^. 11(6. Oyc«3tX«.*^,»><-Cr=3 '^«- , - t/ it'' ' • <•-<.- Jitt^ COMMENTARJ ^ BELLA A C C A D E M I A -/ ,: SCIENZE , LETTERE , AGRICULTURA , ED ARTI DEL DIPARTIMENTO DEL MELLA PER l'AHWO MDCCCVni /•i,;- : !-j:^ ^^r^v^'^ BRESCIA PER NICOLO BETTONI JIDCCCYIII Studio disposta fideli. iCCREr. Di qiiesti Commentarj uscira ogni anno un volumetto , il quale comprendera la rela- zlone delle Memorie recitate nelle priva- te sessioni delV Accademia , con un Di- scorso preliminare del Segretario. DISCORSO PRELIMINARE Xo non mi diffondero in lunghi preaiuboli per diraostrare il profitto die deriva dalle ac- cademie , giacche essendosi da luugo tem- po generalizzate queste scienliriche aduuauze presso tune le plu coke nazioni devesi sup- porre comprovata abbastanza la loro utilita. Coloro cui e piaciuto tratteuersi su questo argoraento hanno gia fatto couoscere quaoto esse giovino ad acuire gl' ingegni provocan- do r eraulazioue , a incoraggiarli con Tesem- pio, a sostenere 1' attivita con 1' alletianieuto de' premj , se non die possiam dire clie tut- to cio nou si verificlil sempre, ne ovuuque. Per averc diritto di pretendere questl buoni effetti dalle accademie si richiedono tempi e paesi , dove si attenda con fervore agli studj, o dove almeno la pubbllca opinlouc sia iu- dinata ad apprez?aie cLi li coliiva. Comuu- 6 que noiiclinieno clla slasi , si ottcrra sempre un vanlaggio da simili islituzioni , e saia fuor di dubbio il meno fallace , di somininislrare occasione , cioc , a chi uon ha I'agio , nc I'in- traprendenza, nc I'attitudine forse di scrivere formali volumi, di svolgere iu un breve scrltto le proprie idee , purche possano credersi per alcuu titolo interessanh, e di partecipare qual- che ritrovato proficuo, che arrischierebbe al- trimentl di esseie dimenlicalo. Dappoicbe Siena nel principio del secolo XVI form il primo solenne esempio di siffat- te societa con qiielia degl' Tntronati, non vi fu paese in Italia, die asplrasse ad acqulsta- re faraa di qualche cultura, il quale non vo- lesse vantare la propria accademia. La Poesia ne formava ordinariamente Tcssenza; s'innal- zava un' Impresa , s'ideava im tiioio metafo- rico , i socj stessi assuraevano un nonie fiiil- 2x0, che ostentavano in fronle alle lore com- posizioui , c mctodicamcnie convocaii profon- devano annualmcnte ceutlnaja di versi soito forma di niadilgali, di soneill, di odl. Sorsero quuidi in Brescia di mano iu rnano i Vertun- ni , gli Occulti , gli Assidul, i Raplii, gli Er- ranti, c la Colonia Ccnomana de' Pasluri Ar- 7 caJI, che si credette in dovere di raccoglier- si la prima volta in uu prato per soddlsfare pill adequatameule alia sua denominazlone. La moltipllcita di qucste adunanze dimostia quanto fosse diffuse costa il genio per la let- teratura , ma e una prova altresi della dissen- sione che regnava fra i letterati : un' acea- demia sorgeva quasi sempre sulle rovine di im'altra, per gara o per isvogliaiezza se ne isd- luiva ad ogni tratto una nuova, parecchi di- sertavano dalla prima, e questa insensibilmen- te si dileguava senza piu avere veruno che la rappresentassfi. Cosi I'accademia degli Occulti fu soppiantata da quella degli Assidui , suc- cedettero a questa i Rapiti, iudi comparvero gli Erranti, che furono dapprima assai mole- staii dalle satire, e dai raacchioamenti dc' lo- ro emoli ( V. Rossi , Lett. pag. 63 ) , e che riuniti appena minacciarono di disperdersi (i)« (i) Di questo avvenliiicuto c JcU*accademia de- gli Erranti intende certo parlare il Rossi in una sua lettera ( Lett. pag. 320 ) Quanto narra cola non puo riferiisi almeno a verun'altra accademia di que' tem- pi J poiche gli Eccitati e i Rapiti si radunavano in baona concord! a presso privati, 11 Rossi, come accennero poi, era segreiario de» 8 Oltavio Rossi, letterato cognlto per piii scrltil clie illiisliauo la Stoila Bresciana, e che era- si fervidamente irapegnato a dar forma a que- sta socieLa , ove sosionne poi 1' uffizlo di se- gretario , fu altresi uuo di quelli die mag- giormeute contribuirono al pericolo della sua roviua. Egli si era oslinato uella scelia degli accademici di nou accetiare die gli ottimi, e ciascuno s' avvede quauii dovevauo essere gli esdusi , e quanle sarauuo stale le gare e le pretensioni. ■ Non e mio pensiere di tessere la storia di tiute queste accademie - f^^f lianno cosi poca aualogia con la nostra, e di cui altri lianno gia abbasianza parlalo. Sarebbe altresi desiderabile , die qnaicLe scrittove si fosse alquauto pill affacendato a trasraetterci uno scientifico e circostanziaio ragguaglio di quel- le altre che cooperarono ai progressi della fisica , della storia naturale , e della niedici- na, e clie non si snpponosec di avere ridotto gli Erranti, e cio si rlleva da. un' altra sua lettera ( pa^. J04. ), che non e stata avvertita , per quair to serabra , dal Chiaramonti , autore di nna disser(a-» zione sulle Accademie Bresciane. 9 a perfetto oomplmento 1 fasli della lelteratura patria compilando una lunga lista di tlloloj^ln e di verslficatorl , la piii ])arte de' quali ab- bisognauo dell' uffiziosita di qvialche eriidito , che ne rammemori i nomi , e gll scrittl. In mezzo a rjuella smaoia iusanabile di poe- taie , che iuvasava tanti cervelli ne' secoli antecedent!, uon resta di fatto, che non sieu- si efficacemente coltivate le scienze in questo paese , e che i dotli che le professavano non ahbiano riconosciulo il vantaggio di racco- gliersi di tratto in tratto per corauuicarsi re- ciprocaniente il risuliato delle loro lucnh:a- zioni. La prima accademia Bresciaua desilna- ta air esercizio delle gi avi discipline , qnaii- tunque non isdegnasse di dar ricetio c.l'e Mu^ se, fu, se mal uon m' appongo , quella isti- tuita a Rezzajo, ameno villaggio qnaitro mi- glia discosto dalla cilia. Ehbe essa princqiio verso il 1548, e con un esenipio che noa era raro a que' tempi , fu pioniossa non solo, ma ricoverata nella propria sua abitazioue da un rlcco e dolto gentiluomo , da Giacomo Chizzola, studioso segnataraente di agricultu- ra, uno de' primi che abbia introdolto nel ler- ritorio Bresciauo la mauiera di nioliipHcare i gelsl formanclone vivaj per via di semcnte^ II celebre Cardinale Polo 1' accolse poi soito la sua protezione, polche nel i55o si ridusse pcir abbazia de' Benedettini di Maguzzano , terra della Riviera di Salo , e persevevo poi nel favore del Vescovo Durante, e del suo successore Bollani , d' onde si argomenta che deve essersi sostenuta per lo spazio almeiio di undici anni (i). L' accademia di Rezzato si aceostava pin d'ogni altra alia forma delle antiche accade- mie Greche. Siabilita nel piacevol ritiro di (i) Nella scarsezza di documenti , che c'isirui- scano di questa accademia rai sono in parte preval- so delle notizie, che si hanno nella nota di un poe- metto per noeze dato in luce nel 1769 dalT 4b. Ze- lini di Castiglione, ricordato con lode dal Brognoli in uno de' suoi Elogi. Questa nota puo dispensarci dal consultare il Zamboni, che nella Dedicatoria del- le sue Memorie sulle fabbriche Bresciane fa alcuni trevissirai cenni dell" acuadenila di Rezzato. Per fis- sare I'epoca in cui il Cardinale Polo trovavasi a Ma- guzzano sono ricorso alia Vita che ne ha esreso il Ve- scovo Quirini , che ha pubblicato tutte le lettere di questo prelato. L'elogio che di Giacorao Chizzola ta scritto Ottavio Rossi mi ha servito di scorta ove par- Jo di questo soggetto, e per lutto il rimanente mi so- it: iina camp.igua suburbana al plede dl delizio- se colliue, non era solamente una hrigaia dl leticrali, che si radunassero per recitare le loro composizioui , e per ascoltarsi a vicen- da, ma avea professor! che insegnavano pub- blicamente , e che incamminavano nella car- riera delle scieuze la gloventu , che accorre- va a conversar seco lore. Cosi essa ebbe cu- ra di procacciarsi uornici di somma doitrina, e di cstesa reputazioue , tra cui bastera tio- mlnare il celebre raatematico Niccolo Tarta- glla , che ueir anno stesso della sua fonda- zione fu richiamato da Venezia perche vi spiegasse la geometria di EucHde. Dopo tren- tadue annl di lonlananza cedette egU di buoii grado air invito , ma poco soddisfatto dei trat* no attenuto al terzo Racconto della Travagliata inven' sione di Niccolo Tartaglla. Parmi di non dover cm-' niettere di avvertire che Ottavio Rossi indici il Chiz- zola sotto il notne di Uiangiacomo , che si potrebbe percio credere da taluno un personaggio diverse dal nostrojma Marcantonio Emilj indirizzandogli il suo libro latino sulle Accjue di Milzanello lo nomina come abblamo noi fatto. Quesre minuzie, credo io , non so- no superfine In slmili studj , o ne forinano ^ a megli* dire , la sostanza. \1 tamenti ricevuii da alcuui suoi concittadim riparti alquauto dopo , e sfogo la sua indi- gnazlone rinnegando la patria. I rammadchi sofferti in tal clrcostanza gli suggerirono il pensiere di dare il nome di Travagliata in- venzione ad un suo libro di diuamica inseri- to neir opera della Scienza nuova impressa in Venezia nel i55i, dove spaccio una lunga ed aniara storia di quanto eragli occorso. Dal- le consecutive edizioui si e avuto poi 1' av- vertenza di fare disparire questo raccouto , monumento poeo on ore vole per colore che vi si trovano nominati. 11 costume di stipendiarc professori a pub- Llico ammaestramento fu poscia iniitato da altre accadcmie , come da qviella degli Errau- ti , ov' ebbe catledra il raonaco Forlunato da Brescia , die ha lasciato piu opere di mate- matica , e di filosofia, e dall' altra degli Oc- culii, che commetteva ad uno de' socj di trat- tare ambedue quesie facuhJi. Si potrebbe al- tresi credere che s'insegnasse quivi la medi- ciua , poiche sappiamo che Giuseppe Valda- goi medico Veronese /// condotto in Brescia, come dice il Rossi, per leggere nelV accade- mia degli Occulti, ma siccome abbianio dl i3 lui un liLro indirizzato a quesii accademicl , dove unxcamente si raglona di geometria , di loeica , e di fdosofia arlstotellca , e presumi- bile che la sua iucombenza fosse ristretta a parlare solo di queste scienze. Lo stesso dir dobLiamo di Bartolommeo Arniglo , che quan- tunque medico anch'esso, dava lezioni di fi- losofia speculaiiva nella mentovata accademia, avendo abbandonalo la mediciua pralica, poi- che corse a pericolo di essere lapidalo in Tal-Trompia, dove poco cautamente la eser- cilava. Sfortunato nella cura de' niali fisici si applico poi con niinore suo rischio a sugge- rire rimedj per le affezioni morali , e scnsse un trattato Delia medicina dell' amore , raa che uou e uieuie piU efficace delle sue ri- cctie. Uu' accademia di mediciua fu bensi isti- tuita in Brescia nel principio del secolo del seiceuto , che segueudo I'uso del secolo fu denominaia c]cgli Ecoii.qti. Promotorc di essa fu uu medico , che i suoi biografi ci rappre- ficntano di una slruitura contraffatta e grotte- sca , che va per lo piii in concomitanza cou una fTvantle originahik di caratiere , e che Gouuibuiva forse a que' tempi ad accreditar* H Jo viepplit nella sua professione. Fii questi Feliciano Betera , aiilore di mold scrilll me- flici, fra i quali il piu commeiulaljile c il Trattato sulla pesdlenza, die ha iiifestato ne- gK anni 1576-7-7 queste comrade, descriila pure da Audrea Graziolo dl Salo, e da An- tonio Grisento Bresciauo , che non e nomi- nato dal Cozzando. ( Sommario delle cause che dispongono i corpi a patire la corru- zlone del presente anno 1676, di Antonio Grisento. Ven. 1675. 4 ). K opera del Beie- la quantunqne scrltta con ruvido slile , e qnautunque uon sia gran falto encomlata da Astruc, e apprezzablle nondimeno per 1' esat- ta indicazlone del sinlomi , se non puo esser- 10 pel meiodo curativo, solendo egli attener- 61 alia mokipliciia piuUoslo che alia scelta de' nmedj. Raduno il Betera i medici piu accreditatj della citta , e formo presso di se un accadernia , ove si disoutevano i casi piu Siiigolaii che accadova di usservare in clini- ca, o in chirurgia. Una simile societa fu rin- novata nel 1740 in propria casa da Luigi (iarbelli, presidente del CoIJegio de' Medici, ed amante della Storia naturale , di cui ha pu])blicaio il Roncalli una lettera , ove si ri- i5 fcrlscono alcune parlicolarlta da esso osserva- ic nella phalaena pavonia- Una concordia co- si edificante fra i medici di uno stesso paese e fuor di dubbio un rarissirao esempio , ed assai piu e sorprendente che siasi verifica- to due volte. Nluna di queste accademie aveva per al- tro una forma molto regolare , ne un piano abbastanza esteso , allora che il Laua pren- deado per raodello quella de' Lincei di Ro- ma, e de' Fisiocrldci di Siena, una ne ideo a cui voile dare il tltolo de' Filesotici , tilolo pill significante alraeno di tutti quelli che cnigmaiicaniente si fabbricavano su allusionx astraite e metaforiche. Essa noa poteva sor- tire mlgliore istitutore di questo valenluomo , die avendo famlliarl tutte lo scienze potea valere egli solo per un iullero congresso di doiii , e la cui mente attiva ed invenlrice era sempre occupata ad escogitare nuovi ritrovali, O a pevfezlonarfl gU altrui, lo non mi diffon- dero qui a ragionare del merit! del Lana, il cui nome c proniulgato abbastanza , e ripe- tuto singolarmente a' tempi nostri per la co- struzlone da esso lui proguttata di una mac- china areostaiica, che nou e per altro la so- i6 la invenzioiie , che renda onore al suo ingc-« gno. (i). (i) Mi si perraetta qui una lunga nota. Nei pro- legoraeni della Chimica di Boerhave della prima edl- zione, chc ha la data di Parigi 1724. ( nia che e real* mente di Olanda, come dimostra 11 Cadet in una nota al catalogo bibliografico aggiunto alia Chimica di Spielmau ) leggcsi quesco passo. Baconis opusrula edi- ta sunt in duodecimo, in quibus habetur Tractatus de Tiullitate magiae: legi eum saepius ; et vidi earn pet- fecte describere machinam pneuinaticam Boylaei; nan dicit dare per artem et potestatem inechanices et Tna- thesaeos posse aluiUem cur rum confici acre leviorern , et tjuod plus est, in quo posset homo per aerem vehi , de quo curru etiani Sturmius mentiontm fctcit et demon- strationein. Si haberes instrumentum , scilicet qudtuor sphaeras cavas jjerfecte aere repletas , quae suum quod- qzte oprrcu/uin tenuissimuni habtrent , et ceteroqum satis m^gnae essent , ex Usque perfecte aerem educe- res, ita ut le\?iores essent aere, et si ex his compone- retur currus , adeo ut propter eductum aerem currus Tnulto levior esstt uere cum pandcre simul hominis lit' tidentis , tunc h.o:nineni eo curru /mrs-^ i>ehi per aerem^ et volitare quasi .... Et dirit pnrro si haberet tumi homo currui insidens syphunculum , turn se sensim pos- set dimitfcre , adinisso p lu/ulo aeris Si rironi'Sce qui la macchina aerostntica proiit-'f^ta dal I ana , dcscrit- ta e dise^inaca ne! suo Prodromo . IX , e dal- I'autore del Scigiuo sal Prodromo del P. Lana. ( Nuo- va raccolta di opuscoli , Tom XL ). Ma il discorso di Boerhave e cosi confuso , che da quiiito si e lecto , e da quanto sticcede non si saprebbe decidere se egli attribuisca I'invenzione di questo ordigoo a Bacone o a Sturmio. Rogero Bacone era anteriore al Larta di bea quattro secoli, ma attentamente letro il suo tractato de Secretis artis ct naturae opeiibusf'inserit^ nel priino volume della Biblioteca Chiraica di Man- geti , trovo che egli parla bensi di una maccliina, nella quale sedendo un uomo possa inalzarsi in aria j roa col sussidio di due ali, soggiungendo essere stato ideato questo artifizio da un suo conoscente. Di piii non se ne dice nel Prologo galeato premesso alV Opus magnum di Rogero Bacone nell' edizione di Venezia del 1760, ne nel Polyhistor di MorhofF, ove citasi il passo di Bacone, e si parla a lungo dell' invenzione del Lana, onde serabra che il Boerhave abbia inteso di copiare dallo Sturmio la descrizione della macchi- na composta di quattro globi. Di faiti Gioan-Cristo- foro Sturmio ( non Gioachino, come scrive Lenglet de Fresnoy ) nel suo Collegium physicum experimen- *ile stampato nel 1676, sei anni dopo la pnbblica- «ione del Piodiomo, descrivendo le principali inven- zioni fisichc e meccanlche del suo secolo, forni aa :2 i8 sori degli Aui di Lipsia rannuuziarono tosto come una soclcla, clie tendeva in Italia alia perfezionc delle scienze fisiche e matemaiiche sulla noFiua di quelle staLiliie in Ingliiliena a Oxford , e a Dubliuo. Cosi era di failo , ne tutio cio rimase solo in progeito , impero- clic I'anno appresso usci un volume daH'acca- demia , dove essa notillca le sue operazio- ni raeusili , regislrando una scric numerosa di osservazioni di medicina , di anatomia , di Lotanica, di fisica , di astrouomia , di storia naturale, e di chimica, comuuicate dai varj ampio ragguaglio della barca aerea del Lana ^ quan- tunque combatta la probabilita della rinscita. Cosi per altio non ha giudicato il Leibnizio, benclie pre- teiida dimostrare che il Lana siasi sbagliaro nei cal- culi, a cui egli altri ne sostituisce. ( Leib. Hypoih^ nova phys. ) Mi rimane da avvertire che 1' edizione della Chi- mica di Boerhave uscita con la data di Parigi nel 1724, e ricopiata in Venezia due anni dopo , fu so- lennemenre ripudiata dall' aurore, come furtiva e pie- na di cose false , ridicole, e barbate Egli la pubblico nella genuina sua forma a Leyden nel i/Sa , e questa e quasi una nuova chimica. Neil' edizione di Leyden, come nelle altre consecutive, e intieramentc soppre»- »o il passo da noi riporiaio. 19 socj o Bresclani, o delle vlclne citta , ed estc- ri ancora. II Lana dlede una Memorla sulla declinazioue che si riscontra nell' ago raagne- tlco in uno stesso paese , e sul modo di de- termlnarla esattamente con una bussola di sua costruzlone, d'onde si raccoglie die I'ago calamitato, flie ora declina a Brescia verso occidente dl ig gradi, e min. 20, aveva inlor- no al iG'jG una declinazione parimenti oc- cidentale di quattro gradi , e di alcuni rai- nuti , e nel 1G86 di cinque gradi, e ircnta minuti a un di presso. Confrontando questo fisico le osservazioni fatte da akri neile di- verse parti d'Europa, avverti che Ja decli- nazione ncllo spazio di sei in sette anni si aumentava di un grado , e die succedeva costantemente dal Word all' Ovost , cosi cbe quelle che erano prima orientaU si volgevaoo in senso opposto , mentre faoevansi piii sensi- hili le occidentali. Rifleiie nondlmeno il Laua prudenteraente , che prima di stahilire su di cio qualche ipotesi farebbe mestieri osserva- re se il caso si verifica ovunque, e partico- larmoiue ncU' emisfero auslrale , e se le de- chnazioni si anmentano in ogni paese di cgual »umero di gradi entro pari spazio di tempo. 20 Ma tutto cl6 e poi stato sraentito dalle pO" steriori osservazioni di Halley , degll accade- mici di Parigl , e di Londra , da quelle fatte iiel 1706 neir oceano Eiloplco ed Ailantico ^ e nel 17 18 uel mare della Sonda , non che da altre piii recenti, le quali dimosirano che questo fenomeno non raantiene ne' suoi effet- ti veruna legge costanre. Negli Alii della stes- sa accadernia si riporta la dcscrizione e il disegno di ua nuovo istruraento per regola- re lo scavo delle gallerie , inveutato dal Co. liocarno Direitore delle miniere in Gerraa- nia; un giornale di osservazioni astronoraiche su una eccllssi lunare succeduia nel 168G, e sul passaggio della Luna sopra il corpo di Giove, trasmesso dal Bianchini; e il processo di un accademico anonimo per fabbricare una polvere fulmlnante con nitro , solfo , e tartaro calcinato. Avvenne in quell' anno, che Girolamo Allegri di Verona invio all' accade- rnia una lettera , che fu poscia siampala a parte, ove tra le altre particolarita dava rag- guaglio di un' esperienza da lui istituita con due liquori limpidi , che uniti insieme for- mavano una massa solida , ma senza spiegar- si pill oltra si compiacque di uascondere la 21 sua operazione sotto iV velo del segreto. 11 Lana noa solamente la iodovino , ma tolse aU'Allegri tiitia la gloria deH'invenzioue, pa- lesando clie il suo non era guari un segreto, e che questo plcciolo gitioco di cbimica era gia stato prima esegniio da Boyle. Esso uni- camente consiste nel mescere dell' alcool ret- tificato iu una dissoluzioue salura di carbo- nato ammoniacale fatta nell'acqua, ma e pure strana cosa che piu chimici abbiano avuio I'ambizione di appropriarsi questo esperimen- to, che non guida a veruna importante couse- gueuza , e di cui e cosi agevole la spiega- zioue, producendo tutto al piii un istaute di sorpresa. Boyle lo tolse da Helraont, e que- sti da Raimondo Lullo , che ne fu il prirao inventore , benche la sostauza otteuuta con questo processo sia senipre passata presso i vecchi chiraici sotto il norae di offa di Hel- mont. Abbiarao ancora negli Atti de' Fileso- tiei una serie di esperienze , e di osservazio- ni di anatomia comparata istitnite dal Dot- tor Boni suU'uso , e suiia struttura dell' inte- siino cieco, ima Memoria dello stesso auiore suUa Respirazione , la storia di alcuni casi sul preieso traspiantamemo delle malatiie dagli 22 Tiomiui uei bruti, die io qui nou licordo se nou che per fare couoscere che la medicina siinpalica coatava aucora qualche fautore a que' tempi , ed oltre a cio la uollzia della slraua malallia di un uomo che visse per due imleri raesi uell' ospltale di Brescia ia luia totale inedia. Questo avveniraento che ha giustamente richiamato I' alleuzloue dei dotti medici di quel secolo, si c di nuovo verifica- to due auui fa in queslo ospitale in uua don- na , che ha avuio la forza di sostenersi ia vita senza trangugiare clbo o hevauda per lo spazlo air iaclrca di dodici mesi. Se invece di accusare di soperchieria 1' auimalata , e chi I'aveva in custodia, si avesse voluto estendere una esatta relazioue di questo singolare fe- nomeuo e diligeutemeute confrontarlo con al- Iri slmlli riferiti nelle Transazioni fdosofiche ( Vol. 67 par. I ) , nel Giornale di Rozier ( Ottob. i']'-jS ), e nella Taumatografia di Jonston , si avrebhe potuto trarne qualche isiruzioue con I'esame comparaiivo. Io accenno un picciolo numero delle Me- morie cousegnate negli Aiti de' Filesoiici, per dare alquanto divisatamente a couoscere qual fosse lo scopo , cho eras! prefisso quest' ac- 2:) caJcmia, 11 cul segrciario avcva ioolire 1' inca- rlco di leggere in ciascun niese ii iiassnii- to dei libri sclenliftci piii accrcdltall , die comnarlvano alia luce. Di alcune aUre si puij- Llico I'eslratto nel Giornale di Lipsia nel i%7» essendo gia quesii Alti conosciuii e ricercaii oltraraonti , come si raccoglle da una leltera ripoiiata dal Roncalli neWa 3Iedicina EaropaCy ( P'^S- 9" ) ^ dalla prefazione del Dizionario di materia raedica di Rleger, il quale snppo- neva , per quanto sembra , clie questa adu- uanza esistesse ancora a' suoi tempi. Se essa si fosse raautenuta piii a lungo, avrebbe raaggiormente divulgate in questo paese il genio pegli studj fisici , ma avviata con SI fausti presagi svani troppo presto per la mancanza del suo fondatore. Nel primo ed unico volume in cul presento al pubblico uu sagglo delle sue dotte fatiche fu costretta di annuuzlare la raorte di questo iuslgne sogget- to, che raeritava per veriia in quella circo- stanza un migliore paneglrlsta. E da dolersi che non si abbla pensato dappoi di illustrare 1 raeriii del Lana cou ua eslratto gludlzioso e ragionaio delle voluminose sue opcre , e fors'anclie alquauto farraglnose, quando tuuo 54 giorno si scrlve intemperanti elogj dl poeil , di reloii , di umanlsu , die uoa sarauno per questo nienle piii ricordad. Uua relazione sul- la vita, e siiuii scritd di lui e stala gla re- capitolata dai Mss. del Mazzuchelli, e puo giiidicarsi eccellente per le iiotizie sloriche , ( Nuova raccolta di opuscoli scientif ec. Tom. XL )j a questa si voile aggiungere da altra mano un eslralto del Prodronio delL'ar- te macstra , raa ridondante di supoifluita, e ehe partlcolarmente si traiueue suiriuvcuzio- ne della baica aerostadca. Dopo quest' epoca niiiu' altra accademia scientifica fiori in Brescia per lo spazio di circa quaranl' auui, {inche nel 1758 il Co. Giammaria Mazzuchelli poc'anzi ramnieutato , insigne letterato non meno die esperto mate- matico, come lo dimostia la Vita di Archime- de da lui pubblicata un anno iunaazi, si av- viso d' istituire in sua casa un' accademia pri- vata. Per dimiuuire piu die fosse possibile il uuraero da' malcontenti non fu gran fatto ri- troso nella scelta , ed accolse con generosa ospitalita poeti , antiquarj , metafisici, giurb- consulti , perfin dei teologbi. Dislinguevansi fra questi alcuui uomini veraiueute islruld nel- 25 le scienze, di cui si leggono le dissertazloni nella raccolta dellc Memorie recitate in que- st'accademia, e stampata iu due volumi nel 1765. Interessa i niedici, ed i fislologhi la descrizlone auatoraica del Roucalli di un ca- davero in cui furono ritrovate raolte spille impi igionate uelia carne rauscolare , e nei vi- sceri , dove si espongono i sintomi morbosi cagionati daH'iutervento di questi corpi stra- KJeri. Al naturaJista non disaggradera una Me- moria del Sanvitali sul passaggio degli uccel- li, dove opina che essi si rechiuo senza smar- lire la via da una regione in un' altra , se- guendo la direzione di certe correnti d'aria, che spirino regolarmente in alctme stagioni> e qualunque sia il valore di questa ipotesi, e cerlo almeno che niente di piii plausibile ha sapulo dire il Linneo , quando tre anni dope puLblico il suo dlscorso suU'Emigrazione de- gli uccelli, Alle mentovate Memorie due altre se ne aggiungono del Vallotii ; una sul flus- so , c sul riflusso del mare , dove escludendo la teoria del Neulon propone una nuova sua spicgazione , iu cui apparisce se non altro r ingogno di chi 1' ha saputo immaginare , e svilupparla, l' alira sul Flutto decumano. 25 ove con le leggi deiritlrostatlca si stadia di moslrare , d' onde avveuga die nel tumidio del inare la declma onda, o, a megllo dire, percb.e 1' onda die succede sla raaggiore d^- I'antecedente. Furono parimenti leiie dal me- dico Guadagni due dlsseriazioni sulF Aurora Loreale , die non hanno luogo ndla raccol- ta, ma che comparvero fra gli Opuscoli scien~ llfici compilati dal Calogera ( Tom. XXX. Jfcig. I ). INou ommetteremo di ricordare fi- ll almente uii discorso del Sanviiali sulla ma- nlera d'insegnare a parlare ai sordi-muti, giusta 11 metodo proposto dal Laoa iiel suo Prodromo, il quale consiste nel mettere lora sott' occhio UM alfabelo, e di farli avveriire al nioviment.o delle laLbra , e della lingua nel- ratto che il maestro pronuiizia le leltere , presentawdo contemporaneamente Toggeito al dlscepolo , poiclie ha imparato ad articolarne il nome. Vero e che il Morhof raentre si nio- sira poco pisrsuaso di quesio metodo , ne con- irasta I'invenzione al nostro Bresoiano, ascri- vendola a Stefano Rodriguez Castro , medico Portoghese, e professore in Pisa, che 1' ha annunziata nel suo Commentario sul llbro de- §li AHjixenii d' Ippocrate ( FlorenC iCi55 fol ), iva iiu esempio clie si riporta ncUe Islorle deH'AGcademia delle Sclenze di Parigi ( j4n. ^1^1 P^'g-^^ ) ci fa conoscerc che questo espediente nou potrebbe essere affatlo senza liuscita. Tutte le indicate memorie sono pre- ceduie da una disquisizione storlco - crltica sul faraoso medico Pieiro d'Abano, la quale e scritta dal Mazzuclielli medesimo , e cio valga per un elogio. L' adunanza Mazzucholliana si raantenue invigore, benchc coa qiialche periodo d'in- terruzioue , pel corso di venticinque anni, ma innanzi ancora clie essa si disclogllesse , uuo de' socj , il P. Sanvitali Parraigiano, vol- geva in pensiere di crearo un altro islltuto che si aunuuziasse al pubblico con maggiore solenuita di quella , clie aver poteva tra le mura domestiche di uu privato , e di desti- uarlo unicamenie alia storia naiurale, e alia fisica. L' accs.demia de' Filesoiici erasi acqui- slata troppa oelebrith , perche nou dovesse essere ricordata in tal circostanza. II Sanvitali la prese per norma, e cerco di farla in cer- ta guisa rivivere , estese il piano della nuo- va societa concepito mollo giudizlosamente , quaado non si siimasse troppo vasto per un'ac- 28 cademia provinciale , e ne fissb le discipline. Lo scopo principale era quelle d^ illustrare la storia uaturale del paese, e di csegiiire tutte ie espeiieaze , che accompagnassero un cor- so regolare di Fisica. Per realizzare una tale aecademia , clie proponevasi qualclie cosa di pin di semplici e nude letture , non baslava adunque di avcre convocalo ua numero di dotti J faceva ancora mestieri possedere delle macchine, ed una serie di prodolti naturali, clie servissero alle ostensioni , tanto plti che- volevasi avere una oollezioue di eseniplari di piante indigene , e di miuerali con aninio di formare un Museo Bresclano. Queslo pro- getto comincio a verificarsi mediante le of- ferte spontanee di alcuni socj: il Pilaii regalo delle agate , dei diaspri , delle calcedonie , e parecchi marml delle cave del paese j il clii- rurgo Tonolini un erbario di piante da lui raccolte con indefessa fatica su coteste mon- tagne , ed alcuni altri varj siroraenii spettan- ti alia Fisica. L' aecademia fu aperta la prima volta nel i-jGo in una sala della Biblioteca. II Sanvitali eletto Presidente si tolse I'assun- to di dirigere le esperienze , e di darne la spiegazlone , mcntre il Pilati a cui fu com- 3# rnessa 1' incombenza dl segretario , dovea trat- teuere la brigata coa dimostrazioni di bota- uica, e di mineralogia. Questa accademia, cbe aveva tanta con- formita coa quella de' Filesoticl, fu piu for- tunata dl essa, giacche potc sostenersi dopo la perdita del suo Direttore. Ma una rivale venae a stabilirsi uel luogo stesso della sua residenza , e rlchlamaudo seguaci con pro- gelii che sembravano piii vautaggJosi, poco manco cbe nou rinianesse allora affatto de- serto questo insigne istituto. Un' accademia agraria coraparve nelle stanze della blbliote- ca, ed essendo la prima cbe si anmiuziasse con questo titolo ecciio dapprima molto en- tusiasmo, in un paese segnatamcnte dove ha sempre alliguato un geuio singolare per la coltivazloue , e dove sorsero celebri scrittori, che ne hanno raaestrevolmente trattato. Si do- vette ricordare aliora i nomi di Camillo Ta- rello e di Agostino Gallo, le cui opore sono reputate Codici di agricultura, e quello di Gian Francesco Gambara , che erasi dedica- te alia correzione del libro di Pier Crescen- 7A , prima ancora che cio fosse eseguito dal Sausoviuo, e che 1' accademia della Crusca 3o ne avesse incarlcato poi Basliano de' Rossi, II Garabara fa il prirao, a testimonlanza del Gallo , die abbia falto couoscere in quesli paesi i vantaggi di coltivare I'erba medica ( medicago sativa ) , come Giacomo Cbiz- zola insegno la raaniera di formare i vivaj de' gelsi. Ambldue ge alii uo mini e ricclii pos- sideuti si valevano de' lore vasti poderi,noa per consumarne negliiltosamente i prodoili , e pretendere ancoia con qucsto titolo il pri- mo grado nella societa , ma per ridurre a maggior perfezione 1' agricultura , e rendersi utili con uuove scoperte ai men facoltosi. Con questo intendimento fu progettata r accaderaia di cui parliamo , ma 1' esito nou corrispose all' aspettativa, poiche termino uel- io spazio di un anno, essendone stata surro- gata un' altra di architettura , clie incontro in breve lo stesso destino. L' accademia di scien- ze che sussisteva per anche si approfitto di questi scomplgli, e per evitare il pericolo di essere un' altra volta soverchiata si approprio r agricultura associandola alia fisica , ed alia storia naturale j se non che questa facolta, che sembrava essersi introraessa come acoes- soria, e soprauuracraria, si usurpo hen prest(? 5i il prlmo posto, e furono presso che jntlera- mente trascuraie tuite le altre. Si secoodava* no in cosi fatta guisa le mire del Govcrno Veneto, che era infcrvorato a quel tempo a geiieralizzare nelle cltta dello Stato le socie- tk agraiie, clie creo un magistrato spezlale con rincombeiiza d' incoraggiare Tagricultu- ra , e che fondo nell' Universita di Padova una cattedra, o piiutosto un vasto stabilimen- to, dove s' isiituissero le opportune esperien- ze solto la scorta di un professore. L' acca- demia annovcrava allora tra i suoi membri il Co. Bettoni , ragguardevole letterato , e , cio che pill vale, ottimo cittadino, che ad un mgcgno vasto, intrapreudente, e rivoko sem- pre a nuovl progetti accoppiava i piu ener- gici sentimenii di benellcenza , e di patrioti- sm©, che essendosi consacrato alle sclenze tea- deva singolarmente a trascegliere da tutte quanto hanno di utile, approhitandosi della maiemaiica in cio che puo iusegnare per provvedere al governo dei fiurai , della fisi- ca , e della botanica per le nozioui che pos- sono suggerire onde avvantaggiare I'agricul- tura. A quest' ultimo studio erasi egli applica- to cou maggiore appassionatezza, c si adopro 55 con ogni efflcacja per Invagliirne I'accade-^ mla. Vi leggeva sovente isliuttive Memorio sulla cultura dclle viti > degli olivi , degli agrumi , suU' educazione de' baclii da seta , sulla maniera di trarre profiito dalla lorLa , di raigliorare i conciml, dl ricavare dal semi di piante sconosciute o neglelte uu olio in- serviente agli usi domestici. PuLbllco 1' acca- demia verso il 1776 un programma dove iii-^ vitava a proporsi i niezzi piii acconci onde preservare i gelsi dalla mortallta epidemica , die infierlsce frequentemente con grave dan- no di un ramo prezioso di economia ruralej ma senza ricorrere ad oracoli strauieri, essa ave- va gia tra i suoi socj chi sapeva rispondere a' suoi quesid. II Beltoni disvelo la causa del male , derivandolo dall' iaduramento de' vasi delle piante , e dall' Ingorgamento del sugo nutritivo cagionato dallo sfrondare ogui anno queste piante sopra tutto nella calda stagio- ne , e ne prescrisse il riraedio , consigliando a lasciare alternativamente i gelsi in rlposo per uu anno iniiero , poiche ne sleno scorsi tre o quatiro , togliendone le foglie con alcune precauzloni in settembrc, lo che, a delta sua, non rlesce prcgiudizievole. Noh avendo egli 55 1' iTgio dl verificare lulie le sperlcuze che di- "vlsava per niiglioraie ragricullura statuiva ge- iierosamente prenjj e licompense per la so- luzlone de' probleml , depositandone la sora- ma promessa presso 1' aocadcraia palria, o ia quella di altre citta. Uno ne propose nel 1778 di una medaglia d'oro del valore di 5o zec- chini per chi sapesse comprovare rutilita del progetto gia da lui pubblicato sulla preser- vazione de' geisi , o raostrarne senza rlserva la nullita. Nessun autore ha raai dato un si- mile contrassegno di sincera imparzialita per le proprie sue produzioni, e di caldo amore pel Vero , e se questo esenipio fosse imita- te , che non occorre supporlo , guadagnereb- bero in pari tempo 1' autore, ed il pubblico a cui si presenterebl)ero delle critiche saggie ed istrutlive, e sarebbero risparmlate le sati- re. Meutre il Bettoni lanlo si affalicava per la gloria della societa a cui apparieoeva , e pel comune vantaggio, usci daU'accademia uq volume, dove il segretario estese una storia circostanziata della prima sua isliiuzione e de' suoi successivi progress! 3 ma che ! si dis- simulo soiio profondo silenzio il uome di chi tanto aveva coulribuito alio spleudore di que- rr 0 5.i sto consesso, dl cui era uno de' socj piu ze-* lanti , e piu addottriuati, e dove aveva iS rnerito di avere inlrodotto la piii utile dl tut- te le arti. Un' ommissione cosi inglusla , e cosi stravaganie fu con esuberanza risarcita da Francesco Soave , il quale ordi del Bet- toni un magnifico elogio , e dal Prof. Ce- sarotd die ne parlo con vivo entusiasmo in uno de' suoi Discorsi recitati all' accademia di Padova , a cui iascio il Bettoni morenda tutta la sua facolta. 11 volume emanato dall' accademia , e di cui a])biamo qui fatto cenno, usci alia luce nel 1769 sotto il titolo di Saggio di Storia natu- rale Bresciana, d'onde si rileva clie essa si tratteneva a quel tempo intorno agli studj georgici, senza avere per auche abbandonato del tutto la fisica, e la storia naturale. Con- liene coteslo llbro una succinta relazione dei prodolti uaturali di questo Dipartlraento rica- vata da un manoscriito inedito del Lana, a cui si aggiunsero altre simlli notizie estratte da varj anlicbi Scrittori , un nuovo progetto (•) f'l) Si reca qui una Ifttera del Vallisnieri ai Ri- formatoii degU Studj , dove dimostra quanio inspons 35 3ul metodo da osservarsl per illustrare la sto- ria iiatuiale del Bresciano, ed una Memoria sulla necessita dl riunovare la carta lopogra- flca dclla provincia. Se si eccettuino queste disseitazioni , ed un' alira per auimare gli ac- cademlcl a dar saggi della loro dotirlna , dove per iucidenza si parla altresi delle pictrifica- zioni , tutto il rimaoente appartiene all' agri- cukura, o alia fisifca vegeiabile. 11 segretario comparisce unico aiilore delle IMemorie com- prese in questa opera, e se ue deduce eviden- teraenle il moiivo da quanlo egli espone in UQ suo discorso. ( pag. i5i , i52 ). al Governo di av'"re esatta contezza de' prodotti mi- nfraii de' p esi dello staro , e di forinarne una com- piuta racculta a pubblica isiruzione Parecchi anni dopo si comincio di fatti al allestire questa coUe^io- ne presso il inagistrato alle titini:?re a norma dei sag- gi che erano spediti dai ccminissionati dei varj di- srreiti, e sotto la direzione delP Arduino. Ma il pri- ma Sovr^no in Italia, che abbia pensato all' esecu/io- ne di un lal prngetto Ti il Duca di Toscana, che uel 1742 commise al Targioni di percorrere tul:c lo stato in qualita di bo'^anico ,e tH raineralog.s:a I suoi Ti'g- gi d T.iscana , sono Top ra piii classicii , clie possa "vantare fiaora V aal.a iu questo geuere. 36 Non ando guarl per aliio die trasandata qualunqixe altra occupazione si atlese esclu- sivameule all' agiicultura , die d' indi in poi diede il nome all' accadeniia. JVe di questa in- uovazione dobbiamo dolerci, poiche cl pro- cure una uuova edizione delle opere di Ago- stino Gallo piii accurata delle autecedenti, di cui ventitrp se ne coutavano a quell'epoca, ol- tre ad una traduzione francese. Questo cele- bre agronomo Bresciano dopo Pier Cresceu- zi , che lo avea preceduto di circa due se- coli e mezzo , e il piii classico fra gli antichi italiani, che abbia scritto di cose rusliche , e piu atteudibile ancora dell' altro. II Crescen- zi molto si valse dell' autorita degli autori geopouici latini , di Palladio , di Varrone , di Coluniella, i cui preoetti non possono assai le volte conformarsi alle prailche della no- stra agricultura, quando il Gallo cbe niente si piccava di erudizione tutto dedusse dal- I'esperienza , e dalle osservazioni sue pro- prie (i). Troppo ingiusto pertauto e il giudi- (i) Si troveranno in questo autore molti metod' la oul introduzione si crederebbe essere di data assai piii recente , EgU parla, per esempio, degli alveaii cO" 5, tlo clie in due sole parole ha recato 1' Hai- ler della sua opera , cjualora disse che con- tiene molte cose vane e siiperstiziose ( Ad^ not. in Boeih. Tom. I. pag. 255. edit. Ven. ) Quanto alia prime , di cui il uumero non e gia cosi vasto, clascheduno converra di buou g>ado, che le iudagini posteriori devono ave- re retlificato alcune ineiie pratlche de' tempi audati ; di superstizione poi non puo essere aggravato il Gallo , che in un luogo solo. L' edizlone fatta con sommo studio ese- guire dair accademia deve avere la maggio- ranza su lutte le altre in quanto che il se- gretario Pilaii la corredo opportunamente di note, e forni la spiegazlone di tulti i voca- hili oscuri, glacche molti ne adotto il Gallo presl dal dialetto del suo paese , come aveva fatto il Crescenzi rlspetto a quello del pro- prio, quanlunque scrivesse latinamenle, e co- me ha accostumato ezlandio I'auiico sno tra- duttor fiorentino. II Pilati vi a""iuase iuoltre strutti di due o tre cassette amovibili onde levare il prodotto alle api S'-nza uccidere questi animali j barbaro costume coatro cui giustaraente inveisce il nostro agronomo. un discorso sul maiz , o grano tufco , dove prende in esame I'epoca della sua introdu- zioue , le varieta della specie , e le diverse foggle di cohivarlo nei differeuti paesi. Ne qui si limilarouo le cure degli ac- cadeinici. Discernendo il magistrato Veneto quanto il regime dei bestiami importi all'agri- cultura slabili in Padova una scuola teorico- pralica di medicina veterinaria , assuniendosi il Governo di mantenervi due alunni a cari- co deir erario. L' accadernia di Brescia nou indugio ad implorare che iino di questi allie- vi fosse tolto dai suoi conciltadini, accioche coUe cognizioui acquistate potesse poi gio- vare al proprio paese , e che la scelia del soggeito fosse determinata da essa. La repub- Llica condiscese ad una dimauda che tende- va ad uno scope cosi plauslbile, e 1' accade- mia la contracambio di questo benefizio , o a meglio dire resiitui al Governo quanto le aveva concesso , presentandogli alcuni anni dopo nel suo allievo un esperto professore di veterinaria , che essa cedette all' Universi- ta, e questi fu il signor Rinaidiui. Tali sono le accademie , che hanno pre- ceduto la nostra , ommetiendo di dare con- tezza di un'altra societa clie s'intilolo de^Lea- li , e che per lodevole zelo di alcuni glova- ni studiosi fu Istltuita privatamente nel 1790. JXella costitnzione fatia piihblica con la stam- pa in Cremona quattro auni dopo si dlchiara che I'oggetto di questa unione era qiiello di attendcre alia cultura delle scienze, e delle belle arli. Nel 1 799 usci in Venezla iin vo- lumeito di discorsi recitati fra i Leali dall'Ab. Zucchini , ma vi si parla solo di metafisica. Tutte queste accadeniie sono uno splen- dido testimoaio della cura che in ogni tempo si e avuto di far allignare in questo suolo le scienze. Potremmo ancora produrre per raag- giore conferma una schiera di dotii che le hanno profcssate con somma lode, ed alcuni de' quali hanno saputo acquistarsi coi lore scritti una estesa celebrita, ma per isvolgere a dovere questo argomento, troppo piu ci vorrebbe che un semplice discorso prellmi- nare. Cio nulla ostanie se dopo di avere fa- vellato de" pubblici istituti scienlifici, voles- simo citare alraeno i nomi di coloro , che bauno occupato pubblici posli nella carriera parimenti delle scienze, potrebbesi presentare una serie di Bresciaui che furono invit-ati a 4o iiisegnare nelle piu illiislri universlta d' Iialia. l^rocedendo per ordine di tempo s' inco- mlncierebbe da Francesco Cavalli , die nel 1492 fii eletto professore di Medicina prallca in Padova io luogo di Pielro Leoni di Spo- leto celebre medico ed astronomo, che si affogo neU'Aruo in Firenze pel rammarico di lion avere saputo risanare Lorenzo de' Me- dici. I suoi coulemporanei tenevano il Cavalli in concetto di Consumalo negromante, e sa- rebbe questa una forte presunzione in favore della sua dottrina, se non die venendoci detto che egli si dilettava molto di cabala, e forza giustificare alquanto I' opinione popo- lare. ( V. Bos si, pag. 527 ). Abbiamo del Ca- valli fra gli aliii scritti un iraitatello ove di- mostra che il serpente di cui si valevano gli antichi nella composizione della teriaca e la vipera (i), cogllendo occasione da cio di parlare per incidenza di altri aniraali, e in (i) E' inserito nei Consult! di Antonio Germisone, Ven. i.'ioJ , fol , e nelle opera mediche di Bartolom- meo Montagaana, che lo avea preceduto nella stessa cattedra,rcra iiS>7^ f^^- ^' Cavalli rimase al suo po- sto finche fu chiusa PUniversita durante la guerra di Cainbrai. Mori in patria, ed il suo sepolcro esisteva a 4t ispezlallta degli ioseul. Sarebbe adunque il Cavalli il solo antico Bresciano, clie abbia scrilto di zoologia , qnando non si volesse aggiungere Bartolommeo Padoani, cbe ridiis- se in ordine alfabeiico il libro di Rondelezio sugli Animali acqnaiici prima della meta del secolo XVII, opera ciiata dal Cozzaudo,nia che ignoro se sia pubblicata. Girolatno Donzellini , nalivo degli Orci - Muovi , fu parimenli in Padova professore di medicina teorica nel i5 + i, benche sia dimen- ticato dal Toramasini, e dal Papadopoli. Scris- se pill opere polemiche , e di medicina , cbe non sono tnlle regisirale dal Cozzando , che Luouamenie gli atlribuisce in iscambio una grammaiica Greca composla da Cornelio Don- zellini , di cui ommelle parlare. Contrasse in Padova slreiia amicizia col Matlioli , ed uni- tamente a Luca Ghini professore di botanica in Pisa, al Fallopio , ed all' Aldovrandi cuu- tribui a soraminislrargli niateriali per la tua tempi del Rossi nella Chiesa del Carmine. Non si confon(1a con un altro Francesco Cavallo Sici'iano, di cui parla il MongUore, e che lia scritio pariiuenii di mediciaa. 42 vulgatissima opera su Dloscoride, come il Maltloli stesso dichiara con espressioui di ri- conosceoza uella sua lunga detlicaloiia. Gioa- cliino Camerai io il vecchio tradusse dall' ita- liano in latino , e stampo in INoriniberga il Commentario sulla Peste di questo auiore , che ha pubblicato varj allri libri sullo stesso argomento , e clie allrettanto h aramirabile, quauto che ha avuto la fermezza di spirito di coltivare gli studj in mezzo alle sue aspre vicende. Fu esiliato da Brescia per una zuf- fa letteraria che appicco con un allro medico spalleggiaio da forti protettori, fu sfregiato in volto a Verona dov' erasi ritirato , e termino poi iufelicemente a Venezia fatto affogare nel Canal orfa?io. Sfortunato in vita nella sua pa- tria lo fu pur dopo morte, giacche gli scritlori che ue hanno fatto menzione non parlano ne de' suoi merit! come coadiutore del Matiioli, ne della cattedra da lui occupata in Padova, che e r uffizio che pih 1' abbia onorato. Passano essi del pari sotto silenzio Pora- peo Maoeraiii , che fu professore per alcuni mesi della medeslma facolta nel i544j "^ merita forse che sia ricordato salvo che dai crouachisti dell' Uuiversita. 45 Lo stesso dlr non possiamo di Niccolo Corte, o Curzio , die dal i566 I6ni)e catLe- dra in Padova di Medicina pratira per ven- lisei auni , e che a lotto e slato obbliato dal Cozzando , e dal Rossi. Esso e nominato per altro dal Vauderlinden ( De scrip, rned. ), e con sommo onore ne parla il Possevini, clie ricupero i suoi raanoscriili oaduli nelle man! di eredi ignoranli , togliendosi 1' assunto di pubblicare il Metodo di consultare nella sua Biblioteca scelta stampata a Roma (i). Rima- ne pure di qiiesto autore un traitato sni Me- dicamenti lenitivi e purganti , che Gio. Jessen inseri in una sua operella contro la Peste stampata in Giessa uel i6i4- Pill di Ini rinomato e Bernardino Palerno di Salo , che tre anni prima aveva ottenuto la cattedra stessa , dopo essere stato lettore a Pisa, a Pavia, ed a Monterealc. Esso avrcb- (r) Gli editor! italiani del Dizionario di medicina deir Eloy s'ingannano dicendo che il Methndus con- sultandi di Curzio sta nella Bihliot. selecta AA Pos- sevino stampata in Venezia nel i6o3 , poiche in que- sta edizione h citato solamente con elogio. ( lib. 14 cap. 18 ), 44 be raeritato nn capitolo nel libro Des enfanS celebres di Balllet, se vero fosse qnanto pur ^i lui si asserisoe , die in eta moho aceiba insegnava la filosofia, e cio cbe e piu straor- dinario , che sosienue con plauso pubbllche tesi di mediclnaj sclenza per avventura nieu- te pill vera della filosofia, che doniinava al- lora nelle scuole , ma che eslgeva almeno per poterne parlare lanto solennemeoie delle cognizioni di analomia , di fisiologia, ed un nurnero di esempj , e di casi praiici da ci- tarsi al bisogno. Ciascheduno pub immagiuarsi che con talenti tanto precoci non sara rima- sto ozioso in eta piii provetta, e pubbUco di fatti parecchie opere di medicina siampate a Roiua , a Splra , a Francfort, a Venezia , dove se non riscontrlamo molte osservazioni sue proprie vi si riconosce ahneno una vasta leitura. E' singolare tra queste un trattalello dove preiende piovare che meglio convenga alia salute cibarsi abbondantemente a cena piultosto che a pranzo (i), coutro a quanto prescrisse la Scuola Salernitana. (i) Epistola quod caena prandio uberior esse de- heat, Homae j547» e Spirae i58i. 45 No! possiamo asserlre che dopo il rlsor- glniento delle leltere in Italia Brescia abbia tributato in ogni secolo professori di facolia medica all'Uuiiversita di Padova. INel i654 tuv- vi G. B. Sonciuo , di cui il Tonimasini fa in poche parole vino splendido eloglo , e che alcuni anni dopo fu invitato dal Duca di To- scana nello Studio di Firenze, esseudo poscia passato a (juello di Bologoa. Niuu Bresciano fiuo a quest' epoca ebbe catiedra in Padova di scienze esatte ; ma nel i66r uno ne sorse ad occupare quella me- desima su cui era prima comparso Galileo , e questi fu Andrea Moretto , il quale suc- cedetle aH'astronorao Andrea Argoli Napo- letano, poiche dopo tre anni d' iutervallo nessuno si ritrovo clie potesse essergli meri- tamente sostituito. II Moretto aveva recitato neri645 I'orazione inaugurale per 1' apertura deir accademla degli Erranti , nel tempo clie fu irasferita da uiia abitazlone privata in una sala che fu poi di sua appartenenza , ma trop- po fu breve la carriera di lui nell' Universi- ta , mentre sorpreso diilla morte non lesse raatcmatica , ed astronoinia oltre lo spazio di uu auuo. Lascio uu fratello che professava 46 del pari la matematlca, e che fu prima inge- gnere deH'Imperatoie d' Austria, indi della 1 epnbblica Veneta , di cui abblamo un pic- oi(^lo tiatrato di Artiglieria , ed un^ altro di Trigonomeiria. La lista dei professori Bresciani si accre- scerebbe di mold uomi se volessimo regisira- re tuui gli allri, cbe sono stati promossi a cattedre di minore rilievo. Tal era quella dove si spiegava il Terzo libro del Canone di Avicenna , in cui lessero Marco Frascati Del iSaS, Valentino Pescbiera nel iSag, Ma- rio Bossi nel i55o, Paolo Giugni nel i55r, Roberto Roberiini nel i54i , G. B. Vacchelii nel 1 542, Scipione Carli nel i556. Di quan- to poca importanza fosse quesia caltedra ci e lecito di arguirlo dalP oncrario, che le era ingiunto, cbe noo oltrepassava talvolta i die- ci fioriui all' anno, ma convien dire altresi cbe essa fosse in poca considerazione per la natura del tesio , non per quella delP argo- menlo , giaccbe niente meno si tratia in quel bbro che dele malailie di tutie le parti del corpo. II Governo la tisgnardava come una scMola di- addeslramento per fortnare uomini ca^iaci di occupare catledre piu sublimi , e 47 Niccolo Curzio di fattl fece 11 suo preludio neir Uuiversita spiegando il terzo libro di Avi- cenna, come pure rahro BresciaQO Alvise Bellacati , che fii poi professore di medicina pratica , ma di cui non adduce il Facciolati una testimonlanza assal vantagyiosa. Ci siamo rlserbati per ultimo di rammen- tare un sommo matemalico Bresciano , un idraulico insigne, il prirao che abbia stablllto i veri leoremi sulla misura del raoto dell'ac- que , e che gli abbia felicemente applicati alia pratica, lo 1' ho cosi nominalo ; ne Bre- scia sapra celebrare abbastauza la memoria di Benedetto Castelll per rendere a questo suo illustre cittadiuo tutto l' onore che gli e dovuto. Discepolo del Galileo (i) ha saputo in breve tempo emularlo, aprendosi uella fi- sica un nuovo sentiero , cola dove il suo mae- stro aveva appena Innoltrato i primi passi, co- me egli ha verificato uella scienza dell'acque. (i) 11 Boerhave lo intitola discppolo di ToricelU X Meth. Stud nied pag. 48 Tom I ) , ma il Castelli medegimo dichiara in un suo Discorso di essere stato istutto dal Galileo '' V. Ni'o<^a roc degli aut. che trat- tano del nioLo dell'acque. Farma 1766. Tom. I. pag 80). 