Tibrarn of the Musenm OF COMPARATIVE ZOOLOGY, AT HARVARD COLLEGE, CAMBRIDGE, MASS, PFounded bp pribate subscription, in 1861. DT___T—T—__m__-—->==---- ) ( 1 / ( Ù DON 0 0 BULLETTINO. VA x E RIDERA Nod GIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA = Mea LINA rp n : BULLETTINO SOCIETÀ MALACOLOGICA ITALIANA VOLUME Il. 1876 FASCICQEOTIE NOTIZIE SOPRA ALCUNI MOLLUSCHI PLIOCENICI DEL PODER NUOVO PRESSO MONTERUFOLI di CARLO DE STEFANI. I molluschi, dei quali segue l’elenco, furono ritrovati dal Mene- ghini, al Poder Nuovo presso Monterufoli (Circondario di Volterra, Provincia di Pisa), entro certe argille scure, compatte, sovrastanti a marne che contengono due banchi di lignite, con Plamorbis e con altri fossili d’acqua dolce, e nelle quali appunto furono aperte cave di questo minerale. Le argille predette, e la panchina o cal- care concrezionato che si trova nella continuazione delle mede- sime, erano ritenute mioceniche; ma la natura dei fossili prova che desse sono plioceniche inferiori, e formate non lungi dal litto- rale. Come si vede, le specie dei molluschi enumerate, sono 49, delle quali, 33, cioè quelle segnate con un asterisco, sono viventi, le altre 16 paiono estinte. In tal modo la proporzione tra le specie viventi e quelle estinte apparisce essere del 48 p. 100. 1* Trivia Europea, Montagu. 2* Erato laevis, Donovan. 3* Marginella clandestina, Brocchi. 4* M. miliaria, Linneo; (M. miliacea Lamarck). 5* Mitra ebenus Lamarck: Var. pyramidella Brocchi. 6. Columbella corrugata, Bonelli. 7. €. subulata, Bellardi. 8* Nassa limata, Chemnitz; (N. prysmatica, Brocchi). 9. N. serraticosta, Bronn; (N. pusilla, Philippi). ADIGE Già da qualche tempo, io ritenni le specie ora accennate come sinonime: il Seguenza però opina non lo sieno. Paragonando esemplari di Palermo e di Castellarqnato, i quali furono citati dal Philippi col nome di N. pusilla con gli altri che vanno comunemente col nome N. serraticosta, Bronn, e facendo il confronto delle descrizioni dei due autori, Bronn, e Philippi, trovo palese il rapporto reci- proco fra gli uni e le altre. Convengo cel Philippi che la specie sia diversa dal B. corrugatum, col quale nome il De Cristoforis e l’Jan avevano a lui mandato alcuni individui di Castellarquato; ma quella diversità è pure constatata dal Bronn; nello stesso modo, il Philippi accenna la diversità dal 5. Ascanitas, Brug., (B. aspe- rum, Brocchi), ma l’accenna anche il Bronn, segnalando ambedue gli autori, i medesimi caratteri, tra i punti di somiglianza fra le due specie. Credo perciò, non si possa fare a meno di ritenere il nome del Philippi come sinonimo di quello più antico del Bronn. 10. Murex Spadae, Libassi: (Sopra alcune conchiglie fossili dei dintorni di Palermo; pag. 43, fig. 29) Pollia baccata, Bellardi; (I molluschi dei terreni terziari del Piemonte e della Liguria; Parte I, pag. 179, tav. XII, fig. 5). Ha fatta la determinazione degli esemplari del Poder Nuovo paragonandoli direttamente con quelli tipici d’ Altavilla presso Palermo, inviati dallo stesso autore della specie al R. Museo di Pisa. La specie non è sinonima, come vogliono il Bellardi ed il Monterosato (Nuova rivista delle conchiglie Mediterranee; pag. 40; Atti R. Accademia Palermitana di Scienze, Lettere, ed Arti) del Murex (Pollia, Pisania) fusulus, Brocchi, (M. flericauda, non Bronn, D. Ancona e Cocconi); ma direbbesi intermedia fra que- sto ed il M. turritus, Bronn, (M. flexicauda, Bronn, M. fusulus, non Brocchi, D'Ancona e Cocconi). La conchiglia è meno allun- gata di quella del I. fusulus, e la coda è alquanto più corta; ma l'apertura non è diversa, ne è diversa la disposizione dei denti nel labbro destro, che sono nel numero di 5 o 6, non allungati. Il M. Spadae, si avvicina invece al M. turritus, pella disposizione dei cingoli che non sono uniformi e regolari come nel IM. fusulus. Nella parte inferiore alla carena nell’ ultimo anfratto, i cingoli maggiori sono 5; ma poi fra questi ne alternano altri minori, ed altri ancora ve ne sono d’ intermedi. Per queste ragioni, la specie indicata dal Monterosato come vivente nel Mediterraneo e nell'Atlantico, se propriamento corri- sponde al fossile I. Spadae, Libassi, deve conservare questo nome, in eb pae e non assumere quello di M. fusulus, Brocchi, che non gli è si- nonimo. È invece sinonimo del M. Spadae, il M. (Pollia) bac- catus, Bellardi, come ho indicato di sopra. Mi approfitto di questa occasione, per notare che il Brocchi non cita il suo M. fusulus, il quale il D'Ancona ha illustrato col nome di M. flexicauda, a S. Miniato, come per incidenza è notato nello scritto del D'Ancona (Malacologia terziaria italiana, Fasc. I, pag. 27). Così pure il IM. Spadac, non fu raccolto dal Libassi al Monte Pellegrino ed ai Ficarazzi come è accennato dal Montero- sato (Notizie intorno alle conchiglie fossili di M. Pellegrino e Fi- carazzi); ma da quell’autore è citato soltanto ad Altavilla. 11* Typhis tetrapterus, Bronn. 12* Fusus corneus, Linneo. 13* Pisania maculosa, Lamk. 14. Conus Mercati, Brocchi; C. turricula, Brocchi;, C. Baldi- chieri, Borson. Il Seguenza, seguitando il Cocconi, riferisce il C. turricula, al C. pyrula, Broc.; per parte mia insisto nel ritenere che desso sia si- nonimo del C. Mercati e più propriamente si riferisca ad individui giovani. Il 0. Mercati, Horn. (Die foss. Moll. des tert. Baek. von Wien B. I, pag. 23, Taf. II, fig, 23), è probabilmente una specie diversa, simile al C. Mercati, Pereira da Costa (Molluscos fcsseis Cad. I, pag. 11, Taf. III, fig. 1, 2, 8). La specie tipica diffe- risce da quella degli autori ora citati, per la spira che è più scalariforme, coi canaletti degli anfratti più segnalati, e cogli an- fratti medesimi non embriciati gli uni sugli altri; l’ultimo giro è poi più svelto e proporzionatamente più lungo. Forse anche la fig. 4, dell’ Hòrnes rappresenta una specie diversa da quella delle fig. 1 e 2 dello stesso autore; ad ogni modo la colorazione ivi disegnata non risponde certo a quella del nostro C. Mercati. Il C. turritus di Grateloup, è poi del tutto diverso da quella specie che il Brocchi intendeva col nome di C. turricula, a torto rite- nuta dal Grateloup come identica alla sua. 15. C. ponderosus, Brocchi. 16* Cerithium lima, Bruguiére. 17* C. (Cerithiopsis) tubercularis, Montagu; (C. pygmaeun Phil). 18* C. (Triforis) perversum, Linneo. 19. Cylichina convoluta, Brocchi. 20* Odostomia conovidea, Brocchi. 21* Natica millepunctata, Linneo; N. tigrina, Defrance, Conti. (Il M. Mario ed i suoi fossili, pag. 30). 92* N. helicina, Brocchi. 23. Solarium simplex, Bronn. 24* Fossarus costatus, Brocchi. Ha la forma tipica. 29. Lacuna Basterotina, Bronn. Ha grandi dimensioni, ed è identica agli individui dei terreni di Vienna e del Piemonte, apparendovi, come in quelli dell’ultima regione, una ottusissima carena nell’ultimo anfratto, carattere no- tato dal Bronn e dai signori Bellardi e Michelotti, e trascurato a bella posta dall’Hòrnes, perchè poco appariscente negli individui viennesi. La specie era finora stata trovata soltanto ad Asti e a Buttiera in Piemonte, entro sedimenti pliocenici, e nel miocene di Steinabrun nell’ Austria. 20* Rissoa Ehrenbergii, Philippi. 27* E. (Alvania) crenulata, Michaud. (R. sculpta, non Phi- lippi, Conti; il M. Mario ed i suoi fossili, pag. 29). 28* KE. ( Alvania) cimicoides, Forbes, (R. intermedia Aradas, K. sculpta Philippi et auctorum, R. crenulata, non Michaud, Conti, Loc. cit., pag. 29). Secondo il Monterosato, e mi sembra che abbia ragione, la È. n sculpta, è veramente sinonima della . cimicoides, pubblicata. nell’anno medesimo, come già avevano ritenuto il Forbes e l’Haniey (History of british mollusca, 1858), ed il Petit. Secondo il Man- zoni, che esaminò gl’individui tipici, la È. crenulata, Conti, è in- vece la R. cimicoides, Forbes. (Saggio di Conch. foss subapen- nina, -. 98). 29* R. ( Alvania) Zetlandica, Montagu; (E. clathrato, Phi- lippi; R. canaliculata, Philippi). Gli individui del Poder Nuovo così denominati, sono identici alla R. clathrata, Phil., che il Monterosato ed il Jeffreys consi- derano come sinonimo della fl. Zetlandica, mentre il Weinkauff la rignarda come specie distinta. Il Monterosato aggiunge nella sinonimia ( Notizie intorno alle conchiglie fossili ), la È. canali- culata, Philippi, ehe per errore di stampa è indicata col nome di R. cancellata, e la quale veramente sembra una semplice varietà della E. clathrata. La forma del Poder Nuovo è più sottile e più allungata, quindi coll’ apertura meno ampia di quella degli indi- vidui fossili dei dintorni di Vienna; e le costoline longitudinali vi sono meno marcate che in questi. 30* KR. (Cingula) substriata, Philippi. race Mirdyg. E Corrisponde alla descrizione ed alla figura del Philippi, che de- terminò la specie sopra individui fossili dei dintorni di Palermo. Il Martins ha raccolta questa specie vivente nel golfo di Lione; il Jeffreys nella baia di Tangeri nell’ Atlantico. 31. Rissoina volaterrana, De Stefani (Bullettino della Società Malacologica Italiana, Vol. I, Fase. I, pag. 86, Tav. II, Fig 8). 92% Turritella subangulata, Brocchi; Var. acutangula, Brocchi. 23. T. tornata, Brocchi. Z4* Vermetus intortus, Linnéo. 95* Siliquaria anguina, Linnéo. 36* Orepidula cochlearis, Basterat. 37* Capulus hungaricus, Linnéo ; (Pileopsis dispar, Michelotti; Description foss. des terr. mioc. de l’Italie septent.,, Tav. V, Fig. 12). Un piccolo individuo simile alla figura del P. dispar, Mich. 38* Turbo rugosus, Linnéo, T. affinis, Cocconi, Enumerazione sistematica dei moll. mioc. e plioc. delle provincie di Parma e Pia- cenza, Disp. II, pag. 212, Tav. V, fig. 22, 28). 39* Trochus miliaris, Brocchi. 40. T. tricinctus, De Stefani (Ballettino della Società Malaco- logica Italiana, Vol. I, fasc. I, pag. 87, Tav. II, fig. 9). 41. T. Achiardii, De Stefani sp. n. Questa specie ben distinta verrà descritta in breve. 49* Pissurella costaria, Basterot. 44. Dentalium fossile, Gmelin. 44* Circe minima, Montagu. Ha la forma tipica. 45* Chama gryphoides, Lamark. 46* Pectunculus bimaculatus, Poli, Var. duo Reniér. Il P. fammulatus non fù mai descritto nè citato dal Re- niér, sebbene il Weinkauff. (Die conchylien des Mittelmeers Band. I, pag. 184) lo citi tra i sinonimi del P. glycimeris Lin- neo, come indicato dal medesimo nella Tavola alfabetica delle con- chiglie adriatiche, pubblicata nel 1804. Il Brocchi (Conchiologia fossile subapennina, Milano 1814, Tomo II, pag. 497), bensì, narra come egli vedesse nella privata collezione del Reniér, il P. /lam- mulatus dell'Adriatico, « che non è registrato nel suo catalogo » (pag. 496), e dopo averlo veduto, ne diede la descrizione, ritenen- dolo però sinonimo del P. (Arca) undatus, Linneo, (pag. 489). Sulla fede del Brocchi, gli autori successivi hanno citato il £. flammulatus, Resiér, indicando con questo nome qualche specie ritenuta distinta, come il Sandri (Elengo p. 13), o supponendolo gui sinonimo del P. glycimeris, insieme col P. undatus del Brocchi, non di Linneo, poichè quest’ ultimo è ritenuto essere una specie diversa, che non vive nel Mediterraneo, nè si trova fossile nei no- stri terreni neogenici. | Ora, discutendo l'opinione di tutti gli autori fino al Weinkauff, che insieme cogli altri attribuisce il P. Aummulatus al P. glyci- meris, e che, per aver fatta una studiata dissertazione sulla si- nonimia dei Pectuncoli, sì è acquistata molta autorità in questa materia, devesi dire che si tratta invece di una specie ben diversa; ma prima di risolvere cotale questione, farò la descrizione di que- gl’individui del Poder Nuovo aì quali ho attribuito il nome di P. flammulatus, Reniér, riportando nei luoghi opportuni, in carattere corsivo, le parole della descrizione tipica fatta dal Brocchi, per mostrare come io abbia ragione di supporre che si tratta della medesima specie descritta da questo autore: i Conchiglia di forma lenticolare e depressa non esattamente circolare, ma piuttosto ovale ed obliqua, allungata anteriormente, non rigonfia, colla maggiore larghezza nei due terzi superiori; co- gli umboni depressi, acuti; cogli apici ricurvati alquanto a destra, cioè verso- la parte anteriore, mè esattamente collocati in mezzo alla linea del cardine. L' area del legamento, stretta, ha le sue pareti quasi liscie; i denti sono quasi diritti e quasi paralleli alla linea del cardine; la superficie delle valve è solcata da strie ra- diali impresse. Per tutti i caratteri ora citati, la conchiglia differisce dal . glyceymeris, che ha le valve rigonfie, non così allungate anterior- mente, nè solcate da simili strie radiali, gli umboni ricurvi, !° area non liscia ma solcata da strie profonde, e i denti più angolosi e più inclinati sulla direzione del cardine. Essa si avvicina invece al P. bimaculatus, Poli, per la depressione delle valve, per le strie radiali della loro superficie, per la loro larghezza maggiore nei due terzi superiori, per la poca gonfiezza degli umboni, per l’area quasi liscia, e per la forma dei denti. Una diversità fra la nostra. forma e questa ultima si polrebbe trovare in ciò, che nel P. bi- maculatus tipico, le valve non sono allungate anteriormente, ma sono cireolari, perciò i denti corrispondono alla metà della linea del cardine, e la loro ampiezza maggiore è nella terza parte superiore: se parmi che il P. Aammulatus, possa conside- rarsi come una semplice varietà di esso, certo però lo si deve ri- tenere distinto definitivamente dal P. glycimeris, cui finora fù LATE attribuito. Coll’età, le valve del nostro Pectunculus, divengono più grossolane e più rigonfie; ma pella forma dell’area, dei denti, degli umboni, e pell’ aspetto generale delle valve mi pare che sempre si possano distinguere dal P. glycimeris. Il Brocchi, del P. fammulutus, dice che si trova vivente nel Mediterraneo, nell’ Adriatico e su tutte le coste d’Italia, e fossile lo accenna appena senza indicare niun luogo preciso (1). Approfittandomi di questa occasione discorrerò di alcuni dei ca- ratteri generali dei Pectuncoli. Fra le apparenze adattate a di- stinguerne le specie, pongono la forma dei deuti, il numero loro, e l’esserne la serie più o meno interrotta nel mezzo del cardine. La forma sembra veramente un carattere distintivo, quando sia con- siderata in generale, e non in qualche individuo isolatamente. Di solito i denti, disposti in serie sul cardine dei Pectuncoli, sì pos- sono dire conformati ad angolo, con uno dei lati parallelo all’area del ligamento , coll’ altro lato quasi perpendicolare ed inclinato sulla medesima, e coll’angolo rivolto verso gli umboni; il cardine poi, forma una curva intorno alla estremità superiore delle valve; nel cardine, assume una luoghezza prevalente, anzi qualche volta rimane solo, quel lato dei denti che è parallelo all'area; mentre nelia porzione più interna, a poco per volta diventa predominante, finchè rimane solo, il lato dei denti perpendicolare, o quasi, sull’area medesima: dell’altro lato e dell'angolo, rimane sulla superficie del- l’area, in particolare negli individui adulti, una oscura traccia rappresentata da rugosità longitudinali. Nel mezzo del cardine s'incontrano generalmente ad angolo assai acuto, i denti della serie anteriore e quelli della serie posteriore, e tra le due serie rimane un piccolo spazio libero, al quale corrisponde in ambedue le valve una leggera incavatura alquanto triangolare, colla punta verso gli umboni. Da quella incavatura si parte un piccolo solco che va a perdersi nella parte inferiore del cardine, rimontando poi verso gli umboni, nell’ interno delle valve: all’ intorno del solco, al solito nella parte inferiore della regione del cardine, sono due rigonfiamenti più o meno palesi, i quali continuano anche nella regione interna. Quando le valve della conchiglia sono ine- (4) Io conosco il P. bimaculatus, tipico, fossile, solamente del postpliocene del Monte Pellegrino presso Palermo. Del P. fiammuletus, fossile, invece, ho veduto parecchi esem- plari dei terreni postpliocenici di Livorno (panchina). d'Ischia, di presso Palermo, e di Reggio di Calabria, dei terreni pliocenici di Livorno (Darsena Leopolda), delle Colline Pisane (Fauglia, Palaia), di S. Venanzio, di Monterufoli, di Pietrafitta (Val d'Elsa) e dei terreni miocenici superiori di presso Imola. —_— 2 — quilaterali, lo spazio libero tra le due serie anteriore e posteriore dei denti, la piccola incavatura, ed il solco che ne deriva, hanno sempre uva inclinazione contraria a quella degli umboni, e quanto più gli umboni sono inclinati da un lato, tanto più le impronte sopra accennate si inclinano dell’altro, e si dipartono dalla linea mediana del cardine. Del resto esse rimangono ineli- nate, ancor quando le valve sieno esattamente circolari ed equi- laterali, sicchè si possono sempre distinguere, la valva destra dalla valva sinistra, e le due parti anteriore e posteriore di ciascuna valva. Quell’incavatura, ed il solco, danno l’idea della fossetta la quale corrisponde al dente centrale maggiore, delle Cythereae, delle Dosiniae, delle Venns etc., ed il profilo inferiore del cardine dei Pectuncoli corrisponde alla lontana a quello del cardine nei generi citati. Mi sono diffuso intorno a questi minuti caratteri, perchè pussono talora essere adattati a distinguere una specie dal- l’ altra e dinotare gli ultimi rudimenti di particolarità, ora scomparse. | Ho detto che quanto più gli umboni si inclinano verso l’estre- mità anteriore delle valve, tanto più l’intervallo, e la fossetta tra le due serie dei denti si protendono verso l'estremità posteriore, tal- chè nel lato opposto, cioè nell’anteriore, rimane la serie più lunga con un dente o due di più. Coll’età, poi, il numero dei denti va aumentandosi, in ambedue le serie, ed in tutte e due le estremità loro, cioè nel mezzo del cardine ed ai lati; e la differenza tra i giovani e gli adulti può giungere fino al triplo. Coll’ età pure, nello stesso tempo che vanno rafforzandosi nell’ interno delle valve, i sopporti che reggono i muscoli, si va estendendo l’area del ligamento, ed il cardine si va frustando, tanto che spesse volte, più o meno per tempo, rimane interrotta la serie dei denti, e questi scompaiono nel mezzo, o vi rimangono appena marcati e smussati pel lungo uso. Dalle cose ora dette rimane chiarito che, di per se, nè il vario numero dei denti nei diversi individui, e nelle due estremità delle valve, nè l’essere la serie dei medesimi inter- rotta od intera, sono caratteri atti in modo assoluto a distinguere una specie di Pectuncoli dall’ altra. I malacologi sembrano d’ accordo, nel distinguere i Pectuncoli viventi nel Mediterraneo in tre specie; cioè il P. bimaculatus, Poli, del quile si è già parlato da prima; il P. glycimeris, Linneo, del quale ritengono sinonimo il P., piosus, Liuneo; ed il P. violacescens, Lamarck, al quale il Weinkauff da il nome di P. insubricus , dhe SED a Brocchi. Queste due ultime specie differiscono dal P. bimacula- tus, per avere le valve e gli umboni più rigonfii, la conchiglia più larga nei due terzi inferiori, le pareti dell’ area non quasi liscie, ma segnate da solchi impressi, e la superficie delle valve non ornata da raggi impressi longitudinali ma soltanto da solchi più fitti incrociati dalle linee trasversali. Ora m'è parso che { caratteri indicati, come servono a distinguere queste forme dal P. bimaculatus, così servano a farle attribuire ambedue, secondo me, ad un tipo solo, che dovrebbe portare il nome più antico di 7. glycimeris, Linneo. Quei caratteri che quà e là sono denotati dagli autori come distintivi del P. wviolacescens, appetto alla specie comunemente appellata P. glycimeris, sono i seguenti; cioè la forma obliqua e trasversale del primo, quando è adulto, l'essere desso più largo che alto, la regione anteriore più ristretta, e più carenata, la re- gione posteriore, negli adulti, più depressa, con un’area a guisa di cuore più liscia che il rimanente della conchiglia. Però la forma è così variabile, che senza cambiamenti delle altre circostanze, da obliqua diviene quasi rotonda, e dall'essere le valve più larghe che lunghe diventano talora quasi più lunghe che larghe, nel quale caso, secondo gli autori, passano al tipo del P. glycimeris; la re- gione posteriore più ristretta, si ritrova in tutti e due i tipi quali sono stabiliti dagli autori, e la regione anteriore più depressa e formata a guisa di cuore, si trova ben palese anche in individui attribuiti al P. glycimeris, mentre poi alla sua volta è appena accennata in altri riportati al P. violacescens. Tralascio certi altri caratteri, come l’addentellatura interna dei denti; le crenellature bislunghe solcate, nel mezzo del margine interno ; il colore e la forma delle strie nella superticie esterna, perchè per se non gio- verebbero a distinguere molte altre vere specie fra di loro, nonchè il P. violacescens dal P. glycimeris. In conclusione mi pare che si tratti di semplici varietà di una specie sola, la quale dovrebbe avere il nome più antico di P. glycimeris, Linneo. Gli individui giovani di questa specie che sono il P. numma- rius, Linneo, ed il P. lineatits, Philippi, hanno sempre una forma orbicolare; e tale l’ hanno certi individui più adulti, i quali cor- rispondono a quei fossili descritti dal Brocchi col nome di P. polyodontus. Quanto alle specie fossili nei terreni pliocenici italiani, il Broc- chi che fu il primo ad occuparsene co istudio, distinse 8 specie — dda — cioè; P. nummarius, Linneo; P. granulatus, Lamarck; P. Romu- lexus, Brocchi; P. pilosus, Linneo; P. undatus, L. (flammalatus, Reniér), P. polyodontus, Brocchi; P. insubricus, Brocchi; P. infla- tus, Brocchi. x Il P. nummarius si è già detto, che rappresenta individui gio- vani del P. glycimeris, e del così detto P. violacescens , nè può quindi essere distinto come specie a sè; parimente il P. granulatus, che il nostro A. cita fossile al Monte Biancano nel Bolognese, e che egli dice avere piccole dimensioni e differire dal P. nummarius, pegli apicì obliqui sur una parte delle valve, deve probabilmente riferirsi ad individui giovani del P. glycimeris, ovvero ‘ad altra specie, tanto più che il Forest accurato indagatore dei fossili plio- cenici bolognesi non descrive tra essi se non il P. glycimeris, il P. insubricus ed il P. inflatus, senza fare parola del vero P. gra- nulatus di Lamarck, che sembra non trovarsi nei nostri terreni, ad onta ehe il Cocconi, lo citi nell’ Emilia. Il P. romuleus, è il modello spatico interno d’una forma identica in tutto a quella vivente distinta col nome di P. violucescens. Il P. pilosus del Brocchi, sembra veramente, come nota il Wein- kauff, riferirsi in parte al P. bimaculatus, ed in parte al P. gly- cimeris degli autori. Del P. undatus, Linneo, ò P. fammulatus Re- nier, si è già detto che lo si deve riportare al P. bimacwlatus. Il P. polyodontus, pure, si è detto che rappresenta individui invec- chiati del P. glycimeris, Linneo, aggiungendo che il carattere il quale lo dovrebbe distinguere secondo la indicazione del Brocchi, e che è la serie dei denti intera e non interrotta, non è un ca- rattere adattato. Il P. insubricus, dal Sandri, dal Weinkauff, e da altri mala- cologi recenti reputato eguale al P. violacescens, Lamarck, ri- tergo che infatti non si possa ben distinguere da questo ul- timo, sebbene per certe apparenze che descriverò, la forma fos- sile dei terreni pliocenici più antichi, come è appunto quella di Valle di Andona, dalla quale trasse il Brocchi il tipo della spe- cie, sembri differire dalla forma ora vivente. Nello stesso tempo il P. glycimeris auctorum, fossile dei terreni pliocenici più antichi, mentre differisce dal P. glycimeris, auctorum, vivente, pegli stessi caratteri pei quali il P. insubricus tipico, differisce dal P. viola-. cescens vivente, si accorda poi col P. insubricus fossile, in modo da sembrare che formi con esso una sola specie ed una sola forma fossile parrallela a quella assai poco diversa che vive tuttora e cui io serbai il nome di P. glycimeris, Mo (I Il P. inflatus non è citato fra le specie viventi nel Mediterra- neo od altrove; degli autori che lo indicano fossile, una gran parte, per es., fra noi il Cocconi ed il Foresti, lo riteugono di- stinto da tutte le altre specie, ed una parte, per es., i1 Miche- lotti ed il Mayer, lo suppongono eguale al P. insubricus, e lo riuniscono con questo sotto il nome unico di P. Brocchi, Miche- lotti. I caratteri che distinguono secondo gli autori il P. inflatus, sono, la forma ovoidale, derivante quasi da un restringimento nelle valve della conchiglia, per cui queste divengon talora più lunghe che larghe; una ottusa carena nel lato anteriore, dappresso alla quale sì mostra più o meno una leggera depressione, e poi, all’estremità del lato, l'impressione cordiforme più o meno segnalata, come in molti individui del P. glycimeris, del P. iusubricus e del P. vio- lacescens degli autori: la gonfiezza delle valve e degli umboni, la forma dei denti e dell’area coi solchi sono, come nel P. glycimeris. Gli altri caratteri indicati dal Brocchi, come quello della forma delle strie sulla superficie esterna, del cardine munito di denti in tutta la sua estensione, e dell’area del legamento più stretta e meno lunga che nelle altre specie, non sono nè costanti, nè particolari a questa specie, più che a qualche altra. I caratteri che rimangono e che ho accennati, quelli cioè della forma delle valve e delle particolari impressioni nel lato anteriore, si trovano già negli altri Pectuncoli riferiti in generale al P. glycimeris, anzi non sembrano particolari nemmeno a questa specie, perchè si trovano eziandio in qualche individuo del P. bimaculatus ; sol- tanto nel così detto P. in/latus sono più segnalati che negli altri individui, e si ha perciò una varietà estrema che però non si scorta punto dal tipo della specie cui essa appartiene, cioè dal P. gly- cimeris. Del rimanente, questa forma del P. inflatus si ritrova, benchè non indicata finora, tra i Pectuncoli viventi del Mediter- raneo, ed è pur frequente tra i Pectuncoli fossili, conservando quelle distinzioni che la specie generale del P. glycimeris degli strati pliocenici più antichi, ha appetto al P. glycimeris vivente o fossile degli strati meno antichi. Codeste distinzioni che ho accennato sopra più volte, comuni al P. glycimeris, al P. insubricus o violacescens ed al P. infla- tus degli autori, le quali fanno diversificare le forme fossili più antiche dalle altre, consistono nell’aspetto dei denti, i quali negli individui fossili sono talora più angolosi, più solidi, più lunghi e più fitti, differenze, che sono anche più notevoli negli individui ddp giovani che uegli adulti. Bisogna notare però che in taluni in- dividui, viventi o fossili di terreni recenti, esistono degli eguali caratteri per cui non si potrebbero distinguere dagli altri, e d’altra parte, per quanto non abbia potuto estendere le mie osservazioni ad una serie di fossili sì numerosa come sarebbe stato necessario, sembra che quanto più dei terreni pliocenici più antichi si viene alla epoca attuale, tanto più vengano facendosi meno costanti quei caratteri peculiari dei denti. Non vi è poi altra differenza tra la forma fossile e la forma vivente, nè credo che per ora sopra le diversità accennate si possa fondare una distinzione assoluta di specie. Ed ora che sono per finire, concludo sottoponendo ‘allo stu- dei malacologi |’ opinione GE tra le specie viventi nel Medi- terraneo non si possano distinguere se non il Pectunculus bi- maculatus, Poli, ed il Pectunculus glycimeris, Linneo; varietà della prima specie è il P. flammulutus, Renier, e varietà della seconda sono il P. insubricus, Brocchi, (violacescens, Lamarck), e, se vuolsi il P. inflatus, Brocchi. Queste due specie medesime si conservano con esclusione di ogni altra nei nostri terreni post- pliocenici ed in quelli pliocenici, però una differenza di forma fa distinguere il P. glycimeris e le sue varietà del pliocene più an- tico, e più ancora che lo studio di un insieme di specie varie di molluschi, può servire da se a discernere la diversa antichità del terreno che racchiude i Pectuncoli medesimi. Su questo fonda- mento, ho trovato identità di forma tra il P. glycimeris del Senese (Coroncina, Riluogo, Monte Arioso) ed altri delle argille del Pia- centino senza indicazione di luogo preciso; d’altra parte individui della stessa specie, di Vallebiaia e del M. Mario, sono assoluta- mente identici, fra loro, e cogli individui viventi: ciò può essere riprova della contemporaneità , confermata del resto dalle altre circostanze, dei sedImenti del Senese e di quelli del Piacentino per una parte, ed una conferma dell’ analogia grandissima che esiste fra i terreni di Vallebiaia e quelli del Monte Mario e della loro moderna età relativa, tanto che col semplice esame dei mol- luschi fossili non si saprebbe se attribuirli all’epoca pliocenica od alla postpliocenica. 47. Arca lineolata, De Stefani (Bull. Mal. It. Vol. I, fase. I, pag. 88, Tav. II, fig. 10). 48* Argiope decollata, Ciemnitz. 49. Terebratula ampulla, Brocchi. h a” a STUDI PALEONTOLOGICI . SULLA FAUNA MALAGOLOGICA dei sedimenti pliocenici depositatisi a grandi profondità . del prof. G. SEGUENZA. (Continuazione V. vol. I, pag. 99). QUADRO SINOTTICO DEI DEPOSITI LITORALI E SUBMARINI DELLE VARIE ZONE DEL PLIOCENO ITALIANO Bull. della Soc. Mal. It. 2 18 DEPOSITI DI MARI PROFONDI e = Contrade di Natura delle rocce con qualche fossîle i | iti o ini: came cli nre Sabbie quarzose più o meno cementate. con cemento calcareo. Balanus tulipifor-. Terebratula Terebratulina caput-serpentis Lin., Waldheimia cranium Miller, Megerlia truncata ca) MESSINA o) | (Gravitelli, Scirpi, Scoppo, ld) DÒ Trapani, Tremonte ec.) mis Ells, Terebratula vitrea Born, «RS 2, s minor Phil., di-=i #\ Uno strato a fauna submarina 0-5 dl interposto tra due a fauna Liu., Argiope decollata Chemn. 2 £ litorale. o|5|g o\s spo QQ mA (ai | 0° | Ls È fas) Î o | \® (77) 9 | So d o/| Ual N[£ dis (FP) Blei. nun A SIRACUSA (Spiaggia, Capo Plemmirio). (0) rebratulina caput serpentis L. fn, MESSINA (S. Filippo, S. Pantaleo, Gravitelli ec.) 2 A decollata Uhemn. Ta rgiope (46) iS GESSO to) (Villaggio e dintorni). £ ROMETTA put-serpentis, Lin., Megerlia truncata L. x | (Pelostrico, Santa Domenica). S REGGIO ptigera Lowen. N (Valanidi, Nasiti). minor Phil., SIDERNO cata Lin., Argiope decollata; Chemn. (Dintorni). | | CASTELLANETA (Provincia di Lecce). rebratula Siracusuna Seg., Ter. minor Phil., Te Calcare grossolano compatto o sab bioso. Terebratula SE Seg., 7. vitrea. Bor i Calcare grossolano sabbioso a briozoi Terebratula Scillae Seg., T. minor Phil., Sabbie marnose. Terebratula Scillae Seg., DL minor Ph., Waldheimia cranium Muller, W. se- Calcare sabbioso. Terebratula Scillae Seg., T W. cranium Miller, Megerlia tri Sabbie calcaree-marnose.Balanus tulipifor mis Ellis, Telebratula Scillae Seg., T. minorPhil, T. caput-serpentis Lin., Megerlia truncata Gem. Calcare marnoso. Terebratula Scillae Ser fi. 19 DEPOSITI LITTORALI 'r—rTrrr_rrTrrT—r —_ ===" —rTTF—T+T————m_ÒktkthÎ1rc_oitrTTTT/s : |” Contrade Natura delle rocce con qualche fossile SIRAGUSA Calcare grossolano a modelli e sabbie calcari- (Cappuccini, Capo Plemmirio). fere soprastanti. ‘’%racia pubescens Pult., Modiola sericea Bronn, Pecten opercularis Lin., Fecten iacobevs Lin., i CATANIA Marne bianco-grigiastre. Murex truneulus Lin., Nassa (Dintorni, Acicastello). semistriata Brocchi, Natica Josephinia Risso, Venus ovata J Pennant, Pecten opercularis Lin. GIARDINI Conglomerato a cemento calcareo. Cardium oblongum (Lungo la Valle di Santa Venera Chemn., Modiola modiolus Lin., Lithodomus lithophagus Lin. presso la spiaggia). MESSINA Sabbie calcarifere, sabbie silicee e conglome- | (Gravitelli, Sceirpi, Scoppo, rati. .Nassa costulata Rén., Rissoa variabilis Miblf., R. Montagui Payr., È. cimicoides Forbes, Pectuneulus glyoimeris ni, Tremonte, DIGI Lk., Arca navicularis Lk., Mytilus edulis Lin. Contemplazione, Annunziata ve.) ROMETTA Arenaria gialla a cemento calcareo. Pecten opercu- (Salita, Pelostrico laris Lin., Pecten pusio Lin., Pecten iacobeus Lin., Anomia 2 S. Giovanni ec.) SR pDiom I i MILAZZO Sabbie quarzose e calcaree. Nassa limata Chemn., ì o il Cast ‘ 0). Cerithium vulgatum Brug., Cerithiolum scabrun Olivi, Rissoa er Cole Riz) Gap ) cimea Lin., R. cimicoides Forb., Cytherea Chione L., Venus verrucosa Lin., Pecten pusio L. À È, PALERMO Calcare grossolano tenero. Xenophora crispa Kén., Tutta la pianura). Trochus magus Lin., Diplodonta rotundata Mtg., Dosinia 7 Li g P exoleta Lin., ec Di ATI Sabbie e ghiaie. Venus casina Lin., Cytherea Chione Lin., K intorni, arrubbare, Bovetto, Cardium papillosum Poli, Pecten opercularis L., P. septem- Testa del Prato, radiatus Miller. Villa San Giovanni). TARANTO Sabbie calcaree. Murex brandaris Lin., Cytherea Chione (Dintorni). Linn., Cardium hians Brocchi, Venus ovata Penn., Pecten pusto Lin. tì MONTE MARIO ? Sabbie vulcaniche superiori, senza fossili. { ( Strati superiori ). LIVORNO Argille e sabbie alternanti. Venus multilamella Lk., (Città e dintorni). Cytherea Chione Lin., Pectuneulus glycimeris Lin., Pecten opercularis L. VALLE BIAIA Sabbie ed argille. Nassa semistriata Broc., Venus multila- mella Lk. Li NASO. Marne bianchicce ed arenarie. Nassa clathrata Broc., (Comune e dintorni). Turritella subangulata Br., Nassa semistriata Br., Cytherea rudis Poli, Venus multilamella Lk., Cardium echinatum Lin. È PALERMO Argille grigiastre. Nassa semistriata Br » Buecinum unda- (Ficarazzi e luoghi circostanti). tum Lin., Cytherea multilamella Lk., Dosinia exoleta L. ro S. CRISTINA Argille sabbiose grige. Massa limata Chemn., Nautica } Brocchi Phil, Lucina borealis Lin., L. spinifera Mtg. (Provincia di Reggio). pae MONTE MARIO Sabbie e sabbie argillose. Natica millepunetata Lk., Nassa (Strato e). semistriata Br., Nassa prismatica Br., Panopea Faujasti Men., È Venus Sa Lk., Cyprina islandica Lin., Cardium ha) i hians Br., C. oblongum Lin., Pectunculus insubricus Brocchi. Pl iocenica Tormazione 20 DEPOSITI DI MARI PROBONDI Contrade SIRACUSA (Capo Piemmirio ) «—_ MESSINA | (S. Filippo, Camaro, Gravitelli \Scirpi, Scoppo, Trapani, lremonte, Annunziata, S. Nieandro, Pagliarino ec.) SALICE ( Contrada Poetare ) GESSO (Villaggio e dintorni ) ROMETTA (Comune e dintorni) S. FILIPPO ( Presso S. Lucia ) MILAZZO (AI Capo) BARCELLONA ( Dintorni ) COSTA DEL SARDO ( Presso Capo Tindaro) REGGIO Zona superiore — ( Astiano, Pareto ) Capo delle Armi, Valanidi). BIANCO NUOVO i GERACE (Colline sotto il paese). | SIDERNO | (Dintorni). MONASTERACE ( Colline circostanti ) VALLE LAMATO (Botte, Archi, Villa San Giovanni,| (Colline estese intorno al paese) | Natura delle rocce con qualche fossile È, Marne grigie. Pecten inflecus Poli, Peeten cri- | status Brocchi, Terebratula Siracusana Seg., T. minor Phil., RAiynchonella bipartita, Brocchi. Marne alternanti con sabbie e calcar a polipai. Verruca zanelea Seg., Scalpellun Zancleanum Seg., Scillaelepas carinata Phil.,, Cleodora pyramidata Lin., Trochus bullatus Phil.S0 T. marginulatus Phil., Arca aspera Ph., Terebra-. | tulina Guiscardiana Seg., Terebratella septata Phil. | Sabbie aggregate e calcari a polipai.. Scalpellum Michelottianum Seg., Scillaelepas ornata Di Seg., Clevdora pyramidata Lin., Trochus gemmu latus Phil., Puncturella noachina Lin., Pecte vitreus Chemn. Sabbia e calcare a polipai. Terebratella se-. ptata Phil., Lophohelia Defrancei Edw. et H. h Marne e sabbie. Cleodora pyramidata Lin. Den-. talium agile Sars, Limopsis minuta Phil., Leda acuminata Jeffr., L. excisa Phil., Nucula sulcata Bronn, Waldheimia septigera Lowen, Terebratula | Meneghiniana Seg., Terebratella septata Ph., Ste- phanocyathus elegans Seg., Ceratocyathus cominu=. nis Seg. Marne grigiastre. Nucula sulcata Bronn, Led excisa Phil., Leda dilatata Phil. Sabbie marnose e calcare a polipai. Tro-. chus bullatus Phil., Balanus milensis Seg., Verruoa | Romettensis Seg., Terebratella sepiata Phil., Isi melitensis Goldf. ) Marne grige. Scalpellum Zancleanum Seg., Cleo dora pyramidata Lin., Nassa semistriata Br., Ledi excisa Phil. Cad. ovulum Phil. Ceratocyathus com= munis Seg. sd Marne grige, ed arenarie calcarifere. Scalpellum Zancleanum Seg.. Arca aspera Ph., Te-. rebratella septata Phil., Terebratulina caput-serpen= tis Lin., Conotrochus typus Seg. d Marne grigiastre e calcari. Scalpellum Zan cleanum Seg., S. Michelottianum Seg., Cleodora, pyramidata Linn., Ceratocyathus communis Seg., O. ponderosus Seg., Isis peloritana Seg. Marne bianchicce. Dentalium agile Sars, Vers ticordia acuticostata Phil., V. argentea Mariti, V. arenosa Vanden Hecke, Nucula sulcata Broni, Ceratocyathus communis Seg. | Marne bianchicce. Nassa semistriata Br., Tro-. | phon multilamellosus Phil,, Turbo filosus Phil., Leda | excisa Phil. Di Marne bianchicce. Nassa semistriata Br., Den talium agile Sars, Leda excisa Ph., Terebratula sphenoidea Phil., Rhynchonella sicula Seg., Ste- || phanocyathus elegans Seguenza, «SH Marne. Pleurotona modiola, Tan., Pnodulosa Phil., | Columbella costulata Cantr; Trophon carinatus Bi vona, Leda pellucida Phil., Limopsis aurita Brocchi, | IL. minuta Philippi. ) Marne. Trophon multilamellosus Phil., Nassa spin losa Ph., Leda excisa Ph., L. cuspidata Ph., dre obliqua Ph., Terebratella septata Pl, Ceratocya thus polymorphus Sege e | DEPOSTILI AV0TIORA DI cm === ; = "em" —-r —= Contrade Natura dele rocce con qualche fossile Argille. Pleurotoma interrupta Brocchi, P Mortilleti Mayer. CALTAGIRONE i SANTA CRISTINA — (Provincia di Reggio Calabria). Argille. !usus longiroster Br.. Natica Brocchi Ph., Pleurotoma nodulosa Ph., P. carinata Biv., Lucina rostrata Pecch., Lu- cina n. 8p., Ostrea cochlear Lin. ( ALTAVILLA (Presso Palermo). Sabbie ed argille. Conus ventricosus Bronn., Plewrotoma catophracta Br., P. intermedia Br., Murex Altavillensis Seg. Nassa clathrata Br., N. semistriata Br., Terebra Basteroti Nyst, Corbula gibba Olivi, Venus multilamella Lk., Cardita intermedia Br. BOLOGNESE | (S. Lorenzo, Predalbino, Monte Vecchio, Monte Oliveto). Sabbie gialle ed argille turchine. Ranella marginata Brongn., Cancellaria mitraeformis Br., Fusus longiroster Br., Mitra scrobiculata Br., Solarium simplex Br., Venus multila- mella Lk., V. ovata Penn. Pa VALDERA Sabbie e marne. 7riton distortum Defr., T'. appenninicum 7 Sassi, Cancellaria lyrata Br., C. varicosa Br., Fusus mi- . (Monte Castello, Peccioli, : n mA, »@ Da x > Legoli, Monte Foscoli ec.) traeformis Brocc., Nassa semistriata Br., Columbella nas soides Bell., Conus Mercati Br. ia ORCIANO Marne bianchiece. Murex scalaris Br., Columbella subulata UR (Strati marnosi). Bell. Pleurotoma dimidiata Br., P. cataphracta Br. ODENESE Sabbie ed argille. Mitra cupressina Br., Columbella subulata Mi Bell.. Pleurotoma dimidiata Br., Lucina borealis Lin., Arca Noe Lin. PIAGENTINO Sabbie e marne. Murex brandaris Lin., Pleurotoma cata- phracta Br., Nassa semistriata Br., Ringicula buccinea Br., Niso eburnea Risso. ASTIGIANO Sabbie e marne bianchicce. Murex spinicosta Br., Nassa serrata Br., Tellina tumidu Br., Dosinia orbicularis Agass., (Asti, Castelnuovo). Leda nitida Br. Argille blu sabbiose. Pleurotoma cataphracta Br., P. tur- ricula Br., Nassa scalaris Br., Turritella Brocchi Bronn., Venus multilamella Lk., V. ovata Penn., Pecten flabelliformis Brocchi. MASSERANO Depositi a fauna mista, di media profondità. CALTABIANO Sabbie argillose. Cleodora pyramidata L., Pleurotoma dimi- (Colline nella pianura). diata Br., P. sygmoidea Bronn., Turritella subangulata Br., Pecten inflexus Poli, Terebratula minor Phil., Cerathocyatus communis Seg., C. polymorphus Sezg., MONTE MARIO Marne. Cleodora pyramidata Lin., C. subulata Quoy et Gaim., ( ( Marne ) Marginella auris — leporis Brocchi., Syndosmia longicallis Phil., Leda dilatata Phil., Stephanocyathu iù | LIVORNO :phanocyathus umbrella Ponzi (A cinque chil. dalla città). Marne. Cleodora pyramidata Lin. Conus antediluvianus Br., Pleu- rotoma Allioni Bell., P. sygmoidea Br., Columbella thiara Br., Limopsis aurita Broc., Limea strigilata Broce. Ù ì DEPOSITI DI MARI PROFONDI Contrade Natura delle rocce con qualche fossile | STRACUSA (Capo Plemmirio). MESSINA (S. Filippo, Gravitelli, Scirpi, Scoppo; Trapani, Tremonte, S. Nicandro, Annunziata). SENESE (Strati inferiori). Do) è) HE 272 hi d ci | DA CASTANEA A BARCELLONA; Vi = (Quasi non interrotta O si su tutto questo lato). 0 D PATTI SA -{ (Dintorni e verso Sampiero). lle S. STEFANO h'a|È (E al di la). ‘© |2 [DA CEFALU A FIUMETORTO ; (= N ALTA VILLA i Se (Strati inferiori). IS REGGIO o) | (Valanidi ee.) Lù; di MELITO N = (Prima e dopo). ‘E cADO SPARTIVENTO o È (Prima e dopo). & = f DA GERACE A CATANZARO NS] (Con brevi interruzioni). A = TARANTO (o) N (Dintorni). LA LECCESE SBOC a questa Gabegonia di depositi da roccia CAlCArCO- AEON che segna il Do 1 Conglomerato e marne bianche a fora-. miniferi. Balanus concavus Bronn, Ostrea co- chlear Lin., var. Calcare concrezionato, marne bianche a foraminiferi alternanti con sabbie. Pecten scabrellus Lk., Rhynchonella ToRantta Br., ; (nelle sabbie). Caleare concrezionato e marne bianche a foraminiferi. Orbulina universa D'Orb., | Globigerina ..... Ellipsoidina ..... ec. ec. ì; » i Calcare concerezionato e marne bianche . a foraminiferi. Ù À Marne bianche a foraminiferi. Idem ; i Idem Idem Idem Idem Idem Calcare tenero. Terebratula Regnolii Menechlf Ehynchonella bipartita, Brocchi. | Calcare tenero. Terebratula Regnolui Men., Philippii Seg: fauna littorale, devesi riferire a questa a e I ria di depositi). A Ù nel Piemonte, Monferrato, Piacentino, Bolognese, Liguria ec. ec., e che dovunque contice fi Pettini e Brachiopodi, trai quali P.scabrellus Lk., T.ampulla Lk., Rhynchonella bipartita, Brocchi, e | DIEOSthii 23 LITTORALI GIARDINI | (Vallo Santa Venera presso i la marina). BARCELLONA (Oreto, Grotta del Diavolo). ALTAVILLA (Strato medio della zona). REGGIO trato superiore della zona (S dell Dì | (Terreti, Testa del Prato). GERACE (Strati superiori della zona). STILO (Tra Stilo e Monasterace.) PARLASCIO \ Toscana). S. FREDIANO (Toscana). SIENESE .__. (Dintorni di Siena). | (Strati superiori, alternanze marine e lacustri). BOLOGNESE (Riosto, Lacune, Rasiglio, lonte Maggiore, Monte Biancano). CASTROCARO GIARDINI (Strati superiori, sino quasi Ri a Fiumefreddo). MESSINA — (Alle Masse. Strati superiori). i ALTAVILLA (Strati superiori). REGGIO i (Terreti, Nasiti). AMMENDOLEA Pross il torrente di tal nome) ‘ ) È ti Da iv (Dintorni e colline sopra Canolo). Natura delle rocce con qualche fossile Calcare ad Amphystegina vulgaris D’ Orb., Pecten scabrellus Lk., P. flabelliformis Br., Spondylus crassicosta Lk., Ostrea lamellosa Brocchi. Sabbie cementate con calcare. Balanus concavus Br., Pecten scabrellus Lk. Sabbie calcarif:re. Balanus concavus Bronn., B. spongicola Br. var, Pecten flabelliformis Br., P. latissimus Br., Clypeaster altus Lk., Amphistegina vulgaris D’Orb. Sabbie quarzose. Balanus concavus Br., Pecten scabrellus Lk., P. flabelliformis Br., Ostrea cochlear Lin., Pecten latis- simus Br., Clyp. altus Lk., Amphistegina vulgaris D'Orb. Sabbie calcarifere. Balanus tulipiformis Ellis., B. con- cavus Br., Pecten scabrellus Lk., P. flabelliforms Br., P. latissimus Brocchi. Sabbie e conglomerati. Pecten flabelliformis Br., P. Alessii Phil., Ostrea cochlear L. var. Calcare ad Amphystegina vulgaris. Balanus concavus Bronn., Pecten scabrellus Lk., Ostrea lamellosa Br., Terebratula ampulla Br., T. Regnolii Menegh. Calcare ad Amphystegina. Balanus concavus Br., Chama gryphoides Lin., Pecten scabrellus, Lk., P. flabelliformis Br., Lk., P. Alessi Ph. Marne e sabbie. Balanus stellaris Br., Pecten flabelliformis Br., Cytherea Pedemontana Lk., Ostrea edulis Lin. Sabbie marnose. Conus pelagicus Br., Pleurotoma obtusangula Br., Cardita elongata Br., Pecten Gcabreliis Lk., P, flabelli- Vormis Br. Sabbie a Briozoi ed Amphysteginu. Depositi di media profondità a fauna mista Sabbie e calcari a Briozoi. Terebratula ampulla Br., T. Regnolii Meneg., 7. sinuosa Br., Pecten scabrellus Lk., P. Alessi Ph. Sabbie marnose. Balanus mylensis Seg., B. concavus Br., Pecten seabrellus Lk., P. ggbelliformis Br., Megerlia eusticta Phil.; RRynchonella bipar,, Brocchi. ta Sabbie marnose. Balanus spongicula var. Br., Pecten flabelliformis Br., P. Alessi Ph., P. soabrellus Lk., Terebra- tula ampulla Br., T. sinuosa Br., T. Regnolii Meneg., Meger- lia eusticta Ph., Iehynchonella bipartita Br. Sabbie Marnose. Pecten scabrellus Lk., Ostrea cochlear Lin., Terebratula Calabra Seg., T. Philippii Seg., Rhynchonella bipartita Br., Megerlia eusticta Ph., Argiope decollata Ph. Marne sabbiose alternanti con marne, Pecten fabelliformis Br., Rhynchonella bipartita Brocc. Brevi notizie iutorno alle località esplorate Pria di passare alla descrizione delle numerose specie che com- pongono la fauna malacologica tanto distinta dei mari profondi dell’ epoca pliocenica, che è il complemento necessario della lit- torale fauna coetanea tanto nota, è duopo dare un breve cenno delle località che hanno somministrato sì importanti materiali paleontologici. E per seguire un ordine stratigrafico, ricorderò i più importanti luoghi fossiliferi di ciascuna zona del plioceno, cominciando dalla zona più antica. A. Plioceno antico. 1.0 Zona INFERIORE. Il plioceno antico, da per tutto, nell’Italia meridionale, consta di strati marnosi e di strati sabbiosi, che per la loro natura di- versa dimostrano la differente profondità delle acque nelle quali sl costituirono; e la diversità della fauna conferma un tal vero, accennando evidentemente alle oscillazioni subite dal fondo sot- tomarino in questo periodo primo del Plioceno. Le marne sono bianche o grigiastre, completamente risultanti dalle spoglie di foraminiferi, e contengono ben raramente dei ‘molluschi. Le sabbie più o meno grossolane, si trovano a vari livelli, ed | — 29 — . alla base della zona si trasformano in veri conglomerati. Con- tengono ordinariamente ed in grande abbondanza Ostriche, Pet- tini, Balani ec.; e generalmente taluni strati, che dovettero costi- tuirsi a profondità alquanto considerevoli, sono ricchi di Bra- chiopodi, e d’ ordinario occupano la parte superiore della zona. Presso Siracusa, al Capo Plemmirio, questa zona è formata da un conglomerato con Balani alla base, e superiormente da marne bianche a foraminiferi. Nei dintorni di Caltagirone sono le marne a foraminiferi che predominano. Fra Piedimonte e Giardini, sono dei calcari sabbiosi ed arenacei e delle sabbie più o meno cementate, in istrati variamente alter- nanti, gli ultimi dei quali, soltanto, accennano ad un deposito profondo, pegli abbondanti Brachiopodi che racchiudono. Da questo limite meridionale della Provincia di Messina biso- gna giungere sin presso il capoluogo per trovare nuovi lembi del plioceno. Sul versante orientale della piccola catena Peloritana è una serie di colline che si estende da Lardaria al Faro, in gran parte costituite da tutte le zone del plioceno. La zona inferiore for- mata da un conglomerato di ciottoli alla base e da marne bianche a foraminiferi, sovente alternanti con sabbie, principalmente os- servasi nelle contrade S. Filippo, Camaro, S. Pantaleo, Catar- ratti, Gravitelli, Scoppo, Scirpi, Trapani, Miglio, Tremonti, San Nicandro, Annunziata ec. Sul lato settentrionale di Sicilia, le marne bianche talvolta po- tentissime sono quelle che dominano, ma sovente alternano colle sabbie, e si associano al calcare conerezionato; così al Faro supe- riore, ai Bianchi, alle Masse di S. Lucia, di S. Giovanni, di San Giorgio , alla Castanea, al Salice, al Gesso, al Serro, a Bauso, Saponara, Rometta, Spadafora, Valdina, Venetico, Zifronte, San Filippo, Merì, Barcellona e suoi dintorni; quindi ricompariscono presso Patti, poi a S. Stefano di Camastra ed al di là, quindi tra Cefalù e Fiumetorto, fra Trabia e Casteldaccia, dove alla base sono le marne a foraminiferi, in mezzo le sabbie a fauna littorale, ed in alto le sabbie a brachiopodi. Presso Reggio alle contrade Nasiti e Terreti, Valanidi, Testa del Prato ec., sono le sabbie che sostituiscono le marne, e rac- chiudono strati a brachiopodi. Quindi le marne si vedono presso Melito, ed al torrente Ammendolea, da dove si estendono sin SO presso al Capo Bova. Ricompariscono quindi al Capo, Palizzi estendendosi sino alla marina di Brancaleone. Da Bianco poi, le marne associate a quelle della zona soprastante si estendono for- mando una larga fascia su tutto il lato orientale del Reggiano sin presso Catanzaro, interrotte quà e là da altre formazioni, ed inoltrate molto in taluni luoghi, siccome sopra Canolo ed Agnana, dove s’ inalzano sin presso a 900 metri sul livello del mare. Dal lato orientale questa zona par che si estenda anco presso Mon- teleone. Nel Leccese, presso Taranto, ed in altri luoghi, questa zona viene annunciata benanco dai medesimi fossili e dalle rocce stesse. Dai luoghi sinora bene esplorati la prima zona del plioceno è estesamente rappresentata, e d’ordinario essa presenta due specie di depositi di mari profondi, le marne a foraminiferi, e le sabbie a brachiopodi. 