■
THE UNIVERSITY
OF ILLINOIS
LIBRARY
580.6
SOB
1 896-99
OTTO HARRASSOWITZ
BUCHHANOLUNG
: LEIPZIG;
BULLETTINO
DELLA
SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA
BULLETTINO
DELLA
SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA
A. uno 1898.
FIRENZE,
1898.
Firenze, Stabilimento Pellas, Via Jacopo da Diaccefo, 10.
BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del 9 gennaio 1898.
Il Presidente Sommier apre l'adunanza ed annunzia l'ammissione
del nuovo socio
Dott. Giovanni Pons, di Firenze,
presentato dai soci Baroni e Sonimier.
L'Archivista Baroagli legge il seguente elenco di doni perve-
nuti alla Biblioteca della Società :
Poli e Tanfani. Botanica descrittiva e comparativa ad uso dei
Ginnasi. Yol. II.
Massaloìigo Ch. Hepaticae in Provincia Scliensi, Chinae interioris
a E,ev. Patre J. Giraldi collectae.
Minerva. Rivista delle riviste. Voi. XIV, N. 6.
Rassegna settimanale universale. Voi. Ili, N. 1 e 2.
Science. Voi. A^, N. 156.
Botanische Zeitung. Jahrg. 53; N. 20, 21, 22. Originalabhandlun-
gen. Heft X, XI.
Penzig 0. Flora popolare Ligure.
— et Saccardo P. A. Diagnoses Fungorum novorum in insula Java
collectorum.
La Società vota ringi'aziamenti ai donatori.
Il Presidente Sojimier presenta alla Società, a nome degli autori,
i seguenti lavori :
A. Deguinot. Prodromo ad una Flora dei bacini Pontino ed Auso-
nio e del versante meridionale dei monti limitrotì (Lepini- Ausoni).
O. Penzig. Florae Ligusticae Sj^no^isis.
L. Xiaotru. Le Fumariacee italiane. Saggio d'una continuazione
della Flora Italiana di Filippo Parlatore.
Sono, dice il Sommier, tre lavori importanti j^er la Flora Italiana.
Il jjrimo, stampato negli annali dei Museo Civico di Genova, sotto
750582
6 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
la rubrica Herharium CammiUae Doriae, ci dà il quadro della vegeta-
zione, per quanto è conosciuta fin ora, del versante meridionale dei
monti Lepini ed Ausoni, dal piano fino alle vette dei monti (il piìt
alto, il Semprevisa, ha 1536 m.) e di una porzione dalla larga zona di
terreno paludoso che si estende fra i monti ed il mare Tirreno,
prendendo psr limite da un lato il fiume Astura, dall' altro Sper-
longa e Fondi ^ed includendovi il monte Circello. L'autore si è valsa
per il suo lavoro del materiale raccolto da lui stesso e da altri,
nonché delle opere generali e speciali, antiche e moderne, che men-
zionano piante di quella regione. Per le singole specie sono citate
le località dove furono raccolte ; e quando è il caso, sono corredate
di osservazioni^critiche. Non poche sono le specie non ancora in-
dicate per la provincia di Roma ; vengono pure descritte alcune va-
rietà nuove. L'estesa regione che dalle arene marittime giunge fino
alla zona montana e presenta non poche difficoltà per l'insalubrità del
clima nel basso^e per l'inospitalità dei monti, non è stata sufficiente-
mente esplorata perchè la Flora che ce ne dà Begiiinot, benché enu-
meri 1305 piante vascolari, e comprenda quindi ]3Ìù di un quarto delle
specie conosciute d'Italia, si possa considerare come definitiva ; ma.
è assai più di un semijlice abbozzo, come modestamente dice l'au-
tore. Essa sarà il vademecum indispensabile di chi andrà ad erbo-
rare in quell'interessante territorio, e non meno indispensabile sarà
a chi vori'à istituire paragoni floristici con distretti vicini.
La Florae Ligusticae Synopsis ci mostra quale progresso abbia.
fatto la nostra conoscenza della flora di Liguria dal 18-lG in poi,
allorché De Notaris pubblicava il suo « Prospetto della Flora Li-
gustica ». Di fatti, non ostante che il Penzig abbia omesso non
poche specie dubbie o citate erroneamente, e che i confini da essa
assegnati alla Liguria siano alquanto meno estesi di quelli ammessi
da De Notaris, egli porta il numero di piante vascolari liguri da
2288 (Prospetto di De Not.) a 3166, il che corrisponde a quasi tre
quarti delle specie italiane e ad un terzo circa delle europee. Nella
introduzione l' autore esjDone le ragioni per le quali questa parte
d'Italia ha una flora cosi straordinariamente ricca, e si diffonde a
descrivere le numerose e svariatissime formazioni vegetali^ o asso-
ciazioni di piante che vi si riscontrano. Per ognuna delle 5 zone
in cui divide il suo territorio, esso indica le formazioni vegetali
che vi si trovano, e dà altrettanti elenchi delle piante che le caratte-
rizzano. In tal modo è reso evidente 1' aspetto della vegetazione in
qualunque punto della Liguria. — Neil' elenco generale che segue,
trovasi soltanto il nome d'ogni pianta; questo lavoro, di fatti,
come avverte l'autore, non è altro che il prodromo di un'opera di
ben altra mole, una « Flora della Liguria », alla quale il prof. Penzig
lavora da 10 anni e che richiederà ancora non pochi anni prima di
venir compiuta. In fine di questa Synopsis trovasi un quadro rias-
suntivo dal quale si può vedere a colpo d' occhio da quante specie
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 7
sieuo rappresentate le singole famiglie e classi in Liguria, in Italia
ed in tutta l'Europa.
La Flora popolare Ligure del prof. Penzig, di cui l'autore ha j)ure
fatto dono alla Società, si può dire un corredo della sua Sìjnopsis,
essendovi registrati con cura, per molte piante, i nomi vernacoli
sotto cui sono conosciute dalla gente di campagna in Liguria.
Il Prof. Nicotra, colla sua monografia delle Fumariacee italiane, ha
voluto, con lodevole pensiero, iniziare la continuazione della Flora
italiana di Parlatore. Per questo il suo lavoro è stampato coi me-
desimi tipi, ed è fatto presso a poco sul medesimo piano e col me-
desimo sistema della Flora italiana, dando però maggiore sviluppo
alle osservazioni critiche sulle specie, e sopprimendo invece le lun-
ghe descrizioni in italiano. L' autore ammette in Italia una specie
di Hypecoum, 7 di Corydalls, 14 di Ftimarìa e per la F. spicata ac-
cetta il genere Platycapnos di Bernhard. L' autore qviindi non è di
quelli che molto riuniscono, e neppure di qiielli che suddividono
all'eccesso. Abbenchè vari valenti fitografi ci abbiano già dato delle
monografie del genere Fumaria, è interessante vedere come esso
venga trattato da chi per molti anni ne ha fatto uno studio speciale,
ed ha potuto valersi dei lavori dei predecessori. Per la divisione in
sezioni, il Nicotra ha seguito la monografia di Hammar; ma non tutte
le specie sono intese allo stesso modo.
Il Consigliere Baroni presenta e legge una nota del socio Pons
sopra
UN CASO DI METAMORFOSI PETALIZZANTE NEL COLCIII-
CUM ALPINUM DC. — NOTA DI G. PONS.
I Colchicwn alpinwn DC. e C. autumnale L. erano l'estate
scorsa in piena fioritura fin dal 20 agosto nell'alta Valle di
Macel, nelle Alpi Cozie. Il primo però scende raramente a 1300 m.,
laddove l'altro predilige i prati che si trovano a un'altezza in-
feriore a 1300 m., pur tuttavia arrivando fino ad incontrarsi col
C. alpinum in alcuni prati delle Alpi. Amendue li trovai, in
qualche mia corsa botanica dell'agosto scorso, a convivere nella
stessa località a 1480 m., cioè al Ciò dà Mian, al di sopra della
storica Balziglia.
Però si deve notare che mentre il ColcMcum autumnale L.
sembra prediligere i prati ben concimati e ricchi di humus, in
cui affondare profondamente il suo grosso bulbo, che va spo-
standosi ogni anno di luogo, il C. alpinum invece vive — direi
i8 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
di preferenza — sulle rocce e nei terreni rocciosi, scarsi di terra
vegetale. Il suo bulbo poi non muta di posto.
Molti campioni, poi, de' miei Colchicum alpinum DC, raccolti,
sono normali, con ogni loro parte bene sviluppata. Altri invece
hanno ora uno, ora due stami, del ciclo esteriore, anormali :
cioè assumono a grado a grado la forma, il colore e le dimen-
sioni de' tepali del ciclo interno. In alcuni esemplari il filamento
dello stame si allarga e si allunga, diventa arcuato, quasi a
forma di crescente, salvo ad essere ottuso all'apice, portando
nella parte sua concava un rigonfiamento gialliccio, residuo
manifesto di un'antera abortita. In altri esemplari ho visto la
lamina tepaloidea diritta, meglio sviluppata, portante tuttavia
sur un lato il suaccennato rigonfiamento giallo. In altri fiori in-
fine dell'antera non v'era più traccia alcuna, essendosi lo stame
addirittura trasformato in un tepalo, uguale per la forma, il
colorito, la rigatura e le dimensioni ai tepali del ciclo interno.
Pochi fiori hanno due stami che si potrebbero confondere coi
veri tepali, tanto li somigliano. Descritto il caso, bisogna ricer-
carne la causa. Osserverò anzitutto che l'ipertrofia staminale
non si riscontra nelle piante che vivono sulle rupi, ricoperte
da 1 a 2 dm. di humus, né nelle località non concimate. Essa é,
invece, non dirò frequente, ma non tanto rara nelle piante che
crescono nei prati alpini, che vengono più o meno arricchiti di
sostanza* nutritizia. Gli esemplari infatti che presentavano l'i-
pertrofia degli stami, si trovavano nei prati accennati o attorno
ai mucchi di fieno, mucchi fatti a guisa di pagliai all'aria aperta,
come usa in montagna, e nell'Alpi Cozie noti sotto il nome di
fénie e di barca in italiano, se non erro; attorno ai quali ab-
bondano i detriti vegetali in decomposizione, costituendo un
concime vero e proprio.
Da queste osservazioni, mi pare che si possa concludere che
la causa della trasformazione di stami in starninodì tepaloidei nel
C. alpìnum DC, si debba ricercare nell'abbondante nutrimento
fornitogli dal suolo. Sarebbe forse questo un caso di ipertrofia
generale, come la chiama il Delpino. *
^ Delfino, Fiori cloppii, in Meni. Ist. Bologn. Serie IV, tomo Vili,
p. 208 (1887). Anche il Delpino, 1. e, p. 209, sembra credere che in-
fluisca l'alimentazione.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIUENZE 9
Il Consigliere Baroni presenta alla Società un Narciso della Cina,
che corrisponde molto bene al Narcissus elatus Gnss. (forma a fiori
semplici del JN". ConstantinopoUtanus Hortul.). Il Padre Giraldi che l'ha
inviato dalla Cina dice che proviene dalla provincia Jlo-nan, nella
quale c'è un monte su cui vegetano in abbondanza i bulbi di que-
sta specie e che non trovansi in altro luogo : quivi vengono rac-
colti e poi venduti. Potrebbe con qualche probabilità ritenersi che
la patria del N. elatus, finora ignota, dovesse ricercarsi in questo
monte della provincia dell' Ho-nan : però fino a che non ci saranno
pervenute notizie più precise, non è prudente affermare questo fatto
in modo definitivo.
11 Consigliere Pucci ricorda che un tempo venne introdotto in
commercio da negozianti inglesi un giglio detto delle fate e sotto
il nome di Giapponese e che i bulbi di dotta pianta coltivati dal
Mercatelli dettero origine a piante molto simili a quella presentata
dal Consigliere Baroni.
Il Vicepresidente Arcangeli propone di consultare una Flora
Giapponese che trovasi nella Biblioteca del Museo Botanico.
Il Consigliere Levier nota che il Padre Giraldi ha comprato
questi bulbi spediti ; crede quindi naturale che nasca qualche dubbio
sulla provenienza loro e stima conveniente scrivere per avere infor-
mazioni in proposito.
Il Vicepresidente Arcangeli presenta un suo lavoro :
SULLA STRUTTURA E SULLA FUNZIONE DEGLI STOMI
NELLE APPENDICI PERIGONIALI E NELLE ANTERE,
DEL SIG. GRACE D. CHESTER. — RIVISTA DI G. AR-
CANGELI.
Ili questo lavoro, eseguito nell' Istituto botanico della Univer-
sità di Berlino sotto la direzione del prof. Schwendener, l'Au-
tore si propone di studiare la mobilità delle cellule di chiusura
degli stomi e le funzioni di questi organi.
Dopo aver passato in rivista i lavori di Rudolphi, di Hilde-
brand, Czech, De Bary, Weiss, Hiller, Luisa Muller. l'A. passa
alla parte speciale delle sue ricerche, che riguardano principal-
mente Convallaria majalis L., Friliilarìa imperialis L., Scilla,
varie Aracee, Nuphar luteuin Sm., Lilium 'bulbiferum L., L. ie-
siaceum, L. longifolitim, ILjacinthwi orientatis L., Ttclipa Ges-
neriana L.
Nella Convallaria majalis gli stomi si trovano sulla faccia
esterna del perianzio, eccetto il margine dell'apice, e mancano
10 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
nella superficie interna. Dalle sezioni trasversali l'A. rileva che
le pareti delle cellule di chiusura sono talmente ingrossate, che
il luogo di articolazione è scomparso, e la chiusura non può
aver luogo. Numerose sezioni effettuate hanno mostrato costante
lo stato di apertura. La plasmolisi pure non dette luogo alla
chiusura, e lo stesso pure avvenne sottoponendo la pianta al-
l' oscurità. Nelle antere di questa pianta gli stomi mancano, e
sul filamento se ne trovano solo dei rudimentari.
Nella Fritillaria imperiaìis si presentano numerosi stomi,
sulla faccia esterna delle foglie perigoniali di ambedue i verti-
cilli. Anche in questa pianta gli stomi si presentano aperti e
non riesce ottenerne la chiusura, né mediante la plasmolisi pro-
vocata con la glicerina, né tenendoli per 6 ore nella completa
oscurità. Nelle antere si trovano sempre numerosi stomi aperti.
Del genere Scilla V A. ha studiato 4 specie, ed in ogni caso
furono trovati sulle appendici perigoniali stomi aperti. Essi so-
migliano a quelli delle piante sopra citate, e come in quelle le
cellule di chiusura contendono cloroplasti. Insieme a questi
stomi, che erano sempre aperti, se ne riscontravano pure di
quelli che restavano costantemente chiusi, e si avevano tutte
le forme fra quelli aperti e quelli anormali e sempre chiusi.
Nelle Aracee l'A. ha studiato i generi Anthuriwn, Arimi,
Philodendron, Aglaonema. L'A. ha trovato gli stomi diffusi
sulla superficie dei fiori dello spadice, un po' immersi e sempre
aperti. Le loro cellule di chiusura contengono clorofilla non in
gran quantità, e la bocca loro è rotondata e relativamente breve.
La faccia inferiore dei petali del Nuphar luteum presenta
stomi scarsi (9 per mra. quadrato). In questi le cellule di chiu-
sura interpongono un'ampia bocca, e come nei casi già descritti,
la glicerina non fa chiudere l'apertura.
Altre specie, nelle quali l'A. ha trovato stomi coperti, sono :
Euphorhia splendens Bojer (brattee rosse), Galanthus nivalis,
Narcissus Pseudo-Narcissus L., Lachenalia luteola Jacq., Al-
lium odo7''um Lap., Aquilegia vulgaris L., Hemerocallis fla-
va L., Papaver somniferum L., Delpliiniam elatum L.
Nel Lilium dulMferum l'A. ha riscontrato stomi normal-
mente conformati e capaci di muoversi come in altre Gigliacee,
nonché di quelli che sono sempre aperti e per forme interme-
die passano ai rudimentari. Gli stomi capaci di muoversi sono
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 11
distribuiti su tutta la foglia perigoniale, mancano solo nella
cima, ove se ne trovano invece di quelli costantemente aperti
ed incompletamente sviluppati. L'A. riporta pure esperimenti
fatti per dimostrare che questi stomi aperti, che sono disposti
in gruppi, non funzionano come stomi acquiferi, ma servono
all'aerazione; mentre gli altri, normalmente conformati, sono
realmente capaci di aprirsi e di chiudersi. Egli adattava il pe-
duncolo di un fiore ad un ramo di un tubo ad U mediante chiu-
sura ermetica, nell'altro ramo introduceva del mercurio all'al-
tezza di 18 cm. o più, ed avendo collocato tutto l'apparecchio
sotto l'acqua, vedeva uscire dall'apice delle foglie perigoniali
delle bollicine d'aria. Negli stami di questa pianta si hanno stomi
completamente aperti, che tenuti allo scuro per 5 ore, non su-
birono alcun cambiamento, e dei simili se ne hanno pure nelle
antere della Ilemerocallis e del Diciamnus albus.
Nelle appendici perigoniali del Lìliuni testacei wi si hanno
stomi in ambedue le facce, principalmente nella faccia esterna
delle interne. Essi furono trovati durante lo sviluppo del boccio
sempre aperti, e per questi pure l'A. dimostra che sono inca-
paci di funzionare come pori acquiferi. Stomi consimili ha pure
riscontrato nelle appendici perigoniali del L. longifoUnm.
Il perianzio deW Hìjacinihits orientatis mostra stomi di con-
formazione apparentemente normale, ma però con bocca che
l'A. non trovò mai aperta. Nelle antere invece egli ha riscon-
trato stomi quasi normali, per lo più aperti.
Anche nelle foglie perigoniali della Tulìpa. Gesneriana si
trovano stomi in ambedue le pagine, salvo la zona al di fuori
delle nervature più esterne, che n'é quasi completamente priva.
Anche in questi però l'A. non potè constatare l'aprirsi della
bocca. Nelle antere gli stomi sono numerosi e conformati rego-
larmente. In questi l'apertura fu talora trovata chiusa, ma nel
massimo numero dei casi aperta.
Questa prima parte termina con le liste seguenti, compren-
denti le piante studiate in riguardo alla presenza o mancanza
degli stomi nel perianzio.
Stomi presenti.
Convallaria majalis L., Fritillaria imperialis L., Scilla hi-
spanica Mill., S. italica L., Tulipa Gesneriana L., Jl/jacinthus
12 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
orienialis L., Lachenalia luieola Jacq., Mascari botryoides Mil-
ler, AlUum odorimi Lap., A. nigrum L., Lilìum longiflorum
Thunb., L. cmiadense L., L. bulbiferwn L., L. chalcedoni-
ctini h., L. testacewn Lind., Henierocallis fulva L., H. flava L.,
Narcissus Pseitdo-Narcissus L., Galanihus nìvalis L., Iris si-
birica L., I. Pseudo-Acorus L., /. germanica L., Gladiolus
commimis L., Anectochilus sp., Ceanothus sp., Orchis macu-
lata Ij., Aglaonema sp., Anthurium sp., Pliilodendron sp., JLri«?n
Qnaculatwìi L., A. italicwn Mill., Begonia 3 spec, Ranunculus
acer L., Aquilegia vìtlgaris L., Anemone nemorosa L., J.. s^Y-
vestris L., Trollius europaeus L., Belphinium elatum L,, D. Con-
sollda L., Aquilegia vulgaris L., Nuphar hdeuìn Smith, J?o.sa
3 spec, T7o/rt italica Voigt, F. tricolor L., EuphorMa splendens
Bojer, Azalea cJiinensis Sweet, Rhododendron jjonticum L.,
Magnolia 3 spec, Papaver somniferum L., iiJiito graveolens L.,
Cactus 3 spec, i?e&es aureum Piirsli, Aesculus Hippocasta-
nwn L., ^cer saccharinum L., Primula sinensis Lour.
Stomi mancanti.
Adonis vernalis L., Paeonia corallina Retz., Sanguinaria
canadensis L., Chelidonium niajus L,, Corydalis cava Schwg.
et K.f £'r7'ca carnea L., Tussilago Fay^fara L., Helianthemum
Charnaecislus MiU., Centradenia maequilaieralis G. Don., Chrij-
."^anthemmn 3 spec, Cytisus Laburnmn L., Lathyrus pisifor-
mis L., Galega ofììcinalis L., Trifolium pratense L., Cratae-
gus Oxyacantlia L., Sednm album L., aS. bononiense Loisl.,
Saxifraga rotundifolia L., Oxalis strida L., 0. Acetosella L.,
Trillium sessile L., Tradescantia pilosa Wilkl., Lysimachia
vulgaris L., Hesperis matronalis L., Dianthus Caryophyllus L.,
Nemophila maculata Benth., Cyclamen europaeum L., Altìiaea
officinalis L., Malva Alcea L., ylcer Pseudo-Platanus L., ..Sa-
ijcifraga rotundifolia L., S. Ai.zoon Jacq., Fagopyrum escu-
lentum Moench.
Nella parte generale l'A. fa osservare anzitutto come le ri-
cerche istituite sulla struttura degli stomi, in relazione alle
condizioni estreme dell' ambiente, dimostrino essere essi organi
molto capaci di adattamento. Aggiunge inoltre come la loro
presenza sulle appendici perigoniali non é cosi generale come
ADUNANZA DELLA SEDI: DI FIRENZE 13
si è ritenuto ; che la struttura loro non è da ritenersi sempre
come rudimentale ed anormale; ch'essi si riscontrano in circa
la metà delle specie studiate; che volendo stabilire una teoria
generale sulla loro presenza, si può solo dire eh' essi non si
trovano- sulle appendici perigoniali sottili e fugaci.
Riguardo alla presenza di grosse gocciole d'acqua, riscontrate
fra le appandici perigoniali ricuoprentisi, l'A., in seguito agli
esperimenti fatti, ritiene che non possano attribuirsi a secre-
zione di acqua per parte degli stomi, ma ammette che la tra-
spirazione delle gemme debba essere assai grande, e ch'essa
sia favorita dagli stomi aperti. Egli termina quindi coH'avver-
tire che, per gli stomi che si presentano perfettamente confor-
mati sui petali, il loro chiudersi sotto l'azione dell'oscurità ed
in contatto con la glicerina conduce a conchiudere, che sopra
tali organi spesso si trovano stomi che funzionano regolar-
mente, e che, riguardo agli stomi delle antere, la loro struttura
è tale che il chiudersi dalla fessura è quasi impossibile.
Sopra questo lavoro interessante ci permetteremo di fare
qualche osservazione. Gli esperimenti dei quali si è valso
l'A., pei' riconoscere se gli stomi aperti delle appendici perigo-
niali potessero funzionare come stomi acquiferi, non ci sembrano
abbastanza concludenti. Se infatti si deve ritenere che la fun-
zione degli stomi acquiferi sia in stretta connessione Con la
spinta delle radici, la pressione esercitata sopra un fiore reciso
adattato in un tubo ad U, come fece l'A., non potrà essere equi-
valente a detta spinta. È inoltre da considerare altresì, che la
pressione delle radici può andar soggetta a variazioni, a cagione
di varie circostanze, onde la pianta non in tutti i momenti si
trova in condizioni da espellere acqua liquida dai suoi stomi.
L'A. inoltre non fa parola, nella parte in cui tratta delle Ara-
cee, degli stomi aperti che si riscontrano nella faccia interna
delle spate degli Arisarum, come nell'A. mtlgare e nell' J..
proboscideiom, da noi osservati varii anni fa. * Forse il confronto
di questi stomi che presentano una larga apertura sempre aperta,
con quelli delle antere ch'egli ha riconosciuto incapaci di chiu-
* Arcangeli G., Sull'.-l r/.varit»i prohoscideum Savi (Bull, della Soc.
Bot. Ital. Sede di Firenze, adunanza del 12 aprile 1S91, in Xaovo
Giorn. Bot. Ital., voi. XXIII, Luglio 1891, pag. 547).
14 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
dorsi, e con quelli che si trovano sulle foglie di varie piante
acquatiche, può condurre a render conto delle cause che hanno
influito sulla loro struttura ed a meglio spiegare le loro funzioni.
Probabilmente essi giovano a favorire l'aerazione in quegli or-
gani che si trovano in ambiente umido o più o meno rinchiuso.
La loro presenza e la loro struttura sono pure in relazione con la
natura dell'organo, ed è pure ragionevole ammettere che essi
giovino alla respirazione, alla termogenesi, alla più perfetta tras-
formazione dei materiali contenuti negli organi fiorali, alla for-
mazione degli olii essenziali che debbono servire al richiamo
dei pronubi, alla più facile diffusione di questi olii nell'ambiente
e forse a prepai'are una parte di materiali nutritivi occorrenti
per la maturazione.
Il Presidente SoMjriER presenta, a nome del Socio Paolucci, alcune
piante, e fra esse VAllium globosum raccolto a Monte Vettore (Marcile),
osservando che questa pianta orientale, fin ora indicata soltanto di
pochi luoghi nell'Alta Italia, era già stata trovata nel 1875 (Agosto)
dal D^ Levier, sotto il Corno orientale del m. Velino, a 2000 m. circa.
Lo stesso Presidente fa la seguente comunicazione :
LA SPERGULARIA SEOETALIS RIAMMESSA NELLA
FLORA ITALIANA. — PER S. SOMMIER.
Vi mostro qui alcuni esemplari di Spergularia segctalis
(L. sub Alsine) Penzl, che ho raccolti in Toscana, e precisa-
mente sul monte Scalari, situato fra la Val d'Ema e il Val-
darno superiore. Avevo da prima ritenuto che questa specie fosse
nuova per l'Italia, non trovandola citata in alcuna delle flore
recenti del nostro paese. Però il Dott. Fiori, al quale la comunicai
onde la includesse nella Flora analitica d'Italia, mi ha fatto osser-
vare che Allioni, Fiora Pedemontana, n. 1096, aveva scritto di
questa specie che cresce « in arvis di Ciliano minime rara, ob-
servante ci. Bellardi. Etiam inter segetes collium Taurinensium
lecta est. », nei quali luoghi però pare che non sia più stata
ritrovata. Recentemente l'ha di nuovo indicata entro i confini
italiani l'Ingegnatti nel suo catalogo delle piante dei dintorni
di Mondovi (vedi Burnat, FI. des Alpes Marit., I, p. IX e 274).
Sembra assai strano, e direi quasi impossibile, che questa
pianta fosse sfuggita all'oculatissimo Micheli, il quale cita spesso
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 15
piante del Monte Scalari. L'ho trovata per la prima volta in
un luogo detto « le Crocelline presso la Badia di S. Casciano
nel M. Scalari », mentre cercavo e trovavo il Centancalas mini-
ììius che il Micheli cila appunto di quel luogo, colla precisione
che caratterizza le sue indicazioni ; ed era abbondante non solo
nei luoghi umidi lungo il sentiero insieme al Centitncitlus, ma
anche fra la segale dei campi vicini. L'ho raccolta poi in altri
campi di grano, sempre sul Monte Scalari, ma abbastanza lon-
tani da quel primo luogo, in duo anni successivi (1895 e 1896, in
fiore e in frutto il 4 e il 24 Giugno). Finalmente l'ho trovata
ancora sul Poggio di Firenze, che è staccato dal Monte Scalari
per profonda valle e ne è distante 7-8 chilometri in linea retta
(in frutto 1*8 Settembre 1890, anche qui associata al Centun-
culas minimus). Tanto sul Monte Scalari quanto sul Poggio di
Firenze cresce ad un'altezza di circa GOO a 700 metri.
La lontananza fra questo stazioni e quelle da dove è cono-
sciuta la Spergalarla segetaUs, ed il fatto che non pare che
il Micheli l'abbia trovata, potrebbe far nascere il sospetto che
fosse stata introdotta coi cereali dopo i tempi di questi. Po-
trebbe contribuire a rendere plausibile tale supposizione la vi-
cinanza della rinomata Badia di S. Casciano a Monte Scalari,
essendo facile che quei monaci, colle loro estese relazioni, rice-
vessero semente da parti lontane. — D'altra parte è contraria a
questa supposizione la diffusione che la Spergularia scgetalis
ha sul monte Scalari, ed il fatto che si trova sopra un altro
monte da questo staccato. Anche nella Francia meridionale, sem-
bra che si trovi soltanto in località molto isolate le une dalle
altre. Non è d'altronde impossibile che il Micheli l'abbia trovata
ed indicata sotto un nome che sia stato poi male interpretato.
Il Socio Martelli crede di aver trovato questa Spergularia in
Sardegna presso S. Antioco, forse importata coi grani dalla Francia.
Aggiunge inoltre qualche notizia sul Compsopoffon Corinaldii, di cui
fu parlato nella precedente adunanza dal prof. Arcangeli, e riporta
le seguenti località degli esemplari esistenti nell'Erbario di Firenze:
Lemania ? Corinaldii Menegh. Compsopofjon Kutz.
Legit ad parietem pontis foveae di Caldaccoli (Corinaldi).
Bagni di S. Giuliano presso Pisa (D."" I. Corinaldi).
« Quest'Alga l'ho trovata in una parete di un piccolo ponticello
che vi è nel fosso detto di Caldacoli, dirimpetto al primo casotto
16 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
delle fonti dei Bagni di S. Giuliano. In quella parete passano le
acquo termali che escono da tutte le tinozze di. detti Bagni e che
cadono poi nel nominato fosso. Non ho mai potuto trovarne una
pianta colla fruttificazione. Ciò, a mio credere, dipende perchè in
quel luogo andandoci continuamente le contadine a lavare i panni,
ripuliscono la detta parete e svelgono questa povera pianta prima che
fiorisca. Mi sono raccomandato alle dette contadine di rispettare
quella, per me, santa parete, e sa mi manterranno la parola, spero
di poterla raccogliere colla fruttificazione.
È cosa però degna di osservazione che avendo io visitato attenta-
mente le pareti del fosso di Caldacoìi per la lunghezza di un miglio
e più, non ho mai trovata la detta pianta. Pare che sia propria di
quel Ponticello, e non di altri luoghi. » (Corinaldi ms. in herb.
centr, fiorent.).
Dopo di che è tolta 1' adunanza.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 17
SEDE DI FIEEXZE.
Adunanza del 13 febbraio 1898.
In assenza del Presidente Sommier, colpito da grave lutto di fa-
miglia, apre l'adunanza il Vice-Presidente Arcangeli, il quale co-
munica subito ai soci convenuti che per voto unanime del Consiglio
non è stata tenuta l'adunanza privata in segno di lutto per la sven-
tura che ha colpito di recente il nostro Presidente. Propone quindi
che anche l'adunanza pubblica venga tolta come già fu fatto per
quella privata.
La proposta dal Vice-Presidente Arcangeli è approvata all'una-
nimità.
Viene quindi incaricato il prof. Arcangeli di esprimere al Presi-
dente Sommier lo più sentite condoglianze da parte dei convenuti.
Essendo stato fatto osservare che alcuni soci che hanno inviato
lavori potrebbero avere interesse che questi non subissero ritardo
nella pubblicazione, si stabilisce di pubblicare senza discussione i
lavori annunziati per l'adunanza d'oggi e di dare anche l'elenco
dei doni pervenuti alla Società.
Elenco delle pubblicazioni giunte in dono od in cambio alla Società :
Preda A. Catalogne des Algues marines de Livourne.
D." Wahrheit. Kota sulla Flora dei dintorni di Napoli.
Fratdli Infjeijnoìi. Catalogo generale delle piante e semente. 1898.
Vilmorin-Andrieux et C.'® Catalogne general de graines, etc. Prin-
temps 1898, Paris.
Ghahert D.^ Alfred. De Tuuis à Tyout.
L^ Intermèdi aire des Biolocjistes. Organe International de Zoologie^
Botanique, Physiologie, etc. 1." année, N.° 5, 1898.
Eoever Wm. H. Geometrical properties of the lines of force.
— Geometrical constructions of the lines of force.
Tlie Knowledge. An illustratod magazine of Science, Literatur and
Art. Voi. XXI, N.» 117, January 1898.
Sommier S. ludi, microfloi-a mediterranea precoce. Aggiunte alla flo-
rula di Giannutri.
— Due Gagee nuove per la Toscana ed alcune osservazioni sulla
Gagee di Sardegna.
— Aggiunte alla florula di Capraia.
Bull, della Soc. boi. Hai. 2
Ig ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
The Botaniaal Gazette. Chicago, Voi. XXIV, December 1897, N.° 6;
Voi. XXV, January 1898, N.» 1.
Nuovo Giornale Botanico Italiano (Nuova Seria). Voi. V, Gennaio 1898.
Bullettino della Società Botanica Italiana. Ottobre, Novembre e Di-
cembre 1897.
Bollettino della Società dei Naturalisti in Napoli. Ser. I, Voi. XI, 1897.
Bulletin of the Torrey Botanical Club. Voi. 24, December ]897, e
Voi. 25, January 1898.
Wiener Illustrirte Garten-Zeitung . Januar 1898, I Heft.
Science. Dacember 1897, January 1898.
Lavori pervenuti alla Società per essere presentati all' adunanza
d' oggi :
JUGLANDACEAE ET SALICACEAE VERONENSES. —
NOTA DI A. GOIRAN.
Ju^laiidaceae.
Gen. — JUGLANS L.
JuGLANS REGIA L.; Poll. — Vemacolo. Nogara la pianta, Nose
il frutto. — Var.:
a pRAECox — /. 7^egia var, tenera Loud. — Vernacolo.
Nose lugliana!.
j3 SEROTINA — /. regia var. sclerocarpa Spad. — Verna-
colo. Nose tardÌA'a!.
y MAXIMA Hort.
Albero oriundo di Persia, introdotto nel Veronese da epoca
remotissima, essendosi rinvenuti frammenti dei gusci delle noci
nello strato arclieologico fra le palafitte del Garda a Peschiera
ed al Bor presso Pacengo!. — Una volta serviva nel Veronese
da tutore alle viti: abbandonata, e molto saviamente, questa
usanza, oggidì il noce è quasi totalmente scomparso dalla pia-
nura e cacciato in bando nei monti nei quali, naturalizzato o
quasi, vive prosperoso fra il Benaco ed il confine vicentino fino
a toccare altitudini prossime a 1000 m.; p. e. nei Lessini a
S. Anna cVAlfaedo, Fosse ecc. !, e nel monte Baldo a Spiazzi,
Campedello ecc. !. — I campagnoli e coltivatori veronesi distin-
guono la var. a a guscio tenero e fragilissimo (Noyer Mésange
dei frutticultori francesi) e la var. ^ a guscio duro, consistente,
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 19
bitorzoluto. — Fiorisce in aprile e maggio; le noci sono ma-
ture, nella var. a sin dal fine di luglio ed in agosto, nella var. J3
in settembre ed ottobre: il proverbio veronese dice che da Santa
Maria Madalena (22 luglio) la uose rè piena. La var. y é col-
tivata negli orti.
Siilicaceae.
Gen. I. — SALIX L.
Salix babylonica L. — Vernacolo. Salice piangente !, Salgar
d'America (Poli.). — È coltivata soltanto la pianta femmina; que-
sta quasi naturalizzata si trova in vai di Mezzane! — Aprile,
maggio.
S. ALBA L. — Vern. Salgar. — Ovunque, spontaneo o coltivato,
dal piano ad altitudini anche elevate, al margine dei campi,
lungo i fossi ed i corsi d'acqua, nelle sabbie e nelle ghiaie dei
fiumi e dei torrenti !. — Marzo, aprile.
^ VITELLINA (L.) — Vern. Stropar, Stropar zalo, Stropari:
strope si chiamano i rami flessibili di un anno adoperati come
legaccio. — Per Io più coltivato; si incontra però qua e là in-
selvatichito; e cosi nella valle di Caprino!, a Rivolo!, a Verona
lungo l'Adige!, nella Valpolicella!, nella Valpantena! ecc. —
Marzo, aprile.
S. FRA.GILIS L. — Raro, e forse accidentalmente, in Campo-
marzo di Verona!. — Aprile.
S. AMYGDALiNA L. — Vern. Salgar!, Stropar. — Var. :
a DiscoLOR Koch. — S. amìjgdalina Poli.: però l'autore
della Flùida Veronensis non indica questa forma nel Veronese.
J3 DiscoLOR Koch. — S. iriandra Poli.
7 ALOPECUROiDES Tausch.
5 LIGUSTRINA Host,
Queste quattro varietà, la y. con le sottovarietà laiifolia, an-
gustifolia, microphi/lla e la j3 con le sottovarietà laiifolia e
angustifolia, crescono presso Verona lungo il corso dell'Adige
specialmente nelle sabbie depositate dal fiume!. La var. j3 che
è la più frequente si incontra copiosamente lungo il Mincio, il
Tartaro ecc.!; nei prati torbosi della pianura, nei luoghi palu-
dosi e persino nelle risaie!; alle sponde del Garda! ; nella Val
d'Adige!; nel monte Baldo a Salzan, Basiana, la Ferrara!, Bren-
20 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
tonico (Pollili.) ecc. — Fiorisce in aprile e maggio, qualche
volta in marzo.
S. iNCANA Schrnk. — S. riparia Poli. — Ve7^n. Borghignonl
nelle vicinanze di Verona; G-inesca! nella Valpantena; Balze!
nell'alta valle d'Illasi; Marin! nel monte Baldo. — Frutice od
albero; nelle siepi, nelle ghiaie dei torrenti ecc. dal piano ad
altitudini prossime ai 1300-1500 in.; qualche volta nelle paludi
ed al margine delle risaie: presso Verona nelle sabbie d'Adige
e lungo tutta la valle percorsa dal fiume !; nella vai Sorda sotto
Affi ed il monte Moscai!; alle sponde del Garda (Poli.), a La-
zise (De Bracht) ; nel Baldo presso Gamberone!, S. Marco!, pian
della Cenere!, Tolghe, Canalete, Val Aviana, Campione, Acque
negre (Poli.), vai delle Some (Heufler); nella Valpolicella ove
é meno frequente; abbondantissimo in tutta la Valpantena! da
Grezzana procedendo a nord verso Lugo ecc. e nel tempo stesso
ad oriente alle Giare, Costoli, Lotrago, monte Zovo ecc.!; nella
valle di Squaranto!; nella valle d'Illasi ecc.! — Marzo, aprile:
serve egregiamente a difesa delle sponde dei torrenti; frequen-
temente i campagnuoli della collina praticano su questo salice
innesti di S. Vitellina e S. amygdalina.
S. viMiNALis L.; Poli. — Vern. Stropar, e nel monte Baldo
Salice Borgogna l. — Coltivato in quasi tutta la pianura al mar-
gine dei fossi e dei campi; ma quasi selvatico si trova lungo
l'Adige presso Parona!, a Settimo veronese!, Pescantina! ecc.;
nella Valpantena sull'altipiano di Lotrago!; nel monte Baldo
presso Braghizola in una fossa e sotto Vezzane presso al tor-
rente-!. — Marzo, aprile.
S. CINEREA L. — S. amMgua et S. acuminata Poli. — Vern.
Salgar salvadego! nei dintorni di Verona; Salgarela! nel monte
Baldo, ove in generale si dà questa denominazione alle specie
ed alle forme nane del genere Salix. — Frutice od alberello
che dalla pianura e dalle Valli grandi veronesi, si estolle alla
regione subalpina in tutti i monti della nostra regione ! (e Poli.). —
Marzo, maggio secondo 1' altitudine.
j3 AQUATICA Smith. — Qua e là con la specie.
S. Caprea L. — Vern. Salgar !, Salgar bastardo!, Gatolar,
Gatoli, Subiolar, Salgarela! (le piante nane), Monini!. — Fru-
tice e frequentemente albero, vegeta nei boschi ombrosi e
lungo i torrenti in tutti i colli e monti e nelle loro convalli!.
ADUNANZA DELLA SKDK DI FIRENZE 21
ed ancho al plano p. e. lungo l'Adige a Verona!, presso al lago
di Garda a Lazise (Fontana): ad ogni modo preferisce i luoghi
raoniani e subalpini. — Marzo-aprile, nelle stazioni basse;
aprile-maggio, nelle elevate.
S PARViFOLiA Rchb. — Lungo l'Adige nelle sabbie; in monte
Baldo presso la Ferrara!.
S. GRANDiFOLiA Sar. — S. aurlta et S. polyniorpha Poli. —
Veni. Moninil, e probabilmente gli altri nomi propri alla specie
precedente. — Nei luoghi umidi e boschivi e lungo il corso dei
torrenti della zona subalpina e montana: nel monte Baldo presso
la Ferrara!, alle Acque negre e Gampion ! (e Poli.), vai delle Some
(Heufler); nei monti Lessiiii lungo la Liana!, alla Sega! ecc., nei
dintorni di Revolto!, nella valle d'Illasi ! ecc. — Aprile, maggio.
S. HASTATA L.; Poli. — S. Ponfeclcrana Poli. viag. — Veni.
Salgarela. — Piccolo frutice, però non comune, dei luoghi sel-
vatici elevati: nel monte Baldo alle Acque negre! (e Poli.), Al-
tissimo di Nago (Heufler); nei monti Lessini, cime del Pastello!,
alta Yalpantena nel vaio dell'Anguilla sotto alla Podesteria!,
cima Malóra!, Revolto!, monte Zeola! ecc. — Giugno, luglio:
specie prossima alla seguente colla quale alcune forme si pos-
sono facilmente confondere.
S. NiGRiCANS Sm. — S. Walfeniana Poli, non W. — Vern.
Salgar, Salgarela, Salgar salvadego. — Frutice o alberetto, cre-
sce copiosissimo e frequentemente gregario in tutti i monti ve-
ronesi fra il Garda ed il confine vicentino, di preferenza nelle
zone elevate: nel monte Baldo (Poli., Jan, De Bracht) in tutte
le valli che solcano il versante occidentale!, Naolel, Valfredda!,
Acque negre!, Pian della cenere!, la Ferrara!, la Corona!, ecc.
fra 800-2000 m. ; nei Lessini alle cime del Pastello !, Corno
d'Aquilio!, Corno mozzo!. Podesteria!, Revolto!; nel monte
Zeola! ecc. Si incontra pure qualche volta al confine della zona
collina, p. e. nei Lessini lungo la via del Rosaro presso Cerro !. —
Aprile-luglio, secondo 1' altitudine.
S. REPENS L.; Poli.
j3 fusc;a Sm. — La specie e la varietà crescono, ma rare
assai, in monte Baldo nei pascoli di Val Losana e di Noveza!.
— Maggio, giugno.
S. ANGUSTiFOLiA Wulf. — Bellissima specie, ma rarissima, con-
siderata da alcuni fitografi come varietà della precedente: per
22 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
testimonianza del Barone Haussmann (FI. von. Tir.) è stata rac-
colta dall'Heufler nel monte Baldo sopra Brentonico verso l'Al-
tissimo di Nago (iil>:r Brentonico gegen den Altissimo). —
Maggio.
S. Myrsinites L-, Poli. — Var. :
a GENUINA Rchb.
8 ARBUTIFOLIA W.
7 LEJOCARPA Rchb.
La forma genuina e le var. ^ e y di questo piccolo frutice
crescono nelle zone elevate: del monte Baldo al Goal santo ed
in Val Losana!, alla Lonza ed in Noveza (Segiijer), nelle valli
alpine prospicienti il Benaco! (e Poli); del monte Posta!; del
monte Zeola (Cima di Zeola)!. — Giugno, luglio.
S. PURPUREA L. — S. monandra Poli. — J^ern. Stropar
rosso, Senocela!. — Abbonda lungo l'Adige ed i torrenti in tutta
la Provincia, dalla pianura alla zona montana elevata: e cosi a
Legnago, Albaredo, S. Giovanni Lupatoto, Verona!; nella Val
d'Adige alle falde del Pastello fra Ceraino e Dolce ecc.!: fra Co-
stermano e Garda!; nel Baldo, nel monte S. Marco, lungo la
via dei Lumini, nel letto ed alle sponde del torrente Tasso e
dei suoi affluenti, nella valle del Pissol, alle falde del monte a
Brentino, Rivalta, Belluno ecc.!, nella valle delle Some (Heu-
fler) — Var. :
j3 Helix (L.). — Sabbie lungo l'Adige!. Qualche volta col-
tivata.
7 Lambertiana (Sm.). — Qua e là assieme alla forma tipica.
Fiorisce da febbraio a maggio secondo l'altitudine delle
stazioni.
S. glabra Scop. — S. corruscans Poli. — Piccolo frutice
che non di rado si incontra in società con S. nigricans, per
esempio in monte Baldo alle Acque negre (Poli., Heufler). —
Giugno, luglio.
S. Arbuscula L.; Poli. — Vern. Salgarela. — Piccolo fru-
tice: dalla zona montana elevata alla subalpina ed alpina: nel
monte Baldo sopra Malcesine (Ambrosi), in Mon Maor (Heufler),
Valfredda!, Val vaccara! ecc.; al Corno mozzo nei Lessini!; nel
monte Zeola! ecc. — Maggio, giugno.
S. RETICOLATA L. ; Poll. — Pascoli sassosi e rupestri fra 1700-
2200 m,: nel monte Baldo lungo le creste da Costabella sin oltre
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 23
l'Altissimo di Nago e nelle sottostanti vallate specialmente del
versante occidentale!; nei Lessini a Velo!, cima di Malóra ecc.,
mei monti Posta e Campobrun !. — Luglio-settembre.
S. HERBACEA L. ; Poll. — Piccolo 6 raro suffrutice fra le fes-
sure delle rupi elevatissime: nel monte Baldo nella valle delle
pietre, Val grande, Val dritta, e presso l'Altissimo di Nago !. —
Luglio, settembre.
S. RETUSA L. ; Poll. — Cresce copiosamente in tutte quelle
stazioni nelle quali vive S. retlciUata, tanto sul monte Baldo
quanto sui monti Lessini ecc. e fiorisce e fruttifica nella stessa
epoca!. Oltre alla forma tipica si hanno tre varietà:
^ ANGUSTiFOLiA Ces. in ut. — Qua e là con la specie.
7 KiTAiBELiANA W. — S. retusa var. fi Poll. — Come la var. fi.
S. SERPYLLiFOLiA (Scop.). — Pìuttosto r?.ra : nel monte Baldo
in Costabella!, Valle degli Ossi! (e De Bracht) ecc.; nei monti
Lessini alle Gozzo !.
Gen. II. — POPULUS TOURNEF.
PopuLus ALBA L. — Vem. Albera bianca, Albera mata, Albera
argentina!, Albarella!. — Var.:
a ARBOREA.
fi ARBUSCULA.
Albero (var. y-) alto sino a 10-20 m., o frutice (var. fi) basso
e più o meno cespuglioso, cresce in tutta la Provincia, per lo
più isolato od in piccoli gruppi (var. fi); dalla pianura e dal-
l'Agro Veronese, p. e. presso Verona lungo l'Adige!, Sandrà! ecc.
risalendo le valli che frastagliano la parte montuosa si innalza
sui colli e sui monti nella Val Sorda!, a Rivole veronese!, Capri-
no!, Pesina! ecc., Ceraino alle falde del Pastello!, Saline nella
Valle d'Illasi, monte Tondo nella Valpantena! ecc. sino a toc-
care altitudini prossime a 1000 m. sul monte Baldo sotto ai Col-
tri !. — Marzo, aprile.
P. CANESCENS Smith. — P. hyhrida M. B. — Raro: luoghi
sabbiosi sotto a Rivole veronese, e probabilmente altrove !.
Per la prima volta ho visto questa pianta al finire dell'estate
nella stazione indicata; ed una seconda volta al finire del mese
di ottobre, erborizzando assieme al compianto Ab. Francesco
Masé, al confine della Provincia veronese con la mantovana.
24 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
P. TREMULA L. Poli. — Vem. Piopa, Piope, Albara bastarda,
Albara salvadega, Albere, Alberale mate, Alberete salvadeghe !. —
Solitario ovvero in società, albero, arbusto, frutice, si incontra
in tutti i colli e monti e nelle loro convalli, innalzandosi sino
alla zona subalpina: raramente si incontra nella pianura!. —
Marzo, aprile. — Var. :
fi VILLOSA Lang. — Nelle convalli della collina veronese!,
nel monte Baldo tra la Salveregina ed Ime! ecc.
7 parvifolia; « frutex humilis; foliis triplo vel duplo mi-
noribus quam in forma typica ». — In monte Baldo presso al-
l'Altissimo di Nago!.
P. NiGRA L. — Vern. Albera (Segu.), Albara, Piopa. — Ovun-
que dal piano alla zona subalpina, spontaneo o coltivato, spe-
cialmento lungo l'alveo dei fiumi e dei torrenti ed al margine
dei fossati. Albero, qualche volta frutice: un esemplare vera-
mente gigantesco e splendido vive in monte Baldo ìq Piore alla
estremità meridionale della catena, a circa 1000 m. di altitu-
dine!, e quasi per contrasto ne osservai uno alto appena pochi
decimetri nei gradini deW Arena nella città di Verona!. —
Marzo, aprile.
fi italica Dur. — P. fastigiata Poli. — Vern. Albera pino
(Segu.), Piopa pigna. — Assieme alla precedente: p. e. nell'alta
Valpantena oltrepassati i Bellori, da Dorighi e Spionca sin sotto
al Ponte di Veja !.
P. angulata Ait. — Di questa bella specie, originaria del-
l'America settentrionale, cresce un esemplare isolato al margine
di un campo presso Parona all'Adige! al principio della stra-
della che sale a S. Cristina.
I RANUNCOLIBELL' « ECPHRASIS » DI FABIO COLONNA.
NOTA DI G. PONS.
Util cosa mi pare lo studio del materiale botanico lasciatoci
dagli scienziati dell' epoca del nostro Rinascimento, sia perchè
talvolta si possono in quello scovare notizie e fatti interessanti,
sia anche per far meglio conoscere quegli uomini che indefessi
lavorarono all'avanzamento delle scienze. Molti e pregiati la-
ADUNANZA DKLLA SKDE DI FIUENZB 25
vori sono già usciti in questo senso. Basti il rammentare quelli
del Caruel su A. Cesalpino, del Baroni sull'Orto secco del Prin-
cipe della Cattolica, del Mattirolo su Aldrovandi ecc. Sul Co-
lonna il Bellini ' ha già dato un saggio, che ho letto con piacere.
Da parte mia, non potendo intraprendere per ora un lavoro di
lunga lena ed avendo studiato un poco la sinonimia ùe' Ra-
nunculus, credo non far cosa disutile dando qui la determina-
zione delle specie di ranuncoli, mentovate nell' « Ecplirasis »
e illustrate da belle silografie, tanto più che il Bellini è incorso
su questo punto in alcune inesattezze.
Il Colonna' erborizzò dapprima nel Matese, nei dintorni di
Campochiaro e nella diocesi di Boiano ; poi nelle Puglie a Ce-
rignola, ed in ultimo, durante il suo soggiorno a Zagarolo, nei
colli degli Equi, cioè sulle rive del Teverone.
Sei specie di Ranunculiis, senza parlare di molte altre piante,
egli raccolse nelle sue erborazioni, descrisse e figurò.
Là prima, chiamata
Ranunculus leptophyllon Asphodeli radice
e figurata nel suo libro, ^ si trova — al dire del Colonna — ab-
bastanza frequente nei colli di Campochiaro e degli Equi. Il
Bellini, ' seguendo probabilmente l' erronea nomenclatura di
Linné,' identifica questa specie col cosiddetto R. chaerophyìlos L.
Però tale denominazione non si può più oramai ragionevolmente
accettare, avendo il R. chaerophijìlos linneano caratteri propri
non d'una sola, ma di parecchie specie : il calice è del R. Agerii
Beri al par del sinonimo bauhiniano, le foglie sono tanto del
R. mille foliatusY ahi. che del R. flabcllaiiis Desf. Quindi sorge
spontanea la domanda : a quale di coleste tre specie va riferito
il sopranominato Ranuncolo del Colonna? L'esame attento della
descrizione e della figura colonniane mi persuade che si tratti
qui del Ranunculus millefoliatus Vahl.
* Raffaello Bellini, Gli Autografi delV « Euplirasis » di Fabio
Colonna (in Nuovo Giorn. hot. it., Gennaio 1898, p. 45 e seg.).
^ Colonna, Ecphrasis (ed. 1616) nella prefazione.
3 Log. cit., pp. 311-316.
* Log. cit., p. 53.
» LiNNÉ, Sp. pi., p. 780 (1764).
26 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
La seconda specie,
Ranunculus saxatilis Asphodeli radice, ^
« frigidarum regionum incoia » e osservata negli « Aequicolo-
rum montibus prope D. Angeli aedem dirutam iuxla moenia
antiqua Saracenia », che il Bellini identifica col Ranunculus
Creiicus L. (?!) col quale non ha nulla da vedere, va proba-
bilmente considerato, sia per la forma delle foglie come per
quella del calice e degli achenii, che nella figura sembrano
tempestati di puntini, come un Ranunculus sardous Crtz.
Il terzo 0
Ranunculus leptomacropìiyllon bulbosus (in descript.)
Ranunculus duWosus gramineus moni, (in icon.),
dato come abbondante nei monti degli Equi « supra D. Philippae
Antrum venerandum », corrisponde a puntino al Ranunculus
gramineus L. e alla var. linearis Dee. se fosse lecito fondare
una varietà unicamente sulla maggiore o minore dimensione.
Alla quarta specie
Ranunculus minimus Apulus
de' luoghi incolti ed umidi di Cerignola, va dato il nome di
Ranunculus sardous Crtz. var. parvulus L. (prò specie).
La quinta
Ranunculus Aquaticus uinlnlicaio folio (in descript.)
Ranunculus rotundifol. aquaticus umbilicatus (in le.)
non può essere se non il Ranunculus hederaceus L. var. omio-
phyllus Ten. (prò specie).
Infine la sesta specie
Ranunculus tricliopìiyllon aquaticus inediolulatus
è la forma R. capillaceus Tliuill. (prò specie) del Ranunculus
trichophyllus Chaix.
Tali sono i resultati del mio studio sui ranuncoli del Colonna,
che presento alla Società, a cui domando venia per 1' aridità di
questa nota, e sarò contento se essa inciterà qualche botanico
a ricercare sui luoghi le piante mentovate dal Colonna.
» Bertoloni, fi. it., V, p. 531 (1842), identifica, erroneamente
secondo me, questo ranuncolo col R. illyricus L.
ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 27
FILICES PLANTAEQUE FILICIBUS AFFINES IN SHEN-SI
SEPTENTRIONALI, PROVINCIA IMPERII SINENSIS, A
REV. PATRE JOSEPHO GIRALDI COLLECTAE, MANI-
PULUS ALTER. AUCTORIBUS E. BARONI ET H.
CHRIST.
1. Woodsia polysticlioides Eaton
A typo Europae non discrepans,
Hah. Ad monterà Ki-san (1896; legit J*ater U. Scallan).
2. Davallia Wilfordii Moore
Hah. Ad basim montiiim Tliae-p3Ì-san (Augusto 1896) et Ki-sau
(1896, legit Pater U. Scallan); in Shen-si meridionali in monte Lean-
san (Septembri 1896).
3. Cystopteri.s fragilis Bernh. var.
Hab. Prope Huo-kia-ziez ad pedes mentis Lao-y-san (Martio 1896).
4. Afliaiituiìi iiionoclilamys Eaton
Hah. Prope Ta-sce-tsuen (Novembri 1896) et in Shen-si meridio-
nali ad montam Lean-san (Septembri 1896).
5. Ad. pedatum L.
Hab. In Shen-si meridionali ad montem Lean-san (Septembri 1896).
6. Clieiiaiitlies argentea Hook. var. obscura Christ Niiov.
Giorn. hot. ital., Nuov. Ser. Voi. IV, 1 gen. 1897, p. 88.
Hab. In montibus In-kia-po (Augusto et Septembri 1896) et Tui-
kio-san (Octobri 1896).
*7. Ch. farinosa Klfs. var. bullosa. — Ch. bullosa Kze. ;
Limi. 24, 274; Hook. sp. fil. II, Tab. 96.
Differt a typo fronde lanceolata, piniiis brevibus siibaequa-
libus deorsum ininus compositis.
Hab. Ad pedes montis Thae-pei-san (Augusto 1896).
Pianta jam e Regno Chinensi nota sed vix e regione tam septen-
trionali nobis cognita.
N. B. Spacies cum * notatae desunt in praecedente enumeratione.
28 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
♦8. Cli. Mysorensis Wall.
Hah. In caciimine montis Thae-pei-san (Augusto 1896).
Typus plantae par Indiani partesqus tropicas Asiae, etiam Chinae
et Japoniae tropicae et subtropicae late dispersae, sed nunquam
adhuc e regione tam septentrionali nota !
9. Onychium Japoiiiciiiu Kze.
Hah. Ad montem Thae-pei-san (Augusto 1896) et in Shen-si me-
ridionali ad montem Lun-san (Septembri 1896).
10. Pteris aquilina L.
Forma caudatae {Pt. caudata L.) Aicina.
Hah. Ad montem Ki-san (1896; legit Pater U. Scallan) et in Shen-
si meridionali ad montem Leau-san (Septembri 1896).
11. Pt. serrulata L. var. ìnterniedia Christ 1. e. p. 89.
Hah. Typus ad montes Thae-pei-san (Augusto 1896) et In-kia-po
(27 Martii 1896). Var. ad montem Tui-kio-san (Octobre 1896).
12. Pt. loiigifolia L. var. auriculata Milde
Hah. Ad basim montium Thae-pei-san (Augusto 1896) et In-kia-po
(Augusto ac Septembri 1896).
* 13. Aspleiiiiim iucisuiu Tliiinbg.
Hah. Ad pedes montis Thae-pei-san (Septembri 1896) et in monte
ILean-san (Septembri 1896).
14. Aspi. Saviliì Hook. (A. Pekinense Hance).
Hah. Prope Huo-kia-ziez ad pedes Lao-y-san (^lartio 1896) et
ad montes Uan-san-pin (Martio 1896), Tui-kio-san (Septembri et
10-12 Octobris 1896) atque prope In-kia-po (Augusto et Septem-
bri 1896) ; in Shen-si meridionali ad montem Lean-san (Septem-
bri 1896).
15. Aspi. iN'esii Christ 1. e. p. 90.
Hah. Prope In-kia-po (Augusto et Septembri 1896) et ad montem
Thae-psi-san (Augusto 1896).
16. Aspi. Tricliomanes L.
Hah. Ad montes Uan-san-pin (Martio 1896) et Tui-kio-san (Sep-
tembri et Octobri 1896), prope In-kia-po (Augusto et Septembri 1896)
et Ta-sce-tsuen (2 Novembris 1896); in Shen-si meridionali ad mon-
tem Leau-san (Septembri 1896\
ADUNANZA DELLA SrODE DI FIRENZE 2i>
* 17. Atliyriiiiu subsìiiiile n. sp. Christ
Nova species e grege A. theìypteroidìs et A. Giraldiì, habitu
istius, sed segmentis siiiii latiore rotundato separatis, Io-
bis ovato-obtusis nec decussatis nec apice denticulafis,
sed subii! (egris aut levissime creiiulafis, soris liaud usque
ad apicein segmenti protensis sed in ejus parte infei'iore
versus costani l'einanentibus, brevioribus, ovatis, rectis,
indusio liiieari-lanceolato, haud turgido nec persistente,
sed tenero et mox evanido.
Textura coriacea, colore at 1*0- vi ridi.
Hah. Ad monteni Ki-san (aestate 1896; legit U. Scallau').
18. Atli. Illix feiuiiia (L.) var. lUuUicleutatiim Milde
Hah. Prope In-kia-po, circiter 500 m. alt. (Julio et Augusto 1896)
et ad rnontes Ki-san (aestate 1896; legit Pater II. Scallan) et Tui-
kio-san (1893).
19. Atli. Bioudii Christ 1. e. p. 91.
Hah. Ad pedes montis Thae-pei-san (Augusto 1896).
20. A 111. Gìraldii Christ 1. e. p. 91.
Diagnosis ita amplificanda:
' Rhizomate erecto valido crasso nigro, stipitibus nmltis re-
Ijctis, glabro, sed squamis latis ovatis fulvis adpressis
praedito, stipitibus glabris, infra more Athyrii alpestris
carnoso-inflatis, fronde versus basin attenuata, id est pinnis
infimis brevioribus, segmentis sinu acuto angusto separatis
apice decussato-denticulato.
Haib. Ad montes Ki-san (aestate 1896; legit Pater U. Scallan) et
Tui-kio-san (Octobri 1896) ; in Shen-si meridionali ad montem
Lean-san (Septembri 1896).
* 21. Aspìdiiiiii aculeatuin Swartz
A typo Europae occidentalis non recedens, sed textura ali-
quantulum firraiore.
Hah. In Shen-si meridionali ad montem Lean-san (Se^itembri 1896).
*22. A. polylepis Franch. Savat. Enura. Jap. II, 236, 631.
Ex afflnitate A. filicis-maris S\v.
30 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Rhizomate erecto, squamis magli is ovato-lanceolatis brun-
neo-fulvis dense vestito. Textura magis pap3^racea quam
A. filix-mas, segmeiitis angustioribus, apice decussato-
dentatis, usque ad basin dimiiiutis, fronde ovato-lanceolata,
stipite brevissimo, cimi rachi costisque squamis latis
brunneo-atratis nec non squamulis fìbrillosis vestito. So-
ris multo minoribus, irregulariter dispositis, indusio mi-
nuto subnullo.
Hah. Ad montes Ki-san (aestate 1896 ; legifc Pater U. Scallan) et
Thae-pei-san (Augusto 1896) ; in Shen-si meridionali ad montem
Lean-san (Septembri 1896).
Adhuc ex Japonia solummodo notum.
* 23. Asp. gracilesceiis Blume En. fil. Jav. 155.
Hab. In montibus Ki-san (Aestate 1896 ; legit Pater U. Scallan),
Thae-pei-san (Augusto 1896) et Tui-kio-san (Octobri 1896).
* 24. Asp. soplioroldes. Polijpodium Thunbg. NepUrodium
Desv.
Hah. Ad moutem Thae-pei-san (Augusto 1896).
Jamjam ex Japonia Chinaque meridionali notum, in Provincia
Shen-si profecto limitem extramum boraalem attingens.
25. Asp. lobatiiiii Sw. var. Cliinense Christ 1. e. p. 92.
Hah. Prope In-kia-po (Septembri 1896) et ad Ta-sce-tsuen (No-
vembri 1896).
26. Asp. Moupìiieiìse Fraudi.
Hah. Prope Huo-kia-ziez ad basim mentis Lao-j^-san (Martio 1896)
et in Shen-si meridionali in monte Lean-san (Septembri 1896).
27. Asp. acaiìtliopliylluiii Franch.
Hab. Prope In-kia-po (Septembri 1896) et Ta-sce-tsuen (2 Novem-
bris 1896) et in Shen-si meridionali loco non indicato (Septem-
bri 1896).
28. Asp. craspedosoruiu Maximow.
Typus rachi apice gemmifera et valde elongata insignis.
Hah. Prope Ta-sce-tsuen (2 Novembris 1896) et ad basim Thae-
pei-san (Augusto 1896) ; in Shen-si meridionali in monte Lean-san
(Septembri 1896).
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 31
29. Asp. subniite Christ 1. e. p. 93.
Hai). Prope Ta-sce-tsuen (2 Novembris 189G) et in montibus Ki-
san (aestate 1896 ; leg^t Pater U. Scallan) atque Uan-san-pin (Mar-
tio 1896) ; in Shen-si meridionali ad montem Lean-san (Septem-
bri 1896).
30. Asp. falciitiitn Sw. var. earyotideuiu Wall.
Hai). Ad montem Ki-san (aestate 1896 ; legit Pater U. Scallan).
31. Asp. viridescens Baker sub Nephrodio.
Hab. Prope In-kia-po ad 500 m. circiter alt. (Augusto 1896) et in
montibus Ki-san (aestate 1896 ; legit Pater U. Scallan) ac Tui-kio-
san (Octobri 1896) ; in Shen-si meridionali ad montem Lean-san
(Septembri 1896).
32. Asp. laxuiii Franch. Savat.
Hab. Prope In-kia-jDO (Augusto et Septembri 1896).
33. Asp. crenatuiu Forsk. sub Polypodio.
Hab. In cacumine mentis Thae-pei-san (Augusto 1896).
34. Asp. filix mas (L.) var. Glraldii Christ 1. e. p. 94.
Hab. In monte Ki-san (aestate 1896 ; legit Pater U. Scallan) et
prope In-kia-po (Augusto et Septembri 1896).
35. Asp. decursivo-piniiatiiiu Kze.
Hab. In monte Tui-kio-san (Octobri 1896).
36. Polypodium Slieareri Bak.
Hab. Prope Ta-sce-tsuen (2 Novembris 1896) et in monte Kuan-
tou-san (5 Novembris 1896).
37. P. petiolosuiu Christ 1. e. p. 96.
Hab. Prope In-kia-po (Augusto et Septembri 1896) et ad basim
montium Thae-pei-san (Augusto 1896), Uan-san-pin (Martio 1896)
et Tui-kio-san (Octobri 1896) ; in Shen-si meridionali ad montem
Lean-san (Septembri 1896).
38. P. Davidii Baker
Hab. Prope Ta-sce-tsuen (2 Novembris 1896) et in Shen-si meri-
dionali ad montem Lean-san (Septembri 1896).
32 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
39. P. Lewisiì Baker
Hah. Prope Ta-sce-tsuen (2 Novembris 1896) et in monte Kouan-
tou-san (5 Novembris 1896).
40. P. angiistissiiniiiii Baker
Hab. Propa Ta-sce-tsuen (2 Novembris 1896) et ad basim montis
Thae-pei-san (Augusto 1896) ; in Shen-si meridionali in monte Lean-
san (Septembri 1896).
41. P. lineare Thunbg.
Hah. In monte Thae-pei-san (Augusto 1896).
42. P. oli^olepiduiu Baker
Hah. Ad basim montis Ki-san (1896 ; legit Pater U. Scallan) ; in
Shen-si meridionali in monte Lean-san (Septembri 1896).
43. P. Baroni i Christ 1. e. p. 100.
Hah. Prope In-kia-po (Aiigusto et Septembri 1896) et in monte
Ki-san (1896 ; legit Pater U. Scallan). ^
44. P. subaiuoenuni C. B. Clarke var. Cliinense Christ
1. e. p. 99.
Hah. Prope Pei-mi-el-ti (4 Junio 1896).
45. Gyinnograiunie Delavayi Baker
Hah. Ad basim et in cacumine montis Thae-pei-san (Augusto 1896).
46. Lycopodiuiu annotinuin L. f. brevifolia.
Hah. In montibus Pin-ngan-san (Augusto 1896) et Tui-kio-san
(Octobri 1896).
47. Selag^ineìla eanalìculata Baker
Hah. In montibus Hua-tzo-pin (20 Junio 1894), Tui-kio-san (5-7 Au-
gusto 1894) et Thae-pei-san (Augusto 1895) ; in Shen-si meridionali
in monte Lean-san (Septembri 1896).
48. S. foorealis Rpr.
Hah. Prope Huo-kia-ziez ad basim montis Lao-y-san (Martio 1896).
49. S. involvens Spring,
Hah. In Shen-si meridionali in monta Lean-san Septembri (1896).
Firenze, Febbraio 1898.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 33
SOPRA ALCUNE MILBOGALLE NUOVE PER LA FLORA
D'ITALL\; QUARTA COMUNICAZIONE. — NOTA DEL
DOTT. C. MASSALONGO.
Nel tempo che trascorse dalla stampa della mia « terza co-
municazione » relativa alle nuove railbogalle scoperte nel do-
minio della Flora Italica, a questa parte, segnalai i seguenti
dieci acarocecidii, i quali sarebbero da aggiungere agli altri
precedentemente noti per il nostro paese. Di questi cecidii, con-
trassegnai con un asterisco quelli che per i caratteri da essi
offerti od almeno per il substrato, da quanto ho potuto verifi-
care, ritengo ancora nuovi per la scienza.
Biljliografla.
(Continuazione, vedi: Bullettino Soc. tot. it., pap. 53-51; Firenze, 1896).
131. Baccarini P. e Scalia G. — Appunti per la conoscenza
di due acarocecidii ; in Nuov. Giorn. Bot. It., nuova se-
rie, voi. Ili, p. 6S, tav. II ; Firenze 1896.
132. Canestrini G. — Nuova specie italiana di Plujtoptas {Pìi .
Ritbiae sp. nov.) ; estratto Atti Soc. Yenet.-Trent. Se. na-
tur., ser. Il, voi. Ili, fase. II; Padova 1897.
133. Cecconi G. — Prima contribuzione alla conoscenza delle
galle della foresta di Vallombrosa : in Malpighia, anno
XI, p. 433-57; Genova 1897.
134. De Stefani T. — Zoocecidii del R. Orto Bot. di Palermo:
estratto dal Bull. R. Orto Bot. Voi. I, n. 3-4; Palermo 1897.
135. FocKEU H. — Recherches anatomiques sur les Galles ; É-
tude de quelques Diptérocécidies et Acarocécidies : Thé-
ses presentèes a la Faculté des sciences de Paris, sér. A,
n. 268, n. dordre 905; Lille 1896.
136. Gaspaeis a. — Sulla presenza degli acarocecidii nelle Mo-
nocotiledonee; estratto Rend. R. Acc. Se. Fis. e Matem. di
Napoli, Fase. 6-7, Giugno-Luglio 1896.
137. KiEFFER J. — Nachtrag zu den Zoocecidien Lothringens in
Beri. Entomol. Zeitschrift, Bd. XLII, Jahrg. 1897, Ileft I,
u. II, p. 17-24.
Bull, della Soc. boi. Hai. 3
34 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
138. MoLLiARD M. — Hypertrophie pathologique des cellules
vógétales; Revue generale de Botaiiique dirigée par G.
Bonnier, Tom. IX (1897), p. 33-44, Planche V.
139. Nalepa a. — Zur Kenntniss dar Phyllocoptiden; aus dem
LXIV Bd. der Denkschriften der Mathem.-naturw. Classe
der K. Akad. der Wissenschaften ; Wien 1896, Taf. I-V.
140. — Neue Gallmilben (13'" Fortsetzung) ; Anzeiger n. X, K.
K. Akad. Wissenscli. Wien; Sitzung d. Mathem.-naturw.
Classe vom 1 Aprii 1895.
141. — Neue Gallmilben (14'" Fortsetzung) ; Anzeiger n. XII d.
K. K. Akad. Wiss. Wien ; Sitzung d. Mathem.-naturw.
Classe vom 6 Mai 1897.
142. — Neue Gallmilben (15'" Fortsetzung) ; Anzeiger n. XXIII
d. K. K. Akad. Wiss. Wien ; Sitzung d. Mathem.-naturw.
Classe vom 11 Nov. 1897.
143. Ross H. — Sugli acarodomazi di alcune Ampelidee; estr.
dalla « Contrib. alla biologia e fisiol. veg. » di A. Borzi;
Messina 1893.
144. Solla R. — Enumerazione di casi teratologici osservati
nella foresta di Vallombrosa: in Bull. Soc. Bot. It., p. 269;
Firenze 1896.
145. Trotter A. — Zoocecid. della Flora Mantovana ; Atti Soc.
Nat. Modena. Serie III, voi. XIV, anno XXIX, p. 149-172 ;
Modena 1897.
146. — Zoocecidii della Flora Mantovana, IP contributo ; Atti Soc.
Nat. Modena. Serie III, voi. XVI, anno XXXI p. 9-39 ;
Modena 1898.
Descrizione dei Cecidii.
21. Acer campestre L. — Erineum abnorme nob. — Low F.
Beitràge zur Kenntniss der Milbengallen in Verh. d. Zool.
Bot. Gesellsch. Wien, XXVIII Bd. 1878, p. 129, Taf. II,
fìg. 8 ; Schlechtendal Gallbildungen deutsch. Gefasspfl. p. 58,
n. 559. — Genera sulla pagina inferiore delle toglie dei
cespuglietti di un erineo, situati negli angoli che sono
limitati, alla base del lembo, dalle nervature comprima-
rie, molto più di raro neh' ascella ancora dei nervi se-
condari. In corrispondenza di detti cespuglietti, si osserva.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 35
sulla pagina superiore della lamina, una lieve gibbo-
sità, di colore ordinariamente oscuro. I tricomi anormali
nell'anzidetta regione, originansi dalla superficie della
lamina, ma non da quella delle attigue nervature; essi
sono color di ruggine, molto allungati, e spiralmente
contorti, assottigliati verso la loro estremità, nonché in-
sieme aggrovigliati; inoltre presentansi schiacciati, quasi
nastriformi, ed alla base, almeno, sono formati da più cel-
lule pluriseriate, ciò che dà loro un aspetto molto simile
a quello dei peli squamosi che trovausi sul rachide e sue
ramificazioni delle frondi di varie felci.
Cecidiozoo : PliytoiJtidearum sp.
Al). Presso la « Musella » non lungi dal paese di S. Martino,
prov. di Verona ; Sett. 1897, C. Massai.
Oss. Negli erinei (Eu-erineum e Plujllerium) i quali son
sinora conosciuti nella Flora italica, i tricomi anormali che li
caratterizzano (eccettuati 1' Erineum [Pseudotypus] l'^opulinum
Pers, e VE. Berengerianiim C. Mass., dove tali tricomi ven-
gono sostituiti da emergenze parenchimatiche) sono unicellu-
lari od uniseriato-pluricellulari [Aì^ihrophijUeìiitm). Risulta per-
ciò evidente che l' Erineuin abnorme qui descritto difTerisce
da tutte le altre produzioni analoghe.
22*. Acer obfusatiiin Kit. — Genera sulla pagina superiore
delle foglie, delle galle vescicolari, colorate per lo più
in rosso e che sono 1-2 mill. grosse e 3-4 lunghe. La loro
forma è subclavata, o cilindracea, ed hanno un ostiolo
ipofìllo, ostruito da un ciufìb di peli anormali, lunghi e
sinuosi. Questo cecidio corrisponde nei suoi caratteri al
Ceratoneon vulgare Eremi, che finora era stato rinve-
nuto soltanto sulle foglie dell' Acer Pseudoplatanus L.
(Conf. C. Massai. Acarocecid. FI. Yeron., n. 45).
Cecidiozoo : con tutta probabilità il Phyloptus macrorhyn-
chus Nalepa.
Ab. Boschi del Monte S. Vicino nelle Marche 1867 (F. Pari.).
23*. Acer opnlifolium Vili. — Dà origine sulla pagina su-
periore delle foglie alla galla nota col nome di Ceraio-
neon vulgare Eremi. (Vedi il num. precedente).
36 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Cecidiozoo : PliylopUis, macrorhijìichus NaI.
Ab. Boschi dell'Appennino del Casentino 1867 (F. Parlatore);
nelle Alpi Apuane « Cintura del Procinto » (S. Sommier).
24. Acer opiilifoliiim Vili. — Erineum lateohim Kiuize ;
Fée, Mémoire sur le groupe des Phyllériées etc, p. 124,
n. 67, Tab. VI, fìg. 1. — Macchie ipofille piane irregolari,
circoscritte e spesso fra loro confluenti. Tricomi anor-
mali globoso-clavati, brevemente stipitati o subimbutifor-
mi, dapprima giallastri, alla fine rossastri o color di
ruggine.
Cecidiozoo: Phìjloptidearum sp.
Ab. Boschi di Serramazzane in prov. di Modena, 1892 (A.
Fiori); Alpi Apuane « Cintura del Procinto ». 1893 (S. Som-
mier).
Oss. Questo erineo è forse diverso dall' aillne E. purpura-
scens Gaertn. dell' Acer campestre L., perchè produce gene-
ralmente delle macchie più o meno circoscritte, limitate alla
pagina inferiore delle foglie e perché i tricomi sono dapprima
di color giallognolo (né biancastri).
25. Coiivolviiliis arveiisis L. — Schlechtendal Gallbildun-
gen deutsch. Gefàsspfì. p. 89, n. 969. — Il parassita infetta
specialmente le foglie di questa pianta, le quali sotto la
sua azione vengono a ripiegarsi verso la loro pagina su-
periore, mostrandosi inoltre più o meno increspate e
contorte. Tali foglie presentano la costa mediana e spesso
ancora le nervature secondarie anormalmente ingros-
sate, nonché sinuose : inoltre, sul lato superiore, sono
esse percorse da un solco profondo. Fra le alterazioni
anatomiche offerte da questo cecidio, devesi rilevare che
la superficie delle nervature anzidette porta numerose
escrescenze papilliformi ed irregolari, che si sono pro-
dotte a spese delle cellule epidermiche ipertrofizzate, e
del sottostante tessuto coilenchimatico. Analoghe escre-
scenze cellulari si incontrano sul picciuolo delle foglie
infette, e non di rado ancora sul caule. I fìtotti stanno na-
scosti nel solco che trovasi in corrispondenza delle ner-
vature, come pure fra le escrescenze surriferite.
ADUNANZA DKLLA SKDB DI FIRENZE 37
Cecidiozoo : Phijllocoples ConvolvuU Nalepa, Genera u. Spe-
€ies der Fam. Phytoptlden in : Denkschriften d. K. Akad. Wiss.
Wien, Mathem.-naturwiss. Classe, Bd. Ili (1891), p. 881, Taf. II,
ùg. 13-14.
Ab. A Verona presso la « Fontana del Ferro », Agosto 1896
(C. Massai).
26. Lactucii saligna L. — Canestrini, Nnovi fitoptidi del Mo-
denese, in Bullett. Soc. Venet.-Trent. Se. Natur. Tom. V,
'n. 3 e Prospetto dell'Acarofauna It., Part. VI, p. 786. —
All'ascella delle foglie fiorali, per impnlso del cecidiozoo.
invece delle calatidi proprie a questa specie di cicoriacea,
si sviluppano delle gemme di numerosi ed irregolari fil-
lomi, fra loro imbricati, variamente contorti ed incurvi,
dei quali i più esterni, clie sono relativamente grandi, de-
riverebbero da metamorfosi delle brattee delle calatidi,
mentre gli interni, più piccoli e stretti, devonsi risguar-
dare degenerazioni dei fiori (cloranzia). Nel centro di
queste gemme, che costituiscono il cecidio, talvolta si os-
serva qualche fiore mostruoso, cioè fornito di ovario sor-
montato dal pappo, più o meno alterato, e colla corolla
tubuloso-clavata, di cui il lembo é nel margine minuta-
' mente crenulato (peloria parassitaria).
Cecidiozoo : Phijioptiis lactucae Can. in Bull. Soc. Veneto-
Trentina in 1. s. e, p. 553 e Prospetto dell' Acarofauna It. in
1. s. e, p. 785.
Ab. Provincia di Modena (A. Fiori).
Oss. Il eh. prof. G. Canestrini, in appendice alla descrizione
del Phyfopt'ts ladacae, limitasi soltanto a ricordare che « defor-
ma le infiorescenze ». Per questo motivo credetti utile di far
conoscere con qualche dettaglio le alterazioni che caratteriz-
zano il cecidio in parola.
27*. Salicoi'iiìa! fruticosa L.? — In conseguenza di cladoma-
nia e di prolificazioni ascellari, succedentesi ripetutamente
a brevi intervalli, si vengono a produrre sulle piante
infette dal parassita, dei glomeruli più o meno compatti
ed irregolari, costituiti ila numerosi e cortissimi ramo-
scelli erbacei. Questo cecidio si sviluppa generalmente
38 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
verso la base del fusto o sue ramificazioni, alterando l'a-
spetto normale dell' ospite.
Cecidiozoo : Pliytoptidearum sp.
Ab. Dintorni di Lavezzola nella provincia di Ravenna, dove
fu scoperto (1897) dal dott. I. Baldrati.
Oss. Su questa stessa specie di chenopodiacea fu anterior-
mente segnalato il Cecidopìiijes sijviacus Fockeu; questo paras-
sita però viverebbe alla superficie di galle in forma di carciofo,
che sono provocate da un insetto (Conf. Nalepa A., Katalog der
bisher beschriebenen Gallmilben, ihrer Gallen u. Nahrpflanzen
in Zool. Jahrb. fùr Syst., Geograph. u. Biologie der Thiere von
J. W. Spengel: VII Bd., p, 323, Anm. 8).
28. Salix Capreii L. — Kieffer Acarocécidies Lorraine, p. 20,
n. 95. — Deforma le gemme e gli amenti pistilliferi di
questa specie di salice.
I. Le gemme invase dal parassita si fanno ovate, sub-
globose o subconiche (3-4 cent, lunghe e 2-2,5 cent, gros-
se) ; esse sono costituite da numerosissimi e minuti fillomi
pelosi, variamente contorti e divisi, fra i quali spesso
sporgono delle foglie più o meno atrofiche, nonché di
forma mostruosa, col loro margine cioè, d' ordinario, in-
ciso-dentato, e fortemente increspato.
IL Gli amenti femminei infetti dallo stesso cecidiozoo,
diventano più voluminosi del solito, i pistilli si sono iper-
trofizzati ed alla loro superficie presentansi un poco ver-
rucosi. L'interna cavità ovarica dei medesimi è occupata
da angusti fillomi, glabri, irregolarmente ramosi e ripie-
gati, i quali si trovano inseriti alla base di detta cavità
e probabilmente devono essere riguardati quali degene-
razioni degli ovuli e relativi funicoli.
Ricorderò che tanto 1' asse delle gemme che quello de-
gli amenti deturpati dal cecidiozoo, é anormalmente in-
grossato. Coir andar del tempo le appendici fillomatiche
delle galle si disseccano e staccansi a pezzi, mentre l'asse
delle medesime persiste, alla sua base, come una appen-
dice od escrescenza legnosa, lateralmente sul ramo. Tale
escrescenza aumentando di volume ancora negli anni
ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 39
successivi, verrebbe a costituire ciò che i tedeschi chia-
mano « Holzkropf ».
Cecidiozoo: Phytoptidearum sp.
Ab. Dintorni del paesetto di Cogolo « valle dei Tessari », 1896
(C. Massai ongo).
29.* Ulex eiiropaea L. — Specialmente verso l'estremità dei
rami, le gemme e le relative foglie ascellanti, venendo
invase da fìtotti, distinguonsi dalle normali perché mo-
stransi coperte di abbondantissimi e lunghi peli bianchi.
Questi peli unicellulari e pachidermici hanno le loro pa-
reti fornite di numerose papille puntiformi ; essi difìTeri-
scono da quelli che sono propri alla specie, soltanto perchè,
nella regione infetta, diventano più lunghi e si sviluppano
in maggior copia.
Cecidiozoo: Phyioptidearum sp.
Ab. Nella provincia di Pisa sopra S. Giuliano, dove venne
scoperto dal nostro illustre presidente St. Sommier nel 1896.
30.* Ulmus canipestris L. — Sulla pagina inferiore delle
foglie e precisamente nell' ascella, per lo più, delle ner-
vature secondarie, a destra e sinistra della costa me-
diana, sviluppansi, per impulso di Plvjtoptidi, dei cespu-
glietti erineiformi, poco appariscenti, costituiti da peli
candidi, pachidermici ed unicellulari. Nei loro caratteri
questi peli corrispondono a quelli normali <ìhe si incon-
trano qua e là sulle foglie, ne dilTeriscono però per es-
sere molto più lunghi e sviluppati.
Cecidiozoo : Phytoptidearum sp.
Ab. Provincia di Verona (A. Goiran).
Oss. Il Kiefifer fa menzione (Acarocécidies Lorraine, p. 24,
n. 124) di un cecidio molto simile a quello che ci occupa e ca-
ratterizzato dalla anormale produzione, sul rovescio delle foglie,
di numerosi tricomi, che sarebbero però allineati lungo le ner-
vature, né. come nel caso nostro, localizzati alle ascelle di que-
st' ultime.
40 ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRKNZK
SUI PRETESI GRANULI D'AMIDO INCAPSULATI DEI
TEGUMENTI SEMINAGLI DELLA VICI A NARBONEN-
SIS L. — SECONDA REPLICA ALLE RISPOSTE DEL PRO-
FESSOR LUIGI BUSCALIONI DI L. MACCHIATI.
Anche nel nostro Bullettino, come feci negli Atti della So-
cietà dei Natm-alisti di Modena (Voi. XVI, 1898), incomincio
dal riprodurre integralmente, nella lingua in cui fu scritta, la
lettera dell' illustre prof. G. Berthold, sottolineando la frase in-
criminata, cioè quella colla quale, secondo il Buscalioni, egli
darebbe completamente ragione al mio contraddittore : invece
io sono di parere che gli abbia dato torto.
Gottingen, den 21 Mtirz 1897.
HocJigeeJn ter Ilerr College.'
Fiir die freiindliclio Uebersendnug Ihrer beiden Mittheilungen und
Ihren ausfuhrlichen Brief sage icli Ilinen meinen besten Dank.
Herr D/ Buscalioni hat mir seinerzeit, wie icli mieli erinnere,
Praparate mit den eingekapselten Stàrkekornern aus dar Samenhaut
von Vicianarbonensis gezeigt, indessen baben wir nicht so eingebend
daruber gesprocben, und besonders babe ich nicht versucbt, mich
davon zu llberzeugen, dass die betrefFenden Objecte wirklich
Starkekorner waren. So hin ich durchaus nicht im Stande, die Auf-
fassung von Dj Busccdioni meinerseits zu hestdtigen. Soweit icb mich
erinnere, ist es nicht gut moglich, dass Buscalioni die Saulenzellen
mit seinen eingekapselten Stàrkekornern verwechselt hat. Ich habe
•damals das Ganze fiir eine anatomische Missbildung gehalten, deren
Natur noch festzustellen war und habe, soweit ich mich erinnere,
D.'' Buscalioni gerathen, zu versuchen, ob die Stàrkesubstanz durch
Diastase in Lòsung zu bringen sei.
Wie mir scheint, wird eine Aufklarung ùber die Diiferenz Ihrer
beiderseitigen Befunde nur moglich sein, Avenn D.' Buscalioni sich
entschliesst, Ihnen von seinem Material oder von seinen Praparaten
zur Untersuchung zu ùberlassen.
Mit collegialem Gruss.
Ihr ganz ergebener
Prof. G. Berthold.
Ed ora passo ad esporre in breve il mio modesto parere sulle
dichiarazioni rilasciate al dott. Buscalioni, com' egli dice, dai
ADUNANZA DKLLA SKDE DI FIRENZE 41
botanici italiani che più specialmente si occuparono di /7ro&fóm«
istologici.
Intanto oso sperare non sia sfuggito a nessuno di quelli
che hanno l'abitudine di leggere attentamente che, tutti quelli
che avrebbero riconosciuto il famoso incapsulamento, evitarono
costantemente la parola cellulosa, sulla quale verte il punto
sostanziale della nostra disputa. Non ve n' é neppure uno che
abbia fatto uso di codesta espressione; anzi parecchi si sono
affrettati a dichiarare che l' incapsulamento non è di natura
cellulosica, come farò risultare procedendo oltre.
Il Buscalioni afferma che i botanici italiani, ad eccezione di
me, hanno riconosciuta la presenza di granuli d'amido incap-
sulati nello spessore del tegumento seminale della Veccia di
Naì'bona, mentre poi egli stesso è costretto a dichiarare che
i prof." Arcangeli, Briosi, Delpino e Merini non ebbero agio di
osservare i preparati : avrebbe fatto meglio a dire che non vol-
lero apertamente dargli torto, o che, per lo meno, bramarono
rimanere estranei alla questione.
Leggendo le dichiarazioni da lui portate nella loro integrità,
come anche l'elenco nominativo di quelle altre che non pub-,
blicò, vi ho cercato invano i nomi dei prof." Kruch, Massalongo,
Comes, Ardissone, Cugini, Fiori, De Toni, Berlese, Veglino, Poli,
Paoletti, Piccone, Levi, Savastano, Beguinot, Bottini, Pichi, Ter-
racciano, e molti altii che qui sarebbe troppo lungo l'enume-
rare, tra cui havvene alcuni che della Istologia vegetale si oc-
cuparono di proposito.
Non so poi quale significato favorevole per lui pos.sano avere
le dichiarazioni dei prof." Saccardo e Borzi, che in ogni caso
doveva riprodurre per esteso : esse non dicono che quello ch'io
vado da tempo ripetendo, che, cioè, i granuli d' amido sono cir-
condati dal protoplasma nel quale si formano. Di fatti il Borzi
avrebbe detto che « i granuli ci' amido presentano per lo più
una tunica che ne segna il contorno » ; ed il Saccardo ritiene,
giustamente, « die si tratti di un ispessimento citoplastico ».
Questa in una parola é l'opinione espressa da tempo da molti
illustri anatomici e fisiologi, alla cui tesla sta lo Schimper, già
da me più volte ricordato.
Io non credo che il Saccardo nel documento, del quale il Bu-
scalioni promette la pubblicazione nella Malpighia, abbia detto
42 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
qualche cosa di più; anzi oso recisamente negarlo, quand' io
penso ch'egli mi scrisse — in modo punto confidenziale — colla
più grande spontaneità, e senza esserne stato richiesto, in una
cartolina quanto segue :
Padova, 20 Luglio 1897.
Pregiatissimo Collega !
Mi piacciono assai le polemiche a base di fatti concreti, a base
di scienza sperimentale, perchè da esse scaturisce la verità e la luce
a cui tutti dobbiamo anelare. Mi compiacei dunque vivamente pei
convincenti risultati ch'Ella ha conseguito nella polemica col Bu-
scalioni, onde è dimostrata l' inesistenza di quei tali grani d'amido
incapsulati. L' asserzione era grave per la scienza ed Ella fece opera
buona a controllarla.
Gradisca i miei affettuosi saluti e ringraziamenti.
Suo devotissimo
Saccardo.
Lasciando da parte taluni di quei documenti i quali non dicono
nulla, e senza soffermarmi su quanto scrive il signor Chiovenda,
che adopra uno stile non consentaneo alle dispute scientifiche,
voglio richiamare l'attenzione di quelli che hanno seguito con
cognizione di causa la polemica, sulle dichiarazioni che, stando
alla forma in cui furono redatte, potrebbero, in apparenza, — ma
non in sostanza — avere un qualche significato favorevole al
Buscalioni.
Il prof. 0. Penzig dice: « La memliranella che circonda i
granelli cV amido non sarà di cellulosa, ma è certamente
qualche cosa di ben solido e palpabile e risulta air occhio an-
che senza alcuna reazione microchimica. »
A mio modo di vedere anche il protoplasma indicato dallo
Schimper è qualche cosa di ben solido — non dirò che sia pal-
pabile—e risulta all'occhio senza alcuna reazione microchi-
mica. Quand' ebbi letta la dichiarazione del prof. Penzig, dissi
subito tra me: egli la sa lunga. Trovò una forma quanto mai
cortese per rifiutarsi, come fecero i prof" Arcangeli, Delpino,
Merini e Briosi, di rilasciargli una dichiarazione significativa.
Il prof Baccarini dice, lui pure, di aver « trovati e ricono-
sciuti abbondantissimi i granuli d' amido incapsulati negli
ADUNANZA DKLLA SKDE DI FIRENZE 4b
slrati profondi del tegumento seminale » ; ma non si pronuncia
sulla natura della pretesa capsula.
I prof. Gibelli e Mattirolo e 1' avv. Ferrerò « dichiarano di
aver riscontrato negli strali profondi del tegumento seminale
della A'icia iiarbonensis Lin., coltivata nel R. Orto botanico di
Torino, i granuli d' amido attorniati da un alone irregolar-
mente 0 regolarmente formato, dovuto ad una sostanza che
per le sue reazioni deve avere relazione colle sostanze cel-
lulosiche. »
Esattissima la espressione. Si tratta proprio d'un alone di
sostanza protoplasmatica, la quale deve avere certamente re-
lazione colle sostanze cellulosiche; e chi oserebbe metterlo in
dubbio? Di fatti se ha relazione colle sostanze cellulosiche^
non vuol dire che sia cellulosa, anzi lo si esclude: anche il
protoplasma ha relazione colle sostanze cellulosiche, se è quello
in cui ed a spese di cui la cellulosa si origina. Dunque risulta
palesemente che anche questa dichiarazione multipla, la quale
fu fatta con (ine accorgimento, dice veramente poco in difesa
del Buscalioni. Egli non avrebbe punto ragione d' esserne or-
goglioso: è il caso di richiamare quel proverbio che dice:
Dagli amici.... con quel che viene poi.
II prof. Pirotta gli scrisse : « ho veduto i granelli di amido
da Lei denominati incapsulati, cioè avvolti da uno straterello
di sostanza facilmente riconoscibile, della forma e deW aspetto
da Lei indicati nel suo lavoro suW argomento pubblicato nella
Malpighia. »
Il protoplasma non é forse una sostanza facilmente ricono-
scibile come la cellulosa? L'illustre autore parla esattamente
di forma e d' aspetto, ma con molta avvedutezza, del che gli
va data lode, si guarda bene dal dire che quella sostanza abbia
la reazione della cellulosa o delle sostanze cellulosiche.
Il prof. Avetta gli avrebbe rilasciata la più importante di-
chiarazione che termina colle seguenti parole: « ho
potuto persuadermi della giustezza delle sue osservazioni e
della reale esistenza della capsula periamilacea da Lei de-
scritta ì>. Però evita egli pure di nominare la cellulosa; tut-
tavia si potrebbe credere che di tale sostanza, analogicamente
al Buscalioni, ammettesse formata la cosi detta capsula peria-
milacea.
44 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIKP:NZE
Ma veniva ad escludere che la ritenesse di cellulosa nella
seguente cartolina che mi scrisse di recente:
Parma, 26 Gennaio 1898.
Chiarissimo jìvof. Macchiati ,
Siccome io sono couvinto della esistenza della capsula od invo-
lucro intorno ai granelli d' amido dello spermoderma di Vida nar-
bonensis (e ne ho rilasciata analoga dichiarazione al dott. Buscalioni
dietro sua richiesta), mi permetto comunicarle in esame un preparato
fatto alla svelta stamane, da cui mi pare che 1' esistenza della in-
criminata capsula risulti ovvia. Badi che io non entro in merito alla
natura chimica di questo involucro peviamilaceo, ma gradirei che Ella,
nel ritornarmi il preparato, mi dicesse se non è dello stesso mio
parere. AH' occorrenza posso inviarle i semi che hanno servito a me.
Distinti saluti dal suo
Dev.mo
C. AVETTA.
10 esaminai immediatamente il preparato, e gli risposi imman-
tinente colla lettera ch'io qui riproduco, la quale mi pare che
non sia priva d' importanza, potendo essa mettere sulla via di
ricredersi quei pochi che, casualmente, credessero ancora alla
esistenza u' una capsula ìjeriamilacea di natura cellulosica ;
ma orinai probabilmente non vi crede più neppure il Buscalioni,
al quale manca però il coraggio di darsi per vinto. Comunque,
ecco la mia risposta al prof. Carlo Avetta:
Modena, 27 Geniiaio 1898.
Illustrissimo prof. Avetta,
11 suo bel jDreparato, che ho esaminato in questo momento, mi
ha offerto la prova jaiù dimostrativa che, nei granuli d'amido della
Veccia di Narhona, non v' è accenno à! incapsidamento cellulosico né
d' altra natura. Essi sono, evidentemente, immersi nel protoplasma
granulare a contorni incerti, come ne può avere una prova — chiara
e lampante ! — qualora si voglia prendere il disturbo di esaminarlo
con un obbiettivo ad immersione omogenea ; tanto meglio se sia,
in pari tempo, apocromatico. Sa poi farà uso d' un forte ingrandi-
mento, vi riescirà» a distinguere la rete fibrillare che ne forma la
impalcatura.
E qualora lo volesse esaminare, di nuovo, cogli oggettivi a secco,
faccia uso egualmente degli apocromatici, non trascurando la cor-
ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 45
rezioue per lo spessore del vetrino. Io nei n:iei preparati, ho adot-
tata la buona consuetudine di segnarvi ognora lo sijossore del co-
priogu;etti.
Voglio sperare che, dopo un tale esame, Ella — colla sua lealtà —
non esiterà un momento a riconoscere che io ho ragione ed il Bu-
scalioni ha torto. La stessa, identica apparenza dei granuli d'amido
dello sperraoderma della Veccia di Narbona, si ha in quelli di tutti
i semi delle altre leguminose e di altre piante.
Vorrei pregarla di rimandarmi il suo preparato per uno o due
giorni, desiderando farne una bella fotografia con un obbiettivo ad
immersione omogenea, combinato all' oculare compensatore a proie-
zione N. 4 di Zeiss.
La ringrazio molto del gentile invio, e distintamente la saluto.
Uno devotissimo
Luigi Macchiati.
Alla quale mia lettera il prof. Carlo Avetta, mentre aderiva
al mio desiderio inviandomi, con squisita cortesia, <\[ nuovo il
preparato, mi rispondeva dopo tre giorni di non avere tempo
né voglia di assoggettarlo all'esame che io gli aveva consigliato.
Ma anche questa risposta, facilmente spiegabile, ha un signifi-
cato favorevole per me ; onde oso ritenere che lai siasi real-
mente persuaso che io ho ragione.
Anche il Cuboni, stando alla sua dichiarazione, avrebbe visto
i granuli d'amido incapsulati; ma come tutti gli altri non parla
di cellulosa: incapsulati nel protoplasma è quello che ha detto
sempre lo Schimper, il quale, lo ricordai altrove, usa appunto
r espressione : « im Protoplasma eingehcttet », ma non è codesto
l'incapsulamento del Buscalioni. Che i granuli d'amido sono e
devono essere circondati dal protoplasma nel quale si formano
sapevavicelo !
Nulla aggiungono, in fine, a quello che dissero gli altri, le
due dichiarazioni dei dott. Longo e Buffiirini.
Allorché nella mia breve memoria, che farà seguito alla terza
replica, pubblicherò i documenti, si vedrà allora che essi sono
ben diversi da quelli ai quali il Buscalioni ha fatto vedere la
luce : i miei dicono qualche cosa di più, lo dicono spontanea-
mente, perchè nessuno ha nulla da temere né da sperare da
me ; e lo dicono senza ambiguità alcuna, ma anzi colla più grande
schiettezza possibile.
Quando avrò pubblicato per intieio 1' epistolario Buscalioni-
46 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Macchiati (di cui il mio oppositore promette la pubblicazione
parziale) si vedrà allora clii abbia ecceduto nei giusti termini
d' una polemica, eh' io avrei voluto puramente scientifica ; e
le fototipie, che accompagneranno la mia memoria conclusio-
nale, diranno il resto!
Nel chiudere questa mia seconda replica gli ripeto che non
basta sempre fare la voce grossa per avere ragione, e che i
suoi certificati lasciano il tempo che trovarono.
Modena, 9 febbraio 1898.
PRIMA. CONTRIBUZIONE ALLA MICOLOGIA DEL MONTE
GENEROSO. — NOTA DEL DOTT. A. LENTICCHIA.
Credo che degli Imenomiceti del Cantone Ticino, del Monte
Generoso in particolare, nessuno finora siasi occupato. Solo il
prof. Veglino ha pubblicato una « Prima contribuzione allo stu-
dio della Flora micologica del Cantone Ticino » {Bull, della Soc.
hot. Hai., 1896, p. 34-43), dove però non enfi'ano che due sole
specie d' Imenomiceti.
Nel presente elenco le diagnosi rispondono agli esemplari
freschi.
Al distinto Micologo B. Studer di Berna, che si compiacque
di rivedere queste note e la relativa collezione di funghi corno
meglio ho potuto conservare, rivolgo sentiti ringraziamenti.
Como, 10 Dicembre 1S97.
CI. I. — BASIDIOMYCETES.
Ord. I. — HYMENOMYCETES.
Fam. I. — AGARICACEAE.
1. Amanita phalloldes Fr. var. dir ina = Agaricus bulbo-
sus Bull.
Cappello conico, di color zolfino, liscio, senza avanzi della
volva. Lamelle bianco-cerose; caine pure bianca. Gambo
cavo, fibroso, bianco con un anello infero e un residuo
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 47
di volva alla base. Altezza del fungo da 10-12 cm. Dia-
metro del cappello da 5-10 cm. Giovane ha la forma di
ghianda, di cui la cupola liscia è bianca e la parte, che
figura il seme, verde. Altezza da 15-18 cm.
Nei boschi del Parco dell' Hotel Pasta presso Bellavista.
Velenoso.
A. phalloìdes Fr. var. alba.
Assai bello, intieramente bianco come la neve. Gambo
ingrossato alla base ricoperta da un residuo di volva.
Altezza da 15-18 cm.
Nei boschi del Parco Pasta.
Velenoso.
A. muscaria L. {Agaricus muscarius Bull.).
Giovane, ha il cappello molto convesso-campanulato,
coperto alla base da un velo bianco, che si lacera for-
mando un lungo anello cadente attorno al gambo, quando
il cappello si espande. Questo é di color rosso aranciato
cosparso di frammenti della volva in forma di verruche
bianche. Lamine giallo-chiare. Gambo grosso, bianco,
munito alla base di residui embricati della volva.
Alla Baldovana.
Il cappello può essere anche liscio, senza verruche, colle
lamine bianche, che non raggiungono il gambo, attorno
al quale esiste quindi un anello cavo.
Il micologo B. Studer di Berna asserisce che le ver-
ruche bianche non hanno alcun valore per la diagnosi,
poiché una pioggia abbondante le può levare.
Alla Cascina d' Armirone.
Velenoso.
Lepiota amiantina Scop.?
Cappello dal colore delle castagne arrostite, in forma di
callotta col margine involto. Lamine di colore zolfino, de-
correnti un po' sul gambo, che è cavo e porta un breve
anello. Altezza da 3-5 cm.
Boschi sopra Cragno.
48 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
5. Calorrheus piperatus L.
Questo fungo, alto da 12 a 16 cent., è intieramente
bianco. Cappello incavato superiormente, abbondante di
lattice bianco, acre. Lamine assai strette e serrate.
Cascina d' Armirone.
Non è mangereccio.
6. C. vellereus Fr.
Colossale. Diametro del cappello 20 cent. Si distingue
dal precedente per le lamine distanti.
Bosco sopra Cragno.
Nocivo.
7. C. luridus Pers.
Esemplare giovane alto da 4 a 0 cent, col cappello con-
vesso, giallo-chiaro, le lamine più scure e flessuose. Lat-
tice abbondante, bianco, che diventa all' aria rosso car-
mino. Gambo centrale, pieno.
Alla Cascina.
Non è mangereccio.
8. Clitocybe laccata Scop. — - Laccarla ainethystina.
Fung-illo lungo circa 4 cent., assai elegante, tutto di co-
lore araetistiiio. Lamine distanziate, nessuna che parta
dal margine del cappello.
Rara. Presso l'Alpe di Mendrisio.
Non è mangereccio.
9. Limacium penarium.
Tutto bianco, viscido, di odore sgradevole. Cappello
quasi emisferico. Gambo incurvato e assottigliato all'estre-
mità. Giovane, sembra un bottone lucido di porcellana.
Altezza da 8-10 cent.
Bosco sotto la Baldovana.
10. L. pudarium Fr.?
Cappello convesso, glutinoso, di color canino. Lamine
bianche. Gambo grosso, conico. Altezza 4-5 cent.
Alla Vetta.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 49
11. Inoloma argentatum Pers.
Cappello campanulato, di colore argentino-ceruleo,
splendente, liscio, a contorno irregolare. Lamelle ferru-
ginee, non innestate nel gambo, divisibili. Crescono molti
esemplari insieme.
Uno presentava gli stessi caratteri del precedente, salvo
che le lamine erano bianche ed il cappello rigato al mar-
gine. Altezza 8 cm.
Boschi presso l' Alpe di Mendrisio e la Baldovana.
12. I. cìnereo-violaceum Pers.
Cappello emisferico di color grigio o giallastro, il cui
margine è unito al gambo mediante un velo ragnateloso.
Gambo massiccio, corto, ventricoso, ovale, un po' più largo
del cappello. Lamine brevi, di color ametista. La carne é
bianca, diventa subito violetta al contatto dell' aria. An-
che il gambo col tempo acquista esternamente questo
colore. Altezza 5 cm.
Presso l'Alpe di Melano.
Non mangereccio.
13. Dermocybe cinnabarina Fr.?
Bellissimo. Tutto di color rosso vivo di bicromato di
potassa. Lamelle giallo-citrine. Altezza 4-5 cm. Raro.
Dosso a Nord della Cascina.
14. D. cinnamomea L. var. lateola Fries.
Cappello sottile, leggermente convesso, assottigliato ai
margini. Gambo arcuato, cavo, fibroso, fuso colla carne
del cappello. Lamine bruniccio. È di color cannella chiaro.
Cresce a mazzi sulle foglie macerate di faggio. Altezza
10-12 cm.
Boschi di Cragno.
Una forma anormale col gambo eccentrico, compresso
pel lungo e in alto con un solco d' ambo i lati, raccolta
nel bosco dell' Hotel Pasta a Bellavista.
Un'altra forma anomala ò quella raccolta presso la Ca-
scina, avente il cappello sottile, ombelicato ed incavato
Bull, della Soc. bot. Hai. 4
S0 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
ad imbuto, di color cannella chiaro e a lamelle bianctie.
Altezza 6-8 cm.
Non mangereccio.
15. D. sanguinea Wulf.?
Cappello convesso, canino. Lamine rosse, confluenti sul
gambo, che si assottiglia in basso. Altezza 3 cm.
Alla Cascina.
16. Pholiota praecox Pers.
Cappello liscio, emisferico, dal colore delle castagne ar-
rostite. Lamine di color cioccolatte, penetranti fino alla
membrana esterna del cappello. Gambo più chiaro, esile,
cavo, munito di un anello rovesciato in alto; alla base si
riuniscono due o più gambi. iVItezza 5-8 cm.
Una piccola colonia sul prato della vetta sovrastante
all' albergo Clericetti.
Sospetto.
17. Psalliota campestris L. = Agar, edulis Bull.
Cappello campanulato o emisferico, bianco. Presenta la
prima forma giovane ed è coperto da una fine ed argentina
peluria, morbida come un velluto. Il cappello è contornato
da un orlo membranoso, resto del velo. Lamine diritte,
rosee, non decorrenti sul gambo pieno, bianco come la
polpa del cappello e munito di un anello pure bianco.
Altezza 3-4 cm.
Bosco dietro l'Hotel Pasta verso l'Alpe di Mendrisio.
É uno dei funghi più saporiti.
18. Hypholoma sublateritium Schaef.
Cappello liscio, emisferico, rosso ferruginoso, col mar-
gine sottile e membranoso. Lamelle dello stesso colore,
non decorrenti. Gambo grosso, pieno. Altezza 4-5 cm.
Mangereccio.
19. Coprìnus atramentarius Bull.
Giovane, ha il cappello cilindrico, leggermente conico,
piegato in 4 coste. Lamine bianche, gambo con anello pure
bianco.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 51
Adulto, il cappello si fa conico e campanulato, di color
bianco cinereo, striato pel lungo. Lamine congiunte colla
membrana esterna del cappello, ad eccezione del ver-
tice di questo, cui si attacca mediante uno straterello
di carne bianca. Si coprono di una materia nera, come il
pigmento della coroide dell'occhio. Gambo bianco, pellu-
cido. Altezza da 5-10 cm.
Sopra la Cascina in luogo erboso nel bosco; alla Bal-
dovana e nel bosco dell' Hotel Pasta,
Godibile.
20. C. micaceus Bull.
Cappello cenerognolo, nudo, leggermente striato; lamine
imeniali nere, non congiunte colla membrana esterna.
Questa specie si distingue dalla precedente principalmente
pel gambo assai esile (1 mm. e '/, diam.), rossiccio, opaco.
Altezza 5-15 cm.
Bosco sopra la Cascina.
21. Russula emetica Fr.
Cappello convesso o spianato, rosso carmino. Lamine
bianche d'aspetto ceroso, divisibili. Gambo rosso chiaro,
pieno, carne bianca, vescicolosa senza lattice. Altezza
5-8 cm.
Nei boschi tra la Cascina e la Baldovana, a Bella-
vista ecc.
Assai velenoso.
22. R. ochroleuca Pers.
Cappello ocraceo. Lamine biancastre. Gambo eccentrico,
bianco. Altezza da 4-6 cm.
Cascina.
Sospetto.
23. R. lutea Huds.
Cappello superiormente giallo aranciato. Lamelle di
color giallo cromo. Gambo corto, bianco, eccentrico. Al-
tezza da 3-4 cm.
Cascina.
52 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
24. R. alutacea A. S.?
Cappello leggermente convesso dapprima, indi incavato
e rialzato in due alette ocracee superiormente. Lamine e
spore di un giallo più chiaro. Gambo rosso, cavo, eccen-
trico. Altezza da 5-6 cm.
Sentiero da Bellavista alla vetta.
25. Cantharellus cibarius Fr.
Interamente giallo. Cappello convesso, irregolare. Pie-
ghe imeniali spesse e ramificate verso l' orlo esterno.
Gambo grosso di uguale diametro o conico, pieno, eccen-
trico. Carne bianca. Altezza 3-10 cm. Fungo assai varia-
bile di forma.
Cascina, Baldovana, Bellavista ecc.
Fam. II. — POLYPOEACEAE.
26. Boletus edulis B.
Frequenti gli esemplari di grandi dimensioni. Uno rac-
colto presso la Cascina aveva il cappello di 26 cm, di
diametro e 7 '/, di massimo spessore, il gambo lungo
16 Y^; pesava circa 1 chilog. Quando il fungo è vecchio
presenta i tubi imeniali verdicci e la carne bianca di-
venta rosea, specialmente presso l' epidermide, al contatto
dell' aria,
27. B. elegans Schun.?
Cappello globoso e gambo di color rosso ferrugineo.
Non ho trovati esemplari giovani per vedere se erano
coperti dal velo. Altezza 5 cm. Anomalia di due funghi
attaccati pel cappello.
Tra la Baldovana e Cragno.
Mangereccio.
28. B. scaber Fr. = B. bovinus B.
Cappello convesso sopra e sotto coli' epidermide retico-
lata e contornato al margine da una zona bruna. Tubu-
lini di differente lunghezza, di color terreo; carne bianca
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 53
che non cambia colore. Gambo lungo, ingrossato grada-
tamente all'estremità e coperto di squame nere e lace-
rate. Altezza 8-10 era.
Cascina.
Mangereccio.
29. B. aureus Schaef. = B. variegatus Sw.
Cappello in forma di cuscinetto rosso più o meno sbia-
dito superiormente. L' imenio sembra un alveare dal co-
lore giallo della polenta, che diviene poi verde. Gambo
rossiccio in alto e ingrossato in basso, munito sovente di
radicine gialle. La carne del cappello è vescicolosa, bianca,
si fa rosea verso l'epidermide e verdiccia presso l' imenio
quando il fungo invecchia. Altezza 8-10 cm.
Cascina.
Mangereccio.
30. B. fragrans Yitt,?
Cappello di color ruggine; gambo rosso-cinabro. Tubi-
cini e spore ferruginose. La polpa è bianca invece di es-
sere gialla, di odore forte; tagliata diventa immediata-
mente azzurra e l' imenio verde. Altezza 7 cm.
Cragno.
31. B. badius Fr.
Cappello giallo ocraceo, viscoso, macchiato di rosso su-
periormente e sotto di color rosso mattone. Gambo grosso,
solcato pel lungo, e circondato all' estremità superiore da
una incavatura anulare dell' imenio. Carne bianca e tubi
sporiferi verdi appena tagliati, diventano quella e questi
azzurri al contatto dell' aria. Altezza da 12-15 cm.
Boschi sopra Cragno.
Mangereccio.
32. Polyporus zonatus Fr. = Boletus multicolor Schaef.
Cappello in forma di rene, sugheroso e cuoioso con
zone a diversi colori, giallo, grigio, bruno, peloso-feltrato,
specialmente al margine, non lucente. Pori piccoli, bianchi.
Sui tronchi e ceppate di faggio alla Cascina, Bellavista ecc.
54 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIEENZE
33. P. versicolor L. = Bolet. imbricatu8 Scop.
Si distingue questa specie dalla precedente per la lu-
centezza serica del cappello con zone azzurre scure.
34. P. populinus Fr.
Bianco. Una faccia è piana, bucherellata, l'altra ordi-
nariamente convessa e pelosa.
Fam. III. — HYDNACEAE.
35. Hydnum repandum L. = H. medium Pers.
Cappello giallo ocraceo, a contorno frastagliato. L' ime-
nio a tubulini conici, distinti. Gambo giallo più scuro,
ingrossato all'estremità. Altezza da 7-8 cm.
Sul dosso a Nord della Cascina.
Mangereccio.
Fam. IV. — CLAVARIACEAE. -
86. Corallium (Clavaria) Botrytìs Hahn.
Ramificazioni di color roseo; sembra un cavolofiore
un po' avanzato nella fioritura.
Boschi sopra Cragno; abbastanza frequente.
Mangereccio.
37. C. (Clavaria) flavum Hahn.
Fusto bianchiccio, che si divide prima in grosse e
lunghe ramifiicazioni, le quali alla lor volta terminano
con brevi ramoscelli (dita) gialli.
Bosco sopra Cragno.
Mangereccio.
38. C. viscosum Hahn. = Calocera viscosa Fr.
Assai ramificato. Rami lunghi, tortuosi, di color can-
nella chiaro, formanti un fascio che tende a inclinarsi
dalla stessa parte.
Boschi sopra Cragno.
Frequente.
Innocuo.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 55
Ord. II. — GASTEROMYCETES.
Fam. V. — LYCOPERDACEAE.
39. Lycoperdon coelatum Bull.
In forma di palla coperta da una corteccia squamosa,
da principio bianca, poi di color terreo.
Svanita la polvere sporifica, rimane la pelle del fungo
come un guscio.
Abbondante nei luoghi erbosi umidi alla Cascina, Bal-
dovana, Bellavista ecc.
Mangereccio,
40. L. giganteum Batsch. = L. Bovista L.
■ In forma di palla di color bianco prima, poi terreo
bruno, coperto da una pelle segnata da una rete a ma-
glie circolari; gambo grosso, leggermente conico. Carne
bianca, soda, poi molle, gialla e di odor zafferano.
Nel bosco di Bellavista un esemplare misurava l'altezza
di 18 cm.
41. L. gemmatum Batsch.
In forma di palla bianca coperta di bitorzoletti ango-
losi 0 di scodellette, e munita di breve peduncolo. Carne
bianca. Altezza da 4-8 cm.
Bosco presso l'Alpe di Mendrisio.
Mangereccio quando é giovane.
42. L. echinatum Per.
Ha il colore, la grossezza e l'aspetto di un riccio secco
di castagna. È irto di appendici lanceolate-filiformi, un
po' consistenti ; conniventi per lo più 5 a 5 verso l'estre-
mità acuminata. Peduncolo breve, conico, grosso.
Raro. Bosco presso l'Alpe di Mendrisio.
43. L. pusillum Batsch.
Ila la forma di piccole spagnolette (Arachide), lunghe da
1-1 y, cm., di color nocciuola. Carne bianca in principio.
56 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Sopra la muffa di un vecchio faggio nel bosco dell'Hotel
Pasta.
44. Bovista nigrescens Pers.
Spunta dal terreno come un uovo. Carne dapprima
bianca, poi bruna e nera. Giovane e ancor consistente
si mangia e dà alle vivande profumo di tartufo.
Luoghi erbosi.
Assai frequente.
CI. IL — ASCOMYCETES.
Ord. III. — DISCOMYCETES.
Fani. VI. — HELVELLACEAE.
45. Helvella crispa Fr.
Cappello lacerato in 2 a 3 lamine coriacee, cartilaginee,
nerastre o grigio-azzurognole; gambo alto fino a 10 cm.,
colorato come il cappello e presentante molte profonde
incavature.
Bosco sopra Bellavista.
Fam. VII. — PEZIZACEAE.
46. Peziza inquinans Pers. = Bulgaria inquinans Fr.
In forme di scodellette, gelatinose, a pareti ripiegate,
esternamente convesse, rosso-brune. Disco leggermente
incurvato quasi nero.
Sulla corteccia del sambuco, del faggio, dell'acero.
Cascina, Bellavista ecc.
Nell'acqua si gonfia e viene usato dai montanari contro
il mal d'occhi.
47. P. leporina Pers.
In forma d'imbuto o d'orecchio, dapprima di color ca-
stano, poi nerastro, esternamente polveroso, senza gambo.
Cresce in colonie nei boschi fra il muschio.
Cascina.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIUEXZE 5 7
NUOVE SPECIE DA AGGIUNGERSI ALLA FLORA ATESINA.
PER A. GOIRAN.
Ripetutamente mi sono occupato delle specie e forme che
compaiono nelle sabbie dell'Adige, specialmente dopo le piene
del fiume : alle già elencate sono da aggiungersi le seguenti da
me raccolte nell'ottobre dello scorso 1897 nel tratto compreso
fra il ponte ferroviario (Rotta Fuini, 1882) e S. Michele :
Panicdm capillare L. — Questa Poacea tende ogni anno sem-
pre più a naturalizzarsi nella Provincia dalla pianura ai colli.
Chenopodium Botrys L.
Hypericum hdmifusdm L. — Specie rara nel Veronese.
Linum alpinum L.?
Arctostaphylos alpina Spr.
Plantago coronopds L. — Copiosissima e gregaria, ma entro
uno spazio limitatissimo, sotto al Muro lungo: è da notarsi che
questa Plantago non può dirsi specie comune presso di noi. Io l'ho
raccolta ripetutamente, ma non tutti gli anni, per le vie della città.
Trifolid.m resdpinatdm L. — Specie rara nel Veronese.
In questa medesima stazione, sul finire della primavera, avevo
pure raccolto Carwn Carvi L.
AVVELENAMENTO DI ANIMALI BOVINI PER OPERA DI
DUE ASTERACEE. — PER A. GOIRAN.
Nel mese di aprile dello scorso anno si sono verificati in di-
versi punti della Provincia di Verona, per esempio S. Dionigi, Vil-
lafranca ecc., casi di avvelenamento in animali bovini, pur troppo
seguiti per molti di essi da decesso. L'avvelenamento venne attri-
buito ad erbe fresche raccolte nei prati e pascoli di quelle località
e somministrate come alimento: l'esame fatto dai dottori vete-
rinari trasformò il dubbio in certezza. Io esaminai le piante in
questione e riconobbi in esse Crepis taraocacìfolia e Crcpis ve-
slcaria, comprese entrambe, secondo ogni probabilità, nella Cre-
pis taurinensis della Flora Polliniana. — Ricordo che, anni or
sono, nel Bolognese avvennero casi di avvelenamento, e questa
volta sopra persone che si erano cibate di Crepis lacera.
58 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del 13 marzo 1S98.
Il Presidente SoJnilEU aprendo l'adunanza ringrazia i soci conve-
nuti alla seduta del mese decorso per la parte da essi presa al lutto
che lo ha colpito. Quindi annunzia l'ammissione del nuovo socio
Prof. Federico Delfino di Napoli,
presentato dai soci Arcangeli e Sommier.
L'Archivista Bargagli ha la parola per comunicare i doni per-
venuti alla Società. Essi sono :
Mattirolo Oreste. L' opera botanica di Ulisse Aldrovandi.
— Il genere Cerebella di Vincenzo Cesati.
Traverso G. B. ~L' Acalyiìlia virginica Li. nella flora Pavese.
— Catalogo della piante vascolari che crescono spontaneamente
nella città di Pavia.
Trotter Alessandro. Zoocecidi della flora Mantovana. Seconda con-
tribuzione.
Ugolini doti. Ugolino. Contributo allo studio della flora Bresciana.
The Botanical Gazette. February 1898, N.° 2.
Wiener illustrirte Garten-Zeitung. Februar 1898, 2 Heft.
Science. 1898, February, N." 4, 11, 18, 25.
Bulletin of the Torrey botanical Club. Yol. 25, February 1898, N.° 2.
Bullettino della Società botan. ital., N." 1, Gennaio-Febbraio 1898,
La Società ringrazia i donatori.
Il Presidente presenta a nome del socio Saccardo il seguente
lavoro :
DI TRE AUTOGRAFI MALPIGHIANI NELL'ORTO BOTANICO
DI PADOVA. — LETTERA DI P. A. SACCARDO AL
PRESIDENTE DELLA SOCIETÀ.
Padova, 12 marzo 1898.
Chiarissimo Sig. Presidente,
Mi sta ora sotto gli occhi il solenne ricordo che da pochi mesi
usci alla luce a degnamente commemorare, insieme al monumento
di Crevalcore, quel nostro grande maestro che fu Marcello Malpighi.
ADUNANZA DKLLA SEDK DI FIUENZE 59
Intendo alludere al volume stampato per cura del dott. Ugo Piz-
zoli. coi tipi del Vallardi, dal titolo: Marcello Malpighi e Vopera sua,
nel quale scienziati italiani e stranieri di primo ordine recarono i
loro omaggi al grande Pi-ecursore, dimostrando o meglio confer-
mando colla loro riconosciuta autorità l'eccellenza del metodo e le
insigni scoperte da esso fatte nel largo campo della anatomia, mor-
fologia e patologia, sia degli animali, che delle piante.
Per la Botanica abbiamo, in quel volume, due ragguardevoli scritti
di Edoardo Strasburger e Fausto Merini.
Ma lo scopo del mio scritto non è veramente quello di far cono-
scei'O alla nostra Società botanica l' insigne libro commemorativo,
che essa certamente conosce. Egli è quello invece di riempire una la-
cuna di esso, mentre il farlo è compito doveroso e gradito insieme
a me come direttore dell'antico Orto botanico di Padova.
Il chiarissimo sig. Luigi Frati, bibliotecario della Comunale di
Bologna, raccolse in quel volume colla maggiore cura e diligenza
la Bibliografia Malpighiana e vi premise interessanti notizie sui
manoscritti Malpighiaui, d'alcuno dei quali aveva toccato parecchie
pagine innanzi l' illustre M. A. Foster, segretario della Società reale
di Londra.
Or bene, nessun accenno appare in quella Bibliografia dei mano-
scritti autografi Malpighiani jjosseduti dal nostro Orto botanico di
Padova, né del commento che ne j)ubblicò fino dal 1862 il mio chia-
rissimo predecessore R. de Visiani nella Rivista periodica della R. Ac-
cademia di Scienze, Lettere ed Arti di Padova, voi. X, fase. I (1862),
p. 53-60, con un fac-simile. ' Detti manoscritti sono tre, e due soprat-
tutto della massima importanza; vale adire: I. Anatomes plantarum
idea, il primo lavoro del Nostro sull'anatomia delle piante, in data
1° novembre 1671. — IL Appendix de oro incubato, in data 6 otto-
bre 1672 con 7 grandi tavole bellissime. — III. De structura glan-
dularum conglobatarum, ms., per la prima metà autografo, per la se-
conda apografo, in data 7 novembre 1688.
Poiché la conservazione ed esistenza fra noi di questi insigni ci-
meli é un fatto troppo importante perchè sia dimenticato in un
volume di tanto pregio, quale è quello commemorativo sul Malpi-
ghi testé uscito, prego la Società che mi consenta di riprodurre
nel nostro Bullettino le j^oche, ma succose pagine che ad illustra-
zione ne scrisse l'illustre de Visiani. L'argomento è veramente d'at-
tualità.
P. A. Sacca UDO.
' R. DE Visiani, Di alcuni codici nella Biblioteca dell' Orto botanico
di Padova.
60 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Il chiarissimo de Visiani dopo aver parlato di altri codici posse-
duti dall'Orto padovano, cioè di quelli di Federico Cesi, Gaspare
Gabrieli, Prospero Alpino e Giulio Pontedera, viene ai manoscritti
del Malpighi, e cosi si esprime :
« A tutti i manoscritti fino a qui annoverati, benclié degnis-
« simi, vanno innanzi di gran lunga, si per la celebrità del
« nome che per la importanza delle materie, tre autografi del-
« r immortale Malpigli!, i quali delia libreria dell' Orto nostro
« formando il più cospicuo ornamento, vuol ragione che si toc-
« chi brevemente la storia di loro origine eh' è quella pure
« delle scienze nobilissime che essi ragguardano.
« Trovavasi l'insigne uomo nel 16G3 professore di Medicina
« teorica a Messina, ove rendevasi un di più che 1' altro cliia-
« rissimo, ora con iscoperte sulla struttura del cerebro e del
« nervo ottico, ora con indagini fortunate sul tessuto della
« lingua e sugli organi del gusto e del tatto, scoprendo il pri-
« mo nella cute quella reticella cellulare, che le sensitive pa-
« pille ne custodisce e che onorasi del suo nome, ed ora con
« quel diligentissimo ed originale lavoro sul filugello, che gli
« valse la lode di tutta Europa. Ma non alla sola notomia ani-
« male potè concedere il Malpighi 1' opera sua, che ben presto
« volselo ad altri studi un avvenim-ento volgare e assai sem-
« plice, che occorso forse a molt' altri senz' alcun frutto, fu
« per quel pronto e finissimo osservatore la scintilla di luce,
« che schiarò ad esso i segreti della non ancor nota notomia
« delle piante. Era egli in Messina amato e favorito più che mai
« da Jacopo Ruffo, visconte di Francavilla, uomo nella filosofia,
« nelle matematiche, nella medicina dottissimo, e delle naturali
« cose solerte ricercatore, e ne usava famigliarraente la con-
« suetudine. Di che avvenne, che spesso frequentandone l'amena
« villa, abbattutosi un di per caso* il Malpighi in un ramo di
« castagno, e spezzatolo, e stiratine per trastullo in senso op-
« posto i frammenti, vide ammirato uscire e svolgersi d' ambi
« i capi della rottura molte fibrette o fili spirali ed elastici, le
« cui eliche, allorché abbandonate a sé stesse ritiravansi, rac-
^ Ciò avveniva nell' anno 1662. Vedi Atti, Notizie edite ed inedite
della Vita e delle Opere di M. Maìpighi e L. Bellini^ Bologna, 1847,
pag. 50.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FJUKNZE 61
« costavansi e componevano un tubo. Questa osservazione a cui
« ninno ancora avea posto mente, fé' balenare di subito al ie-
« sto ingegno del Malpighi il pensiero, che questi fili per una
« cotal somiglianza loro in digrosso colle trachee da lui sco-
« perte in parecchi insetti, potessero aver con esse comunanza
« di ufficio, ed essere i canali aeriferi delle piante. E si fu que-
« sto il primo germe delle scoperte sue posteriori sulla strut-
« tura de' vegetabili, il principio di quel breve ma prezioso
« trattato, che accresciuto di tutti i successivi studi da lui con-
« tinnati negli anni appresso, e messi insieme ed ordinati più
« tardi nell'ozio della sua villa presso Bologna, mandò nel IOTI
« col modesto titolo di Anatomes Plantarum Idea all'Accade-
« mia reale di Londra. Ora giovami il rammentare, essere que-
« sto scritto il primo libro, che dichiari e sponga 1' anatomia
« microscopica delle piante. Perocché sebbene un altro d'egual
« materia fosse stato presentato a queir Accademia stessa da
« un suo socio, r illustre Neemia Grew, nel giorno medesimo
« in che vi giunse 1* opera di Malpighi ; pure, siccome il Grew
« non vide e non descrisse delle piante se non quel poco che
« può vedersene ad occhio nudo, mentre il nostro coli' aiuto
« del microscopio potè scorgervi molto più addentro, e rilevarne
« la elementare ed intima tessitura, all' occhio disarmato invi-
« sibilo, restò incontrastabilmente al Malpighi il vanto, a torto
« da qualcuno contesogli, di primo scopritore e fondatore del-
« r anatomia microscopica vegetale, per leale confessione del
« medesimo Grew. '
« ' Di quanto s' è narrato fin qui e dirassi appresso, possono con-
« sultarsi a conferma le Notizie edite ed inedite delia Vita e delle
«. Opere di Marcello Malpiyhi e di Lorenzo Bellini, raccolte da Gae-
« tano Atti; Bologna, 1847, in-i.", pag. 50-51, pag. 159 e pag. 457-
« 490, e sopratutto leggasi 1' elegante ed eloquente elogio del Mal-
« pighi recitato in quella Università dall' illustre professore Antonio
« Bertoloni : Gratto de laudihus ^[arcelli Malpighi habita in Lyceo
« Magno hononiensi postr. non. Nov., ann. MDCCCXXX. Bonon., ISSO,
« in-S." La precedenza del Malpighi sul Grew nel creare 1' Anato-
« mia microscopica delle piante è dimostrata dal Grew medesimo
« nella sua: An idea of a phytological Idstory etc, London, 1673, di-
« chiarandovi egli candidamente nella Prefazione, di aver studiato
« la pianta ad occhio nudo, e la sj^irale conformazione delle trachee
« averla egli dal Malpighi imparata. »
62 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
« Di un lavoro cosi prezioso, che segna un' epoca luminosa
« ne' fasti della Botanica, e de' meriti degli italiani in cotesta
« scienza, segui la stampa in Londra nel 1675 per Giovanni
« Martyn, e fu riprodotta la prima fra le opere Malpighiane
« nel 1676 per Sawdbrige e Vels. Ma fìnoi'a di questo trattato
« ignoravasi se ci fosse, ed ove se ne celasse l'autografo, man-
« cando esso non solo nella collezione generale di tutti i ma-
« noscritti Malpighiani scoperti nel 1830 e salvati da uno sper-
« pero quasi certo per amorosa sollecitudine del benemerito
« sig. Gaetano Atti, e che or si serbano nella biblioteca della
« R. Università di Bologna, ma ben anche nell' archivio della
« stessa Società Regia di Londra, a cui 1' avea mandatoli Mal-
« pighi. L' uno e l' altro di questi fatti raccogliesi dalle Notizie
« sulla Vita e Opere di M. Maipighi pubblicate dal sig. Atti,
« che porge tanto il catalogo dei manoscritti da lui faustamente
« scoperti in Crevalcore, patria dell'insigne anatomico, che
« quello dei pochi che se ne serbano a Londra, e di cui die
« all'Atti contezza il Segretario della Società britanica, lord Carlo
« Konig. '
« Ora mi gode 1' animo di annunziare, che questo autografo
« inestimabile, che si reputava perduto, fu da me trovato fra
« le carte lasciate all' Orto di Padova dal Bonato, e per esso
« acquistate dal Marsili in un colla libreria. Il manoscritto ri-
« sponde esattamente alle stampe, meno alcune varianti di poco
« conto e più attenenti alla forma che alla sostanza, le quali
« a parer mio ne raftermano meglio 1' autografia, non essendo
« punto probabile, che se il testo nostro non ne fosse che copia,
« avesse potuto esserci alcuno si sfacciatamente e scioccamente
« ardito da mutare inutilmente in pochi e insignificanti luoghi
« il dettato del testo da lui trascritto. Porta in fronte l' indi-
« rizzo Magnae Societati Regìae Anglicanae Marcellus Malpi-
« gìii S. P., consta di trenta pagine e mezzo in colonna, e finisce,
« come pur nella stampa, con questa data: Dabam Bononiae
« Kalenclis Novemljris 167 1.
« Né a questo raro gioiello della biblioteca dell' Orto nostro,
« che per essere d' argomento botanico e contenere le prime
« origini d' una parte essenziale di questa scienza le aggiugne
« ^ V. Atti, loc. cit., pag. 488-490. »
ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE G3
« inestimabile pregio, si stanno i testi a penna di carattere del
« Malpighi per essa lei posseduti. Altro dei più solenni titoli
« della celebrità di lui, oltre quello dell' anatomia vegetale, si
« è r aver egli poste le prime basi dell' embriogenià animale.
« Ora le sue scoperte ed osservazioni su ciò furono da esso
« primamente esposte in quella Disscrlalio epistolica de for-
« matlone pulii in ovo, che il di primo febbraio 1072 mandò
« egli alia stessa Società brittanica, a cui soltanto tre mesi
« innanzi aveva indirizzata l'anatomia delle piante, e la So-
« cietà la fé' stampare a suo costo insieme con questa nel se-
« condo volume delle opere Malpighiane e col titolo sopradetto.
« Né passarono più che otto mesi da questo secondo scritto,
« che r infaticabile uomo avendo raccolte nuove osservazioni
« a conferma ed illustrazione o a compimento di quelle prime,
« s' affrettò di mandargliele col nome di : Marcelli MalptigMi
« Axìpendix repeiitas auctasque de ovo incubato observatioìies
« coniinens, che fu stampata nel volume primo delle opere di
« lui, per Roberto Littlebury, nel 1686. Anche 1' autografo di
« questa seconda scrittura, che manca ai manoscritti Malpighiani
« di Bologna e Londra, e che ha pure una grande importanza
« per ciò che diremo poi, trovasi fra i pochi ma eletti codici
« dell' Orto di Padova, legato in pergamena con riquadri e
« fregi dorati, locché mostra il pregio in che tenevalo il po$-
« sessore, e porta nell' interno della coperta questa nota di ca-
« rattere di Giovanni Marsili, qui professore di botanica dal
« 1760 al 1793 : Malpighii opusciihcm autograplmm ex Leo-
« ipoldi Caldani P. P. dono. Quest' operetta, tutt' al pari del-
« l'altra di carattere del Malpighi, constadi quattordici pagine,
« comincia con le parole: Celebris apud pictores mos esi/ e
« finisce con la data: Dabam Bononiae 15 octobris 107 2. In
« questa data é notevole l' indicazione del giorno, che ne fìssa
« indubbiamente V epoca, perché tale indicazione non trovasi
« nelle stampe. Al testo sono aggiunte sette tavole contenenti
« sessantuna figura, delineate di mano dell' autore, parte con
« matita grigia e parte con rossa, e rispondenti esattamente
« alle tavole e figure stampate. Lo stesso può dirsi del testo
' Il de Visiani dà di quest' esordio 1' esatto facsimile in fine della
sua Memoria.
64 aduih^anza dp:lla sede di Firenze
« che non presenta alcuna differenza dalle stampe, meno rare
« varianti di poco conto.
« Un terzo opuscolo del Malpighi sta pure tra' nostri codici,
« ed è quel desso che fu stampato dal Vander nel 1698 a Ley-
« den, alla fine del volume secondo delle opere Malpighiane col
« titolo : De siruciura glanclularwn conglohatarmn consimi-
« liumque partium Epìstola. Ma questo, benché pregevole, si
« dilunga di molto dal merito de' precedenti ; si per la minore
« importanza scientifica; si e più perchè in esso, delle sedici
« carte che lo compongono, soltanto cinque o poco più sono di
« carattere del Malpighi : le altre, qual ne fosse la causa, son
« d' altra mano. Quanto poi all' autenticità del carattere, a ren-
« dersene certi, basta il raffronto di tutti e tre i manoscritti,
« meno la parte testé notata, col fac simile della scrittura
« Malpighiana, pubblicato dal sig. Atti in capo alle Notizie so-
« pra mentovate, perchè della medesimezza loro restar non
« possa il pur menomo dubbio. Al che, se aggiungasi, per so-
« pra più, che dall' Anatomes Piantar am Idea e dall' Appen-
« dia; de ovo incubato si a Londra che a Bologna mancano i
« manoscritti, avremo un appiglio di più per credere, essere
« appunto i nostri que' che il Malpighi trascrisse, e che per
« vicende e per vie impossibili ora a sapersi ^ vennero, un se-
« colo dopo dalla sua morte, in mano del prof. Caldani, e poi del
« Marsili. Egli si è adunque una vera sorte, che delle due più
<.< originali e precipue opere del Malpighi, siensi ricoverati gli
« autografi, salvati cosi da quello strazio, che di tanti altri di lui
« scritti è avvenuto, come narra dolendosene il sig. Atti, e tro-
« vino degno e sicuro ed onorato asilo nell' Orto nostro, ben
« lieto d'aver comune un tal vanto colla illustre Biblioteca fel-
« sinea. E se alla prima nuova della scoperta fatta anni sono
« degli altri scritti ne levarono tanto rumore i giornali nostri
« e stranieri, " è giusto il credere che né anche il ritrovamento
« ^ Se può proporsi una conghiettura sul modo con cui questi auto-
« grafi arrivarono qui, la più probabile parrebbemi questa, cbe fos-
« sero essi stati donati al Caldani ammiratore caldissimo del Malpighi
« da quel Gusmano Galeazzi, scolare già dell'anatomico bolognese e
« collega del Caldani medesimo. (V. Atti, loc. cit., p. 499 in nota). »
« - Oltre i giornali italiani e gli annunzi di tale scoperta citati
« in questo proposito dal sig. Atti {Notizie edite ed inedite, pag. 456
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 65
« di questi, a niun altro in pregio inferiori, passerà senza gioia
« di quanti hanno in riverenza e in onore il nome ed i meriti
« dell' uomo insigne che di sua mano ne delineò i caratteri e
« le figure. »
[R. DE VlSIANI.]
Il Segretario Baroni comunica un lavoro del socio Goiran in-
titolato :
BETULACEAE VERONENSES. — NOTA DI A. GOIRAN.
Geu. I. — ALNUS TOURNEE.
1. Alnus glutinosa Gaertn.; Betiila Alnus Poli. I excl. var. y
— Vernacolo. Oniza, Onizo, Ono, Oni !, Ontano!, Onarol. Le
denominazioni vernacole di questa pianta variano da luogo a
luogo; alcune poi indicano, per così dire, la loro importazione
dalle Provincie vicine: e cosi, ad esempio, i nomi Ontcmo ed
Onaro sono sicuramente importati dal Vicentino. Erroneamente
l'Abate Tomaselli attribuisce ad A. glutinosa il nome vernacolo
di Lantaaa, che spetta a Viburnum Lantana ! — Var.
a VULGARIS Regel in DC, Proclr., pars XVI, sectio poste-
rior p. 187. — « Foliis duplicato crenato-dentatis in venarum
axillis barbatis ad venas glabris vel plus minus conspicue pu-
berulis ».
fi DENTICULATA Hegel l. c. — « Foliis inaequaliter vel sub-
aequaliter denticulatis, subtus in venarum axillis barbatis vel
ad venas plus minus puberulis ».
7 barbata C. A. Mey. Enum. iil. cauc. p. 43. — « Forma
venis pubescentibus ».
Albero, qualche volta frutice: spontaneo o coltivato cresce in
tutta la Provincia, salendo dalla pianura ad altitudini prossime
a 1000 m., p. e. nei Lessini a »S. Anna cVAlf aedo'.; nel M. Bolca!;
nel M. Baldo sin sopra la Ferrara !. Le var. fi e 7 lungo l'Adige
a S. Vito del Mantìco e presso S. Michele di Verona sotto al
« e 488) al Journal des Déhats, del 21 giugno 1834, se ne debbono
« anteporre altri due : Le liéjjarateur e Le Temps^ del 10 giugno
« dell' anno stesso. »
Bull, della Soc. boi. itaì.
66 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE
'muro lungo! Come è noto, A. glutinosa è specie variabilissima,
ed io nelle mie ripetute erborizzazioni, ho rinvenute delle forme
che non avrei scrupolo alcuno a riferire ad A. elUptica Req.
(promiscuamente alla forma tipica!), e ad A. glutinosa macro-
carpa Req. (sabbie dell'Adige!, S. Vito del Mantico!. lago di
Garda presso Malcesine !): da ultimo a Guastalla veronese ho
raccolto esemplari che si dimostrano quale forma intermediaria
fra la var. a vulgaris e A. elliptica Req. ! : coltivato ed educato
convenientemente diventa gigantesco assumendo il portamento
caratteristico di Populus fastigiata. — Fiorisce in febbraio e
marzo, non di rado sin dall'autunno antecedente: i frutti ma-
turano in settembre-ottobre.
2. A. INCANA W. ; Betula incana Poli. — Vern. Oniza, Onizo,
Ono, Ono de montagna!, Ono bastardo!.
Albero, alberetto o frutice, questa Betulacea, meno comune
di A. glutinosa, ama i luoghi umidi e freschi lungo i fiumi, i
rivi, i fossi e nelle con valli montane e subalpine: dalla pianura
Villabella! e dalle sponde dell'Adige a Camp)omarzo di Verona,
S. Michele, S. Pancrazio, Pestrino, S. Vito del Mantico, Pa-
rona, Settimo! ecc., s'innalza alle regioni elevate nelle quali
é copiosissima nel M. Bolca (m. 945)! e nel M. Zeola! (m. 1836):
è più rara nel M. Baldo, ove é indicata nell'antica selva di
Malcesine e presso Brentonico (Poli.) fra 300 e 1300 m., e nella
Valle Noveza ove venne raccolta recentemente dall'Ispettore
forestale sig. Vittorio Pellegrini!. — Fioritura e fruttificazione,
come per la specie precedente.
Il signor Gelmi segnala presso Trento una forma a foglie
suborbiculari e pubescenti che sospetta possa essere A. gluti-
nosa X incana: questa forma si incontra pure lungo l'Adige
presso Veronal.
3. A. viRiDis DC; Betula ovata Poli.!. — Vern. Ono de mon-
tagna, Ono bastardo!, e nell'alto Baldo al confine del Veronese
col Trentino Onaro bastardo! e Ontano verde!. — Var.
fi INTERMEDIA Goir.!
7 BREMBANA Rota ! ; A. viridis var. micy^ophylla Ces. — Fru-
tice od alberello ramosissimo, questa Betulacea compare nella
regione montana nella quale si incontra colle due specie pre-
cedenti; abbonda nella subalpina; è copiosissima nella alpina:
qualche rara volta arriva alla pianura, p. e. al Pestrino in riva
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 67
all'Adige presso Verona!, seguendo il corso dei fiumi e dei tor-
renti. Nel monte Baldo in tutte le valli alpine che solcano il
versante occidentale!, nella selva di Malcesine (Poli. herb. !),
hWArtillon!, nella valle Basianal ecc. fra 1200-2200 m. di
altitudine: e nei Lessini a S. Vitale presso Velo Veronese (Poli,
herb.l), alla cima Malóra l ecc.; nel M. Zeolal: nel M.Alhal;
nel M. Gramolonl, ed infine nel M. Solca nel quale diventa
arborescente: la var. Brembana sul M. Baldo nelle valli delle
jìietre e degli ossi!: la var. fi è bellissima forma che cresce
sulle vette più elevate dei Lessini e può ritenersi intermedia
fra la forma normale e la var. y. — Fiorisce da aprile e maggio
a luglio secondo l'altitudine delle stazioni: le piccole pigne sono
mature in settembre-ottobre.
Gen. II. — BETULA TOURNEF.
1. Betula alba L., Poli.! — Vern. Spazadora salvadega, Spa-
zadora (sui Lessini!), Bogol, Bovolo, Begolo (la Ferrara di
M. Baldo!). — Albero o alberello, raramente arbusto o frutice,
dalle regioni subalpina e montana del M. Baldo e dei Lessini,
fra 700-1200 m., nelle quali si incontra assai frequentemente,
ora in gruppi più o meno estesi ed altra volta isolata, scende
nella collina, internandosi nelle valli per accostarsi alla pianura,
nella quale però s'incontra, qualche rara volta, sporadica e fru-
tescente lungo l'Adige in seguito a qualche piena del fiume!:
molte volte si trova in società con Populus tremula. È stirpe
polimorfa: le piante veronesi sono tutte da riferirsi alla sotto-
specie verrucosa -j. vulgaris Regel in DO. Prodr., e sulla scorta
del chiariss. Autore si elencano le forme seguenti:
a. EXPANSA Regel. — È la forma più comune e si incontra
nella parte più alta della zona montana e nella subalpina in
tutti i nostri monti: e cosi nel M. Baldo presso la Ferrara, ai
Lavacci e nel pian della cenerei ecc.; nei Lessini al Corno
tnozzol (m. 1536) ed al Corno d'Aqui Ho nel Vallone di Fanta!
(m. 1400): nella zona della collina s'incontra più raramente e
per lo più in individui isolati, p. e. nel M. Baldo lungo l'ascesa
ai Lumini !: in Val d'Adige a Rivolel (m. 102); a cavaliere
delle valli Pantena e Policella alla bocca d'Alcetiago! (m. 000);
nella valle di Squaranto prima di arrivare alla Rocchetta bassa!
68 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
(200 m. circa) e nella Valle Pantena nel Vaio della Perniset
quasi alla medesima altitudine.
b. PENDOLA Regel. — Rara: forma elegantissima congiunta
alla precedente da forme intermediarie: nel M. Baldo presso
la Ferrara nel bosco B ordinai (m. 850) e nei Lessini presso
Cerro l (729 m.), Corniolo ! (850 m.) ed alle Pozze presso S. Anna
d' Al f aedo !
e. MiCROPHYLLA Hegel. — Rara. Nella Valpantena al M. Lu-
degol (m. 400) verso la Valle di Squaranto, ed al Ponte di
Veial: alle Pozze! presso S. Anna d'Alfaedo.
d. LOBULATA Regel. — Rara. Nel M. Gazo (m. 450) sopra
Grezzana.
Fiorisce in aprile e maggio: i frutti sono maturi in agosto e
settembre.
Lo stesso Segretario dà inoltre notizia dei seguenti casi di fiori-
tura precoce osservati dal socio Goiuan :
« Date le condizioni veramente eccezionali dell' anno in corso, per
molte piante I' epoca della fioritura è stata considerevolmente anti-
cipata. E cosi presso di noi; sino dalla metà di novembre erano in
fiore Chimonantlius fragrans ed HeUeborus niger ; Crocus hiflorus sin
dal dicembre; Erantliis hyemalis, Nardosmia fragrans, Galanthus ni-
valis, Viburnum Tinus in principio di gennaio, con l'anticipazione
in tutte queste piante di circa un mese sopra 1' epoca nella quale
normalmente comincia la fioritura ; e di un mese anticipò pure nei
dintorni di Verona la fioritura di Tussilago Farfara. Il proverbio
veronese dice: « A S. Bastian (20 gennaio) la Viola in man », ma
quest'anno nei luoghi soleggiati della collina qualche Viola com-
parve sino dai primi giorni del mese di gennaio ; anzi io raccolsi
una mammola in fine di dicembre. Ho detto nei luoghi soleggiati della
collina, perchè ho constatato, anche nella stagione in corso, il fatto
altre volte da me ricordato — dipendente dalla inversione nelle tem-
pzrature — • per la quale inversione, entro determinati limiti di al-
titudine, coir aumentare di questa, la temperatura cresce anziché
diminuire ; e quindi mentre la i^ianura era brulla, le costiere soleg-
giate dei colli e monti minori erano abbellite da una flora primaverile
con Leucojiim vernum (falde del m. Baldo), Primula vulgaris, Ane-
mone Hepatica, Vinca minor ecc. — Un altro proverbio veronese dice :
« A S. Agnese (21 gennaio) le Inserte per le sese », quasi per indi-
care che contemporaneamente alla vita vegetale si sveglia quella
animale : ed in quest' anno la lucertola (Lacerta muralis) si destò dal
suo sonno letargico sino dai primi gioimi di gennaio; le prime api
uscirono d'alveare alla comparsa dei primi Crocus biflorus; e la Capi-
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 69
nera, l'uccello che primo annunzia presso di noi la primavera, arrivò
sino dai primi di febbraio con 1' anticipazione di circa un mese. »
Il Presidente fa notare come le osservazioni del prof. Goiran di-
mostrano che in quest'anno le fioriture non furono meno precoci
che nel!' inverno passato ; forse però non si saranno verificate le fio-
riture tardive che nell'inverno scoi'so furono dovute al poco calore
dell'estate precedente. Avverte inoltre come la inversione delle tem-
perature di cui parla il socio Goiran si osservi anche maggiormente
nelle alte latitudini, dove l'obliquità dei raggi solari sul piano è
maggiore, menti'e le pendici possono ricevere quei raggi perpendi-
colarmente. Al riscaldamento maggiore delle terre inclinate contri-
buisce pure, nei luoghi umidi, il drenaggio naturale del suolo che
risulta dalla sua pendenza.
Il socio Passerini aggiunge di aver osservato in quest'inverno
una fioritura precocissima in alcuni alberi da frutto e particolar-
mente sulla varietà di albicocco Tlor, che fiori nella seconda metà
di gennaio.
Il Vice-Presidente Arcangeli dice che anche a Pisa ha notato
diverse piante che hanno fiorito con anticipazione sull' epoca nor-
male e tra queste i Narcisi, alcuni dei quali ha visto in fiore nel-
l'Orto botanico fino dal dicembre j^assato.
Il Segretario Baroni ijresenta sullo stesso argomento una breve
nota del socio Gentile che ha per titolo :
FIORITURE PRECOCI INVERNALI NEI DINTORNI DI PORTO
MAURIZIO. — NOTA DI G. GENTILE.
La mite temperatura che continuò nel Dicembre 1897, non-
cliè nel Gennaio 1898, mi invogliò a fare delle passeggiate nei
dintorni di Porto Maurizio, dove ho potuto riscontrare molte
piante in piena fioritura anticipata; dimodoché invece di trovare
le solite piante a fioritura hiemale, quali sono le diverse specie
di EuphorMa, V Arisarwn viilgare, V Alìjssain marUimum,
r ITellebOì^us foetidus, la GWmlaria Alypum, la Bellis perennis,
V Hijoseris radiata ecc., ne trovai molte altre come dall'elenco
che segue, e che credo bene segnalare ai cultori della Botanica.
Un caso nuovo, almeno da me mai osservato, si fu che, sempre
in seguito all'accennata temperatura piuttosto elevata, venivano
portati sul mercato di Porto Maurizio quasi tutti i giorni fin
verso il 20 del p. p. Gennaio dei funghi freschi raccolti attorno
agli ulivi appartenenti a diverse varietà ùqW Agariciis cam-
lìestris.
70 ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE
Elenco di piante in fioritui'a
dai primi di Dicembre 1897 alla fine di Gennaio 1898.
Rciìiunculus Flcaria, Famaria capreolata, F. major, Erodinm
jiialacokles, Viola ocloì''ata, IleliantJiemum mdgare, H. Fumana,
Sinapis arvensis, Clijpeola Jonthlaspi, Raplianus Landra, Silene
inflata, Vida saliva, Psoralea 'bituminosa, Reseda Phyteuma,
Ruta graveolens, R. Ijìmcteosa, Buxus sempervirens. Salvia
clandestina, Thijmus vulgaris. Brunella vulgaris, Teucrium
fruticans, Convolvulics cantabrica, Veronica Tournefortii, Scan-
dix Pecten-Veneris, Daucus Carota, Theligonum Cgnocrambe,
Thesium linopJiyllum, Rhamnus Alaternus, Erythraea Centau-
rium, Galiwn saccharatum, Borrago officinalis, Chondrilla
juncea, Conyza sq:uarrosa, Carduus teniùflorus. Calendula ar-
censis, Taraxacum ofTtcinale, Picris liieracioides, Galactites
tomentosa, Phagnalon saxatile, P. rupestre, Scabiosa mariti ma,
Ceniranthus ruber, Solanum nigrum, Hyoscyamus albus, An-
tìrrhinum Oronthium, Avena steriiis, Narcissus Tazzelta,
N. Pseuclo-Narcissus, N. papyraceus, Hyacinthus orientalis.
Il socio Passerini fa le seguenti comunicazioni :
SU DI UNA SOSTANZA GOMMOSA CONTENUTA NELLE GAL-
LE DELL'OLMO. — NOTA PRELIMINARE DI N. PAS-
SERINI.
Entro le galle prodotte, ^wWUlmus campestrìs L., dalla Schi-
zoneura ulmi L., si trova raccolta una quantità variabile di un
liquido denso, sciropposo, incoloro o lievemente giallognolo, più
di rado colorato in bruno, inodoro e insaporo, che filtra con
estrema difficoltà. Il liquido, a causa degli avanzi epidermici
degli afidi, non bagna la parete interna delle galle.
Nel giugno 1896 potei raccogliere oltre due litri di questo li-
quido, estraendolo da un notevole numero di galle, e potei con-
statare: che possedeva reazione debolmente alcalina; che il suo
peso specifico a H- 21" era di 1,06553; che non cambiava con
percloruro di ferro (assenza di tannini); che era fortemente de-
strogiro. In tubo di 20 cent, la deviazione era [x] j =: 46<',4,
alla tem.peratura di 21°.
ADUNANZA DELLA SEDE DI Fir.ENZE 71
Il liquido consta di acqua, nella quale è disciolta da 15 a 20 V,
di materia solida, costituita per la massima parte di una so-
stanza gommosa precipitabile dall'alcool, la quale ho otte-
nuta in sufficiente stato di purezza con successive dissoluzioni
neir acqua e precipitazioni con alcool. Cento parti di liquido
ne fornirono 18,9352 di gomma (seccata a 105"^). Questa so-
stanza è amorfa, di colore giallognolo, insapora, solubilissima
nell'acqua, insolubile nell'alcool concentrato, e all'aspetto so-
miglia alla gomma arabica, di cui possiede anche le proprietà
agglutinanti. Ne difierisce però in modo assoluto: 1° perché
con acido nitrico non dà acido mucico ; 2" perchè distillata con
acido cloridrico non fornisce furfurolo, ciò che esclude la na-
tura pentosica di questa sostanza. Non è colorata dall'iodio;
con acetato basico di piombo precipita (come 1' arabina) e dif-
ferisce in ciò dalla destrina. È fortemente destrogira ; riduce
energicamente i sali cuprici, ciò che non fanno le gomme se
non previo trattamento con acidi ; si scioglie a caldo nell'acido
nitrico dando come prodotto di ossidazione copia notevole di
acido tartarico, con pochissimo acido ossalico.
Con ulteriori ricerche procureremo di chiarire meglio la na-
tura e la proprietà di questa sostanza, che differisce per i suoi
caratteri dalle materie gommose (arabina, cerasina, levulosana,
triticina, galactane, xilana ecc. ecc.), dalle mucillaggini, dalle
destrine e dagli altri idrati di carbonio che comunemente si ri-
trovano nei tessuti vegetali.
AZIONE DELL' ACQUA CALDA A DIFFERENTI TEMPERA-
TURE SUL GERMOGLIAMENTO DEI SEMI DI OLIVO. —
BREVE NOTA DI N. PASSERINI.
La presente esperienza mi fu suggerita da una prova fatta
nel 1894 dal sig. Francesco Turini, antico alunno dell'Istituto
di Scandicci e attualmente direttore dell'azienda annessa al me-
desimo.
Il Turini, durante la macinazione delle olive e la estrazione
dell' olio di terza qualità, raccolse un certo numero di noccioli,
che avevano subito l'azione dell'acqua calda e che non erano
stati schiacciati dalla macina, e li affidò al terreno.
72 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Contro ogni previsione, buon numero di quei semi germoglia-
rono normalmente; ma, cosa più strana, la nascita delle pianti-
celle avvenne assai più precocemente che nei casi ordinari. E
infatti noto che i noccioli di olivo, seminati in primavera, inco-
minciano a germogliare soltanto nel successiA^o autunno, ma in
scarsissimo numero ; mentre la nascita maggiore si verifica
nella primavera e nell' autunno del secondo anno, protraendosi
poi per tre e anche per quattro anni,
I semi tratti dal piatto della macina, invece, germogliarono,
sebbene in piccolo numero, durante la estate e in numero mag-
giore neir autunno dello stesso anno 1894. Era dunque evidente
che essi avevano subito una qualche influenza favorevole al
germogliamento, ed era pur logico attribuirla all' azione del-
l' acqua calda.
Per cercare di chiarire questo punto, nel 1896 istituimmo la
seguente esperienza:^ Furono preparati dei semi di olivo, to-
gliendoli a mano dal pericarpio e facendoli poscia seccare. Di
questi vennero fatti nove gruppi di cento ciascuno. Ogni gruppo
fu immerso per 10' in acqua a differenti temperature, come é
indicato nel seguente prospetto, e poscia seminato in un vaso
in terracotta di forma quadrangolare.
VASI
N.»
Temperatura
iniziale
(al momento
dell' immersione)
Temperatura
finale
(dopo 10')
1
100"
82«,0
2
900
79°,0
3
80°
71°,0
4i
70°
610,4
5
60»
• 54°, 5
6
50°
45°,7
7
40»
370,4
8
30°
29'',0
^ Nel 1895 Wernicke esperimentò con buon esito l' immersione
in acqua calda di diversi semi. Per i semi di Acacia mollissima e di
Lathyrus sylvestris Wagneri un s oggiorno di sei ore nell'acqua a 50°
fece salire il numero dei semi germogliati dal 50 al 60 "/q ; questo
numero sali al 92 °/o mediante l' immersione per un'ora nell' acqua
a 95''-100° (?) {Annales agronomiques, 1895, pag. 544).
ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 73
La sementa fu effettuata il 9 marzo 189(3. In seguito si ebbe
cura di inafflare di tempo in tempo il terreno e di tenerlo mondo
dalle male erbe.
Come avvenne il germogliamento è indicato dal prospetto che
qui riportiamo :
VASI
OLIVI NATI
il 30 luglio
18%
dal 30 luglio
al l.'novem-
. bre 1896
dal 1» novem-
bre 1890
al 5 gennaio
1897
dal 5 gennaio dal 12 giugno
al 12 giugno al 29 ottobre
1897 1897
TOTALE
1
2
3
—
—
6
6
4
—
1
3
n
15
5
2
2
7
3
14
6
1
4
—
—
1
6
7
2
2
2
1
7
8
—
1
'
2
La percentuale di semi germogliati é assai bassa nei diversi
casi, raggiungendo in definitivo appena il 15 °/o- È nonpertanto
da osservarsi che fra i semi di olivo ordinariamente se ne
hanno un numero notevole privi di facoltà germinativa. Infatti
il numero dei semi vani arriva bene spesso all' 80 e più "/o- Inol-
tre, stante la lentezza del germogliamento e il lungo tempo che
i semi debbono rimanere nel terreno, un numero non indiffe-
rente di essi non germogliano, sia perché si trovano messi allo
scoperto dalle inafllature, sia perché per altre cause esteriori
l'embrione perisce.
Dalla esperienza sopra riportata si può frattanto concludere
che r immersione per 10' in acqua a 40''-50'' ebbe per risultato
di accelerare il germogliamento ; mentre in acqua a 60°-70^
aumentò il numero dei semi germogliati. Alla temperatura di
90° i semi perdettero la facoltà germinativa.
74 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Il Vice-Presidente Arcangeli dice che ritiene di notevole im-
portanza tutti i lavori relativi ai principi immediati dei vegetali e
che perciò considera anche i lavori del Passerini molto interessanti
per la Botanica. Presenta quindi la seguente nota relativa ad un la-
voro pubblicato dal sig. Richard che ha per titolo :
LO SVOLGIMENTO DI CALORE NELLE PIANTE FERITE, DEL
SIG. RICHARD H. M. ' — RIVISTA DI G. ARCANGELI.
In altro lavoro, già pubblicato neiraiino 1896, l'A. dimostrò
che la respirazione delle piante viene accelerata nelle ferite;
nel lavoro attuale egli si propone la questione, se in tal con-
dizione si verifichi pure un inalzamento di temperatura.
In una serie di ricerche le differenze di temperatura furono
determinate per mezzo di elementi termoelettrici uniti ad un
galvanoraetro ; mentre in una seconda i gradi di calore furono
valutati mediante termometri sensibili. Come soggetti di ricerca
furono impiegate Patate, Cavolo rapa, Carote, Cipolle, Cetrioli,
Ravaìielli, come pure foglie di Diervilla spec. e di Lirioden-
dron tulipìfera.
Le ricerche hanno dato i seguenti resultati :
P In seguito alla ferita si ha una certa elevazione di tem-
joeratura nel tessuto circostante.
2° Questa reazione febbrile decorre in un modo determi-
nato. Essa raggiunge il suo massimo alcuni giorni dopo la fe-
rita. La curva tracciata per essa corrisponde in generale a
quella ottenuta in simili condizioni per l'intensità di respira-
zione.
3° Il massimo raggiunge nei casi osservati due a tre volte
l'eccesso ordinario di temperatura della pianta.
4° Nella Patata la reazione febbrile è localizzata nella mag-
gior prossimità della ferita, mentre nella Cipolla si estende
molto più ampiamente nel tessuto in deperimento.
L'importanza di questo lavoro è ben manifesta ove si consi-
deri ch'esso stabilisce una nuova relazione fra le piante e gli
animali.
* Richard Herbert Maule, The evolution of heat hy wouncled
plants. Annales of Botany, XI, 1897, p. 29-63 with woodcuts 1 and 2.
Vedi Bot. Centr. BL, Band LXXIII (1898), n. 2, p. 55.
ADUNANZA DBLLA SKDE DI FIUENZK 75
In seguito ai lavori di Goeppert, di Diitrocliet, di Garreau e di
altri sulla termogenesi nelle piante, studi importanti sono stati
fatti dal Kraus e da altri, specialmente in riguardo all'esaltazione
che detta funzione presenta negli organi di riproduzione, e che
potrebbe chiamarsi AntopiresL Questo particolare stato febbrile,
che si riscontra principalmente negli spadici di parecchie Ara-
cee e nei fiori pure di altre piante, è conseguenza di attive
trasformazioni chimiche, che avvengono nei materiali contenuti
in quegli organi per opera della respirazione, materiali che gio-
vano alla formazione e diffusione delle sostanze odorose che
debbono servire al richiamo dei pronubi, nonché a quella dei
materiali nutritivi occorrenti per la maturazione. Tale stato
febbrile ha il suo riscontro in ciò che avviene pure negli or-
gani di riproduzione degli animali. Nelle piante però questa
esaltazione della termogenesi si ha pure in altre parti, in tutte
quelle cioè nelle quali si ha esaltazione nella funzione di respi-
razione.
Questo stalo febbrile che si riscontra nelle piante, non va
confuso con la vera e propria febbre degli animali superiori.
Infatti esso altro non é che una piresi locale, mentre la vera
febbre è una piresi generale, nella quale hanno parte impor-
tantissima il sistema nervoso ed il sistema vascolare. Esso è
paragonabile alla piresi locale, che si osserva pure negli ani-
mali, determinata da ferite o da altre cause.
Riguardo agli animali gli studi sulla termogenesi nelle ferite
o sui casi di piresi locale lasciano sempre molto, a desiderare ;
è però ben noto che G. Hunter ritenne come fatto dimostrato
l'aumento di calore nelle parti del corpo alTette da infiamma-
zione, ciò che poi è stato avvalorato dalle osservazioni di Bill-
roth, di J. Simon e di Weber. Adesso questo stesso fatto viene
ad esser pure dimostrato per le piante, e se pure il potatore ed
il boscaiolo non hanno da temere l'effusione del sangue ed i
lamenti delle loro vittime, né che loro avvenga il pietoso caso
cantato dall'Altissimo Poeta (Divina Commedia, Canto XIII),
dovranno però ritenere per corto, che i loro colpi sono causa
di un vero e proprio stato febbrile locale, simile a quello che
in condizioni simili si i-iscontra negli organi degli animali.
76 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Il socio Passerini domanda al prof. Arcangeli se dalle ricerche"
del sig. Richard restava escluso che 1' aumento di temperatura con-
statato nelle piante ferite, non derivasse dai processi di ossidazione
che debbono aver luogo per azione dell'aria sugli acidi e special-
mente sili tannini contenuti nei succhi vegetali.
Il Vice-Presidente Arcangeli risponde di non aver potuto leggere
che un estratto del lavoro su tale argomento, ma che per quanto
da esso si rileva non gli pare che l'innalzamento di temperatura si
dovesse ad ossidazione di essudati.
Il socio PoNS espone le conclusioni di un suo lavoro intitolato :
ILLUSTRAZIONE DEI RANUNCULUS DELL'ORTO SECCO
DI PIER ANTONIO MICHELL — PER G. PONS.
Quantunque altri botanici abbiano già lavorato sull' Orto secco
del Micheli,^ pure mi son persuaso che non è fuori di luogo lo
studio presente. Della utilità del quale si potrà anche persua-
dere il lettore gettando uno sguardo sulle pagine che seguono
e ponendo mente alle mie conclusioni.
I Ranunculus del Micheli, ordinati secondo il sistema dello
Sprengel, sono raccolti in due fasci contrassegnati dai numeri
150 e 151. Ogni fascio o pacco, che dir si voglia, è fornito di
un astuccio di cartone, perfettamente adatto a preservare le
piante dagli insetti. Queste poi sono fissate con listerelle di carta
e spilli ai fogli e accompagnate non di rado dal nome in uso
al tempo del Micheli, nome che, come si sa, per lo più non è
altro che una breve diagnosi, e da un numero d'ordine che va
d'accordo con quello del Catalogus lioril sicci sui manoscritto.
Il sesto dell'erbario è di 33.2 x 23.1 cm.
Alcuni sono posteriori al Micheli, introdotti da Targioni-Toz-
zetti; altri li ricevè dagli amici o dai botanici, coi quali aveva
legato delle relazioni ed infine la maggior parte sono suoi, cioè
furono raccolti da lui stesso nei suoi molti viaggi botanici. Alla
prima categoria appartengono i Ranunculus Agerii, nivalis,
acris, geraniifolius subs. Gouani, tuberosus, nonché altri esem-
plari misti a quelli del Micheli contrassegnati in modo partico-
lare del resto nel nostro indice alfabetico.
Nella seconda categoria vanno annoverati esemplari ricevuti
da Giovanni Scheuchzer, col quale era in corrispondenza già
* Tarffioni-Tozzetti e Aiuti.
ADUNANZA DELLA SKDE DI FIHENZE 77
nel 1715, * esemplari probabilmente del Vaillant e fors'anco di
altri botanici, che ci è impossibile riconoscere. A questa cate-
goria ascriverò anche i Ranunculas ballahis L. e orientalis
L., presi all'Orto secco del Principe delia Cattolica e sfuggiti
all'accuratissimo studio del mio amato maestro.^
I Ranunculus dell'ultima categoria, di gran lunga più nu-
merosa di quelli delle due prime prese insieme, comprendono
specie raccolte nel luglio 1704:^ Ranunculus oplnoglossifoUas,
aquatilis \-àv.peUatus; nel 1722 probabilmente il R. mìllefoUa-
ius var. Canuti Coss. di Radicofixni ; ' nel 1708 il R. millefo-
lìatus Vahl; * nel 1710 i Ranunculus illyricus L., Thora L.,
hyhriclus Biria, hyì)ridus J3 brevtfolius Ten.;* altri infine ap-
partengono senza dubbio ai ripetuti viaggi micheliani nei din-
torni di Firenze, come a Vallombrosa, all' Impruneta e a Pog-
gio a Calano, negli Appennini Pistoiese e Bolognese, a Verona,
al Monte Baldo, a Venezia, nella Carniola ecc. ecc. Non è pos-
sibile allo stato attuale il determinare quale specie appartenga
a questo o a quel viaggio.
Inoltre dal presente studio resultano alcune località nuove
per la flora toscana {Ranunculus millefoliatus var. Canuti Coss.
aquatilis var. peltatus, flaì)ellatus Desf.).
Resulta infine che il Ranunculas orientalis L., della Sicilia,
era già noto nel 1690, quindi il Marchesini non è il primo che
l'abbia raccolto (1880). Due secoli circa prima di lui il Principe
della Cattolica aveva battezzato questa bella specie.
* Giov. Targioni-Tozzettì, Notizie della Vita e delle Opere di Pier
Antonio Micheli; Firenze, Le Monnier, 1858, p. 103.
^ E. Baroni, Illustrazione di un Orto secao del Principe della Cat-
tolica, da questi donato a Pier Antonio Micheli neW anno 1733 (in
Nuovo Giorn. Bot. it., p. 439-472, 189()).
' Itinera botanica, voi. I, fogli 6, 15, 54, 67, 70. Nel foglio 70 delle
Itinera il Micheli mentova il Ranunculus hederaceus, che egli avrebbe
raccolto « Per la strada di Livorno passato S. Piero in Grado, a
mano manca »; però questa è una svista, essendo l'esemplare di
S. Piero in Grado il semplice li. aquatilis var. peltatus Schrk. (Cfr.
più sotto il nostro elenco).
* Takg., 1. e, p. 136-138.
" Taug., 1. e, p. 64.
® Itinera hot., fogli 211 e seg. « Observationes in itinere Aquila
Fulginium ». Targ,, 1. e, p. 76-78.
78 ADUNANZA D£LLA SEDE DI FIRENZE
Elenco delle specle trovate nell' Eebaeio.
n prLoio numero indica la camicia, il secondo indica le specie. I nomi e
le parole fra - ^ son presi dal Catalogus PI. H. sicci sui.
1. a. Ranuncidus fiederaceus ri-
vulorura se ewtendens, atra
raaciila notatus J. B. . . Ranunculus hederaceus L. 1.
Dae esemplari fogliferi e fruttiferi. — Parigi.
&. « Ranunculus aqiuiticus flo-
re albo foliis rotundìs ad
latera oNongis > . . . . Ranunculus aquatilis L. l'ar.
peltatus Scftrk. 2
Esemplari fioriferi e fruttiferi. — Acquapendente : ."?. Loren-
zino alle Grotte.
2. «. « Ranunculus aquafi.cus ,
foliis rotuìidis paruis flore
albo > Ranunculus aquatilis L. var.
peltatus ScJì7^k.
Esemplari fruttiferi. — Tra Pisa e Livorno, « poco dopo
S. Piero in Grado. »
b. Esempi, fiorif. e fruttiferi.
Tra Grosseto e il Tombolo. Forma truncatus KocJi.
e. Ranunculus (senza nome). Ranunculus aquatilis L. var.
succulentus Koch.
Esemplare fiorifero.
d. Ranunculus (senza nome). Ranunculus aquatilis L. ad
truncatum Koch.
Esemplari fioriferi e fruttiferi.
3. a. Ranunculus aquaticus, ai-
bus foliis circinatis etc. . Ran. foeniculaceus Gilib. 3.
Esemplari fioriferi e fruttiferi. — Parigi.
b. Ranunculus (senza nome). Ranuucul. trichophyllus Cliaix
ad forraam capillaceus acc. 4.
Esemplare fruttifero.
c. Ranunculus aquatilis albus,
fluitans, peucedani foliis . Ranunculus fluitans Lani. 5.
Esemplare fiorifero.
4. Esemplari fiorif. e fruttifero. Ranunculus bullatus L. 6.
Quest'esemplare è manifestamente tolto dall'Orto secco del
Principe della Cattolica. '
^ Baronj, 1. e, p. 447 1396)
f
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 79
5. a. Ranunculus Thora . . . Ranimculus hybridus Biria 7.
Esemplare fiorifero, privo di radice. — Alpi Carnioliche.
' « Ranunculus Cìjclamini fo- \
l Uo, Asphodeli radice ina- I
, ] jor Tourii. » f
h. I Ranunculus Inora L. 8.
(Aconito pardalianchc . . »
Thora raaggiore . . . . '
Thora minore
Esemplai-i fogliferi e fiorifero. — Gualdo di Xocera ; « m. Baldo. >
« Ranunculus Alpinus, Cij-
\ claniini folio inciso eie* i Ranunculus hybridus Biria.
e.
' I Ranunculus gtnimosa ra- \ var. brevi tblius Ten. 9.
dice Clus
Esemplari fogliferi e fruttiferi. — Montagna di Norcia.
(« Ranunculus vernus, ro-
tundifolius etc. ». . . ,
Ranunculus arvensis, gru- \ ^ . _. . ^ ,,-,
o. «.< . ^ Ranunculus Ficaria L. 10.
I mosa radice rotundifo- l
I lius minor. Hist. Pa- '
\ ris, 354
Si avvicina molto al tipe. — Parigi.
h. Gli altri esemplari, raccolti a Poggio Imperiale, a Boboli, nel-
rOrto fiorentino. nell'Orto del Rosso, nell'Orto del Moro, a
foglie e fiori grandissimi, talora con petali lunghi e stretti,
ma per lo più larghi, a foglie angolose-cordate alla base,
si allontanano assai dal tipo.
7. Esemplare fiorifero .... Ranunculus Agerii Beri. II.
Esemplare del 1829, probabilmente raccolto dal Bubani. di
cui riconosco la scrittura, a m. Paderno. e mandato al Tar-
gioni che lo introdusse nell' Erbario del Micheli.
8. a. « Ranunculus lanuginosus,
angusti foli US, grumosa ra-
dice minor C. B. » - . . . Ranunculus illyricus L. 12.
Esemplari fogliferi. — M. Gargano.
* Nel suo manoscritto il Micheli affibbia parecchi nomi differenti
al li. F icari a L., smembi'andolo in parecchie specie.
^ Questi ranuncoli furon probabilmente raccolti nel 1710, nel
viaggio che il Micheli fece nelle Puglie. Cfr. Taugioni-Tozzetti,
2ìot. Vita e Op. di P. A. Micheli, p. 75-7G \^1S5S\
f
80 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
/' « Ranunculus lanuginosus, \
&. < angusiifoUus, grumosa > R. illyricus forma.
( radice major C. B. » . 1
Esemplari fruttiferi. — M. Racino.
c. Ranunculus (senza nome). Ranunculus monspeliacus DC.
var. albicans/orf^. (p. sp.) 13.
Esemplari fogliferi.
9. a. Ranunculus Asiaticus L. 14.
Bellissimi esemplari, grandiflori, a fiore scempio o doppio.
&. Ranuncolo senza nome a
fiore doppio Ranunculus repens L. 15.
10. a. « Ranunculus cliaerophyl-
lus, asphodeli radice G.B.» Ranunculus milletbliatus VahL
var. Canuti Coss. 16.
Esemplari fioriferi e fruttiferi, ben conservati. — Radicofani.
M. Labro.
b. Ranunculus (senza nome). Ranunculus millefoliatus Vahl.
Esemplari fioriferi. — Probabilmente dell'Italia meridionale.
c. Ranunculus Ranunculus flabellatusDes/". 17.
Batignano (in quel di Grosseto).
d. Ranunculus Creticus albo
flore Cliab Ranunculus flabellatus Desf.
Il nome che questo porta è errato ; il fiore non è per niilla
bianco.
e. Ranunculus Aspliodeli ra-
dice, carotasfol. H. Cathol. Ranunculus orientalis * L. 18.
Esemplare fiorifero. — È questo uno degli esemplari tolti al-
l'Orto secco del Principe della Cattolica.
11 Ranunculus millefoliatus Valli.
Esemplari fioriferi e fruttiferi. — Forma a lacinie lineari-
strette, acutissime.
12. a. Ranunculus plantagineus Ran. ophioglossifolius Vili. 19.
Esemplari fioriferi e fruttiferi.
&. Ranunculus Ranunculus pyrenaeus L. 20.
Esemplare fiorifero.
' Il Cupani non mentova questa specie nel suo « Hortus Catho-
licus » ; però nel Supplementum alterum, p. 75, nomina un « Ra-
nunculus Cberopyllos, seu carotes folio, Aspbodeli radice, flore
duplici », che ritengo essere una forma mostruosa del nostro i2. orien-
talis L. Quanto al preciso luogo di provenienza di questo ranuncolo
non lo so, per quanto 1' abbia ricercato ; ma credo si possa ammetterà
della Sicilia.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 81
13 Ranuncul. parnassifolius L. 21.
14. Ranuìiculus ìnontanus gramineofolio C. B.
Rannnculus Gramineo fo-
lio, bulbosus Ranunculus gramineus L. 22.
Esemplari fioriferi e fruttiferi. — Solinona e l'Aquila.
15. a. RanuMCitlus palustris serratus C. B.
Esemplare foglifero e fiorifero. — Basilea.
&. « Ranunculus palustris, erectus, luteus. »
Nostri paduli.
c. Ranunculus longifolius ,
palustris 'major C. B. . . Ranunculus Lingua L. 23.
Basilea.
d. Ranuncoli di foglie lunghe senza pedicolo.
e. Ranunculus palustris longifolius major C. B.
Parigi.
Oss. Il h, raccolto senza, dubbio dal Micheli, presenta una mo-
struosità nel fiore che, al posto de'sepali e de'petali, porta
foglie lunghe 2 cm., irte di peli inferiormente.
16. a. Ranunculus repens, gra-
mineis foliis etc. . . . Ranunculus P'IammuIa L. var.
reptans L. 24.
Circa Petropol.
&. « Ranunculus palustris,
erectus, luteus etc. » * . . Ranunculus Flammula L. 24.
« Ranunculus imlustris, alpinus, luteus »
Esemplari fogliferi, fioriferi e fruttiferi. — Paduli di Po-
scia. M. Cimono « per quella parte che riguarda verso
Fiume Albo. »
Ranunculus palustris, longifolius minor C. B.
Parigi.
17. a. Ranunculus ruthaefolius. Ranunc. millefoliatus Valli 16.
Esemplari fioriferi,
ì). Ranunculus ruthaefolia Norcia.
E questa un'anemone che non si può determinare per la
incompletezza dell'esemplare. Sul foglio ove si trova il
li. miìlefuìiatus Vahl, v' è un fiore solo, simile a quello
di Hellehorus.
* Si vede da questo che il Micheli, pure acuto osservatore, con-
fondeva i R. Lingua e Flammuhi, cui di lo stesso nome (Cfr. Cat.
n." 1844 ed erbario n.» 1341). Però talora li distinse (Cfr. n.'' 1845).
Bull, della Soc. b^l. Hai. a
82 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
18. Ranunculus monianus pur-
pureus, caule villoso Foe-
licis Piatevi J. B. ... Ranunculus glacialis L. 25.
Zurigo e Tirolo.
\^. Ranunculus montanus, I et
species altera Gius. . . . Ranunculus alpestris L. 26.
Ranunculus humilis alpinus rotundifolius C. B.
Esemplari fogliferi e fioriferi.
20. a. « Ranunculus folio aconiti, flore albo C. B. »
Fiore doppio.
&. « Ranunculus montanus
Aconitifolio, aWus, flore
■minore C. B. » . . . . Ranunculus aconitifolius L. 27.
Esemijlare foglifero. — Alpi eli Pistoia.
a. Ranunculus montanus Gius. 27.
Oss. Nella stessa camicia trovasi nn R. aconitifolius L. del
M. Untersberg, certamente posteriore al Micheli, e un
B. acris L. che non mi pare del Micheli.
21. Esemplari fioriferi .... Ranunculus nivalis L. 28.
22. Ranunculus monspelìacus . Ranunculus flabellatus Besf.
Esemplari fioriferi, privi di radice.
23. « Ranunculus montanus hir-
sutus, luteo flore FI. Pis. ». Ranunculus acris L. 29.
Esemplari fogliferi, mal conservati. — Norcia, « luogo il
monte d. Aria. »
24. Ranunculus, grumosa ra-
dice Gius. * Ranuncul. g-eraniifolius Pourr.
forma. 30.
Oss. Il nome del Clusio (Hist. pi. Uh. 2, p. 240 fig.) si ad-
dico al R. illyyicus L. senza dubbio, non a questa pianta
che è certamente una forma del i?. geraniifolius Pourr.,
che non riesco a definire a causa della imperfezione degli
esemplari.
25. Ranunculus nemorosus dulcis, secundus Tragi Park.
Ranunculus onìnimus alpinus luteus G. B.
« Ranunculus memorosus
vel sijlvaiìcus, folio sub ro-
^ Questa è certamente una forma del R. geraniifolius Pourr.;
quello segnato 21, che chiamo nivalis Li., è il gera7itifolius tipico de-
gli autori moderni.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 83
ttmclo e. B. » Ranunculus auricomus L. 31,
Esemplari fogliferi, fioriferi e fruttiferi. — « Di Londra, di
Parigi e del di Camicia. » Neil' erbario e' è anche
un esemplare ricevuto da Sclieuchzer.
26. Esamplare fruttifero. . . . Raiiuiiculus cassubicus L. 32.
Oss. Non è il tipo, dal quale difterisce un poco per lo foglie.
27. Esemplare fiorifero .... Ranuiiculus aborti vus L. 33.
28. « liatiuncuhis palusiris, Apii
folio laevis C. B. »... Ranunculus sceleratus L. 34.
Esemplari fruttiferi. — « Vicino a PisR, luogo detto Forna-
cette fra Viareggio e Pietra Santa ». Padule di Grosseto.
Oss. Con gli esemplari del Micheli se ne trovano altri ma-
nifestamente introdotti da botanici posteriori.
29. Esempi, fiorif. imperfetto . . Ranunculus Villarsii Dee. 35.
30. Ranuncul. napellifolius Dee. Ranunculus acris L. 29.
Oss. È diverso il Jì. napellifolius. Questi esemplari sono po-
steriori al Micheli.
31. Esempi, fiorif. e fruttiferi. . Ranuncul. polyanthemos L. 36.
32. Esemplari fioriferi .... Ramine, gerani! folius. Pourr.
siibsp. R. Gouani Willcl 30.
33. a. Esemplare fiorifero . . . Ranuiiculus aconitifolius L. 27.
b. « Ranunculus Alpinus, fo-
liis tripartitis »... Ranuncul. geranii folius Powrr.
subsp. R. aduncus Gren. e
God. 30.
Esemplare fruttifero. — Montagna di Pistoia.
c. Ranunculus repens L. 15.
Esemplare fruttifero sullo stesso foglio.
cL Ranunculus nemorosus Beo. 37.
Esemplare foglifero. — Montagna di Pistoia.
e. « Ranuncul. Aconiti Ly codoni lutei folio, flore luteo H. Pis. »
« Ranunculus Geì^anii tu-
berosi folio C. B. » . . . Ranunculus acris L. 29.
Esemplare fiorifero. — « Vicino ad Arquà e nell'Appennino
come fra Firenz3 e Bologna iu luogo detto l'Osteria della
Teraneza (?) ».
34. Esempi, fiorif. e fruttiferi . . Ranunculus tuberosus Lap. 38.
35. « Ranunculus lanuginosus L. 39.
Esempi, foglif. e fiorifero. — Ragnaia dell' Imperiale.
b. Esemplari fruttiferi . . . Ranunculus lanuginosus L.
forma 39.
84 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
c. Ranuncul. niontanns sui)-
hirsiUics Geranti folio G.B. Ranunculus lanuginosus L.
fi. gerani ifoli US Dee. 39.
d. « Ranuncul. monianus la-
nuginos'us foliis ranunculi
pratensis repentis C. B. » . Ranunculus nemorosus Bec. 37.
Esemplai-e foglifero.
e. « Ranunculus monianus, nemorosus eie. »
Rammculus Alpìnus serolinus, foliis parvis trilobaiis,
non inaculatis et non splendentibus Mieli.
Ranunculus Alpìnus, foliis imrms triloMtis, ì-^agosis, non
splendentibus Mieli.
Ranunculus nemorosus (?), foliis amplissimis ete. Mieli.
Ranunculus Alpinus, hirsutus non acris, foliis in tres lo-
l)os usque ad pedicnlum divisis etc. Mieh.
Esemplari fioriferi, fruttiferi o per lo più solo fogliferi. —
Raccolti (b) nell'Orto fiorentiuo ; nel Giardino di Carnai-
doli, montagna di Pistoia ; Fosso di S. Margherita, Ra-
gnaia dell' Imperiale ; il cZ è di Scheuclizer.
Ranunculus lanuginosus L. 39.
Oss. Si vede dai nomi diversi dati dal Micheli a esemplari
perfettamente simili, varianti solo pel colorito o per qual-
che macchia, quale idea avesse intorno alla specie.
36. 37. Ranuncul. pensylvanicus L. 40.
38. Ranunculus pratensis repens foliis pallicliorihus etc. Mieli.
Ranunculus seroiinits pratensis ete. Mieli.
Ranunculus repens, foliis splendentibus, lobis profundio-
ribus ete. Mieh.
Ranunculus foliis atroviridibus, maculis albis ete. Mieh.
Rammculus repens, pallide viridis ete. Mieh.
Ranunculus aquaticus repens, foliis pallidioribus hirsu-
tus ete. Mieli.
Ranunculus palustris repens foliis atrovirentibus etc. Mieh.
Ranunculus pratensis, re-
pens, hirsutus etc. Mieli. Ranunculus repens L. 15.
Molti esemi^lari quasi tutti soltanto fogliferi. — Raccolti
in parecchi orti di Firenze, presso la villa de'Serristori,
a Boboli, a S. Margherita, Villa del Pecori fuori Porta ai
Prato, Cascine, Montagne di Pistoia.
Oss. I differenti nomi dati dal Micheli a foi'me jdoco diverse
ci dà a vedere che era un buon osservatore, ma che gli
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 85
sfuggiva il fatto che la diversità di ambiente produce in
codesta specie forme differenti, incostanti in sommo grado.
In questa medesima camicia v'ha una foglia con fiore
di lìanunculus lanur/inosìis L., salvo errore, dei monti di
Pistoia.
39 Ranunculiis repeiìs L. 15.
Esemplari fogliferi. — Non possono essere in niuna maniera
il Banuìiculus bidbusas L., di cui portano erroneamente
il nome.
40. RanwiciUas ophioglossoides. R. ophioglossifolius Vili. 19.
Esempi, fiorif. e fruttiferi. — Tra Batignano e la Pescaia.
41. Esemplare fruttifero. . . Ranuiiculus trilobus Desf. 41.
42. Ranunculiis plantagìnis fo-
lio, floscidis, caicliculis ad-
haerentibus Bot. Par. . Ranunculus noditìorus L. 42.
43. Ranunculus Ranunculus muricatus L. 43.
Foglie e frutto.
44. Non si può determinare, visto il cattivo stato dell'esemplare.
45. a. Esemplare fruttifero . , . Ranunculiis arvensis L. 44.
var. tuberculatus Dee.
l) Ranunculus arvensis L. 44.
Esemplari fruttiferi. — Inipruneta.
46. Esempi, foglif. e fruttiferi . Ranunculus parvi florus L. 45.
Indice dei nomi moderni.
N. B. I numeri in carattere grasso indicano le piante introdotte da botanici
posteriori al Micheli: il numero che accompagna il nome si riferisce al numero
messo prima accanto a ogni specie.
Ranunculus aborfivus L. . 33
Ranunculus aconitifoliusZy. 27
Ranunculus acris i. . . 29
Ranunculus aduncus Gr.
Godr 30
Ranunculus Agerii Bert. . Il
Ranunculus alpestris L. . 26
Ranunculus asiaticus L. . 14
Ranunculus auricomus L. 31
Ranunculus bullatus L. . 6
Ranunculus Canuti Coss. 16
Ranunculus cassubicus L. 32
Ranunculus Ficaria L. . 10
Ranuncul. flabellatus Desf. 17
Ranunculus aquatilis L. ■ . 2 Ranunculus Flammula L. 24
var. peltatus Schrk. . 2 i Ranunculus fluitans Lam. 4
var. sacculentus Koch. 2 Ran. foeniculaceus Giliì). 5
*
forma truncatus Koch. 2 Ran. geraniifolius Pourr. 30
Ranunculus arvensis L. . 44 Ranunculus glacialis L. . 25
var. tuberculatus DC . 44 Ranunculus gramineus L. 22
86
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Ranuiiculus hederaceus L. 1
Ranuncul. hybridus Biria. 7
var. hrevifolius Ten. . 9
Ranuncalus illyricus L. . 12
Ranunculus lanuginosus L. 39
^. geraniifolius Dee. . 39
Ranunculus Lingua L. . 23
Ranuncul. millefoliat. Vahl. IG
Ranuncul. monspeliacusX. 13
var. albicans Jonì. . . 13
Ranunculus muricatusZ. . 43
Ranunculus nemorosusDC. 37
Ranunculus nivalis L. . 28
Ranunculus nodiflorus . . 42
Ran. ophioglossifolius Vili. 19
Ranunculus orientalis L. 18
Ranunculus parviflorus L. 45
Ranunc. pensylvanicus L. 40
Ranuncul. polyanthemosZ. 36
Ranunculus pyrenaeus L. 20
Ranunculus repens L. . 15
Ranunculus sceleratus L. 34
Ranunculus Thora L. . . 8
Ran. trichophyllus Chaix. 4
forma capillaceus Thuill. 4
Ranunculus trilobus Desf. 41
Ranuncul. tuberosus Lap. 38
Ranunculus Vlllarsii Dee. 35
Dopo di che l' adunanza è tolta.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del 3 aprile 1893.
Il Presidente Sommier, aprendo l'adunanza, annunzia che la So-
cietà aderisce al prossimo Congresso geografico di Firenze. Prega
quindi il Segretario Baroni di dare comunicazione dei doni perve-
nuti alla Società. Essi sono :
Annua! JReporf of the board of Regents of the Smithsonian Insti-
tution for year ending June 1893.
— Id., id. 1894.
Baroìii et Christ. Filices plantaeque fìlicibus affines in Slien-si sep-
tentrionali provincia Iraperii Sinensis, a Rev. Patre Joseplio Gi-
raldi collectae, Manipulus alter.
Hedwigia. Organ fiir Krj'ptogamenkunde. 1897.
BuUettino della Società Botanica Italiana. 1898, Marzo, N." 2.
Wiener Illustrirte Garten-Zeitung. Marz 1898, 3 Heft.
Science. Voi. VII (1898), N.' 167, 168.
Lo stesso Segretario presenta i seguenti lavori dei soci Xicotra
e Preda :
ANCORA SULLA BIOLOGIA FIORALE DELLE EUFORBIE. —
PER L. NICOTRA.
Se nell'ultima comunicazione che ebbi l'onore di fare alla
nostra Società, ó accumulato notizie relative a punti dispajati,
egli è successo perchè era d'uopo obbedire a un'esigenza indi-
pendente dalla mia volontà; mentre per propria disposizione io
rifuggo dallo stendere articoli scientifici, cui non possa stare a
capo un titolo preciso, e cui non riesca indi facile l'esser clas-
sificati, l'esser riposti in uno degli scompartimenti logici, che
a diritto dividonsi il campo della botanica.
Cosi è che andrò ora esponendo in articoli separati, sian pure
brevissimi, il risultato di alquante mie ricerche antobiologiche,
Ho ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
imprese da tanto tempo ora su piante esotiche ora su indigene,
e finalmente condotto a termine da farmi giudicare non iscon-
veniente la lor presentazione.
Comincio da alcune, che tendono a completare in qualche parte
un mio lavoro edito sei anni or sono; * il cui dettato, a dir
vero, difetta di conoscenze letterarie, ^ e qualche volta di pre-
cisione, di chiarezza, di solidità, sia per soppressione delle idee
accessorie, o per essenziale destituzione di buone prove, o per
momentaneo impiego di locuzione, che, impropria secondo i dati
della morfologia, facilmente può venir sotto la penna, perchè
resaci oramai dalle usanze dei fìtografi abituale.
Ò detto già, che, stante la proteroginia cosi estesa nel ge-
nere Euphorbia, sia una concordante congiuntura l'esclusiva
presenza di stami nei ciazii alari; quando di necessità la pro-
duzione d'un pistillo (ove non succedesse incrociamento tra i
fiori di ombrelle differenti) diverrebbe frustranea. Ora, oltre le
specie già notate da me a questo riguardo, me ne sono occorse
recentemente parecchie, in cui tal fatto più o meno chiaramente
si offre. Cosi VE. spinosa, la Pithijusa, V incompta, la pude-
scens, la platyplvjlla.
Ed oltre al primo ciazio alare, possonsi trovare staminiferi ^
anche gli alari seguenti immediatamente, o quelli dei rami fio-
riferi portati all'ascella di foglie sottostanti. Cosi vedesi, oltre
che nelle due prime delle citate euforbie, nell' E. Cyparissias,
nella terracina, nella pilosa forse anche più cospicuamente.
Dominano questi ciazii unisessuali noìV E. Chamcesyce, nel-
V amygdaloides, nella Presili; sicché pare qui ci sia una ten-
* Contributo alla hiologia fiorale del genere Euiìhorhia (Nella Con-
tribuzioni alla hiologia vegetale del prof. A. BoRZÌ).
^ Talora tal difetto è valso a mio sfavore, che avrei potuto altri-
menti suffalgere con l'affermazione di botanico autorevole una mia
supposizione. L' evoluzione degli stami in un ciazio mi à condotto
a supporre che gli esterni fossero i più giovani, il che ò poi ve-
duto sorgere dalle osservazioni del Pedersen (Die Entivioìcelung d.
Cyathium bei Euphorhia. Kopenaghen, 1873).
' Dico staminiferi i ciazii esclusivamente staminiferi ^ non parendomi
rechi danno alla chiarezza la sottrazione di tale avverbio. Caruel
a volte fa così, e del resto cosi rendesi in italiano ciò che i fran-
cesi chiamano stamine. Chi vorrebbe chiamare staminifero un ciazio
o fiore ermafrodito ?
ADUNANZA DELLA SEDE DI FlUEXZE 89
denza alla dioicità, cioè a quell'estremo di divisione topografica
dei sessi, che puro è offerto qualche fiata nel genere.
Molte sono poi le specie in cui il primo ciazio alare è folle,
quindi facilmente deciduo. Lo sono anche i secondi alari, quando
l'individuo onde trattasi è robusto; il che osservasi spesso nel-
r E. helioscopia.
Avrei voluto riesaminare quanto per questo rispetto à luogo
neir ^. dcmlroides; ma non ò potuto ultimamente procurarmi
esemplari vivi di questa specie, per accertarmi se costantemente
sia neutro il suo primo ciazio alare, oppure vi si abbia qualche
volta maschile.
Ò visto invece e ripetutamente VE. oW.o agata ; ove esso
ciazio mostrasi appassito, nel tempo che i collaterali sono giunti
al primo stadio antesico (femmineo), e i centrali di altre infio-
rescenze al secondo (maschile).
E un esame più minuto ò potuto fare dell'i?. Characias; in
in cui mi è stato dato di rilevare certe particolarità relative alla
funzione vessillare. Tutti i peduncoli sono rivolti in fuori, cioè
verso la superficie convessa della ricca infiorescenza, per via di un
leggiero incurvamento della lor parte superiore, e d'un torci-
mento (di un angolo retto) eseguito dall'uno in senso inverso
che dall'altro. Cosi il ciazio alare portato da ciascun d'essi, di-
venta superiore ai due ciazii collaterali; mentre una tinta di-
versa mostrano i piattelli melligeri in quello, dalla tinta con-
temporanea che assumono nei due ciazii ancora poco evoluti.
Talora però queste glandolo sono d'una tinta verdegiallastra per
tutte le fasi antesiche, meglio sviluppata sempre nei ciazii più
vecchi, ovvero qui assai più tendente al giallo schietto; altra
volta presentano macchiette rossobrune qua e là; o finalmente
sono suffuse quasi uniformemente di purpureo le glandolo del
ciazio centrale dei predetti peduncoli, e più o men carichi di tal
colorito l'uno o l'altro dei laterali; ovvero anche uniformemente
purpuree le glandolo di questi ultimi, e picchettate di purpureo
quelle dei centrali.
Sulla stessa euforbia, come altra volta sull'i?, biglandulosa ò
visto passeggiare dei piccoli ragni variegati di nero e giallo.
Non so se questi animali fungano ufficio di pronubi; o meglio
vi trovino mezzo per sottrarsi alla vista di quelli cui tendono
insidia (ciò che è supponibile, stante l'evidente mimetismo). Le
90 ADUNANZA DEI.LA SEDE DI FIRENZE
euforbie intanto, quantunque prevalentemente miofìle, pure ven-
gono visitate da insetti appartenenti a varii ordini. Ricordo
aver visto delle api sull' E. melapetala. Le mosche carnarie non
visitano soltanto le specie, in cui le glandolo son tinte di colo-
rito epatico: ò visto più volte una Sm^cophaga passeggiare di-
ligentemente sull'aperto piano di ombrelle (VE. Iielioscopia in
piena fioritura.
Qui in Sardegna mi é occorso di vedere volgarissima VE.pe-
ploì'des Gou.; mentre invano ó cercato questa elegante specie
in Sicilia. Sono sicuro che non si tratti di qualche forma di
PepliùS ; né, del resto, ò visto quei passaggi fra esse due piante,
delle quali parla il Moris. Certo è che Parlatore reca, la spe-
cie gonaniana per la Sardegna sulla fede di lui; e Barbey la
rechi sulla fede di Reverchon. Ora negli esemplari raccolti in più
luoghi da me, ò visto caducissimi o forse anche del tutto mancanti
i primi ciazii alari; negli alari seguenti però le capsule sono otti-
mamente sviluppate. Nello stadio femmineo le glandolo circumflo-
rali sono d'un verde pallido e tutta sparsa è la loro superficie di
macchiette rossastre appena visibili, che risparmiano però le ap-
pendici. Né Parlatore, né Boissier notano queste macchiette; le
quali nello stadio maschile accentuano egregiamente il loro
colorito, dando all'infiorescenza della piccola pianta un aspetto
assai vago. Concorre anche a rendere rosseggiante il ciazio
deflorato, la faccia superiore della capsula, che à già subita
l'aversione, e che si tinge uniformemente dello stesso colore.
Questo mutamento di tinta accade pure, come ò avvertito nel
predetto mio lavoro, in altre congeneri ; e in questi casi ser-
virà a quel risparmio di tempo che ò ivi notato. Ma un colo-
rito rosso di varia tonalità non manca a farsi vedere talvolta
in altre parti della pianta, e indipendentemente dalla fioritura.
Esso coglie specialmente le foglie florali; e parmi della stessa
indole di quello, che come caso teratologico ò incontrato nel-
l'i?, helloscopia, e che, resosi carattere fìsso nei cauli dell' £'. Pe-
plis, fa che questa presenti quel dicroismo, onde non è guari
ci à parlato il prof. Del pino. *
* Cfr. Eend. della R. Aco. d. scienze di Napoli (1897).
ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 91
V ERBARIO BOISSIER A CHAMBESY PRESSO GINEVRA.
— COMUNICAZIONE DEL DOTT. A. PREDA.
Di questo importante istituto già si occupò il sig. Em. Drake
del Casti Ilo nel Bullelin de la Sociale, Ijolanique de France, ^
in occasione di un viaggio fatto da alcuni membri della Società
in Isvizzera, e recentemente ne diede qualche cenno il prof. Bri-
quet nella Suisse Universilaire. ~ — Ma avendo io avuto la for-
tuna di frequentare spesso quell'istituto durante il soggiorno
che feci l'anno passato a Ginevra, ed avuto campo di racco-
gliere, grazie alla cortesia di quelle gentili persone che sono il
proprietario sig. Barbe}^ e il direttore sig. Autran, un certo
numero di notizie, alcune delle quali forse sono ancora poco
note 0 ignote, non credo inutile parlarne a mia volta.
In sette minuti col treno, o in circa un'ora percorrendo a
piedi una bella strada maestra che costeggia la liva destra del
Iago, tutta fra stupendi parchi e ville, si può giungere da Gi-
nevra a Chambés}', ameno paesello dal quale godesi una delle
più stupende viste sul Lemano e sul Monte Bianco. Chi vi si
reca a piedi, e questo è da consigliarsi in un giorno di bel
tempo, inconti'a sulla destra, dieci minuti prima di arrivare a
Chambésy, un elegante fabbricato che per i suoi tetti acuti e
per la piccola'guglia o campanile che lo domina, si distingue
dalle circostanti ville: é quello Y HerìJier Boissier. — A nes-
suno è chiusa quell'ospitale casa della scienza; chiunque, sia
pure estraneo alle cose botaniche, vi è accolto con tanta cortesia
ed affabilità dal proprietario e dal direttore che potrebbe quasi
credere di fare anziché ricevere un favore.
Attraversato un piccolo cortile, limitato verso strada da un
muro di cinta, a destra da un'ala del fabbricato, e da un ru-
stico a manca, si trova di faccia la porta d'ingresso, protetta
* « Rappoi-fcs SUI- les excursions de la Société. — Visite aux her-
biers De Candolle, Delessert, Boissier et Burnat, rapport de M. Em.
Drake del Castillo », Bull. Sos. hot. de France, Tome quaranta et
unième (Troisième Sèrie, Tome I, 1894, p. CXCIII).
* « Les ressources botaniques de Genève », par J. Briqnet. — Vedi
jSuisse Universitaire del 28 Febbraio 1897, N. 14 p. 73-74.
92 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
da un'elegante bussola vetrata. — L'edifìcio sorge su di un ter-
reno inclinato che scende verso il lago, e mentre i locali ai
quali si accede sono a pian terreno dal lato della strada, dall'op-
posto lato, che guarda il lago, sono al primo piano. Come l'in-
dica la data scolpita sopra la porta, la costruzione fu terminata
nel 1887, vale a dire tre anni dopo la morte di Pietro Edmondo
BOISSIER.
Appena entrati si nota subito quel buon gusto proprio dei
nostri vicini di oltr'alpi, i quali sanno metter d'accordo il co-
modo coll'eleganza. — Pareti tappezzate di scaffali pieni di libri o
di erbari non sono certamente le cose più belle di questo mondo,
e per solito, quando andiamo nelle nostre vecchie e venerande
biblioteche, nei nostri musei, ci sentiamo invasi da un'impres-
sione di tristezza; ma qua il proprietario, pur rispettando le esi-
genze della scienza, che cerca il pratico e non il lusso, ha sa-
puto trasfondere ovunque una certa eleganza che appaga l'occhio
e toglie la monotonia: gli ampi fìnestroni dalle intelaiature di
noce, le porte vetrate, gli stipiti e il lucido pavimento di legno
incerato, il tutto lindo e ben mantenuto, come a bordo di certi
bastimenti, fa parer bello e variato l'uniforme ordinamento dei
libri e dei pacchi di piante.
La prima sala che s'incontra entrando, è destinata alla bi-
blioteca, e cosi pure le altre due che le fanno seguito, sulla
destra di chi entra. Sono tutte e tre illuminate da fìnestroni
disposti a veranda, che guardano sul sottostante giardino, sul
lago e sui monti.
I libri, distribuiti secondo il formato e disposti alfabeticamente
in palchetti che ricoprono le pareti, costituiscono una delle più
ricche raccolte di lavori botanici. Le grandi opere con tavole
vi sono meravigliosamente rappresentate e numerosi sono i pe-
riodici botanici ai quali la biblioteca è associata. Merita pure
d'esser ricordata una collezione quasi unica di aufograti di bo-
tanici, che ebbe per base la raccolta del barone Cesati, e va
aumentando ogni giorno.
II lavoro di ricerca é agevolato da schede o fiches, sulle quali
sono catalogate le opere, e l'ordinamento dei libri in palchetti
risparmia il disturbo, per chi abbia da consultare molti lavori,
di aprire e chiudere continuamente sportelli, come succede in
certe biblioteche. La polvere, in quei locali ben tenuti, non è
ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 9d
un nemico temibile, e d'altra parte la libera aerazione impedi-
sce l'ammuffimento dei volumi.
Il centro di ogni sala è occupato da un ampio tavolone a scri-
vania che può ricevere varie persone alla volta, e che permette
di stendere comodamente libri e carte. — Delle tre sale la più
importante per le dimensioni e per il numero delle opere che
contiene è la seconda, ossia quella di mezzo: in essa è solito
stare il sig. Autran, conservatore della biblioteca e degli erbari,
e direttore del Ballctiìi de Vllerbier Boissier, di cui parleremo
in seguito. — Nella terza sala attende ai suoi lavori prediletti il
proprietario sig. Barbey.
Dalla sala principale, a diritta di chi entra, si accede al grande
erbario fanerogamico, o per meglio dire aW lievi) ier Boissier
e aW Ilerbier Barhey- Boissier. È un'ampia galleria ove sono
disposti in due serie, e normalmente ai due lati maggiori delle
pareti, fra gli intervalli lasciati dalle finestre, dodici corpi d'ar-
madi vetrati, che, all'epoca in cui lo scrivente visitò l'istituto,
contenevano la bellezza di 2000 pacchi di piante. Rimane nel
mezzo una specie di corridoio di più di un metro di larghezza,
in fondo al quale si osserva un busto del Boissier. Oltre a que-
sto corridoio principale, gli armadi delimitano altri piccoli cor-
ridoi trasversi, ciascuno dei quali mette capo ad una finestia.
— Tale disposizione degli armadi è molto vantaggiosa, perchè
permette la circolazione dell'aria e contribuisce alla conserva-
zione delle piante.
Gli armadi di destra contengono Yllerljier Boissier, che si con-
serva religiosamente nelle condizioni in cui lo lasciò morendo l'au-
tore della Flora orientalis. Questo erbario, che fu iniziato dal
Boissier nel 1820, quando era ancora giovanetto, e che rimase in-
terrotto nel 1884, colla morte del suo proprietario, comprende
880 pacchi di piante. In esso ricchissima è la raccolta delle
piante orientali e vi è pure degnamente rappresentata la tloia
degli Stati Uniti.
h'JIerbier Barbey-Boissier, che occupa gli armadi di sinistra,
conteneva 1120 pacchi quando lo visitai l'anno scorso; e va con-
tinuamente arricchendosi. In esso sono comprese tutte le piante
appartenenti pure al Boissier, ma che egli non aveva ancora
intercalato nel suo erbario, più quelle che l'istituto acquistò e
continua ad acquistare facendole venire dalle varie parti del
94 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
mondo. — Per dare un'idea dei me7,zi d'arricchimento di cui di-
spone, basti il notare che recentemente acquistò l'erbario Fucìiel
di Nassau, gli erbari Mercier et Tìiomas della Svizzera fran-
cese, e gli exsiccata di Schleiclier.
Nel 1894, quando il sig. Em. Drake del Castillo visilò l'er-
bario, la sezione Barhey-Boissier comprendeva circa 900 pac-
chi, il che vnol dire che in circa tre anni aumentò di 220 pacchi,
e ciò non è poco. — Secondo il sig. Autran, si può calcolare che
l'erbario si sia arricchito nell'ultima decade di circa 300,000
esemplari.
Sembra che il locale presente presto non deva più bastare
all'erbario fanerogamico, e il sig. Barbe}^ ha l'intenzione di
costruire nel corrente anno, nuovi locali che potranno conte-
nere altri 900 pacchi. — Ma non mi diffonderò maggiormente
sulle raccolte fanerogamiche dell'istituto di Chambésj^ perchè
ripeterei inutilmente cose già dette da altri. ' Basti soltanto il
sapere che le piante à.e\V Herbier Boissier sono classate coli' or-
dine seguito nella Flora orientalis, mentre quelle deli'//er&^er
Barbeìj-Boìssier sono ordinate secondo V Index di Durand.
Occupiamoci ora della parte crittogamica: Le raccolte crit-
togamiche di Chambésy hanno avuto in questi ultimi tempi
un forte incremento, tanto che il sig. Barbey si è trovato
nella necessità di destinare i locali del pian terreno unica-
mente per quelle collezioni. Presentemente esistono due sale
ordinate:
1" La Sala Miìller-Argau. Tale sala, che contiene tutto ciò
che si riferisce alla nuova Fondaiion Miìller-Argau, fu isti-
tuita dietro proposta del noto lichenografo D"" A. Minks di Stet-
tin: vi si trova la ricchissima biblioteca quasi completa, e gli
exsiccala lichenologici, basi dei lavori di Miìller-Argau. In que-
sta sala si trova pure l'erbario lichenologico Schaerer. Il ma-
* Rimando clii desiderasse maggiori notizie, al già citato rapporto
del sig. Drake, alle Notines sur la vie et les travaux hotaniques cVEcbnond
Boissier di Christ (Vedi il supplemento alla Flora orientalis). — Chi
vuole conoscere più particolarmente la vita di Boissier, legga l'ar-
tìcolo necrologico pubblicato dal sig. A. De Candolle negli. Arcliives
des Sciences physiques et naturelles di Ginevra e consulti pure VHom-
mage à la mémoire de P. E, Boissier del D'' Clirist (Vedi Bull. Soc.
Vand. Se. Nat., XXII, 94, anno 1886).
\
ADUNANZA DKIXA SEDK DI FIRENZE 95
teriale va ogni giorno arricchendosi, grazie al concorso di molti
botanici, che non furono sordi all'appello del sig. Autran.*
2° La Sala Hedwig-Schwagrichen, dedicata principalmente
ai Muschi. In essa si trova l'erbario tipo dei Muschi di Iledwig,
molti pacchi di Schwagrichen, l'erbario esotico di 7)^(';//, quello
di Nees van Esen^jcck, più una quantità enorme d' exsiccala e
di collezioni di Muschi di tutte le parli del mondo. — Vi si trova
pure l'erbario micologico, che contiene, oltre la raccolta Fuckel,
un gran numero di exsiccata tanto antichi che moderni.
Per il momento trovano posto in quel locale le alghe e le
epatiche; fra queste ultime possiamo citare la raccolta Spricce
delle Amazzoni.
E non creda il lettore che le raccolte finiscano li: dobbiamo
citare le felci provvisoriamente poste in un locale attiguo e
molte altre raccolte che poco a poco saranno intercalate all'er-
bario generale, come, ad esempio, l'erbario fanerogamico di
Xassaii, di Facliel, l'erbario svizzero del D"" 3/erc/cs Boissieria-
nus (189G) di Autran e Durand, che è un'enumerazione delle
* Vedi circolare in data 20 marzo 1897, pubblicata dal Dulhtin de
VHerbier Boissier, colla quale i botanici sono invitati a mandare le
memorie licheuologiche uscite dopo la morte del Miiller, e così pure
esemplari di nuove specie di Licheni.
96 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
piante coltivate nel 1895 a Valleyres ' e a Chambésy. — Il Sa-
mos (1894), studio geologico, paleontologico e botanico dei si-
gnori Barbey, De Stefani e Forsyth-Major e il Florae Sardoae
comijendium (1885) del sig. Barbey, con un supplemento dei
signori Asclierson et Levier.
Uscendo dall' istituto di Chambésy ed attraversando la strada
postale, si trova un vasto parco detto Pm^c de la Pierrière, di
proprietà del sig. Barbey, rinomato per la ricca raccolta di co-
nifere, che fu pure iniziata dal Boissier. ì\(ì\V Horius Boissie-
rianus, pubblicato, come abbiam visto, nel 1895 e nella Liste des
conifères cultlvècs dans le pare de la Pierrière à Cliamtièsu,
che fu pubblicata in estratti nel 1890, in occasione di una vi-
sita della Sociètè suisse des forestiers, sono citati 25 generi di
conifere con 78 specie e 22 varietà, e in questi ultimi anni la
raccolta si accrebbe di almeno una trentina di specie.
Passando per quel delizioso bosco, si può giungere in pochi
minuti alla stazione ferroviaria di Chambésy.
Oltre questo parco, esiste lungo il lago, pure a pochi passi dal-
Vllerbier, un superbo giardino, ove il sig. Barbey ha fatto co-
struire varie serre, una delle quali rinomatissima per una rac-
colta di orchidee. Fu in una di queste serre che fiorì per la
prima volta in Isvizzera il N. Puccinellii Pari, vel ienuior Curt.
di Lucca. I bulbi, provenienti dall'Orto botanico di Pisa, mi erano
stati gentilmente mandati dal prof. Arcangeli. Ne diedi pure al-
cuni esemplari al giardino botanico dell'Università di Ginevra, che
furono messi in piena terra e fiorirono dopo quelli di Chambésy.
Fa quindi la seguente comunicazione:
SULLA SCOPERTA IN ITALIA DELLA SPERGULARIA SE-
GETALIS FENZL — PER IL DOTT. E. BARONI.
Nell'adunanza del 9 gennaio decorso il sig. Sommier pre-
sentò alla nostra Società una breve nota intitolata: «La Sper-
gularia segetalis riammessa nella Flora italiana. » - Nel leggere
^ In questo luogo esiste una tenuta altre volte appartenente al
Boissier, ed ora di proprietà Barbey, ove l'illustre botanico aveva
impiantato un giardino alpino.
* Bull. S02. hot. Hai., genn.-febb. 1898, n. 1, pag. 14-15.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 97
questa nota trovai che l'Autore ripetutamente accennava sem-
brargli strano che al Micheli, infaticabile raccoglitore e osser-
vatore minuzioso, fosse sfuggita questa pianta del M. Scalari, ove
si sa che fece ripetute erborazioni, raccogliendo buon numero
di piante interessanti. Da questo fatto nacque in me il desiderio
di faro delle ricerche per vedere se il Micheli nel suo erbario
0 in qualche luogo dei suoi manoscritti avesse citato la pianta
in discorso. Mi rivolsi prima di tutto all'erbario Micheli-Targioni
ma con esito infruttuoso.
Dopo l'esame di questo erbario continuai le indagini anche
tra le piante intercalando delle stesse collezioni e alfine rin-
venni un pacco con sopra l'indicazione « Alsines ». Quivi mi fu
dato trovare alcuni esemplari di Spergularia segeialis con un
cartellino scritto dallo stesso Micheli ove è detto « S. Giusto ».
Mi bastò questa scoperta [ler apprezzare quanto giusti fossero i
dubbi espressi dal sig. Sommier nella sua nota. É vero che molti
sono i luoghi di Toscana denominati S. Giusto, ma per quanto
dice il Micheli in altro ms. (Catalogus Horti sicci sui, foglio 266)
è facile acquistare la convinzione che questo nome di S. Giusto
si riferisce proprio a un luogo che trovasi verso il Monte Sca-
lari e che è indicato appunto cosi: Romitorio di S. Giusto.
Sulla scorta della ubicazione della nostra pianta, fornitami
dal cartellino dell'erbario Micheliano, rivolsi le mie ricerche ai
manoscritti e per primo esaminai quello che s' intitola « Cata-
logo delle piante die spontaneamente nascono nel suolo fioren-
tino ecc. ». A carte 30 (numero rosso) trovasi:
« Alsine capillaceo folio, valde ramosa, annua, foliis capil-
« laribus, uno versu dispositis, flore albo, pentapetalo, pelalis
« subrotundis An Anthi/llis tricopìiyllos, Lycnites
« minima flore albo Barr. 47, Icon. 530. Item forte Alsine sege-
« talis, gramineis foliis unum latum speciantibus. Bot. Par. 8,
« Tab. Ili, fig. 3.
« Nel monte di S. Giusto per quei campi della segala e fra
« di là da detto monte ancora per la strada che conduce a Lu-
« coiena fra quella casa dei conti Masetti detta
« e un' altra detta e similmente per i campi la-
« vorati, ma in alcuni anni è frequente e in altri rarissima, di
« giugno fiorita si trova ».
A queste indicazioni segue la descrizione della pianta in vol-
BuU. della Soc. hot. ital. 7
98 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
gare, descrizione corrispondente in tutto alla Si^ergularia se-
getalis, e che non sto qui a riprodurre anche perchè, dopo le
ricerche fatte su questo argomento, mi è venuta l' idea di fare
una rivista critica di tutte le piante che il Micheli novera col
nome di Alsine nel manoscritto predetto, e mi auguro di poter
prossimamente presentare ad una delle adunanze della nostra
Società il resultato di questo mio studio.
Accertato prima con l'esemplare di erbario, poi con la indi-
cazioni fornite dal manoscritto Micheliano suindicato, che la
pianta in discorso era stata veramente raccolta fino dai tempi
del Micheli, presi lena a proseguire le ricerche in altri mano-
scritti e sopratutto in quello che porta per titolo « limerà Ijo-
tanica », ove sono descritti i viaggi intrapresi dal Micheli,
scritti di suo carattere.
E le indagini non furono per niente infruttuose, giacché nel
volume I di questo manoscritto a carte 291 (in rosso) trovasi
un elenco di piante osservate in un viaggio fatto nel 1730, par-
tendo da Firenze e andando fino nell'Abruzzo e in Apulia.
Quivi è citata Alsine segetalìs, graminels foliis unum lahcm
spectantibus Bot. Par. 8, Tab. Ili, fig. 3, raccolta « in agris lo-
cum dietimi Monsoglio, tiini ante, timi post caaponam vulgo
V Osteria delle Capannello ».
Dai dati raccolti parmi si possano trarre le seguenti con-
clusioni :
1. La Spergularia segetalìs (giacché a questa pianta si rife-
riscono gli antichi nomi del Barrelier e del Vaillant, riportati
tra i sinonimi del manoscritto Micheliano) è stata scoperta in
Italia prima di ogni altro dal Micheli ^ e precisamente in Toscana
verso il m. Scalari al Romitorio di S. Giusto e sopra Monte-
varchi a Monsoglio presso 1' Osteria delle Capannelle.
2. Di recente infine questa pianta é stata ritrovata dal
sig. Sommier (cfr. 1. e. p. 15) a « le Crocelline presso la Badia
di S. Casciano nel m. Scalari (1895 e 1896 in fiore e in frutto
il 4 e il 24 giugno) e sul Poggio di Firenze (8 settembre 1896).
^ Anioni (in FI. Pedem., II, p. 110) la cita d'Italia e precisamente
« in arvis di Ciliano minime rara, ohservante ci. Bellardi ; etiam Inter
segetes colli um Taurinensium leda est », ma Allioni è vissuto dal 1725
al 1804 e Bellardi dal 1741 al 1826 !
ADUNANZA DELLA SEDR DI FIRKNZE 99
Il Segretai'io Baroni, avendo la parola, rettifica un errore incorso
nella nota di Felci cinesi pubblicata nel marzo passato in collabo-
razione col dott. Christ. Al principio di detta nota fu omessa la
Woodsia hyperborea e a questa si riferisce l'annotazione « a typo Euro-
pue non d/'screpans » anziché alla W. polysticlwides come fu scritto ;
questa d'altronde essendo pianta dell'estremo Oriente.
Il socio Levier presenta un lavoro del prof. Massalongo dal titolo :
Due nuovi generi di Epatiche descritti dal dott. Caro Massalongo, il
quale, per essere accompagnato da una tavola, comparirà nel pros-
simo fascicolo del Xuovo Giorn. hot. italiaìio.
Legge quindi un suo lavoro intitolato :
LA PSEUDOPRIORTTÀ DI PORELLA. — PER E. LEVIER.
In un recente e pregevole lavoro, intitolato « The Xorth
American Spccies of Porella », il sig. Marshall A. Howe indi-
cava sommariamente le ragioni che lo indussero a preferire
Porella a Madotheca. Il nome Porella, secondo il sig. Howe,
sebbene sprovvisto di ogni caratteristica nel Species planlarwn
del 1753, non è un nomo nudo, poiché una nota bibliografica
di Linneo rinvia alla descrizione ed alla tavola della Historia
Muscorwn di Dillenio (1741). Ora questa pianta dell'erbario di
Dillenio essendo stata identificata coli' epatica nord-americana
Madotheca Porella (Dicks.) Nees, il sig. Howe non trova giusto
che si neghi a Porella il diritto di priorità. A questi argomenti
il sig. A. Le Jolis, noto avvei'sario di Porella (nome contrario
agli articoli 46 e GO [3°] del Codice di Parigi) ', rispose in una
breve nota inserita nel numero di febbraio del « Bitlletin of
the Torrey Botanical Club, » insistendo sul fatto che la me-
desima specie comparisce una seconda volta nell' opera e nel-
r erbario di Dillen sotto Lichenastrum (llicinam pennatam,
che i caratteri sui quali fu stabilito il genere Porella sono del
tutto falsi e fittizi, e che il vocabolo Porella, espressione di
un grossolano errore di osservazione, non può essere nome di
un genere scientifico moderno.
Alla nota del Le Jolis fa seguito una replica, lungamente
motivata, del Marshall Howe. Essa muove principalmente dalle
nuove Regole di Nomenclatura, votate da un consorzio di bo-
' AuG. Le Joi.is, Du nom de genre * Porella » ; Atti del Con-
gresso Botanico Internazionale di Genova, 1892; 1803, pag. 2G0-2G5.
100 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
tarlici americani, nel 1892, al Rochester Meeting e lette, un
mese più tardi, al Congresso Botanico internazionale di Genova,
dal sig. prof. L. L. Underwood, espressamente delegato in Eu-
ropa da quanti avevano firmato il cosidetto « Codice di Ro-
chester. »
L'articolo V di questo Codice, citato ed invocato dal sig. Howe,
dice testualmente :
« Pubblicazione dei Generi. La pubblicazione di un genere
consiste : P nella distribuzione di una descrizione stampata del
genere nominato ; 2° nella pubblicazione del nome generico e
nella citazione di una o di più specie previamente pubblicate,
come esempì o tipi del genere, con o senza diagnosi.' »
Quindi il sig. Marshall Howe ragiona cosi : « Conoscendo la
specie unica alla quale il nome generico Porella è stato appli-
cato da Dillenio (copiato da Linneo) e conoscendo pure, per
tradizione o altrimenti, le tre specie alle quali Dumortier (in
una insignificante diagnosi di otto parole) applicò il nome ge-
nerico Macloiheca, siamo concordi nell' ammettere che tali
quattro specie sono congeneriche. » Ciò basta a un aderente
alle Regole di Rochester. Se le specie dei due generi in con-
flitto sono indubitatamente congeneriche, vale il nome più an-
ziano, sia il genere accompagnato da diagnosi o no, bene o
male descritto, correttameiìte o incorrettamente classificato dal
suo autore.
Applichiamo noi pure il ragionamento delle specie congene-
riche al caso Porella, procedendo storicamente, cioè incomin-
ciando da Dillenio, anteriore di quasi un secolo a Dumortier.
Nella Ilistoria Mitscorimi di Dillenio comparisce un genere
Lichenastrwn, cui sono ascritte 4 specie, congeneriche di Po-
rella nell'accezione moderna; esse portano i numeri 32, 33, 34
e 25. Secondo le attendibili identificazioni di S. 0. Lindberg, il
n. 32 corrisponde a Porella platyphylla Lindberg, il n. 33 a
Porella laemgata Lindberg, il 34 a Porella radens Lindberg
^ Si noti clie 1' art. V ha vigore di legge per i tempi presenti e
futuri ; qualunque autoi'e (americano) a cui d' ora innanzi piacerà
staccare genericamente una o piìi specie da un genere noto, potrà
dunque limitarsi a pubblicare il nome del genere nuovo rimettendo
ai suoi benevoli lettori la cura o la noia di estrarne la caratteri-
stica dall'unica o dalle più specie designate.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 101
1883 (= Porella circinnata Liiidberg- 1877). Il n. 25, Liclie-
nastrum fìlicinum pennatum, non solo è congenerico, ma
co-specifico di Porella pinnis ohficsis. Ingannato dall'aspetto anor-
male di certe borsette, dai cui pori cadeva un pulviscolo fari-
naceo, Dillenio descrisse, disegnò ed incise all'acqua forte colle
proprie mani ( « labore sane improbo sed necessario » ) la me-
desima specie sotto due nomi diversi ; un esemplare diventò
congenerico dei Lichenasiriim (nome sostituito da Dillenio a
quello anteriore di Jungermannia) ; 1' altro esemplare servi a
costituire il nuovo genere Porella, intermedio tra Lycopodimn
e Selaginoides {Crittogame vascolari odiei'ne !). Nell'erbario
di Dillenio non si ritrovarono gli accennati organi enigmatici,
bensì due esemplari sterili, non distinguibili specificamente se-
condo le testimonianze concordi di S. 0. Lindberg e del prof. Vi-
nes, che ebbero agio di confrontarli. Nel 1797, J. Diclison rice-
vette, egli pure, dagli Stati Uniti, la medesima epatica che aveva
servito ad imballare aitile piante, subodorò in essa la Porella
di Dillenio rimasta un enigma per Linneo e tutti quanti, con-
fermò l'identità dietro confronto colla pianta originale, e spiegò
lo sbaglio dicendo avere Dillenio probabilmente ricevuto un
esemplare imperfetto, poiché la « vagina » (leggasi colesnla), de-
teriorata da insetti o dal tempo dopo caduto il delicato « fiore »
(leggi capsula deiscente quadrivalve), somiglierebbe assai alle
borsette porose, figurate dall'autore inglese. Quindi pr2?320 a de-
scrivere specificamente l'epatica americana fu Dickson, il quale
la chiamò Jungermannia Porella, annullando senz'altro il ge-
nere fittizio, riportato da Linneo, nonché il nome nudo Po-
rella pinnata L. ex Dill. ' Il Codice di Parigi, settant' anni più
tardi, doveva pienamente sanzionare il verdetto di J. Dickson.
^ Persistiamo a considei-are il nome Porella pinnafa come ìiome
nudo, ad onta del parere del sig. Marshall Howe e del rinvio biblio-
grafico di Linneo a Dillenio. Questo rinvio, difatti, non costituisce
una informazione botanica, non ci mette in grado di sapere quale
sia la caratteristica generica e specifica di Porella j^^nfid-tn, carat-
teristica del t\itto mancante nell'opera di Dillenio. Per identificare
Porella pinnata, Dickson non si valse degli scritti di Dillenio, ma
dell'esame diretto della pianta sacca originale; orbene, non v' è nes-
sun articolo nel Codice di Rochester che dia facoltà di convalidare
un nome generico indefinito mediante 1' esame di una pianta secca,
102 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Settantaqiiattro anni dopo Dicksoii, nel 1871, l'esimio briologo
finlandese S. 0. Lindberg, ' invocando un nuovo principio: il
« diritto storico del nome », cioè del vocabolo nudo o seminudo,
principio sovA'ersivo del Codice di Parigi, credette suo dovere
di restaurare Porella mediante un « emendamento » radicale, il
quale sostituiva alla frase diagnostica assolutamente inservibile di
Dillenio quella di Madotheca emend. — Eppure Lindberg sapeva:
1° che Dillenio, avendo sott' occhio due esemplari della me-
desima pianta, l'uno anormale, l'altro normale, interpetrò fal-
samente il primo, correttamente il secondo ;
2" che l'esemplare normale fu da Dillenio classificato tra i
Lichenas/riDn, insieme ad altre specie, non congeneriche nel
significato moderno ;
3" che Dillenio classificò pure fra i Lichenastrum, senza
raggrupparle insieme, 4 specie congenericUe à.\ PoreZto nell' ac-
cezione odierna, dimostrando cosi di non avere neppure sospet-
tato la loro parentela più intima.
che non sia stata distribuita tra i botanici. Né tale convalidazione
risulta dall'articolo V, imperocché Dillenio non cita una o più specie
previamente pubblicate come tipi o esempi del suo genere nuovo e cre-
duto monotipo, sebbene egli ne conoscesse quattro specie, da lui
stesso riferite ad altro genere, cioè i Lichenastrum che portano i
numeri 32, 33, 34 e 25. Dire, in base dell'articolo V, che Linneo,
nel 1753, additò la specie Porella pinnìs obtusis come tipo o esempio
del suo genere Porella sarebbe un doppio controsenso, perchè il nome
Porella è di Dillenio (1741), non di Linneo (1753) e perchè Porella pin-
nis obtasis non era descritta specificamente, quindi non pubblicata. —
Se il sig. Howe infine obbiettasse essere Porella « diagnosticata »,
tale assei'zìone sarebbe smentita dal suo esplicito asserto contrario,
e non meno recisamente dalla sua nuova descrizione di Porella, nella
quale non esiste piìi traccia di quanto costituiva la « diagnosi » o
caratteristica generica della falsa licopodiacea Porella, caratteristica
consistente unicamente nelle piìi volte rammentate « capsule porose
farinifere. » E siccome l'articolo V del Codice di Rochester dichiara
non pubblicato qualsiasi nome generico sprovvisto di diagnosi e non
accompagnato dalla citazione di una o più specie pubblicate in pre-
cedenza, il nome Porella Dillen. non è pubblicato nel significato le-
gale americano, né pubblicato si può dire il nome Porella, copiato
da Linneo.
^ S. O. Lindberg, Utredning af Ukandinav iens Porella-for mer , in
Acta Societatis sciantiarum fennicae, IX, pag. 327-845 ; Plelsing-
fors, 1871.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 103
Dal fin qui detto ne segue:
a) Che Dillenio non ha fatto, né ha mai sognato di fare un
genere di Epatiche staccato da Lichenastriun.
ì?) Che il vero ed unico nome che valga per Porclla pinnis
obtusis è Lichenastriun fìlicinum pennatani, ciò senza appello
ad alcun codice, ma in virtù dell'assioma che la stessa pianta non
l)uò avere due nomi nel sistema del medesimo autore, e, che tra i
due nomi, dovendo citare la pianta (ed a questa regola non si può
sottrarre neppur Linneo), è d'uopo scegliere quello non colpito
di nullità per vizio assoluto di definizione e di classificazione.
e) Che, togliendo la caratteristica erronea di Porclla, si fa
di questo nome un sinonimo inutile di Lichenaslricm, giacché
l'unica specie di Porella é da Dillenio ripetuta nel genere Li-
chenastrum e vi è associata ad altre 3 specie congeneriche nel
significato moderno.
d) Che il nuovo genere Porella Lindberg 1871 (Epatiche)
non Porella Dillen. 1741 (Licopod iacee), essendo sinonimo di
Madotheca Dum. 1822 em., va annullato perché contrario alla
legge di priorità, inv^ocata con false premesse da Lindberg.
A questi argomenti se ne aggiungeva per il sig. Marshall
Howe un altro stringentissimo. Tra i principi fondamentali del
Codice di Rochester, il prof. Underwood faceva conoscere al
Congresso di Genova la famigerata regola americana : « Once
a si/ìionìjm, ahoays a Sìjnonijm » (Ogni nome caduto nella
sinonimia rimane un sinonimo per sempre).
A tenore di questa legge, istituita con effetto retroattivo allo
scopo di assicurare la stabilità incrollabile dei nomi botanici,
non può esser concesso neanche a Linneo l' ammettere nomi
generici, caduti nella sinonimia già in precedenza. E siccome
il sig. Howe non nega, anzi riconosce e cerca di scusare l' iden-
tità di Porella pinnis obtasis e di Lichenastram fìlicinum
pemiaiwn, ' il sinonimo superfluo e teratologico Porella, che
egli si lusingava di salvare coli' art. V, viene schiacciato dalla
legge princeps: « Once a synonym, alirays a synonym »,
legge dall'autore americano o dimenticata o respinta.
' « If Dilleuius classied it under quite a dilierent head it is per-
haps only additioual proof that the illustrious ci'vptogamist shared
wìth other inortals the liability to err. » (Loc. cit., pag. 101).
104 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Neil' ipotesi, in verità poco probabile, che il sig. Howe sia
un dissidente e che abbia respinto il decreto draconiano, la cui
esecuzione esigerebbe, secondo un calcolatore dei più compe-
tenti,^ l'immediato sbattezzamento di niente meno che 7000
specie attuali, passiamo alla seconda argomentazione dell'autore,
che muove dall'era linneana.
« Se Porella pinnala, dice il sig. Marshall flowe, si trova
ripetuta nel libro di Dillenio sotto il nome di Lichenaslrum
filìcinuni ■pennatum, questo fatto non é tale da potere raodifl-
care le nostre conclusioni, giacché Liclienasiìnim non compa-
risce come genere nell' opera di Linneo. La nostra nomencla-
tura incomincia con Linneo, non con Dillenio, benché spesso
c'incomba l'obbligo di risalire al di là di Linneo per interpre-
tare correttamente i suoi generi e le sue specie. » Ed altrove:
« Ma Porella era pianta americana. Se invece fosse stata euro-
pea, i botanici di quell'epoca avrebbero ricercato con maggior
curiosità che cosa potesse essere quel genere, giudicato degno
dall'illustre Linneo di comparire copiato nelle sue opere ». Lin-
neo, notiamolo subito, svincolò la sua responsabilità, dichiarando
espressamente di non conoscere Porella (« -h non vidi »), e da
ciò sarebbe eccessivo dedurre quanto deduce il nostro autore.
Si stima malamente quello che si dichiara d'ignorare; invece
si può stimare un autore e copiare un suo errore non so-
spettato.
È verissimo che Linneo rigettò Lichenaslrum, e che invece
scrisse Jangerìuannia, nome equivalente più anziano. Ma non
è men vero (verità, a quanto sembrerebbe, sfuggita al sig. Howe)
che Linneo rigettò pure Lichenastrum filicinum penyiatum, cioè
Valter ego, solo valevole, di Porella pimvis obiusis. Il sig. Howe
non può ignorare che, delle quattro specie dilleniane congeneriche
di Madotheca nel significato moderno, solo la Jimgermaìinia
platijphulla comparisce nel Species Plantarwm. Tale omissione
di Linneo era cosciente, voluta, poiché non gli mancavano i
documenti, letterari ed altri, idonei ad illuminarlo sull'entità
di Lichenaslrum fllicinum pennatum. Mentre dunque Linneo
ritiene « degna di citazione » (Howe) l' ignota Porella pinnata,
eojli sfratta e giudica « indegno di citazione » il noto Liche-
' V. BuUetiii de VHerhier Boissier, 1894, pag. 474.
ADUNANZA DELLA .SEDE DI FIRENZR 105
nastrum filicmum! Allo scarto intenzionale di Lichenastrum
filicìnum il sig. Howe ed il Codice di Rochester oppongono
r ammissione dubitativa, irresponsabile di Porella pinnata, pro-
clamando valevole questa, di niun valore quello. E, per colmo,
attribuiscono a Linneo di seconda mano (ex DUI.) un genere fit-
tizio, staccato da Jungey^mannia, mentre Linneo scriveva Jun-
germannìa platypliylla, prova evidente che egli non inten-
deva smembrare il suo genere Jungermannia ! Altra prova ce
ne porge il fatto che Linneo respinse il genere Muscoides, co-
stituito nel 1729 da Pier Antonio Micheli, genere composto per
metà di rappresentanti dell' attuale genere Madotheca e corre-
dato da figure analitiche (colesule, capsule, anteridì, anfigasfri l)
addirittura mirabili per la loro epoca.
E forse questa l' interpretazione corretta dei generi e delle
specie di Linneo, fattaci sperare dal sig. Howe collo studio degli
autori prelinneani? Da questo studio, obiettivo e botanico, non
filologico, risultano conclusioni diametralmente opposte alle sue,
e chiunque volesse mantenere Porella sulla base del rinvio bi-
bliografico di Linneo, subordinerebbe la scienza ai vocaboli
vuoti anzicliè subordinare i vocaboli alla scienza. Or bene « lo
scopo supremo della botanica si è lo studio delle piante, non lo
studio dei nomi » (Howe, loc. cit., pag. 96).
Rammentiamo infine che i nomi nudi e seminudi sono stati
proibiti all'unanimità delle voci, non esclusa quella del si-
gnor prof. Under loood, al Congresso Botanico Internazionale
di Genova, seduta del 6 settembre 1892. ' Non ha dunque più
base legale l' appello del sig. Howe all' art. V del Codice sci-
smatico di Rochester, articolo che autorizza i nomi generici
seminudi (cioè senza diagnosi e solo accompagnati dalla cita-
zione di una o di più specie tipiche). Come dimostrai altrove,
in accordo col dott. John Briquet, " la proibizione di tali nomi
seminudi era già implicitamente contenuta negli articoli 46 e
49 del Codice di Parigi, ed essa è esplicitamente formulata in
una delle leggi fondamentali del nuovo Codice della Nomencla-
^ Atti del Congresso Bot. Internaz. di Genova, 1892. Genova, 1873,
pag. 120.
^ J. Bkiquet, Questions de Nomenclature, Bull. Herb. Boiss., 1894,
pag. 51, 52.
Buìl. della Soc. bot. ita!. 8
106 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
tura zoologica (art. 2, lett. ci). ' Se Porella, continuando le sue
metamorfosi, da licopodio si mutasse in sfinge od in lumaca, gli
zoologi, interpellati sulla validità dei suoi titoli di priorità, ri-
sponderebbero indubitatamente con un verdetto negativo.
Il socio PoNS presenta il seguente lavoro : « Illustrazione dei Ra-
nunculus della Flora fiorentina di P. A. Micheli », il quale, supe-
rando lo spazio assegnato al Bullettino, comparirà nel Nuovo Giorn.
hot. italiano.
Il socio Levier si meraviglia di non vedere citato il R. velutinus.
SoMMiER osserva che essendo questa una specie di recente istituita,
deve riescire più difficile rintracciarla mediante la sinonimia data
dal Micheli ; ma che certo non può essere sfuggita ad un osserva-
tore cosi minuto. Chi suddivideva tanto il R. Ficaria non poteva
riunire il R. velutinus con un' altra delle specie di Ranunculus del-
l'agro fiorentino. Levier nota poi che il R. acris è raro nei pressi
di Firenze, e che lo ha trovato una sola volta a Poggio a Calano.
SoMMiER dice di non averlo trovato a Monte Scalari, dove sarebbe
indicato dal Micheli. PoNS risponde di essersi maravigliato anche lui
nel non aver trovato nell'Orto secco del Micheli esemplari di R. acris
dell'agro fiorentino, mentre sono dallo stesso botanico mentovati
nel manoscritto. A projDosito della divisione del R. Ficaria in molte
specie, dice che il Micheli segue, scostandosene alquanto, botanici
anteriori, ad es. il Tournefort. I R. montanus e millefoliatus non sono
mentovati dal Micheli perchè non compresi nei limiti ristretti del-
l' agro fiorentino. Sommier si augura che qualcuno faccia un lavoro
sulle macchie delle foglie del R. Ficaria del genere di quello del
prof. Arcangeli suirJ.rK?H. Levier, Sommier e Pons parlano delle
osservazioni da farsi sulla fecondazione e fruttificazione dello stesso
R. Ficaria^ comunicando quest'ultimo, che, contrariamente alle af-
fermazioni del Delpino, egli ha trovato tre specie d'insetti j)ronubi
del R. Ficaria.
Alle ore 15 1' adunanza è sciolta.
* V. H. Harms, Die Nomenclaturbewegung cler letzten Jahre, Eng-
ler's Botan. Jahrbiicher, XXIII, 1897, Heft 4, Beiblatt 56, p. 12, 13.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 107
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del dì 8 maggio 1898.
In assenza del Presidente Sommier, impegnato in un viaggio bo-
tanico nell'Arcipelago toscano, e del Vice-Presidente Arcangeli,
perchè ammalato, presiede il Consigliere anziano dott. Levier, il
quale, aprendo l'adunanza, annunzia l'ammissione del nuovo socio
Prof. XiccoLA Mezzana del E. Liceo di Savona,
presentato dai soci Bargagli e Baroni. Invita quindi l'Archivista
Bargagli a far conoscere i doni pervenuti alla Società. Essi sono :
Bohon dott. Pio. Supplemento generale al Catalogo delle piante va-
scolari del Veneto di R. De Visiani e P. A. Saccardo.
Ugolini prof. Ugolino. Nota di specie e varietà nuove pel Veneto e
segnatamente pel Padovano.
Wiener lUustrirte Garten-Zeitung. 1898, Api'ìl, 4.
Bulletln of the Torrey Botanical Club, March, 3 ; Aprii, 4, 1898.
Minnesota Botanical Studies. Bulletin 9, 1898.
The Botanical Gazette. March, 3; Aprii, 4, 1898.
Bulletin de la Société Rogale de Belgique. Tome XXXVI, année 1897.
Bollettino del R. Orto Botanico di Palermo. Anno I, fase. 3-4, 1897.
Science. Voi. VII, 1898. March, 25; Aprii, 1, 8, 15, 22.
La Società delibera ringraziamenti ai donatori.
Il Segretario Baroni legge quindi i seguenti lavori dei soci Ni-
COTRA e Sommier:
RICERCHE ANTOBIOLOGICHE SOPRA ALCUNE OFRIDEE
NOSTRALL — PER L. NICOTRA.
Dopo che C. Darwin pubblicò la sua famosa opera: On va-
rious Conirivances hy whicli Brilish and Forcign Orchids are
fertiUsed by Insects, numerosi lavori si sono successi per trat-
108 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE!
tare la biologia fiorale delle Orchidee;^ ma, per quanto mi è
stato dato di seguire la letteratura di quest'argomento, presso
noi parmi siasi poco studiato per illustrare da questo punto
tale bellissima famiglia. ^ Non sarà dunque superfluo, ch'io passi
ad esporre alcune osservazioni da me eseguite sopra certe spe-
cie d'una tribù di essa, e precisamente sopra individui appar-
tenenti al dominio della flora sassarese.
* Nella seconda edizione (1877) l'A. à steso nn elenco dei lavori
comparsi a questo riguardo dopo la data della prima (1862) ; ed
esso è riferito dai traduttori italiani. Nel quale mancano gli arti-
coli seguenti, che stimo utile di ricordare qui appresso, in ordine
cronologico :
F. HiLDEBRAND, On the impregn. in Orchids {Ann. and 2Iag. of
Nat. Hist., 1863).
S. J. Smith, Notes on the fertil. of Cyprip. spect. etc. {Proc. Soc.
Nat. Hist. Boston, 1863).
F. Delfino, Belaz. suW appar. d. fecond. nelle Asole}}. (Torino, 1865).
F. HiLDEBRAND, Bastardirungsvers. an Orchid. {Boi. Zig., 1865).
(Anonimo), The fecund. of Orch. (Gard. Chr. 1867).
M. E. Barber, On the strust, and fert. of Lipari s Bowkeri {Journ.
Linn. Soc, X, 1869).
M. Girard, Note sur Vadhérence du poUen des Orchidées {Ann. Soc.
ent. Paris, 1869).
A. W. Bennet, Fertil. of the Bee Orchid. {Nature, 1871).
F. HiLDEBRAND, Bestiluh. d. Himantogl. etc. {Versaì7iml. deutsch.
Naturf, 1871).
E. Faivre, La symétrie fior, et le transp. d. poU. sur le stigm. chez
les Orchid. (Rev. d. Cours scieniif., 1862).
"W. Marsckall, Fertilisation hy Moths {Nature, 1872).
E. Germain de St. -Pierre, Fécond. d. Ophryd. {Bull. d. la Soc.
hot. d. France, 1872),
W. A. Forbes, Fertil. of Orchids {Nature, 1873).
H. MuLLER, Proboscis capahle of sucking the nectar of Angrecum
sesquip. (ib.).
CoNTAGNE, Etud. sur l. féc. du Spiranthes aestiv. {Bull d. la Soc.
d. Lyon, 1874).
N. Pedicino, Sul proc. dHmpoll. nel Limodorum abort. {Rend. Accad.
di Napoli, 1874).
* Possediamo gli studi del prof. Arcangeli sulla Serapias tritola,
pubblicati nei Rendiconti dei lavori dell' Orto botanico di Pisa (1886),
la mia Nota sulla Impollinazione in qualche specie di Serapias (in
Malpighia, 1837), e le investigazioni del Bargagli per ispiegare la
scarsezza di Orchidee nell'Arcipelago toscano (Cfr. questo Bull. 1894).
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 109
Anacamptis pyramidalis. Questa orchidea è abbastanza bene
visitata da lepidotteri. Ò potuto contare il numero dei fiori, nei
quali l'asportazione delle masse polliniche (quasi sempre com-
pleta) era avvenuta, e l'ò trovato per certe spighe più grande
di quello dei fiori intatti. Vi ò visto contemporaneamente segni
evidenti di importazione pollinica. Il retinacolo possiede la pro-
prietà di accartocciarsi già notata dal Darwin; e lo sperone,
asciutto internamente, è esuberante di nettare fra i due foglietti
che ne costituiscono la parete. I fiori visitati dai pronubi, ordi-
nariamente sono in maggior numero verso il basso dell' infio-
rescenza. Qualche volta su questa può sorprendersi una cetonia.
Aceras anthropophora. Ò visto qualche volta asportata solo
una massa pollinica, conforme l'osservazione di Darwin. Altra
volta, una delle masse polliniche cominciava a sgretolarsi, e
qualche massula s'incontrava nella corrispondente conca stim-
matica. Farmi una specie poco visitata dai pronubi; ed é note-
vole che le capsule abbonite si trovino spesso dallo stesso lato
dell'infiorescenza.
Barila longebracteata. ' Ò già fatto conoscere l'odore forte
e gratissimo di miele, che emana dai fiori di questa bellissima
orchidacea. Forse esso è più intenso verso sera, e scema col
tempo piovoso. Ricordo che un'altra pianta dell'istessa famiglia
rende odore consimile: V Herminiimi monorchis.
Le tinte dei fiori danno per risultante un livido non uniforme,
somigliante a quello che è caratteristico di alcune orchidacee
esotiche (Caiaseium etc), e di una nostrale {Oì^chis saccaia).
La direzione ne é frequentemente quasi secundiflora. I labelli
spessissimo vedonsi rosicchiati, e si sa che il nettare trovasi alla
loro superficie.
Questa specie non è in certi anni assai ricercata da insetti.
Ciò parmi coincidere con la maggior frequenza di piogge nel
mese di marzo, epoca della piena fioritura di essa pianta. Allora
si vedono i fiori intatti specialmente alla parte superiore della
' Non mi pare esatto il riferire questa pianta al genere Aceras^,
come fanno alcuni (il Pfitzer p. e.); piuttosto crederei questo un
genere cattivo, e, del resto, anche rispettandolo, il genere Barlia
sarebbe meglio una sezione di Orchis.
110 ADUNANÌIA DELLA SEDE DI FIRENZE
spiga, e appena qualche tentativo d' importazione pollinica e
qualche capsula abbonita. Si potrà conchiudere, da quanto ò
potuto osservare in varii anni, che il bel tempo del mese di
febbraio, in cui la pianta comincia a fiorire, influisce poco o niente
sulla frequenza della fecondazione ; forse perchè allora poco
abbondano i pronubi.
Anche qui ò potuto accorgermi della tendenza a sgretolarsi
delle masse polliniche ; le qnali agevolmente, per altro, possono
uscire dalle logge, e per avere lunghe e gracili caudicole, go-
dono d'una grande facilità d'oscillare; quindi forse trovasi
probabilità di autoimpollinazione, visto anche come le fosse
stimmatiche sono esuberanti di materia vischiosa. Le dette masse
scappan fuori dalle logge anche urtando o premendo più o men
fortemente contro il rostello, senza che si stacchino completa-
mente. Io non oserei pertanto asserire che davvero l'autoim-
pollinazione avvenga talora ; quantunque la pianta ne potesse
trarre indubbiamente vantaggio: lo sviluppo esimio del rostello
non me ne darebbe ragione, poiché una delle condizioni di au-
togamia è la rudimentarietà dello stesso.' Del resto la stauro-
gamia è evidente, anche quando troppo grande è il numero dei
fiori intatti: i pollinarii si trovano attaccati pel disco in varie
parti dei filli fiorali ; talora la conca stiramatica si vede piena
di massule polliniche, mentre le masse polliniche soprastanti
sono perfettamente in posto ; e tal' altra si vede egregiamente
abbonita la capsula in un fiore già vecchio, ma che serba an-
cora intatti i pollinarii. Notisi altresì che l'attacco di masse
polliniche ai filli predetti è un vero segno dei tentativi d'im-
portazione, qualora coincidano, com' è spesso il caso qui con-
templato, con la presenza di pollinarii intatti.
Anche nella Barila, ed anzi più manifestamente, le capsule
maturate si sogliono trovare sullo stesso lato della spiga. Esse
presentano dipiù il fatto d'un torcimento, in senso inverso da
quello che apporta la resupinazione del fiore.
Orchis lactea ed 0. saccata. Sono due specie egregiamente
visitate dagl' insetti. Certe spighe della prima l'ò incontrate con
i fiori tutti privati delle loro masse polliniche, e con le capsule
^ Cfr. Pfitzrr in Engler''s Pflanzenfam.
ADUNANZA DELLA SKUB DI FIRENZE 111
poi quasi tutte recate a perfetta maturità. La seconda non ci
mostra cosi spiccati i caratteri d' una estesa staurogamia ; ma
è da notarsi che è specie assai precoce, e forse nel tempo di
sua fioritura non troverà i pronubi mai cosi frequenti, da pre-
sentare cosi estesa la fecondazione dei suoi fiori.
Orchis longicornu. OfìVe una varietà a colorito violaceo più
o meno intenso, e un'altra a colorito violaceo sbiaditissimo o
piuttosto biancastro. La prima odora soavemente di viola, la
seconda non à odore apprezzabile ; e le masse polliniche di questa
sono gialliccie, mentre quelle dell'altra sono verdognole.
Ò trovato in questa specie lo sperone costituito, come Dar-
win scrive per 1' 0. Morio, di due foglietti ; ma dentro a questi
non ò potuto scorgere la menoma quantità di nettare. Ciascuna
massa pollinica é divisa in due semimasse uguali.
L'asportazione del polline è più frequente nella varietà odo-
rifera; ma ivi, come nell'altra, le massule estreme sono poco
coerenti fra loro e capaci di cadere spontaneamente. Asportate
artificialmente le masse polliniche, si può osservare la grande
facilità onde le caudicole si inclinano per disporsi di una ma-
niera adatta ad una importazione utile sullo stimma, ed anche
la prontezza a irrigidirsi, subito che tale disposizione è raggiunta.
Mentre però il disco adesivo sta dentro la borsetta, la caudicola
conserva una grande elasticità ; perchè, rimossa la borsetta, il
disco adesivo è tirato su con grande forza e rapidità.
I fiori poco dopo la fioritura si dispongono generalmente con
lo sperone in su. I segni di importazione pollinica sono evidenti;
ma sospetto che la facoltà di essere asportati, i pollinarii la
perdano assai presto.
Orchis rubra. Dopo qualche tempo scorso dall'apertura del
fiore, il labello s'inalza, specialmente quando il tempo è piovoso,
e cosi è protetto il polline dai guasti che la pioggia vi poti-à
produrre. Però la pianta è poco visitata dai pronubi. Ò potuto
incontrare moltissime spighe nelle quali tutti i fiori erano in-
tatti. Grande è la quantità di liquido attaccaticcio che c'è sullo
stimma, massimamente agli angoli. Le caudicole sono sottilis-
sime, e facilmente, pel peso delle masse polliniche, si può avere
sortita spontanea delle stesse. L'asportazione artificiale mostra
che le caudicole, per certo tempo, anno ugual facilità a piegarsi
112 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRKNZE
orizzontalmente per un verso o per l'altro. In questa specie
non è riscontrabile il fatto quasi comune in tutte le altre or-
chidee nostrali, cioè il predominio di capsule abbonite nella
parte inferiore della spiga: molto frequentemente sono assai
avanti nella maturazione quelle che son situate verso il mezzo
della infiorescenza, mentre quelle situate verso la base mostransi
immature, o anche andate a male, dacché i fiori ne sono già
appassiti. I fiori, le cui capsule mostransi avviate alla matura-
zione, sono già privati di pollinarii. Ò qualche sospetto che vi
si possa dare autoimpollinazione.
Ophrys aranifera. Per lo più ò studiato la varietà a fiori
con filli esteriori albo-rosei.
Rapidamente le caudicole di pollinarii estratti ad arte si met-
tono in posizione adatta all'impollinazione; e lo scotimento an-
che energico non vale a far sortire dalle logge anterali le masse.
Non è gran fatto ricercata dai pronubi questa pianta, ciò che in
Italia è stato già osservato dal Delpino; ma intanto le impor-
tazioni e le rimozioni polliniche sono chiare, essendoci capsule
perfettamente abbonite in fiori i cui pollinii trovansi intatti. Farmi
però più frequente l'asportazione, che non la cessione. In qual-
che fiore intatto e da lunga pezza sbocciato, i pollinii proprii
aderivano al labello; poiché questo a certo stato s'inalza incli-
nandosi anche fortemente sul clinandro.
Coomans assevera, che nella detta specie abbia luogo autoga-
mia per diretta applicazione del retinacolo sullo stimma. *
Ophrys atrata. In essa è più frequente la visita degli insetti
che non sulla specie precedente, che le é per altro assai affine.
Talora coincidono nello stesso fiore importazione ed asportazione ;
tal' altra l'asportazione vedesi compita nei fiori tutti della stessa
spiga, 0 nei mediani soltanto si incontrano massule polliniche
sulla conca stimmatica.
Ophrys lutea. Rara l'asportazione del polline e la matura-
zione delle capsule sono in questa specie; ma i due fatti coin-
' Forse a quest'asserzione si appoggierà il Comes, per citare tale
orchidea nel numero delle jDiante a nozze omocline (Cfr. Studii sulla
impollinazione di alcune piante, Napoli, 1874) ; poiché in ulteriore la-
voro suo (in Rendic. Accad. di Napoli, 1879), trattando accurata-
mente di specie autogame da lui osservate, non. cita la detta Ophrys.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 113
cidono sovente nello stesso fiore. Più ordinariamente, se un
fiore é stato fecondato in una spiga, quasi tutti gli altri lo sono.
Ophrys fusca. Ogni massa pollinica è suddivisa profondissi-
mamente in due semimasse uguali. Le caudicole prestissimo
diventan rigide, dopo che lentamente esse anno attinta l'oriz-
zontalità. Frequente vi è la coincidenza fra l'esistenza di pol-
linarii intatti e di capsula abbonita, o almeno di massule nello
stimma.
Ophrys bombyliflora. Le visite dei pronubi vi debbono essere
frequenti o almeno frequentemente utili; dacché gli effetti della
impollinazione sono estesi ed evidenti, e raramente il tentativo
d'importazione non riesce. Anzi vorrei presumere che l'impor-
tazione qui ecceda di troppo suH'asporiazione, potendo, forse
meglio che in altre specie, una stessa massa pollinica sottratta
a un fiore somministrare materiale fecondante a parecchi.
All'estremità del labello si può osservare una piccola super-
ficie, che funziona io credo da pseudonettario. Certo è che pa-
recchie volte vi ò visto attaccata una massa pollinica, e spesso
i segni di rosicchiamento più o meno esteso.
Ophrys Speculum. I fiori sono poco visitati dai pronubi. Ci
sono spighe intere intatte; ma se l'asportazione si avvera in
un fiore, di regola tutti gli altri della spiga stessa la soffrono
parimenti. Ò potuto anche osservare, che se un individuo è stato
visitato, due o tre, di quelli che gli sono vicinissimi, lo sono stati
del pari.
Ophrys apifera. Vi ò incontrato le disposizioni autogamiche
descritte da Darwin. Però essa specie deve prestarsi ad aspor-
tazione o cessione pollinica, dacché non mancano di farvisi ve-
dere i tentativi di trasporti pollinici, ed esistono ibridi di essa e
della Araclinites. ' Il lusso del suo labello s'è visto talora sce-
mato in Inghilterra;" il che collima col fatto dell'autogaraia
discordante con lo sviluppo fiorale di tal pianta. E scemato al-
' Cfr. Lecoeur, Xote sur V Herminium monorchis etc. (in Bull, de
la Soc. Linn. d. Normandie, Caén, 1881).
' Cfr. F. J. MoTT, Variety of Ophrys apifera (in Journ. of Boi., XXI,
London, 1882).
114 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
quanto mostrasi nella varietà chlorantha, che, sebbene rarissi-
mamente, è stata incontrata da me nelle vicinanze di Sassari. *
È singolare però, che in questa specie una schietta omociinia
s'accompagni ad inalterata viscosità del disco adesivo; donde la
possibilità dei tentativi or ora memorati.
Serapias lingua. Sospetto assai che in questa specie, pochis-
simo visitata da insetti, si possa dare autogamia. Certo è che
le masse polliniche tendono a disgregarsi, stando in posto ed
essendo giovani ancora. In varii individui ó visto qualche fiore,
in cui, essendo mancanti delle massule già rese incoerenti, lo
stimma del fiore stesso ne conteneva quasi quanto pareano man-
carne nei pollinatii soprastanti. Qualche volta le massule cadute
si incontravano alla base del corpo calloso, e ciò per l'ordinaria
inclinazione forte del clinandro sul labello, che caratterizza
questa Serapias, e che è un obice all'autoimpollinazione.
Anche dopo varie splendide giornate, il numero degli indi-
vidui che ò potuto incontrare affatto intatti è assai grande; e
certuni erano già entrati in fioritura da parecchio tempo. La
presenza di massule nella conca, quando l'ò potuto osservare,
coincide con la sottrazione dei poUinarii. Una volta sola mi è
riuscito di sorprendere un imenottero incagliato n.ella profon-
dità di un fiore: esso portava due paja di poilinii, e in quel fiore
stesso mentre i poilinii erano stati già sottratti, nella conca
stimmatica v'era buona quantità di massule. Si può constatare,
del resto, qualche chiara importazione di poilinii, però riuscita
inane.
Serapias occultata. L'autofecondazione di tale specie é un
fatto costante e assai splendido. Ò potuto sempre meglio con-
statare quanto ò già osservato in Sicilia. - La disgregazione del
polline comincia a fiore ancor chiuso; nessun tentativo d'espor-
tazione 0 importazione s'incontra; le conche stimmatiche sono
* Il sig. G. Zodda mi .scriveva testé, che tal varietà è abbondan-
temente sparsa insieme alla specie nella provincia di Messina. In
un saggio ch'egli me ne à favorito, ò potuto constatare l'impolli-
nazione omoclina.
^ Cfr. il mio scritto su citato. E, come in Sicilia, ò incontrato in
Sardegna tanto la forma con macchiette rossastre alla base del fu-
sto, quanto l'altra sfornita delle stesse.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 115
riboccanti di massule, che acquistano mano mano la colorazione
violacea di quest'organo. Quasi tutte le capsule abboni ficano.
Questa specie, per una semplice positura del clinandro, sarà adat-
tata all'autofecondazione; e (chi sa?) forse altre specie trove-
remmo pronte ad autofecondarsi, se un'ercogamia spiccata e
l'azione dei pronubi non vi ostasse; poiché dagli esperimenti di
E, Miiller abbiamo, che spesso il polline proprio agisce felice-
mente; sicché è uopo conchiudere, che la staurogamia à meno
lo scopo di escludere nozze infeconde, che di promuovere le
sole possibili, data una certa organizzazione. '
SULLA CLASSIFICAZIONE DEI FRUTTI. PER L. NICOTRA.
« Les choses les plus difl'érentes oiit été rapprochées, et
aiix méines choses on a donne des noms entière-
inent différents. »
(A. St.-Hilaibe).
Qualche botanico s'è meravigliato, clie da Giirtner in qua non
si sia inteso il bisogno d'inalzare la carpologia a livello delle
nuove conoscenze morfologiche; e che sia parsa quindi sufficiente
una classificazione dei frutti, fondata sulla considerazione di dif-
ferenze spesso molto superficiali, ed espressa per lo più da uno
sterile tecnicismo. ^
La carpologia, comunque dia il criterio per la prima divisione
delle fanerogame, trovasi poi costretta a non poter trascendere
che pochissimo i confini segnati da differenziazioni puramente
istobiologiche, essendo il frutto una formazione morfologicamente
molto uniforme ; sicché raro e limitato à dovuto essere per ne-
cessità qualche tentativo, che nel suo dominio s' é visto, per
inaugurarsi un avviamento verso le comparazioni morfologiche
e la filogenia. ^ Credo però, che essa abbia trascurato di seguire
qualche principio idoneo a farla sviluppare in questa direzio-
^ Sonovi pure specie autogame nei generi: Spiranthes^ Cephalan-
thera, Dendrobium, Thelymitra, Disa ; che io ò dimenticato di citare
come tali nella Nota predetta.
- C. O. Harz, LandwirthscliaftUche Samenkunde (Berlin, 1885).
^ Ciò parmi trovare negli scritti di Brousse: Qaelques viols sur
Vétude des fruits (Montpellier, 1880).
116 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
ne; o mal abbia talora applicato esso principio per riuscire
a tale intento. Cosicché, penso sia conveniente il ristaurare
un principio siffatto, il procurare di non arrestarsi alle prime
istanze empiriche, lo estendere le comparazioni carpologiche
ai membri d'un gruppo naturale di piante; mentre una via
opposta pare voglian seguire alcuni trattatisti e alcuni carpo-
logi moderni, mettendosi essi in contraddizione, per questa
parte, con lo spirito che anima la moderna scienza, e respin-
gendo (senza buon diritto, mi sembra) quanto autori men re-
centi avean sancito e raccomandato.
Io vedo generalmente messe in non cale le norme stabilite
da A. P. De Gandolle, ' e rigettato il carattere tenuto per fonda-
mentale da Lindley nella classificazione dei frutti. I trattati di
Sachs, di Franti, di Van Tieghem, di Strasburger, la classifica-
zione proposta da Carnei ^ non tengon conto della distinzione
tra frutti apocarpi e frutti sincarpi; che sta a capo della car-
pografìa speciale nelle opere di Duchartre e di Le Maout. Ora
quelle norme ci potrebber condurre a scartare meglio le modi-
ficazioni, che la plastica ontogenetica e filogenetica apporta nel
tipo fondamentale, e che ottemperano ad esigenze dietetiche:
meglio adunque ci farebbero rilevare le attinenze del frutto con
la simetria fiorale, e intanto ci farebbero seguir meglio le con-
giunzioni, che legano le forme biologiche, e carpire quelle sfu-
mature, che, non potendo esser padroneggiate da una mera
astrazione classitìcatrice, provocarono i lamenti di qualche car-
pologista. ^
Né credasi che 1' ammissione del principio fondamentale di
Lindley siasi fatta sempre con rigore. Si à talora avuto una idea
non precisa di frutto apocarpo, e si è visto contare come tale
ogni achenio, e magari l'utricolo dei Fagopyrum p. e.; che è
evidentemente tricarpellare; quindi non differisce essenzialmente
da una capsula, di cui è mera riduzione, spinta talora sino al-
l'obliterazione di parecchi componenti, e alla risultanza di un
vero frutticolo. L'assoluto rigetto di tal principio mena poi a
* Organographie, II, p. 3.
* Bull. d. la Soc. hot. d. France, XXXIII (1886). •
' Dumortier dolevasi che la classificazione carpologica non potesse
risguardare tutte le forme di frutti {Essai carpograpli. in Mém. de
VAcad. d. scienc. d. Bruxelles^ VII e IX. 18b5).
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIltKNZE 117
far mettere nello stesso gruppo carpologico siliqua e legume;
a far gran caso di un fatto, come quello della deiscenza, che
può mostrarsi eccezionalmente in una famiglia di piante, ove
di regola non si incontra (ricordisi il genere Sporoholus), o
variar tanto in seno ad un'altra (ricordinsi le cariofillacee),
da farci tenere come di poco valore le forme di frutto fondate
sopra di esse variazioni.
Stimo sia giusto l'adoperare la denominazione di fratto apo-
carpo (apocarpiitm) nel senso in cui l'adopera il Pax; ' poiché
l'altro senso, cioè di frutto proveniente da unico carpello, fa-
rebbe estendere l'idea di frutto invariabilmente alle formazioni
provenienti da un gineceo intero, come a quelle che provengono
da una parte di gineceo. Se mi pare proficuo l'accettare come
fondamentale Spartizione, mercè cui la produzione carpica scorta
in seno a un fiore è giudicata composta da uno o da più car-
pelli, si è perchè cosi vedesi subito, se si tratta d' un frutto in-
tero (olocarpio). 0 d'una parte di esso {mericarpio). Il deno-
minare univocalmente l'una produzione e l'altra importa il
pericolo di sorvolare su questa differenza, che è certo impor-
tantissima. Perciò parmi doversi respingere il costume di desi-
gnare come ovario completo ogni ovario diviso: di far sorgere
r individualità di tale organo da un concetto geometrico, falla-
cissimo perchè non rispondente a una costanza reale. Parmi
invece doversi seguire il criterio dell'appartenenza o meno ad
unico fiore, per giudicare dell'unità dell'ovario (conforme sta-
biliva il xMirbel) ; completare questo criterio con quello pre-
detto del numero dei carpelli, che entrano a formare esso or-
gano, per non confondere qualche volta l'unità intera con la
parte della stessa. "
L' olocarpio è quindi apocarpìo o sincarpio. Questa differenza
però non introduce un fattore importante assai nelle conside-
razioni carpologiche; poiché nella stessa famiglia di piante tro-
viamo transiti dall'una maniera all'altra: cosi nelle berberidee,
nelle malvacee, e via dicendo.
' Ally. Morph. d. Fflanzen (Stuttgart, 1890, p. 331).
* Qui calza il fare rilevare l'inesattezza di chiamar semplici ì frutti
sincarpici ^ inesattezza notata da Do Candolle, eppure non ovviata
da botanici posteriori.
118 ADUNANZA DELLA SIODE DI FIRENZE
Ciò posto, r esistenza esclusiva di un mericarpio o frutticolo
attesta una avvenuta riduzione del gineceo, essendo impossibile
r esistenza originale di unica appendice carpellare in un fiore.
Il frutticolo è perciò essenzialmente eccentrico, unilaterale é in
esso la disposizione degli ovoli; e l'eccentricità é perle più ri-
velata dalla posizione dello stilo. ' In seno ad una stessa tribù,
p. e. quella delle Clinjso'balaneae, vediamo l'eccentricità essen-
ziale resa manifesta apertamente in alcuni generi {Hirtella,
Parinarluìn), e in altri {Licanìa, Stylo'basmm) resa dissimu-
lata, ma indubitabile per via dell'esame comparativo, e stante
la posizione del corpo placenfario. Qualche volta vediamo resti-
tuito l'olocarpio primitivo per via teratologica, cosi in molte
papilionacee, negli Amijgclalus, ecc., occori'endo qui un fatto
che puossi dire peloria carpellare.
Ciò posto, siegue ancora, che l'importanza dei fruiti multipli
qual categoria primaria venga meno, rivelandosi un frutto mul-
tiplo come legato storicamente con l'accidenza di frutti, a torto
ridotti sotto altra categoria ad essa coordinata. I componenti
di quello sono difatti achenii, follicoli, drupeole, ecc.... allo stesso
titolo dei frutti semplici.
Un altro carattere d'ordine morfologico la carpologia lo trova
nella disposizione dei carpelli spirale o verticillata. Cosi l'olo-
carpio è elicocarpio o alti nocar pio. Un altro carattere ancora
lo trova nella postura dei placentarii, secondo la quale abbiamo
pleurospermia ed antispermia.
La considerazione di tutti questi caratteri, strettamente mor-
fologici, ci darebbe campo a seguire lo sviluppo filogenetico
delle forme appartenenti a più famiglie vicine di vegetali, o di
quelle di una stessa famiglia; poiché sappiamo come la gamo-
fìUia dei carpidii sia carattere normalmente postumo, * come lo
* È notissimo, che la lateralità dello stilo sia anclie indice di man-
cata olocarpia, per arresto di sviluj)po di una parte d'ovario : ricordo
le Veronica^ le Typlia, parecchie timeleacee, rosacee ecc. Essa la-
teralità si collega con la zigomorfìa bene sj^esso ; poiché la zigomorfia
apporta anche nel gineceo inuguaglianza di sviluppo.
- Cfr. F. HlLDBBRAND, Die Lehensdauer und Vegetai ionswei se der
Pflanzen in Engler^s Jahrb. II ; Delfino, Applicazione di nuovi criterii
per la classificazione delle piante^ Mem. IV (Bologna, 1890). Tal ca-
rattere potrebbe giovare, sembrami, per istabilire i rapporti filoge-
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 119
sia anche l'attinofillia e l'antispermia. * Le riduzioni imprimono
parimenti un carattere generalmente postumo, e il loro colle-
garsi alla zigomorfia ce ne fa fede: sicché le tendenze olocar-
piche possono ben considerarsi come il ritorno a uno stato più
vetusto.
Diversi tipi morfologici di frutto possono rivestire la stessa
forma biologica, come uno stesso tipo può rivestire varie di que-
ste forme. Ed è col lume di tale idea, che diventa accettabilissimo
quanto affermava il Dumortier : cioè accostarsi fra loro i frutti
più dififerenti, per via di intermedi!, che ne stabiliscono con le
più delicate sfumature il passaggio. Può in qualche caso una spe-
ciale attuazione d'un tipo, costituita da peculiari note istomor-
fologiche, determinare una forma assai insigne di frutto; la
quale caratterizza talora una famiglia naturale, o un gruppo di
famiglie affini; e, ponendosi come fondamentale, acquista poi, per
una plasticità più o meno estesa, caratteri ulteriori, e conduce
a forme secondarie, che i carpologi anno avuto torto di coor-
dinare alla primitiva, svisando la gerarchia di tali forme, e ren-
dendo impossibile ogni corrispondenza fra essa e il sistema na-
turale. Per buona sorte, il senso pratico dei botanici é qualche
volta prevalso. In grazia di che, s'è riconosciuta l'unità di tipo
nel frutto delle crocifere, e in quello delle leguminose e delle
ombrellifere. Il Saint-Hilaire vorrebbe estesa questa felice pra-
tica, ed evitata quindi tanto una denominazione dissimulatrice
di fondamentali differenze, quanto quella che è dissimulatrice
di unità fondamentale.* Invece, la classificazione dei frutti
fondata sopra caratteri superficiali, meramente biologici, ecclissa
le relazioni storiche, e mostrasi, senza buone ragioni, or troppo
prodiga di nomi tecnici, or troppo avara.
Togliamone esempii. Si dà il frutlo dirompente come forma
fondamentale. Ma esso è ora derivazione di siliqua, ora di le-
gume ; quindi di due forme fondamentali diverse; e può final-
mente dar luogo in ambi i casi a un termine estremo, cioè a
netici dei varii membri delle rutacee, o quelli clie intercedono fra
asclepiadee e genzianacee ecc.
^ Cfr. Delfino, op. cit., Mem. II (Bologna, 1889). Engler pro-
fitta anche della disposizione della placente per discutere i rapporti
filogenetici delle aracee (in Engler 's Jahrh., V).
* Leg. de hot. (Paris, 1840, pag. 707).
120 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
un frutto indeiscente, monospermo, come si vede nelle isatidee
da una parte, e nei generi OnobrycMs e Dipterix dall'altra.
Cosi penso sia derivato Vachenio delle fumarie; la relazione
storica del quale credo sia dimostrata anche dall'eterocarpia dei
Ceraiocapnos. Ed analogamente a tale eterocarpia, si à nelle
leguminose il fatto della presenza di achenii sugli stoloni di
certe specie anficarpiche; e quindi riesce provato come siliqua
e legume possano manifestare una tendenza verso analoga ri-
duzione. Circa la derivazione del frutto delle rafanee e delle
cakilinee, la mia affermazione collima con le induzioni del Pro-
fessor Delpino; il quale trova anteriori le *Sm«/)?s, provenienti
da queste i Raphmms e le Calùle. *
Conseguenza del vizio qui indicato è il chiamar siliqua anche il
frutto delle orchidee; mentre in questo c'è uno stacco di valve
seminifere, sicché il ricordo della vera siliqua è ingannevole,
molto leggero. Le valve si staccano dall'apice verso il basso, né
lasciano in posto un vero repliim, ma le nervature mediane car-
pellari ; quando il frutto delle crocifere lascia, aprendosi, un
telajo seminifero, la cui periferia corrisponde alle commisure dei
carpidi!. Qui la deiscenza si lega a una peculiare costituzione isto-
logica, indovata massimamente nel rostro; ove trova una diffe-
renza di struttura fra tessuto esterno ed interno, donde svilup-
pasi quell'elaterio, che entra in giuoco nel compimento di essa. -
Se mai, ricordan bene il frutto delle crocifere alcune papave-
racee {SUjlophorum, Canhya) ; l'apertura delle cui capsule lascia
in posto una specie di gabbia formata dalle placente, e stringe
meglio la parentela fra le due famiglie.
La differenza trovata fra cariosside e achenio è lieve; dacché
abbiamo, dentro la cerchia d'una stessa famiglia, il passaggio
ben condotto fra l'una forma e l'altra. Cosi occorre nelle po-
ligonacee, nelle cannabinee. Intanto si é trascurata felicemente
tal differenza pel frutto delle ombrellifere. L'insieme dei carat-
* Eterocarpia ed eteromerocarpia (Bologna, J894).
^ Cfr. C. Steinbrinck, Ueb. d. anat. Ursacli. d. Aufspring. der
Frilchte (Bonn, 1873). L' A. non à ricercato die la Mattliiola per
questo riguardo. Io ò potuto osservare che le silique mature e
secche della Slnapis alba si aprono perfettamente con la j)ressione,
esercitata sopra una faccia del rostro in guisa da fletterlo lieve-
mente.
ADUNANZA DKLLA SKDB DI FIREXZK 121
teri, onde consta tal frutto, à impressionato i botanici ; sicché
ne anno intuitivamente appresa la costanza, come àn fatto per
le crocifere e le leguminose, malgrado l'avvenimento che in
queste famiglie occorre della forma lomentacea.
Vedasi ora come lo attendere in prima linea all' avverarsi o
meno della deiscenza, attenuando un divario più profondo fra sili-
qua e legume, apporti difetto enorme nella carpologia; il quale è
evitato, semplicemente col riguardare in prima linea la costitu-
zione bicarpellare dell'una e monocarpellare dell' altra. Analogo
difetto proviene dal lasciarsi sopraffare dall'indeiscenza e dalla
monospermia, e dal chiamar quindi acìienio indifferentemente il
frutto monocarpellare delle ranunculee e delle clematidee, e il
policarpellare delle composite o delle ciperacee. Anche in tali
tribù r achenio si rivela come ultimo termine, cui conduce la
riduzione di un frutto deiscente, qual'è il follicolo degli Helle-
horus; ' come parmi magari termine siffatto nella gran massa
delle rosee, delle sanguisorbee, delle driadee, ove sarà un deri-
vato del frutto follicolare delle Kerria e AaWe Spiraea; e come
lo sarà in moltissime altre famiglie, nelle quali scorgiamo rap-
presentanti provvisti di follicoli, e rappresentanti provvisti di
achenii: tali le najadacee, le piperacee, le fìtollaccee, le dille-
niacee, le malvacee
In conchiusione, parmi si guadagnerebbe non poco, restituendo
alla carpologia l'indirizzo supremo, già concepito da tanto tem-
po, e per tanto tempo seguito; indirizzo, che una morfologia
progredita saprebbe meglio disciplinare ed utilizzare. Quella
riforma della carpologia, che consiste nell'abbandono di una
nomenclatura esuberante e niente efficace, non si otterrà, cre-
derei, dall'inchiesta dei caratteri accertabili al momento della
maturità del frutto: ma, per converso, da quella dello stato
primordiale dei carpidii, e delle fasi, onde essi son passati, nello
sviluppo dell'individuo o di un phijlmn. È certo, che attraverso
le trasformazioni determinate dalla lotta, e dalla variabilità in-
sita, e direi indipendente, dell'organismo vegetale, le proprietà
che formano la caratteristica di famiglia restano più o meno
inalterate, anche negli organi, che son l'oggetto della carpo-
» Cfr. K. M. WlEGAND, Tht struct. of the fruit of the orci. Ra-
nuniul. (in Pro2. of the Amer. mier. Soc, 1894).
Bu'l. della Soc. hot. Hai. 9
122 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE
logia; ed é questa interna parentela genealogica, ' che a noi
preme di scoprire, sotto le parvenze di creazioni posteriori,
coordinate all'acquisto di vantaggi nuovi, ed estranee al tipo
risultante dai caratteri sia ereditati.
OSSERVAZIONI CRITICHE SOPRA ALCUNE PAPILIONACEE
DI TOSCANA, E LOCALITÀ NUOVE. PER S. SOMMI ER.
1. Ononis reclinata L. a genuina Gren. Godr. FI. de Fr. I, p. 372.
Mentre è frequente in Toscana la var. minor Moris
FI. Sard. I, p. 422 = 0. mollis Savi, vi è assai raro il
tipo. All'isola del Giglio però trovasi soltanto il tipo, ed
abbastanza frequente. L' ho trovato pure nella pineta di
Levante a Viareggio, molto bene caratterizzato, colle fo-
glioline delle foglie inferiori perfettamente orbicolari (co-
me dice benissimo Bertoloni FI. It. VII, p. 380), le supe-
riori largamente obovato-cuneate, colle stipole e le lacinie
del calice più larghe, e coi fiori uguaglianti il calice.
L' 0. reclinata genuina si avvicina assai più della var.
tninor alla 0. pendula Desf. = 0. Schouwii DC. Nel Pro-
dromo del prof. Carnei il tipo non è stato distinto dalla va-
rietà, benché molti le abbiano considerate come due specie
diverse.
2. Hlelilotus Indicus Ali. M. parviflorus Desf. var. densiflo-
rus mi hi. — Spica breviore compacta, fructubus parum
majoribus dense stipatis, caule fistuloso elato.
Monte Argentario, luoghi umidi e salsi all' estremità
della diga, insieme al M. sulcatus var. fisiulosus ed alla
Glyceria fesiucaeformis var. violacea.
Pianta ramosissima, alta fino a 80 cm.; foglioline lun-
ghe fino 2 Yo cm., larghe più di 1 cm. ; racemo fruttifero
molto denso, lungo 2, al massimo 3 cm. Questa varietà
sta al tipo precisamente come la var. fistulosus sta al
M. sulcatus. Queste due varietà, che sul Monte Argen-
* Fr. Hildebrand, Die Verhreitungsm. ci. Pflanz. (Leipzig, 1873,
p. 145).
ADUNANZA DELLA !^EDE DI FIKEXZK 123
tario crescono nello stesso luogo, sembrano una modifi-
cazione prodotta dalla natura del terreno. Già Gussone
FI. Sic. Syn. II, p. 321 osservava che il M. imrvifloìnis si
presentava sotto due forme che differivano l'una dall' al-
tra come il M. compactus dal M. sulcaius. Ho raccolto
questa var, clensìflorufi del M. paroìjlorwi anche in Si-
cilia in luoghi vicini al mare, però meno spiccata, non
rag-giungente cioè la medesima altezza e non avente spi-
ghe ugualmente compatte. Anche Gussone pare che avesse
intuito che il M. compactus fosse una variazione del
M. sulcaius prodotta dalla stazione marina, poiché come
prima differenza fra le due cita: « loco natali ».
3. M. sulcatus Desf. var. fistulosus mihi. M. infesta Somm. Una
n. orch. ecc. Bull. Soc. Bot. It. 1895, p. 248, non Guss. —
Pianta elata; caule flstuloso anguloso usque ad 5 rara, cras-
so, ultra 1 m. alto, ramis ascendentibus, inferioribus usque
ad 50 cm. longis, foliolis obovatis vel elliptico-oblongis ad
basin usque dentatis magnis (2-5 '/^ cm. longis, 1-2 latis),
racemis elongatis densis longe pedunculatis (cum pedun-
culo usque ad 14 cm. longis), pedicellis calycem subae-
quantibus, floribus quam in typo majoribus (5 mm. longis)
fructubus sat dense imbricatis majoribus et ratione lati-
tudinis longioribus (3 mm. latis 5 longis) saepe dispermis,
obtusis sed basi styli obliqua brevissime apiculatis, semi-
nibus levibus vel vix tuberculatis. Caetera ut in typo.
Questa varietà, che potrebbe anche considerarsi come
specie distinta, partecipa al tempo stesso dei caratteri del
M. sulcatus var. -ìnajor Cambess. (M. comjmctus Salzm.)
e del M. infestus Guss. Dal primo differisce per una parte
dei caratteri indicati; dal secondo, al quale somiglia per
il portamento e la statura, per la fìstolosità del caule,
per il pedunculo comune ed il racemo allungati, per la
grandezza del frutto spesso dispermo, differisce per il ra-
cemo più compatto, per i pedicelli meno lunghi, per il
calice a denti meno disuguali non rotto alla maturità, per
i fiori meno grandi, per i solchi dei frutti più regolari e
ravvicinati, finalmente per i pedicelli e l'asse dell'infio-
rescenza glabri.
In Maremma al Monte Argentario in luoghi umidi e
124 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
salsi all'estremità della diga, fra Orbetello e l'Ansedonia,
alla Pascla Fiorentina presso il Chiarone e nell' isola del
Giglio.
4. Trìfolium incarnatum L. subvar. stramineum (Presi prò
sp.) Gib. e Belli, Riv. crit. Trif. It. Sez. Lagopus.
San Piero a Verghereto sopra Carmignano.
Non era stato finora indicato altro che di Sicilia e del
Viterbese. I miei esemplari sono sfati controllati dai si-
gnori Gibelli e Belli. Il nostro collega dott. Palanza mi
scrive di avere raccolto ultimamente questa varietà nelle
Puglie.
5. Trifolium hirtum Ali.
Questa specie, piuttosto rara in Italia, non era stata
più trovata nei dintorni di Firenze dai tempi di Micheli
in poi. L'abbiamo ritrovata, col sig. Gemmi, abbondante
in uno dei luoghi indicati dal Micheli colla sua solita
precisione, e cioè a San Piero a Verghereto nel podere
detto del Pozzo.
6. Lotus angustissimus L. forma elatus milii. — Caule ut in
typo gracili, sed elato, usque ad 70 cm. alto, longissime
ramoso, pedunculis usque ad ultra 4 cm. longis.
Isola del Giglio nei luoghi ombreggiati e freschi. Il tipo
si trova pure nell'isola, nei luoghi soleggiati. Ho raccolto
esemplari che si avvicinano a questa forma anche sul
Poggio di Firenze, ed ai Poggioni presso Cerreto Guidi,
in luoghi umidi.
7. Lotus hispidus Desf. forma elatus mihi. — Caule flaccido,
fistuloso, usque ad 1 m. alto et 2 V2 nim. crasso, ramo-
sissimo, ramis valde elongatis, pedunculis folio plus duplo
longioribus, fructiferis usque ad 7 cm. longis.
Isola del Giglio nei luoghi umidi della macchia e lungo
i fossi d' acqua. Ho raccolto la medesima forma nel Bo-
sco di San Felice sotto il Monte Circello.
8. Lotus Conimbricensis Brot.
Sul Colle di Capalbiaccio nella Maremma Orbetellana.
Questa specie, conosciuta del Romano, non era ancora
stata trovata in Toscana.
9. Ervum hìrsutum L. var, leiocarpon Moris FI. Sard. I,
p. 575. E. Terronii Ten. Ad FI. Neap. Prod. App. 5,
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 125
p. 22/ E. Sardoum Spreng. Syst. IV pars. 2, in add. p. 346.
E. Tenorei Dietrich Syn. pi. IV, p. 1101. Vida Tenorei
Ces. Pass, e Gib. Comp. FI. It.
Boschi sopra la villa del Barone presso Prato, presso
Firenze alle Tavarnuzze, Monte Morello, sul Monte Ar-
gentario a Porto S. Stefano e verso il convento dei Pas-
sionisti, nella Maremma Orbetellana presso Capalbio, nel-
r isola del Giglio.
Come si vede, questa varietà non è tanto rara in To-
scana. In tutte le località sopra citate dove 1' ho raccolta,
ho osservato che, oltre ad avere i legumi glabri, ha le
stipole perfettamente lineari, strette ed indivise, come lo
ha notato anche Moris 1. cit. Si osserva inoltre che le
stipole sono più lunghe che nel tipo, e sempre irsute per
lunghi peli patenti (stipulis ciliatis Spreng. 1. cit.), mentre
sono invece meno pelosi i calici, i quali differiscono inol-
tre per avere i denti più stretti ed allungati. Per questi
caratteri differenziali, che vanno sempre congiunti insieme
benché non si veda quale correlazione possano avere, si
deve riconoscere che la varietà leiocarpon è molto di-
stinta dal tipo che spesso cresce negli stessi luoghi.
10. Vicia tenuifolia Roth.
Non ho trovato questa specie citata di Toscana se non
dal prof. Arcangeli nel Compendio della FI. It. il quale
r indica per le Alpi Apuane. Non so però da chi vi sia
stata raccolta. Io l'ho raccolta sul Monte Morello presso
Firenze in due anni diversi, verso la Fonte dei Seppi, e
poco sotto la cima, abbondante nella macchia. Ha le fo-
glioline molto strette (1 yo-3 mm.) ed acute, e quindi si
avvicina alla var. stenophylla Boissier. L' ho ricevuta
pure dall'Appennino Umbro di dove non era indicata
che io sappia, e dove 1' ha raccolta il march. Ricci.
11. Vicia angustifolia var. Bobartii Koch ; Are. Comp.
Questa varietà sembra più frequente in Toscana del-
* Riferisco questo sinonimo sulla fede degli Autori. Però la de-
scrizione elle ne dà Tenore non mi pare sufficiente per una identi-
ficazione. Ad ogni modo non può riferirsi aXV Ervum hirsutum L.
tipico come fanno Ces. Pass, e Gib. Comp., poiché Tenore scrive
leguminibus glahrls.
126 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
l'oc, segetalis Th. ; Are. Comp. L'ho raccolta ben caratte-
rizzata a Piazza in Garfagnana, nei monti sopra ai bagni
di Montecatini, sul monte di Javello sopra Prato, alla Ba-
dia a Monte Scalari; l'ho ricevuta di Casal Guidi presso
Pistoia dal conte Costa-Reghini, il D'' Bolzon la cita del-
l'Elba.
12. Lathyrus sphaerìcus Retz.
Grenier e Godron FI. de Fr. dicono che questa specie
ha i peduncoli più corti del picciolo. Arcangeli Comp. FI.
It. dice che li ha più lunghi. In entrambe le Flore è
detto che sono articolati nel mezzo. Nel fatto i peduncoli
sono ora più corti ed ora anche considerevolmente più
lunghi del picciolo. In questo secondo caso l'articolazione
del peduncolo è molto al disopra della sua metà. Ho degli
esemplari nei quali i pedunculi essendo di 25 mm., l'artico-
lazione è al di là dei 23 mm. La resta, che talvolta rag-
giunge .35 mm., altre volte manca del tutto.
13. Lathyrus inconspicuus L.
Questa specie che é stata trovata per la prima volta
in Toscana dal dott. Beccari presso Radda in Chianti, è
stata ritrovata da me presso Firenze fra Fiesole e l'Ol-
mo, e dal dott. Levier a Compiobbi.
Lo stesso Segretario comunica inoltre un suo lavoi"o dal titolo :
Sulle piante indicate col nome di Alsine e Alsinanthemum nelV opera
manoscritta sulla « Flora fiorentina » di P. A. Micheli, * ed espone
infine le seguenti osservazioni sopra alcune impronte del Trias co-
municategli dal sig. prof. Nicola Amatuui :
« La pubblicazione del dott. A de Gasparis sulla nuova apatica '
(Bassania Keuperiana) appartenente al Trias m' à spinto a studiare
con accuratezza alcune impronte del Keuper superiore da me rac-
colte in Germania, le quali sono identiche a quelle descritte dal de
Gasparis. Però i miei studi a nulla anno approdato, perchè per
quanto avessi potuto ricercare in beu venti esemplari organi di frut-
tificazioni, non li ò rinvenuti, vai quanto dire mi sono mancate,
come accadde al de Gasparis, quelle caratteristiche d' indiscutibile
* Questo lavoro, superando lo spazio assegnato al Bullettino, com-
parirà nel Nuovo Giornale botanico italiano.
^ A. DB Gasparis, Su d' una nuova epatica del Trias. Rendiconto
dell'Accademia delle Scienze di Napoli ; Marzo 1895,
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 127
necessità per classificai-e scientificamente un genere o una specie
in paleontologia. Per conseguenza, a parer mio, queste impronte
non possono assolutamente, per le ragioni anzidette, essere battez-
zate per epaticlie ; e la Bassania Keuperiana deve essere esclusa dal
novero delle piante fossili.
« Ulteriori ricerche, e specialmente quelle che spero poter istituire
suir esemplare studiato dal de Gasparis, mi daranno occasione di
ritornare sul soggetto e di definire se queste problematicissime im-
pronte possano ritenersi di natura vegetale. »
Il Presidente Levier presenta infine il seguente lavoro :
PUGILLUS PLANTARUM CAUCASI CENTRALIS, A CL. M. DE
DÉCHY JULIO 1897 IN EXCELSIORIBUS CHEVv'SURIAE
LECTARUM; DETERMINAYERUNT S. SOMMIER ET
E. LEVIER.
Il distinto alpinista sig. Maurizio de Décliy, ben noto per le
sue esplorazioni ed ascensioni nel Caucaso, ci ha pregati di de-
terminare una piccola collezione di piante raccolte durante il
suo ultimo viaggio nella regione alpina della Chefsuria. Quan-
tunque si trattasse in molti casi di soli frammenti quali li può
raccogliere un alpinista al quale mancano il tempo e lo spazio
per fare più ampie collezioni, abbfamo accettato volentieri, poi-
ché già avevamo avuto a studiare una collezione di piante
raccolte nel Caucaso dal fu prof. H. Lojka, che fu compa-
gno del sig. de Déchy in uno dei suoi primi viaggi in quella
regione.
Essendo adesso troppo inoltrata la stampa della nostra Enu-
merazione di piante Caucasiane perché questa ultima piccola
collezione possa figurarvi come vi figura quella del Lojka, cre-
diamo far cosa utile pubblicandola separatamente, perché, seb-
bene il numero di specie sia scarso, contiene alcune nuovi tà, e
perché quella parte delle Alpi Chefsuriche da cui proviene,
al dire di Radde, che meglio d' ogni altro conosce il Caucaso,
non era ancora stata calcata da piede di Europeo,
Diamo l'ortografia dei nomi delle località quale trovasi nella
memoria del sig. de Déchy: New expedilions in the Caucasus
128 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
in 1897 (Alpine Journal, Nov. 1897). Ivi sono indicate le al-
tezze seguenti in piedi inglesi:
Passo di Kalatonis 10. 175'
» » Inkvari 11.200'
» » Shibu 11.212'
» » Anatoris 10.000
Il sig. de Déchy ci scrive clie le piante da esso inviateci fu-
rono raccolte ad altezze varianti da 500 a 1500 piedi al disotto
dei passi. La località Muzo è a circa 5000 piedi sul livello
del mare.
1. Anemone narcissiflora L.
Kalatonis-gele, ' flores.
2. Ranunculus oreophilus M. Bieb. — R. Villarsn Boiss.
an DC?
Inkvari-gele, fl.
3. Pseudovesicaria digitata (C. A. Mey.) Boiss.
Inkvari-gele, fl.
4. Draba rigida Willd.
Sliibu-gele, fl. Folla laxe imbricata longe ciliata, scapi
5 cm. usque longi, calyces parce pilosi. — Kalatonis-
gele, fl. Ut antecedens, sed calyces hirsuti.
5. Draba rigida Willd. var. imbricata (C. A. Mey.) Rupr.
Kalatonis-gele, fl.
6. Draba siliquosa M. Bieb.
Anatoris-gele, fl. — Kalatonis-gele, fl. — Inkvari-gele, fl.
7. Alsìne aizoides Boiss.
Inkvari-gele, fl.
8. Alsine imbricata M. Bieb.
Kalatonis-gele, fl. Ad formam alpinam Rupr. — Ibidem,
fl. Forma stenopetala nob. Nana, dense pulvinaris, fo-
liis abbreviatis dense imbricatis etiam dorso pilis rigidius-
culis conspersis, floribus parvis solitariis subsessilibus,
calycibus hirsutis, petalis linearibus angustis. Forma in-
* Gele, vernacule apud Chewsuros = jugum vel passus.
ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 129
signis a Ruprecht non descripta, inter alpinam et hiv'su-
tam ejusdem auctoris ambigua.
9. Alsine recurva (Ali.) Wahlnb.
Kalatonis-gele, fi. fr. juv. Specimina omiiino glabra.
10. Cerastium purpurascens Adams in Web. et Mohr
Anatoris-gele, fl. Pelala basi ciliata, sed fìlamenta sta-
rnimi m glabra. — Inkvari-gele, fi.
11. Cerastium Carinthiacum Hoppe var. elegans Somm. et Lev.
Kalatonis-gele, fl.
12. Cerastium Cliewsuricum n. sp.
Caudiculis hypogaeis longis tenuibus ramosis, epigaeis
adsurgentlbus brevibus pilisarticulatispubescentibus, foliis
liypogaeis squamiformibus, caeteris omnibus subrotundo-
spathulatis in petiolum laminam subaequantem contractis,
superiori bus approximatis majoribus, bracteis foliaceis, pe-
dicellis sub anthesi erectis, defloratis refractis calyce sub-
duplo longioribus, sepalis viridibus subpurpurascentibus
ovatis obtusiusculis anguste scarioso-marginatis pilosulis,
petalis obcordatis calyce duplo longioribus ima basi cilia-
tis, staminibus 5, filamentis glabris, stylis 5, capsula —
In excelsioribus jugi Anatoris Chewsuriae, 3000 m. circa,
26 Jul. fl. — In jugo Kalatonis, 2900 m. circ, 28 Jul.
Caudiculorum pars aerea 5-6 cm., folla majora cum
petiolo 12 mm. longa, lamina 4-5 lata, sepala 6 mm., pe-
tala 12-13 mm. longa.
Oss. Abbiamo sott' occhio pochi esemplari in fiore di questa
specie, che è certamente affine al Cerastium polymorphum'Rw^v.,
ma che non corrisponde ad alcuna delle molte forme in cui
Ruprecht ha suddiviso questa sua specie complessiva, nella
quale, come è noto, comprende il C. latifolium L. ed il C. ova-
tum Hoppe.
13. Geranium gymnocaulon DC.
Inkvari-gele, fl.
14. Potentina ternata C. Kocti. — P. minima Hall. fil.
Kalatonis-gele, fl.
15. ? Alcliemilla Caucasica Buser
Inkvari-gele, fl.
16. Alchemiila sericea Willd.
Kalatonis-gele, fl.
130 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
17. Sedum tenellum M. Bieb.
Inkvari-gele, fl. — Kalatonis-gele, fi.
18. Sempervivum pumilum M. Bieb.
Prope pag-um Muzo ad flumen Kchonis-tzchali, 1700 m.
circ.
19. Carum Caucasicum Boìss.
Inkvari-gele, fl.
20. Calium coronarium Sibth. et Sm.
Anatoris-gele, fl. Typicum; omnino glabrum, folia flo-
ralia late obovata.
21. Valeriana alliariaefolia Vahl
In jugi Adzunta latere Chewsurico, fl.
22. Cephalaria Tatarica (Gmel.) Schrad.
Prope pagum Muzo, fl.
23. Erigeron pulchellus (Willd.) DC.
Shibu-gele, fl. — Kalatonis-gele, fl. — Specimina mo-
nocephala.
24. Antennaria dioica (L.) Gaertn.
Shibu-gele, fl.
25. Cnaphalium supinum L.
Inkvari-gele, fl.
26. Antliemis Biebersteiniana Adam in Web. et Mohr
Inkvari-gele, fl. — Shibu-gele, fl. — Kalatonis-gele, fl.
27. Antliemis Iberica M. Bieb.
Inkvari-gele, fl.
28. Chamaemelum Caucasicum (Willd.) Boiss.
Inkvari-gele, fl. Involucri phylla, ut in speciminibus
var. pumilae a nobis in monte Elbrus lectis, late sca-
rioso-nigro-marginata sed plantae Chewsuricae fere pe-
dales et folia non reducta.
29. Doronicum oblongifolium DC.
Inkvari-gele, fl.
30. Artemisia Chewsurica n. sp.
Tota adpresse sericeo-argentea, caespitosa, caulibus
ascendenti-erectis flexuosis simplicibus a medio in race-
mum laxum abeuntibus, foliis radicalibus ambitu ovatis
longe petiolatis fere palmatira bipinnatisectis laciniis elon-
gatis anguste linearibus acutis, caulinis sensim diminutis
erecto-patentibus sat longe petiolatis, floralibus confor-
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 131
mibus, summis tantum indivisis linearibus, pedunculis
axillaribus, inferioribus elongatis plerumque monocephalis
rarius 2-3cephalis, summis brevioribus, capitulis magnis
hemisphaericis subtiutantibus, involucri longe sericeo-hir-
suti phyliis ovato-oblongis obtusis late scarioso- et fusco-
marginatis, exterioribus apice erosulis, intimis angustio-
ribus h3alinis nervo viridi perciirsis, coroliis radii fe-
raineis glabris, disci hermaphroditis apice penicillatim
pilosis, receptaculo longe piloso, acheniis (juvenibus)
glabris, 2;.
Infra jugum Sliibu Chewsuriae, alt. 3300 metr, circa,
28 Jul. 1807, ti. fr. juv. — Inkvari-gele, folia tantum.
Plantae 20-25 cm. altae, foliorum radicalium petiolus
ad 4 cm., lamina 2-3 cm., laciniae usque ad 12 mm. lon-
gae, petiolus foliorum caulinorum inferiorura 1 '/, cm.,
pedunculi inferiores usque ad 5 cm. longi, capitula 8-9 mra.
in diametro.
Species distinctissima, a proxima Artemisia splendente
Willd. primo intuitu differt statura elatiore, foliis omnibus
sat longe petiolatis laciniis plus duplo longioribus, capi-
tulis longe pedunculatis et multo majoribus. — Artemisia
Caucasica Willd. longius distat inflorescentia saepius pa-
niculata, involucro pallido, capitulis etiam minoribus an-
gustioribusque.
31. Taraxacum crepidiforme DC.
Inkvari gele, fi.
32. Campanula tridentata Schreb.
Shibu-gele, ti. — Inkvari-gele, fl.
33. Campanula Aucheri DC.
Shibu-gele, fl.
34. Vaccinium Myrtillus L.
Shibu-gele, fol. tantum.
35. Rhododendron Caucasicum Pali.
In jugi Adzunta declivitate Chewsurica, fi. — Kalatonis-
gele, fl,
36. Androsace Chamaejasme Host
Kalatonis-gele, fl. — Shibu-gele, fl.
37. Centiana Pyrenaica L.
Anatoris-gele. fl. — Shibu-gele, fl.
132 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
38. Myosotis alpestris Schm.
Inkvari-gele, fl. — Shibu-gele, fl.
39. Scrofularia minima M. Bieb. ; Boiss. Fl. Or. IV, p. 393.
(an Ledebour, Fl. Ross. Ili, p. 215?).
In descriptione Boissieri emenda: Staminodium adest
magnum subreniforme crenulato-lobulatum basi tantum
corollae adfìxum.
Oss. L' esame delle piante del sig. de Déchy avendoci pa-
lesato la presenza costante di uno staminodìo, pregammo il
Sig. W. Barbey di volerci imprestare nn esemplare dell'er-
bario Boissier, che avesse servito alla descrizione della Flora
Orientalis. Le piante raccolte dal Rupreclit a Tindal nel
Dagbestano, gentilmente comunicateci e perfettamente con-
cordi in tutti i loro altri caratteri con quelle della Chewsu-
ria, presentano pure lo staminodio sopra descritto. La svista
di Boissier, il quale creò per questa specie una sezione
Pycnanthum e ripetè espressamente nella descrizione della
Scrofularia minima : appendix utaminea nulla (1. e. p. 394),
ci è solo spiegabile ammettendo che egli abbia tralasciato di
controllare la caratteristica del Ledebour, e che questi ab-
bia avuto sott' occhio una specie diversa. Di fatti, nella
carattei'istica della sezione Vcnilia, cui Ledebour ascrive la
Scrofularia minima, è detto : Corollae laciniae 4 superiores
truncatae suhaequales, mentre, nelle piante della Chewsuria
e del Daghestano, i due lobi superiori della corolla oltre-
passano evidentemente gli altri. Descrivendo la specie, Le-
debour dice inoltre : calycis lacìniis anguste oblongis ohtusis
immarginatis, carattere che non conviene assolutamente alla
nostra pianta, le cui divisioni calicinali sono largamente
ovali, circondate da un largo e distintissimo margine scarioso,
ondulato e rosicchiato, come le descrive Boissier. Quest'ul-
timo autore dice di avere osservato in un fiore un qiiinto
stame fertile, fatto che ci lascia perplessi. Per potere con
sicurezza identificare la nostra pianta con quella di Marschall
Bieberstein, occorrerebbe confrontarla cogli esemplari origi-
nali , poiché è trojjpo succinta la descrizione di quest' au-
tore il quale non fa menzione né degli stami né dello sta-
minodio.
Le piante del Ruprecht e del sig. de Déchy rientrano evi-
dentemente nella sezione Scorodonia Don, alla quale baste-
rebbe aggiungere, nella Flora Orientalis, una sottosezione :
Perennes, infiorescentia suhcapitata floribusque subsessilibus.
40. Veronica gentianoides Yahl
Inkvari-gele, 11 — Anatoris-gele, fl.
ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 133
41. Veronica glareosa Soinm. et Lev. Nuovo Giorn. Bot. ital.
1897, p. 200.
Kalatonis-gele, ti. — Shibu-gele, fl. — Anatoris-gele, 11.
42. Pedicularis condensata M. Bieb.
lukvari-gele, 11.
43. Pedicularis Nordmanniana Bunge
Kalatonis-gele, ti. — Shibu-gele, ti. — Iiikvari-gele, ti.
41. Thymus Serpyllum L. var. nummularius (M. Bieb. prò
sp.) Boiss.
Kalatonis-gele, 11.
45. Nepeta Caucasica Somm. et Lev. Nuovo Giorn. Bot. ital.
1897, 208.
Kalatonis-gele, ti. — Shibu-gele, fi.
40. Lamium tomentosum Willd.
Kalatonis-gele, fi.
47. Polygonum Bistorta L.
Inkvari-gele, fi.
48. Catabrosa versìcolor (Stev.) Boiss.
Kalatonis-gele, ti. Forma alpina pumila 6-8 cm. alta.
Var. stenantha nobis.
Pumila caespitosa, radice fibrosa, foliis brevibus linea-
ribus acutis apicem versus angustatis conduplicatis, ra-
dicalibus paucis, vaginis superioribus subintlatis, ligula
longiuscula truncato-erosula, paniculae ramis 2-4is capil-
laribus levibus paucispiculatis, spiculis unitloris angustis
fere linearibus, glumis subaequilongis flosculum subae-
quantibus viridibus vel pariìm purpureo-sufl'usis, infe-
riore lineari-oblonga acuta carinata uninervi, superiore
latiore trinervi , glumella oblonga obtusissima erosula
nervis 3 viridibus notata, palea parum angustiore bicari-
uata biloba, utraque dorso apice excepto pubescente, ca-
rj'opside — 5^.
In jugo Kalatonis Chewsuriae, 3000 metr. circ, unde
28 Jul. 1897 in caespite Drahae rigidae, Willd. pauca spe-
cimina florentia retulit dar. M. de Déchy.
Tota pianta (juvenis) 5-6 cm., infiorescentia 4 cm. alta,
spiculae 3 mm., ligula 2 nim. longa.
A typo diflert statura nana, foliis abbreviatis, panicula
vix colorata et praesertim spiculis angustioribus, lineari-
Bull. della Soc. bot. ilat. 10
134 RENDICONTO FINANZIARIO
bus nec ovatis, glumis longioribus angustioribus florem
subaequantibus.
Oss. G-li esemplari raccolti dal sig. de Déchy essendo gio-
vanissimi, le pannocchie, sebbene abbiano fiori già aperti, sono
ancora a metà avvolte nelle guaine delle foglie superiori, co-
sicché non si può dire quale sarà la forma dell'infiorescenza
al suo perfetto sviluppo.
Adsunt insuper fragmenta, haud tute determinanda, ad
genera Rosam, Heracleum, Taraxacum, Veronicam
pertinentia.
Essendo esaurite le comunicazioni l'adunanza è tolta.
Rendiconto finanziario della Società botanica italiana
DAL l^* GrENNAIO AL 31 DICEMBRE 1897
Stato dei Soci al 31 Dicembre 1897.
Soci al 31
Nuovi Soci
Die. 1896 N.
Totale N.
140
13
Soci defunti
Soci dimissionari . .
Soci radiati
N.
2
t)
1
144
153
Soci al 31 Die. 1897
Totale
N.
153
Entrata.
1° Gennaio 1897. — Resto di cassa al P Genn. 1897. L. 1404. 08
31 Dicembre 1897. — Da contribuzioni arretrate di
Soci per gli anni 1895 e 1896, dell'anno at-
tuale e anticipati del 1898 2595. 00
Da vendita e abbuonamenti al Nuovo Giorn. botanico
e al Supplemento al Prodr. della FI. Toscana . . 997.50
Da estratti di lavori di non Soci e da concorso alla
spesa per le tavole 20. 60
Da Periodici ceduti al Museo botanico di Firenze . . 612.00
Totale L. 5629. 18
REXDICON'TO FINANZIARIO 185
Uscita.
31 Dicembre 1890. — A pubblicazioni sociali . . . L. 3079. 45
» A spese di posta e spedizioni ecc 495. 59
» A spese di amministrazione e diverse . . . 111.40
A gratificazioni 49. 00
»
L. 3735. 44
Resto di cassa al 31 Dicembre 1897. . » 1893. 74
Totale L. 5629. 18
Stato attivo della Società Botanica italiana
al 31 Dicembre 1897.
Resto di cassa al 31 Dicembre 1897 L. 1893. 74
Capitali depositati alle Banche 5141.50
Credito della Società per contribuzioni di Soci . . . 1040.00
Mobili e suppellettili (col ribasso del 10 "/„) .... 233.00
Valore della Biblioteca sociale (col ribasso del 20 "/o) • 1347.00
Totale L. 9655. 24
Firenze, 31 Dicembre 1897.
// Presidente U Economo
S. Sommier. A. Biondi.
133 ADUNANZA DKLLA SEIDE DI FIRENZE
SEDE DI FIEENZE.
Adunanza del 12 giugno 1893.
Il Presidente Sommieu si scusa di non avere assistito all'ultima
adunanza. Egli era stato invitato dal Marchese Giacomo Doria, Pre-
sidente della Società Geografica Italiana e benemerito patrocinatore
degli studi di storia naturala in Italia, ad accompagnarlo in una
crociera nell'Arcipelago toscano, allo scopo principale di studiarne
la flora, e questo stesso scopo, egli spera, basterà a scusare la sua,
mancanza presso i Colleglli. La crociera durò dal 3 al 23 maggio, e
furono visitate le isole del Giglio, di Montecristo, di Palmaiola, di
Cerboli, dei Topi, vari punti dell'Elba, e finalmente la Capraia.
L'esplorazione di questa varie isole fruttò un ricco materiale che
aumenta notevolmente la nostra conoscenza della flora dell'Arcipe-
lago toscano. Il Sommier fa rilevare come fosse appena o j)unto cono-
sciuta la flora di Palmaiola, Cerboli e Topi, e come sia interessante
la ricerca delle cause che possano spiegare le notevoli differenze
nella flora anche di questi piccoli isolotti, cosi vicini fra loro.
In quanto all'isola di Montecristo, che si i-iteneva una delle me-
glio conosciute doli' .Arcipelago toscano per la florula del Prof. Ca-
rnei compilata sopra il materiale di un botanico inglese che vi aveva
lungamente soggiornato, egli dice che nella loro breve visita vi
hanno raccolto almeno 50 specie di fanerogame che mancano nella
detta florula e fra queste il Carduus fassicuUjlorui Viv., creduto spe-
ciale alla Corsica e alla Sardegna.
Anche l'Elba, non ostante le pazienti ricerche del nostro compianto
Collega Dott. Marcucci, e le molte aggiunte portata alla sua flora
dall' altro nostro egregio Collega Dott. Bolzon, non si può dire suffi-
cientemente conosciuta, e non piccolo è il numero di piante, non
ancora segnalate di quell'isola, che vi hanno raccolte in quest'ul-
tima visita. Tra le piante raccolte all'Elba, la cui presenza in un'isola
lo ha più meravigliato, cita la Tulipa Cdaiana DC. creduta, per l'Ita-
lia, confinata alle alte cime dell'Appennino e delle Alpi Apuane. Essa
cresce in discreta abbondanza nei pascoli poco sotto la cima del
Monte Capanne, ed aveva, nelle ore meridiane, i suoi fiori aperti a
guisa di stella, presentando un aspetto ben diverso dalla T. sylve-
stris dei nostri campi, colla quale alcuni hanno voluto unii'la. Altra
pianta interessante, trovata in abbondanza nella regione boschiva del
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 137
Monte Capanne, è V Orchis insularis Sonim., finora conosciuta sol-
tanto delle isole del Giglio e di Sardegna.
Il Sommier riferisce come il Marchese Doria avesse ottenuto dal
Comando in Capo del I** Dipartimento Marittimo, con autorizzazione
del Ministero della Marina, che fosse messo a sua disposizione per
questa crociera il Rimorchiatore 2i della R. Marina. Già nel corso
dell' inverno il Marchese Doria aveva avuto a sua disposizione lo
stesso Rimorchiatore, e mentre egli si dedicava a ricerche zoologi-
che, aveva voluto clie traesse profitto da quel viaggio anche la bota-
nica, invitando ad accompagnarlo il nostro Collega sig. Baguinot,
che ebbe così agio di fare una ricca raccolta di crittogame in luo-
ghi finora poco o punto esplorati.
Il Sommier, dopo avere fatto 1' elogio del personale imbarcato sul
R. Rimorchiatore 24, che in ogni modo cercò di agevolare le loro
ricerche, oss3rva quanto sia utile per fare una simile crociera il
potere disporre di un vapore, col quale si può approdare in luo-
ghi che altrimenti sarebbero di difficile accesso, e deplora sol-
tanto che la stagione contrarissima non abbia permesso loro di
toccare alcune isolette, botanicamente affatto sconosciute, quali
le formiche di Grosseto e lo Scoglio d' Africa che essi avevano
avuto intenzione di visitare. Finalmente, dopo avere tributato pa-
role di lode alla iniziativa del Marchese Doria ed al Comando del
I" Dipartimento Marittimo che volle concedere 1' uso per scopi scien-
tifici di un Rimorchiatore della Regia Marina, propone che la So-
cietà Botanica Italiana, la quale deve essere grata a chiunque favo-
risce gli studi botanici, esprima ad entrambi un voto di plauso.
I Soci presenti, apjjrovando unanimi la proposta del Presidente
Sommier, incaricano questi di trasmettere il voto dell' Assemblea
al Marchese Doria ed al Comando del P Dipartimento Marittimo.
II Presidente Sommier parla quindi bravamente del Congresso
geografico, tenuto in Firenze dal 12 al 17 aprile, e nel quale ebbe
l' onore di rappresentare la Società botanica. Ottima fu la riescita
del Congresso, assiduo ed istruttivo il lavoro delle sezioni. Nella
sezione scientifica venne tratteggiato dal nostro socio dott. Baldacci
un argomento di Geografia botanica. Il Sommier si augura che
la nostra Società, se prenderà parte a futuri Congressi geografici,
vi porti un maggior contributo a quel ramo della Geografia che
entra nella sua sfera. Presenta finalmente alla Società la ricca colle-
zione delle pubblicazioni del Congresso, e dei doni di privati, di
pubblici istituti e del Municipio, che vennero distribuiti ad ognuno
dei congressisti e che spettano anche alla nostra Società quale
iscritta fra gli aderenti al Congresso.
Le pubblicazioni sono le seguenti :
Vita di Amerigo Ve.ipu-::i, scritta da Bandin'I Maria Angelo, il-
lustrata e commentata da Gustavo Uzielli con la Bibliografia delle
138 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZI5
opere su Toscanelli e Vespucci per Giuseppe Fumagalli. Firenze,
aprile 1898.
Dono del Comune di Firenze.
La Carta Nautica costruita nel 1825 da Angelino Dalorto. Notizia
di Magnaghi Alberto. Firenze, 1898.
Dono di S. E. il Principe Tommaso Corsini.
Profilo antì-opoloyico deiritalia, con atlante, per Pullè Francesco L.
Firenze, 1898.
Dono della Società Italiana d'Antropologia ed Etnologia di Firenze.
Venticinque anni di lavoro dell' Istituto geografico militare, per Achille
Coen tenente colonnello. Firenze, 1898.
Dono dell'Istituto geografico militare.
Carta dei dintorni di Firenze alla scala di 1 : 25000.
Dono dell' Istituto geografico militare.
Z/' accrescimento del Delta del Po nel sec. XIX, memoria di G. Ma-
rinelli. Firenze, 1893.
Dono della Società di studi geografici e coloniali.
Carta dei dintorni di Firenze, ideata e composta dal prof. Pietro
Sensini alla scala di 1 : 103,000.
Dono del R. Istituto tecnico di Firenze, Gabinetto di geografia.
In Niibia presso File, Siène, Elefantina, per Giovanni Beltrame
missionario. Verona, 1893.
Dono della Società geografica italiana.
21 Temi presentati al B.° Congresso geografico italiano.
7 Diari del medesimo.
Varie circolari, elenchi ecc.
A queste pubblicazioni si aggiungeranno ancora due grossi vo-
lumi di atti del Congresso, la cui stampa è già incominciata.
L'Archivista Bargagli legge la nota delle opere pervenute alla
Società. Esse sono :
Bonnet doti. Ed. Remarques sur quelques hybrides et sur quelques
monstruosités.
— Etudes sur deux manuscrits médico-botaniques exécutés en Ita-
lie au XIV et XV siècles.
Ross Hermann. Bliithenbiologische Beobachtungen an Cohaea macro-
stemma Pav.
— Delpinoa, novum Agavearum genus.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIKENZE 139
Macjh/'ati L. Sui pretesi granuli d'amido incapsulati dei tegumenti
seminali della Vida narhonensis L. Terza replica (ottava nota cri-
tica) alle risposte del prof. Luigi Buscalioni.
Il Lavoro Bergamasco. Anno III, n. 21, 26 Maggio 1898.
Friedliinder unii Suhn. Bucher-Verzeiclmiss. N. 430.
— Naturae novitates, N. 7.
Sici)igle F. Walter. The grain smuts.
Massalonyo doti, C. Le galle nell' « Anatome Plantarum » di M. Mal-
pighi. Commentario.
Saint-Lager D. Notice sur Alexis Jordan.
