HARVARD UNIVERSITY. LIBRARY OF THE MUSEUM OF COMPARATIVE ZOOLOGY. da bid da; MERZIA DI me, Dot ME Ladd LOL DI OBELEBIINO s È | DELLA : REANO i | SOCIETÀ MALACOLOGICA si j ITALIANA BULLETTINO DELLA : SOCIETA MALACOLOGICA ITALIANA VOLUME XX 15957 SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA o IETÀ MALACOLOGICA VOLUME XX Fogli 1-4 pubblicati il 25 Maggio 1897. con due tavole. PISA SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA di 6 ULI IE NOV 22 1399 BOLLETTINO DELLA SOGIETÀ MALAGOLOGICA ITALIANA Vol. XX. SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA Ufficio dì presidenza. Comm. Pror. SEBASTIANO RICCHIARDI PRESIDENTE MarcHEsa MARIANNA PAULUCCI Vice PRESIDENTE BARTOLOMEO CAIFASSI TESORIERE Cav. Pror. DANTE PANTANELLI SEGRETARIO. Elenco deièi socì per Vl anno 1895. Allery di Monterosato March. Tommaso, Via Pietro Colletta al Giardino Inglese. 1, Palermo. Arbanasic Pietro, Cagliari. Bagatti Dott. Odoardo, Via Cavour 109, Parma. Brusina Prof. Spiridion, Museo Nazionale, Zagreb (Agram). Cafici Bar. Corrado (Sicilia), Vizzini. Caifassi Bartolomeo, Via S. Andrea 25, Pisa. Canavari Prof. Mario, Università, Pisa. Castelli Cav. Dott. Federigo, S. Michele, Livorno. Chigi- Zondadari March. Bonaventura, Senatore del Regno, Siena. Costa Cav. Prof. Achille, Via Oronzio Costa, Napoli. D’ Ancona Cav. Prof. Cesare, Istituto di studi superiori, F%- renze. De Boury Eugène, Avenue de Villars, 87, Parss. De Gregorio Brunaccini March. Antonio, Molo, Palermo. De Franchis Filippo, Galatina (Lecce). . Della Valle Cav. Prof. Antonio, Università, Modena. Magi e Del Prete Dott. Raimondo, Viareggio. De Stefani Prof. Carlo, Istituto di studi superiori, Firenze. Foresti Dott. Lodovico, Bologna. Fucini Dott. Alberto, Pisa. Meli Prof. Romolo, Via del teatro Valle, 51, Roma. Mella Conte Carlo, Via del Duomo, 17, Vercelli. Museo Civico di storia Naturale, Pavra. Museo di Zoologia della R. Università, Koma. Museo di Geologia della R. Università, Genova. Museo di Geologia della R. Università, Parma. Pantanelli Cav. Prof. Dante, Università, Modena. Parona Prof. Carlo Fabrizio, Università, Torino. Paulucci Marchesa Marianna, Novoli, Firenze. Picaglia Prof. Luigi, Modena. Piccinelli Dott. Giovanni, Via Masone, Bergamo. Pini Dott. Napoleone, Via del Crocefisso, 6, Milano. Platania Platania Gaetano, Acireale. Pollonera Dott. Carlo, Museo Zoologico, Torino. Portis Cav. Prof. Alessandro, Museo Geologico Università, Foma. Ricchiardi Comm. Prof. Sebastiano, Università, Pisa. Scander De Levi Bar. Com. Adolfo (socio perpetuo), Ferenze. Statuti Cav. Ing. Augusto, Via dell’ Anima, 17, Roma. Sulliotti Avv. Giorgio Roberto, Porto Maurizio. Terracciano Cav. Nicola, Caserta. C. F. PARONA È NAUTILI DEL LIS. INEERIORE: DI SALTRIO IN LOMBARDIA Il genere Nautilus è rappresentato nella formazione di Saltrio da un numero di specie insolito nei nostri giacimenti liasici e gli esemplari sono copiosi per talune di esse. Gli esemplari da me studiati appartengono, in parte alla collezione, che il compianto prof. Stoppani legò al Museo Civico di Storia Naturale di Milano e per altra parte al R. Museo Geologico di Pavia, dove se ne conservano parecchi, che furono da me raccolti anni addietro presso Saltrio, alla cava di marmi dei fratelli Galli. Il prof. Stoppani nell’elenco provvisorio dei fossili di Sal- trio, inserito nei suoi « Studi geologici e paleontologici sulla Lombardia (Milano, 1857, pag. 233) » riferì i Nautili a 12 specie, in parte spettanti a piani geologici diversi dal Lias: fra questi riferimenti, due soli io credo che siano accettabili, quelli del N. striatus Sow. e del N. entermedius Sow.. Le altre forme devono essere riferite a specie, che non erano per anco state descritte allorchè lo Stoppani pubblicava la clas- sica opera citata, quali il N. Stur: Hauer e N. Araris Dum., o devonsi distinguere come nuove. Queste ultime sono cinque: Nautilus Stoppanii, N. Spreaficoi, N. Balsamo- Crivellii, N. Breislacki, N. Amoretti, Talune di esse sono particolarmente importanti anche per i rapporti, che offrono, come si dirà nelle singole descrizioni, con specie giuresi, le quali si possono considerare come loro derivati evolutivi. Gli esemplari sono completamente allo stato di modello interno, oppure rivestiti di scarsi lembi del guscio: in gene- SPNGNA rale sono tuttavia abbastanza ben conservati ed offrono allo scoperto la completa superficie di qualche setto, per modo che se ne possono dare diagnosi sufficienti, basate sui carat- teri esterni ed interni Nautilus striatus Sow. Tav. I. Fig. 1-4. Nautilus striatus. Sowerby. Min. Conch., Vol. II, 1817, pag. 183, PI. 182. » » » » giganteus Sciùbler-Zieten. Verstein. Wiirttembergs, 1830. Taf. 19 (ex parte). striatus, d’ Orbigny. Paléont. fr.; Ceph. jur., 1842, t. I, pag. 148. PI. 20. aratus. Quenstedt. Die Cephalopoden, 1349, pag. do. Tat. 2, fig. 14. » Chapuis. Nouv. recherches sur les foss. d. terr. second. d. 1. Prov. de Luxembourg. Mém. Accad. r. de Belgique, 1858, t. 33, pag. 11, PI. II, fig. 1 a, d Guondise ia Meno). striatus. G. Geyer. Ud. die lias. Cephalop. d. Hierlatz bei Hall- . statt. Abh. d. K. K. geol. Reichs Bd. XII, 1886, pag. 213. Taf. I, fig. 1. » A. H. Foord. Catal. of. the Foss. Cephal. in the Bri- tish Museum. Part. II. Nautiloidea, pag. 189 (ex parte exclusa synom.), 1891. » B. Greco. Il Lias infer. nel Circondario di Rosano Calabro. Atti d. Soc. Tose. di Sc. Nat., Vol. XIII, 1893. pag. 113. Questa specie è rappresentata da numerosi esemplari di varia grandezza, ridotti allo stato di modelli interni con pic- coli lembi di guscio. Quelli sufficientemente caratterizzati per una determinazione sicura sono oltre 20. Per i caratteri della specie mi attengo alla descrizione di d’Orbigny, per la quale si deve ascrivere al N. striatus esclusivamente il tipo ampia- mente ombelicato, con giri più larghi che alti, arrotondati (a sezione subovale), senza traccia di angolosità e lievissima- mente appiattiti sui fianchi; con suture numerose, proverse al margine ombelicale, lievemente concave all’avanti sui fianchi, si 4 5 La se ce cd mbe. convesse e proverse sul lato esterno; con foro sifonale si- tuato sulla metà esterna dei setti, a circa 74, dell’ altezza totale del giro e col lobo interno sempre più o meno, evi- dente (fig. 1). Superficie del guscio ad ornamentazione reti- colata sui giri interni ed a sole costelline spirali sui giri esterni. i Negli esemplari in esame devo tuttavia distinguere due forme, una di piccola, l’altra di grande statura: la prima a partire dal diametro di 93 mm. (altezza dell'ultimo giro mm. 51, spessore mm. 56, ampiezza dell’ombelico a profon- dità mm. 15) già presenta la camera di dimora, ed i suoi esemplari provengono dal calcare grigio scuro (fig. 4), l’altra col diametro di 155 mm. (altezza dell'ultimo giro 94 mm. suo spessore ?, ampiezza dell’ombelico a profondità mm. 22 (?)) non ne presenta ancora traccia; essa fin dai giri più interni’ ha le linee suturali proporzionalmente più lontane l’ una dal- l’altra, è sui fianchi meno regolarmente arrotondata ed i suoi esemplari si trovano nel calcare grigio chiaro a macchie clo- ritoidi. Per tutti gli altri caratteri le due forme si corrispon- dono perfettamente, sicchè non vi sono elementi, che possono giustificare la loro separazione in due specie distinte. In un piccolo esemplare ho potuto isolare la parte ini- ziale della spira; sfortunatamente la camera iniziale è sfor- mata, sicchè marfca ogni traccia della cicatrice lineare. Colle camere successive essa forma un cono lievemente arcuato ricoperto dal guscio colla ornamentazione a reticolato ben marcata (fig. 2, 6). Dallo stesso esemplare risulta, che nella parte più interna della spira il lobo interno è assai pro- nunciato. È particolarmente interessante un piccolo esemplare ( dia- metro mm. 51, altezza dell’ ultimo giro mm. 29, suo spessore mm. 32, diametro ombelicale mm. 8) (fig. 3) il quale sopra uno dei fianchi nella regione ombelicale presenta abbastanza ben conservata la caratteristica ornaméntazione del guscio del N. striatus, ripetendone anche i caratteri di forma generale. Di speciale offre il fatto, di avere sul lato esterno un ottusissimo ed assai largo solco, che poi si cambia in una carena longi- tudinale, con due solchi, che la delimitano, i quali insieme alla — 10 — carena svaniscono completamente quando la conchiglia rag- giunge il diametro di 32 mm.. Di più sulla regione esterna dei fianchi della stessa porzione della spira si osservano dei cordoncini con direzione retroversa, che si incrociano ad angolo ottuso colle linee suturali, e che corrispondentemente al solco ed alla carena si piegano bruscamente a descrivere un V aperto verso l’avanti. Il loro andamento e gli intervalli, che li separano l’uno dall’ altro, indicano chiaramente, ch’ essi rappresentano la posizione delle linee suturali o di attacco dei setti e 1 corrispondenti lobi interni (0, in altri termini, la posizione di inserzione dei setti) di una parte scomparsa della spira. Questo fatto si osserva talora anche sulla parte interna della spira dei nautili viventi e non ha rapporto di sorta colla ornamentazione del guscio. Poichè altri modelli interni di questa stessa specie, anche più piccoli, mi risul- tarono perfettamente arrotondati e lisci, senza traccia di carena e di cordoncini, non posso considerare le particolarità stesse come caratteristiche dei giri interni del N. striatus. Potrebbe darsi, che la carena limitata ad una parte della spira dipenda da anomalia semplice: tuttavia nel dubbio non posso dare per sicuro il riferimento dell’esemplare ora de- scritto al N. sàriatus. La presenza del N. striatus nel calcare di Saltrio fu dap- prima avvertito da Balsamo Crivelli (1). Fu citato successi- vamente da diversi autori e lo troviamo anche nell'elenco del prof. Stoppani (2). Secondo il Foord, questa specie spetta al solo Lias inferiore, mentre sarebbe caratteristica del Lias medio secondo d’Orbigny: ad ogni modo sta il fatto che, se non è esclusiva del Lias inferiore, vi è però più comune che non nel medio. (1) in Studer. Geologie der Schweiz, I, 1851, pag. 481. (2) Stoppani. Stud. geol. e paleontolog. sulla Lombardia, 1857, pag. 233. Da RTF Nautilus intermedius Sow. Tav Hat Nautilus intermedius. Sowerby. Min. Conch., 1817, II, pag. 58, PI. 125. » » D’Orbigny Pal. Fr., Céph. jur., I, 1842, pag. 150. DIR2Te » aratus . .. Chapuis. Nouv. réch. s. l. foss. d. terr. second. d. 1. Prov. de Luxembourg. 1858. pag. 18, PI. II. vare. die, fi (non fin. a, db; cd). (2) > intermedius v. Hauer. Ueb. die Cephal. a. d. Lias d. nordòsti. Alpen. Denksch. d. K. Accad. d. Wiss., Wien. 1856, pag. 70. Taf. 25, fig. 3, 4. » » Meneghini. Monogr. d. foss. d. cale. rouge ammontt. de Lomb. et. de V Apenn. céntr., 1867-81, pag. 129, 186. » » A. H. Foord. Foss. Ceph. British Museum. Par. II. Nautiloidea, 1856, pag. 195 (ex parte exclusa synom.) (1). Conchiglia robusta, a largo ombelico: giri un po’ ango- losi, a sezione subquadrangolare perchè appiattita sui fianchi e più sul lato esterno, che talora è anche lievemente depresso nel mezzo; hanno grande spessore, sono più larghi che alti e colla maggior larghezza a poca distanza dal margine ombe- licale arrotondato. Le linee lobali, piuttosto avvicinate l’una all’ altra, sono proverse sul margine ombelicale e sugli an- goli laterali ai fianchi, lievemente retroverse sul mezzo dei fianchi, e del lato esterno: lobo interno ben evidente: l’ampio (1) Contrariamente al Foord, escludo dalla sinonimia del N. interme- dius Sow. il N. affinis (Chapuis et Dewalque, Description d. foss. d. Terr. Second. d. l. Prov. de Luxembourg, 1853, pag. 34, PI. III, fig. 4. a, b), perchè differisce dal primo per lo spessore dei giri assai minore e per la maggior ampiezza dell’ombelico. Contrariamente anche all’ opinione di Chapuis (Nouv. réch. s. l. foss. d. terr. second. d. 1. Prov. d. Luxem- bourg. 1858, pag. 12), che posteriormente lo riuniva al N. aratus Schl. (N. striatus Sow.), io ritengo, che effettivamente il N. affinis costituisca una specie distinta. Ro gle foro sifonale attraversa i setti, non, come dice d’Orbigny e ripete Meneghini, « un peu plus prés du retour de la spire que du bord anterieur », ma al contrario sulla metà esterna, come si osserva anche nella fig. di Sowerby ed in quella stessa di D’Orbigny. Sopra i venti esemplari da me esaminati, allo stato di modelli interni, restano pochi lembi di guscio assai spesso ed ornato da costelline spirali, che colle linee di accrescimento formano un intreccio assai meno evidente di quello partico- lare al guscio del N. siriatus Sow.. Sul lato esterno della parte più interna della spira il guscio scomparso ha lasciato impresse in qualche modello delle increspature lineari finis- sime e stipate, le quali descrivono un ampia curva aperta all’avanti. Il più grande, fra tutti gli esemplari, col diametro di 120 mm. è tutto concamerato, senza che si possa dire che il suo ultimo setto corrisponda alla base della camera d’ abitazione. Un modello in buon stato di conservazione, col diametro di 70 mm., misura mm. 38 nell’altezza e 50 nella larghezza dell’ ultimo giro e mm. 14 nel diametro del- l'ombelico. i Anche il N. intermedius fu molti anni addietro ricono- sciuto fra i fossili di Saltrio da Balsamo- Crivelli (in Studer. op. cit., 1853, pag. 31, 35, 39) ed è ricordato nell'elenco di Stoppani (1). D' Orbigny e Foord danno questa specie per il Lias senza indicazione di piano; infatti risulta, dalla citata monografia di Meneghini, ch’essa si trova in Lombardia anche nel Lias medio e superiore. Nautilus Sturi, Hauer. Tav. I, fig. 6. v. Hauer. Ueber die Cephalopoden aus dem Lias nordostlichen Alpen. Denkser. d. K. Akad. — Wien, 1856, pag. 61, Taf. XXIV, fig. 3, 4. (1) Stoppani, op. cit, 1857, pag. 238. 4 I «i È j "fl LA0 3 PEZE Conchiglia robusta, largamente ombelicata, a giri arro- tondati, più sul lato esterno che sui fianchi, di poco più larghi che alti e colla maggior larghezza in vicinanza del- l’arrotondato margine ombelicale. Le linee lobali, assai nu- merose ed avvicinate, sono lievemente sinuate sui fianchi e descrivono sul lato esterno una curva convessa all’avanti: non presentano traccia alcuna di lobo interno. Il rotondo ed ampio foro sifonale giace al disotto del punto di mezzo del- l’altezza dei giri ed è quindi assai vicino alla curva di rav- volgimento spirale. I quattro modelli interni in esame sono di piccole di- mensioni e tutti concamerati, compreso il maggiore, (dia- metro di mm. 70, all'altezza dell'ultimo giro mm. 41, sua larghezza mm. 44, ampiezza dell’ombelico mm. 10). Nessuno di essi presenta traccie del suscio. In confronto alle figure di Hauer, i modelli di Saltrio presentano il foro sifonale più in basso, l'ombelico un po’ più stretto e la sezione dei giri più arrotondata: notisi però, a riguardo della sezione, che la figura ch’io presento corri- sponde esattamente all'andamento della linea lobale, o, in altri termini, del margine di un determinato setto, mentre la sezione nella figura di Hauer, che rappresenta il fossile provvisto di guscio, solo in parte corrisponde al margine del setto. D'altronde la corrispondenza è così perfetta nel numero e nell’andamento delle linee lobali e la fisionomia generale della forma di Hauer è così fedelmente riprodotta nei mo- delli suddescritti da non lasciar dubbio sulla esattezza del riferimento. Secondo Hauer il N. Sturî proviene da Strati di Késsen, che contengono anche parecchi arietiti, quali l'A. rotiformis, A. bisulcatus, A. Conybeari, A. spiratissimus, A. Kridion, e che quindi corrispondono alla parte profonda del Lias infe- riore. Ora, siccome i nautili di Saltrio appartengono a strati piuttosto alti nella serie del Lias inferiore la differenza di età potrebbe essere causa delle differenze osservate fra la forma di Késsen e quella di Saltrio. Per quanto mi risulta, finora questa specie non fu citata da altri autori; nè la trovo indicata nella monografia sui LISTA Nautili del Foord, il quale autore non ricorda l’ opera succi- tata di Hauer, nè altri lavori tedeschi ed italiani, nei quali trovansi descritte e fisurate certe specie, ch'egli prende in considerazione nella monografia stessa. Nautilus Araris, Dum. Lav Bio sazo Dumortier, Etud paléont. sur les dép. jurass. du bassin du Rhéne. 1869. 3.° part., Lias moyen, pag. 56. Pl. VI, VII. Foord . .. Catalog. Foss. Cephal. British Museum, Part. II, 1891, pag. 196. Conchiglia compressa, subdiscoidale, a rapido sviluppo, poco involuta. I giri sono assai più alti che larghi, colla maggior larghezza a piccola distanza dal margive ombeli- cale, a sezione subsagittata, appena arrotondati sui fianchi e sul lato esterno. L'ombelico è assai largo ed a margine arro- tondato. Le linee lobali in numero di 20, descrivono ampio, regolare, incurvato e profondo lobo sui fianchi, un arco assai proverso sul lato esterno ed un semplice accenno di lobo in- terno nei giri più interni, che scompare nei seguenti: foro sifonale ovale nel senso dell'altezza e situato nella metà in- feriore dei setti. Dell’ornamentazione non restano che incerte traccie di costelline lineari e spirali. Gli esemplari ridotti a modello interno, sono tutti più o meno deformati o guasti, di modo che non si possono rile- vare con esattezza le dimensioni delle varie parti di uno stesso individuo. Dei sei campioni nessuno raggiunge le dimensioni di quello figurato da Dumortier. Il più grande misura un dia- metro di 140 mm. circa ed è tutto concamerato: un altro modello, col diametro di mm. 84 presenta l’altezza del giro di mm. 46 e la larghezza dello stesso di mm. 41. In complesso la forma di Saltrio corrisponde assai bene al tipo di Dumortier: l’unica differenza notevole consegue alla situazione del foro sifonale alquanto più lontana dalla posizione del lobo interno negli esemplari suddescritti. Tale differenza non mi pare tuttavia così importante da mettere CRI in dubbio la determinazione da me ammessa e confermata dalla corrispondenza nell'insieme degli altri caratteri, tanto più trattandosi di una specie fra le più distinte. Nè parmi che la determinazione stessa possa essere resa dubbia dalla differenza di età dei due orizzonti, cui spettano gli esemplari del bacino del Rodano e quelli di Saltrio. Questi provengono dagli strati più recenti del Lias inferiore, quelli dai più antichi del Lias medio; ora la persistenza già notata per altre forme di Nautili attraverso parecchi piani geologici, può benissimo essersi verificata anche per il N. Araris e nulla si ‘oppone ad emmettere la precomparsa di questa specie nel Lias subalpino. Essa trovasi inoltre nel Lias medio d'Inghilterra. Nautilus Stoppani, n. f. Tav. I, fig. 8. Conchiglia grande, compressa, involuta. Giri più alti che larghi, colla maggior larghezza presso il margine ombelicale, uniformemente arrontondata sui fianchi e sul lato esterno, senza angolosità, a sezione semiellittica. Ombelico stretto, assai profondo, a margine arrotondato. Setti numerosi (21); linee lobali poco incurvate sui fianchi, a formarvi un lobo appena distinto, ed arcuate all’ avanti sul lato esterno; lobo interno non evidente. Foro sifonale rotondo, ampio, mediano. Guscio sconosciuto. I due modelli in esame sono completamente concamerati ed abbastanza ben conservati. Il più grande ha queste dimen- sioni: diametro mm. 142, altezza dell’ ultimo giro mm. 82, larghezza dello stesso mm. 72, ampiezza dell’ ombelico mm. 14. È forma affine al N. Araris Dum. anche per la grandezza; ma se ne distingue perchè presenta l'ombelico assai più stretto, 1 giri più larghi, il lato esterno più convesso, le linee suturali meno incurvate sui fianchi ed il foro sifonale rotondo e si- tuato più lungi dalla linea di ravvolgimento spirale. E° geo Nautilus Spreaficoi, n, f. Mav:Sb ie97 Conchiglia subglobosa, di piccole dimensioni, involuta. Giri più lunghi che alti, colla maggior larghezza presso il margine ombelicale, arrotondati ai fianchi ed al lato esterno, che è delimitato da angoli ottusissimi. Linee lobali lievemente inflesse sui fianchi, a formare un lobo poco profondo, e sul lato esterno alquanto retroverse e concave all’avanti; nes- suna traccia di lobo interno. Foro sifonale subrotondo, al- quanto schiacciato nel senso dello spessore del giro, situato nella metà inferiore dei setti, a poco distanza dalla linea di ravvolgimento della spira. Ombelico quasi nulio, a margini arrotondati. L'ultimo giro è costituito da 12 concamerazioni abbastanza ampie e dalla camera di dimora, che comincia quando la conchiglia ha raggiunto il diametro di 70 mm., occupa meno di un terzo del giro stesso e termina con peri- stoma semplice, il quale sui fianchi presenta i margini, che decorrono in modo identico alle linee lobali, mentre sul lato esterno manda avanti una breve espansione linguiforme. Sono tre i modelli interni in esame e nessuno porta in- dizii dell’ornamentazione del guscio. Uno di essi è completa mente sviluppato e raggiunge il diametro di 85 mm.; uno dei suoi setti è libero al diametro di 58 mm., dove il giro presenta la larghezza di mm. 43 e l'altezza di mm. 36 (fig. 9, d). Questa forma mi risulta affatto nuova per il Lias e per i caratteri dell’ombelico ricorda il N. clausus d’Orb. del- l’ Oolite inferiore. Nautilus Balsamo-Crivellii, n. f. Tav. I, fig. 10. Conchiglia grande, poco involuta, compressa. Giri più alti che larghi, a sezione subrettangolare; i loro fianchi appiattiti i Se 7 0A si incontrano col lato esterno assai largo e del pari appiat- tito, formando angoli ben evidenti. Ombelico assai ampio ed a margine subangoloso. Le concamerazioni sono numerose (23 nell’ esemplare più grande): le linee lobali lievemente retro- flesse sui fianchi e sul lato esterno; lobo interno assolutamente nullo in un grande esemplare, appena accennato in altro più piccolo: foro sifonale largo, ellittico, col maggior diametro nel senso dell’ altezza dei giri e situato nella metà superiore dei setti. Guscio sconosciuto. Le dimensioni del modello interno più grande e comple- tamente concamerato sono: diametro mm. 155, altezza dell’ul- timo giro mm. 82, larghezza dello stesso mm. 72, ampiezza dell’ombelico mm. 32. Il N. Balsamo-Crivelliù n. f. appartiene al gruppo del N. întermedius Sow., N. Brancoi Gemm., N. affinis Gemm. (1); esso può considerarsi come forma ancestrale del N. inornatus d’ Orb., differendo però in modo assai evidente tanto dalla forma del Lias superiore quale è rappresentata da D' Or- bigny (2), quanto e più dalla forma dell’ oolite inferiore il- lustrata da Foord (3) sotto la stessa denominazione specifica. Le differenze più importanti, oltre la statura assai maggiore, consistono: nell’ avere la forma di Saltrio i giri più alti che larghi, mentre nel N. inornatus i rapporti delle misure stesse sono inversi; il foro sifonale ellittico, non circolare; i lobi ai fianchi, meno arcuati. Nautilus Breislacki, n. f. Pavo di fig dl. Conchiglia subglobosa, involuta, di media grandezza. Giri larghi quanto alti, poco convessi sui fianchi, alquanto appiat- titi sul lato esterno, separato dai fianchi stessi per due ottuse (1). G- G. Gemmellaro. Sui foss. d. str. a Ter. Aspasia della con- trada delle Rocche Rosse presso Galati. Disp. I, 1884, pag. 47, 48. (2) D’ Orbigny. Céph. jurass., 1842, pag. 15, PI. 28. (3) Foord, Nautiloidea, 1891, pag. 220, fig. 47. Saro angolosità; sezione sagittata, spuntata. Ombelico stretto, pro- fondo, arrotondato ai margini. Concamerazioni numerose (16 in un esemplare col diametro di mm. 93); le linee lobali sui fianchi si incurvano, con andamento assai retroverso, in lobo profondo, mentre sul lato esterno sono lievemente concave al- l’avanti; nessun indizio di lobo interno. Il foro sifonale, pic- colo e circolare, giace nella metà superiore dei setti ed a poca distanza dal loro margine superiore. Il guscio si conserva solo in parte sul modello interno ed appare perfettamente liscio. L’ unico esemplare è completa- mente concamerato e, col diametro suaccennato di mm. 93, misura, mm. 58 di altezza e di larghezza massima dell’ ultimo giro e mm. 6 di ampiezza ombelicale. È questa una forma distintissima da tutte le congeneri lia- siche ed affine per tutti i suoi caratteri al Nautlus glaber Foord et Crick (1) del bajociano francese ed inglese. Nautilus Amorettii, n. f. Tav. I, fig. 12. Conchiglia compressa, involuta, di media grandezza. Giri a sezione quadrangolare, più alti che larghi, colla maggior larghezza al margine ombelicale, sinuosi sui fianchi, appiattiti sul lato esterno. Ombelico grande a margine arrotondato. Con- camerazioni d’ineguale ampiezza: linee lobali, che descrivono. un profondo, ampio lobo sui fianchi e che decorrono appena concave all’ avanti sul lato esterno. Foro sifonale e guscio sconosciuto. Modello interno unico: al diametro di 75 mm. comincia la camera di dimora, che doveva occupare all'incirca un terzo dell’ ultimo giro; il suo lato esterno è alquanto concavo e l'impressione del peristoma è completamente conservata. Sopra uno dei fianchi ed in corrispondenza della parte interna della camera stessa si osserva una estesa e ben più distinta im- pronta dell’ anello di aderenza del mantello. Col diametro (1) Foord, Nautolidea, Part. II, 1891, pag. 215, fig. 44. mi do ix 44 0: ampiezza dell’ ombelico mm. 11. Sebbene imperfettamente conservato, non esito ad asse- arli un nome specifico nuovo, trattandosi di una forma af- o distinta fra tutte le specie liasiche a me note. Per il do di sviluppo delle sue linee lobali e per la conforma- ne dei fianchi e del lato esterno si direbbe una forma di p ssaggio tra il genere Nautilus ed il sottogenere Hercoglossa e) FOO pci DESCRIZIONE DELLA TAVOLA LL 1 Nautilus striatus Sow. (metà della grandezza naturale). 2,a, d » » » a, modello di concamerazione isolato visto dalla faccia superiore; è, lo stesso visto di fianco e riunito alle prime concamerazioni della spira. 3,4, d, » » » (forma giovanile?). » » » (metà della grand. nat.), esemplare di piccola statura colla camera di dimora. (la sezione dei giri corri- sponde perfettamente alla fig. 1). 5, a,b Nautilus intermedius Sow. fig. c, lobo interno visto dalla fac- cia posteriore del setto. 6, a, b, Nautilus Sturi Hauer. 7,a, b, Nautilus Ararîs Dum. (metà della grand. nat.). 8, a,b, Nautilus Stoppanti n. f. (metà della grand. nat.). 9,a,b, Nautilus Spreaficoi n. f. esemplare colla camera di dimora e col peristoma quasi completo. 10, a, b, Nautilus Balsamo-Crivellti n. f. (metà della grand. nat.). 11, a, 6, Nautilus Breislacki n. f. 12, a, 0, Nautilus Amoretti n. £. Ze leo Dorr. P. E. VINASSA DE REGNY IL CHENOPUS UTTINGERIANUS Rrsso E IL CHENOPUS PESPELECANI L. DEL PLIOCENE ITALIANO (Con una tavola [Tav. III ]) Queste due forme di Chenopus non sempre sono state te- nute distinte dagli autori. Anche osservatori accurati come HorrnEs le hanno tenute riunite e recentemente non le distin- sero nè R. HorrNES e AUINGER, nè LocarRD nè GourRET nè altri molti. Avendo avuto la possibilità di studiare un rilevantissimo numero di Ohenopus di vari musei, specialmente di Parma, di Modena e di Pisa, volli vedere, sottomettendo ogni esemplare ad una accurata indagine, se si potevano segnare dei limiti precisi a ciascuna specie, e se era possibile fissare i vari caratteri distintivi. Dopo un paziente lavoro mi è sembrato di esser riuscito a far ciò, e nella breve memoria che qui presento espongo i risultati a cui sono giunto, risultati che si appoggiano a quasi un migliaio di osservazioni. Il concetto di specie, puramente soggettivo, è certamente assai diverso oggi da quello che non fosse pochi anni fa: per parte mia crederei, che la specie dovesse considerarsi come la forma di equilibrio in cui si è adattato un animale rispetto all'ambiente. Questa forma di equilibrio ha senza dubbio caratteri abbastanza spiccati e diversi da quella suc- cessiva che prenderà l’animale per ottenere nuovamente l’equi- librio coll’ ambiente mutato. Ma senza dubbio pure questa forma sarà soggetta a mutazioni individuali secondarie, le quali non possono nè devono, secondo me, venir considerate come atte a giustificare una vera nuova forma: secondo il cri- — 22 — terio di molti è però quasi necessario fare una specie o una varietà per ogni individuo, con quanto utile per la scienza non saprei certamente. Credo bensì interessante il far conoscere e il descrivere anche le mutazioni di forme rare, specialmente antiche; ma per quelle recenti e pei molluschi in modo spe- ciale mi sembra che non ci si possa fare una idea esatta della specie nel senso vero della parola senza avere una grandissima quantità di esemplari, onde distinguere i caratteri secondari individuali da quelli fissi, comuni a tutti gli individui, e che servono a dare il tipo alla specie. Senza voler menomare l’importanza del grande lavoro del prof. Sacco sui molluschi del Piemonte e della Liguria, pure credo che in esso il concetto di specie sia inteso in un senso non troppo retto; non mi sembrano poi ammissibili in nessun modo le numerosissime varietà e mutazioni ciascuna distinta con un nome. Quando si studia una forma con grande attenzione e su centinaia e centinaia di esemplari, si trovano in ciascun individuo delle variazioni, che secondo l’idea del Sacco e di altri molti, giustificano una varietà. Un solo sguardo alla tavola del Sacco (parte XIV, tav. II, fig. 20-37) e uno sguardo alla mia convinceranno spero il lettore della verità di questo mio asserto. Se il prof. Sacco ha riconosciuto nei suoi esemplari 10 varietà del C%. pespelecani e 3 varietà del Cn. uttingerianus, io ne ho riscontrate delle centinaia nei miei, e ciascuna delle forme figurate ha diritto certo ad essere di- stinta come varietà. Non voglio negare l'interesse che presenta una iconografia molto ricca di ciascuna specie: anzi è appunto conoscendone tutte le forme che questa può venire ben definita; ma il dare un nome a ciascuna varietà, a ogni mutazione è secondo me un peso inutile se non dannoso. Con ciò come ho già detto, e come tengo a ripetere, io non faccio però che esprimere la mia opinione in proposito e nulla più. Ma terminando questa digressione torniamo al tema pro- postoci, se cioè le due forme di Chenopus siano distinguibili, e quali siano i caratteri principali che le tengono separate. Come innanzi ho accennato attenti osservatori tengono riu- nite le due forme; tra questi principali HORNES, IsseL, Cocconi goth ed altri ancora. M. HoòRrnes infatti nella sua magistrale opera sui molluschi del bacino di Vienna (pag. 194, tav. XVIII, fig. 2-4) col nome di C}. pespelecani figura esclusivamente il C%. uttingerianus, dandone la seguente diagnosi: « C4. testa turrita, anfractibus medio angulato-nodulosis, labro dilatato in tres digitos purtito, digitis acutis; divaricatis, canali baseos oblique subfoliaceo ». Questa diagnosi, come si vede, è del tutto con- facente al.C%. uttingerianus, e non può riferirsi affatto al C4. pespelecani salvo che un poco per l’ultimo carattere il quale non è però mai accennato nelle figure. Nella descrizione par- ticolareggiata poi parlando dell’acutezza della spira, e del canale inferiore, cioè del dito posteriore diritto o curvo le somiglianze col C%. pespelecani sono un poco più manifeste. Il Cocconi poi nella sua « Enumerazione dei Molluschi di Parma e Piacenza » a pag. 155, dice che non trova « differenze valutabili » tra CA. pespelecani, uttingerianus e brongniartianus del Museo parmense. Infatti nel nostro Museo tutte le scatolette indistintamente portano l'indicazione C%. pespelecani. Al di sotto però di questo nuovo cartello quasi sempre si trovava il cartellino del GumortI, il quale, col colpo d'occhio che lo di- stingueva, veramente meraviglioso pei suoi tempi, aveva dato di ciascun esemplare la sua vera determinazione, e ciò col solo aiuto della diagnosi del Risso. Questi infatti nella sua Histoire naturelle des env. de Nice, IV, a pagine 225, 226 de- scrive tre specie di Chenopus (Rostellaria), e ne dà le dia- gnosi seguenti: E. pespelecani. T. glabra, nitida, anfractubus novem tuberculatis, tuberculis in basilare lineis tribus inaequalibus di- gestis, im superioribus flexuosis et in linea una digestis. ER. uttingerianus. T. opaca, glabra, nitidiuscula, an- fractubus novem lincis longitudinalibus inaequalibus impressis, et linea centrali obsolete tuberculata sculptis; basilari lineis tribus centralibus duobus majoribus aequalibus obsolete tuberculatis, in- feriore ad sinistram locata, angustiore simplice. k. brongniartianus. T. glabra nitida, anfractubus septem ommibus lineis longitudinalibus aequalibus aequidistantibus im- pressis et linea una centrali, in bastilaribus tribus mamaillatis in posterioribus simplicibus ». Meo Ti pal Da ciò risulta che il Risso aveva ben veduto i caratteri più salienti che distinguevano le prime due forme da lui de- scritte: quanto alla terza, il Ch. brongniartianus, esso rientra senza dubbio nel CR. uttingerianus, e tutt'al più può essere distinto come varietà. Da vari altri poi vennero descritte queste due specie di Chenopus, ma con pochi dettagli per lo più, tanto che in molte delle collezioni da me vedute ho trovato spesso mescolate in- sieme le due forme. Cercherò adesso di fare io alla meglio la descrizione ed i caratteri delle due specie. Chenopus uttingerianus. Risso. Tav. III, fig. 1-12. 1814. Strombus pespelicani L. ....... BroccauI, Conch. foss. subapp., II, pag. 385 (p. p.). 1820. Pterocera » DIA SIINO Borson, Orittogr. piem., pag. 93. 1826. Kostellaria uttingerianus . ...... Risso, Hist. nat. des env. de Nice, IV, pag. 225. 1826. » Brongmiartianus. . . .. . Risso, Nist. nat. des env. de Nice, IV, pag. 226, tav. 6, fig. 94. 1827. » ‘PEsandeae REA Sasso, Bac. terz. d. Albenga, pag. 480. 1827. » DESGRACUlI RO I Broxn, Leonhard’s Zeitschr. fir Min., pag. 532. 18831. » uttingerianus Risso. . .. Bronn, Italiens Tert. Gebilde, pag. 30. 1831. » » » var.. . Bronn, Italiens Tert. Gebilde, pag. 30. 1881. 2 pescarbonis (non Brongn.) Dusors, Conch. foss. Wolh., pag. 29, tav. I, fig. 36 (p. p.). 1836. Chenopus pesgraculi Phil. ...... Priripri, Enum. Moll. Sic., I, pag. 215. 1836. » ” » var... .. Praruippi, Enum. Moll. Sic., I, pag. 215. 1842. » » Date ia 00% SISMONDA, Synopsis methodig. pag. 39 (p. p.). 1847. » » SSR IGO Mic®eLotTI, Descr. d. foss. mio- cènes, pag. 200 (p. p.). a “erigere 1848. Rostellaria uttingerianus isso Bronn, Index palaeont. pag. 1100. 1848. » » > var.. Bronn, » » pag. 1100. 1852. Chenopus pesgraculi Phil. . ..... D'OrBIeny, Prodròme, III pa- gina 59. 1350. » ‘pespelecani Li... Hoernes, Moll. tert. Beck. v. Wien, pag. 194. (p. p.), tav. 18, fig. 2-4. 1354.(?) > alatus (non Eichw.). ... Bevyrica, Conch. des norddeut. Tertiirgeb., II, pag. 520, (ip. p.); tav. NI, fig. (0,8. 1857. » pesgracule Pb i. MenEGHINI, Paleont. de la Sard., III, pag. 549. 1862. » uttingerianus Risso. . . . . DopERLEIN, Giac. mioc. sup. d. Italia centr. pag. 22. 1867. » pespelecani Phil... .... Pereira DA Costa, Gasterop. pespelecani (non L.).... FORESTI, terc. do Portugal, pag. 141, (p. p.), tav. XVII, fig. 6. 1868. » Moll. plioc. bolog. pag. 80. 1869. » Uttingeriana Risso ..... Coppi, Catal. foss. modenesi, pag. 26. 1872. » pespelecani (non L.). ... Coppi, Paleontol. modenese, pag. 30 (p. p.). 1873. » » » ++.» Cocconi, Enum. moll. plioc. Parma e Piacenza, pag. 155 (P. D.) 1873. » Ta » —. + . + Coppi, Paleoetnol. malac., pag. 6. 1374. » > » +. +. De Srerani, Foss. plioc. di S. Miniato, pag. 55 (p. p.). 1875. » Uttingeri Risso....... Maver, Catal. Mus. Zurich, I, pag. 27. 18706. » » DIO al SEGUENZA, Studi strat. Italia merid., pag. 8. 1576. » » DARIO Miei Fonrannes, Les terr. tert. du Haut Comtat Venaissin, p.70. 1876. » pespelecani L. . .. Strong, Terr. plioc. Girgenti, pag. 469 (p. p.). 1877. > » DEE o Locarp, Descr. faune de tert. la Corse, pag. 98 (p. p.). 1877. » » ARGO OA RISP IsseL, Foss. marne di Genova, pag. 29 (p. p.). RALE RAISAT, PESRIOA INIIANIO SINO ta RETE RI LIVRE digg e 1877. Chenopus pesgraculi Bronn . . . . .. FiscHer, Paleont. Rhòdes, p. 27. 1878. » pespelecani L. . ...... TLocarp, Dese. faune moll. lyonn. et Dauph.. pag. 78, (p. p.). 1879. » Uttingero8Risso De STEFANI e PANTANELLI, Moll. plioc. d. Siena, pag. 136. 1880. » PESARE SeguENzA, Form. terz. Reggio Calabria, pag. 109. 1881. » uttingerianus Risso . . . . FonrannES, Moll. Rhòne et Rous- sillon, pag. 155, tav. 9, fig. 4. 1884. » alatus (non Eichw.) . ... Hornes e Avincer, Gasterop. der I und II Med. Stufe, pag. 166, tav. XVIII, fig. 6,8. 1890. Aporrhais pesgraculi Ph... ..... Sacco, Catal. paleontologico, n.° 2130. i 1890. Chenopus pespelecani Phil. . . . . .. DeLLa Campana, Plioc. ant. di ui Borzoli, pag. 17 (p. p.). 1891. » » Dr Gourret, Faune tert. mar. de Carry ecc. Bull. Soc. belge de Géol. Paléont et Hydrol., IV, pag. 108, (p. p.). 1892. » uttingerianus Risso .... Di Sterano e Viora, Tufi cal- carei di Matera e Gravina, pag. 140. 1893. » » >... S4000, Moll. Piemonte e Je guria, parte XIV, pag. 23, tav. lI, fig. 21-25. 1893. (2) » meridionalis Bast. . . .. . Sacco, Op. cit., pag. 21, tav. II, fio. 20. 1893. » serresianus Mich. . . . Sacco. Op. cit., pag. 27, tav. II, fig. 26 (non 27). 1894. » uttingerianus. è... Sacco, Le variazioni dei Moll., pag. 156, tav. V, fig. 5-10. . 1895 (?) Aporrhais spepelecani L. . .... DE Sterani, L'Ile de Karpathos, pag. 27 (p. p.). 1895. Chenopus pesgraculiî Bronn. . .. . . Creew, Guida d. Prov. di Mes- sina, pag. 28. Angolo apiciale. — Uno dei caratteri più importanti per distinguere la specie è il valore dell'angolo apiciale. Esso TI t 4 3 a IR E e TI SU e] — 27 —. è in media dai 42° ai 45°, ma può anche essere minore o mag- giore per eccezione. Nei più che 400 esemplari da me stu- diati ne ho trovato uno solo che avesse l’ angolo di poco più che 49°, e soltanto due che misurassero 52°; un’ altra diecina misurano dai 43° ai 50°, tutti gli altri erano compresi tra 42° e 45°, con prevalenza assoluta dell'angolo di 44°-45°. Si può quindi concludere che l'angolo apicale del U%. utfingerianus è generalmente di circa 45°. Accrescimento spirale. — L'accrescimento della spira in questa specie è molto diverso da quello che in generale si osserva nel C%. pespelecani. Esso è molto più lento nel C4. ut- tingerianus, tanto che colla stessa altezza della spira in questa specie si hanno giri assai meno numerosi che non nel C%. pe- spelecani. In generale gli individui dai 20 ai 24 mm. di al- tezza hanno 7 anfratti, quelli alti dai 30 ai 38 mm. ne hanno 8, e quelli dai 40 ai 45 mm.'ne hanno 9. Ciò pure, quantunque non abbia importanza molto grande, può servire come assai buon carattere. Ornamenti. — Ogni anfratto è adorno di una carena me- diana molto spiccata e di forma assai svariata. Essa è per lo più acuta (60%, dei miei esemplari) ma è anche talvolta assai ottusa (40°%,). Queste carene mediane sono adorne di noduli che talvolta somigliano a crenulature trasversali (fig. 1, 5); tali noduli o sono appena visibili (20%,) tanto che le ca- rene sembrano un cingolo continuo (fig. 8), o sono ben di- stinti, ma disposti a distanza uno dall'altro (60%), o sono invece fittissimi e quasi continui (20%). Le carene ottuse sono prevalentemente adorne di noduli ottusi distanti, o quasi continue (fig. 2), mentre quelle acute hanno noduli sempre presenti molto acuti e in generale assai fitti (fig. 7). Queste carene sull’ ultimo anfratto si presentano in numero di due, una superiore più sporgente, ed una meno sporgente inferiore. Queste due carene giunte sull’espansione del labbro divaricano rapidamente e vanno a terminare nelle due espansioni digi- tiformi. Oltre a queste due carene principali sempre presenti, sulla base dell’ ultimo anfratto si trova spesso (25%) l’ accenno di una terza carena (fig. 1, 9), talvolta (15%) anzi questa carena Sg è molto bene sviluppata (fig. 6, 8), essa non si prolunga mai però in un dito come le altre due. Oltre alle carene si hanno sempre presenti le strie spirali molto numerose e ben distinte, più spesso (60%/,) quasi del tutto uguali tra loro (fig. 4), ma talvolta (40°/) nettamente alternanti, una maggiore ed una minore (fig. 3, 5). Queste strie sono tra loro quasi parallele sino circa al principio del- l’ espansione labiale, dal qual punto cominciano a divergere tra di loro molto rapidamente, in modo speciale quelle disposte sulla base e quelle che si trovano sull’espansione superiore, che va a terminare al terzo dito. Queste strie sono molto più ricurve delle due carene dell’ ultimo anfratto, e arrivano sino ad esser parallele all’ asse della spira. Le strie di accrescimento trasversali sono spesso (45%) visibili nettamente su tutta la conchiglia, più di rado (15%) si trovano ben nette soltanto sul labbro, talvolta (40°) sono appena visibili o del tutto obliterate. Espansionelabiale e processi digitiformi. — Il lab- bro si espande tramezzo alle già accennate carene mediane, come pure al di sopra e al di sotto di esse. Questo labbro non pre- senta alcunchè di molto notevole. Sono notevoli invece i pro- cessi digitiformi che si presentano sempre in numero di tre Due di questi si trovano in continuazione delle due carene mediane dell'ultimo anfratto, il terzo è disposto più o meno parallelamente alla spira, ed è esso pure munito di una ca- rena. (Questi diti sono di lunghezza molto variabile, avendosene di quelli lunghissimi e tra loro molto divergenti (fig. 5) e di quelli assai brevi. L’età non ha effetto alcuno sulla lunghezza maggiore o minore di queste dita, come si può vedere dalla fig. 6 che rappresenta un.grande individuo a dita corte, e dalla fig. 4 che ne rappresenta uno più piccolo coi processi molto più lunghi. Sempre questi diti sono forte- mente carenati. I due diti mediani sono di dimensioni press’ a poco uguali, e divergono ugualmente verso l’alto e jil basso. È interessante seguire il decorso e la disposizione del terzo dito, il quale, come si è detto è più o meno parallelo all’ asse della spira. Esso aderisce alla spira sino presso all’ apice, lascia però sempre liberi da 2 a 4 degli anfratti presso l’apice; per SA e egg eccezione in cinque esemplari soltanto ho trovato occupati dall’espansione del terzo dito tutti quanti gli anfratti sino al- l’ultimo. Questa espansione laterale forma il fianco della ca- rena del terzo dito, la quale principia sempre due o tre anfratti prima di quello a cui termina l’ espansione laterale. Tale carena comincia per disporsi prima parallela all’ asse della spira, poi diverge poco a poco da questa direzione, non fa mai quindi un angolo molto pronunziato colla spira e col suo de- corso primitivo. L'ultimo dito come si è detto può essere più o meno lungo. Talvolta (20°,) esso è più breve della spira (fig. 6), talvolta la uguaglia o l’oltrepassa appena (fig. 9), ma assai spesso è invece molto più lungo di essa (fig. 3, 4, 5). L'età, come già ho detto e come torno a ripetere, non ha effetto alcuno sulla lunghezza di questo dito. Rispetto al piano della spira esso può essere variamente disposto. Raramente, e più spe- cialmente quando è breve il dito, può trovarsi quasi nel piano stesso della spira (fig. 1). Più comunemente invece esso è spostato in avanti (fig. 2). Rispetto all’asse il dito può essere parallelo (fig. 1, 7) ma ciò non è molto comune (20°); più spesso il dito è rivolto verso l’asse della spira e talvolta molto verso destra (fig. 4, 5). Apertura boccale. —- Nessuna diversità notevole ho po- tuto constatare nei numerosi esemplari studiati. Solo in 2 es. ho trovato una dentellatura minuta nella porzione ingrossata del labbro esterno. Il canale del dito medio oltrepassa sempre l’inspessimento del labbro, mentre il canale del dito inferiore si termina in quel punto o ad un tratto o poco a poco. Il ca- nale del dito superiore è sempre nettissimo ed in continua- zione diretta coll’apertura boccale (fig. 11). Negli individui giovani è da notare che in generale la carena superiore dell’ ultimo anfratto è molto più sviluppata che non quella inferiore. La carena poi in questi è sempre molto acuta e nettamente nodulosa (fig. 10). Come si vede da quanto sopra è detto questa forma, pur mantenendo caratteri fissi ben determinati, presenta anche notevolissime variazioni. Tra queste è importante in modo spe- Longo ciale la variabilità nelle dimensioni del terzo dito, e questo tanto più, inquantochè la brevità del terzo dito è presa per carattere principale di una specie, il CR. meridionalis. Come abbiam visto il terzo dito può essere anche più breve della spira, benchè siano più comuni nel pliocene le forme col terzo dito molto più lungo. Tutti gli esemplari del bacino di Vienna, figurati da HORNES, hanno difatti il terzo dito pochissimo sviluppato, ciò non per- tanto essi appartengono senza dubbio al C%. uttingerianus. Anche gli esemplari figurati dal Sacco, (tav. II, fig. 20%, 20/8) come appartenenti al CA. meridionalis (Bast.) honno notevolissime somiglianze coll’ uttingerianus. Può quindi il C%. meridionalis esser tenuto come la forma miocenica da cui provenne il plio- cenico uftingerianus, con una serie di forme di passaggio nu- merosissime e molte variate. Tale idea è sostenuta pure dal Sacco tanto nel suo lavoro sopra i molluschi del Piemonte, quanto nell’ altro lavoro sulle Variazioni dei molluschi (Boll. Soc. Malac., XVIII, pag. 154 ecc.). Anche gli esemplari di Roussillon figurati da FonTANNES (tav. IV, fig. 3) si distinguono per la digitazione superiore assai più breve, ma sono esatta- mente riferibili al C4. uttingerianus. Posto ciò credo che si possa ancora far questione se il C%. meridionalis che si di- stingue solamente per la digitazione più breve, e che passa insensibilmente al C%. uttingerianus debba considerarsi come una vera specie a sè o non piuttosto come una varietà, come l'aveva difatti considerata anche il BasteRroT (Bassin tert. du SO. de la France, pag. 69). R. HornES e BEYRICH terrebbero a mantenere distinte come specie a sè le forme col 3.° dito mancante, sotto il nome di C4. alatus, Eichw. Secondo il Sacco (Variazioni dei moll. pag. 157) dalla forma a tre dita del Pliocene, si passa a quella attuale con 4 dita Uh. serresianus, e di questo passaggio si hanno traccie anche nel Pliocene. La var. plotransiens però, figurata da Acco, (tav. II, fig. 26) non mi sembra assolutamente riferibile al Ch. serresianus; essa è per me una forma mostruosa di un vero e proprio U4. uttingerianus, e a ciò mi conforta special- mente la mancanza di canali nelle dita; un giudizio più sicuro però si potrebbe dare se l'esemplare fosse stato figurato anche dalla parte opposta dorsale, la qual cosa sarebbe stata molto | ; SR ei interessante, ed è meraviglia che il Sacco non abbia pensato a darne la figura. E invece assai più vicino al C%. serresianus ‘ quello rappresentato nella stessa tav. II, fig. 272, 27>, che he- nissimo si distingue non solo per il numero delle digitazioni, ma anche perchè il primo dito è munito di una carena la quale è divergente dall'asse della spira. Questa cosa non avveniva mai nel Ch. uttingerianus, e, come vedremo in seguito, è invece caratteristica del C%. pespelecani. L'aggiunta del quarto dito avviene per il prolungamento della terza ca- rena dell’ ultimo anfratto, che, come vedemmo, nel CW. uttin- gerianus sì trova frequentemente sulla base, ed è sempre molto minore delle altre due. Le forme di passaggio al C%. serre- sianus sono però molto rare nel Pliocene. Io non ne ho mai veduta alcuna nei miei esemplari. Uno solo (fig. 12), disgra- ziatamente incompleto, mostra un numero maggiore di digita- zioni, ma in questo, per un caso strano, tra le due carene maggiori ne comparisce una terza assal minore, seguita da un dito, e che non è la carena basale, la quale è accennata ap- pena al suo solito posto sotto alla carena inferiore digitata dell’ ultimo anfratto. È notevole in questo esemplare la bre- vità del dito superiore e la sua deviazione dall’ asse della spira. Per tutti gli altri caratteri esso non si distingue dal tipico Ch. uttingerianus. Quindi nel Pliocene italiano credo non sia possibile avere altre forme che il vero C%. uttingerianus; solo per eccezione possono passare alcuni individui col terzo dito più breve come nella var. meridionalis del Miocene, e comparire rarissimi esem- plari con un maggior numero di dita, accenni alla vivente . forma Ch. serresianus, che oltre alla maggiore digitazione ha pure l'importante carattere della divergenza del dito superiore come nel C%. pespelecani fossile e vivente. rape Chenopus pespelecani Lin. sp. Tav. III, Fig. 13-21. 1766. Strombus pespelecani. . . . . . Linneo, Sistema naturae, Edit. XII, pag. 1207. 1779. Aporrhais quadrifidus. . . . . Da Costa, Brit. Conch., pag. 136, tav. VII, fig. 7. 1814. Strombus pespelecani L. ... Broccni, Conch. foss. subapp., II, pa- gina 385 (p. p.). 1814. Murex gracilis L. ....... BroccHÙi, Conch. foss. subapp., Il, pag. 437, 664, tav. IX, fig. 16. 