4? Astronomo perspicace , a lui devono i suoi colleghi la maniera di potere comodamente esplorare le macchle del sole , rivolgendo verso quest' astro 1' oblettiva del telescopio privo dcir oculare , die ne trasraette su di uii fogliu rimmagine distinta, II Galileo me- desimo si compiacque di aaniinziare 1' inven- tore di questa operazioue , mostrando cosi I'affelto che egli uuiriva verso il suo allievo, e la sua inoderazioue , come autore di quel- r istrunieuto , di uon presumere di essere il solo che sapesse trarne profitlo. Fu 11 Castelli professore di raateraatlca a Pisa, s Roma, a Fireuze , e tenuto in pregio da presso che tutti i Principi d' Italia a cui salvava inliere provincie regolando e dirigeudo a suo sen- no il corso dei fiumi da cui erano minaccla- te. La sua celebrita ci dispensa di proluugar questo elogio. Ecco adunque una luuga serie di dotll; tuili nol sono per veriia nel grado medesimo, e per taluno di essi vuolsi attribuire all'amop di pairia i larghi cncomj di cui gli hanuo ono- rati i loro biografi. A questo sentimeuto rin- forzato dalla gara di prlraeggiare sui paesi vicini, che e slata iu ogni tempo la passione 49 predominante dcgl' Ttalianl doLbiamo il graa numero di slorie lelterarle, di cul sono iu- uondate le noslre blblioieche. Ciascheduna ciita vanta la propria, hanno tutte il loro caialogo di Uomini iLlustri , dove si trova di traito iu iraito da riniproverare ommicssioni , e che esiendesi di nuove aggiunte minuta- mente ripescate ne' vecchi libri , o nelle lene- bre de"li archivi. Potrei recare in mezzo una 6chiera di esempi , e ciiare grossi e numerosi volumi corapllati con questo divisameuto per una sola cilia ; ma si puo ancora dire essere tanto turpe I'ignorauza, che ci e appena per- messo di biasimare lo zelo , anche iroppo ec- cessivo, di lodare coloro die hanno moslrato un' inclinazione alio sludio, qualuuque ne sia poi siato il successo : olireche il loro nume- ro , se non il merito individuale di ciasche- duno , onora sempre il paese a cui appar- teugono. lo anticipo quesie riflessioni per allon- tanare qualunque sospelto , benche sieno af- fatto esiriuseche e generali , che possano es- servi iuvolli due valenluomini, che mi piace distinguere da tutli gli allri , di cui ho ra- gionaio finora. Essi sono G. B. Mazini, e Gia' 4 5« como Scovolo, ambi Bresolani, ed ambi pro- fessori in Padova di raedicina. 11 primo , di cui il Roiicalli ba esteso compendiosamente Ja Vita ( Medic. Ear. pag. 2^^]. ), e autore di molie opeie medicbe, dove si manifesta /elante seguace della vScuola meccanica nello spiegare le funziooi del corpo in isiato sano, e morboso, e gli effetti dei varj medlcamenti, che egU deduce dalla diversa figura delle molecule coslitutivej principj da lui svibip- paii con tanto ai U^l^io , cbe ha t,aputo creare un nuovo particolare sistoma. Abbiamo pure di lui un erudito traitato ove voile provare che il feto respira uell' utero , sforzandosi di agglungere uuove ragioui a quelle gia addotte da Chailetton , che professava la stessa opi- iiioue. Due anni dope la pnbblicazione di questo libro infieri una lunga disputa fra quat- tro medici Olandesi che contendevano se nel- I'aito del parto la respirazione del feto avesse luogo uella vagina , disputa che fu lerminala con contumelie j quanto al Mazini ritrovo egli in Pietro Gerike , un oppositore alquan- to piu moderato (i), e tale il laceva forse (l) Diss, in qua conjecturae de re ^pirati one f actus in Italia profositae cxainiuaniur. Helmst. 1740. 5r la causa migUore die sapeva di sostenere ia confronto di quella del suo avversario. Ma la pill ragguaidevole produzione del Maziiii, bonche quasi intieramente negletta in Italia, e dlsslmulata dagli straiileri, e la sua dissertazione sulle partioole -^costitutlve del ferro , dove ha palesato la facolta die ha que- slo melallo di cristallizzarsi in ottaedri , e in piramidi quadrangolari nell' atto di raffred- darsi dopo la fusionej cio che fu considerate settant' anni dopo una gran novita , attri- buendone la scoperta al signer Grignon, co- me ahblamo gia esposto nella Prefazione al Trattato mineralogico e chlmlco sulle miniere di ferro di questo Dipartimento. Gli edllori napoletaui del Dizlonario storico di medicina deir Eloy hauno irasandato quest' opera, co- me parecchie altre del Mazlni , nell' articolo da essi aggiunto su questo scrittore , quan- lunque il P. della Torre loro compatriota ne avesse jjia a lungo favellato nella sua Fisica. ( Tom. II. cap. 5. §. 192 ). In quanto a Gia- como Scovolo fatto professore nel i ^44 ^^ eta peranche assai giovane , a delta del Fac- ciolati, che ne fa onorata menzione, non fu vago di procacciarsi fama presso Ja posterila 52 come autore, ma dl giovare come esperlraen- tato medico a' suoi conlemporanei, e si ten- ne contento di essere celebre in vita. II Roncalli nella sua opera sulla Medicina d^ Eiiropa annovera Leale Leali tra i pro- fessori Bresclani di medicina ; ma dobblamo emendar questo equivoco, poiche il Leali era Veronese , come ne convengono tutti i bio- grafi, e come si riscontra negli Atti stessl del- I'accademia de' Filesotici, dove si da I'estrat- to di una sua opera (i). II Facciolati , per dlrla di passaggio , non accenna altri scritti di questo autore salvo die Y Hebdomada fe- brills, opera pochissimo conosciuta, mentre si acquisto egli molto credilo col traitato De partibus semen conficientibus , fatto ri- stampare da Boerhave a pie deH'Analomia deir Eustachio , essendosi resa rara la prima edi/ione di Padova del 1686. (i) II Roncalli colloca pure fra i Ictterati Bre- sciani il P Innocence \nsaldi, fecondissimo scrittore di erudizione sacra, e profana, il quale era Piacea- tino , benche abletri, che non sono talvolta ineleganti, risp-tto al tempo in cui furono scritti ^ ed e corredata di copiosiasime note di Alardo Aera- stelderamo, e di Pictorio Viliingero, ma unicaraen- te erudite, e non di rado insulse. 59 viciul a Virgllio, fareLbe il Fontana trepidare in suo confVonto il Poulauo , il Sanuazaio, il Vida, ed il Fracastoro (i). Nuiiiva qiicsto (i) II Qucnsiadirt, il Mireo, il Baillet, G'o. Eri- treo , ed altri niolti esaltano con somme lodi Publio Fontana. II Rossi che ne ha esteso T elogio a%ver- ti 1 suoi compatriot!, che i Berg-.masrh' vorreb- bero contro ogni dritto appropriTsi qnesto lette- rato per f rsene onore, lo che si e forinalnente ve- rificrtto oltr^' a un secolo dojio , qii.ndo il Sf-rassi procure un' «-di7,ione t^oropleta delie sue poesie la- tinp. Essa fu ps"-uita in Berg'm'^ ncl 1752 con tatti que' corredi , che accoinpagnano le edizioni de' clas- sici , prefazione^ variant!, testimonia , vita e ritratto dell' autore , che nel frontispizio francameoie si an- nuDzia come Bergamasco. Ne il Serassi ritrovo alcura conrradditore, anzi il Yescovo Quirini, che nel suo Saggio di Letteratura Bresciana ha passato m rivista una coorte di poeti la ini Bresciani de' secoli XV , e XVI, quan io piu aoni dopo gli arrivarono tra le niani le |>oesie del Fontana, ne scrisse manviglie al Trombelli, senza rivendicare I'usurpoj anzi sonza sospettarlo Ma quali d.icuranti si adducono per die Bresciano il Fontana? Non gli ignorava il Serassi, nia gli ha accortamenti* di>-simulati Lgli che ha vi- ferito le testiinonian?e di tutti coloro che hanno par- lato di questo srritrore, avverii bene di non a^- giungervi quella del Rossi , conieuiporaiieo » e ami- 6o Ictterato un genio veemente per la bolanica, ebbe vagbezza di allestirsi un giardino in cui si annoveravano piii di trecento plante pere- grine , che potea chiamarsi a que' tempi ric- caraeute fornito , e compose inoltre , al dire del Rossi , un Trattato de' Semplicl. Coliivo r amicizia de' botanici piii rinomati, e quella segnatamente di Melchior Guillaudino, pro- fessore in Padova, die gli ebbe I'obbligazione di essere avvertito di uno sbaglio ih cui era incorso nel deiermlnaro la spezie dell'Assen- zio pontico di Pliuio, e di Dloscoride, e cbe il Fontana dimostro essere 1' assenzio volgare ( jirteinisia absinthium ). Si compiacque egli pure di dedicare al Guillaudino un sue com- ponlmeuto in esametri, dove poeiicamente descrivendo uu quadro della Maddalena di- pinto dal Tiziano , coglle motivo d'interro- garlo qual fosse il iiardo di cui si valevano CO del Fontana, non potendosi essa impugnare, x\h travol'jerne il senso / Bergamaschi , dice il Bn!isi . che tetig'mo pa>t/co/ar conto degli uotnini virtuosi, affermano che Publiu Fo'ifitna fosse Bergarnasc . peirhe abito in P'llnsco, mit egli nel sun testamento u chiaiiia espres- iauieiue cittadino Bresciauo. ( Elogj. p. 4if.i ). 6i gli antichi negli unguend odorosi, varle es- seudo di falli le congelLure. Ilia animo cura insedit , meatemque morata est: Quan nardi speciein sacrata volumind monsirent Hatic divam fudisse: mihi turn pronaus ipse Guillandine ( dedit cut quondam grana Phoebi Quod nee Vhillyrides Chyroa doctusque Machaoaj Nec longa annorum no^it per saecla, vetustas ) Occurris , dubiisque jubes sperare nirorem. Pa^ a 1 1, edit. Berg. Benedetto Pasinl , medico Bresciano del secolo XYI , la cui raorte e stata corapiania con un' ode latiua da Publlo Fontana, scrisse un libretto De acetosa, Bricc. 1672, che uon e allegato ne dal Rossi, ue dal Cozzando, ue dal Ghilini, ma siccome esamina solanxente quest' erba rispetto alle qualita medicLie, noii puo aver driito di essere coUocato tra i bo- tanici. Fu egli clinico accreditato, e Massi- miliano II lo chiarao presso lui per farsi cu- rare da una pajpitazlone di cuore che fre- quentemente lo assaliva ; malaitia che do- veva essere accompagnata da siutomi sin- golari, avvegna che il Pasini ne pubbllco la sloria nel i573, e cinque anni dopo il Ca- musio , medico toscano , estese uu aluo trat- tato suir argomeulo medesimo. 62 Havvi altresi vin altro Pasini per nome An- tonio, antore delle Annotaziani, ed emenda- zioni siilla traditzione del MattioLi de' ciii' que libri delta materia niedicinale di Dio^ scoride , dl cui sunosi fatte in Bergamo due edizloni, una nel i5g5, I'altra, che e qnella clie ho sotl' occhio , nel 1600. Ma beuclie quest' opera lenda a dimostrare alcune inav- vertenze di un esimio conoscltore della bo- lanica , qnal e il Mattioli , nienie , o pochis- simo per lo meno , vi si rinviene, che pro- priamenie appartenga a quesia scienza. Le osservazioni del Pasini sono puramente eru- dite e gramniaticali , e mostrano che egli possedeva una somnia perizia uella lingua gieca , ed era molto versato uella lettura degli scritti de' medici autichi , ma non di rado ancora compariscono sotlili e fantasti- che , come arhitrarie in gran parte sono le sue emendazioni. Scorgesi di falti che vuol egli ridurre Dioscoride a quella lezione che gli lorna piii a grado , non gia col confrouto dei varj codici, come promette di fare, ma suUa norma di quanlo sugll stessi argomeuti e siato scriito da Galeno, da Aezio, da Paolo Eginela, da Oribasio , e in parlicoiare dal- G3 I'Arabo Serapionej lo che e voler correggere Dioscoride , piuUoslo che i suoi traflutiori. Con questa crilica stessa compose e man do alia luce uel 1574 le Correzioni sul lihro d' Ippncrate delV/iria, delL' Jcqua , e dei Luoghi , che usci , a delta sua, molto depra- Tato dalle mani di tuiti colore , che lo ave- vano trasportato iu latino , assumendosi di dare alia materia uu ordine e una ripartizio- ne diversa da quell a clie ha in tuiti i testi. In questo volume s' iutitola egli Pasieno me- dico Benaceuse , e cosi e nomiuato dal Coz- zando a cui era ignota 1' alira sna opera su Dioscoride da cui si rileva del pari che egli apparteneva alia provincia del Eenaco, che e da lui chiamata la nostra Pdvi:'ra, e che di- morava in Salo {p. 25. 55). Gli editori italiani del Diziouario storico di medicina dell'Elov, dicono Veronese il Pasini, ma questo e uu equivoco in cui sono incorsi parecchi altri che hanno incluso qualche paese della Riviera Sa- lodiana Del territorio Veronese, come ha fatto il Vescovo Quirini nella Vita del Cardinale Re- gmaldo Polo rispetto alia terra di Maguzano. Chi si aitenderehhp di veder figurare tra i botauici Bresciaui 1' idraulico Benedetto Ca- steili? Aggregandolo a questa Schiera abbla- nio per mallevadore il Pasini , clie lo quail-' fica semplicista singolare ed intelligentissi- mo , e che asserisce di avere osscrvata presso lui la vera pianta degli ermodaiiili , portaia da Costantinopoli dal Morosiiii , che fu bailo della repubblica in quella clita. La descrive il Pasini come aveiite le foglie del porro , ed il fusto deir aliezza di due palmi , sulla ciii clma si scorgeva un frutto simile all* efe- mero nominato da Serapione, ma e da do- lersi che egli non ne abbia indivlduaio con raaggiore preclsione 1 caraiterl, non essendo ancora chiarito qnal sla la geimina spezle , da cul derivano gU erraodaiilU delle farma- cie. Sospeiio Linneo che potessero essere la radice del!' Iride tuberosa , e la figura delle foglie indicata dal Pasini ( pag- i85)slconfa a qualche modo con quelle di questa piau- ta (i). (i) 11 sigaor Pietro Civil! , pi'tore Bresciano , che dimoro per b^n venti anni nel Cairo, ove allesii una sene cnpiosa di curiosita naturali , mi regalo un anno fa al s 10 tiorno alcune radici di ermodaitiii , ancora frescbe » beuclie foasero raccuhe da piu di due an- 65 Llnneo nella dissertazione sugli Autori bo- tanici registra una Flora Brixiensis attiibuen- dola a Francesco Roncalli senza altre indica- zioni, eccetto che quella dell' anno i745- r)opo raolle inutili inchieste mi veune falto final- mente dl ripescare questa Flora nella sua Me- dicina Europae pubblicata nell' anno meu- tovato, ed e un caialogo alfabeiico di circa 5oo piante la piu parte del paese , di cui fedelmente si accennano le localithj se non clie esse souo tutte iriviall, toltone alcune clie non mancano di qualcbe preglo, quali sareb- bero ie seguenti, cbe non disaggradera ai curiosi cbe io qui registri, e che indichero con la noraenclaiura Linneaua. Seduui ana- campseros , jltropa belLadona , Alropa man- ni. Messe in terra germogliarono , e si vide sbucciare alcune foglie lioeari simili a quelle del croco in» la vegetazionc non progredl sfortunatamente piu ol- tre , e infradiciarono tutte. Dalle semeiiti che r>c6 dall' Egirto il signer Ci- ■vili nacquTo fra altre piante il Convolvulus murica- tus y ed il Convolvulus cairicuSf che vigoreggiano an- cora nel giardioo di questf> Liceo , come pure due Dolichos non conosciuti, uno de' quali e perenne » e che saranno a luiglior tempo descritti. 66 dragora. Polygonum bistorla^ Cacalia al- pina^Actaea spicata^ Dentaria pentaphjlla, Arum dracunculus , Filago leontopodium , Inula helenium , Paris quadrifolia , Impe- ratoria ohstrutium , Aconitum napelLus , Im- patiens noli tangere , Pinguicula vulgaris » Pjrola unijlora^ PJiodiola rosea ^ Soldanella alpina , Gnaphalium stoechas , Banunculus thora. Daphne thjmelea^ Peganum harma- la, Pistacia therebintus. Quest' ultima piania da cui si rlcava in alcune isole della Grecia la tereblutina, e che proviene pure nell'Asia, e nell'Africa , e frequente di fatti su queste collioe , come in quelle del Nizzardo , del Veronese, del Yicentlno, e della Carniola, ma non somministra prodotto in questi paesi. II peganum harmala comiine alia Siberia e aU'Egitto non e mai state da me incontrato costa nelle mie escursioni botaniche , tutto cbe non sia straniero all'Italia, nascendo spon- taneo al dir dell' Allioni nelle campagne di Nfzza. Tra lo curiose scoperte di botanica faite dal Roncaili dovrebbesi riferire quella del- V Andropogon nardus ( spigo nardo ) , pianta asiatica , e indigeua segnatamente dell' Isola .... ^^ (31 Ceylan , e di cui egll dice avere raccolto parecchi esemplari nel raonte suburbano della Maddalena. Partecipa egli questo suo ritrovato al Moheringio in risposta ad una lettera , dove questo dotio bolanico lo ragguagllava di avere veduto presso Embda , capitale della Frisia , la Cotitla coronopifolia che e propria del- r Etlopia (i). Ma potrebbesi sospettare per avventura die il Roncalli abbia tolto per An- dropogon nardiis il Nardus gangitis ( nar* do spuria ), che essendo comune uella Pro- venza, non sarcbbe raaraviglia che alliguasse tra uoi. Vuolsi avvertire di faiti che il Roncalli non si piccava altrimenli di spacciarsi per un consuniato botanico , com' egli slesso in piix luoghi ingenuamente conressa,professando par- licolarmente la medicina, intorno a cui si af- fatico a produrre volurainose opere. Tale e quella intitolaia Historiac morboruin , splen- didamenle stampata dal Bossini di Brescia, e di cui hanuo gia recato giudizio gli estensori (i^ Linneo di fatti attribui poscia alia Frisia la Cotula coronopifolia appoggiandosi sulla testimonian- za del Moheriiigio. 68 degli Aul di Llpsia ( An. 1744 P^^g' ^^2 ), « tal e la MecUcina Eiiropae , che e in gran parte una raccolta di varie lellere missive e responsive , Ira cui molte ve n' ha di slima- bili, come ue conviene lo stesso Haller, che mostra di averle lette. ( Adtiot. in Boer/u ec. Tom. II p. 4^0 ). Ma il Pvoncalli si rcse singo- larmente beuemerilo nel proprio paese prov- vedendo all' economia dell' ospitale , e in pari tempo alia salute degli ammalati , riforman- done la farniacia coll' escludere una folia di eleltuarj, di elixiri, di unguenti, iitrodotti dal- la ciarlataneria e mantenuti dal pregiudizlo ; riforma per altro che lascio luogo ad una secouda eseguita molli anui dopo con mag- glore risoluzione. Uomiiii ietrutti e degni di fede (i) mi hanno poi assicurato che i materiali per la sua piccola Flora furono somministrali al Ron- calli dal farmacista Clusoni , e dal Chirurgo Tonolini , e V indicazione delle localita sng- gerita da ua Biagini erholajo , che soleva (i) In ispezialita il mio degno atnico signer Gae- tano Ferrante, egregio farmacista , e perito chimic* e bocanico. 69 provvedere le officine delle plante raediclnali. lo qui avverto questa ciicostanza per fare conoscere che lo studio della botauica ha avuio negll ulliini tempi piu di uu seguace in questo paese , benche dall' altro eauto il suolo Bresciatio oltre modo ricco dl produ- zioni vegetabili , come bo accennato nella prefazione al Calalogo dollc Piaute , che au- nualmente diraostro nella scuola di Botanica, non sla stato per anche diligeutemente per- corso per eslendere una Flora corapiuta, co- me rabblamo del Veronese, e del Viceutlno Giova sperare che questa bella parte della storia naturale sara quindi iunanzi collivala con zelo , e con impegno maggiore , poiche vediamo generalizzarsl costa il genio pei giar- dini botanici , che si istituiscono dappriraa onde procurarsi un piacevole traitenimento, e che sempre piu lusiugando con la vaghezza, e con la varieta degli oggetti rendouo passo a passo famlliare la scienza. Quello del si- gner Trinali , che porta la data del 1800, ed il giardino posteriormente allestito nella sua villeggiatura di Montirone dal sig. Ber- nardo Lecchi giornalmente si accrescono del- le piu pregevoli spezie peregrine e uostrali^ 70 ne correra grau tempo che potra gareggiare con quesli 1' altro che sta adesso formaudo il sig. Schillini a PontogUo. La piu ricca col- lezione di questo geoere a' tempi del Ron- -calli era quella dell' Averoldi , incomlnciai ta circa il 1746, ove si ammiravano Ic piU rare piante dell' Asia, e dell' Africa, la musa, il the, il pepe , il caffe , ed una serie copiosa di crassule , e di mesembrianthemi. Sussiste ancora un albero lussuregglaute di Magnolia grandiflora , che ricorda queslo giardino gia da pill auni disperse. lo non posso terminare di discorrere del Roncalli senza far motto delle cognizloni che egli mostro di possedere nella chimlca , e ci sara cosi aperla la via di rammemorare qualche altro suo concittadino, che ha col- tivato questa scieuza medesima, in tempi in cui essa poteva meritare appeua un tal uome. Semhra che avesse il Roncalli dedicato alia chimica i primi suoi studj , poiche fino dal 1715 si annunzio al pubblico con le sue espe- rienze suUa natura delle acque minerali di Cal- dogno nel Milanese, servendo forse di esem- pio al Calaui per analizzare alcuni anni dopo quelle di Assist nella stessa provincia. Questo 1^ 8UO lavoro nou e se non un picciolo saggio di qiianto esegui verso il 1722, allorclie si accinse ad esamiuare tutle le acque del Bre- sciauo cosi in quanto alia loro composizionft, come rlspetto all' altiviia , ed alle virtii medi- che, riiiueudo le sue osservazioui in un vo- lume die usci alia luce in quell' anno. Due consecutive edizioni furouo fatte di quest'ope- ra, che illustraudo un ramo di storia naturale Bresciana giova uel tempo stesso alia mediclna, ed il magistrato municipale si affretlo di co- municare il suo aggradimento all' autore con un Atlo onorevole , che fu reglstrato nei Hbri deir archivio , intendendo cos'i d' iucoraggiare in qualche maniera chi aveva consacrato i suoi studj e le sue fatiche a pro del paese. ( /^. Bone. Censura medic, pcig. 207 ) Le analisi chimiche del Roncalli si estendono sulle Acque d' Irma , di Colle , di Darfo , di Cologne , del Mella , di S. Cosmo , di Mon- piano, di S. Pielro , e di Milzauello. Queste ultime erano gla state esplorate prima da un ahro suo compatriota , Marcantonio Emllj, che ne scrisse un trattato nel 1675, menire Gabriele Frascali , altro Bresciano , pubblico coaiemporanearaente un libro su quelle di "72 Retorbio presso Pavia. Ma I'anallsi deirEmllj e quale poteva attendersi due secoli fa, e si unlforma presso che intieramenie a quella del FVascali , che si prese la brlga di espor- ne divisataraente il processo. Tutto comple- vasi allora con I'evaporazione, e raccogllendo le sostanze che si separavano mano a raano se ne stabiliva la natura con operazioni tauto imperfeile, che avrebbero potato appena ha- state per saggi esplorativi. Se si crede al Fra- scati troveremo aver egli riconosciulo nelle acqne dl Retorbio dello zolfo all' odore , del biiume all' untuosita , ed al gusto , del sal marino alia decrepitazione , dell' allume alia pellicola sopranuotante all' acqua , ed al sa- pore stitico , del nitro alio sclntillare su una lamina rovente , della terra all' insipidezza , del vitriuolo niarzlale alia tintura nera che ottenne con 1' acqua di gala, che e di fatto un liquore di prova non dlspregevole in si- mile circostanza, ma non so poi se possiamo ammettere come egualmente sicuro il pro- cesso con cui egli dice di avere riscontrato deir oro in quest' acque , sospettando inoltre che couiengano altresi dell' argento. Con uno scrutinio a uu di presso cousiraile ha ritro** 75 vato rEmilj rjiiasl gli slessi ingredlpnll in quelle cli Milzanello, benche abbrevj di mol- to la sua relazione , e si eslenda in cambio iu luughi discorsi per iuvestigare se il ferro sia potenzialmeiite e virtuahnente freddoj e decidendo per 1' affermaiiva attribulsce all'in- terveato di questo meiallo la frigidita delle acque cbe sottopose al suo esame. Dobblamo a fronte di tulto cio conveiiire essere quesli autori accurali e fedeli uella parte storica, ed avere conservato un raetodo chiaro e consegueute neli' ordinar la materia. AI tempo del Roucalli erasi gia iucomin- clato ad eseguire queste analisi con qiialche sorta di precisioue, dopo che Boyle disco- perse alcuni reattivi, cbe possono servire di oltimo criterio per riconoscere la presenza di certe sostanze (i), e poiche Hlerue aveva pubblicato uu' opera elementare cbe potesse essere di guida in cosi fatte operazioni. Si trattenne segnatamenle il Roncalli iutorno al- (i) II Bnyle , per esempio, e stato il primo ad accorgersi che la tintura di viole, e quella d' altri fiori di colore consimile si trasmuta in v^rde raedian- "te gli alcali. Observ. da coloribus. pag. s5^. 74 I'esame delle acqne d'Irma lu Val-Trompia, e declse tener esse Jo dissoluzione del vitriuo- lo di ferro come quelle di Darfo , nelle quali dice di avere pure trovato de' sali mu- riatici. Quanto alle Acque di Milzauello con- viene con 1' Emilj che abblano del bitume e dello zolfo , raa e iudeciso se vi eslsta ferro ed allume, come si aveva asserito. Del rima- nente 1' opera del Roncalli ha molio mag- giore atlinenza con la medicina , di quello che sia con la chimica , ed e forza pur con- fessare, che volendosi additare qualche Bre- sciano, che abbia alqnanto estesamente col- tivato quest' ultima scienza , non converrebbe ne mauco in tale incoutro dipartirsi dal Lana. ju quasi tutle le sue grandi opere riferisce egli delle esperienze chimiche da lui esegui- le , oltre a quelle che consegno negli Atti de' Filesodci , e nelle Transazioni filosofiche di I.ondra,dove abbiamo alcune sue Osser- vazioni sopra un sale sorprendente ricavato da una sostanza me tallica ( ^4n. 1761 n. 79 art. 4)? che non sono citate dal Mazzuchelii, il quale ha date il catalog© di tutti i suoi scritti. Lad dove nella prefazione al mio Trattato •75 sul Ferro ho parlato del mineraloglsti Brescia- ni mi e occorso di far parola per incldenza di G. B. Nazzari , e di Gio. Braceschi , che si possono annoverare fra gli autori di chlmica, ill quanto che hauno esercitato I'alchimia, che non differisce cffetiivamente dall' altra se non se per lo scopo che essa proponesi, vero o immaginario che sia. AgU scrlltori di que- Sto genere , quantunque professasse dogmi cootrarj , aggiuugeremo adesso Fabio GJi- scenti uativo di VesU»ne in Val-Sabbla, e raorto in Venezia nel 1611, che ha compo- sto moki llbri di logica aristoteUca , e di fi- losofia razionale , di cui il Cozzando da un lungo catalogo, ommeitendo il traltato Delia pictrafilosofale , che non e al certo il meuo curioso. Questa picciola opera e unita ad un' altra molto volumiuosa iniitolata Athana- tophilia , ossia DeWamore della inorte , siam- pata in Venezia nel 1600, e corredaia di moltc tavole in legno. Non v' ha lihro con- cepito con maggiore malincouia : in ogni in- cisione inierviene la Morie, che meschiasi in lutte le faccende della vita sotto hizzarri trasvestimenti , il contorno di cadauna stani- pa, le vignette, ed i fregi souo composti di 76 tesohl, dl lILIe, dl vertcbre, di costole iatrec- ciaLe fra loro (•),, noa eccettualo il iltratio dell'aulore, e I'inipresa peiTiuo dello slara- paiore. Quaiilo al tiaitalo Sulla pietra fdo- sofale si scorge die il Gliscenti non iguo- rava la chimlca , e le opinioui degli adepli , die egli impugna cou sodi raziocinj , e lal- volta aucora con brio, come qua e la si riscontra nel dialogo die egli fa teuere ai nietalli nel laboralorio di un alchiniista, die soleva melterli alia tortuia per trasniutarli in oro (2), U Roncaiii die da 1' aggluato di (1) In una di queste sfampe si rappresenta la Mor- re che sotto raentite sembianze balla in un festi- no, fantasia che ha luolta conformiia con un^ alcra del Young (2) Lenglet de Fresnoy parla di un'eilizione di qnesto libro del 1696, e di un' altra del i6oy unita nW Ahanatophilia , e che egli dice essere diversa dalla prima; ma dubito che sia corso uno ebaglio , e che dehbasi leggere invece del 1600 , glaccfie coo questa data appunto comparve V Athanatophilia in Venezia con le stampe dell' Alberti unitamente al tratiato sulla Pi"tra filosofale. Devesi avvertire per altro , che quanrunque V Athanatophilia abbia nel frcntispizio generate la data anzidetta , cadaun dia- logo, e sonu cinque, ed il trattaio della fietra file- 77 aiirea a questa operetta, desiderava che fosse tradotta in latino, e ristampata , ma cio era gia stato fatio uel 167 1 da Lorenzo Strauff, che la pubblico in Gicssa. Dopo di avere favellaio dl tanti valentuo- mini che si sono segnalali in palria con la loro dottriua , e individuate tutte le accade- mie scienilficlie , che hanno fiorlto ne' tempi «ofale, portano quella del iSq6, e, cio che e piii siii- golare, il nome di un nitro statnpatore;, che e il Farri. Qualunrjue sia la causa di questo svario , sembra che Lenglet abbia veduto il Trattato legato a parte con la data del 1596, ed un' altra volta unito a\V Aiha- natophilia , clie porta I' anno 1600, e che senza esa- niinare piu oltra abbia creduto essere due diverse edizioni, quella che e in realta una sola. Dice ancora Lena;Iet che le stampe Jell' opera sono tratte dal celebre Holhein , ma ig-ioro on qual fondamento Tabbin asserito , non essendovi u^ nome ^ ne ini/iali che qua'ifichino questo iiicisore. Nella visiera di un elmo, che si scorge nella prima tavola, sembra ben"^! di ravvisare una spezie di cifra , che io lascio da interpretarsi agli intendenti. La maggior parte delle figure sono d in- isione assai dozzinale, ma altre putrebbero ricordare benissi-tio la maniera deir Holbein ( V Lenolet , hut. de la philosophic herinct, pag ■>77 }• 78 scorsi in questo paese, io nou devo deporre la pemia senza far qualche cenno di quella che soniministra aigomenlo a quesli Com- mentai-j. L' Accademia dl scienze , leltere , agricultura , ed artl del Dipartimento del Mella non riconosce, come tutie le altre , la sua origine dai progetti di qualche private, ma e stata ideata e convocata dalla Comraissione patrla, che soprainteodeva agli studj , che di- mostro cosi quanto degnamente le fosse slata coijferita qiiesla incomhenza. 11 defunto sig- Sa- voldl memhro di quella Coramlssioue si ado- pero non solo energicamente per lo stabili- raento della nostra accademia, ma voile prov- vedere alia futura sua sussistenza con una generosa azione , dl cui se erano una volta frequenti gli esempi fra i buoni ciltadini, sono stati in ogni tempo rarissimi nei magi- strati, disponendo a favore di questo istltuto porzione del suo patrimonio , soito condizioni per altro che devono ancora verificarsi. Pri- mo Presidente fu Terudito e zelante sig. Ago- stino Saugervasi, ed a questi succedette p'oi il sig Federico B^enaroli che felicemente ac- coppia agli studj geniali la conoscenza di piii gravi discipline , finche a tale uffizio fu eletlo 79 il sig. G. B. Comiani tanto favorevolmeiue conosciuio dal puliblico per le letterarie sue produzionl. L' iucarico di segretaiio fu prima affidato al sig. Ab, Avanzini , ora professo- re di Algebra nell' Uuiversita di Padova , a ctti fu sostitulto il sig. Ab. Scevola, che la- scio vacanle egli stesso questo posto, poi- che si trasferi in Bologna iu qualita di Vice- bibliotecario. Nella prima sessione privala, che si tenne ai i8 Settembre del i8oi , dove convenoero i membri delia Commissione agli studj , ed i professor! del Liceo si comincid ad ordinare la scelta de' socj , a dar forma a questa adu- nauza, a statuirne le regole, e le discipline, dirigendola alio scopo priinario di coope- rare ai progress! delle scienze , di perfezlo- iiare 1' agriculiura, e di avvantaggiare le arti con ritrovati proficul. Si titubo alquanto da prima se vi dovesse aver luogo la Letteratu- ra, opinando taluno che poco rimanga adesso da dirsi iu questa facolta che sia veramenle nuovo ed originale, e che riesca ad ogni modo difficile di svolgere siffatle raaierie in Una breve Memorla accademica , onde fis- sare daddoyero l' altenzione del pnbblico. 8o quando un semplice fafto , un' esperienza nuda ed isolata potrebbe lenersi in pregio nelle scienze , ed essere utile ed isiruitiva. TroncalJ uulladimeno quesli dubbj, troppo per avventiira sottilizzati , si slrlnse allean- za con le Leltere , e I'Accademia ha avuto poi motivo di compiacersi di quesia delibe- razione , poiche le fu falto parte di tante belle Memorie , dove si apri la via a molti socj di fornire lumiuosi saggi del loro ioge- gno , della loro erudizione , e della flnezza del loro gusto. L'estratto che ora si pubblica comprende tutte le Memorie che sono state lette su qualsivoglia soggeito uel corso dell' anno , e si pubblica quale si e recitato uell' ultima solenne sessione, se non che mi e sembrato di dovere adesso alquanto piu eslenderlo in cio che concerne i fatti e le osservazioui ri- ferite nelle Memorie scientifiche. Coucentran- do la materia entro i brevi limiti di una uar- razione accademica, ho scrupolosamente av- vertito di non trasandare quanto v' ha di es- seuziale , e di non touliermi 1' arbitrio di in- trodurre veruna alterazione uella sostanza , procurando uei miglior modo possibile che 8'i qnesio compendioso ragguaglio possa sup- pliie agll originaJi. Avendo posto ogni mia cura ad essere chiaro e precise, unlche cjua- liia a cui mi e leclto di asplrare nello Slile, e che sarei pago abbastauza di avere la ca- paclta di consegniie , rinuozio alia pretensio- ne di coraparlre elegante. Consapevole di uon sapere riuscirvi, mi risparmiero la bilga di audare smaniosamente in traccia di metafore , di allnsloni. di frizzi, di spargere i mlei pe- riodi di mold e di sentenze piccanti , e di studiaie ardfiziosi preamboll onde preparare il passaggio dall' una all' altra Memoria , e ravviciuarle con mendicad rappord , qnando sono slate composie dal loro autori seiiza che avessero veruna dipendenza tra esse. Ed io saro cosi sommamente coniento di essermi preservalo dall' affettazlone di fare il Bello spirito, iroppo reputando scouveniente siffaita foggia di scrivere all' uffizio di relatore , ed alia gravita degli argomeuti. Ne per coutrad- dire a questa mia proposizione si addurra gia I'esempio di Fonienelle, che mai piu quest'au- tore non sarebbe slalo citato cosi male a pro- posito. Fontenelle, che era fiorito ed epigram- niatico negli Elogi , oppose a questo uuo slile 6 82 assal piu sobrlo, e piu casligato, qualora scri- veva gli estratll, che comparivano col norae d'lstoiie nei volumi dell' A.ccademla. Siccome i personaggi, che egll imprcndeva a celebrare negli Elogj , non vautavano tutti merili cosl cospicui , quantuuque accademicl dl Parigi , per potere a lungo occupare il pubblico di se medesirai , aveva egli d' uopo talvolta di soslenere 1' aitenzlone de"!! ascoltanti con cjualche tralto di spirito , e di abbagliarli con brillaoli concetti per distorli in ceria gulsa dal flssare lo sguardo sul protagonista. Ma Fonteoelle esecuiva cio con somma dis- involtura, nascoudeva I'arie, e lo sforzo, e quando mostrava di accostarsi al falso Gusto, sapea ritrarsene a tempo, Egli aveva la de- slrezza di cammlnare francamente suU' orlo di un preclpizio , in cui altri che hauno voluto imitarlo , si sono sprofondati. Ma comuuque sodi sieno questi ragiona- menll, il pubblico, dira laluno, non vuole sot- tostare alia noja, che deriverebbe da uno ste- rile ed insulso racconto : ed esso ha tutto il diritto di esigerlo, ufe v' ha ragione che va- glia per giuslificare chi risveglia questo rao- lesto sentimento , non dovendosi oonfondere 85 la seniplicltk e la conipostezza dello siile coa la mflpnsa^gine, e raiidita. II piiljljlico , si sog^iungera ancora , vuol essere diverliio e railegraio, e questo sarebbe troppo pretender© in uua sessioue accademica. Brocchi Segretario. HELAZIONE ACGADEMIGA <^ RELAZIONE ACCADEMICA LETTA nell' aula del liceo l' amimo mdcccvui (orrono gia sett' anni da che la nostra Acca-- deiuia , che riconosce la prima sua istituzione dal genio iutraprendeute di alcuni dotti Brescia- ni , valorosameule progredisce nella sua carriera, e sollecita di soddisfare al litolo con cui si an- nunzia, gravi ed important! argouienli va esagi— tando relativi alle scienze , alia letteratura , al- r agricultura , alle arti. Aderapiendo all' onore- vole uffizio che mi e stalo commesso , io dard in questo giorno solenne un circostanziato rag- guaglio degli studj fatti nello spazio del corrente anno in ciasclieduna delle indicate facolta. Esatto e fedele nella mia esposizione mi studiero di ottenere ad un tratto medesimo la brevita, senza Tiuocere al merito delle produzioni , che deggio fare conoscere , troppo a me stesso importando di non ommettere, e di iiou esteuuare quauto 88 offrono di piu raggnardevole , e di piu rilevante- La luce che hanno diffuse gli egregi autori sui loro scritli , si rifletter^ cosi parimente sul mio, partecipero io pure di quell' onore che e direl- lamente dovuto a colore che somministrano sog- getto al mio discorso , ed osero sperare in tal guisa di attingere a quelle scopo a cui non sa- prei condurmi per altra via, di procacciarmi , cioe , r attenzioQe , e il favere di chi m' ascolta. LETTERATURA % -vra la nostra relazione incominciamento dalle Memorie spettanti la letleratura , giacchc con piii lietl auspizj nou peteva aprirsi Tanno accade- mico quante che cen una composizione di que- slo genera dell' egregio nostro Presidente , ove imprende ad illustrare la Viia,e le Opere di Ja- copo Mazzoui Cesenate, celebre letterate del se- cole XVI. L' elogio di questo valentuomo e uno di quelli che maggiermente couvengouo a trat- tenere un' accademia , atteso che volendo estesa- inente parlare degli stud) del Mazzeni e d' uo- po ragionare altresi di molte scieuze che fure- no da lui coltivate. Era il Mazzeni letterate , filosofo , peeta , peritissimo nelle antiche lingua latina , greca , ed e])raica, molto avendo con- tribuito a sviluppare il suo genie il favore e 1a 89 munificcnza de' Princlpi. Fa accolto nella Cone dl Ur])iiio ove couvenlvano i piu ccleiiri uomini di que' tempi , premialo da Clenienle VII, , e da Gregorio Xlll., die il vlchiamo a Roma per attendere alia correzione del Calendailo, la elet- to professore di filosofia a Pisa, ed ascrilto al- r accademia della Crasca allora nascente. For- nito di sommo acarae d" ingegno , e di fervida immaginazione aspirava alia gloria del sapore enciclopedico , e fu egli vago di fame pomp.a in tutle le sae opere , d> cui la piu vasta ^ quella intitolata De triplici vita ^ ove passa in rasscgna tutte le scieuze, e tatte le facolta , di- stribuendole secondo l' allinenza clie haiino , o clie a lui sembra clie abbiano , con le tre sorta di Vila Attiva , Contemplaliva , e Religiosa. II nostro Presidente fa alcune criticlie ed assennafe riflessioni su questa ripartizione, che e in mollc parli arbitraria , ne lascia di dare contezza di iin altro suo filosofico libro , e men conosciato , * ove si sforza di conciliare insieme Platoue e Aristotele, che dividendosi 1' impero nelle scuole fomentavano due strepilauli, ed ostinati parliti. Ma la piu ragguardevole produzione del Maz- zoni, che e particolarmente disaminata in questa Memoria, e la sna iHfesa di Dante ^ il quale ha di buon' ora esercitato la penna dei critici , e dei coram^iHatori , di cui la serie incomincia da go Pietro suo figlio. In tutte qneste perqaisizioni meno si cercava per altro di scandagliare, come doveasi, i meritl di Dante in qualita di poeta, quanto di farlo valere come un autore scieuti- fico. Aveva egli difatti disseminate qua e la nel suo poema parecchi tratti di Astronomia , e di Fisica iusieme con altri molti di Teologia , che era la scienza predominante a que' tempi, e lie' suoi versi spesse volte misteriosi ed oscuri supponevasi che fosse compreso piix di quanto a prima vista poteva apparire , e si credea di irovarvi piii di quanto ancora egli s' era imma- giuato di dire. Un poeta di simil tempera doveva essere €onfacente al genio enciclopedico del Mazzo- ni. Togliendosi egli a giustificarlo da tutte Ic imputazioni de' suoi detratiori , che non sola- aiiente non erano disposti ad accordargli I'at- tributo di D'wino con cui veniva onorato da altri , ma che gli negavano perfino il nome di poeta , colse occasione di sfoggiare nella Difesa la sua prediletta ripartizione delle scienze. Piii anni durarono queste controversie per parte di lui , e degli oppositori , che lo affrontavano con frivole sottigliezze, e con lambiccati ragionamenti, teuzonandosi perfino acremente sul titolo che si compete al libro di Dante. Trasse da cio argo- tneuio , come io penso , il Boccalj»i ne suoi 9^ Raggnagli di Parnaso d'inventare qiiella piacc- yole novelletta, dove infinge che fosse Dante di iiotte tempo assail to nella sua casa di campagna da alouni uomixil trasvesliti , che avendogli pri- ma posto i pngnali alia gola , lo legarouo ad Tiua fune, e gli diedero psrecchie tratte, accio- che rivelasse se egli aveva avuto veramente in- teazione di scrivere una Comraedia , una Tra- gicommedia , o un Poenia eroico. Uno di questi facinorosi era il Mazzoni. II beuemerito nostro Presidenie agli sludj dl cui tanto e debitrice la storia della Lettera- tura d' Italia , si e compiaciuto in altra sessione di delineare rapidamente, ma con fedele preci- sione i Ritratti di alcuni valenti nostri conna- zionali , di Francesco Goppetta , poeta del se- colo XVI , di Tarquinia Molza , che primeggia in Parnaso fra il leggiadro drappello delle ri- matrici Italiane , e di Angelo di Costanzo , che occupa un eminente seggio fra i sonettisti del cinquecento. II sonetto di fatti era il metro in cui pill valeva qnesto poeta , che ben dimostra di avere egregiamente conosciuto 1' indole di questa breve e difficile composizione. Erasi egli rigorosamente prescritto una slrettissima unitii di soggetto, in guisa tale che un solo pensiere, senza idee accessorie , senza straniere iiicidenze , fosse coudoiio ia tutto il sonetto, e che il prin- 92 ^ cipio corrispondesse al fine, il mezzo agli estre^ mi , come si ammira altresi in quelli die ha elaborato il Petrarca con maggior finltezza , e come vorrebbe far ciascbeduno, se nol costrin- gesse sovente la tirannia della rima a torcere , ed a deviare dal principale argomento. Una qualita essenziale nelle opere dl Gusto ^ vagheggiata da molti , conseguita da pochi , e soggetto fra i lilologhi di lunghe dissertazioui , G lo Stile , di cui 1' accademico signer Ugoni si e determinato di richiamare all' esamo uno dei principal! difetti. Parte dello stile e la scelta e la collocazione delle parole •, ma indecisi i no- stri scrittori tra la sintassi della lingua parlante, che procede con Ordine logico e grammaticale , e la costruzione inversa adottata , ad imitazione degli esemplnri latiui , dai primi autori del tre- cento, ondeggianti tra 1' arcaismo de' vocaboU Usati da quegli anliclii padri , e la favella mo- derna, qual meraviglia se non abbiamo per an— che dope lanti secoli una norma fissa e sicura onde scrJvere rettamente ! Fra i difetti che de— turpano lo stile uno de' piu sconci e 1' Gscuri- ta , che direttamente si oppone al fine per cui si parla e si scrive , che e quello di comuni- care altrui i proprj pensieri •, e siccome di questo vizio si aggravano alcuni autori de' giorni no- istri , quasi che fosse da essi ricercato per vezzo, 95 ha creduto prezzo dell' opera il signor Ugoni di iuvestigare d' onde esso proceda , e quando s'ab* bia a imputarne gli scritti. L'oscurita, die' egli , deriva o dalle idee malameale digerite, o dalle parole iinpropriamente usate , e bizzarramente in- ventale senza essere attiute dalle lingue dotte,o dalla coUocazione delle parole medesioie qnando non abbia esempio ne' classici nostri, e si oppou- ga alia retta sintassi italiana. Additare tanto saga- cemente le cause delloscurita equivale a niet- tere sul retto sentiere p«r evitarla , ma avver- tendo 11 N. Accad. ehe 1' ignoranza dei leltori , e il difetto d'attenzione potrebbero essere presso loro sorgenle di oscurita, e persuaso allresi che per fare intendere uuo scritto italiano non sia necessario ahrimenli adotlare una sintassi ana- litica , tanto cava , com' egli piacevolmenle si esprime , agli amatori del pan - cotto , essendo permesso all' italiana favella di seguire 1' anda- mento della madrc ; soggiunge che le parole non possono essere oscure ogni qualvolla sieno italiane, o desunte dalla lingua latina , e cbe gli antiohi vocaboli accrescono prcgio all' argo- inento , e sono preferibili , nella poesia spezial- mente , agli altri troppo vnlgati, i quali avendo attinto una certa bassezza dall' uso clie ne fa il popolo, possono nuocere talvolta alia dignita del soggetto. Cos'i ragionaudo il N. Accad. dimostra 94 come riiente valga quella triviale, e pedestre maniera di scrivere, tanto scioccamente , egli dice , qualificata per semplicita , ed inculca agli scrittori di mostrarsi superiori alle dicerie del volgo che troppo di leggieri taccia di oscurita cio che non intende. » Qnanlo poi a colore clie « si daiino il vanto di una cliiarezza per tutti 3) eguale , meglio sarebbe per essi e pei lettori, 3) come egli si esprime, che fossero oscuri ; poi- » che r oscurita scemerebbe loro in parte il )) disprezzo in che gli hanno tutti, essendo allora 5> velate e poco intelligibili le loro insulsaggiui, » e risparmierebbe ai lettori la dolorosa veduta 3) di loro stucchevoli chiarezze, e ci lascierebbe » almeno il dubbio , che lalente fra quelle te- » nebrose nubi fosse qualche lampo ». In lutto questo discorso visibilmente appari- sce che I'egregio Accademico ha solamente avuto inlenzione di applicare questi principj alio stile poelico , ed a quello soprattulto della poesia ele- vata , molto giudiziosamente avvedendosi , che parecchi di essi non potrebbero convenire alia prosa. Le prose di fatti o souo didaliche , e lo fieri ttore che si prefigge d' istruire deve cercare la cliiarezza non solo, ma la perspicuita nell'elo- cuzione, ed una pi^ova ne sia la Memoria me- desima del nostro dotto Accademico ; oppure le prose sono oratprie dirette a persuadere, o a 95 commuovere , ed in questo caso eziandio e trop- po manifesto , clie 1' oratore fallirebbe lo scopo se non presentasse sotto il piu splendido aspetto i suoi ragiouamenti , onde produtano una subi- tanea e viva impressione sull' auimo di chi lo ascolta , senza imbaraizo di antiquati vocaboli , o di coutorla sintassi. Cosi la perspicuita , che Don si ottiene, a delta di Cicerone, senza ser— virsi di parole usitate , e clie tauto egli racco- manda agli oratori, e da Quinliliano considera- la la primal ia virtu dell' eloqucnza. Ma qua- lunque sia 1' opinioae clie vogliasi adoltare iu questo conteuzioso argoraento , ci ricorderemo serapre cbe la vera norma, e I'attribulo essen— ziale per iscrivere retlamente e quel Buon giu- dizio , cbe 1' arte e i precelli difficilmenle in- fluiscono in chi non 1' ha ricevuto dalla Natura. L' Accademia era stala fin qui trattenuta con criliche dlsquisizioni di biografia , e di amena letteratura, quando comparve un altro Socio a richiamare la sua altenzione con uu ragiona- mento storico e filosofico sulla rellgione di ua antico popolo orientale, su cui non si e posse- duto per lungo tempo se non cbe imperfette notizie oscurate da finzioui e da favolosi rac- conti. Qual e quella nazione i cui templi erano smisurate caverne, che s' internavano nelle visce- Te delle raoaiagne , scavate a colpi di scalpcllo 96 e di mazza , alciine delle quali, giusta il calcolo di qualche moderno viaggiatore earopeo , de- Vono avere costato il lavoro incessante di qua- ranta niila uomlni pel corso di quarant' anni on- de essere coudotte a termine? Qual e quella na« zione i cni sacerdoti si esponevano per sacro istiluto ora tiitti igiiudi sulla cima delle nevose Inonlagne , ora sotto gli ardenti raggi del sole del tropico, teneudosi ritti su un solo piede jQeir ai'eua infocata , die si cibavano delle frulta che naluralmente spiccavaiisi dalle piaute, noii adoltavano altra bevanda clie 1' acqua , medita- vauo molto , parlavano poco , ed abborrivano disputare di teologia? Tali erano i Bramani del- r Indie (i) a cui ha consacrato il Bruckero no- ve pagine in quarto della volnminosa sua opera deir Istofia della filosofia , e di cui con nuova e scelta erudizione TAccad. sig. Febrari espo- ne la condotta , i dogmi , le cerimonie , e I'ana- (i) Sembi-eia esagerato il calcolo sopra rlFerito del numero di opera j,e dello spazio di tempo impie- gata nell' escavazione delle caverne destinate al cul- to de' Biamani, nia esso e stato presentato come genuine dagli artisti incaricati dal Governatore Buot) a levare il disegn.i della magnifica pagoda sot- terranea di Salsette presso Bombay ( V. Archaeolo- gia. Tom II pa^. 