^. iiiL. COMMENTARI DELL' ATENEO DI BRESCIA PER l'anNO ACCADEMFCO M.DCCC.XXXin. y \ BRESCIA fER NICOLO BETTOMI E COMP. M. DCCC. XXXtV. TTT/r rfr DISCORSO, .,.,., ., ., .■j/();jill 'Jli 3JTO DELJ.E jM^UNANZE ACG^D^illCHp; j ,. ! :..w.-ji:jiii:i o-jol cl liiJuJ III hfijolJ'jnf] iJJijl i>oO.• Et miilicr conjuncta viro concessit in ununiy » 3t Turn genus humanum primuni mollescere ccepit. Lt'CANO. L' acquisto d' interi e non fallibjli conosclmenti richiede doveisi di ogni cosa rlsalire all'orlgiae, vo- lersi scomporla negli elemenli che la costituisconOj studiai'sene i process!, le vicendcj siffatto raetodo, clic tornu cosl utile in ogni genere di sapere, dec guidare alia prima di tutte le scienze, quella delle cose umane. Le nazioni traggono oiigine dai muni- cipj: in essi si claboraiono le piioie cause della ci- vllta: le associazioni municipali furono avvlamento alle gi-andi famiglic de' vaij popoli. Createsi le na- zioni, i loro elementi tutlavia si stanno uei municipj: lo stato fisico, morale, civile, economico de' muni- cipj non puo non essere niisura essenziale di pan slato delle nazioni. Non potra dunque accerlarsi dei modi onde Ic nazioni sorgono, si avviano, si perfe- zionano, scadono e periscono, e risorgono dalre ruinc a novella vita, se le cagloni di colali avvicen- damenti non sieno studiate nelle associazioni mu- nicipali *. * £ infatti preordinato dalla natura, che V intelletlo umano non penclri nel midollo della natura materiale, che procedendo da pill miuuti particolart allc idee universali , e che non si co- XXXVI Move a raeraviglla come il plu de' pensatori, obbliato r essere civile, si fermi agli islituti polilici clic differenziano i varj popoJI, c in cssi soltanto si I'inveiiga argomenlo meritcvole delle sloriche investi- gazioui. Si confouJe pei" colal modo lo essenzlale delle cose collo accessorio: si scambiano gli effetti colic cagioui: e si fa uiio lo slalo civile di un po- polo co'mczzi artificiali che, iiella vaiia condizione de' tempi J si adotlarono alio scopo di guarcutlrlo. Lo stato civile ondc s' informano la condizione delle pei-sonc, le lelazioni di famiglia, i diritti di propriela, i contialli, le successioni, I modi a reca- re all'atto le azioni: ond'e gencrata la pace. Tequi- la, la sicurezza, il fellce stato delle vaiic frazioni di un popolo : e di primitivo, iminediato, essenzialc bisogno^ il suo difotto tornercbbe la societa civile al disordine, alFarbitrio, alia violenzaprivata del primi- tivo essere della natura. Lo stato politico suppone comeeSsenzIale il civile: il primo serve al secondo di guarenzia: si pensa alio stato politico, ove il civile siasi oltenuto, come si pensa a' mezzi di prolezlone per qualsivoglia diritto,ove il diritto siasi accpistato. nosca il tutto che colla esatta conoscenza dclle sue parti. Al discoprimento delle facolta e de' bisogni delP individuo^ o mc- sticri indagarne T origine , sccglierne gli elcnicnti, stiidiarnc le cagioni, Ic vicende; non altra via la natura discliiude alia conoscenza di tutta quanta 1' umana specie. XXXVII L"" ordluc politico ailunque non dec ricliiamarc Ic prime osscrvazioui dcgli investigator! delle cose umane: sla sott' esso uno stato meno appariscente, uia pill csscnxiale, cbe serve di causa e di base ad ogni politica istiluzione. L'ordine politico saviaracu- tc costituito puu esscre disgiunlo dal civile e al contrario, e la storia ne reca parecchi esempi^ ma cgli c scmpre vero che la civilta si avvia e si disvcia principalmeutc colla perfczionc del sistema civile. L' cspcricuza conferma, nell'argomeuto die abbia- mo alle mani, i risultamcnti dcllc Closofiche specu- lazioul. Sotto Augusto cadde la libcrta politica degli ita- liani^ ma le istituzioui municipali, la loro interna amministraziouc, il loro dirilto civile furouo prescr- vati. Contcuto il dispotismo de'romani imperadori alia somma. de' poteri pubblici usurpata sul popolo, Irovo acconcio alia sicurta dcU' irapero il lasciare fermo cJ intatto tutto cbe si attcneva al diritto pri- vato e municipale. I costumi, le tradizioni, la rovc- renza Icnnero i popoli nella osservanza alle private istituzioni, c furono dessi in questo si liberi, die la privala e municipale giurisprudenza non fu raai si in Gore come sotto gli imperatori, da Augusto a Go- stantino. A'giureconsulti sorti in questo mezzo souo volti gli elogi cbe il profondo Leibnitz tribula alia romana giurisprudenza. xxxvin I goti, 1 lougobardi e gli altri popoll clie si di- visero i brani dell' impero, risteltero cssi stcssi, sino a certo punto, dall'offeadere al dirltto privf.to e mu- nlcipale. In parecchle delle loro leggi si veggono an- 21 Irasfuse le teoriclie sancite da' romani glurecoa- sulti. La prcservazlone degli Istltuti municipali e del private diritto, fii la cagionc che non fosse in Italia spenta giammal al tutlo la civilta: che in ognl tem- po ne fossero plu o meno serbati i semi, clie poi tornarono ed alia patria nostra cd a tutta Europa si fruttuosi *. Osscrvlamo, o Signori , il diverso dcstino cui, do- pe r Invaslone de' barbarl, soggiacquero le region! orientall e le occldentali. In quelle la civilta fu spen- ta, n^ mal rlnacque. II conquisto dell'oriente fu bar- barOj.dlstruggitore: fu tolto a' popoll non pure 11 politico regglmento, ma 11 privato dirltto e le istitu- * Ella e infatti gtorica verita, che fra gli straiiicri conquista- ment.i cui soggiacciono le nazioni, quelli che vengono da'' popoli scmi-islrutti sogliono essere alia civilta piii dannosi. I barbari piegano spcsso reverenti la fronte alle istituzioni improntate dalla sapienza de'' popoli conquistati : i popoli in alto grade di civilta costituiti diffondono lumi sui vinti, ed a'' percossi dalle Joro forze materlali fanno onorcvole accompagnatura i processi intellettivi : i semi-istrutti ( che sempre dal mezzano sapere e indiviso V orgoglio di soprastare od essere altrui maestri ) di- struggono T opera della civilta delle nazioni, preteudcnti a sa- fer meglio cdificare. zjoiii municlpali, c le stessc religiose credenze ftrro- 110 tlirailicalc. Gil elementl dclla vita civile si perdet- Icro per gli oiicntali^ ed al coutrarlo si conscrvarono per I'occidente, rispettala la Ilberla e 11 dirltto pri- valo colla prcscrvazlone degli istiluti municlpali. In Italia surse o sradde piii O meno la civilta, se- condo che le Istituzloni di cui ragioniamo furono plu o meno protette da' succedullsi dominatori. Da Au- gusto a Diocleziano, la monarchla romana potea dir- si teraperata, e lo si e gia detto, le istituzloni ci- vili de' municipj furono rispcttate. Da Diocleziano si volse ella all'arbitrio: che Costantino, cul laluni tutlavia si ostlnano a chiamar grande, ebbe a tra- mularc iiel dispolisnio il plu assoluto ed illimitato: le cai'iclic municlpali, da prima ambile a guareu- ligia dcllo stalo civile, si cansarono da' citladini quasi dannazione a pciia, le francliigle delle citta si perdcttero, e quel pcrlodo ne presenla prcssoclie spcnla la civilta. Fu libera ramrainistrazione mu- iiicipale sotto la longobardica domluazionc: I fran- clil clic vi successero la migliorarono: Otlone il Grande accordu dirilti, e le mura smautellate delle cltla si rialzarono *. * I ilotti vedranno aver io ncllc osscrva/Joni sin qui rccalc, profiltato di varie idee sparse nclF opera : DclV indule c dci fallovi delU incivilimenlo del cclcbcrrimo Fiomagnosi. XL Da questa origlne venne II sdrgere subito e mara- viglioso del secolo XII. Sccolo avventuroso per le soi'venute genevazioai: sc le itallane citta, lasciatc le gare, composte le divisloai, spente le gelosie, co- splrato avessero,iii iscambio di guerregglarsi, all'uni- ta de'pensamenti, dclle forzc, de'voleri: unlta che declse e decldera seinpre del destiao delle nazionl. Gli ammonimenti adunque della filosofia si con- giungono con quelli della storia nel dimostrare I'im- portanza per la clvilta umana dello studio delle Storie Municipali^ ne monta sc i Municipj non si reggessero indlpcndeati. Egli c anzi nell'cpoca del- I'opprcssione e della sventura clie 1' attivita umaaa si vede di prodigj operatrice. Egli e bcllo il discorrere nclle storie della sogge- zione de' popoli come la Religione radicata ncl cuore de' clttadini vi creasse una potenza dalla forza bru- tale indipendente : com' essa tenesse vivo il senso della dignita umana in mezzo alia pubblica schiavitii, come di mezzo al disordine ed all'arbitrio foss' ella spesso moderatrice degli affetti e delle azioui, in clie stal'essere civile de'popoli: come temperasse il potere dispotico, si col separarne i poteri religiosi , clie col- r alzare alcuua volta la voce cd Imporre un freno. Si area un senso dl raaraviglia In veggendo come nel seno de'Muuicipj, tuttoche non reggentisi da se stessi, sorgesse, si per 1' ingcgno degP Italian! , che pel cl I ma prcdllctto dal clelo, I'IntlustrIa agrlcola, la niaiiirattrice, la mercantile^ c si avviasse c venissc diffusa la riccliezza privata e pubblica : mezzo po- tcnte a" progress! dello iutelletto, alia gentilczza dci sensi e de'costiiml^ come nel seno de' Munlcipj si claborassero le leggi ^ e il comunc diritto , o noa mai spenlo , o plenamcntc risurto si raccomodasse, merce gli statuti, le consuetudini, i giudizj dc'lribu- nali, le meditazioni de' pi-ivati glurecousuiti, alia condizione de' tempi ^ e si creassc per cotal modo una Giurisprudenza novella , die dell' antica tc- nca il midollo, e tutto ne divideva cio che o vcnne dalla sotligliezza delle scuole, cui la piu parte dei glurecousuiti apparteneva, o fu effctto della costitu- zione politica de' romani che piu noa era. Egli e uno spettacolo cousolatorc lo scorgere co- me la religione, la riccliczzaj i lumi, le leggi, i costu- mi creassero la potenza dell' opinione che frcnava il potere c levava gli animi: protezione potente alia civilta gia acquistata , c germe fecondo a'successivi procedimenti. Nella storia de' popoli o dannati alia oppressione, o ravvolti nelle disavventure, si genera il convincitnenlo delle forze della umana natura: sorgc nell' animo e si affortiCca 1' estimazione c 1' affetto agli uomini: la credenza al processo della nostra specie addiviene una fedc, una religione: compari- £cc allora ridevole Fadagio degli apatisti, che U mon- aiiii tlo fu scmpre c devc essere alio stcsso motlo: c la inassitnn del non si pub, prediletta agli encomiatori Jo' tempi andati, la cul anima non c commossa alia idea del nicglio dtir umana specie, viene danna- ta fra i piu assurdi c piu incivili e dannosi de'pre- gludizj. Recandoci le Storie Muuicipali nell' intima cono- scenza dell' indole, e de'costunii, de'bisogni, dc'gra- di vaij della civilla de' popoli, ne porgono elle coa cio stesso i mezzi piu acconcl ad emanare savie leg- gi^ nelle quail e mio intendimento il comprendere quanto a'politici governamenli e date dl statuire al- ia sicurta ed al bene dell' umana gencrazione. Al sentenziare di laluni 1' ufficio del legislalore si slringerebbe a concepire comandamenti, a farii pub- blici, a procacciarne colla forza 1' eseguiniento^ ma non 6 per siffatto modo clie creasi una buoua legis- lazione, cbe si danno a'popoli fruttuose istituzioni. Nulla nel mondo fisico soggiace all'arbitrio dell'uo- mo, e nulla del pari vi soggiace nel mondo morale: nel modo stesso clie sono prefinite le leggi onde dal seme si sviluppa il germe dell'albero e si cresce e si fortifica e porta frutto, sono del pari dalla natu- ra preordinate le norme onde un popolo precede dalla rozzezza alia cultura, dalla corruzione alia ci- vilta, da'primi gradi del bene al sommo umanameu- te possibile di perfezionc. XLIH II legislalorc non ha il poterc o di create le cose o d'inforraarc gli uomini a suo talentoi cgll 6 stret- to a guardar clo che esiste, ad indagarne con acuto discei'nlmcnto le cagioni: I'ufficio suo primo sta nel coglicre ncUe attltudini e ne'blsogni del popolo allc sue cure afGdato i germi al proccsso, clie seniprc , almanco in vIIuppOj vi si coutengono. Egli e un er- rore volgare il distinguei-e le leggi volte alia giusti- zia, in chc vorrlasi stretto il legislatore a seguire la nccesslta dcUe cose, dalle leggi alle quali e subbiet- to r utile, in clie possa egli spazlare con liberi ordi- namentl. Come sono prescritte invariabilmente le vie a cogllere il glusto , lo sono del pari quelle a raggiungere il bene. Si nelle leggi giuridiclie, clic nelle politicbe, uuo esser deve lo scopo del legisla- tore: discoprire la verace indole delle cose, vedernc i risultamenti, espriraerli nelle sue leggi. In questi cenni tuvedi come sapientemente si av- visasse il Montesquieu nel definire le leggi, le rela- zioni essenziali poste fra gli enti dalla natura^ e co- me vxx insigne nostro scrittore, coUo stesso intendi- mento, ma con itallano splrito dicesse: che le cose fuori del loro ordine naturale ne si adagianOj ne du- rano, ne ponno essere fruttuose. I gradi che un popolo dee percorrere onde ag- giungere la pcrfezione sono in modo coordinati da forraare, se cosi posso csprimermi, una catena: nes- XLIV suno clcgli anelli chc la compongono puo csscre tra- sandato , clie altrlmenti non si progredlsce, ma si travia, c spesso ancora si retrocede. E dilicato e malagevole e F operare del leglsla- lore: dcono le leggl assecurare ilbene clie il suo po- polo gia possede , clie non vogllono contrariarsi le forze che esistono, ma veuir cresciute ed avvalora- te^ gli dementi al migliore vi debbono essere ac- cbiusi, che altrlmenti si e in lolta colla natura, chc voile I'umana spezie essenzialmente processiva. Egli e peru negl' intendlmeuli Icgislativi a sta'o xaigliore de' popoli da cansare del pari e il difetto e I'cccesso. Se le leggi e le istituzioni non si rcchlno air altezza gia conquistata dalla nazione , il corso della vita civile e tardato. Pare che accada della vita civile quelle stesso che della fisica^ nella quale il vigore Impedito nel suo naturale sviluppamento si fa dannoso J I'animalc economia si scompone, e ti ap- pajono rotte le forze della natura. Per cotal vizio la spagnuola dominazione fu agli italiaui ruinosa. Non si notarono le sue leggi e le sue istituzioni che pel contrasto in che vennero colla civilta, colic for- ze, colic tendenze degli italiaui. Il genio di questa classica terra parve allora dannato alia piii inonora- ta, ed anzi vile e spregevole dormitazione. Se il le- glslatore, per lo contrario, condotto da soverchio spii'ito filosofico e riformatorcj si presuma di forzar la nalura, aJJucenJo il siio popolo a stato dl ci- vilta che la coudizione de' tempi non acconscula, Ic sue k'iigi uon mcltono radicc, ne sono geiicvati scon- tcntaracnli clic dilungano ranimo dc' govcinati dal- la sua opera; ed il frutto di un edilicio, ottirao per aslratla speculazionc, c un ammasso di rulne, peri- ta la matio clic lo abbia inualzato. Ua gran principc, glunto a morte, volea scrltto sulla sua toniba: chc egli avea promosso il bene de'popoli, ma clie ne'suoi pvoposti fu sveuluralo. A'recali sensi Pinglese Beu- tham volea si aggiugnesse ad istruzlone universale : perche egli non seppc penetrare nelle inclinazioni , iielle idee, ne'bisogni del tempo, ne seppe farnc ac- concio c prudente govcrnamento *. La conosceuza iuticra adunque dello stato di un popolo e condlzione indispensabile al concetto di buonc Icggi: a questo scopo il legislatore non vuole fermarsi alia corteccia, ma addentrarsi nel midollo delle cose: tutte le condizioui piu intime di un po- polo debbono essere per lui poste a nudo^ ma cm non puu essere clie co' sussidj die solo prcstano le filosoficlie Slorie Municipali. Nelle fazioni generali de' popoli clic la storia ne presenta, la forza e bene * Dal clic \\cn cliiaro, con quanta saplenza rispondesse So- lone a chi inlcrrogavalo dellc Icggi da lui date ad Alene: w Non aver egli date agU aleniesi le leggi migliori, ma quelle »> clic crano al loro essere piii confac ciili »- -- TLTI spesso il solo elemento domIuatoi*e: I forti si lisclano, i deboli opprimonsl: il minuto popolo, che c pure la parte piu preziosa di una nazione, o si dimeutica o si dispregia.Ben di rado la giustizia ottien plauso , e so- veiite si fa uno colla vilta, sc la forza non vi e com- pagna. Nelle fazioiil municipali la ragioae umana e pill libera: difetta la forza, almanco al durevole so- Vercliiare, e la voce della natura sorge piu chiara , od opera piii efflcace. Dalle leggi e dalle istituzioni generali ti avverra assai piii volte di aver misuraj anziche dell' essere intellettivo e morale di un po- polo, deirintendimento e del cuore di coloro che ne scggono al reggimento^ e si la storia antica come la moderua ne offre esempio de' torti giudizj che vennero proferiti, guardando solo alle fazioni gene- rali ed alio slato esteriore e pubblico di una nazione. Sotto a' romaui imperadori, allorche dalla mili- tare liccnza si usavauo i diadcmi imperlali non a coronare il senno de' savj , ma a fasciarc la fronle d'un malvaglo, o d'lm imbccillc, o d'un pazzo, do- Triasi dire spenta al tutto la civilta, se ne fosse por- tato giudizio dalla lurpezza oude il Senato Romano prostituivasi al dispotismo brutale di coloro che comandavano. Le assemblee del Senato erano a' tempi della Re- pubblica ua convento di savj re, iuverso al quale gli stcssi stranieri erano commossi a veueraziouc; le dcliberazioni dcllatc Jalla gluslizia c Jal piii pro- fonJo ccl acuto politico accorgiracnto fermavano i (IcsUni (Iclla RcpiibLlica, ed anzi di una graa parte del niondo allora conosciuto. Quella maesta vcne- rabilc discomparvc^ e movercbbe a riso, se ua seu- so d' iiuL'gnazione profonda uon comprendesse tutti gli alTctli dell'animaj la vilta oade celebravasi sotto Domiziano il preudimento di ua rombo di smisu- rata grandezza, die diceasi mandato dal cielo ad inuzzolire le fauci imperiali, e gravementc delibera- vasi qual precetto gastronomicoj o quale fra gli ar- tcGci di Apicio conferir potesse a condirlo al de- spota con piu sublimata delicatura. Ma da quel vigliacco procedere mal si trarrebbe misura pei sentimcnti della nazione. Viveano in gi'an copia sotto gl' imperadori i roruani giurccon- sulli, que' maestri della civile sapienza, de'quali an- clie uno solo potria fare la gloria di un' ihtiera ge- iierazioue: vivca Giovenalcj cbe colPacuto suo stilo colpiva quella politica vigliaccLerla • e il cuore e la niente di Tacito raffiguravano le virtu anticlie, c le sue opere fcrmata avrebbero la corruzione clie dai grandi s"insiuuava nel popolo, sc il suo corso, ori* ginalo da brutale governamento, potesse essere dal- le virtii private contenuto. Noi vcdcmmo nel famoso politico rivolgiuiento di una grandc nazlonc d'Europa, clie riscosse il mou- •xLvni (lo incIvilitOjl'esaltazIone della mente c del ciiore rc-» cata a tale, che discorse il sangue cittadino a tor- renti, clie (juanto v'avea di saato fu calpestato, die quanto v'avea di grandee d^illustre fu Lrutalmcnte sagrlficato dal politico fanatismo. Vcdemmo la stes- sa nazioue poco appresso piegave al glogo del dlspo- tismo mllitarej e coa guerre moltiplicatej e col fu- rore delle conquiste miiiacciare la liberta e 1' in- dipeadenza di tutti i popoll. Si potriano con giu- stizia ascrivere quegli eccessi all'intcro di una na- zione, clie per lo meno gareggia colle plu colte e gentili e dotte fra le nazioni d' Europa ? Ne le notizie, oggi abbondevoli, che ne si offrono dalla statislica sarieno alia couoscenza di un popo- lo sufficieati: si fermauo esse alio stato attuale, non sagliono alia sue rimote e spesso laosservate cagio- ni: non conducono esse alle origini, non ne disvela- no ue'popbli quella impronta originale, caratterlsti- ca 5 clic noa si muta , e clie spesso si manifesta decislva de'loro destini, anclie dopo i piii strani ri- volglmenti a non ostante la lungliezza de' secoli. Un nuovo statuto pone lo stato in una posizionc novella, ed a presaglre quali sieno per esserne i ri- sultamenti, 6 mestieri avvisare a quali effetti pro- dusse, in altri tempi a posizionc o pari o somiglievole o al tutto contraria. II legislatore dee proferir quel giudizioj al quale e alta la sola sapienza intorno agU XLIX cfTettI, giiarJale nell' Inllmo le caglonl^ ma cotale sapicuza, tutto di fatto, noii si agginnge che da co- loro die penctrino la relaziouc die tra gli effetti e Ic cause appalesano le invesligazioni sulle varle con- dizioni di ua popolo nelle moltiplicl e svarlate fasi dtilla sua storia. L'acuto e spirlloso Voltaire disse: clie a recare giudizio di uu uomo e mestierl guardarlo cogli oc- elli del pubbiico, c eon quelil del servitore, si nella vita pubblica, chc nella vita privata.-Ora, io dico, la vita pubblica di un popolo e il suo stato esteriorc equella del suo civile e politico governameuto: la sua vita privata 6 quella cbe si couclilude nei raunicipj. Ova alia compilazionc dclle storie muuicipali provvegga la ClosoQa deU'eta nostra tutta investiga- ti'ice e volta sempre al vero ed al bene, porgeranno clle Tuno de' mezzi piu acconci alia civile educazio- ne del popolo, saranno desse per lui la foute ondc derivcranno copiose le affezioni cittadine. E verita non proniulgata, nc scritla, ma imprcssa nell'uman cuore di mano della ualura, che tutti gli uomiui sonoeguali^ ed c subbietto a meraviglia nel- I'cta nostra, come per seric di secoli il povero fosse, in vigor di principio, scliiavo al ricco, il debole al forte. Gli anticlii filosofi clie piu penetrarono nelle umane cose avvisavauo vichiesta al soclale ben es- scrc la schiavitu. 4 Surse anche allora alcuna voce a pro dell' umanl- ta, ma o fa soffocata, o giacipe infruttuosa. Si ap- parteueva alia piii umana delle ci'edenze, la Evange- lica, a predicare efficacemente agli uomlui I'ugualita dl natura. ed a persuaderneli fratelU assai plu che colle sottill disquisizionij cogli istitutijColle praticlie, cogli esempj generallvi delle plu nobili affezioni del cuore. L' ugualita sentlta dall' universale per impul- so rcligioso, fu poi conseci'ata dal voto unanirae dei filosofi, de'polilici, de' legislatori. Infinita pero c la distanza che intercede fra la teo- rlca e il fatto^ nulla monta un prlncipio se dalle re- gioni dell'intendlmento non si reclii alia pratica*, e il mezzo plu convenevole a volgere il diritto in atto e I'uguaglianza maggiore posslblle dell' istruzlone. E dessa che a tutti appalesa i proprj dlritli e ad ua tempo i doverl: che cresce e diffonde ed agguaglia spesso fra i cittadini i mezzi per soddisfare a'biso- gni, a'comodi, a'piaceri: che fa sensibile all' uomo la dignita della sua natura, e ne innalza 1' anima. Per cotal modo si avviano tutte le classi di un po- polo alia verace ugualita deila condizlone. L'istruzione del popolo vuole essere intera^ vuolsl steudere al fisico , al morale , all' intellettivo. Cosi fatta istruzlone e 11 bisogno plii imperiosamente sen- tito nella nostra epoca. Noi noa vogllamo, diceva 11 filantropo Condorcet nel suo famoso rapporto alia u Gonvenzlonc Nazlonale di Franclaj clie un solo uo- mo in tutto il lerritorlo della Repubblica possa di- re : la Icgge mi accorda intera ugualita di diritti, ma mi si riGutano i mezzi ad averne il conoscimen- to: io noa dovrei soggiacere chc all'autorita della Icgge, ma Tignoranza, alia quale sono dannato, mi fa soggetto a tutto qucUo clie mi circonda. Al compimcnto di questo voto dell' universale dei pensatori sono ora indlrizzate le prime sollecitudini de'civili governamenli^ e ad essi affidato in modo speciale rincivllire dell'inlero delle uazioni^ ma vi ha de"' mezzi a questo scopo sublime che uon ecce- dono il potere de'filosofi e de'letterati, e fra questi, io porto opinione, dover essere aunoverate le filo- sofiche Storie Municipal!. II popolo uon puo levarsi a sublimi e filosofiche speculazioni: il suo stato non Io consented ma avvi nullameno istruzione per lui adalta, che puo re- carlo a vita morale e civile. Se difetta al popolo Taltezza deirintellelto, in esso abbondano il comun senso, rimmaginazione, il sentimcnto. La via degli esempli e laplu accomodala all'istru- zione popolarc. Le scuole di Socrate e di Plato- ne, che empierono di se il mondo e che acqui- starono a que' maestri un seggio di gloria fra i con- tcmporanci ed i posteri, sarieno toruatc a' popoli infruttuosc. Lll I pi'imi maestri delle nazionij coloro cite ne sor- ressero i primi passi alia civilta, furono i poeti, che dir si poteano gli storici delle eta primitive della umaua gcnerazione. II testimonio dl questo vero of- fertoci dalle slorie anliche, ne ^ confermato dalle modcrne : e rispetto alle nazioni surte iu Europa dopo la caduta della civilta antica, e rispetto a quel- le cl>e si dlscoprirono e luttavia si dlscoprouo dai viaggialori nelle altre parti dell'uiilverso. Nell' istruzione del popolo c da ravvicinarsi cio clie deve essere a ci6 die e : la morale dee rendersi co'fattl sensibile: la sanzlone del bene destinatodalla natura alle azioni inoralij come quella del male alia coutrarie, dee dal popolo, se cosl posso esprimer- nii, vedersi coU'occliio, toccarsi colla mano. S' iu- fondouo allora nell' anlpio de'meno istrutti Ic mo- rali e civili dottrine, e vi generano quella impressione clie le vicende del tempo non vagliono a scancellare. SI videro dagli antichi istitutori de'popoli i modi adatti alia loro istruzione. Volcano essi clie il po- polo fosse impressiouato delle virtii cittadine, die a quella eta per altro si stringcano di troppo esclusive alia propria naziohe ^ ma non si apersero scuole a qucsto intendimento, non si avviso all' istruzione col mezzo di acuti e solcuui dottrinalori. Tutto die compariva all' occliio, tut to die per- cuoteva F orecchio del popolo serviva ad addottrl- uu narlo. I tllscorsl Jcgll oratorl, spogli dl ogni sottili- tac ridoutlaiili Jl comun scnso, (I'iramagiuazionc e cli affetto, movcano i cuori- Ic corone clie si con- ccileano, i trionfi , Ic statue, i monumenli (1' ogni manlcra, il foro, i teatri, i templi, gli spettacoli ren- (Icano A'iva e commovcnte 1' immagine delle patric virtu, e tutto foudavasi sulla rlmembranza de' falLi che illustrata aveano la nazione. S' ihgenerava per cotal modo nel popolo P amor dclla patria, e tujt-. tochc difcltasse I'istruzlone scientlfica, Ic operc dc- gli autichi ne levauo a maraviglia. Sin clic parlisi al popolo di virtu in dottc c acute disputazioni, non atto egli a quelle sotligliezze, gli u iucitato a crcdcrle vanegglamento de' filosofij effet- to di esaltata immagluativa, virtu impossibili alia umana condizionc. La storia dimostra al popolo suscettivo di essere recato all' atto ci6 che il filosofo a' soli istrutti persuade colle melafisiclie trattazioni. Gli escmpl dcllc clvili virtu cbe la storia ne porgc in popoli da noi dlvisi , potrieno credersi frutto di cagioni e di circostanzc sopra a quelle in cui ci tro- viamo^ e siam facili a crederle degne di lode, ma non tali da spcrarscnc 1' imitazionc. Cio clie si fccc dai magglori uostri, ncl nostro suolo, colla stcssa indole, c spesso in cpoclie della nostra plu infelici , rende* ai mcuo vcggcnti seusibile la possibility deH'cscgui- mcnto. LIT Arroge, clie maraviglioso h il potere degli esempli domestici. Le virtu di que' che non ne appartengono svegliano sp6sso la maraviglla, ma nou ne fanno operosl, non ne commovono^ e 1' immaginativa si esalta , e il cuore dal piu profondo riscuotesi alia ricordanza de'fatti illustri e delle virtu che onora- rono in ogai tempo i nostri concittadiai. Egli ^, cred' io, effetto del conviacimento univer- sale, che il popolo vuole essere istrutto, e che nol pu6 essere che per la via di esempi ad esso viclni^ onde neir eta nostra si crearono e si diffusero i romanzi storici , surse la romantica letteratura , che in s6 guardata, vorria dirsi la letteratura iulesa al miglioramento morale e civile delle nazloni colla istruzione che viene dagli usi, da'costumi, da'sensi, dalle credenze e dalle ricordazioni popolari. L'amor delia patria , ch'io mi guardo bene dal fame uno coirorgoglio e colla meschina affezione del- la propria citta, sara esso stesso invlgorito ed allar- gato dalle Storie Municipali. Cio che avvicina gli uomlnl, e sopra tuttol'ugualita della condizione. Tutli gli italiani popoli ebbero co- mune presso a poco I'origiae^ comuni furono, salvo minuti particolarij gli avvicendamenti della fortuna, comune hanno il clima, comuni i mezzi ad essere felici, I'agricolturaj I'industria, il commercio, co- muni la lingua J la religione: le leggi e gli esempi del valore , delle virtu j dei delitli , dellc disavvenlure ' sono per ognl popolo nel foado iiguali^ e siffatla uguaglianza vcrra per le Storie Mualclpali toccata con maao, sara generatrlce -di simpatla. Lediscordie, le gare poterono sorgere e durare un glorno perenni fra le italiane citta, perche doml- nava un male inteso , anzi cieco spirito d' indipen- denza, che toglieva d'intravedere nella dlvisione la futura rulna, in un tempo in che la rozzczza e la bax'barle soffocavano i piu elevati sensl dell'anima, annichilavano le virtu effettivej il nome di patn'a italiana non suonava allora in cuore ad alcuno : queirabbletto e mescbiuo araore di patria, che non ne strlnge che al luogo dove si ebbe la vita, e or- mai spento, o Signori, uella nostra epoca, ned 6 a temersene il risorglmento, Un grido e messo dalla civilta in che viviamo non pure fra le varie region! di una nazione, ma di mezzo a tutti i popoli della terra^ e questo grido che ha riscosse tutte le menti, cd ha commosso tutti i cuori, ^ grido di unioue e di fratellevole carita. II verace amor della patria vuolsl sperare dalle naturali sue causey vana saria la lusinga di crearlo contro alle leggi della natura, e per filosofiche spe- culazioni. Ama I'ubmo per natura si stesso, e que- sto amore il conduce ad amar la famiglia che gli die vita j Vamor della famiglia ti guida all'affetto della cltla, in che stanno gll adorall genitorl, ed ove, se la svenlura te li ha rapiti, ne sono accolte le ce- neri veuerablli, e sacre, e potenti, e generatricl di affetto anco nel loro milto e freddo silcnzio : ia che sortistl una dolce compagna, in che il cielo ti bene« di col donarli figliuoli, dove avesti I'educazione, ove sono gli amici , i beni , la sicurta , 1' onore^ e dalle amore della citta la voce imperiosa della natura ti adduce infallibilc a quello della nazione. In carta epoca dello scorso secolo la guerra della filosofia al privilegio meno ad eccessi: si guardo al- ia nazione, si avvisu al genei'alcj e furono spesso di- menticate le citta e gl' individui. Quell' amore alio stato che nasce, non dalle sue naturali cagioni, ma dal furore di teoriche o filosofiche o politichejC pas- seggiero. Appoggiamoci alia natura, e la nostr'ope- ra sara durevole e vantaggiosa. Le fantasticherie non sono atte ad alcuno effetto nel secolo XIX. Elvezio, la ciii dottrina raffigurava il pensare di molti politici del secolo XVIII gencrato dal guardar troppo all'universale, si esprimeva da esso in questa incivile sentenza: tutto e legittimo e degno di lode ove si tratti di salvare la cosa pubblica. Colla sen- tenza di Elvezio fu in certa epoca spaventevole naandato al supplizio il fior de' irancesi. Rousseau, che di alLissimo ma bizzarro ingegno, disse verila eminenti ed eminenti errori quando era Lvn filosofo, e chc dlsse sempre vero quando csprJmeva i sens! spoiitanci dell' anima , tutto amore alia no- stra specie, raffiguro Fumano e civile spirito della eta nostra quando disse contro all' Elvezio: non es- servl salvezza per la cosa pubblica se difetti sicurta piena per ogai singolo cittadino^ ed aggiunse, clic se il conquisto della libcrta di un popolo costasse il sangue anche di un solo uomo, il prezzo ne saria pur grave e doloroso ! Le cose clie siamo venuti fin qui ragionando hanno gia posto in luce, come dalle ben composte storie municipali non possa venir diviso 1' utile della nazione ^ ma io qui aggiunger voglio alcuni particolari clie risguardano alle storie generali: men- tr io mi peuso clie non sorgera mai una veracementc civile Storia degl'Italiani, se gli elementi a comporla non sieno offerti dalle filosofiche Storie de'municipj. Volendo fame ragione del percbe tuttavia difetti all' Italia una storia per ogni parte compiuta, non di meri fatti staccati gli uni dagli altri, non delle sole venture, o de'governi e de'regni, ma della civilta che qui nacque e crebbe , e da noi si diffuse alle altre nazionijdue per avventura ne si presentano le cagioni di cotal difetto cosk nocevole alia civile sapienza *. A siffalte cause si ascrive il difetto in cui siamo di una pcrfelta Storia Italiana dal dotto ed acuto signor Dcfcndentc Sacchi nelle sue osscryazioni sulla Storia di Como del sig. Cantii. LYIII La prima , che , tranne pochi che tolsero a scri- vcrc parzialmente di cerli oggetti o di certi period!, come a cagion d' esempio fra molt! , il Sarpi , il Gianone, il Saudi, il Paruta: il piii degU scrittori o noa coQobbcj o non si preGsse il sublime scopo d'indagare ne'fattl lavaria condizioae degli uomini, e le leggi oade si svolse lo stato civile delle nazioni ^ lo stesso illustre Botta, che, dopo aver data all' Ita- lia la sua storia dal 1789 al 181 4, mandu di recea- te ia luce la coatiauazioae del Guicciardinij nella quale si ammlrano 1 pregl di scelto e fiorito lin- guaggio, I'immaginatlva vivace e splendida, la do- vizia dell'erudizloae e della dottriaa, lo stesso Bot- ta, dicevaj noa seppe levarsi alPalteiKsa di una ve- race Storia civile. La secoada, cbe non v'ebbe mai collezione abba- stanza ampia e particolaregjiata di fatti delle varie frazioni del nostro paese, che valesse a dare la vera immagine dello stato di questa terra si privilegiata dal cieloj e si dalla fortuna edagli uomini travagliata. H Vico concepi I'idea della civile filosofia , die guldar deve gl'investigatori delle cose umane, segno cgli II cerchio ideale in cui si avvolgono perenne- mente le nazioni, improntando negli esterlorl fatti le Idee dell' Intelletto, e le varie affezloni dell'anima domlnatrici ne' varj period! della storia : i principj di questo sublime ingeguo, a'di nostri, vennero tratti LIX dalle forme oscure , iatralclate , incondite onde si crano avvolti dal filosofo napolitano: Cataldo Ja- nelli e Giaa Domcuico Romagaosl in Italia rlalza- rono, fermarono ed ampliarono la scuola istorica dal Vico fondata. A questo sublime intendimcnlo porsero opera non ispregevole Y Allemagna , la Francia e la Gran Brettagna. Se I'amore al civile processo d' Italia ti commuo- ve Tanlma, se provi in te forza d' ingegno che ti speranzi d' agglungere all' altezza cui debLono oggi levarsi gli studj storlci, la felice condizione dell' eta nostra ti assecura i sussldj della sapienza civile e politica: da colore che in questo arrlngo ti prece- dettero neppure im.raaglnatl. Nello scorso secolo lo splrito indagatore che lo dlstinse, addusse e gl'italiani e gli stranieri a svol- gere quanto di scrltture, dl cronache, dl monumenti era negletto o ne'musei, o nelle biblioteche, o negli archlvj delle citta e de'privati^ e si vennero ster- rando dal seno cosi fecondo di questa terra gli splen- didl avanzi della civilta prlmltlva, e della civilta rl- surta dopo la barbaric del medio evo. Le raccolte di antichi monumenti , e le collezioni amplissime del Muratorl, di mezzo a ricca messe in che fu posta falce onorata e da'' nostri e da'foreslleri, stanno a splendido testimonio dcllo spirlto di ricerca che in- formava il secolo XVIII^ ma questo ardore allcnto LX ne' politici sconvolglracntl, da cui Europa vemie travolta sulla fine di quel secolo, e gli studj della astratta filosofia e della politica fermarono escluslvi I'attenzloae de'pensatori. Le investigazioui stoiiclie si rlmasero dal loro procedere, quasi non fossero desse V elemento preclpuo d' ogai verace dottrina filosofica e politica. Or da molti anul, quetato il furore delle astralte disputazioni, compost! gU aalml, si torna agli studj dismessijcdinforma emuove le menti il peuslero, che nessun cdificio polra elevarsi duraturo e fruttevolc se non ne sieno poste le fondaineuta negli studj di fattOj nelle condizioni fisiche, morali, economiclie de'popoIi.Sorgonopci'cioneiretapresente sullo stato antico e moderno de'popoli opere di erudizloue ri- piene e disfavillauti di uaa filosofica luce al tutto nuova", ed e all' opera accordata de'privati, delle ac- cademle, de'prlnclpi, clie molte province ed italiane citta vanno ora mai superbe di ben coudotte e ve- racemente civili istorie. Per cotal modo si piglia avviamento alia compilazione d' una Storia gene- rale italiaua, che non varra solo a pascere una va- nacuriosita, ma sara fonte amplissima di civile sa- pienza, atta ad avanzare il bene di questo paese, la cui tutti si accliiudono gli dementi della pro- sperita e della grandezza, solo che i suoi abitatori se ne sappiauo vantaggiare. Si avverera cosi la predizlone dell' acuto e sagace Voltaire, die, sebbenc avesse scritto storie egli stes- so, eJ avcssc ncl docorso socolo aperla egli solo una nuova scuola, diccva: chc il sccolo XIX soltanto saria slato il secolo della Storia. Profetava cosi quel graudc filosofo, c la profezia la vcdiamo avvcrata nell' eta nostra. II suo secolo parve destinato alia distruzione : il uostro e volto in cambio alia risto- razione della civilta verace, il cui regno dee fondar- si ueU'essenziale dell'umana nalura, clie le astratle speculazioni di spesso trasfigurano, e disvelano senza nebbia cd in picaa lace le storlche investlgazionl. Oude le storie pero fruttitio gli utili cbe si sono vcnuti per noi divisando, c mestierl cb'elle s' istitui- scano con metodo adatto alio scopo sublime della civilta, e secondino il ricliiesto da'bisogni del no- stro sccolo. Gli storici uarrameati dovettero pigliar forma e tcnore dalle idee intorno T indole e gli uf- flcj della Storia conccpltc ne'' varj tempi e presso le varie Nazloni. Appo gll anticlu veniva la storia annoverala fra gli ordiuari mezzi d'lusegnamento. ed c per cio die Arislotele la pone al di sotto della poesla. La vcrlta de'fatti non Istava a cuore agli storici anticbi, pur- clie porgessero ammacsiramculi o di morale, o di polilica: c da cio nacquc cbe rarisslme sono le au- torila o I documeuti citall da Erodoto, da Tnci- dide, da Tito Livio, da Tacito. Ora i fatti voglionsi dimostratl. II nostro secolo duLitatlvo, crltlco, in- dagatore non puo starsi conteuto a'nudi asserimen- ti^ do che difetti dl prova a conquistare il conviii- cimento non attrae I'animo, ne impresslona. La verita nella storla vuole essere ravvisata sot- to a triplice aspetto: vuole esser vera quanlo alia essenza dei fatti: vuole esserlo quanto alle epoclie: vuole esserlo quanto alia morale fisonomia, se cosi posso esprlmermi, clie viene a' fatti improntata dallo stato delle varie eta dell' umana geuerazione. II pill degll storici anteriori agli ultimi secoll , non s'intratteneva per 1' ordinario che de'pubblici avvenimenti delle nazioni, si svolgeano i document! storici, si dicifravano I monunieati^ ma le ricerche s' indirizzavano , dice Chateaubriand *, all' illustra- zione sola de'principi, de' nobili e de' preti: i popoli comparivano sulla scena sol quando i loro commo- vimenti si riferlvano a quelle divinlta che com- prendeano tutta la reverenza e I'affetto degli scrit- tori. Voglionsi ora le indagini storiche indirizzate a penetrare e chiarire le condizioni varie de' popoli: alia specie umana vi'olsi conceduto, e a buon diritto, il primo posto negli storici narrameuti. Eludes, ou Discours hisioriqucs suv la chute de Vempivc ro- main : opera nella quale sono espressc alcuue delle idee cirio qui vo recando. Lxm Le sclenzc , Ic lettere , le arti, i costumi , Teduca- zione, Ic Icggi, le credcnzCj I'laJustrIa, il commer* cio, le forme Jc' civil! govcrnameuti, per lo piu da- gli antichi si trascuravauo^ ora il mutamento sorve- nuto nel pensamenti e nelle affezioai pone tutto die risguarda alia civilta sopra i faltl, i quali non si ten- gono in pregio che quasi segno deirintima condizlo- ne de' popoli nelle varle epoche della storia. Al narramento dl una grande gloraata carapale, del conquisto di una provlncia o di un regno, si antepo- nc oggi la sposizione dell' origine di una legge det- tata dalla saplenza, dell' erezione di un istituto In- diritto all'istruzione del popolo, di un ospizio con- secralo all'umanlta od infcrma, o spoglia di mezzi essenziali alia vita ed abbandonata. Non rampogne- reLbesi I'eta nostra dal filantropo Filangeri, se ri- comparisse fra noi , con quelle acerbe parole : si e prcmiata I'invenzione del metodo adatto ad uccide- re il maggior numero d'uomini nel minor tempo possibile; c non si 6 pensato a prcmiare 1' agricol- lore clie ha tirato due solclii nel tempo stesso clie gli altri non ne tirano che uuo solo. Assai piu dilicato, ed esteso, e laborioso adunque c 1 officio dello storico a' nostri giorni che nol fosse ncU'eta andate. Vollaire nella Francia senli fra'pri- ini, i bisogni del tempo, e nel suo Saggio sopra i costumi dclle nazioni si apersc uu cammiao iutcn- tiiv tato dagli storici precedent!. Hume nelP lughilterra offei'i egli stesso uii esempio di tutta luce. Non aveano per6 que' sommi scrittori riscosso al tutto le menti da' pregludizj inveterati^ c nelle sto- rie di Voltaire, ed in quella speclalmente di Lui- gl XIV, di mezzo alia copia delle dottrine fdosofiche e politicLe tu vedi trasparire di spesso il servile ani- mo del gentiluomo di camera di Luigi, e la vanita ridevole del clambellano di Federigo. Le storiclie verlta accio sieno fruttuose vogliono dirsi iutere, e con altezza d'anlmo di lore degna, ne voglion mai esserc travisate da preconcetto spirito di sistema. II secolo XVII produsse scuole di Storie clie po- teano dirsI religiose cd erudite: uno spirito mera- mente conservatore reggeva i discepoli di quelle scuole^ il secolo XVIII produsse, iu quel canibio, scuole criticlie e filosofiche: il loro spirito era in tutto riformatore. Una via mezzana parriami era dovei'si correre dallo storico: non dee tendersi a tutto couservare, perclie la nostra specie e proces- siva, ed il moto e impresso, ne potria da potenza umana venir fermato: denno le storie porgere inci- tazioui ed istruire a perenne migliorameuto, ma non deesi tendere a tutto distruggci-e, che alle utili rifor- magioni servir debbe di addentellato Fedificio clic si costrusse nell' eta che no precedettero. J-c storie rosi saranno geaeratrlci iafallibill di verace spirito nazionale, di noi tutto pvoprio, nou accattato da servile strauiera imitazionc : che noi voile la natura italiani, non francesi, non inglesi, nou alemanni, ed e ormai tempo che, e nellc parole e ne' costumi • ne'modij ogni foresteria sia colpita di proscrizione *. Ilprocessoerampiezza maravigliosa che ottennero i varj rami deirumano sapere ne portarono la divi- sione: divisi si allargarono, e le forze dcgl' individui raccolte ia uno porsero frutti assai piu abbondevoli, che non si sarieno ritratti dallo studio uaiversala che si avverava ne' tempi antichi. Fu percio divisa la storia dalla geografia, dall'eco- nomia pubblica, dalla stalistica, dall'aritmetica po- litica , dal pubblico diritto. Non vorrei io confuse nella storia le trattazioni di quegli svariati oggetti; le scienze ne avrebber danno, gll studj ne sarieno eonfusi, e I'istruzione ritardata. Non vorrei per6 che si avvisassero alia storia per ogni parte stran« quelle materie che pure vi si rannodano : vorrei be- ne gittate in essa quelle nozioni, sepza le quali la * Si e mossi a adegno, ove la smania della straniera imiU- »ione ne of&e la bellissima nostra lingua imbastardita da eitrani wodi; ed ove, lasciata la nostra filosofia, che «i eresse sull'in- •ero intcUettivo e morale dell' uomo, si corre dietro da' noilri •d al tensucdismo che domin6 in Francia, od alio spiritualtf"* •he ioggiog6 ia certo tempo i filosofi deirAUemagn*. i LXVI conosccuza ili un popolo tonierebbe difettosa. Gli elemeiiti fisici, morali, economic!, politici, religiosi, formano 1' esserc vario de'popoli: son dessi clic li diversiflcano gll uni dagll altri. Ua giorno le va- rie parti del sapere erano troppo ristrette in uno: era sono ti'oppo per avventura divlse^ nk vuolsi es- sere glaramal dimenticlii clie tutto si conglunge nel- la vcrita e nel bene da un nodo,bensi impercettibile, ma stretto di mano della natura. L^ illustre Bolta nella prefazione alia sua recente Storia d' Italia, soggettando a rassegna gli italiani storici, compresi i latini, dice gli uui patrioti, per- cbt: pill clie al vero pongon Fingegno ad accenderc Tamor della patria*, ad aniraare in pro di lei ad alti fatti i proprj concittadini: i secoudi morali, perclie lo scopo onde sono mossi e di eccitare I'odio al male e Famore al bene: i terzi ed ultimi naturali o positivi, percbe guardano Tumana natura qua! e, nou (jual essere dovrcbbe, narrano i fatti e le lore cagioni, ma contenti a dir verOj-non levano la mira piu in alto ^ ne I'amore alia virtii e I'odio al vizio entra ne punto ni poco nei loro disegni. Parriami clie di que' SAariati sistemi tornasse di fare acconcia e ben pensata mistura. La verlla dei fatti u certamente il pregio mlgliore delle storicbe narrazioni-, ma sciaurato colui cbe contempla i fatti della umana specie, o sublimi o bassi, o virtuosi o LxrH trisli con freJdo anirao e seaza inllmo commovi- mento ! Uu' idea morale deve avvivare i fatti mate- riali: lo storico, onde sia imparziale, non vuol es- serc iiidiffercnte ai destini dell'uomo. A clie var- rcbbe la storia, a clie ogiii maniera di sludj, se lo scopo di ogni nostro pensiero non venisse locato nel migliorare la nostra specie? Sorge certo cLe di scon- tentamento uciranimo', e Tumaua natura ci pare digradata, ove veggonsi il Machiavtrlii ed il Gulc- ciardini penetraie nelT inlimo dcll'uman cuore, di- scoprirvi quauto di graiide e di abbietto vi si na- sconde, seuza clie il narralore si vcgga tocco ue da maraviglia, nc da disdcgno. « La bi-utta e dolorosa » doltrina di Elvezio, dice il Botla, ba in Guicciav- w dini il suo fondaaiento^ c so. Guicciardiui lia ra- » gionc, cbe ci resta a far allro clie coprirsi il viso 5> per la vergogna??? Abbia lo storico iu eslirnaziouc la specie umaua, si Icuga egli dcstinato ad alzarla a quauto c di no- bile, di generoso. Uuo scopo morale c civile sorreg- ga in ispccial modo cbi iraprende a scriverc stone municipali^ le quali vogliono, come abbiam tocco pill sopra, indlrizzarsi al dilYondimonto deiristru- rione popolare. Non vogliono coPali storie venire tramutate in disserlazioui o morali o pollticbc; ma i fatti, seuza mai travisavsi, vi si debbono porgorc lU modo e con siffatta conncssione fra le cause c gli r.Tvm effetti, clie quasi da seme ne spuntino i morali, ci- vil! a politic! ammaestramenti. Lo scrittore distoric delle italiane citta avvisi in ispeclal modo a generaic il conviuclmento : clie il solo stato da dirsi veracemente avventuroso di un popolo e lo avere buone istituzioni e leggi acconce che imparzialmente proteggano 1' universale de'clt- tadini, e stringano insieme, quasi in bene ordinata famiglia , le varie parti della nazione: ove il volere della legge sia tutto, e sia nullo 1' arbitrio dell' uo- mo e del magistrate: che le guerre che pajono ster- minatrici, le calamita che vengono dagli sconvolgi- mcnli dell'ordine fisico, la fame, le pestilenze non sono ad un popolo lo stremo delle s venture: le for- ze dell' umana natura risui'gono di cotali mine trion- fatrici, e la storia universale, e quella della nostra Brescia, ne recano innanzi esempi lumiuosi. II solo malanno al cui riparo uiVr. i4 d'ijtvi' l HuXv'i Lxxyi sconti nel faraoso assedio di ]NicoI6 Plcclnino nel sc- colo quinto decimo, del quale sono ancoriEj., vive c popolari le ricordanze. -"j-- ..,-,., "' Diro solo, a conchiudere, die da' tempi remoti veneiido a' modern!, la nostra Brescia concorse a raf- fermare contro a'detrattori e malevoglienti alia glo- l-ia ilaliana quella sentenza, che 1' anticd valore oittoo 0 : i, , » Negli italici cor non e ancor morlo «. Lasciero i fatti illustri che avveunero e nella Italia, e nelle Spagne. e negli agghiacciati deserti della Russia, ove i iiostri divisero cogli altri ilaliani e coi francesi, e le glorie e i pericoli e gli avvicendatnenti della fortuna^ e ricorder6 solo, che alia famosa giornata di Austerlizza, che parve porre in basso i destinl delle piii potenti nazioni, un grande capi- tano del secolo, italiano egli stesso, commosso, ad affetto ed a meraviglia pel valore da' bresciani di- mostro, proferisse le memorande parole: i bresciani ed i bolognesi sono miei di cuore. Ti muove 1' animo al conoscimento della sapienza civile di un popolo ? Anche in tal parte vedrai il no- stro paese illuslrato dalle plu gloriose rimembranze. Avrei a dire come fine dalla rimota epoca della romana dominazione da Brescia si traessero citta- dini distinti al governamento di cospicue province, come i nostri si alzassero dagli imperadori al pro- LTXTII tetlorato d' illustrl citta, si assumessero a' pin im- portanti cariclii dclla repubblica, si eleggessero a sa- cerdoti addetti a' templi iraperiali ? Ne verrlano in nobilisslma rnostra e un Nonnio Macrinoj c uno Stazio Paullo, e un Clodlo Sura, e un Nonio Minuc- cio Fondano, e un Benlvolo Patrizio, e un Lucio Aviola, e le intere famiglie nobilissime de' Nonnj Arrj. Avrei io a dire della riputazione altlssima^di ci- vile saplenza in che venne la nosti'a Brescia a' tem- pi del suo vivere indipendente? Tu vedresli come fidato in que' tempi il potere gludiziario, I'esecutivo, il milltare a podesla o capitani nelle italiane cilta, da qui usclssero colali magistrati , e facessero i no- stri nobilej fruttuoso e spesso relterato reggimento a Padova, a Venezia, a Treviso, a Siena, a Firenze, a Trento, a Milano, a Bologna, ad Orvieto, a Ro- ma stessa^ siccbc non vi avea quasi citta che a noi non cbiedesse suoi capi, e non contendesse colic al- tre di preferenza ad ottenerli. Avrei a dire de' tempi in cui Brescia sogglacque a' veneti, e dcgli ullirai del cessato goveraamento italiano ? Non saria ne breve, ne inonorato, ma splen- dido il novcro di colore che sostennero con alii spi- rit!, c colla lealla e la purezza d'intendimento, che € di noi propria, i carichi piu important!, difficili, dilicali. Saria onorevoic e cara la ricordazione del- L5:xvin r alto animo di parecchi uostrl concittadini, levall negli ultiml tempi a sublimi ufficj politicly onde non inviliti dalle minacce, non sedotti dalle lusinghc, poste in non cale e le speranze e i timori, alzarono itaiiano grido: quando i francesi, prelendendo pa- role di benevolenza e di protezione, dettar voleano alia nascente repubblica cisalpina disonorevoli leggi di schiavitu. Sarieno qui da pone in mostra a prova del sa- por civile quegli statuti clie si adottarono, i prov- vedimenti tutti amministrativi e poIitici,le consue- tudlui che invalsero, le doltrine che vennero o dai giudizj de' tilbunali, o dagli studj di egregi glure- cousulti. Non troveremmo in collezioni siffalte n6 le teoriche esposte in apparato speculativo, ne la coUeganza delle materie levata a sistema, partico- lari non proprj delle eta trascoi'se^ ma vi troverem- mo lunil di sapicnza pratica, osiamo pur dirlo, clie brillcrebbero ancora ne' codici piii celebrali delle moderne uazioni. La nostra Brescia avra seggio o distinto od a ncs- suna secondo fra Taltrc citta, se qualche itaiiano spi- rlto si volgera ad opera, ideata da grande ingegno, ed assai piu fruttevole che le astratte speculaziouij alia quale vorria porsi il titolo: Delia sapienza non lamhiccata e boriosay ma moclesta e pratica, chile citta italianc infatto di leggi. LIXIX Vuol tu sapere del valore bresciano nellc scicnze, nelle lettere, nclle belle artl? Lorchc cessarono il furore e il trambusto delle gucn-e, non mai abbastanza lamentate, onde Puna corabattea contro all'altra delle italiane citta, e fat- le assai piu rade, se noa dismesse, le guerre pur anco coi forestieri, si composero a quiete i novelli stati, i nostri coaclttadiui si volsero alle piii nobili discipline , c palme gloriose per loro si colsero in queslo novello nobilissimo arringo. Nelle scienze matematiclie e fisiche vanta Brescia nomi immortali. Un Tartaglia ncl secolo sesto dc- cimo, matematico di primo ordine in luttaEuropa^ un Castelli in seguito, astronomo insigne e creatore dclle veraci leoriclie sulla misura del moto dellc acque^ unLana, uno Scarellaj c per tacere molt'al- tri degni di belle lodi, da ultimo un Avvanzini cd un Coccoli. Nelle scienze fisico-medicbe crebbero a Brescia splendore un Frascata, un Mozzini, un Ron- calli, un Agregatore, un Mondella, un Gallo, un Pa- derno e molt' altri, senza far parola di coloi'O die vissero a noi vicini. Taluni in tra i nominali attras- sero non pure I'attenzione degli italiani, ma ebbero iiominanza cbiarissima per tutta Europa. Nelle filo- sofiche, giuridichc, teologiclie discipline fu Brescia onorata da professori di fama non peritura. E caro il ricordare, clie uou fu forse universita italiana in che taluno dei nostri noa leggessc ne'rami piu im- portant! e fruttevoli dell' umano sapere. Qual citta non andria superba, lasciando una serie d' illustri uomini die li preccdettero, di un Tamburinl, di un Zola, di un Morcellij di un Guadagnini, de' quali noi slessl ammirammo la profondita dello ingegno, I'ampiezza della dottrina, e le piu adorabili virtu del cuore? Nelle belle arti s' ebbe Brescia un Buon- \icin0j un Romanino, un Rosa, un Savoldo, un Gam- bara, i quali nelle svariate loro opere, che lutt'ora si ammirano ne' nostri templi e in molte case de' no- stri concittadini, ne ritraggono fedele e viva 1' im- magine delle divine scuole di Tizlano e di RaffaellOj e recan puro e sublime lo stile dell' aureo cinque- cento. Nelle amene lettere saria lungo e non com- portabile nell' occasione presente il notare coloro che si acquistarono fama splendente di pura luce. Dir& solo che in questo nobile arringo, di belle co- rone si ottennero da parecchie illustri bresciane, le quali porsero alle nostra amabili concittadine I'uti- lissimo ammonimento: esservi al conquisto di ono- revole imperio sul cuor dell' uomo altra strada da quella della caduca bellezza o de' folli amori , che digradano gli affettipiu elevati dell' animo, e sbas- sano gli alti e virili spiriti: che elle sono sibbene dalla natura destinate ad ingculilire, ma ad un tem- pOj a crescere e sublimare. Un ultimo rlsultamento della bresciana storia, chc io repulo tli gran frutto, sara clic a'saplenti, al cui cousiglio c Cdato il rcggimento de'nostri desti- ni, verra innaazi disvelala c senz' ombre la verace tempera de'bresciani animi. 'l Vcdranno eglino non essere noi riottosi all' auto- rila, come forsei maligni vanno a nostro carico bu- cinando*. che se in noi & altezza d'animo, e molta ^, vienc ella temperata da civil! sensi: disdegnarsi da noi il piglio orgoglloso, il comando die dal padrone si abbassi con altcrezza alio scbiavoj ma piegarsi i bresciani volonterosi, ed anzi precorrere agl' illumi- nati e benevoli comandamenti. Vedranno da' fatti autenticato, clie nessunpopolo tenne piu fernio nelle consentite obbligazioni : che la lealta e la fede furono sempre per Brescia una re- ligione : lo seppero e ne onorarono le citla alleate ne' tempi liberi: lo seppero e il teslimoniarono gli imperadori che strinscro con noi de' patti per la ra» gione che qui era il nerbo della niilizia, e che qui era quasi in sua stanza la incorrotta fede: ne resc a noi splendido testimonio il veueto governamcnto, che ebbe a decorarc sopra le altre la clttk nostra col titolo di citta fedele. Vedranno. che il bresciano non c ad alcuno sccon- do nella pensata stimativa dellecose: che noi nou visiliamo gli alrj dc'ricchi e polenli per la sola ra- Lxxxn glone o della riccliezza o dclla potenza , che non sla- mo ne lisciatori, ne cortigiani, n^ il sapremmo es- ser mai : che i bresciani mull si stanno, ne si com- muovono alio splendore de' gradi e de'titoli, al pompeggiare del lusso, a quanto avvi per la uraaaa superbia di seducente: ma die siamo Iralli ad am- mirazione per 1' altezza delT ingegno e della dottiina, e cjbe le benedlzioni sgorgano dal conimosso aiiimo all'aspetlo delle non finle ma veraci virtu del cuore. Vedraqno esscrc in noi Intendiraento elevato e vi- vace, e cuore sensitive: nulla esservi di fiiantropico e generoso clie non ne riscuota fine al fondo delPani- ma: csserc la gloria che ne rapisce e ne ispira I'ar- dore de' sacrificj : ma levarsi i noslri cuori all'abbor- rimeato e al dispregio, che non perdonano alia tur- pezza dell' animo, alia ipocrita simulazioae, alia vilta delle azioni: contristarsi noi ed csserc mossi a disdc- gno se c'imbattiamo iu uomini snaturali, che veg- gano per ogni dove la colpa, ue sappiano mai cre- dere alia virtu. Tali saranno, o Signori, i frutli di una patria sto- ria, se la citta nostra, che non fu a nessun'altra se- conda negli illuslri fatti, non vorra essere da meno di vcruua nello zelo a consecrarne la rimembrauza. Sara questa storia un terapio sacro alle virtu dei maggiori, alio splendore della nostra Brescia: in es- se i uoslri giovaui figU concorreranno a levare alto LXXXIK Tanimo, a confovtarsi nelle cittaJine virlu, in csso s' ispiieranno dcllo amore della citt^, clic fara in essi strada alio amore della nazlonc, a qucllo della iutera specie^ la vita civile per cotal modo procedera. Gli c infalti a voi, dilcttissimi giovani, clie sono Toiti in ispezial modo gP inlendimenti della brcscia- na Accademia: a voi, ne' quali la patria lipone le sue piu belle speranze: a voi, cui sono oggi fidati i ' destini delle vegnenti generazioni: 1' avanzamento della civilta si atlende daU'altezza della vostr' anl- ma, dalla vostra opera generosa. Sefu mai lempo in che le iacitazloni alia coltura dello intendimenlo ed alia perfezione degli affetti del cuore dovesscro essere onnlpotenli, lo e certa- mente T epoca in cui viviamo: che la felice condi- zionc dclle cose umanc assecura, clie non un'azio- ne, non iin pensiero veracemente civile avra ad es- sere infruttuoso, Non invilitevi alTasperita dell'impresa: vi si s tarn- pi di mezzo alPanlnio la convinzione, che Y umana specie c per indole processi\^: che le promissioni dell uomo sono fallcvoli e traggono spcsso in errore^ naa che furono sempre, sono c sarauno e sapienli e infallibili i voleri della natura. naccogliamo adunque (conchiudero il mio discor- so) le patric gloric, ad accendere nelT animo la piu sanla delle affezioni^ ma non sicuo desse sorgcnte malaugurata di divislone e di gelosia*, raccogliamle^ ma solo a fame corona al notue italiano: a queslo nome, o Signori, cosl fecondo di elevate e sublimi ricordazionl: a questo nome risvegliatore cosi po- tente di profoadi e magnanimi commovimenli. RELATIONE ACCADEMICA deil' asro M. DCCG. XXXIII. J Studio disposta Jideli Lcc. c, Ion quella persuasa contentezza con che altrl pre- sterebbe inlento oreccliio a un pi'ofeta, che indovinan- (logli i piu cliiusi scgveti, gli vcnisse anco da quest! predicendo comodita c gran fortuna all'avvenire; a cotal modo puu dii'si die 1' accolto Ateneo udisse alia prima tornata dell' anno accademico il Dottor Bartolommeo Pastelll, medico condotto in Monte- cbiaro, ammesso a leggere fra noi la sua Memoria: intorno alle fcbbri inlermittenti che regnarono in Lombardia negli anni i83i e Sa. Se il fatto fosse per rispondcre alle esposte teorie ed alle deduzioni del nostro fisico, che con tanta sua persuasione ne venne divisando, nou si tratterebbe nient'altro, che di raandare assolti questi nostri climi da un' inva- sionc tuttavia possibile del formldablle Cholera asia- tico: come che quel trcmendo flagcllo toccando a'no- 4 stri confini, si fosse travisalo sott'altrl aspetti men rci j e contento a poche vittime, passasse anco fra noi senza forse riplgliarne la strada mai piu. Questo sa- rla bene un vaticinare cose placenti, un premunlrsi conti'O lo sgomento e gli spauracclii d' un demonio guaslatore. E per recarsi a dire di essa Memoria, di cui ricava le consolanti argomentazloni sovraccen- nate, nota: come da altro valente medico della Pro- vincla fosse provocato a dire 1' opinion sua intorno alle cagioni clie potrebbero aver ingenerato in Lom- bardia negli scoi-si due anni tanla prodigiosa quau- tita di febbri intermittent!, accompagnate da sinto- ml affatto particolari, o sommamente equivoci e ribclli all' azione degli usati rimedj , ai quali per lo addietro e per poco si ai'rendevano. Pigliando pero a dlscorrere il propostogli argomento, prolude al- 1' esame col darue la topogiafia del paese e del ter- rilorio di Montecliiaro, fidato alle sue cure, dove appunto prevalse soprammodo V endemica condi- zione: per lo che cbbe agio a luuglie e moltiplici e svariatc sperienze, e pote studiare gli andamenli di cotali febbri. E prima nota con tutta ragioue la sua meraviglia, come cotali malattie e in tanta copia e malignita si gittasscro ad affliggere una terra, le cui fisiche costituzioni la disporrebbero piuttosto alle malattie inflammatorie, di quello che alle cacliessie cd alle intermittenti. Piantato il paese di Montcchia- ro parte a rldosso, parte x'asentc a pie di colllne culte a vitigni, aprico per ogni verso, non si attrista ne per risaje, nb per marcite, n6 per acque travali- catc e sedenti^ la superficie tutta del tcrritorio e trattata da un'agricoltura asciutta e robusta-, gli abi- tatorl vi caropano operosi c ben provisti del ncces- sarlo, ni vl patiscoao di mal vitto o d'alloggiamenti iasalubri^ v' abbondan 1' acque, rotte, lirapide, per legluajc sovra cul discorrono , e sempre in raovl- mento animatissimo e perenue. Le condlzloni adun- que della terra, del clelo e dell' eeonomica poslura degli abitanti , li dipartono affatto da quell'altre del territorio basso e acquidoso, dove appunto queste febbri annidano come in proprlo paese. Con Bor- sieri, con Hildebrand, con Frank ed altri, rassegna le cause occasionali di cotai febbri, e non ne rinvie- ne alcuna nella teri'a di Montecbiaro: disposla per contrario a malaltie eminenteraente flogisticbe.Ncta che il malore, rispcttando quasi i vecclii e i giovi- netti ( come si sa del Cholera-morbiis ) pigliava a preferenza di raira 1' eta di mezzo^ e si manifestava a un dipresso sempre a questi contrassegni: dolore acutissimo di capo clie spesso menava al delirio, senso di torporc clie toccava alio stato di sopore e di paralisi, prostrazione intcra di forzc, vomiti, di- arrcc. Questi crauo i sintomi comuni a tutli gli iu- vasi^ ma in alcuui si aggiuguca uu freddo -uteusis- 6 simo a tutta la persona e singolarmente alia fronte, gelata in tutti gli stadj dclla febbre: affossavansi gli occhi, cul cerchlava intorno livlda una zona: as- sediavali la fotofobia^ e la faccia, or pallida, ora ac- cesa, movea sospetto che fosse intaccato simultanea- mente il sistema nervoso e sanguigno. Si profilavano i lineamenti del volto, romore agli orecchi e sordi- ta, sete intensa, arsura di bocca, del petto e del- 1' addome: le fauci c la lingua impanniate, or bian- cbicce or nerastre: rutti amari, acri, putidi: anores- sia, e un peso simulato di pienezza agli ipocondrj. Frequente era il singhiozzo, densa e torbida Porina, come lavatura di mattoni : convellimento de'muscoli alle gambe ed alle braccia, crampo, mirmicbiasi alle mani e storcimento delle dita, difficolta a parlare, confusione di capo, poisi frequenti e piccioli, or duri e lenti. Al quarto giorno per lo piu, al manifestarsi d' un copioso sudore, allentavano cotai sintomi, il malato si faceva apirettico, e la febbre rimettcva al giorno dopo con piu o manco d'intensita, secondo che piu scarsa o profusa fu la diaforesi. Cotali gra- vissimi fenomeni non si accompagnano alle solite febbri^ al modo istesso che i rimedj solitamente adoperati in quelle, mancavano in queste d' effetto. Segueudo pero il nostro Pastelli gli insegnamenti del|chiaro Buffalini , sospett6 che della natura delle periodiche non fosscro cotali febbri; fortificandosi 1 sulla nessuna causa da cui poterle ripctere nel suo paese, nella gravezza e novita de' sintomi apparsi in iscena, c nella insufficienza dc'rimedj usati a vin- cerle, Mettendo pero egli insieme un cumulo di pre- ziose osservazioni ed esperienze da lui fatte sugli an» damenti della malattia, sui fenomeni che 1' accom- pagnavano, sulla inefflcacia de^rimedj, tent6 di clas- sificare analiticamente queste febbri, sia con prove afF(^mative che negative j e tenne non appartener esse ne alle intermittenti legittime, n^ alle coleriche, n6 alle dlarree epidemiche, n^ alle gastritidi, ne al cholera sporadico. Non gli occorrendo cagioni che aver le possano prodotte, stiin6 dipender esse da una costituzione particolare: guardando singolar- mente alia non ismentita utilita che si trasse nel de- bellarle, dal metodo in tutto debililante^ che, nella supposizione che fosser febbri assolut&mente perio- diche, le avrebbe recate alio stato di perniziose. A miasmi stranieri alle nostre ragioni, recatisi in Lom- bardia e nella nostra Proviucia dal vento Nord-Est e Sud-Ovest, attribuisce la morbosa costituzione in discorso^ i quali predisposero ed isviluppai'ono nel nostro organismo quella tal malattia che partecipa- va degli uui e degli altri influssi: senza essere I'iden- tico e legittimo prodotto ne degli uni, ne degli altri, ma un insieme rifuso e composto. Al tempo in cui massima fu V afiluenza di cotali febbri ( epoca nella 8 quale, manomessa cosi nobll parte dell' Austria dal Cholera, era in tutti la disperazione di vederlo ap- parlre al di qua del Brenner ) il vento che movea da Settentrione e da Oriente, per le regioni infette oh' ei percorreva, giugnea gravido ai nostrl elimi del seminio e de' miasmi del male che affliggeva al- lora la Polonia, e tanta parte della Germania, ed in ispezialita P Ungheria : vento che si rompea scon- trandosi nelP altro che spirava da mezzogiorno ^he suol ingenerar febbri di periodo. Ond'egli con buone ragioni si fortifica a credere , che le febbri in discor- so fossero appunto un risultamento, un men malva- glo aborto del cholera asiatico e delle solile perio- diche. A rafforzare la sua ipotesi mette ad esame quanto scrisse il D.r Tonelli nel Giornale di Medi- cina del D.r Omodei, sul catarro epidemico e sulle febbri di periodo, che travagliarono Pulliano presso Roma nel iSSi; asserendo che I'esperienza non giu- stifica abbastanza le cause asserte per lo svolgersi di quelle malattie^ lo stesso dice intorno alia Memoria del Prof. Martino Steer: Dello stato attuale deWepi- demia tellurica dominante, della cholei'ica^ rispetto alV Italia ed alle province del veneziano in particO' lore. Espose finalmente i suoi pensamenti in contra- rio a quanto avanz6 il D.r Marcolini, quanto alia condizione morbosa che travaglio I'Udinese nel iSSi^ ed anzi che teraere col D.r Marcolini, imminente I 9 lo scoppio del cholera asiatico fra nol, tiene per con- trarlo die da noi lo si abbia superato solto altrc condizionl e sembianze manco maligue in quel frat- tcmpo istcsso: nolle febbri travisate c d'inccrta na- tura di cui parlava. A pensar cosi lo condussero Ic opinloni, le dottrine, gU argomenti de' grandi mae- stri dell'arte^ insegnando la pratica, come osservo il defunto nostro collega Prof. Bodei: che le diverse epidemic diversificano secoado la varia condizione de' luoghi fra cui s' imbattono, secondo il viveie degli uomini, secondo la natura e coltivazione del suolo die abitano, secondo la profilassi politica, la civilta ecc. In cousegueuza di che, tieue essersi il cholera d'Asia modiGcato in Italia, apparendo solto le false spezic di febbri intermittenti, per la costitu- zione gcnei'atrice di simili febbri portata dal veuto di mezzoglorno. Striugendosi peru al vivo sostauzia- le della sua Memoria, a tre conclusioni egli si reca: csser6 stata la Lombardia e gran parte d' Italia in- vasa seuza avverlersene dal cholera-morhus : essersi qucsto prcscntato sotto forme ipersteniche: doversi ugualmeute modiGcarc se altra volta verra trapor- tato alle nostrc parti, e produrvisi piii mite die nou fecc in altrc regioni di Europa. Da fine alia sua rc- lazionc col porgcrue i risultamcuti dellc cure da lui operate c fdicemcnlc condotte in cotali febbri, a con- validare 1' ipotcsi da lui non senza buoue ragioni an- lO nunziata. Piaccla a DIo die il fatto risponda agli augurj scientific! del nostro PastelH, che assolve la nostra patria dal terrorl di tanta desolazlone. Procul a mea tuus sit furor omnis . . . domo / Alios age incitatos, alios age rabidos. Cat. E perchi abbJam preso le mosse da argomenti che tengono alia medlcina, seguiremo a dire d'altra Me- moria mandatane dal celebrato nostro fisico e socio d' onore, Prof. Stefano Marlanini di Venezia^ nella quale appunto, bench^ non medico, tocca d'un po- tente sussidio che la medicina regis tra fra suoi ri- medj. LaMemoria porta per titolo: Dialcune para- list trattate colla elettricita mossa dagli apparecchi voltaici. I solenni e potent! effetti che la elettricita produce, indirlzzata ch' ella sia vigorosamente nei corpi uman! e ben costituiti, doveano necessaria- mente indurre il medico filosofo a provarli in quegli ammalati, ne' qual! si fosse per tentare un desldera- to rinnovellamento, un canglamento di stato : nelle atonie, nelle parallsie, nelle spasmodie, nelle clo- rosi croniche , nel chorea ^ nelP amaurosi , nelle sordita ecc. Questa idea usci per prlmo dal fisico sperlmentatore Nollet, e tosto la si diffuse in Fran- cia, in Allemagna, in Italia*, e la relazione che M. Ja- labcrt gincvrlno nc fcce fino dal 1747 5 0 conseguc, o col ccrcare la causa dc' fenomenl avvi- sali, o col rintracciare dalla causa gli cffcttl che possoao seguitarne, o col trovarc mediantc le parti il tulto, e col trovarc, dato uu tutto e una parte, il rimanentc. A do ne conduce quello die i loglci dicon metodoy e die si divide in induttivo o dedut- tivo. II metodo di prima spezie , perch^ ne possa condurre a dlscoprii-e nuove vei-ita, abblsogna del- resperlenza e dell'osservazione, interna od esterna^ abbisogna dell' analisi e della sintesi, e dell' ana- logia Cnalmente: procedimento dello spirito uraa- no , die posta sulla somiglianza delle relazioni che si scoutrano negli esseri, comunque per altre proprieta differenti tra essi. Prima pero di venir a dire del metodo deduttivo, manda innanzi alcune cognizioni sugli assiomi e sui principj: verita parti- colari i primi, espresse in termini generali: i se- condi, fatti od ipotesi o difinizioni o postulati. Al vcro poi cui possiam pervenire da noi stessi, si giugne o immediatamente per semplici giudizj , o mediatamenle per raziocinj^ e qui vien dopo a dire delle fonti dell' umano sapere die stanno suU' al- Irui autorita: e come i fatti osservali da altri pos- sono essere passati e preseuti, cosi varj sono i mczzi co' quali pervengono a noi, e sono le Iradizioni, i testimonj, i monumenti. Nclia parte terza del trat- tatello elemcntare parla delle prove , o sia vcrifica- 86 zione d' una proposlzione, a cui antepone le nozio- ni sugli stati diversi delF animo nostro: del dub- bio j del sospetto J della probabilita e della certezza: ch' esso divide cogli altri logic!, bench' ella sia uni- ca ed indivisibile in sestessa, in certezza metafisi- ca , sperimentale, tradizionale, fisica e morale. Per polei'si poi considerare il certo come equlvalente del vero, convien usare del criterio della verita per non essere condolti nelle illusloni del vero*, e defi- nisce il criterio per fondamento universale ed im- tnutabile col quale si conosce se una proposizione sia vera: e la dimostrazione agguarda la materia e la forma. La division delle prove segue la natura degli argomenti , e queste sono necessarie o proba- bilij e a questo passo si conduce a dire degli indizj o fatti esterni che fannosi fondamento alia prova probabile : fatti ed indizj che I'isguardauo gli avve- nimenti passati, presenti e futurl. Procede piu avanti alia divisione di qucll'altre prove che derivano dal- I'umano intelletto, e ch' ei divide in iuduttive o deduttive, dirette o indirette^ dice dei criterj di verita cui seguire nelle prove di ragionamento, nelle cognizioni di esperienza e in quelle che si ricavano dalle tradizioni, e dalle testimonianze, e dai monu- raenti: onde spontanea qui si svolge la materia per csporre le regole che risguardano la verita de' fatti e la validita de' testimonj. Conchiude finalmente la 87 sua loglca collo csporrc le sorgenll de' nostri erro- ri, proponendonc le caulelc per iscLivarli. Traggon essi (lal senso, dalla memoria, dall'iraraaginazione, dai seutimenti, dalla volonla o dalla llmitazionc del- I'umano intelletto: intorno a die rlmelte lo studioso alle doltrine di Genovesi,esposte nel primo libro del- la sua Logica pe' giovanetti. E dl questi errori melte fncentivo e occasione continua singolarmeute i pre- giudizj della scuola, de' tempi, dell' eta dell'uomo, nei pregludizj d' antichlta, di sistetna, e per ultimo annovera occasione di errori i paralogismi e sofismi. Gondotto a questi termini il sunto dell' operetta , uoa possiamo tacere a lode dell' autore, il merilo di molta chiarezza, di brevita , di spontaneo svol- gimento di materie, di facilita con cui procede sen- za intralci od ommissioni il trattatello elementa- re, del quale avressimo anco offerta una piii cir- costanziata informazioncj se non fosse per esser fatto a momenti di pubblico diritlo^ ond' ^ che per affinita di argomento, recherem qui sommariamente I'altra Memoria dell'egregio professore ab. Antonio Rivato - Cenni diretli a ben guidarc la mente nello studio della fUo Sofia. Notando a'suoi colleghl il degno Rivato la molta luce di filosofico sapcre che ne venne di Scozia, di Francia e dalla Germania, dimostra anco come adcsso in Italia scnza detrarre all' altczza di astrusc 88 teorlche ed elevate speculazlonl, cercliisi dl rendere a ogal modo placevole la verlta^ ond'egli avvertilo di quanto s' e fatto, ed avvisando a quanto resta da farsi, assume nelP opera sua a provare, che un ben inteso eclettlsmo e la via certa che riduce al sa- pere : clie la filosofia dee accompagnarsi con la rell- gione e Pistorla: e che le verita filosofiche si debbono esporre in modo che riescano intese all' latelletto e placevoIiall'animOj per quanto la materia il consente. Dope di aver notato il bene e il male, la malizia c bonta degli ingegni che coltivarono la filosofia nel se- colo XVIII, e i pericoli nei quali a bella posta o per imprevidenza sulle conseguenze condussero la men- te e il cuore de' conlemporanei, propone a rigor di prova come I'eclettismo sia la guida immanchevole cui fidare il nostro cammino nello studio della ve- race e profittevole filosofia. L'eclettico non si lega a sislemi, non crea leggi, non immaglna principj , ma cerca soltanto di ben distinguere e determinare i fatti esistenti di cui la coscicnza e testlmonio, le loro condizioni, leggi ed anomalies e qui si diffonde a molte parole, raccontando il male e il pregiudi- zio che n'ebbe la filosofia al tempo antico e mo- derno dallo spirito contenzioso di sistema. L'eclet- tico sa determinare la nalura de' fatti interni di cui osservo le condizioni e le leggi, e spiega in modo soddisfacente la gencsi delle cognizioui, porgendo 8g ad esse ua valovc scieatifico. Dopo d' aver seguito in ogai sua voltura cd operazioue Tumano intellct- tOj e dopo d' aver messo chiaramente innanzi a quai risultameati meai il vero eclettlsmo, rispoade air opposizione che da alcual si potria fare : chc r eclettica filosofia non si fonda sovra principj a priori, cio6 preesistenli^ cad' 6 che il suo edifizio uon si levi su basi necessarie, immutabili , unlver- sali. Al che contrappone : che col sistema dellc fa- colla insite, cioc dclla natura, si spiega il mode oude la mente giugne a statuir principj di valor scicutifico: che per conseguente essa fonda le sue deduzioni su' principj non immagiaarj e ipotetici, ma reali^ ricoaoscendoli come prodotto delle sue fa- colta, come figliazione del conoscimento dellc pro- priela essenziali di se stessa e delle cose. L'eclettico si dilunga ugualmenle dai partigiani delle idee in- nate o forme esistenti a priori , e da quegli allri che tengono che ogul cognizione proceda dalla sen- sibilita. La distinzione fra causa occasionale e pro- duttiva mando assolta la scienza da molta confu- sione. Alcuni trattando di filosofia morale ne posc- ro le fondamenta sovra basi supposte immutabili ^ perche appunto non videro nell'uomo che sensazio- ni : che sono ben altra cosa del conoscere la cou- venlenza o sconveuicnza d' un' azione con la Icgge raziouale dclla natura dell' uomo : ucl che si ripone 90 la notizia del glusto c Jell' inglusto. E clo avvenne perche non si seppe o non si voile disseparare lo essenziale daH'accidentale, confondendo iasleme co- stumanze e abitudini sovrapposte alia nalurai da condizioni particolari, coa tutto quell' altro che dall'istessa natura, non travisata da mutabili cir- costanze, venne dettato in tutti i tempi ed a tutte le genii. Veggansi e ferminsi le nozioni risguardanti I'esscre comune degli uomini, e ne verra un codice di princip] di cui si compone la vera scienza del vivere, e avrannosi al tempo istesso i criterj intor- no alia loro veracila. Raccogliendo poi a conclusio- ne le molte cose discorse in questa prima parte del- la sua Memoria suU' Eclettismo, ricava il nostro collega: che il vero filosofare sta nelle attentc os- servazioni de'fatti, nelle modeste indecisloni fino al dileguarsi d' ogni dubbio, nel determinare i valori senza tlrarli per forza a un ideato sistema, nel de- durne verita equlvalenti a sodi principj. Al modo che ogni nostra conoscenza del mondo esteriore si pone sopra fatli avverati dall' osservazione e dal- Pesperienza, cosi qualunque cognizioue che lo spi- rito umano ha di sestesso, posa su fatti attestati dalla coscienzaj i quali sottomessi a severo esame, ci si riveleranno un po' alia volta le leggi generali dell' umana costituzionCj c quindi vcdremo levarsi la scienza dello spirito, da pareggiarsi In certezza 9» a queir altra de'corpl. La filosoGa cerca la vcrila nell'uomo, tipo immutabile d'ogni filosofica dottri- na, e non nell'autorita esclusiva dclle scuole; e scn- za un'csalla analisi e un'osservazionc fcdcle, nulla sanno produrre i secoli ne 1' ingegno piix distlnto e privilegiato. Socrate ben vide e oltimamente ado- peri, perchti pens6 da s6 solo, ed ebbc la natura a unica giuda nelle sue meditazionl sulla saplenza del passati e sulla condizione de'suoi tempi. Poco di- ce il nostro Rivato deirEclettismo antico, surto al« r era volgarc, il quale nelle varie epoche e nelle di- verse forme ch'ei prese, glovo pur tuttavia o piu o meno per sempre alia filosoGa: eclettismo che noa put) stimarsi identico a quel moderno, di cui pose in chiaro le proprieta, e che da alcuni si segue nel- la colta Europa. La scuola fondata da Rcid, e fa- voreggiata da Dugald- Stewart, tiene in gi-an par- te al vero eclettismo: che non e gia un sislema arbitrario, ma necessario c voluto (come disse sa- pientemente in una sua nota al manuale della sto- ria filosofica di Tennemann, il professor Poli) Delia circostanze interne ed esterne che injluiscono sulle epoche e sulV andamento della Jiloso/ia.Da. cotal scuo- la ebbesi F analisi piu soddisfacente intorno allc fa- colta dello spirito umano^ essa raffermo alcune vc- rita fondamentali ^ e dappoiche in Francia Royer- Collard in un co' suoi allievi promosse ed avvaloru 9* I'eclettlsmo, cesse lacleca venerazlonc alle doltrhie di Loke, di Condillac, di Cabanis, di Tracy, met- tendone in onore altre piu fruttuose e sincere. Dis- corsa pero ognl materia che vale a porre nella de- bita riverenza il filosofo eclettico, sopra qualunque altro studioso sistematico, avrem presto a dire del- r altre due parti della Memoria: sul come debba ac- compagnarsi lo studio filosofico coll' istoria e con la religione, e come le sue dottrine debbano piace- volmente essere esposte, si che 1' animo le accoglia con amore e ne profitti*, e di queste due porzioni importantissime del manuscritto terrem parola al venturo anno : essendoche altre letture a cui I'Ate- neo fu cliiamato, tolsero luogo a seguire innanzi lo scritto del socio Rivato. Cbiamato egli per so- vrano beneplacito ad erudire la gioventu nella filo- sofia tcoretico-morale , polra far prova di quanto per si belle materie va meditando e operando pel progredlmento della scienza, e pel piu innocente e profittevole apprendere degli alunni. Dalla filosofia speculativa in generale or discen- deremo a dire di quell' altra positiva: degli studj legali die appunto procedono direttamente dalla pri- ma, siccome benefica emanazione^ e a questo argo- mento ne conduce il Repertorio legale, leltosi in al- cuna parte all' Ateneo e gia uscito alle starope, del Censore aw." Pagani. A mode di porgerne un' idea 93 Jeir opera Intera c delle fogge con cul pensava di conJursi alia trattazioue dcUe materie di cui il li- Lro si compone, I' anno scorso ne lessc il dottrinale sulla Legittinia-^ cosi in quest' aimo ncl rassegnare all'Aleneo 1' opera da lui compiuta e divulgata coa Ic slampc, disse un discoi'so, che tiene al suo divi- samcnto e ne parlava — Del rendere popolare lo studio delle Icggi. Toccati i vantaggi che a ciascun citladino, in qualunque condizione di state si trovi, risultauo dalla conoscenza di quelle leggi clie gover- nano i suoi diritti e i doveri , che risguardauo lui stesso e i suoi e le sue proprieta, non allai'ga poi tanlo il suo dire, perchc il popolo si addentri in tuodo in cotali studj, da potersi togliere al mlnistc- ro de' giurisprudenti^ solo tiene, che dagli scrittori si dovrebbe dar opera che per opportuni libri fosse diffusa in comune la conoscenza e I'ammaeslramen- lo dcUa civile legislazione. E perche non s'e fatto finora dclla glurisprudenza quello che di tant' altrc sclenze s'c fatto, delle quali abbiamo sommarj e ri- stretli e repertorj di facile intelligenza? Forse the la giurisprudenza importa manco della fisica, dclla stalislica, della metafisica, dclI' agricoltura ? E a questo scopo intcse il nostro Censore ncl por niano air opera: scopo recondite, e, com'egli dice, secon- dario^ ma che picnamcnte consegue nel suo Bepcf' to/io legale^ iiitorno ai divitti renli. c ad akuni alti 94 delta pt'ocessway til cul siamo per parlare. Nodrlto egli delle dottrine speculative legall alia scuola filo- sofica moderna degli egregi defunti professori Tam- burini e Nani in Pavia, e nella pratica forense a quella dell' eruditisslmo cav. Squadrelli di Milano, SI avvide di buon'ora che le discipline giurldiche po- teano pur esse aiTendersi a una riforma e migliora- mento, come accade nell' eta nostra. Conobbe che si dovea profiltare degli ammaestramenti degli anti- clii giurisprudenti seuza infarcire le scritture e sob- bissare le menti con prolisse allegazioni dellc loro senteuze^ e cbe d' altronde si dee chiarire ed ornare i libri dclla moderna giurisprudenza di quella luce splendentissima e di quel condimento, con cui la filosofia e la progrediente civilta seppe ornare e chia- rire ogn' altro ramo di sapere. Con questo sagglo di- "visamento pose mano il nostro Censore a compilare 1' opera giurista intorno all'importante materia dei diritti reali: cioe della proprieta, del possesso, delle ipoteche, delle servitu , del diritlo eredilarlo^ egli vi accoppio la trattazione degli atti assicurativi, e in modo poi affatto accessorio , alcuni articoli di processura civile, in cIo sollanto che potea riferirsi air acquislo d'un diritto reale e d' un atto assicu- rativo. Scelse con cio argomcnti della masslma eu- tita, e materie che sempre occorrono. A clii mai non accade in sua vita di accctiafc una eredlta per sc 9^> o per altrl, di cliledcrc un suggcllanicnto o un ia- ventario, d' innalzarc uua fabbrica, d' aprire O di chiudcic uua Cuestra, giovarsi d' un passaggio, va- Icrsl d' un' acqua, conservarsi nel posscdlraento di una cosa, ricuperarne un'altra, Infrenare danne- voli novita, usare a talcnto del proprio, usufrut- tuare 1' altrui, ricevere o dare un pegno, un' ipote- ca, ottenere un sequcstro contro un mal fido debi- torc? Tutli questi argomenti furono discussi dal giu- reconsulto, c quasi sempre sotto il tripllce aspetto del diritto comune, del codice ilaliano e dell' au- striaco^ iMuscendo a stabilire in alcuni casi, massi- me In fatto di scrvitu, una giurlsprudenza ^ suppIen-> do colic disposizioni d' un codice al silenzlo d' ua altro. I difetti ch' ei nolo comuni in quasi lutti i libri di giurisprudenza porgono un' idea del meto- lodo ch' ei segui in questo suo , col quale intese di supplii'vi ed ammannire a lutti colale studio, e sin- golarmcnte rendere capace alle incunibenze del foro e del magistralo i giovani clie alle Icggi si destina- no. Quindi liene in fra due, sul citar poco e molto^ in conferniazione di quanto va sponcndo in corso della non breve opera sua, cgli invoca d'ordinario raulorila de' giureconsulti pid filosofi, dei quali assal raro per disteso riporta le sentenzc per non allungare 11 discorso: contenlandosi alia citazioue, c clu sopra edizioni clic sono alle mani di tulli. Non 96 isfoggia a proponlmcnlo lllosofla od erudlzlone^ ma tanto si giova dell' una e dell'altra quanto gli oc- corre per dare I' istoria dell' origine d' una legge , per addurne i motlvi, mostrai-ne 1' utilita. Piglian- do argomento, per esempio, dagli storici e politici die scolpiron 1' indole degli antichi romani , egli osservo nel II vol., pag. 1 1, ch'' eg\ino invasati dalla fehhre del comandare ^ vollero soddisfarc a questa insaziahil brama anco dopo morte; ond' e die nelle leggi delle dodici tavole si stampb la lihevta pieiia di capricciosamente disporre per tcstamento del propria intero patrimonio , posponendo i consangiiinei agli stranieri: Ut legassit suae rei, ita jus esto. Facolta ( dice il Pagan! ) troppo lata^ via scatente di necessity dal principio di dare ai padri assoluta bulla perjino nella vita de' Jlgliuoli. Ragionando delle successioni in genere ( vol. Ill , p. 389 ) osserva Y autore sulla scorta di Montescjuieu, die, ripartite da Romolo le terre fra i cittadini, le leggi romane sulle succes- sioni procurarono di tenere possibllmente quell' an- tica divisione de' terreni : la quale ordinava die i beni d' una famiglia non passassero in un'altra^ cui rispondea quell' altia legge delle dodici tavole die statuiva due ordini di eredi (intestati) cio6 i figliuoli e tutti i discendenti die viveano sotlo la pa- ti-ia podesta detti eredi siioiy ed in mancanza di que- stij I pill vicini dal lato maschilc, nominati agnati: 97 jist si intcstato morituTj cui suus lucres nee extahit agnatus proxiinus familiatn habeto. Laoade si esclu- devano dalla successione I parent! dal lato delle donne, detti cognati, accio i beni non uscissero della famiglia: perfino la madre non succedeva ai figliuoli, n^ questi a quella. Prosegue V autore a dire , che quella istessa legge politica inibi di sconvolgere tale ordiae dl successione mediante private testamento^ ma che lo concesse mediante ultima volonta dichia- rata, alia foggia delle leggl, in un' assemblea popo- lare^ e cosi il Censore vien via via, quando gli ac- cade in acconcio, toccando le vicende del testamen- to de' romani, senza sopraccarico di dottrina, sen- za appuntarsi a insegnamenti di cattedra. Con me- todo uguale di esposizione filosofico ed erudite, sen- za ostentazione, passa il Censore a trattare delje ipoteche ( vol. I, p. 332 ) delle acque pubbliche e private, delle eredita, delle servitii, del possesso, della proprieta. Intorno a quest' ultima ( vol. II, p. 375) allega una sentenza di Cicerone assai a pro- posito, colla quale il filosofo oratore addita nelle ^^Sg» agrarie un avviamento verso la dissoluzione del corpo sociale; mentre,secondo Montesquieu, la legge civile h il palladio della proprieta. Per la proprieta, prosegue il Censore, noidisponiamo della nostra per- sona e de'nostri averi: per questa V unian corpo ap- particne alio splrito che Tinforma, e le cose che lo 7 98 clrcondanoj gluridifcamente usate, allungauo 1' esi- stenza dell' individuo. Ver la proprieta I'uomo e labo- rioso e pro6ttevole a se, a'suoijfino ai venturi.Il Pa- gan! ebbe I'accorgimento di riunire nel suo JReper- torio sotto alcuni capi le plu scjuisite leoricbe in quella data materia a foggia di brevi sommarj, pre- ceduti ciascuno da corti indici delle materia in quel capo discusse^ ond' h che in cotal guisa facile h il I'invenireilprincipio legale che fadibisognoper risol- vcre una quislione. AlPintendimento di agevolare il trovamento d' una dottrina si propose 1' autore di rlpartire il suo lavoro in moltiplici capi ^ e quindi suddivise tutto cli clie risguarda il gius ereditarlo in 1 8 articoli, e in 27 la materia de' pegni e delle ipotecbe. Si astenne, come per avventura taluno avrebbe desiderato, dallo istituire un' analisi forraa- le e paralello fra le tre legislazionl : romana, fran- cese ed ausfriaca^ ciu avria reso 1' opera oltre ai ter- mini della richiesta e vaglieggiata brevita^ assumen- do in iscambio il carattere d'un' opera scientifica , com' egli osserva al conchiudersi del libro. Le sue analisi sono brevi, brevissimi i confront!