MoTT, Variety of Ophrys apifera (in Journ. of Boi., XXI, London, 1882). 114 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE quanto mostrasi nella varietà chlorantha, che, sebbene rarissi- mamente, è stata incontrata da me nelle vicinanze di Sassari. * È singolare però, che in questa specie una schietta omociinia s'accompagni ad inalterata viscosità del disco adesivo; donde la possibilità dei tentativi or ora memorati. Serapias lingua. Sospetto assai che in questa specie, pochis- simo visitata da insetti, si possa dare autogamia. Certo è che le masse polliniche tendono a disgregarsi, stando in posto ed essendo giovani ancora. In varii individui ó visto qualche fiore, in cui, essendo mancanti delle massule già rese incoerenti, lo stimma del fiore stesso ne conteneva quasi quanto pareano man- carne nei pollinatii soprastanti. Qualche volta le massule cadute si incontravano alla base del corpo calloso, e ciò per l'ordinaria inclinazione forte del clinandro sul labello, che caratterizza questa Serapias, e che è un obice all'autoimpollinazione. Anche dopo varie splendide giornate, il numero degli indi- vidui che ò potuto incontrare affatto intatti è assai grande; e certuni erano già entrati in fioritura da parecchio tempo. La presenza di massule nella conca, quando l'ò potuto osservare, coincide con la sottrazione dei poUinarii. Una volta sola mi è riuscito di sorprendere un imenottero incagliato n.ella profon- dità di un fiore: esso portava due paja di poilinii, e in quel fiore stesso mentre i poilinii erano stati già sottratti, nella conca stimmatica v'era buona quantità di massule. Si può constatare, del resto, qualche chiara importazione di poilinii, però riuscita inane. Serapias occultata. L'autofecondazione di tale specie é un fatto costante e assai splendido. Ò potuto sempre meglio con- statare quanto ò già osservato in Sicilia. - La disgregazione del polline comincia a fiore ancor chiuso; nessun tentativo d'espor- tazione 0 importazione s'incontra; le conche stimmatiche sono * Il sig. G. Zodda mi .scriveva testé, che tal varietà è abbondan- temente sparsa insieme alla specie nella provincia di Messina. In un saggio ch'egli me ne à favorito, ò potuto constatare l'impolli- nazione omoclina. ^ Cfr. il mio scritto su citato. E, come in Sicilia, ò incontrato in Sardegna tanto la forma con macchiette rossastre alla base del fu- sto, quanto l'altra sfornita delle stesse. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 115 riboccanti di massule, che acquistano mano mano la colorazione violacea di quest'organo. Quasi tutte le capsule abboni ficano. Questa specie, per una semplice positura del clinandro, sarà adat- tata all'autofecondazione; e (chi sa?) forse altre specie trove- remmo pronte ad autofecondarsi, se un'ercogamia spiccata e l'azione dei pronubi non vi ostasse; poiché dagli esperimenti di E, Miiller abbiamo, che spesso il polline proprio agisce felice- mente; sicché è uopo conchiudere, che la staurogamia à meno lo scopo di escludere nozze infeconde, che di promuovere le sole possibili, data una certa organizzazione. ' SULLA CLASSIFICAZIONE DEI FRUTTI. PER L. NICOTRA. « Les choses les plus difl'érentes oiit été rapprochées, et aiix méines choses on a donne des noms entière- inent différents. » (A. St.-Hilaibe). Qualche botanico s'è meravigliato, clie da Giirtner in qua non si sia inteso il bisogno d'inalzare la carpologia a livello delle nuove conoscenze morfologiche; e che sia parsa quindi sufficiente una classificazione dei frutti, fondata sulla considerazione di dif- ferenze spesso molto superficiali, ed espressa per lo più da uno sterile tecnicismo. ^ La carpologia, comunque dia il criterio per la prima divisione delle fanerogame, trovasi poi costretta a non poter trascendere che pochissimo i confini segnati da differenziazioni puramente istobiologiche, essendo il frutto una formazione morfologicamente molto uniforme ; sicché raro e limitato à dovuto essere per ne- cessità qualche tentativo, che nel suo dominio s' é visto, per inaugurarsi un avviamento verso le comparazioni morfologiche e la filogenia. ^ Credo però, che essa abbia trascurato di seguire qualche principio idoneo a farla sviluppare in questa direzio- ^ Sonovi pure specie autogame nei generi: Spiranthes^ Cephalan- thera, Dendrobium, Thelymitra, Disa ; che io ò dimenticato di citare come tali nella Nota predetta. - C. O. Harz, LandwirthscliaftUche Samenkunde (Berlin, 1885). ^ Ciò parmi trovare negli scritti di Brousse: Qaelques viols sur Vétude des fruits (Montpellier, 1880). 116 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE ne; o mal abbia talora applicato esso principio per riuscire a tale intento. Cosicché, penso sia conveniente il ristaurare un principio siffatto, il procurare di non arrestarsi alle prime istanze empiriche, lo estendere le comparazioni carpologiche ai membri d'un gruppo naturale di piante; mentre una via opposta pare voglian seguire alcuni trattatisti e alcuni carpo- logi moderni, mettendosi essi in contraddizione, per questa parte, con lo spirito che anima la moderna scienza, e respin- gendo (senza buon diritto, mi sembra) quanto autori men re- centi avean sancito e raccomandato. Io vedo generalmente messe in non cale le norme stabilite da A. P. De Gandolle, ' e rigettato il carattere tenuto per fonda- mentale da Lindley nella classificazione dei frutti. I trattati di Sachs, di Franti, di Van Tieghem, di Strasburger, la classifica- zione proposta da Carnei ^ non tengon conto della distinzione tra frutti apocarpi e frutti sincarpi; che sta a capo della car- pografìa speciale nelle opere di Duchartre e di Le Maout. Ora quelle norme ci potrebber condurre a scartare meglio le modi- ficazioni, che la plastica ontogenetica e filogenetica apporta nel tipo fondamentale, e che ottemperano ad esigenze dietetiche: meglio adunque ci farebbero rilevare le attinenze del frutto con la simetria fiorale, e intanto ci farebbero seguir meglio le con- giunzioni, che legano le forme biologiche, e carpire quelle sfu- mature, che, non potendo esser padroneggiate da una mera astrazione classitìcatrice, provocarono i lamenti di qualche car- pologista. ^ Né credasi che 1' ammissione del principio fondamentale di Lindley siasi fatta sempre con rigore. Si à talora avuto una idea non precisa di frutto apocarpo, e si è visto contare come tale ogni achenio, e magari l'utricolo dei Fagopyrum p. e.; che è evidentemente tricarpellare; quindi non differisce essenzialmente da una capsula, di cui è mera riduzione, spinta talora sino al- l'obliterazione di parecchi componenti, e alla risultanza di un vero frutticolo. L'assoluto rigetto di tal principio mena poi a * Organographie, II, p. 3. * Bull. d. la Soc. hot. d. France, XXXIII (1886). • ' Dumortier dolevasi che la classificazione carpologica non potesse risguardare tutte le forme di frutti {Essai carpograpli. in Mém. de VAcad. d. scienc. d. Bruxelles^ VII e IX. 18b5). ADUNANZA DELLA SEDE DI FIltKNZE 117 far mettere nello stesso gruppo carpologico siliqua e legume; a far gran caso di un fatto, come quello della deiscenza, che può mostrarsi eccezionalmente in una famiglia di piante, ove di regola non si incontra (ricordisi il genere Sporoholus), o variar tanto in seno ad un'altra (ricordinsi le cariofillacee), da farci tenere come di poco valore le forme di frutto fondate sopra di esse variazioni. Stimo sia giusto l'adoperare la denominazione di fratto apo- carpo (apocarpiitm) nel senso in cui l'adopera il Pax; ' poiché l'altro senso, cioè di frutto proveniente da unico carpello, fa- rebbe estendere l'idea di frutto invariabilmente alle formazioni provenienti da un gineceo intero, come a quelle che provengono da una parte di gineceo. Se mi pare proficuo l'accettare come fondamentale Spartizione, mercè cui la produzione carpica scorta in seno a un fiore è giudicata composta da uno o da più car- pelli, si è perchè cosi vedesi subito, se si tratta d' un frutto in- tero (olocarpio). 0 d'una parte di esso {mericarpio). Il deno- minare univocalmente l'una produzione e l'altra importa il pericolo di sorvolare su questa differenza, che è certo impor- tantissima. Perciò parmi doversi respingere il costume di desi- gnare come ovario completo ogni ovario diviso: di far sorgere r individualità di tale organo da un concetto geometrico, falla- cissimo perchè non rispondente a una costanza reale. Parmi invece doversi seguire il criterio dell'appartenenza o meno ad unico fiore, per giudicare dell'unità dell'ovario (conforme sta- biliva il xMirbel) ; completare questo criterio con quello pre- detto del numero dei carpelli, che entrano a formare esso or- gano, per non confondere qualche volta l'unità intera con la parte della stessa. " L' olocarpio è quindi apocarpìo o sincarpio. Questa differenza però non introduce un fattore importante assai nelle conside- razioni carpologiche; poiché nella stessa famiglia di piante tro- viamo transiti dall'una maniera all'altra: cosi nelle berberidee, nelle malvacee, e via dicendo. ' Ally. Morph. d. Fflanzen (Stuttgart, 1890, p. 331). * Qui calza il fare rilevare l'inesattezza di chiamar semplici ì frutti sincarpici ^ inesattezza notata da Do Candolle, eppure non ovviata da botanici posteriori. 118 ADUNANZA DELLA SIODE DI FIRENZE Ciò posto, r esistenza esclusiva di un mericarpio o frutticolo attesta una avvenuta riduzione del gineceo, essendo impossibile r esistenza originale di unica appendice carpellare in un fiore. Il frutticolo è perciò essenzialmente eccentrico, unilaterale é in esso la disposizione degli ovoli; e l'eccentricità é perle più ri- velata dalla posizione dello stilo. ' In seno ad una stessa tribù, p. e. quella delle Clinjso'balaneae, vediamo l'eccentricità essen- ziale resa manifesta apertamente in alcuni generi {Hirtella, Parinarluìn), e in altri {Licanìa, Stylo'basmm) resa dissimu- lata, ma indubitabile per via dell'esame comparativo, e stante la posizione del corpo placenfario. Qualche volta vediamo resti- tuito l'olocarpio primitivo per via teratologica, cosi in molte papilionacee, negli Amijgclalus, ecc., occori'endo qui un fatto che puossi dire peloria carpellare. Ciò posto, siegue ancora, che l'importanza dei fruiti multipli qual categoria primaria venga meno, rivelandosi un frutto mul- tiplo come legato storicamente con l'accidenza di frutti, a torto ridotti sotto altra categoria ad essa coordinata. I componenti di quello sono difatti achenii, follicoli, drupeole, ecc.... allo stesso titolo dei frutti semplici. Un altro carattere d'ordine morfologico la carpologia lo trova nella disposizione dei carpelli spirale o verticillata. Cosi l'olo- carpio è elicocarpio o alti nocar pio. Un altro carattere ancora lo trova nella postura dei placentarii, secondo la quale abbiamo pleurospermia ed antispermia. La considerazione di tutti questi caratteri, strettamente mor- fologici, ci darebbe campo a seguire lo sviluppo filogenetico delle forme appartenenti a più famiglie vicine di vegetali, o di quelle di una stessa famiglia; poiché sappiamo come la gamo- fìUia dei carpidii sia carattere normalmente postumo, * come lo * È notissimo, che la lateralità dello stilo sia anclie indice di man- cata olocarpia, per arresto di sviluj)po di una parte d'ovario : ricordo le Veronica^ le Typlia, parecchie timeleacee, rosacee ecc. Essa la- teralità si collega con la zigomorfìa bene sj^esso ; poiché la zigomorfia apporta anche nel gineceo inuguaglianza di sviluppo. - Cfr. F. HlLDBBRAND, Die Lehensdauer und Vegetai ionswei se der Pflanzen in Engler^s Jahrb. II ; Delfino, Applicazione di nuovi criterii per la classificazione delle piante^ Mem. IV (Bologna, 1890). Tal ca- rattere potrebbe giovare, sembrami, per istabilire i rapporti filoge- ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 119 sia anche l'attinofillia e l'antispermia. * Le riduzioni imprimono parimenti un carattere generalmente postumo, e il loro colle- garsi alla zigomorfia ce ne fa fede: sicché le tendenze olocar- piche possono ben considerarsi come il ritorno a uno stato più vetusto. Diversi tipi morfologici di frutto possono rivestire la stessa forma biologica, come uno stesso tipo può rivestire varie di que- ste forme. Ed è col lume di tale idea, che diventa accettabilissimo quanto affermava il Dumortier : cioè accostarsi fra loro i frutti più dififerenti, per via di intermedi!, che ne stabiliscono con le più delicate sfumature il passaggio. Può in qualche caso una spe- ciale attuazione d'un tipo, costituita da peculiari note istomor- fologiche, determinare una forma assai insigne di frutto; la quale caratterizza talora una famiglia naturale, o un gruppo di famiglie affini; e, ponendosi come fondamentale, acquista poi, per una plasticità più o meno estesa, caratteri ulteriori, e conduce a forme secondarie, che i carpologi anno avuto torto di coor- dinare alla primitiva, svisando la gerarchia di tali forme, e ren- dendo impossibile ogni corrispondenza fra essa e il sistema na- turale. Per buona sorte, il senso pratico dei botanici é qualche volta prevalso. In grazia di che, s'è riconosciuta l'unità di tipo nel frutto delle crocifere, e in quello delle leguminose e delle ombrellifere. Il Saint-Hilaire vorrebbe estesa questa felice pra- tica, ed evitata quindi tanto una denominazione dissimulatrice di fondamentali differenze, quanto quella che è dissimulatrice di unità fondamentale.* Invece, la classificazione dei frutti fondata sopra caratteri superficiali, meramente biologici, ecclissa le relazioni storiche, e mostrasi, senza buone ragioni, or troppo prodiga di nomi tecnici, or troppo avara. Togliamone esempii. Si dà il frutlo dirompente come forma fondamentale. Ma esso è ora derivazione di siliqua, ora di le- gume ; quindi di due forme fondamentali diverse; e può final- mente dar luogo in ambi i casi a un termine estremo, cioè a netici dei varii membri delle rutacee, o quelli clie intercedono fra asclepiadee e genzianacee ecc. ^ Cfr. Delfino, op. cit., Mem. II (Bologna, 1889). Engler pro- fitta anche della disposizione della placente per discutere i rapporti filogenetici delle aracee (in Engler 's Jahrh., V). * Leg. de hot. (Paris, 1840, pag. 707). 120 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE un frutto indeiscente, monospermo, come si vede nelle isatidee da una parte, e nei generi OnobrycMs e Dipterix dall'altra. Cosi penso sia derivato Vachenio delle fumarie; la relazione storica del quale credo sia dimostrata anche dall'eterocarpia dei Ceraiocapnos. Ed analogamente a tale eterocarpia, si à nelle leguminose il fatto della presenza di achenii sugli stoloni di certe specie anficarpiche; e quindi riesce provato come siliqua e legume possano manifestare una tendenza verso analoga ri- duzione. Circa la derivazione del frutto delle rafanee e delle cakilinee, la mia affermazione collima con le induzioni del Pro- fessor Delpino; il quale trova anteriori le *Sm«/)?s, provenienti da queste i Raphmms e le Calùle. * Conseguenza del vizio qui indicato è il chiamar siliqua anche il frutto delle orchidee; mentre in questo c'è uno stacco di valve seminifere, sicché il ricordo della vera siliqua è ingannevole, molto leggero. Le valve si staccano dall'apice verso il basso, né lasciano in posto un vero repliim, ma le nervature mediane car- pellari ; quando il frutto delle crocifere lascia, aprendosi, un telajo seminifero, la cui periferia corrisponde alle commisure dei carpidi!. Qui la deiscenza si lega a una peculiare costituzione isto- logica, indovata massimamente nel rostro; ove trova una diffe- renza di struttura fra tessuto esterno ed interno, donde svilup- pasi quell'elaterio, che entra in giuoco nel compimento di essa. - Se mai, ricordan bene il frutto delle crocifere alcune papave- racee {SUjlophorum, Canhya) ; l'apertura delle cui capsule lascia in posto una specie di gabbia formata dalle placente, e stringe meglio la parentela fra le due famiglie. La differenza trovata fra cariosside e achenio è lieve; dacché abbiamo, dentro la cerchia d'una stessa famiglia, il passaggio ben condotto fra l'una forma e l'altra. Cosi occorre nelle po- ligonacee, nelle cannabinee. Intanto si é trascurata felicemente tal differenza pel frutto delle ombrellifere. L'insieme dei carat- * Eterocarpia ed eteromerocarpia (Bologna, J894). ^ Cfr. C. Steinbrinck, Ueb. d. anat. Ursacli. d. Aufspring. der Frilchte (Bonn, 1873). L' A. non à ricercato die la Mattliiola per questo riguardo. Io ò potuto osservare che le silique mature e secche della Slnapis alba si aprono perfettamente con la j)ressione, esercitata sopra una faccia del rostro in guisa da fletterlo lieve- mente. ADUNANZA DKLLA SKDB DI FIREXZK 121 teri, onde consta tal frutto, à impressionato i botanici ; sicché ne anno intuitivamente appresa la costanza, come àn fatto per le crocifere e le leguminose, malgrado l'avvenimento che in queste famiglie occorre della forma lomentacea. Vedasi ora come lo attendere in prima linea all' avverarsi o meno della deiscenza, attenuando un divario più profondo fra sili- qua e legume, apporti difetto enorme nella carpologia; il quale è evitato, semplicemente col riguardare in prima linea la costitu- zione bicarpellare dell'una e monocarpellare dell' altra. Analogo difetto proviene dal lasciarsi sopraffare dall'indeiscenza e dalla monospermia, e dal chiamar quindi acìienio indifferentemente il frutto monocarpellare delle ranunculee e delle clematidee, e il policarpellare delle composite o delle ciperacee. Anche in tali tribù r achenio si rivela come ultimo termine, cui conduce la riduzione di un frutto deiscente, qual'è il follicolo degli Helle- horus; ' come parmi magari termine siffatto nella gran massa delle rosee, delle sanguisorbee, delle driadee, ove sarà un deri- vato del frutto follicolare delle Kerria e AaWe Spiraea; e come lo sarà in moltissime altre famiglie, nelle quali scorgiamo rap- presentanti provvisti di follicoli, e rappresentanti provvisti di achenii: tali le najadacee, le piperacee, le fìtollaccee, le dille- niacee, le malvacee In conchiusione, parmi si guadagnerebbe non poco, restituendo alla carpologia l'indirizzo supremo, già concepito da tanto tem- po, e per tanto tempo seguito; indirizzo, che una morfologia progredita saprebbe meglio disciplinare ed utilizzare. Quella riforma della carpologia, che consiste nell'abbandono di una nomenclatura esuberante e niente efficace, non si otterrà, cre- derei, dall'inchiesta dei caratteri accertabili al momento della maturità del frutto: ma, per converso, da quella dello stato primordiale dei carpidii, e delle fasi, onde essi son passati, nello sviluppo dell'individuo o di un phijlmn. È certo, che attraverso le trasformazioni determinate dalla lotta, e dalla variabilità in- sita, e direi indipendente, dell'organismo vegetale, le proprietà che formano la caratteristica di famiglia restano più o meno inalterate, anche negli organi, che son l'oggetto della carpo- » Cfr. K. M. WlEGAND, Tht struct. of the fruit of the orci. Ra- nuniul. (in Pro2. of the Amer. mier. Soc, 1894). Bu'l. della Soc. hot. Hai. 9 122 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE logia; ed é questa interna parentela genealogica, ' che a noi preme di scoprire, sotto le parvenze di creazioni posteriori, coordinate all'acquisto di vantaggi nuovi, ed estranee al tipo risultante dai caratteri sia ereditati. OSSERVAZIONI CRITICHE SOPRA ALCUNE PAPILIONACEE DI TOSCANA, E LOCALITÀ NUOVE. PER S. SOMMI ER. 1. Ononis reclinata L. a genuina Gren. Godr. FI. de Fr. I, p. 372. Mentre è frequente in Toscana la var. minor Moris FI. Sard. I, p. 422 = 0. mollis Savi, vi è assai raro il tipo. All'isola del Giglio però trovasi soltanto il tipo, ed abbastanza frequente. L' ho trovato pure nella pineta di Levante a Viareggio, molto bene caratterizzato, colle fo- glioline delle foglie inferiori perfettamente orbicolari (co- me dice benissimo Bertoloni FI. It. VII, p. 380), le supe- riori largamente obovato-cuneate, colle stipole e le lacinie del calice più larghe, e coi fiori uguaglianti il calice. L' 0. reclinata genuina si avvicina assai più della var. tninor alla 0. pendula Desf. = 0. Schouwii DC. Nel Pro- dromo del prof. Carnei il tipo non è stato distinto dalla va- rietà, benché molti le abbiano considerate come due specie diverse. 2. Hlelilotus Indicus Ali. M. parviflorus Desf. var. densiflo- rus mi hi. — Spica breviore compacta, fructubus parum majoribus dense stipatis, caule fistuloso elato. Monte Argentario, luoghi umidi e salsi all' estremità della diga, insieme al M. sulcatus var. fisiulosus ed alla Glyceria fesiucaeformis var. violacea. Pianta ramosissima, alta fino a 80 cm.; foglioline lun- ghe fino 2 Yo cm., larghe più di 1 cm. ; racemo fruttifero molto denso, lungo 2, al massimo 3 cm. Questa varietà sta al tipo precisamente come la var. fistulosus sta al M. sulcatus. Queste due varietà, che sul Monte Argen- * Fr. Hildebrand, Die Verhreitungsm. ci. Pflanz. (Leipzig, 1873, p. 145). ADUNANZA DELLA !^EDE DI FIKEXZK 123 tario crescono nello stesso luogo, sembrano una modifi- cazione prodotta dalla natura del terreno. Già Gussone FI. Sic. Syn. II, p. 321 osservava che il M. imrvifloìnis si presentava sotto due forme che differivano l'una dall' al- tra come il M. compactus dal M. sulcaius. Ho raccolto questa var, clensìflorufi del M. paroìjlorwi anche in Si- cilia in luoghi vicini al mare, però meno spiccata, non rag-giungente cioè la medesima altezza e non avente spi- ghe ugualmente compatte. Anche Gussone pare che avesse intuito che il M. compactus fosse una variazione del M. sulcaius prodotta dalla stazione marina, poiché come prima differenza fra le due cita: « loco natali ». 3. M. sulcatus Desf. var. fistulosus mihi. M. infesta Somm. Una n. orch. ecc. Bull. Soc. Bot. It. 1895, p. 248, non Guss. — Pianta elata; caule flstuloso anguloso usque ad 5 rara, cras- so, ultra 1 m. alto, ramis ascendentibus, inferioribus usque ad 50 cm. longis, foliolis obovatis vel elliptico-oblongis ad basin usque dentatis magnis (2-5 '/^ cm. longis, 1-2 latis), racemis elongatis densis longe pedunculatis (cum pedun- culo usque ad 14 cm. longis), pedicellis calycem subae- quantibus, floribus quam in typo majoribus (5 mm. longis) fructubus sat dense imbricatis majoribus et ratione lati- tudinis longioribus (3 mm. latis 5 longis) saepe dispermis, obtusis sed basi styli obliqua brevissime apiculatis, semi- nibus levibus vel vix tuberculatis. Caetera ut in typo. Questa varietà, che potrebbe anche considerarsi come specie distinta, partecipa al tempo stesso dei caratteri del M. sulcatus var. -ìnajor Cambess. (M. comjmctus Salzm.) e del M. infestus Guss. Dal primo differisce per una parte dei caratteri indicati; dal secondo, al quale somiglia per il portamento e la statura, per la fìstolosità del caule, per il pedunculo comune ed il racemo allungati, per la grandezza del frutto spesso dispermo, differisce per il ra- cemo più compatto, per i pedicelli meno lunghi, per il calice a denti meno disuguali non rotto alla maturità, per i fiori meno grandi, per i solchi dei frutti più regolari e ravvicinati, finalmente per i pedicelli e l'asse dell'infio- rescenza glabri. In Maremma al Monte Argentario in luoghi umidi e 124 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE salsi all'estremità della diga, fra Orbetello e l'Ansedonia, alla Pascla Fiorentina presso il Chiarone e nell' isola del Giglio. 4. Trìfolium incarnatum L. subvar. stramineum (Presi prò sp.) Gib. e Belli, Riv. crit. Trif. It. Sez. Lagopus. San Piero a Verghereto sopra Carmignano. Non era stato finora indicato altro che di Sicilia e del Viterbese. I miei esemplari sono sfati controllati dai si- gnori Gibelli e Belli. Il nostro collega dott. Palanza mi scrive di avere raccolto ultimamente questa varietà nelle Puglie. 5. Trifolium hirtum Ali. Questa specie, piuttosto rara in Italia, non era stata più trovata nei dintorni di Firenze dai tempi di Micheli in poi. L'abbiamo ritrovata, col sig. Gemmi, abbondante in uno dei luoghi indicati dal Micheli colla sua solita precisione, e cioè a San Piero a Verghereto nel podere detto del Pozzo. 6. Lotus angustissimus L. forma elatus milii. — Caule ut in typo gracili, sed elato, usque ad 70 cm. alto, longissime ramoso, pedunculis usque ad ultra 4 cm. longis. Isola del Giglio nei luoghi ombreggiati e freschi. Il tipo si trova pure nell'isola, nei luoghi soleggiati. Ho raccolto esemplari che si avvicinano a questa forma anche sul Poggio di Firenze, ed ai Poggioni presso Cerreto Guidi, in luoghi umidi. 7. Lotus hispidus Desf. forma elatus mihi. — Caule flaccido, fistuloso, usque ad 1 m. alto et 2 V2 nim. crasso, ramo- sissimo, ramis valde elongatis, pedunculis folio plus duplo longioribus, fructiferis usque ad 7 cm. longis. Isola del Giglio nei luoghi umidi della macchia e lungo i fossi d' acqua. Ho raccolto la medesima forma nel Bo- sco di San Felice sotto il Monte Circello. 8. Lotus Conimbricensis Brot. Sul Colle di Capalbiaccio nella Maremma Orbetellana. Questa specie, conosciuta del Romano, non era ancora stata trovata in Toscana. 9. Ervum hìrsutum L. var, leiocarpon Moris FI. Sard. I, p. 575. E. Terronii Ten. Ad FI. Neap. Prod. App. 5, ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 125 p. 22/ E. Sardoum Spreng. Syst. IV pars. 2, in add. p. 346. E. Tenorei Dietrich Syn. pi. IV, p. 1101. Vida Tenorei Ces. Pass, e Gib. Comp. FI. It. Boschi sopra la villa del Barone presso Prato, presso Firenze alle Tavarnuzze, Monte Morello, sul Monte Ar- gentario a Porto S. Stefano e verso il convento dei Pas- sionisti, nella Maremma Orbetellana presso Capalbio, nel- r isola del Giglio. Come si vede, questa varietà non è tanto rara in To- scana. In tutte le località sopra citate dove 1' ho raccolta, ho osservato che, oltre ad avere i legumi glabri, ha le stipole perfettamente lineari, strette ed indivise, come lo ha notato anche Moris 1. cit. Si osserva inoltre che le stipole sono più lunghe che nel tipo, e sempre irsute per lunghi peli patenti (stipulis ciliatis Spreng. 1. cit.), mentre sono invece meno pelosi i calici, i quali differiscono inol- tre per avere i denti più stretti ed allungati. Per questi caratteri differenziali, che vanno sempre congiunti insieme benché non si veda quale correlazione possano avere, si deve riconoscere che la varietà leiocarpon è molto di- stinta dal tipo che spesso cresce negli stessi luoghi. 10. Vicia tenuifolia Roth. Non ho trovato questa specie citata di Toscana se non dal prof. Arcangeli nel Compendio della FI. It. il quale r indica per le Alpi Apuane. Non so però da chi vi sia stata raccolta. Io l'ho raccolta sul Monte Morello presso Firenze in due anni diversi, verso la Fonte dei Seppi, e poco sotto la cima, abbondante nella macchia. Ha le fo- glioline molto strette (1 yo-3 mm.) ed acute, e quindi si avvicina alla var. stenophylla Boissier. L' ho ricevuta pure dall'Appennino Umbro di dove non era indicata che io sappia, e dove 1' ha raccolta il march. Ricci. 11. Vicia angustifolia var. Bobartii Koch ; Are. Comp. Questa varietà sembra più frequente in Toscana del- * Riferisco questo sinonimo sulla fede degli Autori. Però la de- scrizione elle ne dà Tenore non mi pare sufficiente per una identi- ficazione. Ad ogni modo non può riferirsi aXV Ervum hirsutum L. tipico come fanno Ces. Pass, e Gib. Comp., poiché Tenore scrive leguminibus glahrls. 126 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE l'oc, segetalis Th. ; Are. Comp. L'ho raccolta ben caratte- rizzata a Piazza in Garfagnana, nei monti sopra ai bagni di Montecatini, sul monte di Javello sopra Prato, alla Ba- dia a Monte Scalari; l'ho ricevuta di Casal Guidi presso Pistoia dal conte Costa-Reghini, il D'' Bolzon la cita del- l'Elba. 12. Lathyrus sphaerìcus Retz. Grenier e Godron FI. de Fr. dicono che questa specie ha i peduncoli più corti del picciolo. Arcangeli Comp. FI. It. dice che li ha più lunghi. In entrambe le Flore è detto che sono articolati nel mezzo. Nel fatto i peduncoli sono ora più corti ed ora anche considerevolmente più lunghi del picciolo. In questo secondo caso l'articolazione del peduncolo è molto al disopra della sua metà. Ho degli esemplari nei quali i pedunculi essendo di 25 mm., l'artico- lazione è al di là dei 23 mm. La resta, che talvolta rag- giunge .35 mm., altre volte manca del tutto. 13. Lathyrus inconspicuus L. Questa specie che é stata trovata per la prima volta in Toscana dal dott. Beccari presso Radda in Chianti, è stata ritrovata da me presso Firenze fra Fiesole e l'Ol- mo, e dal dott. Levier a Compiobbi. Lo stesso Segretario comunica inoltre un suo lavoi"o dal titolo : Sulle piante indicate col nome di Alsine e Alsinanthemum nelV opera manoscritta sulla « Flora fiorentina » di P. A. Micheli, * ed espone infine le seguenti osservazioni sopra alcune impronte del Trias co- municategli dal sig. prof. Nicola Amatuui : « La pubblicazione del dott. A de Gasparis sulla nuova apatica ' (Bassania Keuperiana) appartenente al Trias m' à spinto a studiare con accuratezza alcune impronte del Keuper superiore da me rac- colte in Germania, le quali sono identiche a quelle descritte dal de Gasparis. Però i miei studi a nulla anno approdato, perchè per quanto avessi potuto ricercare in beu venti esemplari organi di frut- tificazioni, non li ò rinvenuti, vai quanto dire mi sono mancate, come accadde al de Gasparis, quelle caratteristiche d' indiscutibile * Questo lavoro, superando lo spazio assegnato al Bullettino, com- parirà nel Nuovo Giornale botanico italiano. ^ A. DB Gasparis, Su d' una nuova epatica del Trias. Rendiconto dell'Accademia delle Scienze di Napoli ; Marzo 1895, ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 127 necessità per classificai-e scientificamente un genere o una specie in paleontologia. Per conseguenza, a parer mio, queste impronte non possono assolutamente, per le ragioni anzidette, essere battez- zate per epaticlie ; e la Bassania Keuperiana deve essere esclusa dal novero delle piante fossili. « Ulteriori ricerche, e specialmente quelle che spero poter istituire suir esemplare studiato dal de Gasparis, mi daranno occasione di ritornare sul soggetto e di definire se queste problematicissime im- pronte possano ritenersi di natura vegetale. » Il Presidente Levier presenta infine il seguente lavoro : PUGILLUS PLANTARUM CAUCASI CENTRALIS, A CL. M. DE DÉCHY JULIO 1897 IN EXCELSIORIBUS CHEVv'SURIAE LECTARUM; DETERMINAYERUNT S. SOMMIER ET E. LEVIER. Il distinto alpinista sig. Maurizio de Décliy, ben noto per le sue esplorazioni ed ascensioni nel Caucaso, ci ha pregati di de- terminare una piccola collezione di piante raccolte durante il suo ultimo viaggio nella regione alpina della Chefsuria. Quan- tunque si trattasse in molti casi di soli frammenti quali li può raccogliere un alpinista al quale mancano il tempo e lo spazio per fare più ampie collezioni, abbfamo accettato volentieri, poi- ché già avevamo avuto a studiare una collezione di piante raccolte nel Caucaso dal fu prof. H. Lojka, che fu compa- gno del sig. de Déchy in uno dei suoi primi viaggi in quella regione. Essendo adesso troppo inoltrata la stampa della nostra Enu- merazione di piante Caucasiane perché questa ultima piccola collezione possa figurarvi come vi figura quella del Lojka, cre- diamo far cosa utile pubblicandola separatamente, perché, seb- bene il numero di specie sia scarso, contiene alcune nuovi tà, e perché quella parte delle Alpi Chefsuriche da cui proviene, al dire di Radde, che meglio d' ogni altro conosce il Caucaso, non era ancora stata calcata da piede di Europeo, Diamo l'ortografia dei nomi delle località quale trovasi nella memoria del sig. de Déchy: New expedilions in the Caucasus 128 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE in 1897 (Alpine Journal, Nov. 1897). Ivi sono indicate le al- tezze seguenti in piedi inglesi: Passo di Kalatonis 10. 175' » » Inkvari 11.200' » » Shibu 11.212' » » Anatoris 10.000 Il sig. de Déchy ci scrive clie le piante da esso inviateci fu- rono raccolte ad altezze varianti da 500 a 1500 piedi al disotto dei passi. La località Muzo è a circa 5000 piedi sul livello del mare. 1. Anemone narcissiflora L. Kalatonis-gele, ' flores. 2. Ranunculus oreophilus M. Bieb. — R. Villarsn Boiss. an DC? Inkvari-gele, fl. 3. Pseudovesicaria digitata (C. A. Mey.) Boiss. Inkvari-gele, fl. 4. Draba rigida Willd. Sliibu-gele, fl. Folla laxe imbricata longe ciliata, scapi 5 cm. usque longi, calyces parce pilosi. — Kalatonis- gele, fl. Ut antecedens, sed calyces hirsuti. 5. Draba rigida Willd. var. imbricata (C. A. Mey.) Rupr. Kalatonis-gele, fl. 6. Draba siliquosa M. Bieb. Anatoris-gele, fl. — Kalatonis-gele, fl. — Inkvari-gele, fl. 7. Alsìne aizoides Boiss. Inkvari-gele, fl. 8. Alsine imbricata M. Bieb. Kalatonis-gele, fl. Ad formam alpinam Rupr. — Ibidem, fl. Forma stenopetala nob. Nana, dense pulvinaris, fo- liis abbreviatis dense imbricatis etiam dorso pilis rigidius- culis conspersis, floribus parvis solitariis subsessilibus, calycibus hirsutis, petalis linearibus angustis. Forma in- * Gele, vernacule apud Chewsuros = jugum vel passus. ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 129 signis a Ruprecht non descripta, inter alpinam et hiv'su- tam ejusdem auctoris ambigua. 9. Alsine recurva (Ali.) Wahlnb. Kalatonis-gele, fi. fr. juv. Specimina omiiino glabra. 10. Cerastium purpurascens Adams in Web. et Mohr Anatoris-gele, fl. Pelala basi ciliata, sed fìlamenta sta- rnimi m glabra. — Inkvari-gele, fi. 11. Cerastium Carinthiacum Hoppe var. elegans Somm. et Lev. Kalatonis-gele, fl. 12. Cerastium Cliewsuricum n. sp. Caudiculis hypogaeis longis tenuibus ramosis, epigaeis adsurgentlbus brevibus pilisarticulatispubescentibus, foliis liypogaeis squamiformibus, caeteris omnibus subrotundo- spathulatis in petiolum laminam subaequantem contractis, superiori bus approximatis majoribus, bracteis foliaceis, pe- dicellis sub anthesi erectis, defloratis refractis calyce sub- duplo longioribus, sepalis viridibus subpurpurascentibus ovatis obtusiusculis anguste scarioso-marginatis pilosulis, petalis obcordatis calyce duplo longioribus ima basi cilia- tis, staminibus 5, filamentis glabris, stylis 5, capsula — In excelsioribus jugi Anatoris Chewsuriae, 3000 m. circa, 26 Jul. fl. — In jugo Kalatonis, 2900 m. circ, 28 Jul. Caudiculorum pars aerea 5-6 cm., folla majora cum petiolo 12 mm. longa, lamina 4-5 lata, sepala 6 mm., pe- tala 12-13 mm. longa. Oss. Abbiamo sott' occhio pochi esemplari in fiore di questa specie, che è certamente affine al Cerastium polymorphum'Rw^v., ma che non corrisponde ad alcuna delle molte forme in cui Ruprecht ha suddiviso questa sua specie complessiva, nella quale, come è noto, comprende il C. latifolium L. ed il C. ova- tum Hoppe. 13. Geranium gymnocaulon DC. Inkvari-gele, fl. 14. Potentina ternata C. Kocti. — P. minima Hall. fil. Kalatonis-gele, fl. 15. ? Alcliemilla Caucasica Buser Inkvari-gele, fl. 16. Alchemiila sericea Willd. Kalatonis-gele, fl. 130 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 17. Sedum tenellum M. Bieb. Inkvari-gele, fl. — Kalatonis-gele, fi. 18. Sempervivum pumilum M. Bieb. Prope pag-um Muzo ad flumen Kchonis-tzchali, 1700 m. circ. 19. Carum Caucasicum Boìss. Inkvari-gele, fl. 20. Calium coronarium Sibth. et Sm. Anatoris-gele, fl. Typicum; omnino glabrum, folia flo- ralia late obovata. 21. Valeriana alliariaefolia Vahl In jugi Adzunta latere Chewsurico, fl. 22. Cephalaria Tatarica (Gmel.) Schrad. Prope pagum Muzo, fl. 23. Erigeron pulchellus (Willd.) DC. Shibu-gele, fl. — Kalatonis-gele, fl. — Specimina mo- nocephala. 24. Antennaria dioica (L.) Gaertn. Shibu-gele, fl. 25. Cnaphalium supinum L. Inkvari-gele, fl. 26. Antliemis Biebersteiniana Adam in Web. et Mohr Inkvari-gele, fl. — Shibu-gele, fl. — Kalatonis-gele, fl. 27. Antliemis Iberica M. Bieb. Inkvari-gele, fl. 28. Chamaemelum Caucasicum (Willd.) Boiss. Inkvari-gele, fl. Involucri phylla, ut in speciminibus var. pumilae a nobis in monte Elbrus lectis, late sca- rioso-nigro-marginata sed plantae Chewsuricae fere pe- dales et folia non reducta. 29. Doronicum oblongifolium DC. Inkvari-gele, fl. 30. Artemisia Chewsurica n. sp. Tota adpresse sericeo-argentea, caespitosa, caulibus ascendenti-erectis flexuosis simplicibus a medio in race- mum laxum abeuntibus, foliis radicalibus ambitu ovatis longe petiolatis fere palmatira bipinnatisectis laciniis elon- gatis anguste linearibus acutis, caulinis sensim diminutis erecto-patentibus sat longe petiolatis, floralibus confor- ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 131 mibus, summis tantum indivisis linearibus, pedunculis axillaribus, inferioribus elongatis plerumque monocephalis rarius 2-3cephalis, summis brevioribus, capitulis magnis hemisphaericis subtiutantibus, involucri longe sericeo-hir- suti phyliis ovato-oblongis obtusis late scarioso- et fusco- marginatis, exterioribus apice erosulis, intimis angustio- ribus h3alinis nervo viridi perciirsis, coroliis radii fe- raineis glabris, disci hermaphroditis apice penicillatim pilosis, receptaculo longe piloso, acheniis (juvenibus) glabris, 2;. Infra jugum Sliibu Chewsuriae, alt. 3300 metr, circa, 28 Jul. 1807, ti. fr. juv. — Inkvari-gele, folia tantum. Plantae 20-25 cm. altae, foliorum radicalium petiolus ad 4 cm., lamina 2-3 cm., laciniae usque ad 12 mm. lon- gae, petiolus foliorum caulinorum inferiorura 1 '/, cm., pedunculi inferiores usque ad 5 cm. longi, capitula 8-9 mra. in diametro. Species distinctissima, a proxima Artemisia splendente Willd. primo intuitu differt statura elatiore, foliis omnibus sat longe petiolatis laciniis plus duplo longioribus, capi- tulis longe pedunculatis et multo majoribus. — Artemisia Caucasica Willd. longius distat inflorescentia saepius pa- niculata, involucro pallido, capitulis etiam minoribus an- gustioribusque. 31. Taraxacum crepidiforme DC. Inkvari gele, fi. 32. Campanula tridentata Schreb. Shibu-gele, ti. — Inkvari-gele, fl. 33. Campanula Aucheri DC. Shibu-gele, fl. 34. Vaccinium Myrtillus L. Shibu-gele, fol. tantum. 35. Rhododendron Caucasicum Pali. In jugi Adzunta declivitate Chewsurica, fi. — Kalatonis- gele, fl, 36. Androsace Chamaejasme Host Kalatonis-gele, fl. — Shibu-gele, fl. 37. Centiana Pyrenaica L. Anatoris-gele. fl. — Shibu-gele, fl. 132 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 38. Myosotis alpestris Schm. Inkvari-gele, fl. — Shibu-gele, fl. 39. Scrofularia minima M. Bieb. ; Boiss. Fl. Or. IV, p. 393. (an Ledebour, Fl. Ross. Ili, p. 215?). In descriptione Boissieri emenda: Staminodium adest magnum subreniforme crenulato-lobulatum basi tantum corollae adfìxum. Oss. L' esame delle piante del sig. de Déchy avendoci pa- lesato la presenza costante di uno staminodìo, pregammo il Sig. W. Barbey di volerci imprestare nn esemplare dell'er- bario Boissier, che avesse servito alla descrizione della Flora Orientalis. Le piante raccolte dal Rupreclit a Tindal nel Dagbestano, gentilmente comunicateci e perfettamente con- cordi in tutti i loro altri caratteri con quelle della Chewsu- ria, presentano pure lo staminodio sopra descritto. La svista di Boissier, il quale creò per questa specie una sezione Pycnanthum e ripetè espressamente nella descrizione della Scrofularia minima : appendix utaminea nulla (1. e. p. 394), ci è solo spiegabile ammettendo che egli abbia tralasciato di controllare la caratteristica del Ledebour, e che questi ab- bia avuto sott' occhio una specie diversa. Di fatti, nella carattei'istica della sezione Vcnilia, cui Ledebour ascrive la Scrofularia minima, è detto : Corollae laciniae 4 superiores truncatae suhaequales, mentre, nelle piante della Chewsuria e del Daghestano, i due lobi superiori della corolla oltre- passano evidentemente gli altri. Descrivendo la specie, Le- debour dice inoltre : calycis lacìniis anguste oblongis ohtusis immarginatis, carattere che non conviene assolutamente alla nostra pianta, le cui divisioni calicinali sono largamente ovali, circondate da un largo e distintissimo margine scarioso, ondulato e rosicchiato, come le descrive Boissier. Quest'ul- timo autore dice di avere osservato in un fiore un qiiinto stame fertile, fatto che ci lascia perplessi. Per potere con sicurezza identificare la nostra pianta con quella di Marschall Bieberstein, occorrerebbe confrontarla cogli esemplari origi- nali , poiché è trojjpo succinta la descrizione di quest' au- tore il quale non fa menzione né degli stami né dello sta- minodio. Le piante del Ruprecht e del sig. de Déchy rientrano evi- dentemente nella sezione Scorodonia Don, alla quale baste- rebbe aggiungere, nella Flora Orientalis, una sottosezione : Perennes, infiorescentia suhcapitata floribusque subsessilibus. 40. Veronica gentianoides Yahl Inkvari-gele, 11 — Anatoris-gele, fl. ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 133 41. Veronica glareosa Soinm. et Lev. Nuovo Giorn. Bot. ital. 1897, p. 200. Kalatonis-gele, ti. — Shibu-gele, fl. — Anatoris-gele, 11. 42. Pedicularis condensata M. Bieb. lukvari-gele, 11. 43. Pedicularis Nordmanniana Bunge Kalatonis-gele, ti. — Shibu-gele, ti. — Iiikvari-gele, ti. 41. Thymus Serpyllum L. var. nummularius (M. Bieb. prò sp.) Boiss. Kalatonis-gele, 11. 45. Nepeta Caucasica Somm. et Lev. Nuovo Giorn. Bot. ital. 1897, 208. Kalatonis-gele, ti. — Shibu-gele, fi. 40. Lamium tomentosum Willd. Kalatonis-gele, fi. 47. Polygonum Bistorta L. Inkvari-gele, fi. 48. Catabrosa versìcolor (Stev.) Boiss. Kalatonis-gele, ti. Forma alpina pumila 6-8 cm. alta. Var. stenantha nobis. Pumila caespitosa, radice fibrosa, foliis brevibus linea- ribus acutis apicem versus angustatis conduplicatis, ra- dicalibus paucis, vaginis superioribus subintlatis, ligula longiuscula truncato-erosula, paniculae ramis 2-4is capil- laribus levibus paucispiculatis, spiculis unitloris angustis fere linearibus, glumis subaequilongis flosculum subae- quantibus viridibus vel pariìm purpureo-sufl'usis, infe- riore lineari-oblonga acuta carinata uninervi, superiore latiore trinervi , glumella oblonga obtusissima erosula nervis 3 viridibus notata, palea parum angustiore bicari- uata biloba, utraque dorso apice excepto pubescente, ca- rj'opside — 5^. In jugo Kalatonis Chewsuriae, 3000 metr. circ, unde 28 Jul. 1897 in caespite Drahae rigidae, Willd. pauca spe- cimina florentia retulit dar. M. de Déchy. Tota pianta (juvenis) 5-6 cm., infiorescentia 4 cm. alta, spiculae 3 mm., ligula 2 nim. longa. A typo diflert statura nana, foliis abbreviatis, panicula vix colorata et praesertim spiculis angustioribus, lineari- Bull. della Soc. bot. ilat. 10 134 RENDICONTO FINANZIARIO bus nec ovatis, glumis longioribus angustioribus florem subaequantibus. Oss. G-li esemplari raccolti dal sig. de Déchy essendo gio- vanissimi, le pannocchie, sebbene abbiano fiori già aperti, sono ancora a metà avvolte nelle guaine delle foglie superiori, co- sicché non si può dire quale sarà la forma dell'infiorescenza al suo perfetto sviluppo. Adsunt insuper fragmenta, haud tute determinanda, ad genera Rosam, Heracleum, Taraxacum, Veronicam pertinentia. Essendo esaurite le comunicazioni l'adunanza è tolta. Rendiconto finanziario della Società botanica italiana DAL l^* GrENNAIO AL 31 DICEMBRE 1897 Stato dei Soci al 31 Dicembre 1897. Soci al 31 Nuovi Soci Die. 1896 N. Totale N. 140 13 Soci defunti Soci dimissionari . . Soci radiati N. 2 t) 1 144 153 Soci al 31 Die. 1897 Totale N. 153 Entrata. 1° Gennaio 1897. — Resto di cassa al P Genn. 1897. L. 1404. 08 31 Dicembre 1897. — Da contribuzioni arretrate di Soci per gli anni 1895 e 1896, dell'anno at- tuale e anticipati del 1898 2595. 00 Da vendita e abbuonamenti al Nuovo Giorn. botanico e al Supplemento al Prodr. della FI. Toscana . . 997.50 Da estratti di lavori di non Soci e da concorso alla spesa per le tavole 20. 60 Da Periodici ceduti al Museo botanico di Firenze . . 612.00 Totale L. 5629. 18 REXDICON'TO FINANZIARIO 185 Uscita. 31 Dicembre 1890. — A pubblicazioni sociali . . . L. 3079. 45 » A spese di posta e spedizioni ecc 495. 59 » A spese di amministrazione e diverse . . . 111.40 A gratificazioni 49. 00 » L. 3735. 44 Resto di cassa al 31 Dicembre 1897. . » 1893. 74 Totale L. 5629. 18 Stato attivo della Società Botanica italiana al 31 Dicembre 1897. Resto di cassa al 31 Dicembre 1897 L. 1893. 74 Capitali depositati alle Banche 5141.50 Credito della Società per contribuzioni di Soci . . . 1040.00 Mobili e suppellettili (col ribasso del 10 "/„) .... 233.00 Valore della Biblioteca sociale (col ribasso del 20 "/o) • 1347.00 Totale L. 9655. 24 Firenze, 31 Dicembre 1897. // Presidente U Economo S. Sommier. A. Biondi. 133 ADUNANZA DKLLA SEIDE DI FIRENZE SEDE DI FIEENZE. Adunanza del 12 giugno 1893. Il Presidente Sommieu si scusa di non avere assistito all'ultima adunanza. Egli era stato invitato dal Marchese Giacomo Doria, Pre- sidente della Società Geografica Italiana e benemerito patrocinatore degli studi di storia naturala in Italia, ad accompagnarlo in una crociera nell'Arcipelago toscano, allo scopo principale di studiarne la flora, e questo stesso scopo, egli spera, basterà a scusare la sua, mancanza presso i Colleglli. La crociera durò dal 3 al 23 maggio, e furono visitate le isole del Giglio, di Montecristo, di Palmaiola, di Cerboli, dei Topi, vari punti dell'Elba, e finalmente la Capraia. L'esplorazione di questa varie isole fruttò un ricco materiale che aumenta notevolmente la nostra conoscenza della flora dell'Arcipe- lago toscano. Il Sommier fa rilevare come fosse appena o j)unto cono- sciuta la flora di Palmaiola, Cerboli e Topi, e come sia interessante la ricerca delle cause che possano spiegare le notevoli differenze nella flora anche di questi piccoli isolotti, cosi vicini fra loro. In quanto all'isola di Montecristo, che si i-iteneva una delle me- glio conosciute doli' .Arcipelago toscano per la florula del Prof. Ca- rnei compilata sopra il materiale di un botanico inglese che vi aveva lungamente soggiornato, egli dice che nella loro breve visita vi hanno raccolto almeno 50 specie di fanerogame che mancano nella detta florula e fra queste il Carduus fassicuUjlorui Viv., creduto spe- ciale alla Corsica e alla Sardegna. Anche l'Elba, non ostante le pazienti ricerche del nostro compianto Collega Dott. Marcucci, e le molte aggiunte portata alla sua flora dall' altro nostro egregio Collega Dott. Bolzon, non si può dire suffi- cientemente conosciuta, e non piccolo è il numero di piante, non ancora segnalate di quell'isola, che vi hanno raccolte in quest'ul- tima visita. Tra le piante raccolte all'Elba, la cui presenza in un'isola lo ha più meravigliato, cita la Tulipa Cdaiana DC. creduta, per l'Ita- lia, confinata alle alte cime dell'Appennino e delle Alpi Apuane. Essa cresce in discreta abbondanza nei pascoli poco sotto la cima del Monte Capanne, ed aveva, nelle ore meridiane, i suoi fiori aperti a guisa di stella, presentando un aspetto ben diverso dalla T. sylve- stris dei nostri campi, colla quale alcuni hanno voluto unii'la. Altra pianta interessante, trovata in abbondanza nella regione boschiva del ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 137 Monte Capanne, è V Orchis insularis Sonim., finora conosciuta sol- tanto delle isole del Giglio e di Sardegna. Il Sommier riferisce come il Marchese Doria avesse ottenuto dal Comando in Capo del I** Dipartimento Marittimo, con autorizzazione del Ministero della Marina, che fosse messo a sua disposizione per questa crociera il Rimorchiatore 2i della R. Marina. Già nel corso dell' inverno il Marchese Doria aveva avuto a sua disposizione lo stesso Rimorchiatore, e mentre egli si dedicava a ricerche zoologi- che, aveva voluto clie traesse profitto da quel viaggio anche la bota- nica, invitando ad accompagnarlo il nostro Collega sig. Baguinot, che ebbe così agio di fare una ricca raccolta di crittogame in luo- ghi finora poco o punto esplorati. Il Sommier, dopo avere fatto 1' elogio del personale imbarcato sul R. Rimorchiatore 24, che in ogni modo cercò di agevolare le loro ricerche, oss3rva quanto sia utile per fare una simile crociera il potere disporre di un vapore, col quale si può approdare in luo- ghi che altrimenti sarebbero di difficile accesso, e deplora sol- tanto che la stagione contrarissima non abbia permesso loro di toccare alcune isolette, botanicamente affatto sconosciute, quali le formiche di Grosseto e lo Scoglio d' Africa che essi avevano avuto intenzione di visitare. Finalmente, dopo avere tributato pa- role di lode alla iniziativa del Marchese Doria ed al Comando del I" Dipartimento Marittimo che volle concedere 1' uso per scopi scien- tifici di un Rimorchiatore della Regia Marina, propone che la So- cietà Botanica Italiana, la quale deve essere grata a chiunque favo- risce gli studi botanici, esprima ad entrambi un voto di plauso. I Soci presenti, apjjrovando unanimi la proposta del Presidente Sommier, incaricano questi di trasmettere il voto dell' Assemblea al Marchese Doria ed al Comando del P Dipartimento Marittimo. II Presidente Sommier parla quindi bravamente del Congresso geografico, tenuto in Firenze dal 12 al 17 aprile, e nel quale ebbe l' onore di rappresentare la Società botanica. Ottima fu la riescita del Congresso, assiduo ed istruttivo il lavoro delle sezioni. Nella sezione scientifica venne tratteggiato dal nostro socio dott. Baldacci un argomento di Geografia botanica. Il Sommier si augura che la nostra Società, se prenderà parte a futuri Congressi geografici, vi porti un maggior contributo a quel ramo della Geografia che entra nella sua sfera. Presenta finalmente alla Società la ricca colle- zione delle pubblicazioni del Congresso, e dei doni di privati, di pubblici istituti e del Municipio, che vennero distribuiti ad ognuno dei congressisti e che spettano anche alla nostra Società quale iscritta fra gli aderenti al Congresso. Le pubblicazioni sono le seguenti : Vita di Amerigo Ve.ipu-::i, scritta da Bandin'I Maria Angelo, il- lustrata e commentata da Gustavo Uzielli con la Bibliografia delle 138 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZI5 opere su Toscanelli e Vespucci per Giuseppe Fumagalli. Firenze, aprile 1898. Dono del Comune di Firenze. La Carta Nautica costruita nel 1825 da Angelino Dalorto. Notizia di Magnaghi Alberto. Firenze, 1898. Dono di S. E. il Principe Tommaso Corsini. Profilo antì-opoloyico deiritalia, con atlante, per Pullè Francesco L. Firenze, 1898. Dono della Società Italiana d'Antropologia ed Etnologia di Firenze. Venticinque anni di lavoro dell' Istituto geografico militare, per Achille Coen tenente colonnello. Firenze, 1898. Dono dell'Istituto geografico militare. Carta dei dintorni di Firenze alla scala di 1 : 25000. Dono dell' Istituto geografico militare. Z/' accrescimento del Delta del Po nel sec. XIX, memoria di G. Ma- rinelli. Firenze, 1893. Dono della Società di studi geografici e coloniali. Carta dei dintorni di Firenze, ideata e composta dal prof. Pietro Sensini alla scala di 1 : 103,000. Dono del R. Istituto tecnico di Firenze, Gabinetto di geografia. In Niibia presso File, Siène, Elefantina, per Giovanni Beltrame missionario. Verona, 1893. Dono della Società geografica italiana. 21 Temi presentati al B.° Congresso geografico italiano. 7 Diari del medesimo. Varie circolari, elenchi ecc. A queste pubblicazioni si aggiungeranno ancora due grossi vo- lumi di atti del Congresso, la cui stampa è già incominciata. L'Archivista Bargagli legge la nota delle opere pervenute alla Società. Esse sono : Bonnet doti. Ed. Remarques sur quelques hybrides et sur quelques monstruosités. — Etudes sur deux manuscrits médico-botaniques exécutés en Ita- lie au XIV et XV siècles. Ross Hermann. Bliithenbiologische Beobachtungen an Cohaea macro- stemma Pav. — Delpinoa, novum Agavearum genus. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIKENZE 139 Macjh/'ati L. Sui pretesi granuli d'amido incapsulati dei tegumenti seminali della Vida narhonensis L. Terza replica (ottava nota cri- tica) alle risposte del prof. Luigi Buscalioni. Il Lavoro Bergamasco. Anno III, n. 21, 26 Maggio 1898. Friedliinder unii Suhn. Bucher-Verzeiclmiss. N. 430. — Naturae novitates, N. 7. Sici)igle F. Walter. The grain smuts. Massalonyo doti, C. Le galle nell' « Anatome Plantarum » di M. Mal- pighi. Commentario. Saint-Lager D. Notice sur Alexis Jordan. Arthur J. C. Formalin for i^ravention of potato scab. — Delayed germination of cocklebur and other paired seeds. — The movement of protoplasm in Coenocytic Hj^phae. Snyder Lilliam. The germ of Pear Blight. Arcangeli prof. Giovanni. Sugli avvelenamenti causati dai funghi e sui mezzi più efficaci per prevenirli. Firenze, 1898. The Botanical Gazetle. Voi. XXV, May 1898, N. 5. Bidletin of the Torrey Botanical Club. Voi. 25, May 1898, X. 5. Wiener Illustrirte Garten-Tteitang. Mai 1898, 5 Heft. Science. Voi. VII, N. 174, Aprii 20; X. 175, May 6 ; X. 176, May 13; N. 177, May 20; X. 178, May 27, 1898. Missouri Botanical Garden. Thii'd annual report 1892. Nuovo Giornale Botanico Italiano. Voi. V, Anno 1898, X. 2. Ballettino della Società Botanica Italiftna. X. 1, Gennaio-Febbraio ; X. 2, Marzo; X. 3, Aprile; X. 4, Maggio, 1893. È votato un ringraziamento ai donatori. Ha quindi la parola il socio Passerini per fare la seguente co- municazione : SULLA CAUSA DELL'ABORTO DEI FIORI NEL FRUMENTO IN SEGUITO AI) INONDAZIONE. — BREVE NOTA DI N. PASSERINI. II di 8 map:g'io 1898, a causa di due estese rotte dell'argine sinistro del fiume Arno, la pianura dei comuni di Casellina e Torri e di Lastra a Signa, presso Firenze, fu in buona parte inondata, con gravissimo danno ai numerosi raccolti pendenti che a quell'epoca esistevano nei campi. P'ra le diverse piante coltivate, quella che sembrò fin da prin- cipio risentirne man danno fu il frumento ; il quale, sebbene fosse rimasto per alcuni giorni completamente sott'acqua, pure, non appena questa si fu ritirata, assunse novello vigore, preu- 140 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE dendo uno sviluppo se non maggiore certamente non inferiore a quello delle regioni non inondate. Gli agricoltori si rincuorarono alquanto, pensando che almeno il pane non sarebbe loro mancato: ma non passarono che brevi giorni, che, esaminando le spighe apparentemente ben confor- mate, essi constatarono l'assenza delle cariossidi. In una parola le spighe erano vuote ! Esaminati gli organi florali, fu facile constatare che il gem- mulario, alquanto ipertrofizzato, era in condizioni pressoché normali ; ma che 1' allegagione non ei'a avvenuta per mancata fecondazione. Gli stami erano ancora presenti ; ma quand'anco l'impollinazione avesse potuto effettuarsi in seguito, "è evidente che il raccolto sarebbe stato ugualmente perduto, a causa della avanzata stagione. Nell'esame di parecchie spighette, però, mai mi fu dato osservare la emissione del polline. La ipertrofia del gemmulario era evidentemente prodotta da una ipernutrizione o per lo meno da un anormale assorbi- mento di acqua. La fig. 1" (a) rappresenta uno di questi fiori ipertrofici ingrandito (* J in con- fi'onto con una cariosside nor- male (b), unica sviluppatasi nel- la medesima spiga (6 giugno 1898). Debbo a tale uopo aggiungere che, sebbene piuttosto raramen- te, si riscontrava qua e là sulla spiga poche cariossidi, ma que- ste, forse perchè rimaste sole, si accrescevano oltre l'ordinario e sporgevano all' esterno, divaricando le glume. Come la inondazione abbia potuto impedire la fecondazione si capisce di leggeri, quando si consideri che l'acqua invase i campi allorché le spighe non erano peranco uscite dalle guaine foliari, e avanti perciò che la impollinazione avesse luogo. Sol- tanto qualche raro fiore, forse in stato di sviluppo un po' più avanzato, potè qua e là allegare il frutto. È possibile che i danni della inondazione fossero minori, ove ella fosse avvenuta o alcuni giorni avanti o alcuni dopo, cioè fuori dell' epoca della fecondazione. ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 141 Il Vice-Presidente Arcangeli domanda se per altre inondazioni sia avvenuto lo stesso. Il Socio Passerini dice che non ha potuto fare ricerche biblio- grafiche complete ; del resto è difficile che le inondazioni siano av- venute durante l'epoca in cui il grano è in fiore come eccezional- mente si è verificato in quest' anno. Il Segretario Baroni di lettura della seguenti comunicazioni per- venute alla Società : INTORNO AD ALCUNE POTENTILLE NUOVE, RARE, O CRITICHE PER LA FLORA ROMANA. — PER AUGUSTO BEGUINOT. Secondo un mio censimento, le specie del genere Potentina sino a qui note con sicurezza per la Flora Romana, sono in numero di nove. ' Da questo censimento restano escluse : P. ca- oiescens Nestl, data dal Sanguinetti, Prodr., p. 385, dell'Umbria, né ancora ritrovata nei dominii della Flora Romana; P. fruticosa Ma.vsi.t.,procumì)ens Gìàìrv. ,palicsiris Scop., indicate dal Maratti, FI. Rom., I, p. 371 e seg. di località romane, ma da indi in qua non più rinvenute ; P. micrantha Auct. rom. da ridursi a va- rietà di P. sterilis (L.) Garcke ; P. piimila, P. Clusiana Jacq.> apud Abbate, Guida prov. rom., I, p. 180. Avendo avuto occasione di studiare e rivedere questo genere di Rosacee, neWHerbarium Camilìae Doriae del march. Giacomo Doria, neir Erbario romano del Regio Liceo Visconti iniziato e promosso dal chiarissimo prof. Neviani, e nel mio privato, m'im- battei in tre specie nuove per la nostra fiora, P. supina L., erecta (L.) Hampe, caulescens L., di già citate nell'opera del Maratti, ma poscia non più ritrovate: né credo, all' infuori dei nostri, che siano possedute da alcun erbario. Di guisa che le specie di questo genere attualmente note per la Flora Romana sono in numero di dodici. * Sono le seguenti : Pofentilla steriJ/'s (L.) Garcke., apennina Ten., verna L., reptans L., argentea L. (Marat? Macchiati!), recta L., hirta L., Detommasli Ten., Anserina L. (Maratti, Solla!). Dubbia è l'esistenza di P. aurea L., indicata dal Sebast. e Mauri, Prodr. p. 172, di m. Calvo, località dove è molto comune la P. verna L., e dove, per quanto ricLrcata, nà da noi nò da altri venne più rinvenuta. 142 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE Alle specie nuove aggiungo una varietà Ualica (Lehm.) della volgatissima P. reptans L., lino a qui non messa in rilievo da quanti si occuparono di Flora Romana. Delle specie che restano, tocco solamente di quelle più cri- tiche, o men chiare nolla loro posizione sistematica, ricostruen- done la sinonimia in uso sopratutto negli autori che trattarono di piante romane, e di quelle che per 1' habitat loro, e per la distribuzione geografica sono meno o imperfettamente note o addirittura sotto indicazioni errate. ^ Sect. I. Poteiitìllastrum Ser. in DC. I. POTENTILLA SUPINA L. Maratti, Flora Romana, I, p. 371, n. 953; Caruel, in Pari. FI. It, X, p. 62 ; Fiori e Paoletti, FI. Anal. d'Italia, I, p. 575. Habitat. Luoghi arenosi umidi presso il lago di Canterno in quel di Anticoli, e nel tratto tra questo ed il laghetto di Selvapiana (Lattanzi), frequente. Agosto 1897. Beguinot ! Oss. Dal Maratti 1. e. tale specie è indicata per due loca- lità del romano « ad montes Soriani et Aì^siccium » : la prima, credo, corrisponda ai monti Ci mi ni ai cui piedi sta il paese di Soriano : ignoro a che cosa attualmente corrisponda il secondo habitat. Né qui, né altrove, venne ritrovata e segnalata dai botanici della Flora Romana. Sotto l'autorità del Maratti, che in tutti i casi merita conferma, tale specie è indicata per il Lazio dal Caruel e dai signori Fiori e Paoletti. Frequente nell' Italia settentrionale, sopratutto nel Pie- monte, di cui posseggo saggi raccolti dal dott. Chiovenda, a cui i miei corrispondono perfettamente in tutto, si fa più rara nell' Italia centrale, che percorre molto saltua- riamente, raggiungendo, a quanto se ne sa, il suo limite meridionale ad Avezzano presso il lago di Fucino (Gus- ^ Rimando par ciò che riguarda il gruppo polimorfo di P. hirta, reeta ecc. a quanto scrisse il dott. Terracciano nella sua « Quarta Contribuzione alla Flora Romana » in Nuovo Giorn. Bot. Ital., a. 1894, p. 163-164, ed il Mauri in Centuria Decimatertia, p. 24. ADUNANZA DEIXA SEDE DI FIUEXZE 143 sone! PI. rar. p. 203): mancherebbe nell'Italia meri- dionale e nelle isole fuorché in Sicilia (Ucria ! Hort. Panorm. p. 216, Guss. FI. Sic. Syn. I, p. 571) dove poscia non fa più ritrovata. Il nuovo ha')itat estende considere- volmente il limite meridionale di questa specie; riesce quindi un interessante acquisto per la Flora Romana. IL PoTENTiLLA ERECTA (L.) Hampe. TormentìUa creda Lin. Maratti, FI. Rom., I, p. 375, n. 900; Sangui netti, FI. Rom. Frodr., p. 388, n. 1032. Poteniilla Tormentilla Nestl. Sang. Centuriae tres, p. 73, II. 163. Habitat. Nei monti Ernici, in luoghi erbosi, scoperti, o nelle radure dei boschi a circa 1000 m., salendo da Trisulti a m. Passeggio, 9 Agosto 1895. Beguinot!; Dintorni dell'Ab- bazia di Trisulti (m. 797). Da catal. manos. Abbaz. Trisulti ! Oss. Il Maratti 1. e. indica questa pianta « in pascuis sic- cis » senza indicazione di località: certamente data la rarità e 1' habitat, confusa con altra specie, o per errore di determinazione (il che non pare) o per scambio di eti- chette avvenute nel suo erbario, o nel manoscritto della Flora Romana, dopo la morte dell'autore. Il Sanguinetti 1. e. l'indica di Valle Cane'ra in quel di Norcia (Orsini! in Bert. FI. It., V, p. 284), fuori quindi del dominio della Flora Romana. È citata in un catalogo manoscritto di piante, in parte coltivate, in parte spontanee, raccolte nei dintorni dell'Abbazia di Trisulti, di cui sopravan- zano alcuni fogli da me visti, opera di un frate della Cer- tosa vissuto nei primi anni del secolo. Al catalogo corri- spondeva un erbario, in grande parte perito, di cui rimangono appena una centuria di specie: non vi ho tro- vato la Poteniilla in parola, citata nel manoscritto, ma non è improbabile che la citazione si riferisca a pianta indigena e non coltivata. Il ritrovamento di questa nei dintorni dell'Abbazia starebbe a confermarlo. III. POTENTILLA REPTANS Liu. a tipica. P. reptans Aiict. FI. Rom. (incl. var. italica Lehm.). ^ italica (Lehm.) Fiori Paol. FI. Anal. d'ital., I, p. 570. 144 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE P. procunibens Sibth. Caruel, Prodr., p. 217 p. p. Potentina nsmoralis b. 2^oliinensis Terr. N. Syti. 11. ra. Poli, in Ann. Ist. bot. rom. a. 1889-90, p. 104. Potentina italica Lehm. Chiovenda! in meo herb. Habitat. 11 tipo è largamente diffuso e rappresentato nella Flora Romana dalla zona littoranea alla submontana, più raramente nella regione montana ; la varietà molto più l'ara e localizzata : nei praticelli erbosi, aridi, calpestati iieir ultimo tratto del Foro romano presso il Colosseo. Maggio 1893, Beguinot 1 ; sponde del lago di Porto presso Fiumicino, 10 Maggio 1806, Doria ! Oss. Non sempre, né facilmente distinla dal tipo : tale di- stinzione non è possibile che in pochi casi, quando se ne osservano gli estremi. Osservandola su larga scala, come ho potuto fare io, se ne trovano termini intermedi che ricollegano gli estremi. La P. reptans della Flora Ro- mana, in pianta gracile o robusta, a brevi o lunghi in- ternodi stoloniformi, é di regola mai radicante ai nodi o raramente : per tale carattere, secondo qualche autore, tutti i saggi da me osservati, andrebbero riferiti a P. italica Lehm. A ciò ostano la corrispondenza di tutti gli altri caratteri col tipo, quali la simmetria pentamera del fiore, la glabrescenza delle foglie, lo sviluppo della pianta ecc. Chiamo var. italica Lehm. una Potentina che oltre a mancare di stoloni radicanti ai nodi, ha foglie den- samente pubescenti, sericeo-argentine, di un colore verde chiaro, laddove é verde opaco nel tipo, contraddistinta da un habitat che è di luoghi aridi, soleggiati, laddove il tipo preferisce i luoghi umidi, ombrosi, ricchi di humus, lungo i corsi di acqua ecc., donde la perdita della pubescenza, ed il colore verde gaio del parenchima clorofillogeno. ' ^ Non ho osservato forme a simmetria florale tetramera che se- condo alcuni autori sarebbero più frequenti nella varietà die nel tipo: saggi di località umbre dove tale forma fu riscontrata (Ci- cioni !) conservati nel mio erbario mostrano simmetria pentamera inalterata. I picciuoli delle foglie di individui tipici raccolti nei m. Ernici presso Trisulti, sono deformati da un cinipede Xestopha- nes Potentillae (Will.) Fòrst, non ancora noto fra gli imenotterocecidi della Provincia di Roma. ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIREXZK 145 IV. PoTENTiLLA VERNA L. var. Raldensis (Kem ). P. aurea o P. verna, Maratti, P'I. Rom., I, p. 373, n. 956 e 957. P. aurea L.? Sebast. Mauri, FI. Rom. Prodi\, p. 172, n. 578. P. aurea L.? alpeairis Hall., verna L., Sanguin. FI. Rorn. Prodr., p. 387-3S8, n. 1029, 1030, 1031. P. verna L. N. Terrac. Perej^r. terr.
  • lan(a CINEREO-VILLOSA, fflabrave. » Habitat. Nei monti Laziali, a m. Albano presso Rocca di Papa: Mauri, in Bert.; Sanguinetti; Senni! in herb. Nei monti Simbruini, a Fillettino alla macchia di Faito (m. 1430), 27 Agosto 1893, Doria ! Terracciano!; id. a Va- ladino, 24 Agosto 1893, Doria ! Terracciano ! Oss. Questa specie varia per la statura da individui gi- ganti a pigmei, per il numero delle foglioline da quat- tro a sei, per il corimbo ora denso multifloro, ora lasso paucifloro, ma sopratutto per la pubescenza ora più, ora meno abbondante, fitta o rada, bianco-sericea o cinerea, 148 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE talvolta sopratutto nella pagina superiore della foglia gla- brescente : donde due forme abbastanza ben caratteriz- zate, distinte dapprima dal Sanguinetti, poscia riunite al tipo nella Flora Romana. Non cito la località data dal Ber- toloni, dei dintorni di Roma alla Cafìarella, che non si ritrova né nell'opera del Sebastiani e Mauri, né venne ac- cettata dal Sanguinetti: iion ne ho visto in nessun erbario, dove talvolta sotto il nome di P. Detoramasii, va qualche forma di P. Iurta: e per quanto attentamente ricercata, nò da me né da altri fu più rinvenuta in quella località. Tutti gli habitat romani di questa specie appartengono alla re- gione submontana o montana, nessuno alla pianura. Rife- risco totalmente, come già in parte il dott. Terracciano, a P. Betommasiì la P. argentea Maratti, sia per ragioni di habitat, sia perché tale specie, se pure esiste nella Flora Romana, deve essere rarissima e molto localizzata. Sect. II. Frwgariastrum Ser. in DC. VI. PoTENTiLLA STERiLis (L.) Garcke. a Fragnriastrura (Ehrh.). Fragaria slerilis, Maratti, FI. Rom. I, p. 370 n. 910. Potentina Fragarioides, Sebast. Mauri, FI. Rom. Prodr. p. 173, n. 580. Potentina Fragariastram Ehrh. Sang. FI. Rom. Prodr. p. 387, n. 1027. ^ micrantha Ram. in DC. FI. frane. IV, p. 468. Potentina micrantlia, Warion, Notes sur quelq. pi. rom. in Bull. Soc. Bot. Frane, t. XIII, p. 394; Macchiati, in Nuov. Giorn. Bot., a. 1886, p. 159, ed in Atti Soc. Natur. Modena, ser. Ili, voi. VII, a. XXII, p. 22; Abbate, Guida Prov. rom., I, p. 178, 182, 212. Habitat. Frequente, tipo e A'arietà, ma questa prevalente ed in alcune località esclusiva, nella zona submontana e montana, boscosa o scoperta. Nei monti Laziali, in più luoghi (Maratti, Sebast. Mauri, Sanguin. Warion, Abbate, Doria ! Beguinot !) ; nei m. Ci- mini alla Pallanzana (Macchiati) ; nei m. Tiburtini a m. Gennaro (Warion, Cortesi ! in herb.). ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 149 Nel gruppo dei monti Lepini, salendo da Bassiano a Campo Rossello, sulle falde della Semprevisa, 10 Lu- glio 1897, Doria ! Sommier! ; nei boschi di castagno sotto Bassiano, 9 Marzo 1898, Sommier ! Beguinot ! ; da Segni al Campo (700-1000 m.), e sul m. Lupone dal Campo di Segni alla vetta (m. 1378), 12 Aprile 1898, Beguinot ! Oss. Dapprima compresa nel tipo, da cui molte volte è dif- ficile differenziarla, dai botanici romani posteriori alla Flora del Sanguinetti a torto se ne fece una specie. La var. micrantha sarebbe sopratutto contraddistinta dalla mancanza di stoloni, dalla picciolezza della corolla più breve del calice, dalla precocità della fioritura, non che da qualche altro carattere desunto dalla morfologia flo- rale di minore rilievo e di nessuna costanza. I saggi da me visti e studiati, sopratutto quelli dei Lepini, corri- spondono generalmente alla varietà più che al tipo, che credo in molte località lo rappresenti esclusivamente. La incostanza dei caratteri differenziali, indussero alcuni bo- tanici a ridurla ad una specie sola (Bertoloni, Moris, Koch, Caruel ecc.) forse non del tutto a ragione : certo che non si hanno ragioni per tenerla separata dal tipo come specie indipendente. VIL POTENTILLA APENNINA Teu. Sanguinetti, FI. Rom. Prodr., p. 38G, n. 1026 ; Cent, tres, p. 72, n. 162 ; Abbate, Guida Prov. di Roma, I, p. 222, 225; Caruel, in Pari. FI. It., X, p. 75. Habitat. Nei luoghi rupestri, scoperti, delle supreme vette dell'Appennino romano, dai 1800 ai 2156 metri. Nei monti Simbruini, sulla vetta di m. Autore (m. 1850) 3, 23 Agosto 1893, Doi'ia ! Terracciano ! ; 11 Agosto 1895, Doria ! Sommier!; 20 Agosto 1895, Beguinot ! ; nel gruppo dei Cantari : a m. Tarino, Abbate, 1. e. ; vetta di m. Viglio (m. 2156), 23 Agosto 1893, Doria ! Terracciano! ; 27 Agosto 1895, Beguinot ! ; Rolli, in Caruel 1. e. Nei monti Ernie!, tra i monti Monna e Fanfilli a circa 1800 m., 10 Agosto 1895, Beguinot!; sotto la vetta di m. Passeggio, versante del Liri a circa 2C00 m., 9 Agosto 1895, Beguinot ! BuU. della Soc. boi. ital. 11 150 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Oss. Specie caratteristica dell' alta zona montana, dove riveste e tappezza le roccie delle supreme vette, sulle quali sembra localizzata : manca negli altri gruppi montuosi della Provincia, compresi i Lepini. Il Sanguinetti l'indica dell'Appennino umbro: per il romano la citano l'Abbate ed il Caruel. Vili. POTENTILLA CADLESCENS L. P. caulescens, Maratti, FI. Rom. I, p. 374, n. 959; Sang. FI. Rom. Prodr., p. 386, n. 1025. P. Clusiana, var. apud Abbate, Guida Prov. Rom. I, p. 225. Ilcibitat. Nei monti Simbruiiii, presso Fillettino alle Liscie (m. 1250) in luoghi rupestri: 28 Agosto 1893, Doria ! Terracciano ! Oss. Specie nuova per la Flora Romana, dove deve essere m.olto rara. Il Maratti la cita di m. Gennaro e m. Leone dove non fu più ritrovata, ed è molto improbabile che vi sia : il Sanguinetti l' indica di m. Vettore in Abbruzzo, e di m. Corona nelle Marche (Orsini ! Marzialetti ! in Beri FI. It. V, p. 258) quindi fuori dei dominii della Flora Romana. Riferisco a P. caulescens, P. Clusiana var. ci- tata dall' Abbate, sia per l' liabilat identico, sia perché quella specie è propria del dominio alpino e non fu mai segnalata né dell'appennino settentrionale, né del centrale. NUOVE OSSERVAZIONI BOTANICHE IN TERRA DI BARI. — PER A. PALANZA. Fra le specie che adornano questa tanto poco esplorata re- gione delle Murgie e le danno una cosi particolare fisonomia, ne vengo riconoscendo parecchie per vari riguardi cosi mal note ai botanici, che prima e separatamente da tutte le altre sem- brano meritevoli di esser pubblicate. Tali specie hanno per obbietto queste « Nuove osservazioni » esposte col metodo e gl'intendimenti di quelle prime, che ebbi r onore di presentare alla Società botanica nel passato anno. * ' OssQrvazioni hotaniche, ecc. in iSl. Gior. bot. it., 1897, pag. 277. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 151 I. Elymus crinitus Schreb. Bert. fl. it. I, 775. — Pari. FI. it. I, 525. — Ten. Syll., 532 (sub Jlorcleo). — Rigo G. Relaz. ecc. in N. Gior. bot. it. 1877, p 297. — Ces. Pass. Gib. Comp., 88. — Are. Comp. 2" ed., 73. — Fiori e Paol. Fl. an. d' It. I, 111 (sub £'. Capici- Medusae) et le. il it., 388. Nei boschi in Terra di Bari (Bosco « Murgiaditoro » alle Murgie di Andria; bosco Jannuzzi-Ceci alle Murgie di Toritto. A queste due località dove io ho trovato la specie, bisogna ag- giungere la « Difesa » di Turi, dove molti anni fa il prof. Giu- seppe de Nicolò ne raccolse esemplari che mi ha gentilmente comunicati). Non è indicato per alcuna località pugliese nelle Flore e nei Compendi. Agli autori dei più recenti fra questi ultimi è però sfuggito che i signori Porta e Rigo lo raccolsero il 7 Giu- gno 1875 « nei pascoli del Tavoliere », fra Apricenae S. Nicandro garganico. ' Si sa che cresce in Basilicata, dove il Gasparrini Io scopri ad Atella, ed importato presso Genova e Trieste. Oltre a ciò in Sicilia e in Sardegna. Allium subhirsutum L. Molto frequente in Terra di Bari, negli erbosi del piano, nei pascoli e nei boschi alle Murgie. Aprile-Maggio. Gli autori - pongono concordemente la fioritura di questa specie dal Marzo al Maggio. Qui comincia a fiorire verso la fine della prima decade di Aprile, non prima, e finisce colla seconda decade di Maggio: solo in qualche stazione più fresca si può osservare in fiore sino alla fine della terza. Questo ri- 1 Rigo G., 1. e. ^ Guss., Si/n. sic, I, 389. — Parl., Fl. it., Il, 526, ecc. Solo il Bertolgxi {FI. it., IV, 47) indica Aprile e Maggio, ma egli non di- stingue da questa specie il trifoUatuìii Cyr. del quale, come dirò più innanzi, la fioritura non è contemporan3a. 152 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE sulta dalle osservazioni di tre anni (1890-98) ed è notevole, perchè, come apparirà da ulteriori pubblicazioni, sono avvezzo qui, con parecchie specie, ad osservar la fioritura più presto e non, come questa volta, più tardi del tempo indicato dagli au- tori. Qui degli Alliiim (lasciando stare il Chamaemolij, a fio- ritura invernale e che nel Marzo finisce), fioriscono in Marzo solo il neapolitanum Cyr. dai primi, e il irifolialum Cyr. agli ultimi. Non ho mai veduto, in un gran numero di esemplari esami- nati, gli stami più corti del pistillo, come si domandano nella descrizione del Parlatore (1. e.) e come li ho visti in individui di altre località che ho in erbario. Negli esemplari pugliesi il pistillo è più corto e perciò gli stami quasi sempi-e lo superano e solo di rado sono raggiunti da esso. Confrontando inoltre i miei con esemplari raccolti a Terra- cina dal eh. cav. Soramier, oltre alla maggior lunghezza del pistillo, per la quale questi corrispondono alla descrizione del Parlatore, noto che i tepali negli esemplari pugliesi sono evi- dentemente più ottusi, qualche volta ottusissimi e proprio ro- tondati all' apice. Mi guardo bene intanto dal proporre una forma nuova: val- gano le esposte osservazioni ad una più completa notizia della specie, la quale per esse si dimostra variabile nella lunghezza del pistillo e nella forma dei tepali. Allium trifoiiatum Cyr. Piuttosto frequente negli erbosi fra Bitonto e Bari. Marzo-Aprile. Anche sul tempo della fioritura di questa specie le mie os- servazioni non s' accordano con quelle degli autori * che indi- cano Aprile e Maggio. Perchè proviene, in compagnia della precedente, nel terri- torio più facilmente accessibile alle mie ricerche, sono ben certo che essa vi fiorisce, prima dell'. 4. subhirsulum, dalla fine di Marzo e seguita e finisce nell' Aprile. ^ Guss., FI. sic. syn., I, 390. — Parl., FI. it., II, 528. — Ces. Pass. Gib., Camp., 139. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRKNZE 153 Differiscono i miei esemplari da quelli descritti in Gussone e Parlatore,' perchè le foglie, anziché pelose in ambo le pa- gine, sono semplicemente cigliate aWorlo, e solo inferiormente. In qualche esemplare soltanto sono pelose le guaine su tutta la superfìcie, per peli lunghi come quelli dell'orlo fogliare. L' ir- suzie delle foglie perciò, in luogo di essere qui maggiore del- l' A. sahhirsutiim, come risulta dalle descrizioni dei citati au- tori e come espressamente dice il Gussone,^ è notevolmente più scarsa. Nell'^. subliirsutum l'orlo fogliare è cigliato per tutta la sua lunghezza. Restano però a distinguere molto bene questa specie dall' ^. subliirsiititm L. la forma dell' ombrella (fastigiata, non patente), gli stami la metà più corti dei tepali (solo un terzo più corti nel siibhirsutam), i tepali più acuti, la loro colorazione e il tempo della fìorilura. Iris pseudo-pumila Tin. Sec. Pari. fl. it. Ili, 287. /. pseudo-pamila Tin. cat. h. r. panor. a. 1827, 283, forma grandior (ex descript.). — /. pitmila L. var. pseudo-pamila Mart. N. Gior. bot. it. 189.5, p. 97, t. II, forma grandior. Frequente e in alcuni punti diffusissima nei pascoli e nei boschi alle Murgie di Terra di Bari (Murgie di Toritto, di Bi- tonto, di Ruvo di Puglia, di Andria, di Noci). Marzo-Aprile. Indicata sinora per la Sicilia (Pari.) e pel Gargano (Martelli). Tutti gli esemplari miei concordano con la descrizione del Parlatoi^e (1. e.) e perciò con gli esemplari siculi che il eh. au- tore aveva sott' occhio. È innegabile intanto che di questa specie occorrono indi- vidui a fiori molto più grandi, e lo mostrano la descrizione e la figura del eh. Martelli' (l. e.) e la descrizione dello stesso Tineo (1. e ). Il tubo perigoniale nella figura del Martelli é ' L. e. -' L. e. * Che rhigrazlo delle comunicazioni che ebba la cortesia di farmi .suir argomento del suo pregiato lavoro. 154 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE lungo ben due pollici, nelle mie piante un pollice, o, al più, un pollice e mezzo, come in quelle descritte dal Pari. Il flore nella citata figura è più grande dei miei in ogni sua parte, ma è notevole che la proparzione fra le parti è la stessa, ed è quella appunto degli esemplari descritti dal Pari., perchè il tubo peri- goniale é lungo « quasi tre volte più dell* ovario » ed è « quasi eguale in lunghezza alle lacinie esterne » tanto negli esemplari miei, quanto in quello figurato dal eh. Martelli. Fiori anche più grandi di questo doveix)no servire alla descrizione del eh. au- tore della specie, perché egli domanda ; « Corollae tubus 4-pol- licaris » (Tineo l. e). La coltura (alcuni individui anche da tre anni) allunga stra- ordinariamente le foglie e sopratutto lo scapo, con modificazione poco estetica del portamento, venendo sollevato in alto quel- r unico fiore, del quale la grandezza delle lacìnie perigonialì e stimmaticlie rimane uguale a quella che aveva allo stato selvatico e solo s' allungano V ovario e il tubo perigoniale, sicché questo risulta più lungo delle lacinie perigoniali esterne. Avrò, spero, occasione di tornare ad occuparmi di questa specie, quando avrò potuto visitare le località pugliesi (nessuna di Terra di Bari) per le quali il Tenore (Syll. 27) indica la /. pumila L. (e suppongo che sia questa stessa) e S. Pietro in Bevagna in Terra d' Otranto dove il Groves (FI. d' Otr. in N. Gior. bot., 1887, p. 196) trovò la /. Chamaeiris Beri fi. it. IH, 609 (I. lutescens Red. Lil. 5, 263), la quale egli alTerma (1. e.) che, se- condo il Baker, è identica alla /. pumila dell'erbario linneano 1 Xiphion collinum Terr. Terr. rei. per. 1872, p. 176. — Are. comp. 2" ed., 157. Nei pascoli alle Murgie di Altamura (« parco S. Giuseppe » presso « Crocetta »), di Gravina (« Pulicchio » nei « Fronti di Gravina ») e di Noci (« Parco nuovo Lenti »). Nel bosco del « Parco del conte » e nel bosco Caputi alle Murgie di Ruvo di Puglia. — Piuttosto raro. Maggio. In nessuna dalle citate località 1' ho incontrato in più di un punto. Fiorisce dai primi alla fine di Maggio; le capsule sono mature alla fine di Luglio. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZI5 155 Si distingue dal gramineum Pari. (FI. it. HI, 301) pel fusto non Mtagliente, come per questo è domandato dagli autori, ma cilindrico, o appena compresso, e pei semi che non sono bian- chi, come il Pari, li descrive (1. e.) pel gramineum, ma ros- sastri, come li domanda il Terr. (1. e). Il fusto negli esemplari miei é sempre ben più breve delle foglie radicali, e si conserva tale anche negli individui coltivati da due anni. II dott. Nicola Terracciano negli esemplari da me comunica- tigli riconobbe la sua specie. Per essa, che é una fra le più belle abitatrici delle nostre Murgie, sono indicate con certezza le sole località di Caserta, Melfi e Calabria. II dott. Adriano Fiori (Fiori e Paol. FI. an. d'It. voi. I, 226) aggiunge con dubbio anche Cerignola, credo per quello che è detto in Groves (FI. d' Otr. in N. Giorn. bot. it., 1887, p. 196, sub Iride foetidissima L.) degli esemplari descritti dal Janka col nome di /. lorea. Quercus coccifera L. Beri fi. it. X, 211. — Pari. fl. it. IV, 200 ex parte. — Are. Comp. 2* ed., 182. — Fiori e Paol. FI. an. d' It. I, 270 a typica. — Rigo, Relaz. in N. Gior. bot. it., 1877, p. 292. — Groves Fl. d'Otr. N. Gior. bot. it. 1887, p. 192. Frequente e spesso dilTusa in lunghe e dense siepi nei muri a secco al margine delle vie, principalmente del territorio di Bari, e tratto tratto nei muri a secco e. s. nei territori di Bi- tonto, Terlizzi ecc. Diffusissima alle Murgie di Cassano, ove forma macchie molto estese. È specie rara nella Flora italiana, * ma non certo in Terra di Bari. Nella regione pugliese fu indicata per l'estremità meri- dionale della Terra d' Otranto (Castro, Racale) dal Gussone ^ e fu ritrovata ad Otranto dai signori Porta e Rigo (Rigo 1. e.) e dal Groves (1. e). ^ Confr. Paul, e Aiic, 1. e, ed anche Ces. Pass. Gib., Comp., 221, dove, come in Pari., non sono distinte le sottospecie 2;seudo-coc'c//e?'a e calliprinos dal tipo. ^ PI. rar., 368 in comparat. cuni (2- pseudo-coccifera. 156 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE Nel piano l'ho vista, più che altrove, frequente nei muri a secco presso la città di Bari, lungo la via di Biiritlo. In molti luoghi ho osservato che la sua diffusione nei muri a secco è assiduamente combattuta. Le Murgie di Cassano si elevano, nei punti dove proviene la Q. coccifera, a circa 350 m., a una distanza di 28 ehm. dal mare. Vi abbonda nei pascoli Lanzolla e sopratutto nel « bosco di Tommaso ». E onorato col nome di bosco quasi nient' altro che un'estesa macchia di questo frutice. Euphorbia Barrelieri Savi. Pari. fl. it. IV, 527. — Ces. Pas. Gib. Comp., 244. — Are. comp. 2^ ed-, 194. E. Baselicis Ten. syll. 237. E. nìcaeensis 5 Bert. fi. it. V, 76. Frequentissima nei pascoli alle Murgie di Altamura e Gravina ed in quelli delle Murgie alte' di Ruvo di Puglia. Presso la cisterna del « parco Fecocchio » alle Murgie di Bitonto. Aprile-Maggio. Pubblico con piacere questa specie italica trovata sinora qua e là, come peregrina, nella nostra Penisola, perché posso dire di averne scoperta la patria. Nel Giugno e poi nell'Agosto dello scorso anno e ultimamente in Aprile, in tre gite di più giorni alle Murgie di Altamura e Gravina e alle Murgie alte di Ruvo, ^ ho sempre incontrato * Non è qui il luogo di una descrizione geografica delle Murgie: mi riserbo di farla in quel lavoro generale, qual che si sia, sulla loro vegetazione, che mi auguro poter presentare un giorno ai bo- tanici. La distinzione delle Murgie in « alte » e « bassa » è dovuta al dott. Antonio Jatta nei suoi preziosissimi Appunti sulla Geologia e Paletnologia della Provincia di Bari. Trani, Vecchi, 1887, p. 19 a 22. — Del resto più facilmente potranno i botanici essere infor- mati sull'argomento consultando nel N. Gior. bot. it., 1897, p. 317, la molto pregevole esposizione « delle condizioni oro-idrografiche, litologiche, geologiche e meteorologiche » della Provincia di Bari premessa dal dott. M. Massari alla sua preg. Contribuzione alla Brio- logia pugliese e sarda. ^ Ospite dell' amico dott. Antonio Jatta in una sua villa fra quelle Murgie. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIKENZE 157 questa specie ad ogni passo; mi ha, posso dire, accompagnato per molte e molte ore in un territorio estesissimo in tutte le escursioni. Era dunque chiamata rara (confr. gli aut. cit.), per- chè non era stata esplorata questa regione delle Murgie. Pongo, dopo le osservazioni di due anni, il principio della sua fioritura con quello della seconda decade di Aprile ; seguita nel Maggio; alla metà di Giugno é in fruttificazione inoltrata e molti individui sono spogliati non solo delle foglie inferiori, ma anche delle superiori « parabolicis rotundatis amplexicaulibus », come ben le dipinge il Tenore (Syll. 1. e). Potrei anche dire che ho scoperto per questa specie una stazione novissima in questi sassosi pascoli delle Murgie, se avessero ragione il Parlatore e gli autori dei Compendi, che indicano per essa, nei citati luoghi, le « arene marittime » e il Pari, inoltre « i luoghi arenosi boschivi ». Ma non sono stato io il primo che abbia visto spuntare il cesto dei suoi robusti rami fra le fenditure delle pietre. La stazione delle « arene » propria alla E. Barrelieri, per le località liguri e toscane in- dicate dal Parlatore, non conveniva - e si sapeva - alla E. Ba- selìcis riunita, e del resto con ragione, a quella. Si sapeva, perchè il Tenore (Syll. 1. e.) dice: « In saxosis mentis Gargani. » Ho anzi sott' occhio il « Rapporto fatto al sig. D. Michele Te- nore... sulla peregrinazione botanica » al Gargano dallo stesso Baselice, dove a pag. 361 * sono descritti i macigni e gli aspri sassi fra cui proviene la specie. Anche i signori Porta e Rigo, del resto, la ritrovarono sul m. Sacro al Gargano nel 1875. ^ Ho potuto raffrontar la mia pianta con esemplari dell'erbario Sommier raccolti a Terracina della E. Barrelieri. Nessun dubbio sulla perfetta identità specifica. Le differenze notate in tutti gli esemplari miei (foglie superiori più ampie, maggiore robustezza) non mi autorizzano ad inferirne nulla sull'indole della specie, per- chè il raffronto è stato fatto con esemplari di una sola località. * Della « Raccolta di viaggi fisico-botanici » da me citata a pa- gina 278 del N. Gior. bot. it., 1897. A pag. 361 descrive il m. Sacro, a pag. 363 dice che simile a quella del m. Sacro è la natura del m. Stinco, dove la prima volta raccolse 1' Euplwrhia che il Ten. gli dedicò. Il Baselice la trovò poi nelle altre località del Gargano in- dicate nella Syllofje tenoreana. 2 V. Riao G., Relaz. in N. Gior. bot. it., 1877, pag. 301. 158 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Euphorbia nicaeensis Ali. ped. I, 285. b. japygica (Ten.). Ces. Pass. Gib. Comp,, 244. — Are. comp, 2* ed., 194. E. japygica Ten. Syll. 569 et app. IV, 18. E. nicaeensis Bevi. li. it. V, 7G. — DC. Prodr. XV, sec. II, 165. — Pari. fl. it. IV, 530. le. (typi) —AH. I. e. tab. 69, fig. 1. — Jaeq. le. rar. 3, p. 6, tab. 485. Frequente nei paseoli alle Murg-ie in Terra di Bari (Murgie di Cassano, di Toritto, di Riivo di Puglia, di Andria, di Gravina, di Altamura). Giugno-Agosto. Fra gli autori ehe riuniseono senz' altro la E. japijgica Ten. alla E. nicaeensis, il DC. (1. e.) aggiunge al sinonimo tenoreano : « forma capsula tomentella ». Né certo la E. japygica differisce in altro, né panni ci sia nulla a ridire sulla sua riunione alla nicaeensis, con tutto che l'Allioni descriva questa soltanto con la « capsula leve ». Ma io, studiando una regione particolare e, oltre a ciò, singolarissima, credo che avrei torto a non tener se- parata una forma frequente in tutto il territorio, in molti punti anzi diffusissima, e che recede dal tipo per un carattere di lieve importanza si, ma costantissimo nelle aride Murgie, tanto che in tre anni non ho mai potuto osservare una capsula glabra. Non so perchè il Pari. (1. e.) che cita la pag. 569 della Syll. tenoreana non indichi la località di Gravina, dove lo Scacchi raccolse questa pianta : località che il Tenore anzi riporta per errore un' altra volta, come nuova, nell' app. IV, 18. — Nei Compendi è distinta la forma, japygica senza località: al tipo è dato come estremo limite meridionale l' Abruzzo. È notevole che non sia indicata questa forma (né il tipo) pel Gargano. Non ve la trovarono nemmeno i signori Porfa e Rigo, con tutto che la loro seconda ascensione, nel 1875, ai monti di quel gruppo avvenisse nel tempo che la pianta è in fiore (Rigo G., 1. e, pa- gine 296 a 307). È la più tarda a fiorire fra le congeneri perenni che abitano con essa le Murgie ; perchè non comincia prima della metà di Giugno e seguita nel Luglio e fin verso la metà di Agosto. Par che preferisca i sassosi più aspri, e nel cuore dell' estate, in piena fioritura, spiccano i suoi cesti verdi glauchi sul grigio e il giallastro delle pietre e del seccume (pascoli Lanzolla a Cas- sano !, erta di Castel del monte ad Andria !). ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 159 UNA GITA BOTANICA IN PROVENZA. - COMUNICAZIONE DEL DJ A. PREDA. Fra le varie erborazioni primaverili del 1897, preparate e dirette da quell'egregio scienziato che é il Prof. Chodat, del- l'Università di Ginevra, di nessuna serberò un ricordo tanto grato e incancellabile quanto di quella fatta in Provenza dal 20 al 23 Maggio. Scopo principale della gita era di visitare la Ca- margiie, colla caratteristica flora delle sue sabbie e il Monte Ventoux. Sebbene qualche volta a malincuore, sorvolerò su molte cose non attinenti alla botanica, e che potrebbero dare a questa mia relazione un aspetto troppo tourislico, ma non m'incolpi il let- tore se qualche volta dimenticherò per un istante la promessa. Le regioni alle quali accenno furono già studiate da valenti botanici come i signori Commes, Flahault, Martin, Requieni, Roux ed altri, e non pretendo qui di presentare al lettore un lavoro critico che apra nuove vedute sulla flora provenzale, ma solo un resoconto delle piante raccolte durante la nostra escursione. Mercoledi 19 Maggio ci trovavamo riuniti in una ventina di persone alla stazione principale di Ginevra, detta di Coy^navin, per prendere il treno delle 17,50 (ora di Parigi) che doveva portarci fino a Lione, e coincidere con altri per Arles e S'.-Louis. Fra i gitanti dobbiamo annoverare il Prof. Chodat, direttore della gita, le signorine Blumberg, Gourevitcke, Kandalinsky, Srebriansky e Tichonovitch; il D'. Lendner (presentemente primo assistente del Prof. Chodat), il Prof. luge, i signori Ale- scieff, Boesch, Diem, Gatter, Gelshorn, Hausmann, Hertenstein, Morand, Studen, Segai, e lo scrivente, unico rappresentante l'elemento italiano. — Tutti erano venuti coli' intenzione di fare una buona raccolta di piante, e n'erano prova i numerosi va- scoli ed i pacchi di carta asciugante ammucchiati in un angolo della sala d'aspetto. Qui comincio ad adoperare le forbici sopprimendo gran parte delle mie note e tralasciando di parlare del lungo viaggio not- 160 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE turno, interrotto solo dalla visita della dogana a Bellegarde e dai cambiamenti di treno a Lione e ad Arles, porto il lettore al di là di quest'ultima stazione, quando il sole è già sorto all'orizzonte. I Populus alba, i Cupressus, i Tamarix che ci passano dinanzi come un esercito in evoluzione, ci avvertono die siamo in un paese meridionale; ma gradatamente queste piante si fanno più rade e finiscono poi collo sparire; solo qna e là, lungo i terra- pieni della ferrovia, ancora qualche esemplare di Tamarix, o (gualche gruppo di Arando Donax, rompono la monotonia del- l'ampia distesa di terreni acquitrinosi, popolati di Pliragmites. Ove queste arundinacee sono più rade, spiccano i fiori gialli àé\V Iris Pseudacorus e si stendono le foglie ùeUsi Nijmphaea. Nelle vicinanze di S.'-Louis il paesaggio cambia completa- mente. Le piante acquatiche lasciano libero il campo ad altre, aggruppate in densi e bassi cespuglietti. Siamo fra le prime sansouires, fra quelle distese argillo-sabbiose, antiche allu- vioni del Rodano, che da sole occupano una gran parte della Camargue e dei luoghi limitrofi. — Il Flahault o il Commes, nel loro lavoro intolato « Flotte de la Camat^gue et des alliivions du Rhòne » {Ball. Soc. hot. de France, Gennaio 1894, p. 37), citano tre chenopodiacee, come principali costituenti il tappeto vegetale di quelle regioni: la Salicornia fridicosa, la S. ma- crostaohiia e la 5. sarmentosa; ad essa poi s'unisce, sebbene meno frequente, V Obione portalacoides. Fra quei ciuffi vediamo qua e là dei tratti più o meno estesi di terreno, privi di vege- tazione, e composti da efflorescenze di cloruro di sodio i di cui cristallini scintillano ai raggi del sole. — Una leggera brezza ci porta il caratteristico odore del mare. — Quando scendiamo alla stazione di S'.-Louis sono circa le 0 del mattino. Prima di entrare nell'abitato, sui margini della strada, vicino alla stazio- ne, raccogliamo Salicornia fruticosa, S. macì'ostachya e l'in- separabile Obione portalacoides. Dopo una breve sosta ad una piccola osteria e una visita ad un bastimento mercantile, per accontentare i novizi del mare, ci facemmo trasportare in barca sull'altra riva del Rodano, nella cosi detta Isola della Camargue e che meriterebbe più propriamente il nome di delta, perchè di origine alluvionale e delimitata verso terra dalle due braccia principali del Rodano : ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 161 dal Gran Rodano, cioè, che la circoscrive da Nord ad Est, e dal Piccolo Rodano, che la delimita da Nord a Sud. La re- gione, che ha uno sviluppo di 25,000 ettari, è occupata per la massima parte dalle sansouires, alle quali più sopra accennam- mo, da grandi estensioni di terreni salmastrosi e del tutto ste- rili (gazes) e da piccole dune lungo il mare. In questa nostra prima escursione, erborizzammo lungo la riva del Rodano e c'internammo per breve tratto, camminando su di un terrapieno, a destra e a sinistra del quale si stendono re- gioni paludose, allora all'asciutto. — Non ci trattenemmo troppo a lungo, perchè nostro scopo principale era di raccogliere piante vicine al mare, e poi lo sguardo poco benevolo dei numerosi tori destinati alle future corridas di Arles e di Nimes poco ci rassicurava. Ripassammo il Rodano col seguente bottino: Lagnrus ovatiis L. Sphenopus Goitani Trin. Arum Ualicum Mill. Iris Pseadacorus L. Ilimantoglossum liìrcimun Spr. Orchis paluslris Jacq. Aristolochia ClemaUlis L. Ramtnculus Baudotiì Godr. Thalicirum flavwn L. Brassica nigra Boiss. Raphanus Raphanistrum L. Rapistritm riigosum Bergt. Tamar ix gallica L. Chlora per follala L. Cynoglossicm piciicm Ait. Lithospermum officinale L. Plantago arenaria W. et K. P. Coronopus L. Lathiirus hirsuiiis L. Tetragonolobus siliquosus Roth. Trifoliiun stellalum L. Inula crithmoides L. Urospernmm Dalechampii Desf. Ci dirigemmo questa volta verso il golfo di Fos, camminando sulla sponda dell'ampio canale che mette in comunicazione il porto col mare. — Verso 1' 1 '/, rientrammo nel porto di S'. -Louis trasportati da una barca peschereccia a vela. Mentre l'imbarca- zione scivolava dolcemente suH' acqua del canale e il Prof. Chodat era intento a raccogliere delle diatomee col suo inseparabile retino a rimorchio, io facevo la lista delle principali piante rac- colte: Avevamo trovato nei terreni popolati di Tamaricc, che costeggiano il canale: Aeluropus litloralis Pari. Asphodelus fislalosas L. Eaphorbia Paralias L. Saaeda fruticosa Forsk. Ranunculus neapoliianus Ten. Papaccr duhium L. 162 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Alìjssum mariti miim Lam. Malva silvestris L. Convolvulus arvensis L. C. lineatus L. Siderilis romana L. Plantago Cynops L. Medicago litoralis Robde. Melilotus parvìflorus Desf. Trifolium glomeratum L. T. maritiinum Huds. Scabiosa maiHtima L. e vicino al golfo di Fos, nelle sabbie marittime: Glaucium flamini Crantz. Cakile maritima Scop. Anthemìs maritima L. Artemisia maritima L, Raccogliemmo pure sulla spiaggia, rigettati dal mare, i resti dell'immancabile Posidonia oceanica Del. e della Zostera ma- rina L. unitamente a quegli ammassi infeltrati, sferici, dovuti a frammenti di spighe della Posidonia (simili agli aegagropila, che si formano nello stomaco dei ruminanti) e che nei tempi passati diedero origine a curiosissimi abbagli. Dopo circa Y^ d'ora di navigazione sbarcammo nel porto e senza perder tempo andammo a prendere il treno per Arles. La nostra breve permanenza in Arles è forse la parte meno botanica della gita: si ridusse alla visita di quella simpatica cittadina; andammo a vedere le Arene (ove assistemmo ad una inaspettata corridas popolare), il teatro romano, gli Aliscamps 0 viale dei sepolcri romani; e ammirammo pure le belle Arle- siane. Di piante raccolte alla sfuggita non posso citare che il Hyoscyanms alìms L. delle Arene, VUrtica pilulifera L. in frutto fra le tombe romane degli Aliscamps, e lo Sparti am junceum L. in fiore, su di un terrapieno nello stesso luogo. La mattina dopo, per tempo, lasciammo Avignone, dirigendoci a piedi alla volta del Mont Majeur. Alla base del monte, in, un boschetto, trovammo: Quercus Ileo: L. Q. coccifei^a L. (in densi e bassi cespuglietti). Phillìjrea variahilis Tumb. Pistacia Terebinihus L. Nelle parti coltivate vegeta 1' Amygdalus communis, in frut- to, e VOlea europaea. Trovammo un unico esemplare di Panica Granatiim L. in fiore. Sui luoghi rocciosi si sviluppa qualche raro esemplare di Juniperus phoenicea L. dal fusto poco svilup- ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 163 pato e dai rami adagiati, che di lontano potrebbe essere confuso coli'/. Sabina L. In altri punti raccogliemmo: Aspavagus acutifolius L. Asphodelus fistiilosiis L. Eicphorbia Characias L. E. serrata L. Osyris alba L. Helianthemuììi camini Dun. Echiwn vulgare L. Teucriiim Poliwn L. Coris monspeltensìs L. Coronilla vaginalis Lam. Achillea odorata L. Antennaria dioica Gaertn. Elda sp. [ Asteriscus spinosus Gr. et Convolviclus Cantabrica L. | Godr. Giunti alla cima del Mont Majeur e visitato il pittoresco con- vento, scendemmo dal versante Nord percorrendo quindi uno stradone postale, fra i campi ove abbondano i mandorli. La nostra meta sarebbero state le Aìpines,^ ma, vista l'ora tarda, ci risolvemmo dopo un'ora e mezzo di strada, a tornare ad Arles, prendendo il treno ad una piccola fermata; mentre aspettavamo il convoglio raccogliemmo ancora sui margini della strada: Juniperus iJìioenicea L. 1 Paronijcliia argentea Lam. Cistiis crispus L. Asperula arvensis L. Linum gallicwn L. I Il fischio della locomotiva ci tolse ben presto dalle nostre ricerche. Ad Arles si doveva trovare la coincidenza per Carpantras, ma con nostro dolore l'altro treno era già partito : bella coinci- denza ! Di faccia alla stazione, dall'altro lato della via ferrata, v'è un piccolo chiosco aperto, che doveva un tempo servire ad uso di caffè, e siccome c'era da aspettare circa un' ora, ci venne la buona idea di vuotare i nostri vascoli, intercalando le piante fra la carta asciugante. Stendemmo il nostro materiale sul lungo banco, ove un tempo si spacciavano vini e liquori, e quel pic- colo caffè fu presto trasformato in un laboratorio di botanica. Cosi r ora d' aspetto passò senza clie nessuno se ne accorgesse. ' Ls Alpines sono una x'amilicazione delle Alpi di Provenza, nel Dipartimento delle Bouches-du-Rhòne. Questa catena non supera l'altitudine di 800 metri. 164 ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE Si giunse a Carpantras che era già notte, e cominciava a piovere. — La mattina appresso ci svegliammo di buon'ora, e malgrado la pioggerella insistente lasciammo Carpantras in diligenza, diretti al Mont Ventoux. Fermatici per poco tempo in una piccola osteria di campagna, cominciammo la salita, sempre scortati da Giove Pluvio; e qui bisogna proprio fare un plauso alle signorine, che, malgrado il tempo, vollero accompagnarci. La flora di questo monte, noto al nostro Petrarca, '■ fu già diligentemente studiata dal signor Roux ( Ilerborisation clans le Daupliinè meridional et au Moni Ventoux) e dai signori Re- quieni e Martin (Eniimèration des plantes 2}hanèr'ogames da Mont Ventoux) ed io mando senz'altro il lettore a quegli au- tori, accontentandomi di dar qui la lista delle piante raccolte: Pinus montana Duroi var. un- cinata. P. PinaRter Soland. Koeleria phleoides Pers. Sesleria caerulea Ard. Narcissus poèticus L. (ai piedi del monte). Gladiolus segetum Gawl. (cara- pi alla base del monte). Fagus sitvatlca L, Buxus sempervirens L. gione media). Eupliorbia Characias L. E. serrata L. Mercuriali^ perennis L. Ranunculus arvensis L. piedi del monte). R. montanus W. Thalictrum foeiiduin L. (re- gione media tra i Fagas). Aethionema saxatile R. Br. (regione media). Biscutella laevigata (fra i Fa- gus). (re- (ai Erìjsimum ochroleiicwm DG. Iberis garrexiana Ali. Reseda lutea L. (campi alla base) . R. Phyteuma L. Heliantliemum canum Dun. Viola cenisia L. (frammenti rocciosi verso la cima). Saponaria ocymoides L. Silene alpina Thomas. S. italica Pers. Paronyclìia argentea Lam. P. nivea DC. Linum narbonense L. Cynanchum Vincetoxicum Bert. var. contiguum (Koch). Linaria supina Desf. (fram- menti rocciosi presso i Fagus). Scrofularia canina L. Thymus vulgaris L. Globularia cordifoliaL.fi nana Camb. Andro sace villosa L. Aretia Vitaliana Murr. Antliyllis inontana L. ^ Il Mont Ventoux (Mons Ventosus), appartenente a un ramo delle Alpi del Delfinato, sorge presso Carpantras nel Dipartimento di Vaucluse e raggiunge 1' altezza di 1905 metri. ADUNANZA. DELLA A. vulneraria L. fi rubra Goii. Astrapalus depressus L. A. ìYionspes^ulanus L. A. purpurcus Lam. Donjcnium suffruticosam Vili. Genista aspalathoides Lam. G. h ispanica L. Psoralea bituminosa L. Spartiuni junceum L. T7c'/a p2regrina L. T'. onobrychioides L. Anielanchier vulgaris Moeuch. SEDE DI FIRENZE 165 Rosa pimpinelliColia L. Sorbus Aria Crantz. Sacci fraga oppositifolia L. (presso la cima). Torilis nodosa Gaertn. Asperula arcensis L. Viburnwn Lantana L. Valeriana tripteris L. Heliclirijsum Stoechas Auct. Lactaca perennis L. Rhagadiolus stellatus Gaertn. Tragopogon crocifolias L. Pernottato di nuovo a Carpantras, il giorno seguente pren- demmo il treno per Ginevra, fermandoci però un paio d'ore ad Grange per visitarvi le sue antichità. Al-CUXE ORCHIDEE DEI DINTORNI DI NAPOLI. VINCENZO PATRICELLI. PER Le specie citate in questa nota già appartengono al dominio della flora dei dintorni di Napoli; ma nelle opere concernenti questa non (igurano per le località alle quali si riferiscono. Domando venia alla Società botanica italiana dell'aridità di questo scritto, che rendo di pubblica ragione acciò possa servire a quei pochi studiosi i quali si occupano con serietà ed esat- tezza scientifica di floristica napoletana. Gli esemplari delle specie in questione (eccettuati quelli del Limodorani aborlivain Swartz) sono posseduti dal mio amico sig. Erminio Migliorato, che li renderà ostensivi a chi li voglia osservare. Orchis longicruris Link. — « Bosco inferiore » di Portici (Ve- suvio). Aprile 1807. Raccolta dal Migliorato. Orchis coriophora Linn. — Prati del « Bosco inferiore » di Portici (Vesuvio), Maggio 1890. Raccolta dal Migliorato. Limodorum abortivum Swartz. — Selve dei « Camaldoli di Torre del Greco » (Vesuvio), Maggio 1897. Raccolto dal sig. An- gelo Mazza. Bull, della Soc. bot. Hai. 12 166 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Neottia Nidus-avis C. L. Rich. — Selva di castagni presso l'Eremo dei « Caraaldoli di Napoli » (Campi flegrei), 16 Mag- gio 1897. Raccolta dall'egregio sig, prof. Fortunato Pasquale. La presenza di questa specie montana sui Camaldoli, che sono alti appena m. 458, trova spiegazione nel seguente brano riportato dal Parlatore nella Flora italiana (Voi. Ili, p. 364) : « Nei luoghi ombrosi ed umidi dei boschi di faggio e di abete dai 1300 ai 1700 m. sul livello del mare, donde discende tal- volta nella regione del castagno nei monti della penisola .... però é rara, nascendo qua e là solitaria ed in piccoli gruppi. » CONIFÈRES DE CHINE. — PAR L. BEISSNER À POP- PELSDORF PRÈS BONN. Un eiivoi de ptonfc.s d'herbier ramassóes en Chine par le Rèv. Pére Giuseppe Giraldi, missionaire dans le Shen-si septen- trional, a été adressé récemment à MJ Biondi à Florence, qui m'a confié les Conifères pour la déterraination. En continuation de mes déterminations d"un premier envoi de Conifères (voir Nuov. Giorn. Bot. Ital. Nuova ser., voi. IV, n. 2, Aprile 1897) je donne ici la liste des noms du nouvel en- voi, en tant que la détermination m'a été rendue possible par rétat des exemplaires. Nous trouvons date du 20 Juillet 1897 du mont Thae-pei-san : Abìes Veitclii Carr. Deux branches portant chacune un des petits cònes caractéristiques bleu-noiràtres à bractées sail- iantes. Une branche vigoureuse terminale mentre des feuilles à pointes très aigués, tandis que les feuilles des branches laté- rales ont toujours les pointes émarginées. Abies Veitchi Carr. Deux autres branches, du mont Kio- tou-san, Octobre 1897, sont garnies de fleurs màles. Une autre espèce &' Abies du Kio-tou-san, récoltée le 14 Juil- let 1897, n'est représentée que par quelques branches mal con- servées et malheureusement sans cònes. Les feuilles, longues de 10 à 25 mm. et larges de 2 à 3 mm., sont pointues, soit à pointe arrondie ou légèrement émarginée, ne montrent que partiellement en dessous les deux bandes glauques. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 167 C'est VAbies Mariesi Mast. dont les feuilles les plus jeunes moiitrent les bandes glauiues très lìionoiicées, tandis que les feuilles plus àgées perdent la glaucescence. La structure ana- tomique de la feuille aussi présente absolument une forme iden- tique à celle que M/ le prof. Mayr nous donne pour Y AMes Mariesi, dans sa « Monograph. der Abietine des Jap. Reiches, Tab. ir. » Tant qu'on peut en juger, à défaut de cònes, il s'agit d'un AMes du groupe du firma, représenté au Japon par plusieurs espèces très parentes, c'est-à-dire par les AMes firma S. et Z., A. umbilicata Mayr., A. drachyphi/lla Maxim. (^1. homoleins Sieb.) et A. Mariesi Mast. Il y aencore une très proche parente, AMes holophì/Ua Maxim, découverte par Maximowicz dans le sud-est de la Mandschourie, mais elle n'est pas assez défìnie pour pouvoir la distinguer des autres, ou pour dire si elle est identique à une des espèces nommées. Un Tsiiga a été ramasse aussi le 14 Juillet 1897 à Kio-tou- san, malheureusement sans cònes aussi. À en juger d'aprés les rami 1 les d'un jaune luisant à cous- sinets rouges, et dont seulement les bourgeons les plus jeunes montrent partiellement quelques poils roux et des feuilles dont la longueur varie de 5 mm. (celles qui garnissent la surface des ramilles) à 18 mm., la plupart obtuses, ou légérement émar- ginées a la pointe, nous reconnaissons les caractéres du Tsuga Sieboldii Carr. Mais, pour ótre sur, il faudrait voir des cònes, dont nous prions le Rèv, Pére Giraldi de nous procurer quel- ques-uns pour décider cette question. En tout cas il est très intéressant de constater la présence du Tsuja du Slien-si septentrional en société de VAbies Veitchi et d'un Abies du groupe du firma, association déjà constatée au Japon. Juuiperus cliiiieusis L. montre les formes les plus dif- terentes. Les branches, ramassées le 16 Mars 1897 à Sce-kin-tsuen, ne portent que des feuilles acicnlaires, de la piante m/ìle aussi bien que de la piante femelle, qui est bien gamie de galbules plus ou moins pruineux et noiràtres suivant la maturité. Le Rév, Pére Giraldi a vu de beaux arbres ornementaux, 168 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE ayant l'aspect de cyprès, de 20 métres de hauteur, et doni les graines mùrissent en aiitomne. Qiielques autres branches d'une piante femelle du mème en- droit montrent des ramides très seri^èes à feuilles squamifor- mes garnies de galbules. Une autre forme femelle ramassèe en Octobre 1897 à Si-ku- tzui-san, excluaivemenl à feìiiUes squamiformes et à branches et ramilles moins serrées, noiis monfre la piante femelle abso- lument comme nous la trouvons partout dans nos cultures. L'envoi nous donne une bonne idée de la grande varìabiliiè du J. chinensis, dont la piante male et femelle sont si dissem- blables que l'amateur qui n'est pas connaisseur, croit avoir devant lui deux espèces différentes. Ce fait a Irompé mème' des bofanistes, de sorte qu'ils ont nommé la piante male, qui porte en general plus de feuilles aciculaires, /. slruthiacea Knight, landis que la piante femelle, sur laquelle les feuilles squamiformes dominent, a regu les noms de /. cernua Roxb. et de /. Reevesiana hort. Cupressiis funebris Endl. de Sce-kin-tsuen, le 7 Avril 1897, est envoyó en branches vigoureuses garnies de fleurs màles, mais sans cònes. Le pére Giraldi ajoute que c'est la seule espéce de Cyprés en Chine dont il avait envoyé déjà une fois un exem- plaire mais sans fleurs. Ce Cyprés atteint de 15 à 20 métres de hauteur et on le trouve surtout piante autour des tombeaux. 11 pousse trés lentement et on le rencontre aussi de petite taille avec des rameaux en forme d eventail. Bìota orieiitalisi Endl., déjà envoyé la première fois, vient de Si-ku-tzui-san, Octobre 1897, en plusieurs branches garnies de cònes ouverts, avec une bonne quantité de graines, Cephalotaxiis Fortuiiei Hook, f emina, que nous possé- dons déjà du premier envoi, se trouve en branches vigoureuses munies de fruits; il a été ramasse sur le Thae-pei-san le 20 Juil- let 1897. Piiiiis koraiensis S. et Z. de Kan-y-san, le 12 Juin 1897, est représenté par deux branches garnies de fleurs màles et de deux cònes bien développés à raoitié miàrs. Quant à la nouvelle espèce de Larix du premier envoi: Larìx cliiiieiisis Beissn. Nuov. Giorn. 1. e. le Rév. Pére Giraldi a promis den procurer des graines, qu'il espère trou- ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 169 ver aii mois de Juillet prochain. * L'aniiée passèe, son collecteur de graines, venu tard au mois de Novembre, trouva les cònes ouverts sans graùies et les arbres dépouillés de leurs feuilles. Qiiant a la forme et a la hauteiir dii Larice chincnsis, le Pére Giraldi écrit que les arbres soiit coniques à branches horizon- tales ; sur les hautes montagnes ils resteiit à l'état de buissons ; leur liauteur varie de 3 à 5 mètres. Le Rév. Pére Giraldi ne dit pas si les arbres qu'il a vus étaient jeunes encore, ou s'ils conservent ces petites dimensions raéme quand ils sont àgés, peut-ètre parce qu'ils sont placós dans des conditions défavo- rables ? On est porte à penser que i'arbre atteindrait de plus fortes dimensions dans des conditions favorables, ainsi que cela s'ob- serve chez beaucoup d'autres espèces de Coniféres. Cet envoi de coniféres, quoique petit, offre un intérét parti- culier, non seulement parce qu'il complète le nombre de coni- féres que nous connaissons de la Chine, mais aussi parce qu'il montre qìie cetHaincs conifere^, qui soni indigènes au Japon, se trouvent ègalement en Chine dans le Shen-si sepienlrional, dans des conditions analogues. Espérons que le Rév. Pére Giraldi puisse nous procui-er en- core des cònes et d'autres matériaux, ainsi que certains ren- seignements qui nous manquent encore pour compléter nos connaissances sur les coniféres chinoises, de mème que des graines bien développées pour en obtenir des plantes pour nos cultures. Peut-ètre le Pére Giraldi trouvera-t-il roccasion de nous pro- curer aussi la Keteleeria Davidiona, qui se trouve dans le Sse- tschouen septentrional, dans les montagnes de Lon-ngan-fou, ou la Kcteleeria sacra du Shen-si meridional, Han-tschong-fou et Ho-kia-tschiao. Ces Coniféres trés iiitéressantes, parentes du genre Abies et portant de grands cònes, ne se trouvent pas encore en culture, tandis que le Kefeleeria (Abies) Forlunei Carr., du sud-est de la Chine, est en culture, et prècisément en Italie, favorisé par * M.'' Biondi m'annonce qu'une petite quantité de graines vient d'arrivar; nous pouvons esparer dèi lors d'acqérir ce nouveau Larix pour nos cultures en Europe. 170 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE le cliraat. Daiis le beau jardin cles frères RoDelli à Pallanza, bien coiinus par leiirs riches coUections de plantes, on admire le plus fort individu qui existe eii Europe et qui a été l'objet de beaucoup d'études. Il Vice-Presideute ArcanGtELI, dopo essersi scusato per il maucato suo intervento all'ultima adunanza, presenta una nota del suo assi- stente dott. Antony intitolata : SULLA STRUTTURA E SULLA FUNZIONE DEGLI STOMI NELLE APPENDICI DEL PERIANZIO E NELLE ANTERE. — PER A. ANTONY. In seguito al lavoro di Grace D. Chester ' sulla struttura e sulla funzione degli stomi nelle appendici perigoniali e nelle antere, credei utile continuare le ricerche iniziate da quel- r autore estendendole a piante che non erano state da lui con- siderate. Prima di esporre alcune considerazioni generali che possono ricavarsi da tale studio, intendo parlare specialmente dei casi che mi sembrano essere più interessanti tra li esa- minati. Cominciai le mie ricerche da varie specie di Notcìsshs al- lora in flore. Di queste lo Chester aveva esaminato solo la specie Pseudo Narcissus L., la quale riscontrò presentare stomi. Le specie da me esaminate presentano pure numerosi stomi. Nel Narcissus papyraceus Gawl. gli stomi si presentano net perigonio, tanto nei pezzi più esterni quanto nei più interni. E si sulla pagina inferiore che sulla superiore del tepalo : quanto alla loro disposizione, essi sono disposti piuttosto regolarmente, assai numerosi e più verso la base del mucrone nei tepali muniti di mucrone. Anche le antere sono fornite di stomi, ma qui essi hanno un'estensione più ristretta limitandosi la loro presenza al connettivo che unisce le sacche polliniche: mancano nei filamenti degli stami. La struttura degli stomi è simile alla normale: le cellule di chiusura sono ricche di granuli di fecola. Ma mentre * GuACE D. Chester, Bau, uncl Function der Spalto ffnungen auf Blumenhldttern und Antheren — Berichte der Deutschen Botanisclien Gesellschaft, .Tahr. 15, H. 7. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 171 gli stomi dei tepali sono capaci di muoversi e mostransi in vari stadi di apertura della loro bocca, gli stomi delle antere sono immobili né si riesce a chiuderli provocando la plasmolisi o ponendoli all'oscurità. In modo simile gli stomi si presentano in altre specie di Narcissus: cosi nel N. Ualicits Sims, nel A^. aureus Lois., nel N. poeticìis L. In quest'ultimo però non tutti gli stomi hanno una struttura regolare, che alcuni di essi si mostrano costruiti irregolarmente, avendo delle cellule di chiusura assai ridotte: in altri queste sono strette, quasi rettangolari e bislunghe, si che é didicile riconoscere ancora in loro la caratteristica forma di rene. Anche è da notare che nel N. poèlicus mentre la fac- cia esterna dei tepali presenta stomi numerosi, l'interna ne è povera, finché quelli mancano affatto verso l'apice del pezzo perigoniale: in generale i pochi stomi si trovano ai lati delle ultime tracheidi percorrenti il tessuto. Invece gli stomi sono numerosi nelle antere e immobili. In tutte le specie di Narcissus esaminate trovai la corona sempre sprovvista di stomi. Nel Chimonanthus fragrans Lindi, mentre la pagina infe- riore dei petali sembra mancare di stomi, la pagina superiore presenta un epitelio con stomi non molto numerosi ma assai evidenti. Si mostrano in maggior quantità nella parte colorata del petalo che non nella incolora, nella quale mancano quasi del tutto. Anzi nella parte colorata abbondano nei punti ove è più intensa la colorazione. Gli stomi sono conformati normal- mente, colle cellule di chiusura contenenti cloroplasti. Come nei Narcissus, nei petali del Chimonanthus gli stomi sono più numerosi vei'so la base che verso l'apice del petalo stesso. Stomi conformati normalmente, aventi le cellule di chiusura ricche di cloroplasti si trovano nel perigonio del Galanthus nivalis L. Però solo nei pezzi esterni e di questi nella pagina superiore o interna, mentre i pezzi interni ne sono sprovvisti in ambedue le pagine. Le antere pure e i filamenti degli stami sono sprovvisti di stomi. Nel Cheiranlhus Chelri L. solo l'epitelio della pagina infe- riore dei petali presenta stomi: ma questi sono assai rari e le loro cellule di chiusura molto piccole relativamente alle circo- stanti e povere di cloroplasti. Più abbondanti cloroplasti con- 172 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE tengono le cellule di chiusura degli stomi nelle antere dello stesso fiore: i filamenti degli stami non presentano stomi. Nei Crociis vemus A\\. trovai gli stomi solo nelle antere e questi in vari gradi di sviluppo: alcuni poco sviluppati, quasi abortivi, altri bene sviluppati con apertura distinta. Anche nel Crocus nioestaciis Heyn. gli stomi trovansi solo nelle antere. E qui alcuni sembrano chiusi del tutto, altri hanno una piccolissima apertura. Stomi con apertura ben definita, conformati normalmente, aventi cellule di chiusura con cloroplasti si mostrano nella pagina inferiore dei pezzi perigoniali neW Anemoìie coronaria var. pur- purea L. Mancano nella pagina superiore dei pezzi, trovansi nelle antere identici a quelli del perigonio. Francìscea eximia Scheidw: nella corolla l'epitelio della pagina inferiore porta alcuni stomi molto ridotti: in questi le cellule di chiusura presentano dal lato esterno contorno irre- golare sinuoso, comandato dalla forma delle cellule circostanti, e limitano una piccolissima apertura. Ma altri stomi in numero scarso, ricchi di cloroplasti sono affatto chiusi e rimangono tali sotto l'azione della luce o sotto la forza del turgore che si pro- vochi nelle cellule di chiusura. Anche le antere presentano stomi per lo più chiusi, ma non cosi nettamente definibili come quelli della corolla. Gli stomi mancano nei filamenti. Nella Magnolia Jiilan Desf. le at)pendici perigoniali sono for- nite di stomi. Di questi, parecchi sembrano chiusi o ridotti : al- cuni presentano una piccola apertura, altri hanno una apertura costante ben definita. E si notano tutte le forme intermedie. Stomi normalmente conformati e ricchi di clorofilla si tro- vano nel Talipa praecox Ten.: o hanno la bocca completamente chiusa 0 mostrano una piccola apertura o sono chiaramente aperti. Ma dopo il soggiorno prolungato nella glicerina all'oscuro, la massima parte degli stomi presenta l'apertura affatto chiusa: pochi mantengono un'apertura lunga e stretta. Anche le antere e i filamenti degli stami hanno numerosi stomi di conformazione ordinaria. Ma la plasmolisi non deter- mina in essi la chiusura della bocca, almeno nella maggior parte, si che possono riferirsi agli stomi sempre aperti. Nel perigonio del Mascari moschatam Desf., solo la pagina ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 173 esterna è provveduta di stomi. Anche questi hanno conformazione normale, sono ricchi di cloroplasti nelle cellule di chiusura. Trattati colla glicerina o posti allo scuro non si comportano tutti in ugual modo: pochi chiudono la loro apertura, i più re- stano immobili, pochissimi si mostrano chiusi di per sé stessi. Sembrano pure doversi riferire agli stomi sempre aperti quelli che sono, poco numerosi, nelle antere. Nella Frecsia refracta Jacq. le antere portano stomi in picco - lis-simo numero. Sono piccoli, mal conformati, quasi atrofici, mo- stranti solo una brevissima apertura. Apertura molto breve mo- strano gli stoini che trovatisi nella faccia esterna del perigonio, ma essi sono ben conformati, pur essendo piccoli e in piccolis- simo numero. Callìii palastrìs L., calice: l'epitelio della pagina inferiore ha numerosi stomi conformati normalmente: le cellule di chiu- sura contengono grani di fecola composti. Gli stomi trovansi in vari gradi di apertura della loro bocca: sono mobili. Le antere mancano di stomi. Come osservò il prof. Arcangeli in una rivista del lavoro dello Chester, * è utile confrontare gli stomi sempre aperti che si mostrano spesso nelle antere co,^li sto:ni caratteristici della taccia interna della spata di alcune Aracee. Lo Chester, nelle Aracee che esaminò (Anthurmm, Ariim, Philodendron, Aglao- nema) dice aver trovato gli stomi sulla superficie dei fiori dello spadice; ma non parla degli stomi che presenta la spata. Già l'Arcangeli riconosceva questi stomi sempre aperti nella spata deW Arisaimm proboscideum Savi. - Essi si presentano nella superficie interna di quella: « la parte della spata al di sopra della camera nuziale presenta numerosi stomi con apertura rotonda, privi della facoltà di chiudersi, simili a quelli che si trovano in certe piante acquatiche, i quali giovano a rendere più facili gli scambi gazosi in quelli organi che per la loro con- formazione e la loro stazione male si prestano a tale scambio. » Bulleftino della >Soc. Bot. Ita!., Sede di Firenze, adunanza del 9 gen- naio 1898, n. 1. • AucAXiiEM G. Sìiir ornili Maxim, var. Giraldii Christ Hab. In cacumine mentis Thae-pei-san (septembre 1897) et ad mon- tes Ko-kou-san (3 septembris 1897) atque Huan-tou-san (octobre 1897). 18. Asp. subniite Christ Hab. In montibus Thae-pei-san (septembre 1897), Ko-kou-san (3 septembris 1897) et Huan-tou-sau (20 octobris 1897), in coUibus prope Ja-ugan-fu (aestate 1897 ; legit Pater Nesi). 19. Asp. filix-iuas (L.) var. Giraldii Christ Hai}. In monte Ko-kou-san prope Zu-lu (3 sej)tembris 1897). 20. Asp. deciirsivo-piiinatuiii Kze. Hab. Propa Thui-kio-tsuen (25 septembris 1897). 21. Polypodiiim Sheareri Bak. Hab. Prope Thui-kio-tsuen (25 septembris 1897). 22. P. Davidi i Bak. Hab. In monta Huan-tou-sau (20 octobris 1897) et prope Thui-kio- tsuen (25 septembris 1897). 23. P. Lewisii Bak. Hab. In monte Kin-tou-san ('julio 1897). 184 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 24. P. aii^iistissimuin Bak. Hah. Prope Sce-kin-tsuen (aprile 1897). 25. P. lineare Thunbg. var. coiitortum Christ Hnh. In montibus Ki-san ad meridiem Huo-kia-zaez (23 julii 1897) et Kian-san (augusto 1897). 26. P. liastatuiii Thunbg. Hab. In monte Tliae-pei-san (septembre 1897), 27. P. subaiiioeinuiu Clarke var. cliiiiense Christ Hah. In monte Kian-san (augusto 1897). * 28. Gynino^raiuine Audersoiii Beddome Hah. In monte Ko-kou-srin prope Zu-lu (3 septembris 1897). Ohs. Pati'ia : Regio alpestris Himalayae orientalis, alt. 10,000 ad 12,000 ped. ; in Imperio Sinensi adliuc non indicata. 29. G. Delavayi Bak. Hab. In monte Ko-kou-san prope Zu-lu (3 septembris 1897). 30. G. j a vali Ica Blume Hab. In monte Ko-kou-san prope Zu-lu (3 septembris 1897) et prope Thui-kio-tsuen (25 septembris 1897). * 31. Lycopodium Selag-o L. formae rediictum et an- g^iistius. Hah. In monte Tliae-pei-san (10 septembris 1897). 32. L«. aimotiiiuni L. forma inter vulgarem et brevifoliam Hah. In monte Thae-p3Ì-san (18 sej)tembris 1897). 33. Selaginella canalìculata Bak. Hah. In monte Ki-san ad meridiem Huo-Kia-zaez (23 julii 1897). 34. S. sanguinolenta Spring. Hah. In monte Ko-kou-san prope Zu-lu (3 septembris 1897). 35. S. 8taunìoniana Spring. Hab. In monte Tbae-pei-san (septembre 1897). 36. S. ìnvolvens Spring. Hab. In monte Thas-pei-san (septembre 1897). ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 185 Comunica inoltre, a nome del socio Migliorato, una breve ret- tifica ad un lavoro comparso nel Bullettino della Soc. bot. italiana del 1897, p. 23, intitolato : Sesonda nota di osservazioni relative alla Flora napoletana. « In questa nota fu mia intenzione citare quelle modifiche topo- e;rafiche avvenute nella regione vesuviana dal 18G9 al 18!)G che avessero potuto interessare la Flora; a tal' uopo, servendomi di al- cuni consigli, riportai varie notizie, che ora so di essere errate in gran parte. « Non intendo correggere questi errori : essi sono geologici, quindi come studioso di Botanica (mia unica pretensione !) sono scusato. Però ò voluto pubblicare questa giustifica per impedire che mi si faccia una critica a base di personalità. » Lo stesso Segretario Baroni avendo la parola parla di varie piante fiorite di recente nell'Orto botanico di Firenze, mostrando di alcune gli esemplari freschi, di altra fotografie e disegni. Dice che quasi tutte jorovengono dallo Shen-si settentrionale ove le ha raccolte il Missionario Padre Giuseppe Gii-aldi. La prima è la Scliizandra clnnensis Baili., un bell'arbusto rampi- cante, a fiori dioici, di colore roseo e molto odorosi della famiglia delle Magnoliacee. È già conosciuta del Kansuh, della Mongolia ecc.; questa proviene dallo Shen-si settentrionale, da un luogo non an- cora ben precisato. Anche quest'anno hanno fiorito molte piante di Arisaema, le quali tutte però debbono riferirsi, quelle a foglie con picciolo più lungo e con segmenti meno numerosi all'ai. Tatarinowii Schott, le altre all'J.. consangnineiun Schott. Fino dall'anno decorso queste piante hanno portato i loro frutti di un bel color rosso, quali si vedono in questi vasi. Sono tutte dioiche ; il trasporto del polline effettuasi a mezzo di insetti, attratti dall'odore di lezzo che emana dalle infiorescenze all' epoca della fioritura. In queste piante son ben evidenti anche i nettari estranuziali posti alla base dei segmenti fogliari. Gli esem- plari dell' A. Tatarinoivii provengono da Lao-y-san, quelli dell'.!, con- sanguineiim da In-kia-po, da La-y-tsan e pure da Lao-y-san, località tutte dello Shen-si settantrionale. Hanno pure fiorito ed ora sono in frutto alcune belle piantine di Asparagus filicinus Ham., sopratutto eleganti per le loro foglie lucide e falcate, pei loro fiori lungamente pedicellati e per le loro bacche trigone. Questa specie fu descritta la prima volta da Ha- milton nella sua Flora Nepalensis. Questi esemplari provengono dai monti Lao-y-san e Tui-kio-san nello Shen-si settentrionale. Mostra poi l' Alh'um Grayi Regel, descritto fin dal 1875, e già conosciuto della Mongolia e del Giappone ; questo proviene da Fu- kio e dal monte Si-ku-tzui-san nello Shen-si settentrionale. Quest'altra pianta è una bella specie di Hypcricum, prossima all'i/. monogynum L. (H. Chinense), dal quale si distingue per la forma delle 186 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE foglie e per il calice a segmenti più piccoli e non colorati. E da considerarsi come varietà nuova dall'i/, monogynum, della quale avrà occasione di occuparsi in seguito. Fa vedere infine una pianta della famiglia delle Urticacee, la Myriocarpa colipensis Liebm., proveniente dal Messico, che ha fio- rito già per due volte nell'Orto botanico fiorentino. Questo genere di piante, istituito da Bentham nel 1844. per la 3f>/rwoarpa stipitata, conta ora già sei o sette specie. De Candolle (Prodr., voi. XVI, p. 1% pagina 235) riguarda la iV. colipensis Liebm. come una varietà della M. longipes Liebm., ma forse ci sono sufficienti caratteri per conservarle il grado di specie. È sopratutto caratteristico il modo col quale sono disposti i fiori feminei sugli assi dell' infiorescenza, che si trovano sopra una linea spirale, sessili e densamente ag- gruppati; la superficie stimmatica è pianeggiante, a contorno fina- mente ciliato. Da queste fotografie e da questi disegni può uno farsi un concetto più chiaro delle particolarità accennate. Ringrazia il sig. Dyer, direttore dell'Orto di Kew, per essersi com- piaciuto di confrontare alcune delle piante suddette col ricco ma- teriale dell' erbario di Kew e il sig. Franchet di Parigi per le pre- ziose indicazioni fornitegli in riguardo SlW Hypericum monogynum. Infine il Presidente fa la seguente comunicazione : PLATANTHERA BIFOLIA REICHB. TRICALCARATA. — PER S. SOMMIER. Pochi giorni fa, in una passeggiata nei dintorni di Firenze, e precisamente nei boschi vicini a Montisoni, dalla parte del « Piano delle Travi », ho trovato l'esemplare anomalo di Platan- thera hifolia che vi mostro, che ha ognuno dei suoi sedici fiori munito di tre speroni perfettamente conformati. Del resto que- sto esemplare sembra quasi normale. Nelle sue parti vegeta- tive non dilferisce per niente dai molti altri esemplari di P. bi- f'olia che crescono nello stesso bosco. Il ginosteraio e le masse polliniche sono perfettamente normali, come normali sono le 3 divisioni interne del perigonio. Il labello si prolunga in uno sperone normale. Soltanto le due divisioni esterne laterali sono di forma leggermente diversa del solito, essendo un po' più strette e più falcate. Sono queste due divisioni laterali e.sterne che danno ADUNANZA DKI.LA SEDE DI FIRKXZE 187 Grilline alla loro base ai due speroni anormali. Questi si mo- strano dello stesso colore verdognolo dello sperone del labello, appena più stretti, ma più corti di osso, essendo lung-hi 1 cm.; soi>o curvati in fuori, cioè divergenti dallo sperone centrale. Al- cuni dei fiori sono volti in direzione opposta alla usuale, hanno cioè ripreso la posizione normale, avendo il ginostetnio volto in basso, il labello ed i tre speroni in alto. 1 due speroni laterali nascono a contatto dell'apice dell'ovario e dello sperone del labello, e si aprono per un piccolo foro nel centro della base dei due sepali di cui formano il prolungamento. Notevole è il fatto che tutti i sedici fiori presentano la stessa anomalia, la quale si ripete cosi ugualmente in ognuno di essi, da sembrare piutto- sto una forma fissata che un caso teratologico. Non ho potato trovare alcun altro esemplare di questa forma anomala nel bosco dove era frequente la forma normale. Mentre casi di peloria più o meno completi sono stati osservati varie volte nella Platanthera ÌJifoVa, non si sono notate, che io sappia, in questa specie, anomalie del genere della nostra. Nella Anacamptis pyramidalis Rich., invece, il Dott. Faggioli ha vi- sto e descritto la labellizzazione di uno e anche dei due sepali la- terali, i quali inoltre erano provvisti di sperone. * Nel caso no- stro però i due sepali laterali non si possono dire labellizzati, poiché, sebbene abbiano prodotto ognuno uno sperone, sono del resto poco mutati. Nel fatto, questa anomalia produce una esagerazione di zigo- morfismo, come lo ha osservato il Penzig per V Anacamptis del Dott. Faggioli," poiché esagera le differenze fra i due pezzi laterali del verticillo esterno ed il terzo pezzo, rendendo cosi il calice non meno zigomorfo della corolla. Certo si è che se l'ano- malia si . estendesse anche al terzo sepalo, ed ai due petali laterali (la cui labsllizzazione nelle Orchidee in generale non é rara'), avremmo un fiore actinomorfo, ed in questo senso si ' Di alcuni casi teratologici nei fiori d'orchidee indigene. Atti del Congresso botanico internazionale di Genova, p. 521. * Pflanzenferatologie, voi. II, p. 361. ' Ricordo di aver visto, tempo addietro, fra la Orchidee indigene coltivate dalla Marchesa Paulucci, dei fiori di Platanthera òifoìia, con speroni soprannumerari, e credo che appartenessero ai due pe- tali laterali; ma non vi feci allora abbastanza attenzione. 188 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE può, col Dott. Faggioli, interpetrare la labellizzazione di due se- pali come una tendenza all'actinomorfìsmo. In quanto alla po- sizione del fiore, ridiventata normale, non si può considerare come un ritorno a un tipo normale, poiché non è dovuta a mancata torsione, ma invece a doppia torsione dell'ovario. Dopo di che l'adunanza è tolta. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 189 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del dì 8 ottobre 1898. Il Presidente Sommier, aperta l'adunanza, pronunzia le seguenti parole : Nel riprendere la serie delle nostre Adunanze, m' incombe anzitutto il mesto dovere di ricordarvi la grave perdita che ha subito la botanica nella persona del professore Giuseppe Cibeili, spirato improvvisamente a Torino il 10 del mese passato, per paralisi cardiaca. Già da vari anni la sua salute ispirava serie inquietudini alla famiglia ed agli amici; ma la malattia di cuore dalla quale era travagliato, e di cui conosceva la gravità, non lo impediva di dedicarsi ancora ai suoi studi prediletti, per cui si poteva sperare che la sua fine non fosse cosi prossima. Nato nel 1831 a S." Cristina di Pavia, e laureato nell'univer- sità Pavese, incominciò la sua carriera come medico pratico; ma appassionato fin dalla prima giovinezza per lo studio del mondo vegetale, a questo ben presto dedicò l' ingegno e il cuore. Aiuto da prima e collaboratore del prof. Garovaglio nella università di Pavia, ottenne poi successivamente le cattedre di botanica nelle università di Modena, di Bologna e di Torino, ove seppe sempre mantenere l'insegnamento al livello della scienza moderna. Molti sono i lavori che Giuseppe Gibelli ci lascia in vari rami della nostra scienza, ed il suo nome occuperà un posto onorevole fra quelli dei cultori della botanica in Italia. Uomo geniale, di coltura generale non comune e di fino gusto artistico, fu anche appassionato cultore delle discipline stori- che e letterarie. Patriotta, fece la campagna dell'indipendenza del 1848, nel battaglione degli studenti. Uomo di cuore, nelle epidemie del colera spontaneamente corse là dove era maggiore il pericolo, per fare il proprio dovere di medico. « Uomo buono e galantuomo », come egli stesso volle che fosse scritto sulla sua Bull, della Soc. hot. Hai. 14 190 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE tomba, di animo gentile, affezionato ai discepoli, amico sincero, egli lascia una larga eredità di affetti. La Società botanica, poi, rimpiange in questo veterano della scienza in Italia, anche un socio fondatore, che fu per vari anni suo Vice-Presidente. Il Presidente prega quindi il Consigliere Baroni, in assenza del- l'Arcliivista Bargagli, a dare comunicazione dei lavoii ricevuti in dono ed in cambio. Essi sono : Bresadola J. Tungi tridentini novi vel nondum delineati. II (Fa- scicoli XI-XIII). Forti A. Diatomee di Valpantena (Crenophilae et Sphagnophilae), — Contributo alla conoscenza della florula ficologica veronese. Chesnut V. K. Principal poisonous plants of the United States. Jatta A. Breve nota sull' Usnea SoleiroUi Duf. e sugli Usnei ita- liani. Steinhrinclc C. Ist die Coliasion des schwindenden Fullv^assers der dynamischen Zellen die Ursaclie der Scbrumpfungsbevs^egungen vou Antherenklappen, Sporangien vmd Moosblattern ? Eastwood A. Studies in the Herbarium and the Field. Mottareale G. Contributo alle malattie del Castagno in Calabria. — Di alcuni organi particolari delle radici tubercolifere dello He- óysarum coronartuin in relazione al Bacillus radictcola e alla Phy' tomyxa leguminosarum. Delpino F. Studi di Geografia botanica secondo un nuovo indirizzo. Bologna, J898. Baroni E. Notizie sulla fioritura di alcune piante della Cina. — e Christ H. Filices plantaeque Filicibus affines in Shen-si sep- tentrionali provincia Imperli Sinensis, a Rev. Patre Josepho Giraldi collectae. Manipulus tertius. Arcangeli G. Sopra tre casi di avvelenamento per funghi, sviWAma- nita verna e sui provvedimenti da prendersi contro i fanghi tossici. Goiran A. Cambiamento di nome alla stazione classica di una pianta (Quercus Pseudo-Suher) rarissima per la Flora veronese. — Delle specie e forme del genere Koeleria Pers. che vivono nell'Agro veronese. — Di una varietà di Quercia nuova per la Flora ve- ronese. Borzì A. Contribuzione alla Biologia vegetale. Voi. II, fase. 1, 2. The Proceedings and Transactions of the Nova Scotian Institute of Science. Voi. IX, part 3. Bulletin de la Société R. de botam'que de BeJgique. Année 1898, fase, l.®' Il Naturalista siciliano. Anno II, nn. 5, 6, 7, 8. Illustrirte Garten-Zeitung. 1898, Heft 6, 7, 8, 9. Bulletin of the Torrey Botanical Club. Voi. XXV, 1898, nn. 6, 7, 8, 9. Bulletin of the Neiv York Botanical Garden. Voi. I, n. 3. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 191 Minnesota Botanical Studies. Second Series, part I, June 15, 1898. Datos para la Materia mèdica Mexi^ana. Segunda parte. Mexico, 1898. BuHeltino deUa Società veneto-trentina di scienze naturali, redatto dal dott. Felice Supino, 1898. Tomo V, n. 3. Derìcìite der ò'chiveizerischen Botanischen Gesellscha/t. Heft Vili, 1898. Il Baccoglitore. Anno XX, n. 14. Nuovo Giornale botanico italiano. Anno V, 1898, n. 3. BuUetfino della Società botanica italiana, 1898, nn. 5, 6. The Botanical Gazette. Voi. XXVI, 1898, nn. 1, 2, 3. Science. Voi. Vili, n. 184, Jul3'8; 185, Ju]yl5; 186, July 22 ; 187, July29; 188, August 5 ; 189, August 12; 190, August 19; 191, August 26; 192, September 2; 193, September 9; 194, Septem- ber 16 ; 195, September 23. È votato un ringi'aziamento ai donatori. II Presidente partecipa la nomina a soci dei signori : Cavara dott. Fridiano, professore all'Istituto forestale di Val- lombrosa ; Pampanini Renato di Cozzuolo di Vittorio (Treviso). Dice poi di avere scritto al March. Giacomo Doria ed al Comando del 1'^ Dipartimento marittimo, secondo l'incarico avuto nell'ultima adunanza. Ha trasmesso pure ai Ministeri dell'Interno, dell'Istru- zione e dell'Agricoltura il voto relativo ai provvedimenti invocati per evitare gli avvelenamenti per funghi, e comunica le loro ri- sposta. Il Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio informa che, p3r ragione di competenza, ha trasmesso il voto della Società al Ministero dell'Interno, Direzione di Sanità. Il Ministero dell'Istru- zione pubblica scrive di avere comunicato il voto della Società ai ProfdSsori di scienza naturali e di agraria nelle scuole normali, acciocché lo abbiano presente nel loro insegnamento. I provvedimenti presi dal Ministero dell'Interno vengono da que- sto cosi formulati : « Il Ministero non mancherà di richiamare, in riguardo, 1' atten- zione dei signori Prefetti, invitandoli a provvedere, affinchè, in ese- cuzione del disposto dell' articolo 127 del Regolamento speciale per la vigilanza igienica sugli alimenti, sulle bevande e sugli oggetti di uso domestico, siano intrapresi, jDresso i rispettivi Consigli provin- ciali di Sanità, gli studi occorrenti per la compilazione dell'elenco dai funghi velenosi della provincia, con la indicazione dei nomi con cui sono comunemente conosciuti. » II Presidente informa poi come, sulla proposta del socio profes- sor Penzig, e con pieno assentimento del Consiglio, egli abbia man- dato, in nome della Società botanica italiana, il 2 settembre p. p., 192 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE un telegramma di felicitazioni e di auguri al venarando e beneme- rito botanico parigino Edouard Bornrt, di cui ricorreva in quel giorno il 70° compleanno. Il prof. Bornet rispondeva colla seguente lettera : « Cosne (Nièvre) 3 septembre 1898. € Monsieur le Président de la Société botanique italienne. « Monsieur le Président, « J'ai ro(?u avec la plus vive reconnaissance les voeux que vous ra'avez fait l'honneur de m'adresser au nom de la Société botaniqiie italienno et je vous serai obligé de lui transmettre l'expression de ma sincère gratitude. Farmi les Membres qui la composent se trou- vent beaucoup de savants dont l'approbation est trop précieuse pour qu'on ne soit pas beureux de l'avoir obtenue. « Permettez-moi, Monsieur le Président, de vous remercier per- sonnellement de la part que vous avez prise à la décision de la So- ciété et veuillez agréer les sentiments de haute considération avec laquelle j'ai l'honneur d'Gtre « Votre bien dévoiié serviteur « Ed. Bornkt. » Il socio dott. Beguinot ha scritto al Presidente una lettera nella quale rende conto delle esplorazioni botaniche da esso com^Diute nelle Paludi Pontine nel corso dell' estate passata. Della flora di questa interessante regione il Beguinot ci aveva già dato un Prodromo. Ora egli ha accumulato nuovi e ricchi materiali per completare quel suo lavoro. Prendendo per quartieri generali successivamente Cisterna, Sermoneta, Sezze, Piperno, Sonnino, Terraciua, irradiava di là verso il littorale, fin dove poteva trovare un ricovero qualun- que per non affrontare la palude a ciel sereno durante la notte. Cosi visitò successivamente i laghi di Fogliano, dei Monaci, di Ca- prolace, di Paola, di Fondi, di S. Puoto e il lago Lungo, cioè tutti i laghi principali dalla Torre Astura fino a S^^erlonga, ed i laghetti di Ninfa, Cotronia, e dei Gricilli, questi ultimi presso l'abbazia di Fossanuova, nella periferia esterna della palude, e risali i fiumi a canali navigabili che sboccano verso Terraciua. Egli scrive di avere raccolto, meno due o tre, tutte le specie indicale dalla signora Fiorini Mazzanti, e di avere arricchita la Flora della provincia di Roma di molte specie. Come generi nuovi per la provincia cita : Elatine, Isnardia, JRJiynchospora. Il Presidente si rallegra col socio Beguinot per le fruttuose esplo- razioni da esso felicemente compiute in regioni cosi inospitali, e spera che vorrà mantenere la promessa fatta, di mandare per il nostro Ballettino una nota sulle formazioni vegetali, da esso studiate ADUNANZA DELLA SEDE DI FIREXZK 193 in relaziona coli' ambiente, poiché quella regione presenta caratteri fisici cosi spiccati, che riesce particolarmente istruttivo l' esame della influenza che essi hanno sulla distribuzione delle piante e sulla fisionomia vegetale. Il Presidente comunica la seguente lettera ricevuta dal profes- sore A. De Gasparis : « Napoli, R. Orto botanico, 22 luglio 1898. « Illustrìssimo signor Presidente, € Leggo nel Ballettino della Società botanica italiana , alcune osservazioni del prof. N. Amaturi, intorno ad alcune impronte del Keuper, nelle quali si parla di una specie da me studiata, la Bas- sania Keuperiaìia; mi permetto, quindi, pregarla affinchè Lei voglia far inserire nello stesso Ballettino alcune obbiezioni in risposta al prof. Amaturi. « Le impronte, raccolte e studiate dallo stesso in tanta abbon- danza in Germania, non sono state paragonate con la impronta da me studiata, il prof. Amaturi, quindi, sì è completamente basato sopra una figura, assai mediocremente eseguita, nel mio lavoro, e ciò non mi pare scientificamente esatto. « Il voler credere che la mancanza, forse casuale, della fruttifi- cazione, possa essere un criterio esatto, per escludere completa- mente una epatica ò assai discutibile, specialmente poi quando tutti gli altri caratteri sono discernibili in molte specie tutt'ora viventi. « Basandosi, poi, sopra questo ragionamento esclude recisamente dalle piante fossili la specie descritta da me, riserbandosi poi di studiare se la detta impronta possa ritenersi di natura vegetale. € Non credo di insistere sopra di ciò, ma mi permetto far osser- vare al prof. Amaturi, che prima di dare un giudizio è necessario stabilire dei confronti sovra i saggi studiati. « Mi creda con stima « Di Lei « Devotissimo « A. DE Gasparis. » Presenta poi una memoria del socio Crugnola intitolata « Ana- logia fra la flora italiana e quella dell'Africa meridionale », la quale, oltrepassando i limiti concessi dal Ballettino, verrà stampata nel Nìiovo Giornale botanico italiano. Il Segretario Baroni presenta due lavori, uno del socio Pelle- grini dal titolo « Funghi Massesi » e l'altro del sig. Traverso « Flora Urbica Pavese », i quali per la loro mole troveranno pari- mente posto nel Nuovo Giornale botanico italiano. 194 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Legge inoltre una lettera del socio Goiran ed i lavori seguenti: « Verona, 5 ottobre 1898. « lUastrissimo signor Presidente, « Invio a Lei, egregio signore, un caldo e cordiale saluto, all'atto in cui stiamo per riprendere i nostri studi amatissimi. Man mano verrò rivedendo e studiando il materiale raccolto nei mesi scorsi, preparerò brevi comunicazioni circa quelli argomenti che mi sem- breranno maggiormente importanti dal punto di vista veronese : e cosi faccio oggi. Fra breve presenterò due lavori, uno sulle Querca- ceae, l'altro sulle Poaceae veronesi. « Offro a Lei, signor Presidente, ed agli egregi colleglli, alcuni esemplari di note lette alla Accademia di Agricoltura di Verona. « La riverisco e mi protesto « Di Lei « Devotissimo « A. GoiRAN. » NUOVE STAZIONI VERONESI VY.RACALYPHA VIRGINICA E GALINSOGA PARVIFLORA. — COMUNICAZIONE DI A. GOIRAN. Come è noto, A. virginica comparve, per la prima volta in Italia dopo il 1840, nell' antico Orto Botanico di Verona. In al- tre scritture ho trattato della distribuzione di questa Euphor- biacaea nel Veronese, e dalle notizie date risultava come la stessa tendesse ogni giorno a maggiormente diffondersi tanto da sud a nord come da est ad ovest. Ma sino a ieri, per cosi dire, appariva confinata alla sinistra d'Adige e la stazione più occidentale trovavasi a Parona in riva al fiume, ove nel set- tembre del 1890 la feci notare ai colleglli della Società Botanica in occasione del convegno di Verona. Ma oggidì è comparsa alla destra del fiume e recentissimamente (12 agosto) la ho raccolta nella valle di Caprino, tra la terra di questo nome e Pesina, nel luogo chiamato le Fornase (m. 300) sopra Boi, alle falde del monte Gazo, uno dei contrafforti più meridionali di monte Baldo. Anche Galinsoga parvìflora continua a diffondersi sul suolo della Provincia veronese, e nuove stazioni di essa ho trovato presso la città di Verona, ed in Val d'Adige alla Chiusa e Ceraino : in 25 anni ha invaso la intera Provincia. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 195 NUOVE OSSERVAJZIONI BOTANICHE IN TERRA DI BARI. — PER A. PALANZA. II. Serapias parviflora Pari. Diffusa nei pascoli sassosissimi del « Parco nuovo Lenti » alle Murgie di Noci. Nel Febbraio dello scorso anno dando relazione del ritrova- mento di questa specie in Terra di Bari, ' notai che, per le lo- calità dove r avevo raccolta, la sua stazione restava anche qui quella indicata dal Parlatore : ^ « luoghi erbosi marittimi, o poco lontani dal mare »', stazione nella quale è stata osservata in altri luoghi, nel dominio delia nostra Flora, anche posterior- mente alla pubblicazione del volume citato. Ma il 9 Maggio la trovai molto diffusa nella indicata località, nel cuore delle Murgie, a 450 m. di altitudine, e a distanza di circa 30 ehm. dal lido marittimo più vicino. ' Era in piena fio- ritura e più rigogliosa che non nelle località precedenti pros- sime al mare, dove la raccolsi nel '95 e '90. — La stazione però, quanto a distanza dal mare e forse ad altitudine, se è nuova per r Italia, non è tale per altri paesi, poiché è stata raccolta sui colli presso Almeida in Portogallo e nel monte Pentelico (Confr. Pari. 1. e). Euphorbia pterococca Brot. Guss. pi. rar. 192 et fl. sic. syn. I, 533. — Bert. fl. it. V, 44. — Pari. fl. it. IV, 495. — Ces. Pass. Gib. Comp., 243. — Are. Comp. 2." ed., 192. Macchie dei Giotta nel vallone di Noicattaro. Bosco nel « Parco del Conte » alle Murgie di Ruvo di Puglia. Non è indicata questa rara specie per nessuna località pugliese. » N. Giorn. hot. it., 1897, pag. 280. * Fl. it., voi. Ili, pag. 420. ' Presso a poco Torre d' Egnazia (Fasano). 196 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Ne trovai l'anno scorso un gran numero di piccoli individui in due punti nella prima località, prossima al mare ; nella se- conda molto diffusa e più rigogliosa in una delle parti più om- brose del bosco: stazione questa ben diversa dagli « erbosi ma- rittimi » pei quali è indicata in Parlatore e nei Compendi. Aristolochia rotunda L. Bert. fi. it. IX, 643. - Ces. Pass. Gib. Comp., 252. — Are. Corap. 2.' ed., 224. — Koch Syn. gemi. ed. 3.', 541. — Guss. Syn. sic. II, 560. — Fiori e Paol. FI. an. d'It. I, 290. Diffusissima a Noicattaro nei colti ed anche qua e là nelle pros- sime macchie dei Giotta. Diffusa nei colti del territorio di Noci. Marzo-Maggio. Il Koch (1. e.) por gli esemplari di Trieste e Fiume e di Lugano, pone la fioritura in Aprile e Maggio; cosi pure il Guss. (1. e.) per quelli di Sicilia; ma gli altri autori nostri con- cordemente indicano Maggio e Giugno. — A Noicattaro, presso al mare, era già con molti fiori aperti il 28 Marzo, in piena fioritura 1' 11 Aprile. A Noci, a 30 ehm. dal mare e più di 400 m. di altitudine era già con qualche giovane frutto 1' 8 Maggio. Con tutto che il Tenore ' indichi per questa specie i Camaldoli di Napoli e la valle di S. Rocco, presso la medesima città, nei quali luoghi io stesso l' ho raccolta, ' ed indichi, per testimo- nianza del Gussone, il Principato ultra, e la Calabria al Jonio, nel Comp. della fi. it. Ces. Pass. Gib. la specie è concessa (1. e.) solo alla « parte superiore » della Penisola (oltre che all' Istria, Si- cilia, Corsica e Capi-aia) e l'Are. (1. e.) la nega all'Italia meri- dionale, eccetto la Basilicata. — Il Caruel però nella Statistica botanica della Toscana (pag. 83) l'ascrive bene fra le specie comuni alla Toscana, all'alta e alla bassa Italia. Per la regione pugliese veramente non la trovo indicata. Non è compresa nell'elenco del Bruni; non la trovarono i signori Porta e Rigo, né il Groves. "■ SylL, 462 e 576. ' E l'ho raccolta pure al M. S. Angelo di Castellammare di Stabia e nel territorio di S. Cipriano Picentino in Provincia di Salerno. — Confr. pure Guss. En. Inai-., pag. XVI (praefat.), nota 8*. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 197 Hutchinsia petraea R. 6r. Guss. Syii. sic. II, 151. — Bort. fi. it. VI, 567. — Are. Comp. 2/ ed., 280. — Fiori e Paoi. FI. un. d'If. I, 408. — Thlaspipe- tr^aeiim Ces. Pass. Gib. Comp., 827. — Capsella petraea Fries. Car. in Pari. fi. it. IX, 675. Nei pascoli più sassosi delle Murgie di Altamura a « Scalcila * e a « Crocetta » e dei » Fronti » alle Murgie di Gravina. È nuova a tutta la regione delle Murgie. Helianthemum canum Dun. Pari. a. it. V, 618. — Fiori e Paol. FI. an. d'It. 1,393, a. — //. oclandicum Wahl. y. tomentosmn Koch syn. germ. 3.* ed., 69. — H vìneale Pers. Ces. Pass. Gib. Comp., 810. — Are. Comp. 2.« ed., 293. — II. mar/folUmi Bert. fi. it. V, 360. Diffu.so sui pendii sassosi della « Lama di Fenocchio » nei « Fronti » alle Murgie di Gravina. La località appartiene alle Murgie alte ' e solamente in esse ho trovato specie proprie dei monti, come é questa; la quale non é indicata per nessuna località nella regione delle Murgie. Oxalis cernua Thunb. Pari. fi. it. V, 264. — Ces. Pass. Gib. Comp., 749. — Are. Comp. 2.» ed. 347. Presso Bitonto, lungo la via di Modugno, al margine di un colto e sul muro a secco contiguo nel fango calcareo rigetta- tovi dalla strada. Marzo. Propria, come è noto, del Capo di B. Sp. e introdotta colla coltura (Pari. 1. e. ed anche a pag. 258), si è inselvatichita in alcune parti della regione mediterranea, e, nel dominio della flora nostra, oltre che nelle isole maggiori (Are. 1. e), in Calabria e presso Napoli, dove io pure dal 1870 al '94 ho potuto osservare il progresso della sua diffusione. Parecchi individui in fioritura già inoltrata il 15 Marzo. * Cfr. Bull. Soo. hot. it., 1898, pag. 156, sub Eaphorbia Barrelieri Savi. 193 ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE Smyrnium rotundifolium Mill. Bert. fl. it. Ili, 292. — Guss. syn. sic. I, 343. — Car. in Pari, fi. it. Vlir, 481. — S. Dodonaei Ten. Syll., 152. Qua e là nel piano al margine delle vie vicinali più sassose e nei pascoli alle Murgie. In alcuni punti é molto frequente: per es. in tutto il terri- torio piano di Bitonto e soprattutto in molte parti delle Murgie di Altamura e Gravina. Nel piano, presso Bitonto, a 100 m. di alt. e a 7 ehm. e mezzo dal mare la fioritura comincia colla terza decade di Marzo, circa 15 giorni dopo quella dello S. Olusatrum. * Dovunque si raccoglie in piena fioritura nell'Aprile: perfettamente fruttifero alla metà di Giugno. È noto come rarissimo nella Penisola (cfr. Car. 1. e), dove è stato raccolto solamente al Gargano e in alcuni luoghi di Ca- labria. Più spesso s'incontra in Sardegna e in Sicilia e conia sua frequenza in Terra di Bari fornisce una delle molte prove della notevole somiglianza fra la flora sicula ed anche sarda e la pugliese. Bupleurum tenuissimum L. ^. compactum Car. Car. in Pari. fi. it. Vili, 409. — B. tenuissimum j3. Bert. fi. it. Ili, 605. — B. Columnae Guss. Syn. sic. I, 310. Nel bosco « del Parco del conte » alle Murgie di Ruvo di Puglia. Non indicato ancora per nessuna località delle provincie di Bari e di Lecce (regione delle Murgie) in Car. (1. e. anno 1889), quantunque compreso nell'elenco del Bruni. " Ho raffrontato questa forma con esemplari autentici del tipo, dal quale non mi par dubbio che essa sia ben distinta. Il tipo qui non 1' ho sinora incontrato, né credo sia stato affermato da alcuno che provenga nella regione pugliese. ^ Lo S. Olusatrum, che pure s' incontra qui qualche volta nelle stazioni sue proprie, comincia a fiorire fin dalla prima decade di Marzo. I frutti sono perfetti alla fine di Maggio. ^ Descrizione botanioa delle campagne di Barletta, Napoli, 1857, pa- gina 106. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 199 Bupleurum odontites L. Car. in Pari. fl. it. Vili, 413. B. arislatam Bartl. Bert. fl. it. Ili, 140. — B. opacum Ces. herb. Soramier. Molto frequente nei pascoli e nei boschi in tutte le Murgie della Terra di Bari. Indicato per lo sole località pugliesi del Gargano a S. Nicaii- dro (Porta e Rigo. V. Rigo. Relaz. in N. Gior. hot. it. 1877, pag. 297), Capo di Lecce (Bert. 1. e), S. Pietro in Bevagna, Leucaspide, Gallipoli (Groves fl. d'Otr. in N. Gior. Bot. it. 1887, pag. 152). È il Bupleurum più abbondante nella regione, il solo anzi abbondante e caratteristico delle sassose Murgie, dove in tutte le escursioni dei mesi di Aprile, Maggio e Giugno si è certi di trovarlo sempre, e in molli luoghi diffusissimo. Athamanta sicula L. Guss. syn. sic. I, 315 et II, 802. — Car. in Pari. fl. it. VIII, 346. — LWanotis sicula Bert. fl. it. Ili, 317. — Tinguarra sicula B. et H. Are. Comp. 2* ed., 597. Sulle rupi all'orlo del « Pulicchio » nei « Fronti » alle Murgie di Gravina. È indicata solo pel Gargano nella regione pugliese (Ten. Syll., 13 1 — Rigo Relaz. in N. Gior. bot. it. 1877, pag. 303). Incomincia a fiorire dal 20 Aprile. Ne ho raccolto esemplari completi, colle prime ombrelle fruttifere ai 5 di Giugno. É com- pletamente fruttifera alla flne di Giugno. Abbonda su quelle rupi. Seseli tortuosum L. Bert. fl. it. Ili, 326. Car. in Pari. fl. it. VIII, 315. Tratto, tratto in Terra di Bari. (Pascoli alle Murgie di Al- tamura, di Gravina, di Bitonto. Boschi alle Murgie di Ruvo di Puglia e di Toritto. Margine delle vie vicinali nei territori di Bitonto, Toritto e Gioia del Colle). Non indicato ancora per nessuna località delle provincie di Bari e di Lecce (regione delle Murgie). 200 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE Tordylium officinale L. Bert. fl. it. Ili, 444. — Ces. Pass. Gib. Comp., 610. — Groves FI. d' Otr. in N. Gior. bot. it. 1887, pag. 150. — Car. in Pari, fl. it. Vin, 245. — Are. Comp. 2.» ed., 614. Comune in Terra di Bari dal mare a tutte le Murgie. Nel citato voi. VIIP (anno 1889) della Fl. it. Pari. Car. è affer- mato che questo Tordijlium abita « nella Penisola meridionale, rarissimo » e « raro » è chiamato in Are. 1. e. E una delle specie comuni, non posso dire nella regione delle Murgie, perchè non r ho ancor tutta visitata, ma certo nella Terra di Bari, che ne è tanta parte. Vi s'incontra dovunque ai margini delle vie, negli erbosi, nei colti, nei boschi, nei pascoli sassosi delle Murgie, i cui pendii talvolta ne sono vestiti ! ( « Lame di Passamente » ai « Fronti di Gravina », ecc.). Ma non posso ripetere a proposito di questa specie quello che ho detto per 1' habitat dell' Euphorbia Ba?'relieri, (cfr. questo Bull. pag. 156, Luglio); perchè non credo punto che a Gallipoli, Leucaspide, Taranto, Tricase, Otranto, Lecce, Ostuni, Cerignola, al Tavoliere, al Gargano, a Ischitella, a Peschici, località pugliesi indicate dal Car. e che circondano, si può dire, la Terra di Bari, sia rara la specie che in essa é comune, che é comune in luoghi da me visitati lontani pochi chilometri da alcune di quelle. Il Car. cita pure altre località della Penisola meridionale; ma tutte insieme certamente poche per r estensione di questa e chiama perciò la specie ì^ara. Né poteva fare altrimenti, quando dalle relazioni e dagli elenchi dei raccoglitori — come è stato notato e lamentato da tanto tempo dallo stesso chiarissimo autore ' — si apprende sempre la esi- stenza delle specie in una regione, ma quasi mai nulla della loro diffusione, che è quella che più ci esprime l'indole del suolo e della pianta, e sono trascurate le specie comuni nel paese esplo- rato, che sono appunto quelle che ce ne danno la fìsonomia. Il T. officinale vince in diffusione il T. apulwn L, anche co- mune in tutto il territorio della Terra di Bari, per la quale neppur esso è ancora indicato (V. Car. in Pari. 1. e. pag. 246), quantunque figuri nell'elenco del Bruni (Descriz. ecc. pag. 107). ' Nella prefazione al Prodromo della flora toscana. Firenze, Le Mounier, 1860-61. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 201 Elaeoselinum Asclepium Bei t. Bert. n. it. HI, 383. — Guss. syn. sic. I, 359. — Car. in Pari. n. it. Vili, 506. Fregiente nei pascoli e nei boschi in tutte le Murgie della Terra di Bari. Indicato per le sole località pugliesi del Gargano (Porta e Ri- go), Leucaspide, Gallipoli, Otranto (Groves). In fiore dalla metà di Giugno. Perfettamente fruttifero alla fine di Luglio. Calium pedemontanum Ali. Bert. fi. it. II, 97. — Guss. syn. sic. I, 189, et II, 789. — Koch syn. germ. ed. 3% 283. — Ces. Pass. Gib. Comp., 557. — Tanf. in Pari. (1. it. VII, 62. — Are. Comp. 2" ed., 625. DifTuso nel « Parco S. Giuseppe » presso « Crocetta » alle Mur- gie di A ita mura. In fine di fioritura e fruttifero alla metà di Giugno. Le sole abitazioni più meridionali del Lazio nella Penisola sono per questa specie le località calabresi della Sila, di Stilo (Ten. syll. 69), e di Aspromonte (Bert. 1. e). È nuova dunque a tutta la regione pugliese compreso il Gargano. Valeriana tuberosa L. Bert. fi. it. I, 178. — Guss. syn. sic. I, 26. — Tanf. in Pari, fl. it. VII, 144. — Are. Comp. 2" ed., 048. Difiusa nei pascoli presso « Crocetta » alle Murgie di Alta- mura e in quelli dei prossimi « Fronti » alle Murgie di Gravina (circa 550 m.) Nuova a tutta la regione delle Murgie. Le citate località appartengono alle Murgie alte e la specie é tra le pochissime proprie dei monti che ho trovato in Terra di Bari. ' La fioritura era piena e inoltrata il 18 Aprile del corrente anno: doveva bene essere incominciata dai primi, e ulteriori e ' V. più sopra Helianthemiim canui 202 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE ripetute osservazioni me lo diranno più pi-ecisamente. Per tutte le altre località di Sicilia e della Penisola, dove è stata trovata, gli autori ne fanno incominciare la fioritura in Maggio. — (Cfr. Guss., Tanf., Are. 1. e). Evax asterìsciflora Pers. Guss. syn. sic. II, 458. — Bert. fl. it. IX, 502. — Are. Comp. 2» ed., 701. Pascoli del « Parco nuovo Lenti » alle Murgie di Noci. Nuova a tutta la regione pugliese : nell'Italia meridionale anzi indicata soltanto per alcuni luoghi di Calabria. Solo neir indicata località sinora, pochi individui in tutto concordi con quelli raccolti nella maremma orbetellana dal eh. Sommier. NUOVE SPIGOLATURE TERATOLOGICHE; P NOTA DEL DOTT. C. MASSALONGO. Nel luogo dove ora mi trovo, per passare gli ultimi giorni delle vacanze autunnali, non ho potuto compulsare la biblio- grafìa teratologica e cosi verificare se le mostruosità, oggetto di questa pi-ima nota, furono da altri già segnalate. Ad ogni modo, oso sperare che anche in tale evenienza, le anomalie qui descritte, almeno per qualche dettaglio, possano del pari offrire un certo interesse, e sieno per ciò meritevoli d' essere registrate. 1. Ciicumis Cìtrullns (L.) Ser. — Un robustissimo esem- plare di questa pianta, cresciuto in terreno pingue ed umido era affetto da cloranzia, portava cioè al luogo dei suoi fiori dei ciuffl di verdi fillomi. Questa alterazione trovavasi associata ad altra ben più interessante dal punto di vista morfologico, cioè a parziale frondescenza delle ramificazioni dei cirri o viticci. Come è noto nell' Anguria sono questi organi divisi in due o tre rami sottili (?), mentre le sue foglie picciuolate hanno una lamina profondamente tripartita, coi segmenti pinnatifìdi. Neil' esemplare mostruoso da me studiato invece i rami dei cirri si terminavano con una espansione laminare, fogliacea, di ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 203 forma lanceolata e dentato-serrata nel margine. Avuto riguardo alla singolare situazione dei cirri, sul caule lateralmente alle foglie, nelle cucurbitacee, la natura morfologica di tali organi fu molto discussa, ma ad onta di ciò resta tuttora incerta. Nu- merosi botanici infatti occuparonsi di questo argomento, cosi, per ricordare i principali, Cauvet, Tassi, Fabre, CIos, Naudin, Guillard, Lestiboudois, S.'-Hilaire, Payer, Stocks, Seringe. Que- sti ed altri botanici ancora non riuscirono però a mettersi sem- pre d' accordo sulla questione, perchè mentre alcuni di essi consideravano i viticci delle cucurbitacee di natura radicale, stipulare o caulinare, altri per contrario credettero poter af- fermare che in questa famiglia di piante le foglie sono gemi- nate e collaterali, ma con una di esse, attualmente, metamorfo- sata in cirro (p. e. Seringe, Clos, Cauvet). In questa e simili discrepanze di pareri ritengo che le anomalie di sviluppo o mostruosità accidentali degli organi del vegetale, possano venire in aiuto nell'interpretazione della loro natura morfologica, spe- cialmente qualora questi sotto una forma aberrante vengano, per scopi fisiologici o biologici particolari, a svilupparsi costan- temente sopra determinate specie o gruppi di piante. In base di queste premesse, la mostruosità che ci occupa deporrebbe in favore di quei botanici che riguardano i viticci delle cucur- bitacee di natura fogliare, e precisamente, nel caso nostro, si dovrebbe riconoscere in ciascun cirro dell'Anguria una foglia metamorfosata, della quale i segmenti principali della sua la- mina sarebbero rappresentati dalle ramificazioni, mentre il pic- ciuolo della stessa troverebbe il suo omologo invece nella regione inferiore indivisa del cirro. Se si ammette una simile interpre- tazione, nell'anomalia in parola si potrebbe intravedere un ten- tativo di regressione atavistica. Nell'orto agrario di Ferrara (A. Aducco). 2. Ficus Carica L. — Tipicamente la infruttescenza (ri- spettivamente l'infiorescenza) di questo albero, è rappresentata da un corpo piriforme o subturbinato cavo, nonché peduncu- lato, del quale l' interna cavità è rivestita di numerosi fiori fruttiferi, insieme ad altri staminiferi. Il peduncolo terminasi con tre brattee verticillate squamiformi, appresse, le quali co- stituiscono una specie di involucro rudimentale che circonda la 204 ADUNANZA DELLA SICDE DI FIRENZE base dell' infruttescenza o sicono. Durante questo autunno aven- do avuto r occasione di esaminare delle infruttescenze di fico con organizzazione differente da quella tipica surriferita, credo opportuno di farne in questo luogo un breve cenno. I) Il primo caso teratologico che incontrai, mi fu offerto da un sicono di cui il peduncolo mostravasi al disopra della sua metà anormalmente ingrossato. Quesia regione del peduncolo presentava nel!' interno una piccola cavità tappezzata di fiori fruttiferi, la quale era in comunicazione con quella più grande soprastante e normale. Al limite fra le due cavità esisteva una strozzatura attorno della quale inserivansi le tre squame in- volu orali. Dintorni di Pesina nella provincia di Verona (A. Goiran ed A. Trotter). II) Quest' altra mostruosità differiva dalla precedente per- chè il pedunculo dell' infruttescenza erasi in tutta la sua lun- ghezza assai rigonfiato, in maniera che ne risultava una strana infruttescenza apparentemente affatto sessile. Anche qui al ri- gonfiamento del peduncolo corrispondeva internamente una ca- vità contenente fiori fruttiferi e comunicante con quella nor- male. Nel suo aspetto questa anomalia sembrava risultare da due siconi l' uno all' altro sovrapposto, dei quali il superiore (normale) era appena il doppio più grande dell'inferiore (anor- male). La strozzatura (che segna il limite morfologico fra pedun- colo e sicono) esistente fra le due cavità, avea però, in questo caso, un perimetro relativamente molto grande ed in rapporto con ciò le squame involucrali giacenti sul suo contorno, erano in numero maggiore dell'ordinario, cioè da 6-S circa. Dintorni di Verona (A. Trotter). Verona, 7 ottobre 1898. ANCORA SULLA CLASSIFICAZIONE DEI FRUTTL — PER L. NICOTRA. Se una classificazione dei frutti veramente naturale deve riu- scire applicabile in tassonomia, e perciò feconda di conseguenze felici nelle inquisizioni di filogenesi vegetale, diventami un do- vere lo insistere ancora un poco sulle idee, che ho espresso di ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 205 già, circa le condizioni, cui la carpologia è uopo ottemperi, af- finché possa vantarsi di naturalezza. Mi piacerebbe, che tale applicabilità e fecondità apparisse chiara, e quindi necessario lo indirizzo della carpologia verso quella classificazione. Si tratta di dimostrare il bisogno che si ha, perchè vi campeggi il fattore morfologico come fondamentale. Non è detto intanto, che la sola contemplazione del frutto, anche poggiata sopra le più intime ed esatte considerazioni morfologiche, basti a decifrare l'enigma scabroso della filoge- nesi. Essa potrà fornire solo dei dati non ispregevoli ; poti'à aiutare alla costruzione di buoni frammenti del sistema natu- rale delle piante ; potrà alquanto spianare quella via, che è r unica da battere, se pur non vuoisi affatto rinunciare alla speranza di sciogliere quell'enigma. Già il fatto innegabile, che r evoluzione può incontrarsi inoltrata abbastanza rispetto a un organo, e restata ai primi passi rispetto a un altro, ci educe be- nissimo suir importanza limitata, che per lo intento tassonomico possiede la carpologia. Le asclepiadee, ad esempio, cosi avanti nello sviluppo del fiore, sono assai indietro in quello del frutto. Pi-imo dovere del carpologo è la determinazione dei tipi fonda- mentali. Visto come alcune forme carpologiche si co.stituiscono indifferentemente, per trasformazione di più tipi cotali ; se ne trae subito la convenienza di scartarle dal novero di quei tipi. Per mezzo di siffatta eliminazione, ci troviamo di fronte a pochi di essi. Fra i quali possiamo tentare di carpire le probabili rela- zioni genetiche; che, grazie alla loro primordialità, resteranno costanti; sicché quelli manterranno costantemente un unico posto nel loro albero genealogico, non dandosi mai possibile il caso, che essi provengano indifferentemente da più punti di partenza. Tipi fondamentali mi paiono quelle forme che si fanno en- trare comunemente nella categoria dei frutti secchi deiscenti, più una (la ghianda o l' utricolo), che è un sincarpio non car- noso, e che il criterio della deiscenza, assunto come grande- mente importante, ha fatto dirimere dalle prime. Però la loro fondamentalità non è di grado uguale. Mentre essi possiedono una comune dignità, diversificano fra loro d' una maniera essenziale, pel fatto dell* unità o pluralità delle loro componenti carpellari. Questo divario porge efficacis- simo aiuto per fare accorgere la fallacia di certi ravvicinamenti Bull, della Soc. hot. ital. 15 206 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE sistematici, imposti solo da parvenze dietetiche. Si mostra, per questo, innaturale la classe delle glumacee, e a bella prima; es- sendovi tal divario fra graminacee e ciperacee. Ma vi ha di meglio. Il concetto di frutto multiplo si appalesa, quale real- mente è, convenzionale; essendo l'elemento di esso frutto un equivalente di quello della Cassola o della ghianda. Il frutto dell' Alchemilla o della Sanguisorba non sarà mai equivalente a quello dei Poferium e delle Aphanes. La pretesa multiplicità devesi ad assenza di riduzioni, ad allungamenti di assi, a mol- tiplicazioni; dunque a fatti d'importanza morfologica modicis- sima, che operansi nello stesso genere magari (Drimys). È dif- ficile però talvolta il dire, se trattasi di preteso frutto multiplo, 0 d' infruttescenza con elementi monocarpellari ; ma sarebbe d'alta importanza il saperlo dire, essendo questo un evento morfologicamente caratteristico, dacché importa 1' esistenza di carpelli eterocentrici. Esso intanto è negletto, mi sembra, anche quando la costituzione policarpellare d' ogni fruttino elementare (com'è nelle potamee) lo rende evidentissimo. Il follicolo è certamente un tipo carpologico primordiale. Ciò scaturisce dalle più consentite tesi della teoria carpellare. Nella sua più vetusta attuazione ha verosimilmente affettato la dispo- sizione elicoide, e la più completa libertà da aderenze coi suoi compagni. Se una congregazione di follicoli si dispone a raggi, e contrae di tali aderenze, avremo stadii di più avanzata evo- luzione : le forme attinosincarpiche, che si costituiscono dentro una stessa famiglia frequentemente, anche dentro lo stesso ge- nere si potrebbe dire. Nelle malvoidee (malvacee ed euforbia- cee), nelle geranioidee, esse sono tipiche; e poi danno luogo a quel frutto che s' è chiamato schizocarpo. L'antichità del follicolo è dimostrata dalle famiglie policar- piche, indubbiamente primigenie, che si legano alle forme pro- angiospermiche (Willmmsonia, Welwitschia, Goniolina), le quali tengono gran posto nella flora dell' èra secondaria. La presenza di tal genere di frutto in certe famiglie monocotiledoni, che ritengonsi come più vetuste, dimostra in pari tempo la stessa cosa, e conforta l' induzione delpiniana circa 1' origine di que- sta categoria di angiosperme^ ' * Neil' infralias si hanno queste antichissime monocotiledoni (na- jadee....). Un'antichità così remota non è affermabile per altre mo- ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 207 Ciò non ostante, io non mi saprei decidere ad accettare il follicolo come unico progenitore d'ogni forma di frutto; sia perché non è provato che ogni generazione di tipo fondamen- tale metta capo ad esso (né mi pare che in certi casi possa es- serlo, essendo contrario al vero) ; sia perchè, magari nel periodo proangiospermico, si ha qualche cosa di somigliante a un ova- rio composto da carpelli aperti (Spirangium). La produzione di una Cassola però da un follicolo parmi evi- dente, non solo pel paragone dei membri d' una famiglia (come occorre per le rubiacee, per le caprifogliacee, per le apocinacee, per le anonacee, per le sterculiacee) ; ma da quelli d' uno stesso genere. Splendido esempio ne porgono le Nigella. Laddove in certe specie, o sezioni, i carpelli vi sono liberi per un certo tratto, nella A^. damascena vedonsi costituire una Cassola, che, maturando, s' apre alla maniera di follicoli. Spach credette do- verne formare un genere particolare, cui ha dato il nome di Erobatos. Certamente bensì, è dal follicolo che si passa al legume ; e solamente partendo da quel primo termine, si giunge a questo secondo. Troviamo infatti dei follicoli o dei legumi eccezionali tanto nelle Magnolia, quanto nelle Cet^cis: essi si aprono dal dorso, anzi che dal ventre, o anzi che dalle due parti a un tempo. Dentro la cerchia d'una stessa famiglia (fitolaccacee), anzi d' una stessa tribù di essa (Gyrosiemoneae), incontriamo il pas- saggio dal genere Codonocarpus, che porta follicoli, al Gyro- stemon, che porta legumi. ' Malagevole è V apprezzamento della Cassola. Molto superfi- cialmente si é proceduto, io crederei, nell' associare sotto l'uni- voca designazione di cassala tante forme, che probabilmente sono state create di maniere essenzialmente fra loro diverse. Già si è sentito, che la voce predetta avesse un significato in- nocotiledoni, essendo facile il battezzare come resti di esse, resti di piante proangiospermiche. « Si l'on soumet (dice Schiniper) les matóriaux existants à un examen plus minutieux, on arrive bien- tòt à cette conclusìon, que tous les fossiles des terrains anciens décrits comme monocotyledones, n'en sont pas » (in Zittel, Tratte de paléont., 1891, II, p. 317). * Talora la somiglianza è ingannevole. Le Moringeae si accusano perciò subito come arbitrariamente annesse alle leguminose. 208 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRJINZE deciso; e si sa, sia stata definita d'una maniera assai vaga. Questo è un punto della carpologia, il quale reclama più at- tenzione, e la fondazione d* una tassonomia dei frutti derivata da profonda indagine dell' origine comparata di tutte quelle forme. Le tipicamente monoloculari non dovrebbero andar con- fuse con le altre ; quando potrebbero ripetere un' origine affatto peculiare, affatto diversa da quella che giace nella saldatura di più follicoli. E se il fatto della deiscenza e delle sue moda- lità non è poi di tanto alta importanza, quanto a prima vista parrebbe, che difficoltà si può vedere nel ravvicinare al tipo Cassola, la forma che si è detta ghianda od utricolo ì Abituati a considerare come inferiori le famiglie, ove il frutto presenta tracce più o meno decise di involuzione ; abbiam voluto depri- mere il livello sistematico di esse, senza pigliarci la pena di distinguere ove l' involuzione è primitiva ed antecedente all'evo- luzione, ove é postuma e precorsa (.la questa, senza cioè deter- minare quando si tratti d' una semplicità, quando d' una sem- plificazione. È innegabile intanto, che la storia del frutto, come quella del fiore, é in massima parte storia di contrazioni, di aderenze, di eliminazioni avvenute nell' architettura primor- diale. A tale stregua non sarà strano adunque, se le cupuli- fere ci appariranno create da una riduzione, le cui stimmate si conservano tuttora nell'ontogenesi del frutto, che si delinea in seguito di aborti d'una gran parte dei suoi elementi. L'inter- mediarietà di tutto il gruppo loro, fra le pitoidee e le altre di- cotiledoni inferiori, è per lo meno una veduta improbabile. Progenitura d' una maniera di Cassola è senza dubbio alcuno la siliqua. Essa è una Cassola loculicida di peculiare deiscenza, cioè d' una deiscenza, che si compie formando una valvola, per via di fenditura a ferro di cavallo operantesi sul carpello. Il ge- nere Tetrapoma mi pare eloquente per questo. La siliqua, or- ganizzatasi nelle tribù delle cleoraee o delle papaveree, si è ereditata dalle croci fere ; che ne hanno ricevuto l'impronta, in- delebile attraverso anche alle modificazioni più dissimulatrici. Essenziale suo carattere è che le \?ì\\o\q ^ìb-wo lìlacentl faglie.^ ' Cfr. Beauvisage, Remarques sur la classificai ion des fruits CBull. d. la soc. bot. d. Lyon, VI, 1889). Sono siliqwforvn le cassule di alcune loasee e di alcune bigaoniee. E infatti non hanno della si- ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 209 Le altre specie di frutto non hanno che importanza morfo- logica d'ordine secondario; quindi é illogico che vadano coor- dinate alle anzidette. Esse possono prendere nascimento indif- ferentemente da più d'una di queste: dunque sono deviazioni, cui stan soggette tutte pressoché ugualmente le forme tipiche fondamentali, ed ubbidisce ognuna di esse al raggiungimento di disposizioni d' unico destino biologico. La loro ulteriorità é at- testata dal metodo comparativo, e talora magari dai dati onto- genetici ; la costanza di caratteri riscontrabili in ciascuna non ci autorizza a tenerle per unità morfologica, non essendo indice <3i unità d'origine, d'alto valor sistematico, ma d' uniformità di trasformazione istologica. Al fondo di quella costanza e' è in- fatti un divario di disegno originale, che è da svelarsi all'oc- chio del botanico. 11 Brousse perciò sagacemente avvertiva, co- me certe somiglianze sian più apparenti che reali, e come le reali siano disve'ate da un profondo studio dello sviluppo, men- tre il primo intuito nou saprebbe carpirle. ' Una delle elaborazioni ulteriori, che subiscono le forme fon- damentali del frutto è segnata dall'acquisto di pericarpio car- noso. Hildebrand vi vedeva il marchio della modernità, dell'ac- comodazione a un processo disseminatorio zoidiofllo. ' Ora gli autori a ragione han fatto menzione d'una Cassola carnosa; frutto, che riunendo il carattere della deiscenza a quello della carnosità, mcstra quanta grande difficoltà si avrebbe a ridurlo sotto alle categorie di bacca o di drupa. Ma già queste catego- rie sole non basterebbero per classificare ogni frutto carnoso; quando volessimo, classificandolo, esprimerne la derivazione. Ri- cordo che Bordzilowski * trovò vario lo sviluppo di bacche ana- liqxia che la fisonomia. Nelle Loasa si aprono sul dorso dei carpelli, ed offrono placente parietali ; nelle Bifjnonia (come ho potuto ve- dere sulla B. ungais) e in generi vicini sono settifraghe. L'apertura dorsale dei carpelli di Camjysis, di Eicremocaj'pus, dice bene del resto quanto si sia distanti da una siliqua vera. * Cfr. il suo scritto : Quelques mots sur Vétude des fruita (Mont- pellier, 1880). ' Die VtrbreitunqsmUtel d. Pftanz. (Leipzig, 1873, p. 157). — Lo stesso può dirsi di tante forme ridotte, sulle quali vediamo attuate le più splendide accomodazioni, mentre il frutto arriva ad assumere le apparenze di seme. * Nel Centram., XXXVIII, p. 792. 210 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRRNZK ■tomicaraente conformi (Ampelopsis, Sambucus). C è un frutto •carnoso che proviene da follicoli (najadacee, berberidee) ; e il frutto di Akebia arriva ad aprirsi, allorché è maturo, lungo la su- tura propria del follicolo, mettendosi in evidenza stavolta l'intima natura di questa formazione carpica. Una bacca di najadea non è certo quella d'un Asparagus o à' m\' Aspidistra. La drupa d'Elaeagnus è una drupa falsa, essendo primitivamente un frutto secco, indeiscente, che indi è inviluppato dal tubo calicino, car- noso di fuori, osseo internamente. Le drupe libere delle moni- miacee sono, nelle Tanibourissa, inviluppate da una coppa, formata dalle parti esterne del fiore, e divenute carnose, con l'ag- giunta di dissepimenti stabilitisi fra le drupe originarie. Spesso lo strato carnoso inviluppa achenii, nucule, pirene; perciò ha luogo contemporaneamente sullo stesso frutto lo sviluppo d'una polpa e quella riduzione, cui ora passo ad accennare. * Questa riduzione è un'altra elaborazione ulteriore del frutto, per successiva sottrazione di elementi carpellari, per impiccio- limenti, per aderenze straordinarie, per neoformazione di tra- mezzi, di pennacchi, di ale, per frammentazione di articoli, per indurimenti. Abbiamo cosi gli achenii, le cariossidi, le samare, le nucule, certi utricoli. Ma quale divario fra due frutti può esi' stere, mentre loro concediamo indifferentemente il nome di achenio ! Queste involuzioni possono cogliere una Cassola, " come una siliqua o un legume. Possono, egualmente, avverarsi in un follicolo: le dilleniacee ci mostrano nel genere Acroirema, che esso diviene dirompente; le anonacee cel mostrano nell' Unona, e a vario grado in generi affini. Gli aborti durante la matura- zione rendono contezza dell'apparente unicità del termine, cui la * Bailloa tiene come drupa fornita di sottile sarcocarpio il frutto degli Osteospermiuii {Le fruii des Osteospermum nel Bull. d. l. soc. Linn. Paris, 1881). Se la trasformazione non si fosse restata a cosi breve tratto, e se non si fosse trattato d'una famiglia, ove sta pro- fondamente impressa l' indole del frutto, sarebbesi forse ignorato quanto tal frutto carnoso differisse originariamente dagli altri. An- che qui abbiamo consociazione dei due processi riduttori. Una coppa analoga a quslla delle Tambourissa inviluppa achenii negli Athero- spermum. ^ Cfr. per un insigne caso di tal trasformazione, Al. Olbers (Ueb. d. Bau d. Geranienfriichte in Bot. Cenfralbl., XXI, 318). ADUNANZA DKI.LA SEDE DI FIRENZE 211 mercè di essi si arriva ; ma daii contezza altresì della pluralità dei termini da cui si parte. L'uti-icolo, che essenzialmente è una Cassola, può giungere cosi a trasformarsi in un frutticolo, dentro la cerchia d'una stessa famiglia (poligonacee): vedasi la Konigia monandra. * Inoltre si hanno le irregolarità promosse dallo scemamento del numero dei piani di simetria fiorale; irregolarità visibili neir ovario (Gratìola, Ulricularia, Globitlaria). Esse apportano r inuguaglianza dei carpelli. Debbonsi annoverare fra le ulte- riori modificazioni, cui può andare incontro il gineceo, e quindi il frutto; e contribuiranno in buona parte al compimento di quel fenomeno importantissimo, che è 1' eteromericarpia. Altre deviazioni sono detei'minate dallo sviluppo straordinario di parti fiorali estranee al vero frutto, e concresciute con esso; altre ancora da concrescimenti, che han luogo fra ginecei dif- ferenti, e che possono financo fondere le Cassole di una infrut- tescenza (Opercidaria), come le bacche (Ananassa). ' Posta la base di una filogenia del frutto, può emettersi un giudizio più 0 meno probabile sulla età relativa d'una famiglia 0 d'un genere. L'esistenza d'un organo elaborato, che è pro- prietà generale dei membri d' una famiglia, sarà documento della recente comparsa di questa ; e al contrario, l'elaborazione com- piutasi dentro la famiglia stessa è documento di vetustà. Talora una forma specializzata riesce possedimento d'una famiglia; ed allora le deviazioni da essa forma sono rare o nulle. È difi^icile in tal caso l'emissione di un giudizio, senza interrogare altri documenti, e senza discernere di che forma di frutto si tratti, cioè se sia d' una elaborazione più o meno accentuata, o siasi * Chi potrebbe rai^ionevolmente confondere sotto unica mentitrice denominazione 1' achenio delle composte con quello delle ombrelli- fere ? r achenio d' una rubiacea con quello dei lìanunculas e delle Anemone ? Talvolta si è battezzato par achenio un follicolo con dei- scenza tardiva, prossima alla garmiuazione, a causa d'atrofia delle fibre elastiche (0. Lignier, La yraine et le fruit des Cali/canthées in Bull. d. la so-;. Unii, de Xormandie, IV sér., voi. V, 1891). - Cfr. le opere di Lindman {Om Postfloratìonen, Stockholm, 1885) adi Reiche {Ueb. anat. VerUnd. welcJie in d. Perianthkreisen der Blii- then wdhrend d. Entwickelung d. Fruilit vor sicli gehen in Pringsh.^s Jahrb. XVI, 1885). 212 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE poco progredito verso di essa. Ma questi giudizi incontrano un ostacolo, che sarebbe da rimuoversi: esso giace nel modo, onde son costituite da noi le famiglie; le quali, come si concepi- scono nei nostri sistemi sono ben lungi dall' essere gruppi equi- valenti. Alcune effettivamente non saranno che unico genere, le diversificazioni generiche di esse non avendo che un valore assai basso, e non offrendo piuttosto che differenziazioni d'in- dole biologica. Sono gruppi, che da recente pajono entrati nella lotta vitale, e divariano sensibilmente da quelli, cui il tempo ha danneggiato, privandoli di tanti loro membri, e facendoli oggi incontrare straordinariamente accantonati. Essi, al contrario, formano la maggior parte della flora mondiale nell'evo nostro; quantunque abbiano rappresentanti in quella dei passati. Ora per lo più possiedono una formazione carpica specializzata, e sostanzialmente costante (leguminose, ombrellifere, composte, labiate, borraginee, graminacee); o la possiedono anche in modo esclusivo 0 quasi (crocifere, orchidee). E come, se trattasi di famiglie, troviamo spessissimo diflìcoHà di stabilirne i generi; cosi, se trattasi di categorie superiori, ne incontriamo nello sta- bilire le famiglie. Ciò accade per la serie delle monocotiledoni; ove con tale instanza tassinomica collima la frequenza toccan- tissima di frutti carnosi, avvertita da Hildebrand ; che arrivano più volte ad essere patrimonio generale d' una famiglia (tacca- cee, smilacee, asparagacee, aspidistree, nipacee, palme). Ci sen- tiamo adunque in faccia a un gruppo probabilmente sviluppa- tosi per ultimo ; forse anche destinato ad attingere la sua evo- luzione più perfetta in un venturo evo geologico. Quando il frutto trovasi d'avere attraversato una fila più o men lunga di trasfigurazioni in seno a una stessa famiglia na- turale, ci può non di rado guidare alla distinzione di tribù, ed al giudizio intorno alla relativa antichità loro. Ciò accade per esempio nelle bromeliacee, nelle commelinacee, nelle santalacee, nelle piperacee, nelle mirtacee, nelle balanoforacee ecc. Allora l'importanza sistematica della carpologia riesce manifestissima, e s' apre una via allo studio fìlosoflco delle trasformazioni, as- sunte da un tipo carpologico fondamentale. ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 213 ETEROCARPIA ED ETEROSPERMIA. PER L. NICOTRA. Nello iniziare, tanto tempo fa, e in seguito ad idea espressa dal Carnei, una rivista di alcune specie, controverse per la loro riferenza al genere, mi son fermato un poco (com' era da asi)et- tarsi) sulle composte, e specialmente sulla tribù delle cicoracee; e lo studio di molti generi di esse mi ha dato campo a consi- derazioni relative al fatto dell' eterocarpia. Poi, nel condurre, ora sono pochi anni, alcune ricerche sulla densità specifica dei semi (ad imprender le quali sono stato in- coraggiato da uno dei nostri più valenti biologi), mi sono in- contrato in varie specie, che presentano minimi gradi d'etero- spermia, e che mi han fatto ricordare di un'altra, ove il detto fenomeno è stato considerato da Gussone, e della cui conspicuità son rimasto sorpreso fin dai primi anni della mia carriera scien- tifica, quando ancora non volgeva la mia mente ai fatti di bio- logia vegetale. L' eterocarpia e 1' eterospermia sono due fenomeni molto ana- loghi, ed è quindi legittimabile l'unità delle idee che vi si ri- feriscono. Si può dire anzi, che talora lo studio dell'uno si con- fonda con quello dell'altro; quando biologicamente frutto e seme corrispondono allo stesso tipo d" organo, cioè al concetto di corpo staccaniesì dall' organismo materno per servire alla dispersione ; * quando le disposizioni istesse si trovano or nel frutto, ora nel seme ; quando vediamo il primo convergere verso le fattezze del secondo, per via di molteplici modificazioni (ri- duzione del numero dei semi e delle logge, segmentazioni, ade- sione d'involucri ecc.) dando origine ai frutti pseudospermi;" quando finalmente vediamo coincidere nelle stesse piante i due ' Qui calza bene il notare, come cotale stacco sia di nessun va- lore per le conclusioni d' ordine morfologico, ed indi si alleghi in- validamente per distinguere fanerogame da cx-ittogame superiori. Per contro, è di massimo valore per la biologia, e ci dà il concetto di entità biologica. * Come li chiamò De Candolle {FI. fr., I, 149). Chatin ha dimo- strato che nelle labiate e nelle borraginee il pericarpio fa ufficio d'integumento seminale {Et. s. l. dév. d. l'ovule etc, in Ann. d. se. 214 ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE fenomeni, e rivelarsi così una splendida concorrenza di più cause morfologiche verso lo stesso effetto funzionale. ' L' eterocarpia è un fatto frequentissimo nelle composite, e si rivela cosi quale un adattamento squisito, che si lega ad una posizione sistematica elevata, e ad una dispersione caratteristica per una famiglia predominante nelle flore attuali. Io potei ri- scontrarla anche in ispecie dei generi di Tubuliflorae : Ken- trophyllum, Xeranthemum, Cardancellus, Anthemìs, Filago, Anacyclus, Tassilago, Doronicum, Senecio, Chrysanthemum Prolong oa, Coleostephus , Matricaria, Centaurea, Crupìna. Per due di essi potrei addurre due esempi splendidi, che han valso alle specie, insignite da tal fatto, la denominazione di hete- ì^ocarpa; e sono una Centaurea ed una Matricaria. I cui achenii sono difformi, per carattere differente assunto dal pappo (secondo che appartiene a quelli della periferia o a quelli del centro), ov- vero anche per la forma loro nei due casi. Sull' eterocarpia delle Lig aliflorae si ferma molto il Delpino. ^ Io ho potuto vedere due casi offerti da piante nostrali, cioè da due specie molto sparse di Hypochaeris {H. glabra L. e radicata L.), che Moris ha creduto dover considerare come appartenenti a varietà distinte quegl'in- dividui delle due specie, ove il fatto si presenta ; essendovi quelli che offrono achenii conformi. La difformità è determinata in entrambi i casi dall' assenza di rostro nei frutti della periferia. Si dovrebbe anche- annoverare fra le piante eterocarpe la KaWfussia Mùlleri DC, che offre gli achenii marginali raga- dioloidi, calvi, scabri, attenuati assai all' apice ; e gì' interiori d' una lunghezza doppia, rostrati, trasversalmente tubercolati, muniti di pappo ad elementi difformi. Apparterrà meglio a una sezione di Thrincia, genere segnalato già per eterocarpia dallo noi., Sei". V, 1874). Allora si può avere un altro scambio di funzione: il calice persistente si atteggia in guisa da servire come frutto capsulare (Cfr. Kronfeld, Ueb. d. Ausstr. d. Fruchte v. Scutellaria galerioulata, in Verhandl. d. K. K. zool. - boi. Gesellsch., Wien i8tì6). * De Coincy ha recentemente segnalato per questo il genere Ae- thionema {Hétérospermie de certains Aethionema hétérocarpes in Journ. de Bot., IX). Delpino accenna a simil contingenza per la Macleya cordata. Eterocarpia ed eteromerocarpia nelle Angiosp. in Mera. d. Accad. di Boi, 1894). 2 Op. cifc. ADUNANZA DKLLA SKDK DI FIRENZE 215 stesso Delpino. Essa è esclusivamente inquilina della Sicilia e della Sardegna. Taccio delle altre specie eterocarpe da me vedute, ma che sono state segnalate come esempi di questo fatto biologico ; in- vece mi pare di dovere ricordare a proposito qualcheduna da me non vista. Tale é V Ileieracia Szooilsii F. et M., per il lungo rostro degli achenii periferici; tale la Ci/mboseris palaestinaBss., per gli stessi achenii calvi, alati, inclusi nei filli interni dell'an- todio. Quest'ultimo genere é vicinissimo alle Crepis, e forse è una progenie, come altre che questo genere ha creato, e che pre- sentano spiccatamente l'eterocarpia (J5arc^M^/.5W, Endoplera). C" è un'eterocarpia falsa. Vale a dire, essa accade in un vero frutto, a cui si sono associate parti circostanti, che hanno cosi dato origine a un frutto falso. La difformità è appunto data da tali parti. Ne dà esempio il Jiiniperas oxycedrus L., alla for- mazione delle cui coccole concorrono or tre or sei squame. Al- tro esempio è la Sitaecla heterocarpa Fnzl., ove il perigonio fruttifero è or si or no gonfiato ; ed altro la Salsola sogdiana Bge., che offre un perigonio fi'uttifero ora alato ora aptero. C'è anche un'eterocarpia incipiente, che non avrà impor- tanza biologica. In varie specie di Ranunculus gli achenii sono or si or no irti di tubercoletti sulle facce {R. laieriftorus DC, garganicas Ten. , lieacherifolius Prsl., angulatns Prsl.), or pelosi or glabri {R. Segiiievi "Wild., illyricus L.), ora con ro- stro ricurvo, ora con rostro diritto {R. acris L. repens L., tri- lobus Dsf., Balbisìì Mor.}. Dissomiglianze svariate mostrano qual- che volta i frutti di una stessa specie di Daucas rapporto alle armature (D. miiricaius, aureus), di Meclicago ecc. Per r eteromericarpia sembrami da studiarsi la sezione He- terocaryiim Alph. DC. del genere £'c/«mo57Jer?7m«i ; e da ricor- darsi quel che accade nel genere Symphoricarpos, i cui quattro carpelli sono a due a due dissomiglianti. È notabile che l' eterocarpia si manifesti prevalentemente nei gruppi sistematici, ove il frutto è stato assoggettato a quelle involuzioni, che ne hanno alterata la forma originale; nei gruppi, il cui frutto é un achenio, un'entità biologica uguale a quella del seme. È notabile altresi la geografia delle piante ete- rocarpiche, accennata qua e là da Delpino. ^ » Op. cit. 216 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Uno studio minuto dei semi mi ha fatto apprendere, che su molte dissomiglianze presentate da quelli di una stessa specie 0 anche di uno stesso individuo si sorvola agevolmente; perchè o sono d' ordine fisico, anatomico, e quindi non facilmente ri- levabili ; ovvero, pur essendo d' ordine morfologico, sono cosi esigue, da non potervi annettere significato biologico.' In varie specie di Suae'la, Bunge ha incontrato una diversità di natura dell'integumento (che é ora crostaceo, or membranoso); la quale è talora in rapporto con la posizione dei frutti sull' individuo, e con la stagione in cui essi maturano. Qualche volta vedonsi nella stessa specie semi forniti e semi privi d' endosperma. ~ La specie gussoniana anzidetta è X Alsine (Spergulaìna) he- terosperma ; i cui semi sono provvisti o no di margine largo, scarioso, cigliatolacero. Hildebrand ' e Delpino ' han fatto no- tare quale utilità una pianta ricavi da questa variazione, che é un progresso della disposizione attuatasi già per via della forma discoidea. Qui poi la variazione si manifesta anche nel genere, e serve a caratterizzare le specie, essendo esse ora con semi alati {Sp. rubra Prsl.), ora con semi apteri {Sp. radìcans Prsl.); sicché r eterospermia della specie ha rapporti con quella del genere, come accade per 1' eterocarpia nei sottogeneri predetti delle Crepis, la quale è semplicemente accennata nel soiio- genere £'wcrep«5. Tanto l'uno quanto l'altro fatto sono dunque di un valido appoggio per la teoria della discendenza. ' Dico questo in massima. Però, anche il divario di semplice co- lorazione può servire al mirabile fenomeno del mimismo. Le varia- zioni di mera grandezza sono reperibili più volte nei semi racchiusi in mericarpii eteromorfi, o nei frutti di specie anfìcarpe. ^ Mi pare più giusto che si applichi esclusivamente questa deno- minazione all'albume, facendola cosi contrapporre al perisperma. Quella formazione propria delle ginnosperme, che si è volata chia- mare anche endosperma (ed erroneamente, mi pare), potrebbe deno- minarsi endoprotallo; voce che si adatterebbe benissimo a signifi- care tanto la posizione, quanto la natura morfologica di essa. ' Die Verhreitungsmittel d. Pflanzen. Leipzig, 1893, p. 104. '' Pensieri ed osserv. sulla dissemin. in Note ed osserv. hot. (Malpi- ghia, voi. IV, p. 10 e seg.). ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 217 Il Vice-Presidente Aucangèli presenta un lavoro del dott. Biuzi intitolato : SU L'IMPOLLINAZIONE NEL GEN. CUCURBITA. — NOTA DEL DOTT. A. BRIZI. Le piante che ebbi a mia disposizione sono CucurMta Pepo L., C. moschata Ducli. (la sua varietà zucca a violino), C. ma- xima Duch. (la varietà nota col nome di zucca Mrucca) e C. perennis A. Cray, tutte del R. Orto Botanico di Pisa; dovendo alla squisita cortesia del Direttore Prof. Giovanni Arcangeli — e di ciò gli son grato con vivo afTetto d'allievo — questo, come ogni altro materiale di studio. Le Cucurbitacee hanno cellule polliniche relativamente gran- di; in C. Pepo le dimensioni di queste sono di 20 a 23 cente- simi di millimetro: Kerner ' nota che le cellule polliniche sono relativamente più grandi in quei fiori che restano aperti breve tempo; cosi avviene anche in Cucurbita. Il polline di Cucurbita, osservato al microscopio, appare di forma sferica, con l'exina irta di appendici spiniformi e papil- lose: scopo principale di questa struttura è di permettere l'u- nione di molte cellule polliniche in grumi e di assicurarne la coesione al corpo dei pronubi. Uguale ufficio, di assicurare od accrescere le coesioni del polline, è da attribuirsi alla sostanza viscinosa di cui é provvista la superfìcie delle cellule polliniche. Nei fiori femminili gli stimmi sono umidi per una sostanza attaccaticcia che serve a meglio prendere e trattenere il pol- line dal corpo dei pronubi che vi si strofinano. Inoltre la forma stessa degli stimmi e la loro disposizione sono devolute ad as- sicurare meglio la loro impollinazione. Gli ordinari pronubi del gen. Cucurbita — e di gran parte delle Cucurbitacee — appartengono agli Imenotteri, all'ordine che dà il maggior contingente di pronubi alle nozze delle piante: sono gì' intelligenti apiari. Quelli che io riconobbi come pro- nubi sono: ^ ' Kerner von Marilaun, Pflanzenlehen, II (Leipzig, 1890). * Debbo la classificazione di questi insetti e di quelli ci) e verranno nominati in seguito alla cortesia dei sigg. Dott. Magretti di Milano e Dott. Fiori di Modena, ben noti entomologi, studiosi d' imenot- teri il primo, e di coleotteri il secondo. 218 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Apis mellifica L. Apis mellifica L. var. ligustica Spin. Bombus horiorum L. Halictus quadricinctus (Fabr.) Mor. Halictiis sexnotatus Kb. Halictus calceatas (Scop.) D, T. Alcuni apiari hanno peli su tutto il corpo, altri li hanno solo in determinate regioni: tali peli sono atti a meglio trattenere, durante il volo da un fiore all'altro, il polline di cui l'insetto s' è cosparso il corpo nella visita ai fiori maschili. Le visite di questi apiari ai fiori di Cucurbita sono frequen- tissime ed é raro che al fondo del tubo coronino non si vedano due 0 tre di questi insetti nell'atto di suggere il nettare e, in- consciamente, d'impollinarsi: questa grande frequenza dei pro- nubi ai fiori è appunto in correlazione con la breve durata dell' antesi. Ai fiori di Cucurbita mancano quegli odori molto sensibili che servono quale potente mezzo di richiamo degli insetti: si può affermare che alla mancanza d'odore, come mezzo di richiamo, si supplisce in questi fiori con una notevole funzione vessillaro. Moderne vedute tenderebbero a mutare le comuni opinioni a riguardo della funzione vessillare. L'illustre Caruel * fu tra i primi a nutrire dubbi intorno all'attrazione che i colori dei fiori eserciterebbero sugli insetti: darebbero motivo a tali dubbi, esperimenti ed osservazioni del Lubbock " sui sensi degli insetti. Da questi studi appunto si sarebbe portati a cambiare le idee sulla funzione vessillare, e forse ad attribuire importanza mi- nore al senso della vista. Questo risultato sarebbe in viva con- traddizione con i risultati di botanici e di zoologi i quali giu- dicarono in molti insetti molto perfezionato il senso visivo e giunsero anche a stabilire quali colori sono più o meno sim- patici od antipatici a certe specie: cosi l'ape sarebbe molto attratta dall'azzurro o dal violetto e poco o nulla da alcune gradazioni del rosso. * T. Caruel, Duhhì sulla funzione vessillare dei fiori (in Nuovo Giorn. Bot. ItaL, voi. XXIV, 1892). * Lubbock, On the senses, instincts and intelligenoe of animals with special reference to insects (London, 1888). ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 219 Peraltro contro l' asserzione della imperfezione della vista di certi insetti, si possono addurre alcuni fatti degni di men- zione: già H. Mùller ne cita uno che dimostrerebbe che le api sono dotate di buona vista, giacché volando verso fiori di Pri- miila elatìor per rubarne il polline, passavano sempre davanti i fiori longistili che hanno le antere nel fondo della corolla; inoltre non è fuor di luogo pensare che parecchi fenomeni di mimetismo fanno ritenere di un grado avanzato di sviluppo le funzioni visive d'alcuni insetti. Del resto perchè nei riguardi delle nozze delle piante riesca utile la funzione ve^sillare non abbisogna che le facoltà visive dei pronubi siano elevate fino a percepire i minutissimi dettagli a notevoli distanze. Quindi — almeno per molti pronubi ed a distanze non esagerate — deve aver luogo la funzione vessil- lare e non resta men vero l'asserto di Darwin: ' « noi certa- mente dobbiamo la bellezza dei nostri fiori all'esistenza degli insetti ». * * « I fiori di Cucurbita — come, in generale, le specie melit- tofile — offrono ai loro pronubi il nettare. Interessa la genesi di questo nettare. W. J. Behrens " scrisse di granuli d' amido del tessuto dello sprone in Tropaeolum, ritenendo che essi avessero parte nella secrezione nettari fera. Altri Autori che s' occuparono della que- stione non furono d'analogo avviso: cosi il Bonnier nella con- clusione d' un suo notevole lavoro ^ ammette che « il y a tou- jours une accumulation de substances sucrées au voisinage de l'ovaire » e che « pour un assez grand nombre de ces tissus à sucre, il peut y avoir production au dehors d'un liquide su- cre » mostrandosi perciò inclinato ad ammettere che il nét- ' Charles Darwin, The effects of cross-and sei f-f ertili sation in the vegetuble kingdom (London, 1876). * Wilhelm Julius\Behrens, Die Nectarten der Dlilthen. Anato- missh-physiologische Untersuchungen (in Flora, 1879, n. 1 e seg.). ' Gaston Bonnibr, Les Nectaires. — Etude critique, anatomique et phyaiologique (in Annales^des Sciences Naturelles, sixième séx'ie, tome Vili). 220 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE tare provenga da riserve zuccherine. Molti altri Autori hanno accolto le conclusioni del Bonnier. Giustamente il Prof. xVrcang-eli ' ritenne che all'osservazione suddetta del Behrens gli scienziati non prestarono tutta l'atten- zione che meritava : l'Arcangeli su parecchie specie di Cucur- bitacee potè pel primo constatare che il tessuto nettarifero avanti la secrezione del nettare è ricco di fecola, la quale spa- risce completamente od in massima parte quando la secrezione fu già effettuata. Egli riconobbe alla reazione dell' jodo forti quantità d'amido nei tessuti nettariferi avanti lo sbocciamento dei fiori, mentre il detto amido era scemato moltissimo fin quasi a scomparire nelle sezioni di tessuti secretori di nettare, dei fiori già da tempo sbocciati, per essere stato erogato nella pro- duzione del nettare. Quindi l'illustre Autore concludeva che allo sbocciamento la fecola del tessuto nettarifero si trasforma princi- palmente in glucosio, mercè l'opera del protoplasma o di qualche fermento speciale; pel richiamo di umori e pel notevole aumento di turgore, il liquido zuccherino trasuda nei meati intercellulari e da qui, per gli stomi acquiferi, alla superfìcie del nettario. Tali osservazioni erano fatte per parecchie Cucurbitacee dei gen. Cucurbila, Lagenaria, Cucumis, Ecballion, Moniordica, sulle quali l'Arcangeli aveva condotto i suoi studi; ma egli, traendone la conclusione che « nelle specie sopra descritte il nettare non proviene da riserva zuccherina, ma da una vera e propria riserva amilacea », non volle estendere il valore delle sue osservazioni oltre le specie studiate. Per quanto è a mia conoscenza debbo ritenere che, ulterior- mente a questi importanti studi dell'Arcangeli, nessuno s'oc- cupò, in questo senso, di tale argomento. A me sembra di poter ritenere che la suesposta conclusione possa estendersi ad altre piante di diverse famiglie: all'esame microscopico, io ho riscon- trato r abbondanza della riserva amilacea prima dello sboccia- mento, e la sua evidente scarsità dopo qualche tempo dallo sboc- ciamento, verso l'avvizzimento, nei tessuti nettariferi di alcuni fiori, tra i quali citerò quelli di Cobaea scandens Cav., di Te- coma grandiflora Delaun., di Convolmilus Ipomaea Veli., e ' G. Arcangkli, Suir impollinazione in varie Cucurbitacee e sui loro nettari (ia Atti del Congr. Bot. Internaz. di Genova^ 1892). ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 221 nella parte interna del tubo, trasformata in tessuto secretore di nettare, del fiore di Gladiolus gandacensis Hort, Queste os- servazioni mi sembrano sufficienti a ritenere che la conclusione suddetta possa venire estesa anche ad altre diverse specie di famiglie diverse e, con probabilità, ad un notevole numero di piante: ad ogni modo su questo interessante argomento conti- nuerò, per quanto saprò e potrò, le ricerche. In Cucurbita la nettaroconca dei fiori maschili è munita di nettarostegio. Agli organi nettarosteghi, in generale, fu attri- buito vario significato biologico: C. K. Sprengel '■ dice la dispo- sizione nettarostega adibita a difendere il nettare dalla pioggia. Che questa opinione non possa esser valida per tutti i netta- rostegì, lo ha provato il prof. Delpino in una sua opera vera- mente magistrale, * adducendo esempì di fiori che offrono complicati nettarostegì, mentre le loro netlaroconche sono preservate dalla pioggia perchè penduli {Symphyiam, alcune Campanule, Loasacee) oppure perchè orizzontali e protetti dal labbro superiore (Acanihus). H. Miiller ' ammette al nettarostegio la funzione di preservare il nettare dalla pioggia e di sottrarlo ad insetti di altri meno adatti per la fecondazione. Il Delpino * afferma che i nettarostegì sono unicamente desi- gnati a precludere ad insetti inetti alla dicogamia l'accesso alla nettaroconca: posteriormente io stesso illustre Autore ** è indotto da nuove osservazioni a ritenere che i nettarostegì sono diretti contro le formiche esclusivamente od in modo principalissimo. Io penso che forse non si può attribuire a tutte le disposi- zioni nettarosteghe un unico ed uguale significato: nel caso di Cucurbita il nettarostegio sembra avere un ufficio che supera * Christian Konrad Sprkngel, Das entdeckte Geheimniss der JVa- tur ini Bau und in der Befruchtung der Bìumen (Berlin, 1793). * Federico Delfino, Citeriori osservazioni sulla dicogamia nel Regno vegetale, parte 2», fase. 2.° (Milano, 1875). ' H. MiiLLER, Die Befruohtung der Blumen durch Insecten (Leip- zig, 1873). * Op. cit. » Cfr. : Malpighia, anno IV, voi. IV (Genova, 1890-91). 222 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE gli altri in importanza, ed è quello che pel primo gli attribuì l'Arcangeli, ' di assicurare la cessione del polline al corpo dei pronubi. Nei fiori maschili di Cucurbita il nettarostegio è for- mato dalla connivenza dei filamenti degli stami, che poi riuniti per le antere formano la colonna anterifera assai sviluppata. I nettaropili sono verso la base dei filamenti; le loro dimensioni sono varie nelle diverse specie e varietà di Cucurbite ed anche nei diversi fiori della stessa pianta : talora essi sono tanto stretti da permettere l' ingresso soltanto dell' organo succhiatore di qualche insetto, e da vietare il passo alle dannose formiche e ad altri piccoli insetti inadatti alle funzioni di pronubi; altre volte sono larghi tanto da lasciar passare comodamente le for- miche e anche qualche altro animalucolo disturbatore e inutile. In moltissime occasioni ho osservato che per questi nettaro- pili più larghi entravano comodamente nella nettaroconca nu- merose formiche, e cosi pure vi accedevano altri piccoli insetti, spesso il Meligethes brassicae Scop., talora il Basyles bipustula- tus Fab. ed anche altri. Quindi — sebbene non si possa, anche nel caso di Cucurbita, escludere del tutto 1' ufficio del nettarostegio di preservare la nettaroconca da alcuni insetti non atti alla funzione di pro- nubi — sembra che quest' ufficio, specialmente a riguardo delle formiche, non sia principale né costante. È invece evidente — e ripetute osservazioni conducono me pure ad accettare questa opinione — che mercè la disposizione nettarostega è meglio as- sicurato nei fiori di Cucurbita il passaggio del polline dalle an- tere al corpo dei pronubi: infatti i pronubi con la testa nel nettaropilo si muovono in vari sensi per suggere meglio e più comodamente il liquido zuccherino ed in questi conati continui essi strofinano la colonna anterifera coprendosi il dorso di polline; inoltre ho osservato che spesso trovano comodo per suggere il nettare di stare, tenendo la testa nel nettaropilo, colle zampe sulla colonna anterifera, aspergendosi cosi abbondantemente il ventre di polline. S'intende che il primo modo d'impollinarsi dei pronubi diviene più o meno facile a seconda della maggiore 0 minore strettezza della parte inferiore del tubo coronino e della mole più o meno grande dell' insetto. ' Loc. cit. ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 223 Fa inoltre la saguente comunicazione : SUL COMPSOPOGON CORIXALDI E SOPRA ALCUNE AL- TRE PIANTE. — NOTA DI G. ARCANGELI. In seguito a quanto fu comunicato a questa nostra Società dal socio conte U. Martelli sul Compso2:)ogon Corinaldi (Menegh.) Kùtz. nell'adunanza del 9 gennaio del corrente anno, mi son dato premura di ricercare la località dove fu raccolta quest'alga dal D/ G. Corinaldi, ma le ricerche sono riuscite finora in- fruttuose. Per quanto ho potuto rilevare dalle poche persone che tut- tora rimangono, e che ben conoscono quali erano le condizioni di S. Giuliano e dei suoi dintorni, all'epoca in cui il Corinaldi raccoglieva quella pianta, nulla ho potuto rilevare di positivo. Tutti concordano nel!' asserire che a Caldaccoli, nel fosso che ne porta il nome, esisteva un ponte, che fu demolito e che ora più non lascia traccia di sé. Sembra, peraltro, che il Corinaldi nella indicazione della località, ove raccolse la sua pianta, abbia preso equivoco, giacché il ponte, di cui egli parla, non racco- glieva affatto le acque termali che escono dalle tinozze dei bagni, ma solo era presso a dei rifiuti del condotto dell'acqua potabile, od a qualche sorgente di quelle che sgorgano alla base del monte e che passava per esso. È ben noto infatti che le tinozze dei bagni si trovavano, come si trovano tuttora, nella stessa piazza di S. Giuliano, in due stabilimenti distinti, e non in Caldaccoli, eh' è a notevole distanza, e le acque che escivano dalle tinozze si versavano, come adesso, in una fogna che passa sotto la piazza e sotto il fosso macinante per scaricarsi in un fossetto diretto a mezzodì senza traversare alcun ponte. In con- clusione, se l'alga fu raccolta a Caldaccoli, essa non [)oteva tro- varsi alle pareti di un ponte sotto al quale passavano le acque eh' escivano dalle tinozze dei bagni, e se essa fu raccolta real- mente sotto un ponte che raccoglieva queste acque, essa fu raccolta a S. Giuliano e non a Caldaccoli, che ne dista più di un centinaio di metri. Dalle indicazioni date dal Corinaldi è quindi impossibile rintracciare la località precisa ove l'alga fu raccolta. 224 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Mi son dato pure premura di esaminare esemplari numerosi di Conomitrium jitlianum Moiit., sul quale fu trovata talora aderente quest' alga, ma per ora non mi è mai avvenuto di poterla riscontrare. Neil' effettuare queste ricerche mi è avvenuto di raccogliere altre alghe, fra le quali meritano principalmente di essere ri- cordate due, che non furono raccolte fino ad ora nel fosso di Caldaccoli. Una di queste è uno Zygnema che non ho potuto determinare, perchè allo stato sterile e quindi privo di spore. L'altro é una Spirojy)^a che nell'estate incontrai in quantità grande natante fra le foglie delle piante aquatiche, lungo le sponde del detto fosso. Questa, che trovasi insieme alla prima, deve ricondursi alla Spìrogyra longata Yauch., come pure ri- tiene r amico prof. G. B. De Toni cui la comunicai ; siccome però anche questa è sterile, non è possibile decidere a quale delle differenti forme di questa specie, intesa nel senso complessivo del Cooke, debba ricondursi. Quantunque abbia coltivato questa pianta in una vasca adat- tata, nelle condizioni più favorevoli alla sporificazione, mai sono riuscito ad ottenerla sporificata; essa ha continuato a vegetare nell'ultima parte dell'estate e nella prima parte dell'autunno, senza dare alcun segno di incipiente coniugazione. Nelle stesse fosse dell'acqua calda ho potuto pure raccogliere aderente alle pietre la Spìrogijra o.clnata (Vauch.) Kùtz. Nei primi del corrente ottobre ho potuto raccogliere, alla ceppala di un pino nel M. di S. Giuliano, 1' Hi/pholoma fasci- culare Huds., ed in un praticello prossimo a lato di una pineta il Boletas graniilatus L. Quest'ultimo, detto volgarmente Gras- sello, è abbondantissimo nelle pinete del M. Pisano, e viene spesso ricercato come alimento. Oltre a ciò, nel boschetto si- tuato dietro il Casino delle R. Terme, ho raccolto sopra un tronco di Broussonetia papyrifera Vent. belli esemplari di Aic7'iculco''ia mesenterica Fr. In altra breve escursione fatta l' 8 ottobre presso Firenze, nei colli di Settignano e Castel di Poggio, ho trovato pure ab- bondante il Boletas granulatus L. nelle pinete, in esemplari però tuttora giovani e poco evoluti. Nelle stesse pinete trovai pure alcuni esemplari di Lactarius exsuccus (Pers.) Sm. ; ma nessun indizio di Lactarius deliciosus (L.) Fr., perché questa ADUKANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 225 si sviluppa più tardi. Presso la chiesa di Vincigliata ritrovai altresì in frutto nelle siepi, il Rhus coì-iaria L., pianta assai rara per la Toscana, da me raccolta pure in passato nel bosco dei cipressi sopra Corbignano. Il Presidente Sommier annunzia di avere trovato la Euphorhia thìjmifoìia Burmann ad Aosta, e propriamente nella stazione ferro- viaria fra le rotaie, dove era abbondante, tanto da aver attirato la sua attenzione anche avanti che il treno si fosse fermato. Era in fiore ed in fi-utto nei primi giorni di settembre. Questa Euphorhia appartiene alla vasta sezione delle Anisophyìlum che ha la maggior parte dei suoi rappresentanti in America, e conta due sole specie in- dubbiamente indigene in Europa. Però varie specie esotiche tendono adesso ad inselvatichirsi fra di noi, ed ogni poco si sente di qual- che stazione nuova dove l'una o l'altra di esse ha preso piede. È strana la predilezione che hanno per il terreno arido che trovasi fra le rotaie delle ferrovie. E facile a comprendere che esse si dif- fondano da prima negli orti botanici dove furono coltivate per studio, e che, avendo bisogno di poca terra vegetale, ed essendo striscianti e quindi resistenti al calpestamento, ivi prediligano i viali 0 i viottoli. Ma è meno facile a comprendere come, non avendo semi dotati di mezzi di trasporto a grandi distanze, esse compariscano ad un tratto in luoghi tanto lontani dai loro cen- tri di diffusione. È certo che devono avere qualche ragione spe- ciale per prediligere le stazioni ferroviarie, percbè quando vi sono giunti i loro primi semi, vi si diffondono e moltiplicano rapidamente. Troviamo difatti la stessa E. thymifolia abbondante fra i binari della linea Massa- Carrara, nella stazione di Fiumicino presso Roma, e fra i binari a S. Domenico presso Firenze; l'^". maculata L. alla stazione di Altopascio; e l'^". Pveslii Guss. alla stazione di Rifredi. Ed an- che la indigena E. Chamaesyce L. volentieri si propaga fra le ro- taie; essa abbonda per es. nella stazione di Rifredi e a S. Domenico presso Firenze lungo lo stradale della tramvia elettrica, insieme alla thymifolia. Ciò è forse dovuto al fatto che poche altre piante si adattano ad un teri-eno cosi povero e spesso imbevuto di sostanze oleose provenienti dalle macchine. Se in quel terreno muoiono i semi di tante altre specie ivi trasportati al pari di quelli delle Euforbie humifuse, queste, trovando il terreno libero da competitori, vi si possono agevolmente moltiplicare. Il Sommier rammenta come ab- bia trovato abbondantissima la E. thymifolia nell'isola di Capraia, introdotta probabilmente in quest' ultimo mezzo secolo, poiché De Notaris non ve la trovò. Anche li predilige i luogbi calpestati. Ricorda ancora come abbia trovato in questa primavera, sparsa per i viali dell'Orto botanico di Napoli, la E. prostrata Ait. finora indicata per l'Italia soltanto di Roma e di Pisa, e come negli Orti Bull, della Soc. boi. ital. 16 226 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE botanici di Firenze, in via Romana e in via Laniarmora, oltre alla E. Chamaesyoe, ognuno possa raccogliere in fiore ed in frutto in questo mese, la stessa E. prostrata, VE. liumifusa Willd. e VE. thy- mifolia. Osserva finalmente come sia rimasto incerto sulla distinzione fra le E. tìiymifolia e maculata, sembrandogli che gli esemplai'i da esso riferiti alla prima presentino alcuni dei caratteri attribuiti dagli autori alla seconda. Esso dubita che negli erbari sia stato spesso confusa l'una coli' altra, e cbe vi siano delle inesattezze nelle loro descrizioni. Le altre specie ricordate invece hanno dei caratteri che nettamente le distinguono. Dopo di che l'adunanza è tolta. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 227 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del dì 13 novembre 1898. Alle 14 il Presidente Sommier apre la seduta. Il consigliere Bar- GAGLi presenta la seguente nota delle pubblicazioni pervenute alla Società : Longo B. Ancora sulla pretesa « Cromatolisi » nei nuclei normali vegetali. Risposta al prof. dott. F. Cavara. Montemartini dott. Luigi. Cloroficee di Valtellina. Fiori Adriano e Paoletti Giulio. Iconographia Florae Italicae. Fasci- colo ITI. Dalle Najadacee alle Poligonacee. Passerini prof. Napoleone. Ricerche ed esperienze istituite nell'Isti- tuto Agrario di Scandicci. Anni IV-V, 1896-97. lìonnet doot. Ed. Note de Philologie et Histoire botaniques. Schlesischer Botanischer Tausch-Verein. General-Doubletten-Verzeich- niss. XXVII. Tauschjahr, 1897-98. Bidletin de la iSociété Imperiale des Naturalistes de Moscou. N.° 4, 1896 e N.i 1 e 2, 1897. Wiener Illustrirte Garten-Zeitung. Heft 6, 7, 8-9, 10, 1898. Bulletin of the Torrey Botanical Club N.° 10, 1898. The Prooeedings and Transactions of the New ò'cotian Institute of Science. Voi. IX, Part. 3. Il Naturalista Siciliano. N.' 9, 10, 11, 12, 1898. Science. August n.» 196; September n} 197, 198, 199; October n.» 200. The Botanical Gazette. N.° 4, Voi. XXVI, 1898. Si votano ringraziamenti ai donatori. Il Vice-Presidente Arcangeli presenta una relazione di una gita fatta a Moncioni e Brolio, e questo lavoro, superando i limiti as- segnati al Ballettino, sarà pubblicato nel Nuovo Giorn. hot. ital. Il Vice-Presidente Arcangeli, a proposito delle lettere dei tre Ministeri, riguardanti gli avvelenamenti per funghi, comunicate nell' ultima adunanza, propone che, nel ringraziare per la benevola accoglienza fatta al voto della Società, venga fatta nuovamente istanza : al Ministro dell'Agricoltura, Industria e Commercio perchè l'in- segnamento sulle principali specie di funghi velenosi venga impartito nelle scuole pratiche di agricoltura ed in quelle speciali, dipendenti da quel Ministero; 228 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE al Ministro della Pubblica Istruzione perchè voglia insistere presso gli Ispettori scolastici affinchè quell'insegnamento venga pure dato nelle scuole elementari; al Ministro dell'Interno perchè vengano fatte sollecitazioni anche presso il Consiglio superiore di Sanità, del quale devono far parte due naturalisti, onde siano presi con sollecitudine gli opportuni provvedimenti, per prevenire le disgrazie che sovente si ripetono, e delle quali non poche si sono verificate anche nel presente autunno. La proposta è approvata. SoMMiER osserva come debbano avvenire casi di avvelenamento per funghi, che non giungono a cognizione del pubblico. Gli sem- brerebbe utile il farne una statistica possibilmente esatta, e spe- cialmente l'accertare, per ogni avvelenamento, a quale specie di fango sia dovuto. Crede che si potrebbe raggiungere questo risul- tato se il Ministro dell'Interno volesse per mezzo dei sindaci dira- mare una circolare a tutti i medici condotti d' Italia, invitandoli a re- digere un rapporto per ogni caso di avvelenamento che venisse a loro cognizione, ed a procurarsi campioni dei funghi sospettati, per man- darli freschi ad un botanico comjjetente. Propone quindi che venga esposta questa idea nella risposta al Miniistro dell' Interno. La Società approva la proposta del Presidente. AuCANaBLi trova ottima la proposta. Egli stesso ha già aperta in questo senso un'inchiesta particolare presso i medici dei luoghi nsi quali gli avvelenamenti sono avvenuti. SoMMiER credo che si potrebbe designare il i^rof. Arcangeli come la persona alla quale si dovessero mandare i funghi da studiare ed i rapporti dei medici condotti. Arcangeli diciiiara che si è dato da qualche temjDO allo stadio dei funghi con molto interesse per sentimento umanitario, ma non ha la protosa di essere il più competente in materia, e cita anzi il nomo di botanici italiani che si sono più specialmente occupati di fanghi. Tuttavia dichiara che qualora venisse designato ad occu- parsi di questa inchiesta, egli volentieri accetterebbe. Il Seo-retario Baroni comunica il seguente lavoro del socio Goiran: DI GAUDINIA FRAGILIS, PANICUM CAPILLARE E DI ALTRE POACEAE OSSERVATE NELLA PROVINCIA VE- RONESE, MA ESTRANEE ALLA FLORA LOCALE. — CO- MUNICAZIONE DI A. GOIRAN. Nello scorso mese di Agosto in Caprino Veronese, alle falde quindi di monte Baldo, mi sono imbattuto in Gmidinia fra- gilis P. B. Questa Poacaea cresceva in un mucchio di materiali deposi- ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 229 tati al principio della strada provinciale che va a Pesina, for- mandovi un cespiiglietto assai denso : si tratta evidentemente di pianta avventizia, la quale sicuramente ivi non esisteva nel passato anno come dilllcilmente vi si ritroverà nel venturo. Si ripeterà pertanto per questa specie quanto è avvenuto per Cori/)iephoras canescens P. B., che rinvenuto da Carlo Tonini in denso cespuglio in un campo sterile presse al Chievo, tosto scomparve, né più fu rinvenuto in quella stazione. Simile fatto si è pure verificato per Pìialarls canavìensis L., Coix Lacnj- ma L., Pcnnisetam longìstylum Ilochst., iMgurus ovaliis L., Briza maociina L., Viilpia Uguslica Lnk., Brachijpodium cli- stachyon P. B., TrUicuni villosum P. B., rinvenute qualche volta sporadiche ovvero, saltuariamente, ad intervalli di tempo anche lunghi. Tacendo di specie comunemente coltivate e che si osservano qua e là subspontanee o quasi naturalizzate, trovo opportuno ricordare in modo speciale Eleusine indica Gaertn., Panicum capillare L. Della prima vengono, si può dire ogni anno, segnalate nuove stazioni in diversi punti della Provincia, però la stessa sembra incontrare una difiìcoltà o resistenza ad acclimatarsi ed a mantenersi in modo permanente nelle località nelle quali è comparsa. Cosi non avviene per Panicum capillare: nel 1880 ne raccolsi alcuni esemplari in una siepe a Pigozzo nella valle di Squaranto; oggi cresce e può dirsi si incontri ovunque; e cosi a S. Pietro Incariano, nella Valpolicella, sotto le Are in Valpantena, al Corno nell'Agro Veronese, nel monte ^foscal, ad One presso Caprino, nei giardini, nelle ortaglie e nelle vie della città di Verona: infine gregario e copiosissimo l'ho trovato nelle sabbie lungo l'Adige nello scorso anno in Campo-marzo, e recentemente (ottobre 1898) presso *S. Michele sotto al Muro lungo. Arcangeli presenta due modelli di funghi eseguiti dal prepara- tore Togniui di Modena. Crede che detti modelli possano essere utili all' insegnamento quanto e meglio degli altri che vengono dal- l' estero. 230 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Baroni presenta un lavoro del socio Preda intitolato : DI ALCUNI FENOMENI PRESENTATI DALLA BORNETIA SECUNDIFLORA (J. AG.) THUR. — NOTA PREVENTIVA DI A. PREDA. La Bornetia secundiflora, una fra le più belle Ceramiacee dei nostri mari, che predilige i crepacci degli scogli, o gli inter- stizi tra un masso e l'altro nelle dighe frangiflutti, dove l'acque son più limpide e profonde, e dove la luce non penetra che in- direttamente, è un' alga abbastanza comune, e non mi so render ragione come mai non siano stati in particolar modo notati al- cuni curiosi fenomeni che essa presenta, e eh' io ebbi campo di osservare su esemplari da me raccolti, nello scorso mese di Ago- sto, tra i massi che stanno alla base del fanale di Livorno, * trovandomi in compagnia del valente dilettante di cose bota- niche sig. Angelo Mazza di Milano, che fu testimonio di alcuni fatti che sto per riferire : L" Se si tuffano nell' acqua dolce degli esemplari di Bo7'- netia recentemente raccolti, dopo pochi secondi sembrano come improvvisamente animati, e le ramificazioni del tallo si contrag- gono repentinamente, e si scostano od avvicinano le une alle altre, come prese da violenti movimenti spasmodici. Questi mo- vimenti si osservano pure, sebbene meno accentuati, se si stende r esemplare, preventivamente bagnato nell' acqua dolce, su un foglio di carta. 2." Durante questi movimenti che continuano Ano alla per- dita totale di turgescenza del tallo, si ode un crepitio abbastanza forte, dovuto allo scoppio successivo delle cellule. 3." Queste cellule, in pari tempo, proiettano violentemente una parte del loro contenuto, ad una distanza che può raggiun- gere i due decimetri, se 1' alga è posta sulla carta, un decimetro ^ È nello stesso luogo che raccolsi già la Bornetia due anni fa. Vedi in proposito il mio Catologue des algues marines de Livourne^ nel « Bulletin de l'Herbier Boissier », voi. II, 1897 e 1' estratto dello stesso lavoro pubblicato dal Bollettino di botanica dell' Università di Ginevra. — Université de Genève ; Laboratoire de botanique, prof. Chodat, 4™« sèrie, VI'""- fascicule, 1897. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 231 circa, se 1* alga si trova coperta da uno strato d' acqua dolce di due centimetri di altezza. Quando il contenuto delle cellule viene ad incontrare gli occhi dell' osservatore, produce una leg- gera irritazione della congiuntiva. 