33$ )■ 97 logla clie possono avere coi Bramini moderui. Ripetono quest! sacerdoti la loro denominazione da Bramo , che si stimava essere il primo uomo create, e che alcnni , come e Svida , vogliono fosse anche re , nel qual caso possiamo ragione- volmente credere che non sara stato molto ira- Larazzato dal iiumero de' suoi sndditi. Non aven- dosi nna generale conoscenza delle Indie prima che qiiesto paese fosse conquistato da Alessan>- dro Magno , poco noli erano i Bramani innanzi quest'epoca, Lenchcj a testimonianza di Apulejo, fossero stati visitati da Pitagora, che per erudirsi nelle scienze consulto tutti i Saggi dell' oriente, indi Alessandro stesso si compiacque di confe- rire seco loro , come fecero Democrito , Anas- sarco , Pirone, ed Apollonio Tianeo. Essi eransi in ispezialita dedicati alia filosofia speculativa , ed aslratta , ed a raffinare i principj della mo- rale , avendo le massime loro molta conformita. con quelle degli stoici , in quanto che si stu- diavano di soggiogar le passioni , di sprezzare le ricchezze , e gli agi della vita , e di non paven- tare la morte, senza pero cercarla. Si piccavano i Bramani di non abbisognare di leggi, ne di ma- gistrati , benche in qualche parte dell' Indie aves- sero in possesso intiere citta , e si regolavano unicamente sull' esempio del piu vecchio tra es- si , che si reputava percio essere il piu saggio ; 7 q8 insegnavauo \i\ nielenipsicosi , credevano nel So- le , in Ijacco , in PMuUla , in Ercole , nel Dio Pane, che erano probabilmente eniblemi di cose fisiehe , o morali , ma si dice die non adoras- sero immagini. La maggior parte degli scrittori che ne hanno parlato, e di cui reca la testimo- nianza il N. Accad. , convengono clie a fronte di questo polileismo apparente , ricouoscevano un solo Dio , da cui credevano clie emanasse una luce sottile animalrice, e conservatrice del mondo, che ammettevano 1' iramortalita dell'ani- ma J i premj e i caslighi ollre alia morte, e clie si astenevano dal sagrificare esseri animati. Si- lenziosi nel loro conlegno ahborrivano per con- seguenza la dialettica , e la deridevano nei Gre- ci , si spiegavano con aforismi laconici, e spesso per via di paraLole e di allegoric, ma si dnbita se abbiano mai niente promulgato di scritto. Dopo quello che abbiamo superiormente accen- iiato sill loro modo di vivere nulla piu abbiamo da aggiungere, se non che se durissimo era il loro istituto , aspra del pari era la maniera cou cui ricevevano i neofiti , che sotiomettevano pri- ma alle prove dell' acqua per riconoscere se fossero purl o colpevoli , e che sorprendevano cou mille spauracchi nell' oscurila di quelle spe- lonche per far saggio della loro intrepidezza , e della loro costanza. In cio che spetla alia fisica 99 Bramaiiica pocliisslme notizie ne hanno lasciato gli autichi , e qiiesle poche non importa grau fatto die sieno conoscinle , come sarehbe , per esempio , clie il mondo e sferico , animate , cor- ruttihile , die esistono qnattro elemenli, ed una quinta materia piu sottile , e celeste. Con fina critica , e con una vasta lettura raccolse il N. Accad. lutto cio die di qiiesti sacerdoli lianno detto I Greci, e i Latini scrittori , ma noi abbia- ino giii irrefragabill documenti ddla perizia lore neir Astronomia ndle antichissime tavole pub- blicate dal sig. Genlil , ed interprelaie e cou- frontate dal Bailly , e da Playsair , d' onde ap- parisce die da cinque mila aiini fa i calcoli e le osservazioni astronomiche aveano gia allinlo nelle Indie un alto grado di perfezione , come parimenti molti progressi doveva aver fatto I'arit- mclica in quel paese , d' onde presero gli Aralii le dieci cifre nnmeridie, die essi lianno poi introdotto in F.nropa. Quanto all' aualogia del Bramani anlidii coi Brauiini modenii il N. Accad. succlutamente dimostra die ve ii' lia una grau- dissima nei coslumi , nei dogmi priucipali , ben- clie allerati da favole , come parimenti nella purita della vita , tuttoclie sieno molto loutani dalla perfezione de' loro predecessori, ma die era per vcro conseguita da essi a iroppo caro prezzo. Ad cpoclie meno remote voile poi traspor- lOO tarci il sig. BIbliotecario Bighelli. Le sue erudite indagini non si eslendono a slranieri e lontaui paesi , ma rimangono circoscrltte nel nostro , avendo impreso ad illustrare uu sacro monu- luento , che si conserva attualraente nella biblio- teca Quiriniana di questa citta, e che esisleva da alcuni anni fa nel monastero di S. Giulia. E desso una gran croce di legno ornata di pietre incise, e di gemme , che giusta la tradizione , fu trasmessa in dono da Desiderio , re de' Lon- gobardi uell' anno 757, al monastero summen- lovafo , clie ripete la sua fondazione da Ansa moglie di questo Principe , il quale lo arricclu di privilegj , e di preziose suppelleltili. Si anno- vera tra queste la croce di cui parliamo , fre- giata di calcedonie, di sardoniche, di corniole, alcune lisce , altre incise, di lavoro Greco o Romano , fra le quali primeggia una pietra di notabil grandezza , e di perfetta conservazione , che ha tulta la sembianza di un rubino , ma che taluno ha giudicato essere una granata sviz- zera. Scorgesi nel mezzo una placca indorata e a foggia di scudetto, dove a lavoro di cisello e rappresehtato Cristo in irono in alio di bene- dire , ed il N. Accad. avverte essere esso privo di nimbo , con cui si distinguevano in tempi po- steriori le immagini sacre. A pie della croce si osserva ua medaglione di cristallo , ove souo lor tlipinli con singolare artifizio ad oro ed afgenlo tre mezzi busli : uno di donna nel mezzo, Tal- tro alia destra di un fanciullo , ed il terzo alia sinistra di una giovanelta , vestiti tutti alia fog- gia Romana. Congettiira il sig. Bighelli clie esprimano i ritratti di Galla Placidia, di Valen- tiniano III. , e di Onoria suoi figli , eseguiti da un arlefice Greco di Costantinopoll , il cui nome sembra indicate nel contorno, ove leggesi a parole d' oro BOYNEPI KEPAMI , che s' in- terprela Banerii figuli. Niuno si attenderebbe di riscontrare in un mojiumento di simil fatta rappresentati nelle agate e nelle coruiole sog- getti di sloria profana , e mollo meno di mito- logia ; ma cio era indifferente per obi aveva divisato di abbellirlo, e con questa pia inten- zione radunavasi indistintamente tutto quello che si credeva poter giovare all'oggetto , quantunque non si abbia sempre cio effettualo con molta squisitezza di gusto. Dopo di avere illustrato questa rispetlabile anlicaglia parlecipo il sig. Bibliotecario Bighelli in altra sessione il prospetto di un' opera che dilucidasse la storia civile, religiosa , e letleraria di Brescia , e ci fece anticipataraente guslare im saggio di questo suo dotto lavoro con la lettura del primo capitolo. E gia noto come tutle le cilia sono slate in ogui tempo predominate dallq i02 vanagloria di sfoggiare un' origine clie si perdes- se nelle tenebre de' secoli piu remoti, e di oslen- lare celebri fondatori. GH Ateniesi , die non vo- levaiio couvenire di essere stali mai superati da veriin' altra nazione , trovarono 1' espediente di spacciarsi nati e prodotti nel suolo medesimo che abitavano, ma le nostre citta d' Italia ricor- sero ad Antenore , a Teseo , a Dardano , agli eroi della Gi'ecia , e di Troja , quasiche avessero posta la prima pietra delle loro miira. Brescia voile adotlare Ercole per siio fondatore ; ma il N. Accad. , benche zelantissimo dell' onore della sua patria , ha crediito di dovere prescindere da qvieste frivole millanterie gia screditate dal Maf- f'ei , clie c stato il primo a dare la retta norma per eslendere la storia dei parlicolari paesi •, e con la scorta deiranlorita de' latini scrittori ri- pete r origine di Brescia dai Galli Cenomani discesi in Italia solto il regno di Tarquinio Fri- sco 600 anni circa inuanzl 1' era volgare, il clie tuttavia non e poco , e disaniina quanta fosse in allora 1' estensione del suo lerritorio. 11 Sigo- nio assegna ai Cenomani lo spazio in cui tro- Vansi Verona , Brescia , Manlova , Trento , e Butrio , a cui aggiunge il N. Accad. , con 1' ap- poggio di Tolomco, Cremona e Bergamo. Ne a cio si oppone , com' egli stima , 1' opinione , clie Bergamo sia siato fondalo dagli Orobj , awe- io5 giiacht! qucsto nome , clie in Greco suona ahi- tatori (lei monti , non indicava altrimenll una nazione separata e dislinta , ma aveva relazione al sito montuoso , die occupava la porzione dei Cenomanl clie soggiornava in quelle contrade. Cosi se Orobj e Cenomani formavano an po- polo solo, posslamo anclie arriscliiarci d' inclu- dere Gomo nel paese Geuoraano , giacclie esso e da timi i geografi annoverato tra gli Orobj. Brescia, come Livio lo atlesta , era capitale di qiiesto vasto territorio , fioo a tanto clie passo sollo il dominio de' Romani I'anuo innanzi Gri- sto ig-j. Fu allora governata per un tratlo di tempo come provincia , acqnislo poi il gins del Lazio , oltenne finalmente da Gesare Tintera cilladinanza Romaua , e cosi divenuta colonia fa ascritta alia tribu Fabia, partecipo delle dignila della Republica, e si die essa medesima il titolo di republica a imitazione di Roma. I Decnrioni equivalevano al Senato , la plehe al Popolo 5 avea Gavalieri , Duumviri , Seviri Augustali , Edili , Questori dell' erario , e per dlr tutlo , si creo le propria Divinita. Tali erano il Dio Not- tulio , e il Dio Bergimo, clie si ricordano nelle noslre lapidi , e queste lapidi stesse ci lasciano memoria di personaggi Bresciani insiguili di rag- gnardovoli dignita, come sono quelle di Decu- rioui di Verona , e di Trenlo , e di Seviro Ao- gustale di Verona. Essendo queste cariche soste- nute da individui Bresciani in paesi clie erano dapprima soggetti alia giurisdizione de' Cenoma- m , ne deduce il sig. Bibliotecario Blghelli che avessero quegli stessi paesi una sorta di dipen- denza da Brescia anclie ne' tempi posteriori , ed e quindi d' avviso che fosse in qaesto numero compreso Sirmione , che formava parte del Be- iiaco. Ciascheduno si avvede com' egli si studia di estendere da colesto lato la giurisdizione Bre- sciana ad oggetto d' includervi , se gli riesce , la patria di Catullo , e di procurare a Brescia la gloria di annoverare tra i auoi ciltadini questo illustre poeta. In appoggio a tale opinione aliega egli le anliche iscrizioni sparse tra noi , che fanno menzione della faniiglia de' Catulli , e quel famoso verso di Catullo medesimo , che ha suscitato tanti litigi , ove si dichiara esser Brescia madre di Verona : Brixia Veronae ma- ter amata meae. Comunque in fatto ella sia, e forza confessare , che questo verso rifiutato da molti come intruso dal Calfurnio Bresciano pri- mo editore di Catullo, credato da altri in parte alterato , e da altri ancora difeso come genuino, e piu die bastante per disseminare la discordia fra gli eruditi delle due citta confinanti. Chiunque e prerauroso delta gloria letteraria del proprio paese , noa deve contentarsi peraltro io5 di svolgere solo gli anticlii fasti, ma e tenuto eziandio di raccomandare alJa memoria de' posleri con giusto tribiUo di lode quelli fra i suoi cou- temporanei , clie si sono piu segnalati nella car- riera degli studj. Cos'i devesi essere altreltant© piu solleciti di adempiere a questo ufflzio di buon ciltadiuo quando trattasi di sollevare dal— r obblivione que' valeutuomini , che per sover- cliia modeslia , o per essere distratti da gravi incombeiize , hanno ommesso di raanifestarsi al pubblico con la divulgazione delle opere Joro. Ispirato da questi sentimenti si accinse il sig. Fornasini ad estendere relogio delTAb. Giacomo Terzi di Capriolo , tlie lermino da pochi anni il lungo periodo della sua vita. Ci viene esso rappreseutato dal suo panegirista come perilissi- mo neir erudizione sacra e profaua , nella storia, aiella filosoCa razionale , come sommamente ver- sa to nella letlura de' classici italiani e latini , dotato d' ingcgno vasto , d' immaginazione foco- sa , e cio clie di rado si combina con questc prerogative, guidato da retto giudizio, come lo palesa la solidita de' suoi scritti. Coltivo egli la poesia , e si esercito segnatamente nella terza rima in cui compose parecclii capitoli di sog- getlo, e di sapore Dantesco , dove sferza i vizj de' suoi tempi , ma risparmiando i viziosi. Tra le poesie del Terzi, che la diligenza del N. A. io6 rinvenne tra veccliie eel abbandonate carte del- i'Autore, spicca iin lepidissimo poemetto eroi- comlco in verso sciolto siill' avvenimenlo di iin suo aniico , clie fu ferito in un calcagno , ove scherza leggiadrameute contro 1' irapostura dei rrxedici. L' araore di patria non lia solo deter- minato il sig. Fornasini a spargere alcuni liori ' sulla tomba di questo sijo concittadino , ma un altro senlimento egualmente nobile ha gareggia- to con questo, la gratitudine, cioe , verso il suo maestro. La parte letteraria della nostra accademica esposizioue avra lermine col sncciuto ragguaglio di un arguto componimento del socio sig. Pro- fessore Auelli a cui tutli pur sanno , » come facil Talia spesso sorrida «. Mai pago di quella foggia di scrivere die taluni s'ingegnano a gior- ni nostri d' introdurre in poesia spezialmente , dove air armonia del ritmo , parte esseuziale del- lo stile poetico , si vorrebbe soslituire T asprez- za 6 la dissonanzr- , alia uitidezza F oscurita , al, facile , ed alio spontaneo lo stento , la scabrosi- ta , e un' affettata salvatichezza (i), invoco egH (j) Alcuni poeti de' tempi nostri, cui non va a grado quella maniera di scrivere atnplificativa e lus- sureggiante, che e pur tanto vagheggiata da alcuni altri^ adottano invece uno stile nervoso e conciso , 107 la Musa di Boileau , e di Settano per sferzare queslo falso Gusto in nn suo poema inljlolato ponendo ogni loro stuflio nollo scegliere i vocaboli e le frasi piii energiche , o quelle almeno in cui I'an- tichita supplisca alia forza che non avrebbero in- trinsecamente. Dante e I'autore che essi si prefiggo- no come laodello, e noi abbianio oggidi sommi scrit- tori, che si sono distinti in questo stile, che non e sconfacente ad alcuni soggerti , ma che esige in chi vuole riuscirvi un gusto squisito , e sicuro per non incorrere nel barbarismo e nella stravaganza , per cui si sono resi ridicoli alcuni poeti Danteschi del secento , che plii non si rainmentano , e che sono nialmenati cosi da Salvator Rosa in una delle sue satire. JNessuno stile e ponderoso e greve Se tarlate e stantie non ha le former E gli dan vita momentanea e lieve. Non biasino io gid che per esempi e norme Frendi it Lazio e la Grecia, anch' io devoto Le lor memorie adoro , e baccio I' 01 me. Dico di quei , che sot di fungo e loto Usan certi modacci alia Dantesca , E speran di fuggir la men di Cloto. Di barbarie servile e pcdantesca La lor poesia cotauto e carca , Che assai pin dolce e una canzon tedesca. Quesio vezzo di affettare una locuziono antiqnata era pr&prio altresi di alcuni scritiori biini del se- io8 le Cronache di Pindo , dl cui lia fatto parte del primo Canto all' Accademia. Si prefigge adun- que r Autore di riferire gli avvenimenti , die egli finge piacevolmenle essere occorsi in Par- naso , ed incomincia la sua narrazione da una congiura ordita da una turba di poeti per cac- ciare Apollo , e le sacre Muse dall' anlico lor seggio. Tentarono questi facinorosi d' introdursi di nolle tempo iu Parnaso alcuni per aria en- tro palloni volanti , altri , come truppa ausilia- ria, per la via di terra, con animo di sorpren- dere le guardie, ed occupar la cilia. Ma allor- clie piu credeansi sicuri del colpo , la congiura a un tralto fu discoperta-, Apollo raguno incon- tinenle la soldalesca , mosse inconlro ai ribelli , e si appicco una fiera zuffa , di cui 1' esito ri- colo di Augusto, e segnatamente di Asiuio Pollione, di cui non si sono conservate le opere, e che Quin- tiliano, o chiunque sia 1' autore del libro De cautis corruptae eloquentiae ci fa conoscere con questi ter- mini. Asinio Pollione quantunque appartenga a tempi piu prossimi, sembra avere egli studiato fra gli Appj , e i Mennenj , poiche in^ero si esprime alia foggia di Pacuvio , e di Acto non solo nelle tragedie , ma nel- le prose tziandio ; tanto e egli duro e tecco. Si veri- fica adunque in cio pure il proverbio di colui , che niente e nuovo sotto la cappa del cielo. 1(% mase sulle prime dubhioso. I campioni dl Apol- lo erano di falti troppo debolmenle arniati a petto dei congiurati , che avevano opposto una Latteria di rimbombanti cannoni, ma cola giuu- se al maggior uopo un alfiere, che decise della ▼ittoria , e che non si esitera gran fatto ad in- dovinare qual egli si fosse. Quando con truce faccia insanguinata Un certo aljier , teste la giunto a caso , Tratto un aguzzo stil , i\ grida , i' vegno Questo a salvar , ch' or si jninaccia-, regno. Al lampeggiar di quel crudel pugnale , Onde ogni reggia e ancor di sangue rossa , Tanto terror iutti i ribelli assale , Che par che innanzi aperta ahhian la fossa ^ Poscia sclamando il contrastar non vale ^ Che il furor di costui vince ogni possa, Corrono tuttl a pie' di quell'alfiere A depor I'armi, e dimandar quartiere. Disarmati i ribelli , e custoditi sotto buona riserva , ordina Apollo che si convochi il con- siglio de' Padri , onde prendere le opportune deliberazioni per provvedcre alia sicurezza dello stato. Coglie occasioue 1' Autore da questo ingi- 1 lO dentc di tar passare in rassegna i poeli , e gli allri pill eccellenti letierati di tutte le nazioni, Greci , Lalini , Italiani, Francesi , Inglesi , Spa- gnuoli , che si iwviano alia sala del Senalo , ed offre una serie di ritratti maestrevolmente pen- nelleggiati , dove esprime al vivo con pochi toc- clii le qualita caratteristiclie di ciasclieduno. Ci contenteremo di trascegliere quelli di alcuni no- stri anticlii Italiani. Poi'taiido fjwilla sua pelliccia antica Dai tarlL or giiasta , e gici si hella un gioruo^ Precede il Dante V ultra s elder a arnica , Per cui fe' Italia ai prischi onor ritonio. Uno stuol di pedanti si affatica A corre il pel , die ei va perdendo intorno , E gir poi crede a tutti gli altri innante , Sol perclw ha indosso un qualche pel di Dante. VieJie il Petrarca in cappa da canonico Cliiatnando Amor , e a passi tardi e lenti Versa i dolci sospir , d'onde il nial cronico Contratto han tanti autor del qnatti oceirto. Caldo ben d'altro che d'amor platonico Segue il Bocfaccio a dir novelle intento , Con I'aureo libro onde alia scuola etrusca L'arte insegnb di ahburattar la crnsca. Ill J^ien -poi fvenando aW ippogrifo il volo Quel che niaggior di quanti Italia onori , Canto si che I'lidio questo e quel polo , Lc donne , i cai'cilier , l' armi , gli amori. Divino ingegno , e forse al mondo solo In cib che otlien plii laude agli scrittori , Che deniio di sudor sparger le carte Non per mostrar , ma per nasconder I'arte. E fra i ritratti del poeli strauieri accenne- remo soltaato (£iiello del Young. Esce poi per dar esca alia moderna Pazzia che negli orror cerca il diletto , Alio splendor di sepolcral lucerna Il Youngs e per lettiga ha un cataletto. Seco ha uno stnol uago di requie eterna , Chi ha un laccio al collo , e chi un coltello in petto , F. chi ansando e ululando in varj mctri Canta tomhe , sepolcri , ombre , feretri. I limili troppo angnsti fra ciii deve rislrin- gersi un estratto accadeniico, non ci permettono di seguitare piu oltre il poeta nella arringa di Apollo , che rappresenta il pericolo die minac- cia lo state, a cui siisseguono le malinconiche riflessioni di alcuni senatori, die deplorano la 112 trista coudizione de' tempi in fatto di lettera- lura. Se non clie il Muratori capo degli Scrihi tranqiiillizza 1' anirao de' Padri , assicurando che quella congiura , clie avea menato sulle prime tauto rumore , e suscitata da alcuni uomini oscuri , il cui noma ben lontano di giungere alia tarda poslerita , e ijoto appena ad alcuni amici. J-i due parti divisi i congiurati Son per quanta ho scoperto a chiari indizi:. L' una e di tai , che fanno i letterati y Percha han pieno il cen^el di frontispizi. Si vantano costor d' esser mandati A pur gar questa eta dai pregiudizi , II pill strano de' quali e, a de.tta loro y L' autorita di questo concistoro. IJaltra classe e di tai che aman di masckij E di robusti aver farna e talento , E stitnan che lo stil si abbassi e caschi , Se non e oscuro , e duro , e pien di stento. Convertendo costor T anfofe in Jiaschi ^ E imitando gli sforzi del Seicento , Questi Padri vorrien cacciare al fondo _, Che per tant' anni han data legge al mondo. Apollo pronunzia allora ridendo la sua sen- tenza , ordina clie liberameute si lascino grac- I 10 ehiare quegli sfaccendati, poiche, come si espri- me il poeta , dovranno atlendere la Jine delle ticale ^ e si scioglie fcstevolmeiile il cougresso. SCIENZE C< ion le Memorie di Letteratura aveva gia cor- so I'Accademia parte di quella carriera che au- nualmente si propone di compiere , ma premu- rosa di cooperare eziandio ai progress! delle utili cognizioui atlendeva clie in questo aucora fossero soddisfatli i suoi voti , qiiando insorse il sig. Profess. Alberti , che mosso da lodevole 11- lantropismo comunico varj suoi esperimenti So- pra alcune indigene sostanze niedicinali di vir- tii analoga a quella della china- china , con parecchie osservazioni medico -pi'atiche suU'uso della corteccia d'lppocastano , per sanare le fehhri. Se questo argomento meritava in ogni tempo di essere preso in esame dai medici per facilitarc col minore dispcndio la guarigione di una malattia tao.to comnne , e cosi pertinace , molto piu deve ricliiamare adesso la loro consi- derazione, poiclie gli arbitri del commercio di America , proibcndo 1' asportazione della cortec- cia Peruviana, banno formalmente minacciato i febbricitauti del continente. Wou e gia insolito 1' uso della corteccia 8 it4 d' Ippocaslauo come febbrifngo. Qiiesta pianta , volgarmeute chiamata castagno d' India ^ inlro- dotta in Europa uel l35o dall'Asia settentriona- le , e descrilta prima dal M.ittioli , somministro un valido rimedio a ZanichtUi , indi a Leiden- frost, a Bucliolz , a Junglianss , ai due medici francesi Coste e Willemel, e finalmente al Dot. Turra , clie 1' illustro uel I'^So con un partico- lare Trattato. Ma siccome la china - cliina erasi gia usurpata il primo posto fra i febbrifughi^ non valse rautorita di tutti i citati medici ad ac- creditare generalmente questa corteccia. Prezzo deir opera e dunque , poiche puo costringerci la necessita di ricorrere ad essa , di raccoman— darla con nuovi esperimenii , tanto piu cbe non mancarono oppositori , cbe negarono le prero- gative , cbe le venivtaio attribuite , quali sono Moehringio e Znrlati , il primo de' quali con— traddisse a Zanicbelli , I'altro a Turra. Molto opportuna all'uopo ci ginnge adunque la Memoria del sig. Profess. All)erti , cbe pro- ponendosi di dimostrare la virta febbrifuga del- rippocastano non lascla di ricord'cire altre piante indigene dotate della medesima facoltii. Tali so- no le radici della genziana , di torui'entilla , di Valeriana silvestre , i fiori di camomiJla cele— braii da Coysb , e da Baglivi, la corteccia di salice , e quella di querela insieme cou te gal- ii5 le, e il calice del frutto di qnesta pianta. Tra i preparali chimico-farmaceuticl atti a debellare la febbre, indica pure il N. Accad. i Fiori di zinco , iiitrodotll prima da Gaubio ne' mali ner- vosi , ed il solfato di rame ammoniacale. Qiian- to alia corteccia d' Ippocastano sei casi cita il N. Accad., clie gli comprovaroao la sua virtu, e verificati nell' ospitale maggiore di questa cit- ta ; due in febbri terzane semplici, due altri in febbre terzana doppia , il quinto ia una fobbre contiaua subentrante , e 1' ultimo in una febbre quotidiana intcrmittente di diatesi astenica. De- vesi avvertire per altro come circostanza essen- ziale , che in lutti i casi sopra indicati non fa adoperato 1' Ippocastano da se solo , ma unito alia china-china , era mescolando la polvere delle due cortecce a dosi esruali , ed ora associando sei dramme di china-china ad uu'oncia e mezzo del primo •, ma si riflettera altresi , che alcune di queste febbri avevano gia resistito all' uso della semplice china-china, e che menlre un'on- cia sola di essa non fu valevole a dissipare la febbre , avvalorandola con un' oncia di corteccia d' Ippocastano si ottenne compiutamente 1' inten- to. L' Ippocastano poi adoperato senz' altro mi- scuglio in un solo caso non ha prodotto altro effetto, se non che d' indebolire la forza e di rainorare la durata dei parosismi febbrili , nia ii6 avverte il N. Accad. , die la corteccia di cui ave- va fatto uso , non era stata raccolta nel teinpo debito, ne secondo le regole prescritte. Vnolsi staccarla dall' albero , o sul fiuire dell' inveruo . o ne' primi giorni di primavera , e prenderla ua rami di mediocre grossezza. Desideriamo clie egli continui , come promette, i siioi espeiimenti su qnesto febbrifiigo , e siil frutto della stessa piauta raccomandato da Hufelaiid come un tonico si- curo nelle emorogie , ne' profluvj di ventre , e nelle etisie mucose,o tanto sicuro almeno quan- lo lo puo essere un medicamento. Se un rimedio del regno vegetabile e stalo suggerito dal sig. Profess. Alberti in soslituzione ad un altro del genere stesso , 1' accademico sig. Profess. Marini battenao una via diversa si e studiato di sottrarre una piii angustiosa malat-* lia dalla dipendenza de' farmacisli non solo , ma da quella ancora dei medici , promeltendone la guarigione mercc quell' agente iuvisibile diffuse per tutta la natura , clie presenta tanti e si sor- prendenti fcnomeni sotto le mani del fisico , intendo 1' elettricita. La medicina elettrica e sta- la un tempo in somma reputazione , ma ha fatto altres'i raolti increduli per volerne esagerare di sovercliio gli effetti, dappoiclie Bianclii e Pivati pretesero clie il fluido che si sviluppa dalla mac- china elettrica possa servire di, veicolo , ondt ri7 introdurre pei pori della cute i medicamenti purgunti uel corpo degli aninialati , a cul si ri- sparmierebbero cos'i gli eletluarj , gli sciloppi , Je polveri , e tante bibite nauseanti. Gomunque su cio ella siasi, inconlrastabile per altro e 1' ef- ficacia dell' eleltricisnio nei casi di paralisi , co- me lo hanno da lungo tempo provato le espe- rienze di Sauvage , di Jallabert , e quelle citale nella tesi sostenuta in Praga su tale aigomento dopo la meta del secolo ullimamente trascorso. Di uua paralisi appunto da lui maravigHosamen- te condotla a gnarigione^ anzi di una paralisi pervicace e recidivante parla il sig. Profess. Ma- rini in una Memoria estesa in appendice ad Tin' a lira da lui Ictta neiranno scorso sullo stcs- so argomento. Aveva egli annunziato in quest'il- tima , che una donna paralizzata ricupero il senso , e 1' uso liljero delle membra esseudo stata da lui assoggeltata all'azione della maccliiua clettrica. Ma scorso un mese e mezzo aH'incirca , soggiacque ad un secondo altacco di apoplessia , die la rendette emiplegica dal lato siuislro con la perdita dell'udito nell' oreccliio situato dal lato offeso. Si ricorse di nuovo all'apparato elet- trico , e situando T ammalata sullo sgabello iso- latoriojsi incomincio a cavare scintille dai pt.ni.i ebc corrispondono ai mtifcoli flessori delle di'a, qnaud' ecco alio scoppiare dcHa prims sciqtilla ii8 aeiiti rinascere la facolta di stendere, di pie- gaie , di articolare spontaneamente un delle di- ta , indi di lulle cinque, ribvegliandosi conlem- poraneamenle alia parte un faslidioso formicolio, die obbligo di sospendere tratto trauo 1' opera- zione. Si passo in seguito airanlibraccio, e ten- ia ti I molori del carpo, fu dissipata la stupidita nella mano , i muscoli del braccio tutfo lorna— rono ad eseguire le loro funzioni, fa indi resti- tuilo il movimenlo alia gamba , e alia coscia , si comunico la facolla acuslica all' orecchio , clie r aveva perduta , in una parola fu infusa la Vila ad un corpo che poteva considerarsi morto a mela. II dolore prodotto nelle parli elettrizza- te , poiche a troppo buou prezzo si olterrebbe la guarigione se si acquistasse senza veruna mo- leslia , svani per inliero niediante due leggiere galvanizzazioni applicate nelle due sussegnenti giornate. La nostra ammalata si mantcnne per otto mesi in ottimo stato, quando fu sorpresa da un terio colpo apopletioo , ma piu tempera- to degli antecedenti, non avendo prodotto se lion clie la perdita del mo to nel solo braccio. L' eletlricita la ripristino di nuovo in salute, ed essendo allora prossima al parto , si sgravo feliceniente, ne fu d' indi in poi piu assalita da questa fuuesta malatlia. La cura eseguita dal N. Accad. coa esiio cosi fortunate e una prova "9 manifesta aLbastanza dell' efficacia del fluido elet* trico nelle affezioui di qiiesta indole , ma per confermarne maggiormente 1' altivita voile egU agginngervi la succinta relazione dl altri simili casi in cui fu minislrato ulilmente qnesto rimc- dio. II primo e di una donna emiplegica dalla parte sinistra , e rallro di iin uomo di sessanta quattro annl clie trovavasi nel medesimo state , e che furono entrambi risanati: un terzo assali- to da nna paralisi vertiginosa , aveva le gambe cosi indebolice che malaraente sapevano reggetlo in piedi , ed accusava inoltre un forte dolore lungo la schiena e le coscie , ma eleltrizzato col metodo ordinario , indi con la pila del Vulta ne ritrasse un sensibile miglioramento. Noi ve- diamo adunque quanli mirabili effetti si deve attendere dalla medicina elettrica , altrettanto piu apprezzabile quanto die opera vantaggiosa- mente in un genere di malattie in cui poco o niuu sussidio si puo sperare dalle ricette. 11 ragguaglio di una innondazioue che sncce- dette in conseguenza di una dirottissima pioggia, sembra che uiente sappia offerire di scientifico, ne che possa essere argomento valevole a irattenere un' accademia. Ma qual e quel fatto in Natura ^ che non sia soggetto di serie riflessioni per chi sa osservare ! Nel Luglio dell' anno scorso si rovescio un diluvio cosi strabocchevole di piog- 120 gia snlle Comuni sottomoiitane dl TJgnale , e di Tremosine nel circondario di S.ilo, e cosi srnisurata fu la massa delle acque die piomba- roiio dal cielo , clie scorrendo liingo il dorso de' monli in prccipitosi lorrenti , scavando pro- foude lavine , e sovverteudo tutto cio clie si opponeva allimpelo del loro corso, devastarono e coprirono di sterile gliiaja niente meno die novecento campi di suolo coldvato , da cui cen- to e venliuna faniiglie rilraevano il loro sosten- tamento , die e quanto dire f«i lasciata in pre- da alia miseria 1' intiera popolazione della terra di Vesio. 11 socio sig. Somenzari , Ingegnere in capo nel Diparllmento del Mel la , essendosi rc- cato per dovere di uflizio a riconoscere i daniii cagionati da questa terribile innondazione , non trascuro di prendere esatta notizia dei fenonieni metdorici clie Y accompagnarono , c comunico air accademia le sue riflessioni. Quale fu la cau- sa di questo straordinario cataclisnio locale ? Molti sono i ragionamenti de' fisici per ispie- gare come si formi la pioggia , opinando alcuni clie debbasi attribuire al semplice coudensamen- to de' vapori a cui sia sottratlo il calorico , die gli maiileneva in istato di rarefazione, allri die influisca su di cio il fluido elettrico , ed allri ancora die v' abbia gran parte 1' altrazione die csercitano fra loro le pariicole acquee die nuo- 121 lano neir atmosfera , e clie tenclono ad unirsi ; ma certo e che Y origine vera di qnesta , come in generale di tutie le altre meteore , non e conosciuta per auclie con tutta quella precisio- ne , che non lasci piii liiogo a diibbiezze. Qua- liinque sia per altro la causa generale delle piog- ge ordinarie, sembra clie altre cause particolari debbano aggiungersi a qnesta per le piogge procellose , come e quella di cui si e fatto pa- rola. II N. Accad. porta opinione clie qnesta grande quantilk d' acqua possa essersi prodotta dalla combustione del gaz idrogeno effeltuata mediante la scintilla elettrica , e dalla sua com- binazione per conseguenza coll' ossigeno, e mol- to verosimilmente lo deduce dai frequenti e vi- vacissimi lampi clie infocavano 1' atmosfera dalla regione d'^lle nubi fin presso al snolo , e dal- r odore particolare , che a delta de' testimouj si spandeva d'intorno, e che avrebbe potuto csser qnello che e soli to tramandare il gaz idro- geno. Cos'i il N. Accad. si couforma o, per me- glio dire , rischiara 1' opinione di D.'liic , che poco soddisfatto delle spiegazioni che si recaiio in mezzo per rendere ragione delle piogge pro- cellose Iravedeva che dovevano prodursi da su- bitauee modlUcazioni succedute in alcuni strati deir atmosfera merce 1' introdnzione di nuovi fluidi J di cui per allro non ha iadividuato la 122 Datura ; ( Lett. geoJ. pag. 29R. ). Fourcroy won esitava pol a credere clie esistesse nell'aria co— pia di gaz idrogeno capace nell' atto della corn- baslione di formare dell' acqua. II sig. Iiigegnere in capo Somenzari verifi— cando il gnasto prodotto da questa alluvione adempieva a un dovere della sua carica , ma siccome egli osserva ancora coll' occlno perspi- cace del fislco , possiamo agevolmente credere clie non si saranno qui limitate le sue indagini. Occnpandosi negli esami locali adocoliio a piedi di un promontorio uno stagno , e nolo che fil- trando le acque attraverso il terreno , e scatu- rendo dajla balza opposta del promontorio sud- detto, si riunivauo in un alveo comune , e for- mavano un fiumicello, di cui si prevalgono gli abitanti circonvicini per mettere in movimento le ruote di parecchi edifizj. Egli vide qui in picciolo una conferma dell'opiuione generalmen- te ora adottala , clie i fiumi e le fonti ricouo— scano la origiue loro dalle acque dclle nevi , e delle piogge raccolte nelle viscere dclle monta- gne , le qaali insinuandosi ne' meati del suo- lo sgorgano di mano in mano nelle sottoposte pianure. E d' uopo al certo sapere ben legge- re nel libro dolla Natura per mettere allen- zione a fatti talmonte tenui , e ricavarne cou splendide couseguenze. 125 Se la relazione della funesta catastrofe avve- nuta nei paesi del Benaco aveva giustamente railristato 1' animo degli accaderaici , succedette il sig. Febrari a ricrearii con una lepida narra- zione dove presenta la Storia naturale dei Ta- ribot ; e coiueche questa Menioria possa a mi- glior dritto appartenere alia classe della Letle- ratura , la registreremo tuttavia dove la richia- ma se non aUro il sno litolo. Poclii igncrano i niaravigliosi racconti spacciatl dagli ani'-clil viag- giatori sul proposito delle sciraie , del Pougo spezialmente , e del Yocko , a cui , se vogliarao lore prestar fede , nulla allro mancherebbe die la favella per appartenere alia spezie umana. Ma il Taribot snpera di gran lunga 1' uno e I'altro, e se Maupertuis accennando gli Ourang-outang delle isole del mar Paoifico, a cui fautasticaraeu- te si attrlbuiva la facolta di parlare , desiderava di avere un' ora di conversazione seco loro piit die coi begli ingegni dell' Europa , qnanto non si sarebbe egli divertito coi nostri auimali ? E il Taribot una spezie di scimia , se osiamo chiamarla con queslo nome , a cui e assegnata per palria il Madagascar , ed il N. Accad. rac- coglieudo quanto n' e stato scritto , citando Fu- relier, Grosse , la Caille, i due Longs e la te- slimoniauza di un francese da lui veduto iu Livorno , e che aveva per qualche tempo sog- 124 giornato in quell' isola , ne espone con molto garbo la storia , die irascende tutio quello die sulle scimie e slato detio da Labat , da Cor— jielio le Brijyn,, e dal P. 1e Comte. I Taribot sono animali die si reggono su due piedi , la cui pianla e ricoperta da una durissima scaglia cornea , coperti di folto polo tranne il volto e Je mani armate di acuti^sime ungliie, die vivo— no di caccia , ma sono in pari tenpo frugivori, che hanno impJacabile inimicizia cogli sciniioni dalle natidie azzurre , die scavano le loro casu- pole nei trondii degli alberi, e la cui statura e di 12 in Tj pollici ; ne fin ^qui v' ha grau fatto da maravigliarsi. Essi vanno n cavallo di una spezie di volpi velocissime , die nutrono per proprio uso , sanno fare manicaretli , bevouo in certi gnsci, die servono loro di bicchiere , si esercitano nella lotta , nel corso, nel pugila- to , e qui comincia a sotlenlrare qualclie po' di sorpresa. Conducono una vita socievole , han- no leggi, lianuo caslighi pei nialfattori, hanno una religione , e dei sacerdoli , cui severanien- te s' incombe per istituto di vivere in perfet- ta caslila , e di atteaderc alle ceremonie, ed ai sagrifizj. Vien col to un sacei'dote pres30 una femmina ? Si preiide , si loga ad un fantoccio che rappresenti una figura femmiiiina , e si ap- pende cosi accomodaio ad un albero , dove si 135 lascia perire d' ipedia. V ha iilente altro da ag- j2;iiirigere di piu stiipendo ? I Taribot parlauo , sono arguli , e spiritosi ne' loro dialoghi , sanno apprendere le lingne europee, scrlvono libri , hauno teatri e commedianli , clie sono attenta- menle ascoltati dagli spe<.tatori mimiti di uno zufolo di canna per fischiarli al bisogno. Colo- ro (he si sono presi il solazzo d' inventare qne- sto piacevole racconto, che il N. Accad. e ben alieno dal confermare iu tuul i punli , sembra die siensi prefissi d' imbrogliare i teologhl ed i metafisicij che fossero disposti a crederlo , come hanno voliilo rallegrare gH anatomici laddo- ve espongono la slruttura di alcune parli del- lo schelelro dei Taribol , giusta le pretese osser- vazioni fatte su due di qnesli animali imbalsa- mati , die esistevano nel museo di uu cotal Lord Ningli. Qnesta dcscrizione, die uop ha certo niente di comune con quella che Tyson e Cowper hanno dato doH'ourang-outang , ci fa conoscere , che il cranio di cotesti animali, e diviso in due pareti ^ che si licongiuugono me- diante una sutura sagittale^che parte daWatlan' te , e finisce tra I'uno e V altro lacrimale , for- mando come una volta intieramente divisa in due parti occipitale e sincipitale. Essi lianno voliilo qui fare per fcde nostra una scherze- vole parodia delle mimuiobe descrizioni degli 126 analomici cui non sembrerebbe molto esatlo di far partire la sutura sagiilale da un o.sso cbe e fuori del cranio , come durerebbero assai piu fatica a compreudere in qual foggia qnesla sutura , che va dalla nuca al cucuzzolo possa separare il cranio in due parti Fronte ed Oc- cipite , quando adatterebbero essi piutlosto que- sto uffizio alia sutura coronale , cbe va da una tempia all' altra. I nostri slorici ci dicono inol— tre cbe il rimanente del capo ha tutta la for- ma dell'umano J se non che nella mascella in- vece di sei si osservano nove paja di ossetti della natura degli zigomatici. Essi lianuo qui voluto dimenticarsi d' individuare in quale delle due mascelle si riscontrano questi ossetti , ma se , come sembra , si e preteso cbe s' indovini essere la superiore, non ignoravano gia cbe in questa non si riscontra nell' uomo se non due ossa cbe la compongono, mentre le altre cin- que paja, le quali sono, se occorre il dirlo j le ossa zigomaticbe , Ic lagrimali, le nasali , le palatine, e le turbinate inferiori, non banno con la mascella se non se una semplice connessione, come r ba lo sfenoide con quasi tutte le ossa del capo. Quelll clie banno avuto la sorte di anatomizzare i Taribof, avrebbero poi dovufo spie- gare qual sia I'uffizio delle ossa sopranumerarie, che sono della natura delle zigomatichc , e cio 127 die lianno voluto intendere con questa frase. Del rituanente i Taribot raostrano nelle dita delle mani due solefalangi, e mancano nel pie- de del metatarso, iiniformandosi per altro nelle ossa del tronco alio scheletro umano. Dopo di avere dato contezza di tante egre- gie coniposizioiii , mi dispenserei di buon grado dall' uffizio di relalore ora che sono teuuto di fare pargla di iin mio tenue lavoro , a cui I'Ac- cademia ha avulo la tolieranza di dare riflesso iu una delle ultinie sessioni. E questo 1' analisi di nn acciajo provenieute dalle fiicine di Tira- no in Valtellina , notabile pel difetto di rom- persi a caldo , e di saldare difticilniente. Scono- scluta tuttora e la causa di qneslo vizio negli acciaj , e ne'ferri, incolpandone alcuni 1' arse- nico , alui la manganese, chi lo zinco , clii il rame^ e chi finalmente 1' acido solforico , che potrebbe provenire dalla combiistioue delle pi- riti, che accompagnano di frequente le vene di ferro. Ma zinco non esiste nell' acciajo di Val- tellina, ed in quanto alia manganese non vi interviene se non che in minima quantita. Vi abbiamo bensi incontrato del rarae , ed unifor- maudosi alia senleuza de' fabbri , si potrebbe credere essere queslo il metallo, che noccia alia malleabilita del ferro, baltendolo in istato d'io- candescenza. Sembra di fatti glie entraudo il 128 rame in fusione menlre il ferro non e se nou sc alio stnlo pastoso , e risultandone una massa cU trcppo dlsugual compattezza , le moleclue del ferro , (he si trovano a contatlo col rame, man- cando di un punlo solido di appoggio quando sono compresse dal marlello, debbano irregolar- mente sparpagliarsi , e si formino cos'i qnegli screpoli , e quelle sdruciture, die caratlerizzano il feri'o intrattabile. Ma se fossero dalF altro verso attendibill le osservazioni di Reaumur , di Cramer, di Jars dovremmo persuaderci all' iii- contro die 1' interveuto del rame sia iunocuo air acciajo , e die migliori anzi la qualitk del ferro, qunndo vi e uiiito in picciola dose, linii- tata da Cramer a una o due libbre per cento. E per verita noi sappiamo die la malleabili- la di uu melallo, battendolo a caldo, non seni- pre si scema merce 1' unione die esso contrae con un altro metallo piii fusibile , imperciocdie il rame arrovenlato pin agevolmente si stende sotto il martello se e accompagnato da una certa quantita di piombo , die deve essere , secondo Jars , di una o dne oncie per cento libbre. In mezzo a qnesta ambiguita non polrebbe essere decisa la questione salvo die con la sintesi , unendo, cioe , all' otlimo ferro dattile del rame in proporzioni diverse, e spiare gli effctli , die derivano da cotesta mescolanza fatlizia. Alcuui 139 ^aggi snir acciajo di cui parliamo sono gia stall inlrapresi con tal avverlenza dal sig. Armandi Capo-batlaglione di Artiglieria , ed Ispeltore del Regio elaboralorio di Perfezione , il quale mi foriii uu pezzo dell' acciajo suddetlo per essere sottoposto air analisi. Ma tale e state il risultato dclle sue operazioni , che sembra nou potersi dubitare riuscire il rame, ancbe in picciola quan- tita , pregiudizievole alia malleabilita del ferro. Ecco il prospetto dell' analisi da me intrapresa possibilniente ridotto ai minimi termini. Cento grani di acciajo furono messi nell'aci- do solforico allungato con cinque parti di acqiia dislillala,e si effetluo la dissoluziooe nel termi- ne di 24 ore all' incirca senza che si risvegliasse una effervescenza gagliarda , e senza che si prodncesse calore sensibilf. Rimase un residno nero, parte polveroso, e parte in fiocchi leggie- ri , che fu separate con la decantazione , e re- plicatamenle lavato. Un' esigna porzioncella fusa alia (iamma della lanipada nel cucchiarino di argento col vetro di borace coloro il globuletto in giallo citrino , senza che apparisse veruna tinla violelta , neppure con I'jiggiunta di una inolecula di nitro •, ma un' altra porzioncella in- focatd con la polassa caustica comunico a que- st'alcali un leggiero colore verdoguolo , d'onde •i argui che esisteva una picciola traccia di 9 \ i3o ossido di manganese, oltre ad un po' di ossido di ferro , clie liuse iu giallo il borace nel pri- mo saggio. II residue nero sopra indicate fu messo nel- r acido muriatico , che disciolse il ferro e la manganese. Resto una sostanza nera , fioccosa , frammisla ad alcuni grani polverosi e bianchic- ci , clie lava la e seccata pesava mezzo grano. La sua combuslibilita , e la detonazione col nitre provarono cbe era Car hone mislo probabilmen- le ad un po' di Selce. La soluzione solforica fu iinita alle aequo di lavacro , e V eccesso di acido fu saturate col car- bonate di potassa. Si deposito col riposo di due giorni una polvere bianca , clie fu raccolta sul filtro , ed il liquore filtrato esposto a un dolce calore lascio cadere una nueva quantita di pol- vere, ma di color gialle- pallido. L' una e 1' al- tra era insolubile , insipida , si scioglieva nel- r acido muriatico, e quesla soluzione si tinse in azzurro col prussiato di potassa , e s' intorbido con I'acqua di calce, formando un deposito clie fu riconosciuto essere fosfate calcario. Essa era dunque Fosfato di ferro e pesava 3 grani. La soluzione solforica , che abbandono il fo- sfate di ferro, fu unita all' acido muriatico , che si aveva fatte digerire sul residuo carbonoso per liberarlo dalle sostanze metalliche che lo im- [] i3i brattavauo. Trasfusa in viua boltiglia con turac- ciolo smerigllato fu precipitata con la potassa caiistica messa per cccesso , si agito il miscuglio per alcuni miniiti , e si filtro. II fluido fillrato si satnro di acido murialico , indi di carbonate ordinario di potassa , .e niente si precipil6. Non v' era dunque zinco. II precipitate raccolto ancora iimido dal fil- tro, fa messo in digestione nell' ammoniaca per 24 ore , ed il liquore acquisto una bellissima linta celestina. La dissoluzione ammoniacale fu evaporata al fuoco , e reslo una sostanza nera , clie arroven- lata nel crogiuolo pesava tre quarti di grano , ed era ossido di rame , che rappresenta mezzo grano di Kame metallico. II precipitate di ferro da cui fu separate r ossido di rame si calcine a rosso con 1' acide nitrico , si disciolse nell' acido murialico con r attenzione che ve ne fosse un leggiero ecces- 60 , la soluzione fu estesa in gran quanlita di acqua, e decomposta col carbonate netitro di potassa, die prodiisse un precipitate voluminoso. Si filtro incontinenle , ed il liquore filtrate fa fatto lunge tempo bollire, aggiungendovi sulla fine una certa quantila di potassa caustica , ma siccome non si ollenne precipitate di sorta , si dedusse clie uon v'era manganese. 1 52 Per assicurarci vieppiu dell'assenza della man- ganese si stacco dal fillro il precipitato ferriigi- noso , e fa trattato al fuoco nel crogiuolo d'ar- gento con la potassa caustica , ma non apparen- do la piix Heve tinta verde resto confermato che era scevro da questa sostanza. Considerando V analisi come terminata , e sommando il peso del varj ingredienti, die fu- rono separati, del carbone , cioe , del fosfato di ferro, e del rame, ci sia lecilo considerare Fer- ro quanto manca per compiere il totale dei lOO graui. Ecco i prodoui dell' analisi. Carbone e un po' di selce - - - - o , 5o Fosfato di ferro - - 3 Rame- - - - - - - o , 56 Manganese : una traccia 'O Ferro -------96 1 00 Ci place di avverlire qui un equivoco i» cui sembra die sia incorso il sig. Grignon sul proposito del fosfato di ferro , che egli ha cre- duto ottenere dalla Vena spatica del Delfinato. Disciogliendo questa niiniera in mi acido ( che 8«inbra esscre il solforico ) riferisse di avere i33 avuio un sedimcato bianco, che all' aria si tras- muto in verde , indi acquisto un colore rossic- cio , e siccome ci fornisce questa nolizia in una nola al Trattalo sul ferro di Bergman, ove que- »to autore parla della siderite, se avesse mai snpposlo il Grignon clie il sedimento da liii osservato fosse della stessa natiira, si sarebbe in- gannato. La siderite o il fosfato di terro nott si colora in tal guisa , ed e probabile che la mentovala sostanza fosse un carbonato di ferro, che egli avra forse oitenuto unendo iin carbo- nato alcalino alia soluzione acida della Vena spatica. Versando Talcali goccia a goccia si se- para di fatti in tal circostanza un carbonaio di ferro bianco o grigio , che all' aria prima iuver- djsce , e prende poi una tinta di ruggiue. AGRICULTURA An -i^ilc mcmone scieniifiche ragion vuole cue immedlatamente succedano quelle di Agricultu- ra , che mal saprebbesi definire a' giorni nostri se sia piuttosto un' arte , o una scienza. Ristret- ta una volta a semplici operazioni mannali , ed a praliche cieche , si dirige oggidi , come al- men si decanta , per via di regole, e di prin- cipj, avendo contralto stretta alleanza con la chimica, con la botanica, con la fisiologia ve- i54 getabile , e con le diverse parii della fisica. Fi- ne a qual punto le cognizioni fisiche e chimi- che possano applicarsi all' agricultura lo palesa una Memoria del sig. Dott. Biiccio SiiW influen- za dell' elettricita nella i^egetazione ^ di cui fa- remo adesso un rapido cenno. Prima di ac- cingersi il N. Accad. a spiegare gli effelti del- r eletlricismo sulle piante incomincia assennata- menle ad avrerare gli effetli medesirai, ed una serie di fatti gli dimostrano come la vegetazioue non e mai cotanto rigogliosa , quanto che nelle circostanze in cui si suppone affluenza di elet- tricita neir atmosfera , o nel suolo. Noi la ve- diamo vigoreggiare in effetto nelle giornate tem- poralesche, ne' paesi soggetti a frequent! tre- muoti, come nelle Antille , in quelli esposti a dirottissime pioggie , come nel Malabar , e nel Coromandel , e la dove si manifestano esplosio- ni vulcaniche , come nel suolo di Napoli , e della Sicilia. A tutti questi esempi aggiungiamo le osservazioni de' fisici : quelle di Home , che si e chiarito crescere le piante acquaticlie in giorni piovosi, e nello stesso spazio di tempo il dop- pio di quel che fanno ne' giorni asciutti, quan- tunque immerse nell' acqua j le esperienze di Nollet, € di Yallabert, che accelerarono la ger- minazione de' semi assoggettandoli all' elettricita, e quelle piii decisive ancora di Berlholou , quau- i35 do sieno veridiclie , il quale as.seriscc potersi fertilizzare un campo armaudolo di conduttori elettrici piantali a varie distanze. Tulti questi fatti comprovano T efficacia delT elcttrlcita nel promuovere la vegetazione •, ma a die si estende la sua influenza , qual e dunque la sua maniera di agire ? Inlernandosi in questo argomento ri- hatte primieramente il sig. Dott, Buccio 1' opi- nione di Sennebier , il quale snppone che 1' ef- fetlo deir elettricita nelle plante si riduca sol- tanto ad aumcutare la loro traspirazione acquea ; effelto die non dev'essere di gran momento, im- perocche Tacqua possedendo in estremo grado la facolta di assorbire il fluido elettrico , sembra al N. Accad. die lieve impulso debba acquistare nei vasi delle piante dai movimeuli di esso. Uii pill iinportante uffizio egli atlribuisce all' elet- iricila, quelle di cooperare allaccrescimento dei vegetabili , alluugandone col suo miuistero il fusto , i rami , le radici. La sostanza dei vege- tabili , cosi egli ragiona , e composta di parti- celle di diversa natura , alcune delle quali so- no pill , altre meuo atte a trasmettere il fluido elettrico , e quindi ne avviene die le particdle men conduttrici , opponendo iina resistenza ai movimenti della materia elettrica , ed esscndo continuaraente urtate e sospinte, dovranuo cslen- dersi ed allungarsi. A questa influenza deU'elct- i56 tricita un'altra ne aggiunge I'Aulore, di contri-^ buire al mitrimento delle piante , facilitando r introdiizione ne' vasi del sugo alimentizio , in ispezialiia del carbonio disciolto nelle acqiie di cencime. Siccome poi le osservazioni di Ho- me,agronomo luglese, sembrano dimostrare che Tai-ia somministri alle piante un acido nitroso favorevole alia vegetazione , opiua ancora il N. Accad. in sequela di alcune sperienze di Caven- dish, di Brugnatelli, di Davy, che possa i'elet- tricita servire di mezzo onde unire insieme I'azo- to 6 r ossigeno , dalla cui combinazione risnlta r acido nilroso , qiiando per altro, come egli s'ospetta da alcuni particolari fenomeni , elettri- cita ed ossigeno non sieno una cosa medesima, almeno rispetlo al nitro. Che piii ! quello slesso fluido eleltrico , che provede all' accrescimenlo , ed alia nulrizione delle piante , e qnello ancora che coopera alia loro riproduzione. II N. Accad. Uoii e alieno dal supporre in esso una facolta plastica, e conformatrice , capace di organizzar la materia , e tale opinione che sembrerebbe es- sere a prima giunta molto azzardata, si appog- gia pure ad alcuni fatti , se non convincenti , abbastanza almeno speziosi per incoraggiare a esternarla. Non ha forse fatto conoscere Li oh— temberg che il fluido elettrico ha la facolta di •disporre in figure simmelriche la polvere dello i57 zolfo, e delle resine sparse neirelettroforo ? Non hanno veduto aitri fisici formarsi dei disegiii dendritici col carbonio assoggettato alia potenza di questo fluido? e non dimostra forse I'Aldini, cbe r eletiricismo ha 1' attiviti di unire tra lore le particelle de' corpi omogenei , separaudole da quelle d' indole diversa con cui fossero miste? Moha distanza v' ha senza dubbio tra 1' organi— smo della materia, e cotesti fenomeni, ma un'al- tra ve n' ha ancora egualmenle grande tra la no- stra maniera di operare , e quella della Natura. Tal e dunque Tassunlo, che si e proposto il sig. Dott. Buccio neir annunziata dissertazio- ne , che sembrar potrebbe per verita piuttosto fisica, che agraria •, ma non si portera gia que- sto giudizio su un' ahra Memoria dell' Accade- mice sig. Ab. Barbaleni unicamente diretta a perfezionare un ramo di economia rurale, fon- data sulla cultura di un insetto qnanto ammira- bile per la sua indust.ria , e per la geometri- ca precisione de' suoi lavori , altretlanto utile pe' suoi prodotti. Ciascheduno s' avvede che in- tendiarao parlare delle Api , ed il sig. Ab. Bar- baleni nuvello Aristomaco che si occupo ad edu- carle per lo spazio di sessant'anni, simile a Fi- lisco che si riliro ne' bosehi per esplorarne coa maggior agio 1' islinto e le operazioni , ne ha faiio lungo tempo alia campagna il suggetto i58 delle sue indagiui, e de* suoi esperimenti. Ma a fronte di lanti studj nou erauo gmnli per aiiche quegli antichi a conoscere 1' arte di mol- tipHcare questi insetti, e di appro fittarsi del loro prodotto senza disterminarli. Al pritno di questi oggetli provede la Memoria del N. Accad. Sulla cultura delle api nella tardissima pri- T}iave7'a. Succede talvolta che per la diulurnilk del freddo si sviJuppa piu tardi dell' usato la vegetazione, ne somministrando la campagna al- cuu fiore , ed avendo gia consumato le api il mele raccolto pei bisogni delT inverno , sareb- bero costrette di soccombere d' inedia , come egualmente perirebbero le nuove colonic, non potendo ragunare tma provvisione abbastauza copiosa per la susseguente invernata. 