THE UNIVERSITY OF ILLINOIS LIBRARY 580.G SOB OTTOHARRASSOWITZ The person charging this material is re- sDonsible for its return to the hbrary from which it was withdrawn on or before the Latest Date slamped below. Theft, mutilation, and underlìning of books are reasons for disciplinary action and may result in dism.ssal from }he University. To renew cali Telephone Center, 333-8400 UNIVERSITY OF ILIINOIS LIBRARY AT URBANA-CHAMPAIGN NOV 03iS8 l.U.l— O-lO^Jò BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA A. uno 1914r. FIRENZE 1914. Firenze, Stabilimento Pellas, Via Jacopo da Diacceto, 10 (Luigi Chiti successore). SùB 1914. Gtennaio-Febbraio-Marzu. N.' 1-2-3. BULLETTINO I)KLI,A I SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA (PERIODICO MENSILE). I N DICI': Massalongo C. — Hepatìcae tripolitanae a 1\. Pampanini anno 1913 lectae Pag. 10 I'ajipanini R. — Piante nuove della Tripolitania settentrionale „ 10 Vaccari L. — Per far risorgere gli studi floristici in Italia. . ., 2 Comitato " Pro flora italica ... — Concorso per uno studio flori- stico o fitogeografico di una regione italiana „ 8 SEDE DI FIRENZE. Adunanza dkll'11 uknnaio 191-1. Presidenza del Vice-Presidente Baccarini. Aperta ìa seduta sono proclamati a nuovi soci: Cap.o Dott. E. Costa di Padova. Prof. G. Pksci-Angelotti di Urbino. Indi à la parola il Dott. Som.miku, il quale, riguardo alla proposta del socio ZoiJOA, che, cioè, la « Società » sia eretta in ente morale, osserva che altre volte è stato ventilato in Consiglio questo pro- getto, ma che non si è riconosciuto che dalla sua attuazione potesse derivare qualche vantaggio sicuro alla « Società ». Ma il Presidente osserva che sarebbe opportuno studiare nuovamente la cosa infor- mandosi delle pratiche necessarie, degli oneri e dei diritti che ne verrebbero alla « Società» in modo da poterne riferire alla prossima Riunione generale che deciderà in proposito. E cosi resta stabilito di fare. 11 Presidente comunica una lettera del socio Bauuagli il quale partecipa che il Consiglio della 11. Accademia dei Georgofili, dietro sua proposta, ha espresso il voto che, mentre le truppe italiane oc- BuU. (Mia Soc. boi. Hai. 1 750591 2 SKDK 1>I KIIIKNZK - AUUNA.S7,\ DKI.I.' H KKHKKAIO cupano Rodi vc-nga onoratu la memoria di (iiuseppe Raddi, nato a Firenze nel 1770 e morto o sepolto in quell'isola al suo ritorno da un viaggio sciuntifico nella Nubia ed in Ej^itto nel 1829. E stato proposto che tale iniziativa venga assuntii uiHcialmentu dal R. Isti- tuto di Studi Superiori nel modo che crederà migliore, ed il socio Bargagli propone che, come la Società Entomoloi^ica italiana, anche la Società Botanica italiana faccia ad essa adesione esprimendo un voto in questo senso alla Sopraintendenza del R. Istituto di Studi Superiori. La proposta viene approvata, e si incarica il Presidente di comu- nicare i voti della Società. Poi l'adunanza è tolt:i. ADUNANZA DELL' « PKBIUCAlO 1914. Presidenza del Vice-Presidente Baccarini. Aperta la seduta è proclamato a nuovo socio il Dott, U. MoKKOi di Bormio. Ha poi la parola il socio VacCaki, il quale fa la comunicazione seguente : L. VACCARI. — PER FAR RISORGERE (ILI STUDI FLO- RISTICI IN ITALIA. E (loloioso il constatarlo, ma doveroso. La botanica in Italia ha attualmente pochi adepti, e la floristica in modo speciale ne è quasi priva. I nostri giovani studenti abbandonano le scienze naturali o, se vi si dedicano si applicano ad altri rami. I pochi che stu- diano botanica, trascurano (juasi interamente la floristica da tutti considerata come una cenerentola fra le scienze. I professori delle scuole secondarie, il più bello e naturale se- menzaio per la botanica floristica, preferiscono il più delle volto rimanere inerti anziché dedicarsi alla illustrazione dei monti e delle regioni circostanti alla loro sede. E sono rarissimi, come si sa, tanto che si potrebbero contare sulle dita, quelli che si dedi- cano alla l'accolta di piante e pubblicano (jualche cosa. Gli stessi amatori (sacerdoti, medici, farmacisti ecc.) che una volta, Ano o circa venti o trent'anni sono, erano i più appassio- SKDK IH KIHKNZK - ADISANZA HKI,!,' S KKltllKAU» •» nati colleziofiisti della iiosti'a flora e recavano ad essa iiiipoi- taritissimi contributi, come lo provano le frequenti citaziotii nelle classiche opere di Hertoloni e Parlatore, ora si direbbero scom- parsi, tanto è divenuto esiguo il loro numero, e tanto isolata- mente vivono per modo che l'uno non sa dell'altro. Ad eccitare ed amalgamare tutti i: DI KIUK.NZK - AliLNASZA liKl.L S l'KUHUAIO scopio, (li stiumeiiti o di reagenti coltivare tali rami anche se ne avessero la preparazione, mentre invece potrebbero, con enorme benelìcio della scienza, dedicarsi alla floristica e alla llto2;eogratìa. Se non lo fanno, torno a l'ipeterlo, 'si è |)erchè sanno che nei concorsi sarebbero troppo poco quotati. Comprendo benissimo le diflicoltà che le Commissioni debbono superai'e per poter valutare convenientemente un lavoro di flo- ristica. Trattandosi, nella maggioranza dei casi, di elenchi di pianto, la Commissione giudicatrice non può sapere quah e (juante d(!terminazioni siano esatte, né quali e quante fra le scoperte annunciate abbiano realmente valore. Il più delle volte essa si astiene dal giudizio ... e cosi, sia pure indirettamente, boccia. Ma ciò non è giusto. K le cose ingiuste irritano ed inducono ad incrociar le braccia ed a |)OÌtrire anche quando importanti questioni attendono una soluzione. * * * Per rompere questo stato di cose, per sollevare cioè gli animi dei colleghi e per eccitare le energie degli amatori dispersi nei paesi più remoti della Penisola io oso proporre alla Società Bo- tanica Italiana l'istituzione di alcuni premi modesti da asse- gnarsi anno per anno dietro regolare concorso a chi avrà com- piuto il più interessante lavoro floristico e fìtogeografico Una medaglia d'oro del valore
  • i- ple.r: Cavara et Ti-otter. Koeleria pubescens P. Beauv. var. tripolitana Domin (in litt.), var. n. Culmis valde elatis, insuper nudis, va<^inis (siipremis (juoque) haud indatis, paniculis sublobatis, spiculis parvis, gluraellis bre- viter aristnlatis, aristulis exsertis. — (N. .■J464). K. Salzmanni Boiss. et Reut. var. Cossoniana Dom. forma lobu- lata Domili (in litt.), f. n. Panicula latiori, lobata vel sublobata et laxiori. — (N. 3670). K. Salzmanni l^oiss. et Reut. var. longiflora Domin (in litt.), var. 11. Spiculis elongatis, glumis ciré. 0 mm. longis. Forma valile elata, panicula elongata subpyramidali, coeterum ut var. Cossoniana. — (N. 1877\ K. Salzmanni Boiss. et Reut. var. longiflora Domin subvar. aurata Domin (in litt.), subvar. n. Spiculis aurafis. — (N. 1835, 43,83). K. Salzmanni Boiss. et Reut. var. Pampaninii Domin (in liti), vai'. 11. Culmis fasciculato-caespitosis elatis, saepe 4 dm. aids graci- libus parte superiore nudis (nec foliatis) ; foliis — vaginis prae- sertira — pubescentibus vel villosulis paniculis oblongo-cylin- dricis lobulatis subdensis (nec densis) ; spiculis e. 5 mm. longis prò more 4-floris ; glumis aequilongis subacuminatis flosculis vix vel paulo brevioribus in tota superficie breviter pubescen- tibus, inferiore praeterea ad carinam pectinato-ciliata; glumella I tantum mucronata, coeteris breviter aristatis, aristulis sub- torininalibus tantum breviter exsertis. — (N. 3466). Lagurus ovatus L. forma oblongus m. Differt a typo inflorescentiis oblongis, praeter aristas 3-4 Va era. longis et 8-12 mm. latis. — (N. 24). Scleropoa philistaea Boiss. forma laxiuscula m. Differt a typo spiculis 3-4-(5)-floris tantum. — (N. 958). Vulpia Danthonii Dur. et Barr. var. tripolitana m. DitFert a typo glumellis densius ciliatis, ciliis longioribus et magis patenti bus. — (N. 4397, 4312). SKPK ni FIHKNZK - AKINANZA UKLl." 8 MAKZU !•> Allium nigrum Ali. var. papillosum m. Minor (sempei-?); scapus non ultra 35 cm. altus; folia late linearia usque ad 15 cin. longa et 1 cm. lata, ilense ciliato-pa- pillosa, nec tantum denticulata vel ciliato-donticulato; umbella 4 » 2-6 V2 cm. in diametro. — (N. 15G4. 2111). Allium tenuiflorum Ten. var. pseudotenuiflorum ni. Differt a typo tepalis paulo brevioribus, oblongo-fllipticis, apice ovatis et brevissime acnminatis, 4-5 mm. longis, nec oblongo- linearibus, acutis, 5-6 mm. longis ut in typo. — CN. 2908, 3157, 3350, 2420, 3011, 3990, 4173). Tulipa silvestris r.. subsp. australis (Lk) m. var. mediterranea n). forma montana m. = T. australis Lk. var. montana Willk. Iris Sisyrinchium L. var. major m. DiOert a typo scapo validiore, 4 mm. in diameti'o et 30 cm. alto, foliisque latioribus 5-7 mm. latis. — (N. 288). Hemiaria hemistemon J. Gay var. glabrescens ni. DilFert a typo sepalis glabris, tbliisquo glabris vel glabresceii- tibus. — (X. .3337 ì. Paronychia chlorothyrsa Murb. var. tarhunensis m. Differt a typo ramis brevioi-ibus. internodiis brevibus, superne retrorsum pubescentibus, coeterum glabris; Iblii.s parvis et crassis, oblongo-linearibus, glabris, obtusis ; capitulis minoribus, calycis laciniis dimidio minoribus, apice breviter spinulosis, margine anguste scariosis, intus glabris et extus tantum hispidis. Rami 1 ^l-ì-'ò Vj cm. longi, folia usque ad 4 mm. longa et 1 mm. lata, capitula 1 cm. lata, calycis laciniae externae 3, interiores 2 mm. longae. — (N. 4430). P. chlorothyrsa Murb. forma intermedia m. Differt a typo sepalis apice spinuloso-mucronatis, foliisque ciliatis coeterum glabris. — (N. 3185). Cistus parviflorus Lani. forma albiflorus m. DiffeH a tipo lloribus albis. — (N. 808. 1454). Papaver Rhoeas l>. var. trichocarpum m. — (An specie propria?). Ovariuni (^etiam capsula?) sparse setosum; caules uiuli(iue dense et patenter setosi; foliorum lobo tciwninali majore et lateralibus patentibus, omnibus irregulariter dentato-serratis. — (N. 2082). Roemeria hybrida DO. forma latiloba m. Differt a typo foliorum lobis latioribus, ovatis vel lanceolatis usque ad 8 mm. latis. — (N. 412, 867, 4463, 1557, 3937). 11 -I l'I IH I IKKNZK - ADI SAN/. \ HKI.l/H MAUZl) Adonis microcarpus D(J. vai-, intermedius Boiss. forma luteus ui. Flores lutei.— (N. 2744, 2009, 1301, 1553, 1071, 3082,2509). Ranunculus asiaticus L. var. bicolor m. — (An potius hybr.?: vai', ralijaris (^vel var. t/rand/'/loriis ?) ■'' var. sangiiineus). Petalaad basin flava, superile rubra vel rubescentia; raro caulis pluriflorus, rtoribus uno vel nomiullis omniiio llavis, coeteris bi- ciloribus. — , N. 1460, 4 11, 4408, 4H0, 43S. 137, 0.33, 1087, 628, 436). Astragalus sinaicus Boiss. var. pedunculatus ni. DilTert a typo capituli.s longe (2-3 cm.) peduncnlatis, folioli.s majoribus, circ. 12 min. loiigis et 4 min. latis, nec non tomento umliqne longioi e. — f N. 2562). Hippocrepis bicontorta Lois. var. glabra in. Diflert a ty|)0 leguminibu.s glabris. — (N. 3538, 3363, 012. 7.53, 811, 10."j8. 18.33. 1882, 1487, 2027, 2000). H. cyclocarpa Murb. var. pubescens m. Diflert a typo leguminibus pubescentibus — (N. 3090). Onobrychis caput-galli I.am. -ar. tripolitana in. Dillert a typo caulibus foliisque, praeter paginam superiorem, plus minusve patenter sericeo-hispido-tomentosis; leguinine un- dique dense et adpresse hispido, aculeis rarioribus, validioribus, marginalibus carinam subaequantibus. — (N. 3980, 3714, 4034, 4210, 4.344, 4104). Ononis angustissima I.am. var. garianica in. Glauce.scens ; caulos validi, rigidi; folia adulta glabra vel gla- bre.scentia, foiioli.s superne argute serrati», planis, pìerumque 1 V2-2 cm. longi.s, et V2 cm. latis; .semina minute granulosa. — (N. 3807, 4035, 4028. 4485, 1481). 0. angustissima Lam. var. tripolitana m. Foliola dense et minuto glandulosa, parva (foliolum medium circ. 6X3 min.), oblonga. — (N. 9). Bupleurum protractum Hoffmsg. et Lk. var. heterophyllum Boiss. l'orma simplex m. Caulis erectus, exilis, simplex vel interdum tantum .superne bilurcatus. — i^N. 2005, 80c», 184L 4267). B. protractum Hoflìiisg. et Lk. var. longifolium rn. Difi'ert a typo (oliis omnibus angustis, longius acuminatis, inediis et superioribus longioribus, mediis interdum usque ad 8 cm. longis et basili versus 8 mm. latis; involucelli bracteis angustioribus et longius acuminatis. — (N. 1610, 1062). SKhK i>\ KIHKNZK - AHINAN/V l>rll/^ MVK/n 1') Orlaya maritima Kocli var. tarhunensis m. Differf a typo Iblioruni laciniis angustioribus, nec non fructus aculeis exilibus basi non vel vix (5, 2331 A, 2331 /?, 2331 C, 24S7i. Plantago albìcans I... var. lanata m. Tota pianta, praesertim folia, dtMisn longe et patentei- albo- lanata. — CN. 2405). P. albìcans L. var. macropoda m. Scapi ("oliis breviores, spicis densis et quam in t\ jio coeteri- sque forinis crassioribus snbae8, 1029, 15-10, 1750, 3133, 2151. 3700, 3943, 1109Ì. Scabiosa Oberti-Manettii m. Pereiinis, rhizomate lignoso et ramoso, ramis dense foliosi.'s et monocephalis. Folta inlima .^pathuiata ot integra, coetera |>in- nati-partita laciniis patentibus, linearibus vel laiiceolato-linea- ribus, integris. Scapi elongati, parte inferiore foliis duobus o^j- positis sufìfulti. Involucri, bracteae lineari-lanceolatae, acumi- natae, apice calloso-spinesc(Mite, ut folia et scapi praecipne parte suprema et intei-nodio inferiore pnbescenti-hirsutae, floribu.s parimi breviores, saepe dentato-laciniatae. Paleae superne viri- descentes, lineares, acumiiiatae, involucellos subaequantes vel longiores. Flores exteriores radiantes calyce et involucello mi- noribus et interdum fere deficientibus ; coeteri involucelli tubo adpresse villoso, foveolis oblongis, tomento tubum longe supe- rante occultati?, limbo superne purpurascente, circ. 35-40-nervio, nervi.s extus sub lento liispidis, margine eroso et late lobulato; calycis sessilis longe villosi, aristis brevibus, involucelli lirabum parum superantibus, sessilibus, purpurascentibus ; omnes corolla pallide-ochroleuca, extus sericeo-pubescente, lobis integris. Folia infima usque ad 4 cm. longa et 7 ram. lata, coetera segmentis lateralibus usque ad 15 mm. longis et 2 ram. latis et segmento terminali ad 25 mm. longo et 3 mm. lato ; scapì usque ad 35 cm. alti ; capitala sub anthesi 3-4 cm. lata, bracteis circ. 15 mm. longis et 3 mm. latis. paleis circ. 9 mm. longis et 2 mm, latis; fìores sub antliesi interiores involucelli tubo 1-2 mm. longo, limbo 4-6 mm. longo, calycis aristis 4 i/i-S mm. longis, corolla 7 mm. longa, exteriores corolla 12 mm. longa. — (N. 4025, 4213, 4326 A, 4326 B, 4326 C, 4326 D, 4320 E, 4346). SKUK DI KIRKN7.K - AIXNANZA KK.Ll/ fi MARZO 11> Amberboa crupinoides DO. var. libyca ( Viv.) m. =: Lacellia libyca \ i\ . A. subdiscolor (I.ojac.) in. = A. JAppii DC. var. sitbdiscolor Lojac. il8S4). .1. Il (.1)1 ili flora Murb. (1807). Anacyclus alexandrinus ^^'illd. forma capillifolius lu. Differt a t3|)0 loliorum laciniis angustioribu.s et loiigioribus. — (ìN. 217, 230, 4557). Anthemis indurata Del. vai-, angulata m. Did'tMi a t\ pò caulibus vakie raiiiosiis et aiigulato-toi'tuosi.s. — (N. 15, 3425). Asteriscus pygmaeus Coss. et DR. forma exilis m. Caulis eloiigatus, 5-7 cm. altus, exilis, simplex, moiioceplialus. — (X. 3929). Calendula aegyptiaca Pers. var. hymenocarpa (DC.) m. = C. f^'- ciOti cyr. var. liipnenocarpa DC. C. aegyptiaca Pers. var. intermedia (Coss. et Kral.) m. = C. stel- lata Cav. var. inier media Cos.><. et Kral. Carduncellus eriocephalus Boiss. foi-ma pumilus m. Pmiiilus, cauli^ moiiocephalo 3-5 mm. alto tantum. — (N. 3947). Centaurea dimorpha Viv. forma albiflora m. Flore.s albi. — (N. 2401). C. dimorpha Viv. var. major m. Rami erecti, usqiie ad 35 cm. alti, ramosi; ca|)itula subglobosa, majora et densius aculeata quam in typo. — (N. 3435). Chrysanthemum fuscatum Dcsf. vai-, tripolitanum m. Parvum, 4-8 cm. tantum altum, [)raeter llores undique deii.se pubesceiis caules praecijìiie. — (N. 1996). Cladanthus arabicus Cass. forma pygmaeus m. Parviis, cauli.s 1-6 cm. (aiitum altii.s, monocephalus, sim[ile\ vel raro e basi dichotomus. — (N. 3975). Crepis radiata Forsk. var. nuda m. Dillert a typo involucro sotulis nigris destituto. — (N, 3796). Hyoseris radiata L. var. puberula m. Folla undique, ut scapi et bracteae exteriores, minute pube- mia. — (N. .3808). Onopordon confusum m. — (An potius; (j. arabicaai \.. var. con- fnsHìn m. ?). CaaJis erectus, ramosus, usque ad apicem late alatus, dense Ibliosus, alis sinuato-lobatis et valde spinosis. Folta oblonga. •Jll SKUK DI FIRENZE - AIUNANZA l)KLl/ S MAKZO (Jocurreiitia, undiqne arachiioidea, praecipuo infi'a et Juniora, .sinuato-lobata etdeiitato-spinosa, subtus nervis promiiiulis. Capi- tala sub anthesi ina^^na, depi'essa iiec conica vel subconica, in- volucii squamis triaiii^ulari-lanceolatis, inferioribus et mediis ar- ciiato-pateiitibus, |)ai-te superiore compresso-cari uatis (in sicco), coeteris erectis, mediis et iiiterioribus tìores sub.iequantibus, omnibus parte inferiore dense arachnoideis et parte superiore purpurascentibus in aculeum attenuatisi acheniis snbtctragonis, inter costas ionj^itudinaliter striatis, transverse rugosis, pappi setis albis, sub lente hispido-denticulatis nec plumosis. Cautis Gire, ò dm. altus (et ultra?); folia adulta inferiora ciré. 35 cm. longa et 18 cm. lata ; capitala sub anthesi circ. 5 era. lata et l ';l> cm. longa praeter squamarum partem paten- tem cura aculeo Va cm, longo circ. 2-2 Va cm. longam, pappi setis 15 mm. longis. — (N. 455, 2897, 3326, 4320). Indi r adunanza è tolta. Raffaello Beni, Gerente responsabile. Firenze, 8tab. Pellas. Laigi Cbiti (Successore. 1914. Aprile. N. 4. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA (PERIODICO MENSILE). IN Die II Guadagno M. — Sulla nomenclatura di alcune Rtihie della Flora europea Pag. 28 Pampanini R. — Le varietà dell' Erica arborea L , 21 VuLANi A. — Di poche altre piante conservate nell'Erbario Baselice „ 34 Per l'Istituto Botanico di Napoli (Proc. Verb.) „ 40 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 19 aprile 1914. Presidenza del Vice-Presidente Baccarini. Aperta la seduta viene presentata la nota seguente : R. PAMPANINI. — LE VARIETÀ DELL'ERICA AR- BOREA L. Rarissimae plantae Indicae bene niultae pulchorrimis docto- rum virorum superbiuntdescrip- tionibus et liguris, nostrae vero indigenao maximeque vulgares tamen adhuc desiderant operam. LiN.V., Amoeii. acad., voi. Vili, p. 46. Il 12 aprile u. s. a Vingone, non lungi da Firenze, trovai in piena fioritura VErica arborea, comunissima nelle colline dell' agro fiorentino, ed osservai che in quella profusione di fiori si distinguevano delle differenze quantunque attenuate fra di loro in passaggi frequenti. Buìl. deità Soc. hot. ital. 2 2)1 SEOK DI KIRKXZK - ADUNANZA DKI, 1 "J Al'RILK Xelle « Flore », anche le inaj^i^ioi'i e più i-eceiiti, VE. arhorea tìgura in generale come pianta priva di varietà: solo Rouy (19<)8) ricorda una var. rupefitris Chab. delle rupi del M. Capra (Coi- sica), ' forma ridotta, a fusti depressi, glabri o con rari peli sem- plici, che lo stesso Chabert (1882) ritiene stazionale « due à l'alti- tude, à la secheresse du sol et probablemente aussi à la dent des aniraaux», -^ e Lojacono (1907) enumera una var. galli- fera Lojac. di Lipari e della Sicilia orientale, che, stando al nome, poiché non ('• descritta, sembra avere nessun significato sistema- tico. ^ Ricorderò anche che Nicotra (1883) distinse una var. gla- briìtscula, caratterizzata dal « caule glabriusculo » e perciò cor- rispondente, mi sembra, alla var. rupestris di Chabert. * Pel passato invece sono state indicate parecchie varietà del- l'j?. arborea. Cosi Don (1834) enumera una var. stylosa, dallo stilo molto lungo, oltre a due varietà orticole (var. squarrosa e var. minima) ; e Steudel (1840) riduce a varietà dell'^". arhorea VE. stylosa Rud., alla quale evidentemente corrisponde la var. stij- losa di Don.'^ Cosi Tenore (1830) dalla disposizione dei fiori di- - stinse una var. A (« floribus sparsis erectis ») e una var. B («flo- ribus thyrsoideis, confertissimis, cernuis »), *' e Carrière (1889) una varietà orticola (var. odorata) che forse si riferisce alla \a.v. stylosa; cosi pure recentemente Pucci (1912) ricorda un'altra varietà orticola (var. alpina). ' Infine, De Candolle e Lamarck e Tenore stesso distinsero anche una varietà a fiori rosei, e cosi pure Schleicher, secondo Gaudin. "* Il primo che abbia descritto 1'^. arborea con i fiori sempli- cemente bianchi, fu, credo, C. Bauhin (1671) ; e tale la descrisse poi la maggior parte degli autori, appena, talvolta, con qualche leggera variante (fiori bianchicci [Comolli], nivei [Sibthorj), Host], candidi fCaruel], bianco-cinerei [Lojacono])." Ma già Cesalpino (1583) aveva indicato che la pianta aveva i fiori bianchi o rosei («albi vel purpurascentes j»},^" varietà di colore che fu segnalata anche da Cupaiii (1713) '^ e si riscontra nelle descrizioni di molti autori posteriori ed anche nelle « Flore » più recerjti dove la pianta è detta con i fiori bianchi o rosei '- o roseo-pallidi. '3 De Candolle e Lamarck (1815), Schleicher (1828) e Tenore (1830),'^ come dissi, precisarono l'esistenza di questa varietà a fiori rosei distinguendola « floribus carnois » o (Schlei- cher) « rubellis ». Savi poi nel suo « Botanicon otruscum » e nella SEDE DI KIRKNZE - AnOXANZA DKL 19 Al'UU.K 2.'> sua « Flora pisana », e cosi Simi nella sua « Flora alpium versi- liaiisium », come molto tempo prima Castelli (1640) neir« Hortus messaiiensis », e recentemente Battandier e Trabut (1904) nella «Flore anylitique et synoptique de l'Algerie et de la Tunisie », attribuirono aW'J'J. arborea i fiori esclusivamente rosei,'"' il che dimostra che si tratta di una l'orma realmente definita e talora dominante od esclusiva. Già Linneo attribuì una g-rande importanza alla forma ed al- l'aspetto della corolla nelle Eriche, tanto che su di essa stabili una classilicazione delle specie raggruppandole secondo la co- rolla hypocraferiformis, inneqitalis, (jlohosa, ovata, campanu- lata, cijlindì-oUlea, villosa, viscida, aggregata, acuta, hrevis e maxima; e raffigurò anche i fiori di quasi tutte le specie (ne conosceva circa 60) per mostrarne la forma, tanto la giudicava valido carattere specifico. Egli enumera l'^". arborea nel gruppo K DI FIRK.NZK - ADINASZA DKL 19 APKILF, Risso (1814), campanulate od anche pi-ecisamente ovali. 2« Per HoUìnansegg e Link (1809) e per Reichenbach (1830) la pianta à la corolla solo ovale;-'' ed infine per Tenore (1830, 1831) glo- bosa 0 subglobosa, come molti altri avevano detto, od anche ciliiidracea. ^" Forse egli intese con ciò riferirsi all'^'nca Coris folio I di Ciusio, che infatti ricorda in sinonimia, ma probabil- mente intese invece acccennare ad una forma angustitlora che osservai anche a Vingone e che si collega al tipo con una forma a corolle ovali. In conclusione, da quanto ini risulta dalla bibliografia e dalle mie osservazioni, credo che, all' infuori delle forme culturali alle quali accennai {sqnarrosa, minima, odorata aipina), VE. ar- borea si può scindere nelle varietà seguenti: var. genuina Nicotra, Prodr. fi. yness., p. 309 (1883). E. .-^RiJoRKA var. B Ten., Fi. nap., IV, p. 173 (1830) [excl. syn. Clus.l. E. ARBOREA L. oA. Auct. plur. (cfr. obs. 9, 20-24). « Caules pilis plumosis hirti ; flores thyrsoidei, confertis- « simi, cernui; corolla alba, campanulato-globosa; stylus co- « rollam vix superans ». var. rupestris Chab. in « Bull. Soc. bot. Fr. », XXIX, p. LIV (1882); Rouy et Fouc, FI. Fr., voi. X, p. Ili (1908). E. ARBOREA var. GLABRIDSCULA Nicotra, Prodr. fi. mess., p. 309 (1883). « Caules glabri vel glabrescentes pilis raris et simplicibus « ramis non erectis, thyrsis brevibus ». var. stylosa Don, Gen. SysL, voi. Ili, p. 794 (1834); Steud., Noni. l)ol., p. 568 (1840). K. STYLOSA Rud. in Schrad., « Journ. Bot. », II, p. 229 (1801). « Stylus longe exsertus ». — (Non vidi). var. Helenae m. E. ARBOREA var. A Ten., Ff. nap., voi. IV, p. 173 (1830). « Differt a var. germina floribus sparsis, erectis ». — (Non vidi). var. Albae m. E. ARBOREA HofTraans. et Lk., FI. pori., voi. I, p. 411 (1809); SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 ACRILE 2'^ Rchb., FI. germ. exc, voi. I, 413 (1830); Risso, FI. Nice. p. 307 [p. p.] (1844) ; Costo, FI. Fr., voi. II, p. 513 (1903) [?]. « Differì a var. genuina corollis ovalibus ». var. Elii in. E. ARBOKEA Ten., FI. nap., voi. IV, p. 173 | p. p.] (1830) | ?] ; SylL P. neap., p. 191, obs. | p. p.] (1831). « Flores sparsi (semperf), catni)aniiIato-cyliiuli'acei non « ovales vel campanulato~globosi. Goeterao iiotae ut in « var. genuina ». var. Clarae m. E. ARBOREA var. j3 DC. et Lam., FI. fr., ed. 3% voi. Ili, p. 677 (1815) [etiain ed. praec. (1805)?]; Schleich. ap. Gaud., FI helv., voi. Ili, p. 26 (1828). E. ARBOREA var. CTen., FI. nap., voi. IV, p. 173 (1830) [excl. syn.]. E. ARBOREA Savi, FI. pis., voi. I, p. 387 (1798); Bot. eir., voi. Il, p. 232 (1815); Siiui. FI. alp. vet^sil., p. 78 (1851); Batt. et Trab., FI. an. syn. Alg. Ttm., p. 224 (1904). E. ARBOREA Auct. pluT. [p. p.] (Cfr. obs. 10-13). E. MAJOR, FLORE CARNEO Cast, Hort. uiess., p. 8 (1G40). « DiOert a var. genmna floribus carneis ». * RouY et FoucAUD, FI. Fr., X, p. Ili (1908). 2 Chabbrt in « Bull. Soc. bot. Fr. », XXIX, p. LV (188'2). » LojACoNr), Ff. sic, II, P. 2, p. 10 (1907). * NicoTBA, Prodr. fi. mess., p. 309 (1883). * Don, Gen. Si/st,, III, p. 794 (1834 . — Stkudkl, Noni, bot., p. 56H (1840). 0 Tknore, FZ. noj)., IV, p. 173 (1830). ' Carrière in « Revue hort. », 1889, p. 319 ». — Pucci, Kneicì. ort. ser. Ili, fase. 31, p. 419 (1912). ^ Dr Candollk et Lamakck, FI. fr., 3.» ed., Ili, p. G77 (1815). — Gaudin, FI. helv., Ili, p. 26 (1828) — Tknorb, I. e. ^ Bauhin C, l'inax, p. 435 (1G71). — Hallbu, Jfist. slirp. ind. Helv., I, p. 432 (17G8). — Lam., Fl.fr., Il, p. 317 (1778): Enci/cl. meth., I, p. 479 (1783). — Dbsf., FI. atl., DC. et Lam., I, p. 328 (1798). — WiLLD., C. Linn., *S>. pi., II, p.3G6 (1799). — DC. et Lam., FLfr., 3" ed., Ili, p. G77 ^1815). — Pollini. FI. ver., 1, p. 503(1822).— Sib- TiiORP, Fi. (jraeca, IV, p. 45, tab. 351 (1823) — HosT, Fi. ausir., 1, p. 475 (1827). — RciiB., FI. 3 Bkrtol., fi. ìL, IV, p. 321 (1839). — Loret otBARR., Fl. Monlp., I, p. 418 (1876). — MoRis, FI. sardoa, II, p. 552 (1843). — Gren. et Gode., Fl. Fr., II, p. 432 (1850). — Rchb., le fl. germ. helv., XVII, p. 75 (1855). — Sang., Fl. rom., p. 229 (1864). — Paolucci, Fl. march., p. 279(1800). — Fiori e Paol., FZ. an. /<., II, p. 301 (1902). — Baroni, Qidda hot., p. 2SS (1907). — RouY et Fouc, Fl. Fr., X, p. 110 [1908). '* Tenore identifica la sua var. C « flore carneo » all' E. arborea diSibthorp. Ma questo in realtà de.scrive la pianta con i fiori « nivei », e tale la rappresenta nella tavola che accompagna la descrizione. ^* Castelli, Horl. mesa., p. 8 (1640) [ex Guss., Fl. sic. prodr., 1, p. 462). — Savi, Fl. pis., I, p. 387 (1798) ; Bot. eh:, II, p. 232(1815). — SlMl, Fl. alp. versil., p. 78 (1851). — Batt. et Trah., Fl. an. sìjn. Alg. Tun., p. 214 (1904). *• LiNNÉ, Amoen. acad., VIII, p. 52, tab. I (1785ji. " Clusius, liar. aliquot stirp. Ilisp. ohs. hist., p. 108, 109 (1576). '» Bauiiin C, Pinax, p. 485(1671). " Gauoin, fi. helv., III, p. 26 (1S28). " HOFFMANSEGG et LiNK, Fl. port., I, p. 413 (1809). " GUSSONB, fi. sic. ayn., I, p. 446 (1812). *» LiNN., Sp. pi., ed. 2, p. 502(1762). — Gouan, FI. monsp., p. 43 (1765).— Lam., fi. fr., 1. e. — DO. et Lam., locis cit. — Sbb. et Mauri, Fl. rom. prodr., p. 140 (1818). — SiBTiiORP, 1. e. — IIost, 1. e. — Mbrt. et Kocfi, 1. e. — Don, 1. e. — Meigbn, 1. e. — Bluff, Esenb. et Schaubr, 1. e. — Bknth. in DC, Prodr., VII. p. 690 (1839). — Bbrtol., 1. e. — Hbgetschw., 1. e. — Moris, 1. e. — Vis., l. e. — SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 APRILE 27 Grrn. et GODR., 1. c. — Hausm, 1. e. — Kocii, Syn. jì. yerm. helv., p. 477 (1837); 2* ed., P. II, p. 548 (1845;, p.563(184G); S^^ed., P. I, p. 413 (1857); Taschenh. deut^ch. schweiz. FI., p. 347 (1844); 4» ed., p. 5(1856). — Mai.y, 1. e. — Sang., 1. e. — WiLLK. et Lge., 1. e. — LoRKT et Baku., 1. e. — Auc, locis cit. — Cakuel, 1. e. — Wohlf., 1. e. — R(JUY, 1. e. »3 Gauu., Syn.JI. ìielv., p. 316 (1836). — Boiss., 1. e. — Halàcsy, 1. e. 2< Desf., 1. e. — WiLLD., 1. e. — Savi, Bot. etr., Il, p. 232 (1815). — Lois., locis cit. — Gaud., fi. helv., Ili, p. 26 (1828). — Lapeyr., 1. e. — Pollini, 1. e. — Guss., FI. sic. prodr., p. 462 (1827); 1. e. (1842). — Duby, Bot. i/all.,.ed. 1% P. I, p. 317 (1S28). — Simi, 1. e. — Lojac, 1. e. ^^ Paolucci, 1. e. '" CoMoLLi, 1. e. — ZuM., 1. e. — MouCtRidge, Contrib. FI. Mentane, t. LIX, fig. B. — Fiori e Paol., 1. e. " Coste, 1. e. 28 Risso, 1. e. ■^9 HoFFMANSEGG et LiNK., 1. c. ; RcHB., FI. ifenn. exc, l, p. 413. ^" Tenore, locis cit. Dopo di che, non essendovi altro da trattare, l'adunanza è tolta. 28 SKDE DI NAPOLI - AnDNANZA DKL 17 APKILK SEDE DI NAPOLI. . Adunanza dki. 17 Ai'kilk 1914 Presidenza del Prof. F. Cavara. Il Presidente presenta le due note seguenti : M. GUADAGNO. — sulla nomenclatura di al- cune RUBIE DELLA FLORA EUROPEA. Sotto il nome di Rubia tinctorum, Linneo, nelle Species plan- tarian,* comprese due piante; una spontanea ed una coltivata. Trascrivo qui per esteso il testo linueano. « Rubia tinctorum. R. fol. senis. H. Cliff. p. 35 ; H. ups. p. 28 ; Mater. med. n. 44; Roy. lugdb. 254; R. perennis, foliis saepius quinis. Sauv. monsp, 161 ; R. sylvesiris aspera. Badh. pin. 333 (non 33). Var. S Rubia tinctorum sativa. Badu. pin. 333. Habitat Monspelii* et ari Danubium ^ ». Da esso appare a prima vista, che la var. S di Linneo col Syn. Rubia tinctoru.m sativa Bauh. pin. 333 » •* é la pianta col- tivata ab antico per trarne l'alizarina dalle radici, la Garance dei francesi, la volgare Robbia. Ciò vien riconfermato dal fatto, che nell'erbario dell' Hort. Cliff. esiste precisamente l'esemplare 1 Linneo, Sp. pL, ed. I. p. 109. * Proviene da Bauh. Hist. e da Sauvage.s Meth. fol. ^ Proviene da Clusius. Hist. * Bauh. Pinax 333. « I. Rubia tinctorum sativa. Rubia sativa, Brunp. Trag. Matth. Fucu. Dod. Gali., etc. Rubia, Cord, in Diosc. ; Ano. Dod. Cabs. Rubia major, Adv. Lob. ; Clus. Hist. etc. Seritur non paucis Germaniae, praesertiin apud Silesios, Belgij, Galliae, Italiae et Hispaniae locis, in usum enim tinctorum agri conseruntur : quemadinodum apud Dioscoridem, in Thebana Galliae et B.avenna Italiae, nec non in Caria inter oleas serebatur. » SEDK DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 17 APIULK 20 della Robbia coltivata per l'estrazione dell'alizarina, determinato, col nome « Rnbia iinciortcìn saliva G. B. Pin. 333 » ; lo scritto è di carattere di Linneo. Ma che cosa é allora la Rubia Uncloruin tipo? La Rabia tinctorain L. tipo, è precisamente quella Rubia che da quasi tutti gli autori posteriori è chiamata Rabia pe- regrina ; ma che Miller aveva chiamata Rubia silvestris ap- punto per distinguerla dalla pianta coltivata tintoria.' L'asserto viene dimostrato : l." Dal sinonimo di Badhino * Rubia sylvestris aspera, quae sylcestris Dioscoridi che si riferisce (Cfr. il testo di Bau- HiNO, in nota) indubbiamente alla pianta spontanea nell'Europa Occidentale e Meridionale. (/?. peregrina Adct.). 2." Dal sinon. KI»K l»l SA1'<»LI - AliUNANZI l»KI. 17 AI'HILK 5.» Dall'aver Linneo citato neW'ffot'lus Clifforiianus ' anche il sy non imo < Rnhia syfvesiris monspessulana major. Badh. Hifit. 3. 7/5»- che senza dubbio si riferisce pure esso alla Rubia peregrina Adct. non L. Trattasi, in ogni modo, di due specie ben diverse, che Linnko riunì sotto la sua Rubia iinctorum, poiché i cospicui caratteri differenziali rr|i erano sfuggiti. La prima è pianta selvatica, sempreverde; la seconda, quella cioè coltivata per l'alizarina, trovasi talvolta sfuggita alle cul- ture ed ha le foglie che cadono ogni anno, con nervature ri- saltate e reticolate nella pagina inferiore. La prima ha i petali apiculati, la .seconda li ha mutici etc. Essendosi dunque a (piesto punto stabilito che: Rubia tinctormn L. (a) Sp. pi., ed. L*, p, 109 = Rubia pere- grina AuCT. non L. e che Rubia iinclorum var. fi L., Sp. pi., 1. e. ; =: alla robia usata dai Tintori, (Garance dei francesi), dovremo nominare queste due entità in modo da non generare confusione. A voler seguir le regole, per la prima, ossia per il tipo («) di Linneo, dovrebbesi adoperare il nome di Rubia iinctorum L.; ma si avrebbe cosi il fatto illogico di una Rubia tinclorwn L. che non serve ai tintori ^ e d'altra parte, l'uso più che cente- nario (li questo nome per l'altra pianta genererebbe di certo con- fusione. Dovendo però abbandonare per la prima come vedremo in seguito il nome di R. peregrina degli Autori, (non L.) non abbiamo altra via da scegliere che quella di darle uno dei nomi che già la indicarono per lo pas.safo. Con quest'ordine di idee proporrei. Rubia sylvestris Mill. Garcl. dici, n." 2. (1768). * » Hort. Cltlìort. {a. Ì7Ó'7) p. 35. ' Ecco il testo di J. Bauh. Hht. III. 715 nella parte ohe c'interessa: « Ittihia silvestri^ Mon-'^peasulana major. Monapelij passim proi-enit. Vere jìores proferì parros, luteos, fructum feri Aestate et Autuinno, qui per Hiemen durat, sed nec ipsa herba hiareacit; inter sepes, minor est et atperior nativa >. Quindi pianta .sempre verde ! ' In alcuni paesi, p. es. in Sai-degna (Cfr. Moris FI. Sard. IL p. 295) i contadini si servono delle radici della Robbia selvatica {Rulna pere- grina Anct.) per tingere; ma è un uso del tutto locale. * MlLLKK, /. 0. « Rubia .si/vestrin, foliit inferioribns ./lvestris Df'ns •ori't/ C fì. /'?■»>. Spain and South Fran'ie. SKDK DI SVPOLI - ADINANZ.V Dl-.L 17 AI'RILK 31 := A', tinctorum L. Sp. pi. ed. I. iOO excl. var. fi. = K. peregrina Brrt. FI. it. II. 146 p. p. ; Tanfani in Farl. et Carukl fi. Hai. VII. 15 p. p. ; Aro. FI. il. ed. II. p. 625 : BÈG. in FI. anal. III. 103; sub. Rubia peregr. x lypica) ; KoGH. Syn. ed. II. 371 ; Guss. Syn. I. 193; Rody FI. fr. Vili. p. 2; WiLK et Lange FI. hisp. li. 307; Halàcsy Consp. ft. gr. I 703: Pospiciial FI. Oest. KusL IL 710 etc. non L. = R. erratica (Trag.) Bdbani. FI. pyr. voi. IL pg. 327 p. \\. Rubia sativa (Poll.) Guad. = R. tincfor Itili S saliva Pollin. Fi. Veron. I. 165 (1822). = R. tinctorum var. 8 L. sp. ed. l. 109 (cum syn. Rubia tinctorum sativa Bauh. pin. 333). = R. tinctorum Miller Gard. dici. n.° 1 ; Bert. FI. it. IL 145; Boiss. FI. Or. IIL 17 ; Fi. anal. d'Italia IH. 103 etc. Vediamo ora quale specie si nasconde sotto la Rubia pere- grina L. Sp. pi. ed. 1. 109. Anche qui sai'à nacessario riportare il testo Linneano. « Rubia peregrina R. fol. quaternis. Roy. lugdb. 254. R. qua- drif. asperrima lucida peregrina. Herm. lugdb. 523. Cominciamo col constatare che trattasi di una pianta abitual- mente con foglie verticillate per quattro. Non vi si può quindi riferire, come han fatto gli autori, R. sylvestris Mill. che ha foglie verticillate per 6 (eccezionalmente per 4, per 5 o per 2 verso l'estremità dei rami). L'erbario di Linneo non ci dà alcun lume sulla i)ianta da lui indicata con questo nome, poiché l'esemplare che vi esiste e che porta di carattere di Linneo il nome di Rubia peregrina è sine loco ed in oltre ha lo foglie verticillate per sei, epperó non si addice al « fol. quaternis » della frase linneana. ' Restano quindi i due sinonimi: Roy. lugdb. 254: od IlEini. lugdb. 523 che possono darci qualche indicazione. Il testo del Prodromus /lorae Leydensis di Adriano von RoYEX, è il seguente : « Rubia foliis quaternis = R. quadrifolia asperrima lucida peregrina Herm. Lugdb. 513: 'ì\\\}rìì. Inst. 114 (che rimanda allo Herman) ; Boerr. Ludgb. 1. p. 148 (cho rimanda pure all' Herman)» restando cosi quella dell' Herman 1 La deterra inazione Linneana « Peveyrina » è cancellata e rim- piazzata da « lucida » scritta di pugno dallo Smith, come Smith ha fatto tante volte nell'erbario linneano (Lacaiia. in lit. . 3'J SKUK DI NAPOLI - ADITNANVA DEI, 17 AI'RILK l'indicazione originale. In tal modo Rabia peregrina L. è proprio Ili liubia quadrifolia asperri/na lucida peregrina (iel Calalogus Horti Accad. Lugduno-Baiavi di Paolo Herman (a. 1686). Trat- tasi (juindi di pianta che era coltivata nell'orto botanico di Leida. A (juale specie di Riibia api)arteneva essa ? La corta descrizione dell' Hermann è la seguente: « Rubia quadrifolia asperrima lucida peregrina. Folta ex nigro virore lucent, flores albicanl, quos singnlos excipiunt baccae gemellae nìgrae. Caelera non di/ferunt a oulgari ». A questa pianta mi pare che corrisponda la Rubia Bocconi Pelagna. Essa come è noto fu scoverta da Paolo Boccone e descritta col nome di Rubia 'major, quadrifolia, atrovirens, saxatilis ». La raccolse a Capri e Gaeta; Cfr. Boc. Mus. p. 83. Ha le foglie verticillate per quattro, asprissime al tatto, con la pagina superiore lucida ed « atrovireìites » ; (Bocconi!; dice che « imitano quelle del myrtus »). I fiori sono bianchi, candidi ! e non giallognoli come nella R. silvestris Mill. ed infine le bacche che possono essere gemelle, sono secondo il Petagna (lusl. IL p. 255) per lo più isolate. Ma c'è di più. Il Miller (Gard. dici. l. e.) oltre le due rubie riportate precedentemente nota cosi la 3» ed ultima rubia : « R. peregrina foliis quaternis. Prodr. Leyd. et R. quadrifolia asperrima lucida peregrina Herm. Lug. 523. Gibraltar and M inorca. Non so se la tipica R. Bocconei sia stata raccolta a Gibil- terra; ma è certo che essa trovasi nelle Baleari {Cfr. Nyrn. Consp. 323) e di tale sito fu pure distribuita nelle collezioni {Bourg. Exicc. pi. balear. a. 1869). Ciò conferma che la Rubia peregrina Miller e quindi R. peregrina L. Spec. (Miller, cita pure gli stessi sinonimi riferiti da Linneo) possa essere la Ru- bia Bocconi Petagna. Resterebbe pertanto stabilito che: Rubia peregrina L. Sp. pi. ed. I. 109 = R. Bocconi Petagna List. voi. IL p. 225 = R. major, quadrifolia etc. Bocc. Mus. p. 83. Due altre specie di Rubie europee ^ riportò Linneo nelle opere posteriori alle Species plantarum e cioè: ^ L'habitat « in Majorca. Gerard » che Linneo aggiunse alla Rubia cordi/olia in seguito (Syst. XII, tom. Ili app, pag. 229) è falso per SEDK DI NAPOLI - ADUNANZA DKL, 17 APKIL.K ^5:! Rìtbia lucida L. 5^5^ na(. ci l'3 a. IL 7'->2 e R. angasU- folia L. Mant. I. 39. La Rubia lucida L. è ritenuta dagli autori qualo varietà della Rabia silvestris: Mill. = R. peregrina Auot. nou L. « Nello er- bario (li Linneo avvi con ([uesto nome, scritto di pugno di Lin- neo stesso, una pianta con foglie verticillate a sei; non possiede né fiori, né frutti. Le foglie sono corte, ellittico-rotonde e sono perfettamente lisce nei margini; non ha località di provenienza: ma da quel che si vede ha i caratteri della nostra R. peregrina (R. sylvestris) sensu latu » Lacaita in Ut. La Rubia angusiifolia L. poi è pianta molto caratteristica e sembra esclusiva delle Baleari ed ha per sinonimo Rubia Ba- learica Wilk. Index pi. Dalear.p. 54. (Cfr. Roav. FI. fr. Vili. 3. in noia). Riassumendo queste Rubie andrebbero cosi riferite: L» Rubia sylvestris Mill. (a. 1768; ^ = R. peregrina Auct. non L. = /.'. lincloì-um L. sp. pi. ed. I 109 excl. var. Q. 2."^ Rubia sativa (Pollini) Guad. = lì. tinctorum var. .8 L. sp. pi. 1. e. 3.* Rubia peregrina L. ."?/). pi. 1. e. non Aucr. ■= R. Boccoyii Petagna. 4.'' Rubia angustifolia L. = R. Balearica Willk. S.'* Rubia sylvestris Mill. var. /ucida(L.) Guad. := R. lucida L. Debbo tutte le notizie riguardanti gli erbarii di Linneo all'ot- timo ed illustre botanico Carlo Lacaita. Egli ha pure, per me, consultate le opere rare di von Royen di Herman e di Millei" che mi mancavano. Vadano a lui per tanto cordiali ringraziamenti. Napoli, 19 Aprile 1914. questa specie orientale e dovuto ad una delle tante inesattezze di Gerard. Cfr. Richtek, Godex Linn. p. 1093. L'esemplare di Rubia cor- di/olia dell'Erbario liuueauo è « sine loco ». Lac. in lit. ' Il nome Uuhia (uujliai Huds. FI. Angl. p. 54 (a. 1762) è invero più antico di quello di Miller; ma Hudson vi riferisce i sinonimi che Linneo riferiva invece alla sua Ruhia peref/rina, incluso quello dell'Hermann (lugdb. 523) che come si è visto rappresenta abbastanza bene la specie chiaraata in seguito Rufna Bocconi Petagna. Se la pianta della provenienza classica di Hudson (in rupe S. Vin- centi prope Hristolium et in Devoniai fosse eguale a quella del- l'Europa meridionale, è il nome di Hudson che bisognerà adottare in luogo di quello di Miller. 34 SKIIK ni NAPOLI - ADUNANZA DKI, 17 Al'ltll-K A. VILLANI. — DI POCHE ALTRK PIANTE CONSERVATE NELL" h' li/i Alilo BA SE LICE. Ili ((uosta breve nota sono da mi; riportate poche |)ia(ite, con- servate neir Erbario Baseiice, e raccolte in luoghi diversi della Capitanata. Di alcune ne fu fatto cenno nei lavori di G. Baselice, ^ di L. Baselice, ' e di M. Tenore. * Delle pubblicazioni di Tenore richiamerò solo i luoghi che riportano notizie, riguardanti le piante della Capitanata, citate nella presente nota, tralasciando quelle che sono indicate in generale delle Puglie. In un lavoro sulle piante di Biccari * dissi che di tutte le altre specie, conservate nel!' Erbario Baselice, ed accompagnate da cartellini, da cui chiaramente si rileva che furono raccolte sul Gargano, od in altri siti della Capitanata, me ne sarei occu|)ato in una nuova nota, e dopo questa avrei pubblicato un contri- buto allo studio della Fiora Lucerina. Tutte le indicazioni, riportate sull'unico o sui diversi cartel- lini, che si trovano nell'Ei-bario, sono state da me integral- mente trascritte, e comprese tra virgolette. 1 Basboick G., Rapporto del signor Gaetano Baselice circa i lavori botanici da lui eseguiti nelV anno ISIO. Quadro topografico della Pro- vincia di Capitanata. « Giornale Enciclopedico di Napoli, » quinto anno di associazione, tona. 1, p. 31, Napoli 1811, Stamperia Michele Migliaccio. — BASKI..ICI5 G., Viaggio botanico eseguito nei Circondari di Manfredonia, Monte S. Angelo e >S. ^^arco in fjamis. < Giornale encicl. li Napoli». Sesto anno di associazione. Tom. 1, p. IG, Na- poli 1812. Stamperia Michele Migliaccio. — Basklick G., Viaggio ho. tanica eneguito ne' Circoniarj di iSansevero, Sanpaolo, Serra Capriola e Sannicandro. « Giorn. encic. di Napoli ». Settimo anno di associa- zione. Tom. 1, p. 129, Napoli, 1813. Domenico Sangiacomo. * Basklice L., Botaniche, peregrinazione ncll' agro Biccarese per la primavera dui 1S41. Canipobas.so dai tipi del Salomone. 1842. ' Tbnork M., Flora nipo^itana os Lilium Martago.x L. « L. Markigon. Raccolta da me al Gai'- gano » (G. Baselice 1812, p. 38; Tenore Syll. i». 170). Orchis tridentata Scop. « 1 cart. Orchis globosa. — 2 cart. 0. variegata. Raccolta al Gargano * (0. globosa. G. Basilice 1810, p. 48; — id. 1812, p. 20 e p. 48; — id. 1813, p. 173. — Tenore Syll. 0. variegata Jacti. p. 454). 36 SKDK DI NAPOLI - ADINANZA OKI, 17 APRII. K TnYMKLAEA iiiKSUTA (L.) Elidi. « Passerina hirsiUa. Octaiidria, -Moiiofijynia. Classificata nel 1811 dal Cav. Tenore. Raccolta a Manfredonia » {Passerina hirsuta. G. Baselico 1812, p. 21: — id. 1813 p. 141 e p. 174. — Tenore Syll. p. 192). S.-vLicouNiA FRUTicos.\ \,. « S. frutìcosa var. radicans. La rac- colsi nel 1812 al margine del lago di Lesina » (Tenore Syll. p. 8). Stell.\ri.a holostea L. « S. Iioioslea. Raccolta al Gargano » (G. Baselice 1812, p. 28). SiLENE VIRI DIFLORA L. « S. Vìridi floru. La raccolsi al Gargano nel 1811. » (G. Baselice 1813, p. 130. Tenore Syll. p. 215). DiANTHUS Cartiiusianorum L. t atrovahens (AH.) « D. Carthu- siaìiGritin var. a/7*or?4&e))5. Raccolto nel 1811 al Gargano» (G. Baselice 1813, p. 163; — L. Baselice 1842, p. 21; — Te- nore FI. nap. 1, p. 227). CisTUS 1NCANDS L. j3 vìUosus (L.) « e. villosus Lam. bene. Clas- sificato dal Cav. Tenore nel 1811. Raccolto al Gargano nel 1811 ». Hesperis laciniata Ali. « MaUhiola irisiis. Hesperis tristis. Rac- colto al Gargano nel 1811 e propriamente alla Costa della Via bianca a S. Giovanni rotondo » {H. tristis. G. Baselico 1812, p. 34; — Tenore Syll. p. 322). Erysimum inF:RACiFOLiDM L. 7 lanceolaiiim (R. Br.) « 1 cart. Classificato dal Cav. Tenore. Raccolto da me in grande ab- bondanza a Lucerà ed a Manfredonia. — 2 cart. Classificato dal Cav. Tenore. Da me raccolto al Gargano nel 1811. Nella Sylloge si riporta per luoghi natali. In rupestribus mariti- mis Calabriae, per cui dubito che sia la sua vera classifi- cazione. Erysiììium lanceolaticm ! bene. — 3 cart. Eri/si- imiin cnnescens, Cheirantìms alpinus Lin. Cheiranthus Bocconi Ali. La raccolsi al Galgano nel 1811. Nella Sj'lloge si l'iporta per luoghi natali solo in rupestribus maritimis Calabriae, per cui dubito sia la sua vera classitìcazione ». Glaocium corniculatom (L ) Curt. « 1 cart. G. cornicalatum. Manfredonia; — 2 cart. G. corniculatiim. Classificato dal Cav. Tenore. » (G. Baselice 1812 p. 42; — id. 1813, p. 165). Anagyris FOKTinA L. « È stata da me raccolta nel mio viaggio al Gargano nel 1811 a Calderoso sotto S. Marco in Lamis Anngyris foetida. * (G. Baselice 1812 p. 21 ; — id. 1813 p. 153; — Tenore. Sylloge p. 198). SEDE DI NAPOLI - ADUNANZA DEL 17 APRILE 37 Chaerophyllum iiiRSUTUM L. « L' ho raccolta alla Torre «li Montecorviiio, Mi/rrhis hirsuia Spr. » Rdta graveolens L. b. divaricata (Ten. > « R. divaricata. Pianta nuova ritrovata la prima volta da me ne* viaggi botanici eseguiti nel 1811 e 1812 al Gargano; a Manfredonia, a Ma- tinata, a Calderoso presso S. Marco in Lainis, in Apricena. » (G. Baselice 1812, p. 20 e p. 37 ; — id. 1818, p. 144; — Te- nore Syll. p. 199). Althaea hirsdta L. « .4. ìiirsìita. La raccolsi alle falde del Gargano « (G. Baselice 1810, p. 58; — id. 1813, ii. 131; — Tenore Syil. p. 337). Peganum Harmala L. « P. Harmala. Classificata da Baselice. Raccolta a Foggia ed a Lucerà. » EuPHORBiA FALCATA L. c. acuminata (Lam.) « 1 cart. E. falcata var. B. minor. E. acuminata Lam. Classificata dal Cav. Te- nore. Raccolta al Gargano. — 2 cart. E. acuminata. Fiorisce nel principio di Giugno. Nasce tra le civaie ed altrove. » (G. Baselice 1813, p. 138). Edphorbia segetalis L. 7 pinea (L.) « E caespitosa Ten. an pinea Lin. Classificata dal Cav. Tenore nel 1811. Raccolta da me al Gargano » (Tenore Syll. p. 235). EuPHORBiA Cyparissias L. c. esuloides (DC.) Ten. « 1 cart. E. esu- loides^. Raccolta in Napoli nel 1808; — 2 cart. Dodecandria. E. esuloides Ten. Trigynia; —3 cart. E. esuloides. Rac- colta al Gargano. » Erica mdltiflora L. « E. multi/lora. Classificata dal Cav. Te- nore nel 1812. Raccolta in Lesina ed in Serra Capriola col nome di Nucicchio. Conlìrmata la caratteri/,." nel 1832. » (G. Baselice 1813. p. 141 e p. 142; — Tenore Syll. p. 191). Anchusa unddlata L. 3. fujbrida Ten. b. subintegrifolia. Fiori « A. hybrida Ten. Raccolta a Montesantangelo al Gargano nel 1811. » (G. Baselice 1813, p. 131). Scutellaria peregrina L. y. Columnae l'Ali.) « S. Columnae Willd. Classificata dal Cav. Tenore. Raccolta da me al «lar- gano ». SiDERis siGULA Ucria (l). b ì'utia Ten.) « An S. pullulans ^ Sal- via olllcinalis var. fol. albicand. Raccolta da me al Gar- gano. (Tenore Syll. p. 281). Brunella vulgaris L. -(grandiflora L. Jacq. « Prunella gran- 8S SEIIE DJ NVI'OLI - ADINANZA KKI, 17 Al'KII.K difior)!, dassincata dal Cav. Tenore. Raccolla al Gargano » (G. Baselice 1813, p. 133j. Lamiom oarganicum L. « L. garganiCHin. Classificato dal Cav. Tenore nel 1811. Raccolto al Gargano. » (G. Baselice 1812, p. 29 — Tenore Syll. p. 285). L.\MIUM GAROANicDM L. S grandi/loriim (Pourr.) « 1 cart. L. longiflornììi Classificato nel I.SII dal Cav. Tenore. Raccolto al Gai-gano. Questi due saggi sembrami appartenere a specie diverse. — 'i cart. L.garganicuin. » (Tenore Syll. p. 285). Staciiys ri:("ia \.. d. stenophylla Spr. « 1 cart. S. reciaya.r. e. Raccolta al Gargano. — 2 cart. Gargano. S. ì'ecta var. C. pianta pubescente ramosissima, foglie lineari lanciolate ot- tuse quasi intatte. » (G. Baselice 1813, p. 145). Plantago ramosa (Gilib.) Asch. « P. arenaria. Classificata da Baselice. Raccolta da me nel 1812, attaccata alle mura di Torre Maggiore e Serra Capriola. » (Tenore. FI. nap. t. III). RoniA PEREGRINA L. « 1 cart. Classificata dal Cav. Tenore nel 1812, col nome di Rabia Bocconi Pet., e quindi nel 1832. rettificata col nome di Rnbia lucida i Avendola con chia- rezza esaminata, ho creduto riconoscerla piuttosto per la Rabia tinctoriini var. silvestrls, specialmente per avere gli angoli dei fusti aculeati, e non già lisci, come sono nella lucida: e le foglie munite nel margine e nella costola di denti uncinati in ambedue le pagine; e non già scabrosa retrograda solatnente nel margine, e giammai nella costola, come la lucida. Fu da me raccolta nel 1812 presso la riva del mare a Fortore, ed ad acqui rotta presso il bosco dell' isola in Lesina. R. Peregrina: — 2 cart. Rubia peregrina var. a. satioa. Fiorisce nella metà di Giugno. Nasce ne' vigneti e nelle siepi de' dintorni del Comune. Determinata da Baselice: — 3 cart. Rnbia peregrina. Classificata da Baselice Biccari ; — 4 cart. Tetrandria. Rubia Bocconi. Pet. Monogynia : — 5 cart. Tetrandria. Rnbia linclorum. Rubia Robbia ofT. Mono- gynia; — 6 cart. Rubia tinctorwn Liri. Rubia ofT. Rubia o robbia ital. Garange-Fran. È perenne, e ritrovasi nelle siepi. Si adopra la sola l'adice. La sua qualità risiede nell'estratto astringente. È rossa, ed ha un sapore stittico, amaro. Ha le seguenti virtù. Aperitiva, assottigliante, astringente, diiire- SEDK DI NAPOLI - ADUNANZA DKI, 17 Ai'KlLK 3'.> tica, corroborante. Si usa in decotto nel morbo dei pulmoni, nell'ostruzione del fegato, nella rachitide, nell'itterizia, nel- l'idropisia. La dose è di un'oncia cotta in lib. iij d'acqua, fino alla riduzione di libre ij col darne liij tre o quattro volte al giorno. » (G. Baselice. R. Bocconi 1812, p. 53; — id. 1813, p. 137). ScABioSA CoLUMBARi.A. L. ^ unìsela (Savi) e. Colnmnae (Ten.) « ò\ Colnmnae Ten. Classificata dal Cav. Tenore. Raccolta al Gargano. » Senecio Dohonicum (L.Ì L. e arachnoides Sieb. « Arnica lani- gera Ten. Raccolta da me al Gargano nel 1811. Itnt/a. Raccolta da me al Gargano nel 1811. (A. lanigera. Tenore. Syll. !.. 435). DiOTis MARiTiMA (Ij.) Sm « 1 cart. Ofhanlns maritimus Link. Diotis candidissima I)C. Santolina niariUma Smith. Aiìia- nasia maritima \An.\ — 2 cart. Santolina marilima. Rac- colta al lido del mare del Gargano e del Fortore. {Santolina marilima G. Baselice 1813, p. 137; — Othanthus mariti- mits Link. Tenore Syll. p. 418). EvAX PYGMAEA (L.) Pers, « Filago pygmaea Pers. Classificata dal Cav. Tenore. Gargano. (G. Baselice 1812. p. 41; id. 1813, p. 136 e p. 165 ; — Tenore Syll. p. 427). POLiCARiA ODORA (L.) Rchb. b. corgmbosa Fiori « Inula Genius Chrysti. Raccolta al Gargano » (G. Baselice 1813, p. 136. — Tenore Syll. p. 434). Centaurba alba L. d. detesta Ten. « C. deusta Ten. Classificata dal Cav, Tenore ne! 1811 an. C. deusta. Ten. var. A.; caule stricto 2-3 pedali panicnlato; foliis caulinis basi pinnalifi- dis ; tioribus purpureis, anthodiis squami nigro-maculatis. Gargano.» (G. Baselice 1813, p. 144). Centaorea montana L. y variegata (Lam.) « 1 cart. C. axilla- ris. Raccolta al Gargano; — 2 cart. C. Triumfetli Willd. Ritrovata da me al Gargano. » {C. Seusana. G. Baselice 1812, p. 84; — Tenore Syll. p. 447). Crkpis DiosjcoRinis L. « Crepis Dioscorìdis. Raccolta da me al Galgano ». Hieracium cymosum L. « IL cyniosum. Raccolto da me al Gar- gano » (G. Baselice 1812, pag. 29). e la vedevo alcuni Loliiim della Tripolitania da lui raccolti. 40 SKDK DI NAJ'01,1 - ADUNANZA I»EL 17 APRILK Il Prof. CAVAitA fa quindi una particolareggiata esposizione di tutte le pratiche da lui fatte perchè il grande Orto Botanico di Na- poli sia corredato di un nuovo Istituto, date le miserande condi- zioni del vecchio stabile nel quale sono malamente allogate le col- lezioni essiccate, la biblioteca, i laboratori. In virtù della legge del 14 aprile 1911 secondo la quale venivano assegnati G milioni e mezzo per la Università e il Politecnico di Napoli, la Facoltà di Scienze Naturali chiese che con una parte di quel fondo venisse provveduto alla sistemazione di parecchi suoi istituti scientifici e alla erezione di un edificio ad uso di Istituto botanico, pel quale fu stabilita una somma adeguata. L'ufficio tecnico del Genio Civile redasse un pro- getto e fece fare anche gli opportuni saggi del terreno per le fon- dazioni. Intanto mentre si provvede dal Comitato di vigilanza per altri Istituti e specialmente per quello di Chimica farmaceutica i cui lavori sono accelerati, si ritarda invece l'approvazione del pro- getto dell'Istituto Botanico, la cui esecuzione viene non si sa perchè procrastinata con danno grande della scuola e della scienza. Il Prof. Cavara pensa che un sodalizio il quale ha per finalità il progresso degli studi botanici, come la Società Botanica Italiana, non debba disinteressarsi della sorte del primo fra gli Orti botanici d'Italia qual'è quello di Napoli. Viene proposto il seguente voto: La Sezione napoletana della iSoaietà Botanica ItaHana, riconoscendo la importanza storica e scientifica del grande Orto botanico di Napoli, sia per il prezioso patrimonio di collezioni di piena terra che di Exsic-ata, rilevando che ])er la recente aggregazione di nuovi terreni è nelle più favorevoli condizioni per divenire una stazione di biologia sperimentale come tante congeneri istituzioni straniere, considerando la elevata e varia sua funzione didattica, essendo lo studio della botanica impartito a ben quattro tra Facoltà e Scuole Universitarie, fa voti che non venga procrastinato ulteriormente il progettato edificio ad uso di scuola, di laboratori, di museo e biblioteca richiesto dalle cresciute esigenze didattiche e scientifiche e a integrazione dell' Orto Botanico che ha cosi invidiata impor- tanza e Cosi belle tradizioni scientifiche. Quest'ordine del giorno viene approvato all' unanimità. Il Funzionante da Segretario L. Grande Dopo di che la seduta è tolta. Raffaello Beni, Gerente responsabile. Firenze, 8tab. Pellas. Luigi Chili Saccessore. 1914. Maggio. N. 5, BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA (PERIODICO MENSILE). INDICE Barsali e. — Frammenti d'Epaticologia italiana Pag. 41 Pampakini R. — L' Euphorhia Bivonae Steud. ed il Brachypodium distachyum R. et S - 44 VaccariL. — A proposito delle AchiUeae della serie llerba-Rota — monchata Ali. e della nomenclatura da attribuire ai loro ibridi con A. nana L n 51 Villani A. — Escursioni botaniche nel Bosco Ramitelìi . . . „ 67 SEDE DI FIRENZE. Adunanza dkl 10 Maggio 1914. Presidenza del Vice-Presidente Baccarini. Aperta la seduta il Vice- Presidente richiama l'attenzione dei pro- senti sull'ordine del giorno approvato dalla Sede di Napoli nella sua ultima Adunanza per il miglioramento dell'Istituto Botanico di Na- poli, e propone clie unclie la Sede di Firenze si associ a quella di Napoli e ne appoggi il voto. La proposta è approvata. Sono poi presentati i lavori seguenti : E. BARSALI. — FRAMMENTI D'EPATICOLOGIA ITA- LIANA. Avendo avuto occasione in questi ultimi anni di esaminare epa- tiche di varie re<2:ioni d'Italia, ne traggo questi appunti che non hanno la pretesa di appoi"tare novità alla scienza, ma il modesto scopo di aggiungere nuove località a quelle che per alcune di esse si concscono e di contribuire alla conoscenza di una delle BuU. della Soc. hot. ital. S 4'J SKOK DI FIRKNZK - ADUNANZA DKL 10 MAOCilO reprioiii italiane; l'Abruzzi, dolla quale solo quattro specie finora si conoscevano. E comincerò dalle regioni i)iù settentrionali per passare poi alle meridionali. Fra i muschi che il Dott. Roll inviò al Bottini e che questi rese noti, vi erano frammiste alcune epatiche clie il Bottini, come sempre, gentilmente volle favorirmi per la determinazione, esse appartengono al Canton Ticino eccettuata l'ultima e sono : Frullnnia dilatata (Ij.) Du M. ^ microphylla Nees. — Dei din- torni di Lugano e Biogno. Cephalozia bicuspidaia (L.) Du M. — Sulle rupi ombrose a Muzzano presso Lugano. Pedinophyllnni inierrupium (Nees) Du M. — Ad Osteno presso Lugano. Marsnpella Funckiì (W. et M.) Du M. — M. Caprino, Muzzano, Biogno presso Lugano. Metz-oerìa pubescens (Schrank) Raddi. — Dintorni di Faido. Reboulia ìiemisphaevica (L.) Raddi. — A Biogno. Lugano ecc. Aplozia atrcvirens (Schleich.) Du M. — Dintorni di Riva (Trentino). Nei dintorni di Trieste furono raccolti dal Dott. Weiss molti muschi ciie egli ne fece oggetto di studio per la sua tesi di laurea e le seguenti poche epatiche che mi comunicò per la de- terminazione, tutte furono raccolte nelle Doline fra Gropada e Sesana: Madofheca pìati/phi/lla (L.) Du M., M. levigata (Schrad,) Du M., Lejeanea calcarea Lib. su Fissidens sp., Frttllania Ta- Tnarisci (L.) Du M. ; inoltre la Pelila Fabroniana Raddi rac- colta all'entrata di una grotta presso Pinguente (Istria). Il Prof. Martelli in una sua escursione nell'Appennino Par- mense e più preci.samente al Laghetto sopra il Lago Santo nel M. Orsaro raccolse: Madotheca dentata (Hartm.) Massai., Sca- pania irrigua (Nees) Du M., S. dentata 8 ambigua Du Mot., S. undulata (L.) Du M. già indicata dal Fiori per l'Appennino reggiano ; la Marsupella emarginata J3 minor Massai, et Car. fu raccolta dal Bottini nell'Appennino Modenese al luogo detto le Forbici sulla via per l'abetina, m. 1550; il tipo fu indicato dal Fiori dell'Appennino reggiano. Per l'Umbria le varie specie raccolte non sono che una ri- petizione di quello che già io resi note nella contribuzione al- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 MAOGIO 43 l'Epaticologia di questa ref^ione, specie comuni ad altre regioni d'Italia, sono solo da aggiungersi come nuove per questa regione: Fossombronia angulosa (Dicks.) Raddi raccolta da Montaldini lungo un fosso presso Lisciano-Niccone, Lopìiocolea fietero- phi/lla Du M., raccolta pure da Montaldini nel bosco dei Giun- tarelli presso Reschio ; si deve poi aggiungere una nuova loca- lità per la Scapania aspera Barn, da me raccolta nelle basse faggete del M. Serrasanta presso Gualdo Tadino e per la Maflo- iheca levigata (Schrad.) Du M. la var. integra raccolta su cep- pale di Quercus a Tisciano (Lisciano-Niccone) dal Montaldini. L'Abruzzi ebbero un raccoglitore oculatissimo nel Dott. P. Pel- legrini che oltre alla gran copia di muschi, raccolse le seguenti epatiche che si può dire segnano il primo contributo alla epa- ticologia di questa regione, poche altre ne ebbi anche dal Mar- telli e sono a suo luogo indicate. FrtfJlania dilatata (L.) Du M. — Sui tronchi delle querci al luogo detto Terra Colata, m. 90 (Teramo), e su terreno cal- care nella frazione Ri[»a di Fagnano, 800 m. F. Tanmrisci (L.) Du M. — Nelle selve a Carsoli (Aquila), fag- gete a Lugnano di Villa Traiana (Aquila) ; dintorni Citta- ducale. Madotheca platyphijlta (L.) Du M. — Sui tronchi di Ulmiis a Teramo ed a Notaresco nei boschi di Popnla.s lungo il Tordino (Teramo) ; sui muri a Sassa, frazione di Pagliare, a Bagno, luogo detto le Pianoro, 800 m., nel bosco Jacobucci lungo l'Aterno e sui Salix doU'Atei-no stesso, m. 720, Ripa di Fagliano 800 m. tutte in prov. di Aquila. Var. subsquarrosa Schilf. — Al Poggio di Rqjosui tronchi di querci m. 800 (Aquila). Radula coinplanata (L.) Du M. — Collino di Collemaggio; tronchi sulla via di Rojo (Aijuila) ; specie giù indicata dal Cesati pel gruppo della Maiella e del Morrone. Scapania aequiloba (Schaegr.) Du M. — Presso al rifugio del Gran Sasso (U. Martelli). S. aspera liernet. — Sul terreno nelle selve di castagni a Pa- scellata (Valle Castellana) m. UOO, frammista ad Hypnum mollascum (Teramo). Lopìiocolea bidentata (L.) Nees. — Valle Castellana al luogo detto Rio di Lame (Teramo). 44 SKDE ni PIRENZK - ADUNANZA r»KI, IO MAGGIO S minor Raddi. — Nei pascoli sul M. Maiella (Maielletta m. 1995). Plagiochila asplenioides (L.) Dii M. ^ mmor Nees. — Rocciesul M. Maiella (Maielletta ni. 1995); boschi di castagni a Collerinaldo (Aquila). 7 humilis Lindb. — Parti elevate del Gran Sasso fram- misto a Rhynchostegiam ruacifor'me (U. Martelli). Pelila epiphylla (F..) Corda. — Luoghi umidi a Pascellata, ra. 900 (Teramo). P. Fahrioniana Raddi. — Dalle sorgenti solfuree a Antrodoco (Aquila) ; Sulmona a Pietra Regia ove fu raccolta da Di Ponzio e comunicatami dal Prof. Cavara. Dal Martelli ebbi poi varie epatiche di diverse regioni d'Italia specialmente di Toscana, specie già note per le rispettive re- gioni o più sopra ricordate, fra queste debbo ricordarne alcune di Sardegna: Riccia insularis Lev. raccolta nel M. Urpino presso Cagliari insieme a B. lamellosa Raddi; Riccia ciliifera Link dei monti di Dalianuova e della stessa località R. Gou- getiana Moni, ed inoltre la Grimaldia dichotoma di S. Bartulu (Sinnai) e la Fegatella conica del M. Gennargentu e delle pen- dici del L imbara. Ai botanici suddetti che vollero cortesemente comunicarmi materiale da studio, al Dott. Bottini che con squisita gentilezza continuamente mi offre materiale epaticologico spesso a lui in- viato con muschi, vadano i miei più sentiti ringraziamenti. Perugia, Maggio 1914. R. PAMPANINI. — V EUPHORBIA Z?/FO A^A/?STEUD. ED IL BRACHYPODIUM DISTACHYUM R. ET S. I. JEttphorbia JSivonae Steud. forma genuina ni. E. SPINOSA var. A Desf., FI. atl., I, p. 380, tab. 101 (1798). E. FRUTICOSA Biv., Sic. pi. cent. I, p. 35 (1806). « Caules usque ad 10 dm. alti et ultra, folla lanceolata « ?.'')-40 ":■: 1-10 nini, iitriiique attenuata ». SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEI- 10 MAGGIO 45 forma minor m. « DifTert a typo ramis aiinotiiiis brevioribus ; foliis (circ. « 15-20 X 4-G mm.) ot inllorescentiis ininoi'ibus ; ramis « einoi'tuis saepius persistentibus ». var. montana Lojac, FI. sic, II, 2, p. 332 (1907). « Huinilis, decuinbens, ramis brevibus, annotinis circ. « 5 cm. loiigis (et ultra?) sed validis, iiitornodiis vix 1 mm. « longis, foliis confertis, subsessilibus, elliptico-lanceolatis, « circ. 15 y 5-6 mm. ». var. papillaris Boiss. in DC. Prodr., XV, 2, p. 131 (1862); Pari., FI. il., IV, p. 180 (1867) lexcl. syii. Bert.]. E. FRUTICOSA var. 8 Guss., FI. sic. sf/n., I, p. 536 (1842). E. PAPILLARIS Jan, Elench; p. 7 [nomenj (1831). « Humilis, foliis obtusis, non raucronatis, ovato-lanceoiatis « vel ovato-ellipticis, circ. 14-15-(20) X 5-7-(8) mm. ». forma Bertolonii Pam|). in « fJull. Soc. hot. il. », 1914, p. 15. E. FRUTICOSA var. S Bert., FI. it., V, [>. 74 (1842) [excl. syn.]. « Differt a var. papillari genuina foliis mucronatis vel « etiam mucronato-acutis ». var. intercedens Pamp. in « Bull. Soc. boi. it. », 1914, p. 15. « Rami emortiii diu persistentes et folla oblanceolata ut « in var. melitensi, circ. 10-15 3 Vj-4 mm; rami annotini in- « ternodiis 3-5 nini, longis et coeterae notae ut in forma « minori ». var. melitensis Fiori in Fiori e Pao!., FI. an. IL, 11, p. 277 (1901). E. MELITENSIS Pari.. FI. il., IV, p. 478 (1867). E. SPINOSA ssp. MELITENSIS Nym., Co)is/;./Z. e^«r., p. 648 (1882). « Parva, foliis circ. 5-10 raro usque ad 14 mm. longis, « obovatis vel oblanceolatis, approximatis; ramis annotinis « intei-nodiis vix circ. 1 V- raro usquc ad 4 min. longis; « involucri glandulis saepius subreniformibus ; i-ainis emor- « tuis diu persistentibus ». Neil' E. Bivonae i rami morti degli anni precedenti non di rado persistono anche nel tipo, come vidi negli Erbari di Firenze su esemplari di Sicilia (Ross, Herb. siculum, n. 281; Todaro, 46 SEUK DI KIRENZK - ADINANZA DKL 10 MACiiilO III. 1879 e FI. sic. oxs.; Lojacono, II. 1870; Parlatore, Vili. 1876; Sorrentino, VII. 1874) e di Algeria {Bali., I. 1856). Tale pei-si- steiiza è più frequente e normale nella forma minor avendo con- comitanti le minori dimensioni di tutta la pianta ed il portamento tortuoso dei rami lignilìcati, e va accentuandosi insieme a questi caratteri nelle altre forme lino a ragi,Mun<,^ere la sua massima espressione nella var. ìnelitensis che può cosi es.sere facilmente confusa con la E. spinosa L. La forma minor, la meno distinta dal tipo, si collega a questo con insensibili transizioni e sembra essere una forma stazionale dei siti più aridi. Negli Erbari di Firenze la vidi in esemplari più tipici di Algeria [Bove, IV. 1839; Warion, 14. IH. 1876; Deheaiix, 12. IV. 1883). In quanto alla var. papiliaris non vidi esemplari che corri- spondano allo descrizioni che di essa diedero Gussone e Boissier (Jan pubblicò solo il nome) e che, tranne Bertoloni, gli autori posteriori non ampliarono. Ritengo non si tratti che di una variazione a foglie ottuse (Boissier), non mucronate (Gussone) della varietà descritta poi da Bertoloni {E. fruticosa var. 3) con « le foglie più brevi, ovato-Iaiiceolate, acute » oppure solo le estreme ottuse, tanto i)iù che egli non solo la identilìcò alla pianta di Jan e di (Vussone ma la descrisse su esemplari avuti da questi. L' E. melitensis è, come dissi, la forma più ridotta della E. Bi- vonae, dalla quale tuttavia si distingue per le foglie attenuate alla base e quasi picciolate, le glandule dell'involucro più spesso in numero di quattro, e le verruche della capsula brevi e quasi suberaisferiche, caratteri che la collegano slU'E. Bivonae. L' E. Biconae Steud. e strettamente alfine ail'^. spinosa L. Secondo Cosson, ^ Viviani interpretò 1'^. Biconae var. papil- iaris come E. spinosa h.;- lo stesso Parlatore, che descrisse VE. melitensis come specie a sé, la ritenne afflnissima all'^^. spinosa L., né era molto sicuro dell'autonomia della sua pianta poiché raccomanda ulteriori studi su di essa; ' Nyman la ritenne sottospecie deW E. spinosa L.,* ed infine nell' € Index Kewensis» ' CossoN in « Bull. Soc. bot. Fr. », XX, p, 279; XXII, p. 50. * Viviani, FI. Uh. specim., p. 26. » Parlatoue, fi. it., IV, p. 479. * Nyman, Conxp. fi. eur., p. 648. SEDE DI KIRENZK - ADUNANZA DEI, 10 MAfìGIO 47 ù siiioiiimizzata a questa. L'affinità fra le due piante apfìare an- cora [)ìù stretta (luamlo si pensi che i caratteri che le distin- guono non sono costanti. Difatti, anche noAV E. spinosa tal- volta (var. brachuwlenia Boiss. | fglesias, leg. Po'jr/i, 187(»: Ucrb. Soniiniei'l) le veri'uche delle capsule sono brevi, subeinisfe- riche; talvolta le foglie sono attenuate alla base e subpiccio- late (Tenda [Vetler, 1879]; M. Morrone, [Levier, 1873 1, Terni [Groye*?, 1875] : Herb. cenlr. it.), come, al contrario, possono essere largamente sessili nella E. melìlensis; ed il numero delle glandule dell'involucro indicato di quattro per la E. melilensìs e di cin(|ue per VE. sp/.jwsa in realtà è molto oscillante in am- bedue, come pure la for*ma di queste glandule che solo fre(iuen- temente può dirsi sublunata o reniforme nella E. nielitensis. Neppure nei semi e nelle capsule riscontrai alcuna differenza apprezzabile costante. Anche neir^. spinosa il carattere dei rami morti persistenti, che |)ure lo diede il nome, è molto vai'iabile ; talvolta, come nelle forme più lontane dall'^. melilensìs, manca del tutto, i rami giovani sono più lungiii e le foglie più ampie (var. (((/u- stica Fiori |.M. Ragola, leg. Bolzón, 1905: Herb. centr. it.];. A.n- che nell'^". spinosa l'aspetto e le dimensioni delle sue diverse parti variano come nel gruppo delle forme dell' E. Bioonae. Non sono quindi alieno dal ritenere che uno studio attento su abbondante materiale probabilmente mostrerebbe che 1' E. Bi- vonae rientra ueW E. spinosa, ripristinando il concetto di Des- fontaines * il quale l'uiteriìretù varietà di questa, e mostrei'ebbe, forse, che àW E. spinosa vanno pure collegate e V E. rupicola Boiss. (Spagna) e VE. Ihamnoides Boiss. (Asia Minore, Siria, Palestina.) Pertanto ritengo esagerate ma non fondamentalmente erronee le interpretazioni del Viviani (sec. Cosson) riguardo ?i\V E. pa- pillaris e dell' « Index Kewonsis » riguardo all' E. melilensis, e che non si debbano res[)iiigere le parole di Desfontaines a pro- posito dell' E. Bivonae e della E. spinosa : « Naturam inter utramque nullos posuisse limites ex accurata et centies repetita observatione prò certo habeo ». ^ ' Desfontaines, Fiora atl., I, p. 380. 2 Iij., Ibid., p. 3bl. 48 SKUK DI KIHKNZK - ADCNANZA UKL 10 MA(:(;i() II. JtraehypoilUtm distachyum R. et S. I. Culmi glabri : spiculae glabi-ae, gluinellis tantum ciliatis. var. genuinum Guss., FI. sic. syn., I, p. 73 (1842) ; Willk. in Wilk. et Lge., Proci, fi. hisp. 1, p. 112 (1861); Aschers. et Graebii. Syn. miUeleur FI., II, pag. 639 (1901). A. — Folia plana. forma typicum m. « Spiculae 2-3, 6-12- florae ». forma monostachyum Guss., Fi. sic. syn., I, p. 73 (1842); Pari., FI. it., I, p. 492 (1848); Fiori in Fiori e Paol., FI. an. IL, I, p. 101 (1890); Aschers et Graebn., . foirna platystachyum ni. var. PLATYSTACiiYU.M Balaiisa ap. Coss. et 1)R., FI. Alg., Gluin., p. 192 (1867). « Spiculae latae, valde corapressae, aristis longissimis ». forma mite Panip. in «^ Bull. Soc. hot. iL», 1914, p. 11. « Spiculae ut in L li/pico sed aristis brevissimis tertiam raro (iimidiara partem glumellae longitudinis acquantibus ». B. — Folia niar}?ine undulato. forma paradoxum in. var. PARADOXUM Somm., Le isole Pelagie, p. 252 [estr.] (1908). var. DNDULATU.M Guss., FI. sic. syn., I, p. 72 | p. p.J (1842). « Spiculae ut in var. genuino typ. Interdum (sensu stricto [ut videtur forma umbrosa]) culmi debiles, elati et folia flac- cida ». II. — Culmi glabi'i : spiculae undique hispidae. var. hispidum Pamp. in « Bull. Soc. boi. il. », 1014, p. 11. forma g-enuinum m. « Folia ut spiculae dense et longe hispida; culmi brevissimi ut in f. Sìibtile nsque ad 3, rarissime 6, cm. alti ». forma pseudosubtile Pamp. in « Bull. Soc. hot. it.-», 1914, p. 11- «Spiculae spar.se hispidae; folia ut in f. genuino et coeterae notae ut in f. subii le ». forma intermedium Pamp., in « Bull. Soc.bot. it. », 1911, p. 11. « Spiculae sparse hispidae: culmi 4-6 cm. alti. Coeterae notae ut in f. genuino ». forma confusum ni. « Folia sub lente dense et minute pubescentia nec hispida. Coe- terae notae ut in f. intermedio ». 50 SKDK DI KIRENZK - ADUNANZA DKI, IO MAG(iI(l III. — (bulini scabri; spiculae glabrae glumellis tantum ciliatis. var. asperum Pari., FI. il., I, p. 492 (1848); Fiori in Fiori e Paol., FI. an. IL, I, p. 102 (1896); Aschers. et Graebii., St/n. ìnUteleitr. FI., II, p. (339 [p. p.J (1001); Rouy in Rouy et Fouc, FI. Fr. XIV, p. 294 (1913). B. ASPERUM DC, Ilort. monsp., p. 153 (1813). A. — Folia plana. forma genuinum m. « Culmi ri. forma monostachyum Trotter in « Bull. Soc. boi. it. », 1912, p. 194. < Spiculae 1, rarissime 2 ». forma brevisetum m. var. BREVISETUM Aschers. et 'Graebn., Syn. mittelleur. FI., Il, p. 639 (1901). B. BREVISETUM R. et S., Sijsl., II, p. 742 (1817). « Spiculae 5-6, 20-30-florae, aristis brevissimis », B. — Folia margine undulato. forma undulatifolium m. var. ASPERUM Aschers. et Graebn., Syn. mitteleur. FI., II, p. 639 Lp. p.J (1901). « Praeter folia coeterae notae ut in var. aspero f. genuino ». IV. — Culmi et spiculae pubescentes. var. velutinum Pamp. in « Ball. Soc. boi. H. », 1914, p. 11. var. UNDULATUM Guss., FI. sic. syn., I, p. 73 [p. p.] (1842); Lojac, FI. sic, III, p. 376 (1909). « Folia margine undulato, ut culmi et spiculae breviter et dense pubescentia ». SEPE DI FIRENZE - ADUNANZA UKL 10 MAGGIO 51 L. VACCARI. — A PROPOSITO delle achille a e DELLA SERIE IIERBA-ROTA-MOSCHATA ALL. E DEL- LA NOMENCLATURA DA ATTRIBUIRE AI LORO IBRIDI CON A. NANA L. Nel Bollettino della Società botanica di Oinevra di due anni or sono, il mio collep:a ed amico Sig. Gustavo Beauverd pub- blicava una nota su un nuovo ibrido tVa una forma di Achillea Herha-rota Ali. ed A. nana L. * In essa, doi)0 aver accennato al polimorfismo di A. Herha- rota Ali., l'autore approva pienamente la subordinazione da me adottata* di tutte le forme (sottospecie e varietà) della serie Herba-roia — nioschata alla A. Herha-rota Ali., considerata co- me prototipo, secondo la seguente espressione: A. Herha-rota Ali. subsp. yntpestris Huter, Porta e Rigo subsp. eaherba-rota Vacc. var. a genuina Heimerl var. .0 ambìgua Heimerl var. 7 Morisiana (Rchb.) var. ò Haussknechiiana (Ascli.) subsp. iiioschaia Wulf. ex Jacquin var. a platyrhachis Heimerl var. 3 sletiorìiachìs Heimerl Però egli sembra attribuirmi l'idea di aver voluto afTermare con ciò un ipotesi filogenetica, e sembra non trovare pienamente giustificato che io abbia subordinato tutte le forme sopraindi- cate 2l\VA. Herha-rota Ali., credendo probabilmente che io lo abbia fatto per la ragione che essa è stata la forma più anti- camente descritta. ' BiCAUVBRD G., Nule sur une nouvelle variété ile / « Acìiillea (ìraya Beyer » (Bull. Soc. hot. de Genève. N. 8, 2* serie, voL IV, 1912, p. ;U7). * Vacca ui L., Catalogne raisonné des phintes vascìi/aires de In Vallèe d'Aoste. Voi. I, pag. 386, Aosta 1904-1011. — Vaocari e Wii.czek, Iai vegetazione del versante meridionale delle Alpi Graie orientali , ( Vul- chiusella, Val Campiglia e Val di Ceresole). 1* contribuzione « Ntiovo Giorn. Bot. Ital. » Aprile 1909. 52 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 MAGGIO Difatti egli più lungi si chiede perché mai, nello stabilire la mia nomenclatura, non abbia sentito il bisogno di prendere in considerazione anche l'ipott'M filogenetica in virtù della quale l'A. MOSCHA TA Wulf., molto più di/fusa fra tutti e tre i tipi sub- specifici, aorebbe potato esftere confederata come punto di par- tenza delle due altre sottospecie Euherha-rota delle Alpi 7ne- ridionali e rupestris degli Abruzzi.* Ora mi affretto a dire'' che nello stabilire la mia serie non ebbi menomamente in vista alcuna idea filogenetica. Volli solo mettere in evidenza il graduale passaggio da una forma all'altra, per fare la qual cosa avrei potuto i)rendere le mosse indiffe- rentemente da A. moschata piuttosto che da A. Herba-rota. Ma dal momento che la questione della filogenesi è stata posta, (senza tuttavia recarvi alcuna soluzione), credo opportuno espri- mere il mio pensiero al proposito. Credo cioè che realmente .4. Herba-rota Ali. sia il caposti- pite da cui sono discese tutte le altre forme della serie. Mi baso su due argomenti. 1." sulla forma delle foglie primor- diali, 2.° sulla distribuzione geografica. In un breve lavoro « Observations sur le fenilles primor- diales des Achillees », ' Leon Dufour constata che nel genere Achillea una specie qualsiasi a foglie molto frastagliate (per es. .4. millefoli(im) prima di produrre le sue foglie definitive dà origine a tutta una serie di foglie la cui complicazione va pro- gressivamente crescendo. Cioè com|)ariscono dapprima foglie in- tere o tutt'al più munite di qualche dentino, poi foglie più pro- fondamente dentate, indi foglie laciniate con rachide gradual- mente più stretta e con lacinie dapprima semplici, poi alla loro volta divise. ' Bice proprio degli Abruzzi, ma per errore essendo il monte Pol- lino, patria dellM. rupestits, molte centinaia di chilometri piìi a sud. * Potrà sembrare non eccessiva la mia fretta nel i-ispondere quando si pensi che la nota del 8ig. Beauverd comparve nel 1912. Dirò a mia discolpa che ne ebbi notizia solo ora. ■' L'estratto che possiedo, oltre la data (24 Giugno 1907), non porta indicazione del periodico in cui probabilmente apparve. E stato stam- pato daGauthier-VilIars « imprimeur-libraire des Comptes rendus des séances de l'Acaderaie des Sciences » per cui probabilmente appar- tiene ai bollettini di quell'Accademia. SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 MAGGIO Ò'-i E questo forme successivo ricordano quelle delle fo{j:lie che esistono come tipo definitivo adulto in altre S[)ecie [-1. rupeslris, A. Herha-ì'ota ecc.] provvedute di foglie meno complesse. Applicando a questo gruppo di piante il principio che tanta importanza ha assunto in zoologia [ove anzi fu sorgente di im- portantissime scoperte] che cioè la ontogenesi non e che una filogenesi ricapitolala, noi dovremmo concludere che le forme a foglie semplici sono più antiche di quelle a foglie complesse, e che per conseguenza .4. Herba-rota è madre e non figlia di A. rnoscìinla. Anche la distribuzione geografica è forse un argomento in favore di questa ipotesi. -■1. Ilerha-rota nella sua forma tipica è diffusa solo nelle Alpi Marittime. Più a nord non si trova che qua e là in stazioni isolate (Monviso, Alpi di Bonneval in Savoia, e Cogne) ma quivi è rappresentata solo da pochi esemplari. Ebbene, fra tutte le forme della serie, IM. ambigua è non solo quella che i)iù somiglia al tipo [Herba-rota var. a genuina) ma nello stesso tempo è quella che abita più vicino ad esso (Alpi di Tenda e di là fino alla Valtornenche). — La seconda, A. Morisiana, si stende ilalla Valle di Susa alla Savoia e Val d'Ao.sta: la terza, A. ffanss/inechliana Asch., occupa solo la estremità nordico-orientale della catena Graia (Col d'Iseran [?]), * Val d'Aosta, Campiglia e Vaichiusella); mentre più a nord e più ad oriente fino alla Transsilvania non troviamo che le forme platy- e stenorìinchis di Achillea ìuoschala. A |)a:-tire adun(iue dalle Alpi Marittime le forme in (juestione si sarebbei'O differenziate verso iioi'd complicando grado grado le loro foglie. E IM, moschala, a[ipuuto perchè più recente, sa- rebbe, come avviene in quasi tutti i tipi giovani, dotata di potere espansivo notevole, mentre il prototipo presenta area ristretta e frazionata. Le due forme -1. rupestris Huter, Porta e Rigo e A. calcarea Huter, Porta e Rigo localizzate e caratteristiche del meridionale Monte Pollino pos.sono venir considerate la prima come una forma poco differenziata per disgiunzione della sua area dal- l'.!. Herba-rota 3( genuina colla quale ha tanta analogia, la se- 1 Citata dal compianto Petimengin, ma merita conferma. (Bull, de l'Accad. internai, de Geogr. bot. N. 218. Pari.s, 1907, pag. 321). 