4." Negli esemplari posti sulla carta si distinguono, anche ad occhio nudo, le cellule che vanno distruggendosi, perchè perdono la loro colorazione rosso carminio, almeno nella re- gione prossima al punto dove avviene la lacerazione della pa- rete. Negli esemplari sommersi, le cellule scoppiate si riempiono di acqua, e il contenuto cellulare, diluendosi, passa dalla sua caratteristica colorazione a quella « rosso mattone ». Se si osservano più attentamente i movimenti del tallo, si vede che sono dovuti a disquilibrio prodotto dalla perdita di turgescenza delle cellule scoppiate. Contribuisce poi al movi- mento delle ramificazioni il fatto che la parete della cellula alterata (specialmente se l'esemplare è nell'acqua) si contrae anche dopo la proiezione, ripiegandosi su sé stessa trasversal- mente, e che il contenuto lanciato con violenza produce delle correnti attraverso lo strato d' acqua. Verso la fine del mese di Settembre, trovandomi di nuovo a Livorno, potei riavere la solita alga, ma la ristrettezza del tempo non mi permise di proseguire in modo concludente le mie osservazioni. Grazie però alla compiacenza dell' egregio prof. Funaro, che mi lasciò fare qualche ricerca nel Gabinetto di chimica municipale, potei notare questi altri fatti : Se all' acqua di mare delle coste livornesi (la quale, come potei accertarmi, ha una densità di circa 1,029) si aggiunge successivamente dell' acqua distillata, si vede che i primi sin- tomi di alterazioni cellulari avvengono alla densità di 1,024. Alla densità di 1,021 '/, il fenomeno è più manifesto e si co- mincia ad udire il caratteristico crepitio. Alla densità di 1,018, il fenomeno è evidentissimo. Sulle prime si sarebbe potuto dedurre da quei fatti che l'al- terazione fosse dovuta esclusivamente alla differenza di den- sità tra il liquido cellulare e l'acqua nella quale l'alga era immersa. Ma tale congettura cadde, quando vidi che in una so- luzione acquosa di zucchero, portata alla densità dell' acqua ma- 232 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE rina, il fenomeno succedeva lo stesso. Ricorsi allora ad una soluzione della stessa densità, fatta con un sale neutro, valendomi del Ioduro di potassio, e il fenomeno non cominciò die dopo circa due minuti, alterandosi però solo una parte delle cellule. Come si vede, la questione deve essere ancora studiata, ed io mi propongo, se altri non mi previene, di continuare le mie osservazioni quando mi si presenterà l' occasione favorevole. Credo tuttavia che, dalle osservazioni che io feci, si possa già dedurre non essere il fenomeno originato dalia differenza di densità fra il contenuto cellulare e il liquido esterno, ma do- versi piuttosto attribuire alle proprietà osmotiche di quest'ul- timo liquido per le quali si produce una violenta endosmosi non compensata da una corrispondente esosmosi. Il Segretario Baroni legge inoltre un lavoro del prof. Nicotra dal titolo : UNA PAGINA STORICA DI BIOLOGIA DELLA DISSEMINA- ZIONE. - PER L. NICOTRA. La dottrina biologica intorno alla disseminazione ha ricevuto corpo di scienza, mercè l' opera di Federico Hildebrand. * Prima della comparsa di questa, essa trovavasi allo stato riidimentario, e priva di sistemazione. Io non saprei assegnare per essa le tre fasi, che il Behreus scorge per l' aiitobiologia; - poiché la pri- ma di queste, determinata dall'ignoranza o dal dubbio intorno all' esistenza di sessi nelle piante, e quindi intorno al significato fisiologico degli stami e dei pistilli, non ha riscontro nella teoria della disseminazione. Il significato fisiologico del seme non è stato mai ignorato, non é stato mai dubbio. ^ Bensì, vuoi in modo diretto, vuoi in modo indiretto, l'ipotesi trasformistica. ' Die Verbreitungsmitfel der Pjìanzen (Leipzig, 1873). ^ Beitrilge zur Gesohiahte der Bestauhungstheorie (Elberfeld, 1877-78). ' E. Mùller nota, che delle tre classi di funzioni solo quelle in- servienti alla generazione e alla difiPasione abbiano apparati, dei quali sia chiaro il significato fisiologico (Cfr. 1' FAnleitung della Ras- segna nel Bot. Jahresh. di L. Just, 1873, p. 361). Ma egli si riferisca allo stato presente della scienza evidentemente ; mentre una volta anche gli apparati generatori erano un enigma. ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 233 una volta che aveva guadagnato tanto terreno in botanica, non poteva non interessare la dottrina delia disseminazione; sicché questa ha preso un abbrivo felicissimo da C. Darwin in qua, ed è decisivamente entrata nella sua seconda fase, nella fase sistematica, determinata. L' Hildebrand non manca di darci idea della prima fase di essa, cioè dei documenti letterari esistenti prima del 1873 ; fa- cendo anche menzione del tesoro di notizie esistenti in opere, che descrivono apparati biologici dei semi e dei frutti, ma che trascurano di rilevare il servizio reso da essi. E ap[>unto, dopo aver memorato la più insigne di queste opere, quella di G. Gàrt- ner, passa a rassegnare i luoghi letterari, ove s'è preso in considerazione il nesso fra quegli apparati e l'area in cui pos- sono diffondersi gli organi che li presentano. Ora a me sembra, che la storia letteraria della disseminazione possa risalire al di là del 1788, cioè al di là della comparsa dell'opera antica più insigne di carpologia; quando nella Phi- losophia botanica di Linneo trovasi consegnato un documento propriamesite biologico, relativo a quel fatto cospicuo della vita vegetale. Il sommo Svedese credo io abbia posti ivi i più indu- bitabili principi di biologia della disseminazione; ne abbia deli- neato un disegno, abbastanza completo, fatta ragione dei tempi. Noi troviamo, al capitolo IV^ di questo codice botanico {Fructi- lìcatio), indovinata la destinazione della bacca; ' e al capo V (Sexiis), due pagine auree, ammirabili, perchè attingono un'ele- vazione insolita ed un' insolita larghezza di vedute, perchè ri- velano un contenuto ben altro che consistente in aride termi- nologie, in distinzioni scolastiche, in aforismi riflettenti ipotesi vaghe 0 idee oscure, in dati di erudizione lasciati senza il con- corso fecondatore del pensiero, senza critica e senza indagine atta a interrogarli e renderli eloquenti. In queste due pagine, le disposizioni organiche sono contemplate nella loro funziona- lità: vi si distingue una disseminazione anemofila, da una zoi- diofila, da una idrofila. ■ Per la prima, non solo si tocca della * Finis baccae ut semina ab animalihus ferantur (p. 76 della 2* ed., curante J. G. Gleditsch, Berolini, 1780). — Bacca naiuraliter non de- hiscit, quia niollis et alius finis (ib.). ' Siccome anemofila, zoidiofilia, idrofila può essere una pianta o per le nozze o per la disseminazione; tali vocaboli riescono ambigui, senza 234 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE parte che vi ha la forza esteriore nel produrre l'effetto, ma anche di quella dell'elevazione raggiunta dall' infruttescenza or- dinariamente per via del caule, anche di quella raggiunta per via della scandenza, magari, di quella dell' apertura per lo più apicale delle capsule, e di quella dei pappi, delle ali, delle code esistenti nel calice, nel pericarpio, nel seme. È avvertito l'ufficio dell' inflazione (ut vohcmen laevius evaclat), V ufficio di certi apparati elastici, rettatori, adesivi. Sonovi enumerati certi ani- mali adibiti alla disseminazione ; ' è accennata l' influenza delle correnti liquide, del calore estivo; è considerata la dissemina- zione a grandi distanze, l'influenza dell'ambiente sulla conser- vazione dei semi, la geocarpia, la difesa dei semi dalla voracità degli animali, il nesso fra peculiari apparati e la stazione; per- fino il mimismo a tal riguardo vi è adombrato (siniilitwio eluclit animalia). Viene istintivo il domandarci: come mai i botanici han ne- gletto per tanto tempo una si cospicua inaugurazione dello studio della disseminazione ? Essi non avrebbero dovuto far altro che estendere le vedute linneane, approfondirle, applicarle: estenderle con la scoperta di nuovi tipi d' apparati biologici, o di nuove piante, che fossero fornite di quelli già noti ; approfondirle mercé l'impiego dell'istologia e della fisiologia, onde possono analiz- zarsi i meccanismi, la loro dipendenza dagli agenti esterni, la loro resistenza verso questi ; applicarle alla soluzione degli sva- riati problemi, che più o men difficili solleva la fitogeografia. Comprendesi bene soltanto, che il sistema intero della dottrina non avrebbe potuto determinarsi ; che il significato completo delle disposizioni morfologiche non avrebbe potuto comprendersi, r accompagnamento d' una parola che indichi Y uno o 1' altro fatto. Essi indicano solo una relazione con dati agenti, senza determinarne il fine. Essendone T impollinazione, potrehbero cambiarsi in anemo- gama zoidiogama, idrogama. ^ Secondo Linneo, il costume di scavar la terra farebbe del ric- cio, della talpa, del lombrico tanti agenti di disseminazione. Ricordo che Darwin sulle osservazioni di Carnagie e di Hensen afferma la esistenza di semi in certe bucha di lombrici, notandone l'impor- tanza per le conclusioni relative alla durata della vitalità in tali organi. (Vedi La. fonnaz. d. terra veg. ecc. trad. di M. Lessona. To- rino, 1882, pag. 48). ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 235 senza l'aiuto dell'ipotesi illustrata dal Darwin. Una negligenza però cosi continua, abituale, profonda, ci meraviglia, ed a ragione. Vi ha un fatto storico analogo, un'analoga negligenza pel libro di C. Sprengel. * L'infortunio dell' antobiologia tuttavolta è meno toccante; poiché il pregiudizio, che in tal libro vedeva non un parto della botanica positiva, ma un parto di fantasia eccitata da strane idee filosofiche, fece lungamente scordarlo ; e i botanici possono esser accusati dell'aver troppo leggermente fatto buono tal pregiudizio, mentre debbon esser commendati, se in buona fede intesero eliminare dalla scienza una specula- zione vana e pericolosa. Ma quest' attenuante non può venire invocata per l' incoscienza loro verso 1' alto momento di quei dettati linneani: poiché la Philosophia bolanica non fu mai un volume messo fuori della biblioteca famigliare agli studiosi di fìtologia ; fu, per converso, un codice sempremai consultato da loro, sempremai circondato da religioso rispetto, e giudicato parto di spirito positivo, documento racchiudente i risultati del- l' osservazione più scrupolosa. Se quest' incoscienza é intauio una colpa, e merita perciò il nostro biasimo; è anche un fatto storico, e merita perciò il nostro studio, e reclama la sua spie- gazione. E la trova nella generale apatia verso le speculazioni di portata superiore; nella generale inattitudine a cercare la ragione delle cose ; nel vezzo generale di comprendere la storia della natura, come una empirica narrazione, come un lavorio assiduo e monotono di descrizioni e classificazioni. 1/ aforismo sapientissimo di Linneo, che stabiliva nel problema del metodo naturale il fine ultimo della botanica, venne franteso, venne capito alla lettera, non fu penetrato nel suo vero spirito ; al- trimenti si sarebbe visto quale immenso corredo di conoscenze biologiche fosse la condizione necessaria a risolvere tale problema. Ma nell'ora del suo risveglio, l'intelletto botanico non potè, anche perchè progredisse la dottrina della disseminazione, far ^ So che ultimamente si è contrastata la dimenticanza assoluta onde si credette essere stato posto, fino a buona parte di questo se- colo, il capolavoro sprengeliano. Ma esso, facendosi anche giusto quel contrasto, non si chiarisce che noto soltanto a rari ed elettis- simi ingegni. 236 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE a meno di entrare nella buona via, e ricalcare, forse senza neppur saperlo, le tracce impressevi dal gran naturalista di Upsala. E rapidamente lo vediamo viaggiare in questa giusta direzione, appassionatamente scoprire tanti iiuovi fatti, e stu- diarsi ad estendere, ad approfondire, ad applicare cotale dottrina. Ora nuovi spedienti di diffusione attirano 1' attenzione del bio- logo ; ora nuove piante, che approfittano di espedienti già noti; ora organi nuovi, che vedonsi trasformati per servire a un fine, già visto attingersi da altri. Il numero degli animali chia- mati all'opera della disseminazione si scorge assai più grande; e gì' insetti e i pesci vi si vedono figurare, come già i mammi- feri e gli uccelli. Il microscopio e 1' analisi sperimentale aiutano a rivelare intero il come della vasta serie dei mezzi ; e la geo- grafia botanica deponendo l'abito di semplice statistica, disponesi a indossare quello di vera scienza. Lo stesso Segi'etai'io presenta infine una nota del socio Palanza, dal titolo « Descrizione di una Linaria italiana nuova » e mostra la figura e gli esemplari della nuova specie di Z/Znarùt che dall'autore sono mandati in dono al Museo di Firenze. Questo lavoro, essendo accompagnato da una tavola, comparirà nel 2\'uovo Giorn. hot. ital. Dopo di che è tolta l'adunanza. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 237 SEDE DI FIRENZE. ADUNAN7.A DEL DÌ 11 DICEMBRE 1898. Il Presidente Sommier, dopo aver brevemente ricordato le singo- lari benemerenze verso la nostra Società del Professore TEODORO CARUEL, in nome del Consiglio addolorato per la recentissima per- dita di Esso che fu nostro j^rimo Presidente, propone che, in segno di lutto, venga tolta 1' adunanza. La proposta è approvata all'unanimità. Si delibera però, nell' interesse degli autori, di pubblicare senza discussione i lavori annunziati per l'adunanza d'oggi e di dare an- che r elenco dei doni pervenuti alla Società. Elenco delle pubblicazioni giunte in dono od in cambio alla Società: Coulter John M. The origin of G3^muosperms and the seed habits. Bonnet docf. Ed. Notes de philologie et d' histoire botaniques. Passerini prof. N. Ricerche ed esperienze istituite nei poderi spe- rimentali, nel laboratorio di chimica agraria e nell' osservatorio metereologico dell' Istituto Agrario di Scandicci. Anni IV e Y, 1896-97. Damman e C. Catalogo dello Stabilimento di S. Giovanni a Teduc- cio. N. 107, 1898-99. The Botanical Gazelle. Voi. XXVI, 1898, October X. 4; Xovember N. 5. Wiener Illustrirte Garten-Zeitung. Xovember 1898. 11 Heft. BuUetin of the Torrey Botanical Club. Voi. 25, Xovember 1898, X. 11. BuUettino della Società Botanica Italiana, 1898. Novembre, N. 7, jVwovo Giornale Botanico Italiano. Voi. V, Ottobre 1895, N. 4. Science. N.' 201, 202, 203, October, November 1898. Lavori pervenuti alla Società per essere presentati all' adunanza d' oggi : « Verona, 8 Dicembre 1898. « Ill.mo Sig. Presidente, « Durante i mesi di Agosto e Settembre regnò nel Veronese sic- cità straordinaria, solo interrotta qua e là da qualche temporale qualche volta disastroso. Nella alta, Valpantena non piovve mai, tal- ché la campagna al disopra di Grezzana siugolarmente era brulla affatto e gli alberi erano assolutamente spogli di foglie. 238 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE « Alcune pioggia, e suiScientemente copiose, si ebbero nella terza decade di Settembre, od a metà Ottobre sopra Grezzaua, lungo la via che conduce al Rosaro, i Peri facevano pompa di lussuriosa ed esuberante vegetazione della quale non si ha idea anche nelle pri- mavere degli anni più fortunati. « Presento alla Società alcuni ramoscelli raccolti il giorno 15 Ot- tobre, ed erano fioriti sino da parecchi giorni ; appartengono alla varietà di Peri detti dai Veronesi vergolosi, i quali danno una eccel- lentissima pera da inverno. « Dev.mo « A. GOIRAN. » RICERCHE SULLO SVILUPPO DEL FRUTTO DELLA THEA CHINENSIS SIMS, DEL DOTT. F. CAVAR A. La pianta del The è stata finora oggetto di studi! in relazione al prezioso prodotto che va sempre più diffondendosi anche in Europa. Quindi una conoscenza, si può dire quasi completa, si ha intorno all'anatomia delle foglie ed alla natura dell'alcaloide che nelle cellule di queste viene elaborato. Ben scarse contri- buzioni si hanno invece sulla conoscenza degli altri organi ve- getativi e dei riproduttivi. Ciò mi SUggeri da tempo l' idea di uno studio sopra il frutto di questa pianta, mettendo a profitto un materiale copioso che l'Orto botanico di Pavia mi offriva colle rigogliose piante di The ivi coltivate, che danno fiori abbondanti ogni anno ed abboni- scono molti frutti. Le mie ricerche cominciate parecchi anni or sono volgono ora al termine ed un lavoro corredato di buon numero di tavole vedrà fra poco la luce negli Atti del R. Islituto botanico del- l'' Università di Pavia, nel quale dopo aver preso in considera- zione anche le condizioni generali di coltura del The ed i ten- tativi fatti sinora da noi, prendo in esame i seguenti punti d'indole strettamente botanica e cioè : l' infiorescenza della Thea cMnensis, il fiore di questa pianta, la formazione del sacco em- brionale, la fecondazione, la formazione dell'embrione con casi di poliembrionia, lo sviluppo del pericarpo, dello spermoderma e dell'intero seme e la germinazione di questo. I risultati di queste mie ricerche sono di vario ordine e credo ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 239 non privi di interesse dal lato della morfologia generale e del- l' embriologia. Io li ho riassunti, nel mio lavoro, in un certo numero di con- clusioni che qui riproduco integralmente. 1. I fiori del The non sono isolati od aggregati all'ascella delie foglie degli assi di !.• generazione, ma sibbene forraansi in numero vario (1 a ^) sopra un germoglio (asse di 2.' ge- nerazione) destinato a svilupparsi ulteriormente. 2. 1 fiori del The, almeno nella media ed alta Italia, comin- ciano a sbocciare nell'autunno e proseguono nella primavera susseguente. 3. La formazione del sacco embrionale non avviene sul tipo generale delle dialipetale, ma è invece la prima cellula, che ri- sulta dalla divisione della iniziale, che diviene la cellula madre del sacco embrionale. 4. Avvenuta la fecondazione dell' oosfera vi ha una sosta più 0 meno lunga, fino di 8 mesi, in ordine al tempo di appa- rizione e sbocciamento dei fiori, durante la quale sosta l' oosfera fecondata si comporta come una spora ibernante. 5. La ripresa dell'attività dell' oosfera fecondata non coin- cide esattamente col periodo di risveglio della vegetazione, ma avviene alquanto più tardi, tanto che essa è preceduta da dif- ferenziazioni più 0 meno spiccate del pericarpo e dei tegumenti seminali. 6. Avvenuta la divisione dell' oosfera, con un setto trasver- sale, la cellula superiore per reiterate divisioni va a costituire un lunghissimo sospensore. 7. Quest'organo, che può constare di 18 a 20 cellule, è ricco in materiali nutritizi di natura proteica ed oleosa. Le sue cel- lule, originatesi per setti trasversali ed anche longitudinali od obliqui, sono talora polinucleate. 8. L' embrione prende origine per segmentazioni della cel- lula madre, ed il primo setto non é longitudinale, come è la norma, ma equatoriale; a questo setto due altri ne succedono in senso meridiano, che dividono la sfera embrionale in 4 cel- lule, dalle quali per setti periclinali ed anticlinali procede il corpo dell'embrione. 9. L' ipofisi 0 prima cellula dal sospensore che si trova a contatto coir embrione non si segmenta trasversalmente, secondo 240 ADUNANZA BELLA SEDE DI FIRENZE la generalità dei casi osservati, ma sibbene longitudinalmente per costituire le cellule di chiusura doli' apice radicale. 10. La caliptra ed i tre strati istogenici fondamentali (der- matogeno, periblema, pleroma) provengono da iniziali situate in tre strati sovrapposti all' estremità dell' apice radicale. 11. La differenziazione ulteriore dell'embrione è conseguente a quella degli organi di protezione, tegumenti seminali e peri- carpo. Durante tale differenziazione l'endosperma, costituito di cellule nucleate non limitate da setti cellulosici, viene spinto verso la parete del sacco, digerito e ridotto a lenuissima pelli- cola senza struttura. 12. I cotiledoni del The elaborano come sostanze nutritizie di riserva, in massima parte dell'amido unitamente a sostanze proteiche, a sostanze grasse e ad una base organica (theina). 13. La secondina, o tegumento interno del seme, permane durante 1' evoluzione, e si riscontra ancora quale esile strate- rello ad elementi compressi nel seme maturo. 14. La nervatura del seme è a tipo palmato; il rafe forma un cordone unico dall'ilo fino alla regione calaziale, e tale cor- done è costituito da parecchi fasci non disposti a canale o a doc- cia, ma in circolo depresso; tali fasci hanno xilema all'interno, fioema all'esterno, quindi l'intero cordono ha struttura centrica 0 bilaterale ed il rafe, perciò, non rappresenta il picciuolo di una fogliolina, come vuole il Lemonnier. 15. Lo spermoderraa costituito dalla primina o tunica vasco- lare e dalla secondina si scinde nel seme maturo in due parti, ed il piano di divisione è dato dalla rete vascolare, onde una por- zione di esso (parte interna della primina e secondina cui ade- riscono i resti dell'endosperma) rimane aderente all'embrione. 16. Gli elementi meccanici che contribuiscono a dare con- sistenza allo spermoderma sono delle cellule sclerose ad is^pessi- raento tardivo e di limitato accrescimento, mentre nel pericarpio (come anche nelle foglie vegetative) sono degli idioblasti a pre- coce ispessimento e ad accrescimento irregolare, tutto speciale. 17. La maturazione de' frutti del The, almeno per le piante coltivate a Pavia, avviene nell'autunno successivo, cosicché han- nosi sulla stessa pianta, anzi sullo stesso ramo, simultaneamente fiori e frutti. 18. La germinazione dei semi avviene poco tempo dopo la ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 241 loro caduta, e bastano a promuoverla un certo gradò di umidità ambiente ed una temperatura dai 18" ai 20" cent. 19, Nella germinazione i cotiledoni sono ipogei, la giovane radice presenta una o due zone pilifere. 20. 11 fusticino è fornito da pi-incipio di coppie di piccole foglie a disposizione decussata che si converte in seguito in alterna. TUMORI DI NATURA MICROBICA NEL JUNIPERUS PIIOE- NICEA. — PEL DOTT. F. CAVARA. I recenti metodi di investigazione volti alla ricognizione delle cause dei fenomeni biologici hanno contribuito a sbarazzare via via anche la patologia vegetale dalle viete ed erronee interpre- tazioni ed a modificarne eziandio il linguaggio scientifico. L'antica denominazione di tumore che nel campo vegetale bastava un tempo alla definizione di una qualsiasi anormale escrescenza degli organi vegetativi o de' riproduttivi delle pianto, richiede, in oggi, una specifica determinazione in ordine alla sua origine ed al processo di morfologica differenziazione. Un tu- more può essere causato da agenti diversi, e limitandoci anche agli agenti biologici come quelli che permettono uno studio più circostanziato, può essere determinato dall' azione di insetti, di acari, di vermi, ovvero di organismi vegetali fra i quali prin- cipalmente vanno annoverati i funghi e i bacteri. Inoltre un tumore può prendere origine per proliferazione, in seguito a processi irritativi, delle cellule di questo o quel meristema, e con questa o quella modalità di differenziazione istologica, e cioè 0 per processo ipertrofico o per processo iperplastico. Di qui, adunque, la necessità di definire in modo preciso quegli anormali sviluppi che possono venir compresi nella denomina- zione di tumori. Se la letteratura botanica è molto ricca per ciò che riguarda alterazioni di questo genere provocate da animali e da funghi, non altrettanto può dirsi per quegli infinitamente piccoli agenti che sono i bacteri, oggetto in oggi di cosi vasti studi e di tanta e giustificata preoccupazione. Belle contribuzioni sono, non vi ha dubbio, quelle del Sava- BuU. della Soc. hot. ital. 17 242 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE stano ' e del Prillieux " che misero in luce 1' origine microbica dei tumoretti o tubercoli dell'olivo; come pur quelle del Vuil- lemin ' sui tumori del Pino d' Aleppo. Io stesso * ebbi a contri- buire col Cuboni ^ a chiarire la natura bacterica della tuberco- losi della vite, come pure un'analoga affezione del pesco. ^ È certo, pertanto, che siamo ancora in un campo assai ri- stretto di ricerche. Egli è perciò eh' io credo degno di partico- lare menzione il caso, che mi propongo descrivere con questa breve nota, di tumori di natura microbica del Cedro lido o Juniperus phoenicea L. L' egregio amico mio, Domenico Mariani, ufficiale forestale di Velletri, durante il suo giro di ispezione nel territorio di questo distretto, ebbe ad osservare nello scorso inverno, sul versante meridionale del Monte Circeo, dei singolari tumori sui tronchi e sui rami del Cedro licio, i quali, vuoi per la forma speciale, vuoi per certe particolarità della loro superficie, richiamarono la sua attenzione; e con quella benevolenza della quale egli mi onora, pensò subito di mandarne saggi a me perchè li studiassi. Tali tumori si presentano da principio siccome lievi emer- genze lenticolari od emisferiche dei tessuti corticali che solle- vando e lacerando le formazioni peridermatiche vengono a ren- dersi in gran parte libere all' esterno assumendo una forma globulare o mammellonata. La loro superfìcie che dapprima è quasi liscia, di color giallo chiaro, va facendosi scabra, rugosa ^ Savastano L., Les maladies de V Olivier et la Tubercolose en parti- culier. Compt. Eend. de l'Acad. d. Se. Paris. T. CHI. — Tubercolosi, iperplasie e tumori deW Olivo. Napoli, 1887. — La tubercolosi dell'Olivo in Rend. d. Accad. de' Lincei, voi. V, 1889. ^ Prillieux E., Les tumeurs à Bacilles de VOllvier. Compt. Rend. de l'Acad. d. Se. CVIII et Ann. de l'Inst. Agroa. T. XI, 1890. ' Vuillemin P., Sur une baotériocécidie ou tumeur bacillaire du Pin d'Alep. Compt. Rend., 1888. — Sur les relations des bacilles du Pin d'Alep avec les tissus vivants, 1888, Ibidem. — Antibiose et Syinbiose, 1889. * Oavaea F., In Bevue internattonale de Vitic. et (Enol. Macon, 1895. e Stazioni agr. speriment. Hai. Modena, 1897. 5 Cuboni, In Rend. dell' Accad. de' Lincei, 1889. ^ Cavara. F., Intorno all' eziologia di alcune malattie ecc. Le Staz. agr. sperim. italiane. Modena, 1897. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 243 e si colora in giallo-marrone per la formazione di tessuto su- beroso proprio. Anzi in processo di tempo, quando questi tumori cominciano a raggiungere la grossezza di una piccola ciliegia ed anche meno, per la tensione esercitata dai tessuti interni di neoformazione continua, la loro superficie si screpola in vari sensi e si vengono cosi a formare tante proerainenze separate da solchi profondi. La cosa avviene con una certa regolarità in modo da fare assumere ai più grossi tumori, i quali hanno rag- giunto le dimensioni di una noce ed anche di una piccola mela, r aspetto di uno strobilo di pino, con pseudapofisi molto rile- vate, irregolarmente faccettate e frastagliate. Questo carattere offerto dalla configurazione di tali tubercoli e dalle accennate particolarità della superficie fa distinguere assai bene, a sviluppo inoltrato, i tumori del Cedro licio da quelli dell'Olivo e da quelli del Pino d'Aleppo. Una bella fotografia di un grosso tubercolo come anche di una sezione di altro piccolo si compiacque farmi, con quella squisita cortesia che tanto lo distingue, il Ch.""" D.' Beccari. * Parecchi degli esemplari inviatimi dal Mariani presentavano, inoltre, le facce delle suddette pseudoapofisi, oltreché suberificate e scabre, annerite e come cosparse di fitta fuligine, ond' io, a prima vista, pensai si trattasse di una fumaggine. L'esame alla lente fa- ceva vedere certi cornetti neri lucenti che ricordavano appunto i periteci o gli spermogonii di qualche Capnodiea; ma gli organi di fruttificazione, visti al microscopio, non corrispondevano a quelli di questi funghi. Nel dubbio, e per non avere tutto l'oc- corrente per una sicura determinazione, inviai esemplari in esame al chiarissimo prof. Saccardo, il quale con cortese solle- citudine mi riferiva che si trattava del Ceratostoma juniperi- num Eli. et Ever. ^ trovato una volta sola a Flatbush Long Island neir America del Nord dal Rev. J. L. Zabriskie sul Ju- niperics virginiana ; quindi una vera rarità micologica. ' Nella sua villa a Bagno a Ripoli il doti. Beccari ha avuto ad osservare tumori analoghi sul Cupressus sempervirens var. horizon- talis, i quali per la forma loro ricordano di più quelli del Pino d'Alep- po. Avendomene gentilmente comunicati alcuni, sarà mia cura inda- gare se sieno pur essi di natura bacterica. * Saccardo P. A., Syll. Fung., voi. IX, p. 481. 24i ADUNANZA DELLA SEDE DI FIKENZE Si trattava di decidere se questo raro fungillo poteva essere 0 no la causa delle ipertrofìe del Jiiniperus jjhoenicea, come facilmente sarebbesi potuto indurre dalla sua frequenza sui tu- mori, mentre mancava quasi affatto sui rami e sui tronchi. Ma, intanto, i signori EUis ed Everart non fanno cenno al- cuno di tubercoli del Jiiniperus virginiana in relazione col Ceratostoma, ed a proposito àoW habitat di questo si limitano a dire « in Ugno emortiio Juniperi virginianae ». Poi ebbi ad osservare clie non tutti i tumori degli esemplari che avevo sott' occhio di Cedro licio del Monte Circeo presen- tavano la superfìcie annerita da Ceratostoma jumperinum; parecchi, ed in stadi diversi, n' erano affatto esenti. D' altra parte i primissimi stadi di questi tumori ricordavano tanto bene quelli dei tubercoli dell'Olivo che ebbi più volte oc- casione di vedere e di studiarne la causa, che mi balenò tosto l'idea che si trattasse anche pel //i'i<''/jerw.s pìiooiicea di bacteri ai quali fossero devolute le alterazioni anatomo-morfologiche del fusto e dei rami. Col materiale inviatomi (eravamo ai primi di Marzo), serven- domi dei più giovani e freschi tubercoli, e colle debite precau- zioni per la sterilizzazione di questi e degli utensili, foci delle colture iu gelatina peptonizzata ed in tubi d' assaggio. I tumo- retti, dei quali mi servii, misuravano 1 era. o 1,5 cm. di dia- metro, avevano superficie non inquinata da Ceratostoma jimi- perinum, un po' suberi ficata ma non screpolata, ed i sottostanti tessuti freschi ed in istato di turgore. Con un' incisione conica, praticata colla punta di un bisturi sterilizzato alla fiamma, asportavo piccola porzione di tessuto del tumore e lo calavo coir ago di platino nella provetta, infiggendolo un po' nella ge- latina. La temperatura dell' ambiente oscillava di giorno dai 18° ai 20° e, ma scendeva a 12°, 10° ed anche meno durante la notte. Il giorno dopo osservai subito una specie di nubecola attorno ai frammenti di tumore, segno non dubbio di sviluppo di mi- crorganismi; allora con due delle provette, liquefacendone a debole calore la gelatina, feci delle colture a piatto in scatole Petri, che lasciai stare un paio di giorni. Potei osservare allora che due bacteri si andavano sviluppando; l'uno fondente la gelatina e formante grandi colonie circolari via via ingranden- ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 245 tisi per zone concentriche ben distinte e galleggianti sulla ge- latina liiiidificata. Dette colonie erano di un bianco sporco, di aspetto granulare e di debolissima consistenza, cosicché un og- getto estraneo, l'ago di platino ad es., le scomponeva facilmente. L' altro bacterio, non fondente la gelatina, formava invece pic- cole coloniette raggiungenti 1 mm. o 2 di diametro, da principio, isolate 0 raggruppate, e confluenti anche insieme in grumi mam- mellonati di color bianco gialliccio, perlacei ed assai tenaci. Mi trovai perciò di fronte a due microrganismi evidentemente diversi pel loro modo di comportarsi nelle colture e non potevo decidere quale di essi fosse l'agente dei tumori del Cedro licio Selezionati i due bacteri e coltivati partitamente in provette a gelatina, potei verificare di nuovo il potere decisamente li- quefacente dell' uno che in pochi giorni rendeva liquida tutta la gelatina, ed il debole potere dell' altro il quale, dopo parecchi giorni soltanto, accennava a liquefarla. Di più il primo formava uno straterello biancastro, opalescente alla superficie della ge- latina fusa, ed aderente in modo frangiato, al vetro, tutt' all' in- torno ; l'altro batterio formava anche in provetta un grumo informe che si approfondiva ma lentamente nel canale d' in- fìssione. Egualmente bene si coltivavano i due batteri nell' Agar-Agar, raa le note differenziali erano in questo substrato di debole valore. Da nuovo materiale fresco, con tubercoli ancor più piccoli, che il Mariani mi mandava verso la metà di Marzo, ottenni gli stessi risultati, e cioè i due soliti bacteri colle loro caratteri- stiche colonie. Le preparazioni microscopiche che feci colorando i bacteri con violetto di genziana (metodo di Grahm) misero in evidenza anche morfologiche differenze rilevanti fra i due microrganismi. Quello che fonde in breve la gelatina è un bacillo tipico, ad articoli cilindrici, smussati all'apice, riunentisi a due, tre od in numero maggiore in serie lineare, e di cospicue dimensioni, talmentechè anche cogli obiettivi a secco (8 e 9 Koristka con ocular. 4 0 0 compens.) se ne può fare 1' osservazione. Essi mi- surano difatti da 2 a 3 /i in lunghezza, con 0,7 a 0,8 in lar- ghezza. Il contenuto vi è di rado omogeneo, in tali articoli, e ciò indica uno stadio primordiale, ma più spesso si nota un grosso vacuolo che occupa la porzione mediana, cosicché la 246 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE parte colorata in violetto si riduce alle due estremità sotto for- ma di due menischi riuniti da breve listerella parietale. L' os- servazione coll'apocroraatico 1,5 ram. di Koristka ed ocul. 6 corap., oltre al metterò bene in evidenza questa struttura va- cuolare, fa rilevare inoltre nell'interno dei menischi una parte più colorata, di forma globulare la quale é, secondo me, da in- terpretarsi come un centro di formazione di spore o germi. Difatti in altri articoli la porzione di plasma parietale è scom- parsa, ed in luogo di due menischi concavo-convessi si notano due decisi globuletti che non sono più attorniati da sostanza più 0 meno colorata. L'apocromatico rende anche visibile nelle serie lineari di articoli una membranella jalina che li collega, la quale restringendosi, per effetto de' reattivi, nei tratti di sepa- razione costituisce come un istmo fra due articoli consecutivi. Il diametro trasversale degli articoli si mantiene pressoché invariato nelle serie lineari, soltanto trovasi alquanto aumentato in articoli staccati od abbinati che si dispongono a sporificare. In tal caso le cellulétte da cilindriche diventano ellittico-oblunghe. L'altro bacterio, quello cioè che non liquefa la gelatina, o solo in un tempo lunghissimo, é un micrococco che misura 2 a 2,5 fc di diametro e le cui cellule sferoidali stanno di rado iso- late ma più spesso riunite a due a due od in gruppi alla guisa dei diplococchi e degli stafilococchi.' Da principio a contenuto omo- geneo, divengono anch'esse vacuolari, e non è un solo vacuolo, ma molti che si formano, dimodoché la celluletta diviene d'aspetto reticolato e la sostanza colorante forma i lati delle maglie. Que- sta struttura, peraltro, sembra indicare uno stato di degenera- zione dei micrococchi, poiché la sostanza colorante vi è ridotta alla minima espressione, mentre nei cocchi isolati, od in quelli riuniti a diplococco, essa è assai copiosa. Mentre le continuate colture, con i relativi trasporti in ma- teriale fresco non ha indotto modificazioni di sorta nel bacillo, liquefacente la gelatina, nel micrococco invece ho dovuto rilevare notevoli cambiamenti dopo alcuni mesi. Le sue cellule non hanno più la primitiva rotondità e costanza, sonosi stirate e divenute oblunghe od ellissoidali. Anche la loro capacità a colorirsi cogli ordinari mezzi é scemata. Evidentemente i substrati di coltura hanno indotto un' alterazione biologica nel modo di sviluppo di questo batterio. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 247 Per decidere la questione del parassitismo, conseguenza del quale è la formazione dei tumori del Juniperus phoenicea, pen- sai (in dal principio delle mie ricerche alla inoculazione dei due bacteri in piante sane. Ma non avevo a mia disposizione esem- plari di questo ginepro, il quale non vive a Vallombrosa, e do- vetti acconciarmi a servirmi di Juniperus commimis. Mi feci feci portare, nel maggio scorso in Laboratorio, sei piantine di Ginepro comune dell'età di 3 a 5 anni, selvaggioni della foresta, in ottimo stato di vegetazione e che feci invasare. Tre di esse assoggettai all' inoculazione con materiale fresco di coltura del- l'un bacterio, e tre con materiale dell'altro. Per ogni pianta, se- condo la grandezza e il numero di rami, praticai da 3 a 5 ino- culazioni, e contrassegnai con funicelle rossa e bleu i rispettivi rami o le porzioni di tronco inoculate coli' uno o coli' altro mi- croi'ganismo. Benché tenessi le piante in Laboratorio contro un finestrone a mezzogiorno, quindi in buone condizioni di calore e di luce, non mi accorsi in tutta 1' estate di processi ipertrofici in cor- rispondenza dei punti inoculati. Non va dimenticato, intanto, che il trapianto stesso dei sel- vaggioni di Ginepro, in vasi, rese per parecchio tempo stazio- nario ed incerto il loro sviluppo. Nel colmo dell' estate feci portai^ i sei vasi all' aperto in un posto abbastanza riparato dell' Orto botanico di Vallombrosa, ove le piantine si riebbero manifestamente, riprendendo il colorito verde loro normale. Verso la fine dell'estate si cominciarono a rendere visibili, in corrispondenza dei piccoli tagli, mediante i quali si era prati- cata la inoculazione, dei rilievi a superficie sugherosa, in tutte le piante inoculate, cioè senza alcuna differenza fra i ginepri inoculati col bacillo e quelli col micrococco, e sembrava trat- tarsi più che altro di un processo cicatriziale delle ferite. Durante l'autunno alcuni di quei calli sono venuti aumen- tando, ma la stagione cattiva sopravvenuta alla fine con abbas- samenti di temperatura, brinate e pioggie mi costrinse a ripor- tare le piante in Laboratorio. Cosicché, al momento in cui scrivo, un responso io non l'ho potuto avere, ed é mestieri attendere un altro anno per vedere se i tubercoletti iniziatisi in fin di stagione rii)roducano i tumori del Cedro licio, ed in quali delle piante inoculate ciò si vei'iflchi. 248 ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE Tali risultati saranno oggetto di una necessaria seconda con- tribuzione allo studio di questo caso patologico. Dal fin qui esposto panni non si possa mettere in dubbio, intanto, la presenza di bacteri in questi tumori del Juniperus phoenicea, per la concordanza di risultati ottenuti con colture fatte sopra materiali inviatimi in tempi diversi e per analogia con quanto si è potuto stabilire per consimili produzioni anor- mali dell'Olivo, del Pino d'Aleppo, della Vite e del Pesco. Anche il reperto anatomico conforta la nostra induzione. Fatta una sezione di un tubercolo abbastanza giovine, col xilomicro- tomo che possiede il gabinetto di botanica dell' Istituto fore- stale, si mettono bene in evidenza i rapporti fra la parte sana del fusto, 0 de' rami, colla parte malata. Quella presenta il ci- lindro legnoso pressoché intatto rivestito per Yj del suo contorno da corteccia normale, ritodornizzata e rossastra, mentre la parte alterata che procede dal 3" superiore del tronco, erompendo dalla corteccia di questo, si presenta costituita da vario intrec- cio di tessuti (libro, legno, raggi midollari e cambio) che in- sieme alla loro ordinaria orientazione hanno perduto eziandio i loro mutui rapporti. Difatti gruppi senati di elementi xilematici misti a tessuto del cambio o dei raggi trovansi disposti in serie tortuose più o meno normali al cilindro legnoso sano, ed irradiano per ogni parte, venendo rivestiti nella loro parte esterna, libera, da suc- cessive formazioni corticali proprie con produzione di fellogeno che accompagna e ricuopre tutte le sinuosità di questa tumul- tuosa formazione di elementi. Se si osserva il tratto che comprende da una parte l'ultima zona legnosa sana colla relativa corteccia normale e l'interposto cambio e dall'altra la congerie di elementi alterati, sconvolti, che rompono nel 3^ superiore l'armonia delle formazioni se- condarie, si è condotti ad ammettere che la sede delle indicate alterazioni, l'inizio di queste, deve essere stato il cambio che non si riscontra più colla sua normale disposizione e coi suoi strati di cellule regolari a ridosso di una zona definita di legno, ma i suoi elementi proliferando in ogni senso hanno determi- nata una copiosa formazione di gruppi di xilema fuori di posto, variamente intercalati a raggi midollari ed altri tessuti ; una vera o propria iperplasia. Tale deviazione dalla normale attività ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 249 nel cambio non poteva essere indotta che da una causa irri- tante, la quale va ricercata appunto nello sviluppo di colonie di bacteri, che, non sappiamo bene por quale via, sono venuti a localizzarsi presso la zona generatrice. Ora nella sezione pra- ticata trasversalmente nel ramo tubercolato, di tali colonie di batteri se ne osservano in copia straordinaria nella i)arte alte- rata, ossia nella trama dei tessuti di neoformazione, e ciò si scorge ad una semplice ispezione della sezione o di una micro- tografia di essa inquanto che le colonie bacteriche hanno deter- minato tanti centri infettivi in corrispondenza dei quali i tessuti stessi sono venuti via via logorandosi. Non si verificherebbe, in questo caso, quanto il Vuillemin ' ha osservato pei tumori del Pino d'Aleppo, e cioè che le cellule circostanti alle zooglee bacteriche non subiscono alcuna corro- sione delle loro membrane, ma anzi si ispessiscono e si cutiniz- zano leggermente. Dal che il Vuillemin è indotto ad affermare che il Bacìllas Pini non esercita un'azione corrodente, distrut- tiva, ma semplicemente simbiotica ed irritante in modo da esa- gerare la vitalità dei tessuti dell'ospite. Dalla ispezione di una sezione trasversale di un tubercolo di /. pJioenicea emei^ge invece che vi ha una reale corrosione delle membrane, e l'esame microscopico m.ette anche vieppiù in evidenza questo fatto, in quanto le membrane delle cellule limitanti le zooglee si mostrano ridotte ad informi frammenti; e cosi da piccoli centri infettivi si arriva alla formazione di vere caverne; l'azione quindi del microrganismo dei tumori del Cedro licio, é del tutto analoga a quella del BaciUics amyloìjacier, cosi diffuso in natura. Certamente quest'azione distruttiva, deve esser conseguente a quella puramente irritativa del plasma delle cellule, che è il punto di partenza della esagerata vitalità dei tessuti. Non é da escludere forse che, conformemente ai risultati delle colture, prendano stanza in questi tumori del Jicniperus pJioe- nicea due microrganismi, l'uno ad azione irritante e moltipli- cativa, l'altro ad azione corrodente, distruttiva. A conforto di quest'ultima ipotesi, che per quanto contraria al criterio di una infezione specifica, corrisponderebbe al reperto sperimentale, sta • Vuillemin P,, Anlibìoae et Symhiose, pag. 9. 250 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE anche l'osservazione diretta degli stessi tumori nelle loro fasi evolutive. Nei giovani, infatti, la trama dei tessuti di neofor- mazione è relativamente compatta, il lavorio di moltiplicazione attivissimo e la superficie del tumore continua; nei vecclii tu- mori, invece, i tessuti sono cavernosi, privi di compattezza e di consistenza, e la superficie è in grado sommo discontinua, scre- polata e propriamente corrosa. Ma un giudizio dato cogli elementi attuali sarebbe prematuro, e conviene attendere l'esito delle inoculazioni praticate coi ma- teriali di coltura dei due microrganismxi per decidere sul loro significato biologico in ordine ai descritti tumori del Cedro licio. SULLA SCOPERTA IN ITALIA DELLA CEPHALOZIA IN- TEGERRIMA S. 0. LINDBERG. — CENNO DEL DOTTOR C. MASSALONGO. Durante questo autunno, rivedendo una collezione di epatiche raccolte dal eh. nostro collega dott. E. Levier, in Toscana, oltre a varie specie molto interessanti o finora non segnalate per la regione, rinvenni la Ceplialozia (Cephaloz iella) integerrima S. 0. Lindberg, la quale non solo sarebbe nuova per la flora italica, ma rarissima ancora per quella europea. Da quanto ho potuto constatare anteriormente, sarebbe stata soltanto indicata, per la prima volta, dal Lindberg nell'isola Puutsalo del lago Ladoga ed in seguito, secondo il Kaalaass, in qualche altra località in Norvegia. Questa specie il Levier la scoperse, il 18 ottobre 1885, nei dintorni di Firenze e precisamente sulla terra della fossa situata fra le ville Concezione e Pellizzari. La massima parte degli esemplari da me esaminati presentavansi sterili, alcuni po- chi però erano colesuliferi, mentre uno solo ne riscontrai in frutto. La specie in parola è caratterizzata specialmente dal- l'infiorescenza autoica (monoica), dalle foglie che sono quadrato- cuneate, nonché divise fino a metà circa della loro lunghezza in due lobi arrotondato-ottusi, e dalle brattee pericheziali bi- trilobe o subretuse. Tanto le une che le altre nel loro contorno sono del resto integerrime. In riguardo agli anfigastri o foglietto, esse mancano interamente o rinvengonsi qua e là assai di rado. Fra le altre specie europee congeneri, sarebbe aflìne alla Ce- ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 251 phalozia exili(lora Spr., e C. BìvjhnU Kaal., dalle quali essen- zialmente differisce o per la forma delle foglie o per i caratteri dell' infiorescenza. Ho creduto opportuno di far cenno di questa scoperta anche perchè mi sembra abbastanza notevole in riguardo alla geografìa botanica. UN COSPICUO DONO SCIENTIFICO AL R. ISTITUTO BOTA- NICO DELL'UNIVERSITÀ DI TORINO. — COMUNICAZIONE DEL DOTT. S. BELLI. Nello scorso Luglio Arvet-Touvet di Giéres, il noto valente Hieraciologo, e Gaston Gautier di Narbonne hanno donato a queir Istituto i due primi fascicoli di una pubblicazione impor- tantissima: \2i Hieraciotheca Gallica ei Hispanica, ossia la rac- colta degli esemplari tipici delle principali specie e sottospecie di Hievaaium di Francia e di Spagna. Lo scopo di questa pub- blicazione è quello di suffragare una possibile Flora Hieraciolo- gica dei due paesi, con un materiale sicuro, ricco, abbondante, ben preparato, splendido insomma e quale solo era possibile spe- rare dalla lunga esperienza deli'Arvet, e dalla munificenza del sig. Gautier. ' Le difl:icoltà tassonomiche e diagnostiche, di cui è irto quel genere, verrebbero cosi ad esser tolte di mezzo. ' Il collaboratore dell' Arvet, sig. Gaston Gautier di Narbonne, è un agrouomo eminente, ed in pari tempo un botanico di valore. Egli è membro della Società Botanica di Francia da più di 30 anni: ha pubblicato a diverse epoche e in diversi giornali, specialmente nel Bulletin de la Soc. Bot. de France, degli articoli e dei resoconti assai stimati ; ultimamente (1898) pubblicò un Catalogo ragionato della Flora dei Pirenei orientali, bel volume in-8° di 550 pagine, assai accurato e coscienzioso. Amico e collaboratore di Timbal-La- grave che aveva avuto da lui la maggior parte dei materiali di studio, per quanto il suo nome non venisse associato alle pubbli- cazioni, è un botanico di merito reale che non volle mai mettersi in evidenza perchè eccessivamente modesto. E fratello del D' Gau- tier chimico alla Facoltà di Medicina di Parigi, il quale occupa quivi la cattedra di Dumas e di Wurtz ed è membro dell' Acca- demia di Medicina e dell' Istituto dove occupa il seggio di Chevreuil. L' Erbario del sig. Gaston Gautier è, senza discussione, uno dei più 252 ADUNANZA DELLA SEDE DI FiRENZE In molte di queste specie pubblicate nei due primi fascicoli, il nucleo formato dalla specie di 1° ordine, meglio definita, è completato da altre forme che gli si aggirano intorno e gli stanno connesse, quali sottospecie, varietà, forme ecc., cosicché riesce facile allo studioso il farsene un'idea complessiva. Cosi i pochi cultori di questo genere, non potranno non accogliere con viva soddisfazione questa pubblicazione la quale, meglio di ogni descrizione, può servire di guida nell'intricato labirinto delle sue forme. E tanto più oggidì, quando le idee sull'esistenza reale di entità specifiche, relativamente fisse, vengono in que- sto genere messe in dubbio, e le difiìcoltà nel riconoscerle si vogliono senz'altro ascrivere o ad un ibridismo per nulla dimo- strato in natura, od alla comoda fantasia di un metamorfismo che si vorrebbe quasi osservabile a tutte le ore. E cosi questo povero genere, condannato secondo costoro ad un'eterna cinesi senza scopo, senza limiti ; questo genere colpito da ostracismo, e fuori della sorte comune di una possibile sistemazione, trova in quest'opera di Arvet e Gautier una prima e valida difesa. Solo è da deplorare che la Hleraciotheca Gallica et Hlspanica, sia, almeno pel momento, riservata ai soli Orti Botanici delle principali città d' Europa, alle quali viene dagli Autori donata, e non è messa né in commercio, né si può avere per scambi. La ragione di questa determinazione degli egregi Autori è però fa- cile a capirsi, per chi conosce quanto costi di fatica e di spesa una pubblicazione simile, fatta con coscienza e con amore. I due primi fascicoli usciti comprendono 121 specie francesi e 36 spagnuole e già vengono annunziati due altri fascicoli in continuazione. Ai due valorosi fitografi dunque il plauso e la riconoscenza degli studiosi, e 1' augurio che tutte riuniscansi le circostanze favorevoli al compimento della loro ammirevole opera, la quale potrebbe fors' anche trovare imitatori in Italia. Lo stesso autore ha fatto pervenire alla Società un lavoro del dott. Soave, dal titolo: Sulla funzione fisiologica dell'acido cianidrico nelle piante. Esperienze sulla yerminazione delle mandorle amare e dolci. Questo lavoro comparirà nel Nuovo Giornale botanico italiano. importanti di Francia. Egli è stato corrispondente di una quantità di Botanici quali Hackel, Bubani, Todaro, Lojacono, Freyu, Janka, Boissier, Barbey, Timbal-Lagrave, Smirnoff, ecc. ecc. NKCROLOGIE DI TEODORO CARUEL 253. TEODORO CARUEL Una grave sventura lia colpito la nostra Società. Nella persona di Teodoro Caruel si è estinta una vita preziosa per la scienza, preziosissima per noi che, avendolo avuto per molti anni come duce o come collega, abbiamo potuto meglio di altri apprezzare le alte doti dell'animo suo. Acclamato Presidente per unanime consenso nella prima adunanza dei promotori della Società botanica italiana 1' 8 gen- naio 1888, allo scadere del triennio Egli, più rigoroso dello statuto che consente la rielezione per un secondo triennio, benché rieletto volle che altri occupasse la Presidenza. Ma non per questo si adoprò con minor zelo a vantaggio della Società nostra, e come consigliere, per la sua autorità, per la sua com- petenza e per la sua equità, seguitò ad essere l' anima del Consiglio che Egli ospitava nel suo Museo. A testimoniare della sua attività scientifica stanno i molti scritti intorno a vari argomenti di cui diamo 1' elenco in ap- presso. La Toscana deve a Lui, Fiorentino per elezione, una speciale gratitudine per l'impulso dato allo studio della sua flora col Prodromo della flora toscana, e colla Statistica bota- nica toscana, due lavori di lunga lena, magistraU entrambi, ai quali se ne aggiungono altri minori, quali V Erborista toscano, la Florida di Montecristo, i Cenni sulla Flora dei Bagni di Ca- sciana, ecc. Della sua operosità in seno alla nostra Società fanno fede le comunicazioni che Egli cosi spesso presentava alle nostre adunanze, la grande parte che vi prese alle discussioni scien- tifiche, nelle quali portava sempre quella serenità, quella spas- 254 NECROLOGIE DI TEODORO CARUEL sionatezza e quella temperanza di linguaggio che si addicono a convegni amichevoli dove si discute soltanto per giungere alla conoscenza del vero, ne fa fede il suo intervento alle no- stre riunioni generali, ove Egli non mancò mai, fintanto che la sua salute glielo consentì. Quando per il soverchio lavoro che richiedeva, dovette ri- nunziare alla pubblicazione del Nuovo Giornale hotanico ita- liano, che prima sotto la direzione del suo fondatore Odoardo Beccari, poi sotto la Sua, si era acquistato posto onorato fra le pubblicazioni scientifiche, volentieri consenti che quel pe- riodico diventasse organo della nostra Società, e coadiuvò la nuova redazione coli' opera e col consiglio. Teodoro Caruel non è più, ma vivrà in noi imperitura la sua memoria e la gratitudine per 1' opera sua. Di lavoro assiduo, indefesso, Egli sempre diede l' esempio. Se cerchiamo di imitarlo, lavorando concordi, senz' altra mira che quella di servire alla scienza, gli avremo reso l'omaggio più degno di Lui, quello che Egli più avrebbe ambito. S. S. Funerali del prof. Teodoro Caruel. Secondo l'annunzio pubblicato nei giornali cittadini, il di 4 e 5 Decembre 1898, la famiglia del prof. Teodoro Caruel si recò il di 6, alle ore 15 (3 pomeridiane), nel Cimitero degli Allori, movendo dall'abitazione posta in via Benedetto da Fojano, se- guendo il carro funebre, coperto di stupende corone di fiori, offerte dall'Orto botanico del R. Istituto di Studi superiori, dalla Società botanica italiana, dall'Orto botanico di Pisa dalla fami- glia, da conoscenti ed amici. Il cielo era limpido e sfolgorante di luce per 1' aria tepida, opportuna alla contenuta mestizia del momento e del luogo ! Erano ad aspettare il corteggio nel piazzale del cimitero, larga rappresentanza del R. Istituto di Studi superiori, composta, per la Soprintendenza, dal sig. marchese cav. Piero Bargagii e dal Segretario generale sig. avv. cav. Tito Fiaschi, col labaro del- l'Istituto medesimo; dai prof. Roiti, Targioni-Tozzetti, Mattirolo, NECROLOGIK DI TEODORO CARUEL 255 Fano, D'Ancona, Ristori, preside l'uno, gli altri professori della Sezione di scienze naturali; dal prof. Chiarugi, preside, e dal prof. Pestalozza, professore della Sezione di medicina, dal pro- fessor Lasinio e dal prof. Milani per la Sezione di Filologia, ac- compagnati da buon numero di alunni. Erano presenti ancora rappresentanze dell'Accademia della Crusca, dei Georgofili, della Società botanica, della Soeietà di oi'ticultura, e, delegato dalla So- cietà toscana delle Scienze naturali e dalla R. Universiadi Pisa, il prof. Giovanni Arcangeli della Università stessa. — Antichi discepoli del prof. Carnei, ammiratori ed amici facevano inoltre larga testimonianza di devota ricordanza e di afìfetto all'illustre e compianto defunto. Disceso dal carro e portato il feretro nella cappella del Cimi- tero, raccolti intorno ad esso gì' intervenuti, dopo il servi/.io liturgico di rito, eseguito dal rispettabile sig. Giovanni Luzzi, Pastore della Chiesa Valdese di Firenze, assistito dall'altro Pa- store sig. Giovanni André, fu dal sig. Giovanni Luzzi pronun- ziato caldo, alfettuoso discorso di cui diamo il sunto, e furono letti gli altri, che a quello succedono. Compiuta la cerimonia nella cappella, il feretro fu accompa- gnato al luogo della tumulazione, dove disimpegnò altra parte del servizio liturgico, il Pastore sig. André, fra la commozione generale degli astanti; i quali, compiuto il rito, e tuttora com- presi dell'atto solenne e mestissimo, gradatamente si ritirarono. Ad. T. T. Discorso del rispsilaMle signor Giovanni Luzzi, Pastore della Chiesa Valdese in Firenze. Nella sua vita privata, Teodoro Carnei fu marito affettuoso e padre tenero. Era stato figliuolo esemplare; e la giornata della sua vita non presentò quelle ingrate sorprese che suol presen- tare la vi(a degli umani; il meriggio fu quale il mattino avea profetato; il tramonto fu quale era stato dal meriggio pro- messo. — La sua vita d' insegnante io vorrei riassumere in due parole: coscienzioso nell'adempimento de' propri doveri e giusto nelle sue relazioni con gli scolari. Una cosa mi colpisce quando penso a Teodoro Carnei scienziato. Come mai, io mi domando, un 256 NECROLOGIE DI TEODORO CARUEL uomo come questo, che tante accademie estere si tenevano ono- rate di noverare fra i loro membri, come mai non ebbe qui da noi che tardi, onori ch'egli avea ben prima meritati; ed onori che sono, diciamolo pnre, non pari alla grandezza del merito di lui? La ragione di questo fatto non è nella colpa d'alcuno; è in una delle più belle qualità di Teodoro Caruel ; è nella sua rara modestia. — Nel resto della vita del Caruel tre caratte- ristiche io scorgo, che mi edificano e mi commuovono. La ca- rità, che fu in lui bella e santa, appunto perchè delicata e nascosta; la fede, ch'ei professò non a parole, ma con una vita integra, verace ed onesta; la pazienza, nell'ora critica e so- lenne della prova. Che cosa ci direbb'egli, quest'oggi, il nostro caro estinto, se di là dove si trova potesse ancora parlarci? Là nel luogo « ove le cose di prima son tutte passate », come dice 1' Apostolo, io me lo immagino esultare al vederci qui radunati in questa per- fetta comunione di spirito, che par dire che non è vero che la scienza e la fede non possano stringersi in un amplesso sin- cero e scambiarsi il dolce bacio della pace. Io me lo immagino esortarci a non presumere d' aver trovato, ma a cercare e cer- care ancora e cercar con umiltà e all' ombra di Dio, la solu- zione del gran problema della vita. Io me lo immagino ricordarci che i tempi sono gravi e che 1' ora é venuta di non metter più in rilievo il po' che ci divide; ma di raccoglier con entusiasmo il molto che ci unisce, per lavorare, con la parola e con 1' esem- pio, al rinnovamento morale di questa cara Italia, a cui an- ch'egli avea consacrato tutto sé slesso. Discorso di A. Targioni Tozzetti, già prof, di Botanica alla scuola di Farmacia di Firenze e direttore dell'Orto bota- nico dei Semplici, ora prof, di Zoologia e Anatomia com- parata degli animali invertebrati nel R. Istituto di Studi supet^iori di Firenze. Teodoro Carnei!... nobile, austera, serena figura a tutti nota in Firenze, consumato da lungo travaglio di malattia irreparabile, non è più !... tolto non dal pensiero, ma dagli occhi dei cono- scenti, degli ammiratori, degli amici, della consorte e dei figli, qui ora raccolti a pianto e a preghiera!... NECROLOGIE DI TEODORO CARUEL 257 Nato nel 1830 a Chandernagor nel Bengala, Teodoro Caruel fu dalle vicende della famiglia, non ancora trilustre, portato a crescere e maturare nella persona e nelT intelletto fra noi, sotto il nostro cielo, all' ombra delle nostre case, dei nostri palazzi e delle nostre ville, che egli amò poi come qualunque di noi più amoroso!... e Firenze ebbe come sua patria diletta. Per essa non ripensò con rammarico all'India lontana, e se tornò col pensiero all'Inghilterra e alla Francia, che sangue francese pel padre e inglese per la madre aveva nelle vene, fiorentino e italiano volle essere, e fu. Senza rinunziare alle origini, volle poi che italiana fosse la famiglia, quando, alleandosi alla gentildonna signora Emilia Heinzmann, di nazionalità elvetica, nel 1860, ri- masto privo del padre e lontano dalla madre, pensò di formar- sene una. Dalla sua natura e dalla educazione, che ebbe in Firenze da scuola privata, allora accreditatissima, dalle relazioni che gli si strinsero attorno, di giovani, fiore della cittadinanza, e di uomini eminenti, stranieri o nostrali, trasse la tempera che fu sua, sen- sibile al prestigio delle cose belle, che da ogni parte nel paese nostro rifulgono, e alle bellezze supreme della natura; e trasse pure quella nobile curiosità delle vaste conoscenze e la facilità degli idiomi antichi e moderni, che lo portarono ad acquistare nelle lettere, nella storia, nelle scienze, verso le quali inclinava naturalmente l'ingegno suo, una cultura superiore, ammirata. Preparato cosi, vide l'albeggiare del tempo nuovo per noi, intese le speranze che risorgevano radianti di luce, paventò delle sorti che stavano per venire a cimento, si rallegrò dei trionfi, ma pure fra questi seppe scorgere quanto lungo e scabroso cammino avesse da faro l' Italia, per recuperare la distanza ora- mai interceduta fra la civiltà nuova, a tutti comune, e l'antica, e la difficoltà dell'impresa di stare non più seguace, ma uguale alle nazioni vicine, nella via del progresso. Al meditare silenzioso, aggiunse a tempo l'azione del parlare franco e reciso nei convegni, e del dettare sobrio, opportuno nei libri, o dalle cattedre, eh' ei tenne di Botanica a Pavia, a Milano, a Pisa e qui da noi, nel nostro Istituto di Studi supe- riori, adattando spesso la forma al momento, all'oggetto dell'in- segnamento, talora elevato nelle più alte regioni della Scienza, talvolta dimesso. E non fu mai chiesta invano l'opera sua, che Bull, della Soc. hot. Hai. 18 258 NECROLOGIE DI TEODORO CARUEL egli prestò volenteroso sempre e benignamente severo negli uf- fici 0 nei privati geniali consorzi della Società di Orticultura, di cui fu uno degli istitutori, della Società botanica italiana, cui diede forma, dell'Accademia dei Georgofili, che lo ebbe carissimo, dell'Accademia dei Lincei, o dei XL, che, come altre e delle prin- cipali, straniere o nostre, onorando lui fecero onore a sé stesse. Altri già disse, ora ora, dello esser suo nella famiglia ; la quale invero esemplarissima, fu centro di tutti i più intimi affetti suoi, e specchio d'onde irradiarono luci soavi, che rallegrarono le sue gioie, temprarono i suoi dolori, e, nella infermità lunga e penosa, furono per lui insuperato sublime conforto. Altri, con autorità superiore alla mia, dirà dei frutti preclari dell'ingegno del Carnei. Non mi sia negato però di ricordare! fiori, che in tempo, noto a pochi forse dei presenti, gli prepara- rono, quando Egli, in mezzo alle nascenti sale dell'Erbario cen- trale del Museo di Storia naturale, monumento del valore e dello zelo del prof. Parlatore, si formava allo studio delle piante colla scorta dell'insigne maestro; o quando, nelle peregrinazioni per i contorni di Firenze e di Pisa, e più lontano, dalle isole che fan corona all'Italia alle vette eccelse dell'Appennino e sulle Alpi, si accompagnava con Pietro Savi di Pisa, il Puccinelli di Lucca, l'Orsini di Ascoli, con me e coi più giovani, come Filippo Calandrini e Marcello Grilli, ferventi, valorosi nello studio e amicissimi, troppo presto mietuti da destino ferale. Con questi 0 con quelli, spesso al ritorno di una gita più fortunata, nel Museo 0 in qualche rozzo stanzone dell'Orto de' Semplici, rac- colti intorno al prodotto della giornata, era pel nostro e per tutti bello discutere di un esemplare più raro, di un riscontro inatteso !... E poi, sullo sciogliersi delle mostre della Società di Orticultura, con Pietro Betti, Antonio Bartalini, Giovan Carlo Siemoni, spettabili per età, in dignità elevatissime, fra gravi o piacevoli ragionari non meno inalzava lo spirito, dar lode meritata a qualche più felice trovato dei giardinieri operosi e valenti, o a qualche nuova larghezza dei più magnifici mecenati dell'arte, 0 degustando frutti succulenti e odorosi, plaudire con lui a qual- che ritrovamento di cose per vecchia incuria dimenticate, o alla introduzione di qualche pianta, di qualche prodotto men cono- sciuto nei nostri campi o nei nostri pomari, rievocare la storia dei favori concessi dalle corti medicee e lorenesi, da cittadini NECROLOGIE DI TEODORO CARUEL 259' cospicui, rendendo insieme riconoscenti testimonianze di merito ad Agostino del Riccio, al Micheli, al Piccioli, al Baroni, nonché ai Targioni, da cui mi viene il nome ch'io porto. Oh ! allora non eran tempi di pianto, che i ricordi felici ren- dono ora più amaro !... Ma tu, amico diletto, per sapere, per virtiì esempio a tutti, che vedi ora quello che fummo e quello che siamo, che hai diviso le nostre speranze e le nostre pene, volgiti ancora verso di noi, e confortaci della tua dipartita irreparabile e cruda!! Discorso di 0. Mattirolo, prof, di Botanica all' Istituto di Stadi superiori di Firenze e diretto7''e del R. Orto botanico. In nome della Facoltà di Scienze dell' Istituto fiorentino ; in nome dell'antichissimo Orto botanico che egli diresse per tanti anni; in nome di quelli che impararono da lui ad amare la scienza, sia concesso a me, che ebbi l' insigne onore di succedergli, di rivolgere a Teodoro Carnei m\ ultimo saluto; il saluto supremo, che compendia i sentimenti di amore, di gratitudine, di ammi- razione, che univano i botanici italiani a chi ebbe tanta parte nella illustrazione sagace e sapiente dei tesori floristici del no- stro paese. Il ricordo di quest'uomo retto e inflessibile, di questo pa- ziente indagatore della nostra Flora, del fondatore illustre della Società botanica, rimarrà indelebilmente fissato insieme alle impronte che le svariate opere sue lasciano nella storia della Botanica. Teodoro Carnei, benché nato in lontane regioni, fu vero ita- liano per affetti e per sent irnienti. Innamoratosi della scienza in questo sorriso di cielo, indi- rizzò qui allo studio dei vegetali tutta una schiera di giovani; raccolse e continuò la grande e difficile eredità di Filippo Par- latore che gli fu maestro ; e in questa gentile città, tenne alto sempre, stimato e invidiato il prestigio delia scienza nostra. Lo splendore raggiunto dal grandioso Orto dei Semplici sotto la sua direzione ; 1' ordinamento modernamente scientifico delle piante ivi coltivate; i primi accenni al nuovo Istituto botanico che sarà gloria dell' Italia ; la continuazione della Flora italiana 260 NBCROLOaiB DI TEODORO CARUEL del Parlatore e più di tutto i lavori intorno alla Flora toscana, frutti di lunghe, pazienti e minuziose ricerche, sono i principali titoli scientifici di Teodoro Caruel; sono i monumenti duraturi della sua operosità e del suo valore. Qui davanti alla sua salma, io sento il dovere di additare alla gratitudine degli italiani e dei toscani in particolar modo, questi meriti suoi, che illustrano lo scopo della vita di questo scienziato. Teodo7^o Caruel ha bene meritato della scienza, del paese e dell' Istituto al quale appartenne e del quale fu lustro e decoro. Il triste momento non mi permette di diffondermi a ricordare tutti i meriti scientifici di Teodoro Carnei; qui oggi io sono r interprete soltanto dei sentimenti di profondo dolore provati da tutti i botanici italiani, da tutti i colleghi, sia all'annunzio della sua inesorabile infermità, come alla notizia della sua ir- reparabile perdita. Alla tua anima sia pace e riposo, imperocché la tua memoria rimarrà benedetta e venerata in quanti ti conobbero, in quanti seriamente ^i affaticano e si affaticheranno alia ricerca del vero, in tutti quelli cui è sacro il culto della più amabile fra le scienze. Vale ! Discorso di Giovanni Arcangeli, professore di Botanica nella R. Università di Pisa. A Chandernagora nell'Indie Orientali, nella classica terra dei Veda che fu la culla della moderna civiltà, ebbe i suoi natali, il 27 Giugno 1830, Teodoro Caruel, l'illustre scienziato, cui ren- diamo adesso gli estremi onori. Fino dalla prima età, trasferito con la famiglia in Firenze, vi ebbe la sua prima educazione e vi fece i primi studi, nei quali ben presto si distinse, palesando, insieme a facoltà intellettuali elevate, una inclinazione speciale per le Scienze Naturali, ed in particolare per la Botanica. La straordinaria passione che in Lui si sviluppò per lo studio delle piante si rese ben presto palese. Ad esse erano rivolti i principali suoi pensieri, ed Egli si occupava continuamente di raccogliere le opere che ne trattavano, e di stringere amicizia coi più distinti cultori della bella scienza dei fiori. NECROLOGIR DI TEODORO CARUEL 261 Non sazio della scienza che s' impara nei libri, e spinto dal rivo desiderio di conoscere le piante spontaneo nostrali e di studiare la nostra flora, Egli si dette sollecitamente a percor- rere le nostre campagne, e cosi cominciò quell'erbario, che gli fu di tanto vantaggio negli ulteriori suoi studi. Già ben conosciuto in Firenze per le estese sue cognizioni di Botanica e per la conoscenza che aveva delle lingue straniere, nel 1858 sotto il Governo Granducale, fu addetto al Museo di Fisica e di Storia Naturale, in qualità di assistente al professore di Botanica, l' illustre F. Parlatore, e successivamente nel 1860, in quella epoca resa ornai celebre per l'Italico Risorgimento, fu nominato aiuto dello stesso professore. Nel 1862 venne promosso al posto di professore straordinario di Botanica nella R. Università di Pavia, e poco appresso Del- l' Accademia Scientifico-letteraria di Milano, dal quale ufHcio passò, nel 1863, professore straordinario di Botanica medica nel R. Istituto di Studi superiori di Firenze. Nato a più vasti ideali. Egli sentivasi ben ristretto negli angusti limiti della nostra Penisola, e già vagheggiava l'idea di trasferirsi in Australia, in quella terra tanto meravigliosa ed importante pel naturalista, allorquando le circostanze, fortu- natamente per noi, glielo impedirono. Vacava la cattedra di Botanica nella R. Università di Pisa, ed il Caruel a ragione fu chiamato a coprire quel posto, con decreto del 1' Maggio 1871, ciò che lo distolse dall' idea di ab- bandonare la nostra Italia. A Pisa, ov' Egli mi trovò ed ove ben volentieri, per la sua somma bontà, mi accolse come aiuto, si dette ogni premura di migliorare l' Istituto botanico, estendendone i locali, riordinan- done il giardino, ampliandone le collezioni, e dando sviluppo maggiore all' insegnamento pratico. In seguito ai suoi meriti singolari, con decreto del 1° Novem- bre 1880 fu trasferito a Firenze ad occupare il posto di Direttore del R. Istituto botanico fiorentino, cui dette un nuovo e valido im- pulso di vita, ed ove rimase fino a che il morbo fatale, che at- tentava ai suoi giorni, lo costrinse a ritirarsi dall'insegnamento. Il riportare qui in dettaglio i meriti scientifici di T. Caruel sarebbe certo opera troppo lunga e ben malagevole. Basti ricor- dare eh' Egli pubblicò, oltre i numerosi lavori minori, un Pro- 262 NECROLOaiE DI TEODORO CARUEL dromo della Flora toscana, pregevolissimo, ed una Statistica bo- tanica della Toscana, opere che si consultano con sommo profitto dagli studiosi della flora toscana; ch'Egli continuò, in collabora- zione di altri distinti botanici, la Flora italiana del Parlatore; che tenne per ben 23 anni la Direzione del Nuovo Giornale bo- tanico italiano, e che nel 1887, coadiuvato dalla R. Società to- scana di Orticultura e da vari distinti scienziati, riesci ad istituire una Società botanica italiana, già da tanto tempo desiderata. Dotato di robusta costituzione e di un'attività straordinaria. Egli non conosceva difficoltà, sempre pronto a superarle, ove si presentassero: né possiamo dimenticare quanto Egli sapesse infondere altrui il fuoco sacro del lavoro ; né quelle geniali escursioni botaniche ch'Egli organizzava e dirigeva con sommo nostro profitto. Allorquando era già gravemente colpito dall' inesorabile ma- lattia che lo ha condotto alla tomba. Egli si mostrava ben poco curante del male che lo affliggeva, sempre intento agli studi suoi prediletti, e nell'escursione ch'ebbe luogo all'Isola del Giglio nel 1894, per iniziativa della Società botanica italiana, quantunque in condizioni di salute non buone, Egli prese parte attivissima. Grande era la sua affezione all'Università di Pisa, a conferma della quale Egli volle donarle il suo Erbario particolare, colle- zione di molta importanza, come quella che costituì il fonda- mento dei suoi principali lavori. Per delicatezza di sentimenti e per rettitudine a nessun altro secondo, fu marito esemplare e padre affettuosissimo, e vera- mente stringe il cuore il pensare quale e quanto strazio in quella Famiglia, per così grave perdita. Ed ora, in questo momento solenne, nel darti l'estremo addio, 0 Illustre Maestro, sento il dovere di rinnovarti i più sentiti ringraziamenti per la somma premura con cui mi ammaestrasti e che giammai dimenticherò. In così dolorosa circostanza mi è solo di sollievo l'offrirti il compianto della Società di Scienze naturali di Pisa, di cui fosti parte attivissima, della Facoltà di Scienze naturali della R. Università di Pisa e dell'Università stessa, che altamente si onorano di averti avuto nel loro seno, cui si unirà certo il compianto di tutto il Mondo scientifico. Possa la tua nobile figura servire d'esempio alle future ge- nerazioni. NECROLOGIE DI TEODORO CARUEL 263 Parole di Stefano Sommiev, Presidente della Società bota- nica italiana. In nome della Società botanica italiana do l' ultimo addio a Colui che tanto contribuì alla sua fondazione, che la diresse e le diede impulso nei primi anni della sua vita, che sem- pre le portò amore, e seguitò a prender parte ai suoi lavori anche quando la sua salute, già profondamente alterata, gli rendeva gravosa ogni occupazione. Non è questo il momento di discorrere di quanto Egli abbia fatto per la nostra Società. Solo voglio rilevare che uno dei ti-atti più salienti nel carattere del- l'uomo di cui oggi piangiamo la perdita, fu una inflessibile ret- titudine, una grande imparzialità. E come fu sempre scrupoloso e rigido nell'adempimento del proprio dovere, cosi Egli sempre antepose il bene della nostra istituzione a qualunque conside- razione personale. Piangiamo lo scienziato, l'amico, l'uomo leale, e teniamone sempre presente l'esempio! ELENCO DELIE PUBBLICAZIOKI FATTE DAL Prof. TEODOEO CARUEL ' 1851. Note sur le dé\^eloppement des fleurs de VAruin Ualicum. Annales des Sciences natur., 5* sèrie, tome XVLpp. 379- 382; Paris, 1851. 1856. De la nature et du mode de formation des racines tubé- reuses des Orchidées. Bulletin de la Sociètè bot de France, toìYie III, ijp. 162-165; Paris, 1856. 1858. lUustratio in Hortum siccum Andreae Caesalpini. Typis Le Mounier, Florentiae, 1858. 1859. Del Calendario di Flora per Firenze, 1858. Annali del R. Museo di Fisica e Storia naturale di Firenze, per Vanno 1859; Firenze, 1859. 1859. Observations sur l' Ileieroioma lodelioides Zucc. de la Fa- mille des Lobeliacées. An7i. des se. nat, 4^ sèrie, tome XI, pp. 269-72; Paris, 1859. 1859. Observations sur la nature et l'origine de la pulpe qui entoure les graines dans certains fruits. Ibidem, tome XII, IJp. 72-77 ; Paris, 1859. 1860. Nozioni elementari di botanica per le scuole de' comuni agricoli. Con figure. Parte 1* e 2\. Giornale La Famiglia e la Scuola, voi. II; Firenze, 1860. 1860. On Comb7^etum butyrosum, a new kind of butter-tree from south-eastern Africa. Journal of the Proceedings of the Linnean Society, voi. IV; London, 1860. 1860-64. Prodromo della Flora Toscana, ossia Catalogo metodico delle piante che nascono salvatiche in Toscana e nelle sue isole, 0 che vi sono estesamente coltivate. Coi tipi di Fe- lice Le Mounier, Firenze, 1860-64. ^ Sebbene abbia cercato di raccogliere tutti i lavori pubblicati dal defunto Professore, contuttociò dubito di essere incorso in qualche involontaria omissione. E. Baroni. PUBBLICAZIONI FATTE DA TEODORO CARUEL 265 18C3. Sur la signification morphologique des épiiies dii Xan- thmm spinosiim. Bull, de la Soc. 1)01. de France, tome X, Ijp. 584-86; Paris, 1863. 1863. Sul fiore femmineo degli Aimm. Con 1 tavola. Aiti della Soc. itaL di se. nai., voi. V, i^p. 28-32; Milano, 1863. 1863. Sopra due Crocifere italiane. Ibidem, pp. 149-53; Milano, 1863. 1864. Studi sulla polpa che involge i semi in alcuni frutti car- nosi. Ann. del E. Museo di Storia nat. di Firenze, per Vanno 1864; Firenze, 1864. 1864. Sur une question relative aux noms spéci fiques des plan- tes. Bull, de la Soc. hot. de France, tome XI, pp. 0-12; Paris, 1864. 1864. Florula di Montecristo. Atti della Soc. ital. di se. nat., voi. VI, pp. 74-109; Milano, 1864. 1864. Nota per servire alla storia dei Collema. Con 1 tavola. Ibidem, voi. VII, pp. 163-66; Milano,. 1864. 1865. Dei lavori botanici presentati alla Società elvetica di Scienze naturali radunata a Ginevra nell'agosto 1865. /&/- dem, voi. Vili, pp. 333-43; Milano, 1865. 1865. Sur des granules particuliers au sue laiteux du Figuier. Bull, de la Soc. bot. de France, tome XII, JW- 272-73; Paris, 1865. 1865. Observations sur les gemmules des Anémones. Ibidem, tome XII, ìjp. XXXV-XL ; Paris, 1865. 1865. Supplemento al Prodromo della Flora toscana. Atti della Soc. ital. di se. nat., voi. Vili, pp. 429-79 ; Milano, 1865. 1865. Programma di una Flora d' Italia. Ibidem, pp. 534-41. 1866. Guida del botanico principiante. Con figure. Coi tipi di M. Cellini e C, Firenze, 1866. 1866. I generi delle Ciperoidee europee. Coi tipi di M. Cellini, Firenze, 1866. 1866. Di alcuni cambiamenti avvenuti nella Flora della Toscana. Aiti della Soc. ital. di se. nat., voi. IX, pp. 433-77 ; Mi- lano, 1866. 1867. Ricerche sulla cagione per cui i fiori di alcune piante si aprono di sera. Ibidem, voi. X, pp. 407-21 ; Milano, 1867. 1867. Observations organogéniques sur la fleur femelle des Carcx. Con 1 tavola. Ann. des se. nat., 5* sèrie, tome VII, pp. 104-11; Paris, 1867. 1867. Sur une particularité des graines des Luzules. Ball, de la Soc. bot. de France, tome XIV, x>p. 174-75; Paris, 1867. 266 PUBBLICAZIONI FATTE DA TEODORO CARUEL 1868. La vrille de la Vigne. Bull, de la Soc. bot. de Franca, tome XV, pp. 28-31; Paris, 1868. 1868. Sur la structure florale et les affìnitós des Eriocaulonées. Mèmoires de la Soc. Impèr. de Se. nat. de Cherhourg, sèrie XIV, de p. 16 ; Cherbowy, 1868. 1868. Miscellanee botaniche presentate alla terza riunione stra- ordinaria della Società Italiana di scienze naturali di Vi- cenza. Aiti della Soc. ital. di se. nat., voi. XI, pp. 543-47 ; Milano, 1868. 1839. Polygalacearuin Italicarum conspectus. Nuovo Giorn. hot. ital, voi. I, pp. 18-25; Firenze, 1869. 1869. Juncearum Italicarum conspectus. Ibidem, pp. 96-103; Firenze, 1869. 1869. Del vincolo lanuto nei semi delle Luzule. Ibidem, pp. 130- 32; Firenze, 1869. 1869. Struttura delle foglie della Passerina hirsuta. Ibidem, pp. 194-95; Firenze, 1869. 1869. Valerianacearum Italicarum conspectus. Ibidem, pp. 213- 20; Pisa, 1869. 1869. Nota sulla Veronica longistijla Ball. Ibidem, pp. 292-93; Firenze, 1869. 1869. La peste acquatica (Anacharis alsinastrum). Bull, della Soc. geogr. ital., fase. 2, p. 365; Roma, 1869. 1870. Osservazioni sul genere di Cicadacee fossili Ramneria e descrizione di una specie nuova. Boll, del R. Comitato geo- logico d' Italia, n.' 7-8, Luglio ed Agosto, pp. 181-86; Firenze, 1870. 1870. Di alcune cose osservate nella Trapa natans. Nuovo Giorn. bot. ital, voi. II, p)p. 19-27 ; Firenze, 1870. 1870. Secondo supplemento al Prodromo della Flora toscana. Ibidem, pp. 252-97 ; Firenze, 1870. 1870. T. Caruel e A. De Candolle. — Una questione di nomen- clatura botanica. Ibidem, pp. 146-49; Firenze, 1870. 1871. Prospetto generale della flora toscana e confronto con la flora italiana e la flora europea. Ibidem, voi. Ili, IW- 51- 90; Firenze, 1871. 1871. Statistica botanica della Toscana, ossia saggio di studi sulla distribuzione geografica delle piante. Un voi in 8° dipag. 372 con una tavola. Stab. tip. di G. Pellas, Firenze, 1871. 1871. Versione italiana dell' opera : « Storia illustrata del regno vegetale del D"" Aloisio Pokorny ». Un voi in 8" di pa- gine 208. Tip. Ermanno Loescher, Torino, 1871. PUBBLICAZIONI FATTE DA TEODOUO CARUEL 267 1871. T. Caruel ed E. Levier. — Saggio di un calendario flo- rale per Firenze. Nuovo Giorn. boi. Hai., voi. Ili, pp. 121- 65; Firenze, 1871. 1872. Andrea Cesalpino e il libro « De planlls ». Ibidem, volu- me IV. pp. 23-48; Pisa, 1872. 1872. Illustrazione di una Rubiacea del genere MyrmccocUa. Con 1 tavola. Ibidem, jjp. 170-76; Pisa, 1872. 1872. Biografia di Pietro Savi. Ibidem, JJP- 177-208; Pisa, 1872. 1872. Della distribuzione geografica delle Sassifraghe, secondo un recente lavoro del dott. Engler. Ibidem, pp. 251-54; Pisa, 1872. 1872. Note di viaggio prese sopra alcuni giardini e musei bo- tanici. Ibidem, pp. 254-66; Pisa, 1872. 1872. Guida dell' Orto botanico Pisano. Opuscolo di pagine 34. Tip. Xistri, Pisa, 1872. 1873. Brevi riflessioni sulT insegnamento della Botanica. Nuova Antologia, voi. XXIV, pp. 582-93; Firenze, 1873. 1873. Studi sul Tlielìgonum Cgaocrambe. Con 1 tavola. Nuovo Giorn. boi. ilil., voi. V, pp. 165-70; Pisa, 1873. 1873. Nuovo modello di microscopio misto per gli studi di or- ganologia vegetale. Ibilein, pp. 266-68; Pisa, 1873. 1875. Nota su di una trasformazione di peli in gemme. Ibidem, voi. VII, pp. 292-94; Pisa, 1875. 1875. Nota sul genere Galilea. Ibilem, voi. VII, pp. 343-45; Pisa, 1875. 1870. Illustrazione di una Papaiacea poco nota. Con 1 tavola. Ibidem, voi. Vili, pp. 22-28; Pisa, 1876. 1876. Sui fiori di Ceratophyllitm. Con 1 tavola. Ibidem, i)p. 29- 32; Pisa, 1876. 1876. Osservazioni sul Cijnomorium. ' Con 1 tavola. Ibidem, voi. Vili, pp. 32-42; Pisa, 1876. 1876. Sulla identità specifica dei tre Ruscus Ilypophyllum Linn. R. Hypoglossum Linn. e R. microglossus Bert. Ibidem, pp. 60-61; Pisa, 1876. 1876. L' Erborista toscano. Un volume in 16" di pagine 304. Stab. G. Pellas, Fit^enze, 1876. 1877. Saggio di un prospetto storico della Botanica. Nuovo Giorn. boi. Hai., voi. IX, pp. 113-47 ; Pisa, 1877. * Riprodotto in parte negli Atti del Congresso internazionale bo- tanico tenuto in Firenze nel mese di maggio 1874, pp. SS-SD; Fi- renze, 1876. 268 PUBBLICAZIONI FATTE DA TEODORO CARUEL 1877. Su di uà moJo singolare di comportarsi delle zoospore di una Cladophora. Nuovo Giorn. liot.ilal., voi. IX,^^. 154- 55; Pisa, 1877. 1877. Divisiones plantarum a T. Caruel propositae. Ibidem, pa- gine 280-81; Pisa, 1877. 1877, Cenni sulla Flora dei Bagni di Casciana. Estratto dall'opera del prof. Carlo Minati, Sui Bagni di Casciana. Di pag. 7. Tip. di G. Barbèra, Firenze, 1877. 1877. T. Caruel e A. Mori. — Esperimenti suH' assorbimento dell' acqua per le foglie. Nuovo Giorn. boi. ital., voi. IX, pp. 147-52; Pisa, 1877. 1878. Della impollinazione nelle Asteracee. Ibidem, voi. X, pa- gine 5-10; Pisa, 1878. 1878. Sulla struttura fiorale e le affinità di varie famiglie mo- nocotiledoni. Ibidem, pp. 89-102; Pisa 1878. 1878. Dichiarazione in replica al dott. 'B\x\)2im. Ibidem, x)p. 288- 89; Firenze, 1878. 1878. Una Vite gigantesca. Bull, della R. Soc. tose, d" Orticol- tura, anno III, p. 121; Firenze, 1878. 1878. La Morfologia vegetale. Un volume in 8'' di pagine 433. Tip. T. Nistri, Pisa, 1878. 1879. Nota sopra alcuni fiori ri^^ollati di Faseolacee. Nuovo Giorn. bot. ital., voi. XI, pp. 5-7 ; Pisa, 1879. 1879. Illustrazione àeW Arisarum pit'oboscideum. Con 1 tavola. Ibidem, pp. 7-8; Pisa, 1879. 1879. Nota sul frutto delle Rosacee pomifere. Ibidem, pp. 8-10; Pisa, 1879. 1879. Sulla struttura fiorale e le affinità di varie famiglie dico- tiledoni inferiori. Con 1 tavola. Ibidem, x>p. 10-24 ; Pisa, 1879. 1879. Nova Cartonematis species e familia Commelinacearum. Ibidem, p. 216; Pisa, 1879. 1879. Osservazioni fenologiche sulle piante di Firenze, fatte dal- l'anno 1848 all'anno 1864. Ibidem, pp. 303-11 ; Pisa, 1879. 1879. La questione dei Tulipani di Firenze. ' Ibidem, pp. 290- 303; Pisa, 1879. 1879. La coltura delle Orchidee nostrali. Bull, della R. Soc. tose. d'Orticoltura, anno IV, j^p. 59-60; Firenze, 1879. 1879. Eu3hlaena luxurians. Ibidem, pp. 347-48; Firenze, 1879. * Riprodotto in parte nel Ball, della E,. Soo. tose, di Orticoltura, anno IV, pp. 207-14; Firenze, 1879. PUBBLICAZIONI FATTE DA TEODORO CAUUKL 269 1879. T. Caruel e A, Mori. — Sulla vaiolatura delle Arancie. Xiiovo Giorn. bot. Hai., voi. XI, pp. 214-15; Pisa, 1879. 1880. Una mezza centuria di specie e di generi fondati in Bo- tanica sopra casi teratologici o patologici. Ibidem, voi. XII, pp. 5-19; Pisa, 1880. 1880. Note sur quelques points de la structure florale des Aracèes. Bull, de la Soc. bot. de France, tome XXVII^ 2)p. 56-58; Paris, 1880. 1880. T. Caruel e F. Cazzuola. — Osservazioni suU' influenza della temperatura sulle piante, fatte nell'Orto botanico Pi- sano. Nuovo Giorn. bot. ital, voi. XII, pp. 32-15; Pisa, 1880. 1881. Prolusione alle lezioni di Botanica fatte nell' Istituto di studi superiori in Firenze 1' anno scolastico 1880-81. Ibidem, voi. XIII, pp. 205-15; Firenze, 1881. 1881. Sj'stema noviim Regni vegetalis. Ibidem, pp. 217-28; Firenze, 1881. 1881. Osservazioni sulla vegetazione delle piante. Bull, della R. Soc. tose. d'Orticoltura, anno VI, pp. 97-98 ; Firenze, 1881. 1881. Pensieri sulla Tassinomia botanica. Memorie della Reale Accad. dei Lincei. Classe di se. fis. mat. e ned., voi. X, pp. 161-251; Roma, 1881. 1881. Relazione al Sopraintendente dell'Istituto sulla sistema- zione delle collezioni botaniche, corredata del disegno di massima, nei nuovi locali destinati al Museo botanico. Coi tipi dei Successori Le Monnier, Firenze, 1881. 1882. Primi cenni sulla distribuzione geografica degli ordini di piante. Nuovo Giorn. bot. Hai, voi. XIV, pp. 1-23; Fi- renze, 1882. 1882. L'Orto e il Museo botanico di Firenze nell'anno scola- stico 1880-81. Ibidem, pp. 65-69; Firenze, 1882. 1882. Origine dell' agrume detto Bizzarria. Bidl. della R. Soc. tose. d^Ot^ticoltura, anno VII, pp. 115-16; Firenze, 1882. 1883. Pensées sur la taxinomie botanique. Botanische Jalirbit- cher, IV, V Band, 5-1 Ileft, pp. 549-616 e 1-39; Leip- zig, 1883. 1883. L' Orto e il Museo botanico di Firenze nell' anno scola- stico 1881-82. Nuovo Giorn. boi. Hai., voi. XV, pp. 108- 90; Firenze, 1883. 1883. L'Erborista italiano. Un volume in 16" di pagine 162. Tip. T. Nistri e C, Pisa, 1883. 270 PUBBLICAZIONI FATTE DA TEODORO CARUEL 1883. Cenno necrologico su Nicola Antonio Pedicino. Bull, della R. Soc. tose, d' Orticoltura, anno Vili, 2). 258; Firenze, 1883. 1884. Stufa 0 Serra? Ibidem, anno IX, 2W- 227-28; Firenze, 1884. 1884. Cenni biografici di Lodovico Caldesi in opuscolo necrolo- gico « A Lod. Caldesi ecc. ». Faenza, 1884. 1884-94. Continuazione dell'opera di F. Parlatore « Flora ita- liana », in unione a diversi botanici italiani. Volumi 5, in 8". Stai), tip. fiorentino, Firenze, 1884-94. 1884. De la variabilité dans les plantes. Di pagine 30. Arcliives italiennes de Biologie. Tome V, fase. Ili ; Turin, 1884. 1884. Considérations générales sur le corps des plantes. Ann. des so. nat., sèrie 6", tome XVII, pp. 306-57 ; Paris, 1884. 1884. L'Orto e il Museo botanico di Firenze nell'anno scola- stico 1882-'83. Nuovo Giorn. hot. ital., voi. XVI, pp. 183- 84; Firenze, 1884. 1885. L'Orto e il Museo botanico di Firenze nell'anno scola- stico 1883-84. Ibidem, voi. XVII, pp. 147-50; Firenze, 1885. 1885. Su di una virescenza di Verbasco. Ibidem, pp. 283-85 ; Firenze, 1885. 1885. Gladiolus unclulatus. Bull, della R. Soc. tose, d'' Orticol- tura, anno X, pp. 289-90; Firenze, 1885. 1885. Sullo stato presente delle nostre cognizioni sulla flora d'Italia.* Atti della R. Accad. dei Geo7''gofUi di Firenze, 4" Serie, voi. Vili, pp. 437-49; Firenze, 1885. 1886. Lettre à M. Malinvaud. Bull, de la Soc. bot. de France, tome XXXIII, pp. 58-60; Paris, 1886. 1886. Classification des fruits. Ibidem, pp. 117-22; Paris, 1886. 1886. Il Castagno d'India nell'Orto botanico di Pisa. Bull, della R. Soc. tose, d' Orticoltura, amio XI, pp. 36-38 ; Firenze, 1886. 1886. Note di una corsa botanica nel Friuli. Nuovo Gioìm. bot. ital., voi. XVIII, pp. 24-31; Firenze, 1886. 1886. L'Orto e il Museo botanico di Firenze nell'anno scola- stico 1884-85. Ibidem, pp. 160-63; Firenze, 1886. 1886. Nota sul frutto e sui semi del Cacao. Ibidem, pp. 311-13; Firenze, 1886. * Questo lavoro è stato riprodotto nel Bull, della R. Soc. toscana d'Orticoltura, anno X, pp. 331-40. PUBBLICAZIONI FATTE DA TEODORO CARUEL 271 1887. L'Orto e il Museo botanico di Firenze nell'anno scola- stico 1885-86. Nuovo Giorn. hot. ital., voi. XIX, pp. 255-59; Firenze, 1887. 1887. Della conservazione degli Erbari. Malpighia, anno I, fa- scicolo VI, pp. 272-77 ; Messina, 1887. 1888. Sui generi delle Apiacee. Bull, della Soc. boi. ital. nel Nuovo Giorn. bot. Hai., voi. XX, pp. 314-17 ; Firenze, 1888. 1888. L'Orto e il Museo botanico di Firenze nell'anno scola- stico 1886-87. Nuovo Giorn. bot. ital., voi. XX, pp. 371-75; Firenze, 1888. 1889. Conspectus familiarum phanerogamarum. Bull, della Soc. bot. ital. nel Nuovo Giorn. bot. ital., voi. XXI, jyp- 132-37; Firenze, 1889. 1889. L'Orto e il Museo botanico di Firenze nell'anno scola- stico 1887-88. Ibidem, voi. XXI, pp. 364-68; Firenze, 1889. 1889. Contribuzione alla flora delle Galapagos. Rendiconti della R. Accad. dei Lincei, voi. V, 1" seni., fase. 9°, pp. 619-25; Roma, 1889. 1889. La « Flora italiana » et ses critiques. Bull, de la Soc. bot. de France, tome XXXVI, pp. 257-71; Paris, 1889. 1890. L'Orto e il Museo botanico di Firenze nell'anno scola- stico 1888-89. Nuovo Giorn. bot. ital, voi. XXII, pp. 32-36; Firenze, 1890. 1890. Delle nuove usanze riguardo ai nomi specifici delle piante, Bull, della Soc. bot. Hai. nel Nuovo Gioì^n. bot. ital., voi. XXII, pp. 144-150; Firenze, 1890. 1890. Un piccolo contributo alla flora abissina. /&^■6^e?}^,pi).■:/56-57; Firenze, 1890. 1890. Dei nomi volgari delle piante. Atti della R. Accad. dei Geor- gofdi di Firenze, voi. XIII, pp. 1-6; Firenze, 1890. 1891. L'Orto e il Museo botanico di Firenze nell'anno scola- stico 1889-90. Nuovo Giorn. bot. ital, voi XXIII, pp. 270-76 ; Firenze, 1891. 1892. L'Orto e il Museo botanico di Firenze nell'anno scola- stico 1890-91. Ibidem, voi XXIV, pp. 91-94; Firenze, 1892. 1892. Su r Orobanche delle fave. Atti della R. Accad. dei Geor- gofdi di Firenze, voi XV, pp. 273-77 ; Firenze, 1892. 1892. Dubbi sulla funzione vessillare dei fiori. Bull della Soc. bot. ital. pp. 108-11; Firenze, 1892. 1892. Delle regioni botaniche in Italia. Ibidem, pp. 123-26; Firenze, 1892. 1892. Intorno al genere Rosa e necessità d'intendere la specie. Ibidem, Proc. verbale, p. 155; Firenze, 1892. 272 PUBBLICAZIONI FATTE DA TEODORO CARUEL 1892. Relazione intorno ai programmi di storia naturale pei gin- nasi ed i licei. Bull, della Soc. boi. Hai., p. 167 ; Fi- renze, 1892. 1892. Sul nome generico Enjthraea. Ibidem, p. 283; Fìy^enze, 1892. 1892. Sul genere Maillsa. Ibidem, p. 338; Firenze, 1892. 1892-97. Epitome Florae Europae. Fase. HI, di pp. 384, incom- pleto. Typis J. Pellas. Florentiae, 1892-94-97. 1893. L'Orto e il Museo botanico di Firenze nell'anno scola- stico 1891-92. Nuovo Giorn. boi. ital., voi. XXV, pp. 15-18; Firenze, 1893. 1893. Agrostis alba forma vivipara. Bull, della Soc. bot. Hai, ProG. verbale, p. 510; Firenze, 1893. 1893. Notizie sulla flora di Montepiano nell'App. di Vernio in Toscana. Ibidem, p. 513; Firenze, 1893. 1894. Sulla Pirus crataegifolia. Ibidem, pp. 299-300 ; Fi- renze, 1894. 1894. L'Orto e il Museo botanico di Firenze nell'anno scola- stico 1892-93. Bull, della Soc. bot. Hai, pp. 43-46; Fi- renze, 1894. 1895. L'Orto e il Museo botanico di Firenze nell'anno scola- stico 1893-94. Ibidem, i)p. 11-14; Firenze, 1895. 1895. Tribus familiae Phaseolacearum. Ibidem, pp. 48-49 ; Fi- renze, 1895. 1895. Un tentativo di spartizione delle superficie terrestri in domini botanici. Ibidem, pp. 251-52; Firenze, 1895. 1896. L'Orto e il Museo botanico di Firenze nell'anno scola- stico 1894-95. Ibidem, pp. 31-33; Firenze, 1896. 1896. Della dottrina della eutimorfosi. Ibidem, pp. 84-85; Fi- renze, 1896. N. B. A questo elenco devono aggiungersi molti articoli di Rivista e Critica botanica pubblicati principalmente nel Nuovo Gior- nale botanico italiano, nel giornale Bonplandia, anni 1" e 2", nonché nel Bulletano della R. Società toscana d'Orticoltura, nel quale trovansi argomenti botanici trattati dal prof. Carnei durante le Conferenze orticole. INDICE 273 INDICE Amaturi N. — Su alcune impronte del Trias [Pi-oc. verb.) Pag. 126 Antony A. — • Sulla struttura e sulla funzione degli stomi nelle appendici del perianzio e delle antere .... » 170 Arcangeli G, — Lo svolgimento di calore nelle piante ferite, del sig. Richard H. M » 74 — Brevi notizie sopra alcune piante » 178 — Sul Compsopofjon Corinaldi e sopra alcune altre piante. » 223 — Discorso in morte di T. Carnei » 260 Baroni E. — Sulla probabile patria del Narcissus ela- tm Guss » 9 — Sulla scoperta in Italia della Sperrjularia secjetalis Fenzl. » 96 — Notizie sulla fioritura di alcune piante della Cina . . » 185 — Elenco delle pubblicazioni di T. Caruel » 264 — et Christ H. — ■ Filices plantaeque Filicibus affines in Shen-si septentrionali, provincia Imperli Sinensis, a Rov. Patro Josepho Giraldi collectae, manipulus alter. » 27 — Filices plantaeque Filicibus affines in Shen-si septen- trionali, provincia Imperli Sinensis, a Rev. Patre Jo- sepho Giraldi collectae, manipulus tertius » 182 Beguinot a. — Intorno ad alcune Potentille nuove, rare o critiche per la Flora romana » 141 Beissner L. — Conifères de Chine » 166 Belli S. — Un cosj)icuo dono scientifico al R. Istituto botanico dell' Università di Torino » 251 Biondi A. — Rendiconto finanziario della Società bota- nica italiana dal 1*' gennaio al 31 dicembre 1897 . . » 134 Brizi a. — Sull' impollinazione del genere Cucurbita . . » 217 Cavara F. — Ricerche sullo sviluppo del frutto della TlieOj cldnensis Sims » 238 — Tumori di natura microbica nel Juniperus phoenicea. . » 241 De Gasparis A. — Lettera in risposta ad alcune osser- vazioni del prof. Amaturi intitolate : « Su alcune im- pronte del Trias » > 193 Gentile G. — Fioriture precoci invernali nei dintorni di Porto Maurizio » 69 Bull, della Soc. boi. Hai. 19 274 INDICE GoiRAN A. — Juglandaceae et Salicaceae Veronenses . . . Pag. 18 — Nuove specie da aggiungersi, alla Flora Atesina ...» 57 — Avvelenamento di animali bovini per opera di due Aste- racee » 57 — Betulaceae Veronenses > 65 — Alcuni casi di fioritura precoce (Proc. verb.) .... » 68 — Nuove stazioni veronesi j)er Acalyplia virginica e Ga- linsoga parviflora » 194 — Di Gaudinia fragilis., Panicum capillare e di altre Poacee osservate nella provincia veronese, ma estranee alla flora locale » 228 — Lettera al Presidente della Società sulla fioritura pre- coce dei Peri vergolosi (Proc. verb.) » 237 Lenticchia A. — Prima contribuzione alla micologia del monte Generoso » 46 Levier e. — La pseudopriorità di Porella ....... 99 Luzzi G. ■ — ■ Discorso in morte di T. Carnei » 255 Macchiati L. — Sui pretesi granuli d'amido incapsulati dei tegumenti seminali della Vida narbonensis. Seconda replica alle risposte del prof. L. Buscalioni .... » 40 Martelli U. — Notizie sul Compsopogon Corinaldì (Proc. verb.) » 15 Massalongo C. — Sopra alcune milbogalle nuove per la Flora d'Italia. Quarta contribuzione » 33 — Nuove spigolature teratologiche. Prima nota .... » 202 — Sulla scoperta in Italia della Cephalozia integerrima S. O. Lindberg » 250 Mattirolo O. — Discorso in morte di T. Carnei ...» 259 Migliorato E. — ■ Rettifica al mio lavoro: « Seconda nota di osservazioni relative alla Flora napoletana » (Proc. verb.) » 185 NicoTRA L. — Ancora sulla biologia fiorale delle Euforbie. » 87 — Ricerche antobiologiche sopra alcune Ofridee nostrali. » 107 — Sulla classificazione dei frutti » 115 — • Ancora sulla classificazione dei frutti » 204 — Eterocarpia ed eterospermia » 213 — Una pagina storica di biologia della disseminazione . » 232 Palanza a. — Nuove osservazioni botaniche in Terra di Bari 150, 195 Passerini N. — Su di una sostanza gommosa contenuta nelle galle dell'Olmo » 70 — Azione dell' acqua calda a differenti temperature sul germogliamento dei semi di Olivo » 71 — Sulla causa dell'aborto dei fiori nel frumento in seguito ad inondazione » 139 Patricelli V. — Alcune Orchidee dei dintorni di Napoli. » 165 INDICE 275 PONS G. — Un caso di metamorfosi petalizzante nel Col- cìiicum alpinum DC Pag. 7 — I Ranuncoli dell' « Ecphrasis » di Fabio Colonna . . » 24 — Illustrazione dei Banunculus dell' orto secco di Pier Antonio Micheli » 76 Preda A. — L'Erbario Boissier a Chambésy presso Gi- nevra » 91 — Una gita botanica in Provenza » 159 — Di alcuni fenomeni presentati dalla Bornetia secundi- flora (I. Ag.) Thur » 230 Saccardo P. a. — Di tre autografi Malpigbiani nell'Orto botanico di Padova » 58 SoMMiER S. — Recensione di alcuni lavori botanici (Pi-oc. verb.) _. » 5 — La Spergularia segetalis riammessa nella Flora italiana. » 14 — Osservazioni critiche sopra alcune Papilionacee di To- scana, e località nuove » 122 — Resoconto di una gita botanica nell'Arcipelago toscano (Proc. vero.) » 136 — Notizie sul Congresso geografico tenuto in Firenze dal 12 al 17 aprile 1898 (Proc. verb.) » 137 — Platanthera bifolia Reichb. trìcalcarata » 186 — Parole in morte del j)rof. G. Gibelli » 189 — Di alcune Euphorbia della sezione Anisophyllum in Italia (Proc. vero.) . » 225 — Teodoro Carnei » 253 — Parole in morte di Teodoro Carnei » 263 — e Levier e. — • Pugillus plantarum Caucasi centralis, a ci. M. de Déchy Julio 1897, in excelsioribus Cbewsu- riae lectarum ...» 127 Targioxi Tozzetti Ad. — Funerali del prof. Teodoro Carnei » 254 — Discorso in morte di T. Caruel » 256 BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA Aerino 18 9 9. FIEENZE, 1809. Firenze, Stabilimento Pellas, Via Jacopo da Diaccerò, 10. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA Rendiconto finanziario della Società botanica italiana DAL 1" Gennaio al 31 Dicembre 1898 Stato dei Soci al 31 Dicembre 1808. \ Soci al 31 Die. 1897 N. Nuovi Soci » Totale N. 144 6 Soci defunti N. Soci dimissionari . . » Soci al 31 Die. 1898 » Totale N. 2 9 139 1 150 150 Entrata. 1" Gennaio 1898. — Resto di cassa a questo giorno L. 1893.74 31 Dicembre 1898. — Da contribuzioni sociali arre- trate per gli anni 1895, 96 e 97, per l'anno in corso e anticipate pel 1899 » 2005.00 Da vendita e abbuonamenti al Nuovo Giorn. botanico e al Supplemento al Prodr. della FI. Toscana » GOL 80 Da estratti di lavori di non Soci > 19. 00 Da Periodici ceduti al Museo botanico di Firenze . » 696.50 Da aggio suir oro » 8. 00 Ritirato dalla Cassa di Sconto » 425.00 Totale L. 5649.04 RENDICONTO FINANZIARIO Uscita. 31 Dicembre 1898. — k pubblicazioni sociali . . . L. 2498, 00 Alla famiglia Caruel per acquisto di diverse copie dei volumi del Nuovo Giorn. botanico . . » 300. 00 A spese di posta e spedizioni ecc » 318. 46 A gratificazioni » 36. 00 A nuovi mobili » 126.00 A depositi alla Cassa di Sconto » 1000. 00 Totale L. 4278.46 Resto di cassa al 31 Dicembre 1898 . . » 1370.58 Totale L. 5649.04 Stalo attivo della Società Botanica italiana al 31 Dicemìjre 1898. Resto di cassa al 31 Dicembre 1898 L. 1370.58 Capitali depositati alle Banche » 5904. 60 Credito della Società per contribuzioni di Soci e per abbuonamenti » 2406. 00 Mobili e suppellettili (col ribasso del 10 Vo) . • • » 330. 00 Valore della Biblioteca sociale (col ribasso del 10 "/o) * 1200. 00 Totale L. 11211.18 Firenze, 81 Dicembre 1898. Il Presidente U Economo S. Sommier. A. Biondi ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE SEDE DI FIRENZE. Adunanza del dì 8 gennaio 1899. Alle 14 il Presidente Sommier, dicliiaraiido aperta la seduta, co- munica la seguente lettera del Ministero d'Agricoltura in risposta alla domanda rivoltagli dalla nostra Società : ■« Roma, addi 12 Dicembre 1898. « Assicuro alla S. V. di avere impartito le opportune disposi- zioni ai Direttori delle Scuole superiori, speciali e pratiche di agri- coltura, perchè sia in singoiar modo curato l'insegnamento, presso le Scuole stesse, delle varie specie di funghi (mangerecci e velenosi). « Confido avere cosi appagato il desiderio di codesta Società, espressomi col foglio a cui rispondo. « Per il Ministro « G. C. SlEMONI. » « Al Sig. Presidente « della Società Botanica Italiana « Firenze. » L'Archivista Pampaloni legge l' elenco delle pubblicazioni perve- nute in dono alla Società. Esse sono : Dott. D. Grecescu. Conspectul Florei Romanici. Bucuresti, 1898. Gravis A. Recherches anatomiques et phisiologiques sur le Trade- scantia virginica L. Bruxelles, 1898. Urban Ignatius. Symbolae Antillanae seu Fundamenta Florae Indiae occidentalis. Voi. I, Fase. I. Berolini, 1898. Revista Chilena de Historia Naturai. Anno II, N. 9. Settembre 1898. Deutscher Botaniker Kalender fiir 1899. Archivea de Vlnstitut Botanique de V Université de Liège. Volume I. Wiener Illustrirte Garten-Zeitung, Dicembre 1898. Mittheilungen des naturwissenschaftlichen Vereines fiir Uteiermark. Anno 1897. Science. Voi. VIII, n. 201, 25 Novembre 1898 ; 205, 2 Dicembre ; 206, 9 Dicembre ; 207, 16 Dicembre 1898. Si votano ringraziamenti ai donatori. » ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Il socio Cavara legge una sua recensione dal titolo : LE RECENTI INVESTIGAZIONI DI HAROLD WAGER ' SUL NUCLEO DE' SACCAROMICETI. RECENSIONE DEL DOTT. F. CAVARA. Il lavorio febbrile degli istologi, volto in quest'ultimo quarto di secolo alla soluzione di importanti questioni di biologia cel- lulare, ha tale un' impronta di rinnovamento scientifico che merita la più seria considerazione. Botanici, zoologi, medici contribuiscono ogni giorno in cosi grande misura alla conoscenza della cellula, che il seguire lo sviluppo di questo interessante ramo della biologia è opera ardua, resa ancor più malagevole dalla copia straordinaria di pubblicazioni, nelle quali vengono consegnate le contribuzioni scientifiche. Pochi, anzi rari, sono gli Istituti botanici italiani, che possono dirsi forniti di tutte le pubblicazioni periodiche che interessano questo ramo di scienza, epperò sarebbe altamente desiderabile che ne' pochi nostri gior- nali botanici, negli atti di accademie e di società, venissero date ampie recensioni dei più importanti lavori che ne' diversi rami della botanica veggon ogni di la luce. È per questo che, seguendo il buon esempio dato dal nostro chiarissimo Vice-Presidente, professore Arcangeli, presento agli onorevoli Colleghi della Società botanica, un riassunto di un lavoro del botanico inglese Harold Wager, già favorevolmente noto nel campo dell'istologia, e che sembrami importante perché riflette una nuova luce sull'organizzazione de' fermenti e sulla "tanto dibattuta questione del nucleo di questi umili vegetali. Il Wager porta una notevolissima contribuzione ad un argo- mento intorno al quale una serie lunga di osservatori aveva espresso idee disparate, spesso escludentisi, e dopo che nello stesso anno testé spirato, parecchi investigato]^ si erano pro- nunciati in vario senso, fra i quali citiamo Janssens e Leblanc, Bouin, Errerà, • WaCtER H., The nucleus of the Yeast-Plant. Annals of Botany December 1898. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 9 È tanto più interessante il lavoro del ^^'■ager in quanto questa, come altre sue precedenti contribuzioni sul nucleo delle Perono- sporee, portano a risultati che rispecchiano una tendenza unitaria, quella di ricondurre cioè le strutture nucleari degli organismi inferiori allo schema generale del nucleo delle piante superiori. Se ciò sia conforme alla realità delle cose non possiamo ora dire con tutta certezza, anzi vi sono dei casi {Spìrogyra), con- siderati da taluno come delle vere eccezioni rispetto alla strut- tura del nucleo ed al suo comportamento durante le fasi evolu- tive della cellula. Ma come osservò già il AVager, ' a proposito dei nuclei del Cysiopus candiclas, le differenze fin qui notate fra i nuclei delle piante inferiori e quelli delle superiori pos- sono dipendere, più che da diversità di strutture, dalla loro pic- colezza e dalla imperfezione dei mezzi tecnici di preparazione e di osservazione. Il Wager premette nel suo lavoro una circostanziata cita- zione delle opinioni porte da precedenti ricercatori risalendo a Nàgeli (184 1) che vide per primo un nucleo nelle cellule de'Sac- caromiceti, nucleo la cui presenza venne di poi confermata da Schleiden, Schmitz, Zalewski, Strasburger, Moeller, Mann, Gortz, Dangeard, .Janssens, ed altri, mentre fu contraddetta da Brùcke, Raum, Krasser, od ammessa in modo vago da Hieronymus, Eisenschitz, Zimraermann, Macallum ecc. Astraendo da quelli che non ammettono un vero e proprio nucleo ne' Saccaromiceti o che trovano essere in questi la cro- matina diffusa in minutissime particelle, in seno al citoplasma, il Wager prende in particolare considerazione i lavori di coloro che hanno riconosciuto nelle cellule de' fermenti un nucleo, e sono la grande maggioranza. Da tale rivista bibliografica del Wager risulta come, antece- dentemente alla pubblicazione delle di lui ricerche, la struttura di questo nucleo sia stata descritta come quella di un corpo assai semplice. Lo Zalewski lo riscontrò di forma ovale con un piccolo nucleolo al centro. Janssens vi riconobbe una membrana ed un nucleolo che è un terzo circa del diametro del nucleo. Dangeard, il quale credo aver rilevata un' identità fra i nuclei * WAOKit H., On the Structiire and Reproduction of Cystopus candi- dus. Annals of Botany, 1896. 1* 10 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE dei funghi e quelli delle piante superiori, ammette pei Saccaro- miceti una membrana ed un nucleolo che si colora fortemente. Cosi anche Henneguy. Il Buscalioni, invece, per il Saccaromyces guttiUatas rileva un nucleo di aspetto vacuolare, ma che non rivela la presenza di granulazioni che possano paragonarsi a nucleoli, ed il reticolo nucleare non è evidente. Janssens eLeblanc avrebbero constatato recentemente che il nucleo dei Saccaro- miceti possiede una membrana, del carioplasma ed un nucleolo che contiene nucleina. Errerà, pure recentemente, avrebbe ri- scontrato un nucleo relativamente grande ma soltanto nelle cel- lule adulte. Cosicché, osserva giustamente il Wager, la evidenza in favore di un nucleo nelle cellule de' fermenti organizzati, non potrebbe per le precedenti ricerche esser più grande, ma la esatta natura di questo nucleo non era ancora bene determinata. I metodi di fissazione da lui impiegati sono alcuni fra i mi- gliori oggi conosciuti, miscela di acido cromico, osmico ed ace- tico, acido picrico con alcool o con acido osmico, acido osmico da solo, e sopratutto soluzione satura di sublimato corrosivo, e soluzione jodica di Gram. Fissate cosi le cellule de' Sacca- romiceti, e dopo i necessari passaggi agli alcoli, vengono colo- rate sia in loto, sia sul coprioggetto o con miscela di verde di metile e fucsina, di verde di metile ed cosina, o con ematos- silina Delafield o Heidenhain (all'allume ferrico), e sopratutto con carmino e nigrosina secondo il metodo di Hartog, che sembra essere destinato a rendere buoni servigi nella tecnica, specialmente per le strutture nucleari dei funghi. II Wager poi nelle sue osservazioni si è servito tanto di pre- parati fatti con leggero strato di fermenti applicato al copriog- getto, quanto con sezioni al microtomo di Saccaromiceti inclusi in paraffina con metodo ingegnoso e relativamente semplice. Per Io studio suo fece uso dei seguenti fermenti: 1.' Saccliaromyces Cerevisiae; 2° Lievito compresso; 3." S. cerevisiae — Hansen I; 4." S. Ludwigi; 5." S. pastorianus ; 6." Un fermento rosso trovato nell' aria ; 7.° S. Mycoderma. ADUNANZA DELLA SRDK DI FIRENZE 11 Il numero stesso delle specie esaminate è una buona garanzia della entità dei risultati. Oltredicliè il Wager, praticando colture su materiale fresco, fissava il materiale di studio alla fine di determinati intervalli di tempo, cosi dopo 1, 2, 3, 12.... fino a 72 ore. Venendo alle osservazioni del Wager, questi trova che ogni cellula di Saccharomyces , eccettuate le gemme del tutto giovani, contengono quello che egli chiama « apparato nucleare », quella parte cioè della cellula del fermento che ha le funzioni del nucleo. Tale apparato nucleare, che si può osservare completo nei primi stadii della fermentazione, consiste di un vacuolo nel quale stanno immersi dei granuli ed un corpicciuolo omogeneo {nu- clear body), questo e quelli particolarmente colorabili, l gra- nuli corrisponderebbero, secondo Wager, alla impalcatura cro- matica dei nuclei ordinari delle piante superiori, il corpicciuolo rappresenterebbe il nucleolo. Intanto quest' ultimo è il costitu- ente normale, immancabile, permanente dell' apparato nucleare e secondo l'autore è senza dubbio questo che i precedenti autori, quasi tutti, hanno scambiato per nucleo. Le miscele di verde di metile e fucsina e di metilverde ed eosina, contuttoché non agiscano in modo assolutamente eguale, mettono in evidenza l'analogia del corpo nucleare suddetto e dei granuli dell'impalcatura rispettivamente col nucleolo e coi granuli di cromatina delle piante superiori, soltanto che nei Saccaromiceti questi due costituenti sarebbero in relazione con un vacuolo, contenuti, cioè, in questo, o disposti al di fuori ed in vicinanza di esso; e l'intero apparato occupa di rado il centro della cellula ma più spesso trovasi da un lato. Secondo il momento della fermentazione, la cellula può pre- sentare rapporti diversi di questi tre costituenti dell' apparato nucleare. Cosicché, a giudicare dalle rispettive colorazioni, talora la sostanza cromatica sembra risiedere nel vacuolo, tal'altra dif- fusa nel circostante protoplasma, tal'altra invece nel corpo nucleare ossia nel nucleolo. Mentre la prima condizione di cose si verifica nelle cellule gio- vani in attività di accrescimento, dopo 3 o 4 ore di fermenta- zione, le altre invece si riscontrano in ulteriori stadii durante i quali il vacuolo va scomparendo dalla cellula lasciando i gra- nuli dell' impalcatura in contatto del nucleolo, il quale negli 12 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE ultimi stadii assorbe iiUta la sostanza cromatica e viene a si- tuarsi vicino alla parete cellulare. Tali modificazioni di forma e di proprietà intrinseche dell'ap- parato nucleare, che il Wager lia potuto constatare nei diversi momenti della vita dei Saccaromiceti, danno forse ragione delle molteplici interpretazioni messe avanti dai di lui predecessori e tratte probabilmente dalla osservazione di particolari stadii dei fermenti. Dopo alcuni richiami sul modo di originarsi del vacuolo e sulla sua connessione coi granuli cromatici, nonché sui vacuoli a glicogene che avrebbero un' origine indipendente dal vacuolo nucleare, il Wager passa ad alcune considerazioni di ordine ge- nerale riflettenti la Jiatura dell' apparato nucleare dei Saccaro- miceti. In questo si hanno due strutture che sì riscontrano anche nei nuclei delle piante superiori e cioè il corpo nucleare ed il vacuolo nucleare, il primo come si disse equiparabile al nucleolo, il secondo al reticolo cromatico. Ma il fatto che il vacuolo scompare e resta la cromatina sparsa in granuli nel protoplasma, senza formazione alcuna di definiti cromosomi, eccetto durante la formazione dello spore, sembra accennare a struttura nucleare assai più semplice che nelle piante superiori. Ciò che il Wager chiama nuclear ÌJOdy ricorda pel suo comportamento il nucleolo di queste ultime; ed il fatto che in speciali condizioni può contenere sostanza cromatica richiama la struttura osservata in cellule come quelle di Sinrogìjra e forse delle giovani cellule degli apici delle ra- dici di Phaseolus nelle quali molta, se non tutta, la crom,a- tìna vnsiede nel nucleolo. Se si considera, dice il Wager, 1' apparato nucleare de' Sac- caromiceti come una forma semplice di nucleo, esso potrebbe essere od una struttura primitiva rappresentante uno stadio pri- mordiale nella filogenesi nel nucleo, ovvero un nucleo degene- rato, risultante dalla derivazione dei Saccaromiceti da piante più elevate, come è stato anche supposto, ovvero potrebbe conside- rarsi uno speciale adattamento alle condizioni nelle quali cre- scono le cellule de' fermenti, ed inerenti alla rapida loro molti- plicazione per generazione. La importanza che assume il nucleolo nelle cellule dei fer- menti non gli deriva dai soli fatti sopra accennati, e cioè dalla ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 13 sua costanza e persistenza, e dal farsi sede di riserva della so- stanza cromatica, ma più ancora dalla parte che esso ha nei fenomeni di moltiplicazione e di riproduzione. Nella moltiplicazione, che si compie pel noto processo di gemmazione, prendono parte il nucleolo e il vacuolo nucleare quando esiste, e cioè nei primi stadi i della fermentazione. Tanto il vacuolo colla impalcatura cromatica, quanto il nucleolo, l'uno e l'altro si allungano e si restringono strozzandosi nel mezzo, cosicché una parte dei granuli cromatici ed una parte di nucleolo passano per l'istmo che collega la cellula figlia alla cellula ma- dre, e i due nuovi apparati nucleari figli restano, per un cei"to tempo, i-iuniti fra loro da coroncine di granuli cromatici che poi si spezzano e la divisione, la quale è considerata una divi- sione diretta dal Wager, è compiuta. La formazione delle spore, si può ottenere a piacere met- tendo in opportune condizioni un fermento; cosi in soluzione di zucchero 5 "/„ in un bicchiere o sopra carta bibula. Nel processo di formazione delie spore il vacuolo scompare e due più piccoli se ne formano, poi quattro minori e cosi di se- guito fino a che il protoplasma rimane senza struttura o con quella struttura schiumosa descritta da Butschli. Il nucleolo si porta al centro ed è circondato da ogni parte da granuli ri- frangenti. A questo stadio avvengono dei cambiamenti anche nel nu- cleolo ; la sua parte centrale diviene più intensamente colora- bile, analogamente a quanto il Wager stesso ha osservato pei nucleoli degli apici radicali di Phaseolus. E tale massa granu- lare centrale del nucleolo, fortemente colorabile, diviene più grande. Il Wager conclude da ciò che l' incremento della so- stanza colorabile del niùcleolo è dovuta ali" assorhimento di sostanza cromatica dal circostante protoplasma. A questo punto avviene la divisione del nucleolo, il quale si sforma, si stira, dando luogo ad una lunga fila di granuli cir- condati da una sostanza leggermente colorabile in bleu prove- niente dal nucleolo. Avviene la separazione in due gruppi dei granuli, tenuti riuniti solo dalla detta sostanza poco colorabile, ed infine ha luogo la completa separazione e la formazione di due nuclei figli i quali in pari modo si dividono di nuovo; e cosi possono formarsene fino a otto. Ciascuno di questi è poi cir- 14 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE condato di protoplasma e da tenue membranella e va a costi- tuire una spora. Questo processo, dice il Wager, può forse essere considerato come un caso di diretta divisione nel quale la sostanza croma- tica é previamente assorbita dal nucleolo e separata di poi in forma di granuli, ma si può anche riguardare come un sem- plice caso di cariocinesi se si considerano i granuli quali cro- mosomi, e la sostanza debolmente colorabile che li circonda come flgura acromatica della stessa natura del fuso nucleare. Tale processo di formazione delle spore offre al Wager il destro di controllare quanto in proposito avevano osservato Janssens e Leblanc, i quali scambiando il vacuolo nucleare per un nucleo avrebbero preso, secondo Wager, un curioso ma forse naturale abbaglio. Essi dicono, infatti, che ad un certo stadio i due nuclei scompaiono ed al loro posto uno solo se ne trova. Da ciò i due detti autori hanno dedotto che i due nuclei si sieno fusi assieme, e si abbia perciò un caso di coniugazione e la trasformazione di una cellula in un uovo. Il Wager ritiene che il preteso grande nucleo riscontrato da Janssens e Leblanc in stadii avanzati di fermentazione non sia forse altra cosa che il nucleolo il quale nei primi stadii era poco colorabile. Il Wager termina il suo interessante lavoro con un sommario di ben undici conclusioni inerenti alla fine struttura del nucleo ed alle particolarità qui brevemente da me riassunte. Fra dette conclusioni alcune mi sembrano di particolare interesse per la biologia cellulare. Cosi la 6.' cosi concepita: « Nel processo di gemmazione la divisione dell' apparato nucleare non presenta alcun definito stadio di cariocinesi. Devesi riguardare come una diretta divi- sione del nucleolo in due parti eguali o quasi, accompagnata da divisione del vacuolo cromatico, impalcatura cromatica o granuli. » E la 8." : « Nella formazione delle spore la cromatina disse- minata nel protoplasma viene assorbita più o meno completa- mente dal nucleolo il quale allora si divide, per stiramento e strozzatura, in due. Durante la divisione dei granuli intensa- mente colorabili (cromosomi ?) appaiono circondati da una so- stanza meno colorabile, che rimane .per un tempo a riunire i due nucleoli figli. Questo può essere forse indicato come un semplice stadio che fa passaggio alla cariocinesi. ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 15 Lo scrivente si compiace richiamare l'attenzione degli stu- diosi sopra il fatto messo in evidenza dal Wager che nella struttura del nucleo dei Saccaromiceti esiste un nucleolo, il quale dai più ei'a assunto per il nucleo vero, pel fatto che in deter- minati momenti della vita del fermento, tale nucleolo assorbe della cromatina che trovasi o in una impalcatura {network) assai ridotta, o sparsa nel protoplasma. Si verificherebbe, cioè, quanto avviene nelle Spirogyra, nelle cellule dell'apice radi- cale del Phaseolus, come osserva il Wager, quanto lo scrivente ha osservato negli idioblasti delle Camelliee, nei nuclei iper- trofici delle radici di Vanilla, nei nuclei dei vasi di Cucurbita, di Zea Mays e che avviene forse altrove. Il fatto confermato anche recentemente dal Mitzkewitsch (Flora 1898) per il nucleolo delle Spirogyra non costituirebbe una cosa abnorme e cioè un caso specialissimo, come vuole il Buscalioni nel suo recente lavoro, ' ma le eccezioni sarebbei-o molteplici, onde la ipotesi messa avanti dallo scrivente che il nucleolo possa farsi sede di accumulo di cromatina non sarebbe cosi insostenibile come il Buscalioni ha affermato nel predetto lavoro. D'altra parte lo stesso fatto implica anche la questione dei rapporti fra nucleo e cromosomi dallo scrivente sostenuta, e che viene anch' essa combattuta dal Buscalioni, ma di queste e di altre questioni avrò, spero, occasione di intrattenere gli onorevoli Colleghi della Società botanica con lavori originali. Il Vice Presidente Arcangeli è contento di esser d' accordo con Cavara e lo incoraggia a continuare in studi di tanto interesse. Il socio Cavar A ringrazia il prof. Arcangeli per le parole di inco- raggiamento che ha avuto per lui, ed è lieto che egli abbia espresso idee conformi a quelle da lui sostenute in un lavoro che fu cosi severamente criticato. Il Segretario Baroni presenta a nome del socio Goiran esemplari di Deschainpsia coespitosa P. B. var. flavescens raccolti in Volnasse sul versante orientale del monte Baldo, a 600 metri e piìi di al- tezza, in luogo dove crescono pure Taxus baccalà, Vitis vinifera, Corydalis cava, Festuca exaitata. ^ Buscalioni L. Osservazioni e ricerche sulla cellula vegetale. Roma, 1898. 16 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE Il Vice Presidenta Arcangeli presenta iin suo lavoro : SOPRA VARII FUNGHI RACCOLTI NELL' ANNO 1898. NOTA DI G. ARCANGELI. In seguito alle mie ricerche sui funghi velenosi avendo avuto nell'anno u. s. a mia disposizione varie specie, parte raccolte da me, parte da altri, ho creduto conveniente il darne l'elenco, unitamente alle osservazioni che sovra esse ho potuto effettuare. Amanita ovoidea Bull. Due belli esemplari, uno in una pi- neta presso r ingresso del parco di Brolio, e l'altro nello stesso parco alla Fonte al Fabbro verso la parte di mezzodì. In questi saggi ho potuto riscontrare spore incolore ellissoidee, lunghe circa 9 jx e lai'ghe 6, a contenuto minutamente granuloso. Que- ste spore in contatto di cloruro di zinco jodato si coloravano le pareti loro in violetto, ed in contatto d' iodio ed acido solfo- rico in azzurro. A. PHALLOiDES Fr. Belli e numerosi esemplari di queste specie mi sono stati recati dai prati presso S. Rossore fra Palazzotto ed il Ponte alla Sterpala ed altri pure da Castagnolo. Tanto con acido fosforico iodato che con cloruro di zinco iodato le spore si coloravano leggermente in violaceo. A. Mappa Fr. Alcuni esemplari di questa specie sono stati raccolti presso S. Rossore. Le spore erano globoso-ovoidee del diametro di 8-G /x. In contatto del clorojoduro di zinco iodato si sono colorate leggermente in violetto. Il sapore della carne di questa specie era appena amarognolo, somigliante a quello di rafano. A. MUSCARiA L. Questa specie è stata raccolta in quest'anno presso Palazzotto in pochi esemplari. Le spore ellissoidee ottuse, lunghe Q y. e larghe circa 6. In contatto con clorojoduro di zinco non si sono colorate in violetto ma al contrario in giallo. A. VERNA Fr. Saggi di queste specie mi sono stati inviati dal D' G. Bracci di Vivanello presso Viterbo e dal D' Caporali di ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIItENZK 17 Arezzo in seguito ai gravissimi casi di avvelenamento cui dette luogo. Questa specie deve tenersi distinta dalla A. plialloìcles . La parete delle spore in contatto di soluzione di idrato di clo- ralio iodato come pure 'di cloruro di zinco iodato si è colorata in violetto. Amanitopsis vaginata (Bull.) Roz. L'ho avuta in quest'au- tunno più volte da S. Rossore ove abbonda. Le spore sono glo- boso-ovoidee ed hanno circa 9 /x di lunghezza ed 8 di larghezza. Trattate con aciiio fosfoi'ico iodato le loro pareti non si colo- rano in violetto ma in giallo, e lo stesso avviene pure con clo- ruro di zinco iodato. Lepiota procera Scop. Alcuni esemplari furono da me rac- colti nel parco di Brolio in Ottubre ed altri mi furono recati dalla Macchia di S. Rossore in Novembre u. s. L. EXC0RIATA Schaetf. Due saggi di queste specie furono da me raccolti nel parco di Brolio il 12 Ottobre, ed altri mi fu- rono recati dalla macchia di S. Rossore nel Novembre u. s. L. ALBA Bull. Alcuni saggi furono da me raccolti nell'Ottobre decorso nel bosco di pini fra Settignano e Castel di Poggio nel Fiorentino, ed altri poco dopo nel parco di Brolio in Chianti. L. CRiSTATA Alb, et Schw. Alcuni saggi furono raccolti nella macchia di S. Rossore nel Novembre u. s. Armillaria mellea Yahl. Belli e numerosi esemplari di que- sta specie si sono sviluppati nel Novembre u. s. nel nostro Giardino botanico sulle radici di una grossa Pterocarya cau- casica, come pure al pie di esemplari adulti di Lagerstroemia indica, Ahies Pinsapo, Conjlas fabulosa, Magnolia grancli- Jlora, Fagus silvatica. I ricettacoli di questa specie si sviluppa- rono pure al piede di alcune piante di Aralìa Sieholdi morte da poco tempo, come pure sulle radici putrescenti di piante at- terrate già da vari anni nella parte del Giardino prossima al Museo e detta Collina, ed anche in una Berretta di un giardino al piede di un grosso palo,di olmo confìtto in terra per sostegno. La varietà che prevale è quella con cappello color giallo di miele; ma talora se ne incontra pure una di color fuligineo. 18 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE In quest' anno ho riscontrato quest' ultima sulle radici della Pterocarya sopra ricordata, situate in prossimità di un muro, mentre in tutto il rimanente dominava la varietà gialla. Ricercando le cause della differenza di colore delle due va- rietà, ho potuto rilevare che nelle forme gialle il colore si deve alle ife superficiali del cappello che contengono un pigmento giallo sciolto nel succo cellulare, mentre nella varietà fuliginea le medesime ife contengono un pigmento fuligineo. Le spore presentanogli stessi caratteri tanto nell'una che nell'altra, mi- surando 7-9 ,a di lunghezza e 5-6 di larghezza. In contatto di cloroioduro di zinco la loro parete non si colora in violetto. E specie presso di noi comunissima, conosciuta sotto il nome di Sementino e frequentemente usata come alimento. Tricholoma rutilans Schaeff. Un esemplare di questa specie é stato da me raccolto nell'Ottobre decorso nel parco della Villa Gaeta presso Moncioni. Altri esemplari mi sono stati recati dalla macchia di S. Rossore nello scorso Novembre. Questi ultimi dif- ferivano dalla forma ordinaria per avere il pileo meno colorato ed alquanto sbiadito, e per essere penetrati da grande quantità di acqua che li rendeva quasi traslucidi. ■ Clitocybe CONNATA Schum. Alcuni esemplari riuniti in cespo furono raccolti a S. Rossore alla ceppala di un pioppo nel No- vembre u. s. Le spore erano incolore, ellissoidee, lunghe circa 5 V. alle Rosacee. Padova, 1899. Dott. li. Keller. Beitrage zur Kenntnis der wilden Rosen der Graji- schen Alpen. In Memoria di Teodoro Carnei. Ricordo. Bullelin of the Torrey Botanical Club. Voi. XXV, N. 12 e Voi. XXVI, N. 1. The Botanical Gazette. Voi. XXVI, N. G, Dicembre 1898. Voi. XXVII, N. 1. Atti (Iella Società dei Naturalisti di JModena. Serie III, Voi. XVI, Anno XXXI, Fase. IL Dreiunddreissif/ster Bericld des Xaturwissenscliaftliclien Vereins fiir Srhwahen und Neuhurg. Anno 1898. Wiener Illustrirte Garten-Zeitxiny . 1 Fase. Gennaio 1899. Revista Chilena de Historia Naturai. Anno II, X. 10-11, Ottobre- Xovembre 1898. Nuovo Giornale Botanico Italiano. Voi. ^'I, N. 1, Gennaio 1899. Bidlcttino della Società Botanica Italiana. Anno 1898, X. 8, Dicembre. La Cultura Geografica. Anno I, N. 2, Febbraio 1899. Beitriige zur Kri/ptogamenflora der ScJiweiz. Band I, Heft I. Berna, 1898. Science. Nuova Serie, Voi. VIII, X. 208, 23 Dicembre ; IST. 209, '60 Di- cembre 1898; Voi. IX, N. 210, 6 Gennaio ; N. 211, 13 Gennaio ; X. 212, 20 Gennaio; X. 213, 27 Gennaio 1899. Atti della Società Toscana di Scienze Naturali. Memorie, Voi. XVI, 1898; Id. Processi verbali, Voi. XI, adunanza 3 Luglio 1898. Annuaire du Conservafoire et dii Jardin hotaniques de Genève. Anni 1897-98. Si votano ringraziamenti ai donatori. Il Presidente Sommier presenta, in nome del dott. Adriano Fiori, il fascicolo IV della Iconografìa Florae Italicae^ e fa rilevare quanto tox'ni utile a chi vuole determinare piante nostrali questa icono- grafìa completa delle specie italiane. Xota come, benché j^iccole, le figure siano assai nitide, e siano tutte accompagnate da analisi dello parti più. importanti di ogni singola pianta, che ne facilitano l' iden- tificazione. Osserva ancora come il testo della Flora Analitica d'Ita- lia sia redatto con molto studio e accuratezza, e dia prova di estese ricerche bibliografiche. 48 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO 11 Segretario Baroni legge un lavoro del socio Macchiati inti- tolato : SOPRA UNO STREPTOCOCCO PARASSITA DEI GRANULI D'AMIDO DI FRUMENTO. — NOTA PREVENTIVA DI L. MACCHIATI. L' egregio mio collega G. Casoria, professore di Chimica e direttore del Laboratorio di Chimica agraria di Caserta, negli ultimi giorni dello scorso mese di gennaio, mi rimetteva in un vasetto di vetro chiuso con tappo smerigliato, pochi grammi d'una polvere di maccheroni, col cortese invito di volere con- trollare le sue osservazioni microscopiche, dei cui risultati mi trascriveva, unitamente alle ricerche chimiche sulla quantità delle ceneri, il seguente breve riassunto: « Ceneri 1,02 "/o (l-l^ "A l'i^^^'ite alla pasta seccata a 110°). « Osservazioni microscopiche. Amido di frumento e qualche granulo di amido di segala. Inoltre si osservano nel campo del microscopio numerose sfere di piccolo diametro, isolate, oppure aggruppate a due, a tre; spesso riunite a coroncine, di color giallo lilla. Queste sono spore di parassiti vegetali del frumento prodottisi per cattiva conservazione. (Ingrandimento di 600 dia- metri circa). » Io, prima di eseguire una ricerca accurata, feci precedere al- cuni saggi preliminari senza l'impiego di nessun reagente mi- crochimico. A tale intento osservai i primi preparati tempora- nei sotto il campo del microscopio a mediocri ingrandimenti (300-350 diametri) per persuadermi se realmente tra i granuli d'amido di frumento ve ne fossero taluni di segala o di altri semi. Quelli di segala ve li trovai in una proporzione minima, come del pari in minima quantità vi trovai granuli d'amido di leguminose. È quindi logico supporre che non vi siano state aggiunte altre farine a scopo di frode, poiché coi con- sueti metodi di vagliare il frumento non è escluso che esso possa rimanere inquinato da qualche altro seme. Ma la mia attenzione veniva richiamata — più che dalla presenza di qualche raro granulo d' amido appartenente a semi estranei, punto dannosi, i quali si osservano con una certa fre- quenza anche nelle migliori farine — dal modo di presentarsi SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DKL 12 «'EBRUAIO 49 de' granuli d'amido di frumento, che mi si rivelarono ognora più 0 meno profondamente corrosi, e che eziandio agivano, più debolmciiile che non dovrebbero, sulla luce polarizzata. Ciò mi risultò in modo manifesto dopo che li ebbi messi a confronto con quelli di altre paste congeneri, le quali però si trovavano in ottimo stato di conservazione. Esaurita questa elementarissima ricerca, mi accinsi a farne delle altre più delicate. Trattai una piccola parte della polvere di maccheroni con una soluzione diluita di idrato potassico (lYo)' 116 feci dei preparati, egualmente temporanei, e li osser- vai air ingrandimento di 600-1000 diametri, servendomi all'uopo di diversi oggettivi a secco e ad immersione semplice. Allora mi si presentarono realmente sotto il campo del microscopio, tra i granuli d' amido, dei quali si distinguevano abbastanza nettamente gli strati, dei numerosi corpiccioli rotondi, di picco- lissimo diametro, isolati oppure aggruppati a due, a tre o in più; spesso in catene a rosario più o meno lunghe. Essi cor- rispondevano esattamente alia descrizione che me ne aveva fatta il prof. Casoria ; ma non era altrettanto esatta la deduzione che ne traeva, ritenendoli spore di parassiti vegetali del frumento prodottisi per cattiva conservazione. E non tardai molto a persuadermi che quelle coroncine di cellule sferiche non potevano essere che dei batterli, i quali dovevano essere riferiti indubbiamente al genere Streptococcus di Billroth, che tuttavia talora rivestono la forma di diplococ- chi se le cellule sono accoppiate a due, o di micrococchi se siano isolate in virtù de' trattamenti meccanici che disgiungono i tratti d' unione. Ma a determinare la vera natura di questi microrganismi in modo indubitato, mi parve che fosse il caso di tentarne la co- lorazione coi colori basici di anilina, dando tra questi la prefe- renza, come (luelli che meglio si prestano nel maggior numero dei casi, alla fucsina, al violetto di genziana, al bleu di metilene; e talora anche alla soluzione di Lofller con azzurro di metilene e potassa caustica, la quale colora bene quasi tutti i batteri conosciuti. A tale intento presi più volte mezzo grammo della polvere di maccheroni, la diluii in un mortaio di vetro con 5 ce. di ac- qua distillata e sterilizzata di fresco colla bollitura, e vi ag- 50 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO giunsi mezzo ce. d' una soluzione d' idrato potassico al 10 "Z^, di maniera che tutto il liquido veniva a contenere 1' 1 7o di detto idrato potassico. Poi feci cadere nel mortaio parecchie goccie d' una soluzione alcoolica concentrata d' uno dei colori basici di anilina di cui ho fatto parola or ora: indi mescolai perbene il tutto e disfeci la polvere, aggiungendo qualche altra goccia di so- stanza colorante qualora mi fosse risultata insufficiente la colora- zione, poiché per avere una pronunciata colorazione bisogna piut- tosto abbondare, in causa specialmente della potassa caustica, la quale in quella proporzione ha una virtù decolorante pronunciata. Trasportai, con una tenue bacchetta di veti'O, una goccia del liquido sopra un portaoggetti, a cui sovrapposi un coprioggetti molto sottile; ed osservai il preparato con un oggettivo ad im- mersione semplice, che nei preparati temporanei dà miglior risultato di quelli ad immersione omogenea. Allora mi si pre- sentarono, sotto il campo del microscopio, i numerosi granuli d' amido di frumento di diversissimo volume, più trasparenti e cogli strati ben distinti per l' azione della potassa caustica. Tra questi e nel loro interno si lasciavano vedere innumere- voli streptococchi colorati in rosso, in violetto od in azzurro, secondo la sostanza colorante di cui aveva fatto uso. Essi per lo più avevano la loro forma genuina di catenelle di cocchi, le cui singole cellule erano unite da tratti d'unione, che avevano assorbito debolmente la sostanza colorante; ma in mezzo a questi ve ne erano anche di quelli costituiti soltanto di due o tre coc- chi oppure isolati, i quali ultimi talora formavano persino degli ammassi, da rassomigliare quasi a stafilococchi. Determinai il diametro delle singole cellule di forma presso- ché sferica, il quale mi risultò di 1 ja-jx 1 Y^. Tra le cellule sferiche degli innumerevoli streptococchi, mi fu dato discernere talora qualche forma bacillare; ma questi bacilli erano ognora all'esterno de' granuli d'amido. Mi sembra probabile che gli Streptococchi menino vita pa- rassitica sui granuli d' amido del frumento, attaccandoli, poco per volta, e liquefacendoli, probabilmente a mezzo d' una loro diastasi, mediante la quale si dovrebbero fare strada per pene- trare nell'interno de' granuli. Bisognerebbe indagare, studiandone la biologia in adatti mezzi di coltura, se le forme bacillari siano in nesso genetico cogli SKDE DI FIUKNZE - ADUNANZA DKL 12 FEBBRAIO 51 streptococchi — di cui in cotesto caso sarebbero una fase di evoluzione — o se non piuttosto esse stiano a rappresentare organismi saprofìtici casuali ; la quale opinione mi sembra molto più probabile, poiché mentre gli streptococchi non si trovano che nelle farine e nelle paste avariate, cotesti bacilli, invece, esistono quasi sempre nelle farine, alle quali non sem- brerebbe che fossero per arrecare pregiudizio. Sono venuto a sostenere come probabile questo mio modo di vedere, dopo lunga e matura esperienza che ebbi campo di fare non soltanto a scopo di studio, ma eziandio nelle ricerche che, con una certa frequenza, dovetti eseguire per quasi sette anni nella R. Stazione agraria di Modena, diligentemente diretta dal mio egregio amico prof. G. Cugini. Mi ricordo che anche allora mentre osservava, quasi costantemente in tutte le farine, delle forme bacillari, mi fu dato di riscontrare gli streptococchi sol- tanto nelle farine di frumento avariate. I quali streptococchi sospettai già da tempo che fossero parassiti de' granuli d'amido; anzi mi ero proposto di istituire al riguardo una serie di ri- cerche; ma, occupato in altri studi, non meno importanti, non potei dar corso al divisato proponimento. Il fatto di questo microrganism.o il quale attacca debolmente e liquefa, poco per volta, l'amido crudo, credo che non sia privo d'importanza per la sua rarità. Mentre mi propongo farne uno studio particolareggiato per indagarne la biologia, dalla quale mi risulterà se esso sia una specie nuova o meno, lo chiamerò provvisoriamente col nome di Streptococcus amylivorum. Intanto per vedere se la mia supposizione — ch'esso abbia la facoltà di sciogliere l'amido trasformandolo in glucosio — possa avere qualche fondamento di verità, pregai il collega di Chimica prof. G. Casoria di fare la ricerca quantitativa del glucosio nella pasta di maccheroni da me esaminata col micro- scopio, e in altre paste (come termine di confronto) le quali si trovassero in ottimo stato di conservazione. E realmente le sue indagini furono favorevoli al mio modo di vedere, essendo ri- sultato che quella pasta conteneva il 3,90 "/o di glucosio, mentre le altre da lui esaminate, cogli stessi mezzi, ne contenevano al più 1,80 "/o- Se poi si tien conto che questi batteri non si limi- tano a trasformare l'amido in glucosio, ma forse hanno anche la facoltà di consumare il glucosio, trasformandolo in acido car- 52 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DEL 12 FEBBRAIO bollico ed acqua, si capirà che quel 3,90 "/o non rappresenta che una parfe dell* idrato di carbonio solubile. Alla domanda: se lo Streptococcus amijlworwn sia dannoso alle farine ed alle paste, mi pare si possa rispondere senz'altro in modo affermativo, poiché se non altro esse mercè 1' azione di questo microbo perdono di potere nutritivo. Ma potrebbe darsi che il batterio arrecasse anche nocumento alla salute, coi suoi prodotti di ricambio, quand'essi fossero tossici; e per chiarire questo dubbio bisognerebbe ottenerlo in coltura pura, per poi isolarne le tossine e le tossalbumine, qualora vi esistessero; delle quali sarebbe opportuno sperimentare l'azione che potessero esercitare sugli animali. Dietro mia richiesta il prof. Casoria fece eziandio delle ri- cerche quantitative sugli acidi contenuti da questa pasta, e gli risultò che la sua acidità è superiore alla normale ; il quale ri- sultato non manca di avere la sua importanza tantopiù se ci riferiamo agli importanti studi di Theobald Smith, da cui sa- rebbe risultato che soltanto nei terreni nutritivi contenenti zucchero è possibile, per opera di batteri, la formazione di acidi liberi. Dunque gli acidi si formano a spese del glucosio, il quale nel caso speciale deriva dall' amido reso solubile da una diastasi prodotta dallo Streptococcus amylivorum. Che poi l'acidità delle farine aumenti colle loro alterazioni, si sapeva già per gli studi d'Hilger e Gùnther, e per quelli, più recenti, del dott. Alberto Scala, che videro la luce nelle « Stazioni sperimentali agrarie italiane » (189G, p. 25-40). Ho detto che non credo privo d'importanza il fatto che lo Streptococcus ami/livoruìn scioglie i granuli d'amido crudo, per la sua rarità; tuttavia voglio ricordare che già il Prillieux ' dimostrava una proprietà congenere di certi micrococchi, i quali però attaccano i granuli d'amido soltanto alla periferia, come fa il Bacilliis mesentericus vulgatus secondo le ricerche dili- genti del Vignai e il Bacillus Amylobacter che corrode e di- scioglie parecchi granuli d'amido.^ * E. Prillieux, Corrosion de grains de bis colorés en rose par les òaotéries (Bull, de la soc. botanique, t. XXVI, 1879). * William ViaNAL, Contribution à l'étude des Baotériacées (P&ria, 1889, p. 116-122). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO 53 Prima di chiudere questa nota preventiva ricordo che sono riuscito a fare dei preparati stabili cogli streptococchi isolan- doli dai granuli d'amido, col processo che qui descriverò suc- cintamente. A mezzo grammo di polvere della pasta di maccheroni aggiungo 5 gr. di acqua distillata e sterilizzata, più una quantità eguale di soluzione di idrato potassico al 10 °'o; poi riscaldo a mode- rato calore. Quando posso giudicare che tutto l'amido siasi sciolto agito ripetutamente il liquido, poi lo lascio in riposo per pochi istanti per facilitare la sedimentazione delle sostanze so- spese: indi ne trasporto una goccia sopra un vetrino copriog- getti, distribuendola uniformemente. Faccio evaporare il liquido alla fiamma a moderato calore, poi lavo abbondantemente con acqua distillata sino a che non si abbia più reazione alcalina. Poscia fo nuovamente evaporare l'acqua a moderato calore, e metto sul vetrino una goccia di soluzione alcoolica concentrata d'un colore basico d'anilina, per es. di violetto di genziana. Di nuovo espongo alla fiamma, per facilitare l'evaporazione del- l'alcool e la colorazione; quindi lavo, ripetutamente, con idrato alcoolico molto diluito, poi abbondantemente con acqua distillata. In ultimo faccio evaporare l'acqua e chiudo il vetrino nel bal- samo del Canada. — Con questo mezzo si riesce a fare dei pre- parati quasi altrettanto nétti come quelli che si ottengono colle colture pure dei batteri. Il socio Levier annunzia alla Società la morte dell' illustre briologo C. Miiller di Halle, già collaboratore importantissimo del Nuovo Gior- nale Botanico, e ne elogia i vari meriti scientifici, ricordando infine che l'erbario del compianto estinto, acquistato ora dal Museo di Berlino, contiene la più ricca collezione di muschi che esista. Si votano quindi condoglianze alla famiglia. Il Segretario Baroni presenta due comunicazioni dei soci Grilli e GOIRAN. FIORITURE FUORI DI STAGIONE NEL MONTEFELTRO. — PER C. GRILLI. È noto che da vari anni in alcune regioni vengono osservate, attesa la mite temperatura, delle fioriture precoci. Infatti in parecchie escursioni, fatte nella regione del Montefeltro negli ultimi giorni dello scorso dicembre, ho trovato anch' io delle piante in fiore, delle quali segue 1' elenco. BuU. della Soc. hot. Ual. 4 54 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO I luoghi visitati sono: dintorni di Monte Grimano; strada di Monte Cerignone; dintorni di Mercatino Conca; S. Donato; M. Liciano; M. Altaveglio; dintorni di Sassofeltrio. Galeopsis Ladanum L. — Siclerilìs romana L. — Salvia Verbenaca L. — Stachys annua L. — Verbena o/ficinalis L. — Solanum nigì^um L, — Echium vulgare L. — Cynoglossum pictum Ait. ~ Echinospermum LappiUa Lehm. {Myosotis Lap- pula L.) — Campanula Trachelium L, — Lactuca saligna L. — JJroapermum picroides Desf. — Silyhum Marianiim Gaertn. — Centaurea amara L. — Anthemis arvensis L. — Chrysanihe- ìnum segetum L. — Senecio vulgaris L, — Helichrysum Stoechas Gaertn. {Gnaphalium Stoechas L.) — Calendula arvensis L. — Bellis perennis L. — Eupliorbia helioscopia L. — Hellelmrus viridls L. — Peucedanum venetum Koch — Tordylium apu- lum — Trifolium joratense L. — Dianihus Carihusianorum L. — Polygala vulgaris L. — Picris hieracioides Desf. SULLA PRESENZA DI AMARANTUS ALBUS L. NELL'AGRO VERONESE. — NOTA DI A. GOIRAN. Nella Flora veronensis, Ciro Pollini (III, p. 114 in nota) non indica Aìnarantus albus nel Veronese: i sig." Visiani e Sac- cardo, nel loro Catalogo (pag. 77), ne segnalano la presenza, pel Veneto, nei campi del Bassanese e nei luoghi incolti del litorale friulano. Nel mese di ottobre del 1876 ho scoperto A. albus fuori di Verona, e ad oriente della città, oltre a S. Michele, a poca distanza dalla linea ferroviaria, in un ammasso di materiali quivi depositati e provenienti, secondo ogni probabilità, dalle officine e dai cantieri di Porta Vescovo. Recentemente (novembre 1898) l'ho raccolto presso la stazione di Porta Vescovo, ad occidente di questa verso la città di Ve- rona, in vicinanza del luogo chiamato Ponte di Campofìore, e ne presento un esemplare alla Società. Cresceva sopra di un vasto terrapieno formato da gran copia di materiali recente- mente accumulati e costituiti di scorie, residui della combustione del carbone adoperato nelle motrici a vapore e nelle locomotive, rottami di fabbriche ecc.; e quivi viveva framezzo a centinaia SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO 55 e centinaia di esemplari appartenenti a Chenopodium Dotrys L. e C. album L., in società con tutte le forme di Amarantus che crescono nel Veronese, con Atriplex angusiifolium Sm., Poliigonum aviciUare L., Polycnemwn majus Br., Euphorbia Presili Guss., E. Chamaesi/ce L., Herniaria glabra L., Tribu- lus terrestri s L., ecc. Il Pollini (1. e.) indica A. albus nel Piemonte presso Torino in rdleratis; io 1' ho raccolto a Nizza nelle arene marittime (a. 1873-74) fra la foce del torrente Paglione e le bocche del Varo; quivi cresceva gregario!. Il Consigliere Pucci comunica che alla fine del novembre scorso notò una rifioritura dell' /ris (jermanica nei dintorni di Signa. Il Segretario Baroni riassume un lavoro del socio Cavara sopra: I NUCLEI DELLE ENTOMOPHTHOREAE IN ORDINE ALLA FILOGENESI DI QUESTE PIANTE. — NOTA DEL DOTT. F. CAVARA. L'applicazione de' caratteri citologici, di cosi alto valore, alla sistematica degli organismi inferiori, va assumendo una impor- tanza che è inutile disconoscere. Le affinità d'ordine stretta- mente morfologico sonosi dimostrate spesso insufficienti per quanto riguarda le talloQte. Anche i dati offerti dalla ontogenia, non sembra possano definire nettamente tutte le complicate questioni filogenetiche, specialmente in gruppi di esseri, quali i funghi, ad es., che per singolari e svariati adattamenti, si sono particolarmente differenziati in serie divergenti. Il Juel * ha messo recentemente in rilievo l'importanza dei caratteri cariologici nella interpretazione delle affinità di un estesissimo gruppo di funghi, quello de' Basidiomiceti (sensu lato). Egli infatti valendosi dei risultati di osservazioni proprie e di quelli di una serie di ricercatori abilissimi, quali Dangeard, Harper, Wager, Poirault, Raciborski, ecc., ed in base ai fenomeni di divisione nucleare che hanno sede ne' basidii, ha potuto rico- ' JUEL O., Die Kerntheilung in den Basidien und die Phi/Iof/enie der Basidiomyceten. Pringsheim's Jahrbùcher XXXII, 1398, p. BGl. 56 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO noscere, in questo vastissimo gruppo, due serie ben distinte clie egli denomina Sticliohasidieae e Chiastohasìdieae. La prima è caratterizzata da divisione nucleare con formazione di placca e conseguentemente di setto trasversale conducente alla costitu- zione di basidii seriati o pluricellulari, l'altra, al contrario, con divisione nucleare senza formazione di placca, quindi a basidii unicellulari. I termini estremi segnati dalle due serie sono i Protobasidiomiceti da un lato, gli Imenomiceti dall'altro. Senz'olire entrare nell'esame di queste deduzioni del Juel,. dirò solo come esse mi abbiano confermato nella opinione che la soluzione di intricate questioni filogenetiche non possa sempre- essere data da voli più o meno geniali della nostra mente e da disquisizioni di esterna morfologia, ma sibbene dalla fine os- servazione de' faiti che si svolgono nell'interno delle cellule. Lo studio per conseguenza de' nuclei, della loro struttura, della loro evoluzione, e la tecnica appropriata inerente a tale studio c'entrano per qualche cosa, anche nella sistematica, fine- ultimo delle nostre investigazioni. Avendo avuto occasione di fare, nel Laboratorio del eh.""' pro- fessore Mattirolo, ' delle osservazioni istologiche intorno ad al- cune Entomoiìhtlioreae, raccolte da me a Vallombrosa e a Fi- renze, ho dovuto convincermi che dai più é stato trascurato un carattere di primissima importanza, quello otferto dai nuclei di queste singolari piantine, carattere che oltre ad essere di per sé spiccato, nel gruppo in questione, si presta poi mirabilmente ad utili deduzioni. Riserbandomi di dare in apposito lavoro, corredato di illu- strazioni, i risultati completi delle mie ricerche, desidero di rilevare qui, a titolo di preventiva comunicazione, alcuni fatti inerenti alla struttura delle Entomophthoreae ed alla loro siste- mazione. La posizione sistematica di questi funghi restò incerta fino- a che non se ne conosceva che la sola forma conidica; e la interpretazione del particolar modo di disposizione de' conidio- fori, stretti fra loro in uno strato più o meno compatto, rive- ^ Mi è grato porgere qui i più vivi ringraziamenti al prof. Ore- ste Mattirolo, per la compita ospitalità accordatami nel suo beL Laboratorio, durante il mio soggiorno a Firenze. SKDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DKL 12 FEBBRAIO 57 stenie il corpo dell'animale che loro serve di substrato, fu quella che si trattasse di forme assai ridotte ovvero di forme primi- tive di Basidiomiceti; ed i conidiofori furon chiamati basidii, e lo strato da essi formato fu detto un imenio. Tale fu già il concetto sviluppato in alcune sue pubblicazioni da 0. Brefeld, * modificato tuttavia più tardi. ^ E di ìujmenium parlava pure il De Bary, ' nella seconda edizione del suo clas- sico trattato sui funghi, per quanto egli collocasse le Entomo- phih07''eae accanto alle Mucoracee. ' Peraltro il posto sistematico delle Enthoinopìdhoreae, era già stato ben fissato dalla scoperta delle zigospore fatta da Nowa- kow ski ^ in più d'una specie di Entomophthova, opperò doven- dosi per questo carattere di indiscutibile valore avvicinare le Eniomopìith'yreae alle Mucorinee il concetto di imenio e di ba- sidii veniva a perdere molto del suo valore. Le afllnità delle EntomopMho7-'eae coi Basidiomiceti sono state, oltre che dal Brefeld, da altri ventilate. Anche il prof. Matti- rolo, ' in una sua recente pubblicazione, pur riconoscendo la parentela di questi funghi colle Mucoracee e colle Peronosporee, trova che il carattere di uno strato imeniale li fa « con ra- gione avvicinare ai funghi più semplici compresi fra i cosi detti Hymenomycetes, e specialmente concordano per questo carat- tere colle specie e coi generi delle Hypochneae ». Ma, oltre le ricerche di Nowakowski, su citate, e quelle di molti altri in senso analogo, vi è la particolare struttura di questi funghi e precisamente i loro numerosi nuclei, cosi facilmente messi in evidenza dalle sostanze coloranti in uso nella tecnica micro-. scopica che contraddicono a tale ravvicinamento. È curioso, per altro, che i più importanti lavori sulle Ento- mophtìio'i'eae fanno cosi poco conto degli istologici caratteri. Le contribuzioni di Cohn, Brefeld, Nowakowski, Cornu, Winter, ^ Brefeld O., Bot. Zeitunfjf, 1870 e 1877. * Brefeld O., UnterswJi. ìiber Schimmelpilze. Leipzig, 1881. ' Dk B.viiY A., Vergleìch. Morpliol. n. Biologie der Filze, 1884, p. 170. * MATTiitOLO 0., Sulla comparja in Italia della Entomophtiiora Plan- choniana. Modena, 1898. * Nowakowski L., Die Copulation bei einigen Entomopldhoreen. Bot. Zeit., 18i<7, p. 217. 58 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO Sorokine, De Bary, e quella notissima del Thaxter non danno notizia alcuna di nuclei. Nei lavori, alcuni classici addirittura, di questi ed altri autori, si accenna, a proposito delle ife vegetative e degli organi ripro- duttori delle Entomophthoreae, ad un contenuto denso, granu- lare proloplasmatico, ovvero a goccie oleose, alle quali si annette una certa importanza, anche per la sistematica di questi funghi. Soltanto due autori, ch'io mi sappia, il Maupas ' e il Vuil- lemin, " hanno richiamata l'attenzione sui nuclei delle Ento- mophihot^eae, dei quali hanno anche tratteggiata, benché non completamente, la struttura. Fa meraviglia come il Thaxter nella sua elaborata mono- grafia su questi funghi entomofili non abbia seguito né tenuto conto delle ricerche di questi due investigatori. Le ife vegetative, quelle inoltre di cosi irregolare forma che indicate fin dai primi osservatori, sono poi dal Thaxter chia- mate hypJial ì)odies, i conidiofori, i conidii, i cosi detti cistidi, le azigospore, ecc. posseggono distintissimi nuclei talora in nu- mero ragguardevole e colorantisi magnificamente coi reattivi in uso, specialmente col verde di metile e fucsina, verde di jodio e fucsina, ematossilina, emallume, ecc. Sulla struttura di tali nuclei avrò occasione di discorrere a lungo neir annunciato mio lavoro; ma dirò fin d'ora che essa non è la stessa nelle diverse parti di questi organismi e subisce modificazioni che sono inerenti alla funzionalità dei nuclei stessi. In molti casi vi si osserva uno o più corpicciuoli che si direb- bero, a priori, nucleoli e che sono particolarmente avidi delle sostanze coloranti. Il Vuillemin li ha equiparati ai cromosomi degli altri nuclei. Nelle ife, di qualunque forma, e nei cistidi, si osservano d'or- dinario numerosi nuclei, talora con disposizione regolare, seriata, tal' altra irregolare affatto, spesso ravvicinati alla parete cellulare od accumulati verso le estremità delle ife medesime. Nei conidii si osserva che in alcune specie vi ha un nucleo solo, in altre ve ne hanno molti. E ciò essendo di una assoluta ' Maupas e. I., Comptes-Rendus, 1879. * Vuillemin P., Études biologiques sur les Champignons. Nancy, 1886. ' • SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO 59 costanza, rende tale carattere di un valore indiscutibile per lo applicazioni che se ne possono fare alla sistematica. Questo fatto ha una reale importanza se si pensa che è già tanto discussa la distinzione dei due generi principali Empasa ed Entomophthora, né i caratteri morfologici e biologici fin qui assunti sembrano assicurare una netta separazione fra i due ; così ad. es. la forma semplice o ramidcata dei conidiofori, la presenza o la mancanza di processi rizoidi o di cistidi, ecc. Ora di quattro specie di Entomophthoreae che ho studiato nei passati mesi, due appartengono al genere Empusa e due al ge- nere EntomophtìiOì^a. Ebbene le due Empusa {E. Miiscae Cohn, E. Grilli Fres.) hanno conidii plurinucleati, le due Entomo- phthora, che io ritengo sieno la E. glaeospoì^a Vuill. e la E. Afi- dis Hoffm., hanno conidii uninucleati. È chiaro che tale carattere, di facile ricognizione del resto, attesa la facilità a colorirsi dei nuclei delle Entomophthoreae, utilizzato nella discriminazione delle specie, che ora non son poche, né bene accertate, di questo gruppo, può rendere a parer mio un segnalato servigio. Debbo qui notare che il Vuillemin in altra più recente pubbli- cazione ' richiama egli pure l'attenzione sul valore sistematico dei nuclei delle Entomophthoreae, ma va troppo oltre quando afferma che la presenza di un gran nucleo nei conidii del ge- nere Entomophthora è da considerarsi come un carattere della famiglia delle Entomoplitìioreae da cui si dovrebbe escludere il genere Conidiobolus. Le Empusa, come ho sopra detto hanno conidii plurinucleati, onde i nuclei dei conidii costituiscono un carattere di ordine generico e non di famiglia. Si aggiunga a ciò che il suddetto carattere può essere esteso alle molteplici altre forme d'organi riproduttori di questi funghi, e completare cosi e rendere sicuri i dati per la delimitazione dei generi e delle specie. ' Vuillemin P., Deuxihne Xotìce sur les travaux scientifiques. Nancy, 1895, p. 11. Colgo questa occasione per esprimere i sensi del mio grato animo al valente scienziato di Nancy, per la cortesia colla quale volle farmi dono delle sue pregevoli pubblicazioni e per le notizie epistolari datemi intorno ai nuclei della Entomophthora r/laeo- spora Yuill. 60 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO Noterò poi che dai nuclei dei conidiofori e dal loro modo di comportarsi, viene ad essere tolto molto del valore alla supposta affinità delle Entomophthoreae coi Basidiomiceti. Infatti è ora- mai stabilito che nei basidii di questi ultimi si hanno prima della formazione delle basidiospore due nuclei che si fondono per poi dividersi e dare origine ai nuclei delle spore. Fatto, questo, con- siderato di natura sessuale dal Dangeard, e che si riscontra in altri funghi. Ora nulla di tutto questo avviene nelle Enfomophihoreae, tanto nel caso che il Gonidio sia plurinucleato, che uninucleato. I nu- clei dei conidii delle Entomophthoreae provengono da nuclei pre- esistenti nei conidiofori, talché questi ultimi restano vuoti com- pletamente dopo la formazione delle spore. Il passaggio avviene con stiramento e lieve strozzatura del nucleo nel caso dei co- nidii uninucleati (Enio7nophihora) e senza modificazione, quasi, di forma nel caso di conidii plurinucleati (Empusa). Il Vuille- min, * riferendosi alla Eniomophthora glaeospora, considera come un caso di rinnovazione nucleare il passaggio del nucleo del conidioforo nel conidio. Gli stessi nuclei ed il modo di prendere origine ne' conidii delle Entomophthoreae, permettono anche di tenere distinti i co- nidiofori di queste dagli sporangi delle Mucorinee, essendo stato fatto un confronto degli uni cogli altri, ed asserito che nel caso delle EntomojJhihoreae il conidioforo è uno sporangio monospo- rulato. Ora ciò non può sussistere perchè il modo di origine dei conidii delle Mucorinee è affatto endogeno, mentre è acro- geno nelle Entomophtlioreae o se vuoisi i conidii di queste si originano per vera e propria gemmazione. Mi auguro che chi può disporre di un numeroso materiale in fatto di Entomophthoreae, si accinga alla revisione di esso in base ai criterii d'ordine citologico, brevemente riassunti in que- sta nota, e credo ne possa trarre qualche utile apprezzamento sulla bontà delle specie fin qui descritte ed un definitivo loro riferimento generico. ' VuiLLEMiN P., Deuxième Notice etc, loc. cit. SEDK DI FIRENZK - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO 61 Il Presidente Sommier fa la seguente comunicazione : IL CISTUS LAURIFOLTUS L. E IL SUO DIRITTO DI CIT- TADINANZA IN ITALIA. — PER S. SOMMIER. Si trova fatta menzione del Cisttcs laurifolius L. in Italia per la prima volta in tre lettere del 1768, dirette da Ferdinando Bassi, prefetto dell' orto botanico bolo.t^nese, all'abate G. B. Guat- teri, allievo del Marsili prefetto dell'orto botanico di Padova. Da esse si rileva che allora questa pianta trovavasi, non scarsa, nei colli Euganei. * Ivi fa poi osservata (sul monte Venda) nel 1804 dallo Sternberg, e dodici anni dopo dal Pollini, il quale, a quanto asseriscono De Visiani e Saccardo nel cat. d. piante rare del Veneto, la raccolse con ardore tanto inconsulto, che la fece scomparire da quel luogo. Di fatti, nessuno degli esploratori mo- derni dei monti Euganei ve l'ha ritrovata. Nel 1785 Allioni, nella Flora Pedemontana, indicava il Cishis laurifolius « in collibus circa Bistagno ». Anche qui pare che non sia stato più ritrovato." Nel 1780 Ucria, nell'Hort. Reg. Paiiormitanus, scrisse che cre- sceva in Sicilia. Ma la sua indicazione « in nemoribus », al Gus- sone sembrò troppo vaga, di modo che, non essendo questo Cishts stato più ritrovato in Sicilia, l'autore della Synopsis FI. Sic. lo re- legò fra le piante dubbie. — Dipoi, nelle flore italiane, troviamo il C. laurifolius, ora citato soltanto per i colli Euganei, ora omesso del tutto. In un recentissimo lavoro è citato fra le piante la cui as- senza dall'Italia ha un significato speciale. 'Sembra strano di non trovarlo rammentato, almeno come ricordo storico, nelle Flore del Bertoloni e del Parlatore. Soli Fiori e Paoletti, nella Flora analitica d'Italia, colla esattezza che caratterizza quel lavoro, ne riassumono le vicende, ma tacciono della indicazione di Ucria. Già da vari anni la Marchesa Paulucci-Panciatichi aveva osser- vato che il Cistus laurifolius cresceva piuttosto abbondante nel parco della villa Panciatichi a San Mezzano presso Rignano in * G. B. De Toni, SulP esistenza e successiva scomparsa del < Cistus laurifolius » nella flora Euganea. R. Accad. di Se. Lett. ed Arti in Padova. Atti e Memorie, Voi. X, Dispensa II. * Fiori e Paoletti, Flora analitica d' Italia. ' Pasquale Baccarini, / caratteri e la storia della Flora Medi- terranea. Catania, 1899. 62 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO Valdarno, e sapendo come ivi fossero state, fin da molti anni, piantate e seminate in gran numero specie esotiche, suppose che vi fosse stato introdotto anche questo Cistiis e vi si fosse inselvatichito. Fu in seguito a c^uesta indicazione che il D.' Ba- roni citò il C. laurifoUus nel Supplemento al Prodr. della Flora Toscana di Caruel, escludendolo dalla numerazione, come pianta di recente introduzione. Pochi giorni fa, nel percorrere col sig. Gemmi i monti che se- parano il Mugello dalla Valle delle Sieci, non lungi dalla Ma- donna del Sasso, fummo non poco meravigliati di trovarvi in gran copia il Cistas in questione. Per quanto potemmo allora assodare, se ne trovano le prime piante poco sopra Santa Bri- gida, e si seguita a trovarlo abbondante per quasi un chilome- tro, quando da quella borgata si va, passando per il camposanto, nella direzione di Monte Rotondo, in terreni per la maggior parte di proprietà dei signori Martini Bernardi, ad un'altezza di circa 450 a 503 m. L' area che occupa è tanto estesa, e la sua frequenza è tale, che non ho il minimo scrupolo d'indicarne la località esatta, sicuro che nessun raccoglitore di specie rare, per quanto fanatico esso sia, ve lo potrà estirpare, come dicesi che abbia fatto il Pollini sui colli Euganei. Esso mostrava di aver fiorito abbondantemente e portava capsule dalle quali erano già per la maggior parte caduti i semi. Accanto agli arbusti vecchi, con tronchi legnosi più o meno decumbenti, si vedevano prosperare in quantità giovani piantine di seme erette. Esso cresce insieme al Cistiis salvifoUus L. nella macchia e sotto i boschi di castagno e di querce. Interrogati i contadini dei din- torni, abbiamo potuto accertarci che conoscono benissimo que- sta pianta ed i bei fiori bianchi di cui si cuopre in estate, che l'hanno sempre conosciuta, e che le danno il nome di « erba della Madonna », ' probabilmente perchè con essa adornano gli altari della Vergine nelle feste di Maggio e di Giugno. Essi ci dissero che cresceva soltanto nell'area sulla quale l'avevamo osservata, e non si estendeva sui monti né a destra né a sinistra. Mi pare che la presenza del Cistus laurifoUus in quel luogo si possa spiegare soltanto in tre modi. 0 esso vi é stato intro- dotto dall' uomo, o i suoi semi vi sono stati portati da agenti ' Il C salvifolius viene da essi chiamato « sorcello ». SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO 63 naturali, o è un antico inquilino del paese. Le due prime ipo- tesi mi sembrano da rigettarsi. Esso cresce in regione selvatica, e non vi è nelle vicinanze alcun parco o giardino dal quale possa essere sfuggito; e del resto questa pianta è poco comune nelle colture. In quanto all'apporto fortuito di semi, la grande lontananza dai luoghi dove cresce il C. laurifolius lo rende as- solutamente improbabile, come è improbabile che semi venuti da lontano possano dar origine a cosi numerosa-e vigorosa pro- genie in terreno ove non vi è stato rimaneggiamento di suolo, e che quindi, per l'adattamento secolare, deve essere tutto oc- cupato dalle piante meglio organizzate per prosperarvi. Sono quindi convinto che quella pianta sia ivi realmente in- digena; e mi confermano in questa convinzione la sua grande vitalità in un'area abbastanza estesa, il fatto che i contadini ve l'hanno sempre conosciuta, le condizioni da lungo tempo immu- tate dei luoghi in cui cresce, dove l'azione dell'uomo si li- mita a tagliare di quando in quando la macchia e qualche al- bero del bosco, e dove è presumibile che vi sia la stessa vege- tazione che nei secoli passati. In favore del suo indigenato parla pure l'esistenza di questa specie, se non oggi, per lo meno in tempi poco remoti, in altre parti d'Italia. Certo è strano che una pianta cosi vistosa sia rimasta inosservata dai botanici, e ciò si può spiegare soltanto colla sua localizzazione in un luogo che rimane assai fuori di mano. Persuaso adunque che il Cistiis laurifolius sia indigeno della Toscana, ho voluto andare nel parco di San Mezzano per vedere se forse anche lì, invece di essere inselvatichito, non fosse piut- tosto un antico elemento della flora, in via di distruzione per l'estendersi delle colture e del parco. Ma non sono potuto arri- vare ad una conclusione né prò né contro questa ipotesi. Esso difatti non trovasi nei dintorni del parco, tutto circondato da terre coltivate. Nel bosco del parco stesso è ristretto in due loca- lità non molto estese, dove accanto a piante vecchie e vecchis- sime, se ne vedono in quantità delle giovani di seme, assai vi- gorose. Se non fosse stato per la presenza della stessa specie indubbiamente indigena nei monti sopra Santa Brigida, non avrei esitato ad associarmi alla opinione della Marchesa Paulucci, ed a ritenerla pianta introdotta da vari decenni, che ivi avesse tro- vato condizioni favorevoli alla sua propagazione spontanea. Ma 64 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO ora non escludo la possibilità che sia invece un'antica abita- trice di quei poggi, rimasta accantonata nelle parti meno rima- neggiate dall'uomo. Il parco di San Mezzano é per la maggior parte fatto a spese di antiche terre coltivate, e non è impos- sibile che il Cistus laurifolius si trovi appunto in quelle sole parti che non furono mai coltivate e dove sono meno mutate le condizioni antiche: esso trOA^asi di fatti nelle parti più alte, che non furono mai ridotte a campi. Comunque sia della località di San Mezzano, quella di Santa Brigida ci basta per considerare il Cistus laurifolius come uno dei componenti l'antica flora della Toscana. Ravvicinando que- sto fatto con quello delle altre località italiane, ove pare oramai che il Cistus laurifolius sia distrutto, se ne può dedurre che que- ste stazioni cosi disgiunte erano anticamente collegate fra loro, e che questa pianta di tipo mediterraneo, che adesso si estende dalla Francia meridionale alla penisola Iberica, e su tutta la co- sta meridionale del Mar Nero, sia fra noi oggi una di quelle che, con termine pittoresco, sono state chiamate « fossili viventi », un avanzo cioè dei tempi passati, prezioso per aiutarci a ricostruire la flora dell'epoca che ha imme/liatamente preceduto la nostra. Forse l'accantonamento di questo Cisto nel luogo dove ora l'ab- biamo scoperto, è dovuto all'esser rimasto rispettato l'antico bosco soltanto in quel tratto della montagna. Probabilmente, se l'accetta del boscaiolo venisse a mutare le condizioni di quei luo- ghi, il povero Cisto, la cui esistenza è legata al suo ambiente, sparirebbe qui come è scomparso nel Piemonte e nei colli Euga- nei, ed il « fossile vivente » diverrebbe per l'Italia un vero fossile. Presenta iufìue un lavoro del socio Béguinot intitolato : « Con- tributo allo studio di alcuni generi della Flora delle Paludi Pon- tine », il quale, superando i limiti assegnati al Bullettiìio, sarà pub- blicato nel Nuovo Giornale botanico italiano. Il Consigliere Pucci propone una questione alla Società. Tutti sanno che la coltivazione forzata del Lillà fa decolorare i fiori. Come si spiega tal fatto? Con la mancanza di luce alla quale sono sotto- poste le piante nella serra? Pucci non lo crede, poiché allora non dovrebbe formarsi neppure la clorofilla; ma stima piuttosto, per esperienze già fatte, che tal fenomeno dipenda da denutrizione della pianta. Del resto sarebbe lieto di sentire il parere dei colleghi. Dopo alcune osservazioni in proposito di Sommier, Levier, Ba- roni, la seduta è tolta. SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 MARZO 65 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del dì 12 marzo 1899. L'Adunanza è aperta ad ora 14. L'Archivista Pampaloni legga l' elenco delle pubblicazioni j)ervenute in cambio od in dono alla Società. Sono le seguenti : Fiori A. e Paoletti G. Iconographia Florae Italicae; Fascicolo IV. Forti A. Contributo 2" alla conoscenza della Fiorala ficologica vero- nese ; Padova, 1899. Falqui G. Contributo alla Flora del bacino del Liri; Napoli, 1899. Massalongo C. e Ross H. Oeber sicilianische Cecidien ; Berlin, 1898. Marchesetti C. Bibliografia botanica ossia Catalogo delle pubblica- zioni intorno alla Flora del litorale austriaco ; Trieste, 1895. — Flora dell'isola di Lussino di M. De Tommasini. — Pel centesimo anniversario della nascita di M. De Tommasini (Di- scorso letto nella sala della Borsa). De Tommasini M. Alcuni cenni della Flora di Duino e dei suoi dintorni. Jolian Henrilc Emil Schilck. Bidrag till en lefnadsteckning ofver Cari von Linné. VII. Astrici Cleve. Studier òfver nàgra Svenska vaxters Groningstid ocli fòrftarkningsstadium. Brundin I. A. Z. Bridag till kilnndomen om de svenska Fanero- gama òrternas Skottutveckling ocli òfverwintring ; Ui:)sala, 1898. Jaderholm Elof. Anatomiska Studier ofver Sydamerikanska Pepe- romier; Upsala, 1898. Wiener Illuatrtrte Garten-Zeitung, 2" Fase, Febbraio 1899. Tilt Boianical Gazette. ÌH" 2, Febbraio 1899. Bulletin of the Torrey Boianical Clul. Voi. 26, N" 2, Febbraio 1899. Atti della Società Venefo-Treniina di Scienze Naturali. Ser. II, Voi. II, Fase. II, Anno 1898. Bullettino della Società di Naturalisti in Napoli. Serie I, Voi. XII, Anno XII, 1898. Science. Nuova Serie, Voi. IX, N» 211, 3 Febbraio ; n. 215, 10 Feb- braio ; n. 216, 17 Febbraio ; n. 217, 24 Febbraio 1899. La Cultura geografica. Anno 1, N** 4. Bhodora. Voì. ì, N» 1, Gennaio 1899. Si votano ringraziamenti ai donatori. 66 SEDE DI FIRKNZK - ADUNANZA DKL 12 MARZO Il Segretario Baroni comunica il sagaente lavoro del socio Goiran: STAZIONI VERONESI DI QVERCUS PSEUDO-SUBERSA'NTl. NOTA DI A. GOIRAN. Verso 1' anno 1816, Ciro Pollini e Giulio Sandri scoprivano nella Valle di Caprino verso Affi, e precisamente presso la lo- calità chiamata Cà Vecchia del Becelli — oggidì Cà o Caseg- giato Menini, * — una Quercia che 1' Autore della Floì^a Vero- nensis erroneamente prendeva per Q. Aegilops L.'. Si trattava in quella vece di Q. pseudo-suber Santi, ritrovata posteriormente in questa stessa stazione da Francesco Fontana, Bérenger!,^ Vit- torio Pellegrini !, e dallo scrivente. Altro esemplare stupendo e gigantesco di questa bella specie cresce a Scaveaghe tra Garda e la punta di S. Vigilio alle sponde del Benaco, nel parco dei sigg. Marchesi Carlotti (Moretti, Fontana, Rigo, Goiran). Eviden- temente per isbaglio di nome, questa Quercia è indicata da Moretti a Marccsina (?) e dai sigg. Visiani e Saccardo a Malcesine sul lago di Garda. Che io mi sappia altre stazioni non erano conosciute di questa Quercia nel Veronese, e cosi pure se ne ignora la presenza nelle regioni confinanti del Vicentino, del Trentino, del Bresciano. Occupato da tempo nella compilazione di una Monografia delle Quercacee veronesi che attualmente — non mai soddi- sfatto della opera mia — sto rifacendo per la settima volta, nello scorso autunno ho percorso l' intera Provincia Veronese, dalla bassa pianura alla zona montana superiore, con l' inten- dimento ed il proposito di fare uno studio minuto e possibil- * Ad onoranza del Tenente-Colonnello David Menini, che ad Abba Garima moriva gloriosamente alla testa del suo battaglione di alpini, andato quasi interamente distrutto in quella infausta giornata. ^ La scheda che accompagna l' esemplare di Q. pseudo-suher esi- stente neir Erbario dell' Istituto Botanico di Padova e comunicato da Giulio Sandri, porta la scritta: Quercus Aegilops, che sta verde ancìte nelV inverno, da me trovato presso Caprino nel Veronese!. La scheda reca la data dell'anno 1816. — Ramoscelli provenienti da questa stazione offersi nell' anno 1890 ai colleghi della Società Botanica Italiana in occasione del convegno in Verona. ^ La scheda unita all' esemjDlara dell' Erbario padovano dice : Q. PSEUDO-SUBER S. — Q. Exoniensìs — Casa Vecchia presso Verona. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 MARZO 67 mente esatto delle specie, varietà e forme appartenenti a que- sta famiglia e più specialmente al genere Qiiercas. Il risultato di tali ricerche si fu: 1." Di accrescere il numero delle forme viventi nel Veronese; 2." Di determinarne rigorosamente la ubicaziono e l' area di vegetazione; 3." Di dimostrare che non poche forme, credute proprie alle parti australi d'Italia, ci'escono in quella vece copiose presso di noi ; 4." Di rettificare asserzioni e correggere errori infiltratisi e mantenutisi nelle opere magistrali di Segujer (PI. veron.), Pollini (Fi. veron.), Bertoloni (FI. italica), Parlatore (FI. ita- liana), Alphonse De Candolle (Prodromus ecc.), e da ultimo anche nelle due mie memorie: Erbario forestale veronese ed Erboriz- zazioni estive ed anticnnali sui Monti Lessini veronesi. Ma erborizzazioni fuori stagione, nei mesi cioè di dicembre, gennaio e febbraio, riesci rono oltremodo proficue, come quelle che mi misero in grado di constatare nei monti Lessini Vero- nesi, da me percorsi le tante e tante volte, nientemeno che la esistenza di cinque stazioni di Q. j)seudo-suì)er per lo innanzi non avvertite, ritenendo, almeno per due di esse (Arzarè e Cerro), che si trattasse, anziché di questa specie, di una forma di Q. Cerris. Oggidì pertanto le stazioni di Q. pseudo-suber riscontrate da me nel Veronese, sono in numero di sette, rite- nendo non improbabile che altre ancora possano venir scoperte. 1.° Scaveaghe alle sponde del lago di Garda, ai piedi di uno dei contrafTorti più meridionali del M. Baldo (m. 80). 2." Cà Vecchia Becelli, nella valle di Caprino in una colli- netta ìnorenica verso Affi: è un individuo solo in società con diverse forme e varietà di Q. sessiliflora, Q. imbesccns, Q. Cer- ris (m. 225). 3." Arzarè sui Lessini tra Lugliezzano e Cerro : individuo solo frammezzo ad altre querce (m. 057). 4.° Due Cerri : località presso Cerro veronese e cosi chia- mata per due piante di Q. pseudo-suber ivi esistenti da epoca immemorabile : oggidì ne esiste una sola, essendo stata recen- temente tagliata la compagna. 5." Cerro veronese (m. 728): una pianta unica e maestosa di fronte alla casa parrocchiale del paese. 68 SKDB DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 MARZO 6.'' / Ghirlandi, località presso Bosco Chiesanuova (me- tri 1100) : pianta isolata. 7." T/irban, località pure presso Bosco Chiesanuova ed al- l' istessa altitudine : pianta isolata. Risulta pertanto che nel Veronese, Q. pseiiclo-suher cresce sporadico ed isolato ad altitudini comprese fra m. 80 e m. 1100, dalla zona ^qW ulivo innalzandosi al limite superiore di quella del castagno. Mi pare inoltre che la forma la quale cresce nelle due ultime stazioni possa venir riferita a Q. pseicdo-sicber var. Gussonei DC. {foliis oUuse lohatis, lobis vix ')nucronatis. — A. DC. Pi^ùdr. pars XVI, seciìo posterior p. 49.) I Veronesi chiamano il Q. pseudo-suber col nome vernacolo di Cerro o meglio Cervo, attribuito benanco a Q. Cerris: nella valle di Caprino lo ho pure sentito chiamare Roero sempre verdo. Non fruttifica tutti gli anni ; generalmente porta poche ghiande, ma qualche volta queste sono copiosissime ; anche la loro grossezza è variabile assai, le ho trovate grossissime al lago di Garda ed al Cerro. Fiorisce in maggio, matura le ghiande da agosto a novembre : le foglie, di norma, cadono in marzo ed aprile, mantenendosi verdi sino a questa epoca. II Presidente Sommier osserva che il socio Goiran gli ha scritto di non ritenere che la Q. lìseudosuher fosse, come alcuni credono, un ibrido fra Q. Cerris e Q. Suher; il ritrovamento della Q. pseu- dosuher in varie località del Veronese certo non è favorevole alla ipotesi della sua origine ibrida. Il socio Levier rammenta che presso Firenze trovasi qualche esem- j)lare di questa specie nel bosco degli Scopeti, fra la Greve e S. An- drea, dove, entro un raggio assai esteso, non cresce nessuna Q. tSuber, che egli sappia. Crede però che questi esemplari non fruttifichino. Il Vice-Presidente Arcangeli crede che per risolvere la questione se la Q. pseudosuher sia o no un ibrido, bisognerebbe coltivarla per vedere se i suoi semi diano origine a piante conformi alla pianta madre. Dice poi di avere osservato presso la Vallombrosa, lungo la strada che conduce al Lago, alcuni esemplari di Q. pseudosuher che gli furono mostrati dal Comm. G. C. Siemoni, ma non ricorda se sieno stati mai citati. Il Presidente rammenta che nell'orto botanico di Lucca vi è un vec- chio esemplare di questa specie, e che forse li potrebbero trovarsene piante di seme cresciute spontaneamente o seminate espressamente. Il Segretario Baroni presenta il seguente lavoro del socio Casali : Aggiunte alla Flora del Reggiano., il quale per la sua mole sarà pub- blicato nel Nuovo Giornale botanico italiano. Essendo esauidte le comunicazioni la seduta è tolta a ore 15. SEDE DI FIUENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILK 69 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del dì 9 aprile 1899, Il Pi'esidente Sommier, aprendo 1' adunanza, invita il Segretario Baroni a dar notizia dei doni pervenuti alla Società. Questi sono : Legré Ludovic. La Botanique en Provence au XVI® siede. Hugues de Solier; Marseille, 1899. Steìnbrinck C. Ueber den hygroskopisclien Mechanismus von Staub- beuteln und Pilanzeuhaareu. Sonderabdruck aus der FestscLrift fiir Schwendener ; Berlin. Smith E. F. The Black Rot of the Cabbage ; Washington, 1898. Farlow W. G. Some edible and Poisonous Pungi; "Washington, 1898. Swingle W. T. and Webber II. J. Hybrids and their utilization in Plant Breeding; Washington, 1897. Sommier S. La Spergularia segetalis riammessa nella Flora italiana; Firenze, 1898. — Platanthera hifolla Heichb. tricalcarata. — Osservazioni critiche sopra alcune Papilionacee di Toscana, e località nuove. — et Levier E. Pugillus plantarum Caucasi centralis a ci. M. De Dé- chy Julio 1897 in excelsioribus Chewsuriae lectarum. Errerà L. Hérédité d'un caractère acquis chez un Champigaon plu- ricellulaire, d'après les expériences de M. le Dr. Hunger, faites à rinstitut botanique de Bruxelles ; Bruxelles, 1899. Bulletin of the Torrey Botanical Club. Voi. 26, N. 3, March 1899. Bollettino del R. Orto botanico di Palermo. Anno II, Fase. I-II; Pa- lermo, 1898. Verhandlungen der k. k. zoologisch u, botanischen Gesellschaft in Wien. Band 49, Heft 1; Wien, 1899. Wiener Illustrirte Garten-Zeitung. Miirz, Heft III ; Wien, 1899. The Botanical Gazette. Voi. 27, N. 3, March 1899. Minnesota Botanical ò'tudies. Second series. Part II, February 22 ; Minneapolis, 1899. Science. Voi. IX, N. 218, 219, 220, 221. Vierteljahrsschrift der Naturforschenden Gesellschaft in Z'ùrich. Jahrg. 43; Zurich, 1898. Il Naturalista Siciliano. Nuova serie. Anno III, N. 1; Palermo, 1899. La Cultura geografica. Anno I, N. 5, 15 Marzo 1899. Si votano ringraziamenti ai donatori. Bull, della Soc. hot. Hai. 5 70 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE Il Presidente riferisce nei seguenti termini sulla gita fatta al- l' isola di Gorgona da alcuni membri della Società : LA GITA SOCIALE ALL' ISOLA DELLA GORGONA. — PER S. SOMMIER. Favorita dal bel tempo, la gita sociale aimuaziata per i 31 marzo e I" aprile, si è compiuta secondo il programma. Vi presero parte i soci prof. Mezzana, prof. Palanza, dottore Pampaloni, prof. Preda e lo scrivente, i due Agli del socio dott. Levier ed il sig. Gemmi. Piccola come è l'isola, potè essere da noi percorsa in vari sensi, e ne facemmo il giro in barca per visitarne le scogliere marine e le principali cale. Il senatore marchese Giacomo Boria, sempre pronto a favo- rire le ricerche di storia naturale, aveva ottenuto dal Ministro dell' Interno, per i soci della Società Botanica, non solo il per- messo di visitare l' Isola, tutta adibita ad uso di Colonia penale, ma anche l' invito di alloggiare nella spaziosa foresteria della Colonia; ed il contabile, sig. Mancinelli, incaricato della dire- zione in assenza del direttore, facendosi interprete delle istru- zioni ricevute, ci fu largo di ogni specie di cortesie. Sono lieto di potere esprimere qui i nostri ringraziamenti a quelli che cosi agevolarono la nostra escursione. La gita fruttò un numero di novità maggiore di quanto forse i più di noi avessero osato sperare, pensando alle raccolte pre- cedenti fatte in quest' isola, e ricordando come il Carnei, nella Statistica botanica della Toscana (p. 249), si mostrasse convinto che alla Gorgona vi fossero più poche piante vascolari da tro- vare, oltre a quelle già ivi raccolte. Verso la metà di giugno del 1840, Pietro Savi e Luigi Cioni soggiornavano una settimana alla Gorgona, collo scopo princi- pale di studiarne la flora; e nel 1844, col materiale raccolto in quella gita, Pietro Savi pubblicava nel Giornale Botanico Ita- liano la « Florula Gorgonica », nella quale venivano enume- rate 290 specie vascolari. Nel 1871, il prof. Carnei, nella Statistica botanica della Toscana (p. 248), portava questo numero a 312, per le aggiunte fornitegli '. ^a^tkM SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE 71 principalmente dalla « Flora Italica » del Bertoloni nella quale sono citate, oltre a quelle di Savi, alcune piante della Gorgona raccolte da Antonio Targioni 'Pozzetti, dal Giulj, e dal Soleirol. * Il 31 marzo 1865, il dott. Emilio Marcucci visitava la Gor- gona, dove raccoglieva piante che più tardi comunicava al prof. Arcangeli e al marchese Bottini. Nel LS78 il Biamonti pubblicava « Cenni storici, geologici e botanici sull'isola di Gorgona ». In quest'opuscolo, la parte bo- tanica ha per base la « Florula Gorgonica » ; ma vi si trovano aggiunte varie piante coltivate che Pietro Savi non aveva ci- tate, e pochissime selvatiche. Nell'agosto del 1886, il prof. Arcangeli ed il conte Costa Re- ghini vi soggiornarono tre giorni, raccogliendo fanerogame e crittogame; e l'anno seguente il marchese Bottini vi dimorò dal 2 al 5 marzo, dedicandosi interamente alla raccolta di Mu- scinee, di cui pubblicava l'elenco nei processi verbali della So- cietà toscana di Scienze Naturali di Pisa (adunanza dell' 8 mag- gio 1887). Il prof. Arcangeli riceveva inoltre alcune piante di Gorgona dal sig. Moretti, allora direttore della casa penale. Nel 1888, riassumendo tutto quanto era noto della Flora di quest'isola, il prof. Arcangeli pubblicava, nelle «Ricerche e lavori eseguiti nell'Istituto botanico di Pisa, fase. Il" », un lavoro intitolato : « Le piante fino ad ora raccolte in Gorgona ». In esso sono enumerate 349 piante vascolari spontanee, 44 briogame, 7 licheni e 55 alorhe. ^ ^ È da notare che nella tabella della Statistica botanica del pro- fessor Carnei (da pag. 194 a pag. '2i8) vi sono alcuni errori, cioè lineette messe a torto nella colonna di Gorgona, ed altre invece omesse per sbaglio. Nel Prodromo, Savi è citato per varie piante di Gorgona che non figurano nella Florula Gorgonica, ma di cui pare che Carnei abbia visto gli esemplari in erbario. * Bisogna osservare che in questo lavoro sono state dimenticate, oltre ad alcune piante della Florula Gorgonica, tutte quelle indicate posteriormente per la Gorgona da Bertoloni nella Flora Italica, e dal Caruel nel Prodromo e nella Statistica. D'altra parte vi si tro- vano contati due volte il Senecio lividits (ripetuto con nuovo nu- mero sotto il nome di >'^ foenicidaceus), V AnagaUis arveiisis, e il Raphanus sativus annoverato dal Savi soltanto come pianta colti- vata. Ne va pure cancellata la Calamt'ntha officinalis, per cui il nu- mero totale va ridotto di quattro. 72 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL b) APRILE Nessun altro, che io sappia, ha scritto della flora di Gorgona. * Il marchese Boria ed il dott. Béguinot la visitarono nei due ul- timi anni, e vi fecero ampia mèsse, specialmente di muscinee, in una gita invernale. Lo studio delle loro collezioni però non è ancora ultimato. Credo che vi abbiano pure raccolto piante i nostri colleghi Biondi e Martelli, ma neppur essi hanno fatto conoscere il risultato delle loro ricerche. Durante la nostra gita sociale furono raccolte, per quanto fin ora mi consta, 283 specie vascolari spontanee, oltre ad una ventina di coltivate. Di queste 283, 62 non figurano nell'elenco del prof. Arcangeli. Il numero delle vascolari spontanee, colle aggiunte e le correzioni che ho indicate poc' anzi in nota, viene cosi portato a 427. Spero che qualcheduno dei colleghi che ha raccolto piante inferiori, quando le avrà studiate, possa portare un notevole contributo anche alla parte crittogamica della Flo- rula di Gorgona. Tra le epatiche nuove da noi raccolte, posso citare intanto il raro Antlioceros dichotomus Raddi, lo Spliae- 7'ocarpus Michelii Bell., la Fossombronia caesirliiformis De Not., la Limularia vulgaris Mich. e la Riccia commutata Jack var. acrotricha Lev. È notevole il numero di 427 specie vascolari per questa pic- cola isola; e l'aver trovato, in stagione cosi poco avanzata, un numero rilevante di specie non ancora indicate, fa supporre che ve ne siano non poche altre da scuoprire, visitando l' isola nel mese di maggio in cui non vi furono per anco raccolte piante. Si vede dunque come la relazione proporzionale fra la superficie delle isole dell'arcipelago toscano e la ricchezza della loro flora, non si confermi per questa. Interessante è il notare come, delle 283 specie da noi raccolte, fossero in flore 155, cioè assai più del terzo del totale cono- sciuto (427). Eppure la presente annata non è notevolmente precoce. Anche questo induce a credere che siamo ancora ab- bastanza lontani dal conoscere il numero totale delle fanero- game di Gorgona. La pianta che, all' infuori degli arbusti della macchia, col- ■ 1^ ^ Caruel, Statistica, p. 27, cita un lavoro dello Scali del 1708, che non lio potuto vedere, nel quale sono menzionate 5 specie di piante della Gorgona. SEDE DI FIIIKNZB - ADUNANZA DEL 9 APRILE 73 piva maggiormente per la sua abbondanza e la sua ricca fiori- tura, e che si può dire dava allora la tonalità caratteristica al paesaggio, era la Biscntella lyrata L., specie fin ora nota sol- tanto di luoghi assai lontani da questo. * S'incontra dovunque non vi è macchia. In questa non trova un terreno propizio alla sua diffusione, e vi si rinviene soltanto sporadica e stentata. Nei luoghi erbosi è considerata una pianta infesta, ed abbiamo visto come veniva strappata all'epoca delia sua fioritura, perchè, a quanto ci dissero, invecchiando diventa dura e guasta il fieno. Abbiamo trovato abbondante un'altra pianta fin ora scono-^ sciuta nelle nostre parti, cioè la Calendula stellata Cav. (C. ful- gida Raf.). Essa, coi suoi grandi capolini di un giallo ranciato intenso, ora un ornamento dei luoghi erbosi dell'isola. Fin ora non era stata indicata che di Sicilia e dell'estremo mezzogiorno della penisola. Ma già ne aveva raccolto qualche esemplare alla Gorgona il marchese Doria nella sua gita invernale. Nuova pure psr la Toscana è la Fedia Cornncopiae Gaert. che abbiamo trovata in discreta quantità, benché in un sol luogo. Anche questa specie era stata raccolta in principio di fioritura dal march. Doria, nel mese di Gennaio. Parimente nuovo per l'Italia centrale è il bel Crisantemo che qui vi mostro, colle ligole bianche come quelle di un Leucan- temo, meno una macchia gialla alla loro base. È la varietà dis- color del Cìirysanthemum Jii/bridiim Guss., generalmente in- dicata soltanto per pochi luoghi di Sardegna, di Sicilia e di Pantellaria. - Se anche non si ammette il C. hijbridum come spe- cie di.stinta, e la pianta che vi mostro si considera invece come una varietà del C. Myconis, non meno per questo é forma finora creduta speciale di parti molto più meridionali. * I luoghi più vicini dove venne trovata, sono Sampierdarena di Genova, e Terracina. La località di « Colline Volterranee » nel Prodr. d. FI. Tose, si applica al tipo della Biscutelìa Apula L., ossia dtdyma, poiché il Bertoloni nella FI. Ital. (da dove è desunta quella indicazione) considera la B. didyma e la B. lyrata come specie di- stinte, e indica i colli Volterranei per la prima e non per la seconda. * Il Tenore indica di Bagnara in Calabria una varietà radio albo del Chrysanthemum paludosum^ al quale dà per sinonimo il C. hybridum Guss. Ma quella sinonimia mi sembra dubbia. Ho visto invece il C. hybridum var. discolor ben caratterizzato di Palme in Calabria, raccolto dal prof. Arcangeli, e dato da esso al Museo di Firenze. 74 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE Un' altra aggiunta importante alla flora della nostra regione, è il Cerasiium Siculum Guss., che la Flora italiana del Parla- tore e la Flora di Francia di Roiw et Foucaud indicano sol- tanto di Sicilia, di Corsica, di Provenza e di Algeria. L'abbiamo troA^ato frequente in Gorgona, fra le piante minute della micro- flora, insieme al C. semidecanclrum L. ed a forme rimpiccolite del C. glomeraiimi Thuill. Fra le piante rare di Gorgona che abbiamo ritrovate, citerò la bella Scrofularia irìfoliata L., della quale però abbiamo visto solo pochi esemplari (scemati ancora dopo la nostra visita!), e che sembra in pericolo di estinguersi. Fra quelle che non ab- biamo trovate, ed é da temersi vi sia estinta, noterò V Anthyllis Hermanniae L. che Paolo Savi aveva vista abbondante nel 1832, Pietro Savi, otto anni dopo, aveva trovata ridotta a due soli in- dividui, ed altri non hanno più ritrovato di poi. Notevole, per le varie forme che presenta, è il Narcissus Tazzetla Lois., che abbonda in molti luoghi, specialmente nelle ripide pendici sovrastanti al mare, dal lato di tramontana. Que- sta grande variabilità, l' ho osservata pure in altre isole del nostro Arcipelago. Abbiamo notato come, oltre alla dimensione ed alla colorazione delle foglie, variavano considerevolmente la lunghezza proporzionale di stami e pistillo, la larghezza e forma della corona, la forma delle divisioni del perigonio, talvolta quasi orbicolari ed ottuse ricuoprentesi 1' un l'altra fin verso l'apice, altre volte acute e molto più strette, in modo da rimanere sco- state le une dalle altre per la maggior parte della loro lunghezza. Si trova nella Gorgona, come nelle altre isole, la microflora mediterranea precoce, colle sue piante piccole o rimpiccolite; ma essa non vi ha una grande ditfusione, perché quasi tutte le parti dell' isola che non sono coltivate, sono coperte da folta macchia, ed in questa sono poco estese le piazze erbose. Degna di nota è la scarsezza di Orchidee nella Gorgona (tre sole specie trovate dal Savi e ritrovate da noi, ma in piccolo numero), e la mancanza delle Romulea di cui non abbiamo rin- venuto traccia, mentre sono tanto comuni sulla vicina isola di Capraia. Non abbiamo trovato neppure alcuna Isoétes, ma l'as- senza di questo genere non fa ugualmente meraviglia, poiché si spiega per la scarsezza in Gorgona dei luoghi umidi. Non può fare a meno di destare meraviglia la presenza nella SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE 75 Gorgona, in cosi grande abbondanza, di varie specie meridionali: Biscatella lyrata. Calendula stellata, Fedìa Cornucopiae, Chry- sayithemam hybrklam colla sua var. discolor, Cerastiuni Si- culttm. In quanto a quest' ultimo, non vi ò alcun dubbio che sia un antico elemento della flora di Gorgona. Esso cresce nei pratelli della microflora in luoghi anche lontani dalle colture, e non è strano che una pianta cosi precoce e piccola sia sfug- gita a chi visitò l'isola in epoca più avanzata, come era sfug- gito il C. semidecandrwìi. In quanto alle altre però, tutte piante appariscenti che il Savi non vide in giugno, non ci si può difendere dal dubbio che siano di introduzione recente. Solo la Biscutella lyrata si può annoverare fra quelle piante fugaci che, al pari della Pterotheca Nemausensis in Maremma, a stagione più inoltrata non lasciano quasi traccia riconoscibile di se anche là dove poco avanti coprivano il terreno, e quindi, non ostante la sua immensa dififusione in Gorgona, avrebbe potuto sfuggire al Savi. Le altre difficilmente potevano rimanere inosservate, se in quel- r epoca fossero state abbondanti come oggi. Quando si pon mente che quelle specie sono amiche dei luoghi coltivati, e si trovano tutte abbondanti nei dintorni di Palermo, vien fatto di supporre che siano state introdotte con semente di quella provenienza, e che tale introduzione sia in relazione diretta colla colonia pe- nale. Difatti in questi stabilimenti governativi si fanno introdu- zioni di semi e tentativi di coltura che i contadini non fanno altrove. Certo, se è cosi, desta meraviglia la grande diffusione di queste specie in un tempo cosi limitato. Ma bisogna ricordarsi che si hanno altri esempi di immensa diffusione di una specie in un tempo relativamente breve, ' e bisogna considerare che in questi ultimi decenni si è verificata in quest' isola una delle condizioni che più favoriscono 1* introduzione di specie nuove, cioè il dissodamento di una estesa superficie di terreno. Più della metà dell'isola è stata ridotta a coltura dopo l'impianto della colonia penale;^ e quei terreni dai quali si estirpa la ve- ' Vari esempi di grande diffusioae in Toscana di una pianta in tempo relativamente breve sono citati da Carnei, Statistica: « Cam- biamenti avvenuti nella flora della Toscana ». Fra i più notevoli ricorderò quelli di Crocus biflorus, Lepidium Draba, Tordylium Apu- lunif Anemone hortensis. * P. Savi nel 1844 scriveva cbe l'isola era tutta coperta da fìtta maccbia, meno che in pochi luoghi della Valle dello Scalo Maestro 76 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE getazione che dopo lotte secolari vi si è fortemente impiantata e soffocherebbe i mal capitati semi che per avventura vi cades- sero, offrono a tutti probabilità uguali di riuscita. Notiamo an- cora che le piante di cui parliamo sono annue, e cioè di quelle che più facilmente si diffondono in terreni spesso rimaneggiati dall' uomo. Comunque sia, è certo che adesso quelle specie de- vono considerarsi come elementi integranti della flora dell'isola di Gorgona. Non avendo ancora ultimato lo studio delle piante raccolte, mi riservo di presentarne l'elenco nella prossima adunanza. Il Vice-Presidente "ARCANaELi domanda al Presidente se abbia trovato neir isola VArum italicum e se abbia fatto osservazione alla qualità del terreno in cui vegeta alla Gforgona il Pinus Halepensis : desidera pure sapere se sui serpentini che si trovano presso lo Scalo fosse stata notata qualcuna di quelle piante che si sogliono notare sui serpentini in Toscana. Il Presidente Sommier risponde che né egli, né alcuno dei com- pagni, che egli sappia, osservò VArum italicum^ mentre abbondan- tissimo era VArum Arisarum. Non crede si possa dire che i\ Pinus Halepensis alla Gorgona prediliga un terreno piuttosto che un altro, poiché lo si trova sparso per tutta l' isola. In quanto alle piante speciali dei serpentini, non ne ha osservata alcuna in Gorgona, ben- ché abbastanza estese vi siano le roccie serpentinose. Il Vice-Presidente ARCANaELi fa la seguente comunicazione : S,J]Li: ARAU CARIA IMBRICATA PAV. DEL R. ORTO BO- TANICO DI PISA. — NOTA DI G. ARCANGELI. Di questa pianta, scoperta nel 1780 ed introdotta in Inghil- terra nel 1796, si hanno oggigiorno in Europa bellissimi esem- plari, che ben possono rivaleggiare con quelli propri del suo paese natio, le Ande del Chile; pur tuttavia ritengo che non sia superfluo il dedicare alcune parole ad un saggio che adesso prospera nel nostro Giardino botanico. dove aveva ceduto il luogo alle colture, e nel basso della Cala Mar- tina dove per j^iccolo tratto verdeggiava un praticello. La colonia penale vi fa stabilita nel 1867, ed i lavori di dissodamento su larga scala furono incominciati nel 1869. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILK 77 Questa pianta, che adesso è di una bellezza non comune, per la disposizione regolare dei suoi rami e delle sue foglie, e per la sua forma, fu introdotta nel Giardino botanico al tempo del prof. Pietro Savi, ma non si sa precisamente in quale anno. Ben mi ricordo che nel 1870 questa pianta trovavasi in una delie fasce lungo il muro di Via Solferino, nello spartito detto Orto nuovo, ed era ben piccola non avendo essa più che un metro di altezza. Nel 1872 essa subì una ferita presso la base di uno dei rami inferiori, in seguito allo strappamento di uno dei rami secondari, e poco dopo venne trasferita nello spartito detto Collina, in prossimità del fabbricato del Museo. Successi- vamente, cioè nel 1883, venne nuovamente trasportata nell'Orto nuovo e precisamente nella parte destinata alle Araucarie, a Settentrione del nuovo Gabinetto botanico, ove tuttora si trova. Attualmente questa pianta presenta una forma quasi conica assai regolare, con rami poco più brevi dal lato di Maestro, ove si trova a contatto con un esemplare di Araucaria Bidwilliì Hook., e un po' più lunghi dal lato di Mezzogiorno. Il fusto, ch'é pure lievemente inclinato verso Mezzogiorno, misura 22 cm. di diametro alla base, ed è alto circa 5", 50. L'area occupata dalle fronde alla base è di circa 4", 70. Alla base del fusto si possono riconoscere le tracce di due verticilli di rami già morti e scomparsi. Al di sopra di questi se ne possono contare altri 11. I primi due verticilli ed il terzo avevano 4 soli rami, e di que- sti nel terzo tre soli rimangono. Gli altri dieci verticilli hanno tutti 5 rami, eccetto il 7° che ne ha sei. I primi 4 verticilli sono fra loro alla distanza di circa 30 cm., gli altri alla distanza di 45 cm. I rami dei vari verticilli, talora corrispondono sui me- diani dei verticilli prossimi, talora alternano con essi, quelli più bassi sono deflessi nella parte inferiore e curvati in alto nella superiore, i mediani ed i superiori sono patenti e legger- mente curvati in alto. Ciascun ramo presenta nella parte su- periore un diametro di circa 6 cm. e nella parte inferiore di circa 8, ed è inoltre fornito di rami secondari patenti opposti e laterali in 2-3 coppie trasversali, i superiori talora solitari. Le foglie sono ovato-acuminate con l' apice terminato in spina acuta, rigide, intere, sessili. Allorquando questa pianta si trovava nell' Orto nuovo nella fascia presso Via Solferino e subì la ferita sopra ricordata, essa 78 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE non poteva avere meno di 8-10 anni di età, essa avrebbe at- tualmente da 35-37 anni. Laonde, supponendo che i verticilli di rami si sieno formati ad intervalli di tempo uguali, si dovrebbe ammettere che fra l'uno e l'altro fossero passati 3 anni di ve- getazione; ciò che sta a indicare un accrescimento di notevole lentezza. Le Araucarie che il Veitch cita nel suo Manuale delle co- nifere, '■ esistenti a Bicton nella proprietà della signora Rolle, nella strada che conduce alla villa, che furono piantate nel 1843-44, nel 1881 avevano da 9-11 metri di altezza, con fusti del diametro da 50-70 cm. Pure ammettendo che, allorquando le piante furono collocate a dimora, avessero una dozzina di anni, nel 1881 esse non potevano avere più di 50 anni di età, ciò che vuol dire che, avendo esse tutto al più un' età mag- giore di Ys ^"^ nostra, presentavano un fusto di un diametro più che doppio. Quindi la pianta ha vegetato con maggiore lentezza di quelle. Secondo quanto asserisce il Beissner, ^ nella Revue horticole dell'anno 1889, a pag. 460, presso Pennandre a 16 km. da Brest, esistono i più grandi esemplari della Francia, i quali hanno fusti di 30 m. di altezza con un diametro di circa 1 m. Queste piante furono piantate nel 1823, ma supponendo pure ch'esse rimontino all'epoca dell'introduzione della specie, cioè al 1795, e quindi nel 1889 avessero 94 anni, a queir età minore del triplo della nostra, esse avevano un diametro più che quadruplo. Quindi anche in confronto con queste piante la nostra ha vegetato con maggior lentezza. Un esemplare di questa bella specie esiste pure nel parco di Sanmezzano di proprietà della sig. March. M. Paolucci ed altro ancora nel parco di Bibbiani del March. Niccolò Ridolfl. Di que- sti non é facile il poter rilevare 1' età con precisione. 11 primo nel 1889 aveva 6"\ 55 di altezza e 28 cm. di diametro alla base ; r altro nel 1890 aveva 8™, 70 di altezza ed il fusto del diametro di 27 cm. Di questo ultimo si sa che fu piantato nel 1865 e che nel 1877 il fusto aveva un diametro di circa 20 cm. men- ^ James Veitch et Sons, Manuale dei conìferi ecc., traduzione dall'inglese per Giovanni Sada, 1882, p. 198. " Beissner L., Handbuch der Nadelholzlcunde ecc. ; Berlin, 1891, p. 203. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE 79 tre nel 1890 lo aveva di 27, ciò che vuol dire che in 13 anni si é accresciuto in diametro di 7 cm. Ammesso pure che quando fu piantato avesse 15 anni, all'età di 40 anni esso aveva un fusto del diametro di 27 cm., cioè notevolmente maggiore di quello della nostra pianta, e quindi corrispondente ad un ac- crescimento più rapido. Anche il Giardino botanico di Lucca possedeva un bell'esem- plare di questa specie, che realmente era una delle piante più ammirabili di cotesta istituzione, perchè già cresciuta a cospicue dimensioni. Disgraziatamente però, secondo quanto mi viene riferito dal prof. C. Biechi, Direttore di quel Giardino, questa pianta mori tre anni or sono, in seguito ad un graduato e pro- gressivo deperimento. Essa ha vissuto in quel Giardino per circa 30 anni, e quando mori ad un'età che non poteva essere supe- riore ai 40 anni, aveva dimensioni assai maggiori della nostra. Quali sieno le cause, che hanno influito sopra questa lentezza di accrescimento nella nostra pianta, non è facile il poter de- terminare. Forse il fatto dei successivi trasporti cui è andata soggetta può avere avuto una certa influenza, ma più ancora probabilmente la qualità del terreno, ed anche il periodo di siccità estiva eh' essa è costretta a subire, condizione ben dif- ferente da quella in cui essa si trova nel suo paese natio. Ha la parola il Socio Passerini per farà una sua comunicazione intitolata : « Sulla presenza di fermenti zimici ossidanti nelle piante fanerogame », la quale, sorpassando i limiti accordati al BuUetlino, sarà pubblicata nel Nuovo Giornale botanico italiano. Il Segretario Baroni comunica i seguenti lavori : OSSERVAZIONI DI A. H. TROW • SULLA BIOLOGIA E CITO- LOGIA DI UNA VARIETÀ DI ACHLYA AMERICANA.— RECENSIONE DEL DOTT. F. CAVARA. Il Trow che aveva qualche anno fa pubblicato un altro la- voro sui nuclei delle Saprolegniee riprende questo studio sopra una varietà di Achlya americana Ilumphrey, che egli designa * Observations on the Biology and Cytology of a new^ variety of Achlya americana. With Plates VIII-X. Anuals of Botany. Voi. XIII, n. 49, p. 131-179; London, 1899. 80 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE per var. cambrica, con metodi di indagine assai scrupolosi sia dal lato della coltura con mezzi artificiali, sia della tecnica mi- croscopica nelle preparazioni microtomiche. Chi ha avuto occasione di osservare e studiare di questi deli- cati funghi, sa quante difficoltà vi sieno per seguirne lo sviluppo, e per metterne in evidenza le particolarità istologiche. Ora il Trow con vera abilità ha potuto coltivare, in numero grande di esemplari, la suddetta forma di Acìilya, fare sopra di essi ed in tempi diversi, per parecchi mesi di seguito, delle osservazioni bio- logiche, dandosi ragione completa delle fasi di sviluppo, delle con- dizioni di accrescimento e di riproduzione, dell'azione di agenti stimolanti o ritardatari, inducendo deviazioni nei processi nor- mali, cosi provocando anormale apogamia, ecc. ecc. La parte tuttavia che della memoria del Trow mi sembra avere maggiore importanza è quella concernente i fenomeni nucleari quali si svolgono durante le varie fasi degli organi di questi funghi, tanto più in quanto le risultanze alle quali il Trow è giunto, si scostano da quelle di precedenti investigatori. Le osservazioni citologiche fa precedere il Trow da un cenno sul metodo seguito nelle ricerche. Egli si servì, per mezzo fis- satore, di una soluzione acquosa, satura di subjimato corrosivo portata a temperatura elevata, esperimentando temperature di- verse quali 55", 65°, 75°, 85°, 95°. I migliori risultati li ottenne colle due prime. Disidratava poi il materiale successivamente con alcoli a 30 "j^, 50 "/„ '''0 V<" ^^ 7o ® assoluto e i passaggi facea lentissimi, cosicché vi impiegava circa una settimana; altra settimana occorreva a lui pei successivi passaggi del materiale agli xiloli 0 al cloroformio, per V impregnazione e l' inclusione in paraffina. * Le sezioni fatte al microtomo venivano dal Trow colorate con violetto di genziana ed cosina, e montate in balsamo sciolto in xilolo. Nelle sezioni le zoospore appariscono sferiche, a membrana fina, protoplasma granulare con grossi microsorai che si colo- * Un critico baldanzoso di Roma fece allo scrivente grave carico per aver detto che nell'allestimento di materiale per studii citolo- gici ci vogliono delle settimane, mentre egli asserisce che bastano pochi giorni. Potrebbe servirgli di buona lezione quanto è sopra riferito. F. C. SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DKL 9 APRILE 81 rano come il nucleo. Questo è molto grande e sferico; ha una membrana distinta ed un corpo centrale di struttura spugnosa che si colora intensamente e sembra essere tenuto in posto da numerosi esili filamenti che dalla sua poriCeria vanno fino alla membrana. Fra i filamenti vi è del ialoplasma nucleare o succo nucleare. Il Trow ritiene che i filamenti sieno di linina e che il corpo centrale contenga ad un tempo della cromatina e della sostanza nucleolare. Dal comportamento di questo corpo centrale durante la cariocinesi esso ras-5omiglia al cosi detto nucleolo delle Spirogyra. Va notato che detto corpo fu dato per nu- cleolo dal Dangeard e per cromosoma da Humphre}', Hartog e dallo stesso Trow nel precedente suo lavoro sulle Saprolegniee. ' Dalle zoospore germinanti si sviluppa un micelio da cui si originano gli sporangi. In questi si formano quatti"o o più spore. 1/ autore non riscontrò alcun processo di divisione né di fu- sione nei nuclei degli sporangi durante la formazione delle spore. I nuclei di queste risulterebbero da nuclei passati in egual numero dal micelio. Molto importanti sono i fatti accertati dal Trow nello svi- luppo degli organi sessuali (gametangia). Nei giovani oogoni vi ha un protoplasma a struttura schiumosa, nel quale vi sono molti nuclei. Attorno a questi il protoplasma assorbe di più la sostanza colorante, onde l' autore ritiene vi abbia una differen- ziazione di cììioplasììia a struttura fibrosa e di trofoplasma a struttura schiumosa. Negli anteridii vi hanno pure più nuclei che presentano ana- loga struttura di quelli oogoniali. In detti nuclei il Trow riscontrò evidente il processo di di- visione cariocinetica, e molti di essi trovò, da principio, allo stato di spirema. La cromatina che allo stato di riposo de* nuclei à'òW Achlya americana si osservava concentrata nel nucleolo, o corpo centrale, si separa nella profasi da questo e va a costituire i cromosomi. È particolare la seguente deduzione dell' autore : « If this view be correct, the nucleus of Achlya does not difTer ' Altro critico di Roma asserì clie il caso delle ISpirogyra è stra- ordinario ed unico. Pare inveca che questi casi si moltiplichino. Dopo le Spirogyra vengono i Saccharomiceti, e dopo questi vengono ora le Saprolegniee, con nucleolo ricco di cromatina. F. C. 82 SEDE DI FIREXZK - ADUxXANZA DEL 9 APRILE greatly from that of the higher plants. For its size it is rela- tively rich in chromatin and nucleolar matter, and the neces- sities of the case lead to an intimate mechanical mixture of theese two nuclear substances. » Questo modo di vedere è del tutto identico a quello esposto dallo scrivente, ' per nuclei di altre piante, con tuttoché di- chiarato insostenibile da certi critici. Figure di aster e di dìaster sono stati osservati dal Trow in stadii successivi, durante i quali peraltro la membrana nucleare persiste. Il numero dei cromosomi sarebbe, secondo Trow, proba- bilmente di quattro. Le fibre del fuso, secondo l'autore, sareb- bero derivate dai filamenti di linina e non dall'esterno del nucleo. Quanto al numero dei nuclei nello stadio anzidetto esso é as- sai superiore a quello del numero delle oosfere che debbono formarsi, anzi dieci volte tanto, mentre nello stadio successivo che precede il conglobamento {balling) del protoplasma per la formazione delle oospore, non si osservano più che due nuclei situati a distanza nella massa annulare di protoplasma che sta attorno ad una grande vacuola. Questo punto importante della biologia delle Saprolegniee è a lungo discusso con copia d' ar- gomenti dal Trow il quale viene alla conclusione che i nuclei soprannumerari possano venir digeriti dal protoplasma. Le oospore pronte per essere fecondate hanno ciascuna un nucleo che occupa la parte centrale. La fecondazione di esse avviene per opera di tubi fertilizzanti che applicandosi alla pa- rete oogoniale riescono a perforarla obliquamente. Allora una parte del protoplasma maschile, portante un nucleo, penetra nel- l'oogonio. I nuclei maschili, alquanto più piccoli dei femminili, restano per qualche tempo ad una certa distanza da questi, poi vi si avvicinano e finiscono per fondersi con essi. Tale fusione può avvenire dopo tre o più giorni dalla penetrazione del tubo fertilizzante, fino anche otto giorni appresso. Avvenuta la fusione il protoplasma si contrae alquanto e la membrana si ispessisce. La germinazione delle oospore, che può avvenire dopo un tempo più 0 meno lungo, si annunzia con fatti citologici impor- tanti. Il nucleo dell' oospora, anzitutto si divide nel tempo stesso che la membrana interna comincia a dissolversi. Da due nuclei * Cavara F., Intoì-no ad alcune strutture nucleari • Pavia, 1897. SEDE DI FII5ENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE 83 se no formano successivamente 4, 8, fino a circa 20. La divisione si opera in modo indiretto presentando tutti gli stadii della ca- riocinesi, e, ciò che è importante, il numero de' cromosomi sa- rebbe, secondo Trow, di otto. Con che resterebbe assodato che anche nelle Saprolegniee vi ha il fatto della riduzione de' cromosomi nei nuclei sessuali.' All'apice dei tubi di germinazione si forma un piccolo spo- rangio con 4 a 10 zoospore, e sovente, anche, dai tubi germina- tivi prende origine un piccolo micelio. Un capitolo intitolato « Criticisra and replies to Criticisms » è consacrato dal Trow a confutare, in base alle sue osservazioni, le risultanze di due precedenti ricercatori : l' Humphrey che aveva emesso l'opinione che la oospora uninucleata deWAchlya americana deriva da una binucleata in seguito a fusione dei due nuclei, e l' Hartog il quale aveva enunciato a proposito delle Saprolegniee la teoria dell' unione endogama multipla di gameti potenziali femminili. Il fatto della constatazione di una reale fecondazione nell' Achlya americana var. cambrica per parte del Trow toglie valore alle idee di questi due osservatori, ed attenua il concetto della generalità dell'apogamia, la quale, pur verificandosi sovente in tali piante inferiori, non è la regola; e per ben quattro specie di Saprolegniee (Saprolegnia diclina, S. mixta, Achlya americana, A. americana var. cambrica) è ora accertato il processo fecondativo. Interessante poi è la discussione fatta dal Trow sul fatto della divisione nucleare nei gameti sessuali e della riduzione dei cro- mosomi la quale non si verificherebbe in modo omologo nei nuclei delle piante ; così sì avrebbe riduzione nel numero dei cromosomi nei gameti, e nessuna alternanza di generazione, ad es. nei Fucics, Dictyota, Achlya e Saprolegnia, riduzione nella Sporogenesi ed una vera alternanza di generazione nelle Mii- scinee. Crittogame vascolari e Sperma/ite. Partendo infine dalla considerazione che negli animali la ri- duzione dei cromosomi nei nuclei sessuali è un fatto costante, come esseri esclusivamente gamobii, mentre non lo è nelle ' Il Berleso, nel suo studio sulle Peronosporee, concludo pei* am- mettere che vi abbia questa riduzione anche per questi funghi. (Vedi Bìvista di Patologia vegetale, 1897). 84 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE piante ove abbiamo gamofite e sporofito spesso con alternanza antitetica di generazioni, il Trow formula un'ipotesi degna di riguardo circa Ja derivazione e separazione delle forme vegetali. Egli ritiene che quando le forme antenate, assessuate comin- ciarono ad acquistare i caratteri sessuali, non vi dovette essere una linea assoluta di separazione fra gameti e spore; i gameti si svilupparono secondo due direzioni: da un lato con riduzione nella divisione nucleare, dall'altro senza tale riduzione. Il fatto della riduzione avrebbe avulo due origini almeno, una di queste sarebbe stata in comune con quella che ha luogo negli animali. Con questa concezione potrebbe essere attenuata la differenza che si vuole accampata fra i processi cariologici che si svolgono negli animali e nelle piante, e d'altra parte rese meno laboriose le ricostruzioni teoretiche sulla filogenesi delle tallofìte. Non ci nascondiamo, tuttavia, che questa teoria del Trow come quella dello Strasburger che considera il fatto della divi- sione riducente ne' gameti delle Tallofìte non come inerente a sessuale dififerenziazione ma come una necessità dell'unione di elementi che non hanno in sé potere germinativo, lasciano campo a critiche considerazioni. AGGIUNTE ALLA FLORA CRITTOGAMICA DEL REGGIANO DI C. CASALI. ' tallofìte. LICHENI Eteroliclieni. 1. Usnea Ijarljata Ach. — Sugli alti rami dei faggi nei boschi a settentrione dell' Alpe di Cusna, sui faggi al Monte Casa- rola. Sterile. 2. Evernia Prunasiri Ach. — Sui faggi al Monte Casarola nell'Alpe di Succiso. Sterile. ^ Le sj^ecie qui citate che si trovano già enumerate nel Catalogo del Saccardo e del Fiori (Licheni del Modenese e Beggiano) furono soltanto indicate per località della provincia di Modena. SEDE DI FIUBXZB - ADUNANZA DEL d APKILE 85 3. Ramalina calijcaris Korb. — Sui castagni a Vetto e a Ra- miseto. Sporifera. 4. Cladonia pyxidati Fr. — Sul terreno e sui legni putridi al colle e al monte. Regnano, Cere Marabino, al Macchione dell' Olio sopra Ramiseto. Sterile. 5. C. farcata Hoff. var. racemosa Hoff. — Sul terreno mu- scoso ad Albinea, a Roncolo ed alle Quattro Castella. Spo- rifera. 6. C. rangìferina Hotf. — Sul terreno muscoso al ]\Ionte Ca- sarola, sopra Sassalbo alle falde dell'Alpe di Succiso. Sterile. 7. Nephroma laevigatam Acli. — Sui faggi al Monto Casarola. Sporifero. 8. Peltigera rufescens HolT. — Sul terreno muscoso nei boschi di faggio attorno al Lago Cerretano sotto 1' Alpe di Mom- mio e al Monte Casarola. Sporifera. 9. Sticta scrobiculaia Scop. — Sui castagni a Vetto e a Cerva- rezza. Sterile. 10. I?nl)ricaria saxatilis Kòrb. — Sulle querele a Leguigno. Sporifera. 11. /. diffusa Web. — Sui tronchi nei castagneti di Vetto. Sterile. 12. Parmelia pulverulenia Korb. — Sui tronchi degli albei-i. Vetto e Ramiseto sui castagni e sulle querele. Sporifera. 13. Physcia parietina Korb. — Comunissima sugli alberi dal piano al monte. Dintorni di Reggio, Albinea, Quattro Ca- stella, ecc. Sporifera. 14. Pannarla plumltea Delis. — Sugli alberi al Macchione del- l'Olio sopra Ramiseto. Sterile. 15. Lecanora subfusca Ach. — Comune sugli alberi dal piano al monte. Villa Canali sui pioppi, sui faggi al Monte Casa- rola. Sporifera. 16. L. pallida Schreb. var. cìnerella Zlk. — Sui castagni nei boschi dalla Crovara a Vetto. Sporifera. 17. L. Flolowiana Sprgl. — Alla Crovara sopra Piagnolo sulle rocce. Sporifera. 18. Placodiwn saxicolwn Mass. var. dilfractam Mass. — Sulle rocce alla sommità del Monte Casarola. Sporifero. 19. Amphiloma murorwn HolFm. — Sui muri delle case presso il Crostolo a Villa S. Pellegrino, S. Maurizio sui muri del mulino presso il ponte del Rodano. Sporifero. 86 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE 20. Callopisma luteo-album Mass. — Sui pioppi alle Quattro Castella, a Rivalta e a Montecavolo, sui noci a Leguigno. Sporifero. 21. Lecania fuscella Mass. — Sui pioppi a Rivalta e a Villa Canali, sui carpini a Paullo. Sporifera. 22. Phialopsis riibra Kòrb. — Sui tronchi abbattuti di quercia a Leguigno, a Vetto ed a Cere Marabino. Sporifera. 23. Pertusaria communìs DC. var. varìolosa Wallr. — Sui faggi al Monte Casarola. Sterile. 24. Lecidea contigua Fr. — Montemiscoso e Monte Casarola sulle rocce. Sporifera. 25. RMzocay^pon peiraewn Mass. — Sui massi tra Canossa e Rossena. Sporifero. 26. Graphis scrìpta Ach. — Sui carpini a Paullo. Sterile. 27. Endocarpum miniatam Ach. var. complicatum Schaer. — Sulle rocce e sui sassi umidi presso Montemiscoso. Sporifero. Onieolicheni. 28. SynechoUastus conglomeratus Kòrb. — Sulle querele a Vetto. Sporifero. Presenta ancora un lavoro del dott. Bellini : « Contribuzione alla Flora dell'Umbria », che, superando lo spazio assegnato al Bullet- tiìio, comjDarirà nel Nuovo Giornale botanico italiano. Lo stesso Segretario, avendo la parola, si esprime nei seguenti termini : Mi permetto di ricbiamare 1' attenzione degli intervenuti sopra una fioritura anormale verificatasi in piante coltivate di Deut- zia gracilis. Nei giorni scorsi ricevevo dal cb. prof. Saccardo alcuni rametti fioriferi di questa pianta, provenienti dall'Orto botanico di Padova, ^ e il medesimo mi faceva notare come essa avesse fiorito pre- cocemente, sia in piena aria che in serra fredda ed avesse portato fiori piccolissimi, circa la metà di quelli che normalmente la pianta è solita sviluppare ; mi invitava quindi a verificare se questo curioso fenomeno si presentava anche negli esemplari che si coltivano a Firenze. Per questo esaminai le piante di Deutzia gracilis che si trovano tanto nell'Orto botanico di S. Marco, quanto in quello del Museo di Storia naturale in via Romana e potei accertarmi che an- • Il fenomeno si è verificato largamente anche in tutti i giardini privati di Padova, ove la Deutzia, cosi trasfigurata, sembrava, a prima vista, piuttosto una Spiraea. La prima osservazione è stata fatta in Padova dalla colta signorina Elisa Zamolo. — Cosi il prof. Saccardo in una sua lettera del 12 maggio. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE 87 che qui si verificava il fenomeno notato dal prof. Saccardo, però in modo ancora più strano, giacché i rametti fioriferi mostravano un evidentissimo dimorfismo fiorale, cioè da una parte del ramo era facile notare dei fiori piccoli, giallicci, del tipo di quelli inviati da Padova ; dall' altro lato poi si vedevano dei fiori normali assai più grandi, alcuni già svolti, altri tuttora in boccio. Si avevano dunque su questi esemplari dei fiori anormali, piccoli e a fioritura precoce ed altri normali più tardivi. Assoggettati poi a più minuta osservazione i fiori piccoli, notam- mo subito ciò che aveva fin dal 1891 osservato il sig. Ed. André (cfr. Revue horticole, 63® année, p. 203-204; Paris, 1891), che cioè essi si mostravano più o meno abortivi, sopratutto per ciò che concerne l'androceo. Di fatti gli stami sono estremamente ridotti ed hanno pìccole antere prive di polline (esemplari di Firenze), oppure con granuli di polline, piccoli, incolori, con poco plasma addensato ir- regolarmente alla parte centrale (esemplari di Padova). Questo pol- line, evidentemente atrofico, messo in condizioni adatte, non ha dato luogo a sviluppo del tubo pollinico. Gli stili sono tre, ma negli esem- plari di Padova sono assai piccoli ed eguagliano appena le antere, mentre nei fiori anormali di Firenze sono un po' più sviluppati e su- perano le antere, rammentando per questo carattere i fiori normali. Altre diiferenze si notano nel calice e nella corolla. Ho già detto che queste parti sono molto ridotte per le dimensioni : i sepali in- fatti misurano appena 1-1 '/j mm. in lunghezza, hanno forma trian- golare con apice acuto : di ]nù. il calice manca quasi completamente dei peli stellati, caratteristici di queste piante, o al più se ne trova qualcuno, assai raramente, sui margini : ciò ho potuto verificare tanto negli esemplari di Padova quanto in quelli di Firenze. Il race- mo mostra una notevole differenza, giacché nelle piante di Padova esso è pochissimo sviluppato, raggiunge appena 2 ','2 crn. ed ha i fiori molto addensati : nelle piante di Firenze la lunghezza del racemo è press' a poco normale; i fiori anormali poi si trovano quasi sempre verso la base dell'asse dell'infiorescenza, mentre verso l'apice si riscontrano i fiori normali. Questo caso teratologico (almeno quello presentato dai fiori di Padova), secondo quanto scrive André, si verifica frequentemente. Per spiegarlo suppone che la coltura prolungata di questa pianta e la propagazione di essa per houtures possano essere ragioni suffi- cienti a predisporre la pianta a malattie o a casi teratologici. La riproduzione per semi di questa pianta non avviene mai, giacché non si conoscono i semi di essa. Gli stessi Siebold e Zuccarini infatti scri- vono : « Capsula matura desideratili- ». Senza infirmare la supposizione di André mi permetto solo di osservare che molte altre piante sono sempre dai giardinieri riprodotte per houtures, eppure non hanno dato luogo ad anomalie di questa natura, come appunto avviene spesso nella Deutzia gracilis, secondo quanto scrive lo stesso André. Ma 88 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE potrà darsi benissimo die questa ipotesi abbia la sua parte di im- portanza nel fenomeno. Dal canto mio poi mi permetterei di os- servare che specialmente per ciò che concerne il dimorfismo fiorale constatato negli esemplari fiorentini, esso potrebbe dipendere dal se- guente fatto: A Firenze e altrove, tanto nel marzo quanto in aprile, abbiamo avuto uno sbilancio notevole nella temperatura, cioè a temperature miti, che hanno durato diversi giorni, è succeduto un periodo rigido di breve dui-ata. ^ Ora non potrebbe darsi che du- rante il periodo mite abbiano cominciato ad aprirsi alcune gemme fiorifere e che dopo i fiori, appana svoltisi, per il ritorno della tem- peratura rigida, si siano arrestati nel loro ulteriore sviluppo, rima- nendo cioè di piccole dimensioni e con organi sessuali abortiti ? Per esempio, a causa di questi sbilanci di temperatura, nella Oplirys ara- w?ye?'ce Huds., secondo mi avverte il eh. dott. Baccari, è stato notato elle in marzo molti esemplari di questa pianta dei dintorni di Firenze erano in fiore, dopo non si è più vista in fiore ed ora è tornata a fiorire, E se osservazioni fossero state fatte non credo che sarebbe diificile citare altri esempì. Anzi lo stesso prof. Saccardo mi dice che per questi sbilanci di temperatura verificatisi pure a Padova, i fiori delle Magnolie precoci già spuntati rimasero come abbrustoliti. Il caso teratologico avvertito a Padova dal prof. Saccardo, mi pare che sia facile a spiegarsi con la stessa ipotesi, quando si noti che negli esemplari padovani le gemme si sarebbero tutte svolte durante il periodo di temperatura mite, e che al sopraggiungere della tempe- ratura rigida i fiori si sarebbero arrestati nel loro sviluppo e sareb- bero rimasti tutti piccoli e abortivi. È anche da notarsi che in Pa- dova all' abbondante fioritura anomala micranta è susseguita fino dai primi di maggio quella, pure copiosa, a fiori grandi normali. Ma non voglio insistere più oltre su questa ipotesi : a me basta di aver messo in evidenza il fenomeno, lasciando che altri, o io stesso se mi se ne presenterà l'occasione, possa fare ulteriori osservazioni. In ultimo mi permetto annunziare che, col gentile concorso della Signorina Elisa Carnei, sono riuscito a trovare un libretto mano- scritto, lasciato dal defunto Prof. Carnei, in cui questi trascriveva i titoli dei lavori die andava man mano pubblicando; perciò sono in grado di poter completare con le seguenti aggiunte l'Elenco delle pubblicazioni scientifiche del Prof. Caruel, da me pubblicato l'anno decorso nel Bullettino della Soaìetà botanica italiana, n.° 8, p. 264. 1852. Storia dello sviluppo dell' embrione vegetabile del sig. Her- mann Schacht. Traduzione dagli Ann. des se. nat. 3^ sèrie, t. XV. Giornale hot. ital., anno 2°, parie 2», pp. 19-40 ; Firenze, 1852. 1852. Rivista botanica. Ibidem, pp. 41-58; Firenze, 1852. ' Per i dettagli di questi sbilanci di temperatura cfr. Messeri in litt. e in Bull, della R. Soc. Tose, di Ortic'.iltura, Aprile, p. 100; Firenze, 1899. SEDE DI FIREXZK - ADUNANZA DEL 9 APUILE 89 1857. Relazione letta nell'Adunanza solenne del 29 giugno 1857, per la pubblica mostra di fiori della Sue. Tose, d' Orticultura. 1861. Due articoli suU' Orticultui-a alla Esposizione italiana. Gior- nale V Esposizione italiana del 1861, n'. 8 e 10 ; Firenze^ 1861. 1867. Sur la flore des gabres de Toscane. Actes dit, congr. internai, de Botanique, pp. 58-63 ; Paris, 1S67. 1867. Note sur l'androcée des Fumariées. Bull, de la Soc. hot. de France, tome XIV, pp. 123-30: Paris, 1867. 1869. Le piantagioni al Canale dell' Istmo di Suez. Boll, della Soc. geogr. ital., fase. 2.°; Firenze, 1869. 1869. Sulla Cyclantbera explodens. Innovo Giorn. hot. ital., voi. I, pp. 14-11, con 1 tavola; Firenze, 1869. 1869. Sulla gimnospermia delle Conifere. Ibidem, pp. 92-96, 1869. Sul modo di tenere i cataloghi degli Orti botanici. Ibidem, pp. 157-58. 1874. L'Orto e il Museo botanico dell'Università di Pisa; Pisa, 1874. 1877. Botanical Nomenclature. Journal of Bolany, pp. 282 ; Lon- don, 1877. 1878. On tbe place of Characeae in the naturai system. Ibidem, pp. 258-59; London, 1878. 1878. La dottrina delle forme vegetali. Nuova Antologia; Poma, 1878. 1879. La vita vegetale. Ibidem; Poma, 1879. 1880. Phj'lidraceae iu De Candolle, Monograpbia Pbanerogamarum, voi. Ili, pp. 1-6 ; Parisiis, 1881. 1884. La Tecapbilaea Cyanocrocus. Ball, della Soc. Tose, d' Orticul- tura. Aprile 1884. 1836. Edoardo Morren. Bollettino della Soc. Tose, d' Orticultura ; Fi- renze, 1886. 1886. Sur la nouvelle famille des Scutélariées. Bull, de la Soc. bot. de France, tome XXXIII, pp. 266-268 ; Paris, 1886. Dopo di che è tolta l'adunanza. Bull, della Soe. boi. ital. 90 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO SEDE DI FIRENZE. Adunanza del dì 14 maggio 1899. Il Presidente comunica la nomina a socio perpetuo del sig. Achille Forti di Verona. Il Consigliere Pampaloni, Archivista, comunica la nota delle pub- blicazioni pervenute in dono alla Società. Esse sono : Denkschri'ften der Kgl. botanisehen Gesellschaft in Eegensburg. VII Band. Neue Folge, I Band ; Regensburg, 1898. Revista Chilena de Historìa Naturai. Anno II, n. 12, Dicembre 1898. The Botanical Gazette. Voi. XXVII, n. 4, Aprile 1899. Wiener Illustrirte Garten-Zeitung . IV Heft, Aprile 1899. Abhandlungen herausgegehen wom Naturwissenschaftlichen Verein zu Bremen. XVI Band, I Heft. Bulletin of the Torrey Botanical Club. Voi. XXVI, n. 4, Aprile 1899. Nuovo Giornale Botanico italiano. Voi. VI, n. 2, Aprile 1899. BuUettino della Società Botanica Italiana. N. 1-2-3, 1899. Science. Nuova Serie, voi. IX, n.» 222-223-224-225-226. Bibliotheca Mariano de la Paz. Graells. N. 50, Botanica. Si votano ringraziamenti ai donatori. Il Vice-presidente Arcangeli legge una sua nota SOPRA ALCUNE PIANTE DI ARAUCARIA COLTIVATE NEL- L'ORTO BOTANICO PISANO. — NOTA DI G. ARCAN- GELI. Allorquando fai nominato aiuto alla cattedra di Botanica in Pisa, cioè nel 1864, nel Giardino botanico pisano esisteva un bellissimo esemplare di Araucaria excelsa Br., che già aveva raggiunto varii metri di altezza quantunque tuttora in vaso. Quest' esemplare veniva nell* inverno tenuto in uno stanzone prossimo alla grande serra di levante, detta Serra della Banana, insieme a moltre altre piante, ma essendo oramai la pianta tal- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 91 mente cresciuta, che colla sua cima toccava il soffitto dello stanzone, il prof. P. Savi pensò di far scavare una buca ret- tangolare nel pavimento, per calarvi il vaso della pianta e cosi permettere a questa di poter continuare l'allungamento del suo fusto. Questo compenso fu sufficiente per alcuni anni, ma ben presto la pianta giunse nuovamente a toccare col suo apice il soffitto, e fu quindi necessario ricorrere ad altro espediente, non essendo ormai più possibile spingere il vaso ad una mag- giore profondità. A quell'epoca era tuttora ignota la facoltà che posseggono le Araucarie di riprodurre la loro cima, quando venga loro asportata; laonde il Savi credè miglior partito di far piantare questa Araucaria in piena terra, anche per riconoscere se essa avesse potuto resistere al nostro clima. Essa infatti venne pian- tata in piena terra nell' Orto nuovo, a mezzodì di quella casa che si trova nell'orto attiguo Gini ora Del Gratta, presso via Porta Buozi. Ciò avvenne circa il 1867 o 68, e la pianta, in seguito al suo collocamento nel luogo indicato, che avvenne nella primavera, continuò a vegetare nella estate successiva ; però nell'inverno susseguente essa venne uccisa dal gelo. Forse, la pianta peri, non tanto per l'azione del gelo, quanto per quella del rapido disgelo, cui era sottoposta, perchè dal lato di mezzogiorno liberamente esposta all' azione delle radiazioni solari. In seguito alla mia nomina a Direttore del Giardino pisano, volli io pure tentare qualche prova con alcune piante che si col- tivavano in vaso, e nell' inverno si riparavano in serra fredda. Una prima prova fu fatta sopra un bell'esemplare di Arauca- ria CooJiìi di circa due metri di altezza. Questo bell'esemplare fu piantato nell'Orto del Cedro dal lato di occidente, in prossi- mità del muretto ad archetti che lo separa dal prossimo viale: però l'esito fu infelice, giacché la pianta nell' inverno succes- sivo venne assai danneggiata dal gelo e nella primavera sus- seguente mori. Altra prova fu fatta posteriormente con altro esemplare di Araucaria Cunningliamii, che venne piantata nel- l'Orto nuovo, in quella parte presso al chiosco destinata alle Araucarie. Anche questa prova però non ebbe buoni resultati, giacché la pianta nel corso dell'inverno rimase assai danneg- giata, onde si pensò di rimetterla in vaso per non perderla. 