Arthur J. C. Formalin for i^ravention of potato scab.
— Delayed germination of cocklebur and other paired seeds.
— The movement of protoplasm in Coenocytic Hj^phae.
Snyder Lilliam. The germ of Pear Blight.
Arcangeli prof. Giovanni. Sugli avvelenamenti causati dai funghi e
sui mezzi più efficaci per prevenirli. Firenze, 1898.
The Botanical Gazetle. Voi. XXV, May 1898, N. 5.
Bidletin of the Torrey Botanical Club. Voi. 25, May 1898, X. 5.
Wiener Illustrirte Garten-Tteitang. Mai 1898, 5 Heft.
Science. Voi. VII, N. 174, Aprii 20; X. 175, May 6 ; X. 176, May 13;
N. 177, May 20; X. 178, May 27, 1898.
Missouri Botanical Garden. Thii'd annual report 1892.
Nuovo Giornale Botanico Italiano. Voi. V, Anno 1898, X. 2.
Ballettino della Società Botanica Italiftna. X. 1, Gennaio-Febbraio ;
X. 2, Marzo; X. 3, Aprile; X. 4, Maggio, 1893.
È votato un ringraziamento ai donatori.
Ha quindi la parola il socio Passerini per fare la seguente co-
municazione :
SULLA CAUSA DELL'ABORTO DEI FIORI NEL FRUMENTO
IN SEGUITO AI) INONDAZIONE. — BREVE NOTA DI
N. PASSERINI.
II di 8 map:g'io 1898, a causa di due estese rotte dell'argine
sinistro del fiume Arno, la pianura dei comuni di Casellina e
Torri e di Lastra a Signa, presso Firenze, fu in buona parte
inondata, con gravissimo danno ai numerosi raccolti pendenti
che a quell'epoca esistevano nei campi.
P'ra le diverse piante coltivate, quella che sembrò fin da prin-
cipio risentirne man danno fu il frumento ; il quale, sebbene
fosse rimasto per alcuni giorni completamente sott'acqua, pure,
non appena questa si fu ritirata, assunse novello vigore, preu-
140 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
dendo uno sviluppo se non maggiore certamente non inferiore
a quello delle regioni non inondate.
Gli agricoltori si rincuorarono alquanto, pensando che almeno
il pane non sarebbe loro mancato: ma non passarono che brevi
giorni, che, esaminando le spighe apparentemente ben confor-
mate, essi constatarono l'assenza delle cariossidi. In una parola
le spighe erano vuote !
Esaminati gli organi florali, fu facile constatare che il gem-
mulario, alquanto ipertrofizzato, era in condizioni pressoché
normali ; ma che 1' allegagione non ei'a avvenuta per mancata
fecondazione. Gli stami erano ancora presenti ; ma quand'anco
l'impollinazione avesse potuto effettuarsi in seguito, "è evidente
che il raccolto sarebbe stato ugualmente perduto, a causa della
avanzata stagione. Nell'esame di parecchie spighette, però, mai
mi fu dato osservare la emissione del polline.
La ipertrofia del gemmulario era evidentemente prodotta da
una ipernutrizione o per lo meno da un anormale assorbi-
mento di acqua. La fig. 1" (a)
rappresenta uno di questi fiori
ipertrofici ingrandito (* J in con-
fi'onto con una cariosside nor-
male (b), unica sviluppatasi nel-
la medesima spiga (6 giugno
1898).
Debbo a tale uopo aggiungere
che, sebbene piuttosto raramen-
te, si riscontrava qua e là sulla spiga poche cariossidi, ma que-
ste, forse perchè rimaste sole, si accrescevano oltre l'ordinario
e sporgevano all' esterno, divaricando le glume.
Come la inondazione abbia potuto impedire la fecondazione si
capisce di leggeri, quando si consideri che l'acqua invase i
campi allorché le spighe non erano peranco uscite dalle guaine
foliari, e avanti perciò che la impollinazione avesse luogo. Sol-
tanto qualche raro fiore, forse in stato di sviluppo un po' più
avanzato, potè qua e là allegare il frutto.
È possibile che i danni della inondazione fossero minori, ove
ella fosse avvenuta o alcuni giorni avanti o alcuni dopo, cioè
fuori dell' epoca della fecondazione.
ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 141
Il Vice-Presidente Arcangeli domanda se per altre inondazioni
sia avvenuto lo stesso.
Il Socio Passerini dice che non ha potuto fare ricerche biblio-
grafiche complete ; del resto è difficile che le inondazioni siano av-
venute durante l'epoca in cui il grano è in fiore come eccezional-
mente si è verificato in quest' anno.
Il Segretario Baroni di lettura della seguenti comunicazioni per-
venute alla Società :
INTORNO AD ALCUNE POTENTILLE NUOVE, RARE, O
CRITICHE PER LA FLORA ROMANA. — PER AUGUSTO
BEGUINOT.
Secondo un mio censimento, le specie del genere Potentina
sino a qui note con sicurezza per la Flora Romana, sono in
numero di nove. ' Da questo censimento restano escluse : P. ca-
oiescens Nestl, data dal Sanguinetti, Prodr., p. 385, dell'Umbria,
né ancora ritrovata nei dominii della Flora Romana; P. fruticosa
Ma.vsi.t.,procumì)ens Gìàìrv. ,palicsiris Scop., indicate dal Maratti,
FI. Rom., I, p. 371 e seg. di località romane, ma da indi in qua
non più rinvenute ; P. micrantha Auct. rom. da ridursi a va-
rietà di P. sterilis (L.) Garcke ; P. piimila, P. Clusiana Jacq.>
apud Abbate, Guida prov. rom., I, p. 180.
Avendo avuto occasione di studiare e rivedere questo genere
di Rosacee, neWHerbarium Camilìae Doriae del march. Giacomo
Doria, neir Erbario romano del Regio Liceo Visconti iniziato e
promosso dal chiarissimo prof. Neviani, e nel mio privato, m'im-
battei in tre specie nuove per la nostra fiora, P. supina L.,
erecta (L.) Hampe, caulescens L., di già citate nell'opera del
Maratti, ma poscia non più ritrovate: né credo, all' infuori dei
nostri, che siano possedute da alcun erbario. Di guisa che le
specie di questo genere attualmente note per la Flora Romana
sono in numero di dodici.
* Sono le seguenti : Pofentilla steriJ/'s (L.) Garcke., apennina Ten.,
verna L., reptans L., argentea L. (Marat? Macchiati!), recta L.,
hirta L., Detommasli Ten., Anserina L. (Maratti, Solla!). Dubbia è
l'esistenza di P. aurea L., indicata dal Sebast. e Mauri, Prodr.
p. 172, di m. Calvo, località dove è molto comune la P. verna L., e
dove, per quanto ricLrcata, nà da noi nò da altri venne più rinvenuta.
142 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE
Alle specie nuove aggiungo una varietà Ualica (Lehm.) della
volgatissima P. reptans L., lino a qui non messa in rilievo da
quanti si occuparono di Flora Romana.
Delle specie che restano, tocco solamente di quelle più cri-
tiche, o men chiare nolla loro posizione sistematica, ricostruen-
done la sinonimia in uso sopratutto negli autori che trattarono
di piante romane, e di quelle che per 1' habitat loro, e per la
distribuzione geografica sono meno o imperfettamente note o
addirittura sotto indicazioni errate. ^
Sect. I. Poteiitìllastrum Ser. in DC.
I. POTENTILLA SUPINA L.
Maratti, Flora Romana, I, p. 371, n. 953; Caruel, in
Pari. FI. It, X, p. 62 ; Fiori e Paoletti, FI. Anal. d'Italia,
I, p. 575.
Habitat. Luoghi arenosi umidi presso il lago di Canterno
in quel di Anticoli, e nel tratto tra questo ed il laghetto
di Selvapiana (Lattanzi), frequente. Agosto 1897. Beguinot !
Oss. Dal Maratti 1. e. tale specie è indicata per due loca-
lità del romano « ad montes Soriani et Aì^siccium » : la
prima, credo, corrisponda ai monti Ci mi ni ai cui piedi
sta il paese di Soriano : ignoro a che cosa attualmente
corrisponda il secondo habitat. Né qui, né altrove, venne
ritrovata e segnalata dai botanici della Flora Romana.
Sotto l'autorità del Maratti, che in tutti i casi merita
conferma, tale specie è indicata per il Lazio dal Caruel
e dai signori Fiori e Paoletti.
Frequente nell' Italia settentrionale, sopratutto nel Pie-
monte, di cui posseggo saggi raccolti dal dott. Chiovenda,
a cui i miei corrispondono perfettamente in tutto, si fa
più rara nell' Italia centrale, che percorre molto saltua-
riamente, raggiungendo, a quanto se ne sa, il suo limite
meridionale ad Avezzano presso il lago di Fucino (Gus-
^ Rimando par ciò che riguarda il gruppo polimorfo di P. hirta,
reeta ecc. a quanto scrisse il dott. Terracciano nella sua « Quarta
Contribuzione alla Flora Romana » in Nuovo Giorn. Bot. Ital., a.
1894, p. 163-164, ed il Mauri in Centuria Decimatertia, p. 24.
ADUNANZA DEIXA SEDE DI FIUEXZE 143
sone! PI. rar. p. 203): mancherebbe nell'Italia meri-
dionale e nelle isole fuorché in Sicilia (Ucria ! Hort.
Panorm. p. 216, Guss. FI. Sic. Syn. I, p. 571) dove poscia
non fa più ritrovata. Il nuovo ha')itat estende considere-
volmente il limite meridionale di questa specie; riesce
quindi un interessante acquisto per la Flora Romana.
IL PoTENTiLLA ERECTA (L.) Hampe.
TormentìUa creda Lin. Maratti, FI. Rom., I, p. 375, n. 900;
Sangui netti, FI. Rom. Frodr., p. 388, n. 1032.
Poteniilla Tormentilla Nestl. Sang. Centuriae tres, p. 73,
II. 163.
Habitat. Nei monti Ernici, in luoghi erbosi, scoperti, o nelle
radure dei boschi a circa 1000 m., salendo da Trisulti a
m. Passeggio, 9 Agosto 1895. Beguinot!; Dintorni dell'Ab-
bazia di Trisulti (m. 797). Da catal. manos. Abbaz. Trisulti !
Oss. Il Maratti 1. e. indica questa pianta « in pascuis sic-
cis » senza indicazione di località: certamente data la
rarità e 1' habitat, confusa con altra specie, o per errore
di determinazione (il che non pare) o per scambio di eti-
chette avvenute nel suo erbario, o nel manoscritto della
Flora Romana, dopo la morte dell'autore. Il Sanguinetti
1. e. l'indica di Valle Cane'ra in quel di Norcia (Orsini!
in Bert. FI. It., V, p. 284), fuori quindi del dominio della
Flora Romana. È citata in un catalogo manoscritto di
piante, in parte coltivate, in parte spontanee, raccolte
nei dintorni dell'Abbazia di Trisulti, di cui sopravan-
zano alcuni fogli da me visti, opera di un frate della Cer-
tosa vissuto nei primi anni del secolo. Al catalogo corri-
spondeva un erbario, in grande parte perito, di cui
rimangono appena una centuria di specie: non vi ho tro-
vato la Poteniilla in parola, citata nel manoscritto, ma
non è improbabile che la citazione si riferisca a pianta
indigena e non coltivata. Il ritrovamento di questa nei
dintorni dell'Abbazia starebbe a confermarlo.
III. POTENTILLA REPTANS Liu.
a tipica.
P. reptans Aiict. FI. Rom. (incl. var. italica Lehm.).
^ italica (Lehm.) Fiori Paol. FI. Anal. d'ital., I, p. 570.
144 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
P. procunibens Sibth. Caruel, Prodr., p. 217 p. p.
Potentina nsmoralis b. 2^oliinensis Terr. N. Syti. 11. ra. Poli,
in Ann. Ist. bot. rom. a. 1889-90, p. 104.
Potentina italica Lehm. Chiovenda! in meo herb.
Habitat. 11 tipo è largamente diffuso e rappresentato nella
Flora Romana dalla zona littoranea alla submontana, più
raramente nella regione montana ; la varietà molto più
l'ara e localizzata : nei praticelli erbosi, aridi, calpestati
iieir ultimo tratto del Foro romano presso il Colosseo.
Maggio 1893, Beguinot 1 ; sponde del lago di Porto presso
Fiumicino, 10 Maggio 1806, Doria !
Oss. Non sempre, né facilmente distinla dal tipo : tale di-
stinzione non è possibile che in pochi casi, quando se ne
osservano gli estremi. Osservandola su larga scala, come
ho potuto fare io, se ne trovano termini intermedi che
ricollegano gli estremi. La P. reptans della Flora Ro-
mana, in pianta gracile o robusta, a brevi o lunghi in-
ternodi stoloniformi, é di regola mai radicante ai nodi
o raramente : per tale carattere, secondo qualche autore,
tutti i saggi da me osservati, andrebbero riferiti a P.
italica Lehm. A ciò ostano la corrispondenza di tutti
gli altri caratteri col tipo, quali la simmetria pentamera
del fiore, la glabrescenza delle foglie, lo sviluppo della
pianta ecc. Chiamo var. italica Lehm. una Potentina che
oltre a mancare di stoloni radicanti ai nodi, ha foglie den-
samente pubescenti, sericeo-argentine, di un colore verde
chiaro, laddove é verde opaco nel tipo, contraddistinta da
un habitat che è di luoghi aridi, soleggiati, laddove il tipo
preferisce i luoghi umidi, ombrosi, ricchi di humus, lungo
i corsi di acqua ecc., donde la perdita della pubescenza,
ed il colore verde gaio del parenchima clorofillogeno. '
^ Non ho osservato forme a simmetria florale tetramera che se-
condo alcuni autori sarebbero più frequenti nella varietà die nel
tipo: saggi di località umbre dove tale forma fu riscontrata (Ci-
cioni !) conservati nel mio erbario mostrano simmetria pentamera
inalterata. I picciuoli delle foglie di individui tipici raccolti nei
m. Ernici presso Trisulti, sono deformati da un cinipede Xestopha-
nes Potentillae (Will.) Fòrst, non ancora noto fra gli imenotterocecidi
della Provincia di Roma.
ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIREXZK 145
IV. PoTENTiLLA VERNA L. var. Raldensis (Kem ).
P. aurea o P. verna, Maratti, P'I. Rom., I, p. 373, n. 956
e 957.
P. aurea L.? Sebast. Mauri, FI. Rom. Prodi\, p. 172, n. 578.
P. aurea L.? alpeairis Hall., verna L., Sanguin. FI. Rorn.
Prodr., p. 387-3S8, n. 1029, 1030, 1031.
P. verna L. N. Terrac. Perej^r. terr.
lan(a
CINEREO-VILLOSA, fflabrave. »
Habitat. Nei monti Laziali, a m. Albano presso Rocca di
Papa: Mauri, in Bert.; Sanguinetti; Senni! in herb.
Nei monti Simbruini, a Fillettino alla macchia di Faito
(m. 1430), 27 Agosto 1893, Doria ! Terracciano!; id. a Va-
ladino, 24 Agosto 1893, Doria ! Terracciano !
Oss. Questa specie varia per la statura da individui gi-
ganti a pigmei, per il numero delle foglioline da quat-
tro a sei, per il corimbo ora denso multifloro, ora lasso
paucifloro, ma sopratutto per la pubescenza ora più, ora
meno abbondante, fitta o rada, bianco-sericea o cinerea,
148 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
talvolta sopratutto nella pagina superiore della foglia gla-
brescente : donde due forme abbastanza ben caratteriz-
zate, distinte dapprima dal Sanguinetti, poscia riunite al
tipo nella Flora Romana. Non cito la località data dal Ber-
toloni, dei dintorni di Roma alla Cafìarella, che non si
ritrova né nell'opera del Sebastiani e Mauri, né venne ac-
cettata dal Sanguinetti: iion ne ho visto in nessun erbario,
dove talvolta sotto il nome di P. Detoramasii, va qualche
forma di P. Iurta: e per quanto attentamente ricercata, nò
da me né da altri fu più rinvenuta in quella località. Tutti
gli habitat romani di questa specie appartengono alla re-
gione submontana o montana, nessuno alla pianura. Rife-
risco totalmente, come già in parte il dott. Terracciano,
a P. Betommasiì la P. argentea Maratti, sia per ragioni
di habitat, sia perché tale specie, se pure esiste nella
Flora Romana, deve essere rarissima e molto localizzata.
Sect. II. Frwgariastrum Ser. in DC.
VI. PoTENTiLLA STERiLis (L.) Garcke.
a Fragnriastrura (Ehrh.).
Fragaria slerilis, Maratti, FI. Rom. I, p. 370 n. 910.
Potentina Fragarioides, Sebast. Mauri, FI. Rom. Prodr.
p. 173, n. 580.
Potentina Fragariastram Ehrh. Sang. FI. Rom. Prodr.
p. 387, n. 1027.
^ micrantha Ram. in DC. FI. frane. IV, p. 468.
Potentina micrantlia, Warion, Notes sur quelq. pi. rom.
in Bull. Soc. Bot. Frane, t. XIII, p. 394; Macchiati, in
Nuov. Giorn. Bot., a. 1886, p. 159, ed in Atti Soc. Natur.
Modena, ser. Ili, voi. VII, a. XXII, p. 22; Abbate, Guida
Prov. rom., I, p. 178, 182, 212.
Habitat. Frequente, tipo e A'arietà, ma questa prevalente
ed in alcune località esclusiva, nella zona submontana e
montana, boscosa o scoperta.
Nei monti Laziali, in più luoghi (Maratti, Sebast. Mauri,
Sanguin. Warion, Abbate, Doria ! Beguinot !) ; nei m. Ci-
mini alla Pallanzana (Macchiati) ; nei m. Tiburtini a m.
Gennaro (Warion, Cortesi ! in herb.).
ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 149
Nel gruppo dei monti Lepini, salendo da Bassiano a
Campo Rossello, sulle falde della Semprevisa, 10 Lu-
glio 1897, Doria ! Sommier! ; nei boschi di castagno sotto
Bassiano, 9 Marzo 1898, Sommier ! Beguinot ! ; da Segni al
Campo (700-1000 m.), e sul m. Lupone dal Campo di
Segni alla vetta (m. 1378), 12 Aprile 1898, Beguinot !
Oss. Dapprima compresa nel tipo, da cui molte volte è dif-
ficile differenziarla, dai botanici romani posteriori alla
Flora del Sanguinetti a torto se ne fece una specie. La
var. micrantha sarebbe sopratutto contraddistinta dalla
mancanza di stoloni, dalla picciolezza della corolla più
breve del calice, dalla precocità della fioritura, non che
da qualche altro carattere desunto dalla morfologia flo-
rale di minore rilievo e di nessuna costanza. I saggi da
me visti e studiati, sopratutto quelli dei Lepini, corri-
spondono generalmente alla varietà più che al tipo, che
credo in molte località lo rappresenti esclusivamente. La
incostanza dei caratteri differenziali, indussero alcuni bo-
tanici a ridurla ad una specie sola (Bertoloni, Moris,
Koch, Caruel ecc.) forse non del tutto a ragione : certo
che non si hanno ragioni per tenerla separata dal tipo
come specie indipendente.
VIL POTENTILLA APENNINA Teu.
Sanguinetti, FI. Rom. Prodr., p. 38G, n. 1026 ; Cent, tres,
p. 72, n. 162 ; Abbate, Guida Prov. di Roma, I, p. 222, 225;
Caruel, in Pari. FI. It., X, p. 75.
Habitat. Nei luoghi rupestri, scoperti, delle supreme vette
dell'Appennino romano, dai 1800 ai 2156 metri.
Nei monti Simbruini, sulla vetta di m. Autore (m. 1850)
3, 23 Agosto 1893, Doi'ia ! Terracciano ! ; 11 Agosto 1895,
Doria ! Sommier!; 20 Agosto 1895, Beguinot ! ; nel gruppo
dei Cantari : a m. Tarino, Abbate, 1. e. ; vetta di m. Viglio
(m. 2156), 23 Agosto 1893, Doria ! Terracciano! ; 27 Agosto
1895, Beguinot ! ; Rolli, in Caruel 1. e.
Nei monti Ernie!, tra i monti Monna e Fanfilli a circa
1800 m., 10 Agosto 1895, Beguinot!; sotto la vetta di m.
Passeggio, versante del Liri a circa 2C00 m., 9 Agosto 1895,
Beguinot !
BuU. della Soc. boi. ital. 11
150 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Oss. Specie caratteristica dell' alta zona montana, dove
riveste e tappezza le roccie delle supreme vette, sulle quali
sembra localizzata : manca negli altri gruppi montuosi
della Provincia, compresi i Lepini. Il Sanguinetti l'indica
dell'Appennino umbro: per il romano la citano l'Abbate
ed il Caruel.
Vili. POTENTILLA CADLESCENS L.
P. caulescens, Maratti, FI. Rom. I, p. 374, n. 959; Sang.
FI. Rom. Prodr., p. 386, n. 1025.
P. Clusiana, var. apud Abbate, Guida Prov. Rom. I, p. 225.
Ilcibitat. Nei monti Simbruiiii, presso Fillettino alle Liscie
(m. 1250) in luoghi rupestri: 28 Agosto 1893, Doria !
Terracciano !
Oss. Specie nuova per la Flora Romana, dove deve essere
m.olto rara. Il Maratti la cita di m. Gennaro e m. Leone
dove non fu più ritrovata, ed è molto improbabile che
vi sia : il Sanguinetti l' indica di m. Vettore in Abbruzzo,
e di m. Corona nelle Marche (Orsini ! Marzialetti ! in
Beri FI. It. V, p. 258) quindi fuori dei dominii della Flora
Romana. Riferisco a P. caulescens, P. Clusiana var. ci-
tata dall' Abbate, sia per l' liabilat identico, sia perché
quella specie è propria del dominio alpino e non fu mai
segnalata né dell'appennino settentrionale, né del centrale.
NUOVE OSSERVAZIONI BOTANICHE IN TERRA DI BARI. —
PER A. PALANZA.
Fra le specie che adornano questa tanto poco esplorata re-
gione delle Murgie e le danno una cosi particolare fisonomia,
ne vengo riconoscendo parecchie per vari riguardi cosi mal note
ai botanici, che prima e separatamente da tutte le altre sem-
brano meritevoli di esser pubblicate.
Tali specie hanno per obbietto queste « Nuove osservazioni »
esposte col metodo e gl'intendimenti di quelle prime, che ebbi
r onore di presentare alla Società botanica nel passato anno. *
' OssQrvazioni hotaniche, ecc. in iSl. Gior. bot. it., 1897, pag. 277.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 151
I.
Elymus crinitus Schreb.
Bert. fl. it. I, 775. — Pari. FI. it. I, 525. — Ten. Syll., 532
(sub Jlorcleo). — Rigo G. Relaz. ecc. in N. Gior. bot. it. 1877,
p 297. — Ces. Pass. Gib. Comp., 88. — Are. Comp. 2" ed., 73. —
Fiori e Paol. Fl. an. d' It. I, 111 (sub £'. Capici- Medusae) et le.
il it., 388.
Nei boschi in Terra di Bari (Bosco « Murgiaditoro » alle
Murgie di Andria; bosco Jannuzzi-Ceci alle Murgie di Toritto.
A queste due località dove io ho trovato la specie, bisogna ag-
giungere la « Difesa » di Turi, dove molti anni fa il prof. Giu-
seppe de Nicolò ne raccolse esemplari che mi ha gentilmente
comunicati).
Non è indicato per alcuna località pugliese nelle Flore e
nei Compendi. Agli autori dei più recenti fra questi ultimi è
però sfuggito che i signori Porta e Rigo lo raccolsero il 7 Giu-
gno 1875 « nei pascoli del Tavoliere », fra Apricenae S. Nicandro
garganico. ' Si sa che cresce in Basilicata, dove il Gasparrini
Io scopri ad Atella, ed importato presso Genova e Trieste. Oltre
a ciò in Sicilia e in Sardegna.
Allium subhirsutum L.
Molto frequente in Terra di Bari, negli erbosi del piano, nei
pascoli e nei boschi alle Murgie.
Aprile-Maggio.
Gli autori - pongono concordemente la fioritura di questa
specie dal Marzo al Maggio. Qui comincia a fiorire verso la
fine della prima decade di Aprile, non prima, e finisce colla
seconda decade di Maggio: solo in qualche stazione più fresca
si può osservare in fiore sino alla fine della terza. Questo ri-
1 Rigo G., 1. e.
^ Guss., Si/n. sic, I, 389. — Parl., Fl. it., Il, 526, ecc. Solo il
Bertolgxi {FI. it., IV, 47) indica Aprile e Maggio, ma egli non di-
stingue da questa specie il trifoUatuìii Cyr. del quale, come dirò
più innanzi, la fioritura non è contemporan3a.
152 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
sulta dalle osservazioni di tre anni (1890-98) ed è notevole,
perchè, come apparirà da ulteriori pubblicazioni, sono avvezzo
qui, con parecchie specie, ad osservar la fioritura più presto e
non, come questa volta, più tardi del tempo indicato dagli au-
tori. Qui degli Alliiim (lasciando stare il Chamaemolij, a fio-
ritura invernale e che nel Marzo finisce), fioriscono in Marzo
solo il neapolitanum Cyr. dai primi, e il irifolialum Cyr. agli
ultimi.
Non ho mai veduto, in un gran numero di esemplari esami-
nati, gli stami più corti del pistillo, come si domandano nella
descrizione del Parlatore (1. e.) e come li ho visti in individui
di altre località che ho in erbario. Negli esemplari pugliesi il
pistillo è più corto e perciò gli stami quasi sempi-e lo superano
e solo di rado sono raggiunti da esso.
Confrontando inoltre i miei con esemplari raccolti a Terra-
cina dal eh. cav. Soramier, oltre alla maggior lunghezza del
pistillo, per la quale questi corrispondono alla descrizione del
Parlatore, noto che i tepali negli esemplari pugliesi sono evi-
dentemente più ottusi, qualche volta ottusissimi e proprio ro-
tondati all' apice.
Mi guardo bene intanto dal proporre una forma nuova: val-
gano le esposte osservazioni ad una più completa notizia della
specie, la quale per esse si dimostra variabile nella lunghezza
del pistillo e nella forma dei tepali.
Allium trifoiiatum Cyr.
Piuttosto frequente negli erbosi fra Bitonto e Bari.
Marzo-Aprile.
Anche sul tempo della fioritura di questa specie le mie os-
servazioni non s' accordano con quelle degli autori * che indi-
cano Aprile e Maggio.
Perchè proviene, in compagnia della precedente, nel terri-
torio più facilmente accessibile alle mie ricerche, sono ben certo
che essa vi fiorisce, prima dell'. 4. subhirsulum, dalla fine di
Marzo e seguita e finisce nell' Aprile.
^ Guss., FI. sic. syn., I, 390. — Parl., FI. it., II, 528. — Ces.
Pass. Gib., Camp., 139.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRKNZE 153
Differiscono i miei esemplari da quelli descritti in Gussone
e Parlatore,' perchè le foglie, anziché pelose in ambo le pa-
gine, sono semplicemente cigliate aWorlo, e solo inferiormente.
In qualche esemplare soltanto sono pelose le guaine su tutta la
superfìcie, per peli lunghi come quelli dell'orlo fogliare. L' ir-
suzie delle foglie perciò, in luogo di essere qui maggiore del-
l' A. sahhirsutiim, come risulta dalle descrizioni dei citati au-
tori e come espressamente dice il Gussone,^ è notevolmente
più scarsa. Nell'^. subliirsutum l'orlo fogliare è cigliato per
tutta la sua lunghezza.
Restano però a distinguere molto bene questa specie dall' ^.
subliirsiititm L. la forma dell' ombrella (fastigiata, non patente),
gli stami la metà più corti dei tepali (solo un terzo più corti
nel siibhirsutam), i tepali più acuti, la loro colorazione e il
tempo della fìorilura.
Iris pseudo-pumila Tin.
Sec. Pari. fl. it. Ili, 287.
/. pseudo-pamila Tin. cat. h. r. panor. a. 1827, 283, forma
grandior (ex descript.). — /. pitmila L. var. pseudo-pamila
Mart. N. Gior. bot. it. 189.5, p. 97, t. II, forma grandior.
Frequente e in alcuni punti diffusissima nei pascoli e nei
boschi alle Murgie di Terra di Bari (Murgie di Toritto, di Bi-
tonto, di Ruvo di Puglia, di Andria, di Noci).
Marzo-Aprile.
Indicata sinora per la Sicilia (Pari.) e pel Gargano (Martelli).
Tutti gli esemplari miei concordano con la descrizione del
Parlatoi^e (1. e.) e perciò con gli esemplari siculi che il eh. au-
tore aveva sott' occhio.
È innegabile intanto che di questa specie occorrono indi-
vidui a fiori molto più grandi, e lo mostrano la descrizione e
la figura del eh. Martelli' (l. e.) e la descrizione dello stesso
Tineo (1. e ). Il tubo perigoniale nella figura del Martelli é
' L. e.
-' L. e.
* Che rhigrazlo delle comunicazioni che ebba la cortesia di farmi
.suir argomento del suo pregiato lavoro.
154 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
lungo ben due pollici, nelle mie piante un pollice, o, al più, un
pollice e mezzo, come in quelle descritte dal Pari. Il flore nella
citata figura è più grande dei miei in ogni sua parte, ma è
notevole che la proparzione fra le parti è la stessa, ed è quella
appunto degli esemplari descritti dal Pari., perchè il tubo peri-
goniale é lungo « quasi tre volte più dell* ovario » ed è « quasi
eguale in lunghezza alle lacinie esterne » tanto negli esemplari
miei, quanto in quello figurato dal eh. Martelli. Fiori anche
più grandi di questo doveix)no servire alla descrizione del eh. au-
tore della specie, perché egli domanda ; « Corollae tubus 4-pol-
licaris » (Tineo l. e).
La coltura (alcuni individui anche da tre anni) allunga stra-
ordinariamente le foglie e sopratutto lo scapo, con modificazione
poco estetica del portamento, venendo sollevato in alto quel-
r unico fiore, del quale la grandezza delle lacìnie perigonialì
e stimmaticlie rimane uguale a quella che aveva allo stato
selvatico e solo s' allungano V ovario e il tubo perigoniale,
sicché questo risulta più lungo delle lacinie perigoniali esterne.
Avrò, spero, occasione di tornare ad occuparmi di questa
specie, quando avrò potuto visitare le località pugliesi (nessuna
di Terra di Bari) per le quali il Tenore (Syll. 27) indica la /.
pumila L. (e suppongo che sia questa stessa) e S. Pietro in
Bevagna in Terra d' Otranto dove il Groves (FI. d' Otr. in N.
Gior. bot., 1887, p. 196) trovò la /. Chamaeiris Beri fi. it. IH, 609
(I. lutescens Red. Lil. 5, 263), la quale egli alTerma (1. e.) che, se-
condo il Baker, è identica alla /. pumila dell'erbario linneano 1
Xiphion collinum Terr.
Terr. rei. per. 1872, p. 176. — Are. comp. 2" ed., 157.
Nei pascoli alle Murgie di Altamura (« parco S. Giuseppe »
presso « Crocetta »), di Gravina (« Pulicchio » nei « Fronti di
Gravina ») e di Noci (« Parco nuovo Lenti »). Nel bosco del
« Parco del conte » e nel bosco Caputi alle Murgie di Ruvo di
Puglia. — Piuttosto raro.
Maggio.
In nessuna dalle citate località 1' ho incontrato in più di un
punto. Fiorisce dai primi alla fine di Maggio; le capsule sono
mature alla fine di Luglio.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZI5 155
Si distingue dal gramineum Pari. (FI. it. HI, 301) pel fusto
non Mtagliente, come per questo è domandato dagli autori, ma
cilindrico, o appena compresso, e pei semi che non sono bian-
chi, come il Pari, li descrive (1. e.) pel gramineum, ma ros-
sastri, come li domanda il Terr. (1. e). Il fusto negli esemplari
miei é sempre ben più breve delle foglie radicali, e si conserva
tale anche negli individui coltivati da due anni.
II dott. Nicola Terracciano negli esemplari da me comunica-
tigli riconobbe la sua specie.
Per essa, che é una fra le più belle abitatrici delle nostre
Murgie, sono indicate con certezza le sole località di Caserta,
Melfi e Calabria. II dott. Adriano Fiori (Fiori e Paol. FI. an. d'It.
voi. I, 226) aggiunge con dubbio anche Cerignola, credo per
quello che è detto in Groves (FI. d' Otr. in N. Giorn. bot. it.,
1887, p. 196, sub Iride foetidissima L.) degli esemplari descritti
dal Janka col nome di /. lorea.
Quercus coccifera L.
Beri fi. it. X, 211. — Pari. fl. it. IV, 200 ex parte. — Are.
Comp. 2* ed., 182. — Fiori e Paol. FI. an. d' It. I, 270 a typica.
— Rigo, Relaz. in N. Gior. bot. it., 1877, p. 292. — Groves Fl.
d'Otr. N. Gior. bot. it. 1887, p. 192.
Frequente e spesso dilTusa in lunghe e dense siepi nei muri
a secco al margine delle vie, principalmente del territorio di
Bari, e tratto tratto nei muri a secco e. s. nei territori di Bi-
tonto, Terlizzi ecc.
Diffusissima alle Murgie di Cassano, ove forma macchie molto
estese.
È specie rara nella Flora italiana, * ma non certo in Terra
di Bari. Nella regione pugliese fu indicata per l'estremità meri-
dionale della Terra d' Otranto (Castro, Racale) dal Gussone ^ e
fu ritrovata ad Otranto dai signori Porta e Rigo (Rigo 1. e.) e
dal Groves (1. e).
^ Confr. Paul, e Aiic, 1. e, ed anche Ces. Pass. Gib., Comp., 221,
dove, come in Pari., non sono distinte le sottospecie 2;seudo-coc'c//e?'a
e calliprinos dal tipo.
^ PI. rar., 368 in comparat. cuni (2- pseudo-coccifera.
156 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE
Nel piano l'ho vista, più che altrove, frequente nei muri a
secco presso la città di Bari, lungo la via di Biiritlo. In molti
luoghi ho osservato che la sua diffusione nei muri a secco è
assiduamente combattuta.
Le Murgie di Cassano si elevano, nei punti dove proviene la
Q. coccifera, a circa 350 m., a una distanza di 28 ehm. dal mare.
Vi abbonda nei pascoli Lanzolla e sopratutto nel « bosco di
Tommaso ». E onorato col nome di bosco quasi nient' altro che
un'estesa macchia di questo frutice.
Euphorbia Barrelieri Savi.
Pari. fl. it. IV, 527. — Ces. Pas. Gib. Comp., 244. — Are.
comp. 2^ ed-, 194.
E. Baselicis Ten. syll. 237.
E. nìcaeensis 5 Bert. fi. it. V, 76.
Frequentissima nei pascoli alle Murgie di Altamura e Gravina
ed in quelli delle Murgie alte' di Ruvo di Puglia.
Presso la cisterna del « parco Fecocchio » alle Murgie di Bitonto.
Aprile-Maggio.
Pubblico con piacere questa specie italica trovata sinora qua
e là, come peregrina, nella nostra Penisola, perché posso dire
di averne scoperta la patria.
Nel Giugno e poi nell'Agosto dello scorso anno e ultimamente
in Aprile, in tre gite di più giorni alle Murgie di Altamura e
Gravina e alle Murgie alte di Ruvo, ^ ho sempre incontrato
* Non è qui il luogo di una descrizione geografica delle Murgie:
mi riserbo di farla in quel lavoro generale, qual che si sia, sulla
loro vegetazione, che mi auguro poter presentare un giorno ai bo-
tanici. La distinzione delle Murgie in « alte » e « bassa » è dovuta
al dott. Antonio Jatta nei suoi preziosissimi Appunti sulla Geologia
e Paletnologia della Provincia di Bari. Trani, Vecchi, 1887, p. 19
a 22. — Del resto più facilmente potranno i botanici essere infor-
mati sull'argomento consultando nel N. Gior. bot. it., 1897, p. 317,
la molto pregevole esposizione « delle condizioni oro-idrografiche,
litologiche, geologiche e meteorologiche » della Provincia di Bari
premessa dal dott. M. Massari alla sua preg. Contribuzione alla Brio-
logia pugliese e sarda.
^ Ospite dell' amico dott. Antonio Jatta in una sua villa fra quelle
Murgie.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIKENZE 157
questa specie ad ogni passo; mi ha, posso dire, accompagnato
per molte e molte ore in un territorio estesissimo in tutte le
escursioni. Era dunque chiamata rara (confr. gli aut. cit.), per-
chè non era stata esplorata questa regione delle Murgie.
Pongo, dopo le osservazioni di due anni, il principio della sua
fioritura con quello della seconda decade di Aprile ; seguita nel
Maggio; alla metà di Giugno é in fruttificazione inoltrata e
molti individui sono spogliati non solo delle foglie inferiori, ma
anche delle superiori « parabolicis rotundatis amplexicaulibus »,
come ben le dipinge il Tenore (Syll. 1. e).
Potrei anche dire che ho scoperto per questa specie una
stazione novissima in questi sassosi pascoli delle Murgie, se
avessero ragione il Parlatore e gli autori dei Compendi, che
indicano per essa, nei citati luoghi, le « arene marittime » e
il Pari, inoltre « i luoghi arenosi boschivi ». Ma non sono stato
io il primo che abbia visto spuntare il cesto dei suoi robusti
rami fra le fenditure delle pietre. La stazione delle « arene »
propria alla E. Barrelieri, per le località liguri e toscane in-
dicate dal Parlatore, non conveniva - e si sapeva - alla E. Ba-
selìcis riunita, e del resto con ragione, a quella. Si sapeva,
perchè il Tenore (Syll. 1. e.) dice: « In saxosis mentis Gargani. »
Ho anzi sott' occhio il « Rapporto fatto al sig. D. Michele Te-
nore... sulla peregrinazione botanica » al Gargano dallo stesso
Baselice, dove a pag. 361 * sono descritti i macigni e gli aspri
sassi fra cui proviene la specie. Anche i signori Porta e Rigo,
del resto, la ritrovarono sul m. Sacro al Gargano nel 1875. ^
Ho potuto raffrontar la mia pianta con esemplari dell'erbario
Sommier raccolti a Terracina della E. Barrelieri. Nessun dubbio
sulla perfetta identità specifica. Le differenze notate in tutti gli
esemplari miei (foglie superiori più ampie, maggiore robustezza)
non mi autorizzano ad inferirne nulla sull'indole della specie, per-
chè il raffronto è stato fatto con esemplari di una sola località.
* Della « Raccolta di viaggi fisico-botanici » da me citata a pa-
gina 278 del N. Gior. bot. it., 1897. A pag. 361 descrive il m. Sacro,
a pag. 363 dice che simile a quella del m. Sacro è la natura del
m. Stinco, dove la prima volta raccolse 1' Euplwrhia che il Ten. gli
dedicò. Il Baselice la trovò poi nelle altre località del Gargano in-
dicate nella Syllofje tenoreana.
2 V. Riao G., Relaz. in N. Gior. bot. it., 1877, pag. 301.
158 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Euphorbia nicaeensis Ali. ped. I, 285. b. japygica (Ten.).
Ces. Pass. Gib. Comp,, 244. — Are. comp, 2* ed., 194.
E. japygica Ten. Syll. 569 et app. IV, 18.
E. nicaeensis Bevi. li. it. V, 7G. — DC. Prodr. XV, sec. II,
165. — Pari. fl. it. IV, 530.
le. (typi) —AH. I. e. tab. 69, fig. 1. — Jaeq. le. rar. 3, p. 6,
tab. 485.
Frequente nei paseoli alle Murg-ie in Terra di Bari (Murgie
di Cassano, di Toritto, di Riivo di Puglia, di Andria, di Gravina,
di Altamura). Giugno-Agosto.
Fra gli autori ehe riuniseono senz' altro la E. japijgica Ten.
alla E. nicaeensis, il DC. (1. e.) aggiunge al sinonimo tenoreano :
« forma capsula tomentella ». Né certo la E. japygica differisce
in altro, né panni ci sia nulla a ridire sulla sua riunione alla
nicaeensis, con tutto che l'Allioni descriva questa soltanto con
la « capsula leve ». Ma io, studiando una regione particolare e,
oltre a ciò, singolarissima, credo che avrei torto a non tener se-
parata una forma frequente in tutto il territorio, in molti punti
anzi diffusissima, e che recede dal tipo per un carattere di lieve
importanza si, ma costantissimo nelle aride Murgie, tanto che
in tre anni non ho mai potuto osservare una capsula glabra.
Non so perchè il Pari. (1. e.) che cita la pag. 569 della Syll.
tenoreana non indichi la località di Gravina, dove lo Scacchi
raccolse questa pianta : località che il Tenore anzi riporta per
errore un' altra volta, come nuova, nell' app. IV, 18. — Nei
Compendi è distinta la forma, japygica senza località: al tipo è
dato come estremo limite meridionale l' Abruzzo. È notevole
che non sia indicata questa forma (né il tipo) pel Gargano. Non
ve la trovarono nemmeno i signori Porfa e Rigo, con tutto che
la loro seconda ascensione, nel 1875, ai monti di quel gruppo
avvenisse nel tempo che la pianta è in fiore (Rigo G., 1. e, pa-
gine 296 a 307).
È la più tarda a fiorire fra le congeneri perenni che abitano
con essa le Murgie ; perchè non comincia prima della metà di
Giugno e seguita nel Luglio e fin verso la metà di Agosto. Par
che preferisca i sassosi più aspri, e nel cuore dell' estate, in
piena fioritura, spiccano i suoi cesti verdi glauchi sul grigio e
il giallastro delle pietre e del seccume (pascoli Lanzolla a Cas-
sano !, erta di Castel del monte ad Andria !).
ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 159
UNA GITA BOTANICA IN PROVENZA. - COMUNICAZIONE
DEL DJ A. PREDA.
Fra le varie erborazioni primaverili del 1897, preparate e
dirette da quell'egregio scienziato che é il Prof. Chodat, del-
l'Università di Ginevra, di nessuna serberò un ricordo tanto
grato e incancellabile quanto di quella fatta in Provenza dal 20
al 23 Maggio. Scopo principale della gita era di visitare la Ca-
margiie, colla caratteristica flora delle sue sabbie e il Monte
Ventoux.
Sebbene qualche volta a malincuore, sorvolerò su molte cose
non attinenti alla botanica, e che potrebbero dare a questa mia
relazione un aspetto troppo tourislico, ma non m'incolpi il let-
tore se qualche volta dimenticherò per un istante la promessa.
Le regioni alle quali accenno furono già studiate da valenti
botanici come i signori Commes, Flahault, Martin, Requieni,
Roux ed altri, e non pretendo qui di presentare al lettore un
lavoro critico che apra nuove vedute sulla flora provenzale,
ma solo un resoconto delle piante raccolte durante la nostra
escursione.
Mercoledi 19 Maggio ci trovavamo riuniti in una ventina di
persone alla stazione principale di Ginevra, detta di Coy^navin,
per prendere il treno delle 17,50 (ora di Parigi) che doveva
portarci fino a Lione, e coincidere con altri per Arles e S'.-Louis.
Fra i gitanti dobbiamo annoverare il Prof. Chodat, direttore
della gita, le signorine Blumberg, Gourevitcke, Kandalinsky,
Srebriansky e Tichonovitch; il D'. Lendner (presentemente
primo assistente del Prof. Chodat), il Prof. luge, i signori Ale-
scieff, Boesch, Diem, Gatter, Gelshorn, Hausmann, Hertenstein,
Morand, Studen, Segai, e lo scrivente, unico rappresentante
l'elemento italiano. — Tutti erano venuti coli' intenzione di fare
una buona raccolta di piante, e n'erano prova i numerosi va-
scoli ed i pacchi di carta asciugante ammucchiati in un angolo
della sala d'aspetto.
Qui comincio ad adoperare le forbici sopprimendo gran parte
delle mie note e tralasciando di parlare del lungo viaggio not-
160 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
turno, interrotto solo dalla visita della dogana a Bellegarde e
dai cambiamenti di treno a Lione e ad Arles, porto il lettore
al di là di quest'ultima stazione, quando il sole è già sorto
all'orizzonte.
I Populus alba, i Cupressus, i Tamarix che ci passano dinanzi
come un esercito in evoluzione, ci avvertono die siamo in un
paese meridionale; ma gradatamente queste piante si fanno più
rade e finiscono poi collo sparire; solo qna e là, lungo i terra-
pieni della ferrovia, ancora qualche esemplare di Tamarix, o
(gualche gruppo di Arando Donax, rompono la monotonia del-
l'ampia distesa di terreni acquitrinosi, popolati di Pliragmites.
Ove queste arundinacee sono più rade, spiccano i fiori gialli
àé\V Iris Pseudacorus e si stendono le foglie ùeUsi Nijmphaea.
Nelle vicinanze di S.'-Louis il paesaggio cambia completa-
mente. Le piante acquatiche lasciano libero il campo ad altre,
aggruppate in densi e bassi cespuglietti. Siamo fra le prime
sansouires, fra quelle distese argillo-sabbiose, antiche allu-
vioni del Rodano, che da sole occupano una gran parte della
Camargue e dei luoghi limitrofi. — Il Flahault o il Commes,
nel loro lavoro intolato « Flotte de la Camat^gue et des alliivions
du Rhòne » {Ball. Soc. hot. de France, Gennaio 1894, p. 37),
citano tre chenopodiacee, come principali costituenti il tappeto
vegetale di quelle regioni: la Salicornia fridicosa, la S. ma-
crostaohiia e la 5. sarmentosa; ad essa poi s'unisce, sebbene
meno frequente, V Obione portalacoides. Fra quei ciuffi vediamo
qua e là dei tratti più o meno estesi di terreno, privi di vege-
tazione, e composti da efflorescenze di cloruro di sodio i di cui
cristallini scintillano ai raggi del sole. — Una leggera brezza
ci porta il caratteristico odore del mare. — Quando scendiamo
alla stazione di S'.-Louis sono circa le 0 del mattino. Prima di
entrare nell'abitato, sui margini della strada, vicino alla stazio-
ne, raccogliamo Salicornia fruticosa, S. macì'ostachya e l'in-
separabile Obione portalacoides.
Dopo una breve sosta ad una piccola osteria e una visita ad
un bastimento mercantile, per accontentare i novizi del mare,
ci facemmo trasportare in barca sull'altra riva del Rodano,
nella cosi detta Isola della Camargue e che meriterebbe più
propriamente il nome di delta, perchè di origine alluvionale e
delimitata verso terra dalle due braccia principali del Rodano :
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 161
dal Gran Rodano, cioè, che la circoscrive da Nord ad Est, e
dal Piccolo Rodano, che la delimita da Nord a Sud. La re-
gione, che ha uno sviluppo di 25,000 ettari, è occupata per la
massima parte dalle sansouires, alle quali più sopra accennam-
mo, da grandi estensioni di terreni salmastrosi e del tutto ste-
rili (gazes) e da piccole dune lungo il mare.
In questa nostra prima escursione, erborizzammo lungo la riva
del Rodano e c'internammo per breve tratto, camminando su di
un terrapieno, a destra e a sinistra del quale si stendono re-
gioni paludose, allora all'asciutto. — Non ci trattenemmo troppo
a lungo, perchè nostro scopo principale era di raccogliere piante
vicine al mare, e poi lo sguardo poco benevolo dei numerosi
tori destinati alle future corridas di Arles e di Nimes poco ci
rassicurava. Ripassammo il Rodano col seguente bottino:
Lagnrus ovatiis L.
Sphenopus Goitani Trin.
Arum Ualicum Mill.
Iris Pseadacorus L.
Ilimantoglossum liìrcimun
Spr.
Orchis paluslris Jacq.
Aristolochia ClemaUlis L.
Ramtnculus Baudotiì Godr.
Thalicirum flavwn L.
Brassica nigra Boiss.
Raphanus Raphanistrum L.
Rapistritm riigosum Bergt.
Tamar ix gallica L.
Chlora per follala L.
Cynoglossicm piciicm Ait.
Lithospermum officinale L.
Plantago arenaria W. et K.
P. Coronopus L.
Lathiirus hirsuiiis L.
Tetragonolobus siliquosus
Roth.
Trifoliiun stellalum L.
Inula crithmoides L.
Urospernmm Dalechampii
Desf.
Ci dirigemmo questa volta verso il golfo di Fos, camminando
sulla sponda dell'ampio canale che mette in comunicazione il
porto col mare. — Verso 1' 1 '/, rientrammo nel porto di S'. -Louis
trasportati da una barca peschereccia a vela. Mentre l'imbarca-
zione scivolava dolcemente suH' acqua del canale e il Prof. Chodat
era intento a raccogliere delle diatomee col suo inseparabile
retino a rimorchio, io facevo la lista delle principali piante rac-
colte: Avevamo trovato nei terreni popolati di Tamaricc, che
costeggiano il canale:
Aeluropus litloralis Pari.
Asphodelus fislalosas L.
Eaphorbia Paralias L.
Saaeda fruticosa Forsk.
Ranunculus neapoliianus Ten.
Papaccr duhium L.
162
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Alìjssum mariti miim Lam.
Malva silvestris L.
Convolvulus arvensis L.
C. lineatus L.
Siderilis romana L.
Plantago Cynops L.
Medicago litoralis Robde.
Melilotus parvìflorus Desf.
Trifolium glomeratum L.
T. maritiinum Huds.
Scabiosa maiHtima L.
e vicino al golfo di Fos, nelle sabbie marittime:
Glaucium flamini Crantz.
Cakile maritima Scop.
Anthemìs maritima L.
Artemisia maritima L,
Raccogliemmo pure sulla spiaggia, rigettati dal mare, i resti
dell'immancabile Posidonia oceanica Del. e della Zostera ma-
rina L. unitamente a quegli ammassi infeltrati, sferici, dovuti a
frammenti di spighe della Posidonia (simili agli aegagropila,
che si formano nello stomaco dei ruminanti) e che nei tempi
passati diedero origine a curiosissimi abbagli.
Dopo circa Y^ d'ora di navigazione sbarcammo nel porto e
senza perder tempo andammo a prendere il treno per Arles.
La nostra breve permanenza in Arles è forse la parte meno
botanica della gita: si ridusse alla visita di quella simpatica
cittadina; andammo a vedere le Arene (ove assistemmo ad una
inaspettata corridas popolare), il teatro romano, gli Aliscamps
0 viale dei sepolcri romani; e ammirammo pure le belle Arle-
siane. Di piante raccolte alla sfuggita non posso citare che il
Hyoscyanms alìms L. delle Arene, VUrtica pilulifera L. in frutto
fra le tombe romane degli Aliscamps, e lo Sparti am junceum L.
in fiore, su di un terrapieno nello stesso luogo.
La mattina dopo, per tempo, lasciammo Avignone, dirigendoci
a piedi alla volta del Mont Majeur.
Alla base del monte, in, un boschetto, trovammo:
Quercus Ileo: L.
Q. coccifei^a L. (in densi e bassi
cespuglietti).
Phillìjrea variahilis Tumb.
Pistacia Terebinihus L.
Nelle parti coltivate vegeta 1' Amygdalus communis, in frut-
to, e VOlea europaea. Trovammo un unico esemplare di Panica
Granatiim L. in fiore. Sui luoghi rocciosi si sviluppa qualche
raro esemplare di Juniperus phoenicea L. dal fusto poco svilup-
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 163
pato e dai rami adagiati, che di lontano potrebbe essere confuso
coli'/. Sabina L.
In altri punti raccogliemmo:
Aspavagus acutifolius L.
Asphodelus fistiilosiis L.
Eicphorbia Characias L.
E. serrata L.
Osyris alba L.
Helianthemuììi camini Dun.
Echiwn vulgare L.
Teucriiim Poliwn L.
Coris monspeltensìs L.
Coronilla vaginalis Lam.
Achillea odorata L.
Antennaria dioica Gaertn.
Elda sp. [ Asteriscus spinosus Gr. et
Convolviclus Cantabrica L. | Godr.
Giunti alla cima del Mont Majeur e visitato il pittoresco con-
vento, scendemmo dal versante Nord percorrendo quindi uno
stradone postale, fra i campi ove abbondano i mandorli. La
nostra meta sarebbero state le Aìpines,^ ma, vista l'ora tarda,
ci risolvemmo dopo un'ora e mezzo di strada, a tornare ad Arles,
prendendo il treno ad una piccola fermata; mentre aspettavamo
il convoglio raccogliemmo ancora sui margini della strada:
Juniperus iJìioenicea L. 1 Paronijcliia argentea Lam.
Cistiis crispus L. Asperula arvensis L.
Linum gallicwn L. I
Il fischio della locomotiva ci tolse ben presto dalle nostre
ricerche.
Ad Arles si doveva trovare la coincidenza per Carpantras,
ma con nostro dolore l'altro treno era già partito : bella coinci-
denza !
Di faccia alla stazione, dall'altro lato della via ferrata, v'è
un piccolo chiosco aperto, che doveva un tempo servire ad uso
di caffè, e siccome c'era da aspettare circa un' ora, ci venne
la buona idea di vuotare i nostri vascoli, intercalando le piante
fra la carta asciugante. Stendemmo il nostro materiale sul lungo
banco, ove un tempo si spacciavano vini e liquori, e quel pic-
colo caffè fu presto trasformato in un laboratorio di botanica.
Cosi r ora d' aspetto passò senza clie nessuno se ne accorgesse.
' Ls Alpines sono una x'amilicazione delle Alpi di Provenza, nel
Dipartimento delle Bouches-du-Rhòne. Questa catena non supera
l'altitudine di 800 metri.
164
ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE
Si giunse a Carpantras che era già notte, e cominciava a
piovere. — La mattina appresso ci svegliammo di buon'ora,
e malgrado la pioggerella insistente lasciammo Carpantras in
diligenza, diretti al Mont Ventoux. Fermatici per poco tempo in
una piccola osteria di campagna, cominciammo la salita, sempre
scortati da Giove Pluvio; e qui bisogna proprio fare un plauso
alle signorine, che, malgrado il tempo, vollero accompagnarci.
La flora di questo monte, noto al nostro Petrarca, '■ fu già
diligentemente studiata dal signor Roux ( Ilerborisation clans
le Daupliinè meridional et au Moni Ventoux) e dai signori Re-
quieni e Martin (Eniimèration des plantes 2}hanèr'ogames da
Mont Ventoux) ed io mando senz'altro il lettore a quegli au-
tori, accontentandomi di dar qui la lista delle piante raccolte:
Pinus montana Duroi var. un-
cinata.
P. PinaRter Soland.
Koeleria phleoides Pers.
Sesleria caerulea Ard.
Narcissus poèticus L. (ai piedi
del monte).
Gladiolus segetum Gawl. (cara-
pi alla base del monte).
Fagus sitvatlca L,
Buxus sempervirens L.
gione media).
Eupliorbia Characias L.
E. serrata L.
Mercuriali^ perennis L.
Ranunculus arvensis L.
piedi del monte).
R. montanus W.
Thalictrum foeiiduin L. (re-
gione media tra i Fagas).
Aethionema saxatile R. Br.
(regione media).
Biscutella laevigata (fra i Fa-
gus).
(re-
(ai
Erìjsimum ochroleiicwm DG.
Iberis garrexiana Ali.
Reseda lutea L. (campi alla base) .
R. Phyteuma L.
Heliantliemum canum Dun.
Viola cenisia L. (frammenti
rocciosi verso la cima).
Saponaria ocymoides L.
Silene alpina Thomas.
S. italica Pers.
Paronyclìia argentea Lam.
P. nivea DC.
Linum narbonense L.
Cynanchum Vincetoxicum
Bert. var. contiguum (Koch).
Linaria supina Desf. (fram-
menti rocciosi presso i Fagus).
Scrofularia canina L.
Thymus vulgaris L.
Globularia cordifoliaL.fi nana
Camb.
Andro sace villosa L.
Aretia Vitaliana Murr.
Antliyllis inontana L.
^ Il Mont Ventoux (Mons Ventosus), appartenente a un ramo delle
Alpi del Delfinato, sorge presso Carpantras nel Dipartimento di
Vaucluse e raggiunge 1' altezza di 1905 metri.
ADUNANZA. DELLA
A. vulneraria L. fi rubra Goii.
Astrapalus depressus L.
A. ìYionspes^ulanus L.
A. purpurcus Lam.
Donjcnium suffruticosam Vili.
Genista aspalathoides Lam.
G. h ispanica L.
Psoralea bituminosa L.
Spartiuni junceum L.
T7c'/a p2regrina L.
T'. onobrychioides L.
Anielanchier vulgaris Moeuch.
SEDE DI FIRENZE
165
Rosa pimpinelliColia L.
Sorbus Aria Crantz.
Sacci fraga oppositifolia L.
(presso la cima).
Torilis nodosa Gaertn.
Asperula arcensis L.
Viburnwn Lantana L.
Valeriana tripteris L.
Heliclirijsum Stoechas Auct.
Lactaca perennis L.
Rhagadiolus stellatus Gaertn.
Tragopogon crocifolias L.
Pernottato di nuovo a Carpantras, il giorno seguente pren-
demmo il treno per Ginevra, fermandoci però un paio d'ore ad
Grange per visitarvi le sue antichità.
Al-CUXE ORCHIDEE DEI DINTORNI DI NAPOLI.
VINCENZO PATRICELLI.
PER
Le specie citate in questa nota già appartengono al dominio
della flora dei dintorni di Napoli; ma nelle opere concernenti
questa non (igurano per le località alle quali si riferiscono.
Domando venia alla Società botanica italiana dell'aridità di
questo scritto, che rendo di pubblica ragione acciò possa servire
a quei pochi studiosi i quali si occupano con serietà ed esat-
tezza scientifica di floristica napoletana.
Gli esemplari delle specie in questione (eccettuati quelli del
Limodorani aborlivain Swartz) sono posseduti dal mio amico
sig. Erminio Migliorato, che li renderà ostensivi a chi li voglia
osservare.
Orchis longicruris Link. — « Bosco inferiore » di Portici (Ve-
suvio). Aprile 1807. Raccolta dal Migliorato.
Orchis coriophora Linn. — Prati del « Bosco inferiore » di
Portici (Vesuvio), Maggio 1890. Raccolta dal Migliorato.
Limodorum abortivum Swartz. — Selve dei « Camaldoli di
Torre del Greco » (Vesuvio), Maggio 1897. Raccolto dal sig. An-
gelo Mazza.
Bull, della Soc. bot. Hai. 12
166 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Neottia Nidus-avis C. L. Rich. — Selva di castagni presso
l'Eremo dei « Caraaldoli di Napoli » (Campi flegrei), 16 Mag-
gio 1897. Raccolta dall'egregio sig, prof. Fortunato Pasquale.
La presenza di questa specie montana sui Camaldoli, che
sono alti appena m. 458, trova spiegazione nel seguente brano
riportato dal Parlatore nella Flora italiana (Voi. Ili, p. 364) :
« Nei luoghi ombrosi ed umidi dei boschi di faggio e di abete
dai 1300 ai 1700 m. sul livello del mare, donde discende tal-
volta nella regione del castagno nei monti della penisola ....
però é rara, nascendo qua e là solitaria ed in piccoli
gruppi. »
CONIFÈRES DE CHINE. — PAR L. BEISSNER À POP-
PELSDORF PRÈS BONN.
Un eiivoi de ptonfc.s d'herbier ramassóes en Chine par le
Rèv. Pére Giuseppe Giraldi, missionaire dans le Shen-si septen-
trional, a été adressé récemment à MJ Biondi à Florence, qui
m'a confié les Conifères pour la déterraination.
En continuation de mes déterminations d"un premier envoi
de Conifères (voir Nuov. Giorn. Bot. Ital. Nuova ser., voi. IV,
n. 2, Aprile 1897) je donne ici la liste des noms du nouvel en-
voi, en tant que la détermination m'a été rendue possible par
rétat des exemplaires.
Nous trouvons date du 20 Juillet 1897 du mont Thae-pei-san :
Abìes Veitclii Carr. Deux branches portant chacune un
des petits cònes caractéristiques bleu-noiràtres à bractées sail-
iantes. Une branche vigoureuse terminale mentre des feuilles
à pointes très aigués, tandis que les feuilles des branches laté-
rales ont toujours les pointes émarginées.
Abies Veitchi Carr. Deux autres branches, du mont Kio-
tou-san, Octobre 1897, sont garnies de fleurs màles.
Une autre espèce &' Abies du Kio-tou-san, récoltée le 14 Juil-
let 1897, n'est représentée que par quelques branches mal con-
servées et malheureusement sans cònes. Les feuilles, longues
de 10 à 25 mm. et larges de 2 à 3 mm., sont pointues, soit à
pointe arrondie ou légèrement émarginée, ne montrent que
partiellement en dessous les deux bandes glauques.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 167
C'est VAbies Mariesi Mast. dont les feuilles les plus jeunes
moiitrent les bandes glauiues très lìionoiicées, tandis que les
feuilles plus àgées perdent la glaucescence. La structure ana-
tomique de la feuille aussi présente absolument une forme iden-
tique à celle que M/ le prof. Mayr nous donne pour Y AMes
Mariesi, dans sa « Monograph. der Abietine des Jap. Reiches,
Tab. ir. »
Tant qu'on peut en juger, à défaut de cònes, il s'agit d'un
AMes du groupe du firma, représenté au Japon par plusieurs
espèces très parentes, c'est-à-dire par les AMes firma S. et
Z., A. umbilicata Mayr., A. drachyphi/lla Maxim. (^1. homoleins
Sieb.) et A. Mariesi Mast.
Il y aencore une très proche parente, AMes holophì/Ua Maxim,
découverte par Maximowicz dans le sud-est de la Mandschourie,
mais elle n'est pas assez défìnie pour pouvoir la distinguer
des autres, ou pour dire si elle est identique à une des espèces
nommées.
Un Tsiiga a été ramasse aussi le 14 Juillet 1897 à Kio-tou-
san, malheureusement sans cònes aussi.
À en juger d'aprés les rami 1 les d'un jaune luisant à cous-
sinets rouges, et dont seulement les bourgeons les plus jeunes
montrent partiellement quelques poils roux et des feuilles dont
la longueur varie de 5 mm. (celles qui garnissent la surface
des ramilles) à 18 mm., la plupart obtuses, ou légérement émar-
ginées a la pointe, nous reconnaissons les caractéres du Tsuga
Sieboldii Carr. Mais, pour ótre sur, il faudrait voir des cònes,
dont nous prions le Rèv, Pére Giraldi de nous procurer quel-
ques-uns pour décider cette question.
En tout cas il est très intéressant de constater la présence
du Tsuja du Slien-si septentrional en société de VAbies Veitchi
et d'un Abies du groupe du firma, association déjà constatée
au Japon.
Juuiperus cliiiieusis L. montre les formes les plus dif-
terentes.
Les branches, ramassées le 16 Mars 1897 à Sce-kin-tsuen, ne
portent que des feuilles acicnlaires, de la piante m/ìle aussi
bien que de la piante femelle, qui est bien gamie de galbules
plus ou moins pruineux et noiràtres suivant la maturité.
Le Rév, Pére Giraldi a vu de beaux arbres ornementaux,
168 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
ayant l'aspect de cyprès, de 20 métres de hauteur, et doni les
graines mùrissent en aiitomne.
Qiielques autres branches d'une piante femelle du mème en-
droit montrent des ramides très seri^èes à feuilles squamifor-
mes garnies de galbules.
Une autre forme femelle ramassèe en Octobre 1897 à Si-ku-
tzui-san, excluaivemenl à feìiiUes squamiformes et à branches
et ramilles moins serrées, noiis monfre la piante femelle abso-
lument comme nous la trouvons partout dans nos cultures.
L'envoi nous donne une bonne idée de la grande varìabiliiè
du J. chinensis, dont la piante male et femelle sont si dissem-
blables que l'amateur qui n'est pas connaisseur, croit avoir
devant lui deux espèces différentes.
Ce fait a Irompé mème' des bofanistes, de sorte qu'ils ont
nommé la piante male, qui porte en general plus de feuilles
aciculaires, /. slruthiacea Knight, landis que la piante femelle,
sur laquelle les feuilles squamiformes dominent, a regu les noms
de /. cernua Roxb. et de /. Reevesiana hort.
Cupressiis funebris Endl. de Sce-kin-tsuen, le 7 Avril 1897,
est envoyó en branches vigoureuses garnies de fleurs màles,
mais sans cònes. Le pére Giraldi ajoute que c'est la seule espéce
de Cyprés en Chine dont il avait envoyé déjà une fois un exem-
plaire mais sans fleurs. Ce Cyprés atteint de 15 à 20 métres de
hauteur et on le trouve surtout piante autour des tombeaux.
11 pousse trés lentement et on le rencontre aussi de petite taille
avec des rameaux en forme d eventail.
Bìota orieiitalisi Endl., déjà envoyé la première fois, vient
de Si-ku-tzui-san, Octobre 1897, en plusieurs branches garnies
de cònes ouverts, avec une bonne quantité de graines,
Cephalotaxiis Fortuiiei Hook, f emina, que nous possé-
dons déjà du premier envoi, se trouve en branches vigoureuses
munies de fruits; il a été ramasse sur le Thae-pei-san le 20 Juil-
let 1897.
Piiiiis koraiensis S. et Z. de Kan-y-san, le 12 Juin 1897,
est représenté par deux branches garnies de fleurs màles et
de deux cònes bien développés à raoitié miàrs.
Quant à la nouvelle espèce de Larix du premier envoi:
Larìx cliiiieiisis Beissn. Nuov. Giorn. 1. e. le Rév. Pére
Giraldi a promis den procurer des graines, qu'il espère trou-
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 169
ver aii mois de Juillet prochain. * L'aniiée passèe, son collecteur
de graines, venu tard au mois de Novembre, trouva les cònes
ouverts sans graùies et les arbres dépouillés de leurs feuilles.
Qiiant a la forme et a la hauteiir dii Larice chincnsis, le Pére
Giraldi écrit que les arbres soiit coniques à branches horizon-
tales ; sur les hautes montagnes ils resteiit à l'état de buissons ;
leur liauteur varie de 3 à 5 mètres. Le Rév. Pére Giraldi ne
dit pas si les arbres qu'il a vus étaient jeunes encore, ou s'ils
conservent ces petites dimensions raéme quand ils sont àgés,
peut-ètre parce qu'ils sont placós dans des conditions défavo-
rables ?
On est porte à penser que i'arbre atteindrait de plus fortes
dimensions dans des conditions favorables, ainsi que cela s'ob-
serve chez beaucoup d'autres espèces de Coniféres.
Cet envoi de coniféres, quoique petit, offre un intérét parti-
culier, non seulement parce qu'il complète le nombre de coni-
féres que nous connaissons de la Chine, mais aussi parce qu'il
montre qìie cetHaincs conifere^, qui soni indigènes au Japon,
se trouvent ègalement en Chine dans le Shen-si sepienlrional,
dans des conditions analogues.
Espérons que le Rév. Pére Giraldi puisse nous procui-er en-
core des cònes et d'autres matériaux, ainsi que certains ren-
seignements qui nous manquent encore pour compléter nos
connaissances sur les coniféres chinoises, de mème que des
graines bien développées pour en obtenir des plantes pour nos
cultures.
Peut-ètre le Pére Giraldi trouvera-t-il roccasion de nous pro-
curer aussi la Keteleeria Davidiona, qui se trouve dans le Sse-
tschouen septentrional, dans les montagnes de Lon-ngan-fou,
ou la Kcteleeria sacra du Shen-si meridional, Han-tschong-fou
et Ho-kia-tschiao.
Ces Coniféres trés iiitéressantes, parentes du genre Abies et
portant de grands cònes, ne se trouvent pas encore en culture,
tandis que le Kefeleeria (Abies) Forlunei Carr., du sud-est de
la Chine, est en culture, et prècisément en Italie, favorisé par
* M.'' Biondi m'annonce qu'une petite quantité de graines vient
d'arrivar; nous pouvons esparer dèi lors d'acqérir ce nouveau Larix
pour nos cultures en Europe.
170 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
le cliraat. Daiis le beau jardin cles frères RoDelli à Pallanza,
bien coiinus par leiirs riches coUections de plantes, on admire
le plus fort individu qui existe eii Europe et qui a été l'objet
de beaucoup d'études.
Il Vice-Presideute ArcanGtELI, dopo essersi scusato per il maucato
suo intervento all'ultima adunanza, presenta una nota del suo assi-
stente dott. Antony intitolata :
SULLA STRUTTURA E SULLA FUNZIONE DEGLI STOMI
NELLE APPENDICI DEL PERIANZIO E NELLE ANTERE. —
PER A. ANTONY.
In seguito al lavoro di Grace D. Chester ' sulla struttura e
sulla funzione degli stomi nelle appendici perigoniali e nelle
antere, credei utile continuare le ricerche iniziate da quel-
r autore estendendole a piante che non erano state da lui con-
siderate. Prima di esporre alcune considerazioni generali che
possono ricavarsi da tale studio, intendo parlare specialmente
dei casi che mi sembrano essere più interessanti tra li esa-
minati.
Cominciai le mie ricerche da varie specie di Notcìsshs al-
lora in flore. Di queste lo Chester aveva esaminato solo la specie
Pseudo Narcissus L., la quale riscontrò presentare stomi. Le
specie da me esaminate presentano pure numerosi stomi.
Nel Narcissus papyraceus Gawl. gli stomi si presentano net
perigonio, tanto nei pezzi più esterni quanto nei più interni. E si
sulla pagina inferiore che sulla superiore del tepalo : quanto
alla loro disposizione, essi sono disposti piuttosto regolarmente,
assai numerosi e più verso la base del mucrone nei tepali muniti
di mucrone. Anche le antere sono fornite di stomi, ma qui essi
hanno un'estensione più ristretta limitandosi la loro presenza al
connettivo che unisce le sacche polliniche: mancano nei filamenti
degli stami. La struttura degli stomi è simile alla normale: le
cellule di chiusura sono ricche di granuli di fecola. Ma mentre
* GuACE D. Chester, Bau, uncl Function der Spalto ffnungen auf
Blumenhldttern und Antheren — Berichte der Deutschen Botanisclien
Gesellschaft, .Tahr. 15, H. 7.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 171
gli stomi dei tepali sono capaci di muoversi e mostransi in vari
stadi di apertura della loro bocca, gli stomi delle antere sono
immobili né si riesce a chiuderli provocando la plasmolisi o
ponendoli all'oscurità.
In modo simile gli stomi si presentano in altre specie di
Narcissus: cosi nel N. Ualicits Sims, nel A^. aureus Lois., nel
N. poeticìis L. In quest'ultimo però non tutti gli stomi hanno
una struttura regolare, che alcuni di essi si mostrano costruiti
irregolarmente, avendo delle cellule di chiusura assai ridotte:
in altri queste sono strette, quasi rettangolari e bislunghe, si
che é didicile riconoscere ancora in loro la caratteristica forma
di rene. Anche è da notare che nel N. poèlicus mentre la fac-
cia esterna dei tepali presenta stomi numerosi, l'interna ne è
povera, finché quelli mancano affatto verso l'apice del pezzo
perigoniale: in generale i pochi stomi si trovano ai lati delle
ultime tracheidi percorrenti il tessuto. Invece gli stomi sono
numerosi nelle antere e immobili.
In tutte le specie di Narcissus esaminate trovai la corona
sempre sprovvista di stomi.
Nel Chimonanthus fragrans Lindi, mentre la pagina infe-
riore dei petali sembra mancare di stomi, la pagina superiore
presenta un epitelio con stomi non molto numerosi ma assai
evidenti. Si mostrano in maggior quantità nella parte colorata
del petalo che non nella incolora, nella quale mancano quasi
del tutto. Anzi nella parte colorata abbondano nei punti ove è
più intensa la colorazione. Gli stomi sono conformati normal-
mente, colle cellule di chiusura contenenti cloroplasti. Come
nei Narcissus, nei petali del Chimonanthus gli stomi sono più
numerosi vei'so la base che verso l'apice del petalo stesso.
Stomi conformati normalmente, aventi le cellule di chiusura
ricche di cloroplasti si trovano nel perigonio del Galanthus
nivalis L. Però solo nei pezzi esterni e di questi nella pagina
superiore o interna, mentre i pezzi interni ne sono sprovvisti
in ambedue le pagine. Le antere pure e i filamenti degli stami
sono sprovvisti di stomi.
Nel Cheiranlhus Chelri L. solo l'epitelio della pagina infe-
riore dei petali presenta stomi: ma questi sono assai rari e le
loro cellule di chiusura molto piccole relativamente alle circo-
stanti e povere di cloroplasti. Più abbondanti cloroplasti con-
172 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
tengono le cellule di chiusura degli stomi nelle antere dello
stesso fiore: i filamenti degli stami non presentano stomi.
Nei Crociis vemus A\\. trovai gli stomi solo nelle antere e
questi in vari gradi di sviluppo: alcuni poco sviluppati, quasi
abortivi, altri bene sviluppati con apertura distinta.
Anche nel Crocus nioestaciis Heyn. gli stomi trovansi solo
nelle antere. E qui alcuni sembrano chiusi del tutto, altri hanno
una piccolissima apertura.
Stomi con apertura ben definita, conformati normalmente,
aventi cellule di chiusura con cloroplasti si mostrano nella pagina
inferiore dei pezzi perigoniali neW Anemoìie coronaria var. pur-
purea L. Mancano nella pagina superiore dei pezzi, trovansi
nelle antere identici a quelli del perigonio.
Francìscea eximia Scheidw: nella corolla l'epitelio della
pagina inferiore porta alcuni stomi molto ridotti: in questi le
cellule di chiusura presentano dal lato esterno contorno irre-
golare sinuoso, comandato dalla forma delle cellule circostanti, e
limitano una piccolissima apertura. Ma altri stomi in numero
scarso, ricchi di cloroplasti sono affatto chiusi e rimangono tali
sotto l'azione della luce o sotto la forza del turgore che si pro-
vochi nelle cellule di chiusura.
Anche le antere presentano stomi per lo più chiusi, ma non
cosi nettamente definibili come quelli della corolla. Gli stomi
mancano nei filamenti.
Nella Magnolia Jiilan Desf. le at)pendici perigoniali sono for-
nite di stomi. Di questi, parecchi sembrano chiusi o ridotti : al-
cuni presentano una piccola apertura, altri hanno una apertura
costante ben definita. E si notano tutte le forme intermedie.
Stomi normalmente conformati e ricchi di clorofilla si tro-
vano nel Talipa praecox Ten.: o hanno la bocca completamente
chiusa 0 mostrano una piccola apertura o sono chiaramente
aperti. Ma dopo il soggiorno prolungato nella glicerina all'oscuro,
la massima parte degli stomi presenta l'apertura affatto chiusa:
pochi mantengono un'apertura lunga e stretta.
Anche le antere e i filamenti degli stami hanno numerosi
stomi di conformazione ordinaria. Ma la plasmolisi non deter-
mina in essi la chiusura della bocca, almeno nella maggior parte,
si che possono riferirsi agli stomi sempre aperti.
Nel perigonio del Mascari moschatam Desf., solo la pagina
ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 173
esterna è provveduta di stomi. Anche questi hanno conformazione
normale, sono ricchi di cloroplasti nelle cellule di chiusura.
Trattati colla glicerina o posti allo scuro non si comportano
tutti in ugual modo: pochi chiudono la loro apertura, i più re-
stano immobili, pochissimi si mostrano chiusi di per sé stessi.
Sembrano pure doversi riferire agli stomi sempre aperti quelli
che sono, poco numerosi, nelle antere.
Nella Frecsia refracta Jacq. le antere portano stomi in picco -
lis-simo numero. Sono piccoli, mal conformati, quasi atrofici, mo-
stranti solo una brevissima apertura. Apertura molto breve mo-
strano gli stoini che trovatisi nella faccia esterna del perigonio,
ma essi sono ben conformati, pur essendo piccoli e in piccolis-
simo numero.
Callìii palastrìs L., calice: l'epitelio della pagina inferiore
ha numerosi stomi conformati normalmente: le cellule di chiu-
sura contengono grani di fecola composti. Gli stomi trovansi in
vari gradi di apertura della loro bocca: sono mobili. Le antere
mancano di stomi.
Come osservò il prof. Arcangeli in una rivista del lavoro dello
Chester, * è utile confrontare gli stomi sempre aperti che si
mostrano spesso nelle antere co,^li sto:ni caratteristici della
taccia interna della spata di alcune Aracee. Lo Chester, nelle
Aracee che esaminò (Anthurmm, Ariim, Philodendron, Aglao-
nema) dice aver trovato gli stomi sulla superficie dei fiori dello
spadice; ma non parla degli stomi che presenta la spata. Già
l'Arcangeli riconosceva questi stomi sempre aperti nella spata
deW Arisaimm proboscideum Savi. - Essi si presentano nella
superficie interna di quella: « la parte della spata al di sopra
della camera nuziale presenta numerosi stomi con apertura
rotonda, privi della facoltà di chiudersi, simili a quelli che si
trovano in certe piante acquatiche, i quali giovano a rendere
più facili gli scambi gazosi in quelli organi che per la loro con-
formazione e la loro stazione male si prestano a tale scambio.
» Bulleftino della >Soc. Bot. Ita!., Sede di Firenze, adunanza del 9 gen-
naio 1898, n. 1.
• AucAXiiEM G. Sìiir ornili Maxim, var. Giraldii Christ
Hab. In cacumine mentis Thae-pei-san (septembre 1897) et ad mon-
tes Ko-kou-san (3 septembris 1897) atque Huan-tou-san (octobre 1897).
18. Asp. subniite Christ
Hab. In montibus Thae-pei-san (septembre 1897), Ko-kou-san
(3 septembris 1897) et Huan-tou-sau (20 octobris 1897), in coUibus
prope Ja-ugan-fu (aestate 1897 ; legit Pater Nesi).
19. Asp. filix-iuas (L.) var. Giraldii Christ
Hai}. In monte Ko-kou-san prope Zu-lu (3 sej)tembris 1897).
20. Asp. deciirsivo-piiinatuiii Kze.
Hab. Propa Thui-kio-tsuen (25 septembris 1897).
21. Polypodiiim Sheareri Bak.
Hab. Prope Thui-kio-tsuen (25 septembris 1897).
22. P. Davidi i Bak.
Hab. In monta Huan-tou-sau (20 octobris 1897) et prope Thui-kio-
tsuen (25 septembris 1897).
23. P. Lewisii Bak.
Hab. In monte Kin-tou-san ('julio 1897).
184 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
24. P. aii^iistissimuin Bak.
Hah. Prope Sce-kin-tsuen (aprile 1897).
25. P. lineare Thunbg. var. coiitortum Christ
Hnh. In montibus Ki-san ad meridiem Huo-kia-zaez (23 julii 1897)
et Kian-san (augusto 1897).
26. P. liastatuiii Thunbg.
Hab. In monte Tliae-pei-san (septembre 1897),
27. P. subaiiioeinuiu Clarke var. cliiiiense Christ
Hah. In monte Kian-san (augusto 1897).
* 28. Gynino^raiuine Audersoiii Beddome
Hah. In monte Ko-kou-srin prope Zu-lu (3 septembris 1897).
Ohs. Pati'ia : Regio alpestris Himalayae orientalis, alt. 10,000 ad
12,000 ped. ; in Imperio Sinensi adliuc non indicata.
29. G. Delavayi Bak.
Hab. In monte Ko-kou-san prope Zu-lu (3 septembris 1897).
30. G. j a vali Ica Blume
Hab. In monte Ko-kou-san prope Zu-lu (3 septembris 1897) et
prope Thui-kio-tsuen (25 septembris 1897).
* 31. Lycopodium Selag-o L. formae rediictum et an-
g^iistius.
Hah. In monte Tliae-pei-san (10 septembris 1897).
32. L«. aimotiiiuni L. forma inter vulgarem et brevifoliam
Hah. In monte Thae-p3Ì-san (18 sej)tembris 1897).
33. Selaginella canalìculata Bak.
Hah. In monte Ki-san ad meridiem Huo-Kia-zaez (23 julii 1897).
34. S. sanguinolenta Spring.
Hah. In monte Ko-kou-san prope Zu-lu (3 septembris 1897).
35. S. 8taunìoniana Spring.
Hab. In monte Tbae-pei-san (septembre 1897).
36. S. ìnvolvens Spring.
Hab. In monte Thas-pei-san (septembre 1897).
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 185
Comunica inoltre, a nome del socio Migliorato, una breve ret-
tifica ad un lavoro comparso nel Bullettino della Soc. bot. italiana
del 1897, p. 23, intitolato : Sesonda nota di osservazioni relative alla
Flora napoletana.
« In questa nota fu mia intenzione citare quelle modifiche topo-
e;rafiche avvenute nella regione vesuviana dal 18G9 al 18!)G che
avessero potuto interessare la Flora; a tal' uopo, servendomi di al-
cuni consigli, riportai varie notizie, che ora so di essere errate in
gran parte.
« Non intendo correggere questi errori : essi sono geologici, quindi
come studioso di Botanica (mia unica pretensione !) sono scusato.
Però ò voluto pubblicare questa giustifica per impedire che mi si
faccia una critica a base di personalità. »
Lo stesso Segretario Baroni avendo la parola parla di varie
piante fiorite di recente nell'Orto botanico di Firenze, mostrando
di alcune gli esemplari freschi, di altra fotografie e disegni.
Dice che quasi tutte jorovengono dallo Shen-si settentrionale ove
le ha raccolte il Missionario Padre Giuseppe Gii-aldi.
La prima è la Scliizandra clnnensis Baili., un bell'arbusto rampi-
cante, a fiori dioici, di colore roseo e molto odorosi della famiglia
delle Magnoliacee. È già conosciuta del Kansuh, della Mongolia ecc.;
questa proviene dallo Shen-si settentrionale, da un luogo non an-
cora ben precisato.
Anche quest'anno hanno fiorito molte piante di Arisaema, le quali
tutte però debbono riferirsi, quelle a foglie con picciolo più lungo e
con segmenti meno numerosi all'ai. Tatarinowii Schott, le altre all'J..
consangnineiun Schott. Fino dall'anno decorso queste piante hanno
portato i loro frutti di un bel color rosso, quali si vedono in questi
vasi. Sono tutte dioiche ; il trasporto del polline effettuasi a mezzo
di insetti, attratti dall'odore di lezzo che emana dalle infiorescenze
all' epoca della fioritura. In queste piante son ben evidenti anche
i nettari estranuziali posti alla base dei segmenti fogliari. Gli esem-
plari dell' A. Tatarinoivii provengono da Lao-y-san, quelli dell'.!, con-
sanguineiim da In-kia-po, da La-y-tsan e pure da Lao-y-san, località
tutte dello Shen-si settantrionale.
Hanno pure fiorito ed ora sono in frutto alcune belle piantine
di Asparagus filicinus Ham., sopratutto eleganti per le loro foglie
lucide e falcate, pei loro fiori lungamente pedicellati e per le loro
bacche trigone. Questa specie fu descritta la prima volta da Ha-
milton nella sua Flora Nepalensis. Questi esemplari provengono dai
monti Lao-y-san e Tui-kio-san nello Shen-si settentrionale.
Mostra poi l' Alh'um Grayi Regel, descritto fin dal 1875, e già
conosciuto della Mongolia e del Giappone ; questo proviene da Fu-
kio e dal monte Si-ku-tzui-san nello Shen-si settentrionale.
Quest'altra pianta è una bella specie di Hypcricum, prossima all'i/.
monogynum L. (H. Chinense), dal quale si distingue per la forma delle
186 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
foglie e per il calice a segmenti più piccoli e non colorati. E da
considerarsi come varietà nuova dall'i/, monogynum, della quale
avrà occasione di occuparsi in seguito.
Fa vedere infine una pianta della famiglia delle Urticacee, la
Myriocarpa colipensis Liebm., proveniente dal Messico, che ha fio-
rito già per due volte nell'Orto botanico fiorentino. Questo genere
di piante, istituito da Bentham nel 1844. per la 3f>/rwoarpa stipitata,
conta ora già sei o sette specie. De Candolle (Prodr., voi. XVI,
p. 1% pagina 235) riguarda la iV. colipensis Liebm. come una varietà
della M. longipes Liebm., ma forse ci sono sufficienti caratteri per
conservarle il grado di specie. È sopratutto caratteristico il modo
col quale sono disposti i fiori feminei sugli assi dell' infiorescenza,
che si trovano sopra una linea spirale, sessili e densamente ag-
gruppati; la superficie stimmatica è pianeggiante, a contorno fina-
mente ciliato. Da queste fotografie e da questi disegni può uno
farsi un concetto più chiaro delle particolarità accennate.
Ringrazia il sig. Dyer, direttore dell'Orto di Kew, per essersi com-
piaciuto di confrontare alcune delle piante suddette col ricco ma-
teriale dell' erbario di Kew e il sig. Franchet di Parigi per le pre-
ziose indicazioni fornitegli in riguardo SlW Hypericum monogynum.
Infine il Presidente fa la seguente comunicazione :
PLATANTHERA BIFOLIA REICHB. TRICALCARATA. —
PER S. SOMMIER.
Pochi giorni fa, in una passeggiata nei dintorni di Firenze, e
precisamente nei boschi vicini a Montisoni, dalla parte del
« Piano delle Travi », ho trovato l'esemplare anomalo di Platan-
thera hifolia che vi mostro, che ha ognuno dei suoi sedici fiori
munito di tre speroni perfettamente conformati. Del resto que-
sto esemplare sembra quasi normale. Nelle sue parti vegeta-
tive non dilferisce per niente dai molti altri esemplari di P. bi-
f'olia che crescono nello stesso bosco. Il ginosteraio e le masse
polliniche sono perfettamente normali, come normali sono le
3 divisioni interne del perigonio. Il labello si prolunga in uno
sperone normale. Soltanto le due divisioni esterne laterali sono
di forma leggermente diversa del solito, essendo un po' più strette
e più falcate. Sono queste due divisioni laterali e.sterne che danno
ADUNANZA DKI.LA SEDE DI FIRKXZE 187
Grilline alla loro base ai due speroni anormali. Questi si mo-
strano dello stesso colore verdognolo dello sperone del labello,
appena più stretti, ma più corti di osso, essendo lung-hi 1 cm.;
soi>o curvati in fuori, cioè divergenti dallo sperone centrale. Al-
cuni dei fiori sono volti in direzione opposta alla usuale, hanno
cioè ripreso la posizione normale, avendo il ginostetnio volto in
basso, il labello ed i tre speroni in alto. 1 due speroni laterali
nascono a contatto dell'apice dell'ovario e dello sperone del
labello, e si aprono per un piccolo foro nel centro della base dei
due sepali di cui formano il prolungamento. Notevole è il fatto
che tutti i sedici fiori presentano la stessa anomalia, la quale
si ripete cosi ugualmente in ognuno di essi, da sembrare piutto-
sto una forma fissata che un caso teratologico.
Non ho potato trovare alcun altro esemplare di questa forma
anomala nel bosco dove era frequente la forma normale.
Mentre casi di peloria più o meno completi sono stati osservati
varie volte nella Platanthera ÌJifoVa, non si sono notate, che io
sappia, in questa specie, anomalie del genere della nostra. Nella
Anacamptis pyramidalis Rich., invece, il Dott. Faggioli ha vi-
sto e descritto la labellizzazione di uno e anche dei due sepali la-
terali, i quali inoltre erano provvisti di sperone. * Nel caso no-
stro però i due sepali laterali non si possono dire labellizzati,
poiché, sebbene abbiano prodotto ognuno uno sperone, sono del
resto poco mutati.
Nel fatto, questa anomalia produce una esagerazione di zigo-
morfismo, come lo ha osservato il Penzig per V Anacamptis
del Dott. Faggioli," poiché esagera le differenze fra i due pezzi
laterali del verticillo esterno ed il terzo pezzo, rendendo cosi il
calice non meno zigomorfo della corolla. Certo si è che se l'ano-
malia si . estendesse anche al terzo sepalo, ed ai due petali
laterali (la cui labsllizzazione nelle Orchidee in generale non é
rara'), avremmo un fiore actinomorfo, ed in questo senso si
' Di alcuni casi teratologici nei fiori d'orchidee indigene. Atti del
Congresso botanico internazionale di Genova, p. 521.
* Pflanzenferatologie, voi. II, p. 361.
' Ricordo di aver visto, tempo addietro, fra la Orchidee indigene
coltivate dalla Marchesa Paulucci, dei fiori di Platanthera òifoìia,
con speroni soprannumerari, e credo che appartenessero ai due pe-
tali laterali; ma non vi feci allora abbastanza attenzione.
188 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
può, col Dott. Faggioli, interpetrare la labellizzazione di due se-
pali come una tendenza all'actinomorfìsmo. In quanto alla po-
sizione del fiore, ridiventata normale, non si può considerare
come un ritorno a un tipo normale, poiché non è dovuta a
mancata torsione, ma invece a doppia torsione dell'ovario.
Dopo di che l'adunanza è tolta.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 189
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del dì 8 ottobre 1898.
Il Presidente Sommier, aperta l'adunanza, pronunzia le seguenti
parole :
Nel riprendere la serie delle nostre Adunanze, m' incombe
anzitutto il mesto dovere di ricordarvi la grave perdita che ha
subito la botanica nella persona del professore Giuseppe Cibeili,
spirato improvvisamente a Torino il 10 del mese passato, per
paralisi cardiaca. Già da vari anni la sua salute ispirava serie
inquietudini alla famiglia ed agli amici; ma la malattia di cuore
dalla quale era travagliato, e di cui conosceva la gravità, non
lo impediva di dedicarsi ancora ai suoi studi prediletti, per cui
si poteva sperare che la sua fine non fosse cosi prossima.
Nato nel 1831 a S." Cristina di Pavia, e laureato nell'univer-
sità Pavese, incominciò la sua carriera come medico pratico; ma
appassionato fin dalla prima giovinezza per lo studio del mondo
vegetale, a questo ben presto dedicò l' ingegno e il cuore. Aiuto
da prima e collaboratore del prof. Garovaglio nella università di
Pavia, ottenne poi successivamente le cattedre di botanica nelle
università di Modena, di Bologna e di Torino, ove seppe sempre
mantenere l'insegnamento al livello della scienza moderna.
Molti sono i lavori che Giuseppe Gibelli ci lascia in vari rami
della nostra scienza, ed il suo nome occuperà un posto onorevole
fra quelli dei cultori della botanica in Italia.
Uomo geniale, di coltura generale non comune e di fino gusto
artistico, fu anche appassionato cultore delle discipline stori-
che e letterarie. Patriotta, fece la campagna dell'indipendenza
del 1848, nel battaglione degli studenti. Uomo di cuore, nelle
epidemie del colera spontaneamente corse là dove era maggiore
il pericolo, per fare il proprio dovere di medico. « Uomo buono
e galantuomo », come egli stesso volle che fosse scritto sulla sua
Bull, della Soc. hot. Hai. 14
190 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
tomba, di animo gentile, affezionato ai discepoli, amico sincero,
egli lascia una larga eredità di affetti. La Società botanica, poi,
rimpiange in questo veterano della scienza in Italia, anche un
socio fondatore, che fu per vari anni suo Vice-Presidente.
Il Presidente prega quindi il Consigliere Baroni, in assenza del-
l'Arcliivista Bargagli, a dare comunicazione dei lavoii ricevuti in
dono ed in cambio. Essi sono :
Bresadola J. Tungi tridentini novi vel nondum delineati. II (Fa-
scicoli XI-XIII).
Forti A. Diatomee di Valpantena (Crenophilae et Sphagnophilae),
— Contributo alla conoscenza della florula ficologica veronese.
Chesnut V. K. Principal poisonous plants of the United States.
Jatta A. Breve nota sull' Usnea SoleiroUi Duf. e sugli Usnei ita-
liani.
Steinhrinclc C. Ist die Coliasion des schwindenden Fullv^assers der
dynamischen Zellen die Ursaclie der Scbrumpfungsbevs^egungen
vou Antherenklappen, Sporangien vmd Moosblattern ?
Eastwood A. Studies in the Herbarium and the Field.
Mottareale G. Contributo alle malattie del Castagno in Calabria.
— Di alcuni organi particolari delle radici tubercolifere dello He-
óysarum coronartuin in relazione al Bacillus radictcola e alla Phy'
tomyxa leguminosarum.
Delpino F. Studi di Geografia botanica secondo un nuovo indirizzo.
Bologna, J898.
Baroni E. Notizie sulla fioritura di alcune piante della Cina.
— e Christ H. Filices plantaeque Filicibus affines in Shen-si sep-
tentrionali provincia Imperli Sinensis, a Rev. Patre Josepho
Giraldi collectae. Manipulus tertius.
Arcangeli G. Sopra tre casi di avvelenamento per funghi, sviWAma-
nita verna e sui provvedimenti da prendersi contro i fanghi
tossici.
Goiran A. Cambiamento di nome alla stazione classica di una pianta
(Quercus Pseudo-Suher) rarissima per la Flora veronese. — Delle
specie e forme del genere Koeleria Pers. che vivono nell'Agro
veronese. — Di una varietà di Quercia nuova per la Flora ve-
ronese.
Borzì A. Contribuzione alla Biologia vegetale. Voi. II, fase. 1, 2.
The Proceedings and Transactions of the Nova Scotian Institute of
Science. Voi. IX, part 3.
Bulletin de la Société R. de botam'que de BeJgique. Année 1898, fase, l.®'
Il Naturalista siciliano. Anno II, nn. 5, 6, 7, 8.
Illustrirte Garten-Zeitung. 1898, Heft 6, 7, 8, 9.
Bulletin of the Torrey Botanical Club. Voi. XXV, 1898, nn. 6, 7, 8, 9.
Bulletin of the Neiv York Botanical Garden. Voi. I, n. 3.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 191
Minnesota Botanical Studies. Second Series, part I, June 15, 1898.
Datos para la Materia mèdica Mexi^ana. Segunda parte. Mexico, 1898.
BuHeltino deUa Società veneto-trentina di scienze naturali, redatto dal
dott. Felice Supino, 1898. Tomo V, n. 3.
Derìcìite der ò'chiveizerischen Botanischen Gesellscha/t. Heft Vili, 1898.
Il Baccoglitore. Anno XX, n. 14.
Nuovo Giornale botanico italiano. Anno V, 1898, n. 3.
BuUetfino della Società botanica italiana, 1898, nn. 5, 6.
The Botanical Gazette. Voi. XXVI, 1898, nn. 1, 2, 3.
Science. Voi. Vili, n. 184, Jul3'8; 185, Ju]yl5; 186, July 22 ; 187,
July29; 188, August 5 ; 189, August 12; 190, August 19; 191,
August 26; 192, September 2; 193, September 9; 194, Septem-
ber 16 ; 195, September 23.
È votato un ringi'aziamento ai donatori.
II Presidente partecipa la nomina a soci dei signori :
Cavara dott. Fridiano, professore all'Istituto forestale di Val-
lombrosa ;
Pampanini Renato di Cozzuolo di Vittorio (Treviso).
Dice poi di avere scritto al March. Giacomo Doria ed al Comando
del 1'^ Dipartimento marittimo, secondo l'incarico avuto nell'ultima
adunanza. Ha trasmesso pure ai Ministeri dell'Interno, dell'Istru-
zione e dell'Agricoltura il voto relativo ai provvedimenti invocati
per evitare gli avvelenamenti per funghi, e comunica le loro ri-
sposta. Il Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio informa
che, p3r ragione di competenza, ha trasmesso il voto della Società al
Ministero dell'Interno, Direzione di Sanità. Il Ministero dell'Istru-
zione pubblica scrive di avere comunicato il voto della Società ai
ProfdSsori di scienza naturali e di agraria nelle scuole normali,
acciocché lo abbiano presente nel loro insegnamento.
I provvedimenti presi dal Ministero dell'Interno vengono da que-
sto cosi formulati :
« Il Ministero non mancherà di richiamare, in riguardo, 1' atten-
zione dei signori Prefetti, invitandoli a provvedere, affinchè, in ese-
cuzione del disposto dell' articolo 127 del Regolamento speciale per
la vigilanza igienica sugli alimenti, sulle bevande e sugli oggetti di
uso domestico, siano intrapresi, jDresso i rispettivi Consigli provin-
ciali di Sanità, gli studi occorrenti per la compilazione dell'elenco
dai funghi velenosi della provincia, con la indicazione dei nomi con
cui sono comunemente conosciuti. »
II Presidente informa poi come, sulla proposta del socio profes-
sor Penzig, e con pieno assentimento del Consiglio, egli abbia man-
dato, in nome della Società botanica italiana, il 2 settembre p. p.,
192 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
un telegramma di felicitazioni e di auguri al venarando e beneme-
rito botanico parigino Edouard Bornrt, di cui ricorreva in quel
giorno il 70° compleanno. Il prof. Bornet rispondeva colla seguente
lettera :
« Cosne (Nièvre) 3 septembre 1898.
€ Monsieur le Président de la Société botanique italienne.
« Monsieur le Président,
« J'ai ro(?u avec la plus vive reconnaissance les voeux que vous
ra'avez fait l'honneur de m'adresser au nom de la Société botaniqiie
italienno et je vous serai obligé de lui transmettre l'expression de
ma sincère gratitude. Farmi les Membres qui la composent se trou-
vent beaucoup de savants dont l'approbation est trop précieuse pour
qu'on ne soit pas beureux de l'avoir obtenue.
« Permettez-moi, Monsieur le Président, de vous remercier per-
sonnellement de la part que vous avez prise à la décision de la So-
ciété et veuillez agréer les sentiments de haute considération avec
laquelle j'ai l'honneur d'Gtre
« Votre bien dévoiié serviteur
« Ed. Bornkt. »
Il socio dott. Beguinot ha scritto al Presidente una lettera nella
quale rende conto delle esplorazioni botaniche da esso com^Diute nelle
Paludi Pontine nel corso dell' estate passata. Della flora di questa
interessante regione il Beguinot ci aveva già dato un Prodromo.
Ora egli ha accumulato nuovi e ricchi materiali per completare
quel suo lavoro. Prendendo per quartieri generali successivamente
Cisterna, Sermoneta, Sezze, Piperno, Sonnino, Terraciua, irradiava
di là verso il littorale, fin dove poteva trovare un ricovero qualun-
que per non affrontare la palude a ciel sereno durante la notte.
Cosi visitò successivamente i laghi di Fogliano, dei Monaci, di Ca-
prolace, di Paola, di Fondi, di S. Puoto e il lago Lungo, cioè tutti
i laghi principali dalla Torre Astura fino a S^^erlonga, ed i laghetti
di Ninfa, Cotronia, e dei Gricilli, questi ultimi presso l'abbazia di
Fossanuova, nella periferia esterna della palude, e risali i fiumi a
canali navigabili che sboccano verso Terraciua. Egli scrive di avere
raccolto, meno due o tre, tutte le specie indicale dalla signora
Fiorini Mazzanti, e di avere arricchita la Flora della provincia di
Roma di molte specie. Come generi nuovi per la provincia cita :
Elatine, Isnardia, JRJiynchospora.
Il Presidente si rallegra col socio Beguinot per le fruttuose esplo-
razioni da esso felicemente compiute in regioni cosi inospitali, e
spera che vorrà mantenere la promessa fatta, di mandare per il
nostro Ballettino una nota sulle formazioni vegetali, da esso studiate
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIREXZK 193
in relaziona coli' ambiente, poiché quella regione presenta caratteri
fisici cosi spiccati, che riesce particolarmente istruttivo l' esame
della influenza che essi hanno sulla distribuzione delle piante e
sulla fisionomia vegetale.
Il Presidente comunica la seguente lettera ricevuta dal profes-
sore A. De Gasparis :
« Napoli, R. Orto botanico, 22 luglio 1898.
« Illustrìssimo signor Presidente,
€ Leggo nel Ballettino della Società botanica italiana , alcune
osservazioni del prof. N. Amaturi, intorno ad alcune impronte del
Keuper, nelle quali si parla di una specie da me studiata, la Bas-
sania Keuperiaìia; mi permetto, quindi, pregarla affinchè Lei voglia
far inserire nello stesso Ballettino alcune obbiezioni in risposta al
prof. Amaturi.
« Le impronte, raccolte e studiate dallo stesso in tanta abbon-
danza in Germania, non sono state paragonate con la impronta da
me studiata, il prof. Amaturi, quindi, sì è completamente basato
sopra una figura, assai mediocremente eseguita, nel mio lavoro, e
ciò non mi pare scientificamente esatto.
« Il voler credere che la mancanza, forse casuale, della fruttifi-
cazione, possa essere un criterio esatto, per escludere completa-
mente una epatica ò assai discutibile, specialmente poi quando tutti
gli altri caratteri sono discernibili in molte specie tutt'ora viventi.
« Basandosi, poi, sopra questo ragionamento esclude recisamente
dalle piante fossili la specie descritta da me, riserbandosi poi di
studiare se la detta impronta possa ritenersi di natura vegetale.
€ Non credo di insistere sopra di ciò, ma mi permetto far osser-
vare al prof. Amaturi, che prima di dare un giudizio è necessario
stabilire dei confronti sovra i saggi studiati.
« Mi creda con stima
« Di Lei
« Devotissimo
« A. DE Gasparis. »
Presenta poi una memoria del socio Crugnola intitolata « Ana-
logia fra la flora italiana e quella dell'Africa meridionale », la
quale, oltrepassando i limiti concessi dal Ballettino, verrà stampata
nel Nìiovo Giornale botanico italiano.
Il Segretario Baroni presenta due lavori, uno del socio Pelle-
grini dal titolo « Funghi Massesi » e l'altro del sig. Traverso
« Flora Urbica Pavese », i quali per la loro mole troveranno pari-
mente posto nel Nuovo Giornale botanico italiano.
194 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Legge inoltre una lettera del socio Goiran ed i lavori seguenti:
« Verona, 5 ottobre 1898.
« lUastrissimo signor Presidente,
« Invio a Lei, egregio signore, un caldo e cordiale saluto, all'atto
in cui stiamo per riprendere i nostri studi amatissimi. Man mano
verrò rivedendo e studiando il materiale raccolto nei mesi scorsi,
preparerò brevi comunicazioni circa quelli argomenti che mi sem-
breranno maggiormente importanti dal punto di vista veronese : e
cosi faccio oggi. Fra breve presenterò due lavori, uno sulle Querca-
ceae, l'altro sulle Poaceae veronesi.
« Offro a Lei, signor Presidente, ed agli egregi colleglli, alcuni
esemplari di note lette alla Accademia di Agricoltura di Verona.
« La riverisco e mi protesto
« Di Lei
« Devotissimo
« A. GoiRAN. »
NUOVE STAZIONI VERONESI VY.RACALYPHA VIRGINICA
E GALINSOGA PARVIFLORA. — COMUNICAZIONE DI
A. GOIRAN.
Come è noto, A. virginica comparve, per la prima volta in
Italia dopo il 1840, nell' antico Orto Botanico di Verona. In al-
tre scritture ho trattato della distribuzione di questa Euphor-
biacaea nel Veronese, e dalle notizie date risultava come la
stessa tendesse ogni giorno a maggiormente diffondersi tanto
da sud a nord come da est ad ovest. Ma sino a ieri, per cosi
dire, appariva confinata alla sinistra d'Adige e la stazione più
occidentale trovavasi a Parona in riva al fiume, ove nel set-
tembre del 1890 la feci notare ai colleglli della Società Botanica
in occasione del convegno di Verona. Ma oggidì è comparsa
alla destra del fiume e recentissimamente (12 agosto) la ho
raccolta nella valle di Caprino, tra la terra di questo nome e
Pesina, nel luogo chiamato le Fornase (m. 300) sopra Boi,
alle falde del monte Gazo, uno dei contrafforti più meridionali
di monte Baldo.
Anche Galinsoga parvìflora continua a diffondersi sul suolo
della Provincia veronese, e nuove stazioni di essa ho trovato
presso la città di Verona, ed in Val d'Adige alla Chiusa e
Ceraino : in 25 anni ha invaso la intera Provincia.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 195
NUOVE OSSERVAJZIONI BOTANICHE IN TERRA DI BARI. —
PER A. PALANZA.
II.
Serapias parviflora Pari.
Diffusa nei pascoli sassosissimi del « Parco nuovo Lenti »
alle Murgie di Noci.
Nel Febbraio dello scorso anno dando relazione del ritrova-
mento di questa specie in Terra di Bari, ' notai che, per le lo-
calità dove r avevo raccolta, la sua stazione restava anche qui
quella indicata dal Parlatore : ^ « luoghi erbosi marittimi, o poco
lontani dal mare »', stazione nella quale è stata osservata in
altri luoghi, nel dominio delia nostra Flora, anche posterior-
mente alla pubblicazione del volume citato.
Ma il 9 Maggio la trovai molto diffusa nella indicata località,
nel cuore delle Murgie, a 450 m. di altitudine, e a distanza di
circa 30 ehm. dal lido marittimo più vicino. ' Era in piena fio-
ritura e più rigogliosa che non nelle località precedenti pros-
sime al mare, dove la raccolsi nel '95 e '90. — La stazione però,
quanto a distanza dal mare e forse ad altitudine, se è nuova
per r Italia, non è tale per altri paesi, poiché è stata raccolta
sui colli presso Almeida in Portogallo e nel monte Pentelico
(Confr. Pari. 1. e).
Euphorbia pterococca Brot.
Guss. pi. rar. 192 et fl. sic. syn. I, 533. — Bert. fl. it. V, 44. —
Pari. fl. it. IV, 495. — Ces. Pass. Gib. Comp., 243. — Are. Comp.
2." ed., 192.
Macchie dei Giotta nel vallone di Noicattaro. Bosco nel « Parco
del Conte » alle Murgie di Ruvo di Puglia.
Non è indicata questa rara specie per nessuna località pugliese.
» N. Giorn. hot. it., 1897, pag. 280.
* Fl. it., voi. Ili, pag. 420.
' Presso a poco Torre d' Egnazia (Fasano).
196 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Ne trovai l'anno scorso un gran numero di piccoli individui
in due punti nella prima località, prossima al mare ; nella se-
conda molto diffusa e più rigogliosa in una delle parti più om-
brose del bosco: stazione questa ben diversa dagli « erbosi ma-
rittimi » pei quali è indicata in Parlatore e nei Compendi.
Aristolochia rotunda L.
Bert. fi. it. IX, 643. - Ces. Pass. Gib. Comp., 252. — Are.
Corap. 2.' ed., 224. — Koch Syn. gemi. ed. 3.', 541. — Guss. Syn.
sic. II, 560. — Fiori e Paol. FI. an. d'It. I, 290.
Diffusissima a Noicattaro nei colti ed anche qua e là nelle pros-
sime macchie dei Giotta. Diffusa nei colti del territorio di Noci.
Marzo-Maggio.
Il Koch (1. e.) por gli esemplari di Trieste e Fiume e di
Lugano, pone la fioritura in Aprile e Maggio; cosi pure il
Guss. (1. e.) per quelli di Sicilia; ma gli altri autori nostri con-
cordemente indicano Maggio e Giugno. — A Noicattaro, presso
al mare, era già con molti fiori aperti il 28 Marzo, in piena
fioritura 1' 11 Aprile. A Noci, a 30 ehm. dal mare e più di 400 m.
di altitudine era già con qualche giovane frutto 1' 8 Maggio.
Con tutto che il Tenore ' indichi per questa specie i Camaldoli
di Napoli e la valle di S. Rocco, presso la medesima città, nei
quali luoghi io stesso l' ho raccolta, ' ed indichi, per testimo-
nianza del Gussone, il Principato ultra, e la Calabria al Jonio, nel
Comp. della fi. it. Ces. Pass. Gib. la specie è concessa (1. e.) solo
alla « parte superiore » della Penisola (oltre che all' Istria, Si-
cilia, Corsica e Capi-aia) e l'Are. (1. e.) la nega all'Italia meri-
dionale, eccetto la Basilicata. — Il Caruel però nella Statistica
botanica della Toscana (pag. 83) l'ascrive bene fra le specie
comuni alla Toscana, all'alta e alla bassa Italia.
Per la regione pugliese veramente non la trovo indicata. Non
è compresa nell'elenco del Bruni; non la trovarono i signori
Porta e Rigo, né il Groves.
"■ SylL, 462 e 576.
' E l'ho raccolta pure al M. S. Angelo di Castellammare di Stabia
e nel territorio di S. Cipriano Picentino in Provincia di Salerno. —
Confr. pure Guss. En. Inai-., pag. XVI (praefat.), nota 8*.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 197
Hutchinsia petraea R. 6r.
Guss. Syii. sic. II, 151. — Bort. fi. it. VI, 567. — Are. Comp.
2/ ed., 280. — Fiori e Paoi. FI. un. d'If. I, 408. — Thlaspipe-
tr^aeiim Ces. Pass. Gib. Comp., 827. — Capsella petraea Fries.
Car. in Pari. fi. it. IX, 675.
Nei pascoli più sassosi delle Murgie di Altamura a « Scalcila *
e a « Crocetta » e dei » Fronti » alle Murgie di Gravina.
È nuova a tutta la regione delle Murgie.
Helianthemum canum Dun.
Pari. a. it. V, 618. — Fiori e Paol. FI. an. d'It. 1,393, a. —
//. oclandicum Wahl. y. tomentosmn Koch syn. germ. 3.* ed.,
69. — H vìneale Pers. Ces. Pass. Gib. Comp., 810. — Are. Comp.
2.« ed., 293. — II. mar/folUmi Bert. fi. it. V, 360.
Diffu.so sui pendii sassosi della « Lama di Fenocchio » nei
« Fronti » alle Murgie di Gravina.
La località appartiene alle Murgie alte ' e solamente in esse
ho trovato specie proprie dei monti, come é questa; la quale
non é indicata per nessuna località nella regione delle Murgie.
Oxalis cernua Thunb.
Pari. fi. it. V, 264. — Ces. Pass. Gib. Comp., 749. — Are.
Comp. 2.» ed. 347.
Presso Bitonto, lungo la via di Modugno, al margine di un
colto e sul muro a secco contiguo nel fango calcareo rigetta-
tovi dalla strada.
Marzo.
Propria, come è noto, del Capo di B. Sp. e introdotta colla
coltura (Pari. 1. e. ed anche a pag. 258), si è inselvatichita in
alcune parti della regione mediterranea, e, nel dominio della flora
nostra, oltre che nelle isole maggiori (Are. 1. e), in Calabria e
presso Napoli, dove io pure dal 1870 al '94 ho potuto osservare
il progresso della sua diffusione.
Parecchi individui in fioritura già inoltrata il 15 Marzo.
* Cfr. Bull. Soo. hot. it., 1898, pag. 156, sub Eaphorbia Barrelieri Savi.
193 ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE
Smyrnium rotundifolium Mill.
Bert. fl. it. Ili, 292. — Guss. syn. sic. I, 343. — Car. in Pari,
fi. it. Vlir, 481. — S. Dodonaei Ten. Syll., 152.
Qua e là nel piano al margine delle vie vicinali più sassose
e nei pascoli alle Murgie.
In alcuni punti é molto frequente: per es. in tutto il terri-
torio piano di Bitonto e soprattutto in molte parti delle Murgie
di Altamura e Gravina.
Nel piano, presso Bitonto, a 100 m. di alt. e a 7 ehm. e mezzo
dal mare la fioritura comincia colla terza decade di Marzo,
circa 15 giorni dopo quella dello S. Olusatrum. * Dovunque si
raccoglie in piena fioritura nell'Aprile: perfettamente fruttifero
alla metà di Giugno.
È noto come rarissimo nella Penisola (cfr. Car. 1. e), dove è
stato raccolto solamente al Gargano e in alcuni luoghi di Ca-
labria. Più spesso s'incontra in Sardegna e in Sicilia e conia
sua frequenza in Terra di Bari fornisce una delle molte prove
della notevole somiglianza fra la flora sicula ed anche sarda e
la pugliese.
Bupleurum tenuissimum L. ^. compactum Car.
Car. in Pari. fi. it. Vili, 409. — B. tenuissimum j3. Bert. fi.
it. Ili, 605. — B. Columnae Guss. Syn. sic. I, 310.
Nel bosco « del Parco del conte » alle Murgie di Ruvo di Puglia.
Non indicato ancora per nessuna località delle provincie di
Bari e di Lecce (regione delle Murgie) in Car. (1. e. anno 1889),
quantunque compreso nell'elenco del Bruni. "
Ho raffrontato questa forma con esemplari autentici del tipo,
dal quale non mi par dubbio che essa sia ben distinta. Il tipo
qui non 1' ho sinora incontrato, né credo sia stato affermato da
alcuno che provenga nella regione pugliese.
^ Lo S. Olusatrum, che pure s' incontra qui qualche volta nelle
stazioni sue proprie, comincia a fiorire fin dalla prima decade di
Marzo. I frutti sono perfetti alla fine di Maggio.
^ Descrizione botanioa delle campagne di Barletta, Napoli, 1857, pa-
gina 106.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 199
Bupleurum odontites L.
Car. in Pari. fl. it. Vili, 413. B. arislatam Bartl. Bert. fl. it.
Ili, 140. — B. opacum Ces. herb. Soramier.
Molto frequente nei pascoli e nei boschi in tutte le Murgie
della Terra di Bari.
Indicato per lo sole località pugliesi del Gargano a S. Nicaii-
dro (Porta e Rigo. V. Rigo. Relaz. in N. Gior. hot. it. 1877,
pag. 297), Capo di Lecce (Bert. 1. e), S. Pietro in Bevagna,
Leucaspide, Gallipoli (Groves fl. d'Otr. in N. Gior. Bot. it. 1887,
pag. 152).
È il Bupleurum più abbondante nella regione, il solo anzi
abbondante e caratteristico delle sassose Murgie, dove in tutte
le escursioni dei mesi di Aprile, Maggio e Giugno si è certi di
trovarlo sempre, e in molli luoghi diffusissimo.
Athamanta sicula L.
Guss. syn. sic. I, 315 et II, 802. — Car. in Pari. fl. it. VIII,
346. — LWanotis sicula Bert. fl. it. Ili, 317. — Tinguarra
sicula B. et H. Are. Comp. 2* ed., 597.
Sulle rupi all'orlo del « Pulicchio » nei « Fronti » alle Murgie
di Gravina.
È indicata solo pel Gargano nella regione pugliese (Ten. Syll.,
13 1 — Rigo Relaz. in N. Gior. bot. it. 1877, pag. 303).
Incomincia a fiorire dal 20 Aprile. Ne ho raccolto esemplari
completi, colle prime ombrelle fruttifere ai 5 di Giugno. É com-
pletamente fruttifera alla flne di Giugno. Abbonda su quelle rupi.
Seseli tortuosum L.
Bert. fl. it. Ili, 326. Car. in Pari. fl. it. VIII, 315.
Tratto, tratto in Terra di Bari. (Pascoli alle Murgie di Al-
tamura, di Gravina, di Bitonto. Boschi alle Murgie di Ruvo
di Puglia e di Toritto. Margine delle vie vicinali nei territori
di Bitonto, Toritto e Gioia del Colle).
Non indicato ancora per nessuna località delle provincie di
Bari e di Lecce (regione delle Murgie).
200 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE
Tordylium officinale L.
Bert. fl. it. Ili, 444. — Ces. Pass. Gib. Comp., 610. — Groves
FI. d' Otr. in N. Gior. bot. it. 1887, pag. 150. — Car. in Pari,
fl. it. Vin, 245. — Are. Comp. 2.» ed., 614.
Comune in Terra di Bari dal mare a tutte le Murgie.
Nel citato voi. VIIP (anno 1889) della Fl. it. Pari. Car. è affer-
mato che questo Tordijlium abita « nella Penisola meridionale,
rarissimo » e « raro » è chiamato in Are. 1. e. E una delle specie
comuni, non posso dire nella regione delle Murgie, perchè non
r ho ancor tutta visitata, ma certo nella Terra di Bari, che
ne è tanta parte. Vi s'incontra dovunque ai margini delle vie,
negli erbosi, nei colti, nei boschi, nei pascoli sassosi delle Murgie,
i cui pendii talvolta ne sono vestiti ! ( « Lame di Passamente » ai
« Fronti di Gravina », ecc.). Ma non posso ripetere a proposito di
questa specie quello che ho detto per 1' habitat dell' Euphorbia
Ba?'relieri, (cfr. questo Bull. pag. 156, Luglio); perchè non credo
punto che a Gallipoli, Leucaspide, Taranto, Tricase, Otranto,
Lecce, Ostuni, Cerignola, al Tavoliere, al Gargano, a Ischitella,
a Peschici, località pugliesi indicate dal Car. e che circondano,
si può dire, la Terra di Bari, sia rara la specie che in essa é
comune, che é comune in luoghi da me visitati lontani pochi
chilometri da alcune di quelle. Il Car. cita pure altre località
della Penisola meridionale; ma tutte insieme certamente poche
per r estensione di questa e chiama perciò la specie ì^ara. Né
poteva fare altrimenti, quando dalle relazioni e dagli elenchi dei
raccoglitori — come è stato notato e lamentato da tanto tempo
dallo stesso chiarissimo autore ' — si apprende sempre la esi-
stenza delle specie in una regione, ma quasi mai nulla della loro
diffusione, che è quella che più ci esprime l'indole del suolo e
della pianta, e sono trascurate le specie comuni nel paese esplo-
rato, che sono appunto quelle che ce ne danno la fìsonomia.
Il T. officinale vince in diffusione il T. apulwn L, anche co-
mune in tutto il territorio della Terra di Bari, per la quale
neppur esso è ancora indicato (V. Car. in Pari. 1. e. pag. 246),
quantunque figuri nell'elenco del Bruni (Descriz. ecc. pag. 107).
' Nella prefazione al Prodromo della flora toscana. Firenze, Le
Mounier, 1860-61.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 201
Elaeoselinum Asclepium Bei t.
Bert. n. it. HI, 383. — Guss. syn. sic. I, 359. — Car. in
Pari. n. it. Vili, 506.
Fregiente nei pascoli e nei boschi in tutte le Murgie della
Terra di Bari.
Indicato per le sole località pugliesi del Gargano (Porta e Ri-
go), Leucaspide, Gallipoli, Otranto (Groves).
In fiore dalla metà di Giugno. Perfettamente fruttifero alla
fine di Luglio.
Calium pedemontanum Ali.
Bert. fi. it. II, 97. — Guss. syn. sic. I, 189, et II, 789. — Koch
syn. germ. ed. 3% 283. — Ces. Pass. Gib. Comp., 557. — Tanf. in
Pari. (1. it. VII, 62. — Are. Comp. 2" ed., 625.
DifTuso nel « Parco S. Giuseppe » presso « Crocetta » alle Mur-
gie di A ita mura.
In fine di fioritura e fruttifero alla metà di Giugno.
Le sole abitazioni più meridionali del Lazio nella Penisola sono
per questa specie le località calabresi della Sila, di Stilo (Ten.
syll. 69), e di Aspromonte (Bert. 1. e). È nuova dunque a tutta
la regione pugliese compreso il Gargano.
Valeriana tuberosa L.
Bert. fi. it. I, 178. — Guss. syn. sic. I, 26. — Tanf. in Pari,
fl. it. VII, 144. — Are. Comp. 2" ed., 048.
Difiusa nei pascoli presso « Crocetta » alle Murgie di Alta-
mura e in quelli dei prossimi « Fronti » alle Murgie di Gravina
(circa 550 m.)
Nuova a tutta la regione delle Murgie.
Le citate località appartengono alle Murgie alte e la specie
é tra le pochissime proprie dei monti che ho trovato in Terra
di Bari. '
La fioritura era piena e inoltrata il 18 Aprile del corrente
anno: doveva bene essere incominciata dai primi, e ulteriori e
' V. più sopra Helianthemiim canui
202 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
ripetute osservazioni me lo diranno più pi-ecisamente. Per tutte
le altre località di Sicilia e della Penisola, dove è stata trovata,
gli autori ne fanno incominciare la fioritura in Maggio. —
(Cfr. Guss., Tanf., Are. 1. e).
Evax asterìsciflora Pers.
Guss. syn. sic. II, 458. — Bert. fl. it. IX, 502. — Are. Comp.
2» ed., 701.
Pascoli del « Parco nuovo Lenti » alle Murgie di Noci.
Nuova a tutta la regione pugliese : nell'Italia meridionale
anzi indicata soltanto per alcuni luoghi di Calabria.
Solo neir indicata località sinora, pochi individui in tutto
concordi con quelli raccolti nella maremma orbetellana dal
eh. Sommier.
NUOVE SPIGOLATURE TERATOLOGICHE; P NOTA DEL
DOTT. C. MASSALONGO.
Nel luogo dove ora mi trovo, per passare gli ultimi giorni
delle vacanze autunnali, non ho potuto compulsare la biblio-
grafìa teratologica e cosi verificare se le mostruosità, oggetto
di questa pi-ima nota, furono da altri già segnalate. Ad ogni
modo, oso sperare che anche in tale evenienza, le anomalie
qui descritte, almeno per qualche dettaglio, possano del pari
offrire un certo interesse, e sieno per ciò meritevoli d' essere
registrate.
1. Ciicumis Cìtrullns (L.) Ser. — Un robustissimo esem-
plare di questa pianta, cresciuto in terreno pingue ed umido
era affetto da cloranzia, portava cioè al luogo dei suoi fiori dei
ciuffl di verdi fillomi. Questa alterazione trovavasi associata ad
altra ben più interessante dal punto di vista morfologico, cioè
a parziale frondescenza delle ramificazioni dei cirri o viticci.
Come è noto nell' Anguria sono questi organi divisi in due o
tre rami sottili (?), mentre le sue foglie picciuolate hanno una
lamina profondamente tripartita, coi segmenti pinnatifìdi.
Neil' esemplare mostruoso da me studiato invece i rami dei
cirri si terminavano con una espansione laminare, fogliacea, di
ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 203
forma lanceolata e dentato-serrata nel margine. Avuto riguardo
alla singolare situazione dei cirri, sul caule lateralmente alle
foglie, nelle cucurbitacee, la natura morfologica di tali organi
fu molto discussa, ma ad onta di ciò resta tuttora incerta. Nu-
merosi botanici infatti occuparonsi di questo argomento, cosi,
per ricordare i principali, Cauvet, Tassi, Fabre, CIos, Naudin,
Guillard, Lestiboudois, S.'-Hilaire, Payer, Stocks, Seringe. Que-
sti ed altri botanici ancora non riuscirono però a mettersi sem-
pre d' accordo sulla questione, perchè mentre alcuni di essi
consideravano i viticci delle cucurbitacee di natura radicale,
stipulare o caulinare, altri per contrario credettero poter af-
fermare che in questa famiglia di piante le foglie sono gemi-
nate e collaterali, ma con una di esse, attualmente, metamorfo-
sata in cirro (p. e. Seringe, Clos, Cauvet). In questa e simili
discrepanze di pareri ritengo che le anomalie di sviluppo o
mostruosità accidentali degli organi del vegetale, possano venire
in aiuto nell'interpretazione della loro natura morfologica, spe-
cialmente qualora questi sotto una forma aberrante vengano,
per scopi fisiologici o biologici particolari, a svilupparsi costan-
temente sopra determinate specie o gruppi di piante. In base
di queste premesse, la mostruosità che ci occupa deporrebbe
in favore di quei botanici che riguardano i viticci delle cucur-
bitacee di natura fogliare, e precisamente, nel caso nostro, si
dovrebbe riconoscere in ciascun cirro dell'Anguria una foglia
metamorfosata, della quale i segmenti principali della sua la-
mina sarebbero rappresentati dalle ramificazioni, mentre il pic-
ciuolo della stessa troverebbe il suo omologo invece nella regione
inferiore indivisa del cirro. Se si ammette una simile interpre-
tazione, nell'anomalia in parola si potrebbe intravedere un ten-
tativo di regressione atavistica.
Nell'orto agrario di Ferrara (A. Aducco).
2. Ficus Carica L. — Tipicamente la infruttescenza (ri-
spettivamente l'infiorescenza) di questo albero, è rappresentata
da un corpo piriforme o subturbinato cavo, nonché peduncu-
lato, del quale l' interna cavità è rivestita di numerosi fiori
fruttiferi, insieme ad altri staminiferi. Il peduncolo terminasi
con tre brattee verticillate squamiformi, appresse, le quali co-
stituiscono una specie di involucro rudimentale che circonda la
204 ADUNANZA DELLA SICDE DI FIRENZE
base dell' infruttescenza o sicono. Durante questo autunno aven-
do avuto r occasione di esaminare delle infruttescenze di fico
con organizzazione differente da quella tipica surriferita, credo
opportuno di farne in questo luogo un breve cenno.
I) Il primo caso teratologico che incontrai, mi fu offerto da
un sicono di cui il peduncolo mostravasi al disopra della sua
metà anormalmente ingrossato. Quesia regione del peduncolo
presentava nel!' interno una piccola cavità tappezzata di fiori
fruttiferi, la quale era in comunicazione con quella più grande
soprastante e normale. Al limite fra le due cavità esisteva una
strozzatura attorno della quale inserivansi le tre squame in-
volu orali.
Dintorni di Pesina nella provincia di Verona (A. Goiran ed
A. Trotter).
II) Quest' altra mostruosità differiva dalla precedente per-
chè il pedunculo dell' infruttescenza erasi in tutta la sua lun-
ghezza assai rigonfiato, in maniera che ne risultava una strana
infruttescenza apparentemente affatto sessile. Anche qui al ri-
gonfiamento del peduncolo corrispondeva internamente una ca-
vità contenente fiori fruttiferi e comunicante con quella nor-
male. Nel suo aspetto questa anomalia sembrava risultare da
due siconi l' uno all' altro sovrapposto, dei quali il superiore
(normale) era appena il doppio più grande dell'inferiore (anor-
male). La strozzatura (che segna il limite morfologico fra pedun-
colo e sicono) esistente fra le due cavità, avea però, in questo
caso, un perimetro relativamente molto grande ed in rapporto
con ciò le squame involucrali giacenti sul suo contorno, erano
in numero maggiore dell'ordinario, cioè da 6-S circa.
Dintorni di Verona (A. Trotter).
Verona, 7 ottobre 1898.
ANCORA SULLA CLASSIFICAZIONE DEI FRUTTL — PER
L. NICOTRA.
Se una classificazione dei frutti veramente naturale deve riu-
scire applicabile in tassonomia, e perciò feconda di conseguenze
felici nelle inquisizioni di filogenesi vegetale, diventami un do-
vere lo insistere ancora un poco sulle idee, che ho espresso di
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 205
già, circa le condizioni, cui la carpologia è uopo ottemperi, af-
finché possa vantarsi di naturalezza. Mi piacerebbe, che tale
applicabilità e fecondità apparisse chiara, e quindi necessario
lo indirizzo della carpologia verso quella classificazione. Si tratta
di dimostrare il bisogno che si ha, perchè vi campeggi il fattore
morfologico come fondamentale.
Non è detto intanto, che la sola contemplazione del frutto,
anche poggiata sopra le più intime ed esatte considerazioni
morfologiche, basti a decifrare l'enigma scabroso della filoge-
nesi. Essa potrà fornire solo dei dati non ispregevoli ; poti'à
aiutare alla costruzione di buoni frammenti del sistema natu-
rale delle piante ; potrà alquanto spianare quella via, che è
r unica da battere, se pur non vuoisi affatto rinunciare alla
speranza di sciogliere quell'enigma. Già il fatto innegabile, che
r evoluzione può incontrarsi inoltrata abbastanza rispetto a un
organo, e restata ai primi passi rispetto a un altro, ci educe be-
nissimo suir importanza limitata, che per lo intento tassonomico
possiede la carpologia. Le asclepiadee, ad esempio, cosi avanti
nello sviluppo del fiore, sono assai indietro in quello del frutto.
Pi-imo dovere del carpologo è la determinazione dei tipi fonda-
mentali. Visto come alcune forme carpologiche si co.stituiscono
indifferentemente, per trasformazione di più tipi cotali ; se ne
trae subito la convenienza di scartarle dal novero di quei tipi. Per
mezzo di siffatta eliminazione, ci troviamo di fronte a pochi di
essi. Fra i quali possiamo tentare di carpire le probabili rela-
zioni genetiche; che, grazie alla loro primordialità, resteranno
costanti; sicché quelli manterranno costantemente un unico posto
nel loro albero genealogico, non dandosi mai possibile il caso,
che essi provengano indifferentemente da più punti di partenza.
Tipi fondamentali mi paiono quelle forme che si fanno en-
trare comunemente nella categoria dei frutti secchi deiscenti,
più una (la ghianda o l' utricolo), che è un sincarpio non car-
noso, e che il criterio della deiscenza, assunto come grande-
mente importante, ha fatto dirimere dalle prime. Però la loro
fondamentalità non è di grado uguale.
Mentre essi possiedono una comune dignità, diversificano fra
loro d' una maniera essenziale, pel fatto dell* unità o pluralità
delle loro componenti carpellari. Questo divario porge efficacis-
simo aiuto per fare accorgere la fallacia di certi ravvicinamenti
Bull, della Soc. hot. ital. 15
206 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
sistematici, imposti solo da parvenze dietetiche. Si mostra, per
questo, innaturale la classe delle glumacee, e a bella prima; es-
sendovi tal divario fra graminacee e ciperacee. Ma vi ha di
meglio. Il concetto di frutto multiplo si appalesa, quale real-
mente è, convenzionale; essendo l'elemento di esso frutto un
equivalente di quello della Cassola o della ghianda. Il frutto
dell' Alchemilla o della Sanguisorba non sarà mai equivalente a
quello dei Poferium e delle Aphanes. La pretesa multiplicità
devesi ad assenza di riduzioni, ad allungamenti di assi, a mol-
tiplicazioni; dunque a fatti d'importanza morfologica modicis-
sima, che operansi nello stesso genere magari (Drimys). È dif-
ficile però talvolta il dire, se trattasi di preteso frutto multiplo,
0 d' infruttescenza con elementi monocarpellari ; ma sarebbe
d'alta importanza il saperlo dire, essendo questo un evento
morfologicamente caratteristico, dacché importa 1' esistenza di
carpelli eterocentrici. Esso intanto è negletto, mi sembra, anche
quando la costituzione policarpellare d' ogni fruttino elementare
(com'è nelle potamee) lo rende evidentissimo.
Il follicolo è certamente un tipo carpologico primordiale. Ciò
scaturisce dalle più consentite tesi della teoria carpellare. Nella
sua più vetusta attuazione ha verosimilmente affettato la dispo-
sizione elicoide, e la più completa libertà da aderenze coi suoi
compagni. Se una congregazione di follicoli si dispone a raggi,
e contrae di tali aderenze, avremo stadii di più avanzata evo-
luzione : le forme attinosincarpiche, che si costituiscono dentro
una stessa famiglia frequentemente, anche dentro lo stesso ge-
nere si potrebbe dire. Nelle malvoidee (malvacee ed euforbia-
cee), nelle geranioidee, esse sono tipiche; e poi danno luogo a
quel frutto che s' è chiamato schizocarpo.
L'antichità del follicolo è dimostrata dalle famiglie policar-
piche, indubbiamente primigenie, che si legano alle forme pro-
angiospermiche (Willmmsonia, Welwitschia, Goniolina), le quali
tengono gran posto nella flora dell' èra secondaria. La presenza
di tal genere di frutto in certe famiglie monocotiledoni, che
ritengonsi come più vetuste, dimostra in pari tempo la stessa
cosa, e conforta l' induzione delpiniana circa 1' origine di que-
sta categoria di angiosperme^ '
* Neil' infralias si hanno queste antichissime monocotiledoni (na-
jadee....). Un'antichità così remota non è affermabile per altre mo-
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 207
Ciò non ostante, io non mi saprei decidere ad accettare il
follicolo come unico progenitore d'ogni forma di frutto; sia
perché non è provato che ogni generazione di tipo fondamen-
tale metta capo ad esso (né mi pare che in certi casi possa es-
serlo, essendo contrario al vero) ; sia perchè, magari nel periodo
proangiospermico, si ha qualche cosa di somigliante a un ova-
rio composto da carpelli aperti (Spirangium).
La produzione di una Cassola però da un follicolo parmi evi-
dente, non solo pel paragone dei membri d' una famiglia (come
occorre per le rubiacee, per le caprifogliacee, per le apocinacee,
per le anonacee, per le sterculiacee) ; ma da quelli d' uno stesso
genere. Splendido esempio ne porgono le Nigella. Laddove in
certe specie, o sezioni, i carpelli vi sono liberi per un certo
tratto, nella A^. damascena vedonsi costituire una Cassola, che,
maturando, s' apre alla maniera di follicoli. Spach credette do-
verne formare un genere particolare, cui ha dato il nome di
Erobatos.
Certamente bensì, è dal follicolo che si passa al legume ; e
solamente partendo da quel primo termine, si giunge a questo
secondo. Troviamo infatti dei follicoli o dei legumi eccezionali
tanto nelle Magnolia, quanto nelle Cet^cis: essi si aprono dal
dorso, anzi che dal ventre, o anzi che dalle due parti a un
tempo. Dentro la cerchia d'una stessa famiglia (fitolaccacee), anzi
d' una stessa tribù di essa (Gyrosiemoneae), incontriamo il pas-
saggio dal genere Codonocarpus, che porta follicoli, al Gyro-
stemon, che porta legumi. '
Malagevole è V apprezzamento della Cassola. Molto superfi-
cialmente si é proceduto, io crederei, nell' associare sotto l'uni-
voca designazione di cassala tante forme, che probabilmente
sono state create di maniere essenzialmente fra loro diverse.
Già si è sentito, che la voce predetta avesse un significato in-
nocotiledoni, essendo facile il battezzare come resti di esse, resti
di piante proangiospermiche. « Si l'on soumet (dice Schiniper) les
matóriaux existants à un examen plus minutieux, on arrive bien-
tòt à cette conclusìon, que tous les fossiles des terrains anciens
décrits comme monocotyledones, n'en sont pas » (in Zittel, Tratte
de paléont., 1891, II, p. 317).
* Talora la somiglianza è ingannevole. Le Moringeae si accusano
perciò subito come arbitrariamente annesse alle leguminose.
208 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRJINZE
deciso; e si sa, sia stata definita d'una maniera assai vaga.
Questo è un punto della carpologia, il quale reclama più at-
tenzione, e la fondazione d* una tassonomia dei frutti derivata
da profonda indagine dell' origine comparata di tutte quelle
forme. Le tipicamente monoloculari non dovrebbero andar con-
fuse con le altre ; quando potrebbero ripetere un' origine affatto
peculiare, affatto diversa da quella che giace nella saldatura
di più follicoli. E se il fatto della deiscenza e delle sue moda-
lità non è poi di tanto alta importanza, quanto a prima vista
parrebbe, che difficoltà si può vedere nel ravvicinare al tipo
Cassola, la forma che si è detta ghianda od utricolo ì Abituati
a considerare come inferiori le famiglie, ove il frutto presenta
tracce più o meno decise di involuzione ; abbiam voluto depri-
mere il livello sistematico di esse, senza pigliarci la pena di
distinguere ove l' involuzione è primitiva ed antecedente all'evo-
luzione, ove é postuma e precorsa (.la questa, senza cioè deter-
minare quando si tratti d' una semplicità, quando d' una sem-
plificazione. È innegabile intanto, che la storia del frutto, come
quella del fiore, é in massima parte storia di contrazioni, di
aderenze, di eliminazioni avvenute nell' architettura primor-
diale. A tale stregua non sarà strano adunque, se le cupuli-
fere ci appariranno create da una riduzione, le cui stimmate
si conservano tuttora nell'ontogenesi del frutto, che si delinea
in seguito di aborti d'una gran parte dei suoi elementi. L'inter-
mediarietà di tutto il gruppo loro, fra le pitoidee e le altre di-
cotiledoni inferiori, è per lo meno una veduta improbabile.
Progenitura d' una maniera di Cassola è senza dubbio alcuno
la siliqua. Essa è una Cassola loculicida di peculiare deiscenza,
cioè d' una deiscenza, che si compie formando una valvola, per
via di fenditura a ferro di cavallo operantesi sul carpello. Il ge-
nere Tetrapoma mi pare eloquente per questo. La siliqua, or-
ganizzatasi nelle tribù delle cleoraee o delle papaveree, si è
ereditata dalle croci fere ; che ne hanno ricevuto l'impronta, in-
delebile attraverso anche alle modificazioni più dissimulatrici.
Essenziale suo carattere è che le \?ì\\o\q ^ìb-wo lìlacentl faglie.^
' Cfr. Beauvisage, Remarques sur la classificai ion des fruits CBull.
d. la soc. bot. d. Lyon, VI, 1889). Sono siliqwforvn le cassule di
alcune loasee e di alcune bigaoniee. E infatti non hanno della si-
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 209
Le altre specie di frutto non hanno che importanza morfo-
logica d'ordine secondario; quindi é illogico che vadano coor-
dinate alle anzidette. Esse possono prendere nascimento indif-
ferentemente da più d'una di queste: dunque sono deviazioni,
cui stan soggette tutte pressoché ugualmente le forme tipiche
fondamentali, ed ubbidisce ognuna di esse al raggiungimento di
disposizioni d' unico destino biologico. La loro ulteriorità é at-
testata dal metodo comparativo, e talora magari dai dati onto-
genetici ; la costanza di caratteri riscontrabili in ciascuna non
ci autorizza a tenerle per unità morfologica, non essendo indice
<3i unità d'origine, d'alto valor sistematico, ma d' uniformità di
trasformazione istologica. Al fondo di quella costanza e' è in-
fatti un divario di disegno originale, che è da svelarsi all'oc-
chio del botanico. 11 Brousse perciò sagacemente avvertiva, co-
me certe somiglianze sian più apparenti che reali, e come le
reali siano disve'ate da un profondo studio dello sviluppo, men-
tre il primo intuito nou saprebbe carpirle. '
Una delle elaborazioni ulteriori, che subiscono le forme fon-
damentali del frutto è segnata dall'acquisto di pericarpio car-
noso. Hildebrand vi vedeva il marchio della modernità, dell'ac-
comodazione a un processo disseminatorio zoidiofllo. ' Ora gli
autori a ragione han fatto menzione d'una Cassola carnosa;
frutto, che riunendo il carattere della deiscenza a quello della
carnosità, mcstra quanta grande difficoltà si avrebbe a ridurlo
sotto alle categorie di bacca o di drupa. Ma già queste catego-
rie sole non basterebbero per classificare ogni frutto carnoso;
quando volessimo, classificandolo, esprimerne la derivazione. Ri-
cordo che Bordzilowski * trovò vario lo sviluppo di bacche ana-
liqxia che la fisonomia. Nelle Loasa si aprono sul dorso dei carpelli,
ed offrono placente parietali ; nelle Bifjnonia (come ho potuto ve-
dere sulla B. ungais) e in generi vicini sono settifraghe. L'apertura
dorsale dei carpelli di Camjysis, di Eicremocaj'pus, dice bene del resto
quanto si sia distanti da una siliqua vera.
* Cfr. il suo scritto : Quelques mots sur Vétude des fruita (Mont-
pellier, 1880).
' Die VtrbreitunqsmUtel d. Pftanz. (Leipzig, 1873, p. 157). — Lo
stesso può dirsi di tante forme ridotte, sulle quali vediamo attuate
le più splendide accomodazioni, mentre il frutto arriva ad assumere
le apparenze di seme.
* Nel Centram., XXXVIII, p. 792.
210 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRRNZK
■tomicaraente conformi (Ampelopsis, Sambucus). C è un frutto
•carnoso che proviene da follicoli (najadacee, berberidee) ; e il
frutto di Akebia arriva ad aprirsi, allorché è maturo, lungo la su-
tura propria del follicolo, mettendosi in evidenza stavolta l'intima
natura di questa formazione carpica. Una bacca di najadea non
è certo quella d'un Asparagus o à' m\' Aspidistra. La drupa
d'Elaeagnus è una drupa falsa, essendo primitivamente un frutto
secco, indeiscente, che indi è inviluppato dal tubo calicino, car-
noso di fuori, osseo internamente. Le drupe libere delle moni-
miacee sono, nelle Tanibourissa, inviluppate da una coppa,
formata dalle parti esterne del fiore, e divenute carnose, con l'ag-
giunta di dissepimenti stabilitisi fra le drupe originarie. Spesso
lo strato carnoso inviluppa achenii, nucule, pirene; perciò ha
luogo contemporaneamente sullo stesso frutto lo sviluppo d'una
polpa e quella riduzione, cui ora passo ad accennare. *
Questa riduzione è un'altra elaborazione ulteriore del frutto,
per successiva sottrazione di elementi carpellari, per impiccio-
limenti, per aderenze straordinarie, per neoformazione di tra-
mezzi, di pennacchi, di ale, per frammentazione di articoli, per
indurimenti. Abbiamo cosi gli achenii, le cariossidi, le samare,
le nucule, certi utricoli. Ma quale divario fra due frutti può esi'
stere, mentre loro concediamo indifferentemente il nome di
achenio ! Queste involuzioni possono cogliere una Cassola, " come
una siliqua o un legume. Possono, egualmente, avverarsi in un
follicolo: le dilleniacee ci mostrano nel genere Acroirema, che
esso diviene dirompente; le anonacee cel mostrano nell' Unona,
e a vario grado in generi affini. Gli aborti durante la matura-
zione rendono contezza dell'apparente unicità del termine, cui la
* Bailloa tiene come drupa fornita di sottile sarcocarpio il frutto
degli Osteospermiuii {Le fruii des Osteospermum nel Bull. d. l. soc.
Linn. Paris, 1881). Se la trasformazione non si fosse restata a cosi
breve tratto, e se non si fosse trattato d'una famiglia, ove sta pro-
fondamente impressa l' indole del frutto, sarebbesi forse ignorato
quanto tal frutto carnoso differisse originariamente dagli altri. An-
che qui abbiamo consociazione dei due processi riduttori. Una coppa
analoga a quslla delle Tambourissa inviluppa achenii negli Athero-
spermum.
^ Cfr. per un insigne caso di tal trasformazione, Al. Olbers
(Ueb. d. Bau d. Geranienfriichte in Bot. Cenfralbl., XXI, 318).
ADUNANZA DKI.LA SEDE DI FIRENZE 211
mercè di essi si arriva ; ma daii contezza altresì della pluralità
dei termini da cui si parte. L'uti-icolo, che essenzialmente è
una Cassola, può giungere cosi a trasformarsi in un frutticolo,
dentro la cerchia d'una stessa famiglia (poligonacee): vedasi
la Konigia monandra. *
Inoltre si hanno le irregolarità promosse dallo scemamento
del numero dei piani di simetria fiorale; irregolarità visibili
neir ovario (Gratìola, Ulricularia, Globitlaria). Esse apportano
r inuguaglianza dei carpelli. Debbonsi annoverare fra le ulte-
riori modificazioni, cui può andare incontro il gineceo, e quindi
il frutto; e contribuiranno in buona parte al compimento di
quel fenomeno importantissimo, che è 1' eteromericarpia.
Altre deviazioni sono detei'minate dallo sviluppo straordinario
di parti fiorali estranee al vero frutto, e concresciute con esso;
altre ancora da concrescimenti, che han luogo fra ginecei dif-
ferenti, e che possono financo fondere le Cassole di una infrut-
tescenza (Opercidaria), come le bacche (Ananassa). '
Posta la base di una filogenia del frutto, può emettersi un
giudizio più 0 meno probabile sulla età relativa d'una famiglia
0 d'un genere. L'esistenza d'un organo elaborato, che è pro-
prietà generale dei membri d' una famiglia, sarà documento della
recente comparsa di questa ; e al contrario, l'elaborazione com-
piutasi dentro la famiglia stessa è documento di vetustà. Talora
una forma specializzata riesce possedimento d'una famiglia; ed
allora le deviazioni da essa forma sono rare o nulle. È difi^icile
in tal caso l'emissione di un giudizio, senza interrogare altri
documenti, e senza discernere di che forma di frutto si tratti,
cioè se sia d' una elaborazione più o meno accentuata, o siasi
* Chi potrebbe rai^ionevolmente confondere sotto unica mentitrice
denominazione 1' achenio delle composte con quello delle ombrelli-
fere ? r achenio d' una rubiacea con quello dei lìanunculas e delle
Anemone ? Talvolta si è battezzato par achenio un follicolo con dei-
scenza tardiva, prossima alla garmiuazione, a causa d'atrofia delle
fibre elastiche (0. Lignier, La yraine et le fruit des Cali/canthées in
Bull. d. la so-;. Unii, de Xormandie, IV sér., voi. V, 1891).
- Cfr. le opere di Lindman {Om Postfloratìonen, Stockholm, 1885)
adi Reiche {Ueb. anat. VerUnd. welcJie in d. Perianthkreisen der Blii-
then wdhrend d. Entwickelung d. Fruilit vor sicli gehen in Pringsh.^s
Jahrb. XVI, 1885).
212 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE
poco progredito verso di essa. Ma questi giudizi incontrano un
ostacolo, che sarebbe da rimuoversi: esso giace nel modo, onde
son costituite da noi le famiglie; le quali, come si concepi-
scono nei nostri sistemi sono ben lungi dall' essere gruppi equi-
valenti. Alcune effettivamente non saranno che unico genere,
le diversificazioni generiche di esse non avendo che un valore
assai basso, e non offrendo piuttosto che differenziazioni d'in-
dole biologica. Sono gruppi, che da recente pajono entrati nella
lotta vitale, e divariano sensibilmente da quelli, cui il tempo ha
danneggiato, privandoli di tanti loro membri, e facendoli oggi
incontrare straordinariamente accantonati. Essi, al contrario,
formano la maggior parte della flora mondiale nell'evo nostro;
quantunque abbiano rappresentanti in quella dei passati. Ora
per lo più possiedono una formazione carpica specializzata, e
sostanzialmente costante (leguminose, ombrellifere, composte,
labiate, borraginee, graminacee); o la possiedono anche in modo
esclusivo 0 quasi (crocifere, orchidee). E come, se trattasi di
famiglie, troviamo spessissimo diflìcoHà di stabilirne i generi;
cosi, se trattasi di categorie superiori, ne incontriamo nello sta-
bilire le famiglie. Ciò accade per la serie delle monocotiledoni;
ove con tale instanza tassinomica collima la frequenza toccan-
tissima di frutti carnosi, avvertita da Hildebrand ; che arrivano
più volte ad essere patrimonio generale d' una famiglia (tacca-
cee, smilacee, asparagacee, aspidistree, nipacee, palme). Ci sen-
tiamo adunque in faccia a un gruppo probabilmente sviluppa-
tosi per ultimo ; forse anche destinato ad attingere la sua evo-
luzione più perfetta in un venturo evo geologico.
Quando il frutto trovasi d'avere attraversato una fila più o
men lunga di trasfigurazioni in seno a una stessa famiglia na-
turale, ci può non di rado guidare alla distinzione di tribù, ed
al giudizio intorno alla relativa antichità loro. Ciò accade per
esempio nelle bromeliacee, nelle commelinacee, nelle santalacee,
nelle piperacee, nelle mirtacee, nelle balanoforacee ecc. Allora
l'importanza sistematica della carpologia riesce manifestissima,
e s' apre una via allo studio fìlosoflco delle trasformazioni, as-
sunte da un tipo carpologico fondamentale.
ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 213
ETEROCARPIA ED ETEROSPERMIA. PER L. NICOTRA.
Nello iniziare, tanto tempo fa, e in seguito ad idea espressa
dal Carnei, una rivista di alcune specie, controverse per la loro
riferenza al genere, mi son fermato un poco (com' era da asi)et-
tarsi) sulle composte, e specialmente sulla tribù delle cicoracee;
e lo studio di molti generi di esse mi ha dato campo a consi-
derazioni relative al fatto dell' eterocarpia.
Poi, nel condurre, ora sono pochi anni, alcune ricerche sulla
densità specifica dei semi (ad imprender le quali sono stato in-
coraggiato da uno dei nostri più valenti biologi), mi sono in-
contrato in varie specie, che presentano minimi gradi d'etero-
spermia, e che mi han fatto ricordare di un'altra, ove il detto
fenomeno è stato considerato da Gussone, e della cui conspicuità
son rimasto sorpreso fin dai primi anni della mia carriera scien-
tifica, quando ancora non volgeva la mia mente ai fatti di bio-
logia vegetale.
L' eterocarpia e 1' eterospermia sono due fenomeni molto ana-
loghi, ed è quindi legittimabile l'unità delle idee che vi si ri-
feriscono. Si può dire anzi, che talora lo studio dell'uno si con-
fonda con quello dell'altro; quando biologicamente frutto e
seme corrispondono allo stesso tipo d" organo, cioè al concetto
di corpo staccaniesì dall' organismo materno per servire alla
dispersione ; * quando le disposizioni istesse si trovano or nel
frutto, ora nel seme ; quando vediamo il primo convergere verso
le fattezze del secondo, per via di molteplici modificazioni (ri-
duzione del numero dei semi e delle logge, segmentazioni, ade-
sione d'involucri ecc.) dando origine ai frutti pseudospermi;"
quando finalmente vediamo coincidere nelle stesse piante i due
' Qui calza bene il notare, come cotale stacco sia di nessun va-
lore per le conclusioni d' ordine morfologico, ed indi si alleghi in-
validamente per distinguere fanerogame da cx-ittogame superiori.
Per contro, è di massimo valore per la biologia, e ci dà il concetto
di entità biologica.
* Come li chiamò De Candolle {FI. fr., I, 149). Chatin ha dimo-
strato che nelle labiate e nelle borraginee il pericarpio fa ufficio
d'integumento seminale {Et. s. l. dév. d. l'ovule etc, in Ann. d. se.
214 ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE
fenomeni, e rivelarsi così una splendida concorrenza di più
cause morfologiche verso lo stesso effetto funzionale. '
L' eterocarpia è un fatto frequentissimo nelle composite, e si
rivela cosi quale un adattamento squisito, che si lega ad una
posizione sistematica elevata, e ad una dispersione caratteristica
per una famiglia predominante nelle flore attuali. Io potei ri-
scontrarla anche in ispecie dei generi di Tubuliflorae : Ken-
trophyllum, Xeranthemum, Cardancellus, Anthemìs, Filago,
Anacyclus, Tassilago, Doronicum, Senecio, Chrysanthemum
Prolong oa, Coleostephus , Matricaria, Centaurea, Crupìna.
Per due di essi potrei addurre due esempi splendidi, che han
valso alle specie, insignite da tal fatto, la denominazione di hete-
ì^ocarpa; e sono una Centaurea ed una Matricaria. I cui achenii
sono difformi, per carattere differente assunto dal pappo (secondo
che appartiene a quelli della periferia o a quelli del centro), ov-
vero anche per la forma loro nei due casi. Sull' eterocarpia delle
Lig aliflorae si ferma molto il Delpino. ^ Io ho potuto vedere due
casi offerti da piante nostrali, cioè da due specie molto sparse di
Hypochaeris {H. glabra L. e radicata L.), che Moris ha creduto
dover considerare come appartenenti a varietà distinte quegl'in-
dividui delle due specie, ove il fatto si presenta ; essendovi quelli
che offrono achenii conformi. La difformità è determinata in
entrambi i casi dall' assenza di rostro nei frutti della periferia.
Si dovrebbe anche- annoverare fra le piante eterocarpe la
KaWfussia Mùlleri DC, che offre gli achenii marginali raga-
dioloidi, calvi, scabri, attenuati assai all' apice ; e gì' interiori
d' una lunghezza doppia, rostrati, trasversalmente tubercolati,
muniti di pappo ad elementi difformi. Apparterrà meglio a una
sezione di Thrincia, genere segnalato già per eterocarpia dallo
noi., Sei". V, 1874). Allora si può avere un altro scambio di funzione:
il calice persistente si atteggia in guisa da servire come frutto
capsulare (Cfr. Kronfeld, Ueb. d. Ausstr. d. Fruchte v. Scutellaria
galerioulata, in Verhandl. d. K. K. zool. - boi. Gesellsch., Wien i8tì6).
* De Coincy ha recentemente segnalato per questo il genere Ae-
thionema {Hétérospermie de certains Aethionema hétérocarpes in Journ.
de Bot., IX). Delpino accenna a simil contingenza per la Macleya
cordata. Eterocarpia ed eteromerocarpia nelle Angiosp. in Mera. d.
Accad. di Boi, 1894).
2 Op. cifc.
ADUNANZA DKLLA SKDK DI FIRENZE 215
stesso Delpino. Essa è esclusivamente inquilina della Sicilia e
della Sardegna.
Taccio delle altre specie eterocarpe da me vedute, ma che
sono state segnalate come esempi di questo fatto biologico ; in-
vece mi pare di dovere ricordare a proposito qualcheduna da
me non vista. Tale é V Ileieracia Szooilsii F. et M., per il lungo
rostro degli achenii periferici; tale la Ci/mboseris palaestinaBss.,
per gli stessi achenii calvi, alati, inclusi nei filli interni dell'an-
todio. Quest'ultimo genere é vicinissimo alle Crepis, e forse è
una progenie, come altre che questo genere ha creato, e che pre-
sentano spiccatamente l'eterocarpia (J5arc^M^/.5W, Endoplera).
C" è un'eterocarpia falsa. Vale a dire, essa accade in un vero
frutto, a cui si sono associate parti circostanti, che hanno cosi
dato origine a un frutto falso. La difformità è appunto data da
tali parti. Ne dà esempio il Jiiniperas oxycedrus L., alla for-
mazione delle cui coccole concorrono or tre or sei squame. Al-
tro esempio è la Sitaecla heterocarpa Fnzl., ove il perigonio
fruttifero è or si or no gonfiato ; ed altro la Salsola sogdiana
Bge., che offre un perigonio fi'uttifero ora alato ora aptero.
C'è anche un'eterocarpia incipiente, che non avrà impor-
tanza biologica. In varie specie di Ranunculus gli achenii sono
or si or no irti di tubercoletti sulle facce {R. laieriftorus DC,
garganicas Ten. , lieacherifolius Prsl., angulatns Prsl.), or
pelosi or glabri {R. Segiiievi "Wild., illyricus L.), ora con ro-
stro ricurvo, ora con rostro diritto {R. acris L. repens L., tri-
lobus Dsf., Balbisìì Mor.}. Dissomiglianze svariate mostrano qual-
che volta i frutti di una stessa specie di Daucas rapporto alle
armature (D. miiricaius, aureus), di Meclicago ecc.
Per r eteromericarpia sembrami da studiarsi la sezione He-
terocaryiim Alph. DC. del genere £'c/«mo57Jer?7m«i ; e da ricor-
darsi quel che accade nel genere Symphoricarpos, i cui quattro
carpelli sono a due a due dissomiglianti.
È notabile che l' eterocarpia si manifesti prevalentemente nei
gruppi sistematici, ove il frutto è stato assoggettato a quelle
involuzioni, che ne hanno alterata la forma originale; nei
gruppi, il cui frutto é un achenio, un'entità biologica uguale a
quella del seme. È notabile altresi la geografia delle piante ete-
rocarpiche, accennata qua e là da Delpino. ^
» Op. cit.
216 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Uno studio minuto dei semi mi ha fatto apprendere, che su
molte dissomiglianze presentate da quelli di una stessa specie
0 anche di uno stesso individuo si sorvola agevolmente; perchè
o sono d' ordine fisico, anatomico, e quindi non facilmente ri-
levabili ; ovvero, pur essendo d' ordine morfologico, sono cosi
esigue, da non potervi annettere significato biologico.' In varie
specie di Suae'la, Bunge ha incontrato una diversità di natura
dell'integumento (che é ora crostaceo, or membranoso); la quale
è talora in rapporto con la posizione dei frutti sull' individuo,
e con la stagione in cui essi maturano. Qualche volta vedonsi
nella stessa specie semi forniti e semi privi d' endosperma. ~
La specie gussoniana anzidetta è X Alsine (Spergulaìna) he-
terosperma ; i cui semi sono provvisti o no di margine largo,
scarioso, cigliatolacero. Hildebrand ' e Delpino ' han fatto no-
tare quale utilità una pianta ricavi da questa variazione, che é
un progresso della disposizione attuatasi già per via della forma
discoidea. Qui poi la variazione si manifesta anche nel genere,
e serve a caratterizzare le specie, essendo esse ora con semi
alati {Sp. rubra Prsl.), ora con semi apteri {Sp. radìcans Prsl.);
sicché r eterospermia della specie ha rapporti con quella del
genere, come accade per 1' eterocarpia nei sottogeneri predetti
delle Crepis, la quale è semplicemente accennata nel soiio-
genere £'wcrep«5. Tanto l'uno quanto l'altro fatto sono dunque
di un valido appoggio per la teoria della discendenza.