1820. Pterocera pespelicani L. .. . Borson, Orittogr. piem., pag. 59 (p. p.). 1520. Eusus gracilis Br. .-......... » > .> pag. 74(p.p.). 1826. Pleurotoma gracilis Br.. . . . DEFRANCE, Diet. d’Hist. nat., XLI, pag. 395. 1826. Rostellaria pespelecani L.. . . Risso, Hist. nat. des env. de Nice, IV, pag. 225. 1826. Fusus gracilis (0... Risso, Op. cit., pag. 206, fig. 75. 1827. » » >»... DerRance, Dict. d' Hist. nat., XLVI, pag. 299. 1829. » » » . .. De SERRES, Géogn. des terr. tert., p. 118. 1831. » » Lk. .. Bronn, Italiens Tert. Gebilde, pag. 29. 1831 » pescarbonis (non Brongn.) Dusors, Conch. foss. Wolh., pag. 29, tav. I, fig. 32-35 (p. p.). 1832. » pespelecani Lk... Desnaves, Exped. scient. Morée, III, pag. 191. 1832. d » » ... DesHayEs, Encycl. method., III, p. 209. 1836. Chenopus » » ... Pmuppi, Enum, Moll. Sic., I, pag. 215. 1337. Rostellaria » » .. . Pusca, Polens Palaeont., pag. 128. 1838. Chenopus ? » .. . Bronn, Lethaea geognostica, II, p. 1088. 1842. » » L.... 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Ornamenti. — Anche in questa specie gli ornamenti sono assal variabili. Sugli anfratti nella porzione mediana si trova non più una vera e propria carena, ma piuttosto un cingolo di nodi che assumono specialmente due forme. Si hanno cioè (fig. 15, 17, 19) noduli molto sporgenti, acuti, isolati (80%), e noduli (fig. 14, 16) che si prolungano in alto e in basso a formare una specie di costa nodulosa trasversale (20 °/,). Nei primi anfratti quasi sempre si hanno delle minute costoline molto fitte, e le diversità si manifestano specialmente sul pe- nultimo anfratto. Sull’ ultimo il cingolo noduloso mediano è sempre prevalente, ed il secondo cingolo inferiore, che può meglio chiamarsi una carena nodulosa, è sempre molto più piccolo. Sulla base poi si ha quasi sempre presente una terza carena; essa manca solo per eccezione (fig. 18), e sono infatti rarissimi gli esemplari senza questa carena. Fra i miei esem- plari non ne ho trovato che il solo figurato. Questa terza ca- rena è più o meno nodulosa, a noduli più o meno distinti; assai più rara (30°) è la carena coi noduli distintissimj (fig. 15), mentre è più comune la carena poco nodulosa (fig. 17). Oltre al cingolo mediano noduloso lungo la sutura degli anfratti si trova anche una vitta suturale minutamente gra- nulosa più o meno distinta. Questa vitta suturale si trovava anche in qualche esemplare del C%. uttingerianus, ma sempre però di dimensioni assai limitate e assai raramente distin- guibile con chiarezza. Nel C7. pespelecani invece essa è sempre visibile, e in alcuni casi (35%) anzi è nettissima e ben di- stintamente nodulosa (fig. 18, 19). tele tnt Sogn Le strie spirali si manifestano ovunque sulla superficie degli anfratti, ma a differenza di quanto vedemmo nel CA. ut- tingerianus esse sono quasi sempre uguali tra loro; solo per eccezione (circa 4%) sulla coda si può distinguere un’alter- nanza più o meno netta di strie maggiori o minori (fig. 15). L’ andamento di queste strie è simile a quello che osservammo nel Ch. uttingerianus, solo talvolta per eccezione esse sul labbro possono essere un poco ondulate (fig. 14). Le strie trasversali di accrescimento sono quasi sempre del tutto obliterate. i Espansione del labbro e processi digitiformi. — Il labbro in questa specie è sempre assai più espanso a forma di ala che non nella specie precedente, ed è sempre molto più irregolare nei suoi contorni; del resto non presenta altre par- ticolarità notevoli. Son notevoli invece i processi digitiformi e la forma della espansione caudale. Il dito in continuazione della carena no- dulosa inferiore è sempre molto minore di quello superiore, il quale oltre ad essere più sviluppato è sempre molto più ricurvo verso l'alto di quello che non sia ricurvo verso il basso il dito inferiore. È questo un carattere pressocchè costante, che ho veduto in tutti gli esemplari provenienti da svariatissime località e di dimensioni varie, dai piccolissimi della Francia meridionale, ai grandi individui di Castellarquato, Vallebiaia, Siena, Ficarazzi ecc. Come vedemmo, ciò non avveniva nel Ch. uttingerianus le cui due dita mediane avevano uno svi- luppo uguale, e eguale divergenza dall’ asse della spira in alto e in basso. Questi due diti sono entrambi fortemente carenati e mu- niti di un’ espansione laterale assai larga, che forma appunto l’ala del labbro molto più sviluppata. Si trova per eccezione in questa specie la presenza sul labbro di un numero mag- giore di carene, provenienti dalla divisione della carena infe- riore: tali carene però non danno origine a vere e proprie dita, ma solo a leggere sporgenze lungo il margine del labbro, che acquista così una forma ancora più alata. Un bell’ esempio di ciò è figurato dal Sacco a tav. II, fig. 28. ll terzo dito, o dito superiore è sommamente caratteristico; LIIMD RSI esso è costituito da una carena mediana munita di due espan- sioni laterali, di cui la inferiore si congiunge a quella del dito mediano, la superiore si unisce alla spira. Questa carena mediana si stacca sempre (fig. 13, 15, 16) o dalla sutura del penultimo col terzultimo anfratto (90%), o ( fig. 17) dalla por- zione mediana più sporgente del terzultimo (10%). Come già accennammo, a differenza di quanto avviene nel CW. uttinge- rianus questa carena si stacca immediatamente dalla spira, e talvolta può conservarsi quasi parallela al suo asse (fig. 13), ma quasi sempre invece fa con esso un angolo molto pronun- ciato (fig. 16). L'espansione laterale superiore di questa carena, come dicemmo, si unisce alla spira per alcuni anfratti, ne lascia però sempre liberi alcuni verso l'apice. In alcuni dei miei esemplari (15°) si trovavano liberi da 3 a 4 degli anfratti sotto l’ apice, ma la grande maggioranza aveva liberi invece dai 4 ai 6 anfratti, e uno solo ne ho trovato che ne aveva liberi 7. Sono questi sopra accennati, caratteri fissi e costanti di grandissima importanza, ma a questi se ne aggiunge un altro esso pure di grandissimo valore: è questo la forma della coda. La coda nei giovani individui (fig. 20) è sempre semplice e diritta; ma coll’ età essa non solo può curvarsi, ma presentare anche una espansione molto caratteristica, talvolta semplice- mente ad ala, talaltra ricurva e come accartocciata (fig. 18). Tra gli esemplari adulti da me studiati solo pochi (10%) mantenevano ancora diritta la coda, munita dell’ espansione laterale (fig. 14); invece numerosissimi erano gli esemplari colla coda ripiegata. Fra questi alcuni (30%, ) l'avevano mol- tissimo piegata e distorta (fig. 15, 16), gli altri tutti più o meno ricurva (fig. 13, 17). Debbo qui notare come questa di- storsione nella coda io l'abbia ritrovata in modo speciale nei bellissimi esemplari adulti di Castellarquato, Siena e Valle- biaia, mentre gli esemplari delle altre località presentavano più raramente questo fatto. Si può anzi a tal proposito con- frontare le figure date dal Sacco, dalle quali risulta che nel bacino piemontese questa forma della coda è assai più rara. Altro carattere molto importante è la dimensione dei dpi e processi digitiformi. Questi possono talvolta essere molto lunghi (15%), ma non arrivano mai alla lunghezza di quelli di alcuni uttingerianus. È poi notevole anche il fatto che mentre nel Ch. uttingerianus il terzo dito solo di rado (20%) era più breve della spira, nel C%. pespelecani invece è un’ eccezione (circa 8 °/,) che il terzo dito sia più lungo della spira (fig. 17). Tutt' al più esso può arrivare quasi ad eguagliarla (fig. 13), ma in generale è sempre più breve di essa. Anche qui è da ripetere quanto già dicemmo, che sulla lunghezza delle dita e special- mente del terzo non ha influenza l’età dell’ individuo. Un esempio è dato dalla fig. 14 o meglio dalla fig. 16 che rappre- senta un grande individuo col terzo dito pochissimo sviluppato. confrontandolo coll’ esemplare della fig. 17. Apertura boccale. — Tolta la forma generale un poco diversa, a cagione della diversità del labbro, il maggiore inspes- simento dalla parte interna verso l'angolo superiore (fig. 21) nessun carattere importante può dirsi dell'apertura boccale, e possiamo ripetere quanto dicemmo dell’ apertura boccale del Ch. uttingerianus. I giovani individui (fig 20), come già accennai, non pre- sentano espansione caudale, hanno la coda diritta, e in gene- rale presentano sempre molto netti i cingoli mediani a coste nodulose; la carena inferiore dell'ultimo anfratto e la carena basale sono sempre molto nette e minutamente granulose. Anche la vitta suturale è sempre in genere ben distinta. Sono appunto i giovani individui, tanto diversi dagli adulti, che furon distinti con due nomi speciali, cioè Murex gracilis BRACCHI e Fusus fragilis Risso. | Da quanto sopra si è detto risulta che il C7. pespelccani presenta delle variazioni assai notevoli che non arrivano però mai a togliergli il carattere generale nelle sue linee più im- portanti. Variazioni in limiti un poco più ampie, a mio parere, soffriva invece il Oh. uttingerianus. Non mi trovo quindi troppo d'accordo col Sacco che dice: « Quanto al C7. pespelecani esso, seguendo la regola generale delle forme litoranee, presenta in ogni tempo ed in ogni luogo una grande variabilità; una grande plasticità, pur conservando quell’ assieme di caratteri che di- Re ip) (a stinguono complessivamente la specie. » (Sacco, Variaz. dei Molluschi, pag. 154, 155). Per me, nel Pliocene italiano al- meno, credo di vedere maggior variabilità nel C%. uttingerianus che non nel CR. pespelecani. Quanto alla distribuzione nel mare delle due forme è in- dubitato che il CA. uttingerianus è di mare assai profondo, mentre il CA. pespelecani è litorale. Per quante diligenti ri-' cerche io abbia fatto nelle varie località fossilifere pure non son mai riuscito a trovare insieme le due specie. Così per esempio nelle sabbie gialle del Riorzo presso Castellarquato non riuscii mai a trovare un esemplare di C%. uttingerianus, mentre nelle argille con Pleurotome di M. Oliveto a poca di- stanza dal Riorzo trovai esclusivamente questa specie. A _Valle- biaia, che tante e così importanti somiglianze presenta col Riorzo, non ho mai trovato un solo C%. uttingerianus, ma in- vece numerosissimi e belli esemplari di C%. pespelecani. Mi sembra quindi che possa ammettersi con sicurezza la diversità del luogo di vita di queste due specie, la qual cosa può avere grande importanza per giudicare della facies dei giacimenti fossiliferi. Per terminare adesso credo utile dare prima una diagnosi un poco particolareggiata di ciascuna delle due forme plioce- niche italiane, e chiudere poi con un confronto tra di esse, per dare i caratteri che nettamente le distinguono. Ch. uttingerianus Bisso. Ch. testa glabra, nitidiuscula, laevi, parum elongata, spira conica, obtusiuscula, angulo cir- citer 45°; anfractubus 7-9 sat rapide crescentibus, sutura lineari, simplici, profundiuscula junctis; anfractubus primis striis spiralibus impressis et costellis transversalibus notatis, subelathratis; ultimis angulatis, carina magna plus minusve acuta, nodulosa exornatis; nodulis aut parum notatis et fere con- tinuis, aut acutis et patentibus, aut laeviter transverse elongatis et subcostellatis; anfractu ultimo magno, spiram aequante, ca- rinis duobus nodulosis fere aequalibus ornato, carina minori inferiori quoque notata, sed nonnumquam deficiente; vitta su- turali minutissime nodulosa nonnumquam patente; striis spi- ralibus crebris, aequidistantibus quandoque majore et minore ela tani dea PR alternantibus, in ultimis anfractubus valde notatis, in labio valde divaricatis; striis transversalibus saepe patentibus, quan- doque tantum in labio notatis aut evanescentibus; labio expanso digitis tribus carinatis ornato; digitis plus minusve, elongatis, medianis fere aequalibus et aequaliter divaricatis; digito su- periori spirae plus minusve parallelo, anfractubus adhaerente, numquam acute a spira divergente, plus minusve elongato, nonnumquam laeviter contorto: cauda lineari satis elongata; apertura media, subquadrangulari. Ch. pespelecani L. Ch. testa glabra, nitidiuscula, elongata, spira conica, acuta, angulo circiter 37°; anfractubus 9-10 lente crescentibus, sutura lineari, simplici, profundiuscula junctis; anfractubus primis costellis nodulosis, crebris, transversalibus notatis, striis spiralibus parum patentibus; ultimis subrotundatis, cingulo noduloso mediano ornatis; nodulis aut proeminentibus, acutis, aut transverse elongatis, costellas, in medio nodulo patente efficientibus; anfractu ultimo magno, fere spiram ae- quante, cingulo mediano noduloso patentissimo; carina nodulosa inferiori minore; carina tertia basilari satis patente, quan- doque parum notata, nodulosa, nodulis parum patentibus, fere continuis; vitta suturali minutissime granulosa plus minusve patente; striis spiralibus crebris, aequidistantibus, semper aequalibus, in cauda tantum quandoque majore et minore alter- nantibus, in ultimis anfractubus valde notatis, in labio valde divaricatis, quandoque undatis; striis transversalibus rarissime notatis, fere omnino evanescentibus; labio irregulariter expanso, alato, digitis tribus carinatis ornato; digitis plus minusve elongatis, mediano majore, recurvo, inferiori minori minus re- curvo, alatis, superiori carinato, spiram quandoque aequante, carina patente, a spira rapide divaricata, alata, ala superiori paucis anfractubus connata; cauda in pullis simplici, lineari, in adultis expansa, alata, recurva, frequenter subinvoluta; apertura media, subquadrangulari. DE YA DIFFERENZE CARATTERISTICHE Uhenopus uttingerianus. ANGOLO APICIALE. Assai ot- tuso, oscillante in media da 42° a 46°, più comune l'angolo di 45°. ACCRESCIMENTO SPIRALE. À.s- sai lento: a 20-24 mm. di al- lezza si hanno 7 anfratti, a 30-38 mm. si hanno 8 anfratti, e a 40-45 mm. si hanno 9 an- fratti. FORMA DEGLI ANFRATTI. Sem- pre a sezione nettamente an- golosa in corrispondenza della carena mediana, più o meno ottusa. PRIMI ANFRATTI. Costoline sottilissime e fittissime, tagliate da strie spirali assai visibili. CARENA MEDIANA. Molto grande e spiccata, munita di noduli o poco netti e quasi continui, o acuti e distinti tra di loro, o leggermente allun- gati come una piccola costola, o crenulatura. Chenopus pespelecana. ANGOLO APICIALE. Assai acuto, oscillante in media da 35° a 37°, più comune l'angolo di SIE ACCRESCIMENTO SPIRALE. As- sai rapido: a 40 mm. di al- tezza si contano almeno 10 anfratti. FORMA DEGLI ANFRATTI. Se- zione assal più rotondeggiante- PRIMI ANFRATTI. Costoline più grandi e più nodose, molto fitte; strie spirali appena vi- sibili. CARENA MEDIANA. Manca una vera e propria carena, e nella porzione mediana si ha un cin- golo munito di nodi, i quali o sono acuti, isolati e promi- nenti, od allungati trasversal- mente a formare delle vere e proprie costole nodulose nel centro. e qa ORNAMENTI DELL’ULTIMO AN- FRATTO. Oltre la carena me- diana sporgente è presente una seconda carena nodulosa quasi uguale; anche una terza ba- sale minore può esser presente, ma talvolta manca. VITTA SUTURALE. Raramen- te presente, appena visibile, e poco nettamente granulosa. STRIE SPIRALI. Sempre ben distinte, numerose, spesso u- guali tra loro, ma talvolta net- tamente alternanti, una mag- giore e una minore; esse re- stano tra loro parallele sugli anfratti ma sul labbro diver- gono rapidamente. STRIE DI ACCRESCIMENTO. Spesso visibili e ben distinte ovunque, talvolta solo sul lab- bro, raramente del tutto man- canti. FORMA DEL LABBRO. Rego- larmente espanso, e assai in- grossato. DITI MEDIANI. Più o meno lunghi, uguali tra di loro ed ugualmente divaricati verso l'alto e il basso. Carene per lo più ottuse. Diro suPERIORE. Carenato, quasi sempre più lungo della ORNAMENTI DELL’ ULTIMO AN- FRATTO. Oltre al cingolo me- diano sempre molto grande, si trova una carena nodulosa in- feriore assai minore; la terza carena basale ancora più pic- cola è quasi sempre presente, e assai nettamente nodulosa. VITTA SUTURALE. Sempre pre- sente, spesso assai ben distinta, e in molti casi nettamente gra- nulosa. STRIE SPIRALI. Sempre ben distinte, numerose e sempre uguali tra loro; soltanto sulla coda si presenta talvolta un accenno di alternanza nelle di- mensioni; sul labbro divergono tra loro rapidamente e diven- gono ondulate. STRIE DI ACCRESCIMENTO. Qua- si sempre obliterate intera- mente. Forma DEL LABBRO. Molto più irregolare e assai più sot- tile; forma ad ala molto più pronunziata. DITI MEDIANI. Più o meno lunghi; il superiore più graride e più lungo dell’inferiore, e ricurvo verso l’alto, molto più che non l’ inferiore verso il basso: carene fortissime ed acute. Diro suPERIORE. Fortemente carenato, con espansione ali- BR Kb, spira, più o meno parallelo al suo asse, aderente alla spira sin presso a 2-4 anfratti pri- ma dell’apice; la carena prin- cipia sempre 2-3 anfratti pri- ma di questa terminazione, e non fa mai un angolo molto divergente dall'asse della spira, anzi in genere è spinta verso la spira stessa. Il dito può stare nel piano della spira, e può anche essere spostato al di sopra. Copa. Quasi sempre diritta, lineare, talvolta un poco ri- curva, priva d’espansioni la- terali. forme molto netta, quasi sem- pre più breve della spira, e divergente assai fortemente dal suo asse; aderente alla spira. sin presso a 4-6 anfratti pri- ma dell’ apice; la carena prin- cipia sempre circa al terzulti- mo anfratto, e subito diverge nettamente con un angolo mol- to spiccato dall’ asse della spira. Il dito è posto in ge- nerale nel piano della spira. Copa. Spesso molto ricurva, e sempre munita di una espan-, sione laterale talvolta a forma di ala, talvolta arrotolata e come accartocciata. Parma. — Museo geologico della R. Università, giugno 1896. R. MELI SULLA EASTONIA RUGOSA Crwns. ( Mactra ) RITROVATA VIVENTE E FOSSILE NEL LITTORALE DI ANZIO E NETTUNO (Provincia DI Roma) (1) La costa romana, da Pratica a Terracina, quantunque sia finora malacologicamente poco conosciuta (2), è tuttavia assai (1) Comunicazione fatta alla Società Romana per gli studi zoologici nell’adunanza del 18 luglio 1893 (Ved. Bollettino d. Soc. Eom. per gli studti zool. Anno II, 1893, vol. II, n. VII e VIII, pag. 272). (2) Chiunque consulti l’opera del Carus: « Prodromus faune Mediter rane@ etc. Vol. II, 1889, pars I ( Brachiostomata et Mollusca) » rileverà facilmente che nell’ habitat delle varie specie di molluschi si trova una grande lacuna pel littorale romano, giacchè, — fatta eccezione per le specie indicate a Civitavecchia, le quali furono fatte conoscere dal marchese T. A. di Monterosato, (che si servì della bella collezione di conchiglie raccolta in Civitavecchia dal defunto B. Donati), nelle « Notizie sulle conchiglie della rada di Civitavecchia ». (Ann. del Mus. Civico di St. natur. di Genova, pubblicati per cura di G. Doria e R. Gestro, vol. IX, 1876-77 pag. 407- 428) — d’ordinario, da Livorno e Orbetello si salta senz’altro a Napoli. Dopo la stampa di quel volume del Carus, comparve per Gaeta una memoria del prof. Domenico Giordano, col titolo: Ittiologia del golfo di Gaeta, Napoli, stab. tipografico e litografico, 1890, in 4°, di pag. 67, e sì annunziò, come di prossima pubblicazione, un’altro lavoro dello stesso autore, col titolo: Malacologia del golfo di Gaeta; ignoro se sia poi stato pub- blicato. Peraltro, la costa romana è tuttora poco conosciuta, non solo malaco- logicamente, ma anche zoologicamente. Devonsi pertanto tributare speciali elogî alla Società romana per gli studî zoologici, che, istituita in Roma nel gennaio 1892, si propose appunto di colmare una tale lacuna, e, colle sue Adunanze e con i lavori stampati nel suo Bollettino, contribuisce validamente alla illustrazione della fauna, continentale e marina, della provincia di Roma. aa ricca di belle specie di molluschi (1). Da parecchi anni io mi reco abitualmente nei mesi estivi in Anzio e quivi raccolgo un’ abbondante materiale in conchiglie allo scopo di pubbli- care un giorno la fauna malacologica, tanto vivente, che fos-- sile, di quel tratto di spiaggia romana. Peraltro, a causa delle mie occupazioni, succede che il materiale, ogni anno da me raccolto in buona quantità, va ad accumularsi con quello preso negli anni precedenti, senza che venga studiato e pub- blicato. Sperando che una buona volta possa farne la illu- strazione, comincio con questa breve nota a segnalare la pre- senza della Eastonia rugosa (Chemn.) come vivente nella rada di Anzio, prendendo da ciò occasione di parlare anche della medesima specie, trovata fossile sullo stesso littorale e nei dintorni di Roma. Mi occuperò prima della suddetta specie, siccome ancora vivente sulla nostra spiaggia, e poi parlerò di essa allo stato fossile. In una escursione, che, approfittando di giorno festivo sul principio dell’anno 1893, feci alle Grottacce verso Torre Astura nel littorale di Nettuno, — allo scopo di studiare: le marne contenenti Nassa semistriata (Brocc.), var. entegro- striata Coppi, Nucula sulcata Bronn, Syndosmya mitida Mull. (Mya), ecc.; le sabbie fossilifere quaternarie; i conglomerati tufacei edi soprastanti tufi gialli ricchi di frammenti calcari, lavici, con frequenti interclusi di aggregati minerali; questi ultimi chiaramente di provenienza laziale, — raccolsi lungo il bordo del mare molti guscî di conchiglie fresche gettate dalle onde su quella spiaggia. (1) Brocchi fece la stessa osservazione pel littorale da Terracina al Circeo ( Viaggio al Capo Circeo. Lettera I nella Biblzoteca italiana o sia giornale di letteratura scienze cd arti, Tomo VII, Milano, 1817, alle pa- gine 259-260). — Ved. ancora: Meli R., Sopra la natura geologica der terreni rinvenuti nella fondazione del sifone sotto il nuovo diversivo di Linea per depositare le torbide dell’'Amaseno... nelle Paludi Pontine, stam- pato nel Bollett. d. Soc. geologica ital. Vol. XIII, 1894. Cfr. la nota a piedi della pag. 56, verso il fine. RO rage Tra le specie raccolte, sia in quella, che in altre escur- sioni, citerò soltanto le seguenti: Pholas dactylus Lin. » candida Lin. Cardium Lamarcki Reeve, per la maggior parte a valve in generale sottili e di tipo salmastro (1). Cardium tuberculatum Lin. Donax trunculus Lin. Pectunculus violacescens Lamk. Hydrobia ventrosa Montf. (=? Paludestrina acuta Drap. ( Cyclostoma)). Tutte abbondantissime sul littorale di Foglino, tra Nettuno e le Grottacce. Mactra corallina Lin. » lactea Poli Solen vagina Lin. » seliqua Lin. Solen ensis Lin. var. minor. Polia legumen Lin. (/Solen). Syndosmya alba Wood (Mactra). Tellina tenwis Da Costa: var. alba, rosea, rubra et flava: quest’ ultima più rara delle altre varietà. (1) Di questo tipo ebbi esemplari, coll’ animale vivo, di Cardium La- marcki Reeve, provenienti dal lago di Fogliano, ove è mangiato dai pe- scatori. Ma, sulla spiaggia, da Nettuno ad Astura, si raccolgono anche valve, talvolta assai spesse ed esemplari completi, di Cardium Lamarcki Reeve e sue varietà, con fossilizzazione più o meno avanzata. Talune di queste valve si riferiscono alla var. crassa (C. crassum Defr.). Le valve fossili proven- gono dalle argille nere, che sembrano essere inferiori a due strati di torba, affioranti entro mare sul bordo della spiaggia. I predetti strati di torba e di argilla vengono demolite dalle onde, come ebbi già a far noto in altre mie memorie ( Meli R., Sulla esistenza di strati di torba affioranti n mare lungo la spiaggia di Foglino presso Nettuno, nel Bollett. d. Soc. Geolog. ital. vol. XV, 1896, fase. 1. Vedansi specialmente le pagine 23 a 26 e 33. — Meli R., Notizie sopra alcuni resti di mammiferi quaternari (ossa e denti isolati) rinvenuti nei dintorni di Roma. Nel Bollett. predetto, vol. XV, 1896, fasc. 3. Leggansi le pag. 295-296). Py (cb Tellina Coste Ph. » planata Lin. » incarnata Lin. » nitida Poli » pulchella Lamk. Donax semistriata Poli Mesodesma cornea Poli ( Mactra) Pandora rostrata Lamk. Bornia corbuloides Phil. Lucina ( Loripes) lactea Lin. ( Tellina) Dosinia lupinus Lin. ( Venus) Venerupis irus Lin. ( Donax) Venus gallina Lin. Cytherea chione Lin. ( Venus) Mytilus gallo- provincialis Lamk. » minimus Poli Pinna truncata Phil. Avicula tarentina Lamk. Barbatia barbata Lin. ( Arca). » lactea Lin. (Arca). Arca No@ Lin. Chama asperella Lamk. Vola Jacobaea Lin. ( Pecten) Ostrea depressa Phil. Ostreola sp? (Una piccola, ma interessante, specie di Ostrea, che credo nuova, le cui valve trovansi gettate lungo tutto il littorale e le ho raccolte da Tor S. Lorenzo a Tor di Foce Verde. È certo assai vicina alla Ostreola stentina Payr. della scogliera di Palermo, della quale mi furono favoriti esem- plari dal ch. Marchese di Monterosato). Spondylus gaederopus Lin. Anomia squamula Lin. Euthria cornea Lin. (Murex). Queste specie sono assai meno abbondanti sul littorale di Foglino, che non le precedenti; anzi talune, come la Pan- dora rostrata, Tellina Coste, vi sono rare, non avendone rac- colto che pochi esemplari. In generale predominano i guscî di bivalvi sugli univalvi, PTT PIET SA che si rinvengono scarsi in tutta la costa romana (1). All’in- fuori della Littorina neritoides Lin. ( Turbo) = Litt. Basteroti Payr., Patella punctata Lamk., P. cerulea Lin., P. aspera Lamk., di qualche specie di Yrochus (7. Richardi Payr., T. divaricatus Lin.) e di Chiton, che vi vono aderenti agli scoglî e che pos- sono prendersi coll’animale vivente, le altre specie di ga- steropodi reietti sulla spiaggia sono per lo più molto lo- gorati per il consumo. Tali sono, per citarne qualche specie: Conus franciscanus Lamk., Euthria cornea (Lin.), Nassa in- crassata (Mùll.), Cassidaria echinophora (Lin.), Casis saburon (Brug.), Raphitoma levigata (Phil.), Columbella rustica (Lin.), Pisania maculosa (Lamk), Pollia D° Orbignyi (Payr.), Triton corrugatum Lamk., Murex Edwardsi (Payr.), Trochus turbi- natus Born, Clanculus corallinus (Gmel.), Turbo sanguineus Lin., 7. rugosus Lin., Phasianella pulla (Lin. ), Janthina bicolor Menke, Hualiotis lamellosa Lamk, Fissurella graeca lin.) ecc. (2). La causa del predominio dei guscî, spettanti a bivalvi su quelli appartenenti ad univalvi, potrebbe ripetersi, oltrechè dalla distribuzione batimetrica e locale delle varie specie, e dalla natura sabbiosa della spiaggia, anche dal fatto che le conchiglie della maggior parte delle bivalvi, morte e cadute in fondo al mare, presentano, a parità di peso con i guscî delle univalvi, una superficie molto maggiore delle univalvi e perciò possono essere più facilmente rimosse, dalle correnti lit- torali, dai moti del mare, dalle onde e venire gettate sulle spiaggie sottili. (1) Brocchi fece già un’ identico rimarco. Difatti, egli scrisse; « Ho « costantemente osservato che lungo i lidi dell’ Adriatico, del Jonio, del « mar Tirreno, e di quello di Sicilia, le bivalvi sono in copia maggiore delle « univalvi e che le loro spoglie sono a preferenza sospinte dai flutti su « quelle spiaggie ». (Brocchi G. B., Catalogo di una serie di conchiglie raccolte presso la costa Africana del golfo Arabico dal signor G. Forni ed illustrate dal sig. Brocchi. Nella Biblioteca italiana, vol. XXIV, Mi- lano, ottobre-dicembre 1821. Ved. pag. 75). (2) Recandomi ogni anno nei mesi estivi in Anzio, ho avuto agio di raccogliere sulla spiaggia, oltre le sopracitate specie, molto materiale di 4 N "tt IAA n PES STAI an e Fra le conchiglie raccolte in quella gita sul suddetto lit- torale di Foglino, una valva isolata (valva sinistra) attirò la mia attenzione, perchè spettante alla Eastonia rugosa (Chemn.), specie piuttosto rara nel Mediterraneo, ed indicata finora in poche località della parte meridionale del bacino. Ricordai subito che altra valva (parimenti sinistra) della stessa specie mi venne inviata, una dozzina di anni innanzi, in un canestro di conchiglie raccolte sulla spiaggia di Anzio. Allora, pur rimarcando la singolarità che una tale specie stesse in mezzo a valve di comuni conchiglie mediterranee, credetti che potesse esservi stata portata da altra lontana località, gettata per caso da qualche barca peschereccia, specialmente da qualcuna di quelle, che fanno la pesca del corallo nei banchi di Sciacca, e che si recano in Anzio per la pesca delle sardine, sulle quali potei acquistare in Anzio qualche volta buone e rare specie di conchiglie dragate dai fondi coralligeni sulle coste piccole conchiglie ( Rissoa, Alvania, Rissoina, Turbonilla, piccole specie di Trochus, Crenella, Cerithiopsis, ecc.) Ebbi pure, in più volte, molte specie di molluschi coll’ animale vivo, pescati nella rada. Tra questi indicherò soltanto le specie seguenti : Saxicava rugosa Lin. ( Mytilus) Gastrochaena dubia Penn. (Mytilus) Cardium echinatum Lin. ? aculeatum Lin. » crinaceum Lin. Avicula tarantina Lamk. Pinna truncata Phil. Lima squamosa Lamk. Ostrea lamellosa Brocc. Murex brandaris Lin. (forma tipica) » trunculus Lin. Zizyphinus granulatus Born. ( T'rochus) Neverita Josephinia Risso Turritella communis Risso Dolium galea Lin. ( Buccinum) Pileopsis hungarica Lin. ( Patella) Calyptraea chinensis Lin. ( Patella) Queste due ultime specie aderenti alle valve delle Pinne truncate, ecc. Ba I della Sicilia e dell’ Algeria. In questa supposizione ne scrissi al sig. Biagio Donati di Civitavecchia, del quale, negli anni 1877-79, avevo visitata ripetutamente la interessante raccolta di molluschi di quella rada, ed il Donati mi rispose di aver raccolto anch’ esso parecchî esemplari di tale specie, morti, ma colle due valve riunite dal legamento, estratti dalla draga nel ripulire il fondo della darsena di Civitavecchia; anch'egli però li riteneva importati e caduti dai bastimenti, non aven- . done mai potuto vedere esemplari coll’ animale. Ora, il ritrovamento della valva fresca dell’ Fastonia ru- gosa sulla solitaria spiaggia di Foglino, collegato col rinve- nimento di altra valva, fatto una dozzina d'anni innanzi, sul lido di Anzio, e con gli esemplari, morti sì, ma a valve an- cora riunite, estratti dalla draga nella darsena di Civitavec- chia (1), parmi possa far escludere che si tratti di esemplari di lontana provenienza, casualmente importati, ed indichi piut- tosto la presenza di tale specie nel nostro littorale, la quale sarebbe rara e forse in via di scomparire da questa costa. Del resto, la specie ha abitato indubbiamente la regione ro- mana nel post-pliocene, nel glaciale, e nei tempi storici. Di- fatti, la si rinviene fossile, in buoni esemplari dalle due valve, nelle sabbie gialle di Malagrotta sulla via Aurelia, a 15 Km. da Roma ed a 12 Km. in linea retta dal bordo attuale del mare (spiaggia di Maccarese). Queste sabbie, fossilifere, che trovansi a circa 50 m. sul livello del mare, sono considerati dal Clerici come appartenenti al pliocene inferiore. Ne estrassi parimenti esemplari dalle sabbie quaternarie (glaciali) che sono sul littorale di Foglino, alla fornace Morronese, oggi abbandonata e cadente per causa del campo militare o poligono di Nettuno, impiantatovi da qualche anno, la quale località dista dal bordo attuale del mare di poco (1) Feci menzione del ritrovamento della prima valva di E. rugosa tra le conchiglie morte gettate sulla sabbia di Anzio e degli esemplari estratti dalla draga nella darsena di Civitavecchia, nella memoria: Meli R. e Ponzi G., Molluschi fossili del M. Mario presso Roma. Atti d. R. Accad- dei Lincei — Serie IV. Mem. d. Classe di sc. fis. matem. e natur. Vol. III, 1887. ( Vedasi alla pag. 677 il n.° 11). DEC GURE meno che 130". Finalmente ne raccolsi molti esemplari, in- tatti, completi delle due valve, nelle sabbie recenti, scavate alla profondità di circa 3",50 sotto l’attuale piano stradale, nella fondazione della stazione ferroviaria di Anzio. Questa è collocata dal ciglio attuale del mare ad una distanza minima di 150", contata dal centro del fabbricato; mentre, se si mi- surasse la distanza in direzione perpendicolare alla fronte del fabbricato, essa, partendo pure dal centro dell’edificio, risulterebbe maggiore ed anderebbe a circa 300%, ad incontrare il bordo del mare nell’interno sempre del porto Neroniano, alla banchina stradale, sul principio della ex-darsena. Il posto, che occupa la stazione, trovasi compreso nel- l’area interna dell’antico porto Neroniano, in gran parte oggi riempiuto di sabbie (1). Nessun dubbio quindi che queste sabbie, racchiudenti l Eastonia rugosa (Chemn.) in esemplari intatti, a valve chiuse, perfettamente conservate, sieno di recente deposizione. Ab- biamo quindi una prova certa che quella specie viveva nelle sabbie, che si accumularono sul fondo del porto Neroniano, appena qualche secolo fa. Dopo ciò, le valve fresche rinve- nute su quel tratto di littorale e gli esemplari moderni della darsena di Civitavecchia darebbero il diritto di concludere che la specie predetta debba ancora abitare le acque della costa romana, infossata nelle sabbie sottili. La valva di Foglino è data nelle fisg. 1a e 15 della ta- vola II annessa alla presente nota, riprodotta in fototipia, in grandezza di poco inferiore alla naturale. Dò l'elenco delle principali pubblicazioni, nelle quali è (1) Rasi, Lombardi ed altri, che trattarono del Porto Neroniano d’Anzio, concordemente ammettono che il suolo sinistro dell’ antico porto partisse dal fabbricato, detto 22 Quartierone, perchè utilizzato fino a pochi anni fa, come caserma militare. (Rasi G. B., Sul porto e territorio di Anzio. Di- scorso istorico — Pesaro, 1832, in 4.° gr. Ved. pag. 8, n. 17 — Docu- menti in sommario al discorso istorico — Pesaro, 1833. Ved. la pianta del porto antico e nuovo, rilevata nell’anno 1832 e la spiegazione di essa alla pag. 209 — Lombardi Fr., Anzio antico e moderno. Opera postuma. Roma, 1865, in 8.° Ved. pag. 113). PET SETE "7 SI | i Re , descritta, fisurata, o menzionata la specie vivente, e, dopo alcune notizie in proposito, faccio seguire anche l’ elenco degli autori, che si occuparono della stessa specie fossile (1). Eastonia rugosa Chemn. ( Mactra) (2). I. (Specie vivente). 1742. Gualtieri N., Index testarum conchyliorum que adservantur in Museo etc. Tab. LXXXVI (86), fis. C. (3). Die runzlichte Korbmuschel Helbling, Beytrige zur Kenntniss neuer Conchylien in den Schriften der bOhmi- schen Privat - Gesellschaft, Tom. IV, tab. 4 fig. 37-38 pag. 128 (4). 1782. Mactra rugosa Chemnitz Joh. Hier., Neues systemat. Conchylien- Cabinet. Vol. VI, pag. 236-238, tav. 24, fig. 236, 237. 1789-96» » Gmelin Io. Frid., Caroli a Linné systema nature per regna tria nature. Editio XIII aucta, reformata, tom. I, pars VI, pag. 3261, n. 23. | (1) Ho riscontrato tutte le pubblicazioni segnate nei seguenti elenchi, all'infuori di quelle contromarcate con un’ asterisco #, le quali ultime non mi fu dato di consultare. (2) Il genere Eastonia fa stabilito nel 1853 da Gray sulle Lutrarwne di H. e A. Adams, sottofamiglia delle Mactride. Differisce dalle Lutrarie per avere il guscio ornato di coste raggianti ed il cardine munito di brevi denti laterali — Ved. Paetel Fr., Die bisher veròffentlichten Familia-und Gattungsnamen der Mollusken — Berlin, Gebriider Paetel, 1875, in 8°, alla pag. 73. Scrive F. Bernard che nel genere Eastonia « les dents latérales se « rapprochent du ligament externe et se réduissent ». (Bernard Félix, Hléments de Paléontologie — Paris, 1895, pag. 591). (3) Riferisco con qualche dubbio a questa specie la citata figura C de] Gualtieri, mentre le due fig. B, per la forma della conchiglia, 1’ ornamen- tazione, e la cerniera devono essere riferite al genere Asaphis, probabil- mente all’ A. rugosa (Lamk). (4) Citato dal Chemnitz. Neues syst. Conchyl.-Cab. Vol. VI, pag. 286- 237, e dal Lamarmora Voyage en Sardaigne, 3.me partie ( Descript. géolog. ) tom. II, pag. 646, n. 16. SESTRI LOI EA VON EPICA at * 1793. Mactra rugosa Spengler L., Skrifter of Naturhistorie Selskabet. (Copenhaguen) vol. V.,, 2.* parte, pag. 118, n. 24. 1797-98. Lutrarza (1) rugosa Bruguière et De Lamarck, Tableau encyclopé- dique et méthodique. ( Histoire naturelle des vers). Tav. 254, fig. 2 a, 2 Db. * 1817. Mactra rugosa Dillwyn, Descriptive catalogue of shells. Vol. I, pa- gina 145. n. 84. 1818. Lutraria rugosa De Lamarck, Histoire naturelle des anim. sans vertèbres. Tom. V, pag. 469, n. 3. * 1820. Mactra rugosa Bowdich Ed. T., Elements of conchology. Part. II, tab. 7, fig. 14. 1822. Lutraria rugosa Bowdich Ed. T., Elements of Conchology inclu- ding fossil genera. Part II. Bivalves. Mul- tivalves. Tubicole. Tav. II, fig. 14. 1825. Mactra rugosa Wood W., Index testaceologicus, tab. 6, fig. 33. 1825-27. Lutricola rugosa Ducrotay de Blainville H., Manuel de Malaco- logie et de conchyliologie, etc. pag. 566. 1828. Mactra rugosa Wood W., Index testaceologicus, or a catalogue of shells british and foreign arranged accor- ding to the linnean system — 2.4 edition corrected and revised, pag. 30, n. 33. (1). 1828. Lutraria rugosa Wood W., Supplement to the Inde xtestaceologicus (edizione precedentemente citata) pag. 41 Lutraria n. 8, PI. 6, fig. 39. 1830. » » Deshayes G. P., Encyclopédie méthodique. Hist. natur. des vers par Bruguière et de La, (1) Ch. Mayer, nel suo: Catalogue syst. et descript. des foss. des- terr. tert. qui se trouvent au Musée Federal de Zurich — 2.we cahier, pag. 38, avverte che invece di Lutraria, dovrebbe scriversi Lutaria (es- sendo il suo nome derivato da ?utum dei latini, fango). Cocconi infatti, nella sua: Enumerazione sistemat. dei molluschi mioc. e plioc. delle prov. di Parma e Piacenza — Bologna, 1873, (ved. pag. 267) e Manzoni nel Saggio di conchiologia fossile subappennina. Fauna delle sabbie gialle. — Imola, 1868, (ved. pag. 11), accettano il nome proposto dal Mayer ed adoperano il vocabolo di Lutaria. Trovo giustissima l’ osservazione del Mayer; ma non parmi che si possa adottare, perchè nella nomenclatura conchiliologica è già universalmente usato il nome di Lutraria e l’intro- durvi ora altro vocabolo tenderebbe a produrre confusione. (2) Wood segra l'habitat di questa specie nel Mediterraneo. nia RISE marck, continuée par M. G. P. Deshayes. Tom. II, pag. 387, n. 3 et pag. 383. * 1830. Lutraria rugosa Menke, Sinopsis methodica mollusc. quae in Mus. Menkeano adservantur, pag. 119. 1333. > » Deshayes G. P., Appendix to Lyell’ s principles ; of geology. Vol. III, pag. 2 (Tavola com- parativa ). * 1834-44. Mactra rugosa D’ Orbigny Alcidein Webb-Parker et Berthelot Sabine, Histoire naturelle des Iles Cana- ries (ved. tom. II, pag. 109). 1835. Lutraria rugosa Deshayes G. P. in Lamarck, Hist. natur. d. anim. sans vertèbres. Tom. VI, pag. 91, n. 3. 1337. Spisula rugosa Gray John Edward, A synoptical Catalogue of the species of certain tribes or genera of shells contained in the collection of the British Museum and the Autohr s Cabinet; with descriptions of the new species (Nel Ma- gaz. Nat. History, vol. I, n. 7 N. S., art. VI, pagg. 370-376) ved. pag. 373 n. 10 (1). 1340. Lutraria rugosa Pfeiffer L., Kritisches Register zu Martini und Chemnitz s syst. Konch.-Kabinet, pag. 61, n. 236-37. * 1848-46. » » Hanley R. S., Descriptive Catalogue of recen- ( bivalve) shells pag. 26, n. 3. 1843-50. (2) Lutraria vugosa Deshayes G. P., Traité élementaire de cont chyliologie avec les application de cette science à la géologie. Tome I. Seconde partie. — Conchifères dimyaires, pag. 270- 272, PI. 10, fig. 7. (3). 1845. Mactra rugosa De Blainville, nel Dizionario delle scienze naturali (Prima traduzione dal francese — Firenze, (1) La memoria fu anche riprodotta nel Wiegmann Archir, vol. IV, 1838, pag 86-96. (2) L’opera di Deshayes fu pubblicata dal 1839 al 1857; nel 1864 fu completato il testo esplicativo delle tavole. Ma, la seconda parte del tom. I, ove trovasi descritta la Zastonia rugosa, comparve negli anni 1843-50. (3) Non fig. 8, come per errore tipografico è stampato nel volume citato alla pag. 270. La figura 8 rappresenta la cerniera della Mactra helvacea Chemn. (= M. glauca auct. = M. neapolitana Poli), come, del resto è detto alla pag. 7 della explication des planches. MERITO: ACI V. Batelli e comp. 1880-51, volumi 22, tomi 26) Ved. vol. XIV, MAB-MIM, p. 381 (1). 1845. Lutricola rugosa — Dizionario delle scienze naturali (ediz. innanzi citata — Ved. vol. XV (1345), pag. 445). -1846. Lutraria » Deshayes, nel Dictionnaire universel d' histoire na- turelle dirigé par M. Charles d’ Orbigny (Ved. vol. VII, 1846, pag. 495) (2). * 1846-58. Mactra rugosa Reeve L., Conchologia iconica. Monograph of Mactra. PI. 20, fig. 115. 1348. Lutraria rugosa Chenu J. C., IMlustrations conchyliologigues, in fol. tav. colorate. Ved. Gen. Lutraria Pl. 2, fig. 1-6 (3). 1854. Mactra rugosa D’Orbigny Alcide, List of the shells of the Canaries in the collection of the British Museum collected by M. M. Webb and Berthelot. pag. 22, n. 194. 1856. Lutraria rugosa Wood W., Index testaceologicus. An IWustr. catal. of brit. and foreign shells. A new and entirely revised edition by Sylvanus Han- ley pag. 39, n. 33, tav. 6, fig. 33. 1858. Hastonia rugosa Adams Henry and Arthur, The genera of recent mollusca arranged to their organization Vol. II, pag. 389, pl. 101, fig. 44a (4). (1) Scrive De Blainville nel citato Dizionario all'articolo Mattra (Mactra Conch.): « La Mactra rugosa Chemn. Conch. tom. VI, tav. 24, « fig. 236, ci sembra essere una varietà della Mattra solida (= M. solida « Gmel.) ». Sembra incredibile un tale giudizio del Blainville e mi pare im- possibile che abbia potuto raggruppare insieme due specie così diverse fra loro. (2) Questa prima edizione del Dictionnaire univ. d' hist. natur. fu pubblicata a Parigi, presso Renard Martinet et C.ie dal 1841 al 1849 in 13 volumi di testo e 3 di tav. colorate, in 8.°. Nel vol. VII, edito nel 1846, alle pagg. 494-496, trovasi un’articolo di Deshayes sul genere Lutrarza, nel quale è menzionata, alla pag. 495, la L. rugosa. La seconda edizione del predetto Dictionnaire venne stampata dal 1867 al 72 in volumi di testo e di tav. colorate in 8°, ed è segnata, a suo luogo, nell'elenco bibliografico relativo alla specie vivente. (3) La sopra segnata opera dello Chenu fu pubblicata nel 1842-54; ma il fascicolo con le tavole del genere Lutraria porta indicato l’anno 1848. (4) H. e A. Adams nel 1858 scrivevano: « the only species of Yastonia « known is from the coast of Guinea and characterised by its ventricose « form and tbe radiately ribbed surface of the valves » ( op. sopra cit., p. 3883 ). 1862. Eastonia rugosa Chenu J. C., Manuel de Conchyliolog. et de pa- léont. Conchyl. Tom. II, pag. 60, fig. 247. 1567. Lutraria rugosa Weinkauff H. C., Die Conchylien des Mittelmeeres ihre geogr. und geolog. Verbreitung. Vol. I. pag. 43, sp. 3; pag. 294, n. 42. 1867-72. Lutraria rugosa Deshayes, nel Dictionnaire universel d’ hist. na- turelle dirigè par M. Charles d’ Orbigny — 2.me édition (tom. VIII (Lec-Mez), ar- ticolo sul genere Lutrarza, alla pag. 253). 1868. » » Arango Rafael, Museum Arangianum. Moluscos pag. 20. 1869. » » Petit de la Saussaye, Catalogue des mollusques testacés des mers d’ Europe, pag. 38 e 188. 1870. » » Woodward S. P., Manuel de Conchyliologie ou histotre naturelle d. mollusq. vivanis et foss., augmenté d’un appendice par Ralph Tate, trad. de l'anglais sur la deuxième éd. par Alois Humbert, pag. 493 (1). 1372. Eastonia rugosa Di Monterosato A., Notizie intorno alle conchiglie mediterranee, pag. 25. 1375. » > Pretel Fr., Catalog der Conchylien - Sammlung, nebst Uebersicht des angewandten Systems, pag. 131, Gen. 578. 1873. Lutraria rugosa Weinkauff H. C., Catalog der im européiischen Faunengebiet lebenden Meere- Conchylien, pag. 51, n. 1018. 1874. Lutraria rugosa Rigacci G., Catalogo delle conchiglie componenti la collezione Rigacci pag. 2, n. 106. 1875. L. ( Eastonia) rugosa Monterosato, Nuova rivista delle conchiglie mediterranee (pag. 17, n. 225 estr.). Me- moria stamp. negli Atti d. Accad, di sc., lett. ed arti di Palermo. Nuova serie, volume V. 1877. Lutraria ( Eastonia) rugosa Di Monterosato A. T., Note sur quel- ques coquilles provenant des cotes d’ Al- gérie. Nel Journal de conchyl. 3.e série. Tom. XVII, n. 1. Ved. pag. 29, n. 19. 1873. Eastonia rugosa Kobelt W., IMlustrirtes Conchylienbuch, vol. Il, pag. 325, tav. 94, fis. 10. (1) Woodward cita ancora questa specie col nome di Mactra rugosa tra i molluschi viventi dell’ Africa occidentale. (Vedi la nota delle « co- quilles de l’Afrique occidentale » alla pag. 73). STORIE 1878. Eastonia rugosa Di Monterosato A., Enumerazione e sinonimia 1881-87. 1883. 1888. 1889. 1390. 1892. 1393. » » » » » delle conchiglie mediterranee. Parte I. Nel Giornale di scienze naturali ed econom. Pa- lermo vol. XIII. ( Ved. pag. 14 dell’ estratto ). Fischer P., Manuel de Conchyliol. et de Paléont. conchyl. Hist. nat. des mollusq. vv. et foss. pagg. 1117-1118 (1). Pretel Fr., Catalog der Conchylien- Sammlung. pa- gina 201 — Gen. 700. Kobelt W., Prodromus faune molluscorum testa- ceorum maria europea inhabitantium. Nirn- berg, pag. 811. Carus J. V., Prodromus fauna Mediterranea sive descriptio animalium maris Mediterranetî incolarum etc. vol. II, pars I (Brachiosto- mata, Mollusca) pag. 144. Patel Fr., Catalog der Conchylien-Sammlung. Vierte Neubearbeitung, mit-Hinzufiigung der bis jetzt publicirten recenten Arten, sowie der ermittelten Synonyma — Berlin, 1888-90 — Ved. parte 3a , pag. 37, n. 910; ved. anche pag. 36, ove dice che la Lu- traria rugosa Chemn. è 1’ Hastonia rugosa Gmel. Bittner A., Ueber die systematische Stellung von Mactra und) verwandten Gattungen. (Ve- rhandlungen der k. k. geologisch. Reich- sanstalt, 1892, n. 9, pag. 272. Meli R., Della Eastonia rugosa Chemn. rinvenuta sulla costa romana -— Bollettino della So- cietà romana per gli studî zoologici. Anno II, 1893, vol. II, n. VII e VIII, pag. 272. Le due valve fresche, raccolte sulla spiaggia di Anzio e Nettuno, presentano le seguenti dimensioni nel loro diametro antero- posteriore (lunghezza degli autori) e nel diametro dorso - ventrale, od umbo-ventrale (altezza degli autori): (1) La Eastonia rugosa è pure citata alla pag. 146 del Manuel de Conchyl. del Fischer, tra le conchiglie raccolte nell'Atlantico al N. della Spagna. do, Rope: lungh. altezza (1) Valva rinvenuta sulla spiaggia di Anzio mm. 57. mm. 41,5. Valva rinvenuta sulla spiaggia di Fo- glino figurata nella tavola II . . » 62 Ya 45; Queste dimensioni s’ accordano molto bene nelle due valve, essendo i numeri soprasegnati in proporzione fra loro. Difatti, se nella valva di Foglino il rapporto del diametro antero- posteriore all’altro derso-ventrale è di 62,45, nella valva di Anzio, che ha un diametro misurato antero- posteriore di mm. 57, si troverebbe un diametro calcolato dorso -ventrale di mm. 41,37, valore assai vicino a quello di mm. 41,5 real- mente misurato. Deshayes ( Encyclopedie methodique. Hist. nat. d. vers — Paris, 1830, tom. II, pag. 388) segna per un’esemplare fresco mm. 83 nella direzione corrispondente alla nostra lunghezza, e mm. 62 in quella perpendicolare, che coincide colla nostra larghezza, od altezza. i Carus (Prodromus faune mediterr. Vol. II, pag. 144) pone per questa specie la lunghezza di mm. 70 (2). Uguale cifra da Kobelt nel Prodromus faunae molluscorum alla pag. 311. Delle due valve ritrovate sulla spiaggia di Anzio e Net- tuno, quella da me raccolta a Foglino è una valva sinistra, adulta, a guscio robusto, a margine ventrale crasso, con le impressioni muscolari, palleale e del seno, ben marcate, al- quanto logorata, in specie all’esterno nelle coste raggianti dall’ umbone. Invece l’altra valva, anche sinistra, inviatami nel 1880 come raccolta con altre conchiglie nei pressi d’ Anzio, è a guscio sottile, semitrasparente; ha le impressioni appena marcate e mostra spettare ad un individuo giovane; è ben conservata, d'aspetto fresco, e pochissimo consumata. Ho fatto figurare in fototipia solamente la valva, che raccolsi sul lit- torale di Foglino, tralasciando di figurare l’altra, perchè non (1) Non dò le misure relative allo spessore, perchè, trattandosi di valve isolate, risulterebbe approssimativo. (2) Veramente è stampato 7 mm.; ma, per errore tipografico, vi deve essere stato omesso uno zero. SSA) 07) rinvenuta da me, ma soltanto inviatami, come presa sulla spiaggia di Anzio. i L’ Eastonia rugosa venne indicata come vivente nelle se- guenti località del Mediterraneo e delle coste atlantiche d'Eu- ropa: sul littorale della Spagna (Wood W.); a Malaga e Gi- bilterra (Mac Andrew, Hidalgo); a Cadice (Chemnitz, Hidalgo, il quale nota che ivi la specie ha il nome volgare di piè di burro); sulle coste dell’ Algeria (Deshayes, Weinkauff, Hidalgo, Joly, Monterosato, Fischer); specialmente a Bona, nella pro- vincia di Costantina (Deshayes); a Tunisi (Prestwich); sulle coste del Portogallo ( Wood, Deshayes, Hòrnes, Monterosato (1), Fischer, Paetel); Kobelt (2) la segna nel mare Lusitanico e nel Mediterraneo anteriore. Petit de la Saussaye (3) la cita nella zona lusitanica, algerina e nella località speciale della Co- rogna (La Coruîia) al Nord-Ovest della Spagna, sulla costa Atlantica. Trascrivo quanto stampava Deshayes sull’ habitat di questa specie nel suo: Zrazté elementaire de conchyliologie (Tom. I. Seconde partie — Conchifères dimyaires 1843-1850 pag. 271). « En inscrivant cette espèce dans son Histoire des animaux « sans vertèbres, Lamarck dit qu’ elle est commune dans « l’Océan d'Europe. Il est vrai cependant que jusqu’ ici elle « est restée rare dans les collections, et elle n’ a été men- « tionnée dans aucun des catalogues qui ont pour objet de « faire connaître les espèces de nos mers; elle n'est dans « aucun des catalogues d’ Angleterre; la mème absence se « remarque dans ceux de la Suède et de la Norwège. Les « catalogues de France ne la mentionnent pas davantage, « et jusqu'ici elle ne se trouve dans aucun des nombreux « ouvrages publiés sur les productions de la Méditerranée; (1) Monterosato, nelle Notizie intorno alle conchiglie mediterranee, Palermo, 1872, in 8.°, (op. cit.) alla pag. 25 scrive: « La Hastomia ru- « gosa (Mactra) Chemn. si trova abbondantissima nelle coste del Porto- « gallo e casualmente in Algeria ». 3 (2) Kobelt W., Prodromus faunae mollusc. (op. cit.) pag. 311. (3) Petit de la Saussaye, Catal. d. mollusg. testac. d. mers d' Europe (op. cit.) pag. 188. (gp = « on pouvait donc supposer d’après cela que Lamarck avait « commis une erreur au sujet de l’habitation de l’ espèce et « la plupart des conchyliologues la supposaient originaire des « mers de l’Inde. Nous-méme avons été lonstemps dans cette « croyance. Cependant nous pouvons l’affirmer actuellement, la « Lutraria rugosa habite la Méditerranée, sur les còtes de « l’Algérie, particulièrement à Bòne, vers l’embouchure de « la Seybouse. Son analogue fossile se trouve assez fréquem- « ment aux environs d'Asti dans les sables jaunes de la for- « mation tertiaire subapennine ». i Il marchese di Monterosato nel 1872 (1) (scriveva: « La « Eastonia rugosa ( Mactra) Chemn. si trova abbondantissima « nelle coste del Portogallo e casualmente in Algeria ». Lo stesso Monterosato nella Note sur quelques coqualles provenant des cotes d’ Algerie (Journ. de conchyl., 3. série tom. XVII, 1877, pag. 29) scrive ancora, a proposito dell’ ha- bitat della specie: « Ne depasse pas les còtes d’Algérie et celles du midi « de l’ Espagne. Par contre, cette espèce se trouve abondam- « ment répandue sur les còtes du Portugal et elle est signalée « comme vivante dans les eaux du Maroc et des Canaries ». Fischer la pone vivente nel Mediterraneo, ma soltanto nel suo bacino occidentale e segna l'Algeria e la Spagna come habitat di questa specie (2). Weinkauff la indica come vivente nella sua zona V. (Lu- sitanica) fino alla VIa, anteriore, la quale ultima comprende le coste della Spagna, la Provenza, dell’Italia Nord ed Ovest, della Corsica, Sardegna e Sicilia, di Tunisi, Algeria, Marocco e delle Isole Baleari (3). Circa la distribuzione geografica della specie fuori di (1) Di Monterosato T. A., Notizie intorno alle conchiglie medtter- ranee. Palermo, A. Amenta, 1872, in 8.° Vedasi la pag. 25. (2) Fischer P., Paléontologie d. terr. tertiatres de Vile de Rhodes. Mém. de la Soc. géol. de France. III série. Tom. I, 1877. (Ved. pag. 40- 41 dell'estratto). (3) Weinkauff H. C., Catalog. d. im. europ. Fauneng. leb. Meeres- Conchy!. (op. cit.), pag. 51, n. 1018 e pag. V. = GR Europa e del bacino Mediterraneo, Kobelt la indica vivente dal Senegal al golfo di Biscaglia; Prestwich (1) dal Porto- gallo alle isole Canarie; D’ Orbigny Alc., Webb e Berthelot (2) alle isole Canarie; Carus (3) parimenti nell'Atlantico Lu- sitanico e nelle isole Canarie; Dixon la cita vivente a Mo- gador sulla costa Atlantica, all’O. del Marocco; Chemnitz nelle isole Nicobariche (Indie orientali); Deshayes (4) nel- l'Oceano Indiano; Adams E. ed Art. la pongono come vi- vente unicamente sulle coste della Guinea (5); Paetel (6) ne segna esemplari provenienti dalla Guinea; Fischer (7) cita lE. rugosa nell'Oceano Indiano e nella California. Chemnitz, parlando della Eastonia rugosa, proveniente dalle coste delle isole Nicobariche (Indie orientali) scrive: « che la specie indiana si distingue nel più visibile modo da « quella europea, poichè questa ha un guscio spesso, pesante, « non trasparente, mentre l’asiatica ne ha uno sottile, fragile « e translucido » (8). La varietà 6. di Lamarck, con strie longitudinali poste- riori più elevate e più rade, proviene dall’isola di S. Do- mingo, secondo Lamarck. Di questa varietà J. Edw. Gray fece una specie distinta, che denominò Spisula Lamarckt (9). i (1) Prestwich J., Geology chemical, phys. and stratigraphical, Vol. II, 1888, pag. 515. (2) D’Orbigny Alc, List of the shells of the Canartes (op. cit.), pag. 22, n. 194. : (3) Carus J. V., Prodromus faunae mediterr. (op. cit.), Vol. II, pag. 144. (4) Deshayes G. P., Appendix to Lyell’ s principles of geology. Vol. III, pag. 2. (5) Adams H. and A. The genera of recent moll. (op. cit.) pag. 385. (6) Patel Fr., Catalog der Conchylien-Samml. (op. cit.) Berlin, 1873, in 8.° (Ved. pag. 131, Gen. 578). — Idem, edizione 1883, (pag. 201, Gen. 700). (7) Fischer P., Manuel de conchyl. (op. cit.) pag. 1117. (8) Chemnitz J. Hier., Neues syst. Conchy-Cab. (op. cit.). Vol. VI, pag. 238. (9) Gray J. Edw., A symnopt. catal. of the sp. of certain trib. or ge- nera of shells in the coll. of Brit. Mus. (op. cit.) pag. 373, n. 11. ge Monterosato (1) riferisce con dubbio a giovani esemplari di Eastonia rugosa la Petricola hyalina Desh. ( Explorat. scient. de l’ Algérie, pl. LXVI, fig. 1-4). Philippi R. A. descrive la Lutraria Chemnitzii (alla quale specie riferisce la fig. 237 della tav. 24 del vol. VI.di Chemnitz) rinvenuta alle isole Liewkiew nelle Indie orientali: ( Ved. Cen- turia tertia testaceorum novorum, auctore RE. A. Philippi. Nel Zeitscrift fiir Malakozoologie herausgegeben von K. Th. Menke und L. Pfeiffer. Vol VI, 1849, n. 2, pag. 26, n. 99). i Tutte le precedenti notizie riguardano la Eastonia rugosa vivente. Ora vado a dare qualche analoga indicazione sulla stessa specie, rinvenuta allo stato fossile. Eastonia rugosa Chemn. ( Mactra) (2) II. (Specie fossile) (3). 1832. Lutraria rugosa Deshayes G.P., Expedition scientifigue de Morée, (Zoologie) Tom. III, pag. 88, n. 15. (1) Monterosato (di) T. A., Enumerazione e sinonimia d. conchiglie mediterr., op. cit., (ved. pag. 14) — Note sur quelques coquilles prove- nant des cotes d’ Algérie nel Journal de conchyl., 3.me série, tom. XVII, 1877, (ved. pag. 29). (2) Il genere Zastonia si rinviene nel terziario, dal miocene in poi (Cfr. Zittel K., Handbuch der Palucontologie ( Palacozoologie) II Band. Mollusca und Arthropoda, pag. 133. — Fischer P., Man. de conchyl. (op. cit.) pag. 1118; ivi è citata la E. mitis May. — Bernard F., Eléments de paléontol. (op. cit.) pag. 591). (3) La Lutraria rugosa Goldf. [ Petrefacta Germania — Abbildung, und Beschreibungen der {Petrefact. Deutschlands und der angrenzenden Lénder etc. — 2.° edizione — Leipzig, 1862-63, 3 vol. con uno di Repertorio ed uno di Atlante in fol. — Ved. parte II, pag. 243 n. 3 e tav. CLII fig. 9] del calcare kimmeridgiano di Derneburg, citata dal Sowerby col nome di Mya gibbosa ' Mineral Conchology, 1823, V, pag. 19, tav. 419 fis. 1 (non Sowerby, 1813)], dall’Agassiz L. [Hitudes critiques sur les mollusques fossiles — Monographie des Myes — Neuchatel, 1842-45, in 4.°, con 105 tav. Ved. pag. 233], da Alcide D’ Orbigny col nome di Pho- EARLE * 1856. Lutraria rugosa Boué A., Guide du géologue-voyageur sur le mo- dèle de 1’ AGeNDA GEoGNOsTICA de M. Leéo- nhard — Bruxelles, 1856, vol. 2 in 12° (ved. vol. II, pag. 229 ). i 1837. (2) Dujardin Félix, Mémoire sur les conches du sol — en Touraine et description des coquilles de la craîe et des faluns (Mémoir. de la Soc. géol. de France. Tom. II, 2.®e partie, pag. 255, ovvero pag. 45 n. 1 dell’estratto). 1342. » » Sismonda Eugenius, Synopsîs methodica animal. invertebratorum Pedemontii fossilium. p.17. 1847. » » Sismonda Eug., Synopsis methodica anim. invertebr. Pedemontii fossilium (except. spec. ineditis). Editio altera, accuratior et aucta, pag. 23. * 1848. » » Deshayes G. P., Exploration scientifique de VAI gérie. — Mollusques. — Tom. I, pag. 348. Goppert H. R. und v. Meyer Herm., Index pa- lacontologicus, il quale fa parte dell’opera: Handbuch einer Geschichte d. Natur von Heinrich G. Bronn. Vol. III, 3.8 sezione, 1.° fasc. Parte III. Organisch Leben (Ved. Nomenclator palacontologicus in alphabe- tischer Ordnung. A-M. pag. 680). 1849-52. Mactra rugosa D’Orbigny Alc., Cours élémentaire de paléonto- logie et de géologie stratigraphiques. Tom. II fasc. II, pag. 811. 1848-50. R7 v% ladomya rugosa [ Prodrome de Paléontologie stratigraph. umiverselle des anim. moll. et rayonnés, faisant suite au Cours élément. de paléontolog. etc. — Paris, 1850-52, 3 vol. in 2.° Ved. vol. II pag. 47, n. 63], spetta alle Pholadomye e non è da confondersi colla specie, di cui si tratta nella pre- sente nota. Così ancora la Mya rugosa Roem. [ Norddeut. Oolit. Gebirg. p. 125, tav. 9 fig. 16 e 17] = Lutraria concenirica Miinst. [Goldfuss Petref. Germanie (op. cit.) pag. 258, tav. 153 fig. 5] = Mactromya rugosa Agassiz [Monograph. des Myes (op. cit.) pag. 197 n. VII, tav. 9c, fig. 1- 29] = Panopaca rugosa D’ Orbigny [ Prodrom. de paléont. (op. cit.) vol. II, pag. 47, n. 60] = Pleuromya rugosa Bronn (partim) [Index palacontologicus in alphabetischer Ordnung — Stuttgart, 1848, 2 vol. in 8.°, ved. pag. 999], che si ritrova nell’oolite superiore (kimmeridgiano o portlandiano) non ha niente che vedere colla specie fossile, di cui parlasi nel presente scritto. (Continua) SOMMARIO. Ufficio di Presidenza. <. . I I . pag. 5 n Elenco dei Soci pet l’anno 1898. ABETI i SITES TOA AIR C. F. Parona. — I Nautili del Lias inferiore di Saltric io in vi: E, bardia gna n Lie e sO P. E. Vinassa De Reony. — D dei animenianio Risso e il Chenopus pespelecani L. del Pliocene Italiano . . . /.° »°0 21 R. Mem. — Sulla Eastonia rugosa Chemn (Mactra) ritrovata vivente e fossile nel litorale di Anzio e Nettuno (Provincia GI ROMA ) NI SER A RR IR 45 I signori Soci sono pregati di inviare la loro quota annua al Uassiere Signor BARTOLOMEO CAIFASSI — PISA. i i in I Signori Soci sono pregati di avvisare il Segre- — tario della Società, Prof. DANTE PANTANELLI — — Università, MODENA — nel caso di cambiamento: — d’ indirizzo, come pure di rivolgersi al medesimo per qualunque reclamo circa la spedizione degli atti. — Società Tipografica Modenese < GR Nov 29 1899 BULLETTINO DELLA va IRTÀ MALACOLOGIGA ITALIANA VOLUME XX Fogli 5-8 pubblicati il 1.0 Marzo 1899, con tre tavole. ì ACE DINA SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA —— % "1899. I 4 Ai REATI Dani BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ MALAGOLOGICA ITALIANA Vol. XX. R. Meli. —- Sulla Eastonia rugosa Chemn. (Mactra) ritrovata vente e fossile nel littorale di Anzio e Nettuno ( Provincia di Roma) ( Continuazione ). * 1850. Lutraria rugosa Dixon Fr., The geology and the fossils of Sussex. London, in 4.° con tav. ( Ved. pag. 17). 1850-52. Mactra rugosa D’Orbigny Alc., Prodrome de paléon. stratig. umiverselle des an. mollusques et rayonnés. Vol. III, 27 étage, pag. 180 n. 288 ‘| 1850-56. Lutraria rugosa Wood S.V., Amon. of.the Crag Mollusca.Part. II. Biv. pag. 325, tav. XXXI, fig. 26 a, d. Mo: » Mayer. Verzeichn. d. Schweizer Moll. Verst. (Mitth. d. naturf. Gesellschaft in Bern. pag. 80). ) Roi RM) » Pictet F. J., Tradté de paléontol. ou hist. natur. d. an. foss. 2.®® édit., Tom. III, pag. 382. 1857. » » . De la Marmora Alb., Voyage en Sardaigne — 3.me partie. Description géologique. — Tom. II (1857) pag. 646, n. 16 e pag. 634. * 1359. » » Rolle, Ueder d. geolog. Stellung d. Horner Schicht. ( Sitzb. d. k. Akad. Vol. 86, pag. 25). 1367. Ha rugosa Mayer Ch., Catalogue .syst. et des. des fos. des terr. tert. qui se trouvent au Musée Fed. de Zurich. 2.me Fam. d. Mactrides et d. Pho- ladomydes, pag. 26 n. 39 et pag. 49 n. 39. 1870. Lutraria rugosa Hòrnes M., Die fossil. Mollusken d. Tert.-Beck. von Wien. Vol. II, pag. 55, spec. I, tav. V, fig. 4 a,b,c. (p. parte). 1870. » » Woodward S. P., Manuel de conch. ou hist. nat. d. moll. viv. et foss., augmenté d'un ap- pendice par Ralph Tate, trad. sur la 2.,me éd. par Alois Humbert, pag. 493. A 1871. » » Bell A. American Magaz. Natur. History. (fa- do scicolo di Luglio). 1873. » » Seguenza G., Studî strat. sulla form. plioc. del- V Italia merid. (Boll. d. R. Comit. Geolog. d’Italia. Anno IV, fasc. 1-2, pag. 42). 5 CIONI SIETE TAGGIA PATINATA IR LES a i 1874. Lutraria rugosa De Stefani C., Fossili pliocenici dei dintorni di 1876. » 1877. » » » S. Miniato (Toscana). — Bullett. Mala- colog. ital. vol. VII, pag. 11 e pag. 80. Seguenza G., Studî stratigr. sulla formazione plio- cenica dell’ Italia meridion. — Elenco dei cirripedi e dei molluschi della zona supe- riore dell’ antico plioceno (Boll. d. R. Co- mitato Geolog. d’Italia. Anno VII, fasc. 9-10, pag. 356, n. 923). De Stefani C., Descrizione degli strati pliocenici dei dintorni di Siena. (Bollett. d. R. Co- mitato geolog. d’Italia. Anno VIII, n. 5-6, pag. 168). 1877. Eastonia rugosa Fischer P., Paléont. d. terr. tertiaires de ° île 1577. Lutraria 1878. Eastonia 1878. » 1878. » » » de Rhodes avec la collaboration de MM. Cotteau, Manzoni et Tournouer (Mém. d. la Soc. géolog. de Frange — Troisiéme série Tom. I. — Ved. pag. 32, n. 233, e pag. 41 dell’ estr. ). Verri A., Alcune linee sulla Val di Chiana e luoghi adiacenti nella storia della terra. — Pavia, in 8.° (Ved. pag. 94). De Stefani C. e Pantanelli D., Molluschi pliocenici dei dintorni di Siena. — Bullett. d. Soc. Malacol. ital., vol. IV (1373) pag. 60, e pag. 188. (Quadro comprensivo delle specie). Fontannes F., Etudes stratigraphiques et paléon- tologiques pour servir da l’ histoire de la période tertinire dans le bassin du Rhone. IV — Terrains néogènes du plateau de Cu- curon etc., p. 55 e 58 (Extr. du Boll. d. la Soc. géol. de France, 1878). Fontannes F., Htude sur les faunes malacologiques miocènes de Tersanne et de Hauterwve (Dròme ). Estr. de la Revue d. sciences na- turelles. Tom. VI, mars 1878, pag. 16. 1878. Lutraria rugosa Fuchs Th., Studien ber die Gliederung d. gn- geren Tertitirbildungen Ober-Italiens (Sit- zungsber. d. k. Akad. d. Wissensch., Band LXXVII, 1.° parte, fasc. Maggio) Ved. pag. 11 e 39 dell'estratto. SR * 1878. Lutraria rugosa Jones Rupert, Geology of Sussex, chap. II. 1831. Kastonia rugosa Fontannes F., Les terraîns tertiaires de la région Delphino - Provencale du bassin du Rhone, pag. 52. 1881. 5 » Pantanelli D., Enumerazione dei molluschi plioce- nici della Toscana viventi nel Mediterraneo —- Bullett. d. Soc. Malacolog. Ital., vol. VII, pag. 65. 1382. Lutraria rugosa Zuccari A., Catalogo dei fossili dei dintorni di Koma. Collezione Rigacci. pag. 11 n. 114. 1384. Eastonia rugosa Pantanelli D., Note di Malacologia pliocenica. — Aggiunte e correzioni al catalogo dei mol- luschi plioc. dei dintorni di Siena pubbli- cato da De Stefani e Pantanelli nel Bul- lettino della Società Malacologica Ital., Vol. IV, 1878-1880. (Bullett. d. Soc. Mal. Ital. vol. X, 1884, pag. 12). 1885-88. Lutraria rugosa Quenstedt Fr. Aug., Handbuch du Petrefac- tenkunde — 3.° edizione, Tiibingen, p. 844. 1836. Lutraria ( Eastonia) rugosa De Gregorio Antonio, Note intorno ad alcune conchiglie viventi e fossili (Estr. d. Naturalista siciliano. Anno V-VI, 1886 ). 1386. Lutraria rugosa Verri A., Azione delle forze nell’ assetto delle valli con appendice sulla distribuzione dei fossili nella Valdichiana e nell Umbria interna settentrionale. — Bollet. d. Soc. geol. ital. Vol V, 1886, fasc. 3.9, pag. 448. 1336-88.» » Prestwich J., Geology chemical, physical and stratigraphical. Vol. II, pag. 515. 1887. Eastonia rugosa Meli R. e Ponzi G., Molluschi fossili del Monte Mario presso Roma, pag.8 (estr.) n. 11. Atti d. R. Accad. dei Lincei. Serie 4.3 Mem. d. classe di sc. mat. e natur. Vol. III, | pag. 677 n. 11). 1888. » » De Stefani C., Iconografia dei nuovi molluschi plio- cenici d’ intorno Siena — (Bullett. d. Soc. Malacolog. Ital. vol. XIII, 1888, pag. 195. Ved. pag. 15 dell’estratto). 1889. » » Sacco F., Catalogo paleontologico del bacino ter- ziario del Piemonte. — Bollett. d. Soc. Geolog. Italiana, vol. VIII, fasc. 3.° (pag. 345 1890. 1390. 1891. 1891. 1393. 1394. 1395. 1896. sE “gg n. 1686. È poi nella stessa pagina ripetuta al n. 1697, sotto il nome di Lutraria — Ved. pag. 67 dell'estratto). È Lutraria rugosa Marcialis Efisio, Alcune prove del sollevamento della Sardegna nell’ epoca quaternaria, pag. 80. i > » Verri A., La Melania Verrii De Stef. nel delta del Tevere pliocenico. — Bollett. d. Soc. Geol. Ital. Vol. IX, fasc. 1 (Ved. pag. 32). HKastonia rugosa, Clerici E., Sul Castor fiber, su72' Elephas meridio- nalis, e sul periodo glaciale nei dintorni di . Roma. — Bollett. d. Soc. Geolog. Ital. vol. X, fasc. 3.° pag. 851 (segnata tra i fossili di Malagrotta sulla via Aurelia). Lutraria rugosa Fucini A., Il pliocene dei dintorni di Cerreto-Guidi e di Limite ed i suoi molluschi fossili — Bollett. d. Società Geologica Italiana. Vol. X fasc. 1, pagg. 55 e 85. (Ved. pag. 9 e 39 dell’ estratto ). Eastonia rugosa Pantanelli D., Lamellibranchi pliocenici. Enu- meraz. e sinonimia delle specie dell’ Italia supertore e centrale — Bullett. d. Soc. Mala colog. ital. Vol. XVIII, 1892, pag. 287 — Ved. anche pag. 239 sotto Lutraria rugosa ). Lutraria ( Eastonia) rugosa De Angelis G., Il pozzo artesiano di Marigliano (1882). (Atti dell’Accad. Gioenia di Sc. Natur. in Catania, vol. VII, Serie 4.% Memoria VII). Ved. pag. 34, e pag. 45 (tabella al n. 12). Eastonia rugosa Meli R., Ancora due parole sull’ età geologica delle sabbie classiche del Monte Mario presso Roma. Bollett. d. Soc. Geolog. ital Vol. XIV, fasc. 2.°, pag. 132, n. 2). Lutraria rugosa Ragazzoni G. in Cacciamali G. B., Geologia della collina di Castenedolo e connessavi questione dell’uomo pliocenico — kelazione all’ Ateneo di Brescia. (Ved. pag. 46 del l’estr.). M, Hòrnes nell'opera: Die foss. Moll. d. tert. Beck. v. Wien (op. cit.), al Tom. II, pag. 55 e Carus nel Prodromus faune iù 0 DE a medit. (op. cit.), al vol. II, pag. 144, segnano tra i sinonimi della E. rugosa la specie fossile, descritta da Deshayes col nome di Lutraria crassidens ( Deshayes in Lamarck, Hist. na- tur. d. animaux sans vert. 2.° édit., tom. VI, pag. 94, n. 12). Nel circondario di Roma raccolsi la £. rugosa, fossile, nelle sabbie gialle (post-plioc. inferiore, secondo Clerici) (1) di Malagrotta sulla via Aurelia a circa .15 km. da Roma; nelle sabbie glaciali, superiori alle marne della fornace Mor- ronese sul littorale di Foglino presso Nettuno ed inferiori ai tufi gialli, impastati con materiali dei vulcani del Lazio; e finalmente nelle sabbie recenti scavate per fondare il fabbricato della stazione ferroviaria di Anzio. Nelle tre citate località, le rocce (sabbie) e il complesso delle singole faune indicano un deposito littorale, o di mare poco profondo. Si sa infatti che le specie appartenenti agli antichi generi: Lutrarta di La- marck e Mya di Linneo, si infossano nelle sabbie o nei fanghi degli estuarì e vivono nella zona compresa fra il livello della bassa marea e 22" di profondità (2), non discendendo mai al di sotto della zona batimetrica delle Laminarie di Forbes (3) Gli esemplari di Malagrotta sono in generale piccoli, a suscio sottile, fragile, ed allungati nel senso longitudinale, cioè secondo l’asse antero-posteriore. Anche gli esemplari della fornace Morronese non presentano grandi dimensioni, ma hanno le valve più robuste; gli esemplari delle sabbie (1) Clerici ritiene le sabbie di Malagrotta sincrone alle argille grigie salmastre a Cardium Lamarckii Reeve, var. crassa (= C. crassum Defr.), Tapes caudata D° Anc., Serobicularia plana Da Costa ( Trigonella), Ce- rithium vulgatum Brug. ( Murex), Bittium reticulatum Da Costa, var. pa- ludosum. B. Dautz. e Doll., Nassa reticulata Lin. ( Buccinum), del fontanile della Rimessola sotto la via Trionfale, e delle marne della fornace della Ma- gliana. ( Clerici E., La formazione salmastra dei dintorni di Roma. — Rendiconti R. Accad. Lincei classe di sc. fis. mat. e natur. Vol. II, 1.° tri- mestre 1893, fasc. 3, pag. 153). (2) Woodward S. P., Manuel de conchyliol. (op. cit.) pag. 493. (3) La zona delle Laminarie è compresa tra il più basso livello della marea e 27m di profondità (Fischer P., Manuel de Conchyliol. (op. cit.) pag. 180). at Ag IE moderne della stazione di Anzio presentano maggiori dimen- sioni. Héornes (op. cit., vol. II, pag. 55) dà le seguenti misure _ per l'esemplare fossile di Gauderndorf disegnato nella tav. V, fis. 4 della sua opera: Lunghezza mm. 57 — larghezza mm. 43 — spessore mm. 23. Pantanelli | Lamellibr. plioc. En. e sinon. d. specie dell’ I- talia sup. e centr., (op. cit.), pag. 237| scrive che nella colle- zione paleontologica del Modenese dell’ Università di Mo- dena, trovasi un esemplare della specie fossile, avente mm. 90 nella lunghezza. Gli esemplari rinvenuti a Malagrotta sulla via Aurelia sono, come ho già detto di sopra, in generale piccoli, a guscio assai sottile e fragile; si mostrano allungati nel senso della lunghezza (diametro antero-posteriore). In alcuni foglietti manoscritti del cav. Giovanni Rigacci, romano, il quale, come è ben noto, riunì una ricca collezione di conchiglie viventi ed una importantissima raccolta di mol- luschi fossili del Monte Mario, del Vaticano, oltre a conchiglie fossili di tutte località e terreni (le quali collezioni furono acquistate per i Gabinetti di Zoologia e Geologia della R. Uni- versità di Roma) trovo, su questa specie fossile dei dintorni di Roma, i seguenti appunti : Lutraria rugosa, Lamk. = Mactra rugosa, Gmel. = Fastonia rugosa, Adams. « Assai rara, avendola rinvenuta soltanto in una cava aperta recentemente dal nostro Gustavo Fontemaggi nelle vicinanze dello stradale di Civitavecchia ( Malagrotta). Però, assieme ad alcune valve mal conservate, vi sono due belli esemplari interi, che conserviamo nella nostra collezione ». De Angelis (mem. cit., pag. 34) cita tale specie come ra- rissima al M. Mario. Veramente, non è nelle sabbie del M. Mario, che si rinviene fossile questa specie, bensì in quelle NNO A PS Re n at PE e ein LIA Tel di Malagrotta, sulla via Aurelia; sabbie, che sono più recenti di quelle del vero Monte Mario (Farnesina, Villa, Madama, alta valle dell’ Inferno, ecc.). Fuori della provincia di Roma, ebbi esemplari di tale specie dalle sabbie gialle (pliocene superiore) di Baldichieri d'Asti, di Palaia nelle colline Pisane e dalle marne plioce- niche dei dintorni di Città della Pieve nell’ Umbria (gli esem- plari di quest’ultima località furono citati dal Verri). Il dott. Fucini ne rinvenne grossi individui nelle sabbie gialle, plioceniche, presso Petroio; più raramente, a Colle- gonzi; nelle argille marine a Grotte di Bassa, e sotto Cerreto- Guidi, in provincia di Firenze. Fu anche rinvenuta nel pliocene dei dintorni di Siena (De Stefani e Pantanelli); dei dintorni di S. Miniato al Tedesco (De Stefani); nel pliocene di Orciano Pisano, di Monte: Ca- stello e Palaia in Val d’Era (Seguenza); in contrada Ma- ranzano sull’altopiano di Città della Pieve nell’ Umbria (Verri); nel pliocene di Asti (Sismonda E., Michelotti, Deshayes, Sacco, Fischer) e dei dintorni di Baldichieri (Ch. Mayer); nel plio- cene di Altavilla (Seguenza, Monterosato); nelle argille fossili- fere della collina di Castenedolo a 9 Km. da Brescia ( Ragaz- zoni in Cacciamali), argille, che secondo Parona, sarebbero da riferirsi al pliocene superiore (Astiano); nel pliostocene della Sardegna, nella località di La Palma ed alla Torre dei Giudici presso Cabras (La Marmora). Se ne estrasse un fram- mento, senza apparato cardinale, di di aspetto subfossile, nella perforazione eseguita nel 1882 per ricerche acquifere a Casa- ferro, frazione di Marigliano, circondario di Nola (Terra di Lavoro), alla profondità di m. 80,90 (quaternario). Michelotti la cita col nome di Lutraria rugosa | ved. Pan- tanelli, Lamellibranchi plioc. (op. cit.) pag. 237| pel Piemonte, pel Piacentino e Parmigiano. Fuori d’Italia, fu raccolta da Ch. Mayer in esemplari benissimo conservati nel miocene medio (Elveziano IIl) di molte località della Svizzera; cioè, presso Berna, a Imi-Hubel, Lengeberg, Belp, Marbachgraben, Belpberg, Weinhalde, Hiit- tlingen; presso Lucerna a Rothsée; presso S. Gallo, a Hein- richsbad, Stocken, Steingrube, Martinsbriicke. Parimenti nel PESO miocene medio (Elveziano superiore), del bacino del Rodano (Gruppo di Visan, nel basso Delfinato) venne indicata dal Fon- tannes, e dal medesimo autore fu anche citata nel miocene superiore (Tortoniano) dello stesso bacino nelle marne di Cabrières d’Aigues ( Vaucluse) e di Aoste (Isère). Hornes descrisse questa specie nel bacino di Vienna, ove si rinviene, assai rara, nelle località di Gauderndorf e di Grund, e la citò fossile, oltre a molti dei luoghi ora ricor- dati, anche a Manthelan nella Turena, ed a La Chaux-de- Fonds. Fischer la segna a Cabrières presso Avignone, (Vau- cluse ). Nella mia privata raccolta di fossili ho esemplari della specie in parola, provenienti dal quaternario del taglio del- l’istmo di Corinto in Grecia (loc. Kalamaki, citata anche da Fischer). In Europa la specie fossile si spinge, verso il N., fino in Inghilterra e fu rinvenuta nel crag di Bracklesham (S. V. Wood);nel quaternario recente di Selsea (Prestwich); e sulla costa di Sussex nell’ Inghilterra (Dixon) (1). Finalmente fu trovata fossile nel pliocene di Moréa {De- shayes, Pictet, Hérnes, Fischer), e di Rodi (Héòrnes, Fischer). Ch. Mayer nel suo Catalogue systemat. et descript. d. fossil. d. terr. tertiatr. (op. cit.) 2.me cahier, Mactridae et Pholado- myides, pagg. 24-25, 26-27 e 48-49, segna, oltre la Eastonia rugosa, due altre specie fossili di Eastonza, che descrive; cioè, la E. mitis, specie vicina all E. aegyptiaca, vivente nelle Indie (Ceylan) e nel mar Rosso, e la £. turonicg; ma lo stesso autore è in dubbio se questa ultima possa essere una specie distinta, ovvero una varietà della E. pellucida delle Filippine. La E. mitis rinviensi nell’Aquitaniano dei dintorni di Bor- deaux, nel Langhiano di Gauderndorf in Moravia, nell’ Elve- (1) « La Lutraria rugosa que l'on trouve vivante sur les còtes du « Portugal et a Mogador, existe è l’état fossile sur la còte de Sussex « (Dixon). (Manuel de Conchyliologie ou hist. natur. d. moll. vivants et foss. par le D. S. P. Woodward, augmenté d’' un appendice par Ralph Tate, trad. de l'anglais sur la 2.me édit. par Alois Humbert. Paris 1870, pag. 493). 0 manco ziano dell’ Indreet-Loire, in quello di Berna e di S. Gallo (Svizzera). L'altra specie (£. turonica) proviene dall’ Elve- ziano di alcune località francesi. Concludendo, si può dire che l’ E. rugosa visse sulla costa romana al principiare del post-pliocene inferiore (sabbie gialle di Malagrotta), del glaciale (sabbie della fornace Mor- ronese a Foglino), in epoche storiche (sabbie moderne del hba- cino interno del porto Neroniano ), e che ora deve vivere: anche sulla nostra costa (darsena di Civitavecchia, littorale di Anzio e Foglino); ma, attesa la rarità della conchiglia, sembrerebbe che da noi fosse in via di scomparsa, mentre prospera nella parte australe del bacino mediterraneo ( Tunisia, Algeria, ecc.) e nella costa dell'Atlantico ( Mogador, Canarie, Portogallo, ecc.). R. MELI Sul TYPHIS (Typhinellus) TETRAPTERUS Bronn (Murex) rinvenuto nelle sabbie grigie del pliocene superiore della Farnesina (gruppo del M. Mario) presso Roma Durante le annate 1894 e 1895, feci, a mie spese, eseguire una serie di escavazioni nelle sabbie grigie marnose e nelle sabbie gialle, immediatamente soprastanti, nella località fossi- lifera, ben conosciuta ai geologi, della Farnesina. Questa loca- lità fa parte, come è noto, del gruppo collinesco del Monte Mario, e ne forma un'ultima propaggine, situata a N. 0. di Roma, e ad oriente del suddetto monte. In tale occasione fu messo allo scoperto lo strato ricco di fossili marini, ben conservati, (sabbie grigie marnose e sabbie gialle immediatamente superiori), che mostrasi nella parte po- steriore del monte della Farnesina, e vi fu aperta la cava fos- silifera, che tuttora vi si osserva. Da quelle esplorazioni si ricavò un ricco materiale di fos- sili, principalmente molluschi, il quale andò in parte ad au- mentare la mia copiosa collezione di fossili romani. Vi ri- scontrai specie non segnate nei precedenti cataloghi, nuove per il bacino di Roma, od assai rare. Detti notizia di tali rinve- nimenti in parecchie comunicazioni fatte alla Società Geolo- gica italiana (1). (1) Meli R., Sopra alcune rare specie di molluschi fossili estratti dal giacimento classico del Monte Mario pressso Roma. (Boll. d. Soc. Geolog. ital., vol. XIV, 1895, fase. 1.°, pag. 94-96). Meli R., MoMluschi fossili estratti recentemente dal giacimento classico del Monte Mario presso Roma. (Boll. d. Soc. Geol. ital., vol. XIV, 1895, fasc. 2°, pag. 141-148). Meli R., Molluschi fossili recentemente estratti dal giacimento clas- sico del Monte Mario presso Roma. (Boll. predetto, vol. XV, fasc. 1.°, 1896, pag. 74-84). DEkalrio Gee Ma, a quelle note di fossili avrei ora da aggiungere pa- recchie altre specie ed altre ancora ne verrebbero fuori dal- l’esame dell’ingente materiale, che possiedo e che attende, per mancanza di tempo, come tanto altro da me raccolto in varî punti della provincia di Roma, di essere studiato, rigo- rosamente determinato e pubblicato (1). Tra i fossili rari, che furono in quel tempo escavati nelle sabbie grigie della Farnesina, va segnato un’esemplare di Typhis tetrapterus (Bronn), della quale specie non ho veduto altri esemplari, provenienti dal gruppo collinesco del Monte Mario. Stante la rarità della specie nel pliocene superiore dei (1) Oltre i fossili del Monte Mario e gli altri da me raccolti nelle numerose gite fatte attraverso la provincia di Roma, che devono essere esa- minati e studiati, avrei anche da ordinare la ricchissima e splendida colle- zione di fossili neogenici del Piacentino e del Parmigiano, riunita con forti spese dal defunto dott. Luciano Aragona e da lui lasciatami in legato. La collezione Aragona è grandiosa per il numero delle specie e per quello degli esemplari, che rappresentano ciascuna specie. È poi singolarmente pregevole per la bellezza e conservazione degli esemplari, i quali vennero tutti scelti con molta cura dal collettore. Stante la importanza straordinaria di tale raccolta, mi preoccupo che, anche in tempi remoti, possa andare dispersa e sottratta al dominio scientifico. Una volta che l'abbia studiata, determi- nata, e ne abbia stampato il catalogo, penso di disporne per qualche pubblico Musso, all'infuori dell’ Università di Roma, ove gli studî di conchiologia fossile sono presentemente negletti. Non mancano al certo in Roma amatori pri- vati e cultori distinti, tra i quali mi piace ricordare: il prof. Clerici, il dott. G. Di Stefano, l'ing. A. Statuti, il prof. Tuccimei, ecc. In Roma, la col- lezione Aragona non sarebbe valutata e tenuta nel pregio, che merita, da chi si qualificò, rappresentante ufficiale della geologia romana. Costui, per esempio, con competenza assai discutibile, emise la sentenza che la Cyprina aequalis Bronn (specie accettata da quei Carneadi in conchiliologia, che si chiamano Sowerby, Agassiz, D’ Orbigny, Deshayes, Philippi, Monterosato, senza tener conto dei nostri collettori Couti, Rigacci, Zuccari) era specifi- camente identica alla Cyprina islandica (Linn.)! Ma, « ipse dixit »!. Costui, peraltro avrebbe dovuto esporre le ragioni, che, starebbero a con- fermare il giudicato. Ne avesse indicata almeno una! Il critico dovrebbe sempre ricordare, che l’ asserzione pura e semplice non è stata mai una prova. PPT NIARM AO Te REI CRI II SII MARONI EM Re nostri dintorni, e la grandezza dell’ esemplare ritrovato, ho creduto di farlo figurare nella tavola annessa alla presente nota, ed ora vado a darne qualche notizia, stralciandola dagli appunti, che su ciascuna specie di conchiglia, rinvenuta fos-_ sile nella provincia di Roma, tengo scritti, in preparazione di una futura e lontana pubblicazione, la quale dovrebbe pre- sentare un catalogo ragionato dei molluschi fossili, special- mente pliocenici e quaternarîì, dei contorni di Roma. Typhis (1) (Typhinellus) tetrapterus Bronn (Murex) (2). (Tav. II fig. 2a, 20). 1814. Murex fistulosus var... . Brocchi G. B., Conchiologia fossile sub- apennina, tom. II, pag. 395. (i) (1) 11 genere Typhis fu introdotto da Montfort nel 1810 per quei Murex, nei quali una spina tubulare s' innalza tra le varici, l’ultima restando aperta e penetrando nella conchiglia presso la bocca sotto forma di canale (Bel lardi, Woodward, ecc. ). Denys de Montfort stabilì tale genere nella sua Conchyliologie systémat. et classification méthodique des coquilles, etc. ( Ved. Tom. II, Paris, 1810, Coquilles univalves non cloisonnées, pag. 614-616, CLIV genre). Come tipo del genere pone il T'yphis tubifer, (Félix de Roissy, Hist. génér. des mollusques, tom. VI, pag. 55, spec. 5). Il genere Typhis è indicato dallo Zittel come esistente dal cretaceo superiore fino ad oggi [Zittel K., Handbuch d. Palaeont., I. Abtheil., Pa- LaEozooLOGIE, vol. II ( Moll. und Arthrop.), pag. 277]. Sembra che nel terziario recente e nei mari attuali si riscontri il mas- simo numero delle forme, appartenenti al genere T'yphis. Fischer ( Manuel de conchyl. et de paléont. conchyl., pag. 640) cita 15 specie viventi nei mari attuali ( Mediterraneo, coste Owest dell’ Africa, Antille, Oceano Indiano e Pacifico). Paetel nel suo Catalog der Conchylien Samml. (4.° edizione, pag. 31-32) enumera ben 18 specie viventi di T'yphss. (2) La maggior parte delle citazioni, segnate nella letteratura della specie, fu da me esattamente riscontrata in ciascuna delle opere indicate. Quelle poche opere, che non possedeva nella mia biblioteca, o che non potei consultare, sono controsegnate con un’ asterico. * Le citazioni bibliografiche avrebbero potuto aumentarsi facilmente, se avessi avuto maggior tempo di- sponibile e non fossi stato premurato per la stampa della nota. * Glepigo 7 LA 1821. Murex tubiter ....... Borson St., Continuazione del saggio 1825. 1826. 1831. 1851. 1832 1855. 1856. 1886. 1838. » % DÀ di orittografia piemontese (Memor. d. R. Accad. delle Sc. di Torino, tom. XXVI, pag. 301, n. 9, ovvero, pag. 55, n. 9 dell'estratto) (non Linn. ). syphonellus .... Bonelli, Catalogo Mss. del Mus. Zool. di Torino, n. 3128. i fistulosus. ..... Blainville (de), Faune francaise, p. 129, n. 6, pl. 5 B, fig. 2-3. (n. Brocc.). [La fig. 3 è ottima per la specie vivente mediterranea, secondo il mar- chese di Monterosato |. VO CLIC AE Bronn H. G., Italiens Terticirgebilde, pag. 34 (non Broce.). (Typhis) fistulosus Broon H. G., Ergebnisse meiner na- turhistor.-bkonom. Reisen. Zweyter Theil. Skizzen und Ausarbeitungen uber Italien, pag. 542, n. 144 (n. Broce. ). . Typhis Sowerbyi. . . ... Broderip, Proceedings of the Zoological Society, pag. 178. . Murex labiatus . ..... Jan, Catalogus rerum naturalium in » Mus. Cristofori et Jan existent., pag. 11, n. 20. fistulosus. . . ... Kiener, Spec. des coquilles vivant. Gen. Murex, pag. 124, n. 94, Tav. VI, fig. 4 (mon Brocc.). IE RI BO Philippi A. R., Enumeratio molluse. Siciliane cum viventium tum in tel- lure tertiaria fossilium quae in iti nere suo observavit, vol. I, pag. 208, n. 2 (non Brocc.). DIRO Scacchi A., Catalogus conchilior. regni neapolitani, pag. 12 °(non Brocc.). tetrapterus. . ... Bronn H. G., Lethaea geognostica, oder Abbildung und Beschreibung der fiir die Gebirgs- Formationen be- zeichnendst. Versteinerung. (2.° edi- zione), vol. IT, pag. 1077, n.4, tav. XLI, fig. 13 a, d. Berzo O AE PL IRA AGI I PERE SI 1° SA DORIA Der Ja. Bronn, oltre parecchie delle cita- zioni sopra scritte, segna ancora le seguenti: Deshayes, Pars II, pag. 606 (per la specie vivente) — ? Murea tubifer. De Serres M., Jahrb. 1838, pag. 623. * 13840. Murex fistulosus. . .... Grateloup, Atlas Conch. foss., tav. 30, \ fig. 12 (non Broce..). 1341. >» syphonellus .... Bellardi L. e Michelotti G., Saggio orittografico sulla classe dei Gaste- ropodî foss. dei terreni terziarii del Piemonte (Mem. d. R. Accad. d. Sc. di Torino. Serie II, tom. III, pag. 129-130, tav. III, fig. 3-4, ovvero pag. 37-38 dell’ estr.). Questi autori segnano ancora nella letteratura della specie, oltre ad altre citazioni, superiormente già riportate, anche: Michelotti G., Neues Jahrbuch von Leonhard und Bronn, 1838, pag. 396. La figura data da questi autori, ha sempre minori dimensioni del nostro esemplare. 1841. Typhis tetrapterus. . . .. Michelotti G., Monogr. del genere Mu- i rex, ossia enumeraz. dell eprincipali specie dei terreni sopracret. tal., pag. 7, specie n. 3, tav. I, fig. 6 e 7. Ha una sinonimia importante. Però alcuni sinonimi, secondo Bronn ( Le- thaea geognost. 3.* ediz., vol. III, pag. 527 ed Index palaeontol., pag. 1340) devono essere esclusi. La figura del Michelotti è di gran- dezza minore del nostro esemplare. 1842. Murex » . . « + Sismonda E., Synopsiîs methodica anim. invertebrat. Pedemontii fossilium, pag. 37. 1843. » fistulosus var... . Brocchi G. B., Conchiol. foss. subappen. Vol. II, pag. 182-183. [È la ristampa dell’ opera classica CRE TE A RIE OI IR AE IO Ergo 1843. Murex tetrapterus del Brocchi, fatta a Milano dal Sil- vestri in 2 volumi in 16° con atlante in 4.° Forma i vol. 452, 453 della Biblioteca scelta di opere italiane antiche e moderne, edita dal Sil vestri ]. Deshayes in Lamarck, Histoire natu relle des animaux sans vertèbres. Deuxième édition, tom. 1X, pag. 614, n. 86. i Nella sinonimia della specie, oltre molte citazioni, che sono riportate nel presente elenco, trovasi ancora: Typhis Sowerbyi var. Sowerby jun., Conch. illustr., fig. 9. sini R. A., Enum. moll. Sicil. etc. Vol. II, pag. 181, n. 1, tav. XXVII, fig. 4. Philippi pone il 7. tetrapterus, con dubbio, sinonimo del T'yphis So- werbyi Broder. ( Zoological Procee- dings, 1832, pag. 178). Tale denomi- nazione è oggi adottata dal March. di Monterosato e da altri conchiologi per la specie vivente nel Mediter- raneo, che ritengono distinta dal 7. tetrapterus. La figura, data dal Philippi, è sempre di minori dimensioni del no- stro esemplare. . Michelotti J., Descrip. des foss. mioc. de V Italie septentr., pag. 231. . Sismonda E., Synopsis method. anim. invert. Pedem. fossi. ( editio altera) pag. 42. . Bronn H. G., Handbuch einer Geschichte der Natur. Vol. III, Parte III. ( Or- GANISCcHES LeBEN). Index palaeonto- logicus. Nomenclator palaeontologi- cus in alphabetischer Ordnung, N-Z, pag. 1340. RAS SITI 71, (RR RARO n SNA VORO ci pt 1849. Typhis tetrapterus .... Bronn H. G., Opera sopra cit.. Index palaeontologicus. Enumerator pa- laeontologicus, pag. 445. 1850-56. » » . «+ + Bronn H. G. und Roemer F., Lethaea geognostica (3.* edizione assai au- mentata), vol. III, pag. 527, n. 8, tav. XLI, fig. 13 a, d. Nella sinonimia, oltre alcune opere quì citate è segnato ancora; Hornes M., in Czyzer’s. Karte, i pag. 18. ( Murex tubifer?). 1852. >» » . . . + D'Orbigny Alc., Prodrome de Paléon- tolog. stratigraphiq. universelle d. anim. moll. et rayonnés faisant suite au Cours élémentaire de paléont. et de géol. stratigr., vol. III, 27 étage, pag. 175, n. 196. 1852. >» » . - + + Petit de la Saussaye, Catalogue des coquill. marines des cotes de France (Journal de Conchyliolog., tom. III, pag. 193). [Tra i sinonimi della specie è se- gnato con un’ interrogativo il Murea tubifer Roissy |. 1856. Murex (Typhis) tetrapterus Hòrnes M., Die fossil. Mollusk. des Tertiaer.-Beckens von Wien. Vol. I, pag. 263, spec. 42, tav. 26, fig. 10. [Ha una bibliografia della specie ed una indicazione di molte località, ove si rinvenne fossile. De Gregorio nel 1885 sulla forma figurata dal- l’Hornes stabilì la sua varietà ar- bilpus]. 1358. Typhis Sowerbyi...... Adams Henry and Arthur, The genera of recent moll. arranged according to their organization. Vol. I, pag. 76, tav. VIII, fig. 2, 2a, 2, e 2. [Le fig. 2a, 2% rappresentano l’opercolo, mentre le fig. 2, 2c ri producono la conchiglia. Queste ul- time per la loro forma convengono bena col nostro esemplare]. EI E IE RSI 1860. Murex tetrapterus. . . 1862. Typhis tetrapterus. . . 1862. » » 1865. Murex tetrapterus. . . 1864. > syphonellus . 1865. Typhis tetrapterus. . . 1867. Murex tetrapterus. . . 1367. Typhis tetrapterus. . . 1868-74. ? T'yphis fistulosus . . Typhis Sowerbyi. . . . pi er . . Chenu J. C., Manuel de Conchyliol. et de paléontol. conchyliolog. Tom. TI, pag. 138, fig. 587. . . Jeffreys J. G. e Capellini G., Sud te- stacet marini delle coste del Pie- monte, pag. 46. . . Stossich A., Fauna adriatica. Pars I, (Index mollusc. quae usque adhuc reperît Pr. A. Stossich), pag. 4. . Weinkauff H. C., Catalogue des coquill. marines recueîllis sur les cotes de l’ Algérie (Journal de Conchyliolog. 3.®e série, tom. II, n. 4, pag. 361, n. 51). . « Heller C., Horace dalmatae. Bericht. ber eine Reise nach der Ostkiiste des adriat. Meeres, pag. 45. .* Conti A., IZ monte Mario ed î suoî fossili subapennini raccolti e de- seritti dallo scultore e naleontologo Angelo Conti di Ferrara, pag. 34. . + Stossich A., Enumerazione dei moll. del golfo di Trieste, pag. 11. . . Caruana A. A., Enumeratio ordinata molluse. Gaulo- Melitensium of the late M* Giuseppe Mamo arranged and pubblished by Caruana, p. 50. . +. Hidalgo Joaq. Gonzalez, Catalogue d. moll. testacés marins des cbtes de V Espagne et des îles Baleares ( Jour- nal de Conchyl. 3.° série, tom. VII, fasc. n. 3, pag. 275). . . Foresti L., Catalogo dei moll. foss. plioc. delle colline bolognesi, (Mem. d. Accad. d. Sc. dell'Istituto di Bologna. Serie III, tom. IV, fasc.3.°, pag. 370, nel quadro sinottico al n. 31. Ved. anche Parte I, pag. 23, n. 24 e Parte II, pag. 73, n. 31 dell'estratto a parte ) (n. Broce.). [ Riferisco con dubbio al 7. tetra- pterus la citazione del Foresti, perchè 6 MEET 32 SPACER RE RETI S pena toga segna la specie anche nel bacino di Vienna, ove si rinviene il 7°. tetrapte- rus e forme connesse con questo. 1868. Typhis tetrapterus. . .. . Weinkauff H. C., Die Conchylien des Mittelmecres ihre geograph. und geolog. Verbreitung, vol. II, pag. 82 spec. 1. i Nella letteratura della specie vi- vente trovansi riportate, oltre alcune delle citazioni segnate nel presente elenco, ancora: Sowerby, Conch. 1ll., fig. 7-9 ( Typhis Sowerbyi). Forbes, Rep. Aeg. Inv., pag. 140 (Murex fistulosus, non Broce.). Mac Andrew, Reports p. p. ( Ty- phis). i Brusina Contr., pag. 63, ( T'yphis). L86955 LE I A Appelius F. L., Le Conchiglie del Mar Tirreno. Parte 1I, pag. 12. 1869. » » . ... Coppi Fr., Catalogo dei fossili mioce- nici e pliocen. del Modenese, ( An- nuario della Soc. dei Naturalisti — Anno IV). Ved. pag. 27 dell’ estr., al num. 177. 1869. » fistulosus. . . ... Petit de la Saussaye, Catalogue des moll. testacés des mers d’ Europe, pag. 166. [E riportato dubitativamente a questa specie il 7°. tetrapterus con la seguente sinonimia : Typhis fistulosus Sow. » tubifer Brug. » pungens Broder. » tetrapterus? Brown.]. L86090 do ) . . «+ Tapparone - Canefri, Indice dei moll. Spezia, pag. 15. 1871. Murex syphonellus . ... Conti A., Il Monte Mario ed i suoi foss. subap. (2.* edizione), pag. 39. 1871. Typhis tetrapterus. . . .. D’' Ancona C., Malacologia pliocen. ita- liana, fase. I (Strombus, Murex, Ty- 1372. Typhis tetrapterus 1872. 1872. 1873. 1873. 1875. 1873. 1874. » fistulosus tetrapterus » St EE phis). [Mem. per servire alla descriz. d. carta geolog. d’Italia pubblic. a cura del R. Comit. geolog., vol. I, pag. 357, spec. 3, tav. 6, fig. 8 a, db]. Bellardi L., I moQuschi dei terreni terziari del Piemonte e della Liguria, Parte I, pag. 41, n. 4. [Il Bellardi ha una importante let- teratura della specie fino all’ epoca della pubblicazione di quel» volume. Profittai di questa letteratura nel pre- sente elenco ]. . « « + Monterosato A., Notizie intorno alle conchiglie mediterranee, pag. 47. . « « + Monterosato A., Notizie intorno alle conch. di Monte Pellegrino e Fica- razzi, pag. 33. . . + . Cocconi G., Enumeraz. sistemat. dei molluschi mioc. e pliocen. delle prov. di Parma e di Piacenza (Mem del- l’ Accad. d. Sc. dell’ Istit. di Bologna. Serie III, tom. III, 1872, pag. 431, n. 8). Ved. anche a pag. 23, n. 3 nell’ estratto a parte. Klecak B., Catalogus ad ration. syno- nymium ordinatus marinorum mol- lusc. Dalmatias ete., pag. 38 (non Brocc. ). [Come sinonimi segna: 7. tubifer Brug., 7. pungens Brod., I°. tetra- pterus Brown]. . . «+ Paetel Fr., Catalog d. Conchylien-Sam- mlung, pag. 28, Gen. 43. . . + + Seguenza G., Studi stratigr. sulla for- maz. plioc. dell’ Ital. merid. Elenco dei moll. e cirripedi della zona super. del plioc. recente. (Boll. d. R. Com. Geol. d’Italia, IV, pag. 348-349, n.199): . . «+. Coppi F., Catalogo dei fossili mio-plio- cenici modenesi della collezione Coppi. 2 QUare (ved. num. 207, ove è segnato come specie pliocenica). 1874. Typhis tetrapterus. . .. . De Stefani C., Fossili pliocenici dei dintorni di S. Miniato (Toscana). Bullett. Malacol. ital., vol. VII, 1874, pag. 42, n. 120 e pag. 84. 1874. Murex (Typhis) tetrapterus Rigacci G., Catalogo d. conchiglie com- ponenti la Collez. Rigacei. Parte I, Conch. viventi, pag. 100, n. 7836. 1575. Murex tetrapterus. . . .. Mantovani P. in Ponzi G., Cronaca subappennina 0 abbozzo generale di un quadro del periodo glaciale (Atti dell’ XI° Riunione dei Scienziati ital. tenuta in Roma dal 20 al 29 otto- bre 1873, pag. 286, num. 188), Ved. anche pag. 21, n. 133 dell'estratto a parte. 1875. Murex (Typhis) tetrapterus Monterosato (di) A. T., Nuova rwvista delle conch. mediterr. (Atti del l’Accad. di Sc. Lett. ed Arti di Pa- lermo, Nuova serie, vol. V, pag. 39, n. 672). 1875. Typhis tetrapterus. . . . . Seguenza G., Studii stratigraf. sulla formaz. plioc. dell’Ital. merid. Elenco dei cirrip. e moll. della zona super. dell’ant. pliocene. (Boll. d. R. Comit. Geol. d’Italia, tom VI, pag. 340-341, n. 383). 1877. » > . « « «+ Fischer P., Paléont. des terr. tertiaires de l’ ile de Rhodes. (Mémoir. de la Soc. Géol. de France, III série, tom. I, pag. 38, n. 301). 1877. , » . . + + Monterosato (di) A. T., Catalogo d. conch. foss. di Monte Pellegrino e Ficarazzi presso Palermo. (Boll. d. R. Comitato geol. d’Italia, Anno VIII, pag. 37). È 1878.» > .. . + Kobelt W., Illustrirtes Conchylienbuch, vol. I, pag. 35, tav. 2, fig. 11. 1878.» » . « . + Monterosato (di) A. T., Enumeraz. e sinonim. d. conch. mediterr. (Nel Ti rai Giorn. di Sc. naturali ed econom. di Palermo. Vol. XIII, 18783: ved. pag. 40 dell’ estr.). 1880. Typhis tetrapterus. . ... Coppi Fr., Del terreno Tabiano mode- nese e dei suoi fossili. (Boll. d. R. Comit. geol. d’ Italia. Anno 1880, n. 5-4, pag. 225, n. 17). Ved. pag. 10 dell’ estr., n. 17. 1880.» » . . + « Monterosato {di) A.T., Notizie intorno ad alcune conchiglie delle coste d’ Africa. (Bull. d. Soc. Malac. ital., vol. V, 1879, pag. 226, n. 75, e pag. 232 nell’ elenco delle specie, che sono naturalmente bianche ). 1881. » » . . +. Coppi F., Le marne turchine ed i loro fossili nel Modenese. ( Annuario d. Soc. d. Natur. di Modena, Anno XV, fasc. 1), vedi pag. 13 dell’ estr., n. 44. 1881.» ) . . «+ Coppi Fr., Paleontologia modenese o guida al paleontologo con nuove specie, pag. 20, n. 90. 1 (0150 CAMINI, » . « .. Pantanelli D., Conchiglie plioceniche di ? Pietrafitta in provincia di Siena. (Bul- lett. d. Soc. Mal. ital., vol. VI, p. 270). 1883.» » . . « « Kobelt W., IZconograph. der schalen- trag. europlisch. Meeresconchyl. Di- spensa 2, pag. 22-23, tav. 6, fig. 4, 5. Nella letteratura della specie, il Kobelt, oltre molte citazioni riportate nel presente elenco, segna anche le seguenti: Murex tetrapterus Martini-Chem- nitz, Conchyl. Cabinet. Ed. II, pag. 93, tab. 33, fig. 3-5. Murex fistulosus Forbes, Report on the Aegean. invertebr. pag. 140. (non Broce.). Typhis Sowerbyi Sowerby, Con- chol. IUustr., fig. 7-9. Typhis Sowerbyi Hidalgo, Moll. marinos Espana, lam. 11.*, fig. 9 12. CE VOI Typhis Sowerbyi Sowerby, T'he- saurus conch. III, tav. 284, fig. 13. Typhis tetrapterus Tyron, Ma- nuel, vol. II, pag. 136, tav. 30, fig. 290-292. 3a” Typhis tetrapterus Aradas e Be- noit., Conch. vivente della Sicilia e delle isole che la circondano, pag. 265. Typhis tetrapterus Stossich, H- lenco, pag. 61. Murex tubifer Costa. 1885. T'yphis Sowerbyi. . . ... Paetel Fr., Catalog der Conchyl. Sam- 1884. 1884. 1885. mlung, pag. 5. » tetrapterus. .... Monterosato (di) A. T., Nomenclatura generica e specifica di alcune con- chiglie mediterranee, pag. 109. » » . « «+ «+ Pantanelli D., Note di Malacologia pliocenica. I. Aggiunte e correzioni al catal. d. moll. pliocenici dei din- torni di Siena pubblicato da De Ste- fani e Pantanelli nel Bullettino d. Soc. Malacologica italiana, vol. IV, * 1878-80 (Bull. d. Soc. Mal. ital. vol. X, 1884, pag. 15). » » . « «+ « De Gregorio A., Studì su talune con- chiglie mediterranee viventi e fossili con una rivista del genere VuLSELLA ( Bullett. d. Soe. Malacol. ital., vol. X, 1884, pag. 277). [ All’autore sembra che la fig. 12 e della tav. VII del Brocchi corrisponda al 7. tetrapterus; mentre Beyrich riferisce tale figura dubitativamente al 7. fistulosus ( Conch Nord. tert. pag. 217). De Gregorio fa una va- rietà arbilpus di questa specie e cita la figura 10 della tav. XXVI del- l’opera di Hornes, Die foss. d. Tert.- beck. von Wien. 1886. Typhis (Typhinellus) tetrapterus Dollfus G. et Dautzenberg Ph., Ltude préliminaire des coquilles fos- 198. E DAS RR PRI È 1856. Typhis Sowerbyi. . . ... 18387. Typhinellus Sowerbyi. . 1888. Typhis tetrapterus .. . 0) (fot PANNO » 1888.» » 1889. T'yphis tetrapterus. . . . . HS90 = > » 1890. DI » RARA IRA GRATO PISA IC DI NSISA SEA CN RISSA siles des faluns de la Touraine, Nel periodico « La Fewille des jeunes naturalistes », 1886. Ved. anche p. 12 dell’ estratto. [Come sinonimo di questa specie è segnato 11 Murex Sowerbyi Broder.]. Locard A., Catalogue général des moll. vivants de Francc. Moll. marines, pag. 157-158. [Contiene una letteratura abba- stanza ricca della specie, ma tutte le citazioni contenutevi sono riportate nel presente elenco |. . Fischer P., Manuel de conchyl. et de paléont. conchyl., pag. 640. . De Stefani C., Iconografia dei nuovi moll. plioc. d’ intorno Siena. (Bull. d. Soc. Malacol. ital., vol. XIII, 1888, pag. 205). . Kolbelt W., Prodromus faunae mollusc. testaceorum maria europaea inhabi- tantium. . Paetel Fr., Catalog der Conchyl. Sam- mlung. (4. edizione aumentata). I. parte ( Die Cephalopoden, Ptero- poden, und Meeres-Gasteropoden), pag. 31, nel 61 Gen. Typhis. [Come Kobelt, pone il 7°. tubifer Costa tra i sinonimi del 7. tetra- pterus]. Di Stefano G., Il pliocene ed il post plioc. di Sciacca, Osservaz. strati- grafiche. ( Bollett. d. R. Comit. Geolog. d’Italia, vol. XX, n. 3-4, pag. 91 e 100, ovvero pag. 25 e 34 dell’ estr.). .. . + Carus J. V., Prodromus faunae medi- terraneae, vol. II, pars II, (Mot lusca), pag. 383. . . «+ Sacco F., Catalogo paleontologico del bacino terziario del Piemonte. Boll. d. Soc. Geolog. ital., vol. IX, fase. 2, VITRO ARIA i; PRIUS pag. 238, n. 3261, e pag. 239, n. 3262. ( Ved. anche pag. 131, n. 3261 e p. 132 n. 3262 dell’ estratto a parte). 1892. Typhis Sowerbyi. . . ... Locard Arnould, Les coquilles marines des còtes de France, pag. 96, fig. 83. [Locard considera la forma vivente come distinta della fossile neogenica. Nella letteratura del 7. Sowerbyi segna anche: Locard A., Prodrome, pag. 157]. 1895005 Cetnaplerus ti 0 Arduini V., Conchiglie plioceniche del bacino di Albenga [ Atti della Soc. Ligustica di Sc. naturali e geografiche, vol. VI, n. 2, giugno 1895, pag. 164, mi l0). 189506865 » . « « . Meli R., Sopra alcune rare specie di molluschi foss. estratti dal giaci- mento classico del Monte Mario presso Roma (Bollett. d. Soc. Geolog. ital., vol. XIV, 1895, fasc. I pas: 94-96). 1896. » v . . «+ . Clerici E., Presentazione di fossili della regione fra î Monti Cornicolanie Lu- cani e digressione sulla pretesa epoca > villafranchiana di detta regione (Boll. d. Soc. Geolog. ital., vol. XIV, 1895, fasc. 2, pag. 817 e nota (1). Ved. anche pag. 5 e nota (1) a piedi della pagina nell’ estratto). La specie è così rara nelle sabbie classiche del Monte Mario, che ne ho veduto ed avuto, in tanti anni, soltanto un’esemplare, quello che è figurato. Un'altro esemplare do- vrebbe esistere nella collezione di fossili del M. Mario, riunita dal Conti, che oggi trovasi a Ferrara. Io ho visitato, anni indietro, tale collezione nel Liceo di Ferrara, ma non ricordo di avervi osservato la specie in parola, e non ho negli ap- punti di viaggio alcuna nota in proposito. Conti la segna, come rarissima nelle due edizioni (1864 e 1871) del suo lavoro; ciò significa che egli ne possedeva solamente un’esemplare. do o pena La specie non è segnata: nel catalogo dei fossili del M. Mario pubblicato da Rayneval, van den Hecke e Ponzi nel 1854 (Catalogue des fossi. du Monte Mario); negli altri cataloghi posteriori del Ponzi e nel Catalogo dei fossili dei dintorni di Roma, componenti la collezione Rigacci, pubblicato dallo Zuccari nel 1882. Nel catalogo dei fossili delle sabbie grigie della Farne- sina, compilato dal Mantovani, e pubblicato dal Ponzi nella sua Cronaca subappennina nel 1875 ( pag. 284-286 degli A## d. XI Riunione d. Scienz. ital. e pag. 19-21 .dell’estratto a parte ), è segnata, al num. 133, questa specie colla denomina- zione di Murex tetrapterus Bronn. L’esemplare figurato proviene dalle sabbie grigie marnose del monte della Farnesina (M. Mario), le quali dal Ponzi, nel lavoro ora citato, erano riferite al pliocene medio, piano Pia- centino; ma che io considero appartenere al pliocene superiore, come ebbi occasione di dimostrare in altre note (1). Quantunque mancante dei due primi anfratti, 1’ esemplare della mia collezione misura una lunghezza di mm. 26 ed una larghezza di mm. 16. Ha perciò dimensioni maggiori di quelle indicate dai varî autori, Bronn, Bellardi, Michelotti, Philippi, Deshayes, Hòrnes, D' Ancona, ecc., che in generale assegnano 18 mm. di lunghezza su 10 a 12 di larghezza. Soltanto Carus e Kobelt, per la forma vivente, dànno una lunghezza di mm. 20, sempre inferiore a quella del mio esemplare. Nei dintorni di Roma il 7. fetrapterus fu rinvenuto nel 1895 dal prof. Clerici nelle sabbie grigie, plioceniche, di Valle Fol- dana presso il casello al Km. 31,196 (da Roma), nella regione tra i Cornicolani e Lucani. La specie non è molto frequente allo stato fossile nelle (1) Meli R., Paragone fra gli strati sabbiosi a CyPRINA AEQUALIS Bronn del Monte Mario nei dintorni di Roma e quelli di Ficarazzi presso Palermo racchiudenti la medesima specie (Boll d. Soc. Geolog. ital., vol. XIII, 1894, fasc. 2, pag. 162-166). Meli R., Ancora due parole sull'età geologica delle sabbie classiche del Monte Mario presso Roma (Boll. d. Soc. Geolog. ital., vol. XIV, 1895, fasc. 2, pag. 128- 141). Srigggli altre regioni d’Italia, salvo nel piano Tabiano di Tagliata nel Modenese, secondo Coppi, ed in uno strato a Cladocora presso Canneto in Val d'Elsa (De Stefani). Bellardi (Moll. d. terr. tera. del Fiemonte e d. Liguria, Vol. I, pag. 42) indica la specie fossile nelle località di Ca- stelnuovo d’Asti e Cornarè ( miocene superiore), ove è rara, e nei colli astesi (pliocene). Ne indica una varietà A <« testa crassior; varices cras- siores, minus expansae, praesertim ultima; cauda angustior » del miocene inferiore di Mioglia, misurante una lunghezza di 18 mm. ed una larghezza di mm. 10; ma avverte che questa forma, che segna come rara, dovrà probabilmente costituire una specie distinta. Difatti Sacco ne fece la var. prototetraptera. Sacco segna la specie nel pliocene medio (P.°° Piacen- ziano) e colloca la var. A Bell., che egli chiama var. proto- tetraptera, nell’oligocene inferiore. P.°° Tongriano ( Cat. pa- leontol. pag. 131, n. 3261, e pag. 132. n. 3262). Arduini ritrovò tale specie nelle marne del pliocene in- feriore, incise dal Rio Torsèro presso Ceriale (1), bacino di Albenga, nella provincia di Genova. Cocconi ( Enum. sist. dei moll mioc. e plioc. delle prov. di Parma e Piacenza, pag. 23) scrive che si trova non di rado nel piano inferiore del pliocene a Diolo e nello Stramonte presso Lugagnano Val d'Arda, non che a Tabiano nella prov. di Parma e che alcuni esemplari rinvenuti dal Guidotti sem- brano appartenere alle sabbie gialle. Coppi nel 1869 indica la specie rara nelle marne turchine plioceniche di Tagliata e Cianca nel Modenese; poi nel 1880 (1) Dei molluschi fossili estratti dalle marne plioceniche del Torsèro trovasi stampato un’ elenco alle pag. 17-19 del libro scritto dal Maineri « Le conchiglie del Torsèro ed i turchi al Ceriale » — Roma, G. Civelli, 1890, in 8.° Il libro e l'elenco, sembra, sieno stati sconosciuti all’ Arduini, che nel suo lavoro « Conchiglie plioceniche di Albenga » edito nel 1895, non li menziona affatto. Le marne del Torsèro racchiudono tre specie di T'yphis, cioè: T°. horridus (Brocc.), 7. fistulosus (Brocc.) e T. tetrapterus Bronn. Citai le due prime specie nell’ anzidetto elenco stampato dal Maineri nell’ accennato suo libro. TE LI II RE TT Cite STENTI] az (Del terreno Tabiano modenese) la cita nel Tabiano (plio- cene inferiore) e negli strati superiori; infine nel 1881 ( Pa- leontol. modenese o guida al paleontologo ) scrive su questa forma essere « di una certa frequenza nel tabiano della Ta- « gliata; rara nel piacentino della Fossetta; anche per questa < specie i tipi toscani di Legoli hanno una struttura più « gracile ». De Stefani (oss. plioc. dei dintorni di S. Miniato, 1874, pag. 42), dice essere questa specie « abbondante in uno « strato a Cladocora, inferiore agli strati a Turritella, presso « Canneto in Val d’Elsa; rara negli strati superiori presso i « Cappuccini ed in Val d’Ensino. Quasi sempre, lateralmente « al labbro destro, esiste ben conservata l'ala membranosa « molto espansa ». Pantanelli (1881, 1884) ed in seguito De Stefani (1888) la segnano negli strati litorali a Poggiarone (prov. di Siena). È citata in Sicilia (Deshayes, Hòrnes, Seguenza, Di Ste- fano, De Gregorio, Monterosato ), sia nel pliocene (Altavilla ) che nel quaternario (Ficarazzi, Sciacca). Riassumendo quindi sulle varie località d’Italia, ove venne finora ritrovato il 7. tetrapterus, sembra che una varietà di questa specie, la var. A Bellardi = var. prototetraptera Sacco, sì rinvenga nell’ oligocene inferiore di Mioglia (Piemonte). Nel miocene italiano fu rinvenuto a Cornarè e Castelnuovo d’ Asti (Bellardi, Hòrnes, Weinkauff. Anche Sismonda lo in- dica nei terreni miocenici del Piemonte). Ma è nel pliocene dell’Italia, che la specie è più diffusa (1). Si rinvenne infatti nell’ Astigiano (Bronn, Sismonda, Miche- lotti, Bellardi, Sacco, Fischer, Weinkauff, ecc.); a Montafia nell’ Astigiano (Michelotti) e in Valle Andona (Borson); nelle marne di Albenga (Arduini); a Diolo (plioc. infer.), allo Stramonte presso Lugagnano Val d’ Arda, nel Piacentino ed a (1) Bronn nella sua Lethaca geognostica, 2.2 ediz., 1837, pag. 1078, scriveva che l’ esistenza della specie si limitava alle formazioni subappen- nine d’ Italia, continuando ad esistere nel Mediterraneo. « Das Vorkommen « beschrànkt sich auf die Subapenninen-Formation Italiens und den fort- « dauernden Aufenthalt in Mittelmeere (Spezia, Sicilien, ecc.) ». SN 0 6 E Tabiano nel Parmense ( Cocconi); a Castellarquato (Michelotti, Hornes, Weinkauff, Fischer, De Gregorio ); nel Modenese, nelle località di Tagliata, Cianca, Fossetta (Coppi); nelle colline Pisane e Senesi; a Santa Luce nelle Colline Pisane (D’An- cona); a Legoli in Val d’Era (Appelius, Coppi, Lawley, Se- guenza ); ad Orciano-Pisano (Lawley, Appelius); a Parlascio (Borson); a Canneto in Val d’Elsa ed in Val d’Ensino (De Stefani); a Pietrafitta e Poggiarone nel Senese (Pantanelli, De Stefani); alla Farnesina presso Roma (Conti, Mantovani, Meli); a Val Foldana nei Cornicolani a N. E. di Roma (Cle- rici) (1); ad Altavilla in Sicilia (Seguenza, Monterosato, De Gregorio ). Nel post-pliocene italiano si ritrovò in Sicilia, a Ficarazzi presso Palermo (Seguenza, Monterosato, Fischer), nei tufi cal- carei in contrada Ragàna nel territorio occidentale di Sciacca nella prov. di Girgenti (Di Stefano). i Fuori d'Italia, la specie è citata dal Bronn (Leth. geogn. 3. edizione, Vol. III, pag. 528) come fossile nel miocene (P.»° Faluniano) di Bordeaux, nel bacino di Vienna (Voslau, Baden, Gainfahren, Enzesfeld, Steinabrunn ). Héornes (Vol. I, pag. 263, e tabella pag. 694-695) segna il 7. tetrapterus nelle seguenti località: Bacino di Vienna (Baden, Méllersdorf, Véoslau, Gainfahren, Enzesfeld, Steina- brunn); Lapugy nei Siebenbirgen; in Francia, nella Turena; (1) Finora nella provincia di Roma è l’unica specie di T'yphis, che sia stata rinvenuta nei terreni pliocenici e quaternarî. Il Typhis horridus (Brocc.), che è piuttosto frequente nel pliocene dell’ Italia media (colline pisane, senesi, marne Pievesi nell’ Umbria), e che rinvenni nel pliocene dell’ Orvietano, non venne fino ad oggi raccolto nella provincia romana. Il T. Rorridus, specie estinta, s' avvicina al gruppo del 7. philippensis Watson, dragato fuori dell'ingresso di Port-Philip a Melbourne, a 33 fathoms nella sabbia e descritto da Watson nel suo Report on the Scaphopoda and Gasteropoda collected by H. M. S. Challenger during the years 1873-76, pag. 162-163, tav. X, fig. 4,a, db, (pubblicato nei Zeports on the sc. results of the expl. voyage of H. M. S. Challenger. Zoology. vol. XV). È una piccola e bella specie, descritta anche nel Prelim. report, part 15. Journ. Linn. Soc., Londra, vol. XVI, pag. 605. NA TSO Var SA POR e TI a PR e A Rara AED a Saucats, Léognan (presso Bordeaux); a Rodi. Tra le loca- lità d’Italia sono menzionate Castelnuovo d'Asti, Castellar- quato, Modena, Toscana, Italia meridionale e Sicilia. La specie è rara nel bacino di Vienna. i Dollfus e Dautzenberg segnano il 7. fetrapterus fossile nei faluns della Turena; identificano la specie fossile colla forma vivente e pongono il 7. Sowerbyi sinonimo del 7. tetrapterus. Fischer lo cita nel post-pliocene di Rodi. Weinkauff a Duéra in Algeria. * Il 7. tetrapterus, ed in generale le forme del genere Typhis, mancano nei varî Crags inglesi e del Belgio; nè la specie in parola si trova segnata: nell'opera di Wood (Crag mollusca e varìî supplementi); nell'opera di Clement Reid « The pliocene deposits of Britain 1890 »; nelle opere di P. H. Nyst (Description d. coquilles et des polypiers fossiles d. terr. tertiair. de la Belgique, 1843 — Conchylolog. d. terr. tertiatr. de la Belgig., 1881); ecc. Circa la forma di 7yphis, che vive oggi nel Mediterraneo. e che è propria della zona corallina, da principio fu essa identicata col 7. tefrapterus, e con tal nome descritta o in- dicata da Bronn (1838, 1848, 1850-56), Deshayes (1843 ), Phi- lippi (1844), Sismonda (1847), Petit (1852), Hornes (1856), Jef- freys e Capellini (1860), Stossich (1862, 1865), Weinkauff (1862, 1868), Heller (1863), Hidalgo (1867), Appelius (1869), Tap- parone-Canefri (1869), D'Ancona (1871), Bellardi (1872), Monterosato (1872, 1875, 1877, 1878, 1880, 1884), Cocconi (1873), Paetel (1873, 1888), Seguenza (1873, 1875), De Stefani (1874, 1888), Rigacci (1874), Fischer (1877), Kobelt (1878, 1883, 1888), Pantanelli (1881), De Gregorio (1885), Dollfus e Dau- tzenberg (1886), Di Stefano G. (1889), Carus (1890). Peraltro, fin dal 1869, Petit de la Saussaye nel suo « Ca- talogue des moll. tert. des mers d’ Europe » segnava il Typhis tetrapterus (Brown?) come dubitativamente sinonimo della forma vivente, 7. fistulosus Sow. (Ved. op. ora cit. alla pag. 166). Il Paetel nella edizione 1873 del suo Cazalog d. Conchyl. Sammi., alla pag. 28, segna il 7. Sowerbyi Brod. come una varietà distinta dalla forma vivente nel Mediterraneo, che LAV gp SIE Pi Sy, arto: determina col nome di 7°. fefrapterus. Nella 4. ed ultima, edizione del suo Catalog mette il 7. tetrapterus vivente nei mari Europei; lo considera come identico al 7. Sowerbyi, che perciò segna tra i sinonimi; ma, riguarda il 7° fistulosus Phil., come diverso dal 7°. tetrapterus. Il marchese di Monterosato riguardò fin dal 1884 la forma vivente nel bacino Mediterraneo, come specie distinta dal 7. tetrapterus, e la segnò col nome di Typhis Sowerbyi nella No- menclatura gener. e specif. di alcune conch. mediterr., pag. 109, dandone la relativa bibliografia. Anche Locard ( Prodrome, pag. 157 e Les coq. mar. d. cotes de France, pag. 96, fig. 83) ritiene la forma vivente, diversa dal 7. tetrapterus, e la rife- risce al Typhis Sowerbyi Broderip. Ma, nel suo Catalogue gé neral d. moll., 1886, pag. 157, lo identifica col zetrapterus, dando, per ragioni di priorità, la precedenza al nome impo- stogli da Broderip nel 1882. Così ancora ritennero il vivente 7° Sowerbyi diverso dal T. tetrapterus, Broderip, Sowerby, Hidalgo, Adams, Chenu, ecc., mentre altri autori moderni, per es, Dollfus, Dautzenberg, Kobelt e Carus, segnarono il 7. .Sowerbyi tra i sinonimi del T. tetrapterus. Weinkauff ( Die Conchyl. d. Mittelmeer. Vol. II, pag. 83) scrive che l'affinità della specie di Bronn col Z'yphis Sowerbyi è oggi generalmente ammessa. Soggiunge poi essere grande la parentela del 7. detrapterus col T. fistulosus Brocc., al quale da principio era stato unito da Philippi e dagli autori. Per riunire tutte queste specie, dice il Weinkauff, occorrerebbe che il 7. tetrapterus fosse più frequente. Allora, un maggior nu- mero di esemplari mostrerebbe forse i passaggî, che mancano al presente. Gli esemplari algerini, prosegue Weinkauff, non mostrano l’ ala alta, che hanno gli esemplari di Sicilia e quelli fossili. Le strie d’ accrescimento sono così obsolete che appa- riscono soltanto sotto la lente. Il 7. fetraprerus è sempre un buon campione di collegamento verso il 7°. fistulosus. Qualora si considerasse la specie vivente, come diversa dalla fossile, T. tetrapterus, allora bisognerebbe stralciare via dalla letteratura della forma fossile, tutte le citazioni, che sono relative alla forma esistente tuttora nel Mediterraneo. .. VAIO be "gi tai az e Noe La specie vivente è rara, secondo Locard, Kobelt, Martin, Petit, Weinkauff, ecc.; rarissima nel golfo di Trieste (Stossich), sulle coste spagnuole ed a Mahon (Hidalgo). Trovasi nel Mediterraneo e nell’ Adriatico ( Monterosato). Misura 14-18 mm. in altezza, 8-10 mm. in larghezza ( Lo- card); 18 mm. di lunghezza e 12 mm. di larghezza ( Deshayes): 20 mm. di lunghezza (Carus, Kobelt } La forma vivente fu raccolta sulle coste meridionali della . Francia (Petit), les Martigues (Petit), coste di Provenza (Blainville), Garlaban, Chateau d’If nelle Bocche del Rodano (Marion), Tolone (Locard); a Nizza (Verany): sulle coste delle Alpi marittime ( Roux); sulle coste del Piemonte (Jeffreys); alla Spezia (Bronn), Palmaria ( Capellini, Tapparone-Canefri ); a Cagliari in Sardegna (Gennari); a Livorno (Caifassi, Ap- pelius); a Napoli (Scacchi, Philippi, Hérnes, Costa); a Ta- ranto (Philippi, Hérnes); sulle coste della Sicilia (Bronn, Philippi, Blainville, Hòrnes, Aradas, Benoit); a Palermo (Phi- lippi, Hornes, Kobelt); alla Barra presso Palermo (De Gre- gorio, Monterosato): a Siracusa (Philippi, Hòrnes); a Malta (Caruana); allo Scoglio presso Malta, a 72” di profondità (Wimmer); sulle coste di Barberìa, nella zona delle spugne (De Gregorio); sul littorale tunisino (De Gregorio, Montero- sato); a Gabès (Dautzenberg); sulle coste dell’ Algeria ( Wein- kauff, Monterosato); ad Algeri e Bona (Weinkauff); nelle isole Baleari, a Mahon (Hidalgo); nel golfo di Trieste (Stos- sich); sulle coste della Dalmazia (Brusina, Klectak); ad Adria (Brusina, Stossich ), Rovigno, Osero, Spalato (Stossich); Bre- vilaqua e Lesina (Hiller, Klecak); nelle isole del mare Egeo a Paros (Forbes); sui lidi dell’ Egitto, a Ramleh (Schneider) (1). In riassunto si può dire: che una varietà ancestrale del T. tetrapterus si riscontra fin dall’ oligocene. È la var. protote- (1) Le località, nelle quali fu raccolta la specie vivente, furono in gran parte tolte dalle opere di Weinkauff (Die Conch. des Mittelm., vol. II, pag. 32) e di Carus ( Prodr. faunae medtt., vol. II, pars II, Mollusca, pag. 383). Ta -QBao traptera Sacco, rinvenuta a Mioglia (Tongriano secondo Sacco; miocene inferiore secondo Bellardi). La specie attraversò il miocene ed il pliocene. Difatti, nel miocene del bacino di Vienna, di Bordeaux e d’Italia e sO= pratutto nel pliocene italiano, si riscontra il 7. tetrapterus. Nel quaternario visse nella parte australe del bacino mediter- raneo (Sicilia, Rodi, Algeria) ed attualmente nel mar Medi- terraneo è rappresentata dal vivente Z'yphis Sowerbyi. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA. Fig. 1 (a, 6) Valva di Eastonia rugosa Chemn. (Mactra), rinvenuta sulla spiaggia di Foglino, presso Nettuno, nella provincia di Roma. » 2 (a, b) Typhis (Typhinellus) tetrapterus Bronn. (Murea) delle sabbie marnose grigie: della Farnesina ( Monte Mario ) presso Roma. Le figure sono di dimensioni alquanto minori del naturale. SII PRESTATO E ge PI O e RR L. AUDENINO I PTEROPODI MIOCENICI MONTE DEI CAPPUCCINI IN TORINO I pteropodi terziarii del Piemonte furono studiati da diversi autori, da Michelotti, da Mayer e particolarmente dal Bellardi, il quale, nel 1872, pubblicò sopra di essi uno studio monogra- fico, approfittando di tutti i materiali che, fino a quel tempo, erano stati adunati nelle diverse collezioni. Ma d'allora in poi si raccolsero altri esemplari e recentemente il signor E. Forma scoperse, al Monte dei Cappuccini in Torino, un nuovo giaci- mento fossilifero con numerosissimi pteropodi, nella maggior parte appartenenti a forme nuove. Per consiglio del prof. Pa- rona intrapresi lo studio di questi molluschi, gentilmente messi a mia disposizione dallo stesso signor Forma, al quale rinnovo - ora i miei ringraziamenti. Le formazioni geologiche del Monte dei Cappuccini ap- partengono al miocene medio e stratigraficamente la serie è costituita inferiormente da conglomerato, al quale seguono sabbie verdastre e poi arenarie grigiastre e marne cene- rognole. I pteropodi, che si trovano in tutti questi terreni, sono in particolar modo abbondanti nell’arenaria e nelle marne: ma da quella si hanno gli esemplari meglio conservati. Ora, prima di passare alla determinazione delle singole specie, farò rimarcare il fatto notevole dell'abbondanza vera- mente eccezionale di pteropodi in questi terreni miocenici, i quali contengono traccia di vegetali continentali e che, per la costituzione loro litologica e per la fauna a gasteropodi e la- Li i — 98 — mellibranchi, presentano i caratteri delle formazioni litorali, o almeno di mare poco profondo. I pteropodi da me studiati appartengono a dodici specie, di queste, tre erano già note per i terreni miocenici piemon- tesi, tre non si conoscevano ancora per i nostri giacimenti fossiliferi, ma erano già state rinvenute nel miocene del ba- cino di Vienna, le altre sei mi risultano nuove. Fra esse poi mi sembra particolarmente interessante la Lomacina Formae, appartenente ad un genere che finora non è stato scoperto nel terziario del Piemonte, nè in quello della Liguria (1). Limacinidae Gray. Limacina Formae n. sp. (Tav. V, Fig. 1, a, 5, c, d). Conchiglia involuta, globulosa, subnautiliforme, asimme- trica, vetrosa, levigata, lucente e pellucida, sinistrorsa, di color biancastro od azzurrognolo, non carenata, estremamente sottile e fragile, con ombelico largo, arrotondato, profondo. La spira (1) Oltre alle opere citate nel corso del lavoro, mi furono molto utili queste altre: Basterot, Mem. Bordeaux, pag. 19, 1825. Perone Lesueur, Histoire de la familledes Moll. Pteropodes, pag. 71, 1810. Sars, Mollusca regionis arcticne Norvegiae. Michelotti, Desc. fos. des terrains miocenes de l’ Italie Sept., pag. 146, pl. 1847. Costa, Microdoride Mediterranea, 1861. Speyer O. Die conchylien der Casseler Terticirbildungen, Band. 2. Univalven, pag. 211, 1870. Gabb. W. M. On the Topog. and Geology of Santo Domingo ( Trans. of the Amer. Society held at Philadelphia. V. XV. New series), pag. 200, 1881. Simonelli, Sopra un nuovo pteropode del miocene di Malta. Bol. Soc. Geol. It., V. XIV, 1895. Riguardo alla sistematica dei Pteropodi seguo le idee del Pelseneer: Report on the Pteropoda collected by H. M. S. Challenger (Rep. on the scientific Results of the voyage of H. M. S. Challenger; Zoology, vol. XXIII: p. 2, 1888). PMLI I perio SOPRANA Le liggrio cresce rapidamente nei suoi avvolgimenti; l’ultimo suo an- fratto è, rapporto ai primi, enorme, a sezione trasversale se- milunare, convessa nella parte esterna e concava nell’interna. La superficie interna del guscio presenta una carena mediana longitudinale, particolarmente sviluppata in vicinanza dell’aper- tura e che sfuma verso il margine del peristoma. Apertura assai maggiore in larghezza che in altezza. Il peristoma costituisce un'espansione linguiforme, concavo-convessa, a margine re- golarmente ricurvo sui lati, alquanto appuntito all'estremità anteriore, la quale è rovesciata all’indietro e porta minutis- sime strie trasversali, evidenti, ricurve, parallele al margine, in prossimità di cui sono avvicinate fra loro e ben distinte, mentre vanno a poco a poco scomparendo verso l'interno. Il peristoma poi è ben distinguibile dal resto della conchiglia ed il suo limite interno riproduce esattamente la forma del- l’e (greco) assumendo così un aspetto caratteristico. I primi giri della conchiglia non si conoscono, come pure l’opercolo. Dimensioni: diametro maggiore . mm. 6,7. diametro minore . . mm. 4. Osservazioni: Questa specie si trova esclusivamente nella marna ed è abbastanza comune. Finora però non riuscii ad isolare degli esemplari completi dalla marna che li ingloba, perchè, nei numerosi tentativi fatti per liberarli, il loro guscio delicatissimo che riveste la parte spirale della conchiglia andò in frantumi. Questo è il motivo per cui rimangono sco- nosciuti i caratteri dei primi anfratti della conchiglia. Per la stessa causa poi, dell'ultimo giro non resta d’ordinario che il modello interno, molto ben conservato, talora azzurrognolo lu- cente, calcareo, più di rado piritizzato. Debbo infine ancora osservare che, nel maggior numero dei casi, si trova separato dal resto il risvolto labelliforme, peristomatico, fatto che mi fece sospettare potesse essere un opercolo; finchè in seguito io lo rinvenni nella sua posizione naturale in numerosissimi esem- plari abbastanza ben conservati. Sebbene infine la conoscenza di questa forma sia incompleta per ciò che riguarda la parte giovanile della spirale, nulladimeno, per gli altri caratteri ed — 100 — in particolare per la conformazione dell’ ultimo anfratto e del- l'apparato peristomatico, essa appartiene indubbiamente al genere Limacina Cuv. (in Pelseneer): Genere affatto nuovo pel miocene piemontese. Rapporti e differenze. — Questa nuova specie ha qualche rassomiglianza colla Limacina triacantha Fisch. sp. (1.2) nella forma degli anfratti; questa però se ne allontana non sola- mente per la mancanza del risvolto peristomatico, ma eziandio perchè la spira è molto breve ed adorna di costole trasversali minutissime, con un labbro enorme, trispinoso; così le sue di- mensioni sono assai minori, misurando, secondo il diametro maggiore, solo quattro mm. e mezzo. Analogie troviamo nella ‘Limacina antarctica Woodvard (3), il cui peristoma per altro è affatto privo di espansioni e di appendici, la bocca rotonda; così nella Limacina rostralis Eyd. sp. (4) adorna anteriormente di rostro, il quale però si prolunga nel senso della spira ed è arcuato verso l’interno: assomiglia inoltre, in particolar modo, alla nostra specie nella porzione inferiore, e nella forma dell’ombelico, mentre l’ultimo giro, verso l'interno, si restringe molto più rapidamente, ed è piccolissima misurando solo un mm. e mezzo secondo il suo diametro maggiore. Mi pare an- cora utile citare, a questo proposito, la Peraclis bispinosa Pels. (5) che presenta un’ appendice peristomatica rivolta al- l’indietro, come nella Limacina Formae, ma di gran lunga più breve e fornita ai lati di due prolungamenti. La Limacina bellerophina Seg. sp. (6) dalla conchiglia sottilissima, fragile, (1) Fischer, Diagnoses d’ espèces nouvelles de Mollusques recuesltis dans le cours des expeditions scien. de l'aviso le Travailleur (1880-1881), Journal de Conchyl. t. XXX, pag. 49, 1881. (2) Pelseneer, Kep. on the Pteropoda col. by H. M.S. Chal. Rep. on the sc. Res of H. M. S. Chal. Zool. vol. XXIII, p. 20, 1888. (3) Woodvard, A manual of the Mollusca, pag. 207, pl. XIV, fig. 4, 1856. (4) Rang et Souleyet, Histoire Naturelle des Mollusques Pteropodes, pag. 62, pl. XIV, fig. 7-12, 1852. (5) Pelseneer, (Op. citata) pag. 36, tav. 1, fig. 9-10. (6) Seguenza, Le formazioni terziarie nella provincia di Reggio ( Ca- labria). Atti R. Acc. dei Lincei. Serie terza, vol. 6 — pag. 277, tav. XVI, fig. 34 a, b, 1880. AT ERE ST I TTI Secci S i init — 101 — dall’ ombelico profondo; ornata però da strie radiali, con pe- ristoma semplice. E infine la Sperialis recurvirostra A. Costa (1) ora conosciuta sotto il nome di Peraclis reticolata d’ Orb. (2) la cui conchiglia termina con un prolungamento ricurvo al- l’indietro, ma affatto diverso, sia per la grandezza, sia per l’ornamentazione di tutta la superficie esterna, come per la mancanza della carena interna. Cavoliniidae d'Orb. Cavolinia ctr. bisulcata Kittl sp. (Tav. V, Fig. 2, a, db, c, d). 1886. Kittl E. Ueb. die miocenen Pteropoden von Oesterreich Ungarn. (Ann. des kk. Natur. Hofmus. Bd. I, Heft. 2, pag. 65, t. II, fig. 29-32). Riferisco alla Cavolinia bisulcata Kittl sp. molti esem- plari trovati nell’arenaria, i quali, al confronto, presentano per altro qualche differenza. E invero la faccia ventrale (an- teriore) molto più ricurva, ha i solchi caratteristici alquanto arcuati verso l'esterno, e la piega mediana e le due laterali risultanti più rigonfie. La faccia dorsale (posteriore) poi pre- senta solamente due solchi radiali leggieri; in questa inoltre il rialzamento svanisce in prossimità della parte inferiore ‘e lateralmente si hanno delle depressioni delimitate, verso i margini, da rilievi mancanti affatto, le une e le altre, nella figura data dal Kittl, in cui è facile osservare il contrario. Parimenti è alquanto diverso il margine inferiore, così le strie, concentriche, sono visibilmente molto meno numerose, tanto in una faccia, quanto nell’opposta. Debbo infine far notare che alquanto differenti ne sono pure le dimensioni, in ispecial modo l'altezza che è molto maggiore misurando mm. 3-4. (1) D’Orbigny, Voyage dans l Amerique ‘meridionale, t. V, p. 178, pl. XII, fig. 32, 35, 89. 1886. (2) Costa, Fauna del Regno di Napoli. Animali molli, pag. 20, Mo igt: i DN Su MISTI — 102 — Ciò nulladimeno non ho creduto necessario di istituire una specie nuova pensando poter essere alcune delle differenze citate effetto di cattiva conservazione, e le altre non sembrano sufficienti per determinare una nuova forma. Infatti lo stesso dott. Kittl, al quale comunicai parecchi esemplari di questa specie, vi riconobbe una stretta affinità colla sua Cav. bisulcata e nello stesso tempo fece qualche ri- serva sulla identità, in vista appunto dello stato imperfetto di conservazione tanto dei suoi, quanto dei miei. Cho pedemontana Mayer sp. (Tav. V, Fig. 6). 1886. Kittl, Ued. die mioc. Pter. von Oesterreich-Ungarn. pag. 64, t. II, fig. 28-33 (cum synonimia). I numerosi esemplari trovati nelle sabbie e, meglio ancora, quelli dell’arenaria, corrispondono perfettamente alla figura tipica del Mayer ed alla descrizione datane dallo stesso au- tore (1) e posteriormene dal Bellardi (2): Io non credo neces- | sario, per caratterizzare più compiutamente tal specie, di ag- giungere, come dice il Kittl, che, da tutte e due le parti della convessità mediana, corrono lungo gli spigoli laterali, rettilinei, delle striscie larghe, piatte, sottili: Infatti quelli del Monte non presentano alcuna espansione longitudinale, come pure quelli di altre località dei colli torinesi esistenti nella collezione del museo di Geologia. Clio carinata n. sp. (Tav. Vi Sie Mandi Conchiglia romboidale, simmetrica, col margine anteriore subrotondo, coi lati posteriori divergenti di circa 60° e legger- (1) Mayer, Description de Coquil. fossiles des ter. tert. sup. Jour. de Conchyliologie, tom. XVI, pag. 104, pl. II, f. 2, 1868. (2) Bellardi I molluschi dei terreni terziari del Piemonte e della Liguria, P. 1.*, pag. 81, t. INI, 1872. neces, — 103 — mente concavi: Dei quattro cuspidi di cui è adorna i due la- terali sporgono all’innanzi a guisa di alette, il basilare breve, e molto acuto, l’opposto alquanto convesso. Faccia dorsale molto più saliente della ventrale, ornata longitudinalmente, nella parte mediana, da una carena ottusa, la quale s’ingrossa dall’ indietro all’innanzi, e da due costole laterali, molto sottili, più larghe e più depresse in vicinanza della bocca, separate dalla carena per mezzo di solchi molto grandi, ed inclinati: d’ordinario da una parte e dall'altra di queste se ne ‘osservano altre due minori. Essa presenta inoltre numerose pieghe trasversali, continue, parallele ai margini labiali, che diminuiscono di rilievo dall’innanzi all’ indietro e svaniscono a piccola distanza dal cuspide basilare ( mucrone). Faccia ven- trale divisa in due parti uguali, concave, da un rialzo longitu- dinale convesso, percorso secondo la sua lunghezza, da un solco non molto profondo, alquanto più stretto delle costole risultanti. Il suddetto rialzo è delimitato poi da una parte e dall’ altra da due pieghe diritte, sottilissime, divergenti dal mucrone; le strie trasversali appaiono nella sola porzione compresa fra di esse ed i margini. Carene laterali strette, sezione trasversale subromboidale, apertura grande, conchiglia embrionale non conosciuta; sezione longitudinale mediana, triangolare. Dimensioni: lunghezza mm. 12,5. larghezza mass. » 9. altezza » » 6,5. Osservazioni. -- Questa forma nuova è abbastanza abbon- dante nell’arenaria ed è rappresentata solamente da modelli interni molto ben conservati. Fkapporti e differenze. — Benchè essa presenti alcuni ca- ratteri differenziali, che la fanno distinguere colla massima facilità da tutte quante le altre specie congeneri, nulladimeno ha con parecchie di esse delle analogie abbastanza evidenti. Così, per la forma della conchiglia, alquanto s’ avvicina alla Clio braidense Bellardi sp. (1) la quale per altro si differenzia (1) Bellardi, I moll. dei ter. tere. del Piem. e della Lig. P. 1.°, pag. 32, t. III, f. 12, 1872. — 104 — dalla specie nostra particolarmente per la mancanza della carena mediana nella faccia dorsale, delle pieghe laterali e del solco mediano nell’opposta, nonchè pel differente spessore e per la diversa ornamentazione. Ricorda pure specialmente. la Cho pyramidata (lanceolata) Linn. sp. (1) (col. del Museo) per la presenza, nella regione dorsale, della carena mediana e delle costole laterali; mentre se ne allontana per la forma delle medesime e dell’intiera conchiglia, e specialmente poi per le sue dimensioni; come pure per la mancanza, nella faccia ventrale, dei rialzamenti laterali lineari. Citerò ancora la Clio cuspidata Quoy e Gaym. sp. (2) che ha, come la nostra, quattro cuspidi, e colla quale però non m'è dato di fare mag- giori confronti corrispondendo pochissimo alla descrizione la figura datane dal Seguenza, che poi si differenzia moltissimo dalle figure della medesima specie di altri autori (3). Mag- giori analogie infine troviamo nella Clo ortheziana Ben. sp. (4), nella forma della conchiglia, ed in quella delle costole della + faccia dorsale e delle carene laterali; se ne allontana però per la differente ornamentazione della faccia opposta, nonchè per la diversa apertura, e per le dimensioni molto minori. Clio Bellardii n. sp. (Tav. V, Fig. 5, a, b, c, d). Conchiglia piano convessa, sottilissima, simmetrica, trian- golare, a lati leggermente concavi nella parte posteriore, ed appena convessi in prossimità dell’apertura, racchiudenti un angolo di 40° circa, con carene laterali piane, inclinate dal- l’interno verso l'esterno. Faccia dorsale fornita di un solo rialzo, mediano, longitudinale, molto grande occupando esso (1) Seguenza. Paleont. Malacologica dei ter. terz. del dist. di Mes- sina, pag. 9, fig. 8 a, 8 6, 8c. Mem. Soc. It. di Sc. Nat., t. II, n. 9, 1367. (2) Seguenza. Pal. Mal..... pag. 10, fig. 10 a, 10 d. (3) Chenu, Munuel de C'onch. tom. 1, pag. 109, fig. 469, 1889. (4) Benoist E. A. Descr. des Ceph. Ptérop. et Gast. Opisthobranches. Cog. fos. des. ter. tert. moyens du Sud-Quest de la France, Ac. de la so- cieté Linn. de Bordeaux. Vol. XIII, pag. 20, pl. II, fig. 8, a, d, c. 1889. È 4 4 — 105 — più della metà dell’intiera superficie; convesso alquanto più in vicinanza del mucrone che anteriormente, ed aumentante di dimensioni dall’indietro all’ avanti. Faccia opposta adorna anch’ essa da una piega mediana, relativamente alla prima, molto più piccola, bipartita nel senso longitudinale da un solco poco profondo, alquanto più stretto delle due costole risul- tanti e che scomparisce a breve distanza dall’ apice; detta piega poi forma circa un terzo di tutta quanta la faccia. Le strie trasversali compariscono nella sola regione dorsale, sono rarissime e molto leggiere; mucrone appuntito, con nume- rose linee d’accrescimento, debolmente arcuato, conchiglia em- brionale evidente," arrotondita, acuminata, ripiegata da un lato, lunga un mezzò mm. Apertura ampia e labbra convesse, semplici, poco evidenti; sezione mediana longitudinale asim- metrica. Dimensioni: lunghezza mass. mm. 7,8. larghezza » » 5,6. altezza » VARI Osservazioni. — Comune nell’arenaria, rappresentata da modelli interni mirabilmente conservati, forniti talora di resti del guscio. Rapporti e differenze. — Questa specie ha qualche ana- logia colla Clo pedemontana May. sp. (1) sia per la presenza della piega della faccia dorsale, sia per la forma generale della conchiglia, come per la lunghezza e larghezza; la specie del Mayer però si differenzia dalla nostra perchè l’accennata piega appare anche nella regione opposta, risultando così molto più spessa, ne differisce pure per le numerosissime strie tra- sversali, che appaiono sulle carene stesse. La Clio Bellardi ha eziandio una leggera rassomiglianza colla Clo pulcherrima May. sp. (2) ed infine in particolar modo colla Clio deflexa (1) Kittl, Ued. die miocen. Pter. von Oest-Ungarn. Ann. des Kk. naturhistorischen Hofmuseums, Bol. 1, Heft. 2, pag. 64, tav. II, fig. 28-33, 1886. (2) Mayer, Desc. de Cog. ecc. tom. 16, pag. 105, tav. 2, fig. 5. enim Lai einer ,à SPIA LI CARRA SARNO DA ACT ar SURANO — 106 — Koenen sp. (1), ma in queste molto più accentuata è l’orna- mentazione, prodotta da un maggior numero di rialzi longi- tudinali; così pure con la Clo Bittneri Kittl sp. (2) la quale per altro si distingue dalla nostra specie per le minori dimen- sioni e nella sezione perfettamente ovale della conchiglia; e colla Cho carinata Aud. (3), in ispecial maniera nella faccia ventrale. Clio triplicata n. sp. ('Tav..V; Hig./45%a, bed, ce): Conchiglia sottilissima, pellucida, con strie trasversali poco evidenti, parallele ai margini anteriori, subpiramidale, triangolare, a lati rettilinei, o appena concavi, divergenti di circa 60°, alquanto più lunghi dell'apertura, la quale è elittica, fornita lateralmente di alette sottilissime e deter- minata da labbra semplici, arcuate in avanti, ugualmente sviluppate. Carene laterali molto sottili, con faccie piane, maggiori nella faccia ventrale che nella dorsale. Questa faccia è provvista, nella parte mediana, di un rilievo convesso, trian- golare, semplice all’ indietro e triplicato all’ avanti, colla piega mediana uguale, o più grande delle laterali; questo rilievo poi occupa ad un dipresso i due terzi della super- ficie di tutta quanta la faccia. La faccia ventrale differisce grandemente perchè la piega è alquanto più stretta essendo uguale a poco più di un terzo della faccia intiera, di minor spessore, appiattita posteriormente. Presenta d’ordinario una leggera depressione longitudinale mediana; in vicinanza poi dell'apertura diventa alquanto convessa confondendosi quasi colle carene laterali. Manca in tutti i nostri esemplari la conchiglia embrionale. Sezione trasversale mediana molto si- nuosa. (1) Koenen, Die gast. hol. tectibr. Cephal. und Pteropoda des Nor- deutschen Miocîin. Neues Jahrbuch fur Min. Geol. und Paleont. Beil-Bd. II, pag. 354, tav. 7, fig. 15, a, db, c, 1883. (2) Kittl, (Mem. Cit.) pag. 63, tav. 2, fig. 27. (3) V. pag. 102, fig. 3 d. - bue è ab] EA PO I RE N — 107 — Dimensioni: lunghezza mass. mm. 7,5. larghezza» DAG altezza » Di): Osservazioni. — Questa forma nuova è rappresentata da esemplari numerosissimi, d’ ordinario modelli interni, esclusivi della marna, in perfetto stato di conservazione. Anzitutto debbo osservare che in uno solo ho potuto trovare indizio evidente delle alette, che adornano l'apertura. Inoltre alcuni differen- ziano alquanto dalla forma tipica; così, in parecchi, la parte posteriore è rivolta da un lato, risultandone una conchiglia a simmetrica; in altri non si riscontra traccia di strie trasversali; talora il fossile è estremamente sottile; talora infine manca la depressione longitudinale della piega della faccia ventrale, anzi, in qualche modello, la convessità di detta piega è iden- tica in tutta la sua lunghezza. In gran parte queste differenze sono conseguenza di deformazioni successive alla loro deposi- zione, o meglio di cattiva conservazione, che è in rapporto colla natura della roccia inglobante. FRapporti e differenze. — Qualche rassomiglianza riscon- triamo nella Clio pyramidata Lin. sp. (1) sia nella forma della conchiglia, come in quella della piega della faccia ventrale. Ma, in questa specie, sulla faccia dorsale, si ha un rialzo molto maggiore, costituito, nel mezzo, da una vera carena, e da co- stole larghe, inclinate, mentre l’ opposta è leggermente concava, senza traccia di depressione. S' avvicina pure alla Cho trigona Seg. sp. (2) per l’ornamentazione; se non che questa è molto più allungata, più spessa ed ha, come la C. pyramidata Lin. sp., sulla faccia dorsale, una carena acuta; ed alla Clio ric- cioli, Calan. sp. (3), la quale presenta, su detta faccia, una piega mediana molto grande, tre nell’opposta e strie trasver- sali fittissime. Mi par utile citare ancora, a questo proposito, (1) Bellardi, (Op. cit.), pag. 30. (2) Seguenza, Pal. mal. pag. 11, fig. 9 a, e 9 db. (3) Ponzi, { fossili del Monte Vaticano. At. R. Acc. dei Lincei, Tom. 8.°, S. 2.°, pag. 24, fig. 5 a-0, 1876. — 108 — la Clio Chaptalii Soul. sp. (1) che, a dir il vero, s’avvicina molto alla Clo triplicata per l’ornamentazione della faccia ventrale, come per la grandezza dell’angolo posteriore, formato pure da lati leggermente concavi; in essa però si osservano cinque costole in prossimità della bocca, nella faccia dorsale; le carene inoltre non sono delimitate da superfici piane, e l’ e- stremità posteriore è, al disotto, fortemente ricurva. Rammen- terò infine la Clio australe d’Orb. sp. (2), adorna di nume- rose costole longitudinali e la Clio Guidotti Simonelli (3) la quale, benchè abbia ugual numero di pieghe nelle due faccie, se ne differenzia, non foss’ altro, per le dimensioni di gran lunga maggiori, essendo la sua lunghezza uguale a circa 40 mm; per cui io credo essere questa una delle maggiori Clio cono- sciute, tanto fossili, quanto viventi. Vaginella depressa Daudin. 1872 Bellardi, Z molluschi dei terreni terziarii del Piemonte e della Li- guria, par. 1.°, pag. 34. 1876. Ponzi, I fossili del Monte Vaticano. Att. R. Ac. dei Lincei t. 3.°, S. 2.%, pag. 24. 1880. Tiberi N. Cefalopodi, Pteropodi ed Eteropodi viventi nel Mediter- raneo e fossili nel ter. terz. italiano. Bol. Soc. Mal. It. Vol. VI, pag. 37, 1889. Benoist, Desc. des Cephal, Pier et Gast opist. Cogq. foss. des. ter. tertiair. moy. du Sud-Quest de la France, pag. 21, t. II, fig. 4, a, b, c (cum synonimia). Questa specie, abbastanza comune in altri luoghi dei colli torinesi (Baldissero sabbie serpentinose, rio della Batteria, villa Forzano) è molto rara al Monte; si trova solamente nell’ arenaria, rappresentata da esemplari talora piccolissimi. (1) Rang e Souleyet, (Op. citata), pag. 51, pl. 13, fig. 1-4. (2) Pelseneer, (Op. citata), pag. 62, t. II, fig 8. (3) Simonelli, Sopra due nuovi pteropodi delle argille di Sivizzano nel parmense, Boll. Soc. Geol. It. Vol. 15, pag. 183, fig. 1, 1896. 4 i É RE STATI — 109 — Vaginella Calandrellia Micht. 1880. Tiberi Cef. Pier. ed Kt. viv. nel Med. e fos nel ter. terz. tit. Bol. Soc. Mal. Vol. VI, pag. 37. 1889. Benoist, Desc. des Ceph. Pter. et Gast. PI. II, fig. 5, a, bd, c, pag. 23 (cum synonimia). Forma rara al Monte; alcuni degli esemplari corrispon- dono abbastanza alla forma tipica (1), altri invece hanno di- mensioni molto maggiori; d’ ordinario sono limonitizzati. Vaginella Austriaca Kittl. 1889. Benoist, Desc. des Ceph. Pter. et Gast. PI. II, fig. 24 (cum syn.). Questa specie è nuova pel miocene medio piemontese, comune nell’ arenaria e nella marna, rappresentata da esem- plari, modelli interni, molto ben conservati. Di essi alcuni corrispondono; per la forma e dimensioni, alle bellissime fi- gure date dal Kitt] (2), altri sono alquanto più grandi, raggiun- gendo la lunghezza di 13 mm. Tutti poi sono peraltro man- canti della conchiglia embrionale. Vaginella Ezehaki Kittl. 1886. Kittl, Ueb. die miocen. Pier. Von Oesterreich-Ungarn. Ann. des KK Nat. Bd. I, pag. 56, t. II, fig. 13-16. Specie abbastanza rara, si trova nella marna ed è for- nita molto spesso di conchiglia. (1) Bellardi, (Opera citata) pag 35, tav. 3, fig. 17. (2) Kittl, Mem. citata, pag. 54, fig. 8-12. — 110 — Vaginella acutissima n. sp. (Maya SFap ST 6; ic) Conchiglia sottilissima, pellucida, liscia, allungata, conica nella parte posteriore, e acutissima; leggermente rigonfia nel mezzo, alquanto depressa nella porzione anteriore, con mar- gini laterali ottusi. Apertura semplice, ovale. La sua larghezza è maggiore di quella della sezione trasversale, fatta nella parte mediana. Sezione longitudinale elittica; manca la conchiglia embrionale. Dimensioni: lunghezza . ... . . mm. 10. larehezza << otel SUEO Rei i I Osservazioni. — Questa specie, più frequente allo stato di modello interno, è molto ben conservata ed abbondantissima nell’arenaria e nella sabbia; è rappresentata talora da esem- plari pellucidi, costituiti da calcare spatico. Rapporti e differenze. — Per l’affinità di forma costituisce un gruppo colla V. lapugiensis Kittl (1) e colla V. Austriaca (2) pure del Kittl, imperciocchè s’ avvicina molto alla prima per la forma allungata della conchiglia, posteriormente conica, sottile, acuta, nonchè per le dimensioni, mentre poi il rigon- fiamento della parte mediana e la leggera depressione della porzione vicina all'apertura, e la sensibile dilatazione della bocca l’ allontanano da quella per avvicinarla alla seconda. Il Kittl medesimo, al quale ho pure mandato in comunica- zione alcuni esemplari, non dubitò di asserire « che la V. acutissima è alla V. Lapugiensis molto vicina, e che può ad essa venir paragonata, ma non identificata ». Parimenti per quei caratteri stessi che l’ avvicinano alla V. Lapugiensis, as- somiglia alla Clio spinifera Rang. sp. (3), mentre, per gli altri, (1) Kittl, (Mem. cit.), pag. 52. t. II, fig. 4-5. (2) Kittl, (Mem. cit.), pag. 54, t. II, fig. 8-12. (3) Rang, Notice sur quelques Mollusques nouveaua appartenant au genre Cleodore. Annales des scienc. nat. t. XIII s. I, p. 313, pl. 17, fig. 1, 1828 di ana pi ini — 111 — ha analogie colla Vag. tenwistriata Semper (1); la prima però non presenta rigonfiamento di sorta, ed è estremamente al» lungata; la seconda, come del resto esprime il nome mede- simo, è striata nel senso longitudinale ed è molto più grande. Rammenterò ancora, fra le specie affini alla V. acutissima, la Clio acicula hang sp. (2) per la sua conchiglia protratta, per la sua trasparenza e fragilità ed infine la Clio conica Eschscholtz sp. (3) che ha però apertura circolare, senza depressione alcuna in vicinanza della medesima, margini laterali diritti’ e se- zione longitudinale triangolare, nonchè la conchiglia molto arrotondita, con strie trasversali. Vaginella gibbosa n. sp. (Tav. V, Fig. 8 a, db, c) Conchiglia fragile, non molto allungata, acuta all'indietro, arrotondata nella parte mediana, depressa superiormente, in una delle faccie, ricurva in tutta la lunghezza nella faccia opposta. Nell’ estrema porzione inferiore è formata da un cu- spide conico, che si distingue molto bene dal resto della con- chiglia, margini laterali alquanto ricurvi, sottilissimi. Apertura ovale, a sezione più larga di quella fatta nella parte me- diana; conchiglia embrionale mancante. Sezione trasversale me- diana quasi circolare. Dimensioni: lunghezza. . . . . mm. 8,5. lare hezza ene MISA altezza n rei i. Osservazioni. — Comunissima nell’ arenaria, d’ ordinario senza conchiglia; modello interno talora pellucido, ma sola- mente nella parte posteriore. Rapporti e differenze. — Questa specie è molto prossima alla V. austriaca Kittl (4) tanto nelle linee generali della conchi- (1) Rang. et Souleyet ( Mem. cit.), pag. 56, pl. VI, fig. 7 et 5. (2) Rang (Opera citata ). Pag. 318, pl. 17, fig. 6. (3) Eschscholtz, Zoologischer atlas. Heft iii, p. 17, pl. 15, fig. 3, 1829. (4) Benoist, (Mem. cit.), pag. 24. — 112 — glia, quanto nelle dimensioni, differenzia però affatto da essa per la pronunciatissima gibbosità d’ una faccia, per il cuspide caratteristico terminante la parte inferiore, per l’ apertura perfettamente ovale e simmetrica tanto nel senso della lar- ghezza, come in quello dello spessore; apertura che nella V. austriaca è al contrario semilunare. Anche a proposito di co- teste due specie credo opportuno di ricordare che il Kittl, mi fece notare come esse siano vicine, ma non identiche. Per la gibbosità rassomiglierebbe pure alla V. festudinaria Micht. (1) se non che questa ha lo spessore molto maggiore, senza in- dizio alcuno di margini laterali, delimitanti le due faccie. Nella porzione inferiore della conchiglia ha pure qualche leg- gera rassomiglianza colla V. ovato conica Ponzi (2) la quale per altro s' allontana affatto dalla V. gibbosa, non fosse altro, per la sua grande piccolezza, per la globulosità della parte anteriore; e colla V. tenuistriata Kittl (3) che presenta strie longitudinali evidentissime, ed ha una faccia perfettamente . uguale all’ opposta. R. Museo Geologico di Torino 1897. (1) Bellardi, (Mem. cit.), pag. 35, tav. 3.°%, fig. 18. (2) Ponzi, ( Mem. cit.), pag. 24, tav. 3.°, fis. 6, a, d. (3) Kittl, (Mem. cit.), pag. 58, taf. II, II, fig. 6, und 7. TA 1 2 b) 4 5) 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 | 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 — 113 — Pteropodi terziari del Piemonte e della Liguria. SPECIE Limacina Formae Aud. Cavolinia grandis (Bell.). , Clio » gypsorum (Bell.) . » aurîta (Bond.). » interrupta ( Bond.) » revoluta ( Bell.) » trispinosa ( Les. } . » taurinensis (Sism.) . » bisulcata (Kit. ) pyramidata (Tin. ) pedemontana (May.). Ricciolii (Cal.) braidense (Bell.) . pulcherrima ( May.) . multicostata (Bell.) . sulcosa (Bon.). calix ( Beil.). carinata Aud. . Bellardii Aud. . triplicata Aud.. Vaginella depressa Daud. » Calandrellii Micht. » testudinaria Micht. » acutissima Aud. » gibbosa Aud. » austriaca Kit. . » Rzehaki Kit. Cuvierina astesana Ravg.. » intermedia Bell. » inflata Bonel. Langhiano SERA sE * | Elveziano Messiniano (©) [= a or N (©) ria (=) D F (35) or E % fu < SECCA * * * * * * Fig. 1a. Limacina Formae. . » » 1b.lec. 2a. Cavolinia cfr. bisulcata Kittl., os 2 db. 2 e. 2 d. sa. Clio SI de. >» big AGO 4b. » 4c. >» 4d. » 4e. » DAD DO. » CA DIC 5 e. Clio 6 » SPIEGAZIONE DELLA » » DINO » » » dota » » » » » » » » » » carinata ...... Aud. OI N ALAGIIER e AE » » » DO AIRAIAAITe lele ez (et Mire » triplicata . . . ...°. » VISTA REA OO MA » DIS LOE: PENE » PIO Ca toa ot (al Salite, » DIE, OT » Bellardi OO » DER 20 eis ee » DI IRE » Pea ia » Bellardiù ...... Aud., pedemontana . . . . May., TAVOLA V. . + Aud., faccia anteriore, ingrandita quattro. volte. faccie dorsali, ingrandite quattro volte. risvolto peristomatico, ingrandito quattro volte. faccia dorsale, ingrandita due volte. faccia ventrale » CRANE sezione mediana long., ingrandita due volte. sezione mediana trasv., ingrandita due volte. faccia dorsale, ingrandita tre volte. faccia ventrale » >» » sezione mediana long., ingrandita tre volte. sezione mediana trasv., ingrandita tre volte. faccia dorsale, ingrandita tre volte. faccia ventrale » » » sezione mediana long., ingrandita tre volte. sezione trasv. es. presso l’ aper., ingrandita tre volte. sezione mediana trasv., ingrandita tre volte. faccia dorsale, ingrandita tre volte. faccia ventrale » DID, sezione mediana long., ingrandita tre volte. sezione trasv. pres. l'ap., ingrandita tre volte. apice (mucrone) ingrandito nove volte. faccia dorsale, grandita. leggermente in- Ta. Vaginella acutissima. . Aud., faccia ventrale, ingrandita due volte. 7. (RC: 8a. 8 db. 8 c. » » DO » » » DÒ » » gibbosa. . .. >» » » » » > ia » vista di fianco » a sezione mediana trasv. coll’ ap., in- grandita due volte. faccia ventrale, ingrandita due volte. vista di fianco » di sezione mediana trasv. coll’ ap., in- . grandita due volte. ES. o E. RETE EST AI STI ea R. MELI ANCORA POCHE PAROLE SUGLI ESEMPLARI DI NEPTUNEA SINISTRORSA Dress. (FUSUS) pescati nella parte australe del bacino oecidentale del Mediterraneo (Algeri) Nell’ Adunanza generale, tenutasi dalla Società Geologica italiana in Massa-Marittima (provincia di Grosseto) nel set- tembre 1894, io presentava due conchiglie di Neptunea sini- strorsa (Desh.), d'aspetto fresco e moderno, ma, vuote e sprov- viste dell'animale, dragate dal fondo del mare, insieme ad altri molluschi, nella pesca dei coralli e delle spugne eseguita in quell’anno sulle coste dell'Algeria. I due guscî del sopra- citato gasteropodo erano stati poco prima da me acquistati in Anzio (provincia di Roma), e, nel mostrarli all’anzidetta Società, io prendeva motivo di fare una breve comunicazione in proposito, concludendo per la possibile esistenza di quella specie nel bacino meridionale del Mediterraneo (1). L’anno seguente, ritornato in Anzio, come di consueto, nella stagione estiva, comperava altri due esemplari della predetta specie, provenienti dal medesimo mare e presentanti per grandezza, colore, ornamentazione, la stessa facies dei due antecedentemente avuti. Di questa nuova acquisizione dava (1) Meli R., Sopra due esemplari di NeptuNnEA siNISTRORSA Desh. (Fusus) pescati sulla costa d’ Algeri. Comunicazione preliminare ecc. Roma, 1895, in 8°. Estr. d. Bollett. d. Società Geolog. ital., vol. XIII, 1894, fasc. 2.° Processo verbale dell’ Adunanza tenuta in Massa-Marittima il 19 settembre 1894. Ved. pag. 166-168. — 116 —- notizia alla Società Geologica italiana nell’ Adunanza generale, tenutasi in Lucca il 19 settembre 1895, facendo rilevare come il ritrovamento di altri due esemplari venisse a convalidare sempre più la supposizione che quella specie vivesse ancora nella parte australe del nostro mare (1). Nelle stagioni estive degli anni successivi, 1896 e 1897, (1) Meli R., Ancora sugli esemplari di NepTuNEA sINISTRORSA Desh. (Fusus) pescati sulla costa di Algeri. Roma, 1895, in 8.° con tav. Estr. d. Bollett. della Soc. Geolog. ital., vol. XIV, 1895, fase. 2.° Processo verbale dell’ Adunanza generale del 19 settembre 1895. Ved. pag. 302-306. Nell’estratto fu unita la tavola in fototipia, raffigurante i primi 4 esemplari di Neptunea, fino allora posseduti, ed un esemplare della mede- sima specie, fossile del post-pliocene medio di Ficarazzi presso Palermo pel confronto.La stessa tavola fu fatta ancora riprodurre e trovasi annessa alla presente nota. Alle sopra citate due comunicazioni rimando il lettore per maggiori dettaglî e notizie sulla Neptunea sinistrorsa. Non voglio quì ripetere quanto già ne scrissi in proposito, perchè ta- luno potrebbe subito rilevarlo e farmene addebito. Ciò che, del resto, già si è verificato. Un noto critico, -—- che mi fa l'onore di leggere i miei scritti e di assoggettarli ad uno studio paziente, minuzioso, indefesso, accanito, ma per lui assai proficuo, quantunque non sia certo eseguito con mente serena ed imparziale, — trovava a ridire — con quella forma di linguaggio, che deve essergli abituale e che rispecchia l’animo suo — perchè in uno dei miei lavori avessi riprodotto, per maggiore chiarezza, le idee e le parole di una mezza pagina edita, anni avanti, in altra mia memoria. Eppure, diceva Mirabeau: « Conviene sempre abbondare in chiarezza, anche ripetendo le cose giò dette »! Ma, il critico esimio, che mi ascriveva a colpa l'aver ricopiato un pic- colo brano di roba mia, ristampava, offrendo uno strano esempio di incoe- renza, per oltre 150 pagine negli Allegati di un suo libro, numerosi scritti di altri autori, editi e ben conosciuti, senza che vi fosse alcuna seria e plausibile causa per tale inutile e non necessaria riproduzione. È però vero, che in tal modo si aiutarono l’ industria tipografica e libraria, e che venne aumentata considerevolmente la mole del suo libro. È giusto il caso di dirgli: « Medice, cura te ipsum, cerebrumque tuum >. Ma, oramai è tempo di non più occuparsi del critico preclaro ed esimio; d’ ora in poi, non devo rilevare qualunque cosa dica o faccia dire, lascian- dolo, inavvertito, cuocersi, come dicono a Roma, nella sua acqua. CE, TTI RE e IT — 117 — potei procurarmi alcuni altri esemplari della predetta specie, aventi il medesimo aspetto e la medesima provenienza. Finalmente nell'agosto, testè decorso, potei avere altri dieci guscî della Neptunea sinistrorsa insieme a varî molluschi provenienti dal mare Algerino, raccolti nella pesca delle spugne e dei coralli dell’anno corrente. Con questa ultima acquisizione ho potuto riunire ben 18 esemplari del predetto gasteropodo (1). : Gli ultimi dieci esemplari, or ora avuti, presentano or- namentazione, colore, facies ed aspetto analogo agli altri già posseduti. Soltanto in generale sono meglio conservati e di maggiori dimensioni degli esemplari precedenti. Alcuni di essi hanno i primi giri della spira ben mantenuti (2) ed il peristoma è intatto nel suo margine, talvolta lamellare. Il maggiore degli esemplari, ora acquistati, misura una lunghezza di mm. 98, ed una larghezza massima, presa sul- l’ultimo giro, di mm. 49. Gli altri guscî misurano dai 90 ai 95 mm. nella lunghezza. Riguardo. .all’ ornamentazione, ho fatto confronto degli esemplari freschi con quelli fossili del post-pliocene medio di Ficarazzi presso Palermo ed ho rilevato che la striatura è più grossolana nei primi, mentre il guscio è più robusto e spesso, che non negli esemplari fossili. Tutte le conchiglie sono vuote nell'interno e presentano brani di sostanze organiche secche ed alterate. Sopra quattro dei 10 ultimi esemplari si trovano aderenti alcune colonie di Briozoi nei primi giri della spira. Le co- lonie non sono molto estese, ma ben conservate. Si riferiscono (1) Anche il dott. De Angelis in quest'anno comperò in Anzio alcuni esemplari della specie in parola; ma, a lui fu detto che provenivano dalla pesca del corallo, eseguita a Sciacca. Del resto, provengano da Sciacca, o dalla costa di Algeri, sempre si trovarono nella parte meridionale del bacino occidentale del Mediterraneo. (2) Come è noto, molta importanza si dà oggi ai primi giri (embrio- nali) della spira nei Gasteropodi. Cfr. Watson, Report on the Scaphopoda and Gasteropoda collected by H. M. S. Challenger, during the years 1873-76. Nel Report on the scient. results of the explor. voyage of H. M. S* Challenger. Vol. XV. ZooLogy. — 1138 — alla Schezoporella linearis Hass. ( Lepralia), ed alla Schizo- porella unicornis Johnston ( Lepralia), le quali due specie sono viventi nel Mediterraneo. Insieme agli ultimi esemplari di MNeptunea, ho pure ac-o quistato i seguenti molluschi, raccolti nella pesca del corallo e delle spugne, con provenienza, sia dalle coste d’ Algeri, sia da Sciacca (1). 1. Terebratula vitrea Born ( Anomia). Sei esemplari completi, che si riferiscono alle due varietà, dilatata e subquadrata, indicate da quell’esimio maestro di conchigliologia mediterranea, che è il ch. mar- chese Allery di Monterosato, nel suo interessante lavoro: Enumerazione e sinonimia delle conchiglie mediterranee, Parte 1.2 (2), lavoro, che spesso consulto ed a cui ricorro fre- quentemente per la nomenclatura delle specie mediterranee. 2. Crania turbinata Poli ( Anomia). Tre esemplari attaccati ad un grosso tronco di Den- drophyllia ramea Lin. ( Madrepora), incrostata da tubi di Serpule e di Vermetus. 3. Terebratulina caput-serpentis Lin. ( Anomia). 4. Megerlia truncata Lin. ( Anomia). Tre individui bivalvi. 5. Ostrea cochlear Poli. Alcune valve inferiori di color bianco, di mediocre grandezza, aventi affissi, all’ esterno dei guscî, rami di Corallium rubrum Lamk. (1) Anni fa, nel 1883, da un marinaio, che si trovava in Anzio, sopra una manaîde (barca, che fa la pesca delle sarde e delle alici) e che aveva preso parte in quell’anno alla raccolta del corallo, mi procurai una quan- tità di piccole ed interessanti specie di molluschi, per lo più gasteropodi, raccolti tra Sciacca e Pantellaria. Avendone indicate alcune specie al dott. Del Prete, egli le introdusse nel suo catalogo, pubblicato nel Bullett. della Soc. Malac. italiana, Avuno 1883, vol. IX, pag. 254-265, col titolo; Conchiglie coralligene del mare di Sciacca. Aggiunte del dott. R. Del Prete a due articoli del march. A. Di Monterosato. (2) Nel Giornale di scienze naturali ed economiche. Palermo, vol. XIII, 1878. VT, e — 119 — 6. Arca ( Anadara) Polii Mayer = A. diluvii Weink. et auct. (non Lamk., secondo Monterosato). Un buon esemplare dalle due valve. 7. Anaitis crsina Linn. ( Venus). Un’ esemplare con rami di corallo rosso, impiantati sull’ esterno delle valve. 8. Cardium hians Brocc. Due belli esemplari bivalvi e due valve isolate. 9. Ranella gigantea Lamk. i Un grande esemplare. 10. Triton succinctum Lamk. Un giovane esemplare (1). 11. Latiaxis Benoiti Tiberi ( Murex) (2). - Sette grandi e buoni esemplari. 12. Pseudomurex lamellosus Ph. ( Fusus). Quattordici grandi esemplari per lo più bianchiccî. 13. Pseudomurex bracteatus Brocc. ( Murea:). Un’individuo di mediocre grandezza. 14. Murex_(cfr. imbricatus Brocc.). Un’ esemplare di colore bianco sporco, come i prece- denti individui di Muricidi, di dimensioni minori di quello figurato nell’ Atlante del Brocchi (Conch. foss. subap., 1814, Tav. VII, fig. 13. Ved. Vol. II, pag. 408, n. 25). 15. Murex ( Ocenebra) Hanley Dautzenb. Due esemplari di questa bella specie. (1) Ebbi un bellissimo individuo di Triton corrugatum Lamk., col- l’animale vivo, preso nella rada di Anzio, misurante mm. 125 nella lun- ghezza della conchiglia. i Dalla pesca, che le paranze fanno giornalmente lungo la costa romana, avendo a punto di partenza e di ritorno il porto di Anzio, si potrebbe ot- tenere un ricco materiale di molluschi vivi, importante per lo studio della fauna conchigliologica della provincia di Roma. (2) Io non so se tra i sinonimi della Latiazis Benoîti Tib., debba segnarsi la L. elegans descritta e figurata dall’ Angas (Angas French G., Description of a new species of Latiaxis. Nei: Proceedings of the Zool. Soc. of London, January 15, 1878, pag. 74, tav. V, fig. 1-2), la cui prove- nienza è sconosciuta. Parmi fuori di dubbio, che la forma sia assai vicina a quella vivente nel Mediterraneo. — 120 — 16. Coralliophila Meyendorffii Calcara ( Murea). Otto grandi esemplari. 17. Hadriana Brocchiî Monteros. ( Trophon). = Fusus crati- culatus auct. (n. Brocc.). Cinque esemplari, dei quali tre spettanti alla var. major Monteros. 18. Pseudofusus rostratus Olivi ( Murex ). Un’ esemplare conviene colla var. carinato - spinosa; altro esemplare è della var. major; due esemplari della var. minor; due altri esemplari non hanno carena nella parte superiore degli anfratti, e presentano forti coste lon- gitudinali, parallele all’ asse della conchiglia. L'aspetto di questa forma ricorda quella fossile, conosciuta nel neogene italiano col nome di Fusus cripsus Bors. (1). Ancora un’esemplare, che tende al Fusus cinctus Bell. e Michtti, senza costole longitudinali nell'ultimo anfratto (2). 19. Purpura haemastoma Lin. ( Buccinum), var. Molti esemplari vidi presso il marinaio, che disse di averli raccolti a Bugia (Bougie), in provincia di Costan- tina, nell’ Algeria. Gli esemplari sono di mediocre grandezza; il mag- giore ha la lunghezza di mm. 45. È una bella varietà presentante nell’ ultimo giro due serie di tubercoli nodo- siformi con due cordoncini nel basso dell’ anfratto. 20. Cassidaria ( Morio) echinophora Lin. ( Buccinum). Un grande e bell’esemplare, della lunghezza di mm. 100. Nell'ultimo anfratto presenta quattro serie di tubercoli (3). 21. Buccinum Donovani Gray. Un solo esemplare, alquanto logorato, misurante in lunghezza mm. 78, con spira assai allungata, con coste (1) Bellardi L., I moll. dei terr. terz. del Piemonte e della Liguria. Parte I, 1872, pag. 130, tav. IX, fig. 2. (2) Bellardi L. e Michelotti G., Saggio ortttograf. sulla classe dei Gasteropodi foss. nei terreni terz. del Piemonte, 1840, pag. 12, tav. I. fig. 15. Bellardi L., I mol!. d. terr. terz. (op. cit.), Parte I, pag. 130, var. B. (3) Questa specie, in esemplari più piccoli, si trova abbondante nella rada di Anzio e ne ho avuto buoni individui con l’ animale vivo. cei buicanicneà ae I — 121 — flessuose nei primi 6 anfratti, le quali mancano nell’ ul- timo. Forma affine, ma diversa dal Buccinum undatum Lin., che non vive nel Mediterraneo (1) e che è una forma più gonfia ed inflata. 22. Buccinum Humphresianum Bennet, var. ventricosa = DB. ventricosum Kiener, non Lamk. (2). Sette esemplari; dei quali quattro freschi e ben man- tenuti (di cui uno giovane), e tre altri logorati. Il mag- giore degli esemplari freschi misura mm. 73 in lunghezza. I tre esemplari obliterati e corrosi, offrono lo stesso co- lore ed il medesimo aspetto delle conchiglie della Neptunea ; sì direbbero, tutti tre, quasi subfossili. 23. Cancellaria cancellata Lin. ( Voluta). Un grande esemplare. 24. Calliostoma zizyphinus Lin. ( Trochus). Un’ esemplare. 25. Cypraea pyrum Gmel. var. Quattro esemplari, piccoli, ma adulti; dei quali tre pre- sentano fascie trasversali cenerognole e righe ondulate tra le due fascie; rassomigliano, per l’ornamentazione, alla Cypraea (Luponia) zig-zag Lin., vivente nelle Molucche, ed alla C. (Luponia) undata Lamk., pure vivente nel- l'Oceano ‘Indiano. A queste specie si potrebbe aggiungere la Xenophora me- diterranea Tiberi, non avuta con i molluschi del presente elenco, ma, che acquistai insieme ai primi esemplari di Neptunea nel 1894 (3). Oltre questi molluschi, ho preso campioni di fondo ma- rino, risultanti dall’impasto di rami di Cladocora caespitosi (1) Monterosato A., Relazione fra î molluschi del quaternario di Montepellegrino e di Ficarazzi e le specie viventi. — Nel Bollett. d. Soc. di Scienze nat. ed economiche di Palermo, 1891. (2) Monterosato A., Enumer. e sinonimia d. conch. med. (op. cit.). Ved. pag. 39. (3) Meli R, Sopra due esemplari di NePTUNEA, mem. cit., Ved. Boll. d. Soc. Geolog. ital., vol. XIII, 1894, fasc. 2.°, pag. 167. — 122 — Lin. (Madrepora), Oculina virginea Lamx. = Amphihelia ocu- lata Lin. (Madrepora), Corallium rubrum Lamk., con Brachio- podi | Zerebratulina caput-serpentis (Lin.), Megerlia truncata ( Lin.)], a valve chiuse, nei vacui lasciati dai rami dei coralli e dai tuberi di Lithothamnium. Campioni di Lophohelia prolifera Pallas ( Madrepora). Quantunque non possa aversi la certezza che le indicate specie provengano tutte dalla località, ove furono raccolte le Neptunee, pur tuttavia il complesso della piccola fauna indica chiaramente che sono proprie della parte sud del bacino occi- dentale del Mediterraneo, nel quale dovrebbe trovarsi vivente la Neptunea sinistrorsa. L’aver poi potuto riunire 18 esemplari di questa specie dimostrerebbe che in quei paraggî non dovrebbe essere rara. Un fatto consimile a quello, che ora si verifica per gli esemplari mediterranei della .N. sinistrorsa (Desh.), è acca- duto per la N. contraria (Lin.), vivente sulle coste francesi dell’ Atlantico, alla quale forma parecchî conchiologi riportano anche la N. sinistrorsa. Difatti, Fischer scrive che un grande numero di guscî di N. contrarta (Lin.) sono ammassati sulle coste della Gironda e della Charenta inferiore (1), ma, che egli non l’ebbe mai con l’animale, quantunque la maggior parte delle specie, con le quali si trova associata, fosse stata pescata con l’animale. È proprio il caso identico agli esemplari mediterranei di N. sinistrorsa. Qualche notizia sull’ habitat di questa specie, suppongo che debba trovarsi nell’ opera di Deshayes G. P., Histotre na- turelle des mollusques de l Algerie, Paris, 1846-50, in fol. con atlante di 150 tav. colorate Ma, io non ho potuto consultarla, non possedendola nella mia privata biblioteca, nè avendola trovata in alcuna delle varie biblioteche pubbliche e degli Istituti scientifici di homa. (1) Fischer P., Note sur les espèces du genre Fusus, qui habitent les còtes océaniques de la France. Nel Journal de Conchyil., 3.9 série, tom. VIII, n. 1. Paris, 1868, pag. 36. A RRSIEIA EPARTI TT Le CRA Mg IRE — 123 — Nelle due mie precedenti note sono nominati gli autori, che menzionarono la N. sînistrorsa, sia come vivente, che come fossile. Tra coloro, che ne parlarono come vivente, ricordo sola- mente: Deshayes (1830, 1839-57 (1), 1343, 1844-5/)), Potiez e Michaud (1836), Kiener (1839), Nyst (1843, 1881) (2), Wood S. (1848, 1872) (3), Weinkauff (1862, 1873), Hidalgo (1867), Fi- scher (1868), Seguenza (1873, 1874), Dollfus (1883) (4), Kobelt » (1) Deshayes rappresenta la N. sinistrorsa nella tav. CIX, alla fig. 8 del suo Traité élement. de conchyl., il quale fu pubblicato dal 1839 al 1857. Nel 1864 fu poi completato l’ indice delle tavole. Altra figura della N. sinistrorsa è data da Kiener Spec. des coquilles vivantes, dispensa 50, 1839, tav. XX, fig. 1. Ma, Kiener mette il F. sini strorsus tra i sinonimi della N. contraria ( Lin.). (2) Nyst nella Descript. d. coquill. et des polypiers foss. des terr. tert. de la Belgique, 1843, parlando del Fusus contrarius, fossile nel Crag d’ Anversa, scrive: « L'on ne doit pas confondre avec cette espèce, ainsi que e l’a fait M. Kiener dans son Zconogr. d. cog. vivantes, le F. contrarius « Philippi, qui est le F'usus sinistrorsus Desh. ». (Vedi pag. 500). Nella pagina precedente (pag. 499) dice che la specie fu rinvenuta fossile a Pa- lermo ed a Sciacca e vivente a Barcellona, secondo Michaud. Ma, nella Conchyl. d. terr. tert. d. Belgique, 1881, pag. 14-15, riunisce le due forme. (3) Wood S. W. segna dubitativamente il Yusus simistrorsus tra i sinonimi del 7'rophon antiquus nel Tom. I (1848), Univalves, pag. 44 della sua Monograph of the Crag Mollusca; ma nel Supplement to the Crag Moll. comprising testacea from the upp. tert. of the East of England, (Parte I, Univalves, 1872) scrive così, alla pag. 20: « Fusus sinistrorsus « Lam. is now an inhabitaut of the Mediterranean Sea, and it is also a « fossil in the newer tertiaries of Sicily, and this may be a descendant of « the older form of the Walton Crag sea. I can perceive no difference suffi- « cient to constitute the editerranean shell a different species from the « Crag fossil ». (4) Dollfus propende con Wood, Paetel, Kobelt, Carus, Nyst, ecc., a riguar- dare la N. sinistrorsa come identica alla N. contraria. ( Dollfus G., Nomen- clature critique du Trophon antiquus. Neptunea antiqua L. sp. (Murex). Bruxelles, 1883, in 8.° Estr. d. Bull. de la Soc. Malacolog. de Belgique, tom. XVIII, 1883. Ved. pag. 8 dell’ estr. ). Anche Kobelt in Carus J. V., Prodromus faunae mediterraneae, sive descript. anim. marîs Medit. incolarum, Vol. II, pag. 400, n. 1, segna il — 124 — (1885, 1888), Paetel (1888-89) (1), Carus (1890), Monterosato (1891). Come fossile fu citata: nel post-pliocene di Ficarazzi e di Sciacca e fu indicata da Philippi (1836, 1844), Nyst (1843, 1881), Monterosato (1872, 1877, 1891), Seguenza (1873), Neumayr (1887); nel pliocene di Messina e nell’ Astiano di Santa Cristina a Reggio-Calabria (2), segnata dal Seguenza (1874, 1875, 1879-80). È sperabile che la cattura di qualche esemplare con l’ani- male vivo risolva definitivamente la questione sulla attuale esi- stenza della Neptunea sinistrorsa (Desh.) nel nostro mare. Anzio, 10 settembre 1898. Fusus simistrorsus Desh. come sinonimo della Nepiunea contraria (Lin.) e pone la specie vivente sui lidi della Spagna, a Barcellona (secondo Mi- chaud) ed in Sicilia (secondo Fischer). Così anche Weinkauff scrive alla nota ultima della pagina 7 del suo Catalog der im europ. Faunengeb. lebend. Meeres-Conchylien. Creuznach, 1373. (1) Paetel Fr., Catalog der Conchyl. Samml., 4% edizione, 1888-90, Parte I, pag. 39 dice che la « N. sinistrorsa Desh. ist. contraria Lin. ». (2) Da alcuni la formazione di Santa Cristina è riportata al post- pliocene inferiore. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA IV Neptunea sinistrorsa Desh. (Fusus). Fig. 1, 2, 3, 4. — Esemplari freschi provenienti dalla costa di Algeri acqui- stati negli anni 1894 e 1895. » 5. — Esemplare fossile del post-pliocene medio di Ficarazzi presso Palermo (Sicilia ). Le figure sono in grandezza naturale. te da see GIOVANNI MICHELOTTI Il 21 dicembre 1898 si spegneva in S. kemo, quasi dimen- ticato, Giovanni Michelotti nella tarda età di 84 anni. Nato a Torino nel 1814 da una illustre famiglia, già se- snalatasi per alcuni suoi membri sia nella scienza idraulica sia nella chimica, Giovanni Miche- lotti conseguì giovanissimo la laurea in giurisprudenza, ma ben presto i numerosi ed interessanti fossili ma- rini che egli andava raccogliendo nelle passeggiate intraprese sui colli torinesi in compagnia degli amici, pure avvocati, che furono Luigi Bel- lardi e Bartolomeo Gastaldi, nouchè col Cav. di Rovasenda, diedero ai suoi studi un indirizzo ben diverso da quello di prima, tanto che appena ventiquatrenne il Michelotti pubblicava un Cenno sulla Geo- logia del Piemonte ed un importante lavoro sulla Zoofitologia terziaria piemontese; si succedevano quindi rapidamente i suoi studi paleontologici sui Brachiopodi, sugli Acefali, sui Gaste- ropodi, sui Cefalopodi, sui Foraminiferi, ecc., mentre pure non veniva trascurata da Lui, la Geologia, di cui anzi pub- blicava un compendio assai pregiato per i suoi tempi. Intanto il Michelotti, entrato nella Segreteria (ora Mini- stero) di Agricoltura e Commercio del Regno di Sardegna, veniva applicato al ramo miniere, come il più consono alle sue inclinazioni e vi percorreva regolare carriera sino a dive- nire capo-sezione. — 126 — Nel 1847, avendo già ormai radunato e studiato una ma- gnifica collezione paleontologica del miocene piemontese, il Michelotti potè pubblicare quella descrizione dei fossili mio- cenici che costituisce forse il suo più importante lavoro. Ma lo studio dei Corallari che primi l'avevano attirato nel 1838 lo spinse ancora ad intraprendere nell'inverno 1854-55 un lungo viaggio alle Antille; quivi egli col Duchassaing vi- sitò specialmente l'Isola di Cuba e la Guadalupa, facendovi numerose osservazioni biologiche e paleontologiche e radu- nando quella richissima collezione di corallari che formò og. getto di due sue importanti Memorie e che venne poscia do- nata al Museo Zoologico di Torino. Col 1861, cioè colla pubblicazione dello studio sui fossili oligocenici dell’Italia settentrionale, si può dire che si chiuse il periodo più importante e proficuo della vita scientifica di Giovanni Michelotti. Infatti in seguito il suo amico Bartolomeo Gastaldi, che si era dato allora con entusiamo alla decifra- zione della Geologia delle Alpi Piemontesi, aveva bensì cercato di trascinarlo in tale via e di averne quegli aiuti paleontologici che egli comprendeva essergli tanto necessari, ma il Miche- lotti per quanto cercasse di assecondare tali idee con ripe- tute escursioni e ricerche nelle Alpi Marittime, trovandosi già sessantenne, in un campo di studi per lui quasi nuovo, non vi riuscì come si sperava. La morte dell’ottimo amico B. Gastaldi e varie altre cause lo staccarono sempre più dagli antichi studi, per cui nel 1880, per consiglio di Q. Sella, si decise a donare al Museo geologico dell’ Università di Roma la sua grandiosa raccolta paleontologica ricchissima di esemplari e preziosissima anche per contenere la maggior parte degli ori- ginali su cui furono fondate le tante specie nuove descritte nei suoi diversi lavori; per così splendida donazione il Miche- lotti fu insignito della Commenda della Corona d’Italia. In tale occasione egli rimase circa 2 anni a Roma per riordinare detta collezione, poi andò a stabilirsi a Napoli, quindi a Ca- serta, poscia a Pinerolo e finalmente a S. Remo dove chiuse placidamente la sua lunga carriera. L’ essere il Michelotti esordito così precocemente ed atti- vamente nella vita scientifica ci spiega come egli sia stato — 127 — assai presto e largamente conosciuto nel mondo della scienza; infatti già verso la metà del secolo lo troviamo Membro di numerose società scientifiche sia italiane, sia specialmente straniere, come quelle di Bordeaux, della Normandia, di Haar- lem, di Bonn sul Reno, del Wùrtemberg, di Kelso e di Ber- wickshire in Scozia, di Dublino, di Leeds, di Plymouth, di New-York, ecc. Splendido mattino a cui corrispose un ben tranquillo tramonto! » FEDERIGO Sacco. Bibliografia. 1838. Specimen Zoophytologiae diluviane (8.° Augusta Taurinorum con 8 Tavole). i » Geognostische-Zoologische Ansicht iber die tertiàren Bildungen Pie- monts (Neues Jarhbuch fur Mineral. Geol. und Palaeont. 8.° Berlin ). 1839. Una tavola isolata, disegnata da Sowerby (Malacolocical and Con- chiological Magazin. 8.° London). » Brevi Cenni di alcuni resti della Classe dei Brachiopodi ed Acefali trovati fossili in Italia (4.° Ann. d. Sc. del Regno Lomb. Veneto, Vol. IX, Venezia). i » Comunicazione sul rinvenimento di Thecidea, di Pyrgoma e di Pol- licipes nel Miocene dei Colli torinesi (8.° B. S. G. F., 1.° Serie, Vol. X, p. 140). 1840. Indice ragionato di alcuni Testacei di Cefalopodi fossili in Italia, nella Savoia e nel Contado di Nizza (4.° Ann. d. Sc. del Regno Lomb. Veneto, Vol X, Venezia). » Rivista di alcune specie fossili della famiglia dei Gasteropodi (Ann. 4.° d. Sc. d. Regno Lomb. Veneto, Milano). » con L. BeLLarpi. Saggio orittografico sulla Classe dei Gasteropodi fossili dei terreni terziarii del Piemonte (4.° Mem. R. Acc. Sc. Torino, Serie II, Vol. III, con 8 Tavole). 1851. Monografia del genere Murex, ossia enumerazione delle principali spe- cie dei terreni sopracretacei dell’ Italia (4-° Ann. d. Sc. d. Regno Lomb. Veneto, Vicenza, con 5 tav.). » De Solariis in supracretaceis Italiae stratis repertis (4.° Trans. of the Roy. Soc. of Edinburg, Vol. XV, parte 1.° con 1 tav.). Mila ‘TITANI — 128 — 1851. Monografia degli Echinidi fossili del Piemonte proposta dal Dott. E. Sismonda » (Giornale d. Sc. med., Luglio, Torino). » Saggio storico dei Rizopodi caratteristici dei terreni sopracretacei (4.° Mem. Soc. ital. delle Scienze residente in Modena, Vol. XXII, con 3 tav.). 3; » Brevi Cenni sullo studio della Zoologia fossile { Giornale « L'Eridano », Luglio, Torino). 1843. Osservazioni in (Malacological and Conchiological Magazine, II, London). 1846. Osservazioni in (8.° Neues Jahrbuch v. Leonhard und Bronn, Berlin). » Introduzione allo studio della Geologia positiva (8.° Torino). 1847. Combustibili minerali. Cenni sulla Lignite e sulla Torba (8.° Torino). ». Description des Fossiles des terrains miocènes de l’ Italie septentrio- nale, ou Précis de la faune miocène de la Haute Italie (4.° Mem. Soc. Zoll. d. Sc., Haarlem, con 17 tav.). 1851. Lettera sul terreno terziario della Valle della Bormida (8.° B. S. G. F., 2.* Serie, Vol. IX, p. 13). 1855. Osservazioni in (B. C. G. F., 2.* Serie, Vol. XII, p. 510). » Comunicazione sui Fossili dei Calcari di Avana nell’ Isola di Cuba (B. S. G. F., 2.° Serie, Vol. XII, p. 676). d 1861. Études sur le Miocène inferieur de 1° Italie septentrionale (4.° Mém. Soc. Zoll. d. Sc., Haarlem con 16 tav.). » Description de quelques nouveaux fossiles du terrain miocène de la Colline de Turin (8.° Revue et Magazin de Zoologie, Paris, con Letav.) » con P. Ducnassarne. Mémoire sur les Corallaires des Antilles (4.° Mem. R. Acc. Sc. Torino, 2.* Sorie, Vol. XIX con 10 tav.). 1866. con P. Ducnassarne. Supplément au Mémoire sur les Corallaires des Antilles (4.° Mem. R. Acc, Sc. Torino, 2.* Serie, Vol. XXIII con 11 tav,). 1871. Correzioni ed Aggiunte in E. Sismonpa. Materiaux pour servir è la Paléontologie du terrain tertiaire du Piemont, 2.° Partie « Proto- zoaires et Célentéres » (4.° Mem. R. Acc. Sc. di Torino, 2.8 Serie, Vol. XXV con 10 tav.). 1875. in B. {GasranpI. Sui fossili del Calcare dolomitico del Chaberton (Alpi Cozie) studiati da G. Michelotti (8.° Atti R. Acc. Lincei, Serie 2.°, Vol. III, Roma, con 1 tav.) e (B. R. C. G.L, Vol. VI, Roma con l tav.). I 1877. in B. GastALpi. Su alcuni fossili paleozoici delle Alpi Marittime e dell'Appennino ligure studiati da G. Michelotti (4.° Mem. R. Accad. Lincei, Serie 3.%, Vol. I, Roma con 3 tav.). 0, us Bron Mann n( della Far- i BULLETTINO SOCIETA MALACOLOGICA ITALIANA VOLUME XX Fogli 9-13 3, pubblicati il 1.0 Settembre 1899 con due tavole PISA SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA 1899. ha Sh Ù TAN vi foato 1 vi Pec N i sà È i BOLLETTINO DELLA SOGIETÀ MALAGOLOGIGA ITALIANA Vol. XX. . Dort. P. RICCARDO UGOLINI IL PECTUNCULUS GLYCIMERIS Lin. E | IL PECTUNCULUS INSUBRICUS Brocc. DEL PLIOCENE ITALIANO A tutti in genere coloro che si occuparono di conchiglio- logia pliocenica è noto certamente quanto poco sia stata fino ad ora conosciuta una vera e propria distinzione delle forme di Pectunculus che si racolgono oggi nelle formazioni plioceniche italiane, ragione per cui ci avviene non di rado di riscontrare, talora confusamente riuniti individui che appartengono in realtà a specie distinte, talaltra invece separate forme evidentemente simili e pertinenti senza dubbio ad un medesimo tipo. Altri prima di me accennarono all'idea di risolvere una tale questione e di eliminare, sia pure anche in parte, quelle difficoltà alle quali non può certo sottrarsi chiunque, per poco novizio, voglia accingersi allo studio di forme, come queste tanto variabili; e ne fanno fede discussioni pregevolissime del DE STEFANI (1), del PANTANELLI (2) ed una interessantissima me- moria del De GREGORIO (3), per ricordar solo le più recenti. Ma per quanto essi non poco abbiano cooperato e contribuito allo scopo, nondimeno, come giustamente osserva il PANTA- (1) Notizie sopra alcuni molluschi pliocenici del Poder Nuovo presso Monterufoli. Boll. Soc. Mal. it., II, pag. 9. Pisa, 1876. (2) Lamellibranchi pliocenici. Boll. Soc. Mal. it., XVII, pag. 129. Pisa, 1892. (3) Sul gen. Peciunculus e precisamente sulle specie viventi medite- ranee e fossili nel Terziario supertore. 9 — 130 — NELLI, non sempre la questione fu ricondotta nei suoi veri ter- mini, e tutt'oggi rimane insufficientemente chiarita. Avendo io avuto la possibilità di studiare un numero ab- bastanza notevole di Pectunculus pliocenici, provenienti dalle formazioni di Siena, di S. Miniato, della valle dell’ Era e di non poche altre località, volli tentare se, sottoponendo questi ‘esemplari ad un'accurata e minuziosa osservazione, avessi po- tuto determinare dei limiti a ciascuna specie, e fissare dei dati caratteristici costanti, mediante i quali definirne nettamente le differenze e favorirne la distinzione. A tale scopo ho fatto del mio meglio onde stabilire per le moltissime forme di Pectunculus citate dagli autori per il pliocene d’ Italia, a quale delle due uniche specie, da me riconosciute, debbano precisamente riferirsi; e di fare, nel mi- glior modo possibile, la descrizione di ciascuna, basandomi su poche particalarità, ma sostanziali, tassative e men che si possa variabili. Dopo un lavoro, non senza fatiche notevoli portato al suo termine, parve a me d’aver raggiunto in gran parte la meta, ed in questa nota appunto ho creduto non affatto inutile esporre il modesto resultato delle mie osservazioni. Secondo il prof. PANTANELLI (1) altre specie non debbono riconoscersi nel pliocene italiano, all'infuori di quelle da lui stesso ammesse, e cioè il P. Lilosus il P. Glycimeris ed il P. Insubricus. Ma, come ho già detto, non credo più attendibile ‘oggi una separazione assoluta delle due forme prima citate; ed in vero se noi, per meglio esaminare la questione fino dalle sue origini, ritorniamo alle descrizioni che ne diedero suc- cessivamente Linneo, BRUGUIÈRE, LAMARCK, PoLI, e poi anche Woop, HoERNES, FONTANNES, KOBELT, ecc., per l'una e per l’altra, ‘e facciamo un confronto tra le diagnosi date da ciascuno di essi, o per una soltanto di quelle, o per ambedue separata- mente, prescindendo per un momento da tutti gli altri carat- teri che possono trovarsi comuni a tutte e due le specie, pos- siamo senza difficoltà dedurre da questo esame comparativo che, mentre la specie distinta col nome di Pil/osus presenta. (1) Op. cit. Ten RE TOT. OT — 131 — quasi sempre un contorno press'a poco. equilaterale, quella designata col nome di G/ycimeris ha in complesso una forma visibilmente inequilaterale. Ma questa differenza non è sempre costante, e ricordo benissimo di avere osservate delle diagnosi relative alla descrizione di queste due specie, nelle quali, contrariamente a quanto più sopra abbiamo constatato, si de- serive come inequilaterale e trasversa la forma del P. Pilosus, mentre invece si attribuiscono caratteri di orbicularità ed equilateralità alla forma del P. Glycimeris. E, tanto per ripor- tare una almeno di queste diagnosi, si può osservare che lo stesso Kobelt parlando del P. Pi/osus ne fa la descrizione se- guente: « P. testa orbiculata, fransversa subaequilatera ecc. ». Credo quindi di poter giustamente ritenere che quest’ unica differenza, cioè quella dell’inequilateralità, messa in rilievo nel vocabolo transversa essendo, così poco sostanziale e d’altronde anche assai poco costante, come testè ho fatto rilevare, può, a parer mio, non costituire un carattere spiccatamente spe- cifico, ma soltanto venir considerata come la prova più evi- dente di uno di quei tanti mutamenti individuali secondari che subisce gradatamente una specie tipica per adattarsi alle alle nuove condizioni dell’ambiente, in parte o intieramente mutato. Stando le cose in questi termini, io credo che un ca- rattere cosiffatto, lungi dal far parte di quella categoria di caratteri fissi e costanti che servono a dare il tipo ad una specie, non possa ritenersi capace di giustificare la separazione assoluta di due forme tanto affini e così strettamente collegate tra di loro. Sempre in seguito ad osservazioni accurate dei numerosi esemplari che ho potuto avere sott'occhio, sono andato conti - nuamente persuadendomi della verità di quanto più sopra ho asserito. Ed è perciò che, non senza prima riconoscere coscien- ziosamente tutto il valore e tutto il pregio, sopra ogni dire me- ritatissimo, dell’ opera magistrale del prof. PANTANELLI sui La- mellibranchi Pliocenici nella quale l’autore ammette la distin- zione delle tre forme già menzionate, ho riportato a due sol- tanto il numero delle specie di Pectunculus che si conoscono per le formazioni plioceniche italiane, ritenendo come specie buona il P. Insubricus Brocc., e riunendo in una sola le forme — 132 — Glycimeris e Pilosus degli autori sotto il nome unico di P. Glycimeris Linn., come quello che presso Linneo gode della precedenza sull’ altro. Pectunculus glycimeris Linn. (1766. Linneo. Arca gIycimeris. Systema Naturae — Edit. XII, p. 1143). 1766. Arca pilosa. ....... Linneo, Syst. Nat. Ed. XII, p. 1442. INVE DTA Poi, Test. utr. Sic. II, p.::138, tav. 25, fig. 17, 18. 1814. » DE BroccHi, Conch. foss. sub. II, p. 489. 1814. AnagnaA nare 0 BroccHI, Ibidem, p. 489. 1814. » nummaria..... BroccHI, Ibidem, p. 488, tav. XI, fig. 8. 1818. Pectunculus glycimeris . LAmARCK, Hist. nat. d. an. s. vert. II, p. 653. 1825. » pilosus . . . BLAINvILLE, Man. de Mal. et Conch. i tav. LXV, fig. 3. 1826. » » .... Payraneau, Cat. descr. d. Ann, et Moll. de l’Ile de Corse. p. 63. 1827. Arca glycimeris . . ... Brueurkre, Enc. Meth. I, p. 115. 1829. Pectunculus pulvinatus. MARCEL DE SERRES, Geogn. d. terr. terz. du midi de la France. p. 141. 1836. » » . GoLpruss, Petr. Germ. II, p. 160. 1836. » glycimeris. ParLipPi, En. Moll. Sic. I, p. 60. 1844. » » . Prinippi, Ibidem. II p. 44. 1848. » » . RequIEN, Cat. de coq. de l’ Ile de Corse. p. 28. 1857. » » . MenEGHINI, Pal. de l’ Ile de Sar- daigne. p. 649. 1863. » » . JerFREYS, Brit. Conch II, p. 166, tav. IV, fig. 4. 1864. » » . Conti, M. Mario e i s, foss. sub., p. 23. 1866. Axinea glycimeris. . . . 1866. 1868 1868. 1869. 1870. 1870. 1872. 1872. 1873. 1874. 1874. 1875. 1875. 1876. 1876. 1876. 1876. » pilosniri: to. tit . Pectunculus pilosus. . . » glycimeris . pilosus. . . glycimeris . pilosus. . . giycimeris . pilosus . . 9lycimeris . » 133 — BrusinA, Contr. faun. Moll. Dalm. ‘ Atti Soc. Real e Imp. Zool.-Bot. di Vienna, XVI, p. 102. Brusina, Ibidem. p. 102. WEINKAUFF, Conch. Mittelm. I, p. 183. MANZONI, Sagg. conch. foss. sub., p. 31. . AppeLIUS, Conch. de Mar Tirr: Boll. mali IT, pi 40: H6RNES (cum syn.), Die foss. Moll. d. Tert.-Beck. von Wien. II, p. 316, tav. XL, fig.1-2, tav. XLI, fig. 1-10. ApPPELIUS, Cat. d. conch. foss. Li- * vorn. Boll. Mal. it., ILE . MontERosaTO, Conch. foss. di M. Pell. e Ficarazzi. p. 28. MontERosaTo, Ibidem. p. 23. Cocconi, En. sist. Moll. foss. mioc. e pl. Parma e Piac. p. 326. . Foresti, Moll. foss. pl. d. coll. Bo- logn. II, p. 86. . SEGUENZA, Stud. d. strat. form. pl. d. Ital. mer. Boll. Com. Geol. it., V, p. 842. . MontEROSsATO, Nuov. racc. di conch. d. Medit. p. 11. . FucHs e BITTNER, Form. pl. d. Sira- cusa e Lentini. Boll. Com. Geol. it., VI, p. 293. . LocAaRD, Descr. d. faun. d. terr. tert. moy. de la Corse. p. 164. StozR, Terr. pl. dint. Girgenti. Boll. Com. Geol. it., VII, p. 21. . DE Giorgi, Not. geol. prov. Lecce. p. 249. . FoRESTI, P1. ant. d. Castrocaro. p. 48. 134 — 1877. Pectunculus glycimeris . Fiscurr, Pal. d. terr. terz. d. 1° Tle 1877. 1873. 1879. 1879. 1879. 1879-32. 1880. 1880. 1880. 1880. 1880. 1880: 1886. 1889. 1889. 1889. 1890. » » pilosus . . . bimaculatus glycimeris . » bimaculatus pilosus . . . glycimeris . pilosus. . . » giycimeris . de Rhodi. Mem. Soc. Geol. de Eranc., (ser: III ti p.t6 FiscHER, Ibidem. ser. III, t. L p. 16. DE STEFANI e PANTANELLI, Moll. foss. pl. di Siena. Boll. Soc. Mal. it., IV, p. 39. Parona, Pl. Oltrepò pavese, p. 92. . SartoRIO, Coll. S. Colomb. e i s. foss. p. 36. . TiseRI, Conch. Pomp. Boll. Soc. Mal. it., V, p. 143. FontannEs, Moll. foss. pl. du Rhòn et Rouss. II, p. 1783, tav. VI, fig. 134. SecuENZA, Form. terz. prov. Mes- sina, p. 282, 360. SeGUENZA, Ibidem. p. 282, 323, 360. BRUGNONE, Conch. pl. d. vic. d. Cal- tanisetta. Bol!. Soe. Mal. it., VI, p. 141. . SimonELLI, Dint. S. Quir. d’ Orcia. Boll. Com. Geol. it. XI, p. 209. ; Copri, Terr. Tab. Mod. edi s. foss. Boll. Com. Geol. it. XI, p. 227. . Stossica, Prosp. faun. mar. Adr. Boll. Soc. adr. Sc. Nat., V, p.172. . NEVIANI, Sui giac. cet. foss. Montel. Boll. Soc. Geol. it., V, p. 71 e 72. . Di StEFANO, Plioc. e Postpl. di Sciacca. Boll. Com. Geol. it., XX, Pil» Di Sterano, Ibidem. p. 95. . Sacco, Cat. pal. d. bac. tera. Piem. Boll. Soc. Geol. it., VIII, p. 335. CLEMENT Rep, The pl. dep. of Brit. Mem. of th. Geol. suerv. of th. Unded Kingdom, p. 272. — 135 — 1890. Pectunculus pilosus. .. CLemenT ReIiD, Ibidem. p. 272. 1691. » » +... Fucini, PI. Cerreto-Guidi e Limite. Boll. Soc. Geol. it., X, p. 76. 1892. » » . . + PANTANELLI, Lamell. pl. Boll. soc. mial: 16-, XVII, pi 129: 1892. » glycimeris . PANTANELLI, Ibidem, p. 129. 1895. » » . Foresti, Enum. brach. e Moll. plioc. d. dint. di Bologna. Boll. Soc. Mal. it., XVIII, p. 142. * 1895. » bimaculatus De FrancHIS, Moll. postpl. bac. Galat. Boll. Soc. Mal., XIX, p.52. 1898. » glycimeris . UeoLINI, Contr. A. stud. d. pl. bac. d. Era. Boll. Soc. Geol. it., XVII, p. 86. 1898. » pilosus . . . UGoLINI, Ibidem. p. 86. Testa variabile, subaequilatera, sed non minus saepe quoque inaequilatera; semper ideo aut orbiculari-rotundata, aut altiore vel longiore, vel transversa et obliqua; inflata, crassissima, maxime senioribus, compressa, gracilis quandoque subauricu- lata junioribus formis, apicibus subobtusis, angulo circiter 103°, incremento rapido, atque lamellibus plicibusque incrementi nu- merosis et versus marginem palliarem approximatis; natibus submedianis in subaequilateralibus, in inaequilateralibus eme- dianis, generatim inflatis, maxime in senioribus, paullo non- nunquam incurvis atque multo minus prominentibus ultra mar- ginem cardinalem. Area ligamenti latissima in senioribus, in junioribus angusta, arcuata superne, inferne directa, sublaevi aut striis laevibus horizontalibus, crebris, aequidistantibus multo proximis, vix notatis, occurrentibus striis alteris obliquis, convergentibus ad apices, parum profundis et minus propin- quis sulcata, et antiquorum dentium vestigiis laeviter ornata. Cardine latiusculo, inferne arcuato, directo superne, dentibus 5-25 continuis, acutis in junioribus; in senioribus pluribus, evanescentibus in medio aut nullis, sed fortibus prominulis, angulatis, subproximis plus minusve excavatis in lateribus; 10-20 antice, 10-15 postice. Superficie externa valvarum a striis radiantibus subtilissimis distantibus ac impressis in medio, — 136 — perpropinquis ac subtilissimis ad latera et ad nates, longitu- dinaliter sulcata et linaeis incrementi maxime ad marginem palliarem prominentibus et perproximis transverse ornata. Su- perficie interna laevigata; margine palliari valde arcuato, ac. in senioribus incrassato, crenulato; crenulis 30-70 superne gra- datim evanescentibus. Impressionibus muscularibus profundis inaequalibus: an- tica subtrigona, postica orbiculari rotundata. Altitudine (diam. long.) 0... 0. em 13-15 Latitudine (diam. transv.) . ..... » 13-15 Crassitudine (valv. conjunct.). . . . . » 8-10,5 Aspetto generale della conchiglia. — Conchiglia di forma variabilissima, talvolta equilaterale, talaltra inequila- terale; nell’un caso e nell'altro però, o perfettamente orbicu- lare arrotondata, o più comunemente sviluppata, ora nel senso dell'altezza, ora in quello della lunghezza, ora infine in quello intermedio a queste due; ed in questa condizione la conchiglia presenta una forma visibilmente obliqua e trasversa. È quasi sempre molto rigonfia e di notevole spessore negli individui molto sviluppati; più depressa e notevolmente sottile nei giovani. Angolo apiciale. — Un carattere abbastanza notevole e per il quale il P. Glycimeris differisce alquanto dal P. Insu- bricus è il valore dell’angolo apiciale. Questo varia all'incirca dai 99° ai 108°; e non ho trovato esemplari in cui esso si al- lontani neppure sensibilmente da quella media. Accrescimento delle valve. — Sembra più rapido di quello che, come vedremo, si riscontra nel P. Insubricus. Situazione degli umboni e loro sviluppo. — Sono in generale situati in corrispondenza dell’estremità superiore della linea longitudinale mediana; ma talvolta se ne allonta- nano dirigendosi o più verso destra o più verso sinistra; dimo- dochè la conchiglia viene ad assumere un aspetto alquanto inequilaterale. Generalmente rigonfi negli adulti, lo sono assai poco nei giovani individui; sono inoltre molto meno promi- nenti al di fuori della linea cardinale di quello che non si — 137 — riscontri invece nel P. Insubricus. Lo sviluppo degli apici, come si vede, costituisce di per se assai buon carattere, come quello che più degli altri si manifesta all'occhio dell’osservatore. Anzi ho potuto riscontrare che sopra due esemplari, di specie dif- ferente ma di dimensioni simil:, gli apici della specie /nsu- bricus sporgono al di sopra della linea cardinale di mm. 3,50, mentre quelli del G/ycimeris sporgono soltanto di mm. 2. Area ligamentare. -- La struttura della superficie del- l’area ligamentare costituisce di per se uno dei caratteri più importanti e più utili al riconoscimento delle nostre due specie. Nel Glycimeris infatti, ciò che non si verifica come vedremo nell’ Insubricus, l’area legamentare, sviluppata oltremodo negli adulti, é di forma pressochè semilunare, è liscia o impercetti- bilmente percorsa da strie orizzontali, molto ravvicinate e quasi invisibili all'occhio, le quali vengono a loro volta attraver- sate da altre strie profonde, ma più lontane l’una dall’altra, che partendo dalla base dell’area stessa, si dirigono parallele tra di loro, verso l'apice, incontrandosi ad angolo sopra una linea che dall’apice medesimo.scende verticalmente sulla base. Questa superficie si mostra inoltre leggermente ondulata per la presenza delle tracce degli antichi denti. Cerniera. — È rettilinea al di sopra, curva al disotto, e varia a seconda dell’individuo, pel numero maggiore o minore dei denti cardinali che sono sempre continui, fittamente rav- vicinati, angolosi, taglienti, più grossi ai lati, meno svilup- pati al centro; questi ultimi poi, col crescer dell’individuo, diminuiscono di volume, si fanno rudimentali e finiscono col scomparire completamente allorchè l'individuo è adulto. In generale se ne possono contare, negli individui maggiori di età 10-20 all’incirca nella metà anteriore della cerniera, e 10-15 nella metà posteriore; negli individui giovani invece, in cui non si ha interruzione veruna tra i denti anteriori e posteriori, il loro numero varia approssimativamente dai 5 ai 25. Ornamenti delle valve. — La superficie esterna di ciascuna valva è coperta longitudinalmente da strie radiali, più distanti e visibili al centro, più ravvicinate e sottili alle due estremità e sugli apici. Questa struttura raggiata è, a tratti uguali, uniformemente interrotta dalle strie trasversali con- — 138 — centriche d’accrescimento, di cui abbiamo già tenuto parola, le quali si fanno notevolmente più ravvicinate e prominenti nel terzo inferiore di ciascuna valva. Caratteri della superficie interna delle valve. — La superficie interna di ogni valva è quasi totalmente liscia; solo inferiormente e lungo il margine ventrale presenta una robustissima costola che, seguendo parallelamente il margine stesso e ripiegandosi poi verso gli umboni, rasenta le impres- sioni muscolari e determina lo spazio anticamente occupato dal pallio; le impressioni muscolari sono pure molto sviluppate e differentemente conformate essendochè l’ anteriore ha figura di un triangolo a lati convessi, mentre la posteriore è sempre più o meno orbiculare. Il margine inferiore è fittamente cre- nulato e le crenulature variano da 30-70 all'incirca nei giovani individui; assai meno numerose, più rade e più sviluppate sono invece negli adulti. Dimensioni. — Variano notevolmente le dimensioni di questa specie; e dalle più piccole ( mm. 2x2) si passa a forme quasi gigantesche. Ne posseggo di bellissimi esemplari di Siena, di Pienza e di Val d’Era, tutti di aspetto orbiculare e che va- riano per altezza e larghezza dai 13 ai 15 cm., ed hanno uno spessore massimo, misurato a valve chiuse, variante dai 9 ai 10,5 cm. Pectunculus insubricus, Brocc. (1814. BroccHi. Arca insubrica, Conchigliologia fossile subap- pennina, II, p. 492, tav. XI, fig. 10 a, d). 1796. Arca glycimeris. . . . . (non Linn.) Poni, Test. utr. Sic. II, p. 144. 1814. » inflata....... BroccHI, Conch. foss. sub. IT, p.494 vavieX; fig: sr 1819. Pectunculus violacescens LAMARCK, Hist. nat. d. an. s. vert. VI pi 52. 1826. » » PavRADEAU, Cat. descr. et meth. d. ann. et d. Moll. de l’Ile de Corse. p. 63, tav. II, fig. 1. i ì È cito de È ine inte —M39 1834-40. Pectunculus insubricus GoLpruss, Petr. Germ. II, p. 161, tav. XI fig. 11 1836. » violascens . PaHiLiprI, En. Moll. Sic. I, p. 61-62, II, p. 44-45. 1848. » » RequIEN. Cat. d. coq. de l’Ile de Corse. p. 28. 1850. » gIycimeris . (non Linn.) Woop, Crag. Moll., II, biv., pag. 66, tav. IX, fig. 1 d-i. 1854. » romuleus. . RAYNEVAL, VAN DEN HECcKE,'PoNZI, Cat. Moll. foss. M. Mario, p. 7. 1854. » violacescens RAYNEVAL, VAN DEN HEcKE, Ponzi, Ibidem. p. 7. 1854. » insubricus . RAYNEVAL, VAN DEN HECKE, Ponzi, Ibidem. p. 7. 1854. » inflatus. . . RAYNEVAL, VAN DEN HECKE, PonZI, Ibidem. p. 7. 1859. » insubricus . GauDRY, Geol. de 1’ Ile de Cypre. Mem. Soc. Geol. d. France, VII, 3° ser., p. 294, 1859. » inflatus. . . GauDRY, Geol. de l’ Ile de Cypre. Mem. Soc. Geol. d. France, VII, S4serp295. 1660. » violacescens JEFFREYS, Sui test. mar. d. coste d. Piem. p, 32. 1864. » » Conti, M. Mario ed i s. foss. sub. p. 22. 1865. » » Stossica, En. Moll. d. Trieste, p. 36. 1866. Axînea violascens . . . . BRUSINA, Contr. faun. Moll. Dalmati. Atti Soc. Reale e Imp. Zool.-bot. di Vienna. XVI, p. 103. 1867. Pectunculus insubricus . WrInKAUFF, Conch. Mittelm. I, p.187° 1868. » inflatus. . . MayER, Cat. syst. et descr. d. foss d. terr. tert. Mus. fed. de Zurich Extr. Journ. Soc. Sc. Nat. d. Zurich, p. 115. 1868. » gallicus. .. MavER, Ibidem. p. 107. 1868. » insubricus . ManzonI, Sagg. conch. foss. sub. p. 31. — 140 — 1869. Pectunculus insubricus . 1870. 1873. 1875. 1380. 1880. » violacescens » insubricus . violacescens insubricus . inflatus. . . violacescens » AppeLIUS, Conch. Mar Tirr. Boll. Mal. it., II, p. 41. AppeLivs, Cat. conch. foss. d. Li- vorn. Boll. Mal. it., III, p. 177. Cocconi, En. sist. Moll. mioc. e plioc. Parma e Piac. p. 326. MontEROsATO, Nuov. race. di conch. d. Medit. p. 11. DE Giorgi, Not. geol. prov. Lecce. p. 249. FiscHER, Pal. d. terr. tert. de l’ Ile de Rhodi. Mem. Soc Geol. de France, ser. III, t. I, p. 16. Parona, Pl. Oltrep. pav., p. 91. SartoRIo, Coll. s. Colomb. e is. foss. I, p. 87. TisERI, Conch. Pomp. Boll. Soc. Mal. it., V, p. 143. MascaRINI, Argill. Marn. azzurre di Grottamare. p. 12. insubricus var. subalpina FontANNES, Moll. foss. pl. du Rhòn. et Rouss. II, p. 175, tav. XI, fig. 3 a-b. inflatus var. Ruscinensis FonTANNES, Ibidem. insubricus . violacescens insubricus . violacescens p. 177, tav. XI, fig. 4a-b. SEGUENZA, Form. terz. prov. Reggio. Atti R. Acc. Line. Classe Sc. Fis. Mat. e Nat., Anno CCLXXVII, p. 282, 323, 360. SEGUENZA, Ibidem. p. 282, 328, 360. MAscARINI, Foss. terz. M. Falce. App. prov. Ascoli Piceno. Boll. Com. Geol. it., XI, fig. 365. BaLpacci e MazzeTtTI, Not. s. ser. terz, nella reg. solf. di Sicilia. Boll. Com. Geol. it. XI, p. 11. TrAvAGLIA, La sez. di Licodia Eubea e la ser. d. terr. nella reg. S. E. ua — 14l — 1880. Pectunculus obliquatus . 1880. 1880. 1881. 1883. 1885. 1885. 1885. 1887. 1887. 1887. 1889. 1889. violascens . insubricus . viwolacescens insubricus . violacescens imsubricus . violacescens insubricus . violacescens obliquatus . violascens di Sicilia. Bolt. Com. Geol. it., XI, p. 249. Tuccimei, Coll. pl. di Magl. Sab. Estr. del Period. « Gli Studi in Italia », Anno III, vol. II, p. 12. BruGnoNE, Conch. pl. d. vic. di Cal- tanisetta. Boll. Soc. Mal. it., VI, p. 141. PantANELLI, Conch. pl. di Pietra- fitta. Boll. Soc. Mal.it., IV, p. 269. MELI, Not. e osserv. sui rest. org. rinv. nei tufi leuc. in prov. di Roma. Boll. Com. Geol. it., XII, p. 449. Parona, Esame comp. d. faun. d. lembi pl. Lombardi. Rendiconti R. Ist. Lomb. Ser. II, vol. XVI, fasc. XII, p. 11. Tirroni, La reg. trach. dell’ agro Sabatino e Cerite. Boll. Soc. Geol. it., IV, p. 840. Lovisato, Riass. s. terr. terz. e po- sterz. d. circ. di Catanzaro. Boll. Com. Geol. it., XVI, p. 107. Lovisato, Ibidem. p. 107. PARONA, App. p. la pal. mioc. della Sardegna. Boll. Soc. Geol. it., VI, p. 323. Ponzi e Meti, Moll. foss. M. Mario, Atti R. Acc. Lince. Classe Sc. Fis. Mat. e Nat., Anno CCLXXIII, ser. IV, vol. III, p. 693. Ponzi e Meti, Ibidem. p. 693. Ponzi e MELI, Ibidem. p. 695. . DI STEFANO, PI. e postpl. di Sciacca. Boll. Com. Geol. iù., XX, p. 77, 84, 85. PL are 1889. Pectunculus insubricus . SimonELLI, Terr. e foss. dell’ Isola di Pianosa nel Mar Tirreno. Boll. Com. Geol. it., XX, p. 206. 1892. » » PaNTANELLI, Lamell. pl. Boll. Soc. Mal. it., XVII, p. 183. 1893. » » Foresti, Enum. Brach. e Moll. pl. d. dint. di Bologna. Boll. Soc. Mal. it., XVII, p. 343. 1893. » » var. înflata ForESTI, Ibidem. p. 344. 1896. » insubricus . CeRULLI-IRELLI, Plioc. d. prov. Te- ramo, p. 36. 1898. » » UGoLINI, Contr. a. stud. di pl. bac. d. Era. Boll. Soc. Geol. it., XVII, p. 86. Testa ovato-oblonga, subaequilaterali, convexa, crassa, su- perficie costulis densis, fere contiguis, aequalibus ornata; la- mellis plicibusque incrementi numerosis, versus marginem pal- liarem approximatis; margine cardinali acuto; umbonibus submedianis, crassis, obtusis, prominentibus, vix obliquis; car- dine latiusculo, inferne arcuato vel angulato; dentibus 20, in medio nullis, utrinque crassis, elevatis; area ligamenti brevi, trigona, sublaevi, transversim plus minusve tenue striata; mar- gine palliari valde arcuato, incrassato, crenulato: crenulis 66-70, superne gradatim evanescentibus. Impressionibus muscularibus fere superficialibus, distinctis, postica intus laeviter prominenti. Altitudine (diam. loin) emo Latitudine (diam. transv.) . . . . .. » 7 Crassitudine (valv. conjiunet.). . . . . >» 4 Aspesto generale della Conchiglia. -- Conchiglia quasi sempre inequilaterale, trasversalmente obliqua, cioè dire più sviluppata nel senso di una retta che congiunga il mar- gine antero-superiore con quello infero-posteriore; ed a con- torno marginale poligonato; più di rado ha forma equilaterale e contorno orbiculare. Spesso sulla superficie esterna della re- gione posteriore di ciascuna valva si riscontra la presenza di — 143 — una o due carene, più o meno sensibilmente sporgenti, le quali ‘stanno a rappresentare la traccia che lasciano le angolosità del contorno » arginale posteriore, durante l’accrescimento della conchiglia. È sempre un poco più convessa e rigonfia lella conchiglia del P. Glycimeris, e questo carattere sembra mantenersi costan- ‘temente negli individui più giovani come in quelli più adulti. Angolo apiciale. — L'angolo determinato dagli apici varia dagli 80° ai 90°; è minore negli individui giovani, mag- giore negli adulti; pochi degli esemplari da me osservati ol- trepassano di quattro o cinque gradi la media più sopra ri- portata. Accrescimento delle valve. — L'accrescimento delle valve è nel P. Insubricus alquanto più tardo che non nel P. Glycimeris. i Situazione degli umboni e loro sviluppo. — Non ‘giacciono sulla linea verticale mediana, ma se ne allontanano, dirigendosi sempre verso la parte anteriore della valva; di qui la inequilateralità che prevale notevolmente in quasi tutte le conchiglie della specie. Sono inoltre quasi sempre molto ‘prominenti e ricurvi; carattere che si conserva costantemente dai più giovani ai più vecchi individui ed è reso assai meno ‘sensibile negli esemplari della specie G/ycimeris. Area legamentare. — E relativamente meno estesa in questa specie che non in quella di Limeo; dico relativamente ‘perchè non posseggo esemplari di P. Insubricus le cui dimen- sioni raggiungano quelle, qualche volta gigantesche, del 7. Glycimeris. Anzi. non essendomi mai accaduto di riscontrare, in nessuna delle collezioni osservate. forme di P. Insubricus ‘che uguagliassero, per dimensioni, quelle grandissime e pur ‘tanto comuni, del P. Glycimeris non avrei difficoltà di rite- nere come la specie di Brocchi possa ben di rado avere rag- giunto sì notevoli proporzioni, se pure a queste qualche volta -sia arrivata. La struttura della sua superficie non è poi sostan- zialmente dissimile da quella della specie di Linneo; senonchè mentre le strie orizzontali ad occhio nudo sono assai meno percettibili nel P. Insubricus che nel P. Glycimeris invece -sono assai più prominenti e tra loro più ravvicinate le strie — 144 — a quelle trasversali, che par tendo dalla base dell’area con- vergono verso l’apice. Quest’ ultime peraltro, per la notevole loro impressione, potrebbero anche venir considerate come leggerissimi solchi, piuttostochè come strie i cui intervalli, resi così più prominenti, assumono l’aspetto di costicine costi- tuendo di per se un carattere non trascurabile pel riconosci- mento della specie. Cerniera. — È diritta superiormente e ricurva inferior- mente; è inoltre fornita di denti che nei giovani individui sono in generale sottili, acuti, continui ed in numero di 12-37 circa, e negli adulti invece sono molto più sviluppati; in ispecial modo verso i margini laterali, separati da un largo diastema ed in numero di 4-12 nella porzione posteriore della cerniera. e di 5-16 nella porzione anteriore. Ornamenti delle valve. — La superficie esterna è or- nata da strie finissime irradianti dagli umboni e divergentisi verso il margine ventrale della conchiglia; queste strie che | sono quasi impercettibili all'occhio, se osservate sopra valve giovanissime, si fanno sempre più distinte nelle valve di età maggiore. Come si può vedere l’ornamentazione della super- ficie esteriore delle valve del /. Insubricus BRocc. non pre- senta differenze visibili, e tanto in questa come nella specie di. 4 Glycimeris, i caratteri dell’ornamentazione esterna press’ a. poco si corrispondono. | Caratteri della superficie interna delle valve. — Lo stesso deve dirsi della superficie interna delle valve che in. questa specie non differiscono sensibilmente da quelle della. specie di Linneo, nè per l’impronta del mantello nè per le impressioni muscolari; nè varia l’aspetto ed il numero delle crenulature marginali, di cui, per citare un esempio, ne ho contate 54, tanto in un esemplare di P. Insubricus delle di- mensioni cm. 3,60 x cm. 3,90, come in uno di P. Glycimeris avente la stessa statura. Dimensioni. — Come già feci osservare parlando dell’area. ligamentare, non posseggo di questa specie campioni di statura. paragonabile a quella con cui invece frequentemente si presen- tano gli esemplari di P. Glycimeris e le massime dimensioni che posso citare per la specie di BroccHI sono quelle di un. — 145 — individuo, che ha per diam. long. 6 cm. e per diam. trasv. 7 cm., e possiede, a valve riunite, un massimo spessore di 4 cm.; e quelle di un altro, il più grande degli esemplari avuti in esame, che misura cm. 7,30 di diam. long., cm. 7,50 di diam. trasv. e cm. 5,20 di spessore. Dalle considerazioni su esposte ne risulta che il P. Gly- cimeris è specie variabilissima; ma le variazioni con cui esso si presenta, sieno pur esse numerose e dissimili quanto si voglia, non riescono mai a sottrargli quell’assieme di ca- ratteri poco mutabili che danno il tipo alla specie. Le stesse osservazioni debbono ripetersi per il P_ Insubricus, senonchè questo è meno suscettivo di notevoli variabilità e non presenta effettivamente quella ricchezza di forme graduali che si ri- scontrano invece e con tanta facilità nella specie di LinnEo. Per ciò che riguarda poi la loro distribuzione nel mare pliocenico, sembra che ambedue le forme sieno state pressochè similmente diffuse nella zona litorale come in quella pelagica; e l’una e l’altra sono generalmente citate dagli autori come specie comuni tanto alle sabbie quanto alle argille. Il P. Glycimeris vive tuttodì nei nostri mari alla profon- dità variabile dalle 7 alle 10 braccia marine e, secondo WEIN- KAUFF (1) è anche oggi molto diffuso nelle sabbie e nelle ar- gille del Mediterraneo e lungo le coste orientali dell’ Oceano Atlantico. Il P. insubricus sembra che non viva più attual- mente; ma ci rimane invece, vivente pure nel Mediterraneo, il P. violacescens Lmk. a quello molto vicino, il quale, per l'affinità notevole dei suoi caratteri con quelli del P. Iunsu- bricus va senza dubbio considerato come una delle forme di- scendenti a questo più prossime, se pure non dovrà con quella decisamente riunirsi, come ben a ragione fece WEINKAUFF (2), e contrariamente a quanto osservavano Ponzi e MELI (83). Pisa, aprile 1899. (1) Die Conchylien des Mittelmeeres, I, pag. 184. Cassel, 1886. (2) Op. cit., I, pag. 187. (3) Molluschi fossili del M. Mario presso Roma. Atti R. Acc. Lince. Anno CCOLXXXIII, Classe Sc. Fis. Mat. e Nat. Ser. IV, vol. III, pag. 685. Roma, 1886. 10 — 146 — La nota precedente era già composta, quando ho avuto cognizione dello studio del Sacco sui pectuncoli terziari, il quale benchè porti la data del decembre 1898 è comparso solo nel giugno 1899 nella parte XXVI della colossale monografia sui Molluschi terziari del Piemente e della Liguria; aggiungo quindi alla sinonimia del P. glycimeris 1898. Axinea bimaculata Sacco, Moll. d. terr. terz. d. Piem. e Liguria XXVI Arcidae, Pectunculi- dae etc., p. 28, tav. VI, fig. 7-14. 1898. » pilosa.. . Sacco, Ibidem, p. 31, tav. VII, fig. 4-7. e a quella del P. snsubricus 1898. Axinea înflata . . Sacco, Ibidem, p. 32, tav. VIII, fig. 1-10. 1898. » ‘insubrica. Sacco, Ibidem, p. 33, tav. VIII, fig. 11-21. parendomi per le ragioni esposte in quello che precede, che si debbano riferire a queste due specie. Pisa, giugno 1899. PATTO Dorr. P. RICCARDO UGOLINI SULLA PRESENZA DEL PECTEN ADUNCUS Ercaw. NELLA PANCHINA PLIOCENIGA DEI MONTI LIVORNESI Durante la composizione di un mio lavoro sopra i « Pettà- nidi fossili miocenici dell’Italia centrale » rinvenni tra gli esemplari avuti in esame, un campione di Pecten aduncus EicHaw., raccolto nella panchina pliocenica dei monti livornesi. Mi sorprese la presenza, in terreno decisamente pliocenico, di una specie ormai tanto universalmente conosciuta come esclu- siva del miocene: e siccome mi è sembrato che il fatto non comune, potesse in qualche modo riuscire interessante, ho creduto non del tutto inutile alla conoscenza della conchiglio- logia pliocenica italiana rendere di pubblica ragione il fatto medesimo, come quello che viene ad accrescere di una nuova specie, il numero notevolmente abbondante dei Pettine che già fino ad ora si annoveravano nei nostri giacimenti plio- cenici. Che l'esemplare in esame, rappresentante la valva destra e conservato perfettamente ed in tutte le sue caratteristiche particolarità, provenga veramente, come già feci osservare, dalla panchina pliocenica sovrapposta agli alabastri dei dintorni della Castellina Marittima, non v'è luogo ad alcun dubbio; perciocchè l'indicazione della località precisa in cui la valva fu raccolta, appare segnata a caratteri chiarissimi nel cartel- lino che accompagna l’ esemplare. Perciò che concerne poi l'autenticità della specie, tengo 3 ERAMO ua. A ee MI È CR a far rilevare che la valva, la quale fa parte delle collezioni paleontologiche del Museo di Pisa, fu già da tempo determi- nata dal Fucgas, e la determina- | Pecten aduncus | zione, scritta e controfirmata da EicHw. lui stesso, nel cartellino che va typisch! unito all’ esemplare e che qui fe- (Fuchs) delmente riporto, sembrami indi- bisher nur in Miocaen scutibilmente accettabile sia per | sefunden! | l'autorevole giudizio di chi la fece, sia anche per il fatto d’essermi io stesso accertato. mediante accurato e minuzioso esame che a nessun'altra specie, all'infuori del P. aduncus Bicaw., debba con sicurezza riferirsi. Che, in fine il P. aduncus EicHw. sia stato fino ad oggi ritenuto forma esclusivamente miocenica, ne fanno fede le nu- merosissime memorie di paleontologia pliocenica, delle quali niuna mai ha accennato alla presenza della specie di B1cHWALD; e lo stesso prof. PANTANELLI (1) nella sua pregevolissima opera sui Lamellibranchi pliocenici passando in rivista tutte le specie del genere Pecten fino ad oggi conosciute per il pliocene d’Italia, non accenna neppure lontanamente alla presenza di questa. Una sola forma di Pecten vi è che, per quanto evidente- mente dissimile, possa in qualche modo ravvicinarsi al P. aduncus Ericaw. e che, nella fede di Brocchi, si credette rinve- nuta nel pliocene; voglio dire del P. arcuatus Brocc., di cui il BroccHi (2) cita alcune valve per la formazione pliocenica di Asti. Ma è ormai fuori di dubbio che anche il P. arcuatus debba bandirsi dall’orizzonte pliocenico e considerarsi invece come specie esclusiva del miocene, allo stesso modo con cui fu ritenuto sino ad ora esclusivamente miocenico il P. aduncus. Tale è almeno, ed io credo anche giustamente, l’ opinione del prof Sacco (3) il quale avendo accuratamente studiato il (1) PanraneLLI — Lamellibranchi pliocenici. Boll. soc. mal. it., XVII, pag. 86, Pisa, 1892. (2) Broccni — Conchigliologia fossile subappenina. Il, pag. 578, Tav. XIV, fig. 11, Milano, 1814. (3) Sacco — I molluschi dei terreni terziari del Piemonte e della Liguria. XXIV, Pectinidae, pag. 65, Torino 1897. da E — 149 — P. arcuatus nell’esemplare tipico della CoLLEZIONE BROCCHI e nella durissima roccia aderente alla conchiglia, ebbe non senza meraviglia a persuadersi che l'esemplare invece proveniva senza dubbio dall’orizzonte tongriano dell’ Appennino setten- trionale, e precisamente da Rocchetta Cairo, situata più al sud di Rocchetta d'Asti (nel Pliocene), dalla quale ultima località farebbe erroneamente il BroccHi provenire il suo esemplare. Stando le cose, come io credo, effettivamente così, e risa- lendo sino all’epoca oligocenica (tongriano) la comparsà del P. arcuatus Brocc., sono indotto a ritenere che il P. aduncus EicHWw. stia a rappresentare l’ultima delle forme mioceniche direttamente discendenti dalla specie di Brocchi, e la sola, a quanto sembra, che abbia vissuto sino al principio dell’epoca pliocenica. Pisa, aprile 1859. asl bio Paolo i ali ORA die Dott. A. FUCINI SOPRA ALCUNI FOSSILI OOLITICI DEL MONTE TIMILONE IN SARDEGNA Diversi anni addietro presentai (1) alla Società toscana di Scienze naturali brevi notizie paleontologiche sopra alcuni fossili della Sardegna, che mi erano stati gentilmente inviati dal Prof. Lovisato. Per quei fossili, sebbene non molto nume- rosi, si veniva a stabilire l'esistenza dei terreni oolitici in lo- calità molto distinte di quell’isola e specialmente al M. Ti- milone che trovasi alla base del promontorio occidentale del golfo di Porto Conti. Le mie brevi notizie terminarono con la promessa di recarmi in Sardegna per studiare meglio le for- mazioni oolitiche ed io sperai di mantenere l’impegno nel- l'occasione dell'adunanza della Società geologica italiana, tenuta appunto in Sardegna nel 1896. Intervenni bensì a quella riunione ma, un poco per circostanze di famiglia ed assai per la stagione poco favorevole incontrata, non potei recarmi a visitare i terreni oolitici. Perduta oramai la speranza di po- tere studiare anche stratigraficamente ed in complesso le for- mazioni oolitiche di quell’isola, mi sono deciso a rendere note e illustrate le specie più importanti allora esaminate prove- nienti dal M. Timilone, Mi è sembrato che ciò sarebbe stato interessante anche perchè, dopo lo studio dell’ Oolite della Calabria fatto dal Greco (2) e dopo il riconoscimento fatto (1) Fucini, Notizie palentologiche sulla Oolite di Sardegna. Proc. verb. d. Soc. tosc. d. Sc. nat. Adun. 6 Maggio 1894. (2) Greco, Fauna della zona con Lioc. opalinum Rein. di Rossano in Calabria. Palaeont. ital. vol. IV. no — bl — pure dal Greco (1) dell’ esistenza di simili formazioni presso Lagonegro in Basilicata era utile vedere quali legami passas- sero specialmente fra i depositi Sardi e quelli dell’Italia me- ridionale. La presenza dell'Oolite in Sardegna, alla Perdaliana in modo speciale, appariva già chiara dall’ esame dei fossili giu- rassici illustrati dal Meneghini, fra i quali, per quella località, hanno grande importanza in favore del nostro ATBORICHTO le specie seguenti: Natica grandis Minst. Alaria trifida Morr. et Lyc. Panopaea gibbosa d’ Orb. Myacites Vezelay Morr. et Lyc. Pholadomya Murchisoni Sow. » ovalis Sow. Ceromya striata d’ Orb. Lucina bellona d’ Orb. Pecten lens Sow. Questi fossili, che in massima parte si possono ritenere di buona determinazione, non hanno alcun rappresentante nelle formazioni oolitiche italiane e mostrano invece affinità fauni- stiche con i depositi della stessa epoca della Francia e del- l’ Inghilterra. AM. Zari, ad Alghero, al M. Aivaru, alla Piscina del Soldato ed a S. Giorgio della Nurra vengono citati del Mene- ghini altri fossili oolitici, oltre ad alcuni di quelli che si rin- vengono anche alla Perdaliana. Fra essi i più importanti e meglio caratterizzati si trovano: Belemnites sulcatus d' Orb. Lima Hector d’ Orb. Pecten disciformis Schubl. Terebratula ornithocephala Sow- (1) Greco, Sulla presenza del dogger inferiore al M. Foraporta presso Lagonegro Boll. d. Soc. geol. ital. vol. XVIII, fase, 2.° — 152 — Terebratula punctata Sow. Ehynchonella tetraedra d’ Orb. » » var. Buchii Mgh. » concinna d’ Orb. Anche tali fossili mostrerebbero analogie spiccate con depositi oolitici estraitaliani, ma fra essi però si trovano al- cune specie che si rinvengono anche nell’ oolite della Sicilia e dell’Italia meridionale. La Zerebratula indicata dal Mene- ghini col nome di 7. punctata Sow., come ho potuto ricono- scere esaminandone l’ esemplare originale, piuttostochè alla specie del Sowerby si riferisce alla Wald. Ippolitae di Stef. della Sicilia e della Calabria. La Ehy. tetraedra d’Orb. var. Buchii Mgh. è per me identica alla R/hy. Erycina di Stef. pure dell’ Oolite Siciliana e calabrese e che si trova anche a S. Vi- gilio sul Lago di Garda. Il Pecten disciformis Schubl. od al- meno la forma così chiamata dal Meneghini si rinviene anche al M. Foraporta presso Lagonegro. Al M. Timilone oltre a Ter. Lamarmorae Mgh. Lima Hector d’ Orb. Ceromya striata d’ Orb. Gresslya Meneghinii Fuc. Phola- domya Murchisoni Sow. e Natica parthenica Mgh., specie già conosciute ed illustrate per l’ Oolite sarda, io ho potuto osser- vare anche quelle che presento in questa piccola nota. Esse . sono le seguenti: Terebratula timilonensis n. sp. Pecten cingulatus Phill. Gervillia sp. ind. Pinna cfr. cuneata Phill. Modiola Sowerbiana d' Orb. » cfr. cuneata Sow. Thracia Lovisatot n. sp. Cercomya pinguis Agass. I fossili del M. Timilone non sono tanto numerosi da per- mettere di stabilire sopra di essi confronti estesi con altre faune oolitiche conosciute. Tuttavia anche da un esame super- ficiale di essi viene confermata la maggiore affinità dei depo- lt init ite CET VITO SIT TIE A PI e LI RI o ee 37°, POE Pa E } : 4 3 3 d Y È 3 c . | i — 153 — siti oolitici sardi con quelli stranieri che con quelli italiani. Infatti fra le specie del M. Timilone non si ha che il Pecten congulatus Phill. che si trova anche in altre regioni d'’ Italia, S. Vigilio, M. Grappa, Rossano e M. Foraporta. Invece Lima Hector d’' Orb., Modiola Sowerbiana d' Orb., Ceromya striata d’Orb., Cercomya pinguis Agass., Pholadomya Murchisoni Sow., per non parlare delle specie meno certe; Pinna cfr. cuneata Phill. o Modiola cfr. cuneata Sow. sono proprie di depositi della Francia, della Germania e dell’ Inghilterra. ( Gen. Terebratula Klein. Terebratula Timailonensis Fuc. Tav. VI; fig. 1, a, bd. 1894. Terebratula Timilonensis Fucini, Oolite di Sardegna, ( Loc. cit.), pag. 3. Conchiglia assai piccola, rotondeggiante, un poco più alta che larga, piuttosto rigonfia. La valva grande, più convessa della piccola, ha la sua maggiore gonfiezza nella parte supe- riore in vicinanza dell’apice. Questo è poco elevato, depresso, ricurvo e quasi appoggiato sulla piccola valva. Non si rileva alcun carattere del deltidio il quale deve essere però bassis- simo. Il forame è piuttosto grande. Ai lati dell’ apice si trovano carene laterali corte, ottuse e quasi indistinte. La commessura mostrasi un poco sinuosa ai fianchi e quasi diritta alla fronte. Come avvertii nella nota citata in sinonimia questa specie ha una grande somiglianza con lo Ter. Cerasolum Zitt. del Lias medio ed inferiore. La Ter. Trimelonensis si distingue dalla specie del Zittel per la commessura delle valve sinuosa ai fianchi e che accade con un angolo più acuto, data la minor gonfiezza e rotondità della conchiglia. ASRA TONO 0 is IGNORA SIRENE SACRA FORT VAZATI NIN — 154 — Gen. Pecten Klein. Pecten cingulatus Phill. Tav. VI, fig. 2. 1829. Pecten cingulatus Puruuips, Geolog. of. Jorkshire, tav. V, fio plale 1833. » » GoLpruss, Petrefacta Germaniae, pag. 74, tav. 79, fig. 3. 18998 » » Greco, Fauna d. zona con. L. opalinum di Rossano, pag. 17, tav. I, fig. 30-51, Sono indiscutibilmente riferibili a questa specie alcuni in- dividui di buona conservazione. i Il Pecten citato e figurato dal Quenstedt (1) come P. cingu- latus è certo altra specie da quella in esame. Gen. Gervillia Defrance. Gervillia ? sp. ind. Tav. VI, fig. 8. Conchiglia di mediocri dimensioni, molto inequilaterale, di- scretamente rigonfia ed allungata obliquamente, La superficie in gran parte mal conservata è ornata da fitte, sottili ed ir- regolari strie di accrescimento le quali nella depressione esi- stente tra l’orecchietta posteriore ed il fianco della conchiglia, presentano un leggerissimo seno rientrante. L'orecchietta an- teriore è poco distinta e più piccola della posteriore con la quale, a cagione della sua cattiva conservazione, non si cono- sce se faccia angolo o stia in linea retta. L’ apice è basso e non sorpassa la linea cardinale. L'area, che malamente ho potuto scoprire raschiando la roccia, è lanceolata e sembra (1) QuensteDT, Der Jura, pag. 597, tav. 74, fig. 10. asa — 155 — avere 3 o 4 fossette lisamentari. Siccome non sono certo che le 3 o 4 impressioni che vi si scorgono corrispondano vera- mente alle fossette ligamentari del genere Gervillia ho posto questo nome generico con un punto interrogativo. Questa specie ha delle rassomiglianze con alcune forme di Gervillia che si raccolgono presso Nurri in terreni che passano per triassici, per esempio con la Ger. Ichnusae Tomm. (1). Gen. Pinna Linneo. Pinna cfr. cuneata Phill. Tav. VI, fig. 4. 1829. Pinna cuneata PaILLIPS,, Geolog. of. Jorkshire, tav. 9, fig. 17. 1856. » » QuensteDT, Der Jura, pag. 488, tav. 60, fig. 2. Frammento ed anche non tanto ben conservato di una conchiglia quadrangolare cuneiforme, con i margini anteriore e posteriore non tanto divergenti, ornata nella parte anteriore di poche e non molto mareate strie longitudinali e di leggere linee di accrescimento. Nella parte posteriore le strie di ac- crescimento sono più evidenti e la conchiglia vi presenta delle ondulosità concentriche che si conservano anche nel modello. - La conchiglia è poi percorsa sopra ambedue le valve da una carena longitudinale leggermente obliqua sulla quale si riu- niscono le parti laterali poco o punto convesse. Come si vede dalla figura che ne do, la mia Pinna somi- glia in modo particolare a quella figurata del Quenstedt col nome di Pinna cuneata Phill. L'ho riportata dubitativamente alla specie del Phillips non essendo certo che la forma del Quenstedt corrisponda sicuramente a quella specie della quale non ho potuto consultare l’ illustrazione originale. Anzi se la Pinna figurata e descritta dai Moris et Lycett (2) è la vera (1) Tommasi, Nuovi fossili triassici di Sardegna. Boll. soc. geol. it., vol. XV, pag. 498, tav. XI, fig. 1. (2) Morris ET Lycert, Monogr. of. the Moll. from the Gr. Oolite, Pag. 32, tav. 6, fig. Il. — 156 — P. cuneata Phill. io propendo a credere che la specie del Quenstedt sia, con la mia, diversa da quella del Phillips la quale in Morris e Lycett avrebbe margini laterali tanto più divergenti e la superficie ornata da coste radiali nodulose. Gen. Modiola Lamarck. Modiola Sowerbiana d° Orb. Tav. VI, fig. 5, 6 1819. Modiola plicata . . . SowerBy, Mineral Conchology, III, pag. 87, tav. 248, fig. 1. 1830. » » ZieTEN, Versteinerungen Wiirtembergs, tav. 59, fig. L 1838. Mytilus plicatus. .. GoLpruss, Petrefacta Germaniae, pag. gina 175, tav. 130, fig. 12. 1850. » Sowerbianus D’OrBIGNY, Prodr. 10° éètage, n. 378, 11° étage n. 282. 1851. Modiola Sowerbiana Bronn, Leethaea geognostica, pag. 233, tav. -15, fig. 13. 1853. Mytilus Sowerbianus MorRIs et Lycett, Mollusca from the Great Oolite, pag. 36, tav. 4, fig. L. 1856-58. >» » OppEL, Diè Juraformation, pag. 413. 1858. Modiola plicata . . . QuensTEDT, Der Jura, pag. 357, tav. 49, figlia: 1874. Mytilus Sowerbianus DumortIER, Etudes paléontologiques sur les dépots jurassiques du bas- sin du Rhòne, Lias sup. 181, tav. 40, fio. 12. Sebbene i miei due esemplari siano incompleti li credo certamente riferibili alla Modiola plicata Sow. cui ragione- volmente venne dal d’ Orbigny cambiato il nome per non confonderla con la Mod. plicata Gml. La conchiglia è oltremodo caratteristica, allungata, cunei- forme, posteriormente alquanto allargata, con il margine su- periore leggermente arcuato, con quello inferiore un poco e arene ed ie alia da O LAME fra —- 157 — regolarmente scavato e con l’ apice moltissimo spostato in avanti. Per tutta la sua lunghezza essa è percorsa obligua- mente da una carena arrotondata, che divide la conchiglia in due parti disuguali e diversamente ornate. La parte superiore è solcata da molte pieghe forti ed oblique, le quali hanno origine dal margine superiore e svaniscono lungo la carena confondendosi con le strie di accrescimento della parte infe- riore. In queste le ornamentazioni prodotte dall’ accresci- mento si risolvono in vere e proprie strie, anche abbastanza distinte, e delle quali alcune ad intervalli ed irregolarmente sono più marcate. Tali strie di accrescimento lungo il mar- gine inferiore sono parallele ad esso, ma quanto più se ne discostano, tanto più si fanno oblique, inclinando in senso opposto a quello delle pieghe della parte superiore con le quali si confondono con angolo arrotondato lungo la carena mediana. Di Modiole del tipo della. M. Sowerbiana non conosco che la M. flagellifera Forbes e la M. elegans Greco le quali tutte sono fra loro strettamente vicine. Sono stato disposto a rite- nere la specie sarda diversa dalla M. flagellifera Forbes per esser questa proveniente da terreni cretacei con i quali non sì accordano gli altri fossili che vado illustrando. Così sono stato portato a ritenere la nostra specie diversa da quella di Greco, per le pieghe della parte superiore più numerose e per la mancanza sulla carena arrotondata di una seconda carena stretta e distinta, resa più evidente da un solco che la fian- cheggia inferiormente e perchè la M. elegans è del Lias infe- riore. Certo per la forma i miei esemplari corrispondono anche assai bene alla M. elegans Greco. Modiola cfr. cuneata Sow. Tav. VI, fig. 7. 1894. Modiola cfr. cuneata Fucini, Oolite di Sardegna, loc. cit. pag. 4. Il dubbio nel riferimento fatto da me di alcuni esemplari di Modiola del M. limlione alla specie del Sowerby proviene — 158 — dal fatto della non perfetta conservazione degli individui in esame e da una lieve differenza che io ho in essi rilevata. Questa consiste nella maggiore rotondità del contorno della conchiglia in corrispondenza dell’ unione del margine cardinale con quello laterale presentata dalla forma del M. Timilone in confronto alla tipica M. cuneata Sow. Gen. Thracia Leach Thracia Lovisatoi Fuc. Tav. VI, fig. 8, a. Conchiglia di piccole dimensioni, trasversalmente allun- gata, subtriangolare inequivalve, quasi perfettamente equilate- rale e solcata concentricamente da irregolari e poco distinte strie di accrescimento Il margine cardinale, un poco inclinato all’ indietro, è posteriormente alquanto depresso; quello ante- riore ed il ventrale sono arrotondati ed il posteriore legger- mente troncato. Gli apici sono abbastanza robusti e da essi scende posteriormente un’ incerta traccia di carena la quale è un poco più distinta nella valva destra che è quella più grande e ad umbone più rilevato. Sotto tale piccola carena e presso il margine ventrale, si trova una leggera depressione che si dirige verso l’ apice, ma che, perchè debolissima, svanisce prima di raggiungerlo. Per tali caratteri questa specie si avvicina grandemente alla 7. (Corimya) lens Agass. (1) della Oolite svizzera, e spe- cialmente a quella varietà più triangolare rappresentata dal- l’Agassiz con le figure 1, 2, 3; ma ne differisce sopratutto per maggiore equilateralità, per gli apici più rilevati e per essere più decisamente inequivalve e col contorno più triangolare. (1) Acassiz, Etudes critiques sur le Mollusques t.° livr., pag. 267, tav. 36, fig. 1-15. LE IE SETTORE — 159 — Gen. Cercomya Agassiz. Cercomya pinguis, Agass. Lav VI fiesi9hia, (6. 1827. Sanguinularia ondulata? SowsaBy, Mineral Chonchology, pag. 548, fig. 2 non 1. 1842. Cercomya pinguis .... Agasstz, Etudes critiques sur les Mollusques fossiles, pag. 145, tavi LIS fig. 19, 2, etavi 123 fig. 17, 18. 1850. Anatina pinguis. .... D’ OrBIGNY, Prodrome 1le étage, RO TO EZÀ 1856-58. » » . . . +. OrpeL, Die Juraformation, pag. 483. 1867, Ceromya? pinguis . . .. WaAAGEN, Ueber die Zone des Am- monites Sowerby (in Benecke) pag. 71. Modello interno di una conchiglia equivalve,. inequilate- rale, discretamente rigonfia, allungata trasversalmente e beante nella parte posteriore e, meno però, anche anteriormente. La parte anteriore è molto sviluppata e più alta della posteriore che è rostriforme. Il margine inferiore è piano e presso di esso, nella parte mediana, si osserva una leggera depressione sopra ambedue le valve, la quale si dirige verso l’ apice e svanisce ai fianchi prima di raggiungerlo. La superficie è ornata da pieghe concentriche di un portamento caratteristico, le quali sono più distinte e maggiormente larghe nella parte anteriore che nella posteriore ove si serrano e, assottigliandosi, si per- dono. Gli apici sono bassi ma distinti, continui e determinano una angolosità del margine superiore. Da ciascuno di essi si originano due carene, delle quali una appena distinta, che vanno fino all’ estremità posteriore del margine superiore e racchiudono un’area cardinale allungata, piana e discreta- mente larga. — 160 — L’esemplare che io figuro e che ho creduto di riferire alla D. pinguîs, che Agassiz prese a tipo del suo genere Cercomya, sebbene la poco buona conservazione e la rottura dell’ estre- mità posteriore, non ci permetta di valutare di quanto, sembra. leggermente diverso dagl’ individui figurati da Agassiz per avere l'apice più spostato posteriormente. Mi spinge però a credere che la mia forma sia ben riferita alla specie di Agassiz e la variabilità di questa, dimostrata dalle diverse figure datene da Agassiz stesso, e l’avere un secondo esemplare il quale presenta l’ apice nella parte mediana del margine superiore. In esso all'indietro dell’ apice il margine superiore si abbassa ancor più di quel che non faccia Ja parte corrispondente del- l'esemplare figurato. Per tali caratteri questo secondo esem- plare si adatta assai bene a quello appresentato da Agassiz con la fig. 17° della 11° tavola. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA VI. Fig. 1. a, b Terebratula timiloneusis Fuo. » 2. Pecten cingulatus Phill. >i08. Gervillia sp. » 4. Pinna cfr. cuneata Phill. PLiMO O. Modiola Sowerbiana d’Orb. DAI Modiola cfr. cuneata Sow. ITA (SIA Thracia Lovisatoi Fuc. » 9. a, db Cercomya pinguis Agass. RICCARDO UGOLINI MONOGRAFIA DEI PETTINIDI MIOCENICI, DELL’ITALIA CENTRALE Mentre i Pettinidi miocenici dell’ Italia settentrionale fu- rono in gran parte raccolti ed illustrati nella sua pregevolis- sima Monografia dal prof. F. Sacco (1), quelli dell’Italia cen- trale e meridionale non furono: mai oggetto di particolari studi, sebbene una minuta revisione di quelli conosciuti, ed un’ accu- rata descrizione dei nuovi, potessero riuscire di indiscutibile vantaggio all'incremento della nostra paleontologia terziaria. Sarebbe stato mio intendimento presentare una Memoria che compendiasse tutto quanto oggi si conosce intorno ai Pettinidi miocenici di quest'ultime due regioni, e sopperire in parte alla mancanza di un lavoro molto utile per la ricerca di queste specie; ma poichè, per ragioni indipendenti dalla mia volontà non ho potuto ancora terminare l’ esame già in- cominciato, di quelli raccolti nel mezzogiorno d'Italia, dei quali soltanto una minima porzione illustrai brevemente nella mia nota Sopra èi Pettinidi delle arenarie mioceniche della Calabria (2), ho dovuto limitarmi per ora a pubblicare sola- mente lo studio dei Pettinidi miocenici dell’Italia centrale. È scopo adunque della presente Monografia, quello di passare in rivista le numerose specie, che provengono dai principali giacimenti fossiliferi della Toscana, delle Marche e di una porzione dell’ Umbria, e che in parte già furono più (1) F. Sacco, I moll. d. terr. terz. d. Piem. e Liguria XXIV Pectini- dae, Torino, 1897. (2) Atti Soc. Tosc. Sc. Nat. XVII, pag. 105, Pisa 1899. 11 — 162 — o meno scarsamente illustrate in varie pubblicazioni di pa- leontologia miocenica. Ed a tal fine, mentre ho succintamente ricordato quelle forme che per la notevole loro diffusione già sono abbastanza note, ho creduto opportuno fermarmi di più sopra poche di esse, le quali, o perchè non troppo comuni, o perchè controverse, richiedevano un più accurato esame e qualche cenno descrittivo speciale. Mi sono inoltre studiato di presentare, insieme alla rela - tiva figura, una particolareggiata descrizione di diverse specie, che, nonostante le più diligenti ricerche, non mi fu possibile riferire ad alcuna di quelle fino ad ora conosciute. Ho in fine indicato, con la maggiore esattezza possibile, la località precisa del giacimento da cui provennero i Petti- nidi compresi in questa Monografia. L’ ordine di classificazione generalmente seguito è quello del FiscHEk, dal quale non mi sono mai discostato, pure ac- cettando alcuno dei sottogeneri istituiti recentemente dal Sacco. E nella qui appresso unita Bibliografia ho riportato l'elenco delle principali opere consultate per lo studio degli esemplari avuti in esame. I fossili descritti in questa Memoria appartengono alle ricche collezioni del Museo di Pisa; ed il mio maestro, pro- fessor MARIO CANAVARI, volle molto cortesemente affidarne a me lo studio. Sento perciò il dovere di ringraziarlo vivamente, oltrechè per il larghissimo aiuto prestatomi durante la com- pilazione di questo modesto lavoro, anche per la squisita cor- tesia con cui mise a mia disposizione la ricca biblioteca del Museo e quella di sua proprietà. E mi corre pur l’obbligo di esprimere la mia gratitudine anche al dott. Fucini, che volse sempre a mio vantaggio le competenti sue cognizioni di con- chigliologia fossile. Prima di chiudere questa prefazione credo finalmente op- portuno di avvertire che ho voluto conservare i nomi dati én schedis dal MENEGHINI ad alcuni Pettini, non mai stati descritti nè figurati, allo scopo di rendere anche il mio modesto tri- buto di ammirazione alla venerata memoria dell’illustre e benemerito scienziato. Pisa, R. Istituto di Geologia e Paleontologia delle R. Università, agosto 1399» e dae Ate i = MER PRESE IO E — 163 — BIBLIOGRAFIA BaLpacci 2 CanavARI. — La regione centrale del Gran Sasso d’Itelia. Boll. Com. geol. it.. XV. Roma 1884. BasreRor. — Description géologique du bassin tertiaire du Sud-Quest de la France. Paris 1825. BroccHi. — Conchigliologia fossile subappennina. Milano, 1814. Carici. — Sulla determinazione cronologica del calcare a selce piromaca e del calcare marnoso e compatto ad Echinidi e modelli di grandi bdi- valvi nella regione Sud-Est di Sicilia. Boll. Com. geol. it., XI, Roma 1880. 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Questa specie, che trovasi abbondantemente diffusa in quasi tutte le nostre formazioni plioceniche, lo è però molto meno nei terreni miocenici, e la si trova citata dal MENEGHINI per Capo S. Marco in Sardegna, da Locarp per alcune località della Corsica, da DODERLEIN per S. Agata e Monte Gibio, e da pochi altri ancora. Località: Valle Benedetta presso Livorno. È 1 | — 168 — 2. Chlamys Meneghini nov. sp. Tav. VII, fig. 1. Dimensioni Diametro longitudinale CC » trasversale gi ict eee 27 Spessore ((afvalvesunite.). ii eee o ? Angolo apiciale (gt. eee oro Pecten radiis viginti, rotundis, squamulosis; interstittis con- cavis, conformibus, majoribus, tenuissime transverse striatis. È questa la diagnosi con cui il MENEGHINI, che per primo ebbe occasione di osservarla, descrisse 2 schedis, senza per altro darle un nome specifico, l’unica valva di una Chlamys la quale per tutti i suoi caratteri si allontana sensibilmente dalle specie mioceniche che di quel genere conosco. Questa descrizione ritrae brevemente e con non poca effi- cacia tutte le particolarità più salienti dell'esemplare in esame; nè meglio di così si sarebbe potuto dare un'idea della esatta conformazione di una specie, nuova senza dubbio, quando al- l’infuori dei pochi caratteri più sopra messi in rilievo, man- chino ad essa, come effettivamente si verifica nel nostro caso, tutti i particolari proprî del cardine o delle orecchiette, an- ch’ esse pur tanto interessanti. In Gorpruss si trova figurato e descritto un P. M/enkei degli strati terziari superiori di Westfalia, il quale presenta qualche leggera somiglianza dell'aspetto con la specie in esame; ma ben osservando quest’ ultima, ci si accorge senza difficoltà che le costicine radiali si presentano ornate da nu- merose strie concentriche d’ accrescimento, che però in vici- nanza dei margini, e sopratutto verso i margini laterali, sono talmente accentuate che i minutissimi spazi interposti ap- paiono rilevati e simili a leggerissime squammule: di qui il vocabolo squamulosis dato dal MENEGHINI alle coste. Oltre a 8 1 È La ji "3 È: | 1 i — 169 — ciò, mentre nel nostro esemplare le coste radiali sono poco numerose, più sviluppate, più acute, specie verso il margine ventrale, e separate da solchi alquanto più larghi delle coste, nel P. Menkei queste sono in numero assai maggiore, più ar- rotondate, sottili, più depresse verso il margine ventrale e divise da interstizi più ristretti delle coste medesime. Località: Arenarie di S. Dalmazio in Val di Cecina. 3. Chlamys (Aequipecten) scabriuscula Mart. 1842. Pecten scabriusculus . ..... MaTHERON, Cat. meth. et descr. d. corps org. foss. du de- part. d. Bouch.- du- Rhòne, pag. 187, pl. XXX, fig. 8-9. 1873. >» » NRGAUDRI, An. f0ss.. du Me Le- beron pag. 115, pl. XX, fig. 6-8. 1889. Pecten(Chlumys) scabriusculus KiLian, Etud. pal. s. 1. terr. sec. et tert. de l’ Andalou- ste, Mem. Accad. d. Sc. Nat. d. Ist. de France, XXX, pag. 708. A nessun’ altra specie all'infuori di questa saprei riferire un discreto esemplare di valva destra che le assomiglia mol- tissimo oltrechè per l’ orbicularità della conchiglia, e per l’ornamentazione caratteristica delle coste, longitudinalmente solcate da numerose strie granulose, anche per la struttura superficiale delle orecchiette, che sono ambedue provviste di costicine radiali ben distinte. L’ esemplare in esame differisce lievemente da quello descritto e figurato da MATHERON per il numero delle coste uguale a 22 invece che a 20; ma non credo tuttavia che una leggera discordanza come è questa, possa valere a tener separate la nostra valva dalla C%. sac- briuscula MATH. Località: Rosignano Marittimo. A EN e — 170 — 4. Chlamys Tournali M. DE SERR. 1829: \Pecien TNournaliW 9%. |< MarceL DE SERRES, Geog. d. terr. tert. du midi de la France, pag. 263, tav. IV, fig. 1. 1870. >» DITE 52 HoòRrNnES, (cum syn). Die foss. moll. d. Tertbeck. v. Wien, II, pag. 308, tav. LVIII, fig. 1-6. 1874. » DAI O Fucus, L'età d. strati terz. di Malta. Boll. Com. geol. it., V, pag. 881. 1874. Pecten cf. Tournali .... Fucus, I membri d. form. terz. n. vers. sett. d. App. tra Anc. e Bologna. Boll. Com. geol. it., VI, pag. 253. . l887-00o5 » . + «+ + PARONA, App. p. la pal. mioc. d. Sardegna. Boll. Soc. geol. it., VI, pag. 813. 1889. Pecten (Janira) Tournali KiLian, Etud. pal. s. l. terr. sec. et tert. d. Andalousie. Mem. Acc. d. Se. d. Ist. d. France, XXX, pag. 707. 1897. Macrochlamys (?) » Sacco, I moll. d. terr. terz. d. Piem. e Liguria, XXIV Pecti- nidae, pag. 35. Appartengono a questa specie tre soli esemplari della mia collezione, due dei quali rappresentano la valva sinistra ed uno la destra. Confrontati con gli esemplari descritti e figu- rati da HORNES vi corrispondono perfettamente, sia per l'aspetto generale e per la conformazione delle valve, sia per i carat- teri delle coste, dei solchi e delle orecchiette. Ed infatti, mentre la valva destra è notevolmente rigonfia, e provvista di 14 coste, maggiori nel mezzo e più sottili e quasi oblite- rate lateralmente, come si riscontra nella specie tipica di MARCEL DE SERRES, le due sinistre, di disuguali dimensioni, ne hanno soltanto 12 per ciascuna, più sviluppate al centro RITO e = te e A e Ac — 171 —- e poco distinte e quasi evanescenti verso i margini laterali; ed ambedue presentano profondamente segnata la depressione caratteristica dell’ umbone. Lo stesso esemplare di valva destra di cui più sopra ab- biamo parlato fu già dal MENEGHINI riferito in schedis al P. solarium Lmx e poi dal FucHs meglio studiato e più sicu- ramente ascritto al P. TOURNALI. %» Località: Berignone in Val di Cecina. Gen. Pelecten (PLINIUS), BeLON 1553, MilLLER 1776. 5. Pecten planosulcatus Marg. 1842. Pecten planosulcatus MatHERON, Cat. meth. et deser. d. corps ì organ. foss. du dép. d. Bouch.- du- ‘Ehone. pag. 188, PI. XXXI, fig. 415. 1873. Janira planosulcata. GauDRI, An. foss. du M. Leéberon, pag. 115, Pl. XIX, fig. 21-22. 1877. Pecten planosulcatus LocarD, Descr. de la faune d. terr. tert. moy. de la Corse, pag. 129. Da una località prossima al paese di Berignone proviene un bellissimo esemplare di valva destra, ma alquanto incom- pleto per la mancanza totale delle orecchiette e di una parte del margine ventrale posteriore. Misura cm. 15 di diametro longiudinale e cm. 17 di diametro trasversale; ha forma su- bordiculare, ed è sviluppato nella direzione trasversale molto di più di quello che non sia nel senso longitudinale. La valva in esame è poi piuttosto rigonfia e percorsa da 14 coste di cui, quelle del mezzo, in numero di circa 10, sono robuste e prominenti e quelle situate invece in prossimità dei margini laterali, sono molto più sottili e più o meno oblite- rate. Tutte queste coste che sono inoltre assai rilevate e ro- tonde in corrispondenza dell’ apice, vanno successivamente divenendo meno prominenti e più depresse, e si estendono a poco poco verso il margine ventrale fino al punto di fondersi coi solchi in una sola superficie leggermente ondulata e quasi pianeggiante. Anche gli spazî intercostali seguono la stessa — 172 — fase delle coste e di angusti e profondi, come sono in pros- simità dell’umbone si fanno sempre più estesi e superficiali. Tutta la superficie della valva è poi perfettamente percorsa da sottilissime strie concentriche, molto ravvicinate e distinte, e queste sono ad occhio nudo più nettamente visibili sulla periferia che non sull’ umbone. Confrontando questa descrizione con quella che riporta il LocarD per i suoi esemplari della Corsica e con la diagnosi che ne dà l’autore stesso della specie, esse si corrispondono fedelmente l'una all’ altra; non credo quindi di andare errato affermando che l’ esemplare in esame debba realmente riunirsi alla specie di MATHERON. Località: Berignone in Val di Cecina. 6. Pecten (Flabellipecten) Besseri ANDRZ. 1830. Pecten Besseri AnprzEsoscKI, Notic. s. quelg. cog. foss. de Volhyn. Podol., Boll. Soc. Nat. Moscou, II, pag. 103, tav. VI, fig. I. 870506 » HornEs, (cum syn). Die foss. moll. d. Tert.- beck, von. Wien, IL, pag. 404, tav. LXIII, fig. 1-5. 18/5060 » Fucas, I membri d. form. terz. n. vers. sett. d. App. tra Arrcona e Bologna, Boll. Com. geol. it., VI, pag. 253. 1883.» » SIMONELLI (cum syn.). Il M. d. Verna e i s. foss. Boll. Com. geol. it., II, pag. 270. l'8ssRo » DE STEFANI, Esc. sc. n. Calabria, Atti R. Acc. Line. s. III, v. XVIII, pag. 144. 1887. Pecten: Bessen: (0...) . 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Vanno indubbiamente riferiti a questa specie quattro esemplari, due dei quali, mal conservati ed incompleti, furono raccolti a Berignone, località già citata più volte per altre specie; e gli altri due, conservati per intiero, provengono dal Monte Cedrone, località che pur già conosciamo. Di questi ultimi uno solo possiede ambedue le valve, mentre l’altro è rappresentato dall’ unica valva destra. È specie esclusiva dei giacimenti miocenici e si annovera come una delle forme di Pecten che più diffusamente vi si rin- vengano. Località: Berignone in Val di Cecina. 7. Pecten (Flabellipecten) leythaianus PARTSCcA. 1868. Pecten leythaianus ParstcHA in. H6RNES, Die foss. moll. d. Tert. Teck. v. Wien. II, pag. 406, tav, LXIII, fig. 6-8. 1897. Flabellipecten » Sacco, I moll. d. terr. terz. di Piem. e Liguria, XXIV, Pectinidac, pag. 57, tav. XVII, fig. 12. Attribuisco a questa specie la valva destra di un Pecten che già dal MENEGHINI fu ritenuto nuovo e distinto specifica- mente én schedis col nome di P. micropterus. Per quanto l’ esemplare sopra citato possa allontanarsi dalla specie descritta e figurata da HoRNES per alcune visibili particolarità, quali sarebbero la conformazione delle coste — 174 —- meno sviluppate e dei solchi più spaziosi, e 1’ aspetto della superficie umbonale quasi perfettamente levigata; particola- rità che non si riscontrano realmente nel P. leythuianus ; nulla= dimeno sembrami che non si possa per si lievi differenze se- pararnela decisamente, ritenendola come forma di una specie - a sè; e ciò tanto più inquantochè tutti gli altri caratteri si accordano esattamente con quelli della specie tipica del ha- cino di Vienna. A giudicarne dalle poche citazioni dei paleon- tologi, non sembra molto comune questa specie nei terreni miocenici italiani; Sacco la cita dubitamente pei Colli Torinesi. Località: Berignone in Val di Cecina. 8. Pecten (Flabellipecten) Vindascinus Font. 1878. Pecten Vindascinus FontanNES, Etud. per tert. d. le bass de Visan, pag, 100, pl. V, fig. 3. 1899.» » UcoLinI, Sopra alc. pettinidi d, aren, mioc. d. circ. di Rossano în Cala- briu. Atti Soc. tosc. Sc. Nat. XVII, pag. 120. Vanno indubbiamente ascritte al P. Vindascinus Fon. alcuni esemplari di valva destra che per l’ aspetto generale si avvicinano molto anche al P. leythaianus PARTSCH; tuttavia per il numero di coste assai minore, per l’ acutezza dell’ angolo api- ciale e per non pochi altri caratteri ancora di importanza non trascurabile, ho creduto approssimarmi maggiormente al vero ritenendo gli esemplari in esame come più vicini e quindi anche più giustamente riferibili alla specie tipica del bacino di Visan. i Località: Berignone in Val Cecina (3 esemplari) Rosi- gnano Marittimo (1 esemplare), Orciano (1 esemplare). 9. Pecten Grayi Micar. 1847. Pecten Gray MicaELottI, Descr. foss. mioc. pag. 86. 1879. >» » SecuENZA, Form. terz. d. prov. di Reggio. Atti R. Acc. Line., 8: II; v. VI, pag. 61Vet5: — 175 — 1897. Pecten Gray Sacco, (cum syn.). I moll. d. terr. terz. d. Piem. e Liguria, XXIV, Pectinidae, pag. 60, tav. 19, fig, 4-17. Riferisco a questa specie tre esemplari, uno dei quali, conservato con la sola valva destra, proviene da un giacimento prossimo al paese di Orciano; gli altri due, conservati con ambedue le valve e più o meno incompleti, furono raccolti alla Valle Benedetta, in una località situata lungo il Rio Maggiore e presso la Villa Mugnai (colline livornesi). No- nostante che un d’essi sia molto schiacciato per subita com- pressione ed ambedue abbiano la valva superiore in parte na- scosta dalla roccia che ne aderisce alla superficie, tuttavia sono così evidenti in questi esemplari le particolarità che caratterizzano la specie di MicaELOTTI, che non mi resta dubbio alcuno sulla determinazione loro. Ed infatti confrontati con la specie tipica, le corrispondono fedelmente, per il numero delle coste di ciascuna valva, per la loro simile conformazione e sopratutto per la presenza di uno o più solculi che segnano longitudinalmente la superficie delle coste e vanno successiva- mente evanescendo a partire dal margine palleale e procedendo. verso gli umboni. Località: Valle Benedetta (Livorno), Orciano Pisano. 10. Pecten Beudanti Basr. 1825. Pecten Beudanti ...... BastEROT, Bass. tert, d. S. O. de la France, pag. 4, tav. V, orde 1869. >» Si AS Coppi, Cal. d. foss. mioc. pl. d. Modenese, pag. 209. 1 417,45 MAO » .-., +-+ FucHs, I membri d. form. terz. n. vers. sett. d. App. fra An- cona e Bologna. Boll. Com. geol. it., VI, pag. 249. 1155. PARE) DEMI ei PARONA, (cum syn.). App. p. la pal. mioc. d. Sardegna. Boll, Soc. geol. it., VI, pag, 314. — 176 — 1889. Pecten (Junira) Beudanti Kinian, Etud. pal. s.l. terr. sec. et tert. d. Andalousie. Mem. Sc. d. Ist. d. France, pag. 707. Acc. d. 18934 > » PaTRONI, Foss. mioc. di Baselice in prov. di Benevento. Atti R. Ace. d. Sc. di Napoli, s. II, vol. V, pag. 10. 18975665 » Sacco, I moll. d. terr. terz. d. Piem. e Liguria, XXIV, Pecti- dinae, pag. 62. Nelle colline mioceniche di Orciano fu raccolto un esem- plare di Pecten che, per la notevole sua somiglianza col P. Beudanti a questo ho creduto doverlo decisamente riferire. La valva destra manca di una porzione del margine laterale anteriore; ma la sinistra è perfettamente conservata, e tutte e due posseggono caratteri pei quali non possono affatto venir separate dalla specie tipica di BASTEROT. Località: Orciano Pisano. 11. Pecten Beudanti Bas. var. stricticostata Sacc. 1877. Pecten Kochii . Locarp, Descr. de la faume d. terr. tert. moy. de la Corse. pag. 149, PI. II, fig. 1-5. 1897. » Beudanti Bast. var. stricticostata Sacco, I molluschi d. terr. terz. d. Piem. e Liguria, XXIV, Pectinidae, pag. 62, tav. XX, fis. 2-7. Le attribuisco due giovani esemplari di valva sinistra, molto prossimi a quelli riprodotti dalla fig. 4 e 5 della tav. XX del prof. Sacco, coi quali concordano pienamente tanto per il carattere evidentissimo di una maggior ristrettezza delle coste quanto per una più pronunciata rotondità di queste. Come bene osserva il prof. Sacco (1), credo anch'io che il (1) Sacco, op. cit., pag. 62. — 177 — P. Duncheri May., ed il P. Kockir Loc. debbano ritenersi forme consimili di una varietà a coste più strette del P. Beudanti, piuttostochè. specie distinte, e come tali vadano riunite alla stricticostata Sacc. Ritengo anzi che quando Locarp descrisse come nuova la specie a cui diede il nome di P. Kockit non abbia conosciuto il già esistente P. Beudanti Bast. giacchè in tal caso o avrebbe riferito a questa specie i suoi esemplari o per lo meno avrebbe accennato alla notevole affinità che banno con essa. Località: Berignone in Val di Cecina. 12. Pecten subbenedictus Font. 1878. Pecten subbenedictus . ..... FONTANNES, Etud. per. tert. d. le bass, du Rhòne, III, Le bass. de Visan, pag. 83, BICSie: rateale: 1889. Pecten (Janira) subbenedictus Kinian, Etud. pal. si Iterr. . sec. et tert. d. Andalousie. Mem. Accad. d. Sc. d. Ist. de France, XXX, pag, 706. TRO» subbenedictus . . .... Sacco, I moll. d. tert. d. Piem. e Liguria, XXIV, Pectinidae, p. 57, t. XVII, fig, 12. A Rocca a Silano, presso Castelnuovo Val di Cecina fu raccolta la valva destra di un Peclen, discretamente conser- vata, che in sulle prime potrebbe essere riferito al P. benedì- ctus Lmx. od al P. aduncus EicHw.; ma osservandolo attenta- mente, riesce facile di segnalare in esso la presenza di carat- teri che, per quanto lievi, sono tuttavia sufficienti a tenerli separati dalle specie succitate. Noto infatti come nell’ esem- plare in esame sieno notevolmente sviluppati e ricurvi gli um- boni, e prospicienti oltre la linea cardinale più di quello che non si riscontri nella specie di LamARcK. Oltre di ciò le coste, che nel P benedictus posseggono un forte spessore, sono nel P. subbenedictus molto più deboli e meno rilevate sicchè in 12 — 178 prossimità del margine palleale si manifestano bene spesso come leggere ondulazioni. Questa valva differisce poi dal P. aduncus EicHw. per avere le coste assai più allargate, l’umbone più prominente ed in- curvato, e la superficie dorsale assai più convessa. | Località: Rocca a Silano (Val di Cecina). 13. Pecten aduncus Eicaw. 1330, Pecten aduncus BicawaLp, Naturhist. Sckiz. v. Libt, Volyn, Luv. s. v., pag. 213. 1870. » » Hornes (cum syn.) Die foss. moll. de tert. beck, v. Wien, II, pag. 401, tov. LIX, GRA SSL 1874. » » Fucus, L'età d. strati terz. di Malta. Boll. Com. geol., it,, V, pag. 381. 1879. Janira adunca SeGuENZA, Form. terz. d. prov. di Reggio. Atti R. Acc. Linc., s. III, vol. VI, pag. 122. 1883. Pecten aduncus FucHas, Beitr. 2. Kenntn. d. mioc. fauna Aegypten su. d. libyschen Wiiste, pag. 36, fig. 1-5. 1887. » » PARONA, (cum. syn.). App. p. la pal. mic. d. Sardegna. Boll. Soc. geol.it., VI, pag.314. Vanno indubbiamente riferiti a questa specie tre soli esem- plari, dei quali, uno conservato con ambedue le valve, e gli altri due rappresentati dalla valva destra soltanto. Tutti e tre somigliano moltissimo al P. subbenedictus Font. ma ne differiscono per lo spessore meno sviluppato delle coste, per la convessità meno accentuata della valva e per la curva- tura più lieve dell’apice. Località: Casaglia. presso Montecatini ( Val di Cecina), Val di Trona. 14. Pecten Vigolenensis Sim. 1873. Neithea Rollei . .. Cocconi, Enum. sist. d. moll. mioc. e pi. di Parma e Piacenza, pag. 339. n-7 A“ di i x Ri i 5 di — 179 — 1896. Pecten Vigolenensis SimoneLLI, App. s. la fauna e l'età d. terr. di Vigoleno. Boll. Soe. geol. it., XV, pag. 82, fig. 1. Questa specie, gia per la prima volta rinvenuta a Vigo- leno, dal Cocconi (1), che a torto la riunì al P. Rollei Horn., fu poi ritrovata dal DE STEFANI nel calcare di Rosignano e da lui stesso riconosciuta come nuova e determinata n schedis col nome di P. etruscus. Ma, sebbene già da lungo tempo l’esemplare di Rosignano si trovasse a far parte delle colle- zioni del Museo di Pisa, unitamente al cartellino che riporta, scritta di proprio pugno, la determinazione dell’ autore; tut- tavia non essendo stato in seguito mai più figurato e descritto dal DE STEFANI, cambiò quel nome con quello datole di re- cente dal SimonELLI (2) che per primo la descrisse e. figurò chiamandola P. Vigolenensis. Località: Rosignano Marittimo. 15. Pecten Canavarii nov. sp. Tav. VII, fig. 2 a, b. Dimensioni. Diametro longitudinale. . . . . . . mm. 56 (2) » GRASNErSAIo son no » 57 Spessore (a valve unite) . . . . .. >» 10 Mmegloapiciale, 0.0). 0... gradi 109 Conchiglia suborbiculare, equilaterale, inequivalve. Valva destra convessa, ornata di finissime strie concentriche appena percettibili ad occhio nudo e di 24 coste radiali non perfetta- mente conformi, piuttosto rilevate, a dorso rotondo e quasi intieramente liscio, e separate da solchi molto angusti ed al- trettanto profondi. (1) Cocconi, op. cit., Bologna 1873. (2) SIMONELLI, op. cit., Roma 1896. — 180 — Umbone adunco ma non sporgente oltre la linea car- dinale. Valva sinistra concava e profondamente escavata, sicchè oltremodo ristretto era lo spazio riservato all'animale; per- corsa da 30 coste all’incirca, delle quali le più prossime ai margini laterali sono ancor più ravvicinate e sottili; a dorso solcato concentricamente da strie d’accrescimento fittissime e più distinte di quelle della valva destra; i solchi come le coste, ugualmente ornati e percorsi essi pure da strie concen- triche sempre più nettamente visibili. Orecchiette subeguali; quelle della valva destra fornite solo di leggerissime strie d’accrescimento; quelle della sinistra provviste anche di tre o quattro raggi abbastanza delineati; 1’ orecchietta anteriore destra presenta inoltre visibilmente accentuata l’ insenatura bissale. Margine cardinale facente un leggero angolo ottuso . .... Questo bellissimo esemplare, non porta alcuna indica- zione di sorta della località in cui fu rinvenuto, ma fa parte di una piccola raccolta di fossili del Monte Bamboli, esistente nel Museo di Pisa, e proviene indubbiamente dal piano mio- cenico sovrastante alla formazione lignitifera. Non conosco alcuna specie che possa a questa sufficiente- mente ravvicinarsi e l'ho descritta quindi come nuova, intito- landola col nome del chmo prof. CANAVARI a cui sono lieto di esprimere questa modesta attestazione di gratitudine e devo- zione. Località: M. Bamboli. IR — BI — PETTINIDI DELLE MARCHE Fam. Pectinidae Lamarcx 1801. Gen. Ohlamys BoLTEN 1798. 1. Chlamys varia Linn. 1758. Ostrea varia . Linneo, Syst. Nat. Edit. X, pag. 698. 1897. Chlamys vuria Sacco, (cum syn) I moll. d. terr. tere. di Piem. e Ligur. XXIV, Pectinidae, pag. 3, Tav. I, fig. 1, 2, 3, 4. 1898. » » UcoLinI Contr. stud pl. di una parte d. bac. d. Era. Boll. Soc. geol. it., XVII, pag. 86. 1898. » «>» CeRuLLI-IRELLI, Moll. foss. pl. di Palomb. Marc. Boll. Soc. geol. it., XVII, pag. 90. Vanno indubbiamente riferiti a questa specie pochi e mal conservati esemplari di Pecten, provenienti da quello stesso giacimento di Monte Corno (Gran Sasso) che, già dal PrLLa (1) ritenuto cretaceo, fu poi dal BALDACCI e CANAVARI (2) insieme con maggior cura studiato e più giustamente ascritto all’epoca miocenica. Località: M. Corno ( Gran Sasso). 2. Chlamys ( Aequipecten) opercularis Linn. 1758. Ostrea opercularîs ....... Linneo, Syst. Nat., Edit. X, pag. 698. (1) Pica: in Atti della I.* Riunione degli Scienziati italiani. Sez. geol pag. 76, Pisa, 1840. (2) Baupacci e Canavari: La reg. centr. d. Gran Sasso d' Italia. Bol 1 R. Com. Geol. it., XV, pag. 358. Roma 1884. 1814. Ostrea plebeia . . VISAE RIT I OI RI ANA SAI SERA — 182 — Ta TAREOIMIOIOREO RIO BroccHi Conch. foss. sub., II, p. 577, Tav, XIV, fig. 10. 1889. Pecten (Chlamys) opercularis KiLran, Etud. pal. s. 1. terr. 1897. Aequipecten 1898. CRlamys opercularis. . . . 1898 » » sec. et tert. dell’ Anda- lousie. Mem. Accad. di Sc. d. Ist. de France, XXX, pag, 707; Sacco, I moll. d. terr. terz. d. Piem. e Liguria, XXIV, Pectinidae pag. 13. . UeoLini, Contr. stud. pl. di una parte d. bac. d. Era. Boll. Soc. geol. it., XVII, pag. 86. CeruLLI-IRELLI Moll. foss. pl di Palomb. Marc. Boll. Soc. geol. it., XVII, p. 90. Riferisco a questa specie alcuni esemplari provenienti da una località situata alle falde di Monte Corno (Gran Sasso ) e conosciuta col nome di Forca di Valle. È la C%. opercularis una delle specie che più diffusa- mente si raccolgono nelle nostre formazioni plioceniche; e, stando alle citazioni che di questa fecero non pochi autori, quali: il MARIANI per le molasse calcaree di Monte Vallassa ed Oramala, il MenEGHINI per i calcari di Capo S. Marco (Sardegna), il LocarD per Bonifacio (Corsica), ed altri ancora, sembra abbastanza comune anche nelle zone superiori del miocene. Località: Forca di Valle. 8. Chlamys (Aequipecten) scabrella Lux. 1819. Pecten sc.ubrellus . . . 1869. DM » LamarcK, Hist. Nat. d. An. s. vert., VII, part. 1.°, pag. 183. i . Copri, Cat. foss. mioc. e pl. d. Mod., Pag. 209. — 183 — | 1879-82. Pecten scubrellus . . FONTANNES, (cum syn.), Moll. pl. du REhone et Rouss. II, pag. 187, Tav. XII, fig. 2, 8. 1881. » » »-. . De StEFANI, Il Tort. d. alta valle \ d. Tev., Proc. verb. Soc. tosc. Sc. Nat. II, pag. 114. 1883. » » . «+ DE STEFANI, Escurs. scent. n. Ca- labria. Atti R. Acc. Linc., ser, III, vol. XVIII, pag. 144. 1887. » » . «+ + MARIANI Descr. d. terr. mioc. tra la Ser. e lu Staffora, Boll. Soc. geol. it., V, pag. 303. 1887. » » .. + MARIANI e Parona, Foss. Tort. di Capo S. Marco in Sardegna, Soc. it. Sc. Nat., XXX, pag. 63. 1897. Aequipecten » . . «+ Sacco, (cum syn.). I Moll. d. terr. terz. di Piem. e Liguria. XXIV Pectinidae, pag. 24. 1898. Chlamys scabrella . . . CeruLLi-IRELLI, Moll. foss. pl. di Palomb. Marc. Boll. Soc. geol. it., XVII, pag. 90. 1899. » » . . + UGonINI, Sopra ale. Pettinidi d. aren. mioc, d. circ. di Rossano în Ca- labria. Atti. Soc. tosc. Sc. Nat. XVII, pag. 120. Sono in numero notevole gli esemplari che attribuisco a questa specie; quasi tutti provengono dai giacimenti miocenici dell'Appennino centrale e particolarmente da Monte Cedrone presso Città di Castello ( Umbria); dal bacino di Gubbio, all’ ovest della Scheggia ( Perugia); dai dintorni di Treja alle falde del monte Sanvicino; e dal Pizzo Morello presso Acqua Santa, in provincia di Ascoli Piceno. Eccezion fatta di pochi individui .ai quali manca in tutto o in parte lo strato este- riore della conchiglia, tutti gli altri sono abbastanza ben con- servati, sicchè non mi rimane alcun dubbio sulla loro deter- minazione. È la CA. scabrella uno dei pettini che più comunemente ai e E PORRI ANIA a de i — 184 — si raccolgono nelle formazioni mioceniche come in quelle del pliocene: e, solo a causa della grandissima variabilità della forma, io credo sia stata più volte citata sotto altri nomi e quindi ritenuta anche rara più di quello che non sia real- mente. . Località: Treja, Pizzo Morello, Grotta Grande. 4. Chlamys (Aequipecten) scabrella Linn. var. subplanata nov. var. Tra gli esemplari provenienti dalle località più sopra riferite havvene uno che per lo spessore notevolmente minore delle valve, per la minore convessità, in ispecial modo della destra, per la . depressione evidente delle coste e la minor profondità dei solchi, ritengo debba tenersi separata dalla C%. scabrella. Ma siccome però tutti gli altri caratteri concordano perfet- tamente con quelli della specie tipica di LAMARCK non ho cre- duto utile distinguerlo specificamente, ma soltanto considerarlo come campione di una semplice varietà di quello, a valve pia- neggianti. Questo presenta anche qualche affinità con la var. planoundulata Sacco e la var. planolaevis Sacco del pliocene, ma da quelle si allontana sensibilmente sopratutto per la mag- giore obliquità delle valve e per l'aspetto alquanto diverso. Località: Forca di Valle. 5. Chlamys (Aequipecten) scabrella Lwmk var. planoundulata Sacco Dal Pizzo Morello proviene un esemplare unico, comple- tamente conservato, che, per quanto miocenico, non ho potuto fare a meno di riunirlo alla var. planoundulata Sacco delle formazioni astigiane e piacentine del Piemonte. Bene infatti a quelle corrisponde oltrechè per l’ appiatti- mento caratteristico di ambedue le valve, anche per la minore profondità dei solchi, per la notevole depressione delle coste e per la uguaglianza delle dimensioni. Località: Pizzo Morello, Grotta Grande. RE I ae pe E. RESEZIONE e: MET — 185 — 6. Chlamys (Aequipecten) Camaretensis Fon 1878. Pecten Camaretensis FontanNnES. Etud. per. tert. dans le bass, du Ehone, III. Le bass. de Visan, pag. 90, pl. III fig. 2. 1887. » » MARTANI. Descr. d. terr. mioc. tra la Scrivia e la Stuffora. Boll. Soc. geol. it,, V, pag. 303. 1897. Aequipecten scabriusculus var. cf. Camaretensis. Sacco, I moll. d. terr. terz. d. Piem. e Li- guria. XXIV, Pectinidae, fig. 57, tav ID fig. 2: Dalla località altra volta ricordata di Forca di Valle, proviene la valva destra di un Pecten che per la totale man- canza delle orecchiette e di una piccola porzione dei margini laterali, non può certamente ritenersi come buon esemplare; ma ciò nonostante dal numero e dalla conformazione partico- lare delle coste, come pure dalla caratteristica ornamentazione loro e degli intervalli, si riconosce, senza grande difficoltà, la straordinaria somiglianza dell'esemplare in esame con la specie di FoNTANNES. Essendo poi molto evidente l’ affinità della C%. Camaretensis con la Ch. scabriuscula MATA. e con altre forme ad essa vicina, non mi pare improbabile che quella sia stata con queste ultime spesse volte confusa; di qui l'apparente ra- rità della specie di FoNTANNES nei nostri giacimenti miocenici. Località: Forca di Valle. 7. Chlamys (Aequipecten) Orsinii Ma. în schedis. Tav. VII, fig. 8 a, d. Dimensioni Diametro longitudinale . . . ..... mm. 103. » bra pyotra eee ie 102: » Spessore (a valve unite). . . . . >» bl. [(Wpcolosxdmielale Set ee, gradi. 98 — 186 — Conchiglia di forma orbiculare e quasi subtetragona, a valve perfettamente uguali e similmente convesse. Valva destra percorsa da 14 coste radiali, ben distinte, sviluppate, rotonde ed in prossimità degli umboni, apparentemente lisce; di cui le più laterali molto sottili e quasi filiformi; verso il margine palleale, invece, più slargate, depresse ed adornate di sottilis- sime strie longitudinali e traverse, molto ravvicinate e distinte. Spazi intercostali generalmente un poco più ristretti delle coste, e provvisti all'incirca delle medesime ornamentazioni di cui quelle sono fornite nella loro metà inferiore. Valva si- nistra percorsa da 14 coste radiali, ben marcate, e simili per l'aspetto e per gli crnamenti a quelle della valva destra; 3 di queste leggermente più sviluppate delle altre e separate rispettivamente l’una dall'altra da un paio di coste interposte, di ordinarie dimensioni. A queste 3 coste maggiori delle altre sembrano corrispondere nella valva destra un numero uguale di spazi intercostali distintamente più grandi dei rimanenti. In ambedue le valve è degno di nota questo particolare: cioé che mentre gli ornamenti longitudinali e trasversi delle coste sono nettamente visibili soltanto nella metà inferiore dell'una e dell'altra; quelle dei solchi lo sono in quasi tutta la superficie di esse, a partire dal margine ventrale e proce- dendo verso la parte superiore in prossimità degli apici. Nel- l'esemplare in esame mancano in parte le orecchiette; ma dalle traccie che ancor ne rimangono si desume senza difficoltà che il margine cardinale è dritto, che le due valve furono diversamente auricolate, vale a dire che la orecchietta ante- riore di ciascuna, doveva sporgere maggiormente della poste- riore, e, che l’orecchietta anteriore destra mostrava l’insena- tura bissale abbastanza accentuata. i È d’uopo osservare oltre a ciò, che nelle suddette traccie sì scorgono ancora chiare e nette le medesime striature radiali e trasverse delle coste e dei solchi. L’unico esemplare di questa specie, a cui il MENEGHINI volle dare in schedis il nome di P. Orsinti, fu raccolto in un giacimento situato alle falde dei monti Sibillini, in contrada di Sarnano, nel Camerinese. Una delle pochissime specie con cui più giustamente possa — 187 — venir confrontato l’ esemplare che qui presento, è il P. ampro- visus GAuDRY. Ma per quanto l’una e l’altra sembrino corri- spondersi per alcuni caratteri, quali l’orbicularità delle valve, le loro dimensioni e sopratutto il loro aspetto generale; nulla- dimeno, osservando accuratamente le due forme, si riconosce che nella specie di GAuDRY le due valve presentano una ben marcata differenza d’ornamentazione, e la sinistra, assai più rigonfia della destra, possiede un numero di coste leggermente minore le quali sono alquanto più anguste, più prominenti e separate da solchi notevolmente più larghi e più profondi, di quello che non si riscontri nella valva destra. Inoltre le strie radiali che sono appena visibili soltanto negli interstizi, non lo sono quasi affatto nelle coste, predo- minando invece su tutta intiera la superficie di ambedue le valve le strie concentriche d’'accrescimento. Questa notevole dissomiglianza delle valve, non si verifica nella nostra specie, la quale, pur somigliando moltissimo al P. improvîisus, si allontana da questo per avere tutte e due le valve egualmente convesse, e provviste di coste e di solchi pressochè uguali per numero e per dimensione. Tanto le coste quanto i solchi sono infine ornati di strie radiali granulose, nettamente visibili, scorrenti longitudinal- mente sopra la loro superficie e predominanti di molto sulle strie concentriche. Il P. Orsini non può inoltre venir confuso col P. sca- briusculus MATH., nè con le altre specie di FONTANNES, ad esso molto affini, quali: il P. praescabriusculus, il P. Cavarum, ed il P. Camaretensîs, avendo comuni con questi soltanto il ca- rattere dell’orbicularità e la somiglianza dell’ ornamentazioni costali ed intercostali. Località: Sarnano (Macerata). Gen. Amussium RumpHius 1711, KLEIN EM. 1753. 8. Amussium corneum Sovw. 1818. Pecten corneum. . .... SoWERBY, Miner. Conch. II, pag 1, tav. 204, - 188 — 1887. Pecten denudatus .... PARONA (cum syn.). App. p. la pal. mioc. d. Sardegna. Boll. Soc. geol. it., XIII, pag. 189. 1897. Pseudamussium corneum Sacco, I moll. d. terr. terz. d. - Piem. e Liguria, XXIV Pecti- nidae, pag. 51. 1897. » » var. denudata Sacco Ibidem, p.51, tav. XIV, pag. 30-39. Uno solo degli esemplari che io ritengo riferibili alla specie succitata fu già, con cartellino del MENEGEHINI, attri- buito al P. membranaceus GoLpr. allorchè la formazione dalla quale provengono si riteneva cretacea; ma oggi che detta for- mazione viene più giustamente attribuita al miocene, credo di poter con sicurezza asserire che i cinque esemplari in esame debbano piuttosto riferirsi all’ A. corneum Sow. È abbastanza diffusa nei nostri giacimenti miocenici e più di una specie erroneamente riferita al P. denudatus Reuss, dovrà invece ricondursi all’ A. corneum. Località: Pietralto, Forca di Valle (Gran Sasso ). 9. Amussium anconitanum For. 1879. Pecten anconitanum. . . . . . ForEstI, Contr. a. Conch. foss. italiana. Mem. Acc. Sc. d. Ist. di Bologna, s. III, X, pag. 19, tav. I, XI, fig. 10-12. 1880. » SL Carici, S. determ. cronolog. | d. calc. e sele. pirom. e d. calce. comp. e marn. ad E- chin. e mod. di grandi bio. n. reg. S.-E. di Sicilia. Boll. Com. geol. it., XI, pag. 500. 1887. » » . ++ MARIANI, Za molassa mioc. di Varano, Atti Soc. ital. Sc. Nat. XXX, pag. 7. LIE IE — 189 — 1893. Pecien anconitanum ..... SIMONELLI, Sopra la fauna d. cosìdetto ScHaLIER n. Bol. e n. Ancon. Atti Soc. tosc. Sc. Nat., XII, pag. 21. 1897. Propeamussium anconitanum Sacco, I moll. d. terr. tere. d. Piem. e Liguria, XXIV Pec- tinidae, pag. 50. È lo stesso esemplare che sei anni or sono il prof. Stmo- NELLI descriveva con molta cura nella sua memoria già sopra citata; trovo quindi perfettamente superflua qualunque con- siderazione intorno a questo esemplare i cui caratteri il chia- rissimo professore non avrebbe certamente potuto porre in ri- lievo con maggior brevità e con miglior chiarezza. Località: Pergola ( Ancona). Gen. Peeeten (PLINIUS), BELON 1553, MuùLLER 1776. 10. Pecten burdigalensis Lx. 1809. Pecten burdigalensis ..... Lamarck, Ann. d. Mus., VIII, i pag. 355. 1870. » RAEE PZA LI HoRnES (cum. syn.). D. foss. moll. d. Tert.- beck. v. Wien. II, pag. 418, tav. LXV. 1879. » » . +. + +. SEGUENZA, Form. terz. prov, Reggio. Atti R. Acc. Linc., s. III. v. VI, pag. 122. 1883. » DIRCI SU FucHs, Beitr. 2. Kenntn. d. Mioc.-fauna Aegyptens u. d. libyschen Wiiste, pag. 36, tav, XIX, fig. 15. 1887. » MOLCIIL a Parona, pp. Ap. la pal. mioc. d. Sardegna. Boll. Soc, geol. it., VI, pag. 312. , .-. + DE ALEssaNDRI, La pietra da cant. di Rosign. e Vignale ( Basso Monferrato). Mem. 1897. » » — 190 — Mus. Civ. St. Nat. di Milano, IV, pag. 59. 1897. Amussiopecten burdigalensis, Sacco (cum, syn.). I moll. d. terr. terz. di Piem. e Lit- i guria, XXIV, Pectinidae, pag. 53, tav. XV, fig. 1-7. Nonostante la sua notevole diffusione nelle formazioni mioceniche italiane sembra piuttosto rara nel giacimento di Monte Corno donde proviene l’unico esemplare che posseggo; le ascrivo la valva destra di un individuo di piccole dimen- sioni, il quale, pur mancando di ambedue le orecchiette, ed essendo in buona parte corroso, si riconosce tuttavia facilmente, non tanto per il numero delle coste, quanto per il caratteri- stico appiattimento, più evidente in prossimità del margine palleale ove le coste svaniscono quasi totalmente. Località:Forca di Valle (Gran Sasso). 11. Pecten Koheni Fucgs 1876. Pecten Koheni Fucas, Ueber den sogennanten « Badner Tegel » uuf Malta. Aus. d. LXXIII Bd. . d. Sitzb. d. k. Akad. d. Wissensch. I, pag. 3, tav./I, fig. 1, 2. 1899. » » UcoLINI, Sopra ale. Pettinidi d. aren. mioc. d. circ. di Rossano in Calabria. Atti Soc. Tosc. Sc. Nat. XVII, pag. 107, Tav. VI, fozgle Tra i Pecten di Forca di Valle ve ne sono otto che deb- bono indubbiamente riferirsi a questa specie; due di questi si trovano in assai buono stato di conservazione; e gli altri sei, ancorchè per la mancanza di una buona porzione della. conchiglia non lascino con molta evidenza rilevare tutte le particolarità inerenti al P. Koheni, mostrano nulladimeno le traccie molto visibili di caratteri per cui, a questa meglio che a qualunque altra forma di Pecten fedelmente si rassomigliano. Due di questi ultimi, alquanto più malconci degli altri, fu- — 191 — rono già dal MENEGHINI determinati in. schedis e riferiti al P. Matronensis d’ OrB. della Creta, quando ancora i calcari «arenacei di M. Corno si ritenevano di quella età (1); un altro fu riferito al P. Burdigalensis LMx. e i rimanenti non portano alcuna determinazione di sorta. Negli individui meglio con- servati, rimangono ancora sufficientemente riconoscibili la maggior parte dei caratteri proprii alla specie del FucHS e più di tutti l’andamento caratteristico delle coste e la loro conformazione, le quali, procedendo dall’apice verso il mar- gine palleale, vanno successivamente facendosi più estese e piu basse sino a confondersi coi solchi in una superficie unica, dapprima ondulata e poi quasi perfettamente piana. Località: Forca di Valle. (1) Pica, op. cit. — 192 — PETTINIDI DELL’ UMBRIA Fam. Pectinidae lLamarck 1801. Gen. Chlamys BoLren 1798. ]. Chlamys (Aequipecten) scabrella LwMx. Località: M. Cedrone, Gubbio. 2. Chlamys latissima Brocc. 1814. Ostrea latissima ..... BroccHI, Conch. foss. sub. II, pag. 581. 1857. Pectenlatissimus . . . .. MENEGHINI, Pal. Ile d. Sardaigne, pag. 593. 1869.» SSA RISE RA ni Coppi, Cat. foss. mioc. e pl. d. Modenese, pag. 209. 1874. » SM IM Fucas, L’ età d. strati terz. di Malta, Boll. Com. geol. it., V, i pag. 880. 3 1875. > + RI. Fuens, ! membri di form. tere. n. vers. sett. d. App. fra Ancona e Bologna. Boll. Com. geol. it., | VI, pag. 149. : 1879. » : SPAR REN o. SEGUENZA, Form. terz. prov. di i Reggio. Atti R. Acc. Linc., s. ITI, v. VI, pag. 122: 1883. » Pri n De STEFANI, Esc. sc. n. Calabria. Atti. R. Acc; Lane, son XVIII, pag. 144. 1887. » » . . .. + PARONA, App. p. la pal. mioc. d. Sardegna Boll. Soc. geol. it., VI, pag. 312. — 193 — 1888. Pecten latissimus. . .. . DE STEFANI, Zcon. d. nuovi moll. pi. di Siena. Boll. Soc. mal. it., XIII, pag. 186. 1897. Macrochlamys latissima Sacco, (cum. syn.). I moll. d. terr. terz. d. Piem. e Liguria, XXIV Pectinidae, pag. 32, tav. IX, i fig. 5, tav. X, fig. 1-5. 1898. Clamys » UcoLINI, Contr. stud, pl. di una parte del bac. d. Era. Boll. Soc. geol. it., XVII, pag. 86. Da Monte Cedrone presso Città di Castello, provengono tre buoni esemplari, due dei quali rappresentano la valva destra di individui molto giovani di C%. latissima Brocc.; l’altra in- vece, di dimensioni assai più grandi, corrisponde perfettamente alla valva sinistra di un individuo della medesima specie, ri- conoscibile sopratutto per la presenza dei grossi nodi, come l’A. li chiamò, caratteristici delle coste di quella valva. Località: M. Cedrone. 3. Chlamys Tournali M. De SERR. Località: M. Cedrone. Gen. Pecten (PLINIUS), BeLon 1553, MùuLLER 1776. 4 Pecten (Flabellipecten) Besseri ANDRZ. Località: M. Cedrone. 5. Pecten Hòrnesi nov. sp. Tav. VII, fig. 4. Dimensioni Diametrolengitudinale:.ì 0000.0000, 0 mm. 78 » WASNERSA Te 84 iWSpassore!(afwalveSunite)) ti; eu. a ? Ancgloimpielale ts ode es ont gradi 130 13 VITE MAP NOR — 194 — Conchiglia suburbiculare arrotondata, rappresentata da una valva unica, la destra; la quale, pur costituendo il mo- dello dell'impronta della sua superficie esterna, ne riproduce così fedelmente tutti i caratteri più minuti da non lasciare luogo ad alcun dubbio. Le coste radiali in numero di 26 circa, sono obliterate in corrispondenza dell’umbone, e soltanto sul dorso appariscono nettamente distinte; verso i margini laterali sono infine assai sviluppate, subdepresse, appiattite e munite di strie concentriche appena visibili. I solchi seguono lo stesso andamento delle coste, ma sono molto più ristretti in vicinanza del margine palleale ed uguali circa alla metà di essa. Tanto le coste come i solchi vanno leggermente evanescendo verso i margini laterali; le orec- chiette quasi uguali sono fittamente percorse da sottilissime strie concentriche e da 2 sole costicine radiali appena visibili ad occhio nudo, e l’area cardinale è dritta. Questa forma che a me sembra nuova, non può confon- dersi col P. leythatanus PARTSCH., nè col P. flabelliformis Brocc. con cui serba la maggiore affinità; ma potrebbe invece segnare il passaggio graduale dalle forme del P. leythaianus del mio- cene medio, a quelle del P. flabelliformis del miocene supe- riore e del pliocene. Ed infatti, mentre quella di PARTSCH. po- trebbe considerarsi come la specie progenitrice del P. Hornese, col quale somiglia per l’identica conformazione e sviluppo dei solchi, ma da cui differisce per la. maggiore elevatezza delle coste; il P. Hornesi potrebbe a sua volta considerarsi come la specie progenitrice del P. flabelliformis al quale si avvi- cina per l’uguale larghezza ed elevazione delle coste, ma da cui si allontana per una assai maggiore larghezza dei solchi. Località: Formazione arenacea di Poggio Arbizzi. 6. Pecten Beudanti Basr. var. rarilamellosa nov. var. Dalla località altra volta ricordata di Monte Cedrone proviene la valva sinistra di un giovane P. Beudanti molto af- fine alla var. stricticostata Sacc., precedente, ma da cui diffe- risce in ispecial modo per un carattere che si affaccia su- -— 195 — bito all'occhio e che consiste nell'avere le strie trasversali e concentriche molto più lontane l'una dall’altra, e più rilevate a tal segno da doverle considerare come lamelle piuttostochè come strie vere e proprie. Questa varietà fu ben rappresen- tata dal Sacco nella fig. 7 della tav. XX, la quale per le strie concentriche più rade e rilevate va disgiunta dalla var. stricticostata SAcc. e riunita invece alla var. rarilamellosa nov. var. Località: M. Cedrone. Quadro comparativo di alcune specie del tipo F/abellipecten Sacco. « P. Alessii » Phil. « P. nigromagnus » Sace. « P. Bosniaskii» De Stef. [| [| « P. flabelliformis » Broce. « P. flabelliformis » Brocc. È | « P. Hornesi » Ugl. iocene « P. leythaianus » Partsch. « P. Vindascinus » Font. « P. Besseri » Andrz. — 196 — SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA VII Gli esemplari figurati si trovano nel Museo Geologico di Pisa Fig. 1. — Chlamys Meneghini UsoLini. Frammenti di valva destra (?). Arenarie mioceniche di S. Dalmazio (Val di Cecina). Gran- dezza naturale, pag. 168. » 2. — Pecten Canavarii UsoninI. a) Valva destra. b) Valva sinistra. Monte Bamboli. Grandezza naturale, pag. 179. » 3. — Chlamys ( Aequipecten) Orsinii MeNEGRINI. a) Valva destra. b) Valva sinistra. Sarrano ( Macerata) Grandezza naturale, pag. 185. » 4 — Pecten (Flabellipecten) Hornesi UcoLini. Esemplare di valva destra, privo di una porzione del margine ventrale inferiore. Poggio Arbizzi. pag. 193. Quadro riassuntivo delle specie per località ABBREVIATURE V. B. Valle Benedetta. — S. D. San Dalmazio. — £. M. Rosignano Marit- timo, — Be. Berignone. — Or. Orciano. — KR. S. Rocca a Silano. — Ca. Ca- saglia. — V. 7. Val di Trona. — M. 8. Monte Bamboli. — mM. €. Monte Corno. — Y. V. Forca di Valle. — Tr. Treja. — P. M. Pizzo Morello. — G. G. Grotta Grande. — Sa. Sarnano. — Pi. Pietralto. — Pe. Pergola. — M. C. Monte Cedrone. — (u. Gubbio. — P. A. Poggio Arbizzi. ® 0. DIO DISCO DISOO DISOINO DIOR DCO DISCO DIRO € 0. 0a OOO DOO ‘Nd ‘IJ DIOIO) DIORO SIEDO go DICO) DICO DONO DICO DICHNO DISCO) CRCIENCÌ DCO OO MICINO * a» ® 0» e. ssa OOO DICANO QUO TONO OOO DIOINO ente. te DIO DOO DIONO DINT] . ò . © 0 0 DISIO DOO ‘A TIOD RITI + ali ‘A DO DONO DICI DICO DO DOO CIC) DIIOO CIO DICO re DONO sè» DIOO DO DICO ® è. DIIONIO OO - 00 UO CCNI so. OO 0 è CUSIEO "SI ‘10 n + + UU DISOO 0 00 * eo. DICCI DIO DOO DONO ICINO DICO DIIONCÌ Ta Elea ORO DICI RASO) 0 00 IA) DICCI el (ss LO sale + ee 0 ee. 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La pubblicazione di questa splendida Monografia fu co- minciata nel 1867 ed ebbe termine nel 1881; 31 tavole in li- tografia la corredano egregiamente, sia per la finezza e la fedeltà dei disegni, sia per la bellezza degli esemplari fossili che in esse sono figurati. Giova notare pertanto che dal 1881 a tutt'oggi grandi progressi ha fatto e grandi cambiamenti ha subito la Sistematica delle Ammonidee; così, mentre da un lato ciascun paleontologo che abbia avuto occasione di occuparsi del « rosso ammoni- tico » lombardo ed appenninico ha fatto sempre tesoro, in tali studi, dell'Opera meneghiniana, d’altra parte si è vista da tutti la necessità di sostituire ad alcune denominazioni adot- tate dal MENEGHINI, per una parte delle forme da lui descritte, altre denominazioni, generiche o specifiche, più in armonia con il progresso degli studi ammonitologici. (1) Paléontologie lombarde, cu description des fossiles de Lombardie, pubbliée à l’aide de plusieurs savants par le prof. Ant. Sroprani. Milan, Bernard. e Rebesch., 1867-81, 4®© ser. ta ME i sil Ì — 199 — Considerata la importanza della Monografia del MENEGHINI, considerato l’uso frequente che se ne fa così da paleontologi provetti come, e a più forte ragione, da giovani paleontologi, ho creduto opportuno di riassumere, nelle pagine che seguono, 1 risultati d’un esame abbastanza lungo e più che ho potuto dettagliato e coscienzioso da me praticato sulle figure e talora anche sugli originali delle figure che illustrano la suddetta Monografia; valendomi, bene inteso, dell’opera di insigni am- monitologi (ZirteL, ReyN#s, Haug, Pompecks, KILIAN etc.) i quali mi precedettero in queste ricerche. TavoLa I. Fig. L — Hildoceras bifrons (Brue.) — var. a costole poco numerose. — Lias sup. |Toarciano!; Alpe Turati — Pian d’ Erba, in Lombardia. » 2. — MHildoc. Levisoni (Simps.) — var. intermedia far questa f. e 1’ Hildoc. bifrons var. raricostata. — Lias sup. [Toarciano]; Val d’Urbia presso Scheggia, nel- l'Appennino Centrale. » 3. Hildoc. bifrons (BRue.) — forma tipica. — Lias sup. [Toarciano]; Monte Catria, nell’App. C. » 4. — Hîldoc. bifrons (Brua.) — forma tipica. — Lias sup. [Toarciano]; Cesi presso Terni, nell’Umbria. » 5. — Heldoc. bifrons ( Bru.) — forma tipica. — Lias sup. [Toarciano]|; Val d’Urbia presso Scheggia, nel- l’App. C. » 6. — MHeldoc. bifrons (Brue.) — forma distinta dal tipo per la mancanza di una decisa depressione lungo il 3° interno dei fianchi e la irregolarità nell’anda- mento delle sue costole. (Individuo deforme?). — Lias sup. [Toarciano]; Foci di Cagli, nell’App C. » 7. — Hildoc. bifrons (Brue.) — var. a rare costole. — Lias sup. [Toarciano]; Alpe Turati — Pian d'Erba in Lomb. » 8. — Hildoc. bifrons (Brue.) — var. c. s. — Lias sup. |Toarciano]; M. Uatria, nell’App. C. — 200 — Tavora II Fig. 1. — Hildoc. Levisoni (Stmrs.); —- forma tipica. — Lias sup.|Toarciano inf.]; Alpe Turati — Pian d'Erba, in Lomb. » 2. — Hildoc. Levisoni (Simps.); = m. f. Levisoni (Smups.) — Mercati (Hauer). — Lias sup. |[Toarciano inf.]; Alpe Turati — Pian d'Erba, in Lomb. » 3. Heldoc. Levisoni (Simps.) — forma distinta lievem. dal tipo per la maggiore retroversione delle sue costole. Lias sup. |Toarciano inf.|); Monte Fiori, nel- l’App. C. » 4. — Hildoc. Levisoni (Simps.) — forma tipica. — Lias sup. |Toarciano inf.]; Luera (Brianza), in Lomb. >» 5. — Hildoc. bifrons (Brua.) — forma lievem. distinta. dal tipo per il numero minore delle sue costole e la più marcata impressione sulciforme nel 3.° interno dei fianchi. (Amm. Walcotti Sow..). — Lias sup. |[Toar- ciano]; Monte Fiori, nell’ App. C. TavoLa III. Fig. 1. — Harpoc. gr. serpentinum (ReIN.) — differisce dal tipo specialm. per avere i giri meno alti e le costole meno falcoidi. — Lias sup. [l'oarciano inf.[|; Alpe Turati — Pian d'Erba, in Lomb. » 2. -- Harpoc. falciferum (Sow.) — forma tipica. — Lias sup. |Toarciano inf.|; Porcarella, nell’ App. C. » 3. — Harpoc. cornacaldense TauscH var. Bicicolae BONAR. (1895 — Foss. domer. della Brianza. Rendic. del R. ist. Lomb. di Sc. e lett. Ser. 2.*, vol. XXVIII, p. 14, c. syn.). — Lias medio; [Calcare marmoreo della Bicicola di Suello (Brianza), in Lomb.). — 201 — TavoLa IV. Fig. 1. — MHarpoc. cfr. exaratum (Y. et B.) — differisce dal tipo per avere la sezione dei giri più sagittoide e la teniola ombilicale meno distinta. Non è 1’ Harpoc. bi- carinatum (Ziet.) come vorrebbe HauG (1); poichè dai tipi di questa forma notevolm. si distingue per avere i giri meno compressi, i fianchi convessi, non pianeg- gianti, e l’ombelico molto più ampio. Corrispondono perfettamente a questa figura del Meneghini le fig. date dal Beyxnks |Monogr. des Amm. 1879, Atlas, Lias sup., T. V, fig. 18-25, 28-29 [non fig. 26-27 = Harpoc. bicarinatum (Ziet.) f. typ.] d’una bella serie di esemplari riferita sempre dal Haua ad Harpoc. bicarinatum (Zier.). Per tutti questi individui, a co- minciare da quello del MENEGHINI, proporrei il nuovo nome specifico Harpoceras subexaratum n. f. — Lias sup. [Toarciano]; Porcarella, nell’App. C. » 2. — Harpoceras ctr. exaratum (Y. et B.) — differisce dal tipo per avere le costole un po’ più numerose e « réunies en faisceaux » nella porzione circumombi- licale dei fianchi. Per tutti gli altri caratteri corri- sponde abbastanza bene alla fig. precedente, talchè, se si credesse di poter riferire le differenze suindicate ad anormale e stentato sviluppo dell'individuo, po- trebbesi, anche per questo, adottare il nuovo nome specifico Harpoceras subexaratum n. f. — Lias sup. [Toarciano]; Monte Faito, nell’ App. C. » 3. — Harpoc. subplanatum (OPP ) — individuo deforme. — Lias sup. [Toarciano]; Foci di Cagli, nell’App. C. Tavora V. Fig. unica. — Haldoc. ( Lillia) comense (v. Buca) — Lias sup. [Toarciano]; Suello (Brianza), in Lomb. (1) 1885, Monogr. d. Ammonit.-g. Harpoc., p. 627. Fig. 1. — Hildoc. ( Lilla) Escheri (HAUER) — differisce dal Fig. » VI 3. 4. — 202 — TavoLa VI. tipo per il maggiore frastagliamento della sua. linea lobale e per la assenza di una superficie liscia lungo il 3.° interno, tra la serie circumombilicale dei nodi e le costole verso il dorso. — Lias sup. [Toarciano]; Alpe Turati — Pian d’ Erba, in Lomb. — Hilaoc. ( Lillia) Escherì (HAUuER) — differisce dal tipo per i caratteri già indicati per la fig. precedente nonchè per il minor numero e la irregolare disposi- zione dei nodi lungo il limite circumombilicale dei fianchi. — Lias sup. [Toarciano]; Alpe Turati — Pian d'Erba, in Lomb. . — Hildoc. (Lillia) erbaense (HAUER) — Lias. sup. [Toarciano]; Corni di Canzo —- Valmadrera, in Lomb. . — linea lobale di un Hildoe. ( Lellia) Escheri? (HAUER) — Lias sup. |Toarciano]; Marconessa, nell’ App. C. Tavora VII. — Hildoc. ( Lillia) gr. bayani ( Dum.) — differisce dal tipo per avere una ornamentazione più numerosa, l’ombelico più ampio, i giri meno alti, la spira medio- voluta. — Lias sup.[Toarciano]; Cesi presso Terni, nell’ App. C. — Hildoc. ( Lillia) Bayani ( Dum.) — differisce lievem. dal tipo per la maggiore larghezza dei giri verso la regione dorsale, risultandone una sezione ovata e non subsagittoide. — Lias sup. [Toarciano]; Monte Fiori nell’ App. C. — Hildoc. ( Lillian) Comense (v. Buck) — forma tipica. — Lias sup. |Toarciano sup.|; Foci di Cagli, nell’App. C. — Huldoc. ( Lilia?) Renevieri (Hue) var. — |v. Hug, 1898, Les Pueys et Teysachaux, p. 16 (sym. A O A] ul Fao lr fb", FREE — 203 — incompl.), T. II, fig 4(= typ.); T. III, fig. 2(= var.)]) — esemplare provveduto quasi al completo della ca- mera definitiva d’abitazione. Identico alla fisura della var. data da Hue. — Lias sup. [Toarciano sup.]; Cagli, nell’ App. C. ig. 5. —- Hildoc. ( Lillia) comense (v. Buca) — Individuo deforme. — Lias sup. [Toarciano]; Cesi presso Terni, (Umbria). Tavora VIII. . 1. — Halaoc. ( Lallia) Mercati (Hauer) — forma tipica. — Lias sup. [Toarciano inf.|; Porcarella, nell’ Ap- pennino O. 2. — Hildoc. ( Lallia) Mercati (HAauER) — forma tipica. — Lias. sup. [Toarciano inf.|; Porcarella, nell’ Ap- pennino C. i 3. — Heldoc. ( Lillia) Mercati (HauER) — Lias sup. [Toar- ciano]; Monte-Fiori, nell’ App. C. 4. — Haldoe. ( Lillia) Mercati (Hauer) — Lias sup. [To - arciano]; Monte-Fiori nell’ App. C. 5. — Hldoc. (Lillia) reumathisans (Dum.). Lias sup. [Toarciano]; Monte Petrano, nell’ App. C. 6. — Hildoc. ( Lillia) erbaense [ Hauer] — differisce dal tipo per lo accrescimento meno rapido della spira ed il numero maggiore delle sue costole. — Lias sup. [To - arciano]; Cesi presso Terni, Umbria. 7. — Hildoc. (Lilla) Escheri (Hauer) — Lias sup. [To- arciano]; Foci di Cagli, nell’App. O. 8. — Hildoc. ( Lillia) Mercati (HAuER) — Lias sup.[Toar- ciano]; Alpe Turati — Pian d’ Erba, Lomb. Tavola IX. ig. 1. — Harpoc. (?) Meneghini n. f. — Harpoc, (?) testa discoidea, valde compressa mediovoluta; anfractibus compressis costatis; costis falcatis, numerosis; aper- tura compressa, sagittoide; dorso acuto; ombilico medio ; » — 204 — septis lateribus valde divisis. - Differisce dall’ Amm. Kurrianus Opp. ( Pal. Mitth., 1862, p. 136, t. 47, fig. 3), per avere le costole più sigmoidi e più numerose nei giri interni, la sezione dei giri ben diversa, la spira più involuta, i fianchi meno appiattiti. Sono tuttora in dubbio relativamente al valore ge- nerico di questa forma della quale purtroppo non si conosce la linea lobale. Quella dell’ Amm. Kurrianus OPP, si presenta per tutti i suoi caratteri perfettamente tipica del gen. Grammoceras e a questo genere do- vrebbesi riferire il mio nuovo Harpoceras (?) Mene- ghinii dato il caso che la sua linea lobale corrispon- desse a quella della forma sunnominata. D’ altra parte, per la ornamentazione dei suoi giri la mia nuova forma sembra rientrare nel sruppo degli Harpoceras a dorso acuto formanti passaggio al sottogen. Poly plectus Bucxw. (typ. = Amm. discoides Ziet.) — Lias sup. [Toarcianoj]; Suello (Brianza), in Lombardia. ig. 2. — Grammoc. fallaciosum BAYLE — tipico. Lias sup. [Toarciano]; Foci di Cagli, nell’ App. C. 3. — Grammoc. fallaciosum BAYLE — tipico. — Lias sup. [Toarciano], Monticelli, Umbria, 4. -- Grammoc. fallaciosum BAYLE — tipico. — Lias sup. |Toarciano]; Monte de’ Fiori, Umbria. 5. — Grammoc. fallaciosum Barre — linea lob. d'un esempl. tipico. — Lias sup. [Toarciano]; Monte de’ Fiori, Umbria. 6. — Grammoc. fallaciosum BAYLE — var. a rare costole. Esemplare provveduto in parte della camera d’abi- tazione! È notevole la somiglianza di questa figura con la figura data da Hus. (1898, Les Pueys e Teysachaux, T. IV, fig. 1) di un esemplare da lui riferito ad Harpoc. serpentinum REYN. « sp. > (= Har- poc. serpentinoide REYNÉS, 1879, Monogr., T. III fig. 2,3). Lias sup. |[Toarciano]; Alpe Turati — Pian d'Erba (Brianza), in Lomb. — 205 — Tavola X. Fig. 1. — MHildoc. (Arieticeras) gr. algovianum (OrP.) — dif- ferisce dal tipo di questa forma per avere i solchi dorsali più profondi, il dorso più largo, le costole meno arcuato-flessuose e meno numerose. KILIAN (1889, Andalus., p. 609) colloca questa figura di MENEGHINI, e la seguente, nella sinonimia del suo Hzldoceras ( Arieticeras) Bertrandi quantunque dette figure differiscano dal tipo di questa ultima forma (op. cit, T. XXV, fig. 1) per avere le costole nume- rose ed i giri non depressi, ma compressi. — Lias medio [|[Domeriano]; Calcari marnoso- micacei, roseo-vinati di Suello (Brianza) in Lomb. » 2. — Hiloc. (Arietic.) gr. algovianum (OpP.). — Valgono per questa le considerazioni già fatte per la figura precedente dalla quale differisce soltanto per avere un numero, anche minore, di costole, di quello che non si verifichi nell’ Ardetic. algovianum (OPP.) tipico. — Lias medio |Domeriano]; Calcari marnoso-micacei, roseo-vinati e grigiastri d’ Alpe Turati — Pian d’ Erba (Brianza), in Lomb. » 3. — Hildoc. ( Arietic.) retrorsicosta (OPP.) — Lias medio [Domeriano]; Alpe Turati — Pian d’Erba ( Brianza), in Lomb. » 4. — Dumortieria Meneghini Zirr. in Have [1887, Poly- morph., p. 128, c. syn.] = typ. — Lias sup.