11 N> Accad. insinua di provvedere in tale emergenza al nu- trimeulo delle api introducendo ogni due gior- ni neir alveare del mele squisito stemperato in un terzo di vin generoso. Che se le nuove co- lonic atteso la permanenza del freddo tarderan- no ad uscire fin dopo Maggio, non potendo poi allestire sufficiente copia di mele , si raccolgano in un' arnia di due cassette , ed a questc se ne sovraponga una lerza tolla dalla parte superiore dell'alvearc da cui e uscito lo sciame, e che sa- ra piena di mele- Quando succeda poi che sia scarso il numero delle sciamate si levi la cas- i59 sella inferiore deH'anlico alveare , e si riponga sopra una vuola : quesla avra porzione della nuova colonia : si tolga parlmexiti dall' anzldelto alveare la cassetta superiore , e si colloclii sopra le due summentovale ; quesla conlerra il niele , ed in siffalla maniera avremo divisa la popula- zione , ed il nulrimenlo. In quesla operazione si suppone clie 1' anlico alveare sia costrullo di qualtro cassetle, nia quando consli di Ire, si potra mutilare allora due alveari onde formarne un terzo , toi^liendo da uno parte del mele, dair allro parlc dei favi. . Ma r Accademico sig. Ab. Barbaleni non so- lamente si addeslra a provvedere al buon governo deir api seguendo le pratiche piii accredilale, clie couciliando il niaggiore vautaggio con la niassima econoniia trasforma gli alveari alia ru- slica cosi disadalli alia molliplicazione artifiziale in alveari di costruzione moderna. Cio forma il soggetlo di una seconda Memoria. L' alveare ru- slico e composto di qualtro tavole commesse per lungo, o di un tronco cavo di albero alia foggia di quelli poeticamente descriiii da Virgi* lio. Trallasi di 53. i5o gia recitata nel i8o5, e corredata adesso di al-' cune aggiunte, clie illustrano vieppiu 1' argo- inento. Se il pubblico non fosse stato altra vol- ta islrutto del soggetto di qnesta dissertazione , saremmo premurosi di fare conoscere le inge- giiose riforme progettate dal N. Accad. per la costruzione de foruelli , per quella delle stufe destinate a far morire le crisalidi de' bozzoli , pei serhatoj delle acque, pei tela] ^ e le sue avverlenze sulla qualita , e la scelta de' bozzoli stessi , e sul mode di trarne la seta , oggetti tutti discnssi dal sig. Ercoliani per via di con- frouti , di calcoli , di raziocinj , e cio die e piii con le cognizioni acquistale ia trent' aiiui di pratica. Ainbiziosa poi I'Accademia cbe dalla sua isti- tuzione sappiauo pur cogliere alcun profitto le arli , clie piii giovano ai noslri comodi , ed ai Bostri bisogni , non 6 vaga di produrre soltanto gli utili rilrovali dei Membri che la conipon- gono , ma riniinziando a quello spirito di esclu- sione , clie per 1 ordlnario predomina in cosi falte adunanze , mette a calcolo ancora, quando lo reputi degno , gli studj di que' suoi concit— ladini che non ha avuto la soddisfazione di ac— cogliere nel proprio seno. Diretta da cosi plau- sibile zelo si e data cura in quest' anno di pro- cacciarsi il modello di due macchine , destinata i5c Tina a treLbiare, Taltra a svenfare 11 granc, inventate dal fa sig. Ab. Maffei, cui fu conteso da immalura morte di spiegare in qiiesto no- stro consesso i suoi rari talenti per la meccani- ca. La prima di qiiesle niaccliine e slata imma- ginata ad oggelto di risparmiare il tempo, e le Lraccia Irehbiando le spighe mcdiante quattro cilindri , che a guisa di raggi clie parlono da tin centre comune , percorrono un' area circo- lare , nel tempo stesso clie girano intorno al proprio asse , essendo messi in raovimenlo dal- r acqna. Una circoslanziata descrizione di questo ordigno riuscirebbe di difiucile inlelligenza sen- za il modello sott' oecbio (I), e per formarne di botto una giusta idea riduciamoci in mente il maccbinismo di un mulino ordinario , com- posto di una gran ruota a pale cbe deve esser mossa dair acqtia , di una ruota dentala affis&a all'estremita opposta del medesimo asse, di un (i) Queste due raacchine sono state con precis'one dcscritte dil Segretario in una sua relazione Jetta air Accademia , allorche ue fu presentatu il inolello. La succiftia esposizionf che ora se n« porge , il dise- gno in prosp-ttiva della Tav. II , e la spiegazione che lo accompagna a pie del volume , saranno suffi- cif-nti per fame conoscere la ttruttura 5 che non e d'altronde assai coniplicata. rocchetto che iie riceve i denti , e di un albero verlicale e versatile a pie di cui e annesso il roc- chetto medesimo. Snpponianio ancora clie iu liio- go della mola sieno attaccali all'albero i quattro cilindri di cui abbiam fatto cenno, iiifilzati cia- ^cbeduno in una spranga di ferro, e si conce- pira agevolniente J come possano essi percorrere rotolando il piano dell' area , quando e in azio- ne la maccbina. Le sprangbe di ferro non sono per altro stabilmente conficcate nellalbero , nien- tre vi si adattano a foggia di gangheri, ma es- sendo in tal caso ciondolanti e senza fermezza , si getlerebbero tutte e quattro da uu lato , e si strascinerebbero suU'aja quando gira I'ordiguo^ quindi e die sono assoggettate a una fune , o ad una catenella, un capo di cui e affidato all' estremita della spranga, e per raccomandare r altro ii e ideato di collocare orizzontalmente alia sommita dell' albero due iravicelli in croce, che formano cosi quattro raggi , che si avauza— no sopra r area medesima , ed all' estremita di essi ha la catenella il secondo pnnto di attacco. Ci rimane da avvertire per ultimo che i cilin- dri non sono tulti di un solo pezzo , ma for- mati di varie porzioni contigue : due di essi so- no scannellati per lungo , e premendo le spighe sottoposte servono a spogliarle del grano senza pericolo che lo infrangano •, gli allri due sono i55 giiarnlu di dentl pirami'tlali , e questi confriLiii- scono a soUevare , ed a rivoltare le spiglic. I cilindri scannellati e i dentati si succedouo con ordiiie alterno. Quanto alia macchina per isventare il graiio e dessa in molti pnnti conforme alia preceden- te. Abbiamo qui pure un^area circelare a livello del suolo , ma coperta da iin tavolato sostenuto da quattro pilastri , un albero verlicale , che in- feriormenle termina in i;n rocclietto , una ruota dentata , ed una gran rnota a pale , che ricc- vendo il moto dall'acqua lo comunica alle altre parti. Air estremiia snperiore delF albero verli- cale, a quella , cioe, che sporge sopra I'area, liavvi un recipiente di legno di buona capacita, simile nella forma a uno stajo , che ha d' in tor- no alia base alcuni fori qnadrangolari , ed a qncsto sopraincombe una tramogia aperta nel fondo , appoggiata sul tavolato , e che al mo- mento devesi riempier di grano. Figuriamoci la macchina in attivita. II grano della tramogia discende per la propria gravila nel recipiente -sottoposlo , e questo velocemente girando ob- bliga il grano medesimo a scappare pei fori , e a disperdersi intorno per 1' aja. Essendo il gra- no piu pesante delle paglie, della polvere , ec, sara slanciato da lungi , mentre le materie piu leggiere, come sostenute dal vento, rimarranno i54 pill da presso al pide dell' albero. Perclie pol ijon sia disperse troppo alia larga , e 1' aja cir- coscrilta da un parapelto di tavole, e perche il recipiente possa cotnpiutamente viiotarsi del gra- 110 coutenuto si e falto il fondo a foggia di un cono , che giunge coll' apice presso clie a livcllo della bocca. Si osserva ancora intorno alia parete eslerna del recipiente alcune assicelle a foggia di piniile , che devono fare I'liffizio di venlilatoii. Si 1' una come I'altra maccliina in difetlo di acqna puo essere mossa da un cavallo; ma v' Iia molta apparenza con tutto questo die «i seguitera a baltere ed a palare il grano co- me senipre si e fatlo , sapendosi gia qunnto sieno gli uomiui lenacemente attaccati alle con- suele ed inveterate lor pratiche. Noi vedianio cio verificarsi generalmente in tutte le arti , ma sopra tutto neil' agricultura , che e la piii re- fraltaria di ogni altra ad adottare i melodi, e le iuuovazioni die vengono incess^antemente pro- poste dalle accademie , dalle societa agrarie, e da tama farragine di scrittori che parlano di coltivazione. Che vorremo pertanto concluder- Tie? che essendo 1' agricultura la piii utile fra Je aili e la piii essenziale non si puo enco- niiare abbastanza qucsta circospelta e pruden- te condotta. Tali souo adunque g!i argomenti di lettera- i55 tura, dl scienze , cli agricultiira , di arti , che nel corso di quest' anno, o piii giustamente ncl- lo spazio di soli setle mesi furono discussi iu queslo istituto consacrato air esercizio di tutte le piu nobili discipline. E gia 1' Accadeniia si compiaceva di scorgere tanta atlivita ne' suoi Menibri , e lanlo zelo per corrispondere alia 6celta,<:he di essi fu faUa,quando fu amaramen- te contristata dall' infausta notizia della perdita irreparabile di due bcnemeriti socj , cui fu for- za di cedere al coinune destino. Noi non posse- diamo piii adunque 1' Ab. D. Mauro Bettolini di Gliiari , che tanto avea cooperato alia gloria di questo stabilimento ; se non che ci rimane di lui la dolce menioria delle sue virlii, ed i monumenti della sua erudizione, e del suo ge- nio poetico consegnati nelle opere gia da lui pubblicate , e in una serie di letterarie produ- zioni che, quantunque carico d'anui, tributava d'ora in ora all' Accademia. Non era disacerbato per anche il nostro dolore per questo lultuoso avvenimento, quando fummo fatti cousapevoli con sommo noslro cordoglio di avere perduto nel paese medesimo un allro esiniio collega , il sig. Gio: Bigoni , che iratteneva sovente questo cou- sorzio ora con istruttive Memorie di Agricultura, die singolarmente prediliggeva , ora con leggia- dri compoaimenti poetici, che quasi spontanea^ i56 mente fluivano da tersa e facile vena. In emer- genze cosi sfortunate rimane all' Accademia nn conforto; che fra il numero del Dolli , che ono- rano il Dipartimento , non dovra niolto titubar nella scelta onde risarcire le sue perdite, ripri- stinarsi nel primiero vigore , e perpetuare in certo modo se stessa a guisa di un albero ve- geto e rigoglioso , cui se un ramo e reciso , un aliro sollecitamente ne riproduce: Uno avulso non deficit alter* PINE. ,57 ELENCO Delle Memorie lette dalt instituzione delV A-C" cademia Jino a tutto T amio 1808 (*^). SGIENZE Epoca SdelU leunra opra la definizione della Vita. INIenio- ria I., del sig. Profess. Giuseppe Malacarne . I 802 Memoria II. , dello stesso 1 8o3 Esame dei varj modi cou cui opera I'os- sigeno sul corpo umano, dello stesso. i 8c6 Sulla natura- del sangue , del sig. Dott. Alessandro Bonelli l8o5 Sopra gli effetli del freddo e del caldo nei corpi animali , del sig. Dott. Gia- como Comparoni i8o6 Relazione d' ana Paralisi guarita coll' elet- tricita, del sig. Profess. Paolo Ma' rini 1807 Appendice alia suddetta Relazione , dello stesso 1808 Ragguaglio della Galvanizzazione pralicata sopra uu idrofobo nell' Ospitale di Brescia, dello stesso l8o4 Saggio sopra alcune indigene sostanze me- dicinali di virtii analoga a quella del- la Gtiina-chipa , con pareochie osser- vazioni medico- praticlie sail' nso del- la corleccia d" Ippocastano , del sig. {*) Si ^ stiidinto di classificare le Memorie rav- vicinaadole seconUo i analogia degU argQineuci. i58 Profess. Tommuso Albcrti . . . i8o8 Ragguaglij de' buoni effetti della vaccina- zioiie che si va propagando nel Di- purtimento del Mella , del sig. Dott. Lidgi Sacco 1802 Ragguaglio di inoculazioni vaccine , con alciine riflessioni relative alle mede- sime, del sig. Dott. Pietro Ricco- belli , 1802 Sui danni cagionati dalla coltivazione del Grano turco , del sig. Dott. Carlo Buccio i8o4 Sopra i caratteri e sopra I'origine della Pelagra , e sui mezzi di eslirparla, dello stesso l8o5 Sail' abuso di seppellire i morli in citta , del sig. Profess Qnetano Castellani. 1806 Storia epilogata della Medicina , del sig. P/ofcss. Tommnso Alhei'ti . . . l8o4 Sopra la Medicina come arte piiramente congetturale , del sig. Dott. Carlo Buccio iScj Sulla perfettibilita della Medicina , dello stesso 1806 Suir insegnamento delle dottrine medi- clie, col progetto di un testo die ser- vir debba di codice generale di pre- cetti per la medicina e la cliirurgia, e per la materia medica e la farma- cia , del sig. Profess. Tommaso ydl- berti 1806 Dei motivi che lianno ritardato i progress! della medica dottrina , del sig. Dott. Alessandro Bonelli i8o4 Sopra le cause che hanno ritardato, e sopra quelle che hanno promosso i 1 59 progressi della medicina , del sig. Doit. Gabricle Mazzocchi . . . 1806 iLsame critico sul sislema medico di Brown, dcUo stcsso 1802 Supra W sisltiua dl Brown. Memorie due, del sis- Dott. Carlo Buccio . . • i8o2 Note criliche alle Memorie del sig. Dott. Carlo Buccio contro il sistema di Browu Memoria L , del sig. Dott. Giacorno Comparoni looa Memoria II. , dello stesso l8o3 Sull' iiso de' Reatlivi ne'.le analisi chiuii- c'he , con na saggio d' analisi per via Timida d'lma miiiiera plumbeo-argen- tit'era del Diparlimento del Meila. Memoria I. , del sig. Profess. Giu- seppe Mnlacarne i8o5 Memoria II. , dcUo stesso 1807 Sui car ho deffo originale , e di fauo la prima i5 essa fu che abbia di proposito trattato que- sto argoraeuto che molto interessa i fislologi, e gli anatoraicl, e cio che piii vale e la prima iu cui siensi indicati gli opportuni soccorsi per miiigare le consegueuze , o ri- lardare il progresso di un morbo , che non ammeiie sventuratamente una cura radicale. Di quest' opera slessa fornisce un succlnto esiratlo il signor Foruaslni il quale dimostra di essere ottimamente istrutto negli studj di chi prende a encomiare : quallta essenziale a qualunque biografo , quando voglia catli- varsi 1' attenzione del lettore , dare una giu- sta idea del suo protagonista , ed infondere aniraa e vita ai ritratti. lo beu mi avviso che questa mia rifles- eione nou abbisogni di prove , ma quando pur si volesse documentarla cop qualche esempio nou si potrebbe meglio ricorrere che agli serilii di un allro nosiro accademi- co riuomato uella biografia, il quale da piii anni si occupa a mettere in palese i meriti di coloro che hanno contribuito a rendere cosi splendidi i secoli dclla letteratnra ita- liana. Ciascheduuo si avvede che io parlo del i4 siguor Corniani, e siccome egli si compiace di comunicare trailo tralto all' Accadcnia alcuui capiioli della sua opera di cui i] pub- blico atteude con itnpazlenza il compimento, COS! ci ha fatio parlecipi in quest' auuo di quelli che risguardauo Torquato Tasso , e Fra Paolo Sarpi, lo mi asiengo dal cora- peudiare le notizie estese da qttesto leiterato sulla vita e sugli stud] del maggiore de' no- stri poeti epici essendo esse oramai di pub'- blica raglone , potendosi leggere nel sesto volume della sua opera usciio recentemente alia luce. Compariranno in breve le altre couceruenii Fra Paolo, con cui apre il no- stro accademico la storia leiteraria italiaua del secolo XVH , e quauiunque molio sia stato detto intorno a questo celcbre iiomo « non dubitiamo che sara favorevolraeute ac- colta la relazione del signor Corniani , che presenta con ordine , con precisioue , e con nettezza di stile quanto v'ha di massiccio e di sostanzioso ne^ suoi scritti, ed espone gli avvenimeuti plu ragguardevoli della sua vita. Bello e a vedersi come guidato il Sarpi da una metafisica luraiuosa essendosi applicato i5 a scandagllare la legittlnia filiazione delle idee sia corso innauzi al Locke in quasi tntic le parti del suo sistema ; come essen- dosi rivolto alia Fisica abbia fatto molte utili osservazioui sul magnetisnio relativamente alia inclinazione , declinazione e variazione del- r ago calamitato , come abbia prevenuto il Galilvi in alcune tcorie spettanii 1' aria e 1' acqua , il Cavalieri in quelle concernenti gli specchi usiorj, il Keplero in altre che si riferiscono alle fasi luuari, e come flnalmente csseudosi dedicalo all' anatomia tanti pro- gressi abbia egli fatto in quesla facolta, che a lui si attribuisce la scoperta delle valvole delle veue , e quella della contrazione e di- laiazioue della pupilla. Ma tutti qviesii studj non erano in certa guisa che accessorj , n& guari ambi di pubblicare le sue osservazioni sulle scieuze fisiche , quasi intlerameute as- sort© in Un' aliva a cui va debitore della inaggior parte della sua fania, e che diffi- «ilmenie si credcrebbe die potesse conci- •iarsi coi talenti e con le iuclluazioni che €gli avea palesato ; e questa e la Teologia. 11 Sarpi divenio teologo , ma , come sensa- I i6 tamenle rifletle il nostro accademico , no* voile esserlo per perdersi in vane dispute , e in friyole soltigliezze ; egli intraprese nno studio profondo de' Canoui , de' Concilj , e dei S. Padri a fine di correggere la disci- plina ecclesiastica , e di prescrivere i giusti limiti air autorita temporale dei Papi. La repubblica Veneta lo elesse percio suo con- ^ sultore nelle vertenze iusorte tra essa e Paolo V. , le quali somminlstrarono al Sarpi argo- . men to di molti sciitti, che sono partitamen- te analizzati dal sign or Corniani. Inienta mai sempre 1' Accademia a coo- perare in ogni modo ai progressi dell a ita- liana letteratura nou si compiace solianto delle prodnzioni originali de' suoi socj , ma mette a calcolo eziandio le buone iraduzioni de' classici cosi greci , come latini , di cui lanto scarseggia 1' Italia , comecche da piiz di tre seeoli non si cessi dal tradurre. II '' signor Ugoni da qualche tempo si esercita intorno alia traduzione dei Commentarj di Giulio Cesare , e per saggio del suo lavoro reciio il VI. libro della Guerra Gallioa che piu di ogni altro e capace di trattenere la '7 cnrlosila del leitore in quauto die non coni- preudc soltauto relazioni di conqulste e di conibattimenli, nia soraministra molti curiosi raffcuagli sui costumi deell antichi abitanti della Gallia , sulla forma del loro governo , suUa religiuue c sugli islituli dei Drudi. Queslo libro da cui gli ernditi possouo at- tingere gran copia di peregrine uoiizie inte- ressa inollre i uaiuralisii , che trovano in esso la descrizione di parecchi animali della selva Ercinia, quali sono 1' alee , 1' viro , ed un ahro quadrnpede che sembra potersi ri- ferire al rangifero. luiraprendendo la iradu- zione di queslo classlco tentata per 1' innanzi da molli e non esequita a dovere da nessu- uo , non fu pago il signor Ugoni di pene- Irare a fondo ne' seutimenti dell' autore onde avere il pregio della fedelia , ma si siudio piir anche di tiasportarli nella nostra favella jsciegliendo le frasi e i modi piii nitidi per oiteuere quello dcU' eleganza ; qualiia che .mauca nella maggior parte delle traduzioni jitaliane de'prosatori laiini, di cui e tanto fera- Ice il cinqueccnio ; le quali cosi fredde riu- [ficirouo e cosl sparute , che dovrebbero ge- 2 i8 neralmeutc essere rifatle quando arricchir si volesse la nostra leiieratura con le produ- zioni degli antichi scrillori del Lazio. Ma se la fedelta e 1' eleganza sono dod a cui debbe aspirare qualuuque siasi tra- duttore , questa ultima e pariicolarmente di indispeusabile uecessita qiialora tratlisi dl trasporiare dall' uno all' altro idioma op ere poeticbc , e molto piii se il merito princi- pale di esse viene dalla leggiadria del sog- getio. Delia verita di questo prlucipio con- vinto fii il signor Leclii allorche si accinse a traslatare dal grcco il poemeito di Museo sulle avveniLirc aniorose di Ero e di Lean- dro , che diresti per cerio essere stato det- tato dalle Grazie stesse , e scritto con la' penna di una Colomba. Quesia iraduzione fii da lui comunicata all' Accademia in una delle nostre sedute , ma voile prima con un breve prelimiuare discorso dare contezza del greco aulore intorno a cui poco puo dirsi , se uon che sembra essere vissuto ai tempi dclla decadcuza del romano impevo , nja si dubita cbi cgli si fosse , conghletlurando il Salvini , che s' inlitolasse Marco Masuro il I *9 tfui nom6 abLrevlalo dayli araanaensi e ma- lamente leilo abbia daio ori<^lne a quello di Mnseo. Coniiiuque ella siasi , in taiita faina sail qnesia operetta , che pochi akri autori greci vauiar possono un pari numero di edi- zioni, di glossator!, e di traduzioni , le quali comparvero in tulle le liugae coltc dell' £u- ropa. Dug ne abbiamo iiella nostra iialianaj r una del Salviui , I'alira dc] Pompei. Nieute occorre di dire iulorno al raerito della pri- ma, essendo gia cogiiita e proverbiaia la pe- daniesca mauiera del Salvini da cui si e studiato di scostarsi il Pompel j raa la sua traduzione comecche tersa e corrclta rispelto alia lingua, e priva di quella disinvollura , e di quella affettuosa slmpllcita che tanto nell* origin ale si ammira. Di tuttl questi pregi va adorna la verslone del nostro socio , che aveudo avulo slngolarmcnte a cuore di cou- scrvare la mauiera di cpitetare dell' autore greco, raa senza usare violeuza al genio del- la italiana favella ha cosi preservalo raolie grazle e molli vezzi , che illanguidiscono, o del luiio disparvero sotlo la penna dcgli al- tri iradutlori. Due soli passi He riferiremo 20 nel primo de' qaali si descrivoiio le bellezze di Ero. Delia Dea pel tempio La vergin' Ero s'aggirava, e dolce II volto lisplendea come uascente ^ Luua di biauche guauccj i giri estremi Delle candide goie rosseggiavano Quale in doppio coloi- sLur.cia la rosa. E lu diresii cerlo il corpo d' Ero Praio di rose , ch' ella avea le membra Di veriuiglio colore, e mentre awolia lu biaiiche vesti se ue gia , le rose Spleudeau sotto i talon' della fanciulla. Air cplgraminalica veavisla di quesii versi con- trapporrenio 1' affeilo che spira ne' seguenti ove si narra come Leandro varcato a nuolo il mare si ridusse alia sponda di Sesio , e venue accolto nel segreto talamo della sua sposa. In cosi dire Da le amabili sue membra le vesti Ei con ambo le man' lolse , sul capo Strette ie avvinse, e balzaudo dal lido Avventurossi al mare, e a la splendeuie Lucerna s'afiVeiiava ei rcmaiore, 5t Ei carco, ei nave, clie di se uc gia. Ero intanto dal sorarno della lovre D' oude il lame sporgea, da' crudl soffj La lucerna copria spesso col nianlo Da quella pane onde spirava il veuto , Fincbe liCandro affaticato al lido Giuuse di Sesio , die le navi accoglie , E alia sua lone il trasse. Taciturna Eutro le porie 1' ansauie marito Alibracciaudo, che ancor I'ouda spnraosa Dal Clin siillava, seco a' vorginali Rccessi lo condusse, ove le nozze S'apprestavauo. Tutta ella gli asterse La pelle, e di flagrante olio di rose II corpo uugendo, il grave odor u'estinse Del mare , ed alio sposo die anelanie Era aucor, sovra ben soffici leiti Tutta si diede , a lui dolce parlando. g' dente culiore nel sl^. Leclii uu altro piii ardimenloso ne conta nel signor Abate Biancbi , die nou pavenlo di cimentarsi con uu poeta d' indole ben diversa da quella del canlore di Ero , con nn poeta lirico cho ha fatto fiuo ad ora Ma la leitcraiura greca che nella nostra Ac- cademia ha un valente culiore nel sicnor WJ. foinare vaui gli sforzl di tutli coloro ehe iciitarono di faiuigliarizzarlo con la liugua iialiana. Diceva Orazio die chinaque osava di emulare Pinduro ( poiclie di questo in- tendo di parlare ) si avventurava di volare con le ali d' Icaro , e qixesia seutenza si e del pari avverata rispeito ai traduttori di lui cosi italiaiii , coine di qualunque altra na- zione. L' ottava delle Piiie composta in lode di Arisionieno Eginaic vincitore nella pale* stra fu scclia dal siguor Bianchi per fame tin nuovo esperimenio , e mollo avveduta- menle si avviso di prenieiieie lui discorso che dicliiari il soggetto dell' ode , e ne di- lucidi i voli e le digression! che malage- volmente si saprebbrro intendere senza un comento. II nome che coniraddisiingue que- st' ode allude ai giuochi Pizj isiituiti a Pitone presso Delfo , che si celebravano da princi- pio di uove in uove anni , e furono poscia riformaii a somigljanza di quelli d' Olimpia. Seiubra che il certame consistesse una voha in gare sohanio di musica, e di poesia, ma vi furono in progicsso jntrodotti gli esercizj giuuasiicij e nella lolta appunto fu viuciiore 23 il giovane che Pindaro pronde a celebrare 111 quest' ode cui diedcro ar^omento i oiuo- chi celebraii uell' Olimpiade 85 , Ja quale coincide all'iucirca all' anno 445 prima del- I'era volgare. II proiagonista di quesio com- pouimenio fii duuque Arisiomeno fiolio di Zenarco , della iribu de' Midilii , e uativo di Egiua, isola che Pindaro pariicolarmenie si compiace di encomiare in quasi tiute le sue poesie o pel valore degli abitanti , o per la santiia delle leggi , o per essere staia patria di eroi, e di semidei. Ora questo Arisiome- no discendenle da personaggi che fiirono corouati piii voile pei giochi Olimpici ed Islmii, era staio vincitore egli stesso in quelli istiiuiii in Megara, ed in Maralona , e ri- porto il premio in Egiua medesima ue' giuo- chx Delfinii, circosianze tuttc a cui fa alln- sioue il poeta. Da egli incominciameuto al suo canto con 1' iuvocazione , e con le lodi di Esichia dea della iranquilliia , in cui e simboleggiata la lieta c placida situazione della inente e del cuore , e che secoudo I'avviso.di qualche scoliaste e qui coudoita in iscena qual proteitrice di Egiua. a4 O di cltta presidio, a Dice figlia Prudeuie chiave, clie dischiude e serra Delia meuie il peiisier, che ai Re cuiisiglia O pace o giierra. Blanda Esichia, che sempre o doni o accelli Pieghi ridenie il tiio ciglio screno , La Pitiouica gloria oggi ti alletti Di Aristomeno. Qui Piudaro abbandonandosi agli slauci della svia fantasia si diffonde uegli encoiDJ di Esi- chia, e fa conoscere che sempre torna danno a colui che nou porgendo orecehio ai con- sigli di questa prudenle e pacifica divinita , auzi che usarc discretezza , e moderazione si affida nella forza e nell' arroganza , come avveune gia a Porfirioue , a Tifeo e agli altri giganti che avendo audacemente mosso guerra a Giove furono colpiti dal fiilmine e trafilti dalle saette di Apollo. Giove tonanie dall' olimpia veita Air orgoglio deir un die' orribil crollo , Deir altro la moltiplice saeita Del hiondo Apollo. Del hiondo Apollo che con meute arnica In Cirra Aristomeno accoglier gode a5 Corooato di lauro e di pudica Dorica lode. Ed ecco corae il poeta per avere incidente- meiitc faito menzione di Apollo trova il no- do oudc atlaccarsi al principale argomento , avvegnache questo nume lo richiama ai giuo- chi Pizj , e quindi ad Aristomeno vincitore. Ma la fervida immaginazione di Pindaro mal sapea conienersi entro i limiti del suo sog- goito, e tosto ricade in un' altra digressione, iniperocche paragonando la gloria di Aristo- meno a quella di Aufiarao trascorre a nar- rare le imprese di questo e degli aliri eroi che pugnarono sotto le mura di Tebe. Di lutli questi voli, di tutte le allusioni e degli afforismi aucora sparsi nell' ode rende esalto conto il nostro socio per facilitarne 1' intel- ligenza , e porgere un filo al lettore accio che possa con sicurezza aggirarsi in questo labirinto poeiico. lo irascrivero le tre ultime strofe prcgne di gravi e uobili sentenz6, che niente hanno perduio della loro splendide?- za proferite dalla Musa del traduttore. A' mortali il piacer viene qual lampo E qual lampo sparisce, ove a Dio piaccia 26 Mutar couslglio ; sul tenestre carnpo L' lui I'altro caccia. Effimeri ! che siamo? . . . che non siamo? . . . Oinbra di sogno; ma splendor dal Nume Se viene , etenio , roausueto abbiamo Fulgido lurae. Dell volgi, o madre Eglna, al frauco stuolo De' tuoi con Giove amabili pupille Con Eaco, e Telanion , e Peleo e il solo Al mondo Achilla. Tutti i componimenti di cui abbiamo fino ad ora dato ragguaglio si aggirano in* torno a soggetii di bella letieratura , studio cbe potrebbe per avventura senibrare di mera vaghezza e di sterile curiosiia. Ma questa falsa prevenzione e opportunaraeute combatiuta da un nosiro accademico il quale prese a dimostrare essere la letteratura sus- sidiaria a tutte le facolla , e che rilevauti vaotaggi da essa derivano oude amenizzare gli argomenti, presentaili sotto 1' aspetto piii grato e piii luminoso, svolgere con chiarez- za , con eleganza , con precisione le proprie idee, qualila lutle che debbe possedere chi derive e chi parla , qualora voglia compiu- *7 tamente oticnere il suo scopo. Se v' ha fa- colta che abbia niaggior uopo del soccorso delle belle leiiere, e quella secca e sierllis- sima della giurisprudenza, che impinguandosi di parole e di tVasi , degenera di leggieri in cavillo ed in cicaleccio. Ma quanlo la lette- ratura cooperi ad ornar quesia scleuza \o da a divedere il siguor Pagani , che saggia- nienie ammonisce uou essere basievole al giuriscousulio 1' inierpretazioue delle Icggi , e r applicazione di quesie ai faiti ; scriva egli o parli e mesiieri che persuada , ed il niezzo onde giungere alio scopo e lo stile>, che esser debbe elegante, evidente, preciso, e tale che alloniani la noja sostenendo e siiinolando di continuo 1' aitcnzione di chi legge, o di chi ascolra. Perche abbia il di- scorso qucsie prerogative e necessario adun- qiie di aiiendere agli studj che educano I'Jngegno, quali sono quelli della propria lingua , della reilorica , della criiica , della poesia , dell' erudizione medesima. Or chi uou si avvede che per parlare a proposito lion basia di conoscere il valore de' voca-* lioli , lua che e mesiieri eziaudio di sapere distiibuire e connetiore a dovere le parti deH' orazione ? Chi dubitera mai che 1' eru- dizione e la stoiia non giovino ad abbel- lire lo siile ? La storia , come rifletie il iiostro socio, feconda di pensieii la tneiue, ed avvezza I'intelletto ai confronti , nientre r erudlzione nutreudo I'ingeguo di recondite cognlzioui a compimento riduce lo studio della lingua e della reitorica. Aggiungasi inoltre che la storia meite iunanzi lo staio e la condizione degli antichi popoli da cui proviene la legislazione , e che I'altra e di non lieve ajuto onde rischiarare rintelllgen- za del jus comune , e del patrio. L' arte criiica slessa e giovevole alia giurisprudenza in quauio che esaniina la convenieuza o la discrepanza delle idee e deile espressioni , determina le regole del verosimile, del con- veniente, del hello, aguz7=a rintellctio, e forma uno squisito discernimento utile in qualunque azione, ed in que 11a segnaiamente di interpretare , e di applicare le leggi. Cosi il signor Pagani con ottimo con- sigllo vendica dalla ingiusie iraputazioni del detraliori 1q studio della lelteraiuva, che a 29 preferenza di ogni altro Jia esercltalo ia quest' aDDo I'iugeguo de'uoslri socj j ma per- che nou maucasse all' Accadeniia rhi volesse iralteneila con argonieuli scienilfici surse il signer professor Castellani cou una Memoria SuLV applicazione de'sistemi nella medicina, dl cui si e limitato per ora a preseutare sohanto la prima parte. Quanio sia Taulore iiuparziale e sincero lo dimostra egli da bel principle col giudizio che porta iniorno ad una facolta che esercita cou tanio buon esi- io , qualificando la medicina come uu' arte congetturale, e difficilissima , che quautun- que sia pcrvenuia, merce le scoperte dei lisiologi e degli auatomici , ad avere alcuui principj evideiiti e sicuri, inciampa uuiladi- meno in moiii ostacoli qualora si tratti del- r applicazioue di questi. Molto piu certa e la Chirurgia, ma siccome queste due facolta sono consorelle , cosi si presiano viceude- volmente soccorso, ne valente medico poira essere chi uon e buon chirurgo, ne profes- sare con fclice successo la chirurgia chi uoa e istruiio nella medicina. Aomiiratore il uo- filro accademico d' Ippocraie dilucida quel ::io giudlzJoso atbrismo, che a formarc uu buoii medico richiedesi Natiira , dottrina , luogo atto agli studj , ediicazione e tempo. La INatura a buon dritlo e la prima , ma le in-" clinazioni natural! esser debbouo sviluppaie dair cducazione , e dallo studio a cui con- viene applicarsi in luogo coraodo e accon- cio , come la diuturna applicazione e neces-» sarla per munirsi di un ricco corredo di cognizioui. Diraoslra poi il professor Castel- laui con opportunissimi eseiupj quanto im- porti al chirurgo di avere conlezza di alcune scienze accessorie , quali sarebbero la mec- canica 5 Fidraulica, ed i principj della ma- tematica ^ fa conoscere come la chimica, la boianica , la materia medica nori debbono ^ssere da lui ignorate per cssere in grado di distinguere la natura dei medicamenti ^ d Je moliiplici loro preparazioni, ma assai piu si trattiene , come era pur di dovere , a di- mostrare quanto gli convenga un profondo studio dell! anatoniia- Molto di faiti con I'a- juto di quesia scienza ba avvanlaggiato la cbirurgia presso di noi rclativamente alio &tato in cui era presso i greci , i latmi, o 5t gli arabi, ed una prova de' suoi avanzamemi sieno i varj modi inventaii per 1' esiiazione della pieira , e della cateratia , le opeiazioni delle ernie , la cura delle fistole lacrimali, e la perfezione a cui e giunia I'arie oste- tricia, iion cbe quella di riconiporre le ossa slogale. Ma nou basta gia d'indagare la strut- lura delle parti del corpo umano, imperoc- che vuolsi eziandio conoscere 1' uso e la funzione di esse , e qui cade iu acconcio al nostro socio di rammentare in quauto deca- diraento fosse la cbirurgia uella patria di lui, quaudo quesii inseguamenti nou erano per ancbe abbaslanza coliivati, e diffusi, quando s' ignoravano i buonl strumenti, e quando era tuttavia accreditato 1' uso degli ungueuii e dei balsami. Ritornato egli dagli studj fatti in Padova , in Bologna, a Firenze , a Lou- dra, a Parigi ebbe fortemenlc a lotlare con- tro molti pregiudizj troppo in allora inveterall. il primo egli fu ad eseguire I'operazione delle varie ernie incarcerate, quella radicativa del- r idrocele , e dei varj sartDceli , la puntura del pcrineo, posta I'impossibilita deH'introdu- zione della siringa , ed a preseutare iJ mo- dello de'piii esalti strumenti. Richiamo egli i suoi scolari alio studio serio e ponderato deH'anatomia, della flsiologia, della patologia, della materia raedica; si proraccio eseniplari ill cera di anatomia, luacchine osteiriohe, e coopero perche fosse riforinata la fanagiuosa farniacia del pubblico ospitale. Cosi il pro- fessor Castellani spaziaudo a iungo iutorno a quesle uotizie , clie risguardano quauio da lui fu operate a pro dell' arte, pvio ap- plicare a se siesso il deito di Orazio sume superbiam quaesitavi meritis, ma enlraudo poscia nel suo principale argomenio va discu- tendo come possauo i sistemi esserc vantag- giosi alia mediciua; inculca che staLiliii sieuo suUe osservazioni e sui fatti, e che dispongano le differenii parti della scienza iu guisa tale che si spieghino le uue per le altre , e si riferi- scano tutte ad un principio certo da cui vini- camente dipeudano. Considerati i sislemisotto questo aspeito si avvede ciascheduno quanto sieuo essi proficui, e I'utilila loro comparira aucora piu mauifesta allorche 1' autore avra pill ampiameute sviluppato i suoi peusameuli uel progresso della IMemoria. 33 Tali sono i lavori cbe hanno avulo liiogo ia quest' anno uell' Accadenda relatlvaniente a soggetti leiterarj e scieQiKici. Per rieuipiere la lacuna ciie rimaoeva rispeilo alle arii mec- caniche presento il slgnor Professore Vigano una rnacchina di sua invenzione inservlente a segnaic cou esattezza le piii piccole divi- sioui. Quesla macchina procuraudo una pre- cisioue di gran lunga maggiore di quella che oitcner si potrebbe coo 1' uso del semplice compasso e sommameuie vautaggiosa a uu gran uumcro di arti , e sicconie malagevol sarebbe di dare con la descrizione una giu- sta idea, si espoue airosservazione di coloro che ci onorano in questa solenue gioruata della lore preseuza. G. B. Brocchi STATUTO dell' ATENEO DI BRESCIA ll presente Statuto ordinalore deW Jc" cadeniia fu prima dato alle stampe V anno 1810, dopo il qual tempo in virtii deir artic. ij. del Reale Decreto 25. Dicembre deW anno stesso /' Acca- deniia ass wise il titolo di Ateneo re- stando perb ferme le anteriori sue di- scipline. '■1 o DISPOSIZIONI GENERALI Articolo Primo L» Ateueo di Brescia lia per iscopo di dlf- fondere parlicolarmente nel Dipartimento le scopcrte e cognlzioni piu utili apparteuenti al suo isiituto. ^ II. II uamero de'Socj atiivi clie lo ooni- pongouo e di sessauta, fra' quali i Professori del Llceo. III. Vi sono inollre dei Sonj onorarj , e dei Socj corrispondeuli, il nuinero dei quali e iudeterminato. IV. I Socj onorarj e corrispoudenli go- dono di tulti i privilegj dei Socj atiivi, tranne quello della votazione. V. Se un Socio allivo si trasportera sta- bilmenie iu aliro Dipartimento passera nogli onorarj 3 cosi il Socio ouorario o corrispon- 38 dente abiiaute fuori del Dipar'limento, tra- sferendo in questo la sua dimora , avra diritto al primo posto vacauie di Socio at- tivo. Vf. Si distribuira a ciascvm Socio il Di- ploma a stampa della sua aggregazione. YH. Le sessioui dell' Ateneo comiuciano in geunajo e finiscono in agosto. VIII. Le sessioui ordinarie si tengouo la prima e la terza domenica d' ogui mese. ISiua estraneo potia intervenirvi, qualora non sia introdotto e preseutaio al Presidenie da qualche Socio. IX. Dalle memorie che vi si leggeranno sara esclusa qualunque parola potesse diretta- mente o indireitamente offendere chicches- sia. II Presidenie interrompe la lettura di quello scritto cbe coutravvenisse a tale di- scipliua. X. II litolo delle memorie lette , uon cbe il nome del loro autore , sarauuo iscrit- ti in un registro a cio destiuato ed osien- sivo. XI. II Socio cbe amasse fregiare qual- ch,e opera a sianipa del titolo 'di accademi- 59 CO , sara in dovere di riportarne la permis- sioue dalla Censura. XII. L'Ateneo corrispoudera coll' Islitmo Keale , colle sue session! , e colle Societa scieuiiflche e letlerarie piii riuoinajLe. XIII. Non potra venire 1' Ateneo a ve- runa deliberazione di niassinia, ue ad una elezione qualunque , senza 1' intervento di venii Socj almeno. XIV. Per r elezione dei Socj e del Se- gretario dovranno concorrere due terzi di voti : uegli altri casi decidera il maggior nuniero. ALUNNI XV. Sono aggiunii all' Ateneo in qua- lila di Alunni otto allievi delLiceo di Brescia. XVI. II Presidente , semiti il Reggente ed i Professori , li propone all' acceitazione deir Ateneo. XVII. Gli Alunni nelle sessioni private poiranno leggere memorie, od esporre pro- duzioni spciiauii alle Ai ti , approvate prima dalla Ceusura. 4o XVITT. Essi godranno di tale prerogativa siuo a che appailerrauuo al Liceo. XIX. L' Aienco avra per quelli che si 1 saranoo disiimi un particolare liguardo nelle vacauze de' Socj atiivi. PRESIDENZA XX. L' Aicneo ha un Presldenle trascel- to fra' suoi niembri piii benemeriti , che 'I dura iu carica un biennio , e che puo es- servi conferraato. XXI. Iu mancanza del Presidente un j Socio da lui noniinato iie fa le veci. XXII. II Presidente ha ramministrazione | ed il huon govcrno dell' Ateneo : ue firnia i diplomi , gli atti e la corrispoudenza; con- | voca le sessioni ordinarie e straordlnarie e n' e il moderatore: disamina preveutivamente gli argomenti che vi si debbono trattare; apre i le discussioni e le chiude, raettendo alia de- liberazione dell' Ateneo le questioni. XXITI. Egli e membro nato di tutie le commissioni , e le presiede. 4.1 CENSURA XXIV. Vi e una comraisslone perma- nenie di sei Censori , oltre il Presidente , i quail I'Ateneo elegge fra' suoi membri attivi. JNon possono essere successivamenie con- fermati. Si radunano dietro I'invito del Pre- sidente. XXV. La Censura si rinnova per terzo ogni anno. ]\e' due primi anni si estraggono a sorte quelli che hanno ad uscire. XXVI. Approva le produzioni degli Alun- ni , come all' Art. XVII, concede permissione come air Art. XI, giudica i premj, si presta in sussidio della Segreteria in tutto cio che le veuisse affidato dal Presidente, ed esami- ua qualunque opera si pubblicasse col norae deir Ateneo. XXVII. II Presidente destina per ogvii affare un Censore a render couto dell' opera alia Commission e. XXVIII. Le deliberazioni si fanno a scrulinio segreto , ed a pluralila di voti. IVon sono legittime che coll' intervento di ciuque Censori , ohre il Presidente. In caso di pa- 42 riia di voii il Segretario e chiamato alio squiltlnio. SEGRETERIA XXIX. L^ Ateneo ha un Segretario elet- to fra'suoi rnetnbri atdvi ed abitaute stabil- mente in Brescia. < XXX. Egli gode 1' ouorario annuo d' ita- liane lire niille seiceuto. XXXI. Vi h pure un Assistente alia Se- greteria coll aonuo ricouoscimento d' italiaue lire qualiroceuto. XXXII. T doveri e gli attributi del Se- gretario sono : i. Di assistere ad ogni sessione dell' Ate- neo, e di tenerne regolare annotazione: 2. Di far distribuire per mezzo del bidel- io a ciascun Socio ed Alunno abitante iu citta r avviso del giorno e dell' ora in cui si terra la sessione , enunciandovi 1' oggetto : 3. Di ricever ed eseguire gli ordini del Presidente ; • 4. Di c mservare regolarmente le memorie Ifiite e deposiiate nell' AlCiieo , presenian- 45 dole alia Censura entro il seliembre d' ogni anno , e di leuerc lutti i reglstri occoneuti: 5. Di render pubblici ogni anno coUe sianipe i uomi di tutti i Socj coUe ri- spettive quallla letierarle , non che i tiloli delle meniorie premiate coi uomi dei lore autori ; 6. Di Icggere tre raeraorie all' anno : •y. Di estendere la relazioue di lulie le dissertazioni lette nell' anno , la qnale verra da lui pronunciata in nna pubblica sessioue che annualmente si terra a quesio fine. XXKIII. L' Assistenie rispoude al Segre- lario della propria condotta e dell' osservau- za dei propri doveri ; ed il Segretario al- I'Aleneo, il quale, in caso di maucauza, provvedc sccoudo il bisogno. PREMJ E STAMPE XXXIV. L' Ateneo pubblica ogni due anni nel mese di aprile un pro gramma . La risoiuzione del quesito in esso coutenu-' to si propone ai dotii dpi Regno. I coucor- renli entro il successivo aprile debbouo aver 44 presentaie , n6i modi prescritti dal progrdtn-* ma^ le loro niemorie serine in lingua italiana. XXXV Chi soddisfcra nieglio alle con- dizioni del programma avra il premio d'una medaglia d' oro del valore di cinquecenlo lire italiane , oltre il titolo di Socio onorario e la stampa del mauoscritto. XXXVI. Ciascuu Socio eniro gennajo e febbrajo di ogni blennio poira proferire al- r Ateneo una questione sulla quale lavo- rare il programma. La Censura unendosi nel successivo mese di raarzo irasceglie tre dei prograrami proposti, sui quali poi I'Ate- iieo risolve. XXXVII. Si raccoglie in sessioue nel- I'aprile di ogni biennio la Censura anzidetta^ proponendo il premio a chi avra pienamente soddisfatto al quesito. L'Aieneo delibera. XXXVIII. Qualora la Censura non ri- trovasse alcuna meraoria meriievole di pre- mio , si rinnova per la secouda voha il con- corso. XXXIX. L' Aieueo concede inoltre ogni anno irc prpm] , orl a disseriazioni lette dai suoi Socj e giudicate assolutaraente com- 45 uiendevoli , od a produzioui d' arii esposie dai mcdeslini. XL. I concorrenti iscrivouo sopra par- licolare registro il loro uome e 1' argomento deir opera die producono al concorso. XLl. II preinio e di dugenlo lire itallaue. XLII. La Censura per la meta del di- cembre di ogni anno avra in nome dell'Ate- neo giudicali i tre accenuaii premj. XLIIL Non puo formar pane della Cen- sura chi concorre al preniio. L' Ateueo so- stiluisce. XLIV. Si riserva V Aieneo dietro rap- porto della Censura di oouvenientemenie premiare ogni utile iuveuzione spettanie le ani e principalmenie I'agricoltura presenlata da qualsiasi non Socio aLiianie nel dipar- limento. XLV. Avendo reudite sufficienii si stam- peru ogni anno e si diflondera la relazione, di cui r Art. XXXII , n.'^ 7 accresciuta e riformata , giusta i suggerimcuti della Cen- sura , col litolo di Commentarj dell' Aie- neo cc. dell anno ec. Poirauno aver luo- go in quesla stampa le memorie preraiate 46 od alcuua delle medesime a scelia della Censura. XLVI. L'Aieneo pubblicherh. colle stam- pe una raccolta periodica di opuscoli sotto la denominazione di Aniologia Bresciana. XLVII. Questa impresa ha per iscopo di render di pubblica ragione scritti di pre- gio e di utilita , apparteneuti a scriitori del dipartiincnto , che fossero rimasti iuediti , o dei quali difficilraente si rinveuissero le edi- zioni. XLVIII. L'Antologia Bresciana promulga inoltre per estratto le memorie di qualunqne autore contenenil miove scoperte , od invea- zioni nelle scieuze belle lettere ed arii. XLIX. Ciascua Socio propone gli opu- scoli e presenta i sunti da iscriversi uel- r Antologla. La Censura approva cd ordiua la stampa. F. FENAROLI Presidente. A. BiANCHi S egret. I ^i INDICE Memorie illustri di Brescia del Sig. Ab. Vincenzo Bighelli Bibliotecario della Quiriniana Pag. 5 Elogio di Francesco Zuliani del Sig Gae- tano Fornasini ^'9 Notizie intorno alia vita ed alle opera di Torquaio Tasso del Sig- Gio. Battista Corniani » i3 Nolizie intorno alia vita, ed agli scritli di ■ Fr. Paolo Sarpi dello stesso - . . m l4 Commeularj di Giulio Cesare, traduzione del Sig. Camillo Ugoni , ...» 16 Ero e Leandro poeraello di Museo, tradu- zione dal greco del Sig. Lulgi Lechi » 18 Ode VIII. delle Piiie di Pindaro, tradu- zione dal greco del Sig. Ab. Antonio Bianchi » 21 SiiU'utilita delle belle lettere nello studio della giurisprndenza, Memoria del Sig. Av. Gio. Batt. Pagani . . » 26 '48 Suir applicazione de' sistemi nella Medici- Da. Memoria del Sig. Profess. Gae- tano Castellani » 28 Maccbiua inserviente a segnare con esattez- za le piu piccole division! , inventata, ed elegantemente fabbricata dal Sig. Profess. Kiganb » 33 Statulo deli'Ateueo » 35 GOMMENTABJ DELLA. ACCADEMIA SI SCIENZE , LEXTERE , AGRICOLXURA , ED ARTI DEL DIPARTITWENTO DEL MELLA PER L AKNO MDCCCX BRESCIA PER NICOLO BETTONI UDCCCXI I o 'ulmo accorglmeulo , oruaiissinn Accadc- mici , fu del mio dotio prcdecessore, e clie voi in legge foudameuiale couverlisic, quello dl slal)ilire che la relazione ed il suiilo delle lezioni vostro , won colla sola viva voce si facesse dal Segrctario in quesia solenne adu- nanza palese , nia colle stampe dlffuso nel Dipariiniento e ftioii , fosse uel raedesimo tempo chlara prova a luid che non e vano il tiiolo ondc queslo illustre Coipo si fregia, e clic voi iudefessamcnie falicaie pel pro- gresso delle scienze , delle leiiere , dell'agii- coliura e delle arii nel nostio paese. Ma se queslo puo ridondare a somma gloria del nosiro Istiiuto , ove con diligenza, discrezione e sagaciia venga fatlo, cone uu grave rischJo il Segreiario di niaucare al puLLllco ed a Voi , o uou rilevaudo abbastanza la profondita 4- dc' voslri concetti , o iion apponeudovi il DGccssario lame, onde nella ristreilezza d' un transunto appariscauo in liUfa la loro gran- dczza. E questo pcnsiero mi aviebbc reso duLLio dellc niie forze , se il senliniento del iiiio dovere iion mi avesse confortato coila speranza, che dove con esaitezza e fedelia il siicco , per cos'i dire , e la midolla dellc iTicmorie csponcssi, anclie sagrificando alia brcvilu la niolia erudizione, onde varie delle medcsime a confcrnia della loro dottri- iia vanno arricchite , oiicrrei la vosira appro- vazione , e non lascierei il puLLlico digiuuo del diletto e dell' nlilila , clie per esse a lui dcve sicuramenie ridondare. Fatio per lale rlflesso coraggioso ed ardiio , degli aigomcnii da voi Irallati iu oj^ui ramo , cui specialmenie sono rivolte le vostre mcdliazioui, mi accinsi ad espor la dotlrina , usando possibilmenie I delle vosire espressioni , onde vestiia cosi degli altrui colori, piu raccomandata si pro- ducesse al pnbLlico 1' opera mia,- della quale roccoraandazionc mi sara mi' arra sicina I' at- tenziotie ed il compalinicnto , che voi geutili mi presterete. b LETTERATURA Solto j^U auspicj dcllc Muse , clie d.i<^U aiuirbi craiio venerate come le aulilci tlcl- rnmano sapcro, ehl)e incoiiiincianionto qucsio anno xA.ccatlcniico. Furono esse dalT cgrcglo nostro socio il Sig. Profcssorc Arici hivocaie a caniarc coi piu leggladrl vers! le piii astrusc inaierie delle scienzc e deU' arii. Egli clic nella sua fresca eta posslede gia Tarle diffi- clllssima dl aLbelliie cogl' incauti della poe- sia i gravi precclli della fisica e dell' agri- coltura , come lianno tuld i doili amniiialo uel suo poema sulla cohvira degli Ulivi , ha aperte le nosire sessloni accademlclie con im aliro non men leggiadro poema sul Coral- lo. — Iiuoino alia didatiica poesia, forse piii antica cUc altri mou urede, ( se almcno, co- me i crliici piu accreditaii sostengoijo , le varie favole onde vauno picni i pociici lihii deir aniichita , altro non sono chc perso- nificate immagini dei varj fenonieni della fisica e della scienza naturale di que' pri- nn padri ) hanuo diversaniente pronunciato lutii I iraitaiisii di poetica posteriori. Alcuni 6 1' lianno severamente defiuita una usurpazjo- iie fatta alia prosa , uon per aliro conunen- daljile che per T ainiouia , onde quelli die r hau collivaia seppero esprimere alcune ma- terle puramente doilrinali , e quesii soiio luiii coloro che noa trovauo materia poe-. tioa che nelle graudi azioni e passioiii del- r uomo (i). Alirl 11 on clrcosciivendo Ja poesia cntro si angusti confiui, le allargano il vasio campo delle descrizioni, e quindi trovano poeiici gli episodj , oude piacque ai plu antichi poeii di qucsto gcnere variare i Joro prcceltt , purchc con vaga immagiua- zioue esposii e con sagacita iutrodoiti (2). Al- iri finalmenie posto riflesso al line dclla poeda die e quelle d' islrulr dilcllando, hau- no infranii questl ceppi , die dal profano arbitrio dei pedanli volcansi porre a questa benefica divinita , e si libera 1' banuo cosd- tuiia di spaziare , come uella sua prima eta , per tutto il vasto impero della uatura (3)^ di (i) Muratori , B.itteus ed altri. (a) Barwin cd altri. (3) Orazio ed altri. • questo solo contcnti clie col sue dlvino lin- guaggio si corapiacesse di favellare ai mortali. lo uoii ueghero per tauto che nelle grandi azioui e passioni degli uomini piii ricco te- soro di poetica iuvenzioue apre il geuio alK animirazione di chi lo ascolia , ma noii cousewliro raai che partir si abbia dalla poesia ogni altro argomento, che questo ge- uio siesso sappia con evidenti colori e con armonica iinitazioue di suom rappresentare agli occhi , e far sentire agli orecchi , e col mezzo di questi uostri priucipali seusi ini- primere potcuteraenie nell' anima e nel cuore di chi lo ascolia. Qncslo e appunto cio che nei lore didattici poemi fecero Esiodo , Lu- crezio , Virgilio c , cogli altri gla conosciuti moderni, i noslri Colpaui ed Aric.i E, parlan- do di quest' nliimo, gi'>cv;hc degli aliri a mo non locca adcsso favellare , chi uon ammira il genio poeiico del nostro socio nellc vaghe inimagini cou cui scmprc csprime i suoi concetti? Tutio e sotto la sua peuna ani- mato , tutto in movimento , e i suoi pen'sieri uon s' inteudono solo , ma si veggouo e si ascoliauo. Ne aspeitate che escnjpi io rechi 8 in cotnprova di quanto asserisco , pcrcljie il poema n' e pieno c dovrei allora liascri- verlo tutio j se ne potra chiarire ognuiio leggeudolo , poiche e divenulo di puLblico " diritio colle slampe , e da alcuni passi che io reoitero per tuil' altro line che per conferma- re questo mio assunio. Egli ha diviso il suo poemetto in due cantij uel primo traita delta natura e varleta del corallo , vendicaudolo dopo la moderna scoperta alia classe dei Zoofili, Ncl secoudo ue descrive la pesca , la manifaltura , 1' arte di pulirlo e i varj usi che se ne fauuo presto le varie nazioni , si per adornamento che per medicina. Ne! principio del canto secondo ei dice il mo- tivo per cui egli si sia determinato a colii- vare quesio genere di poesia , ed e meglio che da lui medesniiu , aiaaicke tla me , \o int^endiale : » Cessa o leggiadro spirto , o di hegli eslri » E di ridenli immagini , e di larva » Borate, padre; a che I'ali tue lievi « Irrequieto volgi a quel divino » Splendentissimo raggio, onde le cose » Di natura s'iuformano, e segreta }) Fan forza all' uom , clie al bello avido corre? » Deh cessa ormai da inulil opra; iudarno J) Daio c sperar laude ne'carml, e schermo » Contro I'avversa invidla, c il cieco obbho. J) Gia suiritalo Pindo iutaiio un Lauro » Piu uou sorge , clie mold al sacro mouie )) Si voLser Cignl, a cui non le rimoie » Dello Sparlano Eurota, e del Caisiro » Rive alleilar, ma cjuelle ospiti aliere J) Del coronato Eridauo. E se tacque » Di quei la voce multiforme, e il canto » Per cui 1' arme, e gli amor' fur cliiari e il pio » D'una Tomba conquisto, un bianco Cigno ;> Degli spenii cantor' ristora il dauuo. » Sopra ogn' uso mortal , voce soave « A lui concesse il Ciel , clie in val di TeI>ro y> Caniando della erranie anima i casi, » E il duro eaiiio, a fund ancor non toccbi » Proferse il sacro labbro; e come vcune » Per coronar la fronte in Elicoua, » Dolci in atto ver lui si volscr tosto » L'alme sorelle, e gli si fean compagne; » Si levo Febo istesso, e come udito » Ebbe il cantor gentile in questo regno, » Disse, rimanti, o generoso, e citjse iO » A lui di non mortal laviro la fronte. y> Qual pill riniau splendida iiieia a cui » Libcro inlCDda egreglo spirio, c cpiale yt Di fiori ancor non colli a le mie lempie » Serio diviuo doueran le Muse? » Vero e ben che raol(iplice e diversa » In peregrini aspetti a cor' geniili » Pavla natura, e di magnanim' opre » Ordin uuovo fra noi sorge, e fa bclla » Uu chiaro Sol la generosa eiade,- » Che d'arnii c falti egrcgi, e di portenli i> Empie un Grande ogni loco , e di grand'orine » Slampa la lerra che a sua man si rese. » Ma tu degno del Grande, unico vivi, y> O re de'carrai; ne a mortal fu dato » Caniar di Giove fulminanie , c i uegri » Arsi giogKi d' Olimpo , e le sanguigne ;> Tessalic'onde di Peucoj oKo il bioudo » Di Laiona figliuol lungo i ruscelli » Del nettare celeste, nnica voce » Fra gl' imniortali al padre inni tessea. ;> Ma se r ale a seguir del generoso J) Augel di Giove a te valor, ne possa » Concedeva la sorte, o di solingbe » Piagge cullrice, lacerai neglctli? 