92 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL li MAGaiO Trovandomi in Livorno nell'estate del 1897, rimasi molto sor- preso nel sentirmi riferire che nel Giardino Menicanti in via Ri- casoli si trovavano due belli esemplari di Araucaria "viventi in piena terra, gli unici che esistessero in quella città. Infatti lo stesso D' Menicanti mi confermò questa notizia, e m* invitò a vi- sitare questi due esemplari, che ebbi agio di potere ammirare in quel giardino. Erano questi esemplari due belle piante di non meno di 30 anni di età, 1' una appartenente all' A. excelsa e l'altra alla Coolìii. ' Questo fatto fu per me una vera umiliazione, giacché mi pa- reva quasi vergogna che, nell'Orto botanico di Pisa, non fosse possibile di tenere in piena terra piante siffatte, in un clima che gode reputazione di mitezza, ed in una località cosi poca distante da Livorno. Pensai quindi di ritentare ancora la prova, e neir autunno dello stesso anno 1897 feci collocare in terra un discreto esemplare di Araitcaria excelsa, presso il fabbricato del nuovo Gabinetto botanico dal lato di settentrione, in condi- zioni simili a quelle degli esemplari esistenti nel giardino Me- nicanti, cioè riparati dal fabbricato in modo che i raggi del sole del decembre, gennaio e febbraio non potessero investirli. Nel corso dell'inverno dell'anno successivo 1898 feci cuoprire con stoie l'esemplare, per difenderlo dal gelo nelle giornate più fredde, e l' esemplare, per quanto piuttosto gracile, ha resistito assai bene ed ha ripreso a vegetare. Nel corso dell'inverno ultimo esso è stato pure riparato con stoie ed ha pure resistito, però è da notare che ciò nulla prova, giacché l' inverno di que- st' anno é stato mite in modo affatto eccezionale. Resterà adesso a vedere quale sarà la sorte di questo esemplare in avvenire, temo però che vi sia poca probabilità di felice successo. Non sarà qui fuor di luogo il ricordare che un bello esem- plare di questa specie esisteva altresì in uno dei tepidarii del- l'Orto botanico fiorentino nel 1875, a tempo del compianto pro- fessor Parlatore. Altro esemplare pure di notevoli dimensioni trovasi tuttora nell'Orto botanico di Padova, col fusto alto più di H^jSO e colla circonferenza di più di l'",40, conservato in ^ Il D"" Menicanti gentilmente m' informa che queste due piante sono ancora in vita, e che la 1* ha 1' altezza di circa 14 m. con la circonferenza alla base di 1™,20, e la 2* è alta 7 m., con la circon- ferenza alla base di 42 cm. SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 93 apposita edicola. ' Altri bellissimi esemplari si possono osser- vare nel Giardino Ilambury presso la Mortola, altri pure a Genova e lungo la riviera di levante talora insieme all'^. Cooliii, altri a Napoli, ed altri a Palermo nel Giardino Florio, e nella Villa Tasca fra Palermo e Monreale. Fra questi, quelli della Riviera ligure e di Genova chiaramente dimostrano quanto il mare influisca a temperare i rigori estremi delle terre più prossime, consentendo appunto in queste, per quanto poste a la- titudine maggiore, la vegetazione di piante che in località più meridionali, ma da esso più lontane, difficilmente resistono o non resistono affatto all' aria aperta. Il socio Levier, dopo aver chiesti alcuni schiai-imenti al prof. Ar- cangeli, presenta un esemplare fiorito di Saxifraga Cotyledon L., cresciuto in vaso da rosette colte l'autunno scorso nella Val d'Am- bria presso Sondrio in Valtellina. La pannocchia, regolarmente pira- midale, ha 66 cm. d'altezza, è larga 22 cm. alla base, e porta cen- tinaia di fiori bianchi, cha perdurano più di un mese. L' epoca della fioritura, a Firenze, anticipa di circa 6 settimane su quella nel luogo natale. Nei fiori e sulla pianta vivono numerose piccole coc- ciniglie brune, alle quali sembra dover incombere l'ufficio della fe- condazione. Per la sua bellezza e per la lunghissima durata della fioritura, questa specie, comune nelle Prealpi italiane, meriterebbe di essere coltivata anche in pianura. Il Segretario Baroni presenta i seguenti lavori : AGGIUNTE ALLA FLORA CRITTOGAMICA DEL REGGIANO DI C. CASALI. ~ B R I 0 F IT E . MUSCHI. 1. Phascum cuspiclatum Schreb. — Comune ovunque sul ter- reno scoperto lungo le strade e nei campi. Lungo la nuova via di circonvallazione tra la Porta S. Croce e la Barriera ' Db Toni G. B., Intorno ad alcune inante e frutici esistenti nei Giardini di Padova, p. 7. ^ Delle specie qui enumerate, quelle già citate dal Fiori (Muschi ed Epatiche del Modenese e Reggiano) non furano ancora indicate per alcuna località della provincia di Reggio nell'Emilia. 4 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO V. E. a Reggio, Dintorni di Reggio, Quattro Castella, Al- binea, ecc. Primavera. 2. Ph. brijoides Dicks. — Comune al piano e al colle più del precedente. Dintorni di Reggio, Correggio, Bagnolo in piano, Quattro Castella, Albinea, Borzano, ecc. Dicembre-Marzo. 3. Systegium crispum Scbimp. — Comune lungo i fossi e le rive al piano ; meno comune al colle. Dintorni di Reggio, Villa S. Maurizio, Roncocesi, Bagnolo in piano, Traghet- tino, ecc. Marzo. 4. Eucladiuììi verUcìllatum Br. et Sch. — Acquabona e Cere rabino presso le fonti. Agosto. 5. Dicranella varia Schimp. — Comune sul terreno umido, lungo i corsi d'acqua, ecc. Dintorni di Reggio Villa Ospi- zio, Pecorile, Vezzano, Codemondo, Roncocesi, ecc. Inverno- Primavera. 6. Fissidens taxifolms Hedw. — Sul terreno nei luoghi om- breggiati e lungo le rive al piano, al colle e al monte. Vetto nei boschi, Villa S. Pellegrino lungo il Crostolo, Roncocesi. Primavera. 7. Trichostomum iophaceum Brid. — Sui sassi nei luoghi umidi e presso le fonti. Albinea alle fontane del Castello, Roncocesi nei manufatti dei fossati. Autunno-Primavera. 8. Barbuta ambigua Br. et Sch. — Comune sui muri e sul terreno. Al ponte del Crostolo a Villa S. Pellegrino, Vez- zan sul Crostolo. Primavera. 9. B. muralis Hedw. — Comune al piano, al colle e al monte sui sassi e sui muri. Dintorni di Reggio, Quattro Ca- stella, Albinea al Castello, Rossena, Montemiscoso, ecc. Pri- mavera. 10. B. squarrosa Br. et Sch. — Nei luoghi erbosi. Rivalta lungo le rive, Villa S. Maurizio lungo il Rodano. Sterile. 11. Gri7nmia 2^ulvinaia Smith. — Comune sui sassi al piano e al monte. Scandiano, Albinea al Castello, Reggio e dintorni. Bagnolo in piano, ecc. Primavera. 12. Orthotricum fallax Schimp. — Sui pioppi a villa Canali, a Coviolo e a Rivalta, Primavera. 13. 0. diaplianum Schrad. — Sopra gli alberi e più di rado sulle pietre al piano e al colle. Dintorni di Reggio, Ronco- cesi, Sesso, Quattro Castella, ecc. Primavera. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 95 14. Pogonatum nanum Pai. Beauv. — Sul terreno presso i boschi a Vetto e a Ramiseto. Primavera-Estate. 15. Fontinalis antipyreiica L. — Comune nei fossati e nei luo- ghi acquitrinosi al piano, al colle e al monte. Fontane del Castello di Albinea ; in frutto. Nei fossi a Roncocesi, S. Pro- spero degli Strinati nei paduli presso la vecchia fornace; sterile. Giugno, Luglio. IG. Leskea polì/carpa Ehrh. — Al piede degli alberi nella Villa Liberati a Coviolo, Traghettino, Sesso. Primavera. 17. Anomodon atienuatas Hartman. — Al piede degli alberi a Campegine, Roncocesi, Roncolo. Sterile. 18. Thiiidium tamarisGinum Br. et Sch. — Nei boschi a Vetto, Montemiscoso: sterile; Selvapiana: in frutto. Inverno-Pri- mavera. 19. Brachythecium populeum Br. et Sch. — Ramiseto al Mac- chione dell' Olio, Montemiscoso sugli alberi. Primavera. 20. Eurliynchiicm speciosicm Schimp. — Nei fossi a Villa Ca- vazzoli al Fontanelle e a S. Giulio, Roncocesi. Inverno. 21. E. praelongum Br. et Sch. — Lungo i fossi e le siepi al piano e al colle. Roncocesi con la specie precedente : in frutto; Villa Canali: sterile. Inverno. 22. Hypnum Sommerfeltiì Myrin. — Al piede degli alberi e sui sassi. Cavazzone, Regnano. Primavera-Estate. 23. H. aduncum Hedw. var. KneifTii Schimp. — Nei fossati e nei luoghi umidi ovunque. Villa Seta, Roncocesi, S. Prospero de- gli Strinati nei paduli presso la Vecchia Fornace. Sterile. 24. Hylocomium splendens Schimp. — Sul terreno e sui sassi dei boschi al monte. Mora presso Teano, Cere Marabino. Primavera. EPATICHE. 25. Lophocolea heterophylla (Schrad.), Dmrt. — Monte Casarola nell'Alpe di Succiso sui faggi. Giugno. 20. Porella laeuigata (Schrad.), Lindbg. — Borzano, nei boschi del Cavazzone. Sterile. 27. P. platyphylla (L.), Lindbg. — Sugli alberi aChiozza presso Scandiano, Teano, Cere Marabino. Aprile. 28. Radula complanata (L.), Dmrt. — Sugli alberi a Chiozza, Salvaterra. Primavera. 96 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAattlO 29. Frullania dilatata (L,), Dmrt. — Comune sugli alberi a Bor- zano, Albinea, Stiano, Cere Marabino, Monte Casarola, ecc. Autunno-Primavera. 30. F. Tamarisci. (L.), Dmrt. — Comune sui faggi al Monte Casarola, sulle rocce nei Castagneti di Vetto. Primavera. 31. Metzgeria farcala Dmrt. — Sul terreno nei luoghi muscosi a Montemiscoso e a Vetto. Sterile. 32. M. pubescens (Schrank.), Raddi. — Nei boschi al Monte Casarola nell'Alpe di Succiso. Sterile. 33. Riccardia 2)ingids (L.), B. et Gr. — Roncocesi tra il Cro- stolo e la Modolena. Aprile. 34. Sphaerocarpus Michela Bell. — Coviolo nella Villa Liberati sul terreno presso la Serra, Sesso, Massenzatico. Inverno. 35. Lunularia cruciata (L.), Dmrt. — Coviolo nella Villa Li- berati sul terreno, Castelnuovo Sotto nel Giardino. Sterile. 36. Marchantia polymorpha L. — Tra Cavola e Cere Mara- bino presso uno stillicidio, Mora presso Teano e Monte Ca- sarola sul terreno umido. Estate. 37. Riccia /tuitans L. — S. Savino e Traghettino nelle fosse. Sterile. 38. R. natans L. — S. Savino con la specie precedente, Poviglio nei fossati. Sterile. OOGENESI NEL PINUS LARICIO. OSSERVAZIONJ SULLA FECONDAZIONE E L'EMBRIOLOGIA DI QUESTA SPECIE, PER C. J. CHAMBERLAIN. * — RECENSIONE DEL DOT- TORE F. CAVARA. Sopra materiale raccolto nel 96 e 97 a brevissimi intervalli di tempo, ed opportunamente fissato, l' A. ha fatto numerose ricerche, i cui risultati, d' ordine specialmente citologico, meri- tano particolare attenzione. Frammenti di squame ovuligere contenenti ovuli in diversi stadii venivano dall' A. messi nel liquido fissatore, talora solu- zione di Flemming, per due ore, cui faceva seguire una so- « Botanical Gazette, voi. XXVII, Aprile 1899, n. 4, p. 268, con 3 tavole. SEDE DI FIREXZK - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 97 luzione di acido cromico-acetico per uno o due giorni, con che si evitava il facile imbrunimento dei pezzi; talora usava anche quest'ultima soluzione da sola, ovvero il liquido di Car- noy. Metodi coloranti preferiti dall' A. furono quello di Flera- ming (safranina, violetto di genziana, orange), cianina ed eri- trosina, ematossilina all' allume ferrico di Heidenhain la quale ultima da sola o seguita da fucsina gli diede i miglioii risultati. Oggetto di particolare attenzione fu anzitutto, per parte dell'A., la cellula del canale ventrale che è a diretto contatto dell' oo- sfera. Essa possiede un nucleo con un nucleolo, di rado 2 o 3, e scarsissima cromatina, la quale o si trova allo stato difì'uso o forma parte de' nucleoli. Ciò si rende anche più evidente dopo la mitotica divisione dalla quale risultano formati i due nuclei: quello della cellula del canale e quello dell'oosfera, separati più 0 meno completamente da una membrana destinata a scompa- rire. E che la cromatina sia in forma di nucleoli l'A. potè ri- levare da una serie completa di stadii di cui alcuni egli disegna (fig. 2, 3 e 5, tav. I). La posizione occupata dal nucleo della cellula del canale, fa pensare all'A. che non sia improbabile la fecondazione di questa cellula che per prima si trova ad accogliere il budello pollinico e quindi in condizione più favorevole che non il nucleo più lontano dell' oosfera. Questo fatto, in un coi caratteri del nu- cleo della cellula del canale, portano a intravvedere una certa omologia tra quest' ultima e la cellula uovo. Riguardo a quest' ultima, lo sviluppo del nucleo differisce as- solutamente, secondo le osservazioni dell'A., da quello del nu- cleo dell' oosfera delle angiosperme. Dopo la separazione della cellula del canale e dell'oosfera, il nucleo di quest'ultima in- grandisce ed avvengono in esso rapide e sensibili modificazioni da farlo distinguere dagli altri nuclei circostanti. È notevole il fatto che anche in questo nucleo quasi tutta la cromatina è in forma di nucleoli. Pochi filamenti di linina si osservano, e ad essi aderiscono piccolissime quantità di cromatina. In se- guito ogni traccia di reticolo lininico originario scompare e tutta la cromatina è in forma di nucleoli. Sembra tuttavia che una parte di questi non reagiscano egualmente colle sostanze coloranti della cromatina e vengano espulsi nel circostante citoplasma. I nucleoli cromatinici (che sarebbero analoghi ai 98 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO nuclèoles nuclèniens di Carnoy) si aggiustano di poi fittamente gli uni appresso gli altri, al centro del nucleo, e vanno tra- sformandosi in masse allungate che rappresentano definitiva- mente le masse cromatiniche del nucleo. A questo punto l'au- tore fa queste considerazioni : « Sembra probabile che varii corpi sieno stati descritti sotto il nome di nucleoli. Che alcuni di questi nucleoli rappresentino della cromatina è stato provato tanto negli animali che nelle piante. Negli animali i processi descritti da Carnoy e Lebrun pei Batraci rispecchiano assai quanto si verifica nel Pinus. Che la cromatina nei nuclei in riposo di Spirogyra, sia in forma di un nucleolo, é stato dimostrato da parecchi investigatori, e particolarmente da Mitzkewitsch. Un nucleolo cromatinico è stato pure descritto da Davis per la Corallina. Una relazione fra cromatina e nucleoli è stata notata nelle piante superiori, specialmente da Cavara e recentissimamente da Duggar. » * Il Chamberlain nota infine che in sezioni fisse alcuni nucleoli mostrano una spiccata differenziazione in una parte esterna fortemente colorabile ed una interna che si colora leggermente. Quanto al processo fecondativo del Pinus LarHcìo esso non sembra dall'A. bene delineato nelle sue salienti fasi. Con tuttoché egli abbia osservato più volte il nucleo maschile entro l'oosfera, non gli riesci di vederlo mai ad intimo contatto del nucleo femminile. Potè, tuttavia, in una buona preparazione vedere il nucleo maschile nei limiti originarii del pronucleo femmi- nile, ed ambidue allo stato di spirema. Curioso, che soltanto nel maschile si mostravano filamenti cinoplasmatici che non erano invece presenti nel femminile. Anche in altro preparato (fig. 21, tav. Ili) due nuclei con spirema appianato, ed assai accostati, fanno indurre all' A. che il superiore sia il maschile, l'inferiore il femminile. La fusione dei due nuclei non fu os- servata, ma sibbene la prima divisione susseguente alla fecon- dazione, allo stadio di diaster con visibili irradiazioni cinopla- smatiche e ben sviluppato fuso nucleare. I cromosomi hanno * Veggasi il lavoro originale del Chamberlain per la citazione completa degli scritti di questi autori. Preme allo scrivente far notare come la teoria della cromatolisi da lui sostenuta sembra prender piede, e si cominci a riscontrare anche in altre piante su- periori, quali Pinus, Begonia ecc. P. C. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 1-4 MAGGIO 99 in questo stadio forma di U. Dopo una seconda divisione i quat- tro nuclei cominciano a portarsi verso la base dell' oospora, e nella prima divisione successiva il fuso nucleare presentasi assai allargato e multipolare, con cromosomi sempre foggiati a U. Nel ricomporsi poi a riposo i singoli nuclei, i cromosomi non si risolvono in nucleoli, ma in ordinario reticolo. Il Chamberlain seguendo le diverse mitosi avrebbe osservata una transizione perfetta fra le fibre cinoplasmatiche e l'ordinaria reticolata struttura dell' oosfera, ciò che escluderebbe che dette fibre avessero d'uopo di una speciale sostanza cinoplasmatica 0 arcoplasmatica ne! senso di Strasburger e di Boveri. Riguardo ai centrosomi, per quanto egli non abbia potuto in modo assoluto identificarli durante le sue ricerche, tuttavia aree arcoplasmatiche analoghe a quelle deW Ascaris potè ri- scontrare ed anche disegnare per nuclei maschili. Dopo avere rilevati punti di contatto e differenze fra i risul- tati delle proprie ricerche e quelli di Blackman sull' oogenesi del Pinus sylvestìùs, differenze specialmente in ciò che riguarda lo sviluppo della cellula del canale ventrale, lo sviluppo del nucleo dell' oosfera, le fasi evolutive della cromatina, ecc., viene alle seguenti conclusioni sommarie: 1. Mentre la cellula del canale ventrale scompare d'ordinario subito dopo che si è formata, in alcuni casi essa persiste ed il suo nucleo diviene di dimensioni eguali a quelle del nucleo dell'oosfera, con analogo processo evolutivo. Con ciò viene dato nuovo appog- gio alla teoria che la cellula del canale sia omologa dell'oosfera. 2. Durante lo sviluppo del nucleo dell'oosfera la cromatina prende la forma di nucleoli che alla fine si raccolgono da ogni parte del nucleo in un'area vicino al centro ed ivi si svilup- pano in uno spirema tipico. 3. Appena il pronucleo maschile è presso al nucleo del- l'oosfera la cromatina dei due pronuclei appare in due distinte masse allo stato di spirema. Forse una segmentazione dei due spiremi avviene mentre essi sono separati. 4. Per quanto centrosomi non fossero positivamente identifi- cati in queste ricerche, le apparenze favoriscono tuttavia la sup- posizione che essi possano accompagnare i nuclei maschili. 5. La destinazione del fuso indica che le fibre cinoplasmatiche provengono da una trasformazione del reticolo citoplasmatico. 100 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO WILLIAM NYLANDER. — CENNO BIOGRAFICO PER C. GRILLI. Leggesi in una nota inviatami dal lichenologo frère Gasilien: La dotanique vieni d'éprouver une grande perle dans la per- sonne du docteur William Nijlander, mort à Paris le 29 onars à Vdge de soixante-diw-sejyt ans. Né le 3 janvier 1822 à TJleaborg {F inland) il suivit à partir de 1839 les cours de rUniversiiè de Helsingfors où il fui regie docteur en mèdecine à vingt-cinq ans. Après ses études, il fit un premier sèjoicr en Fì^ance de 1848 à 1857, souveni interrompu par des voyages en Finland, puis fui nommè professeur de boianique à celie mème universilè de Helsingfors, mais il n'occupa celle chaire que qualre cu cinq ans. Enfin vers 1863, le Docteur Nylander quitta dèfiìiitivement sa patrie et vini abiler Paris. Pendant près d'un demi-siècle, ce savant s'esl livrè d'une manière exclusiae à celie parile de la hotanique appelèe lichenologìe, consacrani tous ses instanis à composer des travaux sur les lichens, et surioul à dèierminer d'innombraMes èchantillons qic'on lui adressail de toutes les parties du monde. Aicoun lichenologue n'a ècrit avec une pareille abondance sur celle science. (Dalla nota citata.) Dei meriti peculiari delle opere del doti Nylander sarà trat- tato degnamente in Francia da un distinto botanico, ora però giova rammentare che prima della pubblicazione delia Synopsis melhodica Lichenum 1858-1860, la lichenografia aveva in parte progredito per migliori studi intorno ai caratteri della forma, della struttura delle spore ; però alcuni autori, accor- dando un valore esagerato ad alcuni caratteri, avevano ecces- sivamente aumentato il numero dei generi; pertanto la classifi- cazione del dott. Nylander fu riconosciuta come la più razionale ed i primi a seguirla furono Malbranche ed il Roumeguère. Oltre la suddetta opera, tra le più importanti si citano: Liclie- nes Scandinaviae, 1861; Prodromus Liclienographiae Galliae et Algeriae, 1857; Lichenes Novae Zelandiae, 1888; Exposilio Lichenum Novae Caledoniae , 1859; Uchenes Pyrenaeo- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 101 rum, 1891 ; Lichenes Faegiae et Palagoniae, 1888 ; Lichenes insularum Guineensium, 1889; Lichenes Japoniae, 1890; Ser- tum Lichenaeae e Labican et Singapore, 1891; Monograpìna Calicieoram, 1857; Expositio sgnojjticaPgrenocarpeorum, 1858; Recognitio monog rapii iae Ramai inaruni, 1870; Lichens cles environs de Paris, 1896; dopo alcuni mesi dalla pubblicazione di quest'opera pubblicò ancora un supplemento, Siipplèment aux Lichens des environs de Paris, 1897. Il distinto licheno- logo abbé Hue ha classificato la maggior parte delle opere del dott. Nylander nelle seguenti due opere: Hue, Addenda nova ad lichenographiam Europeam expos. W. Nylander in ord. syst. disp. 1886 ; Hue, Lichenes exotici a W. Nylander d escripti vel recogniti in herh. Musei Parisiensis prò max. pari, as- serv., 1893, A molte migliaja ascende il numero delle specie descritte dal Nylander; tra le quali moltissime nuove, cioè por- tano il nome che egli ha loro dato. Grande chiarezza si rileva nelle diagnosi ; con eleganza e maestria scriveva in latino, in guisa che anche questa parte della letteratura scientifica ha ricevuto l'impronta del suo ingegno. Ai botanici, che seguivano i suoi insegnamenti, fu largo di consigli. Molti esemplari di li- cheni, citati nell'elenco che io pubblicai nel 1896 nel Nuovo Giornale botanico, con il titolo: Lichenes in regione Picena ledi, quos exponit C. Grilli, furono da lui determinati, e tre mesi prima della sua morte mi forni i materiali per una me- moria intorno alla sistemazione di alcune specie del gen. Par- inelia da pubblicarsi in questo Bullettino. Sotto la sua direzio- ne, dice il Gasilien, si pubblicarono i lavori di Lamy de La Chapelle, Lichens du Mont-Dore et de la Haute Vienne, 1880; Lichens du Cauterets et de Lourdes, 1884, ed inoltre i seguenti tre cataloghi : Gasilien, Lichens rares de V Auvergne, 1891 ; Li- chens de Saint-Omer, 1891 ; Lichens du Plateau centrai, 1898. Ha partecipato, secondo il Gasilien, ai lavori lichenologici di Leigthon, Crombie, Stizenberger, Arnold Norrlin, Loika, ecc., egli pertanto a buon diritto fu chiamato dal Cooke il padre della lichenografia moderna. Per i caratteri distintivi nelle determi- nazioni suggeriva l'uso dei reattivi chimici, come la potassa caustica, l' ipoclorito di calce, il jodio. In vero, questo metodo^ il quale in sulle prime incontrò poco favore, la pratica quoti- diana ha provato che molte volte conduce a determinare con 102 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAaGlO certezza degli esemplari, avuto riguardo anche agli altri ca- ratteri. È nota la diversità di opinioni intorno alla costituzione e natura dei liclieni che esiste sin da molti anni tra i botanici. Vari autori considerano i licheni come funghi che vivono in simbiosi con le alghe, da qui la teoria algo-lichenica o della simbiosi ; al contrario la maggior parte degli specialisti in liche- nologia considera 1 licheni come organismi autonomi. Ardente sostenitore dell'autonomia dei licheni fu il dott. Nylander; egli con profondità di acume critico, confutando varie esperienze di laboratorio, dimostrò la falsità della teoria della simbiosi. In- torno a questo argomento si possono consultare i suoi articoli inseriti nel periodico la Flora dì Ratishona (1870, 77, 83, ecc.), come pure Vocerà. Enumeralo lichenum Fre/i Behringii, 1888, pag. 76, per tacere di altri suoi lavori. In una delle sue ul- time corrispondenze mi scriveva : « Vous devrez bien étudier Tulasne, Mèmoire pour servir à riiistoire organographique et physiologique des Licliens, Paris, 1852. Là vous trouveriez (pi. 3, f. 23 et pi. 11, f. 17) des excellentes fìgures de l'ori- gine des gonidies sur les jeunes thalles qui se dóveloppent de spores. » A quella lotta per il trionfo della verità scientifica si uni I. Richard, il quale nei lavori: Richard, Vautonomie des Lichens, 1883; Ètudes sur les subsiratums des Lichens, 1883; Observaiions sur une question de phijsiologie vegetale, 1891, ed in alcuni periodici, cercò di dimostrare con degli esempi come nelle cellule dei glomeruli tallini nascono e si formano i gonidii, e come questi non possono considerarsi alghe, ed ugual- mente dimostrò che sotto l'aspetto biologico i licheni non hanno nulla di comune con i funghi, e la diversità della loro natura. Il dott. Nylander era socio onorario della Socièiè Botanique de France, della Sociètè Linncenne de Bordeaux e di molte altre. Ha lasciato sin da molti anni un erbario pregevole alla Università di Helsingfors. Ci conforti il pensiero che il suo nome non perituro giungerà fin dove le scienze hanno onore. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 103 UFFICIO DEI PELI, DELL' ANTOCIAMXA E DEI NETTARI! ESTRANUZIALI DELL' AIL A N TU US GLANBULOSA DESF. — NOTA PREVENTIVA DI L. MACCHIATI. L' Ailanthm glanclulosa è, come tutti sanno, una pianta della famiglia delle Simariibaceae, originaria della China e del Giappone, la quale ormai si può ritenere naturalizzata tra noi; anzi in alcuni luoghi si può dire che siasi resa spontanea. I primordi di sviluppo delle sue foglie sono rappresentati da bozze tondeggianti che, di mano in mano, si fanno più promi- nenti: in esse, a difierenza di ciò che avviene nelle foglie di quasi tutte le piante, si conserva per lungo tempo l'accresci- mento apicale. Le stesse foglie sono lunghissime, imparipennate, costituite da dodici o più gioghi di foglioline laterali, le quali gradatamente si vanno impiccolendo dalla base all'apice dove ter- minano con una foglinola ordinariamente più piccola delle altre. Le foglie più giovani hanno le due pagine del lembo colo- rate d' un rosso-cupo, il quale é ognora più intenso nella pagina superiore ; e questa colorazione si va gradatamente sbia- dendo coir età sino ad estinguersi completamente nelle foglie adulte. Ma la tinta rosso-cupo si conserva più o meno se- condo l'esposizione della pianta: e cosi nei luoghi più soleggiati, come per esempio all' esposizione di mezzogiorno sui fianchi del Vesuvio, mantengono la stessa tinta persino le foglie completa- mente sviluppate. Io credo di avere intuita la ragione di questa differenza di comportamento che sarà da me esposta più innanzi. Tutte le foglioline giovani sono eziandio ricoperte da una fitta peluria, che dà loro l'apparenza — specialmente al lembo della pagina superiore — di essere vellutate. Nelle foglie giovani, quando siano osservate con una qualche lente d' ingrandimento, si possono distinguere, in tutta la pa- gina superiore del lembo degli innumerevoli peli capitati glandu- losi, il cui numero aumenta verso la base delle fogliole e sulle nervature. E, tra codesti peli, che hanno un colore rosso-ver- miglio intenso, si discernono, altrettanto numerosi, degli altri peli semplici, setolosi, incolori, i quali sono ognora più lunghi dei primi. 10-4 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO Sulla pagina inferiore i peli capitati d'ordinario non esistono o yì si trovano talora in piccolissimo numero; ma, in compenso, \i sono più numerosi i peli bianchi setolosi, i quali abbondano maggiormente ai lati delle nervature e sui margini del lembo. Nelle foglie delle piante die siano cresciute in esposizioni non troppo soleggiate, allorché esse abbiano conseguito il loro com- pleto sviluppo, e spesso anche qualche tempo prima, non si ha più quasi nessuno indizio del colore rosso, che va gradatamente estinguendosi dalie fogliole della base a quelle dell'apice : esse si presentano allora d'un bel colore verde, e, se viste ad occhio nudo, sembrano glabre sulla pagina superiore e scarsamente provviste di peli sulla inferiore, dove però i peli semplici per- mangono specialmente in prossimità e sulle nervature, come del pari si conservano sui margini. Ma osservando le due pa- gine del lembo fogliare con una lente d'ingrandimento, si di- mostra che tutti i peli glandulosi, che vi esistevano allo stato di giovinezza, vi si sono conservati colla forma consueta e per lo più anche collo stesso colore: solo però a quando a quando se ne vedono alcuni sbiaditi. In proporzione codesti peli sulle foglie adulte sembrano meno numerosi e sono realmente più radi, poiché non essendo aumentati né diminuiti di numero, si trovano ora ripartiti sopra una superficie almeno quaranta o cinquanta volte maggiore. Sotto il microscopio, a mediocre ingrandimento, coli' illumi- nazione diretta, risulta che i peli glandulosi capitati (o clavati) sono provvisti alla base d'un pedicello cilindrico — formato da quattro ad otto cellule discoidali — portante all'apice una clava pressoché sferica, la quale, nei peli che abbiano conseguito com- pleto sviluppo, è ordinariamente formata di tre strati di cellule di cui spesso sedici esterne, otto mediane e quattro interne. Tutte coteste cellule sono interamente colorate dalla sostanza colorante rossa, a cui devono la loro tinta, la quale imbeve il protoplasma. I peli semplici incolori setolosi, si vanno gradatamente as- sottigliando dalla base all'apice; essi sono unicellulari, ma, al- lorché siano completamente sviluppati, non comunicano più colle cellule epidermiche, da cui si isolano con un tramezzo alla base. Qualche rara volta vi se ne trova qualcuno bicellulare colla parete divisa da un setto trasversale a due terzi circa dalla SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 105 base. Ho potuto seguire più volto la divisione, che avviene cer- tamente per mitosi. Cotesti peli sono ricoperti da una sottile cuticola, e racchiudono protoplasma e chilema, le quali sostanze vengono a mancare per essere sostituite dall'aria in quelli che sono in via di degenerazione. I peli semplici delle foglie d' Ailanfo agiscono attivamente sulla luce polarizzata, stilla quale non hanno invece che una debolissima azione i peli glandulosi. Gli uni e gli altri compa- iono molto per tempo sulle foglie; anzi fanno la loro appari- zione sin da quando esse si trovano allo stato di apofisi sulle gemme : essi traggono origine dal dermatogene del meristema primordiale, senza che vi abbiano parte i tessuti sottostanti, co- me è il caso di altri tricomi, i quali per conseguenza devono ascriversi tra le emergenze. I peli glandulosi, che ho seguiti nel loro sviluppo, si formano cosi: incomincia a comparire una specie di bozza in una delle cellule del dermatogene, la quale si divide presto in due tra- sversalmente per mitosi; poi la cellula inferiore che è desti- nata a dare origine al pedicello seguita a dividersi — nello stesso modo — in quattro ed in otto cellule. Contemporanea- mente la cellula superiore, che è destinata a formare la clava, si divide, egualmente per mitosi, in quattro cellule nella dire- zione di due piani longitudinali e trasversali tra loro normali; e cotesta divisione prosegue in diverse direzioni fino a che siano costituite ventotto o più cellule di-stribuite d'ordinario in tre strati di sedici, otto e quattro cellule dall'esterno all' interno. Spesso è dato trovare le medesime glandule nei peli a diversi stadi di sviluppo, con un numero di cellule variabile da quattro a ventotto 0 più. Anche i peli setolosi traggono origine dalle cellule dei der- tnalogene, ma evidentemente in modo molto più semplice, col prolungamento d' una bozza, la quale si va ognora più accen- tuando, ingrossandosi, allungandosi, attenuandosi verso l'apice, ed isolandosi più tardi dalla cellula del dermatogene da cui ed a spese di cui si formano. Facendo delle sezioni trasversali delle foglie di questa pianta, ed assoggettandole all' osservazione microscopica, all' ingrandi- mento di 150-200 diametri, si trova che 1' epidermide, special- mente quella della pagina superiore, nelle foglie giovani — e Bull, della Soc. boi. Hai. ^ 1C6 SEDE DI FIKENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO talora anche nelle adulte di quelle piante che siano cresciute sotto l'influenza d'una radiazione luminosa molto intensa — è riccamente provvista di antocianìna, la quale vi esiste sciolta nel chilema. La stessa sostanza colorante manca quasi sempre nel mesofillo, tanto nell' epiclorenchima che nell' ipocloren- chima, dove invece abbondano i cloroplasti, i quali anche in queste foglie, come in quelle della mfiggior parte delle piante, si trovano più numerosi nell' epiclorenchima. Facendo cadere sopra una di codeste foglie qualche goccia d' idrato potassico o sodico, oppure se si facciano penetrare gli stessi reattivi nelle sezioni poste sotto il campo del microscopio, si vedrà che tosto le cellule dell'epidermide trasformano il loro colore rosso-cupo successivamente in turchino, turchino-vio- laceo e poi in un bel verde; e questo colore dopo che siasi conservato per un certo tempo, variabile colla concentrazione del reattivo impiegato, passa poi al giallo-verde ed al giallo. Dopo questa reazione non può esservi dubbio alcuno che il colore sia dovuto 2dV antociamna, la quale è di color rosso nei succhi cellulari acidi : si sa infatti che il color verde com- partito dall' idrato potassico è una mescolanza deW antocianìna alcalinizzata e di certe altre sostanze, le quali coli' alcali si colorano in giallo. ' Se si limiti la proporzione dell'alcali, sino a neutralizzare soltanto il succo cellulare, le cellule acquistano un colore azzurro. Alla base e sul margine delle fogliole giovani, ancor prima che siasi manifestato il più lontano accenno di lobi fogliari, si possono scorgere benissimo, dalla parte della pagina inferiore, due 0 più glandule nèttarifere, generalmente appaiate una per lato a capo delle infime due a sei nervature. Tali glandule, che per lo più sono due o quattro, raramente una soltanto, tre, cinque 0 sei, hanno forma di foveole orbicolari mediocremente profonde nelle foglie giovani, un po' di più incavate nello foglie adulte, nelle quali sono più sviluppate: esse sono attorniate da una spe- cie di cercine di color rosso-cupo nelle fogliole più giovani, e di color verde-cupo nelle adulte. Coteste glandule compaiono normalmente ove più tardi dovranno svilupparsi i lobi fogliari. ^ J. WlESNER, in: Botati. Zeitung, 1862, ed in : Prlngsheim's Jalir- buoher f. Wissen. Botan., voi. Vtll. SEDE DI FIRENZI-: - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 107 Ognuna di esse rappresenta un noliar io estranuziale :*di essi si trova una esatta descrizione, forse troppo succinta, nel ma- gistrale lavoro dell' illustre prof. Federico Del[)ino sulla « Fun- zione mirmecofila del regno vegetale ». ' Visti sotto il campo del microscopio — con illuminazione diretta — all' ingrandi- mento di 20-30 diametri, vi si distingue nel mezzo una fossetta o foveola incavata, nel cui fondo sbocca il condotto secreterò della gianduia, da cui sgorga, in quantità più o meno abbon- dante, dai primi di maggio a tutto settembre, un nettare dol- ciastro e gradevole, che è avidamente ricercato dalle formiche, dalle vespe, dalle api e talora da altri Imenotteri. Non v' ha dubbio che VAilanto ci offra un bellissimo esempio di pianta formicaria, nei cui nettarii si vede venir fuori, per lo più nelle ore del giorno, il liquido zuccherino sotto forma di gocciolette; e nel periodo di maggiore attività, in maggio e giugno, all'aurora se se ne tengano artatamente lontane le for- miche e gli altri Imenotteri che ne sono avidi, ne cadono rara- mente perù, di tempo in tempo, per sino delle goccioline sul terreno. Le formiche vi stanno quasi sempre, nelle ore del giorno, quali vigili sentinelle alla base del picciuolo di ciascuna foglia composta, che difendono efficacemente dagli altri esapodi, dagli aracnidi e specialmente dai bruchi dei Lepidotteri, non per- mettendo a nessun animale con cui siano in grado di conten- dere di avvicinarsi: anzi spesso combattono persino tra loro, perchè le più forti, più ardite e battagliere, allontanano — coi mezzi persuasivi di cui dispongono — le più deboli e miti. E quelle che rimangono padrone del campo, di quando in quando, fanno una diligente visita a tutti quanti i nettarii, senza che giammai ne lascino indietro neppure uno. Esse leccano avida- mente tutto il nettare, del quale coi loro organi boccali pro- muovono più abbondante la secrezione; indi ritornano subito al loro posto consueto sulla base dei picciuoli fogliari, e dopo un periodo di quiete, allorché giudicano che da quelle glandule siasi effettuata una nuova secrezione del liquido soave (ciò che del resto si rende facilmente palese ai loro occhi perfettissimi. ' ProJromo di una monografia delle piante formicarie. Parte I, in Mem. Acc, Bologaa, serie 4*, tom. 7, 1886, fase. 2°. 103 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO e all'odorato che devono avere pure squisito, se si giudichi dalla facoltà che hanno di essere favorevolmente o sfavorevolmente impressionate dagli odori, a seconda che siano gradevoli o sgra- devoli) fanno incontanente un'altra visita a cotesti nettarli; e ne ripetono delle consimili, ad intervalli più o meno lunghi, regolandosi coU'attività più o meno grande della secrezione, per tutte le ore del giorno, dall' aurora al tramonto. Fa meraviglia che una tale osservazione sia potuta passare quasi inosservata alla perspicacia del prof. Del pi no, il quale (1. e.) scrive : « La secrezione per alb^o è assai tenue e poco diuturna cessando nelle foglie adulte da ciualclie giorno. Per lo più la funzione formicaria in questa pianta deve ritenersi poco pronunciata, e pressoché ridotta a nulla : e infatti ben raramente ho riscontrato le formiche alla ìHcerca di siffatti nettarii (una volta sola e ancora in modo assai trascm^abile). « Pensando al numero e alla elalDorazione di questi nettarii, si sarebbe indotti a congetturare che questa specie altra volta abbia esercitato in modo ben più energico la funzione mir- ■mecofUa, e che air epoca attuale qicesta sia decaduta affatto, solo restando negli organi relativi non ancora eliminati il segno della 'medesima. » Io posso accertare che le mie osservazioni, ripetute per più anni consecutivi, non trovarono mai smentita. Presso Campo- galliano, in quel di Modena (1897), dov'io avevo preso dimora colla mia famiglia, dal maggio all'ottobre, potei seguire tutti i giorni l'azione di vigili sentinelle esercitata dalle formiche, su talune piante di Ailanto che vegetavano rigogliose nei pressi della casa da me abitata. E, più volte, mentr' io faceva quelle diligenti osservazioni, da cui mi risultava palesemente il bene- fizio che arrecano alle piante le formiche, pensava tra me che se certi autori, come ad esempio il Bonnier, Rathay, Danielli ed altri, i quali seguitano cocciutamente a negare che esistano piante formicarie nel senso voluto dal nostro Delpino ' e da Tom- maso Belt, ^ avessero potuto seguire come fu dato — moltissime volte — a me le formiche suW Ailanto, non avrebbero esitata ^ Atti della Società italiana di Scienze Naturali in Milano. Yol. XVI, 1874. — Bullettino della Società Entom. ital. in Firenze. Anno VI, 1874. 2 The naturalist in Nicaragua. London, 1874, p. 218 e seg. SEDE DI FIUENZB - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 109 neppure un momento a riconoscere che osse esercitano un'azione altamente protettrice sulle piante. Anche quest'anno da parecchi giorni qui in Caserta, e nella vicina Napoli, all' Orto botanico, mi è dato osservare le formi- che suW Ailanto, le cui glandule fogliari, alla presenza delle quali deve la pianta evidentemente il suo nome specifico, secer- nono abbondantemente il nettare in questo mese di maggio; e una tale osservazione ho desiderato che fosse fatta dallo stesso prof. Delpino, nonché dai suoi egregi assistenti prof. De Ga- sparis e dott. Rippa. Mentre io porto un cosi modesto contributo alla inconfutabile dottrina delle piante mirmecofile, genialmente concepita e dot- tamente illustrata dal Delpino, non posso fare a meno di ester- nare la mìa compiacenza nel vedere riprodotta amplificata, sotto il titolo di « Piante formicarie », ' la magistrale memoria sulla « Funzione mirmecofìla nel regno vegetale » ^ da kii pubbli- cata negli anni 1886, 88 e 89, che vorrei fosse, non che letta, diligentemente studiata da tutti i cultori delle scienze biologiche. Se si mettono delle piante à' Ailanto, od anche soltanto dei rami con germogli immersi nell'acqua, alla perfetta oscurità, mentre le nuove foglie si sviluppano bianche, deboli, colle cop- pie di foglioline più distanti che di consueto, quelle già formate diventano ben presto clorotiche. In queste condizioni le foglio- line di nuova formazione, hanno generalmente un maggior nu- mero di lobi, e conseguentemente si trova che in esse sono più numerosi i nettarli, i quali come sempre stanno regolarmente distribuiti uno per lobo. Facendone allora delle sezioni trasversali e longitudinali, ed assoggettandole all'osservazione microscopica, risulta che men- tre nelle foglie clorotiche sono degenerati i cloroplasti, nelle altre esistono soltanto i cloro fori incolori, cioè senza pigmento clorofilliano : le une e le altre sono egualmente prive di antocia' nina nelle cellule dell'epidermide; con che viene inconfutabil- mente dimostrato che per la formazione di questa sostanza. * Bullettino dell' Orto botanico della B. Università di I^cqìoli. (T. I, fase. 1, 1899). * Atti della Reale Accademia delle Scienze di Doloyna. (Anni 1886- 1888-89). 110 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO come per la clorofilla, sono richieste le radiazioni luminose ; dunque è vero, come lo ha sostenuto il Wiesner, ch'essa si forma per via fotochimica come la clorofilla. Ma mentre si decolorano le cellule dell'epidermide, il colore rimane nei peli glandulosi e compare in quelli delle nuove fo- glie, poiché essi sono colorati da una sostanza diversa dall'an- tocìanina, sulla formazione della quale non esercitano alcuna azione i raggi luminosi. Sulle foglie (i&W Ailanto, che sia mantenuto lungamente al- l'oscuro, si trovano meno numerosi e più deboli i peli semplici incolori, i quali per di più sono anche privi di cuticola. Dopo ciò mi pare di poter, senza esitazione, concludere che V antocianina deve esercitare un ufficio di protezione, contro r azione — dannosa ai cloroplasti — delle radiazioni luminose troppo vive sulle foglie giovani, e su quelle, benché adulte, ove la pianta sia cresciuta in località troppo soleggiata. Ma non è a credere che quest'ufficio sia una specialità àoìV Ailanthus glan- dulosa: nella maggior parte delle piante le giovani foglie sono più 0 meno intensamente colorate in rosso à^W antocianina ; per es. è spiccatissima questa colorazione nelle foglie giovani del limone, in quelle di rosa, talora in quelle del Prunus Lauro- cerasus, nelle varie specie di Sonchus ecc.; poco pronunciata per es. in quelle di vite. Ma, oltre a questo ufficio, l' antocianina può avere pure quello di regolare la traspirazione, prima che 1' epidermide ab- bia avuto il tempo di munirsi d'una cuticola: e questa mia opi- nione trova una dimostrazione inconfutabile nel fatto che i raggi rossi sono realmente i meno attivi di tutti per la traspirazione; e V antocianina ha eziandio l'ufficio di difendere le piante contro i rapidi cambiamenti di temperatura: ciò ritengo tanto più pro- babile quand' io penso che nelle mie frequenti escursioni spessa mi occorre di trovare, anche nei periodi di più rigogliosa ve- getazione, molte piante colle foglie arrossate nei luoghi troppo soleggiati ed in quelli ove l'esposizione favorisce i rapidi sbalzi di temperatura; la quale mia osservazione ho la fiducia che sarà riconfermata dai miei egregi colleghi. Anche i peli semplici sembra che abbiano l' ufficio di difen- dere le foglie giovani àQÌV Ailanto dalle radiazioni luminose troppo intense; e tanto più esercitano questa azione ove si ri- SEDE DI FJUKNZE - ADUNANZA DEL 11 MAGGIO Ili fletta eh' essi sono ricoperti da una sostanza cerosa, la quale ha altresì rutUcio di proteggere le foglie giovani dall'azione della rugiada e della brina: esse in virtù di cotesta sostanza cerosa dei peli non si bagnano che scarsamente e con difficoltà. È un fatto che le foglie giovani di quasi tutte le piante, confrontate con quelle adulte, sono ognora alquanto più pelo- sette, e talora villose (Pìjrus commanìs L., Qiiercas pedimcu- lata Willd., Quercus suher L., ecc.), tomentose (Ci/donia valga- ris Pers. Aralìa papyrifera Hook, ecc.), specialmente in quei vegetali nei quali non compare V antocianina. Codesti peli si diradano poi o scompaiono del tutto nelle foglie adulte (Pero). Però i due mezzi di protezione, cioè quello dei peli e dell'rtn- iocianina, possono anche coesistere nelle foglie giovani di certe piante, come ce ne offre appunto un esempio V Ailantlms glan- dulosa e la vite, nelle cui varietà si trovano molte gradazioni: dove più abbonda l' antocianma scarseggiano i peli ed inver- samente. Avendo messo una pianta d' Ailanlo — che era divenuta clo- rotica per lungo soggiorno all'oscurità — all'esposizione di mezzogiorno, dopo pochissimo tempo andò perduta invece di riaversi, poiché le sue foglie, specialmente quelle che si erano sviluppate senza luce, scarseggiavano di peli semplici e difet- tavano d' antocianina ; cioè era venuto a mancare loro qual- siasi mezzo di difesa contro la luce troppo viva e l'eccessiva traspirazione. Ben altra fu la sorte d'un' altra pianta che si trovava nelle stesse condizioni della prima, ma eh' io cauta- mente esposi grado a grado ad una luce ognora più intensa: in essa, poco per volta, ricomparvero i cloroplasti in tutte le foglie e nelle giovani eziandio Vantocianina. Essa superato il periodo critico si riebbe, e potè da allora sopportare, senza no- cumento, le radiazioni luminose d' intensità massima, quali si possono avere all'esposizione di mezzogiorno nei mesi d'estate. È d'uopo confessare che, sulla funzione biologica dei peli in ge- nere, noi siamo quasi all'oscuro di tutto: è realmente deplorevole la nostra ignoranza su tale argomento, poiché, fatta eccezione di quel poco che si sa di preciso sui tricomi degli organi fiorali — in ispeeie sui peli appulsori, — per tutti gli altri non possediamo che delle cognizioni imperfettissime, non essendosi quasi nessuno degnato di volgere su si vitale argomento la sua attenzione. 112 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO Io, da parecchi anni, ho iniziato un tale studio, e spero di avere risolto qualche quesito, se io non m' inganno, in modo abbastanza soddisfacente; ma, non volendo ora eccedere i lìmiti che sono concessi ad una nota preventiva, in un futuro lavoro esporrò la mia opinione sulla funzione che, a parer mio, eser- citano i peli glandulosi dell' Ailanto, come pure quelli di molte altre piante. Lo stesso Segretario legge ^^na sua recensione ad una nota pub- blicata di recente dal prof. Van Tieghem: SOPRA. UNA NOTA DEL PROF. VAN TIEGHEM INTITOLATA « SPORES, DIODES ET TOMfES ».* — RECENSIONE DEL DOTT. E. BARONI. L'Autore pubblica una breve nota per proporre una nuova nomenclatura con cui indicare i corpi talloidi riproduttori delle piante Crittogame, che finora sono stati tutti indistintamente denominati spore. Molti vegetali, a un dato momento del loro svi- luppo, producono, come si sa, delle cellule speciali, difTerenziate dalle cellule vegetative, che esse mettono in libertà e dissemi- nano nell'ambiente esterno. Ciascuna di queste cellule o subito dopo, oppure restando per un tempo più o meno lungo allo stato di vita latente, qualche volta tramezzandosi e producendo al- trettanti corpi pluricellulari, purché essa trovi attorno a sé le condizioni favorevoli, si sviluppa e dà origine in definitiva a un nuovo individuo. Rileva come questo nome, troppo generico, di spore mal si convenga a indicare corpi differenti per origine e per coUoca- camento e sia perciò necessario, volendo adoprare un linguag- gio esatto e chiaro, distinguere almeno tre sorta di queste cel- lule riproduttrici, e conserva per la prima il vecchio nome di spore, per le altre due propone due nuovi nomi, quello di cliocU e r altro di iomie. Spore. — Secondo l'A. con questo nome dovrebbero indicarsi quelle cellule riproduttrici che, formatesi sulla pianta adulta, si sviluppano in un nuovo individuo. A queste cellule infatti fu * Journal de Botanique, 13* anaée, n. 4, p. 127-132; Paris, 1899. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 11 MAGGIO 113 dapprima attribuito un tal nome e fu soltanto dopo, per una estensione di significato del tutto erronea, che lo stesso nome venne applicato alle altre due categorie. Tutti i funghi e la maggior parte delle Alghe, ossia la gran maggioranza delle Tallofite, sono provviste di spore, ora esogene, ora endogene, cioè a dire nate nell'interno di una cellula ma- dre, chiamata secondo i casi sporangio o asco. Però, come av- viene in molti Funghi, oltre le spore normali, la pianta forma una 0 più sorta di spore, che complessivamente si indicano col nome di conicli. Si hanno spore anche in buon numero di Muscinee, nelle quali esse sono rappresentate da quei piccoli corpi pluricellulari d'ori- gine esogena, che abitualmente vengono chiamati propagiilL Le Crittogame vascolari e le Fanerogame sono tutte sprovviste di spore. BiocU (da òi':hc,=passaggio). — Quest'ultime piante, Crittoga- me vascolari cioè e Fanerogame, producono tutte sopra l'indi- viduo adulto un'altra sorta di cellule speciali che esse mettono in libertà e disseminano. Sviluppandosi ulteriormente nel mezzo esterno, ciascuna di queste cellule dà origine in definitiva, non già direttamente a un individuo adulto, come fa una spora, ma soltanto a un corpo rudimentale, sovente di piccolissime dimen- sioni, chiamato profaUo. Su questo protallo in seguito nascono i gameti, sempre differenziati, dalla cui unione due a due ha ori- gine la cellula-uovo la quale più tardi si sviluppa in una nuova pianta. Se prima poteva essere giustificato il termine di spora appli- cato a queste cellule, oggi non possiamo dire altrettanto. Siccome queste cellule costituiscono il passaggio fra il corpo adulto e il protallo, cioè fra le due parti molto ineguali di cui la pianta totale si compone, 1' A. propone, come già scrisse fin dal 1886, ' di dar loro il nome di diodi. Come si sa queste cel- lule riproduttrici si originano dalle cellule madri per divisione tetraedrica e sono riunite in gran numero in un corpo promi- nente provvisto di parete, finora detto sporangio, e che si può d'ora innanzi chiamare diodangio. * Cfr. Van Tieghem, Éléments de Botanique, I, p. 128 in nota e p. 442; Paris, 1886. 114 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO Sono sprovviste di diodi le Tallofite e le Muscinee ; i diodi e i protalli die ne risultano sono dunque un carattere proprio alle piante vascolari, che potrebbero perciò indicarsi coi nomi di Diodofde o Protallate. I diodi possono essere di una sorta sola e produrre dei pro- talli monoici, ossia aversi isodiodta o isoprolallia, oppure di due sorta, microdiodi e inacrodiodi, e produrre cosi due differenti protalli, maschili gli uni e gli altri femminei, ossia aversi etero- diodia o eteroproiallia. Le Crittogame vascolari sono le une isodiodate (Felci, Equi- seti, Licopodi ecc.), le altre eterodiodate (Idropteridi, Selaginel- lacee). Le Fanerogame sono tutte eterodiodate. Da questo punto di vista inoltre fra le due divisioni esiste una differenza fondamentale. Nelle Crittogame vascolari, i diodi, tanto nel caso che sieno simili o differenti, sono tutti messi in libertà e i protalli, monoici o dioici, che essi producono sono situati nel mezzo esterno ove si formano anche e si sviluppano le loro cellule-uovo. Nelle Fanerogame, al contrario, i protalli, che sono di due sorta, sono sempre prodotti e dimorano situati all'interno del corpo della pianta adulta, ove si originano e si sviluppano le loro cellule-uovo; i femminei, perché i macrodiodi non sono messi in libertà e germogliano in posto; i maschili, perchè i microdiodi, nominati qui grani di ^polline, dopo essere stati separati dal corpo e disseminati nel mezzo esterno, ritornano a germogliare in vicinanza del macrodiodangio e si sviluppano all' interno di essi. In sostanza le Crittogame vascolari sono delle exoprotallate, le Fanerogame delle endoprotallate. Tomie (da tojxó = tagliatura). — Tutte le Muscinee, fra le Alghe l'ordine intero delle Rodofìcee, e fra i Funghi nell'or- dine degli OomJceti la famiglia delle Mucoracee, offrono durante lo sviluppo della cellula-ovo una discontinuità rimarchevole. Prodotta dalla pianta adulta, la cellula-ovo si sviluppa dappri- ma su di essa e a sue spese dà origine a un corpo rudimentale che presto cessa di crescere e che produce in diverse maniere delle cellule speciali che esso mette in libertà. Sviluppandosi in seguito nel mezzo esterno, ciascuna di esse diviene, in defini- tiva, un nuovo individuo adulto. A queste cellule che non sono delle spore, giacché esse non hanno origine da una pianta adulta, SEDB DI FIRKXZK - ADUNANZA DEL I-i MAGGIO 115 che non sono nemmeno dei diodi, giacché esse producono diretta- mente un individuo adulto, l'Autore ha recentemente proposto nel suo Corso di Botanica al Museo di Parigi di dare il nome di torni2 e al corpo rudimentale che le genera quello di tomiogono. Nelle Muscinee le tomie si formano per divisione tetraedrica nelle cellule madri speciali situate all' interno dell' estremità ri- gonfiata del tomiogono che si apre in diverso modo per met- terle in libertà; questo rigonfiamento terminale è dunque un tomiangio. Nelle Mucoracee, ove il tomiogono passa dapprima allo stato di vita latente, le tomie nascono pure per via endogena nell' estre- mità rigonfiata del tomiogono definitivo, che è ancora un to- miangio, ma di una struttura molto più semplice di quello delle Muscinee. Nelle Floridee, fra le Rodoficee, le tomie sono le cellule termi- nali dissociate da un addensamento più o meno fitto di filamenti ramosi che costituisce iWo;;i?05'0?v-o; esse sono dunque esogene, L'A. viene quindi a trarre le sue conclusioni secondo le quali: Diodi e tomie si escludono; diodi e spore sembrano escludersi pure. Ma spore e tomie possono trovarsi in una stessa pianta nelle sue diverse fasi di sviluppo, come si vede nelle Rodoficee, nelle Muco -acee e nelle Muscinee. Nello studio delle Crittogame vascolari propone l'autore di rinunziare d'ora innanzi ai termini spora, sporangio, micro- spora, microsporangio, macrospora, macrosporang io e di so- stituirli con questi alti-i : diade, diodangio, microdiode, micro- diodangio, ìuacrodiode, macrodiodangio. Nelle Fanerogame, i grani di polline sono i microdiodi, i sacchi pollinici, i microdio- dangi, e i tubi pollinici, le porzioni vegetative di altrettanti prolalli maschili, la nocella dell'ovulo è il macrodiodangio nel quale è soppressa la fase di macrodiode, e l'endosperma il pro- tallo femmineo ; per cui tutte le volte che si studierà queste piante comparativamente con le Crittogame vascolari sarà ne- ce.ssario di dare alle medesime cose i medesimi nomi. Parimente nello studio delle Muscinee si dovrà rinunziare ai termini di spora, sporangio e sporogono e sostituirli con quelli di tomia, tomiangio e tomiogono. Inoltre ciò che finora si è indicato col nome di propagulo si dovrà chiamare spora. Nelle Floridee che hanno delle vere spore, alle quali bisogna con- 116 SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO servare questo nome, le leiraspoì^e cioè, come si chiamano, è necessario di sostituire la denominazione di jJ^^oiospore o di car- pospore con quella di tonile e quella di cìstocarpo con quella di tomìogono. In questo modo dice l'autore useremo un linguaggio corretto e scevro di confusione. Le idee espresse dall'A. o verranno favorevolmente accolte dai cultori della Botanica crittogamica, ciò che è da augurarsi data l'autorità dell'illustre bo+anico di Francia, oppure verranno dai più accolte con la solita indifferenza, con la quale, almeno nei primi tempi, viene accolto lutto ciò che porta un cambia- mento notevole alle idee professate prima. Comunque sia il prof. Van Tieghem avrà sempre il merito di aver dato in modo semplice e chiaro una soluzione concreta ai giusti lamenti che da molti anni si sono avanzati circa la confusione grandissima che regna nel campo della Crittogamia per ciò che riguarda i termini tecnici. E a questo proposilo credo che non sarà fuor di luogo rammentare l'elevata e dotta discussione che avvenne in una seduta del Congresso internazionale botanico tenuto qui a Firenze nel 3874, dopo la quale un illustre botanico italiano, rapito da non molto alla Scienza, intendo dire il Carnei, rife- rendosi appunto al numero ormai stragrande dei termini tecnici usati dai vari Crittogamisti cosi si esprimeva: « sono tanti e spesso così indeterminati, da far si che un disgraziato botanico che non abbia fatto stadi speciali di crittogamia e pure per dovere d'ufficio o altro qualsiasi motivo debba parlarne, po- veretto non sa da die parte rifarsi e si trova miseramente imbrogliato. Mi sia dunque lecito a nome di tutti costoro pre- gare i signori Crittogamisti a volersi un poco intendere fra di loro per ridurre la loro terminologia più semplice e più chiara; oppure se ciò non è possibile, sforzarsi ognuno a giungere allo stesso scopo per il bene della scienza e dei suoi cultori. » Se poi i signori Crittogamisti non saranno disposti d'ora in- nanzi ad applicare le vedute del prof. Yan Tieghem potranno se non altro essere incitati da questo suo scritto a pensare al grave argomento per esporre le loro idee nel prossimo Con- gresso internazionale botanico che sarà tenuto nel 1900 a Pa- rigi per addivenire, se sarà possibile, ad un accordo completo per ciò che ha riguardo alla terminologia da usarsi nel regno delle piante crittogame. SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 117 Dopo alcune osservazioni dei soci Arcangeli e Sommier, questi fa la seguente comunicazione : PIANTE RACCOLTE DURANTE LA GITA SOCIALE ALLA GORCtONA. — PER $. SOMMIER. • Nel seguente elenco sono enumerate tutto quelle fra le fane- rogame spontanee raccolte durante la nostra escursione, che mancano in « Le piante fin ad ora trovate in Gorgona » del prof. Arcangeli. Vi ho aggiunto le poche specie già indicate per la Gorgona, ma mancanti nel suddetto lavoro, contrassegnan- dole con un * quando non siano state trovate anche da noi. Così le 82 specie più sotto numerate, aggiunte alle 345 di Ar- cangeli, - danno il totale di 427 piante vascolari spontanee finora note di Gorgona. Ho aggiunto il nome di qualche specie che vi abbiamo visto coltivata, e qualche osservazione critica sopra alcune delle piante della « Florula Gorgon ica » e dell'elenco del prof. Arcangeli. Queste specie sono in corsivo e non sono numerate. 1. * Adonis autumnaijs L. — Raccolto in Gorgona dal Lena, secondo Carnei Prodr. FI. Tose, p. 7. 2. Ranunculus velutinus Ten. — In una pendice erbosa fra il porto e Torre Vecchia. Fiori e frutti giovani. 3. * Papaver setigerum DC. — Secondo Carnei Prodr., p. 22, questa specie è stata raccolta alla Gorgona dal Savi, il quale però non la cita nella Florula Gorgonica. — La Fimiaria oljlcinalis della Fior. Gorg. (n. 8), secondo Caruel Prodr. p. 25, è invece la F. media (corretta poi nel Suppl. II, p. 5 in F. Gussonei Boiss.). Arcangeli però indica la F. o/ftciìialis L. di Gorgona anche per averne visto piante raccolte dal Moretti. Noi non vi abbiamo visto né questa specie, né la F. flabellata Gasp., mentre abbiamo osservato comunissime le F. capreolata L. e Gussonei Boiss. 4. Fumaria bicolor Somm. — Verso il Pollaio, rara. Fi. e fr. * Vedi questo BuUettino, 1899, p. 70. ■■* Come ho osservato a p. 71 in nota, il numero 349 indicato dal prof. Arcangeli va diminuito di quattro. 118 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 5. BisouTELLA LYRATA L. B. dWjmci o lìjrata Ces. Pass, e Gib. Coinp. d. FI. It. B. Apula fi lyraia Car. in Pari. FI. It., IX, p. 649. B. diclijma var. lyrata Are. Comp. 2* ediz.; Fiori e Paol. FI. an. d'It. — Immensamente abbondante in tutta la parte coltivata dell' isola. Fi. e fr. La pianta di Gorgona sembra identica a quella di Sampier- darena. Ha i fiori più grandi che in alcune stazioni più me- ridionali. Le silicule sono pelose in tutta la loro superficie. — Il Slsìjìnbriìmi officinale Scop. n. 17 della Florula Gorgo- nica, é stato dimenticato dal Carnei tanto nel Prodromo e Supplementi, quanto nella Statistica e nella continuazione della Fior. It. di Parlatore. Trovato anche da noi. 6. Capsella Bursapastoris Moench. — Verso la Casa Colo- nica, rara. Fiori e frutti. 7. Lepidiu.m Draba L. — In vari luoghi. Fiori. 8. DiPLOTAXis MURA.LIS DC. — Qua e là. Fi. e fr. Probabilmente é la stessa specie che Arcangeli indica sotto il nome di Biplotaxis tenuifoUa DC. 9. Calepina Corvini Desv. — Verso il Camposanto, rara. Fi. 10. Capparis rupestris Sibth. et Sm. — Sui muri vecchi, presso la Foresteria. Foglie. — Helianthemum gultalam Mill. — Savi (n. 23) riferisce come sinonimo Cistus acuminaius Vis., d'onde si dovrebbe dedurre che la pianta da esso raccolta in Gorgona fosse di dimensioni eccezionalmente grandi. Noi invece abbiamo trovato fra le piante della microflora una forma molto precoce del H. gattatam, poiché era già in flore alla flne di marzo, e ridotta a dimensioni minime (1-2 cm.). 11. SaCtIna apetala L. — Qua e là fra le piante della micro- flora. Fi. e fr. 12. S. MARiTiMA Don. — Qua e là. Abbondante sul piazzale da- vanti la Foresteria. Fi. e fr. I molti esemplari osservati avevano tutti i fiori apetali. 13. * Cerastidm glaucum Gren. var. quaternellum Gren. Moen- chia qicateiviella Ehrh. ; Savi FI. Gorg. n. 34. — È di- menticata neir elenco di Arcangeli. 14. C. SEMiDECANDRUM L. — Qua 0 là nella microflora. Fi. fr. 15. C. SicuLUM Guss. Fior. Sic. Prodr. Suppl., p. 137; FI. Sic. Syn. I, p. 507 ; Ces. Pass, e Gib. Comp. p. 783'; Pari. FI. It., SEDE DI FIRKXZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 119 IX, p. 484; Are. Comp. FI. It.: Rouy et Fouc. FI. de Fr. Ili, p. 218. a aggregatum Dur.; Gr. Godr. FI. de Fr., I, p. 269. C. seììiidecandricm y Sicrdum Fiori e Paol. FI. an. d'It., p. 352. Var. densiflorum Pari. 1. cit., p. 485; Rouy et Fouc. 1. cit. C. densi/lorum Guss. Siippl., p. 136; FI. Sic. Syn., I, p. 506. — Qua e là fra la microflora nei luoghi erbosi, piuttosto comune. Fiori. La pianta di Gorgona, per quanto posso giudicare senza vederla in frutto, corrisponde perfettamente a quelle di Sicilia e della Francia meridionale. Se ne trova qualche fiore tetramero, ma sono in gran maggioranza i penta- meri. Gli esemplari raccolti variano da 2 a 6 cm. ; sono per la maggior parte semplici ed eretti, ed hanno i fiori brevemente peduncolati, ravvicinati all' apice dei cauli. È specie assai affine al C. jnnyiili^ì^i Curt., e non ini sembra impossibile che sia stata confusa dal Moris nella Flora Sar- doa col suo C. pentandrum. Dal C. semidecandrum, di cui vien considerato come una forma da Fiori e Paoletti, 1. cit., oltre che per le brattee interamente erbacee, più grandi e pelose fino all'apice, per i peduncoli più corti, non reflessi, differisce per le divisioni del calice più lun- gamente e densamente pelone, meno lungamente glabre in alto e per i fiori almeno di un terzo più grandi, di modo che facilmente si di.stingne da quella specie che cresce pure negli stessi luoghi in Gorgona. Il C. semide- candrum inoltre è più precoce, poiché tutti gli esemplari che ne ho raccolto avevano già capsule mature. 16. Lepigonum rdbrum Wahlb. — Qua e là. Fi. fr. 17. LiNDM ANGDSTiroLiuM Huds. — Quac là sui margini erbosi. Fi. — L. usitatissimum L. — Ora coltivato nell'isola. 18. * Malva sylvestris L. — Raccolta in Gorgona da Pietro Savi secondo Bertoloni FI. It. VII, p. 260. Tuttavia manca nella Florula Gorgonica. 19. Lavatera arborea L. — Molto abbondante intorno al porto e alla Foresteria. Forse introdotta dall' uomo come pianta d' ornamento. Fi. e fr. giov. 20. L. Cretica L. — Al Pollaio e al porto. Fi. e fr. giov. 21. * L. MARiTiMA Gouan. — Raccolta in Gorgona dal Soleirol, secondo Bert. FI. It., VII, p. 274. 120 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 22. Erodium cicutarium L'Hérit. — È comune nella micro- flora una forma nana di questa specie con fiori bianchi. 23. E. BoTRYS Bert. — In vari luog-hi piuttosto abbondante. Fi. 24. E. LACiNiATUM Cav. — L' unico esemplare raccolto non è in uno stato di sviluppo tale da potere decidere con cer- tezza se appartenga a questa specie o air£'. Chium. Fi. e fr. 25. E. MALACOiDES Willd. — In molti luoghi abbondante. Fi. fr. 26. Cteranium dissectum L. — Diversi luoghi. Foglie. 27. Rhds CORIARIA L. — Sopra il porto. Probabilmente avanzi di qualche tentativo di cultura. Foglie. 28. LupiNUS iiiRSUTUS L. — Nella macchia, sopra Cala Mae- stra, raro. Foglie. — L. aWus L. — Coltivato abbondantemente. Fi. 29. Ulex europaeus L. — Sopra Torre Nuova. Abbondante, ma in area ristretta. Forse introdotto. Fi. e fr. giovani. 30. Medicago praecox DC. — Presso la Casa Colonica, ivi ab- bastanza abbondante. Fi e fr. 31. M. tribuloides Desv. — In molti luoghi. Fi. e fr. giov. Indico questa specie come nuova per l'isola, perchè se- condo Carnei, Prodr. p. 155, la M. tribuloides della Fior. Gorg., e quindi anche quella dell' elenco di Arcangeli, va riferita alla M. truncatula. — La M. tiiberculata Willd., Fior. Gorg. n. 62. è stata dimen- ticata da Carnei nel Prodromo e nella Statistica. 32. M. SATIVA L. — Questa specie della quale non fanno men- zione né Savi né Arcangeli fra le piante coltivate, ma che è citata dal Biamonti, si è sparsa adesso talmente nei luoghi erbosi, da doverla considerare come un elemento- delia flora dell' isola. P'oglie. 33. * Melilotus parviflorus Desf. — Carnei, 1" Suppl. al Pro- dromo p. 23, lo cita per la Gorgona come raccolto da P. Savi. Manca nella Florula Gorgonica. — Trifolium nigrescens Viv. — A questa specie va riportato il T. hybridum della Fior. Gorg. (n. 76) e dell'elenco di Arcangeli (n. 110) (v. Carnei Prodr. p. 172). — Comune. Fi. 34. Psoralea bituminosa L. — Sopra la Cala Scirocco. Fi. 35. * Lotus hispidus Desf. — Carnei, Prodr. p. 179, cita questa specie come raccolta dal Savi. Non figura nella Fior. Gorg. — Vieta altissima Desf. — Questo nome, come ha avvertito SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 121 Carnei, Prodr. p. 180, va sostituito a quello di V. sylvaiica Fior. Gorg. n. 90 e elenco di Arcanj^eli n, 130. 30. Latiiyrus Ochrus DO. — Nel coltivato in molti luoghi. Foglie. 37. L. sPHAERicus Retz. — Verso Casa Colonica. Foglie. Già indicato da Bertoloni (L. aìigulaius),FÌ. It. VII p. 154, per la Gorgona, come raccolta da Giulj. — L' Ornithopus compvessus nella Stat. p. 208, è stato se- gnato per sbaglio alla Pianosa invece che alla Gorgona. Robinia Pseudoacacia L. — Piantata in molti luoghi. 38. ToRDYLiUM Apulum L. — Abbondante nei luoghi erbosi sotto il Camposanto. Fi. e fr. giovani. 39. Hedera Helix L, — Cala Maestra, non comune. Foglie. 40. ViBURNQM TiNUS. — Veduto soltanto in luoghi dove si potrebbe dubitare della sua spontaneità. Foglie. 41.* Galiu.m saccharatum Ali.; Car. Prodr. p. 312. G. Vaillan- tia Web.; Car. 1° Suppl. e Statisi — Indicato per la Gor- gona nella Statistica di Caruel p. 214, quantunque non si trovi né nel Prodromo né nei Supplementi. Potrebbe quindi darsi che fosse un errore. 42. * G. PURPUREDM L. — Raccolto in Gorgona da Ant. Tar- gioni Tozzetti secondo Bertoloni FI. It, II p. 121 e con- fermato nella Flora It. di Parlatore. 43. G. ERECTUM Hiids. ; Car. Prodr. p. 310 excl. syn. Requienii. G. corruiaefòliam Vili. ; Car. Supp. II e Statistica. — Qua e là. P'oglie. Il G. erectum della Fior. Gorg., secondo Arcangeli, va riferito al G. cinerewn Ali. Anche noi abbiamo osservato frequente nelT isola il G. cinerewn, ma abbiamo trovato pure, benché più raro, il G. erectam, pianta assai diversa dal cinereitm al quale Caruel lo riunisce. 44. Fedia CoRNacopiAE Gaertn. — Pendici erbose lungo la via dal porto a Torre Vecchia. Ivi frequente. Fi. fr. 45. Bellis perennis L. — Qua e là nei prati e sui margini erbosi dei campi, in alcuni luoghi abbondante. Fi. 46. Phagnalon saxatile Cass, — Verso il Camposanto. Era già stato raccolto alla Gorgona da xVnt. Targioni Tozzetti se- condo Bert. FI. It. IX, p. 179. 47. Inula Conyza DC. — Qua e là, non frequente. Foglie. Bull, della Soc. hot. Hai. 8 122 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 48. Inula graveolens Desf. — Vari luoghi. Piante secche. 49. Chrysanthemum hybridum Guss. Cat. Bocc. — In vari luo- ghi ma non abbondante quanto la varietà. Fi. — var. DiscoLOR Guss. Syn, Pyretlirum Myconis var. disco- lor Moris FI. Sard. — Verso la Casa Colonica, e spe- cialmente abbondante in alcune pendici erbose fra il porto e il Camposanto. Fi. Ammetto questa specie perchè generalmente accettata nelle Flore italiane. Ma devo dire che il tipo, coi fiori rag- gianti di un giallo intenso, ben poco si distingue dal Chry- santhemum Myconis, tanto che, se non fosse stato per la presenza della varietà colle linguette bianche, non avrem- mo esitato a riferirlo a questa specie. Anche dopo più maturo esame, non posso trovare differenze di alcun valore. La caratteristica più spiccata è la precocità della fioritura, e con questo va d'accordo la poca o punta ramificazione della maggior parte degli esemplari, la glabrezza che si osserva tanto nel tipo quanto nella varietà, la grandezza un po' maggiore dei capolini. In quanto alla forma e den- tellatura delle foglie si ritrova spesso identica nel C. My- conis. Forse non a torto Moris, Flora Sard., sopprime addirittura la specie C. hybridum, e distingue soltanto una varietà discolor del C. Myconis. In quanto al Chrysanthe- mum. (Coleostephus) hyliridum. Lange in Willk. et Lange Prodr. FI, Hisp, II p. 105, pianta perenne, con rizoma stri- sciante, che cresce lungo i corsi d'acqua, è certo una specie ben diversa, erroneamente riferita alla specie di Gussone. Nessuna ombra di probabilità ha poi la supposizione di Ny- man (Conspectus FI. Eur. p. 370) che il C. hybridum sia un ibrido fra il C. Myconis e il C. segetitm. La varietà discolor, coi suoi grandi capolini, é assai gra- ziosa, e meriterebbe di essere coltivata nei nostri giardini come pianta d'ornamento. Le sue linguette bianche hanno una macchia d' un giallo chiaro alla base che è più o meno estesa, in modo che formano un anello bianco di varia larghezza intorno al centro giallo. Abbiamo trovato anche alcuni rari esemplari nei quali le intere linguette erano di quel medesimo giallo chiaro, e che presentavano quindi un passaggio fra il tipo giallo intenso e la varietà bicolore. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 123 Sarà interessante verificare se, a stagione inoltrata, s' incontra in Gorgona un C. Mijconis (indicato dal Savi) che possa distinguersi dalla forma gialla del C. Jiybridum. 50. Calendola arvensis L. — In molti luoghi, ma assai meno abbondante della seguente. Fi. fr. 51. C. STELLATA Cav. ; Are. Comp. FI. It. — ]\Iolto abbondante ed in molti luoghi nella parte coltivata dell' isola. Abbiamo osservato qua e là alcuni esemplari che per la grandezza e la colorazione dei capolini erano intermedi fra le due soprannominate Calendule. Sono forse il risultato del loro incrociamento? 52. Carlina corymbosa L. — Verso il Camposanto. Secca. 53. Centaurea transalpina Schleich. — Cala Martina. Bocci. Era già stata indicata per la Gorgona, come raccolta da Ant. Targioni Tozzetti, in Bert. FI. It. IX p. 434, sotto il nome di C. nigrescens (v. Carnei Prodr. p. 376 e Sta- tisi p. 218). — Lappa o/Ticìnalis Ali. — Presso la Casa Colonica e so- pra il porto. Foglie e infiorescenze secche. Questa è certo la Lappa trovata senza fiori e indicata da Savi n. 140 e da Arcangeli n. 26 come Lappa sp. Nella Statistica non è indicata alcuna Lappa di Gorgona. 54. Hypochaeris radicata L. — Qua e là sui margini erbosi. — La Hyoseris radiata L. è stata dimenticata per errore nella Statistica, benché trovisi nel Prodromo.. 55. * Erica scoparia L. — È indicata per la Gorgona in Carnei Statist. p. 222, ma non si trova né nel Prodromo né nei Supplementi, e neppure nella continuazione della Flora Italiana di Parlatore. Potrebbe quindi essere un errore. 56. Chlora perfoliata L. — Qua e là. Foglie. Caruel nel Prodromo e nella FI. It. l' indica come rac- colta in Gorgona dal Savi. Tuttavia manca nella Fior. Gorg. 57. Anchusa unddlata L. — Verso il Camposanto. Fi. 58. Myosotis hispida Schlecht. — Comune, specialmente in esemplari nani nella microflora. Fi. — Savi indica la M. alpestris per la Gorgona. Arcangeli avendovi trovato la M. sylvatica Hoffm.; ritiene che fosse questa la specie indicata dal Savi. Caruel invece, Prodr. e Statist, aveva riferito dubitativamente la specie di Savi alla M. intermedia. 124 SEDE DI FIREXZB - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 59. Cynoglossum pictum Ait. — Verso Torre Vecchia. Fi. 60. * Hyoscyamus niger L. — Raccolto in Gorgona dal Giulj se- condo Bert. FI. It. II 612. 61. (?) Veronica serpyllifolia L. — Casa Colonica. Foglie. 62. V. DiDYMA L. — Sopra il porto. — Carnei, Prodr. p. 507, aveva riferito la Melhsa Cala- mintha della Fior. Gorg. alla Calamintha montana Lam. (=z e. offlcinalis Moench). Però nel Supplemento IP p. 23 si corregge, e dice che va riferita alla Calaniintha par- vi/lora Lam. Questa sinonimia è confermata nella Flora It. VI p. 127. Va dunque cancellato dall'elenco di Arcan- geli il n. 162: Calamintha officinalis. 63. Salvia multifida Sibth. et Sm. — In vari luoghi. Fi. Nel Prodromo e nella Statistica questa pianta era in- dicata della Gorgona sulla fede di Bertoloni ; e ciò proba- bilmente per un equivoco, poiché la Flora Italica non la menziona di questa isola. 64. Brunella yulqaris L. — Qua e là. Foglie. 65. Prasium majus L. — Qua e là nella macchia. Bocci. Indicata nella Florula Gorgonica, é dimenticata nel- l'elenco di Arcangeli. 66. * Obione portulacoides Moq. — Raccolta in Gorgona da Ant. Targioni Tozzetti, secondo Bert. FI. It. X, p. 411. 67. * PoLYGONUM avigqlare L. — Indicato dal Savi nella Florula Gorgonica (n. 207). È omesso dall' Arcangeli. 68. * P. MARiTiMUM L. — È indicato da Caruel per la Gorgona nella Statistica p. 231 ; ma dubito che sia per errore, poi- ché non é citato né nel Prodromo né nei Supplementi. 69. RuMEX CRisPUS L. — Qua e là. Fr. secchi e foglie. 70. R. coNGLOMERATDs Schreb. — Qua e là. Fr. secchi e foglie. — Il Rumex imlcher L. della FI. Gorg. (n. 205), indicato nel Prodr. p. 548, è dimenticato nella Statistica p. 231. 71.* Laurds nobilis L. — Bertoloni, FI. It. IV p. 400, dice di averlo ricevuto dal Soleìrol « ex sylvis Gorgon iae ». — Del Cìjtinus Hìjpocistis L. ci si è mostrata molto fre- quente la var. Mrmesinus Moris sulle radici del Cistus iìicanas. Molto più raro abbiamo visto il tipo colle brattea giallastre, sulle radici del C. Monspeliensis. Entrambi erano in boccio. SEDE DI FIRKNZB - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 125 72. * EuPiiORBiA PiTHYUSA L. — Raccolta a Gorgona da Ant. Tar- gioni Tozzetti secondo Bertoloni V p. G7, e da Gaetano Baroni secondo Carnei Prodr. p. 562. Moriis alba L. — Coltivato. Fi. — Ficus Carica L. — Questa specie figura fra le piante spontanee di Gorgona nella Statist, di Caruel, bench.è Savi la indichi soltanto come coltivata. 73. QuERCus SuBER L. — Ne abbiamo visto una vecchia pianta fra il camposanto e il semaforo. Già indicato dal Bia- monti. 74. * Salix alba L. — Arcangeli lo cita solo come pianta colti- vata sulla fede del Biamonti. Però nella Fiorala Gorgonica figura fra le piante numerate, ed è riportata nel Prodr, e nella Statistica. — Populus alba L, — Coltivato. Foglie giovani. — P. nigra L. — Coltivato. Foglie giovani. 75. PiNus PiNASTER Ait. — Quosta specie si trova in molti punti dell' isola, benché meno frequentemente del P. Ha- lepensis. Secondo quanto ci fu detto, non vi é stato pian- tato, almeno non in tempo recente. 76. P. PiNEA L. — Anche a questo pino credo che vada con- cesso il diritto di cittadinanza nell'isola, poiclió, quantun- que introdotto, vi si trova in discreta quantità. — P. sylvestris L. — Abbiamo visto anche di questa specie qualche pianta che sembra prosperare. 77. Gladiolus sp. — Qua e là. Foglie. 78. PosiDONiA Caulini Kòn. — Citata nella Statistica p. 239. Vedesi sott' acqua tutto attorno all' isola. — V Aì'wn sp., n. 238 della Fior. Gorg., identificato da Arcangeli n. 288 coli' A. lialicum Mill., è una delle piante della Fior. Gorg. che mancano nella Statist. di Caruel. 70. * SciRPUS LAGUSTRis L. — Caruol, Prodr. p. 677, dice che fu raccolto dal Savi in Gorgona. Manca nella Fior. Gorg. 80. Carex DIVISA Huds. — In alcuni luoghi umidi sopra il porto verso il camposanto. Fi. 81. Anthoxanthum odoratum L. — Verso la Casa Colonica, in un prato. Ivi abbondante. Fi. — V Arundo Donax L., benché numerata nella Fior. Gorg., non figura per quest' isola nella Statistica di Caruel. Noi 126 SEDE DI FIRENZPa - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO l'abbiamo vista prosperare nella Cala Scirocco ed altrove; ma ci fu detto che vi era stata introdotta. — L'Avena sterilìs L., nella Statistica p. 244 è stata indicata per sbaglio della Capraia invece che della Gorgona. 82.* KoELERiA PHLEOiDEs Guss. — Parlatore, FI. It. p. 331, l'in- dica di Gorgona, e Caruel, Prodr. p. 727, dice che vi fu raccolta da Pietro Savi. Però manca nella Fior. Gorgonica. È da notare che né la Flora Italiana, né il Prodromo fanno alcuna menzione della Aira j^if'bescens della Fior. Gorg., riferita da Arcangeli alla Koeleria villosa Pers. Arcangeli nota che Sommier si è meravigliato di trovare in una isola piccola come è la Gorgona, un numero di piante non di molto minore clie nel Giglio che ha una superficie tanto maggiore. Egli crede che una causa sia da rinvenirsi nel fatto che la Gorgona è formata da schisti e il Giglio da granito : ora è ben noto che gli schisti sono assai attaccabili dagli agenti atmosferici e danno facil- mente origine a terreno atto alla vegetazione. Altra causa la ritrova nell' opera dell' uomo. Intorno poi al Chrysanthemum hyhridum, che Sommier crede sia forma primaverile del C. Myconis, egli stima che detta pianta possa essere una forma speciale dipendente dalla vicinanza del mare. Egli rammenta come la stazione dove lo ha raccolto in Calabria fosse vicina al mare. SoiiMiER osserva che al Giglio la penisola del Franco, che a dif- ferenza del resto dell' isola non è granitica, benché abbia alcune specie che non si trovano altrove, non gli è sembrata possedere una flora più variata del rimanente dell'isola. In quanto al Chrysanthe- mum hyhridum nota come, a suo parere, il tipo ben poco differisca dal C. Myconis ; ma la varietà discoJor deve considerarsi come un caso di albinismo, probabilmente oramai fissato ed ereditario. Levieb notifica che il Narcissus Puccinelli, da lui già presentato alla Società, ha cominciato a formare le capsule, ma non le ha por- tate a termine. Arcangeli ha pure notato nell' Orto Botanico di Pisa che le cap- sule del Narcissus Puccinelli cominciano a sviluppare, ma poi sec- cano non lasciando alcuna traccia di semi. Secondo Arcangeli il ÌV. Puccinelli non è che il A", tenuior. Egli ha trovato i grani polli- nici costantemente atrofici. Dopo di che è tolta la seduta. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL* 11 GIUGNO 127 SEDE DI FIRENZE. Adunanza pubblica del dì 11 giugno 1899. Per gentile invito del socio pi-of. conte N. Passerini, 1' «adunanza si tiene in Scandicci presso l'Istituto agrario di proprietà del suddetto. Il Presidente Sommier annunzia la nomina a socio del Gav. Carlo Sprenger di Napoli. L' Archivista Pampaloni legge la seguente nota delle pubblica- zioni pervenute in cambio o in dono alla Società : Montemartini doti. Luigi. Seconda contribiizione allo studio del pas- saggio dalla radice al fusto. De Toni E. Diatomee dell'antico corso Plavense. Società Africana d'Italia. Nota al E,. Governo per l'impianto dei Giardini spei'imentali di colture tropicali nell' Eritrea. Oscar Loew. Curing and Fermentation of Cigar beaf Tobacco. B. T. Galloway. Potato diseases and their Treatment New Spray- ing Devices. Doti. 0. Kirchner. Florula phycologica Benacensis. Glasnik hrvatskof/a Naravoslovnoga Drustva urednik S. Brusina. Fase. VI, vii, Vili, IX (5 fase). Revista Chilena de historia naturai. An. Ili, N. 1-2. Souder-Ahdruck auti den Berichten der Deutschen Dotanìschen Gesell- schaft. An. 1899, voi. XVII. Wiener Illustrirte Garten-Zeitung. Maggio 1899, 5" fase. The Botanical Gazette. Voi. XXVII, N. 5, Maggio 1899. Bulletin of the Torrey Botanical Club. Maggio 1899, voi. XXVI, fa- scicolo 5". Science. N. S. Voi. IX, N. 227, 228, 229, 230. Il Presidente annuncia pure il dono del volume III, parte 1» della Flore des Alpes maritimes del sig. Emile Burnat e fa rilevare r interesse speciale di questo fascicolo dedicato per la maggior parte a due dei generi più intricati quali sono Riihus e Uosa, studiati lun- gamente e con gran cura dall' autore. Richiama pure l' attenzione sulla prefazione del prof. John Briquet « sul concetto attuale della specie vegetale. » La Società vota ringraziamenti ai donatori. 128 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO Il socio Passerini presenta un suo lavoro intitolato : Sullo svi- liippo dì calore in alcune piante e sulla temperatura che assumono gli organi vegetali durante la insolazione ' e ne es^^one il contenuto, pro- vocando una discussione sull' ai'gomento. Lo stesso Passerini presenta inoltre alla Società a nome del so- cio MiCHELETTl alcuni esemplari del Cyperus polystachyus raccolti a Casamicciola alle fumaiole di Montelito. A proposito del Cyperus polystachyus, specie subtropica, il socio Levier fa notare come ad Ischia tale 25Ìanta incontrasi solo in vi- cinanza delle fumarole, ove la terra rimane calda tutto l'anno. Al Cyperus fa compagnia un musco, aneli' esso isolato in Europa, men- tre non è raro nella Pensilvania meridionale e si ritrova in Asia, dall'Assam fino al Giappone, cioè il Trematoion longicollis Rich., che vegeta e fruttifica pure alla vicina Solfatara di Pozzuoli. Altri esempi di piante probabilmente antichissime, mantenutesi in Italia in grazia di condizioni locali eccezionalmente favorevoli, ce li por- gono 1' Hymenopliyllum e la Dumortiera delle Alpi Apuane, la Wood- wardia radicans, che riempie una caverna sul versante meridionale del monte Epomeo, ove acquista dimensioni addirittura « tropicali », e la cosmopolita Pteris longifoUa, diifusa fino alle isole Fiji, la quale cresce tuttora rigogliosa in un fosso lungo la strada di Amalfi. A questi esempi Levier è lieto di poterne aggiungere un altro, interessante per Firenze e di rinvenimento recentissimo. Dai tempi di Raddi, non j^are sia stata riveduta da alcun botanico fiorentino la Marchantia paleacea Bert., scoperta da Pier Antonio Micheli quasi due secoli fa ed egregiamente figurata nel suo Nov. PI. Gen., Tav. I, fig. 4 (1729). Il Micheli dice essere la specie comune nei luoghi acquitrinosi intorno a Firenze, e sovratutto ai « Gemitivi o al balzo dei Gesuiti » nel piano di Ripoli, e lo stesso ripete nel 1838 il Nees von Esenbeck, nella sua opera Xaturgeschiclite der cu- ropaeischen Lebermoose (voi. IV, p. 101). Ora non v' è dubbio che la Marchantia paleacea ed anche la Marchantia polymorplia sieuo, per non dire scomparse, almeno divenute molto rare nei dintorni di Fi- renze, dove Levier, nel corso di più di 30 anni, confessa di non averle mai vedute, mentre ha raccolto in abbondanza la M. poly- morpha ia tutto l'Appennino Pistoiese. Era dunque interessante, per più riguardi, ricercare se la il/, paleacea esistesse ancora nel suo luogo classico micheliano. Dopo non poche ricerche infruttuose presso i proprietari ed i vecchi contadini del Piano di Ripoli, Le- vier seppe finalmente, dal parroco di un paese vicino, in quale punto preciso trovasi il « balzo dei Gesuiti », cosi detto, perchè l'attuale villa R., non lungi da Candeli, aveva anticamente appar- tenuto alla Compagnia di Gesù. Ivi, sulle sponde argillose e sco- scese dell'Arno, ove stillano piccole acque o « gemitivi », in mezzo * Questo lavoro sarà pubblicato nel Xuovo Giornale botanico ilaliano. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO 129 a larghi tappeti di Fegatella e di Pellia che le competono il terreno, vegetava pure la Marchaniia paleacea, già, provvista, il 19 maggio, di carpocefali femminei evoluti, benché sempre teneri, verdi e privi di spore, e di ricettacoli maschi a disco nerastro, duro, ottusamente lobato, ed a gambo assai corto, talvolta quasi nullo (2 millimetri) anche a perfetto sviluppo degli auteridì, i cui pori in rilievo ren- dono aspra la superficie del disco. A giudicare dallo sviluppo assai lento degli sporogeni, osservato sulla pianta coltivata in vaso sin dal 19 maggio, è probabile che la matui-azione delle spore cada in luglio o in agosto, mesi in cui ra- ramente si cercano epatiche in Firenze, la quale circostanza po- trebbe spiegare perchè il Nees non vide (su esemplari Raddiani?) che sporangi giovanissimi, in numero cosi scarso, che non osò sa- crificarne uno par 1' esame microscopico. Gli esemplari studiati dal Nees erano sprovvisti di ricettacoli maschi, ed egli suppose « se- condo l'analogia ». e con ragione, che essi dovessero essere « in forma di scudo con lobatxira ottusa lungo il margine » (schildformig mit stumpfgeschweifteìn Unifanf/e), descrizione anticipata che i soci potranno riscontrare esatta sugli esemplari in alcool del Museo bo- tanico di Firenze, che Levier, per jDrudenza, non portò seco sulle alture di Scandicci. Alla caratteristica degli organi maschi va ag- giunta la consistenza quasi cartilaginea, la fragilità ed il colore nerastro (rosso per trasparenza) del disco anteridifero, a margine leggermente rilevato e diviso in 7 o 9 lobi ottusi, irregolari, meno profondi di quelli dell' organo corrispondente femmineo, e la mi- nore lunghezza del peduncolo (da 2 a 7 mm., mentre il 9 misura da 22 a 32 mm.), j^eduncolo nudo o guarnito solo di qualcuna di quelle squame (paleae) filiformi brunastre che vedonsi in grande abbondanza lungo il gambo del carpocefalo, specialmente in alto, al suo punto d'inserzione più o meno eccentrico alla base dei raggi. Questi, nell' oi-gano femmineo, sono da 7 a 11, e talvolta suddivisi in altri due lobetti ottusi. La Marchantia paleacea Bert., oltreché a Firenze, è indicata in Italia (non é detto se fertile o sterile) nella provincia di Bergamo, nei din- torni di Verona, nella provincia di Treviso, in Liguria presso Chiavari (Massalongo, Repertorio delV Epatlcologia italiana, p. 56). Secondo il Nees, la M. paleacea Taylor, raccolta dal Wallich nel Nepal, sa- rebbe identica all' epatica fiorentina, salvo forse il numero minore dei raggi del carpocefalo, e lo stesso varrebbe, secondo il medesi- mo autore, per la Marchantia nitida Lehm. et Lindenb., pur' essa asiatica e di recente raccolta nello Shen-si settentrionale (China inter. temperata) dal R. Padre G. Giraldi. La Marchantia Xepalensis Lehm. et Lindenb., per quanto risulta da un primo e rapido con- fronto di esemplari fertili, 9 ® cf) provenienti dall' Imalaia occi- dentale (legerunt Duthie et Gollan) ed orientale (legerunt Decoly et Schaul 1899), e determinati in parte dal sig. F. Stephani, non 130 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO sembra differire, salvo i peduncoli assai più lunghi dei carpocefali, dalla pianta fiorentina. Il Presidente Sommier, dopo aver notato l'importanza del fatto che una pianta siasi conservata per quasi due secoli nella stessa località, senza estendersi né scomparire, annunzia come la gita fatta da al- cuni soci la mattina stessa lungo il Vingone, abbia fruttato il ri- trovamento di una pianta non ancora indicata di Toscana, e cioè del Linnm nodìflornm L. Esso si trova frequente nei campi di grano ai due lati del torrente. E adesso in pieno fiore. Probabilmente per essere cresciuto nella terra ricca dei campi, presenta, specialmente nelle sue foglie, uno sviluppo maggiore del solito. E giacché ha rammentato una specie nuova per la Toscana, cita ancora alcune specie nuove o rare per la nostra regione : Dancas bicolor Sibth. et Sm. D. setulosus Guss., trovato in fiore sul Tombolo di Burano il 1° Giugno. Àuthriscas Sicula DO. Ckaei-ophyllum Sioulum Guss. Prodr. A. ne- morosa fi gymnocaì'pa Ces. Pass, e Gib.; Car. in Pari. FI. It. A. ne- morosa fi Sicula Are. Comp. Trovato con frutti maturi nei boschi presso il Convento dei Pas- sionisti sul Monte Argentario il 4 di Giugno. Questa specie sembra sufficientemente àìstint a dalV Ani hrisaus ne- morosa Spr. j)er i caratteri benissimo esposti da Gussone El. Sic. Synops. I, p. 339. Rimane da vedere se la varietà b. fructibus tu- berculato-lihpidis di Gussone 1. e. sia da riferirsi all' una o all'altra di queste specie. Finora non era stata indicata di Toscana né 1'^. nemorosa né VA. Sicula. Cruclanella latifolia L. e Crucìanella angustifolìa L. trovate en- trambe in principio dì fioritura il 5 Giugno presso Firenze, e pro- priamente lungo il borro di S. Giorgio sotto Montisoni, e sopra Montisoni verso il Poggio di Firenze. Pterotlieca Neiuausensis Cass. Abbondante lungo la via di Greve poco avanti il Ponte degli Scopeti. Di quest' ultima pianta ci si può domandare se é una specie sfug- gita fin ora alle ricerche per la sua fugacità, e per essere assai somigliante ad altre cicoriacee che fioriscono alla medesima epoca, o se sia una specie di recente introduzione in via di estensione. E notevole il fatto che, non segnalata in Toscana fino al 1882, si é riscontrato adesso che è una delle specie le più. comuni nella bassa Maremma. Finalmente invita i soci cbe avessero dei dubbi sull'indigenato del Cistus laurifolius presso di noi, a recarsi a S. Brigida, dove in questo momento vedranno biancheggiare a perdita di vista la mac- chia sotto le querci, per le grandi corolle di questa bellissima pianta. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO 131 Il Segretario Baroni presenta i seguenti lavori : IL GENERE STIGONEMA IN ITALIA. — CONTRI HUTO ALLA FICOLOGIA ITALICA. — NOTA DI ACHILLE FORTI. Questo genere di Myxophy cecie, ritenuto a buon diritto dai sigg. Bornet e Flahault come cosniopolita, ' fu rinvenuto due sole volte in Italia l'ima dal prof. E. Martel, ^ il quale raccolse Stig. tarfaceum Engl. 13ot. sulle roccie travertinose umide che formano bacino alla cascata delle Marmore presso Terni; l'altra dallo Zanardini che indica Slig. occllatum, (Dillw.) Thur. « sulla terra paludosa nelle provincie venete. ' Altre due specie di Stigonema ora aggiungo alla flora ita- liana : Stig. informe Kuetz. e Stigonema mamillosum Ag. Quest'ultimo poi, ritenuto dai sigg. Bornet e Flahault come proprio dell' Europa settentrionale e degli Stati Uniti, sarebbe quindi per la prima volta rinvenuto nell'Europa meridionale. Ho ritrovato ambedue queste elegantissime alghe aderenti ad un culmo di Scirpics lacicsfris Lin. inviatomi dal dott. Arrigo Lorenzi limnologo udinese che lo raccolse nella palude dì Sa- limTjergo o di Sèquals nel Friuli occidentale. — Gli esterno qui i miei più vivi ringraziamenti. Insieme ai due Stigonema trovai anche 2ì\ìvq Myxophijccae : Scylonema natans Cooke; Tolypothrix /an^tto Wartm.; T. tc- nuis Kuetz.; Coelosphaerium Kuetzingianum Naeg. Insieme a due Diatomee: Navicula nobifis Ehr. e Gomphonema con- strictiim Ehr. ^ BoKNET et Flahault, Revision des Nostocacées hétérocystées conte- nues dans Ics prinoipaux herbiers de France. — Annales des sciences naturelles, VII sòr., tomes III, IV, V et VII. — Io., Tableau sy- noptique des Xostocacées hétérocystées filaìiienteuses. — ^Mémoires de la Soc. Nationale des Sciences de Cherbourg, tomes XXV-VI, 1885. * E. Martel, Contribuzione alla conoscenza delV algologia romana, Ann. Ist. Bot. di Roma, II, 1885. » De Toni G. B. e Levi Morenos D., Flora Algologica della Ve- nezia: IV Myxophyceae, per G. B. De Toni — Atti R. Ist. Veneto S. L. A,, serie VII, voi. III; Venezia, 1892. 132 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO SOPRA UN IBRIDO SPETTANTE AL GENERE CARBUUS. — NOTA DEL DOTT. C. MASSALONGO. Nello scorso mese di Maggio trovandomi a Verona, in una passeggiata che ho fatto al difuori della Porta S. Giorgio e pre- cisamente nei luoghi erbosi di quel tratto del margine della fossa di circonvallazione che si estende fra detta Porta ed il Ponte Garibaldi, fui colpito da un robusto e strano esemplare di una pianta spettante al genere Ccwcliius. Esaminata attenta- mente tale pianta, ho dovuto convincermi trattarsi di una forma ibrida, nata, con tutta probabilità, dall'incrocio fra il Carcluus niclans ed il C. injcnoceplialus ; ciò che mi veniva suggerito sia dalla presenza, in quella località, di queste due specie sol- tanto di Carcluus, sia dai caratteri presentati dall'esemplare che avea attirata la mia attenzione. Sebbene non sieno rarissimi gli ibridi in questo genere di Asteracee, tuttavia la mia scoperta mi sembra di qualche inte- resse, specialmente perché, da quanto ho potuto constatare, finora non sarebbero stati segnalati ibridi fra le due specie sopramen- zionate. Per questo motivo, come ancora avuto riguardo al particolare aspetto del nostro ibrido, in conseguenza del trovarsi su di esso in diversa guisa ereditati ed insieme riuniti i caratteri del Carduus nutans e C. pycnocephalus, credo di indicarne brevemente le differenze più spiccate da esso offerte, rispetto ai due suoi genitori. E prima di tutto ricorderò come la pianta da me esaminata fosse fornita di radice fittonante, poco ramosa ; il suo caule era fino dalla base diviso e suddiviso in numerose ramificazioni, in maniera da mostrarsi cespuglioso, quasi analogamente a quanto si osserva, per lo più, nel Carduus pijcnocephalus. Il colore, l'indumento del fusto e suoi rami, corrispondevano per contrario con quelli del Carduus nutans; relativamente alle foglie noto che queste appena differivano da quelle di quest'ultima spe- cie. I capolini fiorali od antodii, di forma subovata, erano quasi il triplo più piccoli di quelli del C. nutans, sebbene ne presen- tassero lo stesso colore rosso cupo dei flosculi e la stessa forma delle brattee involucrali, quantunque queste non fossero cosi SBDE DI FIUEXZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO 133 reflesso-patenti come si rileva nel C. nutans. Tali capolini non trovavansi sempre solitari, ma riuniti, per lo più, in numero di due 0 tre, l'uno terminale, mentre gli altri erano laterali, sessili ed orizzontali in maniera analoga a quanto si veri (Ica nel C. pycnocephalus. l peduncoli che portavano all'apice dette infio- rescenze si presentavano superiormente denudati, ma non cosi allungati come nel C. nutans. Ho potuto verilicare che l'ibrido in parola portava frutti fer- tili, ma non posso dire, benché del resto mi sembri probabile, se esso rappresenta la prima generazione nata dall'incrocio dei due parenti, come pure quale di questi abbia fornito il polline e quale l'ovulo. Da quanto però venni ad esporre, risulta evidente che il no- stro ibrido presenterebbe in comune col Carduus pycnocepha- lus, il fusto più 0 meno cespuglioso, la disposizione, numero e grandezza dei capolini florali, mentre la loro forma subovata (e non cilindraceo-campanulata, od ovato-globosa) potrebbe con- siderarsi quasi intermediaria a quella propria dei due parenti. In riguardo a tutti gli altri caratteri cioè : colore, indumento del caule e delle foglie, forma di quest'ultime e delle brattee in- veì ucrali, nonché colore dei flosculi, ricorderebbe il C. nutans. Nel complesso adunque si può dire che l'ibrido studiato si ac- costa di più a quest'ultima specie che non al C. pi/cnocephalus , ragion per la quale converrebbe indicarlo col nome di Carduus pernutans X pycnocephalus. Prima di decidermi a scrivere questa breve nota ho interpel- lato in proposito il mio amico e collega prof. A. Goiran, il quale fra i botanici viventi é certamente quello che meglio conosce la flora fanerogamica del veronese, ed anche Lui mi assicurava di aver segnalato nella regione, la medesima forma ibrida che ci occupa. Con vera compiacenza devo inoltre aggiungere che il no- stro chiarissimo presidente Comm. S. Sommier, al quale inviai, per esame, un ramo fiorifero della pianta da me raccolta, allo scopo di conoscere il suo autorevole parere, confermava la mia opinione tanto sulla genesi che sulla determinazione dell'ibrido oggetto del presente articolo. 134 SEDE DI FIKENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO CONTRIBUZIONE ALLA FLORA VENETA DEL DOTT. PIO BOLZON. Nota quarta. Nella presente nota, oltre che piante nuove per taluna pro- vincia veneta da me segnalate nelle mie escursioni, ne figura anche qualcuna che, facendo lo spoglio di lavori sulla Flora Veneta, ho riscontrato essere sfuggita agli autori del Catalogo delle piante vascolari del Veneto o a me nel mio Supplemento generale al suddetto Catalogo. 95. Triticiiiu juiiceuiii L. Nelle sponde delle fosse di ac- que salmastre nel territorio di Adria in Polesine {Gri- golato^). Nel Catalogo di Vis. e Sacc. è citata anche di Chioggia, ma il Polesine, forse per dimenticanza, non figura. 276. Holcus luollis L. Nei terreni argillosi alti del Polesine {Grigolaio loc. cit.) Nel Catalogo, dove certo per dimen- ticanza questa pianta non figura del Polesine, essa figura soltanto del Veneziano, Friuli e Veronese. 309. Carex Davalliana Sm. Lungo le rive dell'Adige in Polesine {Grigolato loc. cit.). 341. C. atrata L. b. * aterriiiia (Hpe.). M. Baldo nelle valli verso occidente (Goiran) ; valle di Primiero in Campai nel Trent. italiano (Schunck); m. Antelao nel Bellunese (Mari); località dimenticate nel mio Supplemento. ^ 350. C. alpestris Ali. Nei colli di Volta Mantovana (D'Arco), località pure dimenticata nel mio Supplemento e che non pare strana giacché è stata notata (v. detto Supplemento) da me nei colli Serici e dal Bizzozzero negli Euganei. 370. C Oederi Ehrh. Nei prati vallivi vicino le salse del territorio di Adria in Polesine (Grigolato). ^ Vedi Grigolato G., Illustraz. alle p. vascolari crescenti nel Poles. di Bovicjo. Rovigo, 1854. ^ P. BoLZON, Supplemento generale al Catalogo delle piante vasco- lari di De-Visiani e Saccardo. Venezia, Ferrari, 1898. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO 185 371. Carex fulva Good. S Horiiscliucliiana (Hhe.)- Prati torbosi ad Abbazia Pisani 1 (A. Fiori) vicino Villa del Conte nel Padovano. 477. Tnlipa silvestris L. Ne ho viste, il decorso Aprile, pa- recchie piante in fiore nella vigna entro 1' antico castello di Rovigo. 4S4. Gag:ea Lìottardi Sch. Sopra Mesurina d'Auronzo nel Bellunese {l'oblino, Erb. Alpino!). 508*>'s. Oriiìtlio^aluiìi diverg^eiis Bor. Nei prati in piazza d' armi a Rovigo. 580. Narcissiis Pseudo-Nai'cissiis L. Lungo la riva destra del Bacchigliene presso Brondolo nel Veneziano (Chia- menti) ; località dimenticata nel mio Supplemento. 583. Orcliis luilìtaris L. Nei prati e nei pascoli a Cà-bianca presso Chioggia (Chiamenti) ; località dimenticata e. s. 629. Listerà orata R. Br. Abbondante nei siti umidi ed arenosi Ticino all'Adige e al Canal bianco in Polesine (Grigolato). 631. Neottia Nidus-avis Rich. Nel bosco Cansiglio verso il m. Pizzòc nel Trev. (Pampaninì). 741. Salix relasa L. y serpyllifolia (Scop.) M. Lesini alle Gozze nel Veronese (Goiran); dimenticata del mio Sup- plemento. 800. ClienopodUini Botrys L. Luoghi depressi e arenosi lungo r Adige in Polesine (Grigolato), 814. Atriplex hastatum L. y ' triaug^ulare (W.). Nei luoghi salsi all' isola di Ariano in Polesine (Grigolato). 838. Polygonum riiaritimum L. fi * Roberti (Lois.). Littorale presso Chioggia (Adr. Fiori): dimenticato nel mio Sup- ple/tiento. 818. Rumex pulcher L. fi * divaricatus (L.). Lungo l'argine sinistro del Bacchiglione presso Brondolo vicino Chiog- gia (Chiamenti); dimenticato nel mio Supplanento. 856. Rumex scutatus L. fi triaiig^iilaris Sturn. Nei monti Portole e Montalone nel Vicentino ai confini col Tirolo (erb. Spranzi!). 809. Plantag'o iiiaritìma L. Luoghi arenosi di Goro in Po- lesine (Grigolato). 1218. Helmlnthia echioides Gaertn. Ai margini dei campi umidi nella tenuta del sig. I). Casalini a Bresega di Vii- 136 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO Jadose in Polesine. Località notcA^ole perchè nel Catalogo questa specie figura soltanto del Mantovano e del litorale Veneto; nel mio Supplemento figura anctie di Vittorio nel Trevigiano (Saccardo). 1228. Scorzonera purpurea L. Nei depositi di ghiaie lungo la strada Chioggia-Cavarzere (Càiamenti) ; dimenticata nel mio Supplemento. 1252. Sonchus arvensis L. fi laevipes Koch. Presso Brondolo vicino Chioggia (Chia menti); dimenticata e. s. 1261. Crepis ^esicaria L. Lungo l'argine dello scolo Val- dentro fra Rovigo e la Spianata. 1376. GalBuni tricorne With. Fra le méssi da Borsea al Bo- saro nelle vicinanze di Rovigo ; nel Polesine non doveva mancare avendolo io notato anche nel basso Veronese, cioè presso Legnago. 1542. Teucriuni Scordiuni L. Luoghi acquosi presso il Po in Polesine (Grìgolato). 1594. ConvolvuUis Soldanella L. All'Isola di Ariano in Po- lesine (Grìgolato). 1682. Lindernia Pyxìdaria L. Alla Ca' bianca presso Chiog- gia (Chiamenti); dimenticata nel mio Supplemento. 1722. Orobanclie Galli Duby. Nei luogi più elevati vicino al Po in Polesine (Grìgolato) ; dei colli Euganei, già no- tatavi dal Treoisan, ricordo qui le località: pr. Valsan- zibio (A. Fiorì!), Teolo ! M. Ventolone vicino Arquà! 1931. Bìfora radians M. B. Fra le biade da Borsea al Bosaro in Polesine: quivi non doveva mancare perchè nel Cata- logo figura in tutte le provincie limitrofe. 1938. Ribes Grossularia L. j3 Uva crispa (L.). In Carnia pr. Timan (Pirona); dimenticata nel Catalogo. 1939. Ribes alpinuiu L. Nei monti Lessini Veronesi ai Pra- chi e a Rocca di Selva, M. Baldo (Goìran); dimenticato nel mio Supplemento. 1977. Senipervivuni araclinoideuni L. M. Grappa nel Trevigiano fer&. Spranzi !). 2002. Saxifraga Seguierii Spr. Nel M. Antelao del Bellu- nese (Mari). 2012. Clematis Flammula L. J3 uiaritìina Lmk. Luoghi are- nosi di Goro (Grìgolato) in Polesine. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO 137 2044. Ranunculus trichophyllus Chaix b. cacspìtosus Thiiil. Campi umidi e stati già sommersi, a Barbona di Este vi- cino ali' Adige nel Padovano. 2065. Raiiiiuculiis aurìcomus L, M. Baldo (Mari). 2067 ^'^ R. gracilis Schleich. Nel M. Baldo in Pravazar e in Ime (Goìran); dimenticato nel mio Supxìlemento. 2079. R. iiiuricatiis L. In Polesine (Grigolato). 2130 ^'^ Nasturtiuiii auceps DC. Lungo l'Adigetto presso Borgo Catena a Rovigo; notato da Ugolini anche nel Pa- dovano (v. mio Supplemento). 2138 1^'^ * Arabis saxatilis Ali. Nel Bellunese (Fiorì e Paol. in FI. Analit.). 2171. SisymWium Irlo L. Copioso sui muri dell'antico ca- stello lungo l'Adigetto a Rovigo ; cresce tanto nei ruderi come nei luoghi erbosi. 2i72bis. * 8isynibriiim strictìssimum L. Nel Sasso della Padella e da Siror al lago di Calaita sopra Primiero nel Trentino italiano (Paoletti); dimenticato nel mio Sup- plemento. 2173. S. Sophia L. A Calaone! e presso Arquà (A. Fiorii) dei colli Euganei, nei muri. 2178. * Et'ysiuuiu australe Gay. Nei colli e nei monti del Veronese (Goiran); dimenticato nel mio Supplemento. 2189. Enicastruni obliìsang-iiluiii Rchb. Lungo le golléne del Po in Polesine (Grigolato). 2207. Clypeola Joiitlilaspi L. Nelle sabbie di Ariano in Polesine (Grigolato). 2226. Thiaspi allìacciitn L. Assai copioso lungo la ferrovia di Adria vicino alla stazione di Rovigo, e nei campi, vi- cini alla medesima, che fiancheggiano lo scolo Rezzi- nella dove 1' ho visto proprio invadente ; in Aprile era in fiore e in frutto. Nel Catalogo figura soltanto del Friuli inferiore né mi consta sia stata di poi notata in altre parti del Veneto. Pare strano che tale specie, quivi tanto copiosa, non sia stata osservata non solo dal Grigolato ma neanche dal dott. Terracciano e dal sig. De Bonis che pochi anni fa erborizzarono anche nei pressi di Ro- vigo; pare verosimile ammettere che questa pianta sia di quelle recentemente importate col mezzo delle merci Bull, della Soc. boi. Hai. 9 138 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO ferroviarie, a meno che essa non sia sfuggita ai suddetti signori perché abbiano erborizzato dopo la prima fal- ciatura. 2233. Itoeris amava L. Copiosa nei campi vicini all'Adige in Polesine (Grigolato). 2253. Calepina Corvini Desv. Sugli argini dietro la stazione e lungo il Terraglio a Rovigo ; cito anche le seguenti lo- calità del Padovano: a Oalaone sopra Este! Teolo! Bar- bona vicino l'Adige! Abano (Spranzil), a S. Giovanni a Padova {Saccarclo, A. Fiorii). 2255. Cakile iiiaritiiiia Scop. Nelle sabbie dell'Isola di Ariano (Grigolato) in Polesine. 2262. Receda lutea L. j3 crispa Ten. A pie del M. Ricco di fronte alla stazione di Monselice. 2273. Cistus salvifolius L. Non copioso nel territorio di Adria, frequente nei boschetti del Po in Polesine (Gri- golato). 2281 t)is. * Drosera internieclia Hayn. Nelle paludi di Ca- stelletto presso Cormons (Posjìichal), e presso Amaro (Morassi) in Friuli; dimenticata nel mio Supplemento. 2307. Soleranthus annuus L. {S. perennis Bolz. in Supplem. gener. al Catalogo di Vis. e Sacc, pag. 56). Questa é la specie diffusa in tutto il Veneto; invece S. perennis L. è stato notato ai confini meridionali del Tirolo dal Fac- chini e, da quanto so, in nessun' altra parte del Veneto. 2308 ^is, * Frankenia pulverulenta L. Comunissima lungo il murazzo di Pellestrina presso Chioggia (Chiamenti) ; dimenticata nel mio Supplemento. 2378. Dianthus silveslris fi pyg-nieiis Bert. Parti elevatissime dei M. Lessini (Goiran); dimenticata nel mio Supple- mento. 2381. D. plutnarius L. Nei M. Lessini (Goiran); dimenti- cato e. s. 2441. Abutilon Avicennae Gaertn. Nella campagna circo- stante a Chioggia (Chiamenti); dimenticato e. s. 2492^'^ Acalyplia virgìnica L. A Ca' bianca presso Chiog- gia (Chiamenti) ; dimenticata e. s. 2513. Eupliorbia Paralias L. Nelle spiaggie arenose presso Ariano (Grigolato). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO 139 26G7. Fragai-ia collimi Ehrh. Presso 1' Adige nei campi quasi sterili (Grigolato) in Polesine. 2694. Sibbalclia procuiubeus L. M. Grappa nel Trevigiano (Spranzi). \ 2720. Genista (lilFiisa W. Presso Feltre (Venzo). 2765. Medicago minima Lmk. j3 graeca Ilorn. Nelle dune del litorale di Sottomarina presso Chioggia (Chiamenti). 2773. Melilotus macrorrliiza Pers. J3 palustrìs (Host.). A Brondolo e altrove nel Veneziano {Chiamenti). 2822. Tetragonolobus siliquosus Rtb. Nei prati bassi e umidi a Rovigo vicino la stazione. 2827. Coiiitea arboresceiis L, Nei luoghi umidi ombrosi e sabbiosi presso l'Adige (Grlgolaio) in Polesine. 2877. Vicia varia Host. Fra le méssi vicino lo scolo Valden- tro fra Rovigo e la Spianata, e presso Villadose in Polesine. 2887. V. hyhrida L. Insieme alla precedente!, e all'isola d'Ariano e nei piccoli boschi in seno al Po (Grigolalo). 2889. V. flirta Pers. Fra le mèssi vicino lo scolo Valdentro da Rovigo alla Spianata. ALCUNE OSSERVAZIONI SULLA FORMAZIONE DELL' OLIO NELL'OLIVA. NOTA PRELIMINARE DEL DOTT. GIU- SEPPE SPAMPANI. Sull'oliva {Olca europaea L.) avevano scritto Pasquale, Fa- pasogli, Pirotta, specialmente sul seme, ed altri; ma le parti- colarità strutturali dell' epicarpio e del mesocarpio dell'oliva furono descritte nel 1889 dal Bottini. ' Le cellule epidermiche costituenti X epicarpio dell'oliva sono descritte giustamente dall' A. come prismatiche, compresse nel senso radiale, a base poligonale o curvilinea, ed a certi pe- riodi ed in certe varietà, arrotondate agli angoli. La parete esterna ha grande spessore ed è cuticolarizzata. Il mesocarpio, scrive il Bottini, comincia con uno strato di cellule piccolette, appiattite nel senso del raggio. * A. Bottini, Sulla struttura delV oliva, Nijovo Giornale botanico italiano, voi. XXI, n. 3; Firenze, 1889. 140 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DBLL' 11 GIUGNO Questa particolarità di uno strato a cellule piccole che sta come a confine fra 1' epicarpio e la gran massa cellulare del mesocarpio, salta con molta evidenza agli occhi dell'osservatore. Tali cellule, colla stessa forma poligonale delle cellule epider- moidali, generalmente però un po' più tondeggianti, differiscono da queste più che altro per la sottigliezza della parete: diffe- riscono poi da quelle restanti del mesocarpio, oltreché per una maggiore rotondità e per la delicatezza della parete, anche per la dimensione che in media si può ritenere di un quinto di quelle. Tutte posseggono nuclei parietali, relativamente un po' più grossi di quelli delle restanti cellule del mesocarpio. Da questa zona nel complesso ben distinta, ma a limiti non sempre ben netti, formata da tre, quattro o cinque file di cel- lule, si passa al resto del mesocarpio, il quale resulta « di un « parenchima vescicoloso, subpoliedrico, le cui cellule a pareti « molto sottili e interponenti qua e là piccoli meati intercellu- « lari, sono un poco più piccole verso 1' esterno del frutto e di « forma approssimativamente isodiametrica, mentre procedendo « neir interno verso il nocciolo, hanno figura allungata nel « senso radiale. Fra mezzo a queste cellule stanno irregolar- « mente immerse isolate od in piccoli gruppi delle cellule scie-" « rose perfettamente lignificate ». * Il Bottini ha potuto osservare una grande differenza nella quantità di queste cellule sclerenchimatiche a seconda che si osservano frutti provenienti da diverse varietà di olivi, ed ha trovato che questa quantità starebbe in rapporto diretto del più o meno grande sviluppo del mesocarpio, ed attribuisce a queste cellule, molto ingegnosamente, 1' ufficio di dare solidità alla polpa del frutto. Avendo io trovato queste cellule sclerenchimatiche isolate o a gruppi sempre in maggiore quantità in vicinanza del noc- ciolo, si potrebbero forse anche interpetrare come elementi destinati specificamente alla formazione del nocciolo ma che per la maggiore attività formativa delle cellule parenchima- tiche del mesocarpio sono state da queste avviluppate e non sono rimaste fra queste, per cosi dire, che come cellule erra- tiche. Queste cellule anche nel mezzo delia polpa dell'oliva, sia ^ Bottini, op. cit. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL* 11 GIUCtNO 141 nell'olive più giovani, in cui le pareti cellulari sono sottili ed il corpo protoplasmatico molto grosso, che nell' olive più pros- sime alla completa maturazione, in cui il lume cellulare è ri- dotto lineare, non contengono olio. Le pareti a strati concen- trici si colorano intensamente con vari colori di anilina. Ho voluto brevemente descrivere la struttura istologica del mesocarpio e dell' epicarpio dell' oliva per potere meglio accen- nare alle poche particolarità che ho potuto fino a qui osservare nei cambiamenti del corpo cellulare per la formazione delle so- stanze grasse. Il Pasquale in un lavoro pubblicato venticinque anni or sono. ' ammise che i cloroplasti presenti nell' oliva giovanissima si di- sciolgano in seguito in una sostanza liquida verde la quale nel mese di agosto subirebbe una trasformazione cangiandosi in sot- tilissimi corpuscoli mobili e da questo stato passerebbe in quello di vescicole oleose. « Il Bottiiii ha veduto che 1' olio esiste in tutto il mesocarpio escluse le lenticelle e lo sclerenchima; ma non avendo usato metodi citologici, giacché egli si era prefisso uno studio esclu- sivamente istologico, non parla minutamente di ciò che avviene nel protoplasma cellulare. La quistione dei mutamenti protoplasmatici nella maturazione dell' oliva, certamente è molto complessa e delicata, ed anche a me, che per ora ho potuto solamente studiare olive ad uno stadio di sviluppo un po' troppo inoltrato — le più giovani colte nei primi di novembre a circa 450 ra. sul mare — non è stato dato di osservare che le più grossolane trasformazioni o, forse, solamente i resiUtati di queste. Usando il vocabolo trasforma- zioni si comprende subito che io sono portato ad ammettere la formazione dell" olio in imsto entro le singole cellule e non per migrazioni più o meno lontane. Già 1' Harz aveva sostenuto la formazione dell' olio in posto. * Oltre i cambiamenti protoplasmatici che si possono apprez- zare nell'interno delle singole cellule, i quali stanno ad avva- ^ Pasquale G. A., Sui corpuscoli oleosi dell'olive. Rendic. Accad. Scienze di Napoli. Anno XII, 1873, fase. 11 ed anno XXIV, 1885, fase. l'2. ^ Harz V. C, Die Entstehuìir/ der Fetten in den Oliven. Viertel- jahrsschrift fiir prakt. Pharm. Wion, 1871. 