' Dico questo in massima. Però, anche il divario di semplice co-
lorazione può servire al mirabile fenomeno del mimismo. Le varia-
zioni di mera grandezza sono reperibili più volte nei semi racchiusi
in mericarpii eteromorfi, o nei frutti di specie anfìcarpe.
^ Mi pare più giusto che si applichi esclusivamente questa deno-
minazione all'albume, facendola cosi contrapporre al perisperma.
Quella formazione propria delle ginnosperme, che si è volata chia-
mare anche endosperma (ed erroneamente, mi pare), potrebbe deno-
minarsi endoprotallo; voce che si adatterebbe benissimo a signifi-
care tanto la posizione, quanto la natura morfologica di essa.
' Die Verhreitungsmittel d. Pflanzen. Leipzig, 1893, p. 104.
'' Pensieri ed osserv. sulla dissemin. in Note ed osserv. hot. (Malpi-
ghia, voi. IV, p. 10 e seg.).
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 217
Il Vice-Presidente Aucangèli presenta un lavoro del dott. Biuzi
intitolato :
SU L'IMPOLLINAZIONE NEL GEN. CUCURBITA. — NOTA
DEL DOTT. A. BRIZI.
Le piante che ebbi a mia disposizione sono CucurMta Pepo L.,
C. moschata Ducli. (la sua varietà zucca a violino), C. ma-
xima Duch. (la varietà nota col nome di zucca Mrucca) e C.
perennis A. Cray, tutte del R. Orto Botanico di Pisa; dovendo
alla squisita cortesia del Direttore Prof. Giovanni Arcangeli —
e di ciò gli son grato con vivo afTetto d'allievo — questo, come
ogni altro materiale di studio.
Le Cucurbitacee hanno cellule polliniche relativamente gran-
di; in C. Pepo le dimensioni di queste sono di 20 a 23 cente-
simi di millimetro: Kerner ' nota che le cellule polliniche sono
relativamente più grandi in quei fiori che restano aperti breve
tempo; cosi avviene anche in Cucurbita.
Il polline di Cucurbita, osservato al microscopio, appare di
forma sferica, con l'exina irta di appendici spiniformi e papil-
lose: scopo principale di questa struttura è di permettere l'u-
nione di molte cellule polliniche in grumi e di assicurarne la
coesione al corpo dei pronubi. Uguale ufficio, di assicurare od
accrescere le coesioni del polline, è da attribuirsi alla sostanza
viscinosa di cui é provvista la superfìcie delle cellule polliniche.
Nei fiori femminili gli stimmi sono umidi per una sostanza
attaccaticcia che serve a meglio prendere e trattenere il pol-
line dal corpo dei pronubi che vi si strofinano. Inoltre la forma
stessa degli stimmi e la loro disposizione sono devolute ad as-
sicurare meglio la loro impollinazione.
Gli ordinari pronubi del gen. Cucurbita — e di gran parte
delle Cucurbitacee — appartengono agli Imenotteri, all'ordine
che dà il maggior contingente di pronubi alle nozze delle piante:
sono gì' intelligenti apiari. Quelli che io riconobbi come pro-
nubi sono: ^
' Kerner von Marilaun, Pflanzenlehen, II (Leipzig, 1890).
* Debbo la classificazione di questi insetti e di quelli ci) e verranno
nominati in seguito alla cortesia dei sigg. Dott. Magretti di Milano
e Dott. Fiori di Modena, ben noti entomologi, studiosi d' imenot-
teri il primo, e di coleotteri il secondo.
218 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Apis mellifica L.
Apis mellifica L. var. ligustica Spin.
Bombus horiorum L.
Halictus quadricinctus (Fabr.) Mor.
Halictiis sexnotatus Kb.
Halictus calceatas (Scop.) D, T.
Alcuni apiari hanno peli su tutto il corpo, altri li hanno solo
in determinate regioni: tali peli sono atti a meglio trattenere,
durante il volo da un fiore all'altro, il polline di cui l'insetto
s' è cosparso il corpo nella visita ai fiori maschili.
Le visite di questi apiari ai fiori di Cucurbita sono frequen-
tissime ed é raro che al fondo del tubo coronino non si vedano
due 0 tre di questi insetti nell'atto di suggere il nettare e, in-
consciamente, d'impollinarsi: questa grande frequenza dei pro-
nubi ai fiori è appunto in correlazione con la breve durata
dell' antesi.
Ai fiori di Cucurbita mancano quegli odori molto sensibili che
servono quale potente mezzo di richiamo degli insetti: si può
affermare che alla mancanza d'odore, come mezzo di richiamo,
si supplisce in questi fiori con una notevole funzione vessillaro.
Moderne vedute tenderebbero a mutare le comuni opinioni
a riguardo della funzione vessillare. L'illustre Caruel * fu tra i
primi a nutrire dubbi intorno all'attrazione che i colori dei
fiori eserciterebbero sugli insetti: darebbero motivo a tali dubbi,
esperimenti ed osservazioni del Lubbock " sui sensi degli insetti.
Da questi studi appunto si sarebbe portati a cambiare le idee
sulla funzione vessillare, e forse ad attribuire importanza mi-
nore al senso della vista. Questo risultato sarebbe in viva con-
traddizione con i risultati di botanici e di zoologi i quali giu-
dicarono in molti insetti molto perfezionato il senso visivo e
giunsero anche a stabilire quali colori sono più o meno sim-
patici od antipatici a certe specie: cosi l'ape sarebbe molto
attratta dall'azzurro o dal violetto e poco o nulla da alcune
gradazioni del rosso.
* T. Caruel, Duhhì sulla funzione vessillare dei fiori (in Nuovo
Giorn. Bot. ItaL, voi. XXIV, 1892).
* Lubbock, On the senses, instincts and intelligenoe of animals with
special reference to insects (London, 1888).
ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 219
Peraltro contro l' asserzione della imperfezione della vista
di certi insetti, si possono addurre alcuni fatti degni di men-
zione: già H. Mùller ne cita uno che dimostrerebbe che le api
sono dotate di buona vista, giacché volando verso fiori di Pri-
miila elatìor per rubarne il polline, passavano sempre davanti
i fiori longistili che hanno le antere nel fondo della corolla;
inoltre non è fuor di luogo pensare che parecchi fenomeni
di mimetismo fanno ritenere di un grado avanzato di sviluppo
le funzioni visive d'alcuni insetti.
Del resto perchè nei riguardi delle nozze delle piante riesca
utile la funzione ve^sillare non abbisogna che le facoltà visive
dei pronubi siano elevate fino a percepire i minutissimi dettagli
a notevoli distanze. Quindi — almeno per molti pronubi ed a
distanze non esagerate — deve aver luogo la funzione vessil-
lare e non resta men vero l'asserto di Darwin: ' « noi certa-
mente dobbiamo la bellezza dei nostri fiori all'esistenza
degli insetti ».
*
* «
I fiori di Cucurbita — come, in generale, le specie melit-
tofile — offrono ai loro pronubi il nettare. Interessa la genesi
di questo nettare.
W. J. Behrens " scrisse di granuli d' amido del tessuto dello
sprone in Tropaeolum, ritenendo che essi avessero parte nella
secrezione nettari fera. Altri Autori che s' occuparono della que-
stione non furono d'analogo avviso: cosi il Bonnier nella con-
clusione d' un suo notevole lavoro ^ ammette che « il y a tou-
jours une accumulation de substances sucrées au voisinage de
l'ovaire » e che « pour un assez grand nombre de ces tissus
à sucre, il peut y avoir production au dehors d'un liquide su-
cre » mostrandosi perciò inclinato ad ammettere che il nét-
' Charles Darwin, The effects of cross-and sei f-f ertili sation in the
vegetuble kingdom (London, 1876).
* Wilhelm Julius\Behrens, Die Nectarten der Dlilthen. Anato-
missh-physiologische Untersuchungen (in Flora, 1879, n. 1 e seg.).
' Gaston Bonnibr, Les Nectaires. — Etude critique, anatomique
et phyaiologique (in Annales^des Sciences Naturelles, sixième séx'ie,
tome Vili).
220 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
tare provenga da riserve zuccherine. Molti altri Autori hanno
accolto le conclusioni del Bonnier.
Giustamente il Prof. xVrcang-eli ' ritenne che all'osservazione
suddetta del Behrens gli scienziati non prestarono tutta l'atten-
zione che meritava : l'Arcangeli su parecchie specie di Cucur-
bitacee potè pel primo constatare che il tessuto nettarifero
avanti la secrezione del nettare è ricco di fecola, la quale spa-
risce completamente od in massima parte quando la secrezione
fu già effettuata. Egli riconobbe alla reazione dell' jodo forti
quantità d'amido nei tessuti nettariferi avanti lo sbocciamento
dei fiori, mentre il detto amido era scemato moltissimo fin quasi
a scomparire nelle sezioni di tessuti secretori di nettare, dei
fiori già da tempo sbocciati, per essere stato erogato nella pro-
duzione del nettare. Quindi l'illustre Autore concludeva che allo
sbocciamento la fecola del tessuto nettarifero si trasforma princi-
palmente in glucosio, mercè l'opera del protoplasma o di qualche
fermento speciale; pel richiamo di umori e pel notevole aumento
di turgore, il liquido zuccherino trasuda nei meati intercellulari
e da qui, per gli stomi acquiferi, alla superfìcie del nettario.
Tali osservazioni erano fatte per parecchie Cucurbitacee dei
gen. Cucurbila, Lagenaria, Cucumis, Ecballion, Moniordica,
sulle quali l'Arcangeli aveva condotto i suoi studi; ma egli,
traendone la conclusione che « nelle specie sopra descritte il
nettare non proviene da riserva zuccherina, ma da una vera e
propria riserva amilacea », non volle estendere il valore delle
sue osservazioni oltre le specie studiate.
Per quanto è a mia conoscenza debbo ritenere che, ulterior-
mente a questi importanti studi dell'Arcangeli, nessuno s'oc-
cupò, in questo senso, di tale argomento. A me sembra di poter
ritenere che la suesposta conclusione possa estendersi ad altre
piante di diverse famiglie: all'esame microscopico, io ho riscon-
trato r abbondanza della riserva amilacea prima dello sboccia-
mento, e la sua evidente scarsità dopo qualche tempo dallo sboc-
ciamento, verso l'avvizzimento, nei tessuti nettariferi di alcuni
fiori, tra i quali citerò quelli di Cobaea scandens Cav., di Te-
coma grandiflora Delaun., di Convolmilus Ipomaea Veli., e
' G. Arcangkli, Suir impollinazione in varie Cucurbitacee e sui
loro nettari (ia Atti del Congr. Bot. Internaz. di Genova^ 1892).
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 221
nella parte interna del tubo, trasformata in tessuto secretore
di nettare, del fiore di Gladiolus gandacensis Hort, Queste os-
servazioni mi sembrano sufficienti a ritenere che la conclusione
suddetta possa venire estesa anche ad altre diverse specie di
famiglie diverse e, con probabilità, ad un notevole numero di
piante: ad ogni modo su questo interessante argomento conti-
nuerò, per quanto saprò e potrò, le ricerche.
In Cucurbita la nettaroconca dei fiori maschili è munita di
nettarostegio. Agli organi nettarosteghi, in generale, fu attri-
buito vario significato biologico: C. K. Sprengel '■ dice la dispo-
sizione nettarostega adibita a difendere il nettare dalla pioggia.
Che questa opinione non possa esser valida per tutti i netta-
rostegì, lo ha provato il prof. Delpino in una sua opera vera-
mente magistrale, * adducendo esempì di fiori che offrono
complicati nettarostegì, mentre le loro netlaroconche sono
preservate dalla pioggia perchè penduli {Symphyiam, alcune
Campanule, Loasacee) oppure perchè orizzontali e protetti dal
labbro superiore (Acanihus).
H. Miiller ' ammette al nettarostegio la funzione di preservare
il nettare dalla pioggia e di sottrarlo ad insetti di altri meno
adatti per la fecondazione.
Il Delpino * afferma che i nettarostegì sono unicamente desi-
gnati a precludere ad insetti inetti alla dicogamia l'accesso alla
nettaroconca: posteriormente io stesso illustre Autore ** è indotto
da nuove osservazioni a ritenere che i nettarostegì sono diretti
contro le formiche esclusivamente od in modo principalissimo.
Io penso che forse non si può attribuire a tutte le disposi-
zioni nettarosteghe un unico ed uguale significato: nel caso di
Cucurbita il nettarostegio sembra avere un ufficio che supera
* Christian Konrad Sprkngel, Das entdeckte Geheimniss der JVa-
tur ini Bau und in der Befruchtung der Bìumen (Berlin, 1793).
* Federico Delfino, Citeriori osservazioni sulla dicogamia nel Regno
vegetale, parte 2», fase. 2.° (Milano, 1875).
' H. MiiLLER, Die Befruohtung der Blumen durch Insecten (Leip-
zig, 1873).
* Op. cit.
» Cfr. : Malpighia, anno IV, voi. IV (Genova, 1890-91).
222 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
gli altri in importanza, ed è quello che pel primo gli attribuì
l'Arcangeli, ' di assicurare la cessione del polline al corpo dei
pronubi. Nei fiori maschili di Cucurbita il nettarostegio è for-
mato dalla connivenza dei filamenti degli stami, che poi riuniti
per le antere formano la colonna anterifera assai sviluppata. I
nettaropili sono verso la base dei filamenti; le loro dimensioni
sono varie nelle diverse specie e varietà di Cucurbite ed anche
nei diversi fiori della stessa pianta : talora essi sono tanto stretti
da permettere l' ingresso soltanto dell' organo succhiatore di
qualche insetto, e da vietare il passo alle dannose formiche e
ad altri piccoli insetti inadatti alle funzioni di pronubi; altre
volte sono larghi tanto da lasciar passare comodamente le for-
miche e anche qualche altro animalucolo disturbatore e inutile.
In moltissime occasioni ho osservato che per questi nettaro-
pili più larghi entravano comodamente nella nettaroconca nu-
merose formiche, e cosi pure vi accedevano altri piccoli insetti,
spesso il Meligethes brassicae Scop., talora il Basyles bipustula-
tus Fab. ed anche altri.
Quindi — sebbene non si possa, anche nel caso di Cucurbita,
escludere del tutto 1' ufficio del nettarostegio di preservare la
nettaroconca da alcuni insetti non atti alla funzione di pro-
nubi — sembra che quest' ufficio, specialmente a riguardo delle
formiche, non sia principale né costante. È invece evidente — e
ripetute osservazioni conducono me pure ad accettare questa
opinione — che mercè la disposizione nettarostega è meglio as-
sicurato nei fiori di Cucurbita il passaggio del polline dalle an-
tere al corpo dei pronubi: infatti i pronubi con la testa nel
nettaropilo si muovono in vari sensi per suggere meglio e più
comodamente il liquido zuccherino ed in questi conati continui essi
strofinano la colonna anterifera coprendosi il dorso di polline;
inoltre ho osservato che spesso trovano comodo per suggere il
nettare di stare, tenendo la testa nel nettaropilo, colle zampe
sulla colonna anterifera, aspergendosi cosi abbondantemente il
ventre di polline. S'intende che il primo modo d'impollinarsi
dei pronubi diviene più o meno facile a seconda della maggiore
0 minore strettezza della parte inferiore del tubo coronino e
della mole più o meno grande dell' insetto.
' Loc. cit.
ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 223
Fa inoltre la saguente comunicazione :
SUL COMPSOPOGON CORIXALDI E SOPRA ALCUNE AL-
TRE PIANTE. — NOTA DI G. ARCANGELI.
In seguito a quanto fu comunicato a questa nostra Società
dal socio conte U. Martelli sul Compso2:)ogon Corinaldi (Menegh.)
Kùtz. nell'adunanza del 9 gennaio del corrente anno, mi son
dato premura di ricercare la località dove fu raccolta quest'alga
dal D/ G. Corinaldi, ma le ricerche sono riuscite finora in-
fruttuose.
Per quanto ho potuto rilevare dalle poche persone che tut-
tora rimangono, e che ben conoscono quali erano le condizioni
di S. Giuliano e dei suoi dintorni, all'epoca in cui il Corinaldi
raccoglieva quella pianta, nulla ho potuto rilevare di positivo.
Tutti concordano nel!' asserire che a Caldaccoli, nel fosso che
ne porta il nome, esisteva un ponte, che fu demolito e che ora
più non lascia traccia di sé. Sembra, peraltro, che il Corinaldi
nella indicazione della località, ove raccolse la sua pianta, abbia
preso equivoco, giacché il ponte, di cui egli parla, non racco-
glieva affatto le acque termali che escono dalle tinozze dei
bagni, ma solo era presso a dei rifiuti del condotto dell'acqua
potabile, od a qualche sorgente di quelle che sgorgano alla base
del monte e che passava per esso. È ben noto infatti che le
tinozze dei bagni si trovavano, come si trovano tuttora, nella
stessa piazza di S. Giuliano, in due stabilimenti distinti, e non
in Caldaccoli, eh' è a notevole distanza, e le acque che escivano
dalle tinozze si versavano, come adesso, in una fogna che passa
sotto la piazza e sotto il fosso macinante per scaricarsi in un
fossetto diretto a mezzodì senza traversare alcun ponte. In con-
clusione, se l'alga fu raccolta a Caldaccoli, essa non [)oteva tro-
varsi alle pareti di un ponte sotto al quale passavano le acque
eh' escivano dalle tinozze dei bagni, e se essa fu raccolta real-
mente sotto un ponte che raccoglieva queste acque, essa fu
raccolta a S. Giuliano e non a Caldaccoli, che ne dista più di
un centinaio di metri. Dalle indicazioni date dal Corinaldi è
quindi impossibile rintracciare la località precisa ove l'alga fu
raccolta.
224 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Mi son dato pure premura di esaminare esemplari numerosi
di Conomitrium jitlianum Moiit., sul quale fu trovata talora
aderente quest' alga, ma per ora non mi è mai avvenuto di
poterla riscontrare.
Neil' effettuare queste ricerche mi è avvenuto di raccogliere
altre alghe, fra le quali meritano principalmente di essere ri-
cordate due, che non furono raccolte fino ad ora nel fosso di
Caldaccoli. Una di queste è uno Zygnema che non ho potuto
determinare, perchè allo stato sterile e quindi privo di spore.
L'altro é una Spirojy)^a che nell'estate incontrai in quantità
grande natante fra le foglie delle piante aquatiche, lungo le
sponde del detto fosso. Questa, che trovasi insieme alla prima,
deve ricondursi alla Spìrogyra longata Yauch., come pure ri-
tiene r amico prof. G. B. De Toni cui la comunicai ; siccome
però anche questa è sterile, non è possibile decidere a quale delle
differenti forme di questa specie, intesa nel senso complessivo
del Cooke, debba ricondursi.
Quantunque abbia coltivato questa pianta in una vasca adat-
tata, nelle condizioni più favorevoli alla sporificazione, mai sono
riuscito ad ottenerla sporificata; essa ha continuato a vegetare
nell'ultima parte dell'estate e nella prima parte dell'autunno,
senza dare alcun segno di incipiente coniugazione. Nelle stesse
fosse dell'acqua calda ho potuto pure raccogliere aderente alle
pietre la Spìrogijra o.clnata (Vauch.) Kùtz.
Nei primi del corrente ottobre ho potuto raccogliere, alla
ceppala di un pino nel M. di S. Giuliano, 1' Hi/pholoma fasci-
culare Huds., ed in un praticello prossimo a lato di una pineta
il Boletas graniilatus L. Quest'ultimo, detto volgarmente Gras-
sello, è abbondantissimo nelle pinete del M. Pisano, e viene
spesso ricercato come alimento. Oltre a ciò, nel boschetto si-
tuato dietro il Casino delle R. Terme, ho raccolto sopra un
tronco di Broussonetia papyrifera Vent. belli esemplari di
Aic7'iculco''ia mesenterica Fr.
In altra breve escursione fatta l' 8 ottobre presso Firenze,
nei colli di Settignano e Castel di Poggio, ho trovato pure ab-
bondante il Boletas granulatus L. nelle pinete, in esemplari
però tuttora giovani e poco evoluti. Nelle stesse pinete trovai
pure alcuni esemplari di Lactarius exsuccus (Pers.) Sm. ; ma
nessun indizio di Lactarius deliciosus (L.) Fr., perché questa
ADUKANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 225
si sviluppa più tardi. Presso la chiesa di Vincigliata ritrovai
altresì in frutto nelle siepi, il Rhus coì-iaria L., pianta assai
rara per la Toscana, da me raccolta pure in passato nel bosco
dei cipressi sopra Corbignano.
Il Presidente Sommier annunzia di avere trovato la Euphorhia
thìjmifoìia Burmann ad Aosta, e propriamente nella stazione ferro-
viaria fra le rotaie, dove era abbondante, tanto da aver attirato la
sua attenzione anche avanti che il treno si fosse fermato. Era in
fiore ed in fi-utto nei primi giorni di settembre. Questa Euphorhia
appartiene alla vasta sezione delle Anisophyìlum che ha la maggior
parte dei suoi rappresentanti in America, e conta due sole specie in-
dubbiamente indigene in Europa. Però varie specie esotiche tendono
adesso ad inselvatichirsi fra di noi, ed ogni poco si sente di qual-
che stazione nuova dove l'una o l'altra di esse ha preso piede. È
strana la predilezione che hanno per il terreno arido che trovasi
fra le rotaie delle ferrovie. E facile a comprendere che esse si dif-
fondano da prima negli orti botanici dove furono coltivate per
studio, e che, avendo bisogno di poca terra vegetale, ed essendo
striscianti e quindi resistenti al calpestamento, ivi prediligano i
viali 0 i viottoli. Ma è meno facile a comprendere come, non
avendo semi dotati di mezzi di trasporto a grandi distanze, esse
compariscano ad un tratto in luoghi tanto lontani dai loro cen-
tri di diffusione. È certo che devono avere qualche ragione spe-
ciale per prediligere le stazioni ferroviarie, percbè quando vi sono
giunti i loro primi semi, vi si diffondono e moltiplicano rapidamente.
Troviamo difatti la stessa E. thymifolia abbondante fra i binari della
linea Massa- Carrara, nella stazione di Fiumicino presso Roma, e fra
i binari a S. Domenico presso Firenze; l'^". maculata L. alla stazione
di Altopascio; e l'^". Pveslii Guss. alla stazione di Rifredi. Ed an-
che la indigena E. Chamaesyce L. volentieri si propaga fra le ro-
taie; essa abbonda per es. nella stazione di Rifredi e a S. Domenico
presso Firenze lungo lo stradale della tramvia elettrica, insieme alla
thymifolia. Ciò è forse dovuto al fatto che poche altre piante si
adattano ad un teri-eno cosi povero e spesso imbevuto di sostanze
oleose provenienti dalle macchine. Se in quel terreno muoiono i semi
di tante altre specie ivi trasportati al pari di quelli delle Euforbie
humifuse, queste, trovando il terreno libero da competitori, vi si
possono agevolmente moltiplicare. Il Sommier rammenta come ab-
bia trovato abbondantissima la E. thymifolia nell'isola di Capraia,
introdotta probabilmente in quest' ultimo mezzo secolo, poiché De
Notaris non ve la trovò. Anche li predilige i luogbi calpestati.
Ricorda ancora come abbia trovato in questa primavera, sparsa
per i viali dell'Orto botanico di Napoli, la E. prostrata Ait. finora
indicata per l'Italia soltanto di Roma e di Pisa, e come negli Orti
Bull, della Soc. boi. ital. 16
226 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
botanici di Firenze, in via Romana e in via Laniarmora, oltre alla
E. Chamaesyoe, ognuno possa raccogliere in fiore ed in frutto in
questo mese, la stessa E. prostrata, VE. liumifusa Willd. e VE. thy-
mifolia.
Osserva finalmente come sia rimasto incerto sulla distinzione fra
le E. tìiymifolia e maculata, sembrandogli che gli esemplai'i da esso
riferiti alla prima presentino alcuni dei caratteri attribuiti dagli
autori alla seconda. Esso dubita che negli erbari sia stato spesso
confusa l'una coli' altra, e cbe vi siano delle inesattezze nelle loro
descrizioni. Le altre specie ricordate invece hanno dei caratteri che
nettamente le distinguono.
Dopo di che l'adunanza è tolta.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 227
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del dì 13 novembre 1898.
Alle 14 il Presidente Sommier apre la seduta. Il consigliere Bar-
GAGLi presenta la seguente nota delle pubblicazioni pervenute alla
Società :
Longo B. Ancora sulla pretesa « Cromatolisi » nei nuclei normali
vegetali. Risposta al prof. dott. F. Cavara.
Montemartini dott. Luigi. Cloroficee di Valtellina.
Fiori Adriano e Paoletti Giulio. Iconographia Florae Italicae. Fasci-
colo ITI. Dalle Najadacee alle Poligonacee.
Passerini prof. Napoleone. Ricerche ed esperienze istituite nell'Isti-
tuto Agrario di Scandicci. Anni IV-V, 1896-97.
lìonnet doot. Ed. Note de Philologie et Histoire botaniques.
Schlesischer Botanischer Tausch-Verein. General-Doubletten-Verzeich-
niss. XXVII. Tauschjahr, 1897-98.
Bidletin de la iSociété Imperiale des Naturalistes de Moscou. N.° 4,
1896 e N.i 1 e 2, 1897.
Wiener Illustrirte Garten-Zeitung. Heft 6, 7, 8-9, 10, 1898.
Bulletin of the Torrey Botanical Club N.° 10, 1898.
The Prooeedings and Transactions of the New ò'cotian Institute of
Science. Voi. IX, Part. 3.
Il Naturalista Siciliano. N.' 9, 10, 11, 12, 1898.
Science. August n.» 196; September n} 197, 198, 199; October n.» 200.
The Botanical Gazette. N.° 4, Voi. XXVI, 1898.
Si votano ringraziamenti ai donatori.
Il Vice-Presidente Arcangeli presenta una relazione di una gita
fatta a Moncioni e Brolio, e questo lavoro, superando i limiti as-
segnati al Ballettino, sarà pubblicato nel Nuovo Giorn. hot. ital.
Il Vice-Presidente Arcangeli, a proposito delle lettere dei tre
Ministeri, riguardanti gli avvelenamenti per funghi, comunicate
nell' ultima adunanza, propone che, nel ringraziare per la benevola
accoglienza fatta al voto della Società, venga fatta nuovamente
istanza :
al Ministro dell'Agricoltura, Industria e Commercio perchè l'in-
segnamento sulle principali specie di funghi velenosi venga impartito
nelle scuole pratiche di agricoltura ed in quelle speciali, dipendenti
da quel Ministero;
228 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
al Ministro della Pubblica Istruzione perchè voglia insistere presso
gli Ispettori scolastici affinchè quell'insegnamento venga pure dato
nelle scuole elementari;
al Ministro dell'Interno perchè vengano fatte sollecitazioni anche
presso il Consiglio superiore di Sanità, del quale devono far parte
due naturalisti, onde siano presi con sollecitudine gli opportuni
provvedimenti, per prevenire le disgrazie che sovente si ripetono, e
delle quali non poche si sono verificate anche nel presente autunno.
La proposta è approvata.
SoMMiER osserva come debbano avvenire casi di avvelenamento
per funghi, che non giungono a cognizione del pubblico. Gli sem-
brerebbe utile il farne una statistica possibilmente esatta, e spe-
cialmente l'accertare, per ogni avvelenamento, a quale specie di
fango sia dovuto. Crede che si potrebbe raggiungere questo risul-
tato se il Ministro dell'Interno volesse per mezzo dei sindaci dira-
mare una circolare a tutti i medici condotti d' Italia, invitandoli a re-
digere un rapporto per ogni caso di avvelenamento che venisse a loro
cognizione, ed a procurarsi campioni dei funghi sospettati, per man-
darli freschi ad un botanico comjjetente. Propone quindi che venga
esposta questa idea nella risposta al Miniistro dell' Interno.
La Società approva la proposta del Presidente.
AuCANaBLi trova ottima la proposta. Egli stesso ha già aperta in
questo senso un'inchiesta particolare presso i medici dei luoghi nsi
quali gli avvelenamenti sono avvenuti.
SoMMiER credo che si potrebbe designare il i^rof. Arcangeli come
la persona alla quale si dovessero mandare i funghi da studiare ed
i rapporti dei medici condotti.
Arcangeli diciiiara che si è dato da qualche temjDO allo stadio
dei funghi con molto interesse per sentimento umanitario, ma non
ha la protosa di essere il più competente in materia, e cita anzi il
nomo di botanici italiani che si sono più specialmente occupati di
fanghi. Tuttavia dichiara che qualora venisse designato ad occu-
parsi di questa inchiesta, egli volentieri accetterebbe.
Il Seo-retario Baroni comunica il seguente lavoro del socio Goiran:
DI GAUDINIA FRAGILIS, PANICUM CAPILLARE E DI
ALTRE POACEAE OSSERVATE NELLA PROVINCIA VE-
RONESE, MA ESTRANEE ALLA FLORA LOCALE. — CO-
MUNICAZIONE DI A. GOIRAN.
Nello scorso mese di Agosto in Caprino Veronese, alle falde
quindi di monte Baldo, mi sono imbattuto in Gmidinia fra-
gilis P. B.
Questa Poacaea cresceva in un mucchio di materiali deposi-
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 229
tati al principio della strada provinciale che va a Pesina, for-
mandovi un cespiiglietto assai denso : si tratta evidentemente
di pianta avventizia, la quale sicuramente ivi non esisteva nel
passato anno come dilllcilmente vi si ritroverà nel venturo. Si
ripeterà pertanto per questa specie quanto è avvenuto per
Cori/)iephoras canescens P. B., che rinvenuto da Carlo Tonini
in denso cespuglio in un campo sterile presse al Chievo, tosto
scomparve, né più fu rinvenuto in quella stazione. Simile fatto
si è pure verificato per Pìialarls canavìensis L., Coix Lacnj-
ma L., Pcnnisetam longìstylum Ilochst., iMgurus ovaliis L.,
Briza maociina L., Viilpia Uguslica Lnk., Brachijpodium cli-
stachyon P. B., TrUicuni villosum P. B., rinvenute qualche
volta sporadiche ovvero, saltuariamente, ad intervalli di tempo
anche lunghi. Tacendo di specie comunemente coltivate e che
si osservano qua e là subspontanee o quasi naturalizzate, trovo
opportuno ricordare in modo speciale Eleusine indica Gaertn.,
Panicum capillare L. Della prima vengono, si può dire ogni
anno, segnalate nuove stazioni in diversi punti della Provincia,
però la stessa sembra incontrare una difiìcoltà o resistenza ad
acclimatarsi ed a mantenersi in modo permanente nelle località
nelle quali è comparsa. Cosi non avviene per Panicum capillare:
nel 1880 ne raccolsi alcuni esemplari in una siepe a Pigozzo
nella valle di Squaranto; oggi cresce e può dirsi si incontri
ovunque; e cosi a S. Pietro Incariano, nella Valpolicella, sotto
le Are in Valpantena, al Corno nell'Agro Veronese, nel monte
^foscal, ad One presso Caprino, nei giardini, nelle ortaglie e
nelle vie della città di Verona: infine gregario e copiosissimo
l'ho trovato nelle sabbie lungo l'Adige nello scorso anno in
Campo-marzo, e recentemente (ottobre 1898) presso *S. Michele
sotto al Muro lungo.
Arcangeli presenta due modelli di funghi eseguiti dal prepara-
tore Togniui di Modena. Crede che detti modelli possano essere
utili all' insegnamento quanto e meglio degli altri che vengono dal-
l' estero.
230 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Baroni presenta un lavoro del socio Preda intitolato :
DI ALCUNI FENOMENI PRESENTATI DALLA BORNETIA
SECUNDIFLORA (J. AG.) THUR. — NOTA PREVENTIVA
DI A. PREDA.
La Bornetia secundiflora, una fra le più belle Ceramiacee
dei nostri mari, che predilige i crepacci degli scogli, o gli inter-
stizi tra un masso e l'altro nelle dighe frangiflutti, dove l'acque
son più limpide e profonde, e dove la luce non penetra che in-
direttamente, è un' alga abbastanza comune, e non mi so render
ragione come mai non siano stati in particolar modo notati al-
cuni curiosi fenomeni che essa presenta, e eh' io ebbi campo di
osservare su esemplari da me raccolti, nello scorso mese di Ago-
sto, tra i massi che stanno alla base del fanale di Livorno, *
trovandomi in compagnia del valente dilettante di cose bota-
niche sig. Angelo Mazza di Milano, che fu testimonio di alcuni
fatti che sto per riferire :
L" Se si tuffano nell' acqua dolce degli esemplari di Bo7'-
netia recentemente raccolti, dopo pochi secondi sembrano come
improvvisamente animati, e le ramificazioni del tallo si contrag-
gono repentinamente, e si scostano od avvicinano le une alle
altre, come prese da violenti movimenti spasmodici. Questi mo-
vimenti si osservano pure, sebbene meno accentuati, se si stende
r esemplare, preventivamente bagnato nell' acqua dolce, su un
foglio di carta.
2." Durante questi movimenti che continuano Ano alla per-
dita totale di turgescenza del tallo, si ode un crepitio abbastanza
forte, dovuto allo scoppio successivo delle cellule.
3." Queste cellule, in pari tempo, proiettano violentemente
una parte del loro contenuto, ad una distanza che può raggiun-
gere i due decimetri, se 1' alga è posta sulla carta, un decimetro
^ È nello stesso luogo che raccolsi già la Bornetia due anni fa.
Vedi in proposito il mio Catologue des algues marines de Livourne^
nel « Bulletin de l'Herbier Boissier », voi. II, 1897 e 1' estratto dello
stesso lavoro pubblicato dal Bollettino di botanica dell' Università
di Ginevra. — Université de Genève ; Laboratoire de botanique,
prof. Chodat, 4™« sèrie, VI'""- fascicule, 1897.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 231
circa, se 1* alga si trova coperta da uno strato d' acqua dolce
di due centimetri di altezza. Quando il contenuto delle cellule
viene ad incontrare gli occhi dell' osservatore, produce una leg-
gera irritazione della congiuntiva.
4." Negli esemplari posti sulla carta si distinguono, anche
ad occhio nudo, le cellule che vanno distruggendosi, perchè
perdono la loro colorazione rosso carminio, almeno nella re-
gione prossima al punto dove avviene la lacerazione della pa-
rete. Negli esemplari sommersi, le cellule scoppiate si riempiono
di acqua, e il contenuto cellulare, diluendosi, passa dalla sua
caratteristica colorazione a quella « rosso mattone ».
Se si osservano più attentamente i movimenti del tallo, si
vede che sono dovuti a disquilibrio prodotto dalla perdita di
turgescenza delle cellule scoppiate. Contribuisce poi al movi-
mento delle ramificazioni il fatto che la parete della cellula
alterata (specialmente se l'esemplare è nell'acqua) si contrae
anche dopo la proiezione, ripiegandosi su sé stessa trasversal-
mente, e che il contenuto lanciato con violenza produce delle
correnti attraverso lo strato d' acqua.
Verso la fine del mese di Settembre, trovandomi di nuovo a
Livorno, potei riavere la solita alga, ma la ristrettezza del
tempo non mi permise di proseguire in modo concludente le
mie osservazioni. Grazie però alla compiacenza dell' egregio
prof. Funaro, che mi lasciò fare qualche ricerca nel Gabinetto
di chimica municipale, potei notare questi altri fatti :
Se all' acqua di mare delle coste livornesi (la quale, come
potei accertarmi, ha una densità di circa 1,029) si aggiunge
successivamente dell' acqua distillata, si vede che i primi sin-
tomi di alterazioni cellulari avvengono alla densità di 1,024.
Alla densità di 1,021 '/, il fenomeno è più manifesto e si co-
mincia ad udire il caratteristico crepitio. Alla densità di 1,018,
il fenomeno è evidentissimo.
Sulle prime si sarebbe potuto dedurre da quei fatti che l'al-
terazione fosse dovuta esclusivamente alla differenza di den-
sità tra il liquido cellulare e l'acqua nella quale l'alga era
immersa. Ma tale congettura cadde, quando vidi che in una so-
luzione acquosa di zucchero, portata alla densità dell' acqua ma-
232 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
rina, il fenomeno succedeva lo stesso. Ricorsi allora ad una
soluzione della stessa densità, fatta con un sale neutro, valendomi
del Ioduro di potassio, e il fenomeno non cominciò die dopo
circa due minuti, alterandosi però solo una parte delle cellule.
Come si vede, la questione deve essere ancora studiata, ed
io mi propongo, se altri non mi previene, di continuare le mie
osservazioni quando mi si presenterà l' occasione favorevole.
Credo tuttavia che, dalle osservazioni che io feci, si possa già
dedurre non essere il fenomeno originato dalia differenza di
densità fra il contenuto cellulare e il liquido esterno, ma do-
versi piuttosto attribuire alle proprietà osmotiche di quest'ul-
timo liquido per le quali si produce una violenta endosmosi
non compensata da una corrispondente esosmosi.
Il Segretario Baroni legge inoltre un lavoro del prof. Nicotra
dal titolo :
UNA PAGINA STORICA DI BIOLOGIA DELLA DISSEMINA-
ZIONE. - PER L. NICOTRA.
La dottrina biologica intorno alla disseminazione ha ricevuto
corpo di scienza, mercè l' opera di Federico Hildebrand. * Prima
della comparsa di questa, essa trovavasi allo stato riidimentario,
e priva di sistemazione. Io non saprei assegnare per essa le tre
fasi, che il Behreus scorge per l' aiitobiologia; - poiché la pri-
ma di queste, determinata dall'ignoranza o dal dubbio intorno
all' esistenza di sessi nelle piante, e quindi intorno al significato
fisiologico degli stami e dei pistilli, non ha riscontro nella teoria
della disseminazione. Il significato fisiologico del seme non è
stato mai ignorato, non é stato mai dubbio. ^ Bensì, vuoi in
modo diretto, vuoi in modo indiretto, l'ipotesi trasformistica.
' Die Verbreitungsmitfel der Pjìanzen (Leipzig, 1873).
^ Beitrilge zur Gesohiahte der Bestauhungstheorie (Elberfeld, 1877-78).
' E. Mùller nota, che delle tre classi di funzioni solo quelle in-
servienti alla generazione e alla difiPasione abbiano apparati, dei
quali sia chiaro il significato fisiologico (Cfr. 1' FAnleitung della Ras-
segna nel Bot. Jahresh. di L. Just, 1873, p. 361). Ma egli si riferisca
allo stato presente della scienza evidentemente ; mentre una volta
anche gli apparati generatori erano un enigma.
ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 233
una volta che aveva guadagnato tanto terreno in botanica, non
poteva non interessare la dottrina delia disseminazione; sicché
questa ha preso un abbrivo felicissimo da C. Darwin in qua,
ed è decisivamente entrata nella sua seconda fase, nella fase
sistematica, determinata.
L' Hildebrand non manca di darci idea della prima fase di
essa, cioè dei documenti letterari esistenti prima del 1873 ; fa-
cendo anche menzione del tesoro di notizie esistenti in opere,
che descrivono apparati biologici dei semi e dei frutti, ma che
trascurano di rilevare il servizio reso da essi. E ap[>unto, dopo
aver memorato la più insigne di queste opere, quella di G. Gàrt-
ner, passa a rassegnare i luoghi letterari, ove s'è preso in
considerazione il nesso fra quegli apparati e l'area in cui pos-
sono diffondersi gli organi che li presentano.
Ora a me sembra, che la storia letteraria della disseminazione
possa risalire al di là del 1788, cioè al di là della comparsa
dell'opera antica più insigne di carpologia; quando nella Phi-
losophia botanica di Linneo trovasi consegnato un documento
propriamesite biologico, relativo a quel fatto cospicuo della vita
vegetale. Il sommo Svedese credo io abbia posti ivi i più indu-
bitabili principi di biologia della disseminazione; ne abbia deli-
neato un disegno, abbastanza completo, fatta ragione dei tempi.
Noi troviamo, al capitolo IV^ di questo codice botanico {Fructi-
lìcatio), indovinata la destinazione della bacca; ' e al capo V
(Sexiis), due pagine auree, ammirabili, perchè attingono un'ele-
vazione insolita ed un' insolita larghezza di vedute, perchè ri-
velano un contenuto ben altro che consistente in aride termi-
nologie, in distinzioni scolastiche, in aforismi riflettenti ipotesi
vaghe 0 idee oscure, in dati di erudizione lasciati senza il con-
corso fecondatore del pensiero, senza critica e senza indagine
atta a interrogarli e renderli eloquenti. In queste due pagine,
le disposizioni organiche sono contemplate nella loro funziona-
lità: vi si distingue una disseminazione anemofila, da una zoi-
diofila, da una idrofila. ■ Per la prima, non solo si tocca della
* Finis baccae ut semina ab animalihus ferantur (p. 76 della 2* ed.,
curante J. G. Gleditsch, Berolini, 1780). — Bacca naiuraliter non de-
hiscit, quia niollis et alius finis (ib.).
' Siccome anemofila, zoidiofilia, idrofila può essere una pianta o per
le nozze o per la disseminazione; tali vocaboli riescono ambigui, senza
234 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
parte che vi ha la forza esteriore nel produrre l'effetto, ma
anche di quella dell'elevazione raggiunta dall' infruttescenza or-
dinariamente per via del caule, anche di quella raggiunta per
via della scandenza, magari, di quella dell' apertura per lo più
apicale delle capsule, e di quella dei pappi, delle ali, delle code
esistenti nel calice, nel pericarpio, nel seme. È avvertito l'ufficio
dell' inflazione (ut vohcmen laevius evaclat), V ufficio di certi
apparati elastici, rettatori, adesivi. Sonovi enumerati certi ani-
mali adibiti alla disseminazione ; ' è accennata l' influenza delle
correnti liquide, del calore estivo; è considerata la dissemina-
zione a grandi distanze, l'influenza dell'ambiente sulla conser-
vazione dei semi, la geocarpia, la difesa dei semi dalla voracità
degli animali, il nesso fra peculiari apparati e la stazione; per-
fino il mimismo a tal riguardo vi è adombrato (siniilitwio eluclit
animalia).
Viene istintivo il domandarci: come mai i botanici han ne-
gletto per tanto tempo una si cospicua inaugurazione dello studio
della disseminazione ? Essi non avrebbero dovuto far altro che
estendere le vedute linneane, approfondirle, applicarle: estenderle
con la scoperta di nuovi tipi d' apparati biologici, o di nuove
piante, che fossero fornite di quelli già noti ; approfondirle mercé
l'impiego dell'istologia e della fisiologia, onde possono analiz-
zarsi i meccanismi, la loro dipendenza dagli agenti esterni, la
loro resistenza verso questi ; applicarle alla soluzione degli sva-
riati problemi, che più o men difficili solleva la fitogeografia.
Comprendesi bene soltanto, che il sistema intero della dottrina
non avrebbe potuto determinarsi ; che il significato completo
delle disposizioni morfologiche non avrebbe potuto comprendersi,
r accompagnamento d' una parola che indichi Y uno o 1' altro fatto.
Essi indicano solo una relazione con dati agenti, senza determinarne
il fine. Essendone T impollinazione, potrehbero cambiarsi in anemo-
gama zoidiogama, idrogama.
^ Secondo Linneo, il costume di scavar la terra farebbe del ric-
cio, della talpa, del lombrico tanti agenti di disseminazione. Ricordo
che Darwin sulle osservazioni di Carnagie e di Hensen afferma la
esistenza di semi in certe bucha di lombrici, notandone l'impor-
tanza per le conclusioni relative alla durata della vitalità in tali
organi. (Vedi La. fonnaz. d. terra veg. ecc. trad. di M. Lessona. To-
rino, 1882, pag. 48).
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 235
senza l'aiuto dell'ipotesi illustrata dal Darwin. Una negligenza
però cosi continua, abituale, profonda, ci meraviglia, ed a
ragione.
Vi ha un fatto storico analogo, un'analoga negligenza pel
libro di C. Sprengel. * L'infortunio dell' antobiologia tuttavolta
è meno toccante; poiché il pregiudizio, che in tal libro vedeva
non un parto della botanica positiva, ma un parto di fantasia
eccitata da strane idee filosofiche, fece lungamente scordarlo ;
e i botanici possono esser accusati dell'aver troppo leggermente
fatto buono tal pregiudizio, mentre debbon esser commendati,
se in buona fede intesero eliminare dalla scienza una specula-
zione vana e pericolosa. Ma quest' attenuante non può venire
invocata per l' incoscienza loro verso 1' alto momento di quei
dettati linneani: poiché la Philosophia bolanica non fu mai un
volume messo fuori della biblioteca famigliare agli studiosi di
fìtologia ; fu, per converso, un codice sempremai consultato da
loro, sempremai circondato da religioso rispetto, e giudicato
parto di spirito positivo, documento racchiudente i risultati del-
l' osservazione più scrupolosa. Se quest' incoscienza é intauio
una colpa, e merita perciò il nostro biasimo; è anche un fatto
storico, e merita perciò il nostro studio, e reclama la sua spie-
gazione. E la trova nella generale apatia verso le speculazioni
di portata superiore; nella generale inattitudine a cercare la
ragione delle cose ; nel vezzo generale di comprendere la storia
della natura, come una empirica narrazione, come un lavorio
assiduo e monotono di descrizioni e classificazioni. 1/ aforismo
sapientissimo di Linneo, che stabiliva nel problema del metodo
naturale il fine ultimo della botanica, venne franteso, venne
capito alla lettera, non fu penetrato nel suo vero spirito ; al-
trimenti si sarebbe visto quale immenso corredo di conoscenze
biologiche fosse la condizione necessaria a risolvere tale problema.
Ma nell'ora del suo risveglio, l'intelletto botanico non potè,
anche perchè progredisse la dottrina della disseminazione, far
^ So che ultimamente si è contrastata la dimenticanza assoluta
onde si credette essere stato posto, fino a buona parte di questo se-
colo, il capolavoro sprengeliano. Ma esso, facendosi anche giusto
quel contrasto, non si chiarisce che noto soltanto a rari ed elettis-
simi ingegni.
236 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
a meno di entrare nella buona via, e ricalcare, forse senza
neppur saperlo, le tracce impressevi dal gran naturalista di
Upsala. E rapidamente lo vediamo viaggiare in questa giusta
direzione, appassionatamente scoprire tanti iiuovi fatti, e stu-
diarsi ad estendere, ad approfondire, ad applicare cotale dottrina.
Ora nuovi spedienti di diffusione attirano 1' attenzione del bio-
logo ; ora nuove piante, che approfittano di espedienti già noti;
ora organi nuovi, che vedonsi trasformati per servire a un
fine, già visto attingersi da altri. Il numero degli animali chia-
mati all'opera della disseminazione si scorge assai più grande;
e gì' insetti e i pesci vi si vedono figurare, come già i mammi-
feri e gli uccelli. Il microscopio e 1' analisi sperimentale aiutano
a rivelare intero il come della vasta serie dei mezzi ; e la geo-
grafia botanica deponendo l'abito di semplice statistica, disponesi
a indossare quello di vera scienza.
Lo stesso Segi'etai'io presenta infine una nota del socio Palanza,
dal titolo « Descrizione di una Linaria italiana nuova » e mostra la
figura e gli esemplari della nuova specie di Z/Znarùt che dall'autore
sono mandati in dono al Museo di Firenze. Questo lavoro, essendo
accompagnato da una tavola, comparirà nel 2\'uovo Giorn. hot. ital.
Dopo di che è tolta l'adunanza.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 237
SEDE DI FIRENZE.
ADUNAN7.A DEL DÌ 11 DICEMBRE 1898.
Il Presidente Sommier, dopo aver brevemente ricordato le singo-
lari benemerenze verso la nostra Società del Professore TEODORO
CARUEL, in nome del Consiglio addolorato per la recentissima per-
dita di Esso che fu nostro j^rimo Presidente, propone che, in segno
di lutto, venga tolta 1' adunanza.
La proposta è approvata all'unanimità.
Si delibera però, nell' interesse degli autori, di pubblicare senza
discussione i lavori annunziati per l'adunanza d'oggi e di dare an-
che r elenco dei doni pervenuti alla Società.
Elenco delle pubblicazioni giunte in dono od in cambio alla Società:
Coulter John M. The origin of G3^muosperms and the seed habits.
Bonnet docf. Ed. Notes de philologie et d' histoire botaniques.
Passerini prof. N. Ricerche ed esperienze istituite nei poderi spe-
rimentali, nel laboratorio di chimica agraria e nell' osservatorio
metereologico dell' Istituto Agrario di Scandicci. Anni IV e Y,
1896-97.
Damman e C. Catalogo dello Stabilimento di S. Giovanni a Teduc-
cio. N. 107, 1898-99.
The Botanical Gazelle. Voi. XXVI, 1898, October X. 4; Xovember N. 5.
Wiener Illustrirte Garten-Zeitung. Xovember 1898. 11 Heft.
BuUetin of the Torrey Botanical Club. Voi. 25, Xovember 1898, X. 11.
BuUettino della Società Botanica Italiana, 1898. Novembre, N. 7,
jVwovo Giornale Botanico Italiano. Voi. V, Ottobre 1895, N. 4.
Science. N.' 201, 202, 203, October, November 1898.
Lavori pervenuti alla Società per essere presentati all' adunanza
d' oggi :
« Verona, 8 Dicembre 1898.
« Ill.mo Sig. Presidente,
« Durante i mesi di Agosto e Settembre regnò nel Veronese sic-
cità straordinaria, solo interrotta qua e là da qualche temporale
qualche volta disastroso. Nella alta, Valpantena non piovve mai, tal-
ché la campagna al disopra di Grezzana siugolarmente era brulla
affatto e gli alberi erano assolutamente spogli di foglie.
238 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
« Alcune pioggia, e suiScientemente copiose, si ebbero nella terza
decade di Settembre, od a metà Ottobre sopra Grezzaua, lungo la
via che conduce al Rosaro, i Peri facevano pompa di lussuriosa ed
esuberante vegetazione della quale non si ha idea anche nelle pri-
mavere degli anni più fortunati.
« Presento alla Società alcuni ramoscelli raccolti il giorno 15 Ot-
tobre, ed erano fioriti sino da parecchi giorni ; appartengono alla
varietà di Peri detti dai Veronesi vergolosi, i quali danno una eccel-
lentissima pera da inverno.
« Dev.mo
« A. GOIRAN. »
RICERCHE SULLO SVILUPPO DEL FRUTTO DELLA THEA
CHINENSIS SIMS, DEL DOTT. F. CAVAR A.
La pianta del The è stata finora oggetto di studi! in relazione
al prezioso prodotto che va sempre più diffondendosi anche in
Europa. Quindi una conoscenza, si può dire quasi completa, si
ha intorno all'anatomia delle foglie ed alla natura dell'alcaloide
che nelle cellule di queste viene elaborato. Ben scarse contri-
buzioni si hanno invece sulla conoscenza degli altri organi ve-
getativi e dei riproduttivi.
Ciò mi SUggeri da tempo l' idea di uno studio sopra il frutto
di questa pianta, mettendo a profitto un materiale copioso che
l'Orto botanico di Pavia mi offriva colle rigogliose piante di The
ivi coltivate, che danno fiori abbondanti ogni anno ed abboni-
scono molti frutti.
Le mie ricerche cominciate parecchi anni or sono volgono
ora al termine ed un lavoro corredato di buon numero di tavole
vedrà fra poco la luce negli Atti del R. Islituto botanico del-
l'' Università di Pavia, nel quale dopo aver preso in considera-
zione anche le condizioni generali di coltura del The ed i ten-
tativi fatti sinora da noi, prendo in esame i seguenti punti
d'indole strettamente botanica e cioè : l' infiorescenza della Thea
cMnensis, il fiore di questa pianta, la formazione del sacco em-
brionale, la fecondazione, la formazione dell'embrione con casi
di poliembrionia, lo sviluppo del pericarpo, dello spermoderma
e dell'intero seme e la germinazione di questo.
I risultati di queste mie ricerche sono di vario ordine e credo
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 239
non privi di interesse dal lato della morfologia generale e del-
l' embriologia.
Io li ho riassunti, nel mio lavoro, in un certo numero di con-
clusioni che qui riproduco integralmente.
1. I fiori del The non sono isolati od aggregati all'ascella
delie foglie degli assi di !.• generazione, ma sibbene forraansi
in numero vario (1 a ^) sopra un germoglio (asse di 2.' ge-
nerazione) destinato a svilupparsi ulteriormente.
2. 1 fiori del The, almeno nella media ed alta Italia, comin-
ciano a sbocciare nell'autunno e proseguono nella primavera
susseguente.
3. La formazione del sacco embrionale non avviene sul tipo
generale delle dialipetale, ma è invece la prima cellula, che ri-
sulta dalla divisione della iniziale, che diviene la cellula madre
del sacco embrionale.
4. Avvenuta la fecondazione dell' oosfera vi ha una sosta
più 0 meno lunga, fino di 8 mesi, in ordine al tempo di appa-
rizione e sbocciamento dei fiori, durante la quale sosta l' oosfera
fecondata si comporta come una spora ibernante.
5. La ripresa dell'attività dell' oosfera fecondata non coin-
cide esattamente col periodo di risveglio della vegetazione, ma
avviene alquanto più tardi, tanto che essa è preceduta da dif-
ferenziazioni più 0 meno spiccate del pericarpo e dei tegumenti
seminali.
6. Avvenuta la divisione dell' oosfera, con un setto trasver-
sale, la cellula superiore per reiterate divisioni va a costituire
un lunghissimo sospensore.
7. Quest'organo, che può constare di 18 a 20 cellule, è ricco
in materiali nutritizi di natura proteica ed oleosa. Le sue cel-
lule, originatesi per setti trasversali ed anche longitudinali od
obliqui, sono talora polinucleate.
8. L' embrione prende origine per segmentazioni della cel-
lula madre, ed il primo setto non é longitudinale, come è la
norma, ma equatoriale; a questo setto due altri ne succedono
in senso meridiano, che dividono la sfera embrionale in 4 cel-
lule, dalle quali per setti periclinali ed anticlinali procede il
corpo dell'embrione.
9. L' ipofisi 0 prima cellula dal sospensore che si trova a
contatto coir embrione non si segmenta trasversalmente, secondo
240 ADUNANZA BELLA SEDE DI FIRENZE
la generalità dei casi osservati, ma sibbene longitudinalmente
per costituire le cellule di chiusura doli' apice radicale.
10. La caliptra ed i tre strati istogenici fondamentali (der-
matogeno, periblema, pleroma) provengono da iniziali situate in
tre strati sovrapposti all' estremità dell' apice radicale.
11. La differenziazione ulteriore dell'embrione è conseguente
a quella degli organi di protezione, tegumenti seminali e peri-
carpo. Durante tale differenziazione l'endosperma, costituito di
cellule nucleate non limitate da setti cellulosici, viene spinto
verso la parete del sacco, digerito e ridotto a lenuissima pelli-
cola senza struttura.
12. I cotiledoni del The elaborano come sostanze nutritizie
di riserva, in massima parte dell'amido unitamente a sostanze
proteiche, a sostanze grasse e ad una base organica (theina).
13. La secondina, o tegumento interno del seme, permane
durante 1' evoluzione, e si riscontra ancora quale esile strate-
rello ad elementi compressi nel seme maturo.
14. La nervatura del seme è a tipo palmato; il rafe forma
un cordone unico dall'ilo fino alla regione calaziale, e tale cor-
done è costituito da parecchi fasci non disposti a canale o a doc-
cia, ma in circolo depresso; tali fasci hanno xilema all'interno,
fioema all'esterno, quindi l'intero cordono ha struttura centrica
0 bilaterale ed il rafe, perciò, non rappresenta il picciuolo di
una fogliolina, come vuole il Lemonnier.
15. Lo spermoderraa costituito dalla primina o tunica vasco-
lare e dalla secondina si scinde nel seme maturo in due parti,
ed il piano di divisione è dato dalla rete vascolare, onde una por-
zione di esso (parte interna della primina e secondina cui ade-
riscono i resti dell'endosperma) rimane aderente all'embrione.
16. Gli elementi meccanici che contribuiscono a dare con-
sistenza allo spermoderma sono delle cellule sclerose ad is^pessi-
raento tardivo e di limitato accrescimento, mentre nel pericarpio
(come anche nelle foglie vegetative) sono degli idioblasti a pre-
coce ispessimento e ad accrescimento irregolare, tutto speciale.
17. La maturazione de' frutti del The, almeno per le piante
coltivate a Pavia, avviene nell'autunno successivo, cosicché han-
nosi sulla stessa pianta, anzi sullo stesso ramo, simultaneamente
fiori e frutti.
18. La germinazione dei semi avviene poco tempo dopo la
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 241
loro caduta, e bastano a promuoverla un certo gradò di umidità
ambiente ed una temperatura dai 18" ai 20" cent.
19, Nella germinazione i cotiledoni sono ipogei, la giovane
radice presenta una o due zone pilifere.
20. 11 fusticino è fornito da pi-incipio di coppie di piccole
foglie a disposizione decussata che si converte in seguito in
alterna.
TUMORI DI NATURA MICROBICA NEL JUNIPERUS PIIOE-
NICEA. — PEL DOTT. F. CAVARA.
I recenti metodi di investigazione volti alla ricognizione delle
cause dei fenomeni biologici hanno contribuito a sbarazzare via
via anche la patologia vegetale dalle viete ed erronee interpre-
tazioni ed a modificarne eziandio il linguaggio scientifico.
L'antica denominazione di tumore che nel campo vegetale
bastava un tempo alla definizione di una qualsiasi anormale
escrescenza degli organi vegetativi o de' riproduttivi delle pianto,
richiede, in oggi, una specifica determinazione in ordine alla sua
origine ed al processo di morfologica differenziazione. Un tu-
more può essere causato da agenti diversi, e limitandoci anche
agli agenti biologici come quelli che permettono uno studio più
circostanziato, può essere determinato dall' azione di insetti, di
acari, di vermi, ovvero di organismi vegetali fra i quali prin-
cipalmente vanno annoverati i funghi e i bacteri. Inoltre un
tumore può prendere origine per proliferazione, in seguito a
processi irritativi, delle cellule di questo o quel meristema, e
con questa o quella modalità di differenziazione istologica, e
cioè 0 per processo ipertrofico o per processo iperplastico.
Di qui, adunque, la necessità di definire in modo preciso quegli
anormali sviluppi che possono venir compresi nella denomina-
zione di tumori.
Se la letteratura botanica è molto ricca per ciò che riguarda
alterazioni di questo genere provocate da animali e da funghi,
non altrettanto può dirsi per quegli infinitamente piccoli agenti
che sono i bacteri, oggetto in oggi di cosi vasti studi e di tanta
e giustificata preoccupazione.
Belle contribuzioni sono, non vi ha dubbio, quelle del Sava-
BuU. della Soc. hot. ital. 17
242 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
stano ' e del Prillieux " che misero in luce 1' origine microbica
dei tumoretti o tubercoli dell'olivo; come pur quelle del Vuil-
lemin ' sui tumori del Pino d' Aleppo. Io stesso * ebbi a contri-
buire col Cuboni ^ a chiarire la natura bacterica della tuberco-
losi della vite, come pure un'analoga affezione del pesco. ^
È certo, pertanto, che siamo ancora in un campo assai ri-
stretto di ricerche. Egli è perciò eh' io credo degno di partico-
lare menzione il caso, che mi propongo descrivere con questa
breve nota, di tumori di natura microbica del Cedro lido o
Juniperus phoenicea L.
L' egregio amico mio, Domenico Mariani, ufficiale forestale di
Velletri, durante il suo giro di ispezione nel territorio di questo
distretto, ebbe ad osservare nello scorso inverno, sul versante
meridionale del Monte Circeo, dei singolari tumori sui tronchi
e sui rami del Cedro licio, i quali, vuoi per la forma speciale,
vuoi per certe particolarità della loro superficie, richiamarono
la sua attenzione; e con quella benevolenza della quale egli mi
onora, pensò subito di mandarne saggi a me perchè li studiassi.
Tali tumori si presentano da principio siccome lievi emer-
genze lenticolari od emisferiche dei tessuti corticali che solle-
vando e lacerando le formazioni peridermatiche vengono a ren-
dersi in gran parte libere all' esterno assumendo una forma
globulare o mammellonata. La loro superfìcie che dapprima è
quasi liscia, di color giallo chiaro, va facendosi scabra, rugosa
^ Savastano L., Les maladies de V Olivier et la Tubercolose en parti-
culier. Compt. Eend. de l'Acad. d. Se. Paris. T. CHI. — Tubercolosi,
iperplasie e tumori deW Olivo. Napoli, 1887. — La tubercolosi dell'Olivo
in Rend. d. Accad. de' Lincei, voi. V, 1889.
^ Prillieux E., Les tumeurs à Bacilles de VOllvier. Compt. Rend.
de l'Acad. d. Se. CVIII et Ann. de l'Inst. Agroa. T. XI, 1890.
' Vuillemin P., Sur une baotériocécidie ou tumeur bacillaire du Pin
d'Alep. Compt. Rend., 1888. — Sur les relations des bacilles du Pin
d'Alep avec les tissus vivants, 1888, Ibidem. — Antibiose et Syinbiose,
1889.
* Oavaea F., In Bevue internattonale de Vitic. et (Enol. Macon, 1895.
e Stazioni agr. speriment. Hai. Modena, 1897.
5 Cuboni, In Rend. dell' Accad. de' Lincei, 1889.
^ Cavara. F., Intorno all' eziologia di alcune malattie ecc. Le Staz.
agr. sperim. italiane. Modena, 1897.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 243
e si colora in giallo-marrone per la formazione di tessuto su-
beroso proprio. Anzi in processo di tempo, quando questi tumori
cominciano a raggiungere la grossezza di una piccola ciliegia
ed anche meno, per la tensione esercitata dai tessuti interni di
neoformazione continua, la loro superficie si screpola in vari
sensi e si vengono cosi a formare tante proerainenze separate
da solchi profondi. La cosa avviene con una certa regolarità in
modo da fare assumere ai più grossi tumori, i quali hanno rag-
giunto le dimensioni di una noce ed anche di una piccola mela,
r aspetto di uno strobilo di pino, con pseudapofisi molto rile-
vate, irregolarmente faccettate e frastagliate.
Questo carattere offerto dalla configurazione di tali tubercoli
e dalle accennate particolarità della superficie fa distinguere
assai bene, a sviluppo inoltrato, i tumori del Cedro licio da quelli
dell'Olivo e da quelli del Pino d'Aleppo.
Una bella fotografia di un grosso tubercolo come anche di una
sezione di altro piccolo si compiacque farmi, con quella squisita
cortesia che tanto lo distingue, il Ch.""" D.' Beccari. *
Parecchi degli esemplari inviatimi dal Mariani presentavano,
inoltre, le facce delle suddette pseudoapofisi, oltreché suberificate
e scabre, annerite e come cosparse di fitta fuligine, ond' io, a prima
vista, pensai si trattasse di una fumaggine. L'esame alla lente fa-
ceva vedere certi cornetti neri lucenti che ricordavano appunto
i periteci o gli spermogonii di qualche Capnodiea; ma gli organi
di fruttificazione, visti al microscopio, non corrispondevano a
quelli di questi funghi. Nel dubbio, e per non avere tutto l'oc-
corrente per una sicura determinazione, inviai esemplari in
esame al chiarissimo prof. Saccardo, il quale con cortese solle-
citudine mi riferiva che si trattava del Ceratostoma juniperi-
num Eli. et Ever. ^ trovato una volta sola a Flatbush Long
Island neir America del Nord dal Rev. J. L. Zabriskie sul Ju-
niperics virginiana ; quindi una vera rarità micologica.
' Nella sua villa a Bagno a Ripoli il doti. Beccari ha avuto ad
osservare tumori analoghi sul Cupressus sempervirens var. horizon-
talis, i quali per la forma loro ricordano di più quelli del Pino d'Alep-
po. Avendomene gentilmente comunicati alcuni, sarà mia cura inda-
gare se sieno pur essi di natura bacterica.
* Saccardo P. A., Syll. Fung., voi. IX, p. 481.
24i ADUNANZA DELLA SEDE DI FIKENZE
Si trattava di decidere se questo raro fungillo poteva essere
0 no la causa delle ipertrofìe del Jiiniperus jjhoenicea, come
facilmente sarebbesi potuto indurre dalla sua frequenza sui tu-
mori, mentre mancava quasi affatto sui rami e sui tronchi.
Ma, intanto, i signori EUis ed Everart non fanno cenno al-
cuno di tubercoli del Jiiniperus virginiana in relazione col
Ceratostoma, ed a proposito àoW habitat di questo si limitano
a dire « in Ugno emortiio Juniperi virginianae ».
Poi ebbi ad osservare clie non tutti i tumori degli esemplari
che avevo sott' occhio di Cedro licio del Monte Circeo presen-
tavano la superfìcie annerita da Ceratostoma jumperinum;
parecchi, ed in stadi diversi, n' erano affatto esenti.
D' altra parte i primissimi stadi di questi tumori ricordavano
tanto bene quelli dei tubercoli dell'Olivo che ebbi più volte oc-
casione di vedere e di studiarne la causa, che mi balenò tosto
l'idea che si trattasse anche pel //i'i<''/jerw.s pìiooiicea di bacteri
ai quali fossero devolute le alterazioni anatomo-morfologiche del
fusto e dei rami.
Col materiale inviatomi (eravamo ai primi di Marzo), serven-
domi dei più giovani e freschi tubercoli, e colle debite precau-
zioni per la sterilizzazione di questi e degli utensili, foci delle
colture iu gelatina peptonizzata ed in tubi d' assaggio. I tumo-
retti, dei quali mi servii, misuravano 1 era. o 1,5 cm. di dia-
metro, avevano superficie non inquinata da Ceratostoma jimi-
perinum, un po' suberi ficata ma non screpolata, ed i sottostanti
tessuti freschi ed in istato di turgore. Con un' incisione conica,
praticata colla punta di un bisturi sterilizzato alla fiamma,
asportavo piccola porzione di tessuto del tumore e lo calavo
coir ago di platino nella provetta, infiggendolo un po' nella ge-
latina.
La temperatura dell' ambiente oscillava di giorno dai 18° ai
20° e, ma scendeva a 12°, 10° ed anche meno durante la notte.
Il giorno dopo osservai subito una specie di nubecola attorno
ai frammenti di tumore, segno non dubbio di sviluppo di mi-
crorganismi; allora con due delle provette, liquefacendone a
debole calore la gelatina, feci delle colture a piatto in scatole
Petri, che lasciai stare un paio di giorni. Potei osservare allora
che due bacteri si andavano sviluppando; l'uno fondente la
gelatina e formante grandi colonie circolari via via ingranden-
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 245
tisi per zone concentriche ben distinte e galleggianti sulla ge-
latina liiiidificata. Dette colonie erano di un bianco sporco, di
aspetto granulare e di debolissima consistenza, cosicché un og-
getto estraneo, l'ago di platino ad es., le scomponeva facilmente.
L' altro bacterio, non fondente la gelatina, formava invece pic-
cole coloniette raggiungenti 1 mm. o 2 di diametro, da principio,
isolate 0 raggruppate, e confluenti anche insieme in grumi mam-
mellonati di color bianco gialliccio, perlacei ed assai tenaci.
Mi trovai perciò di fronte a due microrganismi evidentemente
diversi pel loro modo di comportarsi nelle colture e non potevo
decidere quale di essi fosse l'agente dei tumori del Cedro licio
Selezionati i due bacteri e coltivati partitamente in provette
a gelatina, potei verificare di nuovo il potere decisamente li-
quefacente dell' uno che in pochi giorni rendeva liquida tutta la
gelatina, ed il debole potere dell' altro il quale, dopo parecchi
giorni soltanto, accennava a liquefarla. Di più il primo formava
uno straterello biancastro, opalescente alla superficie della ge-
latina fusa, ed aderente in modo frangiato, al vetro, tutt' all' in-
torno ; l'altro batterio formava anche in provetta un grumo
informe che si approfondiva ma lentamente nel canale d' in-
fìssione.
Egualmente bene si coltivavano i due batteri nell' Agar-Agar,
raa le note differenziali erano in questo substrato di debole valore.
Da nuovo materiale fresco, con tubercoli ancor più piccoli,
che il Mariani mi mandava verso la metà di Marzo, ottenni gli
stessi risultati, e cioè i due soliti bacteri colle loro caratteri-
stiche colonie.
Le preparazioni microscopiche che feci colorando i bacteri
con violetto di genziana (metodo di Grahm) misero in evidenza
anche morfologiche differenze rilevanti fra i due microrganismi.
Quello che fonde in breve la gelatina è un bacillo tipico, ad
articoli cilindrici, smussati all'apice, riunentisi a due, tre od in
numero maggiore in serie lineare, e di cospicue dimensioni,
talmentechè anche cogli obiettivi a secco (8 e 9 Koristka con
ocular. 4 0 0 compens.) se ne può fare 1' osservazione. Essi mi-
surano difatti da 2 a 3 /i in lunghezza, con 0,7 a 0,8 in lar-
ghezza. Il contenuto vi è di rado omogeneo, in tali articoli, e
ciò indica uno stadio primordiale, ma più spesso si nota un
grosso vacuolo che occupa la porzione mediana, cosicché la
246 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
parte colorata in violetto si riduce alle due estremità sotto for-
ma di due menischi riuniti da breve listerella parietale. L' os-
servazione coll'apocroraatico 1,5 ram. di Koristka ed ocul. 6
corap., oltre al metterò bene in evidenza questa struttura va-
cuolare, fa rilevare inoltre nell'interno dei menischi una parte
più colorata, di forma globulare la quale é, secondo me, da in-
terpretarsi come un centro di formazione di spore o germi.
Difatti in altri articoli la porzione di plasma parietale è scom-
parsa, ed in luogo di due menischi concavo-convessi si notano
due decisi globuletti che non sono più attorniati da sostanza più
0 meno colorata. L'apocromatico rende anche visibile nelle serie
lineari di articoli una membranella jalina che li collega, la
quale restringendosi, per effetto de' reattivi, nei tratti di sepa-
razione costituisce come un istmo fra due articoli consecutivi.
Il diametro trasversale degli articoli si mantiene pressoché
invariato nelle serie lineari, soltanto trovasi alquanto aumentato
in articoli staccati od abbinati che si dispongono a sporificare. In
tal caso le cellulétte da cilindriche diventano ellittico-oblunghe.
L'altro bacterio, quello cioè che non liquefa la gelatina, o
solo in un tempo lunghissimo, é un micrococco che misura 2 a
2,5 fc di diametro e le cui cellule sferoidali stanno di rado iso-
late ma più spesso riunite a due a due od in gruppi alla guisa
dei diplococchi e degli stafilococchi.' Da principio a contenuto omo-
geneo, divengono anch'esse vacuolari, e non è un solo vacuolo,
ma molti che si formano, dimodoché la celluletta diviene d'aspetto
reticolato e la sostanza colorante forma i lati delle maglie. Que-
sta struttura, peraltro, sembra indicare uno stato di degenera-
zione dei micrococchi, poiché la sostanza colorante vi è ridotta
alla minima espressione, mentre nei cocchi isolati, od in quelli
riuniti a diplococco, essa è assai copiosa.
Mentre le continuate colture, con i relativi trasporti in ma-
teriale fresco non ha indotto modificazioni di sorta nel bacillo,
liquefacente la gelatina, nel micrococco invece ho dovuto rilevare
notevoli cambiamenti dopo alcuni mesi. Le sue cellule non hanno
più la primitiva rotondità e costanza, sonosi stirate e divenute
oblunghe od ellissoidali. Anche la loro capacità a colorirsi cogli
ordinari mezzi é scemata. Evidentemente i substrati di coltura
hanno indotto un' alterazione biologica nel modo di sviluppo di
questo batterio.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 247
Per decidere la questione del parassitismo, conseguenza del
quale è la formazione dei tumori del Juniperus phoenicea, pen-
sai (in dal principio delle mie ricerche alla inoculazione dei due
bacteri in piante sane. Ma non avevo a mia disposizione esem-
plari di questo ginepro, il quale non vive a Vallombrosa, e do-
vetti acconciarmi a servirmi di Juniperus commimis. Mi feci
feci portare, nel maggio scorso in Laboratorio, sei piantine di
Ginepro comune dell'età di 3 a 5 anni, selvaggioni della foresta,
in ottimo stato di vegetazione e che feci invasare. Tre di esse
assoggettai all' inoculazione con materiale fresco di coltura del-
l'un bacterio, e tre con materiale dell'altro. Per ogni pianta, se-
condo la grandezza e il numero di rami, praticai da 3 a 5 ino-
culazioni, e contrassegnai con funicelle rossa e bleu i rispettivi
rami o le porzioni di tronco inoculate coli' uno o coli' altro mi-
croi'ganismo.
Benché tenessi le piante in Laboratorio contro un finestrone
a mezzogiorno, quindi in buone condizioni di calore e di luce,
non mi accorsi in tutta 1' estate di processi ipertrofici in cor-
rispondenza dei punti inoculati.
Non va dimenticato, intanto, che il trapianto stesso dei sel-
vaggioni di Ginepro, in vasi, rese per parecchio tempo stazio-
nario ed incerto il loro sviluppo. Nel colmo dell' estate feci
portai^ i sei vasi all' aperto in un posto abbastanza riparato
dell' Orto botanico di Vallombrosa, ove le piantine si riebbero
manifestamente, riprendendo il colorito verde loro normale.
Verso la fine dell'estate si cominciarono a rendere visibili, in
corrispondenza dei piccoli tagli, mediante i quali si era prati-
cata la inoculazione, dei rilievi a superficie sugherosa, in tutte
le piante inoculate, cioè senza alcuna differenza fra i ginepri
inoculati col bacillo e quelli col micrococco, e sembrava trat-
tarsi più che altro di un processo cicatriziale delle ferite.
Durante l'autunno alcuni di quei calli sono venuti aumen-
tando, ma la stagione cattiva sopravvenuta alla fine con abbas-
samenti di temperatura, brinate e pioggie mi costrinse a ripor-
tare le piante in Laboratorio.
Cosicché, al momento in cui scrivo, un responso io non l'ho
potuto avere, ed é mestieri attendere un altro anno per vedere
se i tubercoletti iniziatisi in fin di stagione rii)roducano i tumori
del Cedro licio, ed in quali delle piante inoculate ciò si vei'iflchi.
248 ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE
Tali risultati saranno oggetto di una necessaria seconda con-
tribuzione allo studio di questo caso patologico.
Dal fin qui esposto panni non si possa mettere in dubbio,
intanto, la presenza di bacteri in questi tumori del Juniperus
phoenicea, per la concordanza di risultati ottenuti con colture
fatte sopra materiali inviatimi in tempi diversi e per analogia
con quanto si è potuto stabilire per consimili produzioni anor-
mali dell'Olivo, del Pino d'Aleppo, della Vite e del Pesco.
Anche il reperto anatomico conforta la nostra induzione. Fatta
una sezione di un tubercolo abbastanza giovine, col xilomicro-
tomo che possiede il gabinetto di botanica dell' Istituto fore-
stale, si mettono bene in evidenza i rapporti fra la parte sana
del fusto, 0 de' rami, colla parte malata. Quella presenta il ci-
lindro legnoso pressoché intatto rivestito per Yj del suo contorno
da corteccia normale, ritodornizzata e rossastra, mentre la parte
alterata che procede dal 3" superiore del tronco, erompendo
dalla corteccia di questo, si presenta costituita da vario intrec-
cio di tessuti (libro, legno, raggi midollari e cambio) che in-
sieme alla loro ordinaria orientazione hanno perduto eziandio
i loro mutui rapporti.
Difatti gruppi senati di elementi xilematici misti a tessuto
del cambio o dei raggi trovansi disposti in serie tortuose più o
meno normali al cilindro legnoso sano, ed irradiano per ogni
parte, venendo rivestiti nella loro parte esterna, libera, da suc-
cessive formazioni corticali proprie con produzione di fellogeno
che accompagna e ricuopre tutte le sinuosità di questa tumul-
tuosa formazione di elementi.
Se si osserva il tratto che comprende da una parte l'ultima
zona legnosa sana colla relativa corteccia normale e l'interposto
cambio e dall'altra la congerie di elementi alterati, sconvolti,
che rompono nel 3^ superiore l'armonia delle formazioni se-
condarie, si è condotti ad ammettere che la sede delle indicate
alterazioni, l'inizio di queste, deve essere stato il cambio che
non si riscontra più colla sua normale disposizione e coi suoi
strati di cellule regolari a ridosso di una zona definita di legno,
ma i suoi elementi proliferando in ogni senso hanno determi-
nata una copiosa formazione di gruppi di xilema fuori di posto,
variamente intercalati a raggi midollari ed altri tessuti ; una
vera o propria iperplasia. Tale deviazione dalla normale attività
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 249
nel cambio non poteva essere indotta che da una causa irri-
tante, la quale va ricercata appunto nello sviluppo di colonie
di bacteri, che, non sappiamo bene por quale via, sono venuti a
localizzarsi presso la zona generatrice. Ora nella sezione pra-
ticata trasversalmente nel ramo tubercolato, di tali colonie di
batteri se ne osservano in copia straordinaria nella i)arte alte-
rata, ossia nella trama dei tessuti di neoformazione, e ciò si
scorge ad una semplice ispezione della sezione o di una micro-
tografia di essa inquanto che le colonie bacteriche hanno deter-
minato tanti centri infettivi in corrispondenza dei quali i tessuti
stessi sono venuti via via logorandosi.
Non si verificherebbe, in questo caso, quanto il Vuillemin '
ha osservato pei tumori del Pino d'Aleppo, e cioè che le cellule
circostanti alle zooglee bacteriche non subiscono alcuna corro-
sione delle loro membrane, ma anzi si ispessiscono e si cutiniz-
zano leggermente. Dal che il Vuillemin è indotto ad affermare
che il Bacìllas Pini non esercita un'azione corrodente, distrut-
tiva, ma semplicemente simbiotica ed irritante in modo da esa-
gerare la vitalità dei tessuti dell'ospite.
Dalla ispezione di una sezione trasversale di un tubercolo
di /. pJioenicea emei^ge invece che vi ha una reale corrosione
delle membrane, e l'esame microscopico m.ette anche vieppiù
in evidenza questo fatto, in quanto le membrane delle cellule
limitanti le zooglee si mostrano ridotte ad informi frammenti;
e cosi da piccoli centri infettivi si arriva alla formazione di vere
caverne; l'azione quindi del microrganismo dei tumori del Cedro
licio, é del tutto analoga a quella del BaciUics amyloìjacier, cosi
diffuso in natura.
Certamente quest'azione distruttiva, deve esser conseguente
a quella puramente irritativa del plasma delle cellule, che è il
punto di partenza della esagerata vitalità dei tessuti.
Non é da escludere forse che, conformemente ai risultati delle
colture, prendano stanza in questi tumori del Jicniperus pJioe-
nicea due microrganismi, l'uno ad azione irritante e moltipli-
cativa, l'altro ad azione corrodente, distruttiva. A conforto di
quest'ultima ipotesi, che per quanto contraria al criterio di una
infezione specifica, corrisponderebbe al reperto sperimentale, sta
• Vuillemin P,, Anlibìoae et Symhiose, pag. 9.
250 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
anche l'osservazione diretta degli stessi tumori nelle loro fasi
evolutive. Nei giovani, infatti, la trama dei tessuti di neofor-
mazione è relativamente compatta, il lavorio di moltiplicazione
attivissimo e la superficie del tumore continua; nei vecclii tu-
mori, invece, i tessuti sono cavernosi, privi di compattezza e di
consistenza, e la superficie è in grado sommo discontinua, scre-
polata e propriamente corrosa.
Ma un giudizio dato cogli elementi attuali sarebbe prematuro,
e conviene attendere l'esito delle inoculazioni praticate coi ma-
teriali di coltura dei due microrganismxi per decidere sul loro
significato biologico in ordine ai descritti tumori del Cedro licio.
SULLA SCOPERTA IN ITALIA DELLA CEPHALOZIA IN-
TEGERRIMA S. 0. LINDBERG. — CENNO DEL DOTTOR
C. MASSALONGO.
Durante questo autunno, rivedendo una collezione di epatiche
raccolte dal eh. nostro collega dott. E. Levier, in Toscana, oltre
a varie specie molto interessanti o finora non segnalate per la
regione, rinvenni la Ceplialozia (Cephaloz iella) integerrima S.
0. Lindberg, la quale non solo sarebbe nuova per la flora italica,
ma rarissima ancora per quella europea. Da quanto ho potuto
constatare anteriormente, sarebbe stata soltanto indicata, per la
prima volta, dal Lindberg nell'isola Puutsalo del lago Ladoga
ed in seguito, secondo il Kaalaass, in qualche altra località in
Norvegia. Questa specie il Levier la scoperse, il 18 ottobre 1885,
nei dintorni di Firenze e precisamente sulla terra della fossa
situata fra le ville Concezione e Pellizzari. La massima parte
degli esemplari da me esaminati presentavansi sterili, alcuni po-
chi però erano colesuliferi, mentre uno solo ne riscontrai in
frutto. La specie in parola è caratterizzata specialmente dal-
l'infiorescenza autoica (monoica), dalle foglie che sono quadrato-
cuneate, nonché divise fino a metà circa della loro lunghezza
in due lobi arrotondato-ottusi, e dalle brattee pericheziali bi-
trilobe o subretuse. Tanto le une che le altre nel loro contorno
sono del resto integerrime. In riguardo agli anfigastri o foglietto,
esse mancano interamente o rinvengonsi qua e là assai di rado.
Fra le altre specie europee congeneri, sarebbe aflìne alla Ce-
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 251
phalozia exili(lora Spr., e C. BìvjhnU Kaal., dalle quali essen-
zialmente differisce o per la forma delle foglie o per i caratteri
dell' infiorescenza.
Ho creduto opportuno di far cenno di questa scoperta anche
perchè mi sembra abbastanza notevole in riguardo alla geografìa
botanica.
UN COSPICUO DONO SCIENTIFICO AL R. ISTITUTO BOTA-
NICO DELL'UNIVERSITÀ DI TORINO. — COMUNICAZIONE
DEL DOTT. S. BELLI.
Nello scorso Luglio Arvet-Touvet di Giéres, il noto valente
Hieraciologo, e Gaston Gautier di Narbonne hanno donato a
queir Istituto i due primi fascicoli di una pubblicazione impor-
tantissima: \2i Hieraciotheca Gallica ei Hispanica, ossia la rac-
colta degli esemplari tipici delle principali specie e sottospecie
di Hievaaium di Francia e di Spagna. Lo scopo di questa pub-
blicazione è quello di suffragare una possibile Flora Hieraciolo-
gica dei due paesi, con un materiale sicuro, ricco, abbondante,
ben preparato, splendido insomma e quale solo era possibile spe-
rare dalla lunga esperienza deli'Arvet, e dalla munificenza del
sig. Gautier. ' Le difl:icoltà tassonomiche e diagnostiche, di cui
è irto quel genere, verrebbero cosi ad esser tolte di mezzo.
' Il collaboratore dell' Arvet, sig. Gaston Gautier di Narbonne, è
un agrouomo eminente, ed in pari tempo un botanico di valore.
Egli è membro della Società Botanica di Francia da più di 30 anni:
ha pubblicato a diverse epoche e in diversi giornali, specialmente
nel Bulletin de la Soc. Bot. de France, degli articoli e dei resoconti
assai stimati ; ultimamente (1898) pubblicò un Catalogo ragionato
della Flora dei Pirenei orientali, bel volume in-8° di 550 pagine,
assai accurato e coscienzioso. Amico e collaboratore di Timbal-La-
grave che aveva avuto da lui la maggior parte dei materiali di
studio, per quanto il suo nome non venisse associato alle pubbli-
cazioni, è un botanico di merito reale che non volle mai mettersi
in evidenza perchè eccessivamente modesto. E fratello del D' Gau-
tier chimico alla Facoltà di Medicina di Parigi, il quale occupa
quivi la cattedra di Dumas e di Wurtz ed è membro dell' Acca-
demia di Medicina e dell' Istituto dove occupa il seggio di Chevreuil.
L' Erbario del sig. Gaston Gautier è, senza discussione, uno dei più
252 ADUNANZA DELLA SEDE DI FiRENZE
In molte di queste specie pubblicate nei due primi fascicoli,
il nucleo formato dalla specie di 1° ordine, meglio definita, è
completato da altre forme che gli si aggirano intorno e gli
stanno connesse, quali sottospecie, varietà, forme ecc., cosicché
riesce facile allo studioso il farsene un'idea complessiva. Cosi
i pochi cultori di questo genere, non potranno non accogliere
con viva soddisfazione questa pubblicazione la quale, meglio di
ogni descrizione, può servire di guida nell'intricato labirinto
delle sue forme. E tanto più oggidì, quando le idee sull'esistenza
reale di entità specifiche, relativamente fisse, vengono in que-
sto genere messe in dubbio, e le difiìcoltà nel riconoscerle si
vogliono senz'altro ascrivere o ad un ibridismo per nulla dimo-
strato in natura, od alla comoda fantasia di un metamorfismo
che si vorrebbe quasi osservabile a tutte le ore. E cosi questo
povero genere, condannato secondo costoro ad un'eterna cinesi
senza scopo, senza limiti ; questo genere colpito da ostracismo,
e fuori della sorte comune di una possibile sistemazione, trova
in quest'opera di Arvet e Gautier una prima e valida difesa.
Solo è da deplorare che la Hleraciotheca Gallica et Hlspanica,
sia, almeno pel momento, riservata ai soli Orti Botanici delle
principali città d' Europa, alle quali viene dagli Autori donata,
e non è messa né in commercio, né si può avere per scambi. La
ragione di questa determinazione degli egregi Autori è però fa-
cile a capirsi, per chi conosce quanto costi di fatica e di spesa
una pubblicazione simile, fatta con coscienza e con amore.
I due primi fascicoli usciti comprendono 121 specie francesi
e 36 spagnuole e già vengono annunziati due altri fascicoli in
continuazione.
Ai due valorosi fitografi dunque il plauso e la riconoscenza
degli studiosi, e 1' augurio che tutte riuniscansi le circostanze
favorevoli al compimento della loro ammirevole opera, la quale
potrebbe fors' anche trovare imitatori in Italia.
Lo stesso autore ha fatto pervenire alla Società un lavoro del
dott. Soave, dal titolo: Sulla funzione fisiologica dell'acido cianidrico
nelle piante. Esperienze sulla yerminazione delle mandorle amare e dolci.
Questo lavoro comparirà nel Nuovo Giornale botanico italiano.
importanti di Francia. Egli è stato corrispondente di una quantità
di Botanici quali Hackel, Bubani, Todaro, Lojacono, Freyu, Janka,
Boissier, Barbey, Timbal-Lagrave, Smirnoff, ecc. ecc.
NKCROLOGIE DI TEODORO CARUEL 253.
TEODORO CARUEL
Una grave sventura lia colpito la nostra Società. Nella
persona di Teodoro Caruel si è estinta una vita preziosa
per la scienza, preziosissima per noi che, avendolo avuto per
molti anni come duce o come collega, abbiamo potuto meglio
di altri apprezzare le alte doti dell'animo suo.
Acclamato Presidente per unanime consenso nella prima
adunanza dei promotori della Società botanica italiana 1' 8 gen-
naio 1888, allo scadere del triennio Egli, più rigoroso dello
statuto che consente la rielezione per un secondo triennio,
benché rieletto volle che altri occupasse la Presidenza. Ma non
per questo si adoprò con minor zelo a vantaggio della Società
nostra, e come consigliere, per la sua autorità, per la sua com-
petenza e per la sua equità, seguitò ad essere l' anima del
Consiglio che Egli ospitava nel suo Museo.
A testimoniare della sua attività scientifica stanno i molti
scritti intorno a vari argomenti di cui diamo 1' elenco in ap-
presso. La Toscana deve a Lui, Fiorentino per elezione, una
speciale gratitudine per l'impulso dato allo studio della sua
flora col Prodromo della flora toscana, e colla Statistica bota-
nica toscana, due lavori di lunga lena, magistraU entrambi, ai
quali se ne aggiungono altri minori, quali V Erborista toscano,
la Florida di Montecristo, i Cenni sulla Flora dei Bagni di Ca-
sciana, ecc.
Della sua operosità in seno alla nostra Società fanno fede
le comunicazioni che Egli cosi spesso presentava alle nostre
adunanze, la grande parte che vi prese alle discussioni scien-
tifiche, nelle quali portava sempre quella serenità, quella spas-
254 NECROLOGIE DI TEODORO CARUEL
sionatezza e quella temperanza di linguaggio che si addicono
a convegni amichevoli dove si discute soltanto per giungere
alla conoscenza del vero, ne fa fede il suo intervento alle no-
stre riunioni generali, ove Egli non mancò mai, fintanto che
la sua salute glielo consentì.
Quando per il soverchio lavoro che richiedeva, dovette ri-
nunziare alla pubblicazione del Nuovo Giornale hotanico ita-
liano, che prima sotto la direzione del suo fondatore Odoardo
Beccari, poi sotto la Sua, si era acquistato posto onorato fra
le pubblicazioni scientifiche, volentieri consenti che quel pe-
riodico diventasse organo della nostra Società, e coadiuvò la
nuova redazione coli' opera e col consiglio.
Teodoro Caruel non è più, ma vivrà in noi imperitura
la sua memoria e la gratitudine per 1' opera sua. Di lavoro
assiduo, indefesso, Egli sempre diede l' esempio. Se cerchiamo
di imitarlo, lavorando concordi, senz' altra mira che quella di
servire alla scienza, gli avremo reso l'omaggio più degno di
Lui, quello che Egli più avrebbe ambito.
S. S.
Funerali del prof. Teodoro Caruel.
Secondo l'annunzio pubblicato nei giornali cittadini, il di 4
e 5 Decembre 1898, la famiglia del prof. Teodoro Caruel si recò
il di 6, alle ore 15 (3 pomeridiane), nel Cimitero degli Allori,
movendo dall'abitazione posta in via Benedetto da Fojano, se-
guendo il carro funebre, coperto di stupende corone di fiori,
offerte dall'Orto botanico del R. Istituto di Studi superiori, dalla
Società botanica italiana, dall'Orto botanico di Pisa dalla fami-
glia, da conoscenti ed amici.
Il cielo era limpido e sfolgorante di luce per 1' aria tepida,
opportuna alla contenuta mestizia del momento e del luogo !
Erano ad aspettare il corteggio nel piazzale del cimitero, larga
rappresentanza del R. Istituto di Studi superiori, composta, per
la Soprintendenza, dal sig. marchese cav. Piero Bargagii e dal
Segretario generale sig. avv. cav. Tito Fiaschi, col labaro del-
l'Istituto medesimo; dai prof. Roiti, Targioni-Tozzetti, Mattirolo,
NECROLOGIK DI TEODORO CARUEL 255
Fano, D'Ancona, Ristori, preside l'uno, gli altri professori della
Sezione di scienze naturali; dal prof. Chiarugi, preside, e dal
prof. Pestalozza, professore della Sezione di medicina, dal pro-
fessor Lasinio e dal prof. Milani per la Sezione di Filologia, ac-
compagnati da buon numero di alunni. Erano presenti ancora
rappresentanze dell'Accademia della Crusca, dei Georgofili, della
Società botanica, della Soeietà di oi'ticultura, e, delegato dalla So-
cietà toscana delle Scienze naturali e dalla R. Universiadi Pisa,
il prof. Giovanni Arcangeli della Università stessa. — Antichi
discepoli del prof. Carnei, ammiratori ed amici facevano inoltre
larga testimonianza di devota ricordanza e di afìfetto all'illustre
e compianto defunto.
Disceso dal carro e portato il feretro nella cappella del Cimi-
tero, raccolti intorno ad esso gì' intervenuti, dopo il servi/.io
liturgico di rito, eseguito dal rispettabile sig. Giovanni Luzzi,
Pastore della Chiesa Valdese di Firenze, assistito dall'altro Pa-
store sig. Giovanni André, fu dal sig. Giovanni Luzzi pronun-
ziato caldo, alfettuoso discorso di cui diamo il sunto, e furono
letti gli altri, che a quello succedono.
Compiuta la cerimonia nella cappella, il feretro fu accompa-
gnato al luogo della tumulazione, dove disimpegnò altra parte
del servizio liturgico, il Pastore sig. André, fra la commozione
generale degli astanti; i quali, compiuto il rito, e tuttora com-
presi dell'atto solenne e mestissimo, gradatamente si ritirarono.
Ad. T. T.
Discorso del rispsilaMle signor Giovanni Luzzi, Pastore della
Chiesa Valdese in Firenze.
Nella sua vita privata, Teodoro Carnei fu marito affettuoso e
padre tenero. Era stato figliuolo esemplare; e la giornata della
sua vita non presentò quelle ingrate sorprese che suol presen-
tare la vi(a degli umani; il meriggio fu quale il mattino avea
profetato; il tramonto fu quale era stato dal meriggio pro-
messo. — La sua vita d' insegnante io vorrei riassumere in due
parole: coscienzioso nell'adempimento de' propri doveri e giusto
nelle sue relazioni con gli scolari. Una cosa mi colpisce quando
penso a Teodoro Carnei scienziato. Come mai, io mi domando, un
256 NECROLOGIE DI TEODORO CARUEL
uomo come questo, che tante accademie estere si tenevano ono-
rate di noverare fra i loro membri, come mai non ebbe qui da
noi che tardi, onori ch'egli avea ben prima meritati; ed onori
che sono, diciamolo pnre, non pari alla grandezza del merito di
lui? La ragione di questo fatto non è nella colpa d'alcuno; è
in una delle più belle qualità di Teodoro Caruel ; è nella sua
rara modestia. — Nel resto della vita del Caruel tre caratte-
ristiche io scorgo, che mi edificano e mi commuovono. La ca-
rità, che fu in lui bella e santa, appunto perchè delicata e
nascosta; la fede, ch'ei professò non a parole, ma con una vita
integra, verace ed onesta; la pazienza, nell'ora critica e so-
lenne della prova.
Che cosa ci direbb'egli, quest'oggi, il nostro caro estinto, se
di là dove si trova potesse ancora parlarci? Là nel luogo « ove
le cose di prima son tutte passate », come dice 1' Apostolo, io
me lo immagino esultare al vederci qui radunati in questa per-
fetta comunione di spirito, che par dire che non è vero che
la scienza e la fede non possano stringersi in un amplesso sin-
cero e scambiarsi il dolce bacio della pace. Io me lo immagino
esortarci a non presumere d' aver trovato, ma a cercare e cer-
care ancora e cercar con umiltà e all' ombra di Dio, la solu-
zione del gran problema della vita. Io me lo immagino ricordarci
che i tempi sono gravi e che 1' ora é venuta di non metter più
in rilievo il po' che ci divide; ma di raccoglier con entusiasmo
il molto che ci unisce, per lavorare, con la parola e con 1' esem-
pio, al rinnovamento morale di questa cara Italia, a cui an-
ch'egli avea consacrato tutto sé slesso.
Discorso di A. Targioni Tozzetti, già prof, di Botanica alla
scuola di Farmacia di Firenze e direttore dell'Orto bota-
nico dei Semplici, ora prof, di Zoologia e Anatomia com-
parata degli animali invertebrati nel R. Istituto di Studi
supet^iori di Firenze.
Teodoro Carnei!... nobile, austera, serena figura a tutti nota in
Firenze, consumato da lungo travaglio di malattia irreparabile,
non è più !... tolto non dal pensiero, ma dagli occhi dei cono-
scenti, degli ammiratori, degli amici, della consorte e dei figli,
qui ora raccolti a pianto e a preghiera!...
NECROLOGIE DI TEODORO CARUEL 257
Nato nel 1830 a Chandernagor nel Bengala, Teodoro Caruel
fu dalle vicende della famiglia, non ancora trilustre, portato a
crescere e maturare nella persona e nelT intelletto fra noi, sotto
il nostro cielo, all' ombra delle nostre case, dei nostri palazzi e
delle nostre ville, che egli amò poi come qualunque di noi più
amoroso!... e Firenze ebbe come sua patria diletta. Per essa non
ripensò con rammarico all'India lontana, e se tornò col pensiero
all'Inghilterra e alla Francia, che sangue francese pel padre
e inglese per la madre aveva nelle vene, fiorentino e italiano
volle essere, e fu. Senza rinunziare alle origini, volle poi che
italiana fosse la famiglia, quando, alleandosi alla gentildonna
signora Emilia Heinzmann, di nazionalità elvetica, nel 1860, ri-
masto privo del padre e lontano dalla madre, pensò di formar-
sene una.
Dalla sua natura e dalla educazione, che ebbe in Firenze da
scuola privata, allora accreditatissima, dalle relazioni che gli si
strinsero attorno, di giovani, fiore della cittadinanza, e di uomini
eminenti, stranieri o nostrali, trasse la tempera che fu sua, sen-
sibile al prestigio delle cose belle, che da ogni parte nel paese
nostro rifulgono, e alle bellezze supreme della natura; e trasse
pure quella nobile curiosità delle vaste conoscenze e la facilità
degli idiomi antichi e moderni, che lo portarono ad acquistare
nelle lettere, nella storia, nelle scienze, verso le quali inclinava
naturalmente l'ingegno suo, una cultura superiore, ammirata.
Preparato cosi, vide l'albeggiare del tempo nuovo per noi,
intese le speranze che risorgevano radianti di luce, paventò delle
sorti che stavano per venire a cimento, si rallegrò dei trionfi,
ma pure fra questi seppe scorgere quanto lungo e scabroso
cammino avesse da faro l' Italia, per recuperare la distanza ora-
mai interceduta fra la civiltà nuova, a tutti comune, e l'antica,
e la difficoltà dell'impresa di stare non più seguace, ma uguale
alle nazioni vicine, nella via del progresso.
Al meditare silenzioso, aggiunse a tempo l'azione del parlare
franco e reciso nei convegni, e del dettare sobrio, opportuno
nei libri, o dalle cattedre, eh' ei tenne di Botanica a Pavia, a
Milano, a Pisa e qui da noi, nel nostro Istituto di Studi supe-
riori, adattando spesso la forma al momento, all'oggetto dell'in-
segnamento, talora elevato nelle più alte regioni della Scienza,
talvolta dimesso. E non fu mai chiesta invano l'opera sua, che
Bull, della Soc. hot. Hai. 18
258 NECROLOGIE DI TEODORO CARUEL
egli prestò volenteroso sempre e benignamente severo negli uf-
fici 0 nei privati geniali consorzi della Società di Orticultura,
di cui fu uno degli istitutori, della Società botanica italiana, cui
diede forma, dell'Accademia dei Georgofili, che lo ebbe carissimo,
dell'Accademia dei Lincei, o dei XL, che, come altre e delle prin-
cipali, straniere o nostre, onorando lui fecero onore a sé stesse.
Altri già disse, ora ora, dello esser suo nella famiglia ; la quale
invero esemplarissima, fu centro di tutti i più intimi affetti suoi,
e specchio d'onde irradiarono luci soavi, che rallegrarono le sue
gioie, temprarono i suoi dolori, e, nella infermità lunga e penosa,
furono per lui insuperato sublime conforto.
Altri, con autorità superiore alla mia, dirà dei frutti preclari
dell'ingegno del Carnei. Non mi sia negato però di ricordare!
fiori, che in tempo, noto a pochi forse dei presenti, gli prepara-
rono, quando Egli, in mezzo alle nascenti sale dell'Erbario cen-
trale del Museo di Storia naturale, monumento del valore e dello
zelo del prof. Parlatore, si formava allo studio delle piante colla
scorta dell'insigne maestro; o quando, nelle peregrinazioni per
i contorni di Firenze e di Pisa, e più lontano, dalle isole che
fan corona all'Italia alle vette eccelse dell'Appennino e sulle
Alpi, si accompagnava con Pietro Savi di Pisa, il Puccinelli di
Lucca, l'Orsini di Ascoli, con me e coi più giovani, come Filippo
Calandrini e Marcello Grilli, ferventi, valorosi nello studio e
amicissimi, troppo presto mietuti da destino ferale. Con questi
0 con quelli, spesso al ritorno di una gita più fortunata, nel
Museo 0 in qualche rozzo stanzone dell'Orto de' Semplici, rac-
colti intorno al prodotto della giornata, era pel nostro e per
tutti bello discutere di un esemplare più raro, di un riscontro
inatteso !... E poi, sullo sciogliersi delle mostre della Società di
Orticultura, con Pietro Betti, Antonio Bartalini, Giovan Carlo
Siemoni, spettabili per età, in dignità elevatissime, fra gravi o
piacevoli ragionari non meno inalzava lo spirito, dar lode meritata
a qualche più felice trovato dei giardinieri operosi e valenti, o
a qualche nuova larghezza dei più magnifici mecenati dell'arte,
0 degustando frutti succulenti e odorosi, plaudire con lui a qual-
che ritrovamento di cose per vecchia incuria dimenticate, o alla
introduzione di qualche pianta, di qualche prodotto men cono-
sciuto nei nostri campi o nei nostri pomari, rievocare la storia
dei favori concessi dalle corti medicee e lorenesi, da cittadini
NECROLOGIE DI TEODORO CARUEL 259'
cospicui, rendendo insieme riconoscenti testimonianze di merito
ad Agostino del Riccio, al Micheli, al Piccioli, al Baroni, nonché
ai Targioni, da cui mi viene il nome ch'io porto.
Oh ! allora non eran tempi di pianto, che i ricordi felici ren-
dono ora più amaro !...
Ma tu, amico diletto, per sapere, per virtiì esempio a tutti,
che vedi ora quello che fummo e quello che siamo, che hai
diviso le nostre speranze e le nostre pene, volgiti ancora verso
di noi, e confortaci della tua dipartita irreparabile e cruda!!
Discorso di 0. Mattirolo, prof, di Botanica all' Istituto di Stadi
superiori di Firenze e diretto7''e del R. Orto botanico.
In nome della Facoltà di Scienze dell' Istituto fiorentino ; in
nome dell'antichissimo Orto botanico che egli diresse per tanti
anni; in nome di quelli che impararono da lui ad amare la scienza,
sia concesso a me, che ebbi l' insigne onore di succedergli, di
rivolgere a Teodoro Carnei m\ ultimo saluto; il saluto supremo,
che compendia i sentimenti di amore, di gratitudine, di ammi-
razione, che univano i botanici italiani a chi ebbe tanta parte
nella illustrazione sagace e sapiente dei tesori floristici del no-
stro paese.
Il ricordo di quest'uomo retto e inflessibile, di questo pa-
ziente indagatore della nostra Flora, del fondatore illustre della
Società botanica, rimarrà indelebilmente fissato insieme alle
impronte che le svariate opere sue lasciano nella storia della
Botanica.
Teodoro Carnei, benché nato in lontane regioni, fu vero ita-
liano per affetti e per sent irnienti.
Innamoratosi della scienza in questo sorriso di cielo, indi-
rizzò qui allo studio dei vegetali tutta una schiera di giovani;
raccolse e continuò la grande e difficile eredità di Filippo Par-
latore che gli fu maestro ; e in questa gentile città, tenne alto
sempre, stimato e invidiato il prestigio delia scienza nostra.
Lo splendore raggiunto dal grandioso Orto dei Semplici sotto
la sua direzione ; 1' ordinamento modernamente scientifico delle
piante ivi coltivate; i primi accenni al nuovo Istituto botanico
che sarà gloria dell' Italia ; la continuazione della Flora italiana
260 NBCROLOaiB DI TEODORO CARUEL
del Parlatore e più di tutto i lavori intorno alla Flora toscana,
frutti di lunghe, pazienti e minuziose ricerche, sono i principali
titoli scientifici di Teodoro Caruel; sono i monumenti duraturi
della sua operosità e del suo valore.
Qui davanti alla sua salma, io sento il dovere di additare alla
gratitudine degli italiani e dei toscani in particolar modo, questi
meriti suoi, che illustrano lo scopo della vita di questo scienziato.
Teodo7^o Caruel ha bene meritato della scienza, del paese e
dell' Istituto al quale appartenne e del quale fu lustro e decoro.
Il triste momento non mi permette di diffondermi a ricordare
tutti i meriti scientifici di Teodoro Carnei; qui oggi io sono
r interprete soltanto dei sentimenti di profondo dolore provati
da tutti i botanici italiani, da tutti i colleghi, sia all'annunzio
della sua inesorabile infermità, come alla notizia della sua ir-
reparabile perdita.
Alla tua anima sia pace e riposo, imperocché la tua memoria
rimarrà benedetta e venerata in quanti ti conobbero, in quanti
seriamente ^i affaticano e si affaticheranno alia ricerca del
vero, in tutti quelli cui è sacro il culto della più amabile fra
le scienze. Vale !
Discorso di Giovanni Arcangeli, professore di Botanica nella
R. Università di Pisa.
A Chandernagora nell'Indie Orientali, nella classica terra dei
Veda che fu la culla della moderna civiltà, ebbe i suoi natali,
il 27 Giugno 1830, Teodoro Caruel, l'illustre scienziato, cui ren-
diamo adesso gli estremi onori.
Fino dalla prima età, trasferito con la famiglia in Firenze, vi
ebbe la sua prima educazione e vi fece i primi studi, nei quali
ben presto si distinse, palesando, insieme a facoltà intellettuali
elevate, una inclinazione speciale per le Scienze Naturali, ed in
particolare per la Botanica.
La straordinaria passione che in Lui si sviluppò per lo studio
delle piante si rese ben presto palese. Ad esse erano rivolti i
principali suoi pensieri, ed Egli si occupava continuamente di
raccogliere le opere che ne trattavano, e di stringere amicizia
coi più distinti cultori della bella scienza dei fiori.
NECROLOGIR DI TEODORO CARUEL 261
Non sazio della scienza che s' impara nei libri, e spinto dal
rivo desiderio di conoscere le piante spontaneo nostrali e di
studiare la nostra flora, Egli si dette sollecitamente a percor-
rere le nostre campagne, e cosi cominciò quell'erbario, che gli
fu di tanto vantaggio negli ulteriori suoi studi.
Già ben conosciuto in Firenze per le estese sue cognizioni
di Botanica e per la conoscenza che aveva delle lingue straniere,
nel 1858 sotto il Governo Granducale, fu addetto al Museo di
Fisica e di Storia Naturale, in qualità di assistente al professore
di Botanica, l' illustre F. Parlatore, e successivamente nel 1860,
in quella epoca resa ornai celebre per l'Italico Risorgimento,
fu nominato aiuto dello stesso professore.
Nel 1862 venne promosso al posto di professore straordinario
di Botanica nella R. Università di Pavia, e poco appresso Del-
l' Accademia Scientifico-letteraria di Milano, dal quale ufHcio
passò, nel 1863, professore straordinario di Botanica medica
nel R. Istituto di Studi superiori di Firenze.
Nato a più vasti ideali. Egli sentivasi ben ristretto negli
angusti limiti della nostra Penisola, e già vagheggiava l'idea
di trasferirsi in Australia, in quella terra tanto meravigliosa
ed importante pel naturalista, allorquando le circostanze, fortu-
natamente per noi, glielo impedirono.
Vacava la cattedra di Botanica nella R. Università di Pisa,
ed il Caruel a ragione fu chiamato a coprire quel posto, con
decreto del 1' Maggio 1871, ciò che lo distolse dall' idea di ab-
bandonare la nostra Italia.
A Pisa, ov' Egli mi trovò ed ove ben volentieri, per la sua
somma bontà, mi accolse come aiuto, si dette ogni premura di
migliorare l' Istituto botanico, estendendone i locali, riordinan-
done il giardino, ampliandone le collezioni, e dando sviluppo
maggiore all' insegnamento pratico.
In seguito ai suoi meriti singolari, con decreto del 1° Novem-
bre 1880 fu trasferito a Firenze ad occupare il posto di Direttore
del R. Istituto botanico fiorentino, cui dette un nuovo e valido im-
pulso di vita, ed ove rimase fino a che il morbo fatale, che at-
tentava ai suoi giorni, lo costrinse a ritirarsi dall'insegnamento.
Il riportare qui in dettaglio i meriti scientifici di T. Caruel
sarebbe certo opera troppo lunga e ben malagevole. Basti ricor-
dare eh' Egli pubblicò, oltre i numerosi lavori minori, un Pro-
262 NECROLOaiE DI TEODORO CARUEL
dromo della Flora toscana, pregevolissimo, ed una Statistica bo-
tanica della Toscana, opere che si consultano con sommo profitto
dagli studiosi della flora toscana; ch'Egli continuò, in collabora-
zione di altri distinti botanici, la Flora italiana del Parlatore;
che tenne per ben 23 anni la Direzione del Nuovo Giornale bo-
tanico italiano, e che nel 1887, coadiuvato dalla R. Società to-
scana di Orticultura e da vari distinti scienziati, riesci ad istituire
una Società botanica italiana, già da tanto tempo desiderata.
Dotato di robusta costituzione e di un'attività straordinaria.
Egli non conosceva difficoltà, sempre pronto a superarle, ove
si presentassero: né possiamo dimenticare quanto Egli sapesse
infondere altrui il fuoco sacro del lavoro ; né quelle geniali
escursioni botaniche ch'Egli organizzava e dirigeva con sommo
nostro profitto.
Allorquando era già gravemente colpito dall' inesorabile ma-
lattia che lo ha condotto alla tomba. Egli si mostrava ben poco
curante del male che lo affliggeva, sempre intento agli studi suoi
prediletti, e nell'escursione ch'ebbe luogo all'Isola del Giglio
nel 1894, per iniziativa della Società botanica italiana, quantunque
in condizioni di salute non buone, Egli prese parte attivissima.
Grande era la sua affezione all'Università di Pisa, a conferma
della quale Egli volle donarle il suo Erbario particolare, colle-
zione di molta importanza, come quella che costituì il fonda-
mento dei suoi principali lavori.
Per delicatezza di sentimenti e per rettitudine a nessun altro
secondo, fu marito esemplare e padre affettuosissimo, e vera-
mente stringe il cuore il pensare quale e quanto strazio in
quella Famiglia, per così grave perdita.
Ed ora, in questo momento solenne, nel darti l'estremo addio,
0 Illustre Maestro, sento il dovere di rinnovarti i più sentiti
ringraziamenti per la somma premura con cui mi ammaestrasti
e che giammai dimenticherò. In così dolorosa circostanza mi
è solo di sollievo l'offrirti il compianto della Società di Scienze
naturali di Pisa, di cui fosti parte attivissima, della Facoltà di
Scienze naturali della R. Università di Pisa e dell'Università
stessa, che altamente si onorano di averti avuto nel loro seno,
cui si unirà certo il compianto di tutto il Mondo scientifico.
Possa la tua nobile figura servire d'esempio alle future ge-
nerazioni.
NECROLOGIE DI TEODORO CARUEL 263
Parole di Stefano Sommiev, Presidente della Società bota-
nica italiana.
In nome della Società botanica italiana do l' ultimo addio a
Colui che tanto contribuì alla sua fondazione, che la diresse
e le diede impulso nei primi anni della sua vita, che sem-
pre le portò amore, e seguitò a prender parte ai suoi lavori
anche quando la sua salute, già profondamente alterata, gli
rendeva gravosa ogni occupazione. Non è questo il momento di
discorrere di quanto Egli abbia fatto per la nostra Società. Solo
voglio rilevare che uno dei ti-atti più salienti nel carattere del-
l'uomo di cui oggi piangiamo la perdita, fu una inflessibile ret-
titudine, una grande imparzialità. E come fu sempre scrupoloso
e rigido nell'adempimento del proprio dovere, cosi Egli sempre
antepose il bene della nostra istituzione a qualunque conside-
razione personale.
Piangiamo lo scienziato, l'amico, l'uomo leale, e teniamone
sempre presente l'esempio!
ELENCO DELIE PUBBLICAZIOKI
FATTE DAL
Prof. TEODOEO CARUEL '
1851. Note sur le dé\^eloppement des fleurs de VAruin Ualicum.
Annales des Sciences natur., 5* sèrie, tome XVLpp. 379-
382; Paris, 1851.
1856. De la nature et du mode de formation des racines tubé-
reuses des Orchidées. Bulletin de la Sociètè bot de France,
toìYie III, ijp. 162-165; Paris, 1856.
1858. lUustratio in Hortum siccum Andreae Caesalpini. Typis
Le Mounier, Florentiae, 1858.
1859. Del Calendario di Flora per Firenze, 1858. Annali del
R. Museo di Fisica e Storia naturale di Firenze, per
Vanno 1859; Firenze, 1859.
1859. Observations sur l' Ileieroioma lodelioides Zucc. de la Fa-
mille des Lobeliacées. An7i. des se. nat, 4^ sèrie, tome XI,
pp. 269-72; Paris, 1859.
1859. Observations sur la nature et l'origine de la pulpe qui
entoure les graines dans certains fruits. Ibidem, tome XII,
IJp. 72-77 ; Paris, 1859.
1860. Nozioni elementari di botanica per le scuole de' comuni
agricoli. Con figure. Parte 1* e 2\. Giornale La Famiglia
e la Scuola, voi. II; Firenze, 1860.
1860. On Comb7^etum butyrosum, a new kind of butter-tree
from south-eastern Africa. Journal of the Proceedings of
the Linnean Society, voi. IV; London, 1860.
1860-64. Prodromo della Flora Toscana, ossia Catalogo metodico
delle piante che nascono salvatiche in Toscana e nelle sue
isole, 0 che vi sono estesamente coltivate. Coi tipi di Fe-
lice Le Mounier, Firenze, 1860-64.
^ Sebbene abbia cercato di raccogliere tutti i lavori pubblicati dal
defunto Professore, contuttociò dubito di essere incorso in qualche
involontaria omissione.
E. Baroni.
PUBBLICAZIONI FATTE DA TEODORO CARUEL 265
18C3. Sur la signification morphologique des épiiies dii Xan-
thmm spinosiim. Bull, de la Soc. 1)01. de France, tome X,
Ijp. 584-86; Paris, 1863.
1863. Sul fiore femmineo degli Aimm. Con 1 tavola. Aiti della
Soc. itaL di se. nai., voi. V, i^p. 28-32; Milano, 1863.
1863. Sopra due Crocifere italiane. Ibidem, pp. 149-53; Milano,
1863.
1864. Studi sulla polpa che involge i semi in alcuni frutti car-
nosi. Ann. del E. Museo di Storia nat. di Firenze, per
Vanno 1864; Firenze, 1864.
1864. Sur une question relative aux noms spéci fiques des plan-
tes. Bull, de la Soc. hot. de France, tome XI, pp. 0-12;
Paris, 1864.
1864. Florula di Montecristo. Atti della Soc. ital. di se. nat.,
voi. VI, pp. 74-109; Milano, 1864.
1864. Nota per servire alla storia dei Collema. Con 1 tavola.
Ibidem, voi. VII, pp. 163-66; Milano,. 1864.
1865. Dei lavori botanici presentati alla Società elvetica di
Scienze naturali radunata a Ginevra nell'agosto 1865. /&/-
dem, voi. Vili, pp. 333-43; Milano, 1865.
1865. Sur des granules particuliers au sue laiteux du Figuier.
Bull, de la Soc. bot. de France, tome XII, JW- 272-73;
Paris, 1865.
1865. Observations sur les gemmules des Anémones. Ibidem,
tome XII, ìjp. XXXV-XL ; Paris, 1865.
1865. Supplemento al Prodromo della Flora toscana. Atti della
Soc. ital. di se. nat., voi. Vili, pp. 429-79 ; Milano, 1865.
1865. Programma di una Flora d' Italia. Ibidem, pp. 534-41.
1866. Guida del botanico principiante. Con figure. Coi tipi di
M. Cellini e C, Firenze, 1866.
1866. I generi delle Ciperoidee europee. Coi tipi di M. Cellini,
Firenze, 1866.
1866. Di alcuni cambiamenti avvenuti nella Flora della Toscana.
Aiti della Soc. ital. di se. nat., voi. IX, pp. 433-77 ; Mi-
lano, 1866.
1867. Ricerche sulla cagione per cui i fiori di alcune piante si
aprono di sera. Ibidem, voi. X, pp. 407-21 ; Milano, 1867.
1867. Observations organogéniques sur la fleur femelle des
Carcx. Con 1 tavola. Ann. des se. nat., 5* sèrie, tome VII,
pp. 104-11; Paris, 1867.
1867. Sur une particularité des graines des Luzules. Ball, de la
Soc. bot. de France, tome XIV, x>p. 174-75; Paris, 1867.
266 PUBBLICAZIONI FATTE DA TEODORO CARUEL
1868. La vrille de la Vigne. Bull, de la Soc. bot. de Franca,
tome XV, pp. 28-31; Paris, 1868.
1868. Sur la structure florale et les affìnitós des Eriocaulonées.
Mèmoires de la Soc. Impèr. de Se. nat. de Cherhourg,
sèrie XIV, de p. 16 ; Cherbowy, 1868.
1868. Miscellanee botaniche presentate alla terza riunione stra-
ordinaria della Società Italiana di scienze naturali di Vi-
cenza. Aiti della Soc. ital. di se. nat., voi. XI, pp. 543-47 ;
Milano, 1868.
1839. Polygalacearuin Italicarum conspectus. Nuovo Giorn. hot.
ital, voi. I, pp. 18-25; Firenze, 1869.
1869. Juncearum Italicarum conspectus. Ibidem, pp. 96-103;
Firenze, 1869.
1869. Del vincolo lanuto nei semi delle Luzule. Ibidem, pp. 130-
32; Firenze, 1869.
1869. Struttura delle foglie della Passerina hirsuta. Ibidem,
pp. 194-95; Firenze, 1869.
1869. Valerianacearum Italicarum conspectus. Ibidem, pp. 213-
20; Pisa, 1869.
1869. Nota sulla Veronica longistijla Ball. Ibidem, pp. 292-93;
Firenze, 1869.
1869. La peste acquatica (Anacharis alsinastrum). Bull, della
Soc. geogr. ital., fase. 2, p. 365; Roma, 1869.
1870. Osservazioni sul genere di Cicadacee fossili Ramneria e
descrizione di una specie nuova. Boll, del R. Comitato geo-
logico d' Italia, n.' 7-8, Luglio ed Agosto, pp. 181-86;
Firenze, 1870.
1870. Di alcune cose osservate nella Trapa natans. Nuovo
Giorn. bot. ital, voi. II, p)p. 19-27 ; Firenze, 1870.
1870. Secondo supplemento al Prodromo della Flora toscana.
Ibidem, pp. 252-97 ; Firenze, 1870.
1870. T. Caruel e A. De Candolle. — Una questione di nomen-
clatura botanica. Ibidem, pp. 146-49; Firenze, 1870.
1871. Prospetto generale della flora toscana e confronto con la
flora italiana e la flora europea. Ibidem, voi. Ili, IW- 51-
90; Firenze, 1871.
1871. Statistica botanica della Toscana, ossia saggio di studi sulla
distribuzione geografica delle piante. Un voi in 8° dipag. 372
con una tavola. Stab. tip. di G. Pellas, Firenze, 1871.
1871. Versione italiana dell' opera : « Storia illustrata del regno
vegetale del D"" Aloisio Pokorny ». Un voi in 8" di pa-
gine 208. Tip. Ermanno Loescher, Torino, 1871.
PUBBLICAZIONI FATTE DA TEODOUO CARUEL 267
1871. T. Caruel ed E. Levier. — Saggio di un calendario flo-
rale per Firenze. Nuovo Giorn. boi. Hai., voi. Ili, pp. 121-
65; Firenze, 1871.
1872. Andrea Cesalpino e il libro « De planlls ». Ibidem, volu-
me IV. pp. 23-48; Pisa, 1872.
1872. Illustrazione di una Rubiacea del genere MyrmccocUa.
Con 1 tavola. Ibidem, jjp. 170-76; Pisa, 1872.
1872. Biografia di Pietro Savi. Ibidem, JJP- 177-208; Pisa, 1872.
1872. Della distribuzione geografica delle Sassifraghe, secondo
un recente lavoro del dott. Engler. Ibidem, pp. 251-54;
Pisa, 1872.
1872. Note di viaggio prese sopra alcuni giardini e musei bo-
tanici. Ibidem, pp. 254-66; Pisa, 1872.
1872. Guida dell' Orto botanico Pisano. Opuscolo di pagine 34.
Tip. Xistri, Pisa, 1872.
1873. Brevi riflessioni sulT insegnamento della Botanica. Nuova
Antologia, voi. XXIV, pp. 582-93; Firenze, 1873.
1873. Studi sul Tlielìgonum Cgaocrambe. Con 1 tavola. Nuovo
Giorn. boi. ilil., voi. V, pp. 165-70; Pisa, 1873.
1873. Nuovo modello di microscopio misto per gli studi di or-
ganologia vegetale. Ibilein, pp. 266-68; Pisa, 1873.
1875. Nota su di una trasformazione di peli in gemme. Ibidem,
voi. VII, pp. 292-94; Pisa, 1875.
1875. Nota sul genere Galilea. Ibilem, voi. VII, pp. 343-45;
Pisa, 1875.
1870. Illustrazione di una Papaiacea poco nota. Con 1 tavola.
Ibidem, voi. Vili, pp. 22-28; Pisa, 1876.
1876. Sui fiori di Ceratophyllitm. Con 1 tavola. Ibidem, i)p. 29-
32; Pisa, 1876.
1876. Osservazioni sul Cijnomorium. ' Con 1 tavola. Ibidem,
voi. Vili, pp. 32-42; Pisa, 1876.
1876. Sulla identità specifica dei tre Ruscus Ilypophyllum Linn.
R. Hypoglossum Linn. e R. microglossus Bert. Ibidem,
pp. 60-61; Pisa, 1876.
1876. L' Erborista toscano. Un volume in 16" di pagine 304.
Stab. G. Pellas, Fit^enze, 1876.
1877. Saggio di un prospetto storico della Botanica. Nuovo
Giorn. boi. Hai., voi. IX, pp. 113-47 ; Pisa, 1877.
* Riprodotto in parte negli Atti del Congresso internazionale bo-
tanico tenuto in Firenze nel mese di maggio 1874, pp. SS-SD; Fi-
renze, 1876.
268 PUBBLICAZIONI FATTE DA TEODORO CARUEL
1877. Su di uà moJo singolare di comportarsi delle zoospore di
una Cladophora. Nuovo Giorn. liot.ilal., voi. IX,^^. 154-
55; Pisa, 1877.
1877. Divisiones plantarum a T. Caruel propositae. Ibidem, pa-
gine 280-81; Pisa, 1877.
1877, Cenni sulla Flora dei Bagni di Casciana. Estratto dall'opera
del prof. Carlo Minati, Sui Bagni di Casciana. Di pag. 7.
Tip. di G. Barbèra, Firenze, 1877.
1877. T. Caruel e A. Mori. — Esperimenti suH' assorbimento
dell' acqua per le foglie. Nuovo Giorn. boi. ital., voi. IX,
pp. 147-52; Pisa, 1877.
1878. Della impollinazione nelle Asteracee. Ibidem, voi. X, pa-
gine 5-10; Pisa, 1878.
1878. Sulla struttura fiorale e le affinità di varie famiglie mo-
nocotiledoni. Ibidem, pp. 89-102; Pisa 1878.
1878. Dichiarazione in replica al dott. 'B\x\)2im. Ibidem, x)p. 288-
89; Firenze, 1878.
1878. Una Vite gigantesca. Bull, della R. Soc. tose, d" Orticol-
tura, anno III, p. 121; Firenze, 1878.
1878. La Morfologia vegetale. Un volume in 8'' di pagine 433.
Tip. T. Nistri, Pisa, 1878.
1879. Nota sopra alcuni fiori ri^^ollati di Faseolacee. Nuovo
Giorn. bot. ital., voi. XI, pp. 5-7 ; Pisa, 1879.
1879. Illustrazione àeW Arisarum pit'oboscideum. Con 1 tavola.
Ibidem, pp. 7-8; Pisa, 1879.
1879. Nota sul frutto delle Rosacee pomifere. Ibidem, pp. 8-10;
Pisa, 1879.
1879. Sulla struttura fiorale e le affinità di varie famiglie dico-
tiledoni inferiori. Con 1 tavola. Ibidem, x>p. 10-24 ; Pisa,
1879.
1879. Nova Cartonematis species e familia Commelinacearum.
Ibidem, p. 216; Pisa, 1879.
1879. Osservazioni fenologiche sulle piante di Firenze, fatte dal-
l'anno 1848 all'anno 1864. Ibidem, pp. 303-11 ; Pisa, 1879.
1879. La questione dei Tulipani di Firenze. ' Ibidem, pp. 290-
303; Pisa, 1879.
1879. La coltura delle Orchidee nostrali. Bull, della R. Soc.
tose. d'Orticoltura, anno IV, j^p. 59-60; Firenze, 1879.
1879. Eu3hlaena luxurians. Ibidem, pp. 347-48; Firenze, 1879.
* Riprodotto in parte nel Ball, della E,. Soo. tose, di Orticoltura,
anno IV, pp. 207-14; Firenze, 1879.
PUBBLICAZIONI FATTE DA TEODORO CAUUKL 269
1879. T. Caruel e A, Mori. — Sulla vaiolatura delle Arancie.
Xiiovo Giorn. bot. Hai., voi. XI, pp. 214-15; Pisa, 1879.
1880. Una mezza centuria di specie e di generi fondati in Bo-
tanica sopra casi teratologici o patologici. Ibidem, voi. XII,
pp. 5-19; Pisa, 1880.
1880. Note sur quelques points de la structure florale des
Aracèes. Bull, de la Soc. bot. de France, tome XXVII^
2)p. 56-58; Paris, 1880.
1880. T. Caruel e F. Cazzuola. — Osservazioni suU' influenza
della temperatura sulle piante, fatte nell'Orto botanico Pi-
sano. Nuovo Giorn. bot. ital, voi. XII, pp. 32-15; Pisa,
1880.
1881. Prolusione alle lezioni di Botanica fatte nell' Istituto di
studi superiori in Firenze 1' anno scolastico 1880-81. Ibidem,
voi. XIII, pp. 205-15; Firenze, 1881.
1881. Sj'stema noviim Regni vegetalis. Ibidem, pp. 217-28;
Firenze, 1881.
1881. Osservazioni sulla vegetazione delle piante. Bull, della
R. Soc. tose. d'Orticoltura, anno VI, pp. 97-98 ; Firenze,
1881.
1881. Pensieri sulla Tassinomia botanica. Memorie della Reale
Accad. dei Lincei. Classe di se. fis. mat. e ned., voi. X,
pp. 161-251; Roma, 1881.
1881. Relazione al Sopraintendente dell'Istituto sulla sistema-
zione delle collezioni botaniche, corredata del disegno di
massima, nei nuovi locali destinati al Museo botanico. Coi
tipi dei Successori Le Monnier, Firenze, 1881.
1882. Primi cenni sulla distribuzione geografica degli ordini di
piante. Nuovo Giorn. bot. Hai, voi. XIV, pp. 1-23; Fi-
renze, 1882.
1882. L'Orto e il Museo botanico di Firenze nell'anno scola-
stico 1880-81. Ibidem, pp. 65-69; Firenze, 1882.
1882. Origine dell' agrume detto Bizzarria. Bidl. della R. Soc.
tose. d^Ot^ticoltura, anno VII, pp. 115-16; Firenze, 1882.
1883. Pensées sur la taxinomie botanique. Botanische Jalirbit-
cher, IV, V Band, 5-1 Ileft, pp. 549-616 e 1-39; Leip-
zig, 1883.
1883. L' Orto e il Museo botanico di Firenze nell' anno scola-
stico 1881-82. Nuovo Giorn. boi. Hai., voi. XV, pp. 108-
90; Firenze, 1883.
1883. L'Erborista italiano. Un volume in 16" di pagine 162.
Tip. T. Nistri e C, Pisa, 1883.
270 PUBBLICAZIONI FATTE DA TEODORO CARUEL
1883. Cenno necrologico su Nicola Antonio Pedicino. Bull, della
R. Soc. tose, d' Orticoltura, anno Vili, 2). 258; Firenze,
1883.
1884. Stufa 0 Serra? Ibidem, anno IX, 2W- 227-28; Firenze,
1884.
1884. Cenni biografici di Lodovico Caldesi in opuscolo necrolo-
gico « A Lod. Caldesi ecc. ». Faenza, 1884.
1884-94. Continuazione dell'opera di F. Parlatore « Flora ita-
liana », in unione a diversi botanici italiani. Volumi 5, in
8". Stai), tip. fiorentino, Firenze, 1884-94.
1884. De la variabilité dans les plantes. Di pagine 30. Arcliives
italiennes de Biologie. Tome V, fase. Ili ; Turin, 1884.
1884. Considérations générales sur le corps des plantes. Ann. des
so. nat., sèrie 6", tome XVII, pp. 306-57 ; Paris, 1884.
1884. L'Orto e il Museo botanico di Firenze nell'anno scola-
stico 1882-'83. Nuovo Giorn. hot. ital., voi. XVI, pp. 183-
84; Firenze, 1884.
1885. L'Orto e il Museo botanico di Firenze nell'anno scola-
stico 1883-84. Ibidem, voi. XVII, pp. 147-50; Firenze,
1885.
1885. Su di una virescenza di Verbasco. Ibidem, pp. 283-85 ;
Firenze, 1885.
1885. Gladiolus unclulatus. Bull, della R. Soc. tose, d'' Orticol-
tura, anno X, pp. 289-90; Firenze, 1885.
1885. Sullo stato presente delle nostre cognizioni sulla flora
d'Italia.* Atti della R. Accad. dei Geo7''gofUi di Firenze,
4" Serie, voi. Vili, pp. 437-49; Firenze, 1885.
1886. Lettre à M. Malinvaud. Bull, de la Soc. bot. de France,
tome XXXIII, pp. 58-60; Paris, 1886.
1886. Classification des fruits. Ibidem, pp. 117-22; Paris, 1886.
1886. Il Castagno d'India nell'Orto botanico di Pisa. Bull, della
R. Soc. tose, d' Orticoltura, amio XI, pp. 36-38 ; Firenze,
1886.
1886. Note di una corsa botanica nel Friuli. Nuovo Gioìm. bot.
ital., voi. XVIII, pp. 24-31; Firenze, 1886.
1886. L'Orto e il Museo botanico di Firenze nell'anno scola-
stico 1884-85. Ibidem, pp. 160-63; Firenze, 1886.
1886. Nota sul frutto e sui semi del Cacao. Ibidem, pp. 311-13;
Firenze, 1886.
* Questo lavoro è stato riprodotto nel Bull, della R. Soc. toscana
d'Orticoltura, anno X, pp. 331-40.
PUBBLICAZIONI FATTE DA TEODORO CARUEL 271
1887. L'Orto e il Museo botanico di Firenze nell'anno scola-
stico 1885-86. Nuovo Giorn. hot. ital., voi. XIX, pp. 255-59;
Firenze, 1887.
1887. Della conservazione degli Erbari. Malpighia, anno I, fa-
scicolo VI, pp. 272-77 ; Messina, 1887.
1888. Sui generi delle Apiacee. Bull, della Soc. boi. ital. nel
Nuovo Giorn. bot. Hai., voi. XX, pp. 314-17 ; Firenze, 1888.
1888. L'Orto e il Museo botanico di Firenze nell'anno scola-
stico 1886-87. Nuovo Giorn. bot. ital., voi. XX, pp. 371-75;
Firenze, 1888.
1889. Conspectus familiarum phanerogamarum. Bull, della Soc.
bot. ital. nel Nuovo Giorn. bot. ital., voi. XXI, jyp- 132-37;
Firenze, 1889.
1889. L'Orto e il Museo botanico di Firenze nell'anno scola-
stico 1887-88. Ibidem, voi. XXI, pp. 364-68; Firenze, 1889.
1889. Contribuzione alla flora delle Galapagos. Rendiconti della
R. Accad. dei Lincei, voi. V, 1" seni., fase. 9°, pp. 619-25;
Roma, 1889.
1889. La « Flora italiana » et ses critiques. Bull, de la Soc. bot.
de France, tome XXXVI, pp. 257-71; Paris, 1889.
1890. L'Orto e il Museo botanico di Firenze nell'anno scola-
stico 1888-89. Nuovo Giorn. bot. ital, voi. XXII, pp. 32-36;
Firenze, 1890.
1890. Delle nuove usanze riguardo ai nomi specifici delle piante,
Bull, della Soc. bot. Hai. nel Nuovo Gioì^n. bot. ital.,
voi. XXII, pp. 144-150; Firenze, 1890.
1890. Un piccolo contributo alla flora abissina. /&^■6^e?}^,pi).■:/56-57;
Firenze, 1890.
1890. Dei nomi volgari delle piante. Atti della R. Accad. dei Geor-
gofdi di Firenze, voi. XIII, pp. 1-6; Firenze, 1890.
1891. L'Orto e il Museo botanico di Firenze nell'anno scola-
stico 1889-90. Nuovo Giorn. bot. ital, voi XXIII, pp. 270-76 ;
Firenze, 1891.
1892. L'Orto e il Museo botanico di Firenze nell'anno scola-
stico 1890-91. Ibidem, voi XXIV, pp. 91-94; Firenze, 1892.
1892. Su r Orobanche delle fave. Atti della R. Accad. dei Geor-
gofdi di Firenze, voi XV, pp. 273-77 ; Firenze, 1892.
1892. Dubbi sulla funzione vessillare dei fiori. Bull della Soc.
bot. ital. pp. 108-11; Firenze, 1892.
1892. Delle regioni botaniche in Italia. Ibidem, pp. 123-26;
Firenze, 1892.
1892. Intorno al genere Rosa e necessità d'intendere la specie.
Ibidem, Proc. verbale, p. 155; Firenze, 1892.
272 PUBBLICAZIONI FATTE DA TEODORO CARUEL
1892. Relazione intorno ai programmi di storia naturale pei gin-
nasi ed i licei. Bull, della Soc. boi. Hai., p. 167 ; Fi-
renze, 1892.
1892. Sul nome generico Enjthraea. Ibidem, p. 283; Fìy^enze,
1892.
1892. Sul genere Maillsa. Ibidem, p. 338; Firenze, 1892.
1892-97. Epitome Florae Europae. Fase. HI, di pp. 384, incom-
pleto. Typis J. Pellas. Florentiae, 1892-94-97.
1893. L'Orto e il Museo botanico di Firenze nell'anno scola-
stico 1891-92. Nuovo Giorn. boi. ital., voi. XXV, pp. 15-18;
Firenze, 1893.
1893. Agrostis alba forma vivipara. Bull, della Soc. bot. Hai,
ProG. verbale, p. 510; Firenze, 1893.
1893. Notizie sulla flora di Montepiano nell'App. di Vernio in
Toscana. Ibidem, p. 513; Firenze, 1893.
1894. Sulla Pirus crataegifolia. Ibidem, pp. 299-300 ; Fi-
renze, 1894.
1894. L'Orto e il Museo botanico di Firenze nell'anno scola-
stico 1892-93. Bull, della Soc. bot. Hai, pp. 43-46; Fi-
renze, 1894.
1895. L'Orto e il Museo botanico di Firenze nell'anno scola-
stico 1893-94. Ibidem, i)p. 11-14; Firenze, 1895.
1895. Tribus familiae Phaseolacearum. Ibidem, pp. 48-49 ; Fi-
renze, 1895.
1895. Un tentativo di spartizione delle superficie terrestri in
domini botanici. Ibidem, pp. 251-52; Firenze, 1895.
1896. L'Orto e il Museo botanico di Firenze nell'anno scola-
stico 1894-95. Ibidem, pp. 31-33; Firenze, 1896.
1896. Della dottrina della eutimorfosi. Ibidem, pp. 84-85; Fi-
renze, 1896.
N. B. A questo elenco devono aggiungersi molti articoli di Rivista
e Critica botanica pubblicati principalmente nel Nuovo Gior-
nale botanico italiano, nel giornale Bonplandia, anni 1" e 2",
nonché nel Bulletano della R. Società toscana d'Orticoltura,
nel quale trovansi argomenti botanici trattati dal prof. Carnei
durante le Conferenze orticole.
INDICE 273
INDICE
Amaturi N. — Su alcune impronte del Trias [Pi-oc.
verb.) Pag. 126
Antony A. — • Sulla struttura e sulla funzione degli stomi
nelle appendici del perianzio e delle antere .... » 170
Arcangeli G, — Lo svolgimento di calore nelle piante
ferite, del sig. Richard H. M » 74
— Brevi notizie sopra alcune piante » 178
— Sul Compsopofjon Corinaldi e sopra alcune altre piante. » 223
— Discorso in morte di T. Carnei » 260
Baroni E. — Sulla probabile patria del Narcissus ela-
tm Guss » 9
— Sulla scoperta in Italia della Sperrjularia secjetalis Fenzl. » 96
— Notizie sulla fioritura di alcune piante della Cina . . » 185
— Elenco delle pubblicazioni di T. Caruel » 264
— et Christ H. — ■ Filices plantaeque Filicibus affines in
Shen-si septentrionali, provincia Imperli Sinensis, a
Rov. Patro Josepho Giraldi collectae, manipulus alter. » 27
— Filices plantaeque Filicibus affines in Shen-si septen-
trionali, provincia Imperli Sinensis, a Rev. Patre Jo-
sepho Giraldi collectae, manipulus tertius » 182
Beguinot a. — Intorno ad alcune Potentille nuove, rare
o critiche per la Flora romana » 141
Beissner L. — Conifères de Chine » 166
Belli S. — Un cosj)icuo dono scientifico al R. Istituto
botanico dell' Università di Torino » 251
Biondi A. — Rendiconto finanziario della Società bota-
nica italiana dal 1*' gennaio al 31 dicembre 1897 . . » 134
Brizi a. — Sull' impollinazione del genere Cucurbita . . » 217
Cavara F. — Ricerche sullo sviluppo del frutto della
TlieOj cldnensis Sims » 238
— Tumori di natura microbica nel Juniperus phoenicea. . » 241
De Gasparis A. — Lettera in risposta ad alcune osser-
vazioni del prof. Amaturi intitolate : « Su alcune im-
pronte del Trias » > 193
Gentile G. — Fioriture precoci invernali nei dintorni di
Porto Maurizio » 69
Bull, della Soc. boi. Hai. 19
274 INDICE
GoiRAN A. — Juglandaceae et Salicaceae Veronenses . . . Pag. 18
— Nuove specie da aggiungersi, alla Flora Atesina ...» 57
— Avvelenamento di animali bovini per opera di due Aste-
racee » 57
— Betulaceae Veronenses > 65
— Alcuni casi di fioritura precoce (Proc. verb.) .... » 68
— Nuove stazioni veronesi j)er Acalyplia virginica e Ga-
linsoga parviflora » 194
— Di Gaudinia fragilis., Panicum capillare e di altre Poacee
osservate nella provincia veronese, ma estranee alla
flora locale » 228
— Lettera al Presidente della Società sulla fioritura pre-
coce dei Peri vergolosi (Proc. verb.) » 237
Lenticchia A. — Prima contribuzione alla micologia del
monte Generoso » 46
Levier e. — La pseudopriorità di Porella ....... 99
Luzzi G. ■ — ■ Discorso in morte di T. Carnei » 255
Macchiati L. — Sui pretesi granuli d'amido incapsulati
dei tegumenti seminali della Vida narbonensis. Seconda
replica alle risposte del prof. L. Buscalioni .... » 40
Martelli U. — Notizie sul Compsopogon Corinaldì (Proc.
verb.) » 15
Massalongo C. — Sopra alcune milbogalle nuove per la
Flora d'Italia. Quarta contribuzione » 33
— Nuove spigolature teratologiche. Prima nota .... » 202
— Sulla scoperta in Italia della Cephalozia integerrima S.
O. Lindberg » 250
Mattirolo O. — Discorso in morte di T. Carnei ...» 259
Migliorato E. — ■ Rettifica al mio lavoro: « Seconda nota
di osservazioni relative alla Flora napoletana » (Proc.
verb.) » 185
NicoTRA L. — Ancora sulla biologia fiorale delle Euforbie. » 87
— Ricerche antobiologiche sopra alcune Ofridee nostrali. » 107
— Sulla classificazione dei frutti » 115
— • Ancora sulla classificazione dei frutti » 204
— Eterocarpia ed eterospermia » 213
— Una pagina storica di biologia della disseminazione . » 232
Palanza a. — Nuove osservazioni botaniche in Terra di
Bari 150, 195
Passerini N. — Su di una sostanza gommosa contenuta
nelle galle dell'Olmo » 70
— Azione dell' acqua calda a differenti temperature sul
germogliamento dei semi di Olivo » 71
— Sulla causa dell'aborto dei fiori nel frumento in seguito
ad inondazione » 139
Patricelli V. — Alcune Orchidee dei dintorni di Napoli. » 165
INDICE 275
PONS G. — Un caso di metamorfosi petalizzante nel Col-
cìiicum alpinum DC Pag. 7
— I Ranuncoli dell' « Ecphrasis » di Fabio Colonna . . » 24
— Illustrazione dei Banunculus dell' orto secco di Pier
Antonio Micheli » 76
Preda A. — L'Erbario Boissier a Chambésy presso Gi-
nevra » 91
— Una gita botanica in Provenza » 159
— Di alcuni fenomeni presentati dalla Bornetia secundi-
flora (I. Ag.) Thur » 230
Saccardo P. a. — Di tre autografi Malpigbiani nell'Orto
botanico di Padova » 58
SoMMiER S. — Recensione di alcuni lavori botanici (Pi-oc.
verb.) _. » 5
— La Spergularia segetalis riammessa nella Flora italiana. » 14
— Osservazioni critiche sopra alcune Papilionacee di To-
scana, e località nuove » 122
— Resoconto di una gita botanica nell'Arcipelago toscano
(Proc. vero.) » 136
— Notizie sul Congresso geografico tenuto in Firenze dal
12 al 17 aprile 1898 (Proc. verb.) » 137
— Platanthera bifolia Reichb. trìcalcarata » 186
— Parole in morte del j)rof. G. Gibelli » 189
— Di alcune Euphorbia della sezione Anisophyllum in Italia
(Proc. vero.) . » 225
— Teodoro Carnei » 253
— Parole in morte di Teodoro Carnei » 263
— e Levier e. — • Pugillus plantarum Caucasi centralis, a
ci. M. de Déchy Julio 1897, in excelsioribus Cbewsu-
riae lectarum ...» 127
Targioxi Tozzetti Ad. — Funerali del prof. Teodoro
Carnei » 254
— Discorso in morte di T. Caruel » 256
BULLETTINO
DELLA
SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA
BULLETTINO
DELLA
SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA
Aerino 18 9 9.
FIEENZE,
1809.
Firenze, Stabilimento Pellas, Via Jacopo da Diaccerò, 10.
BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA
Rendiconto finanziario della Società botanica italiana
DAL 1" Gennaio al 31 Dicembre 1898
Stato dei Soci al 31 Dicembre 1808.
\ Soci al 31 Die. 1897 N.
Nuovi Soci »
Totale N.
144
6
Soci defunti N.
Soci dimissionari . . »
Soci al 31 Die. 1898 »
Totale N.
2
9
139 1
150
150
Entrata.
1" Gennaio 1898. — Resto di cassa a questo giorno L. 1893.74
31 Dicembre 1898. — Da contribuzioni sociali arre-
trate per gli anni 1895, 96 e 97, per l'anno
in corso e anticipate pel 1899 » 2005.00
Da vendita e abbuonamenti al Nuovo Giorn. botanico
e al Supplemento al Prodr. della FI. Toscana » GOL 80
Da estratti di lavori di non Soci > 19. 00
Da Periodici ceduti al Museo botanico di Firenze . » 696.50
Da aggio suir oro » 8. 00
Ritirato dalla Cassa di Sconto » 425.00
Totale L. 5649.04
RENDICONTO FINANZIARIO
Uscita.
31 Dicembre 1898. — k pubblicazioni sociali . . . L. 2498, 00
Alla famiglia Caruel per acquisto di diverse copie
dei volumi del Nuovo Giorn. botanico . . » 300. 00
A spese di posta e spedizioni ecc » 318. 46
A gratificazioni » 36. 00
A nuovi mobili » 126.00
A depositi alla Cassa di Sconto » 1000. 00
Totale L. 4278.46
Resto di cassa al 31 Dicembre 1898 . . » 1370.58
Totale L. 5649.04
Stalo attivo della Società Botanica italiana
al 31 Dicemìjre 1898.
Resto di cassa al 31 Dicembre 1898 L. 1370.58
Capitali depositati alle Banche » 5904. 60
Credito della Società per contribuzioni di Soci e per
abbuonamenti » 2406. 00
Mobili e suppellettili (col ribasso del 10 Vo) . • • » 330. 00
Valore della Biblioteca sociale (col ribasso del 10 "/o) * 1200. 00
Totale L. 11211.18
Firenze, 81 Dicembre 1898.
Il Presidente U Economo
S. Sommier. A. Biondi
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del dì 8 gennaio 1899.
Alle 14 il Presidente Sommier, dicliiaraiido aperta la seduta, co-
munica la seguente lettera del Ministero d'Agricoltura in risposta
alla domanda rivoltagli dalla nostra Società :
■« Roma, addi 12 Dicembre 1898.
« Assicuro alla S. V. di avere impartito le opportune disposi-
zioni ai Direttori delle Scuole superiori, speciali e pratiche di agri-
coltura, perchè sia in singoiar modo curato l'insegnamento, presso
le Scuole stesse, delle varie specie di funghi (mangerecci e velenosi).
« Confido avere cosi appagato il desiderio di codesta Società,
espressomi col foglio a cui rispondo.
« Per il Ministro
« G. C. SlEMONI. »
« Al Sig. Presidente
« della Società Botanica Italiana
« Firenze. »
L'Archivista Pampaloni legge l' elenco delle pubblicazioni perve-
nute in dono alla Società. Esse sono :
Dott. D. Grecescu. Conspectul Florei Romanici. Bucuresti, 1898.
Gravis A. Recherches anatomiques et phisiologiques sur le Trade-
scantia virginica L. Bruxelles, 1898.
Urban Ignatius. Symbolae Antillanae seu Fundamenta Florae Indiae
occidentalis. Voi. I, Fase. I. Berolini, 1898.
Revista Chilena de Historia Naturai. Anno II, N. 9. Settembre 1898.
Deutscher Botaniker Kalender fiir 1899.
Archivea de Vlnstitut Botanique de V Université de Liège. Volume I.
Wiener Illustrirte Garten-Zeitung, Dicembre 1898.
Mittheilungen des naturwissenschaftlichen Vereines fiir Uteiermark.
Anno 1897.
Science. Voi. VIII, n. 201, 25 Novembre 1898 ; 205, 2 Dicembre ; 206,
9 Dicembre ; 207, 16 Dicembre 1898.
Si votano ringraziamenti ai donatori.
» ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Il socio Cavara legge una sua recensione dal titolo :
LE RECENTI INVESTIGAZIONI DI HAROLD WAGER ' SUL
NUCLEO DE' SACCAROMICETI. RECENSIONE DEL DOTT.
F. CAVARA.
Il lavorio febbrile degli istologi, volto in quest'ultimo quarto
di secolo alla soluzione di importanti questioni di biologia cel-
lulare, ha tale un' impronta di rinnovamento scientifico che
merita la più seria considerazione. Botanici, zoologi, medici
contribuiscono ogni giorno in cosi grande misura alla conoscenza
della cellula, che il seguire lo sviluppo di questo interessante
ramo della biologia è opera ardua, resa ancor più malagevole
dalla copia straordinaria di pubblicazioni, nelle quali vengono
consegnate le contribuzioni scientifiche. Pochi, anzi rari, sono
gli Istituti botanici italiani, che possono dirsi forniti di tutte le
pubblicazioni periodiche che interessano questo ramo di scienza,
epperò sarebbe altamente desiderabile che ne' pochi nostri gior-
nali botanici, negli atti di accademie e di società, venissero date
ampie recensioni dei più importanti lavori che ne' diversi rami
della botanica veggon ogni di la luce.
È per questo che, seguendo il buon esempio dato dal nostro
chiarissimo Vice-Presidente, professore Arcangeli, presento agli
onorevoli Colleghi della Società botanica, un riassunto di un
lavoro del botanico inglese Harold Wager, già favorevolmente
noto nel campo dell'istologia, e che sembrami importante perché
riflette una nuova luce sull'organizzazione de' fermenti e sulla
"tanto dibattuta questione del nucleo di questi umili vegetali.
Il Wager porta una notevolissima contribuzione ad un argo-
mento intorno al quale una serie lunga di osservatori aveva
espresso idee disparate, spesso escludentisi, e dopo che nello
stesso anno testé spirato, parecchi investigato]^ si erano pro-
nunciati in vario senso, fra i quali citiamo Janssens e Leblanc,
Bouin, Errerà,
• WaCtER H., The nucleus of the Yeast-Plant. Annals of Botany
December 1898.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 9
È tanto più interessante il lavoro del ^^'■ager in quanto questa,
come altre sue precedenti contribuzioni sul nucleo delle Perono-
sporee, portano a risultati che rispecchiano una tendenza unitaria,
quella di ricondurre cioè le strutture nucleari degli organismi
inferiori allo schema generale del nucleo delle piante superiori.
Se ciò sia conforme alla realità delle cose non possiamo ora
dire con tutta certezza, anzi vi sono dei casi {Spìrogyra), con-
siderati da taluno come delle vere eccezioni rispetto alla strut-
tura del nucleo ed al suo comportamento durante le fasi evolu-
tive della cellula. Ma come osservò già il AVager, ' a proposito
dei nuclei del Cysiopus candiclas, le differenze fin qui notate
fra i nuclei delle piante inferiori e quelli delle superiori pos-
sono dipendere, più che da diversità di strutture, dalla loro pic-
colezza e dalla imperfezione dei mezzi tecnici di preparazione e
di osservazione.
Il Wager premette nel suo lavoro una circostanziata cita-
zione delle opinioni porte da precedenti ricercatori risalendo a
Nàgeli (184 1) che vide per primo un nucleo nelle cellule de'Sac-
caromiceti, nucleo la cui presenza venne di poi confermata da
Schleiden, Schmitz, Zalewski, Strasburger, Moeller, Mann, Gortz,
Dangeard, .Janssens, ed altri, mentre fu contraddetta da Brùcke,
Raum, Krasser, od ammessa in modo vago da Hieronymus,
Eisenschitz, Zimraermann, Macallum ecc.
Astraendo da quelli che non ammettono un vero e proprio
nucleo ne' Saccaromiceti o che trovano essere in questi la cro-
matina diffusa in minutissime particelle, in seno al citoplasma,
il Wager prende in particolare considerazione i lavori di coloro
che hanno riconosciuto nelle cellule de' fermenti un nucleo, e
sono la grande maggioranza.
Da tale rivista bibliografica del Wager risulta come, antece-
dentemente alla pubblicazione delle di lui ricerche, la struttura
di questo nucleo sia stata descritta come quella di un corpo
assai semplice. Lo Zalewski lo riscontrò di forma ovale con un
piccolo nucleolo al centro. Janssens vi riconobbe una membrana
ed un nucleolo che è un terzo circa del diametro del nucleo.
Dangeard, il quale credo aver rilevata un' identità fra i nuclei
* WAOKit H., On the Structiire and Reproduction of Cystopus candi-
dus. Annals of Botany, 1896.
1*
10 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
dei funghi e quelli delle piante superiori, ammette pei Saccaro-
miceti una membrana ed un nucleolo che si colora fortemente.
Cosi anche Henneguy. Il Buscalioni, invece, per il Saccaromyces
guttiUatas rileva un nucleo di aspetto vacuolare, ma che non
rivela la presenza di granulazioni che possano paragonarsi a
nucleoli, ed il reticolo nucleare non è evidente. Janssens eLeblanc
avrebbero constatato recentemente che il nucleo dei Saccaro-
miceti possiede una membrana, del carioplasma ed un nucleolo
che contiene nucleina. Errerà, pure recentemente, avrebbe ri-
scontrato un nucleo relativamente grande ma soltanto nelle cel-
lule adulte.
Cosicché, osserva giustamente il Wager, la evidenza in favore
di un nucleo nelle cellule de' fermenti organizzati, non potrebbe
per le precedenti ricerche esser più grande, ma la esatta natura
di questo nucleo non era ancora bene determinata.
I metodi di fissazione da lui impiegati sono alcuni fra i mi-
gliori oggi conosciuti, miscela di acido cromico, osmico ed ace-
tico, acido picrico con alcool o con acido osmico, acido osmico
da solo, e sopratutto soluzione satura di sublimato corrosivo,
e soluzione jodica di Gram. Fissate cosi le cellule de' Sacca-
romiceti, e dopo i necessari passaggi agli alcoli, vengono colo-
rate sia in loto, sia sul coprioggetto o con miscela di verde di
metile e fucsina, di verde di metile ed cosina, o con ematos-
silina Delafield o Heidenhain (all'allume ferrico), e sopratutto
con carmino e nigrosina secondo il metodo di Hartog, che
sembra essere destinato a rendere buoni servigi nella tecnica,
specialmente per le strutture nucleari dei funghi.
II Wager poi nelle sue osservazioni si è servito tanto di pre-
parati fatti con leggero strato di fermenti applicato al copriog-
getto, quanto con sezioni al microtomo di Saccaromiceti inclusi
in paraffina con metodo ingegnoso e relativamente semplice.
Per Io studio suo fece uso dei seguenti fermenti:
1.' Saccliaromyces Cerevisiae;
2° Lievito compresso;
3." S. cerevisiae — Hansen I;
4." S. Ludwigi;
5." S. pastorianus ;
6." Un fermento rosso trovato nell' aria ;
7.° S. Mycoderma.
ADUNANZA DELLA SRDK DI FIRENZE 11
Il numero stesso delle specie esaminate è una buona garanzia
della entità dei risultati. Oltredicliè il Wager, praticando colture
su materiale fresco, fissava il materiale di studio alla fine di
determinati intervalli di tempo, cosi dopo 1, 2, 3, 12.... fino a
72 ore.
Venendo alle osservazioni del Wager, questi trova che ogni
cellula di Saccharomyces , eccettuate le gemme del tutto giovani,
contengono quello che egli chiama « apparato nucleare », quella
parte cioè della cellula del fermento che ha le funzioni del nucleo.
Tale apparato nucleare, che si può osservare completo nei
primi stadii della fermentazione, consiste di un vacuolo nel quale
stanno immersi dei granuli ed un corpicciuolo omogeneo {nu-
clear body), questo e quelli particolarmente colorabili, l gra-
nuli corrisponderebbero, secondo Wager, alla impalcatura cro-
matica dei nuclei ordinari delle piante superiori, il corpicciuolo
rappresenterebbe il nucleolo. Intanto quest' ultimo è il costitu-
ente normale, immancabile, permanente dell' apparato nucleare e
secondo l'autore è senza dubbio questo che i precedenti autori,
quasi tutti, hanno scambiato per nucleo.
Le miscele di verde di metile e fucsina e di metilverde ed
eosina, contuttoché non agiscano in modo assolutamente eguale,
mettono in evidenza l'analogia del corpo nucleare suddetto e
dei granuli dell'impalcatura rispettivamente col nucleolo e coi
granuli di cromatina delle piante superiori, soltanto che nei
Saccaromiceti questi due costituenti sarebbero in relazione con
un vacuolo, contenuti, cioè, in questo, o disposti al di fuori ed
in vicinanza di esso; e l'intero apparato occupa di rado il centro
della cellula ma più spesso trovasi da un lato.
Secondo il momento della fermentazione, la cellula può pre-
sentare rapporti diversi di questi tre costituenti dell' apparato
nucleare. Cosicché, a giudicare dalle rispettive colorazioni, talora
la sostanza cromatica sembra risiedere nel vacuolo, tal'altra dif-
fusa nel circostante protoplasma, tal'altra invece nel corpo
nucleare ossia nel nucleolo.
Mentre la prima condizione di cose si verifica nelle cellule gio-
vani in attività di accrescimento, dopo 3 o 4 ore di fermenta-
zione, le altre invece si riscontrano in ulteriori stadii durante
i quali il vacuolo va scomparendo dalla cellula lasciando i gra-
nuli dell' impalcatura in contatto del nucleolo, il quale negli
12 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
ultimi stadii assorbe iiUta la sostanza cromatica e viene a si-
tuarsi vicino alla parete cellulare.