1 1 Chi nou nova in questo iraito nn invi- diabilc venusla di poeiico sllle, una mirabi- le vivaciia d' iimuagliii sempre miove e sem- pre belle, mi' aiinonia di verso iucantatrice? Che diio poi dcU' arte onde ha saputo impiu- guare con bellissimi e iialurali episodj 1' arl- da maicria del suo soggeito ? — Gli epi- sodj opportunamenie iniiodolli servouo nel- la poesia a ricieare lo spirit© di chi legge ed ascolia , c couiribuiscono efficacemeute a conseguire la variola die e luio dei pregi esseuziali dello scriver poeiico. II buon gusto pero ha delermiuata qnesta liccnza , secoudo la diversiia degli argomeuti che il poeia si prcnde a traliare ; pochissirna ne ha conce- duta alia tragedia , perche avendo essa per suo fine di svegliare negli aniu" la compas- sioue ed il tp.rvavo c necessario che nulla distragga dall' azion principale , la quale e desiinaia a far nascere quesii affetti. jNfel- r cpopea dove piii vasia materia si svolge , ed il cui fine e di ecciiare la rnaraviglia , e siaio pill largo di quesia coucessione , pur- ch6 gli episodj entrino quasi necessariamente a far creseere 1' azion principale, dalla quale 12 con sottilissinii fill dlpendono. Al Lirico che dair entusiasmo c irasportalo a scorrere per gli elevati spazj del sublime , e la cui rncnte gravida di nobili pensieri e iuquieta, c iion puo in un solo oggcilo ferniarsi , le digres- sion! farono couceduie senza altra prescri- zione , die di non deviare, ncll' iuipeto del suo corso , dair afletto principale che lo ha mosso a caniarc. Al Didaliico che non e da straordinario affctto conniiosso c non ha per fine di eccitare o meraviglia o conipassione o terrore con qualche eroica aziouc siraor- dinaria , ma solo d' islruir dileltando , fa dal buon gusto permesso di variare il suo argoniento cogli cpisodj tanto quanio ei sa- pesse farlo con sagaciia e ragionc. Da questo louon gusio guidato Esiodo padie di tal gc- nere di poesia seppc allettaro suo fratello Persa , cui era diretto il suo Poema suilc Opere c sui Giorni , coi vaghi cpisodj della guerra de' Giganti , di Pandora cc. Virgiiio nelle Georgiclie con qiiauio mirabil arie sejipe introdurre ed i falii storici de' suoi tempi, e le lodi di Augusto , c ciocche di pill vago prescntava alia sua immaginazione I x3 la Mitoloiila ! Come el cl solleva dal minuto studio di quanto concerne alia culuira dei campi ora coile lodi dell' Italia, or coi por- tcnii clic scgitirono la nioi'te di Cesare , oi' col panicidio dclle guerre civili clie erano avveuule a' suoi tempi ! E il quarto libro quanto lion e aLbellito colle favole di Ari- steo e d' Orfeo ! 11 uostio Arici ha fatto lo slesso. Avendo iuiitolato il suo libro a S. A. S. Amalia Augusta nostra adorabile Vice-Regiua ha preso occasione d' iutrecciarvi la pittura delle dolci virtii di lei. Egli ci ricrea dai gravi precelti che delta or cautando la nascita di Veuere , or descriveudo la reggia di Net- tunno , ora alludcudo alle politiche circo- stauze de' tempi. Dalla pesca del corallo che non costa strazio o morte a quel che la fauno , preude occasione di toccare la bar- barie usata dai superbi padroni sugli schiavi daunati a rapir 1' oro dalle visccre della terra ov' e scpolto. La sua calda fantasia lo porta a considerare le crudelta coramesse dagli Spagnuoli contro gli Araericani per la trop- pa avidita di questo meialio ; c ne argonien- ta nella guerra civile di cui la Spagna e mlserameuie straziata , la vendetta del sangne dei Re Messicani e degl' Incassi. lo souo certo clie non vi atiedleio se vi lileggo queslo bel- lissimo tratto ; » In seno » Di selvaggl diropl i inarmi e I'oro, )) Quasi di gemme avara e di metalli, :» La lerra irivida ascose , onde nlciiu prcgio J) Poi v' acquistassc il lisohio e la faiica. )) E se pur caro a noi fere lo sguardo » II fiulvo oro, cui I'aric incide e inaspra » E di Lei frcgi impronta, a noi raminenta » Di quei lo strazio crudo e il sangne sparse » Che alia terra il toglieva. Ai lurid' autri » Del Tenaro qui giunto esser ti avvisi, » Onde la morle e il puzzo esce e il lamen,io » Dei raiser! oruciati. Ivi la terra J) In ampli pozzi si sprofouJa, e poca )) E mai certa la luce eutra smarriia » Nei carceri vivenii , e alle riposte » E rimote dal giorno ime caverne. » Ivi suonau le niazze, e sopra i dorsi )) E le braccia infelici assiduo lonape }) 11 vigor del flagello ; poiclie in dura » Servitude dannaie ivi si sianuo » Miserabili lurbe , a cui si niega » II ragglo della luce, e i sconsolali » Petti r aura del ciel mai uon irrlga. » E ben conobbe allor so il naovo moudo » Stimo di bruli e nou d' uomiui albergo I » La Spagna rapacissima e crudele: » Poicbe a si rio travaglio i uudi stiinse » Pacilici mortali, e del cercato » Oro inquino col pio saugue le glebe. Ne senza aha ragiou dalle deserie Iberiche contrade alto or mi suona Neiroreccbio, e mi preme un indistinto » Lameuto, uu grido , uu armeggiar confuso, ^» Qual di civil tenzoue, o di sforzata » Citta che ira I'iDceudio e il ferro cada. » JNou lieve fio ; cbe il ciel riveudicando » Sopra i tardi nepoti il falto ipdeguo » Splugc A oix^llda g«cr:a or le superbe » Contaminate destre^ e tra quel sangue » Dei trafltti e il civile odio si aggirauo , j» Formidabili infauste ombre eementi )) Re Messicaui e'geuerosi Incassi, » E miuistrano Tarme, e ijei consigli » Gridano , oude a merce la via si rhiuda » Agl'ingannau, poiche un D'lO li perde :i6 » Nella vendetta. A noi sorge ben d' altri 3) Peusier' legjjiadra scena, e di lavoro, » Or che i irovaii accorgimcnti e il modo » Delia pesca bellissima io diniostro. Conlinui il Sig. Aiici a renderc le cogni- zloni della Fisica , della Storia INalurale e dell' Agricollura gradevoli e plane coU'incanto della poesia anche alje persone che ne sono diglune. Cosi egli cliiamera quest' arte divina air autico suo vauto dell'utilita, dal quale e stata lungo tratto dlpartita dai languidi cantori di Fille e d' Irene ; e menlre che r altro uostro illustre socio Colpani, il quale il prirao canto italianamente fra noi gli ar- gomenti di scienze , riposa tacito all' ombra del suo cresciuto alloro , prosiegua questi a far conosccre agli strani , che so 1' Italia e raadrc feconda di pueil, xion Io c muno di filosofi e di pensatori. Ma non vi sia chi m'accusi di troppa pre- dilezione per la poetica facolta se il nome di filosofi io non dubito cii concedere anche ai veri alunni delle Muse e di Apollo ; dap- poiche oltre, che questo non fu mai uegato a eoloro che scienlifiche raaterie in versi hanno n trattato , come tra i greci Empcdocle cogno- miuato il Dio , e lia i laiiui specialmenie Lucrezio, seguendo 1' avviso, di Aiistoiilc (i) K io renuto somnio filosofo quel sommo poeta che dei varj parllcolari caratleri che nella iiatura si trovano , un generale archetipo, per cosi dire,colla sua mente cvea,c colle uorme del verisiniilc lo fa operare ed aglre, e quasi .forraata una nuova natura uel suo geuere piu perfelta , ne pero tanto superiore a que- sta nostra di passare nell' idealismo , 1' offre spettacolo ai inaravigliaii mortali , che in lui godono di trovare il compiuto modello di quelle affezioni, di cui sentono lutti un qual- ■che germe nel loro cuoie. Chi questo \anto di somma iilusofia vorra negare all'epico car- me ed alia iragedia, uella quale in piii lumi- nosa conqiarsa si moslia quest' ultimo sfor- zo deir umano ingegno , e che giuuse cosl tardi alia sua perfczionc prcsso noi? (3ra il ^noslro socio siguor Luigi Scevola Vice-Bi- ihlioiecario dcU' Uuivcrsila di Bologua ci ha dolcemenie iulraltenuti in quest' auno con (i) Poecica Cap. 9, una bella produzioue di que'sto genere luu- tolata la Saffo. La fama di questa Lesbia donzella , che nieriio col suo pociico valore il nome di dccima Musa, attribtiitole dal voto universale della piu colta nazioue del- 1' antichita , vive dopo ventiquattro secoli nella raemoria di tutii gli amatori del buon j gusto ; e i suoi mal corrisposti amoii con Faone che furono causa dell' iufelice sna morte, eccitano ancora la compassione degli animi gemili. II nostro socio penso di fame soggetto di una tragedia, e miiabilmcute vi riusci. lo non indaghero qui il motivo da cui questo provenga , ma e cerio cbe quanto ci viene dai tempi floridi della Grecia dis- pone I'animo nostro al mirabile ed al grande. 11 valente nostro poeta ha sapulo giovarsi di questa universale opinione nell'inireccio della^ sua Saffo j il quale benche si aggiri suH'amore di questa donzella , ei 1' ha portatO a quel grado eminente di cui poteva esserc capace una tale passione nell' animo eroico di una poetessa tanto insigne , cacciata in eccessivo amore profondo dall' invidia di Vcnere die la persegue. La scena e in Loucaie dove 1' infe- '0 lice e tratta dalla risposia dell' Oiacolo con- suliato ia Mitilene , il quale a lei disse : J) Dark riposo » Di Leucaie la spiaggia ai raali tuoi. Ella c ancora incerta se cola litrovar possa il suo amaute , o deporre col mezzo del celebrato salto il grave fardello del proprio offanuo. Per una di quelle macchine clie sono comuui ai tragici poeli e pure cola tratto il Jeggero Faoue , che sposar deve Erifile cusio- 'dita dal sommo sacerdote di quel tempio. jSaffo e presso il generoso ospite Etarco , ed ha per confidenie ed arnica Ptodope ; Egesip- po e V amico c coufidente di Faone. Erifile h personaggio che mai non comparisce iu sulla sceua , ma clie ha molta pane nella tragedia, e ne forma il principale iuviluppo. II caraiicre di^ Saffo non puo essere ne piii patetlco ne piu vero di qucllo che il nostro poeia ha saputo fingcre e rapprescntare ; il s;io amore nulla ha di volgare o di corauue j quanto inienso , alirelianto generoso , non sa credere perfido il suo aniante , ne sa dar luogo al basso affetto di gelosia.' Nella stessa >»Uima djsperazione Saffo c forte di meute, Leiiche hou possa esserlo di cuore. Faone noa aina piii Saffo , jna non 1' abborre pero , anzi la slima e I' ammira per Ic belle qualira clello spirito. Sommamciite gli grava di vedcrla ap- passionata , e quiodi cerca tutti i mezzi per evitare d' incontraisi con lei. Egli 6 preso dair aiuorc di EiiGle in lui fomentato dal- r asiuto sacerdoie chc qui fa le parti del- r i;jipostore, c col Unto pretesto di religione tradiace la niisera Saffo, e sforza Faone, quasi vinto dair affanno di lei , ad esseilc spictaio. La tiagedia cici.ce a gradi e naturaimente ; tuid gl' incontri ira Saffo c Faone sono iu- teressauiissimi 5 I'eslto diviene necessario. Per tulta la tragedia brillano quelle nobili sen- tenze , che secondo Arisioiile cosiituiscono il fondo del iragico linguagglo ; la dizione e purgaiissima , lo siilc affettuoso , il verso va- riato neir arniouia , e lale da poierlo dir con Oiazio Allernis aptwii sermonibus, etpopularcs f^incentem strepitus, et natum rebus agendis. Ma ne tutti possono essere pocli, ne tutte le cose risguardanti le scienze , le arii ed i mestieri dir d possono , o si debbono iu poe- sia; il sapienle,l'inslitore, il segietario, Varllsta, ogui classe in soninia di personc ha bisoguo di csprimerc per mezzo della voce o dcllo scritto i suoi peusamcnli. Nou iniparerenio niai a farlo come si couviene ? JNell' ahbon- dauza di una lingua die dopo la greca puo prestarsi a tutle le forme dello siile , non sapranuo gV italiaui che grandcggiare in poe- sia , ed essere poco piii che halLuzienli nella prosa ? Avremo ad invidiare la povcrta di allre llngue vivenii dove si tralli di scrivere scien- zaiamenie ? Donde provicne questo difetlo , e quali sono i mezzi per porvi riparo? Varj hanuo traiiaio questa materia , e varie strade hanno indicate , per cui cammini 1' italiana gioveutii, onde gluuga al uobile fine dl scri- vere con esattezza e pnrita in ogui materia j cd il dotto noslro socio sig. Giudice Fcr- dinando i\.rrivahene lia. cliiamato a critico esamc i lore snggcrimenti in un accademico discorso, che poi ha stampato in fomia di prefazione al Dizionario domestico compilato dal glovaneito sig. Gactauo suo fratello. Alcu- ni , cgU dice , proposer© per maestri yita. Ai trecenlisii , ai soli ircceuiisii , alu i grido j la lingua , come 1' accpia dei JIumi e sempre piii pura quanto e piii vicina alia sua foute ; e a dir vero se questa sentenza si potessc rivocare iu dubl)io per qualche altra lingua , non si potrebbe ccrlo per la nostra , dove si traiti di purita c di grazla , pcrche ebUe la fortuna di essere da sublimi iDgegni creata e a perfezione condotta j ma quando avremo con lunga falica fatio inceita dei loro vocaboll , delle loro frasi e dei loro idiotisnii, se quella ragione filosofica del loro uso , chc con grecp vocabolo aualogla si ap- pella , non alzi la sua face a liscliiarare la nostra menle ; senza logica li adoperaremo , c non potremo ai nostii scritli dare quella perspicacita chc il primo prcgio lae forma Filosofica ragione tanto piu necessaria a sa- persi secondo la mente del uostro Socio, che non si tratia piii d' imparare soltauto a uo- vellare ed a poeiare , ma a trattare di scienze ed arii , non a quei nostri primi padri cono- sciute. E a dir vero 1' analogia siccome nelle altre lingue , cosi nell' Italiana specialmentc , e per lutte le parti la sua forza jdiffonde , ed o vogliarao noi le prime origiui dei vocaboh invesiigarc, o pei derivati cbe sono con quelle strettamente uuiii, o pei composti di piii sem- plici artifiziosamente formaii , e per le alire parti luito dclla lingua nostra discorrere , tro- veremo per tutto quciranimirabile convenieuza ed armonia , per cui siraili ira loro amicabil- lueute cospirano. Facciasi diinque /iualmeute 24 una grammatica verameiite ragionata sulla norma proposta dalF abate Romaui in una sua memoria sulla scienza gramniaiicale inserita * nel Giornale d' incoraggimento. Dei nomi astratti e meiafisici, e della piu parte degli ag- ' getlivi si distinguauo le lermiuazioni , le quali a classi ridolte ci potranuo far conoscere qual niodificazioue dieno alio idee che si vogliono con essi termini rappresentare (i). Seguendo le leggi di questa medesima ana- logla cercliisi o nella nostra stessa lingua o, s' e d'uopo, nella latina da cui essa deriva , la forza che nclle composlzioui aggiungono le particelle ai nomi ed ai verbi cui vauna unite ; e staLilito quindi il vero , e se posso chiamarlo cosi , filosofico significato delle pa- role, colla profonda osscrvazione sui classic!, specialmente ( se cosi piace ) trecentisti, veg- gasi quale ne acqulstarouo secoudario e tras- laio. Tutto questo con ordine e chiarezza disposto in ima grammatica servira ai giovani (i) II signer Bettoni ha gla in pronto alcune appen- dlci da aggiugnere alia Grammatica iraliana per me corapUate, di cui la seconda al Cap. VI. puo servire a coraenio a Voci ilaliaue iratte ) Ned raancano esetnpi di quesCo anche nei floridi tempi di Roma ; Cicerone tra gli altri scrittofi ci dice, come in Eraclea citta Greca fu un certo chiamato con Dome Romano , Furio. Ecco le sue parole: » FuU in illis f» navarchis Heracliensis quidarti Furiui,nam habetit illi " nonnulla hujuscemodi latina nomina : » L. V. aciioni* in Ver. 35 neir ullima parola deiriscrizione cioe ITOC da lui iiiterpretata cinni. Quesia dovreLbe essere scriita per epsiloii anziche per jota. Ma egU dimostra come pote facilniente uno scalpelllno nou troppo esperto incorrere ia questo abbaglio , alleso che una si falia pa- rola e siata ora scriita per g era per dit- tongo at ora per yj il quale proniinciandosi nei bassi tempi della greca Iclteratura per jota pill al suouo badando clie alia forma della parola pote incidere la Icttera i. Dopo di aver sostenuto 1' erudito nosiro socio con- tro I'opiuione d'alcuui, che anlicamente erano pill onori nella sepoltura altribuiti a quelli i quali Vecchi , che a quelli i quali giovani fos- sero morii specialmente fondandosi sull'auto- vita di Apollo presso d' Euripide nell'AlcestC ove dice ; K.' av ypavg oX'/jTai > JrXoucrio^ TapojcrfTat, -si anus moriatur, spleiididius sepelietur, cbiu- de lasuamemoria con le sue congetiure circa r eta del niarmo . finalmente >, egli dice , se delV eta del nostrd marmo asserir dehho qualche cosa , dirb che la sua indole, la forma del caratleri > e V ortografia con cui he sona scritd , parmi che indicar possano , appartenere esso al principio del setlimo secolo dell' era nostra volgare ^ ed il nostra JEUoneio potrebbe essere uno di quel Greet che V Imperator Glustinlano spedi in Italia per la difesa di qiieste nostre cilta contra r armi dei Goti , vinte le quali pote egli re- star qui sino alia morte , siccome ancJie pri- ma di me pensb l'j4lciati nell' illustrare lui altra Greca Iscrizione viilanese riferita dal Padre Zaccaria ne" suoi Excursus liiierarii pag. 19. Ma se commeudaLile fu sempre la pieta dei figli clie raccomaudar vollero alia posterila il uome dei loro padiij degna di somnia lode e al certo anche la fatica di colore, che si pon- gono ad illustrare la menioria degli iiomiui grandi, che onorano la uazione col loro inge- gno e col loro sapere. Due beni da cio princi- palmente ne derivano, il primo si e la lesiimo- niauza di gratiiudinc die noi facciamo mosira di avei e a loro , graliiudine che mai non \ieue ad essi negaia che dalle nazioni barbare ed avvilite. L' aliro si c il pungolo di cmu- Jazioiie cl\e si aggiunge a quelU che sono di 57 pari ingegno foriiiti , onde cammiulno sulle loro tracce. E chi iiou sa quauto questo tribu'- to di laude agli esliuti che hanno ben merltalo deirumaua socieia fu iu lulti i tempi uu seme di nuovi uomini graudi ? e chi fra gl' iialiani , e diro pure fra gli europei j- fa piu beneme- rito nelle scienze del Galileo, che puo giusta^ incute appellarsi I'inslitutore dcllamoderna fi- losofia? Ora a quesio sacro dovere verso di lui ha cou molta soddisfazlone di luiii noi adem- piulo iu quest' auno il dottissirno uostro socio sig. Giambattista Coruiani. Egli ce n'ha con preciaioue ed elegauza letta la vita, chc presto speriamo di vedere stampaia uel proseguimen- to della sua accreditaia opera , che ha per titolo / secoli della Lelteratura ItaUana. Se degli uomini grandi tutto interessa, se le loro peripezie diveugono in certo niodo le nostre^ e se naluralnicute sianio iliclinaii a conipatirne perfino i difetti, dove il pubblico italiano sa- per grado aU'ornatissimo nostro socio di nulla aver pretermesso che servir potesse a mettcre in ohiaro la dotnina, le disgrazie, le persecu- -zioni, i irioufi del pid graude genio filosofico «he vanti \ Italia. 11 Galileo parve dalla nalu- 38 ra destinatQ ad essere il rivelaloie de' suoi piii profondi raisteij. lucliiaato alia meditazione seppe sgombrare avanii di se la dciisa ncbbia dei pregiudizi e dcgli errori del Peiipaio che a' suoi tempi dominava sovrauaniente in tulle le scuole. Persuaso , come egli stesso disse , che la filosofia sta scritta net gran libra delta natura, sempre aperto avanti gli oc- chi dcll'attento osservatore , ma scriUo net linguaggio dei matematici , abbandonata la raedicina, cui il padre lo avea destinato , ed applicatosi alle matemaiiclie discipline , lesse in quel libro piii che allri mal ; e servi d' in- terpreie ai gvandi filosofi di tulte le nazioni che vennero dopo. Giovanetto trovo il mode di applicare il pendolo all'Oriuolo, dal che doveano aver origine , dice il nosiro Cor- iiiani, scoperte importanlissime nelV astrono- mia , nella geografia e nella naulica. Die- tro le tracce di Archimede inveuto la bilancia idrostaiioa con cui scandagliar si polcsse con verila la proporzione del peso che hanuo Ira di loro i metalli sotto un eguale volume. Crcato professore in Pisa nell'ela di veuticiuquc auni, accerto ia cjuesto ouorifico stabilimento le 39 leggi della caduia dei gravi. Chiamato dalla Veneia Signoria a professar maiemaiiche in Padova scrisse i tratiati del suouo, della voce, della vista, dei colori , del flusso e riflusso del mare, della composizion del contiuuo, dei mod degli animali ec. Scopn il termometro, il compasso di proporzione , il microscopic , il telescopic , e col mezzo di questo pote esa- ^ minare la Luna, scoprire 1' immensa schieia L delle stelle fisse ed i quattro Salelliti di Gio- ^ Te, che egli chiamo pianeii medicei, e con fatica ch' eeli stesso disse veramente allantica, ' riuscire a misurare in ciascuno degli accen- nati satelliii il tempo della livoluzione di quel pianeta, e di predirne i luoghi e le confi- gurazioni anche pei secoli avvenire ; rilevo essere Salurno iricorporco , e Venere e Mer- curio mular faccia come la Luna : vide le macchie nel Sole , espose le ragioui del gal- leggiare ed affoiidarsi che fanno le cose nel- r acque. Alcuni anni dopo ei scrisse i suoi celebri dlaloghi, clie gli partorirono tantalode presso tulte le nazioni e tutti i secoli , e tante persecuzioni per parte dell' ignoranza e del- r impostura. II uosiro chiarissimo socio eutra 40 a dare anche di qucsti un compendioso rag- gLiaglio , noil ommeileudo di farci osservarc come queslo piofoudo filosofo uni alia sua vasta dottrina tutta 1' amenita e lutta la pu- rita dello sille^ felice accoppiamento che pas- sia — ia eiedita a tuita la sua scuola , e che dobbiamo dolerci di noii sempre poler rinve- nire negU scritti moderni. Svolge il noslro Corniani le fllosoficlie materie trattate dal Galilei con quella precisioue che farebbe ono- re al piii escrcitato filosofo , e quantunque egli si annunci per solo letterato , prova che nella provetta sua eia ha freschi nella sua meraoria anche i filosofici studj da lui fatti nella prima giovinezza. SCIEINZE. JNoi passaremo cogli auspicj del piii grande scienziato d' Italia a parlare degli argomenti scienlifici che furono discussi in questo anno neir accadcmia , sicuri che noii potremmo averii ne piii propizj ne piii grandi. Primo e comparso in arringo il celebre no- stro socio Dott. Buccio , ed in due meraorie consecuiivamente letie una ricchissima me.^se 4^ ci ha posto innanzi dl erndlzione e di. dottri- na. — Se arcano vi c che la nalura con deuso velo leiiga celato , e su cui abbia la curiosiia siiniolato 1' umano ingeguo e certo il mlstero della riproduzione animale. In qucslo fatica- rono gli antichi filosofi ed i niodcrui , e varj sislcmi coir apparato di molta doltrina e di vere o inamagiiiate prove si sono gli uni agli aliri succeduii. Quelli dclla doppla forza pla- stica , dei germi sperraatici , dcgli ovarisli ira gli ultinil, divisero le scuole , senza die le armi , colle quali si combatterouo a vicenda, abbiano potuto dccidere per veruua parte tiua corapiuta vittoria. Tuiti vamarouo e vautano ragioni, feuomeni, esperieuzcj lutti per qual- che laio portati quasi al grado dellevideuza zoppicauo per un altro, e rigettano lo siudio- so della uatura nella confiisione di prima. E vero che il sistenia degli ovaristi si fa forte con quel canone della fisica, che la uatu- ra operaudo sempre per le vie piii semplici, e nulla indarno facendo , uclle opere piu mara- vigliose nou segue una via dlversa da quaudo scherza per cosi dire nelle opere piu comuni, e il cui meccauismo e affatto scoperlo ; dap- 4^ poiche dimostrando i sosteuitori del medesi- mo , come in tiitti gli animali ovipari , la loro ipotesi h chiara e palese , ne deducono iion doversi immaginare che la natura uei vivipari tenga mi ordine diverso. E vero che da molte osservazioui dei receiiti anotomici sulle fem- inine vivipare con dlligenza falte e rafforzato ; ma e vero allresi che moltiplici fenomcni s'in- contrano in questo misierioso lavoro della na- tura , che facilraente spiegar nou si possono dagli ovarisli, e che piani divengono nel siste- ma della duplice forza plaslica , tra i quali specialmente annoverare si vogliono la diver- sita dei sessi, le fisononiie miste della paterna € materna , 1' influenza delle malatlie vasculari materne sul sislema vasculare, e quella del- le paleruc nervose sul sistema uervoso della prole. Ora di mezzo a quesli sistemi diversi il no- stro socio stabilisce il suo , che senza essere affatto uniforrae ad alcuno di essi , mostra quanto ciascuno si sia accostalo alia verita , e qnanto sc ne sia allontanato. Esso e fondato neir attitudine plastica della doppia elettriciia positiva e negativa auimaia e messa in giuoco 45 nei due sessi da quella forza di attrazione , di affinila o di rnaguedsrao, che uno all'aliro iuchina, comunemcnte chiamato amore. Sic- che r amore secondo lui c quella reale attra- zione die pill o raeno niodificata e spesso traffoggiata dalle avvenllzic circostauze ha luogo, come negli altri animali, cosi nell' uo- mo, fra I'uuo e I'aUro sgsso; lasciaudo il noma di aniicizia alle akre affezioni che procedono puramente dallo spiriio , e chiamando in con- ferma di questa sua opinione I'auloriia di due sorami nou meno filosofi cho poeii Lucrezio e Dante. Ora questo principio costituiivo del- r attrazione sessuale raagnetica per cui la na- tura si riproduce, sicde o nell' una o nell'altra delle due potenze dell' animale economia , elciiricita e calorico , o piii probabilmenie neir azione reciproca che queste eserciiauo I'lana suU'altra. Scguendo il nostro socio 1' au- torita di Galvani conosce nel maschio domina- re I'eleitricismo posiiivo, ossia potenza attiva, nella femmina I'elettricismo negative chiamato altrimenti calorico , ossia potenza uegativa^ Dichiara la relazione che ci e tra il cervello .e gli organi niaschili, essendo quelli che dopo 44 r occhio pill aLlioudaiiO di ncrvi ^ e qtuudi deir eleitricita posiiiva ; c la relazione die ci e tra il cuore e gli orgaui femininili clie ab- bondano di saiigue e in conseguenza di calo- rico. Conferraa il suo detto coll'autorita d'lp- pocrate, d'Aristotile c dello stesso Halleroj e coi fenomeni costanii chc prccedono, accompa- gnauo e segiiouo 1' atto venereo nei due sessi. Difatti nella donna la palpitazione di cuore si fa sentire piii che ncll' uomo j e nell' atto si manifesta in lei il calorico piii die nel ma- schio j in questo al contrario anclie dove si mauifestino le palpitazioni, vogliouo ripcteisi dal sistema nervoso che mascliera natura, come si comprende dalla slessa denomiuazio- ne che loro si da di picciola epilessia. Conse- gueuze di quest' alto nella fcmmina sono il gonfiamento dell'utero, come riconoLbe I'Hal- Jero , e il nutriniento che dia porgc al fcto col suo pioprio sangue. Gli uomini laboriosi e specialmenie gli studi( si e mediiaiori consu- niando I'dettricita cerebrale in altre maniere sono raeno proclivi alia venere , il che non avviene dei fatui per la ragione opposia. La Patologja e chiamata dal ncstro socio in con- 45 ferma del suo sistema. Malaltie neivose cere- Lrali e slnpidita sono le consegueaze dcll'abu- so nel niaschio ; i nervi dcgli occhi e dello siomaco sono i primi a risen tirsi si del difetto |k che del troppo use venereo , laddove sc qual- che sconcerio , egll dice , trovasi osservabile per la troppa salacita mulicbre , tutt'allro ovga- no chc il cervello pare che ne risenta , come , per recare esempi a tntti noti, fu chiaro ia Messalina e Faustina , le quali ia mezzo at loro maravigliosi disordini couservaronq sera- pre la vivacita del loro spirito. Fiualmenie la Cliulca insegna die i rlmedi ristoratori della elettricita posltiva sono con riuscita adoperati iu favore del maschio aggravato dai varj mali in lui cagionati dagll abusi in proposiio. IVella seconda memoria il sig. Buccio mette il suo sisiema a confronto degli altri cbe fu- lono o antlcamenie o niodernamenle imma- glnaii,e lo trova essere conforme a quello del piu profondo dei medici filosofi dell'anticbita, segulto con qualclie divario dal Plinio fran- cese j concordare con quello di Empedocle; di poco disseutire dalV antegonista di lui massime iu cio chc iuscgua nel capo XYI J« 46 semine; unifovniavsi a quanto ha scriiio Vlves presso Scallgero iiella 228."' delle sue eserci- tazioni coutro Cardauo j non opporsi a le Ca- mus Del derivare dal cerebro il seme virile , che ia se racchiude lutti i principj prolifici degli animali ; e non alienarsi del tutlo dal sistema degli ovaristi di cui vantasi autore Malebrauche, in quauto clie , se non ammette come ab initio rerum preesistenti nell'ovaja i rudimeuti dell' iutera raacchina auimale, ac- corda pero dei germi staii preventivamente elaborati nei corpi dei genitori , e dalla fem- mina seco portati e serbaii all'uopo di elimi- narli nell' alto , iusieme con allii rigenerati per la plastica facolia dal nosiro autore so- stenuta. Per analogia di pererachima tra I'occhio ed i testicoli , e la corrispondenza strettissima tra dette parti e il cervello egli raostra, appog- giato alle leggi dell'otiica, la propagazione e conservazione delle immagiui sui geniiali , e formazione dei tipi che rivestiti per cpige- nesi devouo essere la base dell' auimale viveu- te J e cosi il fenomeno delle sembiauze e uel sue sisiema spiegato. Per iudicare poi il mu- H iiio tributo dei sessi nella sua generazioue ei ricorre alle corabinazioni bizzarre di femmine d'uua specie e masclii dell' altra, ai loro risul- tameuti ^ alia composizione dei tratti esterni altri simili al padre , altri alia madre , allri ad enirambi. L' altro fenomeno di malatiie ereditarie da cntrambi i genitori , in quesio sistema e reso intelligibilc e piano; come an- die quello della diversita del sesso , cli'ei fa derivare dalla varia atlivita della poteuza elet- Irica quaudo niaggior nella femmina, e quau- do nel maschio. lo non dissimulero quello che non ha dissimulato il nostro socio, cioe che per istabilire queslo suo sislema, gli sono state di ajuio le osservazioni del sig. Cav. Amoretti, ed i saggi del sig. Bellotto medico di Venezia riferiii nel giornale d' iucoraggi- mento : ma siccome essi avcvano lasciato agli altri da leggere nel gran libro dell' universo la ragione e comprovazione dei loro inse-^ gnamenti, nessuno potra negare al sig. Buccio di avere in questo libro letto piu che altri mai , e di aver dato un sistema , che , secon- do le nuove dottrine dell'elettricita ( colle (juali ogni mondiwile fenomeno or si yorrcbbe 43 splegare) e piu conforme agli andamenti della uatura , che dai filosofi e crcduta cou sera- plicissimi mezzi il tutto operare. E mi duole, che costretto dai termini angusii di una rela- zione , io abbia dovuto toccare appcna i capi del suo sisiema,mentre per essere pieuamente iuteso dovrebbe essere studiato in lulta I'am- piezza ed ameniia cou cui I'ha egli esposto. Ma se le ricerchc nella riproduzionc degli animali sono stale argomento delle medita- zioni del sig. Buccio , quelle che sulle aber- razioni, che talvolta fa la natura dalle sue leggi in questo inisterioso lavoro , e special- mente nelle parti genitali, hauno esercitato il perspicace iugegno dell'altro uostro ornatissi- mo socio il sig. professore Alberti. Nel riferire Un caso di dubbio sesso di fresco avvenuto in questa citta , egli si e aperto il campo a far bella moslra della sua dottrina in istoria iialurale, in fisiologia ed in medicina legale. II caso e il seguente: » Da Rosa moglie di Pier- i> Antonio Bondavelli uel giorno lo dicembre 5» prossimo passato nacque una crcatura con » mostruosa conformazione delle parti ester- » ne genitali. Fu dalla levatrice gludicata di 49 ») sesso femminile e come tale batiezzata ed » iuscrilta nci legistri dello stalo civile. Poclii V glorui dopo, credeudo i genitori la mala » couformazione una malatlia, ebbero ricorso » al clilarissimo professore di chirurgia e no- » stro ornatissimo socio sig. Mosti , che giudi- j» CO la creatura di sesso maschile. II Pubblicp » Ministero , ciii ebbe il padre ricorso onde » otteueie die fosse corretto I'atlo dello stalo » civile, delego all' esame il N. A. esponente » in compagnia del sig. Cocchi chirurgo j i » cjuali uulla potendo coucludere riguardo al JM sesso dalla conformazione di tutto il corpo » per la tenera eta di due soli mesi circa del » bambino, osservarono le parti moslruose, e h trovarono; ch'esse presentavano soito il pube )» due promiuenze raolli, alquauio ovali nella » parte superiore clie allungandosi termiua- » vauo ia uu angolo acuto ; cbe al periueo )> pocbe lluee disianii dall' ano si elevava uu « piccolo corpo in figura del glande di uu » bambino , il tutto iusieme presentando I'ap- )) parenza delle parti, pero mal couforraate, » del sesso femminile. Dieiio piii parziale esa- » me riconobbero , cbe lo scroto invece d' es- 5o » sere sotto la radice del pene ne era m > certo modo meta per parte diviso , e che >i le membrane del niedesimo al di soito nel-. » la parte longitudinale erauo contratle , e le » lateral! piu elevate proliiDgavausi decresceu- » do di volume, e costituendo al punto del » perineo Tangolo acuto sopra indicato , con » una Lizzarra configurazloue, che trafoggia- % vano quello che nel sesso muliehre chia- » masi forchetta. JNelle porzioni prominenii » lateral! col tatto scorsero le due glandule » maschili, la destra delle quali gia d!scesa » nella sua parte di scroto , e la sinistra » retratta ancora al corrispondente anulo iu- » guinale. 11 pene era involto nelle stesse » membrane sino al glaude : all' apice del » quale non perforato dall' uretra , come do- » vrebbe essere nello stato nalurale , inco- » minciava un solchetto nella figura che lien a luogo del frenulo, e va questo a termlnare » nella radice in un angusto forame , che » immediatamente penetra nell' uretra siessa. » Una fossetta che si vide vicina all' anzidetto » angolo inferiore fa esplorata collo specillo j» e trovata di fondo eieco. Que&ta era foria^- I » ta dali'vinione in detto angolo delle mem- » brane iuferiori di sopra descritte ». Per la qual configurazione , conchiude il nosiro ac- cademico , nou e raeraviglia se la levatrice dair apparenza gludicando , credetie essere r infante fsmmlnilc, e se solo dall'esame degli esperii pote essere riconosciuto , come era ( quantuufruc cosi mal confonnalo ) per vero mascliio. Da cio egli prende motivo di di- scorrere con copiosa erudizione su molli altri casi o conslmili od anche piix equivoci , oc- corsi in altii paesi , e di traitare dei varj mostri si nel genere umano clie negli altri animali rinvenuti , di combattere colla sana criiica i pregludizj ciii hanno dalo luogo , e specialmento il preieso Ermofrodismo , cbe fu per tanti secoli crcdulo , e die ora e confiuaio iiell' Isola delle Fate e dell' altre poeticbe bizzarre invenzioni. Nelle quali erudiiissinic «ue iuvestigazioni per amore di breviia io mi asierro di seguirlo, di cio solo content© cbe siccome negli Atti delle alire societk , o uei giornali scienlifici sono queste mostruosita diligentemente a lu- me del pnbblico registrate , cosi I'esposto sia per mezzo di noi fauo palese, onde la scienza medico-Iegale, la quale ha taola relazione coi diritii civili , possa anche cou qucsto avvalo- rare i suoi docunieutj. Dappoiche nulla avvi nelle sclenze che noa meriti 1' osservazione del vero filosofo , e sic- come della natura non souo mono meiavieliose le niiuuie opere che le grandi, cosi vuolsi per Leneiuerito risguardarc chi sopra qualimque di esse volge le sue mediiazioui , tendeudo quesle sempre al nohile fine di conoscere il vero , nel quale solo la nostra nienie si ac- quieta e si compiaee. Per tale cousiderazione io uoa credeiti , presianiissinii accadeniici, di tacervi nenimeuo le esperieuze fatte dal dili- gendssimo nosiro socio sig. Mariui professore di (isica iu queslo Liceo , affine di liberar r uomo da varj insetti nocivi e nclla persona e iiella sostanza. Slimolalo egli dal hisogno di purgare alcuni suoi doniesiici arredi dalle cimici che li infestavano, ehbe licor^o ai mol- tiplici rimedi suggeriti daH'arte per ispegrerle, ma non ue irovo alcuno piii efficace della lintura delle cantaridi proposia dal slg. Be- nedetto Gatti chimico e farraacisia di Coiiio. 53 Consiste questo uella polvere di cautaiidi in- fusa per veniic|uattro ore iiello spirito di vino, ossia alcooL nella misura di tre dramme di quelle per ogui oncia di questo. L' applica- zione si fa coll' iniiugere nella delta prepa- raxione bene rimescolata uu picciolo pennello, e toccarne Ic suppclleiili infeite in tutti quel luoghi dove gl'inseiti importuui hanno il loro nido. II rimedio e efticuce s\ contro le ciniici che contro le uov-a. — La riuscita di questa sperienza ha siimolato il nostro accadeniico a tentarne delle altre ; e prima ha voluto scorgere se o le sole cantaridi , o il solo alcool fossero per produrre un simile ef- fetto, e fu convinto che il rimedio consiste nclla mistura proporzionata , come si e deito. Quiudi c passalo a fare simile prova con- tra le lignuole che guasano i panui lani , e ne ottenue il mcdesinio effctto , sieudendo nel fondo degli armadj ove si ripongouo gli abiii quanta carta occorre per lutio co- prirlo tingeudola come sopra , e riponen- dovi gli ahid iuvolti in un panno lino per nou guastarli. Solo avverte che gli armadj 61 tengano ben cbiusi oude la volatile so- 54 stanza dissipandosi non renda vano il tenia to limcdio. Ma di piu cousiderevoli danni all' umanita ci ta fatti avveriiti il slg. Dolt. Piiccobelli colla sua importautissima memoria sui danui che r uotno procura alia propria salute pel troppo uso dellc Levande spiritose e special- mente dell' acquevite. E im fatlo troppo comprovato per 1' esperienza clie per 1' uso estesosi da poco tempo del liquori spirilosi, una nuova serie di mali , forse non minora di quella che usci dal vaso di Pandora , e venuta a guastare la nostra salute. Se alcuni auui fa erano noini ignoii alia piii parte degli Italian! il Rum , il Punch , il Kikschenwasser ec, ne la stessa acquavita era si general- mente Levuia da ogni classe di persone j erano anche ignote , o certanienie poco co- tnuni molte malatlie , che ci niietono nel piii hello la vita di molti noslri concittadini. E cosa dolorosa il vederc come la moltitudiue sempre resistente in adoltare le piu utili innovazioui , sia poi facilissima ad ammette- re quelle che souo a lei di nocuraeuto e rovina. Cosi avvenne auche di questi spiriti, 55 che meglio sarebbero chlamati rion quell' lu- glese veleui (i). ]Non si puo ncgare pero che molto ahbia contribuito a quesio disordiue la comparsa tlella miova dottrina di Brown, o male spie- gata da alcuui fautori,o male intesa dal volgo imperito. 11 N. A. coa molia dottrina ed eruv dizione combatie un tal pregiudizioj egli col- la chimica ci fa conoscere che se il sugo dell' uva niatura prima della fermeutazione e uuirilivo ed aggradevole , come quelle che consisle princlpalraeule di zucchero , « (i) »> Quando fu discusso , dice Darwin , alcuni ») anni souo , nella camera dei comuni il progecto « di una nuova tassa sulla discillazione di^i liquori n spiritosi^ fu detto dei discallatori con gran Tcrita: >t tostoro tolgono al popolo il pane e lo con^ertono » in veleno. Eppure queste maiiifatture d'l malattia » SI sono cio lion ostaiite lasciate esistere » col far » lore versare nella Tesoreria circa un milione di » lire sterline all' anno ; e cosi sotto i nomi di ac- " quevite, rum, gin -wisky^ usquebaugh- vino, cidro, " birra ec. ralcoole e diveuuto il Teleno dei raonda " cristiano, come l" oppio del raaemettano. E\>oe! parcc , Liber Farce , gr'avi metuende thirso f Darwin Zoon. T. a. 50 di raucillagine , fermenialo convene questo zucchero in ispirito, e per conseguenza la Butiiente facolta tuiia gli toglie ; se poi la disullazione vi si aggiunga conccnlraudo viep- piii i liquori fermeatati, piii cfficace si rende la loro qualiia struggltrice (i). Di fatti per la loro troppa diffusibilita eccessivamente stimolano lo stomaco il quale iDfievoHto , inetto si rende ad eseguire il piii dilicato suo lavoro, 1' iniportantissima funzione del- (i) » Su via J dolci garzon , bevete, esclama » La seduttrice ognor Vite, di stupidaj ») Lagritna aspersa i lucid' occhi .... >i E lo spumante nappo alto Jevando *> Su via bevete in suon canta di gioja, if L'oLblio bevete d'ogni trista cura- " Ria la Chimica intanto un guards obliqu* f> Torce al fatal banchetto e velen mesce 't Ne le nettaree tazze ; a sinuosa » Cortina , sogghignando spia traverso » L' enipia Podagra, e non ve;duta a tergo '> L'enfiata I Irope anela: avvolta in bianca » Veste la Lepra le sue inacchie asconde, w E di se tolia si convelle, e morde " La nnuta Frenesia le sue catene. Darwin Amori delle jpiante canto 3, traduzione del •ig. Ghirardini. 5? la dlgestione. Le papllle ne restano induri- te, e qmndi perdono la sensibilita necessaria per aver appeiito. Questo che lutto gior- uo provano iw se medesimi tutti coloro che fanno uu iiso continuo di lall liquor! , nou vale a disinganuarlij ed anzi se ascoltaie la racione che essi adducono del loro her- ne, diranno fraucamente di far cio per ajutare la loro digestioue; e iniaulo come Pacquet, di cui Zimmerman dice che lo stomaco e le hudella si erano per tal uso dissec- cate e stretie, divengono vittime della loro ricetta. Ma il nostro socio, seguendo Darwin, Zim- merman, e 1 |.ia accreditati medici che hanno traitato di questa materia, schiera iuuanzi I'orribile serie delle raalaiiie, che, olire la so- praddetta , sono la consegueuza di questo di- sordine; raalattie che una volta o scouosciute, o assai rade fra noi, si sono adesso fatte co- muni , quali sono 1' anoressia , la dispepsia , la nausea, la collera , il vomito, il flusso eliaco, le ostruzioni dei visceri , Tidropisda, I'indurazione del cer.vello , e quindi 1' inde- bolimento dejl« facolik inielletluali : la slu- 58 pidita e la follia ; la deLoIezza ed il tremor delle membra, 1' itlcrizia, 1' apoplessia (i) ed una nialattia di fcgato piu volte osservata da Darwin , clie conslsie nell' iucapaciia o pa- ralesi del vasi secreiorj (2). Ne si devono ri- petere da questo abnso le sole malatiie lo- cal! , ma molie eziandio universal! , e tra queste secondo il IN. A. le febbri di languore propriamente dette nervose , acute e lenie, continue e periodiclie , die nella pratica ha poiuto scorgere farsi comuni sin nelle nostre valli , dove pel genere di vita semplice , e non istentaio , per un' aria ossignata , e pel salubre esercizio di quegli abltanti , erano una volta affatto ignote. Che sara poi se si aggiunga anche quello che il sig. Darwin (5) I ha osservaio , cioe che le raentovate malattie sono prochvi a farsi ereditarie sino alia terza j generazione , e che dove con simile abuso se ne foment! la causa, esse si perpetiiauo nelle (i) Vedi nel proposiio quanto ha dottamente scrit- J! to il sig. Ghirardini nelle note aglL amori delle piantg pag, N. aSo. (a) Zoon. T. 4. a. 1 (3) Am. delle piante nota pag. a8o. b 59 famiglie slno alia loro estluzione ? Non ter- remo uoi nel numero di beneraeriti filantropi quelli , die tutte le forze del loro sapere inipiegano per combatiere un tauto dlsordine? Si , luolio uoi dobbiamo al sig. Riccobelli , il quale come Darwin in lugbilierra e Zim- merman nella Svizzera, fra uoi e collo sciitto e colle esortazioni , e colla sua praiica nel medicare ccrca di trarre il popolo da un COS! peruicioso errore. Possa il suo zelo cs- sere coronato dal piu prospero evento, oude per liii fatti esperti i meno dotti imparino a non affrettarsi la morte , che gia come disse il poeta ; Lnminet, et tacito clam venit ipsa pede. AGRIGOLTURA ED ARTI Tali furono , ornatissimi siguori , gli argo- menti di scieuze nella nostra Socieia que- st' anno traitati , dei quali se tutti non hanno il bel vanio della novita ( che in materie filosofichc c piu desiderabile che sperabiJc ) Uaano pero quelle della chiarezza , dell' or- 6o 31ne e dell' atllita, a cul specialmcnte le mir« dello scienziato debbouo essere rivolie. E sebbene , come nei precedent! anni nessuu nuovo sforzo d' ingeguo siasi fatto nel cor- relate da noi inlorno all' arti meccaniche , uon ci e pero mancato un dolce inirattenimeuio d' arti belle uella meraorla clie Icsse il coltis- sirao socio sig. Paolo Brognoli. Versatissimo egli soprattutto iu questo ramo e possessore d' una pregiablle raccolta di pitiiu e ed inci- sioui , uella spiegazione d' un Quadro del secolo XV. ha reso cbiaro il nome di un nostro bresciano , che nelle storie dei piltori ^ non si sa per quale motivo, e staio dimen- ticato. II Quadro e un acquisto che egli ha fatto a Venezia tra gli effetii dei convent! soppressi, e rappresenia la B. V. dlvotameu- te inginocchiata tra le nubi inuanzi all' Eterno Padre , il quale seduto con maesta sopra un segrnento di ampio cerchio eliiiico , cinto da teste di cherubiui vaghissimi , e con a lato due angeli che lo incensano, mette a lei sul capo la corona di gloria. Sotto una bellissima prospettiva aerea e sulla terra scorgonsi quat- tro Sauti iu piedi con nimbi d' oro ^ e uel 6i fondo in caratteri Moeso-Gotici majuscoli la scriaa GULIELMO CAIO BRIXIA MCDXXLil. Ma sicconie in ogni falto di cui non si abbia noiizia per mezzo di coloio che di proposito hanuo tratialo della maierla , s' iu- contra una ragionevole difficolta ad essere creduli , e senza giusiissima critica non si puo lo sfavorevole pregiudizio dislruggere , cosi il nostro accademico si propone lutte le obbiezioni che potrebbono farsi intorno a questa pittura , e con fortissime lagioni poi tuite le scidglie. E prinio nessun dubblo puo nascere con- tro il nostro piitore dal carattere Moeso-Goti- co uel quale gli piacque di scrivere a fondo 11 proprio noma , sapendo ognuno per poco versaio che sla nella bibliografia, come questo venne in Italia nei secoli della barbaric dalla Misia provincia siluata fra il Danubio, la Macedonia e 1' Istria, dove i Goti di occi- dente si slabilirono sotto Valente Imperatore; come questo carattere era comune nelle scril- 6^ ture del quarto e del quinto secolo , e come specialmeute fu in uso a Venezia per la corri- spondenza e cominercio che quella MeiropoU ebbe colla Misia , e con tutto 1' IDirio. Sicche non e maravlglia , che il nostro pitiore stabi- lito,come apparira dalle ragioni die si addm- ranno , a Venezia , si sia d' una tale scrittura servito che era a suol tempi comune. Bensi parrebbe strano cio se avesse fiorito piii lardi del 1432, raentre e noto a tutti come la goti- ca scrittura fu pol dismessa e richiamaia la romana che e tuitora in uso. Dilucidato questo punto passa il nostro ac- cademico a sciogliere altra difficolta di maggior rilevanza. La parola Brixia aggiunta al nome del pittore indica essa il luogo dove la dipin- tura fu fatta , o quello dove il pittore e nato ? A dir vero molti pittori costumarono di segnare sui quadri il luogo dove per apprendere I'arte aveano stabilita la loro sede , e dove fiorirono 1 capi-scuole , affine di dare maggior credito alle opere loro. Ma il nostro socio riflette come questo meiodo fu in uso soltanto in secoli posteriori all" epoca di questo Quadro, allorclie le celebri scuole di Venezia e di 65 Homa florirouo j e clie dall'altra parte in Bre- scia iiou fu a quel tempo scuola veruna cosi riuomata da invogliare un arlista a porre il ft noffje di lei sui proprj Quadri, ondc acquistai* ad essi un preglo maggiore. La sola Vcuezia h anche a quei lenipl primeggiava in Italia nella pittura , perche sebbene non avcssc portata quest' arte a quel grado di perfezione c di tsublimita, cui poco dopo arrivo solto Tiziano, dai Greci almeno avea imparalo a pcrfezio- , nare il colorlto , da cui nascono i raaggiori alleiiamenti dell'arte, la vaghezza, la lenerezza € la forza. Clie poi il uostro Gulielmo piu- gesse il suo Quadro solto gli occbi di questi - greci maestri, non dubbia prova n' e il molio ' oro ch' egli impiego per fondo nel campo , cd anche nell' appareccliio delle carnagioni per dar loro un maggiore risallo. Potrebbe forse da taluno anche dirsi , che Gulielmo Cajo o Veneziano o di qualche altro paese, fosse stato chiamato a Brescia per pingere questo Quadro, il quale passato di mano in mano ( come di tab operc avviene ) sia giunto in proprieta di quel convento in cui fu trova- to , e che egli ci avesse segnato il luogo dove 64 fu pinto, come si fa sui llbii del luogo ove sono stati impressi; roa fa osservare il nostro socio nou essere verisimile che si chiamasse per piagere su d' una tavola di facile trasporto iia pittore da paese loniano con aumeulo di spesa assai considerabile. Sicche e dalla ma- niera di pingere che prelude i bei tempi della veneta scuola , e dal bel colorito clie i Ve- ueziani appresero dai Greci , e dalle altre ra- gioui ad do tie arguisce il sig. Brognoli che Gtdielmo Cajo sia state un bvesciano, che trasferilo a Venezia per apprendervi 1' arte , abbia con quest' opera illustrato e se mede- simo ed il paese ond' era nato. Stabilita la patria dell' autore passa il nostro accademico ad esaminarc se Y epoca del Quadro sia proprio quella dell' anno 1432. La diftjcohh propostagli da chiarissimo soggetto, ed in quest' arte intendentissimo sulla maniera onde e pinto, la quale pare certo superiore a quella eta, sicche opiuareb- be che trasportar si dovessero le due lettere delle decinc dopo quella che indica il cin- quanta, e leggere MCDLXXIL; ha data a lui argomenlo di far palese la sua cogoi- 65 zlone in pittura e la sua espertczza nell' ar- te della crilica. Osserva da prima, che seb- bene non sia iroppo in uso nei uumeri ro- mani di anteporre due XX all' L per iodicare il 3o ; non e pero affatto senza esempio : e che se fosse in arbitrio nostro di Iras- portare i caratteri uumerici in questa guisa, per la medesima ragione trasportando il C dopo il D si potrebbe vieppiii avvicinare a noi r epoca del nostro Quadro ; e cosi non avremmo mai nulla di sicuro uella scienza de' tempi. La quale sola considerazione do- vrebbe persuadere ognuuo a non alterare per nulla la disposizione dci numeri che furono posii dair autore all' opera sua. Ma non basta questo al nostro socio, egli non e soddisfatto appieno se non prova ancbe dalla maniera del plngere usata in questo Quadro, che r autore dovetie proprio fiorire all' incirca uel 1452. Di fatti i diademi e le teste delle figure e la piii parte del campo , come si e osservato , sono sopra tin fondo di ore puntato. Le ali degli augioli che incensano il irono della diviuita hauno uu simile fon- do ombreggiato solo da un poco di chia- 5 66 ro-scuro. II calice dl S. Giovanni Evange- lists , una delle quattro figure poste sulla terra , i libri dei due vescovi Agostino c Grisostomo, altre due delle dette figure, ed il vestito di quest' ultimo e pure dipinto suUo stesso oro ; cose tutie che insieme unite dinotano il carattere e la scuola di quel tem- po tenuta in Venezia , e che fu lasciata dai susseguiti pittori. Ne perche il Quadro abbia molti bei pregi , come a dire la vivacita del colorito e la prospettiva del cielo , e poi tanto scevro dei difetli di quell' eta da met- lerci in dubbio sulla verita dell' epoca di cui e segnato. Esso mauca di protagonista , non potendosi per tale prender 1' Eterno Pa- dre ne la Vergine coronata , come figure al- quanto piu piccole delle inferiori; ne alcuno dei quattro Santi sopra gli altri primeggiaudo in modo di attrarre a se prlncipalmente lo sguardo ,• per nulla dire che non mostrano diversita di affetti , ma effigiaii sono fredda- mente e non con quel calore , e con quel sentimeuto di affettuosa pieta, che avrebbono aaputo dar loro gli abili arlisli dei tempi posteriori. 67 Ma e clic rispondererao alle dimaude che potrebbono esserci fatie da alcuni critici piu soitili : Queslo Gulielnio Cajo o bresciaiio o d' altro paese che si fosse , come non tio- vasi auDOverato in nessuuo dei cataloghi del piiioii ? Un' opera tanto considerevole per* quei tempi, rjuale doveva essere questo Qua- dro , come fu pre term essa da tutti gli storici dclla piltura ? come di un pitlore cotanto insigne per quella stagione non abbiamo che un Quadro solo ? II valente nostro socio que- ste stesse apparenii diflicolta distrugge cou- siderando ; primo non esscre nuovo il caso di pittori o dinicnticaii , o non conosciuti dai compilatori dei cataloghi. II. che so in- torno allc stossc prime edizioni a slampa si sono presi infiniti abbagli dai primi biblio- grafi , sebbene i libri d' una sola edizione sicno molti, e facilmente diraminsi per varie biblioieche , ed in varie nazioni ; non deve recav maraviglia che un Qnadro per combina- zione sepolto in un convent© col nome del suo autore, sia sfuggito alle indagini dei piu diligenii raccoglitori ; e quindi lacinto nella storia dclla pituira. Quauii altri o guastati 68 dal tempo o sepolii nellc case di privati noii avranuo avulo una sorie egualc? 111. CLe foise Gulielrao pole di questo solo Quadro essere soddisfaiio in modo che ^Vi paresse degno d' illustraie il suo nome j che questo pote es- sere il suo capo d' opera j e fiualmente die o r autore pole essere sorpreso dalla morie in frescaeta, e uel fiore per cosi dire del suo iu- gegiio, od anche (siccorne e appunto avvenuio di questo per lungo tempo ) forse altri suoi Quadri degni di slima ed eguali in prcglo giacciono tutlavia negletii in mano dei uon intendentl. E a dir vero, che giovano argo- menil ncgativi contro la realia del fatto , se uon a far conoscere maggiormente il preglo deir opera che il noslro socio ha con dili- genza illusiraia ? II quale piegio si fa maggiore a mille doppi , se , come il sig. LrognoU afferma, il Quadro e ad olio dipiuto. Quesia uiillssima scoperta, di ciii si da generalnienie il vanto a Giovanni di Bruggia che nacque nel 1670 e credesi mono nel i44i> pretendouo i cri- tic! e specialmente il cav. Puccini che fosse portato in Italia da Antoiiello degli Antoui 69 pittor messlnese verso V anno i459, in cni fatlo breve soggioruo a Veuezia, comuuico il secrete a Domenico veneziano. 11 nosiro au- tore pero fa osscrvare , che 1 medesimi Qua- dri di Giovanni da Bruggia auche prima dif- fusi per le varle citla del niondo poterono col solo odore fare avveriiti i maestri deli' arte che erano ad olio dipinti ; e coll' autorita del Lanzi il quale non dissimula i suoi dub- Li suir assoliua invenzione di questo segreto falia da Giovanni da Bruggla , e con quella del celebre Maffei , il quale nella sua Verona illusirata dice , che nel suo paese esistono Quadri del dodicesmo e lerzodecimo secolo dipinti ad olio cd assai bene eseguiti, sostiene che quest' arte era conosciuia prima, e che a Giovanni da Brueela devcsi il solo vanto d' avcrla portata a niiglior perfezione. Ora sia che Gulielmo avesse gia appreso qneslo secreio da suoi maestri in Italia , sia che egli lo iniparasse dalle pitture stesse di Giovanni da Bruggla, e tentasse in questo Quadro d'imiiarlo, il nosiro socio, quantunque non abbia prailrate espcrienze chimiche sul Qua- dro slesso a fine di nou guastarlo , fondato 7© pero suUe cognizioni cli' egli ha della ma- teria, e sull'autorila dei van intendenii e nazionali e forasiieri cui 1' ha dato ad csa- minare , afferma che esso e dipiuto ad oho. E cosi dopo d'aver vcndicato alia storia della pittura un nome che era slalo per lei dlnien- licato, ed a Brescia un plttore di lanto merilo per quella eta, vendica pure all'Italia I'onore di aver avuio il segreio di pingere ad olio prima che Aniouello degli Antoiii veuisse dal- la scuola di Giovanni da Bruggia a farlo palese. Cosi della hellissima arte della piitura c'in- trattenne il sig. Brognoli , di cui la nostra ciita ebhe quasi ad ogni epoca valenti colti- vaiori ; di alcuni dei quali sono 1' opere conosciute per tutla I'Europa, e di molii altri con gloiia del noslro paese potrehhero esserlo, se la penna felice del signor Brognoli, o di altri intendenti come lui tra i nostri socj , si desse ad apporvi con una critica storia il dehito lurae. Augurando io questo monumenio d' onore ai noslri concittadini, che si distinsero uella mirabil arte 4el pingere , ed auche speran- 7« dolo , passero ad esporvi cio che con molta diligenza in materia di agricoltura e mani- fuLiiira ha esposto il sig. Camillo JJgoni per soddisfare alia seconda pane del]a diraauda faila alia nostra accademia da S. E. il sisr. Conte Ministro dell'Interno sul modo di tras- portare nel Hegno la maniera di coltivare i lini e fahbricare le tele all'uso delle Fian- dre. Gia due anni lo stesso illustrc nostro so- cio in una sua memoria, di cui il mio dotto predecessore sig. Brocchi fece la relazione nei suoi commentarj , ci dimostro sino a qual puuto potreLbesi applicare al Dipardmento del Mella la praiica delle Fiandre nella col- livazione del lino ; in questa seconda fa lo stesso riguardo alia filatura ed imbiancatura ; e col medesirao metodo di esami compara- tivi ci fa conoscerc in che noi potreramo migliorare i nostri usl , e iu che uon ci e date imitare i flamniinghi. — E prima una preparazioue indispensabile per la filatura del lino e qnella di petliuarlo, onde sceverare il tiglio del liuo dalle parti legnose. I fiam- minghi eseguiscono questa operazione con due colielli, e le donue prima di filarlo la 7a carminano con una spazzuola dl ciiue simile ad una giuccia di civetia. In tal guisa rlraon- dano le fibre del lino da ogni stoppa , e piu le rendono direite e paralelle per poi filarlo con quella perfezioue che si ammira. Presso di noi al conirario si crede indispen- sabile di farlo passare sopra peuiui deniaii di ferruzzi , die sorgono in forma di piramidi quadrilaiere piii o nieno spesse secoudo che SI vuole portarlo a maggiore o minor sotti- gliezza ; da questo ne viene il doppio disor- dine che e si perde maggior quanlita di fili neila stoppa , e lacerandosene molti riesce disuguale il filato ; e ben vero che un altro pettine i cui ferruzzi souo di figura conica Viene adoperato per quel lino che si conduce a maggior finezza per fame il refe ; ma dal piu al meno lo stesso danno ne siegue. Qua- lora tutte le diligenze per noi praticabili si fo^sero impiegate uella cultura del lino (vedi Comm. 1808) si potrebbe con molto profitto adouare 1' uso fiammingo si in questa che nella successiva opcrazione della filatura, per la quale le donne fiamminghe si servono del ulatojo che movesi a piedi presso a poco ,5 simile a quello che e in uso fra noi ,• ma dispongouo cou maggiore esaltezza clie dalle nostre uon si fa il filo sopra il baslone , dappoiche legandolo per luugo a meta hamio la cautcla di far si che le clme dall' alto rovesciandosi formino una curva colle estre- mita pcndeuli , e scmpre r.ongiungono le estremiia d' ogni libra col piede dell' altra , per oitcnere un fdo eguale , combaciaute c solldo , il cui capo inaspano sul rocchettiuo. Tre fibre pei lavori comiiui , e pei piii fim due sole ne cavauo , che bagnaie colla scia- liva, toreono e procurano di rendere di quel- la sotiigliezza che possono maggiore. Nulla vi ha che impedisca di fare noi pure lo stesso; che se quesla operazioue , come piii diii- gcnte , esigesse una merccde maggiore , ne saremmo bene corapensati dal miglioramcnto delle nostre manlfatlurc. Dimostraudo in seguito il si". Ueoni Ic differenze , che nell' imbiancalura del filo fino sono tra il nostro cd il nietodo dei fiamminghi , fa conosccre che diflicilmente noi potrcmmo loro accostarci. Usano essi la cassoda iuvece della cenere per fare il rauno ; 74 noi in questa parte non troveremmo il nosiro con to a seguiili , se non dove si potesse speiare di porlaie le nostrc lele a quella fiuezza die fa si ricercate le loro ; la qual cosa si dispera di poter conseguire si per la natura dei noslri lini (^vedL Comm. 1808 j) come per la mancanza di popolazione in confronto all' esiensione ed alia natura dei noslri cainpi, e per quella del latte , appena basiante fra noi agli aliri usi della vita. Troppo lunga sareLLe infatti e costosa per noi I'ope- razione di curare le matasse prima veuti giorni alieruativamente col ranno , e col- T esporle sulla gliiaja al sole baguandole so- vente, poi d' immergerle in uu lino dove sia latlc inacctilo per quarantaotto ore , di muoverle in questo tempo almeno otto fiate , mutandole di un tino in un aliro in mode sempre die sieno dal latte coperie, Lattervelc colle raani se poclie , co' picdi se moltc , poi di nu^ovo lavarle in acqua cliiara e ri- meiferle neJ bucalo; operazione die nellc Fiandre si viunova tie volte , rinterzando il baguo di latte nel modo indicaio j il die £atto si lava il fllo coUa sapouata , e poi 75 siacquaio uell' acqua chlara e disteso sulla ghiaja , di nuovo si ripoae nel latie per do- dici e fiuo per altrc quarantoilo ore , finclie sia bianchissimo , onde finalmenie sclacquato si maiidi all' asciugatojo. In una popolazione che soprabbouda alia coltura delle poche campague , che di mandre e piena , e nella quale il clima ed il terreuo luoko confluisco- no alia soitigliezza dei lini , quesie praliche e tutie le altre per la pulilura del filo, e maiii- fattura dei Linoui , delle Batiiste ec. possono con molto profilto eseguirsi,-ma tengo opinio- ue , cbe fra di noi costosissimi sarebbouo i tentalivi , e senza clie se ne potesse sperare una cgual riusciia. Sommamente commeuda- bile pcro e la diligeuza con cui 1' onorato no- slro socio ba adempiuto I'incarico dato aH'ac- cademia da S. E. il sig. Conte Ministro dell'In- lerno , e certaniente dalla sua meraona lu cm uniiu alia cbiarezza brilla la purila dello sti- le, nou pocbi docuraenti si possono trarre per inigliorare alnicno il metodo da noi seguUo uella cultura e manifaltura dei nostri lini. Dopo di averci dato il succinto ragguagbo di laute belle mcniorie onde i doui socj util- ,6 mente e piacevolmenie c' iutra-tiennero , vo- lentieri mi asleriei di parlarvi d'una da me lettavi uel corrente anno sullc capre , se dall'altra parte il dover mio e I'importanza della materia specialmente pel nostro Dipar- timento , non mi obbllgasse a farlo. Peuelraio dai gravissimi danni che questi aniniali arre- cano ai boschi che hanuo tanta relazione colla piosperiia del nostro commercio, danni da tutti gli agronomi di lutli i tempi rico- iiosciuti (i), mi sono ingegnato di provare , (l) Fra gli antichi abbiamo la testimonianza di Virgi- lio chf nei secon !o delle Georgiche co?i favclla: Frigora nee tantuin cana concreta pmina , Aut gravis incumhens scopulis arentibus aestas. Quantum illl (viti) nocutre greges, durique venenum Dentis et admorso signata in stirpe cicatrix. Noa aliam ob culpam Bacco caper ojnnibus aris Coeditur, et veteres ineunt proscenia ludi. Ed a lun^o prosietiue dfscrivendo quei giuocbi campestri , che si fafevanc anche a fuoi tempi in villa ad ioiitazionfi de^'li ancichi \n onore di Bacco « nei (juali i lieti villani, quasi ad iib^rninio d^lle capre e ad onore del nume, saltavano sopra molli otri fatti di peKe di capra , e gotifiati di vmio. Ofc poigli a'ltich' S' resinnsero a ronsiderare il solo danno che le capre facevano alle viti ( dell^j cni frondi 77 gIig ue le ragioui di politlca economia , ne quelle di ecouoraia dei parllcolari , ne fiual- auenie quelle della mediciua litener dehbouo il Goveruo di oidinarne un pieuo ed assoluto esiermiuio. II Governo cerlo non pu6 trovare il suo conto nel peimettcre la nioltiplicazlone di aniinali, die nou eslbiscono col loro scar- so prodoito di poco laiie per ciuque mesi diiir auno appena, alcuu ramo di prosperita Dazionalc ; ed invece col rendere Infecoudi. , sono ancora piii ghiotie) la ragion e ch'essi abUon- davaiio piu che nci M boscai^lie, e non ebbrro motivo di accor^ersi p r quesia pine del danno che arreca il dente caprino E' peio , ccrto che a Fauno Dio dei Boschi sacrificavano in primavf^ra un capretto come ci attesta Orazio iiell'Ode IV (M lib. I. E quesn ' iti religiosi , che con nu'lca filosofia erano stiti dii pri- iDi legislatori introdotti^ ci fanno chi.*raaiei)re av- ▼ertiti d«ir opinioiie, ch'essi avevano nell' ordiiiarii, del danno ch<; recavano ai virgulri si fatti animali. Riponero antlif^ il grazioso eptgramma del greco poe- ta Everio registraco .^eli*/\ntol 'aia , che pud servir di com-nto a qut-l che si e decto. E' Li vite che parla dd un capro che la rode : Kr,» fte (pcLyviq e^i pl^av ^ 6{ioq irt, v,ap7CO uubiie fine di pro- movere ogni specie d' utili cognizioui , geue^ rosa caiumiua. BiANCHi Segretarlo. 85 SOCJ DELL' ACCADEMIA PRESIDENTE ATTUALE DELL ACCADEMIA Fenaroli Federico SEGRETARIO •. Biaiichi Antonio- Fornasini Gaetauo assistente ol segreiarior CENSURA Torriceni Francesco. Malacarne Clare Giuseppe prof. Corniani Gio. Batlista. Piillrinieri Antonio cav. Maggi Gaetano. Brognoli Paulo. ACCADEMICI ATTIVI. Albert! Tommaso. Arici Carlo cav. Ariel Cesare prof. Arrivabene Ferdinando. • Assioni Francesco. Barbaleni Antonio. Basilctti Luigi. Berenzi Viucenzo, H Bettoui Nicolo. Bighelli Vincenzo. Bonelli Alcssandro. Borgno Girolamo Federico prof. Bozzoni Francesco. Castellani Gaetano. Cataneo Santo prof. Colonabi OJoardo prof. Crisliani Nicoli Federico. Elena Domenico prof. Febrari Glo. Maria. Giuliani Andrea piof. Lechi Luigi. Longo Mario. Maggi Francesco. Marini Paolo prof, e reg. del Liceo^ Marzoli Bernardino. Most! GLnmbatlista. Ogna Giambattisla. Pagani Giambattisla. I Pedrioni Domenico. H ghini Federico. ! Boselli Gio. Maria. Sangervasi Agostino. Teosa Giuseppe. Tosi Paolo. Ugoni Camillo. Vigano Viucenzo. 85 ArrATiFMiri ATTIVI DKL DIPARTIMENTO. Bucclo Ci*rlo d.i Bagoiino. Ceinust hi Carlo d' Iseo. Colombo Dotnenico di Gahbiano. Erculiani Gio. Audrea di Caipeaedolo. Guallieri Alessandro di Manerba. Maffoni Antonio di Chiari. Mazzocchi Gabriele di Coccaglio. Mazzotli Autonio d"i Cologne. Molinari Giambattista di Calvisano. Moretli Bernardino di S. Vigilio. Pasinetli Antonio di Gardone. Pederzoli Giacomo di Gargnano. Ravelli Giorgio di Casleuedolo. Riocobelli Pietro di Vestone. Vivenzi Pietro di Passirano. Agnelli del Dipartimento dell' Agogna. Anelli Angelo prof, in Milano. Armaudi Dauiiano del basso Po. Avanzini Giuseppe prof, in Padova. Boufadini Giuseppe in Venezia. Brocclii Gio. Baitisia Is][feUor sulle miaiere d«l Regno. Cos la del Piubicone. 6r 86 Dal Negro Snivatnre prof, in P.idova. Dal B 'lie Benedetto spgretarlo deiraccademiaagra^ ria di Verona , e membro dell'Istiluto nazioaale. Gazzaniga Carlo Antonio. Gliirardelli Francesco in Venezia. Grejjpi Giacomo del Reno. Guidotli del C:ostolo. Labns Gio. in Mllano. Mabil Luigi cav. archivista del Senate. Maironi Gio. Da-Ponte del Serio. Malfatii del basso Po. Morari Girolamo del Mincio. Morelli lacopo cav. bibliotecario di S. Marco in Venezia. Posseuti Pietro prof, in Como. Rezia Giacomo del Lario. Rosa del Panaro. Rosa Vincenzo caslode del museo di storia flat- lU Pavxa. Sabatti Antonio cav. e barone, regio commissario della contabilita nazionale. Sacco Luigi dell' Olona. Scevola Luigi vice-bibl. nella regia Universita di Bologna. Seletli Pietro Cremonese. Tortosa Giuseppe del Baccbiglione* Valli Euseblo del Mincio. Zendrini Gio. Maria prof, in Laubatb/ 8? Act.Ademici onorarj Bngatta Girolamo. Baliicanli Toramaso cav. podesta del comune di Brescia. Barljieri Francesco. Beccalossi Giuseppe cav. c barone , consigliere di Stalo e primo presidente della coite di appello sedenle in Brescia. Brivio Andrea primo presidente della corte di giiislizia in Brescia. Coccoli Domenico ispellore d' acque e strade- Colpaiii Giuseppe. Daud(ilo Vincenzo conte senalore. Dosu Alessandro. Fenaroli Giuseppe Conte Senatore grau maggior- domo maggiore del Regno. Ganibara Carlo cav. Marini Giambatueta- Mariinengo Silvio Girolamo. Melzi d' Eril diica di Lodi , cancelHere guarda sigilli , grau diguitario, e gran cordoae della legion d' oaore. Molin Girolamo Ascanio. Monti Vinconzo cav. INIorcclli Antonio Mosca Francesco commeudatore, diretlore gene- rale della polizia. 88 Moscati Pietro conte s en a tore , grancl' aqnila ec. Niva Gabrio Maria vescovo di Brescia commeu- dalore e barone. Le Noble Pietro professore nel Diparlimento del Luira. Paradisi Giovanni conte senatore. Roncalli Carlo. S. opoli cav. e barone consigliere di stato e di- rettor generale di piibblica islruzione. Slrigelli Antonio caV. segretnrio di stato. Tamburini Pietro cav. professore in Pavia. ToruieJli Giuseppe commendatore e barone Pre- felto del Mella. Viccari Luigi conte ministro dell' Interno. Verri Gatlo conte senatore. Voha Alessandro conte senatore. Zuccoli Giuseppe LeopolUo. a? INDICE \\ Corallo, poema del sig. Prof. Cesare Arid P^o* 5 Saffo, tragedia del sig. Luigi Scevola . 17 Del tuodo di studlare la lingua italiaua, mcmoria del sig. Ferdinando Arri- vabene ....•....< 21 Dialoghl delle Etere di Luciano, traduzione del sig. Luigi Lechi 28 Spiegazione ed illuslrazione dl una greca lapide bresciana del sig. ah. Seletti 3a Sulla vita e sulle opere del Galilei, memoria del sig. Giambattista Corniani . . 87 Suir influenza dell' elettricita nella gene- razione , meraoria I. del sig, Dutt. Carlo Buccio • • 4<* Siillo stesso argomento, memoria II. . . 4^ Relazioue di un parte mostruoso avve- nuto in Brescia del sig. Prof. Alberti 4^ Del mode di dislruggere alcuni insetli nocivi, memoria del sig. Prof. Paolo Marini Sa Quanio dannevole sia alia salute I'abuso delle bevande spiritose, e specialmente dell'acquevite, memoria del sig. Doit. P'utro RiccobeUi 54 lUustrazione di un Quadro d'aulore bre- .» sciano del secolo XV del sig. Paolo Brognoli . • , 6» Sul modo dl trasporfare nel Regno la maniera di coltivare i lini , e fiibbri- care le lele all' uso delle Fiandre , memoria II. del sig. Camillo Ugoni "Jt Sui danni die arrecano le capre ai boschi , memoria del segretario "jS Necrologia 82 Eleaco del socj dell' accademia ... 83 GOMMENTARJ della. ACCADEMIA DI SCIENZE, LETTERE, AGRICOLTURA, ED ARTI DEL JDIPARTIMENTO DEL MELLA PER L AKNO MDCCCXI BRESCIA PER NICOLO BETTONl MDCCCXII V, i erita, o Signori, non solo dall' autorli^ tna dall'esperleuza comprovata, e quesia che le Lettere , le Scleuze e le Arti abbiauo il Inaggiore incremeulo e facciano i piu rapidi progressi in quegli stati , iiei quali trovauo incoraggianieDlo e sostegno; e che a poco a poco illauguidiscano e veugan meuo in quel- li , i cui goverui colla loro speciale tutela sdegnano di riparaiie. Daj)poiche lo zelo e r attiviia dei privati non valgoa di per se a farle fiorire, ed e ben molto se appena glnn- gono ad impedive che il loro casto splendo- re uon del timo si estlngna. Ne di qnesta veriih noi abbiamo a ricercare lontani gli esenipi. La nostra terra naiiva di vivacissimi ingegni in ogui tempo feconda , e questa siessa scientiOca e letteraria Suciela ne sono per noi chiarissima prova. iNou e egli vero 4 che r antjchissima Lresciaua Accademia era caduia in un loiale laugiiore, beuche dotte persoue non maucassero a quesia Citta, solo per lion esseie dalla sovraua autoiita inco- raggiata e proieita? Non e vero che basio | iin solo eccitamento uell' anno 1775 del Vc- 116 to Governo per farla rivivere ed apnlica- re specialniente le sue cure alle materie a- grarie e naturali del paese? lo mi conjpiac- cio di vedcre in questa rispettablle corona alcuni ancora di que' lodatissimi Socj che col loro zelo e atiivita al maggiore di lei incremenio ban faticato j ma sebhene in voi mai non sia venuto meno il fervore per la patria istruzione e dotlrina , siaiemi lesti- monj , o benemerid Socj , come infrutluose rimasero le vostre premure allor quando per le politiche vlcende e per le guerre la superiore auloriia cesso di ravvivare col- r occhio suo favorevole i vostri scientific! esercizj; dappoiche io siesso posso essere te- siimone a lutli del nuovo vigore che questa Societa prese, dacche ( volge ora il nono anno ) otteneste di poterlafare, direi quasi> dalle sue rovine risorgere , provveduta di I Siifiiclenii raezzi pel suo niantenimento, e di porla se non soito rinuiiediaia proiezion del Governo , almeuo sotto 11 suo sguardo ani* niaiore. In questo solo breve periodo uon vi e forse ramo di sapere e di doitrina clie non sia stato dai varj membri che compoii" gono questo scientifico e letterario corpo , tratlato. A lutto il 1810, cioe in otto anni, cento cinquanta inemoiie furono letie^sopra argomenti di scieuze sessantalrej di varia let- teratura sessantaquattro ; di agricoliura quat- tordici; di arti uove. E tutto questo si fece quantunque fossl-^ mo iucerti della durevolezza del nostro Isti- tuto, non per altro confortati che per veder di tratto in tratto arridere la governativa autorila ai noslri sforzi. Che non dovra dun- que aspettarsi a buou diritio da noi, ora che pel Sovrano Decreto dei 2 Dicembre i8io il destine della uostra Societa e assi- curato , che 1' onorifico nonie di Ateneo le viene attribuito , e che b posta uella imine- diaia corrispoudenza col Reale Istiluto, per la quale sovrana disposizione viene a for- mare uu tullo con quanto vi ha nel Piegnc 6 di riguardevole per sapere e per dottriua? Da qual nuovo pungolo di emulazione iion dovro io argomeutare che siate per semirvi animati alle utili cogulzioni per 1' esempio di tanti uoniini dolti, voi che, direi quasi, isolati aveie pure sapulo far tauto ? Sebbene uon v' e d' uopo di argomentarlo quaiido si dia attenzione a cio che avete fatio nelF an- no correnie, prima ancora che questa corri- spondenza e coruunicazione di himi abbia poiuto aver hiogo. Ed io con lie to animo , o signori , son oggi a darvi in iscorcio il pvospetto di quauto si e operato fra noi per }' incremento delle Scienze , delle Lettere , deir Agricohura e delle Arti , onde i Socj abbiano a consolarsi delle loro fatiche, e tutti a convincersi di cio che volli insiuuar da principio , cioe che la protezione dei Governi e il piu efficace mezzo per farle fiorire. Voi degnaiemi come solete della vo- 5tra attenzione. LETTERATURA Ma da qual parte avra iucomiuciaraento il mio discorso , o signori , ora che debbo liferire la nobile lotta dei valorosi nostri Socj nel gloiioso campo della letteratura ? Di quale delle varie produzioni in questo ramo parleio io prima o dopo ? La pm parte nel loro genere eccellenti e perfette fanno prova non solo fra noi , ma eziaudio per tutta 1' Italia, che in Brescia \i € scuola di buon gusto , c tale da raeritare la stima e forse anco eccitare 1' invidia di piii po- polose ciita. Feconda per se stessa questa patria nostra di begl' ingegni ha avuto la sorte di adottarne altri di chiara fama nella letteratura , e di scorgerli tutti iusieme vinili dal sanio nodo della piu soave amicizia, con generosa emiilazione cooperare per I'in- graudimento e la gloria del nome Bresciano. Ma di tutti gli argomeuti trattati iu questo anno ragion vuole , o signori , che il prime luogo occupi in questo mio discorso quello che occupo la piii delicata parte de'vostri cuori, dir voglio il fausto avvenimento che 8 diede al piu graude di tutti i Monarchi im figlio , 1' oggetto dclle piu care speranze al- r Europa, un successore a Quirino, il Rege a Roma. Un giido universale di gioja si e sollevato per tuito ad una cosi lieta e so- spirata novella, e tutti sino ai piu mediocri ingegni hanno voluto esprimerla nel mode die hanno saputo migliore. Non vogliono pero confondersi , mi sla lecito il dirlo , o signori , senza ostentazione , colla farragine delle comuni composizioni poeticlie quelle clie furono dai valenii Socj lette in questa adunauza. L'Alloro di Livia del siguor Arri- vabeue , 1' Ode del signor Corniani, la Can- zone di metro libero del signor Gazzaniga, quella del signer cavalier Paltrinieri , I'lnno del signor professore Arici, e 1' Ode latina del signor professore Borgno tanto si levauo dalla folia dei volgari componimenli, clie baslerebbouo per se sole a stabilire la poe- tica riputazione dei loro autori se non fosse gia nota al mondo letterato ; e questo con tanto maggiore franchezza asserisco, in quan- ,to che voi signori Socj nell'vidirne la recita con eniusiasmo le applaudisie , ed il pub' 9 blico ha fatto eco al vostro giudizio poicho ebbe a leggerle rese di diritto corauue colla siampa. Mi duole beusi di uon potere sopra ciascuna taulo arrestavmi, quanto il loro me- rito esigerebbej ma vol vi accontenterete che io ne rilevi alcuni tratti principall, supplen~ do col vostro ingegno e colla lettura a quel- le che per araore di brevita dovro passare solto silenzio. II signer Giudice Arrivabene in uu' Epi- stola intitolata 1' Alloro di Livia , ch' egli indirizza al chiarissimo signor cavalier Ap- plani pittore di S. M. , dopo d' aver provato che per un avvenimento di tanta gioja ( spe- clalmente tolta essendo ai nioderni poeti quella liberia di cui sapeano con tanto buon esito far uso gli antichi ne'carmi genetliaci ) » llitia faiidiche parole )) Spira nel petto delle Muse invano, » E minore al dcsio suona ogui ceira, invoca Tarie sorella cioe la Pittura, cui sono 1 simboli specialmente concessi, ad adombrare il gaudio comune , e ad allegrare de' suoi Tiori la Culla Reale. Da cio che Virgilio di- ce nel va libro dell'Eneide del Lauro sacro JO a Febo uei pencirali del Re Latino , e piu ancora da quanto Svetoiiio nella vita di Galba dice essere avvenuto a Livia suLito dopo le nozze di lei con Augnsto , alia quale un' a- quila lascio in gicmbo cadere un ramuscello di alloro, che da lei piautato subito pullulo ( onde gli antichi augurarono i futuri tiionfi del discendenti Cesari ) ; il nostro Socio prende motivo di proporre all' insigne cava- lier Appiani 1' argoniento di un Quadro che simbtrleggi la stabilita Dinastia del piu gran- de di tutii gli Eroi^ ma udiamlo parlare da se : ft Or tu, ( egli dice sul fine del suo poemctto ) » Or tu, viveute Apelle , a cui s'e dato 1) Vivo ritrar piu che Alessandro un Maguo » Piu Iraperator che Cesare ed Angusto , 3) E dato insieme di avvivare in tele 5) Pill eccelsa donna che Ilossaue o Livia, )) Pingi Luigia d' un gran lauro all' ombra , i) Che di lauri rainori una famiglia i> Educhi intorno ad un' aurata Culla i) Dal Tebro sosienuta e dalla Senna: » Sorrida ivi alia madre il regio infante 5 » E a lui si proslri riverente Europa. b dal qual traito vol conoscer poteie la ric- chezza e fluidiia del suo verso. 11 Ijeueuierito nostro socio signor Giu- dice Corniaia ha leinperato la sua lira ed ha fatio conoscere che bene rispoude alle sue dita auche nell' avanzata sua elk, espri- mendo con una hreve Ode gli omaggi dci colli cenomani alia Culla del Re di Roma; ei ricorda geutilmenie i gloriosi fatli del Grande ISapoIeone in quesie contrade; chia- ma gU Steropi ed i Bronti delle nosue valli ad offerir le armi al miovo Eroe , onde so- stenga cresciuto il paterno valore; ed iuvita pure i cenomani clivi ad offerire a lui a pacifico ullvo che producouo , onde cresca non meno nelle arti della pace. P^on posse traitenermi dal recitarvi le due strofe con cui esprime questi due concetti ; » In questi islessi monti » Strali , spade , ehni e scudi » Wuovi Sleropi e Bronti » Temprando van sulle fervenii incudi, » Col ferro onde han le cave lor feraci, » I bellicosi audaci » Gen) di Brenuo aU'inclito fauciullo 12 * Armi offriran per marzial trastullo. » E ai mansuetl spirti , » Vol ceuomaui clivi , « Non gia le rose e i mirti , » Ma porgerete i non fallaci ulivi , y> Che in voi nulre propizio U solar raggio» » Questo secondo omaggio » JNel pargolo real desii 1' idea » Delia virtu di Pallade e d' Astrea. chiude poi la sua ode col ricordare , come i Bresciaui sono sempre stali tenuti da Wa- poleone nella sua particolare benivoglienza. Con piii elevato stile sorge ii signor Gaz- zaniga. In un' ode libera egli mostra come la poesia nata per cantare la gloria de'Semidei, le gesta dei prodi, il natale degli Eroi, ritorna al suo nativo splcudore celebrando la na- scita del Re di Roma. Scorre egli con pin- darico euiusiasmo sulle varie vicende , cui ando soggetta nei secoli trascorsi quest' arte divina; come sempre fiori e grandeggio dove magnanimita, virtii, giustizia, leggi e cosiu- mi furono in fiore ; come sempre essa am- mutoli avanti ai despoti ed ai tiranni ; s come affatto spari dall' Italia negli orrori dei i5 mezzi tempi , quando mille orde rennero a sbrancare gli avanzi del Romano Impero. Ma se a ragione tacquero le Muse in seno alle stragi, alle guerre civili ed alia morte, a buon dlritto sorgono lulte a canlare Jl grande riordiuaior delle cose, il nuovo scon- figgitore dei mostri, il dator di leggi, il pa- cificaiore dell' Europa, Napoleoue j ed a fe- sieggiare la nascila del primogeniio di lui, il Re di Roma. lo vi leggero alcuni brevi iralti deU'ude, perche posslate, o signori, formarvi r idea del valore poeiico-lirico del nostro So- cio ; ecco-corae ei tocca le viceode dell' Italia. » Al giogo imniite e rio j» Or d' estrauei leirarchi egra la ironte » Curvasti, e scopo or di ueiuiche spade » Ne^bellici perigli » Ti fer Vandali e Svevi, Eruli e Goti, » Or al materno petio ohraggi ed oute » Portarti osaro insiu rubelli i figli , » ( Oh di Quirin degni nipoli ! ) » Che alto scoteau con la sanguigna destra » Di fazion' delire empi colubri » E Liguri ed Eiiganei e Toschi e Insubri. Ecco come riiorna al sue soggetlo ; i4 )i Lunge , ah lunge la fera » Rimembranza di tante arti omicide^ » Or da r empirea sfera a II gemin astro arride- » Se air orb e inter Napoleone e Giove, » Sommo di pace iu sen , prode nell' armi » » Oh qual ne' fasti sui V Divo ha 1' aoula schiera » Subbietto iuesauribile di carmit « A la gloria primiera » Risurta essa per lui , » Or d' Augusto I'etate e di Mecena 3j Sacra ad Eroe niaggior rammenta appena. » Ne lema or piu I'assal che al ciel rivole 3) Di quell' etate al paro » Con presti vauni il secolo novello. » Alia terracquea mole 7) Pill non e de' suoi doni il cielo avaro. » Di Roma o Rege eletto » Gcrme Augusto all' Eroe che Europa cole, » S' ei di sue glorie in te diffonde un raggio^ M Se P auree doti del paterno petto, i) Se sue chiare virtii sou tuo retaggio , i) Se lia in Te di pace Europa eteruo peguo., )i Fia pure eierno delle Muse il regno. i5 Con altra ode canto il siguor cavalier Paltrinieri un cosi nobile soggetto. Egli ad- duce tutte le virtii onde sono graudi i Regi alia Culla del nato Re di Roma. » L' alma figlia del cielo occhi-velata » Religion, primeggia in quesia augusta comitiva; la equila la se- gue e la glustizia ; )) Di dardo armato e scudo d' adamante » Splende il valor del Padre « In cima all' alpe , o sull' Elba tonante » Tra folgoranii squadre: » Di sue vittorie al pondo » Quale dal lurbo circonfnsa polve » La nemica falange si dissolve ; » Di saggio ardir fecondo J) Air ombra adduce del possente impero » L'ltalo, il Franco, 1' Aleman , I'lbero. Ma in guardia alia Culla sta il vigile Con- siglio che incatena la stessa volubile Fortuna. La Clemenza si fa segno al pensiero dei prirai anni, e della prima educazione del fortunato fanciulloj con lei sta Beueficenza, che fa pio- vere nembi di grazie nell' orbe iniero, e le Scienze e le Arti tutte gli fanno corona. i6 » Di virtu tante ( conchiude il nostro poeta ) Si Di virtii tante il non piii inteso suono » Del tuo natale e tromba » Ogoi lito , ogni monte ed ogui trono » Del grande eco rimbomba; J) D' Europa i Genj alati 5) Volanti intorno liverenti e chiui ; [ >■> Dell' Emisfero gemino i deslini » In le fissi e beati, » Gia te salutan Reggitor del mondo ^) Wei venir solo al Genitor secondo. Questo e dir graudi cose con grandilo- quenza poetica , come ognun vede , il che viene concesso a quei pocbi cbe si levano dalla schiera volgare dei triviali poeii. Ne men nobile e 1' Inno del signor pro- fessore Arici : ei suppone che le Muse fati- diche fossero intente alle sciagure, cui era soggetta nei tempi andati la terra ; e gia profetato avessero la venuta di qiiel Grande, cbe compor dovea 1' Europa con sante leggi, sconfltti prima tulti i nemici j e la nascita d' un figlio che perpetuasse colla generazione degli Eroi il nuovo ordine delle cose. A questo appena nato I'Ausonia offre in tributo '7 il soglio di Quirino , auspice di un im- pero universale. Egli non avra a cercare esenipi di magnanimita e di viriu cbe nella veneranda Madre e nel gran Genitore , che cercherebbe altrove » Indaruo esempi di virtu piu nobile. 11 nosiro poeta iinisce consigliaiido I'Au- gnsto lufante a proiegger le Muse, come quelle che sole possouo eternare la menioria degli Eroi. Vi recito 1' ultima sua strofa che cootiene questo concetto : » Come il tempo si volve , » De'poteuii mortali i nomi e I'opre » NeU'ombra e iiella polve >' Tacito obblio ricopre. » Alorte i prodi confuse >> Talor co'vili e nocque a tutti invidia. » Ma vita e luce di pereune lode » Solo perrnetle oltre la tomba al prode » II canto delle Muse. Grave nelle sentenze e purgaiissima nel- lo stile lutJo oraziauo e riuscita I'Ode latina del signor professor Borgno. Essa comincia con uu concetto quasi simile a quello che uso Pindaro nel principio della prima delle iS sue Pide. ;r! 11 canto delle Mnse induce il Touanie a stillare 1' ambrosia odorala sui figli degli Eroi; quiudi Adraslea col suo allto divino loro inspira il vigor della meute e la forza onde vincano con ei'culeo trionfo gli miqui. Ma Giove loglie il senno a que' die vuol perdere. s Con noLili sentenze procede il poeta a dire come s beau sono quelli cui deslina 1' arbiiro celeste ad essere ministri del suo poier sulla terra ; forza umana , o sorte nemica non puo perderli ; gli stessi ostacoli frapposti al loro valore servono a reuderli piii grandi. 11 Re di Roma nasce con fausti auspicj da un Eroe, di cui niuuo e pill amico ai numi, per ristorare il Regno di Quirino dagli antichi danni. Giove gli sparge la culla di rose e di molle acanto ; quel Giove che di erraute INinfa fe' Corsica stabile Isola , e da questa fe' sorgere il gran INiapoIeone in soccorso del ruinantc orbe. ^ » Cresce ( egli dice al neonato ) » Cresce ; et juventus quuiu decus aurea » Primum teuellls addiderit genis, » Transcende fesiivus nivales » Oenoiriam iniuiturus Alpes. *0 Poteva ei fare piii bella lode in plti po- clie parole dell' Italia di quel che ha falto dicendo ? » Haec sancta tellus : aspcra montlum » Quaecumque, campos, flumina, gurgites » Sacravit Heroum profuso » Mlrus amor patriae cruore, » Hie Roma septem condita montibus, )) Dirum Tyranis et Capitolium, )) Romana quo pugnax subactum 3> Cuuctum Aquila aspiciebat orbem. lo uon posso diffondermi piii su di que- sta ode , ne su di questo dolcissimo argo- memo , incalzato dalla ueoessita di parlarvi delle allre materie traltaie quest' anno uella accademia. Ma dal poco che vi ho detto , o siguori , io spero che farete quella sliraa degli Autori, che il loro merito esige ^ e il pubblico si persuadera , che il fauslo nasci- menio del Re di Roma uon fu con minore entusiasmo da uoi che dalle alire cospicue letterarie Societa celebrato. E giacche sulla poetica facolta siamo en-" trati in discorso , diro , che uuovi gloriosi lentativi si sono faili dai uostri socj uella ■20 raedesiraaj e spccialmente il signer Arici la cui ripuiazioue uel verso sciolto e gla iu Italia siabilita, ha con otiima riuscita teniata la lerza riraa iu una serie d'inni alia Greca, dei quali ci presenio quelll a Giunone , ad EscLilapio e ad Amore. Varle specie d'inni distinsero i Greci , presso i quali questo genere di sacra poesia specialmente fiori. Ahri essi indirizzarono alle false loro divinita, o sempliceniente per ccleLrare le loro feste, od anche per iuvocare il lor patrocinio nei loro bisogni; della prima specie fra gli altri e r inuo a Cerere di Callimaco , della se- conda il celebraiissimo di Saffo a Venere. In altri poi, che dai maestri dell'arte furouo detti mistici, ahro flue non ebbero i primi autori , che o di esporre sotto il velo di un essere ideale i feuomeni della natura, o di simboleggiare le affezioui niorali dell' uo- mo: tali souo la piii parte degl' inui aitri- buiti ad Orfeo, e quelli di Proclo il filosofo. Ora chi volesse fra noi iudlrizzare inni o invocatorj , o voiivi a false divinita , nou potrebbe conseguire il fine principale d'ogni poesia, che e I'iuteresse^ nessuno poneudo 21 fede , come faceano gli antichi , in quegli esseri inimagluarj. Di questo inconveniente si e accorto il uostro Arici, e percio uel pubblicare che ei fece i primi inni suoi alle Grazie , a Giunone e ad Esculapio finse averli tradottl da un codice greco di Bac- cliillide pervenuto nelle sue maDi, Ma aven- do scorto come il pubJjJico accolse favore- volniente queste sue produzioui solo badando alia ricchezza poetica onde sono pieui; volse il pensiero a scriverue della specie di quelli che sono delii mislici, i quali possono esse- re di tutti i tempi e di tulle le religioni; e ben tosto ebbe egli ad actcorgersi , die r accoglimenlo del pubblico fu piii vivo e piu determinato il favore. Di quest' ultimo genere e Y luno ad Amore , il quale ei fin- gendo che fosse cantato nelle fesie celebrate anticameute in Tespi ad onore di quesla di- vinita , giovaudosi delle favole che dagli an- tichi furono ordinate ad insegnar la morale, utilissimi precetti cgli delta ai mortali intor- no alia piii generale e piu potente delle passioni cui vanno soggerii. La favola di Psiche che per troppa curiosita di conoscere Amore , io perde e non puo che con luti- ghissimi travagli e difficoltose prove riacqui- starlo, forma il princlpale iutreccio dell'inno, e lo stesso sij^nor Arici iielle note apre il misiero che quesia favola raccliiude : » Chi i) non vede ( sodo sue parole ) la manifesta » allusione di questa favola? 11 iroppo co- » noscere non giova all' umana feliciia ; e » come nelle cose d' araore ogni velo , ogni » niislero e rimosso, 1' animo nostro si ri- » mane scontento^ la terminando ogni lino » piacere , dove nessuna piii altra cosa ci » resla a desiderare. » Qualcheduno piu metafisico troverebbe forse in questa invenzione alcuna piii recon- dila verita, ma e cosa facile il far dire alle favole lutio quello che noi sognamo ; noi dobbiam sempre coutentarci di dare alle al- legorie la significazione piu ovvia e piii na- turale ; poiche io stimo egualmente irragxo- nevole il voler credere gli anilchi e stupidi a segno da inventar favole senza fine allego- ric©, e tanto profondi nel loro sapere , che sia necessario a noi lambiccarci il cervello per peneirare nei loro divisamenii, e spe- 25 cialmente i poeti chc parlavano alia molti- tudine per istruiiia con diletto. lo mi asteu- go dal recitarvi alcuni tratd di quest' inni , poiche li avete gia stampali fra le maui , e voi ne £aceste gia uu si favorevole giudizio, che non e bisogno di nulla per rafforzarlo. Piutiosto io mi compiaccio di riferirvi la Leila canzouetta fatta dal noslro poeta , in occasioue che S. A. I. Amalia Augusta nostra adorata Viceregina fu al bagno per riraeiiersi in salute. Egli la recito nell' ultima sessione accademica. (*) Anche il chiarissimo signer Ab. Ghirardelli noslro Socio corrispondenie ha preseuiato all'Accademia un iuno a Venere da lui com- posto in occasioue di nozzej e sebbene pare che si dovrebbe porre neila classe degl' in- vocatorj cominciando dall' invocare la dea; il poeta pero fa abbastanza conoscere dalle prime parole ch'ei non intende parlare sotto il nome di Venere, che della facolta ripro- duttrice, la quale anioia la natura, e 1' inno (*) Vedila in fine del Gommenlario. 24 va posto nella classe dei mistici ; ecco ih qual guisa coniincia : » O Veoere d'amor raadre, cbe 11 clelo » Tutto del tno gran uome empi e la terra, » Per cui scosso dal rnoudo il crudo aelo j» La pura aura vital serpeggia ed erra ■ » !Mel suolo , nelle piante , e in ogni stelo » 11 fecondato germine disserra ; » Per cui natura d' ogni ben si allegra » E la scemata umanita rinicgra. » O Venere d' amor madre, deh ascolta » Quesii ch' lo sclolgo a te devoti accenti; » A me ne'raggi di tue glorie avvolta » Piega il favor de' tuoi lumi ridenti, » E a questa coppia all' are tue raccolta , j» Prenuncia arnica fortunati eventi, » E su rollmpo pill vivace e Leila )) Sfolgori a versl niiei 1' idalia Stella, II nostro Socio prosiegue a cantare Is glorie di questa simbolica divinita tutto con soitilissimo velo coprendo il grande mistero della fecondiia della terra. Dello stile e dei pregi poetici di qnesto componinicnto nou accade ch' io vi faccia molie parule , o si- guori, poich^ e gia nolo al pubblico che a5 la fluidiia , la grazla e la piirita sono doti cownaiurali a questo poeta, We crediate che di sole minute poetiche composizioni abbiano fatto presente all' Ac- cademia quelli dei nostri Socj che godoiio il favore delle Muse e di Apollo ; e piu lunghi e piu dlfficili argomenli hanno pur essi traltati. Anclie iu quest' anno il signer Luigi Scevola ha arricchita la nostra sociela d' una sua nuova tragedia intilolata Argla. L'argoraento e tratto dall' anlica storia dei Messenj e viene a formare la prima parte della gia rinomata tragedia del Cav. Vincenzo Monti, I'Aristodenio. Quesii rappresento agi- tato da'suoi rimorsi dopo vent' anni lo sna- turato padre , che empiamente conipero il trono di Messenia col sagrifizio della propria figlia. (*) 11 nostro Scevola mette in iscena ('^) Carlo Dotlori fu il prinio,clie io mi sap- pia, a dare all'Italia sul fatto di Aristodemo una Tragedia, cli' egli stampo in Padova I'anno 165^, e che alcuni anni dopo dal celebre artista il Cotla i"n posta suUe scene con niolto plauso a Venezia •, di cui ci place esporre 1 intreccio del- r azion principalc , per agcvolare ai leftori il confronlo con quella del nostro Scevola. La Tra- a6 lo siesso Arisiodemo coniLattuto da due pO" teutissimi affetii, amore paleruo verso I'uuica gedia comincia colla gioja di Arisiodemo e di sua moglie per essere stata dalla sorte risparmiata I'uuica loro figlia, il cul nome era slalo messo neir urna con quello della figlia di Licisco, due sole , secondo il Dotlori , essendo state alloia le vergiui del sangne dl Epito, che per ela fossero capaci di placar 1' ira degll Dei. Licisco protesta che la vergine sopra ci;i e caduta la sorie noa e alirinienli sua iiglia, Lcnche come tale I'avesse allevata sin da bambina , e clie gli e iguoto di qiial saugue ella sia. Credesi quesla sua dichia- razione un finto pretesto per solirarla al suo desiino; ei quindi risolve di porla in salvo cclla fuga. La gioja di tiitta la casa di Aristodemo si convene in turbamento, e timore ; il sacerdole chiede la viltinia, die deve essere inimolaia en- tro quel giorno , e quando la figlia di Licisco non venga raggiunta, non c' e piii dnbbio che la figlia di Aristodemo debba essere sagrificata. Que- sti fa inseguire Licisco da suoi sergenli « e gia r aveano preso , se una vicina selva in ciii si avviluppo a cavallo colla Cglia non lo soltraeva alle loro armi ed alle loro ricerche. Nella di- sperazione di poter piu salvare la propria figlia, Aristodemo da niagnanimo , com' egli e , a fine di renders! caro agli Dei ed a' suoi ciuadini , che gia lo preconizzavano Re , pensa di offrirla spontaneamenle , prima che per forza gli venga tolta , c gia la stessa vergine si offre coraggiosa- mente vitiima volonlaria al cielo. Molto patelico e il dialogo ira quesla ed il giovane di lei pro- ^7 figlia Argia, ed ambizione di regno. Era ne- cessario per la risposla dell' oracolo placare r ira degli Dei offesi da' Messeiij, e far ces- messo marJto •, ma la fermezza della vergine Iriosifa. La madre e nella desolazione , lo spo- so e disperato , e minaccia di strapparla vio- leutemente dall' altare , quaudo la nutrice gU suggerisce un modo di salvarla meno violento, e che appareritemente e piu sicuro , vale a dire di dar ad inteudere al padre di aver avuto coa lei clandestino commereio , e die non essendo piu vergiue, non era piu alta al sagrifizio. Egli questo eseguisce con tiitla I'arte e per inspirare ad Aristodenio la credenza del fatto, e per iscu- sare nel medesinio lempo la supposta sua colpa. Aristodenio dissimula il vivo sue risen timenfo per I'oltraggio che credesi essersi fatio al sno onore a solo fine di ineglio assicnrarsi del vero; ma quando ebbe inleso cio confennarsi dalla nutrice e dalla stessa moglie , la quale Cuge essergli stato confidato dalla figlia, esce muto di casa, si reca al tenipio ne' cui recinti la vergine divisa da ogni commereio coi mortal! e custodi- ta ; qui tatta la sua ira , o per meglio dire , ii suo furore scoppia •, con niano ercpia 1' uccide , indi le cerca nel fianco il delillo , e la trova innocente. Nulla di piu naturale della condotta di quesl'azione , se il Dottori si fosse contentato della medesinia ; ma I'avviiuppo con altre se- condarie , mancando anche all' unita del tempo voluta dalle rcgole e dal buon gusto nelle Tra- gedie. a8. sare la cruda pestilenza che distruggeva quel popolo col sagrifizio d' una vergine del san-^ gue di Epito ,• ma essendosi sottratta colla fuga Timandra, cui per sorte era toccato morire , vieue il regno dal saccrdoie propo- sto a quel padre della medesima stirpe er- culea , che sponiaueameute avrebbe offerta una sua figlia pel sagrifizio. Di qui nasce il coutrasto degli affetti di Aristodemo. La misera Argia die dopo d'aver passaio il pe- ricolo della sorie lutta si abbandona al casto amore per Pisandro suo sposo , nuova e pill fiera terapesta si vede addeusare sul ca- po per I'ambizione del padre. II gruppo de- gli affetti di lei, della madre e del promesso niarito tiene calda I'azione, e meitono piii 'volte Aristodemo nel procinlo di far preva- lere i senlimeuti di natura a quei deli' orgo- glio. Finalmente quest' ultimo prevale, e gia sperando d' eludere le querele materne col finio apparecchio di nozze, induce la figlia a passare al tempio per esservi sagrificata. Ma come ingatmare una madre gia posta in sospetto dal coutegno del crudo marito, che indarno si sforza d' ascoudere il suo pravo ^9 disegno ? Come ingannare il valoroso giovane che colla sua spada confida di strappare i'amante dalla siessa ara dei Numi? Pure il pericolo e estremo e non vi e tempo a per- dere se si vuole salva Argia. In tali strette la madre, e Pisandro ei accordano a fingere clandestine uozze, a dichiarare ch' ella non e pill vergiue , e non puo quindi placare col suo sangue 1' ira dcgli Dei. Queslo pietoso iuganuo con cui speravano di salvare una la figlia, I'altro la sposa, non fa che affrettare la perdita della medesima. Doppiamente a- doniato Aristodcmo ( che gia ha faiti passl troppo avanzaii ueli' empicta ) e di vedersi loho r adito al sogUo , e piu di credere macchiato il suo onore , dal furore agitato trucida di propria mano la figlia, le cerca nel fiauco il delitto e la trova inuocentc. A tal vista I'amante si uccide e la madre sviene; e I'azione finisce lasciando I'animo di tutti compreso di compassione e di terrore. La tragedia e scritta bene e brillano qua e la uobili sentenzcj sono in essa varj tratti pieni di calore che eccitarouo gli applausi degli astanli quando fu letta neirAccademia, So Alcuni difetli nella condotta furono notaii dagl' iuiendenii, e sentiti dallo stesso autore ch'egli pero si e proposto di emendarej del resto quaudo si lolga il pericolo clie non sia per riuscire troppo orribile in sulla sce- na 1^*) , io non dubiterei di porla nel numero delle belle tragedie. (*) E ben vero clie auche il padre del dol- cissimo verso , il celebre cavalier Monti , noslro Socio d'onore, nel suo Aristodemo suppose gia che la blsogna dell' uccisione della figlia seguisse nel modo che viene era rappresentato dal nostro Scevola , e che il sangue di lei ( beuche noa fosse la sola della stirpe di Epilo, dopo la fuga di Licisco ) spoutaneamente dal padie esibita al sagrifizio , fosse il prezzo della corona ■, ma giu- diziosamente , a mio credere , si astenne dal meltere sulla scena 1' atto feroce , poiche to ts yap fiLapov iji^si, s rpayixov, aveva gia delto Ari- sioleie nella poetica ; ed invece egli ce lo rap- presenta auche dopo vent' anni lacerato da cou- linui riraorsi , perseguitato dallo spettro della figlia uccisa , iudarno pentito della commessa empieta : si cbe 1' uditorio e compreso nel me- desimo tempo dal terrore e dalla compassione di sentirlo accusarsi della sua colpa , punito dal cielo colle spaventose visioui , e finalmente di vederlo disperato uccidersi. L' opportuno episo- dio di Cesira , che gli da canipo a nianifestare tutti i sentimenti di padre amoroso col contra- st© de' suoi rimorsi il fanno compatibile sebbene 5i Alira composizioue teatrale , ma d'altro genere, fa pure letia ucl corrente anno dal signer professore Arici. E questa un melo- dramma che ha per titolo i Calidonj. Sia colpa, o signori, dei composiiori di mtisica, i quali come sino a suoi tempi querelavasi il Metaslasio , pret.endouo che la poesia si reuda schiava della musica, che quiudi a loro capriccio si mutino le parole, i meiri ^ e dove saltauo, dove mozzano, dove trin- ciano barbaramente il melodrarnma a segno di non lasciarvi piii fllo d' azione , o di verisimiglianza ; sia colpa dei cosi detti vir- tuosi , i quali meutre dovrebbono compia- cersi di eseguire I'azioue, e la musica quale vieue loro proposia, vogliono ad ogui modo accomodate le arie talvolta alia loro voce, talvolta al loro capriccio , e bene spesso sia stato spieiato,- poichc e della naliira iimana inorridire alia visla delle piii ciiminose scelle- ratezze, e SBntir conipassioue degl iufelici quan- do anche la loro infelicita sia nccessaria conse- guenza delle piii abbomiuevoli colpe. Sono pochi i sicarj e g!i assassini , cbe sieiio tratli al me- ritato snpplicio , senza la compassione e le la- grime dcgU speiiatori. 