142 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DELL' 11 GIUaNO lorare il concetto della formazione dell' olio in posto, si può almeno escludere affatto che questo arrivi bello e formato al- l'oliva da organi lontani, perchè, per quante ricerche abbia fatto, non sono riuscito a ritrovare tracce apprezzabili di so- stanze .grasse nei tessuti costituenti il picciolo dell'oliva. Per sorprendere anche le più piccole quantità di sostanza grassa mi sono servito della colorazione col Sudan III, metodo usato e descritto dal compianto dott. L. Daddi, '■ come specifico per svelare le sostanze grasse nei tessuti animali, e che pure corrisponde benissimo pei tessuti vegetali. Con questo le so- stanze grasse prendendo un bel color rosso più o meno intenso si possono facilmente scoprire anche nelle più piccole quantità. Servendomi di vari metodi citologici sia per la fissazione (li- quido di Flemming, sublimato corrosivo in soluzione satura, sublimato corrosivo ed acido picrico ecc.), che per la colorazione (colori carminici, sftfranina, violetto di metile, metodo di M. Hei- denhain ecc.), e sempre combinando questa col metodo al Su- dan III per svelare la sostanza oleosa, ho potuto stabilire che sia nel periodo in cui l'oliva ha raggiunto due terzi della gros- sezza, che nell'olive perfettamente mature, le cellule epidermi- che ed i succhi intercellulari prendono una colorazione rosea, in modo da indicare come anche nelle cellule epidermiche e fra gli spazi di queste sia contenuta una sostanza oleosa, che nei preparati apparirebbe omogeneamente diffusa. Nel mesocarpio delle più giovani olive, che io abbia potuto osservare e nelle cellule di questo in cui la formazione dell'olio é più iniziale, si veggono delle numerose granulazioni sulla cui natura per ora non posso pronunziarmi. Sono di estrema pic- colezza immerse o contornate da masse delicatissime, che diffì- cilmente prendono una leggera colorazione : masse che intorno a ciascuna granulazione formano come una specie di alone, in modo che ciascuna granulazione starebbe a rappresentare una specie di centro attrattivo. Via, via che si osservano cellule in cui sia più avanzata la formazione dell'olio, le granulazioni diminuiscono di numero ; ma sì può sorprendere un passaggio graduale e continuo dalle più piccole granulazioni alle goccio- * Daddi L., Nouvelle méthode pour colorer la graisse dans les tissus. Archives italienues de biologie, 1896, tome XXVI, fase. 1. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO 113 lino oleose in modo da fare acquistare il sospetto che queste comincino a formarsi da ciascuna granulazione o almeno che ciascuna granulazione sia un centro intorno a cui comincia a formarsi la sostanza oleosa. Quando le più piccole goccioline aumentando vengano a contatto fra loro si riuniscono mano a mano fino a formare le grosse goccie che riempiono quasi del tutto il lume cellulare e delle granulazioni non ne rimangono che solamente addossate alle pareti. 11 nucleo in cui, nei primi periodi che ho potuto osservare, si nota una parete esterna che ne contorna nettamente la pe- riferia, e nell'interno numerosi corpuscoli cromatici, e ben di- stinto il nucleolo, sembra che non subisca mutamenti, ma viene sospinto dalle sostanze accumulatesi e si fa parietale. La clorofilla non farebbe altro che sciogliersi nella sostanza oleosa formatasi; ma per ora riserbo ogni giudizio sulla fine dei cloroplasti. Del pari, se occorrono nuove ricerche per escluderli, non avrei potuto osservare speciali organi per la produzione dell'olio (elaioplasti). Quello che credo fin d'ora si possa ammettere é che le azioni chimiche che portano alla formazione dell'olio, si com.piono nel protoplasma delle cellule mesocarpiche ed epicarpiche. Già 1 botanici ammettono che una piccola quantità di grasso non manca mai in nessun protoplasma. * Nel protoplasma delle cellule dell'epicarpio e specialmente del mesocarpio dell'oliva non si avrebbe che un grado più spiccato di questa proprietà del protoplasma il quale porterebbe per conseguenza ad una maggiore formazione di sostanze grasse, le quali accumulandosi dapprima sotto forma di granuli fra i granuli delle sostanze proteiche, e quindi riunendosi in piccole goccioline e poi in goccie via via più grosse, darebbero gli aspetti sopra descritti. Quando comincia nell'oliva la formazione dell'olio il protoplasma cellulare adunque non sarebbe in via di degenerazione, ma nel massimo dell'attività funzionale, e la finale scomparsa del pro- toplasma 0 la diminuzione grande di questo nelle cellule del- l'olive mature, non segnerebbe che la fine naturale del suo ciclo di vita. ^ W. Pfeffer, PJIanzenphìjsiolor/ie. Erster Band; Leipzig, Vei'lag von Wilhelm Engelmann, pag. 477-78. 144 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO OSSERVAZIONI SUI NETTARII ESTRANUZIALI DEL PRV- NUS LAUROCERASUS L. NOTA DI L. MACCHIATI. I nettarli estranuziali del Lauroceraso visti la prima volta da Linneo, furono poi descritti da Rob. Gaspary nell'anno 1848^6 poscia osservati anche da Carlo Darwin, il quale ne parla nella celebre opera « On the origin of species ». Di essi ci dava più tardi una descrizione esatta e completa il nostro Delpino *■ e contemporaneamente il prof. Fausto Merini nel suo diligente ed importante « Contributo alV anatomia ed alla fisiologia dei net- tarli estranuziali *. * Confrontando le due descrizioni degli autori italiani, le cui ricerche si completano a vicenda, non può sfuggire un' appa- rente contradizione allorché si legge nel lavoro del primo che quei nettarli « sono costituiti da cospicue placche di color ros- sastro, aventi figura ellittica ... », ed ili quello del secondo che essi « si presentano sotto forma di piccole areole tondeg- gianti, colorate in hrunastro sbiadito ....», Viene allora, naturalmente, il desiderio di sapere se essi siano rossi o di co- lor brunastro sbiadito ; ma seguendoli in tutte le loro fasi di sviluppo é facile persuadersi che la contraddizione non esiste punto, dappoiché il colore di codesti nettarli può variare dal rosso vivo e talora dal rosa al brunastro sbiadito. Di fatto, nelle foglie più giovani, essi si presentano per lo più di color rosa, la quale colorazione col successivo sviluppo delle foglie passa poi al rosso pallido, al rosso acceso ed al rosso cupo; indi, coli' invecchiare delle foglie, allorché declina la se- crezione mellea, per cessare poi del tutto, gli stessi nettarli prendono appunto quella tinta brunastro sbiadita di cui parla il Merini. Possiamo dunque ritenere che gli autori i quali meglio li de- scrissero, avendo dovuto esaminarne molti in diverse specie di * Msmorie Accademia Se. Bologna, Serie 4", tomo VII, 1886, fasci- colo 2°, p. 277-278. ' Nelle stesse Memorie, medesimo volume e fascicolo, p. 325. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL* 11 GIUGNO 145 piante, non ebbero forse l'opportunità né il tempo di seguire quelli del Lauroceraso nei successivi cambiamenti di colore. Questa colorazione non é punto casuale, ma tendente ad un fine de- terminato: essa si collega colla inirmecofilia essendo facile per- suadersi che il loro color rosso ha l'ufììcio importantissimo di adescare le formiche, nel momento in cui codesti nettarli si di- spongono a produrre una abbondante secrezione melica. Che essi nella maggior parte delle piante — parlo degli estranuziali — siano prevalentemente rossi é stato osservato anche da altri autori, per esempio dal prof. E. Baroni, ' dal prof. Achille Terrac- ciano su / netlarii estt^anuzìali nelle Bomhacee; ■ e si ha tutta la ragione di credere che la stessa colorazione sia la più sim- patica alla maggior parte delle formiche che prevalentemente li visitano. In seguito, nel Lauroceraso, quando le foglie abbiano rag- giunto, da qualche tempo, il loro completo sviluppo, ed allorché — acquistando esse una consistenza quasi coriacea, non temono più l'ingiuria degli insetti e delle loro larve — non avi'ebbe più scopo la funzione mirmecoflla, col cessare delia secrezione net- tarea dunque scompare quel bel color rosso, il quale ha per le formiche un ufficio adescativo, analogo a quello degli apparecchi vessillari che richiamano gli altri insetti sui fiori. E perciò le for- miche passano continuamente dalle foglie adulte alle più giovani, attiratevi dal color vivo de' loro nettarli estraflorali. Un'altra osservazione, che si collega colla precedente, ho avuto r opportunità di fare, in questi ultimi mesi, sugli stessi nettarli del Prunus Laiirocerasus : e l'occasione favorevole mi è stata offerta facilmente in questa fertile provincia della Terra di La- voro dove il Lauroceraso, oltre essere coltivato con molta fre- quenza nei giardini e negli orti, vi è eziandio in molti luoghi qua e là inselvatichito. I detti nettarli che si trovano alla base del lembo fogliare, ed ai lati della nervatura mediana, nella pagina inferiore, sono, come dissi, finché dura la secrezione del liquido zuccherino, da principio di color rosa e poi rosso, più o meno cupo, per assu- ^ Baroni E., Sulla struttura delle glandol e fiorali dì « Pachtra alba Pari. » Bull. Soc. hot. it., p. 233; Firenze, 1893. * Contribuzioni alla biologia vegetale, voi. II, fase. II; Palermo, 1898. 146 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO mere indi, nelle foglie adulte, da qualche tempo, una tinta bru- nastra sbiadita; ma essi invece si conservano pressoché dello stesso color verde del lembo fogliare, solamente alquanto più chiaro, in tutte le foglie di quelle piante le quali siano cresciute in luoghi om.breggiati ! Cosi si presentano nei Lauroceraso che crescono in certi bellissimi viali laterali del Real Parco di Ca- serta, dove gli alberi ed arbusti di molte piante (Lecci, Castagni d'India, Betule, Olmi, Viburni ecc.) impediscono ai raggi solari di penetrarvi ; in quegli splendidi viali voglio dire, dove — ezian- dio nelle giornate della canicola — è dato godere d'una continua deliziosa frescura. Ivi, dove i Lauroceraso crescono ad una luce quasi diffusa, i cloroplasti nelle foglie sono molto meno numerosi che di con- sueto nelle cellule del mesofillo, ed oltre a ciò presentano uno spiccatissimo fototaUismo, in virtù del quale essi si dispongono in modo da potere ricavare il maggior profitto possibile da qualche raggio luminoso che vi trapeli dai pochi spiragli, che lasciano le folte chiome di piante arboree e di arbusti. È note- vole la differenza che esiste nel numero e disposizione de'cto- roplasti delle stesse piante, che siano cresciute alla piena luce solare della esposizione di mezzogiorno od all'ombra dei viali, nel Reale Parco di Caserta, la quale differenza si appalesa fa- cilmente nei preparati sotto il campo del microscopio. Ma ritornando sul colore dei nettarli estranuziali — scopo pre- cipuo di questa nota, — essi ripeto che in quelle condizioni di radiazioni luminose molto deboli, non presentano nessun lontano indizio di color rosso o roseo: tuttavia la secrezione mellea non cessa, che anzi vi è più abbondante e vi perdura più lunga- mente, eziandio nelle foglie adulte ; il che del resto è facile a spiegare qualora si voglia riflettere che — com'io lo asserii ora fanno appunto tredici anni ' — «se fosse possibile tìC iso- lare V influenza delle diverse condizioni esteriori: umidità del suolo, stato igrometrico dell" aria, temperature — mantenendo uguali tutte le altre condizioni — la quantità del liquido emesso dai nettarii estranuziali dovrebbe essere proporzionata al- Vacqua assorbita dalle radici. » E che « tutte le circostanze le quali influiscono sulla traspirazione, influiscono, ina in senso * Nuovo Giornale botanico ital., voi. XVIII, n. IV, 1886, p. 307. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO 147 inverso, sulla produzione del nèltare, e latte le cause che au- mentano la prima diminuiscono la seconda ». Quindi si spiega perché i nettarli estranuziali dei Prunus Laaroceì^asus L. cresciuti nei luoghi ombrosi — dove il ter- reno si mantiene più fresco e la traspirazione è meno attiva — diano luogo ad una più abbondante produzione mellea. E, per conseguenza, sarebbe da supporre che la più ricca produzione di nettare dovesse richiamare un maggior numero di formiche; ma ciò non si avvera, che, invece, le formiche vi sono molto più rare, e ciò si spiega qualora si pensi che mancando la so- stanza colorante rossa, le piante vengono ad essere sprovviste di quel principale mezzo efficacissimo di cui si sono munite per adescare questi imenotteri e talora anche le api, le vespe ed altri insetti congeneri; e cosi credo resti, indubbiamente, con- fermato che il color rosso dei nettarii estranuziali esercita un ufficio adescativo, che ha perfetta analogia con quello degli or- gani vessillari nei fiori, i quali richiamano i pronubi. Pi'esenta inoltre alcuni lavori che par la loro mole o per essere provvisti di tavole saranno pubblicati nel Nuovo Giornale hot. ital. Essi sono : Béguinot a. La famiglia delle Elatinacee nella fiora romana, Cavara F. Osservazioni citologiche sopra alcune Entomophthoreae, con 2 tavole. Macchiati L. Di un carattere certo per la diagnosi delle Batteria- cee, con 2 tavole. Balduati I. Appunti di Cecidiologia italica, con 6 tavole. Forti A. Diatomee rinvenute nei Laghi di Albano e di Xemi. Questo lavoro contiene molte specie nuove pei laghi vulcanici del Lazio. Cavar A F. e Sago ardo P. A. Tuherculina Sbrozzii nov. sp., pa- rassita delle foglie di Vinca major, con 1 tavola. Crugnola G. Un caso di atavismo nelle Urobanche. Il Presidente Sommier poi, nel dichiarare chiusa la sassione, ram- menta che sarà tenuta la Riunione generale della Società a Venezia dal 9 al 15 settembre, e si augura che vi sia numeroso il concorso dei soci. Dice ancora di sentire l'obbligo di esprimere i ringrazia- menti della Società alla Sopraintendenza dell'Istituto superiore, che ci ha dato e seguita a darci l'ospitalità nei suoi locali. Egli tra- smetterà questi ringraziamenti all'egregio Soj)raintendente che ab- biamo la fortuna di contare fra i nostri Consigliei'i, e che si è scusato di non potere intervenire all'adunanza di oggi. Finalmente 148 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO tributa al Conte Passerini parole di eucomio e di ammirazione per il modo esemplare nel quale è tenuto il suo Istituto agrario, e gli rivolge, da parte di tutti i soci presenti, i più vivi ringraziamenti per la sua accoglienza, e per aver loro procurato una piacevole ed istruttiva giornata in campagna. Il socio Passerini si dichiara grato ai soci per la loro visita, e spera che non sarà l'ultima volta che la Società si riunirà in Scan- dicci ove sarà sempre onorato e lieto di offrirle l'ospitalità. Dopo di che l'adunanza è tolta. RIUNIONK GENERALE IX VENEZIA 149 X" RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA. In conformità di quanto fu deliberato nella Riunione generale di Firenze, il Consiglio di amministrazione stabili che la X' Riunione generale avesse luogo in Venezia dal giorno 9 al 14 settembre 1899, col seguente programma, il quale ha subito solo leggere modificazioni : 9 Settembre. Ore 20 Yg. — Ritrovo serale dei congressisti al- l'Ateneo Veneto. 10 » » 8. — Prima adunanza j^rivata. » » 10. — Prima adunanza pubblica. » » pom. — Visita al Museo Civico e al Giardino dei Conti Papadopoli a S. Chiara. 11 » » 7. — Partenza per Padova. » » — Visita all' Orto botanico , al Museo Civico e ad altri Istituti di Padova. » » pom. — Gita ad Abano, visita agli Stabilimenti termali Orologio e Todeschini. — Ritorno a Venezia a ore 22. 40 (partenza da Abano oi"e 21. 30). 12 » » 9 * '3 . — Seconda adunanza pubblica. » » pom. — Gita neir Estuario a Murano, Burano e Torcello. 13 » » 8. — Terza adunanza pubblica di chiusura. > » pom. — Seconda adunanza privata. Visita al- l' Esposizione artistica. 14 » » 8. — Gita a Fusina e visita alla villa di Strà. Intervennero alla Riunione i soci prof. Arcangeli e Signora di Pisa, dott. Baroni di Firenze, dott. De Toni di Padova, sig. Forti di Verona, dott. Jatta di Ruvo di Puglia, prof. March esetti e Si- gnora di Trieste, prof. Massalongo di Ferrara, prof. Mezzana di Savona, sig. Pampanini di Cozzuolo di Vittorio, prof. Preda di Li- vorno, prof. Saccardo di Padova, prof. Solla di Trieste, cav. Som- mier di Firenze e prof. Veglino e Signora di Torino. Le adunanze private e pubbliche furono tenute in una sala del- l'Ateneo Veneto gentilmente concessa da questo Istituto. Bull, della Soc. boi. itaì. ^^ 150 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA In ordine al programma, la sera del 9 settembre i congressisti con- vennero in una sala dell'Ateneo Veneto, i cui locali erano stati messi a disposizione della Società botanica italiana dalla presidenza dell' Ateneo stesso ; era a riceverli il dottor Candido Trevisanato, membro dell' Ateneo, in assenza del segretario prof. cav. Giuseppe Naccari, che era stato delegato dalla presidenza a rappresentare r Ateneo. Adunanza privata del 10 settembre 1899. Il Presidente Sommier, aprendo l'adunanza, a ore 8 ant., rende conto della gestione passata, esprimendosi in questi termini : Egregi Colleghi A nome del Consiglio vi renderò brevemente conto del no- stro operato dalla ultima riunione generale in poi. Nell'adunanza privata del 7 Maggio 1897 fu espresso il desi- derio che la prossima riunione fosse tenuta in una città del- l'Alta Italia non ancora da noi visitata, e la scelta ne fu ri- messa al Consiglio. Questo fu ben lieto di accogliere la proposta dei nostri soci prof. Saccardo e prof. De Toni, i quali designa- rono Venezia, sicuro che tale scelta verrebbe da tutti approvata, e che i soci non sarebbero stati indifferenti alle attrattive di questa bella e simpatica città, aumentate ancora dall'Esposizione artistica di quest'anno. Accettammo tanto più volentieri che il nostro collega prof. De Toni si offri di aiutarci coli' opera e col consiglio, tanto per compilare il nostro programma, quanto per prendere qui gli opportuni accordi. Della sua cooperazione gli rendo qui grazie in nome del Consiglio. Non piccola attrattiva pensammo pure che sarebbe per voi la visita al venerabile Orto botanico di Padova, fatta colla scorta del suo illustre direttore. Al termine dell'anno passato il nostro collega signor Antonio Biondi, che dal 1891 in poi disimpegnava con tanto zelo l'uf- ficio di Economo della nostra Società, avendo dovuto dimettersi RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 151 da Consigliere per le sue molteplici occupazioni, l' uflìcio di Economo fu affidato al Consigliere Marchese Bargagli, al quale dobbiamo molta gratitudine per essersi assunto questa gravosa carica. In sostituzione del Consigliere Biondi, il Consiglio, se- condo la facoltà concessagli dallo Statuto (articolo 7), nominò come supplente il socio dott. Pam paloni, che assunse 1' ufficio di Bibliotecario fin allora affidato al Marchese Bargagli. La Sede di Palermo da noi invitata ad eleggere, secondo lo Statuto (articolo 19), un rappresentante presso la sede centrale, nominò a tale ufficio il socio Conte Ugolino Martelli, il quale ha quindi fatto parte del Consiglio sino dal Dicembre del 1897. Dopo r ultima riunione generale, la morte ci ha rapito una esistenza preziosa, quella del nostro primo Presidente, Teodoro Carnei, rimpianto da tutti noi e da tutto il mondo botanico. Delle onoranze che gli furono rese siete stati informati dal Bul- le'.tiao e dal Nuovo Giornale bof cinico. Già nello stesso scor- cio di tempo la nostra Società aveva subito una grave perdita nella persona del suo Vice-Presidente Giuseppe Gibelli; ed an- cora recentissimamente abbiamo perduto un altro socio, giovane ed attivo, Alfonso Palanza. Di esso vi parlerà in adunanza pub- blica il nostro collega dott. Jatta. Dall'epoca dell'ultimo resoconto relativo alla gestione morale della Società, fatto dal prof. Arcangeli, il numero dei soci nuovi ha compensato le perdite subite per varie ragioni dalla nostra Società, in modo che il numero dei soci, che al termine del 1896 era di 140, é al giorno d'oggi di 142. Colgo questa occasione per pregare caldamente i soci a volere essere puntuali nel pagamento delle loro quote, onde non ren- dere ancora più moleste le funzioni del nostro Economo, e non metterci nella dolorosa necessità in cui ci siamo talvolta trovati, di ricorrere finalmente alla radiazione. Delle nostre pubblicazioni periodiche non vi parlo, poiché le avete ricevute. Abbiamo cercato di sollecitare la pubblicazione tanto del Bullettino quanto del Nuovo Giornale botanico italiano, e, grazie alla solerzia ilei nostro Segretario dott. Baroni, spero che i soci non abbiano a lamentare troppi ritardi. Devo rammentare però come equità voglia che i lavori dei soci siano stampati nel- l'ordine nel quale sono stati presentati, e che attesa l'abbondanza di materia, non sempre quei lavori possono vedere la luce con 152 RIUXIOXE GENERALE IN VENEZIA tutta la sollecitudine che sarebbe desiderata dai loro autori. Un'al- tra raccomandazione faccio ai soci, ed é quella di trattenere il meno possibile le bozze di stampa, cosa che talvolta produce dei ritardi indipendenti dalla Redazione. Sotto gli auspici della Società si è cominciato pure a pubblicare un Supplemento Generale al Prodromo della Flora toscana di T. Carnei, compilato dal D.' Ba- roni. Di questo lavoro sono già venuti alla luce tre fascicoli. Dall'ultima riunione fino a questi giorni, la biblioteca della Società si è arricchita di oltre duecento pubblicazioni, senza tener conto di quelle periodiche. Ai cambi delle nostre pubbli- cazioni con periodici e pubblicazioni già esistenti, se ne sono- aggiunti altri con periodici nuovi. Le miscellanee e le opere di maggior mole sommano oggi a duemilacinquecento, quasi tutte donate dai rispettivi autori; i giornali ed altri periodici spet- tanti alla Società, ascendono a circa trenta. Vedete dunque come la nostra biblioteca vada continuamente arricchendosi, ed abbia ormai acquistato un valore non indif- ferente. È stata continuata, come per il passato, la cessione al Museo botanico di Firenze di una parte dei periodici che riceviamo in dono. Sono state acquistate ultimamente dalla nostra Società le copie rimaste dei primi volumi del Nuovo Giornale botanico, per completare alcune serie e poter rispondere alle richieste che di quando in quando ci vengono fatte. E già alcune di quelle copie furono vendute con vantaggio della Società. Avrete preso cognizione dei due rendiconti finanziari della nostra Società, posteriori all'ultima riunione generale, di quello cioè dal r Gennaio al 31 Dicembre 1897, pubblicato nel Bui- lettino del Luglio 1898, e di quello dal P Gennaio al 31 Di- cembre 1898, inserito nel Ballettino del Gennaio 1899, per cui vi rammenterò soltanto che lo stato attivo della Società, al 31 Di- cembre 1897, presentava un totale di L. 9655.24, e quello del 31 Di- cembre 1898 presentava un totale di L. 11211.18; e che quindi, dalla fine del 1897 alla fine del 1898, si è verificato un aumento nel nostro stato patrimoniale di L. 1555.94. Benché una parte del nostro attivo sia costituito da crediti per quote di cui pur troppo una parte si deve considerare inesigibile, pure vi è un aumento patrimoniale evidente, che speriamo vogliasi accentuare ancora RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 153 più negli anni venturi, e permettere ai futuri Consigli di lar- gheggiare nell'accettazione delle tavole. Non é qui fuor di luogo il rammentare, onde tutti i soci lo sappiano, come il Consiglio, costretto dalle esigenze del bilancio, abbia dovuto subordinare l'accettazione delle tavole al pagamento, [)er parte degli autori, di una parte della spesa, e come questa misura sia stata appli- cata indistintamente a tutti i soci. Vi rammento che a norma dello Statuto siete chiamati a sce- gliere la sede e l'epoca della futura riunione genei-ale. Essendo in quella del 1897 stato espresso il desiderio che venissero diradate tali riunioni, il Consiglio non vi ha convocati nell'anno passato, ed ha invece promosso nella scorsa primavera una gita sociale all' isola di Gorgona, della quale avrete letto un cenno nel Bui- lettino. Un altra gita botanica é stata fatta a Scandicci da vari soci, per iniziativa del nostro collega Conte prof. Passerini. Siete chiamati a pronunziarvi sull'opportunità di proseguire nello stesso sistema. Vi rammento pure che siccome col termine dell'anno presente, l'attuale Consiglio compie il triennio per il quale lo avete ono- rato della vostra fiducia, siete chiamati oggi a procedere alla elezione dell' intero Consiglio, al quale sarà affidata la gestione del prossimo triennio a datare dal 1° Gennaio 1900. Ed ora che vi ha esposto sommariamente il suo operato, il Consiglio sottopone la sua gestione alla vostra approvazione, mentre si dichiara pronto a fornire tutti i maggiori schiari- menti che potrebbero venire richiesti dai soci. Domando dunque, prima di mettere ai voti l'approvazione della gestione passata, se alcuno di voi desidera avere altri schiarimenti. Nessuno avendo domande da fare, la gestione del Consiglio è ap- provata all' unanimità. Il Presidente Sojimieu rammenta come il prof. Solla di Trieste abbia invitato i congressisti a fare, dopo la Riunione, una gita in quella città ed a visitare di là i rimboschimenti e le interessanti grotte del Carso. Prega i soci che volessero prendere parte a questa gita, di darsi in nota. Dopo di che si passa a trattare del luogo e del tempo della prossima Riunione. Ha la parola su questo argomento il prof. Marchesetti, Diret- tore del Museo di Trieste, il quale dimostra la convenienza di sce- gliere Trieste per sede della futura Riunione generale. 154 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA Il Prasidente Sommier rammenta la proposta fatta di diradare le Ritinioni generali alle quali è difficile clie intervengano numerosi i soci, se si ripetono ogni anno. Egli crede che convenga tenerle sol- tanto ogni tre anni. Negli anni in cui non ha luogo la' Riunione, la Società potrebbe stabilire gite sociali in località meno conosciute, per studiarne la vegetazione. Il socio De Toni conviene nell' idea del Presidente, ma vorrebbe che le Riunioni avvenissero ogni due anni. Gli vien fatto osservare però che ciò non combinerebbe col periodo di tre anni stabilito dallo Statuto per le elezioni generali del Consiglio Direttivo. Il socio Dis Toni allora propone che si fìssi Trieste per sede di una erbo- razione da farsi fra due anni. Il socio Marchrsetti esprime il dubbio che Trieste, a causa della sua ubicazione, si presti poco per una semplice erborazione. Ritiene conveniente che la Società tenga una Riunione generale solenne ogni tre anni, ammettendovi anche estranei alla Società, botanici, botanofili e naturalisti in genere, facendo magari pagare lina quota, di ammissione come si suol praticare altrove. Il socio Solla appoggia la proposta del Marchesetti e quella del Presidente, di tenere cioè ogni tre anni una Riunione generale, e di fare invece negli altri anni delle semplici erborazioni sociali. I convenuti approvano quelle proposte e si rimettono nella Pre- sidenza per concretare la proposta del socio Marchesetti, di ammet- tere alle riunioni anche naturalisti estranei alla Società. Stabilito cosi il tempo jjer la prossima Riunione generale, reste- rebbe ancora da decidere in quale luogo dovrebbe tenersi. Vien fatto notare dai soci presenti, come sia miglior cosa rimettere alla Presidenza anche la scelta della sede e cosi viene stabilito. Il socio De Toni, pure associandosi a questa idea, prega la Presidenza, allor- ché dovrà occuparsi di questo argomento, di voler prendere in esame anche la proposta già avanzata dal socio Marchesetti della scelta dì Trieste per sede della nostra futura Riunione. II Presidente domanda ai soci presenti se hanno proposte da fare circa la erborazione dell' anno venturo. Il socio De Toni desidererebbe che fosse fatta nel Senese, giac- ché nell'anno prossimo ricorre il centenario del Mattioli. Durante questa erborazione potrebbe quindi esser fatta una visita all' Orto botanico dell' università di Siena. Il Presidente Sommibr é lieto di informare che la proposta De Toni combina benissimo con l'altra fatta in seno al Consiglio dal nostro Economo Marchese Bargagli, cioè che la Società facesse un' erbo- razione a Sarteano, luogo del Senese. Si approva quindi la proposta del socio De Toni di fare nel pros- simo anno, in epoca da stabilirsi, una erborazione nel Senese. Vista l'ora avanzata, si decide di rimandare l'elezione del Consiglio alla prossima adunanza privata, e viene tolta la seduta. BIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 155 Adunanza pubblica del 10 skttembre. Al banco della Presidenza siedono il cav. S. Sommier Presidente, i professori G. Arcangeli e C. Massalongo Vice-presi denti, il dott. E. Ba- roni Consigliere, che funge da Segretario del Congresso, il comm. Go- setti, rappresentante del Municipio di Venezia, e il dott. Trevisanato per l'Ateneo Veneto. Il Reale Istituto Veneto è rappresentato dai membri effettivi professori P. A. Saccardo e G. B. De Toni. Il Presidente Sommier dichiara aperta l'adunanza. Il comm. GosETTi, assessore anziano e rappresentante del Muni- cipio, dà ai congi-essisti il saluto di Venezia, che è lieta di ospitare i cultori della scienza di Flora, i quali, con il loro lavoro indefesso e con le loro scoperte, contribuiranno indubbiamente al benessere dell' umanità. Il Presidente Sommier, dopo aver ringraziato l'onorevole rappre- sentante del Municipio per i sentimenti da esso e.sijressi verso la nostra Società, pronunzia le seguenti parole : Gentili Signore! Illustri Signori! Avanti di iniziare i nostri lavori, permettetemi di rivolgere, in nome della Società Botanica Italiana, un saluto riverente ed affettuoso alla nobile città che abbiamo scelta a sede della no- stra decima riunione. Venezia, la bella Regina dell' Adriatico, l'ammaliante sirena della laguna, esercita un fascino irresisti- bile su chiunque ha animo di artista e cuore d' Italiano ; né si può dire se più in essa vi attirino l'originalità della sua natura anfibia, unica nel mondo, la peregrina bellezza della sua archi- tettura, la ricchezza dei tesori artistici che vi sono profusi, o i gloriosi ricordi della sua storia. Non si può venire nella patria di Marco Polo, degli Zeno, dei Caboto, senza essere compresi di am- mirazione per l'ardimento, per l'insaziabile sete di conoscenze dei figli della grande Repubblica, che li spingevano in lontane ed allora misteriose contrade, a sollevare per i primi un lembo del velo che, avanti l'epoca del, rinascimento, avvolgeva l'Oc- cidente e l'estremo Oriente; senza ricordare come fu Venezia che, più d' ogni altra itala contrada, contribui a difiondere verso Oriente il nostro idioma. Ed a noi è specialmente caro il ricor- 156 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA dare come la Repubblica di Venezia si sia acquistata una bene- merenza speciale verso la nostra scienza, istituendo in Padova, nel 1545, il primo orto botanico, mostrando cosi, anche in questo campo scientifico, un nobile spirito d'iniziativa. In nome delia Società botanica poi ringrazio le Autorità ed i Corpi scientifici che vollero farsi rappresentare, e le distinte persone che onorano della loro presenza la nostra Riunione. A tutti è nota l'ospitalità e la squisita cortesia della cittadinanza veneta, sempre pronta a stendere la mano a chi a prò della scienza si adopra, e vari di noi conservano grata memoria delle festose accoglienze ricevute qui in altre consimili occasioni. E questa la decima volta che ci riuniamo in adunanza gene- rale dopo la fondazione della nostra Società, e mi compiaccio di vedere che, non ostante le molte difficoltà di vario genere che si oppongono all'intervento numeroso dei soci, questi sono accorsi da molte parti della terra « ove il si suona », dalle Puglie fino a Trieste. Ciò prova come in quest' epoca di feb- brile attività scientifica, in cui si moltiplicano i campi, e si per- fezionano i mezzi di ricerca, sia sentito il bisogno fra i cultori di una medesima scienza di conoscersi, di discutere a voce gli argomenti che stanno loro a cuore, di imparare gli uni dagli altri. E stata proclamata l'unità della scienza, vi sia pure unità nel nostro lavoro, e concordia negli sforzi che ognuno di noi fa per conquistare un piccolo lembo del Vero universale. Ed ora, egregi Colleghi, incominciamo con animo sereno i nostri lavori, i quali, grazie all' ospitalità veneziana, saranno piacevolmente interrotti dalle visite ai tesori artistici e scientifici della città e dei suoi dintorni. II Presidente dà quindi la parola al Segretario Baroni perchè comunichi il nome dei soci che hanno aderito al Congresso, e faccia conoscere i doni pervenuti alla Società nei mesi decorsi. Il Segretario Baroni legge anzitutto il seguente telegramma del socio Conte prof. Passerini : « Impedito recarmi Venezia invio salati amici colleghi, facendo voti successo Congresso, prosperità Società botanica italiana. « Passerini. » Dice poi che hanno aderito per lettera o si sono scusati di non potere intervenire i seguenti soci : prof. Biechi di Lucca, dott. Fan- KIUXIONE GENERALE IX VENEZIA 157 tozzi di Pescia, dott.'' Lsvier, Signorini e Pampaloui, Miuch. Bar- gagli. avv. Gaeta e prof. Pucci di Firenze, sig. Biondi di Custelfalfi, prof. Cavara di Vallombrosa, prof. Goiran di Verona, prof. Piccone di Genova, prof. Rodegher di Romano Lombardo, prof. Macchiati di Caserta, dott. Pellegrini di Pisa, dott. Zancla di Castroreale, dott. De Bonis di Bagnolo di Po, dott. Rossetti di Seravezza, dot- tor Bottini di Pisa, prof. Delpino di Napoli, prof. Gentile di Porto Maurizio, dott. Ross di Monaco, sig. Sandri di Pescia, prof. Cicioai di Perugia, sig. Cortesi e dott. Béguinot di Roma, ing. Crugnola di Teramo, prof. Geremicca di Napoli, sig. Grilli di Jesi, prof. Len- ticchia di Como, Tenente Colonnello Micheletti di Napoli, dott. Mi- rabella di Palermo, prof. Nicotra di Sassari, prof. Paolucci di Ancona, sig. Piccioli di Bologna, cav. Schmitz di Firenze, prof. N. Terrac- ciano di Caserta. Il Segretario legge inoltre il S3guente telegramma inviato dal Co- mitato dell' Esposizione agraria di Mirano: « Comitato Esposizione agraria provinciale plaude opera Congresso botanico italiano, saluta congressisti, convinto progressi Botanica segnino nuovi trionfi agricoltura, dando vero indirizzo scientifico arte dei campi. « Ticozzi, Errerà, Comello, Giiirardi, Pitotti. » Lo stesso Sagretario comunica infine i doni jjarvenuti alla Società. Essi sono : Cobelli dott. R. Materiali per la Fauna e la Flora di S^rrada e Flo- rula della Cima di M. Maggio ; Rovereto, 1S99. Massalongo dott. C. Di due mostruosità osservate nel fiore della Pharhitis hispida Chois. (Estr. Atti d. E. Ist. Ven. d. Se. Leti. ed Arti, Ad. 26 marzo 1899}. — I Funghi della provincia di Ferrara. 1» serie ; Feri-ara, 1899. Trotter A. Contributo alla conoscenza degli entomocecidi italiani con la descrizione di due specie nuove di Andricits. (Estr. Eiv. Pat. veg. Anno VII, n. 9-12). — Credette Redi davvero che le galle ed i produttori di esse fos- sero generati da un'anima vegetativa delle piante V Nota critica. (Estr. Bull. So3. Ven. Treni. Se. JS'at. Tomo VI, n. 4). De Toni G. D. Commemorazione del Conte Ab. Francesco Castra- cane degli Antelminelli. (Estr. .Ve»;, della Pontifieia Ace. dei 2^'uovi IJneei. Voi. XVI). LentieeJiia prof. A. L'alterazione delle acque del Lago di Lugano. (Estr. Bivista It. d. Se. Nat. Anno X, fase. I). — Variazioni morfologiche di vegetali spontanei e coltivati. lEstr. yuovo Giorn. Bot. Nuova Serie, voi. Ili, n. 3). — Contribuzioni alla Flora della Svizzera italiana. (Estr. Xuovo Giorn. Bot., Nuova Serie, voi. Ili, n. 1). 153 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA Lentìcchia prof. A. Prima contribuzione alla Micologia del M. Ge- neroso. (Estr. Bull. Soc. Bot. Ital., 13 febbraio 1898). — Serie de formes tératologiqnes spontanées, observées dans le Tessin. (Extr. Ardi. ci. Se. pliys, et ìiat., novembre 1891). — Pbénomène d'altération de l'eau du lac de Lugano. (Extr. Ardi. d. Se. pliys. et nat., octobre 1889). Venturi G. Le Muscinee del Trentino ; Trento, 1899. Bargagli P. Notizie intorno alcune malattie del Castagno. (Estr. Atti R. Acc. d. GeorgofiU, voi. XXII, disp. 2*). Barbosa JRodrigues J. Palmae novae Paraguayenses ; Rio de Ja- neiro, 1899. Robertson Ch. New or Little Ivnown Nortli American Bees. (Trans, of the Ae. of Se. of St. Louis^ voi. Vili, n. 3). Hitdicoak A. S. Ecological Plant. Geography of Kansas. (C. s., n. 4). Collins Baker Frank. The Molluscan Fauna of Western New York. (C. s., n. 5). Woodivard C. M. The officienc}- of Gearing und Friction. (C. s., n. 6). Kinsley C. Discussion of series dynamo-electric macliines. (C. s. n. 7). Niplier F. E. A method of Measuring the pressure at any point on a structure, due to wind blowing against that structure. (C, s., n. 1). Schrenk von H. The trees of. St. Louis as influenced by the Tor- nado of 1896 (C. s., voi. Vili, n. 2). Combs R. Plants collected in the district of Cienfuegos, Province of Santa Clara, Cuba, in 1895-96. (C." s., voi. VII, n. 17). Trelease W. An unusual Phyto-Bezoar. (C. s., voi. VII, n. 18). Hurfer J. A contribution to the herpetology of Missouri. (C. s., n. 19). — Tille-page, Prefatory Matter and Index. Record from July 1 1891, to Dee. 31. 1897. (C. s., n. 20). Borzì A. Contribuzioni alla Biologia vegetale. Voi. Il, fase. III. Peckham G. W. and E. G. On the Instincts and Habits of the So- litary Wasps. [Wisconsin Geol. a. Nat. Hist. Survey, Boll. n. 2). Roth F. On the Forestry conditions of Northern Wisconsin. (C. s., Boll. n. 1). Science (New Series). Voi. IX, n.» 231, 32, 33, 34, 35. Id., voi. X, n.i 236, 37, 38, 39, 40, 41, 42. Bullettino della Società Veneto-Trentina di Scienze Naturali. Anno 1899, tomo VI, n. 4. Wiener Illustrirte Garten-Zeitung . VI- VII Heft, 1899. Bulletin of the Torrey Botanical Club. Voi. 26, n.' 6, 7, 8. Bulletin de la Soaiété Imperiale des Naturalistes de Moscou. Anno 1897, n.' 3, 4 ; Anno 1898, n. 1. Revista Chilena de Historia Naturai. Anno III, n.' 3, 4, 5. The Botanical Gazette. Voi. 27, n. 6 ; voi. 28, n. 1. Le Monde des Plantes. 1 agosto-settembre 1899. KIUNIONR GENEUALE IN VENEZIA 159 La Naturaìeza. Tomo II, n. 12; tomo III, n.' i, 2. Bollettino del Naturalista. Anno 19, n. 8. Bollettino del E. Orto Botanico di Palermo. Anno II, fase. 3-4. Bollettino della Società Africana d' Italia. Anno 18, fase. V-VI, 1899. Bullettino della Società Botanica Italiana. Anno 1899, n.' 4, 5, 6. Xuovo Giornale Botanico (Nuova Serie). Anno 1899, n. 3. The Gardeners Chronicle. Voi. XXVI, n. 661. Atti della Società Toscana di Scienze Naturali. Processi verbali, adu- nanze 20 novembre 1898, 29 gennaio 1899, 19 marzo 1899, 7 mag- gio 1899. Si votano ringraziamenti ai donatori. Il Presidente, dopo avere espresso il proprio rimpianto per la morte immatura del collega Alfonso Palanza, ed avere ricordato come vari di noi lo abbiano conosciuto nella gita primaverile di quest'anno alla Gorgona ed abbiano allora potuto apprezzare con quanto ardore si dedicasse ai suoi studi prediletti, dà la parola al dott. Jatta x^er commemoi-are questo nostro socio testé defunto. Il socio Jatta si esprime nei seguenti termini : ALFONSO PALANZA Questo nostro consocio, che certamente avrebbe oggi richia- mata la vostra attenzione su qualche suo nuovo contributo alla flora del Mezzogiorno d'Italia, non ha risposto all'appello. Egli si é spento nell' ancor giovane età di 48 anni, quando cominciava ad arridergli un più lieto avvenire! — Permettete che io compia il triste dovere di ricordarvi brevemente di lui e dei suoi studi I Nato da Amedeo Palanza e Albina Santopinto ad Aquila il 0 set- tembre 1851, segui il corso degli studi secondari nel R. Liceo della sua città natia e vi consegui nel luglio 1868 la licenza liceale. Non essendo ricco, prima di recarsi a Napoli dovè rimanere per diciotto mesi in Aquila per le condizioni di famiglia. In questo tempo però non restò inoperoso, ma secondando la sua vocazione per l'insegnamento tenne scuola privata, e fu incaricato di in- vigilare le scuole elementari di Antrodoco e Borgo Velino diri- gendone gli esami finali. Consegui nel 1809 in Aquila la patente di grado superiore per maestro elementare ; ma dovendosi appunto allora assegnare nella sua provincia una borsa per studi alla 160 EIU>iIONE GENERALE IX VENEZIA Università di Napoli, egli la ottenne e ne profittò per recarvisi subito ed iscriversi alla Scuola di Magistero presso l'Università stessa, di cui segui il corso splendidamente, conseguendo per concorso il premio universitario di Botanica con medaglia di 1" categoria. Acquistata nel 1875 l'abilitazione all'insegnamento liceale, egli insegnò Scienze naturali in vari istituti privati di Napoli fino, al 1894, quando si trasferi in Bitonto per insegnare la stessa materia nel Liceo Carmine Sylos. Aveva già studiata sotto la scuola dell'illustre prof. Cesati la flora del Napoletano e degli Abruzzi ; ma dal 1894 non si occu- pava che delle piante del Barese, ed avendo già comunicate alla Società Botanica Italiana le sue prime contribuzioni allo studio di quest'ultime, ora per incarico della Provincia di Bari si occu- pava della compilazione di un lavoro generale sulla flora della Provincia, che egli aveva presso che condotto a termine con quella coscienza e quella serietà che era solito portare in tutte le sue ricerche. Per questo lavoro si era dato negli ultimi tempi a percorrere febbrilmente la Provincia di Bari, facendovi ovunque larghe e proficue erborizzazioni. Nel luglio p. p. studiava il bacino del- l'Ofanto, donde tornò il 16 luglio infermo di febbre perniciosa, che in pochi giorni lo rese cadavere. É morto alle 11 '/, del 26 luglio 1899 in Bitonto sua abituale residenza, lasciando immersi nel dolore la moglie e cinque figli. Di Lui ci avanzano: Un erbario generale, ed uno speciale del Barese, che forse saranno acquistati dalla Provincia di Bari per uno dei suoi Istituti ; le varie pubblicazioni comparse nel Bullettino, e il manoscritto della flora del Barese. ' Pur morendo giovanissimo, lascia tra noi indelebile ricordo di una non comune attività scientifica e di un animo nobilissimo. Il Presidente ringrazia l'oratore per le parole dette in onore del defunto PalRnza, e rammenta come questi avesse dedicato al suo amico dott. Jatta una delle più belle piante nuove da esso trovate nel Barese, la Linaria Jattae. ' Questo manoscritto sarà messo in ordine e pubblicato dalla Pro- vincia, per cura del D."" A. Jatta. ■Js^ RIUNIONE GEXEUALB IN VENEZIA. 161 Si passa quindi alle comunicazioni scientifiche. Ha per primo la parola il socio Massalongo che fa le seguenti comunicazioni : DI UN PROBABILE NUOVO TIPO DI GALLE ; NOTA PRE- VENTIVA DEL DOTT. C. MASSALONGO. I lichenologi, come é noto, disegnano col nome di cefalodi delie locali escrescenze in forma di nodosità, lenticelle o tuber- coli, esistenti sul tallo di non pochi licheni. Spesso si rinvengono sulla faccia superiore del tallo {PelUgera aphiìiosa), altre volte però sulla faccia inferiore {Solorina saccata), raramente infine ancora nel suo spessore. Se si eccettuino forse quelli di quest'ul- tima categoria, tutti gli altri cefalocll stanno d'ordinario in stretta relazione col tessuto corticale tallino, dal quale sono in- teramente circoscritti. Tali produzioni offrono struttura affatto speciale, del tutto differente da quella del tallo del lichene sul quale si osservano; differenza che si palesa nel grande e par- ticolare sviluppo assunto dal loro tessuto pseudoparenchimatico corticale, ma massimamente perchè contengono delle cellule gonidiali, le quali spettano sempre ad un tipo di alga diverso da quello esistente nel tallo normale. Cosi per esempio se in un eterolichene i gonidi sono costituiti da un'alga cloroficea, quelli dei rispettivi cefalodì saranno invece rappresentati da un No- stoc o da qualche altra cianoficea. Il Forssell (in « Flora » 1884), nelle sue importanti ricerche sui cefalodì, li considera come orga- nismi accidentali, senza veruna determinata relazione colla vita dei licheni; si potrebbe dire dei prodotti patologici nati da alte- razioni locali del tallo, che si verrebbero a formare allorquando le ife di questo vengono a contatto con alghe differenti da quelle dei gonidi che gli sono propri. Chi desiderasse conoscere maggiori particolari sulla morfolo- gia dei cefalodì, oltre che la memoria del Forssell, potrebbe consultare ancora la « Monographia Lichenum It. Meridionalis » del nostro illustre collega A. Jatta, dove il lettore troverà un riassunto abbastanza esteso, relativo alle singolari produzioni in parola. Da quanto però venne in succinto esposto, sembre- rebbe evidente che i cefalodì sieno il risultato della l'cciproca reazione fra le ife talline di un lichene ed un'alga estranea 162 KIUXIONE GENERALE IN VENEZIA a quella costituente i gonidi normali; reazione che si manifesta con una locale escrescenza. In altre parole si avrebbe un anor- male sviluppo provocato sul tallo da alghe particolari, ragione per cui i cefalodì potrebbero risguardarsi come galle deter- minate da alghe, cioè dei ficocecidi. Ulteriori ricerche, ch'io pure mi propongo di fare, allo scopo di verificare le modalità e condizioni di sviluppo dei cefalodì, dimostreranno se la loro interpretazione biologica qui, e già ante- riormente dal Lundstroem ' sospettata, meriti o no conferma. Ad ogni modo ho creduto opportuno, a mezzo di questa nota preventiva, di sottoporre fin d'ora la questione al giudizio dei miei colleghi, colla speranza di essere illuminato sur un argo- mento che offre di certo, dal punto di vista biologico, non poco interesse. Qualora infatti venisse in avvenire dimostrato che i cefalodì entrano nel dominio della cecidiologia, essi costituireb- bero un gruppo di galle assai singolari, perchè si verificherebbe il caso unico nel suo genere, di piante cioè risultanti dalla sim- biosi mutualistica di un fungo con un' alga, le quali servirebbero simultaneamente di substrato a delle galle in cui lo stesso fungo vivrebbe in simbiosi antagonistica con un' altra alga. Qui credo inoltre di dover rilevare che se la natura cecidio- gena dei cefalodì verrà messa fuori di dubbio, un nuovo ar- gomento indirettamente potrebbe forse in ciò aversi a favore della teoria, o meglio dottrina algo-micelica, dei licheni. DI DUE GALLE RACCOLTE IN SIBERIA ED IN LAPPONI A DA S. SOMMIER. - CENNO DEL DOTT. C. MASSALONGO. Vari mesi fa l' illustre nostro presidente Comm. S. Somraier inviavami degli esemplari di Calamagroslis lapponica e Ritbus arclicus, da Lui stesso raccolti in Siberia, nel dominio del fiume Ob, ed in Lapponia, infetti da galle, le quali, sebbene note per altre piante, non furono sinora riscontrate sopra le due specie menzionate. Per questo motivo ed in considerazione ancora del fatto che pochissimo si conosce intorno ai zoocecidì dell'estremo settentrione dell'Asia, ritengo utile di farne in questo luogo un breve cenno. ^ Pflanzenhiologische, Studien II, p. 70; Stockholm, 1887. RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 163 Calamagro!»tis lappoiiicu Wahlb. Tylenclws sp. — L'ovario dei fiori, sotto rinfluenza del pa- rassita, si ipertrofizza, venendo trasformato in una galla sub- fìaliforme di color oscuro e della lan<;liezza di circa cinque millimetri, su due di diametro. In questa trasformazione le pa- reti ovariche mostransi anormalmente inspessite; ricorderò inoltre che la regione superiore della galla, ristretta e tubu- losa, è un poco scabra alla superficie. Le altre parti del fiore non subiscono, da quanto sembra, alterazioni apprezzabili ; va però notato che le infiorescenze delle piante invase da questo verme sono molto depauperate, essendo costituite da pochi fiori solamente. Un elmintocecidio simile a quello qui descritto, si conosce per varie altre Poaceae, ma finora non era stato in- dicato sulla Calamagrostis lapponica. Ab. Negli sfagneti della tundra lungo il fiume Ob, presso la località « Or-niolf>\ Sett. 1880, S. Soiuinier. Riibus art-i 6KIIS L. Ernfophyes silmcola (Can.) Nalepa, Das Tierreich, IV'* Lief. Acarina, p. 28, n.' 85. — Phytoptus Can. Prospetto Acarofauna, Parte VI, p. 780, tav. 60, fig. 3-4, Padova, 1894. — Cìenera delle piccole galle cefaloneiformi situate sul lembo delle foglietta della foglia. Per lo più esse si sviluppano sulla loro pagina in- feriore, dove producono dei rigonfiamenti subglobosi od ovati, più o meno irti alla superficie e misuranti 1-2 mill. di diametro. Il loro ostiolo epifillo giace all'apice di una specie di vòlta o gibbosità appena sporgente dalla pagina sui)eriore delle fogliette, ed è fornito nel suo contorno di [teli. Talvolta però le galle sono anche orientate inversamente. La cavità di questi cecidi è irregolare a motivo di escrescenze centripete delle loro pa- reti, le quali, in confronto del lembo noi-male delle foglie, si presentano un poco più inspessite. Corrispondono queste galle per i loro caratteri quasi interamente a quelle provocate dalla stessa specie di ceciiliozoo sul Rulms saxaiìlis (Conf. Canestrini in 1. s. e, tav. 60, fig. 8; C. Massai., Acarocecid. FI. Veron., 164 RIUNIONE! GENERALE IN VENEZIA Ulteriori Oss. ed Aggiunte, in Nuovo Giorn. bot. ital., voi. XXIII, p. 481, n. 32). Ab. Luoghi torbosi presso Bossekop (Alten) in Lapponia ; Agosto 1879, S. Somraier. Il socio Jatta, riguardo alla prima comunicazione del collega Massalongo, si permette osservare che, ammessa la simbiosi algomi- celica nei licheni, il concetto del professor Massalongo può rico- noscersi esatto. Nei cetalodì forse si riscontrerebbe il caso di una simbiosi antagonistica ; ma ben diversa da quella che volle ve- dere il Maine nei talli ordinari, e che il Funfsttick attribuì giu- stamente ad una cattiva interpretazione delle cellule oleifere. E certo, data la presenza necessai'ia di un' alga eterogenea, il cefa- lodio da essa prodotto può avere il valore di un ficocecidio. In ordine ai cefalodì però bisogna notare che essi sono sempre pro- dotti dallo intervento di un' alga cianoficea su talli che oi'dinaria- mente contengono alghe a clorofilla verde per gonidi. Questo av- viene anche nelle Peltigere. Infatti mentre tutte le specie di questo genere contengono ordinariamente gonidi dei Nostoc, solo la P. aphthosa e la P. venosa hanno gonidi con clorofilla verde forniti da uno SticlioGOGCus. Ora mentre le prime non hanno mai cefalodi, questa due ultime sj^ecie ne producono abbondantemente, e li producono mercè lo intervento di quegli stessi Nostoc che forniscono alle altra specie gli ordinari gonidi. Sulla questione dei cefalodì non si è detta I' ultima parola ; ma egli crede che il professor Massalongo abbia ragione nel ritenere che dessi possano darci una nuova conferma per la teoria algo- micelica. Che invero, se si volesse per poco continuare a considerare i gonidi come organi speciali dei licheni, la genesi e la natura di queste accidentali formazioni del tallo lichenico resterebbero addi- rittura inesplicabili. Il socio Massalongo risponde al dott. Jatta confermando che la interpretazione dei cefalodi come galle può solo aver valore, qua- lora si considerino i gonidi come vere alghe viventi in simbiosi con funghi sj)eciali. Il socio De Toni, a proposito della comunicazione del prof. Caro Massalongo, richiama 1' attenzione sopra alcune alghe cecidiogene, tra le quali ricorda la Phytopliysa Treitòù' descritta dalla signora Anna "Weber van Bosse, alga la quale produce delle deformazioni a guisa di galle in una pianta fanerogama, Pilea tvianthemoides. Ricorda pure i noti batteriocecidi osservati dal compianto F. Schmitz nelle alghe marine. RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 165 Ha quindi la parola il Vice-Presidente Arcangeli per presentare i due seffueuti lavori : SUI FRUTTI DI JUXIPERUS DRUPACEA. — NOTA DI G. GAETA. Non potendo, con molto mio dispiacere, intervenire a cotesto Congresso della nostra Società Botanica Italiana, mi permetto presentare a mezzo del prof. Arcangeli diversi frutti o drupe d' Janiperiis drupacea, prodotti da una pianta che fa parte della collezione di Conifere fatta da me nel mio bosco sperimentale di Moncioni, Comunità di Montevarchi, Provincia di Arezzo. Credo non comune e poco diffusa la detta pianta e di difficile fruttificazione. Ritengo perciò poco conosciuti i suoi frutti, di- versissimi da quelli degli altri ginepri, sia per le dimensioni, sia per la conformazione. Possiedo un unico esemplare femineo di detto ginepro piantato da me nel 1872. Ha una bella forma perfettamente conica ed è foltamente ramificato fino dal piede. Ha raggiunta l'altezza di circa 7 metri, ed è molto ornamentale. Due anni or sono per la prima volta produsse un solo frutto. In quest' anno ne ha prodotti parecchi e pressoché tutti dal lato sud-est, ove alla distanza di metri sei trovansi diverse piante di Juniperus communis, che debbono aver servito col loro polline, trasportato dai venti, principalmente da quella parte, alla fecon- dazione dei fiori femminei di quella pianta dioica. h' Janiperus drupacea Labili, è pianta indigena della Siria orientale e di altre parti dell'Asia minore. Trovasi anche in Grecia e particolarmente nel Peloponneso. Secondo Carrière, Traile gèn. des Conif., ed. 2', pag. 9, ed anche secondo Beiss- ner, Ilandbuch der Nadelholzkunde, pag. 140, fu introdotto in Francia nel 185G ; secondo Kotschy, NadelhOlzer, pag. 310, nel 1854. Altri lo dicono introdotto in Francia e in Inghilterra nel 1820. Fu descritto per la prima volta da Labillardière, Plani. Sijr., décad. II, 14, tav. 8. Era però conosciuto anche circa tre secoli avanti, ed è ricordato e succintamente descritto (senza essere denominato) fra i ginepri maggiori da Pietro Belon nella sua opera pubblicata a Parigi nel 1588 intitolata : Les obser- vaéioìis de plasieicrs singularilès et choses nièmorahles trou- vées en Grece, Asie, Inde, Egypte, Arabie et aulres pays Bull, della Soc. boi. ital. » ** 166 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA èlrangers. — Parlatore, in DC. Coniferae, pag\ 476, lo descrive come appresso : « /. drupacea (Labili. ! PL Syr., décad. Il, p. 14. t. 8) arbor cortice cinereo, trunco erecto ramoso, ramis subteretibus, erec- tis A^el patulis, ramulis subtriquetris, foliis rigidis ternis ap- proximatis, interne adnato-decurrentibus, reliqua parte liberis, patentibus vel patentissimis, lanceolatis acutis vel acuminatis, mucronato-pungentibus, quandoqiie obtusiusculis, supra levitar canaliculatis et juxta nervum longitudinalem latiusculum vix prominentem viridem utrinque fascia albida notati s, subtus con- vexo-carinatis nervoque longitudinali prominenti notatis viri- dibus, marginibus obtusiusculis viridibus, eglandulosis, amentis masculis in ramulo brevi erectis solitarie terminalibus par- vis subglobosis, galbulis drupaceis magnis subglobosis vel ovali- bus e coeruleo-rufescentibus, rore glauco adspersis, squamis 6 raro 9, trifariam imbricatis connatis, bractearum margine api- ceque acuto subreflexo liberis, nuce subovata magna trilo- culari, loculis parvis, nuculam solitariara gerentibus, nuculis ovato-oblongis, testa loculorum fundo adhaerenti. o- In mon- tibus Orientis iiiter 2000-5000 ped. elevationera nunc s^dvas constituens, nunc inter Pinos et Quercus dispersa: in monte Malevo Laconiae orientalis ubi rarissima (Heldr.! Orplianides!), monte Olympo (Schmidt !), Tauro Caramanico a Karaman ad Elmenech (Heldr.!), in Bnlgar-Dagh (Kotschy!), in Giilak- Boghas (Boiss.!), supra Pj^las Ciliciae (Balansa n. 829), in monte Casgio, Diebél Lacara Syriae (Labili. !) et in Antilibani monte Herman (Kotschy !), in monte Libano prope Cedreta (Boiss. ! herb.). Extat etiara in herb. Boiss. ex insulis Gafda et Gai- douronisi insulae Cretae adjacentibus a ci. Heldreichio lecta n. 1470, sed sub hoc numero /. macrocarpani tantum ex iisdem insulis misit. Heldr. Endl. Conif., p. 8 ; Carr. Conif., p. 8. Ar- ceuthos drupacea Ant. et Kotschy ! Oester. bot. Wochblatt. 3 Aug. 1854 ; Antoine Die Cupressin. Gatt. p. 1 var. a et ^ t. 1, 5. Haìfel fructus toto Oriente notissimus. Arbor usque ad 30 ped. alta. Folla 15-20 mill. longa, 3-4 mill. lata, superiora breviora confertiora et quandoque obtusiuscula. -Ji'ructus dulces, edules, 18-25 mill. longi, 15-22 mill. lati (v. v.). » Il frutto 0 drupa è rimarchevole non tanto per la grossezza quanto per il colorito ; è ovale, ottuso, talvolta subsferico, di KIUNIONE GENERALE IX VENEZIA 167 circa 20 a 25 mill. di lunghezza e 15 a 22 di larghezza, soli- tario, composto di sei e talvolta di nove squame carnose dispo- ste in tre verticilli, ma però distinte per l'aggetto dei loro con- torni. Esternamente è ricoperto di una glaucescenza farinacea e contiene un nocciolo ovoide durissimo avente d'ordinario tre celle e talvolta una sola per mancato sviluppo. Ha circa la gros- sezza di una pruna ordinaria ed è di un colore porpora oscuro cosparso di polvere glauca. Gli abitanti dei paesi dei quali é indigeno ne mangiano la parte carnosa che contorna il noc- ciolo. Beissner, loc. cit., dice che vien conservata come poltiglia condensata al fuoco e come mezzo di nutrizione. Carrière, loc. cit, dice che questa parte carnosa non ha niente di gradevole, per avere un forte odore di resina e perchè fibrosa e quasi spugnosa. La detta pianta appartiene alla tribù delle Capressineae, alla sottotribù delle Junipereae, sezione Caryocedras. È un albero altamente decorativo, in specie se posto isolato ; si eleva da 10 a 12 m. Da noi è rustico. In Germania, scrive Beissner, op. cit., loc. cit., disgraziatamente non può raccomandarsi che per le località di clima più dolce. Prospera in terreni anche asciutti, e secondo Kotschy produce un legname rosso-bruno molto duro. Amerei conoscere se ne esistono grandi esemplari nell'Alta Italia, e gradirei sapere se alcuno dei congressisti ha notizia che abbia fruttificato. Beissner mi scrisse di recente che in gene- rale è raro, e che in Germania ne esistono dei bei esemplari al Castello di Heidelberg e in altri giardini dell'ovest, ma non è a sua notizia che Onora alcuno vi abbia fruttificato. GLI STUDI DELLO CZAPEK SUI TESSUTI LIGNIFICATI ED I PROCESSI PER COLORARLI STABILMENTE. — NOTA DI G. ARCANGELI. Le reazioni che vengono impiegate per riconoscere i tessuti lignificati sono adesso beh numerose. A tale scopo infatti si im- piegano parecchi fenoli in soluzione acquosa od alcoolica, che in presenza di acido cloridrico si colorano in rosso, in violetto, in verde ed in giallo, come pure amine aromatiche, che in so- luzione semplice od acidulata colorano in giallo le cellule Ugni- 168 RIUNIONK GENERALE IN VENEZIA ficate, e si conoscono altresì materie coloranti die si fissano di preferenza sopra tali pareti. Le spiegazioni però ctie si danno di tali reazioni non si possono dire ancora bene stabilite. Tie- mann ed Haarmann riferirono tali reazioni alla Coniferina, il Singer ritenne che oltre la Coniferina vi prendesse parte pure la Vanillina. Nickel e Seliwanow ammisero invece che queste reazioni derivassero da composti aldeidici; secondo però le ri- cerche recenti dello Czapek, le cose starebbero in ben altri termini. * Quantunque i tentativi fin qui fatti, per isolare il composto- speciale che dà luogo a tali reazioni, sieno andati a vuoto, lo Czapek ha risoluto il problema che per la prima volta fu ten- tato da Singer e successivamente da Hoffraeister, Seliwanow, Nickel, Alien, Tollens, Ihl e Lindsey. Se, come ha fatto l'A., si fanno bollire delle scheggie di le- gno in una soluzione concentrata di cloruro di stagno, dopo il raffreddamento del liquido si può riscontrare che, tanto il le- gno come il liquido soprastante, danno la reazione con fioro- glucina. Se inoltre si sbatte il legno così trattato con etere o benzolo e si saggiano questi liquidi, dalla reazione intensa che danno con floroglucina si rileva che la sostanza cromogena viene separata e si può estrarre con etere, benzolo ed altro liquido. La soluzione fredda di bisolfito sodico opera come il cloruro di stagno. L'A. ha pure potuto constatare che, anche senza pre- cedente separazione, l'alcool, il benzolo e l'etere bollenti danno un estratto che dà la reazione della lignina. Per l'estrazione di questa sostanza allo stato di purezza sem- bra che si presti solo il cloruro di stagno. Da un chilogramma di legno 1' A. ha potuto estrarre una minima quantità di una polvere gialliccia o bruna, che dà intensamente la reazione delle membrane lignificate. Bastano le più piccole tracce di questo corpo, per ottenere questa reazione, ed una mescolanza di questa sostanza con soluzione alcoolica di floroglucina è il reagente più sensibile pei vapori di acido cloridrico. Una solu- zione di questa sostanza, acidulata con acido cloridrico, sarebbe un reagente sensibilissimo della floroglucina, superiore all'acido vanillincloridrico impiegato da Lindt. Zeitschr. fur wiss. Mikroskoine. Band XVI, Heft 1 (1899), p. 119. RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 169 L'A. chiama questa sostanza adromale dal nome di adroma proposto dall' Haberlandt, e sarebbe da ritenersi un prodotto di sostituzione del benzolo, che è di notevole importanza, in ri- guardo a questioni botaniche e microtecniche. Esso figura nel legno disseccato per una quantità dall'I al 2"/„; ed i tessuti che ne furono privati per mezzo del cloruro di stagno, si colo- rano in violetto col cloruro di zinco jodato, e si sciolgono nel liquido cupro-ammonico. Da ciò 1* A. conclude che la cellulosa sia la sostanza produttrice delle adromale, e che la sostanza delle membrane lignificate che dà la reazione della lignina, in- sieme a piccole quantità di adromale libero, sia un etere adro- malcellulosico. Le colorazioni che si ottengono coi reagenti sopra indicati d'ordinario non sono durevoli, e non si possono conservare che eccezionalmente, come avviene pel colore giallo che si ottiene col solfato di tallina. Per ottenere quindi colorazioni durevoli ed atte ad essere conservate bisogna ricorrere ad altri reattivi. Numerose sono le sostanze coloranti che si prestano a questo scopo, e che sono adesso frequentemente impiegate, e colle quali ai possono pure ottenere doppie colorazioni. Parecchie di queste si trovano riportate in un lavoro del Vinassa, ' con le indica- zioni più importanti riguardo alle loro qualità, alle colorazioni che forniscono ed al modo d'impiegarle. Fra i numerosi metodi di colorazione i migliori trovansi riportati dallo Zimmermann e dallo Strasburger. Secondo lo Zimmermann, ' per colorire le membrane lignifi- cate, è molto adatta la fucsina già impiegata dal Van Tieghem e dal Berthold. Egli suggerisce a tale scopo d' immergere le sezioni dapprima in una soluzione di fucsina per un quarto d'ora od anche più, e quindi lavarle per breve tempo in una soluzione di acido picrico (1 p. di soluzione alcoolica concen- trata in 2 p. di acqua), ciò che dà luogo ad una colorazione scura, lavarle con alcool, passarle al xilolo e montarle al balsamo. ' Vjnassa e., Beilrage zur pharmakognostichen Mikroskopie in Zeit. Schrift. fur wiss. Mikroskop., Bd. Vlìl, Heft 1, 1891, p. 31. 2 Zimmermann D."- A., Die hotanische Mikrotechnìk, Tiibingen, 1892, p. 145. 170 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA Per ottenere colorazioni doppie, dopo aver lavato i preparati in alcool, r A. suggerisce di passarli in soluzione di ematossi- lina (la soluz. Bòhmer), di azzurro di anilina, di azzurro di me- tile 0 di azzurro di Berlino, e quindi, dopo averli lavati in al- cool assoluto e passati al xilolo, includerli nel balsamo. Cosi si hanno le membrane lignificate colorate intensamente in rosso, e quelle di pura cellulosa in violetto od azzurro, L'A. sugge- risce pure l'uso della fucsina acida o fucsina S., la safranina air acqua di anilina ed il violetto di Genziana. Lo Strasburger nel suo Botanische Practioimi ' propone il verde all' Iodio ed il carminio alluminoso, come pure la picro- nigrosina ed il picro-azzurro di anilina, nonché le soluzioni di safranina, le soluzioni di fucsina, riguardo alle quali cita lo Zim- merraann. Egli fa notare quanto sia importante che queste co- lorazioni sieno ottenute con colori stabili, ed a questo proposito cita come ben resistenti e conservabili le doppie colorazioni con verde solido e della purpurina, con crisoidina ed azzurrina o purpurina, ed assai si difìbnde sopra tale argomento. Fra tutti questi processi però che vengono indicati, havvene uno che mi pare meriti di essere particolarmente segnalato per la sua semplicità, e per la celerità con cui si può mettere in opera. Questo consiste nell'uso di una soluzione acquosa mista di fucsina e iPxetilverde, simile a quella proposta dal Guignard ^ per la rapida colorazione del protoplasma e del nucleo delle cellule. Questo liquido è stato da me preparato sciogliendo */, gr. di metilverde in 100 gr. di acqua, e '/, gr. di fucsina in 10 gr. dello stesso liquido. Le due soluzioni furono poi mescolate in proporzioni tali da ottenere un liquido di color violetto intenso, ciò che si ottiene unendo a 4 volumi della prima un volume della seconda. Per effettuare la colorazione con questo liquido, dopo aver la- vato le sezioni che si vogliono colorare con acqua distillata, si tengono immerse in una piccola quantità di esso per circa 8-10'. Dopo di ciò si lavano con acqua e successivamente con alcool ordinario alcune volte, e si termina di lavarle con alcool asso- 1 Vedi la terza edizione 1897, p. 190-192. * Développement et constitution cles anthérozo'ides, E,ev. gén. de Bot,, I, p. 2-19. KIUNIONE GENERALE IN VKNEZIA 171 luto. Si cessano i lavaggi all'alcool quando si vede che le parti lignificale hanno preso un color violaceo o rosso-violaceo assai manifesto, e le altre una colorazione azzurra o verde-azzurra. A questo punto si passano nell'olio di Cajeput od in xilolo, dove si lasciano [)oclii minuti, e si mentano al balsamo od alla dam- mara. Mediante questo processo ho potuto ottenere buone pre- parazioni di fusti, radici ed altri organi appartenenti a piante differentissime, nelle quali le parti lignificate erano colorate in rosso-violaceo o violaceo e quelle non lignificate in azzurro o verde-azzurro. Questa colorazione è riuscita pure in vecchie fettoline tolte da vecchie preparazioni in gelatina e glicerina, le quali per questo mezzo sono state rimesse a nuovo e ridotte adattissime per la dimostrazione del differente contegno dei vari tessuti rispetto alle materie coloranti sopra ricordate. Cosi ap- punto è stato praticato sopra vecchie sezioni di Sambucus nigra, Cunonia capensis, Nicotiana glauca, Franciscea eximia, An- giopterìs creda ecc., che erano state preparate e conservate in glicerina e gelatina fino dal 1890, e qualcuna fino dal 1871, che per quanto il liquido conservatore si fosse ingiallito e colorato in giallo, ed esse stesse fossero alquanto ingiallite, hanno preso la doppia colorazione, dimostrando con ciò che il lungo tempo trascorso non aveva indotto nelle parti lignificate sensibili al- terazioni. Questo processo a me sembra sia particolarmente da racco- mandarsi per la rapidità con cui si può mandare ad effetto. Infatti, spesso bastando solo un quarto d'ora o poco più per ellettuarlo, può praticarsi nel breve tempo di una lezione, si- milmente alle colorazioni che si ottengono con floroglucina ed acido cloridrico o coi sali di anilina, ciò che torna sommamente vantaggioso per la dimostrazione delle cellule lignificate e delle loro più importanti proprietà. Il Presidente Sommier, a proposito del lavoro del socio Gaeta, osserva che l'autoi'e, avendo trovato i frutti del Juniferiis druiìacea dalla parte ove cresceva un individuo di J. communis, ha supposto che si dovesse trattare di ibridismo fra queste due specie ; ma trova strano che i frutti di J. drnparea abbiano raggiunto cosi notevoli proporzioni, mentre quelli del J. communis sono molto piccoli, e .si domanda se non si tratti piuttosto di un'apparente partenogenesi. 172 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA Il Vice-Presidente Arcangeli nota che, appena ebbe presa co- gnizione del lavoro del socio Gaeta, gli parve subito trattarsi di un fatto molto interessante. Forse potrebbe darsi che, come ba supposto il Presidente, si trattasse dello sviluppo dei frutti iudi2:)endentemente dal concorso del polline, cosa cbe potrà verificarsi facilmente con l'esame dei frutti medesimi, ricercando nei semi l'embrione. Il socio De Toni presenta a nome del socio prof. Saccardo la seguente nota : SULLA PIÙ ANTICA PUBBLICAZIONE DI PLANTAE EXSIC- CATAE. — NOTA DI P. A. SACCARDO. Secondo Alfonso De Candolle nella sua esimia Phytographie (Paris, 1880, p. 345), Federico Ehrhart fu il primo a pubblicare nel 1787 una collezione di piante secche, col titolo: Arbores, fru- tices, sujfrutices, Hannover, 14 fase. fol. Ora non sarà senza inte- resse sapere che già intorno al 1700 Giacomo Petiver, botanico inglese (16.58-1718), aveva introdotto questo processo, che ha reso e rende i più segnalati servigi alla scienza, permettendo la precisa identificazione delle specie e forme vegetali, giusta il concetto degli stessi autori. In fatto, alia fine del IP volume di Jacobi PeiiveH Opeìxi Historìam naiuralem spectanlia ^ si tro- vano stampati tre cataloghi o schedari in fogli grandi ripiegati e col verso bianco, intitolati : . 1. Hortus siccus cMrurgicus. 2. Hortus siccus pharTnaceuticus. 3. Botanicum anglicum, « or the english Herball, wherein is contained a curious collection of real Plants; being the true Patterns of such Trees, Shrubs and Herbs, as are observed to grow wild in England. » In questi cataloghi sono stampate le schede, abbastanza di- stanti fra loro, per poter essere tagliate una a una. Ogni sche- dula (« affixed to each Plant ») contiene « an account of their Names, Places where growing, and Times of flourishing; as also ^ L' opera porta la data London 1767, ma è una riunione postuma di tutti i lavori stampati anteriormente in varie epoche, persino con tipi e formati diversi, da Giacomo Petiver. lUUNIOKE GENERALE IX VENEZIA 173 what parts and preparations of each Plant are most use. » Che tali collezioni di piantai slcccu fossero pubblicate in numero e vendibili, appare dalla indicazione seguente stampata sotto il titolo del catalogo o schedario: « Sold by Samuel Smith at the Princes Arms in-St. Paul's Church-yard, London. » Ecco tre esempì di schede copiate dalle tre collezioni del Petiver : (1) A. Urtica offlc. urens maxima C. B, Raij Cat. Augi. & H. PI. 160. Usy HerM tota. Praep. Aq. — Aestate floret, ad sepes & in locis ruderatis. Common Nettle. (2) A. Serpillum citratum Ger. seu foliis Citri odore C. B. Raij Cai. Angl. & H. PI. 522. Usu tota Het^M. Praep. Aq. Spi. & 01. SUL — In montosis sed rarius. Lemon Thyme. (3) A. CoLOCiNTHis ofTic. fructo rotundo minor. C. B. Raij H. PI. 642. Usu Medulla arida Fructuum.. Dos. ad 3). Praep. TrOCh. COLOQDINTIDA. Delle collezioni del Petiver non vidi a vero dire finora alcun saggio, * ma il documento da me illustrato è troppo sicuro ed evidente perchè si possa sollevare il menomo dubbio sul tro- vato dell'operoso aromatario e botanico inglese." Non pare sia * Xel n. 4S7, May 1899, p. 227 del Journal of Botany di Londra stampai uu cenno suU' utilissima iniziativa del Petiver, raccoman- dandone ai botanici inglesi la conferma. Non deve essere impossi- bile rinvenire nei vecchi erbari di Londra (specialmente in quelli del Britisb Museum o della Società Liuueana) o le intere collezioni Petiveriane o almeno degli esemplari staccati insieme allo caratte- risticbe schede. * È già noto (Cfr. Saccardo, Il primato defili Italiani nella bota- nica, Pad. 1893, p. 45) che Paolo Boccone pubblicava in Catania nel 1GG8 due manifesti o cataloghi di semi e piante italiane e spe- cialmente siciliane, che egli offriva honesto prefio ai cultori di Flora, affine sia di divulgarne lo studio e sia di procacciarsi i mezzi pe- cuniari per stampare le lodate sue opere ed iconografie. E chiaro che l'ottima iniziativa del Boccone non ha che fare colla pubbli- cazione di collezioni uniformi di piante secche, quantunque possa averne suggerita l' idea. 174 RIUNIONK GBINERALE IN VENEZIA stato prevenuto da altri, e se è cosi veramente, è giusto e do- veroso raccomandare la memoria di lui ai botanici viventi e ai posteri. In ogni parte del mondo è seguito ora con immenso vantaggio della scienza il sistema da lui iniziato: si sappia al- meno che questo iniziatore fu Giacomo Petiver. Il socio VoGrLiNO fa la seguente comunicazione : LA LOTTA PER L'ESISTENZA NEL GENERE BOLETUS. — NOTA DI P. VOGLINO. Non sempre i vegetali possono trovare le condizioni adatte al loro accrescimento, oppure, anche trovandole, una specie può venire ostacolata nel suo sviluppo da un' altra, tantoché mentre alcune forme sono diffuse in quasi tutte le regioni italiane, molte altre sono limitate ad alcuni punti e se anche tendono ad estendersi ne lo sono subito impedite da qualche altra specie. Questi fatti sono abbastanza frequenti non solo nelle fanero- game ma anche nelle crittogame. È la lotta per 1' esistenza che si rende manifesta, forse anche con caratteri più salienti, nel regno degli esseri inferiori. La conferma di un tal fatto l'ho potuta avere osservando in una data regione 1' enorme sviluppo del Boletus satanas a danno del B. eclulis. In un boschetto di faggio sotto al grande masso detto del Cepai a breve distanza dalla borgata Tornelli di Viù (Valli di Lanzo) fin da tre anni fa notavo dal Luglio al Settembre un buon numero di esemplari di B. ediUis ed una quantità molto li- mitata di B. satanas. L'anno dopo, quantunque in tutte le altro località fosse abbondante il raccolto del B. editlis, non mi fu dato di trovarne che una quantità minima, mentre era di molto cre- sciuto il numero dei B. salanas. Avendo bisogno di ben studiare il micelio del B. edulis per completare alcune ricerche intorno alla sua coltivazione artificiale, raccolsi in vicinanza degli esem- plari delle zolle quadrate di terreno della profondità di 40 a 50 cm. avendo cura di disgregarle il meno che mi era possibile. In alcune parti asportai anche un certo numero di radici. In tal modo potei esaminare attentamente il decorso del micelio e KlUXIONE GEXKUALE IN VKNEZIA 175 la sua forma. Per studiare il micelio seguii il metodo della im- mersione della porzione di terriccio aventi i corpi fruttiferi, nella soluzione concentrata di potassa. Allontanando quindi gradata- mente, col microscopio a dissezione, i detriti minerali e vege- tali, potei mettere allo scoperto lunghissime porzioni di micelio che erano in diretta relazione col corpo fruttifero. Il micelio del B. ediUis è costituito di esilissime ife incolore, ramificate, che si anastomizzano e si riuniscono in filamenti. Il micelio si trova sempre, prima della produzione del cori)0 frut- tifero, ad una profondità di 20 a 25 cm. ed anche più. I gruppi di filamenti che danno poi origine ai corpi fruttiferi si dispon- gono in direzione perpendicolare alla superficie della terra. La spora germinando produce micelio il quale si addossa alle ra- dici delle piante legnose senza però impedire il regolare sviluppo dell'ospite. Notai frequentemente la formazione di un rivesti- mento simile alle micorize di altri funghi. Dalia superficie esterna di tale rivestimento si estendono delle ife verso la su- perficie della terra. Queste ife producono coniclii catenulati i quali hanno una vita brevissima, germogliano in poche ore, dopo due giorni al più perdono completamente la facoltà ri- produttiva. I conidii sviluppandosi producono micelio saprofita che vive a spese dei detriti e quindi si estende in modo straor- dinario, si scinde in diverse porzioni che strisciano anche lungo la superfìcie della terra e quindi si riunisce in un pseudoparen- chima che produce in poche ore il corpo fruttifero. Ho potuto convincermi che i filamenti miceliari per produrre cori)i frut- tiferi devono avere una certa lunghezza senza rii)iegarsi sopra se stessi, dal fatto che collocando in una cassetta tenuta in am- biente umido una zolla di terra della lunghezza e larghezza di 30 cm. è della profondità di^5 cm. non potei avere mai organi di fruttificazione, mentre zolle di una superficie doppia produs- sero un certo numero di corpi fruttiferi. L'aver notato frequentemente filamenti miceliari addossati alle radici di faggio mi indusse anche a verificare quale relazione poteva esistere fra il faggio ed il fungo, osservazioni che mi servirono a completare le ricerche intorno alla coltivazione artificiale del Bolelus stesso. In quattro cassette di legno aventi una parete laterale in vetro coltivai pianticine di faggio in J76 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA terreno molto ricco di humus e di residui di piante, che pro- curai per quanto mi fu possibile di sterilizzare, quindi vi collo- cai spore già ben germoglianti di Boletus eduHs. ' In due sole cassette le radici delle pianticelle si addossavano in buona parte alla parete di vetro tanto da rendere possibile l'osservazione dello sviluppo del fangillo. Dopo qualche tempo le barbicelle si presentavano ricoperte da un sottile velo bianco, mentre la pianta non dava alcun segno di deperimento. L'esame microscopico mi dimostrò che il velo bianco proveniva dalle ife miceliari che disponendosi verso la superficie del terreno producevano filamenti fruttiferi con conidii. Il micelio del B. satanas differisce da quello del B. eclulU in ciò che i gruppi di filamenti appaiono molto più ampi e colle ife esterne colorate leggermente in rosso. Le ife hanno inoltre un diam. maggiore poiché mentre quelle del B. eduUs misurano in media da 0,5 a 1,5 }j-., quelle del B. satanas arrivano sino a 2 e 2,5 /i. ed anche 3 /;t. È perciò che si può dopo qualche osservazione separare, dal terreno, il micelio del B. satanas, mentre riesce difficilissima la preparazione di quello del B. edu- lis. Non mi fu dato però di ottenere conidii e di ben seguire lo sviluppo delle spore del B. satanas. Per poter chiarire il fatto della scomparsa del B. edulis e dello abbondante sviluppo del B. satanas presi due cassette in legno colle due pareti laterali di vetro e vi collocai in terriccio sterilizzato due pianticelle di faggio. Quando le pianticelle si presentarono in piena vegetazione collocai nel terreno spore germoglianti di B. edidis e di B. satanas. Dopo qualche tempo si notavano sulle pareti filamenti mice- liari che si addossavano gli uni agli altri. Verso il trente- simo giorno comparvero alla superficie del terreno 2 piccolis- simi corpi fruttiferi di B. satanas, i quali si svilupparono molto imperfettamente. ^ Per chi volesse ripatere queste coltivazioni è opportuno che io ricordi essere assolutamente necessario di ben sterilizzare il terreno ed i diversi oggetti e sopratutto tenere le cassette in ambiente lon- tano da infezioni. Per mio conto ho dovuto ripetere per ben tre volte le esperienze. RIUNIONE GENERALK IN VENEZIA 177 Smuovendo il teiTeno nell'aUra cassetta potei notare, all'esame microscopico, che i gruppi di ife del B. edulìs erano in molti punti strettamente ravvolte dalie altre e non mi fu dato di tro- vare nemmeno un intreccio di speciali filamenti che indicasse il principio della formazione di un corpo fruttifero di B. ediilis mentre abbastanza frequenti erano quelli che ricordavano il B. saianas. Feci anche in goccio di decotto sul vetrino porta-oggetti una coltivazione di spore di B. ediUis e B. satanas. Sopra dieci goccio che potei salvare dalle infezioni riscontrai dalie spore del B. edic'Js uno sviluppo molto lento di ife miceliari e cosi pure da quelle del B. saianas. Dopo due giorni le ife del B. satanas si attorcigliavano su quelle del B. cluiis in modo da impedirne lo sviluppo; il qual fatto mi convinse sempre più che, date le medesime condizioni nell'ambiente, il micelio del B. sa- tanas forse perchè dotato di maggiore vitalità cerca sempre di ostacolare lo sviluppo di quello del B. edulis. Il socio Forti presenta il seguente lavoro redatto in collabora- zione del socio De Toni : CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLA FLORA PELA- GICA DEL LAGO VETTER. — NOTA PREVENTIVA DI G. B. DE TONI E A. FORTI. Delle Diatoraee ed altre Alghe, le quali vegetano ne' bacini lacustri della Svezia, si sono occupati, prescindendo dalle notizie contenute in opere d'indole generale, Carlo Agardh, O. Borgo, P. T. Cleve, G. Lagerheim, P. M. Lundell, 0. Nordsteilt, W. Schmi- dle e V. B. Wittrock. Gli studi di questi scienziati però non si sono rivolti ad illustrare materiali raccolti in uno de'maggiori laghi della penisola scandinava, cioè nel Vetter, nel quale noi, durante un viaggio compiuto nel luglio ed agosto del corrente anno, abbiamo raccolto quattro campioni di plancton. Il primo saggio fu pescato alla superficie del lago presso Junkòpi ng dalle ore 10 alle 10,10 ant. colla temperatura esterna di 26" e quella 178 RIUNIONE GENERALE IN VKNEZIA superficiale dell'acqua di 18°; il secondo saggio venne raccolto lungo una linea percorrente da E. ad 0. il lago a circa un chi- lometro dal porto di Jònkoping dalle ore 11,15 alle 11,30 colla temperatura esterna di 28° e superficiale di 16°; il terzo cam- pione venne prelevato ritornando verso Jònkoping dalle ore 12,40 alle 12,52; il quarto saggio venne raccolto al largo dalle 10,55 alle 11,10. Il breve contributo die noi, in attesa di far conoscere altrove con maggiori particolari i risultati del nostro studio, presentiamo oggi al Congresso botanico italiano in Venezia, costituisce, può affermarsi, la prima, benché modesta, illustrazione di materiali planctonici del Vetter, in quanto che per questo lago, il secondo in grandezza tra i laghi della Svezia, vennero indicate specifi- catamente dal Cleve *- solo due Diatomee bentoniche, cioè la Diploneis Manieri Cleve e la Navicula obliqua Greg. Dal pro- spetto delle specie da noi determinate apparisce che il phyto- plancton del Vetter presenta molti punti di coincidenza colla florula superficiale dei laghi della Sassonia,^ ma dei rapporti del Vetter, per ciò che concerne la biologia lacustre, ci occuperemo, come di altri argomenti relativi, nella memoria definitiva. ^ ^ Cleve P. T., Synopsis of the naviculoid Diatoms. (Kongl. Svenska Vetensk. Akad. Handlingar, 26-27 Bd. Stockholm, 1894-96). ^ Lemmermann e., Phytoplankton sdclisischer Teiclie. (Berichte Biol. Station zu Plòn, VII, 1899); veggasi anche Zacharias 0., Veher einige interessante Funde im Plankton sdohsischer Fischteiche (Biol. Cen- tralbl., 1898, p. 714). ^ Abbiamo, par brevità, contrassegnate con un asterisco le forme eulimnetiche, RRR, RR, R indicando che le forme si trovano più o meno rare, -|- né rare né comuni, C, CO, CCC comuni o preva- lenti. HIUXIONE GENERALE IX VKNKZIA 179 8 9 *10 *11 *12 *13 *U *U" *15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 ♦25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 *36 *37 *3S *39 •40 *41 42 43 44 45 *46 47 48 ♦49 *50 *51 52 ♦53 ♦54 ♦55 ♦56 ♦57 Nome della specie PEniniisriEAE Dinobrvon divergeiis Imhof Diiiobryon stipitatuin Imhof Peridinium tabuhituin (Elir.) Cfnp. et Lachm. Ceratium hiniiuliiiflla O. F. Mììll Ceratium coriiutum (EJir.) Clap. et Lachm. . Gloeodinium Pulvisculus Eln- BACIJLLA.RIEAE Attheya Zacliariasii J. Brini Melosira (Ortliosira) granulata (Khr.) Jiaìfs . Cymatopleura Solea (De lìréb.) W. Sm. . . . Asterioiiella formosa Hass Asterionella gracillima (Hant.r.) Heiìi Synedra crotonensis {Ediv.) r: . . Cymbella(Cocconema) lanceolata (E/ir.) Kivchn. Cymbella (Cocconema) cymbiform. ( Kiietz.) Bréb. Cymbella (Encyonema) ventricosa A(j CllLOROPHirCEAE Staurastrum paradoxum Mei/en Staurastrum muricatum Bn'b Staurastrum dejectum Bri'O Staurastrum cuspidatum Bri!b Cosmarium Scenedesmus Del^j Cosmarium euastroides Dc!p Cosmarium Meneghini! Bréb Cosmarium Botrytis (Bori/) Menei/h Cosmarium moniliforme (Tiirp.) Jinlfs . . . . Pleurotaenium nodulosum [lin'b.) De Bari/ . Sphaerozosma pulchrum Bail . Spirogj'ra longata (Vaiich.) Kuets Coelastrum mieroporum Naec/ Sorastrum spinulosum Kaeij Selenastrum Bibrajanum Beinsch Pandorina Morum Bonj Volvox minor Stein [ipnospora] Eudorina elegans Ehr Sphaerocystis Schroeteri Chudat Oocystis Naogelii A. Br Oocystis Marsonii Lemmerm Nephrocytium Naegeli Grini Neplirocytium Agardhianum Naef/ Scenedesmus quadricauda (Tiirp.) Bréb. . . . Scenedesmus arcuatus Le/»wfr)« Botryococcus Braunii Kiietz Pediastrum pertusum Km-tz. (duplex Mei/en). Pediastrum Borvanum (7'iirjt.) Menegh. . . . Tetraspora lacustris Lemmerm MYXOFHYCEAE Chroococcus limneticus Lemmerm Dactylococcopsis fascicularis Lemmerm. . . ■ Clathrocystis aeruginosa [Hetifr.) Gomphosphaeria lacustris Cliadat Coelosphaerium Kuetzingianum Nueff Coelospliaerium pallidum Lemmerm Merismopedium tenuissimuni Lemmerm. . . Lyngbya limnetica Lemnurm I II I ni IV SACCIO SAGGIO RAGGIO SAGGIO C K + OC E + RRR + RR C C ce + ccc e ccc e RRR RR RR RR + + + + RR + R R RR? C C CCC e ce + ce e ce e ccc e ccc ccc ccc RR RR R e + + RRR RRR e RR e RRR RR ccc + ce e ce + ce ccc + 180 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA Infine il Segretario Baroni presenta i due seguenti lavori : ADDENDA ET EMENDANDA IN FLORA VERONENSL CON- TRIB. IV — PO AC E A E. SPECIMEN I. — COMUNICAZIONE DI A. GOIRAN. I semplicisti Francesco Calzolari (1521-1600) e Giovanni Fona (1565-1630) che primi, nel!' Iter in Baldum montem e nel Monte Baldo descritto, scrissero delle piante veronesi, lasciarono in di- menticanza, affatto 0 quasi, le Graminacee: primo a trattarne difFusamente, nelle Planiae veronenses, ed in modo che, per i tempi, può dirsi magistrale, fu Francesco Segujer da Nìmes, il vero instauratore della Botanica veronese. Il lavoro iniziato dal litografo francese (1703-1784), continuato da Pietro Arduino (1728-1805), fu proseguito, perfezionato ed accresciuto da Ciro Pollini (1782-1833): ma il numero delle Poaceae indicate come viventi nel Veronese, nel Viaggio al Monte Baldo e al Lago di Garda, e nella classica Flora Veronensis, rappresenta ap- pena una frazione della somma delle specie, varietà e forme che allignano nella nostra zona botanica: laonde i Botanici che, dopo Ciro Pollini, perlustrarono la provincia veronese, rinven- nero e scoprirono non poche specie o non avvertite o effettiva- mente non esistenti ai tempi suoi. Avendo oramai posto termine alla mia monografia — Poaceae veronenses — che quanto pri- ma avrò r onore di presentare alia Società, oggidi estraggo dalla stessa alcune notizie ei appunti, quasi un saggio il quale valga a mettere in evidenza che nella Flora veronese le Poa- ceae danno un contributo non dispregevole, vuoi per il numero, vuoi per la importanza ed il pregio delle forme, e per modo — tenuto conto delle condizioni e circostanze locali — da non te- mere il paragone delle Flore proprie alle regioni maggiormente favorite d' Italia. 1. Phalaris canariensis L. — Accidentalmente nelle vie di Verona e, dopo la inondazione d'Adige, nel settembre 1882, lungo l'Adigetto presso al Capuccini vecchi l. 2. Phleum alpinum L. j3 commutatum (Gaud.) — PJi. alpinum var. i3 Poli. excl. syn. Host. !. — Pascoli e prati nel monte RIUNIONE GBNERALK IN VKNEZIA 181 Bolca, Vestena ecc. sui Lessini (Poli., Da Campo, A. Mass. !). — Il Phieam echinatam Hosf. deve escludersi in via assoluta dalla Flora veronese, come ho dimostrato in altre scritture. 3. Phleum subalpinum Hackel in Vii. — Pascoli elevati in tutti i monti veronesi !. 4. Ph. Michelii Ali. — Raro in luog-lii rupestri sul monte Baldo alle Murete !, sengie di Valfredda!, xVItissimo di Kergo!, e sopra S. Giacomo (Facchini): accidentalmente al margine del fossato e nelle macerie fuori Porta Nuova di Verona la var. ambiguum (Ten.)!. 5. Alopecdrus PRA.TENSIS L. — Una volta nei prati dei colli benacesi a Lazise (Fr. Fontana!), ove oggi è scomparso. 6. A. AGRESTis L. var. palea mutica Bertol. — Rarissima in Verona presso la Cavallerizza, e fra le mèssi fra Porta Nuova e Porta Palio !. 7. A. GENicuLATUS L. et A. FULVUS Sm. — Crescono nei luoghi acquitrinosi dalla pianura alla zona subalpina: e cosi nel monte Baldo nelle 2'>ozze di Val Basiana 1000 m.)!. 8. A. UTRicoLATUS L. — È specie piuttosto rara nel Veronese, e si incontra qua e là sparsa e sporadica!. 9. Coix Lacryma L. — Era coltivata nei giardini: fu raccolta accidentalmente a Legnago (Rocchetti!), alle sponde del Benaco (Rigo!), nelle macerie presso Verona!. 10. Zea Mays L. var. nana Hackel in exsicc.!. — Non di rado al margine dei campi, e nei luoghi stati inondati, nel piano e nella collina!. 11. Sesleria coerulea Ard. — Eminentemente polimorfa. Fra le moltissime varietà raccolte od osservate nel Veronese, ne ricordo in modo speciale due e cioè: S. coerulea var. CHL0R0CEPHALA mh. e S. COERULEA var. alpina; — la pri- ma, rarissima, ricorda nel portamento S. argentea Savi e la ho raccolta nel vaio di Squaranto ; la seconda, non frequente, cresce sulle cime più elevate del monte Baldo, dei monti Posta, Campobrun ecc. !. 12. S. sphaerocephala Ard. — Cresce copiosamente colle sue varietà nelle rupi elevatissime del monie Baldo e nei monti Posta, Campobrun, passo della Lora, Zeola ecc.! e (Manganotti, Leybold, C. Mass.). Bull, della Soc. boi. Hai. *^ 182 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 13. Sesleria disticha Pers. — Esiste neW Erbario ceìitrale di Firenze un esemplare di questa bella e rara specie indicata nella scheda come proveniente dalla collina di Verona e raccolta dal Clementi!. Ma osservo che S. disticha non é pianta di collina e sospetto si tratti di un qualche equi- voco: sospetto corroborato benanco dalla indicazione di questa poacea, nel Catalogo dei sigg. Visiani e Saccar- do, sulle rupi granitiche delle alpi veronesi ai confini del Tirolo, mentre nel Veronese rupi granitiche non esistono, lo nelle mie ripetute escursioni sopra i monti confinanti col Trentino ho vanamente fatto ricerca di Sesleria disticha, né credo che altri sia stato di me più fortunato; e non sono alieno dal ritenere che la stessa debba essere radiata dalla Flora veronese. 14. Pennisetum longistylum Hochst. — È coltivato da qualche anno nei giardini quale pianta ornamentale : accidental- mente l'ho trovato fra le macerie in Verona!. 15. Setaria verticillata P. B. 8 aìMbigua (Guss.). — Rara- mente in unione alla forma tipica nella città e nei din- torni di Verona, ed alle falde di monte Baldo presso Caprino !. 16. Panicum capillare L. — Come ho accennato in altra co- municazione, questa graminacea, coltivata da qualche anno nei giardini quale pianta ornamentale, è comparsa qua e là in diversi punti della provincia ed accenna ad inselvatichirsi affatto presso di noi 1 : recentissimamente la ho raccolta nella collina veronese in Valdonega !. 17. DiGiTARiA ciLiARis Koel, nou Noce, et Balb. nec. Dee. — Ra- rissima: luoghi erbosi in Carapomarzo di Verona!. 18. D. GLABRA R. S. — Non comune nei campi e lungo le strade dal piano ai monti: S. Michele!, Verona!, Tregnago!, la Ferrara! ecc.: e in vicinanza all'Adige nelle sabbie, ra- rissima la var. ambigqa Ces. 19. Eleusine indica Gaertn. — Segnalo una novella apparizione di questa singolare Poacea ; e precisamente nella stessa città di Verona nel Lungadige Panvinip presso alla Riva S. Lorenzo (luglio 1897) : ma anche in questo caso il suo passaggio in questa stazione fu, si può dire, efBmero uè mi venne fatto di rinvenirvela nel successivo 1898. RIUNIONE GKNERALK IN VENEZIA 183 20. Heteropogon Allionii R, et S. — Raro. Tra le rupi nei colli benacesi, scopertovi da Gregorio Rigo!, eJ a S. Vi- gilio!. 21. Arundo Donax L. — Introdotta presso di noi da epoca immemorabile, si incontra oggidì, quasi fatta selvatica, nella pianura veronese, nell' Alto Agro, nei colli e nei monti più bassi sino a raggiungere altitudini prossime a 600 metri, p. e. al disopra di Prun sui Lessini !. 22. Phragmites communis Trin. — Di questa specie, che dalla bassa pianura ascende alla zona subalpina sul Baldo e sui Lessini, ho rinvenuto moltissime varietà e forme delle quali alcune non prive di interesse; e cosi, oltre alla for- ma tipica, le varietà: flavescens Cust., splendens (Timb. Lag.), REPENS Zersi, foliis v.ariegatis Poli., alpina mh., NANA mh.: le ultime due in monte Baldo al disopra della Ferrara (900 m. circa)!. 23. Cal.ìmagrostis lanceolata Roth. — Rarissima: rive del- l'Adige oltre a Tombetta, ove fu scoperta da A. Manga- notti !. 24. C. Halleriana Dee. — Rara: luoghi selvatici della regione alpina in monte Baldo ; Coste dell' Artilon, vai Vaccara, vai delle buse ecc. ecc. !. 25. C. tenella Host. J3 alpina (Host.). — Rara nel monte Baldo e nelle stesse stazioni della precedente !. 26. C. SILVATICA Dee. — Rara : nel monte Baldo lungo la Aviaria (Facch., Leyb.); certamente altrove. 27. Agrostis rupestris Ali. — A. alpina Poli. ! excl. syn. AH. — Nelle rupi, e nei pascoli elevatissimi del Baldo assieme alle var.: panicdla elongata coarctata e panicula au- rata subpatente Rchb. !. 28. Lagurus ovatus L. — Sporadico nei giardini ove è colti- vato e nelle macerie !. 29. Milium paradoxum L. — Da escludersi dalla Flora vero- nese : non cresce all' Ortigara di monte Baldo ove, cer- tamente per equivoco, venne indicato dal Pollini, né in alcun altro punto del Veronese!. (Conf. Hausun. FI. von Tirol, p. 1201) : nel Veronese non crescono che M. ef- fusum e M. miiltfflotnim. 30. CoRYNEPHORUS CANESCENS P. B. — Scoperto da Carlo To- 184 RIUNIONE GtKNERALE IN VENEZIA nini al Chievo presso Verona, ove non è stato più ri- trovato. 31. AiR.A. CARYOPHYLLEA L. — In una alla var. anceps Ces., cre- sce frequentemente in società con le due specie seguenti nei terrazzamenti e depositi morenici che sembra predi- ligere !. 32. A. CAPiLLAEis Host. — A. caryophyllea Poli.!. —In unione alla sua var. ambigua Auct. non De Nrs. !, cresce nella valle di Caprino alle falde di monte Baldo e segnatamente ai piedi dei monti Cordaspina e S. Marco (e Poli.), nel Bosco Mantice ! (e Mang. !), nelle colline di Sommacam- pagna (Rigo !) ecc. 33. A. AMBIGUA De Nrs. — Con le precedenti alla Finella presso Guastalla Veronese ed al Bosco Mantico !. 34. Deschampsia coespitosa P. B. var. flavescens mli. — Luo- ghi selvatici sul versante oi'ientale di monte Baldo in Valnasse !. 35. D. {Avenella Pari.) flexuosa Trin. jS montana (Ali.). — Assieme alla forma tipica nei pascoli e fra i frutici delle zone elevate del monte Baldo e dei Lessini !. 36 Danthonia provincialis Dee. — Non comune: pascoli presso S. Lucia del Tiene nell' Alto Agro veronese !, nel Bosco Mantico !. e nel monte Baldo in Pravazar e alle Moje presso la Ferrara (1000-1200 m.) !. 37. D. {Triodia P. B.) decumbens Dee. — Dall'Alto Agro vero- nese alia zona alpina e subalpina nel monte Baldo e sui Lessini! : presenta 3 var. : a breviglumis Hackel. j3 lon- giglumis Hackel, y oligostachya mh.: la prima è piuttosto rara e non 1' ho trovata che a S. Lucia del Tione. 38. HoLCUS MOLLis L. — Il Pollini (FI. ver. Ili, p. 205) scrive: « in sylvis collinis et montanis, quae sunt in Baldi de- « vexitatibus, juxta viam del Lumini mihi tantum oc- « currit ». Ma sino ad oggi, malgrado accurate e ripetute ricerche praticate benanco recentissimamente, non mi fu dato rinvenire Holcus mollis né ai Lumini di monte Baldo, né in alcun altro punto della provincia veronese, e secondo ogni probabilità è specie da eliminarsi dalla nostra Flora: del resto nell'Erbario Polliniano all'esem- plare raccolto dal Pollini ai Lumini va unita una scheda RIUNIONE GENEKALK IN VENEZIA 185 colla scritta primitiva di IIolcus mollis corretta poscia in IIolcus lanatics: e l'esemplare Polliniaiio corrisponde esattamente a quelli raccolti da me nella stessa stazione ed in molte altre ancora, rappresentante una forma di Holcus lanatas — (iniermedius mh.) — caratterizzata colla frase: arista ramata, glumas excedente!. EXCLUDENDA E FLORA ITALICA. — NOTA DEL D' GIOV. PONS. Nella mia Rivista critica delle specie italiane del genere lia- nunculas, ^ che esce a poco a poco a causa della pochezza del tempo che mi lasciano le mie occupazioni, ho accennato al fatto che parecchie specie si erano furtivamente introdotte nella flora italiana. Il eh. Sommier, - con l'accuratezza che gli è pro- pria, ha escluso il R. Gouani DC, contrariamente all'atrerma- zione di non pochi fitografì. Ed io credo di esser giunto a pos- sedere argomenti sufficienti per escludere dalla flora nostra due altre specie, i R. jyoli/anlhemics L. e Cassubicus L. A rendere più chiaro il processo dei miei studi, tratterò an- zitutto del R. Cassnbicus L., poi del R. polyanthemus L., rifa- cendo un po' di storia si dell'uno come dell'altro, e terminando col riportare le conclusioni a cui sono arrivato. R. Cassiibicus L. Ai tempi prelinneani, chi pel primo sembra aver parlato del R. CassiiMcits fu Giacomo Breyn (1637-1G97), ^ che lo descrisse nel modo seguente: « Ranunculus rotundifolius, vernus, silva- ticus, major ; sive Cassubicus, foliis Thorae, seu Calthae. Apud ' Giov. PONS, Sagrjìo di una rivista critica delle specie italiane del genere « Ranunculus », ili Nuovo Giorn. bot. it., Aprilo 1898, \). 215 et passim. * S. Sommier, Ale. oss. sui Ranunculus dell'Eri. Boria, in Ann. Mus. Civ. St. Nat. Gen., serie 2% voi. XVI, p. 347. ' Prodromi fasciculi rariorum plantarum, 2 voi. in-4°, Gedani, 1680 et 1G89. Io cito la edizione del 1739, p. 28. Il paragono preso dalle foglie di R. Thora è giustissimo e calza molto bene. 186 RIUNIOim GENERALE IN VENEZIA Johannem Bauhinum cum Raimnculo auricomo Lobelii (nobis Raniinculo rotundifolio verno silvatico minore) confiinditur: a quo tamen manifeste differt. Altius namque excrescit, caulibus validioribus ac longe crassioribus, folia majora, latiora atque magis serrata Veratri nigri secundi Clusiani quodam modo ae- mulantia habeutibus. Folia etiam inferiora, qiiae ex radice oriun- tur multo sunt majora, crassiora, rigidiora et magis rugosa, Thorae majoris (in hortis vero eulta Calthae palustris) similia, dilutioreque viriditate (sicuti etiam in pianta tota plerumque observatur) praedita. In Horto Medico Lugduni Baiavorum, pianta Illustrissimo atc£ue Excellentissimo Domino Hierony- ono van Beverningìi ex silvosis Cassuhiae locis a me trans- missa, colitur ». Breyn, in questa citazione, ci fornisce una descrizione abbastanza esatta, tenuto conto dei tempi, della spe- cie ; ci dà inoltre un'indicazione preziosa della sua patria di origine ; ma egli equivoca quando vuole che Bauhin lo abbia confuso con un altro, poiché, a mio vedere, Bauhin non può parlare di altro che del R. auricomus nel passo citato. Tournefort, * che non l'ha probabilmente mai visto, ne parla alla sua volta, però solo per riportarne il nome. Dopo il Tournefort, avrebbe fatto menzione del nostro ranun- colo, Giovanni Loeselius, ' che gli avrebbe dato il nome se- guente, imbrogliando la matassa: Ranimculus aconitifolìus folio subrotmido ad radicem ■py^aestolante. Cosi arriviamo a Linné, ^ il quale lo battezza definitivamente e lo descrive con esattezza : « Ranunculus foliis radicalibus sub- rotundo-cordatis crenatis ; caulinis digitatis dentatis, caule mul- tifloro ». Va tuttavia fatta la seguente osservazione, che il ca- rattere delle foglie cauline non è- abbastanza ben definito: la qual cosa avrebbe conseguito il gran botanico svedese, quando avesse letto un po' più attentamente la descrizione di Giacomo Breyn, che parla evidentemente di foglie cauline, più grandi che nel R. auricomus, più larghe e più serrate (folia majora, latiora atque magis serrata). Vero è che nel sistema linneano la descrizione delle foglie del R. auricomus « caulinis digitatis ^ Institutiones rei herbariae, p. 285. * Flora Prussica, un voi. in 4°, Regiomonti, 1703, p. 225, t. 72. ^ Species plantaruìii, tomus I, p. 551 (1753) ; id. I, p. 775 (1764). RIUNIONE GENEKAI-E IN VENEZIA 187 linearibus », sembra toglier di mezzo ogni dubbio. Vedremo che il dubbio si presenta ed esiste realmente, di guisa che col tempo si è potuto scambiare i nomi e prendtM'e una forma dell'uno per una vera specie differente. L' aver lasciato una simile im- perfezione è stata la precipua causa della confusione esistente tuttavia tra i R. Cassnh/cas e li. auricomus. Dopo Linné sono innumerevoli i botanici che si occupano più 0 meno del R. Cassicbicus, come Reyger, ' Willdenow, - Sobolewskj, ' Smith.' Mi limito a ricordare che Gilibert' iden- tifica il R. Cassiùbicics col suo R. rem formis. Dall'esame della descrizione del Gilibert il botanico si può persuadere della giustezza delle sue vedute. Dal fin qui detto risulta che Breyn pel primo scopri il vero R. Cassubicus e che fino al principio del secolo, l'area asse- gnatagli comprendeva solamente parte della Germania setten- trionale-orientale. Però, col tempo e col moltiplicarsi dei lavori scientifici e delle monografie o meglio delle fiore speciali, vediamo che gli si dà un' area geografica sempre più grande, tanto che il Nyman ^ ci dice che si incontra in Svezia ed anche nell'Europa meridio- nale. Nell'area sua sarebbe anche compresa l'Italia. Ma si trova veramente da noi? Se dovessimo credere ad al- cune flore tanto speciali che generali lo si sarebbe trovato qua e là. Osservo anzitutto che Cesati, Passerini e Gibelli ' lo di- cono vivente nei « luoghi boschivi od ombrosi nel Veronese e nel lido veneto ». L'Arcangeli/ che nella prima edizione del suo Compendio lo riportava come del « lido veneto », cerca di * Florae Gedanensis tentameli, voi. I, p. 43 (1764). * Species plantarum, Berolini 1798. * Flora PetropoUtana, un voi. iu-S", Petropoli 1799, p. 131. * Abr. Rebs, The new Cyclopoedia, in-l», London, n. 21. * I. Em. Gilibert, Flora Lithuanioa inchoata seu Enumeratio plan- tarum quas circa Grodnam coUerjit et determinnvit I. E. G., in Usten P., Delectus opusculorum botanicorum (1785), p. 420. ' C. F. Nyman, Sylloge florae europaeae, Oerebroae 1854-55, p. 177 ; Id. Conspectus florae europaeae, supp. II, 1889, p. 8. ' Compendio della flora italiana, voi. II, p. 880. * Compendio della flora italiana, ed. 1*, p. 11 (1882). 188 KIUNIONK GENERALE IN VENEZIA completare le sue indicazioni nella seconda edizione aggiungendo che s' incontra anche « nel Veronese ». ' Cosa da osservare si è che il Bertoloni, ' sempre accurato e preciso, identifica molto giudiziosamente con il R. auricoinus, tanto il R. CassuNcus del Pollini, quanto il R. Cassitbicus y auricojìtus Barb. Agg. p. 36. Notisi che a quei chiarissimi botanici sembra essere sfuggito il carattere distintivo più importante, cioè la forma delle foglie cauline, ed aggiungasi il fatto che un compendio deve per forza maggiore valersi di altri lavori speciali, senza poterne vagliare le affermazioni, e uno non si meraviglierà se non solo ci per- mettiamo di dubitare della esattezza di questi dati, ma se li mettiamo addirittura in quarantena, almeno pel momento. Ve- dremo più innanzi come si possano spiegare simili inesattezze. Nella recente flora di Fiori e Paoletti, ' opera pregevole sotto ogni rispetto, vediamo che i R. auricomus e Cassitbicits sono considerati sotto una luce particolare. Per quei prelodati bota- nici, il R. auricomus non sarebbe altro che una varietà del R. Cassubicus, che differirebbero l'uno dall'altro perchè questo possederebbe « generalmente soltanto 1-3 foglie radicali com- plete e per lo più intere, le altre ridotte alla sola guaina », laddove quello ne avrebbe « generalmente parecchie, tutte svi- luppate, intere od anche a 3-5 divisioni variamente dentato-lo- bate ». La grandezza del fiore su cui sembrano basare una di- stinzione, varia molto, e potrebbe derivare dal terreno. Secondo quegli autori il R. Cassubicus typicus si troverebbe nei « luo- ghi ombrosi freschi dal mare alla regione montana, qua e là nel Veneto e nel Goriziano ». In quanto alla diagnosi di Fiori e Paoletti, devo dire che lascia a desiderare, poiché le foglie cauline del vero R. Cassubicus sono grandi, abbastanza larghe nella loro parte mediana, lan- ceolate, abbondantemente dentate, tanto da sembrare una larga sega con denti dalle due parti. Le foglie cauline del R. auri- comus, al contrario, sono strette, digitate, intere o portano solamente talvolta nella loro estremità superiore, alquanto più * Coinpendio della flora italiana, ed. 2*, p. 236 (1894). ^ Flora italica, V, p. 535. ^ A. Fiori e G. Paoletti, Flora analitica d'Italia, voi. I, parte II, Padova 1898, p. 510. lUUNlONE GENERALE IN VENEZIA 189 larga che d'ordinario, alcuni pochi denti (forma follaoc degli autori). In quanto al carattere fornito dal numero più o meno grande delle foglie basali, non mi i)are che abbia un valore molto grande, essendo che s' incontrano molto s^iesso le foglie assai più numerose in una pianta robusta che non in una ra- chitica, in una pianta cresciuta sopra un terreno ricco di so- stanze azotate che non in una venuta in terreno povero. Di guisa che l'unico carattere morfologico che possa servirci alla distinzione di queste due specie ce lo forniscono le foglie cauline, cosa questa trascurata dai nostri fioristi come Cesati, Passerini, Gibelii, Arcangeli, Paoletti e Fiori. Di più, se è sfug- gito a quei chiarissimi botanici un carattere cosi importante, cosa che loro non sarebbe mai accaduto quando avessero avuto agio di esaminare piante appartenenti a queste due specie, non è forse più che lecito il nostro dubbio? Non si può dare che un simile errore sia stato preso da un'opera o da opere speciali? Non è lecito dubitare che il vero R. Cassubicus non si trovi né nel Veronese nò nel Goriziano? Prima di pronunziarci definitivamente dando una risposta a queste domande, dobbiamo gettare uno sguardo rapido sulle fiore locali, ed anzitutto su quelle che si aggirano intorno al Vero- nese ed infine a quella dei dintorni di Gorizia. Per la fiora veronese, una delle meglio studiate, dobbiamo passare in rivista le opere di Francesco Calzolari (1521-1000),' Giovanni Pona (1600), ' (xiovanni Ray (1628-1705),' Giulio Pon- tedera (1688-1757), ■* Seguier ° e altre molte. In nessuna abbia- ' Iter Baldi, 1571. * Plantae seii aimiìlicia qiuie in Baldo monte et in via ah Verona ad Baldum reperiuntur , ed. 2*, Basilea 1608. Qui menziona evidente- mente i R. Sefjuierii (p. 87), hulhosus (p. 80), Calliantliemuin rutaefo- lium (p. 80); e più tardi nel « Monte Baldo », Venetia 1617, parla dei R. arvensis (p. 4), muricatus (p.4I), aconitifoliu» (p. 59), hulhosus (p. 188), alpestris (p. 195), Ser/uierii (p. 198-199). ' Stirpium europaearum extra Dritannias nascentium Syllofje, Len- dini 1694. * Compendlum tah. hot., Padova 1718. ' Plantae Veronense-t, voi. I, p. 484 e segg. (1745). Mantova : R. Ficaria, Thora, hybridus, Callianthemum, R. arvensis, bulbosus, par- viflorus, alpestris, repens, Seguierii, aconitifolius, sceleratus ; non mai il R. Cassuhicus. 190 RIUNIONE GENBliALE IX VENEZIA mo trovato la benché minima menzione di un ranunciilo che si potesse riferire alla specie presente. Il primo a farne men- zione come facente parte della flora veronese è Ciro Pollini. ' Di lui riporto le parole testuali: <.< R. CassuMcus : foliis gla- bris, radicalibus petiolatis reniformibus crenatis, caulinis ses- silibus in lacìnias lineares suhserraias partitis, calyce pu- bescente petalis breviore ». Però le asserzioni del Pollini non meritano gran fiducia, poiché il suo sembra un compendio, anzi- ché un lavoro critico, originale. Aggiungasi che la sua descrizione non si confà punto al R. Cassulncus, ma si applichei'ebbe abba- stanza bene alla forma fallax del R. auricomus. Inoltre in una specie di commento, che fa seguito alla diagnosi, commento in cui il Pollini paragona V auricomus, il polymorphus di Allioni, forma anomala del primo, e il Cassubicus, finisce col dire che i campioni del Baldo hanno foglie cauline strette subdentate o perfettamente intere (laciniae foliorum caulinorum angustae subdentatae vel integerrimae), laddove quelli del Friuli le avreb- bero più larghe e serrate, cioè corrispondenti alla sua descri- zione di cui sopra, descrizione evidentemente applicabile alla sola forma fallax. Di guisa che nel Veronese, in fin de' conti, non si troverebbe, anche secondo la confessione stessa di Ciro Pollini, che il solo R. auricomus i\p\QO. Secondariamente, neanche nel Friuli siamo autorizzati ad ammettere la presenza del R. Cassuhicus tipo, ma tutt' al più di una forma fallax àoiVaurico- mits. Per conseguenza se i nostri fioristi hanno preso la loro indicazione dal Pollini, resulta dimostrato quanto essa sia er- ronea. Sono in grado di aggiungere a tutto questo che una si- mile inesattezza non può essersi introdotta per altra via, poiché il R. Cassubicus non si trova in nessuno dei numerosi erbari che ho studiato né tampoco incontrasi mentovato in alcuna pubblicazione di Agostino Goiran, * ricercatore accurato e pro- fondo conoscitore della flora veronese. In quanto alla presenza della presente specie nel lido veneto e nel Goriziano, devo esaminare un po' davvicino il problema * Flora Veronensts, tomiis II, Yeronae 1822, p. 230-31. * Plantae vascidares novae vel minus nofae aut cì'iticae, Verona 1874. Appunti botanici, Verona 1880. Erbori zazzioni estive ed autunnali at- traverso i Monti Lessini veronesi, in Bull. Soc. bot. it., 1892, ecc. RIUNIONE GENKUALK IN VENEZIA 101 prima di proimncianui. Giù abbiamo visto che la diagnosi di Paoletti e Fiori lascia molto a desiderare, di guisa che nessuno si meraviglierà dei nostri dubbi. Di quelle di Cesati, Passerini e Gibelli e di Arcangeli si può ripetere presso a poco la me- desima cosa; tuttavia non si può troncare in due parole una si grave quistione, ed essa merita un esame accurato. Naccari, ' Zanardini, ^ Grigolato, ' non ne parlano affatto. Pirona' lo cita « in sylvis umbrosis M. Canino », e De Visiani e Saccardo * atlermano che lo si trova « nei boschi ombrosi montani del Veronese, Bellunese e Friuli ». Ci permettiamo di dubitare di tutte queste affermazioni dopo che abbiamo visto che la prima è evidentemente erronea. Non possono essere anche tali le altre ? Del resto i medesimi autori non parlano del R. Gouani come incontrantesi in quelle parti, mentre fu dimo- strato ad evidenza che in Italia non vive una simile specie ? Non avremo di più a dire qualcosa di simile a proposito del R. poLyanthemus ì Non sappiamo inoltre che Visiani e Saccardo, nella compilazione del loro Catalogo, si sono serviti di lavori precedenti ed hanno registrato specie « sulla fede dei bolanici che hanno illustrata ed esplorata » quella flora ? E la presente non potrebb' essere una di quelle specie ? Passerini, * ripetendo quanto aveva detto il Pollini, dice che il R. Cassubious vive « in monte Baldo et in Forojalio ». Cesati ' solo dubitativamente lo riporta nel suo Saggio. Mori- caud * e Fi'eyn ^ (quesf ultimo pel Goriziano) non ne parlano. Neilreich, '" sempre accurato, dubita anche lui dell'esattezza di Pirona. Di più, siccome abbiamo visto, esaminando le parole ' Flora veneta, Venezia 1826. ^ Prospetto della Flora veneta, Venezia 18=7. ^ Illustrazione alle vascolari crescenti spontanee nel Polesine e di Rovicjo. * Florae Forojulensis syllabus, TJtini 1855. ' Catalogo delle piante vascolari del Veneto, Venezia 1859, p. 191. * Flora Italiae superioris Methodo analijtica, Mediolano, 184.4, p. 33. '' Saggio su la geografia botanica e su la fiora della Lombardia, Mi- lano 1844, p. 33. * Flora veneta, Genevae 1820. * Die Flora von SUd-Istrien, 1877. '0 Nachtrdge zu Maly 's Enumeratio plantaruvi phanerogamicarum im- perii Austriaci universi, Wien 18G1, p. 221. 192 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA del Pollini, che gli esemplari datici da lui come appartenenti al R. Cassubiciis si dovevano riferire al E. auricomus, forma fallax, non si può forse andare un po' più oltre, e identificare il cosidetto R. Cassubicus delle località italiane colla forma fa/.