Tali modificazioni di forma e di proprietà intrinseche dell'ap-
parato nucleare, che il Wager lia potuto constatare nei diversi
momenti della vita dei Saccaromiceti, danno forse ragione delle
molteplici interpretazioni messe avanti dai di lui predecessori
e tratte probabilmente dalla osservazione di particolari stadii
dei fermenti.
Dopo alcuni richiami sul modo di originarsi del vacuolo e
sulla sua connessione coi granuli cromatici, nonché sui vacuoli
a glicogene che avrebbero un' origine indipendente dal vacuolo
nucleare, il Wager passa ad alcune considerazioni di ordine ge-
nerale riflettenti la Jiatura dell' apparato nucleare dei Saccaro-
miceti. In questo si hanno due strutture che sì riscontrano
anche nei nuclei delle piante superiori e cioè il corpo nucleare
ed il vacuolo nucleare, il primo come si disse equiparabile al
nucleolo, il secondo al reticolo cromatico.
Ma il fatto che il vacuolo scompare e resta la cromatina
sparsa in granuli nel protoplasma, senza formazione alcuna di
definiti cromosomi, eccetto durante la formazione dello spore,
sembra accennare a struttura nucleare assai più semplice che
nelle piante superiori. Ciò che il Wager chiama nuclear ÌJOdy
ricorda pel suo comportamento il nucleolo di queste ultime;
ed il fatto che in speciali condizioni può contenere sostanza
cromatica richiama la struttura osservata in cellule come quelle
di Sinrogìjra e forse delle giovani cellule degli apici delle ra-
dici di Phaseolus nelle quali molta, se non tutta, la crom,a-
tìna vnsiede nel nucleolo.
Se si considera, dice il Wager, 1' apparato nucleare de' Sac-
caromiceti come una forma semplice di nucleo, esso potrebbe
essere od una struttura primitiva rappresentante uno stadio pri-
mordiale nella filogenesi nel nucleo, ovvero un nucleo degene-
rato, risultante dalla derivazione dei Saccaromiceti da piante più
elevate, come è stato anche supposto, ovvero potrebbe conside-
rarsi uno speciale adattamento alle condizioni nelle quali cre-
scono le cellule de' fermenti, ed inerenti alla rapida loro molti-
plicazione per generazione.
La importanza che assume il nucleolo nelle cellule dei fer-
menti non gli deriva dai soli fatti sopra accennati, e cioè dalla
ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 13
sua costanza e persistenza, e dal farsi sede di riserva della so-
stanza cromatica, ma più ancora dalla parte che esso ha nei
fenomeni di moltiplicazione e di riproduzione.
Nella moltiplicazione, che si compie pel noto processo di
gemmazione, prendono parte il nucleolo e il vacuolo nucleare
quando esiste, e cioè nei primi stadi i della fermentazione. Tanto
il vacuolo colla impalcatura cromatica, quanto il nucleolo, l'uno
e l'altro si allungano e si restringono strozzandosi nel mezzo,
cosicché una parte dei granuli cromatici ed una parte di nucleolo
passano per l'istmo che collega la cellula figlia alla cellula ma-
dre, e i due nuovi apparati nucleari figli restano, per un cei"to
tempo, i-iuniti fra loro da coroncine di granuli cromatici che
poi si spezzano e la divisione, la quale è considerata una divi-
sione diretta dal Wager, è compiuta.
La formazione delle spore, si può ottenere a piacere met-
tendo in opportune condizioni un fermento; cosi in soluzione
di zucchero 5 "/„ in un bicchiere o sopra carta bibula.
Nel processo di formazione delie spore il vacuolo scompare e
due più piccoli se ne formano, poi quattro minori e cosi di se-
guito fino a che il protoplasma rimane senza struttura o con
quella struttura schiumosa descritta da Butschli. Il nucleolo si
porta al centro ed è circondato da ogni parte da granuli ri-
frangenti.
A questo stadio avvengono dei cambiamenti anche nel nu-
cleolo ; la sua parte centrale diviene più intensamente colora-
bile, analogamente a quanto il Wager stesso ha osservato pei
nucleoli degli apici radicali di Phaseolus. E tale massa granu-
lare centrale del nucleolo, fortemente colorabile, diviene più
grande. Il Wager conclude da ciò che l' incremento della so-
stanza colorabile del niùcleolo è dovuta ali" assorhimento di
sostanza cromatica dal circostante protoplasma.
A questo punto avviene la divisione del nucleolo, il quale si
sforma, si stira, dando luogo ad una lunga fila di granuli cir-
condati da una sostanza leggermente colorabile in bleu prove-
niente dal nucleolo. Avviene la separazione in due gruppi dei
granuli, tenuti riuniti solo dalla detta sostanza poco colorabile,
ed infine ha luogo la completa separazione e la formazione di
due nuclei figli i quali in pari modo si dividono di nuovo; e cosi
possono formarsene fino a otto. Ciascuno di questi è poi cir-
14 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
condato di protoplasma e da tenue membranella e va a costi-
tuire una spora.
Questo processo, dice il Wager, può forse essere considerato
come un caso di diretta divisione nel quale la sostanza croma-
tica é previamente assorbita dal nucleolo e separata di poi in
forma di granuli, ma si può anche riguardare come un sem-
plice caso di cariocinesi se si considerano i granuli quali cro-
mosomi, e la sostanza debolmente colorabile che li circonda come
flgura acromatica della stessa natura del fuso nucleare.
Tale processo di formazione delle spore offre al Wager il
destro di controllare quanto in proposito avevano osservato
Janssens e Leblanc, i quali scambiando il vacuolo nucleare per
un nucleo avrebbero preso, secondo Wager, un curioso ma forse
naturale abbaglio. Essi dicono, infatti, che ad un certo stadio i
due nuclei scompaiono ed al loro posto uno solo se ne trova.
Da ciò i due detti autori hanno dedotto che i due nuclei si
sieno fusi assieme, e si abbia perciò un caso di coniugazione e
la trasformazione di una cellula in un uovo. Il Wager ritiene
che il preteso grande nucleo riscontrato da Janssens e Leblanc
in stadii avanzati di fermentazione non sia forse altra cosa che
il nucleolo il quale nei primi stadii era poco colorabile.
Il Wager termina il suo interessante lavoro con un sommario
di ben undici conclusioni inerenti alla fine struttura del nucleo
ed alle particolarità qui brevemente da me riassunte. Fra dette
conclusioni alcune mi sembrano di particolare interesse per la
biologia cellulare.
Cosi la 6.' cosi concepita: « Nel processo di gemmazione la
divisione dell' apparato nucleare non presenta alcun definito
stadio di cariocinesi. Devesi riguardare come una diretta divi-
sione del nucleolo in due parti eguali o quasi, accompagnata da
divisione del vacuolo cromatico, impalcatura cromatica o granuli. »
E la 8." : « Nella formazione delle spore la cromatina disse-
minata nel protoplasma viene assorbita più o meno completa-
mente dal nucleolo il quale allora si divide, per stiramento e
strozzatura, in due. Durante la divisione dei granuli intensa-
mente colorabili (cromosomi ?) appaiono circondati da una so-
stanza meno colorabile, che rimane .per un tempo a riunire i
due nucleoli figli. Questo può essere forse indicato come un
semplice stadio che fa passaggio alla cariocinesi.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 15
Lo scrivente si compiace richiamare l'attenzione degli stu-
diosi sopra il fatto messo in evidenza dal Wager che nella
struttura del nucleo dei Saccaromiceti esiste un nucleolo, il
quale dai più ei'a assunto per il nucleo vero, pel fatto che in deter-
minati momenti della vita del fermento, tale nucleolo assorbe
della cromatina che trovasi o in una impalcatura {network)
assai ridotta, o sparsa nel protoplasma. Si verificherebbe, cioè,
quanto avviene nelle Spirogyra, nelle cellule dell'apice radi-
cale del Phaseolus, come osserva il Wager, quanto lo scrivente
ha osservato negli idioblasti delle Camelliee, nei nuclei iper-
trofici delle radici di Vanilla, nei nuclei dei vasi di Cucurbita,
di Zea Mays e che avviene forse altrove.
Il fatto confermato anche recentemente dal Mitzkewitsch
(Flora 1898) per il nucleolo delle Spirogyra non costituirebbe
una cosa abnorme e cioè un caso specialissimo, come vuole il
Buscalioni nel suo recente lavoro, ' ma le eccezioni sarebbei-o
molteplici, onde la ipotesi messa avanti dallo scrivente che il
nucleolo possa farsi sede di accumulo di cromatina non sarebbe
cosi insostenibile come il Buscalioni ha affermato nel predetto
lavoro.
D'altra parte lo stesso fatto implica anche la questione dei
rapporti fra nucleo e cromosomi dallo scrivente sostenuta, e che
viene anch' essa combattuta dal Buscalioni, ma di queste e di altre
questioni avrò, spero, occasione di intrattenere gli onorevoli
Colleghi della Società botanica con lavori originali.
Il Vice Presidente Arcangeli è contento di esser d' accordo con
Cavara e lo incoraggia a continuare in studi di tanto interesse.
Il socio Cavar A ringrazia il prof. Arcangeli per le parole di inco-
raggiamento che ha avuto per lui, ed è lieto che egli abbia espresso
idee conformi a quelle da lui sostenute in un lavoro che fu cosi
severamente criticato.
Il Segretario Baroni presenta a nome del socio Goiran esemplari
di Deschainpsia coespitosa P. B. var. flavescens raccolti in Volnasse
sul versante orientale del monte Baldo, a 600 metri e piìi di al-
tezza, in luogo dove crescono pure Taxus baccalà, Vitis vinifera,
Corydalis cava, Festuca exaitata.
^ Buscalioni L. Osservazioni e ricerche sulla cellula vegetale.
Roma, 1898.
16 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
Il Vice Presidenta Arcangeli presenta iin suo lavoro :
SOPRA VARII FUNGHI RACCOLTI NELL' ANNO 1898. NOTA
DI G. ARCANGELI.
In seguito alle mie ricerche sui funghi velenosi avendo avuto
nell'anno u. s. a mia disposizione varie specie, parte raccolte
da me, parte da altri, ho creduto conveniente il darne l'elenco,
unitamente alle osservazioni che sovra esse ho potuto effettuare.
Amanita ovoidea Bull. Due belli esemplari, uno in una pi-
neta presso r ingresso del parco di Brolio, e l'altro nello stesso
parco alla Fonte al Fabbro verso la parte di mezzodì. In questi
saggi ho potuto riscontrare spore incolore ellissoidee, lunghe
circa 9 jx e lai'ghe 6, a contenuto minutamente granuloso. Que-
ste spore in contatto di cloruro di zinco jodato si coloravano
le pareti loro in violetto, ed in contatto d' iodio ed acido solfo-
rico in azzurro.
A. PHALLOiDES Fr. Belli e numerosi esemplari di queste specie
mi sono stati recati dai prati presso S. Rossore fra Palazzotto
ed il Ponte alla Sterpala ed altri pure da Castagnolo. Tanto con
acido fosforico iodato che con cloruro di zinco iodato le spore
si coloravano leggermente in violaceo.
A. Mappa Fr. Alcuni esemplari di questa specie sono stati
raccolti presso S. Rossore. Le spore erano globoso-ovoidee del
diametro di 8-G /x. In contatto del clorojoduro di zinco iodato
si sono colorate leggermente in violetto. Il sapore della carne
di questa specie era appena amarognolo, somigliante a quello
di rafano.
A. MUSCARiA L. Questa specie è stata raccolta in quest'anno
presso Palazzotto in pochi esemplari. Le spore ellissoidee ottuse,
lunghe Q y. e larghe circa 6. In contatto con clorojoduro di
zinco non si sono colorate in violetto ma al contrario in giallo.
A. VERNA Fr. Saggi di queste specie mi sono stati inviati dal
D' G. Bracci di Vivanello presso Viterbo e dal D' Caporali di
ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIItENZK 17
Arezzo in seguito ai gravissimi casi di avvelenamento cui dette
luogo. Questa specie deve tenersi distinta dalla A. plialloìcles .
La parete delle spore in contatto di soluzione di idrato di clo-
ralio iodato come pure 'di cloruro di zinco iodato si è colorata
in violetto.
Amanitopsis vaginata (Bull.) Roz. L'ho avuta in quest'au-
tunno più volte da S. Rossore ove abbonda. Le spore sono glo-
boso-ovoidee ed hanno circa 9 /x di lunghezza ed 8 di larghezza.
Trattate con aciiio fosfoi'ico iodato le loro pareti non si colo-
rano in violetto ma in giallo, e lo stesso avviene pure con clo-
ruro di zinco iodato.
Lepiota procera Scop. Alcuni esemplari furono da me rac-
colti nel parco di Brolio in Ottubre ed altri mi furono recati
dalla Macchia di S. Rossore in Novembre u. s.
L. EXC0RIATA Schaetf. Due saggi di queste specie furono da
me raccolti nel parco di Brolio il 12 Ottobre, ed altri mi fu-
rono recati dalla macchia di S. Rossore nel Novembre u. s.
L. ALBA Bull. Alcuni saggi furono da me raccolti nell'Ottobre
decorso nel bosco di pini fra Settignano e Castel di Poggio nel
Fiorentino, ed altri poco dopo nel parco di Brolio in Chianti.
L. CRiSTATA Alb, et Schw. Alcuni saggi furono raccolti nella
macchia di S. Rossore nel Novembre u. s.
Armillaria mellea Yahl. Belli e numerosi esemplari di que-
sta specie si sono sviluppati nel Novembre u. s. nel nostro
Giardino botanico sulle radici di una grossa Pterocarya cau-
casica, come pure al pie di esemplari adulti di Lagerstroemia
indica, Ahies Pinsapo, Conjlas fabulosa, Magnolia grancli-
Jlora, Fagus silvatica. I ricettacoli di questa specie si sviluppa-
rono pure al piede di alcune piante di Aralìa Sieholdi morte
da poco tempo, come pure sulle radici putrescenti di piante at-
terrate già da vari anni nella parte del Giardino prossima al
Museo e detta Collina, ed anche in una Berretta di un giardino
al piede di un grosso palo,di olmo confìtto in terra per sostegno.
La varietà che prevale è quella con cappello color giallo di
miele; ma talora se ne incontra pure una di color fuligineo.
18 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE
In quest' anno ho riscontrato quest' ultima sulle radici della
Pterocarya sopra ricordata, situate in prossimità di un muro,
mentre in tutto il rimanente dominava la varietà gialla.
Ricercando le cause della differenza di colore delle due va-
rietà, ho potuto rilevare che nelle forme gialle il colore si deve
alle ife superficiali del cappello che contengono un pigmento
giallo sciolto nel succo cellulare, mentre nella varietà fuliginea
le medesime ife contengono un pigmento fuligineo. Le spore
presentanogli stessi caratteri tanto nell'una che nell'altra, mi-
surando 7-9 ,a di lunghezza e 5-6 di larghezza. In contatto di
cloroioduro di zinco la loro parete non si colora in violetto. E
specie presso di noi comunissima, conosciuta sotto il nome di
Sementino e frequentemente usata come alimento.
Tricholoma rutilans Schaeff. Un esemplare di questa specie
é stato da me raccolto nell'Ottobre decorso nel parco della Villa
Gaeta presso Moncioni. Altri esemplari mi sono stati recati dalla
macchia di S. Rossore nello scorso Novembre. Questi ultimi dif-
ferivano dalla forma ordinaria per avere il pileo meno colorato
ed alquanto sbiadito, e per essere penetrati da grande quantità
di acqua che li rendeva quasi traslucidi.
■ Clitocybe CONNATA Schum. Alcuni esemplari riuniti in cespo
furono raccolti a S. Rossore alla ceppala di un pioppo nel No-
vembre u. s. Le spore erano incolore, ellissoidee, lunghe circa
5 V. alle Rosacee. Padova, 1899.
Dott. li. Keller. Beitrage zur Kenntnis der wilden Rosen der Graji-
schen Alpen.
In Memoria di Teodoro Carnei. Ricordo.
Bullelin of the Torrey Botanical Club. Voi. XXV, N. 12 e Voi. XXVI,
N. 1.
The Botanical Gazette. Voi. XXVI, N. G, Dicembre 1898. Voi. XXVII,
N. 1.
Atti (Iella Società dei Naturalisti di JModena. Serie III, Voi. XVI,
Anno XXXI, Fase. IL
Dreiunddreissif/ster Bericld des Xaturwissenscliaftliclien Vereins fiir
Srhwahen und Neuhurg. Anno 1898.
Wiener Illustrirte Garten-Zeitxiny . 1 Fase. Gennaio 1899.
Revista Chilena de Historia Naturai. Anno II, X. 10-11, Ottobre-
Xovembre 1898.
Nuovo Giornale Botanico Italiano. Voi. ^'I, N. 1, Gennaio 1899.
Bidlcttino della Società Botanica Italiana. Anno 1898, X. 8, Dicembre.
La Cultura Geografica. Anno I, N. 2, Febbraio 1899.
Beitriige zur Kri/ptogamenflora der ScJiweiz. Band I, Heft I. Berna, 1898.
Science. Nuova Serie, Voi. VIII, X. 208, 23 Dicembre ; IST. 209, '60 Di-
cembre 1898; Voi. IX, N. 210, 6 Gennaio ; N. 211, 13 Gennaio ;
X. 212, 20 Gennaio; X. 213, 27 Gennaio 1899.
Atti della Società Toscana di Scienze Naturali. Memorie, Voi. XVI,
1898; Id. Processi verbali, Voi. XI, adunanza 3 Luglio 1898.
Annuaire du Conservafoire et dii Jardin hotaniques de Genève. Anni
1897-98.
Si votano ringraziamenti ai donatori.
Il Presidente Sommier presenta, in nome del dott. Adriano Fiori,
il fascicolo IV della Iconografìa Florae Italicae^ e fa rilevare quanto
tox'ni utile a chi vuole determinare piante nostrali questa icono-
grafìa completa delle specie italiane. Xota come, benché j^iccole, le
figure siano assai nitide, e siano tutte accompagnate da analisi dello
parti più. importanti di ogni singola pianta, che ne facilitano l' iden-
tificazione. Osserva ancora come il testo della Flora Analitica d'Ita-
lia sia redatto con molto studio e accuratezza, e dia prova di estese
ricerche bibliografiche.
48 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO
11 Segretario Baroni legge un lavoro del socio Macchiati inti-
tolato :
SOPRA UNO STREPTOCOCCO PARASSITA DEI GRANULI
D'AMIDO DI FRUMENTO. — NOTA PREVENTIVA DI
L. MACCHIATI.
L' egregio mio collega G. Casoria, professore di Chimica e
direttore del Laboratorio di Chimica agraria di Caserta, negli
ultimi giorni dello scorso mese di gennaio, mi rimetteva in un
vasetto di vetro chiuso con tappo smerigliato, pochi grammi
d'una polvere di maccheroni, col cortese invito di volere con-
trollare le sue osservazioni microscopiche, dei cui risultati mi
trascriveva, unitamente alle ricerche chimiche sulla quantità
delle ceneri, il seguente breve riassunto:
« Ceneri 1,02 "/o (l-l^ "A l'i^^^'ite alla pasta seccata a 110°).
« Osservazioni microscopiche. Amido di frumento e qualche
granulo di amido di segala. Inoltre si osservano nel campo del
microscopio numerose sfere di piccolo diametro, isolate, oppure
aggruppate a due, a tre; spesso riunite a coroncine, di color
giallo lilla. Queste sono spore di parassiti vegetali del frumento
prodottisi per cattiva conservazione. (Ingrandimento di 600 dia-
metri circa). »
Io, prima di eseguire una ricerca accurata, feci precedere al-
cuni saggi preliminari senza l'impiego di nessun reagente mi-
crochimico. A tale intento osservai i primi preparati tempora-
nei sotto il campo del microscopio a mediocri ingrandimenti
(300-350 diametri) per persuadermi se realmente tra i granuli
d'amido di frumento ve ne fossero taluni di segala o di altri
semi. Quelli di segala ve li trovai in una proporzione minima,
come del pari in minima quantità vi trovai granuli d'amido
di leguminose. È quindi logico supporre che non vi siano
state aggiunte altre farine a scopo di frode, poiché coi con-
sueti metodi di vagliare il frumento non è escluso che esso
possa rimanere inquinato da qualche altro seme.
Ma la mia attenzione veniva richiamata — più che dalla
presenza di qualche raro granulo d' amido appartenente a semi
estranei, punto dannosi, i quali si osservano con una certa fre-
quenza anche nelle migliori farine — dal modo di presentarsi
SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DKL 12 «'EBRUAIO 49
de' granuli d'amido di frumento, che mi si rivelarono ognora
più 0 meno profondamente corrosi, e che eziandio agivano, più
debolmciiile che non dovrebbero, sulla luce polarizzata. Ciò mi
risultò in modo manifesto dopo che li ebbi messi a confronto
con quelli di altre paste congeneri, le quali però si trovavano
in ottimo stato di conservazione.
Esaurita questa elementarissima ricerca, mi accinsi a farne
delle altre più delicate. Trattai una piccola parte della polvere
di maccheroni con una soluzione diluita di idrato potassico
(lYo)' 116 feci dei preparati, egualmente temporanei, e li osser-
vai air ingrandimento di 600-1000 diametri, servendomi all'uopo
di diversi oggettivi a secco e ad immersione semplice. Allora
mi si presentarono realmente sotto il campo del microscopio,
tra i granuli d' amido, dei quali si distinguevano abbastanza
nettamente gli strati, dei numerosi corpiccioli rotondi, di picco-
lissimo diametro, isolati oppure aggruppati a due, a tre o in
più; spesso in catene a rosario più o meno lunghe. Essi cor-
rispondevano esattamente alia descrizione che me ne aveva fatta
il prof. Casoria ; ma non era altrettanto esatta la deduzione che
ne traeva, ritenendoli spore di parassiti vegetali del frumento
prodottisi per cattiva conservazione.
E non tardai molto a persuadermi che quelle coroncine di
cellule sferiche non potevano essere che dei batterli, i quali
dovevano essere riferiti indubbiamente al genere Streptococcus
di Billroth, che tuttavia talora rivestono la forma di diplococ-
chi se le cellule sono accoppiate a due, o di micrococchi se
siano isolate in virtù de' trattamenti meccanici che disgiungono
i tratti d' unione.
Ma a determinare la vera natura di questi microrganismi in
modo indubitato, mi parve che fosse il caso di tentarne la co-
lorazione coi colori basici di anilina, dando tra questi la prefe-
renza, come (luelli che meglio si prestano nel maggior numero
dei casi, alla fucsina, al violetto di genziana, al bleu di metilene;
e talora anche alla soluzione di Lofller con azzurro di metilene
e potassa caustica, la quale colora bene quasi tutti i batteri
conosciuti.
A tale intento presi più volte mezzo grammo della polvere
di maccheroni, la diluii in un mortaio di vetro con 5 ce. di ac-
qua distillata e sterilizzata di fresco colla bollitura, e vi ag-
50 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO
giunsi mezzo ce. d' una soluzione d' idrato potassico al 10 "Z^, di
maniera che tutto il liquido veniva a contenere 1' 1 7o di detto
idrato potassico. Poi feci cadere nel mortaio parecchie goccie
d' una soluzione alcoolica concentrata d' uno dei colori basici di
anilina di cui ho fatto parola or ora: indi mescolai perbene il
tutto e disfeci la polvere, aggiungendo qualche altra goccia di so-
stanza colorante qualora mi fosse risultata insufficiente la colora-
zione, poiché per avere una pronunciata colorazione bisogna piut-
tosto abbondare, in causa specialmente della potassa caustica, la
quale in quella proporzione ha una virtù decolorante pronunciata.
Trasportai, con una tenue bacchetta di veti'O, una goccia del
liquido sopra un portaoggetti, a cui sovrapposi un coprioggetti
molto sottile; ed osservai il preparato con un oggettivo ad im-
mersione semplice, che nei preparati temporanei dà miglior
risultato di quelli ad immersione omogenea. Allora mi si pre-
sentarono, sotto il campo del microscopio, i numerosi granuli
d' amido di frumento di diversissimo volume, più trasparenti
e cogli strati ben distinti per l' azione della potassa caustica.
Tra questi e nel loro interno si lasciavano vedere innumere-
voli streptococchi colorati in rosso, in violetto od in azzurro,
secondo la sostanza colorante di cui aveva fatto uso. Essi per
lo più avevano la loro forma genuina di catenelle di cocchi, le
cui singole cellule erano unite da tratti d'unione, che avevano
assorbito debolmente la sostanza colorante; ma in mezzo a questi
ve ne erano anche di quelli costituiti soltanto di due o tre coc-
chi oppure isolati, i quali ultimi talora formavano persino degli
ammassi, da rassomigliare quasi a stafilococchi.
Determinai il diametro delle singole cellule di forma presso-
ché sferica, il quale mi risultò di 1 ja-jx 1 Y^.
Tra le cellule sferiche degli innumerevoli streptococchi, mi
fu dato discernere talora qualche forma bacillare; ma questi
bacilli erano ognora all'esterno de' granuli d'amido.
Mi sembra probabile che gli Streptococchi menino vita pa-
rassitica sui granuli d' amido del frumento, attaccandoli, poco
per volta, e liquefacendoli, probabilmente a mezzo d' una loro
diastasi, mediante la quale si dovrebbero fare strada per pene-
trare nell'interno de' granuli.
Bisognerebbe indagare, studiandone la biologia in adatti mezzi
di coltura, se le forme bacillari siano in nesso genetico cogli
SKDE DI FIUKNZE - ADUNANZA DKL 12 FEBBRAIO 51
streptococchi — di cui in cotesto caso sarebbero una fase di
evoluzione — o se non piuttosto esse stiano a rappresentare
organismi saprofìtici casuali ; la quale opinione mi sembra
molto più probabile, poiché mentre gli streptococchi non si
trovano che nelle farine e nelle paste avariate, cotesti bacilli,
invece, esistono quasi sempre nelle farine, alle quali non sem-
brerebbe che fossero per arrecare pregiudizio.
Sono venuto a sostenere come probabile questo mio modo di
vedere, dopo lunga e matura esperienza che ebbi campo di fare
non soltanto a scopo di studio, ma eziandio nelle ricerche che,
con una certa frequenza, dovetti eseguire per quasi sette anni
nella R. Stazione agraria di Modena, diligentemente diretta dal
mio egregio amico prof. G. Cugini. Mi ricordo che anche allora
mentre osservava, quasi costantemente in tutte le farine, delle
forme bacillari, mi fu dato di riscontrare gli streptococchi sol-
tanto nelle farine di frumento avariate. I quali streptococchi
sospettai già da tempo che fossero parassiti de' granuli d'amido;
anzi mi ero proposto di istituire al riguardo una serie di ri-
cerche; ma, occupato in altri studi, non meno importanti, non
potei dar corso al divisato proponimento.
Il fatto di questo microrganism.o il quale attacca debolmente
e liquefa, poco per volta, l'amido crudo, credo che non sia privo
d'importanza per la sua rarità. Mentre mi propongo farne uno
studio particolareggiato per indagarne la biologia, dalla quale
mi risulterà se esso sia una specie nuova o meno, lo chiamerò
provvisoriamente col nome di Streptococcus amylivorum.
Intanto per vedere se la mia supposizione — ch'esso abbia
la facoltà di sciogliere l'amido trasformandolo in glucosio —
possa avere qualche fondamento di verità, pregai il collega di
Chimica prof. G. Casoria di fare la ricerca quantitativa del
glucosio nella pasta di maccheroni da me esaminata col micro-
scopio, e in altre paste (come termine di confronto) le quali si
trovassero in ottimo stato di conservazione. E realmente le sue
indagini furono favorevoli al mio modo di vedere, essendo ri-
sultato che quella pasta conteneva il 3,90 "/o di glucosio, mentre
le altre da lui esaminate, cogli stessi mezzi, ne contenevano al
più 1,80 "/o- Se poi si tien conto che questi batteri non si limi-
tano a trasformare l'amido in glucosio, ma forse hanno anche
la facoltà di consumare il glucosio, trasformandolo in acido car-
52 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DEL 12 FEBBRAIO
bollico ed acqua, si capirà che quel 3,90 "/o non rappresenta che
una parfe dell* idrato di carbonio solubile.
Alla domanda: se lo Streptococcus amijlworwn sia dannoso
alle farine ed alle paste, mi pare si possa rispondere senz'altro
in modo affermativo, poiché se non altro esse mercè 1' azione
di questo microbo perdono di potere nutritivo. Ma potrebbe darsi
che il batterio arrecasse anche nocumento alla salute, coi suoi
prodotti di ricambio, quand'essi fossero tossici; e per chiarire
questo dubbio bisognerebbe ottenerlo in coltura pura, per poi
isolarne le tossine e le tossalbumine, qualora vi esistessero; delle
quali sarebbe opportuno sperimentare l'azione che potessero
esercitare sugli animali.
Dietro mia richiesta il prof. Casoria fece eziandio delle ri-
cerche quantitative sugli acidi contenuti da questa pasta, e gli
risultò che la sua acidità è superiore alla normale ; il quale ri-
sultato non manca di avere la sua importanza tantopiù se ci
riferiamo agli importanti studi di Theobald Smith, da cui sa-
rebbe risultato che soltanto nei terreni nutritivi contenenti
zucchero è possibile, per opera di batteri, la formazione di acidi
liberi. Dunque gli acidi si formano a spese del glucosio, il quale
nel caso speciale deriva dall' amido reso solubile da una diastasi
prodotta dallo Streptococcus amylivorum.
Che poi l'acidità delle farine aumenti colle loro alterazioni,
si sapeva già per gli studi d'Hilger e Gùnther, e per quelli,
più recenti, del dott. Alberto Scala, che videro la luce nelle
« Stazioni sperimentali agrarie italiane » (189G, p. 25-40).
Ho detto che non credo privo d'importanza il fatto che lo
Streptococcus ami/livoruìn scioglie i granuli d'amido crudo, per
la sua rarità; tuttavia voglio ricordare che già il Prillieux '
dimostrava una proprietà congenere di certi micrococchi, i quali
però attaccano i granuli d'amido soltanto alla periferia, come
fa il Bacilliis mesentericus vulgatus secondo le ricerche dili-
genti del Vignai e il Bacillus Amylobacter che corrode e di-
scioglie parecchi granuli d'amido.^
* E. Prillieux, Corrosion de grains de bis colorés en rose par les
òaotéries (Bull, de la soc. botanique, t. XXVI, 1879).
* William ViaNAL, Contribution à l'étude des Baotériacées (P&ria,
1889, p. 116-122).
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO 53
Prima di chiudere questa nota preventiva ricordo che sono
riuscito a fare dei preparati stabili cogli streptococchi isolan-
doli dai granuli d'amido, col processo che qui descriverò suc-
cintamente.
A mezzo grammo di polvere della pasta di maccheroni aggiungo
5 gr. di acqua distillata e sterilizzata, più una quantità eguale
di soluzione di idrato potassico al 10 °'o; poi riscaldo a mode-
rato calore. Quando posso giudicare che tutto l'amido siasi
sciolto agito ripetutamente il liquido, poi lo lascio in riposo per
pochi istanti per facilitare la sedimentazione delle sostanze so-
spese: indi ne trasporto una goccia sopra un vetrino copriog-
getti, distribuendola uniformemente. Faccio evaporare il liquido
alla fiamma a moderato calore, poi lavo abbondantemente con
acqua distillata sino a che non si abbia più reazione alcalina.
Poscia fo nuovamente evaporare l'acqua a moderato calore, e
metto sul vetrino una goccia di soluzione alcoolica concentrata
d'un colore basico d'anilina, per es. di violetto di genziana. Di
nuovo espongo alla fiamma, per facilitare l'evaporazione del-
l'alcool e la colorazione; quindi lavo, ripetutamente, con idrato
alcoolico molto diluito, poi abbondantemente con acqua distillata.
In ultimo faccio evaporare l'acqua e chiudo il vetrino nel bal-
samo del Canada. — Con questo mezzo si riesce a fare dei pre-
parati quasi altrettanto nétti come quelli che si ottengono colle
colture pure dei batteri.
Il socio Levier annunzia alla Società la morte dell' illustre briologo
C. Miiller di Halle, già collaboratore importantissimo del Nuovo Gior-
nale Botanico, e ne elogia i vari meriti scientifici, ricordando infine
che l'erbario del compianto estinto, acquistato ora dal Museo di
Berlino, contiene la più ricca collezione di muschi che esista.
Si votano quindi condoglianze alla famiglia.
Il Segretario Baroni presenta due comunicazioni dei soci Grilli
e GOIRAN.
FIORITURE FUORI DI STAGIONE NEL MONTEFELTRO. —
PER C. GRILLI.
È noto che da vari anni in alcune regioni vengono osservate,
attesa la mite temperatura, delle fioriture precoci. Infatti in
parecchie escursioni, fatte nella regione del Montefeltro negli
ultimi giorni dello scorso dicembre, ho trovato anch' io delle
piante in fiore, delle quali segue 1' elenco.
BuU. della Soc. hot. Ual. 4
54 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO
I luoghi visitati sono: dintorni di Monte Grimano; strada
di Monte Cerignone; dintorni di Mercatino Conca; S. Donato;
M. Liciano; M. Altaveglio; dintorni di Sassofeltrio.
Galeopsis Ladanum L. — Siclerilìs romana L. — Salvia
Verbenaca L. — Stachys annua L. — Verbena o/ficinalis L. —
Solanum nigì^um L, — Echium vulgare L. — Cynoglossum
pictum Ait. ~ Echinospermum LappiUa Lehm. {Myosotis Lap-
pula L.) — Campanula Trachelium L, — Lactuca saligna L. —
JJroapermum picroides Desf. — Silyhum Marianiim Gaertn. —
Centaurea amara L. — Anthemis arvensis L. — Chrysanihe-
ìnum segetum L. — Senecio vulgaris L, — Helichrysum Stoechas
Gaertn. {Gnaphalium Stoechas L.) — Calendula arvensis L. —
Bellis perennis L. — Eupliorbia helioscopia L. — Hellelmrus
viridls L. — Peucedanum venetum Koch — Tordylium apu-
lum — Trifolium joratense L. — Dianihus Carihusianorum L.
— Polygala vulgaris L. — Picris hieracioides Desf.
SULLA PRESENZA DI AMARANTUS ALBUS L. NELL'AGRO
VERONESE. — NOTA DI A. GOIRAN.
Nella Flora veronensis, Ciro Pollini (III, p. 114 in nota) non
indica Aìnarantus albus nel Veronese: i sig." Visiani e Sac-
cardo, nel loro Catalogo (pag. 77), ne segnalano la presenza,
pel Veneto, nei campi del Bassanese e nei luoghi incolti del
litorale friulano.
Nel mese di ottobre del 1876 ho scoperto A. albus fuori di
Verona, e ad oriente della città, oltre a S. Michele, a poca
distanza dalla linea ferroviaria, in un ammasso di materiali
quivi depositati e provenienti, secondo ogni probabilità, dalle
officine e dai cantieri di Porta Vescovo.
Recentemente (novembre 1898) l'ho raccolto presso la stazione
di Porta Vescovo, ad occidente di questa verso la città di Ve-
rona, in vicinanza del luogo chiamato Ponte di Campofìore, e
ne presento un esemplare alla Società. Cresceva sopra di un
vasto terrapieno formato da gran copia di materiali recente-
mente accumulati e costituiti di scorie, residui della combustione
del carbone adoperato nelle motrici a vapore e nelle locomotive,
rottami di fabbriche ecc.; e quivi viveva framezzo a centinaia
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO 55
e centinaia di esemplari appartenenti a Chenopodium Dotrys L.
e C. album L., in società con tutte le forme di Amarantus
che crescono nel Veronese, con Atriplex angusiifolium Sm.,
Poliigonum aviciUare L., Polycnemwn majus Br., Euphorbia
Presili Guss., E. Chamaesi/ce L., Herniaria glabra L., Tribu-
lus terrestri s L., ecc.
Il Pollini (1. e.) indica A. albus nel Piemonte presso Torino
in rdleratis; io 1' ho raccolto a Nizza nelle arene marittime
(a. 1873-74) fra la foce del torrente Paglione e le bocche del
Varo; quivi cresceva gregario!.
Il Consigliere Pucci comunica che alla fine del novembre scorso
notò una rifioritura dell' /ris (jermanica nei dintorni di Signa.
Il Segretario Baroni riassume un lavoro del socio Cavara sopra:
I NUCLEI DELLE ENTOMOPHTHOREAE IN ORDINE ALLA
FILOGENESI DI QUESTE PIANTE. — NOTA DEL DOTT.
F. CAVARA.
L'applicazione de' caratteri citologici, di cosi alto valore, alla
sistematica degli organismi inferiori, va assumendo una impor-
tanza che è inutile disconoscere. Le affinità d'ordine stretta-
mente morfologico sonosi dimostrate spesso insufficienti per
quanto riguarda le talloQte. Anche i dati offerti dalla ontogenia,
non sembra possano definire nettamente tutte le complicate
questioni filogenetiche, specialmente in gruppi di esseri, quali
i funghi, ad es., che per singolari e svariati adattamenti, si
sono particolarmente differenziati in serie divergenti.
Il Juel * ha messo recentemente in rilievo l'importanza dei
caratteri cariologici nella interpretazione delle affinità di un
estesissimo gruppo di funghi, quello de' Basidiomiceti (sensu lato).
Egli infatti valendosi dei risultati di osservazioni proprie e di
quelli di una serie di ricercatori abilissimi, quali Dangeard,
Harper, Wager, Poirault, Raciborski, ecc., ed in base ai fenomeni
di divisione nucleare che hanno sede ne' basidii, ha potuto rico-
' JUEL O., Die Kerntheilung in den Basidien und die Phi/Iof/enie der
Basidiomyceten. Pringsheim's Jahrbùcher XXXII, 1398, p. BGl.
56 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO
noscere, in questo vastissimo gruppo, due serie ben distinte clie
egli denomina Sticliohasidieae e Chiastohasìdieae. La prima è
caratterizzata da divisione nucleare con formazione di placca e
conseguentemente di setto trasversale conducente alla costitu-
zione di basidii seriati o pluricellulari, l'altra, al contrario, con
divisione nucleare senza formazione di placca, quindi a basidii
unicellulari. I termini estremi segnati dalle due serie sono i
Protobasidiomiceti da un lato, gli Imenomiceti dall'altro.
Senz'olire entrare nell'esame di queste deduzioni del Juel,.
dirò solo come esse mi abbiano confermato nella opinione che
la soluzione di intricate questioni filogenetiche non possa sempre-
essere data da voli più o meno geniali della nostra mente e
da disquisizioni di esterna morfologia, ma sibbene dalla fine os-
servazione de' faiti che si svolgono nell'interno delle cellule.
Lo studio per conseguenza de' nuclei, della loro struttura,
della loro evoluzione, e la tecnica appropriata inerente a tale
studio c'entrano per qualche cosa, anche nella sistematica, fine-
ultimo delle nostre investigazioni.
Avendo avuto occasione di fare, nel Laboratorio del eh.""' pro-
fessore Mattirolo, ' delle osservazioni istologiche intorno ad al-
cune Entomoiìhtlioreae, raccolte da me a Vallombrosa e a Fi-
renze, ho dovuto convincermi che dai più é stato trascurato un
carattere di primissima importanza, quello otferto dai nuclei di
queste singolari piantine, carattere che oltre ad essere di per
sé spiccato, nel gruppo in questione, si presta poi mirabilmente
ad utili deduzioni.
Riserbandomi di dare in apposito lavoro, corredato di illu-
strazioni, i risultati completi delle mie ricerche, desidero di
rilevare qui, a titolo di preventiva comunicazione, alcuni fatti
inerenti alla struttura delle Entomophthoreae ed alla loro siste-
mazione.
La posizione sistematica di questi funghi restò incerta fino-
a che non se ne conosceva che la sola forma conidica; e la
interpretazione del particolar modo di disposizione de' conidio-
fori, stretti fra loro in uno strato più o meno compatto, rive-
^ Mi è grato porgere qui i più vivi ringraziamenti al prof. Ore-
ste Mattirolo, per la compita ospitalità accordatami nel suo beL
Laboratorio, durante il mio soggiorno a Firenze.
SKDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DKL 12 FEBBRAIO 57
stenie il corpo dell'animale che loro serve di substrato, fu quella
che si trattasse di forme assai ridotte ovvero di forme primi-
tive di Basidiomiceti; ed i conidiofori furon chiamati basidii, e
lo strato da essi formato fu detto un imenio.
Tale fu già il concetto sviluppato in alcune sue pubblicazioni
da 0. Brefeld, * modificato tuttavia più tardi. ^ E di ìujmenium
parlava pure il De Bary, ' nella seconda edizione del suo clas-
sico trattato sui funghi, per quanto egli collocasse le Entomo-
phih07''eae accanto alle Mucoracee. '
Peraltro il posto sistematico delle Enthoinopìdhoreae, era già
stato ben fissato dalla scoperta delle zigospore fatta da Nowa-
kow ski ^ in più d'una specie di Entomophthova, opperò doven-
dosi per questo carattere di indiscutibile valore avvicinare le
Eniomopìith'yreae alle Mucorinee il concetto di imenio e di ba-
sidii veniva a perdere molto del suo valore.
Le afllnità delle EntomopMho7-'eae coi Basidiomiceti sono state,
oltre che dal Brefeld, da altri ventilate. Anche il prof. Matti-
rolo, ' in una sua recente pubblicazione, pur riconoscendo la
parentela di questi funghi colle Mucoracee e colle Peronosporee,
trova che il carattere di uno strato imeniale li fa « con ra-
gione avvicinare ai funghi più semplici compresi fra i cosi detti
Hymenomycetes, e specialmente concordano per questo carat-
tere colle specie e coi generi delle Hypochneae ». Ma, oltre le
ricerche di Nowakowski, su citate, e quelle di molti altri in
senso analogo, vi è la particolare struttura di questi funghi e
precisamente i loro numerosi nuclei, cosi facilmente messi in
evidenza dalle sostanze coloranti in uso nella tecnica micro-.
scopica che contraddicono a tale ravvicinamento.
È curioso, per altro, che i più importanti lavori sulle Ento-
mophtìio'i'eae fanno cosi poco conto degli istologici caratteri.
Le contribuzioni di Cohn, Brefeld, Nowakowski, Cornu, Winter,
^ Brefeld O., Bot. Zeitunfjf, 1870 e 1877.
* Brefeld O., UnterswJi. ìiber Schimmelpilze. Leipzig, 1881.
' Dk B.viiY A., Vergleìch. Morpliol. n. Biologie der Filze, 1884,
p. 170.
* MATTiitOLO 0., Sulla comparja in Italia della Entomophtiiora Plan-
choniana. Modena, 1898.
* Nowakowski L., Die Copulation bei einigen Entomopldhoreen. Bot.
Zeit., 18i<7, p. 217.
58 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO
Sorokine, De Bary, e quella notissima del Thaxter non danno
notizia alcuna di nuclei.
Nei lavori, alcuni classici addirittura, di questi ed altri autori,
si accenna, a proposito delle ife vegetative e degli organi ripro-
duttori delle Entomophthoreae, ad un contenuto denso, granu-
lare proloplasmatico, ovvero a goccie oleose, alle quali si annette
una certa importanza, anche per la sistematica di questi funghi.
Soltanto due autori, ch'io mi sappia, il Maupas ' e il Vuil-
lemin, " hanno richiamata l'attenzione sui nuclei delle Ento-
mophihot^eae, dei quali hanno anche tratteggiata, benché non
completamente, la struttura.
Fa meraviglia come il Thaxter nella sua elaborata mono-
grafia su questi funghi entomofili non abbia seguito né tenuto
conto delle ricerche di questi due investigatori.
Le ife vegetative, quelle inoltre di cosi irregolare forma che
indicate fin dai primi osservatori, sono poi dal Thaxter chia-
mate hypJial ì)odies, i conidiofori, i conidii, i cosi detti cistidi,
le azigospore, ecc. posseggono distintissimi nuclei talora in nu-
mero ragguardevole e colorantisi magnificamente coi reattivi in
uso, specialmente col verde di metile e fucsina, verde di jodio
e fucsina, ematossilina, emallume, ecc.
Sulla struttura di tali nuclei avrò occasione di discorrere a
lungo neir annunciato mio lavoro; ma dirò fin d'ora che essa
non è la stessa nelle diverse parti di questi organismi e subisce
modificazioni che sono inerenti alla funzionalità dei nuclei stessi.
In molti casi vi si osserva uno o più corpicciuoli che si direb-
bero, a priori, nucleoli e che sono particolarmente avidi delle
sostanze coloranti. Il Vuillemin li ha equiparati ai cromosomi
degli altri nuclei.
Nelle ife, di qualunque forma, e nei cistidi, si osservano d'or-
dinario numerosi nuclei, talora con disposizione regolare, seriata,
tal' altra irregolare affatto, spesso ravvicinati alla parete cellulare
od accumulati verso le estremità delle ife medesime.
Nei conidii si osserva che in alcune specie vi ha un nucleo
solo, in altre ve ne hanno molti. E ciò essendo di una assoluta
' Maupas e. I., Comptes-Rendus, 1879.
* Vuillemin P., Études biologiques sur les Champignons. Nancy,
1886. ' •
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO 59
costanza, rende tale carattere di un valore indiscutibile per lo
applicazioni che se ne possono fare alla sistematica. Questo fatto
ha una reale importanza se si pensa che è già tanto discussa la
distinzione dei due generi principali Empasa ed Entomophthora,
né i caratteri morfologici e biologici fin qui assunti sembrano
assicurare una netta separazione fra i due ; così ad. es. la forma
semplice o ramidcata dei conidiofori, la presenza o la mancanza
di processi rizoidi o di cistidi, ecc.
Ora di quattro specie di Entomophthoreae che ho studiato nei
passati mesi, due appartengono al genere Empusa e due al ge-
nere EntomophtìiOì^a. Ebbene le due Empusa {E. Miiscae Cohn,
E. Grilli Fres.) hanno conidii plurinucleati, le due Entomo-
phthora, che io ritengo sieno la E. glaeospoì^a Vuill. e la E. Afi-
dis Hoffm., hanno conidii uninucleati.
È chiaro che tale carattere, di facile ricognizione del resto,
attesa la facilità a colorirsi dei nuclei delle Entomophthoreae,
utilizzato nella discriminazione delle specie, che ora non son
poche, né bene accertate, di questo gruppo, può rendere a parer
mio un segnalato servigio.
Debbo qui notare che il Vuillemin in altra più recente pubbli-
cazione ' richiama egli pure l'attenzione sul valore sistematico
dei nuclei delle Entomophthoreae, ma va troppo oltre quando
afferma che la presenza di un gran nucleo nei conidii del ge-
nere Entomophthora è da considerarsi come un carattere della
famiglia delle Entomoplitìioreae da cui si dovrebbe escludere il
genere Conidiobolus. Le Empusa, come ho sopra detto hanno
conidii plurinucleati, onde i nuclei dei conidii costituiscono un
carattere di ordine generico e non di famiglia.
Si aggiunga a ciò che il suddetto carattere può essere esteso
alle molteplici altre forme d'organi riproduttori di questi funghi,
e completare cosi e rendere sicuri i dati per la delimitazione
dei generi e delle specie.
' Vuillemin P., Deuxihne Xotìce sur les travaux scientifiques. Nancy,
1895, p. 11. Colgo questa occasione per esprimere i sensi del mio
grato animo al valente scienziato di Nancy, per la cortesia colla
quale volle farmi dono delle sue pregevoli pubblicazioni e per le
notizie epistolari datemi intorno ai nuclei della Entomophthora r/laeo-
spora Yuill.
60 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO
Noterò poi che dai nuclei dei conidiofori e dal loro modo di
comportarsi, viene ad essere tolto molto del valore alla supposta
affinità delle Entomophthoreae coi Basidiomiceti. Infatti è ora-
mai stabilito che nei basidii di questi ultimi si hanno prima della
formazione delle basidiospore due nuclei che si fondono per poi
dividersi e dare origine ai nuclei delle spore. Fatto, questo, con-
siderato di natura sessuale dal Dangeard, e che si riscontra in
altri funghi.
Ora nulla di tutto questo avviene nelle Enfomophihoreae, tanto
nel caso che il Gonidio sia plurinucleato, che uninucleato. I nu-
clei dei conidii delle Entomophthoreae provengono da nuclei pre-
esistenti nei conidiofori, talché questi ultimi restano vuoti com-
pletamente dopo la formazione delle spore. Il passaggio avviene
con stiramento e lieve strozzatura del nucleo nel caso dei co-
nidii uninucleati (Enio7nophihora) e senza modificazione, quasi,
di forma nel caso di conidii plurinucleati (Empusa). Il Vuille-
min, * riferendosi alla Eniomophthora glaeospora, considera
come un caso di rinnovazione nucleare il passaggio del nucleo
del conidioforo nel conidio.
Gli stessi nuclei ed il modo di prendere origine ne' conidii
delle Entomophthoreae, permettono anche di tenere distinti i co-
nidiofori di queste dagli sporangi delle Mucorinee, essendo stato
fatto un confronto degli uni cogli altri, ed asserito che nel caso
delle EntomojJhihoreae il conidioforo è uno sporangio monospo-
rulato. Ora ciò non può sussistere perchè il modo di origine
dei conidii delle Mucorinee è affatto endogeno, mentre è acro-
geno nelle Entomophtlioreae o se vuoisi i conidii di queste si
originano per vera e propria gemmazione.
Mi auguro che chi può disporre di un numeroso materiale in
fatto di Entomophthoreae, si accinga alla revisione di esso in
base ai criterii d'ordine citologico, brevemente riassunti in que-
sta nota, e credo ne possa trarre qualche utile apprezzamento
sulla bontà delle specie fin qui descritte ed un definitivo loro
riferimento generico.
' VuiLLEMiN P., Deuxième Notice etc, loc. cit.
SEDK DI FIRENZK - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO 61
Il Presidente Sommier fa la seguente comunicazione :
IL CISTUS LAURIFOLTUS L. E IL SUO DIRITTO DI CIT-
TADINANZA IN ITALIA. — PER S. SOMMIER.
Si trova fatta menzione del Cisttcs laurifolius L. in Italia per
la prima volta in tre lettere del 1768, dirette da Ferdinando
Bassi, prefetto dell' orto botanico bolo.t^nese, all'abate G. B. Guat-
teri, allievo del Marsili prefetto dell'orto botanico di Padova.
Da esse si rileva che allora questa pianta trovavasi, non scarsa,
nei colli Euganei. * Ivi fa poi osservata (sul monte Venda) nel
1804 dallo Sternberg, e dodici anni dopo dal Pollini, il quale, a
quanto asseriscono De Visiani e Saccardo nel cat. d. piante rare
del Veneto, la raccolse con ardore tanto inconsulto, che la fece
scomparire da quel luogo. Di fatti, nessuno degli esploratori mo-
derni dei monti Euganei ve l'ha ritrovata. Nel 1785 Allioni, nella
Flora Pedemontana, indicava il Cishis laurifolius « in collibus
circa Bistagno ». Anche qui pare che non sia stato più ritrovato."
Nel 1780 Ucria, nell'Hort. Reg. Paiiormitanus, scrisse che cre-
sceva in Sicilia. Ma la sua indicazione « in nemoribus », al Gus-
sone sembrò troppo vaga, di modo che, non essendo questo Cishts
stato più ritrovato in Sicilia, l'autore della Synopsis FI. Sic. lo re-
legò fra le piante dubbie. — Dipoi, nelle flore italiane, troviamo il
C. laurifolius, ora citato soltanto per i colli Euganei, ora omesso
del tutto. In un recentissimo lavoro è citato fra le piante la cui as-
senza dall'Italia ha un significato speciale. 'Sembra strano di non
trovarlo rammentato, almeno come ricordo storico, nelle Flore
del Bertoloni e del Parlatore. Soli Fiori e Paoletti, nella Flora
analitica d'Italia, colla esattezza che caratterizza quel lavoro, ne
riassumono le vicende, ma tacciono della indicazione di Ucria.
Già da vari anni la Marchesa Paulucci-Panciatichi aveva osser-
vato che il Cistus laurifolius cresceva piuttosto abbondante nel
parco della villa Panciatichi a San Mezzano presso Rignano in
* G. B. De Toni, SulP esistenza e successiva scomparsa del < Cistus
laurifolius » nella flora Euganea. R. Accad. di Se. Lett. ed Arti in
Padova. Atti e Memorie, Voi. X, Dispensa II.
* Fiori e Paoletti, Flora analitica d' Italia.
' Pasquale Baccarini, / caratteri e la storia della Flora Medi-
terranea. Catania, 1899.
62 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO
Valdarno, e sapendo come ivi fossero state, fin da molti anni,
piantate e seminate in gran numero specie esotiche, suppose
che vi fosse stato introdotto anche questo Cistiis e vi si fosse
inselvatichito. Fu in seguito a c^uesta indicazione che il D.' Ba-
roni citò il C. laurifoUus nel Supplemento al Prodr. della Flora
Toscana di Caruel, escludendolo dalla numerazione, come pianta
di recente introduzione.
Pochi giorni fa, nel percorrere col sig. Gemmi i monti che se-
parano il Mugello dalla Valle delle Sieci, non lungi dalla Ma-
donna del Sasso, fummo non poco meravigliati di trovarvi in
gran copia il Cistas in questione. Per quanto potemmo allora
assodare, se ne trovano le prime piante poco sopra Santa Bri-
gida, e si seguita a trovarlo abbondante per quasi un chilome-
tro, quando da quella borgata si va, passando per il camposanto,
nella direzione di Monte Rotondo, in terreni per la maggior
parte di proprietà dei signori Martini Bernardi, ad un'altezza di
circa 450 a 503 m. L' area che occupa è tanto estesa, e la sua
frequenza è tale, che non ho il minimo scrupolo d'indicarne la
località esatta, sicuro che nessun raccoglitore di specie rare,
per quanto fanatico esso sia, ve lo potrà estirpare, come dicesi
che abbia fatto il Pollini sui colli Euganei. Esso mostrava di
aver fiorito abbondantemente e portava capsule dalle quali erano
già per la maggior parte caduti i semi. Accanto agli arbusti
vecchi, con tronchi legnosi più o meno decumbenti, si vedevano
prosperare in quantità giovani piantine di seme erette. Esso
cresce insieme al Cistiis salvifoUus L. nella macchia e sotto i
boschi di castagno e di querce. Interrogati i contadini dei din-
torni, abbiamo potuto accertarci che conoscono benissimo que-
sta pianta ed i bei fiori bianchi di cui si cuopre in estate, che
l'hanno sempre conosciuta, e che le danno il nome di « erba
della Madonna », ' probabilmente perchè con essa adornano gli
altari della Vergine nelle feste di Maggio e di Giugno. Essi ci
dissero che cresceva soltanto nell'area sulla quale l'avevamo
osservata, e non si estendeva sui monti né a destra né a sinistra.
Mi pare che la presenza del Cistus laurifoUus in quel luogo
si possa spiegare soltanto in tre modi. 0 esso vi é stato intro-
dotto dall' uomo, o i suoi semi vi sono stati portati da agenti
' Il C salvifolius viene da essi chiamato « sorcello ».
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO 63
naturali, o è un antico inquilino del paese. Le due prime ipo-
tesi mi sembrano da rigettarsi. Esso cresce in regione selvatica,
e non vi è nelle vicinanze alcun parco o giardino dal quale
possa essere sfuggito; e del resto questa pianta è poco comune
nelle colture. In quanto all'apporto fortuito di semi, la grande
lontananza dai luoghi dove cresce il C. laurifolius lo rende as-
solutamente improbabile, come è improbabile che semi venuti
da lontano possano dar origine a cosi numerosa-e vigorosa pro-
genie in terreno ove non vi è stato rimaneggiamento di suolo,
e che quindi, per l'adattamento secolare, deve essere tutto oc-
cupato dalle piante meglio organizzate per prosperarvi.
Sono quindi convinto che quella pianta sia ivi realmente in-
digena; e mi confermano in questa convinzione la sua grande
vitalità in un'area abbastanza estesa, il fatto che i contadini ve
l'hanno sempre conosciuta, le condizioni da lungo tempo immu-
tate dei luoghi in cui cresce, dove l'azione dell'uomo si li-
mita a tagliare di quando in quando la macchia e qualche al-
bero del bosco, e dove è presumibile che vi sia la stessa vege-
tazione che nei secoli passati. In favore del suo indigenato parla
pure l'esistenza di questa specie, se non oggi, per lo meno in
tempi poco remoti, in altre parti d'Italia. Certo è strano che una
pianta cosi vistosa sia rimasta inosservata dai botanici, e ciò si
può spiegare soltanto colla sua localizzazione in un luogo che
rimane assai fuori di mano.
Persuaso adunque che il Cistiis laurifolius sia indigeno della
Toscana, ho voluto andare nel parco di San Mezzano per vedere
se forse anche lì, invece di essere inselvatichito, non fosse piut-
tosto un antico elemento della flora, in via di distruzione per
l'estendersi delle colture e del parco. Ma non sono potuto arri-
vare ad una conclusione né prò né contro questa ipotesi. Esso
difatti non trovasi nei dintorni del parco, tutto circondato da
terre coltivate. Nel bosco del parco stesso è ristretto in due loca-
lità non molto estese, dove accanto a piante vecchie e vecchis-
sime, se ne vedono in quantità delle giovani di seme, assai vi-
gorose. Se non fosse stato per la presenza della stessa specie
indubbiamente indigena nei monti sopra Santa Brigida, non avrei
esitato ad associarmi alla opinione della Marchesa Paulucci, ed a
ritenerla pianta introdotta da vari decenni, che ivi avesse tro-
vato condizioni favorevoli alla sua propagazione spontanea. Ma
64 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO
ora non escludo la possibilità che sia invece un'antica abita-
trice di quei poggi, rimasta accantonata nelle parti meno rima-
neggiate dall'uomo. Il parco di San Mezzano é per la maggior
parte fatto a spese di antiche terre coltivate, e non è impos-
sibile che il Cistus laurifolius si trovi appunto in quelle sole
parti che non furono mai coltivate e dove sono meno mutate
le condizioni antiche: esso trOA^asi di fatti nelle parti più alte,
che non furono mai ridotte a campi.
Comunque sia della località di San Mezzano, quella di Santa
Brigida ci basta per considerare il Cistus laurifolius come uno
dei componenti l'antica flora della Toscana. Ravvicinando que-
sto fatto con quello delle altre località italiane, ove pare oramai
che il Cistus laurifolius sia distrutto, se ne può dedurre che que-
ste stazioni cosi disgiunte erano anticamente collegate fra loro,
e che questa pianta di tipo mediterraneo, che adesso si estende
dalla Francia meridionale alla penisola Iberica, e su tutta la co-
sta meridionale del Mar Nero, sia fra noi oggi una di quelle che,
con termine pittoresco, sono state chiamate « fossili viventi », un
avanzo cioè dei tempi passati, prezioso per aiutarci a ricostruire
la flora dell'epoca che ha imme/liatamente preceduto la nostra.
Forse l'accantonamento di questo Cisto nel luogo dove ora l'ab-
biamo scoperto, è dovuto all'esser rimasto rispettato l'antico
bosco soltanto in quel tratto della montagna. Probabilmente, se
l'accetta del boscaiolo venisse a mutare le condizioni di quei luo-
ghi, il povero Cisto, la cui esistenza è legata al suo ambiente,
sparirebbe qui come è scomparso nel Piemonte e nei colli Euga-
nei, ed il « fossile vivente » diverrebbe per l'Italia un vero fossile.
Presenta iufìue un lavoro del socio Béguinot intitolato : « Con-
tributo allo studio di alcuni generi della Flora delle Paludi Pon-
tine », il quale, superando i limiti assegnati al Bullettiìio, sarà pub-
blicato nel Nuovo Giornale botanico italiano.
Il Consigliere Pucci propone una questione alla Società. Tutti
sanno che la coltivazione forzata del Lillà fa decolorare i fiori. Come
si spiega tal fatto? Con la mancanza di luce alla quale sono sotto-
poste le piante nella serra? Pucci non lo crede, poiché allora non
dovrebbe formarsi neppure la clorofilla; ma stima piuttosto, per
esperienze già fatte, che tal fenomeno dipenda da denutrizione della
pianta. Del resto sarebbe lieto di sentire il parere dei colleghi.
Dopo alcune osservazioni in proposito di Sommier, Levier, Ba-
roni, la seduta è tolta.
SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 MARZO 65
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del dì 12 marzo 1899.
L'Adunanza è aperta ad ora 14. L'Archivista Pampaloni legga
l' elenco delle pubblicazioni j)ervenute in cambio od in dono alla
Società. Sono le seguenti :
Fiori A. e Paoletti G. Iconographia Florae Italicae; Fascicolo IV.
Forti A. Contributo 2" alla conoscenza della Fiorala ficologica vero-
nese ; Padova, 1899.
Falqui G. Contributo alla Flora del bacino del Liri; Napoli, 1899.
Massalongo C. e Ross H. Oeber sicilianische Cecidien ; Berlin, 1898.
Marchesetti C. Bibliografia botanica ossia Catalogo delle pubblica-
zioni intorno alla Flora del litorale austriaco ; Trieste, 1895.
— Flora dell'isola di Lussino di M. De Tommasini.
— Pel centesimo anniversario della nascita di M. De Tommasini (Di-
scorso letto nella sala della Borsa).
De Tommasini M. Alcuni cenni della Flora di Duino e dei suoi
dintorni.
Jolian Henrilc Emil Schilck. Bidrag till en lefnadsteckning ofver
Cari von Linné. VII.
Astrici Cleve. Studier òfver nàgra Svenska vaxters Groningstid ocli
fòrftarkningsstadium.
Brundin I. A. Z. Bridag till kilnndomen om de svenska Fanero-
gama òrternas Skottutveckling ocli òfverwintring ; Ui:)sala, 1898.
Jaderholm Elof. Anatomiska Studier ofver Sydamerikanska Pepe-
romier; Upsala, 1898.
Wiener Illuatrtrte Garten-Zeitung, 2" Fase, Febbraio 1899.
Tilt Boianical Gazette. ÌH" 2, Febbraio 1899.
Bulletin of the Torrey Boianical Clul. Voi. 26, N" 2, Febbraio 1899.
Atti della Società Venefo-Treniina di Scienze Naturali. Ser. II, Voi. II,
Fase. II, Anno 1898.
Bullettino della Società di Naturalisti in Napoli. Serie I, Voi. XII,
Anno XII, 1898.
Science. Nuova Serie, Voi. IX, N» 211, 3 Febbraio ; n. 215, 10 Feb-
braio ; n. 216, 17 Febbraio ; n. 217, 24 Febbraio 1899.
La Cultura geografica. Anno 1, N** 4.
Bhodora. Voì. ì, N» 1, Gennaio 1899.
Si votano ringraziamenti ai donatori.
66 SEDE DI FIRKNZK - ADUNANZA DKL 12 MARZO
Il Segretario Baroni comunica il sagaente lavoro del socio
Goiran:
STAZIONI VERONESI DI QVERCUS PSEUDO-SUBERSA'NTl.
NOTA DI A. GOIRAN.
Verso 1' anno 1816, Ciro Pollini e Giulio Sandri scoprivano
nella Valle di Caprino verso Affi, e precisamente presso la lo-
calità chiamata Cà Vecchia del Becelli — oggidì Cà o Caseg-
giato Menini, * — una Quercia che 1' Autore della Floì^a Vero-
nensis erroneamente prendeva per Q. Aegilops L.'. Si trattava in
quella vece di Q. pseudo-suber Santi, ritrovata posteriormente
in questa stessa stazione da Francesco Fontana, Bérenger!,^ Vit-
torio Pellegrini !, e dallo scrivente. Altro esemplare stupendo e
gigantesco di questa bella specie cresce a Scaveaghe tra Garda
e la punta di S. Vigilio alle sponde del Benaco, nel parco dei
sigg. Marchesi Carlotti (Moretti, Fontana, Rigo, Goiran). Eviden-
temente per isbaglio di nome, questa Quercia è indicata da Moretti
a Marccsina (?) e dai sigg. Visiani e Saccardo a Malcesine sul lago
di Garda. Che io mi sappia altre stazioni non erano conosciute di
questa Quercia nel Veronese, e cosi pure se ne ignora la presenza
nelle regioni confinanti del Vicentino, del Trentino, del Bresciano.
Occupato da tempo nella compilazione di una Monografia
delle Quercacee veronesi che attualmente — non mai soddi-
sfatto della opera mia — sto rifacendo per la settima volta,
nello scorso autunno ho percorso l' intera Provincia Veronese,
dalla bassa pianura alla zona montana superiore, con l' inten-
dimento ed il proposito di fare uno studio minuto e possibil-
* Ad onoranza del Tenente-Colonnello David Menini, che ad Abba
Garima moriva gloriosamente alla testa del suo battaglione di alpini,
andato quasi interamente distrutto in quella infausta giornata.
^ La scheda che accompagna l' esemplare di Q. pseudo-suher esi-
stente neir Erbario dell' Istituto Botanico di Padova e comunicato
da Giulio Sandri, porta la scritta: Quercus Aegilops, che sta
verde ancìte nelV inverno, da me trovato presso Caprino nel Veronese!.
La scheda reca la data dell'anno 1816. — Ramoscelli provenienti
da questa stazione offersi nell' anno 1890 ai colleghi della Società
Botanica Italiana in occasione del convegno in Verona.
^ La scheda unita all' esemjDlara dell' Erbario padovano dice : Q.
PSEUDO-SUBER S. — Q. Exoniensìs — Casa Vecchia presso Verona.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 MARZO 67
mente esatto delle specie, varietà e forme appartenenti a que-
sta famiglia e più specialmente al genere Qiiercas.
Il risultato di tali ricerche si fu:
1." Di accrescere il numero delle forme viventi nel Veronese;
2." Di determinarne rigorosamente la ubicaziono e l' area
di vegetazione;
3." Di dimostrare che non poche forme, credute proprie
alle parti australi d'Italia, ci'escono in quella vece copiose
presso di noi ;
4." Di rettificare asserzioni e correggere errori infiltratisi
e mantenutisi nelle opere magistrali di Segujer (PI. veron.),
Pollini (Fi. veron.), Bertoloni (FI. italica), Parlatore (FI. ita-
liana), Alphonse De Candolle (Prodromus ecc.), e da ultimo anche
nelle due mie memorie: Erbario forestale veronese ed Erboriz-
zazioni estive ed anticnnali sui Monti Lessini veronesi.
Ma erborizzazioni fuori stagione, nei mesi cioè di dicembre,
gennaio e febbraio, riesci rono oltremodo proficue, come quelle
che mi misero in grado di constatare nei monti Lessini Vero-
nesi, da me percorsi le tante e tante volte, nientemeno che la
esistenza di cinque stazioni di Q. j)seudo-suì)er per lo innanzi
non avvertite, ritenendo, almeno per due di esse (Arzarè e
Cerro), che si trattasse, anziché di questa specie, di una forma
di Q. Cerris. Oggidì pertanto le stazioni di Q. pseudo-suber
riscontrate da me nel Veronese, sono in numero di sette, rite-
nendo non improbabile che altre ancora possano venir scoperte.
1.° Scaveaghe alle sponde del lago di Garda, ai piedi di uno
dei contrafTorti più meridionali del M. Baldo (m. 80).
2." Cà Vecchia Becelli, nella valle di Caprino in una colli-
netta ìnorenica verso Affi: è un individuo solo in società con
diverse forme e varietà di Q. sessiliflora, Q. imbesccns, Q. Cer-
ris (m. 225).
3." Arzarè sui Lessini tra Lugliezzano e Cerro : individuo
solo frammezzo ad altre querce (m. 057).
4.° Due Cerri : località presso Cerro veronese e cosi chia-
mata per due piante di Q. pseudo-suber ivi esistenti da epoca
immemorabile : oggidì ne esiste una sola, essendo stata recen-
temente tagliata la compagna.
5." Cerro veronese (m. 728): una pianta unica e maestosa
di fronte alla casa parrocchiale del paese.
68 SKDB DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 MARZO
6.'' / Ghirlandi, località presso Bosco Chiesanuova (me-
tri 1100) : pianta isolata.
7." T/irban, località pure presso Bosco Chiesanuova ed al-
l' istessa altitudine : pianta isolata.
Risulta pertanto che nel Veronese, Q. pseiiclo-suher cresce
sporadico ed isolato ad altitudini comprese fra m. 80 e m. 1100,
dalla zona ^qW ulivo innalzandosi al limite superiore di quella
del castagno. Mi pare inoltre che la forma la quale cresce nelle
due ultime stazioni possa venir riferita a Q. pseicdo-sicber var.
Gussonei DC. {foliis oUuse lohatis, lobis vix ')nucronatis. —
A. DC. Pi^ùdr. pars XVI, seciìo posterior p. 49.)
I Veronesi chiamano il Q. pseudo-suber col nome vernacolo
di Cerro o meglio Cervo, attribuito benanco a Q. Cerris: nella
valle di Caprino lo ho pure sentito chiamare Roero sempre
verdo. Non fruttifica tutti gli anni ; generalmente porta poche
ghiande, ma qualche volta queste sono copiosissime ; anche la
loro grossezza è variabile assai, le ho trovate grossissime al lago
di Garda ed al Cerro. Fiorisce in maggio, matura le ghiande
da agosto a novembre : le foglie, di norma, cadono in marzo ed
aprile, mantenendosi verdi sino a questa epoca.
II Presidente Sommier osserva che il socio Goiran gli ha scritto
di non ritenere che la Q. lìseudosuher fosse, come alcuni credono,
un ibrido fra Q. Cerris e Q. Suher; il ritrovamento della Q. pseu-
dosuher in varie località del Veronese certo non è favorevole alla
ipotesi della sua origine ibrida.
Il socio Levier rammenta che presso Firenze trovasi qualche esem-
j)lare di questa specie nel bosco degli Scopeti, fra la Greve e S. An-
drea, dove, entro un raggio assai esteso, non cresce nessuna Q. tSuber,
che egli sappia. Crede però che questi esemplari non fruttifichino.
Il Vice-Presidente Arcangeli crede che per risolvere la questione
se la Q. pseudosuher sia o no un ibrido, bisognerebbe coltivarla per
vedere se i suoi semi diano origine a piante conformi alla pianta
madre. Dice poi di avere osservato presso la Vallombrosa, lungo la
strada che conduce al Lago, alcuni esemplari di Q. pseudosuher
che gli furono mostrati dal Comm. G. C. Siemoni, ma non ricorda
se sieno stati mai citati.
Il Presidente rammenta che nell'orto botanico di Lucca vi è un vec-
chio esemplare di questa specie, e che forse li potrebbero trovarsene
piante di seme cresciute spontaneamente o seminate espressamente.
Il Segretario Baroni presenta il seguente lavoro del socio Casali :
Aggiunte alla Flora del Reggiano., il quale per la sua mole sarà pub-
blicato nel Nuovo Giornale botanico italiano.
Essendo esauidte le comunicazioni la seduta è tolta a ore 15.
SEDE DI FIUENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILK 69
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del dì 9 aprile 1899,
Il Pi'esidente Sommier, aprendo 1' adunanza, invita il Segretario
Baroni a dar notizia dei doni pervenuti alla Società. Questi sono :
Legré Ludovic. La Botanique en Provence au XVI® siede. Hugues
de Solier; Marseille, 1899.
Steìnbrinck C. Ueber den hygroskopisclien Mechanismus von Staub-
beuteln und Pilanzeuhaareu. Sonderabdruck aus der FestscLrift
fiir Schwendener ; Berlin.
Smith E. F. The Black Rot of the Cabbage ; Washington, 1898.
Farlow W. G. Some edible and Poisonous Pungi; "Washington, 1898.
Swingle W. T. and Webber II. J. Hybrids and their utilization in
Plant Breeding; Washington, 1897.
Sommier S. La Spergularia segetalis riammessa nella Flora italiana;
Firenze, 1898.
— Platanthera hifolla Heichb. tricalcarata.
— Osservazioni critiche sopra alcune Papilionacee di Toscana, e
località nuove.
— et Levier E. Pugillus plantarum Caucasi centralis a ci. M. De Dé-
chy Julio 1897 in excelsioribus Chewsuriae lectarum.
Errerà L. Hérédité d'un caractère acquis chez un Champigaon plu-
ricellulaire, d'après les expériences de M. le Dr. Hunger, faites
à rinstitut botanique de Bruxelles ; Bruxelles, 1899.
Bulletin of the Torrey Botanical Club. Voi. 26, N. 3, March 1899.
Bollettino del R. Orto botanico di Palermo. Anno II, Fase. I-II; Pa-
lermo, 1898.
Verhandlungen der k. k. zoologisch u, botanischen Gesellschaft in Wien.
Band 49, Heft 1; Wien, 1899.
Wiener Illustrirte Garten-Zeitung. Miirz, Heft III ; Wien, 1899.
The Botanical Gazette. Voi. 27, N. 3, March 1899.
Minnesota Botanical ò'tudies. Second series. Part II, February 22 ;
Minneapolis, 1899.
Science. Voi. IX, N. 218, 219, 220, 221.
Vierteljahrsschrift der Naturforschenden Gesellschaft in Z'ùrich. Jahrg.
43; Zurich, 1898.
Il Naturalista Siciliano. Nuova serie. Anno III, N. 1; Palermo, 1899.
La Cultura geografica. Anno I, N. 5, 15 Marzo 1899.
Si votano ringraziamenti ai donatori.
Bull, della Soc. hot. Hai. 5
70 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE
Il Presidente riferisce nei seguenti termini sulla gita fatta al-
l' isola di Gorgona da alcuni membri della Società :
LA GITA SOCIALE ALL' ISOLA DELLA GORGONA. — PER
S. SOMMIER.
Favorita dal bel tempo, la gita sociale aimuaziata per i
31 marzo e I" aprile, si è compiuta secondo il programma.
Vi presero parte i soci prof. Mezzana, prof. Palanza, dottore
Pampaloni, prof. Preda e lo scrivente, i due Agli del socio
dott. Levier ed il sig. Gemmi.
Piccola come è l'isola, potè essere da noi percorsa in vari
sensi, e ne facemmo il giro in barca per visitarne le scogliere
marine e le principali cale.
Il senatore marchese Giacomo Boria, sempre pronto a favo-
rire le ricerche di storia naturale, aveva ottenuto dal Ministro
dell' Interno, per i soci della Società Botanica, non solo il per-
messo di visitare l' Isola, tutta adibita ad uso di Colonia penale,
ma anche l' invito di alloggiare nella spaziosa foresteria della
Colonia; ed il contabile, sig. Mancinelli, incaricato della dire-
zione in assenza del direttore, facendosi interprete delle istru-
zioni ricevute, ci fu largo di ogni specie di cortesie. Sono lieto
di potere esprimere qui i nostri ringraziamenti a quelli che cosi
agevolarono la nostra escursione.
La gita fruttò un numero di novità maggiore di quanto forse
i più di noi avessero osato sperare, pensando alle raccolte pre-
cedenti fatte in quest' isola, e ricordando come il Carnei, nella
Statistica botanica della Toscana (p. 249), si mostrasse convinto
che alla Gorgona vi fossero più poche piante vascolari da tro-
vare, oltre a quelle già ivi raccolte.
Verso la metà di giugno del 1840, Pietro Savi e Luigi Cioni
soggiornavano una settimana alla Gorgona, collo scopo princi-
pale di studiarne la flora; e nel 1844, col materiale raccolto in
quella gita, Pietro Savi pubblicava nel Giornale Botanico Ita-
liano la « Florula Gorgonica », nella quale venivano enume-
rate 290 specie vascolari.
Nel 1871, il prof. Carnei, nella Statistica botanica della Toscana
(p. 248), portava questo numero a 312, per le aggiunte fornitegli
'. ^a^tkM
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE 71
principalmente dalla « Flora Italica » del Bertoloni nella quale
sono citate, oltre a quelle di Savi, alcune piante della Gorgona
raccolte da Antonio Targioni 'Pozzetti, dal Giulj, e dal Soleirol. *
Il 31 marzo 1865, il dott. Emilio Marcucci visitava la Gor-
gona, dove raccoglieva piante che più tardi comunicava al
prof. Arcangeli e al marchese Bottini.
Nel LS78 il Biamonti pubblicava « Cenni storici, geologici e
botanici sull'isola di Gorgona ». In quest'opuscolo, la parte bo-
tanica ha per base la « Florula Gorgonica » ; ma vi si trovano
aggiunte varie piante coltivate che Pietro Savi non aveva ci-
tate, e pochissime selvatiche.
Nell'agosto del 1886, il prof. Arcangeli ed il conte Costa Re-
ghini vi soggiornarono tre giorni, raccogliendo fanerogame e
crittogame; e l'anno seguente il marchese Bottini vi dimorò
dal 2 al 5 marzo, dedicandosi interamente alla raccolta di Mu-
scinee, di cui pubblicava l'elenco nei processi verbali della So-
cietà toscana di Scienze Naturali di Pisa (adunanza dell' 8 mag-
gio 1887). Il prof. Arcangeli riceveva inoltre alcune piante di
Gorgona dal sig. Moretti, allora direttore della casa penale.
Nel 1888, riassumendo tutto quanto era noto della Flora di
quest'isola, il prof. Arcangeli pubblicava, nelle «Ricerche e
lavori eseguiti nell'Istituto botanico di Pisa, fase. Il" », un lavoro
intitolato : « Le piante fino ad ora raccolte in Gorgona ». In esso
sono enumerate 349 piante vascolari spontanee, 44 briogame,
7 licheni e 55 alorhe. ^
^ È da notare che nella tabella della Statistica botanica del pro-
fessor Carnei (da pag. 194 a pag. '2i8) vi sono alcuni errori, cioè
lineette messe a torto nella colonna di Gorgona, ed altre invece
omesse per sbaglio.
Nel Prodromo, Savi è citato per varie piante di Gorgona che non
figurano nella Florula Gorgonica, ma di cui pare che Carnei abbia
visto gli esemplari in erbario.
* Bisogna osservare che in questo lavoro sono state dimenticate,
oltre ad alcune piante della Florula Gorgonica, tutte quelle indicate
posteriormente per la Gorgona da Bertoloni nella Flora Italica, e
dal Caruel nel Prodromo e nella Statistica. D'altra parte vi si tro-
vano contati due volte il Senecio lividits (ripetuto con nuovo nu-
mero sotto il nome di >'^ foenicidaceus), V AnagaUis arveiisis, e il
Raphanus sativus annoverato dal Savi soltanto come pianta colti-
vata. Ne va pure cancellata la Calamt'ntha officinalis, per cui il nu-
mero totale va ridotto di quattro.
72 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL b) APRILE
Nessun altro, che io sappia, ha scritto della flora di Gorgona. *
Il marchese Boria ed il dott. Béguinot la visitarono nei due ul-
timi anni, e vi fecero ampia mèsse, specialmente di muscinee,
in una gita invernale. Lo studio delle loro collezioni però non
è ancora ultimato. Credo che vi abbiano pure raccolto piante i
nostri colleghi Biondi e Martelli, ma neppur essi hanno fatto
conoscere il risultato delle loro ricerche.
Durante la nostra gita sociale furono raccolte, per quanto
fin ora mi consta, 283 specie vascolari spontanee, oltre ad una
ventina di coltivate. Di queste 283, 62 non figurano nell'elenco
del prof. Arcangeli. Il numero delle vascolari spontanee, colle
aggiunte e le correzioni che ho indicate poc' anzi in nota, viene
cosi portato a 427. Spero che qualcheduno dei colleghi che ha
raccolto piante inferiori, quando le avrà studiate, possa portare
un notevole contributo anche alla parte crittogamica della Flo-
rula di Gorgona. Tra le epatiche nuove da noi raccolte, posso
citare intanto il raro Antlioceros dichotomus Raddi, lo Spliae-
7'ocarpus Michelii Bell., la Fossombronia caesirliiformis De
Not., la Limularia vulgaris Mich. e la Riccia commutata Jack
var. acrotricha Lev.
È notevole il numero di 427 specie vascolari per questa pic-
cola isola; e l'aver trovato, in stagione cosi poco avanzata, un
numero rilevante di specie non ancora indicate, fa supporre
che ve ne siano non poche altre da scuoprire, visitando l' isola
nel mese di maggio in cui non vi furono per anco raccolte
piante. Si vede dunque come la relazione proporzionale fra la
superficie delle isole dell'arcipelago toscano e la ricchezza della
loro flora, non si confermi per questa.
Interessante è il notare come, delle 283 specie da noi raccolte,
fossero in flore 155, cioè assai più del terzo del totale cono-
sciuto (427). Eppure la presente annata non è notevolmente
precoce. Anche questo induce a credere che siamo ancora ab-
bastanza lontani dal conoscere il numero totale delle fanero-
game di Gorgona.
La pianta che, all' infuori degli arbusti della macchia, col-
■ 1^
^ Caruel, Statistica, p. 27, cita un lavoro dello Scali del 1708, che
non lio potuto vedere, nel quale sono menzionate 5 specie di piante
della Gorgona.
SEDE DI FIIIKNZB - ADUNANZA DEL 9 APRILE 73
piva maggiormente per la sua abbondanza e la sua ricca fiori-
tura, e che si può dire dava allora la tonalità caratteristica al
paesaggio, era la Biscntella lyrata L., specie fin ora nota sol-
tanto di luoghi assai lontani da questo. * S'incontra dovunque
non vi è macchia. In questa non trova un terreno propizio alla
sua diffusione, e vi si rinviene soltanto sporadica e stentata.
Nei luoghi erbosi è considerata una pianta infesta, ed abbiamo
visto come veniva strappata all'epoca delia sua fioritura, perchè,
a quanto ci dissero, invecchiando diventa dura e guasta il fieno.
Abbiamo trovato abbondante un'altra pianta fin ora scono-^
sciuta nelle nostre parti, cioè la Calendula stellata Cav. (C. ful-
gida Raf.). Essa, coi suoi grandi capolini di un giallo ranciato
intenso, ora un ornamento dei luoghi erbosi dell'isola. Fin ora
non era stata indicata che di Sicilia e dell'estremo mezzogiorno
della penisola. Ma già ne aveva raccolto qualche esemplare alla
Gorgona il marchese Doria nella sua gita invernale.
Nuova pure psr la Toscana è la Fedia Cornncopiae Gaert.
che abbiamo trovata in discreta quantità, benché in un sol luogo.
Anche questa specie era stata raccolta in principio di fioritura
dal march. Doria, nel mese di Gennaio.
Parimente nuovo per l'Italia centrale è il bel Crisantemo che
qui vi mostro, colle ligole bianche come quelle di un Leucan-
temo, meno una macchia gialla alla loro base. È la varietà dis-
color del Cìirysanthemum Jii/bridiim Guss., generalmente in-
dicata soltanto per pochi luoghi di Sardegna, di Sicilia e di
Pantellaria. - Se anche non si ammette il C. hijbridum come spe-
cie di.stinta, e la pianta che vi mostro si considera invece come
una varietà del C. Myconis, non meno per questo é forma finora
creduta speciale di parti molto più meridionali.
* I luoghi più vicini dove venne trovata, sono Sampierdarena di
Genova, e Terracina. La località di « Colline Volterranee » nel
Prodr. d. FI. Tose, si applica al tipo della Biscutelìa Apula L., ossia
dtdyma, poiché il Bertoloni nella FI. Ital. (da dove è desunta quella
indicazione) considera la B. didyma e la B. lyrata come specie di-
stinte, e indica i colli Volterranei per la prima e non per la seconda.
* Il Tenore indica di Bagnara in Calabria una varietà radio albo
del Chrysanthemum paludosum^ al quale dà per sinonimo il C. hybridum
Guss. Ma quella sinonimia mi sembra dubbia. Ho visto invece il
C. hybridum var. discolor ben caratterizzato di Palme in Calabria,
raccolto dal prof. Arcangeli, e dato da esso al Museo di Firenze.
74 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE
Un' altra aggiunta importante alla flora della nostra regione,
è il Cerasiium Siculum Guss., che la Flora italiana del Parla-
tore e la Flora di Francia di Roiw et Foucaud indicano sol-
tanto di Sicilia, di Corsica, di Provenza e di Algeria. L'abbiamo
troA^ato frequente in Gorgona, fra le piante minute della micro-
flora, insieme al C. semidecanclrum L. ed a forme rimpiccolite
del C. glomeraiimi Thuill.
Fra le piante rare di Gorgona che abbiamo ritrovate, citerò
la bella Scrofularia irìfoliata L., della quale però abbiamo visto
solo pochi esemplari (scemati ancora dopo la nostra visita!), e
che sembra in pericolo di estinguersi. Fra quelle che non ab-
biamo trovate, ed é da temersi vi sia estinta, noterò V Anthyllis
Hermanniae L. che Paolo Savi aveva vista abbondante nel 1832,
Pietro Savi, otto anni dopo, aveva trovata ridotta a due soli in-
dividui, ed altri non hanno più ritrovato di poi.
Notevole, per le varie forme che presenta, è il Narcissus
Tazzetla Lois., che abbonda in molti luoghi, specialmente nelle
ripide pendici sovrastanti al mare, dal lato di tramontana. Que-
sta grande variabilità, l' ho osservata pure in altre isole del
nostro Arcipelago. Abbiamo notato come, oltre alla dimensione
ed alla colorazione delle foglie, variavano considerevolmente la
lunghezza proporzionale di stami e pistillo, la larghezza e forma
della corona, la forma delle divisioni del perigonio, talvolta quasi
orbicolari ed ottuse ricuoprentesi 1' un l'altra fin verso l'apice,
altre volte acute e molto più strette, in modo da rimanere sco-
state le une dalle altre per la maggior parte della loro lunghezza.
Si trova nella Gorgona, come nelle altre isole, la microflora
mediterranea precoce, colle sue piante piccole o rimpiccolite;
ma essa non vi ha una grande ditfusione, perché quasi tutte le
parti dell' isola che non sono coltivate, sono coperte da folta
macchia, ed in questa sono poco estese le piazze erbose.
Degna di nota è la scarsezza di Orchidee nella Gorgona (tre
sole specie trovate dal Savi e ritrovate da noi, ma in piccolo
numero), e la mancanza delle Romulea di cui non abbiamo rin-
venuto traccia, mentre sono tanto comuni sulla vicina isola di
Capraia. Non abbiamo trovato neppure alcuna Isoétes, ma l'as-
senza di questo genere non fa ugualmente meraviglia, poiché
si spiega per la scarsezza in Gorgona dei luoghi umidi.
Non può fare a meno di destare meraviglia la presenza nella
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE 75
Gorgona, in cosi grande abbondanza, di varie specie meridionali:
Biscatella lyrata. Calendula stellata, Fedìa Cornucopiae, Chry-
sayithemam hybrklam colla sua var. discolor, Cerastiuni Si-
culttm. In quanto a quest' ultimo, non vi ò alcun dubbio che
sia un antico elemento della flora di Gorgona. Esso cresce nei
pratelli della microflora in luoghi anche lontani dalle colture,
e non è strano che una pianta cosi precoce e piccola sia sfug-
gita a chi visitò l'isola in epoca più avanzata, come era sfug-
gito il C. semidecandrwìi. In quanto alle altre però, tutte
piante appariscenti che il Savi non vide in giugno, non ci si può
difendere dal dubbio che siano di introduzione recente. Solo la
Biscutella lyrata si può annoverare fra quelle piante fugaci che,
al pari della Pterotheca Nemausensis in Maremma, a stagione più
inoltrata non lasciano quasi traccia riconoscibile di se anche là
dove poco avanti coprivano il terreno, e quindi, non ostante la sua
immensa dififusione in Gorgona, avrebbe potuto sfuggire al Savi.
Le altre difficilmente potevano rimanere inosservate, se in quel-
r epoca fossero state abbondanti come oggi. Quando si pon mente
che quelle specie sono amiche dei luoghi coltivati, e si trovano
tutte abbondanti nei dintorni di Palermo, vien fatto di supporre
che siano state introdotte con semente di quella provenienza, e
che tale introduzione sia in relazione diretta colla colonia pe-
nale. Difatti in questi stabilimenti governativi si fanno introdu-
zioni di semi e tentativi di coltura che i contadini non fanno
altrove. Certo, se è cosi, desta meraviglia la grande diffusione
di queste specie in un tempo cosi limitato. Ma bisogna ricordarsi
che si hanno altri esempi di immensa diffusione di una specie
in un tempo relativamente breve, ' e bisogna considerare che
in questi ultimi decenni si è verificata in quest' isola una
delle condizioni che più favoriscono 1* introduzione di specie
nuove, cioè il dissodamento di una estesa superficie di terreno.
Più della metà dell'isola è stata ridotta a coltura dopo l'impianto
della colonia penale;^ e quei terreni dai quali si estirpa la ve-
' Vari esempi di grande diffusioae in Toscana di una pianta in
tempo relativamente breve sono citati da Carnei, Statistica: « Cam-
biamenti avvenuti nella flora della Toscana ». Fra i più notevoli
ricorderò quelli di Crocus biflorus, Lepidium Draba, Tordylium Apu-
lunif Anemone hortensis.
* P. Savi nel 1844 scriveva cbe l'isola era tutta coperta da fìtta
maccbia, meno che in pochi luoghi della Valle dello Scalo Maestro
76 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE
getazione che dopo lotte secolari vi si è fortemente impiantata
e soffocherebbe i mal capitati semi che per avventura vi cades-
sero, offrono a tutti probabilità uguali di riuscita. Notiamo an-
cora che le piante di cui parliamo sono annue, e cioè di quelle
che più facilmente si diffondono in terreni spesso rimaneggiati
dall' uomo. Comunque sia, è certo che adesso quelle specie de-
vono considerarsi come elementi integranti della flora dell'isola
di Gorgona.
Non avendo ancora ultimato lo studio delle piante raccolte,
mi riservo di presentarne l'elenco nella prossima adunanza.
Il Vice-Presidente "ARCANaELi domanda al Presidente se abbia
trovato neir isola VArum italicum e se abbia fatto osservazione alla
qualità del terreno in cui vegeta alla Gforgona il Pinus Halepensis :
desidera pure sapere se sui serpentini che si trovano presso lo Scalo
fosse stata notata qualcuna di quelle piante che si sogliono notare
sui serpentini in Toscana.
Il Presidente Sommier risponde che né egli, né alcuno dei com-
pagni, che egli sappia, osservò VArum italicum^ mentre abbondan-
tissimo era VArum Arisarum. Non crede si possa dire che i\ Pinus
Halepensis alla Gorgona prediliga un terreno piuttosto che un altro,
poiché lo si trova sparso per tutta l' isola. In quanto alle piante
speciali dei serpentini, non ne ha osservata alcuna in Gorgona, ben-
ché abbastanza estese vi siano le roccie serpentinose.
Il Vice-Presidente ARCANaELi fa la seguente comunicazione :
S,J]Li: ARAU CARIA IMBRICATA PAV. DEL R. ORTO BO-
TANICO DI PISA. — NOTA DI G. ARCANGELI.
Di questa pianta, scoperta nel 1780 ed introdotta in Inghil-
terra nel 1796, si hanno oggigiorno in Europa bellissimi esem-
plari, che ben possono rivaleggiare con quelli propri del suo
paese natio, le Ande del Chile; pur tuttavia ritengo che non
sia superfluo il dedicare alcune parole ad un saggio che adesso
prospera nel nostro Giardino botanico.
dove aveva ceduto il luogo alle colture, e nel basso della Cala Mar-
tina dove per j^iccolo tratto verdeggiava un praticello. La colonia
penale vi fa stabilita nel 1867, ed i lavori di dissodamento su larga
scala furono incominciati nel 1869.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILK 77
Questa pianta, che adesso è di una bellezza non comune, per
la disposizione regolare dei suoi rami e delle sue foglie, e per
la sua forma, fu introdotta nel Giardino botanico al tempo del
prof. Pietro Savi, ma non si sa precisamente in quale anno.
Ben mi ricordo che nel 1870 questa pianta trovavasi in una
delie fasce lungo il muro di Via Solferino, nello spartito detto
Orto nuovo, ed era ben piccola non avendo essa più che un
metro di altezza. Nel 1872 essa subì una ferita presso la base
di uno dei rami inferiori, in seguito allo strappamento di uno
dei rami secondari, e poco dopo venne trasferita nello spartito
detto Collina, in prossimità del fabbricato del Museo. Successi-
vamente, cioè nel 1883, venne nuovamente trasportata nell'Orto
nuovo e precisamente nella parte destinata alle Araucarie, a
Settentrione del nuovo Gabinetto botanico, ove tuttora si trova.
Attualmente questa pianta presenta una forma quasi conica
assai regolare, con rami poco più brevi dal lato di Maestro, ove
si trova a contatto con un esemplare di Araucaria Bidwilliì
Hook., e un po' più lunghi dal lato di Mezzogiorno. Il fusto, ch'é
pure lievemente inclinato verso Mezzogiorno, misura 22 cm.
di diametro alla base, ed è alto circa 5", 50. L'area occupata
dalle fronde alla base è di circa 4", 70. Alla base del fusto si
possono riconoscere le tracce di due verticilli di rami già morti
e scomparsi. Al di sopra di questi se ne possono contare altri 11.
I primi due verticilli ed il terzo avevano 4 soli rami, e di que-
sti nel terzo tre soli rimangono. Gli altri dieci verticilli hanno
tutti 5 rami, eccetto il 7° che ne ha sei. I primi 4 verticilli sono
fra loro alla distanza di circa 30 cm., gli altri alla distanza di
45 cm. I rami dei vari verticilli, talora corrispondono sui me-
diani dei verticilli prossimi, talora alternano con essi, quelli
più bassi sono deflessi nella parte inferiore e curvati in alto
nella superiore, i mediani ed i superiori sono patenti e legger-
mente curvati in alto. Ciascun ramo presenta nella parte su-
periore un diametro di circa 6 cm. e nella parte inferiore di
circa 8, ed è inoltre fornito di rami secondari patenti opposti e
laterali in 2-3 coppie trasversali, i superiori talora solitari. Le
foglie sono ovato-acuminate con l' apice terminato in spina
acuta, rigide, intere, sessili.
Allorquando questa pianta si trovava nell' Orto nuovo nella
fascia presso Via Solferino e subì la ferita sopra ricordata, essa
78 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE
non poteva avere meno di 8-10 anni di età, essa avrebbe at-
tualmente da 35-37 anni. Laonde, supponendo che i verticilli di
rami si sieno formati ad intervalli di tempo uguali, si dovrebbe
ammettere che fra l'uno e l'altro fossero passati 3 anni di ve-
getazione; ciò che sta a indicare un accrescimento di notevole
lentezza.
Le Araucarie che il Veitch cita nel suo Manuale delle co-
nifere, '■ esistenti a Bicton nella proprietà della signora Rolle,
nella strada che conduce alla villa, che furono piantate nel
1843-44, nel 1881 avevano da 9-11 metri di altezza, con fusti
del diametro da 50-70 cm. Pure ammettendo che, allorquando
le piante furono collocate a dimora, avessero una dozzina di
anni, nel 1881 esse non potevano avere più di 50 anni di età,
ciò che vuol dire che, avendo esse tutto al più un' età mag-
giore di Ys ^"^ nostra, presentavano un fusto di un diametro
più che doppio. Quindi la pianta ha vegetato con maggiore
lentezza di quelle.
Secondo quanto asserisce il Beissner, ^ nella Revue horticole
dell'anno 1889, a pag. 460, presso Pennandre a 16 km. da Brest,
esistono i più grandi esemplari della Francia, i quali hanno fusti
di 30 m. di altezza con un diametro di circa 1 m. Queste piante
furono piantate nel 1823, ma supponendo pure ch'esse rimontino
all'epoca dell'introduzione della specie, cioè al 1795, e quindi
nel 1889 avessero 94 anni, a queir età minore del triplo della
nostra, esse avevano un diametro più che quadruplo. Quindi
anche in confronto con queste piante la nostra ha vegetato con
maggior lentezza.
Un esemplare di questa bella specie esiste pure nel parco di
Sanmezzano di proprietà della sig. March. M. Paolucci ed altro
ancora nel parco di Bibbiani del March. Niccolò Ridolfl. Di que-
sti non é facile il poter rilevare 1' età con precisione. 11 primo
nel 1889 aveva 6"\ 55 di altezza e 28 cm. di diametro alla base ;
r altro nel 1890 aveva 8™, 70 di altezza ed il fusto del diametro
di 27 cm. Di questo ultimo si sa che fu piantato nel 1865 e
che nel 1877 il fusto aveva un diametro di circa 20 cm. men-
^ James Veitch et Sons, Manuale dei conìferi ecc., traduzione
dall'inglese per Giovanni Sada, 1882, p. 198.
" Beissner L., Handbuch der Nadelholzlcunde ecc. ; Berlin, 1891, p. 203.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE 79
tre nel 1890 lo aveva di 27, ciò che vuol dire che in 13 anni
si é accresciuto in diametro di 7 cm. Ammesso pure che quando
fu piantato avesse 15 anni, all'età di 40 anni esso aveva un
fusto del diametro di 27 cm., cioè notevolmente maggiore di
quello della nostra pianta, e quindi corrispondente ad un ac-
crescimento più rapido.
Anche il Giardino botanico di Lucca possedeva un bell'esem-
plare di questa specie, che realmente era una delle piante più
ammirabili di cotesta istituzione, perchè già cresciuta a cospicue
dimensioni. Disgraziatamente però, secondo quanto mi viene
riferito dal prof. C. Biechi, Direttore di quel Giardino, questa
pianta mori tre anni or sono, in seguito ad un graduato e pro-
gressivo deperimento. Essa ha vissuto in quel Giardino per circa
30 anni, e quando mori ad un'età che non poteva essere supe-
riore ai 40 anni, aveva dimensioni assai maggiori della nostra.
Quali sieno le cause, che hanno influito sopra questa lentezza
di accrescimento nella nostra pianta, non è facile il poter de-
terminare. Forse il fatto dei successivi trasporti cui è andata
soggetta può avere avuto una certa influenza, ma più ancora
probabilmente la qualità del terreno, ed anche il periodo di
siccità estiva eh' essa è costretta a subire, condizione ben dif-
ferente da quella in cui essa si trova nel suo paese natio.
Ha la parola il Socio Passerini per farà una sua comunicazione
intitolata : « Sulla presenza di fermenti zimici ossidanti nelle piante
fanerogame », la quale, sorpassando i limiti accordati al BuUetlino,
sarà pubblicata nel Nuovo Giornale botanico italiano.
Il Segretario Baroni comunica i seguenti lavori :
OSSERVAZIONI DI A. H. TROW • SULLA BIOLOGIA E CITO-
LOGIA DI UNA VARIETÀ DI ACHLYA AMERICANA.—
RECENSIONE DEL DOTT. F. CAVARA.
Il Trow che aveva qualche anno fa pubblicato un altro la-
voro sui nuclei delle Saprolegniee riprende questo studio sopra
una varietà di Achlya americana Ilumphrey, che egli designa
* Observations on the Biology and Cytology of a new^ variety of
Achlya americana. With Plates VIII-X. Anuals of Botany. Voi. XIII,
n. 49, p. 131-179; London, 1899.
80 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE
per var. cambrica, con metodi di indagine assai scrupolosi sia
dal lato della coltura con mezzi artificiali, sia della tecnica mi-
croscopica nelle preparazioni microtomiche.
Chi ha avuto occasione di osservare e studiare di questi deli-
cati funghi, sa quante difficoltà vi sieno per seguirne lo sviluppo,
e per metterne in evidenza le particolarità istologiche. Ora il
Trow con vera abilità ha potuto coltivare, in numero grande di
esemplari, la suddetta forma di Acìilya, fare sopra di essi ed in
tempi diversi, per parecchi mesi di seguito, delle osservazioni bio-
logiche, dandosi ragione completa delle fasi di sviluppo, delle con-
dizioni di accrescimento e di riproduzione, dell'azione di agenti
stimolanti o ritardatari, inducendo deviazioni nei processi nor-
mali, cosi provocando anormale apogamia, ecc. ecc. La parte
tuttavia che della memoria del Trow mi sembra avere maggiore
importanza è quella concernente i fenomeni nucleari quali si
svolgono durante le varie fasi degli organi di questi funghi,
tanto più in quanto le risultanze alle quali il Trow è giunto,
si scostano da quelle di precedenti investigatori.
Le osservazioni citologiche fa precedere il Trow da un cenno
sul metodo seguito nelle ricerche. Egli si servì, per mezzo fis-
satore, di una soluzione acquosa, satura di subjimato corrosivo
portata a temperatura elevata, esperimentando temperature di-
verse quali 55", 65°, 75°, 85°, 95°. I migliori risultati li ottenne
colle due prime. Disidratava poi il materiale successivamente
con alcoli a 30 "j^, 50 "/„ '''0 V<" ^^ 7o ® assoluto e i passaggi
facea lentissimi, cosicché vi impiegava circa una settimana; altra
settimana occorreva a lui pei successivi passaggi del materiale
agli xiloli 0 al cloroformio, per V impregnazione e l' inclusione
in paraffina. *
Le sezioni fatte al microtomo venivano dal Trow colorate
con violetto di genziana ed cosina, e montate in balsamo sciolto
in xilolo.
Nelle sezioni le zoospore appariscono sferiche, a membrana
fina, protoplasma granulare con grossi microsorai che si colo-
* Un critico baldanzoso di Roma fece allo scrivente grave carico
per aver detto che nell'allestimento di materiale per studii citolo-
gici ci vogliono delle settimane, mentre egli asserisce che bastano
pochi giorni. Potrebbe servirgli di buona lezione quanto è sopra
riferito. F. C.
SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DKL 9 APRILE 81
rano come il nucleo. Questo è molto grande e sferico; ha una
membrana distinta ed un corpo centrale di struttura spugnosa
che si colora intensamente e sembra essere tenuto in posto da
numerosi esili filamenti che dalla sua poriCeria vanno fino alla
membrana. Fra i filamenti vi è del ialoplasma nucleare o succo
nucleare. Il Trow ritiene che i filamenti sieno di linina e che
il corpo centrale contenga ad un tempo della cromatina e della
sostanza nucleolare. Dal comportamento di questo corpo centrale
durante la cariocinesi esso ras-5omiglia al cosi detto nucleolo
delle Spirogyra. Va notato che detto corpo fu dato per nu-
cleolo dal Dangeard e per cromosoma da Humphre}', Hartog e
dallo stesso Trow nel precedente suo lavoro sulle Saprolegniee. '
Dalle zoospore germinanti si sviluppa un micelio da cui si
originano gli sporangi. In questi si formano quatti"o o più spore.
1/ autore non riscontrò alcun processo di divisione né di fu-
sione nei nuclei degli sporangi durante la formazione delle
spore. I nuclei di queste risulterebbero da nuclei passati in
egual numero dal micelio.
Molto importanti sono i fatti accertati dal Trow nello svi-
luppo degli organi sessuali (gametangia). Nei giovani oogoni
vi ha un protoplasma a struttura schiumosa, nel quale vi sono
molti nuclei. Attorno a questi il protoplasma assorbe di più la
sostanza colorante, onde l' autore ritiene vi abbia una differen-
ziazione di cììioplasììia a struttura fibrosa e di trofoplasma a
struttura schiumosa.
Negli anteridii vi hanno pure più nuclei che presentano ana-
loga struttura di quelli oogoniali.
In detti nuclei il Trow riscontrò evidente il processo di di-
visione cariocinetica, e molti di essi trovò, da principio, allo
stato di spirema. La cromatina che allo stato di riposo de* nuclei
à'òW Achlya americana si osservava concentrata nel nucleolo, o
corpo centrale, si separa nella profasi da questo e va a costituire
i cromosomi. È particolare la seguente deduzione dell' autore :
« If this view be correct, the nucleus of Achlya does not difTer
' Altro critico di Roma asserì clie il caso delle ISpirogyra è stra-
ordinario ed unico. Pare inveca che questi casi si moltiplichino.
Dopo le Spirogyra vengono i Saccharomiceti, e dopo questi vengono
ora le Saprolegniee, con nucleolo ricco di cromatina. F. C.
82 SEDE DI FIREXZK - ADUxXANZA DEL 9 APRILE
greatly from that of the higher plants. For its size it is rela-
tively rich in chromatin and nucleolar matter, and the neces-
sities of the case lead to an intimate mechanical mixture of
theese two nuclear substances. »
Questo modo di vedere è del tutto identico a quello esposto
dallo scrivente, ' per nuclei di altre piante, con tuttoché di-
chiarato insostenibile da certi critici.
Figure di aster e di dìaster sono stati osservati dal Trow in
stadii successivi, durante i quali peraltro la membrana nucleare
persiste. Il numero dei cromosomi sarebbe, secondo Trow, proba-
bilmente di quattro. Le fibre del fuso, secondo l'autore, sareb-
bero derivate dai filamenti di linina e non dall'esterno del nucleo.
Quanto al numero dei nuclei nello stadio anzidetto esso é as-
sai superiore a quello del numero delle oosfere che debbono
formarsi, anzi dieci volte tanto, mentre nello stadio successivo
che precede il conglobamento {balling) del protoplasma per la
formazione delle oospore, non si osservano più che due nuclei
situati a distanza nella massa annulare di protoplasma che sta
attorno ad una grande vacuola. Questo punto importante della
biologia delle Saprolegniee è a lungo discusso con copia d' ar-
gomenti dal Trow il quale viene alla conclusione che i nuclei
soprannumerari possano venir digeriti dal protoplasma.
Le oospore pronte per essere fecondate hanno ciascuna un
nucleo che occupa la parte centrale. La fecondazione di esse
avviene per opera di tubi fertilizzanti che applicandosi alla pa-
rete oogoniale riescono a perforarla obliquamente. Allora una
parte del protoplasma maschile, portante un nucleo, penetra nel-
l'oogonio. I nuclei maschili, alquanto più piccoli dei femminili,
restano per qualche tempo ad una certa distanza da questi, poi
vi si avvicinano e finiscono per fondersi con essi. Tale fusione
può avvenire dopo tre o più giorni dalla penetrazione del tubo
fertilizzante, fino anche otto giorni appresso. Avvenuta la fusione
il protoplasma si contrae alquanto e la membrana si ispessisce.
La germinazione delle oospore, che può avvenire dopo un
tempo più 0 meno lungo, si annunzia con fatti citologici impor-
tanti. Il nucleo dell' oospora, anzitutto si divide nel tempo stesso
che la membrana interna comincia a dissolversi. Da due nuclei
* Cavara F., Intoì-no ad alcune strutture nucleari • Pavia, 1897.
SEDE DI FII5ENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE 83
se no formano successivamente 4, 8, fino a circa 20. La divisione
si opera in modo indiretto presentando tutti gli stadii della ca-
riocinesi, e, ciò che è importante, il numero de' cromosomi sa-
rebbe, secondo Trow, di otto.
Con che resterebbe assodato che anche nelle Saprolegniee
vi ha il fatto della riduzione de' cromosomi nei nuclei sessuali.'
All'apice dei tubi di germinazione si forma un piccolo spo-
rangio con 4 a 10 zoospore, e sovente, anche, dai tubi germina-
tivi prende origine un piccolo micelio.
Un capitolo intitolato « Criticisra and replies to Criticisms »
è consacrato dal Trow a confutare, in base alle sue osservazioni,
le risultanze di due precedenti ricercatori : l' Humphrey che
aveva emesso l'opinione che la oospora uninucleata deWAchlya
americana deriva da una binucleata in seguito a fusione dei
due nuclei, e l' Hartog il quale aveva enunciato a proposito
delle Saprolegniee la teoria dell' unione endogama multipla di
gameti potenziali femminili. Il fatto della constatazione di una
reale fecondazione nell' Achlya americana var. cambrica per
parte del Trow toglie valore alle idee di questi due osservatori,
ed attenua il concetto della generalità dell'apogamia, la quale,
pur verificandosi sovente in tali piante inferiori, non è la regola;
e per ben quattro specie di Saprolegniee (Saprolegnia diclina,
S. mixta, Achlya americana, A. americana var. cambrica)
è ora accertato il processo fecondativo.
Interessante poi è la discussione fatta dal Trow sul fatto della
divisione nucleare nei gameti sessuali e della riduzione dei cro-
mosomi la quale non si verificherebbe in modo omologo nei
nuclei delle piante ; così sì avrebbe riduzione nel numero dei
cromosomi nei gameti, e nessuna alternanza di generazione, ad
es. nei Fucics, Dictyota, Achlya e Saprolegnia, riduzione nella
Sporogenesi ed una vera alternanza di generazione nelle Mii-
scinee. Crittogame vascolari e Sperma/ite.
Partendo infine dalla considerazione che negli animali la ri-
duzione dei cromosomi nei nuclei sessuali è un fatto costante,
come esseri esclusivamente gamobii, mentre non lo è nelle
' Il Berleso, nel suo studio sulle Peronosporee, concludo pei* am-
mettere che vi abbia questa riduzione anche per questi funghi. (Vedi
Bìvista di Patologia vegetale, 1897).
84 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE
piante ove abbiamo gamofite e sporofito spesso con alternanza
antitetica di generazioni, il Trow formula un'ipotesi degna di
riguardo circa Ja derivazione e separazione delle forme vegetali.
Egli ritiene che quando le forme antenate, assessuate comin-
ciarono ad acquistare i caratteri sessuali, non vi dovette essere
una linea assoluta di separazione fra gameti e spore; i gameti
si svilupparono secondo due direzioni: da un lato con riduzione
nella divisione nucleare, dall'altro senza tale riduzione. Il fatto
della riduzione avrebbe avulo due origini almeno, una di queste
sarebbe stata in comune con quella che ha luogo negli animali.
Con questa concezione potrebbe essere attenuata la differenza
che si vuole accampata fra i processi cariologici che si svolgono
negli animali e nelle piante, e d'altra parte rese meno laboriose
le ricostruzioni teoretiche sulla filogenesi delle tallofìte.
Non ci nascondiamo, tuttavia, che questa teoria del Trow
come quella dello Strasburger che considera il fatto della divi-
sione riducente ne' gameti delle Tallofìte non come inerente
a sessuale dififerenziazione ma come una necessità dell'unione
di elementi che non hanno in sé potere germinativo, lasciano
campo a critiche considerazioni.
AGGIUNTE ALLA FLORA CRITTOGAMICA DEL REGGIANO
DI C. CASALI. '
tallofìte.
LICHENI
Eteroliclieni.
1. Usnea Ijarljata Ach. — Sugli alti rami dei faggi nei boschi
a settentrione dell' Alpe di Cusna, sui faggi al Monte Casa-
rola. Sterile.
2. Evernia Prunasiri Ach. — Sui faggi al Monte Casarola
nell'Alpe di Succiso. Sterile.
^ Le sj^ecie qui citate che si trovano già enumerate nel Catalogo
del Saccardo e del Fiori (Licheni del Modenese e Beggiano) furono
soltanto indicate per località della provincia di Modena.
SEDE DI FIUBXZB - ADUNANZA DEL d APKILE 85
3. Ramalina calijcaris Korb. — Sui castagni a Vetto e a Ra-
miseto. Sporifera.
4. Cladonia pyxidati Fr. — Sul terreno e sui legni putridi
al colle e al monte. Regnano, Cere Marabino, al Macchione
dell' Olio sopra Ramiseto. Sterile.
5. C. farcata Hoff. var. racemosa Hoff. — Sul terreno mu-
scoso ad Albinea, a Roncolo ed alle Quattro Castella. Spo-
rifera.
6. C. rangìferina Hotf. — Sul terreno muscoso al ]\Ionte Ca-
sarola, sopra Sassalbo alle falde dell'Alpe di Succiso. Sterile.
7. Nephroma laevigatam Acli. — Sui faggi al Monto Casarola.
Sporifero.
8. Peltigera rufescens HolT. — Sul terreno muscoso nei boschi
di faggio attorno al Lago Cerretano sotto 1' Alpe di Mom-
mio e al Monte Casarola. Sporifera.
9. Sticta scrobiculaia Scop. — Sui castagni a Vetto e a Cerva-
rezza. Sterile.
10. I?nl)ricaria saxatilis Kòrb. — Sulle querele a Leguigno.
Sporifera.
11. /. diffusa Web. — Sui tronchi nei castagneti di Vetto. Sterile.
12. Parmelia pulverulenia Korb. — Sui tronchi degli albei-i.
Vetto e Ramiseto sui castagni e sulle querele. Sporifera.
13. Physcia parietina Korb. — Comunissima sugli alberi dal
piano al monte. Dintorni di Reggio, Albinea, Quattro Ca-
stella, ecc. Sporifera.
14. Pannarla plumltea Delis. — Sugli alberi al Macchione del-
l'Olio sopra Ramiseto. Sterile.
15. Lecanora subfusca Ach. — Comune sugli alberi dal piano
al monte. Villa Canali sui pioppi, sui faggi al Monte Casa-
rola. Sporifera.
16. L. pallida Schreb. var. cìnerella Zlk. — Sui castagni nei
boschi dalla Crovara a Vetto. Sporifera.
17. L. Flolowiana Sprgl. — Alla Crovara sopra Piagnolo sulle
rocce. Sporifera.
18. Placodiwn saxicolwn Mass. var. dilfractam Mass. — Sulle
rocce alla sommità del Monte Casarola. Sporifero.
19. Amphiloma murorwn HolFm. — Sui muri delle case presso
il Crostolo a Villa S. Pellegrino, S. Maurizio sui muri del
mulino presso il ponte del Rodano. Sporifero.
86 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE
20. Callopisma luteo-album Mass. — Sui pioppi alle Quattro
Castella, a Rivalta e a Montecavolo, sui noci a Leguigno.
Sporifero.
21. Lecania fuscella Mass. — Sui pioppi a Rivalta e a Villa
Canali, sui carpini a Paullo. Sporifera.
22. Phialopsis riibra Kòrb. — Sui tronchi abbattuti di quercia
a Leguigno, a Vetto ed a Cere Marabino. Sporifera.
23. Pertusaria communìs DC. var. varìolosa Wallr. — Sui
faggi al Monte Casarola. Sterile.
24. Lecidea contigua Fr. — Montemiscoso e Monte Casarola
sulle rocce. Sporifera.
25. RMzocay^pon peiraewn Mass. — Sui massi tra Canossa e
Rossena. Sporifero.
26. Graphis scrìpta Ach. — Sui carpini a Paullo. Sterile.
27. Endocarpum miniatam Ach. var. complicatum Schaer. —
Sulle rocce e sui sassi umidi presso Montemiscoso. Sporifero.
Onieolicheni.
28. SynechoUastus conglomeratus Kòrb. — Sulle querele a
Vetto. Sporifero.
Presenta ancora un lavoro del dott. Bellini : « Contribuzione alla
Flora dell'Umbria », che, superando lo spazio assegnato al Bullet-
tiìio, comjDarirà nel Nuovo Giornale botanico italiano.
Lo stesso Segretario, avendo la parola, si esprime nei seguenti
termini : Mi permetto di ricbiamare 1' attenzione degli intervenuti
sopra una fioritura anormale verificatasi in piante coltivate di Deut-
zia gracilis. Nei giorni scorsi ricevevo dal cb. prof. Saccardo alcuni
rametti fioriferi di questa pianta, provenienti dall'Orto botanico di
Padova, ^ e il medesimo mi faceva notare come essa avesse fiorito pre-
cocemente, sia in piena aria che in serra fredda ed avesse portato
fiori piccolissimi, circa la metà di quelli che normalmente la pianta è
solita sviluppare ; mi invitava quindi a verificare se questo curioso
fenomeno si presentava anche negli esemplari che si coltivano a
Firenze. Per questo esaminai le piante di Deutzia gracilis che si
trovano tanto nell'Orto botanico di S. Marco, quanto in quello del
Museo di Storia naturale in via Romana e potei accertarmi che an-
• Il fenomeno si è verificato largamente anche in tutti i giardini privati di Padova,
ove la Deutzia, cosi trasfigurata, sembrava, a prima vista, piuttosto una Spiraea. La
prima osservazione è stata fatta in Padova dalla colta signorina Elisa Zamolo. — Cosi il
prof. Saccardo in una sua lettera del 12 maggio.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE 87
che qui si verificava il fenomeno notato dal prof. Saccardo, però in
modo ancora più strano, giacché i rametti fioriferi mostravano un
evidentissimo dimorfismo fiorale, cioè da una parte del ramo era
facile notare dei fiori piccoli, giallicci, del tipo di quelli inviati da
Padova ; dall' altro lato poi si vedevano dei fiori normali assai più
grandi, alcuni già svolti, altri tuttora in boccio. Si avevano dunque
su questi esemplari dei fiori anormali, piccoli e a fioritura precoce
ed altri normali più tardivi.
Assoggettati poi a più minuta osservazione i fiori piccoli, notam-
mo subito ciò che aveva fin dal 1891 osservato il sig. Ed. André (cfr.
Revue horticole, 63® année, p. 203-204; Paris, 1891), che cioè essi si
mostravano più o meno abortivi, sopratutto per ciò che concerne
l'androceo. Di fatti gli stami sono estremamente ridotti ed hanno
pìccole antere prive di polline (esemplari di Firenze), oppure con
granuli di polline, piccoli, incolori, con poco plasma addensato ir-
regolarmente alla parte centrale (esemplari di Padova). Questo pol-
line, evidentemente atrofico, messo in condizioni adatte, non ha dato
luogo a sviluppo del tubo pollinico. Gli stili sono tre, ma negli esem-
plari di Padova sono assai piccoli ed eguagliano appena le antere,
mentre nei fiori anormali di Firenze sono un po' più sviluppati e su-
perano le antere, rammentando per questo carattere i fiori normali.
Altre diiferenze si notano nel calice e nella corolla. Ho già detto
che queste parti sono molto ridotte per le dimensioni : i sepali in-
fatti misurano appena 1-1 '/j mm. in lunghezza, hanno forma trian-
golare con apice acuto : di ]nù. il calice manca quasi completamente
dei peli stellati, caratteristici di queste piante, o al più se ne trova
qualcuno, assai raramente, sui margini : ciò ho potuto verificare
tanto negli esemplari di Padova quanto in quelli di Firenze. Il race-
mo mostra una notevole differenza, giacché nelle piante di Padova
esso è pochissimo sviluppato, raggiunge appena 2 ','2 crn. ed ha i fiori
molto addensati : nelle piante di Firenze la lunghezza del racemo
è press' a poco normale; i fiori anormali poi si trovano quasi sempre
verso la base dell'asse dell'infiorescenza, mentre verso l'apice si
riscontrano i fiori normali.
Questo caso teratologico (almeno quello presentato dai fiori di
Padova), secondo quanto scrive André, si verifica frequentemente.
Per spiegarlo suppone che la coltura prolungata di questa pianta e
la propagazione di essa per houtures possano essere ragioni suffi-
cienti a predisporre la pianta a malattie o a casi teratologici. La
riproduzione per semi di questa pianta non avviene mai, giacché non
si conoscono i semi di essa. Gli stessi Siebold e Zuccarini infatti scri-
vono : « Capsula matura desideratili- ». Senza infirmare la supposizione
di André mi permetto solo di osservare che molte altre piante sono
sempre dai giardinieri riprodotte per houtures, eppure non hanno dato
luogo ad anomalie di questa natura, come appunto avviene spesso
nella Deutzia gracilis, secondo quanto scrive lo stesso André. Ma
88 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 APRILE
potrà darsi benissimo die questa ipotesi abbia la sua parte di im-
portanza nel fenomeno. Dal canto mio poi mi permetterei di os-
servare che specialmente per ciò che concerne il dimorfismo fiorale
constatato negli esemplari fiorentini, esso potrebbe dipendere dal se-
guente fatto: A Firenze e altrove, tanto nel marzo quanto in aprile,
abbiamo avuto uno sbilancio notevole nella temperatura, cioè a
temperature miti, che hanno durato diversi giorni, è succeduto un
periodo rigido di breve dui-ata. ^ Ora non potrebbe darsi che du-
rante il periodo mite abbiano cominciato ad aprirsi alcune gemme
fiorifere e che dopo i fiori, appana svoltisi, per il ritorno della tem-
peratura rigida, si siano arrestati nel loro ulteriore sviluppo, rima-
nendo cioè di piccole dimensioni e con organi sessuali abortiti ? Per
esempio, a causa di questi sbilanci di temperatura, nella Oplirys ara-
w?ye?'ce Huds., secondo mi avverte il eh. dott. Baccari, è stato notato
elle in marzo molti esemplari di questa pianta dei dintorni di Firenze
erano in fiore, dopo non si è più vista in fiore ed ora è tornata a
fiorire, E se osservazioni fossero state fatte non credo che sarebbe
diificile citare altri esempì. Anzi lo stesso prof. Saccardo mi dice che
per questi sbilanci di temperatura verificatisi pure a Padova, i fiori
delle Magnolie precoci già spuntati rimasero come abbrustoliti. Il
caso teratologico avvertito a Padova dal prof. Saccardo, mi pare che
sia facile a spiegarsi con la stessa ipotesi, quando si noti che negli
esemplari padovani le gemme si sarebbero tutte svolte durante il
periodo di temperatura mite, e che al sopraggiungere della tempe-
ratura rigida i fiori si sarebbero arrestati nel loro sviluppo e sareb-
bero rimasti tutti piccoli e abortivi. È anche da notarsi che in Pa-
dova all' abbondante fioritura anomala micranta è susseguita fino
dai primi di maggio quella, pure copiosa, a fiori grandi normali.
Ma non voglio insistere più oltre su questa ipotesi : a me basta
di aver messo in evidenza il fenomeno, lasciando che altri, o io stesso
se mi se ne presenterà l'occasione, possa fare ulteriori osservazioni.
In ultimo mi permetto annunziare che, col gentile concorso della
Signorina Elisa Carnei, sono riuscito a trovare un libretto mano-
scritto, lasciato dal defunto Prof. Carnei, in cui questi trascriveva
i titoli dei lavori die andava man mano pubblicando; perciò sono
in grado di poter completare con le seguenti aggiunte l'Elenco delle
pubblicazioni scientifiche del Prof. Caruel, da me pubblicato l'anno
decorso nel Bullettino della Soaìetà botanica italiana, n.° 8, p. 264.
1852. Storia dello sviluppo dell' embrione vegetabile del sig. Her-
mann Schacht. Traduzione dagli Ann. des se. nat. 3^ sèrie, t. XV.
Giornale hot. ital., anno 2°, parie 2», pp. 19-40 ; Firenze, 1852.
1852. Rivista botanica. Ibidem, pp. 41-58; Firenze, 1852.
' Per i dettagli di questi sbilanci di temperatura cfr. Messeri in litt. e in Bull, della
R. Soc. Tose, di Ortic'.iltura, Aprile, p. 100; Firenze, 1899.
SEDE DI FIREXZK - ADUNANZA DEL 9 APUILE 89
1857. Relazione letta nell'Adunanza solenne del 29 giugno 1857,
per la pubblica mostra di fiori della Sue. Tose, d' Orticultura.
1861. Due articoli suU' Orticultui-a alla Esposizione italiana. Gior-
nale V Esposizione italiana del 1861, n'. 8 e 10 ; Firenze^ 1861.
1867. Sur la flore des gabres de Toscane. Actes dit, congr. internai,
de Botanique, pp. 58-63 ; Paris, 1S67.
1867. Note sur l'androcée des Fumariées. Bull, de la Soc. hot. de
France, tome XIV, pp. 123-30: Paris, 1867.
1869. Le piantagioni al Canale dell' Istmo di Suez. Boll, della Soc.
geogr. ital., fase. 2.°; Firenze, 1869.
1869. Sulla Cyclantbera explodens. Innovo Giorn. hot. ital., voi. I,
pp. 14-11, con 1 tavola; Firenze, 1869.
1869. Sulla gimnospermia delle Conifere. Ibidem, pp. 92-96,
1869. Sul modo di tenere i cataloghi degli Orti botanici. Ibidem,
pp. 157-58.
1874. L'Orto e il Museo botanico dell'Università di Pisa; Pisa, 1874.
1877. Botanical Nomenclature. Journal of Bolany, pp. 282 ; Lon-
don, 1877.
1878. On tbe place of Characeae in the naturai system. Ibidem,
pp. 258-59; London, 1878.
1878. La dottrina delle forme vegetali. Nuova Antologia; Poma, 1878.
1879. La vita vegetale. Ibidem; Poma, 1879.
1880. Phj'lidraceae iu De Candolle, Monograpbia Pbanerogamarum,
voi. Ili, pp. 1-6 ; Parisiis, 1881.
1884. La Tecapbilaea Cyanocrocus. Ball, della Soc. Tose, d' Orticul-
tura. Aprile 1884.
1836. Edoardo Morren. Bollettino della Soc. Tose, d' Orticultura ; Fi-
renze, 1886.
1886. Sur la nouvelle famille des Scutélariées. Bull, de la Soc. bot. de
France, tome XXXIII, pp. 266-268 ; Paris, 1886.
Dopo di che è tolta l'adunanza.
Bull, della Soe. boi. ital.
90 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del dì 14 maggio 1899.
Il Presidente comunica la nomina a socio perpetuo del
sig. Achille Forti di Verona.
Il Consigliere Pampaloni, Archivista, comunica la nota delle pub-
blicazioni pervenute in dono alla Società. Esse sono :
Denkschri'ften der Kgl. botanisehen Gesellschaft in Eegensburg. VII
Band. Neue Folge, I Band ; Regensburg, 1898.
Revista Chilena de Historìa Naturai. Anno II, n. 12, Dicembre 1898.
The Botanical Gazette. Voi. XXVII, n. 4, Aprile 1899.
Wiener Illustrirte Garten-Zeitung . IV Heft, Aprile 1899.
Abhandlungen herausgegehen wom Naturwissenschaftlichen Verein zu
Bremen. XVI Band, I Heft.
Bulletin of the Torrey Botanical Club. Voi. XXVI, n. 4, Aprile 1899.
Nuovo Giornale Botanico italiano. Voi. VI, n. 2, Aprile 1899.
BuUettino della Società Botanica Italiana. N. 1-2-3, 1899.
Science. Nuova Serie, voi. IX, n.» 222-223-224-225-226.
Bibliotheca Mariano de la Paz. Graells. N. 50, Botanica.
Si votano ringraziamenti ai donatori.
Il Vice-presidente Arcangeli legge una sua nota
SOPRA ALCUNE PIANTE DI ARAUCARIA COLTIVATE NEL-
L'ORTO BOTANICO PISANO. — NOTA DI G. ARCAN-
GELI.
Allorquando fai nominato aiuto alla cattedra di Botanica in
Pisa, cioè nel 1864, nel Giardino botanico pisano esisteva un
bellissimo esemplare di Araucaria excelsa Br., che già aveva
raggiunto varii metri di altezza quantunque tuttora in vaso.
Quest' esemplare veniva nell* inverno tenuto in uno stanzone
prossimo alla grande serra di levante, detta Serra della Banana,
insieme a moltre altre piante, ma essendo oramai la pianta tal-
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 91
mente cresciuta, che colla sua cima toccava il soffitto dello
stanzone, il prof. P. Savi pensò di far scavare una buca ret-
tangolare nel pavimento, per calarvi il vaso della pianta e cosi
permettere a questa di poter continuare l'allungamento del suo
fusto. Questo compenso fu sufficiente per alcuni anni, ma ben
presto la pianta giunse nuovamente a toccare col suo apice il
soffitto, e fu quindi necessario ricorrere ad altro espediente,
non essendo ormai più possibile spingere il vaso ad una mag-
giore profondità.
A quell'epoca era tuttora ignota la facoltà che posseggono
le Araucarie di riprodurre la loro cima, quando venga loro
asportata; laonde il Savi credè miglior partito di far piantare
questa Araucaria in piena terra, anche per riconoscere se essa
avesse potuto resistere al nostro clima. Essa infatti venne pian-
tata in piena terra nell' Orto nuovo, a mezzodì di quella casa
che si trova nell'orto attiguo Gini ora Del Gratta, presso via
Porta Buozi. Ciò avvenne circa il 1867 o 68, e la pianta, in
seguito al suo collocamento nel luogo indicato, che avvenne
nella primavera, continuò a vegetare nella estate successiva ;
però nell'inverno susseguente essa venne uccisa dal gelo. Forse,
la pianta peri, non tanto per l'azione del gelo, quanto per
quella del rapido disgelo, cui era sottoposta, perchè dal lato di
mezzogiorno liberamente esposta all' azione delle radiazioni
solari.
In seguito alla mia nomina a Direttore del Giardino pisano,
volli io pure tentare qualche prova con alcune piante che si col-
tivavano in vaso, e nell' inverno si riparavano in serra fredda.
Una prima prova fu fatta sopra un bell'esemplare di Arauca-
ria CooJiìi di circa due metri di altezza. Questo bell'esemplare
fu piantato nell'Orto del Cedro dal lato di occidente, in prossi-
mità del muretto ad archetti che lo separa dal prossimo viale:
però l'esito fu infelice, giacché la pianta nell' inverno succes-
sivo venne assai danneggiata dal gelo e nella primavera sus-
seguente mori. Altra prova fu fatta posteriormente con altro
esemplare di Araucaria Cunningliamii, che venne piantata nel-
l'Orto nuovo, in quella parte presso al chiosco destinata alle
Araucarie. Anche questa prova però non ebbe buoni resultati,
giacché la pianta nel corso dell'inverno rimase assai danneg-
giata, onde si pensò di rimetterla in vaso per non perderla.
92 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL li MAGaiO
Trovandomi in Livorno nell'estate del 1897, rimasi molto sor-
preso nel sentirmi riferire che nel Giardino Menicanti in via Ri-
casoli si trovavano due belli esemplari di Araucaria "viventi in
piena terra, gli unici che esistessero in quella città. Infatti lo
stesso D' Menicanti mi confermò questa notizia, e m* invitò a vi-
sitare questi due esemplari, che ebbi agio di potere ammirare
in quel giardino. Erano questi esemplari due belle piante di non
meno di 30 anni di età, 1' una appartenente all' A. excelsa e
l'altra alla Coolìii. '
Questo fatto fu per me una vera umiliazione, giacché mi pa-
reva quasi vergogna che, nell'Orto botanico di Pisa, non fosse
possibile di tenere in piena terra piante siffatte, in un clima
che gode reputazione di mitezza, ed in una località cosi poca
distante da Livorno. Pensai quindi di ritentare ancora la prova,
e neir autunno dello stesso anno 1897 feci collocare in terra
un discreto esemplare di Araitcaria excelsa, presso il fabbricato
del nuovo Gabinetto botanico dal lato di settentrione, in condi-
zioni simili a quelle degli esemplari esistenti nel giardino Me-
nicanti, cioè riparati dal fabbricato in modo che i raggi del
sole del decembre, gennaio e febbraio non potessero investirli.
Nel corso dell'inverno dell'anno successivo 1898 feci cuoprire
con stoie l'esemplare, per difenderlo dal gelo nelle giornate più
fredde, e l' esemplare, per quanto piuttosto gracile, ha resistito
assai bene ed ha ripreso a vegetare. Nel corso dell'inverno ultimo
esso è stato pure riparato con stoie ed ha pure resistito, però
è da notare che ciò nulla prova, giacché l' inverno di que-
st' anno é stato mite in modo affatto eccezionale. Resterà adesso
a vedere quale sarà la sorte di questo esemplare in avvenire,
temo però che vi sia poca probabilità di felice successo.
Non sarà qui fuor di luogo il ricordare che un bello esem-
plare di questa specie esisteva altresì in uno dei tepidarii del-
l'Orto botanico fiorentino nel 1875, a tempo del compianto pro-
fessor Parlatore. Altro esemplare pure di notevoli dimensioni
trovasi tuttora nell'Orto botanico di Padova, col fusto alto più
di H^jSO e colla circonferenza di più di l'",40, conservato in
^ Il D"" Menicanti gentilmente m' informa che queste due piante
sono ancora in vita, e che la 1* ha 1' altezza di circa 14 m. con la
circonferenza alla base di 1™,20, e la 2* è alta 7 m., con la circon-
ferenza alla base di 42 cm.
SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 93
apposita edicola. ' Altri bellissimi esemplari si possono osser-
vare nel Giardino Ilambury presso la Mortola, altri pure a
Genova e lungo la riviera di levante talora insieme all'^. Cooliii,
altri a Napoli, ed altri a Palermo nel Giardino Florio, e nella
Villa Tasca fra Palermo e Monreale. Fra questi, quelli della
Riviera ligure e di Genova chiaramente dimostrano quanto il
mare influisca a temperare i rigori estremi delle terre più
prossime, consentendo appunto in queste, per quanto poste a la-
titudine maggiore, la vegetazione di piante che in località più
meridionali, ma da esso più lontane, difficilmente resistono o non
resistono affatto all' aria aperta.
Il socio Levier, dopo aver chiesti alcuni schiai-imenti al prof. Ar-
cangeli, presenta un esemplare fiorito di Saxifraga Cotyledon L.,
cresciuto in vaso da rosette colte l'autunno scorso nella Val d'Am-
bria presso Sondrio in Valtellina. La pannocchia, regolarmente pira-
midale, ha 66 cm. d'altezza, è larga 22 cm. alla base, e porta cen-
tinaia di fiori bianchi, cha perdurano più di un mese. L' epoca della
fioritura, a Firenze, anticipa di circa 6 settimane su quella nel
luogo natale. Nei fiori e sulla pianta vivono numerose piccole coc-
ciniglie brune, alle quali sembra dover incombere l'ufficio della fe-
condazione. Per la sua bellezza e per la lunghissima durata della
fioritura, questa specie, comune nelle Prealpi italiane, meriterebbe
di essere coltivata anche in pianura.
Il Segretario Baroni presenta i seguenti lavori :
AGGIUNTE ALLA FLORA CRITTOGAMICA DEL REGGIANO
DI C. CASALI. ~
B R I 0 F IT E .
MUSCHI.
1. Phascum cuspiclatum Schreb. — Comune ovunque sul ter-
reno scoperto lungo le strade e nei campi. Lungo la nuova
via di circonvallazione tra la Porta S. Croce e la Barriera
' Db Toni G. B., Intorno ad alcune inante e frutici esistenti nei
Giardini di Padova, p. 7.
^ Delle specie qui enumerate, quelle già citate dal Fiori (Muschi
ed Epatiche del Modenese e Reggiano) non furano ancora indicate
per alcuna località della provincia di Reggio nell'Emilia.
4 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO
V. E. a Reggio, Dintorni di Reggio, Quattro Castella, Al-
binea, ecc. Primavera.
2. Ph. brijoides Dicks. — Comune al piano e al colle più del
precedente. Dintorni di Reggio, Correggio, Bagnolo in piano,
Quattro Castella, Albinea, Borzano, ecc. Dicembre-Marzo.
3. Systegium crispum Scbimp. — Comune lungo i fossi e le
rive al piano ; meno comune al colle. Dintorni di Reggio,
Villa S. Maurizio, Roncocesi, Bagnolo in piano, Traghet-
tino, ecc. Marzo.
4. Eucladiuììi verUcìllatum Br. et Sch. — Acquabona e Cere
rabino presso le fonti. Agosto.
5. Dicranella varia Schimp. — Comune sul terreno umido,
lungo i corsi d'acqua, ecc. Dintorni di Reggio Villa Ospi-
zio, Pecorile, Vezzano, Codemondo, Roncocesi, ecc. Inverno-
Primavera.
6. Fissidens taxifolms Hedw. — Sul terreno nei luoghi om-
breggiati e lungo le rive al piano, al colle e al monte. Vetto
nei boschi, Villa S. Pellegrino lungo il Crostolo, Roncocesi.
Primavera.
7. Trichostomum iophaceum Brid. — Sui sassi nei luoghi
umidi e presso le fonti. Albinea alle fontane del Castello,
Roncocesi nei manufatti dei fossati. Autunno-Primavera.
8. Barbuta ambigua Br. et Sch. — Comune sui muri e sul
terreno. Al ponte del Crostolo a Villa S. Pellegrino, Vez-
zan sul Crostolo. Primavera.
9. B. muralis Hedw. — Comune al piano, al colle e al monte
sui sassi e sui muri. Dintorni di Reggio, Quattro Ca-
stella, Albinea al Castello, Rossena, Montemiscoso, ecc. Pri-
mavera.
10. B. squarrosa Br. et Sch. — Nei luoghi erbosi. Rivalta
lungo le rive, Villa S. Maurizio lungo il Rodano. Sterile.
11. Gri7nmia 2^ulvinaia Smith. — Comune sui sassi al piano e
al monte. Scandiano, Albinea al Castello, Reggio e dintorni.
Bagnolo in piano, ecc. Primavera.
12. Orthotricum fallax Schimp. — Sui pioppi a villa Canali, a
Coviolo e a Rivalta, Primavera.
13. 0. diaplianum Schrad. — Sopra gli alberi e più di rado
sulle pietre al piano e al colle. Dintorni di Reggio, Ronco-
cesi, Sesso, Quattro Castella, ecc. Primavera.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 95
14. Pogonatum nanum Pai. Beauv. — Sul terreno presso i
boschi a Vetto e a Ramiseto. Primavera-Estate.
15. Fontinalis antipyreiica L. — Comune nei fossati e nei luo-
ghi acquitrinosi al piano, al colle e al monte. Fontane del
Castello di Albinea ; in frutto. Nei fossi a Roncocesi, S. Pro-
spero degli Strinati nei paduli presso la vecchia fornace;
sterile. Giugno, Luglio.
IG. Leskea polì/carpa Ehrh. — Al piede degli alberi nella Villa
Liberati a Coviolo, Traghettino, Sesso. Primavera.
17. Anomodon atienuatas Hartman. — Al piede degli alberi a
Campegine, Roncocesi, Roncolo. Sterile.
18. Thiiidium tamarisGinum Br. et Sch. — Nei boschi a Vetto,
Montemiscoso: sterile; Selvapiana: in frutto. Inverno-Pri-
mavera.
19. Brachythecium populeum Br. et Sch. — Ramiseto al Mac-
chione dell' Olio, Montemiscoso sugli alberi. Primavera.
20. Eurliynchiicm speciosicm Schimp. — Nei fossi a Villa Ca-
vazzoli al Fontanelle e a S. Giulio, Roncocesi. Inverno.
21. E. praelongum Br. et Sch. — Lungo i fossi e le siepi al
piano e al colle. Roncocesi con la specie precedente : in
frutto; Villa Canali: sterile. Inverno.
22. Hypnum Sommerfeltiì Myrin. — Al piede degli alberi e
sui sassi. Cavazzone, Regnano. Primavera-Estate.
23. H. aduncum Hedw. var. KneifTii Schimp. — Nei fossati e nei
luoghi umidi ovunque. Villa Seta, Roncocesi, S. Prospero de-
gli Strinati nei paduli presso la Vecchia Fornace. Sterile.
24. Hylocomium splendens Schimp. — Sul terreno e sui sassi
dei boschi al monte. Mora presso Teano, Cere Marabino.
Primavera.
EPATICHE.
25. Lophocolea heterophylla (Schrad.), Dmrt. — Monte Casarola
nell'Alpe di Succiso sui faggi. Giugno.
20. Porella laeuigata (Schrad.), Lindbg. — Borzano, nei boschi
del Cavazzone. Sterile.
27. P. platyphylla (L.), Lindbg. — Sugli alberi aChiozza presso
Scandiano, Teano, Cere Marabino. Aprile.
28. Radula complanata (L.), Dmrt. — Sugli alberi a Chiozza,
Salvaterra. Primavera.
96 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAattlO
29. Frullania dilatata (L,), Dmrt. — Comune sugli alberi a Bor-
zano, Albinea, Stiano, Cere Marabino, Monte Casarola, ecc.
Autunno-Primavera.
30. F. Tamarisci. (L.), Dmrt. — Comune sui faggi al Monte
Casarola, sulle rocce nei Castagneti di Vetto. Primavera.
31. Metzgeria farcala Dmrt. — Sul terreno nei luoghi muscosi
a Montemiscoso e a Vetto. Sterile.
32. M. pubescens (Schrank.), Raddi. — Nei boschi al Monte
Casarola nell'Alpe di Succiso. Sterile.
33. Riccardia 2)ingids (L.), B. et Gr. — Roncocesi tra il Cro-
stolo e la Modolena. Aprile.
34. Sphaerocarpus Michela Bell. — Coviolo nella Villa Liberati
sul terreno presso la Serra, Sesso, Massenzatico. Inverno.
35. Lunularia cruciata (L.), Dmrt. — Coviolo nella Villa Li-
berati sul terreno, Castelnuovo Sotto nel Giardino. Sterile.
36. Marchantia polymorpha L. — Tra Cavola e Cere Mara-
bino presso uno stillicidio, Mora presso Teano e Monte Ca-
sarola sul terreno umido. Estate.
37. Riccia /tuitans L. — S. Savino e Traghettino nelle fosse.
Sterile.
38. R. natans L. — S. Savino con la specie precedente, Poviglio
nei fossati. Sterile.
OOGENESI NEL PINUS LARICIO. OSSERVAZIONJ SULLA
FECONDAZIONE E L'EMBRIOLOGIA DI QUESTA SPECIE,
PER C. J. CHAMBERLAIN. * — RECENSIONE DEL DOT-
TORE F. CAVARA.
Sopra materiale raccolto nel 96 e 97 a brevissimi intervalli
di tempo, ed opportunamente fissato, l' A. ha fatto numerose
ricerche, i cui risultati, d' ordine specialmente citologico, meri-
tano particolare attenzione.
Frammenti di squame ovuligere contenenti ovuli in diversi
stadii venivano dall' A. messi nel liquido fissatore, talora solu-
zione di Flemming, per due ore, cui faceva seguire una so-
« Botanical Gazette, voi. XXVII, Aprile 1899, n. 4, p. 268, con
3 tavole.
SEDE DI FIREXZK - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 97
luzione di acido cromico-acetico per uno o due giorni, con
che si evitava il facile imbrunimento dei pezzi; talora usava
anche quest'ultima soluzione da sola, ovvero il liquido di Car-
noy. Metodi coloranti preferiti dall' A. furono quello di Flera-
ming (safranina, violetto di genziana, orange), cianina ed eri-
trosina, ematossilina all' allume ferrico di Heidenhain la quale
ultima da sola o seguita da fucsina gli diede i miglioii risultati.
Oggetto di particolare attenzione fu anzitutto, per parte dell'A.,
la cellula del canale ventrale che è a diretto contatto dell' oo-
sfera. Essa possiede un nucleo con un nucleolo, di rado 2 o 3,
e scarsissima cromatina, la quale o si trova allo stato difì'uso o
forma parte de' nucleoli. Ciò si rende anche più evidente dopo
la mitotica divisione dalla quale risultano formati i due nuclei:
quello della cellula del canale e quello dell'oosfera, separati più
0 meno completamente da una membrana destinata a scompa-
rire. E che la cromatina sia in forma di nucleoli l'A. potè ri-
levare da una serie completa di stadii di cui alcuni egli disegna
(fig. 2, 3 e 5, tav. I).
La posizione occupata dal nucleo della cellula del canale, fa
pensare all'A. che non sia improbabile la fecondazione di questa
cellula che per prima si trova ad accogliere il budello pollinico
e quindi in condizione più favorevole che non il nucleo più
lontano dell' oosfera. Questo fatto, in un coi caratteri del nu-
cleo della cellula del canale, portano a intravvedere una certa
omologia tra quest' ultima e la cellula uovo.
Riguardo a quest' ultima, lo sviluppo del nucleo differisce as-
solutamente, secondo le osservazioni dell'A., da quello del nu-
cleo dell' oosfera delle angiosperme. Dopo la separazione della
cellula del canale e dell'oosfera, il nucleo di quest'ultima in-
grandisce ed avvengono in esso rapide e sensibili modificazioni
da farlo distinguere dagli altri nuclei circostanti. È notevole il
fatto che anche in questo nucleo quasi tutta la cromatina è
in forma di nucleoli. Pochi filamenti di linina si osservano,
e ad essi aderiscono piccolissime quantità di cromatina. In se-
guito ogni traccia di reticolo lininico originario scompare e
tutta la cromatina è in forma di nucleoli. Sembra tuttavia che
una parte di questi non reagiscano egualmente colle sostanze
coloranti della cromatina e vengano espulsi nel circostante
citoplasma. I nucleoli cromatinici (che sarebbero analoghi ai
98 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO
nuclèoles nuclèniens di Carnoy) si aggiustano di poi fittamente
gli uni appresso gli altri, al centro del nucleo, e vanno tra-
sformandosi in masse allungate che rappresentano definitiva-
mente le masse cromatiniche del nucleo. A questo punto l'au-
tore fa queste considerazioni :
« Sembra probabile che varii corpi sieno stati descritti sotto il
nome di nucleoli. Che alcuni di questi nucleoli rappresentino
della cromatina è stato provato tanto negli animali che nelle
piante. Negli animali i processi descritti da Carnoy e Lebrun
pei Batraci rispecchiano assai quanto si verifica nel Pinus. Che
la cromatina nei nuclei in riposo di Spirogyra, sia in forma
di un nucleolo, é stato dimostrato da parecchi investigatori, e
particolarmente da Mitzkewitsch. Un nucleolo cromatinico è
stato pure descritto da Davis per la Corallina. Una relazione
fra cromatina e nucleoli è stata notata nelle piante superiori,
specialmente da Cavara e recentissimamente da Duggar. » *
Il Chamberlain nota infine che in sezioni fisse alcuni nucleoli
mostrano una spiccata differenziazione in una parte esterna
fortemente colorabile ed una interna che si colora leggermente.
Quanto al processo fecondativo del Pinus LarHcìo esso non
sembra dall'A. bene delineato nelle sue salienti fasi. Con tuttoché
egli abbia osservato più volte il nucleo maschile entro l'oosfera,
non gli riesci di vederlo mai ad intimo contatto del nucleo
femminile. Potè, tuttavia, in una buona preparazione vedere
il nucleo maschile nei limiti originarii del pronucleo femmi-
nile, ed ambidue allo stato di spirema. Curioso, che soltanto
nel maschile si mostravano filamenti cinoplasmatici che non
erano invece presenti nel femminile. Anche in altro preparato
(fig. 21, tav. Ili) due nuclei con spirema appianato, ed assai
accostati, fanno indurre all' A. che il superiore sia il maschile,
l'inferiore il femminile. La fusione dei due nuclei non fu os-
servata, ma sibbene la prima divisione susseguente alla fecon-
dazione, allo stadio di diaster con visibili irradiazioni cinopla-
smatiche e ben sviluppato fuso nucleare. I cromosomi hanno
* Veggasi il lavoro originale del Chamberlain per la citazione
completa degli scritti di questi autori. Preme allo scrivente far
notare come la teoria della cromatolisi da lui sostenuta sembra
prender piede, e si cominci a riscontrare anche in altre piante su-
periori, quali Pinus, Begonia ecc. P. C.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 1-4 MAGGIO 99
in questo stadio forma di U. Dopo una seconda divisione i quat-
tro nuclei cominciano a portarsi verso la base dell' oospora, e
nella prima divisione successiva il fuso nucleare presentasi assai
allargato e multipolare, con cromosomi sempre foggiati a U.
Nel ricomporsi poi a riposo i singoli nuclei, i cromosomi non
si risolvono in nucleoli, ma in ordinario reticolo.
Il Chamberlain seguendo le diverse mitosi avrebbe osservata
una transizione perfetta fra le fibre cinoplasmatiche e l'ordinaria
reticolata struttura dell' oosfera, ciò che escluderebbe che dette
fibre avessero d'uopo di una speciale sostanza cinoplasmatica
0 arcoplasmatica ne! senso di Strasburger e di Boveri.
Riguardo ai centrosomi, per quanto egli non abbia potuto in
modo assoluto identificarli durante le sue ricerche, tuttavia
aree arcoplasmatiche analoghe a quelle deW Ascaris potè ri-
scontrare ed anche disegnare per nuclei maschili.
Dopo avere rilevati punti di contatto e differenze fra i risul-
tati delle proprie ricerche e quelli di Blackman sull' oogenesi
del Pinus sylvestìùs, differenze specialmente in ciò che riguarda
lo sviluppo della cellula del canale ventrale, lo sviluppo del
nucleo dell' oosfera, le fasi evolutive della cromatina, ecc., viene
alle seguenti conclusioni sommarie:
1. Mentre la cellula del canale ventrale scompare d'ordinario
subito dopo che si è formata, in alcuni casi essa persiste ed il suo
nucleo diviene di dimensioni eguali a quelle del nucleo dell'oosfera,
con analogo processo evolutivo. Con ciò viene dato nuovo appog-
gio alla teoria che la cellula del canale sia omologa dell'oosfera.
2. Durante lo sviluppo del nucleo dell'oosfera la cromatina
prende la forma di nucleoli che alla fine si raccolgono da ogni
parte del nucleo in un'area vicino al centro ed ivi si svilup-
pano in uno spirema tipico.
3. Appena il pronucleo maschile è presso al nucleo del-
l'oosfera la cromatina dei due pronuclei appare in due distinte
masse allo stato di spirema. Forse una segmentazione dei due
spiremi avviene mentre essi sono separati.
4. Per quanto centrosomi non fossero positivamente identifi-
cati in queste ricerche, le apparenze favoriscono tuttavia la sup-
posizione che essi possano accompagnare i nuclei maschili.
5. La destinazione del fuso indica che le fibre cinoplasmatiche
provengono da una trasformazione del reticolo citoplasmatico.
100 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO
WILLIAM NYLANDER. — CENNO BIOGRAFICO PER
C. GRILLI.
Leggesi in una nota inviatami dal lichenologo frère Gasilien:
La dotanique vieni d'éprouver une grande perle dans la per-
sonne du docteur William Nijlander, mort à Paris le 29 onars
à Vdge de soixante-diw-sejyt ans. Né le 3 janvier 1822 à
TJleaborg {F inland) il suivit à partir de 1839 les cours de
rUniversiiè de Helsingfors où il fui regie docteur en mèdecine
à vingt-cinq ans. Après ses études, il fit un premier sèjoicr en
Fì^ance de 1848 à 1857, souveni interrompu par des voyages
en Finland, puis fui nommè professeur de boianique à celie
mème universilè de Helsingfors, mais il n'occupa celle chaire
que qualre cu cinq ans. Enfin vers 1863, le Docteur Nylander
quitta dèfiìiitivement sa patrie et vini abiler Paris. Pendant
près d'un demi-siècle, ce savant s'esl livrè d'une manière
exclusiae à celie parile de la hotanique appelèe lichenologìe,
consacrani tous ses instanis à composer des travaux sur les
lichens, et surioul à dèierminer d'innombraMes èchantillons
qic'on lui adressail de toutes les parties du monde. Aicoun
lichenologue n'a ècrit avec une pareille abondance sur celle
science. (Dalla nota citata.)
Dei meriti peculiari delle opere del doti Nylander sarà trat-
tato degnamente in Francia da un distinto botanico, ora però
giova rammentare che prima della pubblicazione delia Synopsis
melhodica Lichenum 1858-1860, la lichenografia aveva in
parte progredito per migliori studi intorno ai caratteri della
forma, della struttura delle spore ; però alcuni autori, accor-
dando un valore esagerato ad alcuni caratteri, avevano ecces-
sivamente aumentato il numero dei generi; pertanto la classifi-
cazione del dott. Nylander fu riconosciuta come la più razionale
ed i primi a seguirla furono Malbranche ed il Roumeguère.
Oltre la suddetta opera, tra le più importanti si citano: Liclie-
nes Scandinaviae, 1861; Prodromus Liclienographiae Galliae
et Algeriae, 1857; Lichenes Novae Zelandiae, 1888; Exposilio
Lichenum Novae Caledoniae , 1859; Uchenes Pyrenaeo-
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 101
rum, 1891 ; Lichenes Faegiae et Palagoniae, 1888 ; Lichenes
insularum Guineensium, 1889; Lichenes Japoniae, 1890; Ser-
tum Lichenaeae e Labican et Singapore, 1891; Monograpìna
Calicieoram, 1857; Expositio sgnojjticaPgrenocarpeorum, 1858;
Recognitio monog rapii iae Ramai inaruni, 1870; Lichens cles
environs de Paris, 1896; dopo alcuni mesi dalla pubblicazione
di quest'opera pubblicò ancora un supplemento, Siipplèment
aux Lichens des environs de Paris, 1897. Il distinto licheno-
logo abbé Hue ha classificato la maggior parte delle opere del
dott. Nylander nelle seguenti due opere: Hue, Addenda nova
ad lichenographiam Europeam expos. W. Nylander in ord.
syst. disp. 1886 ; Hue, Lichenes exotici a W. Nylander d escripti
vel recogniti in herh. Musei Parisiensis prò max. pari, as-
serv., 1893, A molte migliaja ascende il numero delle specie
descritte dal Nylander; tra le quali moltissime nuove, cioè por-
tano il nome che egli ha loro dato. Grande chiarezza si rileva
nelle diagnosi ; con eleganza e maestria scriveva in latino, in
guisa che anche questa parte della letteratura scientifica ha
ricevuto l'impronta del suo ingegno. Ai botanici, che seguivano
i suoi insegnamenti, fu largo di consigli. Molti esemplari di li-
cheni, citati nell'elenco che io pubblicai nel 1896 nel Nuovo
Giornale botanico, con il titolo: Lichenes in regione Picena
ledi, quos exponit C. Grilli, furono da lui determinati, e tre
mesi prima della sua morte mi forni i materiali per una me-
moria intorno alla sistemazione di alcune specie del gen. Par-
inelia da pubblicarsi in questo Bullettino. Sotto la sua direzio-
ne, dice il Gasilien, si pubblicarono i lavori di Lamy de La
Chapelle, Lichens du Mont-Dore et de la Haute Vienne, 1880;
Lichens du Cauterets et de Lourdes, 1884, ed inoltre i seguenti
tre cataloghi : Gasilien, Lichens rares de V Auvergne, 1891 ; Li-
chens de Saint-Omer, 1891 ; Lichens du Plateau centrai, 1898.
Ha partecipato, secondo il Gasilien, ai lavori lichenologici di
Leigthon, Crombie, Stizenberger, Arnold Norrlin, Loika, ecc., egli
pertanto a buon diritto fu chiamato dal Cooke il padre della
lichenografia moderna. Per i caratteri distintivi nelle determi-
nazioni suggeriva l'uso dei reattivi chimici, come la potassa
caustica, l' ipoclorito di calce, il jodio. In vero, questo metodo^
il quale in sulle prime incontrò poco favore, la pratica quoti-
diana ha provato che molte volte conduce a determinare con
102 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAaGlO
certezza degli esemplari, avuto riguardo anche agli altri ca-
ratteri.
È nota la diversità di opinioni intorno alla costituzione e
natura dei liclieni che esiste sin da molti anni tra i botanici.
Vari autori considerano i licheni come funghi che vivono in
simbiosi con le alghe, da qui la teoria algo-lichenica o della
simbiosi ; al contrario la maggior parte degli specialisti in liche-
nologia considera 1 licheni come organismi autonomi. Ardente
sostenitore dell'autonomia dei licheni fu il dott. Nylander; egli
con profondità di acume critico, confutando varie esperienze di
laboratorio, dimostrò la falsità della teoria della simbiosi. In-
torno a questo argomento si possono consultare i suoi articoli
inseriti nel periodico la Flora dì Ratishona (1870, 77, 83, ecc.),
come pure Vocerà. Enumeralo lichenum Fre/i Behringii, 1888,
pag. 76, per tacere di altri suoi lavori. In una delle sue ul-
time corrispondenze mi scriveva : « Vous devrez bien étudier
Tulasne, Mèmoire pour servir à riiistoire organographique et
physiologique des Licliens, Paris, 1852. Là vous trouveriez
(pi. 3, f. 23 et pi. 11, f. 17) des excellentes fìgures de l'ori-
gine des gonidies sur les jeunes thalles qui se dóveloppent de
spores. » A quella lotta per il trionfo della verità scientifica si
uni I. Richard, il quale nei lavori: Richard, Vautonomie des
Lichens, 1883; Ètudes sur les subsiratums des Lichens, 1883;
Observaiions sur une question de phijsiologie vegetale, 1891,
ed in alcuni periodici, cercò di dimostrare con degli esempi
come nelle cellule dei glomeruli tallini nascono e si formano i
gonidii, e come questi non possono considerarsi alghe, ed ugual-
mente dimostrò che sotto l'aspetto biologico i licheni non hanno
nulla di comune con i funghi, e la diversità della loro natura.