2.0 ZonA SUPERIORE. La seconda zona del plioceno consta quasi da per tutto nel- l’Italia meridionale di depositi di mari assai profondi, e la roceia è marnosa, associandosi raramente a sabbie ed a calcari come nel Messinese. Questi strati sono ricchissimi dì foraminiferi, e di una fauna molto variata, che somministra i materiali più impor- tanti di questo lavoro. I depositi littorali di tale zona a me noti nel mezzogiorno di Italia sono ben rari, e come principalissime e tipiche bisogna ricor- dare le marne e le sabbie di Altavilla rieche della classica fauna pliocenica littorale (1), altro lembo a Caltagirone, ed altro a S. Cristina nel Reggiano. È nel territorio di Messina che i depositi submarini si pre- sentano molto sviluppati e ricchi di enorme quantità di fossili di quasi tutte le classi. Nei dintorni della città si notano le seguenti località fossilifere le più importanti, S. Lucia, S. Filippo, S. Pan- taleo, Pietrazza, Camaro, Catarratti, Gravitelli, Scoppo. Scirpi, Trapani, Tremonte, Annunziata, S. Nicandro, Pagliarino. Lungo la costa settentrionale del Messinese gli stessi depositi fossiliferi di mare profondo, con fauna sempre identica, si allineano a poca distanza dalla spiaggia formando una serie di colline che (!) Vedi Studi stratigr. s. f. plioc. (Bollettino del R. Comitato geol. 1873-74-75-76). RITI pda sec ctnince (uti IT eni aci a 7 INC LE SIOE SA O ORE RI ET SEO ri si connettono o si associano a quelle della zona precedente. Le località fossilifere più importanti sono: Salice, località riechissima, Gesso, Serro, Spadafora, Bauso, Saponara, Rometta molto ricca di specie, Venetico, Valdina, Torre, Zifronte, S. Filippo, Milazzo, Barcellona-Pozzodigotto, Oliveri, Costa del Sardo ec. Presso Siracusa, al Plemmirio, questa seconda zona è rappre- sentata da marne sabbiose con brachiopodi e pettini. Nel Reggiano vi appartengono i calcari a Cirripedi di Villa- sangiovanni, le marne di Botte, Archi, Valanidi ed altri luoghi, le marne a cirripedi di Capo delle Armi, e poi una gran parte di quelle marne assai potenti, che lungamente si estendono sul lato orientale del Reggiano, da Bianco a Catanzaro. Le. località fossilifere esplorate sono Bianco, Gerace, Siderno, Gioiosa, Riaci, Monasterace, Uatanzaro ec. Dalle ricerche del Philippi risulta benanco che la Valle Lamato presenta depositi di tal periodo vasti e ricchi di fossili. Gli strati sabbioso-marnosi della pianura di Calatabiano conten- gono una fauna mista; le specie littorali trovansi quivi associate alle specie submarine, la fauna di Altavilla insieme confusa cogli Stephanocyathus, coi Ceratoryathus, coi Conotrochus, colle Terebra- tula, colle Leda, coi Limopsiîs ec. ec., delle coetanee marne del Messinese e del Reggiano. Questa è la conferma la più brillante del sincronismo di strati a fanna completamente diversa, cioè del plioceno classico dell’alta e media Italia e di Altavilla, col plio- ceno del Messinese e del Reggiano a fauna submarina. Sono consimili agli strati or detti di Calatabiano le marne di Monte Mario e di Monte Vaticano presso Roma studiate dal prof. Ponzi, siccome le marne a cinque chilometri da Livorno, esplorate dal Caterini, le cui specie fossili sono state pubblicate dal signor Appelius. B. Plioceno recente. 5.° ZONA INFERIORE» Questa zona è d’ordinario formata di depositi submarini nel- l’ Italia meridionale; essa è costituita di calcare tenero, marnoso, o sabbioso, ovvero di sabbie più o meno grossolane, e dapertutto caratterizzata da grande quantità di brachiopodi tra i quali pre- dominano la 7. minor, Phil., e la 7. Scillae, Seg. RO e Presso Siracusa, sono delle sabbie a grandi Terebratule, nei dintorni di Messina invece è calcare tenero, ricco delle spoglie di questo genere di molluschi, che può bene osservarsi a Gravi- telli, Camaro, S. Pantaleo, Pietrazza, S. Filippo, Zaffaria, Lar- deria; e sul versante settentrionale dei monti alle contrade, Gesso, Serro, Rometta, ec. Nella Provincia di Reggio abbiamo questa zona rappresentata dalle sabbie presso Valanidi e Nasiti, da sabbie calcarifere presso Gerace e Siderno, dapertutto ripiene delle medesime specie di bra- chiopodi che trovansi nelle roccie coetanee del Messinese. Nel Leccese presso Castellaneta, par che tale zona sia rappre- sentata da un calcare marnoso a Terebratula Scillae. 4.0 ZonA SUPERIORE. Calcari teneri e sabbiosi, marne e più ordinariamente sabbie a fauna littorale rappresentano iu Sicilia come in Calabria ed a Livorno, l’ultimo membro del Plioceno; ma presso Messina in mezzo a strati a fauna littorale ce ne ha taluni, con Terebratule ed altri brachiopodi, che si depositarono senza dubbio a consi- derevole profondità e che dimostrano anco in quest’ ultimo pe- riodo le oscillazioni del fondo sottomarino. MOLLUSCHI DEL PLIOCENO DEI MARI PROFONDI. PRIMA CLASSE Cefaloepoda, Cuvier, 1798. Ordine. Acetabulifera, D'Orbigny, 1834. Settordine. OCTOPODA, Leach, 1817. Fam. Argonautidae, Reeve, 1841. Gen. Argonauta, Linneo, 1758. 1. Argonauta biarmata, Ponzi. Sin. Argonauta bi rmata , Ponzi. Tavole dei fossili di Monte Mario e di Monte Vaticano. Tav. IV, fig. 1.8, 1. — Ponzi, Cro- naca subappennina ec., pag. 9. Di questa specie conosconsi soltanto due figure nelle tavole dei fossili di Monte Mario e del Vaticano dei signori Ponzi, Ray- neval e Vanden Hecke. Giac. 1.2. D.m. Nelle marne del Monte Vaticano (Coll. Ponzi). Distribuzione delle specie. Zona 2.3 Depositi submarini Depositi medii Depositi littorali — —_ Argonauta biarmata. P. R. H. — - (1) Fra i fossili delle marne del Vaticano ricevuti dai signori Rigacci hanvi dei fram- menti di Argonauta che forse spettano ad altra specie. ao i SECONDA CLASSE Pieropoda, Cuvier, 1804. Ordine. Thecosomata, Biainville. Fam. Hyalidae, D' Orbigny, 1837. Gen. Hyalaea, Lamarck, 1798. 1. Hyalaea tridentata, Forshal sp. Sin. Anomia tridentata Forshal. Fauna arab. pag. 124 et ico- nes, tav. 40, fig. B. — Gmelin, Linnéo, ed. XIII, p. 3348. H. tridentata, Lamarck. An. s. v. ed. II VII, p. 417. — Phi- lippi En. m. Sic. I, p. 101. — Cantraine, Malac. mediterr. p. 26, t. I, fig. 3. — Scacchi Cat. p. 19. — Forbes Rep. Aeg. Inv. p. 132. — Philippi Euum. II, p. 70 e 71. — Seguenza, Not. p. 18 e 24. — H. C. Weinkauff. Die conchylien des Mittelm. t. II, p. 423. — Seguenza, Studii stratigr. sulla for. plioc. (Bollett. geolog. 1374, p. 272). — Monterosato, Not. int. alle Conch. foss. pag. 383. — Not. int. conch. Medit. pag. 58. — Nuova rivista p. 50. Questa specie incontrasi sovente nei calcari e nelle marne de- positate nei mari profondi, come vedesi ben sovente nei depositi littorali di varie zone del nostro plioceno. Viv. Mediterraneo, Atlantico. Giacimento 2.2. D.s. (*). Comune. Calcari a brachiopodi e coralli del Messinese, e marne che li accompagnano. — Trapani, Scoppo , Scirpi, Tremonte, Gravitelli, Camaro ec. — Valdina, — Reggio. — C.S. G.G. (2). RD Calcari a brachiopodi del Messinese. — Gravitelli, S. Filippo , Lardaria ec. — C.S. G.G. (!) A fine di abbreviare l'indicazione del giacimento delle specie indicherò con Z.1, Z.2, Z.8,Z.4, le quattro zone del plioceno, e con D.s., e D,m., i depositi submarini e i depositi medii. (2) Dovendo indicare le collezioni in cui trovansi le specie enumerate o descritte mi gioverò dei segni (C.S.) pel mio gabinetto e (G.G.) pel Gabinetto geologico provinciale di Messina. 0011: UIESSE Dep. litt. 4, 4. Rara. Messina. Sabbie contr. Scoppo. — Palermo calcare tenero della pianura. Reggiano contr. Monteleone. — CS. 2.3. Rara. Palermo. — Argille di Ficarazzi. — Monte Mario, nelle sabbie dello strato c. Var. B. masog, tav. I, fig. 1, la. Più grande della forma tipica vivente, meno gibbosa ed al- quanto più gracile, colla valva dorsale meno curva e quasi ap- pianata , colle cinque pieghe disugnali, che convergono verso lo sperone mediano, più prominenti e meglio naro Questa Jalea differisce dalla forma tipica considerevolmente, ma sembrami collegarsi con essa per molte ragioni, per cui la di- È stinguo siccome insigne varietà. È Giac. 1.2. D.s. Rara. Calcari e marne di Trapani, Scirpi, Scoppo, Gravitelli nel Mes- sinese. — C.S. G.G. 2. Hyalaea peraffinis, Seg. Sin. Hyalaea tridentata? Seguenza. Notizie succ. ec. pag. 18. H. peraffinis, Seguenza. Pal. malacol. Pteropodi pag. 6, fig. 5. — Seguenza. Studii stratigrafici sulla f. plioc. (Boll. del Comitato geol. pag. 148, 1875). Specie affine alla precedente, ma ben distinta pei seguenti ca- ratteri: forma gibbosa ma alquanto più ristretta, colla valva dor- sale quasi appianata, meno il labro che è largo molto: porta due pieghe ai lati, e forma un forte angolo col resto della valva, la quale ha le cinque costole molto più prominenti e ben delimitate delle quali la mediana è di doppia larghezza delle altre, che sono pressochè uguali tra loro. Valva ventrale più prominente nella maia, ittici | È parte mediana. ouiGrar. Z.3. D.s. Rara. Calcari a brachiopodi, e polipai e marne del Messinese. Trapani, Scoppo, Tremonte, Gravitelli, Scirpi, Valdina, Spadafora ec. — 0. De G.G. Var. B. rornIcATA, Seguenza, tav. I, fig. 2, 2a. Sin. H. peraffinis, var. fornicata, Seguenza. Studii stratigrafici (Boll. C. Geol. p. 140, 1875). — 32 — Differisce dalla forma tipica per avere la valva dorsale sensi- bilmente più curva alla parte anteriore, e quindi il labro più ravvicinato alla valva ventrale. Giac. 4.2. D.s. Rarissima. Calcare a brachiopodi di Scirpi. C.S. Var. C. minor, Seg. tav. I, fig. 3. Sin. H. peraffinis, var. minor, Seguenza. Studii stratigraf. ec. (Boll. C. Geol. p. 148, 1875). Forma considerevolmente più piccola, colla costola mediana della valva dorsale proporzionalmente più stretta. Giac. 14.2. D.s. Rara. Calcare a brachiopodi c coralli di Pagliarino, Tremonte, Scirpi, Trapani, Scoppo, Gravitelli, Spadafora, ec., nel Messinese. — C. Sr. 9. Hyalaea Scillae, n. sp. tav. I, fig. 4. H. valva dorsalis convera, longiore quam lata, latitudine ma- iore fere in medio valvae, superne arcuata, versus valvam ventra- lem producta et fortiter incurva, ut labrum angulum fere rectum format cum valvae majore parte, quae subrecia, subplanata, lon- gitudinaliter quinquecostata, costis subaequalibus, convexis, media paullo latiore, contiguis, radiantibus, ad mucronem medianum validum confluentibus et gradatim evanescentibus; auriculis haud productis obtusangulis; mucrone mediano solido et longo. Valva ventrale . . . . Lunghezza (escluso lo sperone). . . . . Qmm Larchezza e e e e I e L’ unico esemplare che possiedo di questa specie non permette una completa descrizione della stessa. La valva dorsale intanto nell’ insieme è convessa, presentando la sua maggior larghezza quasi alla metà perchè si restringe leg- germente alla parte inferiore, la lunghezza, quantunque manchi lo sperone, supera alquanto la larghezza. La porzione superiore o anteriore della valva s’ incurva fortemente verso la valva op- posta, costituendo un labbro prominente, regolarmente convesso, il quale si dispone pressochè ad angolo retto col resto della valva, x la quale porzione maggiore è retta, quasi appianata, levigatissima — 33 —, e percorsa da cinque costole convesse, radianti, quasi uguali, la mediana appena più larga, sepurate da strettissimi spazii inter- costali, confluenti verso lo sperone sul quale si scancellano gra- datamente. Le orecchiette laterali non sporgono, talmentechè la maggior larghezza della valva è pressochè alla metà della stessa; esse sono ottusangole. Lo sperone è rotto, ma ben solido e forse abbastanza lungo. La valva ventrale sconosciuta. Questa specie si approssima alla precedente, ma la forma delle costole larghe e contigue perchè separate da strettissimi spazii , la maggior larghezza della conchiglia alla metà anzichè alla base, le orecchiette meno prominenti, ed ottusangole la distinguono he- nissimo. Giac. Z. 2. D. s. Rarissima. Calcare a brachiopodi di Scirpi. C. S. 4. Hyalaea Calatabianensis, Seguenza. tav. I, fig. 6, 6a, 6b. Sin. H. calatabianensis, Seguenza. Studii stratigrafici s. f. plio- cen. (Boll. C. Geologico 1875, p. 148). H. testa parva, triangulari, inflata. Valva dorsali regione po- steriore latiore, medio longitudinaliter convera tricostataque, costis radiantibus in mucronem posticum convergentibus et evanescentibus, media strictiore, lateralibus anterius linea impressa bifidis; mar- gine anteriore producto inflero, et recurvato super valvam ventra- lem; superficie vix undulato-striata. Valva ventrale brevi, magis lata quam longa, globoso-convera, transverse arcuatim concentrice striata. Auriculis /atis, marginatis, postice productis. Mucrone brevi, solido, incurvo. Ore angusto. Lunghezza (collo sperone) . . . 4%" 9, 4°° 4 Harghezzalit viento e, Ain di SPESSO Se e RO Conchiglia piccola di forma triangolare rigonfia. La valva dor- sale è di forma quasi deltoideu allargata alla parte posteriore e sì restringe gradatamente verso la regione anteriore; la porzione mediana è longitudinalmente convessa e tricostata, la costola mediana è la più stretta, e b»n delimitata da spazii intercostali depressi e pressochè ad essa uguali; le due laterali più larghe e divise in due alla parte anteriore da una linea profondamente impressa, tutte tre convergono verso lo sperone e si scancellano Bull. della Soc. Mal. lt. 3 USE grado grado alla parte posteriore della valva, la quale ha super- ficie lievemente ondulato-striata ; quasi retta la valva dorsale nella sua maggiore estensione s’incurva gradatamente, alla parte anteriore, verso l’opposta valva, e quindi s’inflette considerevol- mente, in modo*>da formare una porzione marginale assai con- vessa in forma di cappuccio, che avvicinando considerevolmente il suo margine sulla valva ventrale restringe abbastanza l’ aper- tura della conchiglia; su questa porzione reflessa le costole non si estendono. La valva ventrale è breve, molto più larga di quanto è lunga, assai convessa e quasi semiglobosa, segnata da strie trasversali, curve, concentriche , le quali divengono sempre più distinte quanto più vicine all’ apertura, e quasi del tutto si scancellano nella regione opposta. Le orecchiette sono dilatate e si estendono verso la parte posteriore; una specie di rialzo mar- ginale le cinge dal lato della fenditura. Lo sprone è ben solido, e quantunque sempre più o meno rotto, sembra che debba essere poco lungo, e s'incurva alquanto inalzandosi verso la valva dorsale. Questa distintissima specie ha qualche affinità colle precedenti, dalle quali si distingue per la sua picciolezza, per le tre costole dorsali, per la valva dorsale, che s’incurva anteriormente in for- ma di cappuccio, per le orecchiette dilatate ec. ec, Giac. 7.2. D.m. Rara. Sabbie marnose tra Calatabiano e Piedimonte C.S. G.G. 5. Hyalaea pysum, n. sp. tav. |, fig. 5, va. H. testa parva, globosa. Valva dorsali convera anterius magîis incurvata, sulcis duobus longitudinalibus profundis a regione an- teriore usque ad mediam gradatim evanescentibus signata, et duo- bus aliis vix impressis exterioribus. Valva ventrali converissima subsphoerica, ad regionem anticam transverse striuta. Auriculis fere rectangulis, superne marginatis. Mucrone brevi, solido, INCUTVO. Lunghezza (08. A MOIO OR. 0 Larghezza] EE Sage An ei So Spessezza MIU ORTI Rit RA ce Conchiglia piccola, di forma globosa per la grande convessità delle valve. La valva dorsale abbastanza convessa è incurvata di più alla regione anteriore; due solchi profondi longitudinali al- quanto convergenti la percorrono vicino al margine anteriore , e RITA (IRE svaniscono poco lungi dalla metà della valva, accompagnati pa- rallelamente da due altri, più esterni, più brevi, ed appena ac- cennati. La valva ventrale è convessissima, assai globosa, quasi sferica, e segnata da forti strie trasversali sulla regione anteriore. Le orec- chiette compresse d’ambi i lati, sono pressochè rettangolari, e cinte da un rialzo marginale dal lato dorsale. Lo sperone, quantunque rotto, sembra dovere essere solido, breve ed incurvo. Questa distinta specie è affine alla precedente, ma molto più convessa in tutte le sue parti; la valva dorsale non presenta vere costole ma due solchi. Giac. 2.2. D.s. Rarissima. Calcare a Coralli e Pteropodi presso Spadafora. 6. Hyalaea inflexa, Lesucur. Sin. Hyalaea inflecra, Lesueur. Bull. Soc. Phil. IIL t. 5. f. 4, A. D. — Jeffreys, Capellini. Coste del Piemonte p. 33. — Montero- sato. Not. Concb. medit. pag. 58.—H. C. Weinkauff. Die conch. des Mittelm. p. 424, t. II. — Seguenza, Studii stratigraf. plioc. cc. (Boll. R. C. Geolog. 1873, p. 290, 1874, p. 272, 18 5. p. 148). — Monterosato. Nuov. riv. cnch. pag. 50. Hyalaea uncinata, Philippi. Enum. Sic. p. 101, t. 6, fig. 18. Hyalaea vaginella, Cantraine. Mal. mediterr. P.ZA 6; 6a. — Forbes, Rep. aeg. Inv. pag. 132.-— Philippi. En. m. Sic. p. 71. — Monterosato, Conch. foss. p. 35. Questa specie ben nota tra le viventi del Mediterraneo è piut- tosto rara allo stato fossile; io l’ ho incontrato soltanto reeente- mente in una località, e raccolti pochi esemplari. Viv. Mediterraneo, Atlantico. Giac. 1.3. D.s. Rarissima. Calcare a brachiopodi di S. Filippo. C.S. Dep. lit. 1.3. Argilie di Ficarazzi (Monterosato). e) 7. Hyalaea simplex, n. sp. tav. I, fig. 7, 7a, 7b. Sin. Hyalaea inflera (parte) Seguenza, Studii str. s. f. pl. ec. (Boll. del R. Comitato geol. 1875, pag. 148). H. testa ovato-oblonga depressa, laevi; lineis incrementi via di- stinctis signata ; valva dorsali convexo-subplanata , valva ventrali CITE paullo magis convera; mucronibus lateralibus productis, mediano longe producto, valido, compresso, paullo sursum incurvo ; ore tran- sverse ovato-oblonga. Conchiglia ovato-oblonga, depressa e liscia alla superficie, la quale mostra tenuissime linee di accrescimento. La valva dorsale è quasi spianata sul dorso, e nell’ insieme poco convessa, e priva di qualunque indizio di coste o di pieghe. La valva ventrale è regolarmente ma poco convessa. Gli aculei laterali sono spor- genti, il mediano largo, lungo, compresso ed alquanto curvo in alto. La bocca trasversalmente ovata. Questa specie fu confusa da me colla precedente, ma essa ne è ben distinta per essere più depressa, colle valve meno convesae, collo sperone molto solido e compresso, e soprattutto pel difetto di costole sulla valva superiore. Giac. Z.2. D.s. Rara. Sabbie di Salice, Calcare di Gravitelli (Pr. di Messina), C. S. G. G. Sottogen. DIACRIA, Gray, 1840. 8. Hyalaea trispinosa, Lesueur. Sin. Hyalaea trispinosa, Lesueur apud Blainville (Dict. des se. nat. XXII, pag. 82). -- Cantraine. Mal. med. p. 28 e 29, t. I, f. 4. — Philippi II, p. 71. — Seguenza. Not. succ. pag. 18 e 24. — Rayneval, V. Hecke e Ponzi, Fossili, Monte Mario, p, 9. — Conti, Foss. Monte Mario, p. 33. — H. C. Weinkauff. Die Conch. des Mittelm. t. II, p. 424. — Monterosato. Conch. med. pag. 583. — Conch. foss. p. 35. — Nuov. riv. Conc. med. p. 50. — Seguenza. Studii strat. s. f. pliocenica (Boll. d. R. C. Geol. 1873, p. 290, 1874, p. 272, 1875. p. 148). | Hyalaea triacantha, Bronn, Ital. tert. Geb. p. 85. i Hyalacea depressa, Bivona. Efemeridi sc. t. II, f. 4, 5. — Phi- lippi, Enum. Sic. vol. I, p. 101, t. 6, fig. 19. — Calcara, Mem. conch. Altavilla, pag. 40. — Benoit, Ric. malac. pag. 4, è. 1, p. 5, a, Db. Diacria trispinosa, Gray (Chenn, Man. Conéh. t. I, p. 109, f. 465-466). — Seguenza , Paleontol. malac. Pteropodi, pag. 8, È Zan: Specie ben nota delle più sparse tra le fossili. Trovasi nei de- SSEAPEÀ positi di mare profondo, quantunque non molto abbondante, pure sparsa in molti luoghi e zone diverse. Viv. Mediterraneo, Atlantico. Giac. Z.2. D.s.m. Comune. Calcari a brachiopodi e polipai del Messinese: Pagliarino, Val- dina, Gravitelli, Spadafora. — Marne sabbiose: Trapani, Scoppo, Gravitelli, Salice ec. C.S. G.G. Sabbie marnose di Calatabiano, piuttosto comune. C.S. G.G. (1). 21.3. D.s. Rara. Calcare a brachiopodi di Gravitelli, S. Filippo, S. Pantaleo ec. C.S. Dep. lit. Rara. Z.2. Piacentino e Senese ( Cantraine, Bronn, Cocconi), Asti- giano (Sismonda, Bellardi ), Altavilla, presso Palermo (Calcara, Seguenza) C.S. Z.3. Argille di Ficarazzi (Monterosato ) Monte Mario (Ponzi, Rayn. Hec.). Z.4. Scoppo, Gravitelli ( Seguenza ). Calcare della pianura di Palermo (Monterosato. Seguenza). C. S. 9. Hyalaea liburnensis, n. sp. Sin. Hyalaea sp. Appelius. Catal. conch. foss. liv. pag. 120, ti Vi vio. 2, 2a. Io credo distinta questa specie affine alla H. trispinosa, ma non sono in grado di darne la descrizione, essendochè conosco soltanto la figura pubblicata dall’ Appelius, la quale non presenta indizio di costole, è di minor grandezza, ha lo sperone e gli aculei laterali molto più brevi, e la regione anteriore più allar- gata di quello che si osserva nella Hyalaea trispinosa. Giac. 2.2. D.m. Marne presso Livorno (Appelius). Distribuzione delle specie. . Zona 2.8 Depositi submarini Depositi medii Depositi littorali Hyalata tridentata, For. — = ni = » Var. B. major, Seg. = Li (!) Spetta probabilmente a questa specie ed a questa zona la Hyaluea bispinosa di Rayneval, Ponzi e V. Hecke, figurata alla tav. IV, fig. 4a, 4b, tra i fossili del Monte Vaticano. > peraffinis, Seg. | — —_ = —_ » Var. B. fornicata, S. _ = = —_ » Var. C. minor, Seg. = — = = » Scillae n. sp. —_ = —_ = _ —_ Hyalaea calatabianensis n. sp. —_ — » pysum n. Sp. = — = SE » simplex. Seg. a —_ — — » (Diacria) trispinosa, Les. » (Diacria) trispinosa Les. Hyalaea (Diacria) trispinosa, L. —_ —_ <« (Diacria) Liburnensis, n. Sp. — _ Zona 3.* Hyalaea tridentata, F orsh. Hyalea tridentata, Forsh. Hyalaea tridentata, Forsh. » inflexa, Lesueur. - = » inflexa, Les.. » (Diacria)trispinosa, Les. » (Diacria) trispinosa, Les. » (Diaer.) trispinosa, Les. Zona 4.° DE 196 i = Hyalaea tridentata, Forsh. pt it —_ — >» (Diacria)traspinosa, Les. Gen. Cleodora, Peron et Lesueur, 1810. 1. Cleodora pyramidata, Linneo sp. Sin. Clio pyramidata, Linneo-Gmelin, ed. XHI, pag. 3148. — Monterosato. Not. conch. fossil., pag. 35. — Conch. mediterra- nee p. 58. — G. Seguenza, Studii strat. form. plioc. (Bollett. R. Com. geol. 1373, p. 290, 1874, p. 274, 1875, p. 148). Cleodora lanceolata, Philippi, Enum. moll. Sic. Vol. IL, p. 71. — Benoit, Ricerche mal. p. 5, tav. I, fig. 6a, b. — Scacchi, Cat. p. 18. — A. Aradas. Foss. di Gravitelli, p. 15. — G. Seguenza, Not. succ. ec. p. 18, 24, 30. — A. Conti, Monte Mario e i suoi foss. pag. 33. — Rayneval, V. Hecke e Ponzi foss. Monte Mario p. 9. — G. Seguenza, Paleont. mal. Pteropodi, p. 9, f. 8. Hyalaca pyramidata , Cantraine. Malacol. medit. p. 3, tav. I, fo agrario: Cleodora pyramidata, Lamarck. Anim. s. vert. 2 ed. vol. VII, p. 429. — Monterosato. Nuova riv. conch. med. p. 50. — H. C. Weinkauff. Die conch. des Mittelmeeres, t. II, p. 426. Questa specie, notissima trai viventi del Mediterraneo, è senza dubbio la più comune trai Pteropodiì fossili, quantunque l'estrema fragilità della conchiglia la faccia raccogliere ordinariamente in frantumi, ovvero profondamente mutilata. Gli esemplari del cal- care messinese sono talvolta in buono stato. Viv. Mediterraneo, Atlantico. Giac. 2.2. D.s.m. Comunissima. Calcare a brachiopodi e corallarii presso Messina: Pagliarino, Valdina, Scirpi, Gravitelli, Spadafora ec. Nelle marne e nelle sab- bie. Rometta, Trapani, Scoppo, Gravitelli ec., nel Messinese, — Reggio (0.G. Costa). C.S. G.G. Sabbie marnose Calatabiano, Marne Co Livorno e Monte Vaticano. U.S. 1.3. D.s. Comunissima. Calcare a brachiopodi Gravitelli, S. Filippo, Rometta. C. S. G. G. Dep. lit. Comune. 2.2. Astigiano (Cantraine, Bellardi) Piacentino (Cantraine). 2.3. Ficarazzi ( Monterosato ) Monte Mario ( Rayn. V. Heck. Ponzi, Conti). Z.4. Gravitelli, Scoppo, Scirpi, Milazzo nel Messinese, Monte Pellegrino (Brugnone M. S.)? Monteleone (Philippi) Reggio, Car- rubbare, Bovetto nel Reggiano (Seguenza). (0.8. G.G. Var. B. stRIATA, Seguenza. Sin. Cleodora lanceolata, Seg. Pal. mal. Pteropodi, p. 10, f. 80. Strie trasversali abbastanza distinte ornano la piega mediana della valva ventrale. Giac. 4.2. D.s. Rarissima. Calcare a polipai e brachiopodi presso Valdina. C. S. Var. C. pinataTA, tav. I, fig. 8, 8a, 8b. Forma più compressa e maggiormente dilatata, coi margini laterali doppiamente incurvati, collo sperone curvo. È una forma sopratutto distinta per la grande larghezza, e per lo sperone curvo, i quali caratteri ne formano una distintissima varietà. Lunghezza della conchiglia . . . . 10% Jane hezza MES RCA need, Spessore; 84 deere area Det Giac. 14.2. D.s. Comune. Calcare a brachiopodi di Gravitelli. C.S. G.G. Le PRIORI Var. D. TRIGONA, Seguenza. Cleodora trigona, Seguenza. Pal. mal. Pteropodi, p. 11, f. 9a, 9b. — Studii strat. sul plioceno (Boll. del R. Comit. geol. 1875, pag. 148). Più allungata della forma tipica e retta; colle costole laterali strette appianate, ben delimitate, prominenti ed ugualmente larghe in tutta la loro lunghezza; colla carena molto sporgente e ro- tondata. I numerosi esemplari di C. pyramidata raccolti recentemente a Gravitelli hanno modificato la mia opinione a riguardo di questa’ forma, essendochè tra essa e la C. pyramidata ho trovato dei veri individui intermedii, che legano insieme le due forme, le quali non sono perciò che due varietà del medesimo tipo speci- fico. Ciò non pertanto la C. trigona deve riguardarsi *siccome un’insigne varietà. ; Giac. 1.2. D.s. Rara. Calcare a polipai di Scoppo presso Messina. C. $. 2. Cleodora cuspidata, Lamarck sp. i Sin. Hyalaea cuspidata, Lam. Anim. s. vert. VI, 2, p. 286, — Cantraine. Malac. med. pag. 29, t. I, f. 8. — Clio cuspidata, Monterosato. Conch. medit. p. 58. — Conch. foss. p. 35. — Se- guenza. Studii strat. s. plioc. (Boll. d. R. Com. geol. 1874, p. 274, 1875, p. 148), Cleodora cuspidata, Philippi. Ennm. moll. Sic. II. pag. 71. — Forbes. Aeg. Inv. pag. 132. — H. C. Weinkauff.. Die Conch. mit- telm. pag. 425. — Segnenza. Pal. mal. Pteropodi pag. 10 fig. 10a, 10b. — Mouterosato. Nuov. riv. conch. med. pag. 50. Questa bella specie vivente è ben rara allo stato fossile, io pos- siedo soltanto due esemplari e qualche frammento. Viv. Mediterraneo, Atlantico. Giac. 4.2. D.s. Rarissima. Calcare e marne Trapani pr. Messina. C.S. 2.3 D.s. Rarissima. Calcare a brachiopodi di Gravitelli e S. Filippo inferiore. C.S. Dep. litt. 2.3. Argille di Ficarazzi (Monterosato). 234 3. Cleodora Riccioli, Calandrelli, Sin. Cleodora Riccioli, Calandrelli. (Non mi è nota la pub- blicazione). O. G. Costa Foram. foss. marna Vaticano p. 3. — A. Conti. Pteropodi d. marna di Monte Mario pag. 5. — Monte Mario e i suoi foss. p. 33. — Rayneval, V. Hecke, Ponzi, tav. IV, Monte Vaticano f. 5a, 5b. Questa specie é affine alla precedente, ma siccome io non la possiedo non potrei indicare con esattezza i caratteri differenziali. Dalla figura appare diversa per due costole sopra ciascuna valva e per essere fortemente striata in traverso. Giac. Z.2. D.m. Comune. Marne di Monte Mario e di Monte Vaticano (1). Nota. — La C. infundibulum S. Wood che ho citato nei miei Studii stratigrafici sul plioceno risponde esattamente alle figure ed alla descrizione data dall’ autore; ma essa non è che la por- zione posteriore della Hyalaca trispinosa , e tale potrebbe anco essere il fossile del Crag: uno studio comparativo fatto recente- mente mi ha convinto di tal vero. Sotto-gen. CRESEIS. Rang. 1828. 4. Cleodora subulata, Quoy e Gaym. Sin. Cleodora subulata, Quoy e Gaym. Ann. d. sc, nat. X, p. 233, tav. 8, fig. 1-3. H. C. Weinkauff. Die. conch. mittel. T. II , pag. 426. —- F. L. Appelius. Conch. foss. liv. pag. 120. — Mon- terosato. Nuova riv. conch. med. pag. 50. Oreseis spinifera, Cantraine Mal. Med. pag. 31, tav. I, fig. 2. Creseis unisulcata, Conti. Nuovi Pteropodi pag. 6; Monte Mario e suoi foss. pag. 33. Cleodora spinifera, Rayneval, V. Hecke, Ponzi; Tav. Monte Va- ticano IV, pag. 9. Clio subulata, Monterosato. Conch. fos., pag. 35 — Conch. Medit. pag. 53 — G. Seguenza, Studii strat. s. plioc. (Boll. R. Com. geologico 1873 pag. 290, 1874 pag. 274, 1875 pag. 148). (!) La C. Vaticana, Calandrelli per opinione del Costa (0. G.) sembra essere la stessa C. Riccioli. Il Conti poi ha descritto, ma non figurato, altre due specie di Cleodora, che io tra- scuro perchè non me ne formai idea chiara, anzi parmi probabile che la C. simple, Conti, sia la C. pyramidata. ci Yg Questa specie è ben caratterizzata dalla ripiegatura o solco lon- gitudinale, e quantunque poco comune allo stato fossile, pure si è trovata in varii luoghi dell’ Italia media e meridionale. Viv. Mediterraneo, Atlantico. Giac. 1.2. ).s.m. Rara. Calcare a brachiopodi e coralli di Gravitelli, Marne e sabbie di Trapani e Salice. — Marne di Monte Vaticano e Monte Mario. (Conti, Ponzi), Livorno (Appelius). C.S. G.G. È 2.3. D.s. Rara. Calcare a brachiopodi, Gravitelli. C. S. Dep. litt. 2.2. Strati d’ Asti e di Siena (Cantraine). 2.3. Argille di Ficarazzi (Monterorato). Z.4. Calcare di Monte Pellegrino ( Monterosato), Livorno (Ap- pelius). 5. Cleodora conica, A. Costa. Sin. Oreseîs conica, A. Costa. Annuario del Mus. Zool. Un. Na- poli, V. p. 72. — Clio conica, Monterosato, Conch. medit. p. 58. — Cleodora (Creseis) conica, Monterosato. Nuov. riv. conch. med. pag. 50. Rapporto senza dubbio a questa specie varii esemplari del Mes- sinese che sono tutti incompleti. Viv. Mediterraneo. Giac. Z. 2. D. s. Rara. Sabbie di Trapani e di Salice presso Messina. C. S. 6. Cleodora acicula, Rang. Sin. Cleodora acicula, Rang. Ann. des Sciene. nat. XIII, p. 318, t. 17, f. 6. — Philippi. Enum. moll. sic. t. II, p. 72. — Wein- kauff. Conch. des Mitt. II. p. 427. Clio acicula, Monterosato, Conch. Mediterr. pag. 58. Cleodora (COreseis) acicula, Monterosato. Nuov. riv. conch. med. pag. 50. Creseis spiniformis, Benoit, Ric. mal. pag. 6. Riferisco a questa specie alcuni esemplari che non mi fu pos- sibile di estrarre intieri da un calcare compatto, ricco di Ptero- podi, nel quale giacevano, ed altri frammenti trovati in sabbie sciolte molto fossilifere. Viv. Mediterraneo. CAO 5 (0 Giac. 1.2. D.s. Rara. Calcare a Spirialis e Cleodoru di Pagliarino presso Messina. Sabbie di Trapani presso Messina. C.S. Sotto-genere BALANTIUM 1833, Leach. 7. Cleodora striata, Rang. sp. Sin. Creseis striata, Rang. Ann. des sc. nat. XIII, p. 315, t. 17, f. 3. — Cantraine. Malac. med. p. 32, t. 1, p. 10. — G. Seguenza, Paleontologia mal. Pteropodi, p. 12, f. 13a, 13b. Creseis sulcata, Benoit. Ricerche mal. p. 6. Clio striata, Monterosato. Conc. med. p. 58. — G. Seguenza, Studii strat. sul plioc. (Boll. R. Com. geol. p. 148, 1875). Cleodora striata, H. C. Weinkauff. Die Conch. Mitt. p. 426, v. II. — Monterosato. Nuov. riv. conch. med. p. 50. Riferisco dubbiosamente a questa specie tre esemplari di Cleo- dora, che si presentano sotto forma di modelli marnosi, che con- servano tuttavia taluni frammenti della fragilissima conchiglia che li ha prodotto, la quale per la generale forma, per l’estrema fragilità, e per la natura delle strie trasversali sembra non disco- starsi dalla specie vivente. Viv. Mediterraneo, Atlantico. Giac. 1.2. D.s. Rara. Marne presso Trapan' (dint. di Messina). Distribuzione delle specie. Zona 2.9 Depositi submarini Depositi medii Depositi littorali Cleodora pyramidata, Linn. Cleodora pyramidata, Linn. Cleodora pyramidata, Linn. » Var. 5. striata. Seg. — — > fnà » Var. C. dilatata, Seg. = —_ = i » Var. D. trigona, Seg. — — = 5 >» cuspidata, Lam. _ = — » Riccioli, Calandrelli. _ = > (Creseis) subulata, Q.G. » (Creseis) subulata, Q. G. - = > conica, A. Costa. —_ —_ » acicula, Rang. _ -- > (Balantium) striata, R. _ —_ Zona 3.8 Cleodora pyramidata, Linn. — _ Cleodora pyramidata, Linn. » cuspidata, Lam. _ —_ » cuspidata, Lamark. » (Creseis)subulata, Q. G. — _ » (Creseis) subuluta, Q. G. Zona 4.3 _ Cleodora pyramidata, Linn. Fam. Limacinidae, Gray. Gen. Spirialis, Eydoux et Souleyet. 1. Spirialis retroversa, Fleming. sp. Sin. Fusus retroversus, Fleming. Mem. Soc. Wern. IV, p. 498, t. 15, £. 2. Scaea stenogyra, Philippi. Enum. moll. Sic. II, p. 164, t. 25, f. 20. — Seguenza. Not. succ. p. 30. Spirialis trochiformis, D’ Orbigny. Voy. Am. mer. p. 177, t. 12, f. 21-31. — H. C. Weinkauff. Die conch. Mitt. t. II, p. 128. — Jeffreys-Capellini. Moll. cost. Piem. p. 33. Spirialis retroversus, Monterosato. Conch. mediterr. p. 58. — Conch. foss. pag. 35. — Nuov. riv. conch. mediterr. p. 49. — G. Seguenza. Studii strat. s. plioc. (Bollett. d. R. Com. geol. 1873, p. 292, 1874, p. 274, 1875, p. 148). Spirialis stenogyra, Seguenza. Pal. mal. Pteropodi p. 13. Limacina stenogyra, Ponzi. Cronaca subappennina ec., p. 9. Questa specie è abbastanza comune nell'Italia meridionale allo stato fossile, e trovasi nei depositi littorali, siccome in quelli for- matisi a varie considerevoli profondità. È facile inoltre d’incon- trarla nelle varie zone del plioceno, e nelle sabbie, e nelle marne, e nel calcare. La forma generale e l’avvolgimento spirale, siccome gli an- fratti la differenziano benissimo dalle forme affini e dalle analoghe. Viv. Mediterraneo, Atlantico, Nord-Atlantico. Giac. 1.2. D.s.m. Comunissimo. Marne e sabbie. Trapani, Scoppo, Gravitelli, Rometta, Salice, Monte Vaticano ec. C.S. G.G. — = » (Creseis) subulata, Q. G. ee. Z. 3. D. s. Comune. Calcare a Brachiopodi, Gravitelli, S. Filippo. C.S. G.G. Dep. litt. Z. 3. Argille di Ficarazzi (Monterosato) Z. 4. Calcare della pianura di Palermo (Monterosato). Messina a Gravitelli, a Milazzo, (Seguenza), Calabrie, Carrubbare, Villa S. Giovanni, Taranto (Seguenza), Livorno (Appelius) C. S. G. G. Var. B. MacanpreaE, Forbes et Hanley. Sin. Spirialis Macandreae, For. et Han]. Brit. moll. Il. pag. 385, t. XVIII, fig. 6-7 — Jeffreys. Brit conch. V, pag. 15, tav. XCVIII, fig. 5. Questa varietà differisce per la spira allungata molto, ma tale forma estrema, per. numerose intermedie gradazioni, collegasi evi- dentemente colla forma tipica. Trovasi fossile di unita alla forma tipica, ma sempre in mi- nore abbondanza. Viv. Mediterraneo, Atlantico, Nord-Atlantico. Giac. 2.2. D.s. Rara. Marne e sabbie. Trapani, Scoppo, Salice ec. C.S. G.G. Z.3. D.s. Rara. Calcare a Brachiopodi. Gravitelli, S. Filippo. C.S. G.G. Dep. litt. 2.3. Sabbie di Milazzo e Gravitelli ( Seguenza ), Calabria Car- rubbare, Taranto (Seguenza). Var. C. conomanis, tav. I, fig. 9. Distinguo con tale nome una forma di Spirialis, che fui sul punto di riguardare siccome distinta specie. Essa è oblonga sicco- mela precedente varietà, e differisce per aver l‘ultimo avvolgimento non globoso. ma proprio in forma di cono rovesciato, lo che pro- duce l’apertura allungata e stretta, e quest’ultimo giro della spi- rale quasi angoloso presso la sutura. Ho trovato qualche gradazione tra questa e la precedente va- rietà. Giac. 2.2. D.s. Rarissima. Sabbie di Salice (Territorio di Messina). C.S. 2. Spirialis globulosa, Seg. tav. I, fig. 10. n Ye Sin. Spirialis globulosa, Seg., Paleont. malacol dei terr. terz. Pteropodi. pag. 14, tav. 1, fig. 12 — Studii stratisrafici sulla form. plioc. (Boll. del R. Com. geol. 1875 fasc. 5 e 6, pag. 148). La forma più breve e più slobosa, gli avvolgimenti meno con- vessi colle suture meno profonde, e l’ombelico più largo e più ro- tondo distinguono questa dalla precedente specie. Giac. 1.2. D.s. Comunissima. Molto comune nel calcare nelle marne e nelle sabbie del Mes- sinese. Gravitelli, Trapani, Scoppo, Scirpi, Sulice, Pagliarino ec. C.S. G.G. 21.3. D.s. Comunissima. Calcare a Brachiopodi di Gravitelli e S. Filippo. 8. Spirialis contorta, Monterosato. Sin. Spirialis contorta, Mont. Nuov. riv. conch. Med. pag. 50. Quattro avvolgimenti più obliqui di quelli della S. retroversa, che crescono molto più rapidamente, dimodochè l’ultimo globoso è grandissimo in rapporto alla spira breve ma prominente e quasi acuminata. Il sig. Monterosato descriverà fra non molto questa nuova spe- cie che io non posso figurare pel cattivo stato dei pochi esemplari fossili; i quali pure comparati coi viventi favoritimi dall’ autore rispondono benissimo. Viv. Mediterraneo, Palermo (Monterosato). Giac. Z. 2. D. s. Rarissima. Nelle sabbie fossilifere di Trapani presso Messina C. S. 4. Spirialis diversa, Monterosato. Sin. Spirialis diversa, Mont. Nuov. riv. conch. Med. pag. 50. — Seguenza. Studii stratigr. sulla form. plioc. (Bull. del R. Co- mit. geol. 1875, fasc. 5, 6, pag. 148). Questa specie è affine alla S. reticulata, D'O:b. dalla quale dif- ferisce per la spira più breve, la sutura più profonda e dentellata. Vi rapporto soltanto alcuni frammenti nei quali si riconosce la poca elevazione della spira e la dentellatura delle suture. Viv. Mediterraneo (Palermo, Moterosato). Giac. 1.2. D.s. Rarissima. Nelle sabbie della contrada Trapani presso Messina. IA VANIAZSO. Distribuzione delle specie. Zona 2.* Depositi submarini Depositi medii Depositi littorali Spirialis retroversa, Flem. —_ _ — —_ » Var. B. Macandreae, F.H. — —_ —_ = » Var. C. conoidulis, Seg, — —_ —_ —_ » globulosa, Seg. = = - _ » contorta, Monteros. += = = = » diversa, Monteros. —_ —_ —_ = Spirialis retroversa, Flem. —_ = = = » Var. B. Macandreae, F.H. _ —_ —_ —_ » globulosa, Seg. _ _ — — Sun Ls = — Sptrialis retroversa, Flem. = » Var. B, Macandreae,F.H. Gen. Embolus, Jeffreys. 1. Embolus elatus, Seguenza tav. I, fig. li, Ila, 11b, lle. Sin. Embolus elatus, Seguenza. Studi stratigr. s. f. plioc. ec. (Boll. del R. Com. geol. 1875, fasc. 5, 6, pag. 148. E. testa magna tenui, laevissima, lineis incrementi via distinetis; spira parva, vix conspicua, brevissima; anfractu ultimo involvente maximo, elato, convero, rotundato, celeriter crescente; superne, in- ferne, et ad tertiam altitudinis partem plicis angulatis ucutis tribus praedita; ore latissimo subrotundato ; labro superne sinuoso, sulco externo submarginato, inferne producto dilatato. Altezzaliaynz shet100 ils dagli. Helgarod47"18. Dancer ee Reid Os Conchiglia assai grande in rapporto alla piccola specie vivente del Mediterraneo (E. rostralis), assai sottile e colla superficie levi- gatissima e lucida, che pure mostra appena esilissime linee d’incre- mento. La spira è brevissima, ottusa, rotondata, assai piccola, cogli Ue avvolgimenti convessi, l’ultimo dei quali, occultando quasi tutto il resto della conchiglia, è grandissimo, elevato, convesso, rotondato e sì accresce rapidamente, esso è fornito di tre pieghe acutamente angolose, delle quali l’una è alla parte superiore e cinge la spi- rale discostandosi molto rapidamente pel largo espandersi dell’an- fratto, la seconda cinge la base, la terza affetta la conchiglia ad un terzo circa dell’altezza, e partendo dal margine va grado grado minorando finchè svanisce del tutto ad un terzo circa dell’anfratto. La bocca è larga e rotondata; il labro al di sopra della piega mediana, ha il margine sinuoso e cinto da una depressione esterna della natura di quelle che ci offrono sovente le bocche delle Jalee al margine inferiore, al disotto di tale piega è dilatato ed ango- loso nella sua direzione. Questa grande specie è importantissima per tutti i suoi carat- teri, ma sopratutto perchè costituisce un anello intermedio tra il genere Spirialis e quello al quale essa spetta. Difatti il rapido crescere dell’ultimo avvolgimento, congiunto ad un avvolgimento spirale che devia ancor più dalla spirale piana di quanto nell’ E. rostralis, dànno alla conchiglia una somiglianza molto grande con taluni Spirialis a breve spira. Anzi io possiedo nella collezione un esemplare giovane, che fu il primo da me raccolto, il quale ha esattamente la forma d’una Spirialis, fu da me detta S. physiformis (M. S.) f. 11, e somiglia moltissimo alla S. diversa Monterosato , della quale ha benanco la grandezza, ma le due pieghe ed altri caratteri ne la distinguono. Il rinvenimento di esemplari adulti fu neeessario perchè io mi persuadessi che trattasi d’un giovane, e che la specie va riferita al genere Embolus. Da quanto ho espo- sto chiaro appare che v’ha transizione dalle Spirialis agli Embolus: talmente che dalla S. bulimoides all’E. rostralis si passa grada- tamente per l’accorciamento della spira, che diviene brevissima nella S. diversa, e quasi uguale a questa nei Giava dell’E. elatus. Giac. 2.2. D.s. Raro. Nel calcare, nelle marne e nelle sabbie ho raccolto sinora po- chi ed incompleti esemplari alle contrade Gravitelli e Trapani presso Messina. C.S. 2. Embolus rostralis, Soul. sp. tav. I, fig. 13, 13a, 13b. Sin. Spirialis rostralis, Souleyet. Voy. de la Bonite. II, p. 216, tav. 13, fig. 1-10. — Weinkauff. Conch. Mittelm. IT, p. 427. PRE E a EN RE a ESALTA LENIRE AT ha — 49 — Embolus rostralis, Jeffreys, Brit. conch. V, pag. 116 — Mon- terosato. Conch. medit. pag. 58 — Not. conch. foss. pag. 35. — Nuov. riv. Conch. med. pag: 49. — Seguenza. Studii strat. s. f. plioe. (Boll. del R. Comitato geol. 1875, pag. 148). Ordinariamente incontrasi questa specie nel Messinese sotto forma di modelli. Viv. Mediterraneo, e Atlantico. Giac. Z. 2. D. s. Raro. Sabbie di Salice e Trapani presso Messina. CS 3. Embolus planorbioides, Seg. tav. 1, fig. 12, 12a, 12b. Sin. Embolus planorbioides, Seguenza. Stud. str. s. f. plioc. ec., (Boll. del R. Com. geol. 1875, p. 148). Sono alcuni pochi modelli che ho denominato così, e che di- mostrano di appartenere ad una specie molto affine alla prece- . dente, dalla quale differisce per essere più grande, (Diam. 1"",8) più compressa, colla bocca più rotondata. Cogli esemplari che possiedo non è possibile dare una detta- gliata descrizione ; valgono ciononpertanto a distinguer la specie i caratteri differenziali assegnati. Giac. 1.2. D.s. Raro. ; Sapbie di Salice e di Trapani presso Messina C. S. Distribuzione delle specie. Zona 2,* Depositi submarini Depositi medii Depositi littorali Embolus elatus, Seg. — sar Ste nre » vrostralis, Soul. _ — O = » planorbicides, Seg. _ —_ = SE FINE Bull. della Soc. Mal, Ìt. 4 DELLE LINNRE ORNATE DI FASCIE E DELLE ANODONTE PERLIFERE: trovate nel Lago d’Alice in Piemonte Nota di A. ISSEL. Una delle località più feraci di molluschi d’ acqua dolce, tra quelle che visitai in Italia, è certamente il lago d’ Alice, piccolo bacino morenico situato nel territorio d’ Ivrea, non lungi dalla via di Traversella, tra i monti che separano la Chiusella dalla Dora. Ivi, nelle acque poco profonde e pantanose, abbondano, tra le . piante palustri, parecchie specie di Limnaea, d° Anodonta e di Unio. La specie di Limnaea più comune è la palustris, Miller, la quale vi si presenta in esemplari di insolite dimensioni, al- quanto diversi dal tipo volgare (!). La conchiglia ha la spira meno regolare e meno allungata, la columella più contorta e fles- suosa di quel che non sia abitualmente; l’ apice è per lo più eroso, l'apertura vi si mostra comparativamente breve, e l’ultimo giro, solcato o striato longitudinalmente. Fra queste Limnee, sono sopratutto degni di nota certi esem- plari, in cui l’ultimo giro della spira porta una o due fascie di color paglierino che spiccano sulla tinta generale bruno-oliva- cea. Uno di essi, che fa parte della mia collezione, presenta due fascie giallastre, larghe, ciascuna, poco più di due millimetri , (4) Misurano 56 millimetri di lunghezza e 15 di larghezza; l'apertura loro è alta 17 millimetri. Lo Res le quali, presso il peristoma sono quasi unite, e, risalendo verso il penultimo giro, si assottigliano, allontanandosi alquanto, e poi svaniscono. In altri individui la fasciatura si manifesta con lievi lineette biancastre, talvolta appena visibili. Nello stesso laghetto d’Alice raccolsi pure, ma meno copiosa- mente, una forma della Limnaca auricularia, Drap., che corri- sponde alla varietà vertricosa di Hartmann. Anche taluni esem- plari di questa varietà sono fregiati di pallide fascie, le quali occupino complessivamente una zona di 8 a 10 millimetri d’ al- tezza e sono visibili soltante in una parte dell’ultimo giro. La comparsa, nello stesso luogo, in due specie ben distinte, di così rara particolarità, genera nella mia’ mente il sospetto che la natura di quelle acque od altra circostanza locale sia causa determinante della fasciatura. Oltre alle sopradescritte conchiglie del Lago d’Alice, posseggo una bella Limnaca peregra, Miiller, delle Alpi Marittime che pre- senta varie fascie e lineole trasversali assai spiccate. Un'altra singolarità, merita io credo, di essere avvertita, in ordine ai molluschi del Lago d’ Alice. Ed è che le numerosis- sime Anodonte di quelle acque, riferibili a forme peculiari del- VA. cygnea, Linneo, e dell'A. variabilis, Draparn., contengono quasi tutte concrezioni e bernoccoli ma:lreperlacei aderenti alla supeificie interna delle valve ed alcune anche perline libere nel mantello del mollusco. Le conerezioni, ora biancastre ed opale- scenti, ora brune o color di carne, secondo la tinta dello stra- tarello margaritaceo che riveste il guscio , sono distribuite nella regione dorsale, attorno al cardine e lungo una linea che dal cardine stesso sì dirige verso l'estremità posteriore della conchi- glia. Le perle libere, che trovansi d’ordinario nelle ripiegature del mantello, sono per lo più di forma sferoidale e di color piom- bino chiaro. Il diametro di quelle che raccolsi varia tra uno e due millimetri. Le valve delle conchiglie perlifere sono generalmente piccole, irregolari, fragili ed esternamente erose e decorticate, massime sugli umboni e nella regione circostante. La formazione di tali perle e concrezioni fu provocata in- dubbiamente da larve di Distomi o Cercarie che infestano quelle acque e compiono una fase del loro svolgimento nel corpo delle Anodonte, È noto che il compianto prof. Defilippi dimostrò con MA a tutta evidenza in due memorabili suoi scritti che appunto a tal eausa doveva attribuirsi la produzione delle perle tanto comuni nelle bivalvi del R. parco di Racconigi presso Torino (1). Mi rimane ad accennare, nel chiudere questa breve nota, che I’ Unio pictorum, Linneo, il quale in popolose tribù vive asso- ciato colle Anodonte, sembra assai più robusto delle sue compagne e, comunque non vada scevro di erosioni, manca però sempre di perle e di concrezioni perlacee. (') Zroisième Mémoire pour servir à l’histoire génétique des Irématodes, Turin 1857. Vedasi anche, in proposito, il lavoro di Michele Lessona intitolato «I tesori del mare». nella Nuova Antologia, vol. VII (Firenze 1868), e il mio articolo sulle Perle nella £- vista Marittima, anno V, Roma 1872. lecci AGQUONTE ALLA MONOGRAFIA DELLE CAMPYLAEA DELLA DALMAZIA E CROAZIA per SPIRIDION BRUSINA ('). 1. Campylaea stenomphala, Menke. 1869. Campylaca stenomphala, Brus., Monog. des Camp. etc., pag. 14. 1870. » » Brus., Contribution à la Malac. de la Croatie, pag. 28. 1871. Helix » Kobelt, Catalog der in euro- pùischen Faunengebiet leben- den Binnenconchylien, p. 13. 1876. » » Pfeiffer, Monografia Heliceorum viventium, V. VII, pag. 403. Si può dire che dopo la morte del benemerito malacologo vien- nese Giovanni Zelebor, per :a seconda volta si erano quasi per- dute le traccie della più bella Campylaca della Croazia; ora mi è finalmente riescito di constatare, che detta specie trovasi real- mente nel Inogo già supposto detto Ostaria nella Lika. 2. Campylaea denudata, Rossmiisler. (!) Vedi la mia Monographie des Campyloea de la Dalmatie et'de la Croatie, inserita negli Annales de la Société Malacologigue de Belgique, Tome IV. MR a 1869. Campylaea denudata, Brus,, Monogr. pag. 22. 1871. Helix insolita, var. denudata, Kobelt, l. c. pag. 14. 1876. » denudata, Pfeiffer, loc. c. pag. 429. Kobelt la riporta quale una semplice varieta della insolida. Pfeiffer però la ritieue essere specie distinta , e fa bene, poichè è assai facìlmente distinguibile; per non ripetere cose gia dette, rimando il lettore all’ opera del Rossmissler ed alla mia monografia. Nella stessa ho esposto per esteso le confusioni in- sorte a proposito delle IZ. denudata ed H. insolida, causate in primo luogo dai malacologi dalmati, i quali non hanno sempre riccnosciuto le due forme, e secondariamente perciò che sotto questi due nomi, come vedremo in appresso, veunero confuse ben quattro specie, cioè olire alle insolida e denudata, la praeterta e l’ imberbis. Essendo noi ora in possesso delle collezioni del def. Kutschig (1) e di quelle del Dott. Lanza, avevamo. creduto di poter dilucidare la questione della provenienza di questa e della seguente specie, ma ci siamo persuasi, che ad ottenere lo scopo, ormai non resta che constatare la loro presenza o meno sopra luogo; ma pur troppo non abbiamo avuto occasione di fare da noi, e per ora non è colà chi sapesse e volesse farlo. Secondo esemplari adunque delle collezioni Sandri e Lanza, sembra certo provenire dall'isola Lesina ; nella raccolta Kustchig ve ne sono di Sabbioncello, Slano e, Topolo. 3. Campylaea insolida, Ziegler. 1869. Campylaea insolida, Brus., Monog. pag. 23. 1871. Helix insolita, Kobelt, 1. c. pag. 14. ere (!) Nella mia monografia — a pag. 9—trovasi una nota, nella quale dichiarava, che d’allora in poi avrei sempre scritti i nomi propri di persona slavi colla loro originale or- tografia, p. e. Kucik alla boema e non Kutschig alla tedesca. Kumic alla croata e non Cu- smich all'italiana. Per non venir taccciato d’inconseguenza, trovo opportuno qui d’avver- tire, che avendo esperimentato tal metodo portare maggiore confusione nella letteratura, in seguito scriverò invece i nomi personali così come li scrissero le persone stesse. Per quanto riguarda però i nomi dei paesi e delle località nostrane, resto fermo nel voler conservare i nomi originali; convalidato anche in questo procedere dalle parole del ce- lebre geologo francese Ami Boué, il quale negli atti dell'accademia di Vienna scrisse in lingua tedesca: « Per fare esatto uso dei nomi dei luoghi dovrebbesi sempre seguire l'ortografia della lingua del paese .... Traduzioni, dei nomi di località minori dall’una nell’ altra lingua, conducono certo ad assurdità » ( Sitzungsberichte der K. Akademie der Wissenschaften, Bd. V, 1850, pag. 105). ai Mg 1875. Helix insolita, Mò6llendorff, Beitràge zur Fauna Bo- sniens, pag. 38. 1876. » ‘nsolida, Pfeiffer, |. c. peg. 414. Come vedremo la pretesa varietà costulata, E. A. Bielz, non appartiene punto a questa specie: così pure dalla sinonimia da me data devesì tralasciare la citazione riferentesi al catalogo del Walderdorff. Mollendorf trovò. a Hum presso Mostar della Bosnia un esem- plare di statura minore, e quasi affatto privo del dente columel- lare, il quale appunto nella /. insolida è di solito rappresentato da un formale tubercolo. Nella raccolta Kntschig conservansi due eguali esemplari minori e senza dente, di luogo incerto dell’ Er- zegovina; non credo però che questi rappresentino una varietà locale trovandosene d’ eguali anche in Dalmazia. Nelle raccolte Kutschig e Lanza, sonvi esemplari della H. insolida da Slano; Kutschig ha poi due esemplari da Curzola , i qnali pure appartengono a questa specie. Fra le località d’ori- gine dell’H. denudata ed H. insolida vanno esclusi Morinj e Sto- livo, assai verosimilmente poi anche Kombur, Majkovie, Budua ed il Monte Falcone, tutte località delle Bocche di Cattaro. Per cui dal complesso, che sta detto nella mia monografia e qui, ri- sulterebbe che le due elici in discorso dovrebbero albergare da Makarska a Ragusa, compresa la penisola di Sabbioncello, e sulle isole di Lesina e Curzola. Se vivano poi assieme o meno, se succedano unioni adulterine fra le due specie, sono questioni da sciogliersi come ho detto sopra luogo. 