- lax del R. awfcomus? In quanto a me son persuaso che è cosi, e che il R. Cassubicus va cancellato dalla flora italiana. Tutto questo deriva dalla confusione apportata dal Pollini. Del resto nessun botanico moderno, specialista, ne parla. Raiiunciiìus polyaiitlieiìius L. Di questa specie né il Bertoloni ' né l'Arcangeli nella pri- ma edizione del Compendio^ fanno la minima menzione; per contro. Cesati, Passerini e Gibelli ^ non solo la riportano, ma la identificano, ed a torto, con una varietà del R. umbrosus Ten. Nella seconda edizione del suo Compendio l' Arcangeli * fa menzione del R. polyanthemus L., non so per qual ragione. Ultimamente, poi, Paoletti e Fiori, ^ imbrogliando un po' più la matassa già abbastanza intricata, ci parlano anch' essi del R. pohjantlienius L., sotto la quale denominazione generale collo- cano e il R. nemorosus DC. e il i?. Thomasii Ten., specie que- ste di gran lunga più affini al R. montanus L. (almeno appar- tenenti a quella sezione) che non al R. polij^ntìiemus typìcus linneano. Raggruppando le differenti indicazioni circa V habitat ÙQWdi specie presente, propria ai monti ed ai paesi nordici, si verrebbe a darle la seguente distribuzione per la penisola nostra: Pie- monte, Canton Ticino, Veneto, Pavese, Parmigiano, Appennino centrale. Ma si trova veramente da noi il R. polyanthemus L. ? k\ com- pendi citati non si può prestar troppa fede, poiché sono compi- lazioni, e quindi è necessario ora vedere donde abbiano prese i botanici summentovati le loro indicazioni. Passo per conse- guenza all'esame delle flore locali. ' Flora italica^ voi. V, Boiiouiae 1842. * Loc. cit. ^ Loc. cit., p. 880. * Compendio della flora italiana, 2' ed. (1894), p. 239. ® Loc. cit., p. 512. RIUNIONE GKXERALE IN VENEZIA 193 Passerini,' pel primo, in un compendio venuto alla luce l'anno 1844, ci assicura che il R. polyanthemus si trova « m sylvis ceduis taitrinensUrns », e lo descrive in una maniera abbastanza incompleta, descrizione questa del Passerini perfettamente ap- plicabile al R. nemorosas DC, non già al R. polyanlhemHS L. quale ci viene dal nord di Europa. Cesati, - qualche anno dopo, lo mentova per la flora lombarda. È molto probabile che si deva allo Zumaglini l' indica/.ione del Passerini, e che meriti poca fede quella del Cesati, il quale ha preso una forma del R. ne- morosHS per un vero R. polyant/ieìmis L. In quanto allo Zu- maglini ^ non gli si può prestar gran fatto fede, poiché l'opera sua, come già ebbe ad osservare il Carnei non mi ricordo dove, è una compilazione non molto accurata. Osservisi che la descri- zione sua evidentemente non è stata fatta, esaminando esemplari, ma raggranellando qua e là dati senza nessun controllo e senza critica; di più egli non cita nessuna località precisa dove lo si sia trovato, e si limita a dire in una maniera generale: « m sylvis caerlais, ellam collium », come se questa fosse una spe- cie non tanto rara. Aggiungasi che Zumaglini non parla del R. nemorosus DC, specie abbastanza comune in Piemonte. Di maniera che si spiegherebbe abbastanza naturalmente la falsa indicazione dello Zumaglini e il dubbio, già manifestato da Ce- sati, Passerini e Gibelli * circa la presenza del R. pol/jcmthe- nniis L., sarebbe risoluto in modo negativo. In quanto ad altre flore locali in cui si trova menzionata la specie che costituisce il soggetto della seconda parte della pre- sente nota, osservo che De Visiani e Saccar^o "^ Io dicono vi- vere nei « prati del Padovano, Bellunese e Friuli », coiìiando evidentemente altri botanici o essendosi serviti d' indicazioni erronee loro fornite da altri botanici. Forse anche il Pirona, ^ che ' Flora Italiae superioris, Milano 1844, p. 34. - Gestaltumj und VerhaUnisse der Pjlanzenwelt in der Lombarda, 1848, p. 29. * Flora psdemoìitana, tom. II, Biella 1800, p. 369. * Compendio delia flora italiana, p. 880. Riporto qui le parole te- stuali di quegli autori : « Luoghi selvatici ombrosi nel Piemonte ? e nell'Appennino centrale ». ■' Catalorjo delle piante nel Veneto, Venezia 1859, p. 191. ® Florae Forojulensis .syllabus, Udine 1855, p. 12. 194 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA qualche anno prima diede alla luce la sua flora del Friuli, avrà contribuito, colle sue comunicazioni errate, a indurli in errore. Vedremo a momenti qual peso abbia 1' asserzione del Pirona e per conseguenza qual peso abbia quella di yisiani e Saccardo; per adesso continuiamo la nostra esposizione storico-critica. Hausmann * lo menziona anche per il Tirolo. Anzitutto dirò che mi sembrò una cosa abbastanza straordi- naria il non aver trovato, nei numerosi erbari studiati, una forma sola che possa identificarsi o almeno ravvicinarsi al R. polyanthemus tipo, ed è cosa tanto più straordinaria in quanto che sarebbe stato raccolto, al dire dei botanici citati, da non pochi erboristi ed in un numero abbastanza grande di località diffe- renti. Questo non solo ; ma, nelle mie ricerche nell' erbario centrale di Firenze, ho incontrato un esemplare autoptico mandato dal Passerini, che portava una scheda dovuta al Pas- serini medesimo con le seguenti indicazioni : « Ranunculus IJOlyanthemus L. a Noceto presso Parma». L'erbario aveva ri- cevuto questo esemplare fin dal 1806. Evidentemente l'esemplare corrispondeva al R. polyanthemus della sua flora parmense ; ma non già al tipo, come ebbi a persuadermi con un esame ac- curato delle sue differenti parti e col confrontarlo con campioni del vero R. polyanthemus L. provenienti dalla Lapponia, dalla Norvegia, dal Belgio e dalla Transilvania. Cosicché le indica- zioni del Passerini medesimo, ' di Avetta e Casoni, ^ di Pao- letti e Fiori, ' i quali hanno consultato le medesime fonti e la- vorato col medesimo materiale, restano completamente destituite ^ Flora von Tirol, Innsbruck 1851, voi. I, p. 23: « "Wurzelblatter handfórmig-getlieilt, Zipfel Sspaltig oder Stheilig, eingeschnitten, Abschnittchen fast linealiscb ; Bliitchenstiele gefurcht, Friichtclieii linsenfórmig-zusammengedruckt, hevanàet, Schnabel hackig ; Frucht- hoden horstiy ». ^ Loc. cit. * Addenda ad floram italicam in Malpigbia. ^ Flora analitica d' Italia, p. 510. Aggiungerò qui a guisa di maggiori schiarimenti cbe avendo ma- nifestato i miei dubbi circa queste due specie al Fiori, egli mi rispose gentilissimamente quanto segue : « Io ho citato il R. Cassubicus typico del Veneto e Goriziano in base alle indicazioni degli autori, ma né nell'erbario dell'Orto di Padova, né in quello veneto del prof. Sac- cardo ho potuto vederne esemplari ; nelle mie erborazioni nel Ve- RIUNIONE GENKUALE IN VENEZIA 195 di fondamento, essendoché il loro R. pofyanthemus altro non sia che una forma del H. nemorosics DC. Il li. polijanthemus, poi, del Pirona, il cui esemplare mi fu possibile studiare, perchè si trova nell'erbario fiorentino accom- pagnato dalla seguente scheda: « Ex flora forojulensi Ranun- culus polijanthemo^ L. ad viarum margines, in pascuis ubique», appartiene al R. acris L. e non è niente affatto il R. polyan- ihemus linneano. Di maniera che, raccogliendo le fila del mio ragionamento, posso quasi con assoluta certezza dire che: 1° i Ranunculus Cassulncas L. tipo ed il R. pohjanthe- inus L. furono confusi con forme o varietcà appartenenti evi- dentemente ad altre specie e solo in conseguenza di ciò furono ammessi nella flora italiana ; 2° non fanno né l'uno né l'altro parte della flora italiana. Il Vice-Presidente Arcangeli distribuisce ai conveniiti alcune copie dell' opuscolo del socio Gaeta intitolato : Le Conifere del giar- dino e del parco di Brolio. Dopo di che, essendo esaurite le comunicazioni poste all' ordine del giorno, la seduta è tolta. La prossima seduta vien fissata per il 13 settembre, con ciò variando un poco quanto era stato fissato nel programma della circolare a stampa inviata ai soci. * ih * Nelle ore pom. del 10 settembre i congressisti visitarono il Mu- seo civico di Venezia, dove furono accolti dal prof. Scrinzi e dal dott. Bratti; poi il Palazzo diicale e infine, per gentile concessione dei proprietari, visitarono il giardino Papadopoli a Santa Chiara. Il giorno 11 settembre i congressisti si recarono a Padova. In detta città visitarono dapprima l'Orto botanico, dove si trovavano a riceverli il prof. P A. Saccardo, direttore dell' Istituto ed il si- neto ho trovato soltanto la var. auricomus ». Che cosa si desidera di più ? Siami lecito rendere qui pubblicamente al eh. dott. Fiori le mie più sentite grazie. In quanto ad Avetta e Casoni hanno pubblicato evidentemente le indicazioni del Passerini senza cercare di controllarle. 196 RIUNIONE GEXKRALK IN VENEZIA gnor Alessandro Trotter assistente. Il prof. Saccardo accompagnò i colleglli nei diversi riparti del giardino, soffermandosi i congres- sisti ad ammirare con speciale interesse un vetusto ed escavato Platanus, la classica « Palma di Goethe » {Chamaerops humilis var. arborescens), V Arauoaria exaelsa, il vecchissimo Vitex Agnus- Castus, piantato press' a poco all'epoca della fondazione dell'orto che è, come si sa, il più antico del mondo (15J:5). I congressisti visitarono quindi le serre, la scuola, i laboratori, dove, a cura del Direttore, venne offerto loro un lauto rinfresco, la stanza da studio del Direttore, con la ricca collezione di opuscoli micologici e il dovizioso erbario di funghi di proprietà personale del Saccardo, la biblioteca e la raccolta di ritratti di botanici, testé arricchita per generoso dono del figlio del compianto prof. Agostino Todaro. I membri del Congresso si recarono poi a visitare il ]\Iuseo civico, ammirandovi i cajjilavori d' arte. Nel pomeriggio fecero la gita in carrozza ad Abano, località clas- sica per le acque termali che sono celebri fino dai più remoti tempi, memorate daClaudiano il quale scriveva: « Exultent Apono Veneti...» Trovarono a riceverli ed accompagnarli il comm. avv. Giorgio Sacer- doti proprietario dei due bellissimi Stabilimenti idroterapici Orologio e Todeschini. Si soffermarono accompagnati anche dal cav. dott. Ul- derico Salvagnini, medico degli stabilimenti, alla mirabile sor- gente detta Montirone, la quale esce dalle nude roccie tufacee alla temperatura di 87° centigradi. Il comm. Sacerdoti diede ai congres- sisti le più ampie spiegazioni sulla qualità dell'acqua, la quale con- tiene, insieme ad altri elementi, notevole quantità di bromo, iodio e litio; mostrò i campioni di fango termale (che viene applicato per le cure di certe malattie), le incrostazioni strane e compenetrate di alghe inferiori, spacialmenta Oscillariacee, i depositi di solfo ecc., sicché della visita alle terme i congressisti riportarono una eccel- lente impressione. Il comm. Sacerdoti fece poi servire ai botanici un sontuoso rinfresco, facendo egli stesso colla massima cortesia gli onori di casa; del che gli vennero porti i più cordiali ringra- ziamenti. Il 12 settembre i congressisti s'imbarcarono sul vapoi'ino Chiog- gia della Lagunare, messo a loro disposizione dai soci dott. G. B, De Toni, veneziano, e sig. Achille Forti, veronese. Presero parte a qiiesta gita i soci Sommier, Arcangeli e Signora, Baroni, Jatta. Mezzana, Veglino e Signora e figlio, Forti, Preda, Trotter, De Toni insieme al padre dott. Antonio, e il prof. Alessandro Cori, invitato a prender parte alla gita. La prima sosta fu fatta a Murano, ove i convenuti ebbero agio di visitare la vetreria Testolini, la fabbrica di specchi Costantini e Gaggio, ammirandone i bei lavori e facendo nrUNlONE GENERALE IN VENEZIA 197 alcuni acquisti. Visitarono poscia il celebre Museo vetrario, rice- vuti dal Sindaco cav. Luciano Barbon e dal gentile e colto segre- tario sig. Francesco Bisi. Quindi ripartirono alla volta di Burano per visitarvi le fabbriche di merletti, cioè la Scuola di Burano e la Melville-Ziffer, accolti gentilmente da quelle direttrici e maestre. Dopo colazione, imbarcatisi di nuovo, fecero una breve sosta a Torcello par vedere 1' antica cattedrale e il tempietto di S. Fosca, di cui ammirarono la buona conservazione dopo tanti secoli. Pas- sarono poi alle Saline, la cui visita venne gentilmente concessa da quel direttore cav. Toderini e poi per il porto del Lido ritorna- rono alla Riva degli Schiavoni, riportando il più gradito ricordo di questa splendida gita, combinata egregiamente dai soci De Toni e Forti. Adunanza pubblica del 13 settembuk. Il Presidente apre 1' adunanza a ora 8 ant. e invita il sig. Tuot- TEii a fare la sua comunicazione che ha per titolo : Ricerche intorno acjU, Kìitomonecidì delia flora italiana. ^ Il socio Jatta presenta quindi un suo lavoro corredato da una tavola che ha per titolo: Qualche osservazione sulle spore dei Licheni e tiuir importanza dei loro caratteri nella determinazione dei generi, * esponendone un sunto. Il Vice-Presidante Arcangeli domanda al socio Jatta se per la classificazione dei licheni non converrebbe tener conto, oltreché della forma esterna delle spore e dell'essere esse settate o no, anche di caratteri desunti dal plasma e dal nucleo. Il socio Jatta crede di si; però aggiunge che sai-ebbe questa una nuova ricerca che meriterebbe certo di essere tentata. Il socio Db Toni, plaudendo alle importanti osservazioni del socio Jatta, si permette domandargli se crede ci sia un rapporto fra le forme di alghe che costituiscono i gonidi e la supposta maggiore antichità dei licheni Verrucariei. Il socio Jatta risponde che un tale rapporto uou gli sembra esi- stere, appartenendo ai Verrucariei cosi le alghe cloroficee come le cianoficee. Il socio Db Toni è ben lieto di questa risposta, giacché confei'ma, come riteneva, che tutte le alghe, fino alle cloroficee, sarebbero apparse prima dei più antichi licheni. '-' Questi lavori, essendo [irovvisti ciascuno di una tavola, saranno pubblicati nel .Vu.u-o Giornale botanico italiano. Bull, della Soc. boi. Hai. 13 198 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA Il sig. Trotter domanda se non debbano ritenersi anche più anticlie le spore non settate rispetto a quelle settate. Il socio Jatta dice che applicando il concetto di analogia fino alle ultime sue conseguenze, sembra logico che sieno più antiche quelle famiglie che abbiano potuto evolgersi nelle varie forme spo- rali; non gli sembra possibile però ritenere in modo assoluto più antiche le forme più semplici. A conferma aggiunge che gli apo- tecì sono più abbondanti nei licheni crostosi, mentre nei licheni con talli più lussureggianti questo modo di riproduzione può es- sere più facilmente sostituito dai scredi. Il Vice-Presidente Arcangeli fa le seguenti comunicazioni: ALTRE OSSERVAZIONI SOPRA ALCUNE CUCURBITACEE E SUI LORO NETTARIL — NOTA DI G. ARCANGELI. In una nota, da me presentata nell'occasione del Congresso botanico internazionale tenuto in Genova nel 1892, * esposi i re- sultati degli studi da me fatti suU' impollinazione in varie Cu- curbitacee. Vengo adesso ad esporre altre osservazioni fatte sopra questo argomento, di cui si é pure occupato recentemente il doti Brizi. 2 In alcune piante di Cucurbiia maxima Duch., che coltivai nell'estate 1893, potei nuovamente riscontrare i fatti già da me riportati nel mio antecedente lavoro e notarne pure alcuni altri. Queste piante furono seminate alla fine di Giugno e poste a dimora in un piccolo giardino in terreno convenientemente concimato, onde Io sviluppo loro potesse effettuarsi in condizioni normali. In una di queste piante il 17 Agosto incominciarono a schiu- dersi fiori maschili, ed il 21 successivo il primo fiore femminile, che si presentò inserito al 25' nodo vitale partendo dalla base del fusto. In alcune altre di dette piante il primo fiore femmi- nile apparve al 2P, ed in una al 27° nodo vitale. I fiori ma- schili si presentavano nelle parti inferiori del fusto sopra rami ascellari, sovente disposti in un' infiorescenza racemosa, mentre nelle parti superiori del fusto erano solitari. ■• Atti del Congresso hotanìco internazionale tenuto in Genova nel 1892, p. 441. * Brizi A., SuIP impollinazione nel genere « Cuoiirbita ». Bull. Soc. hot. ital., 1898, n. 7, p. 217. KIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 199 Qualche differenza, riguardo a quanto asserii nel mio prece- dente lavoro, ebbi luogo di riscontrare in riguardo allo sboccia- mento dei fiori maschili. Il 30 Agosto, la pioggia incominciata nella notte del 20 con- tinuò fino verso le nove, e quindi più volte interrottamente riprese. I fiori maschi, per quanto la temperatura si fosse un po' abbassata, sbocciai'ono al mattino come di solito, ma però si mantennero aperti più a lungo. Essi cominciarono a chiudersi alle 13 ed alle 15 erano tutti chiusi. Le visite delle api furono in queste condizioni abbastanza numerose. Il giorno successivo 31, quantunque la giornata fosse bella ed il sole scoperto, i fiori maschi alle 12 '/, erano sempre aperti, ed alle 15 erano avviz- ziti e per chiudersi. Anche in quest' anno ho potuto riscontrare che nei giorni meno caldi, e specialmente in quelli nei quali si era avuta la pioggia, le corolle dei fiori maschi si mantenevano aperte più a lungo, cioè fino alle 13 ed anche alle 15. Oltre a ciò mi av- venne di riscontrare che, nelle corolle che avvizzivano solleci- tamente, alcuni apiari del genere Bonibus sapevano benissimo entrare nel fiore già chiuso, insinuandosi fra le parti del lembo -delle corolle eh' erano venute a contatto, e sapevano pure uscirne con uguale facilità, ciò che dimostra come alcuni di questi insetti possano disimpegnare le loro funzioni anche quando il lembo della corolla si è chiuso per avvizzimento delle sue parti, e l'abbassamento della parte superiore sufi' inferiore. Anche in questa pianta i fiori maschi, che nell' estate si schiu- devano la mattina per tempo, incominciavano ad appassire verso le 11, mentre nell'autunno nei primi di Ottobre, essi si mante- nevano aperti più a lungo, incominciando ad avvizzire verso le 14 ' j. In questi ultimi mesi, ho potuto fare qualche osservazione sopra alcune piante di Luffa coltivate nel nostro Giardino bo- tanico, appartenenti alla Luffa cylindrica ed alla Luffa acu- iangula. Gli esemplari della Luffa cylindrica presentano fusti assai gracili rispetto alla loro lunghezza, che sorpassa i 2 m. ed acutamente pentagoni, di color verde intenso. Le foglie sor.o solitarie, assai grandi, lungamente picciolate a picciolo cilin- drico angoloso con stretto solco longitudinale al disopra, e lamina 200 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA grande palminervia e di figura subpentagona divisa in 7 lobi, il terminale maggiore, i laterali d'alto in basso più brevi, tutti superficialmente dentati nel margine. Di fianco a ciascuna fo- glia è un viticcio assai sottile che si divide in 1-3 e talora 5 rami. Nell'ascella delle foglie si presentano i fiori che sono uni- sessuali monoici. Il viticcio talora si mostra inserito a destra della foglia e talora a sinistra nei differenti rami. Fra il vi- ticcio e l'inserzione della foglia sono situati i fiori, insieme ad una gemma esordio di un ramo. Questa trovasi al disotto dei fiori, dei quali uno è femmineo ed altri mascolini in racemo al disopra di questo. I fiori maschili sono assai numerosi e la loro infiorescenza si allunga spesso di assai. Essi sono sostenuti da peduncoli lun- ghi circa un centimetro, articolati nella parte inferiore e con- nati con una bratteola, che presenta nel suo dorso 2-0 glan- dole nettarifere a forma di disco con margine rilevato. Queste glandolo, già osservate dal Dutailly, ' costituiscono dei nettari, estranuziali. La prima brattea del racemo, che sta alla sua base, è più grande e più larga delle altre, d' ordinario è ri- volta verso la parte superiore del fasto, ed è quella che nel suo dorso presenta maggior numero di glandole, da 6-12. Il calice ha la parte superiore foggiata a coppa, ed é fornito nel suo lembo di 5 appendici quasi lanceolate, patenti. La co- rolla é grande, formata da 5 petali cuneato-obovati di colore giallo, connessi con gli stami alla base, lunghi 4-5 cm., con 5-7 nervature principali. L'androceo è di 5 stami inseriti con la corolla nel tubo del calice, con filamenti piuttosto brevi slargati in basso e pelosi, talora brevemente connessi 2 a 2 alla base. I granelli del polline a secco sono di forma elissoidea allungata con tre solchi longitudinali. Osservati in soluzione di zucchero al 5 Yo sono quasi globosi, del diametro di 90-105 y., a superficie privi di aculei e con 3 pori. La base dei filamenti viene a co- stituire come nel genere Cucurbita il nettarostegio, con la dif- ferenza però che, in luogo di saldarsi fra loro, si mantengono disgiunti e lasciano solo fra di loro anguste fessure che costi- tuiscono i nettaropili. Nella parte centrale del fiore, al disotto ^ Dutailly, Sur les éoaiUes glandulifères des Luffa, Ball. Soc. Lina, de Paris, n. 6, Mars, 1875. KIUNIONE GEXKRALK IN VENEZIA 201 del iiettai'ostegio, sta il nettario, che apparisce in forma di un cuscinetto gialloj^nolo di forma triangolare un po' irregolare, incavato nel centro. In questo cuscinetto si ha una struttura simile a quella già descritta pel genere Cucurbita. Qui pure si ha uno strato di color giallo, di 1 mm. o poco più di spessore, che costituisce il tessuto secretore. Questo tessuto è formato da un parenchima a cellule poliedriche assai piccole, con sottili pa- reti interponenti piccoli meati, fra le quali si ditTondono sottili fasci formati da tracheidi e cellule parenchimatiche allungate a sottile parete. Anche qui, avanti allo sbocciamento del fiore, le cellule del tessuto nettarigeno sono ripione di minuti granuli amilacei, facilmente riconoscibili alla reazione con le soluzioni d' iodio, e questi granuli spariscono dopo lo sbocciamento. AI disopra di questo tessuto nettari fero sta una epidermide com- posta di un sottile strato di cellule poligonali, fra le quali s'in- terpongono stomi simili agli stomi acquiferi, che cioè si man- tengono sempre aperti e fra i quali se ne riscontrano pure degli atrofici. La secrezione del nettare avviene quindi come nel genere Cucurbita. I fiori femminei sono molto meno numerosi dei mascolini. Come già si è detto essi si formano nell'ascelle delle foglie in- sieme ai mascolini e con disposizione costante : non. tutti però i fiori femminei si sviluppano. Sovente avviene che il fiore fem- mineo, tuttora in boccio, ingiallisce e cade, mentre il racemo dei fiori mascolini che gli sta dappresso si sviluppa. Altre volte avviene che il fiore femmineo continua nel suo accrescimento e si sviluppa, ed i racemi dei fiori mascolini si mortificano e cadono: talora pure tanto il fiore femmineo che i mascolini appartenenti allo stesso noilo vitale si sviluppano. Il fiore fem- mineo, giunto a completo sviluppo, si [iresenta sostenuto da un peduncolo assai più lungo e più grosso di quello del fiore ma- scolino, giungendo spesso ad 1 dm. di lunghezza con la gros- sezza di 4-5 mm. Esso è fornito di un calice simile a quello del mascolino e di una corolla conforme: v' è però la diflierenza che nel dorso dei sepali sono varie glandule nettarifere estra- nuziali, simili a quelle delle brattee dei fiori mascolini, ma che nei sepali di questi mancano. Al di dentro del perianzio appari- scono d'oi'dinario 5 corpicciuoli conici, che stanno a rappre- sentare gli stami abortiti. L'ovario é quasi cilindrico, assai al- 202 KIUNIOXE GENERALE IN VENEZIA lungato, infero, con 10 siriscie longitudinali tomentose alternanti con altre più strette tubercolose glabrescenti. La placentazione si presenta simile a quella del genere Cucurbita. Dal centro del fiore sorge la colonna stilare, che superiormente si divide in tre stigmi quasi reniformi o bilobi. Sulla faccia interna della base del perianzio é un nettario anulare che circonda lo stilo, il cui nettare si raccoglie in una cavità sottoslante attorno allo stilo. Alla cavità nettarifera si accede per una stretta fenditura interposta fra gli starai abortiti e la colonna stilare. Lo sbocciamento dei fiori nei mesi di Luglio ed Agosto in- comincia al mattino avanti le 5 ed alle 8 è completamente terminato. Alle 11 circa incominciano i pezzi della corolla a piegare i loro margini in dentro per chiudersi, e dopo le 12 incominciano i fiori maschili a disarticolarsi dal loro pedun- colo per cadere, e la loro caduta è completa dalle 15 alle 16. Nei fiori femminili si distaccano i soli petali al mattino del giorno susseguente. Gl'insetti che ho veduto visitare i fiori di questa pianta sono gli apiari, principalmente V Apis mellifica e la Xylocopa viola- cea. Le api si sono mostrate attivissime frequentatrici di que- sti fiori. Esse si vedevano volare al fiore, posarsi ora sulla corolla ed ora sulle antere, raggiungere la base degli stami e spingere la loro tromba in una delle fenditure interposte fra i filamenti degli stami, per suggere il nettare contenuto nel nettario. In questa operazione il loro corpo si aspergeva di polline che poi veniva trasportato al fiore femmineo. Anche la Xylocopa frequentemente si posava sui fiori per suggerne il nettare, come più e più volte ho potuto riscontrare. Que- sto insetto d'ordinario si posava da prima sulle antere, ed a queste attenendosi colle zampe, inseriva il suo rostro nei net- taropili per suggere il nettare, ed in questa operazione soffre- gando le antere con le parti inferiori del corpo queste resta- vano asperse di polline. Il resultato poi del trasporto del polline si fu la fecondazione, che dette luogo ad abbondante fruttifica- zione. In alcuni fiori ho notato, nel fondo delle corolle e fra le basi degli stami, vari individui del genere Occythelus. Un fatto di notevole importanza che potei riscontrare si fu che, mentre i nettari dei fiori erano visitati dagli insetti sopra ricordati, i nettari estranuziali erano frequentati da altri insetti RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 203 bea diflerenti dai primi. Nei nettari estranuziali delle brattee delle infiorescenze maschili ho potuto riscontrare frequentissima la Ve- spa gallica, e frequenti pure alcune specie di Coccinella e delle formiche. È poi specialmente degno di esser notato, che in tutto le numerose visite da me fatte alle piante cui questi insetti accor- revano, non mi avvenne mai di riscontrare che quelli che fre- quentavano i nettari fiorali si recassero ai nettari estranuziali, né che gli altri, che si mostravano presso i nettari estranuziali, si recassero talora ai fiorali. Sembrerebbe quindi che gli apiari espertissimi nella ricerca dei nettari fiorali, allorquando pure sono nascosti, non si curino dei nettari estranuziali ; mentre gii altri insetti non sappiano trovare i nettari fiorali, o ne sieno distolti, 0 non se ne curino affatto. Nello studio dei fiori di questa bella specie mi avvenne pure di riscontrare alcune mostruosità, che a quanto pare non fu- rono ancora avvertite. Una di queste consisteva nello sviluppo anormale della corolla di un fiore maschile, nel quale questo invoglio era formato di 5 pezzi disuguali, uno di tutti più piccolo ovato lanceolato, due più grandi uguali obovati cuneati e due ancor più grandi con manifesto zigomorflsmo, mentre le altre parti erano rimaste di conformazione normale. In altro fiore ma- scolino si aveva pure la corolla ridotta zigomorfa pel fatto che tre petali superiori erano un poco più piccoli degli altri due. Altra mostruosità era presentata da un fiore femmineo, nel quale si erano svilu[)pati 4 sepali e 4 potali soltanto, con manifesta te- trameria, il 5" essendo aflatto mancante e conservandosi il gi- neceo tri mero. In altro fiore femmineo un petalo era sviluppato meno degli altri, avendo circa metà della loro lunghezza, onde il fiore era ridotto zigomorfo. Di Lulfa acutangula ebbi a mia disposizione un solo esem- plare. In questo si potevano rilevare notevoli differenze in con- fronto con la L. cylindrica. Le foglie erano fornite di lobi più brevi e più larghi. I fiori si presentavano disposti in modo con- simile, ma però i maschi erano in racemi meno lunghi, forniti di peduncoli più gracili e più lunghi, assai più piccoli e con corolla di color giallo più chiaro. In questa specie i fiori si aprono, non al mattino come nella specie precedente, ma alla sera circa le 17, e lo sbocciamento si rende completo dalle 18-20. Alle 8 del mattino i fiori mascolini 204 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA avevano già i petali serrati in dentro nella parte superiore e si disarticolavano, e i petali pure dei femminei si disarticolavano e cadevano. Le sacche polliniche si aprono avanti allo sbocciamento, di guisa che al momento in cui questo incomincia i margini delle antere si veggono guerniti di numerosi granelli pollinici liberi. Anche in questa specie i nettari si presentavano conformati come è stato descritto superiormente, e pure forniti della solita riserva feculacea all'epoca della fioritura, che dopo questa com- pletamente spariva. Quali fossero gì' insetti che fungevano la parte di pronubi in questa specie non potei rilevare, perchè per speciali ragioni di dimora non mi fu possibile trattenermi a lungo presso la pianta né a sera inoltrata, né il mattino di buon' ora. Per quanto l'esemplare fosse in prossimità di quelli della specie precedente, né verso le 8 del mattino, né dopo, potei avvertire che gl'insetti che frequentavano i fiori di quella accorressero e si trattenes- sero ai fiori di questa. Forse la impollinazione fu effettuata da insetti crepuscolari o notturni, o forse da altri nelle prime ore del mattino, però la fecondazione certamente ebbe luogo, poiché vari fiori femminei si trasformarono in frutti fecondi. Terminerò col fare osservare che i nettari a riserva fecula- cea da me studiati, che molto somigliano a certi idatodi (idatodi ad epitema) e che riscontrai pure nei fiori di Passiflora coerulea e di alcune altre piante, costituiscono un argomento ben degno di essere studiato. Non è forse improbabile che essi si riscon- trino in quei fiori che sono di breve durata, e nei quali si ri- chiede una emissione di nettare copiosa ed assai sollecita, a dif- ferenza di quelli ove la durata maggiore del fiore, consentendo nel plasma una elaborazione più lenta, non vi sia bisogno di una tale riserva. ALCUNE OSSERVAZIONI SULL' OENOTHERA STRICTA LED. — NOTA DI G. ARCANGELI. Questa pianta, di cui sul principio s'ignorava la patria,' è oggi riconosciuto essere originaria del Chile ed estendersi non solo all'Argentina ed alla Patagonia, ma essersi pure larga- ' De Candolle, Prodr., Ili, p. 48 (1828). L'A. la chiama 0. striata per errore e la dice di patria ignota. RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 205 mente diffusa in paesi ben lontani dall'America del Sud, come la nostra Europa. Essa viene infatti indicata dal Lloyd ' di Brest, dai sig/' Willkomm et Lange ■ dello Asturie, dal Leveillè di molte località francesi e delie Isole Anglo-Normanne " e fu pure scoperta parecchi anni or sono dal prof. A. Tassi presso di noi a Viareggio, e più recentemente pure presso Portoferraio dal Groves. La coltivazione di questa pianta nel nostro Giardino botanico mi ha permesso di fare sopra di essa alcune osservazioni, che mi sembra valga la pena di far conoscere. Già fino dai primi di giugno lo sbocciamento dei fiori di questa pianta era incominciato. Il giorno 9 ho potuto con- statare che alle 18 ed '/^ di sera alcuni fiori (2-3) erano già aperti. Alle 18 e 20' alcuni stili avevano i loro rami stimma- tici divaricati ed altri tuttora chiusi. La mattina del giorno successivo ad ore 9 i fiori erano già in via di avvizzimento ed incominciavano a colorarsi in rossastro, alle 17 essi erano af- fatto avvizziti e ridotti di questo colore. Tale colorazione si estendeva anche ai filamenti degli stami, ed interessava altresì il tubo del calice, dalla sua inserzione sull' ovario fino oltre la fauce nella parte inferiore dei suoi segmenti. Il giorno 10 suc- cessivo i fiori cominciavano a schiudersi alle ore 16, ed il mat- tino seguente i loro petali erano sempre patenti, ma avevano incominciato ad arrossarsi nel margine. Il giorno 12 successivo a ore 18 e */, varii fiori erano già completamente schiusi, e potei in questi pure notare gli stessi cambiamenti nel mattino susseguente. Il giorno 14, in seguito a pioggia assai abbondante che ebbe luogo al mattino, la temperatura dell' ambiente si abbassò notevolmente, ed alla sera si schiusero solo pochi fiori. Lo sbocciamento si effettuava con notevole rapidità. 11 boc- cio del fiore, di forma allungata, incominciava ad ingrossare, principalmente per lo svolgersi dei petali, che essendo convoluti nel boccio mostravano manifesta tendenza a spiegarsi forzando i pezzi del calice. Dopo di ciò, la tensione interna vincendo la * Lloyd J., Floì-e de l'Owest, p. 117. * WiLLKOMM ET Lange, Proclr., V. III. ' Leveillé, Les (Enothéraoées frangnises in « Le Monde des pian- tes », 1898, n» 18. 206 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA resistenza del calice, i sepali si discostavano dalle parti interne e si distendevano piegandosi in fuori nel breve tempo di vari secondi. I sepali spinti all' infuori, spesso connessi superiormente a due a due, si ribattevano in basso curvandosi in fuori alla base quasi istantaneamente. Un fatto degno di essere notato si era, cbe i fiori sbocciati si mostravano per lo più con le loro corolle aperte orientate in direzione fra Mezzogiorno e Ponente, con manifesto eliotro- pismo, per l'influenza del sole volgente al tramonto, e solo in rari casi qualche fiore si mostrava con orientazione diversa. Quantunque mi trattenessi presso la pianta fino oltre le 20, non riuscii a constatare quali fossero gì' insetti che disimpe- gnavano la funzione di pronubi. Solo mi accadde al mattino verso le 7 di veder volare verso la pianta un Bonibus ed un individuo di Apis mellifica. Potei però constatare più volte che nei fiori schiusi la sera, al mattino susseguente gli stimmi erano tutti aspersi di polline, ciò che dimostrava che l'impollinazione aveva realmente avuto luogo nel corso della notte. Nei fiori sbocciati potei constatare un odore poco pronunziato simile a quello di farina ben noto, che si riscontra pure in molti altri fiori. La fioritura di questo nostro esemplare ha durato a lungo; giacché dal giugno si è continuata nel luglio e nell'agosto fino ai primi di settembre, con fruttificazione pure abbondante; e siccome questo esemplare era l'unico coltivato nel nostro giar- dino, é probabile che in esso abbia avuto luogo 1' autogamia e la geitonogamia, che cioè in alcuni fiori abbia avuto luogo r autoimpollinazione ed in altri l' impollinazione da fiore a fiore. Anche in questa specie gli stami si presentano con filamenti alquanto curvati a destra ed a sinistra, con disposizione mani- festamente zigomorfa a facilitare il lavoro dei pronubi. Forse questa deflessione, lasciando aperta la fauce del tubo calicinale, meglio permette ad alcuni pronubi la suzione del nettare, age- volando pure la deposizione del polline sul loro corpo. Il cambiamento di colore dei petali e del calice nel giorno dopo la fioritura è dovuto a formazione di antocianina, la quale con la sua presenza fa volgere il color giallo dei petali al ros- sastro. Ciò si può facilmente riconoscere alle ben note reazioni dell' antocianina in contatto degli acidi e degli alcali. L' auto- RIUNIOXK GENERALE IN VENEZIA 207 cianina si forma nei petali, nel succo dello stesse cellule conte- nenti i ci-onioplasti, che proilucono il pigmento giallo dei colore primitivo dei petali. La colorazione rossastra dei petali si rende più intensa nel progresso del loro avvizzimento, cioè dal mat- tino del giorno dopo allo sbocciamento fir.o alla sera, ed è a ritenersi che ciò giovi ad escludere dalle visite dei pronubi i fiori già fecondati, per risparmiar loro lavoro inutile, come già sostenne Delpino rispetto all' Oenoihera anomala, Ribes aii- reum^ e ad altre piante. Non è improbabile che in queste piante come in molte altre il cambiamento di colore si debba alla stessa causa: ma quello che principalmente interessa di far rilevare si è che, mentre l'antocianina in molti fiori contribuisce direttamente al richiamo degli insetti che debbono cooperare alla fecondazione, in altri vi contribuisce indirettamente, coli' allontanare gl'insetti da quelli ove 1' opera loro sarebbe inutile ed affatto superflua, a vantaggio di quelli ove essa può essere utile ed eiricace. Riguardo al processo d'impollinazione credo si possa ritenere che esso corrisponda a quello già descritto dal Kerner e dal Knuth ' nell' 0. biennis. Anche quesla specie é da ritenersi come fornita di fiori melittofili e sfingofili ad un tempo, nei quali però può avvenire pure l' autogamia, allorquando, mancando l'opera degl'insetti, il curvarsi in basso dei segmenti stigmatici dà luogo al contatto di questi con le antere tuttora coperte di polline, e quindi ail' autoimpollinazione. Il socio Preda riassume un suo lavoro dal titolo : // monte Cu- cuzzo e la sua flora. ' Il Presidente Sommier nota come il socio Preda abbia toccato un argomento doloroso, quello relativo al diboscamento, sul quale la nostra Società si è già intrattenuta iu altra occasione e del quale è nuovamente chiamata ad occuparsi. Crede quindi oppor- tuno dar subito la parola la prof. De Toni il quale ha da fare una comunicazione che ad esso argomento si riferisce. Il socio De Toni partecipa una lettera pervenutagli dal signor Griinwald di Venezia, socio della Associazione Pro montibus, resi- * Delfino F., Ulteriori osìervazioni, p. II, fase. 2", p. 28. * Knuth P., Handbuch der Dliltenhioloyie, II Bd., 1 Th., p. 404. ' Questa memoria, superando i limiti assegnati al Ballettino, com- parirà nel Nuovo Giornale botanico italiano. 208 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA dente in Toi'ino, con cui gli domanda di promuovere dalla Società botanica italiana riunita in Congresso a Venezia, un voto di plauso alla Società Pro montibus per gli scopi utilissimi che si è prefissi, sopratutto riguardo alla conservazione dei boschi nelle nostre Alpi e negli Appennini. Il Prasidente Sommier è ben lieto di aprire la discussione sopra un ai'gomento di tanto interesse, e si associa pienamente alla do- manda rivolta dal sig. Griìnwald per mezzo del socio De Toni. Spiega inoltre che nella Pro montibus possono distinguersi due concetti principali: quello, cioè, di conservare i boschi esistenti e di favorire il rimboschimento, e quello di proteggere le piante rare. Egli crede che il primo di questi scopi a cui mira la benemerita Associazione, oltre che essere di maggiore utilità, sia anche di più facile attua- zione, e meriti tutto l'appoggio della nostra Società. Il socio VojLINO prega la Società di fare le pratiche occorrenti presso i Ministeri interessati, insistendo perchè venga favorito il rimboschimento dei nostri monti. Il prof. Arcangeli, associandosi a quanto hanno detto i soci De Toni e Voglino, fa osservare che la Società già in altra occasione si è occupata del grave argomento, rivolgendo in proposito una do- manda al Ministero di Agricoltura; ciò nonostante crede opportuno e conveniente di tornare sull'argomento anche nell'interesse della Botanica, per proteggere cosi la permanenza di specie rare e che al- trimenti andrebbero distrutte. A questo riguardo però fa notare che la scomparsa di alcune piante rare è dovuta anche a caiise inelutta- bili, inerenti alla stessa nostra civiltà, come l'estendersi di città, il bonificamento di paduli ecc. Per la Toscana cita la scomparsa di Hy- pecoum c/randiforum, Cynomorium coccineum, Oxycoccos jJalustris ecc., dovuta a tali cause. Il socio Voglino vorrebbe che ci si rivolgesse anche al Ministro dell' Istruzione, tanto piti che esso mostra di interessarsi vivamente della istruzione agraria e anche del rimboschimento, come può ve- dersi da una recenta circolare con cui istituisce anche da noi il giorno festivo degli alberi, disponendo che nelle scuole secondarie, dopo gli esami della sessione autunnale, siano promosse gite campestri, par affidare alla terra uno di quegli alberi che sono i più adatti alla silvicoltura della regione. Il socio .Jatta spiega coma avvenga il diboscamento nell'Italia meridionale e dice che ciò dipende sopratutto dal fatto che le vaste proprietà di questa regione sono di partinenza del Demanio. Ora sarebba necessario per ovviare ai gravi danni prodotti dal dibosca- manto, che si cercasse di conservare questi estesi boschi demaniali, sottraendoli alla quotizzazione. I professori Arcangeli e Voglino si associano ed aggiungono che il voto dovrebbe essere diviso in due parti: l'una per difendere i boschi esistenti, l'altra per favorire il rimboschimento. I Ministeri RIUNIONE GENERALE IK VENEZIA 209 cui dovrebbe essere notificato il voto, sono quelli dell" Istruzione, dell' Agricoltura e dell' Interno. Il Presidente SoMMiER, riassumendo la discussione precedente, pro- pone all' approvazione dei presenti 1' indirizzo ai Ministeri sopra in- dicati. Inoltre propone che sia comunicato al sig. Grunwald come la Società abbia espresso un voto di plauso alla Pro montibus per la iniziativa presa da detta Società in favore dei boschi delle Alpi e degli Appennini. I convenuti approvano in massima i voti suddetti ai Ministeri e alla Società Pro montibus, incaricando il Presidente della redazione dei voti medesimi. II socio Dk Toni presenta il seguente lavoro del prof. Adriano Fiori di Padova : RESOCONTO DI UNA ESCURSIONE BOTANICA NELLE PU- GLIE E BASILICATA. — NOTA DEL DOTT. ADRIANO FIORI. Tra le regioni d' Italia le Puglie, la Basilicata e la Calabria sono quelle finora meno esplorate dal lato floristico o per lo meno non cosi estesamente come la loro ricca ed interessante flora meriterebbe. Il botanico oculato che voglia quindi visitare quelle plaghe, oltre alla certezza di abbondanti raccolte di spe- cie meridionali, può sperare di incontrare delle novità flori- stiche. Sedotto appunto da tale idea decisi di intraprendere delle escursioni in quelle regioni e per ora esporrò i resultati delle raccolte fatte nelle Puglie e Basilicata nel Giugno 1898, riser- bandomi di comunicare in seguito quelli delle erborazioni fatte quest* anno in Calabria, avendo ancora in gran parte da stu- diare il materiale quivi raccolto. Faccio qui seguire l'elenco delle specie pia interessanti YdiC- colte nelle regioni suddette, disposte in ordine di località: Bisceglie (prov. di Bari). — Recatomi direttamente da Pa- dova a Bisceglie per visitarvi un mio fratello che da tempo non vedevo, feci pure qualche breve escursione attorno a quella cittadina, ma essendovi nei dintorni soltanto plaghe coltivate, la vegetazione si olTriva poco interessante al botanico. Degne di menzione non trovai infatti che: Nigella arvensis var. Catenae, 210 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA Andro.cJine telephioides, Phagnalon Tenorei, Turimnus leuco- graplins e Tragopogon 2wrrìfolius rar. ausiralis (Jord.) lungo la ferrovia; Frankenia jìulverulsnta, Fr. levìs, Lotus edulis ed Anthemis j^st^eg^^ina sugli scogli presso al mare; Sedum ru- ì)ens , Euphorbia ceratocarpa , Cichorium divaricaiuìn e Crepis rubra, le due prime nei luoghi pietrosi e le due ultime abbondanti lungo le vie e la Brassica adpressa comune nei campi. Margherita di Savoia e Trinitapoli (prov. di Foggia). — Il 5 Giugno presa la ferrovia mi recai da Bisceglie a Margherita di Savoia e là lungo la spiaggia sabbiosa al di là delle saline trovai un curioso fungo che il prof. Saccardo riconobbe essere il Gyrophrag.mium Delilei Mout., specie nota finora in Italia soltanto della Liguria a Bordighera (Penzig) e Lazio a Porto d'Anzio e Nettuno (Albini) e fuori d'Italia dell'Algeria, Siberia Asiatica e Francia meridionale; ivi trovai pure la Stalice liel- lidifoUa di cui è forse quella la località più meridionale lungo il litorale adriatico. Dalle saline mi diressi, costeggiando il lago Salpi, verso Trinitapoli e lungo il percorso potei raccogliere Ruppia marilima var. drepanensis, Juncus suhulaius, Kochia hirsuta e Suaeda splendens ; queste due ultime, benché non ancora fiorite, erano perfettameute riconoscibili e specialmente la Suaeda sp^lendens, degna di menzione perchè sinora notata in Italia soltanto della Sardegna. Spinazzola (prov. di Bari). — Volendo recarmi a Melfi pas- sai per la linea di Spinazzola e quivi, approfittando di una fer- mata di 9 ore onde attendere la coincidenza per Rocchetta S. Venere, feci una corsa in una valle ad oriente del paese. Quivi trovai, fra altro, Pastinaca Opopanax, ElaeoseUnum Asclepium, Rhamnus saxatilis var. infectoria, Phlomis Herba- venti in copia e Serratola cichoracea, questa nuova per la prov. di Bari; presso la stazione raccolsi Trisstum parvifiorum, Silene muscipula e Carduus acicularis. Vulture (Basilicata). — Giunto a Melfi fui ospitato dal mio col- lega e collaboratore prof. Paoletti ed il 10 Giugno facemmo assieme l'ascesa del Vulture. La flora di questa regione è già nota pei la- RIUNIOXK GENERALE IN VENEZIA 211 vori dei prof. N. Terracciano ed A. Poli; noterò tuttavia la Cen- taarea Centauriam raccolta presso la località detta Femmina morta in pochi esemplari non ancora completamente fioriti, il Runiex sanguineus ed il Trifolium SebnsUani raccolti nei bo- schi di faggio sopra i laghi di Monticchio assieme ad Arrhe- natherum elaiiics, Eaphorbia coralloides e molte altre. Verso la cima del monte trovammo il Thesiitm linopliyUimi var. inter- mediam, copiosa la Ferula siloatica, comunissimi la Viola tri- color var. lutea, tanto a fiori gialli che violetti, e ì'Asphodelus ramosus var. ìnicrocarpus che giunge quivi sino alia sommità del monte a circa 1700 m., mentre la sua stazione abituale è la regione dell'olivo. Forse questa anormalità può s[)iegarsi colla natura vulcanica del suolo e colla esposizione a mezzogiorno; infatti notammo pure su quel versante alcuni boschetti di quer- ele trovarsi al di sopra del faggio, il quale alligna invt^ce benis- simo più in basso entro le valli. Attorno ai laghi di Montic- chio trovammo il Polygonum arnphiìnum e ritornando a Melfi, raccogliemmo a Foggiana Bt^assica adpressa e Phlomìs Herha- ventì. Castel Lagopesole (Basilicata). — Il 12 Giugno presa la fer- rovia mi recai, sempre in compagnia del collega Paoletti, da Melfi a Castel Lagopesole; quivi usciti dalla stazione e fatto un breve tratto della rotabile verso il paese, e dopo aver raccolto la Phalaris caerulescens, prendemmo attraverso i campi la direzio- ne verso il Lago. Nel tragitto in un campo incolto raccogliemmo diversi trifogli, tra i quali alcuni esemplari del Trifolium ob- SCURUM Savi, nuovo per la Basilicata e trovato finora .soltanto in Toscana e presso Genova; è affine al T. leucanthum. del quale potrebbe forse considerarsi come una var. notevole. Le al- tre specie di Trifolium trovate in società a questo erano T. leu- canthum, T. phleoides e T. striatum; quivi ed altrove era pure abbondante l* Elymus Caput-Medusae b. crinìtus e salendo verso il Lago la Malope malacoidcs. Attorno al Lago, ridotto oramai ad una palude, trovammo Ncphrodium Tìielypteris, Carex paniculaia, Betula alba (forse colt.?), Polygonum am- phibium e Thlaspi alliaceum. Ci inoltrammo quindi nel seco- lare ed esteso bosco di querele che si attravei-sa colla ferro- via venendo da Rionero a Lagopesole e là riscontrammo Iris 212 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA gramìnea var. collina, Gladiolus imbricatus, Viola tricolor var. lutea ed Asperula levigata. In quanto al Gladiolus imbri- catus debbo osservare che indicato esso dal Tenore (Syll., p. 25) di Capri, Gargano e Calabria, fu dimenticato o non tenuto in considerazione per tali località dal Parlatore nella Flora italiana e dai Compendi ed io lo riferii dubitativamente (FI. An., I, p. 228) alla var. iUijricus del G. imbricatus. Ora debbo invece ricono- scere che il Tenore non aveva errato, e che il G. imbricatus si riscontra effettivamente nel mezzogiorno d' Italia, avendolo io stesso raccolto anclie al Gargano come più sotto avrò occa- sione di ricordare. Gargano (prov. di Foggia). — Il promontorio del Gargano ha sempre attirato 1' attenzione dei botanici per la sua flora ricca e speciale, che per alcune specie ricorda quella delle coste dalmate, trovandovisi infatti alcune specie che invano si cercherebbero nel resto della Penisola e si ripresentano invece in Dalmazia. In vista adunque di fare largo bottino mi decisi di passarvi alcuni giorni botanizzando. Giunto la mattina del 14 Giugno a Manfredonia montai sulla corriera postale sino al piede della salita di M. S. Angelo; quivi, smontato, mi portai verso levante seguendo il piede orientale del monte, finché scorta una valle, e precisamente la Valle delle Macchie, decisi di salire per quella. La salita fu faticosa, massime essendo la giornata molto calda, ma in compenso la raccolta abbondante: trovai infatti tra altro: Brachijpoclium pinnatum var. raniosum, Helianthemum ca- num, Coronilla juncea, Elaeoselinum Asclepium, Rhamyius saxaiilis var. infectoria, Origanum liirtum, Campanula garga- nica, Echinops virgatus. Inula candidissiina e Centaurea sub- iilìs; inoltre la Genista Michela Spach, ritenuta propria del Gargano ma che io non saprei distinguere dalla G. dalmatica, la quale a sua volta io non posso tenere specificamente distinta dalla G. aristata di Sic. e G. silvestris dell'Istria, Friuli ecc. Presso il paese di M. S. Angelo raccolsi Brassica pubescens, Marrubiu)7i candidissimum, Armeria elongata e Sideritis Si- cilia e sulle mura del vecchio castello: Aubriet/'a deltoidea var. Columnae, Atha manta sicula e Campanula garganica var. glabra. UIUXIONE GENEUALK IN VENEZIA 213 Il 15 Giugno avendo trovato la comodità di poter montare con alcuni carrettieri che andavano a caricare legname al bo- sco Umbria, decisi di andare a visitare questo bosco, famoso covo di briganti nei tempi passati. Da M. S. Angelo al bosco occor- rono 5 ore di cammino continuo e piuttosto faticoso dovendo fare delle salite e discese; si comprende quindi come dovendo ritornare indietro la sera dello stesso giorno non potei fermarmi che poco tempo nel bosco. Lungo la via raccolsi di notevole il Thesium lixophyllum var. fulvipes (Gries. ), che non mi consta sia ancora stato riscontrato in Italia; tale var, ha la ra- dice e le foglie come nel Th. linophyllum var. intermediam ma distinguesi a colpo d'occhio pei frutti portati da un peduncolo car- nosetto, lungo da 2-5 mm., di un bel colore giallo-fulvo nel secco. Raccolsi pure, prima di arrivare al bosco, Glacliolus imbrica- tus, Viola tricolor var. latea. Genista pecluncnlata var. elaia Ten. in frutto, Eapliorìjia Barrelieri e Senecio lanatus. Il bosco Umbria è formato essenzialmente dal faggio che fa meraviglia di trovare cosi rigoglioso sopra monti relativamente bassi (800 m. circa) e cosi prossimi al mare; è un bosco foltissimo e difficile ad esplorarsi essendo il terreno foggiato a doline. Vi raccolsi poco di notevole, tuttavia ricorderò : Festuca altissima. Sedum stel- latiim, Rabus fruticosus var. imllidus (Weihe et N.), Physosper- mum veì'ticillatum ed Acer opulifolium var. obtusatum. Il 16 Giugno da M. S. Angelo mi recai a S. Giovanni Rotondo e S. Marco in Lamis. Prima del lago di S. Giovanni raccolsi PìUomis Herba-venti ed attorno al lago, di notevole, Alopecarus geniculatus, Damasonium Alisma, Polygonam romanum, RUMEX MARiTiMUS var. PALUSTER (uuovo per le Puglie), Oe- NANTHE AQUATICA (pure uou menzionata per le Puglie) e verso S. Giovanni Pastinaca Opopanax e Salvia garganica. Dopo esserrai riposato alquanto a S. Giovanni Rotondo proseguii la via verso S. Marco e salii sul m. Nero ove raccolsi Avvhena- thermn elatius, Ornithogaluìn coniosum, Potentina Be-Tom- masii ed Inula montana. Presso S. Marco in Lamis sulle roc- cie lungo la via raccolsi poi ancora in abbondanza Genista Michela, Laserpiiium Siler e Crepis lacera. Lesina (prov. di Foggia). — Sceso dal Gargano colla corriera postale da S. Marco in Lamis a S. Severo, presi quivi la ferrovia Bull, della Soc. bot. ital. 1** 214 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA sino a Poggio Imperiale per recarmi a Lesina. Già prima di giungere a questo paese, costeggiando il Lago omonimo potei raccogliere I'Agropyru-M elongatum e la Carex hispida, piante che non trovo menzionate per le Puglie, inoltre il Cynanchwn acutum e la Clematis Viticella. Il giorno appresso (18 Giugno), approfittando della cortesia degli ingegneri del Genio Civile che si recavano per loro studi alla duna, presi posto con loro in una barca, ed attraversato il lago, smontai nella duna di Lesina, eh' è una lunga e stretta lista di terreno coperta di bosco e mac- chie, che divide il lago dal mare. Portatomi sulla spiaggia vi tro- vai un Helianthemwn che poi riconobbi essere l'H. Chamaecistds var. LEPTOPHYLLDM (Duu.), siuora raccolto soltanto in Terra d'Otranto e fra Taranto e Metaponto; verso la Torre del Fortore trovai poi in frutto il Cistds Cldsii, noto finora in Italia solo di Sicilia; raccolsi inoltre Lotus creticus, Daucus pumUus, Erodimn laciniatwn, Stachys maritima e Diotis candidissima, del quale ultimo credo essere quella una delle stazioni più settentrionali lungo l'Adriatico. Dalla Torre del Fortore venendo verso Lesina trovai nei campi Onoxis mitissima e Coriandrdm sativdm, piante che non trovo menzionate per le Puglie, inoltre Lavaiera punc- tata e Cardopatium corymboswn. In tutte le dune da Lesina alla stazione di Chieuti-Serracapriola trovasi poi comunissimo V Helianthemum halimifoliam ; ed appunto con una fermata di alcune ore alla stazione di Chieuti suddetta, che mi permise di portarmi alla spiaggia e di visitare le vicine macchie senza però trovare nulla di notevole, ebbe termine l'escursione del 1898. Il Presidente Sommier presenta da parte del dott. BéGcUInot, im- pedito dalle manovre di campo di prendere parte alla Riunione, i seguenti lavori, i quali provano come il nostro giovane collega trovi il tempo di occuparsi profìcuamente di botanica anche du- rante il suo servizio militare. NOTIZIE PRELIMINARI SULLA BIOLOGIA FIORALE DEL GENERE ROMULEA MARATTI. — PER AUGUSTO BÉGUINOT. Le osservazioni seguenti sulla biologia fiorale del genere Romulea furono fatte nel laboratorio dell' Istituto botanico di Roma negli anni 1897-1898 e sono tratte da un mio lavoro RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA. 215 monogi'afico del genere che, appena completato, spero di poter pubblicare. Nella presente nota preliminare, compendio ed illu- stro brevemente i principali fatti osservati, riservando maggiori dettagli ed ulteriori notizie nel lavoro in disteso. I>e conclusioni a cui giunsi riguardano le specie della flora italica, sia osser- vate in natura, sia sottoposte a coltura: per le specie esotiche il materiale di Erbario in questo genere di ricerche serve poco, e può condurre a conclusioni errate o per Io meno azzardate. È necessario quindi ricorrere alla coltura, sia in piena terra, sia in vaso, delle singole specie, possibilmente di molte provenienze e di un discreto numaro di individui per ciascuna località, coltura che pel genere Romulea riesce abbastanza facile, e richiede poche cure. Con tale materiale non sarà senza interesse per la biologia completa del genere, estendere le osservazioni a tutte le specie che Io compongono, e confermare le conclusioni a cui giunsi per mezzo dello studio delle specie italiche, con quello delle restanti specie della flora mediterranea e della flora sub- tropicale e tropicale. I fatti più importanti da me osservati sono i seguenti : I. — Presenza di nettario a tipo di ghiandole settate {Sep- ialclràfsen) in Romulea Bulbocodiiim Seb. et Maur., ligustica Pari., Columnae Seb. et Maur., ramiflora Ten., Rollìi Pari. Tali ghiandole sono localizzate in fondo al tubo perigoniale nella porzione apicale e centrale di ciascuno dei tre setti dell'ovario. All'esaurirsi dei placentari nell'alto della loggia ovariana un gruppo di cellule nel centro di ciascun sepimento si difTeren- ziano dalle altre per forma e per funzione. Ciascun nettario in sezione trasversale risulta di un sottile canalicolo radialmente molto allungato, limitato da una serie unica di cellule che forma una specie di epitelio del canale. Questa serie di cellule è immersa in un parenchima ad elementi rotondi, a pareti molto sottili, a diametro più piccolo delle cellule del setto, assai ricche di contenuti. Il canalicolo di ciascuna ghiandola, invisibile al- l'occhio disarmato, immette all'esterno alla base dello stilo e segrega nettare in abbondanza. Tali ghiandole a funzione nettarogena e mellifera evidente, erano di già note pel genere Crocus Lin. * del gruppo delle ^ Grassmann, Die Septaldrilsen: Diss. Ber., p. 12, a. ItiS-k. 216 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA Grocoidee, e per altri generi della famiglia delle Iridacee. Non mi risulta che fossero note pel genere Romulea. Gli insetti, particolarmente Imenotteri del gruppo degli Apia- ridi avidi di nettare, trovano una tavola di appulso eccellente nei pezzi perigoniali patenti o refìessi a seconda delle specie: di qui si spingono in fondo al perigonio e mentre infiggono la proboscide nelle ghiandole dei sopimenti e ne seggono il net- tare, si caricano il dorso di polline. Le molte e replicate visite di tali insetti non sarebbero spiegabili senza la presenza di questi particolari organi secernenti nettare. Il genere Romulea possiede perciò un vero e proprio nettario. II. — Le specie del genere da me studiate sono senza ecce- zione proterandre: e proterandre sono le specie dell'affine genere Crocus. Tale proterandria è macrobostemona. Nel caso quindi che manchi la visita del pronubo adatto, ciò che deve essere raro nelle specie grandiflore a funzione vessillare ben spiccata e frequente invece nelle specie parviflore dove anzi la visita dei pronubi deve essere piuttosto rara, la pianta può supplire con l'autogamia, nelle forme adatte alla impollinazione oraoclina come dirò or ora. La prolungata permanenza del polline nella loggia dell'antera senza perdere l'azione fecondante, concede il tempo necessario allo stigma e quindi all'ovulo di maturare e di subire con succes.so l'impollinazione. Ho osservato molte volte nei din- torni di Roma, dove alcune specie sono comuni e largamente rappresentate, che per condizioni sfavorevoli dell'atmosfera il perigonio é rimasto chiuso per un numero rilevante di giorni. In queste condizioni l'autoimpollinazione in quelle forme in cui è possibile deve essere esclusiva, e favorita dalla chiusura del perigonio che pone meglio a contatto il polline con lo stigma: ciò fu anche osservato nel genere Crocus. Ho d'altra parte notato che in condizioni favorevoli la fioritura delle nostre Romulee ha una lunga durata : uno stesso fiore offre per parecchi giorni di seguito il suo perigonio alla visita dei pronubi, laddove appena avvenuta l' impollinazione e quindi la fecondazione s' aggrinza e marcisce. Quindi in condizioni opportune nel maggiore numero di casi deve aver luogo 1' incrocio. III. — Polimorfismo florale. I fiori delle specie nostrane del genere, e pare anche delle specie esotiche, sono soggetti ad un grande polimorfismo. csìMb\ RIUNIONE GENKRALE IN VENEZIA 217 Tale polimorfismo si esplica: a) Nella colorazione dei pezzi perigoniali; h) Nella loro grandezza; e) Nella diversa posizione degli stami rispetto al pistillo e quindi delle antere rispetto allo stigma (eterostilia); d) Nella diversa distribuzione dei sessi negli individui di una stessa specie (poligamia). Quanto al colore dirò che nelle specie della flora del Capo di Buona Speranza ed in generale nelle specie tropicali o subtro- picali, domina il colore giallo ; v'é una sezione del genere {seci. lutea) proposta dal Baker, ' caratterizzata dal colore giallo del perigonio. Però non mancano specie rosso-violacee, violacee, ed ochroleuche, che sono le sole rappresentate nella flora mediterra- nea. A pai'te la sez. lutea, nulla è di più variabile nella colorazione dei pezzi perigoniali: i caratteri perciò desùnti dal colore per la delimitazione delle specie sono quasi sempre fallaci e di nessun valore per la delimitazione di gruppi o di sezioni del genere. Nella flora mediterranea insieme a specie multicolori o versico- lori {R. BulbocorMum, Clusiana, crocifolìa, elongata, grandi- scapa, piirpurascens, ramìflora, Colamnae, Rollìi, Revelieri ecc.) v' è qualche specie in cui è fissato un dato colore pel quale la spe- cie si riconosce: e di queste ricordo, tra le violacee, R. ligustica, Linaresii, numidica; fra le rosso-violacee, R. Requienii ecc. ecc. In tutti i casi per me non è dubbio che la colorazione più o meno vivace ed intensa, ovvero pallida e sbiadita, unica o mol- teplice dei pezzi perigoniali, eserciti una funzione vessillare, sia cioè mezzo di attrazione per i pronubi del genere, onde effet- tuare le nozze incrociate. È perciò uno dei suoi caratteri dico- gamici più perfetti. La grandezza del perigonio non è meno variabile del colore. Uno sguardo generale sulle specie considerate sotto tale punto di vista, induce a riunirle in tre grappi. In un gruppo ripongo le specie grandiflore a perigonio ben sviluppalo a funzione ves- sillare ben manifesta: in un altro le specie parvi/lare a peri- gonio molto ridotto a funzione vessillare diminuita o meno eflì- cace. I due gruppi estremi sono congiunti da un certo numero • Baker, Sistema Iridacearum, in Linn. Journal Botany, voi. XVI, a. 1876. 218 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA di specie che chiamerò intermedie, oscillanti per la grandezza del perigonio tra i due gruppi precedenti. È interessante osservare come si comportano in rapporto alla grandezza dei pezzi perigoniali, i vari individui delle specie delle due sezioni estreme, grandiflore e parviflore. Le mie os- servazioni si limitano a questi due gruppi, poiché del gruppo delle intermedie non ho studiato che materiale di Erbario. Nelle specie del primo gruppo troviamo individui o forme: inacrante, riieclie (= tipiche o normali) e micranfe. In Romulea Bulbococlium, dei dintorni di Roma, ho trovato le seguenti misure: f. macranta (mm. 30-38); f. media (mm. 23-29); f. micranta (mm. 18-22). Battandier in Algeria ha misurato pe- rigoni di forme macrante di R. Bulbococlium di mm. 54. Tale forma corrisponde alla varietà grandiflora degli autori italiani (Tineo, in Tod. Ind. sem. h. panor., p. 44, a. 1857) ch'io segnalai di già pei dintorni di Roma, in una nota precedente. * La forma media è quella su per giù descritta dagli autori, i quali però non di rado descrissero come tipo la macranta o la micranta, quando non preferirono di farne una specie od una varietà: ciò che sarà molto importante di mettere in evidenza in una rivista critica e sistematica del genere. Anche la Romulea ligustica ha una forma micranta, corri- spondente nelle dimensioni a quelle di R. Biilbocodiam, ed una forma macranta, il cui perigonio, secondo il conte Martelli, misura ben 50 mm. Avendo avuto occasione di coltivare in vaso un certo numero di saggi, gentilmente favoritimi dal prof. Gestro, rac- colti nella classica località dei Molinacci presso Genova, donde il Parlatore descrisse la specie, trovai il perigonio variare da 20 mm. a 45 mm. Variabile però in proporzioni più esigue è il perigonio delle specie parviflore da me esaminate {R. Rollii, Columnae, rami- Jlora): insieme a forme micrante vegetano individui macranti, ben caratterizzati agli estremi, congiunti da un grande numero di termini intermedi. Tale variabilità nella grandezza del perigonio meritava di essere posta in evidenza, per ciò che verrò or ora dicendo. ' BéGUINOT, Di alcune piante nuove o rare per la flora romana, in Bull. Soc. bot. ital., a. 1897, p. 32. RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 219 Molto più interessante è il polimorfismo fiorale che si osserva negli elementi dell' androceo ed in quelli del gineceo, ossia nei rapporti di posizione degli stami rispetto agli stigmi, e nella di- stribuzione dei sessi nei vari individui di una stessa .specie. Studiando un grande numero di individui della stessa specie, si perviene alla conclusione che essi sono costruiti diversamente quanto alla simmetria ed alla architettonica fiorale. Il genere Romulea ci offre un esempio ben spiccato di eterostilia e di poligamia. Il Battandier ' segnalava fin dal 1881 per R. BuWocodiam in Algeria una forma a stami con antere sterili, a perigonio assai pallido, più piccolo, a divisioni più acute: dubita che si tratti di un ibrido. Nel 1883 sullo stesso argomento - pubblica alcune osserva- zioni su specie eteromorfe, tra le quali pone la specie in que- stione. Di questa stabilisce una var. (lioica, con due forme: y- ma- schile « grandiflora, ricca di polline, dolicostila, a stilo due volte più lungo degli stami » p. 230, tav. Ili, f. 3; J3 femminile « a fiori più piccoli, più pallidi, a divisioni più acute, ad antere rudimentali o sterili, a stilo non sorpassante o di poco gli stami (brachistila) » tav. Ili, f. 4, Il Freyn ' conferma in parte le osservazioni del Battandier, in parte vi contraddice. Studiando su materiale di Erbario il com- portarsi della R. BiUbocodìitm in Europa, trova, che in ambe- due le forme (tipica e grandiflora) lo stigma é più lungo degli stami, e solamente in un unico individuo di R. Balbocodìimi e sopra un altro di R. grandiflora trova uno stilo breve, il cui stigma era all'altezza delle antere: non osserva forme ad antere sterili. Conclude che la var. dioica Batt, è una razza o sotto- specie geograficamente limitata, e fa osservare come una forma dioica in Algeria sia rappresentata nell' Europa di mezzo da una forma monoica. ^ B.VTTANDIER, Contvìhutìon à la fiore des environs d'Algerie, in Bull. Soc. Botan. de France, tome XXII, p. 129, a. 1881. * Battandier, Sur quelques cas d'hétéromorphisme, Le, tome XXIV, p. 238, a. 1883. ' Freyn, Phytographische Notizien inshesondere aus dem ^nttelmeer- gehiet, in Flora oder Allgemeine botanisclie Zeitung, Regensburg, XLII, p. 684, a. 1884. 220 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA Recentemente il conte Martelli, * ignorando le ricerche già fatte, illustra in R. ligustica una forma grandiflora di cui dissi già avanti, una forma monoica ad antere e stigmi perfettamente sviluppati, ed una forma a polline abortito che dice sterile. Cosi stando le cose, ecco le osservazioni ch'io feci al riguardo: Romulea BuWocodiitm Seb. et Maur. — 1. Esiste una forma fertile monoica, corrispondente in parte alla forma dioica Batt. in parte alla forma monoica Frejn.; in tale form.a androceo e gineceo sono normalmente ed egualmente sviluppati. Risulta di due categorie di individui : «, individui dolicostili (in forme a perigonio macranto, o medio =: a maschile Batt.) in cui lo stilo è circa il doppio degli stami; j3, individui lirachistili in forme medie e micrante, con lo stilo all' altezza delle antere e con lo stigma a contatto di queste o poco al disopra. Questa seconda categoria di individui non erano, a quanto pare, ancora noti. 2. Esiste una forma fertile ginodioica {= dioica j3 femminile Batt.) con antere a polline atrofico o mancante, destituito di azione fecondante, laddove gli elementi del gineceo sono nor- malmente sviluppati. Risulta di due categorie di individui: y, individui bracliistili, con perianzio di media grandezza o micranto, come quello de- scritto dal Battandier ; .0, dolicostili, in forme a perianzio me- diocre, a quanto pare, fin qui non avvertiti da nessun autore. Romulea ligustica Pari. — Esiste la forma monoica con individui hrachistili e dolicostili, e la forma ginodioica con in- dividui dolicostili e brachistili. Romulea rami/loì^a Ten. — Esiste una forma monoica nor- malmente con soli individui hrachistili, con stilo più breve delle antere e con stigmi circa alla metà del cerchio anterale o presso l'apice, mai al disopra. Solo eccezionalmente riscontrai una for- ma dolicostila, il cui stigma era evidentemente al disopra delle antere; manca una forma ginodioica. Romulea Columnae Seb. et Maur., R. Rollii Pari. — Specie con individui esclusivamente monoici e brachistili. Il Battandier nella sua varietà dioica afferma che l'incrocio ha luogo fra la forma maschile che fornisce il polline e la forma femminile sul cui stigma, mediante il concorso di insetti pro- * Martelli, Xotuh botamche, iu Bull. Soc. bot. it., p. 154, a. 1896. RIUNIONE GENKHALE IX VKNKZIA 221 nubi, sarebbe deposto il polline ed avrebbe azione fecondante. Su 132 esemplari brachistili, 108 hanno dato seme, 21 sono ri- masti sterili, e su 84 dolicostili, 83 sono sterili, uno avrebbe dato seme. L'autore non si meraviglia di avere 24 individui sterili fra gli individui brachistili: si meraviglia invece di averne uno fertile fra quelli dolicostili. Conclude che la specie in pa- rola non è completamente dioica, ma tende a diventarlo ; esclude che prodotti fertili si abbiano mediante la impollinazione omo- clina. Invece, secondo le mie osservazioni, gli individui brachistili nella forma monoica nelle specie del gruppo delle grandiflore, nor- mali e forse esclusivi nelle specie del gruppo delle parvidore, funzionano come individui in cui l' autogamia è i)Ossibile ed in talune specie forse esclusiva. Otteniamo adunque prodotti fer- tili anche mediante la impollinazione omoclina (Selbstbestàubung) in individui ed in specie a ciò costruiti. Difatti in R. Bidboco- cUuììi, tenuta al riparo dalle visite degli insetti pronubi, ho ottenuto semi dalla forma monoica brachistila. L'autoimpol- linazione, come dissi già, è favorita dalla chiusura del perigo- nio nelle ore di notte ed in parte di quelle di giorno, ed anche per più giorni di seguito, quando le condizioni atmosferiche non permettono l'antesi. Tale forma autogama non era stata messa in evidenza né dal Battandier, né, eh' io sappia, da altri. La impollinazione omoclina è invece impossibile negli individui dolicostili della forma monoica, e nella forma ginodioica tanto negli individui brachistili quanto in quelli dolicostili. In tali forme alla separazione del tempo nella maturazione degli ele- menti sessuali (proterandria) si accoppia la separazione dello spazio, ossia la distanza dello stigma dalle antere nel primo caso, la separazione in individui diversi degli elementi sessuali nel secondo. Ambedue le forme realizzano le disposizioni più opportune per la dicogamia ossia per la impollinazione etero- dina. Sarà molto interessante di controllare le esperienze del Bat- tandier sulla forma monoica dolicostila il cui polline, fuori che in un solo caso, non avrebbe effetto sullo stigma dello stesso fiore: come pure non sarà privo di interesse fecondare arti- ficialmente non solo individui della forma monoica, con indi- vidui della forma ginodioica, che, secondo il Battandier, dareb- 222 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA bero il maggior numero di prodotti fertili, ma anche fra le due categorie di individui, brachistili e dolicostili delle due forme. Su di che io non ho per ora osservazioni ed esperienze in pro- posito e mi riservo di farle per il lavoro in disteso. LA FLORA DEI DEPOSITI ALLUVIONALI DEL FIUME TE- VERE DENTRO ROMA. NOTA PREVENTIVA DI AUGU- STO BÈGUINOT. Dal 1895 in qua per il periodo di cinque anni ho avuto occa- sione di fare una serie di ricerche e di osservazioni, non prive di interesse, sulla flora dei materiali alluvionali deposti dal Te- vere nel suo percorso dentro Roma, che ora mi accingo a pub- blicare. In questa nota riassumo i principali risultati e le più importanti conclusioni a cui pervenni, riserbando al lavoro completo che vedrà quanto prima la* luce negli Annali del Mu- seo civico di Storia naturale di Genova, notizie più dettagliate, ed il catalogo completo della florula. Tali ricerche hanno principalmente due scopi: Uno studio del fattore acqua come agente di dispersione e di distribuzione delle numerose specie che abitano lungo un corso, i cui semi convogliati dalla corrente, dopo un percorso più o meno lungo nell'acqua, approdano in luogo opportuno. Uno studio di ambiente, ossia ricerche sulle diverse stazioni delle specie che seguono un corso d'acqua, ed i loro adatta- menti sia nel seno della corrente, ovvero nel terreno umidiccio, acquitrinoso, inondato d' inverno ad immediato contatto di que- sta, ovvero nel terreno sabbioso, sofHce, deposto e lentamente accumulato dal fiume, particolarmente nel suo basso corso, come risultato della sua azione corrodente e dissolvente nell' alto e nel medio corso. Il primo genere di ricerche conduce a risultati fito-geografici, mostra cioè come in una regione dove abbondano corsi d' ac- qua ossia una rete idrografica ben sviluppata, il paesaggio flo- ristico subisce continue modificazioni ed alterazioni, particolar- mente nella vegetazione localizzata lungo i singoli corsi. In ogni periodo vegetativo un certo numero di specie entra a far parte della vegetazione di già stabilita in antecedenza. Tale in- RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 223 troduzione è susseguita da naturalizzazione quando la specie vi trova ambiente adatto, scompare o si perde quando vi trova condizioni di vita sfavorevoli, oppure é trasportata lungi da quello stesso agente che 1' ha deposta in quella località. Il secondo genere di ricerche porta invece a conclusioni raorfo-biologiche molto importanti. Dimostrano che variando di anno in anno le condizioni di un tale ambiente (la permanenza maggiore o minore dell'acqua nella località e quindi il suo di- verso grado di secchezza od umidità, la deposizione dei semi in un letto germinativo più o meno profondo, il loro tragitto più 0 meno lungo nella corrente, la composizione chimica e la struttura fìsica del substrato ecc. ecc.) alcune specie restano immutate, mantengono cioè gli stessi caratteri filetici ed e f ar- monici ossia qualitativi e quantitativi degli anni precedenti. Un numero maggiore invece presenta più o meno evidenti va- riazioni specialmente nei caratteri efarmonici, adattandosi al nuovo ambiente in forme nuove, morfologicamente e biologica- mente ben differenziate: a condizioni di ambiente mutate cor- rispondono forme diverse. Tale studio, in una località siffatta, riesce molto istruttivo, poiché variando periodicamente le condizioni di ambiente a se- conda del regime della corrente, è relativamente grande il nu- mero delle specie che offrono materia di osservazione allo stu- dioso, e quindi le conclusioni a cui perviene si basano sopra un grande numero di fatti. Tali ricerche limitai per ora alla piccola zona di terreno al- luvionale distesa lungo il Tevere nel tratto che attraversa la città di Roma, zona dipendente dall'allargamento subito dall'al- veo dalla costruzione del lungo Tevere. Nell'alveo di piena (inverno-primavera, eccezionalmente in altre stagioni) tali lembi di terra sono sommersi, poiché il fiume si estende egualmente dall'uno all'altro muragliene. Nel periodo di magra (estate-au- tunno) l'alveo si restringe, la corrente lambe di [(referenza la sponda destra, ed abbandona qua e là la sinistra dove aflìorano lembi di terra di varia estensione interposti fra il fiume ed il muragliene. Il più considerevole di tali interrimenti è quello che si estende alla sinistra della cosi detta « Isola tiberina di S. Bar- tolommeo » su cui feci il più delle osservazioni e raccolsi buona parte delle specie. 224 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA Le conclusioni a cui pervenni sarà assai interessante di esten- dere a tutta la valle tiberina, particolarmente al basso corso del flunae: i fatti da me osservati troverebbero conferma ed estensione: in parecchie escursioni fatte in quest'anno, in vari punti della valle, trovai su più larga scala quanto aveva osservato nella piccola zona alluvionale dentro Roma. La fiorala di tali affioramenti consta di 490 specie, numero considerevole data la loro esigua estensione. Tale numero è la prima conclusione a cui si può pervenire in uno studio simile. Dimostra come in una località dove corre un corso d'acqua, per quanto ristretto, abbonda il numero delle specie e dei ge- neri, scarseggia quello degli individui: laddove regioni non per- corse da una corrente hanno una vegetazione ben più povera, scarseggiano specie e generi, abbonda invece il numero degli individui. Di tale numero, circa i Y3 appartengono a quella flora che chia- mo « stabile » ossia a quella vegetazione che si osserva costan- temente tutti gli anni, stabilita su tali banchi di sabbia già da molto tempo, le cui specie sono largamente rappresentate nei dintorni della città, e comuni in tutta la valle tiberina. Circa Y3 appartiene invece alla flora che chiamo « mobile » ossia a quel complesso di specie che periodicamente ogni anno si aggiungono a quelle degli anni antecedenti, talune prenden- dovi stabile dimora, altre scomparendo nell'anno successivo. Sono le specie avventizie e sporadiche, più 0 meno rare nei dintorni della città 0 della valle tiberina, talune provenienti, mercè il veicolo dell' acqua, da grandi distanze 0 da regioni vegetative diverse da quella del piano. Tale « mobilità » negli elementi costituenti la florula è un'al- tra delle conclusioni a cui pervenni, e che dimostra come un certo numero di specie emigrano di anno in anno dalla regione in cui svilupparono i fiori e maturarono i semi: occupano paesi nuovi ed aree diverse dalle originarie e mentre alcune vi tro- vano ambiente disadatto e soccombono, altre vi prendono stabile dimora ed assicurano l'avvenire della specie nella nuova loca- lità. Gli altri agenti di diffusione, quali principalmente il vento e gli animali, cooperano per la loro parte a diffondere ulterior- mente i semi della specie che vegetano lungo un corso d'ac- qua, internandoli e disperdendoli nel resto del paese. RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 22 5 Tale flora « mobile » é rappresentata da tre categorie di specie : a. — Specie delia regione del piano o campestre, però pro- venienti da località molto lontane da Roma, i cui semi hanno quindi compiuto un lungo viaggio attraverso l'acqua. fi. — Specie della regione dei monti (zona submontana e montana) raccolte e convogliate dagli artiuenti del Tevere o dal Tevere stesso nella regione delle sorgenti, e deposte in re- gioni di pianura lungo la valle tiberina fino a stazioni littoranee. y. — Specie della regione littoranea, dove sono comuni e largamente rappresentate che risalgono il fiume per diffusione lungo il terreno alluvionale, fino a grandi distanze dal littorale. La prima categoria é formata di specie le quali, sc-bbene con- siderevolmente slontanate dal luogo di provenienza, si adattano facilmente al nuovo ambiente, resistono alla concorrenza colle specie già stabilite, e si diffondono ulteriormente. La seconda categoria è invece costituita da elementi di re- gola avventizi e fugaci, molti dei quali non destinati a diffon- dersi ulteriormente. Di questa categoria, alcune specie arrestano il loro sviluppo al sistema vegetativo; altre pur sviluppando il fiore, per mancanza del numero strettamente necessario di in- dividui e di pronubi per le nozze incrociate, non maturano il seme; altre molte invece, pur pervenendo a maturare il seme, non perdono perciò il carattere di piante avventizie ed effimere , non si diffondono ulteriormente nella regione, e dopo un breve periodo di tempo non si ritrovano più nella località donde fu- rono segnalate. Può dirsi la stessa cosa per le specie provenienti da stazioni littoranee, però il carattere di piante avventizie è molto meno manifesto che nella precedente categoria. Alcune di queste non risentono danno dalla lontananza dal mare, si spingono nella regione dei monti, vegetano ai bordi dei laghi, stagni e paludi, e dovunque incontrino terreno sabbioso o detritico : colonie di specie littoranee trovansi qua e là, e ciò è a tutti noto. Alcune specie sono però indubbiamente avventizie e fugaci. Non ostante quindi il continuo concorso di specie di regioni vegetative diverse, il paesaggio floristico delle regioni di pia- nura non altera i suoi caratteri ed è sempre ben circoscritto e riconoscibile. L'azione dell'acqua nel disperdimento dei semi 226 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA dei vegetali rappresenta un continuo tentativo della natura di allargare e di estendere le aree vegetative delle specie: però in alcuni casi tale tentativo ha successo ed è sommamente van- taggioso per alcune di esse, in altri casi rappresenta un mani- festo danno. Concludo da ciò che ciascuna regione, nel caso nostro quella del piano ossia la pianura tiberina, ha un grande numero di elementi indigeni, stabili e costanti che servono a caratteriz- zarla: altri ne include che sono in notevole minoranza, stranieri, avA'-entizi ed effimeri, i quali non alterano la sua fisonomia, né confondono o mescolano le varie zone vegetative. Chiunque si accinga a studiare la flora di una data regione, deve tenere conto degli uni e degli altri: solo in questo caso potrà for- marsi un' idea chiara ed esatta dell' origine, struttura e com- posizione di una data flora. Le specie raccolte vanno cosi raggruppato: I. Specie fluviali. Tale gruppo, più o meno numeroso di specie nella regione delle sorgenti e nell'alto corso del fiume, si riduce e finisce quasi per scomparire nel medio e basso corso quando la massa d'acqua in moto, come il Tevere presso Roma, diventa consi- derevole. Vi raccolsi una forma acquatica di Pohjgonum am- pJìibium L. ed una di Nastartium ar/iphibium R. Br. II. Specie amfibie. Gruppo piuttosto numeroso di specie localizzate lungo i bordi del fiume in quel terreno umidiccio, acquitrinoso, inondato d'inverno ad immediato contatto dell'acqua. Vi appartengono in prevalenza specie legnose e frutescenti, insieme a specie pe- rennanti, vivaci ed a poche annuali. Le prime e le seconde co- stanti per larghe zone di paese sono fra le più caratteristiche del paesaggio e danno ad esso una particolare fisionomia. Ricordo: Alnus sp., Populus pi. sp., Salix pi. sp., Tamarix sp., Cype- rus sp., Jiincus, Scirpus, Polygonum pi. sp., Lythrum, Epi- lobimn, Arando ecc. ecc. UIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 227 III. Specie arenivaghe o psammitiche, continentali e littorali. Tale gruppo è più numeroso dei precedenti e si compone di tutte quelle specie che si adattano a quella zona di terreno soffice, mobile, che offre poca resistenza alle radici, e su cui adagiano generalmente il fusto, che nel basso corso di un fiume suole essere molto estesa. Vi predominano le specie psammiti- che, non mancano specie litiche e sono frequenti quelle pelop- sammitiche: insieme a specie comuni altre ve ne ha assai rare (Hibiscus Trionum L.; Asieriscus aquaiicus Mnch.; Ilijperi- cum humifasum L. ; Polycnemam arvense L.; Trisetum par- vitlorum Pers. ; Digitaria glabra R. et S. ecc.): talune nuove per la regione discese in basso per mezzo del veicolo idrico. Sono caratteristiche di questo gruppo alcune specie littoranee che risalgono le arene del fiume per diffusione, spingendosi in stazioni talvolta molto lontane dal littorale {Corrigiola Ut- ioralis Lin.; Hibiscus Trionam L.: Plantago Lag opus L.; P. Coronopus L.; P. maritima L.; Saw.olus Talerancli L. ; Polypogon monspeliense L. ; H'.n^deuni Gussoneayium Pari, ecc. ecc.). IV. Specie pratensi della regione del piano o campestre oppure della zona montana e submontana. È il gruppo più numeroso di tutti ed è formato da quel com- plesso di specie di cui risulta la formazione prativa delle re- gioni di pianura: specie gregarie o sociali adattate a substrato molto variabile, quindi assai polimorfe, talune rare e localizzate, altre assai comuni: alcune esclusive di regioni di pianura e ca- ratteristiche, altre diffuse dai monti al littorale. Fra le specie più rare per la provincia noto: Zizipliora ca- pitata L. (genere nuovo pel romano) ; Velezìa rigida L. ; Leptu- rus flliformis Trin. ; Psilurus nardoicles Trin. ; Zacintha ver- rucosa Gaertn. Prevalgono le graminaceo, poi le composite, leguminose ecc. Intiere famiglie mancano o sono scarsamente rappresentate; seguono perciò altro mezzo per la loro diffusione (Liliacee, Amariiladacee, Colchicacee, Orchidacee ecc.). Sono caratteristiche di questo gruppo alcune specie apparte- nenti a stazioni montane (zona montana o submontana). 228 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA Vi appartengono tre categorie di specie: a) Specie che non sviluppano che il solo sistema vegeta- tivo, quindi sterili. Vi raccolsi: Aquilegia mdgaris L.; Alyssum cahjcinwn L.; Stellaria holostea L.; Onosma sp. ; Melampy- ruìii sp. ; Scutellaria Columnae; Armeria plantaginea W., e qualche altra che non potei identificare. h) Specie che, pur sviluppando il fiore, non maturano il frutto ed il seme, e perciò sterili: Scrofularia canina Lin., e certamente molte altre. e) Specie che sviluppano il sistema vegetativo e quello fiorale, e maturano il seme e perciò fertili: Poa compressala.'. Festuca ovina L. ; Briza tnaxtma L. ; Andropogon Ischaemum L. ; Conringia austriaca Andrz.; Barbarea bracteosa Guss. ; Linum nodi/torum L. ; SiacJvjs recta L. ; Baucus platycarpos B. etH.; Lapsana communis L.; Helichrysum citrinum Ces.; Artemisia campliorata Vili.; A. campestris v. maritima Lloyd. ; Podospermum laciniatum DC. ecc. V. Specie ruderali. Nei gruppi precedenti molte specie vegetano indifferente- mente sui muri, sulle macerie, sulle vie e case dell'Isola tibe- rina, 0 sui muraglioni del lungo Tevere. Un piccolo numero ne sono esclusive: Adiantum Capillus-Veìiet^is L.; Centranthus ruber L.; Trachelium coeruleiùmh.; Linaria CymbalariaL.; Veronica Cymbalaria L.; Sedura Cepaea L.; Umbilicus pen- dulinus L.; Parietaria otìlcinalis L. VI. Specie sepincole e nemorali. Vi appartengono specie della pianura, tra cui ricordo : Aspa- ragus offlcinalis L.; Cyclamen repandum Sibth. Sm. ; Smilax aspera Lin.; Rubus discolor, caesius; Clematis Vitalba L. VII. Specie domestiche. È un complesso molto caratteristico di specie, che abbiso- gnano di molto azoto e fosforo, e preferiscono i luoghi abitati o frequentati dall'uomo dove ne trovano in grande copia. Fu detto giustamente che tali specie rappresentano nel regno vegetale, ciò che gli animali domestici in quello animale. Il ni UNIONE GENERA I.K IN VENEZIA 229 maggior numero di specie lo danno i generi Alriplex, Ama- ranthus, Chenopodiicm, insieme a Datura Stramonium L.; Mercuri.alis annua L.; Portulaca oleracea L.; Solanum ni- gruni L. ; Xanthiwn macrocarpicm L. ; .Y. spiìiosum L. ; JJr- tica membranacea L. ; U. urens L. ecc. ecc. Vili. Specie coltivate. Vi appartengono specie coltivate dall' uomo a scopo agrario od industriale oppure a scopo di giardinaggio: offrono un vasto contingente ai mutamenti in cui va incontro la flora di una regione. L'agente acqua le diffonde come le specie indigene, e ne va perciò tenuto conto. Delle specie raccolte nella località» ricordo qui Camelina saliva Cr. genere nuovo per il romano, e Satuì^eja horlensis L., specie nuova per la nostra flora. INTORNO AD ALCUNE FORME DI RESEDA LUTEA LIN. PER AUGUSTO BÉGUINOT. Nell'agosto del 1897 il sig. Giovanni Marziali raccoglieva nella flora dei depositi alluvionali del Tevere presso l'isola ti- berina di S. Bartolommeo in Roma, una forma molto interessante di Reseda lutea Lin., assai diversa da quelle che era solito di vedere e di raccogliere in molti luoghi della provincia di Roma. Nel settembre dello stesso anno avevo occasione di raccogliere anch' io tale forma, e nel settembre avanzato era segnalata dal- l' amico sig. Senni che me ne favori i saggi per lo studio. In tale anno, in detta località non esistevano né R. lutea tipica, né altre specie del genere. Negli anni precedenti (1895-96) il Marziali più volte e sempre abbondantemente vi aveva raccolto Reseda Phyteuma Lin., alba Lin., lutea Lin. e luteola Lin. Nel- l'anno 1898 sempre nello stesso luogo raccolsi di nuovo parec- chi esemplari tipici di R. lutea, ma intercalati a questi ve ne erano alcuni teratologici che vedevo per la prima volta: man- cavano le altre specie e la forma in parola. Nel presente anno non ho osservato che pochi esemplari tipici di R. lutea e R. Phy- teuraa, e, per quanto cercassi con attenzione, non ritrovai né la forma trovata dal Marziali e da me nel 1897, né individui teratologici, Bull, della Soc. hot. ttal. 15 230 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA Il materiale di Reseda lutea nella località suddetta può adun- que distribuirsi cosi: a) individui normali, con sistema fiorale normalmente svi- luppato, ermafroditi e ginodioici (questi assai rari), provvisti di cassule con semi fertili; ì)) individui con fiori abortivi, virescenti, ad antere conta- bescenti, vuote di polline, a cassule mancanti o subabortive, sempre prive di semi: sistema fogliare anormale; e) individui teratologici con sistema fiorale presentante ma- nifeste alterazioni nello sviluppo e nella forma dei singoli ver- ticilli fiorali, sempre sterili. Non è il caso di fermarsi a parlare della forma normale: vengo senz' altro a dire degli individui appartenenti alle altre due categorie. I saggi della forma « adorUva » sono senza eccezione abbon- dantemente ramificati fin dal basso: i rami secondari a volte addensati, fastigiati, a volte lassamente patenti portano rametti terziari, brevi, fogliosi, terminanti quasi tutti in un breve asse fiorifero. La pianta quasi sempre decumbente-prostrata diventa cespugliosa, ciò che non è nelle forme tipiche. Tale abbondanza di ramificazione dipende evidentemente dallo sviluppo di gemme che si trovano all'ascella delle foglie che nelle forme tipiche abortiscono per la massima parte, ed è caratteristica di alcune varietà (R. gracUis Ten., marìtima Mùller, orientalis Mùl- ler, ecc.). I fusti sono generalmente lisci, ma qua e là con qualche asprezza, glabrescenti. Le foglie sono intiere, lanceolato-spatolate, mai ondoso-crespe ai lati, con orlo strettamente cartilagineo oppure mancante, con nervatura principale priva quasi sempre delle caratteristiche asprezze, glabre o leggermente pubescenti. La loro forma cor- risponde esattamente a quelle di Reseda hUeola L. La dizione di « foglie intiere », sebbene s'attagli grossolana- mente alla forma generale quale si presenta ad un esame su- perficiale e sia stata adoperata anzi come carattere di una sezione del genei'e.. appare inesatta quando se ne faccia la mor- fologia comparata e se ne segua lo sviluppo dai primi stadi fino all'adulto. Questo studio porta alla conclusione che i brevi denti basilari (deniiculi dasilares) che, a quanto pare, non RIUNIONE GKNBRALR IX VENEZIA 231 mancano in nessuna specie, devono essere interpretati come lobi laterali abortiti, in talune specie appena visibili. Nei saggi da me studiati, alle foglio cosi dette « intiere » s'in- tercala qua e là (gualche rara foglia bi-tri-ternata della forma che si riscontra in R. lutea: però ciascun lobo è sempre intiero, né ho mai osservato foglie bi-tri-ternato-incise. Già il Miiller, ' nella diffusa e completa diagnosi di R. lutea, aveva notato che accanto a foglie normali potevano trovarsi più raramente foglie intiere, lanceolato-spatolate: però non lo dà come carattere di forme abortive. Lo Schur ^ distingue fra le forme di questa specie una forma hetevophylla, caratterizzata « foliis pro)7iisqice inteffris et tri- fìdo-hipinnatifìdis » a cui forse la nostra potrebbe riferirsi, ma non accenna al carattere offerto dal sistema fiorale. Descrive una forma integrifolia di R. alba che sta a questa specie, come la mia forma abortiva sta a R. lutea. Per una serie graduale di passaggi, dal tipo primitivo eh' è una foglia triloba, a lobo mediano ben sviluppato e manifesto e lobi laterali abortiti, si passa a foglie pinnatifide (bi-tri ecc. piiniatiflde con lobi interi o bi-tri-ter-incisi). I saggi da me stu- diati presentano le due specie di fillomi, la forma primitiva os- sia triloba, e la forma immediatamente successiva pinnatifida con tre lobi ben sviluppati e due basilari abortiti. I racemi fiorali, brevi, semplici, portano un numero variabile di fiori, più piccoli dei normali, a volte minutissimi, verdastri, ad antere contabescenti. vuote di polline e filamenti staminali brevi. Sono completamente sterili come nei saggi raccolti dal Senni, hanno invece qualche rara cassula, sopratutto nella por- zione inferiore dell'asse come negli esemplari raccolti da me e dal Marziali. Le cassule che hanno una forma corrispondente a quelle di R. lutea, sono più piccole, non raggiungono la maturità, ed in quelle poche da me osservate vi sono appena traccie di semi, certamente non destinati ad ulteriore sviluppo. ' MiiLLER Aro., Monographie de la famille des Résédaoées, p. 183. Zarich, a. 1857 ìq De Cand. Proìrom., 16, 2, p. 569. * ScHUU, Phytoijraphiiilis. Mittìieilwngzn, iiber Pfianzenformen auf vsrsìhiedììien Florengehieten des Oesl. Kaissrstaates, p. 123. 232 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA Quando raccolsi per la prima volta tali saggi non credevo di poter dubitare della loro natura ibrida, e mi appoggiavo anzi- tutto alla forma delle foglie corrispondenti a quelle di R. la- ieola, all'abbondanza della ramificazione, alla sterilità della pianta ecc. Mi pareva di vedere nei caratteri della forma in parola la distribuzione dei caratteri dei presunti genitori, os- sia il sistema vegetativo di R. luteola, il sistema fiorale di it. lutea. Nella iQcalità dove raccoglieva la specie in parola, non manca qualche ibrido e posso citare tra questi Verbascum geminatum Freyn (= V. Blattaria X sinuatum) che il dott. Chiovenda ' segnalava testé per i pascoli della Farnesina presso Roma, e che io raccoglieva la scorsa estate nelle paludi pontine e vidi quest'anno frequente in più luoghi nei dintorni della città; Juncus diffitsus Hoppe (sec. Buchenau = /. e/fusus X glaucus) ; Salix alba X triandra, comune nella valle tiberina, e forti in- dizi di ibridismo in Poligonum Persicaria X lapathyfolmm ; Plantago lanceolata X Lagopus ; Brunella intermedia (= B. vulgaris X pinnatifida) ecc. Alcuni di tali ibridi devono essere il prodotto di incrocio di specie vegetanti nel luogo; ma per qualcuno di essi può avanzarsi l' ipotesi che tale incrocio ebbe luogo altrove e che il fiume non abbia trasportato e deposto che i semi dei soggetti ibridi, lasciando in posto i presunti ge- nitori. Tale ipotesi può essere invocata a spiegarci come in alcune località si trovi l' ibrido molto lontano dai genitori. Checché sia di ciò, io credo che tale forma abortiva di R. lutea possa spiegarsi senza ricorrere a casi di ibridismo. Uno sguardo generale alla famiglia delle Resedacee, dove gli ibridi sono assai poco frequenti, se pure ve ne sono, ci mostra come tali forme abortive siano molto comuni in quasi tutte le specie del ge- nere, non che in altri generi della famiglia {Ochradenus, Oli- gomeris ecc.) e ne costituiscono una delle caratteristiche bio- logiche degne di nota. Il Miiller ne indica per Reseda alba Lin., eremopliila Boiss., Gayana Boiss., della sez. Leucoreseda ; R. ra- mosissima Willk. della sez. Resedastricm; R. glauca Lin., v ir- gaia Boiss. et Reut. della sez. Leucoreseda e R. luteola la cui ' Chiovenda, Piante nuove o rare da aggiungersi alla fora romana^ in Malpighia, a. 1897, p. 13 estr. RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 233 forma abortiva dal doti Terracciano ' e dai signori Fiori e Paoletti - è riferita a R. virescens Hornem., in cui non è detto se gli ovari siano o no abortiti come nella forma descritta dal Mùller, delia sez. Luteola. Non trovo indicata nò dal Miiller, né da parecchi altri autori da me consultati una forma abortiva di R. lutea, la quale forse può essere nuova, ma che, confrontata con i caratteri assegnati dagli autori per tali forme, vi corrisponde all'esattezza. La causa della sterilità in tali forme del gen. Reseda è ri- cercata e trovata dal Mùller nelle condizioni particolari d'am- biente, sopratutto nell'eccesso di nutrimento, nella coltura for- zata nei giardini ecc. ecc. Difatti tali forme sono sopratutto comuni e frequenti nelle specie sottoposte a coltura, ed io l'ho osservata spesso in Reseda odorata. La forma abortiva di R. lutea, che non è specie coltivata, si è formata in natura in un ambiente particolare che è stato fa- vorevole ad un eccessivo sviluppo del sistema vegetativo a de- trimento del sistema fiorale e quindi della fertilità della pianta. Nella forma da me illustrata l'anomalia, a differenza delle forme analoghe descritte dal Mùller e da altri, si estende, oltreché al sistema fiorale, anche a quello fogliare, determinando un ri- torno ad una forma primitiva, originaria, che si riscontra in altre specie del genere. Tali condizioni favorevoli di ambiente si riscontrarono nel- l'anno 1897 in cui nella località tale forma era esclusiva, mentre nei due anni antecedenti e nei due seguenti non si svilupparono che forme tipiche o forme teratologiche. Gli individui appartenenti al terzo gruppo devono la loro sterilità ad anomalie della regione fiorale, in grande parte note e descritte dal Mùller, Engelmann, ' Schimper, ' Celakovsky, ' * Terracciano A., in Flora italiana di F. Parlatore, contiu. da T. Caruel, voi, X, p. 159, a. 1894. ^ Fiori e Paoletti, Flora analitica d' Itah'a, voi. I, p. 2", p. 410, a. 1898. * ExGrELMANN, De anfìioli/si prodronius, I, p. 40. Francofurti, a. 1832. * ScHiMPKR, in Magaz. fiir Pharmacie, Jan. 1831, ed in Flora, XII, 1829, p. 437-439, tav. V, fig. 39. " Celakovskv, Ueber Chloranfhieen von « Reseda lutea Lin. », in Botan. Zeitung, 1877, p. 137, tav. II. 234 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA Peyritsch, ' Magnus, ' Henslow, ' e riassunte dal Penzig* nella classica « Pflanzen-Teratologie ». Il sistema vegetativo, compreso il sistema fogliare, è immu- tato e quale si riscontra nella specie. Gli individui sono però alquanto più sviluppati che nella forma normale ed in quella abortiva e il portamento della pianta è eretto e discretamente ramificato, non però in basso, i racemi più allungati e larga- mente fioriferi. Nella regione fiorale ho osservato le seguenti anomalie: Calice in qualche fiore normale ; più frequente con le lacinie molto allungate, patenti o reflesse, particolarmente quando l'ova- rio è subatrofico. Corolla mancante o subatrofica, con i petali minuti, virescenti. Stami virescenti, ad antere contabescenti, prive affatto di pol- line, con filamenti brevissimi. Ovario allungato, piriforme, assottigliato in basso dove è sor- retto da una porzione picciuolare più lunga della normale, slar- gato in alto, chiuso di regola all'apice ed apicolato, oppure aperto, talvolta subatrofico. La porzione inferiore dell'ovario è priva di ovuli, è provvista di ovuli abortiti la porzione supe- riore. Le foglie carpellari, verdi, sono di regola saldate tra loro dalla base all'apice, o solo nella sua vicinanza, o fino ad un terzo, più raramente sono libere fino alla base (dialisi carpellare). In quest'ultimo caso manca qualunque traccia di ovuli. Questi individui teratologici erano comunissimi nel 1898 in- sieme ad alcuni pochi normali : in quest'anno 1' ambiente deve essere stato particolarmente favorevole allo sviluppo di tali forme: negli anni precedenti (1895-97) e nel presente non ho avuto occasione di vedere nulla di simile. Da quanto sono venuto fino a qui dicendo, possono trarsi due conclusioni non prive di interesse; * Peyritsch, Ueher Plaoentarsprosse, in Sitzgsb. d. k. Acad d. Wis- sensch. Wien, 1878. * Magnus, Ovula der vergrunten Bluthen von « Reseda lutea », in Sitzungsbericht. der Gres. Naturf. Freunde za Berlin, a. 1882. ' Henslow, in Transact. of the Cambridge Philos. Soc, V, 1883, et in GuiLLEMiN, Archives de Bot., II, p. 250. * Penzig, Pflanzen-Teratologie^ voi. I, pag. 178. Genua, 1890. RIUNIONE GENERALE IN VEXKZIA 235 I. — La prima, d'indole fitogeografica, riguarda l'azione dell' acqua come fattore di distribuzione e di dispersione delle specie vegetali, che ogni anno sono più o meno slontanatc dal luogo dove si svilupparono, e per mezzo del veicolo idrico vanno ad occupare nuovi paesi e nuove aree geografiche. Di ciò dico ampiamente e dettagliatamente in una mia memoria, che vedrà tra breve la luce, sulla llora dei depositi alluvionali del Tevere in Roma, e qui non fa bisogno eh' io mi diffonda in ulteriori particolari. II. — La seconda, d' indole biologica, mostra come variando di anno in anno le condizioni di un tale ambiente (la permanenza maggiore o minore dell'acqua nella località, la deposizione dei semi in un letto germinativo più o meno profondo, il loro tragitto più 0 meno lungo attraverso un veicolo idrico, la struttura fìsica e la composizione chimica del suolo, non che il suo grado di umi- dità, secchezza, igroscopicità ecc. ecc.) vi corrispondano forme particolari morfologicamente e biologicamente diverse tra loro, a volte normali, fertili, quindi capaci di riprodurre la pianta, a volte anormali (abortive) o teratologiche, sterili, incapaci di assicurare l' avvenire della specie. Il Presidente Sommier mostra poi ai soci un voluminoso mano- scritto del dott. Béguinot, intitolato : Bella jlorula dei delusiti al- luvionali del Tevere a Roma, di cui la seconda delle memorie oggi presentate non è altro clie un sunto nel quale sono compendiati i principali l'isultati e le più importanti conclusioni cui l'autore è pervenuto. Il lavoro per esteso, a richiesta del March. Doria, verrà pubblicato negli Annali del Museo civico di Storia Naturale di Genova. Il Béguinot, che ha limitato per ora i suoi studi ai depositi allu- vionali entro la città di Roma, si propone di estenderli col tempo a tutta la valle tiberina, e principalmente al basso corso del fiume. Anche la terza memoria sulla Reseda lutea si può considerare come una appendice allo studio sulle alluvioni del Tevere. Nel lavoro completo è richiamata 1' attenzione degli studiosi anche sopra piante appartenenti ad altri generi, le quali, come la Reseda lutea, variando d' anno in anno e talvolta di stagione in stagione le condizioni di ambiente a seconda del regime e del modulo della corrente, pre- sentano forme diverse, moi-fologicami-nte e biologicamente ben dif- ferenziate fra loro : forme normali a struttura florale polimorfa macrante o micrante, forme pigmee precoci (microflora mediter- ranea), e giganti, forme abortive caratteristiche, o con caratteri teratologici più o meno manifesti. Tale studio, esteso a molti 236 EIUNIOXK GENERALE IN VENEZIA generi e specie, e proseguito per molti anni come si propone di fare il Béguinot, può condurre a conclusioni morfo-biologiche di non poco interesse ; e la vegetazione lungo un corso d' acqua soggetto a variare d'anno in anno, come il Tevere, si presta otti- mamente a tali ricerclie. Il Presidente presenta alla Società ancora un altro lavoro del socio Béguinot, intitolato : Notizie storiche relative alla flora rojnana. Il Béguinot Ila dedotto queste notizie da parecchi autori clie ebbe occasione di consultare in vario tempo e luogo. Esse riguardano autori dei secoli XVII e XVIII, ossia precursori e contemporanei di Linneo, alcuni abbastanza noti, altri quasi del tutto ignoti, in buona parte dimenticati da quanti scrissero di flora romana da Linneo ai nostri giorni. Di essi sono riportate quelle notizie bio- graflche die al Béguinot fu possibile raccogliere, attingendole a fonti cbe da esso vengono citate colla maggiore precisione che ha potuto. Sono date più particolarmente le notizie bibliografiche e sono citate, con opportuni commenti, tutte quelle sj^ecie che ri- guardano la flora romana, specialmente le indicazioni di habitat^ i sinonimi e le figure. Sono più spesso citati gli autori che descris- sero ed illustrarono piante indigene (Colonna, Bauhin, Morison, Triumfetti, Panarolo, Boccone, Barrelier, Lanusi, Maratti, Mar- telli ecc.), ma sono pure ricordati autori che scrissero di specie coltivate negli orti botanici a scopo di dimostrazioni pratiche della scienza (Costelli, Cavallini, Bonelli, Sabbati e gli autori dell' Jndea; seminum Hort. Boni.), ovvero a scopo di botanica medica e farmaceu- tica (De Honuphriis, Roggeri, ecc.). Con questo lavoro l'autore si lu- singa di avere ordinato e coordinato tutta la suppellettile delle cono- scenze relative a ciascuna specie della flora romana, ed agevolato il compito a chi volesse fare una flora romana completa, il che è un vivo desiderio degli studiosi di quella regione. Questo lavoro, assai voluminoso, verrà pubblicato nel Nuovo Giornale botanico ita- liano, quando sarà giunto il suo turno. Il Segretario Baroni presenta i seguenti lavori, che saranno pubblicati nel Nuovo Giornale botanico italiano : Cecconi, Intorno alla sporulazione della Monocystis agilis. Paolucci e Cardinali, /Secondo contributo alla flora marchigiana. Rodegher, Elenco dei Muschi della Provincia di Bergamo. Lenticchia, Peregrinazioni nei giardini della Tremezzina. Cavara, Arcangeliella Borziana n. gen. nov. sp,, con 1 tavola. Essendo esaurite le comunicazioni, il Presidente Sommier, prima di chiudere 1' ultima seduta pubblica, dice che tutti noi conserveremo il più grato ricordo dei giorni passati in Venezia, e ringrazia l'Ate- neo Veneto che ci ha ospitati per tutta la durata della nostra Riu- nione, il Municipio che si fece rappresentare alla nostre Adunanze e dispose onde fossimo ricevuti e guidati nel Museo Civico dal RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 237 Direttore di questo Museo, il R. Istituto Veneto di Scienze, Let- tere ed Arti che delegò due dei suoi Soci ad assistere alla nostra Riunione, i Conti Papadopoli che ci aprirono il loro bel giardino, il prof. Saccardo che ci fece gli onori dello storico Orto botanico di Padova, il conim. Sacerdoti che ci ricevette cosi cordialmente alle Terme di Abano, i colleghi Forti e De Toni che ci offrirono la graditissima gita all'Estuario, infine tutti quelli che contribuirono a rendere tanto piacevole il nostro soggiorno in Venezia. Final- mente rivolge speciali ringraziamenti al socio De Toni che a tutto pensò e che fu, si può dire, il vero organizzatore della nostra Riunione. Il socio De Toni, veneziano, ringraziando a sua volta i colleghi di avere scelto la sua città natale a sede dal Congresso, ricorda il Congresso del 1847, dove sotto il velame di riunione scientifica c'era l'intimo obietto di redimere la patria e di rendere l'Italia unita e forte ; dice che oggi, resi liberi e indipendenti, nei con- gressi si lavora per il solo scopo scientifico ed augura che l' Italia non sia degenere da qiiei tempi gloriosi in cui con Leonardo da Vinci, Cesalpino, Micheli, Aldrovandi essa poteva vantai'si di occu- pare il primato tra le Nazioni sorelle. Dopo di che il Presidente dichiara chiusa 1' adunanza. Adunanza privata dkl 13 settembre. Il Presidente Sommier apre l'adunanza comunicando una lettera del Consigliere Pucci con la quale projjone all' approvazione dei convenuti il seguente voto : « La Società botanica italiana riunita in Adunanza generale in Venezia : « Considerato che le polemiche d' indole puramente scientifica, che potessero sorgere fra gli autori delle memorie pubblicate e da pubblicarsi nel proprio Giornale botanico, possono riuscire vantag- giose allo sviluppo ed incremento dalle discipline botaniche ; € Ritenuto invace che le polemiclie personali, oltre il non arre- care alcun vantaggio alla scienza, possono disgustare i lettori del Giornale e far perdere a questo serietà ed importanza ; « Delibera : « Di dar facoltà al Consiglio di Amministrazione della Società: « 1.° di accettare articoli di polemica scientifica, purché questi siano redatti in termini cortesi, e purché non oltrepassino il nu- mero di due articoli per ciascun autore sullo stesso argomento ; « 2.° di rifiutare gli articoli di polemica personale. » 238 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA Dopo discussione cui prendono parte principalmente il Presidente e il Vice-Presidente Arcangeli, nonché i soci Jatta, De Toni, Baroni ecc., 1' assemblea delibera 1' approvazione integrale del voto espresso dal Consigliere Pucci. Dopo di che il Presidente, a norma dello Statuto, invita i conve- nuti a procederà alle elezioni per rinnovare il Consiglio di Ammi- nistrazione pel triennio 1900-1902. Avanti, però, tiene a dichiarare che fu durante la sua assenza da Firenze, ed a sua insaputa, che venne acclusa alle ultime circolari della presidenza la lista dei nomi proposti per le elezioni dal socio Pellegi'ini, cosa che avrà potuto, ed a buon diritto, destare meraviglia in chi l'ha osservata. Il numero dei votanti è di 51, e fatto lo spoglio delle schede ri- sultano eletti : Cav. Stefano Sommier Presidente, Prof. GiOVANNi Arcangeli Vice-Presidente, » Antonino Borzì id., » Giovanni Briosi id., » Federico Delfino id., March. Piero Bargagli Consigliere, Dott. Eugenio Baroni id., » Emilio Levibr id., » Luigi Pampaloni id., Prof. Napoleone Passerini id., Dott. Angiolo Signorini id.. Il Presidente ringrazia del nuovo attestato di fiducia che hanno voluto dargli i colleghi, ed esprime la speranza che possa presto succedergli persona più di lui adatta all' alta carica. Il Vice-Presidente Arcangeli e il Consigliere Baroni ringraziano i soci che vollero confermarli nelle loro cariche. Essendo esaurito l' ordine del giorno, il Presidente scioglie r Adunanza, dichiarando chiusa la X° Riunione della Società bota- nica italiana. con voti 48 » 48 » 45 » 38 » 45 » 49 » 49 » 48 » 48 » 50 » 48 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE 239 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del dì 8 ottobre 1899. In assenza del Presidente Sommier, clie si scusa di non poter intervenire, apre l' adunanza il Vice-Presidente Aucangeli, invi- tando il Segretario Baroni a comunicare i doni pervenuti alla Società. Essi sono : De Toni G. B. I recenti studi di Talassografia norvegese. Traverso G. B. Flora Urbica Pavese. Centuria seconda. Rivista Cìiiìena de Historia naturai. Anno III, n.' 6 e 7 (1899). BuUetin of the Torrey Botanioal Club. Voi. 26, n.° 9. Science, Voi. X, n.' 243, 244, 245, 246 e 247. The Botanical Gazette. Voi. XXVIII, n.° 2. Wiener Illustrirte Garten- Zeituufj . Bd. VIII, Heft IX. Si votano ringraziamenti ai donatori. Lo stesso Segretario Baroni comunica i seguenti lavori : SOPRA UNA NUOVA MALATTIA DEI FRUTTI DEL FA- GIUOLO. - BREVE COMUNICAZIONE DEL DOTTORE C. MASSALONGO. Fin già dallo scorso autunno ho constatato che i frutti, spe- cialmente maturi, del fagiuolo comune (Phaseolus vulgaris), messi in vendita sulla piazza di Verona, oltre di essere infetti dal Colletotrichum Lindemuthianum Br. et C, spesso presen- tavano ancora alla loro superficie delle macchie oscure, prodot- tevi da un altro fungillo, cioè dall' Isariopsis griseola Sacc. Que- sto interessante ifomicete era stato sinora osservato solamente sulle foglie languenti del fagiuolo ' dove trovasi limitato a delle * P. A. Saccardo, Si/Uof/e Fanr/orum omnium huc.usque cognito rum, voi. IV, p. 630 et ejusdem Fungi italici autographice delineati, tav. 837. — A. B. Frank, Die Krankheiten der Pflanzcn, II Aufl., II Bd., p. 351; Breslau, 1895. — Tubeuf, PJlanzenkrankheiten, p. 537; Berlin, 1895. 240 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE aree più o meno grandi e bruniccie, senza però arrecare danni di qualche rilievo. Altrettanto non si può dire se la ma- lattia si manifesta invece sui frutti di questa pianta, perchè in tale evenienza la regione del pericarpio dei legumi invasi dal fungillo marcisce precocemente ed in conseguenza di ciò anche i semi vengono più o meno guastati. Per questo motivo farò conoscere l' aspetto sotto cui si presentano i legumi del fagiuolo affetti da questa malattia, ed aggiungerò ancora qualche indi- cazione sui caratteri del micete che ne é la causa. Come venne accennato i frutti invasi dall' /5<2r«oi;.s/s' presen- tano alla loro superficie delle macchie suborbicolari di una tinta oscura, le quali non sono depresse nel mezzo, né limitate alla periferia da un orlo turgido. Se valendosi di una semplice lente si esaminino queste macchie, vi si notano dapprima, qua e là disseminati, dei minuti corpicciuoli puntiformi neri, i quali po- trebbero facilmente scambiarsi per dei peritecii di qualche sfe- rossidea; osservati però al microscopio, sotto conveniente in- grandimento, i predetti corpicciuoli si mostrano formati di altrettanti glomeruli sottoepidermici di ife nerastre, i quali in realtà sono dei piccoli stromi, perchè da essi, come vedremo, avrà origine l'apparato conidico del fungillo. Se infatti teniamo dietro all'ulteriore sviluppo degli stromi surriferiti, facilmente si può verificare come da ognuno di questi si svolga un fascette di ife fuliginee fra loro parallele, densamente stipate, nonché continue (non settate), le quali, rotta l'epidermide del pericarpio, si al- lungano perpendicolarmente al substrato. Ciascun fascette rappresenta un conidioforo stipitiforme e composto 0 pluriseriato, essendo costituito, come si disse, di numerose ife semplici fascicolate, le quali soltanto superiormente prendono una tinta pallida ed ivi si isolano le une dalle altre, divergendo a mo' di pennello. Le estremità libere di tali ife, che spesso sono ricurve od uncinate, portano un conidio da principio obovato od ellissoideo, nonché continuo, ma che successivamente sempre più allungandosi acquista, a completo sviluppo, forma subcilindraceo-fusoidea ed un poco arcuata, nello stesso tempo che diventa 1-3-settato. Qui va ricordato che oltre delle estre- mità libere delle ife dei conidiofori, ancora i conidii stessi sono pallido-fuliginei o quasi jalini. \ SEDE DI FIUENZB - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE 2.11 DI DUE MICRORGANISMI UTILI PER L'AGRICOLTURA. — NOTA DEL DOTT. F. CAVAR A. e Fin dal 1897 1' egregio mio amico Dott. Del Guercio mi in- viava in esame delle larve di Agrotìs aquilina che gli perivano in certi allevamenti che faceva, avendo tale farfalla arrecati danni considerevoli alle piante erbacee coltivate a Novi Ligure, e specialmente alle Leguminose. Da alcune di dette larve egli stesso aveva isolata una bella mucedinea, di cui mi mandò anche colture in gelatina; altre che restavano mummificate, rigido e color castano bruno, erano affette da speciale bacteriosi. Io chiedo venia al Dottor Del Guercio, se ho tardato tanto tempo a rendere pubblici i risultati delle mie ricerche, ma sarebbe stata mia intenzione, se occupazioni molteplici non me l'avessero impedito, di coordinare lo studio morfologico dei due microrga- nismi con esperienze di inoculazione sopra larve di insetti e sta- bilire cosi in modo rigoroso la loro natura parassitaria. 10 tengo ad ogni modo, vivi in colture, i due parassiti, che potranno venire a tale scopo utilizzati, ma a riparare intanto all' involontaria trascuranza mi affretto ora a dare questa comu- nicazione di carattere preventivo, col desiderio vivo in me di fare uno studio più completo della questione. La mucedinea isolata dal Dott. Del Guercio, da larve morte di Agrotis, si giudicherebbe ad un esame superficiale delle colture in gelatina uno Sporotrichum. È noto che vi sono specie di questo genere che attaccano artropodi diversi, ed anzi si è richiamata, anche recentemente, l'attenzione sullo Sporo- iricìmni gì oblili feritm Speg. come distruttore di insetti dannosi all' agricoltura, come si è fatto per la Botrytis tenella Sacc. La somiglianza é tutt' affatto superficiale. Anche il nostro fungillo è uno de' tanti che si presentano in massa come una forfora candidissima, densa, polverulenta, dovuta ad una abbon- dante produzione di conidii, sopra conidiofori semplici filamentosi. 11 micelio é costituito di ife sterili striscianti, esilissime, ci- lindriche, trasversalmente settate, e ramose, formanti un feltro cotonoso, sofiìce, di notevole spessore. 242 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE I conidiofori si formano nelle colture a gelatina in modo uni- laterale e cioè tutti disposti normalmente al substrato ed inse- riti da un solo lato, isolati o ravvicinati quasi a fascetti. Sono dei filamenti cilindraceo-conici, unicellulari, a contenuto gra- nuloso e vacuolato che portano alla estremità libera dei co- nidii sferoidali o a forma di limone, riuniti in catenelle, incolori e unicellulari. Siccome appena formati detti conidii si staccano come avviene per gli Ovlmm, PenioilUam ecc., cosi si osser- vano frequentemente conidiofori monospori, il che ravvicine- rebbe il nostro fungillo agli Sporoirichitm. Ma potei con sicu- rezza accertare la disposizione catenulata delle spore, per cui esso va riferito al genere Oospora. Dalla revisione da me fatta, non mi risultò che vi fosse in questo genere altra specie entomoflla coi caratteri della mu- cedinea delle Agrotis. Propongo perciò di designarla dal nome dello scopritore, in attestato di amicizia. Oospora Guerciaiia nov. spec. Candidissima, fiocculoso- farinacea, effusa; hypJiis sterilibus repentibtis, cylinclricis, perlenuibas, crebre sepiatis, ramosis- que; ferlilibas ereclis, simplicibiis cylindraceo-conicis, conti- nuis, granuloso-farcUs, eximie vacicolatis, 20-30 X 3 /x. ; coni- diis acrogenis, catenulatis, spherioìdeis vel limoni f or mìbus, levibus, hyalinìs 5-6 X 4-4 '/j p.. Habit. In larvis Agrotidìs aquilinae, Novi Ligure (in Ligu- ria) ubi Doct. J. Del Guercio detexit. Questa mucedinea si lascia coltivare tanto bene in mezzi li- quidi (brodi, infusi) che solidi (gelatine, agar-agar), per cui sarebbe assai agevole moltiplicarla in grande quantità allo scopo di uccidere larve d' insetti dannose alle piante coltivate. Po- trebbe rendere segnalati servigi all'agricoltura se avesse facoltà di infettare ad es. la dannosissima pirale della vite. Ho notato ancora che le spore sopportano con grande facilità basse temperature, per cui la coltura si può fare anche senza il sussidio di termostati o stufe ; mi hanno resistito durante due inverni, nei quali sonosi avuti anche 8 a 10 gradi sotto zero. Infine serbano le spore di questa Oospora assai a lungo la SEDIC DI FIRKNZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE 243 capacità germinativa, talché da vecchie colture abbandonate da più mesi, potei più volte far rivivere il fungillo. L'altro microrganismo determinante la morte nelle larve di AgroUs è, come dissi sopra, un bacterio, il quale si moltiplica straordinariamente nel corpo di queste larve e ne provoca non solo la morte, ma una alterazione generale che le fa parere come mummificate. Restano irrigidite, rigonfie ed assumono un color bruno terroso e una particolare fragilità. Si può dire che tutta la larva diventa una coltura del microbo, e trasportandone minima porzione coli' ago di platino in tubetto in gelatina si ha tosto un copioso sviluppo del microrganismo, il quale fonde in men che si dica la gelatina. Fatte delle col- ture a piatto, da un giorno all'altro la gelatina vi si trova fusa. Sono da principio minutissime coloniette granuliformi che si formano, e la moltiplicazione é straordinariamente rapida. Ac- compagna il pronto liquefarsi della gelatina uno sviluppo di gas di odore sgradevolissimo. Nelle preparazioni colorate al bleu di metilene o al violetto di genziana, appaiono delle colonie lineari di bacilli arrotondati agli estremi, e alquanto ristretti verso il loro mezzo, da simu- lare dei diplococchi. Sono di assai esigue dimensioni i singoli bacilli (1-1 Y2 J^)> ri^^ i filamenti che costituiscono riunendosi pei capi, sono straordinariamente lunghi. Fra un articolo e l'al- tro o fra diplococco e diplococco rimane un notevole tratto di membranella incolora. Si coltivano egregiamente in gelatina ed in agar-agar anche a temperature basse. Larve di Hìjlotoma pagana, parassite delle rose, inoculate per iniezione con coltura di questo bacillo morirono in tempo brevis- simo. Peraltro altre larve dello stesso insetto cibate con foglie spruzzate di liquido di coltura non risentirono danno. Comunque anche questo é un microrganismo che potrebbe forse venire in aiuto dell' agricoltui-a, qualora si dillondesse. E certo che per l'opera di esso e della mucedinea procedente, le campagne di Novi Ligure ebbero ad essere liberate àdiW Agy^otis aquilina come me ne riferiva il Dott. Del Guercio che ebbe a verificare sui campi a leguminose la moria delle larve nella primavera che successe alla invasione dell' insetto. 244 SBDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE FIORITURA TARDIVA NELLA GENTIANA ACAULIS LIN. OSSERVAZIONI DEL DOTT. F. CAVARA. La Geniiana acaulis L. è data come una delle specie di questo genere più facilmente acclimatabili, e introdotta da tempo nei giardini, per l'eleganza dei suoi vistosi fiori ed il peregrino por- tamento. Cosi almeno riferiscono il Verlot * e il Bois ^ die ho qui sott' occhio. Dicono questi autori che essa vuole una terra leggera, fresca, ricca in humus ed una esposizione a levante o a settentrione. Ora fin dal 1896 io portai giù, poco prima della fioritura, pa- recchi esemplari di genziana dai prati della Macinaia sopra Vallombrosa, avendo cura di non molestare le radici e lascian- dovi anzi molto pane attoi'no, e le misi in una montagnetta artificiale dell' Orto botanico dell' Istituto forestale, con terreno appunto leggero misto a terriccio di abetina, ed esposte a nord. Le piante fiorirono di li a poco (eravamo sui primi di maggio) e fruttificarono regolarmente, continuando a vivere. In novembre col chiudersi della Scuola si fa una copertura nelle aiuole a piante alpine o nei muri a secco che ho fatto costruire per queste ; copertura con frasche di abete a più piani in modo da ripararle dai venti, dalle pioggie torrenziali e dalla neve. E cosi si fece per la montagnetta ov'era la Gen- tiana acaulis. Nella veniente primavera, nel marzo o nell'aprile, si scoper- sero le piante le quali erano tuttavia verdi e vegete. Ma passò l'aprile, il maggio, l'estate, e non fiorirono più in quell'anno, e, curioso, nemmeno nel successivo (1898). Sicché dovendo racco- gliere i semi pel Catalogo, ripresi di nuovo delle piantine colle relative zolle dai prati soprastanti che collocai in cassette in pietra su di un piano inclinato esposto a nord-ovest. Ebbi di nuovo la regolare fioritura e la fruttificazione. Le piante si conservarono bene per tutta la estate e durante r inverno successivo riparate nel modo anzidetto. Ebbene anche ' Vkrlot B., Les Pìantes alpines. Paris, 1873, p. 245. ^ Bois D., Atlas des Plantes des Jardins. Paris, 1896, p. 239. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE 2-45 queste genziane (le altre le avevo distrutte perchè isterilitesi) non fiorirono nella scorsa primavera e con continuata mia me- raviglia, tanto da rendermi un po' incredulo circa la facile ac- climatazione di esse. Anche il prof. Perona, mio egregio collega, mi confermava che pure a lui non riusciva di aver fiori da piante prese dai prati di Secchieta e della Macinala, e che forse bisognava ottenerne da semi perché si acclimatassero. Rimasi con questa persuasione fino a pochi giorni or sono, quando visitando l'aiuola delle Contortae ove ci sta l'apposito muricciuolo per le genziane, mi sorprese la vista di un bellis- lissimo fiore sbocciato di Gentiana acaulìs, di quelle del 1898 e che non avevano fiorito in primavera. Ed altri bottoni, 7 o 8, erano in via di aprirsi. Ciò dunque alla fine di settembre e primi di ottobre. Ma é certo che alcuni bottoni si apriranno verso la metà e fors'anco verso la fine del mese corrente perché ancora assai indietro. Non so se altri abbia notata una cosa simile, poiché non si tratta di rifioritura, ma di ritardata fioritura. Mi son fatto a sfogliare flore e libri di orticoltura che possiede la nostra biblioteca, e la maggior parte degli autori danno per tempo di fioritura della Gentiana acaulis dal maggio all'agosto; cosi Co- molli, Bertoloni, Koch, Carnei, Piccioli, Yerlot, Bois. I soli Will- komm e Lange assegnano una stagione più avanzata e cioè da luglio a settembre. È abbastanza curioso questo se si pensa alle latitudini più basse della Spagna. Il Koch osserva all'incontro che nelle pianure del Nord la fioritura è più precoce che nelle Alpi. A Vallombrosa perciò si dovrebbero vedere le genziane in fiore qualche tempo prima che alla Macinala o in Secchieta, essendovi un dislivello di 300 a 400 metri. Neil' erbario dell' Istituto forestale trovo le seguenti date per esemplari in fiore di Gentiana acaulis: — Aprile ISSI — Gorizia (Marchesetti) 25 Maggio 1871 — Secchieta (Borzi) 15 » 1873 — Id. (Donisi) 6 » 1879 — Prati di Vallombrosa (Albertoni) 23 » 1886 — Secchieta (Solla) 28 » 1887 — Macinala (Solla) 1 » 1893 — All'alpe (Solla) Bull, della Soc. hot. Hai. ** 246 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE — Giugno 1879 — Secchieta (Albertoni) — Luglio 1875 — Corno alle scale (Biondi) — » 1876 — M. Cenisio (Biondi) — Aprile 1896 — Macinala (Cavara) — Maggio 1898 — Id. (Cavara). Non vi è adunque pei* la località di Vallorabrosa, né per al- tre, esempio di una cosi tardiva fioritura quale quella da me constatata quest'anno. Quali possano essere le ragioni di siffatto spostamento nei dati fenologici di questa bella pianta, non sa- prei invero trovare. Forse devesi al trapianto, fatto fuori tempo, di esemplari in via di fiorire, con che deve essere stato portato disturbo nelle funzioni generali. Se dai fiori testé osservati abboniranno semi e da questi po- trò ottenere nuove piantine, sarà interessante verificare se esse pure daranno fiori autunnali. ADDENDA ET EMENDANDA IN FLORA VERONENSI. CON- TRIB. I V. — POACEAE. SPECIMEN II. — COMUNICAZIONE DI A. GOIRAN. Continuo nelle mie note ed osservazioni intorno alle Grami- nacee veronesi, notando però che nelle mie ComuniGazìonì sono omesse per brevità moltissime forme o varietà ritenute meno importanti. 39. Ventenata ayenacea Koel. — Avena tennis Poli. — Questa elegantissima specie, primieramente indicata da Pollini sul monte Calvarine al confine con la provincia di Vicenza, fu al confine stesso raccolta da Tonini e Montini in luo- ghi sterili ed aprici a Ronca ! : io la ho trovata copiosis- sima e gregaria sul monte Tondo o Nero a cavaliere della Valpantena con la Valpolicella, ed accidentalmente in monte Baldo a Spiazzi !. 40. Avena Parlatorei Woods. — Frequentissima sul monte Baldo, scopertavi da Clementi e Alanganotti, in luoghi rupestri e selvatici fra 900-2000 m. di altitudine!. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE 247 41. Avena pubescens L. — A. fallax Poli.! excl. omn. syn.I. — Vegeta in tutti i pascoli e prati delle zone montana e sub- alpina tanto sul monte Baldo quanto sui LessiniL 41.bis 3 LUCIDA (Bertol.). — Cresce promiscuamente alla forma tipica!. — Fu rinvenuta primieramente da De Vi- siani presso alla Ferrara di monte Baldo. 42. A. AMETHYSTINA Clar. — Rara nelle rupi e nei pascoli delle zone alpina e subalpina : nel monte Baldo a S. Giacomo, scopertavi da Facchini, Valfredda!, Naole ! ecc., e sui Les- sini alla Sega!, la Pietà!, Fanta !, Corno d' Aquilio !. 43. A. PRAEUSTA Rclìb. — Rupi e pascoli elevati nel monte Baldo: Valfredda!, Naole!, Monmaor! ecc. 44. A. STERiLis Ij. — Sui muri, nelle rupi ecc. della intera pro- vincia frequentemente in unione con A. fatua L, ! 45. A. LuDOViciANA Durieu. — Rara sui muri e sulle rupi : Ve- rona !, Pigozzo!, Rivoli!. 46. A. BARBATA Brot. — Frequentissima in tutta la provincia dalla pianura alla zona montana !. 47. Arrhenatherum elatius Mert. et Koch. var. utriusque FLOScuLi ARISTA ARTICOLATA Bertol. — Raramente assieme alla forma tipica ed alla var. bulbosum Gaud. ! sul monte Baldo a Spiazzi!, presso Tregnago (C. Mass.!). 48. Trisetum flavescens P. B. — Fra le numerose varietà di questa specie cosi polimorfa e che nel Veronese si incon- trano frequentissime dal piano alla zona subalpina, cito, come assai rare presso di noi, le due seguenti: — (a) alpi- NUM Pari. = Avena alpestris Dee. — e (b) splendens (Presi.). = Varieias Avenae flavesceniis Poli. mss. in herb!: la prima sul monte Baldo alle Giare di VaWruUa! ; la seconda .sullo stesso monte nei prati presso i Coltri, scopertavi da Pollini nel 1811, e noto che gli esemplari veronesi esistenti nel suo Erbario concordano esattamente coi siciliani avuti da Lojacono. 49. T. PYGMAEUM Spr., Poli, (sub Arundine). — Fu scoperto dair Arciduca Giovanni d'Austria e da Gebardt nel monte Baldo verso l'anno 1803, e venne da essi comunicato allo Sprengel che lo descrisse come Armido pyginaea {Mem. de l'Acad. de Petersb., II, p. 299 ; PI. min. cogn. pug., I. p. 9): il Pollini, il quale dallo Sprengel aveva avuto 248 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE esemplari di questa pianta, la pubblicò posteriorraeiite sotto la stessa denominazione {Hort. et prov. ver. pi. nov., p, 4 ; Viag. al m. Baldo e al lago di Garda, p. 124; FI. ver., I, 86), ignorando però la località precisa nella quale gli scopritori avevano raccolto questa miste- riosa Poacea, e dandone una figura {FI. ver., tab. I, fig. 1) che il Reichenbach {FI. germ. exc, p. 50) chiamò rudis- Sta il fatto che nessuno tra i moltissimi botanici i quali percorsero il monte Baldo dopo Ciro Pollini, osservò al- cuna graminacea la quale potesse essere riferita alla pianta descritta da Curzio Sprengel e figurata da Pollini. Siccome nell'Erbario PoUiniano non esistono esemplari di Armido pygmaea, si ricorse alle induzioni: Reichenbach (1. e, a. 1830) la riferi alla Avena Loefflingiana L.; Parlatore {FI. it., I, p. 258 nella osservazione) la trova prossima a Tri- setwn suììspicatum P. B., ma non osa asserire che sia vera- mente tale per qualche carattere indicato nella descrizione Polliniana che non benissimo corrisponde allo stesso ; Francesco Ambrosi in quella vece {FI. Tir. mer., I, p. 92) identifica Arundo pygmaea e Trisetum siibspicatum. Più recentemente E. Hackel {Oest. Zeil. ecc., a. 1879, p. 211) scrive che, dopo ulteriore esame della descrizione che di A. pygmaea danno tanto lo Sprengel che il Pollini, è venuto nella convinzione, che la piatita in discorso non può essere altro die il Trisetum Gaudiniandm Boi ss., che cresce pure nell' Italia settentrionale presso Aosta, così che la sua presenza sul monte Baldo non ha niente di inverosimile; * tanto più, io aggiungo, che si può quasi con certezza asserire che il Pollini nella Arundo pygmaea non vide certamente una pianta alpina, imperocché nel suo Viaggio al monte Baldo e al lago di Garda (p. 124) ne inserisce la descrizione non già fra le piante che abi- tano le stazioni maggiormente elevate del nostro monte, ma bensì fra quelle che crescono nelle stazioni più umili del versante orientale, fra Brentino e la Corona (900- ^ Forse l' Avena Loefflingiana alla quale Reichenbacli riferisce Arundo jìygmaea non è la vera pianta di Linneo che cresce nelle vicinanze di Madrid, ma bensì Trisetum Gaudinianum Boiss. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOIJUE 249 150 m.). Ad ogni modo però lasciando la soluzione del problema a future e più fortunate ricerche, in questo luogo amo bensì riferire la pianta dello Sprengel e del Pollini al genere Trisetwn al quale sicuramente appar- tiene (Pari.), ma conservando alla stessa la denominazione specifica attribuitale dal creatore della specie. 50. Trisetum argenteum R. et S. — Avena dìstiohophylla Poll.I. — Rupi e pascoli elevatissimi delle alpi veronesi e fra le ghiaie di tutti i torrenti alpini: eccezionalmente in Cam- pomarzo di Verona nelle sabbie ivi depositate dall'Adige dopo la piena dell'anno 1882!: in monte Baldo, al Goal santo, rarissima la var. parviflorum Pari. = Avena Rotae De Nrs. 51. Melica nebrodensis Pari. — Siepi a Vendri di Valpantena!, e certamente altrove. 52. Catabrosa aquatica P. B. — Il Perini scrive di aver tro- vato questa poacea presso le sponde settentrionali del lago di Garda. 53. Glyceria plicata Fries. {Poa fluUans Poli. p. p.) 3 micro- STACiiYA mh. — Sul monte Baldo in Valsecca ed ai Lumini l 54. G. FLUiTANS R. Br. — Poa fluitans Poli. p. p. — Rara : fossi e luoghi umidi a S. Michele di Verona !. 55. G. LOLiACEA Godr. — Festuca elatior X Lolium perenne. — Raramente nei dintorni di Verona!. 56. ScLEROCHLOA DURA P. B. — Rara: nelle vie e nei dintorni di Verona!. 57. PoA CAESiA Sm. (an potius P. alpina y intermedia Ambros., P. sclerocalamos Facch.?). — Rara in monte Baldo in luo- ghi sassosi nelle valli alpine delle pietre e delle buse, nonché in Mon-Maorl (e C. Mass.). 58. P. LAXA Haenke? — I sigg. De Visiani e Saccardo (Cat. ecc., p. 22), probabilmente sulla fede di autori che scrissero di piante venete, indicano questa specie come vivente sulle cime elevate del monte Baldo: ma difficilmente potrà quivi rinvenirsi, essendo questa poacea ritenuta propria, esclusivamente, alle formazioni granitiche, delle quali nelle nostre prealpi non si ha traccia : le forme raccolte da me tanto sul monte Baldo, quanto sui monti Posta e Campobrun, ed in origine riferite a P. lacca, 250 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE appartengono invece o a P. alpina var. minor Koch., ovvero alla vera P. minor Gaud. !. 59. PoA MINOR Gaud. — Non rara nei pascoli e nelle rupi ele- vatissime del monte Baldo e dei Lessini!. 60. P. PDMiLA Host ? — Nella valle delle pietre in monte Baldo (settembre 1873), basandomi sulla descrizione che di que- sta specie dà il Koch. Ometto per brevità numerosissime forme spettanti a P. annua, P. alpina, P. bulbosa, P. violacea, P. com- pressa, P. nemoralis, P. pratensis, P. trivialis. 61. Briza minor L. Poli.?. — Gramen phalaroides minus lo- cuslis parvis,paniculis non eccpansis Segu. ?. — Il Segujer scrive che questa, ì)oacea cresce nei pascoli di Valpantena presso Grezzana; ma la stessa non vive né in questo, né in alcun altro punto del Veronese ! : secondo ogni proba- bilità, la pianta del Segujer indica una delle tante forme di Briza media, come opina benanco il Pollini. 62. B. MAXIMA L., Poli. — É coltivata nei giardini e quindi qualche volta si incontra sporadica negli orti e sulle macerie ! : certamente oggidì non cresce presso Grezzana di Valpantena ove é indicata da Segujer. 63. Dactylis glomerata L. — Di questa specie crescono nel Vero- nese le varietà o forme : typica, nutans Hackel in exsic. !, SEPiNcoLA Paolucci in exsic. ! , abbreviata (Bernh.) ! , PRATENSIS Paolucci in exsic. !, hirsutissima mh., ame- THYSTiNA mh., vivipara Pari.: l'ultima, rarissima, sul m. Baldo, alle Fraine di sopra fra Spiazzi e la Ferrara!. 64. KoELERiA CRISTATA Pors. — Rupi 6 pascoH nei monti ve- ronesi, scendendo alla pianura: raramente in unione alla forma tipica la var. eriocaulis Hackel in exsic. !, e la var. b. Pari.: queste nei pascoli elevati dei monti Lessini ! 65. K. ERiosTACHYA Pancic. — K. carniolica Kerner ; A', cri- stata ^ cinerea Goir. !. — Nelle rupi e nei pascoli elevati dei monti ma piuttosto rara: sul monte Baldo al Coal santo (Huter), Valbrutta !, Sassetto !, Cima di Valdritta !, e sui Lessini sul Maléra (C. Mass. !) e sul monte Lobia !. 66. K. GRACiLis Pers. — K. cristata auct. non Pers. ; Festuca cristata Poli. fi. non herb. ! prò parte ? Copiosissima nei pascoli aridi e secchi, nei muri, nelle rupi ecc. dalla bassa SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE 251 pianura alla zona subalpina. Pochi esemplari di K. gra- cilis si trovano nell'Erbario Polliniano mescolati ad altri di Melica Magnolie l. Un esemplare di Koeleria raccolto da me, ad autunno inoltrato, alle falde dei Lessini nel luogo detto Moniesel sul monte Zovo, forse sarebbe da riferirsi a K. splendens Presi. = A', grandiflora Bertol. : uUerius inquirenda !. 67. Koeleria phleoides Pers. — Festuca cristata Poli, ex herb. ejus!; fl. ver. exclus. nonn. syn. et icon. an prò parte? — Frequente, colle sue varietà e con forme diverse, nei prati, nei pascoli, nei muri ecc. della pianura e dell'Agro veronese; più rara ed a salti nella collina; rarissima nelle zone più elevate, p. e. sulla cima del Pastello (me- tri 1122)!, e sul monte Baldo in Noveza (ra. 1000)!, sta- zione straordinariamente elevata per questa specie: il dott. Facchini la raccolse al nord di Limone nelle vici- nanze del lago di Garda. La K. phleoides venne primie- ramente indicata sul monte Baldo dal Fleischer {Flora, 1826, p. 83) ; posteriormente il barone Hausraann esternò un qualche dubbio sulla presenza di questa poacea sopra quel monte {FI. von Tir., 1852, p. 979) : le ricerche odierne pertanto escludono tale dubbio in via assoluta e confermano la scoperta del Fleischer. Siccome K. 2)hleoi- des non alligna nel Trentino (Ambr., Gelrai), cosi le sta- zioni a nord di Limone sul Garda, nel Baldo, nel Pa- stello, danno in questa regione le coordinate per tre punti della linea che ne segna a nord il limite di vegetazione. Il Presidente presenta il seguente lavoro : ALCUNE OSSERVAZIONI S^JhV ARAVJA ALDENS G. DON. NOTA DI G. ARCANGELI. Questa bella specie è da ritenersi fra quelle di maggiore importanza, non tanto dal punto di vista ornamentale, pel suo fusto volubile che le dà il portamento di una liana e pei bei fiori bianchi odorosi che porta, ma altresì per la singolare strut- tura dei suoi fiori, e pei fenomeni biologici importanti che in essa si possono osservare. 252 SBDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE Già il Delpino ' si occupò degl'insetti che efifettuano l'impol- linazione in questa specie e che egli riconobbe essere grossi apiarii. Altri pure posteriormente si sono occupati di questo argomento, ed é stato più e più volte osservato il fatto che certe farfalle restano afferrate per la loro tromba nelle singo- lari morse, che riuniscono due a due le codette delle masse polliniche, e non potendo svincolarsi da tale tanaglia incontrano la morte nel flore. * Dalle ricerche che ho potuto effettuare sopra alcuni individui di questa specie, già da varii anni, ho potuto rilevare che quanto asserisce il Delpino é perfettamente conforme alla verità. Spesse volte ho veduto volare ai fiori di queste piante individui di Xilocopa violacea, ed ho potuto assistere a quanto questo in- setto operava nel fiore. In un esemplare coltivato in un mio piccolo giardino a S. Giuliano presso Pisa, ho potuto vedere accorrere questo insetto ai fiori dell' ^rai«/6? nelle differenti ore del giorno, al mattino, al meriggio e nel pomeriggio. Esso si po- sava sulla corolla, afferrando con le sue robuste zampe i suoi lobi, che per la loro ondulazione e per la nervatura all' esterno del loro margine davano stabile presa agli unghioli del pronubo, ed introducendo la sua testa nel tubo, spingeva successivamente la sua tromba negli interstizi corrispondenti ai nettari! per suggerne il nettare. A quando a quando esso ritirava la tromba con una coppia di masse polliniche aderenti presso l' apice, e con le zampe posteriori si vedeva fare ripetuti sforzi per liberarsene, ciò che assai difficilmente gli riesciva. In seguito a ciò, lo si vedeva passare ad altro fiore, e cosi visitarne parecchi successivamente, ripetendo lo stesso contegno. Dopo qualche tempo il suo rostro ' Delfino F., Sugli appareachi della fecondazione nelle piante anto- carpee, ecc. Firenze, 1867, p. B-4. * Packard A. S., Moths entrapped hy an asclepiad Plani (Physìan- thiis) and killed by Honey Bees. Amer. Naturai., Jan. 1880, p. 48. Just. Jahr. 1879, p. 146. — Stearns, Robert E. C, Arauja albens as a moth-trap. in Amer. Naturai., XXI, 1887, n.» 6, p. 501-507, fig. 1-9. — RoGENHOFER A., Die Befruchtung der Blumen durch In- necten, etc. Z. B. G., Wien, XL, 1890, Sitzgsber. p. 67-68. — Mac Lachlan R., Why Arauja albens does nat catch the Codlin-Moth in Gard. Chron., 3 ser., V, 18, London, 1895, p. 246. — Knuth R, Handbuch der Blutenbiologie etc, II Band, 2 Heft, 1899, p. 67. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 0TT015RE 253 era libero da masse polliniche, ciò che indicava essersi queste distaccate, e probabilmente essere state trattenute dagli stimmi di qualche fiore. In questa stessa pianta ho potuto a quando a quando osservare delle api e qualche Bombus che tenevano un contegno simile, ed alla sera poi verso le 20, o poco dopo, pure alcuni individui di Sphinx Convolmdi. Questi, svolazzando vi- vacemente, spingevano le loro lunghe trombe nell' interno del fiore per suggere il nettare, e si vedevano successivamente pas- sare da fiore a fiore e visitarne gran numero, se non tutti. Per più sere successive ho potuto assistere alle visite di questa sfinge, che talora si ripetevano più di una volta in una medesima sera. In uno di questi insetti, che catturai mentre stava sug- gendo il nettare dai fiori, potei riscontrare che la tromba non presentava masse polliniche aderenti, né mai mi è riuscito per ora di sorprenderne in simili condizioni, essendoché, a quanto pare, la tromba di questi insetti é troppo grossa, per poter en- trare nella morsa delle masse polliniche, e probabilmente essi non sono che sfruttatori inefficaci dei nettari fiorali di questa specie. Più volte mi è accaduto di trovare farfalle trattenute ai fiori Aé\V Arauja. Gli individui che restavano presi in questa strana trappola appartenevano alla Mact^oglossa stellatarum ed alla Plusia gamma. In alcuni di questi ho potuto riscontrare che la tromba resta impegnata nella morsa nerastra sovrastante alle due masse polliniche, e tirando la tromba stessa sono riu- scito ad estrarre le masse polliniche dalle loro caselle. Talora mi é avvenuto di riscontrare afferrata nella morsa una sola parte della tromba di una farfalla, forse in seguito a rottura, e traendo questa per la parte superiore, sono pure riuscito ad estrarne le masse polliniche. In qualche caso assai raro ho altresì veduto che l'insetto afferrato, dopo qualche tempo riusciva a liberarsi e fuggire: ciò che vuol dire che talora pure avviene che, la tromba essendosi impegnata solo nelle fenditure inter- poste alle due lamine che le limitano, senza entrare nella morsa, la difl!ìcoltà per l'estrazione essendo minore, potè esser facil- mente superata. Questo modo particolare di cattura di certe farfalle non è stato soltanto osservato nell'America settentrio- nale e nella nostra Europa, ma eziandio nell'America meridio- nale, ed io stesso ho potuto riscontrare in un esemplare di Araicja, 254 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE favoritomi dal prof. Giacomelli di Livorno e raccolto alla Rioja nella Repubblica Aro-eiitina, un piccolo lepidottero incarcerato in questo stesso modo. Nelle mie ricerche non mi è mai avvenuto di osservare che le farfalle catturate venissero agg-redite ed uccise dalle api. co- me riferisce il Packard : ' però ho potuto fare qualche osser- vazione rispetto ai ragni, similmente a quanto riporta il Pa- rona. = Certamente il fatto riferito dal Packard corrisponderà alla verità, ma esso non può avere che il valore di un sem- plice fatto accidentale. Quanto ai ragni, più volte mi è ac- caduto di riscontrare che qualcuno di questi animali aveva tessuto la sua tela fra le foglie ed i fiori della pianta, ed aveva colà fissato la sua dimora, ma non ho potuto constatare che questi veramente facessero la caccia alle farfalle catturate dai fiori, ma piuttosto agi' insetti in generale. Ultimamente, nel- l'agosto decorso, ho potuto esaminare il contegno di uno di questi ragnetti certamente meritevole di attenzione. Esso era, tanto nel corpo che nell'estremità, bianco per la massima parte, con addome ovoideo e turgido, e cefalotorace assai più bislungo con due linee laterali verdognole e provveduto di zampe assai robuste, le anteriori alquanto più lunghe delle posteriori. Que- sto ragnetto si teneva appo.stato sul calice di un flore al di dietro della corolla, con le zampe posteriori aderenti alla parte poste- riore del calice e le anteriori divaricate lateralmente, come se stasse preparato per afferrare la preda, ove questa si presen- tasse. Potei sorvegliare questo animaluccio per più ore in questa posizione, dal mattino sino verso sera, e fu solo sul tardi che potei avvertire aver egli ghermito un dittero di cui stava suc- chiando il sangue. Il giorno appresso al mattino il ragnetto aveva abbandonato la sua preda, e si era di nuovo posto nella solita posizione al di dietro del fiore. Nel corso della giornata, avendo dovuto assentarmi, non potei occuparmi del ragno; ma la sera al mio ritorno rimasi sorpreso di non ritrovarlo al so- lito posto, e dubitai ch'egli fosse rimasto preda di qualche uc- celletto. Ricercando però accuratamente fra le foglie ed i fiori deW Araiija, poco dopo potei accorgermi, ch'egli aveva abban- ^ Packard A. S., 1. e. * Parona C, Il fisianto, le farfalle e le api. Milano, 1882. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE 255 donato la sua dimora per sceglierne altra migliore. Egli si era trasportato alla distanza di circa 2 din., presso altro fiore più giovane e più vegeto del primo, al di dietro della corolla, ove stava succhiando un pecchione (Bombus ìnuscoriim) che aveva afferrato per la testa con le sue zampe. La sera stessa m' im- possessai del ragno e della sua vittima per poterne studiare le specie. Manifestamente questo ragno faceva la caccia agi' insetti in generale approfittando del colore del suo corpo simile a quello delle corolle dei fiori di Arauja, in modo corrispondente a quello delia tigre che si tiene nascosta nelle jungle, ed a quello pure di tanti altri animali che approfittano della somiglianza del colore del loro corpo a quello dell' ambiente, onde potersi più facil- mente nascondere ai loro nemici ed impadronirsi delle loro vit- time. Sui (iori di questa stessa pianta, nel tempo stesso in cui mi occupava di questo ragnetto, qualche individuo di Pliisia gamma rimase catturato nei fiori, ma per quanto potei osser- vare, non mi accadde di riscontrare che questi venissero ag- grediti da ragni simili a quello descritto nò da altri. Mi sembra poi che, se pure potrà essere avvenuto che qualcuno di questi lepidotteri sia stato aggredito da qualche ragno, questo non può essere che un caso accidentale, e non da ritenersi come regola; né è a ritenersi che i ragni facciano sistematicamente ed esclusi- vamente la guerra a cotesti insetti, ma bensì a tutti quelli che possono servir loro di nutrimento. Forse si potrebbe ritenere che i ragnetti, che tengono il contegno sopra descritto, resultino dannosi alla pianta, catturando gì' insetti che debbono prestare l'opera loro nell'impollinazione; ma a me sembra che per que- sto lato non vi sia gran fatto da temere. Siccome infatti questi ragni fanno caccia non solo ai pecchioni, ma pure a molti altri insetti, che non hanno parte alcuna nella impollinazione, e dif- ficilmente possono impadronirsi delle Xijlocopa e degli altri imenotteri che prendono parte a tale funzione, si può a ragione ritenere che questa ne sia ben poco, se non affatto disturbata. Ciò viene pure giustificato dal fatto che questi ragnetti non sono tanto frequenti né tanto numerosi, giacchè.negli esemplari che ho potuto esaminare, mi é avvenulo di osservare una sola pianta che ne presentava diversi, oltre quello di cui fu detto di so- pra. In varie -piante di Arauja coltivate nel nostro Giardino bota- 256 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE nico, come pure in altre di Stephanoiis, di Jasminum, A' Erica ec. a fiore bianco non mi avvenne di riscontrarne. Nella pianta in cui potei osservarli, oltre quello sopra descritto, altro ne ri- scontrai di maggiori dimensioni ài primi di settembre, ed altri pochi più piccoli e più giovani, che si tenevano sui lobi delle corolle e nella loro fauce attendendo la preda. Quello di maggiori dimensioni e con addome grosso e turgido (probabilmente una femmina) aveva fabbricato una specie di nascondiglio (piegando in traverso una foglia di Arauja ed unendone i lembi mediante filamenti serici), nel quale forse aveva deposto le uova. Gl'in- dividui più piccoli e più giovani erano di color verde chiaro con una linea più intensa a ciascun lato del cefalotorace, il loro colore però si riduceva bianco o bianco-gialliccio col progredire in età. L'individuo maggiore si tenne a lungo sul suo nascondi- glio, dal quale scomparve dopo la metà di settembre e non potei più trovarlo : gli altri sparirono poco dopo in seguito alla caduta delle corolle ùeW Arauja. Non mi accadde mai di riscontrare che questi ragni facessero la caccia alle farfalle che restavano catturate nei fiori, come pure non vidi mai individui di Mantis che ne approfittassero per cibarsene, come asserisce il Parona. Il prof. Pavesi di Pavia, cui mi rivolsi per lo studio del ra- gnetto di cui mi sono occupato, gentilmente m' informa appar- tenere alla specie Misumena vatia Clerk (Thomisus cUreus Hahn), che quando vive sui fiori ha i caratteri sopra riportati e quando si tiene fra 1' erbe è verde e risponde al TJiomisua pratensis Hahn. Certamente la specie di cui ho fatto parola non è la sola che presenti fenomeni di mimismo, come si può rilevare da un lavoro dello stesso prof. Pavesi ' e da altro del Plateau;^ sarebbe però di non lieve interesse l'estendere gli studi sopra questo argomento, non solo allo scopo d* indagare se le forme ed i colori che si presentano in certe specie di ragni sieno in relazione coi fiori di speciali piante a maggior vantaggio della loro conservazione, ma per rilevare altresì fino a qual punto que- sti fatti di mimismo influiscano sulla funzione d'impollinazione. ^ Pavesi P., Cenni sulle colorazioni e forme mimetiche utili nei ra- gni, negli Atti della Soc. ital. di se. nat., voi. XVIII, p. 290-304. Milano, 1875. 2 Plateau F., Le Naturaliste, n. 63-65, a. XI, 1889. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE 257 Dopo di che il Consigliere Levier presenta una lettera del Padre Giraldi, residente in Cina, diretta al socio Antonio Biondi e della quale si leggono i seguenti bruni : « Stimatissimo signor Antonio^ « In questa provincia abbiamo avuto, come abbiamo al presente, pace e tranquillità, ed lina libertà vera e reale, che tale certo non l'abbiamo in Europa. Dei torbidi accaduti in altre provincie, io ne so ben poco, e quasi solo quanto ne ho letto sui giornali europei. In decembre e gennajo avemmo invero qualche timore a motivo della terribil fame di qui, ma tutto fu scongiurato. « Riguardo all'interessante pianta del Pa-jue-za, finché non abbiamo studiato qualche mezzo di far giungere costà i semi ancor freschi, è inutile fare sperimenti. Io ricordo avei'le scritto riguardo agli sperimenti da me fatti circa la propagazione di detta pianta. Ogni anno adunque, non escluso l'anno decorso, a Thui-kio-tsuen, l'ho se- minata in terra ed in vaso, fra terriccio e fra pietre e in diverse stagioni, ed ho avuto per resixltato che i semi secchi in nessun luogo e tempo son voluti nascere, mentre i semi freschi son nati ovunque con tutta facilità. Nel prossimo settembre ho intenzione di porre i semi freschi in piccola bottiglia, mescolati con terra umida, serrarla ermeticamente e mandarla per posta. Se Ella sa- pesse qualche mezzo più sicuro me lo indichi, ed io lo metterò in pratica. Questa pianta si trova in grandissima quantità in tutte queste montagne del Sud, ed in tutte le esi^osizioni, cioè tanto a Sud che a Nord, tanto in luoghi ombrosi e freschi, che in luoghi asciutti e spogliati, sempre però in mezzo alle pietre. Nei luoghi spogliati stende i suoi lunghi tralci sul suolo all' ingiù , ed in breve ricuopre lo spazio vicino, le scoscese rujji, i grossi macigni ecc. Se trovasi in compagnia di altre piante, si arrampica sulle mede- sime a spira fino alla loro sommità. Le foglie son caduche, e la pianta sopporta i più forti geli. Le piante sdraiate difficilmente la- sciano vedere i loro frutti ricoperti dal folto fogliame, ma quelli delle piante arrampicate sopra altri alberi si scorgono da lontano. Hanno la forma di corti cedrioli. Un picciolo raramente porta un solo frutto, più spesso due e tre, e può portarne fino a quattro. Questi frutti maturano in settembre e nel maturare si aprono sul dorso superiore in senso della loro longitudine, lasciando ve- dere r interna polpa che è bianchissima e d' un sapore dolce deli- cato. Però non vi è molto da mangiare, a motivo del gran numero di semi che quella polpa contiene. « I semi della pianta Vu-liz, o meglio U-viz (sembra essere la Schi- zandra Chinensis), non ho mai provato a seminarli, e non potrei dire Bull, della Soc. bel. Hai. 1' 258 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE se sieno facili o difficili a nascere. Vegeta nelle medesime condi- zioni dell'antecedente, e spessissimo queste due piante si trovano arrampicanti ed associate sul medesimo albero. Il frutto consiste in un piccolo grappolo pendulo, lungo al più 10 cm., composto di bacche della grossezza di uq pisello, prima verdi e alla matura- zione, che avviene in settembre, rosse, serrate l' una presso l'al- tra, in linea, e compatte come il granturco nella sua spiga ; sono sessili sopra un asse comune, formando un grappolo, o meglio una spiga di forma rotonda. Questo frutto ha un sapore aromatico gradevole. Due anni or sono feci con esso due bottiglie di sciroppo molto buono. Volli provare a fare il vino, ed in poche ore, due uomini mi raccolsero 80 libbre cinesi di detti grappoli ben maturi. Li compressi in un vaso come si fa dell' uva, e dopo tre giorni cominciò una fermentazione lenta, che cessò dopo 12 giorni. Vi cavai circa 25 libbre di viao, di un sapore aromatico, ma di poca, per non dir nessuna, forza. Quest'anno voglio provare ad aggiungervi un poco di zucchero, che mediante la fermentazione si convertirà in alcool, e cosi spero avere un discreto vino di U-viz. I Cinesi usano qiiesti frutti, seccati acerbi, in medicina. Queste due piante non vanno sog- gette alla biennalità, ma ogni anno si caricano di frutti. La siccità o la troppa pioggia in settembre talvolta fan cadere i frutti. « Ora Le darò un cenno del mio cibo quotidiano. La mattina dopo la S. Messa, quando posso avere un poco di caffè, come ora che me ne mandò un poco il Vescovo, una tazza del medesimo, con due uova dentro, diversamente una scodella di panico cotto in acqua pura, senza sale od altro condimento ; così vuole 1' uso cinese. A desinare una scodella di pasta, spianata giorno per giorno in casa, giacché qua non trovasi da comprare alle botteghe come da noi, ma ciascuno da sé fa i suoi taglieiùni, o nastrini, cocendoli cosi senza farli seccare; un piatto di carne di majale, ed uno d'erbe o legumi e basta. La sera, la carne avanzata il giorno, con erbe, ed una scodella di orzo brillato e cotto in acqua come il panico, e ciò in estate; in inverno anche la sera è panico, ovvero semolino di granturco cotto in simil guisa. Come vede in Cina viviamo alla buona e non abbiamo lo stomaco troppo delicato « Riguardo a quanto mi domanda circa ai cani, in questa provincia non so che vengano allevati ed ingrassati i detti cani per usarli in cibo ; informatomi però con un medico pratico degli usi cinesi, mi ha detto che veramente nelle provincie meridionali della Cina vi è r uso di allevare ed ingrassare due qualità di piccoli cani a scopo di cibo, come si allevano qui i majali ed i polli. I Cinesi son car- nivori per eccellenza, e, fatta eccezione della carne umana, non so esservi animale di cui non si cibino. Qui mangian tutto: cani, gatti, volpi, leopardi, orsi, topi, ghiri e serpi ; non so che mangino le rane e le chiocciole. Del resto la carne di cavallo, mulo ed asino vien SEDE DI FIRENZR - ADUNANZA DELL* 8 OTTOBRE 259 preferita a quella di bue. Il male si è che tutte queste bestie le mangiano non uccise o macellate, ma morte da sé, e talvolta di malattie infettive ; di qui le non poche malattie cui vanno soggetti questi miseri, che potrebbero facilmente evitare. « In questa provincia è rara la pianta del Gelso, e perciò anche i bachi da seta vengono coltivati in piccola quantità, però quasi ogni famiglia ne coltiva un pochi, da ricavarne 10 o 20 libbre di bozzoli per il proprio consumo. Qui non vi è commercio, né filandra di seta, ciascuna famiglia da se stessa riduce in filo i propri bozzoli, e con. detto filo fa refe per cucirò vesti e scarpe, fiori, ricami, nappe, orna- menti, ecc. Nel filar la seta, naturalmente in ultimo restano allo scoperto quelle larve in via di metamorfosi, le quali larve sono un piatto prelibato per il Cinese. Giorni sono, in tempo della filatura, ne portarono due piattini ancora a me, che, sebbene sia di stomaco forte, non posso guardarli o vedere altri mangiarli, senza provare un senso di nausea. De fjustibus non disputatur. — Adesso passiamo ad altro. Al principio della buona stagione, cominciai, secondo il solito, a raccogliere e far raccoglier piante, che ho tutte qui meco a Scian- gens. Fra qualche giorno devo portarmi alle missioni dei monti. Il portare queste piante meco è cosa scomodissima ; il lasciarle qui per tre mesi senza assistenza le esporrebbe ad essere guastate dagli insetti e dall'umidità; per la qual cosa, giorni sono feci fare una cassetta, la quale, empita di piante, la mando insieme colla presente. Dette piante son divise in pacchetti a seconda delle località nelle quali furono rac- colte, coi relativi numeri. Qui poi Le accludo la nota dei medesimi pacchi e numeri e cosi mi pare che possa bastare senza altro aggiun- gere. Seguiterò a raccogliere, ed in ottobre manderò il resto. « Il solito raccoglitore di Fu-kio da tre anni non 1' ho veduto ; onde credo che sia morto. Il raccoglitore che ho usato in questi tre anni, e che ora faceva molto bene, giorni sono entrò a servizio di un sacer- dote cinese, e cosi resto senza raccoglitore. Son .molti quelli che mi si sono offerti per ciò, ma tutti poco pratici, ed è perciò che quest'anno non potrò mandare a raccogliere fuori di provincia, perchè per ciò fare dobbiamo avere un buon raccoglitore per non sprecar danaro inutilmente. Anche noi quest' anno abbiamo avuto un inverno asciuttissimo ed un freddo molto mite. Il raccolto del grano è stato migliore dei due anni decorsi, ma sempre però poco al disopra della media. Tutte le speranze son riposte nei raccolti autunnali, dai quali dipendo la vita o morte di queste numerose popolazioni. Fin qui parò la cosa non pi'omette troppo bene, in molti luoghi non sono stati ancora seminati i terreni a motivo della siccità; al momento che scrivo, il cielo è coperto e cade minutissima pioggia; speriamo bene. « Salutandola in particolare mi ripeto « Scian-gens, '<;6 giugno 1899. « Suo aff.mo amico e servitore * Fr. Giuseppe Gikaldi. » 260 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 12 novembre 1899. Presiede l'adunanza il Presidente Sommier, il quale invita il Se- gretario Baroni ad annunziare i doni pervenuti alla Società. Essi sono : Traverso G. B. Flora urbica pavese ossia Catalogo delle piante va- scolari che crescono spontanee nella città di Pavia (Estr. dal Nuovo Giorn. hot. it., Nuova Serie, voi. VI, n. 3). Ugolini Dott. U. Nota preliminare sulla flora degli anfiteatri more- nici del Bresciano (Brescia, 1899). — Secondo elenco delle piante nuove o rare del Bresciano (Bre- scia, 1899). Lenticchia Prof. A. Cenni botanici sulla Punta della Gaeta (Menag- gio, 1899).' The Botanical Gazette. Yol. XYIII, n. 3. Settembre 1899. Vierteljahrsschrift der Naturforsc.hendeii Geselhchaft in Ziirich (Zu- ricb, 1899). Mittheilungen des naturwissensshaftlichen Vereines filr Steiermark (Graz, 1899). Ahhandlungen herausgegehen vom naturwissenschaftlichen Verein zu Bre- men (XVI Band, 2^ Heft). Wiener Illustrirte Garten-Zeitung. Ottobre 1899. Bulletin of the Torrey Botanical Club. Voi. 26, n. 10. Ottobre 1899. Annuaire du Conservatoire et du Jardin hotaniques de Genève. 3^ An- née; Genève, 1899. Science. Nuova serie, voi. X, n.^ 248-49-50-51-52. Si votano ringraziamenti ai donatori. Il Presidente proclama 1' elezione del nuovo socio : Prof. Lino Vaccari del Liceo di Aosta e dopo informa i soci che in risposta alle lettere inviate ai Mini- 'feteri dell'Interno, dell'Istruzione e dell'Agricoltura, a proposito del rimboschimento dei monti e della protezione delle foreste esistenti, secondo quanto fu stabilito nella Riunione di Venezia, hanno intanto SEDE DI FIKENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE 261 risposto con un telegramma S. E. il Ministro Baccelli e con una lettera S. E. il Ministro Salandra, che sono del tenore seguente : « Presidente Società botanica italiana, Firenze. « Prego Vossignoria esprimere a codesta Società i miei sentiti lingraziamenti per cortese voto plauso rivoltomi occasiono discus- sione Festa Alberi. « Ministro: Baccelli. » « Sig. Presidente della Società botanica italiana, Firenze. « Ringrazio la S. V. di avere, con la lettei-a dei 24 Ottobre u. s., dato comunicazione a questo Ministero dei voti manifestati dalla Società botanica italiana, nella sua Riunione generale, tenuta in Venezia nel mese di Settembre del corrente anno. « I voti fatti in detta adunanza tanno per iscopo di interessare il Governo a far rispettare le leggi forestali per Li tutela dei boschi esistenti, ad impedire nei luoghi di montagna destinati alle villeg- giature estive l'abbattimento degli alberi, ed iufìue che si favorisca e promuova più che sia possibile il rimboscamento delle terre de- nudate. « Il Governo, fin dove lo consentono le norme legislative in vi- gore ed i mezzi dei quali dispone, ha sempre tenuto nel massimo conto quanto ha formato oggetto dei voti suddetti ; e se qualche volta si sono mosse lagnanze in proposito, devesi, piuttostochè ad insuflScenza di sorveglianza, al fatto che molte proprietà boschive sfuggouo all'ingerenza del Governo stesso. « Quanto poi ha specialmente tratto al rimboscamento, le leggi in vigore sono applicate nel miglior modo possibile e basti dirle che, or non ha guari, questo Ministero ha distribuito gratuita- mente, a più che 600 richiedenti, di tutte le parti del Regno, oltre cinque milioni e mezzo di piantine delle specie più pregiate di co- nifere e a foglia larga. « Del resto stia sicura codesta benemerita Società che il Governo, per quanto è in suo potere, nulla ti-ascurerà per la conservazione e la ricostituzione dei boschi soggetti alla sua tutela. « Roma, addi 31 Ottobre 1899. « Per il ministro « G. SlEMONl. » Il Presidente comunica inoltre una lettera del dott. Longo, nella quale questi chiede sia portato a conoscenza della Società il parere del prof. Zacharias e del prof. Strasburger sulla questione contro- versa fra lui ed il socio prof. Cavara, alla quale quest' ultimo ha 262 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE fatto allusione negli articoli pubblicati nei N" 4 e 5-6 del nostro BuUettino di quest'anno. Tali pareri trovansi già stampati in due diffusi periodici (v. Bot. Zeitung, 1899, II Abth., p. 282 e Histolo- gische Beitraege, Jena, 1900, Heft YI, p. 137-38). Ha quindi la parola il Vice-Presidente Arcangeli per presentare un suo lavoro che ha per titolo : SOPRA ALCUNI ESEMPLARI DI ARAUCARIA BIDWILLII HOOK. - NOTA DI G. ARCANGELI. Allorquando io occupava il posto di aiuto alla Cattedra di Bo- tanica sotto il prof. P. Savi, esisteva nell' Orto pisano un esemplare di questa bella specie coltivato in vaso, che annualmente si ri- parava in serra temperata, e che all'epoca in cui lasciai il posta di aiuto, cioè nel 1872, avrà raggiunto non meno di 2 m. di altezza. In seguito alla morte del prof. Savi, il prof. T. Caruel che gli successe fece piantare quello esemplare in piena terra, a settentrione della serra del prato, nella parte detta Orto nuovo, ossia a settentrione dell'attuale Gabinetto botanico, ove appunto tuttora si trova, insieme ad altre specie dello stesso genere. In quella località io trovai questo esemplare nel novembre 1881, quando fui chiamato alla direzione dell' Orto pisano, in condizioni buonissime, quantunque esso avesse dovuto subire i rigori dell'inverno 1879-80, che tutti ben ricordano, e che fu- rono veramente eccezionali. In essa la pianta ha continuato a vegetare attivamente sino al giorno d' oggi, mostrandosi ben adatta a sostenere gli estremi di temperatura nonché le altre condizioni del nostro clima, risentendo però danni abbastanza gravi per opera del vento. Parecchi anni fa una potente libec- ciata asportò la parte superiore del suo fusto per la lunghezza di più di 2 m. ; questa però nella primavera successiva si ri- produsse, come suole avvenire nelle specie di questo genere. Vari anni dopo questo primo malanno, la nuova parte forma- tasi fu troncata di nuovo da una seconda libecciata, e la pianta tornò a riformare la sua cima con novello vigore : ma questa pure venne ultimamente asportata, per la lunghezza di 3 m., nel novembre u. s. 1898, come se Eolo indignato volesse pren- dersi vendetta per tanta insistenza. Ciò nondimeno la pianta ha SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRK 2G3 riprodotto la sua cima por la terza volta, nel corso della pri- mavera decorsa, col solito vigore, mostrandosi ben pronta a reagire contro la violenza del vento. Questa pianta ha soppor- tato nell'inverno 1879-80 una minima di — 8°,o C, che secondo mi viene comunicato dal prof. Caruso, si verificò il 12 dicem- bre 1879, ed ha pure resistito alla minima di — 8'\2 C, che si verificò nell'inverno 1892-93. Il fusto di quesla pianta attualmente misura 9'",5 di altezza dalla base sino al luogo ove fu troncata l'anno passato, e quindi essa aveva circa 12" di altezza al momento in cui subì l'ultimo danno. Il suo tronco ha alla base il diametro di 35 cm., è di forma conica allungata assai regolare, ed é rivestito dalla base all'apice di rami primari regolarmente disposti in verticilli, che sono alla distanza da 15-25 cm. e talora fino a 40 l'uno dal- l'altro, in numero di 5-6 per verticillo. Questi lami sono di lunghezza varia, gì' inferiori più brevi, quindi gradatamente più lunghi fino alla parte media, al di sopra della quale si i-i- ducono gradatamente più corti. I più lunghi, che occupano la parte media per un tratto assai esteso, giungono alla lunghezza di oltre 3 m., con direzione quasi orizzontale, mentre i superiori sono leggermente ascendenti e gl'inferiori pendenti. 11 loro in- sieme dà alla pianta una forma ovoidea con fronda a frap[)e disgiunte e vuota nell' interno, pel fatto che i rami si sono spogliati per lungo tratto de' loro rami secondari e delle loro foglie, ciò che toglie non poco alla bellezza della pianta. Vari di questi rami, quelli cioè della parte inferiore e media, fu- rono in parte resecati, per la ragione eh' essi col loro allungarsi avevano assai danneggiato un bell'esemplare di Araiicaria iììibricala, quello stesso di cui fu fatto cenno in altra occasione. Questa operazione del resto non sembra abbia recato danno alla pianta, giacché questi rami hanno la facoltà di riprodurre gemme in prossimità della parte tagliata, per le quali più o meno sol- lecitamente si rivestono di nuova fronda. Nel corso della vege- tazione di ogni anno si forma d'ordinario un verticillo di questi rami, e dal numero di questi, a condizioni normali, si può rile- vare r età della pianta. Solo eccezionalmente, quando il nutrimento sia in quantità esu- berante, si possono formare due verticilli in un anno. Cosi nella parte superiore troncata dal vento si sono formati tre fusti gio- 264 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE vani, uno dei quali con due verticilli di rami, e ciò per effetto delle quantità straordinarie di materiali di nutrizione, che accor- revano a quella parte. Di questi due sono stati soppressi, per lasciare il migliore a ricostituire la cima asportata. Il numero dei verticilli di rami essendo di 31, e supponendo che con le parti asportate ne siano scomparsi 10, si può ammettere che r età di questa pianta non sia che di poco superiore ai 40 anni. Altro esemplare di questa specie era stato piantato verso il 1885, nella parte del giardino detto Collina presso il fabbricato del Museo, ma fu necessità toglierlo da quella località, per es- sere stato assai danneggiato nell' atterrare un tronco di un vecchio tiglio. In seguito ai danni subiti fu necessario rimettere questo esemplare in vaso, per potervi meglio attendere e per meglio favorirne la ricostituzione. Ultimamente, avendo esso già riformato la sua cima ed i rami perduti, è stato collocato in piena terra nella stessa località, ove trovasi quello superior- mente descritto. Nella primavera di quest'anno e nell'estate esso ha vegetato attivamente. Sul suo fusto si possono contare nella parte inferiore 8 nodi che hanno perduto i loro rami, e superiormente 9 che ne sono foi-niti, cioè in tutto 17 : però l'età della pianta deve essere di qualche anno superiore ai 17, per la ragione che alcuni verticilli furono asportati quando il fusto ne fu troncato. Un piccolo esemplare di questa specie vegeta in piena terra nel parco del sig. avv. Gr. Gaeta a Moncioni, all'altezza di circa 540" sul mare. Secondo quanto mi scrive il sig. avv. Gaeta que- sto esemplare fu piantato nel novembre 1898, in un luogo ri- parato dai rami di altre conifere, in un prato presso un grosso cedro del Libano ed un esemplare di Araucaria nnbricala. Questa pianta ha passato l' inverno decorso, e nella buona sta- gione ha vegetato abbastanza bene. Essa attualmente ha l'altezza di circa 1™. Un beli' esemplare di questa specie esiste pure al Giardino della Casa bianca del Barone G. B. Ricasoli-Firidolfi. Di questo ho potuto avere le opportune notizie dal sig. Trilocco, giardi- niere di quel giardino. Questo esemplare fu seminato dal com- pianto generale V. Ricasoli nel 1874. Esso ha adesso raggiunto l'altezza di metri 8, ed ha il tronco rivestito di rami della lun- ghezza di S'^jSO con impalcature fitte che raggiungono il nu- SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DKL 12 NOVEMBRK 2G5 mero di 21, ciò che vuol dire che la pianta avrebbe attual- mente 24 anni, quota che dillerisce ben poco dal numero degli anni trascorsi dal 1874 al 1809, cioè 25. Di altri esemplari coltivati presso di noi in Toscana non ho potuto aver notizia. Alcuni esemplari assai belli di questa specie si trovano a Roma, uno nel Giardino della Posta presso Piazza S. Silvestro, due al Pincio ed uno in Piazza Cairoli. Sono principalmente meritevoli di essere ricordati quello della Posta e quelli del Pincio. Quello della Posta ha un tronco di parecclii metri di altezza, con una base di circa 3 dm. di diametro. I suoi rami non sono molto allun- gati, sono ben vestiti, e vengono quindi a formare una chioma folta di forma conica molto allungata. Essi si trovano disposti ìq verticilli successivi a mediocre distanza, che sono in numero di circa 50. Dei due esemplari del Pincio uno solo è in buono stato, mentre l'altro é in manifesto deperimento. Il primo di questi ha un tronco di notevole altezza, pure con rami di me- diocre lunghezza disposti in poco più di 50 verticilli. Probabil- mente l'esemplare della Posta, come quelli del Pincio, rimontano ad un'età di circa 50 anni, essendoché se pure furono piantati poco dopo il 1870, nel riordinamento del Pincio, è probabile che fossero già piante di una certa età per ottenere un più pronto ornamento di quella località. Lo stesso non può dirsi dell'esem- plare di Piazza Cairoli che è molto più giovane. In tutti (questi esemplari è notevole il fatto della lunghezza assai minore dei rami, in confronto dell' esem[ilare vegetante nell'Orto pisano. Sembra inoltre che in Roma la pianta si trovi, riguardo alle cor- renti aeree, in condizioni migliori di quelle in cui si trova a Pisa, essendoché negli esemplari sopra ricoi-dati non si mostra traccia alcuna che indichi l'asportazione della loro cima per opera del vento. Ciò si spiega facilmente per l'esemplare della Posta, che è situato in un cortile e circondato da fabbricato elevato tutto all'intorno, ma questa spiegazione non può valere per l'esem- plare del Pincio, che si trova sulla pendice di un colle poco sopra al fabbricato della Direzione, e quindi esposto a pieno vento. Nessuno di questi esemplari ha fino ad ora fiorito, quantun- que, come fu detto, alcuni di essi raggiungano un'età di circa 50 anni. Ciò starebbe a dimostrare come in questa specie, almeno presso di noi, la pubertà venga raggiunta in un'etàmolto avanzata. 266 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE Oltre gli esemplari sopra descritti conviene pure ricordare il grandioso esemplare di questa specie esistente nel giardino della Villa Thuret ad Antibo, che fruttificò fino dal 1893, '■ e quello pure vegetante nella Villa del Principe di Trabia e Butera a Palermo, ^ eh' é forse il più grande d' Europa, se pure supera quello vivente nel tepidario del Giardino botanico di Kew. Non sarà forse superfluo che in questa circostanza esponga i resultati di alcune ricerche istituite sulla struttura anatomica del fusto e delle foglie di questa bella specie. Nel fusto giovane di questa specie, come pure nei rami, si riscontra un' epidermide costituita da un solo strato di cellule a sezione quasi rettangolare più o meno allungate ed assai di- suguali con parete esterna notevolmente ingrossata ma non lignificata, fra le quali s'incontrano pure degli stomi. Al disotto trovasi un esoderma formato da un solo strato di fibre a pa- rete molto inspessita e lignificata, che danno le solite reazioni della lignina in contatto della floroglucina e dell'acido clori- drico, dei sali di anilina, della soluzione mista di verde di metile e fucsina e degli altri reagenti ben noti. Più interna- mente si presenta il tessuto parenchimatoso della scorza, al- l'esterno costituito da cellule assimilatrici e quindi da cellule assai irregolari, fra le quali si vedono disseminate delle stereidi ra- mose a parete assai ingrossata e lignificata, fornite di numerosi cristalletti prismatici di ossalato calcico. Questa parte è di uno spessore corticale, vi manca però interna- mente un vero fleoterma differenziato dal periciclo, onde si passa insensibilmente dalla parte corticale al cilindro assile. Nel pa- renchima corticale si osservano pure numerosi canali muciferi principalmente nella parte più interna. I fasci librolegnosi sono più o meno numerosi e costituiscono una zona ben distinta. All'esterno di questa zona si osservano archi di fibre liberiane a pareti non lignificate, più internamente il floema, quindi la zona cambiale ed il xilema. Il midollo è formato da cellule pa- renchimatiche simili a quelle della scorza cui sono miste stereidi ramose, conformi pure a quelle che si osservano in quella parte. ^ Bullettino della B. Società toscana di orticultura^ voi. Vili, 2''ser., 1893, p. 316. ^ L. e, p. 359 e 360. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE 207 Le foi^lie di questa specie sono lanceolate od ovato-lanceolate, terminate in punta rigida pungente, intere, coriacee, con pagina superiore glabra, lucida, striata longitudinalmente, leggermente convessa, ed inferiore di color più chiaro ed opaca, leggermente concava. La loro lunghezza può variare da 1 a 5-G cm. e la larghezza da 3-12 mm. Quelle proprie del fusto differiscono da quelle dei rami pel modo d'inserzione, giacché, mentre le prime s'inseriscono trasversalmente, le altre presentano inserzione obliqua, piegandosi a destra od a sinistra per disporsi quasi in un piano orizzontale, con la pagina superiore volta in alto e l'inferiore in basso. La struttura loro é manifestamente dorso- ventrale. Alla superfìcie loro si riscontra un' epidermide di un solo strato di cellule, con parete esterna notevolmente ingros- sata non lignificata. Gli stomi non si presentano solo sulla pa- gina inferiore, come asserisce il Mahlert, ' ma si trovano pure nella parte inferiore della pagina superiore e verso la cima in un piccolo numero, in serie lineari, e le pareti delle loro cel- lule sono lignificate. Al di sotto dell'epidermide trovasi un eso- derma di stereidi fibrose lignificate di 1-3 strati, un po' più ingrossato ai margini della foglia. Il mesofillo è eterogeneo, co- stituito cioè da tessuto a palizzata di un solo sfrato di cellule in corrispondenza alla pagina superiore, e di un tessuto lasso con intercellulari assai disuguali a cellule sparse alla superficie di cristalletti di ossalato calcico. Fra le cellule di questo tes- suto si notano pure stereidi ramose ramificate simili a quelle del parenchima corticale e midollare del fusto. Nella parte su- periore di questo stesso tessuto si osservano i fasci librolegnosi in numero di 14-15 (in quelle normalmente evolute) decorrenti dalla base all'apice della lamina con xilema dal lato della pagina superiore e floema dal lato della pagina inferiore rafforzato da un arco di fibre non lignificate. Ciascuno di essi ha scarso tes- suto tracheidale dal lato della pagina superiore, ed una guaina 0 fleoterma poco differenziata. Nel tessuto lasso figurano altresì canali mucipari in buon numero, alternanti coi fasci librolegnosi. 1 caratteri anatomici più importanti di queste foglie si possono riassumere nel modo seguente : Stomi in serie longitudinali ' Mahlert Ad., Beitràge zur Kenntniss der Anatomie der Laub- hlatter der Coniferen etc. Bot. Centr., Bd. XXIV, 1885, p. 215. 268 SEDK DI FIRENZK - ADUNANZA DKL. 12 NOVEMBRE scarsi nella pagina superiore ove irovaìisi solo presso la hase e presso V apice, e numerosi nell'inferiore: esoderma di 1-3 strati di stereidi lignificate: palizzata solo presso la pagina superiore : stereidi del mesofdlo assai numerose e ramose. A questi caratteri si possono facilmente distinguere le foglie di questa specie da quelle delle più prossime, con essa riunite nel sotto-genere Columbea. Il Consigliere Pucci crede di potere affermare che non si possa con certezza stabilire dal numero dei palchi dei rami l' età delle piante di Araucaria Bidivilli, specialmente a causa della fragilità della punta del fusto. Dimostra poi che l'esemplare esistente a Roma non può avere 50 anni, L' Araucai-za excelsa produce anno per anno un verticillo, mentre IM. Bidwilli, soffrendo molto pel caldo, qualche anno non vegeta affatto nella jaarte apicale, mentre vegeta nei rami ; in altri anni poi può produrre anche due verticilli. L'oratore espone poi il metodo con cui gli orticultori producono i giovani esemplari di A. Biclwilli che mettono in commercio, cioè per talea dì testa, e questo può facilmente trarre in inganno nel va- lutare l'età della pianta dal numero dei verticilli. Il Vice-Presidente Arcangeli dice che mentre non è sicuro del- l'età della A. Bidwilli di Roma, non ha invece nessun dubbio sul- l'esemplare dell'Orto botanico di Pisa, nel quale sa con certezza che ogni palco di rami corrisponde a un anno di vita. Fanno altre osservazioni i soci Pucci, Arcangeli e Gaeta ; dopo di che il Segretario Baroni presenta un lavoro dei soci Cavara e Brbsadola : Manipolo di Funghi di Terracina, ' nel quale tra varie specie interessanti è descritta una nuova forma di Imenomicete, il Folyporus Mariani Bres. n, sp., che è prossimo al P. candidus, spe- cie pochissimo nota, ed un altro lavoro del socio Vacca ri : La continuità della Flora delle Alpi Grate intorno al Monte Bianco. ^ Il Presidente Sommibr presenta a nome del socio Mezzana il seguente lavoro : SOPRA UN CASO DI FASCIAZIONE NEL FUSTO DI CUCUR- BITA PEPO L. - COMUNICAZIONE DI N. MEZZANA. Presento alla Società la parte superiore (poco più di un metro) di un fusto fasciato di Cucurbita Pepo L. raccolto in un podere del dott. Ignazio Zunini a Sanda (alt. 170 m.) presso Savona. In questa specie la fasciazione del fusto fu, come afferma il *-' Questi lavori, essendo provvisti di tavole, compariranno nel Nuovo Giornale botanico italiano. SEDE DI FIRENZK - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE 269 prof. Penzig nella sua classica opera, ' assai frequentemente osservata; panni tuttavia che anche questo caso, per il suo svi- luppo straordinario, per la bizzarra sua configurazione e per certe altre particolarità, sia meritevole di venire registrato. L' intero fusto colla sua lunghezza di 13 metri, assai superiore a quella di altri quattro a conformazione normale cresciuti nelle stesse condizioni, offre un'eccezione alla regola enunciata dal Fermond {Phijt., T. I, p. 281): « Les fascies d'ordinaire n'arrivent pas à beaucoup prós à la mème hauteur que les pieds à tiges cylindriques ». Nella Cacurhila Pepo egli osservò {Ball, de la Soc. Dot. de France, I. e.) un fusto fasciato lungo 1 metro e 92 cent, e un altro {Phyt., I, p. 302) di 1 metro e 85 cent. Il mio esemplare per un tratto di circa 8 metri, strisciante sul suolo, é cilindrico, e porta foglie a lamina molto espansa, inserite regolarmente lungo un* elica secondo la divergenza ^s- L'appiattimento, dapprima poco sensibile, ebbe principio quando la pianta s'imbattè in certi pali destinati a sostenere una vite ed, aggrappandosi ad essi coi suoi viticci, si sollevò da terra. La sezione trasversale a 9 metri dalla base è un'ellisse coll'asse maggiore di 18 millimetri, di 11 il minore. Questo spessore si mantiene all' incirca costante sino alla cima, ma la larghezza aumenta a poco a poco, ed ai-riva ai 12 centimetri nel segmento ^ Penzig, Pflanzen-Teratologie, Geniia, 1890, voi. I, p. 497. Egli cita: Fkrmond, Essai de Phytomorphie, Paria, 1864, t. I, p. 299 e 301. Id., Note sur une Uye fasciée dii « Cucurbita Pepo » (Bull, de la Soc. Bot. de France, VII, 1860, p. 496). Rettig, Weber eine interessante Fasoiation von « Cucurbita Pepo » (Verh. des Bot. Ver. der Provinz Brandenburg, Berlin, 1873, p. XXVII). The Gardeìier's Chroniele, London, 1880, II, p. 567. Froehlich, inSchrift. d. Phys. Oecon. Ges. in Koenigsberg, XXIV, 1883, p. 79. S. DiETZ, Ehzalagosodolc sólinda (Faaciation bei Cucurbita Pepo) in Termèszett. Kozlony, XVIII, 1886, p. 45. Un caso è indicato pure da : Nestlbr, Untersuchungen iiber Fasciationen in Osterr. Bot. Zeitsch. XLIV, 1894, p. 374. Nelle ricerche bibliografiche fui gentilmente coadiuvato dal pro- fessore Penzig, e dal nostro segretario, dott. Baroni; però non ebbi agio di consultare tutti i lavori citati, alcuni dei quali mancano nelle biblioteche degli Istituti botanici di Genova e di Firenze. 273 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE che sottopongo all'esame dei colleglli, e che sarà conservato n3l Museo botanico del R. Istituto di studi superiori di Firenze. Colla larghezza aumenta pure il numero dei solchi longitudinali che, com'è noto, sono cinque nei fusti normalmente conformati. Al di sopra dell' inserzione di alcune foglie, oppure fra due in- serzioni contigue, si osserva una sottile stria che si allarga e si affonda a poco a poco per assumere poi l'aspetto degli altri solchi. È degno di nota il fatto, che alla base di qualcuna di queste fo- glie, oltre il solito viticcio ed il peduncolo fiorale, sta inserito (a metri 2,50, 3,10 e 3,40 dall' estremità) un rametto normal- mente conformato. La presenza di questi rami nelle fasciazioni è uno degli argomenti portati da Moquin-Tandon ' contro l'in- terpretazione che non pochi autori, seguendo la definizione linneana, ' davano di questa anomalia, in cui vedevano costan- temente il resultato della concrescenza di più rami in uno stesso piano. Lungo il primo tratto della fasciazione le foglie si dispongono ancora una ad una secondo un'elica, ma il valore dell'angolo di divergenza da "j^ discende a Yg. Non sarà inutile avvertire che quest'ultima è la ridotta successiva a ^5 della frazione con- tinua periodica mista : 1 + 1 + Vediamo pertanto confermate anche nei fusti anormali le osservazioni fatte per la prima volta dai fratelli Bravais » su quelli regolari, osservazioni avvalorate dagli studi dell' Hof- meister:" cioè col passare da una regione relatiTamente sottile ad una più grossa, senza che si abbia un corrispondente aumento di larghezza nelle basi delle foglie, crescono i numeri secondarli, ^ Moquin-Tandon, Éléments de Teratologie vegetale, 1841, p. 151 e 152. ^ C. LiNN^i, Phtlosophia botanica, Vienna, 1755, p. 216. ' L. ET A. Bravais, Essai sur la disposition des feuilles curvìsériées, in Ann. des Scien. nat., 2' eér. T. VII, 1837, p. 70 e 72. * Hofmeister, AUgemeine Morpìiologie, 1868, p. 494. SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE 271 quindi la misura dell'angolo di diverg-enza si accosta al valore, g 1/5 — :y^ — , di quella frazione continua illimitata. Al di sopra di questa regione (a circa 10 metri dalla base) scompare ogni traccia di elica : le foglie tendono a disporsi in serie trasversali, perpendicolari ai margini ed alternantisi nelle due facce. In ciò questo caso teratologico differisce alquanto da quello descritto dal Fermond (Bull, de la Soc. Bot. de France, 1. e), in cui le foglie erano « assemblées ou groupèes suivant des lignes transversales obliques, reprèsentant les fragments interrompus d'une hélice ». Riscontrai io pure alcune file obli- que di foglie, ma tale inclinazione è indubbiamente reflètto d'ine- guale accrescimento in lunghezza dei due margini della fascia, la quale nella regione corrispondente, situata a circa 1 metro e 50 cent, dall' estremità superiore, prese la forma di un ferro di cavallo. Se si taglia il fusto lungo un margine, e si distendono le due facce in uno stesso piano, si scorge che due serie con- secutive sono inclinate in senso contrario, e quindi non possono appartenere ad una stessa elica. Nell'ultima parte del fusto le serie formate dalle inserzioni delle foglie non sono esattamente rettilinee, ma più o meno incur- vate colla convessità rivolta verso la radice; alcune poi sono spezzate in segmenti rettilinei, discontinui, dei quali i laterali sono spinti in su, ma si mantengono sempre per[)endicolari ai margini. Qui evidentemente i due lati della fascia si sono allun- gati più che la linea mediana. La velocità di accrescimento non fu sempre uguale neppure sulle due facce; da ciò deriva quella forma ondulata e stranamente contorta che dà alla parte più larga quasi l'aspetto bizzarro del fusto di una Bauliinia scandente. Il numero delle foglie componenti ciascuna serie aumenta col dilatarsi del caule, ma proporzionalmente impiccioliscono le loro lamine. Le prime file sono di tre foglie a lembo assai ampio, più in alto si osservano serie più o meno numerose a lamine molto ridotte. A breve distanza dalla cima si contano, sopra una faccia, li di queste foglie disposte in una stessa linea tra- sversale assai regolare. L'estremità del fusto é troncata, e ricoperta da una massa straordinaria di fiori e di foglie rudimentali che per la brevità degli internodi si accumulano, si i)remono verso la cima. Si ha 272 SEDE DI FIREÌS'ZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE cosi una specie di capolino in forma di cresta, a superficie con- vessa, della lunghezza di 14 centimetri, largo 5, composto lungo la linea mediana di gemme florali, ai lati, di fiori in boccio gra- datamente più sviluppati, finché dalla periferia pendono alcuni piccoli frutti. Una sezione del capolino, ottenuta con un piano perpendico- lare alla linea mediana della sua superficie, mostra la disposizione distica delle serie parallele di gemme fiorali. Coli' allungamento dei meritalli, le file più vecchie si discostano, conservando però la loro perpendicolarità ai margini della fascia, salvo le defor- mazioni che soffrono pel maggiore accrescimento delle parti laterali. Fu già da altri osservato che nelle fasciazioni le gemme fio- rali si sviluppano in gran numero a detrimento dell' ampiezza delle foglie. In una sola diramazione di un fusto fasciato di Cti- curMa Pepo il Rettig (1. e.) contò oltre a 200 fiori maschili. Invece nei casi osservati dal Fermond predominavano i femminili : in una sola linea stavano schierati 11 zucchettini ben formati. I frutti raccolti dalla pianta di Sanda furono trentadue. Una circostanza degna d'essere segnalata è questa: un secondo esemplare pure fasciato, sebbene di minor larghezza, era vissuto alla distanza di una diecina di metri da quello che ho sopra de- scritto. Però io non lo vidi, perché distrutto prima che visitassi quella località. I due individui, insieme ad altri quattro che avevano conservato la forma normale, erano nati da semi pro- venienti da un frutto che aveva fornito al proprietario di un altro podere parecchie piante (il numero non potè essere de- terminato), cinque delle quali, cosi mi fu detto, si mostrarono col fusto appiattito. Non ebbi tempo di riscontrare l'esattezza di questa affermazione. I fatti qui esposti, se veri, proverebbero che esiste in alcuni individui della specie la tendenza a trasmet- tere per eredità tale anomalia. Scrive il Fermond {Pfnjt., I, p. 277): « Cet état parait suscep- tible d'une certaine conservation, car nous avons trouvé plu- sieurs années de suite, à la mème place, des tubercules de Topinambour qui se sont constamment reproduits avec les carac- tères d'une vaste fasciation ». Ma questo fatto non dimostrali carattere ereditario dell'anomalia, perchè la moltiplicazione av- venne per tuberi. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE 273 Il prof. De Vries * ritiene che la fasciazione sia il più delle volte un fenomeno ereditario. Il tentare la riproduzione di questa forma potrebbe forse con- durre a risultamenti di qualche importanza, non solo scientifica, ma anche pratica, perchè l'orticultura acquisterebbe una curiosa varietà che a detrimento delle foglie, inutili per l'uomo, forni- rebbe in grandissima copia le parti commestibili, fiori e frutti. Un'ultima ricerd^, feci sul posto. La natura di quel terreno di collina, siliceo-argilloso, arido e piuttosto povero, non desti- nato ad orto ma coltivato a vigneti, e le dichiarazioni dell'uomo che aveva seminato quelle poche piante escluderebbero che questi due casi teratologici siano dovuti a sovrabbondanza di nutrimento. Il Fermond e il De Vries trovano nella ricchezza delle materie nutritizie la causa principale della fasciazione ; però il Nestler osserva che questa non è la causa, essa non fa che amplificare un fenomeno che non determina. Infine il Segretario Baroni comnnica una nota del socio Goiran che ba per titolo : ADDENDA ET EMENDANDA IN FLORA VERONENSI. CON- TRIB. IV — POACEAE. SPECIMEN III. — COMUNICAZIONE DI A. GOIRAN. Questo terzo saggio attorno alle Poaceae che crescono nel- l'Agro veronese, è esclusivamente dedicato al genere Festuca. Nella compilazione dell' elenco delle forme veronesi appartenenti a questo intricatissimo genere, ho seguito l' ordine ed il modo di distribuzione seguiti dal sig. E. Hackel nella sua classica Monographia Festucarum Europaearum. Sono ricordate esclu- sivamente le forme per le quali non avevo dubbio alcuno di determinazione e che per la maggior parte sono state rivedute ed annotate dall' illustre prof, di St. Poelten. ^ Over de erfelijkheid der fasctcUieti (Bot. Jaarboek, X, 1894) secondo MoLLiARD, Eevue des travaux de teratologie et de patholofjie vcgétales parus dans les années 1892, 93, 94, in Rev. gén. de Bot. par G. Bon- nier, 1895, p. 465. Bull, della Soc. bot. Hai. 18 274 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE Festuca L. excl. sp. ; E. Hackel Monographia Festucaruin Europaearwni. Sect. I. — OVINAE Fr. 68. Festuca ovina L. sens. arapliss. — Subsp. I. eie-ovina. — Var. : 1. CAPiLLATA. — F. capillata Lam. ; F. ovina fi spicuUs Qnuticis Poli. viag. — Pascoli, IiiogliF selvatici e rupestri: nel monte Baldo alla Corona (Poli.), Pozza Galletto, Cor- daspina ecc.!; nei monti Lessini ai Trachi !. Non comune. 2. DURiusouLA. — Si incontra con molte sottovarietà e forme sul suolo dell'intera provincia dalla pianura e dalla collina alla zona alpina! — x gracilior = F. dariascula var. ò Poli. excl. syn. — fi genuina = F. ditriuscula -j-, fi, L Poli, ex parte excl. syn., con le forme longearistata Hack., ciirvula (Gaud.), longifoUa (Thuill.) — y villosa = F. diiriitscula var. e Poli, ex parte ? — (J irachyphylla, rarissima al lago di Garda a Riva (ex Hack!.), nel monte Baldo e nei Lessini — £ crassifolia, in unione alle sotto- varietà a e J3 ma meno frequente. 3. GLAUCA. — F. dariuscula var. 7 Poli, ex parte et excl. nonn. syn. — Pascoli aridi nei dintorni di Verona, al Bosco Mantico ecc., nel monte Baldo alla Corona ecc., sui Lessini a S. Anim ecc. !. — A questa varietà è da riferirsi una forma vivipara, rinvenuta, una sola volta, in un muro alle falde di monte Baldo sopra Pazzone (giugno 1876). Subsp. II. Sulcaia. — Var.: 1. Valesiaca Kocli. — F. duriuscula var. 7 Poli, ex parte et excl. nonn. syn.? — Comunissima nei pascoli e nelle rupi dal piano ai monti. 2. GENUINA. — Rupi e pascoli in tutti i monti veronesi e nei confinanti trentini e vicentini, scendendo dalle zone elevate alla collina ed alla pianura!: si presenta con molte sottovarietà, e cioè: — a iypica = F. duriuscula a, fi, L, Poli, ex parte?: è la maggiormente diffusa. — fi Mrhulata — F. rupicola Heuff. : in monte Baldo nei pa- scoli di Pravazar ! — y Mrsula Host. = F. duriuscula SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE 275 £ Poli, ex parte; rupi e pascoli* del monte Baldo a Cor- (laspina, Valfredda ecc. !. — ) vulgaris. — F. 7n(,bra L. ; F. duriuscula Poli. p. p.?. — Sparsa per tatto il territoria dai dintorni di Verona alia zona alpina nei luoghi sab- biosi, sassosi e selvatici !. — Insieme alla forma normale, crescono benanco le forme pascua e nemoralis Anders. al colle delle Ungherine, vivipara e macra-paucispiculata nelle sabbie dell'Adige!. — (^) grandiflora. — F. rubra diversifolia fi Gaud. : non comune ; fra i frutici e nella rupi a Quinzano e al Maso. ! La forma alpina {F. rubra e. alpina Pari.) nei monti Lessini presso Chiesanova !. — (y) barbala = F. barbata Schrank. : nei monti Lessini presso Chiesanuova !. 2. Fallax. — F. fallax Thuill. — Luoghi selvatici nel monte Baldo alla Corona, Val fredda, Ortigara, Val Vac- cara ecc. in unione ad una sottovarietà — subvar, longea- ristata Hack, in lit., — ed alla forma alpestris {F. ni- grescens Lara.)!. Ciro Pollini ha considerato come varietà o forme della sua F. duriuscula, le F. ìieterophylla, F. rubra, F. fallax l. Sect. II. — BOVINAE Fr. 70. F. ELATiOR L. sens ampi. — Subsp. I. pratensis. — Var.: 1. Genuina. — Subvar. (a) iijpica. — F. elatior L. ; F. pra- tensis Huds. — Prati e pascoli dal piano della zona su- balpina, p. es. nel monte Baldo in Ime, alla Ferrara ecc. !: alcune forme sembrano avvicinarsi alla var. inlerìnedìa Hack. ! — (^) pseudololiacea — F. pseudololiacea Fr. — Ove la precedente!. Subsp. II. arundinacea. — Var. : 1. Genuina. — Subvar. (■-'■) vulgaris. — F. arundinacea ^ Schreb., Poli. — Al margine dei fossi e delle risaie, lungo i corsi d'acqua, nei luoghi umidi, dalla pianura alla zona montana e subalpina, p. e nel monte Baldo alla Ferrara,. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE 277 nella valle d* Illasi a'Badia Calavena ! : nella bassa pianura si incontra una forma aristala !. — (j3) subalpina. — Nel monte Baldo ai Colonei, alla Ferrara nel letto del Pissol, e sui Lessini presso Revolto nel letto del torrente!. 2. Fenas. — Subvar. (a) typica. — F. Fenas Lag. -- Nel monte Baldo alla Ferrara nel letto del Pissol, ed alle falde dei Lessini nel vaio di Squaranto!. — (8) spuria. — Nel vaio di Squaranto!. — Alla sottovarietà antecedente è probabilmente da ascriversi F. oryzetoriun Poli. fl. ver. I, tab. I, f. 2: l'unico e malandato esemplare che si con- serva nell'Erbario PoUiniano non permette un giudizio assoluto!. 7L F. CtIGantea Vili. — Bromus giganteus L. — Rara: nei luoghi montani boschivi e selvatici umidi ed ombrosi, al margine dei ruscelli ecc.: nella valle dei Finetti presso Tregnago! (C. Mass. !), Centro (C. Mass.!), nella vai Ta- nara (C. Mass.!), nel vaio di Squaranto!. Sect. IIL — SUBBULBOSAE Nym. 72. F. SPADiCEA L. sens. ampi. — Var. genuina Subvar. aurea. — F. aurea Lam. ; F. spadicea var. a Poli. — Nei luoghi aspri e sassosi e nei pascoli dei monti Lessini (Segu.), e del monte Baldo in Pravazar, Valfredda, valle del Bastion, Colonei, vai delle pielite ecc.!: non comune. Sect. IV. — VARIAE. 73. F. VARIA Haenke sens. ampi. — Subsp. I. alpestris R. et S. — F. alpina Host. non Sut. ; F. ienuifolia Poli. viag. ex herb. ejus!; F. duriuscula var. j3 Poli. excl. syn. — Cre- sce copiosissima nelle rupi e nei pascoli di tutti i monti fra il Benaco, il Trentino ed il Vicentino: dalle zone elevatissime scende alla montana, insinuandosi nelle valli e propagandosi alla collina, talché si trova p. e. (forma sub- colorata) nella Valpantena presso Stalavena, la Carrara ecc.!. Frequentemente si incontra una dormii nionstrosa colle spighette deformate dall' azione di un insetto. 278 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE Subsp. II. pumila. — Var. : 1. Genuina. — F. pumila Vili. — Rarissima in monte Baldo nei pascoli all'Altissimo di Nago! 2. RiGiDioR Mut. — F. pumila. j3 NegyH Goir.! — Raris- sima in monte Baldo nelle rupi di Valgrande!. 74. F. sPECTABiLis Jan. emend. — Subsp. eu-spectàbilis ; var. ge- nuina; subvar. typica. — F. spectabilifi Imi.: F. spadicea j3 nemoralis Poli.! — Pascoli, luoghi sassosi, rupi ecc. dalla zona inferiore della regione alpina alla montana ed in qualche punto della collina; nel monte Baldo lungo la strada da Brentino alla Corona!, da Aviò al pian della Cenerei, presso Brentonico (Facch.), nelle giare di Val- brutta presso la Ferrara!, in Valfredda!, lungo le creste da Naole ai Colonei ed ai Zocchi!, all'Altissimo di Nago!, in Cerbiol ed ai Lavacci ! : cresce in monte Pastello, e nella vai d'Adige alla Chiusa! (e Mang. !); sui Lessini a Rocca Pia!, Corno d'Aquilio! ecc. Dopo di che, essendo esaurite le comunicazioni, l'adunanza è tolta. SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE 279 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 10 dicembre 1899. Il Pi-esidente Soìimier, aprendo la seduta, compie il doloroso uffi- cio di annunziare la morte del socio Abate Giovanni Fontana di Trento, avvenuta nel mese decorso. Ha scritto in proj^osito per aver notizie dell'estinto all'Abate Bresadola, il quale cortesemente gli ha man- dato i seguenti cenni biografici : Il professore Abate Giovanni Fontana morì il 28 ottobre u. s. nella ancora verde età di 33 anni. Egli offriva bellissime speranze. Aveva compiuto gli studi gin- nasiali e teologici a Trento con ottimo successo. Poi frequentò l'Uni- versità d'Innsbruck qualificandosi con distinzione nelle scienze na- turali che dal 1891 insegnava nel Ginnasio (Ginnasio e Liceo) vescovile di Trento. Nel tempo libero dall'insegnamento si applicava alla botanica fa- nerogamica e alla geologia. Di quest'ultima studiava a preferenza i fenomeni glaciali, sui quali aveva già raccolto molto materiale. Non pubblicò scritti; ma certamente avrebbe dato prove del suo sapere se la morte non lo avesse colpito cosi presto. Soccombette per tisi che da tre anni lentamente lo consumava. Tutti i conoscenti lo rimpiangono per le egregie doti della mente e più ancora per la gentilezza e mitezza dell'animo. Il Segretario Baroni comunica quindi i doni e cambi pervenuti alla Società nel mese scorso : Hiilth J. il/. Ueber einige Kalktuffe aus Westergòtland. Upsala, 1899. Massalongo C. Nuovo Elmintocecidio scoperto sulla Zieria julacea Schimp. Firenze, 1898. Longo D. Conti'ibuzione alla cromatolisi (picnosi) nei nuclei vegetali. Nuovo Giornale botanico italiano. Voi. VI, n. 4, Ottobre 1899. Bullettino della Società botanica italiana^ n.' 7-8. Sett.-Ott. 1899. Wiene.r Illustrirte Garten-Zeitung. Heft 11, Novemb. 1899. The Botanical Gazette. Voi. XXVIII, n. 4. October 1899. Science. Voi. X, n.' 253, 254, 255, 256. Novemb. 1899. Meddelanden fran Stockholins hògskolas botaniska Institut. Band I, 1898. 280 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE Fries Th. M. Bidrag till en Lefnadsteckning ofver Cari von Linné. Vili, Upsala, 1898. Hammar J. A. H. Inbjudningsskriffc til afhorande af den offentiga fòrelasning. Fo'an Svenska Barrskogar. Stockholm, 1897. The Proseedings and Transactions of the Nova Scotian Institute of Science. Voi. IX, part 4. Cook O. F. Inventory of foreign seeds and plants. Washington, 1899. Bulletin of the Torrey Botanical Club. Voi. XXVI, n. 11. Nov. 1899. Saunders A. Phycological Memoirs. San Francisco, 1898. Eastwood A. Studies in the Herbarium and the Field, II, San Fran- cisco, 1898. Annual Report of the Sniiihsonian Institutioìi, far the year ending, june 30 1896. Washington, 1898. Si votano ringraziamenti ai donatori. Il Presidente annunzia che il socio Béguinot ha ricevuto dal Mis- sionario Innocenzo Marchesi di Fallano (Roma) un invio di piante da luyui, località dell'Argentina a 1300 metri d'altezza, e che il no- stro collega è disposto a comunicare questo materiale a chi fra i soci desiderasse di studiarlo. Il Vice-Presidente Arcangeli presenta un suo lavoro dal titolo : ANCORA ^Xihh' ARAUCARIA IMBRICATA PAR. — NOTA DI G. ARCANGELI. Torno di nuovo a trattare di questa bella specie, per esporre altre notizie ed osservazioni che ho potuto raccogliere ultima- mente. Come ci fa conoscere il prof. De Toni, ' un beli' esemplare di questa specie esisteva parecchi anni or sono in piena terra nel R. Orto botanico di Padova. Esso aveva raggiunto l' altezza di 3,"" 15 quando fu colpito dal rigore dell' inverno 1879-80. che tanto lo danneggiò da rendergli impossibile di sopravvivere al nuovo freddo che avvenne nell' inverno 1885-86. Altro bell'esemplare di questa stessa specie, dell'altezza di circa 2m. esisteva nell'Orto botanico di Pavia, secondo quanto mi comunica il prof. Briosi direttore di queir Istituto. Questo esemplare però, dopo aver vissuto splendidamente per diversi * Db Toni G. B., Intorno ad alcuni alberi o frutici ragguardevoli esistenti nel Giardino di Padova, Padova, 1887, p. 7. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE 281 anni, mori nell'estate decorsa (1898) in seguito ad una specie di nommosi. Anche in Roma nel giardino pubblico del Pincio questa spe- cie è stata più volte esperimentala in piena terra, a quanto pare però sempre con resultati non sodisfacenti. Infatti in una delle stanze addette alla Direzione di quel giardino, si possono vedere alcuni giovani esemplari che vi perirono per non essersi potuti adattare alle condizioni della località, forse per l'ecces- sivo calore e la siccità del periodo estivo, che non poterono essere moderati dalle frequenti annaffiature. Secondo quanto mi viene riferito del dott. Alf. Masino, assi- stente a questo R. Istituto botanico, due belli esemplari di que- sta stessa specie si possono osservare in pieno sviluppo presso il Lago di Como. Uno di questi trovasi nella villa Gibezzi, a Gravedona, all'altez/.a di circa 40 m. sul livello del Lago, alla distanza di circa 200 m. dalla riva. Questo esemplare ha l'al- tezza di m. 7 ed è fornito di 16 palchi di rami. Esso venne trasportato in quel giardino da Como, e si crede abbia 23 anni. L'altro esemplare è a Domaso, in una villa di fianco all'Asilo infantile. Anche in Liguria per quanto ho potuto rilevare sembra che la pianta non resista alle condizioni del clima, almeno per le parti basse più prossime al mare. In tutto il tratto da Spe- zia a Genova non mi è avvenuto di poterne riscontrare alcuno esemplare, mentre ne ho potuti osservare di altre specie. Riguardo all'esemplare dell'Orto pisano è pure da notare, che i suoi rami più bassi in numero di 4 sono ridotti adesso a soli 3, dei quali due sono semplici ed uno solo con 3 rami secon- dari. Gli altri rami al di sopra presentano 4, 5 e talora anche 6 palchi di rami secondari, che sono costituiti, o da due soli rami accoppiati uno a destra e l'altro a sinistra, o talora da uno solo. Nella primavera decorsa la vegetazione è avvenuta nel no- stro esemplare con notevole attività. La parte superiore del fusto primario, che sporgeva di circa 30 cm. al di sopra del- l'ultimo verticillo di rami, si è allungata circa una diecina di cm. o poco più, ed i rami laterali si sono pure allungati producendo l'abbozzo di nuovi rami. Resulta quindi manife- sto che per quanto l'allungamento dell'asse primario si sia continuato alcun poco pure nell'estate, la parte già esistente 282 ■ SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE stava a rappresentare il lavoro di due anni, che con quello che si é effettuato nell'anno corrente completa la porzione di fusto fra l'ultimo verticillo ed il nuovo che sta per formarsi. Le altre porzioni di fusto che s'interpongono fra un verticillo e l'altro, sono presso a poco di ugual lunghezza: solo poche, le più basse, sono un po' più brevi: è però probabile che tutte abbiano im- piegato lo stesso tempo per formarsi, cioè tre anni; ed è pure probabile che in generale in questa pianta intercorrano tre anni fra la formazione di un palco di rami e l'altro, senza esclu- dere il caso in cai occorrano quattro anni e talora anche due. Nei giovani esemplari, che di recente ho potuto ottenere dalla Casa Rovelli di Pallanza, apparisce assai ben manifesta la for- mazione triennale dei successivi verticilli dal fatto, a quanto pare, della disposizione delle foglie. Si può infatti osservare che, tra- lasciando i verticilli inferiori più brevi, quelli che vengono al di sopra si mostrano divisi come in tre parti sovrapposte, che stanno appunto ad accennare i successivi periodi di vegetazione; una prima parto con foglie eretto-patenti, una seconda con fo- glie patenti ed una terza con foglie eretto-patenti. Però tale disposizione si rende talora manifesta anche negl' internodì inferiori, ma nelle due piante inviatemi non in tutte si pre- senta ugualmente pronunziata. — Stando al numero dei verti- cilli ed al principio stabilito, queste due piante avrebbero circa 15 anni, giacché i verticilli stessi sono in numero di cinque, ciò che è stato confermato dallo stesso Rovelli, che interpellato suir età di queste piante ha risposto eh" esse possono avere Clicca 15 anni d" età. Nei rami l'accrescimento ha luogo con maggiore lentezza che nel fusto primario. In essi i rami secondari si formano ta- lora dopo 4, 5 e 6 anni di vegetazione e più ancora, special- mente verso la parte superiore, ove spesso la ramificazione si rende più rara. I rami secondari poi, per quanto almeno ho potuto rilevare dal nostro esemplare e dagli altri pochi che ho potuto esaminare, si conservano costantemente semplici. Quello che contribuisce a dare all' esemplare del nostro giar- dino un aspetto affatto particolare, si è non solo la regolare ed elegante disposizione e flessione dei rami, quanto altresì la disposizione e persistenza delle foglie; queste, oltre essere molto più larghe e più rigide che nelle specie congeneri {A. brasi- SEDE DI FIRENZK - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE 283 Ucnsis, BidwilUi e Rulei), hanno una vita molto più lunga, conservandosi pure dopo morte aderenti alia superfìcie del fusto e dei rami, di g-uisa che la pianta si cujiserva vestita delle sue foglie verdi ad età inoltrata fino nelle parti più vecchie, ciò che molto contribuisce alla sua bellezza. Infatti, nell'esemplare del nostro giardino, le foglie ricuoprono non solo tutta la su- perficie dei rami, ma pure quella del fusto fino presso alla base, ed è solo nella parte inferiore, per un' altezza di circa 70 cin., eh' esse si mostrano gialle e disseccate e non più capaci di com- pire le loro funzioni. Fra. quelle tuttora viventi, quelle inferiori e più vecchie non possono avere meno di 30-33 anni di vita, quindi un' età di poco inferiore a quella della pianta. Le foglie di questa pianta dilleriscono inoltre da quelle della specie più prossima A. brasiliensis ed A. BidwilUi, non sola per la forma e per la maggiore rigidità, ma pure per la strut- tura. Esse sono a tipo isolaterale, mentre quelle delle altre due specie sono a struttura dorsoventrale. L' epidermide loro è for- mata da un solo strato di cellule allungate nel senso della lun- ghezza della foglia, a sezione trasversale subrettangolare con pareti esterne fortemente ispessite e striate, interponenti fra loro gli stomi che sono disposti in linea longitudinale in am- bedue le pagine, con vestibulo imbutiforme e cellule limiti ligni- ficate quasi ugualmente distribuite nelle due pagine. Al disotto della epidermide è un esoderma costituito di fibre riunite a più strati in fasci longitudinali alternanti con gli stomi ed a parete molto ingrossata e lignificata, esoderma che è più ingrossato in corrispondenza agli spigoli laterali della foglia. Più interna- mente, cioè al di dentro dello esoderma, viene il tessuto a pa- lizzata, che è formato da cellule allungate disposte in un solo strato di uguale struttura in corrispondenza alle due pagine. Da questo mediante cellule ovoidee un po' allungate si passa al tessuto lasso che si compone di elementi assai disuguali con meati pure ineguali, fra le quali figurano qua e là idioblasti cristalliferi molto iiregolari a parete mediocremente ingrossata e lignificata. Nelle cellule del tessuto assirailatore si osservano, oltre il plasma ed i cloroplasti ed il nucleo, grosse gocciole di un olio fisso facilmente riconoscibile, che rappresenta un ma- teriale di riserva accumulato in seguito all'assimilazione, e che si riscontrano i)ure nelle foglie delle specie congeneri. Al di 284 SEDE DI FIREXZE - ADUNANZA DEL lO DICEMBRE dentro del tessuto lasso- si osservano i fasci librolegnosi, che decorrono dalla base delle foglie verso 1' apice quasi parallela- mente in numero di 14-17, ciascuno circondato da una guaina fleoermica poco distinta, e ciascuno fornito di xilema dal lato della pagina superiore e fìoema dal lato della inferiore. 11 floe- ma è rinforzato esternamente da un fascio di stereidi o fibre non lignificate, ed il xilema presentasi accompagnato da scarso tessuto tracheidale dal lato della pagina superiore. Fra i fasci librolegnosi si osservano canali mucipari in alternanza assai re- golare. I caratteri anatomici più importanti di queste foglie si pos- sono riassumere nel modo seguente: Stomi disposti in serie longitnclinali ed ugualmente distrilnàti nelle due pagine. Eso- derma di stereidi fibrose lignificate disposte in fasci costituiti da 5-7 strati. Stereidi del mesofillo poco numerose con rami poco sporgenti od anche sporgenti, ma molto irregolari. II Noack, ^ in un suo lavoro sull' influenza del clima sopra alcune conifere, conclude che queste piante debbono la grande resistenza delle loro foglie alla influenza del clima, parte, in- sieme con le altre piante sempre verdi, alla straordinaria cu- •tinizzazione dell'epidermide ed all' inspessimento delle pareti cellulari, parte alla cutinizzazione, all' ingrossamento ed in- sieme alla lignificazione maggiori o minori delle pareti cel- lulari, e che nei generi Pinus e Picea la lignificazione delle cellule delle foglie si mostra in diversi gradi, e tanto più in- tensa quanto è maggiore la latitudine in cui si trova la specie e quanto più essa s' inalza sul livello del mare. Che la cutinizzazione, l' inspessimento e la lignificazione delle pareti cellulari favorisca la resistenza contro l'azione del clima si può ben ritenere, ma che queste moilificazioni delle pareti cellulari dipendano esclusivamente dal clima mi sembra non potersi ammettere. — Oltre il clima influiscono più o meno so- pra l'organizzazione altri agenti, quali l'ereditarietà e le azioni del mondo organico esteriore. Nel caso nostro delle Araucarie la cosa si deve intendere in questo senso ; ed infatti se VAì^au- NoACK F., Der Einfluss des Klimas auf die Cuticularisation und Ver liohung der Nadeln einiger Coniferen. Jalii-b. ftir wissensch. Bo- tanik von D.^ N. PringsTieim, XVIII B., p. 519. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMIJKE 285 caria imdricata si presenta fornita nelle sue foglie di tessuti meccanici più sviluppali, tanto che esse sono notevolmente più rigide e più pungenti di quelle delle altre specie, ciò si deve all' influenza del mondo organico esterno, e probabilmente di animali litofagi, i quali hanno provocato in questa pianta lo sviluppo di tessuti più rigidi e più resistenti, onde potersi meglio difendere dagli attacchi degli animali, che recavano e recano tuttora danni più o meno gravi a questa come a tante altre specie. Il Segretario Bauoni presenta i seguenti lavori: ADDENDA ET EMENDANDA IN FLORA VERONENSI. CON- TRIB. IV — POACEAE. SPECIMEN IV. — COMUNICA- ZIONE DI A. GOIRAN. Presento il IV ed ultimo specimen attorno alle Poaceae ve- ronesi col quale lavoro ho inteso compilare come il Prodromus 0 introduzione alla trattazione completa di questa famiglia, 75. VuLPiA LIGUSTICA Luk. — Rarissima. Nella Val d'Adige a sud della Chiusa, nel binario ferroviario fra le rotaie : forse accidentalmente nel maggio dell'anno 1881 ! 76. V. PSEUDOMYUROS Soy.-Willm. {Festuca myuros Poli.) j3 pseu- DONARDURUS 7)1/1. — È una Varietà rimarchevole, assai somigliante alla var. aristaius di Nardurus unilateralis, che ho raccolto in luoghi aridi e sassosi, p. e. al Bosco Mantico, presso Quinzano, in prossimità al fortilizio di Montorio ecc. !. 77. V. MYUROS Rchb. fi. exc. non Gml. — T'. ciliaia auct. plur.: Festuca ciliafa Poli.!. — Var. : j3 PANICULA SPICIFORMI CONTRACTA. 7 PDMILA. La forma tipica cresce in luoghi sterili, sui muri ecc. frequentemente in società con la V. psewlomìjuros; in unione ad essa crescono pure le due varietà o forme 3 e 7. 78. Bromus MAX.I.MUS Desf. — Cresce copiosamente in tutta la provincia, dalla pianura alla collina, sui muri, sui tetti, 288 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE lungo le vie, sulle rupi, nei seminati e nella città stessa di Verona a.ìì' At^ena !. 79. Bromus Gussonei Pari. — B. maximiis Desf. var. Gusso- ■nei Pari. — Meno frequente del precedente: cresce nella città stessa di Verona sopra molti edifici, nei fossi fuori Porta Vittoria, nella Val d'Adige presso Domegliara, nella collina di Montorio ecc. !. 80. B. RiGiDUS Rth. — Non comune : cresce promiscuamente a B. maximus in Verona, segnatamente fuori Porta Vit- toria!. — Secondo ogni probabilità, il Pollini nel suo B. sterilis, ha compreso non solo il vero B. sterilis, ma be- nanco le tre specie ora elencate. 81. B. TECTORUM L. — Raro: luoghi arenosi e sterili. Nei fossi della città di Verona fuori Porta Palio, nei seminati in Campomarzo, nelle ghiaie e sabbie dell'Adige, tra i ciot- toli presso Tombetta !. 82. B. MATRiTENsrs L. — Cresce, colle sue numerose varietà, sui muri, lungo le vie, nei campi, nelle rupi del piano e della collina : comune ! (e Leybold, Rigo !). 83. B. ERECTUS Huds., Poli. — Cresce copiosamente, in unione alle due varietà lasianthos e leianthos, nei prati, nei pa- scoli, nei luoghi selvatici e rupestri della intera provincia dalla bassa ed alta pianura alla zona subalpina!. 84. B. CONDENSATUS Hackel ! — Luoghi rupestri e selvatici della zona subalpina: alle falde dei Lessini nella valle di Squa- ranto, alla Chiusa nella vai d' Adige, presso Rivalta alle falde del monte Baldo, ed in questo stesso monte alla Corona, presso la Ferrara ecc. !. 85. Serrafalcus secalinus Bah.; Bromus secalinus Linn. sp, ed. I, p. 76, ed. Il, p. 112. — Var.: oc TYPICUS. ^ VELDTiNus (Schrad.), 7 ELONGATUS (Gaud.). , a. 1894, p. 133. * Noto e ricordo tra queste: Tul i jìa praecox Ten., T. Oculus-Solis S.* Am., T. Clusiana DC. , Scilla pattila Ròm. et Schult. , Rubens 308 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE I numerosi esemplari clie vi osservai nell'Aprile-Maggio 1897 solo eccezionalmente portavano frutti e semi : la maggior parte avevano ovari sterili e presentavano più o meno notevoli de- viazioni nello sviluppo dei singoli verticilli fiorali: la specie deve riprodursi essenzialmente per via agamica. La località di Isola Farnese, dove scopersi per la prima volta la specie nel Marzo del 1895 in un discreto numero di esem- plari, può essere spiegata col trasporto, per mezzo degli uccelli, dei rari semi che raggiungono la maturità, o dei bulbi per mezzo dell'uomo: la località inoltre non é molto lungi dal piccolo cam- posanto del paese. Fu ritrovata, però in poclii esemplari, nell' Aprile dell' anno seguente da me e dal march. Giacomo Doria. Quest' anno ve la ricercai di nuovo, ma, stante la stagione avanzata in cui per- corsi col mio reggimento la regione, non ne vidi traccia. Nella località la specie era sprovvista di cassule e di semi : alcuni bulbi, che trapiantai col permesso del prof. Pirotta nell'orto bo- tanico di Panisperna, attecchirono e diedero fiori, non però semenza. La Fritillaria Persica sembra preferire i terreni vulcanici: cosi il Koch ^ le assegna le trachiti del monte Ararat in Ar- menia ; su suolo vulcanico fa ad Esdrelon in Palestina, donde se ne conserva nell' Erbario dell' Istituto botanico di Roma un esemplare raccolto dal Martorelli nel 1862; sui tufi cresce ad Isola Farnese : però non ne è esclusiva. Preferisce i luoghi bo- scosi e nei boschi fu raccolta a Carpinete, nei boschi di Pino e di altre conifere a Villa Pamfili, in quello di Q. suber, Cerris, ilex ad Isola Farnese : la sua scomparsa da alcune località come da Carpinete dipende essenzialmente dalla scomparsa del bosco. microglossus Bert., già indicate per la villa da botanici romani, ma dove oggidì si cercherebbero invano. Earissimo è Ornithogalum nu- tans L., di cui un solo anno vidi e raccolsi un esemj)lare; raro è anche Hermodactylus tuberosus, di cui vidi un esemplare nell'Herb. Cam. Doriae (13 III 1893, G. Doria!). Molte orchidee vi si conservano, però non poche o sono scomparse o fatte assai rare. Tra queste ricordo : Himantoglossum hircinum, ^Sinranthes aufumnalis, Cephalanthera ensifolia, Limodorum abortivum, tutte più o meno comuni nei dintorni di Roma. Vi si cercherebbe invano Lecocìda eretica, nota solamente per la villa. ^ Linnaea, t. XXII, p. 238. SEDE DI FIREXZK - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE 309 Quanto alla Oxalis violacea Lin., da me segnalata per il litto- rale romano tra Nettuno e Torre Astura (Maggio 1895),' dirò solamente che essa fu ritrovata abbondante da me e dal mar- chese Doria nell'Aprile del 1897 sul littorale tra Anzio e Net- tuno, certamente sfuggita ai giardini che adornano questa ri- dente spiaggia del nostro littorale. La specie mostra una ten- denza ben spiccata a naturalizzarsi e forse, come altre specie del genere, è destinata ad ulteriormente dilTondersi. - CONIFÈRES DE CHINE, RÉCOLTÉS PAR LE RÉV. PÉRE JOSEPH GIRALDI DANS LE SHEN-SI SEPTENTRIONAL ET MERIDIONAL, PAR L. BEISSNER. Pour faire suite à ma liste précédente." j'énumére, dans la présente note, quelques Conifères du Shen-si que M. A. Biondi, de Florence, a bien voulu me confier pour l'étude. La petite coUection comprend les sept numéros suivants: N° 1. « Pino. — Qua-in-san, 20 Luglio 1898. » Pimcs densiflora Sieb. et Zucc. Les rameaux récoltés par le R. P. Giraldi présentent les feuilles géminées. * A. Béguinot, Sulla presenza in Italia della « Oxulis violacea » Lin., in Bull. Soc. hot. ital., a. 1895, p. 110. ^ "ISQÌV Herharium CamiUae Doriae esistono due località per 0. cer- nua Thunb. donde non è ancora nota: Monte Narba (Sari-abus) 25 IV 1895, R. Gestro ! nota già pei dintorni di Cagliari ed Alghero (Cfr. Barbey, FI. Sani. Camp. Lausanne, 1884, p. 157 e p. 175), e Napoli al Vomero, 19 I 1895, Erede I. Di Napoli era di già nota ma di altre località (Cfr. Parlatore, FI. Ital., V, p. 264; Pasquale, Flora Vesuviana, in Atti R. Accad. Scienz. Fisich. e Matem. Napoli, 1SG8, p. 28). In un invio di piante dell'Isola di Malta dell'amico sig. Ca- milleri, dove la specie è comune ed infestissima (Cfr. Grech-De- licata, FI. Melit., p. 8) tutti gli esemplari comunicatimi presenta- vano fiori doppi e stradoppi, notati e descritti di già dal Nicotra (Cfr. Varietà spontanee di fiore pieno di « 0. cernita » Thunb. in Nuovo Giorn. Bot. Ital., voi. XVI, p. 197. Recentemente il prof. Goiran segnala per la città di Verona O. vio- lala, dove la ritiene subspontanea ed in via di naturalizzazione (Cu: Le specie e forme vtronesi del genere « Oxalis » : comparsa di « Oxalis violacea » nella città di Verona, in Bull. Soc. bot. it., a. 1896, p. 95. » Bull. Soc. bot. it., n. 6, Luglio 1898, p. KJG. 20* 310 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE ainsi que les boiitons gemmaires à écailles rougeàtres, fìmbriées, caractéristiques de cette espéce. Ils portent aussi des còiies à divers états de développement, les uas à moitié mùrs et petits, les autres ouverts et vieux. N° 2. Meme espèce et mèrae localité. Rameaux garnis de cònes mùrs, contenaiit d'aboiidantes graiues en boii état. N° 3. « Pino raccolto sul monte Kin-qua-san, 10 Maggio 1898 ». C'est encore le Pinus densiftora Sieb. et Zucc, avec cònes, jeunes pousses en voie de croissance, et fleiirs màles en épi très dense, d'où le nom spécifique de den- siftora. Exemplaires instructifs et bien conservés. Dans ces trois numéros, l'examen anatomique de la feuille montre clairement les canaux rèsìnifères adossès à Vèpiderme, qui sont caractéristiques du Pinus den- si/loì^a. N° 4. « Lean-san, Settembre 1898. Shen-si meridionale ». Pìnits Armandi Franche! Espèce à feuilles quinées. L'exemplaire porte un còne imparfaitement développé, de 7 cm. de longueur. Nous avons décrit et figure les fleurs màles et les cònes mùrs de ce pin (longs de 14 cm.) sur des exemplaires faisant partie d'un des envois pré- cédents du R. P, Giraldi. ]\° 6. « Pino raccolto nel Kin-qua-san, 10 Maggio 1898 ». Pinus Imraiensis Sieb. et Zucc. Deux rameaux éti- quetés, portant chacun un jeune còne desséché peu ca- ractéristique. D'autres rameaux, stériles, présentent de jeunes pousses en forme de pinceau. N° 11. « Sulle montagne del Lean-san, Shen-si meridionale, Set- tembre 1898. » Pinus Massoniana Lamb. Feuilles géminées, longues et minces ; cònes mùrs bien développés. Espèce déjà pré- cédemment récoltée par le P. Giraldi en exemplaires munis de bonnes fleurs màles. SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE 311 N° 12. « Questa conifera non trovasi nello Shen-si del Nord. Raccolta sul monte Lean-san, Shen-si meridionale ». Cunninghamia sinensis R. Br. Genre monotype, et arbre connu seulement de la Chine, Les glands détacliés et sans étiquette, faisant partie de l'envoi du P. Giraldi, appartiennent, d'après leur cu- pule très caractéristique, au Quercus serrata Thunb. {Q. chinensis Bunge). Essendo esaurite le comunicazioni l' adunanza è tolta a oro 15,30. 90 312 INDICE INDICE Arcangeli Gr. — Sopra vari funghi raccolti nell'anno 1898. Pag. 16 — SulV Araucaria imbricata Pav. del R, Orto botanico di Pisa » 76 — Sopra alcune piante di Araucaria coltivate nell'Orto botanico pisano ^ — Gli studi dello Czapek sui tessuti lignificati ed i pro- cessi per colorarli stabilmente » 16'? — Altre osservazioni sopra alcune Cucurbitacee e sui loro nettarli » 198 — Alcune osservazioni sull' Oenothera strida Led. ...» 204 — Alcune osservazioni suWArauja albens G. Don ...» 251 — Sopra alcuni esemplari di Araucaria Bichoillii Hook. . » 262 — Ancora suW Araucaria imbricata Pav » 280 Baroni E. — Sopra una fioritura anormale nella Deutzia gracilis Sieb. et Zucc » 86 — Aggiunte all' « Elenco delle Pubblicazioni scientificbe » del prof. T. Carnei » 88 — Sopra una nota del prof. Van Tiegbem intitolata « Spo- res, diocles et tomies » » 112 Béguinot a. — Di una famiglia e di alcuni generi nuovi per la flora della provincia di Roma » 23 — ■ Il genere Gagea nella flora romana » 31 — Notizie preliminari sulla biologia fiorale del genere Bo- mulea Maratti » 214 — La flora dei depositi alluvionali del fiume Tevere den- tro Roma » 222 — Intorno ad alcune forme di Reseda lutea L » 229 — Ulteriori notizie intorno alla Fritillaria persica L. ed alla Oxalis violacea L. nella flora italiana » 301 Beissner L. — Conifères de Chine, récoltés par le Rév. Pére J. Giraldi dans le Shen-si septentrional et meri- dional » 309 Biondi A. — Rendiconto finanziario della Società botanica italiana dal 1° gennaio al 31 dicembre 1898 .... » 5 Bolzon P. — • Contribuzione alla flora veneta » 134 Casali C. — Aggiunte alla flora crittogamica del Reg- giano (Tallofite) . » 84 — Aggiunte alla flora crittogamica del Reggiano (Briofìte) » 93 INDICE 313 Cavara F. — Le recenti investigazioni di Harold Wager sul nucleo dei Saccaromiceti Pag. 8 — I nuclei delle Entomophthoreae in ordine alla filogenesi di queste piante » 55 — Osservazioni di A. H. Trow sulla biologia e citologia di una varietà di Acldya americana » 79 — Oogeuesi nel Pinns Laricio. Osservazioni sulla fecon- dazione e l' embriologia di questa specie, per C. J. Chamberlain » 96 — Di due microrganismi utili per l'agricoltura .... » 241 — Fioritura tardiva nella Gentlana acaulis L » 244 De Toxi G. B. e Forti A. — Contributo alla conoscenza della flora pelagica del lago Vetter > 177 Fiori A. — Resoconto di una escursione botanica nelle Puglie e Basilicata » 209 Forti A. — Il genere Stigonema in Italia. Contributo alla Ficologia italica » 131 Gaeta G. — Sui frutti di Juniperus drupacea » 165 GiRALDi G. — Frammenti di una lettera inviata dalla Cina al sig. Antonio Biondi » 257 GoiRAN A. — La Deschampsia coespitosa P. B. var. flave- scens del m. Baldo » 15 — Sulla presenza di Amarantus albus L. nell'agro veronese » 54 — Stazioni veronesi di Quercics Pseudo-Suber Santi ...» 66 — Addenda et emendanda in flora veronensi. Contr. IV. Poaceae. Specimen I » 180 — Addenda et emendanda in flora veronensi. Contr. IV". Poaceae. Specimen II » 246 — Addenda et emendanda in flora veronensi. Contr. IV. Poaceae. Specimen III » 273 — Addenda et emendanda in flora veronensi. Contr. IV. Poaceae. Specimen IV » 285 Grilli C. — Fioriture fuori di stagione nel Montefeltro » 53 — "William Xylander. Cenno biografico » 100 Jatta a. — Parole dette in morte del socio Alfonso Pa- lanza » 159 Lenticchia A. — Seconda contribuzione alla micologia del m. Generoso (Imenomiceti, Gasteromiceti) ...» 293 Levier e. — La Marchanlia paleacea Bert. ritrovata a Firenze » 128 Macchiati L. — Sopra uno Streptococco parassita dei granuli d' amido di frumento » 48 — Ufficio dei peli, dell' antocianina e dei nettarii estranu- ziali àeW Ailanthus (jlandidosa Desf. » 103 — Osservazioni sui nettai-ii estranuziali del Prunus Lau- rocerasus Li * 14^4 314 INDICE Massalongo C. — Sopra un ibrido spettante al genere Carduus Pag. 132 — Di un probabile nuovo tipo di galle » 161 — Di due galle raccolte in Siberia ed in Lapponia da S. Sommier » 162 — Sopra una nuova malattia dei frutti del fagiuolo ...» 289 Mezzana N. — Sopra un caso di fasciazione nel fusto di Cucurbita Pepo L » 268 NICOTRA L. — Per la continuazione della Flora di Par- latore » 35 PoNS G. — Excludenda e flora italica ». 185 Rapporto e voto della Commissione della Società africana d' Italia sulla opportunità di istituire giardini speri- mentali per le colture tropicali nell'Eritrea. ...» 42 Saccardo P. a. — Sulla più antica pubblicazione di Plan- tae exsiccatae » 172 Sommier S. — Il Cistiis laurifoUus L. e il suo diritto di cittadinanza in Italia » 61 — La gita sociale all' isola della Gorgona » 70 — Piante raccolte durante la gita sociale alla Gorgona . » 117 — Di alcune piante nuove o poco note per la Toscana . » 130 — Rendiconto morale della Società » 150 — Parole dette in occasione della Riunione generale della Società in Venezia . » 155 Spampani G. — Alcune osservazioni sulla formazione del- l' olio nell' oliva » 139 VoGLiNO P. — La lotta per l'esistenza nel genere Boletus. » 174