64 SKDK DI FmKNZK - ADIXANZA IIKI. 10 MACiCKI coiida come forma derivata dalla prima alla stessa guisa come VA. Morisiana e llausskncchliana dei'ivaiio dalla A. Herba-rota o genuina. — È più diflìcile far derivare tutta la serie dalla A. rupeslris pel fatto del grande distacco dell'area. Gli ibridi da me segnalati come originatisi dall' incrocio di queste forme con ^4. nana sono i seguenti : 1.0 A. GrayaBeyev = A. Herba-vota var. Morisiana {Rcìih.) X nana L. 2.0 .4. Wilczekiana (Vaccari) = A. Herba-rota var. aìn- biglia Heimerl V nana L. 3.0 A. Cort^e coniana [\a.cc2iri) = A. Herba-rota var. Haus- sknecfUiana (Asch.) X nana L. li sig. Beauverd ne aggiunge un quarto, già da me previsto e precisamente : A. Albertiana Beauverd et Bonati = A. Herba-rota var. genuina Heimerl X nana L. Fin qui nulla di strano. Senonchè il sig. Beauverd interpre- tando forse troppo letteralmente la dicitura dell'articolo 34 del codice di momenclatui-a botanica ^ crede di dover subordinare col grado di varietà i tre ultimi ibridi al primo {A. Graya Beyer) e ciò perchè, essendo stato descritto per primo, avrebbe lui sola il diritto di priorità sulle combinazioni varietali descritte tra le differenti altre razze della A. Herba-rota colla A. nana. In altri termini egli crede di dover stabilire pei quattro ibridi la seguente nomenclatura: 1.0 Achillea Graya Beyer 2.0 A. Graya Beyer var. Wilczekiana (Vacc.) Beauverd 3.0 A. Graya Beyer var. Correvoniana (Vacc.) Beauverd 4." A. Graya Boyer var. Albertiana Beauverd et Bonati ' Ht-gìes internationales de la monienclature botanique adoptées par le Cungr^s international de hotaiiique de Vienne 1905 et publiées au nom de la Commission de redaction du Congrèn par John Briquet rapporteur qeneral. Iena, Fischer 1900, pag. '2ò. SEDE DI FIRENZE - ADrNANZA DEI, 10 MAGGIO 55 L'articolo 34 dice testualmente : < Lorsqu' il y a lieu de distinguer les diverses Ibrmes d'un « hybride (hybrides pléomorphes couibinaisons entra les diver- bi ses formesd'espècescoliectives, etc.),les subdivisionsse classent < à r intérieur de 1' hybride coinrae les subdivisions d' espèces « a r intérieur de l'espèce. » Applicando l'articolo nel senso restrittivo voluto dal signor Beauverd si verrebbe a creare una dipendenza di torme ibride da A. Grana dipendenza che è ben lungi dall'espriniere quello che avviene in natura. A. Graya, A. Wilczekiana, A. Corvevoniana e A. Alberliana sono difatti entità ibride sorelle, di ugual va- lore sistematico e ciò perchè discendenti da (orme sorelle. Nessuno difatti, dopo quanto ho detto, potrà considerare A. Mo- risiana come una forma di grado superiore a quello della A. am- biyua, Hausshnecliilana e genuina. Se poi si volesse dire che, dopo l'elucubrazione filogenetica fatta sopra, queste forme derivano una dall'altra, e che quindi anche gli ibridi che esse originano dovrebbero mostrare questa mutua dipendenza, bisognerebbe allora mettere come capostipite della serie non già A. Graya prima descritta, ma proprio 1'^. Alber- tiana ultima diagnosticata, cai)Ovolgendo completamente le leggi della priorità nel senso con cui sembra interpretarla il Beau- verd, il che non potrebbe essere approvato dagli osservatori del codice. L'articolo, per quanto non eccessivamente felice nella sua dici- tura, non significa che questo: Esiste una specie collettiva, ad es. Phyteuìna hetonicifolìwn Vili. ? Ebbene come si scrive : Ph. betonicifolium Vili. y- typicum R. Schulz a. glabrwn R. Schuiz b. pnbescens DC. e. alpestre R. Schuiz /3 lanceolatum R. Schuiz a. vulgare R. Schuiz b. rhaelicum (Kerner) R. Schuiz Cosi gli eventuali ibridi, che le forme di tale specie collettiva in tal modo disposto dovessero originare incrociandosi con una 5t> SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 MAGGIO specie differente qualsiasi, dovrebbero essere analogamente su- bordinati l'uno all'altro. Nessun' altra interpretazione è possibile a meno di non cadere nell'assurda dipendenza di un ibi'ido da un altro di egual rango, dipendenza che sarebbe fissata solo dal caso, il quale, prendendo come esempio le nostre Achillee, ha fatto solo fortuitamente A. Graya Bayer prima delle altre forme. Ma se per applicare integralmente e letteralmente l'Art 34 del codice si volesse proprio stabiliie una dipendenza di una forma da altre, bisognerebbe disporre le cose cosi: Si dia un nome alla combinazione ibrida di A. Herha-rota (sensu lato) con A. nana, (ad es., A. occidentali a). Allora, ma allora soltanto gli ibridi delle singole forme di A. Herha-rota diventerebbero va- rietà di questa A. occidentali s. Si avrebbe cioè : A. occidenialis var. Graya Beyei' = A. Herba-rola Ali. var. Morisiana (Rchb.) X nana. — — var. Correvoniana Vacc. = A. HerM-rota Ali. var. Haussiinechtiana (Asch) ';< nana — — var. Wilczelùana Vacc. = A. Herba-rola Ali. var. ambigua Heimerl X nana — — var. Albertiana Beauverd et Bonati = A. Herba- rola AH. var. genuina Heimerl ;< nana Ma siccome questo nome occidenialis non è stato mai intro- dotto, nò ho alcuna intenzione di introdurlo (perchè non farebbe altro che ingombrare la già troppo farraginosa nomenclatura botanica senza portare alcun beneficio) ritengo più opportuno conservare la nomenclatura da me adottata, e perciò, in con- clusione, affermo che, contrariamente all'opinione del Sig. Beau- verd, non si deve scrivere: A Graya Beyer var. Wilczekiana (Vacc.) Beauverd, comb. n. (Syn.: < A. Wilczekiana Vacc.) A. Graya Beyer var. Correvoniana (Vacc.) Beauverd, comb. n. {Syn.: X A. Correvoniana Vacc.) A. Graya Beyer var. Albertiana Beauverd et Bonati bensì invece : X A. Wilczekiana Vacc. (Syn.: \. Grava Beyer var. Wilczekiana Beauverd) SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEI. 10 MAGCH) 57 ^' A, Correvoniana Vacc. {Si/)i. : A. Grava lieyér var. Correvoniana Beauverd) X A. Albertiana Vacc. (Comb. nov.) {Syn.: A. Grava Reyer var. Alhertiana Beauverd et Bo- nati). Firenze, Maggio 1914. A. VILLANI. — ESCURSIONI botaniche nel bosco RAMI TEL LI. (Nono contribdto allo studio della Flora Campobassana) Il desiderio vivissimo, che ho ed ho sempre avuto di conti- nuare V illustrazione della Flora Campobassana, mi spinse a vi- sitare parecchie volte il bosco Ramitelli, che trovasi nel Comune di Campomarino. Raramente mi riusci di fermarmi a lungo nel bosco, spesso una fitta pioggia mi costrinse a prendere la via di ritorno. Il bosco Ramitelli, che appartiene al ripartimento di Campo- basso, distretto di Larino, fa parte dei boschi non soggetti a vincolo, ai termini dell'articolo 0 della legge forestale 20 giugno 1887, ed è posto al disotto del limite della zona del castagno nel territorio del Comune di Caraiìomarino. Ha una superficie complessiva di ha 2499.84, di cui ha 1345.71 appartengono alla Signora Giulia del Sordo, vedova del Signor Vincenzo Norante, ed ha 1154.13 sono di proprietà del Signor Antonio del Sordo fu Paolo di Sansevero. La parte del bosco Ramitelli, appartenente alla Signora Giulia del Sordo, confina ad Est col mare Adriatico, a Sud e ad Ovest con la contrada Fantina del Comune, a Nord con l'altra con- trada del Comune, detta Murchieti ; la restante porzione del Signor Antonio del Sordo confina ad Est ed a Nord col Bosco Ramitelli della Signora Giulia del Sordo fu Giovanni, a Sud col torrente Saccione, ad Ovest con Giorgio e Fratelli Moneco fu Giovanni di Chii'uti. Giace il bosco tutto in pianura, e si eleva da m. 3 a m. 30 sul mare, con gradi di pendio da 2 a 10. È popolato di Quercus, Comics, Carpinus ecc., ed é stato sempre svincolato per essere tutto in pianura, e perchè, dibo- 58 SKDK DI KIKENZK - ADUNANZA DKL 10 MAUtilO scaiidosi e dissodandosi, non potrebbe dar luogo agli inconve- nienti, previsti dall'articolo 1 della legge 20 giugno 1877. ' In questi ultimi anni il bosco Ramitelli va subendo continui tagli, in alcuni punti la vegetazione lussureggiante di una volta può dirsi scomparsa. Nelle mie brevi permanenze nel bosco mi riusci di raccogliere ed osservare numerose specie vegetali, di esse la maggior parte figura nel presente contributo; m'auguro intanto di poter presto continuare le ricerche in altre parti del bosco, che non potei visitare per cause indipendenti dalla mia volontà. In questa nota all'elenco delle piante, che crescono nel bosco Ramitelli e nelle vicine arene di spiaggia, già da aie segnalate, fo in ultimo seguire i nomi e le notizie riguardanti le nuove piante, che raccolsi nelle indicate località, e che non figurano nei miei contributi allo studio della Flora Campobassana. Ve ne ho compreso anche qualcuna, che pur non essendo stata trovata nel bosco Ramitelli, tu da me raccolta nelle vicinanze di Campobasso, durante le ultime erborazioni, da me eseguite. Specie raccolte nel bosco Ramitelli e nelle vicine arene di spiaggia, e da me indicate di altre località della provincia nelle note precedenti (le specie raccolte nelle arene di spiaggia sono precedute ilall'asterisco, quelle che trovai nelle vicinanze di Campobasso dal segno t). MlLlU.M MULTIFLORU.M Cav. CVNOSORUS ECHIN.4.TUS L. PiiLEUM TENUE (Host) Schrad. Briza media L. t Alopecurus ACrRESTis L. Briza maxima r.. Lagorus ovatus L. Dactylis glomerata L. polypogon monspeliensis (l.) solkrochloa rigida (l.) p. b. Desf. Bromus sterilis L. -/ madri- * PSAMMA ARENARIA (L.)R. et S. tensls {Vi.) Cynodon Dactylon (L.) Pers. Bromds mollis L. Koeleria pdbescens (Lam.) Lolidm perenne L. P. B. Agropyrdm repens (L.) P. B. * Mi è grato ringraziare l' Ispettore forestale di Foggia Sig. Mi- chele Zappella, che mi fece avere dall'Ispettorato forestale di Campo- basso le informazioni sul bosco Ramitelli, da ma riportate. SEDK DI KIRKNZE - A Tritio UM villosdm (L.) M. B. * HoKDEUM MARITIMUM With. IlnRDEDM MURINU.M L. * Cyperus aegyptiacus Glox. * Scirpus maritimus L. c. ma- ct'osiachi/s (W.). Carex volpina L. Carex extensa Good. JUNCUS AGUTUS L. JUNCUS AKTICULATUS L. a la/H- proca?'pus (Ehrh.). Asparagus tenuifolius Lam. asparaous acutifolius l. ruscus aculeatds l. Gladiolus communis L. Urtica dioica L. osyris alba l. ru.mex aquaticus l. POLYCARPON TETRAPIIYLLUM (L.) L. Stellahia MEDIA (L.) Cyv. SiLENE vulgaris (Moeiich.) Garcke * SlLENE SERICEA Ali. * Tamarix gallica L. t Viola canina L. Reseda luteola L. Reseda lutea L. SlSYMBRlDM officinale (L.) Scop. t Cardamine hirsuta L. Brassica adpressa Boiss, Diplotaxis euucoides (L.) DC. Diplotaxistenuifolia (L.) DC. t Conringia orientalis (L.) Andrz. * Carile maritima Scop. Fumaria capreolata L. Fumaria officina lis L. Thalictrum angdstifolium L. 0 flainon {\j.) t Anemone apennina L. UUNANZA UKI, 10 MAGGIO 59 Ranunculus hulhosus L. t Potentilla sterilis L. Garke « Fragariastruìn (Ehrh.) Potentilla reptans L. Potentilla hirta L. a pe- data (W.). * Ononis variegata L. Medicago lupolina L. Medicago orbicularis (L.) Mill. Trifoliom lappaceum L. Trifolio.m angostifoliu.m L. Trifoliuai pratense !.. Trifolium resupinatum I'. Anthyllis Vulneraria L. S riibra L. (Gouaii) DoRYCNiuM HiRSUTUM (L.) Ser. ili DC. * Lotus creticus L. ASTRAGALOS IIAMOSUS L. Astragalos GLYCYPHYLLOS L. Coronilla emeros L. Hippocrepis onisiliquosa L. Onouryciiis Caput-galli (L.) Lam. Latiiyrus iiirsutos L. ViciA grandiflora Scop. ViciA iiirsota (L.) S. F. Gray. Bupleorum rotondifolium L. .0 subovatum Lk.). * Daucos pumilos (L., Goiian) Ball. TORILIS NODOSA (L.) Gaei'tii. t Anthriscus vulgaris Beriih. Pers. CONIOM .MAOOLATUiM L. Oenantiie pi.mpinelloides L. Pistacia Lkntiscos K. Erodium cicutario.m (L.) L'Hérit. Linum dsitatissfmum L. ò an- gaslifoUmn (Huds.). «0 SEOK ni FIRENZK Malopk MALACUOIDES L. Malva silvrstris L. Edphorbia platyfhylla L. eupiiokhia helioscopia l. * Euphokria TEHRACINA li. * Euforbia Paralias !.. t EUPIIORUIA AMYODAL0IDES li. t Primula acaulis ([ì.) Hill. Jacq. t Cyclamen vernale Miil. Axagallis arvensis L, a phoe- nicea (Scop. Ali.) An.'vgallis arvensis li. ,8 coe- rulea (Schreb.) Samolds Valerandi L. Ligustrum vulgare L. Erythraea Centaurium (L.) Pers. Cerinthe major L. ^ aspera Roth Lithospermum purpureo-coe- RULEUM L. Lycopsis variegata L. Anchusa italica Retz. CONVOLVDLUS CANTABRICA L. CONVOLVULOS arvensis L. convoi.vulds sepium l. Hyoscyamus niger L. t Veronica iiederaefolia L. Bartsia latifolia (L.) S. et S. A.TDGA Chamaepytis(Iì.) Sclirb. Staciiys silvatica L. Stachys recta L. Satureia graeca L. Plantago major L. Plantago Lagopus li. f. erio- slachya (Ten., p. p.) Plantago crassifolia Forsk. Galidm Aparink L. VDUNANZA OEIi IO MAGCIO Sherardia arvensis L. Asperula levigata L. DiPSACUs sylvestris Hud.s. Knautia integrifolia (L.) Bert. Bryonia dioica Jacq. TussiLAGO Farfara L. Senecio delphinifolius Vahl Bellis perennis L. Chrysanthemdm coronariumL. Anthemis arvensis L. Achillea Ageratum L. FiLAGo germanica (L.) L. 3 tipica Helichrysum italicum (Roth) G. Don Pdlicaria odora (L.) Rchb. Calendula officinalisL. Bmi- craAitha (Tln ). Carduus corymbosus Ten. SiLYBUM Mariandm (L.) Gaei'tii. t Rhagadiolus stellatus (L.) Gaertii. Hypochaeris aetnensis (L.) Ces. P. et G. Hypochaeris radicata L. Helminthia echioides Gaertii. Urospermum picroides (L.) F. W. Schmidt. Tragopogon porrifolius L. Taraxacum officinale Web. in Wigg. SONCHUS OLERACEUS L. Reichardia picroides (L.) Roth e. denlicalata Fiori Crepis setosa Hall. Crepis neglecta L. 0 corym- bosa (Ten.) Crepis pulcra L. Crepis bulbosa (L.) Tausch SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 MA(JGIO 61 * * * L'elenco, che segue, comprende le nuove piante, che devono essere aggiunte alle altre già indicate della Flora Campobassana; la maggior parte di esse fu da me raccolta nel bosco Ramitelli e nelle vicine arene di spiaggia, ve ne è indicata anche qual- cuna trovata ultimamente nei dintorni di Campobasso. JUNIPERUS MACROCARPA S. et S. — Nelle arene di spiaggia tra il Saccione e Campoinarino. Cresce anche copiosa nelle arene marittime tra Campomarino e Termoli. A.VENA FATUA L. 7 hirsula (Moench). — Ad Est del bosco Ra- mitelli, in luoghi erbosi nei pressi della strada ferrata. KOELERIA HisFiDA (Sav.) DC. — In luoghi erbosi della Contrada Fantina del bosco Ramitelli. Melica ciliata L. — Nelle località della specie precedente. VuLPiA UNiGLUMis (Soì.) Rchb. — In luoghi erbosi del bosco Ramitelli, nelle vicinanze della strada ferrata. Bromus RUBENS L. ^ lìiaxìmus (Desf.). — In luoghi arenosi nelle vicinanze del Saccione. Cyperds rotundus L. — In luoghi erbosi del bosco Ramitelli, e nelle vicinanze del mare. Garex glauca Murr., Scop. — In luoghi erbosi umidi del bosco Ramitelli nei pressi del mare. Carex glauca Murr., Scop. ^ serrulala Biv. — Nelle località della specie precedente e lungo il Saccione. Carex punctata Gaud. — In luoghi erbosi e-d umidi del bosco Ramitelli, e nelle vicinanze del Saccione. Sparganium erectum L. ^ negleclam (Beeby.). — In un riga- gnolo nelle vicinanze di Vinchiaturo, settembre. AsPHODELUS FisTULosus li. — In luoghi erbosi nei pressi del ponte del Saccione, e lungo la strada ferrata che confina col bosco Ramitelli. Narcissus Pseudo-Narclssus L. b. flore pieno. — Luoghi umidi a S. Maria di Fuori nelle vicinanze di Campobasso, api-ile. Cakpinus ouientalis Mill. — Nel bosco Ramitelli. Cytinus Hypocistis L. — Para.ssita sulle ra. ferrige- nuSj ma che ne differisce abbastanza per ritenerla una diversa specie che verrà descritta a suo tempo. Intanto però la presenza di questa forma ferrigena ed ozonizzante fa ritenere che proprio ad essa sia dovuta la presenza dell'ozono in quelle acque. Sono poi presentati i lavori seguenti : E. BARSALI. — LE CODONIEE DELLA FLORA ITALICA- Alle Epatiche della sottofamiglia delle Jungermamniacee ana- crogine (per alcuni [ìleurogine) la parte la tribù delle Codoniee rappresentate nella nostra flora dai gen. Peialopfiyllicm e Fos- sombronia ai quali SchifTner aggiunge anche Pellia, Blasia ecc.; se i suddetti generi diversificano alquanto per l'apparato ve- Buil. della Soc. boi. Hai. 4 66 SEDE DI FIRENZE - ADCKANZA DEL 14 (illi.NU getativo tanto che potrebbero tenersi distinti, maggiormente ne diversificano alcuni di quelli che aggiunge SchifTner, ma sono assai simili per il loro api)arato riproduttivo. Il tallo in questi generi è nettamente differenziato si da offrirci la tran- sizione al caule folioso e per il [)rossimo gen. Haplomitriam il passaggio alle Jungermannie acrogine. Ho raccolto in questa nota le Codoniee che finora si conoscono del nostro paese, nò tralasciai di accennare ad alcune che, pur non assendosi rinvenute fra noi, ed essendo note per il bacino mediterraneo, potrebbero anche essere scoperte nel dominio della nostra fiora. Nò mi illudo di aver fatto cosa priva di mende, e sarò rico- noscente a chi vorrà segnalarmene i difetti, in special modo nelle citazioni delle località, non possedendo tutti i lavori pub- blicati sulle epatiche italiane; inoltre, basandosi lo studio di tali crittogame principalmente sulla scultura e grandezza delle spore ed essendo queste talora assai variabili, io penso che nuove ricerche potranno modificare le idee ora generalmente ammesse sulla entità e variazione delle specie. Mi è grato intanto porgere i sentimenti della mia indelebile riconoscenza al Prof, Massalongo sempre con me largo di aiuti e consigli ed al Prof. Baccarini per aver egli messo a mia di- sposizione le opere allo scopo necessarie. Tribù Codonieae DuM. Syll. Jung. p. 29 (1831). Plantae frondosae vel sublbliosae, sparsae, gregariae vel cae- spitosae. Frons simplex vel subfurcato-ramosa, radicellis con- coloribus vel violaceis postice edens. Perianthia magna plus minusve stipitata ; capsula globosa regulariter vel irregulariter dehiscens, bistrata; cellulae stratum esternum magnaeaequaliter incrassatae, internum fìbris semicircularibus elasticis constitu- tum. Sporae majusculae brunneae vel brunneo-luteolae, exosporio varie ornato, lamellato, alveolato vel papillato-h ispido. Elateres decidui bi-vel trispiri. Plantae monoicae, dioicae, lieteroicae et paroicae, vulgo in humidis sylvarum, in arvis, in sabulosis maritimis. SEDE DI FIRENZE - ADCNANZ.V DEL 14 OirONO 67 Conspectus generum. A. Froudosae. — Frons simplex vel furcata, obovafa, margine undulata, alata, laiuellis divergentibus ornata. Archegonia in facie antica numerosa saepius in soris aggregata, repe- tita. Antheridia in extremitate frondis aggregata, foliolis involucralibus circumdata I. Petalophyllam. B. Foliosae. — Caule foliis oblique insertis, subquadrangularibus, margine plus minusve lobato vel denticulato. Archegonia et antheridia in axilla antica foliorum ad apicem appro- ximata II. Fossombronia. Gen. I. — Petalophylluni Gott. in Lehm. Pug. pi. nov. et min. cognit. VIII, p. 29 (1844) ; Gott. Lindb. Nees, Syn. hep. p. 471 (1844); Lindb. Man. muse. II, p. 389 (1874); Schiffn. in Engl. u. Franti, p. 58 (1893); Steph. Sp. hep. p. 370 (1900); Muli. K. in Rabenh. Krypt. II. Deutschl. p. 380 (1908). Syn. — Codonia p. p. Du M. Comm. bot. p. Ili (1822) et Hep. eur. p. 16 (1874); Diplolaena Nees, Eur. Leberni. Ili, ji. 335 (1838). Plantae frondosae, caracteribus mesofiticis, saepe gregariae in arenosis crescentes. Frons subcircularis, simplex vel furcato- ramosa, costa postice prominente radiculis concoloribus nume- rosis edens ; antica lainellis arcuatis, teneris, sim[)Iicibus vel anastomosantibus et quasi radiatim divergentibus, versus api- cem frondis attenuatis, margine undulatis et cellulis 1-stratis constitutis. Archegonia in extremitate frondis aggregata saepius repetita. Antheridia in facie antica frondis aggregata, foliolis in- volucralibus circiimlita. Perianthio magno, campanulato ore den- ticulato, externe paucis parvis squamulis adnatis alato. Calyptra brevis parum perianthii minor. Capsula sphaerica in pedicello 2,5 cm. longo, basi incrassato, 2-strata, irregulariter rumpens; cellulae pariete externa validissimae, pariete interna lìbrosae, validae, circulares. Sporae magnae, reticulato-lamollatae. Ela- teres decidui, breves, 2-3 spii-is laxe torlis divisi. 68 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GIUGNO Di questo genere si conoscono finora due specie; Inseguente che fino dal 1901 é entrata a far parte della flora italiana, ed il P. Preiisii Goti, che si conosce solo dell'Australia. 1. — P, Ralfsii (Wils.) Gott. in Lehm. Pug. pi. nov. et raiims cognit. Vili, p. 30 (1844) ; Gott. Lindb. Nees, Syn. hep. p. 472 (1844); Steph. Sp. hep. p. 371 (1900); Muli. K. in Rabenh. Krypt. fl. Ueutschl. p. 381 (1908). Syn. — Jangermannia Ralfsii Wils. in Engl. bot. Suppl. IV (1843); Codonia Ralfsii DuM. Hep. eur. p. 16 (1874) ; Fos- sombronia corbiilaeformis Trab. Atlas Fl. alger. p. 7 (1886); Petalophyllimi lamellatwn Lindb, Man. hìusc. II, p. 390 (1874); Boulay, Hep. p. 162 (1904). Icon. — Wils. 1. e. t. 2874; Miill. K. 1. e. f. 224. Exs. — Gott. et Rab. Hep. eur. exs. n. 448. Dioica, parva, frondosa semper gregaria. Frons subsimplex vel furcata, late obovata, plana vel subcampanulata, margine undulato, medio costa crassa cellulis conformibus constructa, postice prominente. Lamellis siraplicibus vel anastomosantibus, radiatim divergentibus, in margine rotundatis. Perianthio in- flato, cylindrico, ore denticulis acutis ornato. Sporis reticulatis, magnis usqne ad 75 ja in diam., elateres ad 200 /x. 2-spiris laxe toj'tis. Hai), in sabulosis maritimis humidis. Toscana: Tombolo di Fe- niglia et AI. Argentario (Somm. Bars.) Insula Pianosa (Somm.); Sicilia prope Girgenti (Somm), Lampedusae (Somm.) ; Malta (Ca- ruana-Gatto) ; Sardinia prope Santa Margherita e Cala d'Ostia (Herzog). Area distr. Anglia, Irlanda, Hibeniia, Algeria. Gen. II. — Fossonihronia Raddi. Jung. etr. p. 40 (1820); Gott. Lindb. Nees, Syn. hep. p. 467 (1844); SchifT. in Engl. u. Prantl, p. 59 (1893); Steph. Sp. hep. p. 373 (1900); Muli. K. in Rabenh. Kript. fl. Deutschl. p. 382 (1908). Syn. — Jungermannia Mich. Nov. pi. Qen. p. 7 (1729); Mauro- ceniiis Gray, Brit. Arr. I, p. 657 (1821); Codonia DuM. Comm. bot. p. Ili (1822). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GH'GNO 69 Plantae foliosae, parvae, caespitosae saepius gregariae in hu- midis vel paludosis; vii'ides, radiculis violaceis interduin pallidis efferentes; monoicae, dioicae, paroicae, heteroicae. Caule vulgo semicirculare, superne plano postice plus minusvo convexo, in apice saepe furcato vel ramoso. Foliis oblique insertis, biseria- tis, raao^nis, subquadrangularibus, margine undulato-crispato vel lobulato; foliis ad perianthium proximis semper majoribus, in- cisis dentatisve. Cellulis folioruuì membrana semper tenuissima, parum divergentibus magnitudinem et chloroplastidis abun- dantibus. Antheridia luteo-aurantiaca ad basim foliorum irre- gulariter disposila; archegonia ad apicem vel medio caulis in- serta. Perianthio post fecundationera basi archegonia inserto, breviter stipitato, campanulato vel turbinato, saepe longitudina- liter plicato, ore semper recurvo, lobato vel crispato varieque denticulis ornato. Capsula globosa in pedicello parvo, crasso in- serta, regulariter rumpente, in apicem pedicelli lamina expla- nata sporae et elateres affert. Pariete capsula bistrata, cellulae exteriores raagnae leves, interiores fibrosae, luteo-brunneae, parum evolutae, semicirculares plus minusvo incrassatae. Cal}'- ptra magna perianthii multo brevior, basi incrassata pluristrata. Sporae brunneae vel nigrescentes, subsphaerico-tetraedrae, su- perficie externa varie ornata, lamellata, alveolata vel spinulosa. Elateres decidui plus minusve longi, normaliter 2-3 si)iris tortis validis, divisi. Gas. — Come giustamente fa osservare Lindberg l'apparato vege- tativo in queste piante non ci fornisce carattei'i sufficienti da per- metterci la diagnosi della specie, ma le spore al loro completo grado di maturità presentano la superficie variamente scolpita si da of- frirci i più sicuri caratteri per la determinazione; tali scolture sono sempre ben visibili ma per esemplari di erbario da tempo dissec- cati si può sempre ben mettere in evidenza trattando dette spure con acido lattico. Clavis specierum. 1. Sporae lamellatae vel hispidae 2 Sporae alveolatae 4 2. Sporae exosporio lamellato-cristato : a) Sporae 37-40 fj- in diam. furcatim la- mellatae, lamellis laxo dispositis, mar- gine 18-24 spinulis F. pusilla. 70 SEDE DI FIRENZE - AOINANZA DEL 14 GIUGNO l)) Sporae ad 40 /x in diam. furcatirn la- mellatae, lamellis confertis, spinis mar- ginali bus 28-32 F. Wondraczehii. e) Sporae regularitei reticulatae exospo- rio hispido 3 3. Sporae 45-50 /x in diam. exosporio hispido, squamis 5-6 jx lonjjis, superne truncatis. /''. caespitiformis. 4. Sporae alatae rcgulariter alveolatae : a) Sporae 35-40 /x alveolatae, margine den- ticulatae, alveolis parvis, 12-15 in facie convexa F. DumoriìerL b) Sporae 45-50 /x alveolatae, ainbitu late alatae, alveolis hexagonis sub 7-9 in facie convexa F. angulosa. 1. — F. pusilla (L.) DuM. Rev. Jung. p. 11 ex p. (1835) ; Gott. Lindb. et Nees, Syn. hep. p. 467 (1844) ; Lindb. Manip, muse. II, p. 386 (1874) ; C. Mass. Rep. ep.it. p. 44 (1886) ; Corb. Muse. Mandi, p. 354 (1889); Steph. Sp. hep. p. 378 (1900); Baulay, Hep. p. 160 (1904); Muli, in Rabenh. Krjpt. fl. Deut- schl. p. 386 (1909). Syn. — Jangermannia pusilla L. Sp. pi. ed III, p. 1136 (1753); Ekart, Syn. Jung. p. 23 (1832); De Not. Prim. hep. it. p. 24 (1839) ; Codonia pusilla DuM. Comm. bot. p. IH (1822). Icon. — DuM. Hep. eur. t. 1, f. 1; C. Massai, et Car. in Nuov. Giorn. bot. it. XIV, t. 14 f. 2, n. 5; Corb. 1. e. f. 7; Miill. 1. e. f. 225, 226 a. Eocs. — Husn. Hep. gali. n. 105; De Not. in Erb. critt. ital. n. 316. Paroica et monoica, caespitulosa, saepe gregaria. Caule parvo usque ad 8-10 mm. longo, apice subl'urcato, frequenter postice vix prominente et convexulo. Foliis pallide viridibus, confertis, inferioribus basi triplo angustior quam apice, supremis profunde lobatis, frequenter 5-lobatis, lobulis apiculatis, incurvis, acutis. Cellulae 45-60 >i circiter medianae, 32-40 >i marginales, 45-80 ju, basales. Perianthio obconico, ore undulato-crispato et fere lobu- lato, fibris interioribus capsula parum evolutis. Sporis luteo- nigrescentibus 37-40 jut furcatirn lamellatis, lamellis laxe dispo- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GIUGNO 71 sitis, prominentibus in spinara acutani abenntibiis, spinae 16-24 circiter ; elateres breves, frequenter 2 lineis spiralibus divisi. Fruct. Oct. et vere. Hab. in humidi uscii! is argillosis et argilloso-calcareis: Lom- hardia (Garovaglio), Varazze (Gresino) ; Piemonte (Cesati) Ber- gamasco (Rota); Veneto (Trevis. C. Massai.) ; Toscana : Carrara (Somm.) presso Lucca (Bars.), Arezzo (Savelli) et in insulis: Elba, Giglio, Capraia (Somm. Bég.) Campania (Pasquale, Cleve, Terracciano N.), Carapese (Zodda) ; ex insulis: Sicilia prope Messina (Zodda), Etna (Strobl), Linosa et Pantelleria (Somm.) ; Corsica (Mabille). Area elisir. Europa, California. Var. decipiens Corb. Muse. Manch. p. 355 (1889); Muli. 1. e. p. 387. Si distingue dal tipo per le spore che in grandezza sono simili a quelle, ma la loro superfìcie si presenta provvista di creste flessuose più elevate che la (anno apparire come munita di un ala membranosa da rassomigliarsi a (jiiella della F. angu- losa, talora questa specie di ala é assai ridotta tanto che per nulla differiscono dal tipo. In Italia fìnora non è stata riscontrata. Oss. — Altra varietà fu creata dal Lindberg (1. e. p. 387) la var. ochro- spora che non differisce dal tipo che pel colore gialliccio delle spore e per le lamelle più flessuose carattere non sufficiente per tenerla da qui.'lla distinta mancando talora anche la costanza di tali ca- ratteri . 2. — F. Wondraczekii (Corda) DuM. Rev. Jung. p. 11 (1835) et Hep. eur. p. 14 e 174 (1874); Boulay, Hep. p. 160 (1904); Muli. K. in Rabenh. Krypt. fl. von Deutschl. p. 388 (1909). Syn. — Jangermannia Womlraczehii Govù^ in Sturra. Deutschl. fl. crypt. p. 30 (1830); Fossombronia cristata Lindb. Manip. muse. II, p. 388 (1874) ; C. Massai. Rep. ep. it. p. 45 (1886) ; Corb. Muse. Manch. p. 355 (1889) ; Steph. Sp. hep. p. 380 (1900). Icon. — Corda I. e. t. 7; Lindb. 1. e. f. 6; Massai, et Car. Nuov. Giorn. bot. it. XIV, t. 14, f. 2, n. 6; Corb. I. e. f. 8; Muli. 1. e. f. 226 b. ; SchilT. in Engl. u. Prantl. p. 59 f. 34. Exs. — Husn. Hep. gali. n. 20, 107; Gott. et Rab. Hep. eur. exs. n. 32. 72 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GIUGNO Paroica et monoica, caespitosa, humilis. Caule brevi, usque ad 5 rara, longo in apicem rainulis radiantibus diviso. Folils planis contiguis, decurrentibus, superioribus lobulato-undulatis vel apicalibus bilobis, iiiferiorihus crispatis. Celiulae medianae 35-70 jx apicales 32-45 /* lasales 40-80 /a. PerianUiio obovato- campanulato, ore undiilato lobulato, lobulis integris vel vix den- ticulatis. Pariete interiora capsularum (ìbris incrassatis, brunneis evolutis instructa. Sporis ad 40 u. in diam. brunneis nec alveo- latis, reticulatim lamellatis, margine spinis 26-32 ab la minas ac^ute bifidas productis, irregulariter dispositis. Elateresdecidui, longi 8 y. circiter in apicem attenuati, 2-3 lineis spiralibus con- structi. Fruct. hyeme decedente et prima vere. Hai), ad terram humidam in herbosis cultis e incultis. To- scana in M. Pisano (Bars.), in insulis : Capraia et Montecristo (Sommier) ; Campania: Portici, Ischia (Zodda) ; in insulis: Si- cilia prope Messina (Zodda), Linosa (Sommier), Corsica (F. Camus). Area distr. Europa, America sept., Himalaya. 3. — F. caespitiformis De Not. in Gott. et Rabenh. Hep. sur. exs. n. 123; Lindb. Manip. muse. II, p. 385 (1873) ;C. Mas- sai. Rep. ep. it. p. 44 (1886) ; Corb. Muse. Manch. p. 352 (1889); Steph. Sp. hep. p. 388 (1900); Boulay, Hep. p. 161 (1904); Milli. K. in Rabenh. Kryitt. ti. von Deutschl. p. 389 (1909). Syn. — Fossomhronia angulosa .9 caespitiformis Raddi, Jung, etr. p. 40 (1818) ; Gott. Lindb. Nees, Syn. hep. p. 468 (1844). Icon. — Lindb. 1. e. f. 4 ; C. Mas.sal. et Car. in Nuov. Giorn. bot. it. XIV, t. 14, f. 2, n. 4; Corb. 1. e. f. 4; Muli. I. e. f. 226 e ; Raddi 1. e. t. V, f. 5 a-b. Exs. — Gott. et Rab. n. 123 p. 439 p. 377; Husn. Hep. gali, n. 118. Heteroica, viridis, caespitulosa. Caule usque ad 10 min, longo in apice ramoso, radiculis violaceis efferente. Foliis viridibus, confertis, margine uiidulato-crispatis, integris. Celiulae medianae 45-90 /i, marginales 32-40 u, basales Ao-l2Q fi. Per ianthio ohco- nico-campanulato, stipite exiguo, ore crispato subdenticulato. Pariete interiora capsularum fìbris semicircularibus constituta. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GIUGNO 73 Sporis subtetraedricis, nigrescentibus, opacis, 45-50 j* in diam. squamoso-hipidis; squamis bruiiiieo pallescentibus, 5-6 ^ longis, inferiie liberis, apice triuicato, recte rectangularibus. Elateres longi, 7-9 /x moUes, 2-3 spiris approximatis. Frut. hyeme et vere. Hab. ad terrani herbosam inter rauscos in: Lombardia (Anzi Baumgartner), Canton Ticino (Cesati) ; Veneto (C. Massai, et Bi/.z.) ; Dalmazia (Baumgaitiier) ; Liguria : isola Palmaria a Spezia (Bars.) ; Toscana (Mich. Raddi, Caldesi, Arcangeli, Le- vier, Martelli, Rossetti, Bars.), Arcipelago Toscano (Sommier, Bég.) ; Campania (Terracciano, Zodda) ; Calabria (Arcangeli) ; Sicilia (Lanza, Cavara, Lojacoiio, Fatane, Zodda) ; Lampedusa (Zodda) ; Linosa, Pantelleria (Sommier), Malta (Caruana-Gatto); Sardegna (Herzog). Aì^ea distr. — Europa, Madeira, TenerifìTa, Abissinia. Tar. Husnoti L. Corb. in Rev. bryol. p. 40 1904. Syn. — Fossombronia Husnoti L. Corb. Muse. Manch. p. 353 (1889) ; Steph. Sp. hep. p. 386 (1900Ì ; Boulay, Hep. p. 161 (1904); Muli. K. in Rabenh. Krypt. fi. von Deutschl. p. 390 (1909). Icon, — Corb. 1. e. f. 5 (1889) ; Muli : I. e. f. 220 e. Exs. — Gott. et Rab. Hep. eur. exs. n. 439. Plantae habitus ad F. pusilla accedens ; caule basi ramulis inflatis subterraneis efferente, radiculis pallido-bruiineis. Spo- ris 40-45, ti in diam. reticulatim lamellatis, lamellis intersetione altis, margine liirto squamis numerosis truncatis subrectangu- laribus 3 ft. circiter longis. Fruct. vere. Bab. ad terram sabulosam in Provi Firenze ad « Poggio S. Ro- molo » prope Lastra a Sigila (Levier). Area distr. — Gallia, Algeria. Oss. I. — F. verrucosa Lindb. Manip. Muse. II, [>. 380 (1874). E specie assai affine nell'apparato vegetativo alla F. caespili/ormis ed anche alla F. pusilla, differisce da queste per lo spore brune mi- suranti 35-4.S /x in diam. e ricoperte da papille coniche un poco ottuse all'apice e per la forma degli elateri che sono corti o grossi e divisi in 3-5 spire. Fu creata dal Lindberg su esemplari raccolti in Algeria dal Paris, rinvenuta poi nei dintorni di Cberbourg dal Corbière. 7-1 SEDE DI FIRENZE - ADDN'ANZA DEL 14 GICONO Oss. IL — F. Crozalsìi L. Corb. Rev. bryol. p. 13 (1903). Piauta à.a.\V habitus affine alla F. caespitiformis con la quale è stata spesso rinvenuta. Le spore che hanno un diam. di 38-40 fi si presentano reticolato-alveolate come quelle delle F. angulosa ed F. Dumorlieri ma ne ditìeriscono per gli alveoli più piccoli, se ne possono contare circa 8 sul diametro di una spora; il margine delle spore stesso è limitato da una membrana assai elevata da farci ras- somigliare il contorno spinuloso. Fu rinvenuta dal Crozals in Francia nel dipart. dell' Ilérault, su terreuo argilloso-siliceo sotto le eriche ed i cisti. 4. — F. Dumortieri Lindb. Manip. Muse. II, p. 417 (1874); C. Massai, et Car. Nuov. Gioni. bot. it. XIV, p. 248 (1882); Corb. Muse. Maneh. p. 351 (1889); Steph. Sp. liep. p. 384 (1900); Boulay, Hep. p. 158 (1904); Muli. K. in Rabenh. Krypt. fl. Deutsehl. p. 392 (1909). Syn. — Codonia Dumortieri Hùb. et Genth. Deutsehl. Leberra. exs. (1837); Fossoìnhronia foveolata Lindb. 1. e. p. 382 (1873); F. angnlosa var. Dwnortieri Husnot. Hep. gali. p. 71 (1881). Icori. — Lindb. 1. e. f. 2; Massai, et Car. 1. e. t. XIV, f. 2; Muli. 1. e. f. 226 g. Exs. — Iliib et Genth. 1. e. fa.sc. 4, n. 80; Husn. Hep. gali. exs. n. 196; Gott. et Rab. Hep. eur. exs. n. 8, 122, 516; Sehift. Hep. eur. exs. n. 31.. Heteroica, parva saepe eaespitulosa. Caule usque ad 10 mra. longo, sub apice innovato, po.stice subearinato. Foliis oblique obeuneatis, rotundatis, subintegris vel dentieulatis. Cellulae fo- liorum medianae 29-55 ,"., apieales 29-47 /x, basales 37-74 /x. Pe- rianthio turbinato, ore lobulato, hic illic spinis ornato, parite interiora capsularum fibris semicircularibus incrassatis, validis parum evolutis eonstituta. Sporis 35-40 ju. in diam. luteo-brun- neis, subtetraedricis, alveolatis; alveolis numerosis 12-15; la- ni(3llis vix altis, in margine sporarum dentieulis prominentibus. Elateres breves, 8 fi circiter lati, 2-3 spiris luteolis divisi. Fruct. Oct. hyeme et prima vere. ffab. in locis humidis prope Pontafel (Breidler fide Miill. 1. e.). Area distr. — Europa, Araeriea sept. 5. — F. angulosa (Dieks.) Raddi, Jung. etr. p. 40 (1818); Gott. Lindb. Nees, Syn. hep. p. 468 (1844) ; Lindb. Manip. Muse. SEDE DI FIRENZE - ADCXANZA DEL 14 GIDGXO 75 II, p. 380 (1874); C. Massai. Rep. ep. it. p. 44 (188G) : Corb. Muse. Manch., p. 3:,0 (1889j: Steph. Sp. hep. p. 382 (1900); Boulay, Hep. p. 158 (1904); Muli. K. in Rabenh. Kript. fl. Deutschl. p. 393 (1909). Syn. — J anger mannia foliis latiusculis, obiusis, undulaiis ve- luti angiilosis Mich. Nov. pi. gen. p. 7 (1729); Jimgerm. angulosa Dichs. Brit. PI. Crypt. I, p. 7 (1785); Jiingerm. [jusUla var. duplo major Liiidb, Hep. eur. p. 94 (1829). Icon. — Mich. 1. e. t. 5 C. n. ; Raddi 1. e. t. 5, f. 4 ; Lindb. 1. e. f. 3; Corb. 1. e. f. 1 ; C. Massai, et Cai', in Nuov. Giorn. bot. it. XIV, t. 14, e. 2 n. 3; Muli. 1. e. f. 220 h. Eocs. — Husn. Hep. gali. exs. n. 166; Soc. Rochel, n. 2545; Oott. et Rab. eur. exs. n. 133 p. p., 444, 471; Schiff. Hep. eur exs. n. 30. Dioica. Caule 1,5-2 cm. longo, subsimplici, apice obovato iii- terduin furcato, postico radiculis griseo-violaceis producente. Foliis viridibus, raagnis baso spathuiatis, subquadratis, superio- rum margine plus rainusve irregulariter undulato-lobato, lobulis obtusis, integris. Cellulae foliorum inedianae 30-38 p. circiter, marginales 50-140 /t, basales 45-200 p.. Perianthio conico-dilatato late stipitato, margine crenato vel irregulariter inciso-dentato. Sporis nigro-luteolis, 44-50 j^ in diam. subglobosis lamellato-re- ticulatis, alveolatis, sub 7-9 in facie convexa, hexagonis, mem- branae altae nigrescentis circumlitis. Elateres longi, 2-3 lineis spii'alibus divisi. Fruct. vere. Hab. ad terram herbosam et humidam Inter muscos precipue in castanetis et in ericetis valde communis, fere tota Italia ; insulis majoribus, et in pelagicis et eoliis et Arcipelagi etrusci, raihi ignota ex region. Marche, Abruzzo, Basilicata. Aì^ea distr. — Europa, Algei'ia, Isole Canarie, America sept., Cuba. Perugia, maggio lUli. 76 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GIUGNO R. PAMPANINI. — UN'ANTICA COLLEZIONE DI PIANTE TRIPOLITANE. Sono piante raccolte da Dickson nel 1827 nei dintorni di Tri- poli ed ora conservate nell'Erbario Webb. Il D/ J. Dickson, chirurgo nella marina inglese, naufragò verso il 1818 presso Tripoli dove dimorò poi fino alla morte avvenuta nel 1847. Le raccolte botaniche che egli aveva fatto nella regione e che riempivano alcune casse furono trovate a Tripoli verso il 1865 ed andarono disperse. ^ Egli aveva inviato piante e semi a Graham, all'Orto botanico di Edinburgo, ^ e Webb ebbe di tali piante da Graham, come ap- pare da cartellini di pugno di questo a taluna di esse. ^ Webb poi ne diede una serie — 90 specie — a Cosson, il quale le pub- blicò nel 1875, •* ed intercalò le altre nel suo Erbario, dove finora la massima parte figuravano senza nome e solo poche, come sembra, determinate da J. Gay nel 1851. ■' Queste piante portano l'indicazione: « Circa Tripolim Afr. (alcune solo « Tripoli ») — Dickson 1827 », e sono interessanti poiché, insieme a quelle dell'Erbario Cosson, rappresentano una delle più antiche collezioni ancora esistenti di piante tripolitane. Difatti la precedono solo quelle di Rothmann (1773-1776) al Riks-Museum di Stoccolma, di Delia-Cella (1817) al R. Istituto botanico di Genova, di Richtie (1818-1820) e Oudeney (1822) ^ ASCHERSON P., Notice sur les voyages et les explorations qui ont contrihué à faire connaltre la flore de la Tripolitaine, ecc. (Durand et Barratte, Florae libycae prodromus, p. XX). ' ASCHBKSON P., 1. e; « Botanical Magaziiie », voi. LX (1833), tab. 3211 {Scilla villosa Desf.). Cfr. anche Silene apetala di questo elenco, proveniente, secondo il cartellino che l'accompagna, da semi che Dickson aveva inviato a Graham da Tripoli. 3 Cfr. ad OS. : Silene apetala, Cakile maritima var. aegyptiaca, Cori' volvulus althaeoides ed arvensis. * Cosson E., l'kinlae in Cyrenaica et agro tripolitano notae. (« Bull. Soc. bot. Fr. », voi. XXII [1875], p. 45). ^ Cfr. Didesmus hipinnatus. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GIUGNO 77 nell'Erbario di R. Browri; quella di Beechey (1821-1822) andò dispersa. ^ Le piante di Dickson che enumero sommano a 130 e sono quelle capitatemi sott' occhio consultando l'Erbario Webbiano; ma certamente altre — forse molte, come sembra dimostrare il fatto che in questo elenco figurano poco più della metà di quelle pubblicate da Cosson, le quali verosimilmente erano du- plicati di queste — sono ancora sparse nel grande Erbario. Sólo una revisione metodica di esso mettrebbe in luce l'intera collezione. Sono già state pubblicate da Cosson ed enumerate nel « Florae libycae prodromus » di Durand e Barratte: Bromus rubens L. — Dur. et Barr., p. 273. ^ Lamarchia aurea Moench — Dur. et Barr., p. 261. Vulpia Bertonensis (Ali.) Gola — Dur. et Barr., p. 296. Asphodelus microcarpus Viv. — Dur. et Barr., p. 237. A. tenuifolius Cav. — Dur. et Barr., p. 237. Colchicwn Ritchii R. Br. — Dur. et Barr., p. 227. Parietaria diffusa Mert. et Koch — Dur. et Barr., p. 218. Rumex tingitanus L. var. lacerus Boiss. — Dur. et Barr., p. 209. Beta vulgaris L. var. inaritinia Boiss. — (B. vulgaris i.) Dur. et Barr., p. 201. Paronycliia arabica DC. — Dur. et Barr., p. 44. Reaumuria mucronata Jaub. et Spach — Dur. et Barr., p. 46. Helianthemum Lippii Pers. — Dur. et Barr., p. 30. Alyssuni libycum Coss. — (Lobularia libyca Webb) Dur. et Barr., p. 20. Capsella Bursa-pastoris Moench — Dur. et BaiT., p. 21, Enartlirocarpas plerocarpus DC. — Dur, et Barr., p. 19. Glaucium /lavimi Crantz — Dur. et Barr., p. 7. Hypecoum Geslini Coss. et Kral. — Dur. et Barr., p. 8. * AsCHBKSON P., 1. e. — La prima serie dell'Erbario Brown è al British Museum (A. De Candoixb, La Phytofiraphie, p. 400). ' DuuAND E. et Bariìattb G., Florae libycae prodromus. Genève, 1910. '78 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GIUGNO Papaver Rhoeas L. — Dur. et Barr., p. 5. Adonis microcarpus DC. — Dur. et Barr., p. 1 — (Insieme a lianunculus asiatlcus). Anthyllis inaura Beck — (A. vulneraria var. rubriflora Aicct. plitr.) Dur. et Barr., p. 75. Tingonella tnaritima Del. — Dur. et Barr., p. 68. Torilis nodosa Gaertn. — Dur. et Barr., p. 112. Erodium lacìniatum Willd. — Dur. et Barr., p. 54. E. moschatum L'Hérit. — Dur. et Barr., p. 54. Tribulus terresier L. — Dur. et Barr., p. 56. Anagallis arvensis L. — Dur. et Barr., p. 159. — (A. phoenicea Lam.j. A. arvensis L. var. coerulea Greii. et Godr. ^ A. linifolia L. — Dur. et Barr., p. 159. Staiice Thouini Viv. — Dur. et Barr., p. 194. S. oirgata Willd. — Dur. et Barr., p. 196. Echiochilon fruiicosum Desf. — Dur. et Barr-, p. 171. Echium confusuìn De Coincy — Dur. et Barr., p. 170. Convolvulus oleifolius Desr. — Dur. et Barr., p. 164. Solaniim nigrum L. — Dur. et Barr., p. 173. *S. Sodomaeum L. — Dur. et Barr., p. 174. Withania somnifera Dun. — Dur. et Barr., p. 175. Luciani europaeum L. — Dur. et Barr., p. 175. Linaria virgala Desf. var. syrtica Dur. et Barr. — Dur. et Barr., p. 179. Lainium amplexicaule L. — Dur. et Barr., p. 190. Salvia lanigera Poir. — Dur. et Barr., p. 187. Plantago Lagopus L. — Dur. et Barr., p. 198. — (Con la forma erioslachya [Ten.j Bèg.). Scabiosa arenaria Forsk. — Dur. et Barr., p. 120. Achillea Santolina L. — Dur. et Barr., p. 128. Launea iniicronata Muschler — (Zollikoferia mucronata Boiss.) Dur. et Barr., p. 152. Hedìjpnois polymorpha DC. — (H. rhagadioloides Willd.) Dur. et Barr., p. 147. ' Poiché Durand a Barratte assimilano la var. coerulea al tipo non risulta se l'esemplare di Dicksou che citano si riferisce al tipo od alla varietà. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL. 14 GIUGNO 79 Filago spathulala Presi — Dur. et Barr., p. 127. Matricaria aurea Boiss. — Dur. et Barr., p. 132. Sonchus oleracens L. — Dur. et Barr., p. 151 — (Insieme a Pi- cridiiim iingitanum). Sono inedite, ma furono già raccolte da Delia-Cella, ed una (Reseda propinqua) da Richtie e Oudeney : ' Scilla peruviana L. — (S, hemisphaerica Boiss.) Dur. et Barr., p. 230. Suaeda fruticosa Forsk. — Dur. et Barr., p. 205. Silene nociurna L. — Dur. et Barr,, p. 35. Reseda propinqua R. Br. — Dur. et Barr., p. 26. Carricìdera annua (L.) Aschers. et Schweinf. — (C. VellaeZ)C) Dar. et Barr., p. 22. Diplotaxis simplex DC. — Dur. et Barr., p. 16. RanuncHlus asiaticus L. — Dur. et Barr., p. 3. Medicago coronata Desr. — Dur. et Barr., p. 70. Malva silveslris L. — Dur. et Barr., p. 49. Euphorbia Peplits L. var. peploides Coss. — Dur. et Barr., p. 215. Echium sericeum Vahl — Dur. et Barr., p. 170. Convolvuhcs althaeoides L. — Dur. et Barr., p. 165. Linaria triphijlla Desf. — Dur. et Barr., p. 179. Micromeria nervosa Benth. — Dur. et Barr., p. 186. Anthemis marilima L. — Dur. et Barr., p. 129. Diotis maritima Sm. — Dur. et Barr., p. 129. Appariscono ora raccolte per la prima volta in Tripolitania da Dickson : - Equiseliim ramosissimicm Desf. — Dur. et Barr., p. 282 ; Borzi e Mattei in « Bull. Orto bot. e Giani, col. Palermo », XI, p. 237; in « Bull. Soc. bot. it. », 1913, p. 137: Cavara e Trot- ter in « Bull. Orto bot. Univ. Napoli », IV, p. 141. Bromus rubens L. var. canescens (Viv.) Coss. — (B. rubens L.) Dur. et Barr., p. 273 [syn.]. * Silene nocturna, Medicatjo coronata, Kupliorhia Peplus var. peploi- des e Diotis maritima finora erano note della Tripolitania solo dalla raccolta di Delia-Cella. ' Eryngiiun mdritimam, Anthemis mixta, Crepi» radicata ed Hypoohae- ris glabra tiaora apparivano osservate in Tripolitania una sola volta. 80 SEDE DI FIRENZE - ADtNANZA DEL 14 GIUGNO Brachijpodium distachyum R. et S. — Dur. et Barr., p. 274. Cynodon Daciylon Rich. — Dur. et Barr., p. 260. Hordeam murinum L. — Dur. et Barr., p. 277. Koelerla Salzmanni Boiss. et Reut. var. Cossoniana Dom. — Dur. et Barr., 264. Lagurus ovatus L. — Dur. et Barr., p. 255. Lolium rigidum Gaud. — Dur. et Barr., p. 276 — (Insieme ad Hordeum murinum). Scleropoa philisiaea Boiss. — Dur. et Barr., p. 271. S. philistaea Boiss. forma simplex Hackel — Trotter in < Bull. Soc. bot. it. », 1912. p. 196. Schismus calycinus C. Koch — Dur. et Barr., p. 266. Sparganium ramosum Huds. — Borzi e Mattei in « Bull. Orto bot. e Giard. col. Palermo », XI, p. 237; in « Bull. Soc. bot. it. », 1913, p. 139. Allium roseum L. var. odoratissimum Coss. — Dur. et Barr., p. 234. Muscari comosum, Mill. — Dur. et Barr., p. 235. M. ìnaritimum Desf. — Dur. et Barr., p. 235. M. stenanihwn Freyn — Dur. et Barr., p. 235. Urtica urens L. — Dur. et Barr., p. 218. Polygonum, equisetiforme S. et S. — Dur. et Barr., p. 251. Chenopodiwn album L. — Dur. et Barr., p. 201. Ch. ìnurale L. — Dur. et Barr., p. 201 — (Insieme a Ch. album). Salsola vermiculata L. — Dur. et Barr., p. 206. Polycarpon alsinifolius DC. — Dur. et Barr., p. 42. Mesembryanthemum, nodiflorum L. — Dur. et Barr., p. 98. Alsine procumbens Fenzl — Dur. et Barr., p. 39. Sìlene apelala Willd. — Dur. et Barr., p. 36. S. succulenta Forsk. — Dur. et Barr., p. 37. Spergula ftaccida Aschers. — Dur. et Barr., p. 40. Frankenia pulverulenia L. — Dur. et Barr., p. 47. Cahile maritima Scop. var. aegyptlaca Coss. — Dur. et Barr., p. 24. Didesmus bipinnatus DC. — Dur. et Barr., p. 24. ^ » Uno dei diversi esemplari di questa pianta figura dubitativamente determinato col nome di D. tenuifoliwì DC. ma i frutti sono troppo im- maturi per lasciar vedere se esso appartiene realmente a questo. Vìh. probiibilmt;iite, mi sembra, si riferisce come gli altri al D. bipinnalus. SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GIUGNO 81 Fumaria rlensiflora DC. — Dur. et Barr., p. 9. Medicago truncatala Gaertn. — (M. tribuloides Desr., Dur. et Barr., p. 70 — var. breviacitleata Urb.; Cavara e Trotter in € Bull. Orto bot. Univ. Napoli », IV, p. 147 [f. dextrorsa']. Trifolmm iomenlosicui L. — Dur. et Barr., p. 74. Anetum graveolens L. — Dur. et Barr., p. IH. Daucus S!/riicus Murb. — Dur. et Bai'r., p. 114. Eryngiiim mariiimitm L. — Dur. et Barr., p. 101. Malabaila numidica Coss. et DR. — Pamp. in La Miss. Fran- chetti, p. 231, obs. 1; Trotter in « Bull. Orto bot. Univ. Na- poli », IV, p. 239, obs. 1. Orlaya ìnaritima Koch — Dur. et Barr., p. 113. Scandix Pecten- Verter ish. — Dur. et Barr., p. 107; Cavara e Trotter in « Bull. Orto bot. Univ. Napoli », IV, p. 149. Eiiphorbia helioscopia L. — Dur. et Barr., p. 214. Alhanna tincioria Tausch — Dur. et Barr., p. 168 — (Anche insieme ad Eohium confusam). Convolvnlits arvensis L. — Dur. et Barr., p. 165. Hyosciamas albiis L. — Dur. et Barr.. [). 176. Linaria fruticosa Desf. — Dur. et Barr., p. 178. Plantago (.'oronopus L. — Dur. et Barr., p. 199. P. Coronopics L. var. cvassipes Coss. et DR. — Bég. e Vaco, in « Ann. di Bot. », XII, p. 118. Antheìnis glareosa Dur. et Barr. — Dur. et Barr., p. 130. A. inixla L. — (Ormenis mixta DC.) Borzi e Mattei in « Bull. Orto bot. e Giard. col. Palermo », XI, p. 238; in « Bull. Soc. bot. it. », 1913, p. 5. Centaurea dimoì^plia Viv. — Dur. et Barr., p. 143. Crepis radicata ForsK. — Dur. et Barr., p. 154. Hypochaeris glabra L. — Dur. et Barr., p. 148. Ifloga spicata Sch. Bip. — Dur. et Barr., p. 128. Picridium tingitanum Boiss. — (P. orientale DC.) Dur. et Barr., p. 153. Senecio coronopi folius Desf. — Dur. et Barr., p. 135. Non erano finora indicate della Tripolitania : Allium Erdelii Zucc. — Dur. et Barr., p. 233. Atriplex roseits L. — Dur. et Barr., p. 202. 82 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 GIUGNO Sperijaìaria heterosperma Lebel — (Spergula heterosperma Z>i 40 A. CoLozzA » 40 A. Fiori » 40 R. Pampanini » 39 N. Passerini » 39 G. B. Traverso » 37 L. Vaccari » 37 B. LoNao > 36 Ing. M. Guadagno » 40 A. Trotter » 38 Sono poi messe in discussione le pi-oposte di modificazioni allo Statuto; ed il Presidente dà la parola al socio Baccarini il quale giustifica, d'accordo col socio Vaccaui, la modificazione che essi anno proposto all'Art. 1". « La Società Botanica Italiana ha per scopo la diffusione e il progresso degli studi botanici in Italia. Essa provvede al loro rag- giungimento con pubblicazioni, riunioni ed escursioni sociali, col conferimento di premi a ricerche e studi botanici e con tutti quei mezzi analoghi che saranno giudicati opportuni ». Dello stesso articolo il socio G a botto aveva proposto la modifica- zione seguente: « La Società Botanica Italiana ha per scopo la diffusione ed il progresso degli studi botanici in Italia ed il miglioramento delle condizioni sociali dei Naturalisti italiani ». Presidente : Prof. Vice Presidenti ; Prof. » Prof. » Prof. » Prof. Consiglieri : Prof, > Prof. » Prof. » Prof. » Prof. » Prof. » Prof. » Prof. Sindaci : Dott. » Prof. XV* RIUNIONE GENERALE IN FmENZE 99 Egli aveva svolto, per lettera, la proposta della quale il Presi- dente dà lettura. lu seguito ad esauriente discussione l'Assemblea riguardo alla proposta del socio Gabotto, ritiene che non convenga far deviare la Società dal suo scopo esclusivamente scientifico, o, pur ricono- scendo opportuno clie nei casi singoli la Società dia il suo appoggio ai Naturalisti italiani anche iu questioni che riguardino il loro miglioramento sociale 'non crede che sia opportuno modificare lo Statuto ed approva invece all'unanimità la proposta dei soci Bac- carini e Vaccari. Sono poi messe in discussione le modificazioni proposte dal socio Pampanini per semplificare gli articoli 5°, 12o e 13'^, i quali risul- terebbero sostituiti dai due seguenti : I. « Essa è costituita da iin Consiglio composto da un Presidente, da quattro Vice-Presidenti, da otto Consiglieri ; tre dei quali com- piono gli uffici di Economo, Archivista e Segretario, e dai Delegati delle singole sedi >. II. < Il Segretario redige i Processi verbali delle sedute del Consi- glio, tiene il registro dei Soci, disbriga il carteggio sociale, cura la stampa delle i)ubblicazioni, provvede al loro invio ai Soci ed al cambio con altri periodici scientifici secondo le istruzioni del Consiglio ». Sono approvate all'unanimità. Indi il socio Bacca KiM svolge la sua proposta di modificare r art. 20° sostituendolo,' in seguito al nuovo art. 1°, col seguente: « Le sedi tengono adunanze anche in località differenti dalla loro residenza per gli scopi indicati all'art. !<> ». È approvata. Riguardo all' aggiunta all'art. l'B° proposta dal socio Dk Toni : « Al Segretario ed all' Economo della Società in occasione di Riunioni generali fuori della sede spetta il rimborso delle spese di viaggio efi'ettivamente sostenute, previa, s'intende, la relativa deliberazione del Consiglio *, l'Assemblea ritiene che non convenga farla figurare nello Statuto trattandosi di provvedimento di ordina- ria amministrazione. Ma, riferendosi a un voto di massima espresso nella Riunione straordinaria di Siena nel 1913, delibera che il Con- siglio si attenga alla proposta del socio De Toni. Prima di chiudere la discussione sulle modificazioni allo Statuto il Presidente fa rilevare all'Assemblea che vi à contraddizione fra l'art. 28" e l'art. 35o nei riguardi del Dalìeltino hihiioyraflco. Si de- libera di uniformare l'art. 2tì" all'art. 35" togliendo le parole « ed il Ballettino bibliografico » perchè questa pubblicazione, ora inviata gra- tuitamente ai Soci, potrebbe cessare qualora l'attuale Redattore non potesse più occupax'sone. 100 XV» RIU.VIONE OFA'ERALK IN KIUKNZE Indi il Presideate comunica che il socio Zodda, in merito alla sua proposta di erigere ad Ente morale la Società Botanica, à scritto facendo osservare che sai'ebbe opportuno la questione fosse esami- nata da una Commissione della qualo faccia parte un legalo. L'Assemblea accoglie il suggeritnonto e nomi-na la Commis-^ione, la quale risulta composta del Presidente, dell' Economo, del Con- sultoro legale della Società e dello stesso proponente, Prof. Zodda. Riguardo alla sistemazione degli studi biologici, specialmente bota- nici, nello Università, il Presidente dopo aver ricordato i precedenti, e l'ordine del giorno votato nella Riunione generale di Siena dello scorso anno, espone quali sono, a suo modo di vedere, i criterii fon- damentali di una riforma razionalo e di una sistemazione scientifica degli studii stessi, riassumendoli e>:senzialmente : nella separazione degli Istituti scientifici da quelli di applicazione; in un ordinamento nuovo degli studii che conducono al conseguimento del diploma pro- fessionale per le scuole medie e di quelli che conducono al conse- guimento della laurea scientifica per la quale è necessario un ordina- mento pili scientifico delle materie di insegnamento e la istituzione di corsi superiori; nella istituzione di Erbario, Museo, Orto Bota- nico nazionali indipendenti dalle funzioni didattiche. E conclude col proporre che venga compilato un completo programma da inviarsi al Ministro e alle Facoltà di Scienze. L'Assemblea inoltre prende cognizione della lettera seguente in- viata del socio Cavara, intorno allo stesso argomento con richiesta di inserzione nel Processo verbale : Istituto ed Orto Botanico . ,, „ ,. . .»v ,. XT I- Napoli, O Ottobre 1914. della R. Lniversita di Napoli « Efjrerjio Signor Presidente « della Società Botanica Italiana « Firenze. « Non essendomi possibile prendere parte alla riunione gene- « rale della Società indetta pel giorno 11 corrente, devo prevenirla « che non avendo avuto più luogo la riunione a Bari della Società « Italiana pel Progresso delle Scienze, sede adatta per la discussione « di proposte di modifiche alla relazione della Commissione Reale « pel riordinamento degli Studi Superiori, recedo dal presentarle in « codesta riunione della Società Botanica. « Mentre poi mi associo fin da ora al voto che l'assemblea sarà < per fare intorno alla sistemazione degli studi biologici special- « mente botanici nelle nostre Università, Le faccio presente che « proposte analoghe furono pur da me fatte alla III" Riunione della « Società per il Progresso delle Scienze tenutasi a Firenze nel 1908, € e con un voto unanime veniva invocata la divisione della catte* XV^ RirxiONE GENERALE IN FIRENZE 101 « dia di botanica in almeno due insegnamenti e cioè una per la « Botanica sistematicn ed una per la Fìsiolor/ia vegetale. « Di questo voto e delle ragioni che lo motivarono fu pur dato un « resoconto esteso nella Rivista « L' Università italiana » del 1009. « Mi auguro che dalla presento Riunione venga riaflermata la ne- < cessità assoluta della divisione della cattedra di botanica, di fronte « alla deplorevole noncuranza del nostro governo che tiene in non « cale i voti delle Facoltà di Scienze e delle associazioni scientifiche « come ha dimostrato anche recentemente negando i fondi i)er la « istituzione dell'incarico della Fisiologia vegetale a Napoli dopo- « chò la Facoltà di Scienze Naturali l'aveva caldeggiato ed il Con- « siglio Superiore approvato ! « Tanto ho voluto dichiarare alla S. V. Ch.ma, mentre Le porgo « i miei ossequi. Prof. Fridiano Cavara. L'Assemblea dopo matura discussione e dopo raggiunto l'accordo sulle richieste di ri torma da farsi al Ministro per la organizzazione degli insegnamenti biologici nelle Università, dà l'incarico al Pre- sidente di redigere la relazione da trasmettere al Ministro. Il Presidente riferisce poi relativamente alla vertenza tra la So- cietà Botanica e l'Istituto Botanico di Firenze riguardo sìW Ap- pendice al Nuovo Giornale botanico. Il socio Severino presenta una dimanda di abbuono di quote sociali, che, essendo contraria allo Statuto (art. 27), non può esser presa in considerazione tanto più che non è stata presentata alcuna proposta di modificazione all'articolo suddetto. Riguardo alla Riunione generalo del 1!)15 l'Assemblea delibera che la Società continui ad aderire allo riunioni della Società Italiana per il Progresso delle Scienze in modo da esservi rappresentata ; riconosce che può sorgere la opportunità di tenere la Riunione an- che in altra epoca dell'anno ed in località che permettano ai Soci di intervenirvi in numero maggiore e di contribuire allo studio botanico di particolari regioni d'Italia, e dà facoltà al Consiglio di indirla quando e dove crederà più opportuno. 102 XV* RIUNIONE GENKRALK IN FIRENZE Adunanza dici, l' 11 Ottobke 1914. Presidenza del Presidente R. Piuotta. Il Presidente comunica che il socio P. Baugagli prosegue ad interessarsi della sepoltura del Raddi a Rodi e dà lettura della epi- grafe che il Seu. Mazzoni à dettato por la lapide che sarà collocata nella chiesa di S. Maria delle Vittorie a Rodi a ricordo del Natu- ralista italiano. In qtesta terra RIPOSA DAL 7 Luglio 1829 GIUSEPPE PADDI CELEBRE NATURALISTA ITALIANO CUI, TRA I GRANDI IN SANTA CROCE DI Firenze FU POSTO degno MONUMENTO K QUI LO RICORDI PER GLI AUSPICI DEL R. ISTITUTO DI STUDI ^SUPERIORI DELLA' R. ACCADEMIA'DEI QEORGOFILI DELLE Società Botanica ed Entomologica DELLA STESSA FIRENZE, QUESTO M A R M Oj P O S T O DAI Soldati d' Italia IL 1914 L'Assemblea prende atto, ringraziando coloro che contribuiscono a questo doveroso omaggio. 11 Presidente comunica quindi che si è riunita la Commissiona ar- bitrale per decidere della vertenza tra la Società Botanica e l'Isti- tuto Botanico di Firenze riguardo alla stampa dell'Appendice al Nuovo Giornale Botanico; in relazione con quanto ebbe a riferire nella precedente adunaza. Essa è risultata costituita dai soci Pirotta, De Toni e Fiori ed ha già esaurito il suo mandato. 11 socio Fiori fu incaricato di re- digere il verbale, che sarà quanto prima presentato al Consiglio l)er l'approv.izione, trattandosi di materia di competenza ammini- strativa. Accenna ad ogni modo al criterio che ispirò la Commis- sione nel proporre le proprie conclusioni. Il Direttore dell' Istituto Botanico di Firenze, Prof. Baccarini, di- chiara di accettare queste conclusioni. XV* RIUNIONE GKNKKAl.K IN KIRKN/.E 103 Indi sono presentati i seguenti lavori : L. GABOTTO. — un nuovo micromicete vivente SOPRA II CHAMÀEROPS EXCELSA. Anche questa robusta pianta ornamentale con foglie forte- mente protette da uno spesso strato di cuticola e con magri tessuti molto consistenti va albergando nuovi nemici. In un giardino di Casale ci veniva segnalato un vistoso es- siccamento delle foglie del Chamaerops mai prima riscontrato, essiccamento che, deturpando dappi'ima le foglie della bella pianta ornamentale con macchie di secchereccio, ne provocava lentamente lo sfìbramento. All' inizio del loro deperimento le foglie palmate presentavano, verso la base, delle aree essiccate, lunghe non più di 2 cm., strettissime e circondate da una larga aureola bruno-rossiccia; in quelle da tempo deperenti e nelle quali era già incominciato lo sfìbramento dei tessuti, le macchie di secchereccio occupavano invece le sezioni delle foglie in quasi tutta la loro estensione, conservando l'aureola bruno-ros- siccia, che però si assottigliava, profilando soltanto nettamente i margini delle macchie aride. Sui tessuti nocrosati della pagina superiore, spiccavano numerosissimi punticini bruni, minutissimi, rilevati, disposti in serie longitudinali. All'analisi microscopica i punticini bruni si svelarono quali acervuli sporiferi circon- dati da setole brune e cioè per concettacoli di una forma fun- gina che per i suoi caratteri si deve ascrivere al genere Coi- lelolrichum. Gli acervuli di questa Melanconiacea sono epifilli, subellittici, bruni, dai)piima ricoperti dall'epidermide e poi erompenti lon- gitudinalmente ; le setole che li circondano sono rade, brune, flessuose, settate, .semplici, lesiniformi e misurano da 35-53 = 4-4,5 a . I conidi impiantati sopra a conidiofori semplici, ialirii continui, acuminati, 17-24 = 3, sono essi pure ialini, molto nu- merosi, cilindracei o fusoidei, continui, bigattulati-granulosi e misurano da 14-18 = 3,5-4 u. Con il collega T. Ferraris, abbiamo convenuto di denominare questa forma di Colletotyiclium, che ci ap[>arve nuova, col nome specifico di Chamaeropis dalla matrice sulla quale vive. 104 XV* EI UNIONE GENERALE IN FIRENZE Dicoinmo elio nelle macchie fogliari dove il micromicete vive, si osserva Io sfibraineiilo dei tessuti, per cui, olti'echè trattarsi (li una forma nuova la si può anche ritenere quale parassita e dannosa, come del resto altre sue congeneri. Ecco la diagnosi della nuova forma: Colletotrichum chamaeropis Feriaiis et Gabotto ?p. n. « Maculis am[)iis, oblongis, 5-9 cm., subcandicantibus, brunneo- « marginatis; acervulis minutis, epiphyllis, subellipticis, strii- « formibus, longitudinaliter seriatis, brunneis, numerosissirais, « initio tectis dein per epidermidem longitudinaliter fìxuratam « erompentibus ; setulis parcissimis, brunneis, flexuosis, septatis, « simplicibus, subulatis 35-43 = 4-4,5 fi. « Conidis hyalinis, numerosissimis, rectis, subfusiformibus, « granuloso-biguttulatis, 14,5-18=: 3,5-4 /x; conidiophoris simpli- « cibus hyalinis, continuis, apice acuminatis 17-24 = 3 fx ». Hah. in foliis vivis Chamaeropis excelsae in Casale Piemonte. V. CALESTANI. — osservazioni su due crocifere A profumo notturno. Era già noto ai vecchi botanici che alcune Crocifere hanno la proprietà di odorare di sera. Il genere Hesperis deve a questo fatto il suo nome. Anche alcune MatllUolae, e specialmente la M. trisiis R. Br., colle sue numerose forme, e la M. sinuata A. Br., sono descritte nelle flore come provviste di questa pro- prietà. La mia attenzione fu richiamata casualmente su di essa quando, dopo aver raccolto un grosso mazzo di queste piante, affatto senza odore prima del tramonto, sentii in seguito esalare da esse un odore, oltremodo forte e soavissimo, coli' avanzarsi della sera. Il fenomeno presenta notevoli particolarità, che mi invogliarono a studiarlo ; do qui i risultati della mie osserva- zioni, incomplete per mancanza di mezzi di esperienza, e seria- mente ostacolate dal non aver potuto coltivare le piante in questione, che mi seccarono subito appena trapiantate. La pianta da me più attentamente studiata fu una varietà della Mattinola trisiis, indicata nella Flora analitica d'Italia col nome di M. tristis y italica Conti. La stessa opera distingue XV* BICNIONE generale: in FIRENZE 105 altre forme subordinate, che pur si trovano nelle vicinanze di Aquila, cioè la forma caiUescens e la sua sottoforma fasciculala. La M. trislis y italica Conti è una xerofita e calcicola tipica. Un lungo rizoma ramificato porta delle rosette di foglie lineari- spatolate, interissime, grigio-tomentose, da cui parte un fusto di regola afillo, lungo da 2 a 3 dm., portante un grappolo di 3 a 8 fiori su peduncoli asssai brevi. Il calice è grigiastro, chiuso a cilindro, con due sepali fortemente gozzuti : i petali sono mu- niti di una lamina oblunga, fortemente ondulata, lunga 10 e larga 2 mm. circa, quasi uguale all'unghia: il mesofiUo della lamina è costituito di cellule contenenti copiosi grani di cloro- filla unito a pigmento antocianico, per cui il colore dei fiori va- ria dal verde-pallido sino al porpora livido: disseccando la lamina diviene di un porporino-brunastro. Le silique lunghe, solide, portate da peduncoli rigidi e grossi, sormontate dagli stimmi dilatati in lunghe gobbe nel dorso, non cailono mai ; frequente- mente si trovano fusti diss(;ccati dell'anno precedente in cui rimangono intatti i setti delle silique, coronati dagli stimmi. È frequente fra 800 e 1000 metri, nei colli rocciosi e aridissimi che si stendono al settentrione di Aquila, e specialmente al Colle di S. Onofrio, posto a circa 40 minuti da Aquila, luogo dove ho raccolto gli esemplari di cui mi sono servito. La sottovarietà caulescens è una vicariante stazionale : essa nasce nei ghiareti, in vicinanza dei i)aesi : è una l'orma spiccatamente nitrofila, non rupicola: difTerisce notevolmente per la statura gigantesca, fino a un metro, i fusti ramosissimi, con foglie sparse, più larghe e verdi, i grappoli molto ricchi, le silif[ue molto più lunghe e sottili, ecc. Rara ad Aquila, l'ho trovata in enormi quantità nel paese poco discosto di Pizzoli, in compagnia con altre forme nitrofile caratteristiclie del medio Abruzzo. La sottoforma f o alle 10 di sera. Siccome le piante venivano tenute in una camera illuminata a luce elettrica, mi ero immaginato che l'emissione del profumo fosse una specie di fenomeno eliotroi)ico, e che avesse luogo solo all'oscuro. Potei facilmente convincermi che la luce artificiale non vi entrava per nulla : piante tenute in un armadio, 0 coperte da una scatola, ritardavano l'emissione del profumo come quelle rimaste alla luce. Ho dovuto invece convincermi che l'emissione del profumo è soggetta a un ritmo nictemerale, simile alla apertura e chiu- sura dei fiori e delle infiorescenze, e che questo ritmo è esso stesso soggetto alla temperatura. Di per sé il ritmo porterebbe all'emissione dei profumo verso le dieci di sera. Ma nell'aria libera, verso l'ora del tramonto, si ha un abbassamento di tem- peratura di diversi gradi, che naturalmente non si verifica in una camera abitata; questo abbassamento accelera V esala- zione odori fé) 'a. Infatti tra le 7 V-. e 'e 10 di sera, quando un mazzo di Mattìiiola tenuto in ambiente chiuso e di cui la temperatura è immutata XV* RIUXIOXE GENERALE IX FIRENZE 107 (lai poinerig'gio non odora, basta esporlo fuori di finestra per un quarto d'ora perchè odori fortemente. L'odore cosi prodotto non cessa col riportar le piante in ambiente piìf caldo. Con una più forte diminuzione di temperatura si può anticipare l'ora di esalazione del profumo, ma non di molto. Raffreddando le piante con ghiaccio ho potuto farle odorare operando dopo le sei di sera, ma non prima. Ritengo che il lieve anticipo verificatosi di settembre nell'emissione sia dovuto appunto al maggior raf- freddamento. Al contrario, riscaldando le piante a sera inoltrata, si può sospenderne l'emissione odorifera. Ho potuto accorgermi che le solo foglie sono gli organi sen- .sibili alla temperatura. Se infatti prendiamo, verso le sei di sera, un certo numero di piante di Matthiola e ne raffreddiamo di verse parti, vediamo che solo le piante di cui sono raffi-eddate le foglie odorano: quelle di cui sono raffreddati i fusti o i fiori non esa- lano affcitto profumo. L'esperienza riesce meglio riscaldando gli organi delle piante a ora tarda. In una dello mie esperienze la temperatura ambiente era 18.°: operavo alle dieci di sera, su piante rimaste fino allora all'aperto. Immergo per la base, com- prese le foglie, alcuni getti fioriferi in acqua calda a 34°: l'odore cessa in cinque minuti. Lasciando invece le foglie fuori, e po- nendo i getti fioriferi per la estremitàsuperiore in. un vaso di porcellana, riscaldato a 34" versando al di fuori acqua calda, i fiori seguitano ad odorare. In altra espeiienza la temperatura ambiente é di 22° : immergo le sole foglie in acqua a 33°, la- sciando fuori la base del fusto: l'odore cessa in ciiKiue minuti ma riprende quando l'acqua scende a 31°. Riscaldata l'acqua a 35° l'odore cessa in tre minuti: riprende appena la tempera- tura cala a 33°. Un riscaldamento inferiore a 31° non produce alcu?i effetto. Fusti con soli fiori e fiori isolati non diminui- scono afìatto il loro profumo, anzi forse l'aumentano. Sembre- rebbe adunque che la foglia avesse una Hensìbililà dilferenziale, e che un abbassamento di 2" fosse la soglia della [)ercezione. Anche la differenza fi'a la temperatura della stanza e quella d' fuori, nelle esperienz(} ri[)ortate nella pagina precedente, era di 2° 0 poco più. Avverto che un riscaldamento a secco, durante la notte, può sospendere l'emissione di profumo precisamente come l'immer- sione nell'acqua calda. Cosi, riscaldando un cilindro di cartone 108 XV» BICNIONE GENERALE IN FIRENZE e sovrapponendolo a una pianta piantata in vaso (cho seccò dopo pochi giorni) ho ottenuto egualmente la sospensione del- l'esalazione; ma non ho potuto in questo caso determinare la temperatura. I fiori recisi obbediscono al ritmo, ma non allo variazioni di temperatura, siano naturali, siano provocate. Col disseccarsi delle piante I' odore diviene persistente, ma debole e misto ad odor di seccume, poi scompare. Esistono anche dilFerenze individuali, che non ho potuto stu- diare. I fiori più colorati di solito hanno odore più intenso. I fiori della forma caulescens, sebbene colorati, hanno profumo debole. L'altra specie, da me pure osservata, è la Hesperis laci- niata Ali. var. glutinosa Vis. Questa è una .'specie sciafila, na- scente nei luoghi sassosi ombreggiati dei monti, di aspetto molto diverso dalla specie precedente. È una pianta spesso assai ra- mificata, con foglie inferiori pennatifide alla base, le altre den- tate incise e sessili, tutte larghe, verdi-oscure, carnosette, pelose e glandolose : i fiori sono assai numerosi, in grap[)oli e pan- nocchie ricche, con petali a lembo spianato, olivastro nel fresco, giallo nel secco. Una notevole rassomiglianza colla specie prece- dente, che mi spinse ad esaminarla, consiste nella presenza di clorofilla nei petali, unita al pigmento antocianico. Il genere Hesperis, talvolta allontanato da Mattliiola per i cotiledoni in- combenti, è invece vicinissimo ad essa, e differisce, più che altro, per il setto sottile, ma indurato e pieghettato trasversal- mente fra un seme e l'altro. Ho trovato abbondantemente questo Hesperis in fiore verso la fine di maggio sull'altipiano di Rocca di Mezzo e in vicinanza di Rocca di Cambio. La pianta intera ha un odore sgradevole, fra il balsamico e il bituminoso, ma i fiori, durante la notte, hanno un odore penetrante, quasi ine- briante, come di frutta eccessivamente matura. Il ritmo nicte- merale ordinario sembra più tardivo che nella Mattliiola: l'odore comincia fra le 8 e le 'J di sera, e cessa fra le 4 e le 5 di mattina. Egualmente che nella Matttiiola si nota che l'odore si manifesta debole e tardo .se la stanza conserva immutata la temperatura, ma diviene forte se la pianta è portata fuori. I fiori rimangono freschi lungo tempo anche nei fusti recisi, a dilTerenza della Mattinola. XV* RIUKIONE GENERALE IX FIRENZE 109 La funzione biologica di questo odore notturno è facile a comprendersi. I fiori e l'intera pianta della Matlhiola sono quasi invisibili perché tianno il colore della roccia a cui si applicano: i fiori sfuggono dunque facilmente all'assalto dei pronubi nocivi, mentre durante la notte richiamano le farfalle nottih'ne. I net- tari della Matthiola, durante la sera, hanno una grossa goccia di nettare, sutUciente per far percepire alla lingua un saper dolce pronunciato: durante il giorno il nettare è scarso e non basta per dar la percezione del dolce. I grappoli della Ilesperis, sebbene più visibili perchè più grandi, pure di giorno non ri- chiamano molto gli insetti per il loro colore smorto; la vischio- sità e l'odore sgradevole delle foglie e del fusto deve allonta- nare i pronubi non richiesti ; invece la notte l'odore fortissimo di frutta deve richiamare farfalle e forse anche ditteri e altri insetti in quantità. Invece molto diffìcile a comprendersi è il meccanismo fisio- logico messo in opera. Si potrebbe legittimamente attendersi che l'epitelio dei petali avesse degli stomi o qualche meccanismo analogo, che chiudessero la via agli effluvi odoriferi, e ciò a tanto maggior ragione, che esiste la clorofilla nel mesofillo e che gli stomi sono conosciuti nei potali di altre Crocifere, come |). es. nel Sisyinbriian acutan fini uni, secondo Fournier. Invece nulla di tutto questo: il petalo ha una struttura simile afiatto a quella di un petalo di rosa o di garofano, in cui 1' eflluvio odorifero è permanoiite. Nel lembo dei petali di Matlhiola l'epi- telio della pagina inferiore presenta cellule poligonali, quasi isodiametriche, di 12-14 jj. di diametro, a parete sporgente verso l'interno in indentature lunghe 1-2 /x e larghe V> /^ circa: le indentature di una cellula raramente corrispondono a quelle iù strettamente dipendenti dalle condizioni della staziono, e quindi fluttuanti, come risulta esaminando sul vivo un numero abbastanza i-ile- vante di esemplari di una stessa località. Cosi, nella suaccennata 112 XV" RIUNIONE GENERALE IN FIRENZE colonia del Tarhuiia ò potuto riconoscere che la lunghezza dei tepali oscilla fra i 3 e 5 cm. ed in i)roporzione la loro larghezza; né é detto che queste sieno le dimensioni estreme non [ler la f. montana — alla quale ò riferito quelli esemplari — ma nem- meno per quella colonia poiché di essa non vidi che poco più di una dozzina d'individui. Non so quindi attribuire che tenue importanza alle differenze delle dimensioni non solo degli or- gani vegetativi ma anche del perigonio che gli autori indicano fra specie e varietà, tanto più che spesso queste sono descritte su scarso materiale d'erbario. Per il ciclo della T. ausb^alts tali differenze nella lunghezza del perigonio oscillano, secondo gli autori, fra V- 6 3 cm., ma non mi ripugna comprendere in una stessa varietà la T. australis var. parvi/lora Willk. e la T. fragrane var. Scappuccii YdiCC malgrado che la differenza della lunghezza dei rispettivi peri- goni sia di ben 5 cm.: le considero forme estreme di uno stesso gruppo. ^ * * * Molti autori riconobbero la T. mtstraUs Link affinissima alla T. silvestris L., e, pur tenendola anche specificamente distinta, espressero il dubbio che dovesse rientrare nel ciclo di quella ed esserle collegata. Cosi, Willkomm dubita che la sua T. sii- veslris sia piuttosto da ascriversi alla T. australis; ^ Levier os- serva — riferendosi alle piante di Grecia — che « limites certi inter T. silvesirem et australem fere omnino evanescunt; » ^ Bat- tandier e Trabut dopo aver segnalato diverse variazioni della T. Celsiana e ricondotto a questa le T. fì^agrans Munby e silve- stris Desf. — e, dubitativamente, anche la T. cuspidata Regel — conchiudono che la T. Celsiana « n'est peut-ètre memo pas suf- fisament distinct du T. silvestris L. » ; •* Kunze è incerto se la sua var. montana si riferisca alla T. Celsiana o piuttosto alla * Secondo Fedtschenko (« Engl. Bofc. Jahrb. », L [Suppl.J, p, G17) le T. silvestris, alpestr/s, australis, fragrans e Celsiana souo specie autonome e dello stesso rango. * Willkomm et Lange, Prodr. fl. Idsp., I, p. 219. 3 Lbvikh, Les Tulipes de V Europe, p. 101. * Batta NDiER et Trauut. Fl. Alg., II, p. 75. XT* RIUNIONE GENERALE IN FIRENZE 113 T. silmstris ; "^ Fiori riduce esplicitamente la T. ai isir al is a. \Si- rietà della T. .'iilveslris;" infine Rouy — giustamente, io credo — considera la T. gallica Lois. come il passaggio (Va la T. sil- veslris e la T. aufiiralis. ^ Il Tulipano, generalmente interpretato come la T. Celsianade- scritta nelle « Liliacées» di Redente nel 1802, in realtà è pianta da questa diversa. Difatti De Candolle descrisse la sua T. Celsiana su esemplari coltivati nel giardino di C. Cels e di origine incerta poiché Cels aveva ricevuto i bulbi versoli 1800 da Haarlem col nome di Talipe de Perse, nome che, come osserva De Candolle, indicherebbe una provenienza orientale. La T. Celsìatia (ìi Will- denow poi, alla quale si riferiscono pure Roemer e Schultes — affino a quella di De Candolle per la glabrescenza del perigonio e per altri caratteri secondari, benché diversa per la tinta della pagina esterna dei tepali e la loro posizione patente — precise- rebbe questa origine poiché Willdenow l'indica della Russia meridionale-orientale. Quindi incerto ritengo V habitat (vancese segnalato da Loiseleur; forse anzi tale halnlat indica che la sua pianta si riferisce a qualche altra varietà o sottospecie quantun- que il carattere della « corolla glaberrima » convenga solo alla pianta di De Candolle. Cosi dicasi della T. Celsiana var. a che Roemer e Schultes indicano dell'Europa sud-occ. e dell'Africa sett. Al Tulipano di De Candolle riferisco dubitativamente anche la T. Celsiana di Smith e di Duby, perchè, pur intendendo rife- rirsi ad essa, ricordano solo in parte (apice dei tepali) il carat- tere della glabrescenza generale del perigonio; forse la loro pianta é qualche altra forma a tepali glabri all'apice ma tomen- tosi alla base. Secondo la sua descrizione, la T. Abatinoi Borzi et Mattei pre- senta il carattere interessante delle foglie cigliolate, che per il ciclo della T. silveslris fu segnalato una sola volta, in un esemplare proveniente appunto dall'Algeria (Fort-National, leg. Bebeaux) e che Levier ascrisse alla T. siloestris. * Borzi e Mattei consi- » KUNZK in « Flora », XXIV, p. 637. « Fiori in « Malpighia », Vili, p. 147; in Fiori e Paoletti, FI, an. It., I, p. 179. 8 Rouy et FouCAuu, FI. Fr., XII, p. 401. * Lbvikr, op. e, p. 101. 114 XV RIDNIOKE OEKERALK IN FIRENZE dorano questo Tulipano afiìne oltre alla T. fragrans Munby anche alla T. pìHmulina Baker, pure d'Algeria. Ma dalla descri- zione di questa non risulta, mi sembra, alcun dato che giusti- fichi questo modo di vedere. Anzi, il fatto che i tepali esterni anno la pagina esterna interamente rosso-brillante mentre nel ciclo della T. auslralis le forme rubescenti anno la tinta rossa più 0 meno smorta, sembra indicare affinità diverse. Difatti lo stesso Baker l'avvicina alle T. eretica Boiss. et Heldr. e Loicnei Baker d'Oriente. Compresi in una stessa forma le due piante rispettivamente de- scritte da Borzi e Mattei e da Vaccari non avendo riscontrato nell'esame degli autotipi differenze sufficienti per separarle. Nella prima i tepali, oltre ad una più limitata estensione della tinta rossastra, sono più lunghi e più angusti, ciò che a prima vista sembrerebbe non giustillcare la mia opinione. Ma dissi già quanto tenue significato abbia la maggiore o minore diffusione della ti^ta secondaria, ed in quanto alla forma ed alle dimensioni dei tepali l'esame dei diversi individui raccolti dal Tenente Andreucci mi persuase che non anno alcun reale valore. Questi quattro esemplari provenienti da una stessa località, ma per la forma e le dimensioni diversi fra di loro, collegano infatti la T. Aba- tinoi alla var. Scappuccu. Questa fu descritta da Vaccari su un unico esemplare, il quale, a mio parere, rappresenta una varia- zione estrema della pianta, a tepali più angusti e più lunghi, già segnalata da Battandier col nome di T. Celsiana var. montana. ^ Nell'assimilare le due piante ò conservato il nome di quella di Vaccari perchè, tutto considerato, mi sembra abbia diritto alla precedenza. TULIPA SILVE STRIS L. et Auct. plur. ssp. australis m. T. .AUSTR.^Lis Link in Schrader « Joarn. Bot. ». voi. II, p. 317 (1709); Levier in « Ball. Soc. Se. Nat. Neaehdtel», voi. XIV, p. 102 [estr.] (1881), [excl. var. gallica']; Wohlf. in Koch, Syn. deutsch. scino. FI., ed. Ili, p. 2470 (1905); Coste, FI. * Battandikr in Battandier et Trabut, FI. Alg. et Cai. pi. Alg. [Monoc], p. 167. XV^ RIUNIOXE CENERALF, IN' FIKENZE 115 Fr., voi. Ili, p. 305 (1905); Schinz u. Keller, FI. suisse, p. 128 (1900). T. siLVESTRis var. australis Fiori in « Malpiphia », voi. Vili, p. 147 (1894); in Fiori e Paol., FI. an. IL, voi. I, p. 179 (1898). T. Celsiana DC, fi. Fr., voi. V, p. 313 (1815); Kunth, Enum. Ili, voi. IV, p. 224 (1843) [excl. var. j3] ; Schinz u. Keller, FI. Scliw., p. 101 (1900) ; Batt. et Trab., Fi. an. syn. Alg. Titn., p. 335 (1904). « Differt a T. silvesiris L. statura minori, tepalis prò longi- « tudine angustioribus et longius acuminatis, capsula subglobosa « vel ovata nec ellipsoidea, flore saepe minore et plerumque ante « anthesin erecto ». var. Celsiana Levier in « Bull. Soc. Se. Nat. Neuchdlel », voi. XIV, p. 104 [estr.] (1884) [quoad noraen non descr., quae typo et var. plur. convenit, et excl. patria]. T. Celsiana DC. ap. Redouté, Les Lil., voi. I, tab. 38 (1802); Pers. Syn., voi. 1, p. 361 (1805); Lois., FI. gali., p. 241 (1828) [excl. hab. ?] ; Duby, Bot. gali., ed. 2, voi. I, p. 462 (1828) [quoad syn. ?J. T. Celsiana var. a Roem. et Schuit., Syst. veg., voi. VII, p. 382 (1829) [excl. hab. ?]. « Tepala omnia undique glabra ». var alpestris Car. et St. I.ag , Et. fi., pag. 773 [sec. Rouy] ; Aschers. u. Graebn., Syn. inUleleur. FI., voi. Ili, i\ 215 (1905); Rouy, FI. Fr., voi. XII, p. 400 (1910). T. ALPESTRIS Jord. et Fourr., Breviar., voi. II, p. 120 (1868) ; Levier in « Bull. Soc. Se. Nat. Neuchdlel », voi. XIV, p. 98 [estr.] (1884). « Tepala omnia ad basin ciliato-barbata ». var. mediterranea ni. T. Celsiana Duby, Boi. gali., ed. 2, voi. I, p. 462 (1828) [?] ; Rchb., FI. germ. ecce, p. 104 (1830); le. fi. germ. Iieir., voi. X, p. 8, tab. 984 (1848); Pari., FI. it., voi. II, p. 395 (1852); Gren. et Godr., FI. Fr., voi. Ili, p. 178 (1885); .Mattei in <•< Mal- pighia », voi. VII, p. 46 (1893). T. siLVESTRis Boiss., FI. or., voi. V, p. 197 (1884). « Tepala interiora ad basin ciliata vel barbata, exteriora gla- « bra *. 116 XV» RIUNIONE GKNERAI.E IX FIRENZE forma fragrans in. T. FRAciKANs Muiiby in « Ball. Soc. boi. Fr. », voi. XIII, p. 250 (1860); Baker in « Journ. Linn. Soc», voi. XIV, p. 291 (1875). T. Celsiana var. fragrans Batt. ap. Batt. et Trab., FI. Alg. et Cat. pi. Alg. iMonoc.'], i». 167 (1884). T. AUSTRALIS var. FRAGRANS Levioi" in « Bull. Soc. Se. Nat. Neuch/ìtel», voi. XIV, p. 103 [estr.J (1884) [quoad syn. et charact. nonnull.]. « Tepaia apice glabro (Munhy) ; exteriora dorso viridiscente « margine Tubescente; interiora extus carina viridi ». forma aurea m, T. ABATiNOi var. AUREA Borzl et Mattei in « Boll. Orlo hot. Giara, col. Palermo », voi. XI, p. 242 (1912 [ed. 1913]) et in « Bicll. Soc. hot. U. », 1913, p. 144 (vidi specim or.). T. FRAGRANS var. ScAPPDCCii Pamp. ap. Andreucci in « Malpi- ghia », voi. XXVI. p. 459 [p.p.] (1913 [ed. 1914]). « Tepaia apice sub lente vix puberulo fere concoloria, exte- « riora dorso tantum pallidiora ». forma Scappuccii m. T. Gelsi ANA var. montana Batt. ap, Batt. et Trab., FI. Alg. et Cat. pi. Alg. [il/onoc], p. 167 (1884) [non Kunze]. T. Abatinoi Borzi et Mattei in « Boll. Orto Bot. Giard. col. Palermo », voi. XI, p. 241 (1912 [ed. 1913]); et in « Bull. Soc. Bot. it. », 1913, p. 143 [excl. var.] (vidi specim or.). T. FRAGRANS var. ScAPPDCCii Vaco, in « Bull. Soc. Tose. Ort. », voi. XXXVIII, p. 217 (1913) (vidi specim. or.); Pamp. ap. An- dreucci in «8 Malpighia », voi. XXVI, p. 459 [p. p.] (1913 [ed. 1914]). « Differt a forma fragrans tepalis apice pubescente ». Variai tepalis angustioribus et longioribus {T. fragrans var. Scappuccii Vacc, sensu stricto; T. Celsiana var. montana Batt.). vel etiam exterioribus margine intus rubescente {T. fragrans var. Scappuccii, sec. descr. ci. Andreucci) et interdum foliis ci- liolatis (r. Abatinoi Borzi et Mattei, sec. descr.). ^ forma montana m. T. Celsiana var. montana Kunze in « Flora », voi. XXIX, p. 637 (1846). XV* RIUNIONE GENERALK IN FIRENZE 117 T. AUSTRAi.is var. montana Levier in « Bull. Soc. Se. Nat. Nen- chdlel^, voi. XIV, p. 104 [estr.j (1884); Halàcsy, Consp. fi. graec, voi. Ili, [). 229 (1904); Aschers. u. Graubii., Sijn. iràt- teleur. FI., voi. Ili, p. 215 (1905). T. AUSTRALis Willk. ap. Willk. et Lge., Prodr. Jl. ìmp., voi. I, p. 219 (1881) [excl, syii. et var. j3 ì]: Baker in « Journ. Limi. Soc. », voi. XIV, p. 293 (1875) [excl. syn.]. « Tepala apice pubescente, exteriora dorso rubejer la [u-ovincia. Bdpi.eurdm gra.minifolium Vahl — M. Serva (1580 m.). Trixia glauca Rchb. — Sprone orientale del M. Serva (500 m.). Non mi era nota della provincia. Impatiens Noli-tangere L. — Insenature della valle del Va- jont lungo la strada Longarone-Erto (650 m.); M. Cansiglio sopra C. Pianture e qua e là ne! bosco ; M. Poi (Agordino). Ox/vLis Acetosella I>. b. sdbpurpurascens DC. — Boschetto pr. le Volperò (Belluno). Primula officinali >' acaulis Ker.i. — Ne trovai alcuni esem- plari in due località poco discoste, pr. le rive del Piave. Oli uni mostravavano i)iù netta la partecipazione dei carat- teri di enti-ambi i parenti, avendo le (\;. di forma intorme- dia tra quelle dello due specie, lo scapo portante un'om- bi'ella ere/la a peduncoli villosi e i fiori colla corolla ipo- craterimorfa a lacinie piane e grande (15-20 min.) ma di 122 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE un f?iallo piuttosto vivo; gli altri manifestavano invece una maggiore influenza della P. officìnalis, sia per l'ombrella non perfettamente eretta, sia per le fg. più bruscamente ri- strette alla base, sia per la corolla un po' minore ed a mac- chiette crocee più vive — però avevano il colore della co- rolla per comiienso più citrino. P. ELATIOR Jcq. ^ INTRICATA (Gr. et Godr.) - Da valle Candia- rei verso Fedaia (Agordino) intorno a 1800 m, Anagallis ARVENsis L. — In forma a (iori di un colore roseo pallido con centro rosa-porporino, mista abbondantemente agli es. tipici — lungo la strada da Agordo a La Valle. Gentiana acaulis L. y- Clusii (Perr. et Song.) — Qualche es., (sfiorito) a scapo assai allungato (da 12 fino a 18 cm.) in una valle dietro^il M. Serva. Che si possa trattare di una fase di sviluppo raggiunta dove condizioni speciali lo per- mettono — in analogia a quanto suppone il Béguinot per quegli es. di G. verna con cui si costituirono le G. aestiva Schult e G. elongala Hanke ? ^ Gentiana utriculosa L. f. ai.biflora — M. Serva (1700 m.) G. kiiaetica a. et J. Kern d- for. albiflora Gortani — Tra le notevoli oscillazioni che presenta, anche nei dintorni di Belluno, la G. Amarella s. /., noto per ora questa forma, che pare intermedia tra la albiflora Gortani e la candida De Toni, giacché, dalle descrizioni degli autotipi, differirebbe dalla prima solo per i denti calicini, che sono più o meno rivoltati ai mai'gini e ciliati sia sui bordi che sulla carena, dalla seconda per la grandezza della corolla, che é sube- guale al tipo invece che notevolmente minore. In complesso, riproduce i caratteri della forma, più diffusa, di G. rime- tica colla sola differenza della corolla bianca. — Erbosi pr. Cadola. Antirriiinum Orontidm L. ~ Pochi e.s. lungo le alte rive del Piave a Belluno, presso i depositi di immondizie. Galeopsis Ladanu.m L. ^ intermedia (Vili.) — Pr. Ei-to. Staciiys oer.maniga L. — -Vi ponte di Vallesella (Cadore) pr. le rive del Piave; e a S. Sebastiano (Belluno) sul flysch. — Sole stazioni a me note della provincia, benché la specie sia detta comune in tutte le i)rovÌ!ice del Veneto. 1 V. Schedae ad 11. it. exsiccatam, series III (Padova, 1914), u." 2138. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE 123 Plani'Ago argkntea Chaix b. capitata (H. et H.) — Sul fianco sinistro del vallone bellunese, lungo la «Calmada» (e. 600 ni.). Non mi era nota per la pi'ovincia; e questa stazione colma cosi rap[)arente lacuna che interrompeva la fascia della sua area di distribuzione nella parte meridionale delle Alpi. Galium palustre L. &, RDPicoLUM Desm. — Torbiera di Sois. AsPERULA ODOR.A.TA L. — Alta valle dell'Ardo, nel bosco sopra C. Scala (900 m.)- LoNiGERA NiGRA L. — Alta valle dell'Ardo (900 m.) pr. Belluno e vai Talagona in Cadore. Phyteuma spicatum L. — Nel bosco e vicino prato a Quantin (750 m.) ; nella boscaglia pr. S. Giorgio (1250 m.); e nelle stesse stazioni sul M. Poi (Agordo). Campanula thyrsoides L. — Base SE. del M. Beccola (1100 m.) in Valle Molin dei Frari; e pen0, n. 182-183. Jiulletin du Jardin Ini/x-rial lìotaniquo drSl. Prlrrstidiirij. Tom. XIII, n. 4-G; XIV, n. 1-2. lìiitlcttin of the Ncn- Yorl,- Holanicat (lantcn. Voi. 8, n. 30. Ficfd Mn.scuni of Xatiirat N istori/. (Botanica! Serie). Voi. Il, n. 8. Àlenioiri's de la Socirt)' Linnrcnni' dr Xnrinandii'. V'il. XXIV, fase. 2". Bull, della Soc. boi. Hai. 7 IlT) SKDK di KIUKNZK - ADUNANZA \)Kl. \'A Dll'KMHIÌ K (Jrs/rrrcic/tisc/ic (ìdìlcn Zritung. .falii<^. IX. Heit 1, 4-10. Tlir Journal of the Qiiekcf/ Microscojiica/ C/uh. Ser. '2\ voi. XII. n. 74. The Ohio NafiiralLst. Voi. XIV, ii. 1-8. Tidìisdctiniis ami Prorccdinya nf llic Bolanical ò'ocicli/ of l'Jdin- hnrrih. Voi. XXVI, Part.'-J*. '/'nirdii.r dii Miisrc J3ofnni(/in' de T Acddciiiic Imiirrinlr (Ica Sricìiccs de St. I'('l(''r.'). Lfizdio é Jliizd li., Notas micol<'>gicas. Colecticm de datos referentes à los lldugos de Espana. Madrid, 1912. (Afeiii' de la IL Sue. Espan. Jlial. Nal., Tom. VII, móni. 4"). — Note sobre algunas plantas de Motril. Madrid, 1906. i l}(d. II. Soc. l'Js/idn. Ilìsl. ndl. li>06). SKDE DI KIREXZK - ADUNANZA DKL V) DICKMBRK 127 Ldsaro 0 Ibiza li.^ Xoticia de algunos Ustilaginaceos y Uredin acéos de Espana. Afadrid, litl3. '' Trahajds del Mnsm Noi. (/e Cime Nat., 8er. IJot. n. 2). — Procedimientos de ciiltivo aplicahlcs à las AIyas. Madrid, IMll. (Ahhoc. h'^paiiola intra ci l'iofircso tic /ns ('icncias-Cnnf/rcsrj (h (IraìKida). — Una especie nueva del yeiiere «• \'io/a » .Madrid. l'.iOO. /io/. I{. Sue. EKpaii. liist. Nat., 1906;. Lnjacoiio- Pojcro Al., Piante raccolte dal sig. Liiiyi ( 'alino nella Co loniìi Eritrea, Napoli, litl4. {Boll. Sor. Africana d' Italia, Anno XX XIII, fase. Sì. Mariyìioni (!. li., Cenni storici e liihiiogratici sulla « Flora vicentina » Schio, H»i;5. A/assalonyo C, Intorno alla Ori/naldia pilo.sa var. sibiric(t K. Miill. Venezia, 1914. {Atti li. Tstit. Veneto di Scienze Lell. ed Arti, Tom. 73", Parte 2»). — Piante dei dintorni di Dcriia in Cirenaica, Ferrara, 1914. [Atti li. Acc. delle Scienze Mcd. e Nat. di Ferrara. Anno 1913-14). j\Ia.ron IT. /<*., Saffordia. a new genus of Fern.s l'rom Perù, Washing- ton, 1913. {Siili tliHoii. Misceli. Coli., Voi, GÌ, n. 4 . Mittciluiif/eti aus den Botanischen Staatsinstituteii in Hanilnirg. 1912. Hamburg, 1913. (J/iiodeo A., Pelion V., e Valenti G., La Colonia l^ritiea. Condizioni e problemi. Poma, 1913. Painpunini li., Ancoi-a a proposito di alcune iiiante del Gebei Tripo- litano. Firenze, 1914. Peiri L., Studi sulle malattie dell'olivo — V. Ricerche sulla biologia e patologia fiorale dell'olivo — VI. L' azione tossica dell' anidride solforosa sopra il fiore dell' olivo. Poma 1914. (Meni, della li. Staz. di Pat. Veff. Marna). Piccioli L.. La legge Luzzatti sul Demanici forestale di stato e la mu- tabilità parlamentare. Ldine, 1914. litidlkofer L., Neue Sapindaceae froin Panama and Costa Rica. Wa- shington, 1914. (Sniilh.sonian Afiscell. Cotletionn. Voi. (il, n. 24). liodiraii L., Tasmanian Hryophyta. Voi. I. Hobart, 191-1. Uose .1 . 