^ suo prin- cipal proposito si h di stabilire principj di giurispru- denza, cavati e fondati sulle tre celebrate legisla- zioni, di quelle che si affanno ai bisogni del nostro paese, avendovi successivamente dominate^ e la cui riunlone forma 11 prolotipo della scienza legale. 99 Educalosi alia purlla dclla lingua eJ agli spiriti di attemperata cloquenza, scrisse il nostro Gensore il suo Repertorio con uno stile franco, pcrspicuo e talc chc convicne alia gravita e sincerita d' argomenti scientidci: lungi ugualmcnte da' modi pcdanteschi , die dagli sbrigliati a tutta licenza. Intese per ultU mo di comporre un libro che non fosse per esser inai ributtato nemmeno dacolorocbe nulla sanno dl scienzelegalij e di rendcre per tal modo popolare lo studio delle leggi civili: studio legato strettamente coll' esercizio della buona morale. ■ oxiJtwp AUe discipline politico Jegali apparticne anco la rclazione di chi assisle con la lodata opera sua alio scrivente Segretario : del doltore in leggi Ottavio Fornasini. Compluto avendo gli studj legali nella ce* lebrata Universita ticinese, voile gratificare alle cure del di lui istitutore e nostro conciltadino e socio d' ouorc prof. Giuseppe Zuradelli, col renderneconto deir incominciala opera siia: Saggio di teorta della Statistical di cui produsse all' Aleneo il primo fa- scicolo. Accennato quanto dagli antichi erasi pen- sato e fatto nella statistica fino all' eta nostre plii vicine, e il moltissimo che si e operato dopo fino verso la meta del seeolo i8.°, singolarmente dai francesi, dai ledesclii e dagli italiani, sosla a dire con lode dclle Tavole statistiche c della Filosofa della Statistica del teslc defuuto Melchiore Gioja : lOO clie tanto andu innanzl fra noi a tuttl gll altrl in questo ramo utllisslmo dell' umano sapere. Consen- teudo nella cui verace opinlonc il prof. Zuradelli, cerco di i-endere tuttavia piu seraplice il suo lavoro in confronto del Gioja, collo scemare le classl delle materie e sceverare molte cose clie pur sono tra esse distinte, e che nell' ordine del Gioja vanno confuse. Secondo 1' informazione offertane dal Fornasini, il Zuradelli divide 1' opera in due parti: Statistica in- terna e Statistica esterna^ suddividesi la prima in quattro sezioni : nella prima delle quali parla del paese, e quiudi della cherseografia, idrografia, ae- rcografia ed oicheografia^ nella seconda sczione trat- ta della popolazioue, cioe del numero totale delle origini e nazionalita, suoi riparti in sesso, eta, in ter- ritorio, mestieri ed occupazioni. Intorno alia popo- lazioue dice de' suoi moviinenti in piu e in meno, de' matrimonjj delle emigrazioni: e finisce per dire delle qualita e abitudinr fisiche, politiche, econo- miche e morali. Nella terza sezione discorre del- I'economia, e quindi delle produzioni naturali, in- dustriali, del commercio: unica e vera fonte della ricchezza nazionale. Tratta nella quarta sezione in- torno al goveruo, e suddivide la materia in tante parti di quante essa ne e suscettibile. Risei'ba alia seconda parte la trattazione degll oggetti, che co- munque fuori dello stato, si riferiscono per6 neces- sarlamenle al meJesimo, e si comprcndono nel ti- tolo complessivo di statistica cslcrna^ come sareb- bero le ambascerie, i consolati, le relazioni cominer> clall, i trattati di commercio, di alleanza ecc. Espo- sto in questi termini il piano dell' opera, il Forna- sini parlo delle materie contenute nel fascicolo pri- me mandato all'Ateneo: unico tuttavia che lo scri- vente sappia essersi fin d' allora pubbllcato. Com- prendesi in esse la descrizione del suolo, la posi- zione geografica del paese, bagnato da grandi acque o dentro terra: per cui ne viene la maggiore o mi- nor sua sicurezza. All' argomento della posizion fisi- ca tien dietro 1' estensione del territorioj unito o disunite, e tutte quelle considerazloni che dalla con- dizione diversa emergono sulla diserzione delle mi- lizie, sul contrabbando ecc. Dalla varia configura- zione di superficie del suolo traggono origine le di- ferenti influcnze della luce, la varia temperatura di clima ed altri fenomeni admosferici^ si diversifica il corso dell' acque, onde per conseguenza ne segue la varieta dell' opere terrestri, idrauliche, rurali, delle comunicazioni, de' trasporti. A ogni articolo delle materie il prof. Zuradelli va soggiugnendo le proprie riflessioni e deduzioni circa 1' amministra- zione economica e governativa , la pubblica riccbcz- za e la sicurta, e la difesa in case di guerra:^ al qual passo sostieae contro la sentenza di Maccbiavclli , che i luoghi alpestrl e i passi stretti tornarono utills- siral a guardia dello stato contro a' nemici. Passa a dire della natura del suolo, da cul per la maggior parte dipende il bene o il male stare del popolo che lo abitae coltivaj e per ultimo discorre dei confini: considerati per terra e per acqua. La natura del pri- mi diversifica per monti o pianure, boscbi o luoghi abbandonatlj si prestano plu o meno al commercio i conterminatl dall'acque, secondo che i fiumi sono poderosi e ben governati, e secondo che i laghi o 1 marl hanno rive facili ed accessibili, o no. Compiuta la trattazione delle materie acchiuse nel fascicolo in discorso, fornite al prof. Zuradelli dalla sola cher- seografia, non restava a dire al suo relatore che dello stile. Lo scrltto per suo avviso ^ dettato sul- 1' andare di Macchiavelli. Ultimo a intrattenerne di studj filosofici fu Tesl- mio nostro concittadino prof. Andrea Zambelli, che ne mand6 due discorsi, Sulle differenze politichefra i popoli antichi e i moderni} prendendo a mostrar vero quanto Giusto Lipsio meditava in Tacito: Nee utiles nobis omnes historiae pari gradu; ea^ ut cen- seo y maxiine in qua similitudo et imago temporum nostrorum, Messo in deriso que' pochi che detrag- gono ai sommi vautaggi che dall' istoria trae la po- lilica pel buon governo de' popoli, il prof. Zambelli non vuol pcro farsi 1' apologista dell' istoria, ma solo in quest! dlscorsl avvcrtc alciini crrori de'poli- tici nellc storiclie appliGazIoni. Poclii sono infatti ( sono sue parole ) i trattali dl guerre, di polltica o di economia nei quali non si confondano i tempi anlichi coi moderni: allegandosi al paro Aristotile e Montesquieu, Alessandro Magno e Luigi XIV, di- stant! un venli secoli, e fattesi diverse le armi, le ooslituzioni e la tempera istessa degli animij 1' in- venzion della bussola, della stampa, della polvere, introdusse siffatte variazioni nella milizla, nella ric- chezza e civilta de'popoli, da non potersi piu raf- frontarc cogli antichi. Da questa confusione di eta e di sistemi non paragonabili risultano molti errori e dubbiezze^ onde gli uni esortano i principi a pi'O- inovere il lusso, altri lo biasima in pubblico e ne' privati: scorge alcuno nello spirito municipale degli anticlii il fondamento dell' amor patrio, e si duolc della universale socialita cui il secolo inchina. Uno invece con piu savio consiglio non divide gli inte- ressi de' popoli coi monti e col mari, ma riputando lemperabile la reciproca loro prospcrita, vorrebbeli uniti di forze e di voleri, per avanzare le scienze c r industrial e progredendo gli uomini verso la so- ciale perfezione, cedesse il diritto della spada alPim- perio della ragione. Chi si figura tornar la barbaric, e chi afferma invariabile e sicuro il progredire della civilta^ ed altri finalmenle tieu la giustizia per una io4 idea noa origlnata da natura nel cuor dell' uomoj ma la dirlva dall' utile ^ altri segue una piu giusta sentenza: dispareri e quistioni che si debbono al confondersi che si fa tempi antichi e moderni. E re- candosi all' argomento, il nostro Zambelli partlsce F antica eta dalla moderna al cadere del secolo XV e al cominciare del susseguente: eta la piu memo- rabile in cui la stampa, 1' armi da fuoco, le poste, la scoperta dell' Indie orientali e dell' America ven- gono a stabilire mano mano sulla rovina de'piccioli stati le grandi monarcbie: eta in cui cominciano a SYolgersi que' principj e quelle massime cbe piu o meno influiscono tuttavia sui consigli dei re e delle nazioni. Da quell' epoca adunque tutto cangio nella ragion della guerra^ il valor personale e di pochi cesse all' artiglierie^ ora piu 1' astuzia che la forza, piu 1' arte che la prodezza, congiunlamente a un erario ragguardevole, sono cagione di vittoria. Rac- cogliamo da Tucidide, da Ariano, da Erodoto, da Pausania, da Plutarco, che pochi e valenti rintuzza- rono 1' impeto di numerosissimi eserciti^ ma i greci ebbero a che fare con mandrie armate dell' Asia, in cui non era disciplina contro 1' accortezza e il va- lore ordinato alia vittoria, e la fortuna decise. Per- suasi i roraani della sentenza di Vegezio , che in certamine bellorum exercitata parvitas ad victoriam promptior estj miscro sotto anco i cartaginesij e io5 sebbcnc questl ultlmi prevalessero nella raarlneria, non hanno potuto stare contro Regolo, pcrche i loro navigli erano plu forniti di remigatorl che dl soldati istrutti a combaltere: lo che non e piii a' tempi nostri nelle fazioni di mare. Quanto ai bassi tempi, si puo dir quello che degli antlchi: essendosi anco allora usate armi gravi e malagevoli a trattarsi da chi non fosse di grande animo e forza^ e Macchla- vclli scrivendo della guerra di que' tempi, copia quasi di pianta Vcgezio: onde ugualita di circo- stanze reca uguaglianza di massime. Quanto alle guerre de' crociati, affatto singolari dall'altre, I'en- tusiasmo rellgioso valse tutto ^ e scaduto questo, prevalsero i munsulmani: che sostenuti a la lor volta dal furor religioso, furono terribili, e rallentato que- sto, nol furon piu. L' Elvezla si tenne con pochissi- mi invincibile contro grandi eserciti', ma 1' aste e le spade e i trafieri degli svizzeri dier luogo alle arti- glierie degli spagauoli. II valore della persona nobi- litavasi allora: e ginnastica e torniamenti e giostre ricordano quelle eta cavalleresche. Passa il nostro collega a parlare del gran divario che corre fra le guerre dell'anlichita e le moderne-, ora non piu fra popoli, ma e guerra fra' soldati: che oltre a stipendj deir arrischiato mestiere ed alia speranza di botti- no di qualche citta presa di forza, e del salire a niaSo'Oi' grado e fama nella milizia, non altro gU iq6 scaMa a danno dc'loro simili. Una volta, o fossero incursloni di barbari scappali a un paese povero per aversi al trove piu comoda stanza, o movesse I po- poll la vendetta e 1' entusiasmo di religloso prose- litismOj lasclavano le vestigia del fulmine e del tor- rente distruggitore. Nel primo case vi spegnevano o cacciavano gli abitatori, o lasciandoveli vlvere , ordinavano lo stato alia loro foggia^ nel caso della guerra di vendetta, nessun termine poneasi alle ca- lamita: tuttp era distrutto, come fu de'trojani e de' messenj : e i vinti sopravvissuti segulano schiavi i vincitori alle lor patrle. Per dire delle guerre di religione, basta quello die il Pio Gqffredo scrlsse al Papa: JYel portico e nel tenvpio di Salomone i nostri cavalcarono nel sangue de* saraceni Jino al ginoccJiio de' loro cavalli: e basti quanto il Gib- bon lascio scrltto suU' eccidio di Costantinopoli per Maometto II. Se pero la perdita d' una battaglia o I* occupazione d' una citta ( conchiude il collega ) era cagione di tanti infortunj, il soldato dovea ac- cogliere in se tutto il coraggio e il valor personale, e adoperare 1' eslremo delle posse per iscampare a tanti disastri^ la condizione de' tempi avvalorava il valor personale, quando per altra condizione de'tem- pi la vittoria dipende dalla massa de' combattenti, che tutto questo non arrischiano. II sostanziale di questo primo discorso tcnde a manifestare, come 107 anlicamenle la bravura della persona prevaleva alia moltitudinc degll eserciti e dcUe macchine da guer- ra. Gerca nel discorso secoado quanto la perlzia degli antlchi comandanti contribuisse a vincere le battaglie. Non moiti progress! avea fatta I'arte mi- cidial della guerra a' tempi anlichi, si nella difesa ed oppugaazione delle piazze, cbe negli accampa- menti e nelle fazloni. Igaota la scienza delPartiglie- ria, grossolana ed luforme la teorica delle loro ba- liste ed altri projettili: 1' arte degli assedj tenea pid alia pratica die alia speculazlone^ taato piu che le stesse loro mine e contramine o cunicoli, di cui tratta Vegezlo, stante il difctto della predetta scien- za, dovean essere molto piu faticose ed arriscbiatc: dopo per 1' opposito artificiosissime ed efficaci si fccero, facendosele volar con la polvere. Quanto alle guerre di campagna, pochi erano gli eserciti e di picciole fronti^ la maniera dell' armi non recava ne fuoco, ne tumulto^ angusti e ben distinli i campi di battaglia e sotto gli occbi del genex-ale; uniforme era r ordine nella miscbia, senza quella infinita va- rieta di movimenti e di posizioni, importata ora dalle batteries era quindi facile il condursi una giornata. Essendo allora le armi da trarre non piu capaci cbe d' un dugenlo passi romani, agevole era il porsi ed accamparsi. Un comandanle romano con que' tre ordini solili di principle di astati e triarjj cbiudc- io8 vasi in un vallo quadrangolare o sopra un'eminenza a dugento passi dal nemico, contenuto dagli armati alia legglera^ e fortlficatosi cola, si credcva al sicu- ro. Doveasi venire alle mani? Disponeva i suoi su tre file, I'una dall'allra distanti un cinquanta passi, iianclieggiale coll' ale della cavalleria, e procedeva cosi ordinato a combattere: tattica consueta e ia tutto meccanica; nella nci collegi di Parabiago , di Monza c ncl Borromco di Pavia, nella cui Univer- sita otlenne laurea in leggi. Nodrito per tempo di buon succo di oltimi libri, intese il prestante anl- nio air istoria, alia giurisprudenza, alia pubblica economia, alia political e fu gran ventura per lui essere accollo ncl i8o5 fra i scgretarj del consiglio di Stato: seminario poscia e vivajo immanchevoltf de' piu cosptcui magistrati. Per soprappiu fu egli r amico del consigliere Giuseppe Compagnoni, al- lora segretario generale di quel consesso^ e pot^ quindi apparare nei termini dellapiii comoda bene- volenza e lunga compagnia da quel sommo maestro. Scambiatosi nel i8i4 il politico ordinamento di Lombardia, al consiglio di Slato succedette il con- siglio di Govci'ho, allc prcfetlurc Ic delegazioni ten- nero dietro^ e fu per cii clie il sapiente avvedi- mento del soprawenuto principe colloc6 V alunno del recesso consiglio di Stato a vice delegato nella provincia di Lodi. Cotale ufficio secondario fu pa- lesti-a di prove, fu tirocinio per avvalorarsi a cariclii piu solenni: si clic per poco da Loili la sovrana sa- picnza tradussclo a Soudrio, nella qualila di rcgio I 62 Delegate. Montagtie, baize, valli compongono il ter- ritorio della Valtellina : alpestre si, ma noa al tutto obbllata clal favor! della creazlone^ pur difettava di strade clie mettesscro in comuulcazioue le sparse borgate fra esse e cogli stranierl, e cbe iiivitassero qulndi a un commercio avvivatore e necessario. Ncl 1809 il governo ilalico discliiuse una via clie mena a Soudrio, e da Sondrio fu prodotta fino a Bormio dal governo austriaco: coll' intendlmento di scliiu- dere una strada cbe couducesse fino a Pradt in Ti- rolo. Qucsta dovea plantarsi prodigiosamentc sullc creste dello Stelvio, serpeggiarc suU' crto monte a dolci curvature, a lunglii rlpiani, mediante maravi- gliose gallerie cavatc nella roccia, e ponti arrisicati su preciplzj, cbe doveano mettere in conglunzione sommlta inaccessibili. Al tempo in cui il nostro in- gegner bresciano Carlo Doncgani, assistlto dal va- lente ingegnere Francesco de-Dominici, archilettava r arduo passaggio fra 1' altezza di 2814 meti'i sopra il livello del mare, colia largbezza di cincjue metrl, e non con piu d' un decimo sopi'a cento di declina- zioue , il de-Pagave venue al governo della Valtel- lina, c si adopero a statulrne la linea, ne risparmio fatica perclie V opera seguisse. Cosi si adopero nel- r altra non men ardua via della Spluga^ la cui co- struzione mirava a ricbiaraare sul terrilorio austria- co il commercio di Iranslto fra il Gcnovesato e la i33 Svizzcra: con evklcntc scapito tie' grlgioni, chc fe- cero il possibilc A'l rilenerselo collo aprire la strada cli san Bernardino: c per cl6 Ic aulorita de'grigioni si rifiutavano, com' h da credersi, di farsi incontro alia slrada di Spluga con altra uguale. Lunghe furo- no le mene, e lungo il diverbio con 1' estero ^ ma il de-Pagave. instancabile in que' traltati fra i due go- verni, ottenne alia fine di costruirla sul territorio de' grigioni a spese del proprio governo da cui te- neva il mandalo. Dee Sondrio al nostro socio d.' ono- re un ginnasio convitto a carico dello Stato , uuo spcdale, tin teatro e quanto abbelli poscia quella crescente alpigiana citta. Da Sondrio parti per ne- goziati diplomatici : insignito gia dell' ordine caval- Icresco di Leopoldo, edel Merito civile di Toscana. Nel 1826 Brescia e la viva e popolosa sua provincia 1' ebbero a proprio reggitore^ e qui il nostro Gen-' sore accenna come nell' indole del compianto magi- strate stava appunto tutto quelle cbe si convenivd e consuonava per governare questa popolazione: clie si piace di franche maniere, e che vorrebbe iudul- genza quando in fallo fosse per trascorrere. La fa- ma di cosi franca lealta, di cosi risoluta giustizia , di virtu cosi affabili, predispose 1' animo de' suoi amminlstrati a favor suo^ a modo die nel non bre- ve suo governamento non gli avYcnnc di trovare dif- ficolta alcuna 0 rcsistenza passeggiera che da altri si i34 opponessc a'suol comandamenti. Tanto valelabuo- na persuasione : tauto si laccomanda 1' omogeueita di carattere, fra chi dee comandare e chi deve ob- bedire! L' oratore di questa sua lode ricorda come Brescia debba al de-Pagave peculiarlssimi bencGcj : come le strade, i pubblici edificj, gli istituti fossero r oggetlo delle sue piu vive ed efficaci sollecitudini. Pel' lui si applanarono le alpestri sinuosita della via di Caino, scbiudendosene una chc, condotta che sara a fine, riunira Brescia alia Valsabbia, accor- ciando il cammino d'un sedici miglia^ Lonato si van- laggi6 di comoda e piacevole via alio eutrarvi, si agevolarono quelle Irarupate ed anguste di Vobar- no alio piu grosse salmerie^ si appiacevollrono le iu- teriori del popoloso Gardone. Non h utile rinnova- zlone in citta che non ricordi da sei anni le cui-e del lodato. Come modcratore de'concilj comunali e del- rOrnato, giov6 con 1' autorevole consiglio le pub- bliche opere, interponendo il suo mandate percbe al governo piacesse dl secondarnc i lodevoli intendi- menti. I progredimenti del Camposanto , il comple- zuento del patrio Musco , la ricostruzione dell' or- natlssima piazza dell' erbe , le vie di S. Giovanni e di Torrelunga attestano 1' opera sua. L' invitta vi- goria dell' animo, assislita dalla piu ferma salute. Id volse a tutti i partiti dell' amministrazioue del pii istituti e de'comuui^ riscc6 dalle origiui dannosc 1 35 abltudiul, risano magagucj disgruppo nodi clic si tcncano per inestricabili , agcvolo 1' andatura delle amministrazioai, aumentandone i rcdditi col toglie- rc Ic difficolta c gli sperdimcati. Surla anco fra noi, non e molto, da piccioli priucipj uua Casa d' indu- stria, dove accorvi a lavoro la scioperata mendiclta che asscdiava Ic case c le strade, il de-Pagave ne fe- ce sua cura partlcolai'issima, col sollecitare I'altvui generosita a sovvenive la mal ferma fondazione, por- geudo egli pi'imo I'esempio di nou pocbe largizloni, c conducendo alle casse dispensatrici di pii sovve- iiimenti ad allmeutare quel rifugio de' poVeri clie onora la civilta e 1' umauita e 1' avvedimento d'ogui ben condotta nazioue: la cui bella istituzione sale Uno a' tempi di Carlo Magno^ nelle cui ordinanze leggiamo die non si pennettesse il wagare a'mendican- ti: die ciascuna citta Jbvnisse a' poveri il nutrimcnto y via die niente si concedessese non inipiegavano le loro hraccia. Di qui passa a notare il suo encomiatore , come indefesso 1' energico nostro magistrato in ogiii argoraento di pubblica utilita, si piacesse anco di scaldare 1' altrui buon volere, non solo con la effi- cacia della persuasione eloqucutissima del proprio esempio e della parola, ma ancora con gli scritti cir ei dlvulgava: in Lodi sul contagio petcccbiale, a Soudrio sulla Valtellina, in Brescia sulla costruzio- nc di nuove strade e mantenimento di esse: operetta 136 cli'csso ialltolo all'Ateneo come suo Socio cl'onore.' Ma contro ognl umano autlvedimento una morte im- matura lo tolse nel vigorc degli aniii alia confideuza del principe, alia bcnevoleuza de'suoi amministratij egli dopo brevissima malattia, che in sulle prime non parve da farsene caso, mori al i6 di marzo del correute anno , toccando il cinquantcsimo sesto dell' eta sua. All' ultima esequie dell'uomo potente ( disse I'avv. PaganI nell'esordire del suo eiicomio ) si affoUano quasi a corteggio gli sdegni, i rancorij le rivalita: e in un con esso le benevolenze, le slm- patie, r adulazione, la maledizione^ ma 1' inlmicizia deponcndo le ii'e , come la parzialita il favorc, al garrulo mormorio delle passioni succede la calma della ragione e il giudizio della verita assume i suol dirltti, c la sua parola si incide a pcrpetuita suUa pletra del sepolcro. Spontaneo fu il commovimento e il compianto della citta al suo morire, e fu scritto sulla porta maggiore del tempio che n' accolse la spoglia mortale agli ultimi ufficj della chiesa - Lutto Pubhlico. Intorno al suo feretro si affissero alcune iscrizioni, nelle quali si cerco di scolpire il carattere dell' egregio magistrato. Si scrisse in quelle: clie fu proteggitore, fautore e soccorritore di pie istituzioni in vita e in morte: che fu leale, franco, operoso e magnanimo, distributore a tutti di giustizia, che voile piuttosto impedito ilmale chepunito. Si scris- 1 37 sc , che la schicttezza in lui non nocquc alia dignita, che la (lignlta non isconfortava la benevolenza, die le umane affezioni non prevalsero in lui alia giusli- zia, che nessuno bisognoso dl consiglio si partlva da lui scnza consolazioni^ che finalmente il padx-e dclle miscricordie, nel gran libro proposto ai secoli della vita avvenire, avea registrato il suo nome fra i be- nefattori dell' occulta indigcnza. L' inopinata morte dell' egregio de-Pagave, seguita scnza quasi gravita di lunga malattia e nel vigoi'c della salute piu. floridaj mosse la curiosita e il di- scorso delle persone che si interessavano a'suoi glor- ni pvezlosi^ e fu per poco che ^Ta piii indiscreti si mormorassej die i medici non ne avessero conosciu- to il male, onde ridotto a termini di conclamata gra- vezza, non trovassei'o poi rimedio a salvarnelo. E questo mal fondato sospetto s'avvaloravaanco piu, vociferandosi diversa 1' opinione sulla realita ed cn- tita del male dei medici sopracdiiamati a malattia inoltrata, e dl quegli altri che dapprlma il curarono. La qual diceria condusse il nostro socio d' onore dott. Guglielmo Menis, R. medico provinciale, che vide e cur6 1' ammalato sul primo sentore de' suoi' mail, a leggerne la storia patologica, e a dire come la nccroscopia avessc sveuturataraeute chiarito la qualita della malattia, gia da lui riconosciuta in sul- le prime, e come tale guerreggiata dagli opportuni i38 rimedj. Eras! dlvlsa la dlaguosl della malattia fra uu malanno di fegato o del tnbo intestinale^ la se- zlone del cadavere mando quasi assolto il viscere da ognl magagna, contro I'opinione che in altri eras! creata e contro quella istessa del pazienlc, che lo in- eolpava di tutti i suoi patlmenti^ e stringendo il dolt. Menis la sua relazione, conclilude con dire: che la malattia del de-Pagave fu alia prima un' af- fezione gastrico-saburrale, la quale essendo stata a lungo trascurata, si accompagno ad un irritamento delle membrane gastro-enteriche, senza pero far luo- go a un corso regolare febbrile. Un regime conve- niente e a lungo continuato lo avrebbe senz' alcun dubbio tornato in salute^ ma il poco o nessun guar- darsi nella convalescenza, e in particolar modo lo strapazzo della propria persona, avventurata ad as- siduc occupazioni e al poco misurato proponimento di voler guarire senza aver ricorso alia medicina , suscitarono un' affezione secondaria in via di mor- Losa successione. La gastro-enterite dee essere con- siderata come I'cffetto della gastro-enterica irrita- zlone recata al massimo grado. La buona ed energi- ca costltuzione fece clie non si manifestasse 1' affe- zione secondaria con carattere febbrile se non dopo r abbattimento di tutti i sistemi vitali , e quando la gastro-enterite avea gia fatti notevoli progressi. La malattia per tal modo doveva assumere indole gra- i39 visslma. e la cuva s' luforsava in gravl dlfilcolta, at- tese le oppostc indicazioni d' infiammatc localila e di enorme Icsionc ncl sensorio^ per cui la salvczza del de-Pagave (corauuquc non gli si fosse ammini- strato lo zoll'ato di china, chc iudaruo si giudicu cs- serne stato il suo tracollo) era affatto disperata, Ri- cogliendo il morale della relazione del dott. Menis, c lasciando il sostanziale che si liferisce alia diagno- si ed alia cura della malattia di cui mori il de-Pa- gave, ne risulta quanto condannabile e al tutto mi- cidiale sia il pregiudizio di coloro, clie sopraggiunti d'alcun male, credono poterue uscire col dirsi sani, o col fidare ncl buon temperamcuto, o col non cre- dere affatto alia scieuza da cui precede la guarigio- ne di morbi sanabili dairuomo. II degno de-Pagav^ mori vittima appunto di qucsli volgari pregludizj j come molti altri ne muojono ancora col supporsi sempre ammalati, e col vlvere fra le scarabattole e i rJcettarj degli speziali. Ma lasciamo gli elogi di persona morte, e veniamo a dir bene o male de' vivi, iu questa parte di Com- menlario che si cousacra alia nobile letteratura. Prima di mandare a la stampa con la buona Ven- tura il poema suU' Origine dellc Fonti^ lo scrivente Segrelario vollc per distcso fame lettura a' suoi col- Icghi deirAteneo: e per giovarsi a tempo dcMoro giudizj, eper allegrare gli uditori da piu sevcri stu- i4o dj coll'araemta della pocsia. Se iion clie anco in que- sto coraponimentb di poetico non fu che I'ornameii- to episodico e I'armonia del verso, mentre il sostan- ziale fu tufto sclentifico a rigor di termini. Piacque a udirsi la letlura del pocma^ benclie il molto pen- sato modo di que'versi domandi piuttosto la medi- tazlone di pralicissimi leggitori, che le sfuggevoli impressioui di faciU orecchi, per apprezzarne il be- ne o il male. Peroccli6 ( frutto di consumato eserci- zio nello scrivere di siffatte materie in verso) nessua concettOj nessuna parola, nessun accento , nessuna armonia v'entro inavvertita^ e quanto alio stile, I'ar- tificio condusse lo scrittore dal prime all' ultimo verso. Ricordando per6 del romano oratore, clie a tali che lodavangli a cielo la buona e cara moglie perch^ non volesse ripudiarla, rispose mostrando loro le calzature de'suoi piedi, e dicendo: A voi pa- jon belle e hen JcittCj ma non sapete appuiito dove faccian male; cosi anco il Segretario dira nelto schietto il suo parere sul letto poema, come sc fosse fatto altrui. E per dir tutto, dirassi d' ogni sua par- te. Comunque diviso il lavoro in quattro libri, non tocca ai tremila versi, perch6 la materia non si pre- stava a piu: senza volere a bella posta crescere il difetto che qui per primo si confessa: del soprac- carico degli episodj, comunque paja che tutti venis- sero spontanei e a dilucldazione dell'argomento. Nel i4. primo lihi'O, oltrc alia parte procmialc, all'annunzio deiroriglne biblica (Ic'fontl, e a quanto raccomanda il soggetlo dell' opera, parlasi dclla varieta ammira- Lile dcllc scatiirigiiu diverse. Non si potca fjuindi ta- cere dclle bcncficlie dcU'antichissimo Psilo, uc; delle caldee medicinally ecco Abanoadunque, il cui episo- dio allai-gandosi a Petrarca, passa forseirispettidella proporzionecconomica. Trattandosi delle varieta sin- golarissime delle fonti, non cutrava indarno la Pli- uiaua, di cui tanto s' e detto c quistionalo^ ne in- daruo veniva il dire di acque doici uascenti e peren- ni nell' isole basse e disseminate uel largo di marl stermiualij dclle quali si fa assai difficile lo asse- gnarne i principj. Tanto beneCzio della pi-ovvidenza volge a parlare de' navigatori e del gran bene die fanno quest' acque, il cui difetto ingenera morte e pcggio: r idrofubia. La naite scuola cui segue sicco- me scrittore, condusse il Segretario a considerare e a dipingcre I'orribilissima tra le umaue sciagure, ncl cane: mentre altri per avventura avria condotto il suo Icggitorc in alcuna buja cameretta per assistere alle agonie ed ngli spasimi delfuomo. Basli a lui la pieta che i suoi versi ispireranno pel povero cane, Al finire del primo libro ringrazia la provvidenza del dono inoffabile dell'acqua buoua a berc: acconsen- tita a lutli e dappcrlutto, o per natura, o per arte, o per csjn-cssi tniracoli: e a queslo p?.sso accadc\a di accennai'C I divini pi'odlgj operalisi da Mosc, c piu da Dio e da' suoi messaggi, conchludendosl la poelicanaiTazIoHecolleavventure di Agar e d'lsmae- le al deserto. Apresl il secondo libro con alquanti vers! esordiali contro I'assunlo di Lucrezio^ e tratta del moto impi'esso dal Creatore nelle acque, senza del quale tornerebbero a dannoemorte dellanatura^ e dice quindi dei tnezzi ammirabili da cui dipende questO salutai* movimento. Ponendosi per provato cbe i fonti salissero al piano ed alle raontagne dal- r acque del mare, espone le teorle degli antichi e del moderni clie tenncro cotale erronea oplnione^ cosi combalte quell' altra opinione clie I'acqua salsa pos- sa dispogliarsi dell'amaritudine naturale per le tra- file degli strati della terra fra cui si caccia. Discorre quindi nell' argomento molto fatto per la poesia, cbe I'acqua marina si possa dissalare e levarsi vaporan- do dagli abissi in cui si raccoglie, per opera contl- nua del fuoco clie alcuni sospettano ardere nel cen- tro della terra ^ entra per cui a parlare dei vulcani clie acquistan fede a la bizzarra teorica, e concblude il secondo libro col ricordare il tremoto cbe trava- gliu un anno fa la Romagna e i paesi al di la di P6. Riassume al cominciar del terzo la teoria de' 1am- hiccbi solterranei, ideati da' vcccbi naturalisti pel dissalamento e montare dell'acqua marina^ alia cui ipotesi mal soddisfa la prodiglosa quantita d' acqua 1^3 dolcc clic discorre a lutto V unlverso: spezialmente nelle Amcrlchc^ c rassegnando que'fiurni stermlnati, si conduce a dcscriverc quello di S. Lorenzo e il sal- lo del Niagara. Derisa la teoria dc"' lambicchi, tralta di qnella del mularsi die faccia I'aria in acqua per basse temperature: dal clie si puo riconoscere I'orl- gine d'alcuni fonti perennij nella cui esposizione si giova di tutto quel peregrino che la fisica rigorosa permetteva alia libera immaginazione. Dice come un fonle si possa formare in un luogo e si esponga a grandissime distanze in un altro , camminando sot- terra , da non potersene capire la proveuienza: on- dc parve altagliarsi la favoletta d''Alfeo e d'Aretusa. Nel quarto libro tratta ex professo della vera orl- gine de' fonti perenni, secondo le dottrlne di Valli- sneri^ si descrivon 1' alpe, le gliiacciaje, i lore coiii- movimenti a certi tempi, e lo sgelarsi continuo a pro de' fiumi a la piauura: parla deirattrazlon dci vapori clie si opei-a dalle gran selve, occasione a molt' acqua dolce^ e finalmente parla di prodigj so- prannaturali da cui dipendono alcuni fonti a bene- Hclo deir uomo: e finisce col racconlare la pia cre- dcnza d'un miracolo clie vuolsi avvenuto a memo- ria nostra e a poche miglla da Brescia. Esposte le malcrie clie ncl pocmetto intcrvengono per necessita d' argomenlo, c fallo riflcsso alia non picciol sua mole, lisulta: come una gran parte, c fovsc piii cbe «44 non occorreva, c affatto cpisodlca: difetto di cuJ ¥ autore I'avrla mandato assolto, se da capo Taves* se da ideare e distendere un' altra volta^ ma che a cosa fatta non ha potuto togliere, senza che appa- rissero cicalrici insauabili, anco raspando il male suU'osso. E tan to piii avria liberato lo scritto d'al- cuno del tre episodj, I'Agar, I'Aretusa o il miracolo con cui si finisce il poema: in quanto clie a un di- presso si somigliano le storielle, o almanco le occa- sioni del proferiile ^ e dei tre episodj il capro del sa- criGzio saria stato la favola di Aretusa, mcssa per pura bizzarria. Fu peru a tempo di trasporla dal fine in corso di libro, onde manco vi paresse. Se poi si dimandasse alio scrittore, se in questo geuere di comporre in cui la coscienza lo persuade di valere^ si potesse far meglio quanto a stile e versegglar pro- prio, ingenuamente rispouderebbe: che in quest' ul- tima scrittura ha creduto di manifestare quanto I'ar- te e I'esercizio dello scrivere e lo studio piu accu- rato hanno potuto insegnargli. Accaloratosi daddovero V altro nostro socio aw. Antonio Buccelleni nella promessa traduzione poe- tica di tutta I'Eneide, ne porse in quest' anno quella del 5.° libro^ nel quale il gran Virgilio condusse tanta novita e varieta piacevolissima e tanto movi- mento d'affetto nei giuochi, altrinienti cantati da Omcro. Segm il traduttore anco in questa parte del i45 suo lavoro le normc c i rlspctli che a sestcsso pose, di cui parlu ncl suo discorso della musica poetica, di cui s' e reso conto nel comnientarlo passato: e parve che ncl canto di cui parliamo sia anco mcglio liusciLo alio sue Industrie, perchc V argomeuto e quindi randamento de'numerl e dell' armonie si at- taglia pill ancora all' indole dcllo scrivere e del coii- cepire del traduttore. Ma qualunque giudizio che con tutta fade e persuasa auloiita recar si potesse intorno a siffalta opera Ictteraria, non si acquiste- rebbe 1' altrui fiducia ne la provala testimouiauza del fatto, se non si traggono di continuo Ic prove dal contionlo seguito del passi piii cospicui del lati- no poeta cou la versionc italiana^ e allora soltanlo s.ira del giudicar de' valcnti il decidere se VirglHo fa reso proprlamente poiiclcrc ct nlcnsura. Cosi altro raffrouto si dovra fare di questa Iraduzionc con I'al- tre piii celebrate che fiuora uscirouo, per raostrare col fatto se il nostro collega abbia passato gli altri. Noi promettiamo, e per I'amore a Virgilio, e per r istruzione ancora dei mauco provetti in cotaU stu- dj, questo lavoro di elevala filologia, quanUo che 1' opera sara compiuta. Dailieti studj di Virgilio e dalle reuuuiscenze di affottuose c care simpatic col vero c col bello, e daUa umanita dclle ictlere, ne trasge alle considera- te crudclta cd ai terribili vaueggianienti dellc poe- lO sie dl Lord Byron II mitissimo nostro collega e ceir- sore, prof. Giuseppe Nicollni. Come mo queiranima Candida di Nicolini siasl intromessa negli spied! e ne- gli sproni e uei tossicLi di cpcll'uorao nuovissimo di Byron, (juesto e quello che uon sapressimo proprlo dire. Perocche sulla raaggior parte di que' poemi staria bene che fosse stampato per nostro avviso, perche nessuno ingenuo li leggesse, 1' avvertlmento di queir umile fraticello : Noli tentare diahulum in latibulo suoj e quell' altro detto di Quiutiliano: iVec juvaty nee delecLat. Ma poiclic^ al nostro collega piac- que di mostrare quanto vaglia nel rendere nella sua lingua 1' orlginallssimo poeta dell' eta nostra, noi pure diremo dell' originale e della traduzione poeti- ca. Un riputato giornale, al divulgarsi della tradu- zione del Macbet, imputava al nostro Nicolini un andar dimesso e pedestre di verso e di stile, un'ab- bandono di armonie, cbe mal si affa all' altezza ed alia selvaggia terribilita dell'origluale^ rccando pero consideratamente 1' avvertito difetto, non ad impo- tenza dello scrittore di saper far meglio e spesso e sempre , ma bene a un elettosi e proprio suo siste- ma. Se si volesse menar buona 1' accusa in parecclii casi e riscontri notati da quel Giornale, il rimpro- vero non si attagliava all' opei-a tutta intera^ e il tiraore appunto di travisare or la nuda e gretta sem- plicita, or la studiata volgarita, ora il formidabile e 1 47 severe sublime dell' origlnale, lo condusse pluttosto ad astcncrsi da qualunque artiOciosa composizione di stile e di verso, cLe a usar que' modi nei quali in tant' altre sftc lodate scritture apparve maestro. Le spezzature istesse. i rispetti, grintriclii del dia- logo poteano menar buono questo sue metodo: in confronto d' altre maniere di traduzioni che pecca- no pel coutrario. Ora la Parisina^ per essere appunto un poema narrativo, ue a fi'antumi di interlocuzione, si assolve per nostro avviso da codeste mendc, o modij per dir meglio, d' un sistema che Nicolini voile imporre a sestesso nella traduzione di Shakspeare^ e I'andatura dello stile e il tone del verso risponde al fiero procedere della narrazione: la cui lettura, se per la bonta della traduzione piacque mirabii- mente, mando certo a casa poco contenti tutti co- loro che daddovero attesero all' argomento. Ma a questo passo la moderna scuola ci grida: avere lo scrittore aggiunto il suo fine quando fortemente commove^ al che rispondercmo che ne commove- rebbe anco lo assistere a un supplizio giuridico.E chi non sentirebbe infino al vivo dell' anima lo spetta- colo d' una moltitudine, muta, fredda, adunatasi in piazza ai tocchi d' una campana da morto, intorno a un palco rizzato, su cui luccica appesa una manna- ja, custodito intorno dalla pubblica forza? E una lunga Gla di couforUtori o battuti^ con ncgre zimar- i48 re e toi'ce ncrc, mormorando orazloni di rcqiile a clii vive ancora^ e dopo quest! il paziente clie mal sa tvavre i suoi ceppi al patibolo, con legale le ma- ni alia vita: tra il boja clie 1' ajuta a moversi, e ua buon frate che lo conforta all' ultimo passo? E chl non si commoverebbe fino a tramortire, vedendo il nostro simile buttarsi disteso sul tavolato, e spor- g«re al ceppo il capo raso^ e cbi nou scntirebbe ca- dersi suU'anima quella mannaja e il grido della pub- blica commiserazione^ e chi non voltera gli occlii dal sangue clie gronda c da quel capo mozzo, clie il carnefice infilza a spcttacolo sull'asta dell'abominio e dello scandalo? La piii compiuta stupidita "non manda assolto vcrun crisliano, scnza clie paglii'il visto spcttacolo con molle lagrime, con isvogliatez- za dal cibo, con notti interrotte da misere visioni. E a qncsta spezie di commovimenti agguarda Byron e clii segue la sua scuola, ciii a gran delizia tien die- tro in Francia Vittore Ugo. Porge malaugurato ar- gomcnto a qucsta novella un fatlo ricordato nelle Miscellanee di Gibbon *. Al tempo di Niccolo Ilf, "^ E poi anco im bcl dire, iin^affczionc, una prcmnra da far- scle schiavi, il bcl vczzo che scgnono gli scrittori inoderni d'ol-' tremare e d^ oltremonti, di razzolare fra le noStre crdnaclie del medio evo e de''tcrapi ancor piii vicini, per mctlcre in luce nci loro scrilti seinpre alcuna vcrgogna, alciin misritto avvcnuto in Italia: come sc le istorie dcllc loro nazioni sostenessero penii- ria di misfatli atrocissimi da spavenfare qnalunque anima pi\'i i49 Fcrrara fu contaminata da una tragcdia domestica- pcrocchu per le tcstimonianze d' ua servo c per le sue propria, il marchese d' Estc venne in cognizionc di amori incestuosi fra Parisina sua moglie e Ugo- ne suo figlio bastardo, di grande avvenenza. Furo-» no cssi dccapitati nel castcllo per sentenza del pa- di'e e marito, che puLblicu le sue vergogne, soprav- vivendo al loro supplizlo. L'argomento per sestesso atrocissimo e ributtante, riceve da la penna di By- ron una evidenza di prescntc verila, una voltura cosi spaventevole da crescere a mille doppj il rin- crescimento a udire tanta ignominiosa calamita j egli per cosi dire, intacca tanto sid vivo da mettere a nudo i nervi dell' umana sensibllila, per poscia im- prontarvi con sigillo di fuoco la sventurata sua isto- ria. La novella comincia dal trovarsi insiemc all'ul- timo de'colpevoli amanti^ il nome del complice ar- licolato nel sonno dalla rea moglie del tradito Estense, impegna il marito a cercarne la vcrita: cbc tutta palesc e schiettta ritrae dai servilori e da Ic ancelle di Parisina. Aduna la corte de' suoi baroui al giudizio, a cui si traducono fra le guardic Icgati sicura. Sliam a vcderc chc qualchc sottile indagalorc, rovjsfaii- (lo arcliivj d'' aatichissima data, non Irovi, chc anco Giuda Sca- liolo tragga originc di sanguc italiano, c ne lo imparcnli in alcun nobilissimo casato, di Toscana, di Romagna o di Loni- bardia ! i5o i colpevoli; a poclu rlmproveri, a coperte furie tien tlletro r intimazlone di morle all' infellce suo figlio, e di peggio a la donna. Terribili e scandalose rispo- ste rende Ugone al proprio suo padre ^ non nega r amoroso commercio con Parlsina, anzi ne esalta i godlmenti^ e scrlve il suo delilto a conseguenza dl antichi delitti del padre : che inganno la donna da cui nacque con promesse di matrimonio, lascian- dola cosi morire nella propria vergogna. A casa del diavoloj crediamo, non si parla con piu libera e ri- soluta vcrita. La c61ta e pubblicata in fallo non puo mover parola. Sostenuto cli' ebbe il padre e marito tutta I'amarezza e la desolante jattanza di Ugo, pro- dotta fino a quasi un centinajo di versi, nell'interior del castello si va apprestando ognicosamaterialmen- le necessaria pel taglio della testa. Gia la torre qua- drangolare verso sera suona a mortoj il dannato si gitta a'piedi del confessore, e a un dito di lui il car- nefice, che va tentando con le mani il filo della scure arruotata di fresco. E qui i proprio dove Byron non lascia indietro circostanza alcuna per affliggere i suoi lettori, e inebbriarli di quintessenze dolorose, e spa- ventarli e tramortirli. Esaurito quindi tulta I'ama- ritudine della circostanziata rappresentazione , il giovane 6 decapitato^ e un grido disperatissimo uscl- to da una finestra del castello, a vista dell'immola- tOj fa sospettare che Parisina fosse stata forzata a i5i soslcncrnc lo spcttacolo, o cV clla pure moilsse d' altra mano. Or veniamo al costrulto morale del componimento (giacch^ nessuno, non diremo gentile, ma facchincscamente zotico, potrci negare d'essersi scutito inchiodar 1' anlma al fiero racconto ) venia- mo a dire che di bello, clie di utile ne risulta da queste letture. Qual impeto se ne puo trarrc a pub- blichc o domestiche virtu? Qual miglior stima se ne puo ricavare della nobilta e perfetlibilita di no- stra natura, qual magglor rispetto a propri doveri, alia sicurta delle famiglie? Dio buono! Non sarebbe egli meglio ignorare che tanto scadimento e morti- ficazione dell' onore non potesse darsi, non potesse accadere neirumano consoi-zio? E clie, se pure acca- de nclla voltura di tutte le disordinate ribalderie dolla corruzione e delle passioni, non sara ella ope- ra piu degna il negarlo o dissimularlo: piuttosto clie imitare lo svergognato figliuolo di Noe, e divulgarlo con tutto il parlante splendore della poesia, in tut la la sua enorme bruttura? Quali utili proponimenli , quai nobili ispirazioni, quai sensi ti reslauo ueiraiii- mo al chiudere di codesti libri? Forse che maucano licti e severi argomenti alia divina potenza della parola, da far prova di quauto vale sul cuore e sulla mcnte dell'uomo? Forse che non vi sono piii doveri a cui movere i traviati, e virlii da racconiandarc, c patric da illustrarc, e liiaunidi da vilupcrarc. cd l52 eiTori e pvegiutllzj tla correggere, e melensl e servl- tori d'lanimo da richiamare alia profittevole vcrgo- gna di seslessi? O sarem forse noi scadati tauto neir obblivione di umani e misurati affetti, e cosi morti a'discreti commovimeuti, da bisoguare ferro e fuoco sul vivo, per fame risentir della vita? Ma vario e il giudicare degli uomiiii anco in una cosa istessa, ed e poi liberissimo in fatto di quel che pla- ce nelF ai'ti e nelle lettcre^ tuttavia guardando a cjuello che ne par vero, ed alle conseguenze che dalla diffasione di cotali scritture, riputatissime a'uostri di , possouo dii'ivare alia mente ed al cuore dclla gioventu, si siamo abbandonati a queste parole. Dair indole di queste scritture si argomenta di necessita V immansuetudine delle nazioni da"cui ne vennero^ al cui livello iudarno si sostiene da alcuni che possa inchinare 1' Italia. L' amore di taluni a queste maniere di poetare passera senza fallo : per- ch6 le nostre lettere, le nostre idee , la nostra edu- cazione, 1' indole nostra non lo comportano^ c per qualsiasi travolgimento, qui ogni fatto per nulla saria romantico, ma terx-ebbe del niaschile auda- mento e della classlca e dignitosa superbia de' ro- mani. Cercando i motivi per cui in molti de' nostri valenti ingegni si ingeucro V affezione a qucsla ma- niera non nostra di coucepire e di scrivere ( taceudo di alcuni che ne farebbero onore, e di allri che ne i53 nmillc-vebbcro : come a tlirc il prcstigio die la no- vita esercita su di noi, o il corrivo concedersi alPimi- tazione ed al conscntire co' forestieri ) uno cc nc form tra i molti la lettura d' una novella romanze- sca del genere medio, di eui intrattenue V Atcuco il nostro compatriota Lorenzo Erculiani : giovine slu- dioso, di cui abbiamo traduzioni e composizioni ori- ginali. Comunque con gran danno dell'ultimo effetto la novella riveli dopo poche pagine a qual fine dcb- ba sciorsij apparvc distcsa con disiuvoltura di cor- retto stile e con bastante interesse: si pel caratteri delle persone intervenienti, come per le avventure clie vi si annodauo. Colla letteratura spagnuola e per gli esempli de' francesi, e particolarmeule per la fama del sig. d' Arnaud, antesignano de' roman- zieri di sendmento , anco I'llalia fy invasa dalla ste- rile abboudanza di storielle di simil fatta^ scrittori grandi e piccoli si beccarono il cervello per piacere al bel sesso e per fornir merce ai tipografi, con met- tere insieme novelle e romanzi, coniati a un diprcs- so deir islcssa stanipa. Amori traditi sul piu bello, giovaui abbandonatc, duelli con sangue e senza, tu- tori innamorati, padri crudell, figliuoli caparbj, ere- dita piovute dalle nuvolc die saldano matrimonj disperati, bambini barattali in cuna, ricouciliazioui, vocazioni forzate, riconoscimenti, lamenti ecc: fan- faluccbcj la cui vacuila ed inefficauia doveva alia i54 lunga annojare ed increscere; si che slracchl tulli di codesta insipida ricolta sentimentale, parve bello di ridestare 1' appetite di stomachi infiaccliltl con droghe potenti e risolute^ le quali pero, usandone soverchio, mortificano nel palato e nella lingua cpialunque piu mite vellicamento. II gusto che si prese in Italia da parecchi autorl valentissimi e leg- gltorl al fiero genere di poelare forestiero, proce- dette in gran parte dalla noja e dal fastidio de'no- vellieri d' amore^ che da ogni culta persona or so- nosi abbandonati ai cantastorie di piazza, ed alia prima gioventii che vuole iniziarsi alia vita degli amoreggiamenti, od alle giovani, adulte senza co- strutto, che si pascono in vanita di desiderj e di speranze fallite. E per chiudere il discorso su cotali novelle di bizzarra invenzione, a parlar delle quail in mal punto ne condusse la lettura fattaci dall'Er- culiani, noi volgeremo a lui le parole, perche non ispeuda 1' ingegno e rinneghi la chiamata della buo- na natura in codeste invenzioni romanzesche^ ma che si Volga a piu sinceri e profittevoli sludj. La storia, I'erudizione, la varia scienza, la filologia, r eloqnenza possono promettergli stabilita di ripu« tazione e favore ed utile occupazione cd esercizio al proprio ingegno, che pur vale a cose piu degne. A tutt' altro divisamento intese il nostro socio cav. Francesco Gambara nel descrivere novelle isto- i55 rlchc, (11 culj come saggio, due ne lesse in questo anno: Bragida Avvogadro, e la Pietra del Gallo. Fu sue lodatisslmo pensiere d' invogllare la nostra gloventu alio studio dcllc patric istorle, al cui uopo si avviso di trascegliere dalla istoria bresciana, dalle cronache, dalle tradizioni istesse quegli argomeutl disseparati che si prestano al giro di novella , e che presenlano un unico fatto, o chiariscono un perso- naggio che meriti d' essere ricordato in bene o in male alia memoria della posterita: trovandomodo al tempo istesso di toccare incidentalmente la storia del tempo in cui si colloca il personaggio o I'im- prcsa. Potrebbesi dire 1' opera dell' egreglo collega, un fiorilegio, una crestomazia dell' istoria civile e militare di Brescia^ e la nostra citta per gli svarlati accidenti fortunati e infelici nei quali si e imbattu- ta, puo riputarsi riccblssima d'uomini e d'imprese come poche altre citta non capltali d' Italia. Egli intitola la sua prima novella - Bragida Avvogadro i donna d'illlbata castigatezza, d' alto sangue, di su- blime intendimento, di maschio valore. Toltasi la patria nostra ai i6 marzo del 1426 alle tirannidi di Fillppo Maria ViscontI, che se n'era inslgnorito, cac- clandone Pandolfo Malatesta, e ridottasi volontero- sa alle mani della repubblica di Venezia, il Viscouti le fuadosso strlngeudola di vigoroso assedIo,edassal- tandola ripetutamente con escrcitopoderoso, capita- i56 nato dal condottier cVarmI NIcolo, detto il Piccini- no. Pel risoluto coraggio de' suol cittadini resse Brescia lungo tempo all' esercito nemico , che plii volte mosse all' assalto delle mura difese^ e soppor- t6 con valorosa rassegnazlone la fame e la peste che dentro la disertava. II marlto della bresciana eroina, Pietro Avvogadro, e i gloriosi antenati di parecchie nostra nobilissime famiglie, segnalarouo il loro co- raggio nella difesa: rompendo spesso per le aperte trincee delle combattute mura uel campo nemico , recandovi la vendetta dei patimenti che denti'O af- fliggevano I'invitta lor patria. Bragida, Agmen agens eguitum, etjlorenles acre catervas Bellatrix: non ilia colo calathisve mineivae Femineas assueta manus , sed prelia .... Dura patij, cursuquc pedum praevertere ventos : ella esempio agli uominl istessi piu consumati nei perlcoli e nei frangenti della guerra, di costanza imperterrita e di valore, inanimando alLre donne alia difesa, trovossi armata sempre, nottee giorno, dove piu era il pericolo, dove piii presso incalzava I'inimico, dove plii spesse erano le morti. La sua presenza, noa che F opera, valse tra i bresciaui as- salssimo:^ fino a che, fallita al Piccinino ogni spcran- za di pigliar la citta di forza , converse 1' asscdio in i5j blocco Jontano: sopravvencndo pni la pace per gli interposti iiffici di papa Martino V^ per la quale si tolse (la altic offcse il Visconti, e Brescia si rimase al dominio dc' veneziani. I quali vollero ricordare la nostra eroina, col porle un rltratlo, a mano del ce- leb re Tintoretto, con apposita iscrizione nella grau sala del maggior Consiglio nel palazzo ducale in Veneziaj e iu Brescia nel palazzo di Broletto * si scrisse ad onorc questa memoria latina. ljoj> . .f . BR.VGIDA AVOGADRA PATniAM INSUBRI HOSTE P/ETITAMi JJ^Jf!:. Ij : • • • CUM MATRONIS CONCIVfiJUS . 'iH^l .(J(J.'!!; C.5:TERARUMQtJE F>EMINARUM MAindo'J t) ^'u..- .. > VIRILITER DEFENDIT i'.-' f '. '> ilif ANNO MCDXXXIIX. .'i>f) ''lO". { 0 . Si riforisce 1' altra novella ai teiripl del secolo XIII. A un raiglio di Brescia, sulla via che dalla porta- di Torrchinga mena a Verona, stava un gran masso d' antica scoltura, che impediva quasi il caniraino , e che da' vecchi dl que'luQghi si chlamava la Pletva del Gallo: la quale a memoria nostra fu tolta via c sepolta non si sa dove, o fattone calclua, nello allar- T,'' isrrizionc a T>ra£p(la Avvogadro peri nolla riToliirionf" ilcl iS niarzo 179^, non si sa ronic. 1 58 gamento clie s' e fatto tlella pubblica via. Ora quel maclgno, ricordato dallo storlco Rossi, notava una congiura fallitaj e quinJi il supplizio dl chi v' ebbe parte. II famoso llranno Eccelino da Romano, vlca- rio imperlale in Italia di Federigo Secondo , nel 1 258 estese il flagello del crudellsslmo suo dominio anco nel territorio nostro e nella nostra citta, cbe mal seppe resisteigli; e messala a ruba, e inapostovl quel tirannesco governo che piu gli placque { fosse che temesse glustamente per se fra tanti offesi, fosse che allettato dall' amenita delle nostre colline di Torrelunga, si piacesse di godervi 1' aria libera e sa- lutare), Eccelino pose il suo domlcilio in un di quei casinij e cola tenne famiglla, fra mezzo a' suoi satel- llti e soldati ed astrologi. A un nostro patrizio, Ri- dolfo Gaidano , uom d' alto affare e di gran forza d'animo e di corpo, soccorse il magnanimo divisa- mento di liberare la sua patria manomessa ed ucci* dere il tiranno^ e per condurre 1' impresa, trassesi a una sua rocca in Capriano, a nove miglia da Bre- stia , dove accolse amici capacissimi e die stabilita alia congiura. Torre la citta di forza, custodita co- in' era da tanta mano di soldati , era impresa dispe- rata^ onde si tenne pluttosto doversi assaltare la belva nella sicurta del suo covacciolo e finirla tra suoi. Ma come recarvisi dentro, come pigliare Ec- ceiiao alia sprovvista, il cui sospettoso riserbo ognl 1 59 tU pill accrcsccva, c quindi molllpllcava le scoltCj le custo die , il satcllizio? E chi per ultiiuo sapeva i guardatl aditi, le uscite, i riposligli di (jiiclla casa, clie reiidcva paura anco a guardarla lontano ? Fra i cougiurati si offerse un certo Ottiuo Tra'ina, uom d' alto cuore, difforme c ridicolo della persona: ua giullare a cLi ben uon ne sapeva 1' indole, e chc dal- lo imitare pcrfcttisslmo clie sapea fare il canto del gallo, era gallo sopracchiamato. Questi propose ai compagiii di volcrsi avventurai'c in tjuella casa, fin- gendosi mcntecatlo e buffonc piacevole: ch'esso avrla spiato ogni conlcgno del site, e il destro e il memento di entrarvi ai compagni: clie intanto si stessero ap- piattati nelle maccLic e boscaglie di cui tutto intorno ei-a avvolta quclla casa^ e chc segnale d'usclr d'ag- guato fosse il cantar del gallo, ch'csso avrcbbe cou tulta Icna intonate dalle finestre della medesima. Acconsentiron tutti, e i piu arditi si armareno, dis- posli a morire eve occorresse, e per vie disusate ed. alia spicciolata si difilarono a'luoghi appostati. Ot- lino, ajutando con bizzarro vestire I'apparente sua dappocaggine, e toccando una cliitarra, cou ismorfie c smancerie si fece innanzi a le seutinelle della casa, c il custode satellizie si divert! meltissimo con quel supposto balordo: clie anzi vi fu couvitato , e cou miilc piaccvolezze c cantando da gallo intcrtcnuc r odiosa brigata. AI lornar di Eccclino dalla cilia i6o ^ fu chi annunziogli il divertimento di tulta qiiclla giornata e le piacevoli buffonerie dello zotico^ onde egli voile spiauare I' atroce superciglio e godersi del pazzo. Ottino in fatti ammesso nell' intimo della casa ed alia mensa , quando a lui parve clie buono fosse il punto clie i congiurati uscissero dalFagguato e corre?sero a mano armata nella casa, tra gli al- tri divertimenti principiu a cantar da gallo : lo che piacque assaissimo ad Eccelino^ e fattosi auzi alle finestre intouo a tutta lena il suo canto per ogni banda. Al segno convenuto i congiurati furouo a uu punto alle porta, essendo gia di notte^ vi ammazza- no le custodie e s'impegnano in una mischia coi sa- telliti per giugnere alia camera del tiranno^ ma come il diavolo ha cura de' suoi, si condusse per cola una mano fortissima di soldatesche, clie accorsero ai gri- di e al sobbuglio della invasa magioue di Eccelino, e pigliarono i congiurati bresciani. Molti perirono nella mischia, e dai sopravvissuti si trassero le con- fessioni al solito c le dichiarazioni della conglura ^ fu massacrata la famiglia, graudi e piccoli, uoniiui e donne, del Gaidani e de' principali della trama^ e rOttiuo co'rimasti presi fu messo legato e guardato intoruo dagli sgherri su quella pietra, a morirvi lungameute di fame. Gosi dalla sua morte si disse quella la Pieti^a del Gallo. Bella cosa ne sembra por- gerc cosi a braui I'istoria sotto Ic spezie di novclle*, r(5r rosi (li qucsta sc ne cima V importare dc' tempi e ilellc pcrsonc, si risparmia a' giovani il tedio con- natm-ale all' eta di seguir a filo una leltura lunga seguitamentc, si ommelte opportunamcnte la narra- rione di fatti e tempi intcrmedj, di cui non pu6 far senza lo storico, ma che ricscouo di poco effettore si porge finalmeute airistoz'ia vera i briilanti caral- teri del romanzo, clie tanto alia gioventu rende pia- ccvoli le Ictture. Tutta festa giovanile, e piacevole erudizione, e calorc di affetto furouo le scrilture che vcniie a leg- gernc il socio d' onore, TuUio Dandolo: bizzarra composizione , che pei' tale la dimostra anco il tito- lo istesso - il CaJJe, i Scpolcri e, V Annonia. Giudizlo- sissimo scrittore di viaggi, come ognun sa, si avviso di scrharc FameDita e la leggerezza de'tocchi, e la sicurczza non mcno de'giudizj suoi propi'i nolle sva- riatc mateiie di cui si fece peiegriuo argomcnto : a immaginc dcU' angcllo, che accennaudo di calaie da' suoi voli nelle apriche campagne, tiensl tuttavia in suir ale e non si concede alia terra. Egll in som- ma voile dilettarne. Trattu prima della bevanda del cafft, toccando 1' istoria di qucsto esilarante legu- me, che ignoto agli avi nostri, veune finalmente d'Oricnlc a commovcrc i cervelll, ad affinar rintellcl- to come fdtro incbbriantc. Giovo i ccnobitl ncUc lun- Shc c doUc lor veglic, allc (juali dobbiarno la con- 1 1 i6a servazlone delle lettore greche e latine^ all'usar del- r hifuso vellicatore deon gli arabi la serena loro immaglnazioiie clie li distingue fra I'altre nomade popolazioni. Piuclie il viao soporifero, giovo il caf- fe gli uomini sotnmi nelle sventure, e tenneli desti a grandi imprese^ a lui le arti, la filosofia, le lettere debbono il soccorso migliore: un veicolo innocente, continuOj operatore. L'abuso dell'infusione, scaldan- do oltre al dovere le menti, le condusse anco a va- neggiamenti ^ e da colpa a cotale abuso de'travia- menti del seicento, cosi nellc lettere come nelle arti. Vien a dire finalmente il nostro Dandolo ( e a que- stofine pare clie intendessepi-endendo a parlare delle avventure e dei mirabili effetti dell' araba bevanda ) come il caff(i a' giorni uostri ebbe fliialmenle un cul- to particolare, un tempio di nuova maguificenza in Padova, merce i tesori profusivi da un Pedrocchi , che voile ornare la sua patria d' un monumento, di cui non e 1' uguale no in Londra ne in Parigi. Delia quale novissima e straordinaria fondazione .i nostro socio porge minuta e verace ed elegantissima descri- zlone, recando il debito onore a cbi si ardi a tanta spesa ^ ma piii ancora al nobilissirao archltetto Jap- pelli, che ne ideo e condusse la fabbrica stupenda e il ricco e vario ornamento. Cos! quella sparsa cit- ta ostenta ora a'citladiui ed a'forestieri maravigljati un comodis^mo e magnifico luogo di convenire in- iG3 sietnc, a lullc Ic dolcezzc, a tulli i Lisognl Jclla vila soclale. Di lutli e il vedcre il mix-abilc cdifizio, per non seguirnc qui la dcscrizione^ c dalla letizia lo- quace del caffc Pedrocchi, ci rcchcremo con Dan- dulo al sacro silenzio dc'sepolcreti, di cui s''inlilola Taltro suo discorso. Si riconosce, die' cgli, quello clie valsero le antichc nazioni nellc arti, uella civil- ta e nclla forlunaj guai'dando c studiando i lovo se- polcii. Yeggasi quaulo rimasc al tempo slruggitorc di questi luoghi consecrati al riposo ed alia racmo- ria de' trapassali. nell'Egitto, in Gerusalcmme, ncl- la Grecia e in Roma, e saprassi dell' indole c dello stato di quc'popoli; sludinsi i sepolcri del medio evo in Italia c fuori, c scorgcrassi cliiara la condi- r.lone politica c eivile di que' tempi e di que'popoli. Pisa, Firenze , Venezia coutrassegnarono ai poster! il tempo fortunato che si volse per esse; e rende te- stimonianza della presente civilta in Francia, in In- gliilterra, in Italia , V edificazione de' magnifici ci- inilerj^ ed augura bene del secolo in cui viviamo , scorgendo levarsi una gara per tutte le cltta d'ltalia, in questo genere di edificazioni: nelle quali con patrio orgoglio distinguerem noi la nostra Brescia: che per le pie largizioni e plu per le munificbe dispo- sizioni del Municipio va realizzando il suo Campo- sanlo, cLc sara pcrmanente testimonio della picta dc'brcscianij dclla gcncrosita del Municipio e della i64 valentia di chi I'arclulcttu e condusse finora verso al suo compimento. Ma se noi si lodiamo dell'ope- roso Intendimento del nostro socio architetto prof. Rodolfo Vantini, Dandolo celebi'a nello scritto chc ci lesse la nota perizia dell'architetto patavino, Jap- pelli^ il quale dopo d'aver areata la meraviglia del caff(i Pedrocchi, or volge in auinio un edifizio moi'- tuario onde ornarne la patria di Livio. La descrlzio- ne che Dandolo ue offerse degli alti e nuovi conce- plmenti di Jappelli, scalda il desiderio, che al pro- ponimento tenga dietro I'effetto. All'armoma si con- sacra la terza prosa poetica del nostro Socio : a quell' armonia e convenienza di cui il Crcatore ha fatto dono all'universo, e che in ogni cosa si sconr tra e consola, attestando che una sola e sapientissi- ma fu la mano e la mente che die forma e stato al- l'universo. Egli ne ravvisa il bcnefizio ne'suoni, nei colori, negli insetti, nei cieli, nelle umane affezioni^ tutto consuona e concorda quaggiu alle leggi del- 1' armonia stabilita da Dio nella fattura delle sue mani. i65 BELLE ART I ARTI E MESTIERI Prima di venlr a dire 1' effetto delle arti belle, che anco in quest"' anno segnalarouo quanto sanno e possono fra noi , farem parola d' una Memoria che a qualchemodo si riferisce alia teorie ed alia deco- razione della nobilissima fra quelle, rarchlttetura: al quale argomento ne richiamano i cenni che ab- Liam preposti sul futui'o Camposanto di Padova , ideato dal celebre Giuseppe Jappelli. Di tutti c il vedere con che celerita ed intelligcnza proceda in- nanzi il Camposanto di Brescia^ e come questa grandlosa edificazione, che ne'suoi pi'imi rudimeuti parea piuttosto da riporsi fra le cose dwsiderabili che fi-a quell' allre possibili a'nostri tempi di I'igo- rosa cconomia, mova innanzi animosameute, e vada appagando parte a parte i desider) e i voti di noi brcsciani. Grazie alio zclo cd all' intendimento dol- Farchitctto nostvo socio, prof. Rodolfo Vantini, iu quest' anno il bel tempio che fronteggia 1' ediGzio sara condotto al suotcrminc^ rizzate furono Ic colon- uc al vestibolo, c sopravi il froutispizio^ compiuta c 1 66 decorala la cupola clic sovrasta alia clilesa^ e Inlorno al modo appunto di rlcoprirla estcriormente oc- corse disparere da ultimo sulla materia da irapiegar- visi: lo che forni argomento alia Memoria assal sti'ingentc di cui siamo per dire. Fu dibattuto lun- gamente il partite, se la cupola dovesse rivestirsi di laslre metalliclie, o marmoree, lavorate a fogge di squama, ecu pietra delle nostre cave di Rezzato. La quistlouc, che parteggio e divise ia contrarie opi- nioni dapprima la Gommissione sovrastante alia fabbrica, fu recata a conoscenza del Consigllo Co- munale, clic lenne per buono il partite dclla copri- lura col solito metallo. II difetto di solidita realc cd apparente, di cui da taluni si voile accusare il coper- to niarmoreo, condusse il Consilio Municipale ad accogliere il partito contrario a (juello che si propo- nea dall' architetto della fabbrica^ il quale, comun- que corrano gli effetti del giudizio emesso dal Mu- nlcipio, chiamato a dirimere la quistione, voile espoi*- re tuttavia airAteneoimotivi locali e gliaccorglmen- li dell' arte propria, pei quaii a lui parve preferibile per ogni verso la pietra al metallo. E per quattro particolari ragioni egli tiene che ciu si dovesse fare : per la maggior solidita appunto, realc ed appareute: pel maggior decoro, novita e consonanza con Taltre parti dell'edifizio: pel manco spendere nell'acquisto e lavoro del materiale, nella costruzionCj conserva- 167 zione c riparazloni posslblll avvenire^ e in quarto luogo per fine pel vantaggio pcculiare del nostro paese. Per raffermare con argomenti di fatto II pvi- mo assunto, porge tre tavole^ nell' una delle (juall rappresenta la pianta della chiesa e luogbi ad cssa pertineati^ nella seconda affiguva la facciata, e I'cf- fetto che avria prodollo 1' immaginato rivestimento in pletra della cupola: la lerza tavola dimostra lo spaccato di questa gemina volta, e la grossezza del muro destinato a sopportarla. Offre finalmente il disegno d'una squama, considerata per ogni verso, costante nella configurazione , raa varia nelle di- mensioni^ si che le squame, dalla base della cupola al suo cocuzzoloj passano dal dodici agll otto centi- metri di grossezza^ altro disegno agguarda la com- Linazione e coesione di dette squame, verticale ed orizzontale, e un brano di essa copertura ridolta a scala maggiore. Dall' esame dei pi-oferti disegni ap- pare, che il proposto sistema di copertura si forma di nove giri di pietra figurata con bella movenza a squame di pesce: ventisei delle quali per ciascuna fascia all'intorno, e corrispondente ciascuna di esse ai modiglioni posti nel cornicione del tempio. ]1 primo giro posa suU'attica che sorregge la cupola, coperto pur esso da embrici e tegole di pietra, cor- rispondenti a piombo ai modiglioni 5 il secondo giro si reggc dal primo mcdiantc uu rialzo attcrgato a ciascuoa squama: e cosi segue dell'altre aggiralc fino all'anello di pietra die oria intorno ]a flaestra uoniali maestri di cui si glorifica la reale Accade- mia di Milano, II Soletti ricordo il suo profilto e lo avanzar suo negli studj del diseguo alia sua patria, col maudarne alFesposizione il bassorilievo in gesso, rappresentante Angelica e Medoro. Nel canto XIX del Furioso tolse il bell' argomento die con mollo amore ed elezioue prese ad afGgurare. La bellissima innamorata si asside col suo prediletto, cbe direb- besi languir per vezzo, accostando la sua teslina a tpella d' Angelica^ la quale tutta piena di lui, ca- rezzevolraente lo guarda, e porge ladestra, condot- ta da Cupidine, a scrivere sur un masso il nome di Medoro. L' amasio non e qui n^ soldalo, n6 more- sco, e direbbesi un Adone, un Narciso ^ anzi ad al- cuno parve con quella sua testa e con quel tutto in- sieme di fatlezze e d' atti e di sembianze, non appar- tener quasi a viril condizione. La coroposizione k leggiadra, le forme elette, spontanee, disiavolta la condotta delle figure. i8o Le tentazioni di S. Antonio. Miniatura di Gio. Batista GicolAj Socio cl' ouore. Tatti ricordaao la stampa curiosissima delle paz- ze tentazioni del Santo, e le grotlesche rappresenta- • zioni immaginate da Calot. Si racconta nella pia crouaca die il deraouio ponesse insidie d'ogni ma- niera al i"iservato eremita^ e die non potendo riu- scire a'suoi pravi intendimenti, bastonasse il repu- gnanle alle sue suggestion!: fino a lasciarlo tramor- tito per delle ore e semivivo per terra. Per isviavlo dai pensicri di Dio quel mal volere si provo ad af- f'ascinarne t^nsl con la musica, co' profnmi, co'ci- bi, coil la podesta di bellezze sensibili^ gli si mostro nelle sembianze del niiccio per notare la volutta, del gufo per canzonarlo come vivesse fra grotte e catapeccliie dimenticate, di lumaca per rappresentar- gli il sue camminar basso e strisciante in sulla ter- ra 5 final nieiite lo stimolava sotto le forme di serpe tenlatore, di niajale, e via via. II nostro concitta- dino tolse da tutta quesfa ciurmaglia di diavoli, con- giurata a'danni del santo, quel tutto die piii torna- va agli studj del bello di cui egli e maestro^ tolse a guerreggiare I'uom del Signore con la piu efficace delle tentazioni: la bellczza splendente della donna. L effetto della sua miniatura rende una testimonian- za del vero assai piu solcnne d'ogni parola. Novo quadri a olio, (li Giovanni BenicJ. AU'allro egreglo nostro concitladino , di ciri si spesso s'c parlato con lode in questi Cotnmcntarj, appartengono i nove dipinti, co'quali voile ornala la patria esposizione: ricordando a'suoi, com' cgli crcsca ognor piu alia gloria dell' arte iu Milano. Quai paesaggi di libera imilazione, quali altri imi- tati dal vero, sommano essi a nove in lulto: cinque delle quali dipinture, a lui comraesse dal Sig. Giu- seppe Campi, consistono d' un paesaggio ideale, d' un poi'to di mare illuminato dai primi raggi del sole, dclla vcduta d'un castcllo al traraontare del di, d'una capanna in riva a uno stagno, e la piazza di Robecco. Per commessogli dal Sig. Giuseppe Poz- zi, dipinse a olio il castcllo dell'Uovo presso Napoli con temporale, e la Certosa pi-esso Pavia: una nol- tc, e uno studio sul quadro dell'cnergico Canclla: il lavatojo di Roven. Abbiamo altrc volte segnalato alia pubblicaestimazlone le operc primaliccc del gio- viuc Renica^ oi'a i snoi lavori toccano alia maturita^ c ne gode Fauimo al pensare, che parlaudo di liii non ne fe' inganno 1' amor del pacse : quando si tra- scorsc a promctterlo cd augurarlo come gioviue pri- vilegiato nclPamorc dcirarli belle allc quali crcscc- ya loutauo da noi. 1 82 Rltratto del Cav. Giuseppe Bossi. Busto in gesso, di Giovanni Emanueli. Spes altera. Quel giovlnetto Emanueli, 11 cul pri- mi passi negli stud] del disegno e particolarmente nella plastica, furono sostenuti e incoraggiati dal- I'AteneOj ora, crescendo cogli anni, va scaldandosl ai buoni esemplarl in Milano, dove da qualche tem- po da opera esclusivamente alia scultura. Da di la ne mand6 le venerande semblanze in crela di Vin- cenzo Monti ^ ora ci si ricorda con quell' altre del piu scienziato de'moderni artisti che furono: di Giu- seppe Bossi. Egli e assai desiderabile, che come nel gioviue Emanueli non vien meno e si accalora anzi r amore dell'arti, cosi la fortuna non gli nieghi po- lere di durare fuori di casa a questi studj ed a quel- le scuole che lo restituiranno maestro dell' arte alia sua patria. Trc quadri a olioj di Faust IN o Pernici. Anco di questo dilettante di pittura, caldo esti- tnatore di Basiletti, si fece spesso ricordanza ono- rata^ ne paja strano che nella patria appunto di Ba- siletti cresca e si mantenga 1' amore al pingere pae- i83 selti e imitare la schietta natura. DI tre quadri o vedute di pacsagglo arricchi il PcrnicI I'esposizione, e il vicino coufronto di raaestrali dipiati non fro- dava a lui la molta lode che gli si devc. Calligi'afie in seta^ di Amsrogio Gjleazzi. Le tre tavole offerte dal maestro GaleazzI fanno fede diquanto puo mente e mano nel condurre la cal- ligrafia. Ua immenso e studlatlssimo lavoro, un m- treccio di disegni complicatissimOj di lettere, di fo- gliami, d' animali, d'ogni sorta d'ornamentij de- scritti sulla tela color-rosa, e il tutto a pura penna: comandarono 1' ammirazione e il suffragio del pub- blico, a cui si esposero que' lavori. La complicanza del grafico disegno non menoma la distinzione di ogni sua parley come la piu minuta e ricercata con- dotta delle linee, dei filamenti, delle volute, dei fregi d'ogni sorta non accusa lentezza o pentimenti, o difGcolta^ ma tutto nel suo complesso dicliiara la disittvoltura della mano, e I'esecuzione raccolta tut- ta intera e prevista dapprima dell' effelto nella men- te dell' operatore. iS4 I Profughi di Parga. Quadro a olio di G. Hayes, disegnato all' acquerello per ridursi a litografia, di Gabriele Rottini, Socio attivo. L' ammirazlone che trasse con tanta altezza di me- rlto lo slupendo quadro de'pai'ganiotti, commesso al celebre Hayes dal nostro Censore, conte Paolo Tosij mosse in tutti gran desiderio di possederne come ricordo , una qualclie imitazlone. E questo desiderio fu coutcutato dall'egregio Rottini, che di- segno la composizione pittorica, con animo di ese- guirla in litografia: che bastera largamente ad affi- gurare I'originale anco pe'piu difficili alia lode. Con lo studio piu assiduo e con Fintelligenza tutta sua propria, non intermise in questo lavoro cosa alcana che piacesse eminentemente nell' originale^ ritrasse le mosse, gli accidenti, lefisonomie^ isviluppu anzi le macchiette piu dimenticabili, recando nel suo monocromo tutto I'affetto e I'espressione del sog- gctto: supplendo, per quanto si concede a un dise- gno di chiaroscuro, alle magie del vivo e vario co- lorito. Sua Scuola. Una schlera di valenti si addestra alia disciplina dcir egregio maestro ai diversi partiti dell' arte , J 85 come altra volta abblara notato. E lodevoli appar- vero i tre quaJri a olio, ricavati da moderni ed an- tichi dlpinti da Paolo Bargnani: quelle in partico- lare deitreche rapprcseata la Vergine col Bambino glacente, del Maratta. Ritrasse in disegno dal rilievo la Elena e il Paride di Ganova, Antonio Dalola j Paolo Calzavelli produsse due altri disegni a matita: I'uno ricavato da altro disegno, I'altro da un rilie- vo. Si ebbero da Domenico Corazzina una Vei'gine e un Mose tratti da incisioni, e dal rilievo un Pa- ride^ finalmente il giovinetto Faustino Joli ci raffer- mo a belle speranze, recando innanzi come frutti primaticci de' propri studj , i due leoni giacenti nel nostro Camposanto, un cavallo in litografia, il to- rello del Monti ricavato dal rilievo, e un majale pur del Monti, modellato in plastica. Saggio di pratica educazione del gelso. Stromenti per Vinnesto a corona^ di LuiGt Mjzzolenij da Paderno. Si lodarono ne'due scorsi annl gli accorglmenti TUsticani del nostro agricoltore per la piantagione della vite a pancata e a pergola, a mano d' un uo- mo solo^ e in questo anno propone un suorlstretto manualc di precetti per 1' cducazion pratica del prc- zioso albero, dal semenzajo fiuo a pianta fatta: e coa tB6 esso presenla clue ordignl dl legno, clie vagliono a far conoscere con lulta facillta il suo diametro pri- ma che si inserisca la pianta a corona, e il dove porre 1' innesto. Sarla desiderabile che per tutte le principali operazioni di campagna e per tutte le ar- ti utili e piu ricorrenti nelP uso ( come a dire per fare i vlni e conservarli, per conciar le pelli, per fare il pane, pel tagliarsi delle legne, per la confezione del lino, per gli apiarj ecc. ) vi fossero altreltanli manuali o trattatelli alia portata di tutti, e die in essi fossero distinte le regole, i metodi, gli avverti- tnenti, e tutto cio die pu6 condurre la mano e I'in- gegno anco de' piu rozzi. Quanto alia cultura del gelso intese d'aver supplito ilMazzoleni: proponen- do ua metodo adatto per comporre i semenzaj , par- lando della cura in essi de le pianticelle , del loro traportamento ai campi divisati, come arbori o siepi^ dello innestarli e successivo trattamento. E seguendo mano mano per minuto la sua istruzlone, tratla della plaga, del suolo e della sua coltivazio- iie pe' semenzaj 5 tratta delle spezle e qualita ridiie- ste nelle sementi, e della loro semina. Parla dell'edu- cazione de"* polloncini, della loro custodia e durata nel semenzajoj poi viene a dire i modi dello inne- starli; fa poscia argomento di molti precetti lo svel- lerli e trasporli ne' campi a cio apparcccliiati, c dice delle buche e della loro conclmazione. Seguono le rcgo- 187 Ic, gliaccorgiracntlpel loro impiantamcnto, e succes- slva coltura del terreno che li riceve, e sul taglio da operarsi per la disposlzione avvenire de' capi e dei rami da sfrondarsi. Tralla del tempo e dei modi deirinnesto, a cannello e a corona: ad agevolare la cui doppia operazlone compose que' due stromeati , il cui uso k da tutti. Le regole ch'ei suggerisce ia quesla importantlssima delle opere dimostrano la pratica piu esercitata ed assennataje per cinqu'aa- ni segue innanzi a dar precetti sulla educazione del- la pianta. N(i appar manco nella disciplina per la piu convenlente ed utile potatura^ e conchiude il trattatello sullo allevarsi delle siepi domestiche da pascere il baco nelle prime sue etadi. KLspondendo il manuale del Mazzoleni, coa poco piu che vi si aggiugnessj3 o togliesse o cangiasse, ai desiderj di alcuni fra i membri dell'Ateneo, manlfestato in al- tre circostanze, sulbisogno che