4. Campylaea praetexta, Parreyss. 1864. Helix insolida, Walderdorff non Ziegler, Sistematisches Verzeichniss der im Kreise Cattaro ete. vorkommenden Land-und Siisswasser- Mollusken (Verhandl. der K. K. zool. — bot. Gesellschaft in Wien, Bd- XIV ) pag. 305. 1866. Helix insolida, var. rugata, Kutschig in Brusina, Con- tribuzione per la Fauna dei molluschi dalmati pag. 121. 1869. Campylaea insolida var. costulata, &. A. Bielz in Brus., Monog. pag. 14. La Ep ao 1870. Helix practerta, Parreyssin Pfeiffer, Malakozoologische i Blatter, Bd. XVII, pag. 142. 1871. Helix praetextata, Kobelt, 1. c. pag. 14 1872/65. » Martens, Nachrihtsblatt der dent. ma- lak. Gesellschaft, pag. 8. 1876. » praetexto, Pfeiffer, DL c. p. 414. Pfeiffer colpì nel seguo là dove dice: « Vielleicht fallt diese Art mit Brusina's Campilaea insolida var. costulata zusammen >; convengo poi con lui nel ritenere questa quale specie bene di- stinta. Seguendo Bielz io l’ho ritenuta dapprima non essere che una varietà della insolida dello Ziegler; così non mi si potrà dire di aver creato specie inutili. Ne diedi sopra la sinonimia, non trovandosi altrove così completa. Lo stesso Pfeiffer ci racconta, che ciò che ha la prima volta ricevuto da Parreyss sotto il nome di H. praeteriata , non gli sembrava punto differire dalle /. insolida , Zieg., ma che quella posteriormente avuta da lui era certamente una buona specie. Non posso altro che convalidare l’ asserzione del Nestore dei malaco- logi tedeschi, con altro simile fatto. Nella raccolta cioè del de- funto Kutschis, trovasi una /. praetextata con cedolino originale dalle mani dello stesso Parreyss; ma questa alla sua volta si è una vera verissima MH. denudata!! Chi vuole può vederlo ; ecco il perchè nella mia monografia indicava l MH. praetexta fra i si- nonimi. Ecco una delle cento prove della confusione arrecata alla scienza, ed in ispecie alla malacologia dalmata, dall’ avidità di guadagno d’ uno speculatore senza coscienza. Martens nel luogo citato, scrive dell’. praetextata, , pure non l’ho fatto per non incorrere in errore. In SLAgR IO, base però agli esemplari posteriormente avuti da Zelebor la di- chiaro essere una « buona specie », intermedia fra la setosa e la denudata. Differisce dalla setosa perchè è più appianata, più ru- gosa (dunque plus e non peu come per errore tipografico sta nella mia monografia francese) ed è affatto nuda, cioè senza peli; di più l’ombelico è più aperto e l’ epiderma più lucente. La denudata è più alta, l’ apertura più ovale, munita nella regione columellare di. un dente più valido, i margini non sono continui. - La somiglianza della mia imberdis colla dedudata, m° ha inspi- rato il dubbio, che potesse essere la denudata del Rossmissler, secondo la descrizione e figura del quale ha « peristomate continuo “soluto », e che io dichiarai nella mia monografia essere assai pro- babilmente tolte da un esemplare accidentalmente anomalo. Mi feci perciò a riesaminare la cosa, e mi sono convinto ancora una volta che la denudata di Rossmiissler e della mia monografia, sono la stessa cosa, mentre la imberdis è d’una forma propria. Tengo alcuni esemplari tutti raccolti da Zelebor presso il vil- laggio Zrmanja (leggi Zermagna) — da non confondersi col pros- simo ftunie Zrmanja —, come pure sul versante croato del monte Crnopac (leggi Zernopaz) della catena del Velebit. 6. Campylaea lucescens, Kutschig. 1866. Helix lucescens, Kutschig in Brus., Contrib. pella fauna d. Moll. dalm. pag. 121. 1869. » setigera, Brus., Monog. p. 34 (pro parte). 1870. » Aleciachi, Parreyss in Pfeiffer, Malakozool. BI. pag. 141. 1371. » » Kobelt, 1. c. pag. 14. 1872 ago » Martens, Nachrichtsblatt der deut. Ma- lakozool. Gesell. pag. 8. 1873. » » Mòéllendorft, 1. c. pag. 38. 1876. » > Pfeiffer, 1. c. pag. 430 e 590. Knutschig fondò questa specie su d’ un unico esemplare della sua collezione, ch’egli avea ricevuto dal diligentissimo P. Kuzmic”, come trovato a Osojnik presso Ragusa. Io avea veduto questo esemplare nella raccolta del Kutschig, e per quanto poteva ricor- darmi dello stesso, ed in base alla indicata origine, ho creduto non essere altro che una forma accidentale della colà comune MH. setigera ; dichiarai perciò : « L’ H. lucescens de Kutschig ne dif- fére du type qu’en ce qu'elle a l’ épiderme tres luisant». Egli è ei: PSEIA "> gite perciò che Pfeiffer ha potuto dire: « Diese schòne Campylaea ver- misse ich giuzlich in Brusina s trefflicher Monographie ». Appena avuta però la collezione Kustchig, mi accorsi d’aver avuto torto d’ unirla alla HM. setigera. Finalmente ebbi due esemplari della stessa specie dal sig. Kleciach come varietà dell’ H. setosa pro- veniente da Borovei (leugi Borovzi) nella valle di Narenta. M61- lendorf la cita fra le specie bosnesi del Monte Prenje pure alla Narenta. Pfeiffer aggiunge a Borovei, anche la località Vrlika (leggi Verlicca) citando Kleciach ; ciò si è un « lapsus calami », dappoichè questa località appartiene alla /. crinita. La località Usojnik indicata da Kutschig è pure assolutamente falsa, ed io ri- tengo questo errore originato da ciò, che il P. Kuzmic cioè, fra il molto materiale, che ebbe dalla Narenta trovò l'esemplare — il quale poscia spedì a Kutschig —, lo ritenne eguale e lo mise assieme alle H. setigera di Osojnib, delle quali possedeva più centinaja d’ esemplari. Ad ogni modo credo di dover conservare con tutto diritto a questa specie il nome anteriormente impostole dal Kutschig. È vero che egli non la descrisse, ma neppur Parreyss lo fece, bensì Pfeiffer per lui. É questione anche di giustizia di riconoscere il nome di tal benemerito Kutschig, a preferenza di quello del Par- reyss, il quale si fece sempre bello delle scoperte di Sandri, Kut- schig, Kuzmiì ed altri, ingannando i malacologi tedeschi sull’ori- gine delle cose, e lasciando ad altri il compito di sbrigare la matassa da lui intricata. 7. Campylaea Brusinae, Stos-ich. 1876. Campylaea : Brusinae, Stossich, Bollettino della Società Adriat. di scienze natur. T. I, pag. 293, e fig. H. testa late umbilicata, orbiculato — depressa, superne planu- lata, subtiliter striata, sub lente granulata, tenera, subpellucida, villosa, villis brevibus densissimis, subregulariter dispositis; colore Intescenti — albido, fusco —- rufo trifasciata, fasciae superna et in- ferna dilatae; anfractus 5 '/,, ultimo antice deflexo; apertura ampla, perobliqua, rotundata; peristoma continunm, solutum, latum, re- fexam, margine columellari unidentato. È Bea RO Al Ln La specie fu scoperta l’anno scorso dal mio amico prof. A. Stossiech sul Monte Biokovo ; egli volle gentilmente dedicarmela 2 gie e dei pochi raccolti mi favorì un esemplare. In base a questo unico esemplare non sono in grado di decidere se sia abbastanza differente dalla H. setosa per elevarla al rango d’ una buona spe- cie. Il suo abito generale è simile a quello della H. setosa; ma i peli ne sono molto più corti, il colorito poi del fondo è bianchic- cio, le fascie sono di un color cupo, delle quali la prima e la terza molto larghe rammentano assai bene la I. trizona del Banato. 8. Campylaea crinita, Sandri. 1869. Campylaea crinita, Brus., Monog.. pag. 41. 1871. Helix » Kobelt, 1. c., pag. 14. 1872. » » Kleciach, Nachrichtsblatt der deut. Malakozool. Gesell. pag. 61. 1873. » » Méllendorff, 1. c., pag. 37. 1874. > » Brus., nel Rad. jugoslavenste acca- demyé kn. XXVIII, pag. 157. 1876. » » Pfeiffer, l. c., pag. 481. Il sig. Kleciach annunziò nel 1872, nel sopra citato giornale tedesco, d’aver riscoperto questa specie, con una notizia intito- lata: « La vera località dell’Hel. crinita, Sandri »: scrive: « averla io pel primo pubblicata nel sedicesimo volume degli Atti della società zoologico-botanica di Vienna; che la località detta « Torre Prolog » sta su territorio turco, distando circa un’ora dal confine austriaco, che per conseguenza non avrebbe diritto di vemìr com- presa nella fauna della Dalmazia ; averla egli invano cercata colà, e che finalmente nelle sue escursioni del 1871 e 72 1’ ha scoperta sopra il muro del cimitero cattolico ed anche alla sorgente Cezma (nella notizia del sig. Kleciah certamente per errore tipografico sta scritto Cesvina) presso Vrlika, per cui ora appena si poteva annoverarla fra le dalmate. i Detto signore poteva risparmiarei questa sua notizia, special- mente a mio riguardo piena d’inesattezze; non abbia perciò a male se sono costretto di correggerle. In primo luogo adunque non io, ma Sandri stesso fu il primo a descrivere questa specie nel « gior- nale di Malacologia » dello Strobel, ancora nel 1854; come 1° ho esattamente indicato sia nella mia Contribuzione pella fauna dei mol- luschi dalmati, che nella Monographie des Campylaea. Detta « con- tribuzione », poi, non fu inserita negli atti della Società zoologico- botanica di Vienna, ma ebbe bensì l’ onore di essere stampata af- (A fatto a parte ed a spese della stessa Società. Terzo, nella mia monografia pubblicata nel 1869 (dunque ben prima di quello che mi venisse impartita una lezione di geografia patria ) ho detto esplicitamente essere la « Torre Prolog situé sur le territoire ture » ed aggiunsi « que la distribution géographique de cette espèce ne devaib pas étre limitée a cette seule tour en ruine, mais qu'elle pouvait s’etendre au moins è tout mont Prolog ». Il quale è adunque: in parte dalmata in parte turca, e conchiusi dicendo : «je la cherchai vainement pendant presque toute ia journée ». Lo stesso sia anche detto nel « Rad » della nostra accademia, volume XIX, pag. 140. Così la intese logicamente anche Mòllendorff, il quale comprendendola fra le specie della Bo- snia scrive: « Diese fast verschollene, von Brusina ans Licht gezogene Art stammt nach Original etiquetten von Sandri vom Prolog, dem Grenzgebirge zwischen Dalmatien und Bo- suien. Auf der dalmatinischen Seite wurde sie seither vergeblich gesucht, Brusina vermuthet daher wohl mit Recht, dass sie, auf bosnischen Gebiet zu Hause sei ». Ignoro finalmente quanta parte abbia avuto il sig. Kleciach nella riscoperta della specie, egli è però certo, che il nostro comune amico Giuseppe Kulisic possi- dente a Vrlika, ci fornì ambidue di molti esemplari. Tutto ciò però poco monta; per la scienza è importante sol- tanto di constatare, che la più bella Campylaea dalmata, perduta per ben 17 anni, non vive punto sul Monte Prolog, ma a Vrlika, altro paese confinario, alcune miglia a settentrione-occi- dente del Prolog, per cui resta sempre probabile assai che la H. crinita viva anche nella vicina Bosnia. Zagreb (Zagabria) 15 Aprile 1876. DI ALCUNI MOLLUSCHI DEL MARE DE MESSINA Nota di G. SEGUENZA, La pesca del corallo rosso nello stretto di Messina ha fatto riconoscere estesi fondi coralligeni, nei quali il prezioso zoofito vive abbondantemente sopra solidi banchi costituiti dall’associa- zione del Balanus tulipiformis, Elis, dell’Ostraca cochlear, Poli, e del Pachylasma giganteum ( Ohthamalus), Philippi, il grande cirripedo esclusivamente abitatore del mare messinese, che colla sua spessa e molto solida conchiglia forma vasti e duri scogli. Immenso numero di Serpulidi, di variatissimi Briozoi, di Coral- larii, di Rizopodi, sì associano a quei tre comunissimi viventi, e rendono quei fondi marini rigogliosi di vita animale variamente multiforme. Trai materiali tratti fuori da quelle profondità di 150 a 200 metri, a prima giunta sembrerebbe che i mollaschì avessero poca parte in così vasto assembramento di viventi, se se ne toglie l’Ostrea cochlear, estremamente abbondante; ma un esame minu- zioso, vi fa scuoprire una fauna importante di molluschi, della quale voglio qui cennare taluni membri più riguardevoli. Trai Gasteropodi ricorderò le seguenti specie: Ovula carnea, Poiret. Pedicularia sicula, Swainson, comunissima. Marginella laevis, Donovan. M. occulta, Monterosato, RM (> PSI M. clandestina, Brocchi. M. minuta, L. Pfeiffer. M. miliaria, Linneo. Pleurotoma Maraviguae, Bivona. Lachesis vulpecula, Monterosato. Columbella minor, Scacchi. I Graeci, Philippi. Murex cristatus, Brocchi e var. diadema, Aradas e Benoit. Cerithiopsis tubercularis, Monterosato. Triforis perversa, Linneo. Cerithiolum lactewm, Philippi. O. pusillum, Jeffr. e var. ecostata. Lamellaria perspicua, Linneo. Eulima Jeffreysiana, Brusina. Pyrgulina tricincta, Jeffr. Mathilda elegantissima, O. G. Costa. Cioniscus gracilis. Jeffreys. Specie comune nel plioceno antico presso Messina. Siliquuria anguina, Linneo. Vermetus subcancellatus, Bivona. V. arenarius, Linneo. Rissoa granulum, Phil., e var. fenuiplicata (1). R. Weinkauffii, Schwar. BR. cimicoides, Forbes, R. tenuicostata, Seguenza. Specie fossile del plioceno superiore di Messina, distintamente cingolata e con sottili costole longitudinali (2). R. bicingulata, Seguenza. Hossile colla precedente, affine alla X. clathrata, Philippi, ma più breve, con reticolazione più larga. due singoli cingoli sul penultimo avvolgimento (5). -R. subcrenulata, Schwarz. R. cancellata, Da Costa. Fossarus costatus, Brocchi. Diverse comunissime varietà, (!) Questa specie fossile del plioceno antico e recente di Messina e di Reggio fu pe- scata nel porto di Messina dal sig, G. Granata Grillo, siccome la A. tenuicostata, Seg, (2) Vedi: Bollettino del R. Comitato zoologico 1874, f. 1 e 2, pas. 4. (?) Vedi: Bollettino ec. ec., pag. 4 — 64 — F. depressus, Seguenza. Specie affine al 7. azonus, Brus., ma più breve, con ombelico largo ed escavato, con superficie squisitamente striata, fossile del plioceno messinese (1). Turbo sanguineus, Linneo. Olivia Tinei, Calcara (2). Trochus turgidulus, Brocchi, comune. T. gemmulatus, Plulippi. Scissurella costata, D' Orbyyni, S. crispata, Flem. Calyptraea chinensis, Linneo. Fissurella graeca, Linneo. Emarginula solidula, Costa. E. elongata, Costa. E. adriatica, Costa. Trai lamellibranchi ricorderò: Xilophaga dorsalis, Turton. Saxicava arctica, Philippi, comune, Venus ceffossa, Bivona. - Circe minima, Montaga. Chama gryphoiîdes, Linneo. Cypricardia lithophagella, Lamk., comune. Diplodonta intermedia, Biondi. D. trigonula, Bronn. Woodia digitaria, Linneo. Loripes divaricatus, Linneo. Kellia suborbicularis, Montagu. Montacuta substriata, Mont. Lepton sulcatulum, Jeffreys. Arca obliqua, Philippi. A. scabra, Poli. comune. A. clathrata, Defr., comune. A. lactea, Linneo. A. tetragona, Poli. Limopsis tenuis, Seguenza, (5) Vedi: Bollettino ec. ec. 1874, fasc. li e Î2, pag. 832 e 1876 fasc. 5 e 6 (2) Il genere Olivia fu proposto da Cantraine per una specie molto affine alla Mono- donta Tinei, Calcara; tale specie detta Olivia Otaviana, Cantr., trovasi fossile nel plio- ceno di Messina. Per ragione di priorità quindi, il genere Craspedotue deve denominarsi Vliviae ' Specie fossile del plinceno antico e recente di Messina e di Reggio, affine alla L. minuta, Puil., ma assai più piccola e fra- gile, finissimamente clatrata, col margine non crenato, senza solchi interni e con minor numero di denti (!). Crenella arenaria, Martin, comune. Mytilus (Dacrydium) hyalinus, Monterosato, comune. Avicula tarentina, Lamk. Pecten fenestratus, Forbes. P. Testae, Bivona. P. Bruei, Payr. P. fleruosus, Poli. P. pes-felis, Linneo. P. pusio, Linneo. Spondylus Gussonii, Costa. Ostrea cochlear, Poli, comunissima. Anomia aculeata, Montagu. Trai Brachiopodi: Terebratula minor, Phil., comune. Platydia anomioides, Scacchi. Argiope decollata, Chemn. è A. cuneata, Risso. A. neapolitana, Sueur. Crania anomala, Mùller. (4) Vedi: Bullettino del R. Comitato geologico 1874, f. 3 e 4, pag. YINE 80. ‘osi GEE ‘odio {ib elgopsi è i oaLeg gia È fi MU it Sabnt dò. PEA CRUSCA Boni Iso. ‘Bork OGIETATI 109 tati, Manto Rogi nn Sn PL: Ria. ifnab: i A OLI GA b; a. tdtoo doni aa ‘ Sinnai a ri 9, De ta n Eh: DI REP RE? II tds varie CUI PI y x i { dip MATE ì h p LENTI i; si {AU | sà MIRATA ì È Hay t i va s SLI TERE UTO eb È x Rae > Î * e: = (ERE CORATO Gear i L À Mt 2 . 4° la (4 1 vi don uuih o MER Ren HIardo: ve IIPELA TOO) OVEI ATI A Î: # . Ù È 187 PI n. FRA l finita ; j î LI LI ; VII: [dl ba ‘ 1 f ii Larini vi de Ù } Pra h È ti Lv \ NIDI | NB nno È I 000 T] 1 ui 4 È ; bd ® Pi 021 DEI U & DI tI 9 cr i MUTI jurft sd 406, » \ Vi UG) i; PIE MOLLUSCHI TERRESTRI E D'ACQUA DOLCE VIVENTI NEL TERRITORIO D'ESINO PER NAPOLEONE PINI. PREFAZIONE Nell’accingermi a render pubblico il frutto dei miei studii sui molluschi che vivono nel territorio d’Esino, che ebbi l’opportunità di esplorare replicatamente, non ho la pretesa di presentare ai cultori della scienza, una fauna malacologica completa; ma sol- tanto di enumerare tutte quelle specie, varietà eemutazioni da me in esso osservate, indicandone con fedeltà le località di dimora e l’ approssimativo livello di loro stazione. Procurai specialmente di appurare la nomenclatura e ridurre le specie il più possibilmente alla loro primitiva denominazione, stabilendone la sinonimia nel modo più accurato che mi fosse possibile. Non era questo per certo facil compito, nè io pretendo esservi perfettamente riescito ; sia perchè alle volte le descrizioni di qualche autore sono troppo succinte, tal’ altra non abbastanza chiare, come anche perchè le figure date dagli autori non furono sempre fedelmente eseguite. Di talune specie poi, puossi dire che è più tradizionale la nomenclatura, che certa l'identità delle stesse sotto il nome col quale vennero d’ autore in autore a noi tramandate. Altre poi vennero sparse fra i malacologi soltanto în schedis, ciò nonostante alcuni di questi nomi continuano tut- tora ad essere impiegati per dinotare la tale o tal’ altra specie invece di essere abbandonati quale inutile zavorra in uno al già troppo numeroso fascio di nomi pubblicati. Bull. delta Soc. Mal. It. Ut LONA GRARA E fossero almeno sempre d’ accordo gli autori! ma talvolta il nome stesso viene impiegato da uno per una data specie, da un altro per specie ben differente, provenendo questo dal pubblicare come nuovo ciò che alle volte non è abbastanza bene conosciuto e studiato, o dalla poca cura nello spedire come tipo, sempre la stessa cosa; o, come talora avvenne, ad uno una specie, e ad un altro una specie ben differente sotto un medesimo nome. — Per stabilire l’ identità delle specie e loro sinonimia non omisi cura alcuna nel consultare le opere più accreditate italiane e stra- niere, nè tralasciai per gli opportuni confronti di esaminare le raccolte ove qualche lume potessi attingere nella verifica delle specie allorquando la mia potea lasciarmi qualche dubbio; nè trascurai per presentare un elenco il più possibilmente completo di perlustrare replicatamente in differenti stagioni, tutto il terri- torio ; esplorando i monti anche i più elevati, dalle falde alle alle loro vette, internandomi in ogni valletta, in ogni seno, nelle boscaglie; ovunque insomma il luogo offrisse un adatto asilo ai molluschi. Portai una cura speciale poi ai nudi che erano stati per lo più trascurati fin qui dai nostri autori, e che pure offrono tanto in- teresse per le molteplici e svariate mutazioni che presentano ; delle quali, quelle che non trovai citate con nomi speciali, chiamai con nomi appropriati per tenerle fra loro distinte. Se fummi talora necessario parlare di quanto altri disse, a mio giudizio erroneamente, nol feci già per scemar merito a chi prima di me illustrò il paese con pregevoli scritti di malacologia; ma bensì col solo intendimento di rettificare qualche erronea credenza nell’ interesse della scienza, sentendomi pur sempre legato da vin- coli di stima ed amicizia con essi, che vorranno, io spero, conce- dermene venia. — Che se io pure avessi errato accoglierò sempre con gratitudine le osservazioni che mi saranno fatte nell’interesse del vero, al cui solo scopo mirarono le mie nel presente lavoro. Se le mie fatiche raggiungeranno lo scopo prefissomi, non avrò a dolermi di non aver risparmiato tempo, fatiche e denaro, onde portare io pure un granello d’arena al gran mare della scienza e d’aver contribuito a far sempre più chiaro ed illustre il nome della patria. - bili Libri A EIA —_>attloo—T Elenco delle Opere di Malacoloria consultate o citate nel presente lavoro. Agassiz L. (Im Charpentier moll. Suisse 1837). ALBERS (Johannes-Christian). Die Heliceen nach natùrlicher Verwan- dtschaft systematisch geordnet. Berlin 1850 in 8). ALpER (Joshua). A catalogue of the Land and Fresh-water testaceous Mollusca found in the vicinity of Newcastle-upon-Tyne, with remar- ks in Trans. Northumberl. Newcastle-upon-Tyne, I, 1830, p. 26 (tiré à part). ALTEN (Johannes-Wilhem von). Systematische Abhandlung îber die Erd- und Fluss-Conchylien, welche um Augsburg und in der umliegenden Gegend gefunden werden. Augsburg, 1812 in 8, (con 14 tav. col.). ARGENVILLE (D’) Desallier. 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Iconographie der Land. etc. INTRODUZIONE Nel territorio lombardo la provincia comense è forse la più ricca di molluschi terrestri e d’ acqua dolce, favorendone il loro sviluppo il clima mite e temperato in prossimità de’ suoi laghi, la natura svariata del suolo per la più parte calcare, l'abbondanza di acque da cui è bagnata, la ricca vegetazione e fertilità delle sue pianure e colline, come pure il diverso grado di elevazione dei suoi monti. 7 Il territorio di Esino, situato nella parte media ed orientale di questa provincia, è in fatto di molluschi il più ricco d’ ogni altro; motivo per cui di preferenza rivolsi ad esso la mia attenzione. L’ illustre geologo e paleontologo prof. cav. Antonio Stoppani, della cui conoscenza ed amicizia mi onoro, illustrò già da anni questo territorio per ciò che riguarda la fauna fossile colla pubbli- cazione, nella Palentologia Lombarda, della monografia dei gaste- ropodi dei dintorni di Esino; ed io mi propongo col presente la- voro di far conoscere agli studiosi i molluschi viventi in questo paese, che sono del pari interessanti e copiosi. Per chi non sapesse ove è situato questo alpestre ed incante- vole paesello, cui natura fu tanto prodiga de’suoi doni, dirò ch’esso trovasi all’Est del lago di Como o Lario al di sopra di Varezna, e che vi si giunge per una stradicciuola mulattiera, che a sini- stra di chi entra in Varenna, ha principio là ove il torrente Esino, detto anche Pelaggia, dopo una percorrenza di ben 12 chilometri in angusta ma pittoresca valletta, dalle cime del monte Pelaggia passando per Esino, va a scaricare le sue acque nel lago di Como nella località denominata 1’ Olivedo. ST E in questa valletta e sue diramazioni, ove vennero raccolti numerosi ittioliti e rettili petrefatti nelle cave di schisti neri del trias inferiore, conosciuti ordinariamente sotto il nome di marmo nero di Varenna e di schisti ittiolitici di Perledo. Percorrendo qnesta strada che si interna a sinistra di detta yal- letta per ben 7 chilometri di comoda salita, passando per Regolo e Perledo, si giunge a due paeselli situati in ampio avvallamento a guisa di bacino, l’uno ai piedi del monte delle Cave, detto Esino superiore, l’altro sulle morene di fianco al monte Croce, chiamato Esino inferiore, che dista mezzo chilometro dal primo. Ogni anno naturalisti italiani e stranieri visitano questa terra ed esplorano i vicini monti, e ne è prezzo dell’opera, una ricca messe di fossili, insetti, molluschi e vegetali di specie anche ra- rissime o nuove, che il paleontologo, l’entomologo, il malacologo ed il botanico raccolgono a dovizia per le loro raccolte e 1’ in- cremento della scieuza. In questo lavoro sotto il nome di territorio di Esino, io in- tendo però non solo quello effettivamente occupato dalla proprietà dei due Comuni di questo nome, ma anche tutti quegli altri ver- santi che benchè amministrativamente appartenenti ad altri co- muni finitimi, non sono in realtà che una dipendenza di quel gruppo di monti, tra i quali si stende il suolo esinense. Abbraccio quindi in questo scritto tutti quei molluschi osservati nello spazio naturalmente compreso fra il lago di Como da Bel- lano a Lecco, seguendo dapprima la strada lacuale, indi quella di Valsassina fino alle falde orientali dei monti Campione e Co- deno presso Pasturo, ed il corso della Pioverna fino alla sua foce in Bellano. | Dovendo parlare di specie già conosciute dai malacologi, mi limiterò ad una citazione succinta di esse, dilungandoni solo sopra quelle che quivi subiscono qualche modificazione degna di nota, caratterizzandole come lo richiedono lo sviluppo, il colorito, la conformazione, che ciascuna assume in confronto del tipo. Siccome poi questo territorio fa parte di quello illustrato già da Carlo Porro nella sua malacologia della provincia comasca, così ogni specie da lui citata verrà contrassegnata in questo lavoro coi numeri coi quali il chiarissimo autore le distinse nel suo. L’ ordine sistematico da me adottato è quello tenuto dall’ Al- bers: Die Heliceen 1860, II edizione, sembrandomi il più razionale, modificato talora da qualche suddivisione fatta posteriormente da altri autori. — 79 — Prima d’entrare in materia mi sia concessa una parola di sin- cero ringraziamento ai molti amici e corrispondenti, che mi fa- cilitarono lo studio e la compilazione del presente lavoro sia col dono che colla comunicazione di esemplari d’ altre località per confronto, o con osservazioni scientifiche, o col favorirmi a prestito opere pregevolissime da consultare; segnatamente all’amico caris- simo sig. Ferdinando Sordelli aggiunto alla direzione del nostro Civico Museo, che colle sue verifiche anatomiche e l’assistenza pre- statami nei disegni dalle tavole unite al presente, fummi di non lieve ajuto e vantaggio. In modo speciale rendo pure pubbliche grazie al molto Rever. sacerdote Don Giuseppe Leoni, parroco di Esino, che con squisi- tezza di modi e con generosità rara, volle più volte, in occasione di mie escursioni al Monte Codeno e Monte Campione, cortese- mente ospitarmi non solo, ma ben’anco dividere la sua mensa con me ed altri naturalisti che s’ erano meco associati. MEI 19 VOLL Class. I. Gasteropoda, Cuvier. Ordo I. Pulmonata Imnoperculata. Sect. GEOPHILA, Fer. Fam. Limacidae. Subfam. Limacina. Gen. I. Limax, Linneo. Limax (partim) Lin. Systema Naturae, édit. X, 1758. I, p. 652. Lima, Miiller. Vermium historia, 1774, IL Limax, Ferussac. Nistoire nat. Moll. 1819, p. 50, 66. Subgen. Eulimax. Eulimax, Moquin-Tandon. Hist. Nat. Moll. France 1855, tome II, pag. 22. Sectio. Heynemannia, Malm. Limax cinereus. v 1678. Limax cinereus, Lister. Hist. anim. Angl. tav. II, f. 15. 1758. Limax maximus, (partim) Linn. Syst. nat. edit. X, vol. I, pag. 652, edit. XII, 1766, pag. 1081. 1774. Limax cinereus (partim) Mill. Verm. hist. vol. II, p. 5. 1819. Limax antiquorum (partim) Fér. Hist. Moll. pag. 68, Tabl. Syst. 1821, pag. 20, plan. IV, fig. 2, SENZA) Limax cinereus et maximus plerumque auctorum. (Porro N. 3-1). Animale di grandì dimensioni, raggiungendo in marcia persino i 235 millimetri di lunghezza per 12°" a 15”® di larghezza. Specie che offre la più grande mutabilità nella grandezza, numero e distribuzione delle macchie, non che nella tinta fondamentale del corpo, ora color grigio cinereo, ora bianco giallognolo, ora bruniccio pallido e persino alle volte rossiccio ora unicolore , RE più spesso irregolarmente punteggiato, macchiato o rigato in nero. Tubercoli grossolani, irregolarmente sviluppati , quando corti e quando allungati, non sempre uniformi in grandezza; dorso care- nato per poco più di ‘/4 della sua lunghezza. Cappuccio piuttosto ampio, ovale anteriormente, alquanto an- golato al centro posteriore , ornato di strie concentriche, rugo- sità quasi nulle, unicolore o macchirttato irregolarmente come il dorso ; libero pei ?/5 anteriori della sua lunghezza; apertura respiratoria ovale, ampia, collocata nella parte posteriore destra a circa 4"" dall’ attacco. Capo del colore del corpo con leggera sfumatura grigia, che si estende ai lati del collo e talora sui fianchi. Una linea oscura, collocata fra due solchetti, divide longitudinalmente il capo ed il collo. Apertura degli organi della riproduzione posteriore e pa- rallela al tentacolo inferiore destro, da cinque a sei millimetri di distanza dal medesimo, arrotondata e chiusa nell’ esercizio delle funzioni ordinarie. Tentacoli del colore del corpo; i supe- riori allungati, ingrossati alla base, divergenti fra loro, screziati di una leggera tinta nerastra, misurano d’ ordinario da 18°" a 20%»: gli inferiori, unicolori, brunicci, semi-diafani,. più oscuri verso l’apice, misurano da 3 12?" a 4°". Suola del piede bianca o bianco-gialliccia, divisa longitudinalmente a mezzo di due leg- gerissimi solchi in tre campi, di cui il mediano è più trasparente e di colore tendente al gialliccio. Muco abbondante incoloro , denso piuttosto che no. Limacella inequilaterale, assai variabile in volume e spessore, ordinariamente allungata ed ingrossata po- steriormente, piana di sotto, alquanto convessa al di sopra: margine destro espanso, ovato ; il sinistro più retto: scabra e bianco-perlacea tanto inferiormente che nella parte superiore sulla quale veggonsi ben marcate irregolari strie di accrescimento. Il volume della limacella non è sempre in rapporto collo svi- luppo dell'animale, essendomi più volte occorso di trovare in esemplari di grandi dimensioni una limacella esilissima, quasi membranosa; mentre all'opposto in esemplari anche di mediocre sviluppo la rinvenni assai ingrandita e robusta. Nel campo delle presenti osservazioni raccolsi più frequente- mente le seguenti mutazioni. Me I. Concoror, Pini. (var. a Porro). Limax cinereus, var. x. Mill., loc. cit. Limax cinereus, var. a Drap. Histoire 1805, pag. 124. Animale intieramente cinerognolo chiaro, colle serie dorsali di tubercoli piuttosto grossolani. Cappuccio di tinta leggermente più oscura. Capo senza macchie, i due solchetti del collo senza linea mediana oscura. Tentacoli cinerino chiaro, granulosi. Margine esterno del piede biancastro; suola bianco-sporco unicolore. È l’albinismo forse di questa specie. Onde distinguere questa mu- tazione ho tralasciato il nome generico di cinereus, perchè già impiegato da diversi autori per designare anche altre varietà macchiate. II. CentarIvs (var. C Porro). Limax cellaria d° Argenville, Conchyologie 1775. pl. LXXVI, fio. A. Limax antiquorum, var. e, Fer. loc. cit., pag. 20. Limax cinereus, var. {, Drap. Histoire 1805, pag: 124. Limax maximus, var. , Moq. Tand. loc. cit., pag. 28, pl. IV, fig. I Animale cinereo-giallognolo unicolore col cappuccio sparso di macchie nere irregolari, dorso con quattro fasce nere interrotte, suola bianchiccia. III. IonsToNI. Limax maximus, var. è, Moa. Tand. loc. cit:, pag. 29. Limax antiquorum, var. è, Fér° loc cit., pag. 20. Animale grigio-gialliccio unicolore, col cappuccio macchiato irregolarmente in nero; dorso cosperso di punti ed una fascia su ciascun fianco dello stesso colore. Suola bianchiccia. IV. Macuratus (var. b, Porro). —_880- Limax maximus vat. macul.tus, Picard. Moll. Somm. in Bull. Soc. Lin. Nord 1840, I, pag. 165. | Limax cinereus var. B, Drap. loc. cit., pag. 124. Limax antquorum, var. n, Fér. loc. cit. pag. 20. Animale grigio-cinereo cosperso di piccole macchie irregolari nere, tanto sul cappuccio che sul dorso. Suola bianchiccia. V. FeERRUSSACI. Limax masmus, var. X, Moq. Tand. loc. cit., p. 29, pl. IV, fig. 5. Limax antiquorum, var. È, Fér. loc. cit., pag. 20, pl. IV, f. 8. Animale color cinereo, gialliccio unicolore, col cappuccio co- perto di macchie nere sub-arrotondate, corpo quadrifasciato da linee formate di macchie nere tondeggiarti, di cui le due dorsali a macchie più grandi. Suola bianchiccia. Siccome alcuni Limax appartenenti al sottogenere Eulimax offrono caratteri esterni differenziali abbastanza marcati, i quali sono comuni a quelli della sezione del Limax cinereo niger, Wolf, cioè la colorazione del fondo del corpo e la marginatura della suola colorata, ma anatomicamente appartengono alla famiglia del Cinereus, Lister, così credo conveniente separarli da questa sezione creando per essi una sotto sezione che in omaggio al Dott. Raffaello Gestro dirigente il civico Museo di Storia naturale di Genova chiamo Gestroa. Sub sectio. Gestroa. Limax tuberculis oblongis irregularibus instructus, dorso cinereo, vel colorato unicolore, solea ardesiaco limbata; aut dorso colorato nigro-maculato, solea albo- lutea:limaci cinereo Lister, vero interna structura omnino aequalis. I. Cormaniar (1!) Pini, Tav. A, fig. 1. (!) All’Illustrissimo sig. Barone Prof. Cornalia Dott. Cav. Emilio, Presidente della Società Italiana di scienze naturali, Direttore del Civico Museo di Milano, dedico que- sta mutazione in attestato di stima ed affetto. Bull. della Soo, Mal. It. 6 89402 Animal rufo-flavescens, Clypeo dorsoque maculis nigerrimis èr- regolaribus confertissime signatum, latere fasciis. duobus strictis cinerco-fuscîs lineatum nigro maculatae, în tribus spattis equalibus longitudinaliter dorsum dividentibus; solea albo-lutea. Elegantissima mutazione, la più bella che mi occorse finora di osservare in questa specie. Animale di color rosso aranciato. Cap- puccio come il corpo intieramente: ricoperto di fitte macchie ir- regolari, nerissime, dorso collo spazio centrale macchiato come il cappuccio per tutta la lunghezza del corpo; lateralmente sul dorso, due piccole fasce larghe 2"" di una tinta grigio-cinerino carico macchiate in nero, dal cappuccio vanno all’ estremità posteriore. Il corpo viene così diviso longitudinalmente in tre spazii d’eguale larghezza di ‘circa 10"" di cui i laterali sono coperti di macchie più piccole parimenti irregolari, che si estendono fino al margine esterno del piede, il quale è bianco giallognolo ai lati, più pallido nella linea mediana. L’esemplare unico che conservo nella mia collezione venne da me raccolto sullo scorcio di ottobre presso Varenna, sotto un' am- masso di pietre giacenti in un piccolo prato incolto, lateralmente alla strada lacuale, che da questo paese conduce a Bellano. II. StroseLi, Pini (1!) Tav. B, fig. 11 e 12. Animal corpore cinereo flavicante, unicolore, tuberculis oblongis validis instructo. Clypeo dorsoque concoloribus, apertura respiratoria non marginata; carima breve, parum emersu, ut corpus colorata. Solea pedis albo-lutea, cinereo-ardesiaco pallide limbatu. Animale di dimensioni ordinarie color cinerino tendente al gial- liecio, tubercoli ovali piuttosto allungati; cappuccio dello stesso colore del corpo, apertura respiratoria ovale allungata, ampia, non marginata; carena poco rialzata piuttosto breve, color cinereo- giallognolo leggermente più pallida del corpo. Suola bianco sporco, largamente bordata in cinerino ardesiaco pallido. Questa mutazione, non rara nelle nostre montagne, viene fa- cilmente confusa con albinismi del cinereo-niger di Wolf, pel (1) Dedico questa mutazione, all’ illustre malacologo Prof. Dott. Pellegrino Strobel in segno di stima e considerazione, N ea e nt ti Senza de De RON (- carattere del piede bordato. Alcuni esemplari raccolti nelle vici- nanze di Esino ed altri nella valle del Varone presso Premana vennero anatomicamente riconosciuti dal sig. Sordelli appartenere a questo gruppo anzichè a quello dei cerulans, Bielz e Da Campi di Menegazzi. Esternamente per verità, tranne la brevità della carena e la mancanza di colorazione, questa specie non offre sufficienti carat- teri per distinguerla dal gruppo: anzidetto. III. Pavesm, Pini (1) Tav. B, fig. 9 e 10. Limax fusco-castaneus unicolor, luberculis validis instructus, clypeo dorsoque concolore, apertura respiratoria postica, non marginata; carina mediocri ut corpus colorata: tentaculis ut cervix cinereo- pallido col oratis. Solea albo-rosea, late cinerco coerulescente mar- ginata. eo 20) Lato 0 Tone, Animale di medie dimensioni, a granulazioni irregolari allungate, unicolore senza macchie, di tinta bruno-castagno più pallida verso il piede. Capo e tentacoli color cinerino leggermente azzurrato, assai più pallido verso la parte inferiore del collo. Cappuccio arro- tondato in avanti ed ottusamente angoloso posteriormente, bruro- fosco unicolore, munito di finissime strie concentriche. Apertura respiratoria posteriore, allungata, non obliqua, non bordata. Corpo dello stesso colore del cappuccio con granulazioni assai pronun- ciate, macchiate superiormente nel centro in bruno più fosco. Ca- rena dorsale mediocremente acuta che ragziunge la metà del dorso, bruno intenso unicolore. Suola bianco-rosea largamente bordata in cinerino azzurrognolo intenso. Questa interessante mutazione venne da me raccolta nell’ agosto 1873 sulla strada che da Tar- tavalle conduce a Bellano, Limax cinereo-niger. 1822. Limax cinereo-niger, Wolf in Sturm Deuts. Fauna VI, L 1758. Limax maximus, —Linn. (partim) System. nat. edit. X, pag. 652. (®) Tributo di stima ed amicizia all’egregio Dott. Pietro Pavesi Prof. di scienze naturali nella R. Università di Pavia. 1774. 1854. 1850. 1857. 1862. BABI]; DL Limax cinereus, (partim) Mill. Verm. Historia II, pag. 5. . Limax antiquorum, Fer. (partim ) Hist. Moll. pag. 68, pl. VIII. Tabl. syst. 1821, p. 20, var. a et B, plioc. IV et VIII, A. fio. . Limax coerulans, Bielz, Beitrag zur kenntniss der sie- benbuirgichen Land-und susswas- sermollusken. . Limax cinereus, Miill. var solea nigrolimbata et mut, rufescens, carina et rugis rubris. — Strobel — Molluschi del lembo orientale del Piemonte; nel giornale di malacologia anno 1.° pag. 50. Lima* Da Campi, Menegazzi — Malacologia Veronese, nelle Memorie dell’ Accademia di Agrie, Arti e Comm. di Verona > vol. XXXII, pag. 63, N. 12 — III, tav. I, figo 1—-4. Limax maximus, Moq. Tand. (partim) loco citato pag. 29. Limax coerulans, mut, carina rubra vel gilva. Strobel- Essai d’une distribution oro-géo- graphique des mollusques terretres dans la Lombardie, pag. 11. Estrat- to dalle Memorie dell’ Accademia di Scienze di Torino Serie II, tomo XVIII. Limax Dorie, Bourguignat Spicileges malacologi- ques pl. XV, fig. 1-11. 1864. Limax Cinereo-niger,(partim) Stabile-Mollusques terrestres viv. du Piemont, negli atti della Società Italiana di scienze nat. vol. VI, pag. 21, tav.(I deMliC02; 2.0, I caratteri esterni pei quali vennero finora distinti dal gruppo dei Limax cinereus e maximus Auct., quelli che appartengono al gruppo del cinereo niger o Da Campi, furono precipuamente i quattro seguenti. suc BZ Ln I. Cappuccio unicolore senza macchie, a strie concentriche, più pallido verso il margine, II. Apertura respiratoria bordata, di colore ordinariamente più oscuro del corpo. INI. Carena dorsale pronunciata fino alla metà del dorso, di colore diverso della tinta generale del corpo. IV. Margine del piede e suola bordata più o meno larga- mente di una tinta cinerino-ardesiaco. Gli altri caratteri esterni dal cui complesso un occhio eserci- tato riconosce gli esemplari appartenenti a questo gruppo, allor- chè vi concorrano alcuni dei succitati, sono variabilissimi e non è così facile stabilirli. Questi caratteri però sono oggidì ricono- sciuti insufficienti, avendo l’ anatomia, specialmente per le inve- stigazioni del signor Sordelli, aggiunto a questo gruppo individui, che benchè per l’organizzazione interna vi appartengono, pure sono esternamente privi di quei caratteri che valsero di norma finora a distinguerili. Finchè adunque un paziente ed esercitato zootomo e malaco- logo non possa stabilire esterni caratteri distintivi che siano in rapporto coll’ interna struttura, bisognerà pure continuare a di- stinguerli colla sola scorta dei caratteri adoperati fin qui dagli autori. Parmi però razionale e conveniente dividere in due se- zioni questo gruppo, la prima delle quali abbracci quelli che sono muniti di quei caratteri che valsero di norma finora per annoverarli in questo gruppo; la seconda che vi comprenda quegli altri che anatomicamente vennero riconosciuti appartenervi, quantunque i caratteri esterni siano dai primi ben differenti, ed eziandio disparati fra loro; aggiungendovi in seguito tutti quegli altri che oggidì fossero impropriamente compresi in altro gruppo e che le ulteriori investigazioni anatomiche stabilissero dovere appartenervi. Ciò premesso io chiamerò la prima sezione Chromolimax e la seconda Opilolimax. Sectio Chromolimax. Mi valgo per caratterizzare questa sezione dalla frase data dal Menegazzi pel Limax Da Campi, ritoccata dal Dottor Eugenio Bettoni nel Bollettino Malac. Ital. del 1870, vol. III, pag. 162. >» Limax corpore tuberculis oblongis irregularibus snstructo , BE « fronte grisca, tentaculis cinereis granulosis, busi latis; clypeo « unicolore, concentrice crispato-sulcato; postice cuneato; margini- « bus anticis pallidioribus. Apertura respiratoria postica, margi- « nata; « Carina valida dissimiliter colorata (*)», disco sordide al- a descente, fascia utrinque marginali lata, cinereo-nigrescente prae- « dito, alisque pedis cyaneo-nigrescentibus ». a. Carina alba. I. CinEREO-NIGER éypus. 1819. Limax antiquorum , var. a Fér. loc. cit., pl. VIII, A. fo osk 1822. Limax cinereo-niger, Wolf in Sturm loc. cit. 1849. Arton lineatus, Dumont et Mortillet. Hist. Mollus. Savoie pag. 192, n. 6. | 1853. Limax coerulans, Bielz, loc. cit. 1855. Limax maximus, var. p, Moquin Tand. Histoire natur. vol. II, pag. 29. 1857. Limax lineatus, Dum. et Mort. Catal. crit. des moll. de la Savoie, pag. 12, N. 11. 1870. Limax Da Campi, var. t Amalia Bettoni. Note mala- cologiche sul Limax Da Campi, nel Bullettino malac. Italiano vo- lume III, p. 166, tav. III, fig. 2, 2a. Animale di color nero-cerulescente più o meno intenso, col cappuccio più fosco del corpo, carena dorsale bianca, ed il piede bordato di grigio ardesiaco chiaro. II. Isseti, Pini, tav. A, fig. 4, 5 (2). Limax corpore rugoso, tuberculis oblongis irregolaribus ornato, omnino griseo-albescente, tentaculis cinereo-cyaneis granulosis ; clypeo et corpu, concolore fusco-evanescente; apertura respwatoria griseo-brunneo marginata, carina valida alba, solea pedis albo-sor- dida; fascia marginali cinereo-cyaneo utrinque lata. Lone. fedele 0a: Lato. i (1) Vi aggiunsi il carattere della carena perchè omesso dai due autori della frase. (3) Omaggio al chiarissimo malacologo Dott. Prof. Arturo Issel. È ? 3 Pi TS no a LARGO Animale intieramente grigio-bianchiccio coi tentacoli superiori cinereo-azzurri; finamente punteggiati di tinta più oscura, bian- co-giallicci all'apice: Cappuccio bianco-grigiastro, coperto da una sfumatura bruno pallida. Apertura respiratoria bordata in grigio brunastro. Carena assai allungata, bianca. Suola bianco sporco, marginata in cinerino-cerulescente. Questa mutazione venne da me raccolta nel maggio 1873, in fondo alla valle del torrente Esino nelle vicinanze di Vezio, paese posto a destra della valle che da Varenna conduce ad Esino. b. Carina Gilva. III. ArRATUS. Limax Da Campi, var. n Bettoni. — Note malac. sul Limax Da Campi, nel Boll. Mal. It. 1870, v. III, pag. 155, tav. III, fig. 4 e 4a. Limax maximus, var. y, luctuosus, Moquin-Tandon, Histoire Moll. 1855, vol. IL, pag. 29. Animale color cinerino oscuro coi tubercoli più oscuri e quasi neri al centro. Cappuccio unicolore grigio-nerastro, coll’ apertura respiratoria bordata in tinta più oscura. Carena gialla che rag- giunge i 2/8 della lunghezza .del corpo. Suola bordata ia grigio- ardesiaco pallido. Rinvienesi sulla strada che da Perledo mette a Regoledo. c. Carina rubra. IV. Da Campi. Limax Da Campi, Menegazzi. Malacologia veronese 1854, vo- lume XXXII nelle Memorie dell’ Accade- mia d’ Agric., Arti e Comm. di Verona, pag. 63, N. 12, tav. 1, fig. 1-4. Lo rinvenni nella Valsassina, non raro. V. TriingoLATUS, var. B. Bettoni loc. cit. pag. 163, t. III, fig. 3 e 3a. Sulla strada che da Tartavalle conduce a Bellano , presso il Portone. ONE VI. MovxoLinzATUs, var. 1, Bettoni loc. cit. pag. 154. tav. III, fg. 1e 1. Nella Valsassina da Tartavalle a Cortenova. VII. Doria. Limax Doriae, Bourguiguat, Revue et Magasin de Zoologie juin 1861. Spicileges malacologiques 1862, pag. 23, pl. XV, f. 1,5, 6,8. Si trova nella Valsassina presso Pasturo. VIII. Fuscus, var. è. Bettoni loco citato, pag. 164, tav. IV, fig. 1 e la. Differisce dalla precedente mutazione per avere, oltre la carena, altre due fascie laterali interrotte color rosso ; per la tinta fon- damentale rassomiglia la varietà data dal Bourguignat (loc. cit.) alla fig. 9. Sulla strada che da Perledo conduce a Bellano, poco discosto dallo Stabilimento di Regoledo. IX. EryrHRUs. Limax erythrus, Bourg. Malac. de la grande Chartreuse 1864, pag. 33, pl. 11, fig. 1-8. Bella mutazione rossa-unicolore, senza macchie, assai rara in Lombardia. La rinvenni nella Valsassina presso Balabio. X. Viuuar, Pini (1) tav. A, fig. 2e 3. Limax corpore ommino rubescente, dorso tuberculis elongatis, stri- gis rubris sanguineis papilliformibus valde signato, maculis nigris ordine duplici longitudinaliter ornato, medianes clypeum, laterales medium corporis tantummodo attingentes; tentaculis carneis cinereo nebuloso granulatis, clypeo nebuloso villoso rufescente; apertura re- n () Dedico questa bella mutazione ai sigg. Cav. Antonio e Cav. Gio. Batt. ca Villa quale tenue tributo di riconoscenza. META.) [SR spiratoria rubeo-opaco marginata; carina validissima rubro-vivido tincta, medium dorsi longitudinem equante. Solea roseo-carnea , ardesiaco-sub-nigro marginata. eee erre Lat onntia al 087, Animale intieramente rosso carmino pallido, tubercoli ovale al- lungati irregolarmente sparsi: lungo la linea dorsale ogni tuber- colo è macchiato longitudinalmente da una striscia papilliforme di color carmino intenso ed assai vivace, lungo i fianchi di tinta meno viva. Quattro linee di macchie nerissime percorrono longi- tudinalmente il dorso, le due mediane dal cappuccio alla estre- mità caudale, le due laterali da questa fino alla metà del corpo, di un nero intenso, e per la rimanente porzione fino al cappuccio sfumate, appena tracciate; di modo che l’ animale appare interrot- tamente bifasciato in nero nella metà anteriore e quadrifasciato nella posteriore. Cappuccio unicolore rosso intenso con sfumatura leggermente fosca da simularlo vellutato; apertura respiratoria contornata da una marginatura color carmino intenso. Collo e capo roseo-cerulei, tentacoli superiori roseo-carnei punteggiati fino all’ apice da granulazioni cinerino-ardesiaco sfumato, gli inferiori unicolori roseo-carnei, linea mediana del capo co- lore carmino cerulescente pallida. Apertura genitale parallella al piccolo tentacolo destro, dal quale dista 4 mill., circondata da un’ anello bianchiccio ingrossato. Carena color carmino fosco vivace che giunge fino alla metà del dorso; suola roseo-gialliccia nella parte mediana, lateralmente bordata in color ardesiaco in- tenso. È questa la più appariscente fra la tante mutazioni che subisce questa specie e la rinvenni sulla strada che da Esino pei prati d’ Agueglio conduce a Bellano. XI. Taccanu, Pini, (1), Tav. A, fig. 6 e 7. Limax corpore tuberculis oblongîis fusco-terreis irregularibus instructo, sulcis dorsalibus validis, fronte ac tentaculis cinereo- rufescente evanescentibus, clypeo unicolore concentrice crispato, fusco-rubro lutescente, antice rotundato, postice paululum rostrato; apertara respiratoria postica, ardesiaco-nigrescente marginata. Ca- (!) Dedico questa mutazione all’amiso Cesare Taccani che mi fu compagno carissimo più volte nelle mie escursioni malacologiche. TOR rina sub-sanguinea in zonula usque ad clypeum producta. Pede atro, conula mediana luteolo-favam prebente. Animale ovale allungato a tubercoli oblunghi, tinta fondamen- tale rosea piuttosto violacea col centro dei tubercoli dorsali tinti di un bruno terreo. Cappuccio unicolore di tinta roseo bruno vi- noso, tentacoli cinereo-roseo sfumato, granulosi. Apertura respi- ratoria posteriore, bordata in color ardesiaco intenso. Collo e capo color cinerino pallido leggermente violaceo colla linea mediana cinerina fra due solchetti. Carena rosso cinabro prolungantesi in zona dello stesso colore fino al cappuccio. Piede color roseo- gialliccio bordato di cinerino ardesiaco. XII. Guarrera, Pini, (1) tav. A, fig. 8 e 9. Limax eorpore tuberculis oblongis irregularibus fusco-violaceis ac nigris interpositis instructo, lineis tribus sub-sanguineis longi- tudinaliter ornato; linea media servis duobus, laterales serie unica tuberculorum composite; fronte tentaculisque cinereo-vinosis, clypeo fusco-terreo unicolore, concentrice crispato. Apertura respiratoria atro-fusco marginata. Carina sub-sanguinea in zonula usque ad clypeum producta; pede ardesiaco aterrimo, zonulam medianam lu- teolo flavam praebente. i Animale a tubercoli allungati di tinta latteo-vinosa alternati da altri neri. Tre linee color rosso vivace percorrono longitudi- nalmente il corpo dal cappuccio all’ estremità posteriore, la me- diana in prolungamento della carena composta di due serie di tubercoli, le laterali d’una sola serie. Cappuccio color cioccolatte come vellutato munito di strie concentriche finissime ; tentacoli superiori cinerino-violacei, gli inferiori alquanto plù pallidi. Capo della tinta fondamentale del corpo colla linea mediana del collo cinerino oscuro. Suola bianco-rosea-gialliccia, largamente bordata, in colore ardesiaco fosco. Sectio Opilolimax. (4) Dedico questa mutazione al sig. Marchese Prof. Raffaello Gualterio quale omag- gio di stima e riconoscenza. AL caggnet Limax corpore tuberculis oblongis irregularibus instructo , ci- nereo, aut cinereo rufescente unicolore; tentaculis omnino cinereis granulosis: clypeo concentrice parum crispato, maculis nigris or- biculatis rarioribus signato, aut concolore, postice cuneato, aper- tura respiratoria postica, vix leviter, aut non, fusco-marginata, carina valida, cinerea pallidula, aut rufo tineta, solea omnino albescente aut sordide flavicante unicolore: anatomice vero animal est limaci cinereo-nigro peraffine. XII. PuwcruLatus, Tav. B, fig. 1 e 2. Limax punctulatus, Sordelli. Anatomia del Limax Doriae, Bour- guign. etc., negli Atti della Società Ita- liana di Scienze naturali 1870, vol. XIII, fasc. III, pag. 250 (sine frasis). Limax cinereo-flavicans unicolor, tuberculis oblongis irregula- > ribus instructus, fronte albo-lutea, cinereo-villosa, tentaculis cine- reo-pallidis granulosis basi approximatis; clypeo leviter concentrice striato, irregulariter nigro-punctulato (1), apertura respiratoria . postica, levissime cinereo-marginata, dorso longitudinaliter punctato, seriebris tribus aut quatuor macularum nigerrimarum punctifor- mium; clongata dimidium dorsi attingente, albo-lulea ; solca al- bidula carina unicolore. Bono: «ip 420% —180#7../Latoiye, 121455. Animale cinerino chiaro tendente al giallognolo, di tinta uni- forme tanto sul cappuccio che sul dorso ; tubercoli allungati, irregolari, disposti in serie d’eguale larghezza. Testa bianco-gial- liccia con leggerissima sfumatura cinerea; eollo munito di due solchetti paralleli senza linea mediana colorata. Tentacoli cinereo- giallognoli granulosi, ingrossati ed assai avvicinati alla base; cap- puccio solcato da leggeri strie ovali concentriche, irregolarmente (!) Il sig. Sordelli nel succitato lavoro parlando del cappuccio di questa mutazione lo disse erroneamente « senza macchie di sorta». Ciò non può essere occorso che acci- dentalmente poichè colla diligenza che gli è propria, egli aveva fatto, prima di sezio- narlo, un disegno del mollusco, e forse disturbato prima di completarlo, passò alla se- zione dell’animale, facendone dappoi la descrizione sul disegno fatto, a cui mancavano i punti ner? s::1 cappuccio come ebbe lo stesso a confermarmi verbalmente. — i segnato con piccoli punti tondeggianti di !