Il dott. Nylander era socio onorario della Socièiè Botanique
de France, della Sociètè Linncenne de Bordeaux e di molte
altre. Ha lasciato sin da molti anni un erbario pregevole alla
Università di Helsingfors.
Ci conforti il pensiero che il suo nome non perituro giungerà
fin dove le scienze hanno onore.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 103
UFFICIO DEI PELI, DELL' ANTOCIAMXA E DEI NETTARI!
ESTRANUZIALI DELL' AIL A N TU US GLANBULOSA
DESF. — NOTA PREVENTIVA DI L. MACCHIATI.
L' Ailanthm glanclulosa è, come tutti sanno, una pianta
della famiglia delle Simariibaceae, originaria della China e del
Giappone, la quale ormai si può ritenere naturalizzata tra noi;
anzi in alcuni luoghi si può dire che siasi resa spontanea.
I primordi di sviluppo delle sue foglie sono rappresentati da
bozze tondeggianti che, di mano in mano, si fanno più promi-
nenti: in esse, a difierenza di ciò che avviene nelle foglie di
quasi tutte le piante, si conserva per lungo tempo l'accresci-
mento apicale. Le stesse foglie sono lunghissime, imparipennate,
costituite da dodici o più gioghi di foglioline laterali, le quali
gradatamente si vanno impiccolendo dalla base all'apice dove ter-
minano con una foglinola ordinariamente più piccola delle altre.
Le foglie più giovani hanno le due pagine del lembo colo-
rate d' un rosso-cupo, il quale é ognora più intenso nella
pagina superiore ; e questa colorazione si va gradatamente sbia-
dendo coir età sino ad estinguersi completamente nelle foglie
adulte. Ma la tinta rosso-cupo si conserva più o meno se-
condo l'esposizione della pianta: e cosi nei luoghi più soleggiati,
come per esempio all' esposizione di mezzogiorno sui fianchi del
Vesuvio, mantengono la stessa tinta persino le foglie completa-
mente sviluppate. Io credo di avere intuita la ragione di questa
differenza di comportamento che sarà da me esposta più innanzi.
Tutte le foglioline giovani sono eziandio ricoperte da una
fitta peluria, che dà loro l'apparenza — specialmente al lembo
della pagina superiore — di essere vellutate.
Nelle foglie giovani, quando siano osservate con una qualche
lente d' ingrandimento, si possono distinguere, in tutta la pa-
gina superiore del lembo degli innumerevoli peli capitati glandu-
losi, il cui numero aumenta verso la base delle fogliole e sulle
nervature. E, tra codesti peli, che hanno un colore rosso-ver-
miglio intenso, si discernono, altrettanto numerosi, degli altri
peli semplici, setolosi, incolori, i quali sono ognora più lunghi
dei primi.
10-4 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO
Sulla pagina inferiore i peli capitati d'ordinario non esistono
o yì si trovano talora in piccolissimo numero; ma, in compenso,
\i sono più numerosi i peli bianchi setolosi, i quali abbondano
maggiormente ai lati delle nervature e sui margini del lembo.
Nelle foglie delle piante die siano cresciute in esposizioni non
troppo soleggiate, allorché esse abbiano conseguito il loro com-
pleto sviluppo, e spesso anche qualche tempo prima, non si ha
più quasi nessuno indizio del colore rosso, che va gradatamente
estinguendosi dalie fogliole della base a quelle dell'apice : esse
si presentano allora d'un bel colore verde, e, se viste ad occhio
nudo, sembrano glabre sulla pagina superiore e scarsamente
provviste di peli sulla inferiore, dove però i peli semplici per-
mangono specialmente in prossimità e sulle nervature, come
del pari si conservano sui margini. Ma osservando le due pa-
gine del lembo fogliare con una lente d'ingrandimento, si di-
mostra che tutti i peli glandulosi, che vi esistevano allo stato
di giovinezza, vi si sono conservati colla forma consueta e per
lo più anche collo stesso colore: solo però a quando a quando
se ne vedono alcuni sbiaditi. In proporzione codesti peli sulle
foglie adulte sembrano meno numerosi e sono realmente più
radi, poiché non essendo aumentati né diminuiti di numero, si
trovano ora ripartiti sopra una superficie almeno quaranta o
cinquanta volte maggiore.
Sotto il microscopio, a mediocre ingrandimento, coli' illumi-
nazione diretta, risulta che i peli glandulosi capitati (o clavati)
sono provvisti alla base d'un pedicello cilindrico — formato da
quattro ad otto cellule discoidali — portante all'apice una clava
pressoché sferica, la quale, nei peli che abbiano conseguito com-
pleto sviluppo, è ordinariamente formata di tre strati di cellule
di cui spesso sedici esterne, otto mediane e quattro interne.
Tutte coteste cellule sono interamente colorate dalla sostanza
colorante rossa, a cui devono la loro tinta, la quale imbeve il
protoplasma.
I peli semplici incolori setolosi, si vanno gradatamente as-
sottigliando dalla base all'apice; essi sono unicellulari, ma, al-
lorché siano completamente sviluppati, non comunicano più
colle cellule epidermiche, da cui si isolano con un tramezzo alla
base. Qualche rara volta vi se ne trova qualcuno bicellulare
colla parete divisa da un setto trasversale a due terzi circa dalla
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 105
base. Ho potuto seguire più volto la divisione, che avviene cer-
tamente per mitosi. Cotesti peli sono ricoperti da una sottile
cuticola, e racchiudono protoplasma e chilema, le quali sostanze
vengono a mancare per essere sostituite dall'aria in quelli che
sono in via di degenerazione.
I peli semplici delle foglie d' Ailanfo agiscono attivamente
sulla luce polarizzata, stilla quale non hanno invece che una
debolissima azione i peli glandulosi. Gli uni e gli altri compa-
iono molto per tempo sulle foglie; anzi fanno la loro appari-
zione sin da quando esse si trovano allo stato di apofisi sulle
gemme : essi traggono origine dal dermatogene del meristema
primordiale, senza che vi abbiano parte i tessuti sottostanti, co-
me è il caso di altri tricomi, i quali per conseguenza devono
ascriversi tra le emergenze.
I peli glandulosi, che ho seguiti nel loro sviluppo, si formano
cosi: incomincia a comparire una specie di bozza in una delle
cellule del dermatogene, la quale si divide presto in due tra-
sversalmente per mitosi; poi la cellula inferiore che è desti-
nata a dare origine al pedicello seguita a dividersi — nello
stesso modo — in quattro ed in otto cellule. Contemporanea-
mente la cellula superiore, che è destinata a formare la clava,
si divide, egualmente per mitosi, in quattro cellule nella dire-
zione di due piani longitudinali e trasversali tra loro normali;
e cotesta divisione prosegue in diverse direzioni fino a che siano
costituite ventotto o più cellule di-stribuite d'ordinario in tre strati
di sedici, otto e quattro cellule dall'esterno all' interno. Spesso
è dato trovare le medesime glandule nei peli a diversi stadi
di sviluppo, con un numero di cellule variabile da quattro a
ventotto 0 più.
Anche i peli setolosi traggono origine dalle cellule dei der-
tnalogene, ma evidentemente in modo molto più semplice, col
prolungamento d' una bozza, la quale si va ognora più accen-
tuando, ingrossandosi, allungandosi, attenuandosi verso l'apice,
ed isolandosi più tardi dalla cellula del dermatogene da cui ed
a spese di cui si formano.
Facendo delle sezioni trasversali delle foglie di questa pianta,
ed assoggettandole all' osservazione microscopica, all' ingrandi-
mento di 150-200 diametri, si trova che 1' epidermide, special-
mente quella della pagina superiore, nelle foglie giovani — e
Bull, della Soc. boi. Hai. ^
1C6 SEDE DI FIKENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO
talora anche nelle adulte di quelle piante che siano cresciute
sotto l'influenza d'una radiazione luminosa molto intensa — è
riccamente provvista di antocianìna, la quale vi esiste sciolta
nel chilema. La stessa sostanza colorante manca quasi sempre
nel mesofillo, tanto nell' epiclorenchima che nell' ipocloren-
chima, dove invece abbondano i cloroplasti, i quali anche in
queste foglie, come in quelle della mfiggior parte delle piante,
si trovano più numerosi nell' epiclorenchima.
Facendo cadere sopra una di codeste foglie qualche goccia
d' idrato potassico o sodico, oppure se si facciano penetrare gli
stessi reattivi nelle sezioni poste sotto il campo del microscopio,
si vedrà che tosto le cellule dell'epidermide trasformano il loro
colore rosso-cupo successivamente in turchino, turchino-vio-
laceo e poi in un bel verde; e questo colore dopo che siasi
conservato per un certo tempo, variabile colla concentrazione
del reattivo impiegato, passa poi al giallo-verde ed al giallo.
Dopo questa reazione non può esservi dubbio alcuno che il
colore sia dovuto 2dV antociamna, la quale è di color rosso
nei succhi cellulari acidi : si sa infatti che il color verde com-
partito dall' idrato potassico è una mescolanza deW antocianìna
alcalinizzata e di certe altre sostanze, le quali coli' alcali si
colorano in giallo. ' Se si limiti la proporzione dell'alcali, sino
a neutralizzare soltanto il succo cellulare, le cellule acquistano
un colore azzurro.
Alla base e sul margine delle fogliole giovani, ancor prima
che siasi manifestato il più lontano accenno di lobi fogliari, si
possono scorgere benissimo, dalla parte della pagina inferiore,
due 0 più glandule nèttarifere, generalmente appaiate una per
lato a capo delle infime due a sei nervature. Tali glandule, che
per lo più sono due o quattro, raramente una soltanto, tre, cinque
0 sei, hanno forma di foveole orbicolari mediocremente profonde
nelle foglie giovani, un po' di più incavate nello foglie adulte,
nelle quali sono più sviluppate: esse sono attorniate da una spe-
cie di cercine di color rosso-cupo nelle fogliole più giovani, e
di color verde-cupo nelle adulte. Coteste glandule compaiono
normalmente ove più tardi dovranno svilupparsi i lobi fogliari.
^ J. WlESNER, in: Botati. Zeitung, 1862, ed in : Prlngsheim's Jalir-
buoher f. Wissen. Botan., voi. Vtll.
SEDE DI FIRENZI-: - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 107
Ognuna di esse rappresenta un noliar io estranuziale :*di essi
si trova una esatta descrizione, forse troppo succinta, nel ma-
gistrale lavoro dell' illustre prof. Federico Del[)ino sulla « Fun-
zione mirmecofila del regno vegetale ». ' Visti sotto il campo
del microscopio — con illuminazione diretta — all' ingrandi-
mento di 20-30 diametri, vi si distingue nel mezzo una fossetta
o foveola incavata, nel cui fondo sbocca il condotto secreterò
della gianduia, da cui sgorga, in quantità più o meno abbon-
dante, dai primi di maggio a tutto settembre, un nettare dol-
ciastro e gradevole, che è avidamente ricercato dalle formiche,
dalle vespe, dalle api e talora da altri Imenotteri.
Non v' ha dubbio che VAilanto ci offra un bellissimo esempio
di pianta formicaria, nei cui nettarii si vede venir fuori, per
lo più nelle ore del giorno, il liquido zuccherino sotto forma
di gocciolette; e nel periodo di maggiore attività, in maggio e
giugno, all'aurora se se ne tengano artatamente lontane le for-
miche e gli altri Imenotteri che ne sono avidi, ne cadono rara-
mente perù, di tempo in tempo, per sino delle goccioline sul
terreno.
Le formiche vi stanno quasi sempre, nelle ore del giorno,
quali vigili sentinelle alla base del picciuolo di ciascuna foglia
composta, che difendono efficacemente dagli altri esapodi, dagli
aracnidi e specialmente dai bruchi dei Lepidotteri, non per-
mettendo a nessun animale con cui siano in grado di conten-
dere di avvicinarsi: anzi spesso combattono persino tra loro,
perchè le più forti, più ardite e battagliere, allontanano — coi
mezzi persuasivi di cui dispongono — le più deboli e miti. E
quelle che rimangono padrone del campo, di quando in quando,
fanno una diligente visita a tutti quanti i nettarii, senza che
giammai ne lascino indietro neppure uno. Esse leccano avida-
mente tutto il nettare, del quale coi loro organi boccali pro-
muovono più abbondante la secrezione; indi ritornano subito
al loro posto consueto sulla base dei picciuoli fogliari, e dopo
un periodo di quiete, allorché giudicano che da quelle glandule
siasi effettuata una nuova secrezione del liquido soave (ciò che
del resto si rende facilmente palese ai loro occhi perfettissimi.
' ProJromo di una monografia delle piante formicarie. Parte I, in
Mem. Acc, Bologaa, serie 4*, tom. 7, 1886, fase. 2°.
103 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO
e all'odorato che devono avere pure squisito, se si giudichi dalla
facoltà che hanno di essere favorevolmente o sfavorevolmente
impressionate dagli odori, a seconda che siano gradevoli o sgra-
devoli) fanno incontanente un'altra visita a cotesti nettarli; e
ne ripetono delle consimili, ad intervalli più o meno lunghi,
regolandosi coU'attività più o meno grande della secrezione, per
tutte le ore del giorno, dall' aurora al tramonto.
Fa meraviglia che una tale osservazione sia potuta passare
quasi inosservata alla perspicacia del prof. Del pi no, il quale
(1. e.) scrive : « La secrezione per alb^o è assai tenue e poco
diuturna cessando nelle foglie adulte da ciualclie giorno. Per
lo più la funzione formicaria in questa pianta deve ritenersi
poco pronunciata, e pressoché ridotta a nulla : e infatti ben
raramente ho riscontrato le formiche alla ìHcerca di siffatti
nettarii (una volta sola e ancora in modo assai trascm^abile).
« Pensando al numero e alla elalDorazione di questi nettarii,
si sarebbe indotti a congetturare che questa specie altra volta
abbia esercitato in modo ben più energico la funzione mir-
■mecofUa, e che air epoca attuale qicesta sia decaduta affatto,
solo restando negli organi relativi non ancora eliminati il
segno della 'medesima. »
Io posso accertare che le mie osservazioni, ripetute per più
anni consecutivi, non trovarono mai smentita. Presso Campo-
galliano, in quel di Modena (1897), dov'io avevo preso dimora
colla mia famiglia, dal maggio all'ottobre, potei seguire tutti i
giorni l'azione di vigili sentinelle esercitata dalle formiche, su
talune piante di Ailanto che vegetavano rigogliose nei pressi
della casa da me abitata. E, più volte, mentr' io faceva quelle
diligenti osservazioni, da cui mi risultava palesemente il bene-
fizio che arrecano alle piante le formiche, pensava tra me che
se certi autori, come ad esempio il Bonnier, Rathay, Danielli
ed altri, i quali seguitano cocciutamente a negare che esistano
piante formicarie nel senso voluto dal nostro Delpino ' e da Tom-
maso Belt, ^ avessero potuto seguire come fu dato — moltissime
volte — a me le formiche suW Ailanto, non avrebbero esitata
^ Atti della Società italiana di Scienze Naturali in Milano. Yol. XVI,
1874. — Bullettino della Società Entom. ital. in Firenze. Anno VI, 1874.
2 The naturalist in Nicaragua. London, 1874, p. 218 e seg.
SEDE DI FIUENZB - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 109
neppure un momento a riconoscere che osse esercitano un'azione
altamente protettrice sulle piante.
Anche quest'anno da parecchi giorni qui in Caserta, e nella
vicina Napoli, all' Orto botanico, mi è dato osservare le formi-
che suW Ailanto, le cui glandule fogliari, alla presenza delle
quali deve la pianta evidentemente il suo nome specifico, secer-
nono abbondantemente il nettare in questo mese di maggio; e
una tale osservazione ho desiderato che fosse fatta dallo stesso
prof. Delpino, nonché dai suoi egregi assistenti prof. De Ga-
sparis e dott. Rippa.
Mentre io porto un cosi modesto contributo alla inconfutabile
dottrina delle piante mirmecofile, genialmente concepita e dot-
tamente illustrata dal Delpino, non posso fare a meno di ester-
nare la mìa compiacenza nel vedere riprodotta amplificata, sotto
il titolo di « Piante formicarie », ' la magistrale memoria sulla
« Funzione mirmecofìla nel regno vegetale » ^ da kii pubbli-
cata negli anni 1886, 88 e 89, che vorrei fosse, non che letta,
diligentemente studiata da tutti i cultori delle scienze biologiche.
Se si mettono delle piante à' Ailanto, od anche soltanto dei
rami con germogli immersi nell'acqua, alla perfetta oscurità,
mentre le nuove foglie si sviluppano bianche, deboli, colle cop-
pie di foglioline più distanti che di consueto, quelle già formate
diventano ben presto clorotiche. In queste condizioni le foglio-
line di nuova formazione, hanno generalmente un maggior nu-
mero di lobi, e conseguentemente si trova che in esse sono più
numerosi i nettarli, i quali come sempre stanno regolarmente
distribuiti uno per lobo.
Facendone allora delle sezioni trasversali e longitudinali, ed
assoggettandole all'osservazione microscopica, risulta che men-
tre nelle foglie clorotiche sono degenerati i cloroplasti, nelle
altre esistono soltanto i cloro fori incolori, cioè senza pigmento
clorofilliano : le une e le altre sono egualmente prive di antocia'
nina nelle cellule dell'epidermide; con che viene inconfutabil-
mente dimostrato che per la formazione di questa sostanza.
* Bullettino dell' Orto botanico della B. Università di I^cqìoli. (T. I,
fase. 1, 1899).
* Atti della Reale Accademia delle Scienze di Doloyna. (Anni 1886-
1888-89).
110 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO
come per la clorofilla, sono richieste le radiazioni luminose ;
dunque è vero, come lo ha sostenuto il Wiesner, ch'essa si
forma per via fotochimica come la clorofilla.
Ma mentre si decolorano le cellule dell'epidermide, il colore
rimane nei peli glandulosi e compare in quelli delle nuove fo-
glie, poiché essi sono colorati da una sostanza diversa dall'an-
tocìanina, sulla formazione della quale non esercitano alcuna
azione i raggi luminosi.
Sulle foglie (i&W Ailanto, che sia mantenuto lungamente al-
l'oscuro, si trovano meno numerosi e più deboli i peli semplici
incolori, i quali per di più sono anche privi di cuticola.
Dopo ciò mi pare di poter, senza esitazione, concludere che
V antocianina deve esercitare un ufficio di protezione, contro
r azione — dannosa ai cloroplasti — delle radiazioni luminose
troppo vive sulle foglie giovani, e su quelle, benché adulte, ove
la pianta sia cresciuta in località troppo soleggiata. Ma non è a
credere che quest'ufficio sia una specialità àoìV Ailanthus glan-
dulosa: nella maggior parte delle piante le giovani foglie sono
più 0 meno intensamente colorate in rosso à^W antocianina ; per
es. è spiccatissima questa colorazione nelle foglie giovani del
limone, in quelle di rosa, talora in quelle del Prunus Lauro-
cerasus, nelle varie specie di Sonchus ecc.; poco pronunciata
per es. in quelle di vite.
Ma, oltre a questo ufficio, l' antocianina può avere pure
quello di regolare la traspirazione, prima che 1' epidermide ab-
bia avuto il tempo di munirsi d'una cuticola: e questa mia opi-
nione trova una dimostrazione inconfutabile nel fatto che i raggi
rossi sono realmente i meno attivi di tutti per la traspirazione;
e V antocianina ha eziandio l'ufficio di difendere le piante contro
i rapidi cambiamenti di temperatura: ciò ritengo tanto più pro-
babile quand' io penso che nelle mie frequenti escursioni spessa
mi occorre di trovare, anche nei periodi di più rigogliosa ve-
getazione, molte piante colle foglie arrossate nei luoghi troppo
soleggiati ed in quelli ove l'esposizione favorisce i rapidi sbalzi
di temperatura; la quale mia osservazione ho la fiducia che
sarà riconfermata dai miei egregi colleghi.
Anche i peli semplici sembra che abbiano l' ufficio di difen-
dere le foglie giovani àQÌV Ailanto dalle radiazioni luminose
troppo intense; e tanto più esercitano questa azione ove si ri-
SEDE DI FJUKNZE - ADUNANZA DEL 11 MAGGIO Ili
fletta eh' essi sono ricoperti da una sostanza cerosa, la quale
ha altresì rutUcio di proteggere le foglie giovani dall'azione
della rugiada e della brina: esse in virtù di cotesta sostanza
cerosa dei peli non si bagnano che scarsamente e con difficoltà.
È un fatto che le foglie giovani di quasi tutte le piante,
confrontate con quelle adulte, sono ognora alquanto più pelo-
sette, e talora villose (Pìjrus commanìs L., Qiiercas pedimcu-
lata Willd., Quercus suher L., ecc.), tomentose (Ci/donia valga-
ris Pers. Aralìa papyrifera Hook, ecc.), specialmente in quei
vegetali nei quali non compare V antocianina. Codesti peli si
diradano poi o scompaiono del tutto nelle foglie adulte (Pero).
Però i due mezzi di protezione, cioè quello dei peli e dell'rtn-
iocianina, possono anche coesistere nelle foglie giovani di certe
piante, come ce ne offre appunto un esempio V Ailantlms glan-
dulosa e la vite, nelle cui varietà si trovano molte gradazioni:
dove più abbonda l' antocianma scarseggiano i peli ed inver-
samente.
Avendo messo una pianta d' Ailanlo — che era divenuta clo-
rotica per lungo soggiorno all'oscurità — all'esposizione di
mezzogiorno, dopo pochissimo tempo andò perduta invece di
riaversi, poiché le sue foglie, specialmente quelle che si erano
sviluppate senza luce, scarseggiavano di peli semplici e difet-
tavano d' antocianina ; cioè era venuto a mancare loro qual-
siasi mezzo di difesa contro la luce troppo viva e l'eccessiva
traspirazione. Ben altra fu la sorte d'un' altra pianta che si
trovava nelle stesse condizioni della prima, ma eh' io cauta-
mente esposi grado a grado ad una luce ognora più intensa:
in essa, poco per volta, ricomparvero i cloroplasti in tutte le
foglie e nelle giovani eziandio Vantocianina. Essa superato il
periodo critico si riebbe, e potè da allora sopportare, senza no-
cumento, le radiazioni luminose d' intensità massima, quali si
possono avere all'esposizione di mezzogiorno nei mesi d'estate.
È d'uopo confessare che, sulla funzione biologica dei peli in ge-
nere, noi siamo quasi all'oscuro di tutto: è realmente deplorevole
la nostra ignoranza su tale argomento, poiché, fatta eccezione di
quel poco che si sa di preciso sui tricomi degli organi fiorali —
in ispeeie sui peli appulsori, — per tutti gli altri non possediamo
che delle cognizioni imperfettissime, non essendosi quasi nessuno
degnato di volgere su si vitale argomento la sua attenzione.
112 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO
Io, da parecchi anni, ho iniziato un tale studio, e spero di
avere risolto qualche quesito, se io non m' inganno, in modo
abbastanza soddisfacente; ma, non volendo ora eccedere i lìmiti
che sono concessi ad una nota preventiva, in un futuro lavoro
esporrò la mia opinione sulla funzione che, a parer mio, eser-
citano i peli glandulosi dell' Ailanto, come pure quelli di molte
altre piante.
Lo stesso Segretario legge ^^na sua recensione ad una nota pub-
blicata di recente dal prof. Van Tieghem:
SOPRA. UNA NOTA DEL PROF. VAN TIEGHEM INTITOLATA
« SPORES, DIODES ET TOMfES ».* — RECENSIONE DEL
DOTT. E. BARONI.
L'Autore pubblica una breve nota per proporre una nuova
nomenclatura con cui indicare i corpi talloidi riproduttori delle
piante Crittogame, che finora sono stati tutti indistintamente
denominati spore. Molti vegetali, a un dato momento del loro svi-
luppo, producono, come si sa, delle cellule speciali, difTerenziate
dalle cellule vegetative, che esse mettono in libertà e dissemi-
nano nell'ambiente esterno. Ciascuna di queste cellule o subito
dopo, oppure restando per un tempo più o meno lungo allo stato
di vita latente, qualche volta tramezzandosi e producendo al-
trettanti corpi pluricellulari, purché essa trovi attorno a sé le
condizioni favorevoli, si sviluppa e dà origine in definitiva a
un nuovo individuo.
Rileva come questo nome, troppo generico, di spore mal si
convenga a indicare corpi differenti per origine e per coUoca-
camento e sia perciò necessario, volendo adoprare un linguag-
gio esatto e chiaro, distinguere almeno tre sorta di queste cel-
lule riproduttrici, e conserva per la prima il vecchio nome di
spore, per le altre due propone due nuovi nomi, quello di cliocU
e r altro di iomie.
Spore. — Secondo l'A. con questo nome dovrebbero indicarsi
quelle cellule riproduttrici che, formatesi sulla pianta adulta,
si sviluppano in un nuovo individuo. A queste cellule infatti fu
* Journal de Botanique, 13* anaée, n. 4, p. 127-132; Paris, 1899.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 11 MAGGIO 113
dapprima attribuito un tal nome e fu soltanto dopo, per una
estensione di significato del tutto erronea, che lo stesso nome
venne applicato alle altre due categorie.
Tutti i funghi e la maggior parte delle Alghe, ossia la gran
maggioranza delle Tallofite, sono provviste di spore, ora esogene,
ora endogene, cioè a dire nate nell'interno di una cellula ma-
dre, chiamata secondo i casi sporangio o asco. Però, come av-
viene in molti Funghi, oltre le spore normali, la pianta forma
una 0 più sorta di spore, che complessivamente si indicano col
nome di conicli.
Si hanno spore anche in buon numero di Muscinee, nelle quali
esse sono rappresentate da quei piccoli corpi pluricellulari d'ori-
gine esogena, che abitualmente vengono chiamati propagiilL
Le Crittogame vascolari e le Fanerogame sono tutte sprovviste
di spore.
BiocU (da òi':hc,=passaggio). — Quest'ultime piante, Crittoga-
me vascolari cioè e Fanerogame, producono tutte sopra l'indi-
viduo adulto un'altra sorta di cellule speciali che esse mettono
in libertà e disseminano. Sviluppandosi ulteriormente nel mezzo
esterno, ciascuna di queste cellule dà origine in definitiva, non
già direttamente a un individuo adulto, come fa una spora, ma
soltanto a un corpo rudimentale, sovente di piccolissime dimen-
sioni, chiamato profaUo. Su questo protallo in seguito nascono i
gameti, sempre differenziati, dalla cui unione due a due ha ori-
gine la cellula-uovo la quale più tardi si sviluppa in una nuova
pianta.
Se prima poteva essere giustificato il termine di spora appli-
cato a queste cellule, oggi non possiamo dire altrettanto.
Siccome queste cellule costituiscono il passaggio fra il corpo
adulto e il protallo, cioè fra le due parti molto ineguali di cui
la pianta totale si compone, 1' A. propone, come già scrisse fin
dal 1886, ' di dar loro il nome di diodi. Come si sa queste cel-
lule riproduttrici si originano dalle cellule madri per divisione
tetraedrica e sono riunite in gran numero in un corpo promi-
nente provvisto di parete, finora detto sporangio, e che si può
d'ora innanzi chiamare diodangio.
* Cfr. Van Tieghem, Éléments de Botanique, I, p. 128 in nota e
p. 442; Paris, 1886.
114 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO
Sono sprovviste di diodi le Tallofite e le Muscinee ; i diodi
e i protalli die ne risultano sono dunque un carattere proprio
alle piante vascolari, che potrebbero perciò indicarsi coi nomi
di Diodofde o Protallate.
I diodi possono essere di una sorta sola e produrre dei pro-
talli monoici, ossia aversi isodiodta o isoprolallia, oppure di due
sorta, microdiodi e inacrodiodi, e produrre cosi due differenti
protalli, maschili gli uni e gli altri femminei, ossia aversi etero-
diodia o eteroproiallia.
Le Crittogame vascolari sono le une isodiodate (Felci, Equi-
seti, Licopodi ecc.), le altre eterodiodate (Idropteridi, Selaginel-
lacee). Le Fanerogame sono tutte eterodiodate.
Da questo punto di vista inoltre fra le due divisioni esiste una
differenza fondamentale. Nelle Crittogame vascolari, i diodi,
tanto nel caso che sieno simili o differenti, sono tutti messi in
libertà e i protalli, monoici o dioici, che essi producono sono
situati nel mezzo esterno ove si formano anche e si sviluppano
le loro cellule-uovo.
Nelle Fanerogame, al contrario, i protalli, che sono di due
sorta, sono sempre prodotti e dimorano situati all'interno del
corpo della pianta adulta, ove si originano e si sviluppano le
loro cellule-uovo; i femminei, perché i macrodiodi non sono
messi in libertà e germogliano in posto; i maschili, perchè i
microdiodi, nominati qui grani di ^polline, dopo essere stati
separati dal corpo e disseminati nel mezzo esterno, ritornano a
germogliare in vicinanza del macrodiodangio e si sviluppano
all' interno di essi. In sostanza le Crittogame vascolari sono
delle exoprotallate, le Fanerogame delle endoprotallate.
Tomie (da tojxó = tagliatura). — Tutte le Muscinee, fra le
Alghe l'ordine intero delle Rodofìcee, e fra i Funghi nell'or-
dine degli OomJceti la famiglia delle Mucoracee, offrono durante
lo sviluppo della cellula-ovo una discontinuità rimarchevole.
Prodotta dalla pianta adulta, la cellula-ovo si sviluppa dappri-
ma su di essa e a sue spese dà origine a un corpo rudimentale
che presto cessa di crescere e che produce in diverse maniere
delle cellule speciali che esso mette in libertà. Sviluppandosi in
seguito nel mezzo esterno, ciascuna di esse diviene, in defini-
tiva, un nuovo individuo adulto. A queste cellule che non sono
delle spore, giacché esse non hanno origine da una pianta adulta,
SEDB DI FIRKXZK - ADUNANZA DEL I-i MAGGIO 115
che non sono nemmeno dei diodi, giacché esse producono diretta-
mente un individuo adulto, l'Autore ha recentemente proposto
nel suo Corso di Botanica al Museo di Parigi di dare il nome di
torni2 e al corpo rudimentale che le genera quello di tomiogono.
Nelle Muscinee le tomie si formano per divisione tetraedrica
nelle cellule madri speciali situate all' interno dell' estremità ri-
gonfiata del tomiogono che si apre in diverso modo per met-
terle in libertà; questo rigonfiamento terminale è dunque un
tomiangio.
Nelle Mucoracee, ove il tomiogono passa dapprima allo stato di
vita latente, le tomie nascono pure per via endogena nell' estre-
mità rigonfiata del tomiogono definitivo, che è ancora un to-
miangio, ma di una struttura molto più semplice di quello delle
Muscinee.
Nelle Floridee, fra le Rodoficee, le tomie sono le cellule termi-
nali dissociate da un addensamento più o meno fitto di filamenti
ramosi che costituisce iWo;;i?05'0?v-o; esse sono dunque esogene,
L'A. viene quindi a trarre le sue conclusioni secondo le quali:
Diodi e tomie si escludono; diodi e spore sembrano escludersi
pure. Ma spore e tomie possono trovarsi in una stessa pianta
nelle sue diverse fasi di sviluppo, come si vede nelle Rodoficee,
nelle Muco -acee e nelle Muscinee.
Nello studio delle Crittogame vascolari propone l'autore di
rinunziare d'ora innanzi ai termini spora, sporangio, micro-
spora, microsporangio, macrospora, macrosporang io e di so-
stituirli con questi alti-i : diade, diodangio, microdiode, micro-
diodangio, ìuacrodiode, macrodiodangio. Nelle Fanerogame, i
grani di polline sono i microdiodi, i sacchi pollinici, i microdio-
dangi, e i tubi pollinici, le porzioni vegetative di altrettanti
prolalli maschili, la nocella dell'ovulo è il macrodiodangio nel
quale è soppressa la fase di macrodiode, e l'endosperma il pro-
tallo femmineo ; per cui tutte le volte che si studierà queste
piante comparativamente con le Crittogame vascolari sarà ne-
ce.ssario di dare alle medesime cose i medesimi nomi.
Parimente nello studio delle Muscinee si dovrà rinunziare ai
termini di spora, sporangio e sporogono e sostituirli con quelli
di tomia, tomiangio e tomiogono. Inoltre ciò che finora si è
indicato col nome di propagulo si dovrà chiamare spora. Nelle
Floridee che hanno delle vere spore, alle quali bisogna con-
116 SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO
servare questo nome, le leiraspoì^e cioè, come si chiamano, è
necessario di sostituire la denominazione di jJ^^oiospore o di car-
pospore con quella di tonile e quella di cìstocarpo con quella
di tomìogono.
In questo modo dice l'autore useremo un linguaggio corretto
e scevro di confusione.
Le idee espresse dall'A. o verranno favorevolmente accolte
dai cultori della Botanica crittogamica, ciò che è da augurarsi
data l'autorità dell'illustre bo+anico di Francia, oppure verranno
dai più accolte con la solita indifferenza, con la quale, almeno
nei primi tempi, viene accolto lutto ciò che porta un cambia-
mento notevole alle idee professate prima. Comunque sia il
prof. Van Tieghem avrà sempre il merito di aver dato in modo
semplice e chiaro una soluzione concreta ai giusti lamenti che
da molti anni si sono avanzati circa la confusione grandissima
che regna nel campo della Crittogamia per ciò che riguarda i
termini tecnici. E a questo proposilo credo che non sarà fuor di
luogo rammentare l'elevata e dotta discussione che avvenne in
una seduta del Congresso internazionale botanico tenuto qui a
Firenze nel 3874, dopo la quale un illustre botanico italiano,
rapito da non molto alla Scienza, intendo dire il Carnei, rife-
rendosi appunto al numero ormai stragrande dei termini tecnici
usati dai vari Crittogamisti cosi si esprimeva: « sono tanti e
spesso così indeterminati, da far si che un disgraziato botanico
che non abbia fatto stadi speciali di crittogamia e pure per
dovere d'ufficio o altro qualsiasi motivo debba parlarne, po-
veretto non sa da die parte rifarsi e si trova miseramente
imbrogliato. Mi sia dunque lecito a nome di tutti costoro pre-
gare i signori Crittogamisti a volersi un poco intendere fra di
loro per ridurre la loro terminologia più semplice e più chiara;
oppure se ciò non è possibile, sforzarsi ognuno a giungere
allo stesso scopo per il bene della scienza e dei suoi cultori. »
Se poi i signori Crittogamisti non saranno disposti d'ora in-
nanzi ad applicare le vedute del prof. Yan Tieghem potranno
se non altro essere incitati da questo suo scritto a pensare al
grave argomento per esporre le loro idee nel prossimo Con-
gresso internazionale botanico che sarà tenuto nel 1900 a Pa-
rigi per addivenire, se sarà possibile, ad un accordo completo
per ciò che ha riguardo alla terminologia da usarsi nel regno
delle piante crittogame.
SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 117
Dopo alcune osservazioni dei soci Arcangeli e Sommier, questi
fa la seguente comunicazione :
PIANTE RACCOLTE DURANTE LA GITA SOCIALE ALLA
GORCtONA. — PER $. SOMMIER. •
Nel seguente elenco sono enumerate tutto quelle fra le fane-
rogame spontanee raccolte durante la nostra escursione, che
mancano in « Le piante fin ad ora trovate in Gorgona » del
prof. Arcangeli. Vi ho aggiunto le poche specie già indicate per
la Gorgona, ma mancanti nel suddetto lavoro, contrassegnan-
dole con un * quando non siano state trovate anche da noi.
Così le 82 specie più sotto numerate, aggiunte alle 345 di Ar-
cangeli, - danno il totale di 427 piante vascolari spontanee finora
note di Gorgona. Ho aggiunto il nome di qualche specie che vi
abbiamo visto coltivata, e qualche osservazione critica sopra
alcune delle piante della « Florula Gorgon ica » e dell'elenco
del prof. Arcangeli. Queste specie sono in corsivo e non sono
numerate.
1. * Adonis autumnaijs L. — Raccolto in Gorgona dal Lena,
secondo Carnei Prodr. FI. Tose, p. 7.
2. Ranunculus velutinus Ten. — In una pendice erbosa
fra il porto e Torre Vecchia. Fiori e frutti giovani.
3. * Papaver setigerum DC. — Secondo Carnei Prodr., p. 22,
questa specie è stata raccolta alla Gorgona dal Savi, il
quale però non la cita nella Florula Gorgonica.
— La Fimiaria oljlcinalis della Fior. Gorg. (n. 8), secondo
Caruel Prodr. p. 25, è invece la F. media (corretta poi
nel Suppl. II, p. 5 in F. Gussonei Boiss.). Arcangeli però
indica la F. o/ftciìialis L. di Gorgona anche per averne
visto piante raccolte dal Moretti. Noi non vi abbiamo visto
né questa specie, né la F. flabellata Gasp., mentre abbiamo
osservato comunissime le F. capreolata L. e Gussonei Boiss.
4. Fumaria bicolor Somm. — Verso il Pollaio, rara. Fi. e fr.
* Vedi questo BuUettino, 1899, p. 70.
■■* Come ho osservato a p. 71 in nota, il numero 349 indicato dal
prof. Arcangeli va diminuito di quattro.
118 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO
5. BisouTELLA LYRATA L. B. dWjmci o lìjrata Ces. Pass, e
Gib. Coinp. d. FI. It. B. Apula fi lyraia Car. in Pari. FI.
It., IX, p. 649. B. diclijma var. lyrata Are. Comp. 2* ediz.;
Fiori e Paol. FI. an. d'It. — Immensamente abbondante
in tutta la parte coltivata dell' isola. Fi. e fr.
La pianta di Gorgona sembra identica a quella di Sampier-
darena. Ha i fiori più grandi che in alcune stazioni più me-
ridionali. Le silicule sono pelose in tutta la loro superficie.
— Il Slsìjìnbriìmi officinale Scop. n. 17 della Florula Gorgo-
nica, é stato dimenticato dal Carnei tanto nel Prodromo e
Supplementi, quanto nella Statistica e nella continuazione
della Fior. It. di Parlatore. Trovato anche da noi.
6. Capsella Bursapastoris Moench. — Verso la Casa Colo-
nica, rara. Fiori e frutti.
7. Lepidiu.m Draba L. — In vari luoghi. Fiori.
8. DiPLOTAXis MURA.LIS DC. — Qua e là. Fi. e fr.
Probabilmente é la stessa specie che Arcangeli indica
sotto il nome di Biplotaxis tenuifoUa DC.
9. Calepina Corvini Desv. — Verso il Camposanto, rara. Fi.
10. Capparis rupestris Sibth. et Sm. — Sui muri vecchi,
presso la Foresteria. Foglie.
— Helianthemum gultalam Mill. — Savi (n. 23) riferisce
come sinonimo Cistus acuminaius Vis., d'onde si dovrebbe
dedurre che la pianta da esso raccolta in Gorgona fosse
di dimensioni eccezionalmente grandi. Noi invece abbiamo
trovato fra le piante della microflora una forma molto
precoce del H. gattatam, poiché era già in flore alla flne
di marzo, e ridotta a dimensioni minime (1-2 cm.).
11. SaCtIna apetala L. — Qua e là fra le piante della micro-
flora. Fi. e fr.
12. S. MARiTiMA Don. — Qua e là. Abbondante sul piazzale da-
vanti la Foresteria. Fi. e fr.
I molti esemplari osservati avevano tutti i fiori apetali.
13. * Cerastidm glaucum Gren. var. quaternellum Gren. Moen-
chia qicateiviella Ehrh. ; Savi FI. Gorg. n. 34. — È di-
menticata neir elenco di Arcangeli.
14. C. SEMiDECANDRUM L. — Qua 0 là nella microflora. Fi. fr.
15. C. SicuLUM Guss. Fior. Sic. Prodr. Suppl., p. 137; FI. Sic.
Syn. I, p. 507 ; Ces. Pass, e Gib. Comp. p. 783'; Pari. FI. It.,
SEDE DI FIRKXZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 119
IX, p. 484; Are. Comp. FI. It.: Rouy et Fouc. FI. de Fr. Ili,
p. 218. a aggregatum Dur.; Gr. Godr. FI. de Fr., I, p. 269.
C. seììiidecandricm y Sicrdum Fiori e Paol. FI. an. d'It.,
p. 352. Var. densiflorum Pari. 1. cit., p. 485; Rouy et Fouc.
1. cit. C. densi/lorum Guss. Siippl., p. 136; FI. Sic. Syn., I,
p. 506. — Qua e là fra la microflora nei luoghi erbosi,
piuttosto comune. Fiori.
La pianta di Gorgona, per quanto posso giudicare senza
vederla in frutto, corrisponde perfettamente a quelle di
Sicilia e della Francia meridionale. Se ne trova qualche
fiore tetramero, ma sono in gran maggioranza i penta-
meri. Gli esemplari raccolti variano da 2 a 6 cm. ; sono
per la maggior parte semplici ed eretti, ed hanno i fiori
brevemente peduncolati, ravvicinati all' apice dei cauli. È
specie assai affine al C. jnnyiili^ì^i Curt., e non ini sembra
impossibile che sia stata confusa dal Moris nella Flora Sar-
doa col suo C. pentandrum. Dal C. semidecandrum, di
cui vien considerato come una forma da Fiori e Paoletti,
1. cit., oltre che per le brattee interamente erbacee, più
grandi e pelose fino all'apice, per i peduncoli più corti,
non reflessi, differisce per le divisioni del calice più lun-
gamente e densamente pelone, meno lungamente glabre
in alto e per i fiori almeno di un terzo più grandi, di
modo che facilmente si di.stingne da quella specie che
cresce pure negli stessi luoghi in Gorgona. Il C. semide-
candrum inoltre è più precoce, poiché tutti gli esemplari
che ne ho raccolto avevano già capsule mature.
16. Lepigonum rdbrum Wahlb. — Qua e là. Fi. fr.
17. LiNDM ANGDSTiroLiuM Huds. — Quac là sui margini erbosi. Fi.
— L. usitatissimum L. — Ora coltivato nell'isola.
18. * Malva sylvestris L. — Raccolta in Gorgona da Pietro
Savi secondo Bertoloni FI. It. VII, p. 260. Tuttavia manca
nella Florula Gorgonica.
19. Lavatera arborea L. — Molto abbondante intorno al
porto e alla Foresteria. Forse introdotta dall' uomo come
pianta d' ornamento. Fi. e fr. giov.
20. L. Cretica L. — Al Pollaio e al porto. Fi. e fr. giov.
21. * L. MARiTiMA Gouan. — Raccolta in Gorgona dal Soleirol,
secondo Bert. FI. It., VII, p. 274.
120 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO
22. Erodium cicutarium L'Hérit. — È comune nella micro-
flora una forma nana di questa specie con fiori bianchi.
23. E. BoTRYS Bert. — In vari luog-hi piuttosto abbondante. Fi.
24. E. LACiNiATUM Cav. — L' unico esemplare raccolto non è
in uno stato di sviluppo tale da potere decidere con cer-
tezza se appartenga a questa specie o air£'. Chium. Fi. e fr.
25. E. MALACOiDES Willd. — In molti luoghi abbondante. Fi. fr.
26. Cteranium dissectum L. — Diversi luoghi. Foglie.
27. Rhds CORIARIA L. — Sopra il porto. Probabilmente avanzi
di qualche tentativo di cultura. Foglie.
28. LupiNUS iiiRSUTUS L. — Nella macchia, sopra Cala Mae-
stra, raro. Foglie.
— L. aWus L. — Coltivato abbondantemente. Fi.
29. Ulex europaeus L. — Sopra Torre Nuova. Abbondante, ma
in area ristretta. Forse introdotto. Fi. e fr. giovani.
30. Medicago praecox DC. — Presso la Casa Colonica, ivi ab-
bastanza abbondante. Fi e fr.
31. M. tribuloides Desv. — In molti luoghi. Fi. e fr. giov.
Indico questa specie come nuova per l'isola, perchè se-
condo Carnei, Prodr. p. 155, la M. tribuloides della Fior.
Gorg., e quindi anche quella dell' elenco di Arcangeli, va
riferita alla M. truncatula.
— La M. tiiberculata Willd., Fior. Gorg. n. 62. è stata dimen-
ticata da Carnei nel Prodromo e nella Statistica.
32. M. SATIVA L. — Questa specie della quale non fanno men-
zione né Savi né Arcangeli fra le piante coltivate, ma che
è citata dal Biamonti, si è sparsa adesso talmente nei
luoghi erbosi, da doverla considerare come un elemento-
delia flora dell' isola. P'oglie.
33. * Melilotus parviflorus Desf. — Carnei, 1" Suppl. al Pro-
dromo p. 23, lo cita per la Gorgona come raccolto da
P. Savi. Manca nella Florula Gorgonica.
— Trifolium nigrescens Viv. — A questa specie va riportato
il T. hybridum della Fior. Gorg. (n. 76) e dell'elenco di
Arcangeli (n. 110) (v. Carnei Prodr. p. 172). — Comune. Fi.
34. Psoralea bituminosa L. — Sopra la Cala Scirocco. Fi.
35. * Lotus hispidus Desf. — Carnei, Prodr. p. 179, cita questa
specie come raccolta dal Savi. Non figura nella Fior. Gorg.
— Vieta altissima Desf. — Questo nome, come ha avvertito
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 121
Carnei, Prodr. p. 180, va sostituito a quello di V. sylvaiica
Fior. Gorg. n. 90 e elenco di Arcanj^eli n, 130.
30. Latiiyrus Ochrus DO. — Nel coltivato in molti luoghi.
Foglie.
37. L. sPHAERicus Retz. — Verso Casa Colonica. Foglie.
Già indicato da Bertoloni (L. aìigulaius),FÌ. It. VII p. 154,
per la Gorgona, come raccolta da Giulj.
— L' Ornithopus compvessus nella Stat. p. 208, è stato se-
gnato per sbaglio alla Pianosa invece che alla Gorgona.
Robinia Pseudoacacia L. — Piantata in molti luoghi.
38. ToRDYLiUM Apulum L. — Abbondante nei luoghi erbosi
sotto il Camposanto. Fi. e fr. giovani.
39. Hedera Helix L, — Cala Maestra, non comune. Foglie.
40. ViBURNQM TiNUS. — Veduto soltanto in luoghi dove si
potrebbe dubitare della sua spontaneità. Foglie.
41.* Galiu.m saccharatum Ali.; Car. Prodr. p. 312. G. Vaillan-
tia Web.; Car. 1° Suppl. e Statisi — Indicato per la Gor-
gona nella Statistica di Caruel p. 214, quantunque non si
trovi né nel Prodromo né nei Supplementi. Potrebbe quindi
darsi che fosse un errore.
42. * G. PURPUREDM L. — Raccolto in Gorgona da Ant. Tar-
gioni Tozzetti secondo Bertoloni FI. It, II p. 121 e con-
fermato nella Flora It. di Parlatore.
43. G. ERECTUM Hiids. ; Car. Prodr. p. 310 excl. syn. Requienii.
G. corruiaefòliam Vili. ; Car. Supp. II e Statistica. — Qua
e là. P'oglie.
Il G. erectum della Fior. Gorg., secondo Arcangeli, va
riferito al G. cinerewn Ali. Anche noi abbiamo osservato
frequente nelT isola il G. cinerewn, ma abbiamo trovato
pure, benché più raro, il G. erectam, pianta assai diversa
dal cinereitm al quale Caruel lo riunisce.
44. Fedia CoRNacopiAE Gaertn. — Pendici erbose lungo la via
dal porto a Torre Vecchia. Ivi frequente. Fi. fr.
45. Bellis perennis L. — Qua e là nei prati e sui margini
erbosi dei campi, in alcuni luoghi abbondante. Fi.
46. Phagnalon saxatile Cass, — Verso il Camposanto. Era già
stato raccolto alla Gorgona da xVnt. Targioni Tozzetti se-
condo Bert. FI. It. IX, p. 179.
47. Inula Conyza DC. — Qua e là, non frequente. Foglie.
Bull, della Soc. hot. Hai. 8
122 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO
48. Inula graveolens Desf. — Vari luoghi. Piante secche.
49. Chrysanthemum hybridum Guss. Cat. Bocc. — In vari luo-
ghi ma non abbondante quanto la varietà. Fi.
— var. DiscoLOR Guss. Syn, Pyretlirum Myconis var. disco-
lor Moris FI. Sard. — Verso la Casa Colonica, e spe-
cialmente abbondante in alcune pendici erbose fra il porto
e il Camposanto. Fi.
Ammetto questa specie perchè generalmente accettata
nelle Flore italiane. Ma devo dire che il tipo, coi fiori rag-
gianti di un giallo intenso, ben poco si distingue dal Chry-
santhemum Myconis, tanto che, se non fosse stato per la
presenza della varietà colle linguette bianche, non avrem-
mo esitato a riferirlo a questa specie. Anche dopo più maturo
esame, non posso trovare differenze di alcun valore. La
caratteristica più spiccata è la precocità della fioritura, e
con questo va d'accordo la poca o punta ramificazione
della maggior parte degli esemplari, la glabrezza che si
osserva tanto nel tipo quanto nella varietà, la grandezza
un po' maggiore dei capolini. In quanto alla forma e den-
tellatura delle foglie si ritrova spesso identica nel C. My-
conis. Forse non a torto Moris, Flora Sard., sopprime
addirittura la specie C. hybridum, e distingue soltanto una
varietà discolor del C. Myconis. In quanto al Chrysanthe-
mum. (Coleostephus) hyliridum. Lange in Willk. et Lange
Prodr. FI, Hisp, II p. 105, pianta perenne, con rizoma stri-
sciante, che cresce lungo i corsi d'acqua, è certo una specie
ben diversa, erroneamente riferita alla specie di Gussone.
Nessuna ombra di probabilità ha poi la supposizione di Ny-
man (Conspectus FI. Eur. p. 370) che il C. hybridum sia
un ibrido fra il C. Myconis e il C. segetitm.
La varietà discolor, coi suoi grandi capolini, é assai gra-
ziosa, e meriterebbe di essere coltivata nei nostri giardini
come pianta d'ornamento. Le sue linguette bianche hanno
una macchia d' un giallo chiaro alla base che è più o meno
estesa, in modo che formano un anello bianco di varia
larghezza intorno al centro giallo. Abbiamo trovato anche
alcuni rari esemplari nei quali le intere linguette erano
di quel medesimo giallo chiaro, e che presentavano quindi
un passaggio fra il tipo giallo intenso e la varietà bicolore.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 123
Sarà interessante verificare se, a stagione inoltrata,
s' incontra in Gorgona un C. Mijconis (indicato dal Savi)
che possa distinguersi dalla forma gialla del C. Jiybridum.
50. Calendola arvensis L. — In molti luoghi, ma assai meno
abbondante della seguente. Fi. fr.
51. C. STELLATA Cav. ; Are. Comp. FI. It. — ]\Iolto abbondante
ed in molti luoghi nella parte coltivata dell' isola.
Abbiamo osservato qua e là alcuni esemplari che per la
grandezza e la colorazione dei capolini erano intermedi fra
le due soprannominate Calendule. Sono forse il risultato
del loro incrociamento?
52. Carlina corymbosa L. — Verso il Camposanto. Secca.
53. Centaurea transalpina Schleich. — Cala Martina. Bocci.
Era già stata indicata per la Gorgona, come raccolta
da Ant. Targioni Tozzetti, in Bert. FI. It. IX p. 434, sotto
il nome di C. nigrescens (v. Carnei Prodr. p. 376 e Sta-
tisi p. 218).
— Lappa o/Ticìnalis Ali. — Presso la Casa Colonica e so-
pra il porto. Foglie e infiorescenze secche.
Questa è certo la Lappa trovata senza fiori e indicata da
Savi n. 140 e da Arcangeli n. 26 come Lappa sp. Nella
Statistica non è indicata alcuna Lappa di Gorgona.
54. Hypochaeris radicata L. — Qua e là sui margini erbosi.
— La Hyoseris radiata L. è stata dimenticata per errore
nella Statistica, benché trovisi nel Prodromo..
55. * Erica scoparia L. — È indicata per la Gorgona in Carnei
Statist. p. 222, ma non si trova né nel Prodromo né nei
Supplementi, e neppure nella continuazione della Flora
Italiana di Parlatore. Potrebbe quindi essere un errore.
56. Chlora perfoliata L. — Qua e là. Foglie.
Caruel nel Prodromo e nella FI. It. l' indica come rac-
colta in Gorgona dal Savi. Tuttavia manca nella Fior. Gorg.
57. Anchusa unddlata L. — Verso il Camposanto. Fi.
58. Myosotis hispida Schlecht. — Comune, specialmente in
esemplari nani nella microflora. Fi.
— Savi indica la M. alpestris per la Gorgona. Arcangeli
avendovi trovato la M. sylvatica Hoffm.; ritiene che fosse
questa la specie indicata dal Savi. Caruel invece, Prodr. e
Statist, aveva riferito dubitativamente la specie di Savi
alla M. intermedia.
124 SEDE DI FIREXZB - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO
59. Cynoglossum pictum Ait. — Verso Torre Vecchia. Fi.
60. * Hyoscyamus niger L. — Raccolto in Gorgona dal Giulj se-
condo Bert. FI. It. II 612.
61. (?) Veronica serpyllifolia L. — Casa Colonica. Foglie.
62. V. DiDYMA L. — Sopra il porto.
— Carnei, Prodr. p. 507, aveva riferito la Melhsa Cala-
mintha della Fior. Gorg. alla Calamintha montana Lam.
(=z e. offlcinalis Moench). Però nel Supplemento IP p. 23
si corregge, e dice che va riferita alla Calaniintha par-
vi/lora Lam. Questa sinonimia è confermata nella Flora
It. VI p. 127. Va dunque cancellato dall'elenco di Arcan-
geli il n. 162: Calamintha officinalis.
63. Salvia multifida Sibth. et Sm. — In vari luoghi. Fi.
Nel Prodromo e nella Statistica questa pianta era in-
dicata della Gorgona sulla fede di Bertoloni ; e ciò proba-
bilmente per un equivoco, poiché la Flora Italica non la
menziona di questa isola.
64. Brunella yulqaris L. — Qua e là. Foglie.
65. Prasium majus L. — Qua e là nella macchia. Bocci.
Indicata nella Florula Gorgonica, é dimenticata nel-
l'elenco di Arcangeli.
66. * Obione portulacoides Moq. — Raccolta in Gorgona da
Ant. Targioni Tozzetti, secondo Bert. FI. It. X, p. 411.
67. * PoLYGONUM avigqlare L. — Indicato dal Savi nella Florula
Gorgonica (n. 207). È omesso dall' Arcangeli.
68. * P. MARiTiMUM L. — È indicato da Caruel per la Gorgona
nella Statistica p. 231 ; ma dubito che sia per errore, poi-
ché non é citato né nel Prodromo né nei Supplementi.
69. RuMEX CRisPUS L. — Qua e là. Fr. secchi e foglie.
70. R. coNGLOMERATDs Schreb. — Qua e là. Fr. secchi e foglie.
— Il Rumex imlcher L. della FI. Gorg. (n. 205), indicato
nel Prodr. p. 548, è dimenticato nella Statistica p. 231.
71.* Laurds nobilis L. — Bertoloni, FI. It. IV p. 400, dice di
averlo ricevuto dal Soleìrol « ex sylvis Gorgon iae ».
— Del Cìjtinus Hìjpocistis L. ci si è mostrata molto fre-
quente la var. Mrmesinus Moris sulle radici del Cistus
iìicanas. Molto più raro abbiamo visto il tipo colle brattea
giallastre, sulle radici del C. Monspeliensis. Entrambi
erano in boccio.
SEDE DI FIRKNZB - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO 125
72. * EuPiiORBiA PiTHYUSA L. — Raccolta a Gorgona da Ant. Tar-
gioni Tozzetti secondo Bertoloni V p. G7, e da Gaetano
Baroni secondo Carnei Prodr. p. 562.
Moriis alba L. — Coltivato. Fi.
— Ficus Carica L. — Questa specie figura fra le piante
spontanee di Gorgona nella Statist, di Caruel, bench.è Savi
la indichi soltanto come coltivata.
73. QuERCus SuBER L. — Ne abbiamo visto una vecchia pianta
fra il camposanto e il semaforo. Già indicato dal Bia-
monti.
74. * Salix alba L. — Arcangeli lo cita solo come pianta colti-
vata sulla fede del Biamonti. Però nella Fiorala Gorgonica
figura fra le piante numerate, ed è riportata nel Prodr,
e nella Statistica.
— Populus alba L, — Coltivato. Foglie giovani.
— P. nigra L. — Coltivato. Foglie giovani.
75. PiNus PiNASTER Ait. — Quosta specie si trova in molti
punti dell' isola, benché meno frequentemente del P. Ha-
lepensis. Secondo quanto ci fu detto, non vi é stato pian-
tato, almeno non in tempo recente.
76. P. PiNEA L. — Anche a questo pino credo che vada con-
cesso il diritto di cittadinanza nell'isola, poiclió, quantun-
que introdotto, vi si trova in discreta quantità.
— P. sylvestris L. — Abbiamo visto anche di questa specie
qualche pianta che sembra prosperare.
77. Gladiolus sp. — Qua e là. Foglie.
78. PosiDONiA Caulini Kòn. — Citata nella Statistica p. 239.
Vedesi sott' acqua tutto attorno all' isola.
— V Aì'wn sp., n. 238 della Fior. Gorg., identificato da
Arcangeli n. 288 coli' A. lialicum Mill., è una delle piante
della Fior. Gorg. che mancano nella Statist. di Caruel.
70. * SciRPUS LAGUSTRis L. — Caruol, Prodr. p. 677, dice che fu
raccolto dal Savi in Gorgona. Manca nella Fior. Gorg.
80. Carex DIVISA Huds. — In alcuni luoghi umidi sopra il
porto verso il camposanto. Fi.
81. Anthoxanthum odoratum L. — Verso la Casa Colonica,
in un prato. Ivi abbondante. Fi.
— V Arundo Donax L., benché numerata nella Fior. Gorg.,
non figura per quest' isola nella Statistica di Caruel. Noi
126 SEDE DI FIRENZPa - ADUNANZA DEL 14 MAGGIO
l'abbiamo vista prosperare nella Cala Scirocco ed altrove;
ma ci fu detto che vi era stata introdotta.
— L'Avena sterilìs L., nella Statistica p. 244 è stata indicata
per sbaglio della Capraia invece che della Gorgona.
82.* KoELERiA PHLEOiDEs Guss. — Parlatore, FI. It. p. 331, l'in-
dica di Gorgona, e Caruel, Prodr. p. 727, dice che vi fu
raccolta da Pietro Savi. Però manca nella Fior. Gorgonica.
È da notare che né la Flora Italiana, né il Prodromo
fanno alcuna menzione della Aira j^if'bescens della Fior.
Gorg., riferita da Arcangeli alla Koeleria villosa Pers.
Arcangeli nota che Sommier si è meravigliato di trovare in una
isola piccola come è la Gorgona, un numero di piante non di
molto minore clie nel Giglio che ha una superficie tanto maggiore.
Egli crede che una causa sia da rinvenirsi nel fatto che la Gorgona
è formata da schisti e il Giglio da granito : ora è ben noto che gli
schisti sono assai attaccabili dagli agenti atmosferici e danno facil-
mente origine a terreno atto alla vegetazione. Altra causa la ritrova
nell' opera dell' uomo.
Intorno poi al Chrysanthemum hyhridum, che Sommier crede sia
forma primaverile del C. Myconis, egli stima che detta pianta possa
essere una forma speciale dipendente dalla vicinanza del mare. Egli
rammenta come la stazione dove lo ha raccolto in Calabria fosse
vicina al mare.
SoiiMiER osserva che al Giglio la penisola del Franco, che a dif-
ferenza del resto dell' isola non è granitica, benché abbia alcune
specie che non si trovano altrove, non gli è sembrata possedere una
flora più variata del rimanente dell'isola. In quanto al Chrysanthe-
mum hyhridum nota come, a suo parere, il tipo ben poco differisca
dal C. Myconis ; ma la varietà discoJor deve considerarsi come un
caso di albinismo, probabilmente oramai fissato ed ereditario.
Levieb notifica che il Narcissus Puccinelli, da lui già presentato
alla Società, ha cominciato a formare le capsule, ma non le ha por-
tate a termine.
Arcangeli ha pure notato nell' Orto Botanico di Pisa che le cap-
sule del Narcissus Puccinelli cominciano a sviluppare, ma poi sec-
cano non lasciando alcuna traccia di semi. Secondo Arcangeli il
ÌV. Puccinelli non è che il A", tenuior. Egli ha trovato i grani polli-
nici costantemente atrofici.
Dopo di che è tolta la seduta.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL* 11 GIUGNO 127
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza pubblica del dì 11 giugno 1899.
Per gentile invito del socio pi-of. conte N. Passerini, 1' «adunanza si
tiene in Scandicci presso l'Istituto agrario di proprietà del suddetto.
Il Presidente Sommier annunzia la nomina a socio del
Gav. Carlo Sprenger di Napoli.
L' Archivista Pampaloni legge la seguente nota delle pubblica-
zioni pervenute in cambio o in dono alla Società :
Montemartini doti. Luigi. Seconda contribiizione allo studio del pas-
saggio dalla radice al fusto.
De Toni E. Diatomee dell'antico corso Plavense.
Società Africana d'Italia. Nota al E,. Governo per l'impianto dei
Giardini spei'imentali di colture tropicali nell' Eritrea.
Oscar Loew. Curing and Fermentation of Cigar beaf Tobacco.
B. T. Galloway. Potato diseases and their Treatment New Spray-
ing Devices.
Doti. 0. Kirchner. Florula phycologica Benacensis.
Glasnik hrvatskof/a Naravoslovnoga Drustva urednik S. Brusina.
Fase. VI, vii, Vili, IX (5 fase).
Revista Chilena de historia naturai. An. Ili, N. 1-2.
Souder-Ahdruck auti den Berichten der Deutschen Dotanìschen Gesell-
schaft. An. 1899, voi. XVII.
Wiener Illustrirte Garten-Zeitung. Maggio 1899, 5" fase.
The Botanical Gazette. Voi. XXVII, N. 5, Maggio 1899.
Bulletin of the Torrey Botanical Club. Maggio 1899, voi. XXVI, fa-
scicolo 5".
Science. N. S. Voi. IX, N. 227, 228, 229, 230.
Il Presidente annuncia pure il dono del volume III, parte 1»
della Flore des Alpes maritimes del sig. Emile Burnat e fa rilevare
r interesse speciale di questo fascicolo dedicato per la maggior parte
a due dei generi più intricati quali sono Riihus e Uosa, studiati lun-
gamente e con gran cura dall' autore. Richiama pure l' attenzione
sulla prefazione del prof. John Briquet « sul concetto attuale della
specie vegetale. »
La Società vota ringraziamenti ai donatori.
128 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO
Il socio Passerini presenta un suo lavoro intitolato : Sullo svi-
liippo dì calore in alcune piante e sulla temperatura che assumono gli
organi vegetali durante la insolazione ' e ne es^^one il contenuto, pro-
vocando una discussione sull' ai'gomento.
Lo stesso Passerini presenta inoltre alla Società a nome del so-
cio MiCHELETTl alcuni esemplari del Cyperus polystachyus raccolti
a Casamicciola alle fumaiole di Montelito.
A proposito del Cyperus polystachyus, specie subtropica, il socio
Levier fa notare come ad Ischia tale 25Ìanta incontrasi solo in vi-
cinanza delle fumarole, ove la terra rimane calda tutto l'anno. Al
Cyperus fa compagnia un musco, aneli' esso isolato in Europa, men-
tre non è raro nella Pensilvania meridionale e si ritrova in Asia,
dall'Assam fino al Giappone, cioè il Trematoion longicollis Rich.,
che vegeta e fruttifica pure alla vicina Solfatara di Pozzuoli. Altri
esempi di piante probabilmente antichissime, mantenutesi in Italia
in grazia di condizioni locali eccezionalmente favorevoli, ce li por-
gono 1' Hymenopliyllum e la Dumortiera delle Alpi Apuane, la Wood-
wardia radicans, che riempie una caverna sul versante meridionale
del monte Epomeo, ove acquista dimensioni addirittura « tropicali »,
e la cosmopolita Pteris longifoUa, diifusa fino alle isole Fiji, la quale
cresce tuttora rigogliosa in un fosso lungo la strada di Amalfi.
A questi esempi Levier è lieto di poterne aggiungere un altro,
interessante per Firenze e di rinvenimento recentissimo. Dai tempi
di Raddi, non j^are sia stata riveduta da alcun botanico fiorentino
la Marchantia paleacea Bert., scoperta da Pier Antonio Micheli
quasi due secoli fa ed egregiamente figurata nel suo Nov. PI. Gen.,
Tav. I, fig. 4 (1729). Il Micheli dice essere la specie comune nei
luoghi acquitrinosi intorno a Firenze, e sovratutto ai « Gemitivi o
al balzo dei Gesuiti » nel piano di Ripoli, e lo stesso ripete nel
1838 il Nees von Esenbeck, nella sua opera Xaturgeschiclite der cu-
ropaeischen Lebermoose (voi. IV, p. 101). Ora non v' è dubbio che
la Marchantia paleacea ed anche la Marchantia polymorplia sieuo, per
non dire scomparse, almeno divenute molto rare nei dintorni di Fi-
renze, dove Levier, nel corso di più di 30 anni, confessa di non
averle mai vedute, mentre ha raccolto in abbondanza la M. poly-
morpha ia tutto l'Appennino Pistoiese. Era dunque interessante, per
più riguardi, ricercare se la il/, paleacea esistesse ancora nel suo
luogo classico micheliano. Dopo non poche ricerche infruttuose
presso i proprietari ed i vecchi contadini del Piano di Ripoli, Le-
vier seppe finalmente, dal parroco di un paese vicino, in quale
punto preciso trovasi il « balzo dei Gesuiti », cosi detto, perchè
l'attuale villa R., non lungi da Candeli, aveva anticamente appar-
tenuto alla Compagnia di Gesù. Ivi, sulle sponde argillose e sco-
scese dell'Arno, ove stillano piccole acque o « gemitivi », in mezzo
* Questo lavoro sarà pubblicato nel Xuovo Giornale botanico ilaliano.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO 129
a larghi tappeti di Fegatella e di Pellia che le competono il terreno,
vegetava pure la Marchaniia paleacea, già, provvista, il 19 maggio,
di carpocefali femminei evoluti, benché sempre teneri, verdi e privi
di spore, e di ricettacoli maschi a disco nerastro, duro, ottusamente
lobato, ed a gambo assai corto, talvolta quasi nullo (2 millimetri)
anche a perfetto sviluppo degli auteridì, i cui pori in rilievo ren-
dono aspra la superficie del disco.
A giudicare dallo sviluppo assai lento degli sporogeni, osservato
sulla pianta coltivata in vaso sin dal 19 maggio, è probabile che la
matui-azione delle spore cada in luglio o in agosto, mesi in cui ra-
ramente si cercano epatiche in Firenze, la quale circostanza po-
trebbe spiegare perchè il Nees non vide (su esemplari Raddiani?)
che sporangi giovanissimi, in numero cosi scarso, che non osò sa-
crificarne uno par 1' esame microscopico. Gli esemplari studiati dal
Nees erano sprovvisti di ricettacoli maschi, ed egli suppose « se-
condo l'analogia ». e con ragione, che essi dovessero essere « in
forma di scudo con lobatxira ottusa lungo il margine » (schildformig
mit stumpfgeschweifteìn Unifanf/e), descrizione anticipata che i soci
potranno riscontrare esatta sugli esemplari in alcool del Museo bo-
tanico di Firenze, che Levier, per jDrudenza, non portò seco sulle
alture di Scandicci. Alla caratteristica degli organi maschi va ag-
giunta la consistenza quasi cartilaginea, la fragilità ed il colore
nerastro (rosso per trasparenza) del disco anteridifero, a margine
leggermente rilevato e diviso in 7 o 9 lobi ottusi, irregolari, meno
profondi di quelli dell' organo corrispondente femmineo, e la mi-
nore lunghezza del peduncolo (da 2 a 7 mm., mentre il 9 misura
da 22 a 32 mm.), j^eduncolo nudo o guarnito solo di qualcuna di
quelle squame (paleae) filiformi brunastre che vedonsi in grande
abbondanza lungo il gambo del carpocefalo, specialmente in alto,
al suo punto d'inserzione più o meno eccentrico alla base dei raggi.
Questi, nell' oi-gano femmineo, sono da 7 a 11, e talvolta suddivisi
in altri due lobetti ottusi.
La Marchantia paleacea Bert., oltreché a Firenze, è indicata in Italia
(non é detto se fertile o sterile) nella provincia di Bergamo, nei din-
torni di Verona, nella provincia di Treviso, in Liguria presso Chiavari
(Massalongo, Repertorio delV Epatlcologia italiana, p. 56). Secondo il
Nees, la M. paleacea Taylor, raccolta dal Wallich nel Nepal, sa-
rebbe identica all' epatica fiorentina, salvo forse il numero minore
dei raggi del carpocefalo, e lo stesso varrebbe, secondo il medesi-
mo autore, per la Marchantia nitida Lehm. et Lindenb., pur' essa
asiatica e di recente raccolta nello Shen-si settentrionale (China
inter. temperata) dal R. Padre G. Giraldi. La Marchantia Xepalensis
Lehm. et Lindenb., per quanto risulta da un primo e rapido con-
fronto di esemplari fertili, 9 ® cf) provenienti dall' Imalaia occi-
dentale (legerunt Duthie et Gollan) ed orientale (legerunt Decoly
et Schaul 1899), e determinati in parte dal sig. F. Stephani, non
130 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO
sembra differire, salvo i peduncoli assai più lunghi dei carpocefali,
dalla pianta fiorentina.
Il Presidente Sommier, dopo aver notato l'importanza del fatto che
una pianta siasi conservata per quasi due secoli nella stessa località,
senza estendersi né scomparire, annunzia come la gita fatta da al-
cuni soci la mattina stessa lungo il Vingone, abbia fruttato il ri-
trovamento di una pianta non ancora indicata di Toscana, e cioè
del Linnm nodìflornm L. Esso si trova frequente nei campi di grano
ai due lati del torrente. E adesso in pieno fiore. Probabilmente per
essere cresciuto nella terra ricca dei campi, presenta, specialmente
nelle sue foglie, uno sviluppo maggiore del solito.
E giacché ha rammentato una specie nuova per la Toscana, cita
ancora alcune specie nuove o rare per la nostra regione :
Dancas bicolor Sibth. et Sm. D. setulosus Guss., trovato in fiore
sul Tombolo di Burano il 1° Giugno.
Àuthriscas Sicula DO. Ckaei-ophyllum Sioulum Guss. Prodr. A. ne-
morosa fi gymnocaì'pa Ces. Pass, e Gib.; Car. in Pari. FI. It. A. ne-
morosa fi Sicula Are. Comp.
Trovato con frutti maturi nei boschi presso il Convento dei Pas-
sionisti sul Monte Argentario il 4 di Giugno.
Questa specie sembra sufficientemente àìstint a dalV Ani hrisaus ne-
morosa Spr. j)er i caratteri benissimo esposti da Gussone El. Sic.
Synops. I, p. 339. Rimane da vedere se la varietà b. fructibus tu-
berculato-lihpidis di Gussone 1. e. sia da riferirsi all' una o all'altra
di queste specie. Finora non era stata indicata di Toscana né 1'^.
nemorosa né VA. Sicula.
Cruclanella latifolia L. e Crucìanella angustifolìa L. trovate en-
trambe in principio dì fioritura il 5 Giugno presso Firenze, e pro-
priamente lungo il borro di S. Giorgio sotto Montisoni, e sopra
Montisoni verso il Poggio di Firenze.
Pterotlieca Neiuausensis Cass. Abbondante lungo la via di Greve
poco avanti il Ponte degli Scopeti.
Di quest' ultima pianta ci si può domandare se é una specie sfug-
gita fin ora alle ricerche per la sua fugacità, e per essere assai
somigliante ad altre cicoriacee che fioriscono alla medesima epoca,
o se sia una specie di recente introduzione in via di estensione.
E notevole il fatto che, non segnalata in Toscana fino al 1882, si é
riscontrato adesso che è una delle specie le più. comuni nella bassa
Maremma.
Finalmente invita i soci cbe avessero dei dubbi sull'indigenato
del Cistus laurifolius presso di noi, a recarsi a S. Brigida, dove in
questo momento vedranno biancheggiare a perdita di vista la mac-
chia sotto le querci, per le grandi corolle di questa bellissima
pianta.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO 131
Il Segretario Baroni presenta i seguenti lavori :
IL GENERE STIGONEMA IN ITALIA. — CONTRI HUTO
ALLA FICOLOGIA ITALICA. — NOTA DI ACHILLE
FORTI.
Questo genere di Myxophy cecie, ritenuto a buon diritto dai
sigg. Bornet e Flahault come cosniopolita, ' fu rinvenuto due
sole volte in Italia l'ima dal prof. E. Martel, ^ il quale raccolse
Stig. tarfaceum Engl. 13ot. sulle roccie travertinose umide che
formano bacino alla cascata delle Marmore presso Terni; l'altra
dallo Zanardini che indica Slig. occllatum, (Dillw.) Thur. « sulla
terra paludosa nelle provincie venete. '
Altre due specie di Stigonema ora aggiungo alla flora ita-
liana : Stig. informe Kuetz. e Stigonema mamillosum Ag.
Quest'ultimo poi, ritenuto dai sigg. Bornet e Flahault come
proprio dell' Europa settentrionale e degli Stati Uniti, sarebbe
quindi per la prima volta rinvenuto nell'Europa meridionale.
Ho ritrovato ambedue queste elegantissime alghe aderenti ad
un culmo di Scirpics lacicsfris Lin. inviatomi dal dott. Arrigo
Lorenzi limnologo udinese che lo raccolse nella palude dì Sa-
limTjergo o di Sèquals nel Friuli occidentale. — Gli esterno qui
i miei più vivi ringraziamenti.
Insieme ai due Stigonema trovai anche 2ì\ìvq Myxophijccae :
Scylonema natans Cooke; Tolypothrix /an^tto Wartm.; T. tc-
nuis Kuetz.; Coelosphaerium Kuetzingianum Naeg. Insieme
a due Diatomee: Navicula nobifis Ehr. e Gomphonema con-
strictiim Ehr.
^ BoKNET et Flahault, Revision des Nostocacées hétérocystées conte-
nues dans Ics prinoipaux herbiers de France. — Annales des sciences
naturelles, VII sòr., tomes III, IV, V et VII. — Io., Tableau sy-
noptique des Xostocacées hétérocystées filaìiienteuses. — ^Mémoires de la
Soc. Nationale des Sciences de Cherbourg, tomes XXV-VI, 1885.
* E. Martel, Contribuzione alla conoscenza delV algologia romana,
Ann. Ist. Bot. di Roma, II, 1885.
» De Toni G. B. e Levi Morenos D., Flora Algologica della Ve-
nezia: IV Myxophyceae, per G. B. De Toni — Atti R. Ist. Veneto
S. L. A,, serie VII, voi. III; Venezia, 1892.
132 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO
SOPRA UN IBRIDO SPETTANTE AL GENERE CARBUUS. —
NOTA DEL DOTT. C. MASSALONGO.
Nello scorso mese di Maggio trovandomi a Verona, in una
passeggiata che ho fatto al difuori della Porta S. Giorgio e pre-
cisamente nei luoghi erbosi di quel tratto del margine della
fossa di circonvallazione che si estende fra detta Porta ed il
Ponte Garibaldi, fui colpito da un robusto e strano esemplare di
una pianta spettante al genere Ccwcliius. Esaminata attenta-
mente tale pianta, ho dovuto convincermi trattarsi di una forma
ibrida, nata, con tutta probabilità, dall'incrocio fra il Carcluus
niclans ed il C. injcnoceplialus ; ciò che mi veniva suggerito
sia dalla presenza, in quella località, di queste due specie sol-
tanto di Carcluus, sia dai caratteri presentati dall'esemplare
che avea attirata la mia attenzione.
Sebbene non sieno rarissimi gli ibridi in questo genere di
Asteracee, tuttavia la mia scoperta mi sembra di qualche inte-
resse, specialmente perché, da quanto ho potuto constatare, finora
non sarebbero stati segnalati ibridi fra le due specie sopramen-
zionate. Per questo motivo, come ancora avuto riguardo al
particolare aspetto del nostro ibrido, in conseguenza del trovarsi
su di esso in diversa guisa ereditati ed insieme riuniti i caratteri
del Carduus nutans e C. pycnocephalus, credo di indicarne
brevemente le differenze più spiccate da esso offerte, rispetto
ai due suoi genitori.
E prima di tutto ricorderò come la pianta da me esaminata
fosse fornita di radice fittonante, poco ramosa ; il suo caule era
fino dalla base diviso e suddiviso in numerose ramificazioni, in
maniera da mostrarsi cespuglioso, quasi analogamente a quanto
si osserva, per lo più, nel Carduus pijcnocephalus. Il colore,
l'indumento del fusto e suoi rami, corrispondevano per contrario
con quelli del Carduus nutans; relativamente alle foglie noto
che queste appena differivano da quelle di quest'ultima spe-
cie. I capolini fiorali od antodii, di forma subovata, erano quasi
il triplo più piccoli di quelli del C. nutans, sebbene ne presen-
tassero lo stesso colore rosso cupo dei flosculi e la stessa forma
delle brattee involucrali, quantunque queste non fossero cosi
SBDE DI FIUEXZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO 133
reflesso-patenti come si rileva nel C. nutans. Tali capolini non
trovavansi sempre solitari, ma riuniti, per lo più, in numero di
due 0 tre, l'uno terminale, mentre gli altri erano laterali, sessili
ed orizzontali in maniera analoga a quanto si veri (Ica nel C.
pycnocephalus. l peduncoli che portavano all'apice dette infio-
rescenze si presentavano superiormente denudati, ma non cosi
allungati come nel C. nutans.
Ho potuto verilicare che l'ibrido in parola portava frutti fer-
tili, ma non posso dire, benché del resto mi sembri probabile,
se esso rappresenta la prima generazione nata dall'incrocio dei
due parenti, come pure quale di questi abbia fornito il polline
e quale l'ovulo.
Da quanto però venni ad esporre, risulta evidente che il no-
stro ibrido presenterebbe in comune col Carduus pycnocepha-
lus, il fusto più 0 meno cespuglioso, la disposizione, numero e
grandezza dei capolini florali, mentre la loro forma subovata
(e non cilindraceo-campanulata, od ovato-globosa) potrebbe con-
siderarsi quasi intermediaria a quella propria dei due parenti.
In riguardo a tutti gli altri caratteri cioè : colore, indumento
del caule e delle foglie, forma di quest'ultime e delle brattee in-
veì ucrali, nonché colore dei flosculi, ricorderebbe il C. nutans.
Nel complesso adunque si può dire che l'ibrido studiato si ac-
costa di più a quest'ultima specie che non al C. pi/cnocephalus ,
ragion per la quale converrebbe indicarlo col nome di Carduus
pernutans X pycnocephalus.
Prima di decidermi a scrivere questa breve nota ho interpel-
lato in proposito il mio amico e collega prof. A. Goiran, il quale
fra i botanici viventi é certamente quello che meglio conosce
la flora fanerogamica del veronese, ed anche Lui mi assicurava
di aver segnalato nella regione, la medesima forma ibrida che ci
occupa. Con vera compiacenza devo inoltre aggiungere che il no-
stro chiarissimo presidente Comm. S. Sommier, al quale inviai,
per esame, un ramo fiorifero della pianta da me raccolta, allo
scopo di conoscere il suo autorevole parere, confermava la mia
opinione tanto sulla genesi che sulla determinazione dell'ibrido
oggetto del presente articolo.
134 SEDE DI FIKENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO
CONTRIBUZIONE ALLA FLORA VENETA DEL DOTT. PIO
BOLZON.
Nota quarta.
Nella presente nota, oltre che piante nuove per taluna pro-
vincia veneta da me segnalate nelle mie escursioni, ne figura
anche qualcuna che, facendo lo spoglio di lavori sulla Flora
Veneta, ho riscontrato essere sfuggita agli autori del Catalogo
delle piante vascolari del Veneto o a me nel mio Supplemento
generale al suddetto Catalogo.
95. Triticiiiu juiiceuiii L. Nelle sponde delle fosse di ac-
que salmastre nel territorio di Adria in Polesine {Gri-
golato^). Nel Catalogo di Vis. e Sacc. è citata anche
di Chioggia, ma il Polesine, forse per dimenticanza, non
figura.
276. Holcus luollis L. Nei terreni argillosi alti del Polesine
{Grigolaio loc. cit.) Nel Catalogo, dove certo per dimen-
ticanza questa pianta non figura del Polesine, essa figura
soltanto del Veneziano, Friuli e Veronese.
309. Carex Davalliana Sm. Lungo le rive dell'Adige in
Polesine {Grigolato loc. cit.).
341. C. atrata L. b. * aterriiiia (Hpe.). M. Baldo nelle valli
verso occidente (Goiran) ; valle di Primiero in Campai
nel Trent. italiano (Schunck); m. Antelao nel Bellunese
(Mari); località dimenticate nel mio Supplemento. ^
350. C. alpestris Ali. Nei colli di Volta Mantovana (D'Arco),
località pure dimenticata nel mio Supplemento e che non
pare strana giacché è stata notata (v. detto Supplemento)
da me nei colli Serici e dal Bizzozzero negli Euganei.
370. C Oederi Ehrh. Nei prati vallivi vicino le salse del
territorio di Adria in Polesine (Grigolato).
^ Vedi Grigolato G., Illustraz. alle p. vascolari crescenti nel Poles.
di Bovicjo. Rovigo, 1854.
^ P. BoLZON, Supplemento generale al Catalogo delle piante vasco-
lari di De-Visiani e Saccardo. Venezia, Ferrari, 1898.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO 185
371. Carex fulva Good. S Horiiscliucliiana (Hhe.)- Prati
torbosi ad Abbazia Pisani 1 (A. Fiori) vicino Villa del
Conte nel Padovano.
477. Tnlipa silvestris L. Ne ho viste, il decorso Aprile, pa-
recchie piante in fiore nella vigna entro 1' antico castello
di Rovigo.
4S4. Gag:ea Lìottardi Sch. Sopra Mesurina d'Auronzo nel
Bellunese {l'oblino, Erb. Alpino!).
508*>'s. Oriiìtlio^aluiìi diverg^eiis Bor. Nei prati in piazza
d' armi a Rovigo.
580. Narcissiis Pseudo-Nai'cissiis L. Lungo la riva destra
del Bacchigliene presso Brondolo nel Veneziano (Chia-
menti) ; località dimenticata nel mio Supplemento.
583. Orcliis luilìtaris L. Nei prati e nei pascoli a Cà-bianca
presso Chioggia (Chiamenti) ; località dimenticata e. s.
629. Listerà orata R. Br. Abbondante nei siti umidi ed arenosi
Ticino all'Adige e al Canal bianco in Polesine (Grigolato).
631. Neottia Nidus-avis Rich. Nel bosco Cansiglio verso
il m. Pizzòc nel Trev. (Pampaninì).
741. Salix relasa L. y serpyllifolia (Scop.) M. Lesini alle
Gozze nel Veronese (Goiran); dimenticata del mio Sup-
plemento.
800. ClienopodUini Botrys L. Luoghi depressi e arenosi
lungo r Adige in Polesine (Grigolato),
814. Atriplex hastatum L. y ' triaug^ulare (W.). Nei luoghi
salsi all' isola di Ariano in Polesine (Grigolato).
838. Polygonum riiaritimum L. fi * Roberti (Lois.). Littorale
presso Chioggia (Adr. Fiori): dimenticato nel mio Sup-
ple/tiento.
818. Rumex pulcher L. fi * divaricatus (L.). Lungo l'argine
sinistro del Bacchiglione presso Brondolo vicino Chiog-
gia (Chiamenti); dimenticato nel mio Supplanento.
856. Rumex scutatus L. fi triaiig^iilaris Sturn. Nei monti
Portole e Montalone nel Vicentino ai confini col Tirolo
(erb. Spranzi!).
809. Plantag'o iiiaritìma L. Luoghi arenosi di Goro in Po-
lesine (Grigolato).
1218. Helmlnthia echioides Gaertn. Ai margini dei campi
umidi nella tenuta del sig. I). Casalini a Bresega di Vii-
136 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO
Jadose in Polesine. Località notcA^ole perchè nel Catalogo
questa specie figura soltanto del Mantovano e del litorale
Veneto; nel mio Supplemento figura anctie di Vittorio
nel Trevigiano (Saccardo).
1228. Scorzonera purpurea L. Nei depositi di ghiaie lungo
la strada Chioggia-Cavarzere (Càiamenti) ; dimenticata
nel mio Supplemento.
1252. Sonchus arvensis L. fi laevipes Koch. Presso Brondolo
vicino Chioggia (Chia menti); dimenticata e. s.
1261. Crepis ^esicaria L. Lungo l'argine dello scolo Val-
dentro fra Rovigo e la Spianata.
1376. GalBuni tricorne With. Fra le méssi da Borsea al Bo-
saro nelle vicinanze di Rovigo ; nel Polesine non doveva
mancare avendolo io notato anche nel basso Veronese,
cioè presso Legnago.
1542. Teucriuni Scordiuni L. Luoghi acquosi presso il Po
in Polesine (Grìgolato).
1594. ConvolvuUis Soldanella L. All'Isola di Ariano in Po-
lesine (Grìgolato).
1682. Lindernia Pyxìdaria L. Alla Ca' bianca presso Chiog-
gia (Chiamenti); dimenticata nel mio Supplemento.
1722. Orobanclie Galli Duby. Nei luogi più elevati vicino
al Po in Polesine (Grìgolato) ; dei colli Euganei, già no-
tatavi dal Treoisan, ricordo qui le località: pr. Valsan-
zibio (A. Fiorì!), Teolo ! M. Ventolone vicino Arquà!
1931. Bìfora radians M. B. Fra le biade da Borsea al Bosaro
in Polesine: quivi non doveva mancare perchè nel Cata-
logo figura in tutte le provincie limitrofe.
1938. Ribes Grossularia L. j3 Uva crispa (L.). In Carnia pr.
Timan (Pirona); dimenticata nel Catalogo.
1939. Ribes alpinuiu L. Nei monti Lessini Veronesi ai Pra-
chi e a Rocca di Selva, M. Baldo (Goìran); dimenticato
nel mio Supplemento.
1977. Senipervivuni araclinoideuni L. M. Grappa nel
Trevigiano fer&. Spranzi !).
2002. Saxifraga Seguierii Spr. Nel M. Antelao del Bellu-
nese (Mari).
2012. Clematis Flammula L. J3 uiaritìina Lmk. Luoghi are-
nosi di Goro (Grìgolato) in Polesine.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO 137
2044. Ranunculus trichophyllus Chaix b. cacspìtosus Thiiil.
Campi umidi e stati già sommersi, a Barbona di Este vi-
cino ali' Adige nel Padovano.
2065. Raiiiiuculiis aurìcomus L, M. Baldo (Mari).
2067 ^'^ R. gracilis Schleich. Nel M. Baldo in Pravazar e in
Ime (Goìran); dimenticato nel mio Supxìlemento.
2079. R. iiiuricatiis L. In Polesine (Grigolato).
2130 ^'^ Nasturtiuiii auceps DC. Lungo l'Adigetto presso
Borgo Catena a Rovigo; notato da Ugolini anche nel Pa-
dovano (v. mio Supplemento).
2138 1^'^ * Arabis saxatilis Ali. Nel Bellunese (Fiorì e Paol.
in FI. Analit.).
2171. SisymWium Irlo L. Copioso sui muri dell'antico ca-
stello lungo l'Adigetto a Rovigo ; cresce tanto nei ruderi
come nei luoghi erbosi.
2i72bis. * 8isynibriiim strictìssimum L. Nel Sasso della
Padella e da Siror al lago di Calaita sopra Primiero nel
Trentino italiano (Paoletti); dimenticato nel mio Sup-
plemento.
2173. S. Sophia L. A Calaone! e presso Arquà (A. Fiorii) dei
colli Euganei, nei muri.
2178. * Et'ysiuuiu australe Gay. Nei colli e nei monti del
Veronese (Goiran); dimenticato nel mio Supplemento.
2189. Enicastruni obliìsang-iiluiii Rchb. Lungo le golléne
del Po in Polesine (Grigolato).
2207. Clypeola Joiitlilaspi L. Nelle sabbie di Ariano in
Polesine (Grigolato).
2226. Thiaspi allìacciitn L. Assai copioso lungo la ferrovia
di Adria vicino alla stazione di Rovigo, e nei campi, vi-
cini alla medesima, che fiancheggiano lo scolo Rezzi-
nella dove 1' ho visto proprio invadente ; in Aprile era
in fiore e in frutto. Nel Catalogo figura soltanto del Friuli
inferiore né mi consta sia stata di poi notata in altre
parti del Veneto. Pare strano che tale specie, quivi tanto
copiosa, non sia stata osservata non solo dal Grigolato
ma neanche dal dott. Terracciano e dal sig. De Bonis
che pochi anni fa erborizzarono anche nei pressi di Ro-
vigo; pare verosimile ammettere che questa pianta sia
di quelle recentemente importate col mezzo delle merci
Bull, della Soc. boi. Hai. 9
138 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO
ferroviarie, a meno che essa non sia sfuggita ai suddetti
signori perché abbiano erborizzato dopo la prima fal-
ciatura.
2233. Itoeris amava L. Copiosa nei campi vicini all'Adige in
Polesine (Grigolato).
2253. Calepina Corvini Desv. Sugli argini dietro la stazione
e lungo il Terraglio a Rovigo ; cito anche le seguenti lo-
calità del Padovano: a Oalaone sopra Este! Teolo! Bar-
bona vicino l'Adige! Abano (Spranzil), a S. Giovanni a
Padova {Saccarclo, A. Fiorii).
2255. Cakile iiiaritiiiia Scop. Nelle sabbie dell'Isola di Ariano
(Grigolato) in Polesine.
2262. Receda lutea L. j3 crispa Ten. A pie del M. Ricco di
fronte alla stazione di Monselice.
2273. Cistus salvifolius L. Non copioso nel territorio di
Adria, frequente nei boschetti del Po in Polesine (Gri-
golato).
2281 t)is. * Drosera internieclia Hayn. Nelle paludi di Ca-
stelletto presso Cormons (Posjìichal), e presso Amaro
(Morassi) in Friuli; dimenticata nel mio Supplemento.
2307. Soleranthus annuus L. {S. perennis Bolz. in Supplem.
gener. al Catalogo di Vis. e Sacc, pag. 56). Questa é la
specie diffusa in tutto il Veneto; invece S. perennis L.
è stato notato ai confini meridionali del Tirolo dal Fac-
chini e, da quanto so, in nessun' altra parte del Veneto.
2308 ^is, * Frankenia pulverulenta L. Comunissima lungo
il murazzo di Pellestrina presso Chioggia (Chiamenti) ;
dimenticata nel mio Supplemento.
2378. Dianthus silveslris fi pyg-nieiis Bert. Parti elevatissime
dei M. Lessini (Goiran); dimenticata nel mio Supple-
mento.
2381. D. plutnarius L. Nei M. Lessini (Goiran); dimenti-
cato e. s.
2441. Abutilon Avicennae Gaertn. Nella campagna circo-
stante a Chioggia (Chiamenti); dimenticato e. s.
2492^'^ Acalyplia virgìnica L. A Ca' bianca presso Chiog-
gia (Chiamenti) ; dimenticata e. s.
2513. Eupliorbia Paralias L. Nelle spiaggie arenose presso
Ariano (Grigolato).
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO 139
26G7. Fragai-ia collimi Ehrh. Presso 1' Adige nei campi
quasi sterili (Grigolato) in Polesine.
2694. Sibbalclia procuiubeus L. M. Grappa nel Trevigiano
(Spranzi). \
2720. Genista (lilFiisa W. Presso Feltre (Venzo).
2765. Medicago minima Lmk. j3 graeca Ilorn. Nelle dune del
litorale di Sottomarina presso Chioggia (Chiamenti).
2773. Melilotus macrorrliiza Pers. J3 palustrìs (Host.). A
Brondolo e altrove nel Veneziano {Chiamenti).
2822. Tetragonolobus siliquosus Rtb. Nei prati bassi e umidi
a Rovigo vicino la stazione.
2827. Coiiitea arboresceiis L, Nei luoghi umidi ombrosi e
sabbiosi presso l'Adige (Grlgolaio) in Polesine.
2877. Vicia varia Host. Fra le méssi vicino lo scolo Valden-
tro fra Rovigo e la Spianata, e presso Villadose in Polesine.
2887. V. hyhrida L. Insieme alla precedente!, e all'isola d'Ariano
e nei piccoli boschi in seno al Po (Grigolalo).
2889. V. flirta Pers. Fra le mèssi vicino lo scolo Valdentro
da Rovigo alla Spianata.
ALCUNE OSSERVAZIONI SULLA FORMAZIONE DELL' OLIO
NELL'OLIVA. NOTA PRELIMINARE DEL DOTT. GIU-
SEPPE SPAMPANI.
Sull'oliva {Olca europaea L.) avevano scritto Pasquale, Fa-
pasogli, Pirotta, specialmente sul seme, ed altri; ma le parti-
colarità strutturali dell' epicarpio e del mesocarpio dell'oliva
furono descritte nel 1889 dal Bottini. '
Le cellule epidermiche costituenti X epicarpio dell'oliva sono
descritte giustamente dall' A. come prismatiche, compresse nel
senso radiale, a base poligonale o curvilinea, ed a certi pe-
riodi ed in certe varietà, arrotondate agli angoli. La parete
esterna ha grande spessore ed è cuticolarizzata.
Il mesocarpio, scrive il Bottini, comincia con uno strato di
cellule piccolette, appiattite nel senso del raggio.
* A. Bottini, Sulla struttura delV oliva, Nijovo Giornale botanico
italiano, voi. XXI, n. 3; Firenze, 1889.
140 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DBLL' 11 GIUGNO
Questa particolarità di uno strato a cellule piccole che sta
come a confine fra 1' epicarpio e la gran massa cellulare del
mesocarpio, salta con molta evidenza agli occhi dell'osservatore.
Tali cellule, colla stessa forma poligonale delle cellule epider-
moidali, generalmente però un po' più tondeggianti, differiscono
da queste più che altro per la sottigliezza della parete: diffe-
riscono poi da quelle restanti del mesocarpio, oltreché per una
maggiore rotondità e per la delicatezza della parete, anche per
la dimensione che in media si può ritenere di un quinto di
quelle. Tutte posseggono nuclei parietali, relativamente un po'
più grossi di quelli delle restanti cellule del mesocarpio.
Da questa zona nel complesso ben distinta, ma a limiti non
sempre ben netti, formata da tre, quattro o cinque file di cel-
lule, si passa al resto del mesocarpio, il quale resulta « di un
« parenchima vescicoloso, subpoliedrico, le cui cellule a pareti
« molto sottili e interponenti qua e là piccoli meati intercellu-
« lari, sono un poco più piccole verso 1' esterno del frutto e di
« forma approssimativamente isodiametrica, mentre procedendo
« neir interno verso il nocciolo, hanno figura allungata nel
« senso radiale. Fra mezzo a queste cellule stanno irregolar-
« mente immerse isolate od in piccoli gruppi delle cellule scie-"
« rose perfettamente lignificate ». *
Il Bottini ha potuto osservare una grande differenza nella
quantità di queste cellule sclerenchimatiche a seconda che si
osservano frutti provenienti da diverse varietà di olivi, ed ha
trovato che questa quantità starebbe in rapporto diretto del
più o meno grande sviluppo del mesocarpio, ed attribuisce a
queste cellule, molto ingegnosamente, 1' ufficio di dare solidità
alla polpa del frutto.
Avendo io trovato queste cellule sclerenchimatiche isolate o
a gruppi sempre in maggiore quantità in vicinanza del noc-
ciolo, si potrebbero forse anche interpetrare come elementi
destinati specificamente alla formazione del nocciolo ma che
per la maggiore attività formativa delle cellule parenchima-
tiche del mesocarpio sono state da queste avviluppate e non
sono rimaste fra queste, per cosi dire, che come cellule erra-
tiche. Queste cellule anche nel mezzo delia polpa dell'oliva, sia
^ Bottini, op. cit.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL* 11 GIUCtNO 141
nell'olive più giovani, in cui le pareti cellulari sono sottili ed
il corpo protoplasmatico molto grosso, che nell' olive più pros-
sime alla completa maturazione, in cui il lume cellulare è ri-
dotto lineare, non contengono olio. Le pareti a strati concen-
trici si colorano intensamente con vari colori di anilina.
Ho voluto brevemente descrivere la struttura istologica del
mesocarpio e dell' epicarpio dell' oliva per potere meglio accen-
nare alle poche particolarità che ho potuto fino a qui osservare
nei cambiamenti del corpo cellulare per la formazione delle so-
stanze grasse.
Il Pasquale in un lavoro pubblicato venticinque anni or sono. '
ammise che i cloroplasti presenti nell' oliva giovanissima si di-
sciolgano in seguito in una sostanza liquida verde la quale nel
mese di agosto subirebbe una trasformazione cangiandosi in sot-
tilissimi corpuscoli mobili e da questo stato passerebbe in quello
di vescicole oleose. «
Il Bottiiii ha veduto che 1' olio esiste in tutto il mesocarpio
escluse le lenticelle e lo sclerenchima; ma non avendo usato
metodi citologici, giacché egli si era prefisso uno studio esclu-
sivamente istologico, non parla minutamente di ciò che avviene
nel protoplasma cellulare.
La quistione dei mutamenti protoplasmatici nella maturazione
dell' oliva, certamente è molto complessa e delicata, ed anche a
me, che per ora ho potuto solamente studiare olive ad uno
stadio di sviluppo un po' troppo inoltrato — le più giovani colte
nei primi di novembre a circa 450 ra. sul mare — non è stato
dato di osservare che le più grossolane trasformazioni o, forse,
solamente i resiUtati di queste. Usando il vocabolo trasforma-
zioni si comprende subito che io sono portato ad ammettere
la formazione dell" olio in imsto entro le singole cellule e non
per migrazioni più o meno lontane. Già 1' Harz aveva sostenuto
la formazione dell' olio in posto. *
Oltre i cambiamenti protoplasmatici che si possono apprez-
zare nell'interno delle singole cellule, i quali stanno ad avva-
^ Pasquale G. A., Sui corpuscoli oleosi dell'olive. Rendic. Accad.
Scienze di Napoli. Anno XII, 1873, fase. 11 ed anno XXIV, 1885,
fase. l'2.
^ Harz V. C, Die Entstehuìir/ der Fetten in den Oliven. Viertel-
jahrsschrift fiir prakt. Pharm. Wion, 1871.
142 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DELL' 11 GIUaNO
lorare il concetto della formazione dell' olio in posto, si può
almeno escludere affatto che questo arrivi bello e formato al-
l'oliva da organi lontani, perchè, per quante ricerche abbia
fatto, non sono riuscito a ritrovare tracce apprezzabili di so-
stanze .grasse nei tessuti costituenti il picciolo dell'oliva.
Per sorprendere anche le più piccole quantità di sostanza
grassa mi sono servito della colorazione col Sudan III, metodo
usato e descritto dal compianto dott. L. Daddi, '■ come specifico
per svelare le sostanze grasse nei tessuti animali, e che pure
corrisponde benissimo pei tessuti vegetali. Con questo le so-
stanze grasse prendendo un bel color rosso più o meno intenso
si possono facilmente scoprire anche nelle più piccole quantità.
Servendomi di vari metodi citologici sia per la fissazione (li-
quido di Flemming, sublimato corrosivo in soluzione satura,
sublimato corrosivo ed acido picrico ecc.), che per la colorazione
(colori carminici, sftfranina, violetto di metile, metodo di M. Hei-
denhain ecc.), e sempre combinando questa col metodo al Su-
dan III per svelare la sostanza oleosa, ho potuto stabilire che
sia nel periodo in cui l'oliva ha raggiunto due terzi della gros-
sezza, che nell'olive perfettamente mature, le cellule epidermi-
che ed i succhi intercellulari prendono una colorazione rosea,
in modo da indicare come anche nelle cellule epidermiche e fra
gli spazi di queste sia contenuta una sostanza oleosa, che nei
preparati apparirebbe omogeneamente diffusa.
Nel mesocarpio delle più giovani olive, che io abbia potuto
osservare e nelle cellule di questo in cui la formazione dell'olio
é più iniziale, si veggono delle numerose granulazioni sulla cui
natura per ora non posso pronunziarmi. Sono di estrema pic-
colezza immerse o contornate da masse delicatissime, che diffì-
cilmente prendono una leggera colorazione : masse che intorno
a ciascuna granulazione formano come una specie di alone, in
modo che ciascuna granulazione starebbe a rappresentare una
specie di centro attrattivo. Via, via che si osservano cellule in
cui sia più avanzata la formazione dell'olio, le granulazioni
diminuiscono di numero ; ma sì può sorprendere un passaggio
graduale e continuo dalle più piccole granulazioni alle goccio-
* Daddi L., Nouvelle méthode pour colorer la graisse dans les tissus.
Archives italienues de biologie, 1896, tome XXVI, fase. 1.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO 113
lino oleose in modo da fare acquistare il sospetto che queste
comincino a formarsi da ciascuna granulazione o almeno che
ciascuna granulazione sia un centro intorno a cui comincia a
formarsi la sostanza oleosa. Quando le più piccole goccioline
aumentando vengano a contatto fra loro si riuniscono mano a
mano fino a formare le grosse goccie che riempiono quasi del
tutto il lume cellulare e delle granulazioni non ne rimangono
che solamente addossate alle pareti.
11 nucleo in cui, nei primi periodi che ho potuto osservare,
si nota una parete esterna che ne contorna nettamente la pe-
riferia, e nell'interno numerosi corpuscoli cromatici, e ben di-
stinto il nucleolo, sembra che non subisca mutamenti, ma viene
sospinto dalle sostanze accumulatesi e si fa parietale.
La clorofilla non farebbe altro che sciogliersi nella sostanza
oleosa formatasi; ma per ora riserbo ogni giudizio sulla fine dei
cloroplasti. Del pari, se occorrono nuove ricerche per escluderli,
non avrei potuto osservare speciali organi per la produzione
dell'olio (elaioplasti).
Quello che credo fin d'ora si possa ammettere é che le azioni
chimiche che portano alla formazione dell'olio, si com.piono nel
protoplasma delle cellule mesocarpiche ed epicarpiche.
Già 1 botanici ammettono che una piccola quantità di grasso
non manca mai in nessun protoplasma. * Nel protoplasma delle
cellule dell'epicarpio e specialmente del mesocarpio dell'oliva
non si avrebbe che un grado più spiccato di questa proprietà
del protoplasma il quale porterebbe per conseguenza ad una
maggiore formazione di sostanze grasse, le quali accumulandosi
dapprima sotto forma di granuli fra i granuli delle sostanze
proteiche, e quindi riunendosi in piccole goccioline e poi in
goccie via via più grosse, darebbero gli aspetti sopra descritti.
Quando comincia nell'oliva la formazione dell'olio il protoplasma
cellulare adunque non sarebbe in via di degenerazione, ma nel
massimo dell'attività funzionale, e la finale scomparsa del pro-
toplasma 0 la diminuzione grande di questo nelle cellule del-
l'olive mature, non segnerebbe che la fine naturale del suo
ciclo di vita.
^ W. Pfeffer, PJIanzenphìjsiolor/ie. Erster Band; Leipzig, Vei'lag
von Wilhelm Engelmann, pag. 477-78.
144 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO
OSSERVAZIONI SUI NETTARII ESTRANUZIALI DEL PRV-
NUS LAUROCERASUS L. NOTA DI L. MACCHIATI.
I nettarli estranuziali del Lauroceraso visti la prima volta da
Linneo, furono poi descritti da Rob. Gaspary nell'anno 1848^6
poscia osservati anche da Carlo Darwin, il quale ne parla nella
celebre opera « On the origin of species ». Di essi ci dava più
tardi una descrizione esatta e completa il nostro Delpino *■ e
contemporaneamente il prof. Fausto Merini nel suo diligente ed
importante « Contributo alV anatomia ed alla fisiologia dei net-
tarli estranuziali *. *
Confrontando le due descrizioni degli autori italiani, le cui
ricerche si completano a vicenda, non può sfuggire un' appa-
rente contradizione allorché si legge nel lavoro del primo che
quei nettarli « sono costituiti da cospicue placche di color ros-
sastro, aventi figura ellittica ... », ed ili quello del secondo
che essi « si presentano sotto forma di piccole areole tondeg-
gianti, colorate in hrunastro sbiadito ....», Viene allora,
naturalmente, il desiderio di sapere se essi siano rossi o di co-
lor brunastro sbiadito ; ma seguendoli in tutte le loro fasi di
sviluppo é facile persuadersi che la contraddizione non esiste
punto, dappoiché il colore di codesti nettarli può variare dal rosso
vivo e talora dal rosa al brunastro sbiadito.
Di fatto, nelle foglie più giovani, essi si presentano per lo più
di color rosa, la quale colorazione col successivo sviluppo delle
foglie passa poi al rosso pallido, al rosso acceso ed al rosso
cupo; indi, coli' invecchiare delle foglie, allorché declina la se-
crezione mellea, per cessare poi del tutto, gli stessi nettarli
prendono appunto quella tinta brunastro sbiadita di cui parla
il Merini.
Possiamo dunque ritenere che gli autori i quali meglio li de-
scrissero, avendo dovuto esaminarne molti in diverse specie di
* Msmorie Accademia Se. Bologna, Serie 4", tomo VII, 1886, fasci-
colo 2°, p. 277-278.
' Nelle stesse Memorie, medesimo volume e fascicolo, p. 325.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL* 11 GIUGNO 145
piante, non ebbero forse l'opportunità né il tempo di seguire quelli
del Lauroceraso nei successivi cambiamenti di colore. Questa
colorazione non é punto casuale, ma tendente ad un fine de-
terminato: essa si collega colla inirmecofilia essendo facile per-
suadersi che il loro color rosso ha l'ufììcio importantissimo di
adescare le formiche, nel momento in cui codesti nettarli si di-
spongono a produrre una abbondante secrezione melica. Che essi
nella maggior parte delle piante — parlo degli estranuziali —
siano prevalentemente rossi é stato osservato anche da altri
autori, per esempio dal prof. E. Baroni, ' dal prof. Achille Terrac-
ciano su / netlarii estt^anuzìali nelle Bomhacee; ■ e si ha tutta
la ragione di credere che la stessa colorazione sia la più sim-
patica alla maggior parte delle formiche che prevalentemente
li visitano.
In seguito, nel Lauroceraso, quando le foglie abbiano rag-
giunto, da qualche tempo, il loro completo sviluppo, ed allorché
— acquistando esse una consistenza quasi coriacea, non temono
più l'ingiuria degli insetti e delle loro larve — non avi'ebbe più
scopo la funzione mirmecoflla, col cessare delia secrezione net-
tarea dunque scompare quel bel color rosso, il quale ha per le
formiche un ufficio adescativo, analogo a quello degli apparecchi
vessillari che richiamano gli altri insetti sui fiori. E perciò le for-
miche passano continuamente dalle foglie adulte alle più giovani,
attiratevi dal color vivo de' loro nettarli estraflorali.
Un'altra osservazione, che si collega colla precedente, ho avuto
r opportunità di fare, in questi ultimi mesi, sugli stessi nettarli
del Prunus Laiirocerasus : e l'occasione favorevole mi è stata
offerta facilmente in questa fertile provincia della Terra di La-
voro dove il Lauroceraso, oltre essere coltivato con molta fre-
quenza nei giardini e negli orti, vi è eziandio in molti luoghi
qua e là inselvatichito.
I detti nettarli che si trovano alla base del lembo fogliare,
ed ai lati della nervatura mediana, nella pagina inferiore, sono,
come dissi, finché dura la secrezione del liquido zuccherino, da
principio di color rosa e poi rosso, più o meno cupo, per assu-
^ Baroni E., Sulla struttura delle glandol e fiorali dì « Pachtra alba
Pari. » Bull. Soc. hot. it., p. 233; Firenze, 1893.
* Contribuzioni alla biologia vegetale, voi. II, fase. II; Palermo, 1898.
146 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO
mere indi, nelle foglie adulte, da qualche tempo, una tinta bru-
nastra sbiadita; ma essi invece si conservano pressoché dello
stesso color verde del lembo fogliare, solamente alquanto più
chiaro, in tutte le foglie di quelle piante le quali siano cresciute
in luoghi om.breggiati ! Cosi si presentano nei Lauroceraso che
crescono in certi bellissimi viali laterali del Real Parco di Ca-
serta, dove gli alberi ed arbusti di molte piante (Lecci, Castagni
d'India, Betule, Olmi, Viburni ecc.) impediscono ai raggi solari di
penetrarvi ; in quegli splendidi viali voglio dire, dove — ezian-
dio nelle giornate della canicola — è dato godere d'una continua
deliziosa frescura.
Ivi, dove i Lauroceraso crescono ad una luce quasi diffusa,
i cloroplasti nelle foglie sono molto meno numerosi che di con-
sueto nelle cellule del mesofillo, ed oltre a ciò presentano uno
spiccatissimo fototaUismo, in virtù del quale essi si dispongono
in modo da potere ricavare il maggior profitto possibile da
qualche raggio luminoso che vi trapeli dai pochi spiragli, che
lasciano le folte chiome di piante arboree e di arbusti. È note-
vole la differenza che esiste nel numero e disposizione de'cto-
roplasti delle stesse piante, che siano cresciute alla piena luce
solare della esposizione di mezzogiorno od all'ombra dei viali,
nel Reale Parco di Caserta, la quale differenza si appalesa fa-
cilmente nei preparati sotto il campo del microscopio.
Ma ritornando sul colore dei nettarli estranuziali — scopo pre-
cipuo di questa nota, — essi ripeto che in quelle condizioni di
radiazioni luminose molto deboli, non presentano nessun lontano
indizio di color rosso o roseo: tuttavia la secrezione mellea non
cessa, che anzi vi è più abbondante e vi perdura più lunga-
mente, eziandio nelle foglie adulte ; il che del resto è facile a
spiegare qualora si voglia riflettere che — com'io lo asserii
ora fanno appunto tredici anni ' — «se fosse possibile tìC iso-
lare V influenza delle diverse condizioni esteriori: umidità del
suolo, stato igrometrico dell" aria, temperature — mantenendo
uguali tutte le altre condizioni — la quantità del liquido emesso
dai nettarii estranuziali dovrebbe essere proporzionata al-
Vacqua assorbita dalle radici. » E che « tutte le circostanze le
quali influiscono sulla traspirazione, influiscono, ina in senso
* Nuovo Giornale botanico ital., voi. XVIII, n. IV, 1886, p. 307.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO 147
inverso, sulla produzione del nèltare, e latte le cause che au-
mentano la prima diminuiscono la seconda ».
Quindi si spiega perché i nettarli estranuziali dei Prunus
Laaroceì^asus L. cresciuti nei luoghi ombrosi — dove il ter-
reno si mantiene più fresco e la traspirazione è meno attiva —
diano luogo ad una più abbondante produzione mellea. E, per
conseguenza, sarebbe da supporre che la più ricca produzione
di nettare dovesse richiamare un maggior numero di formiche;
ma ciò non si avvera, che, invece, le formiche vi sono molto
più rare, e ciò si spiega qualora si pensi che mancando la so-
stanza colorante rossa, le piante vengono ad essere sprovviste
di quel principale mezzo efficacissimo di cui si sono munite per
adescare questi imenotteri e talora anche le api, le vespe ed
altri insetti congeneri; e cosi credo resti, indubbiamente, con-
fermato che il color rosso dei nettarii estranuziali esercita un
ufficio adescativo, che ha perfetta analogia con quello degli or-
gani vessillari nei fiori, i quali richiamano i pronubi.
Pi'esenta inoltre alcuni lavori che par la loro mole o per essere
provvisti di tavole saranno pubblicati nel Nuovo Giornale hot. ital.
Essi sono :
Béguinot a. La famiglia delle Elatinacee nella fiora romana,
Cavara F. Osservazioni citologiche sopra alcune Entomophthoreae,
con 2 tavole.
Macchiati L. Di un carattere certo per la diagnosi delle Batteria-
cee, con 2 tavole.
Balduati I. Appunti di Cecidiologia italica, con 6 tavole.
Forti A. Diatomee rinvenute nei Laghi di Albano e di Xemi.
Questo lavoro contiene molte specie nuove pei laghi vulcanici
del Lazio.
Cavar A F. e Sago ardo P. A. Tuherculina Sbrozzii nov. sp., pa-
rassita delle foglie di Vinca major, con 1 tavola.
Crugnola G. Un caso di atavismo nelle Urobanche.
Il Presidente Sommier poi, nel dichiarare chiusa la sassione, ram-
menta che sarà tenuta la Riunione generale della Società a Venezia
dal 9 al 15 settembre, e si augura che vi sia numeroso il concorso
dei soci. Dice ancora di sentire l'obbligo di esprimere i ringrazia-
menti della Società alla Sopraintendenza dell'Istituto superiore, che
ci ha dato e seguita a darci l'ospitalità nei suoi locali. Egli tra-
smetterà questi ringraziamenti all'egregio Soj)raintendente che ab-
biamo la fortuna di contare fra i nostri Consigliei'i, e che si è
scusato di non potere intervenire all'adunanza di oggi. Finalmente
148 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO
tributa al Conte Passerini parole di eucomio e di ammirazione per
il modo esemplare nel quale è tenuto il suo Istituto agrario, e gli
rivolge, da parte di tutti i soci presenti, i più vivi ringraziamenti
per la sua accoglienza, e per aver loro procurato una piacevole ed
istruttiva giornata in campagna.
Il socio Passerini si dichiara grato ai soci per la loro visita, e
spera che non sarà l'ultima volta che la Società si riunirà in Scan-
dicci ove sarà sempre onorato e lieto di offrirle l'ospitalità.
Dopo di che l'adunanza è tolta.
RIUNIONK GENERALE IX VENEZIA 149
X" RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA.
In conformità di quanto fu deliberato nella Riunione generale di
Firenze, il Consiglio di amministrazione stabili che la X' Riunione
generale avesse luogo in Venezia dal giorno 9 al 14 settembre 1899, col
seguente programma, il quale ha subito solo leggere modificazioni :
9 Settembre. Ore 20 Yg. — Ritrovo serale dei congressisti al-
l'Ateneo Veneto.
10 » » 8. — Prima adunanza j^rivata.
» » 10. — Prima adunanza pubblica.
» » pom. — Visita al Museo Civico e al Giardino
dei Conti Papadopoli a S. Chiara.
11 » » 7. — Partenza per Padova.
» » — Visita all' Orto botanico , al Museo
Civico e ad altri Istituti di Padova.
» » pom. — Gita ad Abano, visita agli Stabilimenti
termali Orologio e Todeschini. —
Ritorno a Venezia a ore 22. 40
(partenza da Abano oi"e 21. 30).
12 » » 9 * '3 . — Seconda adunanza pubblica.
» » pom. — Gita neir Estuario a Murano, Burano
e Torcello.
13 » » 8. — Terza adunanza pubblica di chiusura.
> » pom. — Seconda adunanza privata. Visita al-
l' Esposizione artistica.
14 » » 8. — Gita a Fusina e visita alla villa di
Strà.
Intervennero alla Riunione i soci prof. Arcangeli e Signora di
Pisa, dott. Baroni di Firenze, dott. De Toni di Padova, sig. Forti
di Verona, dott. Jatta di Ruvo di Puglia, prof. March esetti e Si-
gnora di Trieste, prof. Massalongo di Ferrara, prof. Mezzana di
Savona, sig. Pampanini di Cozzuolo di Vittorio, prof. Preda di Li-
vorno, prof. Saccardo di Padova, prof. Solla di Trieste, cav. Som-
mier di Firenze e prof. Veglino e Signora di Torino.
Le adunanze private e pubbliche furono tenute in una sala del-
l'Ateneo Veneto gentilmente concessa da questo Istituto.
Bull, della Soc. boi. itaì. ^^
150 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
In ordine al programma, la sera del 9 settembre i congressisti con-
vennero in una sala dell'Ateneo Veneto, i cui locali erano stati
messi a disposizione della Società botanica italiana dalla presidenza
dell' Ateneo stesso ; era a riceverli il dottor Candido Trevisanato,
membro dell' Ateneo, in assenza del segretario prof. cav. Giuseppe
Naccari, che era stato delegato dalla presidenza a rappresentare
r Ateneo.
Adunanza privata del 10 settembre 1899.
Il Presidente Sommier, aprendo l'adunanza, a ore 8 ant., rende
conto della gestione passata, esprimendosi in questi termini :
Egregi Colleghi
A nome del Consiglio vi renderò brevemente conto del no-
stro operato dalla ultima riunione generale in poi.
Nell'adunanza privata del 7 Maggio 1897 fu espresso il desi-
derio che la prossima riunione fosse tenuta in una città del-
l'Alta Italia non ancora da noi visitata, e la scelta ne fu ri-
messa al Consiglio. Questo fu ben lieto di accogliere la proposta
dei nostri soci prof. Saccardo e prof. De Toni, i quali designa-
rono Venezia, sicuro che tale scelta verrebbe da tutti approvata,
e che i soci non sarebbero stati indifferenti alle attrattive di
questa bella e simpatica città, aumentate ancora dall'Esposizione
artistica di quest'anno. Accettammo tanto più volentieri che il
nostro collega prof. De Toni si offri di aiutarci coli' opera e col
consiglio, tanto per compilare il nostro programma, quanto per
prendere qui gli opportuni accordi. Della sua cooperazione gli
rendo qui grazie in nome del Consiglio. Non piccola attrattiva
pensammo pure che sarebbe per voi la visita al venerabile Orto
botanico di Padova, fatta colla scorta del suo illustre direttore.
Al termine dell'anno passato il nostro collega signor Antonio
Biondi, che dal 1891 in poi disimpegnava con tanto zelo l'uf-
ficio di Economo della nostra Società, avendo dovuto dimettersi
RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 151
da Consigliere per le sue molteplici occupazioni, l' uflìcio di
Economo fu affidato al Consigliere Marchese Bargagli, al quale
dobbiamo molta gratitudine per essersi assunto questa gravosa
carica. In sostituzione del Consigliere Biondi, il Consiglio, se-
condo la facoltà concessagli dallo Statuto (articolo 7), nominò
come supplente il socio dott. Pam paloni, che assunse 1' ufficio di
Bibliotecario fin allora affidato al Marchese Bargagli.
La Sede di Palermo da noi invitata ad eleggere, secondo lo
Statuto (articolo 19), un rappresentante presso la sede centrale,
nominò a tale ufficio il socio Conte Ugolino Martelli, il quale
ha quindi fatto parte del Consiglio sino dal Dicembre del 1897.
Dopo r ultima riunione generale, la morte ci ha rapito una
esistenza preziosa, quella del nostro primo Presidente, Teodoro
Carnei, rimpianto da tutti noi e da tutto il mondo botanico.
Delle onoranze che gli furono rese siete stati informati dal Bul-
le'.tiao e dal Nuovo Giornale bof cinico. Già nello stesso scor-
cio di tempo la nostra Società aveva subito una grave perdita
nella persona del suo Vice-Presidente Giuseppe Gibelli; ed an-
cora recentissimamente abbiamo perduto un altro socio, giovane
ed attivo, Alfonso Palanza. Di esso vi parlerà in adunanza pub-
blica il nostro collega dott. Jatta.
Dall'epoca dell'ultimo resoconto relativo alla gestione morale
della Società, fatto dal prof. Arcangeli, il numero dei soci nuovi
ha compensato le perdite subite per varie ragioni dalla nostra
Società, in modo che il numero dei soci, che al termine del 1896
era di 140, é al giorno d'oggi di 142.
Colgo questa occasione per pregare caldamente i soci a volere
essere puntuali nel pagamento delle loro quote, onde non ren-
dere ancora più moleste le funzioni del nostro Economo, e non
metterci nella dolorosa necessità in cui ci siamo talvolta trovati,
di ricorrere finalmente alla radiazione.
Delle nostre pubblicazioni periodiche non vi parlo, poiché le
avete ricevute. Abbiamo cercato di sollecitare la pubblicazione
tanto del Bullettino quanto del Nuovo Giornale botanico italiano,
e, grazie alla solerzia ilei nostro Segretario dott. Baroni, spero che
i soci non abbiano a lamentare troppi ritardi. Devo rammentare
però come equità voglia che i lavori dei soci siano stampati nel-
l'ordine nel quale sono stati presentati, e che attesa l'abbondanza
di materia, non sempre quei lavori possono vedere la luce con
152 RIUXIOXE GENERALE IN VENEZIA
tutta la sollecitudine che sarebbe desiderata dai loro autori. Un'al-
tra raccomandazione faccio ai soci, ed é quella di trattenere il
meno possibile le bozze di stampa, cosa che talvolta produce dei
ritardi indipendenti dalla Redazione. Sotto gli auspici della Società
si è cominciato pure a pubblicare un Supplemento Generale al
Prodromo della Flora toscana di T. Carnei, compilato dal D.' Ba-
roni. Di questo lavoro sono già venuti alla luce tre fascicoli.
Dall'ultima riunione fino a questi giorni, la biblioteca della
Società si è arricchita di oltre duecento pubblicazioni, senza
tener conto di quelle periodiche. Ai cambi delle nostre pubbli-
cazioni con periodici e pubblicazioni già esistenti, se ne sono-
aggiunti altri con periodici nuovi. Le miscellanee e le opere di
maggior mole sommano oggi a duemilacinquecento, quasi tutte
donate dai rispettivi autori; i giornali ed altri periodici spet-
tanti alla Società, ascendono a circa trenta.
Vedete dunque come la nostra biblioteca vada continuamente
arricchendosi, ed abbia ormai acquistato un valore non indif-
ferente.
È stata continuata, come per il passato, la cessione al Museo
botanico di Firenze di una parte dei periodici che riceviamo
in dono.
Sono state acquistate ultimamente dalla nostra Società le copie
rimaste dei primi volumi del Nuovo Giornale botanico, per
completare alcune serie e poter rispondere alle richieste che
di quando in quando ci vengono fatte. E già alcune di quelle
copie furono vendute con vantaggio della Società.
Avrete preso cognizione dei due rendiconti finanziari della
nostra Società, posteriori all'ultima riunione generale, di quello
cioè dal r Gennaio al 31 Dicembre 1897, pubblicato nel Bui-
lettino del Luglio 1898, e di quello dal P Gennaio al 31 Di-
cembre 1898, inserito nel Ballettino del Gennaio 1899, per cui vi
rammenterò soltanto che lo stato attivo della Società, al 31 Di-
cembre 1897, presentava un totale di L. 9655.24, e quello del 31 Di-
cembre 1898 presentava un totale di L. 11211.18; e che quindi,
dalla fine del 1897 alla fine del 1898, si è verificato un aumento
nel nostro stato patrimoniale di L. 1555.94. Benché una parte del
nostro attivo sia costituito da crediti per quote di cui pur troppo
una parte si deve considerare inesigibile, pure vi è un aumento
patrimoniale evidente, che speriamo vogliasi accentuare ancora
RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 153
più negli anni venturi, e permettere ai futuri Consigli di lar-
gheggiare nell'accettazione delle tavole. Non é qui fuor di luogo
il rammentare, onde tutti i soci lo sappiano, come il Consiglio,
costretto dalle esigenze del bilancio, abbia dovuto subordinare
l'accettazione delle tavole al pagamento, [)er parte degli autori,
di una parte della spesa, e come questa misura sia stata appli-
cata indistintamente a tutti i soci.
Vi rammento che a norma dello Statuto siete chiamati a sce-
gliere la sede e l'epoca della futura riunione genei-ale. Essendo in
quella del 1897 stato espresso il desiderio che venissero diradate
tali riunioni, il Consiglio non vi ha convocati nell'anno passato,
ed ha invece promosso nella scorsa primavera una gita sociale
all' isola di Gorgona, della quale avrete letto un cenno nel Bui-
lettino. Un altra gita botanica é stata fatta a Scandicci da vari
soci, per iniziativa del nostro collega Conte prof. Passerini.
Siete chiamati a pronunziarvi sull'opportunità di proseguire
nello stesso sistema.
Vi rammento pure che siccome col termine dell'anno presente,
l'attuale Consiglio compie il triennio per il quale lo avete ono-
rato della vostra fiducia, siete chiamati oggi a procedere alla
elezione dell' intero Consiglio, al quale sarà affidata la gestione
del prossimo triennio a datare dal 1° Gennaio 1900.
Ed ora che vi ha esposto sommariamente il suo operato, il
Consiglio sottopone la sua gestione alla vostra approvazione,
mentre si dichiara pronto a fornire tutti i maggiori schiari-
menti che potrebbero venire richiesti dai soci.
Domando dunque, prima di mettere ai voti l'approvazione
della gestione passata, se alcuno di voi desidera avere altri
schiarimenti.
Nessuno avendo domande da fare, la gestione del Consiglio è ap-
provata all' unanimità.
Il Presidente Sojimieu rammenta come il prof. Solla di Trieste
abbia invitato i congressisti a fare, dopo la Riunione, una gita in
quella città ed a visitare di là i rimboschimenti e le interessanti
grotte del Carso. Prega i soci che volessero prendere parte a questa
gita, di darsi in nota. Dopo di che si passa a trattare del luogo e
del tempo della prossima Riunione.
Ha la parola su questo argomento il prof. Marchesetti, Diret-
tore del Museo di Trieste, il quale dimostra la convenienza di sce-
gliere Trieste per sede della futura Riunione generale.
154 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
Il Prasidente Sommier rammenta la proposta fatta di diradare le
Ritinioni generali alle quali è difficile clie intervengano numerosi i
soci, se si ripetono ogni anno. Egli crede che convenga tenerle sol-
tanto ogni tre anni. Negli anni in cui non ha luogo la' Riunione,
la Società potrebbe stabilire gite sociali in località meno conosciute,
per studiarne la vegetazione.
Il socio De Toni conviene nell' idea del Presidente, ma vorrebbe
che le Riunioni avvenissero ogni due anni. Gli vien fatto osservare
però che ciò non combinerebbe col periodo di tre anni stabilito dallo
Statuto per le elezioni generali del Consiglio Direttivo. Il socio
Dis Toni allora propone che si fìssi Trieste per sede di una erbo-
razione da farsi fra due anni.
Il socio Marchrsetti esprime il dubbio che Trieste, a causa della
sua ubicazione, si presti poco per una semplice erborazione. Ritiene
conveniente che la Società tenga una Riunione generale solenne
ogni tre anni, ammettendovi anche estranei alla Società, botanici,
botanofili e naturalisti in genere, facendo magari pagare lina quota,
di ammissione come si suol praticare altrove.
Il socio Solla appoggia la proposta del Marchesetti e quella del
Presidente, di tenere cioè ogni tre anni una Riunione generale, e
di fare invece negli altri anni delle semplici erborazioni sociali.
I convenuti approvano quelle proposte e si rimettono nella Pre-
sidenza per concretare la proposta del socio Marchesetti, di ammet-
tere alle riunioni anche naturalisti estranei alla Società.
Stabilito cosi il tempo jjer la prossima Riunione generale, reste-
rebbe ancora da decidere in quale luogo dovrebbe tenersi. Vien
fatto notare dai soci presenti, come sia miglior cosa rimettere alla
Presidenza anche la scelta della sede e cosi viene stabilito. Il socio
De Toni, pure associandosi a questa idea, prega la Presidenza, allor-
ché dovrà occuparsi di questo argomento, di voler prendere in esame
anche la proposta già avanzata dal socio Marchesetti della scelta
dì Trieste per sede della nostra futura Riunione.
II Presidente domanda ai soci presenti se hanno proposte da fare
circa la erborazione dell' anno venturo.
Il socio De Toni desidererebbe che fosse fatta nel Senese, giac-
ché nell'anno prossimo ricorre il centenario del Mattioli. Durante
questa erborazione potrebbe quindi esser fatta una visita all' Orto
botanico dell' università di Siena.
Il Presidente Sommibr é lieto di informare che la proposta De Toni
combina benissimo con l'altra fatta in seno al Consiglio dal nostro
Economo Marchese Bargagli, cioè che la Società facesse un' erbo-
razione a Sarteano, luogo del Senese.
Si approva quindi la proposta del socio De Toni di fare nel pros-
simo anno, in epoca da stabilirsi, una erborazione nel Senese.
Vista l'ora avanzata, si decide di rimandare l'elezione del Consiglio
alla prossima adunanza privata, e viene tolta la seduta.
BIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 155
Adunanza pubblica del 10 skttembre.
Al banco della Presidenza siedono il cav. S. Sommier Presidente, i
professori G. Arcangeli e C. Massalongo Vice-presi denti, il dott. E. Ba-
roni Consigliere, che funge da Segretario del Congresso, il comm. Go-
setti, rappresentante del Municipio di Venezia, e il dott. Trevisanato
per l'Ateneo Veneto. Il Reale Istituto Veneto è rappresentato dai
membri effettivi professori P. A. Saccardo e G. B. De Toni.
Il Presidente Sommier dichiara aperta l'adunanza.
Il comm. GosETTi, assessore anziano e rappresentante del Muni-
cipio, dà ai congi-essisti il saluto di Venezia, che è lieta di ospitare
i cultori della scienza di Flora, i quali, con il loro lavoro indefesso
e con le loro scoperte, contribuiranno indubbiamente al benessere
dell' umanità.
Il Presidente Sommier, dopo aver ringraziato l'onorevole rappre-
sentante del Municipio per i sentimenti da esso e.sijressi verso la
nostra Società, pronunzia le seguenti parole :
Gentili Signore! Illustri Signori!
Avanti di iniziare i nostri lavori, permettetemi di rivolgere,
in nome della Società Botanica Italiana, un saluto riverente ed
affettuoso alla nobile città che abbiamo scelta a sede della no-
stra decima riunione. Venezia, la bella Regina dell' Adriatico,
l'ammaliante sirena della laguna, esercita un fascino irresisti-
bile su chiunque ha animo di artista e cuore d' Italiano ; né si
può dire se più in essa vi attirino l'originalità della sua natura
anfibia, unica nel mondo, la peregrina bellezza della sua archi-
tettura, la ricchezza dei tesori artistici che vi sono profusi, o i
gloriosi ricordi della sua storia. Non si può venire nella patria di
Marco Polo, degli Zeno, dei Caboto, senza essere compresi di am-
mirazione per l'ardimento, per l'insaziabile sete di conoscenze
dei figli della grande Repubblica, che li spingevano in lontane
ed allora misteriose contrade, a sollevare per i primi un lembo
del velo che, avanti l'epoca del, rinascimento, avvolgeva l'Oc-
cidente e l'estremo Oriente; senza ricordare come fu Venezia
che, più d' ogni altra itala contrada, contribui a difiondere verso
Oriente il nostro idioma. Ed a noi è specialmente caro il ricor-
156 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
dare come la Repubblica di Venezia si sia acquistata una bene-
merenza speciale verso la nostra scienza, istituendo in Padova,
nel 1545, il primo orto botanico, mostrando cosi, anche in questo
campo scientifico, un nobile spirito d'iniziativa.
In nome delia Società botanica poi ringrazio le Autorità ed i
Corpi scientifici che vollero farsi rappresentare, e le distinte
persone che onorano della loro presenza la nostra Riunione. A
tutti è nota l'ospitalità e la squisita cortesia della cittadinanza
veneta, sempre pronta a stendere la mano a chi a prò della
scienza si adopra, e vari di noi conservano grata memoria delle
festose accoglienze ricevute qui in altre consimili occasioni.
E questa la decima volta che ci riuniamo in adunanza gene-
rale dopo la fondazione della nostra Società, e mi compiaccio
di vedere che, non ostante le molte difficoltà di vario genere
che si oppongono all'intervento numeroso dei soci, questi sono
accorsi da molte parti della terra « ove il si suona », dalle
Puglie fino a Trieste. Ciò prova come in quest' epoca di feb-
brile attività scientifica, in cui si moltiplicano i campi, e si per-
fezionano i mezzi di ricerca, sia sentito il bisogno fra i cultori
di una medesima scienza di conoscersi, di discutere a voce gli
argomenti che stanno loro a cuore, di imparare gli uni dagli
altri. E stata proclamata l'unità della scienza, vi sia pure unità
nel nostro lavoro, e concordia negli sforzi che ognuno di noi
fa per conquistare un piccolo lembo del Vero universale.
Ed ora, egregi Colleghi, incominciamo con animo sereno i
nostri lavori, i quali, grazie all' ospitalità veneziana, saranno
piacevolmente interrotti dalle visite ai tesori artistici e scientifici
della città e dei suoi dintorni.
II Presidente dà quindi la parola al Segretario Baroni perchè
comunichi il nome dei soci che hanno aderito al Congresso, e faccia
conoscere i doni pervenuti alla Società nei mesi decorsi.
Il Segretario Baroni legge anzitutto il seguente telegramma del
socio Conte prof. Passerini :
« Impedito recarmi Venezia invio salati amici colleghi, facendo
voti successo Congresso, prosperità Società botanica italiana.
« Passerini. »
Dice poi che hanno aderito per lettera o si sono scusati di non
potere intervenire i seguenti soci : prof. Biechi di Lucca, dott. Fan-
KIUXIONE GENERALE IX VENEZIA 157
tozzi di Pescia, dott.'' Lsvier, Signorini e Pampaloui, Miuch. Bar-
gagli. avv. Gaeta e prof. Pucci di Firenze, sig. Biondi di Custelfalfi,
prof. Cavara di Vallombrosa, prof. Goiran di Verona, prof. Piccone
di Genova, prof. Rodegher di Romano Lombardo, prof. Macchiati
di Caserta, dott. Pellegrini di Pisa, dott. Zancla di Castroreale,
dott. De Bonis di Bagnolo di Po, dott. Rossetti di Seravezza, dot-
tor Bottini di Pisa, prof. Delpino di Napoli, prof. Gentile di Porto
Maurizio, dott. Ross di Monaco, sig. Sandri di Pescia, prof. Cicioai
di Perugia, sig. Cortesi e dott. Béguinot di Roma, ing. Crugnola di
Teramo, prof. Geremicca di Napoli, sig. Grilli di Jesi, prof. Len-
ticchia di Como, Tenente Colonnello Micheletti di Napoli, dott. Mi-
rabella di Palermo, prof. Nicotra di Sassari, prof. Paolucci di Ancona,
sig. Piccioli di Bologna, cav. Schmitz di Firenze, prof. N. Terrac-
ciano di Caserta.
Il Segretario legge inoltre il S3guente telegramma inviato dal Co-
mitato dell' Esposizione agraria di Mirano:
« Comitato Esposizione agraria provinciale plaude opera Congresso
botanico italiano, saluta congressisti, convinto progressi Botanica
segnino nuovi trionfi agricoltura, dando vero indirizzo scientifico
arte dei campi.
« Ticozzi, Errerà, Comello, Giiirardi, Pitotti. »
Lo stesso Sagretario comunica infine i doni jjarvenuti alla Società.
Essi sono :
Cobelli dott. R. Materiali per la Fauna e la Flora di S^rrada e Flo-
rula della Cima di M. Maggio ; Rovereto, 1S99.
Massalongo dott. C. Di due mostruosità osservate nel fiore della
Pharhitis hispida Chois. (Estr. Atti d. E. Ist. Ven. d. Se. Leti.
ed Arti, Ad. 26 marzo 1899}.
— I Funghi della provincia di Ferrara. 1» serie ; Feri-ara, 1899.
Trotter A. Contributo alla conoscenza degli entomocecidi italiani
con la descrizione di due specie nuove di Andricits. (Estr. Eiv.
Pat. veg. Anno VII, n. 9-12).
— Credette Redi davvero che le galle ed i produttori di esse fos-
sero generati da un'anima vegetativa delle piante V Nota critica.
(Estr. Bull. So3. Ven. Treni. Se. JS'at. Tomo VI, n. 4).
De Toni G. D. Commemorazione del Conte Ab. Francesco Castra-
cane degli Antelminelli. (Estr. .Ve»;, della Pontifieia Ace. dei
2^'uovi IJneei. Voi. XVI).
LentieeJiia prof. A. L'alterazione delle acque del Lago di Lugano.
(Estr. Bivista It. d. Se. Nat. Anno X, fase. I).
— Variazioni morfologiche di vegetali spontanei e coltivati. lEstr.
yuovo Giorn. Bot. Nuova Serie, voi. Ili, n. 3).
— Contribuzioni alla Flora della Svizzera italiana. (Estr. Xuovo
Giorn. Bot., Nuova Serie, voi. Ili, n. 1).
153 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
Lentìcchia prof. A. Prima contribuzione alla Micologia del M. Ge-
neroso. (Estr. Bull. Soc. Bot. Ital., 13 febbraio 1898).
— Serie de formes tératologiqnes spontanées, observées dans le
Tessin. (Extr. Ardi. ci. Se. pliys, et ìiat., novembre 1891).
— Pbénomène d'altération de l'eau du lac de Lugano. (Extr. Ardi.
d. Se. pliys. et nat., octobre 1889).
Venturi G. Le Muscinee del Trentino ; Trento, 1899.
Bargagli P. Notizie intorno alcune malattie del Castagno. (Estr.
Atti R. Acc. d. GeorgofiU, voi. XXII, disp. 2*).
Barbosa JRodrigues J. Palmae novae Paraguayenses ; Rio de Ja-
neiro, 1899.
Robertson Ch. New or Little Ivnown Nortli American Bees. (Trans,
of the Ae. of Se. of St. Louis^ voi. Vili, n. 3).
Hitdicoak A. S. Ecological Plant. Geography of Kansas. (C. s., n. 4).
Collins Baker Frank. The Molluscan Fauna of Western New York.
(C. s., n. 5).
Woodivard C. M. The officienc}- of Gearing und Friction. (C. s., n. 6).
Kinsley C. Discussion of series dynamo-electric macliines. (C. s. n. 7).
Niplier F. E. A method of Measuring the pressure at any point on
a structure, due to wind blowing against that structure. (C, s.,
n. 1).
Schrenk von H. The trees of. St. Louis as influenced by the Tor-
nado of 1896 (C. s., voi. Vili, n. 2).
Combs R. Plants collected in the district of Cienfuegos, Province
of Santa Clara, Cuba, in 1895-96. (C." s., voi. VII, n. 17).
Trelease W. An unusual Phyto-Bezoar. (C. s., voi. VII, n. 18).
Hurfer J. A contribution to the herpetology of Missouri. (C. s.,
n. 19).
— Tille-page, Prefatory Matter and Index. Record from July 1
1891, to Dee. 31. 1897. (C. s., n. 20).
Borzì A. Contribuzioni alla Biologia vegetale. Voi. Il, fase. III.
Peckham G. W. and E. G. On the Instincts and Habits of the So-
litary Wasps. [Wisconsin Geol. a. Nat. Hist. Survey, Boll. n. 2).
Roth F. On the Forestry conditions of Northern Wisconsin. (C. s.,
Boll. n. 1).
Science (New Series). Voi. IX, n.» 231, 32, 33, 34, 35. Id., voi. X,
n.i 236, 37, 38, 39, 40, 41, 42.
Bullettino della Società Veneto-Trentina di Scienze Naturali. Anno 1899,
tomo VI, n. 4.
Wiener Illustrirte Garten-Zeitung . VI- VII Heft, 1899.
Bulletin of the Torrey Botanical Club. Voi. 26, n.' 6, 7, 8.
Bulletin de la Soaiété Imperiale des Naturalistes de Moscou. Anno 1897,
n.' 3, 4 ; Anno 1898, n. 1.
Revista Chilena de Historia Naturai. Anno III, n.' 3, 4, 5.
The Botanical Gazette. Voi. 27, n. 6 ; voi. 28, n. 1.
Le Monde des Plantes. 1 agosto-settembre 1899.
KIUNIONR GENEUALE IN VENEZIA 159
La Naturaìeza. Tomo II, n. 12; tomo III, n.' i, 2.
Bollettino del Naturalista. Anno 19, n. 8.
Bollettino del E. Orto Botanico di Palermo. Anno II, fase. 3-4.
Bollettino della Società Africana d' Italia. Anno 18, fase. V-VI, 1899.
Bullettino della Società Botanica Italiana. Anno 1899, n.' 4, 5, 6.
Xuovo Giornale Botanico (Nuova Serie). Anno 1899, n. 3.
The Gardeners Chronicle. Voi. XXVI, n. 661.
Atti della Società Toscana di Scienze Naturali. Processi verbali, adu-
nanze 20 novembre 1898, 29 gennaio 1899, 19 marzo 1899, 7 mag-
gio 1899.
Si votano ringraziamenti ai donatori.
Il Presidente, dopo avere espresso il proprio rimpianto per la
morte immatura del collega Alfonso Palanza, ed avere ricordato
come vari di noi lo abbiano conosciuto nella gita primaverile di
quest'anno alla Gorgona ed abbiano allora potuto apprezzare con
quanto ardore si dedicasse ai suoi studi prediletti, dà la parola al
dott. Jatta x^er commemoi-are questo nostro socio testé defunto.
Il socio Jatta si esprime nei seguenti termini :
ALFONSO PALANZA
Questo nostro consocio, che certamente avrebbe oggi richia-
mata la vostra attenzione su qualche suo nuovo contributo
alla flora del Mezzogiorno d'Italia, non ha risposto all'appello.
Egli si é spento nell' ancor giovane età di 48 anni, quando
cominciava ad arridergli un più lieto avvenire! — Permettete
che io compia il triste dovere di ricordarvi brevemente di lui
e dei suoi studi I
Nato da Amedeo Palanza e Albina Santopinto ad Aquila il 0 set-
tembre 1851, segui il corso degli studi secondari nel R. Liceo della
sua città natia e vi consegui nel luglio 1868 la licenza liceale.
Non essendo ricco, prima di recarsi a Napoli dovè rimanere per
diciotto mesi in Aquila per le condizioni di famiglia. In questo
tempo però non restò inoperoso, ma secondando la sua vocazione
per l'insegnamento tenne scuola privata, e fu incaricato di in-
vigilare le scuole elementari di Antrodoco e Borgo Velino diri-
gendone gli esami finali. Consegui nel 1809 in Aquila la patente
di grado superiore per maestro elementare ; ma dovendosi appunto
allora assegnare nella sua provincia una borsa per studi alla
160 EIU>iIONE GENERALE IX VENEZIA
Università di Napoli, egli la ottenne e ne profittò per recarvisi
subito ed iscriversi alla Scuola di Magistero presso l'Università
stessa, di cui segui il corso splendidamente, conseguendo per
concorso il premio universitario di Botanica con medaglia di
1" categoria.
Acquistata nel 1875 l'abilitazione all'insegnamento liceale, egli
insegnò Scienze naturali in vari istituti privati di Napoli fino,
al 1894, quando si trasferi in Bitonto per insegnare la stessa
materia nel Liceo Carmine Sylos.
Aveva già studiata sotto la scuola dell'illustre prof. Cesati la
flora del Napoletano e degli Abruzzi ; ma dal 1894 non si occu-
pava che delle piante del Barese, ed avendo già comunicate alla
Società Botanica Italiana le sue prime contribuzioni allo studio
di quest'ultime, ora per incarico della Provincia di Bari si occu-
pava della compilazione di un lavoro generale sulla flora della
Provincia, che egli aveva presso che condotto a termine con
quella coscienza e quella serietà che era solito portare in tutte
le sue ricerche.
Per questo lavoro si era dato negli ultimi tempi a percorrere
febbrilmente la Provincia di Bari, facendovi ovunque larghe e
proficue erborizzazioni. Nel luglio p. p. studiava il bacino del-
l'Ofanto, donde tornò il 16 luglio infermo di febbre perniciosa,
che in pochi giorni lo rese cadavere.
É morto alle 11 '/, del 26 luglio 1899 in Bitonto sua abituale
residenza, lasciando immersi nel dolore la moglie e cinque figli.
Di Lui ci avanzano: Un erbario generale, ed uno speciale del
Barese, che forse saranno acquistati dalla Provincia di Bari
per uno dei suoi Istituti ; le varie pubblicazioni comparse nel
Bullettino, e il manoscritto della flora del Barese. '
Pur morendo giovanissimo, lascia tra noi indelebile ricordo di
una non comune attività scientifica e di un animo nobilissimo.
Il Presidente ringrazia l'oratore per le parole dette in onore del
defunto PalRnza, e rammenta come questi avesse dedicato al suo
amico dott. Jatta una delle più belle piante nuove da esso trovate
nel Barese, la Linaria Jattae.
' Questo manoscritto sarà messo in ordine e pubblicato dalla Pro-
vincia, per cura del D."" A. Jatta.
■Js^
RIUNIONE GEXEUALB IN VENEZIA. 161
Si passa quindi alle comunicazioni scientifiche.
Ha per primo la parola il socio Massalongo che fa le seguenti
comunicazioni :
DI UN PROBABILE NUOVO TIPO DI GALLE ; NOTA PRE-
VENTIVA DEL DOTT. C. MASSALONGO.
I lichenologi, come é noto, disegnano col nome di cefalodi
delie locali escrescenze in forma di nodosità, lenticelle o tuber-
coli, esistenti sul tallo di non pochi licheni. Spesso si rinvengono
sulla faccia superiore del tallo {PelUgera aphiìiosa), altre volte
però sulla faccia inferiore {Solorina saccata), raramente infine
ancora nel suo spessore. Se si eccettuino forse quelli di quest'ul-
tima categoria, tutti gli altri cefalocll stanno d'ordinario in
stretta relazione col tessuto corticale tallino, dal quale sono in-
teramente circoscritti. Tali produzioni offrono struttura affatto
speciale, del tutto differente da quella del tallo del lichene sul
quale si osservano; differenza che si palesa nel grande e par-
ticolare sviluppo assunto dal loro tessuto pseudoparenchimatico
corticale, ma massimamente perchè contengono delle cellule
gonidiali, le quali spettano sempre ad un tipo di alga diverso
da quello esistente nel tallo normale. Cosi per esempio se in un
eterolichene i gonidi sono costituiti da un'alga cloroficea, quelli
dei rispettivi cefalodì saranno invece rappresentati da un No-
stoc o da qualche altra cianoficea. Il Forssell (in « Flora » 1884),
nelle sue importanti ricerche sui cefalodì, li considera come orga-
nismi accidentali, senza veruna determinata relazione colla vita
dei licheni; si potrebbe dire dei prodotti patologici nati da alte-
razioni locali del tallo, che si verrebbero a formare allorquando
le ife di questo vengono a contatto con alghe differenti da quelle
dei gonidi che gli sono propri.
Chi desiderasse conoscere maggiori particolari sulla morfolo-
gia dei cefalodì, oltre che la memoria del Forssell, potrebbe
consultare ancora la « Monographia Lichenum It. Meridionalis »
del nostro illustre collega A. Jatta, dove il lettore troverà un
riassunto abbastanza esteso, relativo alle singolari produzioni
in parola. Da quanto però venne in succinto esposto, sembre-
rebbe evidente che i cefalodì sieno il risultato della l'cciproca
reazione fra le ife talline di un lichene ed un'alga estranea
162 KIUXIONE GENERALE IN VENEZIA
a quella costituente i gonidi normali; reazione che si manifesta
con una locale escrescenza. In altre parole si avrebbe un anor-
male sviluppo provocato sul tallo da alghe particolari, ragione
per cui i cefalodì potrebbero risguardarsi come galle deter-
minate da alghe, cioè dei ficocecidi.
Ulteriori ricerche, ch'io pure mi propongo di fare, allo scopo
di verificare le modalità e condizioni di sviluppo dei cefalodì,
dimostreranno se la loro interpretazione biologica qui, e già ante-
riormente dal Lundstroem ' sospettata, meriti o no conferma.
Ad ogni modo ho creduto opportuno, a mezzo di questa nota
preventiva, di sottoporre fin d'ora la questione al giudizio dei
miei colleghi, colla speranza di essere illuminato sur un argo-
mento che offre di certo, dal punto di vista biologico, non poco
interesse. Qualora infatti venisse in avvenire dimostrato che i
cefalodì entrano nel dominio della cecidiologia, essi costituireb-
bero un gruppo di galle assai singolari, perchè si verificherebbe
il caso unico nel suo genere, di piante cioè risultanti dalla sim-
biosi mutualistica di un fungo con un' alga, le quali servirebbero
simultaneamente di substrato a delle galle in cui lo stesso fungo
vivrebbe in simbiosi antagonistica con un' altra alga.
Qui credo inoltre di dover rilevare che se la natura cecidio-
gena dei cefalodì verrà messa fuori di dubbio, un nuovo ar-
gomento indirettamente potrebbe forse in ciò aversi a favore
della teoria, o meglio dottrina algo-micelica, dei licheni.
DI DUE GALLE RACCOLTE IN SIBERIA ED IN LAPPONI A DA
S. SOMMIER. - CENNO DEL DOTT. C. MASSALONGO.
Vari mesi fa l' illustre nostro presidente Comm. S. Somraier
inviavami degli esemplari di Calamagroslis lapponica e Ritbus
arclicus, da Lui stesso raccolti in Siberia, nel dominio del fiume
Ob, ed in Lapponia, infetti da galle, le quali, sebbene note per
altre piante, non furono sinora riscontrate sopra le due specie
menzionate. Per questo motivo ed in considerazione ancora del
fatto che pochissimo si conosce intorno ai zoocecidì dell'estremo
settentrione dell'Asia, ritengo utile di farne in questo luogo un
breve cenno.
^ Pflanzenhiologische, Studien II, p. 70; Stockholm, 1887.
RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 163
Calamagro!»tis lappoiiicu Wahlb.
Tylenclws sp. — L'ovario dei fiori, sotto rinfluenza del pa-
rassita, si ipertrofizza, venendo trasformato in una galla sub-
fìaliforme di color oscuro e della lan<;liezza di circa cinque
millimetri, su due di diametro. In questa trasformazione le pa-
reti ovariche mostransi anormalmente inspessite; ricorderò
inoltre che la regione superiore della galla, ristretta e tubu-
losa, è un poco scabra alla superficie. Le altre parti del fiore
non subiscono, da quanto sembra, alterazioni apprezzabili ; va
però notato che le infiorescenze delle piante invase da questo
verme sono molto depauperate, essendo costituite da pochi fiori
solamente. Un elmintocecidio simile a quello qui descritto, si
conosce per varie altre Poaceae, ma finora non era stato in-
dicato sulla Calamagrostis lapponica.
Ab. Negli sfagneti della tundra lungo il fiume Ob, presso la
località « Or-niolf>\ Sett. 1880, S. Soiuinier.
Riibus art-i 6KIIS L.
Ernfophyes silmcola (Can.) Nalepa, Das Tierreich, IV'* Lief.
Acarina, p. 28, n.' 85. — Phytoptus Can. Prospetto Acarofauna,
Parte VI, p. 780, tav. 60, fig. 3-4, Padova, 1894. — Cìenera
delle piccole galle cefaloneiformi situate sul lembo delle foglietta
della foglia. Per lo più esse si sviluppano sulla loro pagina in-
feriore, dove producono dei rigonfiamenti subglobosi od ovati,
più o meno irti alla superficie e misuranti 1-2 mill. di diametro.
Il loro ostiolo epifillo giace all'apice di una specie di vòlta o
gibbosità appena sporgente dalla pagina sui)eriore delle fogliette,
ed è fornito nel suo contorno di [teli. Talvolta però le galle
sono anche orientate inversamente. La cavità di questi cecidi
è irregolare a motivo di escrescenze centripete delle loro pa-
reti, le quali, in confronto del lembo noi-male delle foglie, si
presentano un poco più inspessite. Corrispondono queste galle
per i loro caratteri quasi interamente a quelle provocate dalla
stessa specie di ceciiliozoo sul Rulms saxaiìlis (Conf. Canestrini
in 1. s. e, tav. 60, fig. 8; C. Massai., Acarocecid. FI. Veron.,
164 RIUNIONE! GENERALE IN VENEZIA
Ulteriori Oss. ed Aggiunte, in Nuovo Giorn. bot. ital., voi. XXIII,
p. 481, n. 32).
Ab. Luoghi torbosi presso Bossekop (Alten) in Lapponia ;
Agosto 1879, S. Somraier.
Il socio Jatta, riguardo alla prima comunicazione del collega
Massalongo, si permette osservare che, ammessa la simbiosi algomi-
celica nei licheni, il concetto del professor Massalongo può rico-
noscersi esatto. Nei cetalodì forse si riscontrerebbe il caso di una
simbiosi antagonistica ; ma ben diversa da quella che volle ve-
dere il Maine nei talli ordinari, e che il Funfsttick attribuì giu-
stamente ad una cattiva interpretazione delle cellule oleifere. E
certo, data la presenza necessai'ia di un' alga eterogenea, il cefa-
lodio da essa prodotto può avere il valore di un ficocecidio. In
ordine ai cefalodì però bisogna notare che essi sono sempre pro-
dotti dallo intervento di un' alga cianoficea su talli che oi'dinaria-
mente contengono alghe a clorofilla verde per gonidi. Questo av-
viene anche nelle Peltigere. Infatti mentre tutte le specie di questo
genere contengono ordinariamente gonidi dei Nostoc, solo la P.
aphthosa e la P. venosa hanno gonidi con clorofilla verde forniti da
uno SticlioGOGCus. Ora mentre le prime non hanno mai cefalodi, questa
due ultime sj^ecie ne producono abbondantemente, e li producono
mercè lo intervento di quegli stessi Nostoc che forniscono alle altra
specie gli ordinari gonidi.
Sulla questione dei cefalodì non si è detta I' ultima parola ; ma
egli crede che il professor Massalongo abbia ragione nel ritenere
che dessi possano darci una nuova conferma per la teoria algo-
micelica. Che invero, se si volesse per poco continuare a considerare
i gonidi come organi speciali dei licheni, la genesi e la natura di
queste accidentali formazioni del tallo lichenico resterebbero addi-
rittura inesplicabili.
Il socio Massalongo risponde al dott. Jatta confermando che la
interpretazione dei cefalodi come galle può solo aver valore, qua-
lora si considerino i gonidi come vere alghe viventi in simbiosi
con funghi sj)eciali.
Il socio De Toni, a proposito della comunicazione del prof. Caro
Massalongo, richiama 1' attenzione sopra alcune alghe cecidiogene,
tra le quali ricorda la Phytopliysa Treitòù' descritta dalla signora Anna
"Weber van Bosse, alga la quale produce delle deformazioni a guisa
di galle in una pianta fanerogama, Pilea tvianthemoides. Ricorda
pure i noti batteriocecidi osservati dal compianto F. Schmitz nelle
alghe marine.
RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 165
Ha quindi la parola il Vice-Presidente Arcangeli per presentare
i due seffueuti lavori :
SUI FRUTTI DI JUXIPERUS DRUPACEA. — NOTA DI
G. GAETA.
Non potendo, con molto mio dispiacere, intervenire a cotesto
Congresso della nostra Società Botanica Italiana, mi permetto
presentare a mezzo del prof. Arcangeli diversi frutti o drupe
d' Janiperiis drupacea, prodotti da una pianta che fa parte della
collezione di Conifere fatta da me nel mio bosco sperimentale
di Moncioni, Comunità di Montevarchi, Provincia di Arezzo.
Credo non comune e poco diffusa la detta pianta e di difficile
fruttificazione. Ritengo perciò poco conosciuti i suoi frutti, di-
versissimi da quelli degli altri ginepri, sia per le dimensioni,
sia per la conformazione. Possiedo un unico esemplare femineo
di detto ginepro piantato da me nel 1872. Ha una bella forma
perfettamente conica ed è foltamente ramificato fino dal piede. Ha
raggiunta l'altezza di circa 7 metri, ed è molto ornamentale.
Due anni or sono per la prima volta produsse un solo frutto.