molte fra le incom- benzc agrarie e tecaologiche sostengono tuttavia d'un cnchiridio diretto al loro migliore, I'Ateneo si riserva di tornare sull' opera del Mazzoleni per disporla e divolgarla all' uso di tutti. Altcdena meccanica per cullar bambini j di Andrea Mori. Non bastava che la buona ragione non avesse po- tato guerrcggiarc c togliere con buon successo di ra- dice il mal pregiudizlo d'imbalordlre ILamtini per farll tacere e dormire, che altri anzi intese ad agc- volav r opera col risparmiar la mano e il piede della balia sconsidcrata a quesla diuturna fatica, collo studiare un macchinismo fatto per movere le culle. L'abilissimo ti'a i nostri lavoratori di ferro, Andrea Mori, con ingegni suoi propri riusci alio scope cui s'era messo^ iramaginando e dando effetto a una cuna che dl seslessa ondeggiasse, medlante una rota e un pendolo compensatore del moto clie le si vuole impriraere. Dura viva un pajo d'ore^ facilmen- te si traduce a mano da un luogo alPaltro, e si re- gistra diritta anco su' pavimenti disuguali. Ma, ut quid perduio hcec ? Lava-stracci da far carta, di GiovANMi Andkeoli di Toscolano. Coronato altre volte col premio che la Sovrana grazia permette alia industria nazlonale, per carta finissima uscita dall' officiua di Toscolano, il SIgnor Andreoli propose in quest' anno al patrio Istituto • una sua macchina per moudare e ripulire i cenci piu grossolani da fame carta, con la massima cele- rita e risparmio di forze e di cure. Eccone in poche linec la descrizioue. Quattro recipienti o vasche dis- poste I'una dope Taltra a poca distanza, liauno uu 1 89 (loppio I'oiitlOj c la dlvisionc del fondo soprastanle sta a tre quart! dell' altezza della vasca, cd e dl graticcio. I vivagni dellc vasche sono scavali inte- riormentc a niodo dl canali, con cui comunicano gli sncssi pcrtugi perpcndicolari d"' una lamina clie cammina intorno agli orli le pareti interne dclle va- sche istcsse. Tagliati seuz''altro appareccliio in mi- nuzzoli gli stracci da maccliina chc si volgc ad acqua pcrcnnc, vi si giltaa denlro, c niediantc canali vl s' induce dell' acqua clic si ricambia :^ quando le va- sclic son quasi pieiie, con ruota che pur si volgc ad acqua, si da moto a uno slante clie comunica un lento moviniento di ua e vieni alT albero che sorge dal mezzo di ciascun reciplente. L' albero de- scritto, o stante mobile, poco discosto dalF estrc- mita inferiore del pi'imo fondo, essendo fornito di quattro ali dispostc orizzontalmentc in croce, col moto notato mantiene un subbuglio, una rivoluzio- iie nei cenci immersivi, mediante la quale vannosi ripulendo. A quel leggier moto ondulatorlo, volta meta del giro, staccansi le fcstuclie de' cenci e gal- lano suir acqua che si rinnova pei fori della lamina^ c mentre le sozzure piii leggieri galleggiauo in alto c si sperdono, le particelle terree e pesanti de' strac- ci calano a fondo ed escono pel graticcio, sicchc i cenci in poco stare si cavan mondi. Quel poco pcru dl materia capacc di carta chc passa per la grali- cola con le parllcclle eterogenee, e trattenuto da una tela di metallo d' onde si scarica V acqua che valse alia confezione de' cenci, e si adopera per la carta scadente. Due persone bastano al governo delle vasclie. Questa pulitura si operava per I'ordl- nario In altre officine col battere de' pestelli e del magll^ ma gran parte di matei-iale andava perduta, e molte parllcelle eterogenee si ammaccavano senza levarsl: a danno del candore e della uguaglianza e levlgatura delle carte: alia cui manipolazione, pel metodo e meccanismo trovato dal Sig. Andi-eoli, e dato valersi anco de' cenci manco idonei e piu ri- provati. Lago Placidoy di GioACHiNO Chiesa. II meccanico Chlesa, guardando al gran dilctto che alcunl si pigliano a sdrucciolare per piani Incll- natl sovra certi seggi , che si dicono slitte russe, pen- so di sostituire a cotal divertimento quest' altra sua macchina, che dal movere suo unlforme appello La- go placido. Era suo intendimento di ovviare con co- desta sua Invenzlone al lamento, che troppo istan- taneo fosse e perlcoloso II divertimento di chi si prendeva piacerc alia montagna russa: potendosi quel seggio rovesciare nel preclpizioj e rapidissima- mcnlc complendosi 11 dilctto al cessare della corta disccsa. Dicdc quindi opera a im movimcnto piano e circolarc, scnz'ombra di perlcoli, continuOj va- rlato di giuochi, e scambiando il violento discenderc in un facilissimo c liscio aggiramenlo. Gapace (jue- slo tavolato di dieci pei'sone, componsi d' un piano circolare di leguo, la cui periferia gira un trenta metri^ una finta spouda in cui si adatta questo pia- no orizzontale , si leva a un metro, e questo logo placido appunto si finge da cinque barchette a' re- mi, eutro cui scggono a diportarsi cinque coppie^ e quesle barchette al plu lieve moto si mettono e du- rano in movimento, che puo governarsi rapido e lento secondo che piace. Pontando questo sisteraa gircvolc sul pill piceiol punto centrico, cosi agevo- lissimo si move all' urto piii picciolo de'remi die toccano il piano sottostante: de'remi che sono fog- giati ncl bel mezzo delle barchette e che passano al disotto^ e tanto bene v'e combinata ogni forza, e tolta ogni resistenza ed attrito, che la macchina sop- porta un trecento pesi, e si volge facilissima come una girandola nellc mani d'un fauciullo. Pel piu co- modo allogarsi e per non impedire il manubi'io delle barchette, il numero delle persone vorrebbe essere non piu di dieci ^ tuttavia non senza meravlglia del- r istesso arteficc meccanico nc porto fino a quaran- la, movcndo con 1" istcssa vclocita come non fosse carica. La macckina porgc un movers! circolare agia- to, molle, e misuratainente accelerator e fattosi il calcolo sulla sua maggior velocita, percorre tre mi- glia in un quarto d'ora^ pare dl solcar I'aria anzi che strisclar girando sovra un piano ^ vi s' iutcr- tlene un giocolino di palle di legno, che si gittano a un punto da colovo che seggono nolle barchette. Questo macchinisrao e capace per ultimo di maggio- re estensione^ si disfa in poco piii d' una mezz'ora per essere traslocato dove piii piaccsse. Lusimus satis. Mattoiii per mettere pavimenti nohiliy della Jabbrica in Sorgogtiato del conte Antonw Ban a. Da naolti anni poco fuorl di porta Pile, e in Bi'escia istessa, alcuni artefici francesi con altri de' nostri posero mano alia manifattura laterizia di cui par- liamo: alia fabbricazlone di mattoni in terra cotta, d'ogni forma e varlo colore, marezzati, prizzati, imitauti il marmo, da mettere pavimenti a stanze npbili, e da pareggiarsi con vanta^gio di spesa e di durevolezza a' terrazzi di Venezia. Scioltasi e ve- nuta a meno quella societa, per non ben chiare ca- gionicui non importa cercare (non sostenendo for- se il correspettivo delle spese la scarsezza delle com- ly3 tiiissioni) il nostro concltladino, contc Antonio Lana vaccolsc alio sue mani lo lavolc di questo naufragio, e con gencx'oso consiglio c ben intcso avvedimenlo rivocu a sc in Borgonato V arte ulilissima clic cade- va a non dcbita obblivioue. Con mlsurato coraggio e coiriutendimeuto di avviare un prezioso ramo di industria fra i suoi terrazzani di Borgonato, il contc Lana rcstituisce a nuova esistenza c proipcrita co- tal manifattura , cbe ormai sostcnta un quaranta famlglie. La durevolezza dell'impasto agguaglia Tap- parente bellezza di que'mattoni: cbe battuti agli spi- goli con fcrro, rendon fuoco come sclcc. Modica e la spcsa nello acquistarli, e del loro valoi'c raglona la labclla prodotla-, come auco dalle dimension! di ogni serie di que' mattoni, puu Y arcbitetto calco- larc il bisognevole per ogni metro quadralo. L ce- menlo apposito per rlceverli, e cbe si iusegna a cbi vuol fame acquis to, asciuga perfettameute in un pajo d'ore, onde la stanza si rendc abitabilc da ma- ne a sera. La loro specifica leggerezza , rispetto ai soliti mattoni di fornace, nou grava tanto il soflit- to, e fanno assai bene come tcrrazzi in sulle case: stantccbe per le fatte sperienzc, rcslstono all acqua e al sole plu che la pictra istessa. Parendo assai de- sidcrabilc cbe cotal manifattura procedesse verso quel perfczionamcnto di cul c capacc, P Ateueo si coudussc allc piu scrupolose diligcuzc ed csanii sul 194 materlale prodollo, e sul pavlmenti finor costruttisl ia Bf escia. Questi maltonl della fabbrlca di Borgo- nato , tuttoclic usciti da uno stampo Isfcesso , non presentano dopo la loro cottura ne una superficie perfeltamente piaaa , n6 contorni rigorosamente uguali. Egli e probabile, die una cotale imperfezio- ne px'oceda dalla loro varia glacitura uella fornace; in cui trovandosi non uniformemente esposti al- Fazione del fuoco, ne consegua un diverso ristrlu- gimento nelPargilla. Ma comunque clo avvenga , h fuor di dubbio , che i pavimenti che si formarono in Brescia con siffatti mattoni , rluscirono di mala- gevole costruttura, non perfettamente levigati , n« regolari nelle loro commettiture. Parve oltr' a cio , che altro difetto presentasse quella vernlce che ne intonaca la superficie, e che al primo vederii rende bellissima la loro apparenza. Cotal vernice dopo al- cun tempo sparisce da' pavimenti ne"" luoghi dove magglore e 1' uso di essi e I'attrlto, e quindi ne de- riva una spiacevole dissonanza fra le parti mortifi- cate e logore dalFuso, e queiraltre che ricordano la primitiva lucenlezza: comecche difese dallo sporgere de' tavolieri , delle scranne e delFaltre suppellettili che adornano le stanze. Dei quali cenni s' e voluto qui far nota, per movere ognor piu 1' intelligenza e lo zelo del fabbricatore ad assolvcre dai difetti precitati cotal patria raanifattui-a. 1 95 Nuova lancctta per Jlehotomi , di PlETRO MjRINONI. L"' uso dell' ordinaria lancctla, fia man! impcri- tc , o per deviazioni non sospettate nell' ordina- ria disposizione delle venc, delF arteric, de'tendini, puo coudurre a gravi pericoli, come ognun sa, e comproinettere la vita istessa dell' ammalato. II flc- botomo Marinoni penso ua nuovo stromenlOj di cui si vale nella sua pratica giornallera in qualunque pivi difficile salasso. Una verghelta rigida di ferro diritta, luDga un sei diti trasvevsi, e fermata in un tnanico ordinario^ all'aplce di quesla sporge al di- sotto una picciol lancia affilala, a forma di cuore, il cui apice verte all'infuora, in senso ccntrario al- I'immanicatura. Quesla lancia, non eccedente un quarto di centesimo, e affilatissima alia punta re- troversa ed alia pancia. Impugnandosi lo stroraenlo crizzontale effettua il taglio del salasso in due tem- pi: taglia per primo gli integumenti e scopie il vase da incidersi, ne addita la profondila •, evita al se- condo tempo I'arteria, il pericolo di ferire il tendi- ne, o di passar la vena a tutta soslanza. La punta dello stromento apre urtando gli integumenti, e dis- coprendo il vase che poscia h inciso dalla pancia soltostante, prosegue cosi il moto simultaneo del taglio. Essendo lo stromento di ugual diametro dal- I'apicc air estrcmlta, manJa assolto il salasso dal- r ecliimosi o trombo che succede nell'uso delle lancclte comuni, quando al pertugio dclla vena non corrisponde 1' apertura dell'iuvolucro soprastante. Si asserlsce raanco il dolore del taglio, V operazione non domanda piu tempo, e le labra della ferita si uniscono piu facilmente, ne la cicatrice difforma le parti che vengono incise. Se la pratica piu estesa e costante de'nostri flebotomi verifichera tutti gli as- serti vantaggi, al Marinoni si dovra lode d' aver agevolato e data maggior perfezione ad un' opera- zione, tanlo facile per chi sa e vi si presta a con- dizioni ordinarie, qiianto pericolosa e mortale in caso diverse. Tapped e Soppediani della R. Fabbrica privilegiata in Pralboino di Alessandro Bellandi. Non e forse paese in Italia a cui non giugnesse la voce e la riputazione de' diversi lavori da telajo che vanno uscendo dalle officine del sig. Bellandi nel ricco Pralboino: dove da molti anni, col molto spendere e collo studiare I metodi e gli artificj de'forestieri, si da effetto a qualunque piu gentile manifattura di lino, di canape, di lana, di bambagia. Una moltitu- dine di ben condotli arlieri vive e si adopera in '97 Pralboino, con bclla gara e a prezzi discretissimi: forncndo alia provincia e fuori tele russe, bianche- rie da tavola, tessuti di qualunque spezie. Non iil- tlmi fra i quail, n^ manco ricercati, sonu i tappeti da coprir tavole, e slendcrc a'picdi. Tra qucsti uno bcllissimo ne produsscro i fabbricatori proprictarj tcssuto in lana e d' un sol pezzo a grandl ditnensio- nif un altro a uso di lavola a gran rilievo di cordi- glione, un altro pe' piedi piu picciolo, non che una vaghissima coperta da lotto. Tranne il primo sop- pediano, gli altri son tessuti a traliccio inglese e no- vissimi in Italia, di tali non essendosene piii fatti. Tutti consentirono nel lodare la prosperita di queU lo stabilimento , cbe si reca a teslimonianza come la patria industria prosegua ad emulare quell' altra dcgli stranieri. Macchina da sgranellare le pannocchie diformentone. Modello operativo d*DoMENtCO SlLVA. IlUUflii'j': Inteso da molti anni il uostro meccanico a vau- taggiare i diversi ordigni cbe vagliouo alle faccende di campagna, propose nello scorso anno una treb- bia pel frumento:.piu ragionevolmente capacc agli ufficj del battere i covoni, die non si fa col traino a mute di animali, o gol corcggiato ; stromcuto cUc prometteva risparmlo di tempo , di forza molrlce, di cure. Ora produce un' altra macchina in model- lo per dispogliare de'grani le pannocchie del sorgo- turco: consistente in ua' asse rotonda che si volge impernata a' suoi capi , levando nelle sue pronte rivoluzioui co'suoi stanti sporgenli, onde ordinata- raente 6 guernila la sua superficie, altrettanti pe- slelli disposti in linea retta, che a vicenda si alza- no e cadano bruscamente suUe pannocchie che si mettono e si rinnovano di mano in mano in ua truogolo sottoposto. 11 sistema meccanlco non e Hiollo dissomigliante da quell' altro che vale a bril- lare il riso. Stromenti spettanti alld varia tecnologiaj di Gaetano Zapparella. Non Ignoto a' concorsi de' premj acconsentiti al- ia patria industria, lo Zapparella produsse in que- st'anno diversi suoi ordigni, de' quali e qui sotto parola. II primo e macchinetta che serve all' orificeria, adimltare I'attortlgliatura di filograna con un solo filo di metallo: non ricusandosi, con aggiunte d'al- tre parti che vi s'innestano, ad altri minuti lavori, a brillantar I'oro, a pulire I'acciajo: e tutto queslo con la masslma comodita della persona che vi si '99 atlopera. II sefeonJo oggetto conslste in un apparcc- , cliio per la formazione de' caratleri, a diritto c a rovescio, perche se ne vaglino gli incisorl. II lerzo si appella Strettojo orizzontalc: cosl cliiaruandosi dall'artefice una macchina con la quale si esercita- no straordinarie pressioni appuuto in senso oriz- zontale. Fanuosi girare per mezzo di due viti di ri- chiamo due pezzi di acciajo teroperato, in modo die vadano a stringere il pezzo che si vuole impronla- re; con ci6 s' imprimono cifre, stemmi, letlere, sim- boli sul ferro o sopra altre materie durissime ^ si coniano monete e medaglie , e si Icvano i ponzoni da queste dove siensi guaste^ ma piii che tutto la macchinetta presenta la lodevolc novita di ottenere in un sol colpo quello che in via ordinaria non si oltiene che con due. Offresi anco un' intiera raccolta di ferri da oculista^ porgendo cosi un saggio raolto eloquenle della precisione e fiultczza con cui sa la- vorare 1' acciajo delle noslre miniere, scnza aver li- corso a quello d'Inghilterra. Tra questi fcni avvi un ago scanncUato, che secondo lui parrcbbe piu comodo per isbassare la cateralta. Produsse uno stampo d' acciajo atto a formarne degli altri per foggiar candele di sego^ e un cilindro scannellato di ottone per dar la salda a biancherie, del quale Ic cameriere diranno bene o male, secondo che fara pcr rufficio a cui lo Zapparclla I'ha destiuato, iniitando. . U occliio iimano. < Preparazione in cera dl nove pczzi di Ajstonio Sandri. Ottenne lo studiosissimo Sandri il piimo pvemio neir anno scorso pel corpo umano disseccato e preparato, porgendo al tempo istesso 1' organo del- r udito a grand! dimensioni. Or riusci nell' altra sua diligentissima preparazione dell' occhio umano, per ajutare I'intelligcnza agll studiosi di notomia sugli usi ed utfizj di questo ammirabile magistero (lella voduta. Segiu il Sandri la sua preparazione , ordinaudola alia scala di nove volte piii delF ordi- nario , e la proporzione di tre a uno, quanto alia palpebre e parti accessoi'ie dell'occliio. Nella prima sezione del bulbo dell'occliio mostra le membrane dello stesso c della Icnte cristallina, non potendosi imilare o conservare gli umori die vi si contengono in istalo naturale^ nel secondo globo o meta del- roccbio tagliato dal dinanzi all'indieti'Oj offresi una scuola assai raccomandata agli oculisti: vi si veg- gono in proCIo le sedi dell' occliio , la camera ante- riore e posteriore dell' umor acqueo, la Icnte cri- stallina per meta, I'arteria centrale clie trafoi'ando il nervo ottico discorre all' occliio e si sperde sulla retina, e un suo ramicello travci'sa il vitrco e si sparge alia parte posteriore della cristalloide. Guar- 10 T dando all'cslerno Jell' occlilo, osservasi rovesclata^ una porzione dcUa sclerotica, per vcder la ricca di-' ramazione artcriosa dclla coroide, e quella dell' iride guardando anteriormente. Vista la vascolarit£i inters' na dell'organo, noil' ultimo globo si appalesa il si- stcma arterioso all'esternOj e il nervoso intei'nainen- te. In (juesto appareccliio souosi imitati cospicua- meate i muscoli dell'occhio, i quattro retti e i due obbliqui nella lore postura^ solto il nervo ottico scorre I'artcria oftalmica, e levata In questo segmen- to una porzione della sclerotica per dimostrare la ramlficazione nervosa, scoi'gesi anco la cornea tras- parente che s'inslnua nell'opaca come un vetro nel cerchictto d'un orologio. In altro pezzo accessorio vcdcsi la cosi detta zonula cigli'arc o triangolo del Petit ^ dove scorre 1' umor del Morgagni: essendosi imitata la parte anteriore dell' umor vltreo ( reso opaco ) come per la sua propria membrana la jal- loidca, scorgesi come avvicinandosi questa alia len- te cristallina si divida in due laminette, una delle quail accompagna 1' umor vitreo, 1' altra si reca sul- la pcrlfcria della lente istessa: lasciando cosi uno spazio triangolare chc prese il nome dallo scopri- torc. In un altro pczzo si ravvisa la lente suddctta intera e falta opaca perchc se ne ravvisi la sua for- ma; c in altro aucora la si offrc tagliata d' alto in bassoj per chiarire come dopo la bollitura si mani- 20ft festi amodo dl corlecce concentrlchcdl cIpolIa.Nel- lo spirlto di vino si conservauo alcune preparazioni, clie secondo il Sandri si dipartono dalle opinion! piu ricevute da altri. Si osserva in un vasellino la pro- va contraria a quelli che vogliono che i processi ci- gliari ricoprano colle loro libere estremita la lente cristallina, da non potersi discernere la swa perife- ria^ quandu che I'ispezione ne accerta d'uno spazio tutto all'lntorno e I'isolamento della lente dai pro- cess! anzidetti d^una linea almanco. Si tenne non potersi divider 1' iride: comecclie la sua parte po- steriore, cioc I'uvea, fosse inorganica; ma il San- dri produsse cotal divisione, tenendo come la parte posteriore, che si considerava come una spalmatura, qui abbia anzi una qualche resistenza, vedendosi on- deggiare nel fluido sovrapposto. In tutte queste gen- tili e minute prepai'azioni non segui il Sandri il mal vezzo delle solite adulterazioni, con che un lusso mal inteso suol infarciare cotali apparecchi di puro studio, e che spesso scambia faccia e significato agli oggetti^ ma si tenne ligio soltanto a quello che puo importare e valere per gli studios! ad appren- dere e profittare nella conoscenza della reallta delle parti affigurate. Brescia 3i Dicemhre i833. C. Arici Segretario dell' Ateneo. ao3 SESSIONE DELLA CENSURA * Brescia li 2« Marzo iSSa. OMISSIS. La Censura ha pure adottato unanimemente la proposizione da assoggettarsi all' inlero Corpo Ac- cademico : di significare al cessato Presldcnte Nob. Girolamo Monti, la gratltudine dell'Ateneo, pe'suol lunglii e lodevoli servigl di otto anni continui, col trasmettergli con apposita leltera la medaglia ar- gentca a lui inlitolata. SALERI Presidente. C. Arici Segretario. " Al cominciarc delPanno accademico il Nob. Girolamo Monti vcnne cou pieni suffragi raffermato al carico di Presidente anco pel successivo quinto biennio; rAteneo peri ha dovnto ar- rendersi alle stringenti ragioni con le quali avvaloro la sua ri- nunzia, c dovette quindi cercar altri che dcgnamcnte succe- dcsse a quelP ufdcio. Cio porse occasioue agli atti , che ad ono- re qui sopra si registrano. ^o4 IX.' Adunanza Ordinaria dell' Ateneo. Brescia li i5 Apr He i832. OMISSIS. Messa finalmente al voti segreti la Medaglia argen- tea con apposxto indirizzo, propostasi alio scaduto Presidente Nob. Girolamo Monti, fu acconsentita con pienezza di suffragij ordinandosene la trasmis- Sioue con la lettera che qui sotto si scrive. SALERl Presidente C. Arici Segretario. N. 70. Brescia li 20 uiprile i832. IL PRESIDENTE DELL' ATENEO Al Nob. Sig. Girolamo Montj^ Socio attivo. Avvisando questo patrio Istituto ad una testimo- nianza durcvole di gratitudine verso lo scaduto suo benemerito Presidente , al quale per quattro conse- 2o5 cutivi biennj dovelte pur tanta parte del suo lustro, tanto buon governo ed avviamento a fini migliori: iiella plena aJunanza del i5 correntc, previa pro- poslzione della Censura, ha dccretato a V. S. II- lustrissima la gran medaglla argentea, con oppor- tuna intitolazione al di Lei nome. II nuovo esempio istesso di questa Concorde e spontanea deliberazione le dice, piii che non vaglio- no le parole, il grato animo de'suoi colleglii, e il sempre vivo desiderio di onoraria, e di ricordarc con ognl maniera anco a chi verra dopo gli accla- mati servigi e le cure lodevolissime per si grau tem- po adoperatc a profitto del patrio Istituto. Gradisca pero I'onorato ricambio della gratitu- dine affcttuosa clie questa Presidenza, a nome di tut* ti gli Accadamici, le fa tenere, in un cogli espressi sensi della singolare e plu distiuta estimazione. G. SALERI Prcsidente C. Arici Segretario. ■aoS SESSIOINE DELLA GENSURA Brescia li i6 Settemhre i833. PROCESSO VeRBALE. RaccoltasI la Censura per Invito della Presidenza a deliberate sui premj da accordarsi alle produzioni d'arti e mestieri, esposlesi nell' aula pubblica del- r Ateneo^ intervennero, oltre al Presidenle Aw. Giu- seppe Saleri, il Vice-Presldente Cav. Bar. Antonio Sabatti, Co. Luigi Lecbi, Co. Paolo Tosi, Nob. D.r Paolo Gorno, Nob. Giacinto Morapiani, Prof. An- tonio Perego, Prof. Giuseppe Nicolini, Prof. Rodolfo Vantini, Aw. Gio. Batista Pagani. Fux'ono invitate le Commlssioni, gia prima elettesi nella Censura nel prossimo passalo agosto, a rife- rlre sugli oggetli ad esse demandali, e le relazioni in iscrltto furono letle e cousegnate: come si udiro- no anco le deduzloni di alcuno fra i concorrenti a premlo. Proccdutosi in seguito alio sperlmento de' voti, s'^ebbe il seguenle risultamento. i.° Fu assegnato il i." premio al Sig. Giovanni del fu Luigi Andreoli di TosgolanOj per V iavenzio- ne d"' una sua macclilna a uso di carlicre per lavare gli stracci da far carta. 2." Fu assegualo il 3." premio a Gaetano Zappa* rella da Brescia: per la introduzionc d' una macchi- netta per fabbricare il filograna. 3." Fu determiuato doversi scrlvere al SIg. Am- broglo Galeazzi lettera di menzione onorevole pel suoi saggi di calligrafia in seta^ al Sig. Giovanni Gremonesi lettera simile, con altra di accettazione del suo dono callJgrafico colla retribuzione di austr. L. 4o*, al Nob. Sig. Co. Antonio Lana lettera d' In* coraggiamento pe' suoi mattoni da pavimento nobi- Ic^ e simil lettera d' incoraggiamento al Sig. Anto- nio Sandri pel suo preparato anatomico in cei'a. 5ALERI Presidentc Pel Segretario asscnte Ottavio D.r Fornaslui Assistcntc. ao8 "a] SESSIONE BELLA CENSURA Brescia J li 3 Marzo 1834- Per invito della Presidenza si raduni la Ccnsura dell'Ateneo per F aggiudicazione de'premj anauali ai Socj. Vi intcrvennero, oltre al Presidente Avv.° Giuseppe Saleri, i Censoii Co. Paolo Tosi, Co. Lui- gi Lechi, Prof. Alberto GaLba , Prof, Rodolfo Van- tini, Prof. Giuseppe Nicolini, Nob. D.r Paolo Gor- no, Nob. Girolamo Monti. Lettesi le diverse relazioni, provocatesi anterior- mente dalla Presidenza, relativamente alle memoric ed opere proposlesi al concorso de'premj per lo sea- duto anno accademico i833: apertesi le discussioui sul loro merito comparalivo ed assoluto, si divennc dope mature esame alio squittinio scgrcto, di cui tale fu il risullamento. L" Premio. All'origlne dc'fonti — Poema del Segretario. 1." Premio. Alia memoria — Del ramc-cianuro di potassio — di Jacopo Attilio Ccncdellaj Sogio d'onore. ao9 II.' Premio. Alia Mcmcria — Stromento trovato per la mi- suia dclla tension del vapore — Do! Prof. Giuseppe Belli tli Milano, Socio d' onore. Menzioni Onorevoli. Alia Memoria — Scamblo di alcuni preparati far- maceulici spirilosi — Di Jacopo Attilio Cenedella. Alia Memoria — Cura di alcuae paralisi colla pi- la di Vol la — Del prof. Stefano MarianinI di Ve- nezia, Socio d' onore. Si e in pari tempo ordinate di doversi scrivere ai Socj Prof. Ab. Antonio Rivato ia Verona, al Prof. Nob. Andrea Zambelli in Pavia, ed al Prof. Antonio Perego e Stefano Grandoni in Brescia , intorno alia sospensione pronunciata de' giudizj sulle rispettivc opere lore non ancora condotte a termlne. SALERI Presidente Pel Segretario Ottavio D.r Fornasini Assisicnte. 34 -iff fill - Y ;^ ojfK!]:: mi Lihri K^ciiHli in dono all' Ateneo a tutto l\iiino 1 833. Bellani Can." A-\GELO — • Ostiervazioui meteorolo- gichc. Behti Gio. Batista — 11 Poligrafo. Bjzio Bartolommeo — Delia porpora degll anlichi. BoNAFODS Matteo — Del gelso delle Filippine. Dal-Nec.i\o Prof. Salvatore — Osservazioni elettro- magneliche. DiEDo Antonio — Discorsi lettisi nella R. Accade- mia di Belle Arti in Venezla. Fahbrom Antomo d'Arezzo • — Sloiia ed Analisi delle acque acidule minerali di Montione. Gamuara Cav. Francesco — Anna Eiizzo, tragedia — ■ La Generosita fraterna, commedia. Gr.ivA D.r ToMMAso — Delia Pellagra e della dot- Irina di Broussais. Grvppeixi Prof. LuiGi — Memoria intorno alia equa- zioni di grado superiore al 2.° ed alia serie lo- garitniiche. Ir. Segretario — Distribuzione de'premj d'industria iu Venezia ncl i83i . LoMENi Dott. Ignazio — Nutrizione del bacbi col gelso delle Filippine. Menis Dott. WiLLELMO — VIsIo Poctica. ai2 Mezzotxi Gio. Antonio — Villa e Parco di Monza. MoRTiNi Dott. Lorenzo — Del cholera dell' Indie. Negri Pietro — ■ D*un nuovo bruco del frumento. Paga.ni Giambatista — Piepertorio legale, vol. i.° e 2." Pezzana Angelo — Dell'orazione cosi delta dl quie- le del P. Barloli. Racheli Giovanni — Vita e ritrattc di Vittorino da Feltre. Ravoire Lorenzo — De la INIuslque et de la Peinture. Sctiizzi Cav. FoLciiiNO — Delia vita e degli sludj di Gio. Palsiello. Sembemni Gio. Batista — Gazzetta ecletlica. Sicca Angelo — Rivista di varie Iczioni della Divi- na Commedia. Strocchi Dionigi — Georglca di Virgilio tradotta in versi. V^enanzio Alessandro — Inni attiibuiti ad Omero Iradotti iu versi. Vegezzi Giovenale — Note filologiclie a sctte voci del Furioso. VcRiNti Giuseppe di Vienna — Maniere de guerir la maladie scrofuleuse. Zamcelli Pietro — Elogio del defunlo vescovo Nava. Zantedeschi AL. Francesco — Logica elementare. Zapparella Gaetano — Medaglia coniata In metallo della Stalua Bresciana. 1 N D I C E Discorso deW Ayvocato Giuseppe Salcri Presiclente Ictto in occaslone del riaprimento delle adunanze accademiclie il di 6 gennajo i833 . Pag. t Discorso dello stesso lello il giorno 20 agosto 1 833 nella sessione puLblica ...» xxix Relazione accademica del Segretario . . ' it ' 3 .uio?/ SCIEN ZE r.hR'ilM Dtlle cause 6 dell' indole delle febbri inter- ' niittenti che doniinarouo in Lombardia ucgli airni i83i e Sa. Memoria del non ^oiJoiiiftlyn do J Dott. Bartolomineo Pastelli '. '".c2**^" ivi Di varie paralisi complete e incomplete, tr'alEP ''-^ *■ tate coirdeltrlcita mossa dagli appardU'^''' ^^ di Volta. Memoria del Socio d'onore Praf}^"'^^ Stefano Marianini di Venezia-^^y^ :^''^'V^'''y(^'^^ 10 Nuove euro di malattie operate coll' ac^y'"^* marziali di Bovegno. Memoria del Socto^^ i=S^^ allivo Dott. Giovanni Zantedeschi . •S'^''* a3 Delia vita e delle opera di Lortnzo BieHInfij^^^^ medico c Icttcrato del secolo XVII. Me^' *^^ 1 4* 2l4 moria del non Socio Dott. Giacomo Uberti Pag. 3o Ragionaniento intorno a Giambatista Masini da Brescia, filosofo c medico del seco- lo XVII. Delia stcsso n Sj Del rame-cianuro di polassio e sue proprleta, e sui varj altrl rami-clanurl metallici, e deir acido -idro-rame-cianico. Memoria del Socio d' onore Jacopo Cenedella » 4^ Nuovo sli'omento per misurare la tensione del vapore. Del Socio d'' onore ^ Pi'of' Giu- seppe Belli di Alilano » 55 Dell' aria e dell' acque polabili di Brescia. Continuazione della Memoria dello scorso anno del Prof. Antonio Perego Censore, e Ste/ano Grandoni^ Socio attivo . , » 5c) Relazione sul fulmine caduto in Iseo il 17 maggio i833j del Censore Prof. Antonio Perego n 67 Del difetto quantitativo di LozzoH rispettiva- mente alia moltiplicazione del gelsi iu provincia. Memoria del Cai^. Barone An- tonio Sabattij Vice Presidente ...» 72 Degll errori clie si commettono in agricol- tura, dimostrali col confronto dei pi'e- cetti agronomici, lidotti in proverbi, del- lo StessO .... .IjE). oJj:.-rjJJol -J irjlfeDU'. y6 aiS ElcmcntI cli Logica del Socio tV onove Prof. Ah. Francesco ZmiLcdcschi dl Verona Pag. 8 i Ccnni (lirclti alio studio della filosofia. Par- le I dcW Eclcttismo. Meniorla del Socio iP onore Profess. Antonio Rivato di Vi^ ccnza . n 87 5ul rendere popolai'c lo studio dclle leggi: bi'ano del Rcpertoiio Legale del Qeiisore Av\>. Gianihalista Pagani , i,,.,,^^*.^ '{\\\^ 9* Delia Teoria della Stalislica del Prof. Giq-.r;T;4^£ seppe Zuradelli. Relazlone del Dott. Ot^ , r tai-io Fornasiniy assistcntc al Segretario » g<) Dellc difference politiche tra i popoli anticlii ' e nioderni. Discorsi trc del Socio d' onore Noh. Prof Andrea ZumbclU . .|:l?r 5r...3JP!t ha L E T T E R E Elogio dell' astronotno Barnaba Oriani. Par- te I scientiCca. Del Socip (^^ivo Prof. AU herto Gabha : ^ ,z\ |^ ^3 •! T i? /• " ' '9 Elogio del Cav, Gaudenzio De-Pagave, fu R. Delcgalo di^lla Provincia. i?e/i i?p^^^9/'»e j . ;,,. , A\v. Gianihatista Pagani \ ^. r^fc-r. r.^ »?- ''>i5o Sloria della malaltia e causa della morte del R. Delegate Dc-Pagave. Del Socio. d'oncn- [jj/ 2l6 re Dolt. Willelko'^'MetiiSj I. R. Medico ^" Proi'inciale ."''.*'. ''?'\!^' . . . Pag. I'^n DeH'oi-Iglne ■a'cm''fon^i.' Qnattro Canti del ^"''^^^ Traduzione del "V" lib ro dell' Eneicle, deWAvv. Antonio Butcelleni^ Socio attivo . . » i44 Pansina,.PtJernetto^'di-Lord Byron. Tradu- zione in verso del Prof. Giuseppe JVico- linij Censore . , . . n i^5 Elvira, Rodianzo dl Lorenzo Erculiaiii, non Socio ^ .-^^''i^y^. ;)«oi.vj;i )/I .id-jmini. _ ^ j^^ Braglda Avogadro, e la I4etra del gallo : No- velle storiche d^l Cciv. Francesco Gam- haruj Socio attivo y> i54 II Cafftj i Sepolcreti e I'Arraonia: Prose del Socio d' onore^ Tullio Dandolo . . « i6i Delia copertura da Imporsi alia cupola del tempio del Campo Santo. Memoria del Prof. Rodolfo Vantiniy Censore , . » i65 " BELLE ART! ARTIE MESTIERI \'\ .r/fn^r/IaQ ok Veduta di Slrmione — Veduta di Napoll. Quadri a olio del Socio attivo Luigi Ba- siletti . '. v". . . . '. - . . . « 1^3 Veduta d' lin santuario presso Nobiallo sul lago di Como. DIpialo a olio flcl,.fiofite, jiinhrogio Nava, Socio d' onorc ,\(; . j^ Pag. 1 76 Vcduta (li Bruscia da Collcbcalo. DlgiatO J^ olio di PicLro Spada sordo-muto '\ \\« ■i\,? , .,„I77 Angelica e Medoro. Bassoiilievo Ju ge.^sp; i>»' » 181 Ritralto del Cav. Giuseppe Bossi. Busto in c^esso^ di Giovanni Emanueli ...» 182 Tie (juadri di pacsagglo, dipinti a olio, di Faustina Pcniici . . . . . . . >» ivl CalligraGa in seta. Saggi di Amhro^io Ga- Icazzi » 1 83 I Profughi di Parga. Discgno all' acqucrello da eseguiisi in lilografiaiZt Gcibi'iele Rot- tinij Socio attii'O . . . ... . » ,;i84 Scuola di Gabriclc Rottini. Quadri ad olio,! • ■' discgni liatli dal lilievo, discgni a malita ecc. di Paolo Bargiiani^ Antonio Dalola, Paolo Lnigi Calzavelli , Domenico Co- razzina e Faustino Joli » ivi Saggio di pralica educazionc del gelso. Stro- mcnti per 1' innesto a corona di Luigi Mazzolcni da Paderno. ^ K«89>n!>»7B*nif*'Kl'*85 2l8 Altalena meccanica per cullar bambini di Andrea Mori Pag. 1S7 Lava-straicci da fai' carta di Giovanni An- . dreoli di Toscolano » 1S8 Lago-Placido 5 ossia divertimento raeccanlco suir andare della Montagna Russa, di Gioachino Chiesa » 190 Mattoni per pavimenti nobill, della fabbrica in Borgonato del Co. Antonio Lana » 192 Nuova lancetta per flebotoml. di Pietro Ma- rinoni » ic)3 Tappet! e soppediani della R. fabbrica privi- leglata in Pralboino di Alessandro Bel- landi » 196 Macchlna da sgranellare lepannoccble di for- metetone. Modello o^e.va.ii\o di Domenico Sih'd )) 197 StromentI spettanti alia varia tecuologia, di Gaetano Zapparella 'i 198 L'occhlo umano. Preparazioni In cera di An- tonio Sandri » 200 Scsslone della Censura per signlficare al ces- salo Presidente Nob. Girolamo Monti la gratltudine dell'Ateneo pe'suoi luiiglil e lodevoii servigl di otto anni contlnui, col trasmettergli con apposita lettera la Me- daglia argentea a lui intitolata . . » 2o3 ai9 Sessionc dclla Ccnsuraj pel prcmj ai non Socj Pag. ao6 Altra sessionc dclla mcdcslma pci prexnj ai Socj » 208 LibrI vcnuti in dono all" Alcnco a tutto Pan- no 1 833 ....» 211 I (-.10 :tec . e Storiino Botanico cli Brescia •ERATURATATO DEL CIELO Venll I jAAAAf OSSERVAZIOM METEOROLOGICHE lattc c corripilalc a merilo <; ,]ili.en/.a .lei Sij;. Antonio Pcrcgo Profcssorc di Fisic.i c Sloria Naturalc n, ir I. R. Licco nolF anno .835 al Giardiuo Botanioo di Brescia elovalo sopr.-i il liwilo ,|,;| ,„.,rc inctri il7,8i (n) ALTEZZA DEL BAROMETBO RIDOTH AM.A TEMPER ATURA DI ZERO G£»NAJO . liUum . AlliiLE . M«.;riiu . GlUUNO . liUfiLIO . A.:ovio . SltTTUMim Ori< 68 i3 4-. aJ 53 ,„ fio a^ 9« 40 7S a(i 8| 33 '{ 8; ^' M domimtnU < IV.(/,) O. (e) O. (.1) o.w N. O. S. O. O. (». N,(/) N. eS. o nipeile, »c or Moo rjc^olie 3«^-o5 libbre nethrlie. dopo cd allj nextinsttr. H Icraometro poi c porio iJ 1 '*w:2«5*^i»?*c*s*s*W!*i*i**crc*»cr»w»»5»i:**;:#wc*W5*«*5*s»:*«r?*5»vc#!*»«:*»^»^ K^C^I^UI^k^^WW'^***^**^*^******^*** ID5H5Hi3ciaB5B5H5iff Fi? 'TBiacigBSSSSSSD COMMENTARI DELL' ATENEO ID HI aasssssg^gsgsasgsgsasasEggsasai COMMENTARI DELL' ATENEO DI BRESCIA PER L ANKO ACCADEMICO M. DCCC XXXIV. BRESCIA PER NICOLO UETTONl E tOMP. M. DCf.C. XXXT. D I S COR S O DEL PRESIDEINTE DELL'ATENEO L E T T O KELLA. PRIMA. ADUNANZA DEL 5 GeKKAJO 1834. A tempi non molto Ja nol lonlani saria stalo do- vere , proludcndo alia tornata annuale de' nostri sclcnlifici e lelteraij inlraltenimenli, il tcnervi di- scorso , o Signori , di ciu solo die spefti ii) modo quale che siasl alle accademichc istituzioni : chi fa- vellai'c di za qui la voce il nostro Genovesi, dove non si len- » ga il di pill come in deposilo pei primi vegnenli s» bisognosi, venendosi a torre il sostegno a molti » nati col medesimo diritto, e nella medesima co- » munione universale, si divcnta ingiusto per legge » di nalura. Per sostenere il contrario^ aggJiigne » cgli, bisogna o negare i pr-ncipj della naturala 3i giuslizia, c dire die non vi e divinita ne legge: » clie gli uomini sono figl! della terra, ne ci nascono J5 con altro diritto clie qnello della forza, ne sotto » altra legge se non quella: se place, e'lice: o met- » tere certi uomini nclia classe degli uomini-dei, » tutti gli altri in quella delle beslle, destinate al r piacere c comodo dcgli uominl-dci. II percli^, se » riconoscetc qnesti prlncipj , vol rubale tanlo coi » sovcrclij acqiiisll qiianto togliele di sostcgno alia f mollitudiiie j la quale noii trovcra dove pone il » piede clie nc' fundi altrui n. E Mario Pagano, di- sccpnlo dclla scuola del Genovesi, esprimc le slcsso idee del maestro, ma con maggioic vivaclta : » La » pianta dislender puo le sue radici per quaiilo dalle » vicine le venga permesso, cosi che ancli' elle ab« m biano d'onde nulrirsi. II dirltto pertanto del do- » miiiio e proporzionalo ognora al numero dcgli uo- » mini ed a' loro bisogni. La nalura cosi parla a cia- *> scun nomo: io li bo dato i' esserc perche sli nel f> mondo ti bo pur falto 1' ineslimabile dono della » vita peiclie tu civiva Ilai tu diinqne il diritto in- » violabile e sacro di occuparc i prodotti della T> terra per nutrirli, e lanta porzione della medesi- » ma quanta serva al tuo sieuro e stabile manteni- j> mento. INIa tu solo non sei cbe ci bo posto: io vo- I B glio cbe gli altri vivano ancora :• prendi adunque » tanto cbe altrui non mancbi il necesfario. . . » *. II dovere adunque di astenersi dalla occupazione delle cose coinuni e dover di giustizia, come Io 6 " Mi c caro il ricorilare il consenlinipnto di clue sommi in- gfgni itnliani in quelle teoriche clic oltra monti si spacciano come idee niiove, tulloche da quasi un sccolo s' insrgnasscro in Italia quali dottrine elementari, e postc fuori di ogni qucstione. XXIi quello di cedere una parte delle cose occupate, giu- sla il richiesto dal bisogno altrul^ ed il dirltto a non «ssei'e offeso nella vita, die e di giustizia, non puo da quello dividersi die non ne si tolgano i mezzi a conservarla e farla migliore. Nello stato aiileriore alia societa civile non v' lia dubbio die i beni do- vriano essere equabilmente distribuiti, e die la spro- porziouata partizione che a taluni togliesse il biso- gnevole alia conscrvazioue, la quale in se iucbiude i mezzi al meglio, dovria essere tolta pel codice della nalura. II San-Simonsista vorrebbe die I'equabile riparti- niento dei beni o delle reudite loro, die torna alio -stessOj si effettuasse eziandio nello stato attuale del- le poliliche societa^ e molti alzano grido non pure air errore, ma, come vi dicea da principio, al de- lilto contro asifi'atla dottrina. E infatti quel ripar- timento di beni che polea dirsi gluslo ed utile lor- che gli uomini vivcaiio pressoclie solo delle produ- zioui spontanee della terra, non parrebbemi polersi dire ne giusto no ulile nelle poliliche societa incivi- lile. Ove la societa proceda alia per/ezione, V agri- coltura, learti, il commercio fruttano abbondanza di mezzi a'bisogni, a' comodi, a'piaceri, e creano elle perciu una riccliezza indipeudente dalla posses- sione de' beni stabili, e T iudustria personale addi- viene il precipuo elemento del ben essere private o pubblico. La poslzlone degriudlvidui al tutto si mu- ta adunque, cresciuta la civilla: requablle partizlo- ne de'beni, che parrebbe essere giusta, perclie ne- cessaria, nello stato selvaggiOj o iie'primordj di una sociela ancor rude, cessa di esserlo nella nuova condizione delle cose, perche altri mezzi abbondano onde i non possidcnti proveggano alia eslslenza ed al coraodo. Ogni uomo, come il vedemmo, ha di- rilto e alia vila e alia perfczione; ma quando que- sti oggetti si raggiuiigano, nulla montaperquali stra- de vi si pervenga, guardato al codice dclla natura. La industria degli individui, incivilita la sociela, vuole il pill esteso e guarenlilo proteggimento , ni la ricchezza piivata puossi quiruli soggetlare a con- flni. Le vcraci origini dclla riccliezza, scbbeue a pen- salori supeificiali di spesso inosservale, tulle rac- colgousl ncir amore delT ingrandimento di sc, dei figli, della famiglia, e nell' affetlo al potere che le ricchezze tributano, poture di cui V uomo e geloso fiQ ollre al sepolcro : ond' e che tulti i leglslalori de' colli popoli ammisero il diiillo dei leslamen- ti. Sc qufgli affctli si fienino, 1' uomo rista dal- la falica, T agricoltura noa progredisce , si am- morza 1' ardore deir industria , giace il commer- cio, e vana saria la lusinga che nello universale degli uomini valessero sopra il personale inleres- se r affetto alF utile generale, la gcnerosita, la VSIT beneficenza. II pensamcnlo de' San-Simonisti, che, tievoluti tuttl i beni parlicolari alia comuuione, con- tinuasse vivace ed energico V a;nore al processo, panianii stvano come la idea di Platone, che, atn- messa nella sua immagiuaria rcpubblica Ja comu- nila delle mogli, potessei-o uullameno vigorcggiare le prepotent! e maiavigliose affezioiii de'genitori iii- verso a'Ggli, ed al contrario, onde si dee pur ripetere tutto il bene delle famiglie, ne' matrlmonj parlico- lari. II ripartimento eguale aduncpie de'la ricchezza nello state altuale delle sociela, vollo a torre la mi- seria, non faria che crescere il novero de' misera- bili, scemando, anzi spcgnendo al tulto 1' attivila della industria, che e la copiosa sorgente onde, qua- si acque salutari e fecondatr'ici del soclale ben es- sere, derivano laperfezione deiragricoltura, lo splen- dore delle arli, l aidore al mercanleggiare. Torne- rebbe perciu dannosa iiello stalo atlualc delle cose la ripartizione de' beni ideala dal San-Simonisla per male avvisata filantropia: sarebbeella ingiusia, per- chii indulliva di assoluto pareggiamento tra gli in- dividui coniro i voleri della natura, che amniise o voile delle differenze nel lore essere quando diffe- renzio gli uni dagli allri coUa variela de'gradi nellc facolta fisiche, morali, intellettive: sarebb' ella di Don durabile eseguioiento , perche la uguaglianza fcggi statuita saria rolta doir.ani dalle variela dcgU ingegni, delle attitudini e delle coudizloni tie' cit- tadini. Dovra percio dirsi che nelle societii incivilite deb- ba esservi clii lotli coU'estremo bisogno, e cbl nuoti negli agi della ricchczza? Parriami quanto inuniano altrellanlo ingiuslo lo affcrmailo^ posciacbi quale che siasi lo slato vario e mulabile della sociela uma- na, i naturali dirltti degli uomini alia vlla ed alia possibiljta del mcglio, nou astratta e ipotetica, ina reale e pralica, debbono cssere ilspeltati. In oguL tempo il contiasto cbe la socicta polilica ba ofterto fra le riccbczze oltra raisiua raccolte in pocbi, e la miseria estrcraa in cbe si vide geraere la parte mas- sima del ciltadini, prcsenlo uno spcttacolo di affli- zlone al fllaiitropo, la cui aninia scnsitiva non sapea tempcrai'si dalle lacrime alio sventure della nostra specie, esuscito sempre un senso di maraviglia e di jdegno uel filosofo, che vedeane offcsa la eguaglian- za fra tutti gli uomini indotla dalla natura. La incerlczza de'veraci principj intoruo il dirillo e la polilica gcneiarono non pur fra i lilosofi le opi- nioni piu disparate, ma i piii discordanti e spesso contradditorj staluli presso alle varie uazioni^ cbe ia un tempo, guardato al solo diiilto di proprieta, questo avvisando cssere il solo elemento del bene, si fcce air idolo predlletto sagriGcio della piii parta della specie uraaua. I fondi traeano con se gli uoini- XXTI ni che, o furono schlavl, o addetti alia gleba-, en- travano essi ne' contratli come accessor] di quelll e coi medesimi si vendeano, si perniutavano, si do- navano. In altro tempo , guardato pei- lo contrario agli imprescrittibili diritti deiruomo e al diritto della Uguaglianza, venue lorosagrificato il diritlo della proprieta: i possessi, effetto della industria o d' al- tri leglltimi tltoli di acquisizione, si ebbcro quasi usurpazione ingiusla e barbara ^ e da qm spesso le civili discordie, ed il sangue die soveuli voile fu sparsodal popolo afflitto dalla miseria conlro a'gran- di fuor di modo doviziosi. II grido stesso alzalo dal San-Simonista a' tempi uostri, sebbene volto ad ec- cesso, e originato dalle voci della natura, cbe noa mai possono soffocarsi, e die sursero sempre im- periose nel cuor degli uomini non Iraviati di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Anzicbe pcr6 discendiamo a dire di piu minuti particolari, sono a slatuirsi , dietro Ic cose esposte, alcune teoriche che pajonmi iudubitate. Prima. Che nello slato della natura il diritto di proprieta non puo essere illimitato. II precetto della giustizia e: tu non puoi occupare a tuo piacimentoj a tuoi possessi dee porsi modo dal diritto allrui. Seconda. Che nello stato delle societa incivilite i principj dell' utile o della politica, essi slessi gua- rentiti ( siami qui perraesso il linguaggio della scuo- XXVII la ) dal gius naturale non on'glnario, ma ipotetico, vogllono assicurato dalle leggi V illimitalo dirltto della proprleta. Terza. Che i dirllll essenzlali dell'uomo non sog- giacendo raai a mutamento, e le idee dell'utilenoa potendo inai offendere alia giuslizia, debbesi dal saggio legislatore avvlsare al modi onde col diritto illimitato di proprleta possa comporsi in ogni classe di clttadiui il diritto alia conservazione, e la possi- bilita del processo inverso al migliore. Non antra nel raio disegno il dire In generale de' mezzi onde sia da far use a torre od almeno a scemare la miseria: niesse immensa ella e questa eve illuminati scrittori posero la falce, e ne colsero abbondevoli frulli. lo suppongo la esistenza di uo- mini spogli di tutto, e, partendo da questo fatto , disaniino che debba farsi dal saggio araministratore a sollievo della svenlura^ ed e appunto, o Signori, intorno le misure che siaiio accoticie a raggiungere si giusto scopo ed umano, che ne si presenla una varieta sorprendente di pensamenti e di istiluzioni. Taluni fra gli antichi filosoG e legislalori avvisa- rono, che non poteudosi otteuere costanle egualita di ricchezza, almeno ogni certo periodo di anni, tor si dovesse V eccesso che gli umaut accadiaienti non mancano di trar seco nelle varie classi de'cittadini^ e ne soccorrono al pcnsiero fra gli alLri esempi Tanno XZVIII •abatico degli Ebrei, e le leggi agrarie de'Romani. Cio che abbiamo gia sopra dlscorso ne assolve per6 dallo inlratteiierci sulla ingiustizia e sul danno cbe verrcbbe dal ritinovellamento di colali isliluzioni. Tali altri opinarouo, che ove I civill governanienli adoperino a far libere da ogni inciampo ed a pi'O- teggere le nalura'.i cagioni dcUa prosperila pubbll- ca, la misci'ia avra od a sconiparire, od a reslringersi ad assai pochi, e che alia carita prlvata potcsse con cicurta lasclarsi il pensicro del soccorrimento a que- gl' Infelicl cul difeltassero i mezzi alia esistenza. Lo spedienle piu acconcio, in una parola, a cessar la mi- sei'ia si tenne esscre la eleniosina. Ezianuio a'lenipi nostrl mi venne vcduto in un'' operetta, che da molti si leva a cielo, siigli effetti della riforma religiosa in Inghillcrra, annoverarsi come cagione piu prin- cipale della miseria end' e afflilta quella nazione la cessazione delle elemosine de' monasteri^ e mi parve veracemente ridicolo, nella luce delle scienze economiche del nostro secolo, il mettere Ingnanzo per queslo sulla riforma che divise dalla nostra credenza una gran parte d' Europa. Nel pill cminente grade dl soclale prosperila ( sorgo qui 1' Inglese Benlhani a torre le illusioni sulla facilita onde taluni veggono discomparire la miseria negli stali ) si dara sempreuna grandepor- zione di cittadini, la quale non avra altro sussidio XZIX elm r opera glornaliera, c per conseguente sari ogni giorno a conlatto tlcUa miscria: T iiifanzia non ha ancora V atlivita e la forza onde provedere da s6 a'suoi bisogiii, e spcsso in qucsla classe ne sono pur difullivi coloro clie aver ne dovrebbero per lei il pensiero; la vecchiaja lia gia perdulc le forze die avova, e la maiallia o la raiseria non lascia spcsso a' fiijli di soccorrere ai genitori. L' uomo sensitlvo iufatti raLbiivida allc serle de^ maii clic traggo- no alia indigcnza, e di la ad una inorte accelerala c resa terribilc dal disagio e da ogni raaniera di pa- tlmcnti. V ha di niolli casi alia giornala, dai quali h meslicri lercere roccliio: clie altrimenli la vita ne addivcrrebbe incomportabile. Queslc infelici vlt- lime 0 della natiira, o dclla disgrazia, o bene spesso dclla ingiuslizia dcgli uomini, o di male asseslatc istituzioni, dovriano essere abbandouate alia incer- tezza, o bene spesso alia insufficienza de'privati soc- corritnenti ? 11 soccorso e un dovere di giuslizia: noi lo vcdemmo piu sopra : ed a cosi falto dovere debbe assecurarsi r eseguimento con niezzi certi, adatti, abbondevoli ^ che ogni Irascuranza saria delilto. La carila privala e incerta ne' siioi effetti, poichc v*'infliiisce la fortuna del pari die il piii o nieno spi- rito di beneficenza de' citladini : ora non sara suffi- cicnle, ed or per eccesso sara fomento all' ignavia, all'ozio. alia colpa : per essa il peso del soccorso ai poverl non puu essere equabilmente ripartlto: I'ao- mo umano e filantropo, stretto dagl" Irresislibili im- pulsi del cuorc, useia larghezze non accomodate alio sue rendite*, e Favaro, slringendo la mano, apporra calunnia alT indigente onde sotlrarsl al rimorso ed al coninne disprezzo: ella trae seco gF incoiivenlenti della cieca distribuzione de' sussidj, die spesso la- sciano derclitto V indigente vergognoso, e soccorro- no alio sfronlato, talvolta fuor del bisogno, e so- vente impostore e vizioso. Vorria tal allro cbe il risparmio, agevolato da sa- vie istilnzionl politiclie, offerisse sufficcnle prove- diraenlo alia classe piii disgraziata della nazione. Tolga il ciflo cli' io disapprovi un pensamento sa- lutare che sommi filantropi immaginarono, che la bella anima dell' amei'Icano Franklin proclamo e diffuse, die i savi governi adotlarono, e d'ondenoi stessi vedemmo nascere vanlaggiosi risultamenli ^ nia non lasciero di affermare, che assai incompiuta- mente saiia con questo solo mezzo proveduto alia miseria della piu parte dei cittadini. II risparmio sa- rebbe impossibile e per colore clie appena guada- guano il necessario, e per colore che non arrivano a guadagnarlo; c Io sarebbe pure per quelli, che o difeltassero della previdenza al risparmio iudi- spensabile, o che non avessero altezza e forza di aDimo da reggere in ogni eta ed in ognl poslzione XXIt alle plu dure e crudcli privazloni. Dovrlasi perdo- nare al dovizioso che profonda ne'comodi e ne' pla- cer!, e non compalire al misero, e rifiutargli soc- corso per qnesto solo che non seppe qualche volta durare all' idea, non diro de' piaceri , ma di alcun clie di ristoro alio pene della sua vita? NeiringhiltcM-ra, iiazione di alii ed uraani spiriti neirinlerno suo rcggimento, e feconda di begll esem- pj, si avviso di soccorrere a' miserl colle pubbliche imposizioni da essere a mano distribuite: ed e ca- gione di maraviglla lo spendio die da lunga serie di anni e profiiso dagl'Inglesi a soliievo della iniseria; e dovria credersi ben calcolata siffatta misura presso un popolo, ove le doltrine economiche disfavillaro- no di plena luce. Ma la piu parte degli inconvenlen- ti, clie si sono per noi toccali di sopra rlspetto al prlvato soccojso, accompagnano il sistema inglescj ed arrogc la largliezza e la slcurla del sussldio, che ispira Gducia a' neghlttosl, inliepldlsce Y industria, foment a V ozio e promuovc le sue sequele. Egli e da molto che i pensatori fra gli stessi Inglesi kanno rilevalo grinconvenlenll di quel sistema: ma uu'isli- tuzione, tuttoche vlzlosa, la quale risguarda imme- diatamenle alia massa del popolo non puo essere tocca seuza perlcoli *. L''incfficacia drila lassa de''poveri a forre la miseria e palese anco solo Jalla storia. Dall^ epoca in che si pcnsu nell'Ingbillerra xx%n I mezzl a lorre il popolo dalla miseria, ed a snp- plire al difelto degl'istiluli di puLblica beneficenza parriami certo cloversl offerire dai tributl elie si vi- scuotono da' facoltosi: ch' egli e a coloro cbe ollro al bisoguo posseggono cbe per natura incombe il soccorrimento agP infelici. GT Inglesi afreirarono Beir argomento cbe discutiaino i veraci piincipj^ ma ne Iraviarono nello applicaili^ cbe uon dovriasi al misero senza cautela e dislinzioni profondere il Hanaro della nazioiie. Tre classi a mio avviso uovrebbcro sceverarsi fra i povcrl. La prima dovria comporsi di quelli cbe, atti al lavoro, per isvenlura nou trovano dove impiegare la loro opera. IS'on e la elemosina clie debba lor farsi da illuminala Clantropia: a questi si debbono procacciare i mczzi onde Ivar proCllo dalla loro in- dustria, cbe il detto di S. Paolo e sentenza di pro- fonda polilica: Qui manducat et lahoret. Sianvi adunque case d' indiislria pei varj sessi, per le varie eta, pei varj nieslieri^ ma le dotazioni non ne siano xnescbine, ne inettc alio scopo: 1' uomo filantropo possa spingervi I'occbio senza ribx-ezzo. Offrano elle r idea, cbe ivi la societa si compiaco di recare al- r atlo un dover sacro cbe le e inginnto dalla giusti- ad attuaria, alia eta nostra e dcssa immensamente crcsciula; ma la moltitudiae de'' poTcri e la slessa, se non e pure aumentata. ZXTIIt jjia e ad un tempo dalla politica. II prezzo de'lavori pero vi sia a tale misura chc non ne venga scorag- glato il concorso alle officine de' piivati. La seconda classe vorrebbe essere di coloro clie, spogli di mezzi ed inelti ad ogni lavoro, o indefiu!' tamcnte o per certo tcJtipOj sarleno esposti a peri- re, se dcrt-litti di ogni soccoi'so. Islituti di ricovero e spedali alzati dalla filanliopia porgano asilo a questi infelici^ 1' umanila ne segga al feggimento^ e lo spilorcio c minuto calcolatore dello spendio ne sia sl)andilo. Diinezzata giuslizia parmi csercltata in qucgli isliUitl. dove la vita si vcde a stcnto con- tiauata per la scarsita dei necessarj provedimenti. Non e pcro mio pensiero che sia usata soverchia largliezza di soccorriracnti: die nol consentircbbero i riguardi dovuti a'proprielarj. e nol vorrebbe 1 uti- le sociale: che la inerzia e la imprevideuza de'pri- vali ne sariono originate: clie tornertbbe a danno della stcssa classe bisoguosa del popolo, il quale da troppo largo provediraenlo si faria trascurata della industria a procacciarsi stato migliore. Soltauto allorclie si avverino siffatte istituzioni potra iuti- niarsi bando alia paltoneria. e sara glusto^ ne il cuore rattcrra prepotente la mano del politico dallo eseguirio con rigore. La terza vorrebbe essere composta di quc'giova- nelti, il cui desliao uella vita c ancora inccrto, e chc 3 I xxxir abbisognano d'istruzione, Egll u im errore il distln- guere la conservazione dal perfezionamento, e llmi- tare i soccorsi alia prima in vantaggio de'bisognosi. L' uomo per natura clestinato a perfezionarsi non si conserva se il germe dclla perfezlone non riccve il convenevole sviluppamento. II processo al meglio e essenziale alia conservazione dclT individuo nella specie uraana, com'e essenziale il processo della ve- getazione alia conservazion delle piante. L'islruzlo- ne a certo grado e per tulti indispensabile^ ma nella istruzlone piu elevata e da cansare cosi 1' eccesso come il difetto. L' eccesso potria inviare molti a meta non conseguibile: potria torre le braccia ne- cessarie alP agricoltura ed alle arti meccaniche : po- tria tradirc le speranze di famiglie non agiate. II difetto polrebbe lasciar perire il genio inosservalo, che la natura, a prova di sua potenza, fa sorgere ove pure le ciicostanze compajono all'occliio delPuomo le nicno accomodate. Ma io di sovercbio estendendomi a minuti partl- colari escireitroppo da' termini della mia proposta. Non dovea discorrere cbe leggermcnte i modi onde debbasi soccorrere al misero, e dovea piuttosto mo- strarvi, e parmi di aver colto lo scopo, come sla dl giustizia il dovere di umano e largo soccorrimento *. * Io non entro qui ncU'' csanic sc le case cP industria, quelle tli ricorero, gli ospitali ecc, teoreticamcnle ravvisati, offrano i XIXT II peso ch' 10 vorrej acldossato a'rlcclii non ilcg- giero^ ma sono liingi E terra magnum alteritis speciarc laborcm j »> Non quia vexaii tjuemcjuam sit Jucunda foluptas, »> Sect quibus ipse malis careas, quia cernere suave est ; « Suave eliam belli cerlaniina magna tueri » Per campos insiructaj tua sine parte pericli »». tezza de' veraci principj tlella soclalita umaua, cosi avesse poluto volgerli in alto, c trovar modo a rat- tenei'e II furore de' troppo concilatl popolarl com- movimenti. Nc' suoi Statuli si legge scritto : essere la proprlcla il diritto di godcro e disporre de' beui proprj , ma giusta il prescritlo dalla legge: essere ufGcio primo della socicla civile il dai' mezzi di la- voro a cjuclli clie ne difellino . e pcrgere modi di esislcnza a quelli clie di lavoro siano iacapaci : il soccorrcre a' miseri del uecessario esser debilo ai ricclii clie hanao del sovercliio: doversi favoregglare d'ogni maniera a' processi dclla ragion pubblica, e costituire I'islruzione in guisa clie sia a tutti profit- tabile. Awl in cotali sentenze certo cLe di altamen- te giusto ed umano che cspande Fanlma e la subli- ma : cd e doicc il ranimeinorare clie la legge evan- gelica fa precetlo di quaiito siam venuti dicendo. Le dottrine da noi toccate sono quelle di quel co- dice augusto che da alcuni sclaguratl teologi pare non si apra clie a trovarvi maledizioni , dettati di scbiavltu per coloro clie geraono, ed adulazione per coloro die oppriniono^ ma clie pure, a loro disdorOj e dettalo per levare alto 1' anirao, per iniprimere nelle raeuli T idea della dignila dell' uniana conJi- zlone, per rannodare i cuori di tutti gli uomini coi vincoll dclla piu fratellevole carila. Amatevi, e grl- dalo iu quel libro, siccome fralelli: ravvisalevi sic- come figli del padre istesso; e se il poverello stenda la mano e vi chiegga soccorso, vi ricorda che quel- la e la mano del Redentore. Ho detto, o Signori^ ma al termlne del mio di- scorso petrel andare I'o dimeiitico che oramai si compie il biennio dacclie mi alzaste a questo seg- gio onorevole che oggi abbaudouo ? Quel senso di maraviglia e di gratitudine che mi mosse , 01* sono due anni , a rendervi grazie del piu alto segno di benivolenza di che vl piacque ono- rarmi, anziche venir meno, si e nella lunghezza di questo tempo a dismlsura cresciulo, e I'affetto che ora mi muove non potria con parole venirvi signifl- cato. Dissi, nello assumere I'incarico di vostro Pre- side, che ogni fiducia per me poneasi nel generoso animo vostro, e che ogni sussidio io promettearai e dall' ingegno e dalla dottriiia che vi distingue alia pochezza dclle mie forze: e la coutidenza che in voi riposi uon cadde iu fallo. Che dovrei dire della va- lida ed uti'.issima cooperazione del cav. Sabatti, tutto ardore al bene dello Istituto? che delle solle- citudini dclPegregio Segretario, e dello zelo degno di tutta commendazione dell' Asslstente? che dei membri dottissimi della Censura, e che di voi tutti, illustri Accademici, che nel piu nobile degll arrin- ghi coglieste le palme piu splendide ed onorate ? L' ufficio di vostro Preside avria voluto ch' io Ti U.I precedessi coU'esempIo, ed in quel camblo lo non cbbi clie ad aininirare lo zclo die vi anima , ed a plaudlrc all' opera vostra. Gia or molli anni furono da qui sbanditc le arcadicbe e le scola- sliclic nullita: il vero ed il bene attrassero soli gli eguardi dclla nostra Accademia: qui lo adoperarsi fa senipre fcrvente, e mi e grato il ricordare e le fio- renli adunanze, e la copia dclle letture gravi, im- portauli, tutto volte alia civilla: qui v'cbbe sempre la indipendenza dell'intelictto, ma frenata dalla mo- rale e dalla rcverenza alle leggi: qui la piu nobile delle gare, ma quale si addice ad umani ed alti spi- rili: quclla gara clie assottiglia I' ingegno, che e sprone all' opera, ma che nou iiiciampa con gelosie O divisioni. Non allentale, o SlErnorl, lo zelo vostro: 0£:ui cosa ^ possibilcj purche si voglla, nella carriera del vero e del bejie. Procediamo animosi, ne valga a torcere il nostro corso il grido de'pcdanli, che dicono sem- pre male di ogni cosa , no sanno mai fare cosa al- cuna di bene. Gresca questo Istilulo alia gloria ed alia prosperita della carissima nostra Brescia, di Lei alia quale tuLti si dcbbono i pensieri e gli af- fetti di animi cittadini! Id scendo di questo seggio: riempitelo di laluno de' distinli che sono tra voi. La vostra elezione sia pensata, di voi dcgna: non vi state conteuti, come il foste or sono due anni, a chi abbia zolo ferventcj ma quello, e ve n'ha copla in questo recinlOj'eleg' gete', che alio zelo congiunga il valore dello inlel- letto, e la dovizia della dottrlna. Dispogliato del grado che voi mi deste, io ricordero con orgoglio cbe qui mi fu decretata la plu cai'a e splendida del- le onoranze; ogni ambizione ml parria vile alia ri- cordanza de' voti ondc venni onoi-ato dalla elctta de' miei egregi concitladlnl: ogni sventura (disgiun- ta dalla perdita delTonore, che non avverra) mi parria tollerablle^ che mi varrebbero ad ogni com- penso gll auloi'cvoli suffragi vostri. Queste idee mi confortano: e perche non mi e dato, Collcghl ornatissimi, di recarvi in quest'anima, e dl aprirvi in essa quauto avvi di gratitudiuCj di vcverenzaj di affetlOj di comraozioijc? D I S C O R S O DEL PRESIDE NTE SALERI tSTTO IL CIORNO 20 ACOSTO l834 NELLA PUBBLICA SESSIONE DELL' ATENEO. PARTE PRIMA. ELLA, eta nostra, egreglo signer Consi'gllere Aullco I. R. Dclegato, Moiisiguore Reverendisslmo, signor Consigiicre Aulico Presidente, signor Assessore Mu- nicipale, illustri Accademici, Uditori ornatlssimi , in clie V analisl e penctrata nei secret! piu reconditi della natura fisica, in che uno spirito di acuta e pro- fonda invcstigazione si e fatto siguore di ogni raa- niera di saperc, le leggi e le sociali istituzioui,le quali si da vicino risguardano al bene della umana spe- cie, Qou poteano discorrere laosservate. Ed elle auzi ]N iLit attrassero le disquisizioni de'glureconsulti e de'filo- sofi: s'inlese a svolgerne la origine, la natura, lo sco- pe^ si penso a toglierle all'arbitrlo, a francarle dai pregiudizj e dall' abitudine , onde fermarle sulle natural! loro fondamenta: si avviarono cosi alia evidenza the, esclusa da ognl scienza morale e giu- ridica, repulavasl da parecclij sol propria delle fisi- che e materaaticlie discipline. Nonostante pero la strada al tutto nuova sulla quale, pci- lo spirito filosofico del nostro secolo, si incaniminarono le sclenze giuridiche^ nonoslanle r addentrarsi de' pensatori in tulto die risguavda al diritto privato e pubblico, il fervore delle insorte disputazioni od addusse molti alP errore, o non la- sci5 sorgere in piena luce la verita a conquistare senza dubbiezze 1' universale consentimento: e certa- mente quel fervore istesso tutto di astratta filosoGa ebbe a spargere certo clie di dispregio intorno al- I'ufficio, die pure alia scienza dee toruare s\ frut- tuoso, del pratico Giureconsulto. Ond' io porto opi- Tiione, die uon sara a! tutto gitlata opera, se al mio nuovo comparire fra vol in questo 'giorno so- lenue, die dalla patria si dedica alio splendove del- le lettere e delle scienze, io vi dica, o Signori, della Giurisprudenza, die non dee farsi uno coll' arte me- scliina e spregevole de' legulei, ma die, presa nella sua verace ed alta signiflcazioDe , e la scienza, che avvisa a mO(3erare con securl prlnclpj i desllnl <3e- gli uominl c dclle nazioni^ e vl ponga innanzi ad un tempo le utilita cbe denno venire a questa su* prema jiarle dclT umano sapcre dall' opera accor- dala de' pralici Giureconsulti, solo cli' essi appren- dano, e generosi adoprino a complcre la piu Leila deslinazione. Si volgera il mio discorso in ispecial raodo a'no- stri Giovani conciltadiui , e a buon dtitto polr6 dar loro cousjgli , se noa per altro , a cagione dell' ela mia: e se mi rcco colic mie parole ad al- tczza generalmente non conseguibile, mi varra a di- fesa 11 ripeterc cio che Quintiliauo diceva a'suoi di- scepoli, loro offerendo 1' immaglne del perfcllo ora- tore: Nam est certe aliquid consuminnta eloqaenliay neque ad cam pcrveiiire natura laimaui in genii prohi- het: quod si non contingat^ aldus tanien ihunt qui ad summa nilentur , quam qui , prcesumpta despera- tione quo velint evadendij proLinus circa inia substi- terint. So la Giurisprudenza, glusta le volgarl opinioni, si confini iiella pralica cognizione dcgli slaluti, clie ne' varj tempi deltaronsi da coloro cli' ebbero ia mano le sorli della umana generazlone: se la norma a reggere gli umani affarl si nelle private e si nelle pubblicbe rclazioni: se il filo a condursi nel labirin- to delle svariate massirae e spesso contradditorie, XtTI clie le timane leggi ne offronoj si Iragga dalla sola volonta positiva de' legislator!, ne si saglia ai prin- cipi che denno formare il regolo cterno delle civili e poliliche istiluzioni^ le giuridiche discipline non possono che invilii-si, e la destinazione tocca al Gi«- reconsuUo nulla offre die Icvi alto Paninio. e ne raccomandi all' uonio d' ingegno la professione. Di tuou dorso infatti, e non di elevato intendimento, faria meslleri a pigliarsi il carico di svolgere gl'im- mensi volumi delle leggi si civili clie criminali, s\ di pubblica aniniinistrazlone che di politica, le quali si emanarono ne'varj tempi, ed a discorrere le polve- rose opere de'pcdanteschi e spesso fiivoli conimenta- tori, se uno spirito filosofico non sorreggesse siffatti stud], e se non s'inlenda a discoprire frammezzo' alia varieta delle leggi e delle opinioni I'andamento intellellivo e morale degli uomini, il sorgere, il pro- gredirc, il fermarsi, il relrocedcre della civil la della nostra specie. Allorche la riverenza cieca all'auto- rita teneva in ceppi le menli, e sacrilegio si rcputa- va il fare a se stessi ragione se giusto od utile uno sfatuto, a buon dritto si proferivano le parole del Ginevi-ino Dumont: che di mezzo agli stiidj profondi a che in ogni genere di saperc intendeva con ardore la mente de'pensatori, la sola giurlsprudenza met tea negli animi non pur disgusto, ma certo che di spa- vento. Erano allora le giuridiche discipline rimpetto XLvir alle filosoficho cici clie le dotlrlne aristotellche e le scolasliclie limpelto alia fisica, allc quali non lis- guardavasl die con disdegno, risurla in Europa la spcrinieiilale filosofia. La scicnza della legislazioiie non si dlilva dal co- mandamcnli di coloro clie imperano, o dalle sen- lenze iiidivicluall di tuttoclie rinomati e solenni dot- trinatori. Ella sorge dal fondo della natura al pari die tulle le altre conoscenze umane^ parlecipa alia sJcurla de' principj, clic sono propri alle piu elevate scIentiGchc discipline^ e di esse al pari ^ capace di quella unila di sistema in clie un principio supremo domina c governa 1' inlcro compreso delle leoridie die vi apparteagono. Alia stossa giiisa clie I'umile agricoltore si studia nell' ordine iialurale lo svilupparsi d' un seme, il nascere, il frultificare, il deperire d'una pianla, e ne Irac norma alia piu innocente e frulluosa delle arli utili^ clie rastrononio leva ardimentoso la sua vedula a' pianeti e ne libra i moti, e ne discopre I'armonico collegamento , e ne deduce il sistema dell' universe ■, die I'ideologo indaga Torigine delle prime percezioni delTanima, e da essa precede al discoprimcnto delle facolta intellctlive e morall e del inodo oude operano, e fissa le Icggi della cco- nomia suprcma della nientc umana; die il poeta c Tartista conlemplano la nalura e ne traggono gli sr.viu elemenli a creare ilbello icieale, che ne esalla rani- ma e ne dellzia I'esislenza: alia giiisa istessa il filo- sofo medilatore non trae dal suo ingegno, ma sta- dia e rinvlene nell' ordine naturale delle cose i germi alia sclenza della legislazioue. Le cause mo- venli dclle leggl si stanno nei bisogni delT uomo: le umane forze cffcttrici ne sono il subbietto: le leggi in se ravvisate non ponno essere che Tespressione dei mezzi da uatura preordinati alia perfezlone deir individuo e della specie. Pson altiimenti die v'ha un ovdine dl providenzaj 10 vi diceva altra volta da qiiesto luogo, che govevna i destiui degli enti materiali, e per gradij lentl bensi e spesso non percetlibili, II adduce Infallibilmente alia pei'fezione onde sono capaci, avvi pure un' or- dine morale, che segna i destini degli enti raglo- nevoli, ed apre la via a raggiungere II loro ben es- sere. Air occhio materiale il mondo morale non ap- presenta che una serie di fatli staccati gli uni dagli altrl: gli avvenimenti che risguardano al bene ed al male dtll' umana famiglia non compajono che r effelto della cleca fortuna, e tutto nelT universo parria senza regole e senza ordine di successione^ ma rosscrvafore filosofo penetra solto a'fatti, e vi Tede quel nesso di cause e di effetti che manifesta il magistero della providenza, e del quale 1' ordine universale e rammirabile risullamento. Egli e in XLir (juesl'orcline, clie si accliludono i semi della sclen- za Icgifaltiva. Per coloro clie si addciilrino nel mldollo dclle cose non e subLictto a maraviglia il lento procedere della sclenza dclla Iegislazion«^ che la perfezione di ]ci debb' essere 1' ultima nella scala tlelle umane cognizioui. II primo bisogno dell' uomo 6 qnello deir esistenza, c rosservazione discoi-re agevole sii- gli oggelti clie iie circondano* onde le scienze fisi- che furono le prime a sorgci'e e progredire: salisfal- lo ai bisogni fisici, Faltivila iircquicla dell' uomo, clie lion mai si posa, si rccu a meditare sugl' inle- riori proccdimenti dell' intelletto, a svolgere gll elc- menli che sono uell' uman cnore, e vennero piu o meno perfctte le psicologlclie e morali discipline j ma perche sieno discoperte le fondamcnta veraci e solide del diritto e della politica e meslieri che sia addotla a pei-fezione la scienza dclle cose umane, e non e die dopo la lunghezza de'secoli clie si araman- niscono i materiali alia costruzione dell' edificio del- la prima e piu importante di lutle le scienze. Nelle conosccnze che risguardano al fisico, le invesligazioni si svolgono in un campo assai piu limitalo clic noa quelle che hanno a subbietlo il morale dell' uomo: poiclie gli enti materiali soggiacquero sempre a me- dcsimezza invariabile di leggi e ne'loro principj e ne loro procedimenli si nell' iudividuo e si nella specie^ 4 L ma della nature morale delPuomo non succede cosi: avvi sibbene un ordine a lungo anclare secure ne' suoi effctti, clie regge le nmane facolta e Ic azioni che ue consoguouo^ ma, operando esso sopra enti dolati di liberla e di ragione, pu6 essere alterato e spesse fiate Iravolto si dagli errorl della mente, che dalle passion! del cuore, concitate singolarmente da' sociali c politicl accadimenti. A recare gludizio delle umane cos« c percit) mestierl die si congiunga la meditazione dell'uoino altuale colla investigazlone dell' uomo storico, die ne presenlano i varj period! dell' uniana generazione. Dalle difficolta die accompagnano siffalte Investi- gazioni proveune, die ntlie enciclopedie ddle umane conoscenze, anclie ne' tempi non molto da noi di- visi , troviamo di iiiolte parti che speltano alia Giurisprudenza^ ma egli epur forza confcssare, che grelte e mesclilne erano le teoriche de' Giurecon- sulti e degli slessi filosofi: niolti rivoli si discoper- sero, ma non si aggiunse alia fonte ampia e peren- ne d'onde essi dirivano^ molti brani della scienza furono trattati, ma non si formo un tutto si chiaro nelle sue origin!, si fondato ne' principj, si univer- sale ne' subbietli die del diritlo sono proprj, si lo- gicamente dcdotlo nelle sequele , che meritasse a buon titolo il nome di Scienza della legislazione. E dessa, o Signori, rispetto alle leggi ci6 stesso che e j] calcolo sublime rispelto alle matematlcTie: e chi ne addita, dice un acuto ingegno, i Galilei , gli Eu- leri , i Lagrange, i Bernoulli, i Leibnitz, i Newton delle sclenze del Dirilto? In due opposti enori, per cgual modo al vero sa* pcrc pregludiziali , si travio da colore cbe poscro studio alle giuridicbe e politicbe discipline. Ne' tem- pi a noi lontani una sovercbia venerazione strigne- va i pensatori al positive: il processo non era allo- ra possi])ile, clic la servile reverenza agli altrui det- tall non fii mezzo acconclo giammai al sorgere e svlluppai-si delle facolta intellettive e morali delPuo- mo: parve allora cbe si giaccssero tulte le parti deirumano sapere, e cbe la nostra specie fosse dan- nata ad essere stazionaria; ma sotto a quelle fal- laci apparenze delP inazione, 1' attivita umana non si ristava: nel secreto si claboravano gli elemenli, si creavano forze non ancora conosciute a successivo pill rapido e piu fruttuoso procedimento. Cartesio surse a disvelare nel suo metodo le nuove condizioni e le nuove forze della umana generazione: egli ci'e6 Id spirito filosofico , espresso il bisogno supremo della mente umana, quello dl farsi ragione di cio cbe csisla, delle propria credenzc, di lutto cbe ap- partcnga od al sapere od alle umanc islltuzioni: si riscossero allora gl' iugegni, e si avviarono alia vera scienza, nclla quale, come diceva Aristotelc, denuo LII conoscersi non solo le verita che dai prlnclpj tlerlva- no, ma conoscersi veri gli slessi principj elemenlarl. Nel tempi a noi vicini si corse alio estremo opposto: si allargarono di troppo gl' ingegni alle astratte speculazloni: si vide una teorica aver conqulstato rirttendimenlo del filosofo che medita nel suo gabi- netto, e si tenne poter farsene non rlschiosa appli- cazione air universale. In una nazlone celebrata in Europa, osiamo pur dirlo, le teoriche filosoGclie si colllvarono con furore, e tutto voile ordinarsi suUe speculazloni di una astratta filosofia: si vario in lei di statuti politlcl in poco d'anui assai piii che in parecclii secoli appo le altre nazioni: i commovl- nienti pubblici fiirono perenni , e parecchie fatal! epoche ne compajono segnate di sangue^ e nel pe- riodo di otto lustri non si pervenne ancora a fer- mare sulle veraci sue fondamenta la cosa pubblica. Se fu dannoso il venerar ciecamente tutloche sia consacrato dalla ruggine de' tempi andali, non lo e meno il perdersi in astrazioni, e trarre i semi alia legislazione da' sentimenti e principj individual!. I sistemi tcoretici portano d.' ordinarlo con seco lo sconcio di vincolare la mente de'politici ad una sola leorica , idolo della menle, a cui si vuole di tutto far sacrifizio: ne si medita I'uomo, ne si tien conlo di cio che sia stato ne' tempi andali, di quello che sia per essere negli avvenire. Le strane sequele un delle teovlclie speculative dl Rousseau e d' Elvezio slanno nella storia reglstrate ad istruzione uni- versale. Speltava ad ingegno sublime, che onora 1' Italia nostra, il revocare le sclenze legal! alia vera origlne. Vico nella profonda, raa oscura a rude opera — Dc uno universi Juris principio et fine uno — affer- mava alia meta dello scorso secolo che le fonti della Giurisprudenza si stanno nella ragione enell'autorita, i cui deltati ne si appalesano dalla filologla^ e coa esquislto intendimento aggiungeva egli, I'autorita stessa non altro essere, in ultimo risultamento, clie la ragione. Le ricerche , volea dire quel Saggio, se non prendo errore , si debbono volgere all' indivi- duo^ ma i risultamenti debbono esserne raffrontati con quelli che ne pvesenla tutto inlera I'umanlta. La natura puo essere travisata nell' individuo , e lo puo essere per le cagloni istesse in una nazione in alcuni periodi della storia^ raa a traverso le neb- bie che ravvolgono ad intervalll la legge di pro- videnza moderatrice degll uniani destini, sei certo di coglierla uella lunghezza de' tempi e nell'ampiez- za dci luoghi in che si svolsero le forze ed i bisogni delle umane generazloni. II comun seuso che disve- la, tuttoch^ in raodo oscuro, i principj del giuslo c dell' utile, o quel giudizio spontaneo e direi quasi istintivo che si avvcra in tutti i popoli e li fa con- cordij ed il senso indivlcluale disvlluppato ed istrutto die vi consuona , fonnano la legge onde la natura appalesa i suoi altl couceplmenti, ed adduce cosi riiidividuo come la specie alia perfezione. Allora la sapienza iiitellettiva si collcga colla istintiva: i priu- clpj si assodano, si allargauo, si irradiaao di tutta luce *. • Pei malanni che vennero in alcune cpoche da Icggi ed istituzioni avventurate siill' aslralta speculazione senza guardare a'' risultamenii della esperienza, la scuola storica del Diritto , faniosa nell' Alemagna , alzo grido di riprovazionc al comparire ' dci yarj codici che onorano alcune fra le nioderne nazioni di Eiiropa. Vide ella con securo accorgimento voler esscre le leggi | e Ic istituzioni si bene il dettato della etcrna giustizia , ma la sequel* ad un tempo dello state vario della civilta dei popoli 3 e ne dcdusse non dovcr esse venire dalP opera de' civili gover- iiamcnti , ma sorgerc spontanee dalle idee, daibisogni, dai co- Etumi delle nazioni , e V intero diritto doversi accliiudcre ne- gli nsi e nelle consuetudini. II popolo si creerebbe cosi le leg- gi , e vi si sommettercbbe da se stesso , attivo e passive ad ua tempo nell' opera Icgislaliva. Onorano la scuola storica delP Alemagna gP intendimenli che la movcano a torre le Icggi alP arbitrio ed al capriccio \ ma egli e patente che il mal gcnio da lei concetto contro male aTvisate leggi la trasse a grave errore : che se si stesse alle sole consuetudini si cadrebbe nella incertezza e delle teoriche e de'' giudizj , scndo difficili a coglicrsi gli usi cd i costunii : che, cresciuta la civilta d'un popolo, le consuetudini si vedrebbero di necessita a dismisura n>oItiplicate, e saria la scienza legale po- sitiva csclusivanienic propria de' Giureconsulti , dove, deslinafa a comune regola, dee procacciarsi cli'' ella sia almeno a portata LV La scienza delle leggi adunque non 6 che la scien- la della umana natura, clie si svolge dalle inve- stigazioni antropologiclie sull' individuo , e dalle invesligazioni storiche sull' intero della specie: 6 dessa il quadro del decreti della Pi-ovJdenza , coi quail ella tiene e regge il goveruamento della graa- de congrega di tutti gli uomini: in quel quadro il leglslalore dee rinveuire 1' indole della nostra specie, il fine cui ella tende, i mezzi oude quel fine raggiu- gnesl J le norme a sopperire al difetto delle forze manchcvoli dell' individuo e a guaranlire spedita e libera 1' opera della nalura in mezzo agli svariati accadimenti della socleta umana, che spesso ne con- trariano i salutari intendimenti. Maraviglioso , in- cantevole si e lo spettacolo, die ne offre la scienza delle leggi nella loro altezza ravvisate^ elevalo e degli uomini islrutti d''ogiii paese ; iiotiotis que la coscience nous donne nous inspirent une perfaite confiance. La certitude de la science du moi est done appuyie sur les mime hoses que la certitude de toute science possible. eslerlorl si volge a'fenomeni che occorrono nel no- fitro inlcrno. L' errorc tie' naturalisll sla neiravcre discoaosciulo la csislcnza di falti clie non cadono solto all' occlilo cd alia mano, e 1' errore dc'filosofi sla neir avere reformidato dallo ammcttere, clie le stcsse dottrine morali e giuiidiclie appoggiaiio a fat" ti, scbbene da' flsici affatto diversi. Osservare c de« durrcj ccco, o Signori, Ic fonti di ognl verita negli svariati rami e molteplici delle conoscenze all'uomo consentite. I fatti o I morali fenomeni clie sperimcntiamo per diretto nell' interioi'e nostro cssere, coUa perce-« zione, che dire vorrlasi col linguaggio della scuola) iiitultlva, ne si conferniano per indirelto dalla storia ossia dai feuomeni che ne offre la natura iimana opcrante nello spazio e nel tempo. Se intorno le ca- gioni de' morali fenomeni si puo essere condotti ia errore nelle psicologiche investigazioni, I'errore si toglie c si rinvia 1' inlelletto, raflVonlaudo le cagioni discoperte nella condizione dell' individuo colle azioni umane o cogli effelti che esse produssero ne' vaij periodi della storia. Ned dell' umanita. Questa limitazione degli studj sto- « rici viene anco comandala dallo stesso fine mo- 5> rale della storia, la quale non toglie a sollazzare » come il romanzo, ma ad illuminare colla esperien- w za del passato, e ad arricchire colla tradizione n*. Per quanto vogliasi abbondarc in dubbiezze, e r intimo senso individuale, e il seuso intero della * Cenni sui limili e siilla dirczione degli studj storici di Giandomenico Romagnosi, che servono di prefazione alia Me- moria di Cataldo Janelll sulla natura e necessita della scienza delle cose e delle storie umane. txrii umanlti^, e II corso ora prospero ora avverso degli umani fatti e de'sociali accailimenti ne guarentisco- no infallibili le teorlchc, che v' lianno facoUa e di- rittl uclTuomo anterion ad ognl staluloclic traggonsi immedialamenle dalla natura: chc all'esercizio libe- ro dl quelle facolta e di qiie'dirilti c congiunto il bea csscrc pn'vato e pubblico: chc se le leggl e Je sociall istituzionlj anziclic temperarne 1' esercJzio giusta il rjchicsto dalla socialita, offendano a quelle facolta e diritti, si digradano gli uomini e le nazioni: clie I'ufficio del legislatore si c di avvalorarc, proteggere, soccorrcre que" diriltl: che, fuor di quella protezione e di quel soccorso, ogni interveniraento diretto in ci6 die pertiene al bene ed alP utile dalla umana famiglia si torce in danno : che dalla varieta dei sus- sidj onde abblsognano i popoll giusta ildiverso stato della civilta dee pigliar forma ogni maniera di civili e politiche istituzionl. lo potrel qui, o Slgnori, discorrei'e ne'plu mlnull particolari le accennate teorichc, ne mi saria dis- agevole il dimostrare, che in esse si acchiude Tintero della sclcnza legislatorial ond' e che pende dallo svlhippaile e dallo applicarle il conceplre perfette leggi civill e crirainali, e lo avere istituzioni ainmi- nistralive, economlche e politiche suggellate dalla sapicnza^ ma cotanta amplezza nou sariaml in quc- sto glorno consentita, e d' altronde il mio diseguo tivui si circoscrlve a parlarvi della Sclenza della leglsla- zione ne' suol eminent! pvincipj, ne si stende alle leggi ed alle islituzioni in ispecie considerate *. • II Bologncse Rossi, aculo ingegno, gia professore a Ginevra, cd ora uno de''varj Italian! che tengono cattedra nella capitale del Regno di Francia, alza voce contro alP operetta del Gius Naturale delto ZeiUer adottafs a testo nelle imperiali regie uni- versita eve statuisce : esservi diritti innati , fonte di tulli i di— rilti SI naturali che positivi ; non potcrsi J" altronde dedurre le veraci teoriche di una saggia legislazLone, che dalla screnza dei diritti , alia cui conservazione si sottomisero i popoli a civile governamento. Citare, egli dice, somiglianti principj e lo stesso die refu- tarli. E perche mai lo doniando ? perche saria meslieri , rispon- de egli, di uii catalogo esatto dei naturali diritti, e tot capita, tot senteniice : ogiii dottore, egli aggiunge, ha una rivelazione natu- rale sua propria; e perche da siffatte dottrine vaghe dirivaro- no gli cjrori piu funesti al mantenimento delle polilicbe socie- m ta. Si accusano, prosegue egli, i MabTy, i Raynal , i Condorcet, I i Rousseau di avcre a' demagoglri insrgnate le loro massime di anarcliia; eppure sarcbbe piii giiisto- P asscrire ch' essi non fe- cero che disvihippare e rendere popolari i principj contenuti da liingo tempo nelle trattazioni di Gius naturale. Annales de legislation el de jurisprudence. Se n raccorre i principj dal senso individuale e dal senso della uinanita intera non e via secura, per quanto la condizio- ne umana tl eonsenta, a raggiungerc il ■vero , e da rinunciare alia sicurtii d'ogni teorica intomo alia giustizia ed alia n>orale. In supposizione siffatta io preferirci alle dottrine del Rossi quanto diceasi da Mirabeau: r> 11 veto degli uomini probi e che !