32 alia loro poca esattezza nel canto • vo- gliono comparire sulla scena ( lo porii o non lo porii I'azione ) su d'uu carro di trionfo, o da nave sbarcando j vogliono per forza le calene al duetto, ed i sotterrauei e le prigloni , e che so io • per cui non di rado avviene , che le opere musicali si ri- ducouo a disgiuiue incoeieiiti rapsodie ; o sia fiualmente colpa del pubblico inal edu- cato, che nun vuole per nulla occuparsi dell'azione melodrammatica , e si contenta d'iuterrompere il cicaleccio al venire di tale o tal' altra arietta , da quello o da quell' al- tro cantante eseguita ; certo e che 1' Italia unica inventrice di questo genere di musica poesia , ne ha perduto affatto il buon gu- sto, ed e niolto se avvenga che si abbiano nei nostri teatri delle buone accadernie vo- call composte da pezzi staccati senza vero- simiglianza od espressioue vera di affetto , nelle quali mai non comparisca ne la poesia ne il poeta. Quindi le grazle di una lingua che pare espressamente nata alia musica ne souo affatto sbaudlte, e miserabili mercenarj viluperano uu' arte che costo al Melastasio 53 iufinito studio e fatica. Un (anto disordino Hon e sfugylio alia vigllanza d' un Governo lutlo iuteso a perfezlonare ogni liimo d' i- siruzioDC , e die sa quanta influenza puo aver sui cosiumi e la poesia e la musica, die fraicinanieuie cospiiino a svolgere negli animi le piu virtuose affezioni. Percio rivolse le sue cure a proraovere la sospirata riforma, invitando con premj abili poeti e musici a rialzare le due nobili sorelle dal vilipeiidio in cui sono cadute. Ora il nostro Socio ha teutato nella parte poeiica di assecondare le provvide mire della puLblica Istruzione ncl suo Dramma, conservando per I'intreccio la verisiniiglianza uuita a quella specie di niaraviglioso chc 1' aLitudine ha reso neces- sario in questo generc di teatrali rappresen- tazioni; ha shandite quelle niostruosita che ributlano il buon seuso ded' intendeuti. La sua lingua e pura e dolce, raelodioso il suo verso, le ariette piene di affetto. L'argo- raento c tratto da Pausania , 1' azione vi e condotta con quella semplicita che lauto si ammua nei drammi greci; i personaggi sono quaU csser debbono , con verisimiglianza af- 5 34 feituosi. Eccone 1" intreccio s Calllroe ver- glne di regio sangue si uega aU'amore di Coreso giovane sacerdote di Baccoj ii quale sperimentati indaruo lutti i mczzi per oite- »ere la mano di lei , pun to da taiita riiro- sia , ha ricorso al Dio di cui e miuislro, il quale vendica i suoi torti sul popolo di Calidonia coll' iuspirargli cieco furore. 11 Re padre della ritrosa vergine niauda a chiedere Toracolo a Dodoua per intendere la volonta degli Dei, cd il rimedio che a tanta rovina oppor si potessej ed ha in risposia di offe- vire la sua figlia alia salvezza del popolo , od altri che per lei si fosse devoto a Bacco. Coudotta quesia a morire sotto gli occhi del padre e dell' aniante Coreso che la do- veva immolare, serge in quest' uliimo ognor piu potente I'amore, il quale dimentlco della replicata ripulsa e per convertire in se niede- simo il cohello, e cader vittima per ramante; quando un inesso dando piil benigna signi- ficazione alle parole dell' oracolo , dichiara essersi corapiuta la volouta degli Dei, e liberata la patria. A tante prove di amore la vergine Calliroe gia diseguaia viuinja resta 03 vinla, e concede al generoso Coreso la mano di sposa. Il nostro Socio ha conformato il suo dramma ( segueudo 11 cousigllo degli esperti iu qucslo geuere ) a lutte le leggi di teatrale convenieuza , e piii non resta a desiderare se non, die un aLile compositore di musica assuma di vestirlo della conve- uiente armonia , scnza storplarlo , onde co- minci la desiderata riforraa. Prima di abbaudonare 1' argomenlo della Poesla io dovrei , o signori , anco favellarvi delle due nuove Odi di Piudaro , di cui quest' anno 11 Segretario ha presentalo la tra- duzioue e le illustrazioni airAocademia, cloe la prima delle Olimplche in lode di lerone Re di Siracusa vincitore col cavallo sciolto, e la quarta delle Pilie ( che chiamar do- vrebbesi per la sua luughezza , c per la grande materia che svolge uu poemetto ^ anziche uu' ode ) dal celebre Poeta tebano fatta iu lode di Arcesilao Re di Circne vin- citore nei giuochi Pizj colla quadriga. (*) Ma diftondermi sngli altlssimi pregi del vale dir- cco, sarebbe un recar vasi a Sarno come dlco- (*) Vedila stampaia in line del Commentario. 56 MO, o nottole ad Atene : iniralienervi pol della tradiizione a me dl&direbbe, sicche uoa mi ri- mane die di pregarvi a gradire questo sforzo del mio ingogno,non disconvencvole a socieia letierarie, ome prova 1' accoglimento che eb- bero simili icntativi ed in Fraucia ueH'Acca- demia d'iscrizioui, e lettere , ed in Italia iiel- r Accademia di Padova , in cai lesse a varie riprese il signer Abate Costa la sua esattissima Tersione latina reeentemcnte slampata. Scbbe- ne neppure di questo io debbo troppo pre- garvi, avendo gia voi accolto il prinio saggio che ve ne presentai e degnatolo del vosiro premio. Io duuque ve I'offro come cosa vostra e proraetlovi di coniinuarne il lavoro fino a che r abbia al suo corapimeuto ridutto. Piu voleulieri intanto vi parlero d'un altro saggio di traduzione presentato all' Accademia dal- I'illustre nostro Socio il giovane signor Ca- millo Ugoni. Fu questo il v. libro de' Com- mentarj di Giulio Cesare che egll ha tradotti nella nostra lingua e che e per dar presto alia pubblica luce. Se fu sempre come uiilissima, cosi dif- ^cilissima impresa ripuiaia quella di volgere 37 da una lingua in un' altra ie opere dei classicl auLori, uoi dobbiamo essere doppia- naenic graii al signer Ugoui di aver qviesla felicemente eseguita nelle opere di Cesare die si souo rimaste ; dcllo stile del quale Cicerone ebbe a portare tal giudizio, che la- scio scritto aver Cesare tolto , come colla spada ad ogni valoroso, cosl colla penna ad ogni doito la speranza di nguagliarlo. E per dire poche parole sulla utilila delle tradu- zioni , cbi non comprende come col mezzo di quesie si porta grandissimo vaniaggio alia pill pane della societa , clie ignaia delle lin- gue morLe dovrebbe rimanersi digiuua di tante coguizioni o di storia o di preceili o d' artl o di scienze clie gli anlichi hanuo lasciale nei loro libri ? E lasciando da parte anche quesia considerazioue , chi non sa quanta utilila ne ridondi alia stessa nostra lingua per le traduzioni ben fatle dal greco e dal latino si per la copia dei vocaboli, che per le frasi, e pei modi onde vien essa arricchita? Iniorno alia diflicolia poi cbi non vede quanlo grande la deve incontrarg un sngglo tradutiore, che non le parole solianio 58 come secco interpreie si assume di traslala* re , ma le giazie native ed il modo e la cosiruzione e I'andamento e T armonia per quail lo la lingua in cui egli traduce il per- mette , sicche tutto intiero , e noii solo in parte , e con abito conveniente al carattere di lui entri 1' anlico autore nclla nostra cit- tadinanza? Ed io qui diro cosa che sembrera per avventura ad alcuuo avere del paradosso, ma che pero sono certo ^sara riconosciuta vera dagl'intendenti, ed e; ch'io repulo assai piu difficile la esatta traduzione degli autori che hanno scritlo in nativa eloquenza senza movimenti d'affeuo, come appuuto ha fatlo Cesare ne' suoi Cominentarj , che non gli autori o poeti od oratori che scrissero con entusiasmo e fantasia. E in fatti leggendo quesli uliimi chi abbia anima facile alle im- pressioni c agevole cosa che si sen la rlscal- dalo , e che s' invesia dello stesso affetto da cui era animato T autore nel dettar la sua opera 5 ne poi tauto difficile riesce 1' espri- mere convenevolmente ciocche una volta si senta vivamente nel cuore j anzi di spesso avviene che qualche nuovo splendore si ag-. ^9 giunga air oiiginale; ma clii assume di tradur Ccsarc, die scrive con una sludiosa nonou- ranza, ed il cui siilc mai uon si eleva ad alcuii movimento, benche scrlva le proprie gesla, che narra le cose in un modo , come dice Orazio , clie panebbe ad ognuno di poter fare lo sLesso , ma che indaruo spererebbe di riuscirvij nel cui sille , insomnia sono tulte le grazic, ma sotto un velo d'apparen- te negiigenza j incontrar deve difficolta ad ogni passo ; difficolta che non possono essere superaie se non da chi abbondi di squlsitis- simo gusto , e sia molto profondo nella co- gnizione lanlo della lingua da cui traduce, come di quella in cui traduce. E forse questo il motivo, per cui varj che tentarono questo lavoro non vi sono in Italia lodevolmente riusciti. Era questo bel vanlo riserbato al nostro Socio, o signori, dotato come col faito dimostro , di tutte le necessarie facolta che ho detlOj c uon sono io solo a ricouo- scere in lui questo van to j ma il vostro pur- gatissimo giudizio glielo ha cogli applausi" conferito dopo la lettura ch' ei fece del v. libro ; c gli e slalo confermato dallo siesso 4o ]XapoleoQe , clie , sul rapporlo die gllene venne fatto da eminenii ed illuminati sog- getti destinaii all'esame dell' opera, si e de- guato di accettarne la dedica nell' Augusta sua Persona, il che siccome ridonda a sora- nia lode di lui, cosi qualclie parte ne torna anche a questa nostra Societa, a cui I'autore si pregia di apparienere. La quale scienii(ica e letleraria Societa no- stra, se, conosciutone il Lisogno, non si fosse gia sino dall' anno scorso con meditate di- scipline sovra pill reiie fondaraenta costituita' potreLbe giovarsi degli ottimi documenti che il signor Bighelli Bibliotecario della Quiri- niana , e prcgevolissimo nostro Socio con molta cognizione di materia ci ha esibili Jiella esposizioue ch'egli ci lesse di alcunl suoi pensieri sulle Accademiej i quali, avendo confessato egli stesso che erano stati prcve- nuti dalle vostre savie disposizioni, io mi asierro di riferire. E piuttosio parlero di un' antica lapide hresciana dal dotto nostro Socio corrispon- dente signor Dottor Giovanni Labus rischia- rata , onde auclie iu questo anno un saggio 4t vi fosse iiella nostra Accademia cli patria antichita. Fu questa ritrovata dal slgnor To- lotla ill nil muro d' antico abituro sulla piazza del Duomo , che insieme con altri egli distrusse per erigervi il bel qiiarliere delle sue case; ed e passata in proprieta del siffiior Pittore Vanlini, e da lui collo- id ' cata ncl suo giardino. Questa ha I'inscrizione che qui vedesi di fi onte , la quale il nostro Socio traduce: T^ivo Fece Lucio Magio Pri- mione per se , per Blessia Auicilla moglie affeiionatissuna e per la figliuoLa Procula. Sopra questa inscrizione souo incisi iiella pietra iiu archipeuzolo, un mazzuolo, e due scalpelli. Ora egli si pone cou molta dot- trina ad iuterpretarla ; e priino cou varj esempi egli prova essere staio costume in quasi luiii i secoli il preparaisi dai vivi le lapidi sepolcrali, la quale circostauza espri- mevano o colle due lettere V. F. che veg- giamo in ciraa alia nostra iscrizione vivus fecit, o colle equivalenti come H. S. F. M. hoc sih'i fecit monumentum , o S. V. F. se vivo fecit , o simili. Varj esempi di questo costume ahbinmo noi ancora nello nostre 43 chiese sopra le sepolture, che alcuni pre- paravano a se ed a' loro discendenii, prima che la benefica Icgge stabilisse nelle nostre comrade i pubblici Cimitcrj discosii dal- 1' abitato. Esamina In secondo luogo se dove ap- piinto fu irovato il nostro marmo fosse stata auche sepolia quesla famiglia ; ma dal costu- me antico saucito per legge ch'entro il reciuto della citia non avessero luogo le sepolture , se non dei piii cospicui personaggi , e per apposito decreio , e dal veder riferito dal Malvezzi clie le aniiche mura di Brescia scendeano da porta Bruciata lungo i portici, delle quali trovansi ancora degli avanzi, sic- che la nostra lapide veuiva ad essere rin- cliiusa entro il reclnto, e dall'essersi presso al medesimo luogo trovate nel i47 7- "lolte altre nobilissime pielre , ira le quali parec- chie di lutio altro argomenlo che sepolcrale, egli opina che da imperscrutabile tempo sia quivi stato il marmo asportalo , ed usaio in risparmio di materiale dai venali operaj nelle fondamenla di quel rozzo abiluro in cui fu trovato , siccome e avvenulo di varj 43 allri edifioj antichi della nostra citta e ter- ritoiio , come a dire delie case che furono gia abitate da Gabriel Coucorreggio, e del- r autico magazzino del sale , e della vecchia parrocchiale di Mauerbio; ed in Atene av- venne delle mura coslrntte da Temistocle , die al riferire di Tucidide e di Cornelio Nepote furono fabbricate aH'infretta coi mar- mi dei lemplelli e dei sepolcri. Dopo di questo il noslro Socio passa a far couoscere come la Geule dei Magi e celcbre nella storia delle lapidi; cssendo qneslo un nuovo monumento lapidario da aggiungere ai set- lantadue di rjuesta famiglla raccolii dal Biau- chi benche nou sja I'uliimo. Oltre la devota Seneca Magia, un altro Magio liberale araico di Primo Valerio Magirra e celebralo in una inediia iscrizione pure bresciana trasportaia dal borgo di S. Giovanni ai Feuili , e due figli ossequiosi e un buou padre in altro monumento irovalo non ha molto presso Perugia. II noslro Socio si accorda col Mu- ratori , col Caprioli , e col Biauchi a cre- dere che da Gneo Magio Prefello de'Fabbri ncir eserciio Pompcjauo in Cremona proce- u dano per la maggior parte quelle varie fa- miglie clie insigniie si ravvisano di tante civili e militari magistrature nelle lapldi di queste citta cispadane ; tra le quali ei vuolc doversi annoverare quella di L. Magio Pri- mione di cui si tratta. Dagli emblcmi poi scolpiti nella fronte del Cippo , il noslro sigiior Labus argo- jneata chc L. Magio Primione fosse un marmorarioj ne questo egli fa senza validis- sime prove iraite da una infinila di niarmi, in cui furono gli eniblerai iucisi della pro* fessione di colore che vi sono descritii j e specialmeute dall'avere il Boissardo, e Luca Peto sostenuio che Gueo Cossuzio di cui essi illustrarono la lapide sepolcralc fosse uuo statuario per aver trovalo scolpito nella base del sepolcro il piede romano, il per- pendicolo, il martello , due compassi e la squadra ; e con verisimigliauza egli crede che al braccio del nostro Primione forse si debbano molti di quei monuujenti che lauto onorano il nostro pacse , e che fin dal se- colo XV furono dai Feliciani , dai Tcrraciui, dsfi Bologni vJsiiad , trascritti ed illustrali- 45 la lal caso il nostro Magio sarebLe stato ua iiiiovo Architele, di cui fu delto: Haec exlructa sua dat moniimenta maniis ; che s' egli stesso di propria niano si preparo questo monuraento , noi dobbianio lenerlQ iiel mimero dei plii esperti iu quesla profes- sione per le belle e spiccate letiere , e cre- derlo vissuto iu buoiia e lodata eta per la semplice forma e per la nitvda locuzioue. E beu vcro che all' Aniaduzzi il nome di Priniione sonava wn non so die di gallico e barbaro ; cd e vero altresi che potrebbe ad alcuni sembrare la professione di mar- morario abbiefta e vile , ma il nostro Socio osserva in quanto al cognome che non e ne uuovo, ne ignobile nei uoslri marmi j che un Primioue Cariasse cresse un tenipio ed una statua a Mercuric nel nostro borgo di S. Eufemia, die un L. Cornelio Pii- mione era padre di Cornelio Gennaro tes- sitore di lana j che un Marco Pomponio Primione pose a Giove seiie are giusta la Ijclla lapide che luttor leggesi a Pederguaga; die varj allri ne rammemorano il Rossi , ed il Maffei , e non pochi de' tempi aniichi 46 s'incontrano iu alive parli, e finalmente che sono note le grandi varlazioni che avven- nero uegli antichi cogaomi massime nelle provincie , allorche furono unite alia grande famiglia della Repubblica,- che la nuova cit- tadhianza, le clientele, le adozioni, il genio e molte altre cagloni portarono tal confu- sioue uei nomi , che molli figli si trovano che hanno fino il prenome , nome gentilizio e cognome dlverso dal padri loro ; e che pereio il nostro ariista poirehbe essere stato uu valent' uomo della famiglia dei Primioni, nobilitato poi alquauto piii che non era dal- r adozione , e dai favori di qualche Lucio Magio da cui prendesse nome o prenome. In quanto poi alia professione del nostro Magio, egli prova coll' autoriia dei piu rag- guardevoli scriitori come in grande siima fu questa presso gli antichi , come nobilissimi personaggi grecl I'eserciiarono, come presso i Piomani, al riforir del Paterno, erano i mar- morari posii tra gli artisti immuni per pri- vilegio degli aggravj person ali , ed avevano il diritto , per testimonianza del Sigonio , di dar nei Comizj il suffragio 3 che Ulpiaqo 4? testifica come ad essi si accoraodavano dei servij ch-e dal Panciiolo sono annoverati Ira quel collegj e corpi d' arie che avevano iielle Province ed in Roma sommo onore , e forraavano ragguardevole parte della ciita. E veramente una dolce complacenza, o ■signori , il vedere come le cose pairie si vauuo illustrando dai nostri Socj e conciila- dini; ed e sperabile che il signor Labus, il quale mosirasi forniio di tania suppelleiile di erudizione , e di dottrina , voglia prose- guire r inipresa faiica sulle tanie lapidi, e inonunienti, che fanno onore al nostro paese, cosi auche per questa parte la nostra Acca- demia non rimarra iudietro da qualsiasi piii rinomaia societa letteraria. Come certo iudietro non rimane nel com- mendevolissimo impegno d' illustrare la vita e gli scritli dei piii cliiari o filosofi o lette- rati d' Italia. Non ci e siato anno che non siasi questo falto di alcuno dei piu rinomati dal dotiissimo nostro signor Corniani , con quclla esailezza, erudizione e preoisione che il mondo ammira ne' suoi secoli dell'italiana letieratura. Come lo scorso anno del gran 48 Padre della moderna filosofia, ci inirattenne, cosx fece quest' anno di Francesco Redi, che fu insigne naturalista , medico e letterato , comraendabile non meno per la profunda sua dottrina in ogiii genere, che per I'uma- niia del suo carattere , e la regolarita dei suoi costumi, qualita die rado si trovauo iDsienie unite. A\ Red'i e debitrice la storia naturale di molti suoi progress! , specialmente neir assegnare ad alcuni insetti la loro vera origine negli audamenii costauti della natura, per cui simile produce il suo simile , di- struggendo il pregiudizio che a suoi tempi regnava anche nelle scuole , che nascessero dair iufracidamento delle carni e de' vegeta- bili, e le sottilissime sue osservazioui hanno appiauato il seniiero ai uaturalisti posteriori. Conobbc egli auche in Artimino col profes- sore Stenone Dauese dopo attente osserva- zioni essere nelle scope dei boschi cerii aui- raaluzzi viventi, i quali anche estraendo loro le viscere coniinuauo a moversi con quel moto peristaltico , die si ravvisa nei mozzi- coni dei serpi e dei rammarri ; che reci- dendo lore il capo, e riavvicinandoio al bu- 49 sto nuovamente si congluilnava medianie un umore veidasiro die usciva dal busto me- desimo, e I'iusetto ripigliava la sua vita; la quale scoperta fu come il preludio di quelle che si fecero poi dal Trcmblei, dal Bonnet, dallo Spalanzani, e da altri intorno ai zoofiti. Aliro sorprendente oggetto si offerse al Redi in uu serpentello a due teste. Egli in questo riconobbe lutti gli organi doppj, fuori quelli della digestione e della generazione j ma nessuna delle sue osservazioni fu piii commeudabile per la sua uiilita di qucUa ch'ei fece sopra le vipere. II Redi conobbe col fatto essere innocuo il fiele di quesii reltUi; e che e pure innocuo il loro velevo, quando colla raorsicatura non veuga injettato iiel saugue j egli ne studio la natura , e prirao fu ad indicarne sicuri rimedj. Le belle osservazioni dell' accaderaico Fioreu. lino furono con plauso dell' Europa , por- tate al loro compimento dal chiarissimo si- gnor Maugllli professore di storia naturale ncir universita di Pavia , il quale determino anche I'eta, iu cui comincia la vipera ad avere il veleno , la natura e la progressiva 4 5o iDtensita del medesimo, ed i piii efficaci rimedj per guarirlo. Tanta dillgenza ed os- servazione delle cose naturali del nostro Redi avrebbe bastato per acquistargli uji chiaro iiome in tutto il tempo avvenlrej ma il suo iRgcgno seppe procurargli una riputa- zione ancora piu grande nella mediclna , ch' egli chiamando alia nativa sempliciia , pote rendere veramente vantaggiosa al gewere umauoj c cosi gnadagnarsi la siiraa e I'am- mirazione delle piu rimote universita d'al- lora, noil che delle recenii, regolando tuttavia i precctti medici del noslro Redi la scuola di Toscana , e le direzioni di tutti que' me- dici cbe alieni da spiriio di slstema , e da iTiillauleria professauo di provvedere aU'uma- iia salute. Ma che diremo del Redi letterato ? La fama ch' egli gode tuttora come poeta, pro- fessore e grammatico , basterebbe di per se a renderlo immoriale. Sono celebri i suoi sonetti , genere di poesia cb' egli lento di x'ichianiare alia semplicita del trecento , nei quali si riscontrano pensieri ingegnosi e belle immaginij ma piu di tutto e celebre il suo 5( ditirambo intiiolaio Bacco in Toscana , uel quale egli spiego tutta la rlcchezza poetica del suo ingegno , poesia, sul modello delle grecbe, da lui donata all' Italia , ncUa quale nou e mai per avere chl lo agguagli. In esso tutli i raetrl sono con mirabil' arte inlrodotd, e la bellezza , la nobilta , 1' armouia vi bril- lano per ogni parte. ]Ne fu meuo lodato il nostro Redi per le sue prose , uelle quali mostrasi elegante e f puro , ma non affettato ; coploso e perspi- cuo , ma non parolajo , benche forse alcuuo potrebbe deslderare in queste un po' piii di nerbo e d' armonia. Come grammaiico a lui e debitrice 1' ac- cademia della Crusca della rettificazione ed ampliazione del suo gran Dizionario. II fran- cese Egidio Menagio, d' assistenza per salire alle orig'iui della toscana favella, ch'egli an- dava cotnpilaudo ; 1' abate Regnier, d' islru- zioni e di consigll per acquistare proprieta e leggiadria nel verscggiare italianoj la scieu- za medica, di molii vocaboli dell' arte per essere italiananiente traitata ; e 1' Italia, di molie eiimologle dolla sua lingua. 52 Tale il uostro Corniaui ci lia rappresen- tato il Redi, mostrandosi neJla sua memoria storico impai'ziale, e giusto encomiatore delle bcllissirae qnalita di lui senza dissimularue i M difetii, clie come sciittore gli possono venire notaii dai piu sottili. E tali furono, o signori, gli argomeuti di varia letteratura , chc c' in- trattennero nelle ordlnarie sessioni di questo anno. Ora noi passcremo ad esamiuaie quelli che intorno alle scienze ed all' agricoltura sono stati trattati , onde si vegga che anche di quesie piii utili materie noi ci occupiamo. SCIENZE Uu fenomeno, per ispiegare il quale hanno affaticato molti filosofi , e varj sistemi si sono piantati, e die per quanlo opinano i signori Meinbri dell'Imperiale Istilulo di Francia, e tuttavia oscuro , si e quello, o signori, del calore , che la presenza del sole maggiore produce nelle inie valli che in ciraa agli alii monti , dove supponendo caloriferi i suoi raggi , pare che per la maggiore vicinauza al medesiuiO dovrebbe esser il caldo piii sen- 55 tito. Ora I'egregio nosfro Socio signor pro- fessor Malacarne, dopo di avere chiamaii ad esanie vari dei piii accreditali sisiemi in que- sto argomeuto, ci ha data una spiegazioue die parve a raolti, quando 1' udirono, plausibile e piana, e tale da fare sparire le stesse diffi- coha che incontrano e quelli che siippon- gono essere caloriferi i raggi del sole , e quelli che seguendo De-Luc credono che quest' astro non faccla die inettere in niovi- mento la niaievia del calore disseminata per luiti i cori)i terrestri. * Stabilisce il uostro Socio per primo po- stulate, die i raggi di luce partendo dal sole emanano alcun poco divergentij per secondo che le lenti viiree couvesse hanno facolta di rendere convergenii i raggi luminosi che loro cadono sopra conccntrandoli al proprio foco ; per lerzo quell' altra legge ben co- nosciuia , che i raggi i quail passano da uu mezzo in un altro, tanto maggiorniente s'iu- flettono, quanto il mezzo in cui passano, e che attraversano e piu denso. Cio posto nella figura che vi si esibisce suppone la sfera T. rappreseutare la terra , attorno alia 54 quale Taltra piu graude sfera R. denotl 1' at- niosfera lerresire , che deve intendersi gra- datameute lanto piu dciisa, quanto piii vi- ciua alia supeiTicie della terra. O. K, I. sia iiu alto monte descrilto sopra un punlo qua- lunque della terra, x sia il sole , da cui parlono divergendo i raggi contenuii nel , fascio a. b. c, e quesli giungano alia super- ficie sferica dell' atmosfera terrestre ue'punli V. V. V. etc. Suppongasi che il foco di questa gran lente dell' atmosfera terrestre sia lo stesso centro della terra , chiaro apparisce che i raggi di luce prima di giungere alia terra debbano attraversare 1' atmosfera , la quale in grazia della sua diafanita operando a modo di leutc rifrauge i raggi solari, e gViuflette in modo che di divergenti diven- gono couvergenti , e vanno sempre piu avvi- cinandosi tra di loro sinche si uuiscono nel centro. Ora passando questi raggi per Taria atmosferica sempre piu deusa quanto e piii ' viciua alia superficie della terra, ne vieue che s' infletiouo sempre piu , e sempre piii convergono fra di loro per altrettaute curve corrispondenii alle descritte rette c. d. e.f. g. 55 h. i, n. VI, e siraili. Ma il monie O. K. I. nou riceve nella sua sommita che i soli tie raggi f. g. h. mentre che alia sua base ne riceve tuiti i novo c. d. e. f. g. h. i. n. m. e quest! anclie piu condensati di quello che b accade alia somniita del monte medesimo ; ora quanto maggioie e il nuracro dei raggi che atlraversano una Icnte couvessa, e quauto pill sono addensati e stretti ,iusieme , tan- : to e pill intense il calore che producono j noil c dunque marayiglla se alia sommita del monte dove e minore il numero dei raggi , e sono meno densi , sia minore il calore, il quale si fa sentir vivo e forte alia base dello stesso; come si e osservalo in mille siii c specialmente alle Cordelliere. 11 nostro Socio ha finora esaminata la montagna illuminata a perpendicolo dal sole, il che non puo avvenire di tulle, ed anche solo nel mezzogiorno ; ma affine di preve- nire le obbiezioni che potrebbero essere faite , egli dimostra che lo stesso effetto succeder dcve anche sui monti guardati dal sole obbliquamente , dappoiche sempre pas- sando per 1' atmosfera , i raggi s'infleltono , 56 si convergouo, e s'avvicinauo al foco della gran lente ( supposte le altre clrcostanze eguali ) colla stessa proporzione. Cosi con chiarezza e sempllcita ha il signer Malacarne esposta la sua interpretazione a questo fe- nomeno naturale. (*) Ma uon si sono qui fermaie ie osservazioni di lui. Un altro fe- iioraeno gli e parulo degno delle sue piu serie meditazioni , ed e quello che lutto giorno si esperimenta nella fisica risguardo al Baronietro ch' egli si e proposto col se- gueute probletna. » Qual e la vera ragion » fisica del discendere che fa costantemente » il mercuric nel barometro qnando e im- » minente la pioggia, cioe quando la colonna » d' aria premente , impregnaia di vapore w acqueo che sta per lasciar precipitare, » semhrerebbe invece che dovesse determi- » name 1' ascensione o rinalzamento? (*) Plausibile al certo fra le ahre ipotesi da varj filosofi proposte per la spiegazione di que- sto fenonieno , sembra qiiella del nostro Socio; ma, se mi e lecito il dirlo , essa avrebbe piii incontrato il genio del fisico osservatore , se fosse stata fulcita dal calcolo , senza il quale non hanno simili argomeutazioni stabile appog- §io e sicuro. 57 Ora diinostiata prima la frivolUa delle ragioni fin qui addolte dagli altri fislci , colla secouda figura ei precede alia soluzione del proposto problema. X sia la terra; M. C. E. D. rappresenti iin mare, un lago , lino stagno, od in fine una parte del globo da cui si alziuo vapori atii a formare una nube ; G. H. I. sia il barometro di osserva- zioue, del quale G. H. cosliluiscano il tubo, ed I. il pozzetlo o la vascbetta in cui la colonna atmosferlca preme il Mercuric ; F. M. sia la colonna atmosferlca ordiuaria uou impregnala di vapori oltre modo, ossia senza nubi, come in tempo sereno; K. sia il punto della scala barometrica indicante la consueta altezza a cui perviene il Mercuric quaudo il tempo e serene , che si suppoue per esempio ai pollici 28.J L, sia un punto della medesima scala al di sotlo dei pollici 28 cbe si csserva quaudo la picggia e immi- nente , piUa 27. Ora se da una plaga della terra qua- lunque si sollevi una massa di vapori come la iudlcaia dalle lettere M. C. A. N. B. O. D. il volume della quale sia rappresentato dal 58 cubo a. b" y ^- questa pcrche piu leggiera spe- cificaineute dell' aria atmosferica vicino alia terra , andera alzandosi sino all' equilibrio su pel parallelepipedo atniosferico y. X. c d. ver* so F. ill modo che la colonna atmosferica medesitiiaf. /I e. fi.coH'aggiiiniadelcuboa b'.y.'k. si trasformerebbe , se null' aliro occorresse , in ua' alira piii lunga y 7,.a.h\ composta d'aria atmosferica e di vapori e piu pcsanie del solito appunto di lauio quanto iniporterebbe il cubo dei vapori conformati in nube a 6' y ^. ed il Mercurio dovrebbe ascenderc nel ba- rometro auzicbe discendere sotto i pollici 28. Ma questa lunga colonna ideale uou potendo sussislere perebe la materia duplice, onde e composta sente la gravita, ne po- tendo il cubo A. B. C. D. stissistere al di sopra deir ultima atmosfera; forza e cbe ei spauda per i. n. e per /. o., in e, ed \w f. cioe in un segmenlo di sfera picciolissima dapprinci- pio, ma clie va continuamente facendosi piii grande per n. e. eper o.f., finche tutia la por- zione addietiizia di atmosfera segnata e. n. i. o.f. sara scomparsa quasi lutia, e sara ridot- ta a picciolissima differenza di livello colU \ 59 I. e. c. d. f. m. che indlcliera ancora I'estremo limiic deir atmosfera. Falla questa livella- zione la colon n a y.X.c.d' uon piio piii essere quella di prima , ed invece di constare di sola aria atmosferica , sara vm composto di quesia in minor qnaniiia di prima, e di vapori specificamente piii leggier i delF aria. Se dunqiie, conclude il nostro Socio, acca- derd , lo che e molto verisirnile , che in complesso la nuova colonna atmosferica mi- sta f.X.e. d. sia specijicamente meno pesante s benchd iin po' piu lunga delta prima co- lonna atmosferica pura egualmenle indi- cata per y. X. c d , noi avremmo trovato una ragione fisica , onde ispiegare il motivo per cui il Mercuric discenda net barometro ai pollici 27 ed anche di piii invece di ascendere , siccome avrehbe sembrato che dovesse fare. (*) (^) Convlen confessare che la spiegazione del noslro autore non e affalto nuova : M. Saussine, ed il Genernle Rois 1' avevano gia esposta •, fu anche comballuta dai signer Rirwan. Vedi Bi- hlioleca Brilannica lomo vi di Scieuze ed Arti. :::5 M. Dallon a aussi reconnu ce fait important ( dicono i signori dell' Istitulo Imferiale nel 6o Ma se il chlarissitno nosiro Socio simior o Malacarne ha messo a prova il suo perspi- cace ingegno e la sua dottrina per ispiegare quesii due feuomeui della natura , il signor Buccio ha meditato I'uso medico che si puo fare dell' elettriciia , e del Galvanismo 5 c i risultamenti delle sue meditazioui egli ci comunico colla memoria di cui passo a darvi snccinto ragguaglio. Che uua, e con se stessa esseuzialmeute ideutica, sia la ma- teria elettrica universalmente diffusa , non 6 piu permesso il dubitarne dopo il consenti- mento di tutti i fisici su questo pun to. Fu bensi sospettato da molti, ed ora provato dal nostro Socio, che essendoue varj i mo- vimenii, e I'iniensita, variar del)bono gli Rapporto faito a Sua Maesta sul piogresso delle Scienze dal 1789 in poi ) M Dal ton a aussi reconuu ce fait important que la pression exer- cee par les vapeurs est la meme qu'il y ait de I'air •, ou qn'il n'y en ait point dans I'espace oil fiWes, sent. Dans le premier cas , cette pression s'ajoute simplement a celle de lair. A' tension egale cette vapeur d'eau est plus legere que I'air dans le rapport de 10 a i4 > P^r consequent, a pression eta chaleur egales , lair devienl plus leger en devenant humide. C elait aussi une ancienne decouverte de Saussure. ?=: 6i effetti. EgU opiua che varie comLinazioni contragga o ne'corpi ohe la mettono iu mo- vimenio, od in (luelli che Ic danno passag- gio cou quelle loro soslanze, che abbiano con lei maggiore afOnila e capaci siano di trasporlo. » Ora hen che alcuui fisici, pro- )> slegue il siguor Buccio, hanno preteso che » anche releitricita che si oitiene col mezzo 5) della macchina eccitata dallo sfreganieulo » di corpi difficilmenle decomponibili come » il vctro, caricar si possa di cerli piiucipj » volatili di alcune sostanze medicameniose » introdotte nei globi o ne' lubi coi quali » venga eccitata ,• io mi credo in diritto di )5 stabilire; die la eletlricita della macchina )) come eccitata da corpi difficilmcnte de- » compouibili , porti seco meuo particelle >; esiranee alia sua essenza. Al coulrarlo che )> V eletlricita della Pila sia prodoita dallo » sprigionamento dei due principj di elet- » tricita e calorico , cui danno luogo reali » decomposizioni delle materie, colle qnali » sogliono formarsi gli apparati vollianij e )) che questa seco trasporti le raoUecole )) piu mobili delle deile materie, che hanno 62 » seco lei maggiore affinita ; e cKe per es« B sere di qucste piii o meno carica , e » con clo meno nieaLile dell' eleltricita della » macchiua , meno alia si trovi a smovere j» gli eletirometri , nel tempo stesso clie lo » e maggiormente per urtave coutro i corpi, » che al di lei passaggio si oppongOno, per » alterarne le crasi e scompaginaine la tes- V siiura. » In comprova di quesia da lui asserita minore moLilita del fluido Galvanico fa osservare che il noslro corpo senie alls prime arlicolazioni della mano quelle scosse, che ad egual forza si fanno sentire molto piu avami col fluido ouenuto dalla mac- china; e di piu reca Fesperienze di accre- ditati fisici, i quali conveugono a sosienere e questa minore meabilita del fluido elet- trico della pila , e questo trasporto ch' egli fa di varie moUecole di corpi, cui passando per mezzo ha decomposti. Dalle quali os- servazioni ed esperienze egli deduce i se- guenti corollarj sui vantaggi che polrebbe irarre la raedicina dalle due eleltricita iu quesiione. Nei casi di malaltie dipendenti da deficienze della potenza nervosa, quali . ' 65 sogliono essere le dlsestesi'e , e le discinesie di Sauvages , prefeiir si dovrebbe, secondo la mente del nostro Socio, releliricila della macchiua , come piu atia per la sua mobi- lita maggiore a farsi sirada, e percorrere la sostanza dei nervi. Nel case di eccessivo esaltamento nel sistema dei nervi bisogne- rebbe , secondo lui , delerminare il corso . del fluido dal corpo isolato dell' infermo a quelle della macchina, se relcttriciia vogllasi costiiuita di un solo fluido. Ma per le sue considerazioni sui caratleri specifici dell'elet- tricita galvanica , il signer Buccio vuole che questa si debba preferire all' altra quando si Irani di stasi , e congesiioni di umori icntl e viscosi die ad indolenii lumorl, a dolorosi reumatisnii , artritidi , emicranie o consimili malanni dieno origlne, come quella che passando meno agevolmente per le inor- bose niaterie e piii alta co' suoi impulsi , e colia forza fondenie degli atonji die seco trasporia, a scioglierle e sloggiarle. E questo suo precetlo couferma con esperienze si da lui , che da varj osscrvatori tentaie con ot- tima riusciia. Ed c di opinione che vieppiu 64 grandi vaiataggi ancora trar si potrebbono dair uso discreio e ragionevole della eletiri- cita SI della macchina che della Pila , se i medici sapessero rinunciare ed all' amor del sisiema ed a quello del proprlo interesse. Woi non possiarao che augurarci e di ve- dere dall'esperienza conferntato quello che suir elcttriciia il signer Buccio asserisce j e dalla parte dei medici piu adesione in fame uso pel bene della languente umanila. Dappoiche, o signori, il sapere e sempre coraraendabile e pregevole come quello che r uomo eleva sopra tutii gli esseri viveuii, e quasi lo fa a parte della saplenza divina ; e che siamo stati formati per conoscere , e sapere n'e chiara pruova I'amore del vero, da cui siam trasportati, e quella stessa cu- riosita che ci stimola a sempre ricercare ed intendere. Ma chi neghera piu commendabile e piu pregevole essere poi quella scienza, che neir ampliare i campi del nostro inten- dimento, porta anche seco nuovi vantaggi aH'nmana societa? Dal qual bene del mio simile , non neghero , o signori, di sentirmi potentemeute iufiaramato , e di aver sempre 65 dcsiderato di pur cogli scarsi miei lumi es- sere mile a miei concittadlui. Questo fii die uel passato autunuo ml mosse a cer- caie uel Dipartimeuto , se qucgl' indizj di caibone di terra, che altre voile furono ri- trovati , potessero essere di uso fra uoi , chc abbisogniamo tanto del combuslibile per le varie mauifatlure e speclalmeute di ferro. IXe feci eslrarre a Vallio alcuni saggi chc spedli al R. Consiglio dcUc Miuiere, il quale con pubbllca lestimouianza m' incoraggio nel- r impresa , e rai ordino di spedirgliene in maggior quautita, ricercandomi varj nschia- rimeuii , chc ridotli in memoria assoggettai al vosiro giudizio nella prima sessione di quest' auno , e poscia innoltrai a quel Regio Magistrate. Ne di questo solo mi acconien- tai, o signori, ma estendeudo in ahri luogbi Ic mic ricercbc , altri indizj ne ritrovai sul montc Baramone chc sia sopra alia Rocca di Anfo nei confini dei tre comuni Collio , Bagoliuo e Lavenone ; ma i saggi fniora riuscirono piii scarsi del primo nella sostau- za combustibile ; altro schisto bituminoso ri- trovai a fior di terra uelle montague di So- 5 66 praponte al luogo detto Magiio, e del grossi strati mi riusci di scoprirne a Caino in ua luogo detto le Coste del coppo , i cui saggi quantunqiie estratti alia superficie diedero migliori risultamenti ( nelle varie esperienze che ho procurate ) di quello stesso di Val- lio. Egli e ben vero che la qualita an che di questi due uliimi saggi di carbone di terra non e finora tale da poter essero utilmeute sostituita al carbone di legna, come quello che a molta terra e commisto ; ma quale miniera di questo fossile fu mai trovaia di ottima qualita alia superficie? Sono necessa- rie delle escavazioni profonde che non pos- sono effettuarsi senza gravissime spese , e a line appunlo di animare altri a procurare col proprio inleresse uu tanto bene al nostro paese, consuhati fra i moderni raineralogisti quelli che piu diffusamente , e piii ragiona- tamente hanuo trattato di questa materia, vi lessi una seconda memoria, in cui ho chia- raato ad esame le varie opinioni sulla natu- ra di questo carbone , e tutte le cautele ho raccolte che aver si debbono nel preparare i pozzi onde si evitino le funeste conseguen-. 67 ie delle esalazioni bitumiuose neir estrane dal sen della terra il nostro minerale. La qual opera mia suggerita dal puro desiderio di glovare alia mia palria, se potra ottenere il suo fine ) saranno pienamente coronate le mie speranze^ intanto io sono couteuto che abbia ottenuta la lusiugbiera testimonianza della vosira approvazione. Questi sono siaii gli argomenti scientifici di cul in quest' anno il nostro Coipo si oc- cupo ; se come scientifici non si vogliono risguardare anche quelli che traltarouo di Agricoltura, e dei quali sono per darvi bre- vemenie gli estratti. AGRICOLTURA Che r Italia sia stata sempre , come in tulle le cose , cosi nell' agricoltura Jiiaestra delle altre nazioni, non v' ha chi il contrast! uemmeno fra gli oltreniontani e gli oltre- mariui , quantunque per una boria natnrale a tulle le nazioni sono sempre intenii ad esaliare le cose proprie sopra le altrui, anche a discapiio del vero e del giusto. Che poi 68 gran parte di (juesta lode, onde va 1' Italia onorala inlorno all' agricultura appartenga ai Biescianl , e pure un' allra verita non cou- trasiata da quelli che hanno vediiie e stu- diate le molte opere in prosa ed iu verso degli antlchi e dei moderni nostri agrouomi. Anzi ci sono tanto larghi di lode in questa parte i forastieri , che quelli dei nosiri scrit- tori hanno esaltato a cielo per le lore ope- re di agricoltura , di cui uoi crediamo cosa glusta di rigettare almeno in parte i precettij come appunio e avveuuto di Camillo Tarello, che digV Inglesi e dai Francesi e somma- mente encomiato pel suo Hicordo di -'Agri- coltura , le quail lodi indussero anche 11 perspicacissimo iugeguo del slgnor Cavalier Fillppo Re a far loro eco ne' suoi Annali d' agricoltura del Regno d' Italia: H che dlede motlvo al dotlissiuio siguor Gaetano Maggi di scrivere due letiere a confutazioue degli agrouomi ammaestramenti del Tarello. E questo fece 1' lUustre nostro Socio non gla mosso da vaghezza di criticare uu antico nostro concittadluo , il che sarebbe em- pieta, raa dal solo amore del vero indotto 69 e dalla giusta brama clie nessuno si lasci illudere wella coltura de' suoi campi dal falso grido, che uon si sa come, han potu- to acquistare i documenti del Tarello presso agli strani. Le quali due succosissime letlere io qui intieramente trascrivo, e perche iiou lasclano per la loro prccisione luogo a com- pendio, e perche so dMucontrare il vostro aggradimeiuo offereudovele uella uaturale lo- ro eleganza. Sono dal nostro autore indiritie a suo nipote il signor Camillo Ugoni. Nipote Carissimo Vi ringrazio del vostro genlil biglietto, e della leiicra del professore Cavalier Re di cui avete voluio farnii parte, e che ho letta con niolto piacere. Vi dico il vero, vedendo che voi vi fate ora scudo di un cosi valenie e riuomato canipione , io peusai alia prima d' abbaudonar questa lotla, e ritirarmi , per certa prudenza, dal campo: ma poiche sulla fine del vostro foglio voi mi provocate e m' mcitate , per cosi dire , a uuova guerra; e guerra abbiatevi. 7° Prima pero di euiiare m un esame cri'« tico del libro di Camillo Tai ello , conviene andar d' accordo intoruo all' iulorpretazione del libro medesimo, senza di die si dispu- tarebbe in vano. O io dunque iion iDtendo uulla , o il nuovo sislema del Tarello si ri- duce a tre soli articoli capitali, tutto il resto noil essendo che un ammasso di vulgati precetii lolti dagli auiichi e da Pietro Cre- scenzio. Artie. I. Vuole in prime luogo che tutta la terra cbe si ara venga divlsa in qualtro parti eguali, due delle quali sieno ogni anno a prato artiflciale di trifoglio, la terza, come egli dice , a coltura , cioe a raaggese > e la quarta semiuata a biada , questa nell' anno dopo si riduce a prato, il raaggese si semi- toa , e si poue invece a niaggiatica una delle due parti di prato: e cosi sempre sue- cessivamente. Artie. II. Vuole in second© luogo , che ogni cinque anni si rompa , s' abbruci , si ari e si seiniui in giro la quarta parte di tutti i prati stabili senza eccezione alcuna. Dopo cinque anni si deve questa quarta parte ridur di nuovo a praio , e romperne e seminarne un' altra e cosi via. Questo pe- riodo ritoruera in tal modo a capo ogoi 20 aiiui. Nel giro dc' prinii venti anni dovendo i praii essere bruciati , si seniinera segala , o miglio ncl primo anno , e formento negll altri quallro ; ne' giii successivi poi non do- vendo piu i prali essere bruciati si getiera formento in tulti i cinque anni. Artie. III. Vuole finabneuie che non si semlni alcun campo , che non abbia prima avuto otto araturc in puuio. Qualora convenjihiate essere questa la vera ed unica nuova dottrina che emerge dal retto modo d' intendere tutio il libro , ecco come io la discorro. Aceordo in primo luogo ch'egli abbia predicata la collivazioue del trlfogUo , ed aceordo ancora, ch'egli abbia insegtiata I'alternativa dell' erba e del grano , del grano e dell' erba ; auzi dico che non iusegua che questo, e iroppo. Pero quando io negai che il Tarello iusegni I'al- ternativa de' ricolti , da voi asserita trovarsi in quell' autore , slimai che parlaste di un alteruativa piii ricca , piii giudiziosa , piu 72 utile , e non di quesla sola iuforme affatto ed imperfettissima. Ma se di questa unicamen- te intendevaie noi siamo peifettamente d'ac- cordo. Ma clie direie vol se io vi dimostrero , a rnaggior gloria della italiana agricoltura , che prima del Tarcllo erano non solo no- lissimi ed usitalissimi i piaii artificiali mas- sime di irifoglio , ma noti Lea anche erano quegli ariificiosi avviceiidamenti di coltiva- zione che s' usano aucor di presente ? Se non cbe in allora iovece del grano turco ponevasi il miglio di cui facevasi uu grau consuino. A provare die a que' tempi s' usassero i prali artificiali di trifoglio , uon voglio per era valermi d' allra aulorita che di quella del Tarello stesso , il quale a pag. 6. 5o 55. 62. 65. ( edizione di Bergamo 1756 ) loda ed encomia 1' industria de' Bresciani , i quali seminando il liuo ove nell'anno avanti era state il trifoglio ue ritraevauo abbondau- tissirae rendite. Che a quell' epoca poi si couoscesse e s' usasse una piii copiosa alteruativa di pro- t 75 dotti di quella sussegaata dal Tarello, ecco ch'io lo dlmostro squadernandovi una serie di ben i5 scritture fatte a' nosirl coloni di Francia-corta, distretto non irrigate, dal i5n - fiao al 1660, Le possessioui di cui parlan qtieste scritture erano di 80 pib circa. Ri- sulia dunque da esse , massime dalle piii anliclie , che in 5 quarti , o in 2 terzi al- meno della possessione geltavasi ogni anno forraento, segala e segalaio, uell'altro i terzo o I quarto moltlplici altre produzioni. Fra le quali pero vi doveano essere 5 pib circa di prato di trifoglio , ed altrettauti almeno di fave. Si vede poi che ue' campi ove era staio il trifoglio , e la fava , e in quelli ai quali si eran date le quattro arature d' esta- te , da noi dette colture agostane , doveasi per r anno successivo semiuare il frumento . ed altrettanto foudo di quello , in cui era siato il frumento , veniva destiuato agli altri ricolli. Cosi progredendo , compivasi questo giro in sei, o setie anni. E queste regole fondamentali andavano soggetie a molte altre subaltevne , le quali rcndevauo quella ruota di coliivazioui piu. industriosa della prescnicj 74 siccome e chiaro, clie piii iudustriosa e di- ligeute ne era ancora la pratica esecuzione. Cio ne' nostri paesi non irrigati. JXegl' ir~ rigui poi adatii al lino faceano i ricolti il giro, come al di d'oggi, in soli quattro an- ni. Vedete anche lo stesso Tarello a pag. 5o ove dice , che dopo il trifoglio poneano i Bicsciani il Kno , e poi il niiglio, indi il frumento. Ma cjueste ottime praiiche d'agri- coltiira, che egli, cpiasi per pareniesi, loda ed esalta , non solo poi non le insegna ex professo, ma con quel suo nuovo sistenia, le viene invece a totalinente abolire. Ma vengliiamo a' tie accennaii articoli che formano la base di qwesto nuovo sisiema di coltivazione. Arlic. I. Una sola quarla parte della terra che si ara vuolc egli dunque si semini a hiada. Se si trattasse dell' anlico Egitto , o della Palestiua , ove Isacco raccoglieva il centuplo , e ancor della moderna Puglia , ove, per quauto inteudo, acquisiano i campi col lungo riposo maravigliose forze riprodut- trici, la cosa potrebbe forse andar bene,- ma, con quesie nostre benedeite terre , dalle I 75 quali per riposate ed araie ed ingrassate che fossero non se lie poirebbe , uella totaliia, sperare mai piii di sette o otto sementi , teraerei che questo slsiema avesse potuto affamare, come dissi alira volta, i nostii buoni avi ove per avveniura , o per disavventura fosse statu seguito. Insegua poi che due altri quarti di delta terra sieuo per due anni a pralo di trifoglio od altro. Ma non sapeva egll il Tarello , che ill queste nosire tcrre il trifogho non fa che uu solo anno , e che nel successivo si perde , e niente di buone erbe uasce iu quel canipo, o piuttosto uon ci nascouo che male erbe e gramlgne ? E perche dunque lasclare con tanto danuo giaceute la quaria parte de'lerreni? Questo metodo puo essere buono pel Lodigiano , nel cui suolo il tri- foglio nasce sponlaueo , e il pralo si nian- tiene piii auni; ma non cosi ne'nostri Pacsi €X-Venetl, pe' quali il Tarello principalmenie scriveva. Artie, II. Stabilisce poi , che ogui cinque auni si debba rompere la quarta parte di tulti i prati siabili , la quale si deve per ,6 cinque anni seminare a grano, e poi rldurre a prato di nuovo. Ma domando io , come intexide il Tarello di rinuovar questi prati? con quel semplice e spediio niodo con cui si fauuo i prali artificlali di irifoglio, op- pure co'lunglii e dispendiosi metodi co' qua- li da noi si formano i prati stabili ? se col primo meiodo , io rispondo di nuovo che il trifoglio non fa poi clie per un solo anno , e che il lasciarvelo quindici sarebbe lasciare il campo in preda alle gramlgne, agli slerpi e ai pruni. Se poi intende col secondo metodo , cioe come si creauo i prati stabili , dico , che per formare la buoua cotenna ad un prato , occorrono tal- volta in queste terre quindici anni di tempo* di studio , di faiiche , di spese. E dopo lante opere e tan to dispendio si dovra rora- perc di nuovo per seminarvi ciuque anni consecutivi il formento , e guastare cos'i per sempre lutli i prati stabili che sono la prin- cipal ricchezza della nostra agricohura? Que- ste, nipote carissimo, sono materic e pazzie per usare i termini usati col Tarello in voce ed in iscritto da molii suoi contemporanei 77 ( vedi Tavello pag. i8 ) e dico che si sarebbooo niessi alia disperazione i piii ac- coi'ti a'Ticoliori ove fossero staii astretti a o maudai e alia pratlca si falli insegnameuti ; i quali per cerio non sono quelli del nostro Luon Gallo suo contemporaneo. E qui os- servaie. Le i'enti giornate venuero alia luce tie anni circa dopo il Ricordo deU'Agro- nomo di Louato , ma in esse , s' io non erro, non si fa mai parola ne del Tarello , ne del suo nuovo arcano d' agrjcoliura , dal che puo ragiouevolmente dedursi , che niun conlo si facesse di quel libro , e die non avesse la minima influenza nella pradca col- livazlone dei campi. Artie. III. Insegna finalmenie che si ab- biano a dare olio arature a luiii i campi che denno essere seminali a biada , qualun- que essi si sieno, Nuovo e strano precelto ! quasi impossibile ad eseguirsi , inutile per molti terreni , dannoso forse ad altri , che non vale insorama la pena di tratlcnersi a confutarlo. E tanto piii credo di poterne prescindere in quanto che lo stesso Cava- Jierc Re fece destraraeule osservare 1' assur- 7» dita di un tale insegnamento ne' suoi Ele- nienti d' Agricoltura , ove parla di Camillo Tarello. Ma cio basd per ora^ giacche se volessi entrare ne' difetli parziali di questo libro , non la finirei mai piu. Come poi , e d' onde il Tarello cavasse si fatte idee d' agricoltura , come si tenga al pieseute da molti per inventore di prati artificiali , come il suo libro sia recente- mente salito in grido, massime presso alcuni oltramontani , e come finalmeuie oltenesse gli speclosi privilegj che vauno registrati in fronte al libro stfesso, sono questi argomenli degui per verita, di curiosa e piacevole dls- quisizione. E se a voi piacera d'intervenire alle nostre faraigllari Accademie d' Agricol- tura, ne potremo fare il soggeito di tratteni- mento per un' apposita giornaia. Sofi vostro Jffez. Zio G. M, Brescia i o Gennajo 1 8 1 e 79 Nipote Carissimo Coiraniecedente mia del giorno lo Gen- najo io m'ingegnai di mostrarvi essere erro- neo il sistema d' agricoltura contemito nel li- bro di Camillo Tarello. Ora intendo di far co- iioscere alcuai errori parziali del libro stessoj lirnitaudomi pero a pochi de' piii importanti , poiche volendo tutti enumerarlivi sarebbe da scrivere beii allro che una semplice leltera. Primo , e massimo errore dell' agricoltor di Lonato e qiiello di non fare distinzione fra Provincie e Proviucie , fra tene e leire; onde ne nasce 1' assurdo , che tuiti i praii e tuiti i canipi da ararsi , trauue i colli , Tcngano da lui sottoposli ad via egual ma- niera di collivaiura. Vuole infaili cbe tutti abbiauo gli stessi avvicendameuli, e le stesse seminagioui, e che tutti producano il irifo- glio, che a tutli sieno date otto arature , a tutti i due soli terzi dell' ordiuaria semen- 2a ec. ec. Insegnamenti tali conirarj alia leorica ed alia praiica di tuiti gli agiicoltoii, noil meritauo per certo di tratieuersi a se- riameuie confutarli. 