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Comitato « Pro flora italica ». — Concorso per uno studio floristico e Jitogeografico di una regione italiai^a . . » 8 Fiori Adr. — Alcune piante interessanti della Toscana (Proe. veri).) » 123 Gabotto L. — Un nuovo micromicete vivente sopra il C/in- maerojìs excelsa » 103 Guadag.no M. — Sulla nomenclatura di alcune Hiihie della Flora europea » 28 Hassalongo C. — Hepaticae tripolitanae a ]{. Pampaniiii anno 1913 lectac . . . . ' » 10 Minio M. — Contributo alla dora del Bellunese. Nota 5» . » 118 Pampaxini R. — I periodici della Società Botanica Italia- na nel triennio 1H12-1U14 i ììeUizìone) » 94 In. — Le varietà dell" Erica arborea L » 21 Id. — L' Eaphorhia Hivonae Steud. ed il BrttcJij/pofJiuìn dislac/iijinii K. et S » 44 Id. — Piante nuove della Trii)olitania settentrionale . . » 10 Id. — Un'antica collezione di piante tripolitane .... » 76 Id. Tulipani della Tripolitania > 110 Per r Istituto Botanico di Napoli (Proe. vero.) » 40 Pubblicazioni pervenute in dono alla società durante 1' an- no 1914 » 125 Riunione Generale in Firenze (14-1.~) ottobre 1914) XV' . » 94 Vaccari L. — A proposito delle Acìiilleae della serie //?'/•- ha-ltota-)ìiosrli(tta Ali. e della nomenclatura da attii- buire ai loro ibridi con A. nana L » 51 In. — Per far risorgere gli studi floristici in Italia ... » 2 Villani A. — Di poche altre piante conservate nell" Erbario Baselice ' » 34 Id. — Escursioni botaniche nel Bosco llamitelli .... » 57 ZoDDA G. — Un manipolo di Briolìte sarde » 82 R.\FFAELLO Beni, Gerente responsabile. Firenze, 6tab. Pellas. Luigi Chili Successore. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA Anno 1015 FIRENZE 1915. Firenze, Stabilimento Pellas, Via Jacopo da Diacceto, 10 (Lui^ì Chiti swoiessore ) . 1915. Gessaio-Febbraio. N. 1-2. BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA (PERIODICO MENSILE). INDICE Bergamasco G. — Volvaria speciosa Fr. e Volvaria gloioceplialu (DC.) Fr. sono termini .sinonimi di una medesima specie . . . Pag. 2 BoLZON P. — Piante silicicole del Monte Maimolada (Dolomiti Agordino-Fassane) „ 5 M.ASSALONGo C. — Di im nuovo inquilino della Flora Veronese. „ 11 Pampamni R. — Missione scientifica Stefanini-Paoli nella Soma- lia meridionale (1913). — Contributo alla conoscenza della flora somala n 1^ SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 10 Gknnaio 1915, Presidenza del Vice-Presidente Baccarini. Aperta la seduta viene presentato il seguente lavoro : Catalano G., Intorno alla struttura e alla funzione di alcune radici contrattili. Questo lavoro, essendo corredato da una tavola, figurerà nel € Nuovo Giornale ». Dopo di che la seduta è tolta. SEDE DI FIRENZE - ADCNANZA DEL 14 FEBBRAIO Adunanza del 11 fkbukaio 1915. Presidenza del Consigliere H. Pampanini. Aperta la seduta sono presentati i lavori seguenti: G. BERGAMASCO. — volvaria speciosa fr. e VOLVARIA GLOIOCEPHALA (DC.) FR. SONO TERMINI SINONIMI DI UNA MEDESIMA SPECIE. Volvaria speciosa Fr. Fr., Syst. Myc, p. 278; Sacc, SylI. Fung., v. V, p. 661 Gin., Champ., p. 388, Pat., Tab. an. f., N.° 640; Roll., Atl. Oh., N." 123; Bres., Fung. mang., t. 44; Rick., Blàtterp., N." 808; Cost. et Duf., Nouv. fl. Ch., N.° 602. Volvaria gloiocephala (DC.) Fr. Dee, FI. fr., VI, p. 52; Fr., Syst. Myc, p.278; Sacc, Syll. Fung., V. V, p. 062 ; Gill., Champ., p. 387; Pat., Tab. an. f., N.° 224; Roll., Atl. Ch., N.» 124 ; Bres., Fung. mang., t. 45; Rick., Blàtterp., N.° 801 ; Cost. et Duf., Nouv. fl. eh., N.« 602. Nella selva dei Camaldoli di Napoli, in luoghi aprici ed umidi, spesso tra macerie e ruderi, m'accadeva d'imbattermi nei mesi di ottobre, novembre, dicembre in grossi funghi del genere Volvaria Fr., che talvolta facilmente classificavo per Volvaria speciosa ¥v. o per Volvaria gloiocephala (DC.) Fr., ma che in alcuni casi mi lasciavano indeciso se dovessero essere ritenuti della prima piuttosto che della seconda specie, presentando lo stesso esemplare caratteri morfologici si dell'uno che dell'altro gruppo naturale. Ciò m'inquietava, poiché m'incolpavo d'essere poco abile clas- sificatore, pur sorgendomi un vago sospetto non essere la Vul- varia speciosa Fr. e la Volvaria gloiocephala (DC.) Fr. che una sola e medesima specie in vari suoi stadi di evoluzione. SEUK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 FEBBRAIO 3 Ma l'autorità d'insij^iii e sommi micologi quali Fries, Quèlet, Patouillard, Saccanlo ecc. faceva velo ai miei occhi ed io, di- stratto anche da altre occupazioni, non insistevo noi dubbio. Avendo in seguito intrapreso Io studio intorno alla durata dei funghi, trovai un giorno un bellissimo esemplare di VolvariaYv. che a iti'inia vista determinai per Volonria speciosa Fr. ; era gio- vanissimo, appena sboccialo dalla volva. Lo lasciai crescere e ne segnai il posto pei- ritornare ad osservarlo di quando in quando a scopo di stabilire quanto tempo [)otesse mantenersi vivo. L'indo- mani il fungo già rivestiva qualche carattere che lo avvicinava alla specie Volvaria gloiocepìiala (DC.) Fr., tanto da poter creare qualche difficoltà per chi, avendolo li per li trovato, lo volesse classificare. Dopo un altro giorno ancora, assunse l'aspetto ti- pico di Volvaria gloiocephala (DC.) Fr. Cosi il fatto veniva a giustificare pienamente la mia suppo- sizione latente trattarsi qui non di due specie diverse, ma bensì di uno stesso fungo in due sue fasi di sviluppo. Dei micologi, a quanto io sappia, solo Paolo Dumée ^ avanzò l'identico mio parere, senza, per altro, fornirne una prova esau- riente come la mia. Egli, infatti, narrando di aver trovato un giorno in uno stesso posto più di 15 Volvaria, cui lini di porre il nome di Volvaria speciosa, in tutti i gradi di sviluppo, con- tinua: Tavone qa'll irCa èie bien difficile, pour ne pas dire impossible, de donner à mes champignons le nom de Volvaria speciosa pluiót que celui de gloiocephala, car suivant qu'on les examine à un Hat plus ou moins avance, on retroiive les cnractères de fune ou Vaatre espèce. Io propongo invece, e per parte mia adotto, per lo due Vol- varia citate il nome specifico di (jloiocepliala (DC.) Fr., per ra- gione della sua precedenza nel tempo su quello di speciosa Fr. Il primo fu, infatti, creato da De CandoUe nel 1815, il secondo, da Fries nel 1818. Mi avvalgo delle date che fornisce Kicken nell'opera che cito. Le distinzioni che i micologi fanno fra le due specie credute diverse sono del resto del tutto insignificanti. Cosi Fries- os- * DuMÉR Paul, Volvaria speciosa et (jloiorephala (Journiil « L' Ama- teur de Champignons», voi. V, p. 61. Paris, 1911). * Friks e., Si/xfema Mtjcologicum, 1821-32, p. 27y. 4 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 FEBBRAIO serva che Voloaria gloiocephaia si differenzia da quella spe- ciosa : Volva parva, membranacea, taheris instar nUnata ; pileo minore, margine leviler situato et a reliquiis votvae sqica- mulosis tecto. Più tardi, egli a riguardo della VoLvaria gloio- cephaia aggiunge che lo stipite di quest'ultima è fulvo o bru- nastro e più mingherlino di quello della speciosa.^ Delle desci'izioni degli autori che menziono non accenno che alle parti da cui risultano le differenze tra le due credute di- verse Vulvaria Fr. Gillet, 2 nel suo specchietto analitico delle specie, distingue la Volvaria gloiocephaia dalla Volvaria speciosa pei- il carattere della striatura del margine del pileo nel primo. Patouillard ^ riferisce che Volvaria speciosa ha pileo a mar- gine liscio; stipite villoso inferiormente; volva larga, villosa; spore di 15 * 9 jit ; che Volvaria gloiocephaia ha pileo a mar- gine striato e stipite glabro; in quanto alle sue spore, non ne dà la misurazione. Sacca rdo ■• scrive che Volvaria speciosa ha pileo grigio a margine liscio; volva larga, villosa; spore di 12-18 « 8-10 ju,; e che la Volvaria gloiocephaia ha pileo color fuliggine a margine striato ; volva circoncissa, stretta al gambo ; spore di 19 -* 9 /i. Bresadola^ nota che Volvaria speciosa ha pileo glabro, bian- castro con tinta paglierina ai margini e grigia al centro ; ba- sidii di 40-45 «# 11-13 /t ; spore di 15-18 * 8-10 /x ; che Volvaria gloiocephaia ha pileo color fuliggine o bruno-marrone, a mar- gine striato; basidii di 45-50 * 14-15 ju. ; spore di 13-16 * 8-9 jut.. Rolland *■ dice che Volvaria speciosa ha pileo d'un bianco grigiastro, a margine liscio; che Volvaria gloiocephaia ha pi- leo brunastro o grigio sorcio, a margine striato, ed aggiunge che questa specie si avvicina molto a quella. ' Fkibs e., Hymenomycetes Europaei sive Epicriseos systematis my- cologici editio altera. Upsala, 1874, p. 183. ^ GiLLEìT C, Les Champiynons qui croissent en France. Paris, 1878. ^ Patouillard N., Tabulae analyticae fungorum. Paris, 18S3-1886. * Saccardo P., Sylloye Fungorum ovivium hucusque cognìtorum. V. V, Padova, 1887. * Bresadola G., Funghi mangerecci e velenosi dell'Europa media. Milano, 1880. " Rollano L., Alias des champignons de France, Suisse et Belgique. Paris, lyiO. SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 FEBBRAIO 5 Rickeii ^ pubblica che Volvaria speciosa ha pileo bianco- sporco, talvolta più scuro al centro, a margine liscio; stipite bianchiccio, villoso, con volva lasca; spore di 12-18 « 8-10 /i; basidii di 30-45 « 12-16 ju. ; che Voloarìa gioiocephala ha pileo color fuliggine, a margine striato, spesso cosparso di residui di volva; stipite bi-nnastro; sfìore di 12-15 «T-Uu; basidii di 45- 50 V 12-15 /i. Costantin e Dufoiir* considerano la Volvaria speciosa per una varietà di Volvaria gloiocepliala e le distinguono 1' una dall'altra per i cai-atteri che la prima ha pileo bianco a centro grigio ed a nìargine liscio, mentre la seconda ha pileo grigio verdastro a margine striato. E mi fermo sen/.a conlinnai-e oltre nell'esame di altri mico- logi, poiché nulla di nuovo c'insegnerebbero. Dal (in qui considerato i-isulta a sufficienza che le poche dif- ferenze morfologiche tra Volvaria speciosa Fr. e Volvaria gio- iocephala (DC.) Fr. si riassumono nei seguenti caratteri : 1." il pileo della prima è bianco o grigio ; quello della se- conda è bruniccio o di color fuliggine; 2." il margine del pileo della prima é liscio ; della seconda, striato ; 3." la volva della prima è lasca, libera; quella della seconda aderisce spesso alla base ingrossata del gambo ; 4.° Volvaria gioiocephala è di aspetto più mingherlino, più sciupato di Volvaria speciosa. E non c'è altra divergenza, poiché le spore ed i basidii non offrono divario fra ambedue. Ora, abbiamo già rilevato che allo stato giovane il fungo, che è oggetto di questo studio, assume l'aspetto di Volvaria spe- ciosa Fv.; invecchiando, (luello di Volvaria gloiocepliala (DC.) Fr. ; prima egli ha pileo bianco, poi grigio, infine brunastro scuro ; prima l'orlo del pileo è liscio, intero, poi striato ; tutto il fungo, che all'inizio è turgido e fresco, diventa, in seguito, più esile, e la stes.sa volva, che da principio è resistente, s'ab- batte i)0i spesso sul gambo. * RicKKN A., Die Bliitterpilze Deidsohlands und der antjrenzenden Ldnder, besonders Oesterreiahs und der Schwetz. Leipzig, 1910. 2 Costantin J. ot Dufour L., Nouvelh Jìore des champifjnons. Paris. (Senza indicazione di data). 6 SKDK Iti KIUKNZK - ADCNANZA UKI, 14 I-EBBRAIO E siccome il passaggio dal primo stato al secondo si effettua gradatamente, il fungo tante volte si presenta con caratteri tanto dello stato giovane, quanto con quelli dtjllo stato maturo. Ciò appunto mi metteva in imbarazzo quando mi accingevo a determinai'e un tale esemplai-e. Come conclusione, propongo, es- sendo le due Volvaria sinonimi, di abolii'o il nome specifico di una di esse e di conservare per ambedue, per diritto di priorità, il nome di Volvaria gloìocephala (DC) Fr. Noto ancora che questo fungo è mortifero. Napoli, Gennaio 1915. P. BOLZON. — PIANTE SILICICOLE DEL MONTE MAR- MOLAIjA (DOLOMITI AGORDINO-PASSANE). Nel massiccio principale del Monte Marmolada, formato es- senzialmente da dolomia, affiorano qua e là ammassi di rocce silicee e alcune delle sue pertinenze ne sono interamente Ìov- mate. Nella mia Flora dei Monte Marmolada^ le piante sili- cicole, per mancanza di dati, non sono poste quasi affatto in evidenza, e, coU'intento di colmare almeno in parte tale lacuna, ho compito l'estate scorsa, fra il 27 Agosto e il 5 Settembre alcune escursioni particolarmente nei settori formati da rocce silicee.' I risultati di tali ricerche, relativi alle piante silicicole, figurano appunto nella presente nota, ripromettendomi di ren- derli meno incom[)leti con nuove ricerche. Il prof. Augusto Hayek, docente privato dell' Università di Vienna mi ha gentilmente mandato (31 Marzo 1914) un breve elenco di piante da lui raccolte nel Marmolada, di cui alcune raccolte nei terreni eruttivi e queste pure figurano nella pre- sente nota. * ' In « Nuovo Giorn, Bot. Ital. », 1914. * Ringrazio sentitamente il prof. Dal Piaz, di Geologia dell'Uni- versità di Padova, per avermi determinato alcuni campioni di rocce del Monte Marmolada da me speditigli. ^ Sono segnate con asterisco le piante che, in base alle mie os- servazioni nelle Alpi Valdostane, nelle Dolomiti Bellunesi e nel- l'Appennino Parmigiano, nii risultano di appetenza tìsclusivameate silicica. SKUK DI FIREN'ZK - ADUNANZA OKI, 14 Ffi:i5HRAI0 7 I. — Da Caprile a Rocca Pletore (m. 1000-1200). Nelle vicinanze di Caprile sono molfo sviluppate le arenarie doleritiche, e il vicino letto del Cordevole è formato da fram- menti di tale roccia; in esso cresce * Asiragalics depressus; L. (Crépin) e, noi vicini muriccioli, * Saponaria ocymoides L.! — Poco sopra Savinèr, nei pendii dirupati, sottostanti al villaggio di Laste e formati da uno sfasciume di lastre silicee (arenarie doleritiche?), cresce abbondante * Juniperus Sabina L. ! da cui alcuni credono abbia preso nome il villaggio Savinèr. Nelle fessure dell' arenaria a Rocca Pletore ho notato * Aspleniwn septentrionale Hoffm. e poco oltre Rocca lungo la nuova car- rozzabile di Sottoguda (28. Vili. 1914 fr.) Silene noctiflora L. che non era nota del Bellunese. Questi dati sulle piante silicicole di tale settore sono scarsi perchè nelle mie varie escursioni sulla Marmolada, l'ho per- corso sempre in fretta, interessandomi di [ìortarmi a Malga Chiapela, centro delle mie escursioni sul massiccio della Mar- molada. II. — Dintorni di Malga Chiapela. Al piede del vicino Piz di Guda, in luoghi rupestri (silicei?) a m. 1500-1650, ho trovato : Festuca speclahilis Jan, Thalic- tritrn niinas L. b. Jacquinianwn (Koch), Peiicedanuìn ra- blense Koch noto anche della vicina Caprile (Bertoloni Fl.Ital.) e quindi, probabilmente raccolto nell'arenaria doleritica. Salendo dalla Malga ver.so il passo della Fedaia, s'incontra il torrente Roi il cui letto è tutto ingombro di massi di una specie di basalto, cioè di melafìro; in mezzo ;i tali massi ho notato: Senecio erìicifolins L. a lypicns, Senecio nemorensis L. b. m- iercedens (r. Bock (4. IX. 1914 H.). IH. — M. Padòn. Il massiccio dolomitico della Marmolada è circondato a nord e ad est da un'ampia giogaia, il m. Padòn, disposta a semicerchio e che raggiunge il [)unto più elevato nella cima del m. Mesola 8 SEUK DI KIRKNZE - ADUNANZA UKh 11 KKnBRAIO (in. 2636). Talo giogaia è formata prevalentemente da rocce porlìriche; il suo lato rivolto verso Val Candiarei e verso il passo della Fedaia è molto ripido, eppure è coperto quasi in- teramente da una fitta associazione pratense, che soltanto presso la cresta della giogaia e nella porzione più elevata del m. Me- sola, è interrotta da massi o da pendii sassosi formati da tuli porfirici messi a nudo e più o meno alterati dagli agenti atmo- sferici. Il manto erboso del m. Padòn fa contrasto coi fianchi dell'opposto massiccio del Marmolada, in basso tutti coperti di fìtte ed intricate ambiàde ^ e di baranccre che danno ricetto ad una ricca flora idrofilo-nemorale, e in alto tutti denudati e brulli. 11 m. Padòn presenta una flora assai ricca, come risulta dalla mia « Flora del Monte Marmolada » ; il 5 settembre 1914 vi ho compito un'escursione e ne presento ora i risultati flori- stici ; questi sarebbero stati più importanti se avessi potuto spingere le mie ricerche anche oltre la linea del confine poli- tico che segue appunto la cresta e che, stante la guerra, era guardata da pattuglie austriache. 1. Palude torbosa poco sotto il passo Padòn (m. 2100- 2200 circa) : Juncus laìnprocarincs Ehrh. b. alpicola Goir. ex Fiori, FI. Analit., IV; Epilobium alsinaefoliimi Vili.; Pedicularis recu- tita L. 2. Cresta dirupata (tufo porfirico) fra il passo Padòn e IL M. Mescla (m. 2500 circa). * Alsine recurva Whlnb. b. nana Ducomm., frammista alla for. uniflora Beauv. 3. Luoghi erbosi fra i massi di tufi porfirici (m. 2300-250)- Silene milgaris Garcke a. genuina Rouy et Fouc. in for. a foglie cigliate; Saxi fraga moschala Wulf. b. integrifolia Koch. * S. bryoidesL., * Geumreptans L., Hedy sarmn obscurum L ^ Col nome di amhiade nell'alto Agordino vengono chiamati i pendii dirupati, coperti di Alnus viridts (volg. ambia) ; invece col nome di barancère vengono chiamati i pendii dirupati coperti di Pinus montana. LM/nus glutinosa (vulg. auniz), cresce più in basso, cioè alle Palù di Sottoguda. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 FEBBRAIO 9 Rhodoclendron femiginciim L., * Androsace obtusifolia Ali., Pedicularis oerticillata L. in for. a fusti alti 35-40 cm., mentre nei luoghi sassosi dolomitici, come presso il i)asso di Forca Rossa si trova la for. diminuta mihi a fusto ridotto a 1-5 cm. pau- cifloro ! 4. Prati scoperti, asciutti, a forte pendio e a substrato PORFiRico (m. 2200-2550). Dianthìis superbus L., scende fino al passo della Fedaia. — Anemone suìfurea L., rifioritura, A. vernalis L., rifioritura, PoteyitiUa aurea L. b. ?wmor Lehm., Alchemìlla alpeshns Fiori, b. alpestris (F. W. Schni.) e e. pratensis (F. W. Schm.) (quest'ul- tima soltanto lungo i ruscelli); Pachi/pleurum simplex Rchb., * Geniiana Kochiana * Perr. et Song, frammista a for. molto vicine a G. alpina Vili., G. nivalis L., Euphrasia ìniniìna Jacq. b. nana Rouy subf. hispidula Favr. (questa scende anche nei prati più bassi verso vai Candieri a 1700-1800 m.); Rhinanthus subalpimcs Sterneck b. brevifolius Béguinot (in for. a fusto lungo 5-10 cm.), invece la for. tipica l'ho notata presso la Malga Chiapèla; Pedicularis rostrata L. fi asplenifolia (Floerke in W.), * Senecio carniolicus W. b. glabrescens Hausm., assai diffusa nell'associazione pratense; invece nelle fessure dei porfidi si trova la for. tipica, canescente ; Arnica montana L. b. oblon- gifolia Rouy, Solidago alpestris W. et K. b. monticola Rouy, e. cambrica (Huds.), e. ser^ratifolia Borr. ex Rouy, Centaurea nervosa \V. (scende anche fino al passo della Fedaia) : * Saxi- fraga aspera L. b. intermedia (Heg.) lungo la salita fra il Pian di Lobbia e il passo Padòn a circa 1900-2100 m. 5. Nelle fessure dei tufi porfirici (2300-2550 ra.). Sempervivum m.ontanum L. b. minimum (Timb.), ' 5. Wul- fenii Hpe., Loiseleuria procumbens Desv., Vaccìnium uligino- su7n L. b. frigidum Schur = b. microphijllum m,ihi in FI Mar- molada; * Senecio carniolicus W., Hieracium villosion L. fi ad- pressmn Arv. T. ' 11 fatto che nel gruppo del M. ^[armolada si trova soltanto sulla silice, s'accorda con quanto scrive l'Ugolini e il Fiori, riguardo alla sua appetenza esclusiva per la silice (cfr. Fiori FI. Analit.. voi. IV, pag. 164). 10 SKDE DI FIRENZE - ADDXANZA DEL 14 FEBBRAIO IV. — Passo d'Ombretta o di Contrìn (m. 2704). Alla destra del passo, verso la parete della Marmolada, affiora la dolomia rosea interpolata alla dolomia ordinaria ; invece alla sinistra del passo, verso la Cima d'Ombretta, affiora un ammasso di lava pirossenica bollosa (racchiudente delle vene di candido quarzo), specie di porfiiite pirossenica scoriacea, profondamente alterata. I deti-iti di tale roccia, minutamente sminuzzati, scen- dono continuamente nei due versanti del passo e vi formano una ripida scarpa mobile nella quale quindi non è possibile la formazione d'una vegetazione chiusa e continua. Fra i massi porfìrici alla sommità del passo o nella scarpa mobile ho notato le seguenti piante : Luziila spadicea DC. ^-^ Androsace alpina Lam. ^ Arahis coerulea Haenke * A. iinbricata Lam. ^ * Draba frigida Saut. Phuteuma globi dar iaefolium Saxìfraga androsacea L. ^ Sternb. et Hpe. * Geum reptans L. ^ * Senecio carniolicus W. Astrag. alpinus L. f. nanas ^ * Artemisia Genipi Web. In tale zona ho trovato parecchie altre piante, ma non figu- rano nel presente elenco perchè si trovano anche nelle con- tigue dolomie. Nelle vicinanze del Rifugio Ombretta, poco sopra la sorgente che somministra l'acqua ad esso (m. 2150-2250) si trovano dei pendii coperti di fìtta associazione pratense, a substrato siliceo (probabilmente roccia porfìrica). Quivi ho notato : * Astragalus ausiralis Lam. b, canescens Vaccari in Catal. FI, Valdòt. (29. Vili. 1914 fr.) in forma dejHlata, cioè colle foglie o glabre o glabre- scenti alla pagina superiore. ' Havbk, in literis. 2 Fasto alto 5-10 c.m.; foglie uguaglianti il fusto o più lunghe di esso, * Il passo d'Ombretta segna il limite orientale dell'area di questa specie nelle Alpi. * Benché tanto diffusa nei terreni silicei anche delle Alpi Valdo- stane ! non la ritengo silicicola esclusiva perchè l'ho osservata nel gruppo delle Pale di S. Martino presso il Rifugio del Mulaz, dove non ini risulta aflfiorino rocce silicee. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 FEBBRAIO 11 V. — Passo di Forca Rossa. È occupato da un banco di arenaria varie<;ata i-ossa. Nei pic- coli ripiani alla sommità del passo tale roccia è abbastanza al- terata e sminuzzata in modo da permettere un certo sviluppo dell'associazione pratense continua, ma nei due ripidi versanti del passo tale l'occia si presenta come uno sfasciume di lastre di tutte le dimensioni. Mi sembra di poter concludere che tale roccia silicea, essendo molto meno alterabile agli agenti atmo- sferici che le rocce porfiriche, mal si presta ad accogliere piante silicicole e si adatta invece a dare ricetto a piante anche calcicole. Ommettendo le piante che si trovano anche nelle vi- cine dolomie, quelle che ho notato soltanto nell'arenaria sono : Sagina Linnaei Presi., Alsine lanceolata M. et R. b. conden- sata Koch in for. a pedicelli \-2-2 volte più lunghi del calice (conforme alia diagnosi di Rouy et Fouc. in FI. de Fr.) e non 1 Yj-2 volte più lunghi del calice (come, forse per svista, è detto nella FI. Analit. di Fiori); Tri folium pallescens Schreh., Pedi- cularis verticillata L. b. redacla mihi, Gentiana tenella Rothb. (3, IX, 914 fl.!). C. MASSALONGO. — di un nuovo inquilino del- la FLORA VERONESE. La scorsa estate trovandomi a Verona, durante una passeg- giata lungo una strada poco frequentata, e situata nelle vicinanze della via che porta il nome di Carlo Montanari, la mia atten- zione fu attratta da una Asteracea in fiore, che cresceva spon- tanea fra l'erba esistente alla base dei muri che fiancheggiano detta strada. La pianta nel portamento somigliava diW Antheinis arvensis, ma per la sua infiorescenza sfornita di semiflosculi del raggio, sospettando che si trattasse almeno di una varietà della surriferita Anthemis, ne raccolsi alcuni esemplari, riser- vandomi di esaminarli in seguito, per verificarne meglio la de- terminazione; ciò che ho fatto nel Dicembre u. p. Da tale esame, con non poca sorpresa, risultò clic si trattava invece iÌQWAna- cyclus clavatus Pers. var. discoidens (Guss.) Fiori, Fl. Anal. It., come ne ebbi la conferma ancora da parte dell'Illustre S. Som- 12 SKDK DI FIREXZK - ADUNANZA DEL 14 FEBI5RAI0 miei", al quale aveva inviato un safjgio della pianta in parola^ pianta che come si sa è indigena della Sicilia ed estrema Ca- labria. La scoperta di tale Asteracea, in località cosi distante dalla sua area naturale, mi sembra degna di nota, anche perchè, contrariamente a moltissime altre piante della medesima fa- miglia, non è fornita di spiccati adattamenti per una sua disse- minazione loiiginqua, sia zoocora che anemocora. Si potrebbe pensare che forse degli uccelli di passaggio, coi loro escrementi abbiano deposto gli achenii o semi, inghiottiti nel mezzogiorno d'Italia; ciò però mi sembra poco ammissibile perchè è da ri- tenersi che durante la traversata i detti uccelli abbiano digeriti i frutti od i semi di cui sopra. Con maggiore probabilità questi ultimi saranno stati acciden- talmente trasportati, aderenti o frammisti ad altri oggetti ; mentre è del tutto esclusa una deliberata importazione a scopo culturale, poiché la pianta che ci occupa, oltreché essere, da quanto mi consta, senza usi, per i suoi fiori di modesta appa- renza, non si raccomanda affatto, come ornamentale. Noto che la sua esistenza nella città di Verona deve essere di data recente, poiché altrimenti, non sarebbe sfuggita alia nota oculatezza del compianto prof. A. Goiran. In avvesiire si constaterà se la presenza di essa in questa nuova abitazione, sia solo passeggera e quindi la pianta da annoverarsi fra le avventizie, od invece se trovando condizioni di ambiente per svilupparsi e propagarsi, riuscirà a prender piede e ad inselva- tichirsi, come si è verificato per numerose altre piante ormai naturalizzate, ma di origine sicuramente esotica. Comunque si sia a tale riguardo, fin d'ora io però ho creduto utile di segnalare la comparsa di questa novità nel dominio della Flora Veronese. R. PAMPANINI. — MISSIONE scientifica stefanini- PAOLI NELLA SOMALIA SETTENTRIONALE (1913). — CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLA FLORA SO- MALA. Conbretum constrictum Laws. var. somalense Pamp., var. n. Difiert a typo receptaculo extus glabro, superiore tertia parte longitudinis minore usque ad 10 ram. tantum longo, nec non calycis lobis brevioribus circ. 2 '/a ram. longis. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 FEBBRAIO 13 Hai). : Giurabo, base della duna, 16. VI. 1913 (n. 53*5) ; lungo rUebi Scebeli, tra Burbisciàaro e Gasciànle, 25. XI. 1913 (n. Ì3W) foresta di Ziiigibar, 23. VI. 1913 (n. 370). Questa varietà era stata raccolta anche dal Dr. G. Scassellati : Piano di Elvalda, 1912 (n. 6", n. 8) ; presso l'Uebi Gof (Giamama), 1912 (n. 113)] Casnuma, 1912 (n. 89). Combretum multiflorutn Pamp., sp. n. Ramitli broves, rigidi, spinescentes, juniores pubescentes. Folla breviter petiolata, opposita, elliptica vel elliptico-lanceo- lata, integra, supra sub lente puberiila, infra pallidiora, lepidota et costa nervisque lateralibus priinariis utrinque circ. 5, re- ticulatis, pubescentibus praecipue axillis. Flores: tetrameri in spicis muitifloris, [ìaniculatis, terminalibus vel inferioribus axil- laribus, graciiibus, rhachi pubescenti dispositi receptaculo extus dense lepidoto, superne explanato-patelliformi ; disco plano, crasso et undique piloso; caljxis segmentis triangularibus, in- tus glabris; petalis paryis, linearibus, apice rotundato ; stylo glabro. Frudiis. . . . Folla petiolo 1-2 y, mm. longo, lamina 3-4 V2 cm- longa et 1-2 Vs cm. lata ; spicae cum pedunculo 5-8 mm. longo 2-4 cm. longae ; flores receptaculo inferiore 2 '/, mm. longo, cal3cis seg- mentis 1 V2 fi^rn- longis, petalis 1 Y2-2 mm. longis, slaminibus 2 mm. longis, stylo circ. 2 % cm. longo. Ilab.: Presso Hididle, 19. VII. 1913 (n. 665); fra Baidoa e Bur Acaba, 7. XI. 1913 (n. 1134). E molto affine al C. padoideìi Eugl. et Diels, ma se no distingue per le foglie ed i fiori la metà più. piccoli ed anche più, per il disco più o meno peloso su tutta la superficie, e per altri caratteri meno importanti, come, ad es., i petali rotondati all'apice. Combretum Stefaninianum Pamp., sp. n. Raraiili jaiiiortì.s dense et longe albo-villosi; rami adulti gri- sei, glabri. Folia opposita, elliptica, brevissime petiolata, te- nuiter membranacea, acutiuscula, basi breviter cuneata, utrin- que sparse villosa dein antem sujìra fere glabrescentia, infra costa nervisque lateralibus utrinque 3-4 prominentibus et den- sius villosis. Flores in spica multiftora, terminali, rhachi dense villosa dispositi, sessiles et bracteis foliaceis, petiolulatis, acu- 14 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 FEBBRAIO minatis, Itanceolato-ellipticis ut folia sparse villosis suffulti; re- ceptaculo extus adpresse et longe albo-villoso, superne cam- panulato, angulato; disco 5-lobato, colorato et margine longe piloso ; calycis segmentis triangularibus, subulato-acuminatis ; petalis oblanceolatis et brevissime acuminatis, extus pubescen- tibus. Frachis D-pterus, ambitu elliptico, utrinque rotuiidato, apice autem basi styli persistentis coronato, ala quam corpus cir- citer duplo latiori. Rnmuli juniores 4-7 cm. loiigi; folia 3 *,2-5 cm. longa et 2- 2 V. era. lata ; petiolo 2 mm. longo ; inflorescentia 2 ^1,-4 cm. longa, bracteis circa 7-8 mm. longi et 3 V2-4 mm. latis ; /lores receptaculo 8 mm. longo, colycis segmentis 3 72-4 mm. longis, petalis 8 mm. longis et 2 V2 nim. latis; staminibus 14 mm. longis. Ilab.: Piana di Bender Suguma, 18. VI. 1913 (n. 373); fra Magdésc e Giabadgèh, 26. XI. 1913 (n. 1315). È molto affine al C. Denhnrdtiorum Engl. et Diels, nel quale, però, — pure della Somalia — le foglie sono alterne, la metà piii piccole e pili attenuate alla base, le infiorescenze panciflore (5-8 fiori), i fiori ugualmente la metà più jiiccoli ma, relativamente, con le brat- tee più anguste, lanceolate, e con i petali più larghi, ellittico- ovali ; il frutto, infine, non solo è di dimensioni assai minori, ma è ovato e non ellittico. Ficus changuensis Warb. var. somalensis Pamp., var. n. Diflert a typo foliorum petiolo breviore 1 Y2-3 cm. longo, lamina latiori 10-18 cm. longa et 4-6 cm. lata (plerumque 10 X 5 cm.), receptaculis majoribus usque ad 2 era. latis, solitariis ut videtur, bracteis parvis et ovatis vel ellipticis circ. 2 mm. longis. Hab. : Bur Meldac, 23. VII. 1913 (n. 72:2) ; ai pozzi di Ber- dale, 12. X. 1913 (n. 933); boscaglia di Baidoa, 21. X. 19(3 (n. 1217). Nel F. changuensis (Zanzibar e Kilimangiaro) le foglie anno il picciolo lungo 3-4 cm. 0 la lamina 18-16 X 3-8 cm., i ricettacoli del diametro 1 Vj cm., subfascicolati e muniti di brattee grandi, quasi tanto lunghe quanto il diametro del ricettacolo. Al F. changuensis è molto affine anche il F. /?it.sse/" Warb., pure del territorio di Zan- zibar, ma questo differisce ancor più dalla pianta della Somalia causa la pubescenza dei rami e bei ricettacoli, le foglie jdìù grandi e col picciolo il doppio più lungo, ed i ricettacoli pure più grandi e con il peduncolo più grosso. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 FEBBRAIO 15 Ficus Paolii Pamp., sp. n. Caulis minute pubesceiis, serius glabrescens, ferrugineus, simplex, exilis, virgatus (seniper ?). Folta opposita (semper?), stipulis deciduis, lanceolatis, ferrugineis, extus carina vix pu- berula ; petiolo minute pubescente; lamina lanceolata, breviter acuminata, basi obtusa, rotniidata vel vix subconlata, praeter nervum medium supra liinc inde sparse hirsutum glabra, aspera, subtiis costa nervisque lateralibus utrinque 7-10 proininentibus, validioribus et nervulorum reticulo band conspicuo. Receptacula stipitata, pedunculata, bracteis 3 ovato-triangularibus, ciliatis, ferrugineis, juvenilia rugosa et minute scabro-pubernla, ostiolo ut videtur prominente, bracteis exterioribus triangularibus, ciliatis. Caulis circ. 80 cm. altus (sec. Paoli, in sched.) et 4 nnn. in diametro; folia stipulis 10 mm. longis et 3 mm. latis, petiolo circ. 10 mm. longo, lamina 7 '/^-lO cm. longa et 2 Va-B cm. lata; receptacula immatvira in sicco circ. 5 mm. in diametro, pedunculo 7 mm. longo, bracteis circ. 1 Vo ^'^- longis, stipite 1 V. nim. longis, ostioli bracteis 2 mm, latis et longis. Hah.: Rive del Giuba a Ferdadale, 21. X. 1913 (n. 983). Appartieno alla sezione Urostifjma ed è più affine al F. dicrano- styìa Mildbr. dell'Africa occidentale ; ma in quest'ultimo le nerva- ture delle foglie sono pubescenti su ambedue le pagine, le nerva- ture secondarie sono meno numerose (5-7 per lato), quelle terziarie densamente reticolate e rilevate su ambedue le pagine, ed infine le brattee dell'ostiolo sono trasversalmente ellittiche. ' ^ Fra le piante riportate dalla Somalia dal D."^ G. Scassellati ligura un Ficus che propongo come specie nuova : Ficus Scassellatii Pamp., sp. n. « Ramuli glabri, crassi, longitudinaliter caiialiculati, ferruginei, verruculosi. Stìpulac caducae .... Folia coriacea, glaberrima, pe- tiolo crasso et supra canaliculato, lamina oblonga vel lanceolato- elliptica, basi plus minusve cuneata, apice in acumino breve et obtuso contracta vel interdum attenuata, integerrima, nervis late- ralibus utrinque circ. 7-9 ante marginum conspicue arcuatim con- junctis, supra costa leviter prominente, infra nervis omnibus reti- culo etiam supremo prominentibus, et intra venulas albido-areolata. Receptacula basi bracteis duobus vix connatis, globosa, minute cor- rugata, ostiolo breviter mamillato et ebracteolato, iutus bractoolis omnibus inferne spectantibus, pariete crassa. ]6 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEI, 14 I EHHRAIO Polygala Matteiana Panip., iiom. n. P. nmUiiloru Mattei (l'JOSj non Poiret (1804). Hab.: Boscaglia fra Mansur e A vaile, 13. VII. 1913 (n. 584); boscaglia di Baidoa, 4. XI. 1913 (ii. IKVJ). Era stata raccolta anche dal D."" G. Scassellati : Boscaglia di Arrar, 1912 (n. lo). Terminalia brevipes Pamp., sp. n. Rami recti, Jiiiiioi'cs puberulis, ramulis lateralibus brevibus, rigidis, ievQ spiiiescentibus. Folia fasciculatim conferta, obovata, emarginata, in [letiolum brevein angnstata, subcoriacea, juniora puberula siibtus praecipue, adulta glabra, nervis lateralibus utrinque 3, supra impressis et subtus prominulis. Racemi axil- lares, pedunculati, rbaclii puberula, bracteis minutis, ciliatis, decidiiis. Flores receptaculo glabro, compresso, fusiformi, su- perne explanato, disco longe hirsuto. calycis lobis triangularibus, staminibus exertis. Fructus glabri, breviter pedicellati et fere subsessiles, alati, ambita suborbiculares, alis corpori latioribus, basi lata, anguste et breviter in petiolum attenuati, apice styli basi persistenti coronati. Folta 3-4 cm. longa et 2-2 '/a cm. lata, petiolo 2-5 mra. longo ; racemi sub anthesi cum pedunculo 2-2 ^ , cm. longo 7-9 cm. Foliorum petiolus circ. 2-3 era. longo et lamina circ. 12-18 cm. longa et 5 8 cm. lata; reGeptaculi pedunculp 5-10 min. lougo, circ. 2 '/j cm. lata, pariete circ. 5 mm. lata ». Hab. : Bidi (Goscia), 1912. È maggiormente affine al F. Scott -Elliotii Mildbr. et Burret del- l'Africa occidentale, ma ne differisce sopra tutto per il picciolo più lungo, la pagina inferiore delle foglie priva della zona biancastra marginale ma invece biancastre nelle areole fra le venature, e la pagina superiore con la nervatura mediana più o meno prominente, i ricettacoli più lungamente peduncolati, un po' più grandi e con la parete più spessa. Nel F. iScott Elliotii le foglie anno il picciolo lungo '/,-l '/, cm-, inferiormente sono bianche al margine e sparse di areole-brune nel resto, sulla pagina superiore la nervatura è con- cava, i recettacoli ànuo il peduncolo lungo '/j cm., con le due brat- tee basali connate in un disco abbastanza largo e con la parete dello spessore di circa 2 mm. Ricorda anche il E . cyathistipuloides De Wild, del Congo, ma in quest' ultima specie le foglie sono più anguste e più piccole ed i ricettacoli sono stipitati. SEOK DI KIRENZK - ADUNANZA DEL 14 FEBBRAIO 17 longi ; flores ciiin calycis segmentis 2 min. loiigis 5 mm. longis; fructus 18-24 mm. longi et 1 '/2-2ciu, lati, basi 1-2 mm. longi- tudine attenuati. Hab.: Lungo l'Uebi Scebeli fra Moccoidére e Balaad, 27. XI. 1913 (n. 1339). Ricorda le T. spinosa Engl. e bispinosa Schweinf. et Volk., e più ancora la T. hectstocarpa Engl. eia T. Stuhlmanniì Engl., all'ultima delle quali è maggiormente affine per i frutti apiculati ed ellittico- orbiculari. Ma nella T. hecistocarpa le foglie sono pubescenti, ellit- tiche od obovato-rotondate alla base ed il frutto è ellittico, smargi- nato troncato o rotondato all'apice e con le ali minutamente pube- scenti sulla pagina inferiore, più anguste ed acuminate, ed i frutti sono più graudi. Da tutte queste poi la T. hrevipes si distingue per i frutti sub- sessili. Era stata raccolta anche dal Dr. G. Scassellati : Arrar, 1912 (n. l'J, n. 18); Uebi Gof, vallata del Giuba, 1912 (n. n9). Terminalia parvula Pamp., sp. n. Hami divaricati, grisei. Folia fasciculata, minima, glabra, opaca, obovata vel aspthulata, rotundata vel ieviter emarginata, in petiolulum angustata, coriacea, nervis incospicuis. Racemi brevissimi, paucillori (circ. 5-tlori), glabri, pedunculo exili. Flores receptaculo glabro, fusiforme-compresso, superne expla- nato-cupulari, disco dense et longe hirsuto, calycis segmentis triangularibus et intus puberulis. Fructus glaber, pedicello brevi et tenuissimo, ambitu ellipticus, apice breviter sed distincte emarginatus, basi vix attenuatus, ala corpori aequilata. Folia 5-10 mm. longa et 3-5 mm. lata; racemi cnm pedicello 5 mm. longo circ. 15 mm. longi; llores circ. 5 mm. in diametro, stamiiiibus2 mm. longis; fructus 15-18 mm. longus et 10-13 mm. latus, ala circ. 5 mm. lata. Hah. : R\y?i. inglese del Gimba, fra Revai e Sorori, foresta e boscaglia, 2. VII. 1913 (n. 407); boscaglia fra Barderà e Man- sur, 12. VII. 1913 (n. 580) ; diiifonii d! Lugli, 26. X. 1013 (n. 092 a e b). Questa graziosa e minuta Ttrminalia è ben distinta da tutte le altre specie. È meno lontana, riguardo ai caratteri del fiore e del frutto, dalla T. bispinosa Schweinf. et Volk., ma ne è molto diversa 18 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 FEBBRAIO per la totale assenza di spine, i racemi esilissimi e pauciflori, le foglie piccolissime e senza nervature apparenti. Terminalia Ruspolii Kiigl. et Diels var. macroptera Pamp., vai". II. Differì a typo fructus ala duplo latiori, 3-3 Vs cm. lata. Hai).: Fra Baidoa e Bur Acaba, 7. XI. 1913 (n. 1131). Nel tipo l'ala è descritta larga 1 Vj-S cm. ed infine : *" Lacaita C, Piante italiane critiche o rare. IX. Villani A., Primo contributo allo studio della Flora Lucerina. Questi lavori, essendo l'uno corredato da tavole e l'altro troppo voluminoso pel « Ballettino », figureranno nel « Nuovo Giornale ». Dopo di che, non essendovi altro da trattare, la seduta è tolta. Raffaello Beni, Gerente responsabile. Firenze, Stab. Pellas. Luigi Obiti Sncceasore. 1915. Marzo. N. 3. BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA (PERIODICO MENSILE). 1 N D I C IT SoMMiER S. — Alcune piante interessanti della Toscana (Proc. veri.) Pag. 21 Traverso G. B. — Pugillo di microniiceti della Spagna .... „ 22 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 14 Marzo 1915 Presidenzu del Vice-Presidente Baccarini. Aperta la seduta à la parola il socio Sommikr, il quale presenta alla Società una Euphoi-hia da lui raccolta sugli argini del Frigido, sponda sinistra, vicino a S. Leonardo, a due o tre chilometri dalla foce del fiume (Marina di Massa). L' ha trovata in fiore il 7 giu- gno dell'anno scorso in discreta quantità, ma in area ristretta. Le sue ricerche in tutta la regione circostante per trovarne altri esemplari furono infruttuose. Sommier è di parere che non si possa associare ad altra specie che alla Kuithorìiia virgata'WAà^t. et Kit., quantunque non combini perfettamente nò col tipo di questa specie né con le varietà che ne sono state descritte. Per ciò propone di chiamarla Eiiphorbia vir^rata W. et Kit. forma Italica. Diifert a typo foliis caulinis linearibus (non lanceolato-linearibus) 3-4 4 cent, longis, 3-4 mm. latis, obtusiusculis mucronulatis, ra- 22 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DKL 14 MARZO inealibus brevioribus ot angustioribus jicutis, umbellaribus lanceo- latis (nec ovatis), glamlularum cornubus apice vix dilatatis non denticulatis, seminum caruncula non rostrata. Ab E. Tuniiaasiniana Bert. differt foliis basi non dilatato-rotun- datis, tìoralibus basì non cordatis. A formis E. endae L. differt: radice descendente non stolonifera, foliis linearibus basi vix angastatis integerrimis strictis, gianduia- rum cornubus longioribus, toto habitu strictiore, rigidiore. Somraier pensa che V /'Japhorbia virgata, specie orientale, conosciuta d'Italia soltanto del Friuli e del Triestino, debba considerarsi in questa località come avventizia, ed osserva come essa cresca nella identica località dove fu trovata un'altra pianta orientale avventizia, VAncIìusa ochroleuaa M. B., che anche essa non è conosciuta di al- trove in Italia che dei dintorni di Trieste. Non sembra possibile che la presenza di queste due specie a Trieste e sulle sponde del Fri- gido sia puramente fortuita, e vien fatto di pensare che il trasporto dei loro semi da Trieste al Frigido sia dovuto allo stesso agente. È appunto nel ricercare VAnohusa ochroleuoa trovata in quel luogo in frutto ed ancora in parte in fiore dal Pellegrini nel settembre del 1890 che Sommier rinvenne questa Euphorbia. Della Anchusa trovò un solo esemplare, prova che la- specie si è mantenuta, ma non ha conquistato terreno. In quanto alla Ewpliorbio, chi tornerà fra qualche anno ad erborizzare sulle sponde del Frigido potrà dire se si sarà mantenuta, si sarà propagata, o sarà scomparsa. Un'altra pianta di recente introduzione fu osservata dal Sommier alla -Marina di Massa, ed é il Pa.spahim d/'sticìium L., specie questa elle, come ha rilevato recentemente il prof. Fiori, tende a diffon- dersi rapidamente presso di noi. È poi presentata la nota seguente : G. B- TRAVERSO. — pugillo di micromiceti della SPAGNA. Pochi giorni addietro l'egregio collega ed amico Dott. Ro- mualdo Troiizales-Fragoso di Siviglia, che con tanto amore e diligenza .si è dedicato da qualche tempo allo studio della flora micologica spagnola, (ino ad ora in verità tanto trascurato, ed ha già pubblicate vario interessanti contribuzioni, m'inviava in esame una dozzina di fungilli che egli nou aveva potuto de- terminare con sicurezza e che riteneva in parte nuovi. Alcuni di essi sono da identificare con specie già note, ma altri rap- SEDE DI FmENZE - ADUNANZA DEL 14 MARZO 23 presentano infatti specie nuove per la scienza ed è per tale ragione che credo valga la pena di pubblicare questo pugillo di micromiceti, per quanto esiguo, colh^ diagnosi delle specie nuove. Il materiale fu raccolto in varie località da diversi fa- nerogamisti corrispondenti del Doti. Gonzales-Fragoso o da lui stesso. Ordo i*i/reHÌalcs. Fam. Sphaeriaceae. 1. Sphaerella Cruciferamm (Fr.) Sacc. — In caulibus siccis Erncaslri brac/i!/curj)i Rouy, prope Algimia de Almonacid in moni Espadàn, VII. 1914 (leg. Prof. Beltràii). 2. Leptosphaeria octophragmia Trav. et Fragoso n. sp. — Pe- ritheciis dense sparsis, immersis dein erumpentibus, parum prominulis, nigris, opacis, levibus, globosis, '/^ nim- circa diam., ostiolo appianato ve! vix papillulato, excipulo minute pseudoparenchymatico, castaneo-fuligineo ; ascis copiosis, eximie clavato-elongatis, 75-90 >=* 12-14, distincte sed bre- viter pedicellatis (pedicello 20 jx. circ. iongo), tunica aequali nec apice incrassata; paraphysibus filiformibus, tenuibus, ascos subaequantibus, facile difRuentibus ; sporidiis ii"re- gulariter distichis, cylindi-aceis vel cylindraceo-fusoideis, utrinque late rotundatis, haud raro parum curvatis, luteo- fulvidulis, tyi)ice 8-septatis, rarissime septa 7 vai 9 prae- bentibus, ad sopta constrictulis, 25-30*6-7, loculis extimis longioribus, conoifleo-rotundatis, caeteris discoideis, omni- bus centro 1-guttulatis. Haf). in caulibus siccis Alouf^iae cUriodorae Hoi't. prope Ca- stillo de las Guardas, Seviila (in hortis eulta) 25. V. 1914 (leg. Doct. R. Gonzales-Fragoso). Ordo Sphaeropsidales, Fam. SPHAERIOIDACKAE. 3. Phoma herbarum West. — In caulibus ramulisciue emor- tuis Thesii incaricali, prope Catalayud, Zaragoza, IV. 1914 (leg. B, Vicioso). 24 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MARZO 4. Phoma ruticola Trav. et Fragoso n. sp. — Pycnidiis gre- gariis, liiinutis, punctiformibus, subepidermicis, erumpen- tibus, globosis. atris, 120-150/* diain., ostiolo circulari ap- pianato pertusis, excipulo tenui, indistincte pseudoparen- ch3^matico, fiilvo-uinbrino; sporulis cylindraceo-ellipsoideis vel cyliiidraceo-ovatis, iiitorduin asyrniiietricis, saepe bi- guttiilatis, hyalinis, 3.7-5* 1.2-1.5; sporophoris indistinctis. Hdh. in caulibus siccis RiUae inontanae Gius., prope Castillo de las Gardas, Sevilla, 27. V. 1914 (leg. Doct. R. Gonzales- Fragoso). — A Ph. Rulae P. Henn. perfecte disti nota species. 3. Phomopsis Salviae (Brun.) Trav.; Pìioma Saloiae Bvm\. — In caulibus raniulisque emortiiis Salviae Grahamii, prope Barcelona, Hort. S. Gervasio, XI. 1914 (leg. Prof. Cabal- lero)..— Sporulae cylindraceo-ellipsoideae, saepe biguttula- tat\ 6-7 «1.5-2, sporophora 11-18*1-1.5. — Ad genus Phomopsis certe spectat. 6. Phomopsis Sidae Trav. n. sp. — Pycnidiis dense sparsis vel gregariis, atro-piceis, epidermide tectis dein eru rapenti bus, irregularibus, plerumque ellipsoideo-depressis, 250-600* 200-350, intus hand raro incompleto bilocularibus, exci- pulo compacfe et indistincte pseudoparenchymatico, fuli- ginoo-atro, circa ostiolurn papillatum crassiusculo ; spo- rulis cylindraceo-fusoideis, utrinque acutiusculis, minute 2-guttulatis, hyalinis, 7-9 * 1.5-2 ; sporophoris cylindraceis, filiformibus, sporulas aequantibus vel vix longioribus. Hab. in ramulis siccis Sidae mollis, Bai-celona, in hortobotan. Univei-sitatis, XII. 1914 (leg. Prof. Uaballero). 7. Sphaeropsis Fragosiana Trav. n. sp. — Pycnidiis dense gre- gariis, erum[)enti-subsuperficialibus, atris, scabri.s, globu- losis, variae magnitudinis, typice Y^~V-t 'i^'^- diam., ostiolo minuto, non vel vix papillato praeditis, excipulo atro, car- bonaceo-fragili, indistincte pseudoparenchymatico ; sporo- phoris breviter cylindraceis, hyalinis, 10-12 * 2-4: sporulis niajusculis, forma variis, ellipsoideo-fusoideis vel ovoideo- oblongis, interduin inaequilatiM'is, fusco-fuligineis, granu- loso-farctis, l-3--guttulatis, typici^ 30-38*12-15. Hai), in ligno Pini Pinastri acqua saponata diu submerso, prope Sevilla, 1. 1. 1915 (leg. Doct. Gonzales-Fragoso). Ad subgenus Spfiaero))iìna spectat. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MARZO 25 8. Sphaeropsis Saccardiana (Si)eg'.) Sacc. — In lainulis Saro- tfianiai, [tropo Calatayiul, Zaragoza, V. 1914 (leg-. B. Vi- cioso). — Socio Camarosporio alpino, quod confer. 9. Camarosporium alpinum Speg. var. hispanica Trav. n. var. — A typo (lidei't, ut videtur, spora lis sensi in inajoribus, nempe 18-22^8-9. Hai), in rama lis Sarotliamni, prope Calatayud, Zaragoza, V. 1014 (leg. R. Vicioso). — Socia Sphaeropside Saccar- diana. Osa. — È veramente singolare il fatto di aver ritrovate associate queste due specie come già lo furono la prima volta quando le raccolse in Italia, e precisamento in Carnia, lo Spegazzini. (Cfr. Sacc, Sylloge Fung. Ili, p. 292 e 461). Devesi però notare che negli esem- plari spagnoli le spore del Camarosporium sono notevolmente più grandi di quanto indicti la diagnosi originale, tanto che reputo di dovere, almeno per ora, istituire una varietà distinta. 10. Rhabdospora cytisella Trav. et Piagoso n. sp. — Pycnidiis dense gregariis, e[)iderrnide initio tectis dein eruinpenti- prominulis, nigris, globulosis, 120-200 /* diain., ostiolo la- tinsculo, appianato pei'tusis, excipulo tenui, pseudoparen- chymatico, nielleo-fuligineo, circa ostiolum brunneolo; spo- ruiis fusoideis, plerumque vero curvulis, navicularibus, utrinque atteiiuatis, continuis, hyalinis, 17-20'» 3-4; sjjo- ropboris iiidistinctis. Hah. in ratnulis caulibusque emortuis Cytisi patentis, prope Benasal, Castellòn, VII. 1914 (leg. Prof. Beltran). — Aflìnis Rh. mrmicular ioidi, a qua difTert praecipue sporulis la- tioribus, nunquain septatis. 11. Rhabdospora marsonioides Tiav. et Fragoso n. sp. — Pyc- nidiis dense sparsis, nigris, punctiformibus, erumpentibus, globoso-ellipsoideis, 150** 120 \t. ciré, metientibus, ostiolo subcirculari appianato praeditis, excipulo tenui, laxe pseudo- parenchymatico, fulvo-fuligineo ; sporulis irregulariter se- milunatis, illis Marsoniae in inentem revocantibus, utrinque attenuato-rolundatis, continuis, hyalinis, 13-16 ^ 3; sporo- phoris indistinctis. Hah. in caulibus siccis MatihioUie iristis R. Br., prope Cala- tayud Zaragoza, V. 1914 (leg. B. Vicioso). — A Rh.Madhiolae 26 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 MAEZO Malbr. et Bruii, omiiino diversa; Rh. falcatae Sacc. (in Hespei'i(le) afllnis, sed bene distincta. 12. Septoria semicircularis Sacc. et Scalia. — In ramulis eraor- tuis Evonymi japonici, prope Barcelona, in Hort. S. Ger- vasio, XI. 1914 (leg. Prof. Caballero). Roma, dalla R. Stazione di Patologia vegetale, febbraio 1915. Dopo di che la seduta è tolta. Raffaello Beni, Gerente responsabile. Firenze, Stab. Pellfts. Luigi Chltl Bnccessore. 1915. Aprile-Maggio-Giugno. N. 4-5-6. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA (PERIODICO MENSILE). INDICE Riunione straordinaria in Firenze Pag- 34 Calestani V. — Sui tessuti dell'ovario e l' istogenesi del frutto delle Crocifero „ 37 Fiori A. — Missione scientifica Stefanini-Paoli nella Somalia meridionale (1013). — Plantae Somalenses novae . . . . „ 49 Pampanini K. — Nuove piante del Karakorum 28 Zaxfrognini C. — Missione scientifica Stefanini-Paoli nella So- malia meridionale (1913). — Elenco dei Licheni corticicoli. „ 60 SEDE DI FIRENZE. Adunanza dell'11 Arile 1915. Presidenza del Vice-Presidente Baccarini. Aperta la seduta sono proclamati a nuovi soci : Dott. L. G.^BELLi di Bologna. „ E. Mussa di Torino. „ U. Ricca di Genova. Dopo di che, non essendosi altro da trattare la seduta è tolta. Adunanza del 9 maggio 1915. Presidenza del Vice-Presidente Baccarint. Aperta la seduta è proclamato a nuovo socio il : Dott. M. Savelli di Firenze. Buil. dalla Soc. bot. Hai. 28 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO Indi il socio Prof. A. Terkacciano espone la distribuzione geogra- fica e la posizione sistematica dei Chrysoxpleninm italiani in rapporto a quelle degli altri Chryaoapleni um europei. Viene poi presentata la nota seguente : R. PAMPANINI. — NUOVK piante del karakorum. I Proff. G. Dainelli ed 0. Marinelli, della spedizione scientifica De Filippi nel Karakorum (1913-1914), raccolsero nelle regioni più elevate di quelle montagne, fra i 4700 ed 15425 metri, una bella collezione di piante — 88 specie e 4 varietà — e me l'af- fidarono per lo studio. In attesa che i risultati di questo possano essere esposti dettagliatamente nella Relazione della spedizione, ora rendo note le specie e le varietà che mi risultano nuove e che propongo come tali. Astragalus karakorensis Pamp., sp. n. « {Hypogloltis). Praeter flores et foliolorum paginam superio- « rem albo-pubescens, caudicibus tenuibus et ramosis. Caulis « brevissimus. Folia panca, 3-4 tantum, 5-7-juga, stipulis del- € toideo-acuminatis, cilialis, inferioribus obtusis, tertia vel fere « media parte coalitis, foliolis oblongo-ellipticis, obtusis, carno- « sulis ut videtur in sicco, supraglabris. Flores in racemo denso, « multifloro, nigro-piloso, longe pedunculato dispositi, bracteis « linearibus calycis tubum cainpanulatuin dentibiisciiie lincaribus * et subaequalibus subaequantibus; corolla pallide lutea, vexillo € suboi'biculare, emarginato, alis emarginatis vel fere bilobis ca- « rinam rotundatam apice vix violaceam superantibus; ovario « in stipitem attenuato. Lcgiinem.... « Caules 1-2 cm. alti ; folia 2-3 cin. longa, foliolis 3-5 mm. lon- « gis et circ. 2 mm. latis; racemi peduncuhis 2-3 cm. longus; « bracleae 3-3 Y^ mm. longae; /lot^es 8 mm. longi, calycis tubo € 2 Vi ram. longo et dentibus Va mm. longis, alis carinam 1 Vs- « 2 mm. superantibus ». Hab.: — Karakorum: campo a nord del passo di Karakorum, alt. 5425 m., 1. Vili. 1914. È afifine alVA. TuUnovii B. Fedtsch. del Pamir, ma in quest'ul- timo le foglie hanno 3-5 paia di foglioline, i denti del calice sono SEDE DI FIRENZE - ADU>fANZA DEL 9 MAGGIO 29 ineguali e l'inferiore lungo quanto il tubo, il vessillo poi è ovale e solo leggermente smarginato. L^A. kai-akoiensitt è caratteristico specialmente per il vessillo orbicolare e le ali profondamente smar- ginati. Avena editissima Pamp., sp. n. « {Acennsirii/>i). Pereiinis et dense caespitosa. Culmi erecio- « ascendentes, 1-2-nodes, glabri etiam luparie superiori brevi- « ter denudata. Foìia linoari-filiformia, in sicco convoluta, ner- « vosa, scaberula, ligula ovato-truncata et ciliato-pectinata vel « lobato-ciiiata, vagina glabra, cauliiia culmuni non attiu- « gentia. Panicula coiitracta, spiciformis, erecta, densiuscula, « rliachi scabra, ramis plus minusve pubesceiitibus erectis et « unispiculatis, inferioi'ibus binis et inaequalibus, superioribus « solitariis. Spicalae v iridi- vioiaceae, anguste lanceolatae, uni- « rtorae, glumis subacquaiibus, acuminatis, 5-iierviis, praeter « iiervos scabros glabris, margine iatissime scariosis, inferiore « apice denticulala, superiore integi-a ; glunieila inferiore 5-ner- « via, usquo ad aristam scabrani geniculatam infra niediuni si- « tain bilìda, undique longe et sparse sericeo-pilosa, superiore « bidda, trinervia, vix sparse sei longe pilosa; lodiculis lanceo- « latis, acuminatis, glabris; ovario sub lente minutissime pu- « bescente. « Folioratn basaiium lamina 3-5 cm. longa, caulinarium 2 '2- « 3 cm. longa ; calmi circ. 15 cm. alti; panioUa 4-G cm. longa; « spicufae *l-2 cm. longae, gluuiis 13 min. longis, ghunella infe- « riore 7-8 mn.i. longa, arista circ. 12 mm. longa, glumella su- € [)eiiore 6 mm. longa ». H'il). — Karakorum : presso il campo Dai-basa Sarak, alt. 4900 m., 21. Vili. 1914. Ricorda assai VA. Fedlachenkoi Hack, del Turkestan, ma le spi- ghette uniflore e le glumette sericeo-pelose e profondamente bifide la distinguono bene da quella. Braya Marineliii Pamp., sp. n. « Perennis, caudiculis gracilibus, undique pilis simplicibus et « fni'catis imniixtis patent<'r piibescens, Folùi integra vel raiis- « sime subintegra, sul)orbicolari-si)atluilata, in petiolum longe «attenuata, rotundata. Scapus a|)hyllus. Flores in racemo co- « rymbiforme demum plus minusve elongato dispositi, lutescen- 30 SEDE DI FIKENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO € tes et serius violacei ut videtur in sicco, magni, pedicello exiii, « sepalis late hyalino-mar^inatis, petalis integris, limbo obovato- « rotuiidato in unguem augusta in attenuato. Siliqua obloiigo- € elliptica, valvis convexis, obscuro uninerviis, glabris, semini- « bus uniseriatis (semper ?). * Foliorum lamina 5-6 mm. longa et 4-5 mm. lata, petiolo «ciré. 6 mm. lotigo; scapus 1 V«-2 V» cm. praeter inflorescen- « tiam longo; /lores pedicello circ. 3 mm. longo, sepalis 2 V, mm. « longis et 1 mm. latis, petalis 4 mm. longis et 2-2 Vs nira. « latis, staminibus 4 mm. longis; siliqua (immatura) 8mm. longa € et 3 ram. lata ». ffab. — Karakorura : alto Kai-a-Kash, tra il passo di Kiril e Taldàt, alt. 5200 m., 27. VI. 1914. La convergenza del carattere delle silique glabre, che talvolta si osserva nella B. tihetica Hook. f. et Thoras., e di quello dei semi uniseriati, come alle volte li hanno le B. unifora Hook. f. et Thoms. ed alpina Sternb. et Hpe., ma sopratutto la forma delle foglie ren- dono molto caratteristica questa specie fra tutte le altre. Braya tibetlca Hook. f. et Thoms. var. breviscapa Pamp., var. 11. « Difìfert a typo tomento densiore, scapis valde huniilioribus « etiam sub anthesi et in fructu foliis vix subaequantibus, iiec « non floribus — ut videtur in sicco — violaceis ». Halì. — Karakorum : campo Cip-Ciak presso la confluenza del Shaiok, alt. 4900 m., 11. VII. 1914; campo sorgenti Yarkand, alt. 5280 m., 29. VII. 1914. Nel tipo gli scapi sono alti 2-3 Vj cm- circa, cioè press' a poco il triplo della lunghezza delle foglie, ed i fiori sono bianchi. Dilophia salsa Thoms. vai*, hirticalyx Pamp., var. n. « DilTei't a typo sepalis ad apiceni hispidis ». Hai). — Karakorum : alto Kara-Kash, tra il passo di Kiril e Taldàt, alt. 5200 ni., 27. VI. 1914. Oxytropis De-Filippii Pamp., S|). n. « {Ovobia). Acaulis, dense pulvinata, radice lignosa, elongata, « pluricipite, caudiculis brevibus, erectis vel asceiidentibus, cras- « sis, foliorum vestigiis densissime obtectis. Eolia basalia, sti- « pulis persistentibus, albo-hyalinis, extus undique et dense vel SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 31 « Sparge et inai-^nne praecipue hirsuto-sericeis, alto cum petiolo « adnatis, lancoolato-vol ovato-acumiriatis, circ. 12-juga et usque « ad 17-jiiga, foliolis parvis, ovato-oblongis vel oblongis vel li- « iiearibus, obtusis, ci'assiusculis — ut videtiir in sicco — sparse « hirsutis margine praecipue ut rhachi, serius glabrescentibus, « glandulis niagnis inspersis. Scapi aphylli, sub authesi foliis « subaequilongi, hirsuto-pubescentes, racemis paucifloris — ple- « rumque 4-6-floris — bracteis magnis, ut foliis dense et grosse « glandulosis, ovato-oblongis, plus minusve hirsutis, pilis nigris « et albis immixtis. Flores magnis, pedicello brevissimo: calyx « tubulosus, plus minusve albescens et pilis albis et praecipue « nigris hirsutus, dentibus ovato-lanceolatis vel lanceolatis, her- « baceis quam tubo densius pilosis; corolla in sicco violacea, ve « xillo suborbiculari, emarginato in unguem elongatum attenuato^ « alis vexillo brevioribus, latis, ungue temiissimo, carina appen • « dice recta et elongata. Legumen ìwvqwWq sericeo-pilosum, ma- « turum sparse pubescens vel glabrescens, inflatura, falcatum, « glandulosura, acuminato-mucronatum. « Folta usque ad 6-10 cm. longa, stipularum parte libera 8 mm. « longa et 5 mm. lata, foliolis 8 mm. longis et 2 mm. latis; « acapi 2-7 cm. alti, bracteis 6-12 mm. longis et 3-5 mm. latis, « pedicellis 1-1 Y^ mm. longis; flores circ. 25 mm. longi, calycis « tubo circ. 10 mm. longo, dentibus inferioribus circ. 3 V^ mtn. « longis et 1 V3 mm. latis et superioribus circ. 3 mm. longis et 1 mm. latis, vexilli lamina 3 cm. longa et 10 mm. lata, alis « 5 mm. latis, carinae 3 ^j, nim. latae appendice 1 V2 mm,, longa. « legumen circ. 3 cm. longo et 5 mm. lato ». Hai). — Karakoruin: presso Kizil-Ginga, alt. 5100 m, 30. VI 1914; presso Dong-Lung, alt. 5050 m., 1. VII. 1914 ; campo sul Cip-Ciak presso la confluenza del Sliaiok, alt. 4900 m., 11. VII. 1914; Japcen, alt. 4800 m., 18. VII. 1914. Fra le altre specie affini è caratteristica per le grandi dimensioni dei fiori. Ranunculus similis Hemsl. var. kizilensls Pamp., var. n. « Differì a typo folio radicale uno (seni[)er ?), petalis omnino « deficientibus, sepalis extus purpurascentibus, duo interioribus € autem uguiculatis et margine latissimo tenue, lutescente, pe- «taloideo; nec non acheniis triangularibus nec carinatis(?) >. 32 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO Hah. — Karakorum : alto Kai'a-Kash, presso il passo Kizil, nel fondo asciutto della vall<% alt. 53(30 m., 21. VI. 1914. Questa curiosa pianta si presenta con l'aspetto di una forma ano- mala nel perianzio — il quale è ridotto al solo calice, che, però, nei sepali interni, tende a diventare petaloideo — ma normale negli stami e nei carpelli che appariscono regolari e fertili. Malgrado i suoi curiosi caratteri del perianzio la riferisco al lì. siinìlis Hemsl. per la forma e le dimensioni delie antere ed il tomento dei sepali. Dal R. siintlis si distinguerebbe profondamente per gli acheni nei quali la carena sembra mancare totalmente, ma gli esemplari rac- colti dai Proff. Dainelli e Marinelli non sono sufficientemeute ma- turi per permettere di afifermare l'esistenza di questo carattere. Saussurea Dainellii Pamp., sp. n. « (Eriocorìjne). Monocarpica (?), undique tomento intricato gos- « sypino tecta, radice fusiformi. Caulis brevis, simplex, densissime « foliatus. Folta infe- « riora et media angu- « ste lanceolato -spa- « thulata ve! lanceo- « lata , profunde et « argute utrinque 2- « 3- laciniato -dentata, « longe attenuato-pe- « tiolata; superiora « stellatim patentia. « niajora, brevius pe- « tiolata vel etiam sub- « sessilia,latiuslanceo- « lata et longe cauda- a b e d « to-acuminata, utrin- Sau.ssurea DaineUii Pamp, — a: foglia inferiore; « que 2-laclnÌat0-den- pó'cot^r''''' '■■ '"'"' '''""'' ""'' '""''' "'"'' ^'° * tata ; suprema mino- « ra, sessilia, lineari- « acuminata et integra. Capilula valde numerosa in hemisphaerio « densissimo foliis stellatim suffulto arctissime conferta, pauci- « flora, circ. 6-8-flora, cylindrica, involucri bracteis lineari-spa- « thulatis, mucronatis, scariosis, decoloratis ad apicem tantum € viridi-nigrescentibus, albo-ciliatis, corollis purpureis — ut vi- « detur in sicco — pappo paullo brevioribus, tubo quam limbum « longiore, pappi setis biseriatis, externis scabris vel adpresse SRDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 MAGGIO 33 « hirsiitiu^culis, infei'ioribiis circ. 18, luitjoribus, longe et dense « pluinosis, receptaciilo niKÌo, acheiiiis (immaturis) glabris. « Caulis; 4-8 cm. altus; folla « media 5 cm. longa et usque « ad 5 mm. lata, deiitibus 2-3 « mm. loiigis, superiora 3-4 V2 « cm, longa et circ 10 mm. lata, « dentibus3-4 mm. longis; capi- « talorum hemispliaerium S'/j- « 6 Va cm. in diametro ; capita- « liim singulum involucri brac- « teis 11-13 mm. longis et 2-3 « mm.latis, pappi setis plumosis a 0 e a « 14 mm. longis, corollae tubo * 7 mm. longo et limbo cum lo- , n'^-'fJr^^r'^'nv!^'.''r'no7oit'^^'"? ° dell involucro ; o : flore; e: corolla; a: se- « bis 2 mm. longo, acheniiS (im- tole scabre e setole piamoste del pappo (ingr.). « maturls) 8 mm, longa ». Hai). — Karakorum: campo presso Balti-Bransa, alt. 5280 m., 1. Vili. 1914. Questa bellissima ò'aussurea è affine alla S. Medusa Maxim., ma in quest'ultima la lamina delie foglie medie è più o meno orbico- lare, le foglie superiori sono roflesse, romboidee o lanceolate, pic- ciolate, pinnatifide o piunato-partite, i capolini hanno le brattee involucrali lanose all'apice, il pappo uniseriato ed il ricettacolo bre- vemente paleaceo. La S. ]\Iedusa « omnium specierum Eriocorynes pulcherriraa », come la disse lo stesso Maximowicz (« Mólanges bio- logique », XI, p. 247) fu scoperta nel 1872 da Przewalski nei monti Nau-shau fra i 3500 ed i 3900 m. e poi raccolta nuovamente da lui nel 1879 e nel ISSO nel Kansu occidentale nelle regioni più elevate lungo il fiume Tetung. Saussurea Schultzii Hook. 1'. var. nana Pamp., vai', n. « Differt a typo caule monocephaio, brevissimo, 1-2 cm. tan- « tum alto vel fere nullo, nec non foliis angustioribus profun- « dius et argutius dentatis ». Haf). — Karakorum : valle del Shaiok a monte di Yapcen, alt. 4830 in.. 12. VII. 1914. Ed infine sono presentati i duo lavori seguenti, i quali figureranno nel Nuovo Giornvle. Béguinot a., e Gabelli L. La flora alveale del Reno bolognese. TitoTTKR. A., Nuovi materiali per U7ia fiora della Tripolitania. Dopo di che la seduta è tolta. 34 EIDNIONE STRAORDINARIA IN FIRENZE RIUNIONE STRAORDINARIA IN FIRENZE Adunanza del 12 Giugno 1915. Presidenza del Presidente R. Pirotta. L'adunanza ha luogo alle ore 10 al R. Istituto Botanico. Sono presenti i Soci : Baccarini, Bargagli-Petrucci, Colozza, Fiori, Longo, Munerati, Pampanini, Passerini, Savelli e Sommier; e scusano la loro assenza i Soci: Ballerini, Bergamasco, Cuboni, De Toni, Forti, Traverso, Trotter e Vaccari. Il Presidente apre la seduta ricordando con nobili parole i nostri soldati che ora combattono per la grandezza della Patria, e propone che al Re ed al Presidente del Consiglio sieno inviati i seguenti te- legrammi : Sua Eccellenza Generale Brusati Primo aiutante di Campo di Sua Maestà. Società Botanica italiana riunita Firenze in assemblea generale prega V. E. presentare a Sua Maestà il Re che come sempre anche in questo momento glorioso impersona l'anima della nazione i sensi del suo omaggio devoto e della sua ammirazione. Il Presidente R. Pirotta. Sua Eccellenza Salandra Presidente Consiglio Ministri. Società Botanica italiana riunita in assemblea generale esprime a V. E. i sensi della sua viva gratitudine per l'opera nobile ed ener- gica spiegata a tutela della dignità e degli interessi nazionali. Il Presidente R . Pirotta. Il socio Colozza dichiara di non potersi associare alla proposta perchè è stato ed è contrario alla guerra. Augura anch'egli vittoria ai nostri soldati, ma non può approvare manifestazioni che signiti- chino assentimento alla guerra e che contrastino con i suoi prin- cipi politici. La proposta del Presidente è approvata da tutti i presenti salvo il socio Colozza. RIUNIONE STRAORDINARIA IN FIRKNZK 35 Il Presidente avverte poi che alcuni inombri della Società sono sotto le armi ed a tale proposito dà lettura delle lettere dei soci Ballerini e Bergamasco i quali si scusano di non poter intervenire alla riunione essendosi arruolati volontari. Propone clie ad essi, come pure agli altri soci che trovansi sotto le armi, l'Assemblea mandi i suoi auguri. Si approva. Indi il Presidente espone i risultati del reftrendun per l'istituzione della categoria dei soci onorari ; Votanti 42 : favorevoli 39 e contrari 3. Quindi mette in discussione le proposte di modificazioni allo sta- tuto sociale, che erano state comunicate ai Soci con la circolare del 10 giugno u. s. Dopo uno scambio di osservazioni di lieve in^.portanza l'articolo 2 è approvato : Art. 2, — La Società si compone di Soci effettivi in numero illimitato, e di Soci onorari in numcio non superiore ad un decimo dei Soci ejietlivi. Aperta la discussione sull'art. 35, il socio Passkrini ritiene che sarebbe opportuno che i titoli dei candidati vi fossero chiaramente specificati; il socio Sommikr osserva che vi si dovrebbe anche pre- cisare se a soci onorari saranno ammessi solo italiani od anche stra- nieri ; ed infine il socio Munkrati chiede se i soci onorari potranno prender parte alle votazioni sociali. Il Presidente dà la parola al socio Baccarini, il quale trova giu- sta l'osservazione del socio Passerini e si accorda con lui sulla di- zione da darsi a tale proposito all'articolo ; invece crede che sia meglio lasciare impregiudicata la questione sollevata dal socio SoM- MiEu; ed infine al socio Munkuati osserva che i soci onorari nelle adunanze della Società potranno aver voto consultivo ma, natural- mente, non voto deliberativo. In seguito all'osservazione del socio Passerini l'articolo è com- pilato nel modo seguente : Art. 35. A Soci onorari possono essere nominati dall'Assemblea dei Soci nelle Riunioni Generali, su proposta del Consiglio^ coloro i quali hanno acquistato speciali benemerenze verso la Società. So7w esenti da quote sociali, non hanno voto deliberativo in seno alla Società, né pos- sono coprire cariche sociali. Messo ai voti è approvato. Avuta la parola, il socio Baccarini espone lo stato delle tratta- tive e delle pratiche concernenti l'istituzione dell'Erbario Nazio- nale in Firenze, e, rilevando i meriti a questo riguardo di S. E. On. Ferdinando Mautjni e dell'On. Sen. Giumo Fano, li propone a Soci onorari in segno di gratitudine per le loro benemerenze. Sono ammessi all'unanimità. Indi il Cassiere Colozza presenta i Bilanci. Però solleva la pre- giudiziale se la loro discussione sia o no regolare senza che sieno accompagnati dalla relazione dei Sindaci. Dopo matura discussione 36 RIUNIONE STRAGEDINARIA IN FIRENZE si delil>era che, date le condizioni eccezionali del momento le quali impedirono di trasmettere ai Sindaci i Bilanci in tempo utile per prenderne visione, sieno presentati e discussi anche se privi della consueta relazione dei Sindaci. Il Cassiere riferisce dunque sul Bilancio consuntivo facendo rile- vare come Io condizioni di esso sieno tutt'altro che floride j^er il nu- mero sempre crescente dei soci morosi e per la diminuita vendita delle pubblicazioni sia dell'anno in corso che degli anni precedenti. Nel 1014 il numero dei soci morosi è cresciuto di 5 e l'entrata per vendita di pubblicazioni è diminuita di L. 637,35. Fa osservare che il resto di cassa di L. G57,41 è sempre dipendente dall'estinzione di un libretto della Cassa di Risparmio con L. 2106,64 fatta nel 1913, e che è tutt'altro che esclusa la probabilità che a fine dell'anno cor- rente il Bilancio si chiuda di nuovo in deficit. 11 socio Baccarini osserva che le condizioni lamentate sono di carattere permanente (morosità dei Soci) e di carattere transitorio (diminuzione della vendita delle pubblicazioni) ; riguardo alla prima ritiene che non vi si possa far nulla, ma in quanto alla seconda è d'opinione che cesserà col cessare della guerra. Ritiene ad ogni modo che presto o tardi si debba ridurre la mole delle pubblicazioni. Egli crede che dato l'esiguo numero dei soci non sia possibile alla So- cietà sostenere l'onere di pubblicazioui voluminose, come sono le attuali; e confida che l'attuazione dell'Erbario Nazionale che è tanto bene avviata possa offrirgli l'opportunità di sgravare la Società di una parte delle pubblicazioni e si riserva di presentare a suo tempo proposte concrete. Il Cassiere Colozza è d'accordo col socio Baccarini, ma osserva che quanto disse sui Bilanci si riferisco ad un avvenire molto pros- simo, mentre i progetti del socio Baccarini riguardano un avvenire pili lontano. In quanto alla vendita delle pubblicazioni mostra che era ristagnata già prima della guerra europea, come fece rilevare presentando a suo tempo i Bilanci precedenti. Poiché nessuno chiede più la parola, il Presidente, augurando che i Bilanci consuntivo e preventivo possano sistemarsi, chiude la di- scussione e li mette ai voti. Sono approvati. Il Presidente comunica una domanda del socio TravrRSO affinchè ai collaboratori alla Flora italica cryptorjana la Società dia gratui- tamente una copia dell' intera opera od almeno della parte alla quale collaborarono. Dopo uno scambio di vedute al quale prendono parte i soci Bac- carini, Bargacim-Petrucci e Passerini, si conviene di accogliere la seconda proposta del socio Tkavkkso; e quindi l'Assemblea de- cido che ai collaboratori della Flora italica cryptogama sia data gra- tuitamente una copia della parte alla quale collaborarono. Poi il Presidente presenta delle bellissime fotografie a colori che illustrano un caso certamente rarissimo di giustapposizione nei RIUNIONE STRAORDINARIA IT FIRENZE 37 fiori di una Iris dei colori bianco ed azzurro. Parla brevemente di questo caso, che sarà trattato ampiamente in altro luogo. Infine il socio Munerati parla succintamente di varie duviazioni morfologiche riscontrate da lui e dal proprio assistente Dott. T. V^. Zapparoli sulle barbabietole da zucchero. Gli Autori hanno già fatto presentare dal socio R. Pirotta due note in proposito alla R. Acca- demia dei Lincei. Nella odierna verbale comunicazione il socio Mu- nerati si intrattene soprattutto .sulle manifestazioni tcralogiche delle foglie cotiledonari e delle prime foglie vere, illustrando l'espo- sizione con numerose fotografie. Infine espone i risultati delle sue ricerche riguardo alla Beta via- ritiìiia ed i metodi seguiti, illustrando la comunicazione con nume- rose fotografie. Indi sono presentati i seguenti lavori: V. CALESTANI. — sui tessuti de u/o vario e l'isto- GEiNESI del frutto NELLE CROCIFERE. — Nota pre- ventiva. Ili un mio precedente lavoro sulle Crocifere fui condotto a circoscrivere 1 generi e le tribù servendomi in pran parte dei caratteri anatomici tratti dal frutto. Avendo voluto qualche tempo fa, dopo lungo intervallo, riprendere e completare quelle ricerche, mi sono imbattuto in inattese complicazioni, che mi hanno persuaso a far precedere all'esame descrittivo e istotas- sico uno studio organo genetico dei tessuti stessi del frutto, tale da rischiararne l'origine e la signilicazione morfologica. Tale studio è ora a buon punto, e riservandomi di pubblicare a suo tempo le ricerche per esteso, ritengo utile dare per intanto un riassunto dei risultati ottenuti. I tessuti del frutto cominciano molto presto la loro evoluzione, e già nel boccio si trovano quasi completamente abbozzati. Se noi prendiamo l'ovario di un (loro in boccio di Matthiola incana, noi troviamo i tessuti seguenti: 1) All'esterno delle valve e della placenta, l'epidermide esterna, di cellule rettangolari, portanti qua e là i noti peli ramificati; 2) Un parenchima verde, che darà poi origine al mesocarpo, e che possiamo chiamare per intenderci prò mesocarpo : è qui di cellule ovate, con meati intercellulari, estese traversalmente circa 18 /* e nelle altre direzioni circa 15 fi, tutte in attivo stato di segmentazione ; 38 RIUNIONE STRAORDINARIA IN FIRENZE 3) All'interno delle valve, un tessuto speciale, che darà poi origine alle (Ibre endocarpicho, e che chiainercino proendocarpo : è di cellule piccole, a parete sottile e non lignilicata, che si co- lora vivamente in rosso-carminio col rèactif gènèvois, tutte al- lungate e parallele, flessuose nelle pareti radiali. Qui sono in diversi strati, di 7-12 /x in miglia, lunghe 25-40 /i e terminate a cuneo: sono ancora munite di protoplasma e in attivo stato di segmentazione, ma non tarderanno a vuotarsi; 4) L'epidei'inide interna delle valve, caratteristica delle Cro- cifere, di grandi cellule tabulari: nella sezione trasversale sono larghe 18-30 jii, spesse 13 y., di cui 2 ja circa per la parete in- terna sempre cutinizzata: viste di piatto le cellule sono brevi, trasversalmente esagone, di circa 11 jn, tutte parallele: 5) Nel promesocarpo, e a contatto col proendocarpo, si tro- vano i fasci fibrovascolari. Essi non giustificano ancora questo nome, perché non esistono le fibre : vi sono dei vasi anellati e spiralati, caratteristici del frutto delle Crocifere, e dei piccoli tubi cribrosi: ma fra i tubi cribrosi e tutt' intorno si trovano in grande quantità delle piccole cellule, più o meno compresse radialmente, vuote, a pareti flessuose, sottili, non afiatto ligni- ficate, di 5-10 }Ji in sezione, lunghe sino a 70 e 80 jx. Come è facile accorgersi, queste cellule annesse ai fasci vascolari sono affatto identiche alle cellule del proendocarpo; 6) Verso le estremità del diametro antero-posteriore si tro- vano altri grossi fasci, che sono i fasci placentari. Essi sono perfettamente eguali ai fasci valvari, salvo che sono più grandi: sono costituiti [)ure dagli stessi elementi, e immersi in un tes- suto di cellule un poco più piccole del promesocarpo, del resto simili ; 7) Nell'interno dell'ovario si trova il setto, munito delle epi. dermidi, poco diverse dall'epidermide interna delle valve, e di un parenchima cellulare con cellule a mii-osina. Nell'interno del setto si trova però uno strato di cellule piccole (5-10 /*) al- lungate circa 30-45 /i, a parete non lignificata, ma grossetta, di 2 /x almeno. Se osserviamo un ovario più avanzato, appena caduti i petali, i tessuti di poco si sono difierenziati, ma le cellule sono ingran- dite. Quelle del proendocarpo si i-estringono traversalmente, ma si allungano moltissimo e si allargano radialmente, fino a 11-16/a RIUNIONE STBAOBDINARIA IN FIRENZE 39 di larghezza trasversale, mentre non è i)iù possibile misurarne la lunghezza. Un tessuto speciale, distinto dal promesocarpo per le cellule assai più piccole, si disegna all'orlo dei fasci placen- tari. Nel frutto immaturo (lungo 50 mm.) il promesocarpo si è di- viso in due regioni: l'esterna di cellule verdi, larghe 20-26 /a, lunghe 15-24: l'interna di cellule incolori, assai più grandi, di 45 per 60 fi: in queste si contengono numerosi i)lastidì as- sai grandi, di amido o di aleurone. Il proendocarpo è costituito ora a cellule non più molto flessuose, di circa 12 jx di dimen- sione radiale, per circa 9 in media di larghezza. L'epidermide interna è costituita di cellule fatte a losanga, di circa 40 /idi larghezza, per sole 20 di lunghezza e 35 di spessore, di cui 10 jj. sono occupate dalla cuticola interna. Il tessuto laterale alle placente ha incominciato ad organiz- zarsi in una specie di proendocarpo, però a cellule regolari di 9 X 9— 15 /x, che formerà poi le aree laterali. Solo quando il frutto ha raggiunto quasi la lunghezza del frutto maturo comincia la lignificazione e risi)essimento delle cellule del proendocarpo, che hanno allora almeno 30 p. di di- mensione radiale e 10 /x di dimensione trasversale. È anche a questo momento che incomincia l'ispessirsi e l'espandersi delle pareti delle cellule intorno ai fasci placentari e sopra e sotto i valvari, in modo da formarsi gli ammassi di fibre liberiane e legnose. A questo punto la parte interna del mesocarpo è per- fettamente caratterizzata dalle cellule grandi e affatto vuote, mentre la esterna è di cellule più piccole e piene di protopla- sma e di clorofilla. Si comincia anche ad organizzare, ai lati della placenta, fra essa e le aree laterali, un tessuto di deiscenza di cellule che rimangono piccole e vuote, a pareti sottili. Nel Cheiranlus Cheiri le cose si svolgono nel medesimo modo, salvo piccoli particolari, come la grandezza e forma delle cel- lule dei diversi strati. Le cellule del proendocarpo hanno le pareti laterali molto flessuose finché sono giovani. È impoi-tante osservare che nel frutto maturo il setto è ridotto alle sole e[)i- dermidi, perché la colonna di cellule allungate si oblitera, ma rimane presente nel setto dell'ovario. Nella HesperU matronalis è |)iù facile, esaminando l'ovario di un flore in boccio, sorprendere lo svolgersi del proendocarpo. 40 RIDKIOyE STRAORDIXARIA IX FIRENZE Si comincia a trovare che le cellule più interne del promeso- carpo si dividono tangenzialmente: le cellule figlie, a comin- ciare dalle interne, si dividono poi per il lungo, e contempora- neamente si vuotano, formando le solite cellule allungate a parete sottile, lunghe fino a 70 u-, larghe solo 7-9. Il proendocarpo co- mincia a formarsi lungo le nervature mediane, e progressiva- mente si estende all'orlo delle valve. Nel setto si verifica quanto notammo nel Cheiranlhus. L'ovario in boccio ÙQWErysinium lanceolahun ha il proen- docarpo in un solo strato: ivi si può facilmente notare l'esten- dersi progressivo di questo tessuto verso gli orli delle valve. Solita osservazione per il setto. Nella Cardamine hirsuta le cellule dell'epidermide esterna e del promesocarpo sono compresse, avendo circa 18 /* di dimensioni tangenziali e 9 /* di dimensione radicale. Neil' interno si trovano due strati di cellule vuote e a pareti sottili, molto allungate pa- rallelamente al frutto, l'esterno di 7-10 /^ traversalmente per 9 radialmente, l'interno avente 18-29 /i di dimensione radiale. Quest'ultimo strato si ispessisce ben presto agli orli verso l'epi- dermide interna, costituendo le fibre incomplete caratteristiche. L'epidermide interna stessa differisce da tutte le altre perchè verso le valve deve sporgere in cunei, occupando le cavità la- sciate dal proendocarpo, che non forma verso di essa uno strato pianeggiante. Il frutto maturo del Nasturlìum offlcAnale presenta le fibre incomplete delle Cardamine: quindi il genere Nasturtiuni deve esser riunito nella stessa tribù col genere Cardamine, a cui rassomiglia anche per l'apparato vegetativo. L'ovario nel boc- cio mostra lo sviluppo del proendocarpo per divisione tangen ziale di un solo strato di cellule, fino allora identiche alle più interne dal promesocarpo. Lo strato interno delle cellule figlie prende dei setti longitudinali, e diviene il proendocarpo, men- tre lo strato più esterno si rigonfia e si ingrossa senza più segmentarsi. Le cellule del promesocarpo non sono eguali : i 2-3 strati esterni sono più grandi, di 16-20 /t per 24-30 di lar- ghezza, gli interni sono più irregolari e isodiametrici, di 12-15 /i Nel frutto quasi maturo diviene notevole il grosso strato di cellule, alte 35-60 p. larghe 28-36, che rapjìezza internamente il proendocarpo: questo ha più strati di cellule solo quando vi RIUNIONE STBAORDINARIA IX FIRENZE 41 è una incavatura fra una cellula e l'altra. Manca ancora qual- siasi ispessimento all'orlo interno delle cellule del proendocarpo. Le nervature rimangono numerose ma assai piccole, a contatto dello strato di grosse cellule: grandissime invece sono le pla- cente. h'Allìaria o/ficinalis, il Sisijmbrium Columnae, la Barha- raea vulgaris hanno il proendocarpo ridotto ad un solo strato, fatto al solito da lunghe cellule strettissime, vuote, a parete sottilissima, flessuosa, mai lignificata ; sotto le nervature dorsali il tessuto si comprime e si presenta con sezioni più allargate e quasi isodiametriche o talora compresse nel dorso. I fasci delle nervature, ridotti a tubi cribrosi e a vasi legnosi circon- dati e intramezzati da lunghe cellule simili a quelle del proen- docarpo, giungono a confondere la loro guaina col proendocarpo stesso. Le placente non differiscono dai fasci se non per essere di solito maggiori. Molto tardi si formano le aree laterali: molto più tardi ancora il tessuto di deiscenza fra l'area laterale e la placenta. L'ovario della Brassica Sinapìsirum, nel fiore ancora gio- vane, presenta una epidermide esterna di cellule sporgenti a papilla, e un promesocarpo di cellule che in sezione'traversale appaiono eguali, esagonali eil isodiametriche, di 11-18 /*. piene di pi'otoplasma: il proendocarpo, già perfettamente distinto, è costituito di cellule aventi circa 4 fi di diametro. I fasci dorsali, circondati dalla loro guaina di piccole cellule, aventi solo 6-8 jti, pei'ò ancora piene di protoplasma, distano di 1-2 slrati di cel- iale dal proendocarpo. In sezione longitudinale si scorge facil- mente come le cellule del promesocarpo a contatto col proen- docarix) siano uìoIIo lunghe, fino a 44 ji, simili in questo alle cellule della guaina dei fasci. Col prt)seguire dello sviluppo del- l'ovario le cellule a contatto del proendocarpo si moltiplicano, specialmente sotto i fasci, finalmente si vuotano, le pareti si coprono di punteggiature, e finiscono col divenire il tessuto brassicoide caratteristico del genere. Nella Sinapis alba, neWEriccaslrum erucoides, nella Diplo- lawis muralis la struttura è la stessa, ma il tessuto brassicoide prende meno sviluppo. Lo stilo ha sempre una struttura conforme, e non diversa da quella che si conserva nel Cheiranlhas, neìì'Enjsimum, ecc. ; 42 KIUNIONE STRAORDINARIA IN FIRENZE ha cioè quattro fasci agli angoli — rappresentati al solito da vasi e tubi cribrosi, con cellule allungate formanti guaina — e un tessuto di grandi cellule ovali, con meati. Nell'interno, una colonna del solito tessuto di cellule cilindriche o compresse, quasi collenchimatiche, piccole {8-6 /x), che abbiamo già tro- vato nel setto, dove infatti si continua, e che non è che il tes- suto conduttore, a torto negato da alcuni autori alle Crocifere, mentre invece in queste è sviluppatissimo, tanto da costituire, nelle Mntthiola, Malcolmia, ecc. un vero meristema e trasfor- marsi in un fascio di fibre, o in un vero fascio fibrova.scolare. In un boccio molto giovane della stessa Brassica Sinapi- strum si scorgono fasci molto più vicini al proendocarpo, ma sempre separati da qualche strato di parenchima compresso. Ma agli orli delle valve il proendocarpo è ancora in via di co- stituzione, ed è facile ivi osservare che le cellule a contatto dell'epidermide interna si dividono tangenzialmente, e che le cellule figlie rimaste presso l'epidermide, senza ingrossare ra- dialmente, si dividono longitudinalmente in una grande quantità di cellulette che rimangono allungatissiine, e che costituiscono il proendocarpo, mentre le altre si rigonfiano senza suddividersi molto, e formano il tessuto brassicoide. L'ovario del Rapistrum rugosum, ossei'vato subito dopo la fecondazione, presenta inferiormente una struttura da Brassica: un proendocarpo ben cai-atterizzato, e fasci muniti di una grande guaina, i cui elementi passano gradatamente alle cellule ordi- narie del promesocarpo. Superiormente invece si ha un tessuto di cellule ovali, con meati, simili a quelle che formano lo stilo delle altre Crocifere, e nel mezzo due striscio di cellule più ap- piattite, che rappresentano le epidermidi interne dalle valve e del setto. A questo stato il tessuto conduttore manca nella parte ovulifera del gineceo, mentre perdura nello stilo. Può essere in- teressante osservare che a maturità il frutto del Rapistrum ha solo delle fibre irregolari, che non possono derivare dal proen- docarpo, ma dalle guaine dei fasci. Le crocifere siliculose hanno di solito un promesocarpo sot- tile, di 2-4 strati di cellule. Le Latiseptae {Ali/ssiun, Fibigia, Lunaria) hanno una debole nervatura dorsale, che emana nu- merosi rami che si anastomizzano in rete. Le cellule del pro- endocarpo sono disposte in più strati, non parallelamente, ma BrtTNIONE STRAORDINARIA. IN FIRENZE 43 obliquamente fra loro e in modo molto irregolare. Osservando dall'alto, dopo aver tolto il promesocarpo, si osserva facilmente che le cellule del proendocarpo seguono le direzioni delle ana- stomosi delle nervature. Finché le cellule del proendocarpo ri- mangono brevi, ciò è facile a i-iconoscersi : allo stato adulto esse cellule sono molto allungate, e intrecciandosi fra loro sembrano formare strati distinti per la loro orientazione, ciò che non è. Nella Eroplìila verna le fibre del proendocarpo sono uniseriate. Le Aìvrustiseptae hanno invece una fortissima nervatura dorsale, spesso espansa ad ala. Tale nervatura prima della maturazione è costituita da un gran fascio di procambio, con vasi qua e là, diretti non solo per il lungo, ma anche traver- salmente. A maturità, secondo i casi, può tutta trasformarsi in un fascio di fibre, oppure possono aversi le fibre solo nel dorso e nel ventre, lasciando uno strato molle nel mezzo, o anche solo nel dorso, lasciando uno strato molle ventrale. Le cellule del proendocarpo sono oblique, ma di solito sensibilmente pa- l'allele, in uno o più strati. Franti e dopo lui Ha3'ek hanno creduto di dover dai-e im- portanza alla forma delle cellule del setto, secondo che le cel- lule non sono allungate trasversalmente, oppure sono allungate trasversalmente e tutte parallele, o ancora allungate ma non del tutto parallele. Tale conformazione fu intei'pretata come de- rivazione di setti secondari che si sarebbero formati in cellule preesistenti di forma diversa. Nulla di tutto questo: l'epider- mide del setto, come l'epidermide interna delle valve, è formata inizialmente di cellule allungate trasversalmente, e le forme di- vergenti posteriori si (Itn-ono ad accrescimenti in diverse dire- zioni 0 a divisioni in detei minate direzioni, che dipendono dalla legge di Sachs ed hanno, come tali, un minimo valore tassino- mico, pur senza escludere che talvolta possano concorrere a ca- ratterizzai'e i generi. Valoi-e almeno eguale ha per me l'eso- car|)o, che può essere costituito da lunghe cellule flessuose, simili agli epidermidi fogliari {Erophila, Capsella, ecc.), oppure tabulari, vescicolose, ecc. Riassumendo le osservazioni fatte, noi dobbiamo riconoscere nel proendocarpo un tessuto avente una gi-andissima fissità di origine e di natura. Esso è indubbiamente congiunto di origine alle guaine dei fasci vascolari e al tessuto intei'calato ad essi : Bull, della Soc. boi. Hai. 4 44 RIUNIONE STRAORDINARIA IN FIRENZE esso nasce di regola al loro contatto, è costituito di cellule con- formi ad esse, si lignifica ed ispessisce le membrane quando an- che le cellule dei fasci fanno lo stesso. Quando i fasci hanno una direzione generale longitudinale, anche le fibre dell'endo- carpo hanno la stessa dire/.ione: se i fasci sono obliqui ed in- trecciati, anche le fibre sono oblique e intrecciate. L'analogia può andare oltre: le fibre dell'endocarpo sogliono essere grosse e fortemente lignificate, quando i fasci dorsali e le placente sono pure robusti: quando i fasci sono molli e deboli, le fibre pure rimangono assai piccole. In pochi generi le fibre mancano, come in liapisfriim, Crainhe, Calepina, e certamente altii ; ma abbiamo osservato come in Rapislrum si costituisca un proen- docarpo normale. Mancano osservazioni sugli altri generi : ma quand'anche non vi si co>!tituisse mai, ciò non sarebbe per di- minuire la costanza del proendocarpo e delle fibre endocarpiche come costituenti rispettivamente dell'ovario e del frutto delle Crocifere: poiché la porzione ovnlifeia di cotesti generi non corrisponde morfologicamente all'ovario, ma allo stilo trasfor- mato: e nello stilo delle Crocifere non si forma normalmente il proendocarpo. Vi sono però alcuni generi nei quali il proendocarpo non è a contatto coi fasci. Non è questa una eccezione alla regola ge- nerale se non in apparenza. Mentre in molti casi (Erysimum, Sisymbriuin, ecc.) non si forma che un solo strato proendocar- pico, in altri con divisioni tangenziali si formano più strati di cellule madri, e il proendocarpo risulta di più strati (Hef^peris» Maithiola, ecc.): nei generi suddetti il solo strato più interno delle cellule madri si trasforma in proendocarpo, gli altri invece di sezionarsi per il lungo si contentano di ingi"ossare e vuotarsi {Brassica, Cardamine) o riempirsi di un liquido acre {Naslur- tium) : ma il nuovo tessuto, a una varietà del quale demmo il nome di tessuto brassicoide, corrisponde istogeneticamente al proendocarpo stesso. Io ritengo dunque che l'endocarpo non sia altro che l'espan- sione della guaina peridesmica dei fasci dorsali. Con ciò Io strato di fibre endocai'piche dulie Crocifere diviene omologo alle fibre che nel frutto delle Capparidacee accompagnano le nervature- Ciò spiega anche come nei generi Arafns, Ery^iiìmm, ecc., le fibre endocari)iche divengano cosi simili alle fibre dei fasci va- RIUNIOKE STRAORDINARIA IN FIRENZE 4Ó scolari, da non poter dire ove finiscano le une e incominciano le altre. I generi studiati, secondo lo sviluppo del proendocarpo pos- sono essere raccolti nel seguente quadro: A. Fasci dorsali paralleli, proendocarpo parallelo ad essi, I. Fascio dorsale straordinariamente sviluppato, fibre obli- que: Thlafipi, Iberis, Aethionema ecc. II. Fasci dorsali e placentari subeguali o questi maggiori, fibre diritte. 