<► mo- »> rale si applichi alia screnza del Govemo con quel successo » che lo fu V algebra alia geometria. Egli e questo un sogno , Si e per le cose dette ahbastanza, io mi pcnso, chlarito dirivarsi le dottriue gluridiche dall' ordlne naturale, ed esserne le tcoriche susccttive di ccr- tezza die tranquilla 1' intelletto e l' animo ^ ma ci6 non varrebbe a condurle all'essere dl vera sclenza. Condorcet diccva, che neile materie moral! (ed Io agglungo nelle gluridiche e nelle politlcbe ) non si perverra mai a perfezione se non dove sla colto il principio elementare ed unico su cui si fondano, e del quale ogni teorica compaja deduzione siffatta- meute logica da agguagliare le raatematiche dimo- n (lira taluno : io nol credo; ma se il fosse cessiamo ogni ra- n gionanienlo sulla morale : si ponga arditamente il falfo in n cambio al diritto : mi s'' incateni, in una paroia, senza anno- » jarmi ». Esprit de Mirabeau pensees dii'erses. Certaraente per Popcre dcgli scrittori dal Rossi indicati si diffiisero teoriche disastrose ; ma cio venne non dalP avere sta- tuilo die sianvi diritli innali, norma e fondamenlo d'ogni po- sitiva legislazione. Gli errori vennero dalP avere supposto che il dcslino naturale delP uomo non fosse qucllo della societa : che 1' csscre sociale fosse venuto da arbitrario palto non co- mandato dalla natura e non obbligalorio, ma solubile dal ca— priccio. Si dirivino i naturali dirilti dalla natura dell' uomo rav- visato nel suo intero c non dimezzato dalPastrazione; s'insegni a^ giovani, che se y'' hanno diritti, v' hanno ad un tempo doveri nel Codice della natura; e le teoriche allora non avventate, ne divise non saranno sorgente di malanni alia societa, che il vero nol puo mai essere per Tordine eterno di providenza che rcggc le »orti dell' universo. LXX strazioni *. L' immortale Newton ne' suoi altisslmi concepiraenti levo al grado di scienza la fisica collo statuli'ne la suprema legge nella gravltazione uni- versale. Nelia unita di un princlpio supremo clie re- gola il mondo fisicOj si appalesa la sapienza del ma- gistero della natura, della quale uno e lo scopo ed uno 6 serapre il mezzo a coiiseguirio •, ne gli inten- dimenti di lei possono essere diversi ncl governa- mento del mondo morale. AI rinveuimento di quel principio intcscro percio i filosofi, che tolsero a pe- netrare nelP intimo della scienza della legislazione ^ ma ne surse un novero sorprendente di svariati pen- samenll. Non diro dl coloro clie vorriano ( e ve n' lia an- cora fra noi ) che il regolo delle leggi e delle Istitu- zlonl si stesse nella I'eligionej quasi la religione nou sorgesse dal convincimeuto sponlaneo dell' intel' letto e dalle liberc affuzioni d^l cuore, e quasi ella nonvolesse essere protetta bensi dagll iusulll, raanon essere subbietto a giuridico comandamento: non di co- loro che vorriano riposto quel principio nella morale, siccome quella che si confonde colla legge se guar- dlsi alio scopo ultimo che loro e comune, la pex'fe- zlone dell' individuo c della specie^ quasi nou sla no- tissimo come la morale si stenda a tutte le azioni, • Condorcet , Esquisse d'un tableau hislorique des progres de Visprit humain. c r impero glurldico delle leggi si confini a quelle chc abbiano infliisso dirctto sulP utile o sul daano privato c pubblico; e quasi la societa politica po- tcsse rcgjjersi a quelle discipline severe che appena si converrebbero a congrega di santi'ed umili frati- cclli: nou di coioro, come il Rousseau cd i seguaci dclla sua scuola, che vorriano dal contratlo sociale dedotti i principj delia legislazione^ quasi le cou- venzioni non siano meri fatti al pari che ogni altra azione dcll'uorao, ed a recarne giudizio non sia mestieri di salire piu in alto, rintracciando se glusti od iugiusti i patti nelle teoriche della ragioue. Lasciati que' sistemi, frutto o di soverchiamente astratte speculazioni, o piii spcsso di una fatale ine- sperienza negli affari umani, e da dire piuttosto del sistcma dell' utile, che pare oramai dominante ia quelle scuole istesse che plii si attraggono I'estima- zioae universale. NelP epoca in che nella utilita si vollero gillare le foudamenta di ogni virtu, dovea pur nasceie I' opinloae che in lei sola fondar si do- vesse la scienza delle leggi, utilita che altri voile si- gnificare col necessario c coll' opportuao alle condi- zioni varie di una nazione. Noi crediamo, dice il Rossi nel suo glornale di legislazione, che la teorica dclla legislazione debba cercarsi nella conosccnza sero tulli i benl. Quesla insana leorica, cbc svl6 i I'eggltorl delle uazioni per la lunghezza de^ secoli si ii guardata con reverenza fino a' tempi a noi vicinl^ cd oggi stesso alcuni de' pensatori vi sono schiavi| e v'ha del governi clie lutlavia la osservano con dan- no Infinlto e di loro stessi e degli stati cbe ne dipen- dono. Ne' tempi andati una era Ja voce degli scrit- tori intorno alia cosa pubblica: i lumi, le arli, le scienze venire dall' opera dei legislatori: spettare ai governi il creare la riccbezza e il diffondeila: ad essi doversi i costunil, la gentilezza del sentire, i beni tulti della civllta aggluuta alia perfezione. Lo stesso Filangeri, sommo ed acuto ingegno, non seppe scio-- gliersi da' ceppi dall'abitudine, ne scuotere il gioga delle opinionl ricevute. Da quelle torte senteuze de- rlvarono le islltuzioni de' corpi d'arte, la imposi- zione del tirocinio onde esservi inscrilti, le famose teoricbe della bilancia del commercio, le tasse anna- rarle, un sistema sbrigliato d' imposte sulla inlro- duzlone delle merci estere onde animare gli opific) nazionali, i premj alle invenzioni, e tant' altra ac- corapagnatura dell' ignoranza e dell' errore. I lumi del seeolo banno riscbiarate Ic menti, di- svelati gli anticbi errorl e fermate le veraci teo- j ricbe della pubblica econoraia: il bene degli stati i non Cj n^ pu6 essere 1' opera diretta dei civili gover- hamenll^ tale c il grido Jella Closofia In im cou tjuello (lella espcrienza: la natura ha gittato esclu- sivamcntc il seme al ben esscre nelle facolla all'uo- mo conccdute: lo sviluppamento libero delle focolta naturali e il solo elemento della riccliczza, c eon lei del prospero slato dclle famiglie e delle nazioni. L' nfficio del polllici governanienti e il proteggere quelle facolta naturali, e percio il guarenlirne Teser- cizio dalla frode e dalla violenza, e il soccoi'ierle colla rimozione delle difticolia e degli ostacoli, age- volando le vie che le conducono a perfczione. L' in- terveniie diretto dclF aulorita nou puu addurre the a danno, e la miseria e la degradazione in che cad- dero le nazioni, ove tullo si voile reggere e gover- narc, vagliono a far manifesto ai meno veggenli Ter- rore dclle teorlche uegli andali tempi uuiversalmen- tc accredltatc. * L'amcrieano Franklin, non educate a'pregludlzj della vecchia Europa, seguendo i soli dettati della ragione, cd esprlmendo 1 risullamenti di una accu- Non c mpslicri dire ai pensatori che v' ha casi nei qiiali per la siiprcina Icggc della salute della riepubblica V interve- ninicnto dirclto pu6 csserc non pure utile nia doveroso. lo qui parlo dclle regole generali, dalle quali per altro se v''ha in alcuni casi brsogno di dcviare, il dcvianiento non puo cssere clie tem- porario. Si e dctto in proposilo aiupianicnte ncUa mia mcmoria sulPiucctta c sul luonopolio. IXXXII j-ala, minuta e laboilosa espeilenza, diceva che il potev pubblico, In fatto di economia, si confina a due sole cose: reprimere le violenze^ e lasciar fare} e versando sulla produzlone e sul commerclo de'gra- ni, rlspelto a' quali un sense male inteso di iimanlta aveva in parecclii stati nioltiplicato i regolamenti , detlate pene crudeli, alzati i paliboli, aggiungeva: e stato bisogno di assai spirito iielle nazioni di Eu- ropa per inidginare die il commercio de'grani offra argomcjito di statuti e di leg'j,i: la natura delle cose attentamente considtata^ ed il coiniin senso non avriU' no certo insegnato s\ belle cose. Non pongano le leggi inciampo alia liberta del- r industria con arbitravj vincoli: non s'inceppi con forme non uecessavie il libero mercanteggiare: non si rinserrino con incivili leggi i beni in pocbe fami- glie: le leggi intorno le successioni aprano libero il campo al diffondimento della ricchezza: non sianvi classi privilegiate, ma la ugualila innanzi alia legge venga proclamata e guarentita, e il bene universale ne sara il frulto, che non e dato all' autorita di diffondei'e nelle nazioni, e di cui la Providenza, gelosa de' siioi tesori, ba volulo essere ella sola dispensatrice. Chi non vede nella serie dcgii accennali prove- dimenti 1' applicazione delle teoriche della sociale giustizia? Chi uou vede cosi avviarsi le scienze eco- J LXXXIII nomiclie a quella scmpliclta dl principj, clie e 11 se- gno Indubblo tlelT esscre elle sorrctte dalla sapien- za? Lc buonc teorichc si vanno ogni giorno pludif- fondcndo, e clii tenga dirtro a' process! in Italia dcUe scienzc clie discorriamo, si persuade accordarsi r universale dc' pensatori nelP opinione clie i prin- cipj deir illuniinala econoniia pubblica si confon- dono con quelli di ben pensata e Closofica giuris- prudenza. Ella c adunque elevala c sublime la scienza delle leggi, dcgna clie tolgano a svolgerla i piu profondi intellctli: egli e adunque disagevole e dilicalo 1' uf- ficio del legislatore: ed ^ ridcvole la pretensione di coloro clie o d' inetlo intendimento, o di grelte e superficiali dotlrine si attentano di alzar voce, e decldere intorno le leggi e le islituzioni clie meglio convengano a'popoli^ e niuovea percio da Cuo co- noscimcnto delle umane cose il grido dell' Inglese BcntLam il quale diccva: Quarite cose in unaleggc! PARTE SECONDA Da qftanto siamo venuli infino a qui ragionando egli e cilia ro come le leggi e le sociali islituzioni, onde aggiungano alia perfezione, esser debbano il ri- sullamciito dclla uatura essenziale e comune degli txxxiv uomini, e la espresslone ad un tempo dello Inten- dere e del sentire universale ^ e cio dimostra di quan- to ulile esser possa alia scieuza delle leggi Y ufficio de' pratici Giiireconsulti : die quello intendere e quel sentire e colto da coloro sopra gll altri clie facciano subbietto costante alle loro meditazioui gli affari rcali dcUa vita umana: da coloro a' quali e le opinioni e i senlimenti delle varie classi della societa liberanienle disvelinsi: da coloro cui i bi- sogni si appalcsino nel loro intimo, e I' esperienza giornaliera additi i mezzi plu convenevoli a sop- perirvi. II filosofo nelle sue private medltazioni, i mini- slri de'Prineipi ne'loro consigli soggiacciouo a ti'a- \edimento : si affiguiano spesso il popolo altro da quello clie porta la vcrace sua condizione: promul- gano, collo inlendimento migliorCj disponimcnti le- gislatorli siccome utlli^clie tornano talvoltain effetto dannosi. II solo speriniento ehe sta nel reeare al- r atto Ic Icggi, e la pietra di paragone ( mi si accor- di questo linguaggio ) clie mostra essere elle o no acconcie ai bisogni dclle nazioui^ e qnesta pietra di paragone sta in mano del Giureconsulto, o clie segga _ ne' tribunali, o che esercili la onorevole niagistra- tura della opinione come avvocato. La storia di tutti i tempi ne fa amplissimo testimonio come i Icgi- slatori deltassero leggi era acoomodate, era contra- rie al vcro bene de' popoll ^ come i filosofi gittassc- ro sulle scienzc giuiidichc de'lampl di pura luce: ma ella nc avvcrlc del pari come nelle accordale sen- tcnze de' pratici Giureconsulti siansi in ogni tempo liiivcnule le fondamenta della veracemenle nazio- iialc Giurisprudenza. Duolmi chc io qui non possa svolgervi qucsto vcro, e porgcrvelo oca islorici do- cumenti disfavillautc di lutta luce. Ove si parii delle viccude della scienza legale, non puu a meuo di soccorrcrc alia memoria la Roraana Giurisprudenza. Espulsi i Tarquinii di Roma, e vol- ta la cosa pubblica a liberla, si avviso a dettar leggi accomodate alia crcsciuta popolazione, agli aumea- tati negozj, alia novella condizlonc delle cose pri- vate c pubblicbc:^ e si sancirono le dodici Tavolc, le quali, stbbene ne' tempi in cui si cmanarono fos- sero il frulto di elevati civili intendimcnti, avcano bisogno Iclic sc ne allargasse 1' intclligenza, clie si sopperissc ai loro difclti, clie si acconciassero ai rau- tamcnli che sorvenivauo uelT essere de' cittadini della capllale del moudo antico. Fu prostata questa opera fruttuosa dai soli Giureconsulli: gli cdilti dci Pretori e dcgli Edili^ le dispulazioni del foro^ i re- sponsi dei Giureconsulti alle consultazioni private c pubblicbc, alle quali si ricbiedevano, illustrarono, ampliarono, supplirono, conformarouo al rautamcn- to dc' tempi c de'bisogui quella legge primilivaj av- vegnach^ 11 midollo ne fosse semprc or piu or meno preservato. E citi avvenne, o Signori, non perche fosse data a' Giureconsulli facolta giurldica di ri- spoudere intoruo il dlritto, ma per la sola venera- zione clie melteano negli animi le loro risposte im- prontatc della sapienza-, die solo a' tempi dl Augu- sto fu statulto clie i Trjbunall sommetlcr dovcssero i lore gludizj alle concordl sentenze de' Glurecon- sultl, e solo al tempi di Adrlano fu data agll edltli de' Pretorl forza dl legge. Dalla caduta della Re- pubblica fino al tempi dl Glustlniano si accreb- bero a dismlsura le opere del prallci Giureconsul- li, ed e subbietto dl volgare erudizlone, clie la plu estesa e principal parte della collezione dl Glustl- niano ne presenta il sunto prezloso delle loro dot- trine. Cio che accadde appo i Romanl crealorl della ve- j'acemente civile Glurlsprudenza, come sequela del naturale andare delle cose, Intervenne pure eve rl- comparvero le loro leggl a risorgere ed avanzare la civllla dl mezzo la barbarle del medio evo. Le sclen- ze legall, tuttocliii per modi dl trattazlone dlversl, vennero illustrate, ampliate, acconclate al tempi, e diffuse dalle siiccedutesl scuole dl Irnerlo, dl Ac- curzlo, dl Barlolo, dl Cujacclo, e dalla serie pres- socbe iramensa de'dottrlnatori legali ne' secoli sus- seguenli. LTCTEXVII Ella i adunque elevata c sublime la Jestinazlone pi'cGssa a'pralici Giureconsulti, o clic tu guardi alia natura stessa delle cose, o die consult! il teslimonio delle cla trascorse:^ ma a raggiungerla sono ricliicste indispensabili condizioni , senza le quali, ornatissi- nii Giovani , che alia Glurisprudenza vi dedicalCj uscira affatto infrultuoso I'ufficio che vi ^ confidato. Alio studio delle leggi positive h mestieri che si aggiunga quelle della filosofia applicata all' uomo cd alia societa, condotta alia maggiore sua altezza, e in lutte le sue relazloni considerata. Fu tempo in clic 11 porre studio alle sole leggi positive, ed il dare opera a sporle ordinate e lucide senza piii, po- tea fruttare utilissimi risultamenti, e fu 1' epoca in clie risurse la Romana Giurlsprudenza: coniinciato appena a rischiararsi le tenebre della barbarie, le Romaue leggi poteano, per la civile sapienza, ravvi- sarsi nello stato dc' tempi siccome tipo di perfezio- ne: poteano clle avanzare la civil ta, e 1' avanza- rono^ ma ora le condizioni de' tempi sono mutate, e travlerebbe il Giureconsulto che alle sole positive leggi giuridicbe, alle formole di processura pedan- tescamente circoscrivesse le proprie medltazioni. La divisione che fu per lungbi anni intra i filosofi e i pratici Giureconsulti ebbe ua influsso maleCco sulla destinazione sublime e della filosofia e della Giurisprudenza. AUorciie i vocaboll cli Scienza delta Legislazione furono proferiti , gl' ingegni elevati si detlicarono alia fllosofia del dirilto, e guavdarono con isdegno a coloro chc si occupavano delle leggl positive. Cosi fatto disdegno , dice il Rossi , non era cLe di troppo merilato e dagli eruditi che si teneano a termini di servlli compilatorl, e da que' pratici, clie senza teoriclie filosofiche , potcano somigllarsi a cleclii manuali artcGcl^ ma era desso ingiusto lor- .ch.^ colplva o coloro che si studiavano luttavia a conservare incontaminate le sorgenti dclla Romana Criurisprudenja, si Intimamente legata alio state so- ciale fl'Europa, o quel piccolo numero di veri Giu- reconsulti, che indagando c cogliendo i bisogni del secolo faceano , merce di accoucie ed ingegnose In- tcrprctazioni, di piegarvl la veccbia guuisprudenza. I loro sforzl erano saggi dl giurisprudenza speri- mcnlale: essi adoperavano di trasformare In dirilto una parte almeno del riehiesto imperiosaniente dal- r essere morale c civile del loro tempo: e forse senza avvedersene secondavano i moti dclla civlltaj che sconfacenti istltuzionl e non piii accoucie leggi contrastavano, tultoclic clle non vi opponessero in- sormontablle impedimento, Jlia j-agione, o Signori, e la gulda airuomo accorr data dalla natura al discoprlmento del vero , del bello, del buono: e dessa che dischiude ed agevola il cammino al conqulsto d! ognJ intera conoscen- za ^ c le dottiiiie del diritto non poterono fare projceditncnli clic vantaggiandosi di cotalii prczio- so do«io del ciclo. Gli usi, i costumi, le leggl, noa sono clic fatli iimanlj e possono esscrc o giusti od ingiusli, od utili o dannosi, o sprczzevoli o re- verend! 5 ed a recare d'essi appropriato giudizio b bisogno del lunie offerto dalla sola Closofia. Ne la sfiparazlone del diritto filosofico dal positive potreb- be avverarsi ncU' eta nostra*, imperocche la invesllga- zioue c il dubbio regnano dovunque ', e non e argo- mento in cui il sgcoIo si stia contento alFautorita: sarebbc oggi ridevole il dcsidcrio di Sterne: che Dio gli dcsse un Icggitore cosl pieghevole clie gli abbaadonasse il governaraento dclla imaginazlone, che si lasciasse divertirc senza indagare come cio avvcuisse , e commuovere scnza volerue pcrscru- tarc Ic cagioni. Leggitori siffatti non si rinven- gono a nostri di , e in quel cambio abbonda- no per ogni parte i Montaigne , i Baretti , gli Johnson, Lo studiare profondo c critico sulle leggi c il bisogno che surse nello scorso sccolo , e che nel nostro si c rcnduto impeiioso e domlnatore: lo spirlto di fdosoCa clic si volse dapprlma alle sclen- zc fislche cd alle idcologiche non polca, pel neMO intlrao che strlnge In uno i varj rami deiruraano sapere, non rivolgcrsi alle glurldiche|, e se uu Ga- Illeo era comparso , non poteano non comparlre di seguito un Montesquieu, un Beccaria, un Filangeri, un Bentham. Anche fra colore pero che plautlono in genere air uso dello spirlto filosoficOj v'ha pareccLj che se ne spavenlano ove ne siano subbietto le leggi e le istltuzioni de'popoli : quasi i mezzi a corre il vero e il bene mutassero di nalura ove si operino in cio cbe plu importa alia umana generazione. A torre al maligul ogni argomento di censura, ed a cansax'e ne'deboli ogni subbielto di scandalo io rechero in mezzo due splendide autorila. Lo Zeiller nella sua opera del glus naturale, testo delle II. RR. Univer- sita, afferma: che la filosofia applicata agli oggettl giuridici agevola la formazione di buone leggi, ed apre la via alia riforma delle contraiie: che un si- stenia fllosoGco di dirilto non isccma od iuvilisce il supremo potere legislativo. Ed un Principe illuslre di Casa d' Austria , del quale gl' ilaliani esaltano e benedicono la ricordanza, i cui staluli apparten- gono al processo della umana civilla aggiungeva: E principio del mio governo che ogni at to ne sia esposto alia pubblica luce, e che si gl'intendimenti che le sequele ne siano liberamente esaminati e discussi^ che cosi io mi penso doversi fare il con- quisto della eslimazione e deiraffetto de'cittadini. Sublime sentenza che leva alio 1' atiimo c ne indu- XCI ce a ripelere con commozione il detlo tli Tacito: Jiara teniporum fdicilate iihi senlire quae velis y ct quae sen tins diccrc licet! Tolga pei'6 il cielo, o Sigriori, cli' io qui confoii- da la irrivcicnza o Io spregio a'voleri del leglslalore, e la salira provocalricc alia inobbedienza colla tran- quilla e modcrata disqulsizione volta a rilevare il difetto eziandio delle leggi che eslslono, onde co- loro cui sono (idati i deslini de' popoli siano cbla- mati a mcditazione. Ella c effetto la prima d'inci- vilc anirao^ c propria la scconda del filosofo, e si compone con tutti i doveri del ciltadlno. L'illu- strc Barbacovi, il Ncstore degl' ilaliani giurecon- siilti ncl nostro tempo, facevasi immortale cosi quan- do elevato quasi all' ufGcio supremo di legislatore detlava un codicc alia Baviera, come quando ne'suoi ozj privati dava opera a rilevare con fllosoflca in- dagine le mcndc cbe a suo pensare offendevano all'austriaca legislazlone. E I'avvocato Giovanetti, cbe si place di essere socio alia Bresciana Accade- mia, lustro e splendore della citta di Novara, uno de'pocbi giureconsultl cbe svolgano le piu elevate qucslioiii della legislazlone, colla censura allc leggi delle tasse sulP annona, cbe diceva un resto della feudale barbaric, c col grido messo contro reditto del 175/ cbe intcrdiceva al Piemonte il commcrcio libero della seta, si rcndca benemerilo della nazio- XCII ne, promoveva in Italia le buone leoriclie della pubblica econoinia, e si acqulstava la gratitudine del suo governo, che il decorava del tltolo dl cavaliere, e lo eleggeva a membro della Depulazione agli studj della patria storia. A cansare pero I'abuso delle astratte teoricbej alle qiiali talvolta i filosofi si abbandonano guardaudo dl troppo all'avvenire e nutricandosi troppo di speraa- 26, sono elle a contemperarsi co'pensamenti di coloro cbe ne precedettero, e ne offrono i risultali, direi quasi, del cotnun senso delle nazioni j ond' e che co- lui che avvisi al perfetto negli studj giuridici non puo lasciare le leggi romane colle modificazioni die ne vennero dagli statuti e dalle leggi de'varj stati, dalle decision! de' tribunall e dalle seulenze comunemen- te riccvute. La sola carita inverso la patria muover dovrebbe alio studio della Romana Giurisprudenza, ch'ella c il monuniento piii splendido della Italiana gloria. Al ricomparire di lei, Tltalia nostra, come riscossa da profondo sonno, alGne si riconobbe, e r antica maesta dell' imperio parve da lei senli- ta nel risorglmento delle sue leggi: gl'ingegni ita- liani si volsero allora a meditare il deposito della sapienza degli avi e divennero maestri delle altre nazioni: non ripiglio 1' Italia su d' esse 1' autori- ta del comando, ma fece il piu bello de' couquista- menli J quello della nominauza e della opiuione: il xcirf regno Jella forza, rotto un d), non lisurse, ma vi vcnne sosliluito quello dclla glustizia e della ra- gione: fu limitato a tempo rinipcro antico , ma fu e sara scmpre senza conGni qiicUo della civile sapienza *. In non parlcro, o Signori, delP utile clie pu6 ve- nire dalle romaiic leggi onde dccidere questioni clie si riportino a'diritti origiaati nel tempo in cui esse imperavano, ma guardo solo alia suprema utilita della scienza. Non diro, clie la collezione di Giustl- niano reputar debbasi tutlo oro pure, ch'io consen- to coirOtlomano e intorno i difetli della sua for- ma esteriore , e intorno a quelli die ne fanno riutrinseco meritevole di ccusura-, ue io ne sono vcneratore coll' Einecio al punto di pigliarne in ogni parte la difesa^ e fo plauso al Filangeri cbe Cno da'suoi tempi affemiava, essere dalfuno alTaltro degli estrenii d' Europa una sola la voce clie dicea le leggi del Lazio non piu coufacenti al bisogno delle * Lcgum autent romanarum oraculis, post diutiimum silentium smci'tatisj Italia jam pridem oblita siii , respexh tandem ipsa se se J inqne suis legibus vetustam imperii majestatem recognofit : recepitquc per eas in toto subjecto sibi terrariim orbe, si non im- pcriumj at saltern nominis auctoritatem quaque i/ires dominationis amiserat J ralione in postenim imperavit. Nostris enim legibus omnes pnpuli suhmiscre fasces ; quique ab imperio deswerant romanornm, eonimdem sapientice perpeluo paruerunl. GraTina, de ortit et progressit juris cit'ilis. ICIV . moderne nazionl: ma se il Dh'Illo Romano volea abolirsi siccome positiva leglslazione non e cli' eg]t eessasse mai d' essere ai Giureconsulti il libro del quale dovrcbbesi ripelere cio che del classici greci diceva il Poela: » vos exeinplaria grceca n Nocturna versate manuy vevsate diurna. Orazio uella Poetica." Tutto che si rapporta alia civile legislazione, alia criminale, al gius naturale private e pubblico, secon- do le idee du' tempi, ed alia cosliluzione politica de' romani si trova in quella collezione registrato: tu vi scorgerai degli errori, ma vinti da luminosis- sime verita cbe sorvissero alia lungliezza de' secoli e vivranno ancora nelle future generazioni: le civili teoriclie non vi sono manclievoli ed imper- fette, perche non fondate, siccome in laluna dtl- le moderne scuole piii celebrate, sulla ipotesi stra- vagante cbe gli uomini siano tenuti per giustizia soltanto a non farsi danno, non a soccorrersi^ e la giustizia percio vi appare eminentemente uma- na e sociale, e sempre il dii-Itto dell'indlviduo vi si attempra al ricbiesto dalla pubblica utilila: I'acutezza spigllata c ad un tempo profonda dello ingegno ti preseuta lo aciogliraento delle quistioni XCT piu dinicili ed Intricate con tale lucentezza, die vanamentc lu ccrchercsli in opere cziandio moder- ne accorgiinento piii dilicato, logica piu robusta^ pill prccisione d'idce e di parole: una dizione, un vocabolo vale spesso a rccarti nciranimo una nia- gistralc dislinzione, una teorica feconda delle se- quela pill fruttuose: la serie imraensa de' casi giuri- dici che vl trovi discussa dai piii acuti disputatori ti offrc, se vi ponga studio , il subbielto al piu sva- riato e soltile logico esperimento : dal Diritto Ro- mano e cliiaro come nelle leggi influiscano le teori- riclie filosoficlie dei varj tempi, le opinioni rellgiosCj i costunu de' popoli, I'essere varlo delle politiclic istituzioni: come lo spirito essenziale di bene con- cella legislazione sorviva a'secoli, e come ne siano divise mano mano e nello andaie de' tempi le parti che le si aggiunsero per accidentali cagioni che fu- vono un gioruo e non sono piii: Torigine e il pro- cesso della civilta d' Italia e d' Europa rannodasl alia storia del Romano Diritto dopoche ne risurse la collezione: e non saria malavegole opera, n(^, cred'io, perduta, il dimostrare come dallo studio delle leggi Romane, tulto sapienza civile pratica, ve- nlsse clie gl'Ilaliani guardassero sempre a tulto il compreso dell' uonio reale nelle filosoficbe investi- gazioni, ne mai si perdessero in astruserie fantasticlie SI nelle selenze giuridichc, e si nelle polltlche e nelle SCVI economiche, e come a cllspetto del caprlcci tiell'av-' versa forluna traspirl dall' universale degl' Italiani certo clie di riflessivo, di meditato, di grande. Lo studio dellc Romanc Icggi nou vuolsi dividere da quello degli scriltori che ne llluslrarono le ma- tei'ie dopocLc elle risursero, c di quelli singolarmen- tc che allargarouo la scienza con filosofico e pi-altco intendimento. Le senlenze de'pratici si nolle opere lore, e si ne' loro giudizj formano una parte prezio- sa della storia morale degli uomini^ e sta special- men te in esse il critcrio a decidere de' varj gradi dell' incivilire di una nazione. Ond' e die il profon- do e veggeute Leibnitz avvisando che il verace pro- littar dclle scienze viene dal raccorre in uno i pen- samenli dello universale dei dolti ne'varj rami del- r umaiio sapere, dal raffrontarli e porli in conso- nanza coi dettati della raglone individuale, volea che un nuovo Digesto si componesse delle svariate opere dei teoretici e pratici Giureconsulti, onde, siccome in quadro, si avesse sott'occhio tutto il saper legale dal risorgimento della Romana Giarisprudenza in- fino a noi, accouciamente spartito nelle naturali sue division!. Se la proposta del grande Filosofo si fosse reeata airatto, le moderue legislazioni se ne vedreb- bero immensamente vantaggiale: che nou udremmo fra i legall, e nc'templl della glustizia agitate sicco- me al tutto nuove questioni giuridichcj le quali (lalla saviezza degll avi nostri craDO, h gia gran tern- pOj e (liscusse e dtfiiiite. Dalle quali cose disccndc clilaro come lo studio del moderni codici non possa esserc cbe un' appen- dice nllc mcdilazioni del vero Giureconsulto; e come nei liniiti sovercliiamenlc ristretti in che si acchiu- dono da'pratici i legali studj sia riposta la causa onde molti sono i sottili argomentatori sulla parola delle leggi, molti i valenli logici abili ad istruire una causa cd a difendcrla, ma die deivcri Giurcconsulti dovrebbcsi I'ipetcre, ciie rori natant in gui'gite yasto*. ' Lc c.igioni che pochi ingff;ni si Icvaiio alio negli sfudj le- gal! io mi pcnso starsi nolle superficial! c facili opcre che ldrt> pongonsi fra le inani. II Cousin, Cours de VHistoire de la Phi- losophie, Le^on 11^ parlando ta la nostra Brescia^ cinuse egii con queslo uflicio la sua canieia, ed e caro il rammemoiare come la diguila autorevole del raa- gislralo fosse in esse coniposta coiia gcnlilezza degll affctti e dei modi; come F altezza del giado nou avesse in Iiii rolte leanliclic relazioni; come vivesse ia quell' auima la ricoidanza d' esserli slato compa- gno ed araico, e sc ne onorasse: come roigoglio oca avesse in essa scemate le affezioni citladine. Ebello ed utile il rlcordare come splendida e decorosa per sua opera comparisse la santila de' gludizj, e come Ja eloquenza del foro , richiamata alia sua verace deslinazione, si dispogllassc delle vane declaraazioni, si appurasse ne' modi, e volgesse in atto la scntea-" za del modtrno Quinliliano: essere la giudiziala eloquenza della eta nostra I'arte di conviucere Tia- telletto e di piacere ad aprlrsi plii agevole Tadito a conquistare il convincimento. Sc qualche reminiscenza delle relazioni di questa vita si serba dagl' illuslri Irapassatl, se la loro ani- ma e tutlavia sensitiva alle cose di quaggiu, accolga Tcgregio Ginreconsullo, del quale onoro e benedi- CXTIII CO la rlcor^auza, il Irlbulo che io gll offro di rel-c- renza, di affelto, di gralitudlne. Egli cedette al co- muue destino degli uominl: fu colto ne' suoi ul- timi annl dalla svcntura^ ma le letterarie, le filo- sofiche e le giurldiche discipline circondarono la sua tomba, e Faffezione concittadlna la bagno di pianto. Ho detlo, o Signorij e parmi aveve dlmoslrato I'aggiustatezza della seulenza di Cassiodoro: Quid' quid humani generis Jloris est habere curiam decet. Possano le mie parole esserc sprone a taluno dei nostri giovani figli a percorrere degnamente il piil nobile degli arringlii , cogliendo i frutti the sono promessi dalle condizioni avvenlurose del nostro tempo*, che gli alii e vivaci ingegni non difeltano di mezzo a noi: possano i miei intendimenti tor- nare in modo quale cbe siasi giovevoli alia carissi- ma nostra Patria, che tiene la cima de'miei affelli! Se cio addivenisse, o Signori, parrebbemi di aver colta la piu bella delle corone-, la sola che possa essere sempre ambita senza rimorso, senza vergogna^ la sola che si addica ad animoveracemente cittadino- RELAZIONE ACCADEMICA dell' anno M. DCCC. XXX n^ 9^- Studio disposla fideli LUCRKZIO. Nc ON indarno .V noslri glorni In Italia, c singolar- mcntc iiclla Lombaidia, tanto si sliulia e si medita e si scrive intorno al baco da seta: al suo miglior governo, al niigliore alimento con cui crescerlo piii sano , e quindi predisporlo a piu soUecita, a piii certa e piu ricca produzione. ]Non e citta , non vil- laggio dimenticalo, non casolare nella nostra pvo- vincia , in cui non si pensi a nuove induslrie, non si stud] a metodl piuacconci per pure allargarne il prodolto 5 e dar perfezione per ogni verso alia sua coltivazione-, non passa anno che fra noi non sorga e si divulglil e raccomandi a comun proClto qualche nuovo lratlalcllo,alcun manuale alia portata ditutti, e che non si svolgano ancora sottigliezze e bizzarrie di scientifiche disputazioni, cbe si riferiscono al so- slanziale di tanto argomenlo. La sicurla che la na- 4 tura Istessa ne porge, die nS per viccnJe politiclie^ ne per direzlonl diverse dl commercloj ne per trap- piantamenlo altrove di cotal ramo prezioso d' In- dustria, si possa mai togliere da questo terreno la sorgente ineffabile di tanto tesoro, fortifica e tien desto 11 pensiere di tutti e I'assidua cura intorno al baco ed alia piauta clie lo pasce: come dl cosa sta- bile in tutto e soltanto a noi conceduta, il ciii pos- sesso non puu Iradursi ad altri ne per violenza, ne per altre arti, ne menomarsene mai Feffettiva nli- lita, se non per difetto o mai voler nostro. CIvco- scritta a certi cllmi, a certi paesi e a certe zone di terra, per dire piii veramente , 1' esistenza e la col- tura del baco da seta , non sara clie altri popoli ne la invidino o ne spoglino: qualora da noi stessi non si fosse per ricusare ai doni spontanei della natura e ripngnare al nostro migliore. La pubblica c priva- ta economia finalmente adopera siccome in cosa di naturale, imprescriltibiie diritto posseduta da noi , il cui pieno ed assoluto dominio non puo essernc conteso, se le condizioni della terra e del ciclo non iscambiano. Inteso il bresciano Istituto singolar- mentc a quello clie glova , e piu spezialmente alia utilita della provincia, accoglie con affezlone e coni r affezione istessa divulga a comun profitto quanto di meglio si studia e si scrivc in cotali argomenti. Vediamo pero disscniiiiarsi ncgli annui suoi Com- 5 mentavj scritti e Mcmorie ad ogn' anno clie aggnar- trameato salutare e speciQco ai noslri cuocLi. 4« Segue il nostro Leclii a dime 1' istoria dell' uHvo , ncll' Africa, nella Grccia, in Italia^ la cui patria puossi delermlnarc tra II xenC otto e il trenteslmo grado dj latitudinc borcalcj e il quindicesimo al tren- teslmo quinto di loagitudine occidentale. Dopo il primo Tarquinio fu recalo V albero in Italia, e la sua coltivazione segui le viceude della civilta e della barbaric, della pace e della guerra. Strauiero rullvo air Italia, piia clie qualuaque altra planta indigena dee risentirsi de'siti e del modo dl cultura, e la cou- dizioB della pianta iuiluisce di necessita sul frutto; questo si tramuta col vario sporsl dell' albero, pei tagli, per Tingrasso^ piu producono le olive di col- lina clie le vegnenll In pianura^ danno piu olio quelle d' albero inlrislllo clie va a male, di quelle che il vigoroso. Accade qui di parlare del verme guasta- tore dell' ulivo e delle olive: del musca olcee^ clie melle a risico 1' lutiero raccolto^ di cui dice le for'* me, I costumi e lo ingenerarsi cbe fa fino a tre volte prima del cogliere, contro a la qual peste non e ri- medio. E qui 1' autore scioglie un inno di grazle alia buona natura, cbe 1' isoletta ch' ei possede nel Benaco, accercbiata dall' acque e spazzata rasente da lutti i venli, non allelta cotal incomoda genera- zione d' inselli. Vien poi a discorso del tempo del cogliere, dal cbe dipende la bonta c quantita del- V olio. SlranierOj come s' e detto, 1' ulivo all' Italia, 4» non matura a fine i suoi frutli, clie non si stacca- no da piccIuoli|, coglier tardi fa danno all' albero^ presto, a la somma del prodotto. Ostico e slringen- te e I' olio premuto in settembre, dolce all'ottoLre, dolcissimo al novembre^ scema di bouta premendo- lo in dicembre, e peggio in gennajo: cosi dice Fespe- rienza maestra. Spia del tempo opportuno per la colta si h il color dell' oliva: clie dal verde volta al giallo, e dal glallo al porporlno, al rosso vinoso ed al cupo; a quest' ultimo stadio a plcclole scosse si distaccano le bacche e piene di sugo cedono a ogni tocco, el'aspettar piu ancora torna a gran danno. Columella dice anch' esso del quando e del come far la raccolta^ e a' suoi precetti sottoscrive il no- stro Socio: esponendo le precauzioni da usarsi in ogni circostanza, di tardata od anticipata o diversa tnaturita. E al modo di far questo si consacra un intero capo del trattatello. Le bacche vogliono esse- re colle pazlentemente a mano, e condannasi 1' uso di insaccarle per tradurle a casa, e consiglia di allo- garle discretamentc sui panieri e caneslri, come si fa co' limoni. A casa clie sieno bisogna con tulta dili- genza mondarle, in ispecialita delle foglie, e sceve- rarle almanco in tre qualita, secoudo die sono o belle o magagnate, acerbe o maturissime^ e cosi far 1' olio in tre tornate. Dal modo e tempo del ser- barle prima di infrangerle dipende la qualita e 43 quantlta tlelP olio^ lasclar che fermentino ^ un vo- ler far dclT olio acre, rancido, nauseoso: c gli antl- clii e i modenii iu cio consentono^ ed e poi grande errore il supporre clic la copia dell' olio si accrcsca alio spremere , e compensi colT abbondare alia ree qualila del prodollo. fupiglia di questo errore il nostro Leclii il mal uso che si segue in cio, e fa pre- cetto di accogliere le olive sopra lavolati in luoghi asciutti, spazzati dalT aria, non piu ammonlicellate clie di sei diti, movendole spesso a ogni sentore che si palesi di caldo. Pliulo suggeriva: Postridie^ aut post diem tcrtiuni quuni Icecta erit olea^ facito. Discorre qui i tentati\i e le sperienze fattesi sullo spruzzolarc le olive d'aceto, calcarle e altro per cvescer T olio, procurandosi con cio che tutta la mucilaggiue si converta e scioglia in esso. Viea quindi al fattojo, o luogo del torchio: che vuol es- scr mondo, chiaro, difeso dal freddo. II franlojo della Riviera non e dissimile da quello di cui vaglionsi i forestieri^ non vi si conoscono pero le macine di To- scaua. Usa il nostro Lcchi franger poco alia prima volta, per non isfracellare i noccioli, d' onde schiz- za quell'olio particolare nauseoso che imbratta quel- I'altro purissimo della polpa. Porge il franlojo in dl- scgno, perche si vegga la forma e 1' officio d' ogni sua parte. Parlando del torchio, dice esservene piil d"* uao: 1' idraulico, quello a vapore, I'olandese o a u cuneOj queir altro detto a pevtica o leva, e final- mente quello a vlte che dl tutti e il plu comune. Da buono e dotto meccanico dice il bene e il male, I'utilita e gli scapiti, la spesa e il risparmio di tutti, ed elcgge per se quello a vite, cbe e pure nostrale^ e ne reca innanzi il disegno. Ridotte in pasta le olive J vogliono essere strette nelle gabbie o sac- cbi o corbe: condanna quelle fatte con corda di tiglio o di canapa, cbe si inzuppano di vecchiume e fannosi fomite ad ogni imbratto, comunque la- vate con acqua e con ranno. Loda il giunco ma- rine di cui usano i toscani: levigatissimo, compat- to , pulito , durevole. Riprende Fusanza della Ri- viera di amraontare i sacchi 1' un sull' altro fine a sei e otto per ispremei'Ii al torcbio: ond'e cbe la pressione riesce disuguale, massime in que' di mez- zo- e consiglia di frapporre, com' cgli usa, Ira un sacco e 1' altro dischi o taglieri di legno forte, cbe fanno piu risoluta ed equabile la pressione del tor- cbio. Condanna il hottino. o vasca di legno, come pill difficile a ripulirsi, e loda la sua costruzione in matloni intonacati o in pietra; raccomandandola doppia, percbe vi si riceva il primo olio disseparato dal secondo o comune. Parla dell' inferno o ricetta- colo, dove fonde e si scarica il peggio del torcbio , in un coll' acqua con quanto resta del licorej parla della caldaja, deila struttura economica del fornel- 45 lo, die assolutamente <3ee spegnersi nello spremere dell' olio primo, adoperandosi poi pel sccondo e pel terzo r acqua bollenle. Quanto agli stromenli, inti- ma la croce al ranie, auco stagnate: ferro vuol es- sere^ e qui si discorre anco dei torchi di ripassata per le sanse, cui si da mano pex* isforzarne V olio colTargano: proponendo all'altrui imitazione quello da lui immaginato. Agguarda la seconda parte della dissertazione, r estrazione, purificazione e custodia dell' olio. E prima di mettersi a fare , puliscasi diligentissima- mente ogui vaso, ogni stromento con ranno e acqua fredda rimonda: clie la calda ingenera rancidume. Piana e a tutti la fatlura dell' olio purissimo: poco s' iufrangano le olive, dolcemente si premano, accio non si sforzi 1' olio nauseoso de'mandorli, e raccol- tolo dalla vasca, diligentemente si travasi; per Tolio secondo o comune si rimescola e rimacina I'oliva, e si fa piu forza col torcliiare, aggiuntavl acqua cal- da*, per cavarne il terzo da bruciare, si fa prova senza piu di acqua bollente e di braccia. Se si dee ripigliar 1' opera da capo, da capo ancora alle la- vature d' ogni utensile. Raccolto in vasi di medio- cre capacita , 1' olio si cbiarisce posando fia un quindici di, alia lemperatura di diciotto gradi: cbe pill calorc faria danno, e nianco calore non baste- rebbe. U feccioso vuol piu calore e si passa co' CI- 46 tri^il finlssimo si lava con acqua fresca e raontlis- siraa^ se ne adempiouo i dogli fino a iin dito dal coperchlo, e piu che si puo si guardano dall' azione dell'aria. Chi non possede luogo opportune per guar- darvi il vasellame, travasi rolio prima e dopo I'in- vernata, lasciando da parte il piu dappressoalla mor- cLia. Maggiori diligenze , die pur si prescrivono , troverebbero ostacolo, nel tempo da spendervi die- tro e nei pregiudizj da doversi combattere. Tratta poi della rancidezza, cbe (i il peggior male degli olj, e che procede ab origine dal frutto soverchiamen- te mature, slantio , guasto o fcrmentato: male di cui suggerisce i rimedj, perche non si svolga o si domi. Tratta della soCsticazioue o traraescolamen- to d' altri olj in quello d'oliva: del brassica sativa^ del Jagus siluestfis etc.: fraude che Pontat ci inse- gn6 a discernere mediante il nitrato dl mercurio, e il naturalista Rousseau col suo apparato elettro- magnetico, il diagomelro. Segue un intero capitolo in cui V egregio Collega rassegna quanto per molti anni nella fattura dell' olio adopero nella propria isoletta: Che alhergo di romiti c di conigli Un tempo J or delle Muse e di Sofia E dell' arti ospitali il pregio accolse. Nel SirmJonc. 47 Pavla delle misiire c del pes! della Riviera dl cui si valse c a cui si rifeiiscc nel vario speiimentare, e per determinare il prodotto medio d' una tal data fiuantita d" olive o di sansa: stime tutte esattissime clic raffurzano quanto va esponendo, ma che nello scorcio d' uu sunto vogliousi tralasciare^ e che provano maggiore della ragion comune il prodotto di quella Primogenita dell'antico Sirmicne. Doven- do necessariamente a comun vantaggio uscire alia stampa T aurco trattatello, vedrannovisi per ogni mode coudotti a Clo i calcoli, dichiarale le materie, lucenle il da farsi, lodato il fatto bene, risolta ogni quistione, combatlulo ogni pregiudizioj e condotto a mano il coltivatore a veder cliiaro e netto in qua- lunque argomento della materia che Tegregio Lechi si propose a trattazione. Non vorremo pero ommet- ter qiiello che in questo capitolo si riferisce a un fenomeno che fu dcnunziato agli scienzlati nel Com- mentario dell' Aleneo di gia due anni. Sperimen- tando, come allora si disse, i nostri valcnli colleghJ, prof. Anlonio Perego e Stefano GrandonI, il cama- leonle mincrale in alcuni olj, trovarono con loro soipresa che poche slille di olio corcirese o ragn- seo vi operavano lo scoloraniento del rubino a cui il camaleonle da ultimo si risolve, recandolo quasi alia vista ed alio stalo di lenimenlo bianco-gialla- slro. Scorgeudo pero che Tolio di Nizza e di Kivie- 48 ra non fa altrettanlo, parve al nostrl fislci di pote? denunzlare nella sclenza il sospetto, clie oltre la slea« rlna e 1' elaina, entrasse in quegli olj qualche allro principlo, il cul reattivo fosse il camaleonte. Parve al nostro Socio che il princlpio su cui atlopera quel preparato minerale sia la mucilaggine tramessa negJi olj in diverse guise :^ perocche messi al tormento di lunglie e ripetule esperienze molti olj nostrali, tr|ov6 riprodursi il notato fenomeno soltanto in quelli che piu abbondano di mucilaggine. Jacta est aha. Veg- gasi del vero con gli sperimenti alia mano. Vicn poscia a dare, come conseguenza del gia detto, un corollario precettlvOj che qui fedelmeule ricordia- mo, come quella parte che comprende il suceo del suo trattalello. > I." L' olio ottimo d' cliva dee essere d'un glallo traeute al dorato piu che al verde, dolce, giato al sapore e gralissimo d'un odor suo proprio^ limpldo come r acqua, senz' ombra di aspei-ita, di stanlio, d' uuguento^ e gia trent' anni dicevam noi nel poe- ma degli ulivi: • . e larga di se macchia cadendo Sovra candido liii suhito improiiti. 2." Alcune qualita dell' olio nolano quell' altre del sito in cui si coltivano gli ulivi. Piantinsi in cli- ^9 tnl Jolci, asciutli, in terre a pendio. La boiila del cielo supplisce alia sterilila del tcrreno, e pla cbe gli ingrassi giova il taglio c la cnltiira al suolo. 3.° Cugli noil pill tarJi <][ mezzo novcnihre^ e quando una porzione d' ollva c fatla ncva, non aspelta questo di tnlte V altie a itn modo. L' acer- bezza fa raanco male del tioppo maturo", die se da un po' pin d'olio, questo picciol guadagno lo perdi in isqiiisilezza. 4.° Cugli a mano; oleain nc stri/igito^ ne\'e vsrhe- rato } e maudala a casa in caneslri foderali e doii in sacchi. 5.° Scelte le cadute, le gnasle, le larlatc dalle irr- tatte e belle, se ne faccian suoli non piii levati di quatlio diti. Preferiscansi i palclii di tavole a qnei di malloni o di pietra per dislcndtrle', si smovano ogni tcrzu d"i, percbe non entri caldo o mal odore^ e tra gli olio e i dieci giorni recliinsi al fiantojo. 6. Monde, cliiaro, tepldo sia il fiantojo^ il toi*- cbio rende, non da, qualila buone; abblasi Ira tulti i nostri in pregio quello a vite. 7. Quanto ai sacchi, tramezzi o taglieri da frap- porre ai sacchi, preferiscansi , parlando de' primi , i fatli di giunco luariiio , in confronto di quei di canapa 0 tiglio^ sicuo i secondi di legno forlissinio. 8." Mondinsi gli utensili, le vasche del torchio, chc TOglioasi doppie per acconi V olio separalanicnlc. So g.o Non si faccia fuoco alia caldaja che all' olio secondo, e dopo succeda 11 liscivio a pulir tutto e acqua fresca^ percbe la calda ingenera rancidezza. Stromenti di rame anco stagnate lasclnsl affatto. io.° Tre essendo le manicre dell' olio, con modo diverse si iufrangan le olive. Per ottenerne il puris- simo si frangan poco, risparmiando i nocciuoli piu che si puo^ finissima si tratli e triti la pasta pel se- condo e terzo, e quest' ultimo si tenga separate da! secondo per non farlo scadente. ii.° Togliansi dalle feccc gli olj appena colati, e ripongansi in vaselli non grandissimi, perche plit maneggevoli a travasare. 11 riposo tra due settima- ne purifica 1' olio, serbato in luoglii tepidi. La fec- cia abbisogna di piii alta temperatura, poi si filtra, e quel che resta delle posature 1' abbia il pollajo o il porclle con la crusca. 1 2.° Chiariti gli olj, si ripongono: lisciviando pri- ma e sciacquando il vasellame, e non mai usando di quelle che valse a serbare 1' olio secondo per ver- sarvi il prime e vcrginale. Chiudansi i recipienti^ e serblnsi in luoghi freschi. Se i' olio non si lien rappreso, travasalo prima e dopo 1' inverno, po- neudo da parte lo strato che tocca la morchia^ e se lo sbatti con acqua fresca lo salvi fin anco dal sospetto di farsi rancide: peste pessima d' ogni olio. Con questo riassunlo Jl preceltl Impon fine alia sua Memoria, cbe con tanta ulilila vorra vcdere la luce della slampa. Frutto, come dice il nostro Le- chi, delle sue cure, e ri'poso da studj o piii lietl o piu clevati pei qiiali si domanda non meno vigor di mente che di corpo, si e questo tratlalello. Tornato ora a termini di baona salute, si aspetlererao dai suoi placidi rllirl lavorJ novelli: tra''quali per pri- IHO possiam sperare la traduzione dal greco di Dio- gene Laerzio. E notiam cio per moverlo ognor piu ( se pur fosse bisogno ) a compiere Y imprcsa fati- ca^ benclie slimolo non occorra a'generosi e volon- terosi: intendcndo cbe stimolo possa riputarsi la denunziata aspettazione dc' suoi collegbi di nuovc opere sue. Le nuove dottrine sull'elettro-magnete, die in Ita- lia e fuori quasi da un mezzo secolo vanno acqui- stando cd aliargando i limiti delTumauo sapere ne' piuguardati misterj della natura, otterranno quindi innanzi luogo particolare e ricordazlone continua in questl Coinmentavj : merce la bclla ventura del bre- iciano Istituto, cbe puo coutare a grande onore Ira' suoi coUaboratori uomiul valentissimi per questo rispetlo. Un gran vlluppo di fenomeni da spiegarsi, nuove regioni sconosciute finora e segnalate all'ar- dlmento de' scoprilori, gran misterj da diciferare, che tengon forse al segreti della creazionej si serba- 5a no ai prestanti Ingegni di cul si onorano le fisiche de'nostri tempi. Beato chl potra dire: ho fatto que- sto, lio intravveduto quell'altro: ho porta occasione, o coir opera effettiva o anco coll' erroi^e, ad avvisa- rCj a disviluppare questo o quel fenomeno, chepas- s6 inosservato o senza spiegazione. E dovendo pro- ludere a materia che non verra meno mai piu in queste carte, siane permesso a modo di esordire di fare alcuna parola nelF argomento, di cui sempre avrem forse ad intratlenerci, quando che proceda piu innanzi, siccome leniam per fermo, la nuova scienza. .E recando a gran lode degli italiani una scoperta, che non si seppe o non si pote o non si penso condurre alio splendore di nuove ii'refraga- bili teoriche, diremo movere tutta questa gara scien- tifica dalle osservazioni * fatte fino del 1802 dal noslro giureconsulto Domenico Romagnosi: al quale occorse di notare, come gli apparecclii di Volta in- fluisscro sull' ago magnetico liberamente sospeso, declinandolo alcunche dalla sua natural direzione polai'e. Ma comecche ogni studio de'fisici erasi volto allora alia considcrazione de'fenomeni chimici ope- rati dagli elettromotorl, e piu ancora perche singo- larmente in altie investigazioni ponea sua gloria il nostro pubblicista, la scoperta si rimase alia sola pubblica denunzia d' un giornale, e fu quasi seine • Gazzelta di Trento, 3 agosto i8oa. 53 aiBdato alia terra c per allora dimenticato fino all'anno 1820 ^ allorche il danese Oersted, colto da' suoi princlpj il notato fenomeno, ne dichiaro le Icg- gi, il cui fondameuto si 6: che 1' ago magnetico si svia dalla sua natural postura , dichinando verso oriente il polo al disopra del quale entra I'elettri- co, e ver 1' occideute, se quelle entra al disotto. Al lume di cotal legge foudamentale si aperse la via a molte altre osservazioni ed analogic tra I'elettrico e il magnelioo', ma primo bisogno era a' nuovi in- tendimenti uno stromento, che uniforrae a sestesso c paragonabile agli altri apparecclii di tal sorta, va- lesse a misurare 1' energia dell' influenza elettrica nel deviare gli aghi magnetici. 11 nostro Socio d'ono- re prof. Pietro Coafigliaccbi, prirno fra lutti i fisici, avviso all'uopo della scienza bambina col suo Elct- tropassometro ; Sveigger dopo di lul, Nobili, Melloni, e gli allri due nostri Soej, prof. Stefano Marianini e Giuseppe Zamboni , porsero i loro galvanometri ; con r ago mobile e fermo il filo, tranne quello di Zamboni, cbe a modo del galieggiante di De la Rive, ha ferme le calamile e mobile il filo. Con tale inge- gno hauno i fisici potuto determinare iu che rela- zione slieno le deviazioni galvanometricbe col nu- mero cd ampiezza delle coppie voltiane^ Configliac- chi in Pavia, Marianini in Venczia , V altro nostro Socio prof. Salvator Dal Negro in Padova, si impe- 54 gnarono la cotali Investigazloni^ ma non si concesse che a quest' ultimo di moslrare a' scienzlati: essere la declinazioue in ragion sola de'semplici perimetrl, Scoperla singolarissima, che dee parer feconda di altre veilla, non plu da' fisici inlravvedute! Qui adunque si volcano gli studj di tutti que'privilegiall che pur desiderano a palme non tocche^ e non dl- menlichlno di chiarire le relazioni che passano tra i mohlplicatoii e gli elettrometii: perche in natura tutto si giugne mirabilmente e collega. Ma per altra parte ancora la fisica si arrlcchiva a quest' epoca d' altro sapere. Ricordevoli i dotti delF antiche spe- rienze di Wllke, di Beccaria, di Van-Maruoi, sulla maguelizzazioue permanente dei fili d' acciajo me- diante le scariche della boccia di Lej'den, delle bat- terie elettriche, delle piu recenti del nostro Mojon: si poseroj come fecero Arago in Parigi, Configliac- chi in Pavia, Gazzeri, RidoIQ ed Antinori in Tosca- na, a riprodurre il fenomeno della magnetizzazione degli aghi d' acciajo colT influir delle spire ideate da'francesi, che rendeano ufficio di filo congluntivo degli apparati voltiani. Sturgeon e Moll ripigliaro- no il fenomeno piu in grande, che tra le mani del- r ingegnosissimo Dal Negro crebbe maravigliosa- mente^ egli vide e cerco per ogni verso il fenomeno, la natura del ferro, la Cgura, la lunghezza e dislan- za de'piedi, il numero delle v6lute, la natura dei 55 melalli^ ed arrlcclu d' importantt uotlzi'e la fisica, e sopraltutto itnmagino e compose la nuova mac- china eleltro-magnelica, che par potersi utilmcnle soslituire al vapore. Che se dallo sludlare Pazione dclle correnll sulle calamlte, la fisica pole glugnere a cosi peregrin! risultamenti, a non men altri im- portanti si condusse la scienza dal considerare I'azio- ne reclproca di due correnti eleltiiche. Fii gran Ven- tura d' Ampere lo aver poluto discoprire e deter- minare la legge, secondo che vanno nelTistessa di- rezione o nella contraria: scoperta di cui veanero queir altre die conducono il inondo, e di quelle che da ultimo scoverse per induzione Faraday^ e che co- stituisce il fondamento delle ipotesi de'francesi, a cui mal sanno luttavia arrendersi alcuni fra gli scienziati d'ltalia, perche non avvalorata da falto alcuno della natura, sebbeue si presti agevolmente alia spiegazione de'nuovi fenomeni, ai quali per av- ventura non e manco acconcia quell" altra della po- iarita ideata dal prof. ConGgliacchi. Ne a quest! termini s! stetle la fisica. Essendos! oltenuti effell! magnetic! dalla elettricita, se ne vollero di eleltrici dal magnetico^ e il prlmo saggio di cota! nuove n- cei'che s! dee pure seaza coutrasto all' Italia. II no- stro Socio prof, ab, Francesco Zantedeschi ( or lo- datissimo professore di filosofia nel Liceo Imperiale di Brescia ) discoperse fino dal 1829 ( come si ac- eetiuo nel Commeutarlo dl quell' anno ) !a corrente eletlrica ia genere eccitata dal magnctismo ^ Fara- day allargo mirabilmente quel lavoro, e Nobili ed Antinori ebbero effetti consimili dall'azione del glo- bo. Peccato, clie aiico questo degno collega, come fu gia di PiomagnosI, noa abbia allargato le sue in« vestigazioni come imporlava alia scienza ed alia sua propria gloria, comunque a lui si debba quella di primo scopritoi-e. Queste nuove correnti fra le mani dc "fisici italiani, e d' oltramonti disvelarono quelle istesse proprleta che nianifestauo le voltiane^ Nobili ed Auliiiori otteuncro costanlemcute la scintilla cleftrica con lore apparato particolare^ il quale in- gegnosameiite modificato valse in Parigi a Pixi e a BoUo in Piemonte per iscompor F acqua, cd al no- stro ilaliano alia scomposlzione di diversi sali me- lallici: 1' acelato di piouibo, il zolfato di rame ecc, II prof. Marlanini procedendo nelle sperlenze elet- tro-maguelicbe, ebbe 1' eterogeneita di due lamine d' aigento e d'oro, fino a produrre una deviazione cospicua nel suo galvanometro. Nobili, Antinori e Zautedesclii discopersero gli effetti Csiologici nelle rane, prodotti da queste correnti; le cui rilevan- tissime circostauze fiuouo determinate dall'ultirao. Pixi ottenne le commozioni nelle dila e la tensio- nc deir clettrometro. Ragglunte dagli scienziati cosi nuove cd avventurate scoperte cercarono mode ad ^7 accrcscere queste correntl^ Configliacchi vi riusci collo ingrandire le braccia dell' ancora ed appunta- rc la dirczione piu favorevole^ Dal Negro col som- marc le correnti con la batteria magneto-elettrica^ ma tuttavia la scicnza domandava da' suoi cultori che fosse stpdiato anco V esterno delle spirali, e si chjai'issc la virlu dci fili relti e dclle spire nella pro- duzione di questi fenomeni: alle quali indagini si presto il prof. Dott. Girolamo Resti-Ferrari di Lodi colle Memorie che ne mando, delle quali ad onore della scienza e lode sua propria, ponlamo qui il sunto fedele, iatitolandosi esse: DeW azione che le cata- mite csercitano aW esteriore delle spiralis e DeW in- Jluenza esercitata dalla Jhrma delle spirali net pro- duciinento dei fenomeni magneto-elettrici *. E parlando della prima, eccone il sostanziale^ perclic soverchio sarebbe porgere a' nostri ieggitori la somma e 1' andamento minuto di cadauna espc- rienza. Determino per prirao il Dott. Rcsti-Ferrarl, che ogni qual volta si move un polo d' una calamita alia destra od alia sinistra d'una spirale, perpendi- colarmcnte alF asse della medesima, senza giugnere di riacontro ad una delle sue imboccaturCj si lia Menlre noL ponevamo queste note d' onore , ne giugneva la notizia di sua morte immatura, scguita in Mantova repenti- Bamcntr, dov'' era professore di Csica nel Liceo Imperiale, nel BOTembrc i834. 58 una corrente eleltrlca dlretta da quel lato I'stesso che la si otterrebbe introducendo 11 polo nell' im- boccatura piii vicina, od estraendolo. Per pareccbi sperimenti ba potato assicurarsi, cbe Tenergia della corrente, a circostanze uguali, si ottlene a termini della ragion reclproca della distanza cbe corre fra la splrale e la retta, a seconda della quale si move la calamlla: lo cbe pur si sapea da allrl fislci^ ma deesl a questo passo molta lode all' autore, come a lui cbe vide: cbe quanto t plu raccolta In seslessa la splrale, tanto la devlazlone galvanometrlca appar maggiore, e cbe bannovi i punti della masslma e minima azione, e cbe lo zero rlnviensl alia meta della splrale, parteudosi dalla quale si ba una de- vlazlone cresceule, 11 cul raassimo sta presso al prin- ciplo.Questa leggesuppone cbe la splrale sla in tutto omogenea, altrlmenti ne verrebbe alterato 11 punto d Inazlone. II razioclnio e F esperlenze istltuite con due poll I'affermarono 11 nostro sclenziato in cotal sue rinvenlmento: cbe si lega mirabllmente cogli ef- fetti delle spirall di Ampere e di Noblli, di cui parlarono presso cbe tutli i giornall. Trov6 In se- condo luogo, cbe movendo la calamltaparalellamen- te all' asse della splrale, bannosi devlazioni molto plu energlcbe delle precedenli, non cbe una direzio- ne opposta a quella cbe si avrebbe, se 11 polo della calamita si movesse nell' interno della spirale. Di 59 <^ul trae modo a soniraare queste correnti, Intorno al qual argomento ora con tanta utilita si vanno studiando Anlioori e Dal Negro. Scoperse in terzo luogo, come movendosi la calamita rimpetto ad una delle iinboccature della spirale, vi ha, andando dalla perifciia al cenlro , una corrente cospirante coa quella che si avrebbe, tramettendo nella spirale il polo, ed un' altra contraria movendo dal centro alia periferia. In quarto luogo si accorse che facen- do rolare una spirale rimpetto a un polo magneti- co, si I'isvegliano piu correnti che si sommano in- sieme*, come con le loro graudi spirali che movea- no nella direzione del meridlano magnetico, otten- nero i due illustri fisici ilaliani Antinori e Nobill in Firenze. Conchiudc per fine la sua dissertazione il Dott. Resti-Ferrari mettendo a confronto le cor- I'cnti eccitate dalle calamite all' estevno delle spira- li, con quelle deste al loro interiorei ed osserva come queste sieno di gran lunga piu energiche di quelle: sempre che pero in amendue i casi la calamita sia ad uguale distanza dai flli^ e cio con molta ragione, per la maggior superficie del filo che nel primo case 61 prcsenta alia calamita, che non nvviene nel se- condo. Molte particolarita accenna nell'argomento, delle quali non faremo altre parole: essendo che la Meinoria fu pubblicata negli Annali delle scierize del Regno Lonibarilo-Veiieto. 6o LettasI che fu la memoria intorno all' azione che le calamite esercltano all'esterno delle spiral! e del- r influir di queste sul produclmenlo de' fenomeni magneto-elettrici, il Dott. Resti-Ferrari denunzI6 air nostro Ateneo esser egli per mandarne altro scrllto a dilucidazlone di queirargomento: scritto nel quale prometteva alcuna novita nella scienza cui prese ad arriccliire. ComeccTie a lui pareva che altri per av- ventura potesse preoccuparlo in quanto era per an- nunziare ( tanta essendo in moltissirai e valenti la lena e lo studio in tali argomenti ) cosi voile pigliar tempo in una sua lettera *, e stabilirsi e gridarsi padrone del campo: cliiedendo che di questa istessa lettera fosse fatlo consapevole 1' Ateneo, che le si desse data certa ne'registri accademici, e nella quale per ultimo segnalava partitamenle gli argomenti ch' ei prendeva a svolgere nella Memoria che dopo ne venne consegnata. Di tutto questo voleasi far nola, perche nel caso che al pr. Resti-Ferrari occor- resse mai un documento d'irrefragabile poziorita a testiraonio del tempo in cui denunzio le sue scoper- te, r Ateneo potra somministrarlo ad ogni richiesta. E torna anco ad onore ed obbligo di grate reminl- scenze pel bresciano Istituto, per averlo egli prefer- * La lettera diretta alP Ateneo portava la data del lo aprile 1834, da Milano, e sorti il numero progressive 83. La Memo- ria fu lelta neiraduuaaza del i5 giugno successive. to a qualunque allra scientlfica societa col mandar- gli i propri scrltti e inellerlo anticipatamenle a par- te di quanto va cercando e trovando nella sclenza. Si racchiudono in questa seconda Memoria rare ed imporlantl invcstigazloni che domandano I'attenzio- ne de' Csici, e che ne appalesano quanto manca an- cora per iscorgere bene addentro nella cagione che ne disvela la nuova serie maravjgllosa di quesli ef- fetti. L'autore si fa per prirao ad esporre la descri- zione di que' apparecchi de'quali con tanta solerzia e fortuna si valse in questi cimenti: e sono le spirali del toscano Nobili e il galvanometro; do' quail inge- gni, non ne avendo la sclenza ottenuto reali incre- ment!, noi non farem discorso, e melteremo piut- tosto sott'occhlo que' trovamenti e quegli indirizzi pe'quali la sclenza magneto-elettrica si allargo, o si ^ messa almanco in via di avanzamenli. La Memo- ria si divide in sei partly Iratta nella prima delle spirali raddoppiate, nella seconda di quelle esterna- mcnle concave, delle paralellopipede nella terza, delle spirali senza fine nella quarla, delle plane nella quinta e nella sesta de'fili sempllci. Fino dai pri- mordj della sclenza erasi visto dai fisici, che intro- ducendo una splrale percorsa dalla correute elet- trica in un'altra, si risvegllava una seconda corren- te, della quale appunto il Dott. Resti-Ferrari deter- mino la direzioue — la corrcnte indotta essere op- 62 posta all' indultrice, se le spiral! si aggirano sitnit- mente — e farsi cospirante, se si aggirano in sensa diverse. Per tale induzione ha potuto certificarslj clie la corrente elettrica al suo primo correre s«r una spirale raJdoppiata palisce un indeboliinenloj e si risente ed assume gran vigoria per 1' opposito al suo cessare. Non dimentico di notare 1' influir della spessezza delia spirale e delPacume degli an- goli: le quali awertenze gittano per nostro avviso molto lume sul condensatore magnelo-elettrico di Nobili, e dimostrano con clic sagacita procedesse a file di qneste ricerche; di clie fa fede la serie dei successlvi effetti ottenuti, cambiando la forma delle spiral!. Ha potuto vedcre prima d' ogn'altro, come passaudo le spirali dalla superficle convessa al!c pla- ne, e da queste alia concava, Y intenslta della cor- rente magneto-elettrica si accrcsca; e dalT avere scorlo clie 11 guadagno era assal tenue in compara- zione di quello clie doveasi aspettare in raglone del successlvo ravvicinamento, si condusse a scoprire; cbe ognl qual volta una calamlta si move all' ester- no ed air inferno d'una spirale, rlsveglla una cor- rente anco all' esterno ed interno, e che II galvano- metro non indica clie la differenza di due somme d altrettante picciole correnti, quanll sono i puntr esterni ed internl sui quail adopera la calamlta. L' eslstenza slmultanea di queste contrarie correnti 63 ci rlcorda i risullamenti clie 1' allro egreglo nostro Socio, prof. Francesco Zanledeschl oltenne con due corrcnti, deste in dirczione opposla sul medesimo CI03 falti pubblici neUa Mifier\>a Ticinese, cni i fatti delD. Rcsli-Fcrrari allargano e raffermano. L'espe- rienze istituite poscia colle spirali paralellopipede sono dirette a stabilire questo suo bel trovalo^ egli pol(i ingrandire a piacimento Ic correnti esterne, Caccando le interiori al moltiplicatore. Per ci6 poi che tocca le spirali senza fine, non iscorgranio ch« V autore giugncsse a nuove conclusioni, e crediamo die la 31acchma magneto -elcttrica di Dal Negro per sonin^ar Je correnti si possa prefcrire alle spirali continue. Cos! non faremo parole dellc spirali pia- ne^ essendoch^ tulte le sperienze ivi recalc si con- ducono a provare: che in un fiio ravvolto conum- que spiralmente, od in nn sistema qualunque di fill, avvi generalmente una porzione, in cui fra le cor- renti produtte prevagliono le negative, ed un'altra porzione in cui le positive sono prevalent!: di clie parl6 nella sua prima scrittura. I suoi ragionamenti inlorno al limite dclle prevalenze ed al luogo delle inversioni potendo amraettcre casi indefinili, lasce- remo che i matematici ne producano una formola generale, che possa adallarsi ai particolari delle sin- gole espcrienzc. Tratta per ultimo de' Cli scmplici. Numerose sono le sperienze e tulle conimendevoli 64 per grande esattezza^ determlnava per esse: che se il moviraento si faccia ia dlrezione perpendicolare al filo, si ottiene una devlazione, e nessuna per lo COntrario se si effettua in direzione paralella. Bello e a vedersij come tosto clie la dlrezione si fa ad an- golo, i segni galvanometrici appajono e vanno cre- scendo fine air angolo retto^ e continuando il mu- tamento dl direzione , sopravanzando 1' angolo , vanno gradatamente a sminuire , e scompajono al tutto quando si giugne ai due retti^ e di la progre- dendo all'angolo retto, hannosi fenoraeni nguali ia grandezzajOpposti in direzione. E molto concludente appare la splegazlone di questo fenoraeno, che am- mette che tutte le picclole correnti si aggirano in- torno al filo, e che nella dlrezione perpendicolare scemano a seconda della lunghezza^ avvegnache in tutti i feuomeni magneto-eleltrici fino ad ora deter- minati, le correnti sono sempre perpendicolari alia direzione del movimento della calamita, e tengon sempre quella via che le sperienze d'induzione hanno sempre dimostro. Ma non confondansi i fenomeni del circuito voltiano, se pur vogliamo che la natura ci appaja semplice e schietta senza aver bisogno di rlcorrere a nuove leggi: studiamola piu in grande j per viemmeglio ravvisare 1' influenza del diametro ' de' fili e V azione delle calamite sul loro nume- ro : perche la natura, operando a rigore d' un si- sterna generale, Jeve appalesarsi tale anco In (juesti falli. In tale argomento ( per non diviJersI da quesla materia, cui sariasi dovuto tornarc ) insisle molto il degnissimo noslro collega, prof. Zantedesclii, in una sua Nota, mandatane da Verona, di cui s'e fatla leltura: ncUa quale si reca a ragionare delle diverse spezie delle correnti elettriche che a'di nostri pos- siede la scit-nza. Le sorgeuti da cui scaturisce Telel- trico creLbero prodigiosamente a'di nostri. Non La molto, non si a\ea che F attrito, il toccarsi di so- stanze elerogente e V aziou cliimica^ adesso il ca- lorlco, il magnetico, la vita animale e lo stesso elet- trico in movimenlo si riconobbero come sorgenti di correnti novelle. E siccome 1" umano intolletlo si stadia sempre di legare insieme i divcrsi fenomenij i fisici inlesero tosto ad osservare le relazioui delle varie correnti. Alcuni vollcro immaturamente sepa- rarlc le une daH'altre, altri ravvicinarle^ onde Tab- bondar degli effetti viemmagglormente si manifestas- se colla semplicita de' mezzi adoperati. Bequerel in Francia, Fusinieri in Italia tcngono della prima sen- tenza; Faraday in Ingliillerra, Botto e Zantedesclii fra noi slanno per la seconda: e quest' ultimo nella sua Nota, di cui parlavamo, richiaraa 1' atlenzione de fisici a questo nuovo argomento. Ricorda quanto venne pubblicato nelle Transazioni yinglicane del 5 66 1 833, riproclotto nella Bihlioteca Universale di Gi- nevra^ ricorda gll effetti chlmlci ottenuli dal Botla j con le correnti termO'eleltriche, e combatte per ulti- mo colle prove di fatto ropinione di Bequerel — che le correnti termo-elettviclie fossero al tutto inter- rotte da uno strato d'acqua frammezzo. — 11 nostra Socio si studia per tal modo di rannodare gli sparsi anelli di (juella misteriosa catena, clie la fisica pur cerca di raddurre all'unita. II Giove d'Omero ne tiene il capo lassu, e qualche brauo si aggira pure qui in terra lya le mani dell' uomo risoluto, che si ostina di venir al chiaro di qualche cosa. Nel por mano in questi grazlosi argomenti di nioderna fisica, noi aLbiani detto che ad ogni anno se ne parlera, secondo che la materia per nuove fogge e trovamenli ne porgera occaslone, in questo commentarlo: purclii il ricco non ne contenda le sue dovizie, e il medioere non neghi la drammadel- }a vedova a questo deposito fedelissimo e crescente delle prove dell' umana sapere. Noi desideriamo intanto^ rispetto al prof. Zantedeschi, che nel tem- po istesso che attende alia contemplazione del- r uomo interiore, alia quale per debito dell' inse- gnaraento a lui teste attrlbuito nel bresciano Liceo^ dee indirizzare i principali suoi studj, non diniea« lichi queste discipline che si riferiseono all'esleriore deir uomo, de' cul fralti ne fu sempre cortesej Boi 67 Jesideriamo, e nosco 11 desiclcra ciascnno clie sa ' quauto (la lul si possa ripromettere la dsica, ch'ei ripigli i dilicatl fenomeni della luce e del galva- ■ nisrao, or che la sclenza possiede istramenti cosi ', jopportuni e dilicati. Mai le scienze iiaturall potrebbero procedere in- nanzl e rccarsi alio scoprlinento di nuove Terila ed alia spiegazlione di tanti fenomeni, se 1' industria vegliante de' scienziati, avvisandone al continuo bisogno, non si studlassero in quegli stromenti cbe pill toi'nano in acconcio al loro dlversi intcndimenli. Tutti sanno in clie misura le scienze, e in partico- lare le raeteorologlche , vadano debitrici alle cnfe ed agli studj instancabili del nostro valentissimo Socio, canonico Angelo Bellani, e di quanti utilis- simi stromenti le abbia arricchite, e quanta perfe- zione recasse anco a quegli de' quali era gia nolo V nso tra i fisici. II suo Collettore del calorico da lui immaginato e descritto e mandate per pyimo al nostro Ateneo, e novella prova del saper suo, e del nobiie desiderio di giovare le scienze. Quello che a un dipresso Tora defunto illustre met;canico della vene- ta Marina, Angelo Albanese, immagino per notare le depression! ed elevazioni delle maree col sno IdrO' cronometrogrnfby cerco e rinvenne il canonico Bel- lani, per notare e tener conto delle varieta atmo- sferiche di caldo e di freddo col suo Collettore. 