/ millimetro di dia- ‘metro, nerissimi, in numero da 10 a 25. Apertura respiratoria assai obliqua e posteriore, leggermente sfumata, all’ intorno di una tinta più oscura. Corpo segnato da piccoli punti rotondi nerissimi disposti ora in 3 ed ora in 4 serie irregolari per cia- scun lato formate da 12 a 14 punti ciascuna. Fra l’una e l’altra serie talvolta scorgesi qualche altro punto nero isolato«come anche nella parte anteriore-inferiore del corpo. Carena che raggiunge la metà del dorso, di color bianco sporco. Piede bianchiccio unicolore diviso in tre campi equilateri. XIV. Prapar ('), Pini. Limax corpore tuberculis oblongis irregularibus cinereo-instructo flavicantibus; tentaculis cinereo-pallidis granulosis; basi latis aproxi- matis; fronte cinerea bisulcata, linea intermedia cinereo-cyanea eva- nescente. Clypeo concentrice crispato , cinereo-flavicante , maculis nigris punctiformibus paulum ornato. Apertura respiratoria postica, fenuiter fusco marginata. Corpore punctis nigerrimis paucis in seriem unicam lumbis devinctis, longitudinaliter ornato, aut irre- gulariter sparsis. Carina albo-lutea, valida, pallida; solea sordide- albida; unicolore. Hong: 0. 290-180, Late ZE Animale cinereo gialliccio come il precedente; distinguesi da esso per avere sul cappuccio, solo da 4 a 6 macchie puntiformi nere, sparse irregolarmente. Il corpo è del pari ordinariamente ornato di punteggiature nere, sparse talora senz’ordine, e talvolta dispar ste in serie di 9 a 10 punti formanti una fascia lombare, con pochi altri (da 4 a 5) sparsi qua e là irregolarmente sul dorso. Carena, suola e limacella come la precedente mutazione. Rinviensi raramente nelle selve castanili di Bigallo e Mascée presso Esino inferiore. XV. Parumpuncratus, Pini. Animal precedenti similis; differt tamen ab eo maculis paucis simis irregulariter sparsis, tam super clypeum, quam super dorsum. (1) Tenue omaggio al Prof. Dott. Teodoro Prada, Preside del R. Istituto Teenico di Pavia. had — PORRI: 1.7; PR Mutazione come la precedente; distinguesi da esso per avere sul cappuccio solo da 1 a 3 macchie nere puntiformi e sul corpo da 4 a 10, sparse al solito senz’ ordine irregolarmente qua e là. Rin- viensi nei boschi di faggio lungo la strada che da Esino inferiore conduce all’ Alpe Pelaggia. XVI. Toratu, Pini (1) Tav. B, fig. 7 e 8. Limax corpore rugoso, cinereo-rufescente unicolore, fronte cinereo- flava, linea cyaneo-fusca in medio signata, tentaculis cinereo-roseis granulosis; clypeo cinereo-fusco-rufescente, marginibus pallidioribus concentrice crispato. Apertura respiratoria postica , cyaneo-griseo subtiliter marginata. Carina rubra: solea albo-flavicante, unicolore. Animale color cinereo rossiccio, unicolore alquanto più pallido al fianchi, cappuccio dello stesso colore più fosco, leggermente marginato in tinta più pallida, senza macchie; apertura respira- toria bordata da stretta riga cinerino-azzurrognola; apertura ses- suale parallela al tentacolo inferiore destro a 3"”, di distanza. Carena rosso-sanguigno crespata, più pronunciata nella metà cau- dale. Suola bianco gialliccia, unicolore. Di questa interessante e rara mutazione non vidi fin ora che l’ unico esemplare da me rac- colto nelle vicinanze di Esino. Sectio Plepticolimax, Malm. Limax variegatus. 1758. Limax flavus, (partim) Linn. Syst. nat. edit. X, vol. I, pag. 652. 1801. Limax variegatus, Drap. Tableau Moll. pag. 103, Histoire nat. 1805, pag. 127, N.0 9. 1821. Limax variegatus, Fér. Tabl. Syst. pag. 21, pl. V, fig. 2. Animale che raggiunge i 100% di lunghezza, per 12 di lar- ghezza; color bianco-giallognolo o bianco-verdastro pallido. Corpo formato da granulazioni minute, alternate irregolarmente nel co- lorito, che per la massima parte sono nerastre o grigio-plumbeo (1) Dedico questa rara mutazione ai sigg. Dott. Ercole e Dott. Cav. [Ernesto dei Conti Turati quale omaggio di stima ed amicizia, * — 96 — od anche grigio-rossiccio, in guisa da simulare una reticulazione oscura interrotta sovrapposta ad un fondo chiaro. La parte po- steriore del dorso è brevemente carenata. Cappuccio finamente rugoso , lungo circa ?/ dell'animale, di tinta fosca con inter- stizii, dal quali scorgesi, a guisa di maculazioni irregolari (d’or- dinario più ampie di quelle del corpo e di forma tondeggiante ) la tinta fondamentale del corpo: il margine anteriore, come il po- steriore, è ovale-arrotondato, libero per 2/; circa della sua lun- ghezza. L'apertura respiratoria è ovale piuttosto ampia, bordata, ed ha principio ove il cappuccio comincia ad aderire al corpo. L'apertura degli organi della riproduzione è situata al lato de- stro del collo parallela e posteriore al piccolo tentacolo inferiore. I tentacoli superiori. sono allungati, color cinereo-azzurro e fra di essi superiormente al centro del collo si distinguono due sol- chetti ai quali è frapposta una linea cinereo-nerastra: gli infe- riori cortissimi arrotondati, cinerei, alquanto più oscuri verso l'apice. I margini del piede sono privi di macchie oscure e la suola è biancastra. Muco abbondante, denso, assai lucente allor- chè è disseccato. Limacella inequilaterale, ovale-allungata, un poco obliqua, ar- rotondata anteriormente, piuttosto tronca nella parte posteriore, abbastanza robusta. La superficie inferiore è concava, la superiore poco convessa; il colore è bianco perlaceo d’ ambo le parti. Il mar- gine destro è alquanto più espanso e solcato da un seno rien- trante nella parte posteriore. Lunghezza 10%, Larg. 6°, al centro e 42%, 40 posteriormente. È specie comunissima ovunque, vive anche nelle abitazioni in luoghi umidi, come nelle cantine, le grotte, le ghiacciaje ete. Rin- viensi pure lungo i vecchi muri, presso i letamai e negli orti e giardini sotto gli ammassi di pietre. Nel territorio di Esino ‘ho rimarcato le seguenti mutazioni. I. Virescens. var. f. Fér. Tabl. Syst. 1821, p. 21, t. V, fig. 2. II. Macunatus. Mog. Tand. Histoire nat. 1856, p. 25, var. e. Var. è, Fér. Tabl. Syst. p. 21, pl. V, fig. 3. III. Ticrinus. Pini. Animal flavo-rufescens, nigro variegatum, clypeo postice magne 970 nigro-maculato, medio dorsi lineam flavo-rufescentem longitudina- liter ferente carinam connectentem Assai raro presso Esino. IV. CorusrInus. Pini. Animal flaverm, clypeo dorsoque late ac irregulariter nigro-macu- lato, interstitiis flavis maculas nigras cquantibus. Assai raro presso Esino. Sectio Stabilea, Pini. Limax statura mediocri, subeylindrico-elongatus, tuberculis oblon- gîs, parum erectis; clypeo magno irregulariter striatulo, antice non adherente, postice rotundato; apertura respiratoria mediana; sudor non coloratus. Limacella inequilateralis. . Limax Psarus, Tav. B, fig. 3 e 4. Limax Psarus, Bourguignat, Les Spiciléges malacologiq. 1862, pag. 26. deg d Bourg., Note sur divers Limaciens nouveaux ou peu connus, in Revue et Magas de Zool. Juin, 1861. Animale piuttosto cilindrico, cinereo unicolore, più pallido verso il piede, a tubercoli poco allungati in serie irregolari e divisi da solchi poco profondi, decrescente sensibilmente nella parte caudale che è munita di carena mediocre, acuta, bianchiccia. Dorso e fian- chi cinerini alle volte leggermente azzurrati sparsi di macchie nere piuttosto arrotondate, talora fuse fra di loro longitudinalmente. Capo e collo bianco-giallicci, con lineette cinerine-azzurrognole al centro prolungantesi fino all’attacco del cappuccio. Tentacoli superiori sottili, allungati, cinereo-violacei; gli infe- riori giallognoli sfumati superiormente in cinerino. Cappuccio grande, arrotondato tanto davanti che posteriormente, del colore del dorso, coperto di macchie nere più minute di quelle del corpo, munito di striature finissime irregolari. Apertura respiratoria col- locata quasi al centro del cappuccio, assai ristretta. Suola bianco- gialliccia unicolore, distintamente marcata pel lungo daì due sol- — 98 — chi chela dividono in tre spazii. Misura da 502” a 60° di lun- ghezza per 6 a 7""- di larghezza. Limacella inequilaterale, di colore bianco-perlaceo mediocre- mente robusta, alquanto ovata, arrotondata al davanti, margine destro più dilatato, piuttosto convessa superiormente, munita di regolari strie d’ accrescimento. Lung. 11”, Larghezza 6". Questa. specie che nell’ insieme rassomiglia ad alcine mutazioni del Limax cinereus si distingue da queste, pel corpo più cilin- drico e decrescente sensibilmente nella parte posteriore, per la posizione dell’ apertura che è situata più anteriormente, per la carena dorsale più acuta e di tinta sempre più pallida di quella del corpo, non che pel cappuccio più tondeggiante nella parte po- steriore. Nel massimo suo sviluppo questa specie raggiunge poco più della metà statura del L. cinereus. Rinviensi meno frequente di quest’ultimo nelle selve castanili di Bigallo e Mascée presso Esino inferiore; nella Valsassina fra Tartavalle e Cortenova; e presso Pasturo. ; È specie che abita anche i colli ed il piano avendola raccolta eziandio nella Brianza e presso Milano. Limax Pironae Pini, (!) tav. B, fig. 5 e 6. ‘1855. Limax maximus, var. niger Moq. Tand.? Hist.Moll. pag. 29. 1857. Limax maximus, var. niger Dumon et Mortillet ? — Cat. crit. et malacost. des moll. de la Savoie pag. 14. 1862. Limax unicolor, Heynemann? Malak. Blatter IX, pag. 54. 1864. Limax cinereo-niger, albipes var. , Stabile — Moll. terr. et fluv. du Piem. Negli atti della Soc. Ital. di Scienze nat. vol. VI, pag. 21, 22; et in specimine. 1871. Limax psarus, var. atra Villa — Cat. Sinon. nel Bullettino malacol. Ital. vol. IV, pag. 83 (sine frasis). Limax cylindricus, parum elongatus, postice attenuatus, acute- (1) Dedico questa specie all’ ottimo Prof. Giulio Andrea Pirona illustratore della fauna malacologia del Friuli. IR (0) GONE carinatus; dorso fusco aut fusconigrescente unicolore, ad marginem pedis evanescente in fusco-luteolo, sine maculis, tuberculis angustis fleruose-clongatis; clypeo irrequlariter striatulo, fusco nigrescente, antice et postice rotunduto, tentaculis atris, apertura respiratoria rotundata pallide limbata, solea albo-lutea unicolore. Modo Sonia, VT Wat: geesviuno Gua; Animale di mezzana statura a granulazioni un poco allungate, unicolore senza macchie di sorta, che varia dal color bruno in- tenso al nero, assai attenuato posteriormente, colla carena acuta, dello stesso colore, lunga una terza parte del corpo. Cappuccio non allungato, libero pei ?/5 anteriori, munito di striature irre- golari finissime; apertura respiratoria situata poco posteriormente alla metà del cappuccio arrotondata ed ingrossata al margine esterno il quale è di color bianco-gialliccio pallido come il collo; apertura degli organi della riproduzione situata posteriormente, ed alquanto in basso del gran tentacolo destro da cui dista 3"", 30. Capo color nericcio sfumato, tentacoli colore bruno alla base, un po’ cineruguolo verso l'apice. Suola bianco sporco leggermente gialliccia, unicolore. Quando è adulto non giunge che a metà del'a statura ordinaria del mazimus. È specie alpestre ed alpina; rinviensi sotto le corteccie degli alberi e sotto le grosse pietre sul monte Ccdeno. Il sig. Ferdinando Sordelli che lo anatomizzò ebbe a ricono- scerlo per l’ interna organizzazione assai affine al Limax Parus. Sectio Agriolimax, Mòrch. Limax Agrestis. 1758. Limax agrestis, Linneo. Syst. nat. edit. X, vol. 1, p. 652. 1774. Limax agrestis, Mull. Vermium historia II, pag: S. Animale che varia assai in statura e colorazione ; nel’ campo delle. nostre osservazioni è d’ordinario lungo da 35"" a 40°" e largo da 8"" a 10; più o meno finamente striato a rugoso a norma della sua statura: piuttosto arrotondato e grosso al da- vanti, decrescente all'indietro, col dorso a schiena d’ asino bre- vemente carenato. Cappuccio ampio, arrotondato all’ estremità , libero per quasi la metà anteriore, solcato da finissime strie con- Bull. della Soc. Mal. It. 7 — 100 — centriche, descriventi tanti ovali che dal centro si allargano alla periferia. Apertura respiratoria assai posteriore, a circa due terzi del cappuccio, bordata in tinta più pallida. Muco vischioso, bian- co-latteo, abbondante. Limacella inequilaterale, ovale-arrotondata, sottile, alquanto ristretta posteriormente, concava al di sotto, leggermente convessa al di sopra; col margine destro espanso, il sinistro quasi retto, entrambi membranacei ; strie d’ accresci- mento fitte e poco marcate, color bianco-perlaceo superiormente, piuttosto cristallino nella parte inferiore. Lunghezza . . . 4%, 30. Larghezza. . 2920 15. Dimora come i suoi congeneri nei luoghi umidi, sotto le pie- tre, al piè degli alberi, e sotto le corteccie; abbonda ovunque nei campi e negli orti, ove è infesto. Lo trovai oltre nelle vici- nanze di Esino, abbondante anche lungo il Lario e nella Val- sassina. Le mutazioni degne di nota sono le seguenti: I. Arzipus. Moqg, Tand. Hist. nat. 1850, p. 22, pl. II, fig. 18. Animale intieramente biancastro, alle volte con sfumature ci- nerognole sul cappuccio. II. Finans. Limax filans, Hoy. in Trans. Linn. I, 1791, pag. 183. Var. Y, Fér. Tabl. Syst. 1821, pag.(21, pi Vie oo Animale bianco senza macchie, col cappuccio color giallognolo. IMI. Rurescens, Fér. var. €, Tabl. Syst. p. 21, pl. V, fig. 8. Var. B, cineraceus, Moq. Tand., loco citato. Avimale giallognolo o grigio rossiccio, cappuccio di tinta più marcata, macchiuzzato più oscuro. IV. ReTICULATUS. Limax reticulatus, Mill. Verm. hist. 1774, II, pag. 10. Var. n, Fér. loco citato, tav. V, fig. 7. Animale cinereo-bruno col dorso ricoperto da una reticulazione — 101 — irregolare di color bruno , talora rossiccia. Cappuccio unicolore, più pallido, macchiettato irregolarmente in bruno. Le prime tre mutazioni abbondano nella regione alpestre ed anche talora al- pina, l’ultima s'incontra più raramente in questo territorio , mentre prevale al piano. V. Osscurus, Fér. var. € pl. V, fig. 8. Animale color giallo-rossastro irregolarmeute macchiato di un color brunastro. Gen. II. Lehmannia. Lehmannia, Heynemann, Malakozoologische Blitter 1863, X, 211. Lehmannia arborum. 1774. Limax marginatus, Mill. (non Drap.) Verm. hist. vol. II, pag. 10, n. 206. 1834. Limax arborum, Bouchard Chantereanx. Mollusques, Pas de Calais, N, 6, pag. 164. Da molti malacologi italiani e stranieri viene citata la presente specie quale sinonimo del L. marginatus, Drap., tratti forse in errore dall’ avere questo autore nella sua Histoire naturelte des Moll. terrestres et fluviatiles de la France, citato (dubitativamente però ), la specie di Miiller quale sinonimo della sua. Un attento esame però alle frasi specifiche, benchè assai succinte, dei due chiarissimi autori, e sopratutto alla fig. 7, tav. 9 dell’opera sur- riferita deve fare persuaso essere il L. marginarus di Miller, ben altra specie di quella che intese Draparnaud, il quale a pag. 124 dell’ opera citata così descrive la sua specie. Limax cinereus; clypeo maculato punctato urrinque fasciato ; corpore ruguloso punctato ; dorso carinato. Miiller del suo L. marginatus dà invece la seguente descrizione. « Limax cinereus, clypeo utrinque striga obscura, abdomine pallide coerulescente. Long. 2 une. > Se il Miiller avesse inteso per marginatus la stessa specie di Draparnaud avrebbe fatto menzione, nella frase specifica, della carena dorsale che è carattere così saliente che non poteva di — 102 — certo sfuggire ad un naturalista cotanto diligente ed accorto come lui. La frase del Draparnaud assegna alla specie da esso intesa il carattere di « Clypeo maculato punctato et corpore ruguloso pun- ctato >» caratteri pure che non avrebbe ommessi il Miiller qualora si fossero riscontrati nella sua specie, mentre non tralasciò di accennare il carattere di « cIypeo utrinque striga obscura » che è comune anche alla specie di Draparnaud e che quest’ultimo ca- catterizzò < utrinque fasciato ». Iì carattere poi di « abdomine pallide coerulescente » assegnato dal Miller al suo marginatus non si riscontra affatto nella specie fisurata da Draparnaud, la quale ha sempre l'addome roseo- bruniccio o rosso-vinoso più o meno intenso, sempre coperto di punteggiature nerastre irregolarmente sparse che si estendono anche al cappuccio. Anche il luogo di dimora assegnato dai due citati autori al loro marginatus, conferia nella convinzione trattarsi di specie af- fatto diverse. Infatti il Miller disse aver presa la sua specie « 7 fago vulgaris primo verae et novembris >», mentre il Draparnaud disse tro- varsi la sua « dans des fentes et les creux des vieux murs » carattere aneor questo della dimora assai rimarchevole e distintivo per la separazione delle due specie di marginatus, vivendo infatti quello inteso dal Miller sempre sotto le corteccie, e nei crepacci degli alberi, sui quali fa abituale dimora; mentre la specie descritta e figurata dal Draparnaud rinviensi sotto le pietre e tutt’ al più al piede o fra le radici degli alberi sui quali non sale. Lo studio poi dell'animale separò nettamente queste due specie appartenenti a generi affatto diversi. Onde evitare ogni confusione per la comunanza di nome di queste due specie, quantunque appartenenti a genere diverso, adotto per quella di Miller il nome di arborum impostogli da Bouchard Chantereaux, quantunque posteriore a quello di Miller ritenendo quello di marginatus per la specie descritta e figurata da Draparnaud, benchè esso pure posteriore; perchè generalmente già adottata dai malacologi per designare quella specie. Ciò pre- messo ecco i caratteri pei quali si distingue agevolmente questa specie. IL Trpus. n Animale ora cinerino-verdognolo, ora gialliccio-ceruleo , ora — 103 — bruniccio unicolore ed ora irregolarmente macchiato di tinta più fosca o più pallida del fondo del corpo. In marcia appare semidia- fano e si allunga assai, in modo da sorpassare due volte il doppio e più la sua lunghezza di quando è in riposo. Il colorito è più intenso nella parte superiore del corpo mentre i fianchi sono sempre più pallidi, e nel centro del dorso , partendo dal cappuccio, ha origine una fascia pallida unicolore, della larghezza di mezzo millimetro , che percorre tutta la lunghezza del medesimo con- giungendosi alla carena. Cappuccio arrotondato anteriormente e ad angolo smussato posteriormente, a strie finissime, concentriche, filiformi , legger- mente più pallido del dorso, avente ai lati longitudinalmente due striscie dello stesso colore della linea mediana del corpo col centro percorso da una fascia nerastra. Queste fascie nere sono più avvicinate fra loro e meno ricurve che non nel Limax marginatus di Draparnaud. Tentacoli grigi-giallognoli, i superiori allungati, gli inferiori più grossi, e lunghi soltanto !/1 parte dei primi. Apertura respiratoria obliqua, non marginata e situata nella metà posteriore inferiore destra del cappuccio. Suola bianchiccia ai lati, e cinerino leggermente ceruleo al centro. Muco incoloro, acqueo ed abbondante. Limacella inequilaterale , ovale allungata, sottile leggermente concava, più grossa nel centro e segnatamente nella parte poste- riore. Lung. 6"", 75. Larg. 8", 70. Abbonda questa specie nei boschi e rinviensi facilmevte dopo le grandi pioggie autunnali lungo il tronco dei vecchi alberi. Nell'estate rinviensi raramente ‘ed è forse la specie che teme meno il freddo, trovandosi persino nel principio di dicembre. DIL Berio Limax Bettoni, Sordelli. Atti della società Ital. di scienze nat. vol. XIII, 1871, pag. 251-252. È questa una mutazione della presente specie a colorito più chiaro, nella quale le fasce laterali del dorso sono più allargate, pallide ed interrotte da granulazioni bianco-giallognole somiglianti alla macchiatura del L. variegatus, Drap. Le linee oscure laterali al cappuccio ora sono bipartite ed ora larghe anostomizzate fra loro in modo di coprire quasi intiera- mente il cappuccio stesso. Il signor Sordelli che nel lavoro sur- — 104 — riferito aveva elevata al rango di specie distinta questa muta- zione ed erroneamente riunita al gruppo del L. ugrestis, avendo estese successivamente le sue osservazioni ad un maggior numero di esemplari, e meglio riconosciuti i caratteri tanto esterni che interni, riconobbe non essere che una distinta mutazione di que- sta specie. i Non mi occorse che una sol volta di rinvenirne alcuni esem- plari sopra un vecchio albero di tiglio nella località detta il Degress presso Esino, mentre abbonda nelle vicinaaze di Monza e Milano. Gen. III. Amalia. Amalia, Moq. Tand. Hist. nat. 1855, tom. II, pag. 19. Milax, Gray. Catalogue of Pulmonata or air-breanthing Moll. in the collection of the British-Museum 1855. Amalia marginata. 1805. Limax marginatus, Drap. (non Mill.) Hist. moll. p. 124, pl. IX, fig. 7. 1838. Arion marginatus, Drap., Porro. Malac. terr. e fluv. della provin. comasca, pag. 16, N. 2-II. 1844. Arion marginatus, Drap., Villa, Cat. Moll. della Lom- bardia nelle Notizie nat. e civ. della Lombardia, pag. 480. 1845. Arion marginatus, Drap. — Stabile — Fauna Elvetica, pag. 19; NCVICI 1847. Limax marginatus, Drap., Strobel., Note Malacol. d’una gita in Valbrembana nelle Mem. del R. Istituto Lombardo pag. 59, N° 3. 1851. Limax marginatus, Drap., Strobel., Malacologia Tren- tina, pag. 87, N.° 73. 1851. Arion marginatus, Drap., Spinelli, Catal. dei Moll. terr. e fluv. della Prov. Bresciana edi- zione I, 1851, pag. 7-II.—Ediz. II, Verona 1856, pag. 2, N.° 2-1 (1). (5) Fa meraviglia il non vedere citata da questo autore questa specie nel Catalogo dei moll. terr. e fluv. viventi in Venezia e suo estuario ecc., mentre abbonda tanto in Venezia stessa nei pubblici giardini colla mutazione Gagates. 1850. 18505. 1850. 1855. 18505. 1857. 1857. 1858. 1859. — 105 — . Limax marginatus, Drap., Strobel., Molluschi terr. rac- colti da Cristoforo Bellotti nel 1853 in Dalmazia con note ed ag- giunte di P. Strobel pag. 1. N.0 3. Limax marginatus, Drap., Menegazzi, Malacol. Veronese in Memorie dell’ Accad. d’ agrie. artie comm. di Verona vol. XXXII pag. 67, N.° 14-V. Limax marginatns, Drap., De Betta e Martinati, Cata- . logo dei Moll. terr. e fluv. delle Provincie Venete. Febb. pag. 30, N.° 6-V. Limax marginatus, Mull. Drap. in urateloup Catalogue des Moll. terr. et fluv. de la France ‘ continentale etinsulaire, Bordeanx, pag. 2, N. 12. Arion marginatus, Drap., Grateloup., Distribution Geo- graphique de la famille des Lima- ciens pag. 7. Limax marginatus, Mùll., Moq. Tand., Hist. Moll. pag. 21, pì. II, fig. 4, (fig. mala). Limax marginatus, Mull., Dumont et Mortillet., Catalo- gue critique et malacostatique de la Savoie, pag. 15, N.° 13 (extrait des Bullettins de l’ Institute Na- tional Genevois). Limax marginatus. Drap., Strobel., Essai d’ une distri- bution orographigne des Moll. terr. dans la Lombardie, nelle Memorie dell’ Accad. di Scienze di Torino serie II, tom. XVIII. Limax marginatus, Mull. (Amalia), Grateloup, Essai sur la distribution geog. orogr. et sta- tist. des Moll. terr. et fluv. viv. de la Gironde, pag. 69, N.° 5. Limas marginatus, Mull., Stabile, Prospetto sistem. stat. dei Moll. terr. e fluv. viventi nel territorio di Lugano, attiSoc. Geol. di Milano vol. I, fase. III. — 106 — 1864. Limax marginatus, Mill. et Drap., Bourguignat., Mala- cologie de la grande Chartreuse pl. III, fig. 1-4 (optima). 1864. Limax marginatus, Mill. (Amalia), Stabile, Moll. terr. vivants du Piemont, negli atti della Soc. Ital. di scienze nat. vol. VI, pag. 8. 1865. Limax marginatus, Mill., Pirona, Prospetto dei moll. terr. e fluv. del Friuli, vol. X, se- rie III. Atti Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti pag. 4, N.°4. 1870. Limax marginatus, Mull., E. De-Betta. Moll. terr. e flav. della Prov. Veronese a com- piemento della Malacologia di L. Menegazzi. Atti dell’ Acc. d’agr., arti e comm. di Verona v. XLVII, pag. 22, N.0 2-II. 1870. Limax marginatus, Mill., E. De-Betta, Malacologia Ve- neta vol. XV, serie III. Atti Istit. Veneto di scienze lettere ed arti pag. 30, N.° 3-IL 1871. Milax marginatus, Drap., Villa, Bull. Malacol. Italiano di Pisa, Anno IV, pag: 83. | (Porro N.° 2-II, var a., e var. c.) Animale color cinereo carneo o bruno leggermente rossiccio- vinoso, carenato lungo l’intero dorso, spruzzato di macchiettine irregolari, nerastre tanto sul cappuccio che sul corpo, della lun- chezza massima di 50" a 60°" per 10.2" a 12%" di larghezza. Il colore del corpo però varia dal carneo al bruno-nerastro ed al nero per molte gradazioni di tinte; così pure la punteggiatura nera è più o meno sottile o grossa, fitta o rada, secondo gli in- dividui, l’età, ed il luogo di stazione. Il cappuccio lungo una terza parte del corpo, ha ai lati superiormente al foro respiratorio una striscia nera leggermente ricurva, che si ripete al lato opposto. Un solco, partendo dalla parte superiore dell'apertura respiratoria e segnando un semiovale acuto colla convessità verso il capo del- l’animale, va a terminare dall’ opposto lato quasi parallelamente alla medesima; dividendo il cappuccio in due parti, di cui la po- steriore è talora più pallida. Quattro tentacoli, i superiori allun- MASSARI ee A — 107 — gati, color cinerino, punteggiati in tinta più oscura, oculiferi; gli inferiori lunghi una terza parte, color bruno-gialliccio superior mente, rossicci nella parte inferiore o cefalica, senza punteggia- ture nè macchie. Muco densissimo, vischioso, color latteo. Lima- cella equilaterale, ovale allungata, concavo piana inferiormente, abbastanza convessa al disopra posteriormente. Strie d’accresci- mento concentriche e poco marcate. Colorito bianco-perlaceo. Lung. 6,90", larg. 4°. II. Mur. GaAGATES. Limax gagates, Drap. Hist. nat. 1895, pag. 122. Limax gagates, Fér. Hist. pag. 75, Tabl. Syst- pag. ‘22, N.° 9, pi650fie. \Iy2. Limax gagates, Menegazzi loco citato pag. 64, N.9 13-IV, tav. II, fig. 1, (Anatomia fig. 3-7). (Porro N.° 2-II, var. b?). Questa mutazione che è abbastanza rara nelle valli settentrio- nali di Lombardia, è assai sparsa nelle provincie venete, nel lito- rale Triestino e nell’Istria, come pure in gran parte della Fran- cia, della Spagna, del Portogallo e del Belgio. Rinviensi pure nelle isole di Corsica e di Sicilia, nell’ Algeria ed al Marocco; ed al dire di Bourguignat, (spicilèges pag. 27), acclimata in Inghilterra e nell’ Irlanda. Di forme come il tipo, non differisce dal medesimo che per la colorazione plumbea, cinerino-violaceo o nerastra; per la ‘carena, che in luogo di essere di colorito carneo più o meno intenso, è della tinta fondamentale del corpo. Il muco che trasuda questa mutazione, tende talora al giallo- gnolo, ma anche nella specie tipica mi occorse di osservare questo cambiamento di secrezione, che vidi una volta persino tendere al color verdognolo; forse il trasudamento di questo umore ha qual- che rapporto coll'interna struttura, degli organi della nutrizione. Anche l’ anatomia praticata dal sig. Sordelli sopra questa muta- zione in esemplari provenienti dal monte Codeno e dal monte Legnone, da me comunicatigli, non svelò nell’interna struttura differenze notevoli dall'organismo dell’Amalia marginata. Il rinve- nirsi poi promiscuamente in qualche località lombarda le due mu- tazioni in discorso, induce eziandio a credere non trattarsi di spe- — 108 — cie distinta nè di varietà geografica; bensì di semplice mutazione individuale. | La confusione, che regnò fin qui nella indicazione del nome dell’autore di questa specie, e nello stabilirne la sinonimia, è de- plorevole e mostra quanto poco si abbia avuto riguardo da qualcuno nell’accertamento della specie citata, non essendo nuovo il caso di vedere in qualche autore attribuita questa specie a Miiller colla citazione della frase data da questo autore per la specie da esso intesa, riferendosi poi alla figura data dal Draparnand del suo TENZoEne che è ben altra cosa. Vive sotto le pietre ed i legni fracidi, sotto to scorze, al piede de’ vecchi alberi, nei crepacci delle rocce, nei muricciuoli campestri ed in generale in luoghi ombreggiati ed umidi. Lo osservai sul monte Codeno, monte Croce, Val di Cino, Val Neria, Val del Monte, Valle d’ Ontragno , alpe d’ Ortanella, selve castanili di Scombolo, Bigallo e Mascée; a Vezio, Regolo, Perledo, Varenna, Lierna, Abbadia, Lecco, Ballabio, Pasturo, Introbbio , Prato S. Pietro, Cortenova, Tartavalle, Perlasco. Il tipo colla mutazione rustica, Millet, (Mag. zoo]. 1843, v. 3, pag. 1, pl. LXIII, fig. 1) è sparso ovunque ed abbondante. La mutazione gagates, Drap., finora in questo territorio non la rin- venni che sul monte Codeno e monte Campione; però la osservai anche altrove in questa provincia. È specie che scende anche al piano, ed il signor Sordelli ne raccolse nel R. Parco di Monza, come accenna nelle notizie ana- tomiche sul L. etruscus, Issel, inserite nel Bullettino Malacolo- gico Ital. vol. V, 1872, ed io lo rinvenni anche presso Milano. Subfam. Vitrinina. Gen. Vitrina. Sectio Semilimax. Semilimax, Stabile. Description de quelques coquilles nouvelles ou peu connues, in Revue et Magasin de Zoo- logie par Guerin Meneville, Paris, N. 7-1859. Vitrina brevis. Vitrina brevis, Feéruss. Tabl syst. pag. 25, pl. IX, fig. 2. — 109 — Vitrina elongata, Drap. auct. Longob. (Porro N. 6-II). Animale assai sviluppato in confronto della sua conchiglia, quattro volte il suo volume, color cinereo-nerastro superiormente, bianco-gialliccio inferiormente. Conchiglia semitrasparente, lucen- tissima , fragile, depressa; apertura oblongo-ovata , leggermente obliqua, margine destro del peristoma semplice, acuto; il sinistro o columellare depresso e ripiegato leggermente verso l’ apertura. Specie diffusa in Lombardia e che da alcuni autori viene citata per la elongata di Draparn., o come varietà della stessa, mentre differisce assai dalla medesima per maggiore larghezza dell’apertura, per la spira alquanto più elevata e per la depressione del mar- gine columellare assai più ristretta e curva. Vive questa specie tanto in pianura che nella regione alpestre è la rinvenni oltre i 1500 metri d’ elevazione. Trovasi in autunno sotto le pietre, fra gli ammassi di foglie, sotto i legni in putrefazione, in prossimità dei luoghi esposti a settentrione ed umidi. Dal settembre al di- cembre si raccoglie facilmente in esemplari adulti: i La rinvenni a Bellano, Varenna, Introbbio, Lecco, Mandello, Perlasco, Vezio lungo la strada che sale ad Esino nei seni om- brosi: al molino del Marsello, all’ alpe d’Ortanella, all’ alpe Pe- laggia, in Cainallo, nelle boschine di Ontano in Val Grande, al roccolo del Parroco e nel bosco detto il Degress. Vitrina Pyrenaica. Helicolimax pyrenaica, Fér. Tab, Syst. 1821, pag, 25, N. 4, pl. IX, fig. 3. Vitrina pyrenaica, Mog. Tand. Hist. Nat. 1855, pag. 48. Animale allungato cinerino-bruniccio, con tinta più carica verso le estremità ; bianchiccio inferiormente, colla suola dello stesso colore bordata in ardesiaco pallido. Mantello ampio, finamente sfumato di una tinta violacea, macchiuzzato in nero. Bilanciere assai dilatato ed arrotondato, che copre i primi due giri di spira della conchiglia, dello stesso colore del mantello. Tertacoli grigio» violacei i superiori, cinerino-pallidi gli inferiori che sono brevis- simi. Visceri contenuti nella conchiglia di colore bruno-rossiccio. Conchiglia sub-depressa, globosa, leggermente convessa al di sopra, — 110 — più globosa inferiormente, liscia, finamente striata, semitraspa- rente, di color bianchiccio leggermente verdognolo. Spira di due giri e mezzo crescente rapidamente; depressione marginale un poco più ristretta di quella della drevis. Riferisco a questa specie aleuni esemplari rinvenuti sotto al ghiacciajo di monte Codeno, che non si potrebbero assegnare ad alcun’ altra delle specie viventi in Italia. Nè deve far. meraviglia come una specie propria de’ Pirenei possa trovarsi vivente nelle Alpi, poichè le osservazioni compara- tive delle diverse faune e le recenti scoperte malacologiche sul nostro suolo, vanno sempre più avvicinando la fauna malacolo- gica di quei monti con quella delle nostre Alpi. Il signor Gio. Batt. Adami, mio ottimo amico e corrispondente, trovò quest’ anno nella valle di Scalve sul monte Presolana una specie di Pomatias întermedia al P. Partioti, Mog. Tandon, ed al P. Aryensis, S. Simon, entrambe specie de’ Pirenei. È ben vero che il Férussac autore di questa specie non diede una frase spe- cifica limitandosi a citarne la dimora ; ma avendola figurata, potei dal confronto de’ miei esemplari colla figura succitata convincermi che questi vi corrispondono abbastanza bene, benchè non perfet- tamente. Le specie colle quali mostra qualche affinità sarebbero la elongata, Drap., brevis, Fér. e diaphana, Drap. Colle altre non è possibile confonderla assolutamente. Sì distingue dalla elongata per maggior ampiezza dell’ ultimo giro di spira e rotondità dell’apertura, per la spira un poco più depressa superiormente e più globosa al disotto, ed avente mezzo giro di più, non che per la depressione marginale minore. Differisce dalla Brevis per l’ ultimo giro un po’ più verticale all’asse e più allungato, per mezzo giro di spira di più e l’apertura più ampia, pei margini del peristoma, il destro più ricurvo, il columellare leggermente più arcuato; per la de- pressione marginale un poco più ristretta e più allungata, e fi- nalmente pel colore deli’animale. Non può essere scambiata colla diaphana per minore depressione della spira, maggior consistenza e robustezza della conchiglia e minor trasparenza; pel colorito ten- dente al bianco latteo, maggior lunghezza dell’apertura, pel margine destro del peristoma assai più allungato, ed il sinistro meno arcuato, per la depressione marginale assai minore. Messa a confronto con esemplari provenienti dai Pirenei esi- stenti nella magnifica e ricca raccolta del signor conte Ernesto — 111 — Turati, a lui spediti dal Dottor Parreyss di Vienna, e di cui volle favorirmene un esemplare, vi concorda perfettamente. I carat- teri dell'animale consuonavo parimenti con quelli chè dà il Mo- quin-Tandon , nella Histoire nat. des moll. de France 1855 a pag. 48 e 49, e per la marginatura colorata della suola non po- trebbe essere scambiata che colla vitrina major di Fér.; ma la conchiglia di quest’ultima specie è troppo caratteristica e di for- ma così differente da quella di cui parlo, che è impossibile con- fonderla colla medesima. L’abate Dupuy nell’ eccellente sua Hi- stoire nat. des Moll. de la France 1847 a pag. 56 assegna alla vitrina diaphana, Draparnaud, il carattere di piede biancastro nel mezzo e di un grigio-nerastro ai margini: «le pied blanchatre dans le milieu, est d'un gris nowratre sur le bords >, ma io non vi riscontrai mai tale carattere. Esemplari indubbiamente appar- tenenti a quella specie, ed affatto eguali ad esemplari raccolti dal fu abate Stabile nella valle Bedretto presso il Monte S. Gottardo, raccolti nello scorso settembre dall'amico Prof. Pietro Pavesi ad Andermatt nella Svizzera e gentilmente favoritimi, come pure quelli da me raccolti sul monte Codeno e per tali riconosciuti anche dal fu abate Stabile, presentavano tutti indistintamente la suola unicolore bianco-giallognola. Lo stesso signor Dupuy dice di non avere mai rinvenuta la vitrina Pyrenaica nelle numerose sue escursioni ai Pirenei, ma il Moq.-Tand. nel lavoro succitato, che è posteriore di otto anni a quello di Dupuy, la cita come rinvenuta da Partiot a Cauterets et a Saint-Sauveur oltre la località indicata dal Féèr., di « entre Laruns et le pic du Midi au dessus des Eaux- Bonnes ». È questa la prima volta che detta specie viene citata distinta come vivente in Lombardia. Il Prof. P. Strobel nelle note mala- lacologiche d’ una gita in Val Brembana 1847 osserva che le vitrine nostre conosciute sotto il nome di V. elongata (probabil- mente la V. brevis, Féruss.), appartengono secondo il signor De Charpentier alla specie denominata da Fér., V. Pyrenaica. Più tardi (1857 ) nell’ Essai d’ une distributicn ete., a pag. 11 cita una V. elongata, Drap., var. brevis, Fér. (A. Schmidt) pyrenaica, Fér. (Charp.), Pare adunque che questo autore ritenga la V. Py- renaica, solo quale sinonimo della V. drevis di Férussac, la quale secondo A. Schmîdt, non sarebbe che una varietà della elonga- ta, Draparnaud. Ciò che mi risulta dalle numerose osservazioni fatte, è che nella — 112 — Lombardia e fors'anco in tutta Italia non esiste la vitrina elon- gata, Drap., che è specie d’oltr’alpe, la quale viene rimpiazzata da noi dalla V, brevis, Fér., abbastanza diversa dalla specie di Draparnaud. Che la V. brevis sia prossima alla Pyrcnaica spe- cialmente nella forma della conchiglia è innegabile, ma che sia una varietà geografica dell’ elorgata , come pensa Schmidt, non parmi affatto, scostandosene troppo i di lei caratteri. I fratelli Villa annoverano nel loro Catalogo sinonimico pub- blicato nel 1871, nel vol. IV del Bollettino malacologico Italiano una V. Pyrenaica Charpentier, che mettono quale sinonimo della brevis Féruss., ma siccome quell’ autore non ha pubblicato specie alcuna di Vitrina sotto questa determinazione, così ritengo la loro citazione una semplice svista. Gli altri autori lombardi, come Prada, Porro, Spinelli, Stabile, Rezia ec. non ne fanno cenno. Secondo me è specie abbastanza caratterizzata per distinguerla e dalla brevis e dall’elongata; per la forma della conchiglia poi DI è intermedia fra l’ una e l’altra. Vitrina diaphana. 1805. Vitrina diaphana, Drap. Histoire Moll. pl. VIII, f. 38-39. 1819. Helicolimax vitrea, Fér. Hist. Moll. et Tgbl. Syst. 1821. pag. 25, N. 5, pl. IX, fig. 4. 1837 Vatrina glacialis, Forbes, fide Dumont et Mortillet (1), Mag. of zoology and botany. (Porro N. 4-1). Questa specie non venne finora rinvenuta che sul Monte Co- deno. Gli esemplari .di questa località sono generalmente più piccoli di quelli della Svizzera e leggermente meno depressi nella spira. Vive associata alla Vitrina pellucida, Miller e alla specie seguente. Vitrina nivalis. 1352. Vitrina nivalis, Charpent. in Dumont et Mortillet. Histoire Moll. Savoie in Bull. Soc. hist. nat. Savoie. (!) Nel Museo di Losanna nella raccolta Charpentier, esistono esemplari tipici di Forbes della V. glacialis che non sono altra cosa che la diaphana (Dumont e Mortillet. Cat. moll. de la Savoie 1857, pag. 15). — 113 — Vitrina glacialis, —Charp., (olim) in specimen. 1859. Vitrina Charpentieri, Stabile. Descript. coq. nouvelles ou peu connues in Revue et Mag. Zool. par Guer., N. 7, t. 1,£.1,5. Questa specie vive sul monte Codeno e monte Campione in esemplari perfettamente tipici che corrispondono a quelli prove- ,nienti dalle Alpi di Bex nel cantone di Vaud in Isvizzera spediti da Charpentier ai fratelli Villa. Anche nella pregevolissima col- lezione del fu abate Stabile esistono esemplari della stessa pro- venienza identici a quelli citati. Sonvi pure in detta collezione esemplari dell’Ospizio del Sempione altri di Zermatt del Ryffel-alp, altri di Berna-Uri del Siissten-pass, altri del S. Gottardo raccolti tutti e determinati da lui; ed infine esemplari del Gemmi (Ber- na) mandatigli da Blanchet nel 1867 ed altri del monte Codeno da me donatigli nello stesso anno (1). Tutti questi esemplari sono perfettamente tipici e non variano fra loro che leggermente nella tinta, ora più ora meno giallo- snolo-verdastra. Sectio Phenacolimax. Phenacolimax, Stabile, Coquilles nouvelles ou peu connues, in Revue et Mag. de Zool. par. Guerin 1859, N 7. Vitrina pellucida. 1774. Vitrina pellucida, Mill. (non Drap.), Verm. hist. II. 1821. Vitrina pellucida, Ferussac, Tabl. Syst. pag. 25, N. 7, pl. IX, fig. 6. 1831. Vitrina subglobosa, Michaud, Complement a Drap. pl. 15. fio. 18 a 20. i (Porro, N. 6-III). ES E specie assai sparsa ma poco abbondante, e benchè salga a (*) Devo alla gentilezza del sig. Prof. M. Raffaele Gualterio la comunieazione di que- sti tipi della preziosa raccolta Stabile da lui saggiamente acquistata, non che il dono di alcuni esemplari di questa specie raccolti dallo Stabile all’Hospice du Simplon. Così pure alla gentile condiscendenza del signor cav. Antonio Villa l’ispezione dei tipi di Charpentier che fanno parte della numerosa sua collezione malacologica dei quali volle generosamente farmi dono di qualche esemplare. Gradiscano quindi in particolar modo i sensi di riconoscenza che mi compiaccio di lero tributare pubblicamente per l'appoggio prestatomi. — 114 — grandi elevazioni, oltre i 2000 metri, e possa dirsi di preferenza alpestre, pure discende anche al piano, ed io oltre il Monte Codeno Monte Campione e Monte Croce, ove solo la rinvenni nel terri- torio cui è circoscritto il presente lavoro, la raccolsi pure nella Brianza presso Monticello. L’abate Stabile ed il sig. Conte Carlo Arborio Mella, mio caro amico e malacologo appassionato , la raccolsero anche nella pianura Milanese a Legnano e me ne co- municarono alcuni esemplari. Vive sotto i cespugli di Aconitum napellus e Rhododendron hirsutum, fra le foglie marcescenti, sotto le pietre e nei crepacci delle rocce. Non è rara sui monti citati, ove si associa alla dia- phana e alla nivalis. Gen. Hyalina. Hyalina, Gray, in Turton shells. Brit. 1840, pag. 168. Zonites, (partim) Moq. Tand., Hist. Moll. France, 1855. Bectio Hyalina. Albers Die Heliceen 1860, pag. 68. Hyalina cellaria. 1774. Hyalina cellaria, Mull., Verm. hist. II, pag. 38. 1803. Helix lucida, Montagu (non Drap. nec Studer), Test. Brit. pag. 425, pl. XXIII, fig. 24. Zonites cellarius, Gray, loco ‘citato, pag. 170. : (Porro, N. 12-III, var. b.) Tipica, come gli esemplari di Francia, Belgio e Spagna, questa specie rinviensi assai di rado fra noi. Nelle vicinanze di Lecco però ne raccolsi alcuni esemplari abbastanza conformi a quelli; nelle nostre vallate, ove abbonda questa specie, subisce una sensi- bile modificazione, assumendo forme assai maggiori e maggiore depressione di spira per dar luogo alla Var. Vinnar. Helix Villae, —’Mortillet, in Strobel, Giornale di Malacologia adno I, 1853, pag. 110, (1). (5) Non H. Villae, Charp., (H. unidentata, Villa, olim); nec H. Villae, Desh. in For;, Tabl. Syst. tabl. 90, fig. 20, la quale è specie esobica. — 115 — Helix Mortilleti, Stabile, in L. Pfeiffer, Mon. Helic viv. IV, pag. 101, 1859. Zonites cellarius, var. B, Eugyrus, Stabile. Prospetto Sist. stat. dei moll. di Lugano, pag. 19 e ol. Questa varietà rimarchevole per la depressione della spira e pel maggior sviluppo che prende nei nostri monti, assume anche in questo territorio proporzioni più che doppie del tipo. Esemplari raccolti ad Esino sulla strada che da Vigna conduce a Bigallo misurano 16 mill. di gran diametro per 14". di piccolo e 6"". di altezza. In altre valli lombarde questa bella varietà giunge a di- mensioni ancora maggiori. È comunissima anche ad Introbbio, Prato S. Pietro, Tartavalle, Bellano, Parlasco, Perledo, Vezio, Varenna, Mandello e Lecco. Giunge, benchè raramente, a con- siderevoli elevazioni e la raccolsi nelle adiacenze della baita di Monte Codeno di dimensione un po’ minore, a spira alquanto più elevata, ma di statura ancor maggiore del tipo. Hyalina lucida. 1801. Helix lucida, Drap., Tabl. Moll. pag. 96, N. 46, (non H. lucida, Drap., Histoire Moll. 1805), nec Montagu 1803, nec Studer 1820, (exclus. syn. Miiller ). 1805. Helix nitida, Drap., Hist. moll. pag. 17, pl. VIII, fig. 23-25. 1837. Helicella Draparnaldi, Beck, Index Molluscorum et. (Porro, N. 12-III, var. c.?) È questa la specie più comune al piano ove rimpiazza la prece- dente e va scomparendo man mano che si va verso i monti, per cedervi il posto. Si distingue facilmente da essa per l’ ultimo giro di spira che si dilata sensibilmente verso l'apertura; per la maggiore elevazione della spira, per la minor lucentezza e levigatura e per l'apertura più ovale ed obliqua. Si rinviene abbondante presso Lec- co, lungo la strada latualea Mandello, Olcio, Fiume Latte, Varenna e Bellano; più rara a Vezio, Regolo e Perledo, come pure nella Valsassina a Pasturo ed Introbbio. Ad Esino giunge difficilmente, e nelle mie frequenti escursioni non ne rinvenni che due soli esem- Bull. della Soc, Mal. It. 8 — 116 — plari assai bene caratterizzati. Viene così confermata Ta sua fre- quenza anche fra i monti Lombardi, della cui esistenza il Prof. Strobel nelle note malacologiche sulla val Brembana a p. 61 pare dubitasse, benchè più tardi nell’Essai et., lo citi a pag. 12 come raro nelle nostre colline e montagne. Hyalina nitens. 1788. Helix nitens, Gmelin, Syst. nat. pag. 3633. 1831. Helix nitens, Michaud, Compl. a Drap. pag. 44, N. 77, pl Xv: (Porro, N. 12-III, var. a). Riscontrasi assai raramente in questo territorio, ed io non ebbi a raccoglierla che una sol volta fra Ballabio superiore e Pasturo in esemplari perfettamente tipici, poichè d’ordinario in Lombardia questa specie è assai maggiore di quella descritta e figurata da Michaud. Qualche esemplare piccolo della presente specie, o fors’anche qual- che #1. cellaria incompleta può avere tratto in errore alcuni degli autori lombardi, citandoli quali Hyalina mitidula di Drap.; che è specie d’ oltre alpe, e che per quante ricerche io abbia fatto fi- nora non fummi possibile rinvenire in Lombardia. Il siy. Strobel pell’accurato suo libro: Essai d’une distribution, a pag. 12 men- ziona un Zonites nitens, Gmelin var. nitidulus Drap. come tro- vato da Porro nella Brianza e da Spinelli nelle vallate del bre- sciano. Gli esemplari tipici della raccolta Porro conservati nel nostro Civico Museo non sono altra cosa che esemplari giovani della Cellaria, Mill., e nell’ etichetta di detta collezione sono indicati dal- l’autore solo come var. c. minor. Nel suo lavoro il Porro stesso benchè la riferisca alla nitidula, Drap, accenna che questa sua va- rietà secondo il Deshayes non è che una var. d’età della cellaria. L'indicazione poi data dal citato autore nella sua malacologia dalla Prov. Comasca a pag. 27 per le var. b. c. di « Communis- sima nelle grotte, cantine e luoghi umidi» basta da solo a con- vincere trattarsi della cellaria (var. b.) e della lucida, Drap. (var. c ) poichè la Hyalina nitidula, Drap. è specie esclusivamente alpina ed abbastanza rara anche oltr’ alpe. I tipi poi della raccolta Spinelli illustrati e descritti nel Ca- — 117 = talogo della Prov. Bresciana, 1851 e 1856, I e II ediz., sono con- servati tuttora nel R. Ateneo di Brescia ed il 31 agosto, ora decorso, potei a mio bell’agio consultarli, mercè la gentile condiscendenza del signor Conte Tommaso Caprioli, e verificare trattarsi qui pure di esemplari giovani della Hyal. cellaria. Ciò che è singolare è, che tanto nella I, che nella II edizione, lo Spinelli la chiama H. nitidula, Pfeiffer, riferendosi nella I edizione alla fig. 24 del Rosm., che rappresenta la vera nitidula Drap., (benchè troppo globosa), mentre nella seconda si riferisce alla fig. 23, che rappresenta la Hyalina pura di Alder, ben diversa specie, e che nè l’ una nè l’altra delle figure citate corrispondono al suo tipo. Gli esemplari invece che figurano in quella collezione sotto il nome di Helix lucida, Drap., non sono che giovani della presente specie, cioè della rifens, mentre la vera H. lucida, Drap., è ivi denominata H. Lombardica, Meg. Forse sarà ciò avvenuto per scambio accidentale delle scatole in cui sono riposte, non sembrandomi possibile tanta confusione di specie così disparate fra loro. Anche il sig. Mortillet nel suo lavoro, Etude sur les Zonites de l’ Italie Septentrionale, pubblicato negli Atti della Società Ital. di scienze nat. vol. IV, 1862 (N. 4 a pag. 8 degli estratti) conferma d’ avere ricevuto dallo Spinelli aleuni esemplari di Hyal. cellaria, sotto l’ errata denominazione di H. nitidula. I fratelli Villa am- mettono parimenti la Hyalina nitidula, Drap., come esistente in Lombardia, avendola citata nel giornale dell’ 1ngegnere Archi- tetto ed Agronomo anno XI 1862, come raccolta nella Valsassina, e nel Catalogo pubblicato nel Bullettino malac. Ital. vol. IV 1871, pag. 84 senza indicazione di località; mentre saggiamente era stata ommessa nel primo catalogo da essi pubblicato nel 1844 nelle no- tizie natur. e civ. di Lombardia; non ritenendo che per questa specie intendessero la c'tata rifidula, Pfeiffer che riferiscono nel catalogo 1871 alla striatula di Gray o radiatula, Alder, la quale però sarebbe ancora specie diversa da quella intesa sotto tal rome dallo Spinelli nella sua II edizione. Questi provetti e vecchi ma- lacologi avranno, forse sulla fede altrni, ammessa ancora come vivente da noi questa specie, che certamente essi non rinvennero; ma dopo le dotte osservazioni fatte in proposito dal Mortillet nel citato lavoro, e dallo Stabile nel coscienzioso suo libro sui Moll. del Piemonte a pag. 31, vol. VI degli atti della Soc. Italiana di Scienze nat., entrambi loro conoscenti ed amici, avrebbero dovuto — 1183 — ometterla. La confusione che sorge dall’ ammettere specie non ac- certate o nomi poco noti ed usati, non accuratamente verificati es- sere o meno sinonimi dei citati, riesce sempre dannosa alla scienza. Hyalina glabra. 