1. Cellule madri del proendocarpo non suddivise tan- genzialmente: fibre in una sola serie, grosse, a contatto colla guaina dei fdsci : Enjsimuìn, Sisijmbrmm, Amaria, Barba- raea. 2. Cellule madri del [)roendocarpo divise tangenzial- mente. a Tutte le cellule madri formanti il proendocarpo: fibre in più sei-ie, a contatto colla guaina dei insci: MaUhio la, Cheiranihas, He!^peris. J3 Cellule madri interne formanti il proendocarpo, le altre non suddividentisi : fibre sempre incomplete, separate dalla guaina dei fasci da pochi strati di cellule: Nasturiinm, Car- damine. y Cellule madri interne formanti il proendocarpo, le altre suddividentisi: fìbrt^ complete in una serie, separate dalla guaina dei fasci da [)iù strati di cellule: Diploiaoris. Erucastrum, Drassica, Sinapia. B. Fasci dorsali piccoli, in reticolato: endocarpo a fibre oblique. 1*. End()car|K) a fibre in un solo strato: Eì'ophila. 2*. Rndocarpo a fibre in più strati, vai'iamente incro- ciati fra loro: A/i/sait/n, Fihigin, Lnunvin. C. Fasci dorsali diritti, proendocarpo alla fine obliteralo o nullo: Rapisfruìn, ecc. II genere Arabis è intermedio Ira il gruppo Erìjsimum e il gruppo MallhioUi. Anclu* la J)}'(iba aìzoides e qualche altra latisepta hanno fìbn^ [)lurisenate e parallele, ma non ho potuto ancora studiarne lo sviluppo. Le fibi'e dell'area laterale non hanno origine comune colle fibre dell'endocarpo valvare; non hanno la medesima regola- 46 RIUNIOXK 8TRA0RDIXABIA IN FIREXZE rità e nascono molto dopo. Le loro relazioni più intime sono coi fasci placentari, coi quali sembrano negli stessi rapporti che hanno le fibre endocarpiche coi fasci dorsali. Nasce quindi spon- taneo il pensiero che le aree laterali siano espansioni della guaina dei fasci placentari, come l'endocarpo è una espansione della guaina dei fasci dorsali. In questa ipotesi il tessuto di deiscenza dovrebbe essére omologo al tessuto brassicoide, e i fasci vai- vari diverrebbero perfettamente simili ai fasci placentari. Quindi avremmo l'ovario costituito non già da due carpidi fertili agli orli, ma da quattro carpidi, due fertili e due sterili. Questa ipotesi richiede ancora nuovi studi e nuove ricerche. È certo però che non vi è mai traccia di una origine binaria dei fasci placentari, e che essi, tanto nel ginoforo come nello stilo, si com- portano sempre come equivalenti ai fasci valvari. Più opportuno che di questa questione ancora immatura sarà l'occuparci di determinare il valore che le modificazioni dell'en- docarpo e dei tessuti del frutto in genere possono avere per la classificazione. Lo studio organogenetico conferma in me quel che già avevo presentito nello studio anatomico. Il tessuto è organizzato di buonissima ora, e ciò dimostra come l'evoluzione dell'endocarpo non è semplicemente un adattamento recente con- tro la siccità 0 gli insetti, ma rispecchia ancora in sé l'evolu- zione della stirpe, fissandune le caratteristiche. Le classificazioni più recenti delle Crocifere si fondano essen- zialmente, o sui nettari, o sui caiatteri anatomici. I primi hanno dato ai primi ricercatori ottimi caratteri, e si credeva ti'ovare in essi il bandolo della matassa. Moltiplicate le ricerche, la co- stanza di essi caratteri sembrò minore. Oggi abbiamo sì le dotte elucubrazioni di Gùnthart sullo glandolo proprie e improprie, endandre, amfìandre ed esandre, che schiariscono ogni cosa, meno che se la gianduia che osserviamo con non poca ditlicoltà in qualche fiore minuscolo appartenga all'una o all'alti-a delle dette dotte classi. E i lavori di Villani, che è finora il solo che con pazienza incredibile abbia per anni ed anni proseguito a coltivare e ad osservare le Crocifere sul vivo, dimostrano ap- punto l'eccessiva variabilità di tali organi in specie vicine, ed anche nella stessa specie. Né, riflettendoci bene, poteva essere diversamente. Esse glandule, siano esse organi a sé o rudimenti di stami, hanno un posto determinato nel diagramma del fiore RIUNIONE STRAORDINARIA IN FIRENZE 47 crocifero, e sta bene. Ma sono anche organi destinati alla im- pollinazione, e come tali devono svilu|)par.si più o meno, secondo che occorre il nettare in una o in un'altra posizione; e noi sap- piamo non esservi nulla di più variabile degli adattamenti che sepali, petali, stami e gineceo delle Crocifere presentano per l'impollinazione. Finalmente essi, come organi molli e senza scheletro vascolare, devono obbedire alle pressioni che si ma- nifestano nel boccio, e dipendono dalia carnosità del calice, dalla grossezza degli starai, dalla forma dell'ovario, ecc., tanto è vero che variano subito quando per qualche caso manca uno stame. Se quindi si può tener conto dei nettari per una classificazione, è solo prendendoli in blocco e limitandoci a considerarne i tipi l)rincipali. Rimangono i caratteri anatomici. Di tre fu tenuto conto in classificazioni generali: dei peli (Franti), del setto (Franti, Hayek), della posizione dei tubi a mirosina (Hayek)- Ha già esposto come il carattere desunto dalla forma delle cellule epidermiche del setto sia di poco valore. I peli variano solo da unicellulari sem- plici a unicellulari ramosi: inoltre possono esservi delle glan- dule pluricellulari, che, secondo Franti, coesisterebbero solo coi peli ramosi. Vi sono però abbondanti specie che hanno peli sem- plici insieme ai ramosi. Giunti a (piesto punto, si comprende che vuol dire l'asserzione che questo carattere è stabile: vuol dire semplicemente che dove mancano i peli ramosi, non ve ne sonai Grazie della scoperta. Ma anche questa non vale. l\ ge- nere Sisijmhriaiìi va spezzato in due. Le Caì^damine hanno peli semplici, ma la C.spntìiulala ne ha dei ramosi. U genere Cho- rispora ha glaiidule pluricellulari, ma peli semplici, quando ne ha. Il genere Lepidiitm ha peli semplici, ma alcune specie hanno delle glandule 'unicellulari, altre hanno glandule pluricellulari sessili, altre ancora hanno talvolta peli ramosi; « irrig » dice il monografo Thellung. Ma irrig o no, ce li hanno. Inoltre i peli semplici non sono lisci: sono spesso bernoccoluti. A che mo- mento il bernoccolo diventa un ramo? Non insisterò sullo scarso valore attribuito al carattere in altre famiglie: si confrontino i generi Asiragaliis o Ilieracinm. E le specie glabre? Si uni- ranno colle pelose aflìni, si dirà. Ma quando vedo la Moricandia ravvicinata a Conring ia, Matlhiola ed Hesperis perchè poten- zialmente con peli ramosi, potrò ben dire che per vùq potenziai- 48 RIUNIONE STRAORDINARIA IN FIRENZK niente ù a peli semplici o va ravvicinala a i)<7;/otoir/5; e vorrò vedere chi mi si potrà oj^porrc. Il ci'iterio di classi licazioiie i)roposto da Hayek non n)i pare migliore. Qui io dubito fortemente anche del metodo di ricerca. Si tuffa la foglia nell'acqua bollente, si (issa all'alcool assoluto, si colora col reattivo di Millon. Si colora cosi la mirosina ? Si cor- tamente, ma anche tutti gli albuminoidi, che in nessuna cellula vivente possono mancare. Quindi io mi permetto di attendere ad usare questo critei'io fino a quando non si avrà un reattivo sicuro ed esclusivo delia mirosina. La forma dello stimma, scelta da Pi-antl, non mi par neppure utilizzabile. È ben difficile dire se tale o tal'alti'a crocifera a fiore minuscolo e a stimma microscopico abbia uno stimma di- viso in due lobi o intero: di solito le specie a fiori piccoli hanno stimma presso a poco intero. Vi sono poi almeno due specie ita- liane che hanno lo stimma coi lobi valvari più sporgenti : V Ara- bis cebennensis e il Lepidiitni Draba, e sebbene ognuna possa esser costituita in genere a sé, nessuno oserebbe collocare V Ara- bis cebennensis presso i generi californici Slreptanthus o Pìioeni- caitlis, e il Lepid/nm Draba presso il genere capense Brachy- carpaea. Anche questo carattere può, in blocco, aver valore, ma non ha certamente un valore assoluto. La famiglia delle Crocifero è una delle più omogenee per ap- parato vegetativo, infiorescenza, fiore. Non vi sono affatto quei salti bruschi, quelle divergenze evidenti, che permettono nette separazioni nelle Asteracee, nelle Faseolacee, nelle Orchidee, e neppure quei complessi di differenze, pìccole in sA, ma acqui- stanti valore per la correlazione, che distinguono le Ombrellifere a ombrella composta da quelle a ombrella semplice. Tale uni- formità esterna presuppone una uniformità interna. Peli, cellule a mirosina, forma dello stimma, sono caratteri isolati, che mal si prestano a una bipartizione generale: per essi si avrebbero delle serie parallele. Ma quando è cosi, il loro valore divien nullo: essi sono dei puri esemplici caratteri generici, e spesso neppure questo. La sola parte effettivamente variabile delle Crocifere è il frutto, e questo deve avere una grande importanza anche nella classi- ficazione fondamentale. Converrà sempre distinguere con cura i caratteri stabili, le stimmate ataviche, dagli adattamenti recenti; RinXIOKE STBAOBDINABIA IX FIRENZE 49 ma nelle variazioni del frutto e dei suoi tessuti, coordinate colle variazioni del fioi'e e della struttura anatomica, è nascosta la chiave della classificazione naturale di questa famiglia, forse quella del regno vegetale ove [»iù ne siamo lontani. ADR. FIORI. — MISSIONE scientifica stefanini- PAOLI NELLA SOMALIA MERIDIONALE (1013). — PLAN- TAE SOMALENSES NOVAE. Oltre agli esemplari del Dott. Paoli figurano qui anche alcuni raccolti dal Dott. G. Scassellati-Sforzolini nel 1912. MALPIGHIACEAE. Acridocarpus glaucescens Engl. var. granitìcus v. n. — Eolia viridia, elliiitico-laiiceolata, 5-15 tnm. lata. Hah,: Somalia ital. mer. — In fìssuris ru|)ium et Inter saxa granitica loco A\cio Bur Meldac, 23, VII (n. 7 14 et 720) et prope Gol-oloule, 29, VII (n. 784). Il ti|io della specie, descritto della Somalia (collez. RuspoliRiva), ha le foe^lie larghe sino a 7 mtn. nell'esemplare originale conservato nell'Erbario Coloniale e sino ad 11 mrn. nell'esemplare (n. 831) rac- colto dal Paoli a Matagassile. Secondo le annotazioni fatte dal Paoli il tipo (raccolto in tre località^ vive in terreni calcari e la var. gra- nitìcus su roccie granitiche. Caucanthus squarrosus Niedenzu (= Triaspis Radlk.) var. be- nadiriensis v. n. — A typodiffert: foliis orbicularibus, minori- bus (8-12 mm. longis et latis) ; umbellis 3-4 floris, pedunculo communi breviore (6-10 mm.); pedicelloriim friictiferorum articulo superiori longiore (17-20 mm.) et fructibus majori- bu3 (22-29 mm. latis). Hab.: Somalia ital. mer. — In frnticetis prope Mogadiscio, 26, V (n. 82). Il tipo, pure della Somalia, secondo la descrizione del Radlkofer ha foglie ovali (lunghe 15-20 e larghe 10-16 mm.), le ombrelle a circa 12 fiori, col peduncolo comune lungo 20 e più. mm. e l'articolo superiore del pedicello fruttifero lungo circa 12 mm. Il frutto nel tipo è largo J1-I3 mm.; ma anche nella varietà qui descritta esi- 60 RIUNIONE STRAORDINARIA IN FIRENZE stono sullo stesso ramo frutti ad ali non completamente sviluppate, aventi una larghezza di soli 12-13 min. (comprese le ali). Per la forma delle foglie la nostra varietà corrisponderebbe al C. edulis Forslc. dell'Arabia, ma ne differisce per la struttura del frutto (cfr. Chiovenda, in « Annali di botan. » X, 28 [1912]), il quale ha per ciascun carpello una sola camera d'aria a cavità lacunoso-spon- giosa ; nel C. edulis si ha invece per ciascun carpello 2 camere d'aria, a cagione della presenza di un setto dorsale, e mancanza di fibrille nel lume delle cavità. CELASTRACEAE. Cassine (Elaeodendron) Aquifolium sp. n. — Arbuscula, habitu Ilicis Aquifolii similliina. Ramis subo[)positis ve! alternis, Fig. 1. — Cassine Aquifolium. cortice levi, cinereo-rufescenti. Foliis coriaceis, glaucis, oblongis, deiitato-spiiiosis, nervis subtus parum promiiien- tibus, brevissime petiolatis. Cymis pauclfloris; floribus bre- viter pedicellatis; bracteis parvis, triangularibus. Calycis lobis obtiisissimis, brevibus. Petalis oblongis. Fructu obovato vel oblongo, mesocarpo lignoso-flbroso, basi calyce persi- stente cincto. Reliqua generis. RIUNIONE STRAORDINARIA IN FIRENZE 51 Hai). : Somalia ital. mer. — Piope Gololoule et iiiter GololoiUe et Ueneio, 29. VII (n. 780 bis), in collibus prope Dibahal, 26, IX (n. 855 bis), Inter El Ellan et Dorianle, 8, X (n. 895), Lugli {Gezira), 27, X (n. 1007). Folioruni lamina 2-5 cm. longa, 8-24 min. lata; spinae 1 mm, longae; petiolus 1 inm. longus, Gimae 12-15 mm. longae. Co- rolla 5 mm. diam. ciic, Fructus 15-17 mm. longus, 9-11 mm. latus (n. S.jo*''^), vel 23-25 mm, longus, 11-13 mm. latus (n. 1007). AiEne alla Cassine Scliweinfurthiana Loes. (= Elaeodendron soma- lense Engl. mss. et E. Zanzibaricum Schwf. mss. ex Loes.) dalla quale distinguesi a prima vista pei' la forma delle foglie. Devesi per altro notare che la C. Schweinfurthiana varia moltissimo per la forma di quest'organo ; le foglie sono infatti in essa ora intere ed ora mu- nite di qualche dente spinoso ed è appunto questa forma che può lontanamente paragonarsi colla specie sopra descritta. La C. ò'chweinfurtJnana sembra essere comune lungo la costa (ad essa va riferita la pianta che altra volta « Bull. Soc. hot. it., 1913, p. 49 » determinai su materiale incompleto per Acolcanthera ah)jssi- nica), la C. Aquifolium invece si interna sino a Lugli. Altra specie che trovasi lungo la costa a Giumbo è la Cassine Holstii Loes.; essa ha una corta rassomiglianza colla C. sphaero- phylla Ktze. (= Elaeodendron sphaerophyllam Presi) del Capo di Buona Speranza, colla quale altra volta la confusi « Bull. Soc. bot., 1913, p. 45 ». ACANTHACEAE. Thunbergia Chìovendae sp. n. — SulFruticosa, scandoiis, glabi-a. Foliislongiuscule |)etiolatis, cordato-ovai is, apice acuminato- mucronatis, margine integris. Floribus solitariis vel gemi- uati.'«, axillaribus, longe pedunculatis; bracteis oblongis, cito reflexis. Calycis laciniis 9-12, a baso lanceolata, et margine undulato-revoluto, sursum in appendicem longam, linea- rem productis, ubique giandulis minutis conspersis. Corolla longe tubulosa, extus papilloso-glandulosa, lobis obtusis cum apiculo. Stigmate bilobo, lobis deltoideis, inaequalibus. Cap- sula ignota. Hai).: Somalia ital. mer. — liof^caglia di Bairloa, 4, XI (n. Il Ili); Bar Eil)/,0,X\(n. 1 1.'» t); lì ifr Acaba, 31, X{iì. li"31). Foliorum petiolus exalatus, gracilis, 1 V2-2 cm. longus; la- 52 RIUNIONE STRAORDINARIA IN l'IRKNZK mina 2 Vi-5 cin. longa, 2-4 cai. lata. PeduDCuli 8 cm. longi ; liracteac 2-3 cm. loiigae, 1 cm. circ. latae. Calyx 10-17 min. lon- gus; laciniarum appendix l mm. circ. lata, nervo longitiKiinali /^ Fig. 2. — Tìiìinhcrcjìa Cliinrciuìdc. percursa et iiervis lateralibus reticulata. Corollae tubus 8 cm. longus; lobi 15-17 min. longi, 8-10 min. Iati. Atìino alla Tli. ij/t/antea 1 .indau dolla Somalia od alla Th. Guer- Iceana IJndan dell'Africa or. inglese, dalla prima diflerisce per i fiori più piccoli, dalla .seconda per le foglie più piccole, senza dente alla ba.se, da ambedue per la struttura del calice; affine pura alla Th. f/himlulifera Lindau in « Engl. Jahrb. » XXXIII, 184(1902) della re- gione dei Boran, ne dilleri.sce, percbé questa ha foglie ristrette alla base e brattee oblunghe (35 per G mru.). RIINIONK STRAOKUINAHIA IN I lUKXZE 53 Blepharis Clinus s[). ii. — SufTruticosa i", rainis crassis, tereti- bus, iiubesceiitibus, trichotoine et patule furcatis. Foliis obloiigo-obovalis, pseiidoverticillatis ad \, r|Uoque verticillo iiiaequalibus, majoribus broviler i)elii)Iatis, ininoribus sessi- libus; utriiKjUt' scabro-setulosis, siibtus paliidioribus;; inar- giutì subrovoliitis, iiitegris vel denticulato-siiinulosis; a[)ice inucronato-spiiiulosis. Spicis strobiliformibus, ad ramorum trichotoiniis t>essilibus et solitariis; bracteis obovatis, den- tato-si»! iiosis, coriaceis, nervosls, pubesceiitibus, apice deor- sum recurvis; bi-acteolis liiieari-subulatis, integris. Florum structiu a ut iu Bl. linariaefolia, qui habitii siiiiilis, sed ob (blioriiin forma primo visu distinctissima et Glinum lotoi- dcni reCeroiis. Ilab.: Somalia riAL. mer. — In scopulis maritimis loco Ras Deg-Deg dicto, 21 jiiii. (n. 291). Rainuli riibesceiites, usqne 8 mm. cra>;si. Foliorum lamina 2-4 cm. loiiga, 1 \j,~2 ^j cm, lala; mucro termiiialis et deiiticuli vix 1 nim. loiigi. Bracteae 1 Ys-2cm. longae, earum spiiiae 8-4 mm. loiigae; biacteolae 8-10 mm. longae, apice nigrescentes. Caly- cis .segmenta pilosa. apice deiiticulala, posticum 13-14 mm. loii- gum, anticum excedens, interiora circ. 7 mm. longa. Corolla circ. 18 mm. longa, puberula, labio 3-lobo, caenileo. Ca[»sula non visa. Crossandra Baccarinii sp. u. — Kamis lignosis, teretibus, vir- gatis, striatis, pilis minutis albis, rellexis, densis indutis. Fo- liis verticillato-quaternis, lanceolato-oblongis, basi attenua- tis et breviter petiolatis, apice obliusiusculis, utrinquo sed praesei'tim subtus minute pilosis. Spicis axillaribus, pedun- culatis, floriferis ovatis, dein oblongis; bracteis extus hir- sulis, ovato-lanceolatis, apice attenuato-mucronatis, dorso leviler carinatis, 3-nerviis; bracteolis llneari-subniatis, Ijar- liatis. Calycis segmentis latcralibns oblongis. margine ciliala, [«ostico binervio, apice bidenlafo. Corolla ampia, lutea, limbo 5-Iobo, loijis rotundatis, extus pubescenti. Capsula el- lipsoidea, glabra, brunnea. Ilab.: Somalia m'al. mkr. — In truticetis \\\Un' Mansuv et Availe, 13, VII (n. 5S3) 51 RI! NIONK STItAOHDINAKIA IN MKKN/.K Ramoram diain. circ. 3 min., iiiteriioilia 5-11 cm. longa. Fo- lioriim lamina (in ramis lloriftìris tantum visa) 3-5 cm. longa» 7-12 min. lata, petiolu.s 3-5 mm. longu.s. Spicae primum l\'j- 2 cm. longao, dein usijuo ad 5 cm.; pedunculus 1-5 cm. lon- gus; b:-acteae 1 cm. circ. longae; bi-acteolae 1 cm. longae. Ca- lycls segmenta lateralia et posticuin 8 mm, circ, longa. CoroUae tubus 15 mm. longus, vix 1 mm. latus; limbus 20-22 mm. latus, 11-15 mm. longus. Capsula (insectorum ope intus devastata) 10 mm, circ. longa. Appartiene al gruppo della C. nilotica, ma è bon distinta da tutte lo specie sin qui descritte, Barleria {Acardìioidea) Paolii sp. n. — Fruticosa, lamis junio- ribus canescentibus, pilis brevibus reflex is. Foliis obovato- ellipticis, basi angustato-pe- tiolatis,apice mucronati?, pilis brevibus, simplicibns, crebris et pilis longiGi'ibus, setiformi- bus utrinque praeditis; spinis interpetiolaribus simplicibus vel raro basi unidentatis. Flo- ribussolitariis axiliaribus,Ca- lycis segmentis antico et postico in ter se aequa li bus, oblongo - ellipticis, integris, apice mucronatis, nervoso-re- ticulatis, pilis biforraibus iis Ibliorum similibus praeditis; segmentis lateralis lanceola- tis, praecedentium breviori- bus. Corolla longo tubulosa, alba,extus pubernla; lobisova- libus. Capsula obloiiga, glabra, 4-sperma, apice brevi ter atte- nuati), Fig. 3. — Barlrrìa Paoli/. JJaì). ; SOMALIA IT.^T, MER. — Piaìia di Torda, 22, VI (n. 3iM>). Fruticulus verosimiliter 1-3 dm. altus. Folia 10-15 mm. longa, 5-7 mm, lata, floralia caeteris aequalia; petiolus 1-2 mm. lon- RIUNIONE STRAORDINARIA IN FIRENZE &5 gus; spinae 3-7 inni, loiigae. Calycis segmenta anticum et posti- ciim 1 cm. circ. lunga, 5 min. lata. Corollae tubns 25-30 mm. loiigiis, 2 mm. circ. in medio latus, apice [ìarum diiatatus; lobi 5-7 mm. longi. Capsula 12 inni, ciic longa. B. ncantìioidi et praecipue vai', gracili-sinnae ^i\\\n^,^ scripta (Ach.) f. recta (Humb.). » glaucescens (Fée), var. macrospora. Graphina ohtrìia Miill. Arg. » Ruiziana Muli. Arg. Roccella Montagnei Bel. Platygrapha per idea (Ach.). Parmelia Nilgherrensis Nyl. Ramalina complanata (Sw.). » polìjmorpha (Ach.). Usnea florida (Hoff.), var. strigosa (Ach.). » hirla HofT., f. cornuta Flot. Theloschystes flavicans Norm., f. croceus (Muli. Arg.). » » » var. polìjmorpha. Buellia parasema var. microcurpa (Ach.). Plujscia pietà (Sw.), var. erythrocardia (Tuck.). ' II mio lavoro definitivo verrà pubblicato in una raccolta di Me- morie dell'istituendo Erbario Nazionale, a cura del Prof. P. Baccarini Direttore del R. Istituto Botanico di Firenze. RIUNIONE STRAORDINARIA IN FIRENZE 61 Inoltre sono presentati gli altri seguenti lavori che figureranno nel Nuovo Giornale : Bèguinot a., Fotomorfosi nelle piantale di Opuntia vulgaris Mill. Cabestani V., La variabilità del Seseli montanum e una nuova spe- cie di Ombrellifera abruzzese. TkOTTBr a., Prospetto e caratteri della flora micologica della Tripo- litania. ZoDDA G., Cenni sulle Briofite del Mantovano. Dopo di che l'adunanza è tolta e sciolta la Riunione. Raffaello Beni, Gerente resnonffabile. Firenze, Stab. Pellas. Luigi Chiti Successore. 1915. Ottobre. N. 7, BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA (PERIODICO MENSILE). INDICE Chiovenda e. — Intorno a duo elementi della flora libica. . Pag. 63 Pampanini K. — Note botaniche „ 64 Ricca U. — Soluzione d'un proliloma di lisiologia : la propa- zione di stimolo nella Mimosa „ (57 Tbotter a. — Di una interessante Tilletia AeW Aira capillaris M. et K 74 SEDE DI FIRENZE. Adunanza dkl 10 Ottobre 1915. Presidenza del Vice-Presidonte Baccarini. Aperta la seduta, il socio Chiovenda fa la seguente comunicazione : Intorno a due elementi della flora libica. In una mia breve nota di piante pubblicata negli « Annali di Bo- tanica » * davo notizia della esistenza nei pressi del Kasr Garian di un Pancratkim del quale due bulbi vivi, dei quali uno fu posto a germo- gliare, erano stati comunicati dal tenente Celioni al dott. Ferdinando Vignolo-Lutati di Torino che li aveva messi insieme con le altre piante libiche a mia disposizione per la determinazione. Determinai allora con dubbio la pianta per P. colìinum Coss. et Dll. Ora, che l'esemplare coltivato ha dato fiori, sono lieto di poter con- fermare la mia primiera determinazione; trattasi perciò senza dubbio di P. colli muti Coss. et DR. (P. foetiduni Pomel). Nella estesissima 1 XI (19i;<), pai?. 140. Bull, della Soc. boi. Hai. 66 SEDI DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 OTTOBRE Plantago Coronopus L. Il 29 agosto n. s. raccolsi un esemplare di questa pianta lungo una via a Vittorio. Benché fosse evidentemente avventizio non è privo di interesse essendo stata la Plantago Coronopus osservata nella Pro- vincia di Treviso solo molti anni fa da Fracchia e da Saccardo nella località detta « alle Barche » a Treviso, dove probabilmente era pure avventizia (Saccardo. Prosp. Fi. Trevig'iana, p. 634 [1864]). Tre piante dei dintorni di Tripoli. Plantago Coronopus L., Plantago crypsoides Boiss., Echìnopsìlon mu- rlcatus Moq. Nell'Erbario Centrale del R. Istituto Botanico di Firenze queste piante figurano raccolte anche da Scott Elliot nei dintorni di Tripoli nel 1892, indicazioni che per queste specie non figurano nella lettera- tura botanica della Tripolitania (cìr. Durand et Barratte, FI. Hb. prodr. ; Pampauini, Plantae tripolitanae). Specialmente interessante è la Plantago crypaoides, che della Tripo- litania era nota solo dagli esemplari raccolti pure nei dintorni di Tripoli da Krause il 5 aprile 1882. Nelle suddette piante di Scott Elliot figura insieme alla Plantago Coronopus : « Hard sandj' ground. Hillocks above sea near cemetery. East of Tripoli. Abundaut. Jan. 9 (n. .3191) ». In quanto all' Echinopsilon muricatus porta l'indicazione seguente: « On sandy refuse of hillocks just above sea a little east of Tripoli. Jan. 9. Rare (n. 3179) ». Due nomi nuovi. /arenaria alfacarensis Pamp., nom. n. ' Arenaria pulvinata Huter in Oesterr. Bot. Zeitschr., LIV [1904] p. 450 (non Edgew. in Hook. f. FI. Brit. India, I, p. 238). Ranunculus Maximowiczii Pamp.. nom. n. Ranunculus invohuralus Maxim., FI. Tangut., I, p. 15 (non Lapeyr., Hist. abr. pi. Pyr., p. 138). 1 Fn scoperta nella SiciTa de Alfacar nel 1879 da Huter. Porta e Rigo. Non è possibile denominare questa bellissima pianta da Hutér, che primo la descrisse, esistendo già una Arenaria //uteri di Keruer. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 OTTOBRE 67 Sono poi presentate le uote seguenti : U. RICCA. — SOLUZIONE D'UN PROBLEMA DI FISIOLO- GIA: LA PROPAGAZIONE DI STIMOLO NELLA MIMOSA. (Nota preventiva). In una comunicazione al Congresso della Società Italiana per il Progiesso delle Scienze nell'Ottobre 1912, avevo già dimo- strato, in base a mie ricerche, doversi assolutamente rigettare la dominante teoria d'Haberlandt, e che la trasmissione si fa nel corpo legnoso. Proseguii nello studio occupandomi a fondo della propagazione per zona necrosata col calore, già constatata, come è noto, da diversi autori. Ho ideato appositamente apparecchi a riscalda- mento elettrico, che permettono di realizzare tutto intorno a un tratto d'organo un calore regolabile, che si possa elevare a volontà, e mantenere anche assai a lungo, pur restando le altre parti della pianta preservate da ogni sua azione diretta. Lo stimolo procede benissimoper zona necrosata, anche di 15 cm. (3/. Spegazzinit). Ulteriore ustione in parte moi'ta non provoca irritazione. Mantenendo il termogeno anche ad elevatissima tem- [ìeratura, superiore ai 150o, nell'ambito di zona già in prece- denza uccisa, e anche decorticata, lo stimolo suscitato in parte viva non resta bloccato: l'ustione d'una foglia precedente la detta regione provoca irritazione nelle foglie al di là verso l'apice. Durante l'azione del calore l'acqua contiiiua a passare nelle vie vascolari (anche essendo il legno dimezzato per il lungo e demidollato, riducendosi a una sottile doccia: il che nemmeno impedisce la propagazione dello stimolo): il riscalda- mento fu protratto per più di 30 ore, senza che il l'amo offra segni d'appassimento {M. Spegnzzhiii). L'intensiva vaporizza- zione alla -superfìcie dell'organo impedisce alla sua temperatura di elevarsi oltre un certo limite. Già il riconoscimento che la conduzione di stimolo si fa nel corpo legnoso, i cui elementi caratteiistici son [.rivi di vita, in- clina a respingere l'ipotesi d'un processo plasmatico d'eccita- zione, formulato da vari autori, quantunque nel legno non man- 68 SEUE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 OTTOBRE chino elementi vivi, e una localizzazione delle vie di stimoli (i quali potrebbero regolare molti altri fenomeni oltre i motori) nelle parti più interne, protette, della pianta, apparisca ben ade- guata. I risultati delle esperienze di necrosi ci autorizzano a respingerla. Il sospetto che efFettivamente non venga ucciso il tessuto più interno, come vorrebbe Bose, riferendosi agli autori che prima di me sperimentarono su questo punto, non sembra potersi ragionevolmente sollevare. Ad ogni modo per togliere ogni ombra di dubbio che, pur colle condizioni realizzate entro il tessuto, lo stimolo propagan- tesi possa ancora consistere in un fine processo fisico-chimico, come una conduzione nervo.sa rudimentale, ho cercato addirit- tura d'interrompere la continuità organica della parte, dei tes- suti. Rami di M. Spegazzinii venivano decomposti in una regione basale (in molte prove senza foglie), e in una apicale fogliosa, fra le quali era intercalato un tubetto di vetro pieno d'acqua (con annessi per permettere la fissazione delle parti, ecc.)- L'acqua che la regione fogliosa va assorbendo dal tubo, vien di conti- nuo sostituita dal liquido che assume l'altra parte, colla base nell'acqua (sonvi complicazioni quando la traspirazione é più viva). In queste condizioni ustionando (con fiamma) nel tratto basale ho potuto constatare il trasmettersi dello stimolo oltre il tubo: le foglie seguenti si chiudono. Accertata così la propagazione anche là dove non possono es- sere in giuoco che elementari fenomeni fisici, ho rivolto in prima la mia attenzione al più semplice di questi, quello stesso che Haberlandt considerò nei suoi tubi della regione librosa, cioè all' ipotesi che lo stimolo il quale si trasmette, consista senz'altro in una variazione di pressione nelle vie conduttrici dell'acqua, inscenata direttamente dall'azione compiuta, come ritenevano gli autori anteriormente al lavoro di Haberlandt, partendo però dal presupposto, non vero, che la goccia di liquido fluente al- l'atto di recisione, fosse d'origine legnosa. Mi riusci facile scar- tare questa prima concezione, fondandomi principalmente, per quanto si riferisce all'ustione, sul lentissimo procedere dello stimolo in condizioni esterne assai sfavorevoli; e per quanto si riferisce alla recisione, rapportandomi a tagli in foglie staccate dalla pianta, coi piccioli nell'acqua, recidendo questi a distanza minima dalla precedente superfìcie di sezione preparata poco SEDE DI FIRENZE - ADUXAXZA DEL 10 OTTOBRE 69 tempo prima {M. Spegazzinii) — che hanno l'isultato di stimo- lazione. Ma se lo stimolo, che procedejielie vie vascolari non viventi, in grado di percorrere anche un tubetto di vetro pieno d'acqua interposto fra due parti d'un ramo, non consiste senz'altro in una variazione dijpressione nel liquido dei vasi, bisogna am- mettere ad ogni modo che sia legato al movimento di questo. Una relazione fra i due ordini di fenomeni è anche accennata dalla maggior tendenza che nei rami l'irritazione mostra ad estendersi in senso basifugo, anziché in senso basipeto. Ho posto in evidenza con estesa sperimentazione, che, deprimendo consi- derevolmente il movimento acqueo, in spazio umidissimo, risulta parallelamente una riduzione nello stimolo che si propaga. Su^questo stimolo in rapporto coli' acqua del sistema vasco- lare, si possono fare due ipotesi : 0 si traduce in modificazioni che verrebbe a subire il conte- nuto acqueo delle cellule irritabili de'pulvini in seguito a qual- che alterazione che per l'azione compiuta venga a verificarsi nella corrente acquea del sistema vascolare. Tali modificazioni, nel turgore, costituirebbero stimolo allo stesso modo che si pos- sono aver reazioni a improvviso mutare della perdita d'acqua di traspirazione. 0 all'atto^d'azioiie. delle speciali sostanze, in grado di agire come stimolo sulle cellule irritabili, vengono abbandonate alla corrente acquea, colla quale pervengono nelle dette cellule. Alla prima concezione sarebbero contrarie le esperienze di pressione di Mac Dougal e Pitting, che, senza provocar reazione, non v'ha dubbio modificano l'apporto acqueo ai pulvini ; ma te- nendo conto che realizzano condizioni molto anormali, non vi si può attribuire un valore decisivo; il problema deve essere studiato ancora. Furono da me compiute altre ricerche (sulla M. Spegazzinii) per riconoscere quale delle due ipotesi risponde alla realtà. Studi agendo con ustione. — Operavo sopra un tratto as- sile, separato organicamente dalla parte fogliosa seguente verso l'apice, mediante interposto tubetto di vetro pieno d'acqua, come si è già accennato. Cosi preparato il ramo, una eventuale alte- razione del quantitativo acqueo giungente ai tessuti sensibili al 70 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 OTTOBRE (li là del tubo, nella (juale si tradurrebbe lo stimolo secondo la prima delle due ipotesi foi'mulate, deve accusarsi nella condi- zione a cui avviene l'imbocco dell'acqua dal tubo nelle vie con- duttrici. Io ho ni(;sso in evidenza questa condizione ricorrendo a misure di pressione, con un manometrino capillare ad aria chiusa. E le ricerche (che perseguite poti-anno forse riuscire importanti per Io studio del movimento dell'acqua nelle piante), in un con esperienze al potometro, conducono a ritenere che i mutamenti relativi all'assorbimento d'acqua che posson darsi nel ramo foglioso oltre il tubo, in seguito all'ustione nella parte ba- sale avanti — trascurando la fugacissima diminuzione di resi- stenza (aumento di pressione) che ha luogo durante la scot- tatura, e che precede di gran lunga i fenomeni motori nelle condizioni di sperimentazione — avvengono nel senso d'un qual- che aumento di resistenza (diminuzione di pressione). Aumento di resistenza all'assorbimento acqueo si può ottenere diretta- mente, e in differente misura, nei rami cosi preparati, con sva- riati mezzi (come pure si riesce a realizzare una diminuzione), senza che si osservi alcuna irritazione: quindi la prima ipotesi va scartata. Altri fatti vengono chiaramente designando l'altra, fino a non lasciare più ombra di dubbio in sulla scelta da farsi. Lo stimolo non si trasmette oltre l'apparecchio intercalato se la copia d'acqua che contiene è relativamente considerevole. E riducen- done al contrario la capacità, le condizioni di propagazione vanno avvicinandosi a quelle in' rami normali. Con estesa ustione della regione basale, il liquido che da questa giunge nel tubetto, offre una tinta verdognola, che mi fu di grandissimo aiuto, per- chè permette di riconoscere il momento dell'arrivo in contatto alla sezione della parte del ramo oltre il tubo, delle sostanze sciolte tratte dalla regione ustionata; e quindi pone in grado di veder direttamente se v'è una relazione coli' iniziarsi della stimolazione al di là del tubo. I due fenomeni sono sincroni. Aggiungo ancora la prova che il semplice trasferimento d'un ramo reciso, prima pescante nell'acqua, da questa in estratto di regione ustionata, provoca i fenomeni di stimola/.ione. Ci rendiamo facilmente conto del come possa avvenire il pas- saggio del composto attivo anche da organi appendicolari, dalle pinnule d'una foglia, in altre parti pur lontane. Con l'ustione SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 OTTOBRE 71 va perduta l'azione osmotica delle cellule, che fornisce la forza assorbente per l'acqua; e del succo (che in copia ne resterà ancora dopo una fugace ustione) dalle cellule della parte scot- tata verrà richiamato alle altro parti vive (che ricevono l'acqua vincendo resistenze), portandovi l'irritazione. Non é possibile scendere a maggiori particolarità in una nota preventiva. Studi agendo con recisione. — L'alterazione nell'apporto acqueo agli organi motori d'un germoglio di Mimosa, che risul- terà recidendolo, non è da trarsi in campo nella risultante sti- molazione, dal momento che questa non avviene togliendo dal- l'acqua un ramo separato dalla pianta, tenuto i)reviamente colla base nel liquido. Se si tratta doU'ulterioi'e taglio di parte già staccata dalla pianta, alla quale s' é accennato precedentemente, non é vero- simile che il rinnovo della sezione porti con sé una sensibile variazione nella resistenza al movimento dell'acqua, che del re- sto già vedemmo inefficace come stimolo. Ho inoltre scoperto dei fatti, i quali mostrano direttamente che questi tagli alla base di foglie recise non possono farsi sentire come stimolo nel senso d'una variazione dell'acqua che ricevono i pulvini. Se una foglia secata, col picciolo nell'acqua, vien tolta da questa senza scosse, e mantenuta nell'aria per un certo tempo, come sarebbe un 10', non reagisce adatto; il che é in armonia col comportamento indicato per rami. Uguale inefficacia come stimolo ha una nuova immersione, trascorso il detto periodo; il che pure si poteva prevedere. Ora, mentre se la foglia appena è fuori dell'acqua vien recisa alla base del picciolo, il taglio non sortisce che in rarissimi casi effetto d'irritazione (sul che torneremo fra poco), questo effetto nella grande maggioranza dei casi si manifesta se, trascorso lo stesso periodo di 10', si trasferisce di nuovo nel liquido. In questo caso l'efficacia del taglio si rivela chiara- mente non consistere in una alterazione nella quantità d'acqua giungente ai pulvini. Dessa risulterà dal venir a mancale l'af- flusso dall'esterno col passaggio della sezione dall'acqua nel- l'aria, e col ritorno seguente nel primo mezzo; e di fronte a questi trapassi una influenza modificatrice della nuova sezione sull'assorbimento ac^juco relativamente allo condizioni primitive. 72 SEDE DI KIKENZE - ADUNANZA DEL 10 OTTOBRE non potrebbe che riuscir trascurabile. E l'uno o l'altro passag- gio, o ambedue, senza il taglio, non provocano stimolazione. Non è come causa modificatrice del movimento acqueo che dobbiamo riguardar l'azione del taglio. La corrente d'acqua, che pur si appalesa necessaria alla stimolazione, non può entrare in giuoco che portando ai tessuti sensibili delle sostanze irri- tanti riversantisi colla recisione dalle cellule ferite, intorno all' imbocco delle vie vascolari. L'aspirazione di liquido ivi esi- stente, le condurrà, almeno in pai-te, nella corrente acquea delle dette vie, e da queste potranno giungere ai pulvini. Ci rendiamo conto come non abbia importanza la distanza dalia superficie di sezione a cui viene effettuato il secondo taglio : questo riesce idoneo anche se stacca una sottile fettina. La non eflìcacia delle recisioni nell'aria, di cui sopra, si spiega colla difficoltà che può incontrare in queste condizioni la sostanza attiva, contenuta nel succo degli elementi aperti, a giungere in quantità sufiiciente nella corrente acquea : non appare sulla superficie di sezione del liquido (il picciolo veniva prosciugato con carta assorbente); e una continuità del succo delle cellule ferite coll'acqua delle vie vasali, o non si stabilirebbe, o si in- terromperebbe tosto col ritirarsi di questa dall' imbocco dei vasi, richiamata dalle parti traspiranti, senza che una quantità suf- ficiente del succo, e quindi del composto irritante, abbia potuto entrar nelle vie vascolari. Le condizioni son diverse quando il taglio vien praticato (sempre nell'aria) lontano dalla sezione esistente, o in parti ancora unite alla pianta. Allora, come è noto, fuoresce una goccia di liquido, o almeno la sezione distin- tamente si umetta. Ma non mi fu difficile provar direttamente che della sostanza che vien fuori dalle cellule recise, entrando nelle vie vascolari, è in grado di portar l'irritazione negli organi motori. Basta prepa- rar in poca acqua una gran quantità di sezioni trasversali (o in altro senso), ad esempio di rami, di Mimosa, rimescolando a lungo la massa, in modo che le sostanze sciolte contenute nelle cellule abbiano agio di passare nel liquido. E se rami recisi, pescanti nell'acqua, vengon portati colla base nel liquido cosi ottenuto, tale e quale, o meglio ancora filtrato, si può osservar il propa- garsi di stimolo lungo i detti rami dalla base verso l'apice, come in seguito alle azioni che sperimentammo. Se l'immersione nel SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 OTTOBRE 73 liquido (avuto specialmente riguardo a quello non filtrato) non si protrae troppo a lungo, il ramo si conserva in buone condi- zioni (nell'acqua), e si può sperimentarvi allo stesso modo con successo anche il giorno dopo. Il principio irritante non si produce solo in elementi del corpo legnoso, ma altresì in altri, verosimilmente in tutti gli elementi vivi, giacché ho potuto avere liquido efficace preparandolo esclu- sivamente col tessuto esterno de' rami ch(3 venivano raschiati, non arrivando che raramente alle fibre pericicliche. È anche importante constatare clie la produzione di queste sostanze iri-itanti non avviene solo nei tessuti della Mimosa. Provai a preparare nel modo indicato un estratto d'altra |)ianta assai lontana, con rametti di Co/nòreàini grandilloram ; e si addimostrò atto a stimolar la Mimosa Spegazzinii. Varie sostanze che danneggiano il plasma, come acidi, al- cali, ecc., le quali furono riconosciute già da autori in grado di dare irritazione agendo localmente in parti non motrici, è vero- simile riescano efficaci provocando colla loro azione sul plasma delle cellule vive la formazione degli stessi composti che si generano coir ustione e ferendole, ai quali sarebbe devoluta di- rettamente la stimolazione. E quando la natura ne sarà nota, si potrà anche cercar di lumeggiare la loro origine. La propagazione di stimolo (assai ridotta) in seguito a diretta irritazione di pulvini, si potrebbe spiegare ammettendo (il che ritengo suscettibile di dimostrazione sperimentale) che il liquido espulso dalle cellule della metà dell'organo la quale nella rea- zione assume la concavità, contenga pure sostanza stimolante. Tratti a riconoscere nel succo il quale fnoresce dalle cellule motrici nel reagii'e, la presenza di sostanza stimolante, dobbiamo pensare che si genera negli elementi motori all'atto della diretta irritazione. Come fummo condotti a veder sorgere le reazioni col sopraggiungere di particolari composti dalle parti ustionate, recise, ecc., anche in queste reazioni provocate più direttamente Siam portati a vedervi la loro azione determinante. Il tocco al lato sensibile del pulvino, lo scuotimento della pianta (e cosi pure gli stimoli elettrici), chiamerebbero direttamente la for- mazione di com[)Osti stimolatori, ai quali sarebbero devolutele reazioni. Identici, o almeno dello slesso tijio chimico, la loro 74 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 OTTOBRE azione specificatamente determinante li potrebbe far allogare a lato degli enzimi, ai quali la Chimica fisiologica va annet- tendo sempi'e maggior importanza. Si deve ritenere per analogia che i fenomeni di propagazione di stimolo son della stessa natura per tutte le altre piante « sensitive », e la facile prova d'immergere germogli o foglie re- cise in liquido preparato come sappiamo, potrà togliere ogni dubbiezza. Ricerche mie immediatamente precedenti quelle istituite sulla Mimosa, intorno al trasmettersi di stimolo nella lunga parte a gambo dei cirri d' UrviUea ferruginea (insensibile a stimolo apto- tropo), agendo alla sua base, fino agli uncini irritabili, portano già per esclusione alla conduzione d'una sostanza stimolante. Il riconoscimento della natura dello stimolo che si propaga nella Mimosa acquista ancora maggior importanza se si collega alle recenti ricerche di Boysen-Jensen e di Paul sulla conduzione principalmente dello stimolo eliotropico, secondo le quali é do- vuta alla diffusione di particolare sostanza. E sembra giustifi- cato fin d'ora vedere in ogni propagazione di stimolo nei tes- suti delle piante il fenomeno elementare della traslazione di determinati composti, pei quali s'apre un campo di ricerche alla Chimica fisiologica. A. TROTTER. — di una interessante tilletia imLU AIRA CAPILLARIS M. ET K. Alla squisita cortesia del Collega Dott, S. Sommier debbo l'in- vio del materiale illustrato in questa nota. Trattasi di un interessante fenomeno di parassitismo nei fiori di Aira capiliaris M. et K., fenomeno che per l'esiguità dell'ap- parato fiorale in questa graziosa graminacea e la natura stessa dell'alterazione, facilmente può passare inosservato. Di fatti di esso non ho trovato traccia nell'estesa bibliografia da me com- pulsata. Il Sig. Sommier raccolse le piante anomale (3 e.seraplari) nella Maremma orbetellana, tra Capalbio e Lago Acquato (il 28. V. 1892) e sin d'allora, confrontatele con piante normali, notava, negli appunti che accompagnano il materiale, che le spighette SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 OTTOBRE 76 erano ordinariameiito trifiore anziché biflore, con il fiore su- periore abbastanza lungamente pedice) lato e tutti e tre per lo più superanti un poco le glume. Egli osservava anclie essere notevole il l'atto che in un genere in cui tutte le specie sono a si)ighette norniaimenlo bidore, si potesse sviluppare un terzo tìore per un'azione evidentemente patologica, il che lascerebbe supporre in (juesta specie l'osisleiiza di un terzo fiore, rudi- mentale od allo stato potenziale. I/a[)parsa di questo nuovo fiore sembrerebbe infatti genetica- mente giustificata dalla normale esistenza di spicule trifiore in generi prossimi, come appunto in Deschampsia P. Beauv., Trise- tum Pers. etc. ; come d'altro canto non mancano esempi di altre e non meno singolari modificazioni nell'architettura fiorale ope- rate egualmente da parassiti, di che vi è una ricca ed interes- sante documentazione nella ormai complessa e vasta letteratura parassitologica. * * * Malgrado la piccolezza dei fiori in questa Aira, col sussidio di una lente a mano è facile notare tra le glume (flg. 2-3), al posto dell'ovario, di cui è anzi evidente trasformazione, un cor- piciattolo nerastro, integro, non dilacerato, ricolmo delle s[iore di una Ustilaginea, i cui caratteri morfologici la lasciano tosto riconoscere per specie del genere Tllletia {\\^. 4). Nei tre esem- plari avuti in esame, la quasi totalità dei fiori è affetta dal pa- rassita; però le deviazioni morfologiche più salienti, cioè l'ap- parsa del terzo e persino di un quarto fiore, si nota solo nelle spicule terminali della pannocchia, ed allora tali fiorellini si distribuiscono su di un asse allungato, cosicché l'infiorescenza in questo caso diviene una vera s[)ighetta allungata, senìplice, distica {[\g. 3). Queste più evidenti modificazioni nei fiori termi- nali, trovano giustificazione, probabilmente, nel fatto che i fiori terminali, essendo i primi ad apparire, trovansi nelle condizioni più opportune per subire un'azione parassitaria più intensa. Fatto analogo sarebbe stato osservato da Molli.a.rd ' anche per ^ Recherches sur le Cécidies florales. « Ann. Se. Nat. », 8" Ser. Bot., t. I, p. 210. 76 SEDE DI FIBENZE - ADUNANZA DEL 10 OTTOBRE le infiorescenze di Bromus attaccate àsiW Eriopfiyes tennis e dal Phyllocoptes clubius. Oltre questo più o meno accentuato allungamento delle ra- chille, il quale conduce gli stessi due fiorellini normali infetti a sporgere più o meno dalle glume, è da notare che glume e glu- melle sono leggermente allargate, cosicché esse, e queste ultime sopratutto, sono meno acuminate e meno distintamente bifide che nei fiorellini normali non parassitati. Per il gen. Aira L. s. s.. non è nota sin qui alcuna Tilletia, ma solo sull'afllne Deschampsia 1\ Beauv. Abbiamo di fatti Tillelia flectens Lagh. e Till. Airae-oaespitosae Lindr., rispettivamente SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 OTTOBRE 77 SU Deschampsia flexuosa (L.) Trin. e Desch. caespiiosa (L.) P. B., ma ambedue non hanno rapporto alcuno con la nostra Tilletia, per essere, tra altro, specie esclusivamente foliicole. Sulla Desch. caespitosa esistono altresì TiUelia Airae B\yiÌQ TUl. cevebrina Eli. et E\v. Quest'ultima possiede spore con tu- nica a rilievi tortuosi, cerebriformi e perciò sono del tutto di- verse da quelle da me osservate nella Tilletia di Aira capillarìs. Della Till. Airae, il Blytt * dà una diagnosi inolto sommaria, quale trovasi appunto l'iportata in Saccardo, Syll. Fung. XIV, p. 421, e senza il confronto di materiale originale non sembra prudente identificarla con la mia. TiU. Airae Blytt, appare piut- tosto come assai atTìne a Tilletia clecipiens (Pers.) Wint. di Agro- stis (= Till. sphaerococca [Wall.] Fisch. v. Waldh.), anzi, dalle descrizioni, i caratteri delle due specie sembrano coincidere pie- namente. Blytt invero dice ch'essa differisce dalla decipiens per le spoi-e un po' più grandi e più oscure, ma poi le dimen- sioni da lui assegnate, cioè 25-27 a, stanno precisamente entro i limiti assegnati alla T. decipiens (Saccardo, Stjll. VII, p. 482 24-30 « 24-26; Massee 2 20-27 ju; Schellenberg 3 23-28 jn; Schroe- TER * 24-28 /jt, etc). Il solo colore, più oscuro in Till. Airae, non può accogliersi quale carattere differenziale sufficiente, molto più che nella stessa decipiens esso è leggermente varia- bile in rapporto al grado di maturità e di vetustà del mate- riale studiato. Quindi se non esistono differenze biologiche e colturali,^ può ritenersi Till. Airae come eguale a Till. decipiens, molto più che i rispettivi substrati, Deschampsia ed Agrostis, apparten- gono a Tribù assai affini {Aveneae ed Agrostideae). * Blytt A., Bidrag lil Jcundskahen oni Norges soparter. CLristiania Videnskabs-Selskabs Forliandliug, 1896, n. 6, p. 31. — È dubbio che la Till. Airae segnalata da Clinton dell'America su Deschampsia caly- ciiia, sia proprio la specie di Blytt ed in questo caso da identificarsi egualmente con Till. decijìicns. ^ Masske G., a Revision of the Genus Tilletia. « Bull. Misceli. In- form. Boy. Garden Kew », 1899, nn. 153-164, pp. 141-169, con 1 tav. ■ Schellenberg H. C, Die BrandpiUe der Schweiz. 1911, p. 96. * ScHROETER J., Die Filze Schlesiens. Voi. I, 1886, p. 278. * Per Till. decipiens si vegga in Brkfeld, Untersuch. aiis detn Ge- sammtgeb. d, Mykologie, XU, 1896, p. 163, tab. X. fig. 1. 78 SEnK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 OTTOBRE * * * La Tillelia àdWAira capillari!^, indubbiamente affine per ca- ratteri sporologici a Till. decipiens, ditrerisce però da questa per un carattere fisiologico di un certo rilievo. Tillelia decipiens è sin qui nota solo di Graminacee perenni (Aprostis alba, A. canina, A. stolonifera, A. vulgaris) ed il suo micelio e anzi perennante nei rizomi della pianta ospite. ' Il che spiega come l'intera [tianta debba risentire, con devia- zioni morfologiche, degli effetti del fungo, fatto consacrato dalla entità Linneana Agroslis pumila, e già riconosciuto da Per- sooN, il quale nel suo cenno diagnostico di Ustilago segetum s decipiens (Persoon, Sijnopsis Meth. Fung. 1801, p. 225) dice: « intra glumas Agrostidis pumilae L., varietatis morbosae Agr. vulgaris ». - Aira capillaris è invece pianta annuale, anzi di rapido sviluppo e di breve esistenza, cosicché l'apparato vege- tativo della sua Tillelia, limitato ai soli organi fiorali, è evi- dentemente dotato di altre attitudini fisiologiche. Tenuto conto di tali circostanze e di alcuni caratteri sporo- logici, io ritengo cìie la Tillelia deir^?ra capillaris possa iden- tificarsi con Till. separata J. Kunze, specie che a torto Masske (1. e ) e Fischer de Waldheim ^ riuniscono a Till. decipiens, mentre è propria appunto di una Graminacea annuale cioè V Agrostis spica-venti L. Till. separata è invece giustamente ritenuta come specie a sé,* oltre che in Sijll Fung. (v. VII, p. 483), anche da altri * Tale persistenza del micelio, negli organi vegetativi della pianta ospite, verificasi anche nella specie affine, Tillelia controversa Kiihn caratteristica appunto degli Agropijruììi perenni. 2 Veggasi anche in J. Kìjhn, Der Meizensteinhrand, scine Formen und seine specifìsche Verschiedenheit von den Steìnhrandarten icild- icachsender Grdser. Landwirtsch. Zeitg. f. AVestfalen u. Lippe, 1875, n.' 1-2. Anche in «Hedwigia », 1876, pp. 93-96, 106-109, con 3 fig. — Wallroth F. W., Fi. crypt. Germaniae, t. II, 1833, p. 213 (sub Eru- sibe sphaerococca Wallr.). — Questa forma parassitaria di Agrostis, trovasi segnalata anche nelle opere di Koeler, Roth, Pollini, Bertoloni, SCHRADER, ReiCHENBACH etc. ' Aper^ii systematique des Ustilaginées etc. Paris 1877, p. 60. * Oltre i propri caratteri matricali, già posti sopra in evidenza, le due specie si distinguono anche per i seguenti lievi caratteri sporolo- PEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 OTTOBRE 79 autorevoli micolonfi, come Maqnus, ' Wimtkr,^ Lindau,^ Lind. -* Ma oltre l'affinità fisiologica del substrato, anche per caratteri sporologici Tìll. separata concorda con la Tilletia dell'-4era come dal confronto che ho potuto istituire con l'esemplare d KuNZE distribuito in Fungi sei. exslcc. n. 20 (in Herb. Saccardo) Tilletia separata è specie piuttosto rara, essendo nota sin qu solo di poche località dell'Europa Media; essa risulta quindi nuova per la flora micologica italiana. '" Possiamo quindi concludere che Aira capillaris (nuovo sub- strato) ospita un'Ustilaginea da identificarsi con Tilletia sepa- rata J. Kunze ch'era propi'ia dell'^^ros^^s Spica-venti. Dopo (li che, nou essendoci altro da trattare la seduta è tolta. gici, di cui conviene ad ogni modo tener conto trattandosi di funghi per loro natura assai poco differenziati. In Tilt, decipiens le spore sono tipicamente giallo-brune o brune, trasparenti, 24-26 ma per lo più 26 p- di diam., raramente lunghe .sino a 30 .(^; in Tìll. separata esse sono decisamente brune, poco traspai-enti, 21-25 /^ di diam. ma per lo più 24 M- ^ Die Ustilagineen (Brandjìilse) der Prov. Brandenbnrg. Abh. Bot. Ver Prov. Brandenb. 37., 1895, p. 86. ^ In Rabenhorst, Krijptog. Flora: Pihe I, 1881, p. 111. 3 In LiNDAU u. Klebahn, Krijptog. FI. de Mark Brandenb. Filze, Bd. 5, a, p. 42. * Danish Fungi as represented in the Herhariuin of E. Hoatrup. Copenhagen 1918, p. 267. * Invece Tilletia decipiens è specie già segnalata in Italia, ma, per quanto si sa, piuttosto rara, essendo nota: del Cansiglio, in prov. di Tre- viso (D. Saccardo), del Veronese (Pollini, Massalongo, Goiran), Appen- nino bolognese e modenese (Cocconi e Morini), Piemonte \^Balbis-Ber- TOLOxi, Cesati-Ferraris), Toscana (Savi-Bertoloni). Raffaello Beni, Gerente responsabile. Firenze, 8tab. Pellas. Luigi Obiti Successore. 1915. Novembre-Decembre. N. 8-9. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA (PERIODICO MENSILE). [ N D I C li Pampanini R. — Contributo alla conoscenza della flora d'Albania. Pag. 84 PiROTTA R. — Lettere al Prof. 6. Arcangeli ed al Prof. P. A. Sac- cardo in occasione del loro ritiro dall'insegnamento (Proc. verb.) „ 89 Savelli M. — Brevi notizie su alcnne piante naturalizzatesi noi dintorni di Pisa „ 81 VoiGT A. — La Siiccoiriu haleartca Medie, a Capri {Proc. verb.}. „ 90 Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante l'anno 1915 „ 90 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 13 Novembre 1915. Presidenza del Vice-Presidente Baccarini. Aperta la seduta, il socio Savelli dà queste Brevi notizie su alcune piante naturalizzatesi nei dintorni di Pisa. 1. — Fìzolla filiculoides Lam. Nel 1886 veniva, a bella posta, sparsa dal prof. Arcaugeli « nelle fosse situate lungo la ferrovia fra Pisa e V"iarep:g'io. in alcuni fossi presso la Porta a Lucca e . . . . nella fossa dell'acqua calda al di sotto delle cave del marmo bianco presso S. Giuliano » ' questa pianticella poco prima moltiplicatasi in modo straordinario nell'Orto botanico. \J Azolla prese piede aiutata principalmente dagli uccelli acquatici e dai pescatori di ranocchie: ora è divenuta quasi jtiù comune delle Lemna e si fa no- tare, nell'autunno, per l'intenso colore rossastro die assume. 1 AbcaXQELIQ., in « Ricerclic o Lavori eso-jiiiti nell' Istiiuto bolaiiico ili Pisa». Pisa 188(1, fase. 1, pag:. 28 (sub. A. carolinidìià). La pianticella lia, iti seguito, t'nittitìcato varie volto onde non ci può essere alcun dubbio sulla sua identi(;"i cou VA- /ìlicuìoidcs. Bull, della Soc. hot. ital. ti 82 SEDE DI FIRENZE - AUDNANZA DEL 13 NOVEMBRE Dal Levier, ' dal Martelli, * dall' Arcangeli, ' dal Baroni* V Azolla ca- roliniana è indicata di Massa Ducale, di Bientina, della pianura luc- chese presso il Guamo, del Sibolla: io non ho trovato esemplari di que- ste località ne nell'erbario pisano, ne in quello fiorentino, ma mi sembra assai probabile che tali stazioni ripetano la loro origine da quelle pi- sane * e che, per conseguenza, si tratti sempre della Azol1(t fiìiculoides la quale avrebbe avuto cosi nell'ultimo quindicennio del secolo passato una diffusione non indifferente in Toscana. In ogni modo, è certo che V Azolla fiìiculoides comparve, in Italia, la prima volta nel 1886 in seguito a dispersione intenzionale nei din- torni di Pisa : onde appare più probabile che le colonie venete riscon- trate nei primi del 1900 abbiano avuto la loro origine da quelle pisane per opera degli uccelli acquatici, anziché provenire « dal mare ». " 2. — /ìnachar/s canadensis (Michx.) Blanch. Coltivata nell' Oi'to botanico (dove talora diviene tanto infesta da dover essiccare i laghetti per potersene liberare) è uscita, certo in un tempo assai recente, nei fossi attorno alla città e va sempre esten- dendosi. Nulla potrei dire sulla maniera con cui è stata trasportata fuori dell'Orto: io l'ho raccolta, a cominciare dalla fine del 1912, nei seguenti luoghi : 1° subito fuori della Porta a Lucca lungo la strada che conduce a S. Giuliano ; 2° in un fosso lungo la strada che da quella di Vicopisano conduce alla via di S. Giuliano ; 3° nei fossi lungo la via di S. Rossore presso le Cascine vecchie. (E cosi abbondante che ne ho visto portar via dei carri interi all'epoca della pulitura dei fossi) ; 4° nel canale della Sofina dopo S. Giusto. 3. — Paspalum dìstìchum Linn. subsp. paspalodes (Michx.) Thell. (= Di- gitarla disfidi a Fiori). Raccolta, la prima volta, nel 1908 dal Conte Passerini ' lungo l'Arno fra il Ponte Solferino e il Ponte di Ferro e quindi nell'ambito stesso della città, è ora scompai'sa in seguito ai lavori murari eseguitivi. Si trova invece in quantità grandissima lungo l'Arno alle Piagge dove ogni anno si estende di più, e, sempre sulla riva destra, in quantità assai minore passato il- Ponte di Ferro. 1 « Bull. 8oc. Bot. Ital. », ]892, pag. 101. •i « Bull. Soc. Bot. Ital. ., 1891, pag. 596. 3 Arcangeli G., J^iora ital., ed. 11, 1894, pag. 14. * Bàrom e., ■Sappi. Gen. al Prodr. della Flora Toscana di T. Carnei, fase VJ, l«ag. 586. * Tale è pure l'opinione del prof. Arcangeli. Cfr. « Bull. Soc. bot. ital. », 11. co. 0 BÉGLiNOT e Traverso. « Azolla flliculoides • nuovo inquili/io della flora ita - liana. « Bull. Hoc. tiot. ital. ». 190/), p. 146 |in nota]. ' Ex herb. pis. et tloreut. : Pa.-iserini in « Bull. Soc. bot. ital., » 1909, pag. 1 ; Fiori in ■« Bull. Soc. bot. ital. », 1914, pag. 124. SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE 83 Sulla riva sinistra l'ho osservata verso Porta a Mare nelle fessure del lastricato lungo il parapetto insieme con Cijperus rotundus con cui cresce associata anche alle Piagge e sopra Putignano. Inoltre ultimamente ne scoj)ersi una colonia lungo il canale dei Na- vicelli presso S. Piero a Grado. Oltre la forma a culmi eretto-ascendenti, nelle sabbie dell'Arno si trova una variazione, a primo aspetto completamente diversa, pro- strata, radicante ai nodi, contorta, con le spighette poco sporgenti dalla guaina della foglia superiore. Questa forma insabbiata concorda bene con 1 seguenti esemplari del- l'Erbario Centrale: « Paspaln7n Michauxianuni Kunth. In civitate Missouri, leg. b. Francie'. Unio itiner. 1837 », « Pasp. Micliauxianum Kunth. Biarritz (Basses Pyrénèes) 25 sept. 1872 Mouìllefarine » (ex herb. Groves). 4. — Euphorbìa nutans Lag. Raccolta parecchi anni fa a Rifredi dal signor Gemmi, che l'aveva trovata anche nei campi presso Novoli (Firenze), e poi nell'isola d'Elba dal Sommier ^ e a Albiano nel letto della Magra dal Rossetti, - si trova abbondante alla stazione di Orciano (agosto 1914) e lungo la ferrovia Pisa-Firenze in vari luoghi. L'Iio raccolta o vista in tutte le stazioni da Navacchio alla Rotta e poi a S. Miniato. 5. — F^morpha fruticosa Limi. Se ne trova sempre in non grande quantità nel luogo in cui è stata indicata dal Rossetti ; ' sembra quindi che si sia naturalizzata bene. 6. — Scabiosa piumosa Sib. et Sm. * La staziona di S. Giuliano è quasi distrutta ; un anno fa ve ne era a malapena una pianta o due. Ciò dipende, credo, dal fatto che il luogo è assai soggetto all'azione distruttrice dell'uomo giacche la pianta frut- tifica abbondantissimamente. 7. — Galinsoga parviflora Cav. * Raccolta da Pietro Pellegrini presso Porta Nuova nel 1891 doveva esser meramente avventizia perchè ora non se ne rinviene più traccia. 8. — Erigeron Harwinskianus DC. var. mucronatus (DC. pr. sp.) = E. Haru/inskianus Bars. non DC. Si è diifuso su parecchi muriccioli vecchi nei luoghi vicini a Porta Nuova. " 1 BOMMIEU W.. in « Bull. Soc. bot. ital. », 1B98, p. 225. e iliid., 1900, p»yr. :t41. 2 Baroni E., Sappi. Prodr. FI. tose. pap. 46J. 3 Rossetti. Appunti sulla Fiora della Toscana. • Bull. Soc. bot. ital.». 1892. pag. 265- ♦ Barsali E. •« ■Scahiosa piumosa y nuoro ittr/uilino della /torà italiana. • Bull. Bop. bot. ital. », 1909. p. 14.'>. » Rossetti, l. e. « Barsali R.. Sulla diffusione r/e//' Erigerou Kar\viii>kiaiius. « Bull. Soc. bot. ital. ». 1909. p. 147. 84 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE A proposito della diffusione semi)ie maggiore clie va prendendo il Paspaìum disticiim il socio Fiori aggiunge di averlo osservato ab- bondante luogo il Lamone a Faenza nel luglio di quest'anno. Indi '(' presentata la nota seguente: R. PAMPANINI. — CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DELLA FLORA D'ALBANIA. Il Capitano Alberto Piroli — del 10" Regg. Bersaglieri che riiiverno scorso innalzò la bandiera italiana a Valona ^ — du- rante i mesi primaverili dedicò i brevi riposi che gli consen- tivano le sue occupazioni di Comandante il presidio di Asnà, presso Valona, a riunire materiali di studio floristici e faunistici della regione. Cortesemente me li comunicò, ma non tutti gli invìi mi pervennero perchè taluno andò smarrito. Trasmisi le raccolte zoologiche — fra le quali figura un grosso Pellicano — al Museo di Zoologia di Firenze, ed ora qui enumero quelle botaniche. La flora del distretto di Valona non può più dirsi sconosciuta dopo il soggiorno che a più riprese vi fece il D.' A. Baldacci;- ma però questa piccola collezione del Capitano A. Piroli, ben- ché comprenda solo piante non rare nelle regioni costiere del- l'Adriatico meridionale, non é priva d'interesse illustrando il modo |)iù completo la flora di un ristretto territorio che nelle raccolte del D."" A. Baldacci è assai scarsamente rappresentato. * Non Vallona ma Valona, da Avlónìa i cui ruderi giacciono poco lontano dalla città attuale e così denominata dalla sua posizione {xò}.'j.^v = terreno [basso, valle) o dalla sua origine (a^A^ov = ovile). Invece secondo il D."" A. Baldacci (« Mem. Soc. Geogr. Ital. », voi. VI, p. 53) sarebbe meglio, dalla prima etimologia, scrivere in italiano : Vallona. '^ Baldacci A., Escursione botanica allo scoglio di Saseno. « Bull. Soc. bot. it. », 1893, p. 80 ; Contributo alla conoscenza della flora dal- mata, inontenegrina, albanese, ejjirota e greca. « Nuovo Giorn. bot. it. ». U.S., I. p. 90 [1894]; Rivista critica della collezione botanica fatta nel 1SD2 in Albania. « Malpighia », voi. Vili, p. 69 [1894]; Rivista della collezione botanica fatta nel 1894 in Albania. « Bu 1. llerb. Boiss. », voi. IV, p. 609 [1896]. . SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMBRE 85 Aru.m italicum Mill. — Monte Asiià, versante or.; 10-30 aprile. Allium rosedm L. — Monte Asnà, versante or.; 10-30 aprile. — Monte Baciardaco; 24 aprile. Allium rotunddm I^. var. Preslianum Regel — Collina di Dra- gatzura; 26 maggio. MuscARi NKGLECTDM Giiss. — Monto Asnà, versante or. ; 20-30 aprile. Tamds coMAiuNis L. — Monte Asnà, versante or. ; 10-30 aprile. — Monte Baciardaco; 24 aprile. Gladiolus byzantinus Mill. — Monte Asnà, versante or.; 10- 30 aprile. Orchis laxiflora Lam. — Dintorni di Svernizi; 21 maggio. Serapias lonoipetala Poli. — Dintorni di Svernizi; 21 maggio. P.\rietaria officinalis L. var. erecta Wedd. — Dintorni di Svernizi; 20 aprile. Thelygonum Cynocrambe L. — Monte Baciardaco; 18 maggio. Cerastium brachypetalum Desp. var. luridum Boiss. — Monte Asnà, versante oi-. ; 10-30 aprile. Cerastium viscosum L. — Monte Baciardaco; 24 aprile. — Din- torni di Svernizi; 26 aprile. Silene colorata Poir. — Spiaggia del mare fra Arta e Sver- nizi; 21 maggio. Silene serpentina Retz. — Monte Baciardaco; 24 aprile (non ancora in (ìore). Vaccaria perfoliata Heldr. {Saponaria Vaccaria L., Sapona- ria perfoliata Gilib., Vaccaria pijraììiidata Medie.) — Col- lina di Di'agatzura; 20 maggio. Hypericum perfoliatum L. — Dintorni di Arta; 19 maggio. CiSTUS salvifolius L. — Monte Baciai'daco; 24 aprile. CiSTUs viLLOsus L. — Monte Baciardaco; 24 aprilo. Capsella bursa-pastoris Moench. — Asnà; 21 maggio. Rapistrum orientale DC. — Monte Asnà; 17 e 21 maggio. SiNAPis ARVKNsis L. — Asnà; 21 maggio. Fu.maria officinalis L. — Asnà; 21 maggio. Papa VER apulum Ten. — Monte Baciardaco; 24 aprile. Nigella dam.\scena L. — Dintorni di Arta; 19 maggio. 80 SEDE DI FIRKNZE - ADUNANZA DEL 13 XOVKMBRE Ranunculus sardous Craiitz forma inermis Barbey — Monte Asiià, versante or.; 10-30 aprile. — Monte Baciardaco 24 aprile. Agrimonia Eupatoria L. — Monte Asnà, vei'sante oi*. ; 10-30 aprile. — Monte Baciardaco; 24 aprile. PoTKRiu.M Sanguisorma !.. — xMonto Asnà, versante or.; 10- 30 aprile. — Monte Baciardaco; 14 aprile. — (l'i;.). BoNAVKRiA Skcuridaca Rchb. — Asnà; 14 maggio. DoRYcxiu.vi iiiKSUTUM Ser. — Asnà; 14 maggio. DoRYCNiUM PENTAPiivLLiJM Scoi). var. HERBACKDM Vili. — Asnà; 21 maggio. Latiiyrus AriiACA L. — Monte Asnà, versante or.; 10-30 aprile. — Collina ili Dragatzura; 26 maggio. Medic.ago arabica ah. (M. maculata Sibth.) — Monte Asnà, versante or.; 10-30 aprile. Medicago marina L. — Spiaggia del mare fra Arta e Svernizi ; 21 maggio. Psoralea bituminosa L. — Asnà; 21 maggio. Spartium junceum L. — Asnà; 14 maggio, Trifolium physodks Stev. — Monte Baciardaco; 24 aprile. — Dintorni di Svernizi; 20 aprile. Trigonella corniculata L. — Asnà; 14 maggio. ViciA DASYCARPA Teli. — Moiite Baciardaco; 18 maggio. ViciA SATiVA L. — Monte Asnà, versante or.; 10-30 aprile. ViciA villosa Roth — Monte Asnà; 17 maggio. — Monte Ba- ciardaco; 18 maggio. Elaeoselinum Asclepiuai Bert. — Monte Asnà, versante or.; 10-30 aprile. — ((g.). EryngiUxM campestre L. — Monte Baciardaco; 24 aprile. — (fg.). Oenanthe eistulosa L. — Asnà; 14 maggio. Opopanax hispidum Griseb. — Dintorni di Svernizi ; 26 aprile. — (fg.)- Orlava gr.\ndiflora HofTm. — Asnà; 14 maggio. POLYGALA NICEAENSIS Risso — Moiite Baciardaco; 24 aprile. Geranium dissectum L. — Monte Asnà, versante or.; 10-30 aprile. — Monte Baciardaco; 24 aprile. — Dintorni di Svernizi; 20 aprile. Geranidm molle L. — Monte Asnà, versante or. ; 10-30 aprile. — Monte Baciardaco; 18 maggio. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 NOVEMURE 87 Geranium Robkrtianum L. — Monte Asiià, versante or.; 10- 30 aprile e 21 maggio. LiNUM PUBESCENS Russ. — Asiià; 14 maggio. LiNU.M TENDIFOLIUM L. — Asuà; 14 maggio. Althaea rosea Cav. — Dintorni di Svernizi; 20 aprile. Malva silvestris L. — Monte Asnà, versante or. ; 10-30 aprile (attaccata dalla Puccinia Malvacearam Mont.), ' e 17 maggio. Eophorbia IIELI0.SC0PIA L. — Monte Asnà, versante or.; 10- 30 aprile. EuPHORBiA Parai. lAS I.. — Spiaggia del mare presso Arta; 2 mag- gio. — Spiaggia del mare fra Arta e Svernizi; 21 maggio. EuPHORBiA Peplus L. — Monte Asnà, versante or.; 10-30 aprile. Eophorbia platyphyllos L. var. LrrERATA Jacq. — Monte Asnà, versante or.; 10-30 aprile. — Dintorni di Svernizi ; 21 maggio. Merourialis annda L. — Monte Asnà, versante or. ; 10-30 aprile. — Dintorni di Svernizi; 26 aprile. Anagallis arvensis L, — Monte Baciardaco; 18 maggio. Anagallis arvensis L. var. coerdlea Gren. et Godr. — Monte Baciardaco; 18 maggio. Chlora perfoliata L. — Spiaggia del mare fra Arta e Sver- nizi ; 21 maggio. Erythraea Centauriu.m Pers. — Monte Asnà, versante or.; 10- 30 aprile. — Dintorni di Svernizi; 21 maggio. — Collina di Dragatzura; 22 maggio. Chrinthe .ma.jor L. var. aspera Fiori — Monte Asnà, versante or.; 10-30 aprilo. — Monte Baciardaco; 24 aprile. Cynoglossum pictom L. — Dintorni di Svernizi; 26 aprile. — Asnà; 14 maggio. Echium confosum De Coincy — Dintorni di Svernizi; 21 maggio. LiTHOsPER-MUM PURPUREO-COERULEUM L. — Monte Asiià, ver- sante or.; 10-30 aprile. CoNvoLVULUs Soldanella Ìj. — Spiaggia del mare fra Arta e Svernizi ; 21 maggio. Bartsia viscosa L. — Monte Baciardaco; 18 maggio. — Din- torni di Arta; 19 maggio. — Dintorni di Svernizi; 21 maggio. Scrofularia peregrina L. — Monte Asnà, versante or.; 10-30 aprile. — Dintorni di Svernizi; 26 aprile. ' Determ. Prof. P. A. Saccardo. 88 SKIlK 1)1 KIHKNZK - ADISANZA DKI- l^J NOVKMBRK Trixaoo apula Stev. — Dintorni di Svernizi; 26 aprile. — Asnà, 21 inap;gio. — Collina di Draj^atzura; 22 maggio. Brunklla vulgakis li. forma Herculis Borb. — Asnà; 14 maggio. Salvia IIorminum L. — Dintorni di Arta; 10 maggio. Teucrium Ghamaedkys L. — Dintorni di Svernizi ; 26 aprile (fg.). Teuckidm Poliu.m L. — l)iiitorni di Svernizi; 26 aprile (fg.). Galium cruciatum Scop. — Monte Asnà, versante or. ; 10-30 aprile. Galidm vehom L. forma verosimile (R. et S.). — Monte Asnà, versante or.; 10-30 aprile. Lonicera i.mplexa Ait. — Monte Asnà; 17 maggio. Dipsacus fullonum Cav. — Monte Asnà, versante or.; 10-30 aprile (fg.). Anthemis arvensis L. — Monte Asnà, versante or.; 10-30 aprile. — Monte Baciardaco; 24 aprile. Crdpina Crupinastrdm Vis. — Asnà; 21 maggio. Pallenis spinosa Cass. ~ Asnà; 14 maggio. PiCRis Sprengeriana Poir. — Asnà; 21 maggio. SoNCHUS OLERACEUS L. var. RoYLEANUS (DC)- ~ Monte Asnà, versante or.; 10-30 aprile. Tragopogon pratensis L. — Asnà; 21 maggio. TiiRiNCiA iurta Roth — Monte Asnà, versante or.; 10-30 apri- le (fg.). Thrincia tdberosa DC. — Monte Baciardaco; 24 aprile. Dopo di die non essendoci altro da trattare la seduta è tolta. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL* 11 DECEMBRE 89 SEDE DI FIRENZE. Adunanza dell' Il Decembre 1915. Presidenza del Vice- Presidente Baccarini. Aperta la seduta il Vice-Presidente annunzia che i soci Proff. Ar- cangeli e Saccardo si sono in questi ultimi tempi ritirati dall'insegna- mento che hamio illustrato per tanti anni, e dà lettura delle lettere seguenti che il Presidente, per incarico del Consiglio, diresse loro in tale occasione, a nome della Società Botanica, della quale furono rispet- tivamente Presidente e Vice-Presidente. «Roma. 11 Dicomlnu 191"). « Illustre Maestro, « A Lei, che in ossequio alla Legi^e lascia l'insegnamento al quale « consacrò fervidamente i migliori anni della sua vita fattiva, e cessa « dalla direzione dell'Istituto al quale dedicò tanta parte delle sue ener- « gie; a Lei, che con pregevoli opere lascia traccia non peritura in varii € campi di nostra Scienza; in nome della Società Botanica italiana, che « La annovera dalla fondazione e l'avrà per .sempre Socio beneamato e « che ne conobl^e l'opera sagace e preziosa nel suo Consiglio; invio con « animo commosso un caldo saluto augurale perchè per molti anni sia « ancora con noi, esempio nobile, efficace di Scienziato e di Insegnante. «II Presidente « Prof. H. I» ir (.11 il. * All' Ill.mo Signore « Prof. Giovanni Arcangeli « II. Unicersità, Pisa ». « Illustre Maestro. Roma. Il Dicembre 1915. « La Società Botanica italiana che ho l'onore di presiedere ha ap- « preso con vivo rammarico che Lei ha lasciata la cattedra per tanti < anni tenuta con grande' onore ed ha cessato di dirigere l'Orto bota- « nico che fiori sotto le Sue amorevoli cure. 90 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELl/ 11 DECEMBRE « A Lei che coli" opera scieutilicii cosi elevata ed apprezzata e in € primo luogo colla luonumeutale Sijlloye fnnyoruni concorse valida- « mente a tenere alto e rispettato presso tutti gli studiosi della amabile « Scienza lo spiri o scientitìco di nostra stirpe; in nome dèlia Società « Botanica italiana che ha l'onore di annoverarLa fra i suoi Soci fon- « datori e di averLa avuta fra i più autorevoli membri del suo Consi- « glio, invio i più caldi saluti e gli augurii più fervidi, perchè la Sua « opera scientifica ininterrotta continui ancora per molti anni fra il « plauso e l'ammirazione dei colleghi. « Il Presidente « Prof. R. Pi rotta. « All' 111. ino Signore « Prof. Pier Andrea Saccardo « Jl. Università, Padova ». Egli crede di rendersi interprete del pensiero di tutti i presenti associandosi, anche a nome della assemblea, con caldo sentimento di affetto ai voti ed agli augurii verso i due illustri Maestri formulati dal Presidente. L'assemblea plaude in segno d'omaggio ai due benemeriti consoci. Indi dà lettura di una lettera del 16 novembre u. s. del sig. Alban Voigt nella quale questi, ricordando quanto disse il Prof. Pampaniui nella « Flora italica exsiccata », n. 267,. gli comunica di aver raccolto nel maggio 1914 la Succoivia balearica Medie, a Capri, su una rupe presso la « Scala di Anacapri » a sinistra salendo. Si trattava di un unico e robusto esemplai-e. D Segretario Pampanini fa rilevare l'interesse della notizia comuni- cata dal sig. Voigt poiché essa conferma esplicitamente e precisa la presenza nel Napoletano della Succowia balearica, la quale finora era nota di questa regione dall' esemplare raccoltovi da Webb nel 1889 — disgraziatamente senza indicazione di località — e dalla citazione ap- punto nella « Flora dell" isola di Capri » di Cerio e Bellini, che però Béguinot nella sua esauriente monografia su « La vegetazione delle isole ponziane e napoletane » (Ann. di Bot., LEI [1905], p. 363) consi- derava come dubbia. Indi presenta la seguente lista delle Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante Vanno 1915. Aljn Giulie (Rassegna bimestrale della Società alpina delle Giulie). Anno XTX, u. 4-6; XX, n. 1. Archivio di Farmacognosia e Scienze affini. Anno IV, n. 1-10. Bulletin de la Société Vaudoise des Sciences Naturelles. Voi. L, n. 184-186. Bulletin of the Xeiv York Botanical Garden, Voi. 9, n. 32. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 DECEMBRE 91 Del Kongelige norske Mf/ens/cabcrs selskfibs sieri [ter. 1913. Aktie- trykkeriet i Troiullijeiu, 1914. Field Muaeum of Naturai History. (Botaiiical Series), Voi. II, n. 9-10: (Eeport Series) Voi. IV, n. 4-5. Memoirs of the Department of Agriculture in India. Voi. VI, n. 8; VII, n. 1-5, 8. Notes frani the R. Dot. Garden Edinburgh, Voi. Vili, n. 37. Oestcrreichiache Garten Zeitnug. .Tahrg-. IX, n. 11-12; X, n. 1-5. The Journal of the Quehett Microscnpical Club, Voi. XII, n. 75-7G. The Ohio Naturalist. Voi. XV, n. 1-8. Anderson P. J., A. Partial List of the Parasitic Fungi of Decatur Couaty, lowa. (Proceed. lowa Acad. of Science, XX). Dakhe A. L., The late Blig-ht of Bailey {Hehninthosjyorium Teres, Sacc. (Idem). — The EfFect of Smoke and Gases on Vegetatiou. (Idem). Berrij E. W., Notes on the geological history of the Walnuts and Hickories. Washington, 1914. {Smithsonian Rejìort for 1913). Casali C., I nomi delle piante nel dialetto reggiano. Reggio Emilia, 1915 {Aiti Consorzio Agr. di Reggio Eni., n. 1). Costaiitin J-, The development of Orchid cultivation and its hea- ring upon evolutionary theories. Washington, 1914. {Smithsonian Report for 1913). Coville F. TF., The formation of Leafmold. AVashingtou, 1914. (Idem). Craveri C, Insetti nocivi all' agricoltura ed alla selvicoltura. Mi- lano, 1915. — Le Conifere da rimboschimento e l'industria resinifera. Milano, 1915. Hasselbring H., The efFect of shading on the transpiratiou and as- similation of the Tobacco plant in Cuba. Chicago, 1914. {Botani- cal Casette, LVII, n. 4). Longo B., L'orto e l'Istituto Botanico della R. Università di Siena. Siena, 191.3. — Note di morfologia fiorale. Roma, 1914. {Annali di Botanica, XIII, fase. 10). — Variazione di gemma in una Quercia. Roma, 1914. (Idem). — Variazione nel Cosmos bipiìinatus Cav. Roma, 1915. {Atti R. Acc. Lincei; Rendic. — Ser. 5", Voi. XXIV, 2'^ sem., fase. 9). Mackenzie K. K., Two new Sedges from the South-Western United States. Washington, 1915. {Smiths. Misceli. Collect., Voi. 65). Martin J. N., The physiology of the pollen of Trifolinm pratense. Chicago, 1913 {Botanical Cazctte Voi. 56, n. 2). jifassalonga C, Appunti di Zoocecidologia italica. Avellino, 1915. {Mar- ccllia, XIV, 1915). — Manipolo terzo di piante raccolte da un veronese attorno al Monte Rosa ed altri monti delle Alpi occidentali. Verona, 1915. {Ma- donna Verona, IX, fase. 33). — .Species fungorum ad Floram voronen>;em addendae. Venezia, 1914. {Atti R. Isl. Vcn. Se. leti, ed arti. Tom. LXXIV, Rarte 2"). 92 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELI.' 11 DECEMBEE Maxon IT'. R., Repoit ui)on a coUectioii of Ferns from Western South America. Wasliinq:ton, 1915 (Srnifhs. Misceli. CoUect., Voi. 65, u. 8). j]figliorato E., Il botanico abruzzese Ferdinando Mozzetti (1786-1850) e la sua Cucurbita Fariiiae. Roma, 1914, Ochoterena /., Elementos de tecnica microscopica y de histologia ve- getai. Fase. 1-2. San Luis. Potosi, 1914-1915. Pammel L. //., Some fnngus diseases of trees. lowa, 1911. {Proceed. lora Acari, of Science, 1911J. — The Grasses of the Uintah Mouutains and Adjacent Regione. (Idem, Voi. XX). — The problem of weeds in the West. lowa, 1910. (Idem, Voi. XV). — The relation of ecology to agriculture. lowa, 191.3. {Idem, 1913). — The Weed Flora of lowa. Des Moiues. lowa, 1913. (loiva Geolo- gical Survey, Bull, n." 4). — and Ring C. M.. Delayed Germination. iProceed. loica Acad. of Science, Voi. XV). Pollination of Clover. lowa, 1911. {Idem 1911). Pammel E. C. and Ciarli C, Studies in variation of red Clower. lowa, 1911. (Idem). Pemig (). e Saccardo P. A., Diagnoses fungorum novorum in Insula Java collectorum. Genova, 1897-1902, Ser. I-III, {Maljìhighia, Anni XI, XVII). Perotti R. e Crisfofoletti U., Panificazione e fermento butirrico nel Lazio. Modena, 1915. (Le Staz. Sper. Agr. Ital., Voi. 48). Pittier H.., On the relationship of the genus Aulacocarpus, with de- scription of a new Panamian species. Washington, 1914. (Smi- ths. Misceli. Collect, Voi. 63, n. 4>. Rivera V., Ricerche sperimentali sulle cause predisponenti il frumento alla « Nebbia » (Erysiphe graminis DC). Roma, 1915. Poster G., Le Palme coltivate o provate in piena aria nei giardini d'Italia. Firenze, 1915. {Bull. R. Soc. Tose. Ortic, 1913-1915). Savasfano L., Agrumi Siciliani. Monografìa per Giuseppe Inzenga. Acireale, 1915 (Atti R. Staz. Sper. e Frutt., Voi. HI). — Il seccume del fico. Acireale, 1915. {Idem, Boll. n. 18). — La mosca nera nei fichi. Acireale, 1915 {Idem, Boll. n. 18). Sommier S., Ulteriore contributo alla flora del Monte Argentaro. Fi- renze, 1912. {Nuovo Giorn. Bot. It. [Nuov. Ser.] Voi. XIX n. 2). Trelease TT., A new disease of cultivated Palms. W alcoli C. D-. Cambrian Geology and Paleontology. III 2. Pre-Cam- briam Algonkian Algal Flora. Washington, 1914 {Smitlis. Misceli. Collect., Voi. 64, n. 2). Wolf ./., Der Tabak, Anbau, Handel und Verarbeitung. Berlin, 1915. Dopo di che, non essendovi altro da trattare la seduta è tolta. I N D 1 (J E Bergamasco G. — Volvaria speciosa Fr. e Voìvaria (jloio- cephala (DC). Fr, sono termini sinonimi di una mede- sima specie P'KJ- 2 BoLZON P. — Piante siiicicole del Monte Marmolada (Dolo- miti Agordino-Fassane) li Calestani V. — Sui tessuti dell'ovario e l' istogenesi del frutto delle Crocifere 37 Chiovexda e. — Intorno a due elementi della flora libica . „ 63 Fiori Adr. — Missione scientifica Stefanini- Paoli nella So- malia meridionale (1913). — Plantae Somalenses novae „ 49 Massaloxgo C. — Di un nuovo incjuilino della Flora Veronese „ 11 Pampanini R. — Contributo alla conoscenza della flora d'Al- bania , 84 Id. — Missione scientifica Stefanini-Paoli nella Somalia me- ridionale (1913). — Contributo alla conoscenza della tlora somala ,, 12 Id. — Note botaniche » 64 Id. — Nuove piante del Karakorum „ 28 PiROTTA R. — Lettere al Prof. G. Arcangeli ed al Prof. P. A. Saccardo in occasione del loro ritiro dall' insegnamento (Proc. Verb) „ 89 Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante l'an- no 1915 „ 90 Ricca U. — Soluzione d"un iiroblema di fisiologia: La propa- gazione di stimolo nella Miìiiosa „ 67 Riunione straordinaria in Firenze „ 34 Savelli M. — Brevi notizie su alcune piante naturalizza- tesi nei dintorni di Pisa „ SI Sommier S. -- Alcune piante interessanti della Toscana (Proc. verb.) , „ -Jl Traverso G. B. — Pugillo di micromiceti della Spagna 22 Trotter A. — Di una interessante l'illetia dellM/zv/ ca/iil- laris M. et K 74 VoiGT A. — La SurcDirid b(tU'(tric(t Medie, a Capri (Proc. verb.) HO ZanI'ROGnini C. — Missione scientifica Stefanini-Paoli nella Somalia meridionale (1913). — Elenco dei Licheni corti- cicoli 60 Ratfaello Beni. Gerente responsabile. Firenze, Stali. Pollas. Luigi Cliiti Successolo. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA ^ BLLLETTIVO WBJJL SfX.TETA BOTAXfCA ITALL\NA Anno lOl*^ =Ì^ Firense, Stabilimento Pellas, Via Jacopo da Diaoceto, 10 (Luifi Chiti successore). 1916. Gen-xìio. N. 1. BULLETTINO \)FAJ,A SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA (PERIOD[CO MRNSILE). INDICI^ Passerini N. — La Digititria distichu (L.) Fiori in Toscana (Proc. veti.) Pag. 8 Id. — Ascidio fogliare di Nicotiana Tabacuin {Proc. verh.). . . „ 8 Savelli Martino — Alcune Uredlnaccte italiane interessanti . „ 9 Id. — De Slachyde lusitanica Mentis Pisani „ 13 Statuto della Società botanica italiana „ 1 STATUTO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA APPROVATO nella Riunione generale a Genova del 1892 E MODIFICATO in quelle di Perugia, Palermo, Pisa, Vallombrosa e Firenze (1893- 1915) Art. 1. — La Società botanica italiana ha per scopo la diffu- sione e il proj,a'esso (lej7li studi botanici in Italia. E.ssa provvede al loro raggiungimento con pubblicazioni, riunioni ed e.scursioni sociali, col conferimento di premi a ricerche e studi botanici e con tutti quei mez/.i analoghi che saranno giudicati opportuni. Art. 2. — La Società si compone di Soci effettivi in numero illimitato e di Soci onorari in numero non superiore ad un de- cimo dei Soci effettivi. Art. 3. — Essa ha una Direzione generale amministrativa e Sedi particolari scientifiche. Bull, della Soc. hot. ital. 1 STATUTO Della Direzione. Art. 4. — La Direzione l'isiede in Firenze. Art. 5. — Essa è costituita da uti Consiglio composto <\\ un Presidente, di quattro Vice-Presidenti, di otto Consiglieri tre dei quali compiono gli uffici di Economo, Archivista e Segre- tario, e dei Delegati delle singole Sedi. Art. 6. — Il Presidente .separatamente, i Vice-Presidenti col- lettivamente, e i Consiglieri pure collettivamente, sono eletti dalla Riunione generale dei Soci, a schede segrete ed a mag- gioranza assoluta di voti. Tutti durano in ufficio un triennio. Il Presidente ed i Vice-Pi'esidenti non sono immediatamente rieleggibili che una volta sola. I Consiglieri tutti, invece, pos- sono essere riconfermati anche oltre il sessennio. Art. 7. — Se durante il triennio si verificano vacanze nel Consiglio, esso stesso provvede fino alla prossima Riunione ge- nerale, la quale procederà alla elezione dei titolari agli uffici vacanti. I nuovi eletti rimarranno in carica fino a compimento del triennio di nomina degli ufficiali che avranno sostituito. Art. 8. — Il Presidente sorveglia l'andamento della Società e ne fa eseguire lo Statuto, regola i lavori del Consiglio, lo riuni- sce e lo presiede, e nelle deliberazioni ha voto preponderante in caso di parità di voti, può per gravi motivi, o quando ne sia fatta domanda motivata da almeno 25 Soci, convocare la Società in Riunione generale, dandone avviso almeno un mese avanti. Art. 9. — I Vice-Presidenti suppliscono il Presidente in caso d'impedimento. In caso di mancanza del medesimo ne assume l'ufficio il Vice-Presidente anziano d'età, fino alla prossima Riu- nione generale della Società. Art. 10. — L'Economo tiene i conti della Società, ne custo- disce i fondi, riscuote le tasse e le quote dei Soci, fa le spese approvate dal Consiglio e ne rende conto al Consiglio stesso. Art, n. — L'Archivista custodisce nella Sede della Direzione le carte della Società, e le opere ad essa donate o ricevute in cambio oppure acquistate, e presta le opere ai Soci dietro loro domanda, contro ricevuta e per un tempo determinato. Art. 12. — Il Segretario redige i Processi verbali delle sedute del Consiglio, tiene il registro dei Soci, disbriga il carteggio STATUTO ^ sociale, cura la stampa delle pubblicazioni, provvede al loro in- vio ai Soci ed al cambio con altri periodici scientilici secondo le istruzioni del Consiglio. Art. 13. — In caso d'impedimento dell'Economo o dell'Archi- vista o del Segretario, il Consiglio delega al loro ullìcio un altro Consigliere. Dei Sindaci e del Consultore legale. Art. 14. — Vi saranno inoltre due Sindaci, da nominarsi nelle Riunioni generali tra i Soci con scheda separata e colle norme stabilite dall'art. 6, incaricati di controllare il bilancio sociale, i quali faranno una relazione annuale sul bilancio consuntivo ed interverranno alle adunanze del Consiglio nelle quali si di- scuteranno i bilanci. La relazione dei Sindaci sarà resa nota ai Soci. I Sindaci durano in carica tre anni e sono sempre rieleg- gibili. Non possono essere eletti Sindaci quei Soci che abbiano legami di parentela coi membri del Consiglio d'amministrazione dalla Società. Art. 15. — Il Consiglio ha facoltà di aggregarsi un Consul- tore legale anche non Socio, il quale avrà solo voce consultiva e prestei-à l'opera sua gratuitamente, fruendo dei diritti dei Soci. Delle Sedi. Art, 16. — Saranno istituite Sedi della Società là dove ne fanno domanda almeno 12 Soci residenti nella provincia, o in Provincie limitrofe a quella ove si trova il luogo designato a Sede. Art. 17. — La domanda firmata dai richiedenti per ogni Sede è trasmessa al Consiglio, Il Consiglio delibera, e dopo la sua delibei-azione favorevole la Sede viene costituita. Art. 18. — Le Sedi sono dirette da un Seggio costituito: da un Presidente, un Vice-Presidente ed un Segretario-Economo, eletti in conformità allo speciale Regolamento per le Sedi me- desime. Art. 19. — Le Sedi tengono adunanze anche in località dif- ferenti dalla loro residenza per gli scoi>i indicati all'art, l». STATUTO Art. 20. — liO Sedi sono rappresentate nel Consiglio da uno speciale Delej^ato con diritto d'intervento e di voto nelle sue adunanze; comunicano con il Consiglio per carteggio del rispet- tivo Seggio con il Presidente della Società; trasmettono ogni quadrimestre la nota delle loro spese minute, cheiion oltrepas- sino in totale L. 50, per averne il rimborso. Pei- spese di mag- giore entità occorre l'approvazione preventiva del Consiglio. Art. 21. — I Processi verbali delle adunanze delle Sedi sono trasmessi alla Direzione per essere pubblicati nel Bullettino, dove sono pubblicate altresì le comunicazioni fatte dai Soci alle Sedi, per intero, se non oltrepassano 12 pagine e non sono ac- compagnate da tavole, altrimenti per estratto redatto dall'autore stesso. Dei Soci. Art. 22. — Perchè uno possa essere ammesso nella Società, occorre ne faccia alla Direzione la domanda per iscritto munita della firma di due Soci. Art. 23. — Il Socio paga una tassa di au)missioiie di Lire Cinque, e una quota annua di Lire Venti. L'anno incominciato sarà pagato per intero. Art. 24. — Il Socio si obbliga a far parte della Società per tre anni. Non dimettendosi due mesi avanti la fine del triennio mediante lettera in iscritto al Presidente della Società, si ri- tiene obbligato per l'anno successivo e cosi di seguito di anno in anno. Art. 25. — Il Socio che nel primo trimestre dell'anno non paga la sua quota sarà richiamato dall'Economo all'adempimento del suo obbligo. Se passato un altro trimestre non vi avrà ottem- perato, gli sarà sospeso l'invio delle pubblicazioni. E se malgrado ciò egli continua moroso per un altro semestre, .sarà radiato dal ruolo dei. Soci, con pubblicazione nel BulleUitio della Società. I Soci riceveranno il diploma e la tessera dopo il pagamento della tassa di ammissione. Art. 2G. — Le quote annue possono essere sostituite dal pa- gamento per una volta sola di Lire Duecento, senza deduzione delle quote che fossero già state i)agate. Il Socio che ha eseguito tale pagamento è dichiarato Socio perpetuo. STATUTO 5 Art. 27. — li Socio ricove gratuitamente il BuUettino della Società ed il Nuovo Giornale botanico italiano. Art. 28. — I Soci possono intervenire alle adunanze delle di- verse Sedi, con gli stessi diritti che nella propria. Art. 29. — I Soci si radunano ancora in Riunione generale, in tempo e luogo prestabilito volta per volta dalla Riunione pre- cedente, o per convocazione del Presidente, giusta il disposto dell'art. 8. Art. 30. — Nelle Riunioni generali le adunanze sono private o pubbliche. Le prime sono presiedute dal Consiglio di Direzione, M quale rende conto dell'andamento della Società e del proprio operato e lo sottopone all'approvazione della Riunione, e pro- pone, se occorre, questioni su cui deliberare, che possono ancoi'a essere proposte d'iniziativa dei Soci, dandone però avviso al Consiglio innanzi la Riunione. Nelle adunanze private si fanno pure le elezioni dei membri del Consiglio nel modo determinato dall'art. 6. Nelle adunanze pubbliche sono ammessi anche gli estranei alla Società e possono essere aggiunte al Seggio altre persone estranee al Consiglio per presiedere; non vi potranno essere trattati che argomenti scientidci. Art. 31. — I Soci assenti dalla Riunione generale possono farsi rappresentare dai presenti mediante una procura scritta; però nessun Socio pre.sente alla Riunione potrà assumere più di due procure. Art. 32. — Qualunque proposta di modiPicazione allo Statuto dovrà essere fatta nota ai Soci due mesi prima della Riunione generale, e per essere adottata dovrà riunire i voti dei tre quarti dei Soci presenti o rappresentati. Art. 33. — La proposta e l'approvazione di scioglimento della Società dovrà essere fatta colle stesse clausole contenute nel- l'art. 32. In caso di scioglimento la Riunione generale delibererà sopra la erogazione del capitale sociale. Art. 34. — Le pubblicazioni della Società consìsteranno in un Bulleliino mensile, nel quale prenderanno posto per intero le comunicazioni fatte dai Soci nelle adunanze, o altrimenti per estratto redatto dall'autore, purché non oltrepassino 12 pagine e non siano accompagnate da tavole; in un periodico trimestrale che porterà il titolo; Nuovo (riornale botanico italiano (Nuova serie), Memorie della Società botanica italiana, nel quale com- pariranno i lavori che oltrepassino il limite di 12 pagine. G STATUTO Il Consiglio della Società stabilisco anno por anno in sede di bilancio la somma da assegnarsi alle pubblicazioni periodiche sociali. iNei limiti di questa somma ogni Socio potrà avere a sua disposizione per la stampa delle memorie o comunicazioni accettate dal Consiglio 5 fogli di stampa, ossia pagine 80. Questi logli potranno essere sostituiti da una o più tavole, computan- dosi nei riguardi del Socio ogni tavola per un foglio di stampa. Al valore di un foglio di stampa o parte di esso potranno an- che essere sostituite altrettante incisioni intercalate nel testo. Potrà il Consiglio in circostanze speciali eccedere dai limiti sopraindicati. Gli autori riceveranno 50 copie a parte della propria co- municazione con impaginazione e numerazione del Giornale o del Btilletlino. Art. 35. — A Soci onorari possono essere nominati dall'As- semblea dei Soci nelle Riunioni Generali, su proposta del Consi- glio, coloro i quali hanno acquistato speciali benemerenze verso la Società. Sono esenti da quote sociali, non hanno voto delibe- rativo in seno alla Società, né possono coprire cariche sociali. SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELI,' 8 GENNAIO SEDE DI FIRENZE. Adunanza dell' 8 Gennaio 1916. Presidenza del Vice-Presidente Baccarini. Aperta la seduta, il Presidente proclama a nuovo socio il Prof. R. CoBAU di Milano. Indi comunica le seguenti lettere dei Soci Proff. G. Arcangeli e P. A. Saccardo in risposta a quelle indirizzate loro dal Presidente della Società : « Padova, 13 Dicembre 1915. « Illustre Presidi'ìite, « Vivamente gradite all'animo mio mi giunsero le espressioni affet- « tuose e lusinghiere della Società Botanica Italiana, da Lei merita- < mente presieduta, in occasione della mia recente giubilazione. « Ho lavorato con assiduità per la nostra scienza e spero che potrò « lavorare ancora qualche anno, se le forze mi reggono ; ma Ella, il- < lustre Collega e la Società nostra sono stati troppo generosi nel giu- « dicarmi, perchè se ho chiesto la giubilazione anche prima dei limiti « d'età, gli è per la coscienza di trovarmi impari di fronte ai grandi « progressi della Botanica modeima. « Voglia, illustre Presidente, gradire i miei sinceri sentimenti di rico- « noscenza e di affetto e farsi interprete degli stessi presso gli egregi « Consoci della nostra Società, di cui mi onoro d' essere uno dei membri « fondatori. v< Con profondo ossequio « Dev.Dio Collega -i P. A. Saccardo. « AlV illustre Professore « Conim. R- Pirntta « Presidente della Soc. hot. ital., Roma. » . Pisa, -je Dicembre 191".. « Ill.mo Sifj. Presidente ! « In replica alla cortese lettera del di 11 u. s., con la (luale la S. V , < 111. ma m'invia da parte di codesta spettabile Società un caldo saluto « ed 1 più fervidi auguri di felicità, in seguito al mio collocamento a S SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL* 8 GENNAIO « riposo, prego vivamente la Medesima a voler porgere da parte mia « alla Società stessa, che cosi degnamente presiede, i più sentiti rin- < graziamene, assicurandola che sarò ben felice di poterle prestare la « debole opera mia, e farò per essa i più caldi voti di prosperità. « Si compiaccia frattanto. Sig. Presidente, accogliere i miei più di- « stinti saluti e mi creda sempre « dev.mo e obhl.mo servo < Prof. Giovanni Arcangeli. « -1//' IlLmo «< Sig. Comm. Prof. Romualdo Pi rotta « Presidente della Soc. bot. ital., Roma. » Il socio Passerini presenta una foglia di Xicotiano Tabacum (va- rietà Kentuky) trasformata in ascidio, proveniente dalle sue coltiva- zioni di Bettolle presso Sinalunga (Prov. di Siena). Indi fa la seguente comunicazione : « La Digitaria disticha (L.) Fiori, da me trovata sulla destra del- TArno a Pisa nel 1908, * e ivi riscontrata recentemente anche dal dott. Savelli, * fu nel 1914 dal prof. Fiori raccolta sullo stesso fiume a Firenze, sin dentro la città a monte del Ponte alle Grazie e lungo le Cascine fino al Piazzale del Re. ^ Durante la decorsa estate feci qualche ricerca lungo il decorso del- l'Arno e potei riscontrare l'esistenza della medesima pianta presso la Nave di Ugnano, a valle di Firenze, ove era abbondantissima special- mente sui banchi di sabbia rimasti allo scoperto in periodo di magra, meno copiosa nella parte più bassa degli argini destro e sinistro del fiume. E pui-e abbondantissima a Empoli, sulla ripa destila, sotto il ponte, e assai diffusa su ambe le sponde presso la foce del fiume a Marina di Pisa. A monte di Firenze fu da me raccolta fra la Colonna e Ricorboli, nonché a Pontassieve, sulla ripa destra dell'Arno, a circa 700 m. a monte della foce della Sieve. Suir afiluente Sieve pure fu trovata sulla ripa destra a circa 500 m. dalla foce. Resultato negativo diedero invece le ricerche sul torrente Greve altro atìiuente che sbocca nell'Ai-no a valle di Firenze. A S. Giovanni Valdarno esiste la forma radicante ai nodi indicata dal dott. Savelli. A Rignano non fu trovata, e se vi esiste deve essere scarsa, anche per le condizioni che assumono le ripe e l'alveo del fiume. Quando trova condizioni adatte, è pianta invadentissima e surroga quasi completamente le altre graminacee; solo il Pauicnm Crus-Crolli L. in qualche luogo le contende il terreno. » 1 Ball. Soc. bot. ital.. 190». |>. I. -• rbid., 191.'). p. >*-J. 3 Ibid.. I9U, p. l-'3. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 GENNAIO Poi il socio Savelli presenta queste sue note : MARTINO SAVELLI. — alcune uredinaceaeitk- LIANE INTERESSANTL Studiando un copioso materiale di Uredinaceae indeterminate appartenenti, per la massima parte, alle collezioni del Museo fiorentino, oltre una ricca serie di forme toscane che saranno oggetto di un lavoro a parte, ho trovato, per varie specie, delle località e delle matrici che non figurano nella recente mono- grafia del prof. Trotter e perciò stimo non inutile rendere di pubblica ragione. ^ L — Gen. IJromyces Link. 1. U. Verbasci Niessl. — Su foglie di Verbascum phlomoides (status aecidiosporus) : Prov. di Pavia ; Torreberretti. (Chiovenda). Indicata per Pavia su Verbascum Thapsus. 2. U. Terebinthi DG.) Wint. — Su foglie di Pistacia sp. : Ge- nova (De.Notaris). 3. U. striatus Schroet. — Su foglie di Medicago Biancae Tod. (=xV/. orhìcularis): Sicilia a Avola (Bianca in Tod. fl. sic. exsicc. n. 650). " 4. U. Trifolii (Alb. et Schw.) Lèv. — Su foglie di Trifoliam: pascoli del Moncenisio (Beccari in Hbr. Webb.). 5. U. Laburni (DO.) Fuck. — Su foglie di Cyiisiis alpinus : Alpe di S. Bernardino sopra Vagna (Rossi e Malladra): Bellunese (Venzo). Su Cytisus Labiirnam: Macerata (Narducci). 6. U. Galegae (Opiz.) Sacc. — Su Galega officina lis : dintorni di Roma (Chiovenda). ' Quando non è altrimenti indicato gli esemplari citati apparten- gono ali' Erbario centrale. * Esemplari dell' Hbr. Caruel conservato nell'istituto bot. pisano. 10 SKDK DI FIRKNZK - ADUNANZA DELL' 8 GENNAIO 7. U. Anagyridis Rourn. — Su Coglie di Anatjijris fuelida : Macerata (Narducci). Non ho visto esemplari di questa specie : la cito sulla fede del seguente cartellino che accompagna 1' U. Laburni: « Uredo apicu- lata Sprenger in foliis Ci/tisi Laburni et Anagyridis foetidae in agro raaceratensi ». 8. U. Erythronii (DC.) Pass. — Su foglie di Eryihronium Dens-Canis: Vittorio Veneto a Cozzuolo (Pampaniiii). Gerì. l'uccUUa Pers. 9. P. Balsamitae (Strauss) Rabeiih. — Su foglie di Balsamita siiaveolens: Macerata (Narducci). 10. P. Cirsii-lanceolati Schroet. — Su foglie di Cirsi uni lanceo- Latum : Appennino modenese presso Fiumalbo (Borzi). 11. P. Veronicarum DC. f. fragilipes Koern. — Su foglie di Veronica lutea {= Paederota Ageria L.): Prealpi Bellu- nesi al passo di S. Uboldo (Pampanini). , La matrice è nuova per l' Italia. 12. P. Gentianae (Strauss) Link, — Su foglie di Gentiana cruciata: Prealpi Bellunesi al passo di S. Uboldo (Pam- panini). 13. P. Eryngii DC. — Su foglie di Eryngium campestre ; Susa a Mompantero (Beccari in Hbr. Webb). 14. P. Bupleuri Rud. — Su foglie di Bupleurum intermedium, Lois: Palermo (Todaro in Hbr. Caruel). 15. P. Buxi DC. — Su foglie di Buwus sempervirens : Appen- nino Sernanese nella selva di S. Liberato (Narducci) : Spoleto a M. Somma (Narducci). 16. P. Malvacearum Moiit. — Su foglie di Malva silvestris : Calabria ultra a Bianconovo (Arcangeli). Su foglie di Malva sp : Porto Civitanova (Ricci). 17. P. Cmciferarum Rud. — Su foglie di Cardamine resedifolia: Valle Iiitrasca : pizzo Quana sopra l'Alpe Serena (m. 2010) (Chiovenda). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL* 8 GENNAIO 11 18. P. fusca Poi's. — Su foglie di Anemone nemorosa : Colline bolognesi (Beccari in Hbr. Webb). 19. P. Arenariae (Schum.) Wiiit. — Su foglie di Stellarla media: Palermo (Todaro in Hbr. Caruel). 20. P. Polygoni-amphibii Pers. — Su foglie di Polygonum Con- volmdus : Prov. di Perugia; al Sasso presso Citerna (Sav. in Ubi'. Sav.). 21. P. Allii (DC.) Rud. — Su Allium Povrum: Roma a Pani- sperma (Cliiovenda). Su Alliam salicum : Roma sul M, Testacelo (Webb.). Su Alliicm sp.: « Pucc. Scirpi DC. Similissima dLÌÌ'à Picce, gra- mm/s DC. I/ho trovata due volte sulle foglie dell'aglio, al M. di Ancona ecc. » (Narducci). 22. P. Scirpi DC. — Status aecidiosporus {Aecidimn Nym- phoidis DC.) : su foglie di Villarsia nymphoides : Lago di Candia nel Canavese (Ferrari). Gen. Gymnosporansiuni Hedw. f. 23. G. clavariforme (lacq.) DC. — a. status aecidiosporus [= Roestelia lacerata (Sow.) Mér.] : su foglie e rametti di Crataegus jnonogijna: Faenza (Baccarini). b. status teleutosporus : su rametti ipertrofici di Imiiperus sp. : presso Faenza all'Olmatella (Beccari in Hbr. Webb). 24. G. tremelloides R. Hai'tig. — Status aeci'/iosporns (— Roe- stelia penicillala MnW. sub Aecidio): su foglie di Sorhus Aria: Appennino di Fabriano presso il Cenobio di S. Sil- vestro (Narducci sub: Aecidio ciliato n. sp.) : Piemonte» Viù nella valle dei Torretti (Beccari in Hbr. Webb). Gen. Croìiat'tiutu Fries. 25. Cr. asclepiadeum (Wild.) Fries. — Su foglie di Cronartium Vincetoxicum : agro maceratense (Narducci). Gen. Entlophyììuni Liv. 26. E. Sempervivi (Alb. et Schw.) De Bary. — Su foglie di , SeniperviDum s\).: prov. di Cuneo; presso Mondovi a Monte Moro sopra Frabosa soprana (Giovannozzi). 12 SEDE DI KIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 GENNAIO Gen. Coleospot'inm Lèv. 27. C. Campanulae (Pers.) Lèv. — Su foglie di Campànula rotandifolia : prov. di Perugia; alla Rocchetta sopra Gualdo-Tadino (Barsali in llbr. Sav.). Gen. Jìlelanipsora Cast. 28. M. Gelmii Bres. — Su fo^^lie di Eaphorbia clendroides : Pa- lermo alla Favorita nel M. Pellegrino (Baroni). 29. M. Helioscopiae (Pers.) Wint. — Su foglie di Euphorbia Pepitis (?): prov. di Perugia; nei dintorni del Trasi- meno (Bar.sali in Hbr. Sav.). 30. M. Lini (Pers.) Cast. — Sulle foglie e i fusti di Linum calharlicuìn: Ossola inferiore a Premosello (Chiovenda). 31. M. arctica Rostr. — Su foglie di Salix relusa: Ossola sup. Alpe Veglia al ghiacciaio di Mettisela (Chiovenda). Riferisco a questa specie 1' esemplare citato sia perchè corrisponde bene alla brevissima descrizione riportata dal Saccardo • e dal Trot- ter, * sia attenendomi al carattere matricale. ^ Le teleutospore misu- rano JJ- 40 vS. Le uredospore e le parafisi da cui sono accompagnate corrispondono bene a quelle del n. 299 (^1299) dell' Erbario crittoga- mico italiano. * UREDINACEAE IMPERFECTAE. Gen. •lecidiuni Pers. 32. Aec. Valerianellae Biv. — Palermo (Parlatore). Su foglie di Valerianella Morisonii: Roma presso S. Paolo dei Ca- valieri (Chiovenda). « Syll. Fung., VII, pag. 595. * Uredinales, pag. 419. •'' Cfr. TuAVKRSO, Manipolo dì Funghi della Valle Fellina, in « Bull, de la Sociéte de la Flore Valdòtaine », 1912, pag. 45. * « Phifsonema vulgare Salicis retusae Bonorden Coniomj'c. 35 tab, II pag. 26. Cystidia clavata paclìydermatica, sporae ovoideo-rotundatae muriculataa. Sulle foglie del Salix retusa in valle di Fraele. Valtel- ina 18G4 Anzi. » SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 GENNAIO ' 13 Su foglie (li Valerianella olitoria: Roma alla Farnesina (Cliiovenda). 33. Aec. Asperifolii Pei-s. — Su foglie di Cerinihe aspera: Macerata (Narducci). Su foglie di Symphijtum o/Jìcinale (?): Macerata (Narducci). Ho qualche dubbio che si tratti realmente di S. officinale come dice il cartellino. L' ecidio di questa borraginacea è attribuito, come è noto, alla /'. Symphyti-Bromorum F. Muli. 34. Aec. Ficariae Pers. — Su foglie di Ranunculus Ficaria : Bologna (Beccari in Hbr. Webb). MARTINO SAVELLI. — de stachyde lusitanica MONTIS PISANI. Anno millesimo octingentesimo octogesimo sexto post Christum natura, clarus lanka in « Adnotationibus botanicis » ' de Stachy- dibus variis sermonem habuit atqué, Stachyde lusitanica com- memorata, adiunxit: « Huc {sic) Stacliys cjermanica ex oliA^etis ad radices M. Pisani pr. Asciano 3 Iiilio 1875; legit Levier! » Quod veruiu an ralsiim incertum adhuc est: Pirotta enim in < Malpighia », ^ Béguinotius in « Flora italica analitice elabo- rata » ^ lankae aflinnationem tantummodo retulere, nipote qui originalia specimina ins[)icere et comparare nequissent. Baronius in libro qui inscribitur « Supplemento al Prodromo della Flora Toscana di T. Carnei » Levieri plantam ad Sta- chydein germanicam, commemoratione tamen mendosa et fal- laci, reduxisse videtur. ^ Originalia specimina Levierani her- bai'ii investigare atque facillime quaestionem solvere potui. Sed ante omnia, quid Stacliys lusitanica? Vera an falsa spe- cies ? An tantum varietas ? Broterus in «Flora lusitanica»^ ' Magyar Nuvénytaui Lapok, tom. X, 188G, pag. 149. ^ Tom. il, pug. 124. " Tom. Ili, pag. 47. * « 67. ijermanica L. St. lusitanica (?) Brot. quoad localit. m. Pisani (Levier in « Malpighia », li, pag. 124) ». * Felicis Avallar Broteri Flora lusitanica sou plantarum, quao in Lusitania voi sponte crescunt, vel frequenter coluutur etc. Oli- sipone MDCCCIV pars. I pag. 1G5. 14 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 ÒENKAIO frequontem in collibus cii-ca Olisiponem et alibi Stachydem ger- nianicam Linnaei dixit, sed plaiitain baud descripsit : Hoffmann- seggius et Linkius in o|)ere, « Floi-e Portugaise » niincupato, ^ sub nomine generico Ei'iostomii ab auctoribus ipsis condito, novain descripsere speciem, cui ut triviale nomen lusitanicum, ut synonimon Stachydem geimanicam Broteri imposuere. Nova species, ex auctorum sententia, etsi Eriostomo germanico quam maxime afTìnis, tamen « foliis radicalibus semper cordatis, nec ovalis aut basi attenuatis, superioribus obtuse nec acute cre- iiatis, omnibus utrinque tomeiitosis nec su pia sericeis infra lanatis, dcMitium calycinorum acumin« longiore flavescente et quia hiemes Germanicas non fert » dillert. Pulcram dedere iconem ; ^ et ipse Broterus in « Phytographia lusitanica selectiore » ^ plurimis verbis plantam descripsit colo- ribusque etflngiendam curavit sub nomine Stachydis lusitanicae, Eriostomii generica appeliatione supervacua iure reiecta. Quod ad differentias ab affini Stachyde germanica attinet, Hoffmann- seggii et Linkii fere verbiim prò verbo reddidit Broterus. Aucto- rum sententiae quam maxime variae, sed Labiatarum monogra- phus, sinedubio, praeterlapsi aevi illustrissimus, ille Benthamius in « Labiatarum generibus et speciebus » '' et in CandoUei « Pro- dromo systematis naturalis regni vegetabilis » ^ stirpem lusita- nicam cum germanica omnino adaequavit et inter recentiores in illius sententiam discedentes adnoverandi Indicis Kewensis scriptores. Ex Briquetii operibus, nuncupatis « Labiées des AJpes Mari- times » " et « Labiatae », '^ Stachys germanica (latissime -cir- cumscripta) dividitur in subspecies quattuor, quarum altera fo- liis submembranaceis, altera foliis basi attenuatis, tertia foliis inferioribus cordatis, superioribus attenuatis, quarta vero foliis ^ H. et L. Flore Portugaise, Berlin, 1809, tom. I, pag. 105. 2 1. e, tom. II, tab. 7. ' Broteri, Phytog. lusitanica selectior, Olisipoue, MDCCCXXVII, tom. II, pag. 78. * London 1832-36, pag. 536. * Tom. XII, pag. 464. « Tom. II, pag. 232. ' Engler, Die^natOrlichen Pflanzenfamilien, IV Teil, 3 Abteilung, pag. 2ii2. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 GENNAIO 15 omnibus basi conlatis distinguitur. Stachys lusitanica Broteri ut varietas huius ultiraae subspeciei in systemate (iure me iudice) locata et, absque ullo dubio, qucxiuo modo eam bota- nophili considerare velint, cum Stachyde ^rernianica confundi iiefiuit dum loliis mediis subti'ianfj:ularil)us, angulum plus mi- nusve acutum apice efTormantibus, (loralibus basi cordato-am- plexicaulibiis j^audet: a/'oa <2:eog:raphica denique omnino diversa; stirps enim Mauritaniani et Iboriam incolit. Specimina lusitanica et iberica, * quae vidi, characteres supra enunciatos abunde ostendunt, et contra Levieri specimen ^ est pianta foliis inferioribus et mediis oblongis. obtusis, marginibus convexis basi cordiformibus, supeviorihus basi atlenuato-cu- neatis, omnibus obtuse serratis. P'olia floralia inferiora, ut in descriptione lankac, verticillastris dnplo-triplo longiora, sed hoc in plurimis reperitur si)eciebus, neque specilìcum characterem constituere potest. Unde mihi pianta pisana potius Stachydis germanicae mera forma, iam a Petro Savio lecta, ^ videtur, et Stachys lusitanica a flora italica omnino escludenda. ed una dal titolo : Contribuzione alla conoscenza delle Uiedinaceae toscane che figurerà nel « Nuovo Giornale. » Non essendovi altro da trattare la seduta è tolta. ^ « Cadice » (Fée in Hb. centr.) ; « circa Cascaes prope Olisipouem » [Webl) (sub Stachyde) in Hb. Webb.| « Bords des chemins à ^^ledina Sidonia » Boui-geau PI. d' Espagne 1849 n, 381-' sub. Stachyde ger- manica L* var. (in Hb. Webb.). * Stachys germanica L, (?) In olivetis ad radices Moiitis pisani prope Asciano. 3 lui. 1875 leg. E. L. in Hb. Lovier. ^ Est (ex speciinine Herbarii ilorentini) Stachys germanica Caruelii, Prod, flora toscana, pag. 517. Raffaello Beni, Gerente responsabile. Firenze, Btab. PelUs. Luigi Obiti Successore. 1916. Febbraio. N. 2. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA (PERIODICO MENSILE). INDICE Mimo M. — Contributo alla Hora del Bellunese — Teratologia. — (Nota 6") Pag. 18 Pampaxini R. — Una collezione botanica delle isole Tremiti . „ 29 Savelli Martino — Ustilaginacearum Etruriae conspectus . . „ 35 Villani A. — Di alcuni manoscritti del Dott. Giovanni Battista Guatteri, Prof, di Botanica in Parma ,, 42 SEDE DI FIRENZE. Adcnanz.ì dkl 12 Febbraio 1916. Presidenza del Vice-Presidente Baccarini. Aperta la seduta, il Segretario presenta da parte dei Soci Sommier e Caruaxa-Gatto la loro recente « Flora melitensis nova », * facendo rilevare come (jucsto accuratissimo e poderoso lavoro compensi larga- mente l'esigua attività che finora gli Italiani avevano dedicato al- l'esplorazione ed all'illustrazione della tlora dell'Arcipelago maltese. E da augurare che, come ora le isole maltesi, anche altre regioni floristiche nostre non debbano tardare — secondo voti già espressi iu seno alla Società botanica (Bull. 1914, p. 2-10) — ad essere da noi illu- strate. J yoMMiER 8. et Cardaxa-Gatto \., Flora melitensis noia, rircnze, lOl") (Tip. Pellas). Un voi. iii-t-'» di pp. 502 ed una tav. Bull, della Soc. boi. Hai. 2 18 SEDE DI FIRENZE - ADl'XANZA DEL 12 FEBBRAIO Sono poi presentati i seguenti lavori : M. MINIO. — CONTRIBUTO ALLA FLORA DEL BELLU- NESE — TERATOLOGIA — (NOTA 6"). Tenuto conto della scarsa messe di osservazioni che la let- teratura di questa provincia ha fornito alla teratologia, ho cre- duto opportuno di dar notizia, in questa serie di contributi, anche dei più notevoli tra gli esemplari anomali da me raccolti, e di raggrupparli, di mano in mano che ne ho l'opportunità, in Note interamente dedicate ad essi, invece che intercalarli tra quelli che trovano ragione di essere elencati, indipendente- mente da singolarità individuali, in considerazioni floristiche o fitogeografìche. Nella presente espongo i risultati di un primo esame di que- sto materiale che vado accumulando. 1. — Colchicum autumnale L. var. vernum Rchb. f. (1848) [ = C. vernum Schrank (1789) = C. vernale Hofifm. (1791)]. Ne trovai tre esemplari, il 12 aprile 1914, al piede degli al- beri che fiancheggiano la siepe d'un pendio -prativo con coltura a vite (Caverzano, presso Belluno); e potei riconoscerli, tra le altre numerose piante normali a germoglio vegetativo, solo al- l'aspetto diverso che presentava il gruppo delle foglie, arricchito di elementi più allungati e stretti che riconobbi poi per lacinie perigoniali di fiori quasi regolari; del resto, il colore era quasi completamente verde anche in queste lacinie, solo che l'intona- zione ne era più chiara, come di organo più recentemente svolto. I. Il più rigoglioso e più normalmente sviluppato dei tre (Fig. 1) aveva 4 nomofiUi a lembo lungo 15 cm. con larghezza massima di 3 a 5, oltre un quinto elemento fogliare assai più stretto (1 cm. alla base) funzionante da brattea e colla parte apicale sfumata in verde bruno. Internamente presentava quat- tro fiori, di cui uno involucrato dalla brattea, tutti a struttura quasi egualmente regolare, eccetto un certo aspetto complessivo di debolezza, dovuto specialmente all'esilità delle lacinie e alla SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO 19 loro flessuosità: i sei tepali misuravano, infatti, dalla fauce, 7-8 cm. di lunghezza, per una larghezza massima di 5-7 mm., Fig. 1. — Colchicum uutumìiale (Vs)- colla parte terminale cappucciata e talora ondulata e d'un verde più pallido 0 sbiancato (per quasi 2 cm.) ; gli stami, pure rego- larmente sei, sporgevano, col filamento, 18 a 30 mm, e porta- vano antere lunghe in due fiori 9 mm., in un altro 7, in uno 10-11 ; il gineceo aveva, in tutti, stilo e stimmi minori del tubo e quindi inclusi. IL L'altro individuo relativamente normale (Fig. 2) presen- tava cinque nomofilli di grandezza abbastanza varia, il minore dei quali si avvicinava alla brattea dell'es. precedente; i fiori erano solamente due, l'uno a lacinie perigoniaii assai strette (3 a 5 mm.), e lunghe solo 5-7 cm., fòrtemente curvato-contorte e quasi tutte assai convesse; l'altro a lacinie più disuguali, la cui lunghezza variava tra 5 Vi e 8 cm. e la larghezza tra 3 e 6 mm.; stami regolarmente opposti — anzi sensibilmente rav- vicinati — alle singole lacinie, con antere di 5 mm. al più ; stimmi ancora inclusi. III. Infine il terzo individuo era a 6 nomofilli di diverso sviluppo e con sei fiori ! Di questi però nessuno era regolarmente sviluppato, in parte forse per lo stesso numero esuberante, in parte per influenze esterne di umidità od altre, rivelate dall'es- sersi anneriti e raggrinzati gli apici: 3 infatti rimasero a tubo chiuso, e 3 non mostravano che incompletamente le lacinie, ri- 20 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO maste in gran parte coadese e tra le quali si lasciavan vedere le antere. Si tratta quindi dell'anomalia citata dal Penzig^ come fre- quente negli esemplari a fioritura primaverile, soltanto che la colorazione non è, come ivi è detto, « leichtgrùn, » bensì di un verde deciso; e inoltre non trovai accenni a pleiomeria né a regressione negli stami, che possono essere fenomeni concomi- tanti. Precisamente, per il I almeno degli esemplari, è quasi completa la coincidenza colla descrizione che dà il Bubela-per i suoi esemplari di Moravia (Lasky, e v Ribniku presso Wsetin), eccetto la robustezza che questi tutti presentavano e che pro- Pfanzen-Teratologie, Genua, 1894, II, pag. 427. Teratologischea in « (Est. Bot. Zeitung » XXXIV (1884) pag. 426. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO 21 babilmeiite era dovuta a quelle stesse condizioni favorevoH che ne avevano prodotto un buon numero e per più anni di seguito. Invece io, oltre i descritti, non trovai altri individui nei dintorni, malgrado esplorazioni pazienti, né sullo stesso posto l'anno dopo. Col complesso dei loro caratteri, i miei esemplari — confer- mando la tendenza propria di tale varietà ^ ad aberrare in vario modo dalla forma e dalle dimensioni normali — cumulano in- sieme, colle anomalie di sviluppo e di colore, quelle singolarità del periodo antesico e del numero dei fiori, che avevano dato origine da un Iato alla var. vernum Rchb. f. e dall'altro alla var. polijanlhum Schur [Eni(,ìn. PI. Transsilv.] (istituita su piante a fioritura normalmente autunnale). 2. — Paris quadrifolia L. Presenta abbastanza frequente la simmetria pentastica nel ver- ticillo fogliare, ma non altrettanto la parallela variazione nei fiori. Ne conservo: un esemplare 3-foglio; uno 5-foglio a fiori re- golarmente tetrameri ; uno 5-foglio con fiori pure pentameri in tutti i verticilli, eccetto solo quello perigoniale interno; e uno 6-foglio ma a fiori con tetraraeria regolare. 3. — Calanthus nivalis L. Un esemplare (presso Belluno, 16 marzo) presentava molti elementi fiorali soprannumerari, e cioè: 7 sepali esterni quasi tutti regolari (eccetto uno più corto e asimmetrico), 7 interni pure regolari, 12 stami, 1 stilo che appariva risultante di due giustapposti. Si potrebbe considerare quindi come una sinanzia, consistente nella fusione di due fiori ; ma, al contrario di quanto è frequente in simili casi, con aumento di numero di qualche elemento." ^ Anche nella descrizione data in Ascherson e Graebnek (Syn. Mitteleurop. Flora, Bd. Ili, pag. 24) i tepali sono detti per lo più piccoli, gli stami ridotti e lo stilo « oft verkiimmernd. » 2 Masters, PJJanzeii- Teratologie (trad. Dammer), Leipzig, 1886, pag. 67. — Del resto, anche in una recente nota del Prof. Trot- ter (in « Ann. di Bot. », Vili [19151, pag- 234-35) dove sono elen- cati casi di anomalie presentati da questa specie nei tepali, le varia- zioni di numero non sono sempre nel senso della diminuzione {dime- rus, fetramerus, iientamerus). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DP:L 12 FEBBRAIO 4. — Listerà ovata R. Br. Trovai un esemplare trifiUo, in cui alla solita coppia di foglie opposte se ne aggiungeva una terza superiore a 2 cm. di distanza. 5. — Rumex scutatus L. « Trovai ripetutamente esertiplari con fiori fìllomorfi nel Ca- dore e nell'Agordino, corrispondenti alla descrizione del Germain Fig. 3. — Rumex scutatus C/t). de S.' Pierre,' quale é riassunta dal Masters (ed. tedesca, pag. 316). Essi presentavano cioè i 3 tepali esterni normali (eccetto un fiore in cui l'anomalia si estendeva a tutti i verticilli) e invece » Bull. Sos. Hot. de France, voi. Ili, (1886), pag. 36. SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 l'EHBRAIO 23 i tre interni db fogliacei, carnosetti, assumenti in taluno forma simile a quella delle fg. normali, tanto da divenire anche pic- ciolati (Fig. 3). Nei carpelli le deviazioni raggiungevano il grado massimo, poiché essi risultavano costituiti di tre elementi fogliari — rag- giungenti anche 12 mm. di lunghezza negli esemplari della sta- zione agordina e 20 negli esemplari dell'altra — i quali sono diversamente concresciuti, talora saldandosi fino all'estremità in forma di clava, talora all'opposto diventando divaricate e patenti-reflesse in forma di calice. In parecchi poi erano visi- sibili gli stimmi 0 in forma di piumette rosse rudimentali o bene svolte in piumette pedicellate, sia all'apice della clava sia lungo le linee di sutura. 6. — Melilotus alba Desr. Un esemplare (Castion presso Belluno 30 VII) presentava l'afìllia parziale, consistente nella soppressione delle foglioline laterali, restando sviluppata, e in misura normale, la terminale sola. Non posso dire se il fenomeno si estendesse alla pianta intera; il frammento che ne ebbi, comprendente le spighe, lo presentava in tutte le 5 fg. di cui era fornito. 7. — Euphorbia Cyparissias L. L'esemplare raccolto (presso Agordo, 23 VII) dimostra uno sviluppo cosi prevalente del sistema vegetativo, da aver quasi soppresso ogni tendenza riproduttiva. Infatti la ramificazione assai abbondante (7 rami fortemente allungati e quasi tutti ric- camente fogliosi) è data tutta da germogli sterili, di forma nor- male, e l'unico che accenna a mantenere indirizzo riproduttivo, cioè quello terminale, ha già, sotto l'involucro, un ramo ascel- lare in cui solo due coppie di brattee accennano a formare infiorescenza, essendo seguite subito da un piccolo ramo fogli- fero; sopra l'involucro poi si ha un'ombrella di 7 rami, a di- visione dicotomica presto arrestata, e in cui le coppie di brattee non presentano nessun ciato, ma solo un rudimento d'asse in alcune biforcazioni. E mentre 4 di questi rami dell'ombrella terminano senza portare altri organi, due finiscono con regresso a rami fogliferi, manifestato prima dal distanziarsi graduale delle 24 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO brattee (e, in uno, dalla loro deformazione), poi collo sviluppo di foglie perfettamente normali e normalmente più Otte al- l'apice. È quindi un grado assai più avanzato di quello delia proli- ferazione che afretta solo i fiori contenuti nel ciato.' 8. — Vinca minor L. Sono comuni abbastanza le corolle tetramere. Ne trovai anche un esemplare tutto regolarmente trimero. 9. — Centiana utriculosa L. Parecchi esemplari trovati — tra 800 e 1600 m. — nelle adia- cenze E. e N. del M. Serva (Belluno) mostrano in diverso grado e con diverse complicazioni la proliferazione mediana fiorale," presentando più fiori nell'interno l'uno dell'altro. Ne descrivo i tre che mi parvero i più interessanti. 1.° In uno, un fiore presentava (Fig. 4, 1°): all'esterno una I corolla, anormale per l'irregolare sviluppo delle squame — talune obliterate e talune sviluppate in petali, il cui numero appariva quindi aumentato — e per la presenza nel tubo di altri elementi petaloidei d= filiformi ; nell'interno di questa, una II corolla pure irregolare, con 6 lacinie, oltre ad elementi petaloidei o filiformi (tra cui due veri petali subeguali agli altri) analoghi a quelli della prece- dente, ma di grandezza maggiore ; nell'interno di questa seconda, un III fiore, pedicellato, coìn- pleto, con tutti i verticilli normali e in più, sotto il calice, un verticillo di 3 brattee lineari. 2.0 In un un altro individuo, un fiore presentava (Fig. 4, 2») : una I corolla esterna normale ; nell'interno di questa una II corolla, meno regolare, per- chè aveva, oltre alle 5 lacinie coronine normali, altre due la- cinie (a nella fig.) su due estroflessioni del tubo, e un terzo petalo (b nella fig.) completamente libero — inoltre, le squame 1 Penzig. l. e, II, pag. 280. * Mastbrs, l. e, pag. 141 e segg. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO 25 dei seni corollini erano di forma ordinaria ma piuttosto grandi; e quanto ad androceo, era rappresentato da uno stame ridotto alla sola antera — sporgente, in un seno corollino, da una delle ria-, i. (lentidna utriculosa {"|^). due squame, — e da un secondo stame ancora più alterato, co- stituito da un rudimento di antera inserita come la prima; neir interno della seconda, una III corolla avente una sola lacinia regolare, di cappucciate e asimmetriche con un rudi- mento di antera al posto di una squama, e 1 infine più rudi- mentale ancora; nel tubo 5 stami normali, e qui anche normale il carpello. 3.° Un terzo individuo aveva infine: una I corolla esterna anormale, i cui petali apparivano es- sere saliti a 10 ; un II fiore interno brevemente pedicellato, con calice in- volucrato da tre brattee ± riunite e parzialmente petaloidee all'apice, una corolla di 5 petali regolari, e nell'interno di que- sti verticilli diversi elementi molto diversamente modificati, cioè: ancora un verticillo petaloideo in cui sono distinguibili 4 petali; sei stami in vari stadi di degenerazione — e cioè 3 antere 26 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO ([uasi normali su brevi filamonti, 2 sul bordo laterale di due elomeiiti petaloidei prolungati in a[)ice cappucciato-convoluto e una connivente col tubo petaloideo per un filamento adeso a questo; infine un carpello completamente normale dall'ovario allo stigma, un altro di forma normale ma lunghezza metà, un terzo in parte adeso, come lo stame, al tubo, e un quarto avente lo stimma ridotto e, invece, sul margine superiore dell'ovario, i rudimenti di due logge di antera. Come si vede da questa descrizione, l'anomalia corrisponde più che altro, tra i casi analoghi che si verificano in questo genere, a quella citata dal Penzig per G. Araarella. ^ 10. — Aiuga reptans L. Trovai un esemplare col fusto a simmetria tristica, la quale era ben visibile specialmente nelle brattee (5 verticilli) e nel verticillo di foglie cauline conservato e funzionante; i due gruppi basilari erano invece incompleti e quindi non bene indentifi- cabili. Le costole, poco appariscenti nel 1° grande internodio, erano bene indicate in numero nel 2°, mediante tre file di peli, e tutte ben visibili (3 pelose e 3 glabre) negli internodì fiorali. Deploro che, non avendo potuto studiare questo individuo altro che disseccato da tempo, mi sia stato tolto di ricono- scere il decorso dei fasci nel fusto e quindi l'origine della in- solita simmetria, la quale non solo si scosta dalla normale ma non è deducibile da essa per semplice sdoppiamento, come è il caso di quella tetrastica studiata esaurientemente dal Prof. Pao- letti.« 11. — Plantago lanceolata L. Due esemplari trovati a poca distanza ma in tempo diverso (presso la Strada «l'Alemagna verso S. Croce) presentavano la frondescenza delle brattee mferiori della spiga, che quasi tutte superavano lungamente. ' /. e, II, pag. 156. "^ Su due casi di polifillia (in « Atti della Soc. Ven. -trentina di Se. Nat. », serie II, voi, I, fase. I). SEDE DI FIRENZE - ADL'NANZA DEL 12 FEBBRAIO 27 III uno dei due individui queste brattee, in numero di 6, ave- vano da 2 a 5 cm. di lunghezza, erano lanronlato o alni no pic- ciolate, e parte dirette lateral- * mente parte erette a ciufTo. Nel- l'altro erano pure 0, lunghe 2- 3 cm., alcuno largamente lanceo- late, e, dirette quasi tutte in alto, includevano la spiga non ancora sbocciata. Nel primo esemplare (Fig. 5) quest'anomalia si complicava con un'altra, essendo la spiga di- visa in due fin dalla base. In entrambi tutte le altre brattee della spiga, alle cui ascelle densi come d'ordinario si trovavano i fiori, non presentavano nulla di anomalo. Fig. 5. _ piantcujn imtrmhiin. 12. — Lonicera Caprifolium L. Un individuo (Belluno, 19 V) presentava in molti fiori l'ade- sione, diversamente avanzata, degli stami collo stilo. Per citarne solo alcuni : un fiore aveva uno stame normale e gli altri 4 concrescenti collo stilo, che era perciò evidentemente ingrossato e, verso l'apice, (loi)piamente ginocchiato ; di questi, uno si staccava dallo stilo poco prima della curvatura, due emettevano, lateralmente a questo, le antere sessili, e l'ultimo ne manifestava solo un rudimento, in prossimità dello stimma; un fiore aveva 2 stami normali e gli altri 3, concrescenti coi filamenti nello stilo che era nettamente reflesso, emergevano colle sole antere, di cui una quasi del tutto decorrente; uno non presentava nessuno stame distinto, e dalla concre- scenza collo stilo emergevano soltanto le antere di 3, due dello quali sessili ; uno, oltre a 3 stami normali, presentava l'adesione di un 4° allo stilo, ed aggiungeva un'altra anomalia avendo il 5° peta- loideo. 28 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO Alcuni lìori inoltre, insieme o no all'adesione descritta, pre- sentavano una parte di lembo calicino espansa in uno o due corniculi parzialmente rosei. 13. — Campanula rotundlfolia L. Conservo un esemplare poco rigoglioso, in cui lo sviluppo del- l'apparato fogliare si dimostra esuberante anche nelle foglie ■' normali superiori che sono lanceo- late (con larghezza massima di 4- 6 mm.) invece che lineari. Il fiore presenta il calice doppia- mente irregolare (Fig. 6) sia perchè le lacinie sono fogliformi e tutte superanti la corolla, sia perchè 4 sole di esse si staccano normalmente dall'orlo del tubo e invece la 5" si è resa completamente indipendente anche da questo, essendosi staccata dal pedicello nel punto d' inserzione del fiore e sviluppata a sé in forma di foglia, brevemente ma nettamente picciolata, assai più lunga della co- rolla e a forma più largamente lan- ceolata (7 mm. di larghezza) delle stesse foglie cauline. Si unirebbe quindi, in questo esemplare, alla frondescenza già nota per altre specie del genere,^ una dialisi del calice profonda ma parziale. Fig .6. — Campanula rotun- di folla («/J. » 11 Pbnzig {l. e, II, pag. 108) cita, per la frondescenza e allun- gamento dei sepali, Campanula persicifoUa, piisilla e liapunculua. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO 29 R. PAMPANINI. —UNA COLLEZIONE BOTANICA DELLE ISOLE TREMITL La flora delle Isole Tremiti si può dire ben conosciuta. Le prime indicazioni su di essa risalgono al 1838, quando Gasparrini pubblicò l'elenco delle 171 piante che l'anno prece- dente egli aveva osservato nell'arcipelago;^ ma, tranne che per VAlyssiiììi leitcadeuni Guss. e la Centaurea cliomedea Gasp., l'elenco manca di indicazioni di località ed enumera parecchie piante come incerte ed altre, secondo Béguinot, di determina- zione errata.^ Lungo tempo doveva trascori'ere prima che altri estendessero le conoscenze floristiche rese note da Gasparrini. Dopo di lui erborizzarono in queste isole: A. Tellini nel 1889 G. Oecconi nel 1906 U. Martelli nel 1893 M. Cortesi nel 1906 S. Squinabol nel 1900 G. Negri nel 1907 A. BÉGDiNOT nel 1902 e le loro raccolte, dapprima illustrate a parte,' diedero s^gio alla stesso Béguinot di compilare una esauriente monografìa fìtogeo- grafica sulle isole in questione. Nel prcftedere al riordinamento dell'Erbario Levier trovai fra il materiale indeterminato una piccola collezione proveniente * Gasparrini G., Descrizione delle isole di Tremiti e del modo come renderle coltive (« Ann. civili d. Regno d. Due Sicilie », voi. XV [1838], fase. 30, p. 79). * Béguinot A., La vegetazione delle isole Tremiti e delVisola di Pe- la(josa (« Mem. d. Soc. it. d. Scienze [detta dei XL] », sor. 3, voi. XVI [1910], p. 155 [p. IGO]). 3 Terracciano a., Ta flora delle isole Tremiti (« Bull. Soc. bot. it. », 1890, p. 383; Negri G., Contributo alla briologia delle isole Tremiti (< Atti d. R. Acc. d. Se. d. Torino », voi. XLIII [1908], p. 4 [estr.]); Cortesi F., Contribuzione alla flora delle isole Tremiti (« Ann. d. Bot. », voL VII [1909], p. 489); Béguinot A., Materiali per una flora, delle isole Tremiti (« Bull. Soc. bot. it. », 1909, p. 200). 30 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO dalle Tremiti, raccoltavi dal Dott. Achille Gurgo dal gennaio al maggio del 1886, che qui enumero non giudicandola priva di ogni interesse. ^ Difatti sono queste le prime piante delle Tremiti che si anno con indicazioni di località e di data di raccolta precise, non solo, ma la massima parte di esse non figura nell'elenco del Gasparrini. Delle fanerogame raccolte da Gurgo solo 26 circa erano state segnalate da Gasparrini, e cioè; Juniperus j^lioenicea Pinus halepensis Lugitrus ovafus Muscari racemosuin Urtica urens Daphne collina Chenopodium murale Mesemhrya n th em u m n odiflorum Silene vulgaris Stellaria inedia Cistus monspeliensis Alyssum leucadeum Alyssum maritimiiiìì Lotus corìiiculatus Daucus hispidus Eiiphorbia dendroides Statice cancellata ? Hijosciamiis albns Rosmarinus officinalis Satureja graeca Teucrium Polium Artemisia arborescens Evax pygmaea Helichrysum italicum Hypochaeris aetneìisis Senecio leucanthe7nifolius var. Reichenbachii? Nell'insieme, parecchie non si trovano nelle collezioni sud- dette sia per l'una o l'altra delle isole sia per l'intero arcipe- lago, ed il contributo che questa piccola raccolta porta alla conoscenza della flora delle Tremiti si riassume pertanto nelle aggiunte seguenti : S. Nicola Capraia - Jimiperus j^hoenicea Fumaria Tuicrantha Romulea Columnae Daucus hispidus Rumex pulcher Lithosjìernium arven- Cardamine Jdrsuta se S. Domino Ornithogalum corno sum Gladiolus segetum Ophrys ienthredinif. ' Di questa collezione erano determinati i Licheni. In quanto ai Muschi, i primi raccolti in queste isole, sono già stati pubblicati da Bottini {Sulla briologia delle Isole italiane [« Web- bia », voi. II, p. 400]) ; essi sono : Weisia viridula var. amblyodon, Didymon luridus, Trichostomum mutabile, T. flavovirens, Bryum capil- lare, B. atropurpureiim, Homalothecium sericeum, Scleropodiwn illece- brum, Eurhynchium circinatum. * Secondo Béguinot (La vegetazione delle isole Tremiti e dell'isola di Felagosa, 1. e, p. 164, nota 1), più. correttamente: Capperaia. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO 31 Orchis saccata Lotus corniciilatus Veronica Cymbalaria Urtica membranacea Lotus creticus var. vij- Urtica iirens fisoifles Cerastitiìn (j/itfinosian Ononis orìiUhojwdioi- Stellaria media ssp. des pallida Scandi X Fecten - ^ 'e- Viola lienhardtii neris Cli/peola Jonthlaspi Litliospermum ajui- Maìcolmia nidrifima lum Fumaria officinalis Convolvulus eler/anfis- var. jiycnanflia sinius var. argyretis Adonis microcarpus f. Salvia verbenaca var. . lutescens clandestina Lotus creticus vai. cy- P/antarjo Lar/opus tisoides Evax pugrnaea Myrtus conimunis var. Htjpocliaeris aetnensis romana Sonchus oleraceus var. Erodi um malacoides lucer us Di queste sono nuove per tutte le Tremiti : Ornit/to(/ali(ni comosuni Fu nutria offìciìi. var. pi/cnantha Romulea Columnae Adonis microcarpus f. lutescens Malcolmia maritima Myrtus conimunis var. romana Lotus creticus vai-, cytisoides e la Ronmìea e la Malcolmia anche come genere. * * Questa collezione del Dott. Achille Gurgo compiendo le piante seguenti : luNiPERUS PHOENiCEA L. — S. Domlno, 3 marzo; S. Nicola, 19 marzo. PiNUS ii.\LKPENSis Mill. — S. Domiiio, aprile (ster.). L.A.GURas OVATUS L. — S. Nicola, 20 febbraio (fg.)- Arisarum vulgare Targ.-Tozz. — S. Nicola, 26 febbraio. AsPAR.\Gus ACUTiFOLius L. — S. Domlno, 18 marzo. AsPHODELus MICROCARPUS Viv. — S. Nicola, 19 marzo. MusCARi coMosuM Mill. — S, Domino, 16 aprile. Mdscari racemosum Mill. — S. Nicola, 26 febbraio. Ornitiiogalum co.mosdm L. (typ.) — S. Domino, 2 aprile. Ornitiiogalu.m narbonense L. — S. Domino, 18 marzo. 32 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO S.MILA.K ASPER.v I^. — S. Domiiio 10 marzo e aprile. Tamus communis L. — S. Domino, 18 marzo. Gladiolus siXtEtum Ker-Gawi. — S. Domino, 25 febbraio (fg.). Romulea ColuiMnae Seb. et Maur. — " S. Nicola, 26 febbraio. Ophrys lotea Cav. — S. Nicola, 15 aprilo. Ophrys tentredlnifera W. — S. Domino, 18 marzo. Orchis saccata Ten. — S. Domino, 25 febbraio. QuERCUS Ilex L. var. laurifolia 0. Debx. — S. Domino, 16 marzo (ster.). Urtica membranacea Poir. — S. Domino, 2 marzo. Urtica urens L. — S. Domino, 27 febbraio. Daphne collina Sm. — S. Domino, 16 aprile. RUMEX PULCiiER L. — S. Nicola, 26 febbraio (fg.). CiiENOPODiuii MURALE L. — S. Nicola, 26 febbraio. SUAEDA FRUTICOSA Forsk. -- S. Domiiio ; maggio, S. Nicola, 26 febbraio (ster.). Mese.mbryanthemum nodiflorum L. — Isole Tremiti, 1886. Cerastium glomeratum Thuill. — S. Domino, 18 marzo. Cerastium glutinosum Fries — S. Domino, 20 marzo. Silene yulgaris Garcke (a vesicaria Schracl.) — S. Domino, 2 febbraio (fg.).i Stellarla medla Cyr. — S. Domino, 2 febbraio (ster.). ^ — — ssp. apetala (Ucria) — S. Domino, 18 marzo. — — ssp. pallida (Pire) — S. Domino, 16 marzo. CiSTOS monspeliensis L. — S. Domino, 25 febbraio; S. Nicola, 26 febbraio (ster.).' Viola Denhardtii Ten. — S. Domino, 20 marzo; S. Nicola, 19 marzo. Alyssum leucadeum Guss. — S. Nicola, 16 marzo e 1 aprile. Alyssum maritimum Lam. — Caprara, 15 febbraio; S. Nicola, 29 febbraio. Brassica Sinapistrum Boiss. — S. Domino, 18 marzo. Capsella Bursa-pastoris Medie. — S. Domino, 18 marzo. Cardamine hirsuta L. — S. Nicola, 16 marzo. Clypeola Jonthlaspi L. — S. Domino, 18 marzo. Malcolmia maritima R. Br. — S. Domino, 21 febbraio e 18 marzo. • Questo esemplare è sterile e pertanto lo riferisco alla specie aensu lato SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO 33 Matthiola incana R. Br. — S. Domino, alla grotta delle Viole, 28 marzo. Fumaria flabellata Gasp. — S. Domino. 18 marzo; S. Nicola, 19 e 26 marzo. Fumaria micrantiia Lag. — Caprara, 15 febbraio. \ Fdmaria officinalis L. — S. Nicola, 26 febbraio (ster.).^ — — var. PYCNANTHA Lorot — S. Domino, 18 marzo. Fdmaria parviflora Lam. — S. Domino, 21 e 27 febbraio. Adonis microcarpds DC. forma liitescens Fiori — S. Domino, 28 marzo. Anemone iiortensis L. — S. Domino, 25 febbraio; S. Nicola, 26 febbraio (fg.). Randnculds Ficaria L. var. calthaefolids Guss. {Ficaria gran- diflora Robert) — S. Domino, 16 marzo. Lotus corniculatus L. — S. Nicola, 19 marzo. Lotus creticus L. — S. Domino, 16 aprile. Lotus creticus L. var. cytisoides Boiss. {L. cijUsoides L.) — S. Domino, 21 febbraio; S. Nicola, 26 febbraio. Melilotds solcata Desf. — S. Domino, 16 aprile. Ononis ornithopodioides L. — S. Domino, 2 marzo (ster.); S. Nicola, 16 marzo (ster.). Vicia bithinica L. — S. Domino, 18 marzo. Vicia lentoides Coss. et Gerra. — S. Domino, 2 marzo (ster.) Vicia sativa L. — S. Domino, 18 (ster.) e 20 marzo; S. Nicola, 15 aprile (ster.). Myrtus commdnis L. var. romana L. — S. Domino, aprile. Daucus hispidds Desf. — Caprara, 15 febbraio. Scandix Pecten-Veneris L. ~ S. Domino, 16 marzo; S. Nicola, 19 marzo. Erodiu.m malacoides W. — S. Domino, 10 marzo. Geranium Robertianum L. — S. Domino, 2 e 16 (ster.) e 18 marzo. Malva rotundifolia L. — S. Nicola, 15 aprile. Edphorbia dendroiues L. — S. Nicola, 19 marzo. Euphorbia iielioscopia L. — -S. Nicola, 26 febbraio. EuPHORBiA Paralias L. — S. Domino, 25 febbraio. * Questo esemplare o sterile e pertanto lo riferisco alla specie sensa lato. Bull, deità Soc. boi. Hai. 84 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO Anagallis arvexsis L, (a piioENiCKA Scop.) — S. Domiiio, 16 marzo. Statice cancellata Berilli. — S. Domino, 3 marzo. EcHiDM PARviFLORUM MoGiich — S. Nicola, 26 febbraio (ster.). LiTHosPERUM APULOM Valli — S. Nicola, 15 aprile. LiTHOsPERMUM ARVENSE L. — S. Domino. 16 marzo; Caprara, 15 febbraio. Myosotls COLLINA HofFm. — S. Domino, 18 e 20 marzo. CoNVOLVDLUS elegantisslmds Mill. — S. Domino, 27 febbraio (ster.) ; ^ S. Nicola, 26 febbraio (ster.). ^ — — var. arctYReds (DC.) — S. Nicola, 15 aprile. Hyosciamcs albds L. — S. Domino, 16 aprile. Veronica Cymbalaria Bod. — S. Domino, 2 e 18 marzo e 2 aprile ; S. Nicola, 26 febbraio e 19 marzo ; Caprara, 15 feb- braio. Veronica hederaefolia L. — S. Domino, 18 marzo. Lamium amplexicaule L. — S. Nicola, 26 febbraio. RosMARiNUS OFPiciNALis L. — S. Domino, 27 febbraio. Salvia verbenacea L. var. clandestina (L.) — S. Domino, 27 febbraio; S. Nicola, 26 febbraio (f^.). Satureia graeca L. — S. Domino, 21 febbraio; S. Nicola, 26 feb- braio. Tedcrium Polidm Mill. — S. Domino, 2 marzo (ster.) ; S. Ni- cola, 26 febbraio e 19 marzo (ster.). Plantago Lagopus L. — Nicola, 26 febbraio (fg.). Galium Aparine L. — S. Domino, 2 marzo (ster.). Galium tricorne With. — S. Nicola, 26 marzo. Galid.m Vaillantia Web. — S. Nicola, 19 marzo. Sherardia arvensis L. — S. Domino, 18 e 20 marzo; S. Ni- cola, 19 marzo. Artemisia arborescens L. — Caprara, 15 febbraio. Bellis annda L. — S. Nicola, 19 marzo. Carlina sp. ? — S. Nicola, 16 febbraio (fg.). • EvAX. PYGMAEA Pei's. — S. Domiiio, 25 febbraio; S, Nicola, 27 gennaio e 15 aprile. Helichrysum italicum Ct. Don — S. Domino, 25 febbraio (ster.). * Questo esemplare è sterile e pertanto lo riferisco alla specie sensu lato. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO 35 Hypociiaeris aetnexsis Ces. Pass. Gib. — S. Domino, 16 aprile; S. Nicola, 26 febbraio (star.). Senecio leucanthemifolius Poir. var. Reichenbachii Fiori — S. Domino, 27 marzo; S. Nicola, 26 febbraio. SoNCHUS OLERACEUS L. var. LACERus (W.) — S. Nicola, 20 marzo. LICHENI. 1 Cladonia ExVdiviaefolia Fr. — S. Domino, 3 marzo; S. Nicola, 27 gennaio. Cladonia pdngens Krb. — S. Domino, 2 marzo; S. Nicola, 27 gennaio. Cladonia pyxidata Fr. — S. Domino, 2 marzo. — — var. neglecta Krb. — S. Domino, 2 marzo. Physcia parietina Fr, var. rutilans Ach. — S. Domino, 3 marzo. Ramalina Doriaei DNtrs. — S. Domino, 3 marzo. Roccella phycopsis Ach. — S. Nicola, 27 gennaio. RoccELLA TINGT0RIA DC — S. Nicola, 27 gennaio. MARTINO SAVELLI. — ustilaginacearum etru- RIAE CONSPECTUS. Ustilaginaceas Etruriae perpauci memorarunt auctores, quo- rum species, hic illic, per ephemerides libellosque dispersas nullus in unum coegit. Cum mihi complures species, nonnulla genera, numquam in nostratibus provinciis lecta, tura per Etruriam peregrinationes, tum herbaria musei fiorentini obtulissent, his notas iunxi formas et hunc elaboravi conspectum. Qui nostras ad argumentum spec- tantes cognitiones mancas et iraperfectas abunde ostendit, dura in provinciis omnibus innumera loca, in nonnullis fere omnia incognita sunt. Ustilaginaceae, exempli gratia, in graminaceis cultis parasi- ticae, verisimillime ubicumque dispersae, tantum paucis notae sunt locis, nec dubium est quin multae restent species, quas olim detegere licebit. 1 Determ. A. Jatta, III. 1903. 36 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO De geographica distributione panca dicenda: mycetes parasi- tici, enim, [ilerumque matrices .sequuntur. Attamen caute hoc aflìrmandum, aliaeque iiivestigandae causae qiiae, ut subtilioies et profundius rcpositae, iioiiduin piane iiinotuere. Prope Arre- tium haud longe a loco « l'Abetina di Gragnone » nuncupato, extant decem ve! duodecim Saponariae offlcinalls specimina (quae iterum, iteruinque a prima aetate invisi) Sorosporio Sa- ponariae laborantia. Saponariae offlcinalis, contra, coetera spe- cimina in viciniis vulgatissiina, nuinquam eodem morbo afflci- untur, quamquam sporas innumeras ventus fundit. Idemque in agro pisano accidere videtui*, ubi matrix, fungus tantum in Arni ripis prope pagum ab incolis Putignano dictum, frequentissima est., Quae phaenomena distributionem geographicam non expli- care facillime omnibus patebit. Species, quod ad Etruriam attinet, novae duobus, stationes uno * notantui"; cutn singularum specierum lector non appareat, a me ipso stirpes lectae Cuere et in herbario meo servantur. BIBLIOGRAPHIA. I. — Barsali e., Aggiunte alla micologia pisana. Quarta nota « Bull. Soc. Bot. It. », 1906, pag. 93. II. — Bertoloni a., Flora italica. Bononiae, 1833, voi. I, pa- gina 406. III. — Bicchi C, Aggiunta alla flora lucchese del prof. B. Puc- cinelli. Lucca, 18C0, pag. 25. IV. — Briosi G., Rassegne crittogamiche pel 1894. «Atti Ist. Bot. Univ. Pavia», ser. II, voi. IV, pag. xiii. V, — Caruel T., Prodromo della Flora toscana. Firenze, 1860, pag. 636 e pag. 710. VI. — Caruel T., Supplemento al Prodromo della Flora toscana. « Atti della Soc. It. di Se. nat. di Milano, 1866 », pag. 50 (dell'estr.). VII. — Cavara F. e Saccardo P. A., Funghi di Vallombrosa. Contr. I. N. G. B. I., 1900, n. ser., voi. VII, pag. 272. VIII. — Mezzetti I., Le Narcissee di Pozzuolo e di Gattaiola. « Araldo cattolico », 1860, n. 4 (pag. 4 dell'estratto). IX. — Parlatore F., Flora italiana. Firenze, 1848, voi. I, pag. 184. 1852, voi. II, pag. 497. SEDE DI FIRENZE - ADCNANZA DEL 12 FEBBRAIO o7 X. — Savi G., Due centurie di piante appartenenti alla flora Etrusca. Pisa, 1804, pag. 24. XI. — Savi G., Botanicon etruscum sistens plantas in Etruria sponte crescentes. Pisis, 1808, voi. I, pag. 33. XII. — Tassi A., Cenno sulla botanica agraria, medica... della provincia di Siena. Siena, 1865, pag. 127. Uredo Caries, Uredo Garbo, Uredo destruens buius auctoris col- leticiae species, matricibus et locis definitis deficieutibus, consulto oraittuntur. XIII. — Tassi Fl., Micologia della provincia senese. « N. G. B. I. », 1896, n. sei'., voi. Ili, pag. 22: 1897, voi. IV, pag. 51. « Bull. Lab. Orto Bot. Siena», 1897, voi. I, pag. 16: 1898, voi. II, pag. 36: 1900, voi. Ili, pag. 21. XIV. — ToGNiNi F., Seconda contribuzione alla micologia to- scana. «Atti Ist; Bot. Univ. Pavia», ser. II, voi. V, pag. 2. XV. — Trotter A., Di una interessante Tilletia ùeWAira ca- pillaris M. et K. « Bull. Soc. Bot. It. », 1915, pag. 74. USTILAGINEAE. 1. — Ustilago Tritici (Pers.) lens. — Saccardo et Cavara, 1900, pag. 278. Barsali, 1906, pag. 95 (sub Usi. segetitm p.p.). * LucAE, in Trilico salivo (Beccari in Herb. Webb.). — Florentiae, Vallisumbrosae in Tritici sp. (Sacc. et Cav.). — Pisis, in Tritici sp. (Bars.). — *ARRETir, circa ur- bem et prope pagos « Castiglion Fiorentino » et « Cor- tona », in Tritico satioo vulgaris. 2. — Ustilago Avenae (Pers.) lens. — Barsali, 1900, pag. 95. Pisis, prope « Pontedera » in Avena saliva (Bars.). 3. _ **Ustilago levis (Kell. et S\v.) Magn. LucAE, in Aliena saliva (Beccari in Herb. Webb. Biechi in Herb. Crypt. it. n. 599). — Arretii, in Avena saliva. 4. — **Ustilago Hordei (Pers.) Kell. et Sw. Arretii, in Ilordci sp. prope « Porta S. Lorentino ». 5. — ** Ustilago Cynodontis Henn. Pisis, circa urbem praecipue in agris « fuori Porta Nuova » in Cynodonte Daciylone. — Ladrone, prope « Monte- nero » in Cynodonte Baci. — Arretii, secundum viam vulgo « via dello Scopetone » in Cynodonte Dact. 38 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO G. — **Ustilag'o Digitariae (Kuiize) Wint. Pisis, « allo Cascine nuove » in Digitarla sanguinali. 7. — Ustilago bromivora (Tul.) Fisch. v. Wald. — Tassi 189G, pag. 22 (sub Ust. segelum). Florentiae, Vallisumbrosae in Bromo molli (A. Fiori in D. Sacc. Myc. it. n. 891) ; prope * « Radda > in Bromi sp. (Beccari in Ilorb, Webb.). — * Pisis, « alle Cascine » in Bromi sp. (Beccari in Herb. Webb.). — Senis, in Bromo erecto « a Fonte Nuova » (Tassi). 8. ~ Ustilago Vaillantii Tul.^ Parlatore 1852, pag. 497. Caruel 1880, pag. 636. Mezzetti 1860, pag. 4. Briosi 1894, pag. xiii. Tognini 1894, pag. 2. LucAE, « a Pozzuolo e a Gattaiola » (Mezz.), « a Monte- bonelli » (Calandrini in Pari, et in Car.), « a Vellano» (Togn.) in Muscari comoso. — Florentiae, secundum Emani torrentem prope locuni « S. Felice a Ema » (Ca- landr. in Pari.) in Mascari comoso. — * Pisis, circa urbeni in Muscari comoso (?) (Beccari in Herb. Webb.). 9. — ** Ustilago longissima (Sow.) Tul. Pisis, secundum « il fosso dei Navicelli e la Sofìna » in Glyceria aquatica. 10. — ** Ustilago hypodytes (Schlecht.) Fries. Pisis, « alle Cascine » in graminac. indet. (Beccari in Ilerb. Webb.) ; secundum « il fiume Morto » prope « Ma- donna dell'Acqua » in gramin. indet. 11. — Ustilago neglecta Niessl. — Tassi 1897, pag. 27. Senis, in Horto botanico ovariorum Selariae iaponicae parasitica (Tassi). Haec species, deficientibus authenticis speciminibus, non ommino certa habenda cum, ex auctorum recentiorum sententia, U. neglecta Niessl [idem ac Ust. Panici- glauci (Wallr.) Wint.] tantum vigeat in Setaria viridi, S. glauca, S. verticillata. ^ Parlatorii, Caruelii, Mezzettii commemorationes, ut notum omni- bus, ad Leopoldiam Calandrinianam, quae nihil aliud nisi Muscari co- ìitosum ab Ustilagine corruptum, spectaDt. lam, Michelius in Tillii Catalogo Plantarum borti pisani hanc formam monstruosam memorat. (Cfr. op. cit., pag. 115). « Muscari nemorenee, latifolium, florihus rotundioribus, purincrasctntihus, qiiod pul- viscolum obscurum copiose fundit. Cat. Plant. Agr. Fior. ». SEDE DI FIRENZE - ADCXANZA DEL 12 FEBBRAIO 39 12. — Ustilago Zeae (Beckm.) Uiig. — Tassi 1896, pag. 22. Bar- sali 1900, pag. 95. (Ambo sub VstUl. Mayclis Corda). *Florentiae, prope pagum «Firenzuola» in Zea Mayde. — Pisis, circa urbem (Bars.) «a *S. Giusto» in Zea Maijde. — '■■■ Arretii, vulgaris per agros in Zea Mayde, Senis, in liorto botanico (Tassi). 13. — Ustilago violacea (Pers.) Fuclv. — Barsali 1900, pag. 95. * Florentiae, in Appennino pistoriensi « ai Teso » in an- theris Dianifn monspes sulani (Beccari in Herb. Webb.). — Pisis, in Lyclmide alba in horto botanico; prope Asciano [Savi in Herb. Crypt. ital. n. 500 (1500) ; Bars.]. 14. — Ustilago Reiliana Kiihn. — Tassi 1898, pag. 49. Senis, in horto botanico in Sorgilo viilgari (Tassi). 15. — Sphacelotheca Sorghi (Link.) Glint. — Barsali 1906, pag. 94. Pisis, in palude blentinensi in Sorgilo saccharato (Bars.). — * Arretii, in Sorgho milgari. 16. — ** Cintractia Caricis (Pers.) Magnus. Florentiae: Vallisumbrosae in ovariis Caricis vernae (A. Fiori in D. Sacc. Myc. it. n. 892); prope Pistoriura « a S. Felice » in Caricis sp. (Beccari in Herb. Webb.). TILLETIEAE. 17. — Tilletia Tritici (BJerk.) Wint. — Tassi 1896, pag. 22. Bar- sali 1U06, pag. 95. {TilL Caries Tul.). Pisis, in Tritico salico (Bars.). — Senis, in Triiico sa- livo et in Avena saliva C^) (Tassi). 18. — Tilletia decipiens (Pers.) Wint. — C. Savi 1804, pag. 24 ; 1808, pag. 33. Bertoloni 1833, pag. 406. Parlatore 1848, pag. 184. Caruel 1860, pag. 710. Biechi 1860, pag. 25. Caruel 1866, pag. 50 (sub Uslilagine Carbone). Trotter 1915, pag. 79. In Agrostidis vulgaris spicis. Plantam sic delornìatam veteres auctores ut speciem propriam (Agrostidem pu- milam) doscripsere. LucAE, in Ai)pennino (Biechi). — Pisis, in M. Pisano prope « Martello » (Beccari in Car.) ; ad ostium * Arni flurainis (Beccari in Herb. Webb.). — Senis, prope lacum vulgo «X di Castiglione della Pescaia » (Savi !). 40 SEDK DI FIRKNZK - ADUNANZA DEL 12 FEHDRAIO 19. — Tilletia separata I. Kunze. — Trotter 1915, pag. 74. Grosseti, € presso Orbotello fra Capai bio e il Lago Acqua- to » in Aira rapUlari (Sommier in Trott.). 20. — Entyloma serotinum Schroet. — Oavara et Saccanlo 1900, pag. 278. Florkntiae, Vaiiisunibrosae in Syinph'yto tuberoso (Cav. et Sacc; Cav. in 1). Sacc. Myc. it. n. 465). 21. — Entyloma Fergussoni (Bork. et Broome) Plowr. — Ca- vara et Succardo 1900, pag. 278 (sub Eii(>/1. canesc). Florentiae, Vallisumbrosae mMyosotide alpestri (Cav. et Sacc). 22. — Entyloma Calendulae (Oudem.) De Bary. — Tassi 1896, pag. 23. Cavara et Saccardo 1900, pag. 278. Florentiae, Vallisumbrosae in Hieracio muroruìn et H. Virga-aurea (Cav. et Sacc; Cav. in D. Sacc. Myc. ital. n. 466. — * Pisis, in horto botanico in Calendula arvensi. — Senis, in horto botanico in Calendula olfi- cinali. 23. — Entyloma Ranunculi (Bonord.) Schroet. — Cavara et Saccardo 1900, pag. 278. Florentiae, in * Horto botanico in Ranunculo Ficaria et Ranunculo Aleae; Vallisumbrosae in Ranunculo lanuginoso (Cav. et Sacc). 24. — ** Entyloma microsporum (Ung.) Schroet. Pisis, prope «Madonna dell'Acqua» et secus viam vici pisani in Ranunculo repenti. Arretii, prope pagum « Chiani » in Ranunculo repenti. 25. — *■ Doassansia Sagittariae (Westend.) Fisch. Florentiae, in horto botanico in Sagittaria sagittae folta. 20. — ** Urocystis Agropyri (Preuss.) Schroet. — Tassi 1897, pag. 79 ? LuCAE, in gramin. indet. (Beccari in Herb. Webb.) — Senis in gramin. indet. ? (Tassi sub Uroc. occulta). 27. — ** Urocystis Ornithogali Koern. — Tassi 1896, pag. 23 (sub Uroc. Colchici t'. Muscari). Senis, in horto botanico in foliis Muscari comesi (Tassi). Qiiamvis originai ia specimina haud viderim. tamen ad haiic speciem et non ad Urocystidem Colchici, stirpem Tassii referendani esse censeo. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO 41 28. — Urocystis Anemones (Pers.) Wint. — Tassi IGOO, pag. 58. Cavara et Saccardo 1900, pag. 278. Barsali 1900, pag. 95. ♦LuGAE, prope « Pozzuolo » iu Hellehoro odoro (Beccari in Herb. Webb.). — Florkxtiae, in horto botanico in Ra- nunculo Aleae: prope urbem (Are. in Herb. Crypt. ital. sei-. II n. 1155) «a Settignano » (Are. in herb. eentr.) in Anemone corowarm ; V'allisumbrosae \n Anemone ne- morosa (Cav. et Saee.), in Anemone coronaria (A. Fiori in D. Saee. Myc. ital. n. 1457). — Pisis, * prope urbem «alle Piàgge» in RananciUo Aleae ; in *M. Pisano eiusdem plantae parasitica; prope « S. Giuliano » in Hel- lehoro odoro (Bars.). — Senis, loeo dicto « bosco della Monaca» in Hellehoro odoro (Tassi). ^ 29. — ** Thecaphora aterrima Tal. Pisis, in monte pisano prope « S. Giuliano » in Caricis sp. (Beccari in Herb. Webb.). 30. — ** Sorosporium Saponariae Rud. Pisis, secundum Arnum flumen Inter loca « Putignano e Navacchio» dieta in Saponaria officinali. — Arretii, prope pagum « Gragnone » in Saponaria officinali. GEN. DUBIA. 31. — Graphiola Phoenicis (Moug.) Poit. — Tassi 1900, pag. 22. Barsali 1900, pag. 95. * Florentiae, in horto botanico m Phoenice dacliilifera (Martelli in Herb. eentr.). — Pisis, in horto botanico in Phoenice daciijli fera {Bsivs.); prope *« Cascina» (Bec- cari in Herb. Webb.). — Senis, « Torre fiorentina » (Tassi). ^ Tassius et Barsalius HeUehorum viridem inemorant, sed in senen- sibus silvis (cfr. Longo in « Bull. Soc. bot. ital. » 1913, pag. 105) et in monte pisano tantum crescit Ilelleb. odor. 42 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO A. VILLANI. — DI ALCUNI MANOSCRITTI DEL DOTT. GIOVANNI BATTISTA GUATTERI, PROF. DI BOTANICA IN PARMA. Nella Biblioteca Nazionale di Parma si trovano raccolti e le- gati in un voluminoso libro numerosi manoscritti del dott. Gio- vanni Battista Guatteri. Essi sono indicati, Cod. 593 della Bi- blioteca Parmense, sotto il titolo seguente: « Studii, Carteggio, Memorie, Relazioni diverse di Storia Naturale di Giov. Battista Guatteri professore di Botanica in Parma, preceduti da un cenno autobiografico del Guatteri stesso. — Cartaceo in gran parte originale, del secolo XVIII, — in foglio ». Sulla copertina del volume è stampato: «Guatteri — Scrit- ture varie ». Sul primo foglio si legge: « Scritture del prof, dì Botanica Guatteri Parma appartenenti al Conte Stefano Sancitale >, sul secondo : « Per la i)^« Bidlioteca. Parma addì 18 di apri- le 1843. Il Conte Luigi Sanvitale •», e sul terzo: « Cenni in- torno alla Vita del Chiaris*"° Gian Batta Guatteri prof, di Botanica in Parma scritta da lui medesimo. — Il Conte Ste- fano Sanvitale ebbe per maestro di Storia Naturale G. B*'^ Guat- teri — Descrizioni di Viaggi -mineralogici e botanici, consulte. Carteggi, ìnemorie su diversi argomenti del defunto profes- sore Gian Baita Guatteri Professore di botanica (autografo del conte Stefano Sancitale) ». Sul quarto foglio seguono i cenni autobiografici scritti dal prof. Guatteri, e che io trascrivo integralmente:* « Vita del D.' Giambattista Guatteri R. Prof, di Botanica Di- rettore dell'Orto Botanico ed Ispettore delle Miniere e Fossili di S. A. R. il Sig."" Infante Duca di Parma ». Nacqui li 29 agosto 1739 nella Terra di Castelnuovo di Sotto Reggio, Feudo della casa Ghirardini regnando Maurizio, da Do- * Ho dovuto omettere poche parole scritte non chiaramente e qualche segno indecifrabile, lasciando al proprio posto un breve spazio; ho segnato poi con le date, che l'autore non ha ri- portate. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DRL 12 FEBBRAIO 43 inenico Giiatteri figlio del fu Giambatta, e dalla Anna Solicini figlia del fu Giacomo Rugali. Fui battezzato da D. Gaetano Cop- pini Arciprete di d' Terra, Compadre fu Antonio Antonini di Borgo S. Donnino mio cugino essendo questi figlio d'una sorella della madre di mio padre. Nella mia fanciullezza ebbi per mae- stra la Catterina Amoldoni. Indi passai alla scuola della Comu- nità sotto il Maestro D. Luigi Parrucchetti Modenese fondatore dello Spedale di Castelnuovo; da cui imparai gli elementi gram- maticali essendo stato fatto il Parrucchetti Confessore di Mo- nache in Reggio, diventò Maestro D. Flaminio Bertilotti mio paesano per poco tempo. Indi venne da Reggio un tal Giam- battista Borghi sotto cui studiai l'umanità ed un poco di Ret- torica. Neil' 1755 verso S. Catterina nel 9bre passai a studiare in Parma ed entrai in Umanità essendo Maestro il Padre Pinardi nel 1756 passai alla Rettorica sotto il Pdre Vettori ^Mantovano. Nel 1757 Passai alla Logica essendo Lettore il Giesuita Piom- bini e Prefetto delle Scuole il Padre Canonici Veneziano. Nel- r 1758 Studiai Fisica, nell' 1759 studiai la metafìsica sempre sotto il Sud'" Padre Piombini. Neil' 1760. 61. 62. 63 studiai la Teolo- gia sotto vari Giesuiti Ciove Callini Tonelli Camuzi R. Nel 1764 passai alla Legge sotto gì' Institutisti Professori Avocati Calvi e Civeri fino al 1765. Nell'Obre 1765 passai alla Morale sotto il Pre Camuzi ed alla Storia Sacra sotto il Pdre Orti fino al mese di Giugno 1766. Mese nel quale ebbi il Decreto da S. A. R. Ferdinando 1 Infante di Spagna e Duca di Parma di passare a Padova per studiale la Botanica e Storia Naturale.^ Partj da Parma il primo luglio 1766 arrivai li 3 in Padova smontai dal Librajo Carlo Spappini che mi trovò l'albergo in casa d'un certo Gaetano Gradenigo in Piazza de frutti ( — ) li 7 mi presentai al Sig.' Giovanni Marsili Pub" Prof, di Botanica e mio maestro; il quale faceva in allora le lezioni private nel Obre incominciando gli studi al andai a sentire le Lezioni di Storia Naturale del Cav. Antonio Valisnieri, quelle di Fisica Sperimentale del Pdre Colombo, di Chimica del prof. Car- buri, di Notomia del Celebre Morgagni fino al Maggio 1767 nel qual mese cominciano le Lezioni pubbliche di Botanica che du- * A margine della pagina è scritto : « vedi il dettaglio di questo viaggio in (juinternetto a parte ». 44 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO rano (ino alla vigilia di Santo Antonio. Neil' finir di Giug^no mu- tai di Casa, ed andai in Casa di un vetrjaio nel Borgo vicino alla Casa del Valisnieri. nel mese di 9bre 1767 paitj per Bologna, ove arrivai li . . . alloggia da S. Prospero. Studiava in casa di Ferdinando Bassi, andava alle Lezioni di Materia Medica in casa del D/ Gaetano Monti, a quelle di Chi- mica in casa del D.' Pozzi ed all' Instituto, come pure nello stesso luogo concorreva allo Lezioni di Storia Natui-ale del su'" Monti. Sul finir d'Aprile 1768 mi venne a prendere Gio. Ulrici R. Spe- ziale mi condusse a Parma, dove mi trattenni per pochi giorni indi ritornai a Padova v'arrivai a tèmpo delle Lezioni. Fui Laureato in Padova nel Collegio Veneto li 13 Sbre 17G8. Neil' 1769 li 17 agosto partj da Padova il dopo pranzo ed arri- vai in Parma li 20 alla sera. Alloggiai nella R. Speziarla fino li ... . 7bre in S. Rocco Li maggio 1770 passai all'abi- tazione del novo Orto Botanico >. Queste notizie riescono interessanti : 1° perchè comprovano che l'attuale Orto Botanico di Parma venne fondato nel 1770, e fu abitato dal prof. Guatteri nel mese di maggio dell'anno 1770; 2° danno sicure notizie sulla vita del primo Direttore del- l'Orto Botanico dell'Università di Parma. La prima memoria che tratta della vita del prof, Guatteri, fu pubblicata da E. Manzini;^ a pag. 12 di essa viene riportato quanto segue : « Giambattista Guatteri di Castelnuovo sotto nel reggiano, morto nel 1792. Fu accreditato professore di botanica nell'Università di Parma, alla quale s'era trasferito fin dal 1767 come rilevasi da una lettera del P. Paciaudi da me veduta, la quale dice che in quell'anno era ricorso un certo Vandelli di Modena per avere il posto di botanica a Parma, ma invece fu scelto l'abate Guatteri Reggiano che dal Ministro Du Tillot fu mandato a Padova a studiare sotto Vallisnieri e Marsigli. A Parma per comodo de' suoi alunni tradusse e pubblicò l'opera del Dott. Casimiro Gomez Ortega intitolata; corso elementare teorico pratico di Botanica ed introduzione alla paìHe pratica ^ Manzini E., Degli lujrunomi e botanici deìhi pruviìicia di Reggio neWEiniliii. Reggio-Emilia, Tipografia Davolio 1876. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FEBBRAIO 45 per V ammaestramento che si fa nel R. Oiaì'dino di Madrid. Parma, Tip. Reale 1788, la quale edizione fu ripetuta a Bre- scia con meno eleganza e mancante dei copiosi indici delle piante. I botanici spagnuoli Ruiz e Pavon, autori della Flora Peruviana, denominarono dal suo nome il nuovo genere di Giiatteria nel- l'ordine delle Aìionee *. Tutti gli altri scritti del Guatteri, raccolti nel volume, sono divisi in cinque gruppi, distinti ciascuno da un foglio di carta, che porta scritta l' indicazione sommaria degli argomenti con- tenuti. Cosi sul primo foglio è scritto: « Carteggio dal 1766 al 1792», sul secondo: « Viaggi del Gaalteri per questi Slati, ed osservazioni relative alla Storia Naturale 1770-1786, sul terzo: « Quesiti di Storia Naturale », sul quarto: «.Estratti di variì giornali scientifici », sul quinto: Memorie diverse e sbozzi ». Il primo gruppo, intitolato « Carteggio dal 1766 al 1792», contiene la corrispondenza che il Guatteri ebbe specialmente con Carlo A. moretti e con Platerelti Vincenzo, con Antonio Dra ghi, con Luigi e Gaetano Bonzi, con Ambrogio Martelli e con- altri. Il Guatteri e questi suoi corrispondenti si occupano di di- versi argomenti botanici, della nota delle piante esotiche, che aveva il Sig/ Marchese Ferdinando Cusani nel suo Giardino a Desio, di catologhi e di cambi di semi, e di piante, comprese quelle per serre, di pietrificazioni, di .marmi, di corpi tua- rini ecc. Sono sopratutto interessanti le lettere di Carlo Amoretti. In questo gruppo sono anche contenuti diversi manoscritti del prof. Guatteri, riguardanti la: < Instruzione per distruggere le Carughe delle Querele, degli olmi e dei salici»; due fogli stampati, intitolati: « Instruzione per distruggere i bruchi e impedire la loro 7'igenerazione »; ed una Copia della Relazione delti Sig''* R. P. Bf Giambattista Guatteri, e Giovanni Lirici rapporto le Rughe die infestavano parte dello Stato Parmi- giano nell'Anno 1786 ». Tratta di diverse specie di bruchi e cita spesso quelli della Falena dispari di Linneo. Accompagnano i manoscritti sulle « ruche e i mezzi per coynbattcrlc » quattro piccole tavole con figure colorate; a calce della prima e seconda tavola é scritto: Bernini pinx., a calce della terza e della quarta: Petrus Lama del. et piyixit 1786. 46 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 FCBBRAIO Di notevole noto ancora la corrispondenza tra il prof. Guat- teri, l'abate Valsecchi ed altri per l'acquisto della « Collezione di prodotti naturali del Sic;.'' Abate Valsecchi di Cremona ». Non privi di interesse sono anche i manoscritti, che riguar- dano i € Viaggi del Guatteri per questi Stati ed osservazioni 7'elative alla Storia Natw^ale ». Nel prruppo, che porta il titolo « Estratti di varii giornali scientifici -» si trovano i seguenti manoscritti: 1. Risìillato di Fisici Riscontri del prof. Comparetti; 2. Pisaura Automorpha Genere Nuovo di Gio: Antonio Sonato Ispettore del Giardino di Padova ecc. 3. Coreopsis Formosa, Specie nuova. Questi tre estratti, pubblicati a Padova dagli autori Giuseppe Antonio Donato ed Andrea Comparetti nel 1793,^ furono forse riuniti agli altri manoscritti, perchè in essi vien fatto il nome del prof. Guatteri, che nell'Orto Botanico di Parma coltivò la Pisaura Automorplia sotto il nome di Amalia Augusta. Sono poi presentati i lavori seguenti i qtiali figureranno nel Nuovo Giornale : CoBAU R., Flora vascolare spontanea della Città di Milano. — Sac- CARDO P. A., Notae Mycologicae. Series XX. — Sommier S,, Sulla flora Maltese. Dopo di che la seduta è tolta. * Cfr. Sago ARDO P. A., La botanica in Italia, voi. 1, p. 33 e 54. Venezia, 1901. Raffaello Beni, Gerente responsabile. Firenze, Btab. Pellas. Luigi Chiti Successore. 1916. Marzo. N. 3. BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA (PERIODICO MENSILE). INDICE BÉGUiNor A. — A proposito deli' AzoUa fiUciiloides Lam. nel Fer- rarese e nel Veneto Pag. 47 Id. — Un manipolo di piante racccolte nella Penisola Balcanica. „ 49 Massalongo C. — Di una interessante pianta Fanerogama . . n ^1 SEDE DI FIRENZE. Adunanza dell' 11 Marzo 1916. Presidenza del Vice-Presidente Baccarini. Aperta la seduta è proclamato a nuovo socio il Prof. O. Mazza di Verona. Indi sono presentati i lavori seguenti : A. BÉGUINOT. — A PROPOSITO dell' azolla fi- LICULOIDES LAM. NEL FERRARESE E NEL VENETO. Ili una recente nota su alcune avventizie esotiche dei dintorni di Pisa, ^ M. Savelli ritiene probabile che le colonie di A. (ìli- ciiloides Lara, da me e dal colle^^a Traverso segnalate per pa- recchi punti del Veneto e del Ferrarese* abbiano avuto origine ' M. Savklli, Brevi notizie su alcune piante naturalizzatesi nei din- torni di Pisa. — « Bull. Soc. Bot. Ital. », 1916, p. 81. * A. BÉGUINOT e G. B. Tkavbkso, AzoUa Jìliculoides ha-m., Nuovo inquilino della Flòra Italiana. — Ibid., 1906, p. 143. Bull, dilla Soc. boi. ital. 4 48 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO da quelle Pisane (dove la specie fu diffusa nel 1886 dal prof. Ar- caiif^eli) per trasporto operato dagli uccelli acquatici. Assunti ulteriori dati, tale derivazione appare inammissibile. Sta il fatto che, secondo quanto mi comunica il Sig. F, Tibertelli de Pisis di Ferrara con lettera del 17 III 1915, un trentennio fa il giar- diniere Enrico Tironi, reduce dall'America, ebbe a diffondere una Azolla nei dintorni della città (altre più precise informa- zioni non fu possibile di assumere essendo il suddetto ricove- rato in un manicomio). Pei dintorni di Ferrara, secondo i dati riferiti dal conte Revedin, ^ non dovrebbe esistere che 1'^. ca- roliniana W, La questione si riduceva di stabilire se si trattasse di questa specie o della precedente. Tutto il materiale di tale provenienza inviatomi in esame a varie riprese ed anche nel- l'anno in corso dal Tibertelli, che la dice comune ed infesta nei fossati di circonvallazione, quello vivente trasmessomi testé dal prof. C. Massalongo ed esemplari secchi avuti dal Sig. Angelo Fenoli con l'indicazione « in tutti i canali dei dintorni lungo il Po di Volano, il Po di Marrara fino al Traghetto, V 1896 > (que- sti ultimi visti dal Revedin) sono da riferire ad .4. fìliculoides Lam. Ritengo, quindi, che questa sia la specie portata dall'Ame- rica e diffusa dal Tironi un trentennio fa. La supposizione da noi avanzata nella nota sopra citata, nel senso qui da me chia- rito, si è dunque verificata, mentre resta esclusa la derivazione ammessa come probabile dal Sig. Savelli di un trasporto a mezzo degli uccelli acquatici dall'Italia occid. a quella orientale. A tale agenzia, in collaborazione a quella dell'uomo — ed una parte va pure attribuita alla diffusione passiva della specie in canali a fossati intercomunicanti — è da ascrivere la sua presenza lungi da Ferrara alla Mesola (dove fu primamente raccolta dai proff. Briosi e Farneti) e nelle finitime provincie di Rovigo, Pa- dova e Venezia, se il centro di diffusione, come tutto lascia cre- dere, è restato unico. ' P. Revedin, ContrUnUo alla flora vascolare della Provincia di Fer- rara. « Nuovo Gioru. Bot. Ital. », n. ser., voi. XVI (1909), p. 283. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO 49 A. BÉGUINOT. — UN manipolo di piante rac- colte NELLA PENISOLA BALCANICA. Fin dal 1913 il teiieiile-coloiinello dott. A. Vaccari ebbe a co- municarmi alcune poche specie da lui raccolte in Albania (San Giovanni di Medua) ed una a Salonicco, durante la guerra ita- lo-turca. Di questi giorni egli mi ha trasmesso altro piccolo ma- nipolo messo assieme, dui-ante l'attuale guerra europea, sui monti sovrastanti alla baia di Val Iona occupati dalle truppe italiane. Si tratta complessivamente di una diecina di specie, di cui mi sono deciso a darne la identificazione alla stampa, essendo noto agli studiosi che si tratta di regioni tuttora imperfettamente note, specialmente nella flora invernale. ^ Augurando che la rac- colta prosegua sotto i migliori auspici per le fortune d'Italia in (juei territori, sento frattanto l'obbligo di porgere i miei rin- graziamenti all'infaticabile colonnello Vaccari anche per il pre- sente materiale di studio. 1. Crocus dalmaticus Vis. FI. Dalm. I (1842), p. 119; FI. Dalra suppl. in Mem. Ist. Ven., XVI, p. 1' (1871), p. 60, tab. II, fig. lab. Hai). — Montagne della baja di Valloiia sopra Krionero a circa 900 m. — 25 Gemi. 1916. ' Cfr. il recente lavoro di R. Parapanini : Contributo alla conoscenza della fiora d'Albania. In questo Bullettino, a. 1915, p. 84. — Della flora autunnale ed invernale del vicino Montenegro si è occupato il Baldacci nelle due seguenti memorie : La vegetazione autunnale della Volovica in rapporto alVinfiuenza della bora. « Mem. R. Accad. Se. Ist. di Bologna», tom. II (ser. 6*). Bologna, 1905; Appunti sulla fiora invernale di Dulcigno nel Montenegro. Ibid., tom. VII (ser. 6»). Bologna, 1910. — [Delle specie riportate nella presente nota, le prime quattro appartengono alla tipica flora invernale: Trifólium patens, Apium graveolens e Centaurea alba-deusta sono in fiore e rappresen- tano fioriture anticipate o relitti di stagione dovuti a favorevoli condizioni climatiche : sono in frutto la Mercurialis annua (che vive in più di una generazione all'anno) ed Euphorbia pilosa, per la quale si applicano le considerazioni delle tre precedenti : è nello stadio vegetativo la Tillaea muscosa]. 50 BEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO Oss. — Corrisponde agli autotipi conservati nell' « Herbarium Dalmaticuin » del De Visiaiii raccolti dal Neumayr, che ne fu lo scopritore, nel territorio di Ragusa sul monte Bossankà. Si rinvenne in seguito in Erzegovina e nel iMontenegro (cfr. Asch. et Graebn., Syn., Ili, p. 453) e l'attuale stazione è evidentemente in prosecuzione con l'ultima sopra ricordata. Specie stretta- mente alleata con C. relicalatus M. Bieb. la cui area, assai più ampia, si estende dall'Istria al Caucaso. Coltivata nell'Orto bo- tanico di Padova, secondo esemplari conservati nell' Erb. gene- rale, mantenne i suoi caratteri. 2. Crocus chrysanthus Herb. Journ. Hort. Soc, II (1847), p. 385; Boiss. FI. or., V, p. 111. Hab. — Montagne della baja di Vallona sopra Krionero a circa 900 m. — 25 Gemi. 1916. Oss. — Lo ho confrontato con la tav. 6162 del « Botanical Magazine », la cui figura risente un po' dello stato culturale della pianta e con il n. 633 di Heldreich « Herbarium graecum normale » (sub C. salphureo Ker.) citati dal Boissier per que- sta specie. Pur trattandosi di specie alquanto polimorfa, dessa vi corrisponde nel suo complesso e ciò é tanto più degno di nota in quanto la pianta greca venne raccolta dal Guicciardi a 3500'- 4000' « ad nives deliquescentes » ed in generale tutte le sta- zioni riferite nella « Flora orientalis » appartengono a zone molto elevate. Ignoro se la specie sia stata trovata anche nel Montenegro, ma è certo che la località di Vallona è una delle più occidentali e delle più basse. 3. Romulea Bulbocodium (L.) Seb. et Mauri. Cfr. Béguinot, Rev. raon. del gen. Romulea in « Malpighia », XXII (1908), p. 388. Hab. — Montagne della baja di Vallona sopra Krionero a 800-900 m. — 25 genn. 1910. Oss. — Non mi risulta sin qui segnalata per l'Albania, ma la stazione di Vallona è interposta fra quelle del Montenegro e dell'Epiro riportate nella citata mia monografia. 4. Ranunculus Ficaria L. — Montagne calcari nella baja di Vallona sopra Krionero a 800-900 m. — 25 Genn. 1916. — È una forma singolarmente parviflora della specie. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO 51 5. Tillaea muscosa L. — Salonicco nei prati alla foce del Var- dar. 16 Febbr. 1913. 6. Trifolium patens Schreb. in Sturm. — S. Giovanni di Medua nei luoghi paludosi. — 10 Febbr. 1913. 7. Apium graveolens L. — S. Giovanni di Medua nei luoghi -palustri. — 10 Febbr. 1913. 8. Euphorbia pilosa L. — S. Giovanni di Medua allo stagno. — 9 Febbr. 1913. — Trasmessami sotto il nome di E.pii- bescena, corrisponde bene agli esemplari conservati nel- r « Herb. Dalm. » di E. inlosa. 9. Mercurialis annua L. — S. Giovanni di Medua. — 10 Feb- braio 1913. 10. Oentaurea alba L. var. deusta Ten. (pr. sp.). — S. Gio- vanni di Medua. — 10 Febbr. 1913. C. MASSALONGO. — di una interessante pianta FANEROGAMA. Fra le piante fanerogame più bizzarre, specialmente per la conformazione e struttura dei loro organi vegetativi, sono di certo da annoverarsi i rappresentanti della famiglia delle Po- doslemaceae, intorno alle affinità delle quali con altre piante e perciò del posto che devono occupare nel sistema di clas.sifica- zione naturale, gli illustri botanici, come il Baillon, Tulasne, Weddell e Warming, che ne fecero oggetto di studio partico- lare, emisero opinioni disaccordi. Per il loro apparato vegetativo esse infatti simulano piuttosto dei muschi, delle epatiche fron- dose, od il tallo di licheni e persino talune alghe, ragion per la quale, si può dire, che in questa strana famiglia di dicotile- doni, si associano dei tipi più o meno cormofitici od altri a tallo. In quanto ai caratteri degli organi di riproduzione, sebbene essi siano, al paragone, per lo più, non cosi aberranti, tuttavia jn vari generi (in quelli della tribù delle Eiipodosieìneae), i fiori ci si presentano con organizzazione tutto affatto particolare. Le Podostemaceae sono piante erbacee, di modeste dimen- sioni, che abitano essenzialmente le regioni tropicali dell'Ame- rica, Africa e l'Asia austro-orientale, dove si incontrano sulle rupi e pietre, più o meno sommerse, nei corsi torrenziali d'acqua 52 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO dolce, nelle cascate, rivi, ecc. Tale stazione affatto insolita per delle fanerogame deve certo, avere potentemente influito sulla plasmazione di queste singolari piante che vi si sono adattate, riuscendo in questa maniera ad avere nella lotta per l'esistenza, il sopravvento di altre che venivano a poco a poco eliminate, perchè incapaci di prosperare in simili condizioni. Il mio amico ingegnere V. Mazzucchelli, addetto alla ;Società d'Esportazione Italo-Americana, essendo appassionato della bo- tanica, nei numerosi suoi viaggi al Brasile raccolse un ingente materiale di muschi ed epatiche, ed alcuni anni fa mi inviava una pianticella che per l' aspetto poteva facilmente prendersi per un muschio, ma che esaminata con attenzione ho potuto riconoscervi una Podostemacea riferibile al genere Mniopsis Mart. et Zucc, che è proprio, appunto di detta regióne dove tro- vasi rappresentato da quattro specie cioè: dalla Mniopsis sca- turiginum Mart., M. GlaziovianaWaivm., M. Weddelliana Tul.e da M. Saldanhana Warm. A quest'ultima specie devono subor- dinarsi tutti « saggi comunicatimi dal Mazzucchelli, e poiché si tratta di pianta assai rara ed. inoltre da ascriversi ad una va- rietà, come sembra, nuova, credo opportuno di qui descriverla con un certo dettaglio, accompagnandone la descrizione di alcuni disegni illustrativi. Mniopsis Saldanhana Warm., La Famille des Podostemaceae, Mèm. I-III, in Mém. Acad. R. de Copenhague, CI. Se. 1881-88 (riassunto in lingua francese), Tav. XX, fìg. 10-29. Var. Mazzucchelliana. — Foliis sessilibus, ad |ramorum basin squamiformibus, caeteris elongatis inferno vix dilatatis, sub- vaginatibus, superne furcate-vel subdichotome 2-5-fidis ; segmentis sublinearibus medio vitta notatis; caeterum ut in typo. Pianta che cresce in artipi cespugli, di color verde-olivaceo. Radice clorofilligera, piano-convessa, plagiotropa, cioè prostrata e strisciante sul substrato, a cui si attacca con corte ramifica- zioni geotropico-positive, nonché mediante ancora dei rizoidi. I rami fogliiferi che da essa si sviluppano sono d'origine endo- gena e sebbene laterali, però inseriti in maggior vicinanza del dorso di detta radice. Le foglie distiche e presso della loro inserzione densamente embricate, sono un poco contorte, in SEDE DI FIBENZE - ADUNANZA DELL' 11 MABZO 53 maniera che la loro lamina viene a trovarsi in un piano più o meno subparalello al substrato. Eccetto le inferiori squami- formi, tutte le altre sono variamente allungate, sessili ed alla base un poco slargate a mo' di guajna, di cui il margine (sotto al microscopio) apparisce minutamente celluloso-crenulato. La lamina o lembo delle stesse è dalla parte distale, quasi dicoto- micamente diviso, per lo più in 2-5 segmenti o lacinie, di lun- ghezza differente, e lineari-sublanceolate, circa 0,5-1,4 mill. lar- ghe, nonché per il lungo percorse da una stria o vitta di color un poco più carico (meglio visibile per trasparenza), che simula una nervatura o costa mediana. Un poco al di dentro del mar- gine dorsale (o notoskopo) della guajna, le foglie portano una minuta orecchietta dentiforme, o stipula unilaterale. I germogli o ramoscelli, di solito fertili (fioriferi), che svilap- pansi sui rami anzidetti, non nascono dall'ascella di una foglia, cioè internamente della stipula, ma in prossimità della base del margine dorsale della guajna, e sono ricoperti nei primordi da un'altra stipula speciale (od esterna), conformata del resto come quella normale (od interna). Le foglie pertanto che in corri- spondenza di detta regione basilare producono un germoglio, sono fornite di due stipule dentiformi, I fiori solitari, quando ancora giovani, sono brevemente pe- duncolati, ed ognuno d'essi sta dentro una spatella, ovato-conica, la quale é membranacea, di color pallido, e per il suo aspetto e conformazione ricorda la calittra di taluni muschi. Ulterior- mente per l'allungamento del peduncolo la spatella all'apice viene rotta, mettendo cosi a nudo il fiore. È questo ermafi'odito, nonché zigomorfo; il suo asse si termina col pistillo, formato di due carpelli, in posizione antero-posteriore. L'ovario subglo- boso é diviso in due logge, delle quali una mostrasi un poco più ampia dell'altra, corrispondentemente alla diversa gran- dezza dei surriferiti corpelli. Il setto che separa queste logge è pressoché del tutto occupato dalle placente, che sono ricoperte da numerosi ovuli. Lo stilo cortissimo é superiormente diviso in 6 l'amificazioni stigmatiche, fornite alla superficie di papille assai sporgenti, subcilindracee, quasi digitiformi. Per quest'ul- timo carattere il genere Mniopsis, essenzialmente diflerisce dal- l' affine Podostemon. L' androceo è costituito da due stami mo- nodelfici, i quali giacciono al lato ventrale del fiore; essi sono 54 SEDE DI FIBBNZE - ADUNANZA DELL' 11 MARZO cioè insieme uniti per buon tratto dei rispettivi filamenti, che Mni4>p8i8 Saldanhana Warm. var Mazzucchelliana. ^ solo verso l'estremità rendoasi indipendenti, per terminarsi con un antera quadriloculare. Nell'angolo della biforcazione del- ' Fie 1 Parte della pianta con tre rami fogliiferi portanti fiori frutti in differenti stadj di sviluppo ; - 2. frutto col suo pedun- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL* 11 MARZO 65 l'androfoi'o, osservasi una minuta bratteola, sublineare; i grani del polline sono didimi, puccinioidei, risultando dall'unione di due granuli semplici. Affatto rudimentale è l' involucro, essendo rappresentato da due appendici quasi lineari, ipogine, situate a destra e sinistra della base d' inserzione dell'androforo, appen- dici che forse potrebbero anche meglio risguai'darsi come degli staminodii. Il (rutto è una capsula, la quale a parte le sue maggiori di- mensioni, ha forma pressoché eguale a quella delTovario, pre- sentasi cioè globosa, il suo colore è castaneo e misura 2-2.5 mill. in diametro. A maturità per deiscenza settifraga, si rompe in due valve, delle quali la più piccola è caduca, mentre l'altra persiste attaccata all'apice del peduncolo. I minuti semi e molto nume- rosi, alla superfìcie dello spermoderma, sono rivestili da cellule sporgenti papilliformi, jaline, a contenuto mucillagginoso, che a contatto dell'acqua si rigonfia. Ab. — S. Paolo del Brasile, al Salto di Ytù, sulla superficie delle rocce porflriche, emergenti dal Rio Tieté, sotto alla ca- scata, delle quali occupa larghe estensioni, in posti irrorati e sommersi durante le piene. — PI. ^ì~ Marzo 1910 (V. Maz- zucchelli. Oss. — Dell'opera del Warming « Familien Podostemaceae » ho potuto consultare soltanto il succitato riassunto in lingua francese^ che è corredato di nitide tavole, illustranti le singole colo circondato alla base dalla spatella e più esteriormente da al- cune foglie ; — 3, ramo con foglie ed un fiore ancora incluso nella sua spattìlla, veduto per trasparenza ; — 4-5, foglie staccate, vedute dalla pagina superiore; — 6, base di altra foglia più ingrandita, per mostrare il margine della sua guajna celluloso-crenulato ; — 7, ide?n ma presso della base del suo margine dorsale con un germoglio fio- rifero ; — 8, fiore e spatella; — 9, parte superiore del pistillo; — 10, audroceo isolato ; — 11, tre grani del polline ; — 12, le due valve del frutto aperto ; — 13, sezione trasversale del frutto per mostrare il setto placentifero ; — 14, ramificazione stigmatica; — 15, seme in sezione ottica. J\^B. — Le Bg. 1-2, 4-5 sono ingr, X [1869), p. 208). 8 Beauverd G.. Notes sur une collection de plantes de l'ffimalaya (« Bull. 8oc. Bot. Genève », 2 sòr., 1 [1009], p. 104). 66 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 8 APRILE 2kfe,, come mi scrive lo stesso D."" Jacot-Guillermod, essa va cor- retta in 5690 m. ; * cosicché l'altezza di 5791 m. indicata da Roero resta ancora — prescindendo da quelle incerte segnalate dagli Schlagintweit (6038 m., 5857 m.) — l'altezza massima alla quale sono state osservate piante fanerogame. " Viene poi presentato il lavoro seguente, che figurerà nel Nuovo Gior- nale : Bégcinot a. o Mazza ()., Le avventizie esotiche della Flora Ita- liana e le leggi che ne regolano l'introduzione e la distribuzione. Dopo di che l'adunanza è tolta. 1 Jacot-Qcillakmod .^., in litt., 4. IV. 1916. 1 Pampanini R., 1. e, p. 42, nota. Raffaello Beni, Gerente responsabile. Firenae, Btob. PtìUm. Lnigl OWt* Buooe&sore. 1916. Masoio. N. 5, BULLETTINO DK.r.I.A SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA (PERIOniCO MENSILE). INDICE Massalongo C. — Manipolo di piante della Tripolitania . . . Pag. 67 Id. — Reminiscenze teratologiche „ 68 SEDE DI FIRENZE. Addnanza del 13 Maggio 1916. Piesideiiza del Vice-Presidente Baccarini. Aperta la seduta sono presentati i lavori seguenti : C. MASSALONGO - manipolo di piante della TRIPOLITANIA. Le poche piante qui elencate furono raccolte, verso la line dell'anno 1914 ed il pi-incipio del 1915, dal ferrarese Signor A. Soati, maggiore di artiglieria, ora di guarnigione a Tripoli. Le .specie .segnate con asterisco (*) vennero dallo stesso prece- dentemente trovate ancora in Cirenaica. ^ I. — Terreno sabbioso a Ras Zanzur presso Zuara (1914). * Alkanna tincioria T^Qch. (20-XII). '^^ Lotus crei icus 1,. (20-XII). Atriplex Halimus L. » Lygeum iSpartum L. » Chryaanthemum trifurcatum ^Scilla villosa Desf. » Desf. » * Massalongo C, Piante dei dintorni di Berna in Cirenaica (« Atti Acc. Se. Medie, e Nat. », Ferrara 1914). Bull, della Soc. boi. tini. tirt SKDK DI KIRENZK - ADtTNANZA DKL 13 MAfiOIo' 11. — Dintorni di Tripoli (1915). Alyssuiii libycum Coss. ili-XI). Anagallis ìinifolia L. (li-XII). Anphodelus inicrocarpus Viv. » Cakile maritima L. * var. ae.ijyptiaca (L.) (30-I). (Julenduìa arvemix L. flM). ahenopodìum aìhmit L. (3()-h. hJchwchilon fruticosum Desf. (20-11). * Eclìimn confusum De Coin. (12-II). Krndiuiii Chium W. vai". (MI). Krythroatictus punctatus Schl. (20-11). Kaphorliia Par alias L,- (30-1) • Frankenia liirsuta L. (20-11). * Fumaria parvifiora Latn. (30-1). Ilelianthem um ellipticuin Per.s. (4-II). * Medictif/o marina L. (30-h. Nonnea phaneraiitliera Viv. (MI). Ononis vaginali» Vahl (f. fo- liis distiucte petiolatisi (Ii-l). Polytjonum maritimiim L. » Retoma Itaetam AVeb. (30-1). liuhia tinctorum L. » Salvia lanigera Poir. (11). * Scnhiosa rhì/zantlta Viv. (20-11). Senecio curonopifolius Desf, (MI). Silene succulenta Forsk. (30-1). Tamarix gallica L. (li-I). C. MASSALONGO. —REMINISCENZE TERATOLOGICHK. t •Irutn italicuìti L. (Fig. 1). I. — Segnalo por questa specie una infiorescenza che alla base dello spadice aveva sviluppato due spate, delle quali la supra- numeraria, circa tre volte più piccola della normale, era infe- liormente abbracciata, a ino' di guaina, da quest'ultima. Vitrus »£urantium L. (Fig. 2-3;. II. — Foglie anormali, cioè più o meno atrofiche e profondamente Jorcato-bilobe all'apice, vennero .segnalate per il genere Citrìis sin dai tempi dell'Aldovrandi (Dendrologiae Lib. II, p. 513 e. fig. « Limonii folium dicephalon »). Qui ne faccio cenno perchè so- spetto che la mostruosità sia di natura parassitaria, vale a dire determinata da qualche coccidea, la quale colle sue punture arresterebbe l' allungamento apicale delle foglie ancora giova SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 MAGfiM 69 iiissimo, mentre le stesse continuerebbero a crescere lateral- mente alla ferita (Fig. 2). III. — Sopra questa stessa specie rinvenni aiicoi-a la mostruosità nota sotto il nome di « epidifillo » (Kronfeld) che viene a pro- dursi allorquando anormalmente parte della lamina o lembo che, non di rado però, il pistillo abortisce, mentre altre volte è rappresentato da molti carpelli concrescenti, di- sposti in più verticilli, ragion per la quale la pleomeria del gineceo sarebbe per di più accompagnala da pleotassia. In uno 72 SKDK DI KIRKNZK - ADUNANZA DEL Vii MAGGIO ili questi (iori toi'atologici da me esaminato, il calice era costi- tuito di 17 sepali in parte petaloidei, la corolla campaniforme regolare presentava 14 lobi, in numero di 18 erano gli stami, mentre il pistillo risultava di numerosi carpelli disposti in tre cicli concentrici. Detti carpelli trovavansi insieme uniti per la regione ovarica, ma liberi superiormente, dove si terminavano con altrettanti stili [)iù corti dell'ordinario, nonché all'estremità uncinato-incurvi, ma senza traccia d'inspessimenti stigmatici. Merita essere ricordato che ogni loggia ovai-ica aveva la pla- centa inserita sulla parete rivolta all'asse del liore. I disegni qui uniti illustrano la surriferita mostruosità del pistillo. filala odorata L. var. alba. (Fig. 8). Vili. — Numerosi e svariati sono i casi teratologici che si co- noscono per il fiore di questa ed altre specie del genere Viola, però da quanto mi consta, nessuno finora segnalava 'la fronde- scenza del calice. Questa mostruosità fu da me riscontrata in un solo fiore di pianta coltivata, di cui il calice anormalmente regolale (pelo- riato) aveva i singoli sepali metamosforati in cinque foglie fra loro eguali, picciuolate, e per forma e grandezza pressoché identiche a quelle vegetative. La corolla invece era costituita da 5 petali privi di calcare, differentemente confermati, nonché di dimensioni diverse. Riguardo al comportamento dell'androceo e gineceo, nulla posso dire di positivo, poiché questi due ver- ticilli trovavansi in cattivo stato di conservazione. SEDE DI FIRENZE - ADDN'ANZ.\ DEL 13 MAGGIO 73 74 SKDK I»I FIKKNZK - ADUNANZA I)KI. 13 MAGGIO SPIKGAZIONB UBLLK FlGUUB. Arum italicum Li. (fig. 1): infiorescenza mostruosa, fornita cioè di due spate, ''g gr. nat. Citrus AuranHuin L. (fig. 2): foglie mostruose col lembo forcato-bi- lobo, '/g gr. nat.; — (fig. 3): due epidìfUi, idem, '/e S^- °*^- Cucurbita Pepa L. (fig. 4): due fiori 9 concrescenti per la regione ovarica, dei quali uno atrofico e deforme, circa */* del nat. Cyclamen persicum Mill. (fig. 5): fiore della varietà « Hococò », con un sepalo petaloidoo, gr. nat. Digitalis purpurea L. (fig. 6): sezione trasversale dell'ovario di un fiore mostruoso dell'apice dell'infiorescenza, ingr. ''Z, ; — (fig. 7): lo stesso in sezione longitudinale, ingr. '/,. Viola odorata L. var. alba (fig. 8): fiore mostruoso coi sepali fron- descenti, gr. nat. Raffaello Beni, Gerente responsabile. Firenze, Btab. Pellas. Luigi Chili Baccessore. 1916. Giugko-Ottobre. N. 6-7, BULLETTINO SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA (PERIODICO MENSILE). \ND\C\i Barsali e. — Frammenti di Epaticologia italiana. — II. . . Pog. 75 Calestani V. — Gli Ormoni nelle piante. — Note ad un lavoro del Dott. U. Ricca „ 80 Savelm Martino — Sejytospoiiiim Ferrurii n. sp „ 92 SEDK 1)1 FIRENZE. Adunanza dkl 10 Giugno 1916. Presidenza del Vice-Presidente Baccarint. Aperta la seduta, viene presentato il seguente lavoro : E. BARSALI. — FRAMMENTI DI EPATICOLOGIA ITA- LlAiNA. — li. In ima mia precedente nota resi pubbliche alcune Epatiche dell'Abruzzo che segnavano il primo contributo alla conoscenza della Flora Epaticologica di (|uesta regione: il Calestani, dietro mia preghiei'a, durante la sua permanenza ad Aquila mi inviò altre Epatiche raccolte in questa regione che, per le sue fa- vorevoli condizioni, offre un campo di ricerche sempre frutti- fero ed interessante: specie se non tutte nuove per la regione pure utili ad ampliarne la loro distribuzione, ma ben lungi an- cora dal rivelare l'aspetto della sua, certamente, ricca flora epaticologica. Fra le varie Epatiche raccolte in Toscana da me, è interes- sante segnalare la presenza di Tricliocolea lomentella negli Bull, della Soc. boi. Hai. 7 76 bKìyE DI KIRENZIC - ADCNINCA DEL 10 GIUGNO sfapneti di Staffoli presso S. Croce suH'Arno; specie finora nota solo di poche località delle Alpi Aituaiie. Alcuni anni or sono, in compagnia del Prof. U. Martelli, feci una escursione botanica sulle alte montajLjne della Corsica, la stagione invero poco propizia (Luglio-Agosto) |)er la raccolta di Epatiche non poteva dare, come la fanerogamica, una ricca messe e questo materiale era ancora in disparte per una fu- tura e più fruttuosa raccolta, ma le varie vicende non me lo hanno permesso per ora, ho creduto quindi utile rendere note le poche specie allora rinvenute, per alcune delle quali sono nuove località da aggiungere ai vari contributi dei botanici francesi su questa regione. ABRUZZO. Reboulia hemisphaerica (L.) Raddi — Fessure delle rupi presso A(iuila: Borgocollefegato nelle fessure del terreno. Fegatella conica (L.) Corda — Montereale: stillicidio in ter- reno sabbioso a 720 m. Marchantla polymorpha L. — Aquila, nel cortile della Banca d'Italia. Lunularia cruciata (L.) Du M. — Aquila, presso Porta Ri- viera. Aneura pinguis (L.) Du M. — Montereale, stillicidi a 920 m.: Poscasseroli, stillicidi presso la regione Canipomizzo a 1250 ra. Metzgeria furcata (L.) Lindb. — Uomune nei boschi presso Pescasseroli a circa 1200 ni. Pelila Fabroniana Raddi — Montereale, stillicidi sull'arena- ria a r>20 ni. Southbya stillicidlorum (Raddi) Lindb. — Montereale, ca- vità e stiliicidi nella sabbia a 920 m. Lophozia turbinata (Raddi) Du M. — BorgocoUeCegato, bo- schi presso il ponto dell'Ospedale; stillicidi lungo il fiume Aterno alla villa Jacobucci; nei boschi presso Pe.scasseroli 1100-1200 m. boschi delle vicinanze di Rocca di Cambio a 1200 m.; una forma gracilis aciUiloba (Massai, in litt.) fu raccolta a Pescasseroli nei boschi delle Pelusare a 1200 ni. Lophozia excisa (Dicks.)' Du M. — Borgocollefegato, gole lungo la mulattiera che scende al (ìume, 720 m. circa. SF.DK DI KIRE.SZK - ADUNANZA 1»KL 10 Cill'GNO 77 Montereale, noL,Mi stillicidi delle roccie silicee; Pescasseroli, boschi delle Pel usare a 1200 m. comune e co[»iosamente frut- tifera, ed inoltre luiipfo il letto della Caiiala presso la via di Scanno a 1320 m. Alcuni dej?li esemplari raccolti a Montereale e dei boschi dello Pelusare presentano termini di passaggio e talora sono simili assai alla var. socia. Lophozia barbata (Schmid.) Du M. -— Borgocollefegato nei boschi; Pescasseroli, rupi umidiccie ai colli dell'Oro a 1200 m.; boschi fra S. Martino d'Ocre e Rocca di Cambio a cii'ca 1200 m.; boschi di Colle Frolla presso Collebrincioni a 1000 m. circa. Pedinophyllum interruptum (Nees) Du M. — BorgocoUefe- gato, rupi verticali alla mulattiera che scenderai fiume, 700 m. circa ed inoltre fra varie muscinee a 750 m. ; monte d'Ocre a 1800 m.; Pescasseroli, pareti molto ombreggiate della grotta di Campomizzo, a 1300 m.; gole delle rupi calcare verticali di Opi presso Aquila, a 1090 m. Plagiochila asplenioides (L.) Du M. — Boschi presso Pe- scasseroli; Montereale, boschi folti di castagni a 920 m. j3 minor Nees. — Pescasseroli, nei boschi presso la Canala lungo la via di Scanno; boschi presso Rocca di Cambio a 1300 m. Lophocolea bidentata (L.) Nees. — Aquila, lungo l' Aterno fra i muschi; Montereale nei boschi di castagni a 920 m. circa. Cephalozia divaricata (Smith.) Heeg. — Fi'a i cesi)i di Di- craniiìii scopar inni nel bosco delle Pelusare presso Pescasse- roli, a 1200 m,; fra i muschi presso S. Martino d'Oci'e a 1200 m. Scapania dentata Du M. — Borgocollefegato, comune nei boschi e nelle gole ombrose; gole del Sangro presso Alfedena a m. 250 circa; Pescasseroli nei boschi delle Pelusare, m. 1200; presso Aquila al boschetto del Colle Frolla i)resso Collebi-in- cioni a m. 1000 circa. Negli esemplari esaminati si trovano tei'mini di passaggio alla var. anibifjita e talora con forte ten- denza alla S. undìilata. S. aequiloba (Schwgr.) Du M. — Pescasseroli, roccie om- breggiate |)resso i Colli dell'Oro a 1200 m. S. curta (Mart.) Du M. — Pescasseroli, boschi presso la via di Scanno a 1300 m. Radula complanata \L.) Du M. — Aquila, comune sulte scorze degli alberi ed anche sulle rupi; Montereale sui casta- 78 SEDK DI FIRKXZK - ADUNANZA DEL 10 GIUGNO gni a 950 in.; Borgocollefegato sui tronchi e sul terreno fra i muschi. Madotheca rivularis Nees. — Nei boschi presso Rocca di Cambio a 1300 m. circa; boschi presso Pescasseroli e lungo la via (li Scanno a circa 1320 m. M. platyphylla (L.) Du M. — Aquila, comune sui tronchi ; Borgocollefegato sui tronchi nei boschi fra 700-800 m. H. Thuja (Dicks.) Du M. — Borgocollefegato nei boschi fra i muschi presso il Ponte dell'Ospedale. M. levigata (Schrad.) Du M. — Borgocollefegato, rupi umide lungo la mulattiera che scende al Salto, m. 700 circa; vallone di Bagnngrande presso Aquila a 980 m. circa. Lejeunea serpyllifolia (Dicks.) Spr. — Comune nei boschi presso Borgocollefegato, 700-750 m. circa. Frullatila Tamarlsci (L.) Du M. — Vallone di Bagnogrande in Comune di Bagno presso Aquila a 900 m. circa. F. dilatata (L.) Du M. — Aquila, sui tronchi presso l'Aterno; Montereale sui castagni a 950 m.; Pescasseroli sui tronchi dei faggi a 1200-1300 m.; Borgocollefegato, comune sui tronchi a 700-800 m. e nei boschi al Ponte dell'Ospedale, m. 720 circa; la var. mycrophylla sulle rupi presso Aquila e presso Borgo- collefegato. CORSICA. Riccia glauca L. — Sui margini di un ruscelletto lungo la sti'-ada fra Monterotondo e Corte. Metzgerla furcata (L.) Lindb. — Sui tronchi sul M. d'Oro, comune anche nella foresta di Vizzavona sui tronchi e sulle rupi muscose. Harsupella emarginata Du M. j3 minor f. elongata. Sul terreno nella foresta Restonica con la varietà e questa anche presso le capanne dei pastori sul M. Rotondo. Mesophylla scalaris (Schrad.) Du M. — Lungo il torren- tello nella foresta Restonica sotto le capanne dei pastori. Aplozia sphaerocarpa (Hooy.) Du M. — Sulle rupi muscose con altre epatiche presso le capanne dei pastori a 1500 m. circa sul M. Rolondo. SEDK DI l''lHENZE - ADUNANZA DKL lO GIUGNO 79 Lophozia ventricosa (Dicks.) Du M. — Rupi muscose sul M. Rotoiuio a 1500 in. circa. L. alpestris (Schleich.) Evans — Lungo il torrente sotto le capanne dei pastori sul M. Rotondo. L. Bauerìana Schiflìi. — Qua e hi rara sulle rupi del M. Cinto a circa 2000 m. L. Floerkei (W. et M.) SchifFn. — Sul terreno muscoso nella foresta di Vizzavona a 915 m. circa. Si presenta sotto forme riferibili forse alla L. Malleri e L. quinquedentaia Plagiochìla asplenioides (L.) Du M. var. humilis Linesb. — Sulle rupi muscose e sul terreno nella foresta di Vizzavona, m. 910 circa. Lophocolea cuspidata Limpr. — Sulle roccie e sul terreno umido nella foresta di Vizzavona nei dintorni della stazione. Calypogeja Trichomanìs (L.) Nees — Stillicidi e luoghi umidi salendo al M. Rotondo, m. 1500 circa. Scapania subalpina (Nees) Du M. — Luoghi ombrosi ed umidi nelle parti elevate del M. Rotondo sopra ai 1500 m. S. irrigua (Nees) Du M. — Luoghi umidi sotto le capanne dei pastori, anche fra la Meniha Requienii Benth. sul Monte d'Oro; nella foresta di Vizzavona a circa 1500 m.; sul M. Rotondo. S. dentata Du M. — Sulle rupi lungo il torrente sotto le capanne dei pastori nel M. Rotondo; nei pressi della stazione a Vizzavona. Radula Lindbergiana Gott. — Sulle rupi nei dintorni delle capanne dei piastoii a circa 1500 m. sul M. Rotondo. Madotheca rìvuiarìs Nees. — Luoghi elevati del Monte d'Oro; rupi a cii'ca 2000 m. sul M. Cinto. M. levigata (Schrad.) Du M. — Dintorni della stazione di Vizzavona. rocce muscose onìbreggiate. Lejeunea serpyllifolia (J3icks.) Spz. — f. /imm/is. — Sui tronchi e sul terreno muscoso nella selva di Vizzavona. Frullania Tamarfsci (L.) Du M. — Comune nella selva di Vizzavona ed altrove. F. dilatata (L.) Du M. — Selva di Vizzavona, comune sui tronchi dei faggi e di altre essenze. Dopo di che, non essendoci altro da trattare, la .seduta è tolta. so SKI>K HI lIKKSZK -'^ADUNANZA OKL 14 OTTUHHK SEDE DI FIRENZE. AnrsANZA dkl 14 Ottobkk 191<). Presidenza del Vice-Prosidento Baccarinj. Aperta la .seduta, il Presidente annunzia la morte del Socio Dott. A. Ciiabkrt di anni 81, avvenuta il 1" ottobre a Chambéry. Ricorda le sue benemerenze per la floristica italiana, e come qualcbe anno fa egli abbia donato il suo ricco Erbario al Museo botanico di Firenze. L' assem- blea approva all'unanimitiì la proposta cbe la Società mandi le pro- prie condoglianze alla laniiglia. Indi sono ]iresentati i lavori seg-uenti : V. CALESTANI. — gli ormoni nelle piante — NOTE AD UN LAVORO DEL DOTT. U. RICCA. Il bellissimo studio del dott. U. Ricca sulla trasmissione dello stimolo nella Mimosa pudica e nella Mimosa Spegazzinii, pub- blicato nel numero di gennaio del Nuovo Giornale Botanico Italiano, risolleva riinpoi-tantissima questione della i)resenza e della funzione dei^li oi'inoni nelle piante. La brillante serie di esperienze, condotte dall'egregio autore in motlo impeccabile, esclude assolutamente che la stimolazione della Mimosa sia do- vuta a qualche processo di regolazione del turgore a base di pi'essioui idi'ostatiche od osmotiche, e dimostra all'evidenza che la chiusura delle foglie può essere i)rodotta solo dalla trasmis- sione, per la via vascolare, di una s[)eciale sostanza, l'ormone. A conclusioni assai simili ero giunto anch'io s|)erimentando su un fenomeno assai diverso, cioè remissione del profumo nei fiori della Matthioia Irislis: ^ e poiché al Ricca, che cita di- versi autori che accennarono alla funzione degli ormoni nelle piante, il mio modesto lavoro deve essere sfuggito, credo utile rilevare le somiglianze e le dilTerenze fra i risultati delle mie ricerche e quelli ottenuti dal Ricca, e ricordare alcuni feno- meni di fisiologia vegetale, che per il loro andamento sembrano essei'e ilovuti all'intervento di speciali sostanze stimolanti. ' V. Ca LESTA NI, Osseroazioni su due croci fere a profumo notturno « Bull. Soc. Hot. Ital. », iyi4, Ottobre, pag. 104-110. SEUK DI FIRENZE - ADUNANZA DEI. 14 OTTOBRE SI I. Le mie esperienze avevatio dimostrato: 1" elio i fiori della Malthiola IrisUs, ove non intervengano variazioni di temperatura, cominciano ad esalare il profumo ca- ratteristico verso le 10 di sera; 2" che un raffreddamento delle foglie può anticipare il fe- nomeno tino alle 6 di sera, ma non produrlo prima di quest'ora; 3" che uh riscaldamento delle foglie arresta l'esalazione pro- fumata in un periodo di 2-5 minuti, e un nuovo abbassamento di 2» ristabilisce l'emissione del profumo, con una velocità presso a i)0C0 eguale ; 4° che il raffi'oddamento e il riscaldamento o (C. F. Gaertiier 1844, Hildebrand, 1863) che l' impollinazione ha effetto sull'ingrossamento degli ovari, sul disseccamento e caduta dei vari verticilli fiorali, sul- r ispessimento e incurvamento dei peduncoli, ecc., indipendente- mente dalla fecondazione degli ovuli. In certi casi (Orchidee, Amen - tacee) l'eccitazione del polline e necessaria per la stessa produ- zione degli ovuli, che sono rudimentari o mancano affatto prima della fecondazione. Le esperienze di Hildebrand, Treub, Stras- sburger, Tschermak, e sopratutto Massart {Bull, du Jard. Botan. de l'Ktal, 1902j hanno dimostrato che l'azione eccitante del polline precedo quella fecondatrice (fino a quattro mesi nel Dendrobiu/n nobile), che è manifestata anche da un polline improprio alla fecondazione, ed anche da un polline triturato: C. F. Gaertn(3r avrebbe anzi riconosciuto che la polvere di licopodio può avere la stessa azione eccitante. Il iMassart distingue tre gruppi di so- stanze eccitanti; uno, che risiede preformato nel polline, pro- durrebbe la sopravvivenza dell'ovario, un secondo, risiedente solo in parte nel polline, produrrebbe l'accrescimento dell'ovario stesso, e un terzo gruppo, risiedente negli ovoli fecondati, pro- durrebbe lo svilui)po completo del frutto, dei setti e delle pla- cente. La teoria del Massart deve però essere corretta, poiché non è possibile ammettere che nel polline esistano ormoni pre- formati, quando la sua azione può essere sostituita da polveri inerti, da ferite, mutilazioni e parassiti diversi (Massart, Treub) : e le curiose osservazioni del Longo su una varietà di nespola senza nocciolo, dove manca assolutamente il gineceo, mentre il talamo si sviluppa e matura come in un frutto normale di nò- spola, dimostrano che le diverse sostanze eccitanti devono tro- varsi esclusivamente nella pianta madre; vi sono però diversi ormoni inibitori, la cui azione è sospesa dall'impollinazione, da traumatismi, e forse altrimenti. 14. Invece non si può dubitare di una azione, mediata o im- mediata, del polline nei casi che Focke chiamò false ccenie, cioò quando l'impollinazione produce frutti o semi somiglianti a quelli della varietà che ha fornito il polline. Tali false xenie, indicate da Gaertner e da Darwin per il pisello, da .Millardet e Mendola per la vite, frequenti nei. poponi e nelle zucche, non sono state ancora esaurientemente studiate, per quel che mi è noto, ma non si può dubitare della loro presenza. Non è ancora possibile SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 OTTOBRE ^1 dire se l'ormone che le produce, necessariamente specifico, pro- venga dal pollino o dal sacco embrionarie fecondato, dove si trovano uniti gli elementi paterni o matoi-ni : questa seconda ipotesi mi pare più probabile. C). Ormoni oponomi. 15. In molti dei casi precedenti in cui abbiamo ritenuto pro- babile 0 certo l'esistenza di ormoni morfonomi, nell'organo svi- luppato è costante la presenza di speciali sostanze, acidi, zuc- cheri, gomme, tannini, spesso producentisi in un ordine deter- minato. Può darsi che gli ormoni morfonomi abbiano anche azioni oponome spiccate, ma non si può escludere che, almeno in certi casi, la morfogenesi e la produzione di sostanze chimiche siano dovute a sostanze eccitanti diverse. È inutile dimostrare quale enorme importanza pratica avrebbero ricerche condotte in questo scMiso, ove l'indipendenza fra la morfogenesi e la chimio- genesi potesse essei'e dimostrata. IG. La secrezione dei succhi acidi dalle glandule di piante carnivore sembra spesso in relazione coi movimenti degli in- setti catturati: vi saranno degli ormoni distinti, o tutte le fun- zioni delle foglie carnivore devono essere attribuite alla ecci- tazione diretta del protoplasma ? 17. Analoghe considei'azioni devono farsi a proposito della secrezione dei nettari, fiorali o estranuziali, certamente in con- nessione cogli ormoni morfonomi, ma che sembrano obbedire a un equilibrio particolare. 18. Finalmente è dimostrata l'esistenza di oi'moni di origine ' fogliare che regolano l'emissione di profumo nella Matlìiiola tristls, e certamente in molti altri casi analoghi. Come si vede una numerosissima serie di fenomeni, fin ([ui malamente spiegati, viene messa in luce coU'ammettere la pre- senza di sostanze circolanti dotate di speciali azioni eccitatrici, e un campo vastissimo di ricerche si apre all'attività degli scienziati. Sono lieto di avere anch' io contribuito, sia pure in minima parte, a stabilire l'azione degli ormoni in un campo dove la loro presenza non pareva neppure credibile. 92 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DKL 14: OTTOBBE MARTINO SA VELLI. — septospormjm fer- h' A RI 1 II. sp. Il rmiuillo, (li cui si tratta nella presente nota, produce, sulla ])agina superiore delle Coglie vive di Ficus ferruginea, delle macchie assai appariscenti, di colore cenerino chiaro, di forma più o meno irregolarmente rotondo ovata, disposte di là o di qua dalla nervatura principale. Solo raramente si forma una macchia unica occupante buona parte della foglia. Il margine, delimitato in modo nettissniio, è di colore castagno scuro. La macchia, come ho già detto, é essenzialmente epifilla; però il contorno si scorge, meno evidente, in mezzo al denso tomento ferrugineo della pagina inferiore. I puntolini scuri che ap- paiono, anche a occhio nudo, nella parte biancastra, esaminati con una lente si palesano come tanti cespituli e, al microsco- pio, si risolvono in un gru|)po piuttosto denso di ife brune, alcune più lunghe e sterili, altre assai più corte e recanti all'apice le spore. Le quali sono settate trasversalmente e, so- prattutto nella parte superiore, anche longitudinalmente. Dati ([uesti caratteri, mi pare evidente l'appartenenza di questo mi- crofita al genere Seiitosporium, ((uale è inteso dai moderni mi- cologi. * Perchè il genere, in realtà, venne istituito dal Corda ^ per un ("ungo, vivente su cauli secchi di Ombrellifere e su fo- glie morte di Asclepiadee in Boemia, il quale ha tutt'altro che evidente il carattere delle ife biformi. Poi lo stesso Corda nelle « Icones Fungorum » 3 vi aggiunse un'altra produzione fungosa trovata su legni putrescenti, in cui tale carattere è patentissimo. * SACCAuno, Syll., voi. IV, pag. 543. « Hypbae biforme.s, brevio- res conidiophorae; longiores steriles. Conidia ovoidea vel piriformia, fusca murali-septata. » ' Corda in Stukm, Deutschlands Flora, voi. XXXI, pag. 33, tab. 17. Tanto questo volume della Flora dello Sturm quanto il primo vo- lume delle « Icone.s Fungorum » del Corda .sono usciti nel 1837. Ma la precedenza del primo sul secondo è evidente pel fatto che nelle « Icones > il Corda cita l'altro lavoro. '^CouDA, Icones fungorum hucusque cognitormn, Tomus I. Pra- gae 1B37. pag. 12, tab. HI, tìg. 17-5 et fig. 17(i. SKDK DI 1-IKKSZE - ADCNANZA HKI. U (Mlul.KK i<3 Su questo (limorlìsmo, cui, i-ipeto, il Corda non accenna nella diagnosi generica,' è principalmente ora fondato il genere; quindi la prima specie descritta è dallo stesso prof. Saccardo^ relegata in fondo e confrontata coi Macrosporium: genere con il (juale i Seplo^porinm hanno, indubbiamente, grandi aHìnità. Tanto più che, al dir degli autori, non mancano forme di pas- saggio. Fra i genuini Septospoì'/um'^ mi sombra si possano di- stinguere duo gruppi: uno formato da quelle specie che hanno le ife sterili bulbiformi alla base e un altro in cui tale ingros- samento manca. A questo secondo tipo appartiene la mia si)ecie, ma non insisterò tuttavia su tale distinzione, perchè nella dia- • gnosi di molte specie manca qualsiasi accenno a (luesto carat- tere. Quello che è ceito si è che i Seplosporinm sono forme per lo più saprofite sui legni putrescenti o su substrati analoghi. Solo il Seplosporiam ìielerosporam EU. et Gali.* trovato sulle foglie vive di VUis californica nella California dal prof. Scribner '^ è, come la mia, una specie nettamente parassita. L'aspetto però delle macchie, la dimensione dei conidi e gli altri caratteri ap- paiono dalla descrizione com [lietamente diversi. Onde, per que- ste ragioni e perchè la matrice è differente del tutto, mi sembra non ingiustificata la creazione di una nuova specie con la se- guente diagnosi: Septosporium Ferrarli mihi. S. maculis epiphyllis, amplis, cinereo-candidis, amoene casta- ne© fusco marginatis. Caespitulis nigris, hyphis sterilibus sub- simplicibus, basi non bulbosis, laxe septatis, sinuosis, fuscis, haud frequentibus; conidiophoris intermixtis, perraultis, decumbenti- bus, breviusculis circ. 2 /x latis; con idiis, ovatis, basi attenuatis ' « Sporae septato-celliilosae. appeudiculatae; floccis erectis sub- simplicibus pauciseptatis copiosissime iuspersae». Coi-da iu Sturm. l.c. « Flocci erecti, pauci-septati. Sporae hoterogeneue, cellulosae, pe- dicellatae ; pedicello septato heterogeneo. » Corda, [con. Fung., 1. e. * Sa OCA UDO, SylL, voi. IV, pag. 545. ' Saccaudo, SylL, voi. IV, pag. 453; X, pag. (178; XI, pag. 637; XXII, pag. 1409. * Sacca RDo, Hyll., voi. X, 1. e. ■' Esisto anche un Septosporium Lupini Thiim., ma è stato poi rife- rito a altro genere. (Cfr. SACCAnuo, SylL, voi. IV, pag. 436). 94 SEDE UI FIRENZK - AUCNANZA DEL I-i OTTOBRE ad septa non vel leiiissime constiictis 28-25*11-8 fuscis. Sep- tis 4-5, superioribus semper, inferioribus rarius longitudinaliter iiniseptatis. Hai).: in foliis vivis Fici ferrwjineae in horto bufanico pisano. Claro doctori Pelro Farrario, salutaris artis eximio cultori, igenio, animo excellentissimo, de dulci (Vatre meo, qui nuper- riine prò pati-ia fortiter pu!?nas occubuit, optiine merito, res- pectus, amoris, «jratitudiiiis (juam luaximae tenuissimum signum, hanc perpulcram speciein humanissime dicavi. 1. Aspetto di una foglia di Ficus ferruginea attaccata dal Septospo riunì. 2. Cespitulo di Septospor iuin alquanto schematizzato. — 3-4. Spore isolate. I signori Ellis e Kelsey hanno descritto un Macrosììoriurn Fici su Ficus elastica che conosco solo per la diagnosi data «lai prof. Saccardo. ^ Vi accenno perchè, essendo nella diagnosi detto: « hyphis .... 70-125 * 4-5 jti » e poi « conidiis pedi- cello 20-30 /x longo », potrebbe nascere il sospetto che si trat- tasse di una forma analoga o identica alla mia. Ma benché, nelle macchie, si possa effettivamente trovare una certa analogia, pure, le ife anfigene, la difTerenza delle dimensioni e, in genere, dei rimanenti caratteri, anche prescindendo dal fatto che quel fungo fu riferito a un genere diverso, mi fa escludere un rav- vicinamento fra le due piante. Dopa di che la seduta è tolta. • Saccabdo, Syll., voi, XIV, pag. 1097. Raffaello Beni, Gerente responsabile. Pirense, Btab. PelUs; Lnigl Obiti saccessore. 1916. Novembre-Decembre. N. 8-9. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA (PERIODICO MENSILE). INDICE BoLZON P. — Alcune piante del territorio di Asolo (Prov. di Treviso) Pag. 95 Savelli Martino — Appunti micologici. I „ 99 SEDE DI FIRENZE. Adunanza, dell' 11 Novembre 1916. Presidenza del Vice-Presidente Bacoarini. Aperta la seduta, sono presentati i lavori seguenti : P. BOLZON. — ALCUNE PIANTE DEL TERRITORIO DI ASOLO (PROV. DI TREVISO). Andropogon Ischaemon L. for. pallidum mihi, spighette d" un verde-pallido, quasi bianco-argentine. Nei colli presso Asolo ! Setaria viridis P. B. b. nodiflora Sacc. subf. gigantea mihi, culmo lungo fino a 10-11 dm., a paìinocchia lunga fino a 9-10 cm. Luoghi umidi e pingui del Montagnoli di Maser! Panicum Crus-galli L. b. echinatum (W.) subf. giganteum mihi, culmo lungo fino a ni. 1.00 e oltre, accompagnato da uno o più culmi basali nascenti dallo stesso colletto; fo- glie larghe fino a 10-1 1 min. Nel versante settentrionale della Montagna Grande (m. Bacciocco) sopra Maser presso le fosse in luoghi freschi e ombreggiati; 4. Vili. 915, fl. ! Bull, della Soc. bot. ttal. 8 96 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE Juncus bufonius L. for. pseudoranarius mihi, finiti e guaine delle foglie rossastre, il resto come nel tipo. Nel gruppo del ra. Grappa: luoghi arenosi in valle dei Lebbi a circa 1000 m.; 14. IX. 915, fr. ! Colchicum autumnale L. for. breviflorum mihi, tepali lunghi 2-3 cm., larghi 5-7 mm., in scapo lungo 5-10 cm. Nei pascoli asciutti e magri al, Montagnon di Maser, anche in f. con fiori bianchi ; 23. IX. 916, fi. ! Limodorum abortivum Sw. a. genuinum mihi, lavello non suborbicolare ina ovato-allungato. Al Montagnon di Maser ! Salix ambigua Ehrh. Presso Asolo nel versante settentrionale del colle S. Martino nella località detta « Sassèt» in luoghi rupestri calcarei, irrorati, insieme a Pinguicula alpina, Bellidiastrum Michela, Parnassia palusiris. È ritenuta ibrido fra la S. Attrita typica o la sua var. cinerea e la S. repens. Ora, ho appunto osservato la var. cinerea (L.) nella Montagna Grande che è contigua al colle S. Martino; la S. repens L. non è nota dei colli Asolani ma bensì del vicino letto del Piave vei'so il Bosco Montello (Saccardo P. A.). Schoenus nigricans L. b. minor mihi, fusti lunghi 7-10 cm., foglie molto più lunghe dei fusti. Colli Asolani: luoghi tor- bosi alle falde del colle Piumadèlal Silene vulgaris Garcke a vesicaria (Schrad.) b. ciliata mihi, foglie lungamente ciliate. M. Grappa: nei pascoli al m. Meata a 1400-1500 m.! La a. genuina Rouij et Fouc. ha le foglie non ciliate. Hypericum montanum L. a. genuinum mihi, foglie superiori con punti neri opachi localizzati nel margine. Comune nei colli Asolani ! — Ho fissato con un nome questa forma per distinguerla dalla C. nigro-punctatum mihi in Studio fitog. anfit. morenico d'Ivrea. Dentaria enneaphyllos L. a. genuina mihi, foglie ca aline av- vicinate 3 a 3 a guisa di verticillo. M. Grappa presso la malga Ardosa a m. 1600 e in vai Boccaór! — b. bifolia mihi, foglie cauline avvicinate 2 a 2. — M. Grappa in vai Boccaór! — e. alternifolia Hausm. subf. tetraphylla mihi, una quarta foglia caulinare superiore intera o anche in- fida. M. Grappa in vai Boccaór ! SEDE DI FIREKZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE 97 Helleborus niger L. In seguito ad esame di parecchie centinaia di piante da me raccolte nel versante settentrionale dei colli Asolani e precisamente nel territorio di Monfumo, di Castelli e di Cornuda, ho creduto di fissare con nome pa- recchie forme che, almeno in parte, non figurano nella dia- gnosi data dagli autori e neanche nella « Monographia Hel- lebororum » di SchifTner. Le forme da me notate nei colli Asolani sono : a. typicus mihi, scapo solitario, l-floro, sub- eguale alle foglie; sepali lunghi 3.5-4.5 cm, larghi, rico- prentisi al margine, tinti più o meno tutti in rosa; slami e petali numerosi. S' incontra piuttosto di rado. — b. alti- folius Hayne a. genuinus mihi, scapi molto più brevi delle foglie, il resto come la a. typicus mihi. È la varietà domi- nante nei colli Asolani, dove ne ho distinto le seguenti forme: f. grandiflorus mihi, sepali lunghi J.5-6 cm., in pianta per lo più molto robusta. — f. parviflorus mihi, sepali lunghi 2-3.5 cm. in pianta più bassa e a foglie più pic- cole. — f. ramosus mihi, scapo portante alV ascella d'una brattea, un breve peduncolo terminante in fiore più pic- colo. — f. biscaposus mihi, scapo portante, adnato alla parte inferiore, uno scapo piti piccolo, terminante in fiore più piccolo. — f. niveus mihi, sepali affatto bianchi. — f. punctatus mihi, sepali esternamente bianchi e punteggiati di rosso cupo. — f. radiiflorus mihi, sepali più stretti non ricoprentesi col margine. — f. purpurascens mihi, petali coli' orlo tinto in rosso carminio. — f. subapeta- lus mihi, petali tutti o in gran parie atrofici. Trifolium arvense L. a. agrestinum (Jord.) subf. nanum mihi, fusto allo non oltre 10 cm.; foglìoline lineari o sublineari. Luoghi aridi calcarei alla cima della Montagna Grande so- pra Maser ! T. montanum L. » typicum b. microphyllum mihi, fusti più bassi (10-20 cm.) portanti 1-2 capolini a peduncolo per lo più subeguale al fusto; foglie più piccole, a foglioline lunghe 15-20 mm. Luoghi erbosi asciutti del Montagnon di Maser! Dorycnium pentaphyllum Scop. < herbaceum (Vili) b. angu- stifolium mihi, fusto basso (1-2 dm.) molto legnoso alla base, a rami allungati, piuttosto addensati, rigidi; foglio- '.»8 SEDE UI FIRENZE - ADUNANZA DELL" 11 NOVEMBRE Une larghe 2-3 mm., glabre o con minutissimi peli ap- pressali; pe'iitncoli lunghi come la metà del calice; capolini formati da i0-i5 fiori; il resto come nella a. herhaceum. È forma molto vicina alla ^ gracile (lord.). — Luoghi aridi 0 rupestri (calcare) al colle S. Martino presso Asolo ! Laserpitium latifolium L. for. macrophyllum mihi, fusti alti ol- tre 1 in.; segmenti delle foglie misuranti fino a 6X 3.5 cm. M. Grappa in Val della Chiesa sopra Possagno ! — Al m. Co- lesei sopra il passo di Monte Croce in Comelico (Cadore) ho notafo la f. microphyllum mihi, fusto alto circa 0.5 m.; segmenti delle foglie ìnisuranli non oltre 3.5 X 2.5 cm. Erica carnea L. for. fastigiata mihi, pianta a cespuglietto nano e addensalo formato da fusti lunghi 5-10 cm. ; fiori am- massati alla sommità in capolini globosi od avali. Nei pendii aridi (calcare) del versante meridionale del m. S. Gior- gio sopra Maser; 19. III. 913, fl. ! Gentiana utriculosa L. for. minor mihi, fusto semplice, per lo più ì-floro; calice lungo 8-13 mm. ad ali relativamente strette. M. Grappa presso la malga Ardosettal — Al ra, Aiar- nola sopra Padola (Cadore) ho notato la f. major mihi, fusto ramificato più o meno multifloro ; calice lungo circa 20 mm. ad ali relalivamente molto larghe (fino a 3-4 mm.). G. ciliata L. for. biflora mihi, fusto semplice 2-floro. Al m. Grappa in vai dei Lebbi ! Forma da non confondersi colla f. ìnultiflora Gaud. la quale ha fusto ramoso superior- mente, a fiori solitari alla sommità dei rami, e che io ho trovato in Cadore al m. Civetta fra Forcella d'Alleghe e il rifugio Coldai. Salvia pratensis L. j3 Saccardiana Pamp. f. eglandulosa mihi, foglie sprovviste di glandule alla pagina inferiore. M. Grap- pa sopra a Possagno: luoghi erbosi al m. Maschie, a m. 1 100 ! Origanum vulgare L. a. viridulum (Mastr.-Don.) f. glabre- scens G. Beck. subf. contractum mihi, spicastri formanti iena piccola pannocchia contralta in ferina di capolino globoso. Luoghi aridi del colle S. Martino presso Asolo ! Galium aristatum L. .3 Schultesii (West.). Colli Asolani : nel bosco Fagaré presso Cornuda a circa 200 m.; 21. IX. 916! — Gli esemplari sono stati confrontati nell'Erb. Padovano dal Béguinot. Secondo la « Flora Analitica », in Italia è nota SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA. DELL' 11 NOVEMBRE 99 soltanto dell'Istria e nel mio Erbario ne conservo esemplari raccoltivi nel 1902 dal Callegari nei dintorni di Parenzo. Tale entità risulta nota anche del Tirolo meridionale. ^ E probabile quindi che nuove ricerche ne constateranno la presenza anche in altri luoghi delle Alpi orientali. Senecio Gaudini Grml. a. dentatus mihi, foglie decisamente dentale. In Val Paola dietro il m. Cesen (Valdobbiadene). Nel m. Marmolada sotto il passo della Fedaia nel versante Agordino ho notato la b. subinteger mihi, foglie intere o appena dentate. Serratula tinctoria L. 0 indivisa (Poir.) b. heterophylla Wallr. subf. pseudogermanica mihi, foglie inferiori indivise, le medie e superiori pennalifide a lacinia terminale romboi- deo-lanceolata molto più grande delle laterali, per cui le foglie appariscono lirate. Forma parallela alla « pinnata (Kit. in Scìit.) b. germanica (Wiesb). Nel bosco Fagaré presso Cornuda, 21. IX. 916, fl. ! MARTINO SAVELLI. — appunti micologici. I. Urec/i'naceae nuove o rare per la flora toscana. Uromyces striatus Schroet. — Sacc, SylI., voi. VII, p. 542. Sy- dow, Mon., voi. II, p. 115. Trott., Ured., pag. 56. Firenze, lungo il Mugnone di fronte alla Fortezza da Basso su Medicago sp. (stato uredo-teleutosporico). * Dove, sec. Della Torre e Sarthein in Flora von Tirol, voi. VI, Innsbruck, 1912, è stata notata nelle Giudicarie: a S. Martino presso Stenico, m. 668; nel Trentino: nei declivi orientali del m. Corno, nel bosco sotto Sardagna, m. 603 e lungo i fossi dietro il Castello di Fon- tana Santa. — E certo che nell'Istria, come nel bosco Fagaré presso Cornuda, questa pianta è propria almeno allo stato delle cognizioni, di località molto basse; le indicazioni date da Sarnihein e Della Torre non sono abbastanza precise per poter stabilire che anche nel Tren- tino il G. Schultesii cresce soltanto in località altrettanto basse. L'af- fine G. aristatum L. nel Veneto cresce anche in località altrettanto basse del G- Schultesii. 100 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE Uromyces Anthyllidis (Grev.) Schroet. subsp. medicagineus Trotter, Flora micologica della Libia, in « N. Giorn. bot. i tal. », voi. XXII (1015), pag. 523. Pisa, fuori di Porta Nuova presso Barbaricina su Medicago Echinus. Questa sottospecie ò stata recentemente descritta dal prof. Trotter su materiali provenienti dalla Libia. I miei esemplari corrispondono bene con la descrizione data dall'autore. Si tratta di forma nuova per l'Italia U. Polygoni (Pers.) Fuck. — Sacc, Syll., voi. VII, pag. 533. Sydow, Mon., voi. II, pag. 236. Trott., Ured., pag. 71. Marina di Pisa, alla foce dell'Ando su Polygonuìn avicu- lare vai*, (stato uredosporico). U. lunci (Desm.) Tul. — Sacc, Syll., voi. VII, pag. 541. Sydow, Moii., voi. II, pag. 287. Trott., Ured., pag. 80. Marina di Pisa, nella selva di Tombolo su foglie e cauli di luncus (stato uredo-teleutosporico). Noto di un'unica località del senese. Puccinia Absinthii De Cand. — Sacc, Syll., voi. VII, pag. 637 (sub. P. Tanaceti p. p.). Sydow, Mon., voi. I, pag. 11. Trott., Ured., pag. 91. Pisa, lungo l'Arno alle Piagge sulla pagina inferiore delle foglie vive di Artemisia valgaris (stato uredo-teleuto- sporico). La verrucolosità del loculo superiore nelle teleutospore è assai poco evidente. Che essa, in realtà, sia assai minore di quello che potrebbe apparire dalle diagnosi date dagli autori me ne sono con- vinto con lo studio dei n. 963 e 964 della « Mycotheca germanica » dei Sydow. Questa è la terza località toscana per la quale viene indicata la Puccinia Absinthii. P. crepidicola Sydow. — Sacc, Syll., voi. XVI, pag. 292. Sydow, Mon., voi. I, pag. 64. Trott., Ured., p. 114. Pisa, sulle mura su foglie di Crepis vesicaria; nei prati di Campaldo su Crepis setosa (stato uredo-teleutosporico). Livorno, presso la stazione nuova su Crepis hellidifolia. P. Hieracii (Schura.) Mart. — Sacc, Syll., voi. VII, pag. 633 (p.p.). Sydow., Mon., voi. I, pag. 95. Trott., Ured., pag. 119^ Marina di Pisa, rarissimamente su foglie di Hieraciuin Pi- losella (sulla pagina superiore) nella selva di Arnovec- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE 101 chio e nelle arene a pochi passi dal mare (stato uredo- teleutosporico). Indicata solo di Siena. Puccinia Endiviae Pass. — Sacc, Syll., voi. VII, pag. 647. Sydow, Mon., voi. I, pag. 49. Trott., Ured.. pag. 106. Pisa, negli orti dei dintorni su Lactuca saiiva (stato ure- dosporico). Questa specie fu osservata primieramente dal Kòrnicke e venne pubblicata (sotto il nome di Puacinia compositarum Schl. f. Endiviae) neir «Herbarium mycologicum oeconomicum » delThumenal n. 24. ^ Successivamente il Passerini la descriveva come specie a sé sotto il nome di Puccinia Endiviae e la diagnosi era pubblicata dal Thii- meu stesso. * Si trattava però sempre di forme viventi su Cichorium Endivia. Sulle Lactuca sono note numerose specie di Uredinaceae appartenenti al genere Puccinia, ^ alcune delle quali, come hemipuc- ciniae, potrebbero corrispondere a questa nostra. Ma, secondo Cri- stofoletti e Pantanelli, * i quali hanno potuto eseguire varie espe- rienze di infezioni artificiali, la Puccinia vivente su Lactuca sativa e L. Scariola va riferita a Puccinia Endiviae. E, siccome trovo che anche il chiarissimo prof. Saccardo * ha ammesso questa identifica- zione, chiamo anche io Puccinia Endiviae lo stato uredosporico da me trovato sulla Lactuca sativa, pur non potendo fare a meno di osservare che, nel caso presente, il riferimento è un po' dubbio ap- punto per l'assenza delle teleutospore. Nuova per la Toscana. Forse introdotta con qualche varietà di lattuga. P. Lapsanae Fuck. — Sacc, Syll., voi. VII, p. 607. Sydow, Mon., voi. I, p. 112. Trott., Ured., pag. 124. Firenze, alle Cascine su foglie vive di Lapsana communis rarissimamente (stato uredo-teleutosporico). Nuova per la Toscana. ' Vedi anche : Maqnus, Mycologiache Bemerkungen (« Hedwigia », 1873, p. 49). » TiiiJMKN, Mykologische Notizèn (« Hedvpigia », XII, 1873, pag. 113). ' Cfr. Sydow, Mon., voi. I, pag. 108 e seg. Dietkl (« Annales My- cologici», VI, 1908, pag. 115) (« Engler's Bot. Jarhbucher», XXVIII, 1900, p. 285 e XXXVII, 1905, p. 103). * CuiSTOFOLETTi e Pantanelli, Nuove malattia fungine di piante utili («Staz. Sperim. agr. ital. », voi. XLVI, 1918, pag. 629). ' Saccakdo, Fungi ex inaula Melila (« Nuovo Giorn. bot. ital. », voi. XXI, 1914, pag. 112). 102 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL* 11 NOVEMBRE Puccinia Leontodontia Jacky f Thrinciae Sav., Contrib. conosc. Ured. tose, pag. 10 (estr.). Livorno, presso Moiitenero alle falde di M. Burrone (stato urodosporico). Seconda località toscana. P. Menthae Pars. — Sacc, Syll., voi. VII, pag. 617. Sydow, Mon , voi. I, pag. 282. Trott., Ured., pag. 159. Firenze, su Satureia Nepeta lungo il Mugnone (stato ure- dosporico. Uredospore assai più lisce del solito). Marina DI Pisa, su foglie di Mentha aquatica 2ii\\Q.ÌocQAe\\'kv\\o. P. Ferulae Rad. — Sacc, Syll., voi. VII, pag. 609. Sydow, Mon., voi. I, pag. 382. Trott., Ured., p. 189. Firenze, su foglie e su cauli di Ferula Fe^nUago fra S. Do- menico e Fiesole (leg. prof. Baccarini). Gli esemplari esaminati presentano la forma ecidica [Cadorna (ilecf- dium) cìjlindricum Rud., Ltnnaea, voi. IV, pag. 512J già passata e la forma teleutosporica. Gli ecidi si sono, in modo speciale, sviluppati sui piccioli e li hanno deformati e incurvati a guisa di serpentelli. Questo cecidio assai grosso e apparente era stato già notato dal Rudolph], * ma trascurato dai Sydow* e dal Trotter.» I teleutosori formatisi sui tenui segmenti capillacei della foglia, sono inconspi- cui e non formano macchie. Solo in qualche caso si sviluppano delle teleutospore in mezzo agli ecidi e allora si ha 1' apparenza di teleu- tosori incrassati sui piccioli. Fatto anche questo notato dal Ru- dolphi* e trascurato dagli autori posteriori. Questa specie è nuova per la Toscana e segnalata solo in poche località italiane. Lo Scalia l'ha indicata dei dintorni di Catania, Gravina, Leucatia, S. Giovanni di Golermo. * Esemplari della seconda località (raccolti * « Acervi in statu perfecto vix incrassati ; post pseudoperidiorum autem lapsum valde tumescunt petiolumque deformatum vermifor- miter tlectunt. » * Sydow, 1. o. " Trotter, 1. e. * « Acervi valde densi sparsi, in statu normali numquam conflu- unt; si autem species haec [Puccinia (Dtcaeoma) Fei-ulae] in acervis nidificai Caeomatis cylindrici paulo post caulis deformatus incrassa- tusque, fungum ferens, Ferulae nodijìorae longitudinaliter rumpit et mox sporidia illius Puociniae superficiera fissurae obducunt strato crasso, nullum in hoc casu verum producentia acervum». " ScALiA, I funghi della Sicilia orientale. II («Atti Accad. Gioe- nia», ser. IV, voi. XIV, 1901, Mem. X, pag. 6). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE 103 nel 1900) sono stati dallo Scalia stesso pubblicati nella « Mycotheca italica» del dott. D. Saccardo. Essi, a giudicarne dalla copia del- l'Erbario fiorentino, appartengono a Uromyccs Ferulae luel. Questo fatto, unito all'altro che lo Scalia parla solo di uredospore (men- tre, come è noto, nella Puccinia Ferulae le uredospore non hanno sori propri, ma si trovano in piccola quantità miste alle teleuto- spore) e fa una nota apposita per dirle « brunastre », mi fa erodere che vi sia stato un equivoco e che le uredospore dello Scalia siano teleutospore di Urmiiycea Ferulae luel. Anche J'esemplare della « M3'c. ital. », n. Gf)8, esaminato dai Sydow ' apparteneva al sopra citato Uro- mt/Ges e anche essi hanno notato le teleutospore. Quanto all'ecidio segnalato l'anno prima dallo Scalia' esso è identificato dall'autore stosso con la sua Puccinia Ferulae. ^ In conclusione, mi sembra vada escluso, per quello che si sa finora, la Puccinia Ferulae dalla fiora micologica sioula e ammesso lo stato teleutosporico dell' Uromyces Ferulae, che ò quasi nuovo per la Sicilia, perchè, segnalato inciden- talmente dai Sydow nel 1904, * è poi sfuggito al Trotter. Riassu- mendo abbiamo la seguente sinonimia e habitat. Uromyces Ferulae luel., Bull. Soc. Myc. de Trance, XYIT, 1901, pag. 259. Trott., Ured., pag. 41. Aecidium Ferulae Scalia (1900) — Caeoma (Aecidium) cylindricum Scalia (1901) — Puccinia Fe- rulae Scalia (1901), Trott., Ured., pag. 189 (p. p. quod ad plan- tam siculam attinet). Su Ferula coìnmunis nei dintorni di Catania (stato ecidico-teleu- tosporico) (Scalia). Su Ferula sp. in Sardegna nei dintorni di Orune, Perugia, Corsica. Puccinia Ferulae Rud. — Trott., Urad., 1. e. p. p. excl. pi. sic. in Ferula communi et Myc. ital., n. 698. Per le rimanenti località e sinonimi vedi Trotter 1. e. P. Oreoselini (Strauss.) Fuck. — Sacc, SylI., voi. VII, pag. 635. Sydow, Mon., voi. I, pag. 401. Trott., Ured., pag. 196. Marina di Pisa, su foglie vive di Peucedanum Oreoselinum nella selva di Arnovecchio (stato uredo-teleutosporico). Nota in Toscana solo di Siena. * SroDw, Mon., voi. I, pag. 383. * SCALIA, / funghi della iSicilia orientale. 1 (« Atti Accad. Gioe- nia», ser. IV, voi. XIII, 1900, Mem. XX, pag. 17). ' « Il nostro materiale si discosta dal tipo per il colore delle ure- dospore che sono brunastre. A questa specie appartiene certamente l'ecidio già da me pubblicato nella I^ serie (n. 87, Aecidium Ferulae Rouss. et Dur.). » Scama, 1. s. e. * L. e. 104 SEDE DI FIRENZE - AfiDNANZA DELL' Il NOVEMBRE Puccinia Silenes Schroet. — Sacc, syll., voi. VII, pag. 605. Sydow, Mon., voi. I, pag. 559. Trott., Ured., p. 240. Firenze. lungo il Mugnone su Silene vulgaris (stato ure- dosporico). Insieme con Darluca Filnm Cast. Nota solo di Siena. P. Alili Rud. — Sacc, Syll., voi. VII, pag. 655. Sydow, Mon., pag. 614. Trott., Ured., pag. 261. Prov. di Pisa, presso Cascina su foglie di Allium sativwn (stato teleutosporico). Questa specie sembra essere molto diffusa in Toscana, mentre è molto rara la Puccinia Porri Wint. P. Cesatii Schroet. in Cohn. — Sacc, Syll., voi. VII, pag. 662. Sydow, Mon., voi. I, pag. 722. Trott., Ured., pag. 301. Firenze, lungo il Mugnone su Andropogon Ischaemuni (stato uredosporico) diffusissima. Gymnosporangium confusum Plowright. — Sydow, Mon., voi. III, pag. 56. Trott., Ured., pag. 331. Fischer, Ured., fìg. 276. Monte Calvi (Maremma toscana), su rametti ipertrofici di Iimiperiis phoenicea (leg. U. Martelli — Collez. Mus. fior., n. 276. Sub. G. SaUnae). Lo stato teleutosporico è nuovo per la Toscana. Le teleutospore sono assai simili a quelle di G. Sahinae; ne differiscono soprattutto per il loculo superiore arrotondato. Sono molto polimorfe e per l'aspetto generale e per la crassezza della membrana. G. Sabinae (Dicks.) Wint. — Sydow, Mon., voi. III, pag. 51. Trott., Ured., pag. 334. Castiglioncello, su rametti ipertrofici di Jimiperiis phoe- nicea (leg. Baldasseroni — Collez. Mus. fior, sine num.). Le teleutospore di questi esemplari non differiscono per nulla da quelle del tipo su luniperus Sabina. G. tremelloides R. Hartig. — Sydow, Mon., voi. III, pag. 45. Trott., Ured., pag. 45. Castiglioncello, su rametti ipertrofici di luniperus com- munis (leg. Baldasseroni — Collez. Mus. fior, sine num.). Secondo i Sydow (1, e ) siccome, giusta una osservazione del Kern, la Tremella iuniperina L. non corrisponde al Gymnosporangtum iuni- perinum degli autori, ma al Gymnosporangium tremelloides, questo va chiamato Oymnoaporangium iuniperinum (L.) Mart. : all'altro va dato SEDE ni FIRENZE - ADDXANZA DELl' 11 NOVEMBRE 105 il nome di Gymnosiìorangium lunijìeri Link. Mi pare però che la prima modificazione non sia da accettarsi come quella che ingene- rerebbe della confusione. Lo stato teleutosporico è nuovo per la Toscana. Phragmidium violaceum (Schultz) Winter. — Sacc, Syll., voi. VII, pag. 744. Sydow, Mon., voi. II, p. 139 Trott., Ured., p. 351. Marin.v di Pisa, nella selva di Tombolo su Rubus ulmifo- lius (stato uredo-teleutosporico). Questa specie sembra essere molto più sparsa in Toscana del Pliragmidiuìn Rubi Wint. Triphragmium Isopyri Moug. et Nesti. Stirpes Vogeso-rhena- nae n.892 (1826) (vidi spec. orig, in herb. Webb). — Sacc, Syll., voi. VII, pag. 769. Sydow, Mon., voi. Ili, pag. 176. Trott., Ured., pag. 355. Prato, monte della Calvana su Isopyrum ihalictroides (leg. prof. Baccarini). T. Filipendulae (Lasch.) Pass. — Sacc, Syll., voi. VII, pag. 769. Sydow, Mon., voi. Ili, pag. 174. Trott., Ured., pag. 355. Firenze, presso le Tavarnuzze su foglie di Spiraea Fili- pendula (leg. prof. Baccarini). Non solo tanto questa, quanto la specie precedente, ma anche il genere è nuovo per la Toscana. Zaghouania Phillyreae Pat. — Sacc, Syll., voi. XVII, pag. 268. Sydow, Mon., voi. Ili, pag. 589. Trott, Ured., pag. 366. xMarina di Pisa, nella selva sulle Phillyrea (stato uredo- sporico). Lo stato uredosporico non era stato mai segnalato, mentre l'ecidio è notissimo di Boboli in Firenze, dell'Orto dei Semplici, ed è stato trovato anche a Marina di Pisa. * Coleosporium Campanulae (De Cand.). Lèv. — Sacc, Syll., voi. VII, pag. 753. Trott., Ured.. pag. 374. Pisa, lungo l'Arno presso le Cascine Vecchie su Specularla Speculuìn (stato teleutosporico). Noto questa specie, tutt' altro che rara, perchè su tale matrice è nota solo di Verona. ' Savblli, Contribuzione alla conoscenza delle Uredinaceat toscane (€ Nuovo Giorn. hot. ital. », voi. XXIII, p. 253). lOR 9KDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 NOVEMBRE Ooleosporium Inulae (Kunze) FA. Fisch. — Sacc.Syll., voi. XXI, pag. 721. Trott., Urod., pag. 369. Marina di Pisa, alla foco dell'Arno abbondantissima sulle fofTJii' (jj Inula viscosa (stato uredosporico). Melampsora Gelmii Bres. — Sacc, Syll., voi. XIV, [)ag. 288; voi. XXI, pag. 603. Sydow, Mon., voi. Ili, pag. 376. Trott., Ured., pag. 395. Firenze, nell'Orto botanico su Etiphorbia dendroides; 1903- (stato uredosporico. CoUez. Mus. fior., n. 57*''* leg. ?) Specie nuova per la Toscana, ma da considerarsi come avventi- zia. Molto probabilmente fu importata con la matrice. Preseuto- niente, scomparsa quella, è scomparsa anche la Melampsora. M. Euphorbiae (Schub.) Cast. — Sydow, Mon., voi. Ili, pag. 378. (= Melampsora Euphorbiae-Cyparissiae Mùller). Pisa, a S. Rossore presso le Cascine vecchie su Euphorhia Cyparissias (stato uredosporico). Nuova per la Toscana. Aecidium erectum Dietel. — Trott., Ured., p. 307. Monte Pisano, (Beccari in herb. Webb), sopra a S. Giu- liano (Barsali); fra Fiesole e Settignano (Chiovenda) su Sedum re/leccum. Nuovo per la Toscana. Sono poi presentati i seguenti lavori per il Nuovo Giornale: Pampanini R., Piante di Bengasi e del suo territorio, II. Vaccahi L., Note su alcune forme di Gentiana del gruppo G. verna L. Dopo di che la seduta è tolta. SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 9 Dkoembrb 1916. Presidenza del Consigliere Fichi. Aperta la seduta vengono presentati i lavori seguenti i quali ligu- reranno nel Nuovo Giornale : Baccarini P., Osservazioni sul Nespolo sema nocciolo. Saccardo P. a., Pugillo di funghi della Val d'Aosta. Dopo di che l'adunanza è tolta. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DECEMBRE 107 Pubblicazioni pervenute in dono alla Società du- rante ranno 1916. Archimo di Farmaco gnosia e Scienze affini. Anno IV, n. 11-12; V, n. 1-9. Bulletiìi de la Société Vaudoise des Sciences Naturelles. Voi. L, n. 187-188; LI, n. 189-190. Bulletin of the New York Botanical Garden. Voi. 9, n. 33-34. Memoirs of the Department of Agriculture in India. Voi. VII, n. 6-7 ; Vni, n. 1, 3. Proceedings of the National Academy of Sciences of the Jjnited Sta- tes of America. Voi. I, n. 1-12 ; II, 1-5, 7-10. The Journal of the Quekett Microscopical Club. Voi. XII, n. 77; XIII, n. 78. The Ohio Journal of Science. Voi. XVI, n. 1-8. The Procedings and Transactions of the Nova Scotian Institute Halifax, Nova Scotia. Voi. Xin, Part 3»-4»; XIV, Part 1». Bose J. C, Plant autographs and their revelations. Washington, 1916. {Smithsonian Report for 1914, p. 421-443). Chiapusso Voli I., La " Flora Segusiensis „ 1805 e l'opera " excur- soria „ del Botanico Giovanni Francesco Re nelle valli e convalli di Susa. — Il Botanico Beniamino Caso e la sua traduzione della " Flora Segusiensis „ 1881-1882. Roma, 1916. Comes O., La profilassi nella patologia vegetale. Napoli, 1916. Gufino L., Ricerche floristiche nell' Italia meridionale. Roma. 1915. {Boll. R. Soc. Geogr., fase. XII, 1915. De Toni G. B., Rassegna di mostruosità fiorali in individui di Digi- talis purpurea L. coltivati nel giardino pubblico di Modena. Mo- dena, 1916. {Mem. R. Accad. Scienze, Tett. ed Arti di Modena, Ser. B^ voi. XII). Johnson D. S., The history of the discovery of sexuality in plants. Washington, 1915. {Smithsoìiian Report for 1914, p. 883-406). Jones L. R., Problems and progress in Plant Patology. Washington, 1916. (Idem, p. 407-419). Longo B., Note di partenocarpia. Roma, 1916. {Annali di Botanica, XIV, fase. 10). Marais E. N., Notes on some effects of extreme drought in Water- berg, South Africa. Washington, 1916. {Smithsonian Report for 1914, p. 611-622). Mary Albert et Alexandre, Principes de Plasmogenie. Mexico, 1916. Masino F., Il Magnesio quale principio fertilizzante del terreno agra- rio. Torino, 1916. Massalongo C, Le " Marchantiaceae „ della Flora Europea. Mono- grafia. Vonezia, 1916. {Atti R. Istit. Ven. di Scienze, Lettere ed Arti, Tom. LXXV). — Manipolo quarto di piante raccolte da un veronese attorno al Monte 108 8EDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 9 DEOEMBBE Rosa, Monte Bianco ed in altri monti delle Alpi occidentali, non- ché nell'Italia media. {Madouna Verona, Anno X, fase. 38-39). Missione Stefanini-Paoli. Ricerche idrogeologiche, botaniche ed en- tomologiche fatte nella Somalia italiana meridionale (1913). Fi- renze, 1916. Nannizzi A.^ La " degenerazione „ delle piante legnose a foglie colo- rate e variegate, Siena, 1916. {La Difesa Agricola, 1916, n. 16). — L'ereditarietà delle variazioni nelle piante forestali. Siena, 1916. {Idem, n. 5). Repossi E., La bassa valle della Mera. Studi petrografìci e geologici. Parte 1». Pavia, 1915. {Memorie Soc. Ital. Scienze Nat., Voi. Vni, fase. 10). Rivera V., Fattori di allettamento del frumento (Colture sperimentali in vaso). Modena, 1916. {Le Staz. sper. agr. ital.. Voi. XLIX, 1916). Itoster G., Dell' uso del terriccio di bosco nella coltivazione in piena aria di piante originarie di climi caldi; Firenze, 1916. {Atti R. Acc. Georgof., Voi. XIH). — Di una nuova specie di " Trachycarpus „ il Tr. caespitosa Becc, n. sp. Firenze, 1915. {Bull. R. Soc. Tose. Ortic, XL, 1916). — Il frt'ddo radiante terrestre nelle sue attinenze con la vegetazione. Firenze, 1916. {Atti R. Acc. Georgof., Voi. XIII). — La fioritura delle Agave nel Giardino delFOttonella all'Isola d'Elba. Firenze, 1916. {Bull. R.' Soc. 2 ose. Ortic, XLI, 1916). Savastano L., La poltiglia solfo- calcica invernale. Acireale, 1916. {R. Staz. Sper. Agr. e Frutt. Acireale, Bull. n. '23). — La pompa n. 6 per la poltiglia solfo-calcica e la n. 7 per il petrolio benzinato contro le cavallette. Acireale, 1916. {Idem, Bull. n. 24). — L'arboricoltore meridionale nell'annata del 1916. Acireale, 1915. {Idem, Bull. n. 20). — Le fumaggini negli albei'i coltivati ed il trajjtamento con la polti- glia solfo-calcica. Acireale, 1916. {Idem, Bull. n. 26). — Le invasioni di bruchi nei nocciuoleti del Messinese. Acireale, 1915. {Idem, Bull. n. 19). Schmit-Jensen H. O., Homoeotic regeneration of the antennae in a Phasmid or Walking-Stik. Washington, 1915. {Smithsonian Report for 1914, p. 523-536). Sommier S., Osservazioni sulla Flora Maltese. Firenze, 1916. {Nuovo Giorn. Bot. Ital. Nuova Ser., Voi. XXIII, n. 3). Sommier S. e Caruana Gatto A., Flora Melitensis nova. Firenze, 1915. Stevens F. L., The genus Meliola in Porto Rico. Urbana, Illinois 1916. {Illinois Biological Monographs, Voi. II, n. 4). Traverso G. B., Radici aeree nella Vite. Pavia, 1915. {Rivista di Scienze Naturali " Natura „ , Voi. VI). Trotter A., Flora economica della Libia. Statistica illustrata delle piante coltivate e delle spontanee utili della regione. Seguita da una Appendice intorno alle droghe del commercio locale. Roma, 1916. INDICE Barbali E. — Frammenti di Epaticologia italiana. — II. . Pag. Ib Bégdinot a. — A proposito dell' Asoìla filicuIoiJes Lam. nel Ferrarese e nel Veneto „ 47 Id. — Un manipolo di piante raccolte nella Penisola bal- canica „ 49 BoLzoN P. — Alcune piante del territorio di Asolo (Prov. di Treviso) „ 96 Calestani V. — Gli Ormoni nelle piante. — Note ad un la- voro del Dott. U. Ricca ., 80 Chiovenda e. — Di una questione di nomenclatura a pro- posito di un genere di Labiate „ 57 MassaIìONGO C. — Di una interessante pianta Fanerogama. „ 51 Id. — ^Manipolo di piante della Tripolitania „ 67 Id. — Reminiscenze teratologiche „ 68 Minio M. — Contributo alla flora del Bellunese — Terato- logia. (Nota 6") „ 18 Pampanini R. — Ancora a proposito dell'ignorato contributo di un Italiano alle conoscenze floristiche dell' Imalaia occidentale e del Karakorum {Proc. verh.) „ 65 Id. — Una collezione botanica delle Isole Tremiti . . . . „ 29 Passerini N. — Ascidio fogliare di Nicotiana Tahucum {Proc. verb.) „ 8 Id. — La Digitarla disticha (L.) Fiori in Toscana {Proc. verb.) „ 8 Pubblicazioni pervenute in dono alla Società durante l'anno 1910 „ 107 Savelli Martino. — Alcune Uredinaceae italiane interes- santi „ 9 Id. — Appunti micologici. — I „ 99 Id. — De Stacltydc hiaitanica Montis Pisani „ 13 Id. — 1\ Sìjinj)1i'jtu ni orientale Ij.'aaXnva.VìzzQ.to in 'Y^oiiCQ.ndi,. „ 63 Id. — Septosporium Ferrarii n. sp „ 92 Id. — Ustilaginacearum Etruriae conspeotus „ 35 Statuto della Società botanica italiana „ 1 Villani A. — Di alcuni manoscritti del Dott. Giovanni Bat- tista Guatteri, Prof, di Botanica in Parma „ 42 Raffaello Bkni, Gerente responsabile. Firenze, 8tab. Pellas. Luigi Chili successore. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA Anno IQIT FIRENZE 1917. Firenze, Stabilimento Pellas, Via Jacopo da Diacceto, 10 (Lui(.'i Chiti successore). 1917. Gennaio. N. 1, BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA (PERIODICO MENSILE). INDICE Baroagli-Petrucci G. — Sopra una recente ipotesi di un in- tervento biologico nella deposizione del cinabro nei giaci- menti del Monte Amiata Pag. 2 Fiori Adr. — Piante raccolte sopra un masso di serpentino inesplorato dell'Appennino modenese „ 9 Sa VELLI Martino. — Appunti micologici. II, III „ Il SEDE DI FIRENZE. Adunanz.ì del 13 Gennaio 1917. Presidenza del Vice-Presidente Baccarini. Apert.a la seduta il prof. Baccarini propone che, date le condizioni del l)ilancio e la necessità di non aggravarle in questi momenti, si so- spenda temporaneamente la stampa del liitlletlino hifjfior/rdfico, salvo s'intende a riprenderla dopo la i)ace in modo che non abbia a subire soluzioni di continuità. La proposta è approvata. Indi espone la questione della chiamata alle armi del Cassiere Co- lozza e del Segretario Pam panini. 11 consiglio delibera di affidare le due funzioni temporaneamente al Socio Chiovenda, il quale accetta l'incarico; e si delibera di avvertire i soci con circolare di questa so- stituzione. Vj poi presentato un lavoro del Socio Calestani (.iie verrà pubblicato dopo quelli che hanno la precedenza e quando le condizioni finanziarie della Società lo consentiranno. Bull, della Soc. tt. Hai. 1 2 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO Il socio prof. dott. Ugolino Ugolini del R. Istituto Tecnico di Bre- scia presenta il riassunto di una nota sulle Avventizie esotiche detta Ftora li rescia n a . Attenendosi allo elenco contenuto nella memoria Le avventizie eso- tiche della Flora Italiana di A. Béguinot ed O. Mazza, pubblicato nel « Nuovo Giorn. bot. ital. », n.' 3 e 4, 1916, l'A. enumera circa un centinaio di specie per la maggior parte da lui raccolte nell'ambito del territorio bresciano. Quattro di esse sono nuove per la liora ita- liana, non figurando nemmeno nel ricchissimo elenco ricordato. Esse sono: Vilfa tenacissima (L. f.) H. B. et K. (dall' A. trovata anche a Genova, — Crassula jìortulacea Lam., — Colletta spinosa Lam., — Nicotiana suaveolens Lehm. ' Si da poi lettura delle seguenti comunicazioni : G. BARGAGLI-PETRUCCI. - sopra una recente IPOTESI DI UN INTERVENTO BIOLOGICO NELLA DEPO- SIZIONE DEL CINABRO NEI GIACIMENTI DEL MONTE AMIATA. In un recente studio sui giacimenti cinabriferi del Monte Amiata, l'Ing. P, Toso, ^ dopo avere esaminate le diverse ipotesi emesse dai precedenti Autori sull'origine di questi giacimenti, espone una nuova ipotesi che a lui sembra più attendibile e più semplice delle precedenti. Egli suppone un intervento biologico da parte di microorganismi, i Tiobatteri, che avrebbero agito come ossidanti sulle soluzioni cinabrifere, nelle quali il solfuro sodico avrebbe funzionato da solvente del solfuro di mercurio. « Le emanazioni endogene, egli dice, state disciolte nelle acque sotterranee, precipitarono il cinabro a misura che esse vennero verso la superficie a contatto con l'aria, e con ciò gradatamente si ossidarono i solfuri solventi del cinabro ». Questo modo di vedere è appoggiato su precedenti esperienze del Sabatier^ (confermate poi dal De Koninck) secondo le quali le soluzioni cinabrifere depositano il cinabro se vengono molto diluite, oppure se si trovano a contatto per lungo tempo con * Toso P., Contributo allo studio del giacimenti cinabriferi del Monte Amiata. « Boll, del R. Comit. Geologico d'Italia », voi. XLIV, fase. 3, 1915. * Comptes rendus 1879. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO 3 l'aria atmosferica, perchè con ciò i solfuri alcalini, e cioù i sol- venti del ciiiabi'o, [terdoiio tale loro i)ioprietà. « Ora le soluzioni cinabrifere, nella loi'o salita verso l'esterno attraverso banchi permeabili, dovettero appunto gradatamente venii'e a contatto con l'aria atmosferica trasportata «ialle accjue superficiali che si infiltrano nel sotterraneo, epperciò, per que- sto semplice fatto, esse ne dovettero precipitare il cinabi'o lungo il percorso seguito dalle soluzioni, a misura che i solfuri alca- lini venivano ossidandosi -e perdevano il loro potere dissolvente, e ciò indipendentemente -dalla natura delle roccie da esse lam- bite *. Fino a qui dun(|ue l' ii^otosi è puramente di natura tìsico- chimica. Ma ring. Toso suppone che sia intervenuta una azione bio- logica per opera di Tiobatteri (Beggiatoacee) che, come è noto, « assorbono idrogeno solforato ctie essi ossidano in presenza « dell'aria e convertono in solfo, di cui una parte viene a rieni- « pire le celle del loro proto|)lasma (?). <-- l'altra viene da essi « segregata sotto forma di acido solfoi'ico. — Mentre le secre- « zioni di acido solforico prodotte da questi bacteri sono per loro « letali, poiché non possono vivere in soluzioni acide, essi si « trovano invece nelle migliori condizioni vitali se vivono in un « ambiente che contenga disciolti cai'bonati alcalini, nel qual « caso le loro secrezioni di acido solibrico si convertono in so- < luzioni di solfati, e in questa loro azione solfatizzante viene «svolgendosi tutto l'acido carbonico dei carbonati stessi ». « La trasformazione del carbonato di calcio in solfato, mediante € l'azione di Tiobatteri, che possono vivere soltanto in soluzioni « dotate di bassa temperatura, non acide, entro cui svolgesi « idrogeno solforato in [)resenza dell'aria e di acque calcifei-e, € parmi debba essersi pure verificata nelle soluzioni ciruibrifere, « piritose, stronzianifere, neutre, accompagnati» da idrogeno sol- « forato, se esse trovavansi fra banchi di calcai'c, od a profon- « dita non eccessiva dalla superficie, per cui i'aiia potesse pe- « netrare sciolta con le acque superficiali, richiamate all'interno « dalle correnti acquifere gassose ascendenti. I Tiobatteri pos- « sono perciò, mentre stava depositandosi il cinabro da soluzioni € neutre, avere prodotto del gesso e della celestina, in gran «parte esportati poi dalle acque come pure dell'anidride car- 4 SEOE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO « bollica causa delle grandi corrosioni del calcare. Nella forma- « zione dei giacimenti cinabi-iferi, l'aria sarebbe perciò neces- < saria sia alla vita dei batteri ossidanti, come all'ossidazione « del solfuro sodico ». Ed in appoggio dell' intervento biologico nei complessi feno- meni che hanno accompagnato la formazione dei giacimenti cinabriferi, lo stesso Autore aggiunge: « La contemporaneità della formazione del cinabro con la sua « ganga gessosa nei giacimenti del Monte Amiata, non potendo « essere spiegata come effetto di reazioni chimiche, perchè il « cinabro richiedo per la sua precipitazione di trovarsi in so- « luzioni neutre, mentre il solfato di calcio richiederebbe l'azione « dell'acido solforico, può essere citata come prova non dubbia « che molti giacimenti di solfati vennero prodotti da azioni rai- « crobiolitiche ». Che i microorganismi siano una delle grandi forze della na- tura, e che la loro azione abbia contribuito alla formazione della crosta terrestre, credo non sia da mettere in dubbio, ed in recenti studii, io pure ho creduto di potere attribuire alla loro opera l'origine di alcuni depositi minerali, anche di non piccola importanza, quali la Lagonite della Regione Boracifera Toscana, ^ le Terre Gialle e Bolari del Monte Amiata, ^ e per- fino lo Zolfo delle formazioni gessoso-solfifere. ^ Non dubito che molti altri casi potranno essere messi in chiaro, ma nel caso del cinabro, senza entrare a discutere i dati geologici dei quali non sarei giudice competente, rimango alquanto esitante ad accogliere l'ipotesi dell'Ing. Toso di una azione batterica diretta sulle soluzioni cinabrifere, e ciò per con- siderazioni biologiche che ritengo non inutile esporre. In primo luogo i composti di mercurio sono fortemente anti- settici. Esistono germi (specialmente sporigeni) che oppongono * « Nuovo Giorn. bot. ital. », voi. XXI, 1913. * « Mem. della R. Accad. dei Lincei », tomo CCCXI, 1914. ' « Rend. della R. Accad. dei Lincei », voi. XXIV, ser. 5", fase. 6 e 7, 1915. SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO 5 anche al più noto ed enerj2:ico di questi antisettici, il sublimato corrosivo, una resistenza tale che la loro vitalità non viene distrutta neppure da una dimora prolungata di molte ore in una soluzione assai forte, ma i microorganismi i quali si trovano in queste condizioni passano generalmente allo stato di spora, e presentano quindi una specie di vita latente, in modo che la loro attività vitale e la loro influenza sui mezzo ambiente ven- gono ad essere quasi annullate. Il supporre che germi ossidanti abbiano potuto vivere e pro- pagarsi normabnenie in una soluzione contenente un composto di mercurio, ed in essa moltiplicarsi e dar origine ad una ve- getazione abbondante e rigogliosa, tale da produrre degli effetti chimici cosi tangibili, come la precipitazione di abbondante ci- nabro, è già, mi sembra, una ipotesi assai ardita. Ma vi è ancora altro da osservare. Io non so, di scienza mia, giudicare se realmente le soluzioni metallifere, provenienti dalle profondità del suolo, i-aggiungono la superficie della terra o almeno se si avvicinino ad essa tanto da permettere una abbondante vegetazione batterica, ma secondo attendibili opinioni di persone competentissime, credo che tale avvicinamento alla superficie non debba essere avvenuto nella maggior parte dei casi. — Non sarà male, in ogni modo, tenere presenti alcuni dati relativi alla distribuzione dei batterli nel terreno, secondo la profondità dalla superficie terrestre. Kramer ^ in un terreno argilloso assai ricco di lianms, cal- colò che per ogni grammo di terra, esistessero a diverse pro- fondità, germi diversi in quantità decrescente, come segue: a metri 0,20 di profondità n." 050,000 germi » 0,50 » » 500,000 » » 0,70 » » 276,000 » » 1,00 » » 30,000 » » 1,20 » » 5,000 » » 1,40 » » 700 » » 1,05 » pochissimi germi * Kramer, J)ii' liuhterìolo(jic in ihreii Beziclnnmeu zur LuìHÌicirth- schaft. Vienna, 1880. 