68 La natura adopera ad ogni istante , ma dl qtiesta continua serie crescente, stazionai-ia o decrescente di varlazionl 1' osservatore non puu accorgersi sc non tien gli occhi sempre alio stromento esplora- tore, gionio e notte. Non puo rlvocarsi in dubbio che la vegetazione non sia in i-aglon diretta della teD)peratura ottenutasi in un tal dato periodo di tempo ^ tutlavia il celebrato botanico De-Candolle, parlando della temperatura atmosferica rispetto al- io svilupparsi delle piante in priraavera, non seppe rinvenire alcuna relazione tra 1' epoca del mettere le foglie e la temperatura notata dalle contempora- nee osservazioni, ci'escendo fino a un meseil divario d' un anno airaltro. Parve dunque al canonico Bel- lani che si fosse per rendere un gran servigio alia meteorologla, risguardo alia vegetazione, il trovare uno stromento che col minor divario possibile ma- nlfestasse Tandameuto progresslvo delle staglonl^ e questo Collettore del calorico (a differenza de'ter- mometii da cul si ha la temperatura del tempo soltanto in cul lo si guarda, e del termometrografo da cui si hanno i masslmi e minimi gradi ) porge la vera qnantita e percio la somma di tutto il ca- lorico che in certo frattempo s' e fatto sentire, V in- tenslta della luce solare e lo stato igromelrico. La- voisier, La-Place e Rnmford, per accerlarsi dello specifico calore de' corpi , produssero i lore calori- 69 melri, che o non vagllono alia raeteorologia, o do- mandano lungagglni di sperienze ^ il Collettorc di Bcliani posta sulla quantita dl calorico che fu ne- cessaria a ridurrc in vapore una determlnata quaa- tita di liquido : acqua od alcoole che sia. Lo stro- lucnto rappresenla sotto diverse foiune ua lambicco O storta che disLilla nel vuoto^ il piii semplice di questi imita una picciola storta contenente un li- quido, che si distilla mediante il calore dell' atmo- sfera o del sole, Tanto piii rapldaraente ne av- verra 1' ebullizione, o per dir meglio, tanto piu li- quido si otterra per distillazione nel pallone an- nesso , quanto piu intenso sara state il calore appreso in uu dato tempo ^ e la quantita stillata ( astrazion fatta della poca perdita d'aria) si mi- sura a peso o a volume. II tubo che finge il collo della storta rende ufficio di refrigerante e di reci- piente, e il liquido accolto di cui nulla va perduto, si stiriia a volume: benche, nota la capacita inte- riore, possa calcolarsi anco a peso. Fino a che pero lo stromento se ne sta sospeso e isolato nell'aria, Mrbandosi uguale la temperatura ne la bolla che contiene il liquido, come nel tubo ricurvo e pro- luDgato verticalmente al basso, non ha luogo distil- lazione alcuna: comunicandosi la temperatura in pifi o in meno a tutte le parti dello stromento. Per valersenc, occorre differenza di temperatura mag- 7» giore del reclpleote del llquido, e miaore nel tubo che rende servlgio di misuratore, merc6 una scala a millimetri da appllcarsi: differenza che per arte si procura secondo che place usare dello stromento. Per misurare, per esempio, I'intenslta de'raggi sO" lari, al modo del fotometro di Leslie, si avvolge di igtyffa uera 1^ bolla, lasciando discoverto il tubo al vivo sole^ e questi scaldaudo molto piu il uero che il bianco diaf^no del vetro, cresciutala tensione dei vapori del liquido riscaldato, questi vapori si ridu- cono nella parte men calda, dov' e manco resisten- za e rifannosi a stato Ijquido. Cessaodo Tazione del sole immediata o per nubl o per obbliquila di raggi, manca apco la distiliazione^ per cui alia fine del tempo stabilito o delia gioraata, otliensi la somma d' ogni grado d'iotensita con la quale oper6 il sole su la bolla, e quindi sulla superficic del lerreno che la sostiene: quaatita e differenze che risultano di- stlnte d'ora in ora, di giorno ad altro giorno. Questo Collettore tien calcolo e somma le grandi e le mi- nime variazioni rjspetto agli effetti naturali. Vuoisi poi rlconoscerCj indipendentemente dal sole, se una giornata sia stala piu calda dell' altra? Si lascia uuda la bolla e s'immerge nel ghiaccio porzione del tubo per aversi una temperatura costantej e trovan- dosi piu calda I'atmosfera, comincia la distlllazlone e segue a seconda della differenza tra le due lempe- 7» rature. Allorche vogllansi coulinuare le osservazloni tutto il di, rinnovisi il ghiaccio due o tre volte: e quaado la slagione e piu frcdda del termine di congelazione, mantenghisi la bolla nel rcciplcnte dell' acqua con alquanto gliiaccio ( die conlinuan- do a gclare mautiensi alia stessa temperalura di zero ) e il tubo si esponga ai rigori del verno. Ma notisi , die riferendosi anco le osservazloni alia ve- getazione, potrannosi queste intralasciare nel verno, cessando appunto gli argomenti di tali indagini, al- manco in gran parte. Al modo istcsso polrassi esplorai-e il freddo della nolte. Quello prodotto per irradiazioue, si ravvisera copreudo la bolla di foglia metallica, o serbandola in una custodia pur di me- tallo forbito e lucente, die come manco raggiante conservera questa una teoiperatura piu elevata del rimaneute. Clie se si volesse distinguere il quanto del- V umidita variabile a tutte le ore, le sue circostanze o il seccarsi per vcnto regolare o intermittente, al- I'ombra ed al sole: avvolgesi la bolla in una tela, come neirigrometro di Leslie e di Danlell,e bene in- zuppata d' acqua sponsi all'aporto, con appresso una boccia d^ acqua, che mediante alcuni fili di cotone accavallati alPorlo, pescano con I'una delle estrc- mita ncir acqua, e coiraltra toccano la tela sovrap- posta, cui tengon bagnata a guisa di sifone. Per lo svaporare che succede, frcddandosi la bolla, passa 7* in quella il licjuido dal tubo, notando negativamente la quantita svaporata per (juella diminuita lungo il tubo graduate, in proporzione del secco dell'aria o dell' cssiccamenlo prodolto nel suolo per T aria o pel vento o pel calore : potendosi disseparare e di- slinguero le differenti cause, mediante 1' igrometro, il termometro, il fotometro e V anemometro. Sem- plice finora si esibisce questo stromento , pel quale ja ogni modo Fautore preferisce I'alcoole all acqua, per tutte quelle ragioni fisiclie cb' ei nota nella sua dichlarazione^ ora per farlo piu comparabile, co- etante ed uiiiforme, lo compone di due bolle tjguali del diametro di 20 a ^o mlllimetri, coraunicanti tra esse mediante un tubo^ cliiarnando A la prima bol- la e 7? la seconda^ saldasi a questa un tubo cali- brato che discende verticalmente, del diametro in- terno di quattro a otto millimetri, e lungo dai due ai quattro decimetri, rcstandone ad arbitrlo la ca- pacila sovra esposta : purcbe le bolle sieno col tubo distinto a gradi, clie questo possa capire tutlo il liquido vaporato in tal dato tempo e fiuisca capillai-e. Scaldando prima la bolla ^, vi si intro- duce tanto liquido (acqua odalcoole) da occuparne un terzo all' incirca ^ bollito cbe v' abbia per cac- ciarne I'arla, quando il vapore li dall' estremita capillare come dall'orifizio d'un eolipila, si sigilla coa ceralacca e si allontaua dal foco^ e freddato 73 lo stromento, lo si chlude ermetlcamente, fonden- dolo air ardorc d'una candela. Avendo bollilo per un ininuto, I'aria se ne sara andata quasi tutta, e il I llquido occupera il quarto circa della capacita del- la bolla, per poscia empire II tubo verticale che fa da misuiatore. Quando per6 vuolsi, usare dello slromento, coll' inclinazione o col caldo della mano si mandera il liquido nella bolla A^ poco impor- tando se ne rimanesse alcuncliii, purche se ne tenga nota, ed avvolta la bolla in seta nera si espone al sole^ scaldaadosi plu questa cbe 1' altra discoperta, comincia a stillare piu o meno secondo II calore clie la Investe. VolendosI per contrario esplorare il grado d' uraidita dell' atmosfera, s'avvolge di tela la bolla By e questa si raantlen bagnata come si fa coir igrometro di Leslie^ e trovandosi cosi la bolla B piu fredda della bolla A j in quella il vapore, clie di mano in mano si somministra da questa, si tramuta e torna in istato di liquido cbe discorre nel tubo annesso verticalmeute. La sperieuza potria anco farsi iu ordlne inverso, e ci6 senza divario di risultameuti. La terza foggla del Collettore non di- scorda clic nella posizlone de le bollc, non plu pa- ralelle, ma poste in linea verticale:, valendosene particolarmente nelle sperienze della luce e del ca- loricoraggiaate.Nella quarta costruttura si supplisce ecu piu largo recipleate alia luDgbezza del txibo, 74 per accomodarsi meglio ad alcune esperleiize in vani chiusi e sotto la campana pneumatlca. Ecco per6 UDO stromento di agevole costruzione, difficile a guastarsi, adatto, maneggevole, pronto all'uopo^ non si richiede assolutamente ia esso il vuoto per- fetto dell' aria, e con questo si potra ravvisare in qualunque tempo, luogo e circostaaza I'azione del calorico nelle diverse atmosferiche rivoluzioni: quanto alia temperatura, alia luce ed all' umidita ^ ci6 che non si ottenne fiuora col termometro, ter- mometrografo , fotometro ed igrometro. Qualche correzione ancora pare al nostro Socio polersi fare alio stromento di cui fin qui s' e parlato^ e sarebbe quanto alia lunghezza della colonna del liquido rac- colto nel tubo graduate, che augumenta per dilata- zione di temperatura^ se non che, essendo 1' acqua poco espansibile alle temperature ordinarie, quelle differenze sarebbero da trasandarsi , e quello che si dice dell' acqua puo dirsi anco dello spirito di vino. II nuovo stromento di cui il canonico Bellani fu cortese donatore al nostro scienlifico Istituto, ven- ue dalla Presidenza affidato e raccomandato all' in- telligenza ed alle cure del prof. Antonio Perego : perche non avesse a rimanersi inoperoso , e mo- strasse ancor piii coll' uso continue di rispondere ai uoti bisogni della scienza. Altre memorie il cano- 75 nico Bellanl ne maadava a leggere nelle ricorrenti annuali aduaanzc^ una delle quail s'intitola: Hifles- sioni sul cangiamento di clima. Indefesso scruta- lore de' naturali feaomeni, e cercatore Insieme di quanto si pensa e si fa dagli scienziati stranieri, ia queslo scritto prende a coasiderare le oplnioni del celebre Arago su cotal tema, annunziate nell' ^»- nuaire pour I' an i833. Premesso quanto il fisico e roatenjatico francese dice intorno alia supposta primitiva incandescenza del globo terrestre, e suo presunto raffreddamenlo progressive, e stato at- tuale termometrico : e risultando in generate che tutto il calore della superficie terrestre vien dal so- le, occorre dubbio a questo passo al nostro Bellani, se il sole ad ogni anno scaldi ugualmente la terra, e se un' uguale quantita di calorico si disperda pure ad ogn'anno e risaglia dalla terra alle regloni ele- vate del cielo; e sebbene la temperatura media an- nuale sla costantemente simile nelia plaga istessa, possa pero 1' eccesso in un luogo contemperarsi a compenso del difetto in un altro: dubbio che se- condo liii rlmarra non risolto od intero, se prima non si sapra bene il modo con die il sole riscalda. Riportando quanto scrivea su di cio il matematico Frisi, e sciolle le paure che i ghiacci del polo fosse- ro mai per acqulslar luogo verso I'cquatore : e ras- S£gnati nelle mani di Dio gli altri spaventi del fini- 76 mondo intlmato dallii teoria sulla fusione interiore della terra: rileva I'opinione divulgata e creduta anco dagli antichij che i climi abblno cang'iato e che le stagioni vadano uscendo da' lor tempi prefissl. Ma il celebratissimo Arago tiene per slcuro, che il clima non sia divenuto ne plu freddo n^ piu caldo , in certo spazio circoscritto d' anni , pur- chh il suolo a cui si riferisce non abbia patito fisicamente qualcbe gran mutamento dopo lungo giro di secoli. Per venire a fatti particolari, il nostro Socio dice che il prof. Arago afferma essei*e nel- 1' Egitto e nella Palestina quel clima istesso ch'era ai tempi della missione di Mose^ e a questo passo soggiiigne il Bellani che mal cammina con quanto si afferma della Palestina e dell' Egitto lo spesseg- giare che un tempo vi facea delle grandini desola- trici: delle quali (tralasciando quello che se ne scris- se ne'sacri libri come prodigio e castighi ) teniamo storiche testimonianzcj e auco notizie accidentali in altre opere, che nulla hanno a che fare col sopran- naturale. Toccando poscia in generale del clima di Europa ne' tempi andali, e ricordando alcuni esem- pi di mari e fiumi gelati, tiene che ne men per que- sto lo si possa affermare scanibiato. Pare poi al no- stro Socio alquanto arbitraria I'asserzione del fisico francese la dove intende di determinare la tempe- ratura perche abbia a gelave il mare o un fiume 77 in alcuni cllmi, metlendola tra il grado dicJottesimo e ventcsimo del centigrado sotto il termine di coa- gelazione^ dovendosi guardare non solo alia inten- sita ma bea anco alia durata del freddo. Osserva qulndi, I'lspetto agli anlmali di cul in alcuni luoghi i scomparsa la spezle, e rispetto a' vegelablli di cui ii scemato o tolto lo ingenei-arsi, come cio si possa imputar manco ai elirai clie all' opera dell'uomo eJ alTinfluire d'altre circostanze: osservazioni per le quali si porriau spiegare le vavie auomalie avvcrtite da Arago in Francia e dal nostro Amoretti in Ita- lia. Nota come 1' egregio fisico francese contraddica a sestesso ed all' assunto proprio del non essersi scambiatl I elirai, la dove dice clie nella Fi'ancia seltentiionale e nelTistessa Ingliilterra, tre secoli fa, si coltivassero con profilto le viti, clie adesso piii non vi allignano^ per cui, segue a dire, anco gli in- creduli si debbono persuadere cbe col procedere de' tempi, gli estati cola banuo perduta notevol parte del loro calore. Oltre di clie confessa anco queir altro fatto che sta conlro il propostosi argo- mento: clie il dissodamento delle terre nel Nord deir America v' abbia ( com' e di fatto ) modificato il clima, rendendo di presente men rigidi gli inverni e men calda la slate. Non par peru al nostro Socio clie Tasciugamento di largbe acque e I'atterramen- to dcllc foreste possano produrre una cotal mi- tezza dl estati^ menlre clie anzi il vaporar contimio di que' gran veil acquosi e I'ombria delle piante manlengono alia terra quella freschezza che la ri- stora e ricrea nella calda slagione. Cosi anco plii initi soglion farsi i climl raseute alle grandi acque negli I'nverni^ comeche da queste al gelarsl si srolga gran quantita di calorico latente, come il fatto ne dice. Secondo Arago, lo approssimarsi de'ghiacci immensi polari potria cangiare i climi dell' Europa settenlrionale', tuttavia la loro comparsa ne' bassi tempi rese sterile ed inabltabile la Groenlandia j Iramulandovi quella temperatura che, secondo le istorie, go'deva ab anlico. Di questo passo precede innanzi il nostro Socio nelle sue sparse riftessioni su qnanto il celebrato fisico va sponendo snllo scambio de'clirai: interponendo i suoidubbj, i suoi sospetti, reltificando qui e la, secondo che a lui pare, quando i fatti non rispondono^ e cio con tut- ta quella riverenza e moderazione che fa profitlc- vole la critiea : Che onora se^ e quel che udita V hanno. Passo quindi I'operosissimo Bellani a intrattener- ne con altra scrittura sullo infiammarsi spontaneo che fanno alcnne sostanze, e sulla fosforescenza delle acque marine ed altro: argomenti tutti lungamente 79 e tlotlaniente cercati e Jiscuss! da lul e da altri, e condotti per ultimo a maggior lume di verita. Scor- gendo egli che in alcune opcre periodiche di scienza vannosi producendo splegazioni altinenli al fosforo^ che da lui da bel principlo furono divulgate, stima opportuno di ricliiamare I' attenzione de' dotti a quanto egli pubblicava nel Gioruale di Pavia^ lo che porge a lui occasione ad allargare e compiere i snoi lavori con novelle esperienze ed osservazioni. Negli Annali delle Seienze di Padova del i83i si parla della luce che si svolge nella eonipressionc dell' aria , per cni Thenard avea dimostrato che al- cune matcrie combustibili che non si accendono che ad alte temperature sotto I'ordinaria pressione del- I'atmosfera, s' infiammano invece aumentando la pressione e sminuenda la temperalura. Molti anni prima che fosse divulgata questa doltrlna, il Bel- lani avea dimostrato, come quest! fenomeni sieno in opposizlone a quanto succede nella lenta combu- stione del fosforo : essendosi ridotto a patti di veri- ta, che il fosforo splende e succede una vera COBI'- bustione diminuendos! la pressione atmosferica e la temperalura al tempo istesso. Rlcorda contro chi fosse per farsi bello del nome di scopritore anziano, le sue Conghietture sulla proprieta che possiedono alcune sostanze^e spezialmente il platino, diagevo- lare la combinazione del gaz idrogene coll' ossigene. Viene accennando e rivendicando a se qnaoto ne' ctt- versl partiti della fisica intese d'avere scoperlo o splegato, e die da altri fosse per avventura ripetuto con aggiunte non pi-opiie, o senza farsi coscienza d.' invaso diritto, tacendo 11 nome del trovalore. In questa Memoria clie si riferisce a svariatissimi te- tni, ne parve molto significaliva la parte che ri- sguarda le lucciole e la fosforescenza delF acque del mare: quisllone clie tanto fu dibattuta e cercata dai naturalisti. A quanto egli slampo nel Giornale scien- tiGco di Pavia, aggiunge: clie F immcrsione delle lucciole neiralcoole e nelT olio volatile di tcrehen- tina, ne cessa piii presto lo sfolgorare, clie non si fa col somraergerle nel solo vapore di quesli liqui- di, morte o vive ch''esse sieno. Ma lasciamo dir lul nella sua dissertazione, perclie altii non venga a con- tendergli il campo. » La fosforescenza del mare non era stata da me esamlnata allorclic posl mano a quelle sperienze sul fosforo e sulle lucciole^ faro cen- no adunque di quanto mi avvenne di veder dopo: non intendendo di parlare che di quella fosforescen- za notturna che nasce dall' agitazione dell' acqua znarina, e che si attribuisce a soslauze animali o vegetabili, od animaletti microscopici di mare .... Mi limito a spiegare come mal II movimento dell'on- de e il solco che stampa dietro se la nave in corse, o 1' agitazione de' remi, possa risvegliare quello 8i splendore cfGmera clie ad acque tranqoille non L Supponcndo die quella fosforescenza fosse effetto di corabustlone come quell' altra del fosfoTO a basse temperature (per cui* si sperde II calorico, noa re- slaiido visibiie che la luce) si spiegava il fenomeno coa dire: che Tagitazione impressa all' acqua del mare in quaUmque maaiera, portava quelle sostau- ze comhustibili al coutatto dell' aria e dell'ossigene necessario ad ogni lenta o rapida combustione, con luce ben pifi sensibile del calorico che 1' accompa- gna. La rapida inimcrsione del remo nell' acqua recai con seco aderente uno slrato d'aria: tornando que- sta raccolla in bolle alia superficie, come si scor- gono anco di giorno altraverso 1' acqua e rimontare. Gotal riflcssioue era sfiiggita agli altri^ ma non si avea una sperienza direttaa provare chelasola agita-* zione non bastasse a produrne 1' effetto. E vero che il solo raziocinio ne dovea fame capaci, che un'agi- tazione qualunque alia superficie dell' acque, questa dee comunicarsi piil o meno anchea qualche profoiH dita^ e pero se quella ne apparia lumlnosa, lo splen- dore dovea diffondersi anco al di sotto: come anco il solo guizzare de' pesci a diverse profondita do- vea niovcrc strisce di foco. Ho procurato io quindi di raostrare la necessita dcllo inlervenimealo di que- st'aria atmosferica all' ultima evidenza, col dimcnar del reuio istesso clve avea gia sbaltuto 1' acqua e 6 82 prodotto la fosforescenza, senza pero estrarnelo: nel qual caso eravi bensi commovimento nell'acqua ma non luce a quella profondita cuJ giugneva il re- mo. Costrussi anco un molinello a qualtro pale clie riglravasi da se mediante un peso aggiunto a una funicella, e sommerso in mare non si otlenne alcu- no indlzio di luce. Ma calando una bottiglia aperta, a meta vuota e capovolta, assicurala da cordicella al suo cello e con altra avvinghiandole la pancia: raddrizzandola sott' acqua collo slirare la cordicella legata al sno collo, le gallozzole d'aria che ne usci- vano, rendean lunilnosa quella traccia da esse per- corsa, vencndo a rompere a fior dVacqua, come fa r aria strascinatavi per entro dal remo. Quanto poi all' istanlanclta e poca darata dello splendore, cio si potrebbe spitgare col dire, cbe quella soslanza qualunque che porge il fenomeno sia attenualissima e discioita nell'acqua, per cui quel primo soltili^- simo strato cbe rinviensi alia superficie ed a cott- tallo dell' aria atmosferica, combinatosi cbe sia col- r ossigene, abbisogni d'essere rinnovalo meccanica- Bienls, mediante Tagitazlone per recarne al conlatto altre molccole: in numero sufficienle ed in un islan- te medesimo, accio la luce che ne risulta possa ren- dersi palese. Che se fossero animalelti viventi, pep quanlo piccinl si volessero supporre, par cbe do- vriano piu a lungo risplendere, com"' ^ delle luc^ 83 dole, delle meduse ecc. : quando pur non si dicesse clie fosse la sola parte infei-iore del lor corpicello la dolata dl fosforesccnza, com'cnclle lucoiole^ per cui aveiulo essi una tendcnza continua a raddriz- zarsi nella lore naloraie posfura, dope il movere dell' acqua die avrebhe rivolto all' aria la porzione fosforica, tornassero tosto a ripif^liare lo stato lor primo. Sebbene valenll naturalisti (segue a dire) abbino distinto in generi e spezie alcuni animaletli infusorj trovatisi nell' acqua marina fosforescente, non per questo ne viene la legittiraa conseguenza cbe la fosforescenza fosse ad essi dovuta percbe po- teano trovarsi avvolti in una sostanza estranea fos- forescente^ e toltl air acqua, farsl fosforici anch' es- si per un principio di putretazione e rapida scom- posizione. E fors' anclie le meduse ed altri animali marinl sono fosforescenti appunto perche possono emanare dal loro corpo una sostanza analoga a quella disciolta nel inare^ ma resa fosforica dal gas ossigene cui soramiuistra V islessa organizzazione deli' animale . . . Questa sostanza fosforescente so- niigllerebbe r,\ fosforo istesso che cessa dallo splen- derc alio istante die s' immerge nelT acqua, per ri- farsi luminoso al toccarsi coll' aria , tanto piu rapi- damente e intensamente quanto piii si leva la tem- peratura. Per lo contrario le lucciole scguono a splcndere sotl' acqua, per cui non vi sarcbbe ana- 84 logia co' vernii marini,,se questi fossero realment* le cagloni Jella fosforescenza del mare^ e se il le- gno a un certo gvado di putrefazione conlinua an- ch' esso a splendere solt' acqua, cio decsi attribuire alia graude quautila d'aria raccolta ed avviluppata ne' suoi pori, in confronto del pochissimo consumo clie si rlchiede per quella fosforescenza: come lo di- mostrano le sperienze istitulle sul legno, sulle luc- ciole e sul fosforo a basse temperature n. Dopo di che, passando ad altro argomento, dice non persua- dergli V elettrometro a vapore di fosforo proposto dal Sig. Cailo Malteucci. Gay-Lussac, diminuendo rapldamenle il noto barometro mediante V innal- zaraento del mercurio, non ebbe alcun indizio di ac- cresciuta temperatura in un sensitivissiino ttrmo- metro ad aria clie vi stava per entro, come saria dovuto succedere. Spiega quindi il risultamento di queste esperienze, riducendolo alle leggi generali e cognitissime dell' equilibrio del calorico^ tale risul- tamento si concilia colle sperienze rrprovate di de la Rive e Marcet, nelle quali si genera freddo al pri- me intromettersi dell' aria atmosferica in una cam- pana, in cui erasi crcato il vuoto pneumalico. Ri- eorda come la spiegazione da lui offerta nello ae- cendersi spontaneo del gas idrogene coil' ossigene in contatto del platino spugnoso, sia stata confer- mala da altri fisici e chimici, come a dire da The- 85 aaptl c Doeberellner ^ la quale splegazione sta tutta nel far dipendere il fenomcno dclla condcnsazione di que' gaz per virtu chimica, anzicb^ per forza meccanica : avendosi una gi-andissima supcrficic In proporzione della quanlita di materia. Questo c un mostrarsi valente, questa puo ben dirsi utile cd ef- ficace cooperazione die dal nostro Socio indefes- samente si porge agli intendimenli ed ai fini del bre- sciano Istituto: a cui si spesso e con tauto alacre volonta e moltiplice ingegno coramelte e raccoman- da i frutti delle scientificbe sue investigazioni. La qual cosa noi notiamo qui per rimcritare pubblica- menle, almanco in parole, lanto segnalata affezione alia dotta famiglia, cui da pareccbi anni e con tanto onore appartlene il canonico Bellaui, e mover altri a seguirne 1' eserapio. Dobbiamo augurar bene anco de'nuovi Socj ag- gluntisi al fratellevole consorzio, e singolarmente di Bartolomeo Bizio di Venezia, e di don Gabrio Piola di Milano: onore il primo della cblmica, e cre- scenle gloria il secoudo delle matematicbe. Ne man- do il primo in sul cbiudersi dell' anno accaderaico il suo lavoro manoscritto sul/a porpora degli anti- cbi, le analisi e le sperienze da lui fatte sulle con- cbiglie generalrici di questo principio, di cui erasi dimenticato Pesscnza e la fattura: lavoro corapiu- lissirao cbe nulla lascera a desiderate nel pcUegriuo 86 argomento *. II SIg. Piola, scritto appena tra i no- stri Socj d' onore, ne fe'teneve unaNota scientifica su due capitoli di Leonardo Eulero, deH'opera intl- £oiata : Theoria motus corponun rigidorum^ la quale ollimamente affidala al nostro Ceusore prof. Al- berto Gabba, clie lanto iunanzisa di queste materia, in uuo scritto ne mostru all' Ateneo il significativo e V importare. L' EulerOj per quel singolar privjle- gio che distingue fra i dotti coloro che sono ispirati dal genio, intravide una proprieta che si verifica nel inovimento d'' un sistema rigido, ch'e la seguente. V ha un istante in cui una data retta che passa per un date punto del sistema iu movimento, qualora venga con esso rapita e serbi una posiziune costante rispetlo ai punti del medesimo, trovasi paralella alia posizione ch' essa teneva al principio del moto. Egli si certifico di essa proprieta per mezzo di con- siderazioni sintetiche indirette, e cerco eziandio di mostrarla direttamente, usaudo certe formole, co- gnitissime di presente a tutti coloro che sanno di geometria analitica: la quali il Iraevano ad una equa- zione che dovrebbe essere ideutica, sussistendo la so- vraccennata proprieta. Ma al graude Eulero (perch^ difettava di alcuni artifizj algebrici che s' imma- ginarono dappoi) raanco I'animo di seguire inaanzi * La lettura dello scritto seguira nelle prime adunanze del- I^imminente i835, e quindi ne parlera il Commentario dell'anno. «7 I calcoll che Y avrebbono condotto alia prova di fatto (lella iJcnlila di quella equazione, sebbene plu d'una volta vi si fosse accinto. II matemalico Piola, che alia sagaclta per cui sa discopiire nuove cose, aggiugne quell" altra di saper recare nuovo lume sul- V opere de' noslri sommi: il Piola, che nella sua Me- moria preniiata dall' Istituto nel 1824 suirapplicazio- ne dei principj della mecoauica aiialilica, sparse tanla luce suH'opera insigne del geometra di Torino: ora ia questo scritto mandate alTAteneo, che modestamente esse iotitola Nota , risolve le difficolta in cui s'im- batte il geometra di Basilea. A questo oggetto egli osserva, che 1' equazione che dee riuscire identica, e una relazione fra novo quantita.le quali non son altro che i coseni degli angoli formati dai tre assi ortogonali co' quali essi coincidevano al cominciai'e del moto- e che fra quesle nove quantita esislendo sei equazioni notissime, ammesse dallo stesso Eule- ro, se ne possono esprimere sei in funzione dell ai- tre tre. E siccome Gaspare Monge per mezzo di al- cune sue artificiose sostituzioni era pervenuto a dar certa forma siniraetrica a quelle sei espressioui, cos'i altro nou restava al Piola che giovarsi delle me- desime per fame le debite sostituzioni nelT equa- zione euleriana, e cosi dimostrarcela identica. Cio egli fccc appunlo con quella disinvoltura che e tul- la propria di chi e avvezzo alia tratlazione di cose 88 algebriche, e sa eleggere le vie piti facill e semplici, i-isparmiando calcoli inutili: oad' e che si appalesa I'idenlita ricercata. Ma poicbe la sostltuzione di Mongcglieneporgeva facile il mezzo, non limitandosi egli a cio cbe costiluiva il precipuo scopo ch' erasi prefisso, si volse ail' alti-a iudagine: quella, cioe di determinare la posizione delPasse eulerlano rlspetlo agli assi mobili^ lo che consegue colle solite norma della geometria analitica, asseguando le equazloni di qucUa retta, allorche si trova ne la novella sua posizioue, e le espressloni dei coseni ucgli angoli ch' essa fa cogli assi prcdetti. E qui tornagli il de- stro di avvertire, ehe quella retta che a due epoche diverse ha direzioni paralelle, non potrebhe averle avute anche in tulti gli istanti del tempo interme- dio, senza certe condizloni che non sussistono in ge- nerale. E pero si reputa indagine affatto degna di lui il cercare quali esse sieuo le condizioni, merce le quali il predetto paralellismo sarebbe continuo; co- in' e desideratissimo dal nostro Istituto che il Piola avesse a trattare la quistione dell' Eulero^ conside- rando, cioe, le posizioni del sisteraa rigido per due tempi qualunque. Non si lenga egli adunque, sic- come dice, dal far cio, temeudo di porgerne scrittura irta e disseminata di troppe cifre. Egli e gran tempo che al nostro Istituto non dilettano sol- tanto i facili ricreameuti delle lettere: che si pi^ce 8g ancora d' Intertenersi molto plu ncl llnguaggio e Belle tliscussioni dclle scienze piu austere e d'ogni umana industrial pur clie gli avvenga di crescere alcunclie nela somma ilcirumanosapere. Tengi pure il noslro Socio 1' aperlo invito, e ne mandi quando che sia T altro suo lavoro, in Gui promette quella generaletrattazione^ noi farem plauso alPanalisi lu« cente e simmetrica, e si appagheremo nello scorgere il teorema d'Eulero faltosi caso particolare del suo pietodo. Scarse furono in quest' anno, rispetto agli altvi, le Memorie de'nostri medici, e di due scritture sol- tanto in siffatta materia porgeremo qui il sunto: ]a prima delle quali appartiene a un vecchio del- I'arte e dottissimo nostro fisico: il Dolt. Pietro RicGobelli, di cui furono lodate le opere divulgate, e spesso premiate le inedite, inloruo alle teorie ed alia pratica deli' arte salutare. Trattava in questa scriltura del valore della dottvina diatesica e loca- lizzalrlce^ e prima di mettersi in via, narra le ulti- me vicende della medicina fra noi, e lo aderire che ei fece e poscia il ricredersi in alcune massime si- stematiclie die a' nostri giorni si diffusero, e ucUe quali si credctle coiiie a teoremi e verita di fatto. Racconta d' essersi fatto difensore fino dal 1797 del sistema di Bro^^•n in tutla la sua estensione e ton tutta quella lealta che precede dalla vera con» go vinzlone. N6 fa egll il solo a queste illuslonl ( sog- giugnerem noi): che moltlssiml tra'plu valentl ita- liaai a queir.epoca, tra I quail a grande onore no- mioeremo due nostrl Socj , luminari della scuola medica italiana, Rasori e Tommasini, accolsero col- r enlusiasmo di que' tempi le doltrine del novatore. Soggiugne il prof. Riccobelli come rosservazione piu attenta lo conducesse quindi a deviare da quelle dot- trine, liberamente stampando la sua disdetla quan- to alia totalita del difeso sistema: sistcma avven- tatOj pericoloso e Lisognevole di modiGcazionl^ co- me coa tanta forza d' ingegno divulgava pel primo il nostro Rasori fino dal 1801, nella febbre epide- mlca di Geuova, e come poscia accomodavalo a partili di ragione e di utilita il seiino del prestante Tommasini, di Sii'o Borda e d'altri. Se egli e fortu- na o predilezione di Dio il non imbattersi nell'er- rore, e se uon ^ piccjol loda il ricredersi quando lo si abbia discoverto , nessuno scrivera a colpa di versatile ingegno cotale scambio di opinione^ ma piultosto vorra dirlo una stiraativa migliore di queirallro che dopo appar verila cui seguitare e llverire. Tocca dappi-ima la dottrina del controsd' molo^ riformatrice della browniana, e discorda dal parere annunziato dal celebre Rasori, quanto al» I'azione delle sostanze o rimedj creduti controsti- niolanti^ e confessando in molti di questi una virtu 91 ileprlmente, dice tutlavia operar questl sulla fibra come alti-etfali slimolanti , recando mulazioui di fatto nella parte cui preudoiio a inlaccare.Ammesse in natura cotai sostanze depriiuenli, tiene ch^ esse ammorzlno 1' eccessivo eccitamento in modo tutto cliiinico-Gsico, e cio col nculralizzare piu o meno i principj, o scemandoli^ polendosl supporre che nell'organismo vlvente succedano procedimenti ia- cognili cliimlco-vitali , c die per qucsli si deprima la vital forza *. Dimostra dopo do, come la dottrlna del professor Rasori riformasse il canone terapeutlco di Brown, piantandosi tuttavia nel dua- lisrno dintesico e sul diuainismo assoluto, dell'eccita- bilita^ e dice, come alcuai somrai, non acquietan- dosi alle sole diatesi, discoprirono un terzo elemento patologico: f irritazione originaria , di scuola ita- lianaf, e die onora la perspicacia di Bondioli, di Giannini, TommasinI, RuLini, Fauzago, V. Brera (B Gallino. Cotal dottrina, oltreche avvisa alle cau- se di molte malatlie, die mal potriansi couoscere con quella delle due sole diatesi, ne fa ravvisareanco una lerza maniera di agire di non poche sostanze suir indlviduo vivente, mollo diversa di quella dei rimed] stimolanti e controstimolanti: sorgente fe- condissima di morbosi disordini. A questo passo O Una sua Meiiioria su questo argomento fu soggctto dl primo prcniio air Atcaco di Brescia nel iSii. 9» ricorda, come nel 1818 sostenne in una sua di'sser- tazione I'itallana dottrina contro le censure del medico patavino, Dott. Pcnolazzi ^ e come conse- guenza di tal teoria, il Dott. Riccobelli fa ravvJsare come si foi'mi nell'organismo animale la cosi delta materia morbosa^ il conto clie se ne dee fare, non gla corae da medici umoristi d'una volta, ma tutto raccogliendo dalle osservazioni e dai fatti: al modo istesso che parve all'altro nostro Socio Stefano Gallino nelle sue Proposizioni patologiche. Dopo di che accenna quanto utile riforma recasse I'illustre Tommasini col suo egregio lavoro Dell' infiam- mazione alia dottrina di Brown da lui difesa e pre- dicata una volta^ e rlflette che la malattia d' in- fiammazione, dal suo nascere al finire, non e che un procedimento di stimolo, che partendo per lo p*u da un luogo, precede ed intacca Tuniversalita e singolarmente le parti di struttura e condizione emogenea^ di qui sorge la diatesi ipostenica, ma- lattia prodotta da cause comuni eccitanti, che sus- sistono anco tolte queste, essendo occorsa un'alte- razione o modiGcazione tale nella Cbra che alimenta la malattia. Nota poi che le malattie diatesico-flo- gistiche, secondo I'egregio Tommasini, non passano alia diatesi opposta di languore, come piacque cre- dere al novatore di Edimburgo^ di che viene che frequentissime essendo le malattie di diatesi flogi- 93 sUca, erronea ognor piu appare la Jotlrlna d^U'ul- timo clie cretlea procedorc da languore la raaggior parte delle malattie. Pel pensamenli del dottissimo Cliuico parea ch' ei si avviciuasse al localismo^ am- mettendo esso pure una o piu parti dapprima af- fette per rinfluire di cause comuni anco nei morbi diatesicimiafacendo egli consistere la diatesi in quel- la morbosa coudizione che si crea in consegucnza di sminuito od accresciulo eccitamento, mette fon- damento della sua patologia il dualismo eccitahili- stico, sul dinaniismo: come prova alia pag. io5 del- r opera: Sullo stato attuale della nuova patologia italiana. I sostenitori della dottrina localizzatrice spcravano die il celebrato scrittore volesse porsi con esso lore in alleanza e adottare la dottrina lo- calizzatrice-, ma non ostante le calzanti e vive di- sputazioni, 11 gran Cliuico duro e dura tuttavia al dualismo dinanilco-diatesico. Dal fin qui rlcordato il Dott. Riccobelli passa a decidere quale delle due dibattule dottrine debbasi eleggere a direzione dei pratici. Delto in cbe consista la vita, distinta da quella die dicesi vilalila, ammette passiva questa Delia prima azione ed attiva nella scconda^^ coutro il caiione stabilito da Brown ^ consldera, che com»n- que la raalatlia paresse da doversi riporre nell ec- cessivo o difettivo grado di forza organico-vitale, se la salute sla ndl' eccitamento cquabile ( dal cbe &4 appunlo si de(3uce e stablllsce la diottrina dialesic^ dinamica ) dimostra esser qiiesto un principio al tntto erroneo : poiche come la forza non puo dis- separarsi dall'essenza o stato del materiale organi- co , come propvieta a lui congiunlc, cosi 1' ecclta" jnenlo dee seguitare lo stale in cui si trova la fibra. Pertanfo nello stalo normale di questa, nella inle- grita naturale di lutte le parti componenti noi stessi, avrannosi berisl regolari le relative loro funzioni si in essenzialita che in forza, raa tali non le avremo nello alterarsi di una o di molte di quelle^ e V ec- citamento sara sempre corrispondente alia reazione della fibra alterata , di die ne consegue lo stato morboso. Per lo clie il Dott. Riccobelli stima che le malattie non si dcbbano ripetere dal grado di ecci- iatneDto eccessivo o manchevole, dal plu o nianco di forza organico-vitale, ma da una causa prossima che i dinamisti disconoscono, eioe da una materiale alterazione in qualche parte del misto organico. II sapiente Buffalini in alcuni capitoli delT opera sua, Cicalate intorno alia medicina analitica j recast ia teslimonio di questo. Tocca pol dl quelTaltro prin- cipio fondamentalc della dottrina di Brown, e di chi se ne fece riformatore: essere, cioe, Y eccitabili- ta una sola ed indivisibile^ e comunque non dispo- slo ad atnmetterlo nel senso di Brown, non piega pero ad abbracciare una vitalita quasiraente partico- lare e speciGca in ciascun organo, tessuto e sistema, come tengono alcuni particolaristi e d'oltramonte. Riconosce bcusl il principio vllale o vitalila, di ugual nalura, eslesa a tutle le parti dell'organismo vivente, ma disposto in gradazioni diverse ne' varj orgaiii componenli la maccliina animale, giusta an- co I'opinione del fisiologo Gallino; e cio si appalesa dalle relative e differenli funzioni delle parll orga- niche ch' esse esercitano nel loro movimento. Da tali gradazioni dclla vilalita e differenli modi di esi- stere della fibra deduce modo a spiegare quelle va- rieta di affezioni roorbose, proprie piu d' una parte che dell' altra^ oltre di clie, o£;ni malatlia avuta ia conto di universale dai diatesici, offre tina par- te o 1' altra delT organismo amraalala di prefe- renza, che costituisce il fondo o centro morboso, e che per clu in ognl malattia risnlta una localita de- viata in preferenza delTessere suo proprio. Dunquc neir allerazione locale e non nella universalita sta ogni affezlone morbosa, che si rende poi universale a qualche nianiei'a per quelle relazioni di consenso O simiglianza di struttura che la parte intaccata tie- ne pill o meno diretlamente con un'altra^ e nota a proposito di cio, che lutte le malatlie da Ippocrate fine a noi , non escluso Brown e chi lo segne, si chiamano col nome della patte affetta. Fa riflettere poscia cLc sarebbe assal difGcile e fors^anco impos- 96 sibile dedurre la moltlplice forma del morbi e dei fenonieni clie li conlraddistiDguono dal solo alterato eccilamento e grado dinamico. Pone quindi dopo queste ed altre considerazioni, che la malatlia sta sempre in uu' alterazione di quesla o quell' altra parte , e per cio sempie locale, ne mai universale nello strelto senso di Brown, A rinterzare raaggiori prove del localismo , aggiugne il nostro Socio la taauiera di agire delle sostanze esterne sulla nostra maccliina, e dimostra come i rimedj spiegliino il po- ter loro elettivamente su queslo o su quel tal or- gano : circostanza die coliima a far conoscere che gli stimoli non creano il disordine niorboso collo accrescere e sminuire I'eceitamenlOj il raovimento vitale, ma che intaccano quella parte sulla quale hanno un deciso potere di affinita. Dopo d' aver rassegnato queste sostanze medicamentose di par- ziali tendenze, conchlude il Dolt. Riccobelli : che posto il principio che la forza vitale sia inerenle alia materia organizzata (non potendosi quella di- slinguere dal suo soggetto ) osserva finalmente che r atto vitale non si corapone del solo eccitamento ed estrinseca azione dello stimolo , ma nella sua produzioue deesi conlare insierae la reazione che esereita I'atlivila della fibra organica dietro alio stimolo , a cui succede la pronla remissione delle raolecole che si ricompongono alia raulua loro po- > 97 Stfira, indlpendenlemcnte Jallo slimolo istesso. Alia formazionc pero dell' atto vltale od efTctto di tulte insieme le funzloni organlchc in cui propnament6 conslste la vita, dee concorrere 1' unione armo- nlca de' seguenti indispensablli tre dementi: lo sti- molo che mette in azione la fibra organlca o vita- lita, I'atlivita della slessa che reagisce all'impres- sione ricevuta dallo stimolo, e la pronta remissione delle molecole clie la compongono alia recjproca positura di prima-, il cui regolatore nello slato di salute x-iponsi nelF iutegrila uatuiale delld fibra , come dee ripetersl la nialattia dall' allerazione della mislione organica : non poteudosi 1' cccilamento equablle , eccessivo o difettlvo risguardare qual semplice isolalo rlsultamento degli stimoli sulla fibra, ma considerarsi derivante insieme dallo stato inseparabile od attivita intrinseca della stessa e del 6U0 modo di essere. Dee perci6 seguitare tutti i mutamenti a cui la fibi-a puo sogglacere, e I'essen- za della malattia noa puu appartenere se non che alia scomposta materiallta del misto organico*, e le malattie di sola forza od iposteniche ancora e puramente dinamiche, non possono ammettersi da filosoGca patologia. Dopo di che il Dott. Riccobelli francamente assevera, che la dottrina medica loca- lizzatrice dee prevalere alia dottrina diatcsica ed al dlaamismo. 98 A belle considerazioni ci condusse sulla natura e sul niodo di trattare e guarire la scrofola il nostro Socio d'bnoi'e Dott. Francesco GIrelll , al quale fu deputata la relazione del libro raandatone dal Cav. Giuseppe Varing, che tratta appunto di questa ma- lattia^ cogllendo da cio occasione di paragonare le doltrine del medico fedesco con quell' altre del francese Le Pelletler de la Sarllie, die contempora- neamente al medico aleraanno pubblico I'altro sua libi'o iutorno alia stessa malattia.Fece argomento a sestesso il nostro Dott. GIrelli la notizia cli' ei in- tese porgerne delle precipue dottrine d'ammendue J trattatisti, e il notar que'punti clie piii importano^ nei quali, sia pei concetti in sestessij sia per la ma- niera di spiegarli , scorse novita e vantaggl. Noa ommise di fraramettervi spesso (come ben si conve- niva a chi vale eminenlemente nelP arte ) i propri giudizj: ora assenteiulone il dettata, ora combat- tenclone i principj, secondo die la teoria e pralica sua propria andava suggerendogli. Dopo breve proe- niio espone le definizioni die lo scrittore francese e tedesco porgono della malattia. La scrofola, se- condo Varing, consiste in quello state morboso die si manifesta conseguentemente al hingo procedere di alterate assirailazioni , o dipendente da cause esterne: la qual definizione combiiia in gran parte con qtiella offertane dal Le-Pdletiei*-, il quale, ri- 99 fiulate tutte le alire dopo d' arerle assoggettate ad esamc, statulsce cssere la scrofola una dlsposi- zlone di tutti i solidi organic! , o loro parlicolar diatesl, di ciii risnlta un difctto di elaborazione vi- tale, di assimilazione, un vero assottigliarsi di tultt i tcssuti. E I'uno e T altro de' trattalisti ammelte poi scnza distinzione, una iiritazione necessaria chc alteri e pcrlmbi le funzioni del sistcma linfatico. Prcniesso questo ( segue il nostro Socio) ammendue recano innanzi la dipintura piu veritieia de"* ca- raltcri fisici e inorali dcllo sciofoloso: dipintura, che sebbcnc in alcune sue parti diversiGclii ne' due scrittori (spezialmente perche appare esscrsi preso da ammendue a delineare il morbo non nella istes- sa epoca di suo stadio, e perclie al fi-ancese piacque di estendervisi viemmaggiormente ) puossi a ogni modo concbiudere essere in essi uguale 1' idea e la Datura del male. Tengono ammendue die la scro- fola si trasmetta da padre in figlio^ avvertendo cbe il Sig. Varing, date certe condizioni di suppuramen- ti e di esantenii, la vnole eziandio contagiosa, da potersela inoculare a' bambini col vaccino: male- fica proprieta , cbe il nostro Socio ncga assoluta- menle^ fortiGcandosi nelle proprie spcrienze e in quelle del Sig. Pelletier, cbe accenna moltissimi in- ncsli riusciti vanl sopra animali e sopra uoniini , non escluso se medesimo. Segue il medico francese lOO in nn articolo spartlto, e il Varing qui e la lungTies- so 1' opera, a darne contezza delle malattle clie si accompagnanp colla scrofola, avvisandone le modl- iicazloni e travisanientl 5 al qual passo accenna il francese poter farsi il vajolo e la rosalia salutare irrilamento a lunghi e sedenti ingorghi delle gliian- dole, recando la malattia a soUecito risolvimenlo. Dal qual fatto il Dott. Girelli si conduce a doman- dare: se quest! due esantemi di qualitadi eminente- mente contaglose debbano riporsi nella classe dei pvesidj terapeutlcl per la malattia iu discorso. Passa dopo dl cio il Vai'ing a parlare della cura, prima della scrofola semplice , poi di quell' altra die si fosse circoscritta a qualche parley mentre il fran- cese si diffonde mollo piii in lutto cio clie pua te- nere all' indole, alia natura degli andamenti, alle complicanze della gravissima malattia: preseutan- doci belle e peregrine notizie, discussioni profonde, gludiziosissime osservazioni. Quindi e clie prima di venir a dire della pratica, il Dott. Girelli ne dimo- strava, die il Pelletier, oltre a molte cose degne di lode, parlo con assai dottrina intorno alia storia de'tubercoli, porgendo i segni caratteristici per di- scernere gli infarcimenli glandulari, linfatici od acci- dental!, da quegli altri die dipendono da diatesi scro- folosa, di cui fa accurata descrizione nella vertebra- lite scrofolosa,o malattia di Potl: nella quale pero ha 101 potuto uotarc die i sintomi Indlcatl come propri dl cotal malattia possono franlendersi e coufondersi con quelli della spinite cronica, trovando assai dotte considerazionl suirinflanimazione de'vasi biancbi e delle membrane mucose e sierose. Procedendo alia cura, il nostro Socio ammannisce la pratica e i pre- cetti si delPuno che deli'altro medico, e dice come ammenduc si accordino nel consiglio di doversi cercar modo a impedlrne preventivamente lo svilup- po: perch(!;, svoltasi che sla la malattia, occorre ua trattameato regolare, continuo, lentissimo, nojoso per venirne a capo di qualche utilita di guarigione. Noi non lerrem dietro a quanto il Dott. Girelli di- ce per minuto in questa ultima parte, dell'opere da lui commesse alia bilancia di critica severa, ora collaudando, ora mettendo innanzl dubbj raglone- voli iutorno ai varj presidj raccomandati da' due patologi^ ma ci limiteremo a riportare con le sue istesse parole il paralello cb' ei fa delle due opere col quale mette fine all'accuratissima sua relazione. jjEsaminando in complesso queste due opere, ap- pare cbe lo scopo prefissosi da Varing sia stato quello d' amraaestrare ne' metodi piu accertati di cura cbe si coavengono a qualunque delle svariate c moltiplici forme sotto le quali si appalcsa la scro- fbla^ poco o nulla si divaga sulla coudizione pato- logica cbe coslituisce la malattia c le sue varic for- 10') me e complicanze: cui Intende guarire, conducendo quasi a mano il suo medico a riparare al tniQimi accideuti ed a seerre questo o quel rimcdio secondo i sintomi e 3!! stadj della malattia. IJ Sig. Pelletier in iscambio sottopone a severa analisi gli altrui pea- saoKyiti e dottrine , e con molta perspicacia si ad- dcntra nella couoscenza dell' indole e della natura del male, ne indaga i piu segreti fenomeni , si fa slrada col soccorso della fisiologia e notouiia pato- logica a darne la spiegazione : cercaudo con quesli studj di giugnere alia scelta del metodo piii ragio- nevole e sicuro di curagioue, senza smanirsi e dis- trarsi in minuziose presciizioni. 11 Varing ne mena sempre a medicare la maggior parte delle malattie scrofolosCj lusingaudone di fortunate esito e fidando assai nella poleuza de'rimedj:e il Pelletier, comunque eonforti a non desistere dalla cura, ue fa avvertili clie la malattia non fa pace, ne esservi niedicaraento clie vaglia a toglierla affatto. Forse il clima rcnde plii trattabile la scrofola in Vienna clie in Parigi : lo clie potrebbe spicgare questa discordanza di pareri in- torno alia prognosi del male in quislione. Noi siam tentati di risguardare 1' opera di Varing come uu eccelleute manuale, una guida sicuiissima a'giovaui medici per curare la scrofola^ e quella di Pelletier la credianio un' opera piu ampia, che puo offerire argomento di studio ai piu provctti dell' arte: la io3 prima Gtialmente con molta giiistizia si intitola: Manicra cli guarire la scrofula y e la seconda Trat' tato coinpleto della scrqfola ». Pel riassunto die ne fu concesso di fare dello scritto del Dott. Girclli, puossi per Gtic coiichliidere: clic tanto il medico aleinanno cliu il francese Laiino reso ulilissiml ser- vigi air umauila, e clie Ic opere loro che qui si an- nunziano, si raccomandano per sestesse a tiitti co- loro clie si raettouo a studiare ed a trattarc questa difficile e crudclc malattia, clie meglio starebbe al solo bruto di cui forse ha tolto la villania del noma. Beuche di materle medicbe propriamente non tratti il Socio Dott. Giacomo Uberti nello scrltlo che venne a leggerne, ue faremo pur tuttavia pa- rola a questo luogo: riferendosi se non altro a scuo- la di mediciaa. Tocca questo suo scritto 1' Istitu- zloue medico-clinica di S. Francesco in Padova^ in- torno alia quale ricorda, come studiando appunlo medicina in quella Universita, fosse raosso dalP altro onorevolissimoe doltissimo nostro Socio, Consigliere V. L. Brera a scrivere e dar fuori, or son dleci an- nl, la serie cronologica de' professori che insegna- rono medicina pratlcamente al lelto dell'ammalato in qiieir antico Istituto. Cosplcua fra lutte e pri- misslma per ragion di tempo in Italia c fuori quella nianiera d' Insegnamento, ricorda il Dott. Uberti come uel 1826 dall' csimio Giovanai Rasori e Giu- I!ir Fepoca della sua scoperla j per combinarla col trattato delle differenze politi- che fra i popoli antichi c moderni, cosi 1' auto- re passa a dire del tempo e del paese a cui si de~ ve la tremenda invenzlone. E relativameule al pa- rere di clii 1' attribuisce ai clnesi, 1' aulore gran fatto non dice ^ perche tanlo concedendo come non concedendo la scoperta ai cinesi, per nulla influlva alia gucrra curopca, stante la gran cura di essi nel far mistero d''ogni lor cosa alle altre nazionl^ e po- chissimo la pretesa scoperta avrla giovato alia Chi- na, die per due volte fu manomessa dai tarlari, e la cui mllizia al di d' oggi e tultavia ben poco ag- guei-rita e capace. Intorno all' opinione degli inglcsl che recano I' invenzione della polvere a gloria di Rogero Bacone, dimoslra 1' autore che dal celebre passo AitW Opus Mojus allegato in proposito si de- duce avere il monaco di Sommerset conosciuta la polvere ardente per fame carlocci da volare, ser- penlelli e razzi da fesla, non gla V applicazionc di cssa alle cose di guerra: la qual polvere nell'uso suo primilivo fa nota anco un secolo prima, come ap- par chiaro dalP opera di Marco Greco sul foco grc- i45 CO. dlmostra da U a poco come 11 Bellovacense , EgiJio Coloniia e gli storlci contcmporanei del se- colo decimoterzo non fanno mcnzione di niacchine guerresclie con cui lanciar palle o altro per mezzo dclla polvere^ si giova della lispetlabilc autoilla del Dticange e di Muratorl a provare clie prima del secolo decinioquarto non inventaronsl lebombardc; e fa vedere clie la contraria credenza di alcunl de- rivo per avvcnlura drtl travare nellc scnlture dal- le ela anleriori 1 iiorni di arliglierie e di Ingegnl, clie adoperavansl per esprimere nianganl, gatli, ecc. e chl 11 fabbricava: nomi che si conservaron dupo anco nella milizla moderna: e che fors'anco quella sen- teuzai venae dall' essersl ab anlico lanciate materie incendiarie per via di balestre ed allri tali stra- menli *. Ponendo in seguito ad esarae 1" avviso di altri scrittori che dissero aulore dell'arme da fnoco frate Bertoldo Schwartz nella guerra di Chioggia , prova Tautore che prima di quelTepoca si usarono le bombarde e gli schioppi in una gaerra de'veoeziam contro 11 Signore di Padova descrilta dal Galtarl , * Ne occorrc a proposilo alia memoria un passo di Livto IteDa guerra sagunliua : Falarica erat Sagiintinisj missile telum/ idj sicut in piloj quadratum stiippa circumligabant, liniebantque pice; eiiam si hasisset in sculo , nee penetrasset in corpus, pa- vorem Jaciebat: quod cum. medium accensum mitleretur , con- eeptumque ipso moto multo majorem ignem ferret , arma omitti eogebatj mtdumque milium ad insequenles ictus preebebai. i46 nella famosa battaglia di Crecy raccontata dal VII- lani e nelle storle pistolesi, in Ispagna, sul Baltico , conie si raccoglie dagll annali dcllo Zurlla, e dal Ludewig, e in Brescia fino dal i3ii, secondo che sla scritto ntlla cronaca di Barlolommeo di Ferra- rai: dalle quali asserzioni deduce col Muratori, che lo Schwartz non invenlu, ma soltanto miglioro le bombarde. Fa poi argomento alle sne invesligazionl il nostro Socio Topinionc di parecchi altri che ri- feriscono I'Inveuzione ai munsulraani^ e il prime di cui parla e il Viardot, che sosliene aver gli arabi conosciuta la polvcre da spare fino dai primi tempi dcir egira, e Irasportalala in Ispagna: producendo Tautorita di iVl-Makln cd Al-Mare storici arabi, e degli storici spagnuoli, Pedro vescovo di Leone e di Conde. Al qual proposilo, fatta breve digresslone. a lode degli arabi, maestri nella Closofia, nella medi- cina, algebra, chimica ed architeltura nelle eta pia i'ozze e rimote, ncga pcru ad essi Ponore di quella scoperta. Come mai , dice il nostro Socio, non ne avrebbero i furchi usato contro i crociati nell'Asia? Come mai 1' imporlanle scoperta sarebbe rimasla fra i mori di Spagna, lasciandola in non cale i califfi Oramiadi ed Abassidi, a gli altri che furono il vec- chio ceppo e priraario dell' islamismo ? Essi che furono COS! solleciti nello imparare Fordigno del fuoco greco per usarne contro i lore mortali nemi- '4? ci! Per aual prodigio, con le artigHerle cll cos\ anll- ca data nella Spagna, i mori furono alia lunga scc- coiiibcrill ai cristiani? Tulte questc consiclerazioni fanno gucr'ra a qiianto assevcra lo scrillor fianrese. II secondo parere clic si csamlna nello scritto h qnelio di Langlcs, tli Korli e (li Rampoldl, i qiiali afferniaroiio clic ntl secolo tlecimcleizo gli ai-abi d'Egilto e di Spagna jmpicgarono nclla guerra la Solvere. Rispetlo ai piimi osserva clie ne Joinvilio biografo del re S. Luigi, ne MIcliaud fanno ecnno di arligllerie: e si sono cssi auloii di gran momento^ per ci(j cl»e risguarda i second!, rilcva due pass! , r uno del Mariana, Taltro del Ferreras, storici ac- credilalissitni delle cose di Spagna, dai quali si rac- coglie chiavamente, clie i moil non fccero iiso delle bombarde prima del i343. La lerza senlenza vcnli- lata dal nostro Zambelli e quella del P. Gaubil, gesiiita, il quale traducendo certi annali cliinesi, crede per fcrmo clie nel secolo decimoterzo il Kan- Kublai, figllo di Gengitz fece uso delle bocche da luoco nel conquislo della China meridionale. II pa- are e lo zio di Marco Polo erano ingegneri militari di quel priiicipc^ or come adunque il celebrate viag- giatorc non dice di artiglierie uel sue Millione? La cosa dovea pur rccarlo a gran meraviglia, e preziosa ne sarcbbe stala la notizia ai veneziani in un tempo la cui lulta Italia ignorava cotali stronicnti di guer- 1 48 ra. Osservando per6 I'autore col Gibbon, cbe codc- sli annali non hanno certezza del tempo di loro edizionc, viene in sospelto die la scopeita dellc ar- tjglierle, nata in Europa, sia stala portala alia Chi- na dalle carovane del secolo decimoquinto, e clie i boriosi cbinesi se Tabbiano atlribuila in quegli an- nali. Checche ne sia, in ogni caso i tartari avrebbo- no appresa alia China la tremenda invenzione, ne dalla China T avrebbero lasclala uscire, e cio per due validissimi molivi: 1' uno, die i soldati di Gen- gitz non conoscevano la polvere da schioppo, sic- come afferma rautorevole Michaud: I'altro die noa n' ebbe di ciu notizia il celebre Tamerlano , come abblamo da Sarafeddin. La seoperla rimase nella China, se pur vl era, d' onde non si sparse in Eu- ropa e dove per nulla vantagglo quelle nazionali milizie. Facendosi poi il nostro Socio a indagare la causa per cui parecehi dottisslmi altribulrono octal trovato agli orientali , la rinvenne nell' avere e il Viardol e Casiri ed altri assai confusa la polvere d' archibugio col fuoco greco. I morlaj infatti, la nafla del testo di Al-Makin, il gittar fuoco da ogni banda ricordato da Al-Mare, i tubi di ferro e i luoni di fuoco della cronaca del vescovo di Leone , le maccLine tonanti, i globi di nafta infocata, i tuoni somiglianti al fulmine dello storico Conde, corri- spondono precisamente alle nozioni che ei ban date '49 del fuoco grcco Anna Comnena nell'Alessiade, Leo- ne il Sapicnte nclla sua Tallica, 11 Jolnville nelfa citata biografla, e tra' moderni que' due lumi di eru- dizione, Odoardo Gibbon e Giuseppe Grassi. Se- condo questi ultimi il fuoco grcco componeasi ef- fettivamente dl nafta meda e di Bagdad^ al dire di Anna Comneua e di Leone imperadore lo si lancia- va nei tubi delle canne, ed uscivane con fumo e con tuono, ardendo nel piano e dalle bande ^ e sappia- mo da Joinville che codesto fuoco ora venlva cac- cialo fuori da niortaj di rame, ora lanciato da uno stromento chiamato lapetriera, della forma di una bolte : parea talora un drago volaute e lo scoppio parea quello della folgore. Avverte poi il noslro Zambelli V errore gravlsslmo di Tommaso Hyde e di Casiri, che reputano una cosa istessa il fuoco grcco e la polvere da scliioppo, come si legge nei loro tcsti in cui si ricordano i passi addotli da Jolnville, quasi egli no parlasse delle arllglierie: indi conchiude, osservando che qualora le cronache spa- gnuole, siccomc quelle di Alfonso XI re di Castlglia nel riferire Fassedlo di Algesia, parlano realmente della polvere, la esprimono con termini tali da non potersi pigliare un equivoco. Dimostralo che le artiglierle non si banno da ri- ferire ni a Baconc, ne a Schwartz, ne agll orien- tali, nh ai tartari, I'autore passa a discutere intor- I So HO a clil realtnente si debba cotale scoperta. Dlsliii- gue perci6 1^ invenzione della rnescolanza del Ire ingredient!, zolfo , nitro e carbone, per ottenerne una pronta accenslone, da qiiella dell' applicazionc della polvere agli usi della guerra; non altrlmeuti cbe i fisici dislinguono cbi trovu la gran forza di dilatazione de' vapori dell'acqua, da cbi V applied pel prlmo all' idraulica ed alia navigazione. La pri- ma cbe servi per gli spettacoli di festa e cose sif- falte, non inleressava I'argomento presente: quindl Zambelli passa ad investigai-e a cbi si abbia da al- tribuire la secouda invenzione, e gli parve di dover- la riferire agl' italiani: per sostenere il quale assun- to, eccone gli argomenti cbe tocca breveniente. Pri- mieraraenlegritaliani usarono le artiglierie nel i3i i, nel 1 33 I, nel i334, come si ricava dalla cronaca di Bartolommeo di Ferrara, dalla cronaca forlivese del canonico Gluliano , dalla sloria di Siena del Tom- masio e dalla cronaca estense^ mentre non prima del 1 340 le conobbero i francesi , e gli spagnuoli non prima del i343, ne gli inglesi prima dell'anno J 346:^ e pill tardi tutli gli allri popoli europei, se- condo cbe si raceoglie dal Froissait, dal Mariana, dal Villani e da altri scrittori in quel volgere di tempo. In secondo luogo le bombarde * e gli archi- * L' autore in im' appcndice apposla al presente discorso h« dimostrato con prova desunta dalla ragione e dalP autorita di bugi, cloc le prime armi da fuoco die vennero so- stiluite ai mangani, alT arcobaleslro, sono ammen- dne vocaboli di derivazionc ilaliana: difallo I'antico dizionaiio dell'antica llugua castigliana, la cronaca del vcscovo di Leone, quella di Alfonso XI re di Casliglia, lo Ziirita negli annali, Etlorc Pinto neJ suoi dialoghlj chiamano loinhardo le bonibarde^ per- ch^, come avverte lo stesso Mariana, e con esso il predetto vocabolario, le bombarde vennero di Lom- bardia e quivi furono invcntate: con la quale deno- nlnaziouc per Tistesso molivo le chiama il padre Bluteau nel suo dizionario portoghese, e Mattia Martini nel lessico etimologico. Quanto all'arcobu- gio, questa voce si compone delle due parole arco e bugio^ come ognun vede, il qual ultimo vocabolo h di couio italico di pianta, siccome ne Insegnano il dizionario casligliano, e Polidoro Viigilio nel li- bro De im'cntorihus reriim. Dunque, ripiglia il prof. Zambelli, se I'arabica nomenclatura della cliimica dimostra evidentemenle il popolo d^ onde e venuta quulla scienza^ se le cambiali colle formole italiane che vi si inseriscono dai mcrcadanti di lutte le lin- gue accennano alia lore origine nativa, dovra te- nersi lo stesso rispelto allc artiglierie. In lerzo luo- fravissimi scrittori , chc la parola bombarda non fu tuai usata anteriortncntc alP invcnzionc della polvere da sparo , c che n» ■cropre significato un pczzo'd'artiglieria. l5a go gli italiani scrlssero delle bocche da fuoco coma di cosa gia nota ed ordinaria, quando gli allri po» poli cominciavano appena ad averne notizia: il Vil- lani, r autore delle Storie Pislolesi, il Petrarca nel libro de' JRiniedj dell' una e dell' allra fortuna lo dlmostrano. Si risponde poi in questo scritto al- r obblezione del Viaidot , cioe: che qualora F in- V€nzione delle artJglierie fosse stata fatta dalle na- zioni cristiane, non sarebbonsi viste le milizie eu- ropee fornite tutto a un tratto di cannoni.55 Rispon- desl a questo proposito clie il Guicciardini, il Mu- ralori ed altri scriltori gravissimi c'inforniano: come le artiglierie non vennex-o comuni in Europa se non intorno alT anno \^oo , e che anzi i cannoni non si iatrodussero e non si die'loro perfezione die sul vol- gere a fine del secolo decimoquinto. Si combatle dopo un' allra'opinione deirErniilly, ti-aduttore xlel Ferreras, il quale non sa farsi capace. come, se Fin^ venzione delle ai'tiglierie fosse compaisa nel crislia- nesimo, 1' abbiano nelle Spagne imparata piu presto i mori che i crisliani^ e si fa inconlro a questa obr Jjiezione collo allegare 1' esempio del fuoco gieco , che dai greci cristiani passu ai saraceni, senza che lo conoscessero i crocIati|, come i greci comunicava- no pill cogli orientali che coi latini, cosi le nazioni niercantili d' Italia nel medio evo corrlspondevano , piu cogli infedeli che coi cristiauj stante il lorp i53 eommerclo. Rlsolti per6 quesll dubbj, clie altro ci resta a dire ( proseguiremo alia conclusione con le parole istesse del nostro collcga) fuorche T Italia me- rila nel fatto dclla terribile invenzione la preceden- za? Essa (n in soroma la prima maestra della guerra, non che d'ognl altra istituzione^ dall' Italia ebbero le prime armi da fuoco i forestierl, secondoche per lo- 10 medfisimi si confessa^ pe'suoi avvisi ed ammae- stramenti ne fecero essi i primi saggi. Mercadanti, siccom' erano, per la maggior parte gV italiani di quelle eta, ci slupirem noi die per amicarsi i popoli stranieri, seguendo I'usanza mercantesca, abbiano jnscgnato altrui una maniera di guerreggiare , che col volgere degli anui poteva riuscire alle istesse lor patrie funesta? Non a questo lontano pensiere, ma al presente guadagno ba pur troppo la mira cbi va trafficando pel mondo: il clie dimostrano antiche e nuove sperienze. Poi, la nota frequenza dei fio- rentini del secolo quartodccimo in Francia ne da molivo di credere clie quasi a compenso d' avervi insegnala Tarte malvagia di peggiorar la moneta, V introducessero la prima volta il nobile ed utile artiGzio di che si Iratta. Erauo questi in conclusio- ne i secoli di mezzo, secoli di basse e di sublimi, di buone e di ree azioni^ ma Iramezzo a siffatta mistu- ra h pur bello agli occbi nostri il veder gl' italiani I primi nel commercio e nella navigazioncj i primi 1 54 nelle lettere, i primi nei miglioramenti della milizia. Che se ]e arliglierle inventate fi'a noi, pur da noi non furono recale a perfezione, non ne fu causa la poca allitudlue degli itallanl, che h pur somma e moltiplice, non I'indolenza che dall' Italia innanzi la dominazione spagnuola crane anco troppo shan- dita^ ma sibhcne se ne dee rlferir la caglone alle vi- cende politiche de' tempi appresso, che la gloria dei paciGci studj al noslri lasciando, posero in mano ad altre genii il dominio e la forza». LETTERE Con plu dcstro auspizio non si sarebbc potato ... Ma torniamo all' ufficio semplirissimo, cbe vuol essere di porgere un somma- rio dl quello che si legge nell' Aterteo. Nella part* seconda del suo ragionamento piglia a dire del ro- manzo in genere, cui deCniscei; e dice essere stati prima I romanzl crotici, poscia i cavallereschi: dei quali avverte le origini, gli autori e il loro vaJsente coraparativo ed assoluto. Racconta solto qiianti cs quali aspetti 1' amore entrasse come fondamento in queste scritlure: cavalleresco, elegiaco, platonico, accademico^ dice delle Corti d' amove j e iriGiie dice d' Ariiaud, clie reca T amore alle quintessenze del sentimentalismo J tullo involando al sensuale, e tutto accordando alio spirito. E facendosi a discorrerc di questa spezie di novellarc e di finzioni, soggiugne: essere scopo di clii scrive, oltre alio istruire e fav migliori gli uomlnl, anco qnello di procurar diletto innocente di letture: e questo diletto appunto esse- re il fine di colali romanzesclie ideali narrazloni^ die dal nostro Erculiani si destinano, non ai dot- tissirai ne agli zottlci, nia a quella classe di mezzo che plu abbonda nella civil comunione. Si dilunga a sensate considerazloni intorno ai libri di Goefe e di Foscolo, e piu sulla Nuova Luisa di Giangiaco- mo, notando il bene e avvisandone il male e i pe- ricolic e dopo d'' aver fatta la rassegna delle molte manierc di romanzi, afferraa essevne la piii inno- cenlCj dileltosa e fatta pel popolo quella degli Idea- li, a cui natura lo chiama. Noi chiuderemo ogni di- '77 icorso, col ridire con Virglllo, trahit sua quemqua i>oluptas. Tetiiamo in quest' anno altra traduzione poclica dair in^Icsc del noslro Censore Giuseppe INicolini^ il quale dopo aver dalo il Corsaro, la Parisina ed allro di Byron, ne lesse quella delP allro suo poe- ma : il Laia; nul cui personaggio affatlo misleiroso e slraoidlnario pare clic linglese pocfa abbia volulo adombrare scslesso. Queslo ne verra piii chiaro , quando dalT islesso egregio jNlcolini sara pubblica- la la vita, a cul ba posto niano, del suo poeta^ raf- fronlando la quale col personaggio cbe sosliene da prolagonisla in questo coniponimenlo, si accorgere- nio mc;^lio di quauto or noliamo. Veramente a quc- sti vcrsi ( come conoscenti di persona del poeta, ed amicissinii piii ancora di persone die vissero con lui lungamente al bene ed al male ) riconosciams lord Byron. Ne' suoi i'erd' auni Tutto vita e aziotiy perduto in caccia Di godimenti^ lie di risclii scliivOj Donne, znffe , ocean , tutto che gioja Prometle in terra o che minaccia mortcj Cerco avea^ compulsato , e uvea raccolto Fra le spine c tra i fior sua ricompensa. Non riguardij non modoj in quella foga, 12 178 In quella intensita di sentimenti Dnlla rijlession scampo ei cercava^ Chiedca sc il mar tenipestCj estasi il cielo Pari ai>esse alle sue : sempre rapito A trasmodar^ sempre. agli eccessi avvinto. Soverchio sarebbe 1' espor qui V argomento del poema, perch6 di tulli e il leggerlo stampato. Pare adunque die il poela espoiiesse 1' indole dc' suoi porlamenli e pensamenti in questo scritto: studisi Lara, chi vuol conoscere Byron. Dope Iftntane pe- regrinazioni a paesi foraslicri ( da cui, frutto di se- duzione o di violenza, siccome pare dal lesto, trasse con seco una giovinetla Iraveslila da paggio ) lorna Lara a' suoi feudi: con lulto quel raovimenlo nel- 1' animo di tempeste che 1' aveano trabalzato di paese in paese: benchi fattesi pel crescer degli anni piutlosto remlniscenze ed abitudini. Invitato, si con- cede a un ballo cbe si celebrava solenne una notte nel castello d' un conte suO' vicino, la dove appun- to scoperselo un tale die forse seguivalo, di norae Ecceliuo: cbe dolente con ragione di qualche grave ingiuria fatta a lui od a' suoi nell' onore , disfida Lara al duello in sul piu bello delle allegrie, a dargli ragione col ferro di cio che il poeta non dice. Fer- mato il patto, la mattlna dopo, non si sa come, Ec- celino non si appresenta al luogo convenuto, e Lara TO iiifiiria contro il padrone Jcl caslello cli' erasi fatlo mantcnilore dclla dala parola. II duello segue inve- ce con lui, clic resla sovcrchialo e fciilo a morte da Lara^ che gli perdona, abbattuto cbe V tbbc, la vita. I/avvenlura move una niezza guerra di vicina- lo tra que' popolani, destasi ad isligazione di Lara, anlico signore in que'luoglii: nia quasi dimenlica- to air affezionc per lunga assenza, e contro al quale si bucinavano sospetti di misfatti recenli. Lara in una miscbia e ferilo e muor di presente fra le brac- cia deir amato suo donzello: clie isvenuto oncli'egli Ai dolore al niorire del padrone, si manifcsla per donna. Un vlllico racconta, essersi visto di mattiua I a buon' ora ( in quella matllna in cbe dovea segui- 1 re lo scontro tra Lara ed Eccclino ) un cavaliere, I ... . I che traverso a lo campagne vicine trascinava a bis- dosso del suo cavallo un uo:n morto, a perderlo ncl vicin fiume^ o scbizza fuori il sospelto malaugu- rato, cbe Lara avessc fatto uccidere il rivale per non provarsl nell' armi con lui, e venire forse a di- ! cbiarazioni piu apevte di qualcbe suo grave torto. ' Da capo a fondo de la novella rcgna un niistero, un bujo, una sospensione, una reticenza dolorosa, con cbe Byron intese di conciliare interesse alia sua narrazione. La traduzione segue tal quale addiman- davala 1' originale^ essa 6 disinvoHa , spesso nou poelica, nc al verso, ni alia clczione dclle parole: i8o ma dl piu non si dee nfe si puo fare, volgarizzatido autorl di linguc viventl e a noi forasliere. Tutli do- Tremmo seguir 1' eseinpio di Nicolini*, e guai a chi volesse comporre a modi piii poelici scritlure simi- li. Ne sarebbe pagato di soleunlssime derisioni. Noi italiani abbiamo un modo parlicolarc di concetto per la poesia ed altro per la prosa: che per gli ac- coslumali a scrivere e evldetilissimo ^ abbiamo una lingua affatto separala per la poesia e per la prosa. Non e cosi per molle nazioni^ e Ira noi sarebbe deriso chi meltesse in verso le avvenlurc di Fene- lon, o in prosa le tragedie di Scbiller. E queslo, come siam tenlati di credere, vaglia a qualunque allra riprensione die si potesse mai fare a tradu- zloni ilaliane in poesia di slmil fatla d' originali. Vuol ragione die parlandosi di volgarizzamenti non abbiamo a dimenlicarsi di quello del sesto li- bro deir Eiieide, di cui ne fc' leltura in questo anno il Socio Avvoc. Antonio Buccelleni. Ma a chi non torna nella mcnte tutta la gloria di quel divino libro di Virgilio, nel quale, perdute di vista le eercate e riverite vestigia d' Omcro, appare affatto originale e meraviglioso? Virgilio I'acchiuse in quel suo libro quanto d' illustre e di bello a lui porsero la geogra- fia de' luoghi, la ricordazione de' paesi consecrati dalla favola, le credenze e la filosoGa di que' tempi e la dassica istoria de' suoi romani. Oro colato ** i8i pnrissimo senza misture ^ la lingua 5 oro purissimo il vigore attemperato della poesia. II giugnere di Enea alio splagge di Cuma, la descrizione del tem- pio apollineo, la Sibilla, i vallcinj, gli avvisi, le ia- ferie celebrate a Mlseno, appareccliiano all' ideale che semplicissimo si svolge delP inferno e degli eli- si. Qual lingua delle piu culte de'moderni potra ri- trarre plenamente il valore di quel componimento, ideato e condotto da Virgilio e scritto nella lingua augustale? SigniGcarne a qualche modo potia i con- cetti, ma recarnc le grazie c il suo bello iutero, ci6 non avverra mai: tanto e continuo il pericolo nel tradui-re ad allri idiomi Virgilio, di togliere o d'ag- giungere, d' infiacchire o di rafforzare, di raenoma- re o d' accrescere: tanto e disperato, e diremo qua- si prosuntuoso, lo studio di trovar modi e parole ed armonie equivalenti le virgiliane. Tanle difficol- ta non pajono essersi affalto comprese dagli italiani, fidall alia bonta a capacita di lor lingua die tanto llene del latino^ die ccrto ci saremnio spaventati dcir impresa di farsene traduttori: con anirao non solo di dar ad intendcre a clii non sa tanto di lati- no, quanto anche coirintendimento di porgere ope- ra lodevole per sestessa in letteratura. E tra questi, cui la coscienza dclle proprie forze avventurava al- Fimpresa, fu 1' Avvoc. Buccelleni^ della cui intera Iraduzione abbiam promesso quel giudizio die la 193 spassionata verila e la pratica degll studj e la cono- scenza tlel latino poeta ne siiggeriranoo. Pcroccbe adesso mal si verrebbe a' coufronti*, tanto plu cbe 11 traduttore non ba aucora compluto ne congedato con le stampe 11 suo lavoro, per cul ogul sua parte e sul conliiiuo rautarsi Iii raeglio. Pigli esso buona lena e corapla TEnelde d.1 cul ne lesse la meta, e porga bella occaslone al vent uri Commenlarj dl lo- devole esercitazione a cbl si raelte in via delle let- tare, e conscgiia quella plena lode cb' egli desldera e cbe puo ripromettersl dal suo iugegno sopr' agU altrl nella nobllissima gara. Se difficile assal e il rendere Virgillo In altro Idlo- ma, difflcilissima, anzi opera disperata, e al creder nostro quell' altra, cbe in veruna delle lingue mo- derne e da qualsiasi plu esercltato scrlttore si pos- sa rendere Orazio ; iutendendo pcro delle liricbe soltanto. Ne questo si dee scrivere a difetto d' inge- gno ne' volgarizzatori, raa a difficolta ineluttablli cbe procedono dalla natura della lingua: bencbe la nostra italiana sla cosi naturalinente ammodabile e poetica e parente della lalina,da poter competere, trattandosl di traduzloni d' altro genere, nella forza, nella elezlone, nelle armonie, nella civilta della la- tina e della greca. Secoiido il valore comparativo degli scrittorl ne avverra cbe 1' uno possa farmegllo deir altro , e cbe un volgarizzameoto prevaglia a 1 83 tutli ^ loccare per6 a perfezione, questo a creder nostro,non si concede. Onde chi si mette a Iraslatare quelle liriche, sconfidi dallo aggiungere a ci6 che pill o ineno, secondo quello ch' ei vale, gli neghe- ranno difflcolta insupei'abili, oppostegli dal genio dl quelle manierc di poesia^ e stimi il tempo ch' ei vi spende inlorno non gitlato per questo , ma come consecrato ad utili esercizj, a gare e tormento di ingegno che gli frulteranno per altra parte a suo tempo. E cio iatese benissimo Tegregio nostro glo- vine Udilore Giuseppe Gallia, vcnendoaleggerue al- cuni sperimenti da lui faltisi ia alquante odi del Vc- nosino. Dai riscoutri che si potrebbcro istituire tra il latino, e il volgarizzamento recente di Tommaso Gargallo e queste altre traduzioni, non e dubbio die non si potesse indurrc, che volcndo il Gallia con- dursi alia fatica di traslalare tutto il testo, noa fosse per mettersi a livello c fors' anche passare la riputazione in cio dell'egregioSiciliano. Ma nol fara egli forse mai, conteuto a questo per cagione di eserclzio e di studj, per quello istesso che di sopra avem notato, suUa impossibilita di recar degnamente a^nostri versi le liriche d^Orazio: che se, per cagio- ne deir eta sapiente e cortlgianesca in cui visse, ri- masc molte leghc lontano da Pindaro quanto ai li- beri irapeti della fantasia , ando pero innanzi al- I' uuico tebano dal lato dello stile e dei termini tS4 considerati della poetica economia e insietne dclla eontinua convenienza. Con plu. sicuro successo fece H Gallia (non una, nia molle alti'e voile) esperimen- to di se nel volgaiizzare alcune I'ecenti poesle di Lamartine^ e 1' autor francese, per caglone della propria lingua in cui scrive, non lia potuto e non potrebbe mai perdere voltandosi i suoi versi nclla poeticissima delT illustre Italia: la quale col dovi- zioso complesso d' ogul sua vii-tii e capacila var- rebbe, esercltata dagli espertissimi, a rendere poesia le pill andanti ed umili scritture. 11 qual case non h pero del celebrato Lamartine. Ne lesse tradolta in isciolti la niedltazionc intitolata la Solitudine: e gli altri poemelti, ilTcverone scomparso e il Priino Dolo' re^ componimenti cherautore iulitola ^n/zo/He. Se affatto celestiali esse sleno, come il fasto del nome le nota, non si appartiene giudicarne a' foreslieri , che non possono saper poi tanto nelT indole di qucllo che place e si repula per bellissitno dalPakre nazioni. II degno Gallia ha sciolto gli obblighi di buon traduttore verso il sig. Lamarliue, rnettendo in tulta luce del proprio idioma padroneggiato Tori- ginale ch'ei prese per raanu. Gosi pur sia che I'egre- gio giovine si confermi e rinfranchi in fior di salute, c si levi ai lieti inipeti della sua giovinezza, e non si attristi in sul nascerc al gajo dclle lettcre nella scuola d^ un riserbo malinconico ! Cosi la buoua i8S forluna non lo conduca a gittare tanto tempo pre- zloso insegnando agli altri, damancargli poi tempo e voglia e comodita agli avanzamenti di cui egli d in via ! Nel porgernc il Gallia queste prove d' inge- gno nel tradurre gli altrui scritti, ne fu cortese an- co d'alquante sue composizioai originally delle quali trascriveremo qui a piedi ad onor suo ed a uostro diletto, quella che s'ialitola a sant' Anna. Dove pill lume ha il ciel, dove risuona De' cherubi piu dolce 1' armonia^ Mille in essa rapite alme corona Fauno a Maria. Ma pill lo sguardo con inimenso atnorOi Sovra tuttc beala, una le intende^ E piu che a tutte, a lei d'almo fulgoro Maria risplende. Dal suo trono di luce ove si asside La celeste Regina a lei piu Bella Scende, c con lei soavemente ride, Con lei favclla^ Coa lei si stringe in amoroso amplessO| £ pajoQ raggi d^ unMstessa aurora^ Canlan lor nomi in uu concento istesso Gli angioli allora. E se da questa allor vita raortale 3orge sospiro che per lei coafida, i«6 Ella dolce il raccoglie, e a la regale Donna lo guida; E la donna regal che fa suo voto Quanto di Lei fa stima esser desio, Pronta reca il sospiro al piu remoto Soglio dUddio. Ne a tanlo amor maravigliate vanno L altr' anime che in ciel fulgon leggiadrc, Pert) cbe tutte di Maria lei sanno Esser la Madre. Ella fu I'orto prezioso dove Aperse in prima il virginal sorriso Queir almo giglio onde tant'aura piovc Di paradise. Ella fu r amoroso astro vivace Che a noi I'auroi-a sospirata addusse , Onde sal noslro esilio il sol di pace Alfin rilusse: La beata da Dio scelta cultrice Deir arbor che sue braccia ampie distese , E la terra con tanta e si felice Ombra difese. O nel duolo gementi e nei perigli , A Lei, degnata di favor cotanto, Leviamo or dunque confidenli i cigli Nel nostro pianto ^ E dai mesti soggiornij ove si bella 187 DI pletoso splendor Maria si raostra, Dove sovente il grato inuo V appclla Speranza nostra: Di qui devoti surgano i concenti A lei che in vita cbbe Maria si cara^ D' eletti fieri e di doppieri ardent! Orniamle uu'ara, E a lei si canli - Tu clie in man la chiave Hai di quel cor clie fonte e d'ogni bene, Deh rinfranca d' un tuo guardo soave La nostra spene. Dell, quando plu amorosi gli occhi suoi lucliina sovra te quella PossentCj Ed il pensier de'primi baci tuoi Le torna in mente: Tu i naufraghi le addita, a lei dal seno Grave d'angosce sollevanti un grido, E sclamanti: Oh ne brilla, astro sereno, Scorgine al lido. Non paja ad alcuno ne brusco, ne di sinistro av- viso, dandosi per nol compimento a queste note let- teraiie del patrio Commentario col ricordare la morte d' un nostro degnissimo collega: comeccLiS colla morle pur sempre ha terminazione ogni uma- na faccenda quaggiu, ne di sole amaritudini si com- pongouo queste palme che s' intrecciano ai cari trapassat!, mescendovisi ricordazioni di virtii cui imitare, e di affezioni. Nel qulndici marzo del ca- dente anno finiva in Milano il nosti'O concittadino e socio altivo dell'Ateneo, conte Roberto Cornlani^ della cui lode pubblica e privata degnamente ne disse Paltro nostro Socio attivo, cav. Francesco Gambara — Ingentem luctum ne qucere tuorum. L' encomiatore tolse a parlare con inolto affelto di lui nolle diverse volture della vita, consideraudolo come figlio amorevolissirao, come marlto esempla- rissimo, come padre prudente, come cittadino, co- me magistralo incomparabllej e come letterato^ e per lutti questi rispetli riusciva all' assunto, essen- doche parlava la verita. Dal conle Giambatista Corniani e da Caterina Brocchi uacque, unico ma- schlo, il nostro Roberto nel 1772 nella terra di Orzi-nuovi, d'onde Iraeva la famiglia, di molte ono- rate memorie e splendida i-icchezza. In qualche mo- do fortuna gli arrise anco prima ch' ei nascesse, slatuendogli a padre amallssimo Giambatista Cor- niani, la cui dottrina ed umanita di costumi non k cbi non sappia, in patria e fuori: innanzi alia cui riverita immagine, posta a memoria perenne dal- I'Atenco nel suo ricinto, come al defunto suo pre- side, il nostro Gambara perorava la lode del figlio. Ond' e, che mentre alia disclplina de' maestri si erudiva il fauciullo, proflttava ancor piu dagli esem- 189 pli paterni, scaldando 1' animo giovanile al deslde- rio di quella riputazione che 1' egregio suo genilorc consegulva Inlcra Ira' suol concitladini e forcsllcrij cd al quale per merilo proprlo venia dalla Rcpub- blica di Veiiezia confcrito il titolo di Conte. VenutO in fiorc di buone speraiize e nell' affezione de' pa- rent! e delle fainiglic piu. cospicue della citta, il figliuolo Roberto scgui a vcnt''annl il conte Giam- balista nel viaggio d'llalia: all' epoca appunto ia cui nclla Francia iva addensandosi quella procella, che dovea anco ronipere in Italia e sobbissarvi i politici governamenti d^allora. Vide col padre Tin- clita Venezia , la nobil Roma, la lieta Napoll , la culta Firenze, con quante illustii citta d' Italia oc- correvano in quella peregrinazione: intrapvesa dal padre per soddisfare al desiderio di vedcr dappresso , quelle pcrsone di cui, lontano, animlrava le opere o si godea dulla benevolenza, e per ammirare con gli occhi suoi propii le maraviglie della natura e dcl- r arti die fanno chiara la classics nostra palria. La scuola e gli avvisi del saggio Mentore fecero che moltissimo proGltasse il giovluetto tra i nuovi paesi c le nuove fogge, il cui studio fu per lui come sup- plemenlo air accurata educazione ricevuta in pa- tria, un ciracnto delle apprese teorie colla pratica inlelligenza del mondo. Tornato in patria con tutta- la scioltezza, amabilila ed accorgimento che si acqui- fl§0 sta rettamente osservando gli uominl e le cose, fa la delizia de' ooncittadini , il desiderio d' ognl piu culta socleta^ scrisse allora e pubblico alcune poesie di buon garbo sulla Caduta d' Icaro ^ sulP isloria Ai Abradate e Pantea , ([i^inta dal Marcola nel pa- lazzo F6. ed altri versi per illustri maritaggi. Non toccava i trcnt'anui che Roberto si sposo nella no- bllissima casa Bettoni , con la coutessa Paollna : egregia donna, che dovea sopravvlvergli per pian- gerlo pol sempre, e da cui vennero due maschl e due femmine. Messosi tutto il conte Giamballsta ai propri studj, e cblamato dal nuovo ordioe poli- tico a cure legislative ed all' araministrazione della gluslizia ne' tribunali suprenii, cesse in lulto al fi- glio il pensiere di ben condurre la fanilglia: vivendo cosi beliissima vita nella dolcezza degli studj, nello adempiere a'doveri del nuovo esser suo, e nel con- tentamento di sapersi caro e desiderato da tutti i gentili. Comecclie non erasi niostrato granfatto favo- reggiatore di quelle politiche novita che rapidissime si andavano creando in patria e per lutta Italia dalla fortnna deiranni franresi, cosi non saliva il suo desiderio alle maglstrature, di cui il voto pub- blico lo facea degnissimo, ma bene si stelte conten- lo nel suo paese a Iranquille e pie occupazloni: co- me fu al governo dello Spedai civile e d'altre utili fondazioni, Fu pel membro del Concilio di Prefet- »9t tura^ c intorno a quel tempo dilettavasi a scrlvere pel tealro alcune morali commcdie o drammi, che gli iiierltaron nome di buono scritlore*, e furono Gli amanti scnza conoscersi^ II giudice del propria fallo , Fare i conti senza C oste , imitata dal tedesco, e la Sofia. Per molivi clie qui non accade raccontare, abbandono la Prefettura del Mella e si Irasse per alcuu tempo in Milano : per aver forse rnanifestato ncl 1809 r auiino suo che si godeva alio avanzare verso di noi deirarnil austriache nelle guerre di queir auno tempestoso. Ma questa fu ben picciola jattura per 1' auimo suo, naluralmentc disposto a rassegnazione, rispctto all' infortunio clie 1' afilisse ncl uovenibre del 181 3, morendogli 1' amatissimo padre j peroccbe quclla morte puo riputarsi una sciagura di cui si risenli per tutta la vita cbe a lui sopravvisse. Col ripigliare Taustriaca dominaziouej noa giacque dimentlcata dal nuovo principe T affe- zione cbe avea costato al Corniani un riposo non cercato dalle pubblicbe incumbenze^ ond' egli ot- tenne in secondo la Delegazlonc di Bergamo , nel qual caricq (rimasto per lo piu solo a quell' ammi- nistrazione) per tre intcri anni si guadagao I'appro- >azionc del principe e Taffczione della provincia al suo govcrno commessa. Le cure domes ticbe c il pen- siere di sopravvegljare al collocamento de' propri figli lo ridusse alia sua famlglia, rinunziando a lu- "9» singliiere speranze dli avanzare a maggiori dlgnil^, Nel Concillo Comunale del 1819 i suoi conclttaditri lo designarono a loro podesta, e la vicereale sanzio- ne tenne fermo la fafta proposta*, e qnesla fu la magistratura nella qnale per sicnri contrassegni ap- parvero quelle doll di inente e di core clic lo pre- dicavano nato-fatto pei* condnrre il Municipio. La incorvotfa fede, la naluralc affabillta, la persplcacla, la fodella de' consigli, la genero«;Ila, la pvudenza, e carlo bnon garbo clie condiva futfe queste qnaliti non comnnl , lo resero accettabile e caro a fulf J, dal prime all' ultimo de' suoi amrniriislrati. Confes- sa Brescia al sno goveruo opera di molfa utilitade e molto ardimento: massime a tempi di sclagnve e di stretta e misurata economia. II giardino inferiore di Mercato Nuovo, I'attiguo Mercato delle granaglie, I'aggiunta di due areata di conlinuita ai nostrl por- tici, la restaiiraziona delTampia via del Dosso, qnel- r altra della corsia di Sannazzaro , e rfiHr aTlfe vie disgombrate, allargate, ricostrutte, ricorderanno ai piu tardi il magnanimo reggimento del podesta Cor- nianl. Gil scavi d' anticbi edifizj a cul si die' mano, e il Patrio Museo, clie da piccioli principj or ve- dlam condotto a tanto imporfante significaziotre, confessano 11 prlncipale obbligo alP IncoragglaTnento suo ed all' opera effettlva. A retribuzlone meritata di cio la sua patria, col minlstero del Concilio Co- 193 mtinale, dopo sci anni proposelo a mcmbro della Congregazlone Centrale presso 1' I. Governo dl Lam- Lardia. Col ricevere il niandato di rappresentanza del suo pacse a quel governo pci" pubblica aiUorita, si ebbc anco per raccomaudatfssiraa quell' altro mandato di cadauno de'suoi concittadiul , cbc per ragioni private a lui si addirizzavano, conGdando a Ini V ufficioso patrociaio de' propri intercssi nel va- rio abbisognare. Attento, disinteressato, potente nella giuslizia, avveduto, genei'oso, sollecito, patro- ciaatore: tal yisse in que' carichi a ]MiIauo fino a die la morte lo dipartiva per sempre da^suoi nel di quindici niarzo del 1834, compiendo dell' eta sua I'anno sessagesimo sccondo. Da gran tempo ( co- munque per non aflliggere la famiglia il tacesse ) un male senza rimedio lo travagliava: quel male chc Seneca descrisse, e dall' intollerando affanno nomi- nava Suspi?-iiini ; moriva In fatti fra tutti gli spasimi e le agonie dell' angina di petto. Rasscgnato tulta- via agli affanni, al morire innanzi tempo nel fiore di sue speranze, al dividersi da'suoi carissimi: offe- riva a Dio in olocausto di espiazioue per qualsiasi niciida que' suoi mortali palinienti c quelle angosce. Tale fu r indole, tali i coslurai, il conteguo, Ic azio- nl del Socio conte Roberto Corniani, come sanno tutti i suoi conciltadini, e come nel fe'ravvisare coa cucrgica vcrita il suo panegerista cav. Gambara. E i3 »94 per concliiudere a fine questo doloroso officio del- ramlcizla, considerando clie si morlva nel seno dell'amatissima famiglia, nella certezza d^ aver seni- pre voluto ed opcralo il bene, nella spcranza d^ un beato avvenire, mentre si loglieva alio angoscie di si lungo e fiero Iravaglio: non pare che il rammarl- co debba passare il segno deiraffettuosa commemo- razione^ rioordando il delto di Cicerone ncl Lelio sulla morle immatura e conipianla di Publio SgI- pione: Quo circa mcerere hoc ejus eventu, vereor ne invidi magis, quani amici sit. ig5 BELLE ARTI ARTI E MESTIERI Dircmo con qualche cura in quest' ultima parte dl qnanto le Arli Bt;lle e quell' altre dell' utile in- dustria ne fiirono corlcsi in questo anno: come si pole scorgere nella pubblica mostra che per otto giorni tenne flielro alia puLblica adnnanza del pa- trio nosti'o Istituto. A ricreamento adunquc e rin- novazione della mcmoria darem principio dalle pro- ve pittoriche, e singolarmente dal S. Gottardo : gran quadro a olioy alto trc mefnj largo due DI LuiGI ByiSlLETTl, Socio Altivo. ( Commessogli dalla N. D. la contessa Margherita Erizzo-MaJJei: da collocarsi nella chiesa parrocchiale di Biadcuc provincia di Treviso ). Richieslo 1' egregio concittadino a diplngere pae- saggi per conlentare al desiderio sempre nuovo di moltisslmlj colse, come ognun sa, in quesla manic- ra dl pingere le piii nobiil corone^ raa da qua- si due auni interraise le piacevoll rappresenta- zloni della muta natura , pei* tornar quindl alia storia, e trattar la figura: di cui pure eLbe offerto nobllissirai eserapll di se, che gll valsero gla tanta cbiara riputazione in Roma, da esscre con pienezza di suffragi scrltto a Memhro di merito nella celebra- ta accademia di san Luca. Anco in Brescia furono assai lodate le sue composizioni storiate di figure, e tra le molte, quella del primo scontrarsi al lem- pio di Gerusalemme di Pietro e Paolo, la santa Eu- rosia, I'invenzione de" raartiri Gervasio e Protasio , la Niobe saettata co' figliuoli ^ con parecehie altre che vanno maturandosi a fine e perfezionando nel segreto del propvio studio, e le piu commcssegli dai suoi concittadini, Questa. di cui e qui parola, parve forse la piu studiata e giudiziosa tra le composizio- ni vistesi da lui infino a qui, e si consacra al santo vescovo d' Inghelsteim,- che vissc verso il mille del- r era volgare. Tiene il mezzo della tavola il vene- rabile pastore , messosi sur uno sgabello in dolce atto di bcnedire alia moltitudine che gli sta intorno: svariata di eta, di semLlanze, di costume, e compre- sa di fiducia devotissima e sincera. Sau Gottardo indossa caudidissime vestimeuta di laua , la stola disseminata di croci, e reca la mitria e il pastorale. '97 Dopo di lul che slede in sul dinanzi, segue I'accom- pagnatuia dc' sacerdoti, c si conchiudc il piii loa- tano del (juadro dal tempio: la cul arcbitettura ri- corda i bassi tempi, in un con porzione dell' ospizio pci pellegrini cbc il Santo cdificava a que'tanti, cui la duiezza del secolo c la sventura del paese natio mandava esuli ed a limosiuare in terra straniera. Fra la caica aduuata alia venerazione del buon pa- store, primeggia esso fra lutli: non turbato da pas- sione alcuna cbe l'occupi,etuttacompresa la persona e i semblanti di affezione al suo ministero. Dinanzi a lul sta un pellegrino, composto in atto di adorarc, e a' suoi fiancbi una madrc produce al Santo i suoi Cgliuoli, tra'quali un malato accio gli faccia grazia di guarigione. Tutli fanno a cbl puu piii, per baciar- ue le vestimenta o per ammirarlo con piu affezione e pill dappresso. Un bifolco mena al Sarjto il gio- yenco^ tiene fra mani un ariete il giovine maudria- no: pregando ammendue per I'incolumita dell' ar- mcnlo, cbe la pia credcuza commette e raccomanda in ispecial modo alia protczione di San Gottardo. Una veccbiaper fine piu in la stassi iuvocaudo beta e prosperosa la generazione della famiglia. Li pres- so un primate di cbiesa leva gli occbi da un missale cbe gli si tien dinanzi, per recarli al suo vescovo, al clero cd al popolo, cbe adempie i vani dclla sce- na in cui si finge 1' aduaanza. II disegno condolto con tutta esaltezza, sJ rlsente del grandioso e spe- zialmente nelle flgure, delle quali tutte si porge distinto il carattere^ le uraane senibianze vi si pro- ducono senza ostentazione dl prccetti accademici, c tali ci pajono quali si veggono in natura. II no* slro Basilelti scgui pel colorito i metodi degli anli- clii maestri, sia nel meccauismo col mescei'e e di- stendere i colori, sia per reffetto che da essi ne vicne : dal che gli risulla insieme vaghezza ed ar- monia. Poneuilosi la scena in luogo aperto, non si valse I'artista de' solili spedienli pittorici, chiuden- do la luce con ombre porlate o masse scure^ e si tenne al falto della scuola veneziana, clie tocco al- io stesso scope con la disposizione delle tiiite locali de' colori. Ed e evidentlssimo a tutti, come in que- sta tela, nella quale tante abbondano le figure af- follate insieme, ciascuna di esse si distacchi dalfal- tre con rilievo manifestissirao: ne artlGzio alcuno vi pare, e lutto e verita. Ogni parte vi fu condotta con gran finitezza, con facilita, con brio^ e tutlo ricorda I'andamento della scuola bologncse e ro- mana, fra le quali il nostro concittadino da" suoi prjmi anni apprese Parte maravigliosa. '99 Ritratti a olio di Gasriele RoTTtNt Socio allivo. A sette sommano i lodati dipinli del nostro Rot- tini: una serie di rilratll, qnali a mezzo buslo, quali a meta fisura, quai ricavati dalla maschera, e il piu dal vivo. La peiTctta somiglianza agli orJginali a cui si riferiscono raccomandaperprimo lapittoricacolle- zione di cui parliamo^ esscndosi polutonel frattempo della pubblica mostra raffronlar spesso le copie agli origiuali viventi. Lunga sarebbe T opera a dire par- lilamcntc di ciascuna lavola, e ricordare tutli i pre- gl che ia ciascuna raccomaudano la valentia sempre crescenle dell' arllsta conciltadiuo^ sicche parlando in complesso, ricorderemo, aver esso cercato ed ot- tenuto nolle singole rappresenlazioni un libero e largo effetlo di luce, una semplicita e verila insie- me di poslure, d' azioni e di costnme, una singolar perizia ncllo eleggcre le parti accessorie: che oltre ai Gni piltorici, notano il carattere e le qualita in- dividuali delle persone afGgurate. Franchezza e cor- rczione di disegno, vivacila c vita di colorito, disia- voltura maestrale di tocchi, appalesano dappcrtutto le iniproule e P opera dello studio insleme e del gc- iiio. Manifeslissimo e il pregio dello scolpire nelle fisonomie e nelle altitudlni e perfino negli oggetti puramenle d' aggiunta, il morale delle persone e r affetto die le move e comprende. Dl che in ispe- zlal modo si reca a teslimouianza il ritratto, che co- muuque avutosi dalla mascliera, ricorda appuntino le veueraade scmbianze d' un cai-itatevole ecclesia- stico, la Gui vita fu un coutinuo benefizio fra noi, verso li pli Istituti e verso i poverelli^ coi quali , Bientre clie visse, divlse liberalissimaoienle il sue ricco patrimonio, redando dopo la sua morte il Teni- pio vivente del Si^nore. L' uoni di Dio s^ inchina sopra due giovinetti die il ricliiedono istantemente di soccorso, e fa cio con si dolce atto die attesta la lunga consueludiue di clii ascolta con solita umani- ta una supplica, e tosto soccorre con 1' effetto. E per notare die 1' uom benefico usava piu diligente e circospelta affezione nel collocai-e il suo bene in persone die da comodo stato erauo venule a mise- ria, il pittore impresse accorlamente non so die di riservato e signorile in que' due giovinetti, le cui fisouooiie cd acconciature, comunque travagliate ed offese dal bisogno, significano non essere sempre slate le loro famiglie a quella condlzione di mauda* re la flgliuolauza per demosiua. 