[Toar- ciano-Aleniano]; Monte Petrano, App. O. » 5. -- Dumortieria Meneghinii Zirt. in HAUG — come la fig. preced. Esemplare provveduto in parte dalla ca- mera d’ abitazione. — Lias sup. |Toarciano-Ale- niano], Muella; dintorni di Trescorre-Bergamasco, in Lomb. TavoLa XI. La maggior parte degli originali delle figure di questa Tavola si trovano in condizioni poco buone di conser- E ONG vazione, e le figure sono restauri più o meno fortunati degli originali stessi. Fig. 1. — Grammoceras fluitans ( Dum. non Vac.) — Grammoce. testa mediovoluta; dorso lato, arcuato, carinato; costis plerumque simplicibus, perruro bifurcatis sigmoidess. i Questa figura e le due che seguono « unterssheiden sic von Harpoc. aalense durch die stumpfere Aussen- seite und den etwas weiteren Nabel » (Hau@, 1885, gatt. Harpoc., p. 667), non solo, ma anche perchè le coste semplici sono in assai maggior numero. — Lias sup. [Toarciano- Aleniano], Monte Subasio, Umbria. » 2.-- Grammoc. fluituns (Dum.) — come la precedente. Giri più larghi. — Lias sup. [Toarciamo-Ale- niano], Cesi, Umbria. 3. — Grammoc. fluitans (Dum.) — come la precedente. Perfettamente identico per le dimensioni, al tipo di DumortiER (1874, Bass du RhÒòne, t. LI, fig. 7-8). L'originale di questa figura presenta una sezione dei giri subsagittoide e non ovata. — Lias sup. [Toar- ciano-Aleniano]; Monte Mitola, App. C. 4. — Hildoc. (?) f. -- L'originale di questa figura diffe- risce dagli originali delle figure precedenti per avere una ornamentazione più numerosa e più regolare, for- mata da costole più retro — arcuate e meno proverse sul dorso l’ ombelico leggermente più ampio, il dorso più largo oltrechè per alcun lieve dettaglio della linea lobale. — Lias sup.? [Toarciano?], Monte Su- basio, Umbria (1). 5. — Grammoc. anonymum (Marn.) = typ. — differisce dal Grammoc. fluitans (Duwm.) per avere 1’ ombelico più ristretto, i giri più alti ed un assai maggior nu- mero di costole, — Lias sup. [Toarciano]; Porcarella, App. C. (1) Sarebbe opportuno studiare accuratamente questo fossile pubblican- done una buona fotografia. Io dubito molto che si tratti di una forma rac- colta nei calcari rossi domeriani, e non toarciani, del Monte Subasio. — 207 — Fig. 6. — Grammoc. cfr. fallaciosum BaYvLE — differisce dai tipi di questa forma per la sezione sagittoide dei giri e la maggior profondità del 2° lobo laterale nelle suture. La mancanza della carena è certo dovuta, nell’ origi- nale di questa figura, al cattivo suo stato di conser- vazione — Lias sup.|Toarciano]; Porcarella, App. C. » 7. — Grammoc. cfr. radîans ( ReEIN., in d’ORB.) — differi- rebbe dalla fig. di d’ OrBIGNY (1842, Céph. jur., T. 59) per la sezione dei suoi giri più ottusa sul dorso. — Lias sup. [Toarciano]; Foci di Cagli, App. C. TavoLa XII. Fig. 1. — Hildoc. (Lillia) gr. Bayani (Dum.) — differisce lievem. dal tipo per avere una ornamentazione più re- golare e più elegante, nodi più numerosi sul contorno ombelicale, ombilico un po’ più stretto, giri un po’ più alti. — Lias sup. |[Toarciano]; Cesi, Umbria. » 2. — Hammatoceras plaminsigne Vac. = typ. — Lias sup. [Aleniano]; Monte Catria, App. Centr. » 3. — Hammatoc. gr. allobrogense (Dum.) — differisce dal tipo di questa forma figurato da DumoRrTIER (1874, Bass. du khbòne, T. XIX, fig. 1-2) per avere i giri più alti e più arrotondati sul dorso, la spira leggermente più evoluta e le costole più numerose nei giri interni. Puossi considerare come una m. f. allobrogense ( Dum.) — planinsigne ( Vac.) — Lias sup.[Aleniano]; Cal- care giallastro del Monte Nerone, App. Centr. » 4 — Erycites Reussi (Hau.) — differisce dal tipo di questa forma per avere una ornamentazione più nu- merosa, nonchè i giri a sezione subcircolare e non depressa. La linea lobale dell’ Amm. Reussi HAUER pre- sentandosi pressochè identica nel suo complesso a quella dell’Amm. fallax BeN., e molto diversa da quella dei tipici Hummatoceras specialmente per quel che ne riguarda la conformazione delle selle dorsali, e del lobo dorsale, considero le due suddette forme come — 208 — appartenenti allo stesso genere Erycites GeMM., di cui l’ Amm. fallax è appunto il tipo. — Lias sup. | To- arciano]; Porcarella, App. C. TavoLa XIII. Fig 1. — Hammatoc. Meneghinii n. f. — Hammatoc. testa discoidea, medio-voluta, carinata, anfractibus compressis, lateribus planrusculis, costatis, costis numerosis, interne simplicibus (sine nodis), cxterne bifurcatis, externe (in dorso) laete arcuato-proversis; dorso rotundato; carina parum elevata. — Differisce dalle forme supraliasiche di Hammatoceras tinora conosciute, sopratutto per la totale assenza di nodi o tubercoli nodiformi sulle co- srtdeter nie Ed Pa PR stole presso il margine circumombilicale, oltre che per la ornamentazione numerosa e le dimensioni propor- zionali della conchiglia. — Lias sup. [Aleniano]; l î Marconessa, presso Cingoli, App. Centr. » 2. —- Erycites gonionotus? Ben. — differirebbe dal tipo di È questa forma per avere un rilievo cariniforme (carat- È teristico negli Hammatoc.) sulla linea dorso-mediana. 3 A sua volta, la linea lobale dell’ esemplare di S. Vi- 9 gilio descritto e figurato da VaceK (1886, S. Vigilio, i T. XVI, fig. 10) come appartenente ad Amm. ( Ham- 1 matoc.) gonionotus BEN. si presenta identica per lo an- dl damento a quella dei tipici Erycites: selle dorsali s0- d spese, lobo sifonale cortissimo, 1.° lobo laterale trifido p e profondo. Tali pure sono i caratteri dei vari esem- plari di Erycites gonionotus che mi fu possibile esa- minare nelle collezioni del R. Istituto Geologico uni- versitario di Pisa. Egli è perciò che l’ò riferito al gen. Erycites, pur non tenendo conto che nelle forme ti- piche di questo genere la porzione della spira che rappresenta la camera definitiva d'abitazione si pre- senta con caratteri al tutto particolari e diverse dal rimanente della spira, specialmente per quanto riguarda le sue dimensioni proporzionali. — Lias sup. |Ale- niano]; Foci di Cagli, App. C. — 209 — Fig. 3. — Amaltheus ( Paltopleuroc.) pseudocostatum HYATT — tipico ( BonARELLI, 1895, Foss. Domer. Brianza, p. 6.° c. syn.) —- Lias medio |[Domeriano]; Alpe Turati — Pian d’ Erba: Calcari marnoso-micacei rosso- vinati o grigiastri. Lomb. » 4. — Amaltheus (Paltopleuroc.) spinatum (BRUG.) — ti- pico. — Lias medio [Domeriano]; Alpe Turati — Pian d’ Erba (Brianza), in Lomb. » 5. — Amaltheus ( Paltopleuroc.) gr. spinatum (BRUG.) (mo- dello interno), si presenta con ornamentazione al- quanto semplice; le costole non presentando indizio alcuno di nodi. — Lias medio |Domeriano;| Cal- cari marnoso - micacei d’ Alpe Turati -- Pian d'Erba (Brianza), in Lomb. TavoLa XIV. Fig. 1. — Hammatoceras Victoriî n. f. — testa mediovoluta; anfractibus nodoso-costatis; anfractu exteriore stran- guluto; nodis parum distinctis, costis externe bifurcatis, proversiusculis; apertura subcirculari, compressiuscula : septis lateribus pervalde divisis. Il piede della sella dorsale, al paragone degli altri Hammatoc., è molto ristretto ed il lobo sifonale non molto profondo, con le due branche terminali non molto divaricate; carat- teri questi che avvicinano un poco questa linea lo- bale a quella degli Erycites. — Lias sup. [Toarciano sup.|]; Alpe Turati — Pian d’Erba (Brianza), in Lomb. » 2. — Hammatoc. Victorii n. £. — come la precedente. (La diagnosi soprascritta si riferisce anzi all’ originale di questa fig. 2). — Lias sup. [Toarcianosup.]; Suello (Brianza), in Lomb. » 3. — Hammatoc. porcarellense n. f. — testa medio-voluta ; anfractibus compressis, lateribus fere planis; costatis; costis pervalde numerosis, exlerne bi-trifurcatis, prover- siusculis; apertura alta, ellyptica; ombilico habita ra- tione stricto. Differisce dagli altri Hammatoc. sopra- liassici per la notevole involuzione della sua spira, la 14 — 210 — relativa ristrettezza del suo ombelico, il grandissimo numero delle sue costole unite a due a tre talora anche a quattro per formare dei rilievi nodiformi ap- pena distinti e limitati al contorno ombelicale dei giri. — Lias sup. |Toarciano-sup.-Aleniano inf.|(1); Porcarella, App. C. Fig. 4. — ( Peronoceras) bollense (Ziet.) — identico al tipo (v. Zieren, 1830, Verst, Virt., T. XII, fig. 3). — Lias sup. [Toarciano]; Foci di Cagli, App. ©. » 5. — (Peromnoc.) subarmatum (J. et B.) — (non Amm. subarmatus in d’ ORB.). Esemplare assai ben conser- vato. Corrisponde abbastanza bene alla fig. di SowERBY (1823, Min. Conch., T. 407, fig. 1) specialmente per la forma subcircolare della sezione dei giri. » 6. — Collina Meneghinii n. f. — testa evoluta, spiratissima, pseudocarinata ; anfractibus subrotundatis, costatis j co- stis rectis, externe in dorso bifurcatis, lateraliter alterna- tim mucranatis; ombilico amplo ; apertura subrotunda; pseudocarina parum elevata; septis lateribus trilobatis. Differisce dalla Collina gemma Bonar. (1893, Os- servaz. sul Toarc. e l’Alen. p. 205 c. fig.) per. le maggiori sue dimensioni e per avere tutte le costole mucronate egualmente biforcate sul dorso. L’ origi- nale della figura meneghiniana presenta al completo la camera definitiva d’ abitazione. — Lias sup. |Toar- ciano]; Cesi, Umbria. TavoLa XV. Fig. 1. — Erycttes (?) f. — differisce dal Iteussi (HAu.) per avere, nei giri interni, le costole leggermente arcuato-pro- verse. Purtroppo non si conosce peranco la linea lo- (li Gli Hammatoc. di questo gruppo sembrano caratterizzare una serie di strati che formano passaggio dal Toarciano all’ Aleniano secondo i limiti che nell’ Appennino centrale è addottato, per questi due piani, fin dal 1893 (v. Osservaz. sul Toarc. e 1’ ‘Alen. p. 254, nota). — 21 — bale dell’ esemplare tipico, originale di questa fig. — Lias sup. [Toarciano]; Suello (Brianza) in Lomb. ig. 2. — giri interni di Erycites fallax (Ben.) — Lias sup. |Aleniano]; Madonna del Sasso al Monte Catria, App. 0. 3. — Coeloceras (?) gr. subanguinum (Mar.) — Lias sup. [Toarciano]; Induno, in Lomb. 4. — lobo antisifonale della linea lobale d’un esempl. di Dumortieria Meneghinii (Zrr.) in Have. — Lias sup. |Toarciano sup.|; Foci di Cagli, App. 0. TavoLa XVI. ig. 1. — linea lobale dell’ Hammatoc. porcarellense n. f. — in tutto simile a quella dell’ Hammatoc. Victorii n. f. (T. XIV, fig. 1,2). — Liassup. [Toarciano sup.- Alenianoinf.|; Loc.? (non indicata dal MENEGHINI). 2. — Coeloceras crassum (J. et B.). — Lias sup. [Toar- ciano] (?); Alpe Turati — Pian d'Erba (Brianza), in Lomb. 3. — Coeloc. humphriesianum (Sow.) — corrisponde ad una soltanto delle fig. date da SoverBY (1825, Min. Conch., T. 500, fig, 1 |upp.]), mentre per numerosi caratteri si distingue dall’altra fig. (op. cit, T. 500, fig. 1 [ middl.]) la quale, viceversa poi, numerose so- miglianze presenta con il tipo dell’ Amm. Vindobo- nensis GRIESB. (v. BonarR. 1893, Osservaz.sul Toarc. e l Alen. p. 47). L'mm. Ahumphriesianus Sow. in d’ORrB. (1842-49, Céph.jur., T. 134) sembra essere un tipico individuo adulto della stessa forma a cui riferisco la fig. del MENEGHINI. — Lias. sup. [Ale- niano?]; Monte Malbe presso Perugia, Umbria. » 4. — Coeloc. indunense (Men.) = typ. —- Lias sup. [To- arciano]; Induno, Lomb. » 5. — Coeloc. Desplacei (d’ ORB.) — differisce dal tipo per avere un minor numero di costole fibulate e conse- guentemente di nodi sulla metà dei fianchi. —- Lias sup. [Toarciano]; Cagli, App. Centr. — 212 — Fig. 6. — Coeloc. Desplacei (d'OrB.) — come sopra. — Lias sup. [Toarciano]; Monte Catria, App. C. » 7. — Coeloc annulatiforme n. f. — considerato dal MENE- GHINI come una var. del Coeloc. Desplacei (d’ ORB.) - affine, per forma e dimensioni, all’ Amm. annulatus (Sow.). — Lias sup.[Toarciano]; Porcarella, App. C. » 8. — Coeloc. annulatiforme n. f. — Come sopra. — Lias sup. |[Toarciano]; Porcarella, App. ©. » 9. — Coeloc. (2) subanguinum (Maa.) — Per le forme ap- partenenti al gruppo dell’Amm. ( Coeloc. ) subanguinum ( MGH.) dovrassi, credo, istituire un nuovo nome sotto- generico considerato le numerose differenze che distin- guono queste forme dall’ Amm. pettos Qu, già indicato dallo Hyatt quale tipo del suo gen. Coeloc. (1872, Proc. Bost. soc. N. H. p. 5). — Lias medio |[Domeriano]; Calcari marnoso-micacei, roseo-vinati d’ Alpe Turati — Pian d’Erba (Brianza), in Lomb. TavoLra. XVII. Fig. 1. — Ahacophyllites lariensis (MGH.), var. dorsinodosus. Bonar. = #yp.; (Bonar., 1895, Foss. dom. Brianza, p. 10). — Lias medio |Domeriano]; Alpe Turati — Pian d’ Erba, in Lomb. >» 2. — Rhacophyllites lariensis (Men. ) = typ. — Lias medio [Domeriano]; Alpe Turati — Pian d’ Erba, in Lomb. i » 3. — Rhacophyllites Bicicolae (BonaR). = typ. — Lias me - dio; [Calcare marmoreo della Bicicola di Suello (1) (Brianza), in Lomb.|] » 4 — Rhacophyllites lbertus (GemM ). — Lias medio | Do - meriano]; Marmo Bicicola di Suello (Brianza) in Lomb. » 5. — Phylloceras doderleinianum ( Cat.) — Lias sup. [Toarciano]; Foci di Cagli, App. C. (1) Alla Bicicola, più che il Domeriano, è ben rappresentato il Char- moutiano inferiore. PERI PRA 0 (5. DE TavoLa XVIII. Fig. 1. — Phyloe. frondosum (REYN.). — Il PomPecKJ (1897, » Lias am Kessik-tash, p. 729) escluse recente- mente questa fisura dalla sinonimia dell’ Amm. fron- dosus REYN., (a cui MENEGHINI stesso aveva riferito l'originale) perchè in essa « sind die Flanken etwas gewolbt als bei ReyNnés ’s Original, der Querschwitt erscheint ovaler waihrend er bei der typischen Form des Phylloc. frondosum REYN. sp. ganz flach elliptisch ist ». Giova pertanto notare che il MENEGHINI riferiva, più tardi (1883, Medolo), all’ Amm. fondosus, pa- recchi esemplari del Medolo bresciano, figurandone uno, nel quale appunto si riscontrano le differenze in- dicate dal PomPecKJ talchè sarei per considerarlo come tipo di una forma nuova ben distinta dall’ Amm. frondosus REYN. (1), mentre l’ originale della figura meneghiniana di cui ora devo occuparmi si presenta precisamente identico al tipo di questa forma sia per la ugual sezione dei giri, sia per lo andamento delle suture. Egli è perciò che contrariamente a quanto vorrebbe il PomPECKJ, ritengo buona la determinazione del MENEGHINI e la conservo. — Lias sup.? [2]: Monte Faito, App. O. 2. — Phylloc. ausonium ( Mer.) = typ. — Lias sup. [To - arciano]; Entratico, in Lomb. 3. — Philloc. ausonium (Mar.). — Esemplare provveduto in parte della camera d’ abitazione. — Lias sup. [To - arciano]; Foci di Cagli, App. C. 4. — Linea lobale del Phélloc. Capitanii (Car.) — Lias sup. |Toarciano]; Entratico, in Lomb. 5. — Phylloc. Capitami (Cat.), — Lias sup. |Toar- ciano]; Porcarella, App. C. 6. — frammento di Phyllec. Capitanii (Cav.). — Lias sup. [Toarciano]; Monte Malbe presso Perugia, Umbria. (1) Anche la sua linea lobale è molto diversa. MON Fig. 7. — PhyUoceras Beatricis n. f. — testa parva, compressa involuta, sulcata; sulcis arcuato-proversis, sulcis ul- timis retro-cercinatis; dorso rotundato, ombilico stricto. Differisce dal Phylloceras Nilssoni ( HÉB.) per l’ am- piezza assai minore del suo ombelico talchè non vi si scorgono i giri interni. Al diam. di 30 mm. è già for- nito della camera definitiva d’abitazione i solchi della quale si presentano retrocercinati in corrispondenza della regione esterna dei fianchi. Differisce pure, dal Phylloc. Nilssoni, alle debite proporzioni per il nu- mero maggiore dei solchi sopra ciascun giro. Il Phylioc. subnilssoni KILIAN (1889, Andal., p. 615, c. sym.) sembra essere un piccolo esemplare di PAyloceras Capitanii (Cat.). Le differenze invocate dal KILiaN (« Phyloc. Capitanei CatuLLO possede un plus grand nombre de sillons disposés d’ une fagon moins règu- lière »), per tenere distinte queste due forme, sono re- lative alle dimensioni del tipo della sua forma in confronto con quelle dell’ eeemplare tipico di PhyMoe. Capitanii figurato dal MENEGHINI nel quale i solchi sono più numerosi perchè l'esemplare è più grande ed anche, per la stessa ragione, meno regolarmente di- sposti, come sempre avviene in corrispondenza della porzione di spira che subito precede o che rappresenta la camera definitiva d’abitazione. — Lias sup.[Toar- ciano]; Cesi presso Terni, nell’ Umbria. 8. — Phylloc. gr. Nilssoni ( HEB.) — differisce dal tipo (1866, Bull. Soc. g. de Fr., vol. XXIII [3"e sér. |, p. 576, fig. 3) per avere l'ombelico un po’ più stretto ed i giri meno compressi. KILiaN pone questa fig. del ME- NEGHINI nella sinonimia del suo Phylloc. subnilssoni quantunque notevolmente essa differisca dal tipo di questa forma sia per avere i fianchi dei giri più con- vessi, sia per il numero maggiore dei suoi solchi sopra ciascun giro, sia per l'ombelico relativamente più ampio. — Lias sup.[Toarciano];Foci di Cagli, nell’App. 0. 9. — Phylloc. Virginae n. f. — testa parva, compressa, în- voluta, sulcata; sulcis numerosis flexuosis valde pro- — 215 — versis, tn dorso subrectis; ombilico stricto. — Al dia- metro di 35 mm. si presenta già provveduta della ca- mera definitiva d’abitazione. Questa porzione della spira è leggermente coarctata e adorna di strie d’ ac- crescimento specialmente in corrispondenza del bordo peristomatico. Per tutti questi caratteri e per il nu- mero notevole dei suoi solchi differisce da tutti gli altri Phylloc. toarciani finora conosciuti. Differisce più specialmente dal Phylloc. Nilssoni anche per avere i giri meno compressi e l’ ombelico molto più stretto. — Lias sup.|Toarciano inf.| del Monte Subasio, presso Assisi, nell’ Umbria. ( Frequente nelle marne grigie del Toarciano inf. in Val d’ Urbia, presso Scheggia. Tavora XIX. . — Phylloc. Spadae Mer. -- provveduto in gran parte della camera definitiva d’ abitazione. — Lias sup. [Toarciano]; Porcarella nell’ App. C. . — Phylloc. Spadae Meg. — tipico. — Lias sup. [Toar- ciano]; Foci di Cagli, App. . — Philloc. Spadae MeA., var. n. sulcis profundis in dorso subrectis; dorso lato. — Lias sup. |Toarciano]; Cesi presso Terni, nell’ Umbria. . — Linea lobale d’ un frammento di Phylloc. Spadae Men. — Lias sup. |Toarciano]; Porcarella, App. . Phylloc. selinoides MeH. var. « sans sillons ». — Lias sup. |Toarciano]; Foci di Cagli, App. O. . — Phyloc. selinoides Men. — typ. — Lias. sup. |Toar- ciano]; Foci di Cagli, Ap. C. . — Phylloc Bicicolae Man. — typ. — Lias medio [Cal- care marmoreo della Bicicola di Suello (Brianza), in Lom. |. TavoLa XX. . — PhyUoc. gr. tatricum (PuscH) — differisce dal tipo per il maggior numero e la decisa proversione dei » » Fig. » Fig. DO dI -- 216 -— « bourrelets » che ne adornano i giri. Differisce dal Phylloc. disputabile (Zitr.) per la mancanza di solchi bene evidenti. — Lias sup. |Aleniano]; Luera — (Brianza), in Lomb. ; — Phylloc. Stoppani Men. — = typ. — Lias medio [Domeriano]; Calcari marnoso-micacei, rosso vinati d’ Alpe Turati -- Pian d'Erba (Brianza), in Lomb. . — Lytoceras Villae Men. — = typ. — (v. BonaR., 1895, Foss. dom. Brianza p. 11, c. syn ) — Lias medio. [Calcare marmoreo della Bicicola di Suello (Brianza), in Lomb. . — Lytoc. catriense (Man). — = typ. — Esemplare prov- veduto in gran parte della camera definitiva d’abita- zione. Differisce dal Lytoc. doscadis ( MaH.) per le sue dimensioni assai minori, per la minore involuzione e larghezza dei suoi giri, etc. — Lias sup. [Toarciano]; Monte Catria, App. O. Tavora XXI. Lytoc. dorcadis Men. — = typ. — Lias. sup. [Toar- ciano]; Cesi presso Terni nell’ Umbria. — Lytoc. Francisci (OPP.) — tipico. — Lias sup. |[Toar- ciano]; Suello (Brianza), in Lomb. — Lytoc. Cereris ( Man.) = typ. = differisce dal Lytoc. Francisci ( OpP. ), [= Lytoc. Cereris Mau. ex p.| per le minori sue dimensioni, la sua spira non evoluta, ma bensì leggermente subevoluta, la sezione diversa dei suoi giri, etc. —- Lias sup. [Toarciano]; Foci di Cagli, App. C. — Lytoc. spirorbe Men. = typ. — Lias sup. [Toar- ciano]; Foci di Cagli, App. TavocLa XXII. 1. — Linea lobale di un esemplare di Lytoc. cornucopia [non cornucopiae) (Y. et B.) — Lias sup. [Toar- ciano]; Foci di Cagli, App. C. org lE AO Ir ig. 1 bis — Linea lobale di un esemplare di Lytoc. cornucopia (Y. et B.). — Lias sup. [Toarciano]; Cesi presso Terni, Umbria. — Lytoc. veliferum Mca. = typ. — Lias sup. [Toar- ciano]; Porcarella, App. . Lytoc. sepositum Man. = Provveduto al Sito della camera d’ abitazione e del peristoma definitivo. — Lias sup.—[Toarcianoinf.]; Val d’Urbia, presso Scheg- gia, App. O. . — Lytoc. sepositum Men. = typ. — provveduto come sopra. — Lias sup. |[Toarciano inf.]; Cesì presso Terni, Umbria. . Lytoc. Polidorii n. f. = typ..-— differisce dal Lyftoc. se- positum per avere una ornamentazione più elegante e retroversa lungo il decorso della spira che rappresenta la camera definitiva d'abitazione. I giri inoltre sono subcompressi e non subdepressi. -— Lias medio [Cal- care marmoreo della Bicicola di Suello (Brianza), in Lomb. |. — Lytoc. corrugatum BONAR. vi. BONARELLI, 1893, = éyp. Osserv. sul Toarc. e 1’ Al. dell’ App. C., p. 210, c. sym. |. — Lias sup. |Toarciano]; Foci di Cagli, App. TavoLa XXXI. — Hildoceras(?) £. ind. -- Per lo andamento delle suture questa forma si distingne non solo dallo H#/doc. ( Lillia) comense (v. Buck), ma bensì anche da ogni altro Hildoc. finora conosciuto. — Lias sup. |Toar- ciano], — Monte Gemmo, presso Camerino, Marche. — Tropidoceras Acteon (D’ OrB.) — differisce lieve- mente dal tipo per essere meno involuta. Corrisponde anche meglio, per questo carattere, agli esemplari di Oestringen figurati dal FurtERER (1892, Amm. d. Mittl. Lias, T. XII, fig. 1, 2). Il 7ropedoceras Acteon è forma caratteristica del Charmoutiano inf. — Lias medio [Calcare marmoreo della Bicicola di Suello (Brianza), in Lombardia. — 213 — Fig. 3. Cosmoceras (??) f. ind. — -L’originale della figura tro- vasi certamente in assai cattivo stato di conserva- zione, talchè ritengo ben difficile la sua determinazione specifica e generica. 3 APPENDICE. Altre ammoniti del « rosso ammonitico » dell’ Appennino centrale vennero descritte e figurate dal MENEGHINI nel 1885, in una memoria che porta il titolo: Nuove Amm. del- l’App. Centr. | Atti Soc. Tosc. Se. N., vol. VI] Tavoca XXI [II]. Fig. 1. — Heldoc. (Lillia) dilatum Mer. = typ. — forma pas- saggio alla var. involuta dell’ Hdoc. ( Lillia) Mer- cati (HAUER). — Lias sup. (Toarciano|; Monti della Rossa, App. C. » 2. — Htldoc. ( Lellia) cirratum Mon. = typ. — forma pas- saggio alla var. multicostata dell’ H?/doc. ( Lellia ) Ba- yani (Dum.). -— Lias sup. (Toarciano]; Monti della Rossa, App. C. » 3. — Heldoc. gr. fontanellense (GEMM.) — presenta in comune con questa forma parecchi caratteri. La linea lobale però sarebbe alquanto diversa (v. GEMMELLARO, 1885, Harpoc. di Taormina, p. 12) poichè nei tipi del GemmeLLARO il 1.° lobo laterale sarebbe più profondo. — Lias medio? | Domeriano?](0 Lias sup.?); Monti della Rossa, (non si conosce la precisa località), App. C. » 4. — Hildoc.(?) Juliae n. f. — testa bisulcato-carinata evoluta; anfractibus subdepressis, costatis; costes raris arcuato-proversis; ombelico amplissimo. Differisce dal- l’ Haldoc. ( Lilliu) Mercati (HAUER.) e da ogni altra forma di questo sotto-genere per essere completamente evoluta, per avere le costole rarissime e poco ricurve, anzi rigide, sui fianchi dei giri. — Lias sup. [Lesa ciano]; Monti della Rossa, App. C. 5. — Dactylioe. Pantanellià n. f — Differisce dal Da- «_ ckylioc. braunianum d’ Orb. « per le costole meno nu- merose e leggermente curvate all’innanzi >» (MGH.), come pure perchè la biforcazione delle costole non av- | viene ai lati del dorso. ma bensì al 3° esterno dei fianchi Torino, R. Museo geologico ; aprile 1899. EN DIGI Ufficio;di, Presenza ce Rn Elenco: dei Soei-per l'anno t899. |<. CR C. F. Parona. — I Nautili del Lias inferiore di Saltrio in Lom- bardid (LS 000, CO P. E. Vimassa De Reany. — Il Chenopus uttingerianus Risso e il Chenopus pespelecani L. del Pliocene Italiano . . . . R. Meri. — Sulla Eastonia rugosa Chemn (Mactra). ritrovata vivente e fossile nel litorale di Anzio e Nettuno (Provincia di Roma.) a IR RI SONE SIR NOAA NCAA R. Meu. — Typhis ( Typhinellus) Tetrapterus Bronn (Murex) rinvenuto nelle sabbie grigie del pliocene superiore della Far- nesina (gruppo del M. Mario) presso Roma . . . . . È L. Aupenino. — I Pteropodi miocenici del Monte dei Cappuc- Ciniin Torino gi a e e e R. Meli. — Ancora poche parole sugli esemplari di Neptunea si- nistrorsa Desh. ( Pusus) pescati nella parte australe del ba- cino occidentale del Mediterraneo (Alberi). . . . . . . P. R. UcoLini. — Il Pectunculus glycimeris Linn. e Il Pectun- culus insubricus Brocc. del pliocene italiano . +. . . . P. R. UcoLini. — Sulla presenza del Pecten aduncus Eichw. nella panchina pl‘ocenica dei monti livornesi . . . . , + A. Fucini. — Sopra alcuni fossili oolitici del monte Timilone in: Sardegna an e CAM N P. R. UsoLini. — Monografia dei Pettinidi miocenici dell’Italia Centrale I. i) Li LR SI OA G. BonareLLI. — Le Ammoniti del « Rosso ammonitico » de- scritte e figurate da Giuseppe MENEGHINI . . . . . . + Nip Bull.Soc.Malac Ital. Vol. IX. /ay i C.F Parona Nautili di Saltrio Tav.I ELIO-FOTOTIPIA - Ing. Molfese & Charvet AR iù Bull. d. Soc. Malacol. ital. Vol, XX. Tav. IL {b Roma Fototipia Danesi Soc. malacologica Ital. Vol, XX Tav. III 4 Auct. phot. Eliot. Calzolari e Ferrario - Milano Bull, d. Soc. Malacol. ital. Vol, XX. Travi: Roma Fototipia Danesi Soc. Malac. Italiana - Vot.XX se] Lit.Salussolia - Torino LAudenino dis. L'AUDENINO-1Pteropodi miocenici del Monte dei Cappuccini in Torino. i nia = era Ra = a E È CESSSS: = Boll. Soc. Malac. italiana XX. Tav. VI. A _FUCINI DIS, ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO. MILANO Malacologica Italiana. Vol. XX. Lo, T1 Bollettino della Società UGOLINI - Monografia dei Pettinidi miocenici dell’ Italia Centrale. A à ent vene n i mature so rare 0 a e GALA i Arta ELIOT. CALZOLARI & FERRARIO. MILANO FOTOGRAFIA RIJGANI PISA. J697> BULLETTINO MALACOLOGICO ITALIANO INDEX Vol.1—-7 (1868-1874) BULLETTINO DELLA SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA INDEX Vol. 1-20 (1875-1895) ANTIQUARIAAT JUNK Dr. R. Schierenberg & Sons B.V. LOCHEM (Netherland) 1974 HARVARD UNIVERSITY LIBRARY OF THE DEPARTMENT OF MOLLUSKS IN THE MUSEUM OF COMPARATIVE ZOOLOGY Gift of: pense PI INIIN Lod Na (oo fai ft SG\fi ® N e ì ind dh d_SSÀA ib) dini ri __n_ì pi een INDEX to BULLETTINO MALACOLOGICO ITALIANO and its continuation BULLETTINO DELLA SOCIETA MALACOLOGICA ITALIANA compiled by W.H. Lamme Librarian of the Rijksmuseum van Natuurlijke Historie, Leiden. ANTIQUARIAAT JUNK Dr. R. Schierenberg & Sons B.V. LOCHEM (Netherland) 1974 al I HA ML) È | ) usi il | vi ‘ Va ‘to ; Vi) Introduction. The present index lists all the papers contained in the Bullettino Malacologico Italiano vols. 1-7 (1868—1874) and Bullettino della Società Malacplogica Italiana vols. 1—20 (1875—1895). Due to the different nature of these articles they are arranged in 5 categories, also adopted in the Bullettino itself: I, the papers of a gene- ral nature; II, ’’Bibliografia’’, reviews of published works; HI, ’’Necro- logia”, biographies of malacologists; IV, ’’Specie Nuove”, a category containing single descriptions of new species, and V, ’’Varietà”’, con- taining miscellaneous news items and other short notices. CONTENTS Bullettino Malacologico Italiano Index to general papers . Bibliografia . Necrologia . Specie Nuove . Varietà Bullettino della Società Malacologica Italiana I. IT III. IAN, Index to general papers . Bibliografia . Necrologia . Specie Nuove . 29 43 Sil 99 BULLETTINO MALACOLOGICO ITALIANO INDICE ANCONA, C. d’. — Aggiunta sinonimica. Vol. II, 1869, p. 112. — .— Sulle Neritine fossili dei terreni terziari superiori dell’Italia centrale. Vol. II, 1869, p. 43. ANONIMO. — Le recenti esplorazioni delle grandi profondità marine col mezzo della draga. Vol. IV, 1871, p.174. — .— Elenco dei Molluschi Fossili di San Miniato al Tedesco. Vol. VII, 1874, p. 80. APPELIUS, F.L. — Le conchiglie del mar Tirreno, parte prima. Vol. II, 1869, p. 2, 36, 73. — .— Le conchiglie del mar Tirreno, parte seconda. Vol. II, 1869, p. 124, 177. — .— Catalogo delle conchiglie fossili del Livornese, desunto dalle collezioni e manoscritti del defunto G.B. Caterini. Vol. III, 1870, p. 177. — . — Osservazioni bibliografiche sui molluschi del Mar Rosso. Vol. VI, 1873, p. 12. BETTONI, E. — Sul Limax Da Campi. Vol. III, 1870, p. 161. BRUSINA, S. — Saggio dalla Malacologia Adriatica. Vol. IV, 1871, p. 5. — .— Secondo saggio dalla Malacologia Adriatica. Vol. IV, 1871, p.113. CARAMAGNA, G. — Osservazioni sul Typhis tetrapterus del Golfo della Spezia. Vol. II, 1869, p. 168. — .— Sulla perforazione nel sasso del Lithodomus lithophagus, Linneo. Vol. III, 1870, p. 46. COPPI, F. — Nota di Paleontologia Malacologica. Vol. VI, 1873, p. 5. FRAUENFELD, G. RITTER VON. — (Helix (Campylaea) Gobanzi. — Frauenfeld). Vol. I, 1868, p. 42.. GENTILUOMO, C. — Cenni Bibliografici. Vol. I, 1868, p. 15, 58. — .— Catalogo dei Molluschi terrestri e fluviatili della Toscana. Vol. I, 1868, p. 67, 81. . — Classazione delle varietà dell’Helix nemoralis. — Linneo. Vol. I, 1868, p. 27. — . — Descriptions de quelques espèces nouvelles du groupe de l’Helix Raspaili. — par M. Gustave Dutailly. Vol. I, 1868, p. 15. — .— Intorno ad alcune Conchiglie degli Abruzzi. Vol. I, 1868, p. 49, 65. — .— Intorno ad una forma speciale dell’ Helix Gobanzi. Frauenfeld. Vol. I, 1868, p. 53. . — Osservazioni sulla Clausilia Mofellana. — Parreyss. Vol. I, 1868, p. 44. — .— Rivista Bibliografica Italiana. Vol. I, 1868, p. 30, 45, 59. — .— Unio Lavvleyianus. — Mihi. Specie Nuove. 1. Vol. I, 1868, p. 54. — . — Fauna malacologica marina dell’isola d’Elba. Vol. II, 1869, p. 109. — . — Mitra Caterinii, nuova specie di conchiglia scoperta dal compi- anto G.B. Caterini, ed a Lui intitolata dal Prof. G. Meneghini. Vol. II, 1869, p. 25. — .— Mutamenti nelle condizioni esterne della dimora dei Molluschi, qual causa di modificazione nella conchiglia di una stessa specie. Vol II, 1869, p. 108. — .— Studi paleontologici sulla Fauna del Calcario a Terebratula janitor del Nord di Sicilia, per il prof. G.G. Gemellaro. — Gasteropodi. — Disp. I. Piramidellidi. Vol. II, 1869, p. 28. — .— Studi paleontologici sulla Fauna del Calcario a Terebratula Janitor del Nord di Sicilia, per il prof. G.G. Gemellaro. — Parte II. Vol. II, 1869, p. 173. — .— Esplorazione nelle grandi profondità del Mediterraneo. Vol. III, 1870, p. 100. . — Intorno ad alcune conchiglie terrestri di Roma e dei suoi contorni. Vol. III, 1870, p. 37. — .— Rivista del giornalismo estero. Vol. IV, 1871, p. 30. — .— Annunzio. Vol. VII, 1874, p. 90. ISSEL, A. — Dei Molluschi terrestri e d’acqua dolce raccolti nello Arcipelago di Malta. Vol. I, 1868, p. 1, 17. — .— Elenco di conchiglie terrestri e d’acqua dolce dell'Umbria. Vol. III, 1870, p.113. — .— Elenco di conchiglie terrestri di Lecce. Vol. III, 1870, p. 168. — .— Elenco di conchiglie terrestri raccolte a Tabiano nel Parmigiano. Vol. III, 1870, p. 167. — .— Intorno ai Chiton del mare di Genova. Vol. III, 1870, p. 5. JEFFREYS, J.G. — Generi e specie della Fam. Solariidae, viventi nel Mediterraneo e fossili nel terreno pliocenico italiano per N.Tiberi. Vol. V, 1872, p. 31. — .— Remarks. Vol. V, 1872, p. 43. MANZONI, A. — Sull’ habitat dei molluschi marini. Vol. II, 1869, p. 81. — .— Fauna malacologica marina presso Sinigaglia. Vol. III, 1870, p.11. — e GENTILUOMO, C. — Annotazioni al Saggio di Conchiologia fossile subappennina, fauna delle sabbie gialle. Vol. III, 1870, p. 24. — .— Fauna malacologica delle grandi profondità del Mediterraneo, esplorate durante i mesi di Luglio, Agosto e Settembre 1870, dal prof. W.B. Carpenter e Jh. Jwyn Jeffreys. Vol. IV, 1871, p. 97. — .— Il nuovo genere Dreissenomya. Vol. IV, 1871p-25. — .— Le esplorazioni delle grandi profondità marine. Vol. IV, 1871, p. 108. — . — Mediterraneo e Mar Rosso, rispettiva Fauna malacologica e Flora bonogamica. Vol IV,1871,pal07f .— (Note accompanying paper) by G. Moquin - Tandon. Vol. IV, 1871, p.154. MARTENS, E. VON. — Arturo Issel. Dei Molluschi raccolti nella Provincia di Pisa. Memoria della Società Italiana di Scienze naturali. Milano 1866, in 4°. Vol. I, 1868, p. 11. — .— Note bibliografiche riguardanti i molluschi terrestri e fluviatili dell’Italia. Suppl. Vol. III, 1870, p. 11. — .— Sopra alcuni molluschi terrestri di Malta. Vol. VI, 1873, p. 26. MENEGHINI, G. — Nota sull’ Aturia Spinelli. Vol. II, 1869, p. 54. MONTEROSATO, T.A. di. — Sulla scoperta del genere Dacrydium nel Mediterraneo. Vol. III, 1870, p. 43. MOQUIN TANDON, G. — Recherches sur l’Umbrella Mediterranea. Vol. IV, 1871, p. 154. PAULUCCI, M. — Osservazioni critiche sulla Cyclonassa Italica, Issel. MolV, 1871, p. 23. PECCHIOLI, V. — Zonites Gerfalchensis olim Mortilleti. — Pecchiolo. Vol. I, 1868, p. 52. SEGUENZA, G. — Dei Brachiopodi viventi e terziarii pubblicati dal prof. O.G. Costa. Vol. III, 1870, p. 145. — .— Sull’antica distribuzione geografica di talune specie malacologiche viventi. Vol. III, 1870, p. 65, 118. — .— Studii paleontologici sui Brachiopodi terziarii dell’Italia meriodionale. Vol. IV, 1871, p. 9, 33, 124. SORDELLI, F. — Notizie anatomiche sul Limax etruscus, Issel. Vol. V, 1872, p. 5. STABILE, G. — Pupa Mortilleti. — Martens. Studi Sinonimici. Vol. I, 1868, p. 33. — .— Sul modo di conservar vive le Elici. Vol. II, 1869, p. 105. STEFANI, C. DE. — Elenco dei molluschi della Versilia in Toscana. Vol. IV, 1871, p. 161. — .— Elenco di alcune conchiglie fossili nelle breccie. Vol. IV, 1871, p.172. — .— Sull’identificazione dell’Halia stercus pulicum coll’Halia helicoides. Vol!Wlx1873:\p_29! — .— Fossili pliocenici dei dintorni di S. Miniato (Toscana). Vol. VII, 1874, p. 5. STOHR, E. — see: Ancona, C. d’. — Sulle Neritine fossili dei terreni terziari superiori dell’Italia centrale. Vol. II, 1869, p. 50. STROBEL, P. — Esistenza dello Zonites Leopoldianus nell’Italia Settentrionale. Vol. I, 1868, p. 34. — .— Intorno al Limax coerulans, M. Bielz. Vol. IV, 1871, p. 17. —.— Reclamo di priorità. Vol. IV, 1871, p. 107. TARGIONI TOZZETTI, A. — Commentario sui Cefalopodi mediterranei del R. Museo di Firenze. Vol. II, 1869, p. 141, 209. TIBERI, N. — Note addizionali all’articolo del signor Ed. v. Martens ”’Intorno ad alcune conchiglie degli Abruzzi.” Vol. II, 1869, p. 33, 65, 113. — .— Spigolamenti nella conchiliologia mediterranea. Articolo primo. Vol. II, 1869, p. 252. aito-iNota Vol. V, 1872, p. 31. — . — Note addizionali all’Articolo del signor Ed. v. Martens ’’Intorno ad alcune conchiglie degli Abruzzi”. Vol. V, 1872, p. 14. — .— Translation of: Remarks by J.G. Jeffreys. Vol. V, 1872, p.43. 10 VILLA, A. — Nota dei Molluschi terrestri dei Colli Berici. Vol. II, 1869, p.1. VILLA, A. e G. BATTISTA. — Specie e varietà di Molluschi della Lombardia, catalogo sinonimico. Vol. IV, 1871, p.81. WEINKAUFF, H.C. — Supplemento alle Conchiglie del Mediterraneo, la loro distribuzione geografica e geologica. I - II. Vol. III, 1870, p. 14, 33, 74, 128. mo 11 w Ma pi or nu) SAI se ». IRENE LITE nno de rn colata Re dl 4 1,0 gres nadia cms : Lana ile Ra drteanti VARI TAO isa mala mala AE i ada mn votata “PE glia cronmesetenà n siaigotcog 1 esflrigeag fer RT 851, i ale prato ib * ; h, $ % [o (, È SA q bt sii to | ARPA Galera % i (50) PeR ù di ad i RE 4A \ i dr ni Lal i i E ni \ di p ‘ DI LI die, Sr x È i o = Mo Soi H € Gi i: n° È È Ò san CORI IA =D 4 To cha i VT Li renna boa pi n E DA 4 i E. 10 Li, i Malonati PI i Yan n (SC. LE RAI Tac ia più. VO p28d, | Ti * Valli VITA Vinti BULLETTINO MALACOLOGICO ITALIANO BIBLIOGRAFIA APPELIUS, F.L. — Die Conchilien des Mittelmeers ihre geographishe und geologishe Verbreitung, von H.C. Weinkauff. Vol. II, 1869, p. 23. — . — Monographia Heliceorum viventium, Auctore Ludovico Pfeiffer, D. Cassellano. Vol. V e VI. (Supplementum tertium I, II). Vol. II, 1869, p. 170. — . — Catalogue des Mollusques testacés des Mers d’Europe, par M. Petit de la Saussaye. Vol. III, 1870, p. 49. GENTILUOMO, C. — Nota (to E. von Martens'’s review of A. Issel’s): Dei Molluschi raccolti nella Provincia di Pisa. Vol. I, 1868, p. 13. . — Annali dell’Accademia degli aspiranti naturalisti. Terza serie, Volume II. Vol. II, 1869, p. 275. — .— Annuario del Museo Zoologico della R. Università di Napoli, pel Prof. Cav. Achille Costa; volumi III e IV. Vol. II, 1869, p. 274. — .— Articles de conchyliologie mediterranéenne, par le D.N. Tiberi. Vol. II, 1869, p. 206. . — Catalogo dei fossili miocenici e pliocenici del Modenese, per il Dottor Francesco Coppi. Vol. II, 1869, p. 277. 13 — .— Catalogo dei Molluschi fossili pliocenici delle colline Bolognesi. Memoria del Dottor Lodovico Foresti. Vol. II, 1869, p. 110. — .— Catalogo dei molluschi terrestri e fluviatili viventi in Venezia e nel suo Estuario, nonchè nella terra ferma confinante colle due Provincie di Padova e di Treviso, di Giov. Batt. Spinelli. Moll: 18695p 2730 . — Delle Conchiglie raccolte nelle Breccie e nelle Caverne ossifere della Liguria occidentale, per A. Issel. Vol. II, 1869, p. 25. — . — Di un nuovo fossile delle argille subappennine, lettera di Vittorio Pecchioli all’egregio amico signor Dott. Cesare D'Ancona. Vol. II, 1869, p. 176. — .— Indice sistematico dei Molluschi testacei dei dintorni di Spezia e del suo golfo, per Cesare Taparone Canefri. Vol. II, 1869, p. 276. — . — Microdoride mediterranea o descrizione dei poco ben conosciuti od affatto ignoti viventi minuti e microscopici del mediterraneo, pel Prof. O.G. Costa. Vol. II, 1869, p. 274. . — Mitra Caterinii, nuova specie di conchiglia scoperta dal compianto G.B. Caterini, ed a Lui intitolata dal Prof. G. Meneghini. Vol. II, 1869, p. 25. — .— Molluschi terrestri e fluviatili dell’Anaunia nel Trentino di Ed. nob. De Betta. Vol. II, 1869, p. 62. . — Naticidae e Neritidae del terreno giurassico del Nord di Sicilia, per il Prof. G.G. Gemellaro. Vol. II, 1869, p. 63. — . — Ostriche del Porto di Genova, per A. Issel. Vol. II, 1869, p. 30. — .— Ricerche sugli organi che nei Gasteropodi segregano l’acido solforico; del Prof. Paolo Panceri. Vol. II, 1869, p. 111. 14 . — Saggio di Conchiologia fossile subappennina. — Fauna delle sabbie gialle; per il Dottor Angelo Manzoni. Vol. II, 1869, p. 26. .— Scoperta di un lembo di terreno cretaceo assai fossilifero nella provincia di Messina. — Nota del Prof. G. Seguenza. Vol. II, 1869, p. 175. . — Studi sulla famiglia delle Rudiste, per Guglielmo Guiscardi. Vol. II, 1869, p. 276. . — Sur le Sphaerulites Tenoreana, par M.G. Guiscardi. Vol. II, 1869, p. 275. . — Annuario del Museo Zoologico della R. Università di Napoli, Vol. 5; per il prof. Achille Costa. Vol. III, 1870, p. 53. . — Beitrag zur Kenntnis der conchylienfauna des Vicentinischen tertiirgebirges, von Th. Fuchs. — I. Abtheilung. Die obere schichtengruppe, oder die schichten von Gomberto, Laverda und Sangonini. Vol. III, 1870, p. 140. . — Brevissimo sunto della Conchiliologia etnèa, del prof. Andrea Aradas. Vol. III, 1870, p. 54. .— Comunicazioni fatte dal Prof. S. Trinchese alla Società Italiana di Scienze naturali. Vol. III, 1870, p. 31. . — Da Reggio a Terreti, del prof. G. Seguenza. Vol. III, 1870, p. 61. . — Della Bibliografia Malacologica Italiana, dissertazione inaugurale di Giov. Battista Bonola di Milano. — Milano, 1839. Suppl. Vol. III, 1870, p. 6. . — Della fauna marina di due lembi miocenici dell’alta Italia, studi del Dott. A. Manzoni. Vol. III, 1870, p. 28. 15 — .— Description d’espèces nouvelles du genre Pomatias suivies d’un apergu sinonimique sur les espèces de ce genre, par M. Alfred de Sainte-Simon. Vol. III, 1870, p. 29. — .— Description d’un Murex fossile du terrain tertiaire subapennin de la vallée de l’Elsa (Toscane), par M. Paulucci. Vol. III, 1870, p. 52. — .— Descrizione di alcuni nuovi fossili delle argille subappennine toscane, di V. Pecchioli. Vol. III, 1870, p. 60. — .— Descrizione di alcuni nuovi testacei viventi nel Mediterraneo, lettere di Niccola Tiberi. Vol. III, 1870, p. 27. — . — Descrizione di una nuova specie del genere Triphoris di Deshayes, nota del prof. Andrea Aradas. VolSMI:tE870p.19% — .— I molluschi terrestri e fluviatili della provincia veronese, a complemento della Malacologia di L. Menegazzi, per Edoardo De Betta. Vol. III, 1870, p. 51. .. — Intorno agli strati terziari superiori di Montegibio e vicinanze, per Emilio Stòhr. Vol. III, 1870, p. 62. — .— Introduzione. Suppl. Vol. III, 1870, p. 5. . — Ipsa Chiereghinii Conchylia, di Spiridion Brusina. Vol. III, 1870, p. 169. | . — Malacologia Veneta, ossia Catalogo sinottico ed analitico dei Molluschi terrestri e fluviatili viventi nelle Provincie venete, per Ed. De Betta. i Vol. III, 1870, p. 104. — .— Memoria sulla struttura del sistema nervoso dei Cefalopodi, per S. Trinchese. Vol. III, 1870, p. 106. 16 — .— Nota su alcune conchiglie di Sicilia pubblicate come nuove dal prof. C. Maravigna, per il cav. Luigi Benoit ed il prof. Andrea Aradas. Vol. III, 1870, p. 55. — .— Notes Conchyliologiques par le docteur A Senoner, traduites de l’italien par Armand Thielens. Vol. III, 1870, p. 29. — .— Notizie anatomiche sul genere Acme e su talune parti dure della Caecilianella acicula, nota di Ferdinando Sordelli. Vol. III, 1870, p. 58. . — Prospetto della storia della Zoologia di Sicilia del secolo XIX, movendo da quello del Chiarissimo sig. Barone Andrea Bivona, per Andrea Aradas. Vol. III, 1870, p. 171. — .— Taglio del Viale dei Colli a Firenze, per gli Ingegneri Giov. Grattarola, F. Momo, A. Alessandri. Vol. III, 1870, p. 143. — .— L’uomo fossile nell’Italia centrale, studi paleontologici di Igino Cocchi. Vol. III, 1870, p. 30. — .— Anatomia del Limax Doriae, Bourg., nei suoi rapporti con altre specie congeneri, nota di Ferdinando Sordelli. MoliV; 871 p.27. — .— Gli organi e la secrezione dell’acido solforico nei Gasteropodi; con un’ appendice relativa ad altre glandole dei medesimi. Vol. IV, 1871, p. 159. — .— Malacologia pliocenica italiana, descritta ed illustrata da Cesare d’Ancona, fascicolo primo; generi: Strombus, Murex. Typhis. Vol. IV, 1871, p. 155. — . — Monographie der Gattungen Emmericia und Fossarulus, di Spiridion Brusina. Vol. IV, 1871, p. 158. . — Nota sopra una nuova specie malacologica del genere Mactra di Linneo, per A. Aradas ed L. Benoit. Volevo 871 pi72% 17 — .— Osservazioni sopra alcune specie malacologiche pertinenti al genere Tritonium per A. Aradas ed L. Benoit. Vol. IV, 1871, p. 73. — .— Rivista del giornalismo estero. Vol. IV, 1871, p. 74, 110. . — Sul gabinetto privato di Conchiliologia in Roma dei fratelli Rigacci, e sulle due nuove conchiglie pubblicate dall’ ecc.MO prof. Giuseppe cav. Bianconi. Vol. IV, 1871, p. 155. . — Sull’età geologica delle roccie secondarie di Taormina di G. Seguenza. Vol IVy1871Npà157i — . — Un nuovo genere della famiglia degli Eolididei per Salvatore Trinchese. Vol. IV, 1871, p. 110, —.— Notizie preliminari sull’intima struttura del sistema nervoso della sepia officinale di Ludwig Stieda. Vol. V, 1872, p. 48. MELLA, C. — System der europàischen Clausilien und ihrer nichsten Verwandten, von Adolfo Schmidt. Vol. II, 1869, p. 19, 55. PERUZZI, D.G. — Struttura del sistema nervoso dei Molluschi Gasteropodi di Salvatore Trinchese. Vol. VI, 1873, p. 30 18 BULLETTINO MALACOLOGICO ITALIANO NECROLOGIA GENTILUOMO, C. — L’Abate Giuseppe Stabile e suoi studi malacologici. MelIl1869,p. 271. — .— Elogio accademico del professor cavalier Giorgio Gemellaro, letto all'Accademia Gioenia di Scienze naturali, nella seduta straordinaria del di 2 Decembre 1868, dal dottore Andrea Aradas. Vol. III, 1870, p. 142. — .— Antonio Orsini. Vol. III, 1870, p. 298. — .— Lodovico Pasini. Vol. III, 1870, p. 299. — .— Vittorio Pecchiolo. Vol. III, 1870, p. 298. — . — Eugenio Sismonda. Vol. III, 1870, p. 299. — .— Necrologia. Giovanni Rigacci. Vol. VII, 1874, p. 89. 19 À TIT ga Aradia N di i Hg î FE x SENI l i ì I 4 i) PEPE A AREA I ME i aa IMPARA "AID Ven i ) ; II POCA i PAVAN ‘ 9) pn gli gli UA * | b, fi 0: 4 pi jap fa da ù n IA î bf. RE MU Hr) IONI , ) ) \ (0782 Re: pal mA I STEN (9 TUTTI phi CERI i inigolcoalitai ih dia toi LO sesti TGA ig pg lug UL PIAN To) rigidi vii i si At De Ln n) agifireno AOP lab palati sot DI iitagi too atanio@ i aisolt) aimpatizai stata pen A sima bibi Wet i ita È Pamir } 4 LA, di LA IAT o Lu MUZIO ssi cafi onora serali sn cone Ate gi TRL di RIOT Hg Sx; n ALII Wa 1R7: i LODI Mi IR}, 1 beni gn ur MRO OO a REI Metii, A a / STA dA xi iù S 1 IAT PRI i il SANI i ai pius i “mois / DATA, NET NI COLATO pui fut dentini vor pit pi bi) iva PERICOLI mM, ape see sv atto di ti sm BULLETTINO MALACOLOGICO ITALIANO SPECIE NUOVE BRUSINA, S. — Specie Nuove. Cingula Schlosseriana. Vol. III, 1870, p.9. GENTILUOMO, C. — Clausilia Lucensis. — Mihi. Specie Nuove. 1. Vol. I, 1868, p. 6. — .— Clausilia Lucensis. — Mihi. e Clausilia Comensis. — Shuttleworth. Vol. I, 1868, p. 36. — .— Helix (Campylaea) Gobanzi. — Frauenfeld. Specie Nuove. 3. Vol. I, 1868, p. 42. — .— Helix Cingulata. — Studer. mut. Anconae. Specie Nuove. 2. Vol. I, 1868, p. 40. Ù — . — Helix Luganensis. — Schintz. mut. Philippi - Mariae, Stabile. Species Nuove. 2. Vol. I, 1868, p. 26. — .— Helix nemoralis. — Linneo. mut. undulata. — Mihi. Specie Nuove. 3. Vol. I, 1868, p. 9. — . — Physa Pisana. — Issel. Specie Nuove. 2. Vol. I, 1868, p. 7. ISSEL, A. — Physa Pisana. — Issel. Specie Nuove. 2. Vol. I, 1868, p. 7. — . — Nassa (Cyclonassa) Italica, Tav. III, fig. 4-11. Vol. II, 1869, p. 79. LAWLEY, R. — Mactra Pecchiolii, Tav. I, fig. 6 - 9. Vol. II, 1869, p. 16. MENEGHINI, G. — Aturia Spinellii, Tav. I, fig. 1 - 5. Vol. II, 1869, p. 14. 21 PECCHIOLI, V. — Zonites Mortilleti. — Mihi. Species Nuove. 1. 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Vol. I, 1875, p. 7. . — Ufficio della Presidenza. Vol. I, 1875, p. 5. — . — Elenco dei Soci per gli anni 1876 e 1877. Vol. II, 1876, p. 247. . — Acephala. Vol. IV, 1878, p. 25. — .— Cephalophora. Vol. IV, 1878, p. 65. — .— Conclusione. Vol. IV, 1878, p. 179. — .— Elenco delle specie citate da altri autori nel senese e non trovate da noi. Vol. IV, 1878, p. 208. 25 . — Indice dei generi. Mob: IVal878:p. 211° . — Quadro comprensivo. Vol. IV, 1878, p. 181. — .— Rettificazione. Vol. IV, 1878, p.178. — . — Specie di molluschi citate dagli autori nel Senese. Vol. IV, 1878, p.21. . — Elenco dei Soci della Società malacologica italiana per l’anno 1880. Vol. V, 1879, p. 274. — .— Elenco dei Soci della Società malacologica italiana per l’anno 1881. Vol. VI, 1880, p. 277. — . — Elenco dei Soci della Società malacologica italiana per l’anno 1882. Vol. VII, 1881, p. 293. — .— Elenco dei Soci della Società malacologica italiana per l’anno 1883. Vol. VIII, 1882, p. 382. — .— Elenco dei Soci della Società malacologica italiana per l’anno 1884. Vol. IX, 1883, p. 294. — .— Catalogo della Biblioteca della Società Malacologica Italiana. Vol. X, 1884, p. 1. — . — Elenco dei Soci della Società malacologica italiana per l’anno 1885. Vol. X, 1884, p. 291. . — Elenco dei Soci della Società malacologica italiana per l’anno 1886. Vol. XI, 1885, p. 273. — . — Elenco dei Soci della Società malacologica italiana per l’anno 1837. Vol. XII, 1886, p. 225. 26 — .— Elenco dei Soci della Società malacologica italiana per l’anno 1889. Vol. XIII, 1888, p. 246. — . — Processo verbale dell’adunanza tenuta in Pisa il 7 luglio 1889. Vol. XIV, 1889, p. 156. . — Elenco dei soci per l’anno 1890. Vol. XV, 1890, p. 5. . — Elenco dei soci per l’anno 1891. Vol. XVI, 1891, p. 5. — .— Processo verbale dell’adunanza tenuta in Pisa il 15 novembre 1891. Vol. XVI, 1891, p. 7. — .— Elenco dei Soci per l’anno 1892. Vol. XVII, 1892, p. 5. . — Ufficio di Presidenza. Vol. XVII, 1892, p. 5. — .— Elenco dei soci per l’anno 1893. Vol. XVIII, 1893, p. 5. — .— Elenco dei soci per l’anno 1894. Vol. XIX, 1894, p. 5. — .— Ufficio di Presidenza. Vol. XIX, 1894, p. 5. — .— Elenco dei Soci per l’anno 1895. Vol. XX, 1895 (1896), p. 5. — .— Ufficio di Presidenza. Vol. XX, 1895 (1896), p. 5. ADAMI, G.B. — Molluschi raccolti in Val di Caffaro nell’Agosto del 1874, (continua). Vol. I, 1875, p. 93. — . — Molluschi dei dintorni di Sassari in Sardegna. Vol. II, 1876, p. 219. — .— Reclamo di priorità. Vol. III, 1877, p. 16. 27 — .— Una nuova forma di Clausilia. Vol. III, 1877, p. 65. — .— Molluschi postpliocenici della Torbiera di Polada presso Lonato. Vol. VII, 1881, p. 188. — .— Nuove forme italiane del genere Unio. Vol. VIII, 1882, p. 129. — .— Novità malacologiche recenti. Vol. XI, 1885, p. 204. ADAMI, GIOVANNI BATTISTA. Vol. XIII, 1888, p. 7. 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