6 SKDE DI FIRENZE - ADONANZA DEL 13 GENNAIO Reiiners, ' operando su terreni diversi, anche a profondità maggiori, forni i seguenti dati, [)er centimetro cubo di terra: alla superfìcie di un campo n." 2,504,800 germi a metri 2 di [)rofondità » 23,100 » » 3 Va » » 6,170 » » 4 ^'3 » » 1,580 » » 6 » » 0 » Fraenkel, ^ che fece ricerclie sistematiche nel sottosuolo di Berlino, e di Postdam, fino alla profondità di 4 metri, trovò che generalmente non esistevano germi, nella maggior parte dei casi, a quella profondità, e solo in qualche caso ed in certe sta- gioni, potè incontrarne nella quantità massima di 150-900 per ce, mentre alla superficie ne incontrava, contemporaneamente, fino a 450,000 per ce. di terra. Questi dati sono assai discordanti fra loro, l'elativaraente al numero dei germi che si possono trovare tanto alla superfìcie quanto alle diverse profondità, ma ciò non può meravigliare, se si pensa quanto possono variare le condizioni da un luogo ad un altro, e da un momento all'altro, e quanto siano difficili questi calcoli. — In una cosa però tutti i dati concordano; che i germi diminuiscono con la profondità in modo rapidissimo. — Al di là di 4 metri pochissimi (relativamente) sono i germi che si possono incontrare, e verso i 0 metri di profondità non se ne trovano più. Per ammettere dunque una attività batterica diretta sulle so- luzioni cinabrifere attraversanti il terreno, bisogna necessaria- mente ammettere che queste soluzioni venissero, almeno, a meno di 4 metri dalla superficie del suolo. Ripeto che non posso esser giudice in proposito, ma credo che non sia possibile ammettere che ciò sia avvenuto nella ge- neralità dei casi, e questa opinione è pure divisa da persone competenti in materia. Ed escludere tale possibilità signifì- * Reimers, Ueher den (r eli alt dea Borie ns un Bahlerien. « Zeitschr. f. Hygiene », VII, 1883. * Fraenkel, Untersuc/miu/eit iiber das Vorkommen von Mikroor- ganismen in verschiedenen Bodenscìiicìiten. « Zeitschrift f. Hygiene », n, ^^ p., 1887. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO 7 cherebbe escludere l'ipotesi di un intervento biologico nel fe- nomeno. * * * I fenomeni chimico-biologici da ine osservati sopra i batteri del tipo del BacUlus ferrigenus ^ sono assai più dillusi, in na- tura, di quanto si crede, poiché azioni biologiche ossidanti [as- sono svolgersi od essersi svolte non solo in bacini dove poi si è depositato abbondante l' idrossido ferrico, ma anche, diffusa- mente, in zone di terreno nelle quali la vita di quei microor- ganismi è stata favorita da speciali condizioni di umidità, di composizione chimica e di natura chimico-fisica del suolo. — Posso anzi aggiungere che finora, alle prove fatte, i terreni che mi sono resultati più favorevoli a questi fenomeni, sono appunto le argille, i cui detriti accompagnano sempre il minerale cina- brifero con tale frequenza che ad essi è stata attribuita la pro- tezione del cinabro già depositato contro la ridissoluzione even- tuale, dovuta al sopraggiungere di nuove soluzioni, ricche di solfuro sodico. A fenomeni di questo genere, esercitati su vasta scaia, pos- sono attribuirsi, come spero di avere dimostrato, i depositi di terre gialle e bolari dell'Amiata; ad analoga causa deve attri- buirsi la ozonizzazione delle acque delle Bagnore e dei Bagnoli sullo stesso monte, ^ e non è da escludere che in molti altri casi, per abbondanza di microorganismi ossidanti ferrigeni, svi- luppantisi in condizioni favorevoli, possano essersi verificati fatti analoghi che, se non hanno dato luogo a fenomeni così evidenti come (juelli sopra citati, possono però avere avuta importanza non trascurabile. Acque superticiali che siano penetrate nel terreno attraverso a strati nei quali era in piena attività il fenomeno biologico della ossidazione del ferro per opera di microorganismi, possono essere giunte a profondità ozonizzate come le acque delle so- pra ricoi'date sorgenti: non sarebbe quindi completamente gra- tuita l'ipotesi che quelle correnti di acque superiìciali che * « Nuovo Giorn. bot. ital. », voi. XXI, 1913. * « Nuovo Giorn. bot. ital. », voi. XXII, 191. 8 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO ring. Toso suppone siano venute in contatto con le soluzioni cinabrifero, fossero dotate di proprietà ossidanti più energiche dell'ordinario, appunto per effetto del loro contenuto in ozono. Per questa via si giungerebbe, forse, a conciliare i diversi concetti e i diversi fatti dei quali bisogna tener conto per for- mulare una ipotesi. Poiché, secondo l'Ing. Toso, non è possibile spiegare con azioni chimiche ordinarie la deposizione del cinabro contemporanea- mente alla formazione del solfato di calcio, e poiché, d'altra parte, non si può, per ragioni biologiche, supporre a profondità, una azione microbica diretta, e neppure ammettere, per le ra- gioni già addotte, che le soluzioni siano venute sempre alla su- perficie, dove solo una tale azione sarebbe ammissibile, non resterebbe, forse, che ammettere una azione biologica indiretta; che cioè le acque superficiali, ozonizzate in ^'xb, biologica, siano penetrate nel terreno conservando le proprietà energicamente ossidanti conferite loro dall'ozono disciolto. Si verrebbe cosi ad ammettere un rapporto fra i fenomeni biologici della superficie e quelli chimici della profondità: fra la ossidazione del ferro negli strati superficiali e la deposizione del cinabro nell'interno della crosta terrestre. Altri potrà giudicare della attendibilità di una tale ipotesi, che a me sembra assai ardita, ma che pure ò l'unica possibile, se si ritiene inevitabile un'intervento biologico. Io ho creduto utile soltanto fare questi brevi rilievi per esporre la mia opinione che di una azione batterica diretta non si possa parlare nel caso della formazione del cinabro e che occorre essere molto cauti nell' attribuire ad azioni biologiche feno- meni geologici e mineralogici, e solo ammettere tale possibilità, quando si possano portare in appoggio di una ipotesi, oltre alle osservazioni di varia natura, anche dati forniti da ricer- che sperimentali di laboratorio, se non si vuole, per eccesso di generalizzazione, far nascere dubbi anche sopra analoghe ipo- tesi che pure possono vantare in loro appoggio esperienze non dubbie. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO ADR. FIORI. — PUNTE RACCOLTE SOPRA UN MASSO DI SERPENTINO INESPLORATO DELL'APPENNINO MO- DENESE. Nella valle del torrente Dragone, sul confine tra i comuni di Montefiorino e di Frassinoro, sulla via delle Radici, trovasi un masso di serpentino, strapiombante sul torrente per l'altezza di un centinaio di metri, denominato Monte del Calvario, proba- bilmente dalla chiesetta, ora cadente e disabitata, che trovasi alla sua sommità, verso la sovrastante montaj^na e presso la strada carrozzabile. Il punto più elevato di questo masso, icui lati sud ed ovest sono per gran tratto inaccessibili, trovasi a circa 750 m. sul livello del mare. Nella carta geologica d'Italia é segnato come costituito di dia- base e si continua con giacimenti analoghi sull'altro versante del Dragone sino a Boccassuolo, raggiungenti la quota di .1022 m.; però la flora del M. del Calvario è assai differente da quella di quest'ultima località. Probabilmente ciò è dovuto alla differente esposizione, essendo il M. del Calvario più basso ed esposto a sud, mentre le masse serpentinose di Boccassuolo sono esposte a nord. Non potrei però escludere che vi fosse tra i due gia- cimenti anche una difTerenza nella composizione chimica. Due .prime visite al M. del Calvario ve le feci nell'ago- sto 1883 e nel settembre 1890, ma, data la stagione troppo inoltrata ed il tempo ristretto dedicatovi, pochissimo potei rac- cogliervi. Nel 1896 vidi in casa di certi signori Fontana di Lago un fascio di reste della Stipa pennata, che mi assicuravano aver raccolte nel vicino M, del Calvario, ma non potei trovare allora questa pianta, che sarebbe stata una novità per la flora del Mo- denese e Reggiano. Nella terza escui-sione, compiutavi il 19 luglio dell'anno scorso, ricercai accuratamente questa Stipa e potei rinvenirne una sola resta al piede di una roccia inaccessibile. Resta cosi accertato che Stipa pennata esiste al M. del Calvario, ma vi deve essere rara e forse confinata nelle anfrattuosita delle lupi 10 SKDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO a picco. K(l ecco, senz'altro, roleiico dello piante più interessanti raccolto al I\l. del Calvario: Stipa pennuta L. (^Nuova pel Ameluìichicr vulyuris Moench Modenese e Reggiano) Phlemn Micltelii AH. Melicd cilidfa L. Festuca ovina v. glauca (Lam.) Carex Halleriana Asso Alliuni sphaerocephalum L. Cerastium arvense v. suffrutico- sum (L.) Silene nutans L. Dianthus Cari/op/ii/l/us v. inodo- rus L. Helianthemum Fumana Mill. Arabis tnuru/is Bert. ^ Vesicaria uLriculata L. Saxifraga Aizoon L. Sedum acre L. Sevipervivnm tectorum L. Rosa agrestis Savi Melilotus neapoUtana Ten. (Nuovo per l'Emilia ed è finora la località più settentrionale per questa specie mediterranea). Trifolium arvense L. Trifolium arvense L. v. f/racile (Thuill.) (Raccolto anche nel set- tembre 1896) « Peucedanum Oreoselinum Moench (Nuovo pel Modenese e Reggiano) Torilis arvensis Lk. Teucriurn montanum L. Stac/rys recta Li. Galiiini purpureiim L. Filago arvensis L. (sett. 1896). Centauren alba v. deusta (Ten .) ' Crepis foetida L. Di queste piante, od almeno delle più caratteristiche, ritrovai sul versante di Boccassuolo soltanto Centaurea alba v. deusta, frequente tanto sulle roccie diabasiche presso al paese, quanto su quelle che si ergono più ad oriente, verso Palagano. In que- .' raggiungere la grossezza del peduncolo che porta il fiore. E notevole il fatto che solo poche piante, fra le tante che vegetano alla foce dell'Arno, sono attaccate dal fungo e che solo qualche ramo di ogni pianta è infetto, mentre gli altri, normalmente fioriti e fruttifi- cati, non presentano alcuna pustula del parassita. ' Il Barsali cita Capparis spinosa, ma ritengo si tratti di una svi- sta giacché nel pisano non cresce che Capparis inermis. Vedi Caruel, Prodr. FI. Tose, pag. 55 ; Sec. Suppl. Prodr , pag. 8 ; Baroni, Suppl. Prod. fi. Tose, pag. 77. in SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO 2. Cystopus Portulacae (De Caud.) Lèv. — Sacc, SylL, VII, pag. 335. Bori., Icon. Phyc, pag. 7, tab. II et III. Tassi ISUC), pag. 358. Barsali 1905, pag. 204. * Prov. di Firenze, sulle foglie e sui cauli di Portulaca oleracca con coiiidi e oospore in vari orti della città. — Prov. di Pisa, su Portulaca oleracea nei giardini (Bars.); j.^ià raccolta nell'Orto botanico da Pietro Savi fino dalla pr-iiua meta del 1800. — Prov. di Siena, in un orto (Tassi). — * Pkoy. di Grosseto, alla stazione ferroviaria di Gros- seto con soli conidi (1915). 3. Cystopus Eliti (Biv.) De Bary. — Sacc, Syll, VII, pag. 236. Beri., Icon. Pìiyc, pag. 8, tab. IV. Cavara e Saccardo 1900, pag. 297. * Prov. di Firenze, su foglie di Amarantus jìcttulus a Val- loinbrosa (Cav. e Sacc). 4. Cystopus Tragopogonis (Pers.) Schròt. — Sacc, SylL, VII, pag. 334. Beri., Icon. P/iyc, pag. 8, tab. V. Tassi 1900, pag. 60.. * Prov. di Firenze, nell'Orto botanico su foglie di Trago- pogon sp. — Prov. di Siena, su Inula salicina nell'Orto botanico (Tassi). 5. Phytophthora Cactorum (Cohn et Lebert) Schrot, — Sacc, SylL, VII, pag. 238. Beri., Icon. Phyc, pag. 10. Briosi 1896, pag. xxxviii. Solla 1887, pag. 270 (sub Ph. omnivora). Cavara e Saccardo 1900, pag. 296. Prov. di Firenze, sulle foglie seminali di Fagus silvatica a Boscolungo (Briosi). Sulla medesima matrice a Vallom- brosa (Cav. e Sacc. Cavara in « Briosi e Cavara, Funghi parasfiiti, n. 277 »). 6. Phytophthora infestans (Mont.) De Bary. — Sacc, SylL, VII, pag. 237. Beri., Icon., Phyc, pag. 11, tab. Vili. Briosi 1889, pag. xxi. Tognini 1892, pag. 47. Solla 1887, pag. 270. Cavara e Saccardo 1900, pag. 296. Barsali 1905, pag. 204. Prov. di Lucca, su Solanum Lycopersicum e Sol. luhero- suni a Vallano (Briosi, Tognini). — Prov. di Firenze, su Solanum iuberosiim a Vallombrosa (Solla, Cavara e Sacc); a Pistoia (Briosi, Tognini). — Prov. di Pisa, su Solanum taberosum nei dintorni della città e a Calci- naia (Bars.). SEDE m FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO 17 7. Plasmopara pygmaea (Unger) Schròt. — Sacc, S>jll., VII, pag. 240. Beri., Icon. Pìiyc, pag. 13, tab. X. Cavara e Saccardo 1900, pag. 297. Prov. di Firenze, a Vallombrosa su Anemone ìiemot^osa (Cav. e Sacc). 8. Plasmopara pusilla (De Bary) Schròt. — Sacc, SylL, VII, pag. 251. Beri., Icon. Phyc, pa^f. 14, tab. XI). Cavara e Saccardo 1900, pag. 297. Prov. di Firenze, a Vallombrosa su Geranium nodosmn presso il Ponte sul Vicano (Cav. e Sacc. Cavara in « Briosi e Cavara, Fanghi para^^siti n. 278 », in « D. Saccardo, My- cothem italica, n. 724 »). 9. Plasmopara densa (Rab.) Schròt. — Sacc, SylL, VII, pag. 243. Beri., Icon. Phyc, pag. 15, tab. XIII. Cavara e Saccardo 1900, pag. 297. Prov. di Firenze, a Vallombrosa sulle foglie di Rhinan- ihus Crista-yalU (Cav. e Sacc. Cavara in « D. Saccardo, Mycoiheca italica, n. 418»). 10. Plasmopara viticola (Berk. et Curt.) Ber!, et De Toni. — Sacc, SylL, VII, pag. 338. Beri., Icon. Phyc, pag. 17, tab. XVII, XVIII. Solla 1887, pag. 270. Tassi 1896, p. 357. Berlese 1898, 1. e. ' Cavara e Saccardo 1900, pag. 297. Barsali 1905, pag. 204. Savelli, 1916, pag. 235. Questa specie è assai diffusa in tutte le province e indica- zioni parecchie, oltre quelle da me citate, si trovano sparse nelle rassegne crittogamiche date in luce periodicamente dai labora- tori di Patologia vegetale. Di provenienza toscana è stata pub- blicata dal Mori al n. 984 dell'Erbario crittogamico italiano serie II. Nell'Erbario fiorentino ne esistono degli esemplari rac- colti da G. Baroni sulla Vitis aestivalis. 11. Plasmopara nivea (Unger) Schrut. — Sacc, SylL, VII, pag. 240. Beri., Icon. Phyc, pag. 18, tab. XIX. Cavara e Saccardo 1900, pag. 297. Barsali 1905, pag. 204. Prov. di Firenze, a Vallombrosa nei dintorni dell'Istituto forestale su AegopofUum Podagraria (Cav. e Sacc). — Prov. di Pisa, sulla medesima matrice nell'Orto botanico (Bars.). Vi compare regolarmente ogni primavera. 18 SKUK DI KIRENZK - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO 12. ** Pseudoperonospora cubensis (B. et C.) Rostow. — Syll., VII, pag. 201 (sub Peronospora) et XVH, pag. 520 (sub Plasmopara). Beri., /con. Phyc, pag. \^{s\ù)Plasmopara). * Prov. di Firenze, a Castelfalfi (Montaione) su * Cucumis Melo (A. Biondi in herb. floi'.), 13. Bremia Lactucae Regel. — Sacc, SylL, VII, pag. 243. Beri., Jcon. Phiic, pag. 19, tab. XXI, XXII. Tassi 1899, pag. 171. Cavara e Saccardo 1900, pag. 297. Prov. di Firenze, a Vallombrosa su Laotuca saliva e Lap- sana communis (Cav. e Sacc. Cavara in « D. Saccardo, Mycotheca Ualica, n. 469»); a Firenze nell'Orto botanico su * Sonchus oleraceus e * Senecio valgaris. — Prov- DI Pisa, presso Madonna dell'Acqua su * Sonchus olera- ceus; a Marina sulla stessa matrice. 14. Peronospora calotheca De Bary in Rab. — Sacc, Syll., VII, pag. 245. Beri., Icoti. Phyc, pag. 26, tab. XXXII. Cavara e Saccardo 1900, pag. 296. Prov. di Firenze, Vallombrosa a M. Porcellaia sulle foglie di Asperula odorala (Cav. e Sacc. Cavara in « D. Saccardo, Mycolheca Ualica, n. 470»). 15. Peronospora Alsinearum Casp. — Sacc, SylL, VII, pag. 246. Beri., Icon. Phyc, pag. 26, tab. XXXIV. Cavara e Saccardo 1900, pag. 296. Prov. di Firenze, su foglie di * Ceraslium glomeralum e di Stellarla nierlia f. gymnocaìyx nell'Orto botanico; a Vallombrosa su Ceraslium arvense (Cav. e Sacc). — * Prov. di Pisa, lungo l'Arno alle Piagge su Stellarla media f. tricocalyx. 16. * Peronospora grisea (Ung.; De Bary. — Sacc, SylL. VII, pag. 255. Beri.. Icon. Phyc, pag. 29, tab. XL. Prov. di Firenze, a Vallombrosa su * Veronica serpylli- foUa (D. Sacc, Mycolheca italica, n. 1111). 17. Peronospora arborescens (Berk.) De Bary. — Sacc, SylL, VII, pag. 251, Beri., Icon. Phyc, pag. 30, tab. XLIII. Tassi 1899, pag. 60. Barsali 1905, pag. 204. * Prov. di Firenze, nell'Orto botanico su ^ Papaver dii- bium. — Prov. di Pisa, attorno alla città sul Papaver somniferum nei giardini (Bars.). — Prov. di Siena, su Papaver Rhoeas in un orto (Tassi). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 GENNAIO 19 18. Peronospora effusa (Grev.) Rab. — Sacc, Syll., VII, pag. 256. Beri., Icon. Phyc, pag. 32, lab. XLVII, fig. 1. Cavara e Saccardo 1900, pag. 297. Prov. di Firenze, a Valloinbrosa presso il Villino Medici su foglie di Chenopodium murale (Cav. e Sacc. Cavara in « D. Saccardo. Mijcotheca italica, n. 471»). 19. Peronospora Viciae De Bary. — Sacc, Syll., VII, pag. 33. Beri.. Icon. Phyc, pag. 33, tab. L. Tassi 1896, pag. 357. Cavara e Saccardo 1900, pag. 297. Prov. di Firenze, a Vallombrosa su Vida sepium (Cav. e Sacc.)- — Prov. di Siena, in un orto urbano presso Porta Tufi su Vicia saliva (Tassi). 20. * Peronospora Ficariae Tal.— Sacc. Syll., VII, pag. 251. Beri., Icon. Phyc, pag. 38, tab. XLI. * Firenze, nell' Orto botanico su Ranunculus bulbosns ^ Aleae. 21. Peronospora Urticae (Lib.) De Bary. ~ Sacc, Syll., VII, pau-. 257. P>erl., Icon. Phyc, pag. 39, tab. LXIII. Barsali 1905, pag. 204. Prov. di Pisa, a Calcinaia su Urtica urens (Bars.). 22. Peronospora alta Fuck. — Sacc, Syll., VII, pag. 362. Beri., Icon. Phyc, [.ag. 39, tab. LXIV, flg. 2. Cavara e Saccardo 1900, pag. 256. Prov. di Firenze, a Valloinbrosa su Plantago maior (Cav. e Sacc. Cavara in « D. Saccardo, Mycotheca italica, n.472 »). 23. Peronospora parasitica (Pers.) De Bary. — Sacc, Syll., VII, pag. 248. Beri., Icon. Phyc, pag. 10, tab. LXVII. Barsali 1005, pag. 204. * Prov. di Firenze, su * Matthiola sp. in un giardino (.Mar- telli in hei-b. fior.). — Prov. di Pisa, nei giardini su Cheirantas Cheiri (Bars.). 24. * Perono-'.pora aflfinis Rosra. in Rab. — Sacc, Syll, VII, pag. 251. Beri., Icon. Phyc, pag. 34, tab. LI, fig. 1. * Firenze, nell'Orto botanico su Fumaria ofjlcinalis. Dopo di che non essendovi altro da trattare, la seduta è tolta. Raffaello Beni, Gerente responsabile. Firenze, Btab. Pellas. Luigi Cliiti successore. 1917. Febbraio-Marzo. N. 2-3. BULLETTINO ^ DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA (PERIODICO iMENSILE). INDICE Chiovehda e. — Plantae novae vel minus notae e regione ae- thiopica Pag. 21 Id. — Piante dei dintorni di Bailundo (Bengviella) m. 1500- 1700 s. m., raccolte dal prof. Dino Taruffì nel 1914 .. . „ 28 Cozzi C. — Di alcune fanerogame del Varesotto „ 31 Massalongo C. — Intorno al Bnjum veronense De Not. ... „ 33 SEDE DI FIRENZE. Adunanza del 10 Febbraio 1917. Presidenza del Vice-Presidente Baccarini. Aperta la sedata vengono presentate le seguenti comunicazioni: E. CHIOVENDA. — plantae novae vel minus no- tae E REGIONE AETHIOPICA. 188.1 — Cerastium {Orthodon) adnivale Chiov. = C. oulgatum Cortesi (non Linn.) ap. Luigi di Savoia II Rio- loenzori, Parie scientifica, voi. I (1909) 461. Pianta verisimiliter perennis. Caiiles basi repentes vakie ra- mosi albidi, tìliformes, iiitricato-caespitosi, fertiles adscenden- tes 10 enti. circ. alti, internodiis 1,5-5 cm. longis, unilateraliter 1 Pel n. 187 vedi «Annali di Botanica», XIII (1915) 407. Bull, della Soc. boi. Hai. 22 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO serie pilorum alborum crispulorum praeditls. Folia sessilia in vivo carimsula ig sicco ciiiftieo-viridia, elliptico-laiiceolata, 10- 15 mm. loiiga, 6-8 inm. lata, utrisque extremitatibus aequaliter attenuata, vel basi cuneata et fere latissiine petiolata, apice acu- tissima et crasse mucronata utrinque glabra, sed marginibus e basi ad apicem usque setis tenuibus 3-4 mm. longis longe ciliatis et ora cartilaginea incrassata; nervi utrinque 3-4 cum venis crassiusculis et contra lucem conspicue ut margo opacis. Flores pentameri in dichotomiis vel in axillis foliorum superiorum om- nino herbaceorum, nunquam vere paniculati; pedicelli 5-7 ram. longi etiam fructiferi non longiores et apice recti, patenter piloso-visciduli pilis longiusculis. Sepala 5,5-6 mm. longa 2 mm. lata ovato lanceolata, glabra sed marginibus pi-ope basim ciliatis, late albo- et nitide-membranaceis, apice acuminata sed extre- raitate obtusiuscula vel vix acuta. Petala elliptico-oblonga usque 23 vel 3/4 sepaloiMim longa, apice minute bideiitata dentibus 0,5 mm. longis obtusiusculis accumbentibus, subtilissiine triner- via, ungue lato glabro, interdum ad lamellas 1 mm. longas ro- tundas reducta. Stamina 10, filamentis subulatis 2,3 mm. longis glaberrimis; antherae globosae fiavae 0,3 mm. longae. Ovarium late ovoideum subglobosum ; ovula circ. 12; Styli 5 liberi apice incurvi tandem circinnati, antheras superantes, 1,5 mm. longi, alternipetali, et ideo sepalis oppositi. Capsula ovoidea glabra, efFeta sepalis Va circ. longior, apice dentibus 10 rectis revolutis apice truncatis dehiscens. Semina matura rotunda compressula, rufa manifeste rugulosa, rugis obtusissimis et latiusculis, mar- gine obtuso non canaliculato nec marginato, facie una concava altera convexa. Uganda, sul Ruwenzori nella valle dei Laghi m. 4500, giu- gno 1006 (Luigi di Savoia). Habitus Cerasta Idtifolil L. foliis brevioribus et latioribus. Folia forma simillima illis Stellariae mediae formarum minorum, sed tex- tnra manifeste crassiora, marginibus incrassatis longe ciliatis, contra lucem visa venis multo crassioribus e nervo marginali crassissimo opa- cis, epunctata, dum in Stellarla media nervi oranes etiam marginales sunt filiformes tenuissimi, transparentes et facies sunt in sicco albo- punctatae. Cerastium (ifricamim in Ruwenzori formis variis indicatum nullo pactu cum hoc comparandum, ut facile ex descriptionibus patet, aeque C. viilyatum. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO 23 189. — Abutilon euFigarii Chiov. Caules simplices plus miiiusve crassi recti, in axillis folioriim ramulis brevissimis sterilibus donatus dense subfloccoso-tomen- tosi pallide ferrugineo-cinerei. Folia petiolis subcylindricis dense subflaccoso-tonientosis 4-10 cm. longis, 2-3,5 mm. ciré, crassis; stipulae lineare? 6 mm. iongae, basi 1 mm. latae; laminae 5- vel (lobulis duobiis minntis basalibus additis) 7-lobata, 6-12 cm. longa, 6-12 cm. lata, lobis triangularibus acutis marginibus rectis, ir- regiilariter dentato-crenatis dentibus satis parvjs late triangu- laribus obtusis, sinus inter lobos non rotundi sed angulo late acuto vel obtuso formatis, lobo terminali caeteris longiore et maiore, utrinque dense stellato-tomentosa sed subtus densius et subincana. Inflorescentiae in axillis aeminatae, 1-4-florae una magis floribunda interdum etiam foliifera, ubi uniliorae pedun- culo bracteolis 1-2 dissitis praedito, pedunculus communis 3-5 cm. longo, pedicelli 1-3 cm. longi, 10 mm. sub calyce articulati ut petioli et calyces dense subfloccoso-tomentosi; bracteolae parvae lineares 3-5 mm. longae, 1 mm. latae, floccoso-tomentosae. Calyx exinvolucratis campanulatusT mm., fructifer 8 mm. longus ad V2 usque vel parum ultra in lacinias 5 triangulares acutas mar- ginibus 4-5 mm. longis rectis, basi 4-5 mm. latas obsolete tri- costatas divisus. Corolla rubra nervis ramosis intense purpureis inferne striata, 2-5 cm. circ. lata; petala obovata 13 mm. longa, 10-11 mm. lata apice parce emarginata inferne in unguem angu- gustum dense ciliatum attenuata. Tubus stamineus totus 10 mm. longus basi pei' 2 mm. cum unguibus petalorura cobalitus, pars a petalis libera 8 mm. longa, quorum in 2,5-3 mm. infimis nuda, stamina numerosissima, antheris connectivo pallido et loculis atropurpureis, superne biauriculatis acutis stipata; stylus liirsu- tus, pilis longis fasciculatis, apice ramis circ. 15 divisus et sti- gmatibus capifellatis terminatus. Fructus globosus, superne in centro umbilicatus. 15 cm. circ. diametro, dense stellato-toraen- tosus, carpidia reniformia circ. 20 non cobalita, doi'so rotuiidata, superfìcie dorsali plana non sulcata, stellato-tomentosa dente interiore rotundo, valvae glaberrimae, flavescentes tenuissime membranaceae pellucidae, margine interiore levissime curvulo, exteriore valde curvo, cum nervo maricini parallelo adjutó. 24 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO 11 min. longa 0 mm. lata. Semina 2-3 renilbrraia 2,5 mrn. longa, laevia sed opaca, olivaceo-iiigricaiitia. Nubia: Fazogl sulle sponde del Nilo Bleu IV, fi. e fr, (Fi- gari 1867). Senza alcuna indicazione di località col nome Sida muiicaì proveniente dall' Erb. Desfontaines nell'Erb. Webb. Alfine all' A. longicuspe Hochst. dal quale è diversissimo per mol- teplici caratteri; per l'abito somiglia all' ^. vitifolium (Cav.) Presi, cfr. Bot. Reg. t. 4227. 100. — Kelleronia nogalensis Chiov. Chiov. Le Collezioni botaniche della Missione Stefanini-Paoli nella Somalia italiana (1916) p. 30, diagn. analyt. = Kelleronia splendens Engler (non Schinz) in Annuario R. Istit. Bot. Roma VII (1896) 15 tantum n. 34 p. p. Frutex corticc pallide cinereo, lenticeliis maximis siibere albi- cante hinc inde saepe confluentibus praeditus. Folla opposita pari-pinnata 3-4-juga rhachis cum petiolo 5-10 mm. longo 17- 30 mm. longa, foliola obovata vel elliptico-lanceolata subcoriacea, basi cuneata, superne ampliata plus minusve abrupte contracta et apiculata, ore valde incrassato circum circa marginata, 7- 20 mm. longa, 3-10 mm. lata, juniora uti'inque tenuissime et adpresse parce pilosula, adulta glaberrima in sicco plus minusve corrugata, nervis utrinque prominulis; stipulae lineares eximie falcatae circ. 4 mm. longae 1 mm. latae, pilosulae. Rami flori- feri plerumque elongati internodiis 3-8 cm. longis obtuse an- gulatis et obscure sulcato-striatis, puberulis. Flores solitarii axillares omnes manifestissime laterales; pedicelli robusti ari- thesi 2-2,5 cm., fructu 5 cm. longi, sulcato angulati adpresse puberali. Calyx deciduus sepalis 5 lanceolatis acuminatis 12 mm. longis 3-5 mm. latis interioribus marginibus late albo-margi- natis, basi valde concavis, dorso parce adpresse puberulis. Po- tala lata obovata in sicco pallide flava 22 mm. longa, 14 mm. lata, apice ampie rotundata (illis Tributi cistoidis L. colore et substantia similes) utrinque glaberrima. Stamina 10, 5 fìlamen- tis IO mm., 5 breviora 7 mm. longis; antherae ellipticae 2,5 mm. longae, 1,2 mm. latae, utrinque obtusissimae, versatiles. Ova- SEDE DI FIKENZE - ADUNANZA DEL 10 l'ERRBAIO 25 riuin pai'ce et breviter pilosum. Fructiis juveiiis in medietate carpidiorum coriiiculis patulis cuiiicis 1-1,5 min. loiigis praedi- tus, et setis 1,5-2 tnm. longis paucis e tubefculis ortis sullultus; stylus 6 mm. loiif^us, brevissime puberulus stygma truncatum. DiscLis cupulatus margine eximie undulato sed non videtur in appendices incrassatas esse prodiictiis ut in K. splendente. Somalia: alla foce del Wadi Nogal lì. (Robecchi 1890 n. 34). 191. — Kelleronia Bricchettii Chiov. Chiov, Le Collezioni botaniche della Missione Stefanini- Paoli nella Somalia italiana (191G) p. 39, diagn. analyt. = Kelleronia splendens Engler (non Schinz) in Annuario R. Istit. bot. Roma VII (1896) 15 tantum, n. 34 p.p., 32 et 33, excl. spec. Rivae, Frutex ramis floriferis elongatis, internodiis cylindricis, ob- solete striolatis 4-8 cm. longis. Folia paripinnata opposita fo- liola 3-4-Juga elliptica vai ovato elliptica, valde inaequilatera basi oblique rotundata vel diraidiato-cordata plus minusve con- tracta apiculata, 5-17 mm. longa, 3-10 mm. lata, supra viridia dense villosa, subtiis densissime cinereo-vel albo-sericeo-villosa; margine non vel vix incrassato-marginatis, Colia in sicco non corrugata nervis subtus parum prominiilis; stipulae lineares, 8-9 mm. longae, subulato acuminatae, arcuato-falcatae. basi 1 mm. latae, marginibus longe setoso-ciliatis, utrinque dense pilosu- lae. Flores omnes inaxillis solitari i manifestissime laterales, pe- dicelli fioriferi 1,5 cm.. fructiferi refracti 2,5 cm. longi, dense cinereo villosi pilis patulis. Seiiala 5 ovato-lanceolata super- ne subabrupte contracta, acuminata, interiora marginibus late membranaceis, dorso densissime cinereo et patule villosis, 12- 13 mm. longis 4,5 mm. latis, basi ampie et profunde concavis. Retala in sicco pallide llava (ut illa Tributi cistoidis) obovata circ. 26 mm. longa, et 15 mm. lata apice rotundata, glaberrima. Ovarium pilis parcis et brevibus niveis vix V^ styli longis suf- fultum. Stylus circ. 14 mm. longus glaberrimus, stigma vix in- crassatus. Stamina 10, 5 filamentis 9 mm. longis, 5 longioribus 11 mm. longis glabris; antherae ellipticae 1,5 min. longae, 1 mra. latae. Fructus parce et breviuscule setis sparsus, non tuber- 2() SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DKL 10 FEBBRAIO culli tus. Cai'pidia matura exocarpio carnoso, endocarpio late- raliter compresso crustaceo eKtus ad latera reticulato-rugoso; semina circ. 0. Somalia: Merehan, nome indig-eiio Gahandè. VII-VIII fi. e fr. (Robecchi 1891 ii. 32, 33); Nogal fi. (Robecchi 1890 n. 34'^''^). 192. — Meringa Rivae Chiov. = M. oìeifera ? Harms (non Lam.) in Schedis Herb. Colon. Ital. Arbor, ramis junioribus glabris vel parce hisi)idulis cortice ochraceo rufescente vel fusco; cicatricibus foliorum amplis pal- lidis. Folia liysterantha. Infiorescentiae longe (5-10 cm.) pedun- culatae, pedunculis, ramis et pediceilis pilis simplicibus patentibns brevibus ot pancis hirtulis; bracteolae. lineares 1 mm. longae, 0,2 mm. latae; pedicelli graciles 7-10 mm. longi. Flores rosei alabastris ellipticis 9-10 mm. longis, basi abrupte contractis, apice rotundatis, extus glaberrimis. Galycis tubns hemispaericus 2-3 mm. longus et latus. Sepala oblonga-lanceolata, apice acu- tiuscula, 10 mm. longa, 2,5-3 mm. lata, arcnato-reflexa. Potala lineari-lanceolata, acuminata glaberrima, in 2/3 inferioribus sub- unguiculato-angustata, apice lamina lanceolata 3-4 mm. lon^a, 2,5 mm. lata, terminata. Stamina filamentis glaberrimis fìlifor- mibus petalis parum longioribus antherae oblongae 1,5 mm. lon- gae, 0,5 mm. latae. Fructus lineares triquetri 25-30 cm. longi, utrinque aequa- liter attenuati apice sensim acuti.ssimi; valvae tres aequales 10 mm. latae, longitudinaliter trisulcalae. Semina plurima, glo- boso-! rigona, 10-11 cm. longa, utrinque subcordato-excisa, lobu- lis quibusque ala membranacea pellucida 8-10 mm. longa 5 mm. lata, productis alae ad latera fructus angusta vel nulla; semi- nis facies 8-9 mm. latae in medio laeves vel sublaeves, ad latera prope carinas exirae transverse undulato-rugosa. Ogaden: Dabanach in luoghi aridi, sassosi e scarsamente er- bosi 10, I, 1893 0. (Riva e Ruspoli n. 1017); Mil-Mil fra le roccie e in luoghi aridi sassosi 2, I, 1803 fr. (Riva e Ruspoli n. 810). Atìfine alla M. oleifera Lam. la quale dill'erisce per i pedicelli e ra- cliidi delle inliorescenze tomentose deusamente, per gli alabastri ester- namente tomentosi, per il nucleo dei semi rotondi non cordato-lobulati SEUK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 KEBBRAIO 27 alle due estremità, lisci e per le ale confluenti insieme nella estremità inferiore del seme, per i petali più stretti e di altra forma. Dalla M. Ru- spoliana per i fiori assai più piccoli e totalmente diversi. A Semina alis tribus membranaceis latis praedita. B Calyx tubo angusto 2-3 cm. elongato praeditus. Ji. lotigituba Engler. B B Calyx tubo liemisphaerico 2-3 mm. longo et lato. C Semina nucleo globoso rotundo ; alae ad seminis basim late inter se contìuentes. Peduncoli et pedicelli Jioriferi. et sepala extus tomentoso-villosi. M. oleifera Lam. C C Semina nucleo cordiformi inferne acuto, superne manifeste biau- ricolato vel utrinque bilobato. Pedunculi et pedicelli pubescen- tes vel liispiduli non vere tomentosi. D Alae seminis inferne inter se omnino liberae. Pedunculi et pedi- celli dense quamquam breviter pubescentes vel furfuracei. E Flores parvuli sepala et petala circ. 10 mm. longa 2,5-3 mm. lata. Pedunculi et pedicelli sparse et patenter hispidi. Semen nu- cleo utrinque manifeste bilobato. J/. Rìvae Cliiov. E E Flores majusculi sepala et petala ad 15 mm. long-a. Pedunculi et pedicelli dense v. densissime furfuraceo-pubescentes pilis elon- gatis. Folla impari pinnata. M. Ruspoliana Engler. D D Semen nucleo apice manifeste cordato basi acuto vel subacuto, alis inferne inter se late confluentibus. Pedunculi et pedicelli tìores majusculi ut in M. Ruspoliana. Pili brevissimi. Folla bipinnata pinnis imparipinuatis. ]\f. Borziana Mattei. A A Semina triquetra exalata. M. peregrina (Forsk.) Fiori. 193. — Ammannia attenuata var. micromerioides Chiov. Pianta 10-18 cm. eiata. Gaules graciles ima basi 0,7-1,2 mm. crassi et simplices vel basi rarius sursum ramosi, ramis iiifimis caespitosis arcuato-erectis; internodii abbieviatis 4-7 mm. longi anguste alati nodis omnibus floridis. Folia linearia vel lineari- lanceolata, basi attenuata, apice leviter acutata 5-15 mm. longa, 1-2 mm. lata. Flores ad nodos densissime glomerati, glomerulis fructiferis interdum confluentibus usque 6 mm. crussis. Calyx et capsula ut in typo. Abissinia: Uolcait, nel Bircutan a Sefrà-tiazei m. 1200 5, II, 1913 fr. (Pappi n. 9000); ibidem, lungo il Bahr Salàra m. 500 e. 15, III, 1913 fi. e l'r. (Papi)i n. 9052). 28 SEDE DI FIRKNZE - ADDNANZA DEL 10 FEBBRAIO E. CHIOVENDA. — piante dei dintorni di bai- LUNDO (BENGUELLA) M. 1500-1700 S. M., RACCOLTE DAL PROF. DINO TARUFFI NEL 1914. Polygala raiiflora DC. n. 33. Hibiscus esculentus Linn. n. 10. Hibiscus huillensis Hiern n. 6. Hibiscus lunar iifol ius Willd. n. 2, foglie densamente co- perte da erinosi purpurea. Gossypiuin mariti mura Todaro n. 21. Ceiba peiitandra (Linn.) Gaertn. n. 12. Triumfetta (Paniculatae) Taruffii Chiov. sp. nova n. 28. Perennis circ. 50 cm. elata e radice lignescente, perdurante caules annuales herbaceos emittens iiiferne induratos, simplices glabros, supra tertium infimum ramulos plures graciles tantum dense foliiferos edentes plus minusve lanuginoso-tomentosos. Folla sparsa, lineari-oblonga 6-8 cm, longa, 5-6 mm. lata, basi sensi m cuneata et subsessilia, apice rotundata vel obtusa sed semper eximie plus minusve abrupte cuspidata, supra glaber- rima et nitida, subtus dense cinereo-tomentosa; nervi primarii 3 longitudinales medius (costa) crassissimus supra profunde cana- liculatus et secus ipsum folia saepissime conduplicata et tunc plus minusve falcatala, laterales fìliformes ad y., supremum evanidi, nervi secundarii plures supra manifeste prominentes, subtus obsoleti. Pauicula laxa terminalis ampia 10-15 cm. diam. e race- rais compositis 4-5 instructa; pedicelli fructiferi 8-14 mm. longi dense tomentosi, graciles. Fructus indehiscens nucleo ovoideo vel elliptico 5-6 mm. longo, 4-5 mm. lato, densissime echinis fili- formibus basi dilatatis, dense sed breviter pubescentibus, molli- bus, inermibus apice subpenicillatis 5 mm. circ. longis tectus. Pianta perenne con cauli annuali terminati da pannocchia fiorale ramosa, da prima semplici con foglie caduche, all'ascella delle superiori con rametti gracili solo fogliferi ; foglie lineari anguste intiere, bianco- lanuginose di sotto, glaberrime e lucide di sopra. Crotalaria tenuirama Welw. n. 18. Indigofera argyrea Chiov. sp. nova n. 22. Perennis, probabiliter caespitosa e radice lignosa; caules vel rami in speciminibus iunioribus tantum fiori feris 40-50 cm. longi, SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL lU FERBRÀIO 29 dense flavescenti- vel ferrugineo-tomentosi. Folia omnia pinnata, stipulae lineari-subulatae, 5-6 mm. longae, basi 0,8 mm. latae, dense tomeiitosae ; petioli 10-12 min. longl ut rhachis tota 7- 9 mm. loaga, dense cinereo- vel flavescenti-tomentosi et pilis glandulosis minutis nigricantibus in tomento plus minusve, absconditi praediti; foliola opposita plerumque 8-juga, lateralia utrinque. decrescentia subsessilia, elliptica vel ovato-oblonga, 10-17 mm. longa, 5-7 mm. lata, utrinque aequaliter contracta, vel basi plus minusve rotundata et apice plus minusve atte- nuata, obtusiuscula, sed mucrone 0,5-1,5 mm. longo subulato glabro terminata, supra pube sericea adpressa, cinerea incana, subtus tomento densissimo albicante, sed secus costam utrinque sed subtus intensius flavida vel in foliis junioribus ferruginea terrainalia càeteris minora, obovata vel elliptica, 6-11 mm. longa, 2,5-5 mm. lata. Racemi densi axillares, rachis cum pedunculo 15-20 mm. longo, 5-10 mm. longa, dense griseo-toinentosa; bracteae, ovato-lanceolatae, apice longe acuminato-subulatae, basi attenuatae, caducissimae, alabastris duplo longiores, 6 mm. longae, 2 mm. latae, supra glabrae, ad margines pilis glandu- losis fuscis ciliatae; pedicelli 2 mm. circ. longi. Calyx tubo cam- panulato extus dense albo-hirsuto, totus 2,5-3 mm. loiigus, apice dentibus 5 obtusis brevissimis munitus. Corolla, intense purpurea 10 mm. longa ; carina apice abrupte sursum arcuata et trun- cato-rotundata, extus sparse sericeo-villosula ; alae obovatae, pallidiores glabrae, quam carina V-» breviores, vexillum obovato- subrotundatum ut alae longum, extus pilis sericeis tenuissimis sparsum. Specie insigne per il rivestimento bianco sfumato di giallastro e pei racemi densissimi di fiori purpurei. È pianta degnissima di essere in- tiodotta nei nostri giardini per ornamento. Indigofera tr imor phop h y Ila Taub. n. 2<). Aeschynomene Kassneri Ilarms n. 3. Physostygraa mesoponticum Taub. n. 11. Cassia mimosoidfis Linn. n. 4. Bauhinia cissoide s Wolw. n. 7. Cry ptosepal u m mimosoides Welw. 8. Brachystegia tamari ndoides Welw. n. 9. Borreria compressa Afzel n, 21. Vernonia teucroides O. Hoffm. n. 23. Vernonia pinifolia Less. n. 29. 30 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO Veriioiiia prateiisis Hieni n. 5. Ni dorella ? ? iiiinis incompleta n. 27. Giiaphalium lu t eo-a 1 bu iii Limi. ii. 25. Helichrysum (Lepidorrhiza) Bailundense Chiov. sp. nova ii. 36 Caules vetusti (vai potius rhizoma epigeus) lignosi plus mi- nusve ramosi fioriferi virgati herbacei 30-45 cm. alti, basi circ. 3 mm. (liam. crassi uudique tomento cinereo-flavescente denso tecti; folia ad caulis basim triangulai-ia squamiformia adpressa. caetera lanceolata plus minusve arcuato-patula, sessilia, 1,5- 3 cm. longa, 6-8 mm. lata, apice setaceo-acuminata, basi cu- neata; subtrinervia, supra viridia laxe lanata, subtus flavescenti- incana. Coi'ymbum terminale semiglobosum, de[)i'essnm 2,7-4 cn). latum ; capitula pedicellis 2-5 inm. longis dense lanatis praedita, campanulato-cylindracea, 7 mm. longa, 3 mm. diam. lata. Squamae involucrales aureo-nitentes ovatae vel intimae oblongae, apice acutae, erectae, non radiantes, exteriores interioribus Y, vel Va breviores pallescentes dorso dense lanatae. Receptaculum nn- dum. Flosculi cii'C. 10 omnes ^ ; corollae glandulosae 4 mm. longae. Achenia densissime papilloso-glandulosa; pappus niveus corollis longior, e setis plurimis tenuissimis scabrulis basi per 0,4 mm. annullatim connatis. Sembra assai aifine all' H. oreophiluin Klatt il quale differisce per i cauli lunghi circa 10 cm. all'apice corimboso-paniculati con rami lunghi iin 10 cm. portanti ciascuno all'apice 2-4 capolini in corimbo, la nostra pianta ha cauli semplici simili a quelli dell' H. f/erberaefolium e affini. Aspili a Welwitschii 0. Hoffin. n. 38. Emilia sagittata (Vahl) DC. n. 13. So neh US Welwitschii (Elllott) Chiov. (= Lactitca Welwit- schii Eliiott 1891 ; Sonchus Fischeri O. Hollm. 1895, cfr. Rendle, Cai. of. Wetw. Afr. FI., I, 623) n. 32. Asclepias Schumanniana (Schlechter) Hiern n. 35. Ipomoea hypoxantha Hallier 1". n. 41. Ipomoea linosepala Hallier f. n. 42. Ceratotheca elliptica Schinz. n. 15. Ocimum Poggeanum Briq. n. 40. Ortosiphon scabri dus Briq. n, 19. Ortosiphon lanceolatus Gùrke ? n. 34. Manihot Glaziowii Muli. Arg. n. 16. Manihot dichotoma Ule n. 14. Brachycory this [)ubesceus Harv. n. 1. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 FEBBRAIO 31 Gladiolus Quarti II ian US A. Rich. u. 39. AnthericuiM ustulat. um Welw. n. 37. Coni me li 11 a violacea C. B. Clarke n. i^O. Cyrabopogon cyinbarius (Limi.) Reudle. n. 17. Eragrostis Bovoiiei Chiov. u. 30. Eragrostis brizoides Nees n. 31. Non essendovi osservazioni la seduta è tolta. Adonanza del 10 Marzo 1917. Presidenza del Vice-Presidente Baccarini. Presenti il Consigliere Vaccari e il Segretario-Economo. Data let- tura del Verbale della seduta precedente vengono presentate le se- guenti comunicazioni : C. COZZI. — DI ALCUiNE FANEROGAME DEL VARE- SOTTO. Le mie escursioni floristiche sui colli di Varese (prov. di Como) incominciarono lino dal giugno 1S95. D'allora in poi ho com- piuto quasi ogni anno, durante le stagioni primaverile ed estiva, frequenti gite botaniche in detti luoghi perlustrando minuta- mente in modo speciale il tratto fra Madonna del Monte (a. 880) e il Monte Tre Croci (a. 1008) allo scopo piincipalmente di ri- levare il meglfo possibile i rapporti esistenti tra la vegetazione e la natura chimica del suolo. Tale compito ei"a facilitato dai mezzi di trasporta (tramvia a trazione elettrica e funicolari) mediante cui vi si poteva acce- dere. Anzi il compianto Prof. Ferdinando Sordelli del Museo Civico di Milano — uomo di venerata memoria e di profonda dottrina veramente enciclopedica che amava meco intrattenersi sui problemi della fitogeogratìa e su altri della scientia ama- bilis 1 — mostrò sempre interessarsi alle modeste ricerche che andavo intrapi'endendo, incoraggiandomi vivamente a prose- guirle e a condurle a termine. Tuttavia, per un complesso di vicende indipendenti in parte dalla mia volontà, ho pensato bene di sospenderle l'inviandole, se mai, a tempo migliore. Adesso 32 SEDE DI FIRENZE - ADUNAN/A liEL 10 MARZO invece, riducendo ai minimi termini il mio obbiettivo, credo opportuno di notificare unicamente, per lo meno, una mezza centuria di specie che scelj^o tra quelle che non tendono a spargersi nella pianura sottostante, che ritraggono a mio modo di vedei'o rim[)i'onta fisionomica più caratteristica della regione e che, come tali, acquistano indubbia importanza anche dopo ciò che ne scrissero il Comolli, l'Anzi, il Lenticchia e l'Artaria, illustratori della flora comasca. Non riferirò che le forme tipiche nel senso linneano più ara- pio della parola, trascurando (poiché esorbiterei da questo breve compito) le entità secondarie nelle quali vengono esse a fram- mentarsi. Furono esse raccolte sulla coltre dei calcari selciosi che appartengono geologicamente al lias inferiore (terreni me- sozoici) e che confinano a nord con la dolomia retica e con la dolomia principale del periodo triasico. Trattasi insomma di lo- calità che si prestano mirabilmente a seguire se e in quale mi- sura alcune piante abhiano simpatia per la calce. — Le poche che ricordo sono dunque le seguenti : Sesleria coerulea Aid. Milium effusum L. Paris quadri foli a L. Alliiim icrsiinim L. Alliiim sphaeroceplidluin L. LilitMìi Martagon L. NigriteUa nigra Rchb. Epijìuctis latifnlia Ali. Daphne Cneorum L. Helleborus niger L. Aquilegia atrata Koch Thalictrum flavum L. Thulictrum angustifoliuin Jacq. Dentaria pentaphijUos L. Pollfgala C/ianiaebu.rus Li. Diantlius silvestris Wiilf. Silene Saxi fraga L. Hypericum montanutn Tj. Glohularia cordifolia L. Globularia vulgaris L. Cyclamen europaeiiin L. Primula Auriciila L. Rhamnus puntila Turr, Coronilla Einerus L. Dorycnium pentaphyllum, Scop. Lathijrus pratensis L. Lathyrus vernus Berlin. Cytisus Lahurmim L. TrifoUum montunum L. Trifolium riibens L. Amelanchier vulgaris L. Epilobium montanum L. Bnpleurum ranunculoides L. Asperula tauriìia L. Asperula cynanchica L. Galiuni purpureum L. Campanula rotundifolia L. Vibur7ium Lantana L. Scabiosa graininifolia L. Prennnthcs purpurea L. Aster Amellus Li. Bellidiastrum Michelii Cass. Leontodon incanus Schr. Inula hirla L. Buphtalmum salicifoliuin L. Centaurea montana Li. Cirsium Erisithales Koch Cirsium acaule Scop. Cirsium eriophorum L. Hieraciuììi j>ul>nonarioides Vili. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 MARZO 33 C. MASSALONGO. — intorno al bryum vero- NENSE DE NOT. Dopo il Rainer, il ^uale scopriva questa specie lungo l'Adige, nelle vicinanze di Verona, e che dal celebre De Notaris veniva descritta come nuova per la scienza, da quanto mi consta non era stata fino ad ora da nessun altro osservata in Italia. Fu per ciò una gradita sorpresa quando venni a sapere che di re- cente il mio amico Ing. V. Mazzucchelli ritrovava nel veronese questa rara ed interessante briacea, in una stazione in tutto corrispondente a quella dove dapprima fu segnalata. Purtroppo come il Rainer ed altri fuori d'Italia, cosi pure il Mazzucchelli non raccolse che esemplari affatto sterili, ragion per la quale le sue affinità con altre specie congeneri rimangono molto in- certe. Ad ogni modo avuto riguardo alla sua rarità, ritengo non sarà privo di qualche interesse questo breve articolo, nel quale intendo di riunire quanto di più importante si riferisce alla sua storia, a partire dall'epoca del suo scopritore (anno 1834) in poi, aggiungendo, allo scopo di meglio farla conoscere dei dise- gni illustrativi. La prima menzione di questa specie é fatta dal De Notaris nella sua « Cronaca della briologia Italiana » (in « Comm. Soc. Critt. It. », II, p. 212, n. 31, Genova 1865), dove viene cosi bre- vissimamente diagnosticata : Bryum veronense sp. nov, — Verona all'Adige (Rainer). — Affine al Br. calophìjllum. — Caule e rami flosci, foglie larghe, rotondate, emisferico-cocleari formi, con nervo tenue, avane- scente. Solo più tardi e cioè nell'opera sua esimia « Epilogo della Briologia Italiana », Genova LS09, ne dava a pag. 109 un ampia descrizione, che qui credo opportuno di riportare integralmente : Lasce gregarinm. Caiclis elongatiis, riibescens, /laccidus, parce ramosus, ciao centimetra longiiiidine vice excedens, in- feriori parie, parce radicelUgerus, folìis marcescenlibas tectus, ramosquè flagellifeì'os edens. Rami teretes, oblusi flaccidi. Fo- na imbricnta ereclo-palula, tenerla flaccida e basi semiam- plectanle lale roUmdata, ìiemisphaerico-cochleariformia, inte- 34 SKDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 10 MARZO gra, nervo tenui ima tantum hasi subrulilante, ante apicem evanido, instructa, in sicco collabescentia. Cellulae foliorum. perienues, pleraeque hexagono-elongatae. In arenosis secus Athesitn infra urbem Veronam, comite beato de Rainer, sterile, aprili 1834. Bryo calophijllo sane airme, ast ocm eo pluries collatum, jugiter distinotu7n esse censeo, caule ramisque flaccidissimAs, foliis duplo mìnoribus, tennioribus, pulchre hemisphaerico- cochleariformibus, nervo tenui, vioo basi rutilante praeditis (Conf. Syll. muscor. sub n. 150). Lo Schimper Pli., nella sua « Synopsis Muscor. Europ., ed. II, voi. II, p. 469 » dove è ricopiata la descrizione del De Notaris, paragona la pianta in parola oltreché col B. calophylluni ancora al D. cyclophyllum, so, Mi- lano 1866. Id., Analecta Lichenum ecc. Id. Milano 1868. ' Cesati V., Appunti per una futura crittogamologia insubrica. Genova 1861. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 41 2. Leftogium Hildebrandi (Garov.) NyL; Jatta id., p. 100. Esclusivamente sul Gelso. 3. UsNFA DASYPODA Er.; Jatta p. 144. Frequente sul Pino sil- vestre e meno sulla Quercia. I miei esem[ilari provengono dalla brughiera di Vizzola Ticino. 4. EvERNiA PRUNAsTRi Acft.; Jatta p. 158. Arcifrequente sulla scorza di Pino, nei dintorni di Perno. 5. Eyernia fdrfdracea Adi.; Jatta p. 157. Altrettanto ovvia quanto la specie precedente e costituisce uno dei rappre- sentanti più caratteristici della florula invernale di questa regione. G. Ramalina FARINACEA Ach. ; Jatta p. 170. Nel Boscaccio di S. Macario ove é piuttosto i-ara. 7. Peltigera canina (L.) Hffm.; Jatta p. 188. La rinvenni sui sassi di un canale presso Castelnovate e precisamente nel noto deposito villafranchiano tanto interessante ai geo- logi, il 20-III-1916 e per quante ricerche abbia fatte non mi fu dato ancora di trovarla altrove. 8. Parmelia periata (L.) Ach.; Jatta p. 207. Qua e là nei boschi del Ticino, ^ulla Quercia e con certa frequenza. 9. Parmelia saxatilis (L.) Ach.; Jatta p. 212. Contrariamente al nome specifico, qui non si riscontra che sulla corteccia delle fustaie ed è la più elegante delle nostre Parmeliacee. 10. Parmelia physodes (L.) Ach.; Jatta p. 219. Nei boschi di Perno e Vizzola. È comune sul Pino silvestre. 11. Parmelia physodes var. iubulosa Schaer.; Jatta p. 220. Trovasi col tipo sul medesimo substrato, negli stessi luoghi. 12. Parmelia olivacea (L.) Ach.; Jatta p. 215. Sui ciottoli lungo il Ticino tra Vizzola e Castelnovate. 13. Parmelia acetabuldm {NecU.) Dub.; .Jatta p. 215. Raccolsi di questa specie un solo esemplare su una pietra migliare nelle vicinanze di S. Macario. Ciò mi autorizza a credere che tale forma non sia cosi abbondante come parrebbe a tutta prima esaminando le opere generali di lichenologia. 14. Parmelia caperata DC; Jatta p. 209. Dello congeneri é la più frequente. Si ritrova sulla Quercia, sull'Olmo, sul Pino silvestre ecc. È d'un bel giallo zolfo. 15. Parmelia exasperata De Noi.; Jatta p. 216. Comune sulla Quercia, d'un verde pulverulento. Confusa colla P. oliva- 42 - SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE cea, possiede invece caratteri ben distinti macro e micro- scopici che depongono a favore della sua autonomia. 16. Parmelia conspersa {Eìirhr.) Ach.; Jatta p. 210. Sulle pie- tre, qua e colà. 17. Parmelia prolixa (Ach.) Nyl; Jatta p. 217. Colla forma pre- cedente, per quanto assai meno ovvia. 18. Xanthoria parietina {L.) Th. Fr,; Jatta p. 226. Dappertutto sul Gelso. 19. Xanthoria parietina var. lobulata Schaer.; Jatta p. 227. Assieme alla specie tipica, ma con minore frequenza. Si riconosce meglio in primavera dopo pioggie abbondanti. 20. Xanthoria lychnev (Adi.) Th. Fr.; Jatla p. 228. Forma estremamente comune, il colore del tallo della quale per- corre tutte le gradazioni del giallo. Sul Gelso e la Quercia. 21. Candelaria concolor (Dechs.) Fr.; Jatta p. 229. Sulle pie- tre e sui tronchi d'albero. 22. Anaptychia ciliaris (L.) Krì).; Jatta p. 231. Sulla Quercia, nel Boscaccio di S. Macario (Gallarate), donde provengono 1 saggi della mia Lichenoteca. Tuttavia non è molto co- mune. 23. Physcia stellaris (L.) Fr.; Jatta p. 236. Nei campi del Gal- laratese, sul Gelso. 24. Physcia tenella (-Se.) Nyl; Jatta p. 237. Copiosissima sul Gelso. Quando è umida presenta un colore distintamente verdognolo. 25. Physcia leptalea Ach.; Jatta p. 237. Colla precedente. 26. Physcia polverulenta (Schreb.) Fr.; Jatta p. 240. Bella specie cinerea della corteccia del Gelso, accompagnata tal- volta — ma non frequentemente ! — dalla varietà p%rea (Ach.) Nyl., di color verde sporco. 27. Caloplaca murordm (Hffm.) Th. Fr.; Jatta p. 359. In que- sta zona di territorio è molto rara. Io la raccolsi il 31- VII-1'J16 sul terrapieno in pietre del torrente Arno presso Forno. 28. Caloplaca pyracea J.c/i. ,• Jatta p. 365. Questa lecanoracea si trova sempre e quasi esclusivamente, da noi almeno, sulla corteccia del Pioppo tremulo. 29. Lecanora varia (Fr.) Ach.; Jatta p. 312. Sul Pino nella brughiera del Ticino. SEDE DI FraENZE - ADUNANZA DEL 14 APBILE 43 30. Lecanora sdbfusca Ach.; .latta p. 288. Dappertutto, sopra substrati divei'sissirai. I miei esemplari furono raccolti sul Gelso, jiel Gallaratese. 31. Cladonia rangiferina (/..) Hff'm.; Jatta p. 479. Sul terreno della brughiera. 32. Cladonia coccifera (L.) Willd.; Jatta p. 484. Meno frequente, stesse località. 33. Cladonia dncialis (/">.) H/fm.; Jatta p. 487. Pure. 34. Cladonia purgata (Huds.) Flh.; Jatta. p. 489. Nei boschi del Ticino compare assieme col tipo anche la varietà ra- cemosa Flk. 35. Cladonia verticillata {Flk.) Schaer.; Jatta p. 501. Boscac- cio di S. Macario qua e colà. 36. Cladonia fimbriata (L.) Fr. L.; Jatta p. 503. Nella bru- f^hiera di Ferno, comune. 37. Cladonia squamosa (5c.) Hffm.; Jatta p. 493. Sulle ceppale fracidedi Castagno, nella brughiera di Ferno, comunissima. 38. Cladonia alcicornis {Lgth.) Fr.; Jatta p. 506. Abbonda nei boschi del Ticino. 39. Cladonia pyxidata {L.) Fr.; Jatta p. 502. Idem. 40. Cladonia endiviaefolia (Dicks.) Fr. L.; Jatta p. 506. Co- mune nella nostra brughiera; e rimarchevole pel colore bianco abbagliante della pagina inferiore delle foglie. 41. Lecidea endoleuca Ach.; Jatta p. 617. Dappertutto sulle quercie novelle. 42. Rhizocarpon GEOGRAPHICUM (L.) B.C.; Jatta p. 692, Sui pa- rapetti gi-anitici del toi-rente Strona fra Somma Lombardo e Golasecca (ll-VIII-1916), come pure su una lapide mor- tuaria nel cimitero di S. Macario (l-XI-1916). Del resto é da noi specie abbastanza rara. 43. Baeomyces roseus Pers.; Jatta p. 472. Nella bi'ughiera del Ticino, sul suolo. Comune. 44. Graphis scripta {L.) Ach.; Jatta p. 724. Sul Castagno e più rara menta sulla Quercia, nel Boscaccio di S. Macario. 45. Opegrapiia hkhpetica Ach.; Jatta p. 731. Sulla Quercia. 46. Arthonia galactites {D.C.) Nyl.; Jatta p. 751.^ ' Forma delle macchie bianco-lattee sulla corteccia del Pioppo tre- mulo. Frequente nel Boscaccio di S. Macario. 44 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 47. Opeorapiia vakia Pers., Jatta p. 727. Sulle Ouercie, qua e là nei boschi del Ticino. 48. Opegrapha atra (Pers.) Fr.; Jatta p. 725. Come la specie precedente. 49. Nor.mandina Jungrrm annue NyL; Jatta p. 780. Sulla Quer- cia assieme alle biiofite: ed è l'unico rappresentante, in questa plaga, della graziosa famiglia delle Endocarpacee. S. Macario, Dicembre 1916. C. MASSALONGO. — di alcune epatiche della REPUBBLICA ARGENTINA. Qualche tempo fa, mentre stava ordinando il mio erbario epaticologico, rinvenni un piccolo involto che fino dal 1906 mi aveva spedito il eh. prof. C, Spegazzini, contenente varie epati- che dallo stesso raccolte nei dintorni di Buenos-Ayres e La Piata, le quali, avendole di recente studiate, ho potuto constatare che devonsi riferire alle specie seguenti : 1. Anthoceros dichotomus Raddi. Ad muros circum « La Piata » ; sept. 1900, e. fr. Oss. Li'' A. argentinus Jack et St. è fornito al lato ventrale del tallo, in corrispondenza della costa mediana, di piccoli tuberi, nei primordi sessili, ma in seguito più o meno distintamente pedicellati, come si osserva nell' A. dichotomus. Nella specie però di Jack e Stephani esi- stono qua e là ancora dei tuberi inframarginali, le spore sono più pic- cole (15 p- in d.) e di colore oscuro, né liavo-viridule. 2. A. laevis L. Ad turram prope « La Piata et Buenos-Ayres » ; oct. 1906, e. fr. Oss. A parte le spore, alla esterna superficie meno distintamente gra- nulato-scabre, i saggi surriferiti, in tutto il resto, cori'ispondono a quelli della Flora Europea. Ricorderò che nell'America meridionale e regioni antartiche esistono alcune entità del genere, come sembrami, molto aflìni all' A. laevis, cioè : ♦ A. chitoensis St. — Questa specie è però fornita di « capsula magna (65 mill. longa), pseudoelateribus pallidis (nec fuli- gineis) et reticulatis » ; hab. Chili, Patagonia ecc. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APBILE 45 ** A. tennis Spruco. — « Fronde perteniii punctata, ab ^1. laevì, caeteniin sat similis, distat.; liab. Paraguay. *** A. a/rini<; Schiff. — Secondo lo stosso autore sarebbe forse una varietà di A. laevis, soltanto diderendone: « sporis ex- tus oiunino laevissimis » ; hab. Nova Zelandia, Auckland. 3. Corsinia marchantioides Raddi, f. gymnocarpa. Prope urbenì «La Piata»; oct. 1900, e. U-. 4. Marchantia cephaloscypha Steph. Circuin « La Piata » ; dee. 1906, e. fr. Oss. Gli esemplari di questa specie precedentemente speditimi dallo Spegazzini provenivano da località della Patagonia e Fuegia. 5. Riccia glauca L. f. gracilis. Ad terrain fossarum «La Piata»; sept. 190G, e. fr. 0. Riccia (Ricciella) Spegazziniana Massai. C. Ad terram fossarum «La Piata»; sept. 1906, e. fr. Oss. — La specie fu anteriormente scoperta sul terreno dei luoghi coltivati, mentre gli esemplari qui indicati, sebbene provengano dalla stessa località, furono raccolti in stazione un poco differente. * * Delle surriferite epatiche, se eccettuansi la Marcliantia ce- pìialoseypìia e la Riccia Spei/azziniana, le quatti'o restanti sarebbero nuovi inquilini per la regione della Repubblica Ar- gentina, sebbene in parte specie rappresentate ancora nel do- minio della flora europea, ciò che costituisce un fallo di distri- buzione geografica assai notevole. A spiegare tale evenienza, l'incontrarsi cioè delle stesse specie europee al di là dell'Atlan- tico, non potendosi attribuirla alle ordinarie agenzie di disse- minazione, furono dai lifogeograli messe in cam[)o varie ipotesi. Si ricoi'se cioè a cause o condizioni anteriori, ammettendo la preesistenza di una regione (la supposta Atlantide) ora scom- [tarsa, che attraverso il mare Atlanlico avrebbe congiunto l'Europa all'America. Altri invece sostengono che le aree at- tualmente disgiunte da cosi grandi distanze e separate da este- sissimo mare, di talune piante, non sarebbero che i residui o reliquati di specie in altre e remote epoche, molto più diffuse 46 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 0 pressoché cosmopolite, ammenoché, bene inleso, non si voglia per dette piante intravedere un origine polifìletica o politopica. Ad ogni modo va notato che se simili congetture ed ingegnose idee, possono essere più o meno plausibili relaiivamente a piante di cospicue dimensioni, ciò non potrebbe, iu egual misura soste- nersi per altre di minuscola grandezza, come è quella appunto otlerta p. e. dalle epatiche. Per queste ultime ed analoghe, in- fatti non può escludersi che per la loro piccolezza possano es- sere sfuggite alle nostre ricerche in regioni intermedie, oppure che le medesime sussistano in luoghi finora inesplorati, ragion per la quale la discontinuità di cui sopra, per alcune specie, non sarebbe reale, ma solo apparente, vale a dire la conseguenza piuttosto delle nostre incomplete attuali cognizioni. Ma a pre- scindere dalle varie ipotesi dianzi accennate, non sarebbe fuori di luogo il fare intervenire, come possibile, ancora il fattore an- tropico, per renderci conto dei surriferiti singolari fatti distri- butivi, essendoché forse potrebbero dipendere anche dalla intro- duzione insciente da parte dell'uomo di piante, p. e. europee, in altri e lontanissimi paesi, dove insilvatichirono ed acclimata- ronsi, e trovando condizioni edafiche e climatiche analoghe a quelle della patria di origine, conservarono pressoché inalterati i loro caratteri. PAMPANINI R. — ARUNDO plinii, sesleria coe- RULEA VAR. ITALICA E CHAMAEBUXUS ALPESTER VAR. GRANDIFLORUS NELLA ROMAGNA. I. Scrive Plinio, a proposito delle canne usate per le frecce, che « in hoc quoque, ut coeteris in rebus, vicit Italia. Quoniam nullus sagittis aptius calamus, quam in Rheno Bononiensi amne » * Ma il Mattioli sembra dubitare dell'esattezza di questa affermazione, ^ e lo Zanoni esplicitamente la ritiene er- ronea esprimendo l'opinione che Plinio abbia confuso la canna » Plinius S. C, Naturalis histoHae, Lib. XVI, ca. XXXVII. Pa- risiis, 1616. * Matthiolds P. A., Comnentarii, p. 149. Venetiis, 1666. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 47 del Bolognese con la Canna Nastos di Dioscoride, che gii abi- tanti della Siria adoperavano per lo frecce ed era ritenuta ot- tima a tale uso. ^ Zanoni distinse col nome di Plinio, che per primo l'aveva ricordata, la canna del Reno emiliano, ^ e cosi pure il Monti e lo Scheuchzer;^ ed anche il Turra ne segui l'esempio quando le attribui la nomenclatura binomia. * L'Arando Plinii Tùrra '" è propria del bacino mediterraneo, limitata alla zona costiera e raramente spingendosi nell'interno delle terre. Non ò rara in Algeria nella regione litoranea e nella Kabilia, e si ritrova anche nel Marocco. In Eui-opa fu osservata nel Portogallo meridionale, rarissima nella Spagna meridionale ed abbondante invece in quella settentrionale lungo l'Ebro ed i suoi allluenti, poi in qualche località costiera della Francia meridionale, più frequente in Italia ed in parecchie delle sue isole, in qualche isola della Dalmazia (Cherso, Canidole, Sansego e S. Pietro presso Ragusa), in Albania (Prevesa), nel- l'Epiro, nell'Arcipelago greco (Eubea, Creta), ed infine nelle vicinanze di Costantinopoli. ^ * Zanoni G., Historia botanica, p. 62. Bologna, 1625. ' € Canna fissa del Fiume Rheno di Bologna di Plinio > (Zanoni G., 1. e). ' « Arundo semifarcta Rlieni Bonouiensis Plinii » (Monti J., Cata- logus stirpium agris bononiensis jìrodromus, p. 32. Bononiae, 1719. « Arundo farcta, Rheni bononiensis, Plinii » (Scheuohzer J., Agrosto- grafia, p. 160. Tiguri, 1719). * Turra A., Farsetia, novun genus, p. 11. Venetiis, 1765. » Arundo Plinii Turra (1765) = A. Pliniana Turra (1780), A. mi- crantlia Lam. (1791), A. mauritanica Z)es/. (1798), A. collina Ten. (1829). ^ Battandier J. et Trabut L., Flore d'Algerie^ II (Monoc), p. 197. Alger, 1895. — Willkomm M. et Lange J., Prodromus Florae hisjxi- nicae, I, p. 49. Stuttgartiae, 1861-, Suppl, p. 12. Stuttgartiae, 1893.— RoDY G., Flore de France, XIV, p. 163. Paris, 1913. — Asoherson P. et Graebner P., Synojìsis mitteleuropàisclien Flora, II, p. 335. Leipzig, 1900. — Baldacci A-, Rivista critica della collezione botanica fatta nel 1HV2 in Albania (« Malpighia », Vili [1894], p. 278). — Halàcsy E., Conspectus Florae graccae, III, p. 362. Lipsiae, 1904. — Boissiee E., Flora orierìtalis, V, p. 664. Genevae, 1884. Fu indicata anche della Tunièia, ma di una sola località e come in- certa (Bonnet e. et Barratte G., Catalogue raisonné des plantes va- sculaires de la Tunisie, p. 469. Paris, 1896). 48 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE Per quanto riguarda l'Italia, ò segnalata nella Corsica come rarissima e di un'unica località (Portovecchio), della Maddalena, di Caprera, di Lipari, di Vulcano, di Malta; della Sicilia, ovunque comune;^ sul continente si ritrova poi nei dintorni di Reggio Calabria, nel Napoletano, nel Lazio presso Roma, lungo il Te- vere^ presso Perugia, nei dintorni di Ancona e nell'Emilia, in Liguria rara al Capo di Cervo; riappare poi in qualche loca- lità litoranea dell'Istria (Capo d'Istria, Porto di Sestiana, e presso Pola a Levano e S. Marina). Per l'Emilia è indicata di alcune vallate preappenniniche^ ed eccezionalmente della pianura; nel Bolognese lungo gli affluenti pel Reno, ad esempio il Setta sotto il M. Mariano e l'Aposa, ed il Reno stesso al Sasso ed a Casalecchio; * nel Faentino lungo il Lamone a Fognano, ed il Marzeno a S. Giorgio in Cepparano * Briquet J., Prodrome de la Flore de la Corse, I, p. 113. Genève, 1910. — GussoNE, J., Florae siculae synopsis, I, p. 138. Neapoli, 1842. ■ — Fiori A. e Paoletti G., Flora analitica d' Italia, I, p. 65. Padova, 1896; IV, App. 1, p. 17. Padova, 1907. — Sommier S., Flora meliten- sis nova, p. 312. Firenze, 1915. — Lojacoiìo-Poiero M., Flora sicula, III, p. 276. Palermo, 1909. Secondo Lojacono (1. e.) in Sicilia si pre- senta anche in due varietà: mauritanica (Desf.) Pari, e fusca Lojac. ^ Eajus enumerò V Arando Plinii col nome di Arundo Tiberina vulgaris di Sherard indicandola anche della Toscana: «Habitat in Hetruriae atque Bononiae fiuviis » (Rajds J., Historiae piantarmi, in, p. 615. Londini, 1704). * Fiori A. e Paoletti G., 1. e. — Gussone J., Synopsis plantarum vascularium florae neapolitanae, p. 52. Neapoli, 1831. — Tenore M., Sylloge plantarum vascularium florae 7ieapolitanae, p. 52. Neapoli, 1831. — Parlatore F., Flora italiana, l, p. 218. Firenze, 1848. — Ricca L., Catalogo delle piante vascolari spontanee della sona olearia nelle due valli di Diano Marina e di Cervo ( « », 1870, p. 166). — Ascherson P. et Graebner P., 1. e. Fu segnalata anche delle isole intorno a Venezia (Visiani E. e Sac- CARDO P. A., Catalogo delle piante vascolari del Veneto, p. 26 [estr.]. Venezia, 1869), ma non è ricordata da Béguiuot (Bégdinot A., La vita delle piante superiori nella Laguna di Venezia e nei territori ad essa circostanti. Venezia, 1913). * Bertoloni a.. Flora italica., I, p. 735. Bononiae, 1833. — Fiori Andrea in Fiori A., Béguinot A. et Pampanini R., Schedae ad floram italicam exsiccatam, n. 214 (« Nuovo Giorn. hot. ital. », n. s., XIII, [1906], p. 16). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 49 lungo il torrente Albonella; ^ nel Cesenate, infine, presso Ce- sena nel letto del Savio. ^ In queste ultimo settimane (marzo-aprile) avendo avuto oc- casione di recarmi qualche volta, per ragioni di servizio mili- tare, nella Romagna toscana, vi osservai l'Arundo Plinti in di- verse località, e spesso abbondante, lungo i fiumi seguenti: Lamone. — Sulla riva sinistra negli scoscendimenti argillosi, di fronte a Brisigliella, a Fognano ed a Castellina. MoNTONK. — Risalendo la valle, appena oltrepassato Castro- caro sulla riva sinistra del fiume e lungo la strada sulla destra della stessa; più avanti e più frequente tanto lungo il fiume come lungo la strada, specialmente fra Dovadola e Rocca S. Ca- sciano, fino nella immediata vicinanza di quest'ultimo paese. Bidente. — Poco dopo Cusercoli negli scoscendimenti alla sinistra della strada, e più in su sulle ripide pendici dei valloni che sboccano nel fiume di fronte al paesello di Nespoli, e, pure sulla riva sinistra del (lume, presso Civitella. Nella valle supe- riore del Bidente è abbondante soi)ra la strada da Galeata a S. Sofia, precisamente fra le località Pianetto e Valt'rancià, estendendosi quivi anche sotto la strada sulla riva del fiume. Savio. — La vidi nella provincia di Porli, presso Mercato Sara- ceno sulla destra della strada da Cesena allo sbocco del torrente Ansa e nella località di Monte Giusto, poi sulla sponda destra del fiume presso il ponte; indi, in provincia di Firenze, a destra della strada fra Sorbano e Sarsina, e poi, abbondante, allo sbocco della valle di Valbiano, ed infine — sempre a destra della strada — a circa metà distanza fra Sarsina e S. Piero in Bagno, e precisamente fra le località Vessa e Gaiaccio sulle rive scoscese dello sbocco del torrente. Come dissi, Del Testa l'osservò nel letto del (lume presso Cesena. IL In questa parte del Preappennino romagnolo osservai anche un'altra Graminacea non priva d'interesse, la Sesleria coerulea var. italica. ^ Caloesi L., Florae farentinae tcntatncn (« Nuovo Giornale bot. it. >, XII [1880], p. 274). * Del Testa A., Terza contribuzione alla flora del Cesenate (« Atti della Soc. Tose. Se. nat. », Proc. verb., 1891-93, p. 68). 50 SEDE DI FIRENZE - ADtTMANZA. DEL 14 APRILE Sesleria coerulea (L.) Ard. var. italica Pamp., var. n. «Dense caespitosa (seraper?); folia viridia, 3-4 et usque 5 « (raro 2V2) ram. lata, praecipue ad apicem margine valde scabra, € mucronata; culmi leves, usque 30 cm. alti debiles et (semper?) « incurvo-flexuosi ; panicula cyliiKJrico-ovata, intense nitido- « coerulea, 2-2 V» cm. longa et 8-10 mm. lata, floribus (paleis) « 5 mra. longis ». Dagli esemplari che vidi negli Erbari del R. Istituto botanico di Firenze, la Sesleria coerulea s'incontra in molte località dell'Italia peninsulare sotto questa forma, la quale si distingue a prima vista dalla pianta delle Alpi e dell'Europa settentrio- nale specialmente per le maggiori dimensioni delle foglie e delle infiorescenze e per l'intensa colorazione di quest'ultime. Raccolsi (il 12 aprile corr.) questa pianta, un vigoroso cespo in piena fioritura, sul ciglio del muro di sostegno a destra della sti-ada fra Galeata e la località Pianetto, verso S. Sofia. III. Un'altra pianta, che finora non era indicata per la Romagna, è il ChaìYiaebuxas alpester Spach var. grancUfloras Rouy et Fouc. (Polygala Cìuunaebuxus L. var. grandiflora Gaud. = var. purpurea Neilr. = var. rhodopiera Ball). Il 12 aprile corr. l'osservai frequente negli scoscendimenti lungo la strada che da Rocca S. Casciano conduce a Galeata, sul Colle «delle Cento Forche » e su quello « delle Forche», i due spartiacque che rispettivamente separano la valle del Montone da quella del Rabbi e questa da quella del Bidente. Era la forma a fiori intensamente porporini. N. PASSERINI. — SULLA necessità della valu- tazione QUANTITATIVA DEL CARBONATO CALCARE PER DETERMINARE LA NATURA DEI TERRENI. Quando si denomina un terreno dalla roccia da cui deriva, in generale non si intende riferirsi alla sua composizione chimica ma unicamente alla sua origine. Allorché si dice che una data pianta è stata raccolta in terreno granitico, serpentinoso o tra- chitico, si accenna solo alla natura della roccia senza preoccu- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 61 parsi se i fenomeni di denudazione, la formazione di materia organica, le perdite in alcuni princìpii solubili possono averne modificato più o meno profondamente la composizione. Ma quando si accenna ad un terreno calcare, oltre alla na- tura della roccia si vuole generalmente indicare anche che osso é ricco di carbonato di calcio, specie in vista della notevole in- fluenza che questo costituente esercita sulle proprietà fìsiche del suolo e sulla flora che lo riveste. Peraltro il derivare un terreno da una roccia calcare non vuol sempre dire che esso abbondi in calcare, anche perchè vi sono dei calcari compatti ^ relativamente poveri in carbonato calcico. La mescolanza con detriti minerali di diversa natura, l'azione dissolvente dell'anidride carbonica delle acque di infiltrazione, la formazione stessa della materia umica sono d'altronde ben note cause di diminuzione del carbonato calcico nei terreni. La necessità di determinare quantitativamente il carbonato calcare, per quanto in maniera sommaria, si rende quindi mani- festa; e ad illustrazione di ciò riporto qui alcune determinazioni fatte su campioni di terra raccolti in varie località della zona calcare (eocenica) di un Comune (Casellina e Torri) della Pro- vincia di Firenze. La roccia che dà origine a questi terreni è un calcare com- patto, frequentemente dendritico, ben noto sotto il nome di al- berese. Le determinazioni furono eseguite col mio calcimetro.^ N.o di registro C 03 Ca o ,j di terra seccata all'aria \. Terra presso la cava di Alberese Papucci. 0,43 2. Terra dell'interno della cava 24,51 3. Coltivati presso il bosco Cantagalli. . . . 55,90 4. Lungo il torrente Vingone 1,72 5. Vivaio di viti americane 0, 43 6. A N-W della villa Parinola G,02 7. Podere Signorini, versante Greve. ... 3, 01 * Passerini N., Sopra la composizione dei calcari alberesi delle col- line del fiorentino. « Atti R. Acc. Georgofili », 1899, XXII, pag. 44. ' « Stazioni sperimentali », 1906, pag. 28. 52 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 8. Terre a mano (olivete) 17,63 9. Podere Dei, proprietà Parinola )6, 34 10. Podere Buzzegoli 16,77 11. Podere Degli Albizi traccie mininn 12. Bosco Cantagalli (v. N." 3) 0,64 13. Podere Chiesa 23,65 14. Podere sperimentalo Ist. Agrario App. N." 1. traccio 15. » » » » » » 2. 17,20 16. > » » » » » 3. traccio 17. » > » » » » 4. 7, 74 18. Pomario dell' Ist. Agrario 27,09 19. Podere Querciola 4,73 20. Podere Villa Vitelli 1,72 21. Lungo il torrente Greve 0,02 La percentuale del calcare dunque oscilla da ir accie (meno di 0, l7o) ^1 55, 9"/(,. La composizione di questi terreni è dunque notevolmente diversa, sebbene si trovino sopra una zona non molto vasta. Notevoli sono specialmente le differenze fra i N." 13, 14, 15, 16 e 17, per quanto si tratti di appezzamenti adiacenti fra loro. Se si riferiscono alla loro origine, tutti questi terreni sono calcari; ma se con questa denominazione si vuol mettere in evidenza la loro ricchezza in carbonato di calcio si dovrà con- servare il nome di calcari solo a quattro (N.'' 2, 3, 13, 18). Non è quindi improbabile che la valutazione quantitativa del carbonato di calcio possa apportare qualche modificazione negli elenchi delie piante calcicole e calci faglie, spesso creati dal solo esame qualitativo delle roccie. Raffaello Beni, Gerente re'iponsabile. Firenze, Btab. Pellas. Luigi Chlti Saccessore. 1917. GineNo-LuGUo. N. 6-7. BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA (PERIODICO MENSILE). INDICE Chiovenda e. — Plantae novae vel niinus notae e regione ae- thiopica Pag- 53 Satelli M. — Su due forme di Pestalozzia „ 62 SEDE DI FIRENZE Adunanza del 14 Aprile 1917 (Contmuaziotie) Presidenza del Vice-Presidente Baccarini. E. CHIOVENDA. — plantae novae vel minus no- tae E REGIONE AETHIOPICA. 196. — Clerodendron {Cyclonema) Robecchii Chiov. Frutex erectiis rigidus caulibus erectis, rectis, crassiusculis, cortice atro-cinereo laevi tectis, cylindricis, interiiodiis circ. 2 cm. longis et ramos ramulosque saepe plus raimisve crasse niainmilliformes et gruraosos 3-verticillatos, fereiitibus: ramuli extremi graciles et siinpiices albescentcs dense et breviter pu- bescentes. Eolia 3-verticillata, rarius opposita parva, undique aequaliter dense et minute papilloso-pubescentia; petioli 3-6 mm. longi graciles aequales, apice sensini in laininam obovato-cu- neatam dilatati; laminae, obovatae, vel spathuiatae, 10-15 mm. longao, 7-r2-mm. latae, chai'taceae, in sicco viridi-cinerascen- tes, pallidae; grosse 3-5-lobatae, lobis obtusis vel rotundatis» Bull, della Soc. boi. Hai. 4 54 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE apice obtusae, utrinque minute et patule pubescentes et gian- dulis periuiimtis sessilibus spleiidentibus pallidis obsitae. Inflo- rescentiae l-S-flores, axillares, racemosae, fasciculatae, rhachi- des 3-6 min. loiigae, recurvatae, pedicelli 1-3 mm. longi, omnino glabri. Calyx glaberrimus late infundibuliCormis totus 2-5 mm. longus, lobis 5 latissime tiiangularibus 0,7 mm. longis. Corolla ope insectorum in corpura obovatum 5 mm, longum, 4 mm. diara. latum, extus parum lanuginosum transformata, ore valde con- strincto et limbo 1 mm. circ. longo, lobis 5 miuutis rotundis quorum unus caeteris manifeste 2-3-plo major intus glabre- scens. Stamina 4 prope os inserta et anthera glabra subsessili formata. Stylus et ovarium desunt. Ogaden: senza località precisa VII-VIII, 1891 foglifero (Ro- becchi n. 568, 638); luoghi aridi e boschivi da Imi ai monti Audo alla frontiera dei Galla Arussi 5, II 1893 (Riva e Ruspoli n. 1046). Var. macrophyllum Chióv. Rami et ramuli robustiores. Folia multo maiora, petioli 1,8-4 era. longi, laminae ampie triangulares 3-6 cm. longae, 2,5-5 era. latae, marginibus saepius grosse pluri-dentatis, dentibus obtusis dr rotundatis, basi latissime cuneatae, vel truncatae vel latissime subcordatae. Ogaden: senza località precisa VII-VIII 1891 foglie (Robecchi n. 572, 637). Somalia: Merehan VII-VIII 1891 foglie (Robecchi n. 558); Webi VII-VIII 1891 foglie (Robecchi n. 608). Nome indigeno : Ogaden e Merehan : Dumott e Dumod, e usato da- gli indigeni per fare fuoco (Robecchi) ; Webi : Angasle (Robecchi). 197. — Sabaudia Erythraeae Chiov. Suffrutex circ. metralis, caulibus infernecilindricis, basi usque 1 cm. crassis lignosis cortice plus minusve rimoso cinereo, e basi ramosis, superne dense et ampie paniculatis, undique dense et minute tomentosis novellis canescentibus; internodii 4-5 mm. longi superiores et iuniores acute tetragoni. Folia opposita lan- ceolata vel lineari-lanceolata, basi anguste in petiolis brevibus SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 65 attenuata, apice plus minusve obtusa cum petiolis 2-3 mm. lon- gis 1,5-4 cm. longa, 3-8 mm. lobis exceptis lata, superiora mi- nora subintegra, ve! repanda, inferiora plus minusve profunde et obtuse lobulata lobulis utrinque 1-3 inferioribus maioribus usque 4 nini, longis; orae leviter revolutae; costa, nervi utrin- que 5-7 et venae sultus crasse prominentes, et supra impressi ; facies superior cinerea, inferior subincana. Inflorescentia per- magna paniculata e paniculis numerosissiinis ramorum latera- liuin formata; rami laterales primarii angulo 45-50° divaricati 15-20 cm. longi ; secundarii 3-7 cm. longi omnes racenios termi- nales 3-5 subsessiles et laterales 1-3-natos pedunculis 3-10 mm. longis suftultos ferentes. Racemi ovati 6-10 mm. longi 5 mm. lati, ad basim foliis floralibus ovatis cuspidatis 1-2 mm. longis suffulti; bracteae floralos membranaceo-scariosae ampie ovatae, 2-2,5 mm. longae et latae, subglabrae, apice acutae, iiervis tri- bus palmatis crassiusculis et duobus externis ad latera exteriora venis 1-2 crassis praeditis munitae. Bracteolae ad basim ca- lycis 0. Calyx anguste tubulosus 3 mm. longus 1-1,2 mm. latus apice dentibus 5 ovatis acutiusculis 0,5 mm. longis hispidulis, exacte inter se aequalibus terminatus, longitudinaliter costis 15 aequalibus, ternis in quibusdam dentibus terminantibus. Corolla sicca fusca ante anthesim tubo ampio et abbreviato, calyci equi- longo, tandem duplo longior, tubo inferne 3 mm. cylindricus tennis 0.6 mm. latus, superne per 2 mm. infundibuliformiter ampliatus, ore 1 mm. diam., limbus patens horizontaliter lobis exacte aequalibus radiatis ovato-triangularibus 1,5 mm. longis mm 0,5-0,6 mm, latis apice acuminatis et marginibus in - 3 su- perioribus deflexis. Stamina 4 in V-» superiori corollae aflixa duo 0,3 mm. altiora; lìlainenta exappendiculata tenuia glaberrima 0,6 min. longa; antherae reniformes loculis, connectivo subro- tundo subposito divaricatis, conniventibus, rima marginibus ciliatis. Stylus staminibus superioribus aequilongus flliformis glaber; stygma e lamellis duobus rotundis facie interiori acum- bentibus, utrinque papillosis consitus. Ovarium 4-lobura lobis subcylindricis apice obtusis. Discus hypogynus unilateraliter productus. Eritrea: Hamasen sui monti Lesa 6, IV, 1902 (Pappi, n. 4046, 4647). 56 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE Genere alfine a Lavandula dal quale difterisce pei calici e corolle attinomorfe. Vedi Chiovkxda, Di taia questione di nomenclatura a proposito di un f/cnere di Labiale, in « Bull. Soc. bot. ital. » (1916), pag. 57 e seg. A Calyces basi bibracteolati. S. Helenae Muschler et Buscalioni. A A Calyces basi ebracteolati. B Bracteae calycem aequantes amplae ciré. 4 mm. longae, 5 mm. latae. Calyx 4 mm. longus 1-1,3 mm. latus corollae tubus intus hispidus. S. atriplicifolia (Benth.) Chiov. B B Bracteae 1-2 mm. loiigae, 2,5-3 mm. latae. Calyx 3 mm. longus, 0,9-1 mm. latus. Corollae tubus intus glaberrimus. ^ S. Aerythraeae Chiov. 198. — Rumex ruwenzoriensis Chiov. = Ruìnex sp. an sp. nova ? Cortesi ap. Savoia II Ruwenzori, parie scientifica, voi. I (1909) 462. Circiter 70 cm. elatus glaberrimus. Caulis erectus cylindricns cavus, siccus profunde sulcato-striatus. Folla caulina lanceo- lata vel oblongo-lanceolata, basi longe attenuata in petioluin breve; radicalia basi cuneata et imo abrupte rotundata vel sub- cordata, petiolis V3 laminae longis, laminae tenues, subtus se- cus nervos papilloso-pilosulae. Verticilli numerosissimi 20-30- flori, inferiores folio lineari vel lineari-lanceolato acutissimo suffulti, superiores appropinquati aphylH et subconfluentes. Pe- dicelli arcuato-deflexi vel subpenduli flliformes, 8-15 mm. longi, apice sensim dilatati, trigoni, parum sub, vel ad medium arti- culati. Flores heteromorphi, tepalis omnibus integerrimis, exte- rioribus liiieari-subligulatis, apice obtusis 3 mm. longis, 0-8 mm. latis, interioribus lineari-oblongis, membranaceo subscariosis 5-7 mm. longis, basi usque 4 mm. latis, apice ligulato-productis. Achenium immaturum 2,5 mm, longum faciebus ovato-lanceo- latis acuminatis, canaliculatis, minute granulosis. Uganda, sul Ruvt^enzori nella valle Mobuku scendendo da Na- bitava a Bihunga 9, VII, 1906, fi. e fr. giovani (Savoia), nella valle Mobuku a Kichuchu 7, VII, 1906 fi. e fr. giovani (Savoia). L' abito è del nostro R. obtusifolius L. pei caratteri fiorali si avvi- cina al R. Unearis Campd. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 1-4 APRILE 67 199. — Hydnora Ruspolii Chiov. Le Collezioni botaniche Slefanini- Paoli (191G) 157 diagli, analyt. '} = H. ahyssinica Engler (non Al. Brauti) in Annuario Ist. bot. Roma IX (1902) 246 quoad n. 1091 p.p. Corolla tubo elongato, parte supra antheras (tantum in spe- ciinine praesente) circ. 5 cm. loiiga, tubo expianato ibidem circ. 10 cm. lato, intus laevis sed e medietate segmentorum sulcis rotundatis depressis latiusculis percursus. Lobi quatuor erecti, arcuato-di varicati, lineares, circ. 10 cm. longi, cum regione dor- sali exteriore lineari e basi 1,7-2 cm. lata, sensim ad apicem usque attenuata, extus laevis; margines inflexi utrinque 8 mm. lati, usque ad oras setis mollibus fìliformibus flexuosis pallidis minime rigidis 5-7 mm. longis tecti sed apicem versus in cu- culio omnino deficientes secundura lineam obJiquam; lobi apice acutiusculi; cuculli 3,8 cm. longi 1,4 cm. lati intus laeves et alte carinati. Ogaden: Marro Umberto I sopra radici di Kigelia africana' aprile 1893 (Riva e Ruspoli n. 1091 p. p.). Già nel mio lavoro indicato ove ho anche presentato una chiave analitica delle specie etiopiche di questo genere, ho rilevato gl'im- portanti caratteri per cui questa specie si riconosce facilmente da tutte le altre. NelT esemplare del Riva si trova unita con H. Joliannis Becc. e sul relativo cartellino veramente oltre che per la Kigelia, è data per le Acacie arboree, ma credo non vi sia alcun dubbio che questo se- condo ospite si riferisca alla H. Johannis del Beccari la quale eh' io sappia fino ad oi'a è stata trovata solo sulle radici delle acacie. Ri- guardo a codesto nome del Beccari, esso ha indubbiamente la prece- denza su quello di A. Braun iwichè quello fu pubblicato senza diagnosi- Ciò del resto è stato riconosciuto anche dal Conte Solms Laubach nella sua monografia della famiglia facente parte del Pflanzenreicli (Heft 5) [IV, 76]. 200. — Arthrolophis fazoglensis Chiov. = Andropogon fazoglensis Chiov Horb. Culmi caespitosi 50 et ultra cm. elati, nodi glabri pallidi 0 in- feriores geniculato fracti; internodii cvlindrici infimi duri non striati 1,5-2,5 mm. diam. crassi, laeves, glabri, vaginis brevio- res vel parum longiores. Vaginae glaberrimae laxae, striato- B8 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE nervosae, suprema ± inflata; ligula membranacea, ampie ovata 3-4 mm. loiiga, glaberrima: larainae lineares 10-22 cm. longae 3-5 ram. latao, basira versus vix atteriuatae, superne longiuscule setaceo-acuminatae, glaberrimae rigidulao, laeves, costa om- nino viridi; nervis priraariis utrinque 4 interpositis inter illos margini propinquiores 1 et inter illos costae viciniores 2-3 se- cundariis tenuissimis. Inflorescentia basi vagina suprema (ari semper?) obvallata e racemis duobus erectis contiguis 10 era. et magis longis inferior sessilis, superior pedunculo 8-10 ram. longo, inferne compresso 0,9 ram. lato, apice clavato 1,2 mm. crasso, glabro, striolato; articuli 20 et amplius, iufimus caeteris longior 6-7 mm. lougus, caeteri 4-5 mm. longi basi manifeste ut pedi- celli incurvati et a spiculae basi disci-eti et utrisque lateribus forum oblongum reliuquentes, basi 1 ram. lati, apice valde in- crassati 2,3 mm. lati intus leviter sulcati, extus valde tumidi, glaberrimi et laeves, apice horizzontaliter truncati, profunde excavati et foramine irregulari pervii, sed nullo modo cupu- lato-appendiculati. Spicula sessilis 7-7,5 rara, longa, fronte an- guste linearis 1-3 mm. lata, manifeste e latere compressa callo pilis 1-2 ram. longis villoso; e basi subrotundata sensim atte- nuata gluma I rautica, lineari-lanceolata, dorso marginibus im- plicatis late canaliculata (et non tantum loco nervi medii ut in Artli. Gaijano) superne undique minutissirae scabrula, carinis serrulato-scabris, apice acutissima, integra, dorso obsoletissime nervosa margine pilis albis brevibus aequalibus ciliatis; liuti longa, navicularis valde a latere compressa dimidia 1,7 mm. lata, apice subulato-acutissima, secus nervum carinalem serrulato- ciliata, caeterum glabra, enervia, nitida. Palea I lanceolata, 5,5-0 ram. longa glaberrima, apice acuminata, integerrima; jìa- leola eadem forma parum longior; stamina 3 antheris 3 mm. longis: palea li hyalina 5,5 mm. longa, superne per 1 mm. bifida, lobis acutissimis et inter ipsos arista 18-14 ram. longa, capilla- ris; columna tennis, badia, glabra, torta 7 mm. longa; paleola 3,5-4 mm. longa, glabra. Ovariura apice glabrum. Spiculae pe- dicellatae sossilibus similes sed minores pedunculo forma, ma- gnitudine et indumento omnino articulis simili, a latere com- pressae, 5,5-6 rara, longae lineares trigluraae callo ut sessilis villoso. Gluma I linearis acutissima, carinis implicatis canalicu- lata, praeter carinas inferne villosas superne serrulato-scabras SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 69 glabra, II iiavicularis angusta, acuminatissima, secus carinara ad basitn villosiila. Palea hyalina bifida 5 mm. longa, arista glu- mam II*™ acquante gracili recta. Stamina 3 antheris 2 min. lon- gis. Ovarium 0. Afflnis Artìu piimiliis (Roxb.) = Andr. pachyarthrus Hackel, p. 449, n. 67. Nubia: nelle foreste del Fazogl e del Conlofan VII (Figari). 201. — Cymbopogon Figarianus Chiov. = Andropogon Figarianus Chiov. Herb. Annuus circiter metrum elatus; internodii cylindrici, laeves infimus 5-7 inm. longus, caeteri 15-25 cm. longi inferiores circ. 3 mm. diam. omnes longe exserti; nodi giabi'i 4-5. Vaginae la- xae, laeves, glabrae, sub vitro minutissime punctulatae 5-7 mm. longae striato-nervosae, costa valde crassa uti'inqne nervis 3-4 primariis crassioribus, 3-4 secundariis interpositis tenuissimis; ligula membranacea 1 mm. circ. longa, denticulata, hirtula et ciliolata; laminae lineares 17-30 cm, longae e basi 3-4 mm. lata ad medium parce dilatata 5-6 mm. latae, deinde sensim tenuis- sime capillaceo-attenuala; costa basi 0,7-0,8 mm. lata subtus cras- sissima, alba, utrinque nervi {)rimarii 4, 3-5 secundariis (ilifor- mibus interpositis, laeves glabrae, Inter secnndarios tertiarios subtilissimos decurrunt; margines angustissime albido-cartila- ginei, minutissime et distanter ciliolati. Panicula terminalis lanceolata 18-25 cm. longa, 3-5 cm. lata, nodis caulinis supre- mis 4-5 floridis, quorum infimus saepe caeteris discretus formata: folla ttoi'alia foliis caeteris similia nisi laminae breviores; rami ad quosque nodos 3-4 vaginas floridas 1-5 ferentes, tenues erecti, intHi-iiodiis abbi-eviatis; vaginae floridae lineares rectae, longe subulato attenuatae ij-ti mm. longae, explicatae 4-6 mm. latae, e viridi rufescentes, marginibus membranaceis, glabrae, vel prope margines pilosulae. Racemorum podnnculus communis 1-3 cm. longus tennis compressus, apice scaberulus; racemi binodi in- ferior pedunculo partiali 0,5-0,7 mm. longo, alter pedunculo 10 mm. longo erecto communem continuate suITuItus, ambi nodo infimo bis|)icnllfei'o spiculis cf pedicellis 0,8-1 mm. longis sur- rectis, superiori trispiculifero spicula intermedia 9 laterales paris inferioris Granino similes cf. Spiculae cf rufescentes 6 mm. 60 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APEILE lonj^ae, 1-9 min. latae, glabrae muticae a dorso compressae; gluma I oblonga, obtusa, vix apiculata 7-nervia ad nervos mar- ginales anguste inflexa; II 1^^ identica; palea ut gluma II longa et lata, tenuiter membranacea, alba hyalina, fere ad medium bipartita, dorso hirtula, mntica. Stamina 3; antheris purpureis 2 mm. longis rudimentum [)istilli 0; paleola linearis angusta, bicarinata, carinis ciliatis, apice acutata. Spicula '4 callo lineari 4 mm. longo, basi subnlato-aciitissimo, apice non appendiculato, sursura accrescendo dense sericeo villoso, pilis supremis 1,5-2 mm. longis; spicula viridis 5 mm. longa, 1 mm. lata, vix a dorso compressa, vel subcylindrica, glabra gluma I oblonga, rigida chartacea, dorso in ^/i inferioribus laeviter canaliculato impressa, ad apicem nervis tenuibus 7 striata, apice truncata et secus nervos marginales anguste inflexos prope summitatem setis lon- giusculis ciliata; II rigida chartacea, lineari-oblonga a I^ cui ae- quilonga amplexata, dorso longitudinaliter convexa, apice obtu- siuscula, glaberrima, vel apice scabrula et setulis paucis ciliata. Palea hialina, tenuissime membranacea, lineari, enervia fere e basi sensim attenuata, apice in aristam robustam 6 cm. longam castaneam, basi compressam et apicibus linearibus acuminatis paleae 2 mm. circ. longis comitata, columna eximie torta dense hirtella 3 cm. lor)ga, subula scabra, setacea. Lodiculae membra- naceae ovarium amplexantes et aequantes, subrotundae margi- nibus superioribus ciliis lodiculis ipsis 3-4-plo longioribus prae- ditae. Ovarium glabrum; styli liberi basi longe nudi. Stamina 3 antheris 3 mm. longis. Spiculae pedicellatae; pedicellis 2 mm. longis compressis ad margines densissime sericeo-ciliatis, apice centra gluraam II brevissime appendiculatis, appendice membra- nacea subligulata, speculae illis paris inferiori omnino similes. Nubia: Fazogl insieme con C. finiiimus Hochst. et C. confine Hochst. var. nudiglunie Hackl. (Figari). Affinis G. filipendulo Hochst. qui habet racemum sessilem 1 pedun- culatum 2 articulatuiii et glumas I spicularum pedicellatarum aristatas 202. — Panicum {Eupanicum) Figarianum Chiov. Annuum debillimum, valde ramosum, circ. 30 cm. altum; nodi hispiduli inferiores radicantes; internodii subcompressi pro- funde sulcati, inferne glabri, superne pilis minutissimis tuber- SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 61 culosis hispiduli 3-4 era. longi, infimi 1 mm. S[)i.s.si; pediinculus 1,5-4,5 era. lori^us, tenuissiraus hispidulus. Vagiaae laxae et ubi ramum adest, ab axi separatae, iiiferiores 1,2-2 era. suprema 3 Gin. loiiga, striato-iiervosae, superne pilis lorigis teiiuissimis basi tuberculatis hispidulae; marginibus dense ciliatis; ligula longiuscule setosa; larainae merabranaceae tenues, raollissiinae, lanceolatae, minores 2,5-3 ora. longae et 5-6 rara, latae, niajo- res 7 era. longae, 12 rara, latae, basi rotundatae vel aniplissirae et breviter cuneatae, apice e raedio sensim acutissime attenua- tae; supra glabrescentes, subtus pilis minute bulbiferis longiu- sculis tenuibus sparsae, marginibus planis minutissime scabru- lis ; nervi utrin(iue 3 primarii, G-7 secundariis interpositis 0,3-0,4 mm. inter se aequaliter disscetis. Paniculae laxae lan- ceolatae graciles laterales vaginis obvailatae 1,5-2 cm. longae, 3-5 rara. latae, terrainales plus rainusve longe exertae, 3-G era. longae, 10-15 era. latae: rhachis comraunis fiexuosa, angulosa, dense pilis elongatis erecto-patulis tenuissimis hispida; rami plures tenuissimi scabruli, erecti longiores dimidiam panicu- lam aequantes vel superant^s, breviores a basi jiauci spiculi- feri; longiores basi longe nudi; pedicelli tenuissimi cai)illares, flexuosi 2-6 rara, long! apice abrupte paullum incrassati, glabri sed scabruli. Spiculae ovato-lanceolatae, longiuscule caudato acuminatae; gluma I brevissima 0,3-0,4 rara, longa, alba hya- lina, enervia truncato-rotundata; II ovato-lanceolata, spiculara late araplectens, tota 2,5 rara, longa, explanata 1,2 rara, lata, apice in subulara 0,5-0,7 rara. longara attenuata, dorso undique pilis tenuissimis, minute bulbiferis hispidula; nervi 5. FIoscu- lus I neuter palea elliptica 1,5 mm. longa, 1 rara, lata, apice brevissirae cuspidulata, dorso hispidula; paleola, hyalina 1,2 mm. longa. Flosculus II hermaphroditus rainutus ovato-oblongus 1,3- 1,4 rara, longus, 0,5 rara. latus, apice obtusiusculo, subalbidus, laevigatiis et nitidissimum quamquam parum induratus. Palea dorso obscure carinata, marginibus exauriculatis ad apicem usque ubi angustiur stricte involutis basi rotundato-truncata; paleola oinnino marginibus paleae involuta. Abissinia: sotto gli alberi all'ombra nelle vallate del quoUa presso DJeladjeranne m. 1200-1500 7, VIII, (ì. (Schimper 1840, ex herb. Fijrari). 62 SEDK DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE MARTINO SA VELLI. — su duk forme di pesta- LOZZIA. Nel mese di marzo dtUl'anno decorso mi venne fatto di os- servare presso Marina di Pisa alcune foglie di Quey^cus Ilex f. agrifolìa A. De Gand. ' che presentavano delle larghe macchie di secco. Tali macchie, dall'apice, si estendevano talora (ino quasi alla metà del lembo, talora si ari-estavano assai prima, né mancavano quelle che si erano sviluppate lateralmente alla foj^lia stessa. Si le une che le altre erano delimitate da uno strettissimo margine di colore ferrugineo. Qua e là, non ecces- sivamente stipati, si notavano nella porzione secca dei punti neri. Credetti a tutta prima di aver trovato la Monochaeiia I)es7nazieri Sacc. (= Pestalozzia monochaeta Desm.). Esami- nate poi al microscopio alcune sezioni delle foglie ammalate, sezioni fatte in corrispondenza delle macchioline nere, mi ac- corsi che si trattava di una vera Pestalozzia notevole per molti caratteri. Gli acervuli sono sottoepidermici molto allun- gati, quasi piani con dentro moltissime spore grandi, quadri- settate, munite ordinariamente di tre setole. I tre loculi interni di ogni spora sono di colore nero fuligineo, i due terminali ialini. Le tre setole, lunghissime, non nascono nel medesimo punto della spora. Una è apicale, le altre due, volte all' indietro 0 addirittura reflesse, sono inserite verso la metà del loculo. Questo ultimo carattere è, soprattutto, a mio modo di vedere^ notevole, giacché nelle Pestalozzia, fatta qualche rara ecce- zione, le setole sono inserite tutte all'apice del loculo estremo. ' Il Rouy (« Flore de France », voi. XII, pag. 326) considera la Quercus Ilex Q agrifoUa A. De Cand., come un ibrido fra la Quer- ctis Ilex e la Quercus coccifera, e ad essa riferisce il sinonimo Quer- cus agri/olia Trabut ap. Batt. et Trab. « Flore d'Algerie » p. 825. Tale interpretazione, data per dubbia dallo stesso Trabut, potrà nella mi- gliore delle ipotesi, andare per la pianta algerina, non per la nostra europea, che è una semplice variazione della Quercus Ilex; variazione in parte dovuta all'età, in parte a stimoli esterni, la quale nasce in molti luoghi, dove non c'è traccia di Quercus coccifera. (Vedi anche: Béguinot, La. vita delle piante superiori nella laguna di Venezia. 1913, pag. 203, tab. LXVI, lig. 3, 4, 6). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 63 La forma generale delle spore è obovata, un poco ristretta alla base. Misurano circa 28-29 =:? 10-11 /a e sono inserite su brevi basidi. Ora, di Peslalozzia (intendendosi il f^enere in senso ristretto, corrispondente al sottogenere Eu-Pesialozzia Sacc, Syll., HI, pag. 784) che vivano parassiticamente sulle foglie di Qit'.'n;^*.? si conoscono due specie: la Pesialozzia mon- tellica Sacc. et Voglino e la Pestalozzia stellata Ellis et Eve- rard. Si noti che ambedue queste specie non producono mac- chie. Inoltre la Pestalozzia montellica ha conidi forniti di quattro setole, tre basali e una apicale, la Pestalozzia stellata conidi con tre setolo tutte apicali. Le dimensioni delle spore sono pure differenti fra quiiste due specie e quella da me rac- colta. Quindi credo che di questa ultima si possa fare una nuova specie, cosi caratterizzata: Pestalozzia Lucae mihi n. sp. P. maculis epiphyllis, exaridis, araplis, tenuissime ferrugineo marginatis, acervulis sparsis mediocribus planis vel subplanis, non confluentibus, epidermide semper (an tantum diu ?) tectis. Conidiis quadriseptatis. (28-29 v 10-11), locnlis tribus intermediis bi'unneis, extimis hyalinis; aristis tribus tenuissimis et longis- simis, duobus lateralibus divaricatis et fere reflexis ad mediam loculi superioris partem, terminali vero e loculi su- perioris vertice, exeunti- bus. Basidiis hyalinis per- brevibus. Hai), in foliis vivis Quer- cus Ilicis f. agrifoliae pro- pe Pisas in silva litorali non procul a pago vulgo € Mai'ina di Pisa » dicto, ubi, mense martio, sorori- bus comitibus, legi. „. , . ^ l'ig. I. Aspetto di una foglia di Quercu.s attaccata Fratris SUavissimi piis dai fungo. — Fì- 2. sezione trasversale di un acer- manibUS dicata ^"'° *®^'* Pestato^zia Lucae. — Kig. 3. Spora isolata. Per far meglio risaltai-e le diflerenze di questa specie con le altre [parassite delle Quer- cie dispongo i loro caratteri nel seguente specchietto: 64 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE A. Setole insevile tutte e tre ali" apice del loculo superiore, di- ritte. Spore ellittiche (25-32 v 6-7). Basidi quasi uguali ai Gonidi. Acerviili stellati. Macchie nnlle. Pestalozzia stellata E. et E. B. Setole inserite una all'apice e due alla metà del loculo su- periore, le due laterali quasi reflesse. Spore obovate (28- 29* 10-11). Basidi assai più corti dei conidi. Acervuli ro- tonde/; g tanti. Macchie evideìilissime. Pestalozzia Lucae mi hi. C. Setole inserite una all'apice le altre Ire alla base del loculo apicale. Spore fusiformi (20-25 =* 8). Basidi lunghi circa come le spore. Macchie nulle. Pestalozzia montellica Sacc. et Vogl. Nonostante ne abbia esaminato una quantità jj^randissima, solo una volta mi sono imbattuto in alcune spore anormali per la forma e il numero dei loculi : la unita figura ne riproduce due delle più note- voli. Come si vede le setole, ridotte a due, sono qui non solo quasi eret- te, ma anche assai più corte e in- Due spore anormali di /'M/a/o^. Zwcffe. Serite all'apice dell' ultlmO loCUlo. * * * Durante l'inverno 1914-1915 alcuni frutti di Feijoa Sellowiana, conservati all'aria libera in una delle sale del laboratorio del- l'orto botanico fiorentino, si coprirono di una abbondante pi"0- duzione fungosa, lo studio della (juale mi fu cortesemente affi- dato dal chiarissimo prof. Pasquale Baccaritii, cui son lieto di rivolgere anche qui i più sinceri ringraziamenti. Un sollecito esame microscopico di questo fungo mi pei'inise di riconoscerlo come una Pestalozzia, gli acervo! i della quale occupavano quasi tutta la superficie del frutto di Feijoa inquinandolo con gli abbondantissimi conidi. Quantunque il fungo, quando mi venne fra mano, non fosse più allo stato fresco, pure volli ten- tare qualche cultura per poter conoscere meglio la specie, e SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 65 per poterne seguire Io sviluppo completo. Seminai perciò alcune spore in «jocce di acqua distillata, fatta prima bollire, ma con questo trattamento non ottenni nulla. Solo aggiunjj^endo un poco di scii"()|)|)0 di prugne all'acqua potei provocare una specie di germogliamento, su cui credo interessante spendere una parola. Le spore dopo essere state un giorno o due in termostato (alla temperatura di circa venti gradi), presentarono dei tubi mice- lici abbastanza allungati, semplici, ialini in corrisi)oridenza della base dell'ultimo loculo. Ora, sia per quanto potei allora diret- tamente osservare, sia per quanto ho potuto osservare in se- guito, questo fenomeno non può considerarsi come un vero e proprio germogliamento, ma solo come una prolificazione del micelio, rimasto aderente alla parte basale della spora. In ogni modo, checché sia di ciò, tali culture furono seminate su fette di mela, poste in scatole del Petri, e sterilizzate in autoclave. Per lunghi giorni non potei osservare altro che la formazione lenta, lenta di un micelio bianco cotonoso, che irraggiava at- torno ai punti, in cui erano state deposte le spore, e andava guadagnando faticosamente il substrato, riuscendo a mala pena a vincere la concorrenza di una Dotrytis die, malgrado le pre- cauzioni prese, si era infiltrata nella cultura. Anzi io comin- ciavo già a temere che i miei tentativi non approdassero a nulla, quando, dopo più di un mese, notai la presenza di alcune sferettine nerissime e lucide che, a |)rima vista, potevano essere ritenute scleio/.i. Osservatane al microscopio una piccola [)or- zione, trovai che si trattava di un ammasso di spore della mia Pestalozzia, che fui sollecito a riseminare su fette di carota, su midollo di sambuco imbevuto di decotto di prugna, su fette di mela, su agar-agar e decotto di prugna, e finalmente su frutti di Feijoa, ottenendo sempre e, con facilità, culture purissime del fungo. La germinazione delle spore, che si può ottenere agevolmente in meno di ventiquattro orti ponendo i conidi in una goccia di acqua distillata, offre le pai-ticolai'ità seguenti. Il loculo colorato inferiore; comincia a rigonfiarsi ed a arrotondarsi divenendo, nello stesso tempo, sempre meno intensamente colorato. Ciò che, prescindendo dalla forma e grandezza diversa, lo fa distinguere a colpo d'occhio dai due loculi sovrastanti. Poi da uno dei lati, peri)endicolarmente all'asse longitudinale della 66 SKDK DI KIKKNZE - ADUNANZA DEL 14 AI'KILE spora, si inizia una protuberanza, che va crescendo, e finisce con rompere l'esosporio. D filamento micelico, cosi originatosi, presenta un grosso rigonfiamento alla base; è ialino, scarsa- mente settato, con pareti sottili e, di solito, si allunga assai prima di ramificarsi. La geiininazione degli altri loculi avviene vario tempo dopo, e, a quanto pare, non si inizia fino a che il primo non si è interamente vuotato del suo contenuto. Inoltre il secondo a germinare non è il loculo mediano, ma il superiore, E questa volta la germinazione avviene nel senso opposto della prima, sebbene nello stesso modo. La germinazione del terzo loculo è assai rara, e non l'ho osservata che in qualche spora, una quindicina di giorni dopo la semina. I due loculi terminali ialini, per quanto ho visto, non germogliano mai. Tutto questo accade invia normale; ma non manca qualche spora, in cui il germogliamento si inizia dal loculo superiore, o, ciò che è senza paragone possibile più raro, in cui tutti e tre i loculi emettono nel medesimo tempo un tubo micelico. Ho osservato questo ul- timo fatto in alcuni conidi che per molti giorni apparentemente non avevano presentato alcun fenomeno degno di nota. Un esempio siffatto si ha nella figura 1: come si vede, in quel caso si era avuta anche una prolificazione degli articoli basali. Nelle culture in grande su substrato solido il micelio si svi- luppa rapidamente assumendo un aspetto bianco e fiocconoso, ma non attende di avere invaso tutto il mezzo, di cui può di- sporre, per formare le spore. Già una diecina di giorni dopo la semina si cominciano a notare qua e là nel fìtto feltro micelico, delle macchie, dapprima quasi ocracee, poi brunastre. Tale colo- razione, avvertibile nella massa, non lo è più al microscopio, dove le singole ife seguitano ad apparire ialine. Appunto in cor- rispondenza di tali zone scure si formeranno le fruttificazioni. Per studiarne lo sviluppo ho fissato dei pezzetti di substrato con su il fungo in alcool assoluto, e poi ho incluso in paraf- fina ed eseguito le se/ioni in serie. In tal modo ho potuto ve- dere che il primo inizio di fruttificazione è dato da un gro- viglio di filamenti micelici che va aumentando in grandezza nello stesso tempo che le ife, da cui è composto, (soprattutto le periferiche) vanno divenendo brune. In seguito in mezzo al gro- viglio si inizia la formazione di una cavità destinata a conte- nere le spore. Quindi l'acervulo nei suoi primi stadi ha tutto SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 67 l'aspetto di un pic/iidio. A differenza però di quanto accade nei veri piciiidi, le spore qui si sviluppano solo nella parte inferiore dello stroma, la parte superiore del quale si lacera, quando i collidi hanno raggiunto un grado avanzato di maturità. La for- mazione delle singole spore è semplice; i conidiofori presentano un ingrossamento piriforme all'apice, ingrossamento che è dap- prima continuo, ialino e privo di ciglia. Lo stabilire con sicu- rezza come avvenga la formazione delle ciglia, sia per la pic- colezza delle spore, sia per la diflìcoltà, con cui si colora la membrana delle spore adulte, mi è riuscito non troppo agevole. La colorazione migliore l'ho ottenuta con l'ematossilina fer- rica. Molto bene e molto rapidamente si colorano le ciglia an- che con il bleu di metile, ma tale colorazione non resiste poi ai successivi passaggi necessari per montar la preparazione in balsamo. Pur tuttavia, dopo replicati tentativi, e dopo avex^e esaminato anche quanto avviene nella Pestalozzia Lucae, che ha spore assai più grandi e quindi più facilmente studiabili, mi pare si possa assicurare, senza tema di errore, esser le ciglia niente altro che ramificazioni del loculo superiore ialino. Non é didicile, osservando una sezione di un acervulo ancora poco maturo, il vedere molti stadi di passaggio dalla forma adulta con ciglia lunghissime alla forma giovanile, priva affatto di al- cuna differenziazione sia di loculi, sia di ciglia. Però tali stadi di passaggio sono in numero assai minore di quanto si potrebbe credere a prima vista. Infatti la maturazione delle spore av- viene, in genere, in modo assai rapido, nella Pestalozzia della Feijoa in modo rapidissimo. Rapidissimo è sojìrattutto il passaggio della spora già grande, quasi (juanto quella adulta, ma ancora ialina e priva di setti, alla spora completamente matura. L'uf- ficio che hanno queste ciglia, ornanti la parte superiore della spora, mi sembra sia soprattutto quello di facilitare l'uscita dalle spore stesse dall'acervulo. Le ciglia, infatti, da giovani sono nella Pestalozzia della Feijoa assai meno divaricate, nella Pestalozzia Lucae orizzontali, mentre da adulte si allontanano fra di loro o si riflettono, ed è evidente che tale movimento deve servire a dare una spinta alla spora stessa. Coltivata, come ho accennato, su vari substrati questa Pesta- lozzia, ha sempre mantenuto i suoi caratteri fondamentali e non ha presentato differenze apprezzabili fra le varie culture; 68 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE solo sull'agar-agar, addizionato con sciroppo di prugne, non è mai giunta a produrre le spore. L;i formazione degli acervoli ha sempre luogo nel medesimo modo, sia che il fungo abbia a sua dispusi/.iune un sub- sti-ato semiliquido o mol- le, sia che abbia a sua di- S|)Osizione un substrato resistente come il midollo di sambuco. In questo ul- timo caso gli acervuli si infossano nella matrice, e si aprono lungo una por- zione assai stretta, di mo- do che le spore vengono eiaculate in masse, che prendono l'aspetto di cir- ri. Di forme metageneti- che non s'è presentata ,. .. ^. „ , , . „ .. mai la minima traccia, Fig. 1-2. Spore germoglianti di Pes(alo;ita Fetjoae. Fìg. 3-4. Spore isolate benché io abbia tenuto N.B. Nella Hg. 4 solo per errore una delle setole -^^ ^^XixXV^ parecchie gè- di sinistra è stata spostata un poco verso il basso. ' "^ nerazioiii di questa spe- cie per più di un anno. Quanto al riferimento sistematico di questa Pestalozzia mi sembra che si tratti di una forma abba- stanza peculiare per farne, almeno per ora, una specie nuova. Quali sieno però le affinità sue non è facile dire anche perchè troppe sono le specie di cui non ho potuto vedere altro che la diagnosi riportata dal Saccardo nella sua SijUoge. Ecco, per- tanto, i caratteri principali della mia forma. Pestalozzia Feijoae mihi n. sp. P. maculis niillis, acervulis creberriine dispositis, interdum confluentibus, inquinantibus; conidiis oblongis quadriseptatis, rectis, loculis interioribus olivaceo-nigricantibus, extimis hya- linis; setulis apicalibus duobus vel tribus, divergeiitibus, hyalinis basi crassioribus. Sporis /x. 20-21 * 6-6,5 setulis ciré. 20 m- longis. Hab. in fructibus Feijoae Sellowianae in horto botanico fio- rentino. Raffaello Beni, Gerente responsabile. Firenze, Stab. Pellas. Lnlgi Chltl Successore. 1917. Agosto-Sbttembrb. N. 8-9. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA (PERIODICO MENSILE). INDICE Chiovenda e. — Plantae novae vel niiniis notae e regione ae- thiopica Paff. 69 Fiori Adr. — Sul valore specifico di Scorzonera Columnae e S. villosneformis — Un curioso esempio di eterocarpia su individui separati , 78 Massa LONOo C. — Nuova specie del genere Aneura D. Mort. . „ 80 Matti ROLO 0. — Come la Città di Torino onora i Botanici Pie- montesi „ 82 Savelli M. — Appunti micologici. IV, V , 84 Trotter A. — Intorno a Lycopsis variegata L. var. albìflora Trott. e ad analoghe variazioni cromatiche nelle Borraginee . . n "^^ SEDE DI FIRENZE Adunanza del 14 Aprile 1917 (Conlinuaztone) E. CHIOVENDA. — plantae novae vel minus no- tae E REGIONE AETHIOPICA. 203. — Trichopteryx Figarii Chiov. Annua; culmi graciles solitarii 50-70 cm. elati, undique crla- berrirni et laeves; basi vaj^iiiis 5-6 brevibus breviter lainini- feris patulis subrosulatis iiistiucti; nodum sunremurn circiter ad Y^ culmi situm; nodi internodii.s concolores {^Mabcrrimi, Va- giiiae inttu-iiodiis breviores striato-nervosae, praeter inarf^iiiera longe ciliolatum glabrae; ligula lueiubrauacea truncata vix Bull, dtlla Soc. bot. Hai. 6 70 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 14 APRILE 0,5 mm. loiiga; lainiiiae plaiiae lineares 2,5-5 min. latae, basi abrupte coQtractae, apice sensi m et loiige acumi iiatae, margi- nibus albidis cartilagiiieis, spiiiuloso-ciliatis, basi prope lijj^ulam denso bulboso-hispidae, et iiiferne secus rnargiiiem calloso-ci- liatae, caeterura glabrae. Panicula lanceolata 12-20 cm. lunga, 12-25 mm. lata; rliachi>! inferne subcilindrica, laevis et glabra ad nodos minutissime pilosula; rami infimi sub 5-nati, erecti adpressi, basi longe (1-6 cm.) nudi, compressi, serrulato-scabri; brevissimi unispiculati, longiores 2-5-spiculiferi: pedicelli 2-15 mm. longi, apice paullum inciassati, compressi, serrulato-scabri, Spiculae angustae 25-28 mm. longae, stramineae opacae glaber- rimae; gluma I 12 mm. longa, elliptico-oblonga, apice abrupte acutata, crassissime trinervia; Il 25-28 mm. loiiga, linearis apice abrupte acutata, crassissime trinervia. Flosculus I palea lineari 20 mm. longa, apice sensim attenuato-acuminata, crassissime trinervia; paleola 0; pars rhachillae ad basim paleae flosculi I persistens glaberrima, 2 mm. longa. Flosculus II hermaphrodi- tus stipite 1,7 mm. longo, leviter incurvo acutissimo, pilis seri- ceis fulvis sarsum accrescentibus apice dorsum versus 2 mm. longis vestitus; palea tota 7 mm. longa, cylindraceo convoluta, in "^/a inferioribus nigricans superne pallescens, undique hispi- dula, apice auiiculis triangularibus acutis duobus 1 mm. circ. lon- gis albido-villosis terminata; arista inter lobulos longissima et valde robusta, coluinna 15 mm. longa, laxe in torta ad presse hispi- dula; subula circ. 15 cm. longa, compressula, flavescens, scabra, AfBnis T. crinitae Stapf. Nubia: luoghi montuosi di Fazogl al 9° lat. N. XI-XII, (Figari). Adunanza del 12 Maggio 1917. Presidenza del Vice-Presidente Baccarimi. Aperta la sedata il Presidente proclama l'ammissione dei seguenti nuovi Soci : Dott. Eva Mameli del R. Istituto Botanico di Pavia. Don Vito Zanon dei Missionari Giuseppini Fuehat (Bengasi). Dott. Bkniamino Pkyronel della E. Stazione di Patologia vegetale di Roma. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 12 MAGGIO 71 Quindi comunica il risultato delle feste celebrate a Palermo in oc- casione dell'inaugurazione del Giardino Coloniale annesso a quell'Isti- tuto Botanico con intervento del Sottosegretario di Stato alle Colonie On. Foscari e del Ministro della Pubblica Istruzione On. Ruffini. In quell'occasione fu presentata al prof. Antonino Borzì benemerito Di- rettore e fondatore di quel Giardino la medaglia d' oro conferitagli da un gruppo di colleglli ed amici. Annuncia alla Società che a causa del R. Decreto per la limitazione del consumo della carta, la tiratura del Nuovo Giornale Botanico, d'accordo colla competente autorità dal numero antico medio di 33 fo- gli in 4 fascicoli è stato ridotto a 26 fogli e cioè facciate 400 comples- sive, e 100 per fascicolo. Quella del Bullettino da 120 facciate medie è stata ridotta a 96, cioè 16 facciate per ogni bimestre. Quindi per que- sta ragione si è dovuto ridurre in proporzione il numero delle pagine che ogni socio ha diritto per l'art. 84 dello Statuto, durante l'anno; e cioè 60 facciate invece delle 80 e le comunicazioni o memorie per il Bullettino non dovranno oltrepassare le 8 facciate invece delle 12. Perciò si prega i Soci che mandano lavori per la pubblicazione a voler pazientare se essi usciranno con qualche ritardo e si richiama la loro attenzione sul fatto che la data mensile dell' intestazione del Bullet- tino non si riferisce alla data delle adunanze. Riguardo alla Riunione generale si decide di indire le elezioni a do- micilio con circolare e con schede per le votazioni. Lo spoglio di queste schede sarà fatto nella prima riunione autunnale. Lavori presentati : NoELLi, Micromiceti del Piemonte {Nuovo Giorn. hot.). Trotter, Intorno a Lycopsis variegata var. albiflora e ad analoghe variazioni cromatiche nelle Borraginee. Non essendoci altre comunicazioni l'adunanza è tolta. A. TROTTER. — intorno a lycopsis variega- ta L. VAR. ALBIFLORA TROTT. E AD ANALOGHE VARIAZIONI CROMATICHE NELLE BORRAGINEE. Anni or sono, in un mio contributo alla Flora irpina, ^ se- gnalavo col nome di (ilhìflora m. una forma
  • erciò di carattere regres- sivo od atavico. Il valore \u'vò di talt^ ipotesi sarebbe alquanto diininnito (jua- lora le vai-iazioni cromatiche potessimo dimostrarsi dovute a dirette in(luen/e nella cosiitu/.ione chimica ilei tei'ieno. Pei- cui il passai^f^io dalia serie cianica alla xantica, o vicevei'sa, non risulterebbe allora leticato a proprietà interne eleinentai-i, ca- paci di rendersi palasi o di passare allo stato latente, come o^ni altro carattere, bensì ad influenze chimiche sui processi nutri- tivi, e cioè a fenomeni di associazio.je mole(;ol;ue, oppure a fatti di ossidazione, di i-iduzione ecc., direttamente o|)eraiiti sui segmenti colorati. Sono note ad esem|)i() le variazioni croma- tiche nei fiori delle Ortensie (flì/iranfjt'.a ìiortensis W.), di- pendenti appunto da una diversa costituzione chimica del ter- reno, fenomeno ben noto e controllato esperimentalmente da H. MoLiscH ^ Qualche fatto analogo sarebbe stato coii'^taiato anche in MijosolU a quanto riferiscono Buscalioni e Poli, acci (1. e. p. 200). Cosicché se anche in Lycopsis variegata, e nelle altre Borra- ginee ricociate, potessero essere dimosti'ate cosi fatte infliien/e, l'ipotesi dell'evoluzione cromatica e dei ritorni atavici non po- trebbero essere considerati che in linea adatto subordinata. Adunanza dell' 11 Giogno 1917 Presidenza del Vico-Presidente Baccarini. Aperta la seduta il Vice-presidente comunica agli intervenuti la no- tizia della morte del prof. Francesco Pirotta Provveditore degli Studii, fratello del Presidente della Società e quella del dott. Bruno Ugolini capitano di fanteria figlio del collega prof. Ugolino promettente spe- ranza della scienza, vittima del dovere adempiuto eroicamente alla no- stra fronte; propone che siano inviate lo condoglianze ai due Soci a nome della Società, il che è approvato. Comunica che la « The Ray Society » ofifre il cambio delle pubbli- cazioni colla Società botanica: propone che esso avvenga colla 2* serie delle nostre pubblicazioni sociali. * Der Einfluss das Bodens auf die Bliithenfarhe der Hortensien. " Hot. Zeitg. „, Bd. 55, 1897, pp. 49-Gl. 78 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO Il Socio Pampanini comunica di avere osservato in questi ultimi giorni la Lippia nodiflora Michx. nei dintorni di Firenze anche al Campo di Marte e precisamente fra il viale sud e la ferrovia. Che prima d' ora era stata segnalata dei dintorni di Firenze da E. Baroni, il quale la raccolse il 18 agosto 1897 lungo il Mugnone per andare alle Cascine (E. Baroni, Suppl. gen. al Prodr. della FI. Tose, di T. Ca- rnei, p. 423). — A questo proposito il Socio Savelli avverte che nei din- torni di Livorno e di Pisa questa pianta tende sempre più a diffondersi. Chiovenda fa sapere di averla raccolta copiosa il 15 luglio 1916 nella valle del Mugnone poco sopra il ponte alla Badia; che è pianta assai facilmente sfuggente ai giardini come ebbe pure a vedere nei dintorni di Roma, ove pure tra gli altri luoghi è assai abbondante nella Piazza d'Armi, località analoga al Campo di Marte fiorentino. Avverte poi che la pianta spontaneizzata appartiene alla sottospecie sarmentosa (Sprengel) esotica e non alla sottospecie repens (Bert.) che come è noto è indigena delle località più calde del Mediterraneo e anche dell'Italia (cfr. Flora Italica exsicc, n. 263). Il Segretario quindi dà com.unicazione dei quattro manoscritti : Massalongo, Nuova specie del genere Aneura D. Mori. Fiori, Sul valore specifico di Scorzonera Columnae e S. villosaeformis. Mattirolo, Come la Città di Torino onori i Botanici Piemontesi. Savelli, Appunti micologici. Non essendovi osservazioni la seduta è tolta. ADR. FIORI. — SUL VALORE SPECIFICO DI SCORZO- NERA COLUMNAE E S. VILLOSAEFORMIS. — UN CU- RIOSO ESEMPIO DI ETEROCARPIA SU INDIVIDUI SE- PARATI. Fabio Colonna nel descrivere, nella sua classica Opera, ^ il Tragopogon alter luteus Apuliis dei dintorni di Cerignola, aveva notato come esso presentasse due forme in nuli' altro differenti che nella conformazione dell'achenio; che nell'una era aspero eliam dentatis siriis, nell'altra brpvius, latius, incamiìn lanu- ginosiim. Cassone ^ credè poter riferire la prima di tali forme alla Se. hirsuta L. e per la seconda creò il nome di Se. Co- lumnae Guss. Da parte mia, ^ essendo giunto alla convinzione • Fabh Columnae, Ecphrasis, I, p. 233, cum icone (1616). • Gussone, Plantae rariores, p. 320-21 (1826). • Vedi: Flora Analitica d'Italia, III, p. 411 (1904). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL* 11 GIUGNO 79 che la Se. ìiirsald di Gussone non era pi'ecisamente la pianta di Linneo, ina ne dioffi-iva soprattutto per la pr-esen/a di nume- rose foj^li»^ basali e biMie sviluppate, in moiio da presentare una perfetta similitudine colla , LXV, p. 66 (1916). 80 SKDK DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' U GIUGNO entità afflili, come la Se. villosa tipica, la Se. hfrsata e ìa. So , callosa Moris, tutte appartenenti allo stosso grujipo; quest'ul- tima limitata alla Sardegna e caiatteriz/-ata dagli achoni quasi lisci e senza pt'losità. Il caso qui descritto rientra nella categoria prima « Pseudo- eterocarpia » istituita dal Pa{?lia, * cioè con diverse sorta di fi'utti aerei su individui differenti. Di questa categoria si conoscono finora pochi esempi, fors'anche perchè quando gli indivitlui ete- rocarpici non cri^scono consociati o quando non furono fatti con- trolli mediante colture, facilmente persistp il dubbio che si tratti di varietà o razze diverse. Ad ogni modo nelle Composite citansi dal Paglia, come pseudo- eterocarpiche, alcune Hypochaeris {II. glabra. II. radicala, col rostro degli acheni ora lungo, ora breve, ma con dubbio che ap- punto yi tratti di varietà distinte. Il Pavolini^ non ag^:iunge altri esempi oltre questi sopra nominati. C. MASSALONGO. — nuova specie del genere A N EUR A D. MORT. Secondo l'ultimo censimento, nella fiora d'Europa, il genere Aneura è rappresentato da sei specie, cioè: dall' A. piaguis D. Mort. (incl. 1' A. atrovirens S. 0. Lindb.). A. incurvata S. 0. Liiidb., A. sinuata D. Mort. (incl. A. major S. 0, Lindb ), A. rnul- tifida D. Mort., A. latifrons S. 0. Lindb., e 1' A. palmata D. Mort. — Le due prime sono dioiche, tutte le altre invece monoiche (autoiche). Nel nostro paese solamente 1' A. incurvata non vi sarebbe stata finora indicata. — In riguardo alla distinzione delle surriferite entità, ricorderò che essa, senza delle infiore- scenze e massime del fi'utto o sporocarpo maturo, riesce piut- tosto malagevole, a motivo del polimorfismo, e della conveigenza dei caratteri offerti dalla loro fronda. Soltanto in questi ultimi tempi, ed in seguito alle pazienti ricerche dello Schiffner, degli * Paglia E., V eterocarpia nel regno vegetale, in «Annali di bota- nica », Vili, p. 175 (1910 . ' Pavolini a. F., Contributo allo studio della eterocarpia, in « BulN della Soc. bot. ital. », 1910, p. 138. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO 81 importanti caratteri diaj?iiostici, vennero fatti conoscere, rela- tivi a^emplari col frutto maturo, altri caratteri distintivi si i deveranno dalle spore ed elateri, come pure nella struttura delle pareti di detto frutto. Fra It' -specie extra-europee VA. crinita, come sembra, ri- corderebbe per r indumento della calittra, VA. alterniloba Tayl. 82 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELl' Il GIDGNO della Nuova Zelanda, e forse ancora 1' A. lobata Steph.. di Java e Nuova Caledoriia. Devo ricordare che relativamente alla caratteristica della ca- littra dell' .4. pingum, \f\'\ epatoloj^i noti sono d'accordo, perchè mentre alcuni la indicano papillosa e f^Jabra, nonché fornita verso la base di qualche escrescenza cellulare bratteoli forme, gli altri invece la descrivono |)iu o meno iita di peli, parzial- mente però decidui coll'appi'Ossitnar'si della maturità del frutto. Sta il fatto che le differenze surriferite sussistono, e che sono massime spiccate allorfjuando la capsula immatura è ancora inclusa nella calittra; non sembrami però probabile che tali differenze possano manifestarsi nell'ambito di una stessa entità, come risulterebbe anche da ciò che su di un medesimo esem- plare, non le ho mai trovate associate. Per questi »notivi sono d'avviso, riferendomi ancora alle fi^,^ure forniteci dal Micheli, Hooker e K. Mùller, per tacere di altri, che \'d.veì'à A.pinguis sia caratterizzata da calittra più o meno papillosa, j^labi-a ed alla base provveduta di rare esci'escenze bratteoliformi, per contra- rio alla A. crinita si devono ascrivere gli esemplari di cui la anzidetta calittra è rivestita di lunghi tricomi, coll'andare del tempo, parzialmente caduchi. ND. — Durante la stampa di questa nota avendo potuto esa- minare un esemplare col frutto pressoché maturo di A. crinita, ho constatato che in riguardo alla struttura delle sue pareti, come alle caratteristiche delle spore ed alateri non riscontransi diversità apprezzabili rispetto all' A. pinguis. O. M ATTIRO LO. — come la. città di Torino onora I botanici piemontesi. La Città di Torino, che già da molti anni aveva onorato i nomi di Vitaliano Donati (1717-1763). — Caulo Allioni (17L^8-1804). — Giovanni Battista Balkis (1765-1831).— Mie elk Bdniva (1761-1834). — Giacinto Oarrna (1778-1859). — Gidseppe Gia- cinto MoRis (1796-1809), dedicando alcune vie a questi illustri botanici, con deliberazione del 26 maggio ora scorso, stabiliva di accordare lo stesso alto onore ai nomi pure chiarissnni di: Lodovico Bei. lardi (1741-1826), Giovanni Francesco Re (1773- 1833) e di Carlo Capelli (1763-1831). SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DELL* 11 GIUGNO 83 L'atto illuminato che attesta la considerazione nella quale la Città di Torino tiene i cultori della nostra Scienza, merita di essere segnalato ai botanici italiani non solo, ma è degno di essere additato alle altre Città perchè serva di sprone e di esempio. Non essendo cosa possibile elevare monumenti a tutti quelli che pure ne sarebbero degni, a me pare questo modo di ono- rare la memoria dei più cospicui cittadini, largamente adottato dalla città di Torino, sia da ritenersi il più convonionte e nello stesso tempo il più istruttivo; qualora, sulle targhette indica- trici delle vie, i nomi fossero fatti seguire da alcune poche pa-. role, che indicassero le benemerenze speciali e le date di na- scita e di morte, di quelli illustri ai quali le vie si intendono dedicate. A questo modo chi vive nelle città o ne [)ercorre le vie potrà imparare senza fatica i nomi di coloro che onorarono colle opere dell'ingegno il luogo che livide nascere, ed arric- chire cosi la mente di un corredo di cognizioni che dovrebbero essere familiari a tutti i cittadini; per di più questo speciale tri- buto gentile di onore, induce nell'animo del forestiere un alto concetto della riconoscenza dell'animo popolare. Abolendo adunque (come in parte già si è fatto a Torino), una miriade di nomi inconcludenti, utili solamente perchè con- sacrati dall'uso, dedicando le vie al ricordo di nomi venerandi, nonché a quelli indicanti i fatti memorabili, ogni città avrebbe il modo di fissare nel marmo i nomi e le date che più interes- sano e illustrano la sua storia. Rimanendo nel campo che ci interessa, ricorderò ancora che pochi anni or sono, per iniziativa di P. A. Saccardo la Città di Milano dedicò una via a Carlo Vittadini. Nella speranza che l'esempio, che io mi sono compiaciuto di segnalare, trovi imitatori presso i reggiteli delle città nostre, mi è intanto gradito dovere di attestare oggi alla mia città, i sentimenti della riconoscenza dei botanici per aver accolto le proposte che io mi ero permesso di pi-esentare alla Giunta co- munale nell'intento di renderci onore ai più chiari e beneme- riti illustratola della Flora del Piemonte. Torino, R. Orto Botanico, 9 maggio 1917. 84 SBUE DI FIRKNZE - ADUNANZA DELl' 1 1 GIUGNO MARTINO SAVELLI. — appunti micologici. IV. - 6l3o:poriosi di Ficus elastica var. foliis variegatis. Una piccola pianta di Ficwi ela^^tica dalle fo^flie varÌMp:ate, col- tivata in vaso nelle seri'e dell' Oi'to botanico fiorentino, pi-eson- tava, nell'inverno scorso, una malattia die f;iceva disseccare le tojj^lie. La tnilattia si iniziava con rnaccliie irregolari, di co- lore SCUPO a poco a poco allai'gantisi, occupanti |)er lo più i mar^'ini delle fo;^lie e con margine non troppo stretto. In se- guito le inicchie confluivano fra ili loro e si anilavano allar- gando, talcht^ la miglior parte ddla fojflia appariva secca. In queste por/.ioni era poi facile avvertire delle pusfole nere, mar- ginate di bianco. Osservando al microscopio sezioni praticate in corrispondenza di tali pustolette, si vede con facilità che appar- teni,'ono al genere Gio<^o^poriiiin e più lìrecisamente al G. e,la- 5^ec^/e Cooke et Massee. Qu''Sta specie, trovata jìer la prima volta nell'Orto botanico di Glasgow dal dott. Bo^d, è stata accura- tissimamente studiata dal Koorders. ' Io non sono riuscito né a ottenerne colture, nò a osservarne altre forme metagenetiche. V. - Su'la scope, ta in Italia d Jla Puccinia Malvacearum Mont. La bibliografìa relativa alla scoperta in Italia, della Puccinia Maloac(*,aru,in è ben nota. Raccolta in Roma nel 1874 dal Bel- trani-Pisani '^ comparve nel novembre dello stesso anno nel- l'Orto botanico di Napoli ^ e in seguito si fece comnnissima dappertutto.* Ora, riordinando i doppi e gli intercalandi del- l'erbario Levier, furono ritrovati alcuni esem|)lari di Lavitera pui'l'Ua raccolti, dal Levier stesso, presso Siena alla Coroncina nel 1873. Questi esemplari sono importanti, ilal lato storico, perchè presentano le loro foglie cariche della Puccinia Ma/va- cea^^mn. La quale, già nel 1874. «loveva esser frequente nei giar- dini dei dintorni di Firenze. Nell'erbario centrale italiano ne esistono esemplari raccolti dal Gemmi a Settignano su Aitliaea rosea nel 1874. (Continua). ' S H. KooBnRRS, Botanische Untersuchunqen uber einige in Java vorkommende PUze^ ecc. « Verhandelingen der Koniiiklijke Akademie van Wetenschappen te Amstenlam », deel XIEI, n. 4, 1907. * V Bkltrani-Pis\ni, « Ateneo», I (1874), n. 3 e n. 8. » V. Cksati, « Rendic. Accad. Se. Fis. Na'. », Napoli, 1875, p. 36. * R. I iROTTA, « Arch. lab. critt. Pavia, 1879, voi. II-III, p. 65, ecc. Raffafj.i.o Brni, Gereyrte re'^ponsaòUe. Firenze, 8tab. Pellas. Luigi Obiti Bnccessore. 1917. Ottobre. N. 10. BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA (PERIODICO MENSILE). I N D I c h: Savelli M. — Appunti micologici. VI Pay. 85 Nannetti a. — In memoria di Achille Terracciano {Proc. verb.). „ 87 Zangheri P. — A proposito di alcune piante osservate dal prof. R. Pampanini in Romagna „ 90 Cozzi C. — A proposito di funzione estetica. — Nota prelimi- nare _ 92 SEDE DI FIRENZE Adunanza dell' 11 Giugno 1917 ( Continuazione) MARTINO SAVELLI. — appunti micologici. {Continuazione) VI. Uromyces flectens Lagh. Descritto noi 1909 dal Lagerheim (Svensk. Bot. Tidskrift, III, pag. 30) su esemplari raccolti in Svezia non diffei'isce dall' f/ro- myces Trifolii-repentls Liro in alcun carattere morfologico .se ne eccettui quello, a mio modo di vedere, non troppo im- portante dell'aspetto dei .sori che sono un po' più grandi, più a lungo ricoperti dall'epidermide e si sviluppano, di i)re(erenza, sui piccioli o sulle nervature delle foglie. I piccioli e le nerva- ture ne rimangono deformati, ma va notato che anche lo stato Bull, della Soc. boi. Hai. A 86 SEDE DI FIUENZE - ADUNANZA DELL' 11 GIUGNO ecidiale deW Uì'omyoes Trifolii-repentis (= Aecidiwn Trifolii- repentis Cast.) provoca defonnazioni simili sui piccioli. Il carat- tere biolo;^ico più importante è ([iiello di presentare solo teleu- tospore, per cui andrebbe classificato fra le microforme, mentre r Uromyces Trifolii-repentis sarebbe una euforma. Solo cul- ture prolungate e numerose potranno dire, se si tratta di una entità biologica ben distinta o se è una semplice forma in re- lazione con speciali condizioni edafiche o climatiche. In ogni modo, siccome non credo sia mai stato segnalato in Italia, lo noto qui, avendolo raccolto a Pisa lungo l'Arno alle Piagge e a Firenze nell'Orto botanico. (Vedi anche Sydow, Monogr. Ured., II, pag. 132 e 360; Sacc. Syll., voi. XXI, pag. 541; Cohn, Beitr. zur biol. der Pflanzen, Band. Ili, p. 78). Uromyces Rumicis (Schum.) Wint. — Sacc, Syll., VII, pag. 544. Su foglie di Rmneoo pidcher presso Firenze alle Cascine. Uromyces Solidaginis (Sommerf.) Niessl. — Sacc, Syll., VII, pag. 566; Sydow. Ured., II, pag. IO. Fig.; Fischer, Ured. der Schweiz, fig. 44. Su foglie di Solidago Virgaurea a Vallombrosa (leg. ? in herb. centr. ital.) e su foglie di Solidago Vir^gaurea f. foUosa Fiori, lungo il Vicano nella foresta di Vallombrosa (leg. Tan- fani in herb. centr. ital.). I seri teleutosporiferi di questo Uromyces visti macroscopica- mente ricordano molto quelli della Puccinia Virgaureae, ma ogni pustula è più grande. D'altro lato, la mancanza delle pa- rafisi e i pedicelli delle teleutospore assai lunghi impediscono considerare questa forma come appartenente alle teleutospore unicellulari (mesospore) della Puccinia Virgaureae. La forma delle teleutospore è poco variabile, solo qualche- duna è un po' più arrotondata. L'apice è sempre fortissima- mente incrassato, talora arrotondato, talora acuminato e sempre di color notevolmente più scuro. Questa specie non è data dai Sydow come italiana ; il Trotter la cita per l'Engadina e per Bolzano e Merano. Uromyces Graminis (Niessl.) Dietel. — Sacc, Syll., VII, pag. 540 (sub Urom. Daciylidis p.p.), voi. XXI, pag. 587;Syd., Ured., II, pag. 331. Fig.; Fischer, Ured. der Schweiz, fig. 45. SEDE DI FIRENZE - ADD.N'ANZA DELL' 11 GIUGNO 87 Di questa specie, che il Trotter indica solo di Bolzano e Me- rano, ho trovato, rivedendo le Melica degli Erbari fiorentini, due saggi : 1.» Su foglie di Melica ciliala var. MngnoUi raccolta dal prof. Nicotra nell'Orto botanico di Cagliari (in lierb. centi*, ital.). 2.» Su foglie di Melica ciliala var. Magnolii raccolta in Sicilia (manca una indicazione più precisa) dal prof. Parlatore (in herb. Webb). Puccinia Pimpinellae (Strauss) Mart. Su foglie di Pimpinella Saxifraga a Boscolungo (leg. Borzi in herb. fior.). Nuova per la Toscana. Puccinia Lolii Niessl. Su foglie di Avena fatua presso Avola in Sicilia (leg. Bianca in herb. centr.). Adunanza del 13 Ottobre 1917. Presidenza del Vice-Presidente Baccarini. Aperta la seduta il prof. Baccariki comunica di avere avuto notizia telegratica dal Presidente prof. Pirotta della morte del prof. Achille Terracciano e di avere inviato alla famiglia per telegramma le condo- glianze della Società e dà comunicazione della lettera di ringraziamento della vedova. Dà quindi la parola al Socio dott. Nansetti che legge il seguente necrologio : « Il giorno 8 dello scorso mese di agosto moriva nella propria abi- tazione in Caserta per violenta polmonite il Cav. Uff. Prof. Achille Terracciano, Ordinario di Botanica nella II. Università di Sassari, e recentemente chiamato all'Università di Siena. « Nel compiere il mesto e doloroso incarico di comunicarne alla So- cietà Botanica italiana la perdita repentina e prematura non i)OSso non imprecare alla sorte che è venuta a piivare irreparabilmente l'inse- gnamento e la scienza di un insegnante di alto valore e di un ricer- catore acuto e infaticabile e dal quale erano da attendersi ancora molte e notevoli manifestazioni della sua attività e del suo ingegno. « Infatti ai numero.si suoi lavori, prevalentemente di Biologia e di Sistematica fanerogamica che lo avevano già reso noto nell'ambiente scientifico aveva aggiunto ultimamente parecchi lavori d' indole mono- 88 SKDJi DI FIRENZIC - ADUNANZA DEL 13 OTTOBRE grafica, uu lavoro sulla * Flora sardoa » di Michele Antonio Piazza e per incarico del Ministero di Agricoltura aveva compiuto uno studio sul miglior modo di consolidare le dune sui litorali italiani e una re- lazione sulle condizioni dei pascoli e dei boschi della Sardegna. Ora poi stava finalmente per completare un poderoso lavoro sulla fiora sarda che avrebbe dovuto essere come un complemento della classica! opera del Moria arrestatasi disgraziatamente alle sole Dicotiledoni e che avrebbe dovuto essere l'opera principale e il frutto dell'ingegno maturo del compianto prof. Terracciano. « A questa opera Egli si preparava da lunghi anni in silenzio poi- ché vi aveva rivolto il pensiero e l'attività sua già fino da quando come professore straordinario di Botanica nell'Università di Sassari aveva posto piede nell' isola di Sardegna che aveva oramai jjercorsa per intero e segnatamente nella parte settentrionale, dalla Gallura alla Xurra e dal Gennargentu nevoso ai grandi stagni d'Oristano. « Fortunatamente non tutto il suo immenso lavoro di indagini, di cri- tica, di raccolte, andrà perduto : il manoscritto sulle Monocotiledoni era già da qualche tempo ultimato e pronto per la stampa, e solo le diflicoltà portate dalla guerra ne hanno provvisoriamente ritardata la pubblicazione ; forse anche un secondo manoscritto riguardante i Mu- schi e le Epatiche potrà essere reso di pubblica ragione. « Temo invece che sia pur troppo perduto tra l' altro, tutto un tesoro di osservazioni personali e di idee che avrebbero costituito certamente una delle parti più interessanti e originali dell'opera e che sarebbero state raccolte e sviluppate in un capitolo introduttivo in forma di con- siderazioni generali sulle condizioni di vita delle piante in Sardegna e sulla controversa questione delle probabili origini della flora sarda, defunte queste da studi e considerazioni geologiche e paleontologiche (e a questi studi Egli si era dedicato da tempo con grandissimo ardore) e dalla sua ampia conoscenza delle flore delle regioni circummedi- terranee. « Chi ha conosciuto il prof. Terracciano non può averne dimenticata la simpatica figura signorile che si attirava subito la più larga sim- patia per la cordiale affabilità, per la vivacità della sua conversazione per la sua ampia e svariata coltura e per la sua mente aperta e ope- rosa, per cui non ostante le gravi cure dell' insegnamento e dello studio poteva accettare gli oneri della direzione della Scuola di Farmacia, e non reputava alieno dallo studio severo e rigorosamente scientifico l'occuparsi anche di problemi pratici come quelli riferentisi ai pascoli e boschi della Sardegna o al consolidamento delle nostre costiere are- nose, come poco sopra ho ricordato. « Ricorderò infine l'amore e l'opera sua svoltasi durante circa un de- cennio in favore dell'Orto e dell'Istituto botanico dell'Università di Sassari: l'orto piccolo per necessità di cose è però un modello, e la biblioteca dell'Istituto e gli erbari si sono notevolmente arricchiti sotto la sua direzione, di pubblicazioni e di esemplari. SEDE DI WRKNZE - ADDNANZA DEI- 13 OTTOBEB 89 « Mi sia concesso ora di chiudere queste brevi e modeste parole su Colui che nei sei anni in cui gli sono stato Assistente mi fu più amico affettuoso e sincero che superiore, coli' inviare alla sua venerata memo- ria un commosso pensiero, e ai suoi desolati genitori e alla sua scon- solata Signora le più sentite e profonde condoglianze, anche a nome della nostra Società ». Il Consiglio si associa unanime. Il Vicepresidente legge le lettere di ringraziamento dei proff. Pi rotta e Ugolini. Legge una lettera con le dimissioni del Socio A. Bruno, so ne i)rende atto. Dà quindi comunicazione di una lettera dell' Ing. P. Toso, il quale ritenendosi leso da una espressione usata dal Socio Bargagli-Petiucci in una sua comunicazione relativa ai giacimenti di cinabro in Toscana, pubblicata nel Biilletfino sociale, desidera che sia pul^blicato un suo scritto al riguardo nello stesso Bullettino. Ad una nostra risposta per lettera auuuuciantegli che lo Statuto sociale si oppone tassativamente alla pubblicazione di scritti di non soci, egli venne personalmente alla sede della Società e in forma garbata ebbe a insistere che aveva di- ritto ad una tale pubblicazione : il prof. Baccarini si riserbò di portare il caso nella riunione del Consiglio. Questo è d'avviso di non allon- tanarsi dal dispositivo dello Statuto sociale; ma è disposto per non evitare polemiche di carattere scienti tico, a pubblicare nel resoconto verbale della seduta cenno del luogo ove la memoria dell' Ing. Toso verrà pubblicata. Il Consiglio prende in seguito in considerazione l'aumento di prezzo delle pubblicazioni sociali ai non Soci, in causa del rincaro delle ma- terie prime e delle mercedi e delibera che il prezzo di abbonamento annuo sia portato a L. 30 per l'interno e 35 per l'estero; e che i fa- scicoli separati siano valutati in ragione di L. 1. 50 per ogni foglio di stampa o tavola. Il Segretario poscia presenta i lavori dei Soci da pubblicarsi: C. Lacaita, Piante italiane critiche o rare. X-XXXVI, con 5 tavole. P. Zangheri, a pro2ìOsito di alcune piante osservate dal ^trof. R. Pam- panini in Romagna. C. Cozzi, A proposito di funzione estetica. Nota preliminare. Id., Manipolo di funghi della pianura j\Ii/anese. M. Minio, Contributo alla Flora del Bellunese. Nota 7*. A. Forti e M. Savelli, Alcuno Missoficee toscane. M. Savelli, U eterofilla con cui si indicano cei'ti individui destinati presto o tardi a soccombere di mal sottile, sono di una chiarezza cosi evidente e cosi triste che non meritano una spiegazione. C. COZZI. — MANIPOLO DI FUNGHI DELLA PIANURA MILANESE. La presente noticina è un elenco, quasi semplicemente no- minale, di micromiceti, appartenenti alla grande e naturale fa- miglia delle Uredinee, che ho raccolto nella campagna milanese SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 OTTOBRE 9ó e segnatamente nel circondario di Galiarate, e che credo bene di pubblicare a complemento dei modesti miei studi cecidologici su detta regione. Infatti le Rnggini, assieme alle Ustilaginee, a qualche Peronosporacea (Cysiopus ecc.) e a taluni Ascomi- ceti dei generi Exoascus, Taphrina ecc., vennero sempre con- siderate per buoni agenti galligeni. Cosi la pensarono molti bo- tanici e cosi la pensò anche l'abate IvielTer coi suoi Mycocécidies de Lorrahie nei cFeuilledes Jeunes Naturalistes» dell'anno 1893. Fu solo in rju(^sti uKiriii tempi che Houard pensò di togliere i raicocecidi dalla cate^oiia delle galle propriamente dette e l'esempio del dotto zoologo IVancese venne tosto seguito dalla maggioranza dei biologi. Tuttavia tale esclusione non è, a mio debole parere, pienamente giustificata; o, per dir meglio, essa non sarebbe legittimata che dalla opportuna divisione del la- voro in forza della quale tutto ciò che si perde in estensione lo si guadagna in intensità; altrimenti bisognerebbe pure scar- tare dal novero dei cecidi tutte le castrazioni parassitarie che non i»resentano all'occhio iperplasie vistose e gi-an parte degli afidocecidi. Tra zoocecidio e micocecidio v'è analogia di feno- meno abbastanza forte, e la diderenza non è mai di natura ma unicamente di grado. Non solo questo, ma mi auguro per dippiù che la nomenclatura cecidologica, cosi chiara e razionale com'è, venga assunta di buon'ora: iu zoologia — anzi in zoojatrial — a indicare tutte quelle forme di tumori cutanei e .sottocutanei che i Ditteri e gli Acari producono suuli animali domestici e non domestici, raccogliendo e classificando, in.somma, / zoocecidi della Fauna italiana; e nella patologia umana a designare tutte quelle dermatosi d'indole parassitaria che passano sotto i nomi di erpeti, eczemi, esantemi ecc. ecc.; ed allora molte confusioni scomparirebbero e la scienza ne guadagnerebbe. — Ringrazio cordialmente il Prof. G. B. Traverso della R. Stazione di Pato- logia vegetale di Roma d'avermi favorito la determinazione di qualche funp;illo. Tutte le Uredinee da me .segnalate fanno parte del mio Erbario personale. Esso sono : 1. Uro.viyci:s Erythronii (I). C.) Pass. ; Trotter A., Uredinales in « Flora italica cryptogama » pars I, p. 70. — Su Erij- throniuin Deus canis, nella brughiera di Vizzola Ticino, aprile '915. Arcicomune. Ì«> SKDK 1)1 FIRKNZK - ADDNA.NZA DKL 13 OTTOBUK 2. U. Pisi (Pers.) De Bary ; Troll., op. cit., p. 49. — Frequenti le forme piciiidica ed ecidiale su Euphorhia Cupavtstiias in tutto il Gallaratese. 3. U. Lupini Sacc. : Troll., i. 159. — Nelle vicinanze del fiume Ticino (Tornaventoj su Mcnlha aquatica, in un giardino di S. Macario su M. Piperita (Càmatta, lu- glio '91G) e a Vergherà su Oviganam vulgare {9-IX-917;. 17. P. Sympiiyti-Bromorum F. Muli. , Trott., id., p. 304. — La fase ecidiale su Sijìupìiytiini tuberosum, le uredo- e te- leutospore su Bro/ntts mollis. Qua e là nei dintorni di Gallarate. Il Trotter non ricorda come matrice della forma ecidialo che il SyniphytiDn of/lciìiale- 18. P. Passkrinii Sdir, ; Trott., id., p. 254. — Ho raccolto lo sviluppo ecidico su Ttiesium intcrmediuni, nel Boscaccio di S. Macario, durante l'estate del '915. 19. P. Boxi D. C. ; Trott., id., p. 214. — Su Buxiis sempervi- reìis, in (jualche giardino a Samarate e a Lonate Pozzolo. 20. P. AGROPYRi EU. et Ev.; Trott., id., p. 298. — Sono frequenti gli ecidii su Clemalis Vitalba, presso Vizzola Ticino. 21. P. Malvacearum Mont. ; Trott., id., p. 215. — ^\x Malva s\). e Althaea rosea. Dappertutto negli orti e nei giardini del Gallaratese. 22. P. poarum Niels.; Troll., id., p. 321. —Gli ecidii su Tussi- tago Farfara, vicino al Canale idroelettrico di Vizzola Ticino, dove li osservai l'estate del '016. Le uredo- e te- leutospore su diverse sp. di Poa. 23. P. graminis Pers. ; Trott., id., p. 288. — Su Berberis oul- garis lo stato ecidiosporico (boschi del Ticino, estate '916) e su parecchie Graminacee api)artenenti a generi svariati le uredo- e teleutospore (S. Macario nel Gallaratese). 24. P. GiRsii-LANCEOLATi Schroeter; Troll., io., \). 107.— Picnidi, ecidii, uredosori e teleutosori sulle foglie di Cirsiuni lan- ceoìalnm, nei boschi di Vaiizai,diello rasento la iirovin- ciale Busto Arsizio-Novara ; 5-1X-917. 25. P. (JiCHORii (D. C.) Bellynck; Troll., id., p. 106. — Su Ci- chortiim lìitybas di cui i sori del micromicete riempiono le foglie e i cauli. 26. P. CHONDRILLINA Bubàk et Sydow ; Troll., id., p. 100. — Le clamidospore contaminano per intero le foglie, il picciuolo e il caule di Cìioìulrilla jancea. Ho trovato detta specie in una siepe tra Perno e Lonate Pozzolo (8-lX-917j. 27. P. SDAVEOLENS (Pers.) Rosti'up ; Troll., id., p. 108. — Cosi 98 SEDE DI FIRENZK - ADONANZA DEL 13 OTTOBRE chiamata dal grato odore ch(ì spandono i picnidi del mi- cromicete. Sojira Cirsium avvense, e comune nei din- toi-ni di Gallarate. 28. P. Cfntaureae D. C. ; Troll., id., p. 08. —Su Cenlaurea ni(/rescens, S. Macario. 29. P. PicRiDis Haszl.; Troll., id., p. 128. — Su Picris ìiiera- cioides, idem. 30. P. vArjABiLis Grev. ; Tivoli., id., 139. — Su Taraxacum of- flchmle, nel Boscaccio di S. Macario. Abbastanza frequente. 31. P. Hrlianthi Schwein. ; Troll., id., p. 117. — Trovai tale forma lanto .sul Girasole che ^nW HelianUius luberosus, noi {Giardini del Gallaratese. 32. P. Hypochaeridis Oudemans; Troll., id., p. 121. — Su HyiJO- chaeris radicata, nei prati di S. Macario, molto diffusa. 33. P. DiVKRGENS Bubàk ; Troll., id., p. 95. — Nel Boscaccio di S. Macario, e altrove nei boschi del fiume Ticino, su Carlina irulgaris. 34. P. Lapsanae Fuckl. ; Troll., id,, p. 124. — Nel Boscaccio di S. Macario. 35. PocciNiASTRUM Agrimoniae-Eupatoriae (D. C.) Tranzsch. ; Troll., id., p. 382. — Si rinviene, allo stato uredosporico, su Agrimonia eupatoria. I teleutosori sono rarissimi. Boschi di Vanzaghello, lungo la strada provinciale, set- tembre '017. 36. PRArrMiDiUM soBCORriciuM (Schr.) Wint. ; Tro/^., id., p. 347. — Su specie di Rosa coltivate, allo stato ecidiosporico. Giardini di vS. Macario, e di Vittuone (14-V-915). 37. P. viOLACEUM (Schuitz.) Wint. ; Troll., id., p. 351. — È la foi'ma più diffusamenle distribuita, su Rubus frulicosns, nell'agro gallaratese; menti'o non ho ancora potuto iden- tificare esemplari autentici di Phragmidium Rubi Wint. Siepi di S. Macario, luglio 916. 38. P. RiiMi-iDAEi (1). 0.) Karsten ; Troll., id., 353. — Sul Lam- pone, in ([ualche giardino della regione. 39. Cro>jartiu.m asclepiadeu.m (Willd.) Fries; Troll., id., p. 362. — Su Vinceloxicain oljlcinale, nel Boscaccio di S. Ma- cario, giugno 917. 40. CoLEospoRiDM Campanulae (Pcrs.) Lèv. ; Troll., id., p. 374. — Su Canìpaniiia TrachpHìim, idem. 41. C. EUPHRASIAE (Schum.) Wint.; Troll., id., p. 375. — Fasi SEDE DI HKK.NZK - ADUNANZA DliL ì'ó OTTOBEE 99 uretlo- t) teleutosporifera su Euphrasia ofjlcinalis, ii^^lla brughiera del Ticino. 42. C. Melampyri (Rebotit.) Karst. ; Trotl., i-l., \k 311. — Lo matrici di questo fungillo che si trovano nel uiio erbario appai'teiigouo escljisivameiite al Meimnpyrnm nemoro- suììi ; tuttavia il parassita intacca altre specie congeneri. 43. Gymnosi'oranoium Sahinae (Dicks.) Wint.; Trott., id., p.331. — Arcifre. 43?. 52. A. Ranuncoi.aceauum D. C; Troll., id., p. 441. — Aggiungo queste due Uredinee imperfette, la prima frequente su Viderianella rimosa nei seminati di S. Macario, e la se- conda visibile su Ranunculus Ficarid lungo il torrente Arno ogni [irimavera. l'.K^ SEDK 1)1 IIKKNZK - ADL'NANZA IJKl- l'-> OTTOBKK ACHILLE FORTI e MARTINO SAVELLL — al- cune MISSOFICKE TOSDANE. t Attendendo di pubblicai'e un lavoro riassuntivo sulle alghe d'acqua dolce del pisano, che s|)ericuno non tarderà troppo ad uscij-e, ci sembra opportuno rendere di pubblica ragione que- sto elenco di missoficee toscane raccolte, quasi tutte, nei din- torni di Pisa. E tanto più ci pare non inutile una tale pubbli- cazione in quanto le conoscenze sulle raissoflcee toscane sono assai limitate riducendosi, in fondo, a poche specie d'acqua ter- male descritte dall'Amici,^ dal Meneghini,^ dal Targioni-Toz- zetti^ e dal Tassi.'* Fain. Chroococcaceae Naeg. Chroococcus pallidus Naeg. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 19. Sui muri di una serra calda nell'Orto botanico di Pisa. Gloeocapsa ambigua Naeg. in Kùtz. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 41. Su pietre bagnate da stillicidi con Gloeocapsa fusco-lutea, Calolhrix parietinu, Scijtonema Mi/ochrous e Diatomee terri- cole, lungo la via di Asciano, al Monte Tagliato presso S. Giu- liani), sulle mura di Pisa. GÌ. fusco-lutea (Naeg.) Kiitz. —Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 47. * G. B. Amioi, Descrizione di if^i'Oscillaria vivente nelle acque ter- mali di Chianciano. Firenze, 1833. ' G. Meneghini, Lettera del jìrofessore G. M. al dottore Jacob Co- rinaldi, in « Giorn. tose, di Se. Med., Fis. e Nat. ». Pisa, 1841. ' A. Targioni-Tozzetti, Intorno ad un' Oscillaria ferrifera delle acque dei bagni di Vignone, in « Atti Congr. Se. ita!, in Pisa », 1839, p. 144-145. * Fl. Tassi, Altra contribuzione alla flora senese. Alghe e più spe- cialmente Oscillariacee, in « Atti Acead. dei Fisiocritiei », Sieria, 1896. — Altre specie di alghe del territorio senese, in « in Bull, del 11. Orto bot. di Siena ». Siena, 1897, pag. 62. — Alghe raccolte nel lago d' Arcano, 1. e., pag. 179. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 OTTOBRE 101 Su sassi bagnati da stillicidi negli stos'^i luoghi d»>Ila prece- dente con cui cresce associata. GÌ. livida (Carmich.) Kiitz. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 56. Rarissima sulla corteccia degli alberi nell'Orto bot. di Pisa. Gloeothece confluens Naeg. — Forti in I)«ì Toni, Syll. Alg., V, pag. 00. Sui muri ombrosi dell'Orto botanico di Pisa. GÌ. rupestris (Lyngb.) Born. — Forti in De Toni, Syll., Alg., V, pag. 63. Sulla terra muscosa, nel margine degli oliveti, presso S. Giu- liano alle Cave del Marmo, insieme con Nosioc ellipsosporutn. Aphanothece conferta P. Richt. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 84. Orto botanico pisano, sulla corteccia di vari alberi. Microcystis Flos-aquae (Wittr.) Kirchn. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 86. Con Anabaena circinaìis, oppure .sola, forma un flos-aquae nelle vasche dell'Orto botanico pisano e in uno stagnetto lungo l'Arno a S. Piero a Grado. Fam. OscilUitoriaceae (Gray) Kirchn. Oscillatoria sancta Kiitz. var. aeqiiinociialis Gom. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 153. Orto botanico pisano, sulla terra limosa nelle serre calde e fredde. Assai più raramente si rinviene, negli stessi luoghi, la var. caldariornm Gom. Ose. limosa fRoth.) Ag. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 155. In un fossetto fra Pisa e S. Giuliano. Ose. tenuis Ag. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 166. Pi'esso Pisa nei fossi lungo la via di Gello e quella di Asciano. Ose. amphibia Ag. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 169. Orto botanico pisano, sugli sfagni (penetrando anche nelle cellule morte) in una serra calda. 102 8EDB DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 OTTOBEK Ose. splendida Grev. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 173. Orto botanico pisano, sulla Riccia /luiians L canaliculaia in uno stillicidio. Phormidium inundatum Kùtz. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 232. Orto bot. pisano, in una vasca con Anabaena variaMlis, Anab, circtnalis, Scenedesmus quadricauda, Mougeotia gracillima. Ph. Oorium (Ag.) Gora. •— Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 235. Pisa, nell'Orto botanico sul tronco di Oleditscìda sinensis ; alla passeggiata delle Piagge sui tronchi di Ulmus campeslris. Ph. Retzii Gom. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 241. Pisa, nei fossi lungo la via Vicarese subito fuori dell'abitato con tricomi di Ph. uncinaium. Ph. favosum (Bory) Gom. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 245. Pisa, sul limo appiè della Torre pendente in Piazza del Duomo; scoli delle case di campagna lungo la via di Gello ; nelle terme di S. Giuliano intorno a una fessura da cui escono A^apori caldi; sopra una Barbala presso Asciano. Lucca, sui muri presso la stazione ferroviaria. Ph. subfuscum Kùtz. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 247. Pisa, sulla terra umida nell'Orto botanico; intorno alla fonte in Piazza S. Martino. Ph. uncinatum (Ag.) Gom. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 250. Pisa, nell'Orto botanico in una serra fredda con Hormidium flaccidum e Pli. favosum, sul limo di un vaso di fiori con Oscillatoria splendida, infine sulla terra limosa al margine di un fossetto fuori di Porta a Mare. Ph. autumnale (Ag.) Gom. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V. pag. 252. Specie molto comune sulla terra umida, nelle fessure del la- stricato ecc. attorno a Pisa, Firenze e Arezzo. Spesso associato con Microcoleus vaginatus. SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 OTTOBRE 103 Lyngbya lutea (Ag.) Gom. — Forti in Do Toni, Syll. Alg., V, pag. 275. Raccolta dal Corinaldi presso Pisa « ail parietetn pontis foveae di Caldaccoli » e comunicata al Meneghini che la ritenne una nuova specie {L. oscillarioides Men. iu scliaedis) ; ritrovata recentemente dal secondo di noi, in compagnia del chiarissimo prof. G. Arcangeli, sulle pietre nei fosso di Caldaccoli. Symploca muscorum (Ag.) Gora. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V. pag. 303. Marina di Pisa, nella selva di Arnovecchio sui muschi e sulla terra arenosa umida. Symplocastrum fragile (Kùtz.) Forti. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 347. Nelle terme di S. Giuliano con Amphithrix janihina, raccolto dal prof. Arcangeli. Microcoleus vaginatus (Vauch.)Gom. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 374. Sulla terra umida nei dintorni di Pisa. Fam. J^Tostochaceae G. Ag. Nostoc cuticulare Born. et Flah. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 387. Orto bot. pisano, su foglie marce di Nelumbium speciosum. N. piscinale Kiitz. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 393. Liberamente natante in un serbatoio di acqua nell'Orto bo- tanico pisano. N. ellipsosporum Desmaz. — Forti in De Toni, Syll. Alg. V, pag. 398. Sui muri di una serra calda nell'Orto botanico pisano; sulla terra muscosa jjresso S. Giuliano. N. muscorum Ag. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 400. Presso Pisa, nei fossetti lungo la linea ferrata di Viareggio; negli stillicidi dell'acquedotto lungo la via di Asciano (primordi). N. commune Vauch. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 404. Sulla terra umida dopo le piogge. Pisa, fra S. Giuliano e Asciano, a Agnano, a Castagnolo ecc. Nei giardini di Arezzo e di Firenze. 104 SEDE DI FIRENZE - ADUNANZA DEL 13 OTTOBRE N. sphaericum Vauch. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 409. Orto botanico pisano, sul tronco di Junfperus vìrginiana. Nodularia Harveyana (Thw.) Thur. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 432. Nell'Orto botanico pisano sulla corteccia degli Ilex con Apha- nothece canferla e Gloeocapsa ambigua. Anabaena variabilis Kiitz. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 437. Nelle vasche dell'Orto botanico pisano; in un piccolo stagno presso S. Piero a Giado. An. circinalis Rab. — Forti in De* Toni, Syll. Alg., V, pag. 443. Nell'Orto botanico pisano liberamente natante alla superfìcie delle vasche insieme con Microctjstis Flos-aquae. An. Felisii (Men.) Borri, et Flah. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 448. Pisa, nei fossi fra Porta Nuova e Porta a Lucca. An. AzoUae Strasb. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 457. Nelle lacune intercellulari della fronda di A zolla fìliculoides presso Pisa. Cylindrospermum stagnale (Kiitz.) Born. et Flah. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 473. Nei fossi fra la strada di S. Giuliano e quella di Asciano con tricomi di Oscillatoria splendida. Fam. Scytoneniaceae (Kiitz.) Rab. Scytonema Arcangelii Born. et Flah. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 502. In una conca nella serra fredda dell'Orto botanico pisano. Se. ocellatum Lyngb. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 509. Su vasi da fìori nelle serre dell'orto botanico pisano. So. Hofmanni Ag. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 513. Marina di Pisa, nella selva di Arnovecchio sulla terra are- nosa umida; alla baso del Monte delle Fate presso S. Giuliano. So. Myochrous (Dillw.) Ag. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 521. SEDE DI FIRENZE - ÀDDNANZA DEL 13 OTTOBRE 105 Sulle pietre delle mura [tisane bagnate da stillicidio lungo il Viale Nino Bixio. Fam. Sligonetnaceae (Hass.) Kirchn, Fischerella ambigua (Naeg.) Gom. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 576. Sulla terra argillosa, nuda delle pinete presso Pisa a S. Piero a Grado. Fam. RiVHlariaceac (Men.) Kirchn. Amphithrix janthina (Mont.) Born. et Flah.— Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 601. Nelle terme di S. Giuliano con Sfiìuplocastrìim fragile, rac- colta dal prof. Arcangeli. Calothrix parietina (Naeg.) Thur. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 621. Sulle pareti interne di una conca nell'Orto botanico pisano, sulle pietre bagnate da stillicidio, insieme con Gloeocapsa am- bigua 0 fi6SC0- lutea e con Scytonema Myocìivous lungo il Viale N. Bixio, lungo l'acquedotto di Asciano, al Monte Tagliato presso S. Giuliano. In questa ultima località la var. pluvialìs (A. Br.). Dichothrix gypsophila (Kiitz.) B. et F. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 042. Nelle conche pieno d'acqua nell'Orto botanico pisano. Rivularia Pisum Ag. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 655. Pisa, in un serbatoio d'acqua dell'Orto botanico: pochi tricomi fra il Nostoc piscinale. Fam. Glaucophyceae Forti. Glaucocystis Nostochinearum Itzig. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, pag. 693. Pisa, sui tronchi alle Piagge con Apfianothece conferla. Porphyridium cruentum (Ag). Naeg. — Forti in De Toni, Syll. Alg., V, i)ag. r, Ridurre la tiratura delle Alghe attualmente di 450 copie, a 300. 3.° Alienare a macero parte dello stock di pubblicazioni sociali in magazzino, secondo l'unito specchio, nel quale .sono indicati il nu- mero delle copie da alienare, quello da conservare e il presunto van- taggio finanziario che la Società si ripromette da questa operazione. SEDE DI FIRKSZE - ADUNANZA DCJ. 18 NOVEMBBE 107 N. Copie stampate ] ^'^ ' ' ' ' ' in seguito. N. Copie esitate ad oggi .... N. Copie esistenti in magazzino o^gi N. Copie da dare al macero. . N. Copie restanti in magazzino. Peso di 1 copia Cg Peso complessivo quintali . . . Ricavato della vendita a macero L. 60 a quintale Totale peso quint. 27. 145 550 350 180 370 170 200 7.700 13. 090 654. 50 Totale r 450 I 460 300 300 I — .300 140 160 200 e. 310 140 170 1.100 1.540 300 160 150 1. 970' 2. 955'c. 8. — 100 e. 70 30 BARUNI Sappi. Trodr. Fiora Tote. 300 80** 200 120 100 1. 300 1.5G0 77.— 147.751400.— I 68.— icavo dalla vendita L. 1367. 25 Il prof. Baccarini caldeggia, la proposta presentata, leggendo anclie una lettera favorevole del Presidente Pirotta. Il Consigliere Fiori ob- bietta che ora l'opera è incompleta e che quando sarà completata, la vendita potrà essere aumentata e resa accessibile a un maggior nu- mero di studiosi -, che il prezzo è ora troppo elevato, potrebbe essere ridotto e permettere così una maggiore vendita; che l'inizio della pub- blicazione avvenne con somme date dai due Soci Forti e Sommier a fondo perduto, i quali ritiene abbiano diritto di essere interpellati par- titamente al riguardo ; che gli autori hanno diritto anch'essi ad essere tenuti in speciale considerazione in tale evento. Baccarini fa rilevare, che per soddisfare la ricerca a opera comjileta sono più che sufficienti le copie che si propongono di conservare in ma- gazzino; che la riduzione del prezzo di vendita in questo momento nel quale urge fare tale incasso, non servirebbe affatto, poiché è certo che nel momento attuale ben pochi sono quelli che si sobbarcherel)bero a pagare tutto il già pubblicato anche a metà prezzo, che è di circa 90 lire^ Riguardo ai Soci sovventori a fondo perduto e gli autori è da escludersi qualsiasi diritto speciale da parte loro, nei primi perchè la sovvenzione ebbe carattere di generoso donativo alla Società e i^erchè l'operazione che si propone non menoma la pubblicazione della Flora ; nei secondi perchè retribuiti con un numero di copie loro donate dalla Società. Il prof. Fiori replica osservando che già in questa questione fu po- sto un referendum di tutti i Soci ; riconosce la natura diversa che la proposta oggi ha sia in rapporto ai tempi che corrono, che in rap- porto ai vantaggi che essa apporterebbe alla Società. Epperò per to- gliere di mezzo le responsabilità che graverebbero sul Consiglio per * Il computo si l'.i sulle ultimo Annate; per le antorìori le cifre vanno ridotte: per la prima serio tenere 20 copie di o^ni annata e delia seconda serie HO copie. *• Comprese .">0 copif dell' Autore. 108 SEDE DI KIHKNZE - ADUNANZA DEL 18 NOVEMBRE l'approvazione di una tale proposta, che ritiene di competenza di una Riunione generale dei Soci, propone di indire su di essa il referendum. La proposta di referendum avanzata da Fiori è accettata e viene affi- dato al Segretario-Economo l'incarico di preparare la relativa circolare. Non essendovi altre comunicazioni, la seduta è sciolta. Addnanza uki.l" 8 Dicembre 19J7. Presidenza del Vice-Presidente Baccakini. Letto ed approvato il verbale della seduta precedente, il presidente fa la proposta al Consiglio di alienare un considerevole numero di clichés esistenti nel magazzino della Società in considerazione dell'alto prezzo che oggi ha lo zinco, escludendo però i pezzi che si ritiene pos- sano essere utilizzabili in avvenire. La proposta è approvata. Non essendovi altre comunicazioni, la seduta è sciolta. Pubblicazioni pervenute in dono alla Società du- rante l'anno 1917. Archivio di Farm,acognosia e Scienze a^hii. Anno V (1916\ n. 10-12, VI (1917), n. 1-7. Archivos do Jardim Botanico do Rio de Janeiro. Voi. I, fase. 1° (1915). Field Museum of Naturai History (Botanical Series), Voi. II, n. 11; (Report Series) Voi. V, n. 1. Memoirs of the Department of Agriculture in Iniia. Voi. Vili, u. 2, 4-6; IX, n. l, 3. Notes froìn the Botanic Garden Edinburgh. Voi. VI, n. 29-30 ; IX, n. 41-46. Proceedings (The) and Transact. of the Nova Scotian Institute of Sciences, Halifax. Voi. XIV, Part 2». Proceedings of the National Acadeniy of Sciences of the United States of America. Voi. II, n. 11-12; III, n. 1-10. The Journal of the Qnekett Microscopical Club. Ser. 2*. Voi. XIII. n. 80. Ihe Ohio Journal of Sciences. Voi. XVII, n. 1-8. Christensen C, Maxonia, a new genus of Tropical American Ferns. Washington. 1916 {Smilhsonian Misceli Collect. Voi. 66, n. 9). SEDK DI KIRKNZK - ADbNA.>/.A br.i.i. .-i un i-.Miiuh lO'J De Stefani T., Intorno agli insetti che frequentano i fichi ammalati di^seccume nella Provincia di Palermo. Acireale, 1916 {An7i. R. Staz. Sper. Agr. e Frutt. Acireale. Voi. IV, 1916). De Toni G. B., Nuove osservazioni di teratologria fiorale nella Digi- taìis purpurea. L. Venezia, 1917. {Afli IL Tsf. Veneto Leti, ed Arti, Tom. LXXVI. Parte 2''). Fragoso R. G., Bosquejo de una dorala hispalenSe de Micromicetos. Madrid, 1916. {Trabajos del Museo Nac. de Cienv. Nat., Ser. Bot. n. 10). Kelhofer E., Einige Ratschlilge f iir Anfiinger in pdanzengeo, ^raphis- cheu Arbeiten. Ziirich, 1917 (Berichten der Schweiz. Bot. Ge- sellsch, Heft, XXVI). Massalongo C, In niemoiia di Fra Fortunato da Ilovigo. Verona, 1917 [Madonna Verona, Anno XI, n. 1, fase. 41). — Manipolo quinto di piante raccolte da un veronese nell'appennino centrale. (Capracotta e Monte Vettore), nei colli albani presso Roma, nelle valli di Lanzo e nelle adiacenze del Monte Rosa. rValli d'Aj-az e di Valtournanche) in Piemonte. Verona, 1917 {Idem). Minio M., Elementi per un calendario florale di Belluno. Padova, 1917 (Atti Acc. Vetieto-Trentina-Isfriana, Voi. X, 1917). Pottier ./., Sur la dissymétrie de structure de la feuille du Mnium spincaini (Voit.) Scliwagr. Berne, 1917. Peyronel B., Una nuova malattia del Lupino prodotta da Uhalaropsis thielavioides Peyr. nov. gen. et nov. sp. Modena, 1916. {Le Staz. Sper. Agr. Ital, Voi. XLIX). — Prime osservazioni sulla distribuzione degli Imenomiceti umicoli e sui loro prol)al)ili rapporti colle micorize ectotroHclie delle Fane- rogama. {Rendic. R. Acc. Lincei, Ser. 5% Voi. XXVI [1917]). Master G., La fioritura delle Agave nel Giardino dell' Ottonella al- l' Isola d' Elba (Supplemento) Firenze, 1917 {Bull. R. Soc. Tose. Ort., Anno XLII, 1917). Riihel E.. Vorschliige zur geobotanischen Kartograpliie. Ziirich und Leipzig, 1916 {Berichten der Schweiz. Bot. Gesellsch,, Heft, XXIV). Riibel E., Schroter C. und Brocktnann-Jerosch IL, Programmo fiir geobotanischen Arbeiten. Ziirich, 1916 {Idem). Savastano L., I. Contributo allo studio critico degli Scrittori agrari italici. — I Latini. {Ann. R. Staz. Sper. Agrum. e Frutt. Aci- reale, Voi. IV [1917J). — Le direttive della fitopatologia {Idem). — Gommosi, marciume radicale, marciume di tronco ed apoplessia negli Agrumi {Bull. R. Staz. Sper. Agr. e Frutt. Acireale [1917], n. 28). — Irrorazione intensificata della poltiglia Solfo-calcica contro il cri- sonfalo {Idem [1917], n. 30). — La cura del brusone del nespolo giapponese. {Idem, [1917] n. 29). — La cura dell'oidio del pesco. [Idem [1917], n. 31). o INDICE BAROAOLi-PETRnoci C. — Sopiii lina recente ipotesi di un in- tervento biologico sulla deposizione del Cinabro nei gia- cimenti del monte Amiata P^H' Chiovknda e. — Piante dei dintorni di Bailando (Benguella) m. 1500-1700 s. m. raccolte dal prof. iJino Taruffi nel 1914. „ 28 In. — Plantae novae nel minus notae e regione Aethiopica. 21, 38, 63, 69 Cozzi C. — Di alcune fanerogame del Varesotto .... „ 31 Id. — A proposito di funzione estetica. Nota preventiva . „ 92,93 Id. — Manipolo di Licheni della pianura Milanese. . . . „ 39 Id. — Manipolo di Funghi della pianura Milanese. . . . ., 96 Fiori A. — Piante raccolte sopra un* masso di serpentino inesplorato nell'Appennino Modenese „ 9 Id. — Sul valore specilico di ò'cur^ont'ra Columnae e «S". znl- losneformia. Un curioso esempio di eterocarpia in in- dividui separati „ 78 Forti A. e Savelli M. — Alcune missoficee Toscane ... „ 100 Massalongo C — Di alcune Epatiche della Rep. Argentina „ 44 Id. — Intorno al Bryuni veronense De Not „ 33 Id. — Nuova specie del genere Aneura D. Mort „ 80 Mattirolo O. — Come la città di Torino onora i botanici Piemontesi „ 82 Nannetti a. — In memoria del prof. Achille Terracciano . „ 67 Pampakini R. — Arundo Plinii, Sesleria coerulea var. ita- lica, Chamaebuxus alpestrìs var. yrandiflorus nella Romagna „ 46 Id. — Lippia nodiflora nei dintorni di Firenze {Proc. x)erb.). „ 78 Pa9SKR1!Ìii N. — Ibrido di granoturco {Proc. verb.). . . . „ 38 Id. — Sulla necessità della valutazione quantitativa del car- bonato calcare per determinare la natura dei terreni . „ 60 Savklli M. — Appunti micologici U-V 11, 84, 86 Id. — Su due forme di Pestalozzia „ 62 Id. — Vedi Forti A. e Savelli M. Trotter A., — Intorno a Lycopsis variegata L. var. albi flora Trotter e analoghe variazioni cromatiche Borraginee . ., 71 Ugolini U. — Avventizie esotiche della Flora Bresciana {Proc. verb.) „ 2 Zangheri P. — A proposito di alcune piante osservate dal prof. R. Pampanini in Romagna „ 90 Raffaello Beni, Gerente responsabile. Firenze, Slab. Pcllas. Luigi Chili Successore.