301 Sedici dipinti a olio dl Giovanni Renicj^ di Brescia. Nou corre indarno anno accademico die il valea- tissimo concittadino nou mandi alia patria csposi- zione nuove e seinpre crescenli e plii efficaci testi- monianze dc'suoi procedimenli a perfezione nell'arte pittorlca, cli' esso apprese e segue cou tanto onore e profitto nella spleudlda Milano. Come il nostro Rcnica sale plii sempre in fama, emulando i felicis- simi studj di Migliara e di Canella, cos\ nou isceraa ia lui per lunga assenza 1' affczione alia sua nobil patria: a la cui terra si consacrano ben dieci de'se- dici quadri, co' quali decoro la pubblica rnostra. E son qucsti, la veduta del ponle Raineri sul Caffaro, uclia via clie mena a Bagolino, e la veduta istessa dalla parte opposta, nevala: la veduta della parte posteriore del Gastello di Brescia, e il dinanzi pro- spettico del Gastello istesso. Rappresento in altro quadrelto la cadula d'acque nel paese di Sabbio, e ill un altro Ic Garcerl di Piazza Vecchia^ dipinse la vista del ponte e gli avanzi della Rocca di Nosa ncUa nostra Valsabbia, e altrove il ponte di Gavar- do sul JNaviglio: con due medaglioui cbe ricordano Ic viciuanze di Brescia. Oltre a quanto testifica e cousacra la sua affezione al nostro paese, trasse da- gli studj d' un quadro di Voogt la visla d' un pae- saggio nella campagna di Roma^ e dagli sludj d'altra tavola del celebiato Canella la veduta d' una mari- na in tempo di piova. In due leggiadi'e composizio* ni rappresento una pesca tli mare, e una fiera cam- pestre^ espose in altro quadretto i rimasugli del fa- moso caslello di Trezzo^ e ne'due ultimi, un povto sul lago di Como e il ponte sull' Adda Ira Vaprio e Canonica. Quattro quadretti dipinti a olio di Faustino PerniCi^ di Brescia. Posti proprio a flanco delle teste mentovate e lodate opere di Renica i quadrelti delTegreglo Per- nici, a lulli ricorrea in mente quello clie di Giulio scrivea Virgllio, rispetto al tener dielro ad Enea — sequilurquc patreni non passihiis cequis^ — se noa clie guardando alia non mai intermessa buoua vo- lonta, air alacrila a seguire gli studj e profillare accorlamente ne' begli esempli, godeva T animo a tutli nella lusinga di poter poi dire del Pernici con 1' istesso Virgilio — llle ducem hand tiniidis vadeU' tern passibus cequat. La vista di Trenlo guardato dalla parte dell' Adige, e quella d' un Convento li presso, porgono argomento a due dipinti^ rappre- senlando in altri due, la chiesa del nostro S. Cle- mentCj e la via e gradinata che mena a S. Urbano. ao3 Preshiterio da assi"S"crsi alia chiesa di S. Pietro d* Aliano tener di Salb di Marc' Antonio Tacliani, Uditore deir Ateneo. Giudlzlosi ne apparvero 1' insiemc e gli scompar- tlnicnti del Prcsbiterio ideato e messo ad effclto di disegno dal noslro Tagliani. Disposta la fabbriceria della cbiesa d' Aliano d'aggiugnere alia chiesa istes- sa un nuovo presbilerio, o coro clie s'intenda, Tar- cLitetto lcvc> dal basamento un oidinc corinzio di maaiere bramantesclie. Sorgono infalti a' fianchi dell' imboccatura due lesene accoppiate, e sopravi una elegante trabcazione seuza cornice, perche la sporgcnza degli oggetti nou impcdisca la luce che vien dair alto. Senza interruzioui o risalti all' in- terne, quell' ordine sostiene il cornicione ricorrente, con sobriela d' ornalo cd eleganza di modanature. Ne'priml due intercolunnj si movono due arcate im- posle ad archivollo che segnano due absidi sfonda- te per accogliervi due cantoiie con organo*, e ue'se- coudi intercolunnj si distiibuiscon nicchie per locar- vi statue o bassorilievi, simboli della chiesa dedicata a S. Pielro. Nel bel mezzo de' regolari intercolunnj pose r altar maggiore, e distribui in giro all' emi- ao4 cicio 1 seggi a' sacerdoti. Ricord6 P arcbltetto le fog- ge del Panteon nella cassettouata cuba contermi- nante con la volta cbe sale dalla trabeazione^ come si raccomando ugualmente all'estimazione degli in- telligenti per la bella proporzlone e distribuzione delle forme degli ornati posti in giro al posteriore eslerno del presbiterio. Progetto di facciata al teinpio di S. Maria dclla Pace di LuiGI D'ONEGANI, Ingegnere Municipale di Brescia. La cbiesa tra le piu magnlficbe di stil modcrno cbe sieno in Brescia, intitolata a S. Maria della Pace, manca tuttavia di facciata corrispondente al sue bello iuteriore: di cbe e desidcrio vivissimo dei cittadini. L' ingegnere del Municipio rinfresca oggi- di per cosi dire questo antico desiderio, col propor- re pubblicamente il da farsi^ studiando egli le pro- poi'zioni interiori del tempio, la convenienza in ogni sua parte dello stile con cui fu arcbitettato, proferi in disegno la facciata da imporglisi. Piaccia a Dio, cbe a decoro della nostra citta, ed a luslro magglo- re della religione, si accenda un effettivo amore nei pii zelatori del divin culto, c si soddisfaccia a que- sto bisogno col giovarsi de le belle inveuzioni im- maglnate dal uostro Donegam. 205 Traheazione corinzia alP acquerello di Cristoforo BoNiKi di Brescia, alllcvo dclla R. AccaJemia di Milano. Alia dlsciplina del noslro Socio prof. Moglla di IMilauo cresce d' anno in anno a speranza novella dell' arti del disegno il giovinetto bresciano, di cui ad onore qui k. parola. La traheazione corinzia at- trasse raeritamente gli sguardi e gli applausi nella pubblica mostra, c fu detto non potersi attenderc di pill quanto a diligenza di condotta e quanto ad armouia e raaneggio di chiaroscuro — Made nova vii'tutCy puerj sic itur ad astra. Sludii dal rilievo disegnati in carta tinta di Luici Calzavellj. Nessuno in questo anno della scuola di Rottini, di cui altra volta si disse con la dehita lode, compi« a tempo gli impresi lavori per la pubblica esposi- zionc. Unico il giovine Calzavelli fra quegli allievi, produssc il busto di Socrate e dell' Apollo di Bel- vedere, sludiati dal rilievo c disegnati con huon gar- Lo in carta tiula come si costuma singolarmente nclla scuola Coreulina: c oltr'' a cio, cspose un Re- 206 dentore In lltograGa. Lodevoll quesU tre disegni, fanno onore al giovlne allievo ed al maestro che si bene seppe indiiizzarlo. Altri disegni a malita e ad acquerello. Dal giovlne SperandioMaffcis si ebberotre Madort- ne a lapis, copiale con molto amore da classic! au- tori. Una Minerva che infonde 1' anima nel capo a Prometeo, fu opera ad acquerello molto lodala di Giorgio Morosini-, al quale T altro nostro Gaetano Soletli, a lestifuonianza di affezione ed eslimazione, fece il ritratto, affigurandolo egregiamcnte nel suo buslo in gesso. E quanlo non e bello ed apprezzabi- le questo ricambio di ben^volenza tra giovani arli- sli? Federigo Fortnenlini ricordu con eleganza c ve- rita il prospetto del palazzo Pisani di Stra lungo il Brenta^ ed Antonio Dalola ricordo lo stile della scnola veneta a cui appartiene in un disegno rica- vato dal rilievo della testa di Saffo, e in altro tratto da incisione, rappresentante un fregio nella chiesa di S. Fermo in Verona. Non nuovo finalmente alle anmiali esposizioni, 1' altro nostro Giovanni Sottini ne offerse cinque suoi pregiati lavori: una testa di G. Cristo, copiata da Lattanzio Quarena, un paesag- gio, due fregi Iratti dal rilievo, una Polinnia tolta dalla stampa, un Apollo da un' accademia del pil- toie Demi II. ao7 Monumento sepolcralc at cav. Gaudenzio Dc PogavCy gia R. I, Delegato : da scolpirsi in niarnio^ e collocarsi nella Cappella del Mnnicipio del Camposanto. Disegno delP architetto prof. Rodolfo VAi^TiNtf Cciisore (leir Ateneo. ( Commessogli dalla Citta di Novara J. Compianto ed onorato dcbltamenle in Brescia il cav. De-Pagave, come si nicritavano le virtu del ca- rissimo e cospicuo raagistrato, si divulgo il suo te- stamento, col quale per atto d' ultima volonla le- gava il ricco suo patrimonio al pio Istituto d'indu- slria della citla di Novara, nel cui territorio posse- dea la magglor parte del suo. Quelia citta voile ri- merilare il bencfizio, notando cosi a qualche modo la sua gralitudine verso Brescia, clie tanto apparve sollecila ncgli ultimi onori resi al testatore. Scrivea quindi per pubblico consiglio al noslro Socio prof. Vanlini: perchcN desse opera all' invenzione d' un monumento onorario, il cui concetto si convenisse alia memoria del defunto , rispondcsse al decoro dfUa citta clie dovea possedcrlo e di quelia che lo alzava, e che finalmenle non Iscadesse rispetto alia ao8 cosplculta del luogo Jove era per collocarsi. Quesla monumeato infalti si destiaa a la cappella onoraria del Munlclpio, dove furono coraposte solennetnente le spoglie dell' illustre defunto nel nostro Cimitero, clie proccde verso al compimento a cura e studio dell' architetto Vantini. Consultata pei'o I'autorita Munlcipale affincht; designasse il luogo pi-eclso dove ergerii il monumento, in un con 1' area che dovea comprenderlo, il prof. Vantini pose mano al dise- gno, clie di presente affidava all' esame del patrio Ateneo ed alle considerazioni degli intelligent! suoi concittadini, e del qual porgiam qui una breve de- scrizione. Gonsiste il monutncnto in elevato piede- stallo su cui posa un sarcofago, dal quale sorge il busto dell'onorevole De-Pagave. Sul dado del pie- destallo si svolge un bassorilievo, clie affigura il letto di morte sul quale giace I'esanlme^ alia destra dello spettatore una donna condolta da lui genio ( clie direbbesi 1' Amor della patria ) in atto dolente e ravvolta in dignitoso paludamento , si approssima al letto funereo. Torrito lie e il capo, e reca nel- lo scudo lo stcmnia della citta di Novara in cui cssa e raffigurata. Dal lalo opposito, seduta presso alia bara, quasi clie abbia pur allora conipiuto 1' ul- timo uffizio dell' affezione ed assislito al trapasso del morto, scorgesi Brescia, pur ella incoronata di lorri ed atteggiala istessamenle a profouda me- ao9 Jtizia: la quale conscgna svolto alia sopraveniente il tcslamento tli donazione alia pia Casa di No- vara: a cui allude anco T iscrizionc posta sul sar- Cofago con le qualiladi c gli clogi dell' esliulo. II jnonumento per inliero si abbcllisce di inlagli ed ornamcnli eleltlsslmi e convcnicnti alia rappre- sentazione: fregi e scolture chc non discordana dallo stile di cui si illustra dalT architetlo il no- stro Camposanto. 11 nionnmento dovra scolpirsi in bcl niarmo luneuse^ sarannovi due candelabri di bronzo isolali a'suoi fianchij chc rarcliitelto ialro- dusse col savio accorglmento di ridurre ognor piu 1' opera alia forma piraraidale, aggradevole a cbi lat guarda e coaveuieutissima a siffalti lavori. Scoltura G Plastica. Moiiumento onoravio in niarino carrarese a Giambadsta Savoldi di Lonato da collocarsi in una dellc Sale dell' Ateneo DI Gl OF ANN I FrANCESCHETTIj Socio d' onore. (Per commissione e spesa dell' Ateneo islessOjrico- nosccnte ai henejizj del Socio defunto ). . Rimerita TAlenco cou 1' annua ricordazione de' suoi Commentarj T opera e riugegno de'propri So- i4 aio cj, come ugualmente ogn'anno ne distingue 1' operc co'premj. Ragion volcva che la sua gralltuJine verso Giambatlsta Savoldi, clie voile consecrare tanta parte del suo patrlraonio a di lui benefizio , fosse raccoinandala ai preseuli ed attestata ai postevl con la possibile durevolc solennlta. Egli e per queslo cbe ncllo scorso anno si rivolse al degnissimo suo socio d' onore Giovanni Franceschetli , perche si studiasse in un modesto ma degno monumento ia- tllolato alia sua memoria, cbe pure mando com- piuto da Milano. Una lapida che ha base e cimasa decorata d' ornaraenti, e sormontala da fastigio se- micircolare, nel cui mezzo e scolpito il busto , colto da ritratti . della persona a cui s'intitola. Seguiri quindi sottesso un' analoga epigrafe dedicatoria. 11 monumenlo sorge a un metro e sessantanove centi- melri, allargandosi a centimetri settant' otto. Ri- cordo il Franceschetli anco in questa novella com- missione della sua patria la perizia di cui fu lodato nel monumento ad Andrea Appiani e in altre scul- ture. ai I V Imperadrice di tutte le JRussie. La Beatrice Portinari. (Per commissione del sig. Antouio Pitozzi). Ritratti in hel carrarese. DELLO STESSO FnJNCESCBETTI. Nella cappellatura fregiata dell' imperatorio dia- dcma , nella fisonomia e nell' acconciatura della leggier tunica e del vestito clic avvolge fin sotto al petto la Leila persona, scolpi nel primo busto Tim- perio e la dignita romana in un colle memorie sla- riclie delle russe eroiue. Spira da quel marmo un tutto insieme che intima affezione e riverenza. Seal- la da parecchi anni dalT unico Ganova la celebrata Poi'liuai'i, non si rimase il nostro concittadino dal rappresentarne per altri modi le care sembianze. L' artista accarezzo il suo marmo , infondendoglj r amore e la vita, e quel busto si riputo lavoro finitissimo da quauti lo videi'o, Una cappellatura riccliissima, avvolta, rintrecciata, una fronte spia- nala c sereua, un tondeggiare leggerissimo sfugge- vole di ogni parte, un sorriso a fior di labbra, un compiaccre a sestessa: tutto cio si espresse con rara fclicila di esecuzlone. All' arnica delle memorie di Dante si convcniva tutto lo splendore della vigorosa e molle bellezza delle donne ilalianc. ai3 Altri oggetti <3I Belle Arti adornarono I'Esposj- zlone. II nostro Socio d'ouore Gaetano Monti di Kavenna rappi'esentava, a chi dl persona non le co- nosce, le pacate sembianze dcllo sci-ittore de' Pro- messi Sposi: del Socio conle Alessandio Manzoni. Giovanni Emanueli modellu la Poesia piangente del jnonumento in Lronzo alia niemoria di Vlncenzo Monli^ e non c da potcrsi dire quanto la creta rl- spondcsse obbediente all' arlifizio delle mani ed al concetto della mente del giovinelto Prometeo. La Lellezza del nionumento originale si manifest^ nel inodello.L''altro nostro giovine Paolo Gazzoli offerse due bassorilievi, I'nno in marmo carrarese, Taltro in crela*, ferve insomnia tra'nostri giovani una gara d' ingegno da cui ripromettersi tra poco una nldia- ta di egiegi arlisti: profiltando tutti alia scuola di provetll professori dell' arti, o negli insegnamenti delle accademie dello Slato. Cos! pur sia, clie anco nella loro palria non inanclii ad essi iucoraggia- mento, ed alimento ancoraa quell' arti di cui e per venirle tanlo onore. ai3 ARTI E MANIFATTURE Orologio a pendolo iempliftcato a minuti priini e secondi e sonerla di ore e qiiarti di Bartolomeo Laffrancbi. Non i macchina su cul siasi adoperata tanto la moltipllce industria dc' nicccanici quanto la bellis- sima ed ulilissima degli orologi: come noa e Invea- zione che tanto onori la sclenza dell' uomo. Le cu- re pill assidue si volsci'o da ultimo, come la tecno- logia ne dimostra, a rendere ognor plii semplice questa macchinclta, disgombrandola di tutto cio di cul puo far senza^ e singolarmente quelle compli- canze di parli, di movimenti, di altriti die possono comprometlere la sua durevolezzaj scemarne la pre- cisioue, intcrromperne I'equabile andamento: no- tando anco essere mollo piu facile lo scolpire il difetlo c la sconciatura in un sistema semplice, cbe in un altro avviluppalo e composto di molte parti. Con questo avviso mcttcndo a profitto parte a par- te anco gli altrui avvedimenti , il Laffranchi ideu 1' orologio di cui qui e parola: come presenlato alia ai4 pubblica Esposizione e prodotto al concorso de'pre- vo) di patria industria ai non Socj dell'Ateneo. Di tie ruote che costiluiscono linsieme di questa mac- china, una sola, cioe la maggiore da cui dipende il peso, contribuisce all' intero movimento dell'orolo- gio e della sonevia. Questa ruota compie la sua ri- voluzione nell' intervallo di due oie^ si affigge al- r estremila del suo asse una spezie di carrucola di inagglor diametro, ncl cui guscio si collocano do- dici dischi rappresentanti un'ora per ciascuno. Nel piano della carrucola istessa alle due estremita del diametro si aprono due fori circolari che lasciano inlravedere soltanto uno di que' dischi nel frattein- po dun' ora. II disco comincia a mostrarsi alia si- nistra di esso diametro, e partendo da questo punto e gradatamente salendo e scendendo dalla parte de- stra, giugue al puuto opposito, descrivendo uii se- micerchio^ ma siccome la ruota descrive il suo giro di rotazione nel tempo di due ore , cosi il mezzo cerchio si compie in un'ora 5 e quando tocca a que- sto punto, ratto scomparc, apparendo al momento istesso dalla parte opposta I'ora conseguente. Que- sta disposizione permette uit vantaggio, da potersi far servire da indice di minuti il numero istesso dell'ora^ infatti passando questo sulla mezza circon- ferenza, nota i minuti che appositamente sono im- pressi sul mezzo cerchio. L' indice poi dei minuti ai5 second! che si mostra all' estremitk esteriore nel- Tassetlella ruota dl scappamento, percorre I'intera circonferenza di sessanta secondi. Quanto pol alia soneria, di fronte alia ruota prcdctta sono infisse le punte di leva dci martcllelli clie dcoii battere le ore, e di rimpetto alia parte opposta sonovi quelle che servono alia soneria dc' quarti. La velocita con cui si csercita da quesle punte la forza di leva 6 lentis- slma, quanto lenlo c il volgere delia rota^ e I mar- tellclti sono disposti in modo clie le loro braccia dl leva differiscono in lunghezza tra di lorodi quan- tita picciolissime ed nguali, siccbe cadono successi- vamcnte battcndo tutli sur un'uguale campana, co- me se fosse un sold che rimettesse il colpo. Nella costruzione Gnalmente degli orologi comuni a sone- ria di ore e quarti, rendonsi indispensablli almanco dieci ruote dentate, e in questa macchina si ot- liene Tistesso cffetto con la disposizione di tre ruote sole. Questi apparvero i verie reali vantaggi che ne offre I'orologio da torre dell' artefice bresciauo. A-Jresco di Lattanzio Gambara recato dal muro sidla tela con nuovo metodo da GiovJMBATiSTA Speri di Brescia. Non e gia nuovo in Italia e fiior d' Italia lo s lac- care da'muri i dipinti a freico e riportarli, e per fino avvolgerli in tela^ ma a nessuno di coioro che pos-s sedevano il segreto placque divulgarlo a comun pro- filto, e ci6 forse non senza qualclie ombra di ra- gione. E cio fu con grande scapito delF arli belle e con raramarico degli artisli^ essendo cosi andate a male classiche dlpinture, esposte lalvolta alP in- clemeuza degli elementi, alia frequenza dell'abitato, al tocco degli indiscreti ed all'avarizia o non curan- za de"'posscditorI. L'artiGzio di cotali tiasportamen- ti, manifesto clie fosse stato, sarcbbe tomato singo- larmente a grande ulilita, traltandosi di preservare a qualcjie uiodo opere an'.iclie di prezzo inestima- bile: dipinte in palazzi cbe per veccliiezza o per ca- duta foiluna si sfasciano o si deraoliscono, o di cliiese che per la condizione di tempi guerreschi fu- ron volte ad usi profani. Che se indai'uo da questi melodi puossi aspettare clie sla ridotto in sulla tela liu dipiuto senza sconciatuie ed in tulla Tintegrita, ■ gioverebbe tuttavia agli studj di chi apprende dai classici FiuveGzione, gioverebbe alia storia dell'arte e delTartista, ed a ricordo bastevole dell' opere. Quest' arte si conobbe da alcuni e si pratico in Mi- lano, in Lodi, in Cremona, in Venezia^ uella quale singolarniente si distinse il patrizio Filippo Balbi, cbe fin dal iSi6 operava con molta desterila e buon effetto: salvando cosi molti dipinti di Paolo Cagllari ^ d' altri sommi della scuola veneziana. II nostro ai7 Speri, riputalo ristauratore dl quadii, da parecchi anni si sludia iieU'arte conservatrice di cui si e qui parlato^ e begli esperiraenll ne porse in questa no- stra citta e in Lodi precipuamentc : dove, come si pole vedere da ripulato giornale , giovandosi di quanlo la cliimica puu siiggeiire a quesli intend!- nicnti, pote dar effetto lodevolissimamente col to- gliere dal muro un a-fresco del cclcbrato Calislo Piazza. Dalla casa Ciivelli, clie vuolsi esser quella abitata dal nostro Lattanzio Gambara, levo coa bella maniera una rappresentazione di due puttinl^ e che ridotta in sulla tela dona all'Ateneo, come prova e caparra d'altre consimili operazioni. E po- co sarebbc il dono rispetto alia proferta cli'ei larga- nicnte ne fa: di manilcstarci, clou, e porre per di- steso in iscritto i procedimenti, gli apparecclil chl- mici e le diligcnze cli' esso impiega per riuscire a queslo cffctto. L'Ateneo sapra apprezzare la gene- rosa proferta. Lamine di piomho continue a cilindro da ricoprirc edifizj di Francesco MarchesjNi. InGno a' nostri giorni costumavasi per aver lastre di piombo da rivestir cupole ed altri edifizj, di Tcrsare il metallo liquefatto in apposite forme o 2l8 modelH^ e 1' artefice Marchesini appare prJmo fra noi a passarlo nel duttile suo stato naturale sotto la pressione uniforme del cllindro, come si fa ap- punto cogli altri piu duri metalli. Con ciu si rlesce manifestamenle a inolte ulilila: non si sperde di quantita il metallo ia iscblume o per allri accadi- menti col rlpeterne la fusione: manco e il pericolo persouale deiroperatorCj non avvehturandosi a trat- tar piombo candente e colato : ugual segue e ad un modo per la regola delle traGle la spessezza della lamina sotto la pressione uniforme e meccanica del cillndro. Quanto al vantaggio che ne deriva usan- dosl all'uopo lastre continue, notisi che piix agevole riesce la copertura: die conducendosi a talento la lastre fino a clie dura il materiale , manco vi spes- seggiano le comraeltlture , le saldature, e quindi r opera si fa breve e la briga, e piu durevole ad- diviene la copertura istessa, non piu a pezzi seguen- ti e rinfranta. La superficie finalmente e piu brunita, di colore uniforme e compatta, senza cavature, o riaizi, senza asperita o bolliciue. ai9 U Organo dell' uditoj preparazioni in gesso ed in ceraagran dimensionl di Antonio Sandri. Per agevolare gli studj dell' anglologia peculiar- meale,Il Sandri, or son due anni, produceva al con- corso de'premj della pati'Ia industria il suo Corpo iimano disseccato con tultl I vasl sanguigni Injettati: oltenendo per ci6 la pubblica approvazione e il maggior prcmio die ne fu il coroUario. Con quella preparazione audava unita quelPaltra parziale del- V Orecchio y xtmiaia. da quella del celcbrato nostro Socio a profcssore di notomia, Bartolommeo Paniz- za. Seguendo una scala proporzionale ancor mag- giore , riprodusse T insieme e le sue division! del maraviglioso organo dell' udlto, e in forme stra- grandi, parte in gesso e parte in ceraj ponendo ac- cortamente di confrouto alia copia gigantesca, I'or- gauo istesso nelle dimensioni sue natural! ed ogni sua parte divisa. Lodata no fu T opera, utilissima agh studios!:^ di cul il Sandri fa done alia R. Acca- demia Giuseppina in Vienna. Saggi di Calligrafia del Maestro Gwvjnni Cremonesi. II Cremonesi ogni di piu va mostrando quanto possa una mano escrcitata in lutto cio che costi- tuisce ]a piu compluta bellezza uella scrittura , quando gli sluJj piu accuratl del disegno abbino in- formato a quest' uopo lo scrivente. Dispose in un quadro, come a tarsia, varie carte, con soprascrit- tlvi indirizzi, frontispizj, viglietti, cedole di cambio ed altro a uso della litografia. Condusse in un altro per disteso caralterl anticbi e modcrni posti a ri- troso, per insegnare come si debba scrivere ed inci- dere nelle pietre litografichej e porse fiualmente ad esempio una di qucsle pietre scritta da lul. F^ai'i altri oggetti di manifattura. CelebrandosI dl niolta ulilita nella Francia il nuo- vo aratro di Grange, piacque al nostro Socio d' ono- re , cav. Francesco Carlini , di fame eseguire un modello cU'ei ne niando graziosamente in dono. lu- torno a questo stromento rurale va medilando 11 nostro Socio attlvo Giaclnto Momplani, per poi co- municarne il bene o il male I'ispettivaraente agli al- tri aratri che si usano, e in quai terreni della nostra divcrsa provincla potesse tornarne bene coll' intro- durre il nuovo. Un caso slraordlnario dl aneurisma vicino al cuo* re, impcgno il fisico nostro Uditore Antonio Schl- vardl ad apparcccliiarnc anatoniicamenle il pezzo palologico; serbando al vcnluro auno i'isloria della crudclc ninlnllia clic afillsse Tindividuo. ')ihi!S)ifj Per la irrigaziojie delle terre levate sopra il pclo delTacque, Giovan Domcuico Siiva presento un mo- delletlo di niaccliina a lale uopo. Non nuovo questo nieccanismo, si nolo qualche utile varieta nella dis- posizione de' secclij clie pescano e levan Tacqua. Niiouo metodo -Mo per Jar coiiii^ sostituendo I' inipronto all' intaglio di Gjetj.\o Zapparella. Ad abbrcviarc il lungo procedlmento dello inta- gliar couii, si accenna il metodo immaginato dal no- stro Zapparella:^ di clic per minulo voile informar 1' Atcneo. Modellato in cera quello cbe si vuol ritrar- re, immaglne o altro, impasta insieme con acqua fimo di bue, crogiuol trito, terra di Tripoli e pell con poca argilla, facendone un lulo: die ben ma- nipolato e domato e ridotto a consislenza, si ac- cliiude nel pcrinietro d^ un cercliielto di ferro o d' altro e si impronia con misurata pressione del- 222 1' iminaglne rilevata. Trattane V iramagine «3i cavat- tiira, o forma, sul cavo del Into s' infonde gliisa, brouzo od ottone fuso. Oltenuto 1' inipronto in me- tallo, o punzone, vuolsi tradurre nell' acciajo. A questo oggetto piglla un disco di acciaro inglese, politlssimo, e ponlo a fuoco in un crogluolo con piombo, tre quarti piu delT acciaro, tenendol sotto perclie non galli e non si ossidi al contallo dell'aria. Rammollito il disco, si trae da quel bagno canden- te, e sopposto alio strettojo vi si impronta rimma- gine di metallo o punzone. La faccenda non dura quattro minuli secondi, e 1' incisione esce abbastan- za netta dopo due o tre strelte. Le medaglie cb'esso ottcnne con questi suoi metodi attestano aver egli, se non altro, abbreviate d'assai il tempo clie si do- manda per intagliare i conii co' metodi usitati. Brescia 3i Dicembre i834. // Segretario dell' Atenco G. Arici. 32 i SESSIONE DELLA CENSURA Brescia, li 3o ^gosto i834. Per invito della Presidenza e in seguito a quautd fu ordinato e disposto in altra adunanza, si liuni in questo giorno la Censura dell' Ateneo nell'Aula del- la Piibblica Esposizione degli oggetti di palria in- diistria e manifatture, per I'aggiudicazione de'pre- mj ai non Socj, confornie al pubblico Avviso del i6 Maggio, e i.'' successivo Agosto corrente. ; " Intcrvenuero, oltre al Presidentc, Aw. Giuseppe Salerj, Vice - Presidente Cav. Bar. Antonio Sabatti c il Segretario sottoscritto, i Censor! delP anno Co. Paolo Tosi, Co. Luigi Lechi, Nob. D.r Paolo Goi-no, Aw. Giambatista Pagani , D.r Giuseppe NicolinJ, Nob. Girolamo Monti, Prof. Alberto Gabba, Prof. Rodolfo Vantini. Lettesi dal Segretario le petizioni e diclilarazioni de'singoli concorrenti ai premj con le tjuali accom- pagnarono le opere proprie al concorso, si trovaro- no ammissibili al concorso islcsso gli oggelti qui sotto descrilti. i5 324 i.*^ Orologio a pendolo sctnpliflcatOj con soneria di ore e quarli, c indlcazione dl minuti secondi — vli Bartolommeo Laffrauchl di Brescia. 2.^ Afresco riportalo dal muro in tela con me- lodi mlgliorati — di Giambalista Speri di Brescia. S.'' Lastre di piombo ottcnute a cilindro per rico- prlre ediflcj — di Francesco Marchcsini di Brescia. 4.° Conio e melodo brevissimo per coniar meda- glie — di Gaetano Zapparella di Brescia. Portati gli esami piu scrupolosi su ciascuno de- gli indicati oggetti, lettesi le relazioni offerte da alcune Commissioni dappriraa create nel seno della Ccnsura: il Presidente aperse le discussioni sul me- lito conjparatlvo ed assoluto degli oggetti proposti: venutosi alio scrutinio segrelo tale ne fu il risulta- mento. I.** Premio. A Bartolommeo Laffrancbi di Brescia — Per in- gegnoso c semplice meccanismo da notare le ore e minuli, applicato ad un suo orologio, con souerj3 di ore e quarti. II.« Premio. A Giambatista Speri di Brescia — ' Per a-frescbi riportali e saldati in tela in modo migliore del fin qui conosciuti. aa5 IIT.o Premio. A Francesco Marcliesini dl Brescia — Per intro- duzione in Brescia di un laminatojo atto a formar lastre di piombo da ricoprirc edifizj. 11 Presidente ordina 1' csecuzione dell' atto pre- sente a cura del Segretario, e la sua pubblicazione nel Giornale della Provincia. Aw. GIUSEPPE SALERI Presidente. C. Arici Segretario. 2t»6 SESSIONE BELLA CENSURA Brescia li 4 Giugno i835. Sopra Invito clella Presidenza , la Censura del- r Ateneo si e oggi radunata per la definitiva aggiu- dicazione de'premj annual! al Socj e Uditori, per le MemorleedOpere lettesi e propostesialconcorso nel- I'anno accademico i834. Grintervenuti all' adunan- za, oltre il Prcsidente, il Vice Presidente ed il Segre- tario, furono i Censori Co. Luigi Lechi, Aw. Giam- Latista Pagani, Nob. Glrolamo Monti, Nob. Glacinto Mompiani , Prof. Rodolfo VantinI ^ e siccome ti"e Membri della Censura erano concorrenti a' premj, cosi vennero questi suppliti dai Censori scaduti da ultimo, Co. Paolo Tosi , D.r Giuseppe Nicolini e Giuseppe Teosa. Di seguito ad altra adunanza preparatoria, il Presidente ordino che fossero continuate le lelture delle Memorie e Relazioni provocatesi sotlo sigillo: ed apertesi quindi le discussioni sul merito conipa- rativo ed assoluto delle opere, dopo maturi esami si devenne alio squittinio segrelo, di cui tale fu il ri- sultamento. aa7 I.** Premio. Alia mlglior fattura dell' olio delle nostre Riviere — Del Censore Co. Luigi Lechi. I."* Premio. *' ' All'aria ed acque potabili di Brescia — Del Cen- sore Prof. Antonio Perego e Stefano Grandoni So- cio attivo I,** Premio. Al Collettore del calorico — • Del Socio d'onore Canonico Angelo Bellani di Milano. 11.^ Premio. Serie di Ritratti a olio — Del Socio attivo Ga- briele Rottini. Premio della, medaglia d' argento ad una produzione degli Uditori. Ad alcune poesie orlginall e traduzioni — Del- rUditorcj ora Socio d'onore. Prof. Giuseppe Gallia. Venne in appresso giudicata la Menzione Onore- vole alle seguenti opere : I.*" Elogio di Barnaba OrianI — Del Prof. Alberto Gabba, Censore. 228 2.^ Nota su due Capitoli di Eulero, nell' opera Motus corporum rigidorum — Del Socio d' onore Don Gabrio Piola di Milano. S.*' Sperienze di nutrizione comparativa del fllu- gello colla foglia di gelso nostrale c coll' indiano ■ — Del Socio attivo Nob. Clenieate Rosa , Deputalo Nobile alia Congregazioue Provinciale e Direttore deir I. R. Liceo. Si sospesero i giudizj ad altro anno quanto alie Me- morie de' Socj Pi'of. Andrea Zambelii e Prof. Anto- nio RiyatOj siccome non ancora coudotlea termine. Aw. GIUSEPPE SALERI Presidmle C. Kmci Se^retariO' . 31030 sl^) ELENCO dci lihri venuti in dono all' Ateneo ncW anno i83;f. , AccADEMiA. R. di Padova — Saggi scientiGci c lelle- raij, vol. 4 in foglio. Ar.ici Cesaue Segretario — Deirongiuc dclle FontL ;. Poema. — Dislribuzionc de' premj d'' iiidusliia per ranuo 1 833 iu Venezia. Relazione del Segretario del R. G. Istituto, Gesare Ariel. Ateneo di Venezia — Esercitazioni scientifiche e letterarie, vol. i." Beggiato Dott. Fr.ANCESco Secondo da Padova — Delle Terme Euganee. Meinoria. Bellani Can. Angelo da Milano — Di alcuni effelli ottici nel quadro del Gav. Brulow , la JJisUu- zion di Pompei. — Deir anticliita dei pozzi artesiani. — Delle rotazioni agrarie. — Delia causa della rugiada. Bizio Dolt. Bartolomeo da Venezia — Del prlnci- pio purpureo scoperto in due couchiglie. Calvelli GosiMO toscano — Epigrammi. Catullo Prof. ToMMAso AsTOiNio da Padova — Sag- gio di Zoolosia fossilc. a3o Cassi Co. Francesco da Pesaro — La Farsaglia di Lucaao. Traduzione. DiEDO Nob. Antonio Vice-Presidente della R. Acca- deraia di beUe arti ia Venezia — Delia elezio- ne degli argomenti. DIscorso. FoMTANA. Prof. Ab. Antonio, Diretlore de' Ginnasii II. RR. in Lorabardia — Dell'umana educazione, vol. 4- Gabba. Prof. Alberto — Elogio deli' Astronomo Barnaba Oriaiii. fr ''••r. 'UKu::i..\'.-ti?Hl — Gabinetto della Minerva di Trieste — Arcbeologo Tries tino, vol. III. Galling Prof. Stefano da Padova — Nuovi elementi della fisica del corpo unjano, ed altri opuscoli di 0iinor mole. — Suninia ohservationum anatomicarum. Gamba Bartolommeo da Venezia — Veulisei lettei'e famigliari di Fi'ancescio Berni. Edizicni e bi- bliografie. — Orazioni di Antonio CorradoeGiovan Sagredo. — Delle novelle italiaue. Geba Dott. Francesco da Conegliano — Della stufa per soffocar le crisalidi de'bachi. Memoria. — Nuovo Dizionario Universale di Agricoltura. Gianelh Dolt. Giuseppe Luigi da Padova — Degli stud] e degli scritti del Prof. Girolamo Mclau- tli'i-Coutessi. Orazione. >3i IsTiTUTO Italiano — Memoile, vol. IV. Lampato Paoi-o Tipografo in Venezia — Giornale (li belle arti e tecnologia. LoMENi Dott. Ignazio da Milano — Del gelso delle Fllippine. Sperienze. Mariahnini Prof. Stefano da Venezia — Delia fa- col ta clettro-motrice del mercuric. Memoria. Meneghelli Prof. Antonio da Padova ■ — Delia vita e deir opere del Prof. Antonio Collalto mate- matico. MoNTESANTO Dolt. GitJSEPPE — Del librl di Teo- frasto Ereslo intorno alle piante, commenlati da Gasparo Osman. — Cenni crilici intorno ad una opinione del Dott. Gall. — Storia di paraplegia straordinarla. •i— Storia della malattia e morte del Prof. Girola- tno Melandri- Contessi. — Commento d'un passo d'' Areteo. — Cenni intorno alia pubblica iglene. — Deir origine della Clinica Medica in Padova. Namias Dott. GiAciNTO — DelTinfluenza della noto- niia patologica nelle vicende della raedieina. NoALE Prof. Antonio -~^ D' un autichissimo tempio scoperto in Padova. lllustrazlone. Parma Cav. da Padova — Reltificazione del dubb) intorno all'Istoria Vencta del Daru. i5' a3a Pezzana Angelo Bibliotecario in Parma — Memon'e degli Scrittori e Letterati Parmigiani, vol. 7.** &d. ultimo. Reale Prof. Agostino da Pavia — Istituzloni di Di- rilto Civile Auslriaco, vol. 3, — Dissertazioni di Diritto Commerciale, vol. i. — Delia successione legiltima. — Delia competenza del foro. RossETTi Nob. Dott. Domenico da Trieste •— Petrar- dice Poeinata Minora cum versione italica ^ vol. 3. Sala Nob. Alessandro — Gulda di Brescia. Santim Prof. Giovanni da Padova — Osservazlonl sulla cometa di Biella. — Elementi di astronomia, vol. 2. Sperahza Dott. Carlo — Delia dignita della Medl- cina Legale. — Delia Clorosi. VoLPi Prof. Antonio da Pavia — Della vita e dal- le opera di Antonio Martini. Elogio. Zapparella Gaetano — Medaglie in bronzo rappre- sentanti gli Scavi in Brescia e la Statua della Viltoria. Conii. a33 IN DICE Discorso dell* Avvocato Giuseppe Saleri Presidents letto nella I." adunanza il 5 gcnn. i834. Pag. m Discorso ddlo stesso Iclto il di 20 agosto i834 nella Sessione pubLIica » xliii Relazioae accademica del Segretario . . » 3 S CI ENZE Del Calcino e del Negroncj malattie del baco da seta. Memoria del Socio d'onore Dott. Jgnazio Lomeni di Milano . . . . » 5 Delia nutrlzione comparativa del baco da se- ta con foglia di gelso nostrale e indiano. Memoria del Socio attivo Nob. Clemente Rosa, Direttore dell' I. H. Liceo . . n i3 D'una malaltia dei Suini. Memoria del Socio d'onore Dott. Giuseppe Bergamaschiy I. R. Medico Provinciate in Bergamo . . » 18 Delia irrigazione delle piante limonlfere du- rante I'invernata. Memoria del Dott. An- tonio Rodolfi di Gargnano , ...» 2a Di alcune malattie e nuove contemporanee osservazioni sul mellume de' vegetabili. a34 Memorja del Censore Nob. Dott. Paolo Gorrio Pag. a^ Delia porpora degll antichi,del Dott. Bartolo- meo Bizio di Venezia, socio d'onore. Me- moria del Socio attivo Stefano Grandoni » 28 Delia migljor faltura dell' olio nelle nostre Ri- viere. Memoria del Censore Co. Luisi Lechi» 35 o Deirazione die le calamite esercitano all'este- riore delle spir/ili. Memoria I. Dell' influen- za esercitata dalla forma delle spirali nel producimento de'fenomeni elettro-magne- tici. Memoria II del Dott. Girolanio Resti- Ferrari, Prof. neW I. R. Liceo di Mantova » 5 1 Dell'identita delle correnti elettriche. Memo- ria del Socio d^ on ore Prof. Ab. Francesco Zantedeschi di Ferona n S5 Del colleltore del calorico , nuovo stromento ineteorologico — Del cambiamento de'cli- mi — Delle fosforescenze delle acque del mare e dello infiammarsi spontaneo di al- cune sostanze. Memorie del Socio d'onore Can, Angelo Bellani di Milano . . . » 6y Di duecapiloli di Lionardo Eulero, nell'opera Theoria corporum rigidorum. Memoria del Socio d'onore Don Gabrio Piola di Mila- no. Relazione del Censore Prof. Alberto Gabba » 85 !t35 Del valore delle dottrine mediche diatesida e localizzatrice. Meraoria del Socio attivo Dott. Pietro Riccolelli Pag. 89 Relazione e confronto delle due opere del cav. Varing e Le-Pelletier de la Sarthe suUa ,] Scrofola,del Socio d'onore Dott. Gio. Fran- cesco Girelli » 98 Cenni biograflci intorno alia Clinica al letto degli ammalali dell'Istituto di S. France- sco in Padova. Memoria del Socio d'onore Dott, Giacomo Uberti . . ui'iofu-- • »» io3 Delle coudizioni locali delle acque minerall di Collio e di Bovegno. Memoria del Segret. » 106 Delle Terme Eugance del Dott. Francesco Se- conds Beggiato di Padova. Relazione del Socio attivo Stefano Grandoni . . . « 1 1 1 Delia latitudine di Brescia. Memoria del Socio attivo Prof. Antonio Perego . . . . » Ii3 ApplicazionedelMicroscopio solare alia Came- ra oscura. Memoria e dono delle Maccti- ne, falto airAteneo del Socio attivo Abate Bernardino Marzoli » 1 1 9 Di alcune curiose varieta, osservate nel giar- dino di S. Domenico e ne' giardini dc'sl- gnori Go. Silvio .Martinengo e Camilla Brozzoni. Nota botaaica del Socio attivo Prof, Antonio Perego . . . »,.,.\.? •» '^i* 236 Dell' ana e delle acque polablli cll Brescia. Memoria e compimento dell' opera fatta di compagnia de' Socj attivi Prof. Antonio Perego e Stefano Grandoni . . . Pag. 124 Dell' accoppiarsi della Filosofia colla Storia. Memoria I. — Del niodo di esporre coa Jo scrilto argomenti filosofici. Memoria II del Socio d'onore Prof. Ah. Antonio Riva- to di Vicenza »i3i Deir invenzlone ed uso primltlvo delle arti- glierie. Memoria formanteparte dell'op&ra: Delle differenze politiche tra i popoli anti- chi e nioderniy del Socio d' onore Noh. An- drea Zamhellif Prof, nell' I. B. Universita di Pavia . . . ... . ... » 1 4 1 L E TTE RE Eloglo dell' astronomo Barnaba Oriani. Par- te II del Censore Prof. Alberto Gahha n i55 Delia vita e delle opere di Guglielmo Corvi e Girolamo Donzellini , medici filosofi bre- sciani. Memoria dell' Uditore Dott. Anto- nio Sclwardi . izo^.kl^. . . . . . » 164 Del Romanzo. Memoria delnon socio Lorenzo Erculiani di Carpenedolo t » 1^2 Lara^ Poema di Lord Byron. Traduzione poe- lica del Censore Prof. Giuseppe Nicolini >• 177 Libro VI dcU'Eneldc, IraJotto in versl italia- ni del Socio atlivo jt\>vocato Antonio Buc- celleni Pag. i8o Saggio di poesie liriche c di traduzioni di Orazio c di Lamaiiine dcW Uditove ProJ. Giuseppe ■Gallia . « 182 Elogio del defuato Conte Roberto Corniani, gia Socio altivo, del Co. Cay>. Francesco Gambaray Socio attivo » 187 BELLEARTI ARTI E MESTIERI S. Gotlardo: Quadro a olio del Socio attivo Luigi Basiletli " '9^ Ritratti ad olio del Socio attii/o Gahriele Rot- tini » ipg Sedici dipinti ad olio di Giovanni Renica. n aoi Qualtro (juadretti dipinti ad olio di Faustina Pernici » 20a Prcsbiterio da aggiiingcrsi alia cliiesa di san Pietro d'AlianOj tener di Salo. Disegno deW Uditore Marcantonio Ta^liani .. . » 2o3 Progctlo di facciata al Tempio di S. Maria della Pace in Brescia dell' Jngegnere Muni- cipalc Luigi Doncgofii » ao4 238 Trabeazione Corinzia, disegno all' acquerello di Cristoforo Bonini Pag. 2o5 Studii dal rilievo, disegnati in carta tinta di Luigi Calzavelli » 2o5 II Redentore in litografia dello stesso . . » ivi Altri disegni a matita e ad acquerello ecc. di Sperandio Maffeis , Giorgio Morosinij Gaetano Soletti , JFeden'go Formentini ^ Antonio Dalola, e Giovanni Sottini . n 206 Monumento sepolcrale al Cav. Gaudenzio De- Pagave gla I. R. Delegate, da scolpirsi in marmo e coUocarsi nella Cappella del Mu- nicipio del Gamposanto. Disegno del Cen- sore ^rchitetto Prof. Rodolfo Vantini. » 207 Monumento onorario in marmo camarese a Giambatista Savoldi di Lonato da coUo- carsi in nna delie Sale dell'Ateneo, del So- ; !- 'i cio d'onore Giovanni Franceschelti . » 209 L'Imperadrlce di tutte Ic Russia — La Bea- ."wyr., trice Portinari.Rilratti in bel carrarese del ■ ' Socio d''onore Giovafini Franceschelti . » 2 1 1 Ritratto del Conte Alessandro Manzoni. Mo-iir-j/l dello in gesso del Socio d'onore ^ scultore Gaetano Monti di Milano . . . . « 2 ! a La Poesia piangenle, tratta dal monumento in bronzo a Vincenzo Monti. Modello in creta.. di Giovanni Emanueli . ...» ivi a3g Piccolo basso rlllevo in inarmo carrarese — Studio ill otlagono, ornato bassorilievo in terra creta di stile Bramantesco di Paolo Gazzoli Pag. a i a ARTI E MANIFATTURE Orologio a pendolo semplificato a mlnuti pri- ml e secondi e soneria di ore e quarti di Bartolommco Lqffranchi w 2l3 A-fresco di Lattanzio Gambara, recato dal muro sulla tela con nuovo raetodo da Giamhalista Speri » 2i5 Lamlne di piombo continue a cilindro da rl- coprlre edificj di Francesco Marchesini. n 217 L'organo dell' udito, preparazloni in gesso ed in cei-a a gran dimensioni di Antonio Sandri »*'9 Saggi di GalllgraGa del Maestro Giovanni Cre- monesi " 220 L' aratro di Grange dono del Socio d' ofiore Cat'. Francesco Carlini n 220 Un pezzo palologico di aneurisma preparato daW Uditore Dott. Antonio Sclwardi . « 221 Modello di macchina per I'irrigazlooe delle lerre levate sopva il pelo delle acque di Gio. Domenico Silva " ivi a4o Nuovo metodo per far conli, sostituendo 1' impronto agP intagli, di Gaetano Zap' parella Pag. 221 Sessione della Censnra pei premj ai non Socj » 228 Altra Sessione della medesima pei premj ai Socj » 226 Elenco de' libri venuti in dono all' Aleneo a tuttoF anno 1834 »• aa9 BO, , A nosferica di Brescia ... p. 21, OO ... p. 79, OO 100, OO lonico . . p. 8, 00 in loooo JOD vapore acquoso : quautita indetermiuata. V-r TAVOLA SINOTTIGA Dimostranie la natura e le proporzioni dei gas riscontrati neWaria atmosferica di Brescia raccolta nella State deW anno i834 (*)• Aria raccolta di rimpelto al Teatro grande Gas ossigerio .... p. » azoto p. 79, 00 100, 00 Gas acido caibonico . . p. 8, 00 in loooo Atmosferiglio con vapore acquoso : quautila indelerminata. Aria raccolta sul Castello Aria raccolta nel Giardino botanico Gas ossigeno » azoto . 79, 00 100, 00 Gas acido carbonico . . p. 4, oo in loooo Aliuosferiglio con vapoic acquoso : quanlita iudclerminata. Gas ossigeno » azoto . 79. 100, 00 Gas acido caibonico . . p. 3, 00 in loooo Atmosferiglio con vapore acquoso : quanlita indetermiuata. Aria raccolta nelle Sale dell' Ospedale Maggiore Aria raccolta sopra una Risaja Gas ossigeno M azoto .... Gas acido carbonico . Atmosferiglio con vapore acquoso : quantila indetermiuata. p- 2t, 00 p- 79' 00 100, 00 p- 4, 00 in lOOOO Gas ossigeno » azoto . 21, 00 79, 00 100, 00 Gas acido carbonico . . p. 3, 00 in 10000 Atmosferiglio con vapore acquoso : quantiti indelerminata. (•) Nella speculazione chimica dcU' aria raccolta ne'varj luoghi qui registrati si adopcm invano, sia per mezzo delle carte esploralorie poste tra la stessa o immerse ncU' acqua che p.ovcva, colla detonazione di essa col gas idrogeno, sia per ultimo coUa distillazione delf acqua piovana, al discoprimento di altri corpi, onde parve sparsa I aria di altre contrade. [NOT Brescia, qidtre. c L o R n sodico calcict TERRE EDALTRE SOSTANZE silice allutai materie organiche TOTALE delle sostanze fisse NOME DELLE ACQUE A. di Rlompiano . . . Delta dclla polla lorbida A. di Mercato Nuovo A. del Pozzo Dossi . . A. del Caffc- della Rossa A. del Tozzo Corghelli . A. del Palrocinio . . . A. del Castello .... A. del Lago di Garda A. del Logo d' Isco . A. del Lago d' Idro A, del Fiiimc salato A. del Fiume Po . . TAVOLA SINOTTICA dimostrante i materialh che hanno in se le acque potahili di Brescia, quelk dei tre laghi della Piwincia ed altre. QUANTITA' in peso metrico Temperat. dell'acqua ai Terra. C. (■) LOj. 8, 4ooi536 .. 8, 4ooi536 » 8, 4ooi536 i» 8, 4ooi536 >> 8, 4oo'536 .. 8, 4ooi536 n 8, 4ooi536 .. 8, 4ooi536 .. 8, 4ooi536 » 8, 4ooi536 .. 8, 4ooi536 ., 8, 4ooi536 »> 8, 4ooi53G •■ 8, 4oo,536 Temperat. dell' at- mosfera al Term. C, f li.°, 87 I 3.", 63 ii.°, 87 I I .°, 25 10.°, 94 12.", 5o 9°. 40 21.", 25 20.", 00 i8.°, 75 21.", 87 23.°, 89 FLUIDI ELASTIC! - (") Gas acido tmosferic. in cent. 32, 81 25 , 00 32, 81 5o, 00 5o , 00 5o , 00 44 > f>o 4o , 00 :rbonico a ceut. cub. 20, 44 '9 . 44 20, 44 CARBONATI gr. i4 , 00 39 , 60 ■ 0.75 9. 00 4 , 00 3 , 00 28 , 00 i5 , 00 2 , 75 5, 25 4. 5o 3, 25 4 , 00 3, 25 . 25 2 , 5o ferrico (3) 2. 75 C L O R U R I .00 2 , ,00 4, ,00 ■■ .00 2, ,00 ■• .00 '. , 5o 0. ,00 >. , 00 0 , ,00 I , , 00 0. , 00 2 . , 00 4- ,00 2. alcico magnesico gr- NITRATl Icico 6''- SILICATI ferrico gr- TERRE ED ALTRE SOSTANZEl ITOTALE n,alerie I ^elle 5o Iraccic 5o Iraccie 75 Iraccie 70 0, 5o 00 0 , 00 00 2,50 00 0,00 00 0,75 00 0,00 ?■' 0, 75 00 3, 5o 5o 2 , 25 1 , 25 5, 00 7 > ^0 si lice allumii (4) a , 00 o, So fisse '9. 75 57 , 00 I, 25 0 , 75 o, 5o 16, 75 i5, 45 7,5oi 17. 25 9.75 3, 00 aciJj 34 , 5o (0 Libb. melr. 8, ^^^0^^0^^^l9 TEMJ»EU Massima . > STATO DEL CIELO Venli y o o s o o -a to o -o dominanti 5 ^ o c Vj JC ^ ^ 12; _ O OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE fatte e conipilate a merito e diligenza del Sig. Autoniu Perego Professore di Fisica e Storia Naturale neir I. R. Liceo nelf anno i834 al Giardino Botanico di Brescia elevato sopra il livello del Mare Medilerraneo metri i47i 8i («). ALTEZZA DEL BAROJIETKO RIDOTTA ALLA TEMPERATLEA DI ZERO .L nuUtina \ ' 7 mezzanoltc O Ma Lince ■$> 8, 21 •^ sop 9.0^ ♦ 7.54 <5> 7.32 ^ 8. 3G ^ 8,65 ■^ ♦ o 7,60 ■$> 6,96 o 8 ^ 8,70 ^ 9. 26 8,090 7.43 idem 26, 25 idem idem idem idem idem 24, 00 idem 33, oo idem :9j 2? idem 1 3, 7 5 4, 5o I 1 1 idem 8, 5o j 26 mezza 3, 25 I 27 dopo I 24 idem 18 idem 1 5 idem 8 idem 3o mezzo 2 idum 7 dopo . idem i soprazero 3 idem 8 idem 1 1 idem i4 i3 idem 27 idem 28 idem 16 idem 26 idem 21 idem 3o idem (a) Li diffcrcnia
  • G6 idem 8, 52 idem 10, 5"j idem iG, 5o idem 18, 21 id id dem 20, idem idem idem idem 18,08 i3, 22 7.69 4.49 9 '=4 12, 16 ('") (P) Venti S domiDanti m » S. O. ed O. S B 0.eS.O.» O. e K. O. S O.eS. » S. o. I s. o. I s. o. S s. o. % s. o. 5 » 0.e.X. I o. B s. I H.B. Le . iicve, grardine cd acqua si «ono raccoltc liM'- 1 Icvar del lole, a mez2ogioriio, dupo cd alia 1.1,1, "«■ nolle II lelro poi e poito ad una Gnestra a Nord-Ovcit alzalo 7 metri ecpri il leolo. '^•^^^^*^'^-S^':SZS-:i-zi'i6-m^-^^-;tPSi^;^-^tff'^^^ m Hi m If COMMENTARI DELL^ ATENEO DI BRESCIA PKR l"* A>hO ACCADEMICO M.DCCCXXXV. Wis: ij] 10 (*&> J-^4 COMMENTARI DELL'ATENEO DI BRESCIA PER L ANNO ACCADEMICO M. DCCC. XXXV. BRESCIA TIPOCRAFIA DELLA MINERVA M.DCCr. XXXVI. DISCORS O DEL PRESIDENTE DELL' ATENEO L E T 1 O NELLA. PRIMA ADUNANZA DEL /( Genkajo 1 835. L mlnulo popolo lia setnprc alzalo Jue vocl di mezzo alia sociela umana: coll' una ha richiesto pa- ne; coll' altra istruzione. E queste vocl, die un di od erano tiascurate, o si secondavano dai potenti col solo proposito di cansaro perlcoll al loio pote- re, nella ela nostra sono operatrici dei piu. univcr- sali e gencrosi commovimenti. Non e quindi a far meraviglia se gli scrittori del noslio tempo volgano accoidatamente i loro pensieii al soccorrimento ed alia educazlone del popolo, e se in tutte parti di Europa, anzi del mondo incivilito sia qiiesto del politici governamenti il piu uiuano e ad ua tempo il piu nobile intendimento. Da cos'i fatte idee, clie oggidi sono dominatrici, venni Iratto nello scorso anno a grave disamina in- IV torno i fondamenti sui quali si posa il diritlo del popolo ad essere alitnentato ed istrutto: e, svolgen- do le teoilclie al tutto coatrarie di due celebri scuole filosoficlie, ml adopeiai a dimostrare che, ove il soccorso si striiiga uei liniiti del necessario, e abu- so lo annoverai-lo fra gli alti della privata o della pubblica bcneficenza, e che deve in quel cambio essere riposto tra gli iifficj piii gravi della sociale giustlzia. Olid' e cli' io reputo mi verra consentllo che, dbpo aver discorse le fonli giuridiche dei piii imjjortanli doveri del socialc consorzio, disceuda oggi in alcuni particolari: accio non paja che, con- lento ad astratte teoriche, vada dimentico di cio che pill iniporta, la loro pratica appllcazione. Verro dunque dicendo come importi all' utile generale lo adoperarsi a togliere od almeno a scemare la mise- ria, e dti mezzl che vorrebbonsi porre in opera onde raggiungere si fatto scopo^ e verru dicendo pur auco di alcuni raiei pensamenti intorno cio che sarehbe a farsi pel miglloramento della popolare Istruzlone. Ne 11 deslderio che muova a stato migliore, n6 la voce che qui sorga accennando al molto che res la a farsi, polrebbevo tacciarsi d' irreverenza al civili governamculi, al quali deesi plauso pel niolto che con alto animo adoporarono: poiche ella e legge, dicea il Filangeri, dell' ordine naturale che dagli scriltori si creluo i pensamenti efficaci all' avan- xainenlo della civil la uniana, e clie 1' opera dci go- vcrni succeda poscia a darvi eseguimcnto. L' amorc al miscro, die la plu sublime ad ua tempo e piii umaua dcllc credenze ebbe ad elcvai-e col nomc di carita, non fu mai straniero al cuore deiruomo; c quei diritti e doveri al viccndevole soccorrimento, che i sapicnti statuirouo sullc filoso- ficlie spcculazioul, si rinvennero sernpre dai meno istrulli senza appp.rato scientifico nelle semplici ma onnipoteuti voci dclla natura. Non altrimenli pero che addiviene di tutto quanto si operi per impulso del cuore, anziclie uno spirito di acuta ed osserva- trice filosofia conducesse gli uoraini ad addentrar- si nell' intrinseco dclle cose, a perscrutarne le ca- gioni, ad antivederne le sequele, i raalanni della miseria si videro confinati uell'individuo, ne si per- venne a scoprire il nesso che annoda il bene o il male dell'intero della nazione al bene o al male della piu parte dei ciltadini^ e, concepito il pensiero di soc- con-eie e togliere la miseria, non si seppero per lun- ghezza di secoli adottare i mezzi a conseguire si grandc discgno accomodati. Non c infatti la sola giuslizia che nc gridi non essere gia nel bene di pochi privilegiati , ma uel mas- sirao bene diviso sopra I'inlero dclle popolazioni che sta riposto lo scopo del sociale consorzio: e che senza il ben essere fisico dei cittadlni tornerebbero iufiul- tuosi i (liritti civili e politlcl plu savlamente compar- titi; ma si e I'interesse della societa intiera che vuole la raaggior possibile diffusione dei mezzi acconci al soddisfacimento del blsogni, deicomodi edeipiaceri. La spropoi'zlene enorme nel ripartimento dei pos- sess!, e il contrasto che ne sorge fra la dovizia e V estremo bisogno dlvldono direi quasi in due parti una slessa nazione: il ricco , pel falso oigoglio clie s' ingenera dalle ricchezze sovrabbondevoli non prO' dotte dair industria, si reputa appartenente ad oi'- dine supei'iore al resto dei cittadini, e si tiene stra- nlero al povero, polche tolto c tra essi il llganie.piii efficace riposto in certa egualita di condizione: il povero e nimico al dovizioso, poichi vede per sua cagione volte in proprio danuo le leggi della natu- rae ne puo essere fra le due classi quella unione . d' intendiraenti, di volerij di forze, senza la quale sarebbe vano lo spevare quella unita in cui racchiu- desi la verace potenza della nazione *. * La sproporzione di che ragioniamo trovasi estrema neirin- ghilterra : che secondo i calcoli di Montyeran nel 1816 il numero dei possidenli non oltropassava in quella naziojje i 82,000. II cumiilo delle ricchezze ne'signori ingles! trac la sua origine dalla conquiita dei NormCi'ini, accaduta nella mcta del secolo XII: la quale non soslitui soltanto una nuova dorainazione alia pre- - ceduta, ma fu Barbara e spoglialrice dei privati possessor! di beni, e fu consolidate e cresciulo dalle leggi di successione che altribuiscono i beni iminobili al primogenito, e lasciano i soli effctti niobili alia divisione fra tutti i fratelli. II signer Morcau VII Le vlrlii morali, clie stanno nella moderazione degli affclli e nclla fratellevole benevoglienza, non allignano nell' uomo ov' egli lotti colla eslrenia ml- seria e I'impiego almanco delle sue braccla non valga a spcranzailo di niigllore stato: i proletari, anco in mezzo alle uazioni Incivilitc, sono i barbari delle epoclie che la storia ne presenta piu sventurate. Di di Jonncs ne loslimonia cssersi vcnduta nel 1817 una possidenza del valore di 40,000,000 di lire slerline. In una cstensione di novantasei miglia da Londra a Plymoulli non si discorre che di niezzo ai beni di venti persone. Venlidue proprietari banno in beni stabili dai trentolto ai trentanovc milioni di annua rendila. La citta di Londra, scriveva il Baruffi nell'oltobre del i834 air abate Ponza di Torino, che ha e/uasi 3o miglia di circonje- renza, che conla 80 piazze, 12,000 stradc, "ioo, 000 edijici d'ogni genere J e che racchiude un milione e niezzo circa di abitatori ( popolazione maggiore di quanta ne capiscano insienie le died piii popolose citta. della nostra Italia ), meno la piccola parte che chiamano city, appartiene ad una dozzina dijamiglie. Ond'e ch^ egli aggiunge : Straricchi aristocralici , se i radicali la t^'in— cono, guai a uoi : la legge agraria sard pubblicata senza Jallol Qiipgli straricchi , colpili dalle aspre parole del nostro Baruffi, ( forza spaventcvole delF inleresse personale che accieca I ) ri- fiutavano in quest' anno nella stcssa Camera dei Gonnini la pro- posla del signor Ewart che nelle successioni intestate i beni immobili si dovessero dividere per egual niodo fra tnlti i figli. I prcmessi fatii altristano 1' anirao sulP csscre drlPIngliil- tcrra, e ne fanno ragionc delle lurbazioni e degli srontenti che ininacciano quella nazionc. Lo slato della Francia j)er lo con- Irario consola, che sino dal i8r.5 16,000,000 circa sopra trcn- taduc partccipavano alia possidenza dei beni stabili. aniraa independente e bisogno onde sia sentita la dlgnita morale della umana condizione, e al perfe- zionamento delle affezioni e mestieri che dai bisogtii e dai fisici soddisfaciraenti si aizi 1' uomo a beni di nil ordine superiore^ ma la independenza non puu essere in cbi curvato sotto al peso del bisogno geme invilito e bagna ognl glorno delle sue lagrime il pane cbe lo disfama, e come i placeri fisici comprendono tutta r anima del selvaggio, il miserabile e volto alia terra al pari dei bruti e nulle sono per esse le morali soddisfazioni. Quando i ClosoG ed i politici senlenziarono la moi'alita essere spesse Cate nome vano nell' universale degli uomini se non la surregga il ben essere fisico, u' ebbero scandalo alcuni male avvisati moralisti e teologi: ma la esperienza ne in- segna tornare soventi volte assai piu utile alia mo- rale il possesso dei beni o la speranza di procacciar- sene col lavoro, cbe tutti gl' incitamenti e i precetti dei pill solenni dottrinatorl.I delitti abbondano sem- pre fra i miseri, e radi si veggono nelle classi ove discreto agio consente vita felice nella virtu ^ e non couobbero percii la natura umana colore che alza- rono grido contro all' arriccliire dei popoli, quasi e' fosse avviaraento alia corruzione. La stessa industrja g il commercio si giacciono se il popolo cbe dee prosperarli difetti dei mezzi, se non all' agiato almanco al vivere tollorabile: che I i lavoii non si pevfezlonano scnza lo svlluppo delle facolta Intellettive, cd esso c imposslbile nello stre- mo dclla miseiia: clic la speranza del meglio d ele- ni«ulo essenziale alia attivita dcgl' Ingegni, cd ella sola conforta T iiomo a'risparmi onde farsi agiato iiella eta del bisogno, onde procacciare iino state ai figli, onde accuniular capital! alio incremcnlo dcllc industriali e niercantesclie specnlazioni. Non pure il felice, ma auco il solo tranquillo es- sere delle nazioni non si ollena mai dal legislator! se nou avvlsino all'equa distribuzionc delle ricchezze fra i cittadini. Gli scontenli e le inquietudini clie turbano molti dei modcrni Slati d' Europa sorgono da rio solo clic non s' intende come dovrebbesi al miglioramento della classe dci bisogriosi. Nci muta- menli politici di che fummo noi stess^ speltatori, operatisi da coloro nei quali e i lumi e gli agi ab- bondavano, parve clie il popolo venisse dimenticalo: e sta in cio la potente, sebbene spesso nou avvertita cagione dei pericoli onde i surti guvernainenli si veg- gono circoudati. La causa del povero e percio quclla del bene della socicta intera, e coloro cui le dovizie abbondauo dovrebbero essere sopra gli altri inleressati al togli- mento della miseria. Verita ella e auesla nella quale oramai convcngono i pensamenli non pur dei filo- 6ofi ma dci polilicij cui non faccia velo al giudizio o brutale egoismo, o folle orgoglio, onde, per ripe- tere le parole del Genovesi, ritengano se essere se- mldei, e tutti gli allri uomini bestie, create al solo vantaggio de' semidei. Per siffatto modo si tolse il primo degli errorl clie vi accennava, qucllo clie restringeva al solo mi- sero le sequele della sua miseria^ e la sentenza ia tutto contraria e il piii bello dei conqulslameuli della nostra epocarnella quale nessuna vcrita vuoisi infi'uttuosa, e le convinzionl dell' inlelletto scen- dono al cuore e si volgono alia pratica ad aggiuu- gere ogni sociale miglioramento. Altro errore, cd assai grave, predominava le nieuli dei padri nostri, agli iiitendimcnti dei quali debbesi tribulare ogni lode, ma clie a torto da coloro, i quali sembra non abbianooccbi cbe perlo passato, edesser ciechi per lo presente e per I'avvenire, vorrebbousi maestri di civile sapienza. Tutto ardore, com'erauo, ad alleviare le sventure del misero, profoudevano le- sori nella erezione di spedali, diasili di ricovero,nel!a creazlone di istituti di bencficeaza, svariati e divisi giusla r indole dei bisogni onde il minuto popolo e travagliato: per ogni dove si moltiplicarono i le- gati per doti, per dispense di generi, e sovra tutto si anicnarono e crebbero le elemosiue. Quei moti si secondavano dai governi in una eta nella quale te- neasi per massima indubitabile cbe tutto il bene pri- vato e pubblico venlr dovosse da diretti provvedi- nienti: c per cotal modo si avvisava, in tutto che a' tempi aiulati si fece in bencGcio del poveri, a torre gli effetti, dci quali peru sfuggivano inosser- vate le cagioni ogui di rinascenli. Egli t; infatti cr- loie gravissimo 1' assumere a misura dello stato ci- vile e felice di un popolo I'abbondare della privata e pubblica beneficenza^ gli spedali, i ricoveri, le elemosiue ponno comporsi in una nazioue colla mi- seria piu desolante: che I'incivilire di un popolo sta solamente nei mali sollevati, nelle sventure riparate, nel disoidini prevenuti^ cd i soccorsi oltre al vero bisogno, e specialmente Se male distribuili, sono niaiaugurata sorgente d'immensi danni: s' invilisce per essi I'industria, solo strumento infallibile del- r avricchire, si digrada la morale del popolo, e la roiseria, anziche cessare o scemarsi, si diffonde ed allarga. La felice condizione del nostro tempo ha ti-amu- lato in meglio quegli antichi pensamenti, ed e surta Concorde la voce degli economisli OlosoG, che la miseria andra scemando negli stali a misura che i legislatori meno si curiuo di provvideiizc direttc, si stringano a garantiie libera V attivita umana, sor- gente verace del ben essere privato e pubblico, e facciano discomparire gli statuti disastrosi che si adottarono nei tempi dell' ignoranza, e si openno XII a distruggere le Inconsulte leggl e le sconfacenti isli- tuzioni. L' abuso della forza che sagrificu sempve il ben essere del debole ai piacerl capricciosi del forte, ed un male inteso zelo alio splendore delle famiglie aveva nelle eta di mezzo svlati i legislatori dalla ci- vile sapienza del Romano Dirltto, e raccolte e in- ceppale in pochi le ricchezze delle nazioni: i masclii si preferivano alle femmiue nelle successioni, poiche elle si confinavano a poca dote, e cosi uno stolto spirito di famiglia soffocava le voci piu sacre della natura: il prime nato tra i figli teneasi privilegiato, ad esso trasmetteasi la piu parte delle sostanze, ri- dotti gli allri a misero provvedimeuto, e cio per r insane orgoglio dei padri che il loro uome fosse con Isplendore tramandato alle future generazioni. Ai fidecommessi ed alle moltiplici loro specie, alle feudali istituzioni ed ai vincoli posti al libero contrattare debbonsi ascrivcre le piu principali ca- gioni della miseria che afflisse le nazioni d' Europa. La ricchezza infatti seuza misura raccolta per opera delle leggi in poche famiglie e la miseria uni- versale ne si offrono inseparabili. La Provvidenza ha creato i beni che servono alia conservazione ed alia perfezione, e li ha destinati non a individuo, ma air universale degli uomini. 1 differenti gradi di forza fisica, inteliettiva e morale inducono certa- XIII mente differenze nel possessl e nel nialerlale ben essere, ma lall differenze, ove le leggi positive non travolgano V orHinc iialurale, sono passaggiere e col tempo si tolgono: cd b proprio delle ulillta, clie sieno frulto di grandi inlrapreudimenti ludustriali e mercantesclii, lo aviiccliire uou solamcnte clii vl si appiglia, ma il diffoudersi eziandio sopra una parte notevole della popolazione. Le riccliezze per tal ma- niera accumulate offrono alimeuto a novelli inlra- preudimenti, e somigliano a quei canali artefalti ove raccolgousi acque salutari cbe altrimenti an- drebbero perdute, e cbe poscia si spandono da essi a diffondcre per ogui dove la vita e 1' abbondanza. La disuguagliauza perlanto cbe sia effetto dellopera della natura non pure non reca danno, ma e frut- tuosa, e serve per indiretto e nel corso del tempo alia legge suprema della uguaglianza generale. Ed arroge essere uno spettacolo deguo cbe si offra dl spesso al popoli, cbe 1' use saviamente regolato delle forze individuali guidi al ben essere, cbe la rlccbez- za segua il lavoi-o e I'industria: com' e emlnente- mcnte vantaggioso alia morale cbe si veggano Finer- zia, r abuse delle proprie forze e la corruzione essere la fonte verace ed unica della miseria, L"' ammissione nei tempi uostri delle femmine alle successiooi al pari dei mascbi: il pareggiamento di lutti i figli neir azione alia legitlliua nclle sue- cessioni testamentarie: rampliamento de' gradi del successiblli: Y aunicntamento del fidecommessi: c il toglimento dei vincoli al libero contrattare, sono altrellanti miglioramenti che onorano le moderne nazioni d' Europa, c provano che il nostro secolo, detto da taluno corrotto e sofisllco, k V eta della raglone disviluppala e della civile filosofia. Si fatti esempi leglslatorii stampeianno nell' ani- mo dei cittadiul le veraci idee della sociale giusti- zla, e la stessa facolla di teslare o non verra usala, o ne verra 1' uso rislrctto a pochi casi, nei quali lo slesso nalurale diritto comanderebbe tra i figli una disuguagiianza di beneficii. Uno straniero diceami un di ( e le sue parole mi commossero a meravi- glia ): le leggi della mia patria autorizzano a dis- porre per testamento di una notevole porzione di beni a favore di estranei od a pro dei maschi in prefereaza alle femmine^ ma nessuu padre senza straordinarie cagioni s' induce a far testamento: sono presso di noi vittoriose le voci della natura che gridano al padre uguali, senza distinzlone , i figli suoi. Felice la terra in cui la morale ha fatto cosi stupeudi procedimenli, ed ove il senso della comune utilita padroncggia a si alto grado tutti gli affetli particolari ! Alia libera diffusione e contrattamento dei beni e indispensabilc che si aggiunga libero csercizio del- 1' iiicluslria c del commcrcio. La liberla civile, che si altamentc Innalza gli animi e tramuta una turba di schiavi in una nazione di cittadini, la liberta, io dico, c pur quclla che nell' agricoltura, nelle arti e nel commcrcio e operatrice di mcraviglie. Vana- mente verrebbero esaurite le sorgenti della piu gc- nerosa beneGcenza dei privati e del pubblico a solle- vamento della miseria, ove non si aprisse alia in- dustria dell' uomo quel libero campo clie le e pur destiuato dali" oidine natuiale. Nella eta nostra e subbielto a raeraviglia come uii giorno i polilici governamenli pretendessero di sot- tomettere a regola positiva tutto che risgxiarda alia ricchezza ed al ben essere dellc nazioni: avresti dctto che le facolta comparlite alia umana specie fossero nulle, che I'inleresse privato difettasse dl ogni lume, e che la onnisclenza fosse per privilegio raccolla nei legislatori. Goloi-o stessi che portarono coragglosi pei primi la face della filosofia nella oscu- rita delle economiche discipline non seppero co- glierne a un tratto i veraci principj, ni sciogliersi dai ceppi dell' abitudine: intervenimenti diretti, ouorij prcmj ne si offrono come mezzi di prospe- I'ita delle scienze, dell' agricoltura, delle arti dallo stesso filosofo Filangeri, presso il quale parrebbe che i legislatori dovessero vincere la sapienza della nalura: c 1' effetto degP inveterati pregiudizj non •xvt pii6 dirsi ancor tolto per intcro dalla niente iVi co- lore die reggono i destini delle naziooi. L' edificio del corpi d^ arte, del tirocinio, delle palenti, della fissazione deipiezzi ecaduto^ ma 11 sistema di Col- bert non e aucora intieramente sradicato in cio clie 61 appartiene al cornmercio esterlore: la bilaucia del commercio e ancora un idolo cui si faiijio di molti sacrificj , e i Iributi sulle mercl che si portano entro e fuorl dello state si rlsentono della smania di pro- tezione alle nazionall inanifatlure, che tardo in cost alto modo, e lardera ancora le forze produttrici delle nazioni. Gli scrittorl pero, la pui fama e piii splendida^ non cessano di alzar grido: essere i popoli insierae congiunti da vincoli di una fraternita universale, e doversi volere nel bene di lutti il vero bene di cia^ scheduno: richiedersi da natura che sieno le na- zioni nella pienezza del libero commerciare, ed es- sere la sua legge palese per le differenti attitudini dei climi e dei popoli: essere la proibizione del por- lar fuori le merci, o le tasse che soverchiamente il gravino ingiustizia all' agricoltore, all' industrioso, al commerciante, che dee poter veudere per natu- vale diritto come, dove ed al prezzo che reputi piu confacente: essere le proiblzionl ed i pesi soverchi non protegginiento, ma rovina, poiche disanimato si e il produrre ore ne sia iuterdetlo il m.iggiore XVIf pvofilto, e sono liivlllle le nazlonali manlfallnre ove sleno lollc la cmulazionc e la concoirenza *. • lo sono ben Iiingi dal proclaiiiare coinc frsi assoliita e pri- (lea in ogni condizionc <\i cose la liberta del commcrcio estct*- no. So die due problcmi sono a risolversi rispclto a tale coni- niercio : il primo di teorira sprculaliva, sc piu utile c piu ra- gionevolc sii. la libcrtu illliuitata che non la restrizione ; il sccondo di pratico intcndihiento, sc in condizioni dclrriuinate possa ad una nazione convenire I' uno anziche 1' altro sistema. II primo si scioglic a favore del commercio libcro pci principj filosofici dclla cconomia pubblica, coi quali consuona il scnti- niento concordc degli scrittori politici piii accreditati. II se- condo pu6 scioglicrsi od a favore della libcrla, od a (civorc dei vincoli ; ma i vincoli non dcbbono mai cssere favoriti clic per tcrezione. Egli e non pertanto utilissirao che le tcorichc fdo- soHche si diffundano, si perchc se i vincoli non possono in dato tempo abolirsi si avvia la slrada alP abolizione > e si percbe se i vincoli non si tolgono per intcro, almanco si sccraano e s'' in- tendc al sistema che vorra esscre un giorno doniinalorc. Le tose piogheranno al pcrfetto, quando la diffusa istruziono, cd il miglioramento civile cd economico delle nazioni conscntiranno cbc la tcorica c la pratica sieno tutl'' Uno : eminenle scopo die debbonsi prcfiggcrc del pari il filosofo cbc indaga le cause drl perfezionauicnto possibilc dclP cssete di nostra specie , e V illu- ininato e prudente aniministralorc clic s' intratticne dclla vila reale dclle nazioni. Non v'' ha dubbio (sinmi conresso un esem- pio illustrativo delT argonicnto che disnniinianio ) che tornerebbe utile il sopprinierc Ic grandi armate pcnnancnti c per la pubblica moralilii, e per Paumento della popolazionc , e per rallevianien- to dcllc pubblichc imposizioni ; ma male coiisiderato sarebbe il politico che consigliasse ad uno stalo parlicol.ifc Taliolizione .h una potcDle forza luilitarc mcnlrc tuttc Ic nazioni si vrggouo armale. 2 xviri Anco in quesla parte nella ela nostra le lorte iJee si abbandonano ed alia costanza pertinace del graude Huschlsson la stessa Inghilterra, ove la pro- tezioue dirctta era alzata a sislema repulato es- senziale al prospevameuto delle nazionali manifat- ture, or sono parecchi anni si vide piegare alle idee del giusto, e furono cosi compiutii voti dell'econo- mista filosofo nel corso ancora della sua vita. Non sono infalti gl' intervenimenti diretli del legislatore clie valgano a dar vita ed incremento alia atlivita umana, sorgente unica del hen essere e della ric- cliezza delle nazioni: e la sua opera vuol essere li- mitata a guarantire i diritti ed a px-oleggere la giustlzia. Sieno le leggl civill bene ordinate, significative non del capriccio dell' uomo, ma dei naturali di- ritti, acconciamente spartite giusta la varieta dei subbietti, concette in niodo clie aprano senza dub- biezze il pcnsiero del legislatore: le forme delle at- titazioni spedite e semplicij onde ne vengano pronli i gludizj, ne sia dato alimento alle sottilita ed ai rigiri sempre abbondevoli dei temerari litigatori: le leggi penali offrano come in ispeccliio ai citta- dini le azioni veracemente daunose ai privati e pub- blici diritti ch' elle colpiscono, non sieno severe ol- tre al giusto, n^ in coutrasto coll' intendere e col senlire della uazlone, ma sieno d' infallibile esegui- XIX mento, spaventino !1 colpevole eclrcondino V inno- centc tli salulaii guarantigie e confoilaliici: i lumi delle magistialure e le saviamente coslituile forme assecurino la uniforniita delle niassime nel giudizj, onde sieno incommutabilmeute ferniati nell'animo dci clltadini i princlpj dclla civile giustizia: le isti- luzioni sociali inspirlno ai cittadini la confidenza reclproca, non li dividano, non li facclano paurosi gli uni degll altri, e molto meno gli uni agli alti'i persccutori, c sostituiscano alia forza materlale il potere sempre caro e sempre onnlpolente dclla opi- nione-, e la ulilila universale per indirelto conqul- stata sava una corona di gloria alio zelo ed ai lumi del filosofo leglslatore. Ma una nilsura non per anco, a quanlo lo mi sappla, complutamentc recata all'atlo presso alcuna nazionc, tranne qualche provlncia americana, e il cui difetto fareLbe vaui i plu salulevoll provvedimenll, esser dee la prolbizione e la pena del mendlcare *. * La poverla, clie e il flagcllo universale degli stati , si sce- ma per due mezzi diversi, ma die conducono alia stcssa mela. Col primo si combaltono le cause della niiseria ; e si coglie queslo scopo colPordinamento civile ed economico dello state. Col secondo la poverla si diminuisce niediante il sorcorrimenlo dircllo ai iniseri: il quale nelP alto clie ripari ai bisogni ef- fetlivi, promuova T opcrosila e la morale in coloro cui si soc- corra. Lc cose per noi dette sin qui speltano al prime dogli oggftti ddP econoniiita filosofo; quelle clie srguitano appar- tcngono al secondo. XX La llmosina agH accaltoni, di necesslta falla alia cleca , non sempre al bisognoso ne al bisogno pro- porzionata, aumenta il numero degli oziosi. Gli ac- cattoni non abboudano per I'ordinarlo ne per la sle- rilita delle terre, ne pel languore delle arti, ne per quegli svariati accadlmenli clie turbano talvolta V ordiiie ed il rlposo sociale: polclie le calamlta di ogni specie, tranne 1' oppressione di un brutale de- spotismo, non annegliiltlscono 1' uomo, anzi lo fan- no attivo, sagace, industrioso^ ma la lore frequenza interviene la dove abbondano le clemosine, e Fespe- rienza insegna, cbe dove sieno sussidii per due po- veri quattro ne sorgono a domandarli: e allora r accatlare addiviene un mestiere cbe non si lascia neppure ove si abblano raccohi i mezzi a comoda vita. 11 Gioja rlcorda di un aecattone nell' lugbil- terra cbe alia sua morte lascio un patrimonio di quattromila lire slerline, ne si tenne per questo un sol giorno dal solito questuafe^ ed il Genovesi narra di un falegname nel regno di Napoli cbe lascio il suo mestiere onde accattare percbe guadagnava da- gli otto ai dodici carlini al giorno, laddovc la sua prima profw'sslone non glicne frutlava cbe iutorno a cinque *. * Se il Tero da me accennalo non fosse sensibile al piiV sii- perficiale osseivatore sarebbero in pronto esempi luininosi appo illiislri nazioni. J povcri si mollipUcaiono nelP Inghilterra a \ L' accallare prodollo da una bcncGcenza dispen- sala a caso loglic all' uomo ogni senso di diguila: la vergogna di stendcre allrui la mano ondc otle- ncrne soccorso, clic e guardia si bella all' onore che fomenla 1' attivita dell' industrla, clie promuove i lisparmi, la vcrgoj^naj io dico, si spcgiie, e con essa la morale si annienla: per carpire soccorsi non me- ritati 1' uomo addiviene simulatore: il lavoro si in- vilisce e si abbandona, il povero perde le si deli- cate e preziose abitudini della famiglia , i cui legami sidisciolgono^ed una poveraglla sfaccendata,eperci6 viziosa, c un vero flagcllo: poiche da lei hauno ovi- gine i commovimenti che pongono a riscliio la tran- niieura che a pro loro si crcbbero le clargizioni per legge di effelto assecuralo. Nel 1680 la tassa dei poveri non ecccdcra Ic 663,393 lire stcrline: ncl i^S'i si allargo oltrc 1,210,000: nel 1786 giunse a 2,168,000; indi ascese dalPanno 181 1 al i8i5 a 6,123,178: dal i8i5 al 1818 a 6,844,290: dal 1818 al 1821 a 7,273,096: ncl 1822 fu di 6,7o5,5o2 : postcriorinentc si lenne nci preinessi termini, e ncl i832 ascrse fino ad 8,279,516. Vcg- gasi il Progresso di Napoli, Quadcrno XXIV, i836. L' abbondaie scmpre crescents delle elargizioni in parecchi Cantoni della Svizzera fu la sorgente dcllo stesso malanno, come puo vcdersi prcsso Giovanni Picet professore di sloria a Ginevra nella sua opera: Statistique de la Suisse. In ucssuno slalo le limosinc abbonddvarn come in Ispagna per la carila male inlesa dei monaci, nei quali si raccoglievano ricchczzc immense: e quale niai fu lo slalo clic polcsse dirsi al pari della Spagna afflillo dalla uiiseria i xxn qulllila ed il ben essere degll stall. E tulto queslo addiviene senza clie la larghezza delle beneficcnze provcgga con sicurta a coloro che gemono verace- mente afflltti dalle plu dure prlvazloni. Vorresli lu forse, insorgera qui alcuno, cTie si tolga ognl islitulo elemosiniero, e che si cessi ogni prlvato sovvenimento ? Un grand' uomo diceva , clie la miserla sarebbe eslirpata quel di che plii non fossero ne spedali, ne ricoveri, ne liraosine. Una siffalta sentenza lev6 a stupore, e fi'utto censure al filosofo, quasi inuma- no, e non sensitive alle sventure die affliggono una gran parte del sociale consorzio^ ma egli accennava colle sue parole alio scopo cui deesi tendere, anzi- clie ai mezzi di pervenirvi: non doveansi prendere alia corlcccia i vocaboli usati da un alto intelletlo clie si recava a grandi rlsultamenti , che sarcbbevo il frullo di un vaslo e compiuto sociale migliora- mento : guardo egli alle sociela umane non quali elle sono, raa quali dovrebbero e potrebbero essere, c un giorno io spero il saranno. Ed e infatti veris- simo clic il d'l nel quale e gli spedali e i ricoveri e le limosluc non fossero mali necessari, il nome di povero c d' infelice sarcbbc sconosciuto. Quando il senso di una benefaclente fraternlla j avra conquistato 1' universale degli uomini : quando ' ogni specie di sociale miglioramcnlo sara conipiula, XXIII e saranno surli i coslumi e la morale del popolo: quando le mcnti saranno illuminate dalla istruzioiie e dalla espex"ienza sul blsogno e sull' utile di un giandc innovamento, allora polra sperarsi clie si volgano in pratica i pensamenti di elevati intellctti, chc vorrcbbero se non distruUi, menomati almeno gli istituti di pubblica bcneficenza. Nella sproporzione altuale del ripartimento delle ricchezze, nel difetto dello intero sviluppo delle for- ze individual!, nella durazione delle sequele di male concette ed accomodate istltuzioni v' ha clil nel di- struggimento di ci6 che esiste sarebbe esposto a pe- rire^e tolga il cielo che nell'esscre attuale delle cose io proponga la cessazione degli istituti che alia ml- seria si cousacrarono dai padri nosti'i: ch(!; la neces- slta c la supi'ema Icggc, ed b forza cedervl e rispet- tarla. Nella speranza di sempre crescente migliora- mento operiamo il bene che no e possibile,e stiamci contcnti ad operarlo nel modo dalle circostanze conscntlto : solleciti solo di sopperire ai difetti che ammeltono riparazione. E venendo a pratici pavlicolari del mio discorso, le mie parole non si volgeranno a subbietti che di- rellamenle risguardano all' universale, che altrag- gono per avvcntura di soverchio le menti, illudono a ben falli animi, e tornano il piu delle volte vuoli di frullo. Io porlai il mio pensiero a'bisogui clic ne circontlano: parvemi clic nella palria nostra polesse farsi alcuna cosa di meglio clie non slasi fino ad ora adoperata^ e non seppi tcnermi dallo aprirvi alcuni miei pensamentij clie, ove ottengano approvazlone, potrebbero, se non prendo errore, essere conversi in utili riformagioni. E se il campo alle mie considera- zloni viene per cotal raodo ristretto, non sara fatto da'saggi il mal viso alle mie parole: cb'egli sanno non potersi alzare il pensiero a grandieduraturimigliora-» menti nclla grande famigliadelle nazioni,se la slrada non ne sia dischiusa dal ben essere morale e fisico degl' individui, delle private famiglie, dei municipj. Fra gl' istituti che in Brescia piu specialmente risguardano al soccorso del povero mi si offre per prima la Gasa d' industria. Si eresse ella nel 1817 j i sussidii del Gomune e le private offerte la prov- vcggono dalla sua origlne, c vi si aggiungono tenui elargizioni di alcuni Pii Luoghi. L'attuale sua ren- dita e all' incirca di annuo lire 24^00: e vi hanno lavoro ogni di per adequato i5o individui, ed in- torno a 40 vi sono a tempo ricoverati: ciascuno rii ceve dalla pia Casa, compreso il vitto, non meno di circa 5o centesimi al giorno. I mestieri che vi si esercitano riduconsi alia filatura del lino e della ca^ uapa, all' attorcigliare del refe e d' altre materie, alia tessitura, all' arte del calzolajo e del falegname negli oggctli piu giossolaqi. 