In quest' anno ne ha prodotti parecchi e pressoché tutti dal lato
sud-est, ove alla distanza di metri sei trovansi diverse piante di
Juniperus communis, che debbono aver servito col loro polline,
trasportato dai venti, principalmente da quella parte, alla fecon-
dazione dei fiori femminei di quella pianta dioica.
h' Janiperus drupacea Labili, è pianta indigena della Siria
orientale e di altre parti dell'Asia minore. Trovasi anche in
Grecia e particolarmente nel Peloponneso. Secondo Carrière,
Traile gèn. des Conif., ed. 2', pag. 9, ed anche secondo Beiss-
ner, Ilandbuch der Nadelholzkunde, pag. 140, fu introdotto in
Francia nel 185G ; secondo Kotschy, NadelhOlzer, pag. 310, nel
1854. Altri lo dicono introdotto in Francia e in Inghilterra nel
1820. Fu descritto per la prima volta da Labillardière, Plani.
Sijr., décad. II, 14, tav. 8. Era però conosciuto anche circa tre
secoli avanti, ed è ricordato e succintamente descritto (senza
essere denominato) fra i ginepri maggiori da Pietro Belon nella
sua opera pubblicata a Parigi nel 1588 intitolata : Les obser-
vaéioìis de plasieicrs singularilès et choses nièmorahles trou-
vées en Grece, Asie, Inde, Egypte, Arabie et aulres pays
Bull, della Soc. boi. ital. » **
166 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
èlrangers. — Parlatore, in DC. Coniferae, pag\ 476, lo descrive
come appresso :
« /. drupacea (Labili. ! PL Syr., décad. Il, p. 14. t. 8) arbor
cortice cinereo, trunco erecto ramoso, ramis subteretibus, erec-
tis A^el patulis, ramulis subtriquetris, foliis rigidis ternis ap-
proximatis, interne adnato-decurrentibus, reliqua parte liberis,
patentibus vel patentissimis, lanceolatis acutis vel acuminatis,
mucronato-pungentibus, quandoqiie obtusiusculis, supra levitar
canaliculatis et juxta nervum longitudinalem latiusculum vix
prominentem viridem utrinque fascia albida notati s, subtus con-
vexo-carinatis nervoque longitudinali prominenti notatis viri-
dibus, marginibus obtusiusculis viridibus, eglandulosis, amentis
masculis in ramulo brevi erectis solitarie terminalibus par-
vis subglobosis, galbulis drupaceis magnis subglobosis vel ovali-
bus e coeruleo-rufescentibus, rore glauco adspersis, squamis 6
raro 9, trifariam imbricatis connatis, bractearum margine api-
ceque acuto subreflexo liberis, nuce subovata magna trilo-
culari, loculis parvis, nuculam solitariara gerentibus, nuculis
ovato-oblongis, testa loculorum fundo adhaerenti. o- In mon-
tibus Orientis iiiter 2000-5000 ped. elevationera nunc s^dvas
constituens, nunc inter Pinos et Quercus dispersa: in monte
Malevo Laconiae orientalis ubi rarissima (Heldr.! Orplianides!),
monte Olympo (Schmidt !), Tauro Caramanico a Karaman ad
Elmenech (Heldr.!), in Bnlgar-Dagh (Kotschy!), in Giilak-
Boghas (Boiss.!), supra Pj^las Ciliciae (Balansa n. 829), in monte
Casgio, Diebél Lacara Syriae (Labili. !) et in Antilibani monte
Herman (Kotschy !), in monte Libano prope Cedreta (Boiss. !
herb.). Extat etiara in herb. Boiss. ex insulis Gafda et Gai-
douronisi insulae Cretae adjacentibus a ci. Heldreichio lecta
n. 1470, sed sub hoc numero /. macrocarpani tantum ex iisdem
insulis misit. Heldr. Endl. Conif., p. 8 ; Carr. Conif., p. 8. Ar-
ceuthos drupacea Ant. et Kotschy ! Oester. bot. Wochblatt.
3 Aug. 1854 ; Antoine Die Cupressin. Gatt. p. 1 var. a et ^ t. 1,
5. Haìfel fructus toto Oriente notissimus. Arbor usque ad 30 ped.
alta. Folla 15-20 mill. longa, 3-4 mill. lata, superiora breviora
confertiora et quandoque obtusiuscula. -Ji'ructus dulces, edules,
18-25 mill. longi, 15-22 mill. lati (v. v.). »
Il frutto 0 drupa è rimarchevole non tanto per la grossezza
quanto per il colorito ; è ovale, ottuso, talvolta subsferico, di
KIUNIONE GENERALE IX VENEZIA 167
circa 20 a 25 mill. di lunghezza e 15 a 22 di larghezza, soli-
tario, composto di sei e talvolta di nove squame carnose dispo-
ste in tre verticilli, ma però distinte per l'aggetto dei loro con-
torni. Esternamente è ricoperto di una glaucescenza farinacea
e contiene un nocciolo ovoide durissimo avente d'ordinario tre
celle e talvolta una sola per mancato sviluppo. Ha circa la gros-
sezza di una pruna ordinaria ed è di un colore porpora oscuro
cosparso di polvere glauca. Gli abitanti dei paesi dei quali é
indigeno ne mangiano la parte carnosa che contorna il noc-
ciolo. Beissner, loc. cit., dice che vien conservata come poltiglia
condensata al fuoco e come mezzo di nutrizione. Carrière, loc.
cit, dice che questa parte carnosa non ha niente di gradevole,
per avere un forte odore di resina e perchè fibrosa e quasi
spugnosa.
La detta pianta appartiene alla tribù delle Capressineae, alla
sottotribù delle Junipereae, sezione Caryocedras. È un albero
altamente decorativo, in specie se posto isolato ; si eleva da 10
a 12 m. Da noi è rustico. In Germania, scrive Beissner, op. cit.,
loc. cit., disgraziatamente non può raccomandarsi che per le
località di clima più dolce. Prospera in terreni anche asciutti, e
secondo Kotschy produce un legname rosso-bruno molto duro.
Amerei conoscere se ne esistono grandi esemplari nell'Alta
Italia, e gradirei sapere se alcuno dei congressisti ha notizia che
abbia fruttificato. Beissner mi scrisse di recente che in gene-
rale è raro, e che in Germania ne esistono dei bei esemplari
al Castello di Heidelberg e in altri giardini dell'ovest, ma non
è a sua notizia che Onora alcuno vi abbia fruttificato.
GLI STUDI DELLO CZAPEK SUI TESSUTI LIGNIFICATI ED
I PROCESSI PER COLORARLI STABILMENTE. — NOTA
DI G. ARCANGELI.
Le reazioni che vengono impiegate per riconoscere i tessuti
lignificati sono adesso beh numerose. A tale scopo infatti si im-
piegano parecchi fenoli in soluzione acquosa od alcoolica, che
in presenza di acido cloridrico si colorano in rosso, in violetto,
in verde ed in giallo, come pure amine aromatiche, che in so-
luzione semplice od acidulata colorano in giallo le cellule Ugni-
168 RIUNIONK GENERALE IN VENEZIA
ficate, e si conoscono altresì materie coloranti die si fissano di
preferenza sopra tali pareti. Le spiegazioni però ctie si danno
di tali reazioni non si possono dire ancora bene stabilite. Tie-
mann ed Haarmann riferirono tali reazioni alla Coniferina, il
Singer ritenne che oltre la Coniferina vi prendesse parte pure
la Vanillina. Nickel e Seliwanow ammisero invece che queste
reazioni derivassero da composti aldeidici; secondo però le ri-
cerche recenti dello Czapek, le cose starebbero in ben altri
termini. *
Quantunque i tentativi fin qui fatti, per isolare il composto-
speciale che dà luogo a tali reazioni, sieno andati a vuoto, lo
Czapek ha risoluto il problema che per la prima volta fu ten-
tato da Singer e successivamente da Hoffraeister, Seliwanow,
Nickel, Alien, Tollens, Ihl e Lindsey.
Se, come ha fatto l'A., si fanno bollire delle scheggie di le-
gno in una soluzione concentrata di cloruro di stagno, dopo il
raffreddamento del liquido si può riscontrare che, tanto il le-
gno come il liquido soprastante, danno la reazione con fioro-
glucina. Se inoltre si sbatte il legno così trattato con etere o
benzolo e si saggiano questi liquidi, dalla reazione intensa che
danno con floroglucina si rileva che la sostanza cromogena viene
separata e si può estrarre con etere, benzolo ed altro liquido.
La soluzione fredda di bisolfito sodico opera come il cloruro di
stagno. L'A. ha pure potuto constatare che, anche senza pre-
cedente separazione, l'alcool, il benzolo e l'etere bollenti danno
un estratto che dà la reazione della lignina.
Per l'estrazione di questa sostanza allo stato di purezza sem-
bra che si presti solo il cloruro di stagno. Da un chilogramma
di legno 1' A. ha potuto estrarre una minima quantità di una
polvere gialliccia o bruna, che dà intensamente la reazione
delle membrane lignificate. Bastano le più piccole tracce di
questo corpo, per ottenere questa reazione, ed una mescolanza
di questa sostanza con soluzione alcoolica di floroglucina è il
reagente più sensibile pei vapori di acido cloridrico. Una solu-
zione di questa sostanza, acidulata con acido cloridrico, sarebbe
un reagente sensibilissimo della floroglucina, superiore all'acido
vanillincloridrico impiegato da Lindt.
Zeitschr. fur wiss. Mikroskoine. Band XVI, Heft 1 (1899), p. 119.
RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 169
L'A. chiama questa sostanza adromale dal nome di adroma
proposto dall' Haberlandt, e sarebbe da ritenersi un prodotto di
sostituzione del benzolo, che è di notevole importanza, in ri-
guardo a questioni botaniche e microtecniche. Esso figura nel
legno disseccato per una quantità dall'I al 2"/„; ed i tessuti
che ne furono privati per mezzo del cloruro di stagno, si colo-
rano in violetto col cloruro di zinco jodato, e si sciolgono nel
liquido cupro-ammonico. Da ciò 1* A. conclude che la cellulosa
sia la sostanza produttrice delle adromale, e che la sostanza
delle membrane lignificate che dà la reazione della lignina, in-
sieme a piccole quantità di adromale libero, sia un etere adro-
malcellulosico.
Le colorazioni che si ottengono coi reagenti sopra indicati
d'ordinario non sono durevoli, e non si possono conservare che
eccezionalmente, come avviene pel colore giallo che si ottiene
col solfato di tallina. Per ottenere quindi colorazioni durevoli
ed atte ad essere conservate bisogna ricorrere ad altri reattivi.
Numerose sono le sostanze coloranti che si prestano a questo
scopo, e che sono adesso frequentemente impiegate, e colle quali
ai possono pure ottenere doppie colorazioni. Parecchie di queste
si trovano riportate in un lavoro del Vinassa, ' con le indica-
zioni più importanti riguardo alle loro qualità, alle colorazioni
che forniscono ed al modo d'impiegarle. Fra i numerosi metodi
di colorazione i migliori trovansi riportati dallo Zimmermann
e dallo Strasburger.
Secondo lo Zimmermann, ' per colorire le membrane lignifi-
cate, è molto adatta la fucsina già impiegata dal Van Tieghem
e dal Berthold. Egli suggerisce a tale scopo d' immergere le
sezioni dapprima in una soluzione di fucsina per un quarto
d'ora od anche più, e quindi lavarle per breve tempo in una
soluzione di acido picrico (1 p. di soluzione alcoolica concen-
trata in 2 p. di acqua), ciò che dà luogo ad una colorazione
scura, lavarle con alcool, passarle al xilolo e montarle al
balsamo.
' Vjnassa e., Beilrage zur pharmakognostichen Mikroskopie in Zeit.
Schrift. fur wiss. Mikroskop., Bd. Vlìl, Heft 1, 1891, p. 31.
2 Zimmermann D."- A., Die hotanische Mikrotechnìk, Tiibingen, 1892,
p. 145.
170 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
Per ottenere colorazioni doppie, dopo aver lavato i preparati
in alcool, r A. suggerisce di passarli in soluzione di ematossi-
lina (la soluz. Bòhmer), di azzurro di anilina, di azzurro di me-
tile 0 di azzurro di Berlino, e quindi, dopo averli lavati in al-
cool assoluto e passati al xilolo, includerli nel balsamo. Cosi si
hanno le membrane lignificate colorate intensamente in rosso,
e quelle di pura cellulosa in violetto od azzurro, L'A. sugge-
risce pure l'uso della fucsina acida o fucsina S., la safranina
air acqua di anilina ed il violetto di Genziana.
Lo Strasburger nel suo Botanische Practioimi ' propone il
verde all' Iodio ed il carminio alluminoso, come pure la picro-
nigrosina ed il picro-azzurro di anilina, nonché le soluzioni di
safranina, le soluzioni di fucsina, riguardo alle quali cita lo Zim-
merraann. Egli fa notare quanto sia importante che queste co-
lorazioni sieno ottenute con colori stabili, ed a questo proposito
cita come ben resistenti e conservabili le doppie colorazioni con
verde solido e della purpurina, con crisoidina ed azzurrina o
purpurina, ed assai si difìbnde sopra tale argomento.
Fra tutti questi processi però che vengono indicati, havvene
uno che mi pare meriti di essere particolarmente segnalato per
la sua semplicità, e per la celerità con cui si può mettere in
opera. Questo consiste nell'uso di una soluzione acquosa mista
di fucsina e iPxetilverde, simile a quella proposta dal Guignard ^
per la rapida colorazione del protoplasma e del nucleo delle
cellule. Questo liquido è stato da me preparato sciogliendo */, gr.
di metilverde in 100 gr. di acqua, e '/, gr. di fucsina in 10 gr.
dello stesso liquido. Le due soluzioni furono poi mescolate in
proporzioni tali da ottenere un liquido di color violetto intenso,
ciò che si ottiene unendo a 4 volumi della prima un volume
della seconda.
Per effettuare la colorazione con questo liquido, dopo aver la-
vato le sezioni che si vogliono colorare con acqua distillata, si
tengono immerse in una piccola quantità di esso per circa 8-10'.
Dopo di ciò si lavano con acqua e successivamente con alcool
ordinario alcune volte, e si termina di lavarle con alcool asso-
1 Vedi la terza edizione 1897, p. 190-192.
* Développement et constitution cles anthérozo'ides, E,ev. gén. de Bot,,
I, p. 2-19.
KIUNIONE GENERALE IN VKNEZIA 171
luto. Si cessano i lavaggi all'alcool quando si vede che le parti
lignificale hanno preso un color violaceo o rosso-violaceo assai
manifesto, e le altre una colorazione azzurra o verde-azzurra.
A questo punto si passano nell'olio di Cajeput od in xilolo, dove
si lasciano [)oclii minuti, e si mentano al balsamo od alla dam-
mara. Mediante questo processo ho potuto ottenere buone pre-
parazioni di fusti, radici ed altri organi appartenenti a piante
differentissime, nelle quali le parti lignificate erano colorate in
rosso-violaceo o violaceo e quelle non lignificate in azzurro o
verde-azzurro. Questa colorazione è riuscita pure in vecchie
fettoline tolte da vecchie preparazioni in gelatina e glicerina,
le quali per questo mezzo sono state rimesse a nuovo e ridotte
adattissime per la dimostrazione del differente contegno dei vari
tessuti rispetto alle materie coloranti sopra ricordate. Cosi ap-
punto è stato praticato sopra vecchie sezioni di Sambucus nigra,
Cunonia capensis, Nicotiana glauca, Franciscea eximia, An-
giopterìs creda ecc., che erano state preparate e conservate in
glicerina e gelatina fino dal 1890, e qualcuna fino dal 1871, che
per quanto il liquido conservatore si fosse ingiallito e colorato
in giallo, ed esse stesse fossero alquanto ingiallite, hanno preso
la doppia colorazione, dimostrando con ciò che il lungo tempo
trascorso non aveva indotto nelle parti lignificate sensibili al-
terazioni.
Questo processo a me sembra sia particolarmente da racco-
mandarsi per la rapidità con cui si può mandare ad effetto.
Infatti, spesso bastando solo un quarto d'ora o poco più per
ellettuarlo, può praticarsi nel breve tempo di una lezione, si-
milmente alle colorazioni che si ottengono con floroglucina ed
acido cloridrico o coi sali di anilina, ciò che torna sommamente
vantaggioso per la dimostrazione delle cellule lignificate e delle
loro più importanti proprietà.
Il Presidente Sommier, a proposito del lavoro del socio Gaeta,
osserva che l'autoi'e, avendo trovato i frutti del Juniferiis druiìacea
dalla parte ove cresceva un individuo di J. communis, ha supposto
che si dovesse trattare di ibridismo fra queste due specie ; ma trova
strano che i frutti di J. drnparea abbiano raggiunto cosi notevoli
proporzioni, mentre quelli del J. communis sono molto piccoli, e .si
domanda se non si tratti piuttosto di un'apparente partenogenesi.
172 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
Il Vice-Presidente Arcangeli nota che, appena ebbe presa co-
gnizione del lavoro del socio Gaeta, gli parve subito trattarsi di un
fatto molto interessante. Forse potrebbe darsi che, come ba supposto
il Presidente, si trattasse dello sviluppo dei frutti iudi2:)endentemente
dal concorso del polline, cosa cbe potrà verificarsi facilmente con
l'esame dei frutti medesimi, ricercando nei semi l'embrione.
Il socio De Toni presenta a nome del socio prof. Saccardo la
seguente nota :
SULLA PIÙ ANTICA PUBBLICAZIONE DI PLANTAE EXSIC-
CATAE. — NOTA DI P. A. SACCARDO.
Secondo Alfonso De Candolle nella sua esimia Phytographie
(Paris, 1880, p. 345), Federico Ehrhart fu il primo a pubblicare
nel 1787 una collezione di piante secche, col titolo: Arbores, fru-
tices, sujfrutices, Hannover, 14 fase. fol. Ora non sarà senza inte-
resse sapere che già intorno al 1700 Giacomo Petiver, botanico
inglese (16.58-1718), aveva introdotto questo processo, che ha
reso e rende i più segnalati servigi alla scienza, permettendo
la precisa identificazione delle specie e forme vegetali, giusta il
concetto degli stessi autori. In fatto, alia fine del IP volume di
Jacobi PeiiveH Opeìxi Historìam naiuralem spectanlia ^ si tro-
vano stampati tre cataloghi o schedari in fogli grandi ripiegati
e col verso bianco, intitolati :
. 1. Hortus siccus cMrurgicus.
2. Hortus siccus pharTnaceuticus.
3. Botanicum anglicum, « or the english Herball, wherein
is contained a curious collection of real Plants; being
the true Patterns of such Trees, Shrubs and Herbs, as
are observed to grow wild in England. »
In questi cataloghi sono stampate le schede, abbastanza di-
stanti fra loro, per poter essere tagliate una a una. Ogni sche-
dula (« affixed to each Plant ») contiene « an account of their
Names, Places where growing, and Times of flourishing; as also
^ L' opera porta la data London 1767, ma è una riunione postuma
di tutti i lavori stampati anteriormente in varie epoche, persino con
tipi e formati diversi, da Giacomo Petiver.
lUUNIOKE GENERALE IX VENEZIA 173
what parts and preparations of each Plant are most use. » Che
tali collezioni di piantai slcccu fossero pubblicate in numero e
vendibili, appare dalla indicazione seguente stampata sotto il
titolo del catalogo o schedario: « Sold by Samuel Smith at the
Princes Arms in-St. Paul's Church-yard, London. »
Ecco tre esempì di schede copiate dalle tre collezioni del
Petiver :
(1) A. Urtica offlc. urens maxima C. B, Raij Cat. Augi. & H.
PI. 160. Usy HerM tota. Praep. Aq. — Aestate floret, ad
sepes & in locis ruderatis. Common Nettle.
(2) A. Serpillum citratum Ger. seu foliis Citri odore C. B.
Raij Cai. Angl. & H. PI. 522. Usu tota Het^M. Praep.
Aq. Spi. & 01. SUL — In montosis sed rarius. Lemon
Thyme.
(3) A. CoLOCiNTHis ofTic. fructo rotundo minor. C. B. Raij H.
PI. 642. Usu Medulla arida Fructuum.. Dos. ad 3). Praep.
TrOCh. COLOQDINTIDA.
Delle collezioni del Petiver non vidi a vero dire finora alcun
saggio, * ma il documento da me illustrato è troppo sicuro ed
evidente perchè si possa sollevare il menomo dubbio sul tro-
vato dell'operoso aromatario e botanico inglese." Non pare sia
* Xel n. 4S7, May 1899, p. 227 del Journal of Botany di Londra
stampai uu cenno suU' utilissima iniziativa del Petiver, raccoman-
dandone ai botanici inglesi la conferma. Non deve essere impossi-
bile rinvenire nei vecchi erbari di Londra (specialmente in quelli
del Britisb Museum o della Società Liuueana) o le intere collezioni
Petiveriane o almeno degli esemplari staccati insieme allo caratte-
risticbe schede.
* È già noto (Cfr. Saccardo, Il primato defili Italiani nella bota-
nica, Pad. 1893, p. 45) che Paolo Boccone pubblicava in Catania
nel 1GG8 due manifesti o cataloghi di semi e piante italiane e spe-
cialmente siciliane, che egli offriva honesto prefio ai cultori di Flora,
affine sia di divulgarne lo studio e sia di procacciarsi i mezzi pe-
cuniari per stampare le lodate sue opere ed iconografie. E chiaro
che l'ottima iniziativa del Boccone non ha che fare colla pubbli-
cazione di collezioni uniformi di piante secche, quantunque possa
averne suggerita l' idea.
174 RIUNIONK GBINERALE IN VENEZIA
stato prevenuto da altri, e se è cosi veramente, è giusto e do-
veroso raccomandare la memoria di lui ai botanici viventi e
ai posteri. In ogni parte del mondo è seguito ora con immenso
vantaggio della scienza il sistema da lui iniziato: si sappia al-
meno che questo iniziatore fu Giacomo Petiver.
Il socio VoGrLiNO fa la seguente comunicazione :
LA LOTTA PER L'ESISTENZA NEL GENERE BOLETUS. —
NOTA DI P. VOGLINO.
Non sempre i vegetali possono trovare le condizioni adatte
al loro accrescimento, oppure, anche trovandole, una specie può
venire ostacolata nel suo sviluppo da un' altra, tantoché mentre
alcune forme sono diffuse in quasi tutte le regioni italiane,
molte altre sono limitate ad alcuni punti e se anche tendono
ad estendersi ne lo sono subito impedite da qualche altra specie.
Questi fatti sono abbastanza frequenti non solo nelle fanero-
game ma anche nelle crittogame. È la lotta per 1' esistenza che
si rende manifesta, forse anche con caratteri più salienti, nel
regno degli esseri inferiori. La conferma di un tal fatto l'ho
potuta avere osservando in una data regione 1' enorme sviluppo
del Boletus satanas a danno del B. eclulis.
In un boschetto di faggio sotto al grande masso detto del
Cepai a breve distanza dalla borgata Tornelli di Viù (Valli
di Lanzo) fin da tre anni fa notavo dal Luglio al Settembre un
buon numero di esemplari di B. ediUis ed una quantità molto li-
mitata di B. satanas. L'anno dopo, quantunque in tutte le altro
località fosse abbondante il raccolto del B. editlis, non mi fu dato
di trovarne che una quantità minima, mentre era di molto cre-
sciuto il numero dei B. salanas. Avendo bisogno di ben studiare
il micelio del B. edulis per completare alcune ricerche intorno
alla sua coltivazione artificiale, raccolsi in vicinanza degli esem-
plari delle zolle quadrate di terreno della profondità di 40 a
50 cm. avendo cura di disgregarle il meno che mi era possibile.
In alcune parti asportai anche un certo numero di radici. In
tal modo potei esaminare attentamente il decorso del micelio e
KlUXIONE GEXKUALE IN VKNEZIA 175
la sua forma. Per studiare il micelio seguii il metodo della im-
mersione della porzione di terriccio aventi i corpi fruttiferi, nella
soluzione concentrata di potassa. Allontanando quindi gradata-
mente, col microscopio a dissezione, i detriti minerali e vege-
tali, potei mettere allo scoperto lunghissime porzioni di micelio
che erano in diretta relazione col corpo fruttifero.
Il micelio del B. ediUis è costituito di esilissime ife incolore,
ramificate, che si anastomizzano e si riuniscono in filamenti. Il
micelio si trova sempre, prima della produzione del cori)0 frut-
tifero, ad una profondità di 20 a 25 cm. ed anche più. I gruppi
di filamenti che danno poi origine ai corpi fruttiferi si dispon-
gono in direzione perpendicolare alla superficie della terra. La
spora germinando produce micelio il quale si addossa alle ra-
dici delle piante legnose senza però impedire il regolare sviluppo
dell'ospite. Notai frequentemente la formazione di un rivesti-
mento simile alle micorize di altri funghi. Dalia superficie
esterna di tale rivestimento si estendono delle ife verso la su-
perficie della terra. Queste ife producono coniclii catenulati i
quali hanno una vita brevissima, germogliano in poche ore,
dopo due giorni al più perdono completamente la facoltà ri-
produttiva. I conidii sviluppandosi producono micelio saprofita
che vive a spese dei detriti e quindi si estende in modo straor-
dinario, si scinde in diverse porzioni che strisciano anche lungo
la superfìcie della terra e quindi si riunisce in un pseudoparen-
chima che produce in poche ore il corpo fruttifero. Ho potuto
convincermi che i filamenti miceliari per produrre cori)i frut-
tiferi devono avere una certa lunghezza senza rii)iegarsi sopra
se stessi, dal fatto che collocando in una cassetta tenuta in am-
biente umido una zolla di terra della lunghezza e larghezza
di 30 cm. è della profondità di^5 cm. non potei avere mai organi
di fruttificazione, mentre zolle di una superficie doppia produs-
sero un certo numero di corpi fruttiferi.
L'aver notato frequentemente filamenti miceliari addossati
alle radici di faggio mi indusse anche a verificare quale relazione
poteva esistere fra il faggio ed il fungo, osservazioni che mi
servirono a completare le ricerche intorno alla coltivazione
artificiale del Bolelus stesso. In quattro cassette di legno aventi
una parete laterale in vetro coltivai pianticine di faggio in
J76 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
terreno molto ricco di humus e di residui di piante, che pro-
curai per quanto mi fu possibile di sterilizzare, quindi vi collo-
cai spore già ben germoglianti di Boletus eduHs. ' In due sole
cassette le radici delle pianticelle si addossavano in buona parte
alla parete di vetro tanto da rendere possibile l'osservazione
dello sviluppo del fangillo. Dopo qualche tempo le barbicelle si
presentavano ricoperte da un sottile velo bianco, mentre la pianta
non dava alcun segno di deperimento. L'esame microscopico
mi dimostrò che il velo bianco proveniva dalle ife miceliari
che disponendosi verso la superficie del terreno producevano
filamenti fruttiferi con conidii.
Il micelio del B. satanas differisce da quello del B. eclulU in
ciò che i gruppi di filamenti appaiono molto più ampi e colle
ife esterne colorate leggermente in rosso. Le ife hanno inoltre
un diam. maggiore poiché mentre quelle del B. eduUs misurano
in media da 0,5 a 1,5 }j-., quelle del B. satanas arrivano sino
a 2 e 2,5 /i. ed anche 3 /;t. È perciò che si può dopo qualche
osservazione separare, dal terreno, il micelio del B. satanas,
mentre riesce difficilissima la preparazione di quello del B. edu-
lis. Non mi fu dato però di ottenere conidii e di ben seguire
lo sviluppo delle spore del B. satanas.
Per poter chiarire il fatto della scomparsa del B. edulis e
dello abbondante sviluppo del B. satanas presi due cassette in
legno colle due pareti laterali di vetro e vi collocai in terriccio
sterilizzato due pianticelle di faggio. Quando le pianticelle si
presentarono in piena vegetazione collocai nel terreno spore
germoglianti di B. edidis e di B. satanas.
Dopo qualche tempo si notavano sulle pareti filamenti mice-
liari che si addossavano gli uni agli altri. Verso il trente-
simo giorno comparvero alla superficie del terreno 2 piccolis-
simi corpi fruttiferi di B. satanas, i quali si svilupparono molto
imperfettamente.
^ Per chi volesse ripatere queste coltivazioni è opportuno che io
ricordi essere assolutamente necessario di ben sterilizzare il terreno
ed i diversi oggetti e sopratutto tenere le cassette in ambiente lon-
tano da infezioni. Per mio conto ho dovuto ripetere per ben tre
volte le esperienze.
RIUNIONE GENERALK IN VENEZIA 177
Smuovendo il teiTeno nell'aUra cassetta potei notare, all'esame
microscopico, che i gruppi di ife del B. edulìs erano in molti
punti strettamente ravvolte dalie altre e non mi fu dato di tro-
vare nemmeno un intreccio di speciali filamenti che indicasse
il principio della formazione di un corpo fruttifero di B. ediilis
mentre abbastanza frequenti erano quelli che ricordavano il
B. saianas.
Feci anche in goccio di decotto sul vetrino porta-oggetti una
coltivazione di spore di B. ediUis e B. satanas. Sopra dieci
goccio che potei salvare dalle infezioni riscontrai dalie spore
del B. edic'Js uno sviluppo molto lento di ife miceliari e cosi
pure da quelle del B. saianas. Dopo due giorni le ife del B.
satanas si attorcigliavano su quelle del B. cluiis in modo da
impedirne lo sviluppo; il qual fatto mi convinse sempre più che,
date le medesime condizioni nell'ambiente, il micelio del B. sa-
tanas forse perchè dotato di maggiore vitalità cerca sempre di
ostacolare lo sviluppo di quello del B. edulis.
Il socio Forti presenta il seguente lavoro redatto in collabora-
zione del socio De Toni :
CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLA FLORA PELA-
GICA DEL LAGO VETTER. — NOTA PREVENTIVA DI
G. B. DE TONI E A. FORTI.
Delle Diatoraee ed altre Alghe, le quali vegetano ne' bacini
lacustri della Svezia, si sono occupati, prescindendo dalle notizie
contenute in opere d'indole generale, Carlo Agardh, O. Borgo,
P. T. Cleve, G. Lagerheim, P. M. Lundell, 0. Nordsteilt, W. Schmi-
dle e V. B. Wittrock. Gli studi di questi scienziati però non si
sono rivolti ad illustrare materiali raccolti in uno de'maggiori
laghi della penisola scandinava, cioè nel Vetter, nel quale noi,
durante un viaggio compiuto nel luglio ed agosto del corrente
anno, abbiamo raccolto quattro campioni di plancton. Il primo
saggio fu pescato alla superficie del lago presso Junkòpi ng dalle
ore 10 alle 10,10 ant. colla temperatura esterna di 26" e quella
178 RIUNIONE GENERALE IN VKNEZIA
superficiale dell'acqua di 18°; il secondo saggio venne raccolto
lungo una linea percorrente da E. ad 0. il lago a circa un chi-
lometro dal porto di Jònkoping dalle ore 11,15 alle 11,30 colla
temperatura esterna di 28° e superficiale di 16°; il terzo cam-
pione venne prelevato ritornando verso Jònkoping dalle ore 12,40
alle 12,52; il quarto saggio venne raccolto al largo dalle 10,55
alle 11,10.
Il breve contributo die noi, in attesa di far conoscere altrove
con maggiori particolari i risultati del nostro studio, presentiamo
oggi al Congresso botanico italiano in Venezia, costituisce, può
affermarsi, la prima, benché modesta, illustrazione di materiali
planctonici del Vetter, in quanto che per questo lago, il secondo
in grandezza tra i laghi della Svezia, vennero indicate specifi-
catamente dal Cleve *- solo due Diatomee bentoniche, cioè la
Diploneis Manieri Cleve e la Navicula obliqua Greg. Dal pro-
spetto delle specie da noi determinate apparisce che il phyto-
plancton del Vetter presenta molti punti di coincidenza colla
florula superficiale dei laghi della Sassonia,^ ma dei rapporti del
Vetter, per ciò che concerne la biologia lacustre, ci occuperemo,
come di altri argomenti relativi, nella memoria definitiva. ^
^ Cleve P. T., Synopsis of the naviculoid Diatoms. (Kongl. Svenska
Vetensk. Akad. Handlingar, 26-27 Bd. Stockholm, 1894-96).
^ Lemmermann e., Phytoplankton sdclisischer Teiclie. (Berichte Biol.
Station zu Plòn, VII, 1899); veggasi anche Zacharias 0., Veher einige
interessante Funde im Plankton sdohsischer Fischteiche (Biol. Cen-
tralbl., 1898, p. 714).
^ Abbiamo, par brevità, contrassegnate con un asterisco le forme
eulimnetiche, RRR, RR, R indicando che le forme si trovano più
o meno rare, -|- né rare né comuni, C, CO, CCC comuni o preva-
lenti.
HIUXIONE GENERALE IX VKNKZIA
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*11
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*U
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*46
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♦49
*50
*51
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♦53
♦54
♦55
♦56
♦57
Nome della specie
PEniniisriEAE
Dinobrvon divergeiis Imhof
Diiiobryon stipitatuin Imhof
Peridinium tabuhituin (Elir.) Cfnp. et Lachm.
Ceratium hiniiuliiiflla O. F. Mììll
Ceratium coriiutum (EJir.) Clap. et Lachm. .
Gloeodinium Pulvisculus Eln-
BACIJLLA.RIEAE
Attheya Zacliariasii J. Brini
Melosira (Ortliosira) granulata (Khr.) Jiaìfs .
Cymatopleura Solea (De lìréb.) W. Sm. . . .
Asterioiiella formosa Hass
Asterionella gracillima (Hant.r.) Heiìi
Synedra crotonensis {Ediv.) r: . .
Cymbella(Cocconema) lanceolata (E/ir.) Kivchn.
Cymbella (Cocconema) cymbiform. ( Kiietz.) Bréb.
Cymbella (Encyonema) ventricosa A(j
CllLOROPHirCEAE
Staurastrum paradoxum Mei/en
Staurastrum muricatum Bn'b
Staurastrum dejectum Bri'O
Staurastrum cuspidatum Bri!b
Cosmarium Scenedesmus Del^j
Cosmarium euastroides Dc!p
Cosmarium Meneghini! Bréb
Cosmarium Botrytis (Bori/) Menei/h
Cosmarium moniliforme (Tiirp.) Jinlfs . . . .
Pleurotaenium nodulosum [lin'b.) De Bari/ .
Sphaerozosma pulchrum Bail .
Spirogj'ra longata (Vaiich.) Kuets
Coelastrum mieroporum Naec/
Sorastrum spinulosum Kaeij
Selenastrum Bibrajanum Beinsch
Pandorina Morum Bonj
Volvox minor Stein [ipnospora]
Eudorina elegans Ehr
Sphaerocystis Schroeteri Chudat
Oocystis Naogelii A. Br
Oocystis Marsonii Lemmerm
Nephrocytium Naegeli Grini
Neplirocytium Agardhianum Naef/
Scenedesmus quadricauda (Tiirp.) Bréb. . . .
Scenedesmus arcuatus Le/»wfr)«
Botryococcus Braunii Kiietz
Pediastrum pertusum Km-tz. (duplex Mei/en).
Pediastrum Borvanum (7'iirjt.) Menegh. . . .
Tetraspora lacustris Lemmerm
MYXOFHYCEAE
Chroococcus limneticus Lemmerm
Dactylococcopsis fascicularis Lemmerm. . . ■
Clathrocystis aeruginosa [Hetifr.)
Gomphosphaeria lacustris Cliadat
Coelosphaerium Kuetzingianum Nueff
Coelospliaerium pallidum Lemmerm
Merismopedium tenuissimuni Lemmerm. . .
Lyngbya limnetica Lemnurm
I II I ni IV
SACCIO SAGGIO RAGGIO SAGGIO
C
K
+
OC
E
+
RRR
+
RR
C
C
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ccc
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+
ce
ccc
+
180 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
Infine il Segretario Baroni presenta i due seguenti lavori :
ADDENDA ET EMENDANDA IN FLORA VERONENSL CON-
TRIB. IV — PO AC E A E. SPECIMEN I. — COMUNICAZIONE
DI A. GOIRAN.
I semplicisti Francesco Calzolari (1521-1600) e Giovanni Fona
(1565-1630) che primi, nel!' Iter in Baldum montem e nel Monte
Baldo descritto, scrissero delle piante veronesi, lasciarono in di-
menticanza, affatto 0 quasi, le Graminacee: primo a trattarne
difFusamente, nelle Planiae veronenses, ed in modo che, per i
tempi, può dirsi magistrale, fu Francesco Segujer da Nìmes, il
vero instauratore della Botanica veronese. Il lavoro iniziato
dal litografo francese (1703-1784), continuato da Pietro Arduino
(1728-1805), fu proseguito, perfezionato ed accresciuto da Ciro
Pollini (1782-1833): ma il numero delle Poaceae indicate come
viventi nel Veronese, nel Viaggio al Monte Baldo e al Lago
di Garda, e nella classica Flora Veronensis, rappresenta ap-
pena una frazione della somma delle specie, varietà e forme
che allignano nella nostra zona botanica: laonde i Botanici che,
dopo Ciro Pollini, perlustrarono la provincia veronese, rinven-
nero e scoprirono non poche specie o non avvertite o effettiva-
mente non esistenti ai tempi suoi. Avendo oramai posto termine
alla mia monografia — Poaceae veronenses — che quanto pri-
ma avrò r onore di presentare alia Società, oggidi estraggo
dalla stessa alcune notizie ei appunti, quasi un saggio il quale
valga a mettere in evidenza che nella Flora veronese le Poa-
ceae danno un contributo non dispregevole, vuoi per il numero,
vuoi per la importanza ed il pregio delle forme, e per modo —
tenuto conto delle condizioni e circostanze locali — da non te-
mere il paragone delle Flore proprie alle regioni maggiormente
favorite d' Italia.
1. Phalaris canariensis L. — Accidentalmente nelle vie di
Verona e, dopo la inondazione d'Adige, nel settembre 1882,
lungo l'Adigetto presso al Capuccini vecchi l.
2. Phleum alpinum L. j3 commutatum (Gaud.) — PJi. alpinum
var. i3 Poli. excl. syn. Host. !. — Pascoli e prati nel monte
RIUNIONE GBNERALK IN VKNEZIA 181
Bolca, Vestena ecc. sui Lessini (Poli., Da Campo, A.
Mass. !). — Il Phieam echinatam Hosf. deve escludersi
in via assoluta dalla Flora veronese, come ho dimostrato
in altre scritture.
3. Phleum subalpinum Hackel in Vii. — Pascoli elevati in tutti
i monti veronesi !.
4. Ph. Michelii Ali. — Raro in luog-lii rupestri sul monte
Baldo alle Murete !, sengie di Valfredda!, xVItissimo di
Kergo!, e sopra S. Giacomo (Facchini): accidentalmente
al margine del fossato e nelle macerie fuori Porta Nuova
di Verona la var. ambiguum (Ten.)!.
5. Alopecdrus PRA.TENSIS L. — Una volta nei prati dei colli
benacesi a Lazise (Fr. Fontana!), ove oggi è scomparso.
6. A. AGRESTis L. var. palea mutica Bertol. — Rarissima in
Verona presso la Cavallerizza, e fra le mèssi fra Porta
Nuova e Porta Palio !.
7. A. GENicuLATUS L. et A. FULVUS Sm. — Crescono nei luoghi
acquitrinosi dalla pianura alla zona subalpina: e cosi
nel monte Baldo nelle 2'>ozze di Val Basiana 1000 m.)!.
8. A. UTRicoLATUS L. — È specie piuttosto rara nel Veronese,
e si incontra qua e là sparsa e sporadica!.
9. Coix Lacryma L. — Era coltivata nei giardini: fu raccolta
accidentalmente a Legnago (Rocchetti!), alle sponde del
Benaco (Rigo!), nelle macerie presso Verona!.
10. Zea Mays L. var. nana Hackel in exsicc.!. — Non di rado
al margine dei campi, e nei luoghi stati inondati, nel
piano e nella collina!.
11. Sesleria coerulea Ard. — Eminentemente polimorfa. Fra
le moltissime varietà raccolte od osservate nel Veronese,
ne ricordo in modo speciale due e cioè: S. coerulea var.
CHL0R0CEPHALA mh. e S. COERULEA var. alpina; — la pri-
ma, rarissima, ricorda nel portamento S. argentea Savi
e la ho raccolta nel vaio di Squaranto ; la seconda, non
frequente, cresce sulle cime più elevate del monte Baldo,
dei monti Posta, Campobrun ecc. !.
12. S. sphaerocephala Ard. — Cresce copiosamente colle sue
varietà nelle rupi elevatissime del monie Baldo e nei
monti Posta, Campobrun, passo della Lora, Zeola ecc.! e
(Manganotti, Leybold, C. Mass.).
Bull, della Soc. boi. Hai. *^
182 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
13. Sesleria disticha Pers. — Esiste neW Erbario ceìitrale di
Firenze un esemplare di questa bella e rara specie indicata
nella scheda come proveniente dalla collina di Verona e
raccolta dal Clementi!. Ma osservo che S. disticha non
é pianta di collina e sospetto si tratti di un qualche equi-
voco: sospetto corroborato benanco dalla indicazione di
questa poacea, nel Catalogo dei sigg. Visiani e Saccar-
do, sulle rupi granitiche delle alpi veronesi ai confini
del Tirolo, mentre nel Veronese rupi granitiche non
esistono, lo nelle mie ripetute escursioni sopra i monti
confinanti col Trentino ho vanamente fatto ricerca di
Sesleria disticha, né credo che altri sia stato di me più
fortunato; e non sono alieno dal ritenere che la stessa
debba essere radiata dalla Flora veronese.
14. Pennisetum longistylum Hochst. — È coltivato da qualche
anno nei giardini quale pianta ornamentale : accidental-
mente l'ho trovato fra le macerie in Verona!.
15. Setaria verticillata P. B. 8 aìMbigua (Guss.). — Rara-
mente in unione alla forma tipica nella città e nei din-
torni di Verona, ed alle falde di monte Baldo presso
Caprino !.
16. Panicum capillare L. — Come ho accennato in altra co-
municazione, questa graminacea, coltivata da qualche
anno nei giardini quale pianta ornamentale, è comparsa
qua e là in diversi punti della provincia ed accenna ad
inselvatichirsi affatto presso di noi 1 : recentissimamente
la ho raccolta nella collina veronese in Valdonega !.
17. DiGiTARiA ciLiARis Koel, nou Noce, et Balb. nec. Dee. — Ra-
rissima: luoghi erbosi in Carapomarzo di Verona!.
18. D. GLABRA R. S. — Non comune nei campi e lungo le strade
dal piano ai monti: S. Michele!, Verona!, Tregnago!, la
Ferrara! ecc.: e in vicinanza all'Adige nelle sabbie, ra-
rissima la var. ambigqa Ces.
19. Eleusine indica Gaertn. — Segnalo una novella apparizione
di questa singolare Poacea ; e precisamente nella stessa
città di Verona nel Lungadige Panvinip presso alla Riva
S. Lorenzo (luglio 1897) : ma anche in questo caso il
suo passaggio in questa stazione fu, si può dire, efBmero
uè mi venne fatto di rinvenirvela nel successivo 1898.
RIUNIONE GKNERALK IN VENEZIA 183
20. Heteropogon Allionii R, et S. — Raro. Tra le rupi nei
colli benacesi, scopertovi da Gregorio Rigo!, eJ a S. Vi-
gilio!.
21. Arundo Donax L. — Introdotta presso di noi da epoca
immemorabile, si incontra oggidì, quasi fatta selvatica,
nella pianura veronese, nell' Alto Agro, nei colli e nei
monti più bassi sino a raggiungere altitudini prossime
a 600 metri, p. e. al disopra di Prun sui Lessini !.
22. Phragmites communis Trin. — Di questa specie, che dalla
bassa pianura ascende alla zona subalpina sul Baldo e
sui Lessini, ho rinvenuto moltissime varietà e forme delle
quali alcune non prive di interesse; e cosi, oltre alla for-
ma tipica, le varietà: flavescens Cust., splendens (Timb.
Lag.), REPENS Zersi, foliis v.ariegatis Poli., alpina mh.,
NANA mh.: le ultime due in monte Baldo al disopra della
Ferrara (900 m. circa)!.
23. Cal.ìmagrostis lanceolata Roth. — Rarissima: rive del-
l'Adige oltre a Tombetta, ove fu scoperta da A. Manga-
notti !.
24. C. Halleriana Dee. — Rara: luoghi selvatici della regione
alpina in monte Baldo ; Coste dell' Artilon, vai Vaccara,
vai delle buse ecc. ecc. !.
25. C. tenella Host. J3 alpina (Host.). — Rara nel monte Baldo
e nelle stesse stazioni della precedente !.
26. C. SILVATICA Dee. — Rara : nel monte Baldo lungo la Aviaria
(Facch., Leyb.); certamente altrove.
27. Agrostis rupestris Ali. — A. alpina Poli. ! excl. syn. AH. —
Nelle rupi, e nei pascoli elevatissimi del Baldo assieme
alle var.: panicdla elongata coarctata e panicula au-
rata subpatente Rchb. !.
28. Lagurus ovatus L. — Sporadico nei giardini ove è colti-
vato e nelle macerie !.
29. Milium paradoxum L. — Da escludersi dalla Flora vero-
nese : non cresce all' Ortigara di monte Baldo ove, cer-
tamente per equivoco, venne indicato dal Pollini, né in
alcun altro punto del Veronese!. (Conf. Hausun. FI. von
Tirol, p. 1201) : nel Veronese non crescono che M. ef-
fusum e M. miiltfflotnim.
30. CoRYNEPHORUS CANESCENS P. B. — Scoperto da Carlo To-
184 RIUNIONE GtKNERALE IN VENEZIA
nini al Chievo presso Verona, ove non è stato più ri-
trovato.
31. AiR.A. CARYOPHYLLEA L. — In una alla var. anceps Ces., cre-
sce frequentemente in società con le due specie seguenti
nei terrazzamenti e depositi morenici che sembra predi-
ligere !.
32. A. CAPiLLAEis Host. — A. caryophyllea Poli.!. —In unione
alla sua var. ambigua Auct. non De Nrs. !, cresce nella
valle di Caprino alle falde di monte Baldo e segnatamente
ai piedi dei monti Cordaspina e S. Marco (e Poli.), nel
Bosco Mantice ! (e Mang. !), nelle colline di Sommacam-
pagna (Rigo !) ecc.
33. A. AMBIGUA De Nrs. — Con le precedenti alla Finella presso
Guastalla Veronese ed al Bosco Mantico !.
34. Deschampsia coespitosa P. B. var. flavescens mli. — Luo-
ghi selvatici sul versante oi'ientale di monte Baldo in
Valnasse !.
35. D. {Avenella Pari.) flexuosa Trin. jS montana (Ali.). —
Assieme alla forma tipica nei pascoli e fra i frutici delle
zone elevate del monte Baldo e dei Lessini !.
36 Danthonia provincialis Dee. — Non comune: pascoli presso
S. Lucia del Tiene nell' Alto Agro veronese !, nel Bosco
Mantico !. e nel monte Baldo in Pravazar e alle Moje
presso la Ferrara (1000-1200 m.) !.
37. D. {Triodia P. B.) decumbens Dee. — Dall'Alto Agro vero-
nese alia zona alpina e subalpina nel monte Baldo e sui
Lessini! : presenta 3 var. : a breviglumis Hackel. j3 lon-
giglumis Hackel, y oligostachya mh.: la prima è piuttosto
rara e non 1' ho trovata che a S. Lucia del Tione.
38. HoLCUS MOLLis L. — Il Pollini (FI. ver. Ili, p. 205) scrive:
« in sylvis collinis et montanis, quae sunt in Baldi de-
« vexitatibus, juxta viam del Lumini mihi tantum oc-
« currit ». Ma sino ad oggi, malgrado accurate e ripetute
ricerche praticate benanco recentissimamente, non mi fu
dato rinvenire Holcus mollis né ai Lumini di monte
Baldo, né in alcun altro punto della provincia veronese,
e secondo ogni probabilità è specie da eliminarsi dalla
nostra Flora: del resto nell'Erbario Polliniano all'esem-
plare raccolto dal Pollini ai Lumini va unita una scheda
RIUNIONE GENEKALK IN VENEZIA 185
colla scritta primitiva di IIolcus mollis corretta poscia in
IIolcus lanatics: e l'esemplare Polliniaiio corrisponde
esattamente a quelli raccolti da me nella stessa stazione
ed in molte altre ancora, rappresentante una forma di
Holcus lanatas — (iniermedius mh.) — caratterizzata
colla frase: arista ramata, glumas excedente!.
EXCLUDENDA E FLORA ITALICA. — NOTA DEL D' GIOV.
PONS.
Nella mia Rivista critica delle specie italiane del genere lia-
nunculas, ^ che esce a poco a poco a causa della pochezza del
tempo che mi lasciano le mie occupazioni, ho accennato al fatto
che parecchie specie si erano furtivamente introdotte nella
flora italiana. Il eh. Sommier, - con l'accuratezza che gli è pro-
pria, ha escluso il R. Gouani DC, contrariamente all'atrerma-
zione di non pochi fitografì. Ed io credo di esser giunto a pos-
sedere argomenti sufficienti per escludere dalla flora nostra due
altre specie, i R. jyoli/anlhemics L. e Cassubicus L.
A rendere più chiaro il processo dei miei studi, tratterò an-
zitutto del R. Cassnbicus L., poi del R. polyanthemus L., rifa-
cendo un po' di storia si dell'uno come dell'altro, e terminando
col riportare le conclusioni a cui sono arrivato.
R. Cassiibicus L.
Ai tempi prelinneani, chi pel primo sembra aver parlato del
R. CassiiMcits fu Giacomo Breyn (1637-1G97), ^ che lo descrisse
nel modo seguente: « Ranunculus rotundifolius, vernus, silva-
ticus, major ; sive Cassubicus, foliis Thorae, seu Calthae. Apud
' Giov. PONS, Sagrjìo di una rivista critica delle specie italiane del
genere « Ranunculus », ili Nuovo Giorn. bot. it., Aprilo 1898, \). 215
et passim.
* S. Sommier, Ale. oss. sui Ranunculus dell'Eri. Boria, in Ann. Mus.
Civ. St. Nat. Gen., serie 2% voi. XVI, p. 347.
' Prodromi fasciculi rariorum plantarum, 2 voi. in-4°, Gedani, 1680
et 1G89. Io cito la edizione del 1739, p. 28. Il paragono preso dalle
foglie di R. Thora è giustissimo e calza molto bene.
186 RIUNIOim GENERALE IN VENEZIA
Johannem Bauhinum cum Raimnculo auricomo Lobelii (nobis
Raniinculo rotundifolio verno silvatico minore) confiinditur: a
quo tamen manifeste differt. Altius namque excrescit, caulibus
validioribus ac longe crassioribus, folia majora, latiora atque
magis serrata Veratri nigri secundi Clusiani quodam modo ae-
mulantia habeutibus. Folia etiam inferiora, qiiae ex radice oriun-
tur multo sunt majora, crassiora, rigidiora et magis rugosa,
Thorae majoris (in hortis vero eulta Calthae palustris) similia,
dilutioreque viriditate (sicuti etiam in pianta tota plerumque
observatur) praedita. In Horto Medico Lugduni Baiavorum,
pianta Illustrissimo atc£ue Excellentissimo Domino Hierony-
ono van Beverningìi ex silvosis Cassuhiae locis a me trans-
missa, colitur ». Breyn, in questa citazione, ci fornisce una
descrizione abbastanza esatta, tenuto conto dei tempi, della spe-
cie ; ci dà inoltre un'indicazione preziosa della sua patria di
origine ; ma egli equivoca quando vuole che Bauhin lo abbia
confuso con un altro, poiché, a mio vedere, Bauhin non può
parlare di altro che del R. auricomus nel passo citato.
Tournefort, * che non l'ha probabilmente mai visto, ne parla
alla sua volta, però solo per riportarne il nome.
Dopo il Tournefort, avrebbe fatto menzione del nostro ranun-
colo, Giovanni Loeselius, ' che gli avrebbe dato il nome se-
guente, imbrogliando la matassa: Ranimculus aconitifolìus folio
subrotmido ad radicem ■py^aestolante.
Cosi arriviamo a Linné, ^ il quale lo battezza definitivamente
e lo descrive con esattezza : « Ranunculus foliis radicalibus sub-
rotundo-cordatis crenatis ; caulinis digitatis dentatis, caule mul-
tifloro ». Va tuttavia fatta la seguente osservazione, che il ca-
rattere delle foglie cauline non è- abbastanza ben definito: la
qual cosa avrebbe conseguito il gran botanico svedese, quando
avesse letto un po' più attentamente la descrizione di Giacomo
Breyn, che parla evidentemente di foglie cauline, più grandi
che nel R. auricomus, più larghe e più serrate (folia majora,
latiora atque magis serrata). Vero è che nel sistema linneano
la descrizione delle foglie del R. auricomus « caulinis digitatis
^ Institutiones rei herbariae, p. 285.
* Flora Prussica, un voi. in 4°, Regiomonti, 1703, p. 225, t. 72.
^ Species plantaruìii, tomus I, p. 551 (1753) ; id. I, p. 775 (1764).
RIUNIONE GENEKAI-E IN VENEZIA 187
linearibus », sembra toglier di mezzo ogni dubbio. Vedremo che
il dubbio si presenta ed esiste realmente, di guisa che col tempo
si è potuto scambiare i nomi e prendtM'e una forma dell'uno
per una vera specie differente. L' aver lasciato una simile im-
perfezione è stata la precipua causa della confusione esistente
tuttavia tra i R. Cassnh/cas e li. auricomus.
Dopo Linné sono innumerevoli i botanici che si occupano
più 0 meno del R. Cassicbicus, come Reyger, ' Willdenow, -
Sobolewskj, ' Smith.' Mi limito a ricordare che Gilibert' iden-
tifica il R. Cassiùbicics col suo R. rem formis. Dall'esame della
descrizione del Gilibert il botanico si può persuadere della
giustezza delle sue vedute.
Dal fin qui detto risulta che Breyn pel primo scopri il vero
R. Cassubicus e che fino al principio del secolo, l'area asse-
gnatagli comprendeva solamente parte della Germania setten-
trionale-orientale.
Però, col tempo e col moltiplicarsi dei lavori scientifici e delle
monografie o meglio delle fiore speciali, vediamo che gli si dà
un' area geografica sempre più grande, tanto che il Nyman ^ ci
dice che si incontra in Svezia ed anche nell'Europa meridio-
nale. Nell'area sua sarebbe anche compresa l'Italia.
Ma si trova veramente da noi? Se dovessimo credere ad al-
cune flore tanto speciali che generali lo si sarebbe trovato qua
e là. Osservo anzitutto che Cesati, Passerini e Gibelli ' lo di-
cono vivente nei « luoghi boschivi od ombrosi nel Veronese e
nel lido veneto ». L'Arcangeli/ che nella prima edizione del
suo Compendio lo riportava come del « lido veneto », cerca di
* Florae Gedanensis tentameli, voi. I, p. 43 (1764).
* Species plantarum, Berolini 1798.
* Flora PetropoUtana, un voi. iu-S", Petropoli 1799, p. 131.
* Abr. Rebs, The new Cyclopoedia, in-l», London, n. 21.
* I. Em. Gilibert, Flora Lithuanioa inchoata seu Enumeratio plan-
tarum quas circa Grodnam coUerjit et determinnvit I. E. G., in Usten
P., Delectus opusculorum botanicorum (1785), p. 420.
' C. F. Nyman, Sylloge florae europaeae, Oerebroae 1854-55, p. 177 ;
Id. Conspectus florae europaeae, supp. II, 1889, p. 8.
' Compendio della flora italiana, voi. II, p. 880.
* Compendio della flora italiana, ed. 1*, p. 11 (1882).
188 KIUNIONK GENERALE IN VENEZIA
completare le sue indicazioni nella seconda edizione aggiungendo
che s' incontra anche « nel Veronese ». '
Cosa da osservare si è che il Bertoloni, ' sempre accurato e
preciso, identifica molto giudiziosamente con il R. auricoinus,
tanto il R. CassuNcus del Pollini, quanto il R. Cassitbicus y
auricojìtus Barb. Agg. p. 36.
Notisi che a quei chiarissimi botanici sembra essere sfuggito
il carattere distintivo più importante, cioè la forma delle foglie
cauline, ed aggiungasi il fatto che un compendio deve per forza
maggiore valersi di altri lavori speciali, senza poterne vagliare
le affermazioni, e uno non si meraviglierà se non solo ci per-
mettiamo di dubitare della esattezza di questi dati, ma se li
mettiamo addirittura in quarantena, almeno pel momento. Ve-
dremo più innanzi come si possano spiegare simili inesattezze.
Nella recente flora di Fiori e Paoletti, ' opera pregevole sotto
ogni rispetto, vediamo che i R. auricomus e Cassitbicits sono
considerati sotto una luce particolare. Per quei prelodati bota-
nici, il R. auricomus non sarebbe altro che una varietà del
R. Cassubicus, che differirebbero l'uno dall'altro perchè questo
possederebbe « generalmente soltanto 1-3 foglie radicali com-
plete e per lo più intere, le altre ridotte alla sola guaina »,
laddove quello ne avrebbe « generalmente parecchie, tutte svi-
luppate, intere od anche a 3-5 divisioni variamente dentato-lo-
bate ». La grandezza del fiore su cui sembrano basare una di-
stinzione, varia molto, e potrebbe derivare dal terreno. Secondo
quegli autori il R. Cassubicus typicus si troverebbe nei « luo-
ghi ombrosi freschi dal mare alla regione montana, qua e là
nel Veneto e nel Goriziano ».
In quanto alla diagnosi di Fiori e Paoletti, devo dire che lascia
a desiderare, poiché le foglie cauline del vero R. Cassubicus
sono grandi, abbastanza larghe nella loro parte mediana, lan-
ceolate, abbondantemente dentate, tanto da sembrare una larga
sega con denti dalle due parti. Le foglie cauline del R. auri-
comus, al contrario, sono strette, digitate, intere o portano
solamente talvolta nella loro estremità superiore, alquanto più
* Coinpendio della flora italiana, ed. 2*, p. 236 (1894).
^ Flora italica, V, p. 535.
^ A. Fiori e G. Paoletti, Flora analitica d'Italia, voi. I, parte II,
Padova 1898, p. 510.
lUUNlONE GENERALE IN VENEZIA 189
larga che d'ordinario, alcuni pochi denti (forma follaoc degli
autori). In quanto al carattere fornito dal numero più o meno
grande delle foglie basali, non mi i)are che abbia un valore
molto grande, essendo che s' incontrano molto s^iesso le foglie
assai più numerose in una pianta robusta che non in una ra-
chitica, in una pianta cresciuta sopra un terreno ricco di so-
stanze azotate che non in una venuta in terreno povero.
Di guisa che l'unico carattere morfologico che possa servirci
alla distinzione di queste due specie ce lo forniscono le foglie
cauline, cosa questa trascurata dai nostri fioristi come Cesati,
Passerini, Gibelii, Arcangeli, Paoletti e Fiori. Di più, se è sfug-
gito a quei chiarissimi botanici un carattere cosi importante,
cosa che loro non sarebbe mai accaduto quando avessero avuto
agio di esaminare piante appartenenti a queste due specie, non è
forse più che lecito il nostro dubbio? Non si può dare che un
simile errore sia stato preso da un'opera o da opere speciali?
Non è lecito dubitare che il vero R. Cassubicus non si trovi
né nel Veronese nò nel Goriziano?
Prima di pronunziarci definitivamente dando una risposta a
queste domande, dobbiamo gettare uno sguardo rapido sulle fiore
locali, ed anzitutto su quelle che si aggirano intorno al Vero-
nese ed infine a quella dei dintorni di Gorizia.
Per la fiora veronese, una delle meglio studiate, dobbiamo
passare in rivista le opere di Francesco Calzolari (1521-1000),'
Giovanni Pona (1600), ' (xiovanni Ray (1628-1705),' Giulio Pon-
tedera (1688-1757), ■* Seguier ° e altre molte. In nessuna abbia-
' Iter Baldi, 1571.
* Plantae seii aimiìlicia qiuie in Baldo monte et in via ah Verona ad
Baldum reperiuntur , ed. 2*, Basilea 1608. Qui menziona evidente-
mente i R. Sefjuierii (p. 87), hulhosus (p. 80), Calliantliemuin rutaefo-
lium (p. 80); e più tardi nel « Monte Baldo », Venetia 1617, parla dei
R. arvensis (p. 4), muricatus (p.4I), aconitifoliu» (p. 59), hulhosus (p. 188),
alpestris (p. 195), Ser/uierii (p. 198-199).
' Stirpium europaearum extra Dritannias nascentium Syllofje, Len-
dini 1694.
* Compendlum tah. hot., Padova 1718.
' Plantae Veronense-t, voi. I, p. 484 e segg. (1745). Mantova : R.
Ficaria, Thora, hybridus, Callianthemum, R. arvensis, bulbosus, par-
viflorus, alpestris, repens, Seguierii, aconitifolius, sceleratus ; non mai
il R. Cassuhicus.
190 RIUNIONE GENBliALE IX VENEZIA
mo trovato la benché minima menzione di un ranunciilo che
si potesse riferire alla specie presente. Il primo a farne men-
zione come facente parte della flora veronese è Ciro Pollini. '
Di lui riporto le parole testuali: <.< R. CassuMcus : foliis gla-
bris, radicalibus petiolatis reniformibus crenatis, caulinis ses-
silibus in lacìnias lineares suhserraias partitis, calyce pu-
bescente petalis breviore ». Però le asserzioni del Pollini non
meritano gran fiducia, poiché il suo sembra un compendio, anzi-
ché un lavoro critico, originale. Aggiungasi che la sua descrizione
non si confà punto al R. Cassulncus, ma si applichei'ebbe abba-
stanza bene alla forma fallax del R. auricomus. Inoltre in una
specie di commento, che fa seguito alla diagnosi, commento in
cui il Pollini paragona V auricomus, il polymorphus di Allioni,
forma anomala del primo, e il Cassubicus, finisce col dire che
i campioni del Baldo hanno foglie cauline strette subdentate o
perfettamente intere (laciniae foliorum caulinorum angustae
subdentatae vel integerrimae), laddove quelli del Friuli le avreb-
bero più larghe e serrate, cioè corrispondenti alla sua descri-
zione di cui sopra, descrizione evidentemente applicabile alla
sola forma fallax. Di guisa che nel Veronese, in fin de' conti,
non si troverebbe, anche secondo la confessione stessa di Ciro
Pollini, che il solo R. auricomus i\p\QO. Secondariamente, neanche
nel Friuli siamo autorizzati ad ammettere la presenza del R.
Cassuhicus tipo, ma tutt' al più di una forma fallax àoiVaurico-
mits. Per conseguenza se i nostri fioristi hanno preso la loro
indicazione dal Pollini, resulta dimostrato quanto essa sia er-
ronea. Sono in grado di aggiungere a tutto questo che una si-
mile inesattezza non può essersi introdotta per altra via, poiché
il R. Cassubicus non si trova in nessuno dei numerosi erbari
che ho studiato né tampoco incontrasi mentovato in alcuna
pubblicazione di Agostino Goiran, * ricercatore accurato e pro-
fondo conoscitore della flora veronese.
In quanto alla presenza della presente specie nel lido veneto
e nel Goriziano, devo esaminare un po' davvicino il problema
* Flora Veronensts, tomiis II, Yeronae 1822, p. 230-31.
* Plantae vascidares novae vel minus nofae aut cì'iticae, Verona 1874.
Appunti botanici, Verona 1880. Erbori zazzioni estive ed autunnali at-
traverso i Monti Lessini veronesi, in Bull. Soc. bot. it., 1892, ecc.
RIUNIONE GENKUALK IN VENEZIA 101
prima di proimncianui. Giù abbiamo visto che la diagnosi di
Paoletti e Fiori lascia molto a desiderare, di guisa che nessuno
si meraviglierà dei nostri dubbi. Di quelle di Cesati, Passerini
e Gibelli e di Arcangeli si può ripetere presso a poco la me-
desima cosa; tuttavia non si può troncare in due parole una si
grave quistione, ed essa merita un esame accurato.
Naccari, ' Zanardini, ^ Grigolato, ' non ne parlano affatto.
Pirona' lo cita « in sylvis umbrosis M. Canino », e De Visiani
e Saccardo * atlermano che lo si trova « nei boschi ombrosi
montani del Veronese, Bellunese e Friuli ». Ci permettiamo di
dubitare di tutte queste affermazioni dopo che abbiamo visto che
la prima è evidentemente erronea. Non possono essere anche
tali le altre ? Del resto i medesimi autori non parlano del R.
Gouani come incontrantesi in quelle parti, mentre fu dimo-
strato ad evidenza che in Italia non vive una simile specie ?
Non avremo di più a dire qualcosa di simile a proposito del
R. poLyanthemus ì Non sappiamo inoltre che Visiani e Saccardo,
nella compilazione del loro Catalogo, si sono serviti di lavori
precedenti ed hanno registrato specie « sulla fede dei bolanici
che hanno illustrata ed esplorata » quella flora ? E la presente
non potrebb' essere una di quelle specie ?
Passerini, * ripetendo quanto aveva detto il Pollini, dice che
il R. Cassubious vive « in monte Baldo et in Forojalio ».
Cesati ' solo dubitativamente lo riporta nel suo Saggio. Mori-
caud * e Fi'eyn ^ (quesf ultimo pel Goriziano) non ne parlano.
Neilreich, '" sempre accurato, dubita anche lui dell'esattezza
di Pirona. Di più, siccome abbiamo visto, esaminando le parole
' Flora veneta, Venezia 1826.
^ Prospetto della Flora veneta, Venezia 18=7.
^ Illustrazione alle vascolari crescenti spontanee nel Polesine e di
Rovicjo.
* Florae Forojulensis syllabus, TJtini 1855.
' Catalogo delle piante vascolari del Veneto, Venezia 1859, p. 191.
* Flora Italiae superioris Methodo analijtica, Mediolano, 184.4, p. 33.
'' Saggio su la geografia botanica e su la fiora della Lombardia, Mi-
lano 1844, p. 33.
* Flora veneta, Genevae 1820.
* Die Flora von SUd-Istrien, 1877.
'0 Nachtrdge zu Maly 's Enumeratio plantaruvi phanerogamicarum im-
perii Austriaci universi, Wien 18G1, p. 221.
192 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
del Pollini, che gli esemplari datici da lui come appartenenti al
R. Cassubiciis si dovevano riferire al E. auricomus, forma
fallax, non si può forse andare un po' più oltre, e identificare
il cosidetto R. Cassubicus delle località italiane colla forma fa/.-
lax del R. awfcomus? In quanto a me son persuaso che è cosi,
e che il R. Cassubicus va cancellato dalla flora italiana. Tutto
questo deriva dalla confusione apportata dal Pollini. Del resto
nessun botanico moderno, specialista, ne parla.
Raiiunciiìus polyaiitlieiìius L.
Di questa specie né il Bertoloni ' né l'Arcangeli nella pri-
ma edizione del Compendio^ fanno la minima menzione; per
contro. Cesati, Passerini e Gibelli ^ non solo la riportano, ma
la identificano, ed a torto, con una varietà del R. umbrosus
Ten. Nella seconda edizione del suo Compendio l' Arcangeli *
fa menzione del R. polyanthemus L., non so per qual ragione.
Ultimamente, poi, Paoletti e Fiori, ^ imbrogliando un po' più
la matassa già abbastanza intricata, ci parlano anch' essi del
R. pohjantlienius L., sotto la quale denominazione generale collo-
cano e il R. nemorosus DC. e il i?. Thomasii Ten., specie que-
ste di gran lunga più affini al R. montanus L. (almeno appar-
tenenti a quella sezione) che non al R. polij^ntìiemus typìcus
linneano.
Raggruppando le differenti indicazioni circa V habitat ÙQWdi
specie presente, propria ai monti ed ai paesi nordici, si verrebbe
a darle la seguente distribuzione per la penisola nostra: Pie-
monte, Canton Ticino, Veneto, Pavese, Parmigiano, Appennino
centrale.
Ma si trova veramente da noi il R. polyanthemus L. ? k\ com-
pendi citati non si può prestar troppa fede, poiché sono compi-
lazioni, e quindi è necessario ora vedere donde abbiano prese
i botanici summentovati le loro indicazioni. Passo per conse-
guenza all'esame delle flore locali.
' Flora italica^ voi. V, Boiiouiae 1842.
* Loc. cit.
^ Loc. cit., p. 880.
* Compendio della flora italiana, 2' ed. (1894), p. 239.
® Loc. cit., p. 512.
RIUNIONE GKXERALE IN VENEZIA 193
Passerini,' pel primo, in un compendio venuto alla luce l'anno
1844, ci assicura che il R. polyanthemus si trova « m sylvis
ceduis taitrinensUrns », e lo descrive in una maniera abbastanza
incompleta, descrizione questa del Passerini perfettamente ap-
plicabile al R. nemorosas DC, non già al R. polyanlhemHS L.
quale ci viene dal nord di Europa. Cesati, - qualche anno dopo,
lo mentova per la flora lombarda. È molto probabile che si deva
allo Zumaglini l' indica/.ione del Passerini, e che meriti poca
fede quella del Cesati, il quale ha preso una forma del R. ne-
morosHS per un vero R. polyant/ieìmis L. In quanto allo Zu-
maglini ^ non gli si può prestar gran fatto fede, poiché l'opera
sua, come già ebbe ad osservare il Carnei non mi ricordo dove,
è una compilazione non molto accurata. Osservisi che la descri-
zione sua evidentemente non è stata fatta, esaminando esemplari,
ma raggranellando qua e là dati senza nessun controllo e senza
critica; di più egli non cita nessuna località precisa dove lo si
sia trovato, e si limita a dire in una maniera generale: « m
sylvis caerlais, ellam collium », come se questa fosse una spe-
cie non tanto rara. Aggiungasi che Zumaglini non parla del
R. nemorosus DC, specie abbastanza comune in Piemonte. Di
maniera che si spiegherebbe abbastanza naturalmente la falsa
indicazione dello Zumaglini e il dubbio, già manifestato da Ce-
sati, Passerini e Gibelli * circa la presenza del R. pol/jcmthe-
nniis L., sarebbe risoluto in modo negativo.
In quanto ad altre flore locali in cui si trova menzionata la
specie che costituisce il soggetto della seconda parte della pre-
sente nota, osservo che De Visiani e Saccar^o "^ Io dicono vi-
vere nei « prati del Padovano, Bellunese e Friuli », coiìiando
evidentemente altri botanici o essendosi serviti d' indicazioni
erronee loro fornite da altri botanici. Forse anche il Pirona, ^ che
' Flora Italiae superioris, Milano 1844, p. 34.
- Gestaltumj und VerhaUnisse der Pjlanzenwelt in der Lombarda,
1848, p. 29.
* Flora psdemoìitana, tom. II, Biella 1800, p. 369.
* Compendio delia flora italiana, p. 880. Riporto qui le parole te-
stuali di quegli autori : « Luoghi selvatici ombrosi nel Piemonte ?
e nell'Appennino centrale ».
■' Catalorjo delle piante nel Veneto, Venezia 1859, p. 191.
® Florae Forojulensis .syllabus, Udine 1855, p. 12.
194 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
qualche anno prima diede alla luce la sua flora del Friuli, avrà
contribuito, colle sue comunicazioni errate, a indurli in errore.
Vedremo a momenti qual peso abbia 1' asserzione del Pirona e
per conseguenza qual peso abbia quella di yisiani e Saccardo;
per adesso continuiamo la nostra esposizione storico-critica.
Hausmann * lo menziona anche per il Tirolo.
Anzitutto dirò che mi sembrò una cosa abbastanza straordi-
naria il non aver trovato, nei numerosi erbari studiati, una
forma sola che possa identificarsi o almeno ravvicinarsi al R.
polyanthemus tipo, ed è cosa tanto più straordinaria in quanto
che sarebbe stato raccolto, al dire dei botanici citati, da non pochi
erboristi ed in un numero abbastanza grande di località diffe-
renti. Questo non solo ; ma, nelle mie ricerche nell' erbario
centrale di Firenze, ho incontrato un esemplare autoptico
mandato dal Passerini, che portava una scheda dovuta al Pas-
serini medesimo con le seguenti indicazioni : « Ranunculus
IJOlyanthemus L. a Noceto presso Parma». L'erbario aveva ri-
cevuto questo esemplare fin dal 1806. Evidentemente l'esemplare
corrispondeva al R. polyanthemus della sua flora parmense ;
ma non già al tipo, come ebbi a persuadermi con un esame ac-
curato delle sue differenti parti e col confrontarlo con campioni
del vero R. polyanthemus L. provenienti dalla Lapponia, dalla
Norvegia, dal Belgio e dalla Transilvania. Cosicché le indica-
zioni del Passerini medesimo, ' di Avetta e Casoni, ^ di Pao-
letti e Fiori, ' i quali hanno consultato le medesime fonti e la-
vorato col medesimo materiale, restano completamente destituite
^ Flora von Tirol, Innsbruck 1851, voi. I, p. 23: « "Wurzelblatter
handfórmig-getlieilt, Zipfel Sspaltig oder Stheilig, eingeschnitten,
Abschnittchen fast linealiscb ; Bliitchenstiele gefurcht, Friichtclieii
linsenfórmig-zusammengedruckt, hevanàet, Schnabel hackig ; Frucht-
hoden horstiy ».
^ Loc. cit.
* Addenda ad floram italicam in Malpigbia.
^ Flora analitica d' Italia, p. 510.
Aggiungerò qui a guisa di maggiori schiarimenti cbe avendo ma-
nifestato i miei dubbi circa queste due specie al Fiori, egli mi rispose
gentilissimamente quanto segue : « Io ho citato il R. Cassubicus typico
del Veneto e Goriziano in base alle indicazioni degli autori, ma né
nell'erbario dell'Orto di Padova, né in quello veneto del prof. Sac-
cardo ho potuto vederne esemplari ; nelle mie erborazioni nel Ve-
RIUNIONE GENKUALE IN VENEZIA 195
di fondamento, essendoché il loro R. pofyanthemus altro non
sia che una forma del H. nemorosics DC.
Il li. polijanthemus, poi, del Pirona, il cui esemplare mi fu
possibile studiare, perchè si trova nell'erbario fiorentino accom-
pagnato dalla seguente scheda: « Ex flora forojulensi Ranun-
culus polijanthemo^ L. ad viarum margines, in pascuis ubique»,
appartiene al R. acris L. e non è niente affatto il R. polyan-
ihemus linneano.
Di maniera che, raccogliendo le fila del mio ragionamento,
posso quasi con assoluta certezza dire che:
1° i Ranunculus Cassulncas L. tipo ed il R. pohjanthe-
inus L. furono confusi con forme o varietcà appartenenti evi-
dentemente ad altre specie e solo in conseguenza di ciò furono
ammessi nella flora italiana ;
2° non fanno né l'uno né l'altro parte della flora italiana.
Il Vice-Presidente Arcangeli distribuisce ai conveniiti alcune
copie dell' opuscolo del socio Gaeta intitolato : Le Conifere del giar-
dino e del parco di Brolio.
Dopo di che, essendo esaurite le comunicazioni poste all' ordine
del giorno, la seduta è tolta. La prossima seduta vien fissata per
il 13 settembre, con ciò variando un poco quanto era stato fissato
nel programma della circolare a stampa inviata ai soci.
*
ih *
Nelle ore pom. del 10 settembre i congressisti visitarono il Mu-
seo civico di Venezia, dove furono accolti dal prof. Scrinzi e dal
dott. Bratti; poi il Palazzo diicale e infine, per gentile concessione
dei proprietari, visitarono il giardino Papadopoli a Santa Chiara.
Il giorno 11 settembre i congressisti si recarono a Padova. In
detta città visitarono dapprima l'Orto botanico, dove si trovavano
a riceverli il prof. P A. Saccardo, direttore dell' Istituto ed il si-
neto ho trovato soltanto la var. auricomus ». Che cosa si desidera
di più ?
Siami lecito rendere qui pubblicamente al eh. dott. Fiori le mie
più sentite grazie.
In quanto ad Avetta e Casoni hanno pubblicato evidentemente le
indicazioni del Passerini senza cercare di controllarle.
196 RIUNIONE GEXKRALK IN VENEZIA
gnor Alessandro Trotter assistente. Il prof. Saccardo accompagnò
i colleglli nei diversi riparti del giardino, soffermandosi i congres-
sisti ad ammirare con speciale interesse un vetusto ed escavato
Platanus, la classica « Palma di Goethe » {Chamaerops humilis var.
arborescens), V Arauoaria exaelsa, il vecchissimo Vitex Agnus- Castus,
piantato press' a poco all'epoca della fondazione dell'orto che è, come
si sa, il più antico del mondo (15J:5). I congressisti visitarono quindi
le serre, la scuola, i laboratori, dove, a cura del Direttore, venne
offerto loro un lauto rinfresco, la stanza da studio del Direttore,
con la ricca collezione di opuscoli micologici e il dovizioso erbario
di funghi di proprietà personale del Saccardo, la biblioteca e la
raccolta di ritratti di botanici, testé arricchita per generoso dono
del figlio del compianto prof. Agostino Todaro.
I membri del Congresso si recarono poi a visitare il ]\Iuseo civico,
ammirandovi i cajjilavori d' arte.
Nel pomeriggio fecero la gita in carrozza ad Abano, località clas-
sica per le acque termali che sono celebri fino dai più remoti tempi,
memorate daClaudiano il quale scriveva: « Exultent Apono Veneti...»
Trovarono a riceverli ed accompagnarli il comm. avv. Giorgio Sacer-
doti proprietario dei due bellissimi Stabilimenti idroterapici Orologio
e Todeschini. Si soffermarono accompagnati anche dal cav. dott. Ul-
derico Salvagnini, medico degli stabilimenti, alla mirabile sor-
gente detta Montirone, la quale esce dalle nude roccie tufacee alla
temperatura di 87° centigradi. Il comm. Sacerdoti diede ai congres-
sisti le più ampie spiegazioni sulla qualità dell'acqua, la quale con-
tiene, insieme ad altri elementi, notevole quantità di bromo, iodio
e litio; mostrò i campioni di fango termale (che viene applicato per
le cure di certe malattie), le incrostazioni strane e compenetrate
di alghe inferiori, spacialmenta Oscillariacee, i depositi di solfo ecc.,
sicché della visita alle terme i congressisti riportarono una eccel-
lente impressione. Il comm. Sacerdoti fece poi servire ai botanici
un sontuoso rinfresco, facendo egli stesso colla massima cortesia
gli onori di casa; del che gli vennero porti i più cordiali ringra-
ziamenti.
Il 12 settembre i congressisti s'imbarcarono sul vapoi'ino Chiog-
gia della Lagunare, messo a loro disposizione dai soci dott. G. B,
De Toni, veneziano, e sig. Achille Forti, veronese. Presero parte a
qiiesta gita i soci Sommier, Arcangeli e Signora, Baroni, Jatta.
Mezzana, Veglino e Signora e figlio, Forti, Preda, Trotter, De Toni
insieme al padre dott. Antonio, e il prof. Alessandro Cori, invitato
a prender parte alla gita. La prima sosta fu fatta a Murano, ove
i convenuti ebbero agio di visitare la vetreria Testolini, la fabbrica
di specchi Costantini e Gaggio, ammirandone i bei lavori e facendo
nrUNlONE GENERALE IN VENEZIA 197
alcuni acquisti. Visitarono poscia il celebre Museo vetrario, rice-
vuti dal Sindaco cav. Luciano Barbon e dal gentile e colto segre-
tario sig. Francesco Bisi. Quindi ripartirono alla volta di Burano
per visitarvi le fabbriche di merletti, cioè la Scuola di Burano e la
Melville-Ziffer, accolti gentilmente da quelle direttrici e maestre.
Dopo colazione, imbarcatisi di nuovo, fecero una breve sosta a
Torcello par vedere 1' antica cattedrale e il tempietto di S. Fosca,
di cui ammirarono la buona conservazione dopo tanti secoli. Pas-
sarono poi alle Saline, la cui visita venne gentilmente concessa da
quel direttore cav. Toderini e poi per il porto del Lido ritorna-
rono alla Riva degli Schiavoni, riportando il più gradito ricordo
di questa splendida gita, combinata egregiamente dai soci De Toni
e Forti.
Adunanza pubblica del 13 settembuk.
Il Presidente apre 1' adunanza a ora 8 ant. e invita il sig. Tuot-
TEii a fare la sua comunicazione che ha per titolo : Ricerche intorno
acjU, Kìitomonecidì delia flora italiana. ^
Il socio Jatta presenta quindi un suo lavoro corredato da una
tavola che ha per titolo: Qualche osservazione sulle spore dei Licheni
e tiuir importanza dei loro caratteri nella determinazione dei generi, *
esponendone un sunto.
Il Vice-Presidante Arcangeli domanda al socio Jatta se per la
classificazione dei licheni non converrebbe tener conto, oltreché
della forma esterna delle spore e dell'essere esse settate o no, anche
di caratteri desunti dal plasma e dal nucleo.
Il socio Jatta crede di si; però aggiunge che sai-ebbe questa una
nuova ricerca che meriterebbe certo di essere tentata.
Il socio Db Toni, plaudendo alle importanti osservazioni del socio
Jatta, si permette domandargli se crede ci sia un rapporto fra le
forme di alghe che costituiscono i gonidi e la supposta maggiore
antichità dei licheni Verrucariei.
Il socio Jatta risponde che un tale rapporto uou gli sembra esi-
stere, appartenendo ai Verrucariei cosi le alghe cloroficee come le
cianoficee.
Il socio Db Toni è ben lieto di questa risposta, giacché confei'ma,
come riteneva, che tutte le alghe, fino alle cloroficee, sarebbero
apparse prima dei più antichi licheni.
'-' Questi lavori, essendo [irovvisti ciascuno di una tavola, saranno pubblicati nel .Vu.u-o
Giornale botanico italiano.
Bull, della Soc. boi. Hai. 13
198 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
Il sig. Trotter domanda se non debbano ritenersi anche più
anticlie le spore non settate rispetto a quelle settate.
Il socio Jatta dice che applicando il concetto di analogia fino
alle ultime sue conseguenze, sembra logico che sieno più antiche
quelle famiglie che abbiano potuto evolgersi nelle varie forme spo-
rali; non gli sembra possibile però ritenere in modo assoluto più
antiche le forme più semplici. A conferma aggiunge che gli apo-
tecì sono più abbondanti nei licheni crostosi, mentre nei licheni
con talli più lussureggianti questo modo di riproduzione può es-
sere più facilmente sostituito dai scredi.
Il Vice-Presidente Arcangeli fa le seguenti comunicazioni:
ALTRE OSSERVAZIONI SOPRA ALCUNE CUCURBITACEE E
SUI LORO NETTARIL — NOTA DI G. ARCANGELI.
In una nota, da me presentata nell'occasione del Congresso
botanico internazionale tenuto in Genova nel 1892, * esposi i re-
sultati degli studi da me fatti suU' impollinazione in varie Cu-
curbitacee. Vengo adesso ad esporre altre osservazioni fatte
sopra questo argomento, di cui si é pure occupato recentemente
il doti Brizi. 2
In alcune piante di Cucurbiia maxima Duch., che coltivai
nell'estate 1893, potei nuovamente riscontrare i fatti già da me
riportati nel mio antecedente lavoro e notarne pure alcuni altri.
Queste piante furono seminate alla fine di Giugno e poste a dimora
in un piccolo giardino in terreno convenientemente concimato,
onde Io sviluppo loro potesse effettuarsi in condizioni normali.
In una di queste piante il 17 Agosto incominciarono a schiu-
dersi fiori maschili, ed il 21 successivo il primo fiore femminile,
che si presentò inserito al 25' nodo vitale partendo dalla base
del fusto. In alcune altre di dette piante il primo fiore femmi-
nile apparve al 2P, ed in una al 27° nodo vitale. I fiori ma-
schili si presentavano nelle parti inferiori del fusto sopra rami
ascellari, sovente disposti in un' infiorescenza racemosa, mentre
nelle parti superiori del fusto erano solitari.
■• Atti del Congresso hotanìco internazionale tenuto in Genova nel 1892,
p. 441.
* Brizi A., SuIP impollinazione nel genere « Cuoiirbita ». Bull. Soc.
hot. ital., 1898, n. 7, p. 217.
KIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 199
Qualche differenza, riguardo a quanto asserii nel mio prece-
dente lavoro, ebbi luogo di riscontrare in riguardo allo sboccia-
mento dei fiori maschili.
Il 30 Agosto, la pioggia incominciata nella notte del 20 con-
tinuò fino verso le nove, e quindi più volte interrottamente
riprese. I fiori maschi, per quanto la temperatura si fosse un
po' abbassata, sbocciai'ono al mattino come di solito, ma però si
mantennero aperti più a lungo. Essi cominciarono a chiudersi
alle 13 ed alle 15 erano tutti chiusi. Le visite delle api furono
in queste condizioni abbastanza numerose. Il giorno successivo 31,
quantunque la giornata fosse bella ed il sole scoperto, i fiori
maschi alle 12 '/, erano sempre aperti, ed alle 15 erano avviz-
ziti e per chiudersi.
Anche in quest' anno ho potuto riscontrare che nei giorni
meno caldi, e specialmente in quelli nei quali si era avuta la
pioggia, le corolle dei fiori maschi si mantenevano aperte più
a lungo, cioè fino alle 13 ed anche alle 15. Oltre a ciò mi av-
venne di riscontrare che, nelle corolle che avvizzivano solleci-
tamente, alcuni apiari del genere Bonibus sapevano benissimo
entrare nel fiore già chiuso, insinuandosi fra le parti del lembo
-delle corolle eh' erano venute a contatto, e sapevano pure
uscirne con uguale facilità, ciò che dimostra come alcuni di
questi insetti possano disimpegnare le loro funzioni anche quando
il lembo della corolla si è chiuso per avvizzimento delle sue
parti, e l'abbassamento della parte superiore sufi' inferiore.
Anche in questa pianta i fiori maschi, che nell' estate si schiu-
devano la mattina per tempo, incominciavano ad appassire verso
le 11, mentre nell'autunno nei primi di Ottobre, essi si mante-
nevano aperti più a lungo, incominciando ad avvizzire verso
le 14 ' j.
In questi ultimi mesi, ho potuto fare qualche osservazione
sopra alcune piante di Luffa coltivate nel nostro Giardino bo-
tanico, appartenenti alla Luffa cylindrica ed alla Luffa acu-
iangula.
Gli esemplari della Luffa cylindrica presentano fusti assai
gracili rispetto alla loro lunghezza, che sorpassa i 2 m. ed
acutamente pentagoni, di color verde intenso. Le foglie sor.o
solitarie, assai grandi, lungamente picciolate a picciolo cilin-
drico angoloso con stretto solco longitudinale al disopra, e lamina
200 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
grande palminervia e di figura subpentagona divisa in 7 lobi,
il terminale maggiore, i laterali d'alto in basso più brevi, tutti
superficialmente dentati nel margine. Di fianco a ciascuna fo-
glia è un viticcio assai sottile che si divide in 1-3 e talora 5
rami. Nell'ascella delle foglie si presentano i fiori che sono uni-
sessuali monoici. Il viticcio talora si mostra inserito a destra
della foglia e talora a sinistra nei differenti rami. Fra il vi-
ticcio e l'inserzione della foglia sono situati i fiori, insieme
ad una gemma esordio di un ramo. Questa trovasi al disotto dei
fiori, dei quali uno è femmineo ed altri mascolini in racemo al
disopra di questo.
I fiori maschili sono assai numerosi e la loro infiorescenza si
allunga spesso di assai. Essi sono sostenuti da peduncoli lun-
ghi circa un centimetro, articolati nella parte inferiore e con-
nati con una bratteola, che presenta nel suo dorso 2-0 glan-
dole nettarifere a forma di disco con margine rilevato. Queste
glandolo, già osservate dal Dutailly, ' costituiscono dei nettari,
estranuziali. La prima brattea del racemo, che sta alla sua
base, è più grande e più larga delle altre, d' ordinario è ri-
volta verso la parte superiore del fasto, ed è quella che nel
suo dorso presenta maggior numero di glandole, da 6-12. Il
calice ha la parte superiore foggiata a coppa, ed é fornito
nel suo lembo di 5 appendici quasi lanceolate, patenti. La co-
rolla é grande, formata da 5 petali cuneato-obovati di colore
giallo, connessi con gli stami alla base, lunghi 4-5 cm., con
5-7 nervature principali. L'androceo è di 5 stami inseriti con la
corolla nel tubo del calice, con filamenti piuttosto brevi slargati
in basso e pelosi, talora brevemente connessi 2 a 2 alla base.
I granelli del polline a secco sono di forma elissoidea allungata
con tre solchi longitudinali. Osservati in soluzione di zucchero
al 5 Yo sono quasi globosi, del diametro di 90-105 y., a superficie
privi di aculei e con 3 pori. La base dei filamenti viene a co-
stituire come nel genere Cucurbita il nettarostegio, con la dif-
ferenza però che, in luogo di saldarsi fra loro, si mantengono
disgiunti e lasciano solo fra di loro anguste fessure che costi-
tuiscono i nettaropili. Nella parte centrale del fiore, al disotto
^ Dutailly, Sur les éoaiUes glandulifères des Luffa, Ball. Soc. Lina,
de Paris, n. 6, Mars, 1875.
KIUNIONE GEXKRALK IN VENEZIA 201
del iiettai'ostegio, sta il nettario, che apparisce in forma di un
cuscinetto gialloj^nolo di forma triangolare un po' irregolare,
incavato nel centro. In questo cuscinetto si ha una struttura
simile a quella già descritta pel genere Cucurbita. Qui pure
si ha uno strato di color giallo, di 1 mm. o poco più di spessore,
che costituisce il tessuto secretore. Questo tessuto è formato da
un parenchima a cellule poliedriche assai piccole, con sottili pa-
reti interponenti piccoli meati, fra le quali si ditTondono sottili
fasci formati da tracheidi e cellule parenchimatiche allungate
a sottile parete. Anche qui, avanti allo sbocciamento del fiore,
le cellule del tessuto nettarigeno sono ripione di minuti granuli
amilacei, facilmente riconoscibili alla reazione con le soluzioni
d' iodio, e questi granuli spariscono dopo lo sbocciamento. AI
disopra di questo tessuto nettari fero sta una epidermide com-
posta di un sottile strato di cellule poligonali, fra le quali s'in-
terpongono stomi simili agli stomi acquiferi, che cioè si man-
tengono sempre aperti e fra i quali se ne riscontrano pure
degli atrofici. La secrezione del nettare avviene quindi come
nel genere Cucurbita.
I fiori femminei sono molto meno numerosi dei mascolini.
Come già si è detto essi si formano nell'ascelle delle foglie in-
sieme ai mascolini e con disposizione costante : non. tutti però
i fiori femminei si sviluppano. Sovente avviene che il fiore fem-
mineo, tuttora in boccio, ingiallisce e cade, mentre il racemo
dei fiori mascolini che gli sta dappresso si sviluppa. Altre volte
avviene che il fiore femmineo continua nel suo accrescimento
e si sviluppa, ed i racemi dei fiori mascolini si mortificano e
cadono: talora pure tanto il fiore femmineo che i mascolini
appartenenti allo stesso noilo vitale si sviluppano. Il fiore fem-
mineo, giunto a completo sviluppo, si [iresenta sostenuto da un
peduncolo assai più lungo e più grosso di quello del fiore ma-
scolino, giungendo spesso ad 1 dm. di lunghezza con la gros-
sezza di 4-5 mm. Esso è fornito di un calice simile a quello
del mascolino e di una corolla conforme: v' è però la diflierenza
che nel dorso dei sepali sono varie glandule nettarifere estra-
nuziali, simili a quelle delle brattee dei fiori mascolini, ma che
nei sepali di questi mancano. Al di dentro del perianzio appari-
scono d'oi'dinario 5 corpicciuoli conici, che stanno a rappre-
sentare gli stami abortiti. L'ovario é quasi cilindrico, assai al-
202 KIUNIOXE GENERALE IN VENEZIA
lungato, infero, con 10 siriscie longitudinali tomentose alternanti
con altre più strette tubercolose glabrescenti. La placentazione
si presenta simile a quella del genere Cucurbita. Dal centro
del fiore sorge la colonna stilare, che superiormente si divide
in tre stigmi quasi reniformi o bilobi. Sulla faccia interna della
base del perianzio é un nettario anulare che circonda lo stilo,
il cui nettare si raccoglie in una cavità sottoslante attorno allo
stilo. Alla cavità nettarifera si accede per una stretta fenditura
interposta fra gli starai abortiti e la colonna stilare.
Lo sbocciamento dei fiori nei mesi di Luglio ed Agosto in-
comincia al mattino avanti le 5 ed alle 8 è completamente
terminato. Alle 11 circa incominciano i pezzi della corolla a
piegare i loro margini in dentro per chiudersi, e dopo le 12
incominciano i fiori maschili a disarticolarsi dal loro pedun-
colo per cadere, e la loro caduta è completa dalle 15 alle 16. Nei
fiori femminili si distaccano i soli petali al mattino del giorno
susseguente.
Gl'insetti che ho veduto visitare i fiori di questa pianta sono
gli apiari, principalmente V Apis mellifica e la Xylocopa viola-
cea. Le api si sono mostrate attivissime frequentatrici di que-
sti fiori. Esse si vedevano volare al fiore, posarsi ora sulla
corolla ed ora sulle antere, raggiungere la base degli stami e
spingere la loro tromba in una delle fenditure interposte fra
i filamenti degli stami, per suggere il nettare contenuto nel
nettario. In questa operazione il loro corpo si aspergeva di
polline che poi veniva trasportato al fiore femmineo. Anche
la Xylocopa frequentemente si posava sui fiori per suggerne
il nettare, come più e più volte ho potuto riscontrare. Que-
sto insetto d'ordinario si posava da prima sulle antere, ed a
queste attenendosi colle zampe, inseriva il suo rostro nei net-
taropili per suggere il nettare, ed in questa operazione soffre-
gando le antere con le parti inferiori del corpo queste resta-
vano asperse di polline. Il resultato poi del trasporto del polline
si fu la fecondazione, che dette luogo ad abbondante fruttifica-
zione. In alcuni fiori ho notato, nel fondo delle corolle e fra le
basi degli stami, vari individui del genere Occythelus.
Un fatto di notevole importanza che potei riscontrare si fu
che, mentre i nettari dei fiori erano visitati dagli insetti sopra
ricordati, i nettari estranuziali erano frequentati da altri insetti
RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 203
bea diflerenti dai primi. Nei nettari estranuziali delle brattee delle
infiorescenze maschili ho potuto riscontrare frequentissima la Ve-
spa gallica, e frequenti pure alcune specie di Coccinella e delle
formiche. È poi specialmente degno di esser notato, che in tutto
le numerose visite da me fatte alle piante cui questi insetti accor-
revano, non mi avvenne mai di riscontrare che quelli che fre-
quentavano i nettari fiorali si recassero ai nettari estranuziali,
né che gli altri, che si mostravano presso i nettari estranuziali,
si recassero talora ai fiorali. Sembrerebbe quindi che gli apiari
espertissimi nella ricerca dei nettari fiorali, allorquando pure
sono nascosti, non si curino dei nettari estranuziali ; mentre
gii altri insetti non sappiano trovare i nettari fiorali, o ne sieno
distolti, 0 non se ne curino affatto.
Nello studio dei fiori di questa bella specie mi avvenne pure
di riscontrare alcune mostruosità, che a quanto pare non fu-
rono ancora avvertite. Una di queste consisteva nello sviluppo
anormale della corolla di un fiore maschile, nel quale questo
invoglio era formato di 5 pezzi disuguali, uno di tutti più piccolo
ovato lanceolato, due più grandi uguali obovati cuneati e due
ancor più grandi con manifesto zigomorflsmo, mentre le altre
parti erano rimaste di conformazione normale. In altro fiore ma-
scolino si aveva pure la corolla ridotta zigomorfa pel fatto che
tre petali superiori erano un poco più piccoli degli altri due.
Altra mostruosità era presentata da un fiore femmineo, nel quale
si erano svilu[)pati 4 sepali e 4 potali soltanto, con manifesta te-
trameria, il 5" essendo aflatto mancante e conservandosi il gi-
neceo tri mero. In altro fiore femmineo un petalo era sviluppato
meno degli altri, avendo circa metà della loro lunghezza, onde il
fiore era ridotto zigomorfo.
Di Lulfa acutangula ebbi a mia disposizione un solo esem-
plare. In questo si potevano rilevare notevoli differenze in con-
fronto con la L. cylindrica. Le foglie erano fornite di lobi più
brevi e più larghi. I fiori si presentavano disposti in modo con-
simile, ma però i maschi erano in racemi meno lunghi, forniti
di peduncoli più gracili e più lunghi, assai più piccoli e con
corolla di color giallo più chiaro.
In questa specie i fiori si aprono, non al mattino come nella
specie precedente, ma alla sera circa le 17, e lo sbocciamento si
rende completo dalle 18-20. Alle 8 del mattino i fiori mascolini
204 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
avevano già i petali serrati in dentro nella parte superiore e si
disarticolavano, e i petali pure dei femminei si disarticolavano e
cadevano. Le sacche polliniche si aprono avanti allo sbocciamento,
di guisa che al momento in cui questo incomincia i margini delle
antere si veggono guerniti di numerosi granelli pollinici liberi.
Anche in questa specie i nettari si presentavano conformati
come è stato descritto superiormente, e pure forniti della solita
riserva feculacea all'epoca della fioritura, che dopo questa com-
pletamente spariva.
Quali fossero gì' insetti che fungevano la parte di pronubi in
questa specie non potei rilevare, perchè per speciali ragioni di
dimora non mi fu possibile trattenermi a lungo presso la pianta
né a sera inoltrata, né il mattino di buon' ora. Per quanto
l'esemplare fosse in prossimità di quelli della specie precedente,
né verso le 8 del mattino, né dopo, potei avvertire che gl'insetti
che frequentavano i fiori di quella accorressero e si trattenes-
sero ai fiori di questa. Forse la impollinazione fu effettuata da
insetti crepuscolari o notturni, o forse da altri nelle prime ore
del mattino, però la fecondazione certamente ebbe luogo, poiché
vari fiori femminei si trasformarono in frutti fecondi.
Terminerò col fare osservare che i nettari a riserva fecula-
cea da me studiati, che molto somigliano a certi idatodi (idatodi
ad epitema) e che riscontrai pure nei fiori di Passiflora coerulea
e di alcune altre piante, costituiscono un argomento ben degno
di essere studiato. Non è forse improbabile che essi si riscon-
trino in quei fiori che sono di breve durata, e nei quali si ri-
chiede una emissione di nettare copiosa ed assai sollecita, a dif-
ferenza di quelli ove la durata maggiore del fiore, consentendo
nel plasma una elaborazione più lenta, non vi sia bisogno di
una tale riserva.
ALCUNE OSSERVAZIONI SULL' OENOTHERA STRICTA
LED. — NOTA DI G. ARCANGELI.
Questa pianta, di cui sul principio s'ignorava la patria,' è
oggi riconosciuto essere originaria del Chile ed estendersi non
solo all'Argentina ed alla Patagonia, ma essersi pure larga-
' De Candolle, Prodr., Ili, p. 48 (1828). L'A. la chiama 0. striata
per errore e la dice di patria ignota.
RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 205
mente diffusa in paesi ben lontani dall'America del Sud, come
la nostra Europa. Essa viene infatti indicata dal Lloyd ' di
Brest, dai sig/' Willkomm et Lange ■ dello Asturie, dal Leveillè di
molte località francesi e delie Isole Anglo-Normanne " e fu pure
scoperta parecchi anni or sono dal prof. A. Tassi presso di noi
a Viareggio, e più recentemente pure presso Portoferraio dal
Groves.
La coltivazione di questa pianta nel nostro Giardino botanico
mi ha permesso di fare sopra di essa alcune osservazioni, che
mi sembra valga la pena di far conoscere.
Già fino dai primi di giugno lo sbocciamento dei fiori di
questa pianta era incominciato. Il giorno 9 ho potuto con-
statare che alle 18 ed '/^ di sera alcuni fiori (2-3) erano già
aperti. Alle 18 e 20' alcuni stili avevano i loro rami stimma-
tici divaricati ed altri tuttora chiusi. La mattina del giorno
successivo ad ore 9 i fiori erano già in via di avvizzimento ed
incominciavano a colorarsi in rossastro, alle 17 essi erano af-
fatto avvizziti e ridotti di questo colore. Tale colorazione si
estendeva anche ai filamenti degli stami, ed interessava altresì il
tubo del calice, dalla sua inserzione sull' ovario fino oltre la
fauce nella parte inferiore dei suoi segmenti. Il giorno 10 suc-
cessivo i fiori cominciavano a schiudersi alle ore 16, ed il mat-
tino seguente i loro petali erano sempre patenti, ma avevano
incominciato ad arrossarsi nel margine. Il giorno 12 successivo
a ore 18 e */, varii fiori erano già completamente schiusi, e
potei in questi pure notare gli stessi cambiamenti nel mattino
susseguente. Il giorno 14, in seguito a pioggia assai abbondante
che ebbe luogo al mattino, la temperatura dell' ambiente si
abbassò notevolmente, ed alla sera si schiusero solo pochi fiori.
Lo sbocciamento si effettuava con notevole rapidità. 11 boc-
cio del fiore, di forma allungata, incominciava ad ingrossare,
principalmente per lo svolgersi dei petali, che essendo convoluti
nel boccio mostravano manifesta tendenza a spiegarsi forzando
i pezzi del calice. Dopo di ciò, la tensione interna vincendo la
* Lloyd J., Floì-e de l'Owest, p. 117.
* WiLLKOMM ET Lange, Proclr., V. III.
' Leveillé, Les (Enothéraoées frangnises in « Le Monde des pian-
tes », 1898, n» 18.
206 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
resistenza del calice, i sepali si discostavano dalle parti interne
e si distendevano piegandosi in fuori nel breve tempo di vari
secondi. I sepali spinti all' infuori, spesso connessi superiormente
a due a due, si ribattevano in basso curvandosi in fuori alla
base quasi istantaneamente.
Un fatto degno di essere notato si era, cbe i fiori sbocciati
si mostravano per lo più con le loro corolle aperte orientate
in direzione fra Mezzogiorno e Ponente, con manifesto eliotro-
pismo, per l'influenza del sole volgente al tramonto, e solo in
rari casi qualche fiore si mostrava con orientazione diversa.
Quantunque mi trattenessi presso la pianta fino oltre le 20,
non riuscii a constatare quali fossero gì' insetti che disimpe-
gnavano la funzione di pronubi. Solo mi accadde al mattino verso
le 7 di veder volare verso la pianta un Bonibus ed un individuo
di Apis mellifica. Potei però constatare più volte che nei fiori
schiusi la sera, al mattino susseguente gli stimmi erano tutti
aspersi di polline, ciò che dimostrava che l'impollinazione aveva
realmente avuto luogo nel corso della notte.
Nei fiori sbocciati potei constatare un odore poco pronunziato
simile a quello di farina ben noto, che si riscontra pure in molti
altri fiori.
La fioritura di questo nostro esemplare ha durato a lungo;
giacché dal giugno si è continuata nel luglio e nell'agosto fino
ai primi di settembre, con fruttificazione pure abbondante; e
siccome questo esemplare era l'unico coltivato nel nostro giar-
dino, é probabile che in esso abbia avuto luogo 1' autogamia e
la geitonogamia, che cioè in alcuni fiori abbia avuto luogo
r autoimpollinazione ed in altri l' impollinazione da fiore a fiore.
Anche in questa specie gli stami si presentano con filamenti
alquanto curvati a destra ed a sinistra, con disposizione mani-
festamente zigomorfa a facilitare il lavoro dei pronubi. Forse
questa deflessione, lasciando aperta la fauce del tubo calicinale,
meglio permette ad alcuni pronubi la suzione del nettare, age-
volando pure la deposizione del polline sul loro corpo.
Il cambiamento di colore dei petali e del calice nel giorno
dopo la fioritura è dovuto a formazione di antocianina, la quale
con la sua presenza fa volgere il color giallo dei petali al ros-
sastro. Ciò si può facilmente riconoscere alle ben note reazioni
dell' antocianina in contatto degli acidi e degli alcali. L' auto-
RIUNIOXK GENERALE IN VENEZIA 207
cianina si forma nei petali, nel succo dello stesse cellule conte-
nenti i ci-onioplasti, che proilucono il pigmento giallo dei colore
primitivo dei petali. La colorazione rossastra dei petali si rende
più intensa nel progresso del loro avvizzimento, cioè dal mat-
tino del giorno dopo allo sbocciamento fir.o alla sera, ed è a
ritenersi che ciò giovi ad escludere dalle visite dei pronubi i
fiori già fecondati, per risparmiar loro lavoro inutile, come già
sostenne Delpino rispetto all' Oenoihera anomala, Ribes aii-
reum^ e ad altre piante.
Non è improbabile che in queste piante come in molte altre
il cambiamento di colore si debba alla stessa causa: ma quello
che principalmente interessa di far rilevare si è che, mentre
l'antocianina in molti fiori contribuisce direttamente al richiamo
degli insetti che debbono cooperare alla fecondazione, in altri
vi contribuisce indirettamente, coli' allontanare gl'insetti da
quelli ove 1' opera loro sarebbe inutile ed affatto superflua, a
vantaggio di quelli ove essa può essere utile ed eiricace.
Riguardo al processo d'impollinazione credo si possa ritenere
che esso corrisponda a quello già descritto dal Kerner e dal
Knuth ' nell' 0. biennis. Anche quesla specie é da ritenersi come
fornita di fiori melittofili e sfingofili ad un tempo, nei quali
però può avvenire pure l' autogamia, allorquando, mancando
l'opera degl'insetti, il curvarsi in basso dei segmenti stigmatici
dà luogo al contatto di questi con le antere tuttora coperte di
polline, e quindi ail' autoimpollinazione.
Il socio Preda riassume un suo lavoro dal titolo : // monte Cu-
cuzzo e la sua flora. '
Il Presidente Sommier nota come il socio Preda abbia toccato
un argomento doloroso, quello relativo al diboscamento, sul quale
la nostra Società si è già intrattenuta iu altra occasione e del
quale è nuovamente chiamata ad occuparsi. Crede quindi oppor-
tuno dar subito la parola la prof. De Toni il quale ha da fare una
comunicazione che ad esso argomento si riferisce.
Il socio De Toni partecipa una lettera pervenutagli dal signor
Griinwald di Venezia, socio della Associazione Pro montibus, resi-
* Delfino F., Ulteriori osìervazioni, p. II, fase. 2", p. 28.
* Knuth P., Handbuch der Dliltenhioloyie, II Bd., 1 Th., p. 404.
' Questa memoria, superando i limiti assegnati al Ballettino, com-
parirà nel Nuovo Giornale botanico italiano.
208 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
dente in Toi'ino, con cui gli domanda di promuovere dalla Società
botanica italiana riunita in Congresso a Venezia, un voto di plauso
alla Società Pro montibus per gli scopi utilissimi che si è prefissi,
sopratutto riguardo alla conservazione dei boschi nelle nostre Alpi
e negli Appennini.
Il Prasidente Sommier è ben lieto di aprire la discussione sopra
un ai'gomento di tanto interesse, e si associa pienamente alla do-
manda rivolta dal sig. Griìnwald per mezzo del socio De Toni. Spiega
inoltre che nella Pro montibus possono distinguersi due concetti
principali: quello, cioè, di conservare i boschi esistenti e di favorire
il rimboschimento, e quello di proteggere le piante rare. Egli crede
che il primo di questi scopi a cui mira la benemerita Associazione,
oltre che essere di maggiore utilità, sia anche di più facile attua-
zione, e meriti tutto l'appoggio della nostra Società.
Il socio VojLINO prega la Società di fare le pratiche occorrenti
presso i Ministeri interessati, insistendo perchè venga favorito il
rimboschimento dei nostri monti.
Il prof. Arcangeli, associandosi a quanto hanno detto i soci De
Toni e Voglino, fa osservare che la Società già in altra occasione si
è occupata del grave argomento, rivolgendo in proposito una do-
manda al Ministero di Agricoltura; ciò nonostante crede opportuno
e conveniente di tornare sull'argomento anche nell'interesse della
Botanica, per proteggere cosi la permanenza di specie rare e che al-
trimenti andrebbero distrutte. A questo riguardo però fa notare che
la scomparsa di alcune piante rare è dovuta anche a caiise inelutta-
bili, inerenti alla stessa nostra civiltà, come l'estendersi di città, il
bonificamento di paduli ecc. Per la Toscana cita la scomparsa di Hy-
pecoum c/randiforum, Cynomorium coccineum, Oxycoccos jJalustris ecc.,
dovuta a tali cause.
Il socio Voglino vorrebbe che ci si rivolgesse anche al Ministro
dell' Istruzione, tanto piti che esso mostra di interessarsi vivamente
della istruzione agraria e anche del rimboschimento, come può ve-
dersi da una recenta circolare con cui istituisce anche da noi il
giorno festivo degli alberi, disponendo che nelle scuole secondarie,
dopo gli esami della sessione autunnale, siano promosse gite campestri,
par affidare alla terra uno di quegli alberi che sono i più adatti alla
silvicoltura della regione.
Il socio .Jatta spiega coma avvenga il diboscamento nell'Italia
meridionale e dice che ciò dipende sopratutto dal fatto che le vaste
proprietà di questa regione sono di partinenza del Demanio. Ora
sarebba necessario per ovviare ai gravi danni prodotti dal dibosca-
manto, che si cercasse di conservare questi estesi boschi demaniali,
sottraendoli alla quotizzazione.
I professori Arcangeli e Voglino si associano ed aggiungono
che il voto dovrebbe essere diviso in due parti: l'una per difendere
i boschi esistenti, l'altra per favorire il rimboschimento. I Ministeri
RIUNIONE GENERALE IK VENEZIA 209
cui dovrebbe essere notificato il voto, sono quelli dell" Istruzione,
dell' Agricoltura e dell' Interno.
Il Presidente SoMMiER, riassumendo la discussione precedente, pro-
pone all' approvazione dei presenti 1' indirizzo ai Ministeri sopra in-
dicati. Inoltre propone che sia comunicato al sig. Grunwald come
la Società abbia espresso un voto di plauso alla Pro montibus per
la iniziativa presa da detta Società in favore dei boschi delle Alpi
e degli Appennini.
I convenuti approvano in massima i voti suddetti ai Ministeri e
alla Società Pro montibus, incaricando il Presidente della redazione
dei voti medesimi.
II socio Dk Toni presenta il seguente lavoro del prof. Adriano
Fiori di Padova :
RESOCONTO DI UNA ESCURSIONE BOTANICA NELLE PU-
GLIE E BASILICATA. — NOTA DEL DOTT. ADRIANO
FIORI.
Tra le regioni d' Italia le Puglie, la Basilicata e la Calabria
sono quelle finora meno esplorate dal lato floristico o per lo
meno non cosi estesamente come la loro ricca ed interessante
flora meriterebbe. Il botanico oculato che voglia quindi visitare
quelle plaghe, oltre alla certezza di abbondanti raccolte di spe-
cie meridionali, può sperare di incontrare delle novità flori-
stiche.
Sedotto appunto da tale idea decisi di intraprendere delle
escursioni in quelle regioni e per ora esporrò i resultati delle
raccolte fatte nelle Puglie e Basilicata nel Giugno 1898, riser-
bandomi di comunicare in seguito quelli delle erborazioni fatte
quest* anno in Calabria, avendo ancora in gran parte da stu-
diare il materiale quivi raccolto.
Faccio qui seguire l'elenco delle specie pia interessanti YdiC-
colte nelle regioni suddette, disposte in ordine di località:
Bisceglie (prov. di Bari). — Recatomi direttamente da Pa-
dova a Bisceglie per visitarvi un mio fratello che da tempo
non vedevo, feci pure qualche breve escursione attorno a quella
cittadina, ma essendovi nei dintorni soltanto plaghe coltivate, la
vegetazione si olTriva poco interessante al botanico. Degne di
menzione non trovai infatti che: Nigella arvensis var. Catenae,
210 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
Andro.cJine telephioides, Phagnalon Tenorei, Turimnus leuco-
graplins e Tragopogon 2wrrìfolius rar. ausiralis (Jord.) lungo
la ferrovia; Frankenia jìulverulsnta, Fr. levìs, Lotus edulis ed
Anthemis j^st^eg^^ina sugli scogli presso al mare; Sedum ru-
ì)ens , Euphorbia ceratocarpa , Cichorium divaricaiuìn e
Crepis rubra, le due prime nei luoghi pietrosi e le due ultime
abbondanti lungo le vie e la Brassica adpressa comune nei
campi.
Margherita di Savoia e Trinitapoli (prov. di Foggia). — Il
5 Giugno presa la ferrovia mi recai da Bisceglie a Margherita
di Savoia e là lungo la spiaggia sabbiosa al di là delle saline
trovai un curioso fungo che il prof. Saccardo riconobbe essere
il Gyrophrag.mium Delilei Mout., specie nota finora in Italia
soltanto della Liguria a Bordighera (Penzig) e Lazio a Porto
d'Anzio e Nettuno (Albini) e fuori d'Italia dell'Algeria, Siberia
Asiatica e Francia meridionale; ivi trovai pure la Stalice liel-
lidifoUa di cui è forse quella la località più meridionale lungo
il litorale adriatico. Dalle saline mi diressi, costeggiando il lago
Salpi, verso Trinitapoli e lungo il percorso potei raccogliere
Ruppia marilima var. drepanensis, Juncus suhulaius, Kochia
hirsuta e Suaeda splendens ; queste due ultime, benché non
ancora fiorite, erano perfettameute riconoscibili e specialmente
la Suaeda sp^lendens, degna di menzione perchè sinora notata
in Italia soltanto della Sardegna.
Spinazzola (prov. di Bari). — Volendo recarmi a Melfi pas-
sai per la linea di Spinazzola e quivi, approfittando di una fer-
mata di 9 ore onde attendere la coincidenza per Rocchetta
S. Venere, feci una corsa in una valle ad oriente del paese.
Quivi trovai, fra altro, Pastinaca Opopanax, ElaeoseUnum
Asclepium, Rhamnus saxatilis var. infectoria, Phlomis Herba-
venti in copia e Serratola cichoracea, questa nuova per la
prov. di Bari; presso la stazione raccolsi Trisstum parvifiorum,
Silene muscipula e Carduus acicularis.
Vulture (Basilicata). — Giunto a Melfi fui ospitato dal mio col-
lega e collaboratore prof. Paoletti ed il 10 Giugno facemmo assieme
l'ascesa del Vulture. La flora di questa regione è già nota pei la-
RIUNIOXK GENERALE IN VENEZIA 211
vori dei prof. N. Terracciano ed A. Poli; noterò tuttavia la Cen-
taarea Centauriam raccolta presso la località detta Femmina
morta in pochi esemplari non ancora completamente fioriti, il
Runiex sanguineus ed il Trifolium SebnsUani raccolti nei bo-
schi di faggio sopra i laghi di Monticchio assieme ad Arrhe-
natherum elaiiics, Eaphorbia coralloides e molte altre. Verso la
cima del monte trovammo il Thesiitm linopliyUimi var. inter-
mediam, copiosa la Ferula siloatica, comunissimi la Viola tri-
color var. lutea, tanto a fiori gialli che violetti, e ì'Asphodelus
ramosus var. ìnicrocarpus che giunge quivi sino alia sommità
del monte a circa 1700 m., mentre la sua stazione abituale è la
regione dell'olivo. Forse questa anormalità può s[)iegarsi colla
natura vulcanica del suolo e colla esposizione a mezzogiorno;
infatti notammo pure su quel versante alcuni boschetti di quer-
ele trovarsi al di sopra del faggio, il quale alligna invt^ce benis-
simo più in basso entro le valli. Attorno ai laghi di Montic-
chio trovammo il Polygonum arnphiìnum e ritornando a Melfi,
raccogliemmo a Foggiana Bt^assica adpressa e Phlomìs Herha-
ventì.
Castel Lagopesole (Basilicata). — Il 12 Giugno presa la fer-
rovia mi recai, sempre in compagnia del collega Paoletti, da
Melfi a Castel Lagopesole; quivi usciti dalla stazione e fatto un
breve tratto della rotabile verso il paese, e dopo aver raccolto la
Phalaris caerulescens, prendemmo attraverso i campi la direzio-
ne verso il Lago. Nel tragitto in un campo incolto raccogliemmo
diversi trifogli, tra i quali alcuni esemplari del Trifolium ob-
SCURUM Savi, nuovo per la Basilicata e trovato finora .soltanto
in Toscana e presso Genova; è affine al T. leucanthum. del
quale potrebbe forse considerarsi come una var. notevole. Le al-
tre specie di Trifolium trovate in società a questo erano T. leu-
canthum, T. phleoides e T. striatum; quivi ed altrove era
pure abbondante l* Elymus Caput-Medusae b. crinìtus e salendo
verso il Lago la Malope malacoidcs. Attorno al Lago, ridotto
oramai ad una palude, trovammo Ncphrodium Tìielypteris,
Carex paniculaia, Betula alba (forse colt.?), Polygonum am-
phibium e Thlaspi alliaceum. Ci inoltrammo quindi nel seco-
lare ed esteso bosco di querele che si attravei-sa colla ferro-
via venendo da Rionero a Lagopesole e là riscontrammo Iris
212 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
gramìnea var. collina, Gladiolus imbricatus, Viola tricolor
var. lutea ed Asperula levigata. In quanto al Gladiolus imbri-
catus debbo osservare che indicato esso dal Tenore (Syll., p. 25)
di Capri, Gargano e Calabria, fu dimenticato o non tenuto in
considerazione per tali località dal Parlatore nella Flora italiana
e dai Compendi ed io lo riferii dubitativamente (FI. An., I, p. 228)
alla var. iUijricus del G. imbricatus. Ora debbo invece ricono-
scere che il Tenore non aveva errato, e che il G. imbricatus
si riscontra effettivamente nel mezzogiorno d' Italia, avendolo
io stesso raccolto anclie al Gargano come più sotto avrò occa-
sione di ricordare.
Gargano (prov. di Foggia). — Il promontorio del Gargano
ha sempre attirato 1' attenzione dei botanici per la sua flora
ricca e speciale, che per alcune specie ricorda quella delle
coste dalmate, trovandovisi infatti alcune specie che invano si
cercherebbero nel resto della Penisola e si ripresentano invece
in Dalmazia. In vista adunque di fare largo bottino mi decisi di
passarvi alcuni giorni botanizzando.
Giunto la mattina del 14 Giugno a Manfredonia montai sulla
corriera postale sino al piede della salita di M. S. Angelo; quivi,
smontato, mi portai verso levante seguendo il piede orientale
del monte, finché scorta una valle, e precisamente la Valle delle
Macchie, decisi di salire per quella.
La salita fu faticosa, massime essendo la giornata molto calda,
ma in compenso la raccolta abbondante: trovai infatti tra altro:
Brachijpoclium pinnatum var. raniosum, Helianthemum ca-
num, Coronilla juncea, Elaeoselinum Asclepium, Rhamyius
saxaiilis var. infectoria, Origanum liirtum, Campanula garga-
nica, Echinops virgatus. Inula candidissiina e Centaurea sub-
iilìs; inoltre la Genista Michela Spach, ritenuta propria del
Gargano ma che io non saprei distinguere dalla G. dalmatica,
la quale a sua volta io non posso tenere specificamente distinta
dalla G. aristata di Sic. e G. silvestris dell'Istria, Friuli ecc.
Presso il paese di M. S. Angelo raccolsi Brassica pubescens,
Marrubiu)7i candidissimum, Armeria elongata e Sideritis Si-
cilia e sulle mura del vecchio castello: Aubriet/'a deltoidea
var. Columnae, Atha manta sicula e Campanula garganica
var. glabra.
UIUXIONE GENEUALK IN VENEZIA 213
Il 15 Giugno avendo trovato la comodità di poter montare
con alcuni carrettieri che andavano a caricare legname al bo-
sco Umbria, decisi di andare a visitare questo bosco, famoso covo
di briganti nei tempi passati. Da M. S. Angelo al bosco occor-
rono 5 ore di cammino continuo e piuttosto faticoso dovendo
fare delle salite e discese; si comprende quindi come dovendo
ritornare indietro la sera dello stesso giorno non potei fermarmi
che poco tempo nel bosco. Lungo la via raccolsi di notevole il
Thesium lixophyllum var. fulvipes (Gries. ), che non mi
consta sia ancora stato riscontrato in Italia; tale var, ha la ra-
dice e le foglie come nel Th. linophyllum var. intermediam ma
distinguesi a colpo d'occhio pei frutti portati da un peduncolo car-
nosetto, lungo da 2-5 mm., di un bel colore giallo-fulvo nel secco.
Raccolsi pure, prima di arrivare al bosco, Glacliolus imbrica-
tus, Viola tricolor var. latea. Genista pecluncnlata var. elaia Ten.
in frutto, Eapliorìjia Barrelieri e Senecio lanatus. Il bosco
Umbria è formato essenzialmente dal faggio che fa meraviglia di
trovare cosi rigoglioso sopra monti relativamente bassi (800 m.
circa) e cosi prossimi al mare; è un bosco foltissimo e difficile
ad esplorarsi essendo il terreno foggiato a doline. Vi raccolsi poco
di notevole, tuttavia ricorderò : Festuca altissima. Sedum stel-
latiim, Rabus fruticosus var. imllidus (Weihe et N.), Physosper-
mum veì'ticillatum ed Acer opulifolium var. obtusatum.
Il 16 Giugno da M. S. Angelo mi recai a S. Giovanni Rotondo
e S. Marco in Lamis. Prima del lago di S. Giovanni raccolsi
PìUomis Herba-venti ed attorno al lago, di notevole, Alopecarus
geniculatus, Damasonium Alisma, Polygonam romanum,
RUMEX MARiTiMUS var. PALUSTER (uuovo per le Puglie), Oe-
NANTHE AQUATICA (pure uou menzionata per le Puglie) e verso
S. Giovanni Pastinaca Opopanax e Salvia garganica. Dopo
esserrai riposato alquanto a S. Giovanni Rotondo proseguii la
via verso S. Marco e salii sul m. Nero ove raccolsi Avvhena-
thermn elatius, Ornithogaluìn coniosum, Potentina Be-Tom-
masii ed Inula montana. Presso S. Marco in Lamis sulle roc-
cie lungo la via raccolsi poi ancora in abbondanza Genista
Michela, Laserpiiium Siler e Crepis lacera.
Lesina (prov. di Foggia). — Sceso dal Gargano colla corriera
postale da S. Marco in Lamis a S. Severo, presi quivi la ferrovia
Bull, della Soc. bot. ital. 1**
214 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
sino a Poggio Imperiale per recarmi a Lesina. Già prima di
giungere a questo paese, costeggiando il Lago omonimo potei
raccogliere I'Agropyru-M elongatum e la Carex hispida, piante
che non trovo menzionate per le Puglie, inoltre il Cynanchwn
acutum e la Clematis Viticella. Il giorno appresso (18 Giugno),
approfittando della cortesia degli ingegneri del Genio Civile che
si recavano per loro studi alla duna, presi posto con loro in una
barca, ed attraversato il lago, smontai nella duna di Lesina,
eh' è una lunga e stretta lista di terreno coperta di bosco e mac-
chie, che divide il lago dal mare. Portatomi sulla spiaggia vi tro-
vai un Helianthemwn che poi riconobbi essere l'H. Chamaecistds
var. LEPTOPHYLLDM (Duu.), siuora raccolto soltanto in Terra
d'Otranto e fra Taranto e Metaponto; verso la Torre del Fortore
trovai poi in frutto il Cistds Cldsii, noto finora in Italia solo di
Sicilia; raccolsi inoltre Lotus creticus, Daucus pumUus, Erodimn
laciniatwn, Stachys maritima e Diotis candidissima, del quale
ultimo credo essere quella una delle stazioni più settentrionali
lungo l'Adriatico. Dalla Torre del Fortore venendo verso Lesina
trovai nei campi Onoxis mitissima e Coriandrdm sativdm, piante
che non trovo menzionate per le Puglie, inoltre Lavaiera punc-
tata e Cardopatium corymboswn. In tutte le dune da Lesina
alla stazione di Chieuti-Serracapriola trovasi poi comunissimo
V Helianthemum halimifoliam ; ed appunto con una fermata di
alcune ore alla stazione di Chieuti suddetta, che mi permise di
portarmi alla spiaggia e di visitare le vicine macchie senza però
trovare nulla di notevole, ebbe termine l'escursione del 1898.
Il Presidente Sommier presenta da parte del dott. BéGcUInot, im-
pedito dalle manovre di campo di prendere parte alla Riunione, i
seguenti lavori, i quali provano come il nostro giovane collega
trovi il tempo di occuparsi profìcuamente di botanica anche du-
rante il suo servizio militare.
NOTIZIE PRELIMINARI SULLA BIOLOGIA FIORALE DEL
GENERE ROMULEA MARATTI. — PER AUGUSTO
BÉGUINOT.
Le osservazioni seguenti sulla biologia fiorale del genere
Romulea furono fatte nel laboratorio dell' Istituto botanico di
Roma negli anni 1897-1898 e sono tratte da un mio lavoro
RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA. 215
monogi'afico del genere che, appena completato, spero di poter
pubblicare. Nella presente nota preliminare, compendio ed illu-
stro brevemente i principali fatti osservati, riservando maggiori
dettagli ed ulteriori notizie nel lavoro in disteso. I>e conclusioni
a cui giunsi riguardano le specie della flora italica, sia osser-
vate in natura, sia sottoposte a coltura: per le specie esotiche
il materiale di Erbario in questo genere di ricerche serve poco,
e può condurre a conclusioni errate o per Io meno azzardate. È
necessario quindi ricorrere alla coltura, sia in piena terra, sia in
vaso, delle singole specie, possibilmente di molte provenienze e
di un discreto numaro di individui per ciascuna località, coltura
che pel genere Romulea riesce abbastanza facile, e richiede
poche cure. Con tale materiale non sarà senza interesse per
la biologia completa del genere, estendere le osservazioni a tutte
le specie che Io compongono, e confermare le conclusioni a cui
giunsi per mezzo dello studio delle specie italiche, con quello
delle restanti specie della flora mediterranea e della flora sub-
tropicale e tropicale.
I fatti più importanti da me osservati sono i seguenti :
I. — Presenza di nettario a tipo di ghiandole settate {Sep-
ialclràfsen) in Romulea Bulbocodiiim Seb. et Maur., ligustica
Pari., Columnae Seb. et Maur., ramiflora Ten., Rollìi Pari. Tali
ghiandole sono localizzate in fondo al tubo perigoniale nella
porzione apicale e centrale di ciascuno dei tre setti dell'ovario.
All'esaurirsi dei placentari nell'alto della loggia ovariana un
gruppo di cellule nel centro di ciascun sepimento si difTeren-
ziano dalle altre per forma e per funzione. Ciascun nettario in
sezione trasversale risulta di un sottile canalicolo radialmente
molto allungato, limitato da una serie unica di cellule che
forma una specie di epitelio del canale. Questa serie di cellule
è immersa in un parenchima ad elementi rotondi, a pareti molto
sottili, a diametro più piccolo delle cellule del setto, assai ricche
di contenuti. Il canalicolo di ciascuna ghiandola, invisibile al-
l'occhio disarmato, immette all'esterno alla base dello stilo e
segrega nettare in abbondanza.
Tali ghiandole a funzione nettarogena e mellifera evidente,
erano di già note pel genere Crocus Lin. * del gruppo delle
^ Grassmann, Die Septaldrilsen: Diss. Ber., p. 12, a. ItiS-k.
216 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
Grocoidee, e per altri generi della famiglia delle Iridacee. Non
mi risulta che fossero note pel genere Romulea.
Gli insetti, particolarmente Imenotteri del gruppo degli Apia-
ridi avidi di nettare, trovano una tavola di appulso eccellente
nei pezzi perigoniali patenti o refìessi a seconda delle specie:
di qui si spingono in fondo al perigonio e mentre infiggono la
proboscide nelle ghiandole dei sopimenti e ne seggono il net-
tare, si caricano il dorso di polline. Le molte e replicate visite
di tali insetti non sarebbero spiegabili senza la presenza di questi
particolari organi secernenti nettare.
Il genere Romulea possiede perciò un vero e proprio nettario.
II. — Le specie del genere da me studiate sono senza ecce-
zione proterandre: e proterandre sono le specie dell'affine genere
Crocus. Tale proterandria è macrobostemona. Nel caso quindi
che manchi la visita del pronubo adatto, ciò che deve essere
raro nelle specie grandiflore a funzione vessillare ben spiccata
e frequente invece nelle specie parviflore dove anzi la visita dei
pronubi deve essere piuttosto rara, la pianta può supplire con
l'autogamia, nelle forme adatte alla impollinazione oraoclina come
dirò or ora. La prolungata permanenza del polline nella loggia
dell'antera senza perdere l'azione fecondante, concede il tempo
necessario allo stigma e quindi all'ovulo di maturare e di subire
con succes.so l'impollinazione. Ho osservato molte volte nei din-
torni di Roma, dove alcune specie sono comuni e largamente
rappresentate, che per condizioni sfavorevoli dell'atmosfera il
perigonio é rimasto chiuso per un numero rilevante di giorni.
In queste condizioni l'autoimpollinazione in quelle forme in
cui è possibile deve essere esclusiva, e favorita dalla chiusura
del perigonio che pone meglio a contatto il polline con lo stigma:
ciò fu anche osservato nel genere Crocus. Ho d'altra parte notato
che in condizioni favorevoli la fioritura delle nostre Romulee ha
una lunga durata : uno stesso fiore offre per parecchi giorni di
seguito il suo perigonio alla visita dei pronubi, laddove appena
avvenuta l' impollinazione e quindi la fecondazione s' aggrinza
e marcisce. Quindi in condizioni opportune nel maggiore numero
di casi deve aver luogo 1' incrocio.
III. — Polimorfismo florale.
I fiori delle specie nostrane del genere, e pare anche delle
specie esotiche, sono soggetti ad un grande polimorfismo.
csìMb\
RIUNIONE GENKRALE IN VENEZIA 217
Tale polimorfismo si esplica:
a) Nella colorazione dei pezzi perigoniali;
h) Nella loro grandezza;
e) Nella diversa posizione degli stami rispetto al pistillo
e quindi delle antere rispetto allo stigma (eterostilia);
d) Nella diversa distribuzione dei sessi negli individui di
una stessa specie (poligamia).
Quanto al colore dirò che nelle specie della flora del Capo di
Buona Speranza ed in generale nelle specie tropicali o subtro-
picali, domina il colore giallo ; v'é una sezione del genere {seci.
lutea) proposta dal Baker, ' caratterizzata dal colore giallo del
perigonio. Però non mancano specie rosso-violacee, violacee, ed
ochroleuche, che sono le sole rappresentate nella flora mediterra-
nea. A pai'te la sez. lutea, nulla è di più variabile nella colorazione
dei pezzi perigoniali: i caratteri perciò desùnti dal colore per la
delimitazione delle specie sono quasi sempre fallaci e di nessun
valore per la delimitazione di gruppi o di sezioni del genere.
Nella flora mediterranea insieme a specie multicolori o versico-
lori {R. BulbocorMum, Clusiana, crocifolìa, elongata, grandi-
scapa, piirpurascens, ramìflora, Colamnae, Rollìi, Revelieri ecc.)
v' è qualche specie in cui è fissato un dato colore pel quale la spe-
cie si riconosce: e di queste ricordo, tra le violacee, R. ligustica,
Linaresii, numidica; fra le rosso-violacee, R. Requienii ecc. ecc.
In tutti i casi per me non è dubbio che la colorazione più o
meno vivace ed intensa, ovvero pallida e sbiadita, unica o mol-
teplice dei pezzi perigoniali, eserciti una funzione vessillare, sia
cioè mezzo di attrazione per i pronubi del genere, onde effet-
tuare le nozze incrociate. È perciò uno dei suoi caratteri dico-
gamici più perfetti.
La grandezza del perigonio non è meno variabile del colore.
Uno sguardo generale sulle specie considerate sotto tale punto
di vista, induce a riunirle in tre grappi. In un gruppo ripongo
le specie grandiflore a perigonio ben sviluppalo a funzione ves-
sillare ben manifesta: in un altro le specie parvi/lare a peri-
gonio molto ridotto a funzione vessillare diminuita o meno eflì-
cace. I due gruppi estremi sono congiunti da un certo numero
• Baker, Sistema Iridacearum, in Linn. Journal Botany, voi. XVI,
a. 1876.
218 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
di specie che chiamerò intermedie, oscillanti per la grandezza
del perigonio tra i due gruppi precedenti.
È interessante osservare come si comportano in rapporto alla
grandezza dei pezzi perigoniali, i vari individui delle specie
delle due sezioni estreme, grandiflore e parviflore. Le mie os-
servazioni si limitano a questi due gruppi, poiché del gruppo
delle intermedie non ho studiato che materiale di Erbario.
Nelle specie del primo gruppo troviamo individui o forme:
inacrante, riieclie (= tipiche o normali) e micranfe.
In Romulea Bulbococlium, dei dintorni di Roma, ho trovato le
seguenti misure: f. macranta (mm. 30-38); f. media (mm. 23-29);
f. micranta (mm. 18-22). Battandier in Algeria ha misurato pe-
rigoni di forme macrante di R. Bulbococlium di mm. 54. Tale
forma corrisponde alla varietà grandiflora degli autori italiani
(Tineo, in Tod. Ind. sem. h. panor., p. 44, a. 1857) ch'io segnalai
di già pei dintorni di Roma, in una nota precedente. * La forma
media è quella su per giù descritta dagli autori, i quali però
non di rado descrissero come tipo la macranta o la micranta,
quando non preferirono di farne una specie od una varietà: ciò
che sarà molto importante di mettere in evidenza in una rivista
critica e sistematica del genere.
Anche la Romulea ligustica ha una forma micranta, corri-
spondente nelle dimensioni a quelle di R. Biilbocodiam, ed una
forma macranta, il cui perigonio, secondo il conte Martelli, misura
ben 50 mm. Avendo avuto occasione di coltivare in vaso un certo
numero di saggi, gentilmente favoritimi dal prof. Gestro, rac-
colti nella classica località dei Molinacci presso Genova, donde
il Parlatore descrisse la specie, trovai il perigonio variare da
20 mm. a 45 mm.
Variabile però in proporzioni più esigue è il perigonio delle
specie parviflore da me esaminate {R. Rollii, Columnae, rami-
Jlora): insieme a forme micrante vegetano individui macranti,
ben caratterizzati agli estremi, congiunti da un grande numero
di termini intermedi.
Tale variabilità nella grandezza del perigonio meritava di
essere posta in evidenza, per ciò che verrò or ora dicendo.
' BéGUINOT, Di alcune piante nuove o rare per la flora romana, in
Bull. Soc. bot. ital., a. 1897, p. 32.
RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 219
Molto più interessante è il polimorfismo fiorale che si osserva
negli elementi dell' androceo ed in quelli del gineceo, ossia nei
rapporti di posizione degli stami rispetto agli stigmi, e nella di-
stribuzione dei sessi nei vari individui di una stessa .specie.
Studiando un grande numero di individui della stessa specie, si
perviene alla conclusione che essi sono costruiti diversamente
quanto alla simmetria ed alla architettonica fiorale. Il genere
Romulea ci offre un esempio ben spiccato di eterostilia e di
poligamia.
Il Battandier ' segnalava fin dal 1881 per R. BuWocodiam in
Algeria una forma a stami con antere sterili, a perigonio assai
pallido, più piccolo, a divisioni più acute: dubita che si tratti
di un ibrido.
Nel 1883 sullo stesso argomento - pubblica alcune osserva-
zioni su specie eteromorfe, tra le quali pone la specie in que-
stione. Di questa stabilisce una var. (lioica, con due forme: y- ma-
schile « grandiflora, ricca di polline, dolicostila, a stilo due volte
più lungo degli stami » p. 230, tav. Ili, f. 3; J3 femminile « a
fiori più piccoli, più pallidi, a divisioni più acute, ad antere
rudimentali o sterili, a stilo non sorpassante o di poco gli stami
(brachistila) » tav. Ili, f. 4,
Il Freyn ' conferma in parte le osservazioni del Battandier,
in parte vi contraddice. Studiando su materiale di Erbario il com-
portarsi della R. BiUbocodìitm in Europa, trova, che in ambe-
due le forme (tipica e grandiflora) lo stigma é più lungo degli
stami, e solamente in un unico individuo di R. Balbocodìimi e
sopra un altro di R. grandiflora trova uno stilo breve, il cui
stigma era all'altezza delle antere: non osserva forme ad antere
sterili. Conclude che la var. dioica Batt, è una razza o sotto-
specie geograficamente limitata, e fa osservare come una forma
dioica in Algeria sia rappresentata nell' Europa di mezzo da una
forma monoica.
^ B.VTTANDIER, Contvìhutìon à la fiore des environs d'Algerie, in Bull.
Soc. Botan. de France, tome XXII, p. 129, a. 1881.
* Battandier, Sur quelques cas d'hétéromorphisme, Le, tome XXIV,
p. 238, a. 1883.
' Freyn, Phytographische Notizien inshesondere aus dem ^nttelmeer-
gehiet, in Flora oder Allgemeine botanisclie Zeitung, Regensburg,
XLII, p. 684, a. 1884.
220 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
Recentemente il conte Martelli, * ignorando le ricerche già
fatte, illustra in R. ligustica una forma grandiflora di cui dissi
già avanti, una forma monoica ad antere e stigmi perfettamente
sviluppati, ed una forma a polline abortito che dice sterile.
Cosi stando le cose, ecco le osservazioni ch'io feci al riguardo:
Romulea BuWocodiitm Seb. et Maur. — 1. Esiste una forma
fertile monoica, corrispondente in parte alla forma dioica Batt.
in parte alla forma monoica Frejn.; in tale form.a androceo e
gineceo sono normalmente ed egualmente sviluppati. Risulta di
due categorie di individui : «, individui dolicostili (in forme a
perigonio macranto, o medio =: a maschile Batt.) in cui lo stilo
è circa il doppio degli stami; j3, individui lirachistili in forme
medie e micrante, con lo stilo all' altezza delle antere e con lo
stigma a contatto di queste o poco al disopra. Questa seconda
categoria di individui non erano, a quanto pare, ancora noti.
2. Esiste una forma fertile ginodioica {= dioica j3 femminile
Batt.) con antere a polline atrofico o mancante, destituito di
azione fecondante, laddove gli elementi del gineceo sono nor-
malmente sviluppati.
Risulta di due categorie di individui: y, individui bracliistili,
con perianzio di media grandezza o micranto, come quello de-
scritto dal Battandier ; .0, dolicostili, in forme a perianzio me-
diocre, a quanto pare, fin qui non avvertiti da nessun autore.
Romulea ligustica Pari. — Esiste la forma monoica con
individui hrachistili e dolicostili, e la forma ginodioica con in-
dividui dolicostili e brachistili.
Romulea rami/loì^a Ten. — Esiste una forma monoica nor-
malmente con soli individui hrachistili, con stilo più breve delle
antere e con stigmi circa alla metà del cerchio anterale o presso
l'apice, mai al disopra. Solo eccezionalmente riscontrai una for-
ma dolicostila, il cui stigma era evidentemente al disopra delle
antere; manca una forma ginodioica.
Romulea Columnae Seb. et Maur., R. Rollii Pari. — Specie
con individui esclusivamente monoici e brachistili.
Il Battandier nella sua varietà dioica afferma che l'incrocio
ha luogo fra la forma maschile che fornisce il polline e la forma
femminile sul cui stigma, mediante il concorso di insetti pro-
* Martelli, Xotuh botamche, iu Bull. Soc. bot. it., p. 154, a. 1896.
RIUNIONE GENKHALE IX VKNKZIA 221
nubi, sarebbe deposto il polline ed avrebbe azione fecondante.
Su 132 esemplari brachistili, 108 hanno dato seme, 21 sono ri-
masti sterili, e su 84 dolicostili, 83 sono sterili, uno avrebbe
dato seme. L'autore non si meraviglia di avere 24 individui
sterili fra gli individui brachistili: si meraviglia invece di averne
uno fertile fra quelli dolicostili. Conclude che la specie in pa-
rola non è completamente dioica, ma tende a diventarlo ; esclude
che prodotti fertili si abbiano mediante la impollinazione omo-
clina.
Invece, secondo le mie osservazioni, gli individui brachistili
nella forma monoica nelle specie del gruppo delle grandiflore, nor-
mali e forse esclusivi nelle specie del gruppo delle parvidore,
funzionano come individui in cui l' autogamia è i)Ossibile ed in
talune specie forse esclusiva. Otteniamo adunque prodotti fer-
tili anche mediante la impollinazione omoclina (Selbstbestàubung)
in individui ed in specie a ciò costruiti. Difatti in R. Bidboco-
cUuììi, tenuta al riparo dalle visite degli insetti pronubi, ho
ottenuto semi dalla forma monoica brachistila. L'autoimpol-
linazione, come dissi già, è favorita dalla chiusura del perigo-
nio nelle ore di notte ed in parte di quelle di giorno, ed anche
per più giorni di seguito, quando le condizioni atmosferiche non
permettono l'antesi. Tale forma autogama non era stata messa
in evidenza né dal Battandier, né, eh' io sappia, da altri.
La impollinazione omoclina è invece impossibile negli individui
dolicostili della forma monoica, e nella forma ginodioica tanto
negli individui brachistili quanto in quelli dolicostili. In tali
forme alla separazione del tempo nella maturazione degli ele-
menti sessuali (proterandria) si accoppia la separazione dello
spazio, ossia la distanza dello stigma dalle antere nel primo
caso, la separazione in individui diversi degli elementi sessuali
nel secondo. Ambedue le forme realizzano le disposizioni più
opportune per la dicogamia ossia per la impollinazione etero-
dina.
Sarà molto interessante di controllare le esperienze del Bat-
tandier sulla forma monoica dolicostila il cui polline, fuori che
in un solo caso, non avrebbe effetto sullo stigma dello stesso
fiore: come pure non sarà privo di interesse fecondare arti-
ficialmente non solo individui della forma monoica, con indi-
vidui della forma ginodioica, che, secondo il Battandier, dareb-
222 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
bero il maggior numero di prodotti fertili, ma anche fra le due
categorie di individui, brachistili e dolicostili delle due forme.
Su di che io non ho per ora osservazioni ed esperienze in pro-
posito e mi riservo di farle per il lavoro in disteso.
LA FLORA DEI DEPOSITI ALLUVIONALI DEL FIUME TE-
VERE DENTRO ROMA. NOTA PREVENTIVA DI AUGU-
STO BÈGUINOT.
Dal 1895 in qua per il periodo di cinque anni ho avuto occa-
sione di fare una serie di ricerche e di osservazioni, non prive
di interesse, sulla flora dei materiali alluvionali deposti dal Te-
vere nel suo percorso dentro Roma, che ora mi accingo a pub-
blicare. In questa nota riassumo i principali risultati e le più
importanti conclusioni a cui pervenni, riserbando al lavoro
completo che vedrà quanto prima la* luce negli Annali del Mu-
seo civico di Storia naturale di Genova, notizie più dettagliate,
ed il catalogo completo della florula.
Tali ricerche hanno principalmente due scopi:
Uno studio del fattore acqua come agente di dispersione e di
distribuzione delle numerose specie che abitano lungo un corso,
i cui semi convogliati dalla corrente, dopo un percorso più o
meno lungo nell'acqua, approdano in luogo opportuno.
Uno studio di ambiente, ossia ricerche sulle diverse stazioni
delle specie che seguono un corso d'acqua, ed i loro adatta-
menti sia nel seno della corrente, ovvero nel terreno umidiccio,
acquitrinoso, inondato d' inverno ad immediato contatto di que-
sta, ovvero nel terreno sabbioso, sofHce, deposto e lentamente
accumulato dal fiume, particolarmente nel suo basso corso, come
risultato della sua azione corrodente e dissolvente nell' alto e
nel medio corso.
Il primo genere di ricerche conduce a risultati fito-geografici,
mostra cioè come in una regione dove abbondano corsi d' ac-
qua ossia una rete idrografica ben sviluppata, il paesaggio flo-
ristico subisce continue modificazioni ed alterazioni, particolar-
mente nella vegetazione localizzata lungo i singoli corsi. In
ogni periodo vegetativo un certo numero di specie entra a far
parte della vegetazione di già stabilita in antecedenza. Tale in-
RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 223
troduzione è susseguita da naturalizzazione quando la specie vi
trova ambiente adatto, scompare o si perde quando vi trova
condizioni di vita sfavorevoli, oppure é trasportata lungi da
quello stesso agente che 1' ha deposta in quella località.
Il secondo genere di ricerche porta invece a conclusioni
raorfo-biologiche molto importanti. Dimostrano che variando di
anno in anno le condizioni di un tale ambiente (la permanenza
maggiore o minore dell'acqua nella località e quindi il suo di-
verso grado di secchezza od umidità, la deposizione dei semi
in un letto germinativo più o meno profondo, il loro tragitto
più 0 meno lungo nella corrente, la composizione chimica e la
struttura fìsica del substrato ecc. ecc.) alcune specie restano
immutate, mantengono cioè gli stessi caratteri filetici ed e f ar-
monici ossia qualitativi e quantitativi degli anni precedenti.
Un numero maggiore invece presenta più o meno evidenti va-
riazioni specialmente nei caratteri efarmonici, adattandosi al
nuovo ambiente in forme nuove, morfologicamente e biologica-
mente ben differenziate: a condizioni di ambiente mutate cor-
rispondono forme diverse.
Tale studio, in una località siffatta, riesce molto istruttivo,
poiché variando periodicamente le condizioni di ambiente a se-
conda del regime della corrente, è relativamente grande il nu-
mero delle specie che offrono materia di osservazione allo stu-
dioso, e quindi le conclusioni a cui perviene si basano sopra un
grande numero di fatti.
Tali ricerche limitai per ora alla piccola zona di terreno al-
luvionale distesa lungo il Tevere nel tratto che attraversa la
città di Roma, zona dipendente dall'allargamento subito dall'al-
veo dalla costruzione del lungo Tevere. Nell'alveo di piena
(inverno-primavera, eccezionalmente in altre stagioni) tali lembi
di terra sono sommersi, poiché il fiume si estende egualmente
dall'uno all'altro muragliene. Nel periodo di magra (estate-au-
tunno) l'alveo si restringe, la corrente lambe di [(referenza la
sponda destra, ed abbandona qua e là la sinistra dove aflìorano
lembi di terra di varia estensione interposti fra il fiume ed il
muragliene. Il più considerevole di tali interrimenti è quello che
si estende alla sinistra della cosi detta « Isola tiberina di S. Bar-
tolommeo » su cui feci il più delle osservazioni e raccolsi buona
parte delle specie.
224 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
Le conclusioni a cui pervenni sarà assai interessante di esten-
dere a tutta la valle tiberina, particolarmente al basso corso
del flunae: i fatti da me osservati troverebbero conferma ed
estensione: in parecchie escursioni fatte in quest'anno, in vari
punti della valle, trovai su più larga scala quanto aveva osservato
nella piccola zona alluvionale dentro Roma.
La fiorala di tali affioramenti consta di 490 specie, numero
considerevole data la loro esigua estensione. Tale numero è la
prima conclusione a cui si può pervenire in uno studio simile.
Dimostra come in una località dove corre un corso d'acqua,
per quanto ristretto, abbonda il numero delle specie e dei ge-
neri, scarseggia quello degli individui: laddove regioni non per-
corse da una corrente hanno una vegetazione ben più povera,
scarseggiano specie e generi, abbonda invece il numero degli
individui.
Di tale numero, circa i Y3 appartengono a quella flora che chia-
mo « stabile » ossia a quella vegetazione che si osserva costan-
temente tutti gli anni, stabilita su tali banchi di sabbia già da
molto tempo, le cui specie sono largamente rappresentate nei
dintorni della città, e comuni in tutta la valle tiberina.
Circa Y3 appartiene invece alla flora che chiamo « mobile »
ossia a quel complesso di specie che periodicamente ogni anno
si aggiungono a quelle degli anni antecedenti, talune prenden-
dovi stabile dimora, altre scomparendo nell'anno successivo.
Sono le specie avventizie e sporadiche, più 0 meno rare nei
dintorni della città 0 della valle tiberina, talune provenienti,
mercè il veicolo dell' acqua, da grandi distanze 0 da regioni
vegetative diverse da quella del piano.
Tale « mobilità » negli elementi costituenti la florula è un'al-
tra delle conclusioni a cui pervenni, e che dimostra come un
certo numero di specie emigrano di anno in anno dalla regione
in cui svilupparono i fiori e maturarono i semi: occupano paesi
nuovi ed aree diverse dalle originarie e mentre alcune vi tro-
vano ambiente disadatto e soccombono, altre vi prendono stabile
dimora ed assicurano l'avvenire della specie nella nuova loca-
lità. Gli altri agenti di diffusione, quali principalmente il vento
e gli animali, cooperano per la loro parte a diffondere ulterior-
mente i semi della specie che vegetano lungo un corso d'ac-
qua, internandoli e disperdendoli nel resto del paese.
RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 22 5
Tale flora « mobile » é rappresentata da tre categorie di
specie :
a. — Specie delia regione del piano o campestre, però pro-
venienti da località molto lontane da Roma, i cui semi hanno
quindi compiuto un lungo viaggio attraverso l'acqua.
fi. — Specie della regione dei monti (zona submontana e
montana) raccolte e convogliate dagli artiuenti del Tevere o
dal Tevere stesso nella regione delle sorgenti, e deposte in re-
gioni di pianura lungo la valle tiberina fino a stazioni littoranee.
y. — Specie della regione littoranea, dove sono comuni e
largamente rappresentate che risalgono il fiume per diffusione
lungo il terreno alluvionale, fino a grandi distanze dal littorale.
La prima categoria é formata di specie le quali, sc-bbene con-
siderevolmente slontanate dal luogo di provenienza, si adattano
facilmente al nuovo ambiente, resistono alla concorrenza colle
specie già stabilite, e si diffondono ulteriormente.
La seconda categoria è invece costituita da elementi di re-
gola avventizi e fugaci, molti dei quali non destinati a diffon-
dersi ulteriormente. Di questa categoria, alcune specie arrestano
il loro sviluppo al sistema vegetativo; altre pur sviluppando il
fiore, per mancanza del numero strettamente necessario di in-
dividui e di pronubi per le nozze incrociate, non maturano il
seme; altre molte invece, pur pervenendo a maturare il seme,
non perdono perciò il carattere di piante avventizie ed effimere ,
non si diffondono ulteriormente nella regione, e dopo un breve
periodo di tempo non si ritrovano più nella località donde fu-
rono segnalate.
Può dirsi la stessa cosa per le specie provenienti da stazioni
littoranee, però il carattere di piante avventizie è molto meno
manifesto che nella precedente categoria. Alcune di queste non
risentono danno dalla lontananza dal mare, si spingono nella
regione dei monti, vegetano ai bordi dei laghi, stagni e paludi,
e dovunque incontrino terreno sabbioso o detritico : colonie di
specie littoranee trovansi qua e là, e ciò è a tutti noto. Alcune
specie sono però indubbiamente avventizie e fugaci.
Non ostante quindi il continuo concorso di specie di regioni
vegetative diverse, il paesaggio floristico delle regioni di pia-
nura non altera i suoi caratteri ed è sempre ben circoscritto
e riconoscibile. L'azione dell'acqua nel disperdimento dei semi
226 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
dei vegetali rappresenta un continuo tentativo della natura di
allargare e di estendere le aree vegetative delle specie: però
in alcuni casi tale tentativo ha successo ed è sommamente van-
taggioso per alcune di esse, in altri casi rappresenta un mani-
festo danno.
Concludo da ciò che ciascuna regione, nel caso nostro quella
del piano ossia la pianura tiberina, ha un grande numero di
elementi indigeni, stabili e costanti che servono a caratteriz-
zarla: altri ne include che sono in notevole minoranza, stranieri,
avA'-entizi ed effimeri, i quali non alterano la sua fisonomia, né
confondono o mescolano le varie zone vegetative. Chiunque si
accinga a studiare la flora di una data regione, deve tenere
conto degli uni e degli altri: solo in questo caso potrà for-
marsi un' idea chiara ed esatta dell' origine, struttura e com-
posizione di una data flora.
Le specie raccolte vanno cosi raggruppato:
I. Specie fluviali.
Tale gruppo, più o meno numeroso di specie nella regione
delle sorgenti e nell'alto corso del fiume, si riduce e finisce
quasi per scomparire nel medio e basso corso quando la massa
d'acqua in moto, come il Tevere presso Roma, diventa consi-
derevole. Vi raccolsi una forma acquatica di Pohjgonum am-
pJìibium L. ed una di Nastartium ar/iphibium R. Br.
II. Specie amfibie.
Gruppo piuttosto numeroso di specie localizzate lungo i bordi
del fiume in quel terreno umidiccio, acquitrinoso, inondato
d'inverno ad immediato contatto dell'acqua. Vi appartengono
in prevalenza specie legnose e frutescenti, insieme a specie pe-
rennanti, vivaci ed a poche annuali. Le prime e le seconde co-
stanti per larghe zone di paese sono fra le più caratteristiche
del paesaggio e danno ad esso una particolare fisionomia. Ricordo:
Alnus sp., Populus pi. sp., Salix pi. sp., Tamarix sp., Cype-
rus sp., Jiincus, Scirpus, Polygonum pi. sp., Lythrum, Epi-
lobimn, Arando ecc. ecc.
UIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 227
III. Specie arenivaghe o psammitiche, continentali e
littorali.
Tale gruppo è più numeroso dei precedenti e si compone di
tutte quelle specie che si adattano a quella zona di terreno
soffice, mobile, che offre poca resistenza alle radici, e su cui
adagiano generalmente il fusto, che nel basso corso di un fiume
suole essere molto estesa. Vi predominano le specie psammiti-
che, non mancano specie litiche e sono frequenti quelle pelop-
sammitiche: insieme a specie comuni altre ve ne ha assai rare
(Hibiscus Trionum L.; Asieriscus aquaiicus Mnch.; Ilijperi-
cum humifasum L. ; Polycnemam arvense L.; Trisetum par-
vitlorum Pers. ; Digitaria glabra R. et S. ecc.): talune nuove
per la regione discese in basso per mezzo del veicolo idrico.
Sono caratteristiche di questo gruppo alcune specie littoranee
che risalgono le arene del fiume per diffusione, spingendosi
in stazioni talvolta molto lontane dal littorale {Corrigiola Ut-
ioralis Lin.; Hibiscus Trionam L.: Plantago Lag opus L.;
P. Coronopus L.; P. maritima L.; Saw.olus Talerancli L. ;
Polypogon monspeliense L. ; H'.n^deuni Gussoneayium Pari,
ecc. ecc.).
IV. Specie pratensi della regione del piano o campestre
oppure della zona montana e submontana.
È il gruppo più numeroso di tutti ed è formato da quel com-
plesso di specie di cui risulta la formazione prativa delle re-
gioni di pianura: specie gregarie o sociali adattate a substrato
molto variabile, quindi assai polimorfe, talune rare e localizzate,
altre assai comuni: alcune esclusive di regioni di pianura e ca-
ratteristiche, altre diffuse dai monti al littorale.
Fra le specie più rare per la provincia noto: Zizipliora ca-
pitata L. (genere nuovo pel romano) ; Velezìa rigida L. ; Leptu-
rus flliformis Trin. ; Psilurus nardoicles Trin. ; Zacintha ver-
rucosa Gaertn. Prevalgono le graminaceo, poi le composite,
leguminose ecc. Intiere famiglie mancano o sono scarsamente
rappresentate; seguono perciò altro mezzo per la loro diffusione
(Liliacee, Amariiladacee, Colchicacee, Orchidacee ecc.).
Sono caratteristiche di questo gruppo alcune specie apparte-
nenti a stazioni montane (zona montana o submontana).
228 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
Vi appartengono tre categorie di specie:
a) Specie che non sviluppano che il solo sistema vegeta-
tivo, quindi sterili. Vi raccolsi: Aquilegia mdgaris L.; Alyssum
cahjcinwn L.; Stellaria holostea L.; Onosma sp. ; Melampy-
ruìii sp. ; Scutellaria Columnae; Armeria plantaginea W., e
qualche altra che non potei identificare.
h) Specie che, pur sviluppando il fiore, non maturano il
frutto ed il seme, e perciò sterili: Scrofularia canina Lin., e
certamente molte altre.
e) Specie che sviluppano il sistema vegetativo e quello
fiorale, e maturano il seme e perciò fertili: Poa compressala.'.
Festuca ovina L. ; Briza tnaxtma L. ; Andropogon Ischaemum
L. ; Conringia austriaca Andrz.; Barbarea bracteosa Guss. ;
Linum nodi/torum L. ; SiacJvjs recta L. ; Baucus platycarpos
B. etH.; Lapsana communis L.; Helichrysum citrinum Ces.;
Artemisia campliorata Vili.; A. campestris v. maritima Lloyd. ;
Podospermum laciniatum DC. ecc.
V. Specie ruderali.
Nei gruppi precedenti molte specie vegetano indifferente-
mente sui muri, sulle macerie, sulle vie e case dell'Isola tibe-
rina, 0 sui muraglioni del lungo Tevere. Un piccolo numero ne
sono esclusive: Adiantum Capillus-Veìiet^is L.; Centranthus
ruber L.; Trachelium coeruleiùmh.; Linaria CymbalariaL.;
Veronica Cymbalaria L.; Sedura Cepaea L.; Umbilicus pen-
dulinus L.; Parietaria otìlcinalis L.
VI. Specie sepincole e nemorali.
Vi appartengono specie della pianura, tra cui ricordo : Aspa-
ragus offlcinalis L.; Cyclamen repandum Sibth. Sm. ; Smilax
aspera Lin.; Rubus discolor, caesius; Clematis Vitalba L.
VII. Specie domestiche.
È un complesso molto caratteristico di specie, che abbiso-
gnano di molto azoto e fosforo, e preferiscono i luoghi abitati
o frequentati dall'uomo dove ne trovano in grande copia.
Fu detto giustamente che tali specie rappresentano nel regno
vegetale, ciò che gli animali domestici in quello animale. Il
ni UNIONE GENERA I.K IN VENEZIA 229
maggior numero di specie lo danno i generi Alriplex, Ama-
ranthus, Chenopodiicm, insieme a Datura Stramonium L.;
Mercuri.alis annua L.; Portulaca oleracea L.; Solanum ni-
gruni L. ; Xanthiwn macrocarpicm L. ; .Y. spiìiosum L. ; JJr-
tica membranacea L. ; U. urens L. ecc. ecc.
Vili. Specie coltivate.
Vi appartengono specie coltivate dall' uomo a scopo agrario
od industriale oppure a scopo di giardinaggio: offrono un vasto
contingente ai mutamenti in cui va incontro la flora di una
regione. L'agente acqua le diffonde come le specie indigene, e
ne va perciò tenuto conto. Delle specie raccolte nella località»
ricordo qui Camelina saliva Cr. genere nuovo per il romano,
e Satuì^eja horlensis L., specie nuova per la nostra flora.
INTORNO AD ALCUNE FORME DI RESEDA LUTEA LIN.
PER AUGUSTO BÉGUINOT.
Nell'agosto del 1897 il sig. Giovanni Marziali raccoglieva
nella flora dei depositi alluvionali del Tevere presso l'isola ti-
berina di S. Bartolommeo in Roma, una forma molto interessante
di Reseda lutea Lin., assai diversa da quelle che era solito di
vedere e di raccogliere in molti luoghi della provincia di Roma.
Nel settembre dello stesso anno avevo occasione di raccogliere
anch' io tale forma, e nel settembre avanzato era segnalata dal-
l' amico sig. Senni che me ne favori i saggi per lo studio. In
tale anno, in detta località non esistevano né R. lutea tipica,
né altre specie del genere. Negli anni precedenti (1895-96) il
Marziali più volte e sempre abbondantemente vi aveva raccolto
Reseda Phyteuma Lin., alba Lin., lutea Lin. e luteola Lin. Nel-
l'anno 1898 sempre nello stesso luogo raccolsi di nuovo parec-
chi esemplari tipici di R. lutea, ma intercalati a questi ve ne
erano alcuni teratologici che vedevo per la prima volta: man-
cavano le altre specie e la forma in parola. Nel presente anno
non ho osservato che pochi esemplari tipici di R. lutea e R. Phy-
teuraa, e, per quanto cercassi con attenzione, non ritrovai né
la forma trovata dal Marziali e da me nel 1897, né individui
teratologici,
Bull, della Soc. hot. ttal. 15
230 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
Il materiale di Reseda lutea nella località suddetta può adun-
que distribuirsi cosi:
a) individui normali, con sistema fiorale normalmente svi-
luppato, ermafroditi e ginodioici (questi assai rari), provvisti di
cassule con semi fertili;
ì)) individui con fiori abortivi, virescenti, ad antere conta-
bescenti, vuote di polline, a cassule mancanti o subabortive,
sempre prive di semi: sistema fogliare anormale;
e) individui teratologici con sistema fiorale presentante ma-
nifeste alterazioni nello sviluppo e nella forma dei singoli ver-
ticilli fiorali, sempre sterili.
Non è il caso di fermarsi a parlare della forma normale:
vengo senz' altro a dire degli individui appartenenti alle altre
due categorie.
I saggi della forma « adorUva » sono senza eccezione abbon-
dantemente ramificati fin dal basso: i rami secondari a volte
addensati, fastigiati, a volte lassamente patenti portano rametti
terziari, brevi, fogliosi, terminanti quasi tutti in un breve asse
fiorifero. La pianta quasi sempre decumbente-prostrata diventa
cespugliosa, ciò che non è nelle forme tipiche. Tale abbondanza
di ramificazione dipende evidentemente dallo sviluppo di gemme
che si trovano all'ascella delle foglie che nelle forme tipiche
abortiscono per la massima parte, ed è caratteristica di alcune
varietà (R. gracUis Ten., marìtima Mùller, orientalis Mùl-
ler, ecc.).
I fusti sono generalmente lisci, ma qua e là con qualche
asprezza, glabrescenti.
Le foglie sono intiere, lanceolato-spatolate, mai ondoso-crespe
ai lati, con orlo strettamente cartilagineo oppure mancante, con
nervatura principale priva quasi sempre delle caratteristiche
asprezze, glabre o leggermente pubescenti. La loro forma cor-
risponde esattamente a quelle di Reseda hUeola L.
La dizione di « foglie intiere », sebbene s'attagli grossolana-
mente alla forma generale quale si presenta ad un esame su-
perficiale e sia stata adoperata anzi come carattere di una
sezione del genei'e.. appare inesatta quando se ne faccia la mor-
fologia comparata e se ne segua lo sviluppo dai primi stadi
fino all'adulto. Questo studio porta alla conclusione che i brevi
denti basilari (deniiculi dasilares) che, a quanto pare, non
RIUNIONE GKNBRALR IX VENEZIA 231
mancano in nessuna specie, devono essere interpretati come
lobi laterali abortiti, in talune specie appena visibili.
Nei saggi da me studiati, alle foglio cosi dette « intiere » s'in-
tercala qua e là (gualche rara foglia bi-tri-ternata della forma
che si riscontra in R. lutea: però ciascun lobo è sempre intiero,
né ho mai osservato foglie bi-tri-ternato-incise.
Già il Miiller, ' nella diffusa e completa diagnosi di R. lutea,
aveva notato che accanto a foglie normali potevano trovarsi
più raramente foglie intiere, lanceolato-spatolate: però non lo
dà come carattere di forme abortive.
Lo Schur ^ distingue fra le forme di questa specie una forma
hetevophylla, caratterizzata « foliis pro)7iisqice inteffris et tri-
fìdo-hipinnatifìdis » a cui forse la nostra potrebbe riferirsi, ma
non accenna al carattere offerto dal sistema fiorale. Descrive
una forma integrifolia di R. alba che sta a questa specie, come
la mia forma abortiva sta a R. lutea.
Per una serie graduale di passaggi, dal tipo primitivo eh' è
una foglia triloba, a lobo mediano ben sviluppato e manifesto
e lobi laterali abortiti, si passa a foglie pinnatifide (bi-tri ecc.
piiniatiflde con lobi interi o bi-tri-ter-incisi). I saggi da me stu-
diati presentano le due specie di fillomi, la forma primitiva os-
sia triloba, e la forma immediatamente successiva pinnatifida
con tre lobi ben sviluppati e due basilari abortiti.
I racemi fiorali, brevi, semplici, portano un numero variabile
di fiori, più piccoli dei normali, a volte minutissimi, verdastri,
ad antere contabescenti. vuote di polline e filamenti staminali
brevi. Sono completamente sterili come nei saggi raccolti dal
Senni, hanno invece qualche rara cassula, sopratutto nella por-
zione inferiore dell'asse come negli esemplari raccolti da me e
dal Marziali.
Le cassule che hanno una forma corrispondente a quelle di
R. lutea, sono più piccole, non raggiungono la maturità, ed in
quelle poche da me osservate vi sono appena traccie di semi,
certamente non destinati ad ulteriore sviluppo.
' MiiLLER Aro., Monographie de la famille des Résédaoées, p. 183.
Zarich, a. 1857 ìq De Cand. Proìrom., 16, 2, p. 569.
* ScHUU, Phytoijraphiiilis. Mittìieilwngzn, iiber Pfianzenformen auf
vsrsìhiedììien Florengehieten des Oesl. Kaissrstaates, p. 123.
232 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
Quando raccolsi per la prima volta tali saggi non credevo di
poter dubitare della loro natura ibrida, e mi appoggiavo anzi-
tutto alla forma delle foglie corrispondenti a quelle di R. la-
ieola, all'abbondanza della ramificazione, alla sterilità della
pianta ecc. Mi pareva di vedere nei caratteri della forma in
parola la distribuzione dei caratteri dei presunti genitori, os-
sia il sistema vegetativo di R. luteola, il sistema fiorale di
it. lutea.
Nella iQcalità dove raccoglieva la specie in parola, non manca
qualche ibrido e posso citare tra questi Verbascum geminatum
Freyn (= V. Blattaria X sinuatum) che il dott. Chiovenda '
segnalava testé per i pascoli della Farnesina presso Roma, e
che io raccoglieva la scorsa estate nelle paludi pontine e vidi
quest'anno frequente in più luoghi nei dintorni della città;
Juncus diffitsus Hoppe (sec. Buchenau = /. e/fusus X glaucus) ;
Salix alba X triandra, comune nella valle tiberina, e forti in-
dizi di ibridismo in Poligonum Persicaria X lapathyfolmm ;
Plantago lanceolata X Lagopus ; Brunella intermedia (= B.
vulgaris X pinnatifida) ecc. Alcuni di tali ibridi devono essere
il prodotto di incrocio di specie vegetanti nel luogo; ma per
qualcuno di essi può avanzarsi l' ipotesi che tale incrocio ebbe
luogo altrove e che il fiume non abbia trasportato e deposto
che i semi dei soggetti ibridi, lasciando in posto i presunti ge-
nitori. Tale ipotesi può essere invocata a spiegarci come in
alcune località si trovi l' ibrido molto lontano dai genitori.
Checché sia di ciò, io credo che tale forma abortiva di R. lutea
possa spiegarsi senza ricorrere a casi di ibridismo. Uno sguardo
generale alla famiglia delle Resedacee, dove gli ibridi sono assai
poco frequenti, se pure ve ne sono, ci mostra come tali forme
abortive siano molto comuni in quasi tutte le specie del ge-
nere, non che in altri generi della famiglia {Ochradenus, Oli-
gomeris ecc.) e ne costituiscono una delle caratteristiche bio-
logiche degne di nota. Il Miiller ne indica per Reseda alba Lin.,
eremopliila Boiss., Gayana Boiss., della sez. Leucoreseda ; R. ra-
mosissima Willk. della sez. Resedastricm; R. glauca Lin., v ir-
gaia Boiss. et Reut. della sez. Leucoreseda e R. luteola la cui
' Chiovenda, Piante nuove o rare da aggiungersi alla fora romana^
in Malpighia, a. 1897, p. 13 estr.
RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 233
forma abortiva dal doti Terracciano ' e dai signori Fiori e
Paoletti - è riferita a R. virescens Hornem., in cui non è detto
se gli ovari siano o no abortiti come nella forma descritta dal
Mùller, delia sez. Luteola.
Non trovo indicata nò dal Miiller, né da parecchi altri autori
da me consultati una forma abortiva di R. lutea, la quale forse
può essere nuova, ma che, confrontata con i caratteri assegnati
dagli autori per tali forme, vi corrisponde all'esattezza.
La causa della sterilità in tali forme del gen. Reseda è ri-
cercata e trovata dal Mùller nelle condizioni particolari d'am-
biente, sopratutto nell'eccesso di nutrimento, nella coltura for-
zata nei giardini ecc. ecc. Difatti tali forme sono sopratutto
comuni e frequenti nelle specie sottoposte a coltura, ed io l'ho
osservata spesso in Reseda odorata.
La forma abortiva di R. lutea, che non è specie coltivata, si
è formata in natura in un ambiente particolare che è stato fa-
vorevole ad un eccessivo sviluppo del sistema vegetativo a de-
trimento del sistema fiorale e quindi della fertilità della pianta.
Nella forma da me illustrata l'anomalia, a differenza delle
forme analoghe descritte dal Mùller e da altri, si estende, oltreché
al sistema fiorale, anche a quello fogliare, determinando un ri-
torno ad una forma primitiva, originaria, che si riscontra in
altre specie del genere.
Tali condizioni favorevoli di ambiente si riscontrarono nel-
l'anno 1897 in cui nella località tale forma era esclusiva, mentre
nei due anni antecedenti e nei due seguenti non si svilupparono
che forme tipiche o forme teratologiche.
Gli individui appartenenti al terzo gruppo devono la loro
sterilità ad anomalie della regione fiorale, in grande parte note
e descritte dal Mùller, Engelmann, ' Schimper, ' Celakovsky, '
* Terracciano A., in Flora italiana di F. Parlatore, contiu. da
T. Caruel, voi, X, p. 159, a. 1894.
^ Fiori e Paoletti, Flora analitica d' Itah'a, voi. I, p. 2", p. 410,
a. 1898.
* ExGrELMANN, De anfìioli/si prodronius, I, p. 40. Francofurti, a. 1832.
* ScHiMPKR, in Magaz. fiir Pharmacie, Jan. 1831, ed in Flora, XII,
1829, p. 437-439, tav. V, fig. 39.
" Celakovskv, Ueber Chloranfhieen von « Reseda lutea Lin. », in
Botan. Zeitung, 1877, p. 137, tav. II.
234 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
Peyritsch, ' Magnus, ' Henslow, ' e riassunte dal Penzig* nella
classica « Pflanzen-Teratologie ».
Il sistema vegetativo, compreso il sistema fogliare, è immu-
tato e quale si riscontra nella specie. Gli individui sono però
alquanto più sviluppati che nella forma normale ed in quella
abortiva e il portamento della pianta è eretto e discretamente
ramificato, non però in basso, i racemi più allungati e larga-
mente fioriferi.
Nella regione fiorale ho osservato le seguenti anomalie:
Calice in qualche fiore normale ; più frequente con le lacinie
molto allungate, patenti o reflesse, particolarmente quando l'ova-
rio è subatrofico.
Corolla mancante o subatrofica, con i petali minuti, virescenti.
Stami virescenti, ad antere contabescenti, prive affatto di pol-
line, con filamenti brevissimi.
Ovario allungato, piriforme, assottigliato in basso dove è sor-
retto da una porzione picciuolare più lunga della normale, slar-
gato in alto, chiuso di regola all'apice ed apicolato, oppure
aperto, talvolta subatrofico. La porzione inferiore dell'ovario è
priva di ovuli, è provvista di ovuli abortiti la porzione supe-
riore. Le foglie carpellari, verdi, sono di regola saldate tra loro
dalla base all'apice, o solo nella sua vicinanza, o fino ad un terzo,
più raramente sono libere fino alla base (dialisi carpellare).
In quest'ultimo caso manca qualunque traccia di ovuli.
Questi individui teratologici erano comunissimi nel 1898 in-
sieme ad alcuni pochi normali : in quest'anno 1' ambiente deve
essere stato particolarmente favorevole allo sviluppo di tali
forme: negli anni precedenti (1895-97) e nel presente non ho
avuto occasione di vedere nulla di simile.
Da quanto sono venuto fino a qui dicendo, possono trarsi due
conclusioni non prive di interesse;
* Peyritsch, Ueher Plaoentarsprosse, in Sitzgsb. d. k. Acad d. Wis-
sensch. Wien, 1878.
* Magnus, Ovula der vergrunten Bluthen von « Reseda lutea », in
Sitzungsbericht. der Gres. Naturf. Freunde za Berlin, a. 1882.
' Henslow, in Transact. of the Cambridge Philos. Soc, V, 1883,
et in GuiLLEMiN, Archives de Bot., II, p. 250.
* Penzig, Pflanzen-Teratologie^ voi. I, pag. 178. Genua, 1890.
RIUNIONE GENERALE IN VEXKZIA 235
I. — La prima, d'indole fitogeografica, riguarda l'azione
dell' acqua come fattore di distribuzione e di dispersione delle
specie vegetali, che ogni anno sono più o meno slontanatc dal
luogo dove si svilupparono, e per mezzo del veicolo idrico vanno
ad occupare nuovi paesi e nuove aree geografiche. Di ciò dico
ampiamente e dettagliatamente in una mia memoria, che vedrà
tra breve la luce, sulla llora dei depositi alluvionali del Tevere
in Roma, e qui non fa bisogno eh' io mi diffonda in ulteriori
particolari.
II. — La seconda, d' indole biologica, mostra come variando
di anno in anno le condizioni di un tale ambiente (la permanenza
maggiore o minore dell'acqua nella località, la deposizione dei
semi in un letto germinativo più o meno profondo, il loro tragitto
più 0 meno lungo attraverso un veicolo idrico, la struttura fìsica
e la composizione chimica del suolo, non che il suo grado di umi-
dità, secchezza, igroscopicità ecc. ecc.) vi corrispondano forme
particolari morfologicamente e biologicamente diverse tra loro,
a volte normali, fertili, quindi capaci di riprodurre la pianta, a
volte anormali (abortive) o teratologiche, sterili, incapaci di
assicurare l' avvenire della specie.
Il Presidente Sommier mostra poi ai soci un voluminoso mano-
scritto del dott. Béguinot, intitolato : Bella jlorula dei delusiti al-
luvionali del Tevere a Roma, di cui la seconda delle memorie oggi
presentate non è altro clie un sunto nel quale sono compendiati i
principali l'isultati e le più importanti conclusioni cui l'autore è
pervenuto. Il lavoro per esteso, a richiesta del March. Doria, verrà
pubblicato negli Annali del Museo civico di Storia Naturale di Genova.
Il Béguinot, che ha limitato per ora i suoi studi ai depositi allu-
vionali entro la città di Roma, si propone di estenderli col tempo
a tutta la valle tiberina, e principalmente al basso corso del fiume.
Anche la terza memoria sulla Reseda lutea si può considerare
come una appendice allo studio sulle alluvioni del Tevere. Nel lavoro
completo è richiamata 1' attenzione degli studiosi anche sopra piante
appartenenti ad altri generi, le quali, come la Reseda lutea, variando
d' anno in anno e talvolta di stagione in stagione le condizioni di
ambiente a seconda del regime e del modulo della corrente, pre-
sentano forme diverse, moi-fologicami-nte e biologicamente ben dif-
ferenziate fra loro : forme normali a struttura florale polimorfa
macrante o micrante, forme pigmee precoci (microflora mediter-
ranea), e giganti, forme abortive caratteristiche, o con caratteri
teratologici più o meno manifesti. Tale studio, esteso a molti
236 EIUNIOXK GENERALE IN VENEZIA
generi e specie, e proseguito per molti anni come si propone di
fare il Béguinot, può condurre a conclusioni morfo-biologiche
di non poco interesse ; e la vegetazione lungo un corso d' acqua
soggetto a variare d'anno in anno, come il Tevere, si presta otti-
mamente a tali ricerclie.
Il Presidente presenta alla Società ancora un altro lavoro del
socio Béguinot, intitolato : Notizie storiche relative alla flora rojnana.
Il Béguinot Ila dedotto queste notizie da parecchi autori clie ebbe
occasione di consultare in vario tempo e luogo. Esse riguardano
autori dei secoli XVII e XVIII, ossia precursori e contemporanei
di Linneo, alcuni abbastanza noti, altri quasi del tutto ignoti, in
buona parte dimenticati da quanti scrissero di flora romana da
Linneo ai nostri giorni. Di essi sono riportate quelle notizie bio-
graflche die al Béguinot fu possibile raccogliere, attingendole a
fonti cbe da esso vengono citate colla maggiore precisione che ha
potuto. Sono date più particolarmente le notizie bibliografiche e
sono citate, con opportuni commenti, tutte quelle sj^ecie che ri-
guardano la flora romana, specialmente le indicazioni di habitat^ i
sinonimi e le figure. Sono più spesso citati gli autori che descris-
sero ed illustrarono piante indigene (Colonna, Bauhin, Morison,
Triumfetti, Panarolo, Boccone, Barrelier, Lanusi, Maratti, Mar-
telli ecc.), ma sono pure ricordati autori che scrissero di specie
coltivate negli orti botanici a scopo di dimostrazioni pratiche della
scienza (Costelli, Cavallini, Bonelli, Sabbati e gli autori dell' Jndea;
seminum Hort. Boni.), ovvero a scopo di botanica medica e farmaceu-
tica (De Honuphriis, Roggeri, ecc.). Con questo lavoro l'autore si lu-
singa di avere ordinato e coordinato tutta la suppellettile delle cono-
scenze relative a ciascuna specie della flora romana, ed agevolato
il compito a chi volesse fare una flora romana completa, il che è
un vivo desiderio degli studiosi di quella regione. Questo lavoro,
assai voluminoso, verrà pubblicato nel Nuovo Giornale botanico ita-
liano, quando sarà giunto il suo turno.
Il Segretario Baroni presenta i seguenti lavori, che saranno
pubblicati nel Nuovo Giornale botanico italiano :
Cecconi, Intorno alla sporulazione della Monocystis agilis.
Paolucci e Cardinali, /Secondo contributo alla flora marchigiana.
Rodegher, Elenco dei Muschi della Provincia di Bergamo.
Lenticchia, Peregrinazioni nei giardini della Tremezzina.
Cavara, Arcangeliella Borziana n. gen. nov. sp,, con 1 tavola.
Essendo esaurite le comunicazioni, il Presidente Sommier, prima di
chiudere 1' ultima seduta pubblica, dice che tutti noi conserveremo
il più grato ricordo dei giorni passati in Venezia, e ringrazia l'Ate-
neo Veneto che ci ha ospitati per tutta la durata della nostra Riu-
nione, il Municipio che si fece rappresentare alla nostre Adunanze
e dispose onde fossimo ricevuti e guidati nel Museo Civico dal
RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA 237
Direttore di questo Museo, il R. Istituto Veneto di Scienze, Let-
tere ed Arti che delegò due dei suoi Soci ad assistere alla nostra
Riunione, i Conti Papadopoli che ci aprirono il loro bel giardino,
il prof. Saccardo che ci fece gli onori dello storico Orto botanico
di Padova, il conim. Sacerdoti che ci ricevette cosi cordialmente
alle Terme di Abano, i colleghi Forti e De Toni che ci offrirono la
graditissima gita all'Estuario, infine tutti quelli che contribuirono
a rendere tanto piacevole il nostro soggiorno in Venezia. Final-
mente rivolge speciali ringraziamenti al socio De Toni che a tutto
pensò e che fu, si può dire, il vero organizzatore della nostra Riunione.
Il socio De Toni, veneziano, ringraziando a sua volta i colleghi
di avere scelto la sua città natale a sede dal Congresso, ricorda
il Congresso del 1847, dove sotto il velame di riunione scientifica
c'era l'intimo obietto di redimere la patria e di rendere l'Italia
unita e forte ; dice che oggi, resi liberi e indipendenti, nei con-
gressi si lavora per il solo scopo scientifico ed augura che l' Italia
non sia degenere da qiiei tempi gloriosi in cui con Leonardo da
Vinci, Cesalpino, Micheli, Aldrovandi essa poteva vantai'si di occu-
pare il primato tra le Nazioni sorelle.
Dopo di che il Presidente dichiara chiusa 1' adunanza.
Adunanza privata dkl 13 settembre.
Il Presidente Sommier apre l'adunanza comunicando una lettera
del Consigliere Pucci con la quale projjone all' approvazione dei
convenuti il seguente voto :
« La Società botanica italiana riunita in Adunanza generale in
Venezia :
« Considerato che le polemiche d' indole puramente scientifica,
che potessero sorgere fra gli autori delle memorie pubblicate e da
pubblicarsi nel proprio Giornale botanico, possono riuscire vantag-
giose allo sviluppo ed incremento dalle discipline botaniche ;
€ Ritenuto invace che le polemiclie personali, oltre il non arre-
care alcun vantaggio alla scienza, possono disgustare i lettori del
Giornale e far perdere a questo serietà ed importanza ;
« Delibera :
« Di dar facoltà al Consiglio di Amministrazione della Società:
« 1.° di accettare articoli di polemica scientifica, purché questi
siano redatti in termini cortesi, e purché non oltrepassino il nu-
mero di due articoli per ciascun autore sullo stesso argomento ;
« 2.° di rifiutare gli articoli di polemica personale. »
238 RIUNIONE GENERALE IN VENEZIA
Dopo discussione cui prendono parte principalmente il Presidente
e il Vice-Presidente Arcangeli, nonché i soci Jatta, De Toni,
Baroni ecc., 1' assemblea delibera 1' approvazione integrale del voto
espresso dal Consigliere Pucci.
Dopo di che il Presidente, a norma dello Statuto, invita i conve-
nuti a procederà alle elezioni per rinnovare il Consiglio di Ammi-
nistrazione pel triennio 1900-1902. Avanti, però, tiene a dichiarare
che fu durante la sua assenza da Firenze, ed a sua insaputa, che
venne acclusa alle ultime circolari della presidenza la lista dei
nomi proposti per le elezioni dal socio Pellegi'ini, cosa che avrà
potuto, ed a buon diritto, destare meraviglia in chi l'ha osservata.
Il numero dei votanti è di 51, e fatto lo spoglio delle schede ri-
sultano eletti :
Cav. Stefano Sommier Presidente,
Prof. GiOVANNi Arcangeli Vice-Presidente,
» Antonino Borzì id.,
» Giovanni Briosi id.,
» Federico Delfino id.,
March. Piero Bargagli Consigliere,
Dott. Eugenio Baroni id.,
» Emilio Levibr id.,
» Luigi Pampaloni id.,
Prof. Napoleone Passerini id.,
Dott. Angiolo Signorini id..
Il Presidente ringrazia del nuovo attestato di fiducia che hanno
voluto dargli i colleghi, ed esprime la speranza che possa presto
succedergli persona più di lui adatta all' alta carica.
Il Vice-Presidente Arcangeli e il Consigliere Baroni ringraziano
i soci che vollero confermarli nelle loro cariche.
Essendo esaurito l' ordine del giorno, il Presidente scioglie
r Adunanza, dichiarando chiusa la X° Riunione della Società bota-
nica italiana.
con voti
48
»
48
»
45
»
38
»
45
»
49
»
49
»
48
»
48
»
50
»
48
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE 239
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del dì 8 ottobre 1899.
In assenza del Presidente Sommier, clie si scusa di non poter
intervenire, apre l' adunanza il Vice-Presidente Aucangeli, invi-
tando il Segretario Baroni a comunicare i doni pervenuti alla
Società. Essi sono :
De Toni G. B. I recenti studi di Talassografia norvegese.
Traverso G. B. Flora Urbica Pavese. Centuria seconda.
Rivista Cìiiìena de Historia naturai. Anno III, n.' 6 e 7 (1899).
BuUetin of the Torrey Botanioal Club. Voi. 26, n.° 9.
Science, Voi. X, n.' 243, 244, 245, 246 e 247.
The Botanical Gazette. Voi. XXVIII, n.° 2.
Wiener Illustrirte Garten- Zeituufj . Bd. VIII, Heft IX.
Si votano ringraziamenti ai donatori.
Lo stesso Segretario Baroni comunica i seguenti lavori :
SOPRA UNA NUOVA MALATTIA DEI FRUTTI DEL FA-
GIUOLO. - BREVE COMUNICAZIONE DEL DOTTORE
C. MASSALONGO.
Fin già dallo scorso autunno ho constatato che i frutti, spe-
cialmente maturi, del fagiuolo comune (Phaseolus vulgaris),
messi in vendita sulla piazza di Verona, oltre di essere infetti
dal Colletotrichum Lindemuthianum Br. et C, spesso presen-
tavano ancora alla loro superficie delle macchie oscure, prodot-
tevi da un altro fungillo, cioè dall' Isariopsis griseola Sacc. Que-
sto interessante ifomicete era stato sinora osservato solamente
sulle foglie languenti del fagiuolo ' dove trovasi limitato a delle
* P. A. Saccardo, Si/Uof/e Fanr/orum omnium huc.usque cognito rum,
voi. IV, p. 630 et ejusdem Fungi italici autographice delineati, tav. 837. —
A. B. Frank, Die Krankheiten der Pflanzcn, II Aufl., II Bd., p. 351;
Breslau, 1895. — Tubeuf, PJlanzenkrankheiten, p. 537; Berlin, 1895.
240 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE
aree più o meno grandi e bruniccie, senza però arrecare danni
di qualche rilievo. Altrettanto non si può dire se la ma-
lattia si manifesta invece sui frutti di questa pianta, perchè
in tale evenienza la regione del pericarpio dei legumi invasi dal
fungillo marcisce precocemente ed in conseguenza di ciò anche
i semi vengono più o meno guastati. Per questo motivo farò
conoscere l' aspetto sotto cui si presentano i legumi del fagiuolo
affetti da questa malattia, ed aggiungerò ancora qualche indi-
cazione sui caratteri del micete che ne é la causa.
Come venne accennato i frutti invasi dall' /5<2r«oi;.s/s' presen-
tano alla loro superficie delle macchie suborbicolari di una tinta
oscura, le quali non sono depresse nel mezzo, né limitate alla
periferia da un orlo turgido. Se valendosi di una semplice lente
si esaminino queste macchie, vi si notano dapprima, qua e là
disseminati, dei minuti corpicciuoli puntiformi neri, i quali po-
trebbero facilmente scambiarsi per dei peritecii di qualche sfe-
rossidea; osservati però al microscopio, sotto conveniente in-
grandimento, i predetti corpicciuoli si mostrano formati di
altrettanti glomeruli sottoepidermici di ife nerastre, i quali in
realtà sono dei piccoli stromi, perchè da essi, come vedremo, avrà
origine l'apparato conidico del fungillo. Se infatti teniamo dietro
all'ulteriore sviluppo degli stromi surriferiti, facilmente si può
verificare come da ognuno di questi si svolga un fascette di ife
fuliginee fra loro parallele, densamente stipate, nonché continue
(non settate), le quali, rotta l'epidermide del pericarpio, si al-
lungano perpendicolarmente al substrato.
Ciascun fascette rappresenta un conidioforo stipitiforme e
composto 0 pluriseriato, essendo costituito, come si disse, di
numerose ife semplici fascicolate, le quali soltanto superiormente
prendono una tinta pallida ed ivi si isolano le une dalle altre,
divergendo a mo' di pennello. Le estremità libere di tali ife, che
spesso sono ricurve od uncinate, portano un conidio da principio
obovato od ellissoideo, nonché continuo, ma che successivamente
sempre più allungandosi acquista, a completo sviluppo, forma
subcilindraceo-fusoidea ed un poco arcuata, nello stesso tempo
che diventa 1-3-settato. Qui va ricordato che oltre delle estre-
mità libere delle ife dei conidiofori, ancora i conidii stessi sono
pallido-fuliginei o quasi jalini.
\
SEDE DI FIUENZB - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE 2.11
DI DUE MICRORGANISMI UTILI PER L'AGRICOLTURA. —
NOTA DEL DOTT. F. CAVAR A.
e
Fin dal 1897 1' egregio mio amico Dott. Del Guercio mi in-
viava in esame delle larve di Agrotìs aquilina che gli perivano
in certi allevamenti che faceva, avendo tale farfalla arrecati
danni considerevoli alle piante erbacee coltivate a Novi Ligure,
e specialmente alle Leguminose.
Da alcune di dette larve egli stesso aveva isolata una bella
mucedinea, di cui mi mandò anche colture in gelatina; altre
che restavano mummificate, rigido e color castano bruno, erano
affette da speciale bacteriosi.
Io chiedo venia al Dottor Del Guercio, se ho tardato tanto tempo
a rendere pubblici i risultati delle mie ricerche, ma sarebbe
stata mia intenzione, se occupazioni molteplici non me l'avessero
impedito, di coordinare lo studio morfologico dei due microrga-
nismi con esperienze di inoculazione sopra larve di insetti e sta-
bilire cosi in modo rigoroso la loro natura parassitaria.
10 tengo ad ogni modo, vivi in colture, i due parassiti, che
potranno venire a tale scopo utilizzati, ma a riparare intanto
all' involontaria trascuranza mi affretto ora a dare questa comu-
nicazione di carattere preventivo, col desiderio vivo in me di fare
uno studio più completo della questione.
La mucedinea isolata dal Dott. Del Guercio, da larve morte
di Agrotis, si giudicherebbe ad un esame superficiale delle
colture in gelatina uno Sporotrichum. È noto che vi sono
specie di questo genere che attaccano artropodi diversi, ed anzi
si è richiamata, anche recentemente, l'attenzione sullo Sporo-
iricìmni gì oblili feritm Speg. come distruttore di insetti dannosi
all' agricoltura, come si è fatto per la Botrytis tenella Sacc.
La somiglianza é tutt' affatto superficiale. Anche il nostro
fungillo è uno de' tanti che si presentano in massa come una
forfora candidissima, densa, polverulenta, dovuta ad una abbon-
dante produzione di conidii, sopra conidiofori semplici filamentosi.
11 micelio é costituito di ife sterili striscianti, esilissime, ci-
lindriche, trasversalmente settate, e ramose, formanti un feltro
cotonoso, sofiìce, di notevole spessore.
242 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE
I conidiofori si formano nelle colture a gelatina in modo uni-
laterale e cioè tutti disposti normalmente al substrato ed inse-
riti da un solo lato, isolati o ravvicinati quasi a fascetti. Sono
dei filamenti cilindraceo-conici, unicellulari, a contenuto gra-
nuloso e vacuolato che portano alla estremità libera dei co-
nidii sferoidali o a forma di limone, riuniti in catenelle, incolori
e unicellulari. Siccome appena formati detti conidii si staccano
come avviene per gli Ovlmm, PenioilUam ecc., cosi si osser-
vano frequentemente conidiofori monospori, il che ravvicine-
rebbe il nostro fungillo agli Sporoirichitm. Ma potei con sicu-
rezza accertare la disposizione catenulata delle spore, per cui
esso va riferito al genere Oospora.
Dalla revisione da me fatta, non mi risultò che vi fosse in
questo genere altra specie entomoflla coi caratteri della mu-
cedinea delle Agrotis. Propongo perciò di designarla dal nome
dello scopritore, in attestato di amicizia.
Oospora Guerciaiia nov. spec.
Candidissima, fiocculoso- farinacea, effusa; hypJiis sterilibus
repentibtis, cylinclricis, perlenuibas, crebre sepiatis, ramosis-
que; ferlilibas ereclis, simplicibiis cylindraceo-conicis, conti-
nuis, granuloso-farcUs, eximie vacicolatis, 20-30 X 3 /x. ; coni-
diis acrogenis, catenulatis, spherioìdeis vel limoni f or mìbus,
levibus, hyalinìs 5-6 X 4-4 '/j p..
Habit. In larvis Agrotidìs aquilinae, Novi Ligure (in Ligu-
ria) ubi Doct. J. Del Guercio detexit.
Questa mucedinea si lascia coltivare tanto bene in mezzi li-
quidi (brodi, infusi) che solidi (gelatine, agar-agar), per cui
sarebbe assai agevole moltiplicarla in grande quantità allo scopo
di uccidere larve d' insetti dannose alle piante coltivate. Po-
trebbe rendere segnalati servigi all'agricoltura se avesse facoltà
di infettare ad es. la dannosissima pirale della vite.
Ho notato ancora che le spore sopportano con grande facilità
basse temperature, per cui la coltura si può fare anche senza
il sussidio di termostati o stufe ; mi hanno resistito durante
due inverni, nei quali sonosi avuti anche 8 a 10 gradi sotto zero.
Infine serbano le spore di questa Oospora assai a lungo la
SEDIC DI FIRKNZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE 243
capacità germinativa, talché da vecchie colture abbandonate
da più mesi, potei più volte far rivivere il fungillo.
L'altro microrganismo determinante la morte nelle larve di
AgroUs è, come dissi sopra, un bacterio, il quale si moltiplica
straordinariamente nel corpo di queste larve e ne provoca non
solo la morte, ma una alterazione generale che le fa parere
come mummificate. Restano irrigidite, rigonfie ed assumono un
color bruno terroso e una particolare fragilità.
Si può dire che tutta la larva diventa una coltura del microbo,
e trasportandone minima porzione coli' ago di platino in tubetto
in gelatina si ha tosto un copioso sviluppo del microrganismo,
il quale fonde in men che si dica la gelatina. Fatte delle col-
ture a piatto, da un giorno all'altro la gelatina vi si trova fusa.
Sono da principio minutissime coloniette granuliformi che si
formano, e la moltiplicazione é straordinariamente rapida. Ac-
compagna il pronto liquefarsi della gelatina uno sviluppo di gas
di odore sgradevolissimo.
Nelle preparazioni colorate al bleu di metilene o al violetto di
genziana, appaiono delle colonie lineari di bacilli arrotondati
agli estremi, e alquanto ristretti verso il loro mezzo, da simu-
lare dei diplococchi. Sono di assai esigue dimensioni i singoli
bacilli (1-1 Y2 J^)> ri^^ i filamenti che costituiscono riunendosi
pei capi, sono straordinariamente lunghi. Fra un articolo e l'al-
tro o fra diplococco e diplococco rimane un notevole tratto di
membranella incolora. Si coltivano egregiamente in gelatina ed
in agar-agar anche a temperature basse.
Larve di Hìjlotoma pagana, parassite delle rose, inoculate per
iniezione con coltura di questo bacillo morirono in tempo brevis-
simo. Peraltro altre larve dello stesso insetto cibate con foglie
spruzzate di liquido di coltura non risentirono danno.
Comunque anche questo é un microrganismo che potrebbe
forse venire in aiuto dell' agricoltui-a, qualora si dillondesse. E
certo che per l'opera di esso e della mucedinea procedente, le
campagne di Novi Ligure ebbero ad essere liberate àdiW Agy^otis
aquilina come me ne riferiva il Dott. Del Guercio che ebbe a
verificare sui campi a leguminose la moria delle larve nella
primavera che successe alla invasione dell' insetto.
244 SBDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE
FIORITURA TARDIVA NELLA GENTIANA ACAULIS LIN.
OSSERVAZIONI DEL DOTT. F. CAVARA.
La Geniiana acaulis L. è data come una delle specie di questo
genere più facilmente acclimatabili, e introdotta da tempo nei
giardini, per l'eleganza dei suoi vistosi fiori ed il peregrino por-
tamento. Cosi almeno riferiscono il Verlot * e il Bois ^ die ho
qui sott' occhio. Dicono questi autori che essa vuole una terra
leggera, fresca, ricca in humus ed una esposizione a levante o
a settentrione.
Ora fin dal 1896 io portai giù, poco prima della fioritura, pa-
recchi esemplari di genziana dai prati della Macinaia sopra
Vallombrosa, avendo cura di non molestare le radici e lascian-
dovi anzi molto pane attoi'no, e le misi in una montagnetta
artificiale dell' Orto botanico dell' Istituto forestale, con terreno
appunto leggero misto a terriccio di abetina, ed esposte a
nord. Le piante fiorirono di li a poco (eravamo sui primi di
maggio) e fruttificarono regolarmente, continuando a vivere.
In novembre col chiudersi della Scuola si fa una copertura
nelle aiuole a piante alpine o nei muri a secco che ho fatto
costruire per queste ; copertura con frasche di abete a più
piani in modo da ripararle dai venti, dalle pioggie torrenziali e
dalla neve. E cosi si fece per la montagnetta ov'era la Gen-
tiana acaulis.
Nella veniente primavera, nel marzo o nell'aprile, si scoper-
sero le piante le quali erano tuttavia verdi e vegete. Ma passò
l'aprile, il maggio, l'estate, e non fiorirono più in quell'anno, e,
curioso, nemmeno nel successivo (1898). Sicché dovendo racco-
gliere i semi pel Catalogo, ripresi di nuovo delle piantine colle
relative zolle dai prati soprastanti che collocai in cassette in
pietra su di un piano inclinato esposto a nord-ovest. Ebbi di
nuovo la regolare fioritura e la fruttificazione.
Le piante si conservarono bene per tutta la estate e durante
r inverno successivo riparate nel modo anzidetto. Ebbene anche
' Vkrlot B., Les Pìantes alpines. Paris, 1873, p. 245.
^ Bois D., Atlas des Plantes des Jardins. Paris, 1896, p. 239.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE 2-45
queste genziane (le altre le avevo distrutte perchè isterilitesi)
non fiorirono nella scorsa primavera e con continuata mia me-
raviglia, tanto da rendermi un po' incredulo circa la facile ac-
climatazione di esse. Anche il prof. Perona, mio egregio collega,
mi confermava che pure a lui non riusciva di aver fiori da
piante prese dai prati di Secchieta e della Macinala, e che forse
bisognava ottenerne da semi perché si acclimatassero.
Rimasi con questa persuasione fino a pochi giorni or sono,
quando visitando l'aiuola delle Contortae ove ci sta l'apposito
muricciuolo per le genziane, mi sorprese la vista di un bellis-
lissimo fiore sbocciato di Gentiana acaulìs, di quelle del 1898 e
che non avevano fiorito in primavera. Ed altri bottoni, 7 o 8,
erano in via di aprirsi.
Ciò dunque alla fine di settembre e primi di ottobre. Ma é
certo che alcuni bottoni si apriranno verso la metà e fors'anco
verso la fine del mese corrente perché ancora assai indietro.
Non so se altri abbia notata una cosa simile, poiché non si
tratta di rifioritura, ma di ritardata fioritura. Mi son fatto a
sfogliare flore e libri di orticoltura che possiede la nostra
biblioteca, e la maggior parte degli autori danno per tempo di
fioritura della Gentiana acaulis dal maggio all'agosto; cosi Co-
molli, Bertoloni, Koch, Carnei, Piccioli, Yerlot, Bois. I soli Will-
komm e Lange assegnano una stagione più avanzata e cioè da
luglio a settembre. È abbastanza curioso questo se si pensa alle
latitudini più basse della Spagna. Il Koch osserva all'incontro che
nelle pianure del Nord la fioritura è più precoce che nelle Alpi.
A Vallombrosa perciò si dovrebbero vedere le genziane in
fiore qualche tempo prima che alla Macinala o in Secchieta,
essendovi un dislivello di 300 a 400 metri.
Neil' erbario dell' Istituto forestale trovo le seguenti date per
esemplari in fiore di Gentiana acaulis:
— Aprile ISSI — Gorizia (Marchesetti)
25 Maggio 1871 — Secchieta (Borzi)
15 » 1873 — Id. (Donisi)
6 » 1879 — Prati di Vallombrosa (Albertoni)
23 » 1886 — Secchieta (Solla)
28 » 1887 — Macinala (Solla)
1 » 1893 — All'alpe (Solla)
Bull, della Soc. hot. Hai. **
246 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE
— Giugno 1879 — Secchieta (Albertoni)
— Luglio 1875 — Corno alle scale (Biondi)
— » 1876 — M. Cenisio (Biondi)
— Aprile 1896 — Macinala (Cavara)
— Maggio 1898 — Id. (Cavara).
Non vi è adunque pei* la località di Vallorabrosa, né per al-
tre, esempio di una cosi tardiva fioritura quale quella da me
constatata quest'anno. Quali possano essere le ragioni di siffatto
spostamento nei dati fenologici di questa bella pianta, non sa-
prei invero trovare. Forse devesi al trapianto, fatto fuori tempo,
di esemplari in via di fiorire, con che deve essere stato portato
disturbo nelle funzioni generali.
Se dai fiori testé osservati abboniranno semi e da questi po-
trò ottenere nuove piantine, sarà interessante verificare se esse
pure daranno fiori autunnali.
ADDENDA ET EMENDANDA IN FLORA VERONENSI. CON-
TRIB. I V. — POACEAE. SPECIMEN II. — COMUNICAZIONE
DI A. GOIRAN.
Continuo nelle mie note ed osservazioni intorno alle Grami-
nacee veronesi, notando però che nelle mie ComuniGazìonì
sono omesse per brevità moltissime forme o varietà ritenute
meno importanti.
39. Ventenata ayenacea Koel. — Avena tennis Poli. — Questa
elegantissima specie, primieramente indicata da Pollini
sul monte Calvarine al confine con la provincia di Vicenza,
fu al confine stesso raccolta da Tonini e Montini in luo-
ghi sterili ed aprici a Ronca ! : io la ho trovata copiosis-
sima e gregaria sul monte Tondo o Nero a cavaliere della
Valpantena con la Valpolicella, ed accidentalmente in
monte Baldo a Spiazzi !.
40. Avena Parlatorei Woods. — Frequentissima sul monte
Baldo, scopertavi da Clementi e Alanganotti, in luoghi
rupestri e selvatici fra 900-2000 m. di altitudine!.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE 247
41. Avena pubescens L. — A. fallax Poli.! excl. omn. syn.I. —
Vegeta in tutti i pascoli e prati delle zone montana e sub-
alpina tanto sul monte Baldo quanto sui LessiniL
41.bis 3 LUCIDA (Bertol.). — Cresce promiscuamente alla
forma tipica!. — Fu rinvenuta primieramente da De Vi-
siani presso alla Ferrara di monte Baldo.
42. A. AMETHYSTINA Clar. — Rara nelle rupi e nei pascoli delle
zone alpina e subalpina : nel monte Baldo a S. Giacomo,
scopertavi da Facchini, Valfredda!, Naole ! ecc., e sui Les-
sini alla Sega!, la Pietà!, Fanta !, Corno d' Aquilio !.
43. A. PRAEUSTA Rclìb. — Rupi e pascoli elevati nel monte
Baldo: Valfredda!, Naole!, Monmaor! ecc.
44. A. STERiLis Ij. — Sui muri, nelle rupi ecc. della intera pro-
vincia frequentemente in unione con A. fatua L, !
45. A. LuDOViciANA Durieu. — Rara sui muri e sulle rupi : Ve-
rona !, Pigozzo!, Rivoli!.
46. A. BARBATA Brot. — Frequentissima in tutta la provincia
dalla pianura alla zona montana !.
47. Arrhenatherum elatius Mert. et Koch. var. utriusque
FLOScuLi ARISTA ARTICOLATA Bertol. — Raramente assieme
alla forma tipica ed alla var. bulbosum Gaud. ! sul monte
Baldo a Spiazzi!, presso Tregnago (C. Mass.!).
48. Trisetum flavescens P. B. — Fra le numerose varietà di
questa specie cosi polimorfa e che nel Veronese si incon-
trano frequentissime dal piano alla zona subalpina, cito,
come assai rare presso di noi, le due seguenti: — (a) alpi-
NUM Pari. = Avena alpestris Dee. — e (b) splendens
(Presi.). = Varieias Avenae flavesceniis Poli. mss. in
herb!: la prima sul monte Baldo alle Giare di VaWruUa! ;
la seconda .sullo stesso monte nei prati presso i Coltri,
scopertavi da Pollini nel 1811, e noto che gli esemplari
veronesi esistenti nel suo Erbario concordano esattamente
coi siciliani avuti da Lojacono.
49. T. PYGMAEUM Spr., Poli, (sub Arundine). — Fu scoperto
dair Arciduca Giovanni d'Austria e da Gebardt nel monte
Baldo verso l'anno 1803, e venne da essi comunicato allo
Sprengel che lo descrisse come Armido pyginaea {Mem.
de l'Acad. de Petersb., II, p. 299 ; PI. min. cogn. pug., I.
p. 9): il Pollini, il quale dallo Sprengel aveva avuto
248 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE
esemplari di questa pianta, la pubblicò posteriorraeiite
sotto la stessa denominazione {Hort. et prov. ver. pi.
nov., p, 4 ; Viag. al m. Baldo e al lago di Garda,
p. 124; FI. ver., I, 86), ignorando però la località precisa
nella quale gli scopritori avevano raccolto questa miste-
riosa Poacea, e dandone una figura {FI. ver., tab. I, fig. 1)
che il Reichenbach {FI. germ. exc, p. 50) chiamò rudis-
Sta il fatto che nessuno tra i moltissimi botanici i quali
percorsero il monte Baldo dopo Ciro Pollini, osservò al-
cuna graminacea la quale potesse essere riferita alla pianta
descritta da Curzio Sprengel e figurata da Pollini. Siccome
nell'Erbario PoUiniano non esistono esemplari di Armido
pygmaea, si ricorse alle induzioni: Reichenbach (1. e,
a. 1830) la riferi alla Avena Loefflingiana L.; Parlatore
{FI. it., I, p. 258 nella osservazione) la trova prossima a Tri-
setwn suììspicatum P. B., ma non osa asserire che sia vera-
mente tale per qualche carattere indicato nella descrizione
Polliniana che non benissimo corrisponde allo stesso ;
Francesco Ambrosi in quella vece {FI. Tir. mer., I, p. 92)
identifica Arundo pygmaea e Trisetum siibspicatum. Più
recentemente E. Hackel {Oest. Zeil. ecc., a. 1879, p. 211)
scrive che, dopo ulteriore esame della descrizione che
di A. pygmaea danno tanto lo Sprengel che il Pollini, è
venuto nella convinzione, che la piatita in discorso non
può essere altro die il Trisetum Gaudiniandm Boi ss., che
cresce pure nell' Italia settentrionale presso Aosta, così
che la sua presenza sul monte Baldo non ha niente di
inverosimile; * tanto più, io aggiungo, che si può quasi
con certezza asserire che il Pollini nella Arundo pygmaea
non vide certamente una pianta alpina, imperocché nel
suo Viaggio al monte Baldo e al lago di Garda (p. 124)
ne inserisce la descrizione non già fra le piante che abi-
tano le stazioni maggiormente elevate del nostro monte,
ma bensì fra quelle che crescono nelle stazioni più umili
del versante orientale, fra Brentino e la Corona (900-
^ Forse l' Avena Loefflingiana alla quale Reichenbacli riferisce
Arundo jìygmaea non è la vera pianta di Linneo che cresce nelle
vicinanze di Madrid, ma bensì Trisetum Gaudinianum Boiss.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOIJUE 249
150 m.). Ad ogni modo però lasciando la soluzione del
problema a future e più fortunate ricerche, in questo
luogo amo bensì riferire la pianta dello Sprengel e del
Pollini al genere Trisetwn al quale sicuramente appar-
tiene (Pari.), ma conservando alla stessa la denominazione
specifica attribuitale dal creatore della specie.
50. Trisetum argenteum R. et S. — Avena dìstiohophylla Poll.I.
— Rupi e pascoli elevatissimi delle alpi veronesi e fra le
ghiaie di tutti i torrenti alpini: eccezionalmente in Cam-
pomarzo di Verona nelle sabbie ivi depositate dall'Adige
dopo la piena dell'anno 1882!: in monte Baldo, al Goal
santo, rarissima la var. parviflorum Pari. = Avena
Rotae De Nrs.
51. Melica nebrodensis Pari. — Siepi a Vendri di Valpantena!,
e certamente altrove.
52. Catabrosa aquatica P. B. — Il Perini scrive di aver tro-
vato questa poacea presso le sponde settentrionali del
lago di Garda.
53. Glyceria plicata Fries. {Poa fluUans Poli. p. p.) 3 micro-
STACiiYA mh. — Sul monte Baldo in Valsecca ed ai Lumini l
54. G. FLUiTANS R. Br. — Poa fluitans Poli. p. p. — Rara : fossi
e luoghi umidi a S. Michele di Verona !.
55. G. LOLiACEA Godr. — Festuca elatior X Lolium perenne. —
Raramente nei dintorni di Verona!.
56. ScLEROCHLOA DURA P. B. — Rara: nelle vie e nei dintorni
di Verona!.
57. PoA CAESiA Sm. (an potius P. alpina y intermedia Ambros.,
P. sclerocalamos Facch.?). — Rara in monte Baldo in luo-
ghi sassosi nelle valli alpine delle pietre e delle buse,
nonché in Mon-Maorl (e C. Mass.).
58. P. LAXA Haenke? — I sigg. De Visiani e Saccardo (Cat. ecc.,
p. 22), probabilmente sulla fede di autori che scrissero
di piante venete, indicano questa specie come vivente
sulle cime elevate del monte Baldo: ma difficilmente
potrà quivi rinvenirsi, essendo questa poacea ritenuta
propria, esclusivamente, alle formazioni granitiche, delle
quali nelle nostre prealpi non si ha traccia : le forme
raccolte da me tanto sul monte Baldo, quanto sui monti
Posta e Campobrun, ed in origine riferite a P. lacca,
250 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE
appartengono invece o a P. alpina var. minor Koch.,
ovvero alla vera P. minor Gaud. !.
59. PoA MINOR Gaud. — Non rara nei pascoli e nelle rupi ele-
vatissime del monte Baldo e dei Lessini!.
60. P. PDMiLA Host ? — Nella valle delle pietre in monte Baldo
(settembre 1873), basandomi sulla descrizione che di que-
sta specie dà il Koch.
Ometto per brevità numerosissime forme spettanti a
P. annua, P. alpina, P. bulbosa, P. violacea, P. com-
pressa, P. nemoralis, P. pratensis, P. trivialis.
61. Briza minor L. Poli.?. — Gramen phalaroides minus lo-
cuslis parvis,paniculis non eccpansis Segu. ?. — Il Segujer
scrive che questa, ì)oacea cresce nei pascoli di Valpantena
presso Grezzana; ma la stessa non vive né in questo, né
in alcun altro punto del Veronese ! : secondo ogni proba-
bilità, la pianta del Segujer indica una delle tante forme
di Briza media, come opina benanco il Pollini.
62. B. MAXIMA L., Poli. — É coltivata nei giardini e quindi
qualche volta si incontra sporadica negli orti e sulle
macerie ! : certamente oggidì non cresce presso Grezzana
di Valpantena ove é indicata da Segujer.
63. Dactylis glomerata L. — Di questa specie crescono nel Vero-
nese le varietà o forme : typica, nutans Hackel in exsic. !,
SEPiNcoLA Paolucci in exsic. ! , abbreviata (Bernh.) ! ,
PRATENSIS Paolucci in exsic. !, hirsutissima mh., ame-
THYSTiNA mh., vivipara Pari.: l'ultima, rarissima, sul
m. Baldo, alle Fraine di sopra fra Spiazzi e la Ferrara!.
64. KoELERiA CRISTATA Pors. — Rupi 6 pascoH nei monti ve-
ronesi, scendendo alla pianura: raramente in unione alla
forma tipica la var. eriocaulis Hackel in exsic. !, e la
var. b. Pari.: queste nei pascoli elevati dei monti Lessini !
65. K. ERiosTACHYA Pancic. — K. carniolica Kerner ; A', cri-
stata ^ cinerea Goir. !. — Nelle rupi e nei pascoli elevati
dei monti ma piuttosto rara: sul monte Baldo al Coal
santo (Huter), Valbrutta !, Sassetto !, Cima di Valdritta !,
e sui Lessini sul Maléra (C. Mass. !) e sul monte Lobia !.
66. K. GRACiLis Pers. — K. cristata auct. non Pers. ; Festuca
cristata Poli. fi. non herb. ! prò parte ? Copiosissima nei
pascoli aridi e secchi, nei muri, nelle rupi ecc. dalla bassa
SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE 251
pianura alla zona subalpina. Pochi esemplari di K. gra-
cilis si trovano nell'Erbario Polliniano mescolati ad altri
di Melica Magnolie l.
Un esemplare di Koeleria raccolto da me, ad autunno
inoltrato, alle falde dei Lessini nel luogo detto Moniesel
sul monte Zovo, forse sarebbe da riferirsi a K. splendens
Presi. = A', grandiflora Bertol. : uUerius inquirenda !.
67. Koeleria phleoides Pers. — Festuca cristata Poli, ex herb.
ejus!; fl. ver. exclus. nonn. syn. et icon. an prò parte?
— Frequente, colle sue varietà e con forme diverse, nei
prati, nei pascoli, nei muri ecc. della pianura e dell'Agro
veronese; più rara ed a salti nella collina; rarissima
nelle zone più elevate, p. e. sulla cima del Pastello (me-
tri 1122)!, e sul monte Baldo in Noveza (ra. 1000)!, sta-
zione straordinariamente elevata per questa specie: il
dott. Facchini la raccolse al nord di Limone nelle vici-
nanze del lago di Garda. La K. phleoides venne primie-
ramente indicata sul monte Baldo dal Fleischer {Flora,
1826, p. 83) ; posteriormente il barone Hausraann esternò
un qualche dubbio sulla presenza di questa poacea sopra
quel monte {FI. von Tir., 1852, p. 979) : le ricerche
odierne pertanto escludono tale dubbio in via assoluta e
confermano la scoperta del Fleischer. Siccome K. 2)hleoi-
des non alligna nel Trentino (Ambr., Gelrai), cosi le sta-
zioni a nord di Limone sul Garda, nel Baldo, nel Pa-
stello, danno in questa regione le coordinate per tre punti
della linea che ne segna a nord il limite di vegetazione.
Il Presidente presenta il seguente lavoro :
ALCUNE OSSERVAZIONI S^JhV ARAVJA ALDENS G. DON.
NOTA DI G. ARCANGELI.
Questa bella specie è da ritenersi fra quelle di maggiore
importanza, non tanto dal punto di vista ornamentale, pel suo
fusto volubile che le dà il portamento di una liana e pei bei
fiori bianchi odorosi che porta, ma altresì per la singolare strut-
tura dei suoi fiori, e pei fenomeni biologici importanti che in
essa si possono osservare.
252 SBDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE
Già il Delpino ' si occupò degl'insetti che efifettuano l'impol-
linazione in questa specie e che egli riconobbe essere grossi
apiarii. Altri pure posteriormente si sono occupati di questo
argomento, ed é stato più e più volte osservato il fatto che
certe farfalle restano afferrate per la loro tromba nelle singo-
lari morse, che riuniscono due a due le codette delle masse
polliniche, e non potendo svincolarsi da tale tanaglia incontrano
la morte nel flore. *
Dalle ricerche che ho potuto effettuare sopra alcuni individui
di questa specie, già da varii anni, ho potuto rilevare che quanto
asserisce il Delpino é perfettamente conforme alla verità. Spesse
volte ho veduto volare ai fiori di queste piante individui di
Xilocopa violacea, ed ho potuto assistere a quanto questo in-
setto operava nel fiore. In un esemplare coltivato in un mio
piccolo giardino a S. Giuliano presso Pisa, ho potuto vedere
accorrere questo insetto ai fiori dell' ^rai«/6? nelle differenti ore
del giorno, al mattino, al meriggio e nel pomeriggio. Esso si po-
sava sulla corolla, afferrando con le sue robuste zampe i suoi lobi,
che per la loro ondulazione e per la nervatura all' esterno del
loro margine davano stabile presa agli unghioli del pronubo, ed
introducendo la sua testa nel tubo, spingeva successivamente la
sua tromba negli interstizi corrispondenti ai nettari! per suggerne
il nettare. A quando a quando esso ritirava la tromba con una
coppia di masse polliniche aderenti presso l' apice, e con le zampe
posteriori si vedeva fare ripetuti sforzi per liberarsene, ciò che
assai difficilmente gli riesciva. In seguito a ciò, lo si vedeva
passare ad altro fiore, e cosi visitarne parecchi successivamente,
ripetendo lo stesso contegno. Dopo qualche tempo il suo rostro
' Delfino F., Sugli appareachi della fecondazione nelle piante anto-
carpee, ecc. Firenze, 1867, p. B-4.
* Packard A. S., Moths entrapped hy an asclepiad Plani (Physìan-
thiis) and killed by Honey Bees. Amer. Naturai., Jan. 1880, p. 48.
Just. Jahr. 1879, p. 146. — Stearns, Robert E. C, Arauja albens
as a moth-trap. in Amer. Naturai., XXI, 1887, n.» 6, p. 501-507,
fig. 1-9. — RoGENHOFER A., Die Befruchtung der Blumen durch In-
necten, etc. Z. B. G., Wien, XL, 1890, Sitzgsber. p. 67-68. — Mac
Lachlan R., Why Arauja albens does nat catch the Codlin-Moth in
Gard. Chron., 3 ser., V, 18, London, 1895, p. 246. — Knuth R,
Handbuch der Blutenbiologie etc, II Band, 2 Heft, 1899, p. 67.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 0TT015RE 253
era libero da masse polliniche, ciò che indicava essersi queste
distaccate, e probabilmente essere state trattenute dagli stimmi
di qualche fiore. In questa stessa pianta ho potuto a quando a
quando osservare delle api e qualche Bombus che tenevano un
contegno simile, ed alla sera poi verso le 20, o poco dopo, pure
alcuni individui di Sphinx Convolmdi. Questi, svolazzando vi-
vacemente, spingevano le loro lunghe trombe nell' interno del
fiore per suggere il nettare, e si vedevano successivamente pas-
sare da fiore a fiore e visitarne gran numero, se non tutti. Per
più sere successive ho potuto assistere alle visite di questa
sfinge, che talora si ripetevano più di una volta in una medesima
sera. In uno di questi insetti, che catturai mentre stava sug-
gendo il nettare dai fiori, potei riscontrare che la tromba non
presentava masse polliniche aderenti, né mai mi è riuscito per
ora di sorprenderne in simili condizioni, essendoché, a quanto
pare, la tromba di questi insetti é troppo grossa, per poter en-
trare nella morsa delle masse polliniche, e probabilmente essi
non sono che sfruttatori inefficaci dei nettari fiorali di questa
specie.
Più volte mi è accaduto di trovare farfalle trattenute ai fiori
Aé\V Arauja. Gli individui che restavano presi in questa strana
trappola appartenevano alla Mact^oglossa stellatarum ed alla
Plusia gamma. In alcuni di questi ho potuto riscontrare che
la tromba resta impegnata nella morsa nerastra sovrastante
alle due masse polliniche, e tirando la tromba stessa sono riu-
scito ad estrarre le masse polliniche dalle loro caselle. Talora
mi é avvenuto di riscontrare afferrata nella morsa una sola
parte della tromba di una farfalla, forse in seguito a rottura, e
traendo questa per la parte superiore, sono pure riuscito ad
estrarne le masse polliniche. In qualche caso assai raro ho altresì
veduto che l'insetto afferrato, dopo qualche tempo riusciva a
liberarsi e fuggire: ciò che vuol dire che talora pure avviene
che, la tromba essendosi impegnata solo nelle fenditure inter-
poste alle due lamine che le limitano, senza entrare nella morsa,
la difl!ìcoltà per l'estrazione essendo minore, potè esser facil-
mente superata. Questo modo particolare di cattura di certe
farfalle non è stato soltanto osservato nell'America settentrio-
nale e nella nostra Europa, ma eziandio nell'America meridio-
nale, ed io stesso ho potuto riscontrare in un esemplare di Araicja,
254 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE
favoritomi dal prof. Giacomelli di Livorno e raccolto alla Rioja
nella Repubblica Aro-eiitina, un piccolo lepidottero incarcerato
in questo stesso modo.
Nelle mie ricerche non mi è mai avvenuto di osservare che
le farfalle catturate venissero agg-redite ed uccise dalle api. co-
me riferisce il Packard : ' però ho potuto fare qualche osser-
vazione rispetto ai ragni, similmente a quanto riporta il Pa-
rona. = Certamente il fatto riferito dal Packard corrisponderà
alla verità, ma esso non può avere che il valore di un sem-
plice fatto accidentale. Quanto ai ragni, più volte mi è ac-
caduto di riscontrare che qualcuno di questi animali aveva
tessuto la sua tela fra le foglie ed i fiori della pianta, ed aveva
colà fissato la sua dimora, ma non ho potuto constatare che
questi veramente facessero la caccia alle farfalle catturate dai
fiori, ma piuttosto agi' insetti in generale. Ultimamente, nel-
l'agosto decorso, ho potuto esaminare il contegno di uno di
questi ragnetti certamente meritevole di attenzione. Esso era,
tanto nel corpo che nell'estremità, bianco per la massima parte,
con addome ovoideo e turgido, e cefalotorace assai più bislungo
con due linee laterali verdognole e provveduto di zampe assai
robuste, le anteriori alquanto più lunghe delle posteriori. Que-
sto ragnetto si teneva appo.stato sul calice di un flore al di dietro
della corolla, con le zampe posteriori aderenti alla parte poste-
riore del calice e le anteriori divaricate lateralmente, come se
stasse preparato per afferrare la preda, ove questa si presen-
tasse. Potei sorvegliare questo animaluccio per più ore in questa
posizione, dal mattino sino verso sera, e fu solo sul tardi che
potei avvertire aver egli ghermito un dittero di cui stava suc-
chiando il sangue. Il giorno appresso al mattino il ragnetto
aveva abbandonato la sua preda, e si era di nuovo posto nella
solita posizione al di dietro del fiore. Nel corso della giornata,
avendo dovuto assentarmi, non potei occuparmi del ragno; ma
la sera al mio ritorno rimasi sorpreso di non ritrovarlo al so-
lito posto, e dubitai ch'egli fosse rimasto preda di qualche uc-
celletto. Ricercando però accuratamente fra le foglie ed i fiori
deW Araiija, poco dopo potei accorgermi, ch'egli aveva abban-
^ Packard A. S., 1. e.
* Parona C, Il fisianto, le farfalle e le api. Milano, 1882.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE 255
donato la sua dimora per sceglierne altra migliore. Egli si era
trasportato alla distanza di circa 2 din., presso altro fiore più
giovane e più vegeto del primo, al di dietro della corolla, ove
stava succhiando un pecchione (Bombus ìnuscoriim) che aveva
afferrato per la testa con le sue zampe. La sera stessa m' im-
possessai del ragno e della sua vittima per poterne studiare le
specie.
Manifestamente questo ragno faceva la caccia agi' insetti in
generale approfittando del colore del suo corpo simile a quello
delle corolle dei fiori di Arauja, in modo corrispondente a quello
delia tigre che si tiene nascosta nelle jungle, ed a quello pure di
tanti altri animali che approfittano della somiglianza del colore
del loro corpo a quello dell' ambiente, onde potersi più facil-
mente nascondere ai loro nemici ed impadronirsi delle loro vit-
time. Sui (iori di questa stessa pianta, nel tempo stesso in cui
mi occupava di questo ragnetto, qualche individuo di Pliisia
gamma rimase catturato nei fiori, ma per quanto potei osser-
vare, non mi accadde di riscontrare che questi venissero ag-
grediti da ragni simili a quello descritto nò da altri. Mi sembra
poi che, se pure potrà essere avvenuto che qualcuno di questi
lepidotteri sia stato aggredito da qualche ragno, questo non può
essere che un caso accidentale, e non da ritenersi come regola;
né è a ritenersi che i ragni facciano sistematicamente ed esclusi-
vamente la guerra a cotesti insetti, ma bensì a tutti quelli che
possono servir loro di nutrimento. Forse si potrebbe ritenere
che i ragnetti, che tengono il contegno sopra descritto, resultino
dannosi alla pianta, catturando gì' insetti che debbono prestare
l'opera loro nell'impollinazione; ma a me sembra che per que-
sto lato non vi sia gran fatto da temere. Siccome infatti questi
ragni fanno caccia non solo ai pecchioni, ma pure a molti altri
insetti, che non hanno parte alcuna nella impollinazione, e dif-
ficilmente possono impadronirsi delle Xijlocopa e degli altri
imenotteri che prendono parte a tale funzione, si può a ragione
ritenere che questa ne sia ben poco, se non affatto disturbata.
Ciò viene pure giustificato dal fatto che questi ragnetti non
sono tanto frequenti né tanto numerosi, giacchè.negli esemplari
che ho potuto esaminare, mi é avvenulo di osservare una sola
pianta che ne presentava diversi, oltre quello di cui fu detto di so-
pra. In varie -piante di Arauja coltivate nel nostro Giardino bota-
256 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE
nico, come pure in altre di Stephanoiis, di Jasminum, A' Erica ec.
a fiore bianco non mi avvenne di riscontrarne. Nella pianta in
cui potei osservarli, oltre quello sopra descritto, altro ne ri-
scontrai di maggiori dimensioni ài primi di settembre, ed altri
pochi più piccoli e più giovani, che si tenevano sui lobi delle
corolle e nella loro fauce attendendo la preda. Quello di maggiori
dimensioni e con addome grosso e turgido (probabilmente una
femmina) aveva fabbricato una specie di nascondiglio (piegando
in traverso una foglia di Arauja ed unendone i lembi mediante
filamenti serici), nel quale forse aveva deposto le uova. Gl'in-
dividui più piccoli e più giovani erano di color verde chiaro
con una linea più intensa a ciascun lato del cefalotorace, il loro
colore però si riduceva bianco o bianco-gialliccio col progredire
in età. L'individuo maggiore si tenne a lungo sul suo nascondi-
glio, dal quale scomparve dopo la metà di settembre e non potei
più trovarlo : gli altri sparirono poco dopo in seguito alla caduta
delle corolle ùeW Arauja.
Non mi accadde mai di riscontrare che questi ragni facessero
la caccia alle farfalle che restavano catturate nei fiori, come
pure non vidi mai individui di Mantis che ne approfittassero
per cibarsene, come asserisce il Parona.
Il prof. Pavesi di Pavia, cui mi rivolsi per lo studio del ra-
gnetto di cui mi sono occupato, gentilmente m' informa appar-
tenere alla specie Misumena vatia Clerk (Thomisus cUreus
Hahn), che quando vive sui fiori ha i caratteri sopra riportati
e quando si tiene fra 1' erbe è verde e risponde al TJiomisua
pratensis Hahn. Certamente la specie di cui ho fatto parola
non è la sola che presenti fenomeni di mimismo, come si può
rilevare da un lavoro dello stesso prof. Pavesi ' e da altro del
Plateau;^ sarebbe però di non lieve interesse l'estendere gli studi
sopra questo argomento, non solo allo scopo d* indagare se le
forme ed i colori che si presentano in certe specie di ragni sieno
in relazione coi fiori di speciali piante a maggior vantaggio della
loro conservazione, ma per rilevare altresì fino a qual punto que-
sti fatti di mimismo influiscano sulla funzione d'impollinazione.
^ Pavesi P., Cenni sulle colorazioni e forme mimetiche utili nei ra-
gni, negli Atti della Soc. ital. di se. nat., voi. XVIII, p. 290-304.
Milano, 1875.
2 Plateau F., Le Naturaliste, n. 63-65, a. XI, 1889.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE 257
Dopo di che il Consigliere Levier presenta una lettera del Padre
Giraldi, residente in Cina, diretta al socio Antonio Biondi e della
quale si leggono i seguenti bruni :
« Stimatissimo signor Antonio^
« In questa provincia abbiamo avuto, come abbiamo al presente,
pace e tranquillità, ed lina libertà vera e reale, che tale certo non
l'abbiamo in Europa. Dei torbidi accaduti in altre provincie, io ne
so ben poco, e quasi solo quanto ne ho letto sui giornali europei.
In decembre e gennajo avemmo invero qualche timore a motivo
della terribil fame di qui, ma tutto fu scongiurato.
« Riguardo all'interessante pianta del Pa-jue-za, finché non abbiamo
studiato qualche mezzo di far giungere costà i semi ancor freschi,
è inutile fare sperimenti. Io ricordo avei'le scritto riguardo agli
sperimenti da me fatti circa la propagazione di detta pianta. Ogni
anno adunque, non escluso l'anno decorso, a Thui-kio-tsuen, l'ho se-
minata in terra ed in vaso, fra terriccio e fra pietre e in diverse
stagioni, ed ho avuto per resixltato che i semi secchi in nessun
luogo e tempo son voluti nascere, mentre i semi freschi son nati
ovunque con tutta facilità. Nel prossimo settembre ho intenzione
di porre i semi freschi in piccola bottiglia, mescolati con terra
umida, serrarla ermeticamente e mandarla per posta. Se Ella sa-
pesse qualche mezzo più sicuro me lo indichi, ed io lo metterò
in pratica. Questa pianta si trova in grandissima quantità in tutte
queste montagne del Sud, ed in tutte le esi^osizioni, cioè tanto a
Sud che a Nord, tanto in luoghi ombrosi e freschi, che in luoghi
asciutti e spogliati, sempre però in mezzo alle pietre. Nei luoghi
spogliati stende i suoi lunghi tralci sul suolo all' ingiù , ed in
breve ricuopre lo spazio vicino, le scoscese rujji, i grossi macigni ecc.
Se trovasi in compagnia di altre piante, si arrampica sulle mede-
sime a spira fino alla loro sommità. Le foglie son caduche, e la
pianta sopporta i più forti geli. Le piante sdraiate difficilmente la-
sciano vedere i loro frutti ricoperti dal folto fogliame, ma quelli
delle piante arrampicate sopra altri alberi si scorgono da lontano.
Hanno la forma di corti cedrioli. Un picciolo raramente porta un
solo frutto, più spesso due e tre, e può portarne fino a quattro.
Questi frutti maturano in settembre e nel maturare si aprono
sul dorso superiore in senso della loro longitudine, lasciando ve-
dere r interna polpa che è bianchissima e d' un sapore dolce deli-
cato. Però non vi è molto da mangiare, a motivo del gran numero
di semi che quella polpa contiene.
« I semi della pianta Vu-liz, o meglio U-viz (sembra essere la Schi-
zandra Chinensis), non ho mai provato a seminarli, e non potrei dire
Bull, della Soc. bel. Hai. 1'
258 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 OTTOBRE
se sieno facili o difficili a nascere. Vegeta nelle medesime condi-
zioni dell'antecedente, e spessissimo queste due piante si trovano
arrampicanti ed associate sul medesimo albero. Il frutto consiste in
un piccolo grappolo pendulo, lungo al più 10 cm., composto di
bacche della grossezza di uq pisello, prima verdi e alla matura-
zione, che avviene in settembre, rosse, serrate l' una presso l'al-
tra, in linea, e compatte come il granturco nella sua spiga ; sono
sessili sopra un asse comune, formando un grappolo, o meglio
una spiga di forma rotonda. Questo frutto ha un sapore aromatico
gradevole. Due anni or sono feci con esso due bottiglie di sciroppo
molto buono. Volli provare a fare il vino, ed in poche ore, due
uomini mi raccolsero 80 libbre cinesi di detti grappoli ben maturi.
Li compressi in un vaso come si fa dell' uva, e dopo tre giorni
cominciò una fermentazione lenta, che cessò dopo 12 giorni. Vi cavai
circa 25 libbre di viao, di un sapore aromatico, ma di poca, per non
dir nessuna, forza. Quest'anno voglio provare ad aggiungervi un poco
di zucchero, che mediante la fermentazione si convertirà in alcool,
e cosi spero avere un discreto vino di U-viz. I Cinesi usano qiiesti
frutti, seccati acerbi, in medicina. Queste due piante non vanno sog-
gette alla biennalità, ma ogni anno si caricano di frutti. La siccità
o la troppa pioggia in settembre talvolta fan cadere i frutti.
« Ora Le darò un cenno del mio cibo quotidiano. La mattina dopo
la S. Messa, quando posso avere un poco di caffè, come ora che me
ne mandò un poco il Vescovo, una tazza del medesimo, con due
uova dentro, diversamente una scodella di panico cotto in acqua
pura, senza sale od altro condimento ; così vuole 1' uso cinese. A
desinare una scodella di pasta, spianata giorno per giorno in casa,
giacché qua non trovasi da comprare alle botteghe come da noi,
ma ciascuno da sé fa i suoi taglieiùni, o nastrini, cocendoli cosi
senza farli seccare; un piatto di carne di majale, ed uno d'erbe o
legumi e basta. La sera, la carne avanzata il giorno, con erbe, ed
una scodella di orzo brillato e cotto in acqua come il panico, e ciò
in estate; in inverno anche la sera è panico, ovvero semolino di
granturco cotto in simil guisa. Come vede in Cina viviamo alla
buona e non abbiamo lo stomaco troppo delicato
« Riguardo a quanto mi domanda circa ai cani, in questa provincia
non so che vengano allevati ed ingrassati i detti cani per usarli in
cibo ; informatomi però con un medico pratico degli usi cinesi, mi
ha detto che veramente nelle provincie meridionali della Cina vi è
r uso di allevare ed ingrassare due qualità di piccoli cani a scopo
di cibo, come si allevano qui i majali ed i polli. I Cinesi son car-
nivori per eccellenza, e, fatta eccezione della carne umana, non so
esservi animale di cui non si cibino. Qui mangian tutto: cani, gatti,
volpi, leopardi, orsi, topi, ghiri e serpi ; non so che mangino le
rane e le chiocciole. Del resto la carne di cavallo, mulo ed asino vien
SEDE DI FIRENZR - ADUNANZA DELL* 8 OTTOBRE 259
preferita a quella di bue. Il male si è che tutte queste bestie le
mangiano non uccise o macellate, ma morte da sé, e talvolta di
malattie infettive ; di qui le non poche malattie cui vanno soggetti
questi miseri, che potrebbero facilmente evitare.
« In questa provincia è rara la pianta del Gelso, e perciò anche i
bachi da seta vengono coltivati in piccola quantità, però quasi ogni
famiglia ne coltiva un pochi, da ricavarne 10 o 20 libbre di bozzoli
per il proprio consumo. Qui non vi è commercio, né filandra di seta,
ciascuna famiglia da se stessa riduce in filo i propri bozzoli, e con.
detto filo fa refe per cucirò vesti e scarpe, fiori, ricami, nappe, orna-
menti, ecc. Nel filar la seta, naturalmente in ultimo restano allo
scoperto quelle larve in via di metamorfosi, le quali larve sono un
piatto prelibato per il Cinese. Giorni sono, in tempo della filatura,
ne portarono due piattini ancora a me, che, sebbene sia di stomaco
forte, non posso guardarli o vedere altri mangiarli, senza provare
un senso di nausea. De fjustibus non disputatur. — Adesso passiamo ad
altro. Al principio della buona stagione, cominciai, secondo il solito,
a raccogliere e far raccoglier piante, che ho tutte qui meco a Scian-
gens. Fra qualche giorno devo portarmi alle missioni dei monti. Il
portare queste piante meco è cosa scomodissima ; il lasciarle qui per tre
mesi senza assistenza le esporrebbe ad essere guastate dagli insetti e
dall'umidità; per la qual cosa, giorni sono feci fare una cassetta, la
quale, empita di piante, la mando insieme colla presente. Dette piante
son divise in pacchetti a seconda delle località nelle quali furono rac-
colte, coi relativi numeri. Qui poi Le accludo la nota dei medesimi
pacchi e numeri e cosi mi pare che possa bastare senza altro aggiun-
gere. Seguiterò a raccogliere, ed in ottobre manderò il resto.
« Il solito raccoglitore di Fu-kio da tre anni non 1' ho veduto ; onde
credo che sia morto. Il raccoglitore che ho usato in questi tre anni,
e che ora faceva molto bene, giorni sono entrò a servizio di un sacer-
dote cinese, e cosi resto senza raccoglitore. Son .molti quelli che
mi si sono offerti per ciò, ma tutti poco pratici, ed è perciò che
quest'anno non potrò mandare a raccogliere fuori di provincia, perchè
per ciò fare dobbiamo avere un buon raccoglitore per non sprecar
danaro inutilmente. Anche noi quest' anno abbiamo avuto un inverno
asciuttissimo ed un freddo molto mite. Il raccolto del grano è stato
migliore dei due anni decorsi, ma sempre però poco al disopra della
media. Tutte le speranze son riposte nei raccolti autunnali, dai quali
dipendo la vita o morte di queste numerose popolazioni. Fin qui
parò la cosa non pi'omette troppo bene, in molti luoghi non sono stati
ancora seminati i terreni a motivo della siccità; al momento che
scrivo, il cielo è coperto e cade minutissima pioggia; speriamo bene.
« Salutandola in particolare mi ripeto
« Scian-gens, '<;6 giugno 1899.
« Suo aff.mo amico e servitore
* Fr. Giuseppe Gikaldi. »
260 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del 12 novembre 1899.
Presiede l'adunanza il Presidente Sommier, il quale invita il Se-
gretario Baroni ad annunziare i doni pervenuti alla Società. Essi
sono :
Traverso G. B. Flora urbica pavese ossia Catalogo delle piante va-
scolari che crescono spontanee nella città di Pavia (Estr. dal
Nuovo Giorn. hot. it., Nuova Serie, voi. VI, n. 3).
Ugolini Dott. U. Nota preliminare sulla flora degli anfiteatri more-
nici del Bresciano (Brescia, 1899).
— Secondo elenco delle piante nuove o rare del Bresciano (Bre-
scia, 1899).
Lenticchia Prof. A. Cenni botanici sulla Punta della Gaeta (Menag-
gio, 1899).'
The Botanical Gazette. Yol. XYIII, n. 3. Settembre 1899.
Vierteljahrsschrift der Naturforsc.hendeii Geselhchaft in Ziirich (Zu-
ricb, 1899).
Mittheilungen des naturwissensshaftlichen Vereines filr Steiermark
(Graz, 1899).
Ahhandlungen herausgegehen vom naturwissenschaftlichen Verein zu Bre-
men (XVI Band, 2^ Heft).
Wiener Illustrirte Garten-Zeitung. Ottobre 1899.
Bulletin of the Torrey Botanical Club. Voi. 26, n. 10. Ottobre 1899.
Annuaire du Conservatoire et du Jardin hotaniques de Genève. 3^ An-
née; Genève, 1899.
Science. Nuova serie, voi. X, n.^ 248-49-50-51-52.
Si votano ringraziamenti ai donatori.
Il Presidente proclama 1' elezione del nuovo socio :
Prof. Lino Vaccari del Liceo di Aosta
e dopo informa i soci che in risposta alle lettere inviate ai Mini-
'feteri dell'Interno, dell'Istruzione e dell'Agricoltura, a proposito del
rimboschimento dei monti e della protezione delle foreste esistenti,
secondo quanto fu stabilito nella Riunione di Venezia, hanno intanto
SEDE DI FIKENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE 261
risposto con un telegramma S. E. il Ministro Baccelli e con una
lettera S. E. il Ministro Salandra, che sono del tenore seguente :
« Presidente Società botanica italiana, Firenze.
« Prego Vossignoria esprimere a codesta Società i miei sentiti
lingraziamenti per cortese voto plauso rivoltomi occasiono discus-
sione Festa Alberi.
« Ministro: Baccelli. »
« Sig. Presidente della Società botanica italiana, Firenze.
« Ringrazio la S. V. di avere, con la lettei-a dei 24 Ottobre u. s.,
dato comunicazione a questo Ministero dei voti manifestati dalla
Società botanica italiana, nella sua Riunione generale, tenuta in
Venezia nel mese di Settembre del corrente anno.
« I voti fatti in detta adunanza tanno per iscopo di interessare
il Governo a far rispettare le leggi forestali per Li tutela dei boschi
esistenti, ad impedire nei luoghi di montagna destinati alle villeg-
giature estive l'abbattimento degli alberi, ed iufìue che si favorisca
e promuova più che sia possibile il rimboscamento delle terre de-
nudate.
« Il Governo, fin dove lo consentono le norme legislative in vi-
gore ed i mezzi dei quali dispone, ha sempre tenuto nel massimo
conto quanto ha formato oggetto dei voti suddetti ; e se qualche
volta si sono mosse lagnanze in proposito, devesi, piuttostochè ad
insuflScenza di sorveglianza, al fatto che molte proprietà boschive
sfuggouo all'ingerenza del Governo stesso.
« Quanto poi ha specialmente tratto al rimboscamento, le leggi
in vigore sono applicate nel miglior modo possibile e basti dirle
che, or non ha guari, questo Ministero ha distribuito gratuita-
mente, a più che 600 richiedenti, di tutte le parti del Regno, oltre
cinque milioni e mezzo di piantine delle specie più pregiate di co-
nifere e a foglia larga.
« Del resto stia sicura codesta benemerita Società che il Governo,
per quanto è in suo potere, nulla ti-ascurerà per la conservazione
e la ricostituzione dei boschi soggetti alla sua tutela.
« Roma, addi 31 Ottobre 1899.
« Per il ministro
« G. SlEMONl. »
Il Presidente comunica inoltre una lettera del dott. Longo, nella
quale questi chiede sia portato a conoscenza della Società il parere
del prof. Zacharias e del prof. Strasburger sulla questione contro-
versa fra lui ed il socio prof. Cavara, alla quale quest' ultimo ha
262 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE
fatto allusione negli articoli pubblicati nei N" 4 e 5-6 del nostro
BuUettino di quest'anno. Tali pareri trovansi già stampati in due
diffusi periodici (v. Bot. Zeitung, 1899, II Abth., p. 282 e Histolo-
gische Beitraege, Jena, 1900, Heft YI, p. 137-38).
Ha quindi la parola il Vice-Presidente Arcangeli per presentare
un suo lavoro che ha per titolo :
SOPRA ALCUNI ESEMPLARI DI ARAUCARIA BIDWILLII
HOOK. - NOTA DI G. ARCANGELI.
Allorquando io occupava il posto di aiuto alla Cattedra di Bo-
tanica sotto il prof. P. Savi, esisteva nell' Orto pisano un esemplare
di questa bella specie coltivato in vaso, che annualmente si ri-
parava in serra temperata, e che all'epoca in cui lasciai il posta
di aiuto, cioè nel 1872, avrà raggiunto non meno di 2 m. di
altezza. In seguito alla morte del prof. Savi, il prof. T. Caruel
che gli successe fece piantare quello esemplare in piena terra,
a settentrione della serra del prato, nella parte detta Orto
nuovo, ossia a settentrione dell'attuale Gabinetto botanico, ove
appunto tuttora si trova, insieme ad altre specie dello stesso
genere.
In quella località io trovai questo esemplare nel novembre
1881, quando fui chiamato alla direzione dell' Orto pisano, in
condizioni buonissime, quantunque esso avesse dovuto subire i
rigori dell'inverno 1879-80, che tutti ben ricordano, e che fu-
rono veramente eccezionali. In essa la pianta ha continuato a
vegetare attivamente sino al giorno d' oggi, mostrandosi ben
adatta a sostenere gli estremi di temperatura nonché le altre
condizioni del nostro clima, risentendo però danni abbastanza
gravi per opera del vento. Parecchi anni fa una potente libec-
ciata asportò la parte superiore del suo fusto per la lunghezza
di più di 2 m. ; questa però nella primavera successiva si ri-
produsse, come suole avvenire nelle specie di questo genere.
Vari anni dopo questo primo malanno, la nuova parte forma-
tasi fu troncata di nuovo da una seconda libecciata, e la pianta
tornò a riformare la sua cima con novello vigore : ma questa
pure venne ultimamente asportata, per la lunghezza di 3 m.,
nel novembre u. s. 1898, come se Eolo indignato volesse pren-
dersi vendetta per tanta insistenza. Ciò nondimeno la pianta ha
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRK 2G3
riprodotto la sua cima por la terza volta, nel corso della pri-
mavera decorsa, col solito vigore, mostrandosi ben pronta a
reagire contro la violenza del vento. Questa pianta ha soppor-
tato nell'inverno 1879-80 una minima di — 8°,o C, che secondo
mi viene comunicato dal prof. Caruso, si verificò il 12 dicem-
bre 1879, ed ha pure resistito alla minima di — 8'\2 C, che si
verificò nell'inverno 1892-93.
Il fusto di quesla pianta attualmente misura 9'",5 di altezza
dalla base sino al luogo ove fu troncata l'anno passato, e quindi
essa aveva circa 12" di altezza al momento in cui subì l'ultimo
danno. Il suo tronco ha alla base il diametro di 35 cm., è di
forma conica allungata assai regolare, ed é rivestito dalla base
all'apice di rami primari regolarmente disposti in verticilli, che
sono alla distanza da 15-25 cm. e talora fino a 40 l'uno dal-
l'altro, in numero di 5-6 per verticillo. Questi lami sono di
lunghezza varia, gì' inferiori più brevi, quindi gradatamente
più lunghi fino alla parte media, al di sopra della quale si i-i-
ducono gradatamente più corti. I più lunghi, che occupano la
parte media per un tratto assai esteso, giungono alla lunghezza
di oltre 3 m., con direzione quasi orizzontale, mentre i superiori
sono leggermente ascendenti e gl'inferiori pendenti. 11 loro in-
sieme dà alla pianta una forma ovoidea con fronda a frap[)e
disgiunte e vuota nell' interno, pel fatto che i rami si sono
spogliati per lungo tratto de' loro rami secondari e delle loro
foglie, ciò che toglie non poco alla bellezza della pianta. Vari
di questi rami, quelli cioè della parte inferiore e media, fu-
rono in parte resecati, per la ragione eh' essi col loro allungarsi
avevano assai danneggiato un bell'esemplare di Araiicaria
iììibricala, quello stesso di cui fu fatto cenno in altra occasione.
Questa operazione del resto non sembra abbia recato danno alla
pianta, giacché questi rami hanno la facoltà di riprodurre gemme
in prossimità della parte tagliata, per le quali più o meno sol-
lecitamente si rivestono di nuova fronda. Nel corso della vege-
tazione di ogni anno si forma d'ordinario un verticillo di questi
rami, e dal numero di questi, a condizioni normali, si può rile-
vare r età della pianta.
Solo eccezionalmente, quando il nutrimento sia in quantità esu-
berante, si possono formare due verticilli in un anno. Cosi nella
parte superiore troncata dal vento si sono formati tre fusti gio-
264 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE
vani, uno dei quali con due verticilli di rami, e ciò per effetto
delle quantità straordinarie di materiali di nutrizione, che accor-
revano a quella parte. Di questi due sono stati soppressi, per
lasciare il migliore a ricostituire la cima asportata. Il numero
dei verticilli di rami essendo di 31, e supponendo che con le
parti asportate ne siano scomparsi 10, si può ammettere che
r età di questa pianta non sia che di poco superiore ai 40 anni.
Altro esemplare di questa specie era stato piantato verso il
1885, nella parte del giardino detto Collina presso il fabbricato
del Museo, ma fu necessità toglierlo da quella località, per es-
sere stato assai danneggiato nell' atterrare un tronco di un
vecchio tiglio. In seguito ai danni subiti fu necessario rimettere
questo esemplare in vaso, per potervi meglio attendere e per
meglio favorirne la ricostituzione. Ultimamente, avendo esso già
riformato la sua cima ed i rami perduti, è stato collocato in
piena terra nella stessa località, ove trovasi quello superior-
mente descritto. Nella primavera di quest'anno e nell'estate
esso ha vegetato attivamente. Sul suo fusto si possono contare
nella parte inferiore 8 nodi che hanno perduto i loro rami, e
superiormente 9 che ne sono foi-niti, cioè in tutto 17 : però
l'età della pianta deve essere di qualche anno superiore ai 17,
per la ragione che alcuni verticilli furono asportati quando il
fusto ne fu troncato.
Un piccolo esemplare di questa specie vegeta in piena terra
nel parco del sig. avv. Gr. Gaeta a Moncioni, all'altezza di circa
540" sul mare. Secondo quanto mi scrive il sig. avv. Gaeta que-
sto esemplare fu piantato nel novembre 1898, in un luogo ri-
parato dai rami di altre conifere, in un prato presso un grosso
cedro del Libano ed un esemplare di Araucaria nnbricala.
Questa pianta ha passato l' inverno decorso, e nella buona sta-
gione ha vegetato abbastanza bene. Essa attualmente ha l'altezza
di circa 1™.
Un beli' esemplare di questa specie esiste pure al Giardino
della Casa bianca del Barone G. B. Ricasoli-Firidolfi. Di questo
ho potuto avere le opportune notizie dal sig. Trilocco, giardi-
niere di quel giardino. Questo esemplare fu seminato dal com-
pianto generale V. Ricasoli nel 1874. Esso ha adesso raggiunto
l'altezza di metri 8, ed ha il tronco rivestito di rami della lun-
ghezza di S'^jSO con impalcature fitte che raggiungono il nu-
SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DKL 12 NOVEMBRK 2G5
mero di 21, ciò che vuol dire che la pianta avrebbe attual-
mente 24 anni, quota che dillerisce ben poco dal numero degli
anni trascorsi dal 1874 al 1809, cioè 25.
Di altri esemplari coltivati presso di noi in Toscana non ho
potuto aver notizia.
Alcuni esemplari assai belli di questa specie si trovano a Roma,
uno nel Giardino della Posta presso Piazza S. Silvestro, due al
Pincio ed uno in Piazza Cairoli. Sono principalmente meritevoli
di essere ricordati quello della Posta e quelli del Pincio. Quello
della Posta ha un tronco di parecclii metri di altezza, con una
base di circa 3 dm. di diametro. I suoi rami non sono molto allun-
gati, sono ben vestiti, e vengono quindi a formare una chioma
folta di forma conica molto allungata. Essi si trovano disposti
ìq verticilli successivi a mediocre distanza, che sono in numero
di circa 50. Dei due esemplari del Pincio uno solo è in buono
stato, mentre l'altro é in manifesto deperimento. Il primo di
questi ha un tronco di notevole altezza, pure con rami di me-
diocre lunghezza disposti in poco più di 50 verticilli. Probabil-
mente l'esemplare della Posta, come quelli del Pincio, rimontano
ad un'età di circa 50 anni, essendoché se pure furono piantati
poco dopo il 1870, nel riordinamento del Pincio, è probabile che
fossero già piante di una certa età per ottenere un più pronto
ornamento di quella località. Lo stesso non può dirsi dell'esem-
plare di Piazza Cairoli che è molto più giovane. In tutti (questi
esemplari è notevole il fatto della lunghezza assai minore dei
rami, in confronto dell' esem[ilare vegetante nell'Orto pisano.
Sembra inoltre che in Roma la pianta si trovi, riguardo alle cor-
renti aeree, in condizioni migliori di quelle in cui si trova a Pisa,
essendoché negli esemplari sopra ricoi-dati non si mostra traccia
alcuna che indichi l'asportazione della loro cima per opera del
vento. Ciò si spiega facilmente per l'esemplare della Posta, che è
situato in un cortile e circondato da fabbricato elevato tutto
all'intorno, ma questa spiegazione non può valere per l'esem-
plare del Pincio, che si trova sulla pendice di un colle poco
sopra al fabbricato della Direzione, e quindi esposto a pieno vento.
Nessuno di questi esemplari ha fino ad ora fiorito, quantun-
que, come fu detto, alcuni di essi raggiungano un'età di circa
50 anni. Ciò starebbe a dimostrare come in questa specie, almeno
presso di noi, la pubertà venga raggiunta in un'etàmolto avanzata.
266 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE
Oltre gli esemplari sopra descritti conviene pure ricordare il
grandioso esemplare di questa specie esistente nel giardino della
Villa Thuret ad Antibo, che fruttificò fino dal 1893, '■ e quello
pure vegetante nella Villa del Principe di Trabia e Butera a
Palermo, ^ eh' é forse il più grande d' Europa, se pure supera
quello vivente nel tepidario del Giardino botanico di Kew.
Non sarà forse superfluo che in questa circostanza esponga
i resultati di alcune ricerche istituite sulla struttura anatomica
del fusto e delle foglie di questa bella specie.
Nel fusto giovane di questa specie, come pure nei rami, si
riscontra un' epidermide costituita da un solo strato di cellule
a sezione quasi rettangolare più o meno allungate ed assai di-
suguali con parete esterna notevolmente ingrossata ma non
lignificata, fra le quali s'incontrano pure degli stomi. Al disotto
trovasi un esoderma formato da un solo strato di fibre a pa-
rete molto inspessita e lignificata, che danno le solite reazioni
della lignina in contatto della floroglucina e dell'acido clori-
drico, dei sali di anilina, della soluzione mista di verde di
metile e fucsina e degli altri reagenti ben noti. Più interna-
mente si presenta il tessuto parenchimatoso della scorza, al-
l'esterno costituito da cellule assimilatrici e quindi da cellule assai
irregolari, fra le quali si vedono disseminate delle stereidi ra-
mose a parete assai ingrossata e lignificata, fornite di numerosi
cristalletti prismatici di ossalato calcico.
Questa parte è di uno spessore corticale, vi manca però interna-
mente un vero fleoterma differenziato dal periciclo, onde si passa
insensibilmente dalla parte corticale al cilindro assile. Nel pa-
renchima corticale si osservano pure numerosi canali muciferi
principalmente nella parte più interna. I fasci librolegnosi sono
più o meno numerosi e costituiscono una zona ben distinta.
All'esterno di questa zona si osservano archi di fibre liberiane
a pareti non lignificate, più internamente il floema, quindi la
zona cambiale ed il xilema. Il midollo è formato da cellule pa-
renchimatiche simili a quelle della scorza cui sono miste stereidi
ramose, conformi pure a quelle che si osservano in quella parte.
^ Bullettino della B. Società toscana di orticultura^ voi. Vili, 2''ser.,
1893, p. 316.
^ L. e, p. 359 e 360.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE 207
Le foi^lie di questa specie sono lanceolate od ovato-lanceolate,
terminate in punta rigida pungente, intere, coriacee, con pagina
superiore glabra, lucida, striata longitudinalmente, leggermente
convessa, ed inferiore di color più chiaro ed opaca, leggermente
concava. La loro lunghezza può variare da 1 a 5-G cm. e la
larghezza da 3-12 mm. Quelle proprie del fusto differiscono da
quelle dei rami pel modo d'inserzione, giacché, mentre le prime
s'inseriscono trasversalmente, le altre presentano inserzione
obliqua, piegandosi a destra od a sinistra per disporsi quasi in
un piano orizzontale, con la pagina superiore volta in alto e
l'inferiore in basso. La struttura loro é manifestamente dorso-
ventrale. Alla superfìcie loro si riscontra un' epidermide di un
solo strato di cellule, con parete esterna notevolmente ingros-
sata non lignificata. Gli stomi non si presentano solo sulla pa-
gina inferiore, come asserisce il Mahlert, ' ma si trovano pure
nella parte inferiore della pagina superiore e verso la cima in
un piccolo numero, in serie lineari, e le pareti delle loro cel-
lule sono lignificate. Al di sotto dell'epidermide trovasi un eso-
derma di stereidi fibrose lignificate di 1-3 strati, un po' più
ingrossato ai margini della foglia. Il mesofillo è eterogeneo, co-
stituito cioè da tessuto a palizzata di un solo sfrato di cellule
in corrispondenza alla pagina superiore, e di un tessuto lasso
con intercellulari assai disuguali a cellule sparse alla superficie
di cristalletti di ossalato calcico. Fra le cellule di questo tes-
suto si notano pure stereidi ramose ramificate simili a quelle
del parenchima corticale e midollare del fusto. Nella parte su-
periore di questo stesso tessuto si osservano i fasci librolegnosi
in numero di 14-15 (in quelle normalmente evolute) decorrenti
dalla base all'apice della lamina con xilema dal lato della pagina
superiore e floema dal lato della pagina inferiore rafforzato da
un arco di fibre non lignificate. Ciascuno di essi ha scarso tes-
suto tracheidale dal lato della pagina superiore, ed una guaina
0 fleoterma poco differenziata. Nel tessuto lasso figurano altresì
canali mucipari in buon numero, alternanti coi fasci librolegnosi.
1 caratteri anatomici più importanti di queste foglie si possono
riassumere nel modo seguente : Stomi in serie longitudinali
' Mahlert Ad., Beitràge zur Kenntniss der Anatomie der Laub-
hlatter der Coniferen etc. Bot. Centr., Bd. XXIV, 1885, p. 215.
268 SEDK DI FIRENZK - ADUNANZA DKL. 12 NOVEMBRE
scarsi nella pagina superiore ove irovaìisi solo presso la hase
e presso V apice, e numerosi nell'inferiore: esoderma di 1-3
strati di stereidi lignificate: palizzata solo presso la pagina
superiore : stereidi del mesofdlo assai numerose e ramose.
A questi caratteri si possono facilmente distinguere le foglie
di questa specie da quelle delle più prossime, con essa riunite
nel sotto-genere Columbea.
Il Consigliere Pucci crede di potere affermare che non si possa
con certezza stabilire dal numero dei palchi dei rami l' età delle
piante di Araucaria Bidivilli, specialmente a causa della fragilità
della punta del fusto. Dimostra poi che l'esemplare esistente a
Roma non può avere 50 anni, L' Araucai-za excelsa produce anno
per anno un verticillo, mentre IM. Bidwilli, soffrendo molto pel
caldo, qualche anno non vegeta affatto nella jaarte apicale, mentre
vegeta nei rami ; in altri anni poi può produrre anche due verticilli.
L'oratore espone poi il metodo con cui gli orticultori producono i
giovani esemplari di A. Biclwilli che mettono in commercio, cioè
per talea dì testa, e questo può facilmente trarre in inganno nel va-
lutare l'età della pianta dal numero dei verticilli.
Il Vice-Presidente Arcangeli dice che mentre non è sicuro del-
l'età della A. Bidwilli di Roma, non ha invece nessun dubbio sul-
l'esemplare dell'Orto botanico di Pisa, nel quale sa con certezza che
ogni palco di rami corrisponde a un anno di vita.
Fanno altre osservazioni i soci Pucci, Arcangeli e Gaeta ; dopo
di che il Segretario Baroni presenta un lavoro dei soci Cavara e
Brbsadola : Manipolo di Funghi di Terracina, ' nel quale tra varie
specie interessanti è descritta una nuova forma di Imenomicete, il
Folyporus Mariani Bres. n, sp., che è prossimo al P. candidus, spe-
cie pochissimo nota, ed un altro lavoro del socio Vacca ri : La
continuità della Flora delle Alpi Grate intorno al Monte Bianco. ^
Il Presidente Sommibr presenta a nome del socio Mezzana il
seguente lavoro :
SOPRA UN CASO DI FASCIAZIONE NEL FUSTO DI CUCUR-
BITA PEPO L. - COMUNICAZIONE DI N. MEZZANA.
Presento alla Società la parte superiore (poco più di un metro)
di un fusto fasciato di Cucurbita Pepo L. raccolto in un podere
del dott. Ignazio Zunini a Sanda (alt. 170 m.) presso Savona.
In questa specie la fasciazione del fusto fu, come afferma il
*-' Questi lavori, essendo provvisti di tavole, compariranno nel
Nuovo Giornale botanico italiano.
SEDE DI FIRENZK - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE 269
prof. Penzig nella sua classica opera, ' assai frequentemente
osservata; panni tuttavia che anche questo caso, per il suo svi-
luppo straordinario, per la bizzarra sua configurazione e per
certe altre particolarità, sia meritevole di venire registrato.
L' intero fusto colla sua lunghezza di 13 metri, assai superiore
a quella di altri quattro a conformazione normale cresciuti nelle
stesse condizioni, offre un'eccezione alla regola enunciata dal
Fermond {Phijt., T. I, p. 281): « Les fascies d'ordinaire n'arrivent
pas à beaucoup prós à la mème hauteur que les pieds à tiges
cylindriques ». Nella Cacurhila Pepo egli osservò {Ball, de la
Soc. Dot. de France, I. e.) un fusto fasciato lungo 1 metro e
92 cent, e un altro {Phyt., I, p. 302) di 1 metro e 85 cent.
Il mio esemplare per un tratto di circa 8 metri, strisciante
sul suolo, é cilindrico, e porta foglie a lamina molto espansa,
inserite regolarmente lungo un* elica secondo la divergenza ^s-
L'appiattimento, dapprima poco sensibile, ebbe principio quando
la pianta s'imbattè in certi pali destinati a sostenere una vite
ed, aggrappandosi ad essi coi suoi viticci, si sollevò da terra.
La sezione trasversale a 9 metri dalla base è un'ellisse coll'asse
maggiore di 18 millimetri, di 11 il minore. Questo spessore si
mantiene all' incirca costante sino alla cima, ma la larghezza
aumenta a poco a poco, ed ai-riva ai 12 centimetri nel segmento
^ Penzig, Pflanzen-Teratologie, Geniia, 1890, voi. I, p. 497. Egli cita:
Fkrmond, Essai de Phytomorphie, Paria, 1864, t. I, p. 299 e 301.
Id., Note sur une Uye fasciée dii « Cucurbita Pepo » (Bull, de la Soc.
Bot. de France, VII, 1860, p. 496).
Rettig, Weber eine interessante Fasoiation von « Cucurbita Pepo »
(Verh. des Bot. Ver. der Provinz Brandenburg, Berlin, 1873,
p. XXVII).
The Gardeìier's Chroniele, London, 1880, II, p. 567.
Froehlich, inSchrift. d. Phys. Oecon. Ges. in Koenigsberg, XXIV,
1883, p. 79.
S. DiETZ, Ehzalagosodolc sólinda (Faaciation bei Cucurbita Pepo) in
Termèszett. Kozlony, XVIII, 1886, p. 45.
Un caso è indicato pure da :
Nestlbr, Untersuchungen iiber Fasciationen in Osterr. Bot. Zeitsch.
XLIV, 1894, p. 374.
Nelle ricerche bibliografiche fui gentilmente coadiuvato dal pro-
fessore Penzig, e dal nostro segretario, dott. Baroni; però non ebbi
agio di consultare tutti i lavori citati, alcuni dei quali mancano
nelle biblioteche degli Istituti botanici di Genova e di Firenze.
273 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE
che sottopongo all'esame dei colleglli, e che sarà conservato
n3l Museo botanico del R. Istituto di studi superiori di Firenze.
Colla larghezza aumenta pure il numero dei solchi longitudinali
che, com'è noto, sono cinque nei fusti normalmente conformati.
Al di sopra dell' inserzione di alcune foglie, oppure fra due in-
serzioni contigue, si osserva una sottile stria che si allarga e si
affonda a poco a poco per assumere poi l'aspetto degli altri solchi.
È degno di nota il fatto, che alla base di qualcuna di queste fo-
glie, oltre il solito viticcio ed il peduncolo fiorale, sta inserito
(a metri 2,50, 3,10 e 3,40 dall' estremità) un rametto normal-
mente conformato. La presenza di questi rami nelle fasciazioni
è uno degli argomenti portati da Moquin-Tandon ' contro l'in-
terpretazione che non pochi autori, seguendo la definizione
linneana, ' davano di questa anomalia, in cui vedevano costan-
temente il resultato della concrescenza di più rami in uno stesso
piano.
Lungo il primo tratto della fasciazione le foglie si dispongono
ancora una ad una secondo un'elica, ma il valore dell'angolo
di divergenza da "j^ discende a Yg. Non sarà inutile avvertire
che quest'ultima è la ridotta successiva a ^5 della frazione con-
tinua periodica mista :
1 +
1 +
Vediamo pertanto confermate anche nei fusti anormali le
osservazioni fatte per la prima volta dai fratelli Bravais » su
quelli regolari, osservazioni avvalorate dagli studi dell' Hof-
meister:" cioè col passare da una regione relatiTamente sottile
ad una più grossa, senza che si abbia un corrispondente aumento
di larghezza nelle basi delle foglie, crescono i numeri secondarli,
^ Moquin-Tandon, Éléments de Teratologie vegetale, 1841, p. 151
e 152.
^ C. LiNN^i, Phtlosophia botanica, Vienna, 1755, p. 216.
' L. ET A. Bravais, Essai sur la disposition des feuilles curvìsériées,
in Ann. des Scien. nat., 2' eér. T. VII, 1837, p. 70 e 72.
* Hofmeister, AUgemeine Morpìiologie, 1868, p. 494.
SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE 271
quindi la misura dell'angolo di diverg-enza si accosta al valore,
g 1/5
— :y^ — , di quella frazione continua illimitata.
Al di sopra di questa regione (a circa 10 metri dalla base)
scompare ogni traccia di elica : le foglie tendono a disporsi in
serie trasversali, perpendicolari ai margini ed alternantisi nelle
due facce. In ciò questo caso teratologico differisce alquanto da
quello descritto dal Fermond (Bull, de la Soc. Bot. de France,
1. e), in cui le foglie erano « assemblées ou groupèes suivant
des lignes transversales obliques, reprèsentant les fragments
interrompus d'une hélice ». Riscontrai io pure alcune file obli-
que di foglie, ma tale inclinazione è indubbiamente reflètto d'ine-
guale accrescimento in lunghezza dei due margini della fascia,
la quale nella regione corrispondente, situata a circa 1 metro
e 50 cent, dall' estremità superiore, prese la forma di un ferro
di cavallo. Se si taglia il fusto lungo un margine, e si distendono
le due facce in uno stesso piano, si scorge che due serie con-
secutive sono inclinate in senso contrario, e quindi non possono
appartenere ad una stessa elica.
Nell'ultima parte del fusto le serie formate dalle inserzioni
delle foglie non sono esattamente rettilinee, ma più o meno incur-
vate colla convessità rivolta verso la radice; alcune poi sono
spezzate in segmenti rettilinei, discontinui, dei quali i laterali
sono spinti in su, ma si mantengono sempre per[)endicolari ai
margini. Qui evidentemente i due lati della fascia si sono allun-
gati più che la linea mediana. La velocità di accrescimento
non fu sempre uguale neppure sulle due facce; da ciò deriva
quella forma ondulata e stranamente contorta che dà alla parte
più larga quasi l'aspetto bizzarro del fusto di una Bauliinia
scandente.
Il numero delle foglie componenti ciascuna serie aumenta col
dilatarsi del caule, ma proporzionalmente impiccioliscono le loro
lamine. Le prime file sono di tre foglie a lembo assai ampio,
più in alto si osservano serie più o meno numerose a lamine
molto ridotte. A breve distanza dalla cima si contano, sopra
una faccia, li di queste foglie disposte in una stessa linea tra-
sversale assai regolare.
L'estremità del fusto é troncata, e ricoperta da una massa
straordinaria di fiori e di foglie rudimentali che per la brevità
degli internodi si accumulano, si i)remono verso la cima. Si ha
272 SEDE DI FIREÌS'ZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE
cosi una specie di capolino in forma di cresta, a superficie con-
vessa, della lunghezza di 14 centimetri, largo 5, composto lungo
la linea mediana di gemme florali, ai lati, di fiori in boccio gra-
datamente più sviluppati, finché dalla periferia pendono alcuni
piccoli frutti.
Una sezione del capolino, ottenuta con un piano perpendico-
lare alla linea mediana della sua superficie, mostra la disposizione
distica delle serie parallele di gemme fiorali. Coli' allungamento
dei meritalli, le file più vecchie si discostano, conservando però
la loro perpendicolarità ai margini della fascia, salvo le defor-
mazioni che soffrono pel maggiore accrescimento delle parti
laterali.
Fu già da altri osservato che nelle fasciazioni le gemme fio-
rali si sviluppano in gran numero a detrimento dell' ampiezza
delle foglie. In una sola diramazione di un fusto fasciato di Cti-
curMa Pepo il Rettig (1. e.) contò oltre a 200 fiori maschili.
Invece nei casi osservati dal Fermond predominavano i femminili :
in una sola linea stavano schierati 11 zucchettini ben formati.
I frutti raccolti dalla pianta di Sanda furono trentadue.
Una circostanza degna d'essere segnalata è questa: un secondo
esemplare pure fasciato, sebbene di minor larghezza, era vissuto
alla distanza di una diecina di metri da quello che ho sopra de-
scritto. Però io non lo vidi, perché distrutto prima che visitassi
quella località. I due individui, insieme ad altri quattro che
avevano conservato la forma normale, erano nati da semi pro-
venienti da un frutto che aveva fornito al proprietario di un
altro podere parecchie piante (il numero non potè essere de-
terminato), cinque delle quali, cosi mi fu detto, si mostrarono
col fusto appiattito. Non ebbi tempo di riscontrare l'esattezza
di questa affermazione. I fatti qui esposti, se veri, proverebbero
che esiste in alcuni individui della specie la tendenza a trasmet-
tere per eredità tale anomalia.
Scrive il Fermond {Pfnjt., I, p. 277): « Cet état parait suscep-
tible d'une certaine conservation, car nous avons trouvé plu-
sieurs années de suite, à la mème place, des tubercules de
Topinambour qui se sont constamment reproduits avec les carac-
tères d'une vaste fasciation ». Ma questo fatto non dimostrali
carattere ereditario dell'anomalia, perchè la moltiplicazione av-
venne per tuberi.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE 273
Il prof. De Vries * ritiene che la fasciazione sia il più delle
volte un fenomeno ereditario.
Il tentare la riproduzione di questa forma potrebbe forse con-
durre a risultamenti di qualche importanza, non solo scientifica,
ma anche pratica, perchè l'orticultura acquisterebbe una curiosa
varietà che a detrimento delle foglie, inutili per l'uomo, forni-
rebbe in grandissima copia le parti commestibili, fiori e frutti.
Un'ultima ricerd^, feci sul posto. La natura di quel terreno
di collina, siliceo-argilloso, arido e piuttosto povero, non desti-
nato ad orto ma coltivato a vigneti, e le dichiarazioni dell'uomo
che aveva seminato quelle poche piante escluderebbero che
questi due casi teratologici siano dovuti a sovrabbondanza di
nutrimento.
Il Fermond e il De Vries trovano nella ricchezza delle materie
nutritizie la causa principale della fasciazione ; però il Nestler
osserva che questa non è la causa, essa non fa che amplificare
un fenomeno che non determina.
Infine il Segretario Baroni comnnica una nota del socio Goiran
che ba per titolo :
ADDENDA ET EMENDANDA IN FLORA VERONENSI. CON-
TRIB. IV — POACEAE. SPECIMEN III. — COMUNICAZIONE
DI A. GOIRAN.
Questo terzo saggio attorno alle Poaceae che crescono nel-
l'Agro veronese, è esclusivamente dedicato al genere Festuca.
Nella compilazione dell' elenco delle forme veronesi appartenenti
a questo intricatissimo genere, ho seguito l' ordine ed il modo
di distribuzione seguiti dal sig. E. Hackel nella sua classica
Monographia Festucarum Europaearum. Sono ricordate esclu-
sivamente le forme per le quali non avevo dubbio alcuno di
determinazione e che per la maggior parte sono state rivedute
ed annotate dall' illustre prof, di St. Poelten.
^ Over de erfelijkheid der fasctcUieti (Bot. Jaarboek, X, 1894) secondo
MoLLiARD, Eevue des travaux de teratologie et de patholofjie vcgétales
parus dans les années 1892, 93, 94, in Rev. gén. de Bot. par G. Bon-
nier, 1895, p. 465.
Bull, della Soc. bot. Hai. 18
274 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE
Festuca L. excl. sp. ; E. Hackel Monographia Festucaruin
Europaearwni.
Sect. I. — OVINAE Fr.
68. Festuca ovina L. sens. arapliss. — Subsp. I. eie-ovina. — Var. :
1. CAPiLLATA. — F. capillata Lam. ; F. ovina fi spicuUs
Qnuticis Poli. viag. — Pascoli, IiiogliF selvatici e rupestri:
nel monte Baldo alla Corona (Poli.), Pozza Galletto, Cor-
daspina ecc.!; nei monti Lessini ai Trachi !. Non comune.
2. DURiusouLA. — Si incontra con molte sottovarietà e
forme sul suolo dell'intera provincia dalla pianura e dalla
collina alla zona alpina! — x gracilior = F. dariascula
var. ò Poli. excl. syn. — fi genuina = F. ditriuscula -j-, fi,
L Poli, ex parte excl. syn., con le forme longearistata
Hack., ciirvula (Gaud.), longifoUa (Thuill.) — y villosa
= F. diiriitscula var. e Poli, ex parte ? — (J irachyphylla,
rarissima al lago di Garda a Riva (ex Hack!.), nel monte
Baldo e nei Lessini — £ crassifolia, in unione alle sotto-
varietà a e J3 ma meno frequente.
3. GLAUCA. — F. dariuscula var. 7 Poli, ex parte et
excl. nonn. syn. — Pascoli aridi nei dintorni di Verona,
al Bosco Mantico ecc., nel monte Baldo alla Corona ecc.,
sui Lessini a S. Anim ecc. !. — A questa varietà è da
riferirsi una forma vivipara, rinvenuta, una sola volta,
in un muro alle falde di monte Baldo sopra Pazzone
(giugno 1876).
Subsp. II. Sulcaia. — Var.:
1. Valesiaca Kocli. — F. duriuscula var. 7 Poli, ex
parte et excl. nonn. syn.? — Comunissima nei pascoli e
nelle rupi dal piano ai monti.
2. GENUINA. — Rupi e pascoli in tutti i monti veronesi
e nei confinanti trentini e vicentini, scendendo dalle zone
elevate alla collina ed alla pianura!: si presenta con
molte sottovarietà, e cioè: — a iypica = F. duriuscula
a, fi, L, Poli, ex parte?: è la maggiormente diffusa. — fi
Mrhulata — F. rupicola Heuff. : in monte Baldo nei pa-
scoli di Pravazar ! — y Mrsula Host. = F. duriuscula
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE 275
£ Poli, ex parte; rupi e pascoli* del monte Baldo a Cor-
(laspina, Valfredda ecc. !. — ) vulgaris. — F. 7n(,bra L. ;
F. duriuscula Poli. p. p.?. — Sparsa per tatto il territoria
dai dintorni di Verona alia zona alpina nei luoghi sab-
biosi, sassosi e selvatici !. — Insieme alla forma normale,
crescono benanco le forme pascua e nemoralis Anders.
al colle delle Ungherine, vivipara e macra-paucispiculata
nelle sabbie dell'Adige!. — (^) grandiflora. — F. rubra
diversifolia fi Gaud. : non comune ; fra i frutici e nella
rupi a Quinzano e al Maso. ! La forma alpina {F. rubra
e. alpina Pari.) nei monti Lessini presso Chiesanova !. —
(y) barbala = F. barbata Schrank. : nei monti Lessini
presso Chiesanuova !.
2. Fallax. — F. fallax Thuill. — Luoghi selvatici nel
monte Baldo alla Corona, Val fredda, Ortigara, Val Vac-
cara ecc. in unione ad una sottovarietà — subvar, longea-
ristata Hack, in lit., — ed alla forma alpestris {F. ni-
grescens Lara.)!.
Ciro Pollini ha considerato come varietà o forme della sua
F. duriuscula, le F. ìieterophylla, F. rubra, F. fallax l.
Sect. II. — BOVINAE Fr.
70. F. ELATiOR L. sens ampi. — Subsp. I. pratensis. — Var.:
1. Genuina. — Subvar. (a) iijpica. — F. elatior L. ; F. pra-
tensis Huds. — Prati e pascoli dal piano della zona su-
balpina, p. es. nel monte Baldo in Ime, alla Ferrara ecc. !:
alcune forme sembrano avvicinarsi alla var. inlerìnedìa
Hack. ! — (^) pseudololiacea — F. pseudololiacea Fr. —
Ove la precedente!.
Subsp. II. arundinacea. — Var. :
1. Genuina. — Subvar. (■-'■) vulgaris. — F. arundinacea
^ Schreb., Poli. — Al margine dei fossi e delle risaie, lungo
i corsi d'acqua, nei luoghi umidi, dalla pianura alla zona
montana e subalpina, p. e nel monte Baldo alla Ferrara,.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE 277
nella valle d* Illasi a'Badia Calavena ! : nella bassa pianura
si incontra una forma aristala !. — (j3) subalpina. — Nel
monte Baldo ai Colonei, alla Ferrara nel letto del Pissol,
e sui Lessini presso Revolto nel letto del torrente!.
2. Fenas. — Subvar. (a) typica. — F. Fenas Lag. -- Nel
monte Baldo alla Ferrara nel letto del Pissol, ed alle falde
dei Lessini nel vaio di Squaranto!. — (8) spuria. — Nel
vaio di Squaranto!. — Alla sottovarietà antecedente è
probabilmente da ascriversi F. oryzetoriun Poli. fl. ver.
I, tab. I, f. 2: l'unico e malandato esemplare che si con-
serva nell'Erbario PoUiniano non permette un giudizio
assoluto!.
7L F. CtIGantea Vili. — Bromus giganteus L. — Rara: nei
luoghi montani boschivi e selvatici umidi ed ombrosi, al
margine dei ruscelli ecc.: nella valle dei Finetti presso
Tregnago! (C. Mass. !), Centro (C. Mass.!), nella vai Ta-
nara (C. Mass.!), nel vaio di Squaranto!.
Sect. IIL — SUBBULBOSAE Nym.
72. F. SPADiCEA L. sens. ampi. — Var. genuina Subvar. aurea. —
F. aurea Lam. ; F. spadicea var. a Poli. — Nei luoghi
aspri e sassosi e nei pascoli dei monti Lessini (Segu.), e
del monte Baldo in Pravazar, Valfredda, valle del Bastion,
Colonei, vai delle pielite ecc.!: non comune.
Sect. IV. — VARIAE.
73. F. VARIA Haenke sens. ampi. — Subsp. I. alpestris R. et S. —
F. alpina Host. non Sut. ; F. ienuifolia Poli. viag. ex
herb. ejus!; F. duriuscula var. j3 Poli. excl. syn. — Cre-
sce copiosissima nelle rupi e nei pascoli di tutti i monti
fra il Benaco, il Trentino ed il Vicentino: dalle zone
elevatissime scende alla montana, insinuandosi nelle valli
e propagandosi alla collina, talché si trova p. e. (forma sub-
colorata) nella Valpantena presso Stalavena, la Carrara
ecc.!. Frequentemente si incontra una dormii nionstrosa
colle spighette deformate dall' azione di un insetto.
278 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 NOVEMBRE
Subsp. II. pumila. — Var. :
1. Genuina. — F. pumila Vili. — Rarissima in monte
Baldo nei pascoli all'Altissimo di Nago!
2. RiGiDioR Mut. — F. pumila. j3 NegyH Goir.! — Raris-
sima in monte Baldo nelle rupi di Valgrande!.
74. F. sPECTABiLis Jan. emend. — Subsp. eu-spectàbilis ; var. ge-
nuina; subvar. typica. — F. spectabilifi Imi.: F. spadicea
j3 nemoralis Poli.! — Pascoli, luoghi sassosi, rupi ecc.
dalla zona inferiore della regione alpina alla montana ed
in qualche punto della collina; nel monte Baldo lungo la
strada da Brentino alla Corona!, da Aviò al pian della
Cenerei, presso Brentonico (Facch.), nelle giare di Val-
brutta presso la Ferrara!, in Valfredda!, lungo le creste
da Naole ai Colonei ed ai Zocchi!, all'Altissimo di Nago!,
in Cerbiol ed ai Lavacci ! : cresce in monte Pastello, e nella
vai d'Adige alla Chiusa! (e Mang. !); sui Lessini a Rocca
Pia!, Corno d'Aquilio! ecc.
Dopo di che, essendo esaurite le comunicazioni, l'adunanza è tolta.
SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE 279
SEDE DI FIRENZE.
Adunanza del 10 dicembre 1899.
Il Pi-esidente Soìimier, aprendo la seduta, compie il doloroso uffi-
cio di annunziare la morte del socio Abate Giovanni Fontana di Trento,
avvenuta nel mese decorso. Ha scritto in proj^osito per aver notizie
dell'estinto all'Abate Bresadola, il quale cortesemente gli ha man-
dato i seguenti cenni biografici :
Il professore Abate Giovanni Fontana morì il 28 ottobre u. s.
nella ancora verde età di 33 anni.
Egli offriva bellissime speranze. Aveva compiuto gli studi gin-
nasiali e teologici a Trento con ottimo successo. Poi frequentò l'Uni-
versità d'Innsbruck qualificandosi con distinzione nelle scienze na-
turali che dal 1891 insegnava nel Ginnasio (Ginnasio e Liceo) vescovile
di Trento.
Nel tempo libero dall'insegnamento si applicava alla botanica fa-
nerogamica e alla geologia. Di quest'ultima studiava a preferenza i
fenomeni glaciali, sui quali aveva già raccolto molto materiale.
Non pubblicò scritti; ma certamente avrebbe dato prove del suo
sapere se la morte non lo avesse colpito cosi presto. Soccombette
per tisi che da tre anni lentamente lo consumava.
Tutti i conoscenti lo rimpiangono per le egregie doti della mente
e più ancora per la gentilezza e mitezza dell'animo.
Il Segretario Baroni comunica quindi i doni e cambi pervenuti
alla Società nel mese scorso :
Hiilth J. il/. Ueber einige Kalktuffe aus Westergòtland. Upsala, 1899.
Massalongo C. Nuovo Elmintocecidio scoperto sulla Zieria julacea
Schimp. Firenze, 1898.
Longo D. Conti'ibuzione alla cromatolisi (picnosi) nei nuclei vegetali.
Nuovo Giornale botanico italiano. Voi. VI, n. 4, Ottobre 1899.
Bullettino della Società botanica italiana^ n.' 7-8. Sett.-Ott. 1899.
Wiene.r Illustrirte Garten-Zeitung. Heft 11, Novemb. 1899.
The Botanical Gazette. Voi. XXVIII, n. 4. October 1899.
Science. Voi. X, n.' 253, 254, 255, 256. Novemb. 1899.
Meddelanden fran Stockholins hògskolas botaniska Institut. Band I, 1898.
280 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE
Fries Th. M. Bidrag till en Lefnadsteckning ofver Cari von Linné.
Vili, Upsala, 1898.
Hammar J. A. H. Inbjudningsskriffc til afhorande af den offentiga
fòrelasning.
Fo'an Svenska Barrskogar. Stockholm, 1897.
The Proseedings and Transactions of the Nova Scotian Institute of
Science. Voi. IX, part 4.
Cook O. F. Inventory of foreign seeds and plants. Washington, 1899.
Bulletin of the Torrey Botanical Club. Voi. XXVI, n. 11. Nov. 1899.
Saunders A. Phycological Memoirs. San Francisco, 1898.
Eastwood A. Studies in the Herbarium and the Field, II, San Fran-
cisco, 1898.
Annual Report of the Sniiihsonian Institutioìi, far the year ending,
june 30 1896. Washington, 1898.
Si votano ringraziamenti ai donatori.
Il Presidente annunzia che il socio Béguinot ha ricevuto dal Mis-
sionario Innocenzo Marchesi di Fallano (Roma) un invio di piante
da luyui, località dell'Argentina a 1300 metri d'altezza, e che il no-
stro collega è disposto a comunicare questo materiale a chi fra i
soci desiderasse di studiarlo.
Il Vice-Presidente Arcangeli presenta un suo lavoro dal titolo :
ANCORA ^Xihh' ARAUCARIA IMBRICATA PAR. — NOTA
DI G. ARCANGELI.
Torno di nuovo a trattare di questa bella specie, per esporre
altre notizie ed osservazioni che ho potuto raccogliere ultima-
mente.
Come ci fa conoscere il prof. De Toni, ' un beli' esemplare di
questa specie esisteva parecchi anni or sono in piena terra nel
R. Orto botanico di Padova. Esso aveva raggiunto l' altezza
di 3,"" 15 quando fu colpito dal rigore dell' inverno 1879-80. che
tanto lo danneggiò da rendergli impossibile di sopravvivere al
nuovo freddo che avvenne nell' inverno 1885-86.
Altro bell'esemplare di questa stessa specie, dell'altezza di
circa 2m. esisteva nell'Orto botanico di Pavia, secondo quanto
mi comunica il prof. Briosi direttore di queir Istituto. Questo
esemplare però, dopo aver vissuto splendidamente per diversi
* Db Toni G. B., Intorno ad alcuni alberi o frutici ragguardevoli
esistenti nel Giardino di Padova, Padova, 1887, p. 7.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE 281
anni, mori nell'estate decorsa (1898) in seguito ad una specie
di nommosi.
Anche in Roma nel giardino pubblico del Pincio questa spe-
cie è stata più volte esperimentala in piena terra, a quanto
pare però sempre con resultati non sodisfacenti. Infatti in una
delle stanze addette alla Direzione di quel giardino, si possono
vedere alcuni giovani esemplari che vi perirono per non essersi
potuti adattare alle condizioni della località, forse per l'ecces-
sivo calore e la siccità del periodo estivo, che non poterono
essere moderati dalle frequenti annaffiature.
Secondo quanto mi viene riferito del dott. Alf. Masino, assi-
stente a questo R. Istituto botanico, due belli esemplari di que-
sta stessa specie si possono osservare in pieno sviluppo presso
il Lago di Como. Uno di questi trovasi nella villa Gibezzi, a
Gravedona, all'altez/.a di circa 40 m. sul livello del Lago, alla
distanza di circa 200 m. dalla riva. Questo esemplare ha l'al-
tezza di m. 7 ed è fornito di 16 palchi di rami. Esso venne
trasportato in quel giardino da Como, e si crede abbia 23 anni.
L'altro esemplare è a Domaso, in una villa di fianco all'Asilo
infantile.
Anche in Liguria per quanto ho potuto rilevare sembra che
la pianta non resista alle condizioni del clima, almeno per le
parti basse più prossime al mare. In tutto il tratto da Spe-
zia a Genova non mi è avvenuto di poterne riscontrare alcuno
esemplare, mentre ne ho potuti osservare di altre specie.
Riguardo all'esemplare dell'Orto pisano è pure da notare,
che i suoi rami più bassi in numero di 4 sono ridotti adesso a
soli 3, dei quali due sono semplici ed uno solo con 3 rami secon-
dari. Gli altri rami al di sopra presentano 4, 5 e talora anche
6 palchi di rami secondari, che sono costituiti, o da due soli rami
accoppiati uno a destra e l'altro a sinistra, o talora da uno solo.
Nella primavera decorsa la vegetazione è avvenuta nel no-
stro esemplare con notevole attività. La parte superiore del
fusto primario, che sporgeva di circa 30 cm. al di sopra del-
l'ultimo verticillo di rami, si è allungata circa una diecina
di cm. o poco più, ed i rami laterali si sono pure allungati
producendo l'abbozzo di nuovi rami. Resulta quindi manife-
sto che per quanto l'allungamento dell'asse primario si sia
continuato alcun poco pure nell'estate, la parte già esistente
282 ■ SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE
stava a rappresentare il lavoro di due anni, che con quello che
si é effettuato nell'anno corrente completa la porzione di fusto
fra l'ultimo verticillo ed il nuovo che sta per formarsi. Le altre
porzioni di fusto che s'interpongono fra un verticillo e l'altro,
sono presso a poco di ugual lunghezza: solo poche, le più basse,
sono un po' più brevi: è però probabile che tutte abbiano im-
piegato lo stesso tempo per formarsi, cioè tre anni; ed è pure
probabile che in generale in questa pianta intercorrano tre
anni fra la formazione di un palco di rami e l'altro, senza esclu-
dere il caso in cai occorrano quattro anni e talora anche due.
Nei giovani esemplari, che di recente ho potuto ottenere dalla
Casa Rovelli di Pallanza, apparisce assai ben manifesta la for-
mazione triennale dei successivi verticilli dal fatto, a quanto pare,
della disposizione delle foglie. Si può infatti osservare che, tra-
lasciando i verticilli inferiori più brevi, quelli che vengono al
di sopra si mostrano divisi come in tre parti sovrapposte, che
stanno appunto ad accennare i successivi periodi di vegetazione;
una prima parto con foglie eretto-patenti, una seconda con fo-
glie patenti ed una terza con foglie eretto-patenti. Però tale
disposizione si rende talora manifesta anche negl' internodì
inferiori, ma nelle due piante inviatemi non in tutte si pre-
senta ugualmente pronunziata. — Stando al numero dei verti-
cilli ed al principio stabilito, queste due piante avrebbero circa
15 anni, giacché i verticilli stessi sono in numero di cinque,
ciò che è stato confermato dallo stesso Rovelli, che interpellato
suir età di queste piante ha risposto eh" esse possono avere
Clicca 15 anni d" età.
Nei rami l'accrescimento ha luogo con maggiore lentezza
che nel fusto primario. In essi i rami secondari si formano ta-
lora dopo 4, 5 e 6 anni di vegetazione e più ancora, special-
mente verso la parte superiore, ove spesso la ramificazione si
rende più rara. I rami secondari poi, per quanto almeno ho
potuto rilevare dal nostro esemplare e dagli altri pochi che ho
potuto esaminare, si conservano costantemente semplici.
Quello che contribuisce a dare all' esemplare del nostro giar-
dino un aspetto affatto particolare, si è non solo la regolare
ed elegante disposizione e flessione dei rami, quanto altresì la
disposizione e persistenza delle foglie; queste, oltre essere molto
più larghe e più rigide che nelle specie congeneri {A. brasi-
SEDE DI FIRENZK - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE 283
Ucnsis, BidwilUi e Rulei), hanno una vita molto più lunga,
conservandosi pure dopo morte aderenti alia superfìcie del fusto
e dei rami, di g-uisa che la pianta si cujiserva vestita delle sue
foglie verdi ad età inoltrata fino nelle parti più vecchie, ciò
che molto contribuisce alla sua bellezza. Infatti, nell'esemplare
del nostro giardino, le foglie ricuoprono non solo tutta la su-
perficie dei rami, ma pure quella del fusto fino presso alla base,
ed è solo nella parte inferiore, per un' altezza di circa 70 cin.,
eh' esse si mostrano gialle e disseccate e non più capaci di com-
pire le loro funzioni. Fra. quelle tuttora viventi, quelle inferiori
e più vecchie non possono avere meno di 30-33 anni di vita,
quindi un' età di poco inferiore a quella della pianta.
Le foglie di questa pianta dilleriscono inoltre da quelle della
specie più prossima A. brasiliensis ed A. BidwilUi, non sola
per la forma e per la maggiore rigidità, ma pure per la strut-
tura. Esse sono a tipo isolaterale, mentre quelle delle altre due
specie sono a struttura dorsoventrale. L' epidermide loro è for-
mata da un solo strato di cellule allungate nel senso della lun-
ghezza della foglia, a sezione trasversale subrettangolare con
pareti esterne fortemente ispessite e striate, interponenti fra
loro gli stomi che sono disposti in linea longitudinale in am-
bedue le pagine, con vestibulo imbutiforme e cellule limiti ligni-
ficate quasi ugualmente distribuite nelle due pagine. Al disotto
della epidermide è un esoderma costituito di fibre riunite a più
strati in fasci longitudinali alternanti con gli stomi ed a parete
molto ingrossata e lignificata, esoderma che è più ingrossato
in corrispondenza agli spigoli laterali della foglia. Più interna-
mente, cioè al di dentro dello esoderma, viene il tessuto a pa-
lizzata, che è formato da cellule allungate disposte in un solo
strato di uguale struttura in corrispondenza alle due pagine.
Da questo mediante cellule ovoidee un po' allungate si passa al
tessuto lasso che si compone di elementi assai disuguali con
meati pure ineguali, fra le quali figurano qua e là idioblasti
cristalliferi molto iiregolari a parete mediocremente ingrossata
e lignificata. Nelle cellule del tessuto assirailatore si osservano,
oltre il plasma ed i cloroplasti ed il nucleo, grosse gocciole di
un olio fisso facilmente riconoscibile, che rappresenta un ma-
teriale di riserva accumulato in seguito all'assimilazione, e che
si riscontrano i)ure nelle foglie delle specie congeneri. Al di
284 SEDE DI FIREXZE - ADUNANZA DEL lO DICEMBRE
dentro del tessuto lasso- si osservano i fasci librolegnosi, che
decorrono dalla base delle foglie verso 1' apice quasi parallela-
mente in numero di 14-17, ciascuno circondato da una guaina
fleoermica poco distinta, e ciascuno fornito di xilema dal lato
della pagina superiore e fìoema dal lato della inferiore. 11 floe-
ma è rinforzato esternamente da un fascio di stereidi o fibre
non lignificate, ed il xilema presentasi accompagnato da scarso
tessuto tracheidale dal lato della pagina superiore. Fra i fasci
librolegnosi si osservano canali mucipari in alternanza assai re-
golare.
I caratteri anatomici più importanti di queste foglie si pos-
sono riassumere nel modo seguente: Stomi disposti in serie
longitnclinali ed ugualmente distrilnàti nelle due pagine. Eso-
derma di stereidi fibrose lignificate disposte in fasci costituiti
da 5-7 strati. Stereidi del mesofillo poco numerose con rami
poco sporgenti od anche sporgenti, ma molto irregolari.
II Noack, ^ in un suo lavoro sull' influenza del clima sopra
alcune conifere, conclude che queste piante debbono la grande
resistenza delle loro foglie alla influenza del clima, parte, in-
sieme con le altre piante sempre verdi, alla straordinaria cu-
•tinizzazione dell'epidermide ed all' inspessimento delle pareti
cellulari, parte alla cutinizzazione, all' ingrossamento ed in-
sieme alla lignificazione maggiori o minori delle pareti cel-
lulari, e che nei generi Pinus e Picea la lignificazione delle
cellule delle foglie si mostra in diversi gradi, e tanto più in-
tensa quanto è maggiore la latitudine in cui si trova la specie
e quanto più essa s' inalza sul livello del mare.
Che la cutinizzazione, l' inspessimento e la lignificazione delle
pareti cellulari favorisca la resistenza contro l'azione del clima
si può ben ritenere, ma che queste moilificazioni delle pareti
cellulari dipendano esclusivamente dal clima mi sembra non
potersi ammettere. — Oltre il clima influiscono più o meno so-
pra l'organizzazione altri agenti, quali l'ereditarietà e le azioni
del mondo organico esteriore. Nel caso nostro delle Araucarie
la cosa si deve intendere in questo senso ; ed infatti se VAì^au-
NoACK F., Der Einfluss des Klimas auf die Cuticularisation und
Ver liohung der Nadeln einiger Coniferen. Jalii-b. ftir wissensch. Bo-
tanik von D.^ N. PringsTieim, XVIII B., p. 519.
SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMIJKE 285
caria imdricata si presenta fornita nelle sue foglie di tessuti
meccanici più sviluppali, tanto che esse sono notevolmente
più rigide e più pungenti di quelle delle altre specie, ciò si
deve all' influenza del mondo organico esterno, e probabilmente
di animali litofagi, i quali hanno provocato in questa pianta
lo sviluppo di tessuti più rigidi e più resistenti, onde potersi
meglio difendere dagli attacchi degli animali, che recavano e
recano tuttora danni più o meno gravi a questa come a tante
altre specie.
Il Segretario Bauoni presenta i seguenti lavori:
ADDENDA ET EMENDANDA IN FLORA VERONENSI. CON-
TRIB. IV — POACEAE. SPECIMEN IV. — COMUNICA-
ZIONE DI A. GOIRAN.
Presento il IV ed ultimo specimen attorno alle Poaceae ve-
ronesi col quale lavoro ho inteso compilare come il Prodromus
0 introduzione alla trattazione completa di questa famiglia,
75. VuLPiA LIGUSTICA Luk. — Rarissima. Nella Val d'Adige a
sud della Chiusa, nel binario ferroviario fra le rotaie :
forse accidentalmente nel maggio dell'anno 1881 !
76. V. PSEUDOMYUROS Soy.-Willm. {Festuca myuros Poli.) j3 pseu-
DONARDURUS 7)1/1. — È una Varietà rimarchevole, assai
somigliante alla var. aristaius di Nardurus unilateralis,
che ho raccolto in luoghi aridi e sassosi, p. e. al Bosco
Mantico, presso Quinzano, in prossimità al fortilizio di
Montorio ecc. !.
77. V. MYUROS Rchb. fi. exc. non Gml. — T'. ciliaia auct. plur.:
Festuca ciliafa Poli.!. — Var. :
j3 PANICULA SPICIFORMI CONTRACTA.
7 PDMILA.
La forma tipica cresce in luoghi sterili, sui muri ecc.
frequentemente in società con la V. psewlomìjuros; in
unione ad essa crescono pure le due varietà o forme 3 e 7.
78. Bromus MAX.I.MUS Desf. — Cresce copiosamente in tutta la
provincia, dalla pianura alla collina, sui muri, sui tetti,
288 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE
lungo le vie, sulle rupi, nei seminati e nella città stessa
di Verona a.ìì' At^ena !.
79. Bromus Gussonei Pari. — B. maximiis Desf. var. Gusso-
■nei Pari. — Meno frequente del precedente: cresce nella
città stessa di Verona sopra molti edifici, nei fossi fuori
Porta Vittoria, nella Val d'Adige presso Domegliara, nella
collina di Montorio ecc. !.
80. B. RiGiDUS Rth. — Non comune : cresce promiscuamente a
B. maximus in Verona, segnatamente fuori Porta Vit-
toria!. — Secondo ogni probabilità, il Pollini nel suo B.
sterilis, ha compreso non solo il vero B. sterilis, ma be-
nanco le tre specie ora elencate.
81. B. TECTORUM L. — Raro: luoghi arenosi e sterili. Nei fossi
della città di Verona fuori Porta Palio, nei seminati in
Campomarzo, nelle ghiaie e sabbie dell'Adige, tra i ciot-
toli presso Tombetta !.
82. B. MATRiTENsrs L. — Cresce, colle sue numerose varietà, sui
muri, lungo le vie, nei campi, nelle rupi del piano e della
collina : comune ! (e Leybold, Rigo !).
83. B. ERECTUS Huds., Poli. — Cresce copiosamente, in unione
alle due varietà lasianthos e leianthos, nei prati, nei pa-
scoli, nei luoghi selvatici e rupestri della intera provincia
dalla bassa ed alta pianura alla zona subalpina!.
84. B. CONDENSATUS Hackel ! — Luoghi rupestri e selvatici della
zona subalpina: alle falde dei Lessini nella valle di Squa-
ranto, alla Chiusa nella vai d' Adige, presso Rivalta alle
falde del monte Baldo, ed in questo stesso monte alla
Corona, presso la Ferrara ecc. !.
85. Serrafalcus secalinus Bah.; Bromus secalinus Linn. sp,
ed. I, p. 76, ed. Il, p. 112. — Var.:
oc TYPICUS.
^ VELDTiNus (Schrad.),
7 ELONGATUS (Gaud.).
,
a. 1894, p. 133.
* Noto e ricordo tra queste: Tul i jìa praecox Ten., T. Oculus-Solis
S.* Am., T. Clusiana DC. , Scilla pattila Ròm. et Schult. , Rubens
308 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE
I numerosi esemplari clie vi osservai nell'Aprile-Maggio 1897
solo eccezionalmente portavano frutti e semi : la maggior parte
avevano ovari sterili e presentavano più o meno notevoli de-
viazioni nello sviluppo dei singoli verticilli fiorali: la specie
deve riprodursi essenzialmente per via agamica.
La località di Isola Farnese, dove scopersi per la prima volta
la specie nel Marzo del 1895 in un discreto numero di esem-
plari, può essere spiegata col trasporto, per mezzo degli uccelli,
dei rari semi che raggiungono la maturità, o dei bulbi per mezzo
dell'uomo: la località inoltre non é molto lungi dal piccolo cam-
posanto del paese.
Fu ritrovata, però in poclii esemplari, nell' Aprile dell' anno
seguente da me e dal march. Giacomo Doria. Quest' anno ve la
ricercai di nuovo, ma, stante la stagione avanzata in cui per-
corsi col mio reggimento la regione, non ne vidi traccia. Nella
località la specie era sprovvista di cassule e di semi : alcuni
bulbi, che trapiantai col permesso del prof. Pirotta nell'orto bo-
tanico di Panisperna, attecchirono e diedero fiori, non però
semenza.
La Fritillaria Persica sembra preferire i terreni vulcanici:
cosi il Koch ^ le assegna le trachiti del monte Ararat in Ar-
menia ; su suolo vulcanico fa ad Esdrelon in Palestina, donde se
ne conserva nell' Erbario dell' Istituto botanico di Roma un
esemplare raccolto dal Martorelli nel 1862; sui tufi cresce ad
Isola Farnese : però non ne è esclusiva. Preferisce i luoghi bo-
scosi e nei boschi fu raccolta a Carpinete, nei boschi di Pino e
di altre conifere a Villa Pamfili, in quello di Q. suber, Cerris,
ilex ad Isola Farnese : la sua scomparsa da alcune località come
da Carpinete dipende essenzialmente dalla scomparsa del bosco.
microglossus Bert., già indicate per la villa da botanici romani, ma
dove oggidì si cercherebbero invano. Earissimo è Ornithogalum nu-
tans L., di cui un solo anno vidi e raccolsi un esemj)lare; raro
è anche Hermodactylus tuberosus, di cui vidi un esemplare nell'Herb.
Cam. Doriae (13 III 1893, G. Doria!).
Molte orchidee vi si conservano, però non poche o sono scomparse
o fatte assai rare. Tra queste ricordo : Himantoglossum hircinum,
^Sinranthes aufumnalis, Cephalanthera ensifolia, Limodorum abortivum,
tutte più o meno comuni nei dintorni di Roma. Vi si cercherebbe
invano Lecocìda eretica, nota solamente per la villa.
^ Linnaea, t. XXII, p. 238.
SEDE DI FIREXZK - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE 309
Quanto alla Oxalis violacea Lin., da me segnalata per il litto-
rale romano tra Nettuno e Torre Astura (Maggio 1895),' dirò
solamente che essa fu ritrovata abbondante da me e dal mar-
chese Doria nell'Aprile del 1897 sul littorale tra Anzio e Net-
tuno, certamente sfuggita ai giardini che adornano questa ri-
dente spiaggia del nostro littorale. La specie mostra una ten-
denza ben spiccata a naturalizzarsi e forse, come altre specie del
genere, è destinata ad ulteriormente dilTondersi. -
CONIFÈRES DE CHINE, RÉCOLTÉS PAR LE RÉV. PÉRE
JOSEPH GIRALDI DANS LE SHEN-SI SEPTENTRIONAL
ET MERIDIONAL, PAR L. BEISSNER.
Pour faire suite à ma liste précédente." j'énumére, dans la
présente note, quelques Conifères du Shen-si que M. A. Biondi,
de Florence, a bien voulu me confier pour l'étude. La petite
coUection comprend les sept numéros suivants:
N° 1. « Pino. — Qua-in-san, 20 Luglio 1898. »
Pimcs densiflora Sieb. et Zucc. Les rameaux récoltés
par le R. P. Giraldi présentent les feuilles géminées.
* A. Béguinot, Sulla presenza in Italia della « Oxulis violacea » Lin.,
in Bull. Soc. hot. ital., a. 1895, p. 110.
^ "ISQÌV Herharium CamiUae Doriae esistono due località per 0. cer-
nua Thunb. donde non è ancora nota: Monte Narba (Sari-abus)
25 IV 1895, R. Gestro ! nota già pei dintorni di Cagliari ed Alghero
(Cfr. Barbey, FI. Sani. Camp. Lausanne, 1884, p. 157 e p. 175), e
Napoli al Vomero, 19 I 1895, Erede I. Di Napoli era di già nota ma
di altre località (Cfr. Parlatore, FI. Ital., V, p. 264; Pasquale, Flora
Vesuviana, in Atti R. Accad. Scienz. Fisich. e Matem. Napoli, 1SG8,
p. 28). In un invio di piante dell'Isola di Malta dell'amico sig. Ca-
milleri, dove la specie è comune ed infestissima (Cfr. Grech-De-
licata, FI. Melit., p. 8) tutti gli esemplari comunicatimi presenta-
vano fiori doppi e stradoppi, notati e descritti di già dal Nicotra
(Cfr. Varietà spontanee di fiore pieno di « 0. cernita » Thunb. in
Nuovo Giorn. Bot. Ital., voi. XVI, p. 197.
Recentemente il prof. Goiran segnala per la città di Verona O. vio-
lala, dove la ritiene subspontanea ed in via di naturalizzazione (Cu: Le
specie e forme vtronesi del genere « Oxalis » : comparsa di « Oxalis
violacea » nella città di Verona, in Bull. Soc. bot. it., a. 1896, p. 95.
» Bull. Soc. bot. it., n. 6, Luglio 1898, p. KJG.
20*
310 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE
ainsi que les boiitons gemmaires à écailles rougeàtres,
fìmbriées, caractéristiques de cette espéce. Ils portent
aussi des còiies à divers états de développement, les uas
à moitié mùrs et petits, les autres ouverts et vieux.
N° 2. Meme espèce et mèrae localité. Rameaux garnis de cònes
mùrs, contenaiit d'aboiidantes graiues en boii état.
N° 3. « Pino raccolto sul monte Kin-qua-san, 10 Maggio 1898 ».
C'est encore le Pinus densiftora Sieb. et Zucc, avec
cònes, jeunes pousses en voie de croissance, et fleiirs
màles en épi très dense, d'où le nom spécifique de den-
siftora. Exemplaires instructifs et bien conservés.
Dans ces trois numéros, l'examen anatomique de la
feuille montre clairement les canaux rèsìnifères adossès
à Vèpiderme, qui sont caractéristiques du Pinus den-
si/loì^a.
N° 4. « Lean-san, Settembre 1898. Shen-si meridionale ».
Pìnits Armandi Franche! Espèce à feuilles quinées.
L'exemplaire porte un còne imparfaitement développé,
de 7 cm. de longueur. Nous avons décrit et figure les
fleurs màles et les cònes mùrs de ce pin (longs de 14 cm.)
sur des exemplaires faisant partie d'un des envois pré-
cédents du R. P, Giraldi.
]\° 6. « Pino raccolto nel Kin-qua-san, 10 Maggio 1898 ».
Pinus Imraiensis Sieb. et Zucc. Deux rameaux éti-
quetés, portant chacun un jeune còne desséché peu ca-
ractéristique. D'autres rameaux, stériles, présentent de
jeunes pousses en forme de pinceau.
N° 11. « Sulle montagne del Lean-san, Shen-si meridionale, Set-
tembre 1898. »
Pinus Massoniana Lamb. Feuilles géminées, longues
et minces ; cònes mùrs bien développés. Espèce déjà pré-
cédemment récoltée par le P. Giraldi en exemplaires munis
de bonnes fleurs màles.
SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 DICEMBRE 311
N° 12. « Questa conifera non trovasi nello Shen-si del Nord.
Raccolta sul monte Lean-san, Shen-si meridionale ».
Cunninghamia sinensis R. Br. Genre monotype, et
arbre connu seulement de la Chine,
Les glands détacliés et sans étiquette, faisant partie
de l'envoi du P. Giraldi, appartiennent, d'après leur cu-
pule très caractéristique, au
Quercus serrata Thunb. {Q. chinensis Bunge).
Essendo esaurite le comunicazioni l' adunanza è tolta a oro 15,30.
90
312 INDICE
INDICE
Arcangeli Gr. — Sopra vari funghi raccolti nell'anno 1898. Pag. 16
— SulV Araucaria imbricata Pav. del R, Orto botanico di
Pisa » 76
— Sopra alcune piante di Araucaria coltivate nell'Orto
botanico pisano ^
— Gli studi dello Czapek sui tessuti lignificati ed i pro-
cessi per colorarli stabilmente » 16'?
— Altre osservazioni sopra alcune Cucurbitacee e sui loro
nettarli » 198
— Alcune osservazioni sull' Oenothera strida Led. ...» 204
— Alcune osservazioni suWArauja albens G. Don ...» 251
— Sopra alcuni esemplari di Araucaria Bichoillii Hook. . » 262
— Ancora suW Araucaria imbricata Pav » 280
Baroni E. — Sopra una fioritura anormale nella Deutzia
gracilis Sieb. et Zucc » 86
— Aggiunte all' « Elenco delle Pubblicazioni scientificbe »
del prof. T. Carnei » 88
— Sopra una nota del prof. Van Tiegbem intitolata « Spo-
res, diocles et tomies » » 112
Béguinot a. — Di una famiglia e di alcuni generi nuovi
per la flora della provincia di Roma » 23
— ■ Il genere Gagea nella flora romana » 31
— Notizie preliminari sulla biologia fiorale del genere Bo-
mulea Maratti » 214
— La flora dei depositi alluvionali del fiume Tevere den-
tro Roma » 222
— Intorno ad alcune forme di Reseda lutea L » 229
— Ulteriori notizie intorno alla Fritillaria persica L. ed
alla Oxalis violacea L. nella flora italiana » 301
Beissner L. — Conifères de Chine, récoltés par le Rév.
Pére J. Giraldi dans le Shen-si septentrional et meri-
dional » 309
Biondi A. — Rendiconto finanziario della Società botanica
italiana dal 1° gennaio al 31 dicembre 1898 .... » 5
Bolzon P. — • Contribuzione alla flora veneta » 134
Casali C. — Aggiunte alla flora crittogamica del Reg-
giano (Tallofite) . » 84
— Aggiunte alla flora crittogamica del Reggiano (Briofìte) » 93
INDICE 313
Cavara F. — Le recenti investigazioni di Harold Wager
sul nucleo dei Saccaromiceti Pag. 8
— I nuclei delle Entomophthoreae in ordine alla filogenesi
di queste piante » 55
— Osservazioni di A. H. Trow sulla biologia e citologia
di una varietà di Acldya americana » 79
— Oogeuesi nel Pinns Laricio. Osservazioni sulla fecon-
dazione e l' embriologia di questa specie, per C. J.
Chamberlain » 96
— Di due microrganismi utili per l'agricoltura .... » 241
— Fioritura tardiva nella Gentlana acaulis L » 244
De Toxi G. B. e Forti A. — Contributo alla conoscenza
della flora pelagica del lago Vetter > 177
Fiori A. — Resoconto di una escursione botanica nelle
Puglie e Basilicata » 209
Forti A. — Il genere Stigonema in Italia. Contributo alla
Ficologia italica » 131
Gaeta G. — Sui frutti di Juniperus drupacea » 165
GiRALDi G. — Frammenti di una lettera inviata dalla
Cina al sig. Antonio Biondi » 257
GoiRAN A. — La Deschampsia coespitosa P. B. var. flave-
scens del m. Baldo » 15
— Sulla presenza di Amarantus albus L. nell'agro veronese » 54
— Stazioni veronesi di Quercics Pseudo-Suber Santi ...» 66
— Addenda et emendanda in flora veronensi. Contr. IV.
Poaceae. Specimen I » 180
— Addenda et emendanda in flora veronensi. Contr. IV".
Poaceae. Specimen II » 246
— Addenda et emendanda in flora veronensi. Contr. IV.
Poaceae. Specimen III » 273
— Addenda et emendanda in flora veronensi. Contr. IV.
Poaceae. Specimen IV » 285
Grilli C. — Fioriture fuori di stagione nel Montefeltro » 53
— "William Xylander. Cenno biografico » 100
Jatta a. — Parole dette in morte del socio Alfonso Pa-
lanza » 159
Lenticchia A. — Seconda contribuzione alla micologia
del m. Generoso (Imenomiceti, Gasteromiceti) ...» 293
Levier e. — La Marchanlia paleacea Bert. ritrovata a
Firenze » 128
Macchiati L. — Sopra uno Streptococco parassita dei
granuli d' amido di frumento » 48
— Ufficio dei peli, dell' antocianina e dei nettarii estranu-
ziali àeW Ailanthus (jlandidosa Desf. » 103
— Osservazioni sui nettai-ii estranuziali del Prunus Lau-
rocerasus Li * 14^4
314 INDICE
Massalongo C. — Sopra un ibrido spettante al genere
Carduus Pag. 132
— Di un probabile nuovo tipo di galle » 161
— Di due galle raccolte in Siberia ed in Lapponia da
S. Sommier » 162
— Sopra una nuova malattia dei frutti del fagiuolo ...» 289
Mezzana N. — Sopra un caso di fasciazione nel fusto di
Cucurbita Pepo L » 268
NICOTRA L. — Per la continuazione della Flora di Par-
latore » 35
PoNS G. — Excludenda e flora italica ». 185
Rapporto e voto della Commissione della Società africana
d' Italia sulla opportunità di istituire giardini speri-
mentali per le colture tropicali nell'Eritrea. ...» 42
Saccardo P. a. — Sulla più antica pubblicazione di Plan-
tae exsiccatae » 172
Sommier S. — Il Cistiis laurifoUus L. e il suo diritto di
cittadinanza in Italia » 61
— La gita sociale all' isola della Gorgona » 70
— Piante raccolte durante la gita sociale alla Gorgona . » 117
— Di alcune piante nuove o poco note per la Toscana . » 130
— Rendiconto morale della Società » 150
— Parole dette in occasione della Riunione generale della
Società in Venezia . » 155
Spampani G. — Alcune osservazioni sulla formazione del-
l' olio nell' oliva » 139
VoGLiNO P. — La lotta per l'esistenza nel genere Boletus. » 174