1820. Helix lucida, Stud., Kurz Verzeichn. (H. lurida, Stud. erratim in Charp. Moll. Suis. 1837). 1821. Helix glabra, Stud., in Fèr., Tabl. Syst. p. 45, N. 215. 1855. Helix glabra, Stud., in Moq. Tand., Hist. des Moll. II, pag. 80, pl. IX, na 9,6. Riferisco, benchè dubitativamente, a questa specie pochi esem- plari delle vicinanze di Lecco, raccolti colla Hyalina cellaria di cui potrebbe essere una modificazione ad ombilico strettissimo. Mentre sulla riva settentrionale del lago di Como, vi si riscon- tra con qualche frequenza in esemplari perfettamente tipici come quelli del Tirolo, sulla orientale, nè nella Valsassina non mi venne mai dato di rinvenirla. Strobel nell’ Essai a pag. 12, lo dice rac- colto da Monsson a Varenna, ma io posso accertare d’ aver raccolte centinaja di /yalina in questa località tutte appartenenti alla lucida, Drap, 1801 od alla cellaria, Mull., mut. Villae Mortillet, e di non avervi mai rinvenuto pur un esemplare che potesse an- corchè dubitativamente ascriversi alla glabra di Studer. Hyalina radiatula. 1821. Helix striatula, Gray, Nat. arrang. Moll. in Medical repos XV, pag. 239 (sine frasis). Non MH. striatula, Mill. 1830. Helix radiatula, Alder., Cat. of the Land and Fre- shwater, test. Moll., in Trans Nor- thumberl. Newcastle upon—Tyne 1830, pag. 12. 1864. Zonites radiatulus, Bourguignat, Malacologie de la grande Chart. pl. III, fig. 15-20. Può dirsi specie esclusivamente alpestre ed alpina; ben di rado si rinviene fra i colli. Interessante ed elegantissima conchiglia che in miniatura ri- — 119 — corda la forma della ZL. nifens, Gmel. un po’ depressa. È ornata da strie d’ accrescimento finissime ed uniformi da simulare una serie di anelli posti ad eguale distanza uno dall’ altro. Vive sotto le pietre e le foglie ammassate. Io la rinvenni abbondante sulla grigna settentrionale o Monte Codeno a circa 1800" al piede dei cespugli di Aconitum napellus, associata alla H, fulva, Mill e crystallina, Mill. La raccolsi pure, ma più scarsa, alla torre d’ Esino Superiore, nella valle d’Ontragno e nella Valsassina al ponte dalla chiusa presso Pasturo. Hyalina erystallina. 1774. Helix crystallina Mill, Verm. hist. II, pag. 23. 1777. Helix pellucida, Pennant, Brit. Zool. pag. 138, (non H. pellucida, Mill). 1855. Zoniîles crystallinus, Moq. Tand. loco citato pag. 89, pl. IX, fig. 26-29. Vive sotto le pietre, fra le materie vegetali in decomposizione in famiglie numerose associata alla var. diaphana, Stud. e alla A. fulva, Mill. Sfugge facilmente alle ricerche per la sua piccolezza, ma è spe- cie comune nelle regioni alpestri. L'ho trovata a 1800". sul monte Codeno e sul Monte Campione, come all’ alpe Pelaggia, valle d’Ontragno, alpe di Cainallo, prati d’Ortanella presso Esino. L'ho pure raccolta nella val Fredda sotto Vezio, a Varenna, Mandello, Lecco ed in vicinanza di Pasturo lungo ia strada della Valsassina. Hyalina hyalina. 1821. Helix hyalina, = Fér., Tabl. Syst. p. 45. N. 224. 1829. Helix diaphana, Stad., Verzeichn. pag. 86 (non Poiret). 1855. Zonites diaphanus, Moquin Tandon loco citato, pag. 90, pl. IX, fig. 30-32. Deve considerarsi come varietà alpina della crystallina colla quale convive, anzichè specie distinta, differendo dalla stessa solo per la spira crescente più gradatamente, mentre nella specie ci- tata l’ultimo giro è alquanto più grande e quindi presenta anche l'apertura meno depressa, non chè per l'ombelico quasi nulio che nella crystallina è leggermente aperto. La rinvenni sul Monte Codeno e Campione fin oltre i 2000" d’ elevazione. — 120 — Sectio Conulus. Conulus, (partim) Fitzinger, Syst. Verzeichn 1833, pag. 4. Hyalina fulva. 1774. Helix fulva, Miull., Verm. hist. II, pag. 56. 1833. Conulus fulvus, Fitzinger, loco citato pag. 94. 1855. Zonites fulvus, Moq. Tand, Hist. pag. 67, pl. VIII, fio. 2-4. (Porro, N. 22-XIII). Questa elegante chioeciolina, benchè abbastanza sparsa, è dif- ficile a rinvenirsi per la piccolezza della sua statura e pel colorito fulvo-rossiccio. Vive in piccole famiglie colla Hyal. crystallina , principalmente nelle regioni alpestri, ove si eleva a 1800m., ben- chè trovisi anche in collina e persino qualche volta in pianura. Gli esemplari dei nostri monti sono in generale piuttosto grossi e di dimensioni maggiori di quelli della Francia e della Germania. Raccolsi questa specie al ghiacciaio di Monte Codeno, nelle lo- calità dette il Bregai, il Vallone ed il Zapell sullo stesso monte, come pure all’alpe di Calivazzo, nella val Neria, alla torre di Esino Sup., sul monte delle Cave presso la miniera, nella valle d’' On- tragno presso Esino Inf., a Varenna, Bellano, ed al ponte della Chiusa in Valsassina. Fam. MHelicidae. Subfam. Arionina. Gen. Arion. Arion, Férussac, Hist. Moll. 1819, pag. 50-53, Tabl. Syst. 1821, pag. 16. Sectio Lochea. Lochea, Moquin Tandon, Histoire naturelle des moll. 1855 II, pag. 10. — 121 — Arion rufus. 1758. Limax rufus, Linné, Systema naturae edit. X, v. 1, pag. 562. 1819. Arion empiricorum, Fér., Hist. Moll. pag. 60.— Tableau Syst. pag. 17, pl. I, fig. 1, 2, 4,9, pl. II, fig. 2. ( Porro, N. 1-I). Animale rosso aranciato, più o meno intenso, senza fasce lungo il dorso, alquanto più pallido al margine esterno del piede, che ordinariamente è munito di minutissime lineette nere equidistanti fra loro; suola bianco-gialliccia, più pallida nella linea mediana, orifizio respiratorio situato alla parte anteriore destra del cap- puccio. Tentacoli in numero di quattro, i due superiori allungati, color grigio oscuro; i due inferiori brevi, di colorito più pallido. Capo grigio-affumicato alquanto sfumato ai lati del collo, nel cui centro alla parte superiore distinguonsi due solchetti longi- tudinali paralleli, colla linea interpostavi del colore del capo. Trasada dai tubercoli, di cui è ricoperto il corpo, un umore ab- bondante, denso, bianco-rossiccio. Gli occhi, come in tutti gli individui di questa famiglia, sono rotondi, neri, piccolissimi e situati nel centro d’un rigonfiamento globoso che forma l’estremità dei gran tentacoli. Quando è adulto, raggiunge i 120"" di lunghezza per 12 a 15 di larghez- za. Il cappuccio, sotto cui l’animale, allorchè è contratto, na- sconde il collo ed il capo, è finissimamente rugoso , di colorito più pallido del corpo, aderente allo stesso nella parte posteriore e laterale, libero nell’anteriore per circa una quarta parte della sua lunghezza. L'apertura degli crgani della riproduzione è piccola, ingros- sata al suo margine, arrotondata, poco distinguibile allorchè l’animale è contratto, ed è situata nella parte anteriore del collo fra il grande ed il piccolo tentacolo destro, a circa 4 millimetri. Riferisco a questa specie un esemplare che misura 46"® di lun- ghezza per 10 di larghezza, rinvenuto sul monte Codeno a circa 1500” di elevazione, il quale non puossi riferire ad alcun’altra delle seguenti specie. Il colorito è. di un rosso-giallastro meno vivace di quello degli altri esemplari tipici, ed il piede non porta — 122 — al margine esterno le lineette nere , le quali però vidi mancare anche in esemplari raccolti nel R. Parco di Monza, ove questa specie è abbondante e conservasi tipica, sebbene per acclimazione. L'individuo in discorso, è evidentemente giovane, a metà circa del suo sviluppo e l’amico carissimo e valente zootomo Ferdi- nando Sordelli al cui giudizio lo sottoposi, me ne accertò stante il poco sviluppo nel medesimo degli organi della riproduzione. Anche il confronto con esemplari giovani appartenenti indubbia- mente a questa specie lascia il convincimento non trattarsi di altra. i Sarebbe però questo l’unico esemplare erratico di Aron rufus, da me finora rinvenuto fra.1 numerosissimi Arion raccolti, nelle diverse parti di Lombardia, nelle frequenti gite malacologiche che da più anni intraprendo. Il vedere citata tale specie da pres- sochè tutti gli autori nostri come Porro, Strobel, Villa, Rezia, Spinelli, Stabile, mi induce a credere che sia stata accennata nei loro lavori solo sulla fede altrui. Forse il primo che la citò può averla scambiata con qualche esemplare di Arion subfuscus, che talora è privo delle caratreristiche fasciature dorsali, ed as- sume un colore rossastro assai vicino a quelle del rufus, col quale in tal caso, esaminato un po’ superficialmente, può venire ‘facilmente confuso; oppure con qualche esemplare di Limax Du Campi mut. erithrus, Bourg., a tinta pallida. Oltre il KR. Parco di Monza io non conosco altra località lom- barda, tranne Pavia, ove raccolgasi questo mollusco; ma qui pure venne acclimafo, credo, dal compianto ed illustre Professor Giuseppe Balsamo Crivelli, al quale ne inviai nell’ autunno del- l’anno 1850, dietro sua richiesta, una sessantina d’esemplari rac- colti a Monza. Il Prof. Pellegrino Strobel nel suo lavoro delie Lumache ed Ostriche dell’ agro pavese inserito nel Manuale della provincia di Pavia per l’anno 1856, conferma che questa specie fu intro- dotta nell’orto agrario di Pavia portata da Monza. Arion cinctus. 1774. Limax cinctus, Milli, Verm. Hist. II, p. 9, N. 205. 1805. Limax subfuscus, Drap., Hist. nat. p. 125, t. IX, fig. 8. 1819. Arion subfuscus, Fér., Hist. nat. pag. 96. (Porro, N. 1-I, var. a?) — 123 — Animale assai più piccolo del precedente, che misura dai 40 ai 50"" di lunghezza ner 10"" a 12" di larghezza ; color grigio gialliccio , talora rossiccio, più oscuro nella parte superiore del dorso, con una larga fascia bruna, che dal cappuccio si estende lateralmente fino all’estremità del corpo. Cappuccio oblungo, minutamente granuloso, arrotondato nella parte posteriore. Mar- gine esterno del piede bianchiccio, ornato di minutissime lineette nere. Suola bianco-gialliccia nel centro ed aranciata ai lati. Tentacoli nerastri, ingrossati alla base. Trasuda un umore giallo- rossiccio abbondante. Si notano specialmente le seguenti mu- tazioni. I. Crxerro-ruscus (Drap. loc. citato). II. Ruro-ruscus (Drap. loc. citato). Quest’ ultima mutazione, che non è rara, può essere scambiata dietro un esame non troppo accurato, con alcune mutazioni della specie precedente. Abbondano entrambe ui mutazioni in Monte Codeno, monte Croce, alpe Pelaggia, valle del Ghiaccio, valle dei Molini, all’ alpe d’Ortanella, sul monte delle Cave, in Val d’ On tragno e nella val Neria. Non è raro nemmeno sui monti della Valsassina e lo osservai presso Introbbio alla cascata della Trog- gia. È specie esclusivamente alpina ed alpestre, e vive ‘sotto le pietre, i legni fracidi al riparo della luce del giorno. L’ Arion fuscatus, Fér., Hist. Moll. 1819, pag. 65, pl. II, f. 7 del Tableau Systematique, pare possa ascriversi ad una mutazione della presente specie, piuttosto che ad una specie distinta. Sectio Prolepis. Prolepis, Moq.-Tand., Histoire nat. Use Moll. de France 1855, pag. 14. Arion hortensis. 1774. Limax fuscus, Miller, Verm. Hist. vol. II, p. 11, n. 209. 1819. Arion hortensis, Fér., Hist. nat. pag. 65. I. Grissus unicoLoR, fascis nigris; Féruss. Tabl. Syst. 1821, pag. 18, pl. II, fis. 6 — 124 — Animale color cinereo-gialliccio, unicolore, più oseuro sul dorso, con una fascia laterale, tanto sul cappuccio che Inngo i fianchi, misura da 25 a 30”, ed è largo da 5 a 6°”. Cappuccio ovale arrotondato , aderente quasi per intero, libero nella parte ante- riore per 2” soltanto. Apertura respiratoria piccola e situata assai anteriormente. Tentacoli nerastri piuttosto conici. Margine esterno del piede grigio, suola bianco-gialliccia; muco assai denso, color giallo più o meno intenso. II. Atvpicora, Fér., loc. citato, p. 18, pl. VIII, fig. 2, 3, 4: Differisce dalla precedente mutazione pel colorito bruno-cinereo del fondo del corpo, specialmente ai margini esterni del piede; non che per le fasce laterali del corpo più oscure, quasi nere, ed in maggior numero. Questa specie, più abbondante della precedente, vive come quella sotto le pietre, al piede dei cespugli, sotto i legni in putrefazione. Entrambe queste mutazioni rinvengonsi, più scarsa la prima, ed abbondante invece la seconda, sul monte Codeno, monte Cam- pione, alpe di Calivazzo, cima di Pelaggia, pizzo di Cainallo, monte Croce, val del Monte, valle d’Ontragno, val Neria, Man- dello, Parlasco, Varenna, Vezio, Pasturo ed Introbbio. È specie che scende anche al piano, avendone il signor Sordelli raccolti alcuni esemplari nel R. Parco di Monza. Subfam. Hielicina. Gen. Helix. Helix (partim) Linné, Syst. nat. ed. X, 1758, vol. I, pag. 768. Sectio Patula. Patula, Held. (partim), In Isis, 1837, pag. 916. Delomphalus, (partim), Agassiss in Charp., Moll. Suis. 1837, pag. 12, N. 8. Helix rupestris. 1801. Helix rupestris, Drap., Tabl. Moll. pag. 71. 1803. Helix umbilicata, Montagu, Testac. Brit. pag. 434, pl. XII, fig. 2. (Porro, N_34-XXV ). vtr eta sini — 125 — Specie assai comune e diffusa sni monti di natura calcare, ade- rente alle rocce e sui muri a secco. Si eleva a più che 1500 me- tri, avendola raccolta, benchè assai scarsa, anche in monte Co- deno. È abbondante ad Esino sul muro a secco che costeggia la strada da Mascée all’Alpe, su quello della strada che conduce all’ Ortanella, lungo la strada ai prati d’ Agueglio ed in val Grande. Rinviensi pure frequente sulle rocce da Varenna a Lecco, lungo la strada lacuale, come anche sui murieciuoli che fiancheg- giano la strada della Valsassina fino a Pasturo. È assai variabile nella elevazione della spira e nella dilatazione dell'apertura ombelicale, e sono frequenti le mutazioni. I, Troczomes, var. a, Fér., Tabl. Syst. 1822, p. 44. H. rupestris a) rupicola Stabile , Prospett. Sist. stat. Moll. di Lugano 1859. II. SaxatILis, Hartmann, 8yst. Gasterop, 1821, pag, 52. H. spirula, Villa, Dispositio Syst. 1841, pag. 56. N. 9. Helix pygmeaa. 1789. Helix minuta, Studer, Faunul. Helv. in Coxe. Trans. Switz. III, pag. 428 (sine frasis). 1801. Helix pygmaea, Draparn., Tabl. Moll. pag. 93. Hist. nat. Moll. 1805, pag. 114, pl. VIII, f. 8-10. Sfugge facilmente alle ricerche per l'estrema sua piccolezza, vive fra le erbe, i muschi e sotto le foglie ed i legni marcescenti, in località esposte al Nord. Può essere facilmente confusa con giovani della precedente specie, come anche della Hyalina fulva, Pupa Ferrarii, Porro, muscorum, Drap., etc. Si distingue però dalla prima per la spira che cresce più uniformemente e lenta- mente, mentre nella rupestris l’ultimo giro si allarga alquanto verso l'apertura; per la maggiore depressione e rotondità degli anfratti, per l'apertura ombelicale più ristretta e verticale, per la bocca più tondeggiante, e finalmente pel colorito di un bruno pallido mentre anche nei giovani della rupestris è sempre di un bruno-rossiccio. Confrontando poi i giovani di questa specie con — 126 — quelli delle citate è impossibile confonderla, essendo sempre più depressi: superiormente e globosi al disotto e di colore uniforme mentre quelli delle specie sunnominate sono biancastri inferior- mente. La rinvenni nella Val Grande. Helix rotundata. 1774. Helix rotunduta, Miller, Verm. hist. Il; pag. 29. 1849. >» » Dupuy. Moll. France 1849, pag. 250, N. 76, pl. XII, fig. 4. (Porro, N. 33-XXIV) Comunissima al piano si eleva non oltre la regione alpestre. Vive sotto le pietre e fra le macerie. Ad Esino è piuttosto scarsa e la raccolsi nella val Grande, nel luogo detto il Golar sotto la Parrocchia, al roccolo del Parroco e in una valletta laterale alla strada che conduce a Varenna detta il canal delle Vacche. È invece assai più frequente lungo la strada lacuale e la raccolsi a Vezio, Varenna, Fiume Latte, Villa, Olcio, Lierna, Mandello, Ab- badia e Lecco. Nella Valsassina poi è sparsa ed abbondante ovunque fino a Bellano. Non posso omettere di rimarcare che sulle montagne, nemmeno le più alte di questo territorio, anche al di là della Pioverna, in terreni d’ altra natura io non ho mai rinvenuta la H. ruderata, Studer, che il signor Strohel accenna a pag. 13 dell’Essai come raccolta da Mousson sulle Alpi di Valsassina. To suppongo che questo celebre malacologo abbia mescolate o confuse le specie raccolte in qualche altra località di Lombardia, non potendo supporre un errore di determinazione in così insigne naturalista; tanto più mi induco a ciò credere dal vedere nello stesso libro indicate altre specie come raccolte da Mousson in Valtellina e nella Engadina ove la H. ruderata non è rara. Nella Valsassina posso affermare che questa specie non si rin- viene e che in Lombardia, non la incontrai che nell’ alta Val Camonica, allo Stelvio IV cantoniera, Val Furva a $. Caterina, al passo dei tre Signori, nella val Gavia per scendere in Val del Monte, e nella valle dell’ Inn a Silvaplana e Samaden. L’ esemplare unico della H. rotundata, var. d) di Porro, che con- servasi al nostro Museo pare sia una vera H. ruderata , benchè le strie siano poco pronunciate, ma siccome il Porro non ebbe a Sn Sca REST de — 127 — raccoglierlo egli stesso come accenna a pag. 47, così può per av- ventura essere stato rinvenuto altrove, ed attribuito alla Valsas- sina, oppure essere an esemplare anomalo della rolundata, tanto più che non è rara la colorazione olivacea immaculata della r0- fundata sui nostri monti. Sectio Gonostoma. Trigonostoma, Held La In Isis 1837, pag. 915. Helix ang igyra. 1835. Helix angigyra, Ziegler, in Rossm., Iconographie der Land und. Siissw. Moll. p. 70, fig. 21. 1850. Helix angigyra, Jan, in Albers, Die Heliceen pag, 92, et in Kobelt Cat. der im Europwischen ete. 1871, pag. 9. ( Porro, N. 10-I) Abbonda ovunque dai colli alla. regione alpestre. La rinvenni a Bellano, Tartavalle, Cortenova, Pasturo, Ballabio, Lecco, lungo la strada lacuale fino a Varenna e Regolo. Ad Esino è piuttosto rara; vive in famiglie sulle rive erbose, nei muriccicli a secco e fra gli ammassi di pietre, associata alla Pupa framentum, Drap. ed Helix umnifasciata, Poir. Helix obvoluta. 1774. Helix obvoluta, Mill, Verm. hist. II, pag. 27. » » Moq. Tand., Hist. Moll. France pl. ni : fig. 28-30. 1788. Helix holosericea, Gmelin, Syst, nat. pag. 3641 (non H. holoserica Stud. ) (Porro, N. 30-XXI). Questa specie assai più rara della precedente non vive come quella in famiglie, ma trovasi sempre isolata sotto le grosse pie- tre, le foglie ammassate, nel terriccio vegetale, o sotto la cortec- cia sollevata dei vecchi alberi, specialmente dei faggi. Predilige la regione alpestre benchè raggiunga alle volte l’alpina e discenda anche al livello del Lago. La trovai nei boschi di faggio \ — 128 — che costeggiano la strada che da Esino inferiore mette all’ alpe Pelaggia, sul monte Croce, sulla cima di Parolo all’Ortanella, nelle vicinanze di Mandello, e tra Pasturo ed Introbbio nella Valsassina Lo stesso equivoco che accennai per l’ Helix yuderata, deve aver fatto credere a Mousson d’aver raccolta 1’ Helix persoiata, Lamk., sulle montagne intorno al lago di Como, poichè l’egregio sig. Strobel nel già accennato lavoro a pag. 14, ne fa cenno sulla co- stui fede. Io posso dire d’ aver esplorato in lungo e in largo i monti circostanti al Lario, ma non potei mai rinvenire questa spe- cie: che dubito assai esista in Lombardia, a meno che possa rin- venirsi sui monti finitimi al Tirolo. I signori Villa che non ne fecero cenno nel loro catalogo del 1844, la compresero, forse sopra altrui indicazione, in quello pubblicato nel 1371 senza indicazione di località. Sectio Acanthinula. Acanthinula, Bek, Bericht der Naturforsch in Kiel 1846. Helix aculeata. 1774. Helix aculcata, Mull., Verm. Hist. II, pag. 81. 1855. >» » Moq. Tand., Hist. 1855, pl. XV, fig. 6-9. È questa fra le più singolari ed eleganti specie della Lombar- dia, ma e per la piccola statura e pel color fusco-terreo, e fors’ anco pe’ suoi costumi è assai difficile a rinvenirsi vivente. Trovasi isolata sotto le pietre e sui vegetali in decomposizione. La rinvenni soltanto nella val d’Ontragno e nella valle sotto il bosco detto il Degress presso Esino Inf. Deve rinvenirsi anche nella Valsassina che è valle fresca ed umida, quindi luogo ad essa con- facente. — Sectio Vallonia. Vallonia, Risso, Hist. nat. Europ. merid. 1826 IV, pag. 101. Helix pulchella. 1774. Helix pulchella, Mull., Verm. Hist. II, pag. 232. # dee È — 129 — 1847. Helix pulchella, Dupuy, Hist. Moll, France 1847, pl. VII, fig. 3. ( Porro, N. 32-XXII). I. imorwata, Stabile. Prosp. Sistem. Moll. di Lugano 1859, pag. 22. H. pulchella, var. (8) Drap. Hist. Moll. 1805, pag. 112. Pare che questa specie si innalzi a discrete elevazioni avendola rinvenuta a 1700 m. sul monte C'odeno, ma piuttosto scarsa, e ben raramente colla var. costata. Si rinviene pure in val del Monte, valle d’ Ontragno, sotto la chiesa parrocchiale al così detto Go- lar, alla torre d’ Esino sup., Alpe di Cainallo; nella Valsassina a Tartavalle, Introbbio e Ballabio, ma ovunque associata alla seguente. II. Costara, Helix costata, Mill. loco citato pag. 233. Dupuy loco citato pl. VII, fig. 4. Helix pulchella, var. a) Drap. loco citato pag. 112. Sparsa e comune ovunque specialmente in basso nelle valli. . Vive colla precedente associata alla Pupa muscorum, Drap. all’ H. unifasciata, Poiret ed alla Zua lubrica, sotto le pietre nei prati aridi e nei luoghi sabbiosi. La trovai nella val del Monte, all’Alpe d’Ortanella, al roccolo del Parroco, alla torre d’ Esino sup., a Cor- tenova, Prato S. Pietro, Pasturo, Ballabio, Laorca, Lecco, Abbadia, Mandello, Lierna, Varenna e Bellano. Da alcuni autori queste due varietà sono ritenute come specie distinte. Scetio Fruticicola. Fruticicola, Held, in Isis 1837, pag. 914. a) HeuiceLLA, (partim) Férussac. Tabl. Syst. 1822. Helix strigella. 1801. Helix strigella, Drap. Tabl. Moll. pag. 84. Moq. Tand. Hist. pl. XVI, fig. 15-17.° (Porro, N. 36-XXVII). — 130 — i Comune e sparsa ovunque al piede degli alberi nei boschi, nelle siepi, al piede dei vecchi muri, nei prati sotto le grosse pietre. Distinguonsi le seguenti mutazioni. i I. Minor, var. Strigellula, Hartmann Syst. Gasterop. 1821, pag. 52. Helix glabella, Porro pag. 36, N. 23-XIV. È la più abbondante presso Esino. II. Mayor, H. Hexagyra, Meg. (fide Stabile). - K la mutazione mageceiore della S ecie la uale rinviensi nella SS p Valsassina S ecialmente ; Diù leo era di tessuto e di colorito un ? L (©) po’ più carico. III. Fuscescens, Moqg. Tand. Hist. pl. XVI, fig. 17. La più rara almeno in questo territorio ; forse più comune in collina. La osservai una volta a Prato S. Pietro nella Valsassina. Db). BrapIBAENA, (partim) Beck Index Moll. 1837, pag. 18. Helix ciliata. 1820. Helix ciliata, Venet., in Studer Kurz. Verzeichn, 1820, pag. 86. 1832. Helix hirsuta, Jan, Cat. Mantissa IT, pag. 2, N. 6-84. Dupuy, Hist. nat. 1847, pl. IX, fig. 11. (Porro, N. 13-IV). . Abbonda in questo territorio e si rinviene dalle rive del Lario fino a 1800m. Quando è giovane è di color rossastro cupo, e al- lorchè è vecchia perde col colorito anche le ciglia che adornano la carena della spira. Vive associata alla Clausilia Strobeli, alla Pupa Pagodula, Des Moull., ed alla Ferrarù, Porro, sotto i mucchi di pietre al piede degli alberi e delle siepi e fra i cespugli di £%o- dodendron ferrugineum ed hirsutum. La raccolsi in val del Monte, valle d’Ontragno, in Val di Cino, lungo la strada che da Varenna giunge ad Esino, al Golar, Degress, sul monte Croce, monte Codeno , a Varenna, Prato S. Pietro, Introbbio, Ballabio, Lecco, Mandello, Bellano. — 131 — c). Monacna, Fitzin., Syst. Verzeichn. 1833, pag. 95. Helix incarnata. 1774. Helix incarnata, Mill., Verm. Hist. II, pag. 63. 1855.» » Moquin Tand., Histoire 1855, pl. XVI, Oo, (Porro, N. 25-XVI). Presentasi assai raramente in questo territorio, e la raccolsi nella Valsassina nelle praterie di Pasturo. Gli esemplari di questa località appartengono alla var. pallidula di Mog. Tand. Al di là del Lario è più frequente e si riscontra anche la var. dentata, H. Villae, Charp., (non Mortillet nec Deshayes), Helix monodon, Villa olim (non Férussac). d). Zenosra, Gray, Nat. arrang. Moll. in Med. repos. XV, 1821 pag. 239. Helix cinctella. 1801. Helix cinciella, Drap., Tabl. Moll. pag. 87, N. 30. 1847. >» » Dupuy, Hist. nat. 1847 pl. IX, fig. 10. (Porro, N. 15-Vi). Questa specie non è troppo abbondante in questo territorio; nelle vicinanze di Esino la raccolsi sotto la parrocchia e nel giar- dino del Parroco. La trovai a Perledo, Varenna, Bellano e Tar- tavalle ma scarsa ovunque. e). TazeBA, (partim) Risso, Hist. nat. Europ. merid. 1826 IV, pag. 73. Helix carthusiana. 1775. Helix carthusiana, Mill, Verm. Hist. II, pag. 15. 1301. Helix carthusianella, Drap., Tabl. Moll. pag. 86. (Porro, N. 11-II). Giunge raramente alla regione alpina, prediligendo l’alpestre, ed abbonda specialmente ai colli ed alla pianura. È specie variabilis- Bull. della Soc. Mal. It. 9 — 132 — sima in consistenza, colorazione, e statura. In questo territorio di- stinguonsi specialmente le seguenti mutazioni. I. MrpIia, Rossm., Iconogr. der Land und Siiswasser moll. 1837, Heft VI pl. 27, fig. 366, b. Assai rara nei dintorni di Esino, più frequente colle, altre mu- tazioni presso Lecco. II. Mixor, var. 8. Drap., Hist. Moll. 1805, pag. 101, N. 30. Rossm., loco citato fig. 366, cc.‘ Helix Olivieri, Mich., Compl. a Drap. 1881, pag. 25, N. 39. Trovasi lungo la strada lacuale da Bellano a Lecco ed in que- st’ uttima località mista alla precedente. III. Minima, Rossm., loco citato fig. 366, d. Colle precedenti mutazioni a Leceo, non rara. IV. LeucoLoma, var. B. Stabile, Prospetto sist. stat. Moll. di | Lugano 1859, pag. 25 e 54 N. 8. Assai rara a Varenna e vicinanze di Lecco. Per la statura ap- partiene alla mutazione media. V. Lacrescens, var. b. Picard, Moll. Somme pag. 223. Piuttosto frequente lungo la strada lacuale. | Sectio Xerophila. Xerophila, Held., in Isis. 1837, pag. 913. Helix unifasciata. 1812. Helix thymorum, (partim) Alten, Syst. Abhandl. pag. 56, più VISA pi9: — 133 — 1819.. Helix umifasciata, Poiret, Coquilles fluv. et terr. obser- vées dans le departement de l’Aisne et aux environs de Paris, pag. 119. (Porro, N. 17-VIII). Specie assai sparsa fra le nostre montagne ed abbondante in questo territorio. Vive sulle rive erbose, ove abbondano le labiate e specialmente la Salvia pratensis, ed il Thymus serpillum; ama i luoghi asciutti ed aridi. Distinguonsi le seguenti mutazioni. I. RapratA, Mog. Tand., Hist. 1855, pag. 234. Alpicola, Stabile, Moll. terr. viv. du Piemont, 1864, pag. 48. È piuttosto abbondante in questo territorio. II. Canpipura, Studer (non Michaud), Syst. Verz. 1820, p. 87° Bianca interamente chi unifasciata. Abbondante. III. Hyroeramma, Mog. Tand., loco citato pag. 234. La più comune delle mutazioni di questa specie. IV. Inrerrueta, Moq. Tand., loco citato pag. 234. Non o frequente. V. Gratiosa, Studer, Kurz Verz. 1820, pag. 87. Var. B. major Charpentier Moll. Suisse 1837, pag. 18. Piuttosto rara. VI. Mettar, Pini (1). Minor, depressiuscula, magis rugosula, supra et subtus latissime fusco-fasciata, una vel pluribus fascis confluentibus. Rarissima mutazione che rinviensi frammista alle altre in cui (1) Dedico questa mutazione all’amico Conte Carlo Arborio Mella malacologo appas- sionato. — 134 — la conchiglia assume un aspetto bruno fasciato in bianco, per la fusione delle fascie. Rinvengonsi tutte queste mutazioni miste fra loro, sulla strada che da Esino inf. conduce a Vigna, sui prati sottostanti alla Chiesa parrocchiale, nella val Grande sotto le pietre col Bulimus quadri- dens, all’alpe di Cainallo, sulle rive erbose lungo la strada lacuale da Bellano a Lecco, a Tartavalle ed a Ballabio nella Valsassina. Sectio Camplyea. ( Campylea, Beck, Ind. Moll. 1837, pag. 24). a). Cincuuirera, Held, in Isis. 1837, pag. 9Il. Helix cingulata. 1820. Helix cingulata, Studer, System. Verzeichn. der schw. Conch. Bern (non M. cingulata, auctorum). 1837. Helix Luganensis, Schinz in Charp., Cat. Moll. Suisse. 1857. Helix Pressli, Schmidt F. in Strobel, Essai d’ une distrib. | i Rinviensi questa specie nella Valsassina tra Pasturo ed Introb- bio sulle roccie calcari. Il sig. Antonio Villa nel vol. XIV del giornale il Politecnico, anno 1862, nelle sue osservazioni fatte alla pubblicazione del sig. Ing. Gabriel Mortillet col titolo Annection è la faune malacolo- gique de la France, nella Revue Savoisiene 1860-61, dubitava che questo autore, nel citare 1’H. cingulata var. Preslui, come ab- bondante nella parte inferiore della Grigna settentrionale o monte Codeno, avesse preso uno scambio coll’H. Tigrna che infatti vi abbonda. Siccome io pure rinvenni vivente nella detta località la H. cn- gulata , oltre la Tigrina, così pare che il sig. Mortillet allorchè citava questa specie, non l’ abbia scambiata colla figrina, errore non affatto supponibile in chi come il sig. Mortillet ha famigliare la malacologia. 4 Un fatto importante però a rimarcarsi è che sulle montagne ove vivono l’H. frigida ed insubrica Jan, che come è noto amano la regione alpina, vive pure sulle medesime o al piede delle stesse — 135 — anche l’Z. cingulata. La catena del monte Codeno che in questo territorio è fin’ ora l’unica sulla quale dai 1700 ai 2350 metri siansi ritrovate le suddette specie, ha le sue falde nella Valsassina ove vive la specie di cui è parola. Al monte Baldo, sulle cui sommità a 2100 metri, vive 1’ Helix. insubrica nella località detta il Telegrafo, è pure abbondantissima la H. cingulata che si eleva, secondo il De-Betta, a 1200m. Lo stesso fatto si verificherà certamente sui monti del Vicentino al di sopra dei bagni di Recoaro, ove pure l’ egregio sig. Edoardo De-Betta rinvenne la H. insubrica come da sua lettera 6 luglio 1861 al sig. Mortillet (1). Sembra quindi questo fatto appoggiare la teoria della trasfor- mazione della specie propugnata da Darwin e già da molti pa- turalisti ammessa. I sigg. Dumont e Mortillet opinano essi pure al par di me che a seconda delle località e condizioni di vita, i molluschi modifi- chino la loro conchiglia; e parlando nel loro Catalogue Critique et malacost. des moll. de la Savoie et du Bassin du Léman, della H. Fontenillii, Mich., ammettono essere questa una modificazione dell’ H. Alpina che abbonda sulle cime del Grand Sorn a 1300 metri, roentre in una gola stretta ed umida ai piedi delle stesse rocce a 880 m., rinviensi invece l’ H. Fontenillii. Questi autori attribuiscono la causa di questa trasformazione al- l’umidità ed ombreggiatura del luogo di dimora, non che alla diversa elevazione , che influisce sullo spessore , sviluppo e colorito delle conchiglia. In appoggio alla loro asserzione citano come alla Grande Chartreuse discendendo nelle foreste di S. Bruno la H. alpina assuma una conchiglia meno robusta, che a poco a poco passa dal corneo al variopinto, e finisce per divenire verso la Chapelle, mac- chiata egualmente alla H. Fontenilivi, della Porte du Sapey ove solamente si rinviene il tipo di quest’ ultima specie. Una forma di transizione fra l’alpina e la Fontenillii, si rinviene nella foresta che si attraversa per recarsi da S. Pierre d’Entremont à Bovinau, ed i giovani delle due specie comprovano la trasformazione del- l’una nell’ altra. Lo stesso sig. Mortillet nel precitato suo lavoro riporta pure il fatto di diverse varietà di H. cingulata trovate da Boissier a diverse To) Annezion è la faune malacelogique de France par Gabriel Mortillet dans la Re- vue Savoisienne 1862. — 136 — altezze sul colle di Tenda tra le quali la verà Helix frigida sulle alte sommità, con individui intermedii fra un tipo e l’altro. Una osservazione analoga, vennemi dato di fare quest’ estate nella val Sabbia, sopra la Helix cingulata var. colubrina Jan, nei rapporti colla H. Gobanzi, Frauenfeld. In questa valle è estrema- mente sparsa ed abbondante la prima, che giunge per l’alta valle dei Fanghi alla imboccatura della val Vestino ad Hano, ove pro- miscuamente possono raccogliersi tanto la colubrina, che esem- plari tipici della Gobanzi, rinvenendosi eziandio esemplari della colubrina , in cui le striature biancastre cominciano a prendere la consistenza di costicine, finchè passando per diversi gradi di metamorfosi, la conchiglia diviene più appiattita, più consistente ed opaca, a costoline ben pronunciate, diviene insomma la H. Go- banzi che rinviensi poi da sola a Moerna, Turano, Persone, Bolone e Magasa. Discendendo invece da Hano, verso il lago di Garda, da Eno, riscontrasi di nuovo esclusivamente la H. colubrina a Degagna, Bovagno, Gazano fino a Salò. Pare adunque che succeda la trasformazione d’una specie nell’altra sul monte Menos presso Hano ove possono raccogliersi esemplari intermedii ed esemplari tipici dell'una e dell’altra specie. L’anatomia del mollusco proverà se questa apparente trasformazione sia o meno veritiera. Un altro egregio e dotto nostro malacologo il sig. Pellegrino Strobel prima ancora di Darwin ammetteva la trasformazione delle specie nell’ accurato suo « Essai d'une distribution 0rog.- geogr. des Moll. dans la Lombardie », ove, annoverando a pag. 39 le modificazioni che subiscono nella conchiglia le diverse specie di molluschi nella Lombardia, parlando della Claus. Bal- samoi così si esprime: « On ne saurait pas comprendre pourquoi la CI. Balsamo dans certains endroits des monts se transforme en CI. Leucensis et la CI. Lombardica en CI. Baldensis et late- striata, è moins qu on ne veuille admettr® qu'il leur faut un plus haut degré de’ chaleur etc. ». Anche la nuova forma di Campylaca denominata H. Herme- siana (*) che vive sul monte Pressolana e che si accosta alla H. frigida ed insubrica, Jan, di cui ha eziandio le abitudini, pare poter riferirsi ad una trasformazione estrema della H. cingulata, come la frigida ed insubrica; ed in appoggio a tale ipotesi sus- (!) Pini Napoleone. Sopra una nuova forma di Campylaea del gruppo della H. cin- gulata. Studer. Atti della Soc. Ital. di Scienze Nat. 1874, vol. XVII, pag. 4l. — 137 — siste pure il fatto che sulle dipendenze dei monti ove si rinven- gono le nominate specie, vive pure la I. cingulata , 0 qualche sua varietà. Tutte queste specie accennate, nonchè le altre mu- tazioni di Campylaca appartenenti a questo gruppo, hanno co- muni le abitudini, il modo di fasciatura ora larga, ora filiforme, ed ora evanescente, od anche nulla; tutte del pari hanno una spira or più or meno globosa o depressa, come pure il loro mol- lusco dal cinerino passa per diverse gradazioni di tinte al caffè od al nero, ed abitano tutte un terreno di eguale natura. L’ana- tomia solo adunque dell’ animale ci dirà se tutte siano semplici mutazioni geografiche d’ una stessa specie o se appartengono a specie distinte. In attesa pertanto che un abile zootomo ci sveli il vero collo studio comparativo di tutte, continueremo a distin- guerle coi criterii fin qui seguiti. Helix insubrlca. 1832. Helix insubrica, Jan, Catal. Sect. II, pars I, Mantissa pag. 2, N. 101 1/2 (mutatio fasciata). Rossm. fig. 512. Helix frigida, Jan. loco citato, N. 101 (mutatio in- ornata). Rossm. Iconog. taf. XI, fig. 157. Specie esclusiva in questo territorio al monte Codeno e monte + Campione, a livello non minore di 1700 metri elevandosi fin oltre i 2350. Sonvi tanto esemplari senza fascia che fasciati; questi ultimi che rappresenterebbero il tipo della specie vennero distinti dal- l’autore di essa col nome di H. insubrica, mentre a quelli senza fascia vi appose quello di Helix frigida. È singolare la modificazione che subisce a norma del livello in cui vive. Al minimo cui discende di circa 1700 metri, alquanto al disopra della Baita, le dimensioni di essa variano fra un dia- metro’ massimo di 30 per 25 "" a quello di 25 per 20". AI livello di 2000 metri circa che rappresenta il livello medio, le dimensioni di essa variano fra un diametro di 24 per 19 "" a quello di 21/2 per 17 1/2®"; al livello di 2180 a 2200 metri sul monte Campione raccolgonsi esemplari che variano nei limiti di — 138 — 21 per 17 a 18 per 15 1/2"". Al livello massimo a cui la rin- venni di 2350 metri sullo stesso monte, le dimensioni di questa specie variano fra un diametro massimo di 17” per 14%" a quello di 15" per 12 1/2". Dalle esposte misure appare come questa specie dalle dimen- sioni massime della cogulata var. Baldensis, Villa per una serie di insensibili diminuzioni vada man mano rimpicciolendo fino ad assumere la statura dell’H. intermedia, Fèr., e glacialis, Thomas, che sono esclusivamente alpine. Tanto la striatura più o meno pronunciata a norma degli esemplari, quanto la maggiore o mi- nore elevazione o depressione di spira, il numero di giri di cui si compone, come anche la presenza o meno della fascia, sono comuni a tutte le dimensioni. È dunque evidente trattarsi d’ una sola specie, benchè sia stata distinta coi due nomi di frigida ed insubrica dall'autore. Al monte Baldo non raggiunge le dimensioni massime sopra- citate, limitandosi ad un massimo diametro di 24", secondo le misure che ne dà il chiarissimo signore Edoardo De-Betta nella sua malacologia veneta a pag. 50 (1870, marzo), diminuendo gra- datamente però nella dimensione fino a 15” di diametro come lo stesso autore segna nell’anteriore suo lavoro sui moll. terr. e fluv. della Provincia Veronese (1870, gennaio) a pag. 51. Il mag- giore sviluppo quindi che assume questa specie sui nostri monti deve adunque attribuirsi al livello minore cui discende in con- fronto del Baldo, poichè tutte le dimensioni intermedie o minori sono comuni ad entrambe le località ad un medesimo livello. Anche sul Baldo sono comuni tanto gli esemplari fasciati che: quelli senza fascia. Le leggiere modificazioni che subisce questa specie al Baldo, se pure ne subisce di abbastanza distinte, avendo io esaminati troppo pochi esemplari di quella località per dare un giudizio assoluto, non possono ad ogni modo attribuirsi che a mutazioni accidentali od a modificazione geografica; nel primo caso non costituiscono variazione di sorta sulla specie, nel se- condo dovrebbero considerarsi come varietà della medesima, giam- mai come specie distinta. Il voler continuare a chiamare frigida gli esemplari delle Gri- gne ed insubrica quelli del Baldo non è più giustifieato, dal mo- mento che questa specie ha in entrambe le località gli stessi essenziali caratteri e che l’autore di entrambi i nomi intese una sola e TZ cai de te dita a A rt 3 n i dtt N07. î — 139 — specie, come ho già dimostrato e detto anche altrove ('). Sol- tanto a rettificazione di quanto dissi allora riguardo alla gran- dezza degli esemplari del Baldo che ritenevo ordinariamente più piccoli di quelli delle Grigne, aggiungo che non avevo in allora esplorato le alte cime del Codeno e Campione, come feci repli- catamente quest ’anno, per cui non sapevo diminuisse anche da noi cotanto in statura; ma ero nel vero allorchè attribuivo per causa della minore statura la differente elevazione ‘e temperatura. Le mie osservazioni sopra»questa specie non confermerebbero quindi quanto scrisse il sig. Strobel nel suo Essai a pag. 16 che dice più piccola ordinariamente la mutazione fasciata. Io adunque opino debbasi per designare questa specie adottare il nome di Insubrica come più appropriato al luogo di rinveni- mento della specie e come rappresentante il tipo; cioè la muta- zione fasciata, ritenendo quello di frigida per la mutazione senza fascie, come intese l’ autore della specie. Ove poi nel loro com- plesso gli esemplari del Baldo offrissero > una costante modifica- zione io li chiamerei Zusubrica e frigida var. veneta. Ciò premesso distinguerò le principali mutazioni di statura che questa specie subisce a norma del differente livello di sua sta- zione, avvertendo che vi concorrono tanto la mutazione fasciata, che quella priva di fascie in tutte le dimensioni. I. DeBerrag, (Maxima) Diam. da 30"" per 25 a 25” per 20. II. De Crisroror, (Major) > da 24"% per 19.221," persia, 0a II. Jam, (Media) > da 2 perda per 15. IV. ApawI, Minor.) >irda ten per Piga ib È per 12'/. Questa specie che erà già conosciuta nell’ anno 1830 e descritta da Jan nel 1832, non fudal Porro, forse per dimenticanza, com- presa, nella sua malacologia Comasca pubblicata nel 1838 ed an- che nella sua raccolta non esistono esemplari di essa. (5) Osservazioni critiche alle osservazioni e rettifiche del Prof. P. Strobel, Attì della Soc. Ital. di Scienze Nat. vol. XVII, fas. IV, 1875, pag. 429 e 430. — 140 — Helix tigrina. 1832. Helix tigrina, Jan, Mantissa N. 104. » » Rossm. Iconog. taf. XVI, fig. 226. (Porro. N. 87-XXVIII, esclus synon). Abbastanza frequente in questo territorio. Venne da me rac- colta presso Lecco sulle vecchie muraglie, a Varenna sulla strada ‘ che conduce a Regolo, nella val Fredda presso Vezio, nella Val- sassina, ‘alla base del Codeno, alla grotta dei Dardani nella valle dei Mulini, a Prato S. Pietro, Cortenova, ponte deila Chiusa presso Introbbio, Pasturo, Ballabio e Laorca. Pare che questa specie non ami grandi elevazioui, ma prefe- risca il fondo delle valli perchè avendone trasportato anni sono da Malsrate presso Lecco un centinajo d’ esemplari ad Esino e deposte metà in luogo umido, tufaceo, nella valle del Monte, e l’altra metà in luogo pure assai fresco alla base del monte Croce su roccie calcari non sì propagarono e scomparvero. b. CornroLa. Held, In Isis 1837, pag. 911. | Helix zonata. 1819. Helix zonata, ( partim) Deshayes et Fér., Hist. Moll. pi. 68, fig. 8. 1820. Helix zonata, Studer, System. Verzeichn et. in Schweiz. Conch. pag. 87. Helix vittata, Villa, olim. H. zonata var. longobardica, Mouss. (fide Strobel). (Porro. N. 38-XXIX esclus synon.) Typica, Stabile loco citato pag. 50. In esemplari affatto eguali a quelli dell’alpi del Vallese e della valle Leventina nella Svizzera si trova abbastauza abbondante sul monte Croce, monte Codeno, monte Campione, Valle di Cino, alpe di Calivazzo fra i cespugli e sotto le grosse pietre; più rara nella Valsassina. Il livello massimo a cui la rinvenni è di circa 2000 metri. Sul monte Croce prende maggior sviluppo che non sul Codeno e Campione misurando 28"" di maggior diametro per 24 di minore — 141 — e 14 di altezza, mentre su questi ultimi si aggira fra i 23 e 20"® lora edi 2006 47702 per die, Pare che questa specie sia il rappresentante alpino della H. foetens, la quale trovasi sempre più in basso. Osservai che ove esitono alpi di qualche elevazione, in alto rinviensi la zonata mentre al piede delle stesse e nelle valli circostanti rinviensi esclusivamente la H. /oetens, che man man sale, rimpicciolisce, si ‘eleva nella spira e si fa di tessuto più leggero; raccogliendosi esemplari a medie elevazioni, intermedii fra l'una e l’altra forma. Helix foetens. 1819. Helix feetens, (partim) Deshayes in Fér., .Hist. Moll. pag. 25, pl. 69, A, fig. 4. 1820. Helix fotens, Studer, Syst. Verzeichn etc. pag. 87. 1847. Helix zonata, Stud. in Strobel, malac. di Val Brembana, et H. adelozona, Parr., in Essai d’une distribution etc. 1875. Helix foetens, C. Pfr. b. var. Sebinensis, Kobelt, — Zur. Fauna Italiens. Helix vittata, Jan (non Miiller). H. vhaetica, Mouss. in litteris. (Porro N. 20-XI). CrsanpinA, Stabile Moll. Terr. viv. du Piemont. 1859, p. 51. Helix adelozona, Parreys. Non rara nella Valsassina, ove la rinvenni in una valletta la- terale fra Introbbio e Pasturo, sulla strada da Tartavalle a Bel- lano sui muricciuoli campestri, ed alla cascata della Troggia. Porro la cita come rinvenuta dai fratelli Villa a Monte Sasso riferendola alla H. achates, Ziegler. L’ esemplare che si conserva nella raccolta Porro sotto questo nome è evidentemente una mutazione anomala di questa specie. Stabile nel succitato lavoro la accenna come rinvenuta pure nella Valsassina dal Prof. Stoppani. Sectio Tachea. (Tachea, Leach, Moll. 1831 Brit. in Turton Shells). — 142 — Helix nemoralis. 1758. Helix nemoralis, Linn., Syst. nat. edit. XI, pag. 773. 1821. » » Fèr., Tabl. Syst. pl. XXXII XXXIV, XXXIX, A, fig. 3.e 4. ( Porro. N. 28-XIX ) CisaLpina, Stabile, Moll. viv. du Piemont pag. 65. Comunissima ovunque, specialmente in basso nella Valsassina e lungo la strada lacuale, nei campi e vigne. Alquanto più rara ad Esino e suoi dintorni, nei boschi e nei campi; sale a discreta elevazione avendone trovati alcuni esemplari sul monte Codeno a più che 1600m. Va come dapertutto soggetta ad una serie nu- merosa di mutazioni tanto di colore che fasciatura e non è raro il caso di esemplari a pèristoma albino (7. hortensis complurium) var. B Leucostoma, Stabile, Prospetto sistem. Moll. di Lugano 1859, pag. 26 e 54, ed a fascie trasparenti scolorate, var Y Pu- dica, Stabile loco citato. Sectio Pomatia. Pomatia, Beck. Index Moll. 1837, pag. 43. Helix pomatia. 1758. Helix pomatia, Lino., Syst. Natur. édit. X, pag. 771, Fér., Tabl. Syst. 1821, pl.21, f. 1a 6. _ (Porro, N° 31-XXII). Specie abbondante ovunque, nei boschi, al piede delle siepi e nei campi. Cresce nella maggior parte di questo territorio a con- siderevole grossezza, specialmente presso Esino e nella Valsassina nel dintorni di Baliabio, ove raggiunge le dimensioni di 54 a 40 millimetri di diametro per 54 di altezza. Gli esemplari dei boschi di faggio dell’ Alpe presso Esino inf. specialmente, tendono al bianco, talora con fascie castagno sfumato, talora senza fascie; il tessuto della conchiglia è assai robusto. Si rinvengono esemplari normali lungo la strada lacuale, ed in tutti i luoghi poi riscon- è — 143 — transi le mutazioni da 1 a 5 fascie, più comunemente fuse fra loro, raramente distinte. Helix grisea. 1758. Helix grisea, Linn., Syst. nat. édit. X, pag. 773. 1774. Helix cincia, Mùll., Verm. historia. Férussac., Tabl. Syst. 1821, pl. 20, f. 7, 8. (Porro, N. 14-V). Scarsa piuttosto che no in questo territorio, questa specie è assai minore delle figure date dal Férussac. Il colorito è del pari assai più pallido, e le fascie sono ordinariamente disposte 13, 943. Gli esemplari corrisponderebbero alla fig. 287 a, b, della tav. 21 del Rossm. La osservai nei dintorni di Lecco nelle siepi*t di un campo col- tivato in parte ad ortaggi. Nella Valsassina e nei dintorni d’ Esino non la vidi mai. Gen. Bulimus. Bulimus, Scopoli. Introductio ad hist. nat. etc., 1777, p. 392. Subgen. Buliminus. Buliminus (partim) Ehrenberg, in Beck. Ind. Moll. 1837, p. 68. Sectio Napaeus. Napaeus Albers, Die Heliceen 1860, pag. 233. Bulimus obscurus. 1774. Helis obscura, Mull., Verm. hist, II, pag. 103. 1831. Ena obscura, —Leach., Brit. Moll. pag. 113 ex Turton. 1805. Bulimus obscurus, Drap., Hist. Moll. 1855. >» > Moquin-Tand., Histoire Moll. de France 1855, pl. XXI, fig. 5 a 10. (Porro, N. 41-II). Specie abbastanza sparsa ma non abbondante. Non sale a — 144 — grandi elevazioni. Rinviensi fra l’ erba al piede delle rocce cal- cari, sulle quali sale dopo le pioggie; d’ordinario è incrostata di terra. Ad Esino la rinvenni sulle rocce sotto la parrocchia, lungo la via che conduce a Varenna sotto le pietre ammontie- chiate; sulla strada che conduce a Vigna e Bigallo sui tronchi dei noci, ed in valle di Cino fra un ammasso di detriti vegetali. Nella Valsassina fra Cortenova e Prato S. Pietro e passo Lecco nelle siepi al piede degli arbusti. Sectio Chondrula. Chondrula, Beck. Ind. Moll. 1837, pag. 87. Bulimus tridens. i 1774. Helix tridens, -/‘Mull, Verm. Hist. II, pag. 105. 1791. Bulimus tridens, Bruguière, Encyclop. Vers. II, pag. 305. 1855. » » Moquin-Tandon , loco citato, pl. XXI, fig. 28 a 30. (Porro, N. 52-XI). Abbastanza sparsa ma non frequente. Vive sulle rive erbose colla P. frumentum , Drap., in luoghi esposti al sole. Si trova anche al piede delle rocce calcari, di cui ama nascondersi nelle fenditure, e sotto le pietre colla MH. unifasciata e Bulimus qua- dridens. Varia nella lunghezza e nello spessore della conchiglia , e potrebbero distinguersi diverse mutazioni come in tutte le specie. Qualche autore ha distinto fra le altre una var. didens, per la deficenza del dente columellare, ma anzichè una varietà od una mutazione è questa a riguardarsi come uno stato di im- perfetto sviluppo. Ne raccolsi lungo la strada che da Esino conduce a Vezio, a Varenna, Bellano e Lecco, ed a Tartavalle nella Valsassina; sotto le pietre, sulle rocce e fra le erbe specialmente aromatiche. Bulimus quadridens. 1774. Bulimus quadridens, Mull., Verm. hist. II, pag. 107. 1792. Bulimus quadridens, Bruguière, Encyel. Vers. II, p. 351. 1855. > > Moquin-Tand., loc. citato, pl. XXII, fg. 1a 6. (Porro, N. 51-X). — 145 — Assai più raro del precedente; vive però in famiglie e sì rin- viene in luoghi aridi e sabbiosi ove abbondi specialmente la Mentha sylvestris, ed il Thymus serpyllum. Sale a maggiori elevazioni del frîdens e trovasi sovente asso- ciato alla specie precedente, alla H. unifasciata, Cion. subeylin- drica e Claus. lineolata, Lo raccolsi in esemplari assai sviluppati ed in qualche abbon- danza in fondo alla val Grande sotto Esino inferiore, nella valle di Cino, sul monte Croce ma in basso; a Vezio e Perledo; più raro nella Valsassina ove lo trovai a Tartavalle. Bulimus quinquedentatus. 1837: Pupa quinquedentata, Meg., Muhlfeld in Rossm. Iconog. der land. ete., Heft. V, VI, p. 9, taf. XXIII, fig. 304. È questa la prima volta che questa specie propria della Dal- mazia viene ritrovata sul suolo lombardo. I signori fratelli Villa nell’ elenco sinonimico pubblicato nel Bullettino malacologico It. 1871, vol. IV, pag. 89 compresero questa specie sotto il nome di Torquilla 5dentata, Meg. sulla notizia ad essi riportata degli esemplari ritrovati da me ad Esino nell’ ottobre 1870 (1). Due soli esemplari assai bene caratterizzati e d’eguale grandezza di quelli della Dalmazia vennero da me rinvenuti in fondo alla valle che fiancheggia la strada che da Esino conduce a Varenna sotto una grossissima pietra. Gen. Cionella. Cionella, Jeffreys., Syn. test. in Trans. Linn. 1829, XVI, II, pag. 324, 347. Cochlicopa, (partim), Fér., Tabl. Syst. 1822, p. 54. Sectio Zua. Zua, Leach, Brit. Moll. pag. 114 ex Turton 1831. (1) Vedasi vol. XVII, fas. I, Atti della Soc. Ital. Elenco dei moll. raccolti dal sig. Marchese Carlo Ermes Visconti in alcune località del Bergamasco; del signor Ferdinando Sordelli, pag. 36, nota N. 1. — 146 — Cionella subeylindrica. 1767. Helix subcylindrica, Linneo, Syst. Natur. èdit. XII, 2, pag. 1248. 1774. Helix lubrica, Miill., Verm. hist. II, pag. 104. 1789. Bulimus lubricus, Brigusie Eneyclop. Ters. I, p. 311. 1826. Cochlicopa lubrica, Risso, Hist. nat. Europae merid. NV pag 690. 1829. Cionella lubrica, Jeffreys, loco citato. 1855. Bulimus subcylindricus, Moq. Tand., Hist. pl. XXII, fig. l5ia 19: (Porro, N. 40-I). Specie assai sparsa tanto al piano che sui monti ove giunge a discreta elevazione portandosi fino a 1900 m. Vive in piccole famiglie sotto le pietre e fra i vegetali in decomposizione, pre- ferisce i luoghi umidi benchè si rinvenga talora anche in posi- zioni aride. Trovasi di sovente associata alla H. pulchella, H. pygmaea, Bul. quadridens, P. muscorum, Linn. (non Drap.) e Pomatias septem- spiralis, Razoum. La rinvenni al così detto Golar, nella valle di Ontragno , al- l’alpe d’ Ortanella, nella val Grande, all’ alpe di Cainallo, valle di Cino, in Monte Codeno, a Vezio, Varenna, Tartavalle; Introb- bio, Bellano, Mandello e presso Lecco. Sectio Acicula. Acicula, Leach, Risso, Hist, nat. Europae, merid. 1826, p. 81 (non acicula, Hartmann). Buccinum, (partim) Cochlicopa (partim) Bulimus (partim) Cio- nella (partim), Glandina (partim), Achatina (par- tim) Columna (partim), Polyphemus (partim) ple- rumque Auct. Caecilianella, Bourguignat. Aménités Malacol. 1856, I, in Re- vue et Magaz. de Zool. par Guerin Menville. Cionella aciculoides. 1852. Columna aciculoides, Jan. Cat. Sect. II, pars. L Man- tissa, pag. 2. — 147 — 1841. Polyphaemus aciculoides, Villa, Dispositio Syst., pag. 20 (exclus, Syn). 1848. Achatina aciculoides, L. Pfeiffer, Monog. Helic viv. II, pag. 274. 1855. Achatina Jani, De Betta e Martinati, Cat. Moll. Prov. venete, pag. 57. 1356. Caecilianella aciculoides, Bourguig., loco citato, pag. 222, exclus. citat. Jan et Pfeiff. 1864. Glandina Jani, De Betta, Esame critico intorno a 3 moll. del gen. Glandina, negli Atti del R. Istit. Veneto di Scienze, Lett. ad Arti, pag. 23, tav. fig. 4 a 6 copie a parte. (Porro, N. 39-I, exclus. var.) Rinvenni questa specie nelle vicinanze di Lecco, lungo un muricciuolo di cinta; non potei mai rinvenirla altrove, essendo specie sotterranea; è più facile rinvenirne le spoglie trascinate fuori terra dalle formiche o condotte dalle acque, che il tro- varla vivente. È Gen. Balia. Balea, Prideaux, in Gray, Zool. journ, T. I, 1824, pag. 61. Balia (*), Bourguignat, Amén. malac. in Revue et mag. de Zool. par Guérin Menville 1857. Sectio Balea, s. str. Albers. Balia perversa. 1758. Turbo perversus, Linn., Syst. Natur. édit. X, I pag, 767, (non H. perversa, Linn. nec Miill.) 1301. Pupa fragilis, Drap., Tabl. pag. 68, N. 20 et Hist. 1805, pag. 67, N. 20. 1824. Balea fragilis, Prideaux, loco citato. 1857. Balia perversa, Bourguignat, loco citato, pag. 550, piodzo:fig dl. (Porro, N. 45-IV). (1) Balia (emend. Balea) da Ba)roo macchiato, Bull. della Soc. Mal. It. ; 10 — 143 — Specie comunissima nei nostri monti ed anche in pianura, avendola trovata abbondante ovunque nella Brianza, nei dintorni stessi di Milano e Monza. Vive in famiglie numerose al piede degli alberi o negli interstizi profondi della loro corteccia sotto i muschi od anche in luoghi umidi sulle rocce e sotto le pietre. È d’ordinario associata sugli alberi alla CI. alboguttulata , CI. dubia, Bul. obscurus e Pupa Sempronii. In tempo di pioggia, sorte dai suoi nascondigli in copia. Dimora di preferenza sui noci, castagni, salici, robinie e gelsi. La raccolsi nel bosco detto il Degress, sul piazzaie della casa parrocchiale di Esino, al Golar, sulla strada di Vigna, a Bigallo, Scombol, Mascée, in val d’ Ontragno, all’alpe di Cainallo, prati d’Agueglio, all’alpe Pelaggia, in val Neria, monte Codeno a 1800”, a Parlasco, Tartavalle, Cortenova, Pasturo, Ballabio , Lecco, Bellano e Varenna. Gen. Clausilia. Clausilia, —Draparnaud, Ilist. Moll. 1805, pag. 24. Sectio Charpentieria. Marpessa, (partim), Gray, Nat. arrang. Moll. in Med. Re- pos. 1821, XV, pag. 239. Clausiliastra, ( partim ) L. Pfeiffer, Verz. einer Anordn., der Helic. nach natiir. Gruppen 1855. Charpentieria, Stabile, Moll. terr. viv. du Piemont 1859, p. 80. Clausilia Comensis. Clausilia Comensis, Shuttelwort in litteris ad Dom. Pfeiff. 13848. Clausilia Comensis, Pfeiffer, in Zeitschr. f. Mal. 5, 108, Monog. Helic. viv. III, pag. 604, N. 150. 1856. » » Rossm., Iconogr. der Land etc. III Band (Neue Folge) pag. 69, taf. LXXVIII, fig. 886. (Porro, N. 57-II, exclus. fig. 173, Rossm.) Non rara nelle vicinanze di Bellano e Varenna e lungo la strada lacuale, in situazioni ombreggiate ed umide al piede degli — 149 — alberi e fra l'erba lungo i muri campestri. Non sale a grandi elevazioni e l’ultimo limite ove la rinvenni fu a Vezio, nelle vicinanze del suo vecchio castello, 400 metri all'incirca sul li- vello dell’ Adriatico. Nella Valsassina non la rinvenni benchè sembri una valle assai confacente alla natura di questa specie. Sectio Marpessa. Clausilia , subgenus Marpessa, Gray, Nat. arrang. Moll. in Med. Repor. 1821, XV, pag. 239. Clausilia laminata. 1803. Clausilia laminata, Montagu, Test. Brit. pag. 359, pl. Ii. 1805. Claasilia bidens, Draparn, Hist. Moll. p. 68, pl. IV, fig. 5-7, (non C. bidens, Linn.) Var. GranatINA, Ziegler, Rossm., Iconogr. fig. 465, VII, pl. 34. È la prima volta che questa specie trova posto con località di ritrovamento precisata, in un catalogo di specie lombarde. Strobel nel suo Essai a pag. 21, dice che Mousson non potè rinvenirla nè nei dintorni del Lario nè in quelli del Ceresio. Cita però la presente varietà come esistente in Lombardia sulla fede di Charpentier, ed i fratelli Villa sulle altrui indicazioni la elen- ‘carono nel loro catalogo del 1871 nel Bullettino Malacologico. To posso ora coa certezza dare qualche località ove vive da noi, avendone fatta la scoperta nel 1867 di alcuni esemplari sul monte Codeno sotto la corteccia di un tronco di vetustissimo larice. Successivamente ne rinvenni altri sullo stesso monte nella località detta il Vallone, a fianco della grotta sotto le corteccie, ed al così detto Bragai in un cespuglio di Aconitum napellus fra le materie vegetali ed i legni marcescenti di un piccol fossato. Ne rinvenni parimenti nei faggi secolari che sono nei boschi laterali alla strada che da Esino inferiore conduce all’ Aipe di Esino, ed anche nei boschi di faggio del monte Croce e quelli laterali alla strada che da Esino superiore conduce all’ alpe di Cainallo. È specie abbastanza rara specialmente nelle citate località; in LS monte Codeno è un po’ più frequente ed in una sola giornata — 150 — potei raccoglierne quindici esemplari. Questa conchiglia ha un colore corneo tendente al violetto, il callo palatale ben pronun- ciato e bianchissimo come il peristoma; la bocca color violetto intenso. Misura 15 1/2" di lunghezza per 4" di maggior diametro, la spira consta di 11 a 12 giri. S.ctio Delima. Delima, Hartmann, Erd und Stisswass. Gasterop. 1840-44. Papillina, (partim) Moq. Tand., Hist. 1855, II, pag. 324. Clausilia Itala. 1824. Clausilia Itala, Martens, Reise n. Venedig II, pag. 442, tav. 3, fig. 1. 1829. Clausilia alboguttulata, Wagner (non Pfeiffer) in Chem- nitz, Neue System. Conch. Ca- binet XII, pag. 191. 1832. Clausilia albopustulata, Jan e De Cristoforis, Mantìssa, pag. 3. 1844-46. Clausitia alboguttulata, var. Longobardica, Pfeiffer, Sym- bole ad Hist. Heliceorum vi- ventium. {Porro, N. 56-I exclus. synon. et N. 59-IV). Var. MINOR. Quella, per cui più che per ogni altra specie di Clausilia venne impiegato un maggior numero di nomi, talora per designare la specie, talora le varietà, e tal’altra le semplici mutazioni, è di certo la presente. Alcuni dei nomi impiegati da qualche. autore per designare questa specie furono da ‘altri impiegati per designarne altra ben differente. Infatti il nome di al/boguttulata impiegato da Wagner per la mutazione media dell’/tala, Mart., venne pure adottato da Pfeif- fer, Kiister e Gredler per dinotare la C. ornata di Ziegler, che è specie ben differente dalla presente, ed incola del Tirolo set- tentrionale, Stiria, Carniola, Carinzia, Slesia ete., quindi del centro d’Europa. Quello di rudiginea, Ziegler, venne pure impiegato per dinotare tanto la mutazione dell’ Itala colorata in corneo-fosco i — 151 — rossiccio, quanto la stessa mutazione della ornata di Ziegler, come pare quello di Zate-striata, Charp., che venne applicato da alcuni autori alla mutazione costulato-striata, della Itala, e da altri alla stessa mutazione dell’ ornata. Il nome di C. annera, Ziegler, fu del pari applicato tanto ad una var. della commutata di Rossm., quanto alla mutazione pal- lida dell’ alboguttulata, per la quale Ziegler stesso aveva già creato il nome di diluta. Per dinotare poi specialmente la forma minore od alboguttu- lata, Wagner, che è specie propria dell’ Italia, del Tirolo merid, e di parte della Francia, quindi del sud d'Europa, vennero anche impiegati da qualche autore i nomi di Longobardica, Pfeiffer ed al- bopustulata, Jan.; per distinguere poi aleune mutazioni e varietà della stessa si adoperaronr i nomi di punctata, Mich., Recubariensis e Bolcensis, De Betta, agreabilis, Stabile, crenata, Féruss. et Menke; come pure per distinguere alcune mutazioni e varietà della forma maggiore si impiegarono i nomi di Braunt, Charp., rugata, Ziegl., e subrugata, Menke. Da taluno poi vennero erro- neamente attribuiti a qualche mutazione di, questa specie anche i nomi di onusta, Villa, decipiens, Rossm. e Kuster , decipiens, Ziegler, non che quello di stigmatica, Ziegler. Rapporto al primo citato dai fratelli Villa nella nota delle specie da aggiungersi o da emendarsi nel loro catalogo pubbli- cato nel 1844, inserita nel N. IX, pag. 142, del giornale di malacologia che vedeva la luce nel 1853 a cura del Prof. Pel- legrino Strobel, e mantenuto nel secondo Catalogo da essi pub- blicato nel 1871 nel Bullettino malacologico Italiano e riportato dallo Spinelli tanto nella I (1851), quanto nella II edizione (1856), non può essere accettato perchè non ne venne data la descri- zione. Sotto la denominazione di 0. onusta, gli stessi fratelli Villa distribuirono tipi provenienti dal pizzo di Sivo negli Abruzzi ben differenti dalla C. Itala e dalle sue varietà: non può quindi questo nome passare nemmeno fra i sinonimi di quest’ ultima specie. Non si comprende adunque come abbiano potuto pubblicarla nei loro cataloghi come specie lombarda. Anche nella classica mo- nografia sulle Helicidi viventi del Pfeiffer non trovasi Clausilia alcuna sotto il nome di onusta. Colla denominazione di decipiens, Rossm. et Kust, non puossi designare forma o mutazione alcuna della C. Itala, perchè quel — 152 — nome fu imposto ad una specie di Dalmazia, assai differente dalla presente, ed è sinonimo della 0. latilabris, Wagner, e suturalis, Zìegler, suturalis, Meg. Mublf., e trovasi figurata dal Rossm. alla tav. 12, fig. 176. La C. decipiens, Ziegl, poi che è sinonimo della fallax, Ros- sm. e che questi figurò alla tav. 18, fig. 262, è ben diversa specie essa pure dall’ Itala ed è propria della Gallizia. La C. stigmatica, Ziegler, poi data dal Rossm. alla tav. 12, fig. 163, cerrisponde alla C. olivacea, di Cantraine, descritta nella Malacologie Mediterraneenne et litorale, 1840 a pag. 150 e figu- rata alla tav. V, N. 15. Questa pure è specie ben differente e propria solo della Dalmazia, Istria, e del littorale Triestino. Io credo che a voler tenere distinte le due forme maggiore e minore della Ifala come due specie, sia assai difficile stabilire i confini dove cominciar debbasi a chiamarla Itala e dove albo- guitulata. In tutte le forme riscontransi esemplari a peristoma più o meno espanso, incrassato o meno, disgiunto od unito. In tutte del pari veggonsi esemplari più o meno pallidi, cornei, 0 rubiginosi e perfino nerastri; come pure varia in tutte lo spes- sore della conchiglia, e la quantità, lunghezza e distribuzione, presenza o mancanza delle papille suturali: ogni forma ha pari- menti in tutte le sue suddivisioni esemplari a bocca tinta or più or meno in giallo, bianchiccio, o fosco, come anche il callo pa- latale più o meno sviluppato ed obliquo. Tutte le differenze ri- sultanti in questa serie di un’ unica specie debbonsi adunque attribuire alla qualità del terreno, alla diversa veg:tazione ed al diverso livello della loro stazione; e devonsi distinguere quindi con nomi appropriati, soltanto quelle mutazioni o varietà che offrono modificazioni tali che possano pei loro caratteri essere con facilità distinte, e per queste adottare i nomi primieramente imposti loro dagli autori, ma quelli soltanto bene accertati voler dinotare la tale o tal’ altra varietà geografica o mutazione, ab- bandonando come inutile zavorra tutti gli altri posteriormente applicati alle stesse, agevolandone anche lo studio, non che la compilazione dei cataloghi; poichè per la quantità di numi im- posti ad una specie riesce spesso malazevole stabilire con cer- tezza una esatta sinonimia. Nel territorio che vado illustrando è specie comunissima ed abbondantemente sparsa la C. Itala minor od alboguttulata, Wa- gner, e rinviensi su tutti i muricciuoli campestri, sotto le pietre, — 153 — sulle rive erbose, sugli alberi dei noci, castagni, gelsi, faggi ec., dei dintorni di Esino come pure lungo tutta la strada lacuale fino a Lecco, e nella massima parte della Valsassina. Distinguonsi fra gli esemplari di queste località le mutazioni seguenti. I. Testa ventrosulo aut cylindraceo-fusiformis, striata, mitidiu- scula; apertura ovalis aut ovali-pyriformis, peristoma appressum vel subinterruptum aut solutum. Callo palatali plus minusve crasso aut cxpanso (Claus. albopustulata, Jan.) : II. Saturatius rufo-cornea (var. rubiginea plerumque non Zieg.) III. Detrita, sordide virescens aut albicans, papillis obsoletis (decipiens auct. Lang., non Rossm. nec Kiister). IV. Longitudinaliter distinete striata, subcostuluta (Claus. late- striata, Charp., Liste des Moll. terr. et fluv. 1852. pag. 27 non latestriata, Bielz.) Questa varietà trovasi qualche volta mista alle altre ma più costantemente da sola sulle rupi calcari fra Introbbio, Baiedo e Pasturo nella Valsassina colla Claus. costulata, Jan. La C. Itala si innalza fin’ oltre i 2000"”, avendola sinvenuta benchè scarsa sul monte Codeno colla plicatula, ove diviene assai solida, e la maggior parte degli esemplari appartengono alla terza mutazione. Clausilia costulata. 1832. Clausilia costulata, Jan, Cat. Sect. IT, pars. I, Mantissa; pag. ©, N. 13-7, (non Claus. co- stulata Ziegler nec Lamk). 1836. Clausilia clavata, Rossm., Iconogr. IV, pag. 12, fig. 252. 1841. >» lamellosa, Villa, Dispositio Syst. ete. p. 28, N. 17. (Porro, N. 58-II]). Abbondante nella Valsassina da Introbbio a Pasturo, special- mente presso il ponte della Chiusa sulle rocce calcari e nelle — 154 — vallette ombreggiate che si internano fra quei monti. Allorchè l’animale à vivente le costicine che adornano la conchiglia di questa specie sono lucenti, sericee, ma dopo la morte divengono opache. Sectio Iphigenia. Iphigenia, Gray, Nat. arrang, Moll. in Méd. répos. XV, 1821. Clausilia dubia. 1805. Clausilia dubia, Drap., hist. nat. Moll. France, pag. 70, N03: 1857. » >» Ad. Schm., Die Kritischen gruppen, pag. 40, N. 27. I. Graciis, Ad. Schmidt, loco citato tav. V, fig. 92, tav. X, fig. 197 (non Pfeiffer). Corneo fusca, crebro strigilata. Long. 10-11". Diam. 2 1/2; Aper- tura 2- 21/8", lunga 11/2, 1 2/3" lata. Abbastanza sparsa ma poco abbondante in questo territorio. Vive d’ordinario sui muschi, sugli alberi e sotto le corteccie spe- cialmente dei noci e dei faggi colla Claus. Itala, var. alboguttu- lata. Rinviensi lungo la strada che conduce ad Esino, Bigallo, Scombol, strada di Vigna; nella Valsassina da Prato S. Pietro a Pasturo. II. Var. OssoLeta, Ad. Schmidt, loco citato. Lamella infera, plica palatali infera, callo palatali evanescen- tibus. Mut. minor, gracilis, cerasino fusca, pl. V, fig. 93, pl. X. ; LEO: Meno frequente della precedente varietà, rinviensi questa al- l’alpe di Cainallo, alpe Pelaggia e monte Croce. Benchè lo Sta- — 155 — bile nel suo lavoro sui molluschi del Piemonte dica più frequente quest’ ultima varietà sulle nostre Alpi, in questo territorio vi è invece più frequente la prima; nelle valli Bresciane e Bergamasche riscontrasi però più frequente la gracilis. Clausilia lineolata. 1836. Clausilia lineolata, Held Beitrag.zurGesch. d. Weicht in To pag. 275. ‘1836. Clausilia Basileensis, Fitzinger, Rossmiisl., Iconogr. IV, fig. 279. sog» » Ad. ona Die Krit. Grupp. der Kur. Claus. etc. 1857, pag. 16, taf. I, fig. 15-18. Claus. ventricosa et ventriculosa var. minor complar. (Porro, N. 60-V, var. b). È specie abbastanza comune in questo territorio sugli alberi e sotto le pietre colla C. Strobelî, P. Ferrari e pagodula in luoghi umidi. Varia assai in robustezza e statura come anche in grossezza e fittezza delle costulature. Distinguonsi le seguenti mutazioni e varietà. I. Tyrics, Schmidt Ad., Die Krit. Gruppen der Europiiischen Claus. pag. 16, pl. I, tig. 15 a 18 e pl. IX, fig. 164. Il. Tompa, C. tumida, Parreyss (non Zieg.), Ad. Schmidt, loco citato, pl. II, fig. 19 e pl. IX, f. 165. È la mutazione più abbondante in questo territorio e la rin- venni all’ alpe di Cainallo sui faggi secolari, a Bigallo , valle di Ontragno, valle del Monte, monte Croce nelle ceppate dei faggi vetusti e sulla strada che conduce ai prati di Agueglio sotto le pietre. INI. CrupA, C. cruda, quorumdam (non Zieg.) Ad. Schmidt, loco eitato, pl. II, fig. 21. Frammista al tipo, non rara. SMB IV. Mopurata, C7. modulata , Parreyss, Ad. Schmidt, loco citato , pl. II, fig. 20. Più rara della precedente ma abbastanza frequente colle altre mutazioni. V. ArteNvATA, Plica patatali distincta, ( C. attenuata, Ziegl. mut), Ad. Schmidt, loc. cit. pl. II, fig. 22. E la mutazione più rara. Rinviensi questa specie e sue mutazioni nelle vicinanze di Esino nella val d’ Ontragno, val del Monte; al Golar, all’ alpe di Cai- nallo, alpe l'elaggia, alpe d’Esino, alpe d’Ortanella, prati d’ Ague- glio, monte della Cave, Monte Croce, a Varenna. Mandello, Lecco, Pasturo, Tartavalle e Bellano. Var. Larrensis Pini. Testa subrimata, brevis, ventricosa vel ventricoso-subfusiformis, teruis, sordide rufa, albo strigilata , costis flexuosis subtiliter or- nata, apice levigato, pallide corneo: anfractus 10-11 converiusculi celeriter crescentes, ultimus subgibbus, sutura valida; apertura ampla, subovato-rotundata, fauce brunnea; callo palatali et plica basali obso- letissimis vel nullis, plica subcolumellari parum emersa, lamella supera marginali , infera antice subtiliter biramosa , lunella par- vula, parum arcuata: peristoma continuum solutum albidulum, re- fleriusculum; spatium interlamellare levissime uni vel bipliculatum. Lono::.'..,40-127*. Diam. Ae Conchiglia corta, assai ventricosa, di tessuto leggero, color bruno rossastro cupo, a costiccine fitte, flessuose, lucenti, ornate di strie biancastre finissime; fessura ombelicale assai ristretta. Apice ot- tuso, levigato, corneo pallido; giri di spira da 10 ad 11 assai convessi, crescenti rapidamente, l’ ultimo un poco gibboso. Sutura profonda senza papille — Bocca abbastanza grande, di forma ovale arrotondata, tinta in fosco pallido; callosità palatale e plica basale quasi nulle; plica subcolumellare poco sporgente, lamella superiore che raggiunge il margine del peristoma, l’infe- _ — 157 — riore leggermente biramosa. Lunella piccola e poco arcnata; pe- ristoma continuo-bianchiceio, ed alquanto risvolto all’infuori, spazio ‘ interlamellare semplice o leggermente marcato da una a due pliche. Lunghezza da 10 a 12”. Diametro del penultimo giro di spira da millimetri 3 a 3//;. Questa costante varietà che non venne per anco distinta da aleuno abita i monti circostanti al Lario in località assai umide associata al tipo alla O. Strobeli, Pupa Ferrarti, e pagodula. È abbastanza sparsa e sebbene non molto abbondante non può dirsi rara nelle vicinanze di Esino. Clausilia plicatula. 1801. Clausilia plicatula, Draparnauad, Tabl. Moll., Hist. Moll. pag. 72. 1871. Clausilia plicatula, Drap., superflua Meg. e mucida Zieg. in Villa, Cat. syn. 1871). » » Ad Schmidt, Die Kvrit. grup. tav. III, fig. 43 a 51, tav. X, fig. 177 a 180. (Porro. N 60-V, var. b. in collectione). Specie assai sparsa e comune dalla pianura alle alpi sulle rocce sotto i cespiti erbosi e sugli alberi specialmente di faggio, casta- gno, salice, robinia e pioppo; al piede dei cespugli e degli arbu- sti. Varia assai in statura, tessuto, colorazione, forma della lp mella inferiore e numero delle pliche interlamellari. Rinvengonsi esemplari che corrispondono al tipo figurato dallo Schmidt nella tavola III ai numeri 43-46 ma questi piuttosto rari; più frequenti invece si rinvengono quelli che il detto au- tore figurò ai numeri 47 e 49. Abbondante invece più d’ ogni altra in questo territorio è la var. superfvua di Megerle (var. fenui- striata, mihi olim ip schedis) fig. 51 della tav. III, e fig. 180 della tav, X. Frammisti a questi si trovano pure esemplari che corri- spondono alle fig. 48 e 50 del citato autore ma assai scarsi. Non son rare invece la mut. nana figurata dallo Schmidt alla tav. X, N. 177, non che la mut. elongata, figurata al N. 179, nell’ opera surriferita, frammiste qua e là colle altre. La raccolsi colle mutazioni e varietà citate nelle selve di Bi- gallo, Scombol, nella valle d’ Ontragno, alpi Pelaggia, d’ Esino . inferiore, d’ Ortanella e di Cainallo, in valle di Cino, sui monti — 158 — Croce, Codeno e Campione, nella val Neria; come pure a Lierna, Lecco, Ballabio, Introbbio, Tartavalle, Parlasco e Bellano. Clausilia Ville. 1838. Clausilia Villae, Meg. v. Muhlfin Meg., Gesell. Nat. Freund. (non CI. Villae, Meg. in Pfeiffer, Symb. ad Hist. Helic. 1841), non Porro nec Charp. 1847. Clausilia Brembina, Strobel, Note malac. d’una gita in Val Brembana, pag. 119, N. 31. 1872. Clausilia Ville, Mes., et C. brembina, Strobel, in Villa, Cat. synon. nel Bull. mal. Ital. vol. IV. » » Ad. Schmidt, Die Krit. Grupp. der Eurcp. Claus. taf .IV, fig. 61-64, pag. 29. Abbonda assai questa specie sulle rive erbose dei campi, nei muri a secco, sui licheni e muschi umidi e sulle rocce tufacee e calcari. Convive coll’Itala, Strobeli, dubia e plicatula. Sotto il nome di C. Vaillac, Meg., viene da qualche autore ci- tata una varietà della plicatela (probabilmente la superflua). Forse contribuì a generare la confusione, la poca cura nello studio degli esemplari che da qualche nostro malacologo venivano spediti ol- tr'alpe e distribuiti fra noi sotto tale denominazione; i quali alle volte corrispondevano alla vera C. Ville, tal altra ad una var. piccola della plicatula, qualche volta perfino alla Strodeli. L’avere poi qualche autore continuato a tenere distinte come differenti specie la Ville, Brembina, non che la varietà minore di questa specie chiamata da Charpentier Wazthelyana fece credere a taluno trattarsi non d’una sola ed identica specie ma di tre distinte. Giusta l’ opinione dei migliori autori moderni questa specie va così distinta. I. Claus. Ville, Meg. (typus) elongato-fusiformis, solidula. II. mut. ventricosior ( CI. Brembina, Strob. ) III. var. minor, elongato-fusiformis, (C. Wathelya- _ na, Charp.). PITE — 159 — Rinviensi al roccolo del Parroco, sull’ argine del ponte di Vi- gna, a Bigallo, nella valle d’ Ontragno , valle del Monte, val Grande, strada d’ Agueglio, monte Croce e monte Codeno, a Vezio, Perledo, Varenna, al Portone fra Bellano e Taceno, Tartavalle, Pasturo, Introbbio, Lecco e Bellano; tanto in esemplari tipici che nella mutazione ventricosior. Clausilia exoptata. 1857. Clausilia exoptata, Ad. Schmidt, Die Krit. Grupp. der Eu- rop. Claus. pag. 62. 1859. > » Pfeif. Lod., Mon., Helic. IV, pag. 782, N. 357. 1847. Clausilia gracilis, Pfeiffer C., in Strobel, Note malacolo- giche della Valbrem. (escl. fig. 489, Rossm.), (1). Assai rara nella Valsassina da Tartavalle a Cortenova sulle rupi. Questa specie pare una mutazione liscia della precedente, corri- spondendo pel complesso degli altri caratteri alla medesima. I fratelli Villa citano, forse sopra erronea indicazione altrui, come vivente in Lombardia la Claus. parvula, Studer ,la quale non vive che al di là del Monte S. Gottardo. Stabile nel suo Prospetto sistematico-statistico dei Moll. del territorio di Lugano 1859 a pag. 59, nota 30 ha dichiarato non avere mai presa al di qua delle Alpi questa specie che era stata erroneamente citata, come presa da lui a Faido nel Canton Ticino, dal Prof. Pell. Strobel nell’Essai d’une distribution ece., il quale a pag. 22, cita inoltre una Claus. parvula, var. Ville Meg., (fide Charp.). Probabilmente sarà una mutazione piccola della exoptata, Ad. Schmidt; non po- tendo credere che questo autore ritenesse per varietà della par- vula che è specie liscia, la Ville vera di Megerle var. minor nè la Ville Auctorum (plicatula var.) che son costulate e abbastanza differenti dalla Parola Studer. Clausilia Strobeli. 1845. Clausilia tumida? Stabile, Fauna Elvetica (non C. tu- mida, Zieg., nec Porro). (1) La fig. 489 Rossm. rappresenta la C7. grecillis Rossm. o sawatilis Hartman che è specie differente dalla presente, sebbene affine, la quale non vive in Lombardia. — 160 — 1847. Clausilia Strobeli, Porro, in Strobel, Note malac. d'una gita in Valbrembana. 1852. Clausilia Stabilei, Cha rp., in Petit de la Saussai, Journal de Conchil. III, pag. 394 (sine frasis). 1859. Clausilia Strobeli, Porro, Stabile, Descr. de quelques coq. nouv. ou peu connues in Revue et Mag. de Zoologie N. 7, fig. 19-21. 1872. Clausilia Strobeli, Porro, et Stabilei Charp. in Villa catal. sinon. in Bull. Malac. Ital. vol. IV. Clausilia ventricosa, Drap. var. c) parva Porro, in collectione et Malac. Com. pag. 59, N. 60-V. Specie abbondantemente sparsa ovunque nei monti lombardi. Vive colla C. lineolata, Held., Ville, Meg., Plicatula, Drap., Pupa Ferrari e pagodula; ed anche isolata in famiglie numerosissime sotto le pietre, nei luoghi in cui geme l’acqua dal suolo, ed in generale nei luoghi umidi ed ombreggiati. Assomiglia a prima vista alla C. Ville, ventricosior ( Brembina Strobel), ma si distingue facilmente da essa per maggior lucen- tezza e minor elevazione delle costicine, ma specialmente per la depressione a guisa di solco che sta nell’ ultimo giro di spira a sinistra dell’ apertura non che per la mancanza della lamella spi- rale. i Stabile nella Revue et Magasin de Zoologie, nella sua Deseri- ption de quelques coquilles nouv. etc., assegna a questa specie un habitat fra i 200 ed i 700 metri. A me invece occorse di rinve- nirla fin oltre i 1700 metri, come fin sotto i 120 metri, avendola trovata tanto sul monte Codeno che nella pianura milanese. Abbonda specialmente la mutazione simplex, Stabile; benchè si riscontrino esemplari anche delle altre descritte nel Prosp. sistem. dei moll. del Luganese 1859, pag. 57, N. 19-22. Si raccoglie lungo la strada che da Varenna mette ad Esino per Per- ledo, sulla strada d’Agueglio, al ponte di Vigna, nella valle d’Ontra- gno, Val Grande, all’Ortanella, al Degress, al Golar, sul monte Croce e monte Codeno, a Perledo, Varenna, Lecco, Introbbio, Pasturo, Barzio, Tartavalle e Bellano. Questa specie in qualche catalogo figura come distinta dalla Claus. Stabilei, Charp., che ne è sino- nimo al pari della Olausilia tumida, Stabile. — 161 — Gen. Pupa. Pupa, Lamark. Animaux sans vertebres 1801, I, pag. 88. S:ct'o Torquilla. Torquilla. a System. Verzeichn, 1820, pag. 89. Pupa frumentum. 1801. Pupa frumentum, Draparnaud, Tableau des Moll. 1801. Hist. nat. des Moll. de France 1805, pag. 65. (Porro, N. 46-V). Var. ILLyrica, Rossmiiss., Iconogr. der Land. und Sussw. moll. Heft. V, 1837, fig. 312. I. mut. trizicum, Ziegl., (Strobel) var. a Porro. II. » minor, Rossm,, loco cit. fig. 311 (mut. curta, Zie- gler) var. b, Porro. Specie abbondante e sparsa ovunque in questo territorio. Di- mora sulle rive erbose e nei prati asciutti, come pure in luoghi aridi colla H. umifasciata e B. tridens. Rinviensi sulla strada che da Esino inferiore conduce a Vigna, nei prati sottostanti alla Chiesa parrocchiale, nella Val Grande, val d’ Ontragno, all’Alpe di Cainailo, a Varenna, sulla strada da Bellano a Lecco, ed a Tartavalle, Ballabio, Introbbio, nella Valsassina. I fratelli Villa citano una P. polyodon, Drap. e P. variabilis, Draparn., che sono specie d’ oltre alpe e non peranco rinvenute in Lombardia; forse essi attribuirono le succitate a qualche mu- tazione della presente specie. Pupa avenacea. 1792. Bulimus avenaceus, Bruguière, Enc. Method. Vers. VI, 2 partie. — 162 — 1801. Pupa avena, Drap., Tableau, Moll. Hist. Moll. France 1805, pl. III, fig. 47-48. (Porro, N. 47-VI). Var. Mecacaritos, Chondrus megacheilos, Jan et De Crlst., Mantissa 1832, pag. 3, N. 12-13. Specie abbondantissima ovunque sulle rocce calcari; variabilis- sima in colore, statura e consistenza; nel complesso dei caratteri però queste due forme sono da attribuirsi ad una sola specie. Rimarcansi le seguenti mutazioni. I. Maxma, Torquilla tricolor, Villa, Dispositio, System 1841, pag. 57, N. 13 et Cat. sinon. 1871—Rossmàss. fig. 918 (var. a Porro). II. Masor, Torquilla megacheilos. Jan, loco cit. (typus). III. MepIia, Torquilla avena, Auct. Lang, (albilabris, Ziegler). IV. Minor, (affinis P. avenaceae), P. megacheîlos var. b, Porro, P. hordeum, Stud. (non Charp.), 7. hordenm., Drap. in Villa, Cat. Sin. 1871. >» var. MuLTIDENTATA, Strobel (circumplicata, Mousson), Essai d’une distrib. etc. pag. 24. Rinviensi la prima sul monte Croce, alla grotta detfa la Cà- neva, alla bocca di Monte Codeno ed al Vallone sul detto Monte, in Valsassina al ponte della Chiusa. La seconda nelle vicinanze di Lecco, nella Valsassina presso Ballabio, Pasturo ed Introbbio mista alla mut. marima e media. La terza sparsa ovunque in tutto il territorio specialmente presso Lecco e lungo la strada lacuale sui muricciuoli a secco. La quarta non è rara nei dintorni di Esino sulle rocce cal- carì e sui muri, frammista alla precedente. La var. multidentata sulle rocce lungo la Valsassina e nei din- torni di Esino sul monte Croce, strada di Agueglio, alpe Pelag- gia e Val Neria. — 163 — Un'altra mutazione degna di nota che rinviensi sul monte Croce, benchè assai rara è la Bigorriensis, Charp., la quale in questo territorio subisce qualche modificazione dal tipo dei Pi- renei; infatti essa è assai più largamente umbilicata e la bocca più ristretta e ad angolo più acuto nella parte inferiore. La forma tipica però dell’ avenacea, Brug., non rinviensi in questo territorio. I fratelli Villa citano nel loro Catalogo sino- nimico anche la P. secale, Drap., la quale è specie d’oltre alpe, nè venne raccolta finora in Lombardia. Sectio Pupiîlla. Pupilla (partim) Leach, Brit. Moll. in Turton 1831, pag. 126. Pupa muscorum. 1758. Turbo muscorum, Linné, Syst. nat. édit. X, pag. 767 (non Drap.) 1774. Helix muscorum, Mill., Verm. hist. II, pag. 105. 1801. Pupa marginata, Drap., Tabl. Moll. et Hist. Moll. Fr. 1805, pl. III, fig. 36-38, Rossm., loco citato, taf. 23, fig. 323. (Porro, N. 49-VIII). Rinviensi sotto le pietre specialmente nei luoghi umidi e lungo i ciglioni dei campi incolti, sotto le corteccie, fra i muschi e le materie vegetali fracide. Alpe di Cainallo, valle d’ Ontragno, alpe d’ Ortanella, alia chiesa Parrocchiale, a Tartavalle e presso Lecco. Mut. Cura, P. cupa, Jan, Mantissa 1832, pag. 3, N. 11-10. Apertura subrotunda, superius callosa, labio columellari eden- tulo, peristomate reflexo. È un poco più allungata e di color più fosco del tipo ed ha il peristoma alquanto più incrassate ed il callo palatale bianco e ben distinto. Rinviensi qua e là mista alla specie. Il Prof. Strobel nel più volte citato suo Essai ec., riferisce la P. cupa, Jan, alla umbilicata, ma io credo a torto, poichè que- st ultima ha l'apertura ovale acuta ed il peristoma non calloso Bull. della Soc. Mal. It. 11 — 164 — | nè incrassato; mentre i caratteri dati dall'autore per la P. cupa, si confanno assai meglio alla presente specie. Pupa umbilicata. 1801. Pupa umbilicata, Drap., Tabl. Moll. p. 58 et Hist. Moll. France p. 62, N. 7, pl.III, fig. 39,40. 1803. Turbo muscorum, Montagu, Test. Brit. p.335 (non Linn.) 1822. Helix umbilicata, Fér., Tabl. Syst. pag. 63, 1837. Pupa umbilicata, Beck, Ind. Moll. pag. 84. > » Rossm., Iconogr. V, fig. 327. Specie affine alla precedente dalla quale distinguesi per minore globosità e maggiore allungamento; minor consistenza e maggior lucentezza ; per l’ apertura assai più obliqua, ovale ed allungata senza callosità interna; pel peristoma più dilatato , sottile e re- flesso, e finalmente per la plica superiore sviluppata e quasi con- nessa al margine esterno, mentre nella muscorum è rudimentale, disgiunta dal peristoma e più immersa. i Vive questa specie di preferenza sui muschi cue aderiscono alle rocce umide, e dopo le pioggie sorte in famiglie. Rinviensi presso Bellano sulla strada ohe conduce in Valsassina e su quella che va a Perledo. Pupa Sempronii. 1837. Pupa Sempronti, Charpent., Catal. Moll. Suiss. pag. 15, pl. II, fig. 4 (Pupa Vallae, Charp.- Spinelli. Cat. Prov. Bresc. N. 70). I. NoRmALIS. Alquanto più piccola della specie precedente, di cui è forse una varietà. Ha l’apertura meno alta e meno obbliqua e legger- mente più tondeggiante in basso, ed il peristoma più ristretto. Vive in famiglie numerose sui muschi aderenti agli alberi spe- cialmente di noci e si nasconde sotto le scorze. II. Divvoma, P. dilucida, Ziegl. Ross. , Iconogr V, 1837, fig. 326. AA 1 i Ù A i di Ì ì ;i ANO ME TS GL E IE È I E ORE I E — 165 — Mutazione priva di plica. Forse lo stadio non abbastanza per- fetto della specie. Vive frammista al tipo. Strada da Perledo ad Esino, strada alla parrochia, Bigallo, monte Codeno, strada lacuale, presso Abbadia, Pasturo, Introbbio. Sectio Sphyradium. Sphyradium, (partim) Agassiz. in Charp., Cat. Moll. Suisse 1837. Pupa Ferrarii. 1838. Pupa Ferrarii, Porro, Malacol. terr. e flav. della prov. Comasca pag. 57, N. 44-III, tav. I. fig. 4. 1857. Pupa biplicata, var. Ferrarii, Strobel, Essai d’ une dist. ‘ et. 1857, pag. 24. | Specie abbondantissima in questo territorio sotto le pietre am- mucchiate colla C. Strodeli, lineolata, Vit. brevis, e P. pagodula, Des Moulins; sotto i muschi, i legui fracidi e le foglie marcescenti. Ama assai l’umidità e vive in famiglie. Rinviensi ovunque nei dintorni di Esino sup. ed inf., come pure a Vezio, Perledo, Regolo, Varenna, Bellano, Ballabio sup., Pasturo, Introbbio, Prato S. Pietro, Cortenova, Tartavalle e Parlasco. Vi si riscontrano tutte e tre le mutazioni citate dall’ autore della specie. lo eredo che questa sia specie abbastanza distinta dalla dipli- cata, Mich., benchè affine, della quale è sempre più grossa e più striata; ha i giri di spira più convessi, di cui l’ultimo è più an- gusto e maggiormente crestato. Il peristoma poi di questa specie è sempre continuo e maggiormente calloso al margine e le pliche pilatali in numero di quattro sono assai più sviluppate che non nella diplicata di cui piuttosto propendo per ritenere una varietà geografica la P. Valsabina dello Spinelli. I fratelli Villa e lo Spi- nelli annoverandole tutte e tre, i primi nel loro Cat. Sinonimico 1871 ed il secondo in quello dei molluschi della provincia Bre- sciana, pare le ritengano come specie distinte fra loro. Sectio Pagodina. Pagodina, Stabile, Mollusques terr. et fiuv. du Piem. 1864, pag. 100. Pupilla, (partim) Leach, Brit. Moll. ex Turton 1831, pag. 126. — 166 — Pupa pagodula. 18580. Pupa pagodula, Des Moulins, Act. soc. Linn. de Bor- deaux IV, pag. 158. 1837. Pupilla pagodula, Beck, Indéx Moll. pag. 84. 1850. Pupa pagodula, ‘Dupuy, Hist. Moll. France pag. 412, pl. XX, fig. 8. (Porro. N. 50-IX). Meno frequente della precedente ed assai più scarsa rinviensi colla medesima in pressochè tutte le accennate località. Vive a maggiori elevazioni avendone rinvenuti alcuni esemplari a 1750 m. sul monte Codeno. Gen. Vertigo. Vertigo, Mull., Verm. Hist. II = Pupa (partim) Drap. Sectio Istmia. Istmia, Gray, Natur. arrang. Moll. in Med. Repos. 1821. Vertigo edentula 1805. Pupa edentula, Drap., Hist. Moll. pag. 52 pl. II, fig. 28,29. 1820. Vertigo edentula, Stud., Kurz. Verzeichn. pag. 89. 1822. Vertigo nitida, Fér., Tabl. Syst. Moll. pag. 68, N. 1. Vertigo inornata, e Vert. edentula in Villa, Cat. Sin. 1871. ( Porro N. 54-1). Assai rara nei prati incolti e sui ciglioni dei boschi sotto Îe foglie. Si trova in valle di Cino ed a Ballabio. Vertigo muscorum. 1801. Pupa muscorum, Drap., Tabl. Moll. pag. 56, pl. III, fig. 26 (exclus synon Linn. et Mill) non Lamk. SE IA an VR RISE 0 ASCII e Ò AR: — 167 — 1821. Pupa minutissima, Hartmann, in Neue Alpina pag. 220, pl. II, fig. 5. » » Dupuy, Hist. Moll. France 1850, pl. XX, fig. 13. 1822. Vertigo cylindrica, Fér., Tabl. Syst. pag. 66, N. 2. 1836. Pupa Callicrutis, Scacchi, Catalogo delle conch. di Na- poli pag. 16, (1). Assai difficile a rinvenirsi per l'estrema sua piccolezza.. Dimora sotto le pietre nei prati incolti colla Vertigo antivertigo e Pupa muscorum, Linn. Dalla pianura ove è comune sale a discrete ele- vazioni avendone trovato qualche esemplare sul monte Codeno a 1750 m. Rinviensi nella valle d’ Ontragno, val del Monte, prati d’ Ague- glio e val di Cino. Nella Valsassina ad Introbbio e Pasturo. Nel Catalogo dei fratelli Villa 1871 figura una Vertigo cylindri- ca, Mich., ma questo autore non ha mai pubblicato alcuna specie di Vertigo sotto tale nome, bensì, nel Bullettino della società Linneana di Bordeaux 1829, vol. III, live. IV, pag. 9, fig. 17, 18, una Pupa cylindrica figurata altresì nell’opera di Potiez et Mi- chaud Galerie des moll. du Musée de Douai alla tav. XVI, fig. 15, e 15 la quale è del tipo della P. dolixm ed incola della Spagng. Gli esemplari poi conservati nella loro raccolta con tale denomi- nazione appartengono al tipo della muscorum Drap.; deve quindi ritenersi erronea la loro citazione e radiarsi dal novero delle specie lombarde. Sectio Dexiogyra. Dexiogyra, Stabile, Moll. Viv. du Piemont loco citato, pag. 104. Vertigo pygmea. 1789. Vertigo quinquedentata, Studer, Faun. Helvet. in Coxe (5) Esemplari dell'orto botanico di Napoli avuti dalla gentilezza del sig. Barone Vincenzo Cesati Direttore dell'orto medesimo, ed altri del monte Majella negli Abruzzi inviatimi dal Chiaris. sig. Dott. Nicola Tiberi di Portici, non differiscono affatto dai — 168 — Trav. Svitz. III, pag. 432, (senza caratteri). _ 1801. Pupa pygmea, Drap., Tabl. Moll. pag. 75 et Hist. Moll. 1805, pag. 60 pl. II. fig. 30-31. 1807. Vertigo pygmaa, Fér. (padre), Essai Meth. conch. pag. 124. 1821. Helix cylindrica, Gray, Nat. arrang. Moll. in Med. Repos. XV, pag. 239, (non Fér. nec. Stud). 1821. Vertigo simailis, Fér., Tab. Syst. pag. 68, N. 4, ( P. paulula, Jan in schedis). Piuttosto scarsa in questo territorio, io non la rinvenni che a Tartavalle nella Valsassina, ed all’alpe di Cainallo e valle d’ On- tragno presso Esino, colla Vertigo edentula e l’ antivertigo sotto le pietre ed attaccata ai legni fracidi. Vertigo antivertigo. 1789. Vertigo sexdentata, —Stud.,Faun Helv. in Coxe, pag. 432, (senza caratteri). 1801. Pupa antwertigo, Drap., Tabl. Moll. pag. 57. ‘1822. Vertigo septemdentata, Fér., Tabl. Syst. pag. 68. Vertigo octodentata, Stud., loco citato, » » Rossm., Iconogr. IX e X fig. 647, tav. 49. Rinviensi colla precedente e colla V. edentula, nella valle d’On- tragno, val Grande, alpe di Cainallo, presso Esino, sotto le pietre ed attaccata ai legni e foglie fracide in luoghi ombreggiati ed umidi. Sectio Vertilla. Vertilla, Moq. Tand., Hist. Moll. France 1855, II, pag. 408. nostri di Lombardia; per cui riferendosi la denominazione dello Scacchi a specie già co- nosciuta dovrà il nome di Callicratis passare in sinonimia degli antecedentemente impo-- sti a questa specie da altri autori. — 169 — Vertigo Pusilla, 1774. Vertigo pusilla, Mill, Verm. hist. II, pag. 124. 1801. Pupa vertigo, Draparnaud, Tabl. Moll. pag. 57, N. 4, | et Hist. Moll. 1805, pag. 61, pl. 3, fig. 34-35.—Rossm. Iconog. fig. 649. ( Porro N. 55-II ). Assai rara sulle rupi fra i muschi colla V. antivertigo e sotto le pietre in luoghi ombreggiati. La rinvenni solo nelle valle d’ Ontragno Vertigo Venetzii 1522. Vertigo Venetzù, Charp., in Fér., Tabl. Syst. pag. 69, N. 11, et in Cat. Moll. Suisse 1837, pag. 18, pl. II, fig. 11. 1833. « angustior, Jeffreys, inTrans. Linn. XVI, pag. 361. 1838. « — plicata, Miill., in Wiegmann, Arch. fur Natur- geschichte I, pag. 210, tav. IV, fig. 6. Rossm. Iconogr. X, fig. 650. Specie un poco più piccola della precedente colla quale ha comuni le abitudini e di cui è forse una semplice varietà, e rinviensi ra- ramente sulle rapi fra i muschi ed i licheni associata alla medesima ed alla antivertigo nella valle d’ Ontragno. Fam. Succinida. Gen. Succinea. (Succinea, Drap., Tabl. Moll. 1801, pag. 32,35. Succinea putris. 1758. Helix putris, Linnè, Syst. Natur. édit. X pag. 774, (non Fér.). 1774. Helix succinea, Mill, Verm. hist. II, pag. 97 (non Studer ). — 170 — 1801. Succinca amphidia, Drap., Tabl. Moll. pag. 55. » > Férussac, Tabl. Syst. 1822, pl. XI, fio. 4. Trovasi nei prati umidi presso i ruscelli nella Valsassina a Bal- labio, Introbbio, Cortenova e Tartavalle. Succinea Pfeifferi. 1821. Helix putris, Fér., Tabl. System. pag. 30 et Hist. pl. XI, fig. 13, (non H. putris, Linn. nec. Pennant). 1835. Succinea Pfeifferi, Rossm., Iconogr. der Land. und Sussv. Moll. pag. 92, pl. 2, fig. 46. ( Porro N. 7-I var. c. d.) Var. MepionanensIs, Villa Catalogo Moll. Lomb. 1844. Comune nella Valsassina sulle erbe lungo il corso della Pio- verna, la raccolsi a Pasturo, Introbbio e Cortenova. Succinea oblonga. 1801. Succinea oblonga, Drap., Tab]. Moll. et Hist. Mol. 1805. pl. III, fig. 24-25. 1821. Cochlohidra elongata, Fér., Tabl. Syst. pl. XI, fig. 2. (Porro, N. 8-II). Trovasi assai rara nella Valsassina nei prati presso Pasturo, sugli edifici acquatici e sulle rocce umide. Sectio Hygrophila. Fam. Auriculidae. Auriculidae, Gray, in Turton, Shells. Brit. 1840, pag. 101-120. Gen. Carychium. Carychium, Mull., Verm. Hist. II, 1774, pag. 125. — 171 — Carychium minimum. 1774. Carychium minimum, Mill. , Verm. hist. II, pag. 125, N. 321. 1768. Bulimus minimus, Brug., Encyclop. Vers. I, p. 310. 1801. Auricula minima, —Drap., Tabl. Moll. pag. 54. 1821. Auricella carychium, Hart., System. Gaster. pag. 49. (Porro, N. 64-I). Var. TRIDENTATUM. Seraphia tridentata, Risso, Histoire nat. Europ. mérid. IV, 1826, pag. 84. Carychium elongatum, Villa, Dispos. Syst. 1841, pag. 59, = Rosmiissl. Iconogr. IX e X fig. 660. Non è rara questa specie nei luoghi assai freschi ed umidi, fra gli ammassi di foglie e sotto le pietre, ove vive in famiglie numerose. Rinviensi nella valle di Ontragno, in una valletta laterale alla strada che conduce ad Esino ed al molino del Marsell. Nella Valsassina rinviensi nella valle dei mulini presso Prato S. Pietro ed alla cascata della Troggia. Fam. Limnaceidae. Limnacidae, Gray in Turton Shells Brit. 1840, pag. 102. Subfam. Limnaeina. Limmnaeina, Vesterlund., Fauna Suec. Norv. et Dan. II, 1872, pag. 300. Gen. Limnaea. Helix, (partim) Linné, Syst. nat. édit. X, 1758, pag. 768. Buccinum, (partim) Miill., Verm. hist. 1774, II, pag. 126. Limnaca, Brug., Encyclop. 1791, pag. 459. Limnaeus, Drap., Tabl. Moll. 1801, pag. 30. Limnaea, Lamarck, Hist. nat. des anim. sans vert. 1815-22 — 172 — Sectio Limnus. Limnus, Montfort, Conch. Syst. 1810, II, pag. 263. Limn®aa stagnalis. 1758. Helix stagnalis, Linn., Syst. nat. èdit. X, pag. 774. 1322. Limnaea stagnalis, Nilsson., Histoire Moll. Suec pag. 60. Dupuy, Hist. Moll. France pl. XXII, fig. 10 Db. (Porro, N. 84-VII). Rinviensi solo nel lago di Como, e ne raccolsi una spoglia sulla riva a Mandello. Limnaea palustris. 1774. Buccinum palustre, Mill.. loco citato, pag. 131. 1788. Helix palustris, Gmelin, Syst. uat. pag. 3658. 1801. Limnaeus palustris, Drap., loco citato, pag. 50.= Rossm. Iconogr. I, p. 96, fig. 51, taf. IL (Porro, N. 82-V). KRinviensi questa specie nei seni d’acqua tranquilla del lago di Como ove il fondo è fangoso, fra i vegetali che crescono alla riva fra Mandello ed Abbadia, come pure nei fossati della Val- sassina ad acqua tranquilla fra i giunchi tra Pasturo ed Introbbio. Limnaea truncatula. 1774. Buccinum truncatulum, Mill., Verm, Hist. II, pag. 130. 1788. Helix truncatula, Gmelin., Syst. nat. pag. 3659. 1801. Limnaeus minutus, Drap., Tabl. Moll., pag. 51. Rossm., Iconogr. I. pag. 100, taf. 2, fig. 57. (Porro, N. 80-III, Excl. syn. Linn.) Rinviensi questa specie comune nei fossati delle praterie e negli stagni della Valsassina. La trovai pure in uno stagno di acqua avventizio lungo la strada che:da Esino superiore conduce — 173 — ai prati d'Agueglio, ed in uno sulla strada che conduce da Esino inferiore all’ Ortanella, così pure sui vegetali presso le acque che discendono dal monte S. Defendente. Sectio Gulnaria. Gulnaria, Leach, Brit. Moll. ex Turton 1831, pag. 146. Limnaea auricularia. 1758. Helix uricularia, Linn., Syst. Nat. éd. X, I, p. 774. 1301. Limnacus auricularius, Drap., Tabl. Moll. pag. 48. 1803. Helix limosa, Montf., Test. Brit. pag, 381 (non Linn.) Moq. Tand., Hist. Moll. 1855, pl. XXXIII, fig. 30-31. (Porro, N. 78-I). Raccolsi qualche esemplare di questa specie sulla riva del lago di Como a Mandello gettatovi dalle onde in esemplari di media grandezza. Limnaea limosa. 1758. Helix limosa, Linn. Syst., nat. édit.-X, I, pag. 774. 1788. Helix teres, Gmelin., Syst. nat. pag. 3667. 1805. Limnaeus ovatus, Drap., Hist, Moll. pag. 50. (Moquin Tandon, Hist, Moll. 1855, pl. NON): (Porro, N. 81-IV). È questa una forma intermedia fra l’ antecedente specie e la seguente ; rinviensi nel lago di Como in luoghi pantanosi fra i vegetali acquatici. Limnaea peregra. 1774. Buccinum peregrum, Miill., Verm. hist. II, pag. 130, 1788. Helix peregra, Gmelin, Syst. nat. pag. 3659. 1801. Limmnaeus pereger, Drap., Tabl. Moll. pag. 48. 1822. Limnaea peregra, —Lamarck, An. sans vert. VI, p. 161. (Porro, N. 38-VI). — 174 — Specie comunissima nelle acque dei seni formati dalla Pioverna in Valsassina e nelle sue derivazioni al ponte della Chiusa, a Prato S. Pietro e Cortenova. A Regolo in una fontana, e nel laghetto o stagno dell’alpe di Cainallo ed in quello dei prati di Ortanella. Fam. Amphipeplea. Amphipeplea, Nilsson, Moll. Suec. 1822, pag. 58. Gen. Physa. Bulla, (partim) Linné, Syst. nat. édit. X, 1758, I, pag. 725. Bulimus, (partim) Brug., Encyclop. Vers. 1789, I, pag. 301, 306. Physa, Drap., Tabl. Moll. 1801, pag. 31, 52. Physa, isso, Histoire, nat. Europ. mérid. 1826, IV, p. 96. Physa fontinalis. 1758. Bulla fontinalis, Linné, loco cit. pag. 727. 1801. Physu fontinalis, Drap., loco cit. pag. 52, et Hist. natu- relle des Moll. Franc. pl. III fig. 8,9. (Porro, N. 85-1). Rinviensi nei seni formati dalle acque della Pioverna presso il ponte della Chiusa in Valsassina e nei fossati delle praterie tra Ballabio e Pasturo sulle erbe acquatiche. Subfam. Planorbina. Planorbina, Vesterlund, loco cit. II, 1872, pag. 359. Gen. Planorbis. Helix, (partim), Linn., Syst. nat. édit. X, 1758, I, p. 768. Planorbis, (partim) Mill., Verm. Hist., II, 1774, pag. 152. Planorbis, Draparnaud, Tabl. Moll. 1801, pag. 30, 42. Sectio Gyrorbis. Gyrorbis, Moq. Tand., II, pag. 428. — 175 — Planorbis complanatus. 1758. Helix complanata, Linn., loco cit. pag. 663. 1774. Planorbis umbilicatus, Miill., loco cit. p. 160 (non Stud.) 1801. Planorbis carinatus, var. b, Drapar., loco cit. pag. 46 (non Miill.) 1805. Planorbis marginatus, Drap., Hist. Moll. pag. 45, pl. II, fip/141,712, lp. Var. SUBMARGINATUS. Plan. submarginatus, De Crist. Jan., Cat. 1822, XX, N. 91/2. Planorbis intermedius, Charp., Cat. Moll. Suiss. 1837, pag. 21, N. 105. (Porro, N. 72-VIII). Trovasi questa specie nel lago di Como e ne rinvenni pochi esemplari sulla riva detta l’Olivedo presso Varenna, non che al- cuni sulle sabbie della riva di Mandello. Ama i ano in cui il fondo e le sponde siano ricchi di vegetazione. Planorbis carinatus. 1758. Helix planorbis, Linn., Syst. nat. édit. X, I, p. 769. 1774. Planorbis carinatus, Mill, Verm. bhist. II, pag. 175 (non Stud.) 1801. Planorbis carinatus, var. a, Drap., Tabl. Moll. pag. 46. 1820. Planorbis umbilicatus, Studer, Kurz. Verzeichn pag. 92 (non Miill.) Moquin Tand., loco cit. pl. XXX, fig. 29 a 33. (Porro, N. 66-II). Nelle stesse condizioni del precedente di cui non è forse che una mutazione. Vi saranno probabilmente altre specie di questo genere, tanto nel lago di Como che nelle acque della Valsassina, ma non ven- nemi dato rinvenire che le accennate. — 176 — Subfam. Amneylina. Ancylina, Vesterlund, loco citato II, 1872, pag. 407. Gen. Aneylus. Patella, (partim) Linn., loco cit., 1758, I pag. 780. Ancylus, Geoffroy, Traité des coquilles fluv. et terr. des envi- rons de Paris 1767, pag. 122. Ancylus, Miller, loco cit. II, 1774, pag. 200. Anceylus fluviatilis. 1774. Ancylus fluviatilis, Miller, loco citato 201. 1840. Patella lacustris, Fleming, in Edimb. encyclop. VII, pag. 65 (non Linné). (Porro, N. 75-1 e 76 e ID. Var. CapuLorDEs. Ancylus capuloides, Jan in Porro, Malac. Comasca 1838, pag. 87, N. 75-1, tav. I, fig. 7. Ancylus Jani, Bourguign., Mon. Ancyl. inJourn Conch. Pa- ris 1858, pag. 185. Moquin Tand. pl. XXXVI, fig. 17. Comunissimo nelle acque della Pioverna specialmente presso il ponte della Chiusa attaccato alle pietre. L’ ho raccolto abbon- dante eziandio in una roggia presso Cortenova che serve a met- tere in moto le fucine ivi esistenti, non che allo sbocco della Pioverna presso Bellano. Ordo Ill. Gasteropoda operculata. Sectio PULMONATA TERRESTRIA. Fam. Cyclostomidae. Cyclostomidae, Gray, in Turton, Shells Brit. 1840, pag. 102, 273. SL TOO IO) — 177 — Gen. Cyclostoma. Nerita, (partim) Miill., loco cit. II, 1774, pag. 176. Cyclostoma, (partim) Drap., Tabl. Moll. 1810, pag. 30, 37. Cyclostomus, Montfort., Conch. Syst. 1801 II, pag. 287. Cyclostoma, Lamarck, 1822, Anim. sans. vert. VI, pag. 142. Sectio Ericia. Ericia, Moq. Tand., — Partiot, Memoire sur les Cyclos, 1848. Cyclostoma elegans. 1774. Nerita elegans, Miill., loco cit. pag. 177, N. 363. 1790. Turbo elegans, Gmelin, Syst. nat. édit. XIII, p. 3606 N. 74. 1801. Cyclostoma elegans, Drap., loc. cit. pag. 38} N, 1. 1810. Cyclostomus elegans, Montf., loc. cit. p. 287, tav. 72. (Moquin Tand. Atlas. pl. XXXVII, fig. 3 a 23). (Porro, N. 62-I). Comune al piede delle siepi e nei muricciuoli campestri a secco lungo la strada lacuale ed a Varenna, Vezio, Regolo. Al disopra di Perledo non ne rinvenni mai, come pure presentasi assai scarso nei dintorni di Lecco e nella Valsassina. Gen. Pomatias. Pomatias, Hartmann, Syst. Gasterop. 1821, pag. 34. Pomatias septemspiralis. 1789. Helix septemspiralis, . Razoum., Hist. nat, Jor. I, p. 278. 1801. Pomatias patulum, var. b. Drap., Hist. Moll. p. 39. 1805. Cyclostoma maculatum, Drap., Hist. Moli. pag. 39, pl. I, fig. 12. ( Moq. Tand., Atlas pl. XXXVII, fio. 37, 38). (Porro, N. 61-I). . — 178 — Specie ahbondantissima ovunque presso Esino al piede delle rocce e delle siepi in val del Monte, val d’Ontragno, alpe d’ Or- tanella, monte delle Cave e monte Croce, a Vezio, Perledo, Re- golo, Varenna, Olci6, Mandello, Abbadia , Lecco, Ballabio, Pa- sturo, Cortenova, Tartavalle, Parlasco e Bellano. Frammiste al tipo rinvengonsi lc mutazioni seguenti : I. Pauipum (var. b, Porro), conchiglia biancastra macchiata in bruno rossiccio. II. Inmacuratun, conchiglia color bruno fulvo più o meno pallido, tendente al biancastro, senza macchie. III. Brunnso-MAcuLATUN, var. c, Porro, conchiglia bruno-fulvo più o meno intenso con macchie oscure. Fam. Aciculacea. Gen. Acme. Acme, Hartmann, in Sturm, Deutschl. faun. IV, 1823, 6. Pupula, Agassiz, in Charp., Moll. terr. e fluv. de la Suis, 1837. Acme lineata. 1801. Bulimuslineatus, Drapar., Tabl. Moll. pag. 67. 1805. lineata, Auricula —Drap.. Hist. Moll. pag. 57. 1821. Acmea lineata, Hartm,, loco cit. pag. 49, et Aci- cula lineata in Neue Alpina 1821, I, pag. 215. 1822 Carychium lineatum, Fér., Tabl.Syst. pag. 104, N. 1 et Cyclostoma lineatum in Diction. clas. d’his. nat. II, pag. 90° 1837. Pupula lineata, Charp., loco cit. pag. 22. (Moq. Tand., Hist. Moll. de France 1855, pl. 38 fig. 4-7. (Porro N. 63-II). III SS A — 179 — Specie assai meno rara di quanto sembra a qualche autore. Vive in famiglie numerose e rinviensi fra le pietre ed anche sotto i muschi e legni fracidi dopo ie lunghe piogge; d’ordinario abita sotterra. To ne rinvennìi in uno spazio di tre o quattro metri, in poche ore, più di un centiuajo viventi che raccolsi dai quindici ai venti cen- timetri di profondità sulle radici della Urtica dicica man mano che andavo estirpandola. È specie che sale oltre i 1200 metri. Qualche autore cita di Lombardia anche la Acme fusea Valker et Boys e la polita Hartmann come varietà della lincata lu dieci anni di ricerche non vennemi dato raccogliere nelle nostre valli e sui nostri monti altro che la lneata. L’abate Stabile ehe prima di morire stava preparando un la- voro monografico sopra questo genere e che crasi procurato molto materiale di Lombardia non solo, ma d’Italia tutta e d’oltr’ alpe, per gli opportumi confronti, dichiarommi egli pure, che non riu- venne negli esemplari lombardi altro che la lineata. Esino inferiore nella val Grande, strada all’ alpe d’ Ortanella, strada da Perledo ad Esino, Torre d’ Esino superiore, monte Co- deno nelle località chiamate il Bregai ed il Slavagg, Vezio, Va- (©) DO)? renna, ponte della Chiusa in Valsassina. Sectio BRANCHIATA, acquatilia. Fam. Valvatidae. Valvatidae Gray, in Turton shells. Brit 1840, pag. 79, 96. Gen. Valvata. Valvata et Nerita, (partim) Miill., loco cit. pag. 198, 172. Helix, (partim) et Nerita (partim) Gmelin, Syst. nat. 1788, pag. 3613, 3608. Valvata et cyclostoma, ( partim) Drap., Tabl. Moll. 1801, pag. 50, 59, 42. Valvata, Lamark, Animaux sans vert. 1822, VI, pag. 171. Valvata piscinalis. 1774. Nerita piscinalis, Mill., Verm. hist. IT, pae. 172. 1788. Helix piscinalis, Gwmel., loco citato pag. 36027, Rull. della Soc, Mal. It, 21 — 180 — 1807. Valvata piscinalis, Fér. ( padre), Ess. syst. conch. pag. 75. Moquin Tandon. pl. XLI, fig. 16. ( Porro N. 86-I). Rinvenni qualche spoglia sulla riva del lago di Como presso Mandello: nella Valsassina non la rinvennni. Valvata cristata. 1774. Valvata cristata, Muli., Verm. Hist. II, pag. 198. 1801. « piscinalis, Drap., Tabl. Moll., et Hist. Moll. 1805, pl. I, fig. 34, 35. (non Fér.). ( Porro N. 87-II ). Annovero la presente specie che deve far parte della fauna di questo territorio benchè io non l’abbia rinvenuta, avendola il Porro citata nel suo lavoro come esistente nel lago di Como. Fam. Paludinidae. Paludinidae, Gray., loco citato 1840, pag. 79, 89. (Gen. Paludina. Helix, (partim) Linn., Syst. nat. edit. X, I, pag. 768. Nerita, (partim) Miill., Verm. hist. 1774, II, pag. 182. Paludina, Lamark, Extr. d'un cours de Zoolog. Paris 1812, pag. 117. Paludina vivipara. 1758. Helix vivipara, Linn., loco cit. pag. 772. 1774. Nerita fasciata, Miill., loco cit. pag. 182. 1801. Cyclostoma achatinum, Drap., loco cit. pag. 40, Hist. Moll. 1805, pl. I, fig. 18. 1820. Paludina achatina, Stud., Kurz. Verzeichn. pag. 91. Paludina achatina, —plerumque Auct.. Moq. Tand., pl. XL, fig. 205. (Porro N. 88-I). — 181 — Nel lago di Como nei seni tranquilli ove abbondino vegetali. La raccolsi in esemplari, sempre trifasciati, presso Mandello e sulla riva d’Olivedo presso Varenna. Paludina contecta. 1774. Nerita vivipara, Miill., loco eit. pag. 182. 1801. Cyclostoma viviparum, Drap., Tabl. Moll., Hist Moll. 1805, presi Ss10: 1813. Cyclostoma contectum, Millet, Moll. Maine et Loira pag. 5. 1320. Paludina vivipara, . Studer, Kurz Verzeichn, pa g. 91. 1851. Vivipara communis, Dupuy, Hist. Moll. pag. 537, pl. XXVII, fig. 5. (Paludina vivipara, plerumque auctorum ). ( Porro N. 90-IIT). Accenno questa specie che deve far parte della fauna di questo territorio benchè io non ve l’abbia rinvenuta, perchè la trovai altrove nel lago di Como. Fam. Rissoidze. Subfam. Bythiniina. Gen. Bythinia. Helix, (partim), Linn., loco citato 1758, I, pag. 768. Nerita, (partim), Mill., loco citato 1774, II, pag. 185 N. 372. Hydrobia, (partim), Hart., Syst. Gasterop. 1821, pag. 31. Bithinia, (sub. gen.), Gray., Nat. arrang. Moll. in Med. Repos. 1821 pag. 259. (sine frasis). Bythinia, Stein, Schnerk. Berl. 1850, pag. 95. Bythinia tentaculata. 1758. Helix tentaculata, Linn. loco citato pag. 774. 1774. Nerita jaculator, Miull., Verm. hist. II, pag. 185. 1822. Paludina impura, Nilsson, Hist. Moll. Suecie pag. 89. 1822. Paludina impura, Lamark, Animaux sans vert. VI, pag. 172. — 132 — 1840. Bethinia tentaculata, Gray, in Turton. Shells, Brit. ‘pag. 95. 1850. Bithinia tentaculata Stein, loco citato pag. 92. (Porro N. 89-Il). Vive nei fondi limacciosi del lago di Como e si rinviene tra Ab- biada e Mandello, come anche sulle rive sabbiose a fior d’ acqna attaccata alle pietre. Nella Valsassina non la trovai fin'ora, ma deve vivere nelle acque stagnanti dei seni formati dalla Pioverna. Subfam. Hydrobiîna. Hydrobiina, Vesterl., Fauna Suec. Norveg. et Dan. II, 1872, pag. 465. Gen. Hydrobia. Hydrobia, HMartm., loco cit. 1821, pag. 31. Subgen. Bythinella. Bythinella, Mog. Tand., (partim) Journ. Conch. 1851, p. 239, (note). Hydrobia Lacheineri. 1855. Paludina Lacheineri, Charp., in Martini et Chemmitz Paludin, tav. XI fig. 33, 34. 1871. Paludinella alpestris, Villa, Cat. Sinonim. (sine frasis ) et Auctorum plerumque in schedis. Questa elegantissima specie che sembra assai localizzata nella Lombardia e propria solo delle acque sorgenti nelle regioni alpe- stri, vive in due piccole fontane di circa un metro quadrato nei campi di Bigallo, e non rinviensi in alcun’ altra delle molte sor- genti dei monti Esinensi nè in accaua alcuna della Valsassina. In Lombardia oltre 1’ indicata località fin’ ora venne da me rac- colta solo nella Valle Assina a Lasnigo nelle sorgenti del fiume — 183 — Lambro, e dal sig. Tommaso Anselmi nel Mantovano in una pic- cola fontana presso il paese di Castelgoffredo. Fam, Neritidae. Neritidae, Turton, Shells Brit 1831, pag. 10. Gen. Neritina. Nerita, (partim) Linn., Syst. Nat. edit X, I, p. 776; 1758. Neritina, Lamark., loco cit. 1822, vol. VI, 182. Neritina fluviatilis. 1758. Nerita fluviatilis, Linn., loc. cit. pag. 777. 1774. Nerita fluviatilis, Miill., loc. cit. pag. 194, N. 881. 1822. Neritina fluviatilis, Lamk., loc. cit. pag. 188. Rossm., Iconogr. Helf II, taf 7, f. 118. (Porro, N. 91-1). Trovasi nella Pioverna in Valsassina ove l’acqua ha un corso moderato ed un livello non troppo alto e specialmente nel tratto che sta tra Cortabbio e Cortenova. Gli esemplari di questa loca- lità sono di color bruno-verastro cospersi di macchiette bianco- giallicce. Distinguonsi le seguenti mutazioni. I. TrANSvERSALIS. Neritina transversalis, Ziegler, in Pfeiffer, Naturg. Deutsch. ; Moll. III, p. 48, t. 8, fig. 14; 1828. Neritina trifasciata, Menke, Sin. Meth. Moll. édti. II, p. 49; 1828. Mutazione piuttosto rara che vive colla precedente ; il fondo della conchiglia è bruno-gialliccio con tre fascie bruno-nerastre unicolori. i II, Raopoconpa. Nerita rhodocolpa, Jan., Cat. 1832, Mantis. pag. 4, N. 1-13. (Porro, N. 92-II var. d). i — 184 — Mutazione a foudo giallognolo con tre fascie ristrette color violaceo. Rarissima nel lago di Como sulle rive sassose presso Mandello. Class. II. Elatobranchia. Fam. Sphocriîdae. Gen. Spherium. Spherium, Scopoli, Intr. hist. nat. 1777, pag. 397. Cyclas, (part.) Brugu'ère, Eneye. TI. 1791, pl. CCCI, CCCII. Cyclas, Pfeiffer Kar], Nat. Deutsch]. Moll. 1821, I p. 17-19. Sphosriam lacustris. 1774. Tellina lacustris, Muil. Verm. hist. Il, pag. 204. 1805. Cyclas caliculata, Drap., Hist. Moll. pag. 130, pl. X, fig. 13-14. (Porro, N. 105-1). Abbastanza rara sulle rive sabbiose del lago di Como nelle quali ama approfondarsi. Non lo rinvenni nella Valsassina ove pure dovrebbe trovarsi uei seni formati dalla Pioverna. Sphoerrium corneum. 1774, Tellina rivalis, Miiller, loc. cit. pag. 202. 1777. Spherium cerneum, Scopoli, loco cit. pag. 398. 1805. Cyclas rivalis, Drap., Hist. Moll. p. 128, pl. X, fio* 4, 5. 1818. Cyclas cornea, (partim) Lamark., Anim. sans. vert. V, pag. 558 (non Drap.) (Porro, N. 106-II). Specie abbastanza sparsa e comune in Lombardia. In questo territorio la osservai nella Valsassina nelle acque stagnanti dei piccoli fossati delle praterie presso Pasturo. = RA e — 185 — Gen, Pisidium. Telina, (partim) Miill., loc. cit. pag. 205. Cyclas, (partim) Drap., Tabl. Moll. 1801, p. 106, Lamk. et Bruguière. Pisidium, C. Pfeiffer, Nat., Deutschl. Moll. 1821, p. 17, 123-I. Sectio Ovata. Baudon., M. A. Essai monogr. sur les pisidies francais 1857, pag. 17. Pisidium Sordellianum (!). Concha mediocris subventricosa, elongato-subovata, postice abbre- viata, antice ovali-rotundata, subtiliter striata, corneo-lutea aut flavidula, intus albo-coerulea; umbonibus obtusis, depressis; vix pro- minulis; dentibus cardinalibus duobus, subcomicis, angustis sublamel- losis; lateralibus mediocribus; ligamentum breve; commissura debilis. Mine ERA, Lat 50, I Cass. ee 7o) Conchiglia di piccola statura, abbastanza solida, di forma ovale arrotondata alquanto allungata anteriormente, nella parte posteriore abbreviata e tondeggiante, di color] corneo giallicci» all’ esterno, ricoperta da una patina bruno-rossiccia; bianco-ceruleo internamen- te: umboni poco sporgenti, depressi, ottusi e tondeggianti. Denti cardinali in numero di 2, piccoli e di forma subtriangolare quasi lamellari, i laterali appena sporgenti e non troppo robusti; lega- mento abbreviato. Si avvicina alquanto, al Casertanum, Poli, ma è di esso più glo- boso, più grande ed anche più striato; all’ intermedium, Gassies, di cui è però alquanto meno globoso, più piccolo e striato, ed all’ Hen- slowanum, Sheppard, del quale è pure maggiore in statura e di forma meno cuneata ed obliqua, benchè abbia con esso eguale la striatura. Non rassomigliando ad alcuna delle specie italiane finora co- nosciute, dietro anche l’ autorevole opinione del Dott. S. Clessin, (4) Tributo di gratitudine all'amico carissimo signor Ferdinando Sordelli Direttore aggiunto al Civico Museo di Milano. i — 186 — al quale ho sottoposti alcuni esemplari, dovetti distinguerlo come nuova specie. Rinviensi nelle acque stagnanti dei dintorni d’ Esino infossato nel limo ad una elevazione di circa 1000 metri. Fam. Unionidze. Gen, Wmi®. Mya, > (partim) Linn., Syst. nat. edit. X, 1758, I, pag. 670. Mytulus, (partim) Geoffr., Coquill. Paris 1767, pag. 137. Unio, Retzius, Nov. test. gen. 1788, pag. 17. Sectio Margaritana. Alasmodon, Schum., Ess. Syst. test. 1817, pag. 1923. Margaritana, Fleming, Brit. Anim. 1828, pag. 417. Unio margaritiferus. 1758. Mya margaritifera, Linn., loco citato pag. 671 1822. Anodonta uniopsis, Lamk., Anim sans vert. VI. . 1824. Unio Bonelli, Charp., in specim. Mus. Taurinensis. _ 1825. Alasmodon depressa, Meg., in Pfeif. C., Nat. deutschl Land. und. Sussw. Moll. TL Bag; 32. pl. VILÌ, fig..3, 4 1855. Unio Bonelli, Rossm., Iconog. II, pag. 24, fig. 134 (Porro N. 99-1). Rinviensi assai raramente sulla rive sabbiose del lago di Como. Ne ho raccolti alcuni esemplari gettati dalle onde sulla riva di Mandello. PO CurvaTUS. Unio Bonelli, var. carvata Rossm. Iconog. XI, pag. 14, tav. 55, fio. 746. Trovasi colla precedente nel lago di Como benchè molto più rara. Sectio Lymnium. Lymmum, Oken., Lebrb. Natur. 1815, III, pag. 236-237. — 187 — Unio Requienii. 1758. Mya pictorum, (partim) Linn., loco cit. I, pag. 671. 18531. Unio Requienii, Mich., Compl. a Drap. pag. 106, pl. XVI, fig. 24. Var. VuneariIs, St., Prosp. Sist. stat. Moll. di Lugano p. 48 e 62. Di forma quasi tipica, ma in esemplari di statura media e piut- tosto leggeri di tessuto; abbonda nel lago di Como e rinviensi nei seni tranquilli, nelle darsene, e nelle peschiere delle vileggiature cir- costanti al lago. Gen. Anodonta. Mytilus, ( partim ) Linn., Syst. Nat. edit. X, 1758, I, pag. 704. i Anodontites, Brug., Encycl. Iustr. 1791 CCI, COV. Anodonta, Lamark, Mem. Soc. hist. nat. Paris 1799, pag. 87. Anodonta anatina. 1758. Mytilus anatinus, Linn., loco citato pag. 706. 1819. Anodonta anatina, Lamk., Anim. sans. vert. VI, pag. 85. 1822. Anodonta piscinalis, Nilsson, Moll. Suec. pag. 116, N. 3. Rossm., Iconogr. VI, fig. 417. (Porro N95: varttb). Abbonda parimenti nel lago di Como e rinviensi nelle condi- zioni della specie anzicitata, ma in esemplari piuttosto fragili e perfettamente conformi alla figura data dal Rossmassler. Distin- guesi la seguente mutazione. ANATINELLA. Anodonta piscinalis mut. anatinella, Stabile Fauna Elvet. 1845, fig. 68. Gli esemplari di questa mutazione raccolti sulle rive e nelle i — 188 — peschiere, sono assai piccoli ed alquanto più allungati della ana- tina ed anche più leggeri di tessuto di quelli che vivono nei fiumi. La fauna di questo territorio si compone quindi di N. 105 spe- cie di molluschi, delle quali 82 sono di terra e 23 di acqna dolce, comprese in N. 14 famiglie divise in N. 31 generi diversi. | Le specie poi sono suddivise in N. 77 varietà e mutazioni per cui sono 182 forme diverse di molluschi che vennero distinte nel presente lavoro; numero abbastanza grande per un territorio che ha circa 75 chilometri di periferia. DELLE ANOMALIE Tutte le particolarità ehe un individuo di una data specie pre- senta in confronto alla pluralità degli altri, appartenenti alla stessa specie, sia per forma, colorazione e volume, che per struttura e di- spesizione, sono modificazioni della specie. ; Tali modificazioni possono essere originate tanto da cause in- terne od esterne inerenti alla natura dell’ animale, quanto da agenti estranei alla medesina, come anche dal complesso di esse. Nel primo caso costituiscono vere anomalie, nel secondo semplici mutazioni, nel terzo mostruosità. | Le anomalie propriamente. dette comprendono quelle modifica- zioni del tipo dovute a morboye cause, congenite od acquisite dal- l’animale per le quali ne consegue 1’ atrofia o l’ipertrofia di un sistema od anche dell’ intiero volume od un cambiamento qualsiasi dalla forma normale; come il gigantismo ed il nanismo, il rigon- fiamento o ristringemento eccessivo, la mancanza o l'eccesso di colorazione tanto inerente al tessuto che al derma della conchiglia, l'allungamento o la depressione della spira, la discontinuità degli anfratti o scalarismo, il distacco del peristoma, l’ approfondimento della sutura o canaliculazione, l’ inversione od anche il rovescia- mento della forma ecc. ece. Le modificazioni sono d’ ordinario causate dalla qualità del suolo e da condizioni climatologiche speciali, ossia cause o furze esterne non inerenti alla natura dell’ animale il cui sviluppo è normale, e secondo i casì costituiscono varietà oppure mutazione della specie, — 190 — Se le. modificazioni che la specie subisce si mantengono costanti in data località dando origine ad una forma distinta dal tipo, allora costituiscono le varietà; mentre allorchè sono limitate ad alcuni individui, ma nel complesso la specie si mantiene tipica, costituiscono invece semplici mutazioni. Alle volte però le modi- ficazioni prodotte da agenti estranei alla natura dell’ animale non impediscono la normale formazione della conchiglia, ma ne inter- rompono la regolarità per riprenderla; oppure avvengono dopo compiuta la formazione regolare. Tali perturbazioni sono oggetto di forze meccaniche, per cui più che anomalie sono queste modi- ficazioni da ritenersi per accidentalità, come sarebbero ad esempio le corrosioni che si verificano nelle specie d’acqua, le ristaura- zioni delle fratture, le riproduzioni parziali della conchiglia 'ec. Talora però concorrono a formare le modificazioni dell’ indivi- duo tanto cause inerenti alla viziata natuca dell'animale, quanto forze esterne o cause indipendenti dalla stessa, dal cui complesso ne risulta la formazione di esseri quasi amorfi che costituiscono le mostruosità. | Io già fatto cenno nella numerazione delle specie, tanto delle varietà che delle mutazioni che sono comprese in questo territorio, ora accennerò le poche anomalie che potei osservarvi. Nanismo. Pupa frumentam, var. illyrica, Clausilia plicatula. Allungamento di spira. Clausilia Strobell, Clausilia plicatula, var. superflua. Accorciamento di spira. Clausilia laminata; var. granatina, Clausilia itala, var. minor, Clausilia Strobeli. Restringimeato. Clausilia plicatula, — 191 — Clausilia Villae. Distacco del peristoma. Helix tigrina, Clausilia itala, var. minor, Clausilia plicatula, Clausilia Villae, Clausilia Strobeli. Deviazione dell’ultimo giro di spira. » Helix insubrica et frigida, Clausilia itala, var. minor, Clausilia plicatula. Doppia apertura. Pupa frumentum, mut. triticum. Doppio peristoma. Helix tigrina, Helix strigella, Clausilia itala, var. minor, Clausilia plicatula, Clausilia Villae, Clausilia Strobeli, Pupa frumentum, mut. triticum. Sealarismo. Planorbis complanatus. Inversione della spira. Clausilia dubia (destrorsità), Pomatias septemspiralis (sinistrorsità), Bythinia Lacheineri (sinistrorsità). = Mostruosità. Pupa frumentum, — 192 — Un esemplare normale nei primi tre giri di spira, il quarto ed il quinto enormemente dilatati e carenati; apertura subtrian- golare, umbilico aperto; misura in lunghezza solo 5” dall’apice al margine inferiore del peristoma, e 3" 65 di larghezza misurato nell’ultimo giro di spira. Albinismo. Helix pomatia, Helix strigella, Helix ciliata, Clausilia lineolata, var. lamensis, Pupa Ferrarii, Pupa pagodula, Pomatias septemspiralis. RIASSUNTO DELLE SPECIE, VARIETÀ E MOTAZIONI CHE VIVONO. NEL. TERRITORIO D'ESINO citate nel presente lavoro. Class. I. Gasteropoda, Cuvier. Ordo I. Pulmonata Inoperculata. Sect. I. GEOPHILA, Fer. I. Fam. Limacidae. Subfam. Limacina: Gen. 1. Limax, Linneo, Subgen. Eulimax. Scctio Heynemannia, Limax cinereus, Lister. concolor, Pini. cellarius, D’Argenville. * Johnstoni, Moq. Tand.. maculatus, Picard. * Ferrussaci, Moq. Tand, — 194 — Subsectio Grestroa. a Cornaliae, Pini. She Strobeli, Pini, a Pavesii, Pini. Sectio Chromolimax, a) Carina alba. * Limax cinereo-niger, Wolf. typus. dra Isseli, Pini. b) Carina gilva. È atratus, Bettoni. e) Carina rubra. * Da Campi, Menegazzi, fi trilineolatus, Bettoni, È monclineolatus, Bett. ù Doriae, Bourguignat. ’ * fuscus, Bett. I $ erythrus, Bourg. do Villae, Pini, pria Taccanii, Pini, ia Gualterii, Pini. Sectio Opilolimax. * punctulatus, Sordelli, dira Pradae, Pini. ai parumpunctatus, Pini. pat Turatii, Pini, Sectio Plepticolimax. 7 * Limax variégatus, Draparnaud. 6. Bari — 195 — id virescens, Férussac. e maculatus, Moq. Tand. ; aa tigrinus, Pini. Ha colubrinus, Pini. Sectio Stahilea. * Limax psarus, Bourg. x* Pironae, Pini. Sectio Agriolimax. * Limax agrestis, Linné. albidus, Moq. Tand. filans, Hoy, rubescens, Fér, reticulatus, Miiller, obscurus, Fér. È i del Gen. 2. Lehmannia. * Lehmannia arborum, Bouchard Chant. sa Bettonii, Sordellii Gen. 3. Amalia. Amalia marginata, Drap. È rustica, Millet, vi gagates, Drap. Subfam. Vitrinina. Gen. 4. Vitrina. Sectio Semilimax. Vitrina brevis, Fér. * Vitrina Pyrenaica, Fér. Vitrina diaphana, Drap. * Vitrina nivalis, Charpentier. Bull. della Soc. Mal. It. 13 — 196 — Sectio Phenacolimax. Vitrina pellucida, Mill. Gen. 5. Hyalina. Sectio Hyalina, s. str. Hyalina cellaria, Mill. » var. Villae, Mortillet, Hyalina lucida, Drap. (1801). Hyalina nitens, Gmelin. * Hyalina glabra, Studer. * Hyalina radiatula, Alder. * Hyalina crystallina, Miller. * Hyalina hyalina, Fer. Sectio Conulus. Hyalina fulva, Mill. II. Fam. Mélicida. Subfam. Arionina. Gen. 6. Arion. Sectio Lochea. Arion rufus, Linn. > cinctus, Miiller. cinereo-fuscus, Drap. rufo-fuscus, Drap. Sectio Prolepis. * Arion hortensis, Fér. griseus unicolor, Fér. alpicola, Fér. Subfam. Hielicina. PRESSE — 197 — Gen. 7. Helix. Sectio Patula. Helix rupestris, Drap. trochoides, Fér. saxatilis, Hartmann. * Helix pygmaea, Drap. Helix rotundata, Mull. Sectio Gonostoma. Helix obvoluta, Mill. o Helix augigyra, Ziegler. Sectio Acanthinula. * Helix aculeata, Mill. Sectio Vallonia. Helix pulchella, Mill. inornata, Stabile, costata, Miller. Sectio Fruticicola. a) Helicella. Helix strigella, Drap. ») minor, var. strigellula, Hartmann. major, Helix hexagyra, Megerle, fustescens, Mod. Tand. b) Bradybena. Helix ciliata, Venetz. a) Monaca. Helix incarnata, Mull. — 198 — d) Zenobia Helix cinctella, Drap. e) Theba. Helix carthusiana, Mill. media, Rossm. minor, Draparnaud. minima, Rossm. leucoloma, Stabile. lactescens, Picard. Sectio Xerophila Helix unifasciata, Poiret. radiata, Moq. Tand. candidula, Studer. hypogramma, Mog. Tand. interrupta, Moq. Tand. gratiosa, Studer. Mellae, Pini. Sectio Campylaea. a) Cingulifera. * Helix cingulata, Stud. * Helix Insubrica, Jan et frigida. ** ** ** De Bettae, Pini. De Cristoforii, Pini. Jani, Pini. Adamii, Pini. ** Helix tigrina, Jan. b) Corneola. * Helix zonata, Studer. Helix foetens, Studer. Sectio Tachea. Helix nemoralis, Linné. — 199 — Sectio Pomatia. Helix pomatia, Linn. Helix grisea, Linn. Gen. 8. Bulimus. Subgen. Buliminus. Sectio Napaeus. Bulimus obscurus, Miill. Bulimus quadridens, Miller. ** Bulimus quinquedentatus, Muh)field. Gen. 9. Cionella. Sectio Zua. Cionella subeylindrica, Linn. Sectic Acicula. Cionella aciculoides, Jan. Gen. 10. Balia. Sectio Balea. Balia perversa, Linn, Gen. 11. Clausilia. Sectio Charpentieria. Clausilia Comensis, Shuttlewort. Sectio Marpessa. Clausilia laminata, Montagu. — 200 — > var. granatina, Ziegler. Sectio Delima. Clausilia Itala, Martens. 1. alboguttulata, Wagner. 2. saturàtlus rufo-cornea, 8. detrite sordide virescens, 4. distincte striata, subcostulata. ; Clausilia costulata, Jan. 4 Sectio Iphighenia. * Clausilia dubia, Drap. gracilis, Ad. Schmidt. obsoleta, Ad. Schmidt, * Clausilia lineolata, Held. 7 typica, Ad. Schmidt, È tumida, Parreyss, di cruda, quorundam, non Ziegler. ch modulata, Parr. si attenuata, Ziegler. dio var. Lariensis, Pini. Clausilia plicatula, Drap. typica. Thuringica, A. Schmidt. superflua, Megerle. cruda, Ziegl. mut. elongata. * Clausilia Villae, Meg. * Clausilia exoptata, A. Schmidt. Clausilia Strobeli, Porro. * EX Gen. 12. Pupa. Sectio Torquilla. Pupa frumentum, Drap. var. Illyrica, Rossm. triticum, Ziegler. minor, Rossm. Pupa avenacea, Brug. var. megachei!os. — 201 — maxima, major, media, minor, ) var. multidentata, Strob. Bigorriensis, Charp. Sectio Pupilla. Pupa muscorum, Linn. cupa, Jan. * Pupa umbilicata, Drap. * Pupa Sempronii, Charp. normalis, dilucida, Ziegler. Sectio Sphyradiwua. Pupa Ferrarii, Porro. Seetio Pagodina. Pupa pagodula, Dos Moulins. Gen. 13. Vertigo. Sectio Istmia. Vertigo edentula, Drap. Vertigo muscorum, Diap. Sectio Dexiogyra. Vertigo pygmea, Drap. * Vertigo antivertigo, Drap. Sectio Vertilla. Vertigo pusilla, Mill. * Vertigo Venetzii, Charp. III. Fam. Suecinide. CL AGNE Gen. 14. Succinea. Succinea putris, Linn. Succinea Pfeifferi, var. Mediolanensis, Villa, Succinea oblonga. II. Sectio HYGROPHILA. IV. Fam. Auriculidae. Gen. 15. Garychium. Carychium minimum, Mill. var. tridentatum. V. Fam. Limnzidz. Subfam. Limn®ina. Gen. 16 Limn®a. Sectio Limnus. Limnaea stagnalis, Linn. Limnaea palustris, Miller Limnaea truncatula, Miller. Sectio Gulnaria. Limnaea auricularia, Linn. j Limnaea limosa, Linn. Limnaea peregra, Miiller. VI. Fam. Amphipeplea. 17. Gen. Physa. Physa fontinalis, Linn. Subfam. Planorbina. — 203 — Gen. 18. Planorbis. Planorbis complanatus, Linné var. submarginatus Jan. » carinatus, Miller. Subfam. Ameylina. Gen. 19. Aneylus. Ancylus fluviatilis, Mill. var. capuloides. Ordo II. Gasteropoda operculata. I. Sectio PULMONATA TERRESTRIA. VII. Fam. Cyclostomidac. Gen. 20. Cyelostoma. Sectio Ericia. Cyctostoma elegans, Miil!. Gen. 21. Pomatias. Pomatias septemspiralis, Razoum. pallidum, immaculatum, brunneo-maculatum. VII. Fam. Aciculidae. Gen. 22. Acme. Aeme lineata, Drap. IT. Sectio BRANCHIATA AQUATILIA. IX, Fam. Valvatidae. — 204 — Gen. 23. Valvata. Valvata piscinalis, Mill. Valvata cristata, Mil.er. X. Fam. Paludinidae. Gen. 24. Paludina. Paludina vivipara. » contecta, Millet. XI. Fam. Rissoida. Subfam. Bythinia. ‘ Gen. 25. Bythinia. Bythinia tentaculata, Linn. Subfam. EEydrobiina. Gen. .26. Hydrobia. Subgen. Bythinella. * Hydrobia Lacheineri, Charp. XII. Fam. Neritidae. Gen. 27. Neritina. Neritina fluviatilis, Linn. transversalis, Ziegler. rhodocolpa, Jan. Class. II. Elatobranchia. XII. Fam. Sphoceridae. a — 205 — Gen, 28. Sphoerium. Spherium lacustris, Miill. Spaerium corneum, Scolopi. Gen. 29, Pisidium. Sectio Ovata. ** Pisidium Sordellianum, Pini. XIV. Fam. Umionidae. Gen. 30. Unio. Sectio Margaritana. Unio magaritiferus, Linn. curvatus, BRossm. Sectio Lymnium. Unio Requiennii, Mich. var. vulgaris Stab. Gen. 31, Anodonta. Anodonta anatina, Linn. È anatinella, Stabile. Avvertenza. Le specie, varietà e mutazioni non comprese nella Malacologia comasca di Carlo Porro sono segnate in questo prospetto con un solo asterisco ; quelle che sono controdistinte con dne asterischi sono nuove per la Lombardia. en ua “cea N IE “rr Lia PESI PA n ssier. Muan: Nap Pini. Molluschi del territorio d' Esino. Cromolit.0.Dre Tav. B. Nap.Pini. Molluschi del territorio d' sino. Cromolit. OscarDressler. Milano. PES CRaezZii ONE DI UN NUOVO GENERE DELLA FAMIGLIA DELLE BULLIDE FOSSILE Del terreno pliocenico inferiore del Piemonte e della Licuria di LUIGI BELLARDI PROFESSORE DI STORIA- NATURALE. DIVINI Fin dai primi anvi, dacchè incominciai a raccogliere i Molluschi fossili delle colline terziarie del Piemoute e della Liguria, io tro- vai nelle marne contigue ai gessi delle vicinanze di Guarene presso Alba ed in quelle coetanee dci dintorni di Villalvernia nei colli tortonesi il fossile che forma l’oggetto della presente Nota. Più tardi e specialmente in questi ultimi anni, in cui molti- plicai le mie ricerche nei terreni terziari della Liguria, io incon- trai pure questo fossile non raro nelle marne appartenenti al pliocene infericre delle vicinanze di Savona, alle Fornaci ed a Zinola, e di Albenga, nelle quali località raccolsi un gran numero . Gi forme interessanti e non poche nuove le une per la scienza, le altre por la fauna dei nostri terreni terziari. Ip queste medesime località questa forma fu pure raccolta dal signor cav. prof. Issel, il quale inoltre ne trovò un certo numero di esemplari nelle marne recentemente scavate nell'interno della città di Genova per le nuove costruzioni che vi si fanno. In tutte queste località la specie non è rara. E una forma che abitava le grandi profondità, come lo dimo= stra la natura della roccia che la racchiude, Bull, della Soc, Mal, It, li — 208 — ssa è rarissima nei ricchi depositi fossiliferi del vallone Tor- ‘sero presso Albenga, i quali per la natura delle reliquie animali che racchiudono, accennano ad origine littorale, e sono coevi di quelli di Savona e di Genova. Non avendo, quando scopersi questa forma, trovato nessun au- tore che ne facesse cenno, la risguirdai fin d'allora come unova e secondo le classificazioni di quei tempi io la inscrissi nel genere Bw- la, dandole il nome specifico di plicafa, col quale venne inserta nella prima edizione dil Symopsis methodica animalium invertebratorum Pedemontii fosslium 1842 E. Sismonda. Ma siccome altra specie di Lula era stata fin dal 1824 de- scritta dal Deshayes col nome di plicata, così, dovendo abbando- nare il primo nome, lo surrogai con quello di wr:plicata nella seconda edizione del ,Synopsis che il Sismonda ha pubblicata nel 1847. Creando ora per questa forma un nuovo genere caratterizzato dalla presenza di una piega sul labbro destro, non era più possi- bile conservarle come nome specitico l’ appellativo umniplicata, il quale lascierebbe credere che il carattere essenziale della sp:- cie essendo la presenza di una sola piega, il genere cui quella si riferisce, o non abbia pieghe o ne possa avere un numero mag- giore ; inoltre non si può conservare alla specie un nome che accenna al carattere principale del genere. È per conseguenza necessario di dare alla specie un terzo nome, il quale tolga ogni sorgente di errore, nè io saprei intitolar me- glio questa forma che col nome del signor prof. Issel che la raccolse in varie località della Liguria, che la riconobbe pure meritevole di formare il tipo di un nuovo genere e che colle sue ricerche geologiche e paleontologiche sta illustrando la Storia Naturale della Liguria. Pei suoi caratteri interni ed esterni la presente forma appar- tiene senza dubbio alla famiglia della Builide, qual'è stata definita dai signori Adams: sia poi per la sua forma generale, sia per la grossezza e struttura del guscio, come per la spira con- cava ed ombilicata, come finalmente per la figura della bocca, questo nuovo genere viene a collocarsi allato del genere Bulla, dal quale non differisce che per la singolare struttura del labbro destro, ed in particolare per la grossa piega che vi corre per tutta la sua lunghezza. Per quante ricerche io abbia fatte tanto nelle opere di Mala — 209 — cologia e Paleontologia a me note, quanto nelle molte e ricche collezioni di molluschi fossili e viventi nostrali ed esotici che ebbi occasione di visitare, non essendomi riescito di trovare nes- sun genere cui si potesse rif.rire questa interessante forma, mi parve necessaria la creazione per essa di un nuovo genere il quale mi sembra assai bone caratterizzato nel seguente modo. Genere Sabatia, Bell. Testa crassa ovato-globosa: spira umbilicata; umbilicus latus, parum profundus, marima in parte a callo tectus. Os postice angustalum, antice dilatati ; labrum sinistrum sim- pler, labrum dexterum crassum, antice laeve, prominens, inde in adultis testa subumbilicata, postice dilatatum, inregulariter ) ganosum, in ventre uniplicatumz plica ari testa subperpendi- cularis, vio obliqua, magna, valde prominens, cariniformis, postice regulariter descendens, antice subcanaliculata. Qui come nel genere Bela il guscio ha una certa grossezza; la forma generale è ovato-globosa, più lunga che larga, alquanto ristretta posteriormente ; la spira è avviluppata dagli ultimi an- fratti ed ombilicata; l’ombellico è a'quavto largo e poco pro- fondo (gli anfratti vi sono in gran parte coperti nell’ età adulta dalla callosità del labbro destro); manca la colamella ; la super- ficie è attraversata da piccoli solchi di varia ampiezza ed imegaal- mente distanti, come in alcune Lulle, i quali, ove si osservino colla lente, si vedono attraversati da numerose e sottilissime lami- nette longitudinali prodotte dai successivi margini del labbro sinistro, Il carattere essenziale e proprio del genere Sabatia risiede nella strattura del labbro destro, il quale è, comparativamente a quello delle Belle, grosso ed irregolarmente rugoso e granoso, e porta sul ventre degli anfratti, vale a dire sulla maggiore loro conves- i I sità, una grossa piega trasversale anch'essa granosa, rugosa e di forma triangolare. Questa piega corre su tutti gli anfratti quasi perpendicolarmente all'asse della spira; posteriormente essa discende per un piano regolare fin dove 11 labbro destro s° in- contra col sinistro; anteriormente scende rapidamente ed è ac- compagnata da una lurga scanalatura, la quale a sua volta è limitata anteriormente da un leggero rialzo. — 210 — Nell età adulta il labbro destro si protrae alquanto posterior- 3 mente sul precedente anfratto ed è anteriormente rientrante sul ventre degli anfratti, là dove termina la piega; sulla parte an- teriore della bocca è alquanto largo, appiattito e liscio; per tutta la sua lunghezza si rialza notevolmente dalla superficie del prece- dente anfratto, colla quale forma un solco. Sabatia Isseli, Bell. tav. 0, fig. 5, 6,7, 8 Testa ovato-clongata. Superficies nitida, transverse undique minute sulcata: sulci in parte postica crebriores, in parte mediana plerumque rariores ct ab interstitiis latioribus separati, omnes sub lente minutis= sime cb crebre longitudinaliter lamellosi. Lorge.i. a (14 8 Lat. ARR 1841. Bulla plicata, Bell. in E. Sismd. Syn., pagina 26 (non Deshayes). 1847. id. umiplicata, 1302. id. id. Pliocene inferiore: marne presso Vilialvernia nei colli torto- nesi: marne contigue ai gessi nelle vicinanze di Guarene presso Alba: Genova, Savona, alle Fornaci e Zinola, non rara: Coll. del Museo di Mineralogia della R. Università degli Studi di Torino e di Genova (Prof. Issel) e Michelotti: Albenga, vallone Torsero, rarissima: Coll. del Museo di Mineralogia della R. Università degli Studi di Torino. i » OSSERVAZONI pol CHEMNTFEZIA PUSILLA e CHEMNITZIA TEREBELLIUM, Phil, per VAB. G. BRUGNONE. La Chemnitzia pusilla istituita da Philippi ( Enum. moll. Sic. V. 2, p. 224, T. XXVIII, f. 21) su quattro esemplari, che egli ‘trovò nel mare di Taranto , và distinta da lui con questa dia- gnosi: Ch. festa minuta , turrita; anfractibus esplanatis, altilu- dine dimidiam latitudinem vix superantibus, sutura profunda divisis; costis (circa 16) obliquis, interstitia aequantibus. Nella descrizione poi aggiunge: Testa 1 44” alta, 7/12” lata, apicem versus subito acuminata; ad Ch. obliquatam accedit anfractibusque no- vem constat. Utrum striae adsint, bene videri non potest propter testam aliquantalum inerustatam, duas saltem transversas, sutu- ram io aufractum ultimum continuautes, distinguo. I caratteri or ora esposti sono stati applicati da alcuni con- chiologi, secondo che mi pare, a specie o varietà ben diverse. Io non farò che poche osservazioni sulle forme rapportate alla presente da' Sisnori Jeffreys ed Hòrnes. Pria di tutto gli esem- plari, che più si avvicinano alle parole ed alla figura di Philippi, sono stati trovati dal Marchese Monterosato nel mare di Paler- mo, e prima da me nei mari di Trapani e di Maguisi. Sembra però, che questa piccola specie sia presso di noi piuttosto rara. I miei esemplari (fig. 1), convengono quasi perfettamente co’ ti- pici di Taranto, hanno però una forma cilindraceo-turrita; tulto al più 8 anfratti; le coste alquanto oblique (un solo esemplare le — 212 — ha un poco arcuate), e non offrono nessun segno di strie tra- sverse. Devo aggiungere a’ caratteri addotti da Philippi, che la. conchigliuzza è bianca, nitida; il nucleo liscio, bene sviluppato in proporzione, rivolto in giù, e spesso piegato a destra; l’ apertura ovale-rombea; e la columella senza dente o piega. Non potrebbero forse questi esili individui siciliani in unione de'Tarantini di Philippi riguardarsi come una varietà pusilla dell’ Odostomia (Tarbonilla) lactea, L. — Turbo elegantissimus, Mont. ? Avendo io preconcetta questa idea sulla presente specie, non posso far buone le interpretazioni, che i Signori Jeffreys ed Hòr- nes han dato della medssima sopra 1 loro relativi esemplari. La specie descritta da Jeffreys come Odosfonia pustla, Phil. (But. conch. IV, p. 167, V, PI. LXXVI, f. 4), di cui ho due individai provenienti d’ Inghilterra, si allontana dalla vera pusilla; per la taglia assai maggiore ; la forma conico-allungata; gli anfratti più rotondati ; le coste più numerose, più larghe de’ loro intervalii, ed alquanto flessuose ; ed in fine per l’oscura piega columellare. Weinkauff (Corchy1l. des Mittel. Band IT, pag. 210) mantiene la stessa opinione di Jeffreys sulla specie di Philippi, secondo un esemplare della sua collezione il quale «siste presso .;1 Marchese Monterosato, e che io ho veduto. Egli aggiunge anche, che questa forma non è conosciuta nello stato fossile, e che quello, che è stato ritenuto come tale (allude ad Hòrnes), appartiene alla Chemmitzia terebellum, Phuilippi. Io però ho certamente questa forma della falsa pusilla da diversi depositi pliocenici di Sicilia e di Toscana e pestpliocenici di Sicilia. Ritengo poi, di non potere scambiare questi miei saggi colla (hemn. ferebdllum, per quel che andrò a dire tra breve. Questa forma di Jeffreys e Wein- kauff anche allo stato recente non è rara in Sicilia: Mounteresato l’ha copiosamente da Palermo ed altri mari, io in discreta quan- tità di esemplari dalle coste di Trapani, Magnisi ed Ognina. Or posto, che l’ anzidetta forma non sia la vera Chemm. pusilla, e che essa al contrario sia molto atfine all’ Odostonzia (T'urbonilla) lactea, L., its stutly congener (Mr. Clark), io son d’ avviso, che possa chiamarsi Vur. breviata di quest’ ultima, per la rapidità dell’ ingrandimento de’ giri vicini all’ apice. Hornes (Die foss. Moll. von Wien, I Band, pag. 500, T. 43, f. 30), moditica la frase di Philippi nel modo seguente: Turbo- nilla testa minuta, turrita, subeylindracea; apice obtusiuseulo ; anfractibus erplanatis, ad suturas contractis, altitudine dimidium latitadinis v'a superantibus, sutura profunda divisis, costis (circa 16), interstitia acquantibis, striis duabus transversis ad busim anfractuum ornatis; apertura ovata; labro dextro acuto; colu- mella recta, uniplicata. Nella descrizione fa rilevare, che la spira risulta di due giri embrionali, e di altri sei più ampii; le coste longitudinali sono flessuose (s-/0rmig), i loro intervalli lisci ; le sottili strie trasverse (una o due) occupano anche l’ ultimo an- fratto. Io conservo due rari esemplari del calcareo di Monte Pel- legrino, su cui si adattano a capello la figura e tutti i caratteri rapportati da Hornes, ai quali solo potrei aggiungere, che il labbro destro è anche flessnoso, seguendo l’andamento delle coste dell'ultimo giro. Cr pria d’ ogni altro questa forma è evidente- mente ben diversa dalla suddetta di J:ffreys, sebbene entrambe portino lo stesso nome specifico. Inoltre dal diretto confronto de’ miei esemplari fossili coi recenti della gentina Chemn. pusilla, ho rilevato principalmente ; che questa è più piccola; ha suture meno profonde; non ha strie spirali; manca di dente o piega columellare; e comunemente non ha costicine flessuose. Se si w % È j ] È È È paragovano poi le figure relative di Philippi e di Hornes, la differenza salterà più vivamente agli ccchi. Ritengo aduuqne, es- sere gli esemplari miocevici descritti da Hòrnes ed i miei post- pliocenici ben distinti dalla Chemn. pusilla, Phil. La specie Hòr- nesiana potrebbe chiamarsi Odostomia (Turbonilla) dicingulata o . bizonuta. Uno de’ motivi e forse il principale, onde sia stato mosso Hòrnes a voler ravvisare la specie di Philippi ne’ suoi adibita È cea CES TRI AI I esemplari, credo io, essere stato, l’ aver distinto questo autore ne’ suoi di Taranto salfem duas strias transversas, suturam in anfractuwn «ltimum continuantes. Questa frase è alquanto oscura, e non dice per altro, che le dne strie sieno allogate nella base di ogni anfratto, non escluso 1’ ultimo. Attenendosi anche Hòrnes alla diagnosi e descrizione, che diede Philippi della Chemmn. ferebellum, identifica, conseguentemente alle sue vedute, questa forma colla sua supposta Ziuwdonilla pusilla. Phil'ppi fondò la Chemn. fercbellum sopra un solo esemplare tro- vato da lui nel calcareo Palermitano. Io ne possiedo alquanti dello stesso terreno ed anche di quello de’ Ficarazzi, che è della stessa epoca, e sono nel caso di poterne dare una dettagliata de- scrizione, ed una esatta illustrazione eseguita sopra esemplari svi- luppati e ben conservati. Molto più m'indece a far ciò la diversa interpretazione, che è stata data a questa forma da’ diversi autori, i) pw — 214 — e la speranza ii potere ovviare in qualche modo a tot conte sione. Or eccone la descrizione, in cui mi avvalgo talora di al- cane parole dello stesso Philippi. : Odostomia i ina) terebellum, (Chemn.) Phil. (Fio. Od. testa minuta, mm. 4 longa, mm. i/4 lata, cylindraceo-turrita, obtusa. Anfractus 7 3, duplo lutiores quam alti; superiores planiu- sculi; inferiores plerunque converi, ad suturas utrinque contracti (converitas anfractuum magis conspicua inferne quam superne , ubi potius declivitas dicenda); ultimus fere duplo minor spira’; apex abrupte ct oblique truncatus; nucleus, ut solet, laevis eb inflerus. Plicae longitudinales et striae transversae anfractus exor- nantes: plicae tenues lacves, confertae (24-30), interstitia aequan- tes, în anfractibus inferioribus fleruosae, in superioribus obliquae, usque ad basim productae, basi ipsa tamen libera: striae tenuis- simae, 3-5 in ultimo anfractu, 2-3 in reliquis, corum basi pro- rimae, interstitia plicarum occupantes. Apertura ovali-rhombea ; inferne expansa, subtruncata. Labrum externum acutum, flewuo- sum, superne obscure sinuatum; internum subreflexum, rectum, crciguam rimulam umbilicalem exhibens. Columella edentula. Varietas adest brevior, tumidior, et anfractibus ommibus pror- SUS CONVELIS. Se il signor Hornes avesse veduto i miei esemplari, che ho così fedelmente descritto, non avrebbe pensato certamente a quella identificazione. Gli esposti caratteri potrebbero adattarsi secondo Monterosato ( Notizie foss. ec.), all’ Od. ( Pysgulina) indistincta, Mont.; secondo Jeffreys, Fischer e Tiberi (luoghi relativi) all’Od. (Pyrgulina) interstincta, Mont.; ed ultimamente secondo lo stesso Monterosato (Nuova rivista ec.), all'04. (Pyrgulina) Moulinsiuna, Fischer. Il Weinkauff ( Conchyl. des Mittel.) e Seguenza (Noti- zie ec.) sono per la distinzione della specie. Quest’ ultima opi- nione mi sembra poco esatta, poichè le anzidette tre specie va- riano immensamente , ed offrono spesso de’ passaggi alla tipica Chemn. terebellum. Qual giudizio ne porteremo noi? Ho confron- tato gli esemplari non che le descrizioni e le figure, che recano gii autori di quelle tre Odoslomie, colla forma in quistione, ed ho trovato, che questa è vicina sopratutto all’ Od. (Pyrgulina ) indistineta , Mont. Quindi divido la prima opinione di Montero- PIERA V At IRE SE ROVERETO III E TTI ne MIU PR SI RE ME MET quest” ult é > i } ti di queste mie deboli osservazioni sono, che la Chem- emi itzia pusilla dello stesso autore, ma affine all’ Od. (Pyr- sulina) dedistincta, Mont. Ma x DUE SPECIE FOSSILI NUOVE di AGLTAVILLA per ABATE G. BRUGNONE, Egli è da trent’anvi circa, che conservo nella mia collezione due specie fossili di Altavilla in eccellenti esemplari, cicè una Plew- rotomide ed una Mitra, che giammai ho potuto determinare cole descrizioni e colle figure degli autori. Ultiniamente le ho spedito a dotti paleontologhi di Torino e di Pisa, e questi son convenuti nel giudicarle inedite. Quindi mi seno determinato a pubblicarle sotto il mic nome. Pleurcotoma (Drillia), pseudosigma, (Tav. C, fis. 4). PI. testa turrita, elongata, transversim tenuissime striata: anfrac- tibus 6-10, subconveris, longitudinaliter costato-nodosis: costis 6-7, elevatis, abruptis, obliquis, interstitiis multo minoribus: suturis superioribus marginatis, undulatis: apertura angusta : canali brevi, lutiusculo: labro dextro simplici, acuto; sinistro tenui, adnato: sinu profundo. Long. mm. 19. — Lat. mm. 6. Gli anfratti embrionali o i primi due sono affutto lisci, ed il primo tuberculiforme, gli altri gradatamente crescenti, e 1’ ultimo minere della spira. Le coste sono molto rilevate e sporgenti, no- diformi, raramente continue ed una metà circa de’ loro intervalli. Nel penultimo e più spesso nell’altimo giro simulano delle varici; perchè la conchiglia quasi sempre negli ultimi stadii del suo svi- luppo venne rotta, nen so perchè, nei labbro esterno, e poi ri- dl “i : È : 4 i i; i ì i AI 9° e iii en Mind dba cenni pe PRI i 3 ; i -- 217 + parata e risarcita dall'animale: incltre tali coste dopo essersi cnr- vate ad S. e piegate verso destra, sono bruscamente interrotte da un leggiero canaletto dellintaglio. Di tal modo esse finiscono superiormente ad angolo ottuso, e la sutura corrispondente di- viene marginata. Le strie numerosissime, che cirgono per traverso tutto il guscio, sono uniformi, debolmente granulose ed inerespate dalle finissime linee di accrescimento, e nella depressione dell’ in- taglio irregolari, ondeggianti, e quasi obliterate. Fossile non raro di Altavilla. Mitra De-Stefanii, (Fis. 3). M. testa fusiformi, subgradata, crussiuscula, brevi: anfractibus 10 circa, supremis planulatis; postremis superne lumidis, subangu- latis, inferius depressis; omnibus ad suturam suprriorem cri- spato seu pumctato-sulcatis: apertura ovato-oblonga: columella recta, 5-4 plicata. Long. mm. 50. — Lat, mm. 11. Questa elegante specie, che nella forma generale somiglia ad una varietà raccorciata e sottangolata della Mitra fusiformis Broc., è caratterizzata principalmente dall’imualzamento o rigonfiamento solcato simile ad un cordone, con cui cominciano gli ultimi tre anfratti, e dalla grande depressione sottostante. Simili caratteri si osservano nel genere J/elaropsis, e nella divisione Clavatula e sotto- divisione Perona delle Pleurotomidi. I selchi del cordone per altro han luogo nella parte superiore de’ primi giri, quantunque appiat- tit. Questi solchi sono in num. di 6 circa, molto vicini tra lore, tutti uniformi, proporzionali nella grandezza a quella degli an- fratii, e sempre inerespati o punteggiati. In tutto il resto degli anfratti anche si vedono sotto uva leote mediocre altri solchetti o strie impresse, sparutamente punteggia!e, e distanti tra loro. Queste nell'ultimo anfratto sono a principio più ravvicinate e poi fipiscono col formare 4 o 5 cingoli obliqui ben rilevati, che ren- dono lu base alquanto rugosa. Senza 1° ainto della lente o in esem- plari detriti questa parte degli anfratti, che è la maggiore, sem- bra liscia. Parimenti sotto una forte lente negl’ individui ben con- servati, come è quello che ho fatto figurare, si scorge tutta la superficie come sagrinala per l’ intersezione di finissime linee tra- syersali e longitudinali di accrescimento. Il labbro destro è acuto, e si ciau sino don sr superiore del ‘a feriormente ed allato di esso Soste la solita fessura or molto marcato, ed ornato di 3 04 il contigui a que | base, Fossile raro di Altavilla. ARTT a ng MOLLUSCHI DEI DINTORNI DI SASSARI I IN SARDEGNA di GIOV. BATTISTA ADAMI. 1. Hyalina cellaria, Miiller. Poco frequente. Zio obscurata, Porro. Non comune. Le spoglie sono frequenti. I SL NUME, opaca, Shattl. Frequente sotto le pietre e nei I muri di cinta in località umide ed ombrose. i mia crystallina, Miller. Rara? Alcune spoglie nei sedi- i menti dei ruscelli. 5. Helix rotundata, Miller. Comune. Ne raccolsi un esemplare scalariforme coll’ultimo giro staccato. 6. » lenticula, Ferussac. Frequente. 7. » pulchella, Miller. Piuttosto rara. La trovai unica- mente presso S. Natolia. $ 8. » corsica, Shuttl. Non rara. Vive sotto le foglie ca- dute, specialmente sotto i fichi nella valletta di Logulentu. 9, » carthusiana, Mill. Comune. È da vermiculata, Mill. Abbondantissima, Edule, fre- quente la var. eunicolor. i E, aspersa, Mill, Bdule. da aperta, Born. Meno abbondante delle precedenti. 13. >» pisana, Mùll. Straordinariamente abbondante: assai variabile per colorito e dimensioni, le quali sono in generali molto considerevoli in confronto di 14. 