11 maeslio ilelle sclenzc economlclie della noslra ela, Melcliior Gioja, nello scioglicre il grave proble- ina: quali sicno i mezzi piii espcditi, efficaci ed cco- nomici onde alleviare la miseria del popoli, vide di nial occliio clie si erigessero per ogni dove case d'in- dustria: egli avrebbe voluto che si offcrisse lavoro al povero si, ma dai privali, i quali soli creassero case di mestieri e di arti meccaniche, lavorando per conto degli istituti elemosinieri, che dessero i lavori ad impi'esaj e che questi istituti ne vendesscro le produzloni, facendo fronte al dlfetto dei prezzi colle annue rendite destinate al sovvenimento della mi- sci'ia. E per verita il pensiero deli' italiano economista c grandcj ed i raotivi che lo dettarono conquislauo il convincimento: imperocche all' crario, o alle pro- viacie o ai comuai verrebbesi per tal modo a rispar- miare lo spendio degli edifici, delle riparazioni e della amministrazione ^ sarebbe sostituita 1' attivita del private alia iudolenza ed all' inerzia che spesse fiatc s' induce nel geuerale dei dircttori, c si otter- rebbcro niigliori le opere ed in maniera plu spcdita c economical si provcderebbe cosi ai povcri vergo- gnosi e non vcrgognosi, e sarebbero tolte le indagini sullo state dclle famiglic*, si aprirebbe piu largo campo al lavoro dei povcri, ne si infrangcrcbbcro per essi Ic abiludini famigliari: sarebbe tolt^ di XXVI mezzo 1' idea della elemoslna, clie semprc digrada, e vi verrctbe sostituita I'altra, sempre onorevole, della mercede: ma siffatto pensiero richiede accu- ral! sperimenti, onde accertarsi s'egli, a seconda del luoghl e delle circostanze, possa senza danno volgersi a pratica, e nel fraltempo delle sperienze il popolo debb'essere proveduto, e debbono mante- nersi gl' islituti esistcnti insino a che con liposato consiglio non si rinvenga un slstema sicuramente piu vanlaggtoso. Ora guardando alia condizione in cui trovasi la nostra Casa d' industria, potrebbcsi dubitare che per avvcntura non sia Iroppo tenue il compenso all' opera degl'indigeati che vi hanno ricorso, e fuor di dubbio e da rilenersi soverchiamente ristrelto il uovero dei mestierl che vi si esercitano. L'uomo chefatica tuttc le ore della giornala par- rebbe troppo meschinamente i-ctribuito col valore di soli 00 ceatesimi: iinperocche la mercede vuol essere in giusta proporzione dell' opera, accadendo nel prezzo dei lavori quelle stesso che addiviene nella beneficenza, nella quale si la soverchia larghezza che il meno del bisognevole traggono egualmcnte a ro- vina: se ilsussidio e largo di troppo, crea dei nuovi bisogni in cambio di togliere gli esistcnti, s' egli e di soverchio ristrelto, irrita il bisogno, prolunga i languorij e noa li solleva. L' ordine e dovunque ri- XXVII cljleslo, cd una saggia rlparllzlonc dl soccorsl mol- tiplica 1 mczzi^ lad Jove una ripartizione nou illu- Diinata csaurisce senza pro i tesori. Dove 1' idea di equo e sufficenle guadagno non animi la concorrenza alle case d' industriaj i poveri ne sono disviati, si perde il frutto della lore opera, la miseria si ci'esce, e si moltiplicano le ricerche del sussidii graluiti. L' amministratore die patisca di- fclto di sapienza economica vede il risparmio in uno speciale istituto, e se ne gloria e contenta*, e non si accorge della perdila cui soggiace 1' intera sociela per la sua sconsigliata amministrazionc. Parrebbe dunque doversi accrescere di qualclie poco il compenso dell' opera che il povero presta alia nostra Casa d' industrial ma io qui non decido, ed esprimo solamente dei dubbi che valgano a cbia- niar V attenzione dei pratici intorno a cosl impor- tante argomento. 11 RIcci volea che la mcrcede dell' opera nelle Case d'industria fosse misurala sul guadagno d' ogni giornaliero della campagna, ed lo mi penso che in ogni caso ella vorrebb'essere alcun che al di sotto di quella che si coutribuisce dalle private ofGciuc, ove non presegga 1' avaro c crudele speculatore, ma il comraerciante probo ed uniauo. II difelto che parmi essenziale nella Casa d'indu- stria riguarda al numero delle arli c meslieri, il quale si assista, si abilili, si soccorra , si sorvcgli il povero, » incominciando dall'' iufanzia e giungcndo agli cslrcmi della » Tita: c ciu venga falto con tanto risparmio, con tanta amo- )j revolczza, c con tanto appoggio della pubblica aulorila. Negli « annali dclP incivilimento il divisamcnto c F opera del CaA'al. » Vandoni dovra far epoca . . . jj. Egli e si lungi dal vcro chc la mia proposta sia otliDia nclla speculativa, come dissero alcuni , ma impossibile nella pratica, che r csempio ds VigevanOj contimiato per parecclii anni, \icnc in pronto a coufermarla : e siffalto eseuipio dovrcbbe per noi tornare cfficace sovra V altre provincie, che da secoli ne abbia- no Ic traccie nelT Islitiito della Congrcga ApostoIIca, la cui aniministrazioue e Cdata a privati cittadini chc si cicggono fra le varie Parrocchie, onde i povcri di ciascuna abbiauo i propri soccorrilori : e nel quale uno di essi presenta i nomi di quclli da soccorrersi, ne viene accordato il sovvenimento se prima allri non abbia vcriCcato il vero bisogno. II Signer Defcndcntc Sacchi, nclla sua Rclazione dcgl'IstitHli di bcneficenza di Torino, narra come ■".crso la Cnc del scco- lo XVI si gittasscro nella Cillii slcssa Ic fondamenta dell" Isli- lulo del soccorso ai povcri vcrgognosi, che vcniva corcpartito da apposili viaitatori, cd osserva: « Da questi ordinamcnli sara fa- »> cile il raccoglicre, che le teoriche suUa carita dei GlosoG del » nostro secolo , c quelle stesse di Degerando, in Italia erano » gia in pratica da oltre due secoli ». Einrai caro di aggiu— gnere all' csempio rccalo dal Signor Sacchi anchc quello della nostra Brescia, il quale prova , come la frutluosa nianiera di dispcnsare le elemosinc era ncl sno spirito e uellc sue ptatiche in U50 prcsso di uoisiuo dall' anno i538. XL h il pcnslero anllco JI molti Ilaliani, dlsvlluppalo da Degerando: la istituzione di case di lavoro e di Nella mia proposla non tratterebbcsi clic di raccoglicre in lino le varie limosinc inaiiuali, si derivanti dalla beneficenza dei jiubblici stabilimcnti, e si dai piivati : di variarne la crogazio- ne , onde proporzionarle al bisogno effettivo , allargandole ove occorra , e restringendole o non dandole dove il bisogno non sia : di rendere piu facile al vero povero il soccorso, ed al con- trario: e di sostituire il lavoro, ove si possa farlo, al denaro. I povcri, mi diceva un saggio amico, non si soggetlcranno fra noi alle rigorose indagini che tn vorresti praticate, c la via che dovra correre il protettore del povero sara attraversata da tali inciampi die ne lo distorranno ; e d'altra parte pochi sa- ranno coloro che sicno animati dallo spirito di Degerando. Se il giudizio concetto intorno ai poveri rispoudesse alia realta, direi che tutto cede alia necessita dellc cose, c che il povero si pieghera, ove allrimenti non possa ottenere il soc- corsQ di che ha bisogno: che T ainorevolezza ond''egli verra Iratlato varra a dornarlo, poiche prcpotente sara V affelto ad ainmoUire la durezza di cuore che in lui e supposta ; che non c a farsi cosi tristo giudizio della mente e del cuore del po- Vero, che in esso pure stanno chiusi i semi del vero e del giu- sto, renduti infruttuosi perchc invilito dalla miscria. Lc islitii- zioni che io propongo sono dirette non pure al niatcriale soc- corso, ma ben anco al morale miglioramento del povero : ncd c da volersi ch' egli sia attualraente nelPesscre al quale miriamo colle novelle istituzioni ad innalzarlo. Divisa e suddivisa la ispe- zione sui povcii non ne riuscira il peso incomportabile, poi-* che non tutto il tempo sarli tolto ai proteggitori di contrada , e se ne potrebbe sceinare anco la perdila col prriodico avvi- cendainpntoj ne puo affermarsi che difetliuo la tolleranza e V affctto se non sia posto pviiua il cuore dclP uoiuo a pratice IXLI osplzi cosi cslcsi da raccogHcrvI tutti i poveri: la distiuzione dci vcracl iudigcnti dai slniulati, operata dall' autorlta, coll' apposizione di un segno a coloro cui r accatlare sia conceduto. Del prItDO si c detto fors' anco oltre albisogno: il secondo volcasi da Napoleone: il terzo si deve al Ricci,clie5 loglicndo a medilare sulla riforma dei pli istituti a' suoi di esistenti in Modena, seppe le- varsi a veraci principj, e stese un' opera di utile ge- nerale. L'alto intclletto di Napoleone, die penetrava per I'ordinario nell'intimo delle cose e avvisava a grandi miglioramenti scciali, intese a ridurre in alto il voto di tutti i saggi col bando dei mendicant!: e col sue Dccreto 20 Agosto 1808 rispetto al Dipartiraento d'Olona, clie stese posciii ad altri Diparlimentij spcriinento. Se si rinvcnnero prcsso di noi cittadini che per jjiiasi tutla la vita si dedicarono alio operc carilatevoli ; e se si trovarono di rccenfe nella citta di Vigevano siiniii auime pie- tosc, perchc vorra rcpularsi d'' iiupossibilc cseguiincnlo la uiia proposia ? potuerunt isii ed illi, sono condotto a ripctere la sen- lenza di un illustre Padre della Chicsaj cur ct ego nnnpotero? 11 sislcma ora in uso non frutta 1' utile che dovrcbbc dare, raa torna in danno; e perchc non pcnsare a salutevole mulamento? Quanlc cose che onorano Fctii nostra e la vantaggiano sulic passate non si sarcbhcro da noi vcdule, se il nialcdcllo non si puo, usero qui i peiisicri del Genovesi, si fosse insignorito dcl- ranimo di coloro clic, dcviando dagli auticlii usi, nc coiulua- »ero alia niigliorala couJiziouc in cui ci tioviamol' XLII / prescilsse: che col primo di Oltobre di quell' anno fosse 11 mendicare assolutamente prolbito: che i mendlcanli validi venlssero accolti al lavoro uelle case d'industria, e gP invalidi nel ricoveii di pub- blica beneficenza: che ognl uomo alto al lavoro c colto in sul mendicare fosse arrestato e condotto a lavori forzali. Gl' Intendimenti del grand' uomp crano merite- voli di tulta lodej mail verace miglioramento della cosa pubblica non si coglle improvvisandone le ml- sure, ne un' opei'a di civile ed economica perfezione si crea col cenno onde si fa uscirc un csercito dal proprlo territorio ad invadere uno slato nimlco, ne col rapido avvedimento onde il profondo laltlco gui- da un' armata di mezzo i pericoli allu vittoria. II metodo elello da Napoleoue era disacconcio e cadde, come nelle eta illuminate avvlene sempredi uno statulo che disvii dall' ordine naturale: che esso avrebbe tratto con seco uno spendio Immenso, e ne sarcbbe per molli rispetll nato II disordine della tassa del poveri che si osserva nelF Inghiller- ra: che in cambio di erlgere arapll asill c pubblici istituti non per la sola temporaria necessita, ma per ispirito di sistema, e da avvlsarsi ai mezzi che pre- parino la caduta degli esistenti, onde la prospetti- va e la sicurta di larghi sovvenimenti non fomenti la inei-ziaj e l' uomo del popolo non viva alia gior- iiala, senza pensare a rlsparrai per I'eta del biso- gno: clie non rispondc alia realita delle cose clie si possano sccvcrare i bisognosi di soccorso in due sole classi, dci validi ciou e dci non valid! in senso asso- luto e rigorosOj c v' ha disav venture anco del solo momentOj le quail voglionsi riparare, senza che pa- recchie famiglie del minuto popolo volgerebbero a certa rovina: clic non e morale n^ utile che tutli i poveri si raccolgano negli asili, quando sia possibile il dar loro i mezzi al lavoro o il sovvenlrli nelle fa- miglie, dove la presenza anco di un vecchio impo- Icnte e autorevole e fruttuosaj e dove le affezioni domestiche trovano alimcnto, e si estinguono o si rallentano colla divisionc dei vaii membri della so- cieta faniigliare, che c di ogni altra 1' origlne e il fondamcntOj e dove si crcauo gli elementi della mo- ralita e del ben csserc dellc citta e dello stato: che iiel sovvcnimcnlo ai bisogni della miserla c semprc o dannoso od incfficace 1' intervcnimcnto direlto della pubblica aulorlta, ne dee qucsla soccorrerc che dove la piela dci privali torni insufficiente *. * Cade qui in acconcio il citare le savie parole della Coni- ruissionc di carita di Vigevano, espresse nel suo rapporto del 5 Aprilc 1 832 intorno ai motivi fondamcntali del rcgolamento del pio Islitiilo dci poveri. » La macstra dcllc cose, la esperieiiza, ci ha dimostrato, non »» e gran lem()Oj coiiie non bastassero in Italia, e ncUa Lom- » bardia spcciahncnlc, Ic sole pubblichc case d'' industda di XLIV II RIccI nella lotlalisslma opera de' pli Isllluli, oude evitare che le limosine vadano alia ventura, » lavoro obbligato ed anche di ricotero ( stabilite per sistema 5} governativo ) a sbandire i niendicanti: perche si e trascuralo » di ordinare e far concorrerc la carita privata colla invrstiga- >j zione del vero stato degF jndigenli, e colla distribuzione dei » soccorsi a domicilio >j. n Uii sistema del tuUo opposto vcniva im tempo adotlalo in J5 Inghilterra, come leggiamo nella storia dei poveri scritta dal- jj r Oder, cd eranvi dalla pubblica aiilorita, piultostoche dagli » slabilimenti suddetti, moltiplicate ed ordinate le distribiizio- » ni de' soccorsi a domicilio; e pure due diversi sistemi pro- » dusscro 1' uguale effetto, cioe non oltcnnero il bramato in- n tento, per essere si Funo clie Fallro diretti ad operare col » solo polere della legge .... Gli slabilimenti di caiita » mancano adunque del pubblico suffragio, e del loro scopo 5> finale, se sono eretti di mero aibitrio governativo . . . altro » infatti e sbandire la mendicita, altro e comprimcrla » spctla alia pubblica autorita il porsi al ceutro della benefi- 5) ccnza, onde promuoverla, incoraggiarla, dirigerla al vero suo » scopo; riuncndone con felice accordo i mezzi diversi, e rimo- j> vcndonc essa ( che sola il puo ) i piii forti ostacoli die \i si >3 oppongono ; ma perderebbe V autorita nicdesima gran parte « dell' effetto delle filantropicbe sue premure se nou aprisse » ncl tempo stesso alia virtii dei privati 1' onorifico campo di n esercitare e nioltiplicare sul di lei esempio le opere di ca- » rita a sollievo della indigenza, ed al miglioramento della mo- » rale >>. E piii sotto: » Non consiste nella sola distribuzione delle » clemosine V esercizio c il vantaggio della carita. Altro nobile f) genere di soccorsi riesce spesse volte piu giovevole agl'infc- » lici della clcmosina stessa, e tanto piu se con quesla &i uoi' xtr nou a solllcvo Jcl vcro bisogno, ma a fomento della incrzia c del vizio, imaginu clie a sceverarc i veri dai Ciiti poveri intervenissc 1' opera della civica ma- gislratura: che ai veri poveri si apponesse un segno per distlnguerli dagli altri cittadini: e clie ad essi soltanto si couscnlissc il questuare:^ ma noa saprci convenire nci pensameuti del lodato scriltore, ed io vi cspongo, illustri Accademicij le mie considerazio- ni, c diro, ad usare maggiore riserboj le mie dub- Liczzc. Lo sceverare il rcale dal simulato bisogno , e Ic indagini all' uopo richieste non parrebberai opera da potersi fidare al magistrato, il quale distolto da molliplici cure non potrebbe usare nell' argomento di quelle sollecitudini clie sono pur tanto necessa* rie; le sue misuredovrebberoindispensabilmente ave- re certa costanza di eseguimento clie non potrebbe affarsi al variarc continuo e direi quasi giornaliero della condizione del povero , cui una malattia sor- venuta, o la perdita di un Cglio operoso, o tale altra disavvenlura polrebbero privare oggi di quei sussidii clie jeri gli scrbondaYanOj e si aggiugnereb- >j scano. E cbc non pojsono i biioui consigli e le csortazioni ai »> giovani: I'istruzione morale c rcligiosa agP ignoranti : la con- «> solazione agli afflilti : T incoraggiamento a'disgraziati : la pro- »> tezionc c la difesa agli oppress! ; e tante opcre misericordiose f) clic la virtu c carila privala puo cscrcitarc? XLVI bero i gravi sconci da noi plu sopra divisati deirac- cattare. E 1' apposlzlone dl un segno al vero Liso- gnoso onde sceverarlo dal simulatore, avvegnaclit: imaginala ad ottimo intendimento, parmi accompa- gnata da non tollerablll inconvenlenti. II soccorso h volto a due oggelti: alia conservazione della vita del povero, ed al mlglioramento della sua morale condizlone. Ora sarebbe invlllto quegll cbe discor- resse le nostve contrade colpilo da un segno cbe varrebbe a dividerlo dal consorzio degli altrl citta- dini, e do gli renderebbc ben piu molesta la sua miseria: esercilando la societa col sussidio al pove- ro un ufficio cbe procede dal senso della naturale uguaglianza e cbe tendc a pareggiare lo stato dci cittadinij non dovrebbesi u.sare un mezzo cbe dagli allri lo separa e lo digrada: il senso della vergogna, fu detto piu volte, e guardia efficacissima contro al mendicai'e^ e noi spegneremmo questa vergogna coU'apposizione di un segno al cospeUo del pubbli- co : dovrebbe 1' accattare, ancbc tollerato, non es- sere cbe la sequela del momentaneo bisogno^ e noi ne faremmOj togliendo il potente ritegno d£l rosso- re, un' abituale e spesso gradevole professione. Riducendo adunquc a supremi capi i miei inlen- dimenti, direi: I." Che la casa d'industria dovesse allargarsi nella moltiplicita delle arli e dei mestieri da esercitarvisi, SLVU e clie la conclizlone dl colore chc vi rlcorrono vo- lesse essere migliorata^ 2.° Che rosplzio per gl" Invalid! derelitti di ogni soccorso venisse pure ampliato a tale da rlspondere aireffetlivo bisoguo, ne dovrebbe esserne escluso ua solo individuo, in cul concorressero la impoteuza a lavoro e il difctto assolulo di altri sussidii^ 3." Che le eleniosinc a' poveri, si (juellc che ven- gono dalle istituzioni gia slabilite', e si quelle che si ottengono da beneGci cittadini, dovessero raccorsi in uno, trannc quelle che per disposizioni testamen- tavie avcssero una specialissima destinazione, e con- vertirsi primamenle iu somministrazioni di oggetti da lavoro a domicilio per quelli tutti che ne fosse- ro capaci J poscia in sovvcnimento di generi, e per soli inevitabili casi in danaro: da essere ripartiti non per regola generale, ma a norma del vero bi- sognOj dai proteggitori di contrada da me disegnali^ 4° Che nel difetto possibile di mezzi offerti dagli islituti di pubblica beneficenza si dovesse rlcorrere alle private elai'gizioni, e nella insufficlenza di que- ste alia imposizione di trlbuti^ 5." Che attuati i provedimenli da me csposti si dovesse pubblicar bando contro al mendicare *. * lo sono lungi dal credere che possa togliersi assolulamenle Faccallarc nel senso che il bisognoso non abbia ricorso mai al- r uoino bcnefico : poicho per quanlo sicno niinulc, giudiziojc e xLvin La mia proposta perlanto lasclercbbe susslslcrc tutte Ic vigenti islituzloni , ne amplicrebbe alciine^ e noil varierebbe che il modo della distrlbuzione delle elemosine manual!. Ne dovrebbe distovre il pensiero dalla proposta riforraaglone lo sfavore cbe suole essere in molli alle nuove istituzioni, o il ri- spetto alle ultlrae volonta dci benefattorij o il timo- sollecite Je cure cli savia cd umana amministrazioiip, non sai\i mai riparato atl ogni Lisogno, ne si arrivera hiai a togliere ogni frode ; ma dati acconci provedimenti io penso che si otterranno due graiidi beni : I." Che i piivati non faranno limosina che alle loro case, m radi casi, ed il piii delle volte con indagine e cognizione, polehe \c beneficenze all'' inipensata si allargano dal Clantropo , ove non sappia essere proveduto aUrimenti al povero ; 2.° Che r accattare in pubblico sara tolto, come leggiamo essere in Filadelfia, dove un povero che vada liniosinando e spettacolo che muove a mcraviglia. AHorche non sia provvedtito efficaccmente al vero bisogno r accattare non puo toglicrsi, si pcrche colore cui sia dato ca- rico di arrestare gli accattoni non vi si prestano collo zelo che farebbe mestieri , non consenlendo V umana natura di proce- dere con rigore, come fosse delinquente , contro colui che pu6 essere soltanto uno sventurato : e su questi principj si fonda il §. 261 della 11.^ parte del Codice penale austriaco; si perche il popolo, per lo stesso motico, si commuove a favore di chi gli semhri vittima della miseria, e se ne fa spesso proleggitore ; ma dove sappiasi per lo contrario essere convenientemente pro- veduto al vero bisogno, ncllo accattare vcrra scorto dal biioa senso del popolo il lucsticrc delP ozioso e del mal yivenle. thft Ve clie tlifettassero i mezzi o le anlme l)enevoglIenli alia esecuzione. « Variano iu ogni tempo, sono pa- s» role del Ricci, le istiluzioui, come varia lo svilup- « po delle forze dell'uomo sociale, c denno altresi * variare i mali della mcndicita nella orlgiue, nel » modi, negli effetti non e a sperarsi che » una stessa manicia dl sovvenliuento sia per essere » in ogni tempo la piii opportuaa ai povcrl e la piij j» utile alia repubblica «. Senza che, io aggiungo al peusiei'idel citato scrittore,e foUia il preteadere, sup- posta anco la ugualita pci'fclta di condizione nei vaij tempi, die le providenze dei padri nostri sieno seni- pi-e state le piu proGttevoli: ed una cieca venera-» zioue agli antichi statuti torrebbe di fare ogni passo innanzi, ne il processo sarebbe piu legge di natura. Se r essere nuova una islituzione, insorge qui il Renlliara, fosse giusto niotlvo onde rifiutarla, per la stessa ragione tutto quanto esiste dovrebb' esse- re condannato, perchi nella sua origine sarebbesi potulo gridare contro alia innovazioue. Le ultime volonta non potrebbero percio dirsi contrariate , poiclic i testatori colle loro beneficenze vollero il soUievo dei poveri e il bene della repubblica: e que- sto scopo si ragglunge viemmcglio coU'indurre mezzi e metodi di esecuzione cbe sieno piu acconcl e sa- lulari: e le belT anime dei filantropi cbe non sono piu si adontevcbbcro die loro venissc apposto Tin- 4 teiidiniento caprlccloso, die non volessevo il bene anziche lasciai-e le forme die si pvallcavano al loro tempo^ ne dovrebbesi andar dimentidii cbe fu sem- pre del diritto della pubblica autorita iielle dispo- sizioni di cffetto continuato lo staluire giusla il rl- cliiesto dalla ulllita gcnerale *. * Egli e un pregiiuTizio clic predoniina gli uoniini di coscien- za tlclicata , e contro a cui mi penso non venir mai alzata la voce abbastanza, che si offenda cioe al giuslo sviando una isli- tuzione dal matcriale oggetto slaLilito dai lestafori. Essi vollero la pubblica utilita, giova ripcterlo, e questa si e la niela supre- ma che si prefissero : ne conviensi pcrcib cavillare, a guisa dei Icgulei, 8ulla corteccia delle loro disposizioni, anziclic tener cento dei vcri intendimcnti che le dettarono. La sovcrchia ti- midita dello scrupuloso, c la tenacita agli usi invalsi fanno ini- mici i jiiii rcUi uoniini ad ogni salutcvole riformagione : e len- gono \inco!ati alia lettei-a che uccide, come dicono le sacre pa- gine, e conlrastano alio spirito die vividca. Le leggi civili e le ecclesiastiche concordano sul potersi mu- lare anco i! subbielto divisato dai tcstatori. Veggasi intorno a CIO la Icgge 4'^ l)'g- <^l<^ adininiilvalione reriiin ad civitates per- tinentiuinj c il capo 6.° fra 1' altre disposizioni dc rcformatione della scssione 22." del Concilio di Trenlo. La cilala legge 4-^ considera il caso die siesi legata una somma annua per dare spettacoli pubblici die il Senate avesse poscia proibiti : e decide che il Scnalo stesso possa -volgere ad altro scopo di utile citta- dino la legal a beneficenza; c sc il legato di cleniosiue a poveri lornasse dannoso o per se slesso^ o pel mode di crogazione pre- scritlo, assai piu che la proibi/.ione del Scnato dovrcbbe valere il comando della pultblica nlilita ad indurre convenevoli niu- tamenti, Non poterono i teslatori sottrarre le loro ullime dispo- t.1 T mc7.7.i a volgere In pralica la nila proposla, ove pure noil si avesse ricorso allc iniposle c nou rispon- dcssero alT uopo i moltiplicl istituli clcmosinierl, non vcrrcbbero mciio, percli(i i privali sarebbci'O larghl in socrorso dove fossero assolulamente cessaie Ic molestie dell' accallarc. Negll anni priml dclla nostra Casa d'industriaj essendosi il questuare prol- bito, abbondarono i sussidii del privati clttadiui, i quali s'inlermiscro dopo clie fu rinnovellala la mol- titudine degli accattonl. Le ammlnistrazionl de' pli islituti d' ogni manlera dovrebbero starsi conteute ad una istituzlone die sarebbe volta a scemare la miseria cd a toglicre dalla radlce lo accaltarc. La divisionc chc esistc oggidi tra I varl istituli nou c conscntanca al lore scope, ed un' amorevolc frater- nila vi dcbb' esserc nella eta nostra surrogata. Ne gli animi dei Bresciani saranno freddi nel concorre- rc ad opera cbe tende si direttamenle al bene della parte del popolo piu sventurata c piu merilevole^ poicbc non puo dirsi cbe non regni alto spirlto di pietosa unianita in una provincia, nella quale Ircu- Inn milioni di lire austriachc si vcggono dcdicati a sizioni alio cilate Icggi, ne il vollero, c quindi fglino stcssi ta- citainente vi si sotfoiniscro ; cd e da uotarsi come la niia proposla non portcrebbe seco, come fu delto di sopra , ne cangianieuto ncl subbietlo delle ultirac Tolonta, ne nnitaniciito di npplica- lione, ma uc diffcrenzicrcbbe solUnlo il inodo dciresfgniiiicnto. LII pie cause o dl culto o di beneficenza, e dove nel solo anno dccorso un mezzo milione vi si accrebbe da generosi benefattori. II discorso intoriio i mezzi dl soccorrex'e alia ml- sevia mi conduce a dire della istruzlonc popolare, si perche il dovere dell' alimeato vieue dalla sor- gente stessa oude quelle della istruzione precede, e SI percbe il togliere alia Ignoraaza i popoli egli e farli morali ed operosi. lo noil vi diru, o Signori, clie cosa si opcrasse la anlico per la istruzlonc del popolo, ne come si av- vanlaggino in questo sopra gli anticlii i noslri tem- pi^ ne spendero argomenti a provarvi 1" importanza della popolare Jslruzione. So bene esservi tuttavia alcuni clie sospiraiio col loro voti alia eta feliccj siccome acceuna il Lambruscliini, nella quale gli stes- si regnanti segnavano il loro nonie con una starapi- glia, ed ai quali sembra die ogiii lettera delP alfa- beto messa in capo a un fanciullo del basso popolo sia una scure od una mazza postagli in mano onda spezzare un di lo scrigno dei ricclii, e crollare il trono dei principle ma la sentenza di cosi fatti ni- mici alia istruzione nou vuole essere qui refutata. Non diro tampoco di cio clie si apparliene alia ele- vata istruzione scientiGca: polcli' clla uoii c fatta pel popolo, destinato alia agricoltura, alle arli mec- caniclic, al mercalare, tranne i pocbl casi nci quail tni vi sorga ili mezzo im gramlc ingegno, al cui proce- dimenlo, com' ebbi a dirvi nello scorso anno, e do- vere che si soccorra dalla nazlone. Si volgeranno in quella vece Ic mie parole a due gravi subbiettij cm vorrebbero indirizzarsi le meditazioni del filosofo, del filantropo e del politico: vo' dire il tolale ab- bandono della eta infantile dei poveri, cd il supple- niento che deesi trovare al vuoto die tutlavia si ravvisa nella isti'uzioue del popolo non ostanle la inslituzione delle scuole elementari. Guardiamo, o Signori, alia moltitudine dei fan- ciulli della eta prima clie appartengono al popolo: eglinOj sprovveduli di ogni cosa, discorrono le no- slrc contrade senza clie ncssuno regga i loro passi: oltrc a pericoli clie li circondano rispetlo al fisico i primi loro auni sono perduti per le facolta morali e per le inttUettivei e la iattuia di quegli annl 'sa- rebbe assai poco, se la inerzia non intiistisse le fa- colta della loro mente c non la indisponesse a'pro- cessi nella eta piii avanzata , e se I'ozio, le lorle abitudini, il mal esempio, la scuola del \izio non ispegnessero in quelle anime i morali semi postivi da natura, e non li avviassero a corrompimento. Se da'.la via pubblica noi c'iutromettiamo fra le dome- sticlie parcti del povero, I'anima nostra non vi trof va di clic essere consolata: conciossiache, racchiusi i figli del povero quasi in covilej la loro vita non si 54 che torni assai nialagevole 1' affermare piuttosto Tuna cosa che 1' altra, nondimeno si trovo forle- xnente inclinata alia prima delle due controverse opi- nioni, a cio mossa dai fisico-chimici assaggi del- le acque, e dai seguenti fatti e osservazioni locali : I." Che fra le varie polle dell' acqua in discorso !« due pill alte ed in piu vicinanza alia sommita della frana ed al rivo del moate ove incomincia a sco- scendersi sono le piu abbondevoli, siccome di massa, cosi anche di princlpj mineralizzatori, mentre le in- ferior!, le quali, avendo piu spazio percorso luQgo la frana, dovrebbcro, secondo la contraria opinione, esser le piu saturate e medicate di tali principj, ne Bono invece le piii misere e scarse. 1° Che la tem- peratura delle polle miuerali e di due o Ire gradi, ed in alcune ore della giornata di cinque o sei , al di sotto di quella dell' acqua dolce che loro scorre vicina^ con questo di piu che le polle piu alte sono altresl le piu fredde^ il die possentemenle fa contro a coloro che vorrebbero che le rainerali combina- zioni dell' acqua di Trovina si facessero a fior di terra e lungo i frantumi della frana^ imperciocch^ se cio fosse, e sarebbe difficile a spiegarecome I'acqua infeltrandosi a si piccola profondita potesse tanto freddarsi, e le polle piu basse, anziche le piu alte, aovrcbbero essere le piu fredde, come quelle che avendo fatto maggior camniiao fra gl'interni spira- 55 gli dclla frana, avi'ebbero dovuto dlspeidcrvi mag> gior quaiitita dl calorico. 3° Che la condlzionc freddissima delle acque ti sempre tale per ardenle che Volga 1' estiva stagione, indizio del loro profon- do ingenerarsi nelle riposte latebre del monte, essen- do chiarito die solo a tali profondila possa conser- varsi ad onta delle stagioui e delle vicende atmosfe- ricbe una tempcralura cosi costanle. 4''' Che tra i rainerali franlumi della frana trovaudosi, come gia s'e accennato, anche un terriccio vegetabile com- posto delle varie sostanze organicbe ivi travolte, mescolate e sepolte alio scosceudcrsi del luoute, se fosse vero cbe il miueralizzai'si e medicarsi di quel- le acqne non si facesse cbe ncl loro superGciale tra- passo sulla frana, dovrebber' esse impi'egnarsi di quelle sostanze ben piu cbe non fatino realmente^ il cbe da niotivo a pensare cbe le loro composizioni si facciano in parte ove non souo ne furono mate- rie organicbe. 5.° Cbe percorrendo dal monte di Bo- vegno sino alPultime vette le valli triumpline, moiti sono i luogbi nei quali a somiglianza della frana di Trovina si trovano ammassi di frantumi di scbislo, di arenaria e di fangbiglia, fra cui si spandono, ser- peggiano e scendono limpidi rigagnoletti, i quali, se sussistesse 1' ipotesi cbe le acque di cui parliamo si 'mineralizzassero lungo la frana, dovrebbero pur essi per ragione di analogia saturarsi nel loro decorso affezioni volte all'altrui ben esserCj e taccionsi quelle delP interesse personale^ eel il contatto col misero ne adduce a sentire siccome nostra le sue sventure, ed im grido generoso risveglia allora nell' animo 1' en- tuslasmo dei sagrificii. Kifacendomi dunque al mio prlmo subbietto par- rebbemi, che la erezione delle scuole Infantili, ove i figli del povero dai due al sel anni vengano accolti dalla mattina alia sera, alimentali e proveduti di educazione fisica, morale e intellettiva, sia il prlmo c plu eminente bisogno della nostra epoca. lo vi apro, illustrl Accademici, 11 mlo pensamento, che verra tramutato in formale proposta alio autorita superlorlj quaudo gli autorevoli suffragi vostrl mi vi confortino. Cosi fatta Istltuzlone mandera al posteri coronalo di gloria 11 nome di Aporti, che prime ne fece done a Cremona; offerendo im esempio de- gno di ammirazione non pure a Italia nostra, ma a tutta Europa. La riconglunzione del potente al de- bole, del ricco al povero, dell' Istrutto all'ignorante, riconglunzione essenzlale al compimento della sen- tenza evangellca: essere noi tutti fratelli, che si tenta spesso e non si otlenne con pollliche Innovazioni, sara alia eta venture frutto della rigenerazione del popolo, che lo pigli dalla culla e lo accompagni sino al punto in cul entrl nella carrlera ch' egli i deslinato a percorrere come membro attivo del- LVII I'umana famlglia •. II concepimento Ji Aporll cd il suo Manualc ( frutlo di accurate e profonde osser- * Alciiui giudicatori superGciali si iinaginaiio clie colla isli- tiizione dcllc scuole infantili si vogliauo avviare i figli del po- polo ad una istruzionc die si levi sovra la loro natiirnic dcsti- nazione. E ccrtamente sarebba- dannevole eccesso istniirc il po- polo ollre al bisoguo; ma questo non adiliviene ncUe scuole infantili: in esse T educazione rigiiarda i.° al fisico: c come puo farsi contraslo all' utile di una niigliore fisica costituzione? non ha il figlio del poTero bisogno di lavoro, e non vuolc esscr egli sano e robusto ? 2.° alF intellettivo ; ma pei rudimenti pri— mi, ed affinche gli auni primaticci non vengano gittati, e sia crcsciuto e fatto piu rapido 1' utile delle scuole elemcntari; ond'' e die non traltasi di dcdicaic i figli del povero ad alcu- na parte dcUa sublime cducazionej 3.° al morale: c come con convenire cbe nella mancanza di tale educamenlo sia riposte il prime ed essenziale difclto dei poreri? Altri vcggono con mal genio che si pensi ad erigcrc colali scuole, perchii ne temono discioglimento dellc affezioni di fami- glia, fomento alP ozio dei gcnitori , 0 frutto manchevole c non duraturo per venirne i giovanetti abbandonali, compiuto appena il sesto anno; ma si diraeltano le dubbiezze e i timori: die non vo- glionsi separare i iigU dalle loro famiglie se non durante il corso della giornata, e tale momentanea separazionc afforzera Talife- zione dei genitori ia quale viene spesse volte affievolita dalla coDlinuata presenza dei figli , cui sono compagni nella miseria le molestie , i fastidii c le angustie ; e il desiderio, nafo dalla privazione, fara gradito il loro ritorno, e la migliorata loro con- dizione li fara piu amabili e cari : che richicdcndo le piii csalte discipline die non si ammellano agli asili se non i figli di co- lore che rcalmcnte difettino del necessario, la islituzione di che ragionianio sollevcrj la miseria, non sara incitazionc aU'oi.ioe IVIII vazloni, II quale non ne offre i soil priucipj di una grande idea, ma la sua intera perfezione ) lia leva- to rumore in Italia e specialmente in Toscana^ ed a sua imltazione sursero ad un tratto scuole infan- tlll a Lucca, a Livorno, a Prato, e per le voci alzate dalla bell' anima di Lambruschini nell' Accademla dei Georgofili od 6 aperto a quest' ora, o sta per aprlrseue a FIrenze un grande stabllimento. Dovrebbe forse arrestarne lo spendiodal por mano a si libcrale e salutevole istituzione? s' egli toruasse^ pur grave direi clie ogni sacrificio e dovuto all' ese- guimento dei piu importauti doveri di sociale giu- slizla^ ed e verita, cli'io reputo avervi dimostra nello scorso anno, e la quale non dovrebbesi cessar mai dal ripetere fincbe non fosse li-amutata in una di quelle massime essenziali clic formano la cosclenza di ogni onest' uomo : non avere fondamento giurl- dlco la proprlcta illitnltata, cbe le civili leggi pro- leggono, ove ne sla diviso il dovere di porgere soc- corso al bisogno della eslstenza e della educazione al delilto, come nol sono gli altri islituU di pubblica beneGcen- za, ovc sicno volti al soccorrimento del solo bisogno: che non sarebbcro perdute le cure della eta prima , ove pure dopo il sesto anno i figU del povcro venissero dai direltori dellc scuole infanlili abbandonati ; ma nol verranno, perche le norrae dal- TAporti saviaraente iraaginate ritengono i giovanetti sotto la protezione di que'' direttori sino al compimento deiramio deci- luoltavo. LIX; del povero. Ma si confortino coloro stcssi ai quali ogni saciificio per cosi degno scopo parrebbe doloro- so. Nclle scuole iufantili otto o nove ccnlesinii sol- tauto bastano ad alinicDtare un fanciullo da matli< na a sera: e volontarie contribuxloni di sole Ire lire r anno furono sufficienti ad una scuola in Cremona cbe venne aperta ii i8 Febbrajo i83i a bencficio di So fanciulli, cbe rapidamente si crebbero a 120, ed alia quale si agglunse, ora e un anno, anclie una scuola per le fanciulle clie vi concorsero in nuniero di oltre a So; e sono in Brescia, come si e tocco di sopra, grandiosi stabilimenti elemosinieri clie do- vrebberOj sc ne fosse bisogno, allargare la raano a favore di un istituto volto a torre la miseria, il ciii sollievo e loro specialc ed unica destinazione. In S. Martino dell'Argine, Provincia di Mantova,. paesello di soli treraila abitanti, il Consiglio comu- nale, adottando di aprire una scuola infantile pei po- veri, considero: clie le abitudiui della eta prima in- fluiscono su lutto il resto della vita: che i possidentl hanno speciale interesse alia morale del popolo: cbe i figU del povero lianuo sempre ricorso alricco: cbe, fatto calcolo delle annual! limosine sovvenute o per direlto ai giovanctti, o per indiretto ai loro genitorl, potcaiio esse montare alia sorama di lire a 160, 0 clie 5o fanciulli, giusta lo spcudio dclle scuule di Aporti, coslcrebbcro in 36o giorni 1200 6o trodurre nelle bottigUe n'etnpiutene, piuma di ap- porvi il siiggello, una bolla di gas acido carbonico, che faceudo opera di menslruo ai loro principj, ne impedisca ]a decomposizione, siccome si pratica per alcune delPacque marziali piu famigerate d' Italia. 4.'* Cbe I'acqua di Bovegno se piu facilmente si de- compone in confronlo dell' allra, e a rincontro piii inipregnata di ferro, e perciu in essa e maggiore quella peculiare attivila niedicale di che sono dolati tutti i marziali. 5.° Che maggiore del pari in que- st' acqua, oltre la dovizia del ferro, e quella del sol- fato di magnesia- ma che invece va priva di caibo- uato e di solfato di soda, principj di use e virtu analoga. Dalle quali cose la Commissione conchiuse che la differenza. d' azione tra le due fonti rispetto ai principj che le compongono sia poco nolabile, e che le qualila medicamentose sieno presso a poco fra loro eguali ed affini^ che volar innalzare il pre- gio dell' una a scapito e detrimento dell'altra e mi- seria, vanita e gelosia Gomunale; che entrambe sono buone ed efficaci, entrambe consistono di analoghi principj e virtii^ perocche se I' una abbouda o scar- seggia di qualche ingredienle, 1' allra a rincontro si vantaggia o difetta d' un altro^ tanto che ne ri- sulla una specie di compenso. N6 contenta a questo confronto delle due sorgenti nostrali fri loro, voile ancora la Commissione paragonarle eon altre dclle 6t pill celebrate d' Italia e d' Europa, per cfuanto il consenle o la povevta delle analisi, o la discrepanza de' metodi con cui si diressero gli sperinientatori. E stabili co«tener le nostr' acque cguale quantita d'acido caibonicOj egual qualita e quantita di prin- cipj fissi e maggior close di ferro delle acque faniose della Vitloria in Piemonte^ pressoch^ uguali prin- cipi ed uguale o forse maggiov quantita di gas acl- do-caibonico e di ferro di quelle di Carslbad ia Germania^ maggior copia di ferro cbe le acque di Vichy sorgente della grande Grille in Francia, coa uguale quantita di acido carbonico, e principj fissi del tulto analoghi^ essere ad nn dipresso eguali per la quantita del ferro e dell' acido carbonico a quelle della Traustullina, della Coronale e del Doccione in Toscana, ue nuocer loro al confronto, anzi me- ritar forse piuttosto una prerogativa di preferenza, la mancanza di solfato d' allumina che trovasi ia quasi tutte le sorgenti di Toscana: e rimaner sol- tauto inferiori per attivita e per quantita di princi- pj allc celehratissime di Recoaro, non restando pero die non sieno di virtu e natura analoga con queste, e di esse piii appropriate, appunto perche piu de- boli e leggere, a curare lungbissime e cronicbe in- fermita di soggetti estenuati, e piu opportune ed omogenee in que" casi ne' quali una troppo squisila sensibilila di ventricolo potrebbe njalamente com- Lxir fllrette alia istrnzlone del poverl glovanetli, eel offer^ fin d^ allora un' imagine delle prcsenti scuole elc- mentari. Alia ulilita adunque della erezione delle scuole infautill debbesi per nol aggiugnere V ardore di ogni italiano spiiilo alia conservazione ed all'am- pllamento di al tutto nostr^li istituzioni: poscia- cbe elle, o Signori, souo la prova clie nella nostra penisola noii nacquero solamente i grandi concepi- menti spcculativi. non sursero solo i prodigi delle lettere e delle belle arli, ma cbbero originc, incre- mento e perfezione quegl' istituti clie soli vagliono ad accelerare c raggiungere la civilta vcrace delle nazioni. Non sia temenza clie aperte nella citta nostra le scuole infantili, non concorrano anime filantropiche con ogni maniera di cure, di sussidii e di opera: imperocche ciu che oltenne uuo stupendo risulla- mcnto in Toscana ed in Cremona non puo essere in Brescia vuoto di frutto. Abbiamo a splendido or- iiamento di nostra palria un Mompiani clie, non guardando a pcnsieri, a molestie, a spendio, si tolse a rigenerare un infelice, cui nessun lunie ne intellet- tivo, no moi'ale, ne religioso era consentito dalla disavventura, cliu volto al disordine era subbielto di dolore disperalo ai genitori, e di inquietudine e scandalo ai convicini: cd c dolcc il rimembrare clie fa t-XlU sua opera se or lo vegglamo con Tncravlglia tramu- talo ill uomo intclligentc, morale cd Induslrioso: nc contento a cio lo sorregge ancora in apprendere nobilissima arte, di cui noi stessi amniirammo i pri- nii saggi nella nostra Accadcniia *. E al Mompiani ' Vha dcgli svcnturali a'qiiaU non c bisoguo Ji niigliorare la condizionc, ma siLbene »'; nicslicri, dirci quasi, d'' infondcre la intclligcn/a ; e pei qiiali, nelP esscre iu clie si trovano, e nulla la morale e la rcligionc : e tali sono i sordo-niuti. Lo Slato lia aperto in jMilano imo stabilimento di rcdenziouc per qucste iiifclici creature, cd i loro procedimcnti al meglio sono mara- vigliosi; reca stupore pero come in tanta copia di privata e pubblica bcneficenza non sicsi avvisato ancora nclle provincie a soraigliovoli istiluzioui. Poiigo pcrtanto innanzi alle filantropi- clip auime e generose 1' esempio dclla vicina Cremona : in que- sta cittu sino dall" anno iSag venue il Saccrdotc Giuseppe Soldi ncl pensicro di chiaraare a novella vita i sordo-muti, c vi fu ajjcrta un''apposita scuola : il locale ove si tiene si conccdelte gialuitameutc dal Comune : una famiglia illustre dedico all'isli- tutore un beneficio, del quale potea disporre come palrona, a formarne la dolazione, cui si aggiunscro private offerle in una ritia iu cui i figli del povero nelie scuole infantili vanno oltre ni Goo: lo spendio annuo non cccede le aiutriaclie lire looo: \i si inscgnano il linguaggio scritto colle rcgole gramalicali, gli elcmenti delP aritmetica, la storia sacra , il catcchismo c la geogrufia : i inaschi, onde apprendere i mestieri che sieno piu loro confacenli, si affidano a probi artisli, le femmine a buone istitutrici pei lavori donncschi : vcnli tra masclii e femmine vi godono al presonle il beneficio della istruzione, cd in un pub- Miro sperimrnto, dale nclPanno scclastico i834-i835, si ebbero prove di si filicc proccdinicnto da svrgliarc la n)ara\iglia ad trir si giugne 11 PavonI, nome caro pUi' esso a colord die abblauo anima dclicata e sensltiva: a lui deb- Lesi fiiio dal 1821 la erezione dl uii istituto a pro del figlluoli del povero abbandonatl^ cinque furoiio ricoverall in origine ed ora montauo intorno a qua- rauta, e vi sono dessi di ognl cosa pvoveduli, e fiuo ad olio mcilieii vi apprendono da abill inscgnalori: im tenipo e !a commozione. L' istruzione e fidata al benemcrito istitutore, la direzione a qiiella belP anima di Ferrante Aporli, del quale per quanto bene si dica riiuane serapre a dir piii. V ha poi de'' filantropi die inantengono in citta de'' sordo-mutl della provincia, onde profitlino della sciiola, fra qiiali Monsl- gnor Vcscovo, il Podesta Cavalier Folchino Schizzi, ed il iMar- chese Giulio Stanga : i qiiali provano cdn egregio eserapio come si facciano con civill e generosi intendiinenli atnabile e reve- renda la religione, elevate c splcndide le niagistrature, e come la riccliezza si levi al verace suo deslino di soccorritrice dcgU infelici. Dalla statistica di vari paosi risulta csservi d'' ordinario un sordo-nuito sopra mille abitanti; e dalle nolizie particolari a Cremona si chiarisce csserne una mcta capace di un'' istruzio- ne che a prima giunta si sarebbe lungi dalP imaginare. Calco— lando su questi dati avrcramo nella nostra Provincia i5o sordo- inuti air incirca, che potrebbcro accogliersi fruttuosamente nellft scnole : e noi abbiamo, lasciando Brescia, dei Comuni i quali cosi abbondano di ricchi che, posta la modicita dello spen- dio usato in Cremona, non dovrebbe tornar disagevole Perigere qiiante scuole fosse mestieri a sopperire alPintero di tali infe- lici. Possa P esempio cliMo metto innaiizi agli uraani miei coij- cittadini non tornare vuoto di friilto I possano non riuscir yani i uiit'i voli e le raie parole I txr find'' h clie veJemmo fcscirtie a quango a quan Jo noa pure giovaiii probl, ma esperti artefici degni di lutta lode^ e le cure di quelP istituto comprendono tulti gli affelli di quell' anima geneiosa, pel* la quale il minoie dei sacriGcii fu quello delF inlero delle so- slanze. Dove splendono si cliiari esempi non ^ a te- mersi che 11 bene non si operi con ardore^ e pen- sando a siffalti uoraini sorgo cerlo che dl nobile or- goglio nell' animo al solo pcusiero di essere loro concittadini *. Detto delle scuole Infantili non ml restano die poclii ccnnl Inlorno le scuole elemenlari. Immenso egli e 11 beueGcio di queste scuole, non h molto eret- te fra noi : ed e unlco iu Italia I'esempio di un re- gno, composto di 2^33 comuni, ove sono 3535 scuole, senza contare gP istituti di private insegna- mento, 3884 ' soli maestri pubblici,ed oltre a 188000 gli allievi che vl si crescono : lo slato spende per queste scuole, giusta i calcoli del Serrlstori, oltre a due milioni e mezzo di lire llallane, i comuni ne ' La mia proposta formo subbielto di apposita supplies all'I. B. Governo, die il Consiglicre Aulico Cav. Fermo Terzi Delegato nella nostra provincia accolse con amorc c prolesse con alto e filantropico aninio, cd autorizzato a raccogliere le offerte io tro- vo il risultamento piu prospero, onde le scuole da me procla- mate saranno in breve apcrte, e con quelP ampiezza, io tpero, che valga a provarc come i bresciani non difetlino inai di aui- «o benefico e generoso. K LXVI spendono 1,270,000. Colali scuole e il maraviglloso loro progi'edire assecurano uu diffondimento delle pill necessarie cogaizioal, dl cul non e possibile il presagire per intero i non lontaui utilisstmi risulta- jnenti. Fra queste scuole le elementari minori soltanlo souo di regola aperte al popolo della campagna, e vi si insegnano il leggere, lo scrivere, il contegglare e la religione. lutorno a cotali scuole appunto v'ha de' paurosi, i quail, non parteclpando all' ira furi- bonda di pochi contro alia islruzione popolare, pre- veggono, sono parole del Lambruscliini, die il po- polo, inorgoglito e dislratto da conoscenze inoppor- tune si svogli del lavoro, apra 1' animo a desideri smodati .... si rammenti troppo de' suoi diritti, e si dimentichi de' suoi doveri .... clie, abbau- donate le umili ma profittcvoli occupazioni, diven- ga al popolo meno sopportablle la propria sorle, die gli lornlno insipldi i placeri della pacifica ed oscura vita del campo, dell' ofGcina, della fami- glia .... Or siffatti paurosi, conoscitori imperfetti dell' uomo, questi pusillanimi di buona fede, prose- gue il Lambruscliini, non si lianno ni a vilipendere come imbecllli, ne a detestare come nimici .... ed 6 pluttosto da esaminare se cotali dubitatori non abbiano alcua die di raglone dato loro dal modo onde si diffonde la islruzione popolare. IXVlf II leggere, lo scrlvere, il coulegglave Infalli sono necessari, ma avvi pure alcun clie d' importante ollre a tali iasegnamenll, cui se ai govenii uon e dato il provetlcre, die gia assai feccio, non dccsi dimenlicare dal filantropo ondc vi si adempia col- r opera e collo spcndio possibile dei privali. Quei prirai rudimenli usar si possono per egual modo al bene e al male, c sono uii' arma a due togli, siami consenlita questa esprcssione, clic si puo dal po- polo adopcrare si a favore clie a danno di s^ e dello stalo. Nella stalistica annuale dei delitti nel regno di Francia mi venne veduto clie piu i delitti abboudavano la dove erano aperte le scuole elemen- tari, che non in quelle provincie ove mancava ogni •mezzo alia popolare istruzione: e cio manifesta uti difetto cui vuolsi porre ogni studio a toglierc, ondc le cure e i gravi spendi dell' istruzione elementare non tornino vuoti di frutto, e fors'anco pregiu- dizicvoli *. * Egli e infatti grossolano crrore il portar g!udizio dclla ci- viltk di un popolo dal solo diffondiinento delP istruzione. Dalla stalistica dclla Francia degli anni prossimamente decorsi ne vicne dimostro, che in quel regno coloro che s'' islruiscono sono iiella proporzione di uno sopra trenta abitanti , che in Inghil- lerra lo sono invece nella proporzione di uno sopra sedici , ed in Baviera di uno sopra otto : eppure chi ardirebbe affermare the la civiltk della Baviera sia nella ragione del doppio di quelU d' Inghiltcrra. e del quadniplo dclla civilta di Francia? L'islru- Lxvin Mcditando latorno I dlfettl ilell'uomo del ponolo cui vorrebbesi riparato colla istruzione, io mi av- zione e bensl un elemento di civiltaj ina noa e il solo; poiche ella risulta dal siinultanco concorso delle condizioni tutte dalle quali e generata in iino stato colta e soddisfaccnte coiivivenza, indivisibile dal perfczionamento intellettivo, economico, morale e politico di una nazione. « Se noi consultiamo la storia, di- » cava r immortale Romagnosi, noi rileviamo che rincivilimento » viene colla legge della continuita: i.° preparato e stimolato " dalla natura; 2." ingerito ed avvalorato dalla religione; 3." ra- J5 dicato ed alimentato dalPagricoltura ; 4-° secondato e tute- » lalo dal governo; 5.° csteso e perfezionato dalla concoiTcnza; J5 G." consolidato e canonizzato dalP opinione; 7." mantenuto >} e sanzionato dalla uatura clie To prcpara da prima e lo pro- '? muove )j. E Giuseppe Sacclii al proposito noslro asserisce con raoUa profoudita e spirito, che i maestri e i libri iiisegnano a hen vivcre con parole ; ma il mondo infece ci fa mat vivere qiiamlo dohhiamo lollare con maleflche realita. Lo slesso grado delJa isfruzione si vorrebbe a torto dedun-e dal solo novero degli studeati: poiche questo numero puo mi- norarsi in ragione dei metodi piu acconci e speditiri, che im- pediscano il soverchio accumularsi degli scolari ; e V istruzione non si riceve dalle sole pubbliche scuole , ma anco dalle pri- vate, dal conyersare cogli uomini, dalla lettura di libri, dai gior- nali, dair addottrinamento religioso, dalla riflession propria sugli affari umani, dalla bonla delle leggi, dalla rettitudinc e dalla tiniformita dei giudizi de' magistrati , dalle istituzioni che svi- luppino lo spirito pubblico, dal commerciare, dalP agiatezza, e da altretlali particolari che sfiiggono a coloro i quali sMntrat- tengono del solo cssere delle scuole da un governo islituite. Quanto puo dirsi con aggiustatezza si e, che, in parita di tutte V allrc condizioni, Tafilucnza allc pubbliche scuole, oye sieno viso clic polrcbbcro rldursl ai scguenll capl: clie la sua anima invilila non sa levarsi alia digaita del- 1' umana condizionc, c quindi e scorrcvole a'vizi die la digradano: che ignora le piu trite ed indispcn- sabili dottrine si ititoruo il dlrilto civile, cl'.e inlor- 110 11 diiitlo pcnale: clic manca delle notizic piu usuall, clie i procedimenti dellc scienze applicatc alia pralica offrirebbero al miglioramento dell'agri- coltura, delle arti e dci mestieri: die nella Teligio- nc, contento ad alcune pratidie, non penetra nel midollo delle dottrine, e facile alle vane credenze, e incliincvole alia superslizione ed al fanatisnio^ e tocco di volo questi partlcolarl, avvegnaclic ciascu- 110 di essi potrebbe dare argomento ad estesa trat- tazione. Ove mancbl un noblle sentire di se 1' uomo s' in- vlllsce e, non curato 1' ordine morale, non vIve die al solo Csico : c sta in cio la causa piu principale della digradazlone del popolo. Vorrebbesi dunque con avveduta istruzlone e collo sviluppo, non di relic sarebbe stata altrimcnte doverosa. Lxx'ir Icggiera e al tutto letterarla trattazionc parreLbe ineglio addirsi ad una festa couclttadina:, imperocclie io non so leggere all' irapulso imperioso che ne vie- ne dal nostro tempo: ne! quale ogni discussione i spregevole se, volta soltanto a intrattenerc piacevol- mente, o non disvell verila prima Jgnote, o le gla note non porga sotto novello aspetto e piu vantag- gioso, o non le rechi almanco a suscitare neli' ani- mo generosi e profondi commovimenti. Dir6 per cenni in ampio argomento, e la vostra benivoglien- za vorra condonare so percio in molie parti usci- ranno difeltive c manclievoli le mie parole. AI scntcnziare di molti, che fermano la lore men- tc alia faccia esleriore dei fatti e dei fenomeni che ue preseuta la umana specie, e non si addentra- 110 nelle riposte cagioni che li producono, il movi- mento universale della eta nostra, Io spirito di dis- cussione che la distingue, il contrasto dei pensa- luenti dovrcbbero dirsi sequela del capriccio di al- cuni pochi, delle dotlrine diffuse ad arte da spirit! irrequieti e scontenti, e dovremmo alzar grido di maledizione contro ad un secolo, nel quale lore si appresenta tutlo essere in preda alio scetlicismo, nc esservi cosa alcuna in che sappiano riposarsi gl' in- telletti c i cuori degli uomini: onde ha origlne In molti un nial genio contro alia eta in cui viviamo, un biasimare tulto che csisle, un lodare solanicnte txxx le andate cose, im sospirare talvolta alia stessa rug- gine della barbaric, una indifferenza ai destinl della umana specie, quasi e' fossero dominati da una cie- ca fatalita; d' oude viene 11 dividevsi e lo spartirsi degli uomini e degll scrillorl, quasi in due contra- rie fazioni, in che non pure le raenti sono in con- trasto, ma i cuorl disacerbati, sbandlte le affezloni che ravvicinano, rompono, siccome nimici, la fra- ternita che la e pure fra gli uomini la suprema legge della natura. Pernicioso errore, condizlone funesta e solo pcri- colosa del nostro tempo, che il filosofo, il filanti'O- po, il cittadino debbono adoperarsi a distruggere, onde il compiersi del deslini della umana specie ' non sia tardato dalla ignoranza e dal pregludizio^ che I' incertezza, il dubbio, la divislone dei pensa- mcnli, il volgersi senza posa che vegglamo a'nostri di, non sono che il frutlo deirordlne naturale^ e il sagglo vi osserva I'influsso della providenza che av- via 1' umana famiglia a non piii vedute e piu felicl condizioni. Non h sequela infatti di cieca forluna, ne colpa del secolo se i dubbi abbondano, se alia credenze di un di non sanno gF iutelletti starsi per intcro conteuti, se i cuori si commuovono e anela- no a sempre raigliore stato: che a nessun secolo e consenlito crearsi la maniera propria di sua vita; chu ove tu pcnclii nel midollo delle umane cose li fal certo, ogni eta di un popolo non allro essere che la conlinuazione e lo sviluppamento degli elementi che si crearono nelle eta che la precedettcro. Nel tempi che furono acchiudevansi i germi dell'attuale essere nostro: nei tempi che or sono contengonsi ia viluppo quelli che faranno V essere dcgli avveni- rej e ufGcio dei saggi non c il maledire al noslro tempo, 11 fare contrasto al progredir delle idee; ma bensi 1" avvivare quei germi, il crescerllj lo svilup- parli. Onde sia fatla ragione di cio che vegglamo nella eta nostra non e bisogno escii'e di noi medesimi. Nella facolta del pensicro, privilegio allissimo che distingue Y uomo da tutti gli enli che lo circonda- no, onde 1' umana specie aspira al vero e si adope- ra a coglierlo, a sceverarlo dall' errore;^ e nella fa- colta del sentire, d'onde e quelP ansia al mlgliore che non mai si posa, stanno le cause del dubbio, del mutaracnlo delle doltrine, dei costumi, degl'isti- tuti, dei rivolgimeuti d' ogni manlera che vidersi nella storla esteriore dei popoli. II primo pensiero che surse nelP uomo, e si volse a penetrare nei de- stini di sc e del mondo nella antichila de' tempi, rannodasi ai pensamenti de'' plu insigni filosofi che alzarono grido e riscossero immortal fama: e da quel primo pensiero precede quanto veggiamo di sor- prendcute inlerveuire nella eta nostra. II mondo, 6 LXXXII o Signori, non si governa o dall' arbitrlo o dal ca* priccio degli uomini: puo (juesto avvenire di un individuo , di un popolo in alcuni periodi della sua storia^ ma la umanita intera noa si regge che alle norme iramutabili della nalura*, ogni ma- niera di accadimenti ^ 1' espresslone di clo solo che sta in noi stessi, e vi stette fino dal principio de' secoli, Non h del mondo morale come del fisico: una co- stanza assolula di fenomeni ^ nelP ordine fisico, perch^ una legge fatale vi domina: le norme onde una planta sorge, si cresce e da frutto^ onde i pia- neti si agglrano nella loro orblta^ il succedersi delle stagioni^ la parte stessa animale dell' uomo, seguo- no nello svilupparsi, nell' aggiungere a perfezione, nel declinare e alia fine scomporsi e disciogliersi le leggl statuite nell' origine della creazione; ma per r ordine intellettivo e morale la providenza ha se- gnato un sistema al tutto diverse. Avvi bensi una legge che governa quest' ordine, che ne si appalesa alia pari e negl' individui, e nei popoli, e nella spe- cicj la quale statuisce come si levino le facolta uma- ne, come crescano e si perfezloninoj ma una legge siffatta conduce 1' uomo e la specie a processo sem- pre crescente^ e ogni passo, avveguache accompa- gnato da errori e disavventure, h in ultimo risulta- aento un conquisto nella via del vero e del bene. LIXXIIS Nel fisico si avvcra il moto coslante, ma non av- vieue il mutamento gianimai : csso pcrcorre un cer- cliio die lo nuiove dauu punto e lo liconducc scm- pi'e a] punto islesso: ma negli euti intelletlivi il mu- tamento e perenne, e lo deve essere: onde 1' avail- zare al meglio divide i destini della umana specie da quelli dcgli enti materiali: il che appalesa, dice Jouf- fioy, clie il mondo fisico si creu per Puomo', ch" csso c il teatro di cui gli uomini souo gli attori: e le scienze naturali dispicgano quel teatrOj e gli alloii ne si disvelano merce le Closofiche investigazloni. Addiviene dei popoli e della umanita cio slesso clie accade nell'iudiv'duo: poiche in entrambi sono due eta o due stall al tutlo divcrsi: il piimo in clie lulto si opera pel comun senso, die quasi ispira- zione sorregge e conduce gli uomini di tutti i tempi c di tutti i luoglii: il secondo, in die la riflessione signoreggia tulto il saperc, la volouta, 1' azione. La riflessione disviluppala e indirilta a farsi ragione di quei principj che non aperli ma oscuri, tuttoclie con intera securla contengonsi nel comun senso, e uno colla filosofia, die renduta abituale e appllca- tasi ad ogni cosa genera lo spirito filosofico, die si altamente distingue il noslro secolo, die alcuni de- ridono, altri maledicono, ma die forma la posizionc pill bella cbe da Dio stesso potesse venire agli uomi- ni coDccduta su qucsta terra. LXXXVf Non picclolo Jono o spreglevole si 6 certamente II comun senso: cosi cliiamato pcrclie proprlo al pan eN^j degli indivldul e del popoll e della specie-, che e des- so, se il ravvisi in potenza, I'attitudine a compren- dere, direi quasi per iutuizionej il buono, il bello, il glustOj il santo, il vero che souo gli elementi essen- ziali della umana natura-, e se il guardi in atto do- vrebbe dirsi la collezione di que' principj per sh evident!, dai quali gli uomini assumono e la norma dei giudizjj e la regola delle azioni: cbe in esso ac- chiudesi lo scioglimento pratico del grandl proble- mi di cui si occupa la filosofia nelle loglche, meta- fisiche, morali, politiclie e religiose discipline: chh tutla 1' economia morale e giurldica si nell' indivi- duo cbe nella specie, e la impulabillta delle azioni pendono dal coraun senso;, onde se ne togli i deltati non sarebbero le leggi d' ogni maniera che la vio- lenza del forle usata a danno del debole. Non fu infatti alle filosofiche speculjzioni levate ad alto grado cbe si reggessero i destini degli uomi- ni nella origiue dei civili consorzj ^ ma gli elementi della vita civile furono dal comun senso generati: fu 1' uomo agricoltore anziche penetrati si fossero i segreti delle scienze Csiche, e si fossero cosi disco- perte le leggi della vegetazione: fu poeta ed artista anzicht; i filosofi statuissero le soltili regole ed im- mutabill della estelica: seppe di geometriaj quanto almeno volcasi da' primi c plii itnineJIatl bisognl anzichc surgcssero caltcdre di matemalica : ebbe senso del giusto e dell' ingiusto, e si sommise a po- litic! gOYcrnamenli anzicbe un Grozio od iin Mon- tesquieu disviluppali avesscro e rccati a sistema i principi della giustizia e quelli della political fure- li^ioso anzicbe i teolo2;i ne venisscro divisando con apparato raglonativo le fonti, il subblelto, i Cnl e le regolc della religione. Traviano peru coloro cbe, conlenti al comua senso, banno in dispregio e vorrebbero proscritte o come inutili, o come dannose le filosofiche invesli- gazioni: imperocchc sebbene lutte le verita essen- zlali si concbiudano nel comun senso, luttavia elle vi stanno in germe ed in viluppo, e ravvolte cjuindl nelle tencbre e nel mistero : le sono per sequela im- perfette, non abbastanza estese, non lumiuose, non feconde di applicazione, non valevoli a creare I'in- vincibile convincimento, di cbe e pur bisogno si nei principi fondamentali, e si nelle remote dirivazioni. Questo vero ne si appalesa nelT individuo le cui facolta conoscitive non sieno disviluppate: noi lo veggiamo nel popolo delle eta ancora piu coltej e da cio nacque non solamente la varietaj ma la contraddizioue delle cvedenze cbe, lontane dai pri- mi principj, si svolsero nelle uazioni od infondate od assurde; cbe non fu quasi errore a cui pro non WXXVI venlsse in acconcio 1' esempio del faltl e Jelle con- sueludini. Se pero la natura, provlda senipre nello eleggere i mezzi accomodati al riescimento de' suoi disegni, pose negli animi umani i germl del comun senso, vi pose alia pari gli elementi dello spirlto filosoflco, die sorge, come dicea plii sopra, dal bisogno di far ragione a sfe stessi delle naturali ispirazioni^ di com- prendere in se le condizioni intime del nostro esse- re^ di perscrutare i nostri destini ; di scandagliare la ragione suprema di cio che esiste, e non avere riposo che nella sicurta ragionala degli elementari principj e delle piu lontane deduzioni. Discorrete i vari periodi della vita delPindividuo, e voi nei primordi non iscopi'Ite clie facolta e biso- gni llmitati al fisico: cresce negli anni, e tutte le idee J in che si acchiudono il vero ed il bene, si allargano e si chiariscono; ma nella eta in cni ab- bondano la imaginazione ed il sentimento, egli vive assorto nel piacere della esistenza, nel bello che la circonda, illuso da seducente prospettiva dell'avve- nire: la sua vita potrebbe dirsi quella dei sensi e delle passioni. L' eta della maturezza sorviene: la ragione, potenza dapprima inerte, surge a dlstrug- gere gF incantesimi della vita: lo state interioreri' chiaraa i suoi pensamenti, sente il vuoto della esi- stenza confinata al fisico, ed aspira alia intellettiva. LXXXVII In clil dl nol non avvenne somigllevole mutamen- to? chi non ebbe a sperlmentarc invlllta la vita dei sensi, e cresciuta in pregio, e fatta bisogno su- premo la vita della ragione i* chi non lascio parec- chle delle ricevute credenze, o non le trasform6 o ridusse, o non ebbe a rinvenirne le fondamenta in lutt'altro da clo in clie le pose ne'primi suoi annl? II giorno in cui 1' uomo approfondisce e disamina, quel giorno istesso nasce lo spirito di filosofia die venne da greci maestri sinonimata coll'amore della sapienza, dallo starsi ella, anzlcbe nel possesso del verOj nel bisogno ardente di andarne in traccia e di rinvenirlo. Ci6 cbe interviene in un individuo accade pure in un popolo, e non pu6 non intervenire nella specie Intera: imperocche le potenze deirintellettOj c Tatlivita adarvi incremento e farle perfettesi conces- sero dalla natura a tutto il corapreso degli uomini, non solamente ad alcuni pocbi privilegiati. II pro- gredire della specie fu avvisato da tulti i sapienti^ e cio cbe voile significarsi colle dizioni di providen- za, di fatalita, di destino, di potenza delle cose non e cbe la legge dello sviluppo delle facolta cooosci- tive cbe si appalesa in modo luminoso e scientific© negli alti intellelti, e ne si apre ne'popoli dal sorgere e progredire della vita civile. E il comun senso stes- so, cbe taluno esaha e vorrebbe solo dorainatore, il (pale regge gli yomini non ancora governati dallo IXXXVlll splrito filosofico, non ^ clie 11 frutto, se ben tu guar- di, della riflessione tuttavia rozza e Inviluppata nei sensi, applicata ai primi bisognl della vita fisica , morale e civile. Ne certamente vorremo noi dire die le prime nozioni intellettive e morali si dirivi- no o dagli archetipl di Platone, o dalle idee innate di Cartesioj o dalla visione intuitiva di Malebran- cbe^ poiclie se ai principj generatori della civilta umana noi rinveniamo sufficiente cagione nelle po- tenze all' uomo connaturali, sarebbe assurdo il sup- porre che con opera inutile si fos.sero essi stam- pati negli umani intelletti di mano dell'autore della jiatura. II comun sense adnnque si dirlva dalle fa- colta primigenie dell' uomo, ne si diffcrenzia dallo spirito filosofico che pel gradi plu o meno elevati di perfezlone^ ne sanno percio che si facclano o vo- gliano coloro che, plaudendo ai dettati del comun senso, si fanno al tempo stesso nimlcl e indicono guerra al moto processivo e alio sviluppo della ri- flessione che si altamente informanoil nostro secolo. E sublime e il dono di cotale splrito, e sorge la meraviglia, o Signori, quando si volga per noi lo sguardo suUa condizioue dell' uomo governato so- lamente dalle ispirazionl della natura, e ne sia fatta comparazione coll' essere dell' uomo stesso, in che sia surta e fatta signora la poteuza della ra- gione. LXXXIX Circosciitlo 1' uomo al comun senso cgll l; quasi cieco se, lasciati i prlncipj clementarij discenda alle loro sequelc, clie pure con retto discorso se nc di- rivano: negli svariatl casi occorribili della vita pro- cede al bujOj ne sa a qual parte si volgere, olie tra- via neirerrore come s' incammlna allaverita: Tabi- tudine lo incatena^ le tradizioni quali che siano per lui son legge, senza clie surga in esso il pensisro che altro di meglio vi possa mai essere sostituito^ le ap- parenze lo illudono, clic fermasi alia corteccia este- riore delle cose, ne vale ad alzare il velo onde I'in- trinseco ne c ravvolto: la independenza delP intel- Ictlo onde la natura lo ha fornilo e nulla , che on- uipotenle e la forza sovr' esso degli altrui giudicj che 1' arrestano e lo travolgono: ogni fenomeno na- turale, del quale ignori la cagione , si tramuta iu miracolo, e la natura per lui si popola di sovrana- turali polenze, e il suo essere religiose e quello della supcrslizione e del fanatismo. Tali ne appajono gli uomini lasciati alle sole iutuizioni del comun senso^ tale e T imagine dei popoli cui difetta il potere della riflesslone, che fedele ne viene offerla si dall'antica storia che dalla moderna. Quando per lo contrario pervicne a domiuarc neir iulclletto la riflessione, I'uomo rinasce come di scmcdesimo a nuova vita: le potenze deirintclletto pigliano attivita e yalore dapprima non conosciuto xt poiclie il catnpo delle umane conoscenze, che §ia of- feriva tin oscuro bosco e inestrlcabile, si rischiara ed agevola: non soggiace alPaltruI autorlta nclgiu- dicj, ma adopera independente: le norme regolatrici degli uinani affarl non si derivan o da preconcette opinlonij ma dall' Intimo delle cose, cessano di es- sere seatlte e divengono raglonate, e si riducono all' una, assumendo cosi il carattere di vera scien- za: penetra eon occhio aculo nel legame onde le umane cose si attengono, e argomentando dagli ef- fetti le cause ed al contrario, non sono per lui gli umani accadimenti dominati da cieco destino, ma una suprema legge vi discerne, el'azione della pro- videnza gli si appalesa reggitrice onnipoteute delle sorti degli uomini e delle nazioni: addivlene I'uomo signore delle sue facolta, clie volge dove vuole, con- centra, rattiene , accelera, ed acquista cosi un im- perio sovra di se assoluto, fonte uuica del valore deir intelletlo, e fondamento esclusivo alia verace moralita delle azioni: V intellettivo e il morale la vincono allora sul fisico, si divide 1' anima dai pia- ceri che la inviliscono, e la dignita umana s' innal- za, senza che nulla e falto che sia veracemente uti- le, nobile e generoso: avvisa I'uomo al privato ben essere, che e legge prepolente della natura cui e vano il fare contrasto^ ma illuminato e penetrante il rinviene ampio ed assecurato , sebbene per indi- xct retto, nel ben essere generale: noa si limilaruorao allora al prcsente, ma discorreudo i vari tempi rac- coglie 1 materiali qua e cola sparsi dell' umano sape- re, e II conglunge e li adopera alia erezlone di ma- raviglioso edificio che trasmelte egli stesso amplla- to ed arricchito alle cla venture. Tutto clie ingrandisce e nobilita Turaana specie nasce, o Signori, dalla forza del pensiero dlsvllup- pato dalla riflessione: le arti, le scienzcj le lettere, le leggi, le istituzloni si creano per esso e si perfe- zionano: il mondo assume aspetto al tutto nuovo^ c cotale tramutamento addiverrebbe maraviglioso, e disvelcrebbe a' meno veggenti il dilo di Dio, soil trausito dall' antico al nuovo essere accadessc im- provviso e subito, e non fosse in quella vece occulto ed inossei'vato pel lento ed oscuro procedere del- r uraana generazione. Nella costituzione adunque essenzlale dell' uomo si stanno i gerrai dello spirito filosofico, no a far ragione del come sorgesse sarebbe mestieri cbe spin- gere 1' occbio nelle leggi coslanti ed immutabili della natura. Precessero pero il secolo XVIII e il XIX avveuiraenti straordinari cbe accelerarono ef- ficaci, afforzarono, allargarono siffatto spirito, cbe sciolto da ogni estraneo elemento addivenne alia fine nella eta nostra dominatore. Nel secolo XV si rinvenne, o Signori, la slaropa. XClt illscopnmcnf 0 portentosOj e valevole csso solo a mu- tare le condizloni dell' essere intellettivo e morale della umana faraiglia. Alia difficolta e alia lentezza onde un di si comunJcavano le idee e le sentenzc del pensatori successe la rapldezza del latnpo: ne so- laraente si ravvicinarono cosi i sapienti di una eta medesimaj ma quelli eziandio clie onorarono i tra- scorsi secoli vi si congiunsero a formare dlrei quasi una sola accademia, in die furono posti a discus- sione solenne i pensamenli e le dottrine s\ degli aii- liclii clie dei moderni^ e 1' insieme della umana sa- pleuza in uno cosi raccolta dovelte somigliarsi alia virtu della luce clie si diffonde ad irradlare il mon- do materiale, ad avvivarne ed anzi a crearnelepo- tcnze e renderle frultuose. Un nuovo mondo nello slesso secolo si dlscoper- se, e r avvicinamenlo dei popoll, gla esordlato dalle guerre delle crociato, sotto ogni allro rispetto as- surde e disastrose, addivenne costante ed universa- le j e cosi i costumi, gli istituti, le leggi, le varie cre- dcnze, le condizioni politiche di ogni stato appar- vero nel loro intimo e senza ombre. Sinche i pensatori viveano da soli, sinchfi non era ^immediato il contatto fra le nazloni, esser poleano perpetuate senza conlrasto le stesse credenze, potca tenersi essere ottime le nazionali tradizioni, ed in esse acchiudersi tutto il vero ed il bene^ ma cio ad- tlivcniva Impossiblle nella sorvcnuta condlzione di cose, e nato il bisogno di comparare pensamenli a pensamenli, islituli ad istiluli, crcdcnze a credenze al tulto tra sc conli-aric: rimperio deirabitudine, la reverenza cieca all' autovlta doveano allora discio- gliersi, e sulle loro ruine non potea uon alzarsi lo splrito della piu libera filosofia, Al tempo slesso in clie veane la slampa, c Ic Americbe furono discoperte, dal fondo di un cbio- slro dcir Alemagna si alzu una voce non prima udi- ta che risuoao in tutta Europa^ un oscuro mouaco ardi rauovcr guerra ad una potenza clic consacra- vano ad un tempo e 1' anlicbita deli' origine, c la continuita del possess©, e V imperlo dclla religione^ end' e clie dominava ella nou pui'e nella mente e nel cuore dei popoli, ma d' innanzi a lei piegava ogui polesta della terra, cb' ella dava c toglieva le coro- iie, vincolava e scioglieva i popoli dalla obbedien- za. Si svolsero i titoli di quel polcre: si voile dcter- miname i confiul^ si mise grido solenne a riforma- gione^ si procedette innanzi a negarne 1' autorlla , cbe fu spenta in una grau parte dEuropa. Le ma- terie religiose furono da quell' epoca subbictto di cvitico esame e di ardila iuvesligazione^ ed alF au- torita venae allora sostituito presso molli popoli il privato giudicio e la independenza della ragione. Fu malanno, o Signori, nc e bisogno cbe il dica. XCIV r avvenimenlo clie divlse dalla nostra credenza pa- recchl popoli die ne furono un di confratelli, da quella credenza clie serb6 In epoche disastrose gU dementi dell' uraano sapere, clie freno il dispolismo brulale, clie fu contro alia barbaric benefica e ge- iierosa proteggltrice di civil ta^ ma se io lamento, come credente, le sequele della riforma, h cliiarissi- mo cb' ella influi prepotentemente ad avviare lo spirlto filosofico, e cic) fu un bene clie la provldenza fe' sorgere da quella grande disavventura. Poco appresso gl' italiani pensatorl, mossi da quella forza d'ingegno attivo e penelrante, clie sem- bra condlzione speciale di questa felloe terra, alza- ron voce contro agli errori cbe dominavano nelle scuole: ruppero essi guerra ai metodi sconfacenti, ed al pregiudizj scolastici cbe falsavano I'uso delle facolta della mente: sciolsero i ceppi clie alia liber- ta del pensiero erano posti dalla superstizione:^ e i primi, non content! al distruggere, ediflcarono, In- ducendo il metodo della osservazione cbe, dall' in- dole sua propria, fu detto metodo naturale. Dalla scuola italiana esci Galileo: prima di lui i filosoG si foggiavano il mondo a capriccio, e vi poneano a legge le preconcette opinloni lore : la riforma, dice il Botta, avea resi attivi gV ingegni, ma non illumi- nati: V attwita si consumava in dispute teolog'tcJie, die per lo piii a soUigliezza tiranOj non a grandezza. xcv non ad amore di verithj ma a pcrtinacia ili setta. Galileo^ il prima , insegnb a non parlarc delta na- ttira se non dopo di lei. La sua scuola fu un I cmpio eretlo al piu alio spirilo di ClosoGa nclle fisKche e matcmaticbe discipline: e clii polcvaj o Signo:ri, fer- niare quello splrito, c contcudergli il canipo di lullo V umano sapere ? chi potea dire alT uomo : allienli al fisico, il morale non ti appartiene? ti occiipa dei destini di questa terra, ti astieni dal perscrutare quclli dcir avveuire? indaga le norme del bcllo della natura e deir arte, non ti distendere alle legiji, alia politica, alia religioue * ? ti addeiitra nelle cagioni onde viene il bene private, ma lascia di penctrare le sorgenti onde possa essere dcrivato quello di un popolo o della specie ? * Non sicno concctte paurc dai limidi per Ic mic parole , cliVgli e verissimo che lo spirit© Closofico si stese e dovea stendersi alle niaterie religiose, e il cattolicisiiio clic nij onoro di professare non gli e inimico. V hanno vcrila di piu specie, e ciascuna d' esse lia il suo proprio ciiterio, ne il bene con- cetto spirito filosofico ne exclude alcuno, nc percio le dotlrine. rivclate soggiaciouo nel loro inlimo al doininio imniediato della iimana ragionc. Se entrasse nel siibbietto del niio discorso il far parola delP ufficio dello spirito filosofico intorno la religio- ne direi, ch"'csso si stringe ad iudagare i segni e Ic prove della rivelazione: a discernere le note distintive dclP autorita a cui sola dec sottomcttersi V umano intellctto , ed a sceverarla da ogni altra che si presumesse di surrogarvi: a distinguere in fine i dctlati di !ci dullc opinioni e dai coninjcnll degli uoniini. XCVl Si cessi adunquc il mal genio contro alio splrlto filosoilco del nostro tempo, cV egli e il frutto piu nobile della nostra primltiva coslituzione: clie la condlsioae attuale delPumaao iatelletto viene dalle cagioni clie si elaborarono negli andati secoll, ed e lo sviluppo iiecessario e indeclinabile dei semi git- tati dai nostri padri^ clie alio afforzarsi e allargarsi delio spirito filosofico 6 couglunto per legge immu- tabile il perfezlonarsi dell' indlviduo e della specie : che desso non e P opera dell' anglolo delle tenebre, come pensai'ono alcuni pregludicati teologi, ma slb- bene dell' anglolo della luce. Si dismetta un con- trasto Inutile al processi dello spirito della eta no- stra; clie la facolta del rifletlere una volta eccltata e poteuza clie non si frena: e la storia ue testirao- iiia, clie la gucrra raossa alle idee non valse clie a farle piii poderose e piu attive, ed a far loro rag- giungere piii luralnoso e piii rapldo il loro scopo. II naturale andamcnto del discorso ne conduce a parlare dei rlsultamcnti dcllo spirito filosofico , cd a dire delle condizioni del secolo XVIII e del co- minciare del XIX : e sono esse il dubbiare degl' in- tclletti; il moto irrequleto al progredix'e : la divisio- ne e il cohtrasto dei pensamenti e delle dottrine: e da siffattl particolari appunlo si traggono le pau- re dei timidi e scrupolosi al cospelto della filosofia, clic loro sembra conchiudcrc a disperata dubitazio- I nc (11 liittc coso, c alio slmggimcrilo, usero le paro- le tlcirillustre IMammiani, di quel noLili adagi del scnso comunc clic liaiino iiisino a noi conforlata la nostra specie, salvata la dlgiiita del iiostro esscre, e tratlo un velo pietoso sulle parli di lei piu inferme c manchevoli. Tcmenzc infondale, csagerate idee di pcricolo! il diibblo. il molo al processo, la dlvl- sioiie dci pciisamcnli chc segnaao le cpoclie filoso- Cche sono essenziali a cessare gli errori, a disco- prire od appurare la vcnta, a perfezionare la parte piu iiobilc ed elevata del nostro essere^ clie sarebbe non migliorameuto, ma digradazione per 1' umana specie 1' essere ricondolta alia eta, se mai v' cbbe, clie da laluno vuolsi beata, iiella fjiiale, contenli gli uomini di loro sorte, viveano scnza cure c iii- fjuletezzcj tenaci a ricevuti piiucipj, nou rispettosi air autorita, ma cleclii veneratori, alio slato in cbc le polenzc conoscilive pareaiio Incite a dar frullOj o nol rendcano cbe fallevole ed imperfetlo. Per compartire con giustizia la lode o il biasimo al diibbiare dell' uonio e mesticri guardare allc ca- gioni oude il dubblo sla generate. Pu6 I'uomo aver dubbj perclie non si curi di eleggere fra 1' errore e la verita, indiffereule intorno ai propri destini, e vinto in csso dalle sensuali inclinazioni il morale e r iutcllcltivo. Dubbio siffatto c certamente condan- ncvolc ; c tolga i! ciclo cli' io mi pigli a difendere 7 xcvrti uno stato dell' anlma che volgerebbe a ruina tutlo che forma quanto avvi di graiide nella umana con- dizlone. II dubbio filosofico e difforme al tulto dallo ac- cennato: muove egli dall'amore del vero, in die sta la vita dell'intelletto, ed in clie P uomo predomi- nato dal bisogno del penslero puo solo trovare ri- poso. Non hy per sequela, un tal dubbio minaccioso al vero 5 poich^ 1' uomo cui muova dubbio siffatlo intende solo rlsalire all' origine delle umane cono- scenze, coglierne la ragione, vederle a nudo e con quella intuizione che vaglia a generare un assoluto convincimento: lo scopo di lui apparente e il di- struggere, il reale e 1' ediQcare. Gli e questo dubbio, o Signori, che a torto voi'rebbesi diviso dalla uma- na condizionej che quando I'uomo si ripiega sovra se stesso colla riflessione e si discioglie dalla abitu- dine, trovasi spesso in tra due, ed anzlche si decida, guarda, esamina, pondera il pro e il contro d' ogni questione. II dubbiare e dell' uomo , e sarebbe non Invlarlo , alia perfezione, ma dilungarnelo, se il francassi dal dubbio e vi generassi nelT animo la sicurla che esclude 1' esame, e non lascia in incerto il giudicio. Gli enti irrazionali non dubbiano perche difettauo j d' intelligenza, ed in cambio di esser retti dai cal- coli deir intelletto il sono da islinto cleco che non XCIX i-aglona^ c la dlvlnlli non La duLLj, pevclii il vero lie c collo immcdiato c senz' ombre, ed anzl il suo esserc i il vero slesso^ ma per 1' uomo, sibbene spi- ritualeed intellettivo, ma fovnito di facolta lirailate a strelto con6ne, il dubbio h indeclinabile si inter- no la esislenza dclle cose, e si idtorno le qualita loro e le relazioni, c testifica egli alia pari il debo* le ed il grande della nostra specie. Sarebbe bello clie all' uomo si palesasse seiiza ncbbia, pura ed intera la verita^ ma se piacque alia providenza di slaluire inlorno all' umauo intelletlo d'altra raaniera, clii- niamo la fronte e rispettiaraone grintendimenll. II d.ubbio filosoSco adduce alia indagine ed alia osservazione accurata e riflettuta della natura : cli& in lei sola c il campo iu cbe possano svolgersi le po- tenze conoscitive, e raffronlarsi le idee concelte colla realita delle cose: e la veritadi tal modo fiicoHa nelle Csiclie discipline, e non puo non esserlo nelle morali ed intelletlive. Se voi togliete o riputate vana la osservazione cbe il dubbio muove, e forza tli convenire, o cbe non ista nelle forze umane di raggiugnere il vero , o cbe il vero non esiste nella natura, e cosi coloro cbe combattono il dubbio filo- sofico, per limore cbe il vero ne venga offeso, git- terebbero inavveduti le fondamenta alio scetticismo. Non conoscono percio la umana condizione coloro cbe si spavcntano al dubbio filosoficO; quasi ne sie- no miaacclate le verlta essenzlali al ben cssere del- r indlviduo e della specie: clie la storia del teoipi andati c la giorualiera esperienza ne testimouiauo, come il bisoguo di credere sla per lel il prlmo, il plu costante, il piu universale-, e gll errori e le disav- venture clie afflissero ad iutcrvalli V umana specie noa vennero il piu spesso dai dubbj eccltati dalla filosofiaj ma dalle mal concette ci-edenze, dalla te- nacita alle ricevute tradizloni cd alle abitudiui, dalla revereuza cieca a nomi soleunij ai (juali gll uomini inerti, o iiimici all' csamc si abbandonarono. Tolgasi il dubbio, e per V umauo intelletto e ira- possibile il progredire. II processo non e ne puu essere ncir acquistamento di potenze novclle: non nel trascendere i limill dei uaturali subbietti delle uraanc conosccuze; ma esso si sta nel rinvenire con sicurczza clie vagllano le facoltii all' uomo conseutlte, e in clie sieno difettive: ucllo scoprire il metodo degli usati plii atto al retto procedere dell' intelletto, onde si ottenga lo sviliippo intero delle sue forzc , e non inciampi o ti'avii : a fare di- stinte le rappresentazioni iutelleltive dei subbietti che sieno confuse, a togliere le apparenti o difformi per sostitulrvi le rispondenti alia realita delle cose. E mestieri adunque al processo 11 dubitare sulle idee concette inlorno le potenze dell' intelletto, sulla estcnslonc lorOj sui loro linilti, sulla opportunita 'a Jcgli usall mctodi, sullc vciltci d' inluizlonc a cer- tidcarsl sc la osscrvazione ondc vennero sia esalta c coinpliila, c sii quelle di diraostrazlonc, a scorgcre sc sia rcUo o fallacc il discorso ondc vennero dcri- valc. Togliete il ritorno dell' ialellelto sulle acqui- silc cognizloni, chc c una stcssa cosa col duhbloj e voi dannate gli enli razlonali, contro la lore nalu- ra, ad csscre slazionarj. Non ne si offre infatti, discorrendo le storie, epo- ca di processo disfavillante di luce, clie ove gli uo- miui rivenncro sovra s6 stessi e dubilarono sulle credenze ricevute. Nell' Oriente, deslinato a crearc i primi semi dcliumano sapeie e a diffonderlo agli altri popolij il processo consenlito dalle idee reli- giose predomiuanti non surse clie nato 11 dubbio, il medilare, 1' opinare libcro e varlo, la discusslone. JNclla Grccia la spinta al processo venue da Socra- tc, c voi, o Siguori, mi prcvcnite in che stesse il suo metodo, volto a dubbiare sovra tutto per ot- leuere la ragioue d' ogni parte dell' umano sapere non dalle comuni sentenze, ma dalla naluia stessa delle cose. II dubbio socratico impresse un moto clie duro molti sccoli, e cangiu per inlcro I'aspetto dcUantica filosoSa. Nella nolle del medio evo avem- mo la scolaslica filosoGa, inviluppata c surrelta dalle idee religiose^ ma a diffcrenza dell' antica orienla- Icj la rcligionc cvangclica, lutto volla alio spirilo o percio processlvaj non tolse 1' opinar libcro, e fa in queir epoca maraviglioso il potere del dubbio, la vivaclta della discussioue, la varieta degll opina- nienll e delle sentenze: ed e percI6 univei'sale e con- covde 11 sentlmenlo dei pensatori, cbe senza il dub- bio e impossibile il processo della uniana specie. Gl' italiani, che prirai diedero raaao al risorgiraenlo di ogni nobile disciplina, proclaraarono doversi in- uanzi ogni cosa i-iordinare il peuslero umano: do- versi le sentenze ricevute confrontare, come dicea quel grande e perspicace ingegno dl Gampanetla, col libro magno della natura, onde rilevare quello che le cople avessero coirautografo di somigliante: pi'e- cettl variamente csposti che conchiudono all' uno, e che vcnnero riassunti dall' insegnamento del Vico, che il metodo solo acconcio alia scoperta del vero e di operarlo: con che quel grande intelletto non volea gia che il vero esser dovesse 1' opera arbitra- I'ia deir ingegno umano, ma esprimeva che a rag- giungcrlo era bisogno lornare sopra di se, ritenlare le vie percorsCj e rifare per intero i gia eseguiti pro- cessi intellettivi. Bacone insegno le stesse cose quan- do scrisse: che al processo era mestleri che tutlo quanto il sapere umano si restaurasse dalle sue origi- ni; e Cartesio ripeteva egli pure e appllcava 1' inse- gnamento degFitaliani dottrinatori quando stette iu- cerlo siilla efficaciadcldiscorso: pcnso^dunqucesisto. cm Inslgnorltosi II dubblo degli iimaul ingegni, e smosse o rovesciatc coa esso le tratlizioni e le abi- luclini create (lall'errorc, sorge uno scontentamento nciranitno: che 1' uorao ha bisogno di chiaiita di priucipj, di sicurla di credenzc, e si coramuovc egli percio e si adopera a riutracciare il vero , dal cui arnorc il dubbio stcsso fu genera to: e di qui il moto processivo a miglior condizione. La immobilita cui lalutio voiTebbe daunata la nostra specie e impos- sibile: poiclie sarebbe ella iu conlrasto col pei'fet- tivo del nostro essere. II moto ed il processo sarcbbero nclla nostra specicj ove pure non sorgesse lo spirito filosofico, a grado elevalo di perfezione. Se 1' uomo, al modo stesso degli enti irrazionali, non avesse cbe il sen- sitive, potrebbe egli ristarsi dal progredire: che le tendenze al ben essere fisico sono costanti e in- variabili, come il sono e lo saranno gli oggetli che vagliono a satisfarle^ ma differenziano Tuomo dagli enti irrazionali, come e plu volte osservato, le po- lenze dell'iutelletlo, ond'e atto a conoscere se stesso, gli oggetti che lo circondano, i suoi destini, i mezzi accomodati a raggiugnerli: potcnze capaci d' inde- finito procedimento. Cotale moto, ne' tempi in cui giaccia lo spirito filosoGco, si opera in modo pre^^aoche impercettibile, ed 0 csso il lavoro della natura che si opera in se- CIY gretOj clie al plu Jegll uomlnl trascorre Inosservato, e i cui risultamenli non si appalesano clie dopo ii corso di secoli. Per siffatta guisa si crcarono i po- poli idee morali, costumi, leggi, istilutl, art!, gover- namenti, letteraturaj religlonc, c siffatti particolari durano al durar delle idee, e si tramutano, cessate quelle o travolte: e da cotali tiamutamenti diriva- no la prosperita o la miseria, la forza o la debolez- za, il progredire o il retrocedere delle nazioni. Ii temppj o Signori, e il primo operatore di rlvolgi- mcnti- e rlvolgimcnti siffatti haniio il privilegio fjunnlo di essere inevitabilij alti'cttanto di essei'c le- giltimi sempre e seuza censura. 