8o Fa maraviglia in secondo luogo , come uno scrittore che ha preteso iDOstraisi il pro- motore della coliivazione dell'erba, glorian- dosi aver egli » inventato di far andare a praio quasi tre qtunti di iutta la terra » ( pag. 9 ) nou solo non parli poi ne della veccia, ne della vena di cui faceansi allora niolli prati artificial!, ma ne tampoco della medica, tanto lodaia dal Gallo, e che sem- brava pure lornare si bene a que'suoi prati di i5 anni, durando quest'erba anche di piii. E strauo in lerzo luogo come egli lodi invece la coltivazione del pabulo o pallio , ( Panicum viride L. pag. 6. ii. c aitrove ), il qviale producendo un sotlilissimo gambo che taglia la lingua a' bovi, riesce cattivo come fieuo , pessimo come pascolo , e tale insomnia da doverseuc procurare piuttosto la distruzione che la coltivazione. Stoltissima cosa in quarto luogo e quella che dice il Tareilo a pag. 1 1 , ove scrivendo per queste nostrc terre , cosi si esprime » e quando non si semini cosa alcuna ( di erbe J ne detti due quarli . ... la terra da, se siessa prodiirra erbe o da segars 8t o da pascere. » Si , ma quali ciLo ? Gra- miguc e rovi. Erra in qiunlo laogo il nostvo aiuore qviando pretende di aunientare il Lesliame , e di accrescere i concimi ( pag. 6. 28, e altrovc ) nientre togiie iina delle cose piii iiecessarie per essi, cioe lo slrame. Di falto, volendo egli clie pochissima terra si coltivi a biade, e che si abbrucino poscia le stoppie, ( pag. 10 et passim ) che ci resterebbe per far letto a buoi, e iraruc i letanii? Poco per cerio: ne egli si cura per queslo di suggerire altri mezzi onde supplire a tan to difeito. E strano in sesto luogo, come il Tarello attribuisca alia icria quel cbe e proprio de- gli animali , cioe » che V abito e 7 costume e una seconda iiatura .... onde benche il trifoglio per ora non nascesse bene in mold Luoglu , col tempo . . . assuefacendosi vi venird .... Come si assuefece jMitrida- te Re di Ponlo a mangiare il vcleno . . . e cos\ la terra diverrd atta a produrre da so stessa il trifoglio » ( pag. 26. e 54- ) Vero e che la buona agricohura raigliora 6 82 di molto la terra ,• non pero di tanto da farle caugiare naturaj la quale dipeude non solo dalla varia qiialita dclle parlicelle ter- restri- ma ben anche dal clinia, dalle me- teore , dalJ' acque , e da tante altre cause , che nou sono in mauo dell'uomo. Onde vediamo questi nostri canipi suburbani ben- che oiiimamente coliiyali , e ricoperii quasi ogni anno di leiame , non produr mai per questo sponlaneamente il pralo il irifoglio , lie seminato mantenerlo per due anni. Fa maraviglla in setiimo luogo , in sen- tirlo parlare della coltura dclle fave , del panico , del sorgo ( saggina ), dei ceci , dei fagiuoli, de'lupini cc., mentre con quel suo sistema d' agricoltura non si vede in quai campi si possano seniinare , che anzi dopo il giro de' primi vend anni novi resterebbe tampoco luogo al collivamenio del miglio e della segala , e niolto meno in consegvienza a quello di tanti altri ricolli, di cui il Ta- rello non park, come lini , canapa, orzo, farro , riso, spelia ec. ec. , i quali opporluna- meule alternati rcndono , e maggiormente rendevano a que' tempi , massime ne' fonai 85 tion iriigaii , tauto varia e ricca e ragrlcol- tura. S' Inganna in ottavo luogo , ove dice a pag. 45 , che uon si dee zappare il niigllo , ( benche su questo si contradica piu volte ) menlre una leggier sarcliialura fu senipre , ed e luitavia consideraia come il nervo di questa coliivazione. Reca finalmente maraviglia il non poter ricavare da lulto questo llbro alcuna cliiara idea , alcuna cogniziouc intoruo alio stato deiragricoltura di que' tempi. E sc non era, che per lodare i buoni effeili del irifoglio ha dovulo per incidenza parlare della dovi- ziosa rendita de' nostri lini , non si sarebbe ncmmen cornpreso che fosse in allora da noi praticata una tale coliivazione. Ci lascia insomma in un tal bujo , che pare d' essere trasporlatl in tempi e paesi della maggiore oscurita ed ignoranza. Egual maraviglia fu pure il leggere un Agricoltore, il quale in- veee di parlare de' suoi campi , e de' campi della Lombardia , ragiona di qnelli del Re Massinissa , della Numidia e dell' Egillo ; c In luogo di addurre osservazioui, ed espe- 84 rienze , massime traltandosi di un nuovo sisiema , noii fa clie licmpire il libro di cilazioni d' anliclii , nuU'alLro sapendo raai dire se nou se )> teste PLinio , teste Colu- mella » Ma, iu Luon' ora, Plinio , Colu- mella e gli altri scrivevano a Roma , e pei Piomaui 1800 anni fa, e il Tarello a Lonato pe'LomLardi i5oo anni dopo di essi. V^oglio iaferirne con questo cli' egli trattava di teo- ■rica di iin' arte chc non conosceva per pia- lica, nella quale si mostia assai poco versato. Siccome di poco gludizio si da a divedere 6 nell'esame che fa delle seite cagioni, per le quali non nasce tullo il grano ( pag. 2 e 5 ), e nel prcstar fede a tutli i piu grossolani pregiudizj , c ncl modo in fine col quale lia steso questo suo libro ,• libro oscuro , confuso , picuo di ripetizioni , di contradi- zioni e d'errori. Degna quindi riesce , a parer mio, piut- tosto di riso che d' altro la millantata e ripeiuta sua lesi di voler » insegnare it modo di raddoppiare le entrate e di a- vanzare due terzi dell' usata semente di grano, con assai minor fatica del solito. » 85 E a riso pure cl move il vedere come sia prodigo di taiiie lodi verso se iiiedesimo , e come ( a pag. i8 ) si vantl, esscre il siio Ricordo bastante a far rilornare il secol d' oro ( se gla iion fosse quel delle ghiaii- de ) ,• e come in fine si affalichi in per- suadere i suoi lellori, che queslo sistema d' agrlcoltura e tutto nuovo , e UUlo suo : ( pag. 8 9 37 4^ ) verlta iuconlrastabile , die uon abbisognava di prove, poiche niun vero Agricollore sara mai per dubitarne un sol monienio. Son vostro Affez. Zio Gaelano Maggi Brescia i Marzo 181 1 Dalle quail due succoslssinie lettere del signor Maggi chlaro apparisce die il Tarello traitava nel suo Hicordo d' un' arte die 0 nulla o ccriauienie poco ci couosceva. Beusi con cognlzione lanio di pratica che di leorica il nosiro Socio signor Fraace- 86 SCO Assloui ha parlato nell' Accademia della cultura del Loliuni perenne di Linneo, vol- gaimente Fraina (*). La cui memoria e per r osatiezza con cui la materia e trattaia , e per r utilita die puo ridondare alia veteri- naria , ed all' agricoltura , qnando il melodo dei Bresciani nella cultura di questa pianta ivi esposto c ragiouato veuga a rendersi co- niune negli altri Dipariimenti del regno , e fuori , merita a mio giudizio clie qui per iutero e nel suo originale sia riferita. ^ In ogni ben regolato sistema d' agri- coltura non solameute curar si debbono le produzioni utili immediatamenie alia specie umaua , ma quelle ancora che servono ai doniesiici animali ; massimamente se la col- tivazione di queste torni a speciale vantaggio anche deli' agricoltura siessa. Tra quesle sem- bra doversi considerare princlpalmente I'erba ("*■) Si vede 1' equivoco die a prima giunta potrebbe n iscere tra J'erba di cni qui si tratta, ed il Poliiionum fa^opyrum di Linueo, chiania- to pariineuii diigli agionoini Fraina •, e percio a scanso di t.ile equivoco auche nel litolo stesso della memoria al nome locale di Fraina si e aggiunto quelle di Loglio perenne. 87 o biada , die da nol Bresclani c detia Frai- na , e della quale io debbo ora parlare. Foss' io pure isUuilo ncU' arte veterinaria , con cui ba essa lania relazione , cbe assai piu volontieri mi sarei accinlo a trailarne. Ill qualunque niodo pero eccovi, ornatissimi Accademlci , quanto dalla pratica esperienza ho potuto sul proposto argomento raccoglie- re , uella parte principalniente agraria. La nostra Fraina e una plania graniiuacea perenne, fornita di abbondanli radici bianca- stre, sotiib, e disposte a fiocco, onde sorgono pareccbi geili, cbe diventano alirettanti cul- iiii portauti fogbe amplesslcauli , numerose , strette, e luugbe. Ogni cubno porta una spi- ca lunga sei o seite once , ossia quasi tre decimeiri (*) con varj gruppi di grani dispo- sti lungb' essa aliernatamenie , e preceduli da piccoli fiori a tre siami e due pisiilb, (*) 11 braccio , o come oggi si dice il piede hresciano corrisponde a italiani metri o. •, deci- . • / • • .11 • ► 46'7i meln 4; cealimetri -^i; niillemetn 5; e —. Dalle tavole di ragguaglio delle vecchie e nuove 88 simili nella corolla a quel del frumento, ma tendenti ad iin bianco piu verdastro. I deiii grani tanto nella forma clie nella disposizio- ne somigliauo intieramenie a quel del Loglio, ossia Zizzauia delta da Linneo Loliwn te- viuletilum , di cui pero sono piu piccoll. Quesio grano, 0 seme della Fraina mature e raccolto die sla, chiamasi dai nostri agri- col tori Lerghetta quasi diminutivo di lerga^ la qual voce lerga in bocca di molli signi- fica il loglio suddetto si infesto al frumento, e in cui dagli aniichi erroneamente credeasi che lalvolia si converiisse il frumento stesso. Da cio vedesi chiaramenie clie la nostra Fraina non e adunque il Lero, o Feggiolo specie di legume, come per errore lo nomiua il nostro Vocabolario Bresciano Toscauo , ma bensi una delle cinque specie del Lolium di Linneo , anzi precisamente quella che da esso vicne indicata col nome di Lolium peremie ; e da altri colla denominazione di Gramen Loliaceum angusUori folio , et spi- ca ( C. B. Pin. 9 ) , e che in varj luoghi d' Italia porta i nonii di Loglio seh'citico , Loglierella , Lojessd , cd anche di Elba 89 guzza ed Erba mora. Determiiiata cosi la specie, e qualita di quest' erba , passiamo ora a considerarne disiiniamenie la Culluraj rUso Dostralej ed i Vantaggi clie ne derivano. La Fiaina , che d' ora ionanzi io cliia- mero Loglio perenne , siiol collivarsi prin- cipalinente in due nianiere, cioe in compa- gnia di altre erbe , o da se sola. Nel primo modo vieue conipresa tra le molie alire erbe uilli de' prati irrigator] ; anzi in parecchi luoghi si fa servire il Loglio perenne per fare, come dicesi, il fondo ai prati stessi. Ma di questa prima maniera, siccome qnella die non porta con se grande singolarita, ne n- chiede meiodi pariicolari , io non parlero. Invece mi estendero sulla secouda, cioe sulla maniera di coltivarlo a solo , come si usa principalnienie uelle vicinanze di Brescia. Bcnche questa feracissima piania provi bene ancbe ne' terreni argillosi e freddi , come pure ne' sabbiosi e magri, tultavia ama pill un fondo pingne , e le terre calcari, piuttosto die le sabbiose, o aigillose: giaccbe, esseudo essa graminacea , piii di tant' altre abbisogna di cavbonato calcareo come suo 90 principal componenie. II foudo in cui vuol coliivarsi deve esser piano , pochissimo in- clinato da una o due parti, e riccaniente dotato di acque irrigalrici per I'uso, die in appresso vedremo. Si semina il Loglio pereune al principio di Settenibre senza bisogno di previa aratura, o d' altra preparaloria operazione j auzi per 10 piu questa semiuagione suul farsi tra noi in terreni aitualmente occupati dal cosi detto formeutone quaraulino , il quale non essendo allora per anco maturo, coutiuua a vegeiarvi quasi per due mesi in conipagnia del nuovo prodotto senza niun reciproco pregiudizio. 11 solo discapilo che s'incontra semiuandolo a questo modo e, che non poiendosi ben coprire col terrene la semenza , bisogua spar- gerue in maggior copia, e quindi si osserva, che in un pio di terreno son uccessarie al- meno quarte dieci bresciane, ossia in perii- che Ire, e un quarto di nuova misura, abbi- sognano rniue dodici in tredici di semenza (*). Laddove potendosi questa ben ricoprire me- C*^) II pio bresciano corrisponde a ilaliaae 9* diante previa aratura, e successivo erpioa- meiito, bastereLbe la sola raeia, cloe quarte ciuque bresciaue per ogui pio di lerreno. In qualuuque modo pcro si semiui il Loglio pereuue nasce sullecilamente. Entro qmudici giarni i suoi geld sono alii da terra due once , ossia quasi uq deciinetro. Allora , se le plogge nou sono frequenti, bisogna coniin- ciare ad inigarlo, e quindi ripetere tali ir- rigazioni ogni otto giorni. Dopo die il fon- do si e iniieramente sgombraio dal formen- tone , cioc verso i primi di Novembrc , le acque si lasciano sul canipo conlinuamente , 0 alnieno quauto piu e possibile. Fino a quest' ora i nuovi gerraogli del Loglio perenne sono staii sotlilissimi, e poco tornature o; lavole 32, melri quadrali 55 e 3937 -: oppnre secoudo le denominazioul portale loooo '■ da pill recenti regolamenli censuarj , a italiane pertiche 3, ceutesiiui 25, — — ^ — ■ ; die torna lo Slesst;. 1 00000 La soma bresclana eqnivale a some italiane 2 1 una, mine 5. piute 8. coppi 6. . Tavoh succitate. ^"° / 9^ fiitl : veduti in qualche distanza non sem- bravano che uu verde velo sieso sulla su- perficie del campo, Ora s' iugrossano , rad- doppian le foglie , si sviluppano, e lalliscono in modo , che i geld moltiplicati si toccano strettamente , e tutto il campo e licoperio da un Lellissimo slralo erboso folto , moi-' bido , verdebnino , ed alto due decinietri circa. In si vigoroso e florido siato , qualora si abbia 1' atlenzione di non lasciargli mancar 1' acqua , si conserva felicemenie il nostro Loglio perenne in tutto anche il piii ngido inverno j cosicclie a giudicare dal suo vivace e rideute aspctto, dlrebbesi quasi, che noi avessimo cangiato clima , e fossimo ne' bei giardini d' Alcinoo, o verso le fevaci sponde del INilo. Ma simili appunto alle acque di quel benefice fiume vorrebbero essere quelle, che si usano per tener continuamente irrigate iieir inverno il nostro Loglio , cioe a dire torbide e llmacciose. Cosi oltre il servir esse di concime , riescono anche meno rigide , e plu aite a tener fornentata I'erba loro rac- comaudata in tulta la fredda stagione. Ed 95 ecco perche tra noi questa pianta si coltlva principal. nenie ne' suburb] nieiidiouali della citta ; peiche appena soriite da quesia le acque irovaiisi piene di parti escremenlizie ed ahre putride niatcrie , che le rendono fecciose , iiere , grasse, e quindi opporlunis- sime alia vcgeiazioue. INon e pero in tutto Hecessaria questa grassezza d' aequo per la coltura del nostro Loglio, giacche si osserva venir esso discretamente anche dove e in- naffiaio solo cou acque pressoche semplici e chiare. A\ priiuo apparire di primavera cresce vapidamente quest'erba, sicche a' primi d'A- prile ne' luoghi, dove meglio riesce , trovasi gia alia circa due braccia , ossia quasi uu metro ; ed e una compiacenza il vederla quauto fiita, aliretianto solitaria; soffocando essa per tempo , e distruggendo ogu' erba iioclva, che teuti nascerle vicina, per fin la stessa ortica , senza che niai siavi bisogno nemmen di purgarnela. Al tempo sovraiudi- cato cioe verso la meta di Aprile allorche pare vicina a metter la spica, si taglia, e si laccoglie per 1' uso , cui cssa e desiiuata. 94 Gia la stagione e arrlvata in cui gll umo»» ri pel dolce riscaldamento dell' aria dilaian- dosi, e disponendosi ancora a magglore esal- tazione non solamente ne' vegeiabili , ma anche negli animali , per lungo uso tra noi si rltiene, che varj di questi e specialmenie i Cavalli abbisognino di una blanda medlca- tura purgativa e rinfrescante. Sia per mode- rare la rinascente effervescenza del sangvie ed impedire , che non &i esegulsca troppo rapidamente con pericolo di accessi infiani- matorj, sia che di questo periodlco sviluppo dqll' animale cccitabilita si voglla approfittare ]»er maggiormenie avvalorare una cura, giu- dicata ogni tanto tempo necessaria, o alrae- no utilissima all' equilibrio della macchina animale ; comunque siasi , ad oggetto di purgativa e rinfrescante medicaiura de' Ca- valli e tra noi desiinata I'erba del Loglio perenue. Si sega quindi rasente terra come I'altra erba de'praii, e appena recisa senza lasciarla punto seccare ne appassirc , cosi succosa e ruorbida, ma non bagnala si da a' Cavalli , a' Muli, a' Giumenii ( e da alcuni auche o» 95 Bovi ) che la mangiano avidamente per dieci o dodici giorai successivi; e perche sia piu fresca segasi due volte al giorno , cioe al maltino quella che abbisogna per lutto it ciorno siesso , ed alia sera quanta ne occorre per r imminente notte. Nell' accennato perio- do di giornl non si da a' predetti animali verun altro alimento , ne foraggio, e d' ordi- nario ueinmeu da bere , raa solamente di quest' erba a sazieta. Quindi si osserva che un buon Cavallo ogni veniiquattr' ore con- suma quasi una tavola bresciana , ossian me- Iri quadrati trentadue e raezzo di detta erba misurata sul terreno prima di segarla. (*^ In tutto il tempo che 1' animale e destinato a mangiarc questo medicinale foraggio si la- scia tranquillo in istalla senza assoggettarlo a fatlca alcuna. Nel terzo, o quarto gioriao , che si ciba di tale alimento, se gli cava san- que , onde maggiormente facilitare e assicu- rare 1' esito della intrapresa cura. Tcrmiuaia (*) La tavola Lres<;iana , che e la centesinia parte del pio , corrisponde a Italiani raelri qua- drati 32. i. Tavole siir rife rite. lOOOO 96 questa , massimamente dopo alcnni giorni, si osserva , chc gli aniniali siativi assoggettali , tiovansi pill vivaci, siielli, e robusii, restano meglio nulrlti j e quindi con maggior leua e vigore tornano ai consueli eserclzj ; anzi tra di noi si pretendc, che meglio percio si conservino iu tutto il rimanenie dell' auuo , e piu facilmenie esenti da malatlie. Quindi non solanientc tutti i Cavalli di lasso o di urbane servlzio si assoggeliauo con inipegno a quesla specie di niedicatura, ma anche quelli destinati alle piii gvavi e rurali fatiche, nonche i Muli addciti ai tras- porii di varj generi massimamente nelle no- stre valli , si curano ogni anno al detto mo- do, coudiicendosi la maggior parte ne' liioghi stessi dove si raccoglie il medicinale foraggio per ivi ottenerlo piii vigoroso , morbido e fresco. Tal' e 1' uso principale per cui vieue tra noi coltivato il Loglio perenne. Appeua quest' erba e stata per tale og- getto la prima volta recisa, che ripuUula tosto rigogliosa, e col sussidio dell' acque , onde viene nuovaraentc irrigata , crescendo quasi ad occhio veggeute entro io spazio di 97 tin mese cloe alia fine di Maggio , o ai primi di Giugno e aha di nuovo quasi un metro come prima. Allora si sega nuovamente quand' c per metier la spica , si fa seccare, e si serba ad uso di fieno , clie riesce uti- lissimo pe' Buoi ed aliri animali, piii ancora die per i Cavalli (*). Immediatameute dopo {*) Chi vuol raccoglierne setnenza, lascia sussi- slere una proporzionata parte di quest' erba ri- messUlccia , che la produce oltimamente , senza che siavi bisoyno di perdere per tale oggetto parte della prima segatura ; anzi si e osservalo che quella prima erba , corae troppo morbida per tale eft'elio , produrrebbe una spica imper- felta. La semente, che si ricava dall' erba lasciata sussistere nella seconda segalura , ne' buoni ter- reni suol essere di some bresciane otto circa per ogui pio di terreno , ossia italiane some 12 63 mine o. pmte ^. coppi 9 per ogni tratto J 00 di pertiche italiane 3. centesimi aj. : — -. Se 100000 dopo questa prima raccolta , che si fa • \ca la ineia di Gingno , si lascia crescere 1 erua per la terza voha , si lia iu Agosto una seconda semen- za , che risulta la mela della prima. Si piio I'er- ba del nostro Loglio lasciar crescere per la quarta volia aucora , e in fin di Settembre , o ai primi d' Oltobre se n' ha una terza semeute pJii scarsa pero auche della seconda. 7. 98 questa secouda segatura si ara sollecilameiate il lerreno , e seuza punto letaraarlo vi si semlna il forraentone agosiano misio a legu- mi. Qucsto formentonc , ch' e del migliore , Leuche non del piu grosso, si raccoglle poi iu Sclf.embie,- c cosi resta nuovamente sgoni- Lro il terreno per seminarvi il fruraeuto in Ottobre , seuza clie iiemmeuo alloia siavi bisogno alcuno del mininio ingrasso; ed ecco i vantaggi anco accessorj , clie dalla coltiva- zioue del Loglio perennc derivauo. L' articolo della concimazioue e sempre staio uno de' piiucipali , da cui si e veduta iu ogiii tempo dipeudere la feriilita de' ter- reni. Tutti i piii espcrli agronomi si souo affaticali iiell' iiivcsligare i modi , onde faci- litaie ed aumeniare alle terre qucsto iudi- spensabile sussidio. E beuche il celebre Tull abbia preteso cbe col solo lavoro possa il terreno abbondaniemenie fruttare per venii anni , e fors' anche perpetuamente senza niai conciniarlo • il faito generabncnic non vi na ancor corrisposlo ; e per quanlo spcciosa e brillante possa sembrare ad alcnni una laic teoria ; iu pralica smsisie sempre il bisoguo 99 di rifondere nella terra cou aLboudauti iu- grassi quella provvisione di sughi, o raaterie qualuuqiie , che ue sono slate dalla piece- dome vegetazioue esiraite. Or ecco appunto nella uostra collivazloue del Loglio perenne uuo do' niigliori , e piii efficaci mezzi d' iu- grasso. Imperciocche olire all' essere questa una di quelle piante che pochissinio initriiueuto ricavauo dal lerreno; essa e anche di tale natura, disposizione, e forma, die col mezzo dell'acque , ond'e couiinuameute irrigata, pio- caccia ad esso il migliore e piii alibondante ingrasso. E uoto quauto la presenza dellc acquc, almeno vui poco lorbide e saggiamente condollc, sui fundi prativi coulribuisca a no- drire e migliorare i teneui. Or cio si >eri- flca in straordinaria maniera ne' luogbi dove e coliivaia 1' erba del Loglio perenne. Tro- vasi questa in tal modo disposla co'tenaci, spessi, e follissinii suoi cosii, che a guisa di finisslnia e flessibilc raslrellieia , dolce- mente opponcndosi , e leggiernjeute cedendo air acque , che la van visiinndo , le obbliga liiilc a deposiiarle appicdi sul fortuuaio lei^ J 00 reno tiuie le pingni matcrie , di cin sono ^impregnate, in guisa tale che timo il carapo resla ben presto equahilnientc coperto da un grosso strato di morbido, nero, e tjltissimo concime ; il quale penetrando facilissinia- meuie nel terreno , in esso si trasfornia , e lo ferlillzza in mode da nou lasciarnc piu riconoscere 1' indole primltiva. Vero e che per otienere , massimameute fino a tal segno , queslo felloe ilsnltamento, bisogna, clie le acque, onde viene per tur.to I'inverno iriigato il nosiio Loglio , siano iorbide e fecciose : anzi per renderlc tali maggiormenie si usa da nostri di frugare con appositi attrezzi ue'limacciosi canali, da cui deiivano , e principalmenie ne' Inoghi sinuosi e concavi a tale oggeito disposli , eve le putride niaierie si accumulano , e cosi poi agitate si niischiauo ooH' acque , che assai plii torbide divenlano, piii fecciose, e grasse. Ma se queste acque medesime avessero a scorrere invece sopra altrl pro- dutti , poche di tali raaterle deponebbero , come vedcsi in pvativoa , e del carapo sorti- rebbero tali quasi come v' erauo eiitrate. 1 lOI Air opposto passando esse sul Leu cesiiio Loglio perenue, sono coslreile ad abbando- narvi quasi tulle le crasse maierie di cui souo foruiie , uscendo poi dal canipo quasi limpide affaito, di loibide, 3 nere cLe erauo allorche vi ciUrarono. Ecco perche questo terreuo non abbisogni poi d' iugrasso , per dare in copia i sovraludicail successivi pro- doui dopo la doppia segatuia del noslro foraggio. Questo non e pero aDcora lutio il vautaggio, che dalla cokivazione di quest a pianta ricavasi. Raccolto il frumento nell'auno succes- sivo , che serapre riesce migliorc e piii ab- Jboudanie che altrove, si seniiua subito nello siesso teireno il fornientone quarantino senza puuto iugrassarlo, e vieue assai bello. Piii aucora; uel medesimo campo senza ingras- sarlo si semina subito per la seconda voiia il frumento; raccolto il quale, si fa succe- dere immediatamente allro formeulone qua- rantino, che non manca di venire seniprc senza il minituo ingrasso , e senza che il ler- reno dia segno di uotabile dimagrimeoto. E qiiaud'auche leggiennente questo coiuinciasse I02 nllora ad apparnc, cccovi gia pronto il perio- dico rimedio; giacclic al terzo anno lo siesso foudo e messo nuovamente a Loglio perenue; cosi pralicaudosi tra di noi d' interzare cioc i terreni a tale oggelto destinati. Cosi quel fondo diventa pluguissimo novamente, e cost sempre ogni tre auni va seguitando, senza die mai siavi blsogno del minimo ingrasso. Si convicue, che i terreni da potersi sot- toporre a si utile vicenda riduconsi a non molta esteusione , perche I'uso di tale erba nian- giata fresea in primavcra e limitato, tale essendo pure il niimero degli animali, che lo richicggouo. lulanto pero sussiste che tulti quei terreni, i quali ogni tre anni possono cosi coltivarsi, sono perpetuamente esenti dal bi- sogno di essere conclmatij e lutiavia frultano come gli altri njigliori , e forse maggior- mente aucora. Che piii? Essi in certo mode contribuiscono ancora , perche gli altri ter- reni ad essi vicini vengano per causa loro pill facilmente , e con minore dispendio in- grassali. Imperclocche ovunque si raccoghe buona erba di Loglio pcrenne fitia , morbida , ed alia, i proprielarj del Cavalli si da lusso , chc da lavoro fanno a j^ara per luandarli sul Inogo a mangiare alnien per dieci o do- did giorui quest' crl)a fresca appena lolta dal campo , lasciando quivl abbondauza uo- tabile di concinie cavalliiio , e cio oltre il pagamenlo in danaro conveuuto pel con- sumo del delto foraggio , il quale si suol cornpulare a ragione di lira viua italiana per ogni tavola bresciana , ossiauo metri quadraii trcntadue e mezzo. Sicche noii vi e ormai piu nessun possessore di terreni vicini a Brescia, il quale, potendo per la qualila e quantita delle acque, iion no col- tivi ogni anno una porzione a Loglio pe- renne. Che se appunio per la moltiplicazione dei coltivalori di tale prodoito avviene , che a tal' un uon riesca di smailirlo nel modo so- pra indicalo , allora quest' erba si recide , e si secca anche la prima volta ad uso di fieno ; nel qual modo si ricava per veriti minor prezzo del geuere, ma sussistouo gli altri vantaggi , segnatamente quello dcllo sponlaneo e copiosissimo ingrasso del fondo. ±o4 Uu prodouo COS! utile , e di si facile collivazioue, come il noslro Logllo perenne, non scmLia egli perianio dover nieritare tiitta la magi^ior aitcnzioiie de'plii saggi agri- coltori ? Quindi e clie non solainenie in varie parti d' Italia si coliiva esso cou im- peguo , ma eziacdio presso altie speculatrici ed indastriose nazioui, anzi fpiaiiio piii que- ste sono avauzate nell' agiicoliura, pare che tauto pill conto facciano dl questo utile fo- raggio. In Inghiltera, dove I'agricoltura ha falto si grandi progressi , e dove tauta ciira si ha del bestiame e principalniente de' Cavalli , da lungo tempo si conosce , si cohiva , si pregia il Loglio perenue sotto il cciebrato iiomc di Biif Grass. lo non so se ivi pure come da iioi si usi esso qual medicinale purgative della specie equina : cerlo e pero , come daccordo asseriscono il signer de Bo- mare, ed il uuovo Dizionario di sloria na- turale stampaio uhimaniente in fraucese a Venezia , che in Inghiltera il Ray Grass si coltiva generalmente con costante inipeguo , e con felice successo per averne i migliorl pvali artifizialj. E veranicnte ia uu cllma , clic ancor piii del nosiro e soggeito al rlgori del ver- uo , c Lea raglonevole che si predillga iiu foraggio il plIi alio a resistere allc brine, ai geli, alio nevi , e die supciioie air as- prezza delle siagioiii , e del luoglii , non nianca mai di venire in coplosa abbonaanza per qnanlo strani c niolesli corrano i tem- pi. C^) Uu foraggio che in ogui eveato e senipre il prime a Irovarsi in istato d' esser raccolto , e di cni il Lestiame piio abbou- dantemenie e saluiarmenle uuirirsi , quando ancora gli manca ogni altra pastura. Un foraggio che per I'abboudanza c fcraciia dl sue radici non lemc il morso di vcrun ani- (*) Anrhc tra noi c mlvolta accaduto , clio iTovandosi la terra coperta di uiolta neve mezzo wjnagliala dalle piogge, e sopiawennto vin im- provNiso rigidissiuio f'recldo, si vitlcro i canipi di Fraina divenuti uu laslrico di dnrissinio gliiaccio, per cui si credeva the essa Iiilta quel- lanno fosse perdula ; nia il danno si Umilo alia snperfune,- le radici e i bnssi germogli rimasero inlntii • al ceder del gliiaccio ripullularono fe- lir.eoi-ente •, rincremento fu tanlo piu accelcrato, o. a Sim lonipo s' ebbe una raccolla d'dlo p!ii •ibbondanti. io6 r male, anzi quanto piu si reclde tauto piu pronto rinieite ,- slcche pare che ad esso specialiuentc dovessc alliider Tirgilio quando iicl secondo delle Georgiche scrisse: £t quantum loiigis carpent armenta diebus. Eccigua tantuni gelidus ros node reponet. Tanti vantaggi dell'Inglese Ray Grass noa poteano che des'are an che ahrove un vivu desiderio di approfittarne. La somiglianza del clima in varie parti della Fraucia fece sentire a quella svegliaia e pronta nazioue il bisogno di un foraggio, che trionfasse dei rigori e dell'incostanza dellc stagioni. Quindi circa la mcta del prossimo passato secolo si voile in Francia averne la senienza. Ma oltre al celebrato Ray Grass v'e in Inghllterra alu^' erba ivi chiamata Bje Grass di qualita assai iuferiore. Avutasi quindi per eqnivoco in Francia questa seconda invece della pri- ma, come riferisce il sullodalo Bomaro, non si trovo r esiio corrispoudere all' aspeitazione : iusorsero quindi lamenti coutro il vero Ray Grass, L quali tosto lo misero in discredito; a segno tale che, dispcraudo alcuni inriera- mente del buon esito , ma sentcndosi tuita- via il bisogno di wn foraggio primaticcio e vivace , si videro cola mold agricoltori , e pastori seminar biade, che poi tagllavano verdi in primavera, quand' erano viciue a meitere la spica, per rinfrescave i besiiami e dar loro nuovo vigore. Ma l)en presto si riconobbe, che tal raetodo , quanl'era utile al bestiame , altreitanto era di dauno agli uomini , privandoli di quella porzione di graiio. Finalmente s' e imparato a ccnoscere iu Fraucia il vero Ray Grass, e se ne son fatte praterie artificiali ; si e qiiindi rispar- niiato il frumento, e preparata felicemeute ai besiiami pel principio di primavera una mag- gior quantita d' alimento saporito e fresco , il quale con analogia al termine Linneano si e poi denominaio Vvraie vivace^ ossia Loglio vivace. Coerente quindi a se medesima questa valente nazione, nientre va semprepiii aumen- tando la sua celebrita nella gloriosa carriera deir armi , 1' abbiamo veduta con compia- cenza anche tra di noi approfittar con im- pegno di si mil foraggio a benefizio di quel generoso animale si neccssario e fcdele nel- 'io8 le marziali imprese, c, segtiendo esattamenfe il noslro costume, luui i Cavalli delle di- visioni milliari stazionaie in queslo Dipar- ihuento si son veduti condursi in priniavera iiei vaij luoglii del nostro circondario ad aiimentarsl rcgolarmcnte di quest' eiLa salu- bre , anche in niaggioi" quaniita, e per jilii luugo tempo di quello die si suol fare dai uostri. Possa quest' esempio della piii illustre e vaiorosa Nazione contribuire a felicitar sempre plu come ogni altro ramo d' agricol- tura , COS! anche questo del nostro Loglio 'vivace ossia perenne. II quale, come abbia- mo veduto , e si facile a coltivarsi ; si vau- taggioso ne' suoi usi ; e accompagnato dalle pill uiili conscguenze. ;r3 .DulJo scorgere come il nostro Assioni novera tra i principali vauiaggi che si hauno per la coliivazione del Loglio perenne, quel- lo anche della naiurale concitnazione che ai campi ne oWiva , voi aveie certo compreso, o signori , non essere cgli iroppo persuaso deir opiuione del signor Tull , doe che col solo lavoro possa uu lerreno abbondaute- meuie fruttare per veni' aoni , e fors' aoche perpetuamente senza niai coucimarlo. Pure auche qncsta opinione fu con al- cuue moditicazioni agitata in quest' anno nclla nostra unione clal signer ALate Gual- tieri , il quale chiarao a disainlna ; se piit giovL nelV agrlcoltura V ingrasso, o V aratro. Vero e che il signer Guahieri non assolula- nieute esolude nella coliura dei campi il A conciiae; anzi necessario lo crede nei ler- reni dt poco foudo ; vero e che ottimi do- cumenii egli ci ha dali sulla maniera di prepararlo , perche bene riesca ; nia e vero akresi, conic lo siesso aulore convicne, che Tcsperienza ha dinioslralo, potersi con vau- taggio econoniizzare , ma non potersi del tutio fame senza nella piu parte del nosiro territorio. Quesii furono , o signori , gli argomenti dai nostri Socj in quest' anno accadeniico trailati , i (piall, a niio credere , Lastar deh- bono per accertare il pubblico dell' allivita , dello zclo , c deir iuipcgno del rispetia- Lile nosiro Corpo in proniovere lutie le mili coguiziuni nel nosiro pacse 5 impe- no gno che io vi prometlo sempre maggio- re , poiche , come lieto io vi dicea in sui principio , Y augiistissimo Eroe , che ci go- verna, Io ha su basi eterne cousohdato , ed alia protezione dei zelantissinii Magistraii, che fra noi Io rappresentano , i accomau- date. BiANCHi Segretaiio Ill CANZONETTA cilata alia pagiua 23. ■<--«e »—»- lialo a le Gamelie L'umor cui beve il petto IXei meniLii erra costretlo , E punge i nervi e assidera D' incognito rigor. Ne piii dal cor si spinge Fervido il sangue , e tinge Le rose onde sollecito Sparse il bel volto amor. nn Grcve affaanoso anelito II seuo urta e percnoie; A le pupille imniotc Paro che mesto e pallido Si discolori il sol. E il corpo cgro conquiso Langue , come reciso Dali'indiscicto vomere Fior die si piega al suoL , x\mor dolce d' Ausouia , De'bvioni inclito seme Sorgl. La uostra speme Piinfiauca il Dio , cui 1' Erebo Dinanzi palpito. 5orgi , e dov' ei li appella Movi , o Regal Donzella ; Che il figliol di Coronide I biioui oguor salvo. n5 Forse che dove ai fcrlili Colti si volvc Oloua, Te al rio morbo abbandoua Irresoluto 1' acre , Agli egri aere fatal j O Te la medic' ouda Chiegga della feconda . Valle cui vedi scendere Devoto ogui niorial : Tronca gl'indugi. I fervidi Corsieri impaz'ieoti Te aspeilaijo , e fiequenti Le forti ungliie calj^jesiauo 11 sopposlo terien j Glocouda Ebe ed Igi'a Mostiauo a Te la via: Salva sarai se giazia Tiiego nioriale ollien. 8 ii4 Al giiardo ccco si perdono Le Insubri mura oplme ; Al guardo ecco sublime Appar fra i colli OroLia, Cui segua Adda il cammiii; Ma per Laciarti il plede II Mella ^ndi succede, E il capo alza fra i lauri Del fouie cristaliin ; E dice ; a Tc propizie Piidan le sorli , o Diva , Si die lornar giiiliva , Ind' io li vegga splendere Di serena bellhj E qual madre amorosa Tra i fjgli si riposa , Qui SOS la e de' Cenomani Allegra la citta. 1 10 Gradisci il voio , e compiasi. L'Adlge a Te s'incliina; La Berica oollina Gia sor"e : "la "li Etiffanei Colli crescendo van. Felici colli ! A questi Di Te medesma appresii Delizia; oh quanii popoli Tal sorie iuvidieran ! Tra il funimo ivi clae ai luargiui Adugge r evhe e i iiuri Cou occuUi bollori L' onda si versa e mormora Per doccie igooie al sol j Costanie ivi e sccura Solo iiu tenor natura Seiba , ne al verno ingotnbrano Nevi inclerucmi il suol. si6 Forse a' vemoti seroli , Dair iuio accoso foro Sol possedea quel loco ^ E di perenne iuceudio La terra inonidi. Sulla gleba infecouda Won erba uscia , uou fronda , Che fra le negre ceneri IXalura si niori. Ma un Dio migllor iifgli aditi Profoiidi di soiierra Stiiuse il £dco , e la terra Parve piu bella e florida D' eierna giovcutu. E die' corona ai monli D' albcri, e nelle fouii Cerio compose iiu farmaco Di poiente virlii. 1 1 7 Bollon quell' acque, Ingenito V aide zulfo leirqiiato ; E Ic die' In "uardia il faio o A la pletosa Najade Che a Te le reca in don. E lu Ic acco<^li e spera; Avrai salute iniera , Se lju<^iardi gli oracoli Di Febo a me non son. Destro auspicio. Un insolilo Placer taiie le cose .Discorre j e I'odorose Piagge vedi d'Euganea Pill belle rinverdir. AMALIA odi sicconje Van lipcieudo il noma Le selve e i fonti , AMALIA, AMALL\ odi lidir. V I kS JNon ti sdegnar uel furaido Talor loto posarti , CliG i neivi offesi e gli arli Solve , beendo gli acomi Deir acuto velen j E la vita fomeuta Che ueghittosa e lenta De' tuoi be' giorni il fulgido Tiirbato ave serea. • Kel foiQle che dai poster! A Te si dira sacro, Permeiti alnien lavacro A le membra ciii vigile Sorridc Ebe dal ciel ; Forse che a Cinzla piacque Cosi bagnarsi , e 1' acque Al vergiu seno e aU'omero Inialto eraiio vel. i'9 Le ninfe ecco tl versano JVeir onde riluceuli Co' preziosi unguenli L' lljlca peoiiia e il dltamo , Cui r Ida ermo ficTi. Perche dolce il diletto A Te si versi in petto E la vita risiauri Che rio niorbo feri. Ma quale ascolto correre Suir etere veloce Flebile arnica voce , Dolce siccome 1' aura Che a noi ritorna april ? Cerio e quel divo Spirto Cui d'Acidalio mirlo Orno Febo le temple D'Arno eigne geutil. X I20 Fra quest! colli dormono L' ossa del pio Cautore , A pic deir urna Amove Piaiige , e 1' arco infailibile Inutile si sla. E in Sulla fredda toniba La Dlonea coloniba L' ale intreccia, e la torlore Lameutandosi va. II ceuer sacro , AMiiLIA , Ciie niuto anco innamora , D* tin luo bel guardo ouora; Di fior spargi e di lagriine L' abbandonato avcl. L' orecchio intend! , e ascolta . . A la salma sepolla Certo rlede lo spirito Diuienlico del ciel. 121 Salve , dice , o Magnauima Figlia di Re. Beato Secolo a cui fu daio Di virtii egregie speglio , PlEGAL DoNZELLA in Tc ! Quel che di Te felice 11 Faio or mi predice , Odi j poiche al ujio tumulo Volger degnasii il pie. Quclla virlii che 1' animo Al beneficio move, Onde balsamo piove Sulla quervila inopia Trovato ha grazia alfiu; Bella viriii die dolce I miserelli folce Di buon soceorso , e modera Le leggi del destiu. 1^3 Degno di Tfi sia il premlo j Madre saiai per quella D' avveniurosa e beJla Prole , cui lutta AusonJa Devota adorera, Del Grand' AVO gli egregi Fatti e del Padre i pregi Per le vie della gloria Crescendo imiiera. Fra V arme alirl di laari Coronera Gradivo ; Allri amera 1' ulivo , Dolce di se deslandoti Materno affetto iu cor. Nuova Cibele a cui , Gia INiimi, i figii sui Grato rendon speltacolo Di letizia e d'amor- 125 Ma gia vigor dal farmaco Trasser le membra offese^ Gia fervido si rese II sangue dl veimigllo Le goie ad infiorar. Sorgi , e rilorna ai cari Tuoi pargoleiti , ai lari Toina di niille popoli La speme a rallegrar. Per la man delle Grazle Te lieia alibia lo Sposo. Ahi quaiuo il generoso Core sul luo pericolo , Ahi quanto palpito ! Ebc cosi su in cielo Cesse alle Grazie il velo , E air odorato talamo D' Alcide si reco. J J25 ODE cilata alia pagina 35. AD ARCESILAO RE Dl CIRENE VINCITORE COLLA QUADRIGA NEI GIOCIU PITH O D E I V. Str'ofe I. Oggi , o Musa , li addloe al prode amico Re di Circue bcllioosa assistcre, £ inentre i cori Arcesilao goveiua, Soave aura prnmovere D' inui in D(.'lfo doviiii al gran Latonide; Polche in qucslo del nioudo alnio biiico, Presente 11 nunie , la sacrata vergine Dair arjnile djrate iin giorno dicde ]Non manchevole oracolo : » Baito lasciata 1' isola paierna *) Colonie coudurra ucUa fiuliifcra «26 » Libia, e sul peito della terra candido » Porra per le quadrighc iuclita sede. Antistrofe t. » II Tereo vaticinio in se avverando, » Che proferse Medea, dopo la declma » E la settima schiatla. » L' animosa Figlia di Acta ai nauii ( Stirpe divina ) di Giason beliigero Dal suo labbro immortal questo animirando Oracol diede, « Udite , o di niagnauimi >» Numi e raorlali prole ; lo vi assicuro » Che un di da questa ondivaga » Terra uscira di Epafo la fanjosa » Figlia, radice di cilta pur floride; a E dell'Ammonio Giove apprcsso all'adlto, J) Sacro alzera I'insuperabil muio. EroDo I. » Qulndi 1 delfini di leggieri alette )) Tramuteransi ne'guerrier' cavalli, » E i rerai in procelJose » Bighc : perche sla Tera augusJa niadfe » D' alme chla leggiadre , » Eveiuo avranno le auspicate cose, » Occorse alle Trltonie spoude infelie, J) Dove in nional senibianza tm JNume siette >» Gleba porgeudo a Euferao, e quest! accolsela » Balzato dalla prua lieto e soUecito; » Vide il Saluruio Iddio I'atlo corlese , » E fe' r augurlo cul fragor palese. Strofe II. » E menire clie i nocchieri il ferreo deule, » Toliolo all'onde, sospcndeau deirancora, » Ci apparve il Nume che quel sito cole. » Che iraita dall' Oceano » Pe' miei conslgli la marina maccliina » Dodici giorni per la Sine ardente » Sul dorso la poi taiunio ; allor lo splendido J) D' uom vencrando prcso amlco aspeito )) Mosirossi il Dio solivago; )) E si coi'tese ne parlo , qual suole » Cuor generoso favcllare agli ospid , » Che da limota piaggia a lui ne vengono, » Che pria gV iiivila a genial banclicuo- 128 Antistrofe n. » Ma ne vietava 1' indaglar soave » Del ritorno desio: vautossi Euripllo )> Figlio a Neitunno scoliior del moudo , » E del paiiir suUeoiti )) Noi scortl , in ospital douo una floilda » Gleba ad Eufemo offii presso a la nave: » Nc ricusolla il prode , anzi recatosi » Sul lido cd alia man la mano stesa » Tolse il dono animlrabile : » Inteudo, e me ne duo!, che il diviu pondo J) Dal iiaviglio cadulo in mezzo al pelago » Suli'imbrunir d'espero, c al fin discioitosi, » Ogai pieniura mia vaua abbia lesa. Epodo II. » Eppure a ciurma d' ogni cura scioka » lo r afiidai ; nia 1' obblio lor mentc. » Fu r immortal diffuso » Seme di Libia spaziosa allora )) Anzi la debit' ora » In quest' isola. Oh fosse stato inchiuso » INclia foce infernal , dove si affolta La Tenaiia tbresta e spessa e niolia, Dal rege Euferao di Nettmmo, preside Di aniniosi desirier', figlio cospicuo, Che Europa un giorno del Cefiso in riva, Bella tlglia di Tizio parioriva! Stjrofe III. » Dopo la quavia prole i suoi nepoii » Quella si vasia regiow coi Danai » Presa avrleno. Che allor di Argo e Micene, « E in un di Lacedemona » Andran coloni ad ahitar la Libia. )i Or ei con douue estranee in lidi igooti » Commisto schiatta avra potente e uobile, » Che col favor dei nunii in Tera accolta )) Dara vita a un di fertili » Campi signore in quelle piagge amene: » Quesli verra di Dclfo airaureo lempio, » E udra coni'egli a^dur deve al INillaco » Giove un' delta gioventu raccolia. Antistrofe in. Tai furo i deiti di Medea. I diviui Eroi si sietter silenziosi e inimobili L* arcane vaticiuio in sen volgendo. 9 i3o Oh beato di Fronima, E Polinesto figlio! a te il virgiueo Labbro uou pria ricbiesli alti dcstini Aperse e speme di futura gloria. Tu de' nunii il favore all' impedita Favella in atto supplice Chledevi innanzi all'adito tremeudo , Quando la Pitia coa fatale oracolo Tre volte ti saluta , e rege annunciati Di Cirene , e il mariu corse li addiia. Epodo III. Ed oggi pure Arcesilao risplende Ottavo a lui nlpote , in cui fiorisce, Siccome al novell' anno Nei rilnceuli fior' , 1' origin prima : Cui di Pitone in cima D'Apollo in noma gli AmGzioni danno ( Da' <}uali uniil tulta la Grccia pende ) L' onor del corso che beato il rende. Or suo vanto io faro cogl'inni celebre, E I'aureo vello che fu tolto in Colchide; Poich' ebbero dei numi immortal gloria Gli eroi che diei' le vele a tal vittoria. i5i Strofe iV. Qual fu il principio del marino corso? O qual neoessita con chlcdi v&licJi Adamantini a cio quel prodi asiriose ? Era fatale a Pelia Cader per niano degrillustvi Eolidi , O per arti , cui questi avrien ricorso. 11 ciior gli suggeri 1* orreudo oracolo, Che in mezzo alia selvosa madre iuiese; » Vivesse ognora In guardia J) Se raai gaizon, che uu solo plede avvinse » Del pastoral coturno , giu dall'orride J) Baize venisse alle planure fertili » Di Jolco peregrin fosse , o Jolchese. ANTlSThOFE IV. Scorso il tempo fatale appunto venne Per dnplice asta un giovine lerribile : Doppia veste il copriva j una il Magnete Qual costuma , e le eroirhe Membra slringca: sopra, una pelle pardica Rlpara i nembi di piovose penne. We i vaglii criui da nemica forbice l52 Eran tagliati ; ma pel tergo sciolti Ondcggiantl splendcvauo. Giunto in mezzo del foro ei fe' quiete Le sue plauie , poi d'aniino imperterrilo Die' prova inuauzi al radunato popolo , E a lui di tuui fur' gli occhi rivulii. Epodo IV- Ma nol conoLhe alcun. Fia spettatori Pur non mauco chi disse; e quesii Apollo? Di Venere il mariio Giunto sarebbe sul ferrato cocchio Paventoso al noslr' occliio. Fama e clie in Nasso feiiile perito D' Jfimedea sia il figlio Oto ; c i furori Delia vergine dea pei folli amori Seco soffristi , o Efialte re magnauimo. Pur di Diana le saetle rapide Trafisser Tizio ; oude il nioriale impari Che mai non lice amar se non tra pari, Strofe v. ■Cosi dlcean fra lor; quaud'ecco giunge, Su vago carro che auiniose iraggono Giumeute , Pelia frettoloso. Ei stetie i55 A simll visia aitonito, Che ben conobbe 1' apolllueo oracolo Avverarsi , allorche scorse da luuge Solo il pie' destro ciuto. Ei pero Simula Alma irauquilla, e si lieto favella; » Qual terra, o gentil ospite , >) Vanti per patria tua? Qual fra le eletie » Donue vita ti apri dal seno caudido ? jf INaira tua slirpe omai , ne si contamiui » Tua liugua al vero col nienlir rubella. Antistrofe v. E quei cou frauco favellar rispose : » Qual da Chiroue appresi, al ver concordano » Scrapie i miei detti , obe dalJ' antro io scendo » Di Caricloue, e Filira, » Ove le caste del Centauro figlie , V Mi educaro j e poiche fer' poderose » Quattro liistri mie membra, a loro tolsimi » Senza dir motto e feci a miei riiorno , • » Per vendicare il pristino » Regno del padre niio, cbe ( o colpa! ) intendo » Usurpato , sebbene al re dei popoli » Eolo , ed ai lj<>li cbe da lui verrebbero .;> Giove lo diede d' aurei campi adorno. Epodo v. J) Odo rlio Pelia iuiquo a' miei lo tolse » V'iulentemente , del suo cuor superbo » Assecoiidaodo il moto; » Ed essi qiiando aprii gli occhl alia luce » Dell'iusuleute duce » Paventando il furor, fiuser die CIolo » Appeua ordlto il inio slame disciolse , }) E con fiincrea ponipa oguun si dolse : » Gia di femniineo piaiito alto sooavano » Le case, e me, ravvolto in fasce spleiidide, » Soltratlo addusser per cammin noiturno » In guardia di Chiron figlio a Saiurno, Strofe VI. » Ma gia tenete del mio dir la trama. » Or generosi citladin' mostratemi » Del mio gran genitor le auguste case j }) Che di Eson figlio, e indigena » Non veng » in peregrina terra incognitoj » 11 cenlauro divin Jason me chiama. » Si disse; e gianto il pairio occhio conobbeloj E fuor sgorgaro dalle vecchie ciglia AffeUuQse lagrime 4 i55 Per rimmenso piacer die il cor gl'invase Scorgendo il figlio sno d' atli si uobili, Che uon pure ogni prode in valor supera, Ma in Leliade e in sapere a un dio simiglia. Antistrofe VI. Del suo lieto ritorno al dolce grldo I fratelli di Esone aml)o a lor vennero j Fere lasciando d' Ipereide il foute, E la spiaggia Laconica Amiiaone ; i figli a lor si unirono Melampo e Adineio da diverso lido Ad abbracciare accorsi il ciigin reduce. A niensa genial con grati accenli Jason gli accogjie, e cohnali Degli ospiiali doni, in sulla fronte Palesando il piacer cbe il cor grinebria; E cinque notti il sacro fior del giubbilo E cinque intieri dl colser conieuti. Epodo VI. Ma glunto il sesto, a piu grave discorso Ei da priucipio , e cio che iu mente volge Apre a' congiunli suoi. i56 Plaudendo approva ognunl'alto consiglio: Con lor cli Esoue il (Jglio Sursc : ai lari di Pelia i forti eroi Andaio, cnlro balzaro; il lor concorso Intesc il figlio di Tirone e accorso Si fece lore incontro. E piia con placido Viso e con voce dilicaia Esouide » Pien di fllosofia la lingua e il petlo Manifesia in lal guisa il sue conceiio. Strofe YII, j> O del Petreo Nettunno inclila scliiatta I So cKe le menti dei mortali iuchinano La dove il lucro all' equita prcvale j E stolli non si avveggono Che sempre di mal' opra e amaro I'esito, A me conviensi e a te cuor che ribatta Le ingiusie branie, e ccrcbi^util reciproco. Cose die sai diro : madre comune Ebbe Creteo col di animo Audace Salnioneo; con grado cguale Noi terzi dopo lor veggiamo il lucido Sole : e le parche le contese abborrouo Che soa del sangue alia pieiaimportuue. i Antistrofe VII. » Non gia con frecce , o fcrilrici spade » La molia eredita che ne tramandano » Gli avl , tra noi divlderc si addice. }) Abbiii pur le pecore, » E gli arnicnti de'buoi, e i campi fettili » A miei rapiti , oude uberlosa cade » A le la racsse: a me non duel che aumeniine )> La lua casa ricchezze • io sol doinando » Quello scetiro monarcliico , w E quel soglio del ciel dono felice , » Sul quale assise di guerrieri popoll .;> Resse Creteide il freno : Or tosto cedilo, )> JNe mi asiringi ad oprar leco il mio brando. Epodo VIL Ei cosi dissc^ e in placidc parole Pelia rispose: » Saro tal .- ma vedi » Me parte gia circonda » Delia senile eta j della tua \ige >■> II fiore, e puoi di Siige » L' ira placar , d' irrenieabil onda. ;> Frisso geuer di Aeia, inclita prole i38 ;) Di Atamante da' suoi congiunti vuole » Che al patrlo nido il peregrin suo spirito » Si chiaini, e lolga eri a i5 Le Muse fatidiche, laao del sig. Prof. Cesare Arid » 16 Ode latiaa per la nascita del Re di Ro- ma, del sig. Prof, Borgno . . » i^ Inni a Giauoae, a Esculapio, a Giuno- ne, e ad Amove, del sig. Prof. Arici» so Inno a Veaere d^l sig. Af>. Ghirardellin aS Argia , Tragedia del sig. Luigi Scevola » «5 I Galidonj , Melodramma del sig. Prof. Arid » 3l Traduzione poetica della \. delle Olimpi- che , e della IV. delle Pitie di Pia- d. il53 Illustrazione d'un'antica lapide Bresciana, d'jt sig. Dottor Gio. Labus . . » 4© Sulla vita e sugli scrild di Francesco Redi , Memoria del sig. Corniani » 4? Spiegazioue di due Fenomeni fisici del sig. Prof' Giuseppe Claro Mala' came » 52 Uso medico die si puo fare delT elettri- cita e del galvanismo , Memoria del sig. Dottor Carlo Bucio ...» 6o Sui Garboni fossili del Dipartimento del Mella, Memorie dne del Segretario u 64 Riflessioni sul Ricordo di Agricoltura di CamilFo Tarello , Lettered due del sig. Gaetano Maggi . . . . » 69 Sulla Coltura del Lollium perenne ^ vol- g^rmente Fraina, Memoria del sig. Francesco Assioni ..•.«» 85 Se in Agricoltura giovi piii 1' ingrasso, o I'aralro, Memoria del sig. Ab. Ales- sandro Gualtieri ....•.» 109 S. A. I. Amalia Augusta nostra adorata Vice Regina ai Bagni d'Abano, Can- zouetta del sig. Prof. Arid . * » iil La Qiiarta delle Pitie di Pindaro , tradu- zione poetica del Segretario . » laS I -I> tto!||I!I!iI'':i%i!:iI!:!itiAm '"'I 'll^illl' ''■'^ll""ll!ll!'l!l'""''' "^ ' illiri'IIH""7i|l'; WMKl" «V' .M. ' I " ■'.i,il,...l':Ml ^li.'iiliHI'il:,;'- iKf ■ ts - ^■'^e-ecc. / 'Jcccent .ttc I ^: i "ifrV <.