15. 16. 17. 18. In Sardegna e edule questa specie, ed è assai ricercata dalla povera gente. I veramente enorme. le quantità di questa, e delle ire precedenti spe cie, che sì vendono ogni giorno sul mercato di Dassari. Helix serpentina, Assai comune. Rura ia var. isilensis, Villa. » vartabilis, Fér. Assai abbondaute e comune. » parva, Shuttl. Rara. — Raccolsi qualche esemplare presso Sassari e presso Codrongianos, ove è forse più frequente, e che io non vi badai per averla confusa colla precedente. Devo al compianto sio. Appelius la classificazione di questa specie, e di quasi tutto il materiale raccolto in Sardegua, che andò in gran part» smarrito nel ritorno sul continente, assieme alle note e memorie sulla Provincia di Sassari. » neglecta, Diap. Frequente, ma poco abbondante. ‘ Convive colla precedente, nei campi e nei luoghi incolti e soleggiati. » coespitum, Miil. Comune. Vive sulli steli delle erbe spesso in famiglie abbastanza numerose, ma iso- late. Presso S. Natolia, ed al Nuraghe di $. Patada raggiunge dimensioni colossali (Diametro 27", Alt. 21m, » maritima, Doap. Frequente verso Porto Torres, e S. Natolia. — Vive in numerosissime famiglie, » conspurcata, Drap. Comune ed abboudante, Payra Gean la indica rara in Corsica. 3 » pyramidata, Drap. Assai comune. È poco frequente la var. fasciatu. » conica, Drap. — rara? Alcune spoglie verso Porto Forres, È indicata come comune in Corsica, » profuga, A. Schm. Rara nei dintorni di Sassari, » meda, Porro. Rarissima. » acuta, Mull., Assai abbondante, » ventricosi, Drap. Poco frequente; convive colla pre- cedente, Buliminus quadridens, Mill. Alcuni esemplari lungo i muri dei campi laterali alla strada detta Scala di Ciocca, Ri abiti — 221 — Buliminus obscurus, Mill. Raccolsi solo due esemplari viventi sulle roccie calcaree a Logulenta. Stenogyra decollata, L. Abbondantissima. Cionella folliculus, Gronov. Poco frequente. » acicula, Mull. Frequenti le spoglie nei vecchi muri e nelle posature. Pupa umbilicata, Drap. Comane. » minutissima, Hartm. Rara ? 34. Pupa caprearum, Phl. Comnne. 95. Clausilia Dleissneriana, Shuttl. Assai comune ed abbon- i dante in tutti i muri vecchi, e specialmente in Ù quelli che fiancheggiano la strada che porta a Scalidi Ciocca. Vive anche sugli olivi, nei crepacci dei tronchi e sotto le corteccie. Nei numerosissimi esemplari spediti qua e là ai miei corrispondenti qualcuno vi ha trovato in CI. Porroi, Pfr. assai aftine alla IMeissneriana, della quale non è forse i | che nna varietà. Io non ebbi tale fortuna. 4 36. Succinca Pfeifferi, Rossm. Frequente lungo i margini er- bosi dei ruscelli e delle sorgenti. Si distingue per una striatura assai marcata, tanto da far apparire rugosa la conchiglia. (S. Sardoa? Meg.). SUO Carychium minimum, Linn. Raccolsi le sue spoglie nei sedimenti del ruscello che bagna la deliziosa val- letta di Logulentu. 98. Limnaca auricularit, Drap. Rara. Trovai alcuni esemplari nell’impaludamento del Rio di Scala di Ciocca. dd» peregra, Mill, Poco frequente nelle fontane, 5 40, » truncatula, Drap. Piuttosto rara. I 4l. » = palustris, Mill. Assai abbondante nel ruscello di Logulentu. 42 Planorbis marginatus, Mull. Frequente nelle fontane ed ; acque stagnanti, 43, Aneylus fiuviatilis, Linn. Piuttosto raro ; sui sassi sotn= mersi nelle acque correnti. 44, Cycelostoma elegans, Mu!L Comunissima, 45, >» sulcatuni, Deap. Assai comune ed abbondarte. Acquis sta dimensioni maggiori che in Francia, e nella Sicilia, ed ha un tessuto assai più solido, i solchi più marcati. — È frequente la var. fasciata. ( Dia- metro 152% ALZI) — 222 — 46. Bithynia tentaculata, Lina. Non comune. La trovai abbon- dante solo sotto il ponte della via nazionale che traversa il hio di Scala di Ciocca. 47. >» similis, Drap. Assai abbondante: vive sui sassi sommersi nei piccoli rigagnoli specialmente ove la corrente è più rapida. Nelle posatare le sue spoglie sono talmente numerose da formare dei piccoli strati. 43. Neritina fluviatilis, Linneo. Vive una graziosa varietà di questa specie, assai più piccola del tipo, nel ru- scello di Logulenta, ove è anche assai abbondante. 49, Pisidium ammicum, Mill. Assai comune in una fontana sulla strada di Osilo, e in qualche altra località. Nota. — Queste poche specie raccolte nel 1870 dovezno assieme ad altre raccolte nel rimanente della Provincia di Sassari e sopra-. tutto pel territorio della Nura, Ozieri, Alghero e Isola Madalena far parte di un esteso catalogo, sulle conchiglie terrestri e marine di questa provincia, pel quale avea raccolto molti ed esatti ele- menti, ma richiamato inaspettatamente sul continente, oltre aver lasciate incomplete le mie ricerche su qualche altro punto del ter- ritorio, nel viaggio andarono smarrite tutte le note, e gran parte del materiale raccolto, alla di cui classificazione s'era dedicato il compianto signor Appelius di Livorno, di cui la scienza rimpiange ancor l’immatura morte. — Ho trovate solo queste note, che sono il risultato delle mie prime escursioni nei dintorni di Sassari, le quali potranno se non altro servire di guida a chi volesse tentare delle ulteriori ricerche, OSSERVAZIONI CRITICHE SOPRA LE SPECIE del Genere STRUTHIOLARIA, Lomarek di M. PAULUCCI. Quantunque .poche sieno le specie comprese in questo genere, che è perfettamente caratteristico, queste sono, dagli autori, state . fatte preda della più imbrogliata sinonimia, della più complicata ci n- fusione. Non parlerò di Sowerby, Thesaurus Conchylioruwin, Vel. 1, che a scanso di qualunque difficoltà si è divertito a dare a quasi tutte un nuovo nome, come se prima della pubblicazione della sua Monografia il genere non fosse esistito, o come se quelle specie non avessero già avuta la loro storia. Ma parlo priucipalmente degli - imbrogli fatii da M. D.shayes, il commentatore erudito e coscien- z'oso di Lamarck, il naturalista intelligente e eminente che nella maggior parte dei cisi ha chiarito e spiegato con tanta lucidità e scienza le questioni più ardue, più difficili della più intricata sinonimia; e ciò è appunto quello che io non arrivo a compren- dere che in parte. Dico in parte, poichè da un lato mi rendo perfettamente conto che la causa che è stata il punto di par- tenzi, il motivo principale di questa massa di errori, è che M. Deshayes non conosceva che in minor numero le specie di questo genere, e che come lo vedremo in seguito partiva da un punto inesatto , erroneo; prendeva cioè per specie distinta Bull, della Soo, Mal. It, la — 224 una conchiglia, una forma che non è che una varietà di specie. Reeve poi nella sua Conchologia Iconica, Vol. 6, aumenta, per- feziona, se così può dirsi, questo terribile caos. Per facilitare lo studio di queste diverse specie io riporto qui in exfenso tutto quanto di esse vien detto nel volame 9 di Lamk, An. sans vert. Edition Deshayes a pag. 534 e seguenti. I. Struthiolaire noduleuse. StruMiolaria nodulosa (1). St. testa ovalo-conica, crassa, transversim striata, alba, flammulis longitudinalibus, undatis, luteis, picta; anfractibus superne an- gulatis, supra planulatis, ad angulum nodulosis; suturis simpli- cibuss labro intus luteo-rufescente. Martyns. Conch. 2. f£. 53. 54. Favanne. Conch. pl. 79. fig. S. Murex pes struthiocameli. Chemn. Conc Murex stramineus. Gmoel. p. 2542. 5) Struthiolaria nodulosa. Encyelop. ni 43 Feto: pene *‘Spengler. Naturt % 17. pl. 2. fi AB: * Croue. Lamk. Conch. pl. 17. fi. 10. * Murex stramineus. Wood. Ind. Test. pl. 26. f. 62. * Struthiolaria nodulosa. Kiener. Spec. des Coquil. p. 3. n. 1. pl. 1. esclus. varietate. * Struthiolaria straminea. Sow. Genera of Shells. Id. Sow.. Ehes: Goneh: pi 23. pio. È 16. AS 200 mieevesConchiS Ysl ez, ip. 200 pei o DI ch. 10. tt. 1601019 20M Da Ri eo) ! (1) Deux espèces ont été confondues, jusqu’à ce jour. sous une meme denomination: cela tient probablement è ce que ces espèces ont étè long-temps rares dans le colle- etions, et que l’on pouvait bien attribuer à l’imperfecton des figares les differences que l’on apercevait entre elles. Aujourd'hui que, plus abondantes. on peut les comparer, les naturàlistes doivent séparer les espìces d’apròs leurs véritables caractères, et en re- ctifier la nomenclature. Ainsi , il faut supprimer du Struthiolaria nodulosa la figure de Martyns, qui représente une espèce bien distinete, et revenant sans cesse à restituer aux espèces leur premier nom, celle-ci reprendra celui de Chemnitz et sera inserite sous | le nom des Struthioluria pes struthiocameli. L'espèce de Martyns devra prendre le nom que ce naturaliste lui donna le premier, et non pas celui de Struthiolaria gigas que pro- pose M, Sowerby, dans son Thesaurus conchyliorum; le Buocinum papulosum de Martyns deviendra donc pour nous le Strutiolaria papulosa, PA A PIREO PA QI, . testa ovato-conica, griseo-lutescente; anfractibus superne angqula- i dis, supra planulatis; sutoris plicato-crenatis. “Auris vulpina. Chemn. Conch. 11. t. 210. f. 2086. 2087. *@ Spengler. Natarf. t. 17. p. 24. SÈ ERO 0 * Buccinum vermis. Martyn. Univ. Conch. pl. 53. Struthiolaria inermis. Sow. Thes. Conch. part. 1. p. 23. n.° 2. pl. Pao 13. 19. Murea australis. Gmel. p. 3542. n. 36. He de ses tours Cn ce qui i en a de celle précède. + 3. Strathiolaria pustulease. Stru/iolaria papulosa. Desh. testa ovato conica, crassa, fulvo-castanea, transversim striata; an- fractibus in me lio anguatis, nodulis papilliformibus ornatis; apertura albas labro collumellaque callosis. «_Buccinum papulosum. Martyn. Univ. conch. pl. 54. — Sbruthiolaria gigas. Sow. Thes. conch. part. 1. p. 23. n.° 3. pl. 5. è celui de Lamarck, et nommer à l’avenir cette espèce Struthiolaria vermia. — 226 — Habite les mers de la Nouvelle-Zclande. Nous avons rendu à cette espèce son premier nom, et nous avons dù rejeter celui qu'a proposé tout récemment M. Sowerby. M. Kiener a confondu l’espèce comme variété du Nodulosa de Lamarck. Cette co- quille, restée rare jusqu'à présent dans les collections, est la plus grande espèce du genre; elle ressemble beaucoup au Struthiolarid nodulosa, mais on la distingue par plusieurs caractères qui sont constans: 1.° ies stries transverses. Elles sont ici moins nombreuses, plus grosses, on en compte sept principales sur chaque tour, une plus petite est inter- posé entre chacune d’eiles; 2.0 les granulations qui sont sur l’angle des tours: dans le no4Zulosa, elles sont coniques et pointues, ici elles sont obtuses, beaucoup plus petites et presque toujours oblongues; 3.° la callosité columellaire. Dans le Nodw/osa, cette callosité, par son bord supérieur, reste à une certaine distance de l’angle de l’avant-dernier tour, elle forme une courbure régulière et sans sinuosité jusqu’à la base du canal. La callosité, du reste, semble plutòt appuyée que soudée sur l’avant-dernier tour. Dans le Papulosa, la callosité remonte jusqu'à l’angle de l’avant-dernier tour; elle est plus large, et elle se soude par un bord aminci, et enfin, vers le milieu de la hauteur de l’ouverture, elle forme en dehors une siuuosité profonde qui ne se montre jamais dans l’autre espèce; 4.° enfin, la coloration: dans le No4u/osa, on sait qu'elle consiste en flammules rougeàtres d'un brun rouge sur un fond d'un blanc fauve. Ici, la coloration est uniforme, d'un brun ferrugineux peu foncé, tirant un peu sur ]e fauve. L'individu de notre collection a 10 centim. de long. et 57 mill. de. large. { 4. Struthiolaire oubliée. StruRiolaria seutulata, Desh. S. testa ovali, levi; anfractibus angulatiss sutura varice tumida, levi, impletas labio externo vix reflexo, paululùm incrassato; labio interno crasso (Sow.). Buccinum scutulatum. Martyns. Univ. conch. pl. 55. CARACORA NOTI AZIO Gimel. p. 3408. n.0 174. Struthiolaria oblita. Sow. Thes. conch. part. 1. p. 24. pl. 5. £. 14. 15. Buccinum scutulatum. Dillw. Cat. t. 2. p. 622. n.° 80. Wood. Ind. Test. pl. 23. £. 81. Sow. Tank. Cat. app. p. 18. Habite les mers de la Nouvelle-Zélande. Nous mentionnons cette espèce uniquement d’après les auteurs, car nous ne la possédons pas, et nous ne pouvons, par conséquent, en donner Ò — 227 — une description un peu compléte; nous insisterons cependant sur deux caractères qui rendent cette coquille fucile è reconnaitre parmi ses con- génères. La suture est occupée par une callosité lisse, assez semblable à celle des ancillaires. Le bord droit est beaucoup moins épains que dans les autres especes, et l'inlividu, répresenté par Martyns, a ce bord mince et tranchant. Comme pour la pricélente espsce, nous avons rétabli la nomenela- ture, et lui avons restitué son premier nom. L'’individu, figaré par Martyns, a 55 mill. de long et 35 de large. 1. SIRUTHIOLARIA NODULOSA. Come lo indica la sinonimia di Lamarek (quella aggiunta da Deshayes esclusa) questo autore comprend:va nella sua S. nodu- losa la fig. 54 di Martyu., Univ. Conch., cioè il Bwccinum papu- losum, ma vi comprendeva pure la fig. 53, cioè il Buccinum vermis dello stesso autore, ciò che è certamente un errore, scu- sabile però quando si osservi che vi è assai analogia fra l’una e l’altra specie, quando si rifletta che Martyu si limitò a dare delle buone figure, è vero, ma senza nessuna descrizione, quando si voglia pensare che ai tempi di Lamarck le collezioni erano rare, il procurarsi le specie in numero sufficiente per stabilire i confronti difficile, che le figure erano poco esattamente e fedel- mente eseguite, che infine si studiavano le specie allora più al- l’ingrosso, con meno dettaglio di quello che si usa ai nostri giorni. Per avere un'idea esatta di ciò che Lamk. intendeva per la sua S. nodulosa io prendo per tipo della specie la fig. 1, a, b, pl. 431 dell’ Eneyclopedie Methodique, citata da questo autore. Mentre per farmi un’idea chiara del Buccinum papulosum di Martyu piglio per tipo la figura 54 dello stesso Martyn, (pl. 17, fis. 2 della Traduction Chenu). Queste due figure messe a con- fronto, rappresentano senza dubbio una sola unica specie. Se io vi aggiungo le fignre della pl. 1 di Kiener, Spec. des Cog. (citata da Desh.), e la fig. 2, pl.2 di questo stesso autore (esclusa da D - sh.), si vedrà che si tratta sempre di una. sola specie, rimarcando solo che la fis. 2 della pl. 2 presenta alcune modificazioni di striatura che sono alte a meritarle la designazione di varietà, come lo ha fatto Kiener, ma non di specie come lo vorrebba Deshayes. Se io invece metto a confronto la fig. 2, pl. 2 di Kic- oa) RL ner colla fig. 17, pl. 5 di Sowerby, Thes. Struthiolaria gigas , chiunque si accorgerà senza fatica che esse apparteugono a due specie perfettameate distinte. Infatti la prima ha i suoi giri for- temente carenati, questi sono efugés, come dicono i Francesi, e il loro angolo è munito di mnodosità acute e sporgenti, mentre la S. gigas ha i giri quasi arrotondati, la sua carena è poco apparente (manca anzi in alcani esemplari), le nodosità sono poco o punto accennate, i suoi anfratti superiori sono assai granulosi, infine lx forma gererale ha un altro aspetto, raggiunge maggieri dimensioni, il callo che cuopre la columella, che ingrossa il lab- bro diritto è più forte, più spesso, più robusto. Come Deshayes abbia fatto per riunire nella sinonimia di una sola specie queste due Sgure talmente diverse è ciò che io non arrivo a capire. Da quanto precede mi sembra chiaramente dimostrato che la S. nodulosa, Lamk, e il Buccinum papulosum Martyn, sono una sola specie, alla quale per diritto di priorità, sopra tutti gli altri nomi, convien dare quello imposto dall’ autore inglese. Reeve Conch. Icon. ha ben capita e corretta la sinonimia di questa specie, che chiama S. pupulosa, Martyn. Vi si potrebbe però aggiungere S. papulosa, Desh., ( partim), giacchè egli ha mescolato nella sua pupulosa, che è diversa da questa, la fig. 2, pl. 2 di Kiener che come l’ho già rimarcato di sopra fa eviden- temente parte della specie di cni parliamo. Riepilogando, la sinonimia di questa specie è la seguente: Sthruthiolaria papulosa, Martyn, Univ. Conch. vol. 2, pl. 54. (Buccinum), Traduction Chenu, pl. 17, fig. 2. Murex pes struthiocameli, Chemnitz. Murex stramineus, Gmelin. Struthiolaria nodulosa, Lamarck., Eneyclop. Method. ni 451, fig. a, Db. 7 uthiolaria nodulosa, Kiener pl. 1 et pl. 2, fig. 2 var. Sthruthiolaria straminea, Sow., Thes. vol. 1, pl. 5, fig. 16, 18, 20 (mala). Sthruthiolaria papulosa, Reeve Conch. Icon. vol. 6, fig. 3. 2. STRUTHIOLARIA CRENULATA, To non conosco e non possedo questa specie, per cui mi limi- = — 229 — terò a esaminarla dal punto di vista d-1 valore specifico e della sua sinvonimia. Prima di tutto dirò che dal paragone delle nume- rose figure citate da Deshayes per rappresentare questa specie, come da un ragionato calcolo della frase descrittiva di Lamarck, io sono portata a credere che Deshayes confonds qui due specie. Perchè la diagnosi di Lamarck, e soprattutto le parole seguenti « ses sutures creneltes et langle de ses tours simple » dimostra, a parer mio, che è impossibile riferire a questa specie la conchiglia che Martyn ha figurata a pl. 53 (pl. 16, fig. 3, Trad. Chenu), col nome di Bucc/num vermis: rammenterò che Lamarck aveva riportata questa stessa citazione nella sinonimia della sua Strut. nodulosa, ciò che anche milita in favore della mia opinione, che cioè la S. crenuluta, Lamarek sia specie diversa dal Bucci- mum vermis di Martyo. Farò osservare che Deshayes citando le figure di Kiener, elimina appunto la fig. 3 a, della pl. 2, (alla quale non dà verun impiego) e che rappresenta precisamente la specie di Martya. Dalla riunione dunque di questi dati, da'lo esame della fis. 3, pl. 2 di Kiener, piragonata colla sua 3 a. e. con quelle degli altri autori, dulla frase specifica di Lamarck, io sono condotta a credere che questa sia una buona specie, diversa da quella dell’ autore inglese, e generalmente con essa cenfusa per la semplice razione che la sua sinonimia è stata così barba- ramente trattata. In seguito a ciò, e fino a prova del contrario, io sono disposta a considerare ed accettare la fis. 3, pl. 2 di Kiener come la vera S. crenuluta, Lamarek, perchè appuuto in tal figura si trova il carattere dell'angolo dei giri lisci, senza vestige di noduli pè pustulazioni. 3. STRUTHIOLARIA VERMIS. Questa specie che come ho già detto supariormente, io credo perfettamente distinta dalla .S. crenulata, Lamarck, che è di questa più piccola, e ch» si distingue sopratutto per avere al- l’augolo della carena di ciaschedun avfratto una serie di piccoli noduli rotondi e staccati, che fanno come una corona sul mezzo di questi, è egregiamente ben rappresentata da Martyn. Un. Conch. vol. 2, pl. 53 (Traduct. Chenu, pl. 16, fig. 3). Ecco la sua sinonimia, gn Struthiolaria vermis, Martyn (Buccinum). Struthiolaria inermis, Sow. Thes. vol. 1, pl. 6, fig. 12, 13. Struthiolaria crenulata, var. Kiener, Icon. pl. 2, fig. 3 a. Struthiolaria vermis (part.) Desh. in Lamarck. Struthiolaria australis, B-eve, Conch. Icon. vol. 6, fig. 1. Esiste di questa specie una varietà coll’ ingrossatura del lab- bro destro rimarchevolmente forte, come se fosse più e più volte raddoppiata. Sowerby, Thesaurus, la rappresenta a pl. 5, fig. 19. 4. STRUTHIOLARIA GIGAS, Questa è forse la specie che più di ogui altra è stata fatta segno alla maggior confusione, all’apprezzazione la più diversa se la più contradittoria per parte degli autori che se ne sono oc» cupati. 3 Per buona sorte, sia che Sowerby l’ahbia riconosciuta per specie diversa, sia che per uscire da ogui equivoco abbia pensato distinguerla con altro nome, il fatto è che in grazia sua essa ha an nome che gli conviene per ogui rapporto e che può rimaner!e perchè non contrario alle regole della nomenclatura. La S. gigas è infatti ben diversa da ogni altra, i suoi caratteri specifici sono così rilevanti che è dif- ficile, molto difficile il comprendere come abbia potuto dar luogo a tali e tante confusioni! i Come già abbiamo veduto Deshayes in Lamarck la riunisce come sinonimo alla sua ,S. papulosa in unione alla ,S. nodulosa var. di Kiener, malgrado che ne sia perfettamente distinta. Reeve, Conch. Iconica chiama questa specie ,S. vermis, Martyu, senza rimarcare, sembra, la differenza di grossezza delle due specie, senza far conto dei noduli piccoli e fitti della S. vermis, senza prendere infine in nessuna considerazione tutti i caratteri diffe- renziali che distinguono queste due conchiglie. Nella sinonimia vi-cita la S. gigas, Sowerby e la S. papulosa, Desh. (non Mar- tyn). Risulta dunque che su tre nomi che Reeve cita per questa. specie mescola tre conchiglie diverse. Cioè la papulosa, Deshayes (partim) che si può riferire alla S. papulosa vera, e alla S. gi- gas; e la S. vermis, Mariyn che è specie distinta. Noterò che la figura di Rseve rappresenta un esemplare alquanto carenato, e con gli anfratti assai nodulosi, non però in modo da potersi —- 231 — scambiare colla S. papulosa, Martyn, dalla quale è costantemente diversa, ciò che il confronto appunto dalle fisure di Reeve, che sono bellissime, può una volta di più stabilire. Ho nella mia collezione un esemplare di questa specie sul quale i giri sono perfeltamente arrotondati, appena vi si può supporre un prin- cipio di carena, e le nodosità sono affatto obliterate. Nel rima- nente è identico per colore e per graudezza a detta figura. La sinonimia di questa specie che merita, in vero, il nome di gigas, perchè è la più grande di tutte, può stabilirsi nel modo seguente : Struthiolaria gigas, Sow., Thes. vol. 1, pag. 23, n.° 3, pl. 5, Mea. Struthiolaria papulosa (part.) D:sh. (non Martyn). Struthiolaria vermis, R>eve (non Martyu), Conch. Icon. vol. 6, pioli. 4, a, Db. 5. STRUTHIOLARIA SCUTULATA. Non ho nessuna rimarca da fare sulla sinonimia di questa specie che è benissimo intesa da Deshayes e da Reeve, che ne da una buonissima figura spec. 2 della sua Conch. Iconica. Sowerby, Thes. Conch. sì diverte, al solito, a distinguerla con un nome di sua invenzione e che avrebbe potuto risparmiare se sì fosse dato la pena di consultare le opere dei suoi predeces- sori. Questa conchiglia ha un poco l’ apparenza di un’ Ancilleria a cagione del deposito vitren che cuopre, riveste la commettitura degli aufratti. Tutte le specie di questo Genere abitano i mari Australi , le coste della Nuova Zelanda principalmente, e questo spiga SO nei tempi anche da noi non lontani pochi, Sa fossero gli esemplari che si avevano di queste specie, e perchè restavano rare nelle collezioni. Ho fiducia che questa debba e possa essere la più esatta ap- prezzazione delle specie di questo genere iutere:sinte, che ho ac- curatamente studiato, e di cui possiedo un buon numero di esemplari. Spero inoltre che se con queste mie critiche osserva- Novoli 31 Gennaio 1877. CATALOGO DEI MOLLUSCHI TERRESTRI E FLUVIATILI DEL BACINO DEL NARROGGIA ‘Spoleto del Dottor DANTE PANTANELLI. Nel mio soggiorno a Spoleto, sperai unitamente al mio ottimo amico Prof. Bellucci di poter raccogliere 1 molluschi terrestri e fluviatili dell’ Umbria e completare a suo tempo il catalogo dei medesimi pubblicato da Issel; naturalmente cominciai dai con- torni di Spoleto, e credo che pochissime specie debbono essermi sfuggite in due anni di ricerche. Traslocato da Spoleto, mi limito oggi a far conoscere le specie raccolte, restringendomi a quelle dei contorni di quella città, o meglio al bacino del Marroggia. Veramente questo catalogo più che a me appartiene al signor Tiberi, il quale avendo riveduto un esemplare di tutte le specie raccolte, fu così cortese di determinarle , correggendo gli errori che io aveva commesso in una prima determinazione; avendo però posteriormente alla determinazione del Tiberi, raccolte molte altre specie, ne pubblico ora il catalogo restringendole alle sole della località suddetta; d’altra parte avverto fin d’ora che se- guerò con un * le specie rivedute dal Tiberi, un po’ per grati- tudine, moito non volendo dare per tutto mio, un lavoro che meglio sarebbe fosse stato fatto da chi l’aveva cominciato. Prima di accingermi alla enumerazione delle specie, non credo inutile una breve descrizione delle località, dove ho raccolto le specie delle quali seguono i nomi. — 234 — Chi ha percorso la ferrovia da Foligno a Terni, non può aver dimenticato il tratto tra Trevi e ia galleria dei Balduini; è pre- cisamente in quella conca, bacino del Marroggia, che io ho rae- colto i molluschi dei quali seguiranno i nomi; è limitata all’ Est da monti calcarei (Lias), che la separano dal bacino della Nera e che terminano col monte Fionghi, al Sud dal Monte Somma (Lias), all’Ovest dai Monti Martani (Lias) e a Nurd dalle colline plio- ceniche di Montefalco, che arrestandosi a breve distanza da Trevi, lasciano uno stretto varco al passaggio del Marroggia e degli altri fossi di scolo della vallata, condotti parallelamente al medesimo dai lavori di bonificazione. Da Trevi a Spoleto la base dei monti è occupata da un vastissimo deposito di ghiaje recenti; e da Spoleto a Montefalco, tra i monti ricchissimi di fossili liassici e il piano dove scorre il Marroggia, si sviluppa una serie di colline plioce- niche, e solo un breve tratto tra Messenano e Quercegrossa, tra il calcare ammonitifero e le colline plioceniche, è occupato da da una formazione di argille scagliose intramezzate dal macigno e non contenenti altri fossili che grossi fucoidi (eocene?) La formazione pliocenica è palustre e i rarissimi resti fossili che vi si trovano appartengono a molluschi d’ acqua dolce. Il fondo della valle è ricchissimo di sorgenti, che nella località detta le Vene danno origine al Clitunno navigabile per le piccole barche; i monti sono coperti di boschi e di oliveti, la valle fer- tilissima è un vero giardino che forma la ricchezza di una indu- stre e laboriosa popolazione. Per le specie delle quali posseggo molti esemplari, ho scalto uno di grandezza media riportandone la misura, come pure ri- porterò la misura di qualche esemplare che mi è parso di gran- dezza eccezionale. Non aveva mancato di raccogliere i molluschi nudi, ma per una circostavza che non starò a riportare, li ho tutti perduti, trovo bensì nelle mie note segnate le seguenti specie Limar marimus L., Limax maximus var. niger, Limax agrestis L., Amalia margi- nata Drap., Per l'ordine mi sono attenuto a quello seguito dal Kobelt nel suo Catal. der Binnenconchylien in europdischen ete. si del — 235 — Hyalina Draparnaldi, Beck sp. Comune nei detriti dei fiumi _ e in quelli dei vecchi muri; ne ho raccolto un solo esemplare vi- vente, nel terriccio di una siepe vicino a Spoleto. Un esemplare molto grande, altezza, 5" 2; D ametro, 12"" 5, Hyalina cristallina, Mill. sp. Nelle stesse località della pre- cedente; non molto comnue. Altezza 1" 2, Diametro 2"" 9, Hyalina hydatina, Rossm. sp. Nelle stesse località della pre- cedente; non molto comune. Alt. 1"" 7. Diam. 3!" 8. * Helix rupestris, Stud., Comune lungo i muri di cinta di Spoleto e specialmente in quelli dello Rocca. Alt. 1"" 6. Dia- metro 2"" 7. * Helix rotundata, Mill. Ho raccolto questa specie sulla spal- letta di un pozzo in uu giardino dentro Spoleto: appartiene alla specie tipica. Altezza massima 2"" 6. Diametro massino 5" 8, Helix obvoluta, Mill. Un solo esemplare lungo la ferrovia verso i Balduini. Alt. 4"" 6. Diam. 10"" 5. * Helix cinetella, Drap. Comune lungo i fossetti di scolo delle acque se riparati dal sole. Alt. 8$"" 1. Diam. 11" 6. * Helix cantiana, Mont. Comunissima. Alt. 13". Diam. 20"® 9, * Helix carthusiana, Mill. Comunissima. Altezza 7""4. Dia- metro 12"" 3. * Helix strigella, Drap. Questa specie è molto abbondante su'la cima del Fionghi al Sud di Spoleto a circa mille metri sul livello del mare; non l'ho mai raccolta nelle parti più basse. Alt, 9", Diam. 18". Helix planospira, Lam. La credo identica a quella indicata da Issel col nome di H. ispara (Ball. Mal. It. Vol. II, pag. 113); si trova facilmente nelle fogne e nei luoghi umidi ed oscuri. Al- tezza 12"" 5. Diametro 28""8. * Helix nemoralis, Lion. Comunissima. Oltre alla specie tipica con cinque zone, è molto comune quella con una sola zona cen- trale; gl’individui raccolti nei boschi in montagna sono più glo- bosi e sempre albini; per contro quelli dei bassi piani verso Beroide hanno colori vivacissimi e spesso le diverse zone sono riunite in una sola, offrendo appena una stretta zona gialla lungo la sutura; la varietà unicolor rosea è molto rara. Esemplare di M. Luco sopra Spoleto. Alt. 19"", Diam. 23 "3, Esemplare di Beroide. Alt. 16" 3. Diam. 23"" 3. * Helix vermiculata, Mùll. Comune nei piavi; non l'ho mai rac- colta nelle montagne: le due varietà principali sono la tipica e — 296 — l’albina ; trovasi anche la fiammata, Moq. Tand. Alt. 20% 4. Diam. 27. * Helio: strigata, Mill. Comune per i muri della città e nel calcare di M. Luco; verso il M. Somma trovasi la varietà undrica, Charp.; tanto della tipica, come della varietà suddetta, si trovano ipdividui 0 completamente bianchi o con una o più zone rossa- stre minterrobte FASE 0 Dian 9 * Helix adspersa, Mill. Comuuissima. Le varietà principali sono la obscurata e la grisea, Moq. Tand. Alt. 32"". Diam. 85". Helix lucorum, Mill. Un solo esemplare nei detriti alluvio- nali del Tessino. Alt. 31" 5. Diam, 41" 2, * Helix ligata, Muli. Comune nei monti a destra della valle. Alt. 35". Diam. 89"”". Sul monte Fionghi trovasi una varietà piccola colle zone larghe o sottili fort:mente colorate. Alt. 27! 6. Diam. 27" 2. Helix variabilis, Drap. Comunissima; le principali varietà sono la albicans Grat., lutescens, Mog. Tand., fusciata, Menk.; alt. Tgesh Diam. 19°". Helix neglecta, Drap. Comune. Sul monte Fionghi offre colori vivacissimi e le zone molto brune arrivano sino al numero di sei. NIE Ora 15, * Helix candicans, Z5l. Nei prati lungo il Marroggia è perfet- mente albina ed ha l’ ombelicc molto aperto. Altezza 8"", Dia- metro 16"": la sua stalura è molto variabile. * Helix profuga, Schm. Comunissima; offre molte varietà, indi- candole con gli stessi nomi impiegati da Moq. Tand. pr la H. fasciolata, Poir., sarebbero la ornata, Gigarii, unicolor e fulva. Alba 6g Diam ada. * Helix conspurcata, Drap. Ho raccolta questa specie in un punto solo, nel calcare di M. Luco al prato delle Torri, dove per uno spazio di forse cento metri è abbondantissima. Altezza 3" d, Diam. 68%:4: * Hdix piramidata , Drap. Comunissima. Varietà fasciata, H. lu- teola, marmorati, alba, Moq. Tand. Alt. 6"", Diam. 9" 8, * Helix acuta, Mill. In uu sol punto degli argini del Marrog- gia presso la strada da Spoleto a Baiano. > Altezza 9" 4. Dia- metro 4"" 1. * Buliminus detritus, Mull. sp. Comune nel calcare della rocea di Spoleto e su i monti. Alt. 22" 1. Diam. 11" 2. * Buliminus tridens, Mill. sp. Comune. Alt. 11"" 3, Diame- tro 4""9, Un esemplare ha alt. 13""% 4, Diam, 5°" S, cs iadiatti 2 | È i è ì Digit) 1017 (NESSO * Buliminus quadridens, Mill. sp. Trovasi per tutto, ma non molto abbondante. Alt. 9"" 6. Diam. 8" 5. * Cionella Hohenwartii, Rossm. sp. Nei detriti dei fiumi e dei muri; una sola volta ne raccolsi tre individui viventi, cercando delle conchiglie fossili, sotto una zolla di argilla. Altezza 7"" 5. Diam. 2"" 4, Cionella aciculoides, Jan. sp. Come la precedente. Alt. 5"" 6, Diam. 1"" 8. * Cionella acicula, Mill. sp. Come le precedenti. Alt. 4"" 9, Damide” 6, * Stenogyra decollate, Liun. sp. Comunissima. Altezza 24"" 3, DE * Pupa frumentum, Drap. Comune. Alt. 11"" 3. Diam. 3" 8. Pupa granum, Drap. Alcuni esemplari attorno alla rocca di Spoleto. Alt. 4"" 4. Diam. 2"" 2. * Pupa avenacea, Brag. Comune nei muri di cinta della città trovasi sempre unitamente alla MH. rupestris; corrisponde assai bene alla tipica; Alt. 6"" 5. Diam. 2"" 6. Pupa muscorun, Lino. sp. Attorno alla rocca di Spoleto e nei detriti del Marroggia. Alt. 4"" 7. Diam 2"". Pupa minutissima, Hartm. Nei detriti del Marroggia. Al- tezza it Diam, OM" 8, * Vertigo pigmoa, Drap. sp. Come la precedente. Alt, 2"" 3. i i * Clausilia laminata, Mont. sp. In una sola località verso Mes- sennano nel calcare. Alt. 17"" 3. Diam. 4"". * Clausilia leucostigma, Z31. Comune sul calcare e per i muri dellafe tto. Alt. 15" 8. Diam, 4°" 5. Clausilia papillaris, Mill. Sul calcare presso Trevi non comune, Sito, Diam. 3" 5, -* Succinea Pfeifferi, Rossm. Alle sorgenti di Baiano e nei fossi di Trevi e Beroide. Alt. 12%" 2. Diam. 5"" 4, Carychium minimum, Mull. Nei detriti alluvionali del Marrog- ian 9 Diam, ).7: * Limnaea ovata, Drap. Comune nei fossi di Trevi e Beroide, Alt. 19" 5. Diam. 14"". Ne posseggo un esemplare, che offre altezza di 22"" 3. Diam. 16°" 2, Limnaea peregra, Drap. Comunissima in tutti i fossi e in tutte leon AE 170820 Diam. Oa * L'imnaea truncatula, Mill. sp. In uu orto dentro Spoleto lungo un condotto d'acqua di sorgente, Alt. 7 "" 7, Diam, 3% 9. — 238 — * Limnaea palustris, Mill. sp. Nei fossi di Trevi, molto comune. 7 AN Diamo Pare Do Planorbis corneus, Linn. sp. Nei fossi di Trevi. Alt. 8" 5, Diam. 24”. i Planorbis marginatus, Drap. Comunissimo. Alt. 3" 2. Dia- metro 13"" 2. * Ancylus fluviatilis, Miller. In una fogna che serve di scolo a diverse fontane pubbliche in Spoleto. Alt. 2" 6. Diam. mas-. simo 5" 7. Diam. minimo 4"" 5. Cyclostoma elegans, Mill., sp. Comunissima; le varietà di questa specie possono riferirsi alle seguenti, maculosum, violaceum, ochro- leucum, Mog. Tand. Alt. 13". Diam. 11"”. Un esemplare della var. ochroleucum, raggiunge le sezuenti dimensioni. Alt. 19" 5. Diam 1 ERS: * Paludina contecta, Mill., sp. Comune nei fossi di Trevi. Gli esem- plari raccolti ripuliti dalla falsa epidermide sono di un color bruno olivastro upiforme. Alt. 38"". Diam. 29”. Bythinia tentaculata, L. sp. Nel Clitunno presso Trevi. Al- tezza Re o Da 0) Bythinia Troschelii, Partsch. Comubnissima. Altezza 7"" 8. Diam. 4" 6. Unio Requienit, Mich. Abbonda e trovasi solo nel fosso di Beroid». Raccolsi il primo esemplare presso un mulino, il proprietario mi avvertì che la gora ne era ripiena e che nel tempo della ripu- litura avrebbe pensato a furmene aver in quantitî; tenne la pro- messa, ma essendo io partito da Spoleto, ricevei a Siena già ripuliti un centinaio di esemplari interi, e un duecento valve isolate. Essendo stato molto incerto nella determinazione della specie di quell’Unio, ne darò una descrizione per quinto possibile acenrata facendola seguire da quelle considerazioni cha mi hanno decizo ad. indicarla col nome Lequienti, Michaud. Conchiglia ovato-allungata di solide pareti, rotonda anterior- mente e posteriormente, il rostro essendo appena accennato, il bordo m>diocremente tagliente, le valve offrono una leggera depressione. nella parte centrale, che però non giunge mai a rendere sinuato il bordo inferiore che è sempre rettilineo: la conchiglia offre un rigonfiamento notevole lungo la linea che partendlosi dagli umboni termina alla parte inferiore del rostro; gli apici degli umboni si trovano a up quarto della lunghezza totale contato dalla estre- EIA; — 239 — mità anteriore, il ligamento è grosso e allungato e da Inogo ad un angolo molto ottuso dove esso termina. Nella parte interna è madreperlacea iridescente, le impressioni anteriori sono profonde, le posteriori meno, 1na sempre visibili, l'impressione palleale di- stinta; il dente cardinale della valva destra è triangolare crenulato, striato e leggermente ricurvo verso la cerniera; i denti cardinali ‘della valva sinistra sono crassi, leggermente ricurvi ed. egual- mente sviluppati, le lamelle sono sviluppate assai, ricurve; quella interna della valva sinistra per circa la metà della sua larghezza dalla parte dell’apice sorpassa la lamella interna. Lunghezza 73" a 70. Altezza 35 a 32. Spessore 23 a 20. Il Martens riferisce l'’Unio della Merse (provincia di Siena) al Requienii; confrontato colla presente specie è relativamente più breve e più alto, il rostro è più allungato, mentre in quello di cui parlo se non offrisse un angolo molto ottuso dove termina il ligamento, le due estremità della conchiglia sarebbero eguali. Ho detto più sopra che il dente cardinale della valva destra è triangolare; aggiungo ora che questo carattere non è costante, infatti in 84 esemplari intieri, 64 hanno il deute triangolare e 20 subrotondo, in 88 valve destre staccate, 70 hanno il dente triangolare, 18 subrotondo. Non reputo l'Urio in questione riferibile al Vil/ae Stab., perchè per quanto privo di rostro allungato ha le pareti più spesse e i denti cardinali sono fortemente sviluppati; è da escludersi anche il ZLawleyanus Gen. (al quale il Tiberi riferisce l’ Unio di Piè di Luco, che io gli trasmisi) e per l'assenza della sinuosità mediana e per altri caratteri descritti dall’ A.; lo stesso può dirsi dell’ U. Larderellianus Pecchioli, per quanto ci si avvicini nella forma dei denti cardinali. Resterebbero quindi il pictorum L., il Requienii Mich. e il ca- pigliolo Payr.; anzi sono stato molto in dubbio se doveva accet- tare quest’ultimo per la diagnosi dell’ A., che si applicherebbe benissimo all’ Unio in questione, se non si dovesse considerare come incompleta, specialmente nella descrizione dei denti cardinali e del bordo interno, e tanto più che il Moq. Tand., aggiunge che i denti della valva sinistra sono poco sviluppati, mentre lo sono forte- mente in tutti quelli da me raccolti. In quanto al pictorum non ho creduto di riferirvelo, e per l’autorità del Martens che ha riferite al Requienii 1° Unio della Merse che s'avvicina al pictorum più di quello che non ci si avvi- Bull, della Soc, Mal, It, 16 — 240 — cini l’Unio di Beroide, e non potendo riferire a questo le parole estremitate obtuse acuta della sua diagnosi. Poteva uscirmene facendone una specie nuova, ma non l’ho voluto sapendo quanto sia difficile cogliere i veri caratteri costanti e diffe- renziali del genere Uno, dovendo specialmente, come mi è toccato, riferirmi al solo invoglio calcareo. * Pisidium cazertanum, Poli. Comunissimo; questa specie uni- tamente alla Limn. peregra, alla Bythinia Troscheliù e al Planorbis marginatus, si trova per tutti i fossi di acqua perenne e per tutte le più piccole fonti. INTORNO AD ALCUNE SPECIE DI TESTACEI MARINI mal conosciute o nuove dell’ Isola Maurizio Nota di C. TAPPARONE CANEFRI. Murex (Chichoreus) fenestratus, Chemnitz. Nella ricchissima e bellissima collezione di conchiglie della signora March. Paulucci in Firenze, e nella importante raccolta del R. Museo Zoologico di Torino, si conservano due distinte va- rietà di questa conchiglia, ancora poco diffusa nelle raccolte, pro- venienti entrambi dall’ Isola Maurizio. La prima, che potremmo considerare siccome il tipo, ha tinta generale biancastra, colle varici e le macchie della superficie di color bruno più o meno carico; in essa l'apertura è affatto bianca. La seconda varietà ha statura al- quanto minore, è bianchiccia all’ apice, e nel rimanente di colore carnicino pallido; questo però si fa vivacissimo sopra le varici e ‘ nell’interno dell’ apertura. Le macchie fra le varici conservano il color bruno intenso del tipo. Esistono poi esemplari intermedi a quelli descritti, sia avuto riguardato al colorito, sia rispetto ad alcuni altri caratteri. Così per esempio è variabilissimo il numero delle fossette brune che stanno negli spazi compresi fra le varici nei diversi individui delle due varietà, e spesso accade che non siano nello stesso nu- mero neppure fra quegli spazi compresi fra le diverse varici di un medesimo esemplare. Seopo di queste poche osservazioni iutorno alle variazioni di que- ata conchiglia si è di richiamare l’ attenzione dei malacologi sopra un’opinione, a nostro avviso inesatta, del compianto sig. Deshayes, — 242 — il quale volle escludere dalla sinonimia' di questa specie le figure di Sowerby e di Kiener, dubitando che esse dovessero per avven- tura: riferirsi a specie ‘differenti da quella di Chemnitz. Le figure dei lodati autori, nonchè quella data dal Reeve nella Conchologia Iconica, rappresentano tutte varietà diverse di questa medesima specie. La figura delle Conchologial Illustrations è perfettamente conforme agli esemplari di Maurizio ed appartiene alla forma ti- pica; soltanto le varici sono poco intensamente colorate. Nel suo Species il Kiener offre un maguifico individuo che si avvicina alla seconda nostra varietà, dalla quale differisce per avere il color roseo delle varici e dell’ apertura mutato in bianco. Intermedia fra quelle dei lodati autori è la figura che dà il Reeve nella Con- chologia Iconica che riproduce un esemplare intatto delle Isole Filippine. Dal fin qui detto emerge che tanto il carattere del numero dalle fossette fra le varici, quanto il carattere che si volesse dedurre dal colorito non hanno nel caso pratico valore di sorta, e che perciò manca di fondamento l’opinione che fondandosi su questi vorrebbe separare la specie dei moderni iconografi da quella di Chemnitz. Del rimanente esempi ben più spiccati di questa varia- bilità nel colorito nel genere dei Murici abbiamo anche in ispecie nelle quali vien generalmente considerato come caratteristico. Il Museo Zoologico di Torino conserva splendidi esemplari dei M. di- color Val., e M. regius, Sow., nei quali il porporino dell’ apertura è sostituito dal bianco il più puro; così pure individui del I. adustus, Lamk., in cui il porporino è sostituito dal giallo d’ ocra marcato. A nessuno verrà in capo di separare come specie tali varietà. Pisania luctuosa, Tapp. Can. P. testa' ovato-fusiformi, gracili, utrinque attenuata, fusco-purpure- scente et albo colore varia, flammulis longitudinalibus irregula- ribus magis intensis, et fascia albida plus minusve distineta in anfractu ultimo ornata; spira subturrita, apice saepe lruncato. Anfractus 7-8 converiusculi, suturis distinetis sejuneti, prope suturam depressi, spiraliter argute et regulariter tenui-cingulati, ct minute striati, cingulis acquidistantibus; anfractus 5 vel 6 apicales per longitudinemcostulati; apertura ovata, latiuscula, una cum canali spira paullo drevior, fauce intus lacvigata, livida, — 243 — Tabro ad marginem crenulato, extus incrassato; columella laevis concaviuscula, fusca, ad basim alba; canalis longiusculus retror- sum subincurvus. : Long.0"®, 021;:lat.. 01", 008. Piccola specie intermedia fra la Pisanie e la Pollice. L'am- piezza dell'apertura a gli ultimi giri privi/di coste ci hanno con- sigliato a riporla fra la prime. Servirono di tipo ‘tre esemplari. (Mus. di. Torino). Tritonium pachycheylos, Tupp. Can. T. testa clavacformi, spadicco-aurantio el albo variegate, spiraliter obscure fusco-bizonata, varicibus duabus .._ fu:co intense maculatis, spira parum cluta; anfractus octo circa, sutir is anguste canaliculatis sejuncti, superne angulati, A coarciati, spira liter costati, striîs longitudinalibus costas decussantibus; costae se- riebus plurimis tuberculorum compressorun; longitutinalibus prae- ditac; interstitia spivaliter crenulato-striata; apertura «lba, labio labroque crassissimis; labium lacvigatum obsolctissime corrugalum et denticulatum; labrum intus grosse dentatum dentibus obtusis septenis ; canalis Tongus suboblique adscendens. Long. 0", 055 (cum canali); lat. 0°", 028. Questo tritonio è affine al Tvifonium exile ed al T. encausticum Reeve. D ferisce dal primo specialmente per avere la columella sprovvista di grosse rughe sporgenti; dal secondo per offrire i tu- bercoli più sporgenti, per avere il labbro interno non inerostato sull'ultimo giro, ma libero e sporgente, pel colore bianco dell’aper- tura: finalmente lo distingue da entrambi la sutura canalicolata. Tre esemplari (Mus. di Torino). Tritonium maunritianum, Tapp. Can. T. testa elongato-ovata, alba, immaculuta , epidermide luteola in> duta, varicibus binis vel ternis elevatis, rotundatis, compressis, spira acuminata, apice contorto et luevigato; anfractus octo, su- perne depressiusculi, subanguiati, suturis sat distinetis s:juncti, apicales laeves, coeteri spiraliter costati longitudinaliterque stria- ti; costae acquidistantes liris spiralibus crenulatis in interstitàis ornatar, et tuberculorùm seriebus pluribus in anfractu saepe cbso- letis pracditac; apertura ovata, labio, labro et faucibus candidis; FASCICOLO III. BerLarpi Prof. L. — Descrizione di un nuovo genere della fa- glia delle Bullide. fossile del terreno pliocenico inferiore del Piemonte e della Lisuria 0 eun Bruenone Ab. G. — Osservazioni sulle Chemnitzia pusilla e Chemnitzia terebellunt. . . . >» 2 DerTo — Due specie fossili nuove di Altavilla » Apam Giov. Batt. — Molluschi dei dintorni di Sassari in Sardegna tua Pavvucci M. Mar." — Osservazioni critiche sopra le specie del genere Struthiolaria, Lamk. . > PawraneLti D.r D. — Catalogo dei Molluschi terrestri e flu- viatili del Bacino del Marroggia (Spo- Teto); 1 Ea OE. SI TarparoneCanerriG.— Intorno ad alcune specie di T'estacei marini mal conosciute o nuore del- l'Isola Maurizio ue ga MI Bulld S'Malac It. Tav(. Let.lozani Pisa. Le : Uristotani tit I Kemretaia puoida, hl 2 Veste miaf(srgud na) laredeltu Idi Chemn)[hE fr PI . , ” , blabala VAS, WA regime aeriale, gr, nat. 8 - » Saccale n » 3.Mitra De Sefaniz; sp.n. TA # S » Sezione (nguiucinate > 4/evrotma(Dr:ila) | plenagngma, UAG E) RIG ” n » » Slrasversale n n Sarai È, Yi s CA sg Pie Tuo URTI REZA, \ ELENCO DEI SOCI PE GLI ANNI 1876 E,19;f I I] Apamr Giov. Battista. — Edolo ( Valcamonica ). Artery pi Monrerosato Marchese T. — Via Polacchi, 27, Pa- lermo. Barsron Epwagp-WiuLiax. — Bearsted honse, Maidstone (Engl. ) BeuLarpi Prof. Luigi, — Torino. Biccni Cesare. —- Lucca, Boccaccini Corrado. — Ravenna. Bonprini Luigi — Castel d’Ario (Mantova). Bruewone Abb. Giuseppe. — Vicolo Alpi, 1, Palermo. BvurLamaccHi Stanislao. — Lucca. Carrassi Bartolemmeo. —- Pisa. Canuri Olivo. — Pisa. Campegci Cammillo. —- S. Simone, 26, Milano. CanestrIni Prof. Giovanni — Padova. Caramagna Giovanni Luogot. di Vascello. — Spezia. CassaneLLo Prof. Niccolò — Tunisi. CasreLLi Federigo. — Livorno. Crsati Prof. Vincenzo, — Orto botanico, Napoli. CroraLo Prof. Saverio. — Termini Imerese Corsgau Jules. — Società malacologique, Bruxelles. Cosra Prof. Achille — S. Antonio alla Vicaria, 5, Napoli. Cururi Dott. Carlo. — Pisa. D' Axcona Prof. Cesare. — Firenze. Deanna Croce Felice. — Via Lagrange, 29, Torino. Der Prere Dott. Raimondo. — Viareggio. De Saxcris Prof. Leone. — Roma. De Srerani Carlo — Pisa. Di Buast Andrea — Largo S. Cecilia, 3, Palermo. — 243 — Di Nero Cav. Giacomo. — Spezia. DoperLtin Prof. Pietro, — Palermo. Ferrerti Sac. Antonio. — San Ruffino (Scandiano, Prov. di Modena. Frzzi Prof. Cesare — Pisa. Foresti Dott. Lodovico — Bologna. Fsanconini Massimiliano. -- Rimini. GrepLeR Vincenzo. — Bozen (Tirol, Oesterreich). GentiLuomo D. Cammillo — Pisa. Guiscarpi Prof. Guglielmo. — Napoli. Icnima P. Filippo. — Carcare (Savona). Isser Prof. Arturo. — Genova. Jaco I. G. — Livorno. i Jerrreyvs I. Gwyn, LL, D. F. R. S. Ware Priory, Herts (Engl.). Lawley Roberto — Pontedera. . Lomsarp Dott. Federico. — Pisa. Morten: Ing. Luigi — Foligno. Manzoni Conte Angelo. — Bologna. Marcacci Dott. Giorgio. — Pisa. Marinoni Dott. Cammillo, — Caserta. Masi Don Francesco. — Castel d’ Ario (Mantova). Masson Luigi. — Colle di Val d' Elsa. Menta Conte Carlo. — Via del Duomo, 17, Vercelli. Mevnecnini Prof. Comm. Giuseppe. — Pisa. Mercatis Conte Giulio — Pisa. MovseLnes Giovacchino. -- Pisa. Ninni Conte Alessandro — S. Lorenzo 3391, Venezia. Nisrri Ing. Tito. — Pisa. PavuLucci Marchesa Marianna. — Firenze. Peruzzi Dott. Giovanni — Pisa. Pini Dott. Napoleone. — Via Crocefisso, 6, Milano. Prapa Prof. Peodoro. — Pavia. Riccniagpi Prof Sebastiàno. — Pisa. Ricacer Giovanni e fratelli. — Campo Marzio, Roma. Scanper Lovi Bar. Adolfo. — Firenze. Secuenza Prof. Giuseppe. — Messina. Steranini Cap. Antonio. — 8.° Rees. Bersaglieri, Milano. StroeL Prof. Pellegrino. — Parma. Tapparone Cawerri Cav. Cesare. — Torino. Tareioni l'ozzerti. Prof. Comm. Adolfo. — Firenze, — 249 — Terracciano Niccola. — Caserta. Tiger Dott. Niccola, — Portici (Napoli). Tommasi Cav. Auselmo, — Castelgoffredo (Mantova). T'orciauiani Ugo. — Pisa. Verpiani Dott. Giuseppe. — Volterra, Vierietti Federige. — Corso Sircardi, 7, Torino. Vinna Antonio. — Via Sala, 6, Milano; UzzieLLI Vittorio. — Via Vitt. Emanuele, 22, Livorno. Zouranenti Cesare. — Pietrasanta. ELENCO DELLE SOCIETÀ COLLE QUALI VIENE FATTO IL CAMBIO DELLE PUBBLICAZIONI ANANAS Accademia Reale dei Lincei; Roma, Deutsche malakozoologische Gesellschaft. — Frakfurt A. M. K. K. Geologische Reichsaustalt. — Wien. R. Comitato geologico d’ Italia. — Roma. Società Toscana di scienze natnrali. — Pisa. Società Veneto-Treattna. — Padova, Societè Imperiale des Naturalistes. — Moscou. Societé Malacologique de la Bélgique. — Bruxelles. Societé geologique de Belgique. Î Signori Soci sono pregati inviare la loro quota annua al Cassiere signor ROBERTO LAWLEY, Pontedera. La pubblicazione dei loro nomi sulla copertina terrà luogo di ricevuta. Desiderandosi la formazione di una Biblioteca Malacologica, saranno assai gradite quelle pubblicazioni che i signori Malaco- logi invieranno al Vicesegretario della |Società, signor CARLO DE STEFANI, R. Museo Pisa. — I plichi ed i manoscritti si dirigano al nominato sig. Vicesegretario. SITI RUI R 106 221 87: st 0) Alta Rag | | Re fo HER (TA, \ si alri ULI VE fa MAI I Ù di) PRA R TA A RO ANA VOTO Il ;D L: ASTA ii Ù Ì \ RI, È LA Neat SARI di » i Mi AR i! AO \ dà 2 Ul î LU f. ah ) 3 Lì MON Pa > N 6h St 4 \ SÙ P ' WI gf 2" 2a \l a). È I ir SA) (AE e IR AUT il CES VITA A Gala s i © fio a | CINA: PS d k STAI DIANAA \ CA e ZANIZRATARIII LI È. hTaì He, ni } % È de LEA . | da f È 13 D) È 5] n \ N ‘ Ù E | & ny x (unit ni: DS 0 A, (Li Ph l La ARI ‘agg il 1 Pin N fo Vita N, ui MIT | DA (RSU ENTRA EI IAN Kia RE di VI MALTA da Vil AI Ù Ù ne do DA Il It] è i ) INVTRORA NI DI ] h Na N LA hl A LA TOR PANNA VARI RT + nall R.) NAS È li I) RIA. Ba il sl So IA "A Vi A Y i PAR ì iù a n; AIN N Vidi A Tati pi IA [a \4] af SA PRE Ai AJ si VA fr f ; NINA Î AGUIA. I À à ì \ sn Ù PA] se coi >» SU) 3 s\ 4 A a BERN Ana ANA # AAAD, A RA nr Li LV SIAE