11 processo naturale pero delia umana specie 6 Icnto^ e se al processo delP iudividuo c sufficieiilc, ' dicea Jouffroy, anco im solo perlodo dclla sua vita, a quelle di un popolo e raestieri di un sccolo, e dieci secoli occorrono a quello della specie iutiera:^ cd ar- roge clie, iasciati gli uomini al conuin scnso, travia- no in crrori, e il processo non si avvcra chc colla esperienza dei mali clie gli errori traggono seco: sic- clic il vero e il bene si ottengono a px-ezzo di pro- lungati malanni e disavvcnture. Per colore peraltro clie si addentrano ncirintriii- scco delle cose, il moto dclla specie gencrato dal pomun sense non ^ essenzialmente diverso dal ri- flctlulo che si promuovc dallo spirito fllosofico. La causa di enlrambi li in fondo la stessa, V atlivlla cioe inclefinila della umana Inttlligcnza: il modo soltanto nc c vario, e ne sono vari del pari i lisultainenll. Ncl moto alia uinaua specie connalurale opcrato dal coruuii senso 1" uomo precede senza precise sco- po, c dirci quasi senza clie il voglia: il vero ne e per lui coltOj ma quando, polrcbbe dirsi, di per se stesso si manifesta. Nel moto rilletlulo iuvece lo sviluppo c il proccsso si consegue perche si yuolc, e V uomo percio adopera a scopo determinato: il vero clie si conquista non e solamentc sentito, ma esce dalle tenebre e si coglie luminoso: il proccsso e estcso c rapido clie, conccntrala la intclligenza intorno i varj subbictti, crcsce d'inlensita e di vigorc, e disple- ga un polere maravigliosoj i varj argomenti del- I'umano sapere si comprendouo sotto ogni rispetto, c nelle cagioni si veggono conleuute le sequele piu lontanc. In questi cenni, o Signori, si scorgono i particolarl cbe differenziano il procedere delle vol- gari meuti da quello degli elevati ingegni, nei quali sia fatta signora la riflessionc. L' ufficio dei filosoQ non e gia di crcare, come alcuni stoltamente opinano, nuove tcoricbe, traen- dole dalla loro imaginazionc ^ ma di rintracciare le IcggI della iiatura, cui e pure indiritto il comun senso degli uoniini, c di coglierne con piii sicurta c rapidczza i rlsullamcnll: la loro missioue c uniana, CVi elevala, geuerosa: clii si assumono essi dl accorcla- re alle masse il carnmluo e di agevolarlo : danno eglino opera a cansare gll error! , a dllungare le dis- avvenlure, di mezao alle quali soltaato potrebbe la specie aggiungere al piu bello dei conquistamentij la verita in ogni cosa. Ed e ammirabile V ordioe e il maglstero clie la providenza adopera nel compartire i suoi beneficj alia umana specie: nella origine dei sociali consorz) era mestieri, come ho toccato sopra, di un lurae pronto ed inluitlvo*, clie 1' agire e di ogni memen- to, e ad ogni atto e bisogno di regola, e lo spirito filosofico, lento nel sorgere e nel progredlre, sareb- be stato alloi*a difeltlvo e manchevole; e venne per- cio supplito al difetto colle immediate e sponlanee ispirazioni del coraun senso^ I'uomo pero non dovea solamente vivere e conservarsi: ma alzare doveasi sovra le prime intuizioni, e gli elemcnti ne furono posti nello spirito filosofico, o nel bisogno e nella efficacia della riflessione. Anzicbe pero sia raggiunta la verita intera nclle filosofiche iiivestigazioni si svolgc una varleta sor- prendente di pensamentl, c un contrasto lalvolla estremo di dottrinc al tutto opposte: e cosi deve in- tervenire per la ulilita del sapere, guardato all'essere delPumano intelletto, e alle leggi che dalla pi'ovidenza soao poste al suo esleso eraglonato svilupparaento. I La nalura & una, perchfe sogglace ad unica e su- preiua leggej ma clla e varia e iramensamente varia al tempo stcsso. Quella varieta ammlrablle ne si offrc ncl suo compreso a iin solo tialto: ma la prima vediita non ne disvela distiutamcnte i molteplici par- licolari che vi si comprendouo. Quegli svariati ele- menli vogliono esscre gli uni dagli altri divisi: la riflessione dee concentrarsi ad una volta sopra cia- scuno, quasi e' fosse solo, ne dee slaccarscnc per rivolgersi ad altro che allora soltauto clic abbiasi di quel primo concetto un' idea corapiula. 11 proccdere -dell' iulelletto al discoprimeuto del vero rispetto alle filosofiche discipline si assoraiglia a quello de' sensi rispetto al fisico. GItlate roccbio, dicea CondiUac, sopra un' estesa campagna: una prima occhlata vi reca innauzi erbe, alberi, acque, auimali^ ma quella prima rappresentazione vi offre tutti gli oggelti in modo confuso c indistlnto: sor- viene la riflessione e il volerc dell' uomo die gover- na e predomina le sue facolla, scevera quegli sva- riati oggetti gli uni dagli altri, c si ferma sopra cia- scuno di cssi in particolare: sorge allora la cono- scenza speciale, cbiaro-distinta, e giungetc cosi a disegnarc di quelle erbe in confuso vedute le varie famiglie, a segnare di quegli alberi le varie classi: ci6 che si trova nei varj obbietti ne si stampa allora confurme all' animo. Talc si c 1' uffitio della rifles- sioiie nel subbletti del sapere clie spellano al fislco,' e non c dlverso in quelli clie spettano al moi-ale ed air intcllettivo. Nel divisato modo di procedere dell' intelletto sta la ragione onde le scicnze filosofiche non pcr- corscro in antico una via secura, ne aggiunsero al perfetto cui venneio iielle eta modei'ne : le varie parti dello sclbile umano erano allora di soverchio in lino raccolte, perche dalla stessa scuola esclva it matematico, I'ideologo, il moralista, il politico, I'ora- tore; si sceverarono quei diversi rami del sapere, e r attivita umana, non divisa intorno disparati sub- IjiettI, come presso gli antlclii, ottenue in ciascuno di essi frulti non isperati e maravigllosi. La natura adunque varia e molteplice, e 1' indole dell' umano intelletto ricbieggouo la separazione del varj subbletti del sapere, e il meditare sopra di essi sparlito, e mentre sovra I'uno si medita il per- dere di veduta e dimeutlcare tutti gli allri: clie spesso la vivacita e I'impazicnza di un alto ingcgno, clie tutto vorrebbe ad un tratto compreudere e il piu grave ostacolo a fruttuosi procedimeuti. La di- menticanza, clie in s^ stessa e dannevole, conside- rate alPeconomla suprema della mente umana, e per indiretto un eleraento efficace di perfezionc: poiclie per siffatto modo soltauto le facolta delFanima si conceutrano, e dispiegano il lore valore. firs E veuetido a pavllcolarichc piudappresso rlsguar- Jano al subbiclto della nostra disamlua, le sole in- tuizjoul del coinun senso nc appalesano nell' uomo uii cntc scnsitivo, inlclligcnlc, libcro, ed esserc da lul iudivldiic Ic idee deirutile, del bello, del giuslo, del vcro, del rcligioso. Alia Inlera conoscenza del- I'liomo e mestierj il cogliere qucgli svarlali elcmcnti e r approfondiili 5 ina la umana Intelligcnza, iinper- felta com" ella c, procede all' csame del singoli, c se ne prcoccupa: II punto rlfletluto riceve una luce particoliirc, ed il resto dlscompariscc e si perdc: e da clu coiiscguita clie spcsso F uno degli essenziali dementi, quasi solo eslstcsscj si assume a significare adequatamente la umana condizioue. lu qucsta leg- ge delle facolla umane lianuo orlgine, ncllc epoclie filosoGclic, la divlsione ed il contrasto del pensa- mcutl e delle dottrlne: ne e da fame le meraviglie, ne vuol esseine concetto sdegno, clie d'altro raodo non e conseutito il procedere dell'umano Intellclto, cd a togllerc questo sconcio sareLbe bisogno, come diceva il Genovesi, farsi dell' uomo una divluita o uu auimale senza ragioue. I molteplici sisteml cbe sui'sero e dominarono, e clie poscia si riuvenuero difetlivi ed erronei, si orlglnarouo dalla tenacita della mcnte umana ad alcuni paitlcolavi del tullo, niculre il tullo voleva esserc cousiderato. ex La divlsione acluuque e 11 contrasto del pensa- nienti debljono essere compagni indivldui al proces- so Inlellettlvo della umana specie^ e sempre die lo splrlto umano pervenne a grado notevole, quella divisione e quel conti-asto ne si appalesano dalla storia. Quanti slstemi diversi non vennero dalla scuola Socratica, dalla Alessandrina: quanli dnlla Scolastica e dalla Italiana stessa, disvlluppala e fatta piu splendida da Gartesio, solamente perchS seppe adornare I nostri conceplmenti e dlsvilupparli , e perclie li diffuse nell' Europa da un teatro piu elc- vato ed appariscente! Loke, Condillac, Leibnitz, ' Kant, tuttoche di svariate dottrine, appartengono all' una delle epoclie filosofiche piu luminose. E le cose non poteano procedere d'altra maniera: tulti gli elementi della umana natura, e da ripetei'lo, vogliono essei'e recati in luce; ne la mente di vin sol uomo puo svolgerll a un tempo stesso. Se pero non puo oltenersi dall' opera di un solo pensatore , se non puo aspettarsi da una sola epoca la compren- sione deiriulero dei subbietti della filosofia, il com- plesso dei pensatori raggiunge divisamente cotale scopo; e vano sarebbe lo sperarlo compluto senza r inconvenlente delle speciali contemplazioni. I pi-ocedimenti della mente umana ti manifesta- no dovere di spesso Terrore comparire frammisto al vero: ed arrogclc difficolla che sono propiie alle filosoficlic speculazloni ': clic lulle le allre sclenli- ficlic discipline, dice il Mammiani, assumono il sub- btetto loro cou qucUa prirnitiva nolizia clie la na- lura ne porge, scnza indagarnc pin innanzl lo sla- to e r orlgine, e proccdono osscrvando e raziocl- nando colla scoria di que' princlpj logical! clie la iiatura infonde in ciascuuo, senza revocarne in dub- bio I'autorita^ dove appaiiiene alia filosoGa il di- cbiarare le nozioni clie compongono Y idea prirni- tiva di ogni subbietto, e il chiamare ad esanie, e provare il valore dcUa logica naluralc: cbe il filo- sofare si stcnde all' universe sapcre, dove 1' allre discipline nou toccano cbe ad alruni particolari: cbe i subbietli della universa filosoGa sono immen- samenle svariati e sottili, e talvolta quasi non per- celtibili, end' e cbe torna disagevole il rinvcnire i segni cbe vi si affacciano c valgano a rettatnente sl- gnificarli: cbe in fine la filosofia non s' intrattiene sollanto di astrattezze intelleltive, ne in esse si fer- ma senza rifletlere alia prallca, e quando a quesla si discenda, le abitudini, i pregludizj c le passioni cbe vi contrastano ne alterano di spesso c nc tra- volgono i concepimenti. Da tulle le accennale cause procedono alcune Ga- te de'travianienti dell'umano inlellelto:^ ma I'alzar voce contro agli crrori cbe non possono dividersi * Maininiani. Del rinnovamcnio ilcHa fjlosoGa aulica ilaliana. ex II dalla iimana conJizione ad iscrcclitave lo splrllo filosofico, e un offenJei-e alle leggi della natura. clie voile il processo, ma nou 1' cbbe a garanlire da tva- viaraento^ e il preteudei-e di torre gli error! dal- r umano Intelletto sarebbe stolto alia pari clie vo- lere dalla vila fisica escluse le nialattie. Pcrclic I'uo- ino non e atto a cogliere tutto il vero ad un tratto, e cade in errori, dovreramo noi volere che giaccia- no senza frutto le facolta all' uomo compartite, e valevoli ad indefinite procedimento ? DovreLbero r individuo e la specie ristarsi dal processo, e do- vremmo con Rousseau far la satira delle lettere e delle scienzc, e volgere i nostri elogi alio stato della barbaric? Colore che vorrebbero sbaudito lo spiri-! to filosofico per cansare gli errori, diceva Tacuto e vivace ingegno del Tamburini, dovrebbero somi- gliarsi a colui clie avvisasse a purgare la casa col- r incendiarla, ed a sanare le frutta col tagliare Tal- bero alle radlci. Ed <^ fuor del retto il giudicio che recasi conlro alio spirito filosofico, guardato ai mali clie per indiretto ne vennero in nlcuna delle epoclic della sloria: imperoccbe e da considerare, a far retto calcolo delle cose, all' inlero compreso dei tempi e dei luoglii, come vuolsi avvisare al volgere percnne dell' ordine fisico a coglierne il bello e 1' arinonico maraviglioso: e sarebbe pazzia il portarne giudicio da (juegli slraordinarj commoviraenli cbc ad inter- CXIIt ! valll sorvcngono, c pajono talvolla minacclare dl- struggimcnlo a tutlo il crcalo. I tlannl clic susscguirono a mal concelte clottri- ue vogliono essere ascrltti, anzicli6 all' errorc , piii spesso alia intolleran/.a cJ alia pei'secujyone. Quauda per un orgoglio, clic non saprebbesl al nostil d"i coii- cepirc, Tuomo preleadeva comandare non pure alle azioni, ma ai pensamenti dclT altro uomo: quando il traviar della mente, clie e cosi agevole, clie si corn- pone si spesso cogr intcudimenli piu retti, clie e si degno di essere lamentato faceasi uuo col delitlo^ e si aprivano contro agli errauti le earceri, e si ar- mavauo i tribunal! del piu. aspro rigore delle puni- zioni, allora gli crrori si radicavano e si faceano sorgente di pubblicbe disavTcnture. Siate, io diru, tollerantl: dove vedete o parvi di vedere T errore non vi vciiga teste innanzi la colpa: fate di disve- lare I'errore col rispctto clie deesi all' uomo ^ die non erra egli mai per disegno, ma travolto dalle apparenze clie gli afflgurano nell' errore la verita : imitate il cielo nei vostri affctti, il quale dispensa I suoi bcneficj egualmente su tutti gli uomini^ e Ter- rore o noa sara, o non durera luugamente, o i danni ue saranno lievi ed agcvoli a ripararsi. Dalle cose per noi discorse viene cbiaro, o Siguo- ri, in ire stadj volersi dividere il procedere dello spirito uniano: ncl prime rgli scgna il suo compa- 8 CXIV rire colla universale dubitazlone sulle isplrazionl della natura^ c il prlmo passo e volto a torre gli errori, ad aprirc ed agevolare la strada al vero: nel secondo, distrutti gli errori, precede I'intelletto piu innauzi, a crearsi aggiustate idee, si concentra la riflessione, si dividono i varj subbietti del sapere ad agevolarne il comprendiraeuto, e surgono le va- rieta e il contrasto dei pensaraenti: nel terzo gli svariati e divisi elementi del sapere debbono essere riconglunti, e il filosofo adopera a guisa del cliimi- CO cbe, scomposlo un corpo nelle singole parti, e vistane 1' indole cd i parzlali effetti, li ricompone, ne gli e poi disagevole il dlscoprire le leggi del loro intero. Questo adoperare dello splrito filosofico dee condurre la scienza alia pienezza della sua perfezio- ne; poiclii la imperfetta analisi falsa i sistemi, e la compiuta li rintegra, e li adduce a rappresentare la verita, che non esiste divisa in parti, ma nel suo essere complessivo. Tale e il destino, o Signori, che dee compiersi dalla eta presente e dalle venture. Noi esciamo dal secolo XVIII, e vi appartenia- nio, come gli effetti appartengono alle loro cagioni. In questo secolo lo spirilo di filosofia, preparato da lungi nella eta ultima della scolastica, fortificato dagli accadlmenti cbe sopravvennero, allargato non pure a lutti i subbietti del sapere, ma indiiitto a volgere in alto i risultamcnti della speculazione, e sempre combaltulo e represso, assunse 1' aspetto di uii poterc in Europa vlolenlo c miiiaccioso. E ccr- taniente il contrasto elcvatosi fra coloro che volca- no recarc in atto le nuove Idee, c coloro cbc da ogni novita abborrivano tenaci a tutto 1' antico senza consentire tampoco 1' esame se ancor giiisto e J uti- le, se accomodato ai bisogni dclla surta genRrazio- nc, si allarg6 ad eccessij cogli errori venne dl spesso confuso il vero, e la sraania clie traeva alle Innova- zionl coudusse a rovesciare dell' antico edificio do slesso clie era essenzlale di conservare , e lo splrito delle riformagionl ch' esscr doveano il frulto gra- dualo e Iranquillo della discusslone e della conso- nanza del pensare e del sentire universale, ruppc a guerra, e parve clie nel carapo delle baltaglie volesse decidersl del destini della civilta umana. Sembrava allora ai paurosi di scorgere il mondo inlellettivo c morale siccome in mare sbattuto dalla tempesta, e quasi profetavano il naufragio di ogni civile eleraen- to nella umana generazione: ignoravano essi siffal- lamente 11 poterc della umana ragione, ed erano cos\ sfidati della providenza sempre proteggltrlcc delle sorti umane^ non vedeano che di mezzo a quelle rulne, tra i roltami delle autorlla rovescia- te, delle crcdenze o distrutlc o stnosse dalle fonda- mcnta, nclla caduta delle leggl e degli istituti, la po- lenza del comun scnso. e il valorc dclla riflcssione CSVI non si ristavano. Somlgllavano elle la voce del Crea- tore valevole ad evocare dal caos gli oggetti ancora confusi della creazione per darvi vita, ordine e mo- vlmeuto. Dl mezzo pcru a quella lotta si giLtarono semi utilissimi, clie lo spirito filosoficOj originato seinpi'e dalP amore del vero, non lascia di produrre anche allora clie sembra adoperarsi solamente alia distru- zione: la ragione umana per lo addietro o com- pressa, o invilita, o strctta a intrattenersi di cio clie meno importava alle umaue sorti, rivendico i suoi diritti, e dlvenne sovrana e dominatricc: la umani- ta acqulsto un pregio agli occlii dei pcnsatori c dci politici govcrnamenti nelle eta precedeuti non cono- sciuto^ e surse un grido contro la schlavitu die la tolse in tutla Europa, e ne avvio la caduta per tiitta la terra: il rispetto alle religiose credenzc indivi- duali fu posto fra i plu saci-i doveri ^ e la lolleran- za formu diritto, e veune alzata al grado di quelle sentenze nelle quali e vergogua il non convenire. Gli crrori clie sursero vogliono togliersi, gli utill semi che si geltarono vogliono ora condursi a frut- to. AI nostro secolo si appartiene di metier fine con accertalo giudizio alle graudi conlroversie filosofi- chc, IcLterarie, politlche, religiose clie nel preceden- te si agitarono: di fermarc sicuri e luuiinosi i prin- cipj : di Iradurli nel popolarc linguaggio a guisa di cateclilsmo: til raggluugere, perquanto le condizio- iii dcir uomo il couscntouo, la uuila universale del pensiero e del scntimcnto, clie offriia un fcnomeno al tutto nuovo nclla sloria dellc cose umanc", c a qiicsto sublime scopo coucorrono del pari e Ic van- taggiate condizloni ia clie ci troviamo, c le Iczioni clie nc venncro dalla csperienza *. A foudare il regno della verita, indi vidua scm- prc dalPutile in ogni cosa. c LIsogno dell' azione li- bera c indepcndente dell' intellctto. Le abltudinij le tradizlonij la supei'stizione, Tautorlta teneano un giorno in ceppi le menli, e i fallaci metodi le Ira- viavano: ora il campo in clie svolgesi 1' intellctto e al lutto liberOj e la ragione lia comjuistata la inde- pcndcnza cbe mai non ebbe^ e il metodo naturale, fpicllo clie sorresse lo spirito umano a processi mi- rabill ncllc fisichc, si applica a tulte le parti del- 1' umano sapcre. Le facolta conoscitive iufatti non mulano di natura al mutamento dei subbietli al quali si applicano, e percio I'errore non potea ve- nire nelle filosoficbe discipline, a diversita delle fi- sicliCj cbe dai viziosi processi cbe le falsavano- Nci pcnsieri chc ycngo acccnnando tcdranno i miei leg- gitori toccbc alcunc i dec , chc per nic si svolsero nelP ultima parte del mio Discorso profcrito alia Brcsciana Accademia il giorno 20 Agosto i833, poiche ranalogia dello scopo allora pro- postonii con quelle che attualmenlc rui jono prcfissOj mi rcse ncccssario il ripctcrc alcunc cose. CXVI/1 A cansare che le speciilazloni dell' Intelletlo colic aslrattczze loro nou ne ti'avlino, come vedemmo fa- talmente avvenire in alcune epochc disastrose dclla ela nostra, e mcslierl che i pensamenti e le teorlchc concette dairiadivlduo si raffrontino col dettati del comuu senso, che le antropologiche si accompagni- no colle storiche investlgazloni. II bisogno di coii- giunzione siffatta c altamente senllto nella nostra epoca, e ne si chiarlsce dal moto universale iuverso agli sludi delle cose c dci fattiumani: ogni nazlone si adopcra a rivedere e far ragionata la propria sto- ria: ogni citta si studia al riordlnamenlo delle me- morie municipali^ nc solamente alia riordinazione delle moderne, ma alia rettificazlonc delle antiche sono rivolti i plu grandl ingegni^ ne si e contenti od alia narrazione di colore che in tra gli anlichi avvisavano alia storia, nou come a fonte di verita , ma di morale istruzione, nc alle cronache che sur- sero abhoudevoli nellc eta di mezzo ^ ma si risale agli autografi, si consultano e si decifrano i monu- menli. Riguarda taluno con isdegno a tanto moto 5 ma verra da esso la securta dalP errore, e 1' avvla- Jnento alia solida civile sapienza. Un di le filosofiche disquisizioni pareano confinate al ricinto delle scuole , e non erano retle da inten- dimenti volti alia pratica: ora ogni speculazione si ticne a vile e ridevolc se non tenda a disvelare i de- slini degli uomlaij a foraire i mezzi ondc fame 11 conquistamento. La umanlta intera, o quella parte almeno di essa alia quale Y ingegno e 1' istruzioue abbondano, e cui sembra fidala la tutcla delPaltra, piglia percio interesse allc dottrlne filoaoGche iu ogni inaniera del sapere^ e la durazionc del principj della civilla, e il loro processo hanno una guarantigia clie mai noa ebbero nel tempi audati. Al perfetto delle dottrlne filosoficlie, che si aggi- rano Intoruo 1' uomo e la societa, e mesticri die tutti siano approfonditi i varj elementl della umana [. condlzionc, c clie il siano spartitamente, come vc- demmo sopra, onde sc n" abbia adequata conosccn- za; e quello studio diviso si adoperu uegli andatl secoli: sursero scuole diverse, ed anzi le une alle altrc oppostCj ed ogni elemento della umana natura ebbe i suoi rappresentatori^ e spesso le parziali teo- ricbe che ue vennero si sperimentarouo nei loro effelti applicate alia pratica. Se nelle ela discorse nacque la divisione, ora che i varj dementi souo svolti e dilucidati, si e all' epoca della ricomposi- zione, onde dee venire un sistema intorno Tuomo c la sociela, che ne offra qucsti graudi subbielli nel loro intero. Gli stessi errorl che accaddero, per la leggc di natura che il bene e il vero uon compajono mai cosi luminosi come dopo Ic tcncbre dclP crrorc, ue souo msi cosi cari, ut- cosi attraggoiio eel aflezionano,^ che Jove si acquistiuo dopo lunglii traviamenti e disavventure, toineraiino per la eta nostra somma- mente fruttuosi. Un' occliiata, o Signorl, a cio che avvenne per averne convliiciiriento. La fllosofia del sensi e del persouale inleresse VO" lea crearsi e diffondersi imperocch6 1' uomo e un cnte sensltivo: 1' ingegnoso e facondo Elvezio dovea industriarsi a rinvenire nelle altitudini fisiche I'Drl- gine e lo svilupparaento dcUe facolta intelleltlve: le teoriche morali fondate sul placere doveano tradursi alia pratica, ed in epoca sventurata presso una gran-» de nazione dovea sperimentarsi a che conducessei'O quelle teoriche insignorite deH'animo di coloro che sommovevauo la moltitudlne*, onde venisse allamen- tc e per sempre colpilo di proscrizlone un sistema che digradava I'uomo, e ue rendea la parte sensuale suprema domlnatrice. Dovcansi per I'opposto svolgei'e le condizloni che sono nell' uomo di uu ordine superlore, e doveasi guardare al morale e alT intellettivo, poiche esse medesimo h un clemento singolarissirao di nostra natura-, ma la esperieuza dovea mostrare non con- scntire il sistema che guarda alia sola ragione col- 1' uomo reale: che se vMianno in lui facolta intcl- leltive e morali j vi si acchiudono pur anco le sen- sitive. CIXI Da quel due opposti sistemi dovea venire clie si conslderasse a tutto il compreso dell'uomo, e sovra di esso si alzassero la teorlclie, c sorgesse una ragio- nala c veracementc umana filosoGa. Era mestierl che un Ingegno profondo nei melan- conici suoi delirj vedesse in ceppi serapre, e digra- datOj e infelice I'uomo sociale, e si facesse proteg- gltore di una liberta naturale indefinita , e dl una independenza che mai noa vi ebbe, e che le sue teo- riche, recate all'atto, dischiudessero il campo alia popolare licenza, onde i veraci principj della socia- lita venissero approfonditi, e si fermasse nei pensa- tori con invincibile convinzione essere lo stato di natura un sogno di tiavolta imaginativa: essere il contralto sociale, se pur si voglia ricorrere a siffatta supposlzione, a dlfferenza d' ogn' allro, per I'uomo obbligatorio, siccome voluto dal compimento dei suoi destini, ne essere desso solubile dal capricclo. Era utile che altro ingegno non mcno profondo, invilito e traviato dalla abitudine, dirivasse soltan- to dalla forza il diritto, e che si vedesse nelle sue opere Icvala a suprema legge e santificata la volonta anco capricciosa di chi comanda, e si vedesse la di- gradazione morale dei popoli che ne doveva essere, e ne fu sequela^ onde a togliere il piu barbaro dei pregiudizj sorgcsse disfavillanle di lutta luce quel vero conforlatore esservi una primlliva legge, an- CXXII lerloi-e ad ogul umano statuto , della quale le leggi positive non debbono essere die lo sviluppo e Tap- plicazione. Quei due slstemi, venuti in contrasto e tradotli alia pratica, se da una parte fecero odiosa e discre- ditarono la popolare licenza, resero dalP altra nel- r Europa incivillta impossibile il risorglmento del dispotismo brutale, che digrado e fece schiava per la lunghezza di secoli la nostra specie. Voleasi penetrare nell' intimo dei politici gover- namenti e coglierne la verace e sola destinazione: voleano essi predicarsi costituiti non alio splendore di chi comanda, ma all' utile dei governati, ne era strano che i politici, avvisando a questo sublime scopo, si pensassero che tutto il bene volesse ope- rarsi per diretto dalle leggi e dalle politiche islitu- zioni, tramutando cosi gli alzati a reggere la cosa pubblica da proteggitori in tutori perpetui degl' in- dividui c dei popoli^ che si soggettassero percio a regolamenti tutti i processi dell' industria e delle arti, che tutto fosse in ogni cosa 1' autorita, e che nuUo si riputasse il valore dell' individuo. I danni che vennero da quell' errore rivolsero i pensalori alia liberta assoluta, alia nessuna iugerenza gover- nativa. E da quegli opposti pensamenli si venne al sapiente dettato, che i governi avvisar debbono con diretli provedimenti alia sicurta del diritli, a pro- tcggerc la glusllzia, a rcprlmere le vlolenze^ ma che nel Leuc non debbono agirc che per InJirctto, colla riniozione degli ostacoli c coll' ajuto al difettare dellc forze Individuali : cooperatorl cosi, e non altrOj air ordine della natura che vuole il bene, ma col- r opera della llberla e dclla intelligenza. Noi uscendo dal medio evo ci togliemmo ad un' epoca in che la religione stendeasi a tutto: pareva cUa il solo elcmcnto della uraana uatura : lo stesso spirito Closofico che fa altivo c potenle in rjuel pc- riodo iniporlanlissimo dclla storia, non ardi escir dei confini tracciati non pure dalla reale, ma dalla opinata autorita della Chiesa^ e come i pregiudlzj che nascono dalle opinion! religiose metlouo sovra gli altri pill profonda radice, non valse a divellerli per lunghezza di sccoli lo spirito filosofico falto si- gnore di tutte parti dell' umano sapere. Vennero i grandi ingegni del secolo XVIII, videro ogni cbsa per mania religiosa divinizzata, le pcrsone, i benij gli animalij purche si appartenessero ai pretl o ai monaci: le colpe morali levate a delltto giuridicOj e proscrillo dall' uomo rispetto all' uomo cio che Dio stesso tollerava: una inquisizione tultavia po- tente e severa contro al progredire dello spirito umano, e contro alia liberta del pensare, quasi ni- mica al vero ed al bene^ e no nacque una lotla ar- denlc Ira i filosoQ e gli uomini religiosi, tultavia CXXIV sclilavi air abltudine ed al pvegiudlzio, e nel fervo re dclle -veementi dispulazioiii parve clie la (iloso- fia muovesse guerra alia religione nella stessa sua essenza. Quegli aspri contendimentl, ondc furono concet- le dal tlmidi paure estreme, tornarono vantagglosi: che se nou si voile confusa la religione colla super- stizione e col fanatismo, se si voile ricoiidotta nei templi ed esclusa dalla politica, ella venne richla- mata cosi alia sua era evangelica tulla divina, e ne fu diviso quanto o dalla smania di terrena donii- uazlone, o dalla ignoranza, o dalla ruggiue della barbaric vi venne aggiuuto nei secoli posteriori. E per dire anco dell' atnena letteratura fu utile cbe i moderni scrittori si dilungassero dagli auli- chl esempli, onde 1' autorita del classici non incep- passe il volo dei grandi ingegni, ne le lettere rltraes- sero solamente le idee, i costumi, le tradizioni di popoli che un di brillarono e piii non sono: gl' In- glesi, gli Spagnuoli, gli Alcmanni cosi ne cliiariro- no potersi avere capo-lavori immortali, tuttoche non si atlingesse alle fonti di Atene e di Roma- ma era bisogno, guardato all' ordinario andare delle cose umane, clie desse la nuova scuola agli eslremi a fermare inconcussa la sentenza clie reggera oramai le modernc lettere: voler clie, proscrilte le fanta- sticlieric capricciose, governarsi sulla natura the cx\y proceile regolarc cd ordlnala^ ma volcrsi ad un tem- po per esse esprimere le idee, i bisognl, le ricor- danze, clie formano 1' esserc iulellellivo, morale e civile del nostro tempo. Volgcndo aduuque alia conclusionc del mio di- scorso, e lasciatl coloio clic forse grideranno con- tro me all' utopisla, io mi penso die lodarc per noi si dcbba la providenza che ne fe'nasccrc in una ela nella quale quelle scicntlfiche discipline clie avvlsa- no a decifrare i destini dell' uomo e delia soclela , c si volgono a pi'ocacclare cfficaccmente il ben es- serc dclla nostra specie, non quello di pochi uomi- ni, sono alzate a tal grado di perfezione, che nes- suna dcllc cla trascorsc vi puo essere comparata. Non c ridevolc infatti, o Signori, nc corrolto quel sccolo, nel quale 1' idea del dovcre al soccorriniento c di alimenti e d' istruzlone alia classe piii nume- rosa c plu infellcc non ha solameule conquislato 1' intelletto dei pensalori, ma e discesa nel fondo deiranimo a suscitarvi i pli\ umani e generosi com- iTiovimenti', nel quale non si alza dai voti del cuoi'c im monuraeuto od al guerriero che col furore delie conquiste abbia distrulta la iudepcndeuza dcllc na- zloni, la cui carriera sia illuslrata sibbenc dalle vit- lorle, ma sparsa ad un tempo di ruine iugiustc c di sanguc. od alT uomo di stato i cui maneggi po- lilit i si vcggano coronali dui succcssi piii prospcri, CXXVI il cul rlusclmento debbasi ascrlvcre al rigiro od alia frode^ ma 1' universale ammirazione, le corona della gloria verace, c le benedizioni del cuore, sono riser- bate al pacifico ed umano, e sovente oscuro e inos- servalo benefattore degli uomini. Non e da avers! in dispregio un secolo nel quale h surta una poteu- za negli andati tempi non conosciuta, quella della opinionc, cbe colpl^ce di riprovazione il vizio e il delitto ovunque e' si sieno, ne vale a salvarli lo splendore dei gradi e dei titoli, o il bagliore delle riccbezze^ e dove le veraci virlii dell' ingegno, c so- vrattutto quelle del cuore si attraggono sole la re- verenza, appajano elle nella reggia dei principi, o neir officina dell' umile artisla , o nell' abituro del miscrabile agricoltore. Si speuga adunque, io non cessero di ripeterlo, il pregludizio da parecchi concetto contro alio spiri- to del nostro secolo, ed una santa fraternita ne congiunga all' avanzamento della piii nobile fra le imprese, il processo dell' edificio intellettivo e mo- rale die, cominciato dai padri nostri, sta a noi, se non di condurrc, di avviax-e almeno alia perfezione. Non guardiamo indifferenll e inoperosi ai deslini degli uomini e delle nazioni^ clic non couoscono la natura umana, ed ignorano la via del vero e del bene coloro cbe vorrcbbero dispogliato Tuomo della pill bclla prerogativa. 1" cntusiasmo dell' anima, di cxxTn quel raggio della divina luce, di quclla sclnlllla di celcslc fuoco chc eleva c sublima 1' umana condi- zione, che si crea da generosi c noblli desiderj, che si nutrica di elevate speranze, clic 6 ispiratrlce dei pill maguanimi sacrlGcj. N6 1' animo ne si invilisca da mal fondato timorc suU' avvenire^ clic rion vol- geranno a ruina, o Signori, le cssenziali credenze morali, polllichej religiose nella moderna Europa: elle per lo contrario si assoderanno, si faranno pu- re, e aggiugneranno alia sicurta della fede: la specie umaua non riCula oggi ogni freiio^ ella ha sola- mcnte gittato la pretcsta per assumere la toga vi- rile: vuole essa veder chiaro in ogni cosa, desidera la verita nelle scienze, nelle lettere, nelle leggi, negli istituti civili e politici, nelle dottrine pertinenti alia rellgione^ ed e uno spettacolo consolatore cli' ella non sappia era inchinarsi alle tenebre che un di facea subbietto a stupida e vituperevole venerazione. RELAZIONE ACGADEMfCA dell' anno M. DCCC. XXXV. Stiiiiio ilisposia Jidelt. D A vaghlssimo tenia prende cominciamenlo ia quest' anno il patrio commentario, com' e a dire della porpora degli antichi: di quel mirabilissimo tra 1 colovi, con cui vanno lu rerDiniscenre de' fasti consolari e le malic della bellezza e gli sludj pere- grini delle arli insicme e della natura. Al grazioso argonienlo ne ricliiama il veneziano dottore Bar- tolomraeo Bizio , del quale nello scorso anno ab- biam brevemente discorso le due operetle mandate all' Ateneo: nell' una delle quali ridusse la porpora ai liraiti del solo color rosso, cbe da'poeti e da pa- rcccbi naturalisti si allargava a molti altri^ e nel- I'altra manifestava a'scienziati la discoperta da lui fatta del licore purpureo in due conchiglie mange- recce del nostro Adriatico: quelle istesse per avven- tura d' onde sli anticbi lo Iraevano agli intendi- 4 menti d' un' arte la cui fatlura ando per secoli di- menticata. Ora, come a fondamento c cviterio di quanto avverti nella sua scopertaj ne porge in ben distluto raanoscrltto Ic piu minute investigazionl e la traflla delle analisi c delle sperienze istituile sui murici porporiferi. Che se bella e la lode clie da noi si devc ai trovatoii di nuovi aitificj , non manco si celebra il sapere di quegli altri, clie messisi in via di sottiii investigazioni e condotti dalla storia e dalla critica, riascirono a ti-ar fuori dalle tenebre del ml- stero e dalla diraentlcanza artl antichissime, di cui non giunse a noi cbe la fama e un viluppo di com- battutc opinion!. E questa e lode clie intera si deve al nostro valoroso, la cui dolta ostinazione c per- spicacia ci condusse a veder cbiaro in questa fattu- ra degli anticbi. Intitola pero la somma de' suoi studi, Ricerche analidche sul principio purpureo e sulla porpora clei murici} e scopertosi da lui il llcor porpoiino scolo- rato naturalmente ne'due moUuscbi adriaai, Bran- dai'is e Trunculus ^ e avvisata una divcrsita tra le px'oprieta degli umori di queste due conchiglie, trat? ta di esse soparatamente, e comincia a dire della secouda. Correggendo il detto dappriraa, cbe la por- pora non si sciogliesse nelFacquaj assegna cotal proprieta soltanto al suo principio ossidato: poten- dosi sciogliere il radicale, tal quale si cstrae dalle vcscichellc tic' mollusclii: Irallaiulolu, coiir el fcce, coir acqua stillata, coll' ainnioniaca liquiila. colla soda c polassa causlica. Gli ppcrinicnli opcrali cogli alcali sul jninclpio purpureo del Truticiilus^ condus- sero il Bizio a pcusarc come polcr coiranalisi rlsol- vere al rosso cd all'azzurro la porpova color di vio- la. IMcssa infatli della polvcrc a bollire ncU'alcoole, si manifesto vivlssimo il vcrniigliopiboliita la solu- zione con nuovo alcoolc, inching al violaceo^ tale essendone la sua parvcnza a lume dl lampana e luce rifratla, nia vermiglia a luce riflessa. Iterando le boUilurc c decantando Ic soluzioui, passavano al ri- lestro: fino a naancare piu sempre e isvenire col ccs- sare ogni azione solvenle dcllo spirito di vino. II costrullo dell' analisi mena il Bizio ad affermarc: esscre la porpora del Trunculus ( eke k. V Amelhy- sLina di Plinio ) una mistura di rosso e di azzurro, slando questo a quell' allro colore come uno a otlo", ma cgli e di lal forza, che un grano tigne molte li- Lre di alcoole, e scambia il vermiglio in freschissi- mo color di viola. Ghiama i principj geueralori im- mediati di cotal doppia porpora, porfirina e cianei- jia^ onde 1' insieme a sue giudizio, e senza porgerne il quantilativo, consta di ossido porfirico, di ossido ciaueico, di muco coagulabile, di materia gelatinosa, di giallo murico od eslratlo alcoolico colorito in giallo, e di ossido cianeico insolubile, stante 1' union sua al muco. Di qui passa a scrutaie la iialura, le affinity, le proprieta degli ossidi cianeico e porfiri- co: nolando gli scambi di appariscenza al tormento di alte temperature, di soluzioni, e mettcndoli al coDtatto di altre sostanze;, e tra i fenomenl diversi avvisali, bello ne apparve il procedimento per rige- nerare la porfirina dalTossido porfirico. Anovanta gradi quell' ossido gilta ua forte odore di mucido, 61 ramraoUisce senza fondersi c senza mutar colore; passando a piu aha temperatura, caiigia il porpo- rino in gialloscuro, esalando vapori biancbi e uti Bentore di grascia cbe abbruci. Rifaltasi questa spe- rienza in vase appropriate, al calore di cento diciot- to gradi si leva dall' ossido una nuvoletfa di vapor rosso imporporando il somtno del vase, che al tem- po istesso si sparge d' un olio empircuniatico; alcuni cristalli scoloiiti, a loggia d' aghi, si mettono alle basi del recipiente: indizio essi di porfirina tornata, alTandarsene delPossigeue, nella scomposizionc quasi intera delF ossido. Questo falto spiega, secondo il nostro Socio, il fenomeno notato da Berzelius in- torno alia materia cristallina, fattasi nello speri- menlar col fuoco nel vano il rosso dell'indaco: ve- getabile cbe tiene tantn analogia colla porpora az- zurra del Murex Trunculus.lmpvese poscia spartita- mente 1' aualisi dell' altra porpora che si estrae dal Murex Brandarisy colla trafila de'mctodi istessi con 7 cui tenlava I'altro murice: noUDdo molta varieta nella sua essenza, propriela ed afflnlla rispetto ad altre soslanze. Cotal principio purpureo non si stem- ^ pra neir acqua, ne si combina coll' aminoniaca^ se ne ottenne pero una quasi piena soluzione della so- stanza animale colla polassa: scolorita dapprima, e da li a poco gialliccia^ ne in quella si rinvenne trac- cia di porpora, quasi clie I'alcali I'avesse distrutta. Riusci scarso ogni mezzo alio sperimentalore per liberare co' reagenti questa porpora in tutto dal muco od altra sostanza che 1' accompagna, e qui- ditare cosi purissimo e netto il principio colorante: comunque il verme che la forniscc somigli tanto a queir allro, arrendevole al poter de' solventi. Ma questo muco istesso o altra sostanza da cul non pote essere disseparata la porpora, costituisce forse la maggiore intensita del rosso, che vince assai los- sldo porfirico. L' analisi lo condusse a discoprirvi la presenza di due ossidi, chiamando tirina il radi- cale e deutossido la porpora^ e conchiudc che il precipitato purpureo si compone in questa conchi- glia di deutossido tirico o porpora liria, di muco coagulabile, di materia gelatinosa, di materia crassa gialla, di materia crassa scoloi'ita e cristallizzala, di giallo murico o estralto alcoolico di carnc, colorito ingiallo. Si tento di rigenerare dalPossido la tirina: argomeuto per ravvijare nclla sua purezza ogni na- tural propileta^ ma nou rispose il buono effetto a tanta solerzia di metodi e di prove^ comunqne dalle istituite esperienze, senza effetto rispetto all'intendi- mento principale, possano derivare nuove utilita ai diversi procedimenti del tingere: in grazia di che si spesero tanti studi. Nota 1' industre chimico come ]a scoperta de^principj purpnrei radicali gitti nuova luce su molle soslanze del regno organico, colle quali essi tengono analogla. Fu gia delto dell' indigo, cui aggiugne 1' assa fetida, la resina del guajaco, il sa- gapeno, la malei'ia rossa dei licbeni. Di qui passa a mostrare come dalla uatura riconosciuta della por- pora, si ratiflclii la sua qualita cangiante, celebrata dagli anticbi: di cui le venne I'ambiguo colore, cir- coscrltto dal Bizio nei limiti del rosso. Cotaie altri- buto del cangiante si rende necessario per potersi dire risuscitata fra noi I'arte di quella preziosa tin- tura^ e a questo passo lo spei'imentatore seienziato con bel garbo reca innanzi e discorre tulta quella opportuna erudizione cbe dal classici si raccoglie neir arduo tema, a lume di quello che fa e a indi- rizzo di quell' alti'o che potria farsi. Anco prima che il principio purpureo fosse da lui rinvenuto, dotta- mente venne in altra opera annunziando i suoi pa- reri sulle dimenticate cagioni della celebrata parvea- za de'tessuti porporini: che, come scrivea Cicerone, stavauo indossOj ut pennce pavoniy ut plumce versico-* 9 lores cohinihis^ cd ora (pcsli suol sospclll pigllano colore f forza di vcrlta dalla scoperta uatura delle porpore nallve. Seguendo pero quanto le antiche istorie lasciauo inlravedere , e glovandosi di quanto i fatti lo ammaestrano, tentu i proccdimunti del lin- gere per riprodurne i begli effetti, di che parla nel- V articolo secondo delle sue analisi. Provossi a cuo- cere il princlpio purpureo del JSIiirex Brandaris ecu soltocarbouato di soda, secondo il dettato di Pli- nio^ indi procedette alia condizione e manipolazio- ne dell' allro Murcx Trunculus, accoppiando insie- me gli iuseguameuti di Plinio e di Vitruvio, e por- gendone poi cliiari e distiuti e veraci i risultameali. Sperimento secondo Vitruvio la tiutura colla por- pora del Brandaris ossidata, senza previa cottura, e tinse a la parola di Plinio la lana greggia;^ parlo dello appareccliiarsi la lana co' niordenti, e lingerla sparecchiata: tanto come scrive Mairaonide, quanto come insegna 1' uso de' raodcrni arlleri. Compvende nellarlicolo seslo le piu accurate invesligazioni chi- miche sul rosso secrelo dell' Actinia purpurea^ cbe mettono a nudo gli errorl del Berini, volgarizzato- re di Plinio, intorno a quel zooGto^ c tocca nell'ar- ticolo settinio della materia purpurea del Buccinuni Echinoplioruin di Linueo^ nel quale argomento coni- hatte gli inganni dell' Olivi concernenti quel bucci- uo c le sue teorie rispelto alia natura della porpo- ra. Queste sono a un dipresso Ic materie di curiosa dottrina di cui fece a sestesso argomento e dolce torniento uelle sue ricerche analitiche il valoroso nostro Blzio:; la cui piana ed accurata scrittura po- trebbe recarsi a modello di clii si melte a scrivere di scicnze : pregio anch' esso cbc vuolsi rilevare, dac- che tra' scienziali itallani cosl rari ne accadono gli esempli. JNoi non possiamo congedarsi da questo sunto senza porre a conchiusione le sue islesse pa- role, con le quali impon fine al sue lavoro. » Agglungendo io alio studio particolaredelle por- pore quello eziandio de' buccini, metto innanzi agli ocelli de' leggitori il vaslo campo ch' io mi sono aperto. Ricca e la messe die vi si puo accogliere, ma di tutti e il vedere che una mano sola nou basta a tanta faccenda*, come quella che domanda assiduita non solo di opera e di studio, ma potere ancora di spese. Un anno e mezzo fa io invocava 1' assistenza degli studiosi a secondare il mio proposito ed aju- tarmi nella difficile invcstigazione della porpora: mentre allora tutto era tenebi-e, ne si sapea dove por piede al primo passo. Tutti gli orecchi furon chiusi e mi rimasi solo in una via quasi deserta e sconosciu- la^ ma non percio mi sono scoraggiato, anzi tanto indefcssamente j.erseverai nell' opera che al presen- le, piii che agli studiosi, m' e duopo richiamarmi ai ricchi, pcrche nou resti ucU' infanzia un'artegia risuscilata ilopo tauli stcoli (11 smarrimento: e che, mentre dee frutlificare lustro e decoro all' eta no- stra, devc altresi rccare non poca utilila a qnella naziouc die ineglio sapra Icvarta alP cccellenza sua prima. Qui peru si sottintende, cli' io non lascio di iucoraggiarc novellamente gli studiosi^ giacche, men- tre da'principi e dalle cospicue societa si attendono i niczzi per operare, dai cultori delie arti si doman- dano le cure e le invenzloni per condur 1' opera a perfezione. Nii intendo di rilrarmi dal carapo die ho gla diinostro ed aperto, ma ben diclaiaro cbe nicnlre fin qui mi condussero con baslante vigore le mie sole forze, per ispignermi piu inuanzi falliscono i mezzi sufGcienti. La qual cosa e facile aintcndersi quando si pensi , che per istituir saggi abbastanza grandi, non vaglion piu le raccomandazioni che si lean dapprima a'pescatori per aver alcune porpore possibilmenle recenli e vive, ma che convieue com- metterne una pesca^ e che a taula opera, non i ri- lagli del tempo, ma lulto il tempo si dee conse- crare 55. Or metteremo qui di Clo quello che le chimiche analisi operarono in sostanze particolari^ e diremo per primo d'una nota sul cianuro di fosforo, lettasi dair egregio noslro socio, Jacopo Attilio Cenedella. La sua Memoria elaboratissima sul rame cianuro di potassio gli valse 1' altr' anno Tonoie del primo 12 premio^ e trovandosi iu via cll lali argomeuli, ne intraltenne da ultimo sul ciauuro di fosforo : chia- mando egli con questo nome un biuario coinposto di ciauogene e di fosforo. occorsogli avveaturosamen- te in siffatte iavestigazioni. Dal concorso dirctto di due componenli , 1' un de' quali si trovi alio state nascente ( in quello stato, cioe, nel quale tanto i corpi semplici die composli sono minutissimamente divisi e mobilissimi, e tra essi si congiungono e com- penetrauo con differenti ma determinate proporzio- ni, formando altri corpi clie dapprima non esisteva- no ), mediante un leggier calore si ottiene il cianuro in discorso. Piena di pericoli h cotal preparazione, che per ciu vuolsi operare iu picciolissime quantita: succedendo per lo piu lo scopplo del tubo in cui ac- cade, per la grande espansibilita ed euergica reazio- ne de' maleriali che vi si impiegano. In un tubo di vetro soffiato a palla nell' una delle sue estremita, e ricurvo a guisa di picciola storta, s' introducono venti grani di ciauuro di mercurio sottilmentc pol- verizzato, con cinque grani di fosforo in miuuzzoli e perfettamente asciutto. Vuolsi agitare il miscuglio e quindi immergere il tubo per alquanti minuti nel- Tacqua bolleule, accio il fosforo si fonda e si unisca al cianuro di mercurio^ freddato poscia il vetro, lo si introduce in un picciol malraccio, passandolo c sof- fregandolo per un turacciolo di sovero ^ e collocato i3 sur una lampana ad alcoole, lo si scalda prudentcmen- le fino ad arroventarsi: ad assumere un rosso scui'o. Al priino caloic si fondc leggieimente crepltando il miscugllo, bolle rapldamente e si gonfia, levando blancliivapori clie alio scuro appajono luminosi,indi addensandosinel recipiente smuojon tosto.Incalzan- do il calorcfino a tube rovente, cessa il vapor bianco, e lungo il tube si va sublimando una materia bian- co-giallognola, soffice al tocco^ intraversata d'aghi, di cuj se ne sparge 1' interior superficies e all'indie- Iro monta una crosta di color griglo-plumbeo, su cui splendono alcuni punti di mercurio rigenerato. Freddato al tutto 1' appareccbio, si toglie il tube dal recipiente, cbiudendo il suo lume con sovero o bambagia, acclu non bruci la materia clie iutorno vi aderisce. II eianuro di fosforo cbe si compose nel matraccio c sotto le viste di polvere blanca, senza forme determinate 5 gitta un odor piccantissitno di cianogcne e di fosforo, cbe punge il cerebro e spreme le lagrirae", lasciandolo al discoperto, vapora per la maggior parte, ingiallisce, ne appar lucente alio scu- ro. Non arrossa la carta di tornasole, s'ella ^ asciut- ta, ma la piu lieve umidita Intravvcnuta la fa rossa. L' acqua fredda c distillata perfeltamente lo scio- glic, e la soluzione di sapor acido stringente odora di acido idrocianico, fa rosso 1' azzurro vegctale^ messa a bollirc, spoglia F odorc, c dove dapprima i4 precipilava in azzurro i sail c!i ferjo, li pveclpita In- vece in bianco-cinereo. insolubile nell' acido Idro- clorico. Dalle proprlela notate nei risultamcnti del- Fazione del fosforo sul cianui-o di mercurio, agevol- mente si comprende, come il cianogene nascenle clie si svolge dal cianuio niediante il poter del calore, si associ al fosforo creandosene cosi il suo cianuro: e si raccoglie ancora, come questo sia analogo ad altre combinazioni biiiarie di combustibili, i quali, conglunti o disgiiinti che sieno. \agliono a scompor 1' acqua. Poiche dalle propi'ieta dello stesso si con- chiude, che non dinotando reazioni aclde quando non v' intervenga 1' azion dell' acqua, c natnrale il credere cbe questa con esso lui si decomponga, e che il suo idrogene ed ossigene sieno tra essi nelle loro necessarie proporzloni: die 1' uno acidifichi il cianogene, e V allro il fosforo:, dal che ne segne che la sna composizione sarebbe: I. Atomo di fosforo . = 196, i5 1. Atomo di cianogene =: i65, 2 il suo numero cquivalente 36 1, 17 e la sua fonnola di combinazione verrebbe espressa: ^z O t P' ovvero Jz C, P. Pno il cianuro di fosforo patir sopraccarico di fo- «ants. Corue ar- gomento troppo ovvio, inlorno al quale non puo cadere discordanza di opinioni, tralascia il dottor RIccobelli di parlarne dell'assistenza effettiva e con- solati'ice che il buon medico presta al letto dei do- lori^ e doinanda piuttosto a chi si dee, se non al consigli e provvedimenti del medico , il toglimento de'contagi, delle pestilenze desolatrici? A clii, se non al medico, si deve la salubrita de'paesi, mole- statl dapprima da movbi endemici ed epidemici? Al tnedico si scrive la salvezza degli eserciti, addilando I luogbi migliori a lunghe slazioni di campo, ^a cui sogliono ingenerarsi le febbri castrensi^ a lui la po- Hzia degli spedali, delle popolose citta^ da lui la pu- iiiliva giustizia piglia le norme invariabili a'suoi giu- dizj. A legittima conchiusione dell' accademico suo discorso, il nostro Socio impou fine con quanto si legge intorno alia persona del medico ne' viaggi in Grecia del giovane Anacarsi: cui giovi sempre ri- cordare. y> Se provatissima non fosse la sua discrezia- ne c saviezza, qual padre di famiglia chiamiandolo, non Iremerebbe di recarsi in casa un delatoi'e, ua accattabi'ighe, uii corrutlove della moglie o delle figliuole? Come conlarc suU' umano suo cuore, se non si accosla all' infermo clic con ributtanle alle- 33 grla, e con umor difficile e buiberi modi? Come cre- dere nella sua formezza, se adulatore vilissimo, me- na buono al malato ogni disguslo e ne asseconda i capi'icci? Che sliina potra farsi di sua prudenza, se tutto volte a pensarc a' suoi vestili magnifici, lo si vede vagolar sempre qua e la, e dire a sproposito bel discorsi siill' arte propria, pualellati con testi e chiose, mandate a memoria, per imporne a' volgari? Che gludicare dclle sue cogiiizioni, se oltre a quella giustizia generica che ogni galantuomo mantiene ri- spetto a tutto il mondo , egli non possede quell' al- Ira cbe il saggio esercita sopra sestesso, e che gli insegna che in mezzo al piii gran sapere regna tut- tavia piu. difetto che abbondaoza? Che delle sue in- tenzioni, s' egli e signoreggiato da pazzo orgoglio e da queir abbietta invidia, che mai non cade nel- r uomo veramente grande ? Qual dunque sara il ve- ro medico, di cui veoga onore alia sua professione? Quegli che si guadagnu il pubblico suffragio col suo profondo sapere, con lunga esperienza, con nelta probita, con vita incontaminata: quegli al cui sguar- do lutti gli infelici sono uguali, come tutti gli uo- mini lo sono agli occhi della divinila^ e che accorre con preuiura alle loro voci, senza dislinzione di per- sona, che parla ad essi con affabilita, e gli ascolta con uttenzione, e sopporta Ic loro impazienze, e loro ispira quella ilducia che basta alcuna volta a 3 34 jalvaili^ the commosso ai loro mali, ne sludia osti- natamente Ic cause e il procedere, nc mai si tuvba per accidentl improvvisi. Tale e il medico clie Ip» pocrate paragona a uii DIo benefattore, senza av- vedeisi ch'ei faceva a sestesso il suo ritralto ». Cou die impqsto fine al suo discorso il dottor Eicco- belli, noi si comporremo a legitlima conseguenza con dire: che cbi parlava con tauta cura e calda persuasione della nobllta dell' artemcdica, dee of- ferire anco in sestesso di necessita un esempio altrui da imitarsi: la qual lode appartiene tutta al decano de' noslri medici foresi. Or venendo piu proprlaniente a' partiti singolari di medicina, piacciane por qui per altrui istruzione il sunlo di Memoria mandataue a leggere dal giovine medico di Bedizzole, doltor Giuseppe Achille Filip- pini: iatorno a cura feliclssiniamente da lui condotta di una malattia che simulava tntli i caratteri del- V idrofobia, e die a fondo apparve essere uua raenin- go-cerebrile, ccome tale Iraltata e gnarita. Un giovl* iiotto a ventun'annOj di vantaggiata faraiglia, di savia condotta, di temperamento stenico-eccitabile, vennlo da sani parenti e sanissiino egli stesso, tor- nando non e mollo da uu paese vicino al suo, ven- ne assalito per via da un fortissimo caue: che senza ringhi, ne abbajamcnll, ne preventivo contraslo, lo morse piii che a fior di pelle, addentrando i denti 35 nel vivo: c difilatamelite gll si tolse correndo dinan- zi, senza cbe piu sc ne potesse sapere. II contegno mallnconico dell' animale , il parlarsi che si fece d' altri casi di vera idrofobia, cre6 e stabili in lui r orribile peisnasione, cbe quel maslino fosse real- niente rabbioso, e cbe tra breve el fosse per soggla- cere alia piu crudele dell'umane miserie. Con que- sto prcsentimento addosso ( comiinqne la famiglia o gli amici e il medico istesso Filippini cercassero ecu buone ragioni di tranquillarlo e svlarne I' orribile sospetlo ) venne in tanta dimenticanza d'ogniusata facccnda domestica, ia tanto cbiusa e nriorlal malin- conia, in tanta inquleludine e perturbazione di men- te, da crcarsi addosio un altro malanno, dove per avvenlura fossero per riuscir falsi i sospcltl conce- piti. In sul varcare infalti de' quaranla giorni si sparse la voce in paese che 1' idrofobia si fosse in lui manlfestata^ e accorsovi, cbiamalo dalla coster- nata famiglia, il dottor Filippini. trovo quelderelitto steso sul letto, assalito da continue convulsioni, tra personc amorevoli cbe il tenean fernio per le brac- cia e per le gambe , e porgendogli fazzolelti percbe in essi sbra masse senza offesa la voglia del morsica- re. Enfiala e livida era la faccia Iraente al violelto, grossi c lucentissinii gli occbi e sporti quasi dalle orbilc: non polso alle mani, ma oscillazioni piultosto veenieuti e disordinatc d'arlerie: cosi alle carotidi, 36 cos\ alle gonfie glugolarl- gtrelto e breve il respiraj e sopravvenienza di passaggieri sopor! clie accbela- vano per poco que'convellimenti, per incalzar poscia con maggior furia^ un tremito di tutto il corpo, una vana masticazione, un portar la niano qui o la dove plij era addolorato. Per chi fosse gia preoccupato dalla sospizione della concella idrofobia, tali erano e lanll i contrassegni da potersi condurre in errore i pill veggenti^ ma certa discrezioue del tutto insie- me di que' fenomeni distolse il Filippini in contra- ria opinione, e si rimase dal dar mano, come gia da sopraccliiamati si proponeva, a mezzi di coercizione e custodia del malato, e sottopovlo a quelle dolo- rose praliclie di cura che inutilmente si raccoman- dano in que' casi miserabili. Alia stabile ed incon- cussa opinione del giovine d.' aver realmente con- tratta la rabbia attribu'i gran parte di que'disordini morbosi, e singolarmelite quella spezie di brama di morsicare, che nelle vere idrofobie nou suolsi uianl- festare clie alcune volte in progresso di male, ma non raai al primo suo accessor in tanto disordine di niente e contrazloni di corpo mancavano tutta- via i segnali caratteri^lici del male temuto: la foto- fobia e 1' avversione al bere. Giudico quindi fortu- natamente la malattia una acutissima infiammazio- ne delle meningi e del cerebro: quella malattia che sfacelo del cervello si nominiij da Ippoci-ate^ e se- condo la proposta diagnosi, si appareccliio a Irattarla con pronlczza ed cncrgia: pcrsnaso con Ippocratc, clic fra tre di morrebbe o ne saria uscilo sano. A una generosa cacciata di sangue di due libbre e mezza fece succeder rimposizioric continua sulla parte cap- pelluta della testa di pannilini inzuppali ueiracqua gbiacciala, con fortissimo aceto e scioltovi sal co- mune: prescrisse sei dramme d" acqua di lauro ce- raso di terza coobazione, glun ta a mezza libbra d'acqua stillata di ciriegie nere, da propinarsi a cnccbiajate nella giornata, e fece apporre due senapisnii alia parte soltana de'piedi per otlenerne un'utile devia- zione; facendo cessare intorno a lui qualunque la- mento od altio appareccbio, e disponendolo a tntta quiete e fiducia ne' rimedj. Tomato alia sera non trovo che vanlaggiasse, tranne cbe da due ore non cadea plu in que' sopimenti di prima ^ fece apporre molte mignaltc alle regloui temporali cd alle pinne del naso, cbe dier sangue tutta notte. Alia mattina dopo erano scomparse le convulsion!; quella calma tultavia era veglia inquieta, non confortante riposo^ piu agevole erasi falto ringbiollire, onde gll fu pre- scritto un decotlo drastico, che nella giornata porto fuori molte malerie atro-biliose mollo consisteuti^ e Irovandosi i polsi molto piccini, ordiuu altra di- screla sotlrazione di sangue. Al farsi del terzo di, che fu pure il terzo di tnalattia e di cura, il malato 38 dormi alcun poco tranquillamente, e rlplgli6 inte- resse a quanto della faoiiglia gli era intorno; eravi poca ma real reazione febbrile, precorsa da brividi di fieddo; 11 polso eras! alquaato rialzato, ma resi- steva alia pressioue come Clo metallico: il malato non lollerava la luce, I romori, il freddo applicato sul corpo. Nuove sanguisuglie alle apofisi mastoidee, calomelauo e gomma gotta per use iaterno, rinno- vellamento de'revellenti a' piedi, ed emulsione di mandorle amare ed acqua coobata per bevanda or- dinaria. Nel quarto giorno si ricompose a maggior quiete, ma durando la febbre, con ventre volumino- so per aria svoltasi, e lingua biancastra, si tennero ferme le prescrizioni in corso: mono il salasso^ al quarto di I' alvo era sgonfio, la lingua netta, e con- solo gli astanti col ripetuto cliiedere bevaude e ri- 8tori acidi e freddi; poca febbre alia mattlna, die alia sera si fece piu rlsentita, onde fu ordinate il terzo salasso, e i soliti rimedj a piii lontani intervalli. Procedendo ogni cosa di bene in meglio, riapparve r appetito e gli si concesse qualche leggier nutri- zioue^ sicche al nono giorno pote uscir di letto e dii-si convalescente, e ripiglio la prima salute ed ala- crita. Compiuta I'istoria fedele della malaltia e della cura, il dottor Filippini si reca ad alcune conside- razioni^ pel cui costrulto vien prima a dire ( come gia lascio scritto il suo conclttadino defunto Stefano 39 Giacomazzi ) come 11 metlico chiamato alia cura d'impOQentc e scoiiosciuta maliiltia dcbba piutlosto por mente agli effetti che gli caduno solto i scasi, the pcrJersi a inJagariic lunganicnte Ic- oscure ca- gioni. Oiul' c clic, addotlrinalo da qnuslo aiilivedc- re, il doltor Filippirii perse di vista qualuuque pre- dicata sospizione di Idrofobia, c corabattein tempo c cou vigoria i fenoineiii di cul era raggravato 1' in- fermo. Pajoiigli degne di cliiiica considcrazione le violent! convulsionl, alternate col sopore.Quallesione infatti fean snpporre le prime, e quale il secondo? Odansi i maestri dclF arte. Qiianto e piu grave il disordine de' rnovirnenti s'olontarj tniito me/to e da siipporsi aggravato I' organo cerebrals ; sla allora nelle meningi e pih propriamente neW aracnoide la prcvalenza del processo nwrboso = II sopore die offre V inceppamenlo delle fanzioni dell' organo istesso a lui affidate, iiota essersi sparsi al cervello non pochi ''oggl del/a patologica alterazione = Dagli stessi mae- stri apprendianio ugualmente, csser vivo il dolor^di testa, quando il centro principale delT affezioue si slabilisce neil' aracnoide : un senso incomportabile di peso c di disteusione, cui spesso si associa una tolleranza assoluta, e quasi inscnsibilita a!!a luce cd ai romori, intcrviciie allorquando lo sconccrto ditia- mico ha penetrato la sostanza cercbrale^ anzi il do- lor di capo e nuUo se 1" iufiammazione T avesse oc- 4o cupata per intlero. Cosi sta scritto inlorno alle feb- bri = Nel maggior numero de' casi si fa manifesta ed ardita : in alcuni altri debolissima e quasi al niente;^=. quindi vedemmo la febbre allora soltaulo, che, sog- giogata la flogosi midollare, si passo a domar quel- r alira delle membrane^ come allora eziandio i suo- ni e la luce sopportabili dapprima, riiiscii'ono al poslutto njolestl:^ si sbandi il sopore, e rislettero le convulsioni, cangiate in semplice inquietudine. Ua | melodo di cura incerto e meticoloso non avria sal- ^ vato il pazieale dal morirsene;, e la sua guarigione dovea tentarsi con trattamenlo antiflogistico, pronto, I energico e costante^ e a cosi adoperare lo conforta- vano lo stesso anticlilssimo Galeno, Haller tra' mo- derni, Wogel, Frank e il non mai abbastanza cele- brato Tommasini. Un tal nialalo, vennto alle mani d' alcun settatore di Brown, o di chi fida tutto alle provvidenti forze della natura, o crede nel proson- tuoso Omeopatismo, sarebbe al certo perito, Segua pero il nostro giovine medico alia scuola de'sotnmi maestri 1' arte difficile del guarire, e si scaldi ognor l| piu e si avvalori nelle sperienze^ e lo giovi anco ai ' suoi avanzaraeuti la considerazione, ch'egli vive e si studia in un paese cbe vide crescere in tanta buo- na e bella faraa 1' egregio Stefano Giacomazzi. AI socio dollor Giacomo Uberti piacque di vol- gere i suoi studj ai mali venerei: dicendone I'antica 4r orlglne, la specifica natura della sifilidc, e ponendo ad ejanie i mezzi principal! accio preservarsene, tra i quali il buon moialista da pulpito metlcrebbe la- nanzi piiiicipa'issimo il consiglio dcIFanlica sapieii- za, Sustine et abstine: Sostieuue il desiderio, e slaun« loulaiio. Ma il bel consigliare non riesce lanlo seni- pre nellapratica de\\a\ita. Medio exjonte leporum = Surgit amari aliquid. lu queslu suu Irattatello me- dico-starico pose intendimenlo di giovare e parlare non a'niedici e professori della scienza, ma sibbene a persone che di questa non intendono, e quindi piu ajbisognano di ovvie istruzloni; onde il suo dire procelc nelto di oscure dotlrine, di scuri vocaboli: tal qaal si doinanda da clii vuol insegnare al comu- ne. Tralla per primo da buon ciitico la quislioue, se il norbo venereo ne venne dalla stoperla del- r America , o se ab aulico esistesse gia in Europa comj infezione particolare prima di Colombo^ e facendo acutainente una rassegna di tutte Ic storie italaue e forastiere, contraddice alle opinioni dello Sprengel, di Sanchez, di Lagneau, di Perenotti, che tenjono con altri assai che la malaltia preesistesse alJE discoperta delP America: ammeltendo esso es- sersi osservate tali malattic nella piii remota anti- clila, ma non veneree, e come vizj parlicolari non ontagiosi e non venuti per infezione sifilitica. Di- Siorse anco gli storici autichi, greci c latini; dalle 4a cui varle senteaze concliluse noa rinvenlrsi in essi traccia alcuna per acconsenlire airopinione contia- ria da esso combaltuta. Nc le sconce pviapee di Ca- tullo, di Giovcnale, di Pclronio, di Marziale, suo- nano per lul altrimenti. Servando quindi le testimo- xtianze c!i Francesco Lopez, di Roderigo Diaz, di Antonio Herrera c di Giovambatista Montano, tienc che la maledetta lue si recasse in Europa dalle navi di Colombo partite da S. Domingo, nell' infilicissi- mo giorno del 4 marzo 149^^ e clie da quell'epoca nella civilla d' Europa niovono gli annali di qnella dolorosa e mortale ignominia. Da Barcellona, clie fu scala a cotal merce, per la guerra di Carlo \ III nel regno di Napoli e di Fcrdinando Aragonese, con maravigliosa celerita si diffuse all' anno dojo pel commeixio di quelle soldatesclie e per la pubblica e privata corruzionc d' ogni buon costume e cactela, di cui notavasi ogni contrada d' Europa sul finire del secolo decimoquinto. Dalla storia del male passa a dire di sua natura o speciGca essenza^ e dop) di aver accennato quasi tutte le antiche e moderne sue definizioni, confessando coll' immortale Boerluave il pochissimo che se ne sa intorno a quel niorbo, ne espose quanto di piu accertato se ne raccoglie ud- le opere e nelle sperienze de' medici. Noi non segui- remo a panni il nostro socio ^elF esame della nali- ra e caratteri del veleno, che per le sue qualita nca 43 somlglia a verun altro: se non fosse qucllo, Lencli^ nieno alacic e potcnte, tie' serpeuli, tUllc vipere e del caae arrabbiato^ poichc questa Memoria s la per csscro pubblicafa a conuiti proGlto. Nou taceremo tutla\la com' eg] i sostiene, contio T opinione del classico Hunter, potei-.sl comunlcare I'iufezione anco per veleno che occultameute s' annidi, senza cbe tuttavia appajano le vestigia de' suoi elfetti. E di cbe amarissime e fuiieste conseguenze non apparve csser fecondo ua tanto accideute? Non fu raro cbe il contagio s' innestasse anco da taluno, cbe sarlasi detto sanissimo, per non mostrare alcun contrasse- gno di malori : poteudo stare cbe il veleno duri al- cun tempo inattivo e latente senza cfGcacia nell' in- dividuo. Per Ic conseguenze dedotte dai prlncipj cb' csso discorre, non potranuo dirsi efficacl ad im- pedirne I'innesto, ne le lavature prima del congiun- gersi alle parti eslerue, 116 la missione delle oriue, ne le Injezioni detergenli nell' urelra:^ polcbe uessu- no potra certlGcare, cbe non sia rimaso, nel seni mucosi dcir luetra istessa alcuna particola del ve- leno, cbe j^romossa dai conati della venere possa lecare il fatal contagio alia persona. Si fa per ' ''i- mo a dire dc' mezzi preservalivl cbe I'acerbita uel male al suo manifestarsi e la cognizione in cui ven- nero i medici del mode unico con cui si spande e avvelcnaj liovo a preveuire la nialatlia. A supporsi 44 iramuni dl perlcolo, rlcordi come assal scarsamente rispondano all'effetlo, e come plu spesso tornino a gravissimi danni, alcuni di quest! immaginati pre- servatlvl^ ne raccomanda tultavia la pratica di quelli die di lor natura sono innocui: come a dire la lava- tura prima e dopo il congiungersi con acqua fresca e poco aceto, o acqua di calce preparata di fresco: dar esito ai lozj immediatamente dopo il coito, e tergere in quelli le parti della generozione. Danno al debito vituperio que'borsigli, che pensati nel re- gno voluttuoso di Cai'lo II, vennero dairinghilterra in Venezia: comecclic al tulto conlrarj alio scopo della diritta venere, ne per questo assolti da ogni pericolo. Questa memoria si compie lodevolmentc, volgendo il tliscorso a'giovani ( cui una vita libera e dissipata conduce a queste mene impudlcbe) e sug- gerisce ad essi molti utili avvisi per cansare al male, e come contralto che Tabbino, libcrarsene anco to- sto, e gli ammaestra in sul vero peiiodo nel quale utilmente e facilmente si puo dar mano agli oppor- tuni sussidj. Toccando i mezzi di cura, mostra far gran caso delle injezioni d'oppio a larghissime dosi, stemperato nella mucilagine: anco allorquando piu ferve lo stato d'inGammazione-, affermando I'oppio di tanta opportuna efficacia da rendere insensibile r ureti'a alio stimolo venereo. Raccomanda la piii specchiata pulitezza, collo injettare acqua pura e 45 frcsclilsslfua, e con queslo un severlsslrao regime di vita, un riposo clella persona assoluto. Scbernisce i prcgiudizj di alcuni pralici, clie affermano di nessun danno il congiyngersi Ira persone afilitte di gouor- rea^ e di qucgli allri cui Lasla il giudizio e la co- scienza di conslgliare a'nialati come rimedio spcci- fico e sicurla di guariglone, I'uso con persone illese, c meglio ancora se vergiui d' altro umano commer- cio. Errori grossolanl e consigli crudeli, degni di staffile e di scopa! Raccomanda per fine a'giovanij etc incogliendo pure nella malattia, non la voglia- no a lor danno dissiniulare e tacere; sia per non confessar la vergogna, sia fidando al buon tempera- menlo e a' consigli d' innesperto aniico, non vi es- sendo forse malattia che domandi pivi pronta cura- gione e piii sollccita provvidenza degli esperli. Agli intendimenti della medicina si lega slretta- mente la nuova Memoria del prestante dotlor Gio- vanni Zantedeschi, nella quale aduno nuovc storie di malattic guarite da lui nell' ultima estate colTuso deir acqua marziale di Bovegno. Alle varie e fedeli esposizioni di sua cllnica premette alcune osserva- zioni in risposta a quanto annunziava il Segretario delTAteneo in una sua diceria gia riferita sulle con- dizionl locnii delle acque della nostra Yal Trompia: nel qual discorso erasi singolarmente parlalo della duvevolezza ed inalterabilita dclle fonli c della mi- 46 gliore opportunila per collocarvi uno stabile rldotto a'^orastleri che per lo avvenire intenclessero di pro- fittarne La gava di preminenza ( che sla per com- porsi per ogni ragione e merito dell'apposita Com- niissione che venne a termine d' ogni discrepanza ) e dibattuta tra le sorgetiti medicinali di Bovegno e quelle di S. ColoinbanOj tener di Collio: il cui piii facile accesso e piacevole soggiorno pe"' malati parve al Segrctario che si dovesse preferire agli alpestri cammini del inonle Trovina di Bovegno. Gontro alle qiiali opinioni il dottor Zantedeschi accenua, come a'nostri giorni di meravigliosi ardimenli nelle opere di costruzioue non possa costantemenle reputarsi malagevole a rifarsi una via, comunque faticosa e levala sul dosso delle nronlagne, ne disperato il passo piu arrischiato^ e che la via da Bovegno alle sue sorgcnli c tale da poler essere per arte appiace- volita e appianata. Quauto al pericolo che coITan- dar degli anni e col volgere delle vicende, quella sorgente salutifera possa sperdersi o trasmulare di Condizione, sponendosi essa, come s' e detto, a fior di terra e tra i frantumi d"'un monte in piena scom- posizione: nolo come il niolto tempo passato in questa istessa qviantita e natura del presente, possa ragionevolmente certificarue della dnrata anco per altrettanto tempo avvenire^ sicche ogni spcsa che intorno vi si facesse, o per condurvisi in miglior 47 mocio flic non si fa atlcsso, o per allogarvl stabili c comode dimore, non potria dirsi avventurala al caso dl possibili smarrimcnti o canglamenli del- r acqna che dee esseine il costonle e fruttuoso ri- cliianio a que' luoglii. Deltoqucsto ed allro, rasse- gna nuovi casi di svariate malallic in cui F acqua marziale si adopeio con otlimo effetto Levnla dagli infermi alia scatuiigine e nel pacse di Bovegno. E per non dire di lulti questi casi a uno per uno, racr cogliesi nella somma delle cure da lui condotte e da due altri niedici, aver giovato assai uelie convulsio- ni isteriche, nelle splenill lente succedute a febbri intermillcnti, nelle epalili e fisconie addominali, nei lentori degli arti infcriori, negli infarcinienti scro- folosi, nelle distensioni e flogosi dell'ulero; Tacqua marziale provo con profitto nelle intolleranze del venti'icolo, nel marasmo die precede da vomili con- tinui e difetto di nutrizione, nelle cronicbe inGam- mazioni del fegato, nelle ipocondriasi e smarrimento di forze, nelle gaslritidi e nelle amenorree: giovaro- no insomma quelleacque marziali, dal computo delle guarigioni operate, in quella classe di morbi in cui la medlciua manca tuttavia di utili soccorsi: nelle llogosi cronicbe de' visceri e tessuti organici , in molle nevi'osi e nelle cacbessie. A cbiarire appunto le reali virtu di quest'acqua, a forlificare autorevolmcnie la pubblica opiuione 48 che si va In esse riponendoj ad assolverle da quanlo per avvenluia la prevenzione e 1' interesse partlco- lare de' Comuni sul cui suolo esse nascono avesse potuto concederc di sovercliio o negare, a quidditare finalmente alio scrupolo i materiali in esse acque di- sciolti da cui dipende la loro virtu raediclnale, ag- guardava il pensiero del nostro Istitulo nel creare, come si fece, una Commissione di niedici e chimici sperimenlatoi'i, da cui fosse ridotta ai termini piu stretll di vevita la facolta medicamentosa delle acque di Val Trompia. Quesla Commissione, creata nel seno medeslmo dell'Ateneo, e composta de' socj dottoi" Giacomo Uberti, dottor Paolo Gorno, dottor Francesco Girelli e del chimico Jacopo Attilio Ce« nedella, stranieia affatto a quanto diritlamente erasi anco prima operato ed osservalo nel rilevante argo- mento da altri egregi medici e chimici pur nostrisocj, da due anni fece scopo alle proprie investigazioni le diverse acque marziali nascenti nei lerritorj di Bo- vegno e di Collio. L' opera assidua e scientiGca di quest'AccademicaDeputazione diventa come uu sug- gello di verita, un iiuovo litolo di fiducia che il pubblico puo nudrire rij-petto a questo presidio in alcune malattie; ne polevano in argouiento cosi de- licato andar diineuticate per parte della Commis- sione e deir Ateneo committente le cautele piii circospette^ anzi, diremo, la stessa diffidenza dovea 49 sopranteiulere alle nuove imparziali investigazloni. Perocche si tratta d' un eminente interesse primario, c d' un interesse che viene necessarlamente in se- condo: si tratla di dcciclere per falto di scientiGca Societa in sulla nalura di queste aequo e con che niisura di fiducia possano i medici piescriverne e gli ammalati tenlarne V uso, recandosi con raanco disagio e piii coniodita all' una od all'altra delle fon- ti:^ risguarda rinleresse secondario i Comuni sul cui suolo prendon nascimento , pel rantaggi contingi- biil che lor ponno derivare dalla maggiore o mi- nore afiluenza di necessitosi che di quelle pensassefo sperinientare 1' efficacia. Premessi questi cenni in- torno air iniportare e alio scopo di questo scienti- lico assunto, fareni ora in conipendio coooscere la circostanziata relazione degli impresi e compiuti la- vori che il doltor Giacomo Uberti, a nome auco de' suoi conipagui di Commissione, lesse al corpo Accadcmico. Delle tre sovgenti medici nali di Val Trompia la pill prossima e quella di Magno S. Lorenzo, che pri- ma deir altre s' incontra sul cammino di essa valle verso Bovegno, a un venti miglia distante da Bre- scia. Guldano a quesla sorgente due vie, che di la da Lavonc, T una a pochi passi dal ponte di Pre- dondo, r allra alia piccola borgala d' Ajale diver- gono dalla strada reale, e questa per alpestre ed an- 5o gusto, quella per agevole e piano tragilto, riescono entrambe all' umile Pieve di Magno, d'onde presso ad un mezzo miglio di salita, alleviata e consolata dalla vista amenissima di Val d' Irma, sorge daua seno della montagna la fonte tninerale. Comincia- rono da questa fonte le indagini della Commissione neir ottobie clelT amio i833, e furono rinnovate nel luglio del i835, essendosi creduta necessaria una doppla esplorazione in quest' epoche e slagionl di- verse, cosi per questa sorgente come per le due altre. Neila prima visita 1' arque esplorate risposero per iiiodo a' cliimici esperimenti, che la Commissione fu rccata ad opinare clie fossero presso a poco di qualita idenlica con quelle di S. Colombano", ma nella seconda assai manco che alle nuove ricercbe corrispondessero i medesirai risultafi. Gli esperi- menti pralicali coi consueti reatlivi prodnssero fe- nomeni in gran parte diversi, e 1' analisi chimica manifesto in quelle acque una tal poverta di medi- rall ingredienti da qualifioarle poco dissiniili dal- le acque comuni. Riporteremo trascritta a maggior lume la tavola di quest' analisi, siccome faremo di quelle clic spettauo alTaltre due fonti, premettendo cbe tanto questa quanta I' altre furono fatte sopra cent' once niedichc d" acqua. St Solfato di calce . . oo o3 idem di soda . . . . Ol 20 Carbonato di fcrro . OI 5o idem di calce . . o5 10 idem di magnesia . . oo 3o Silica . oo 3o Materia organica e cloruri 00 : yS 9 ■' ^8 Acqua . 47990 '• 82 Tolale Giani . 48ooo : 00 = Once 100 Scoria pcrtanto nell' acque di S. Lorenzo una tal mulazione e impoverimento di principj, la Commis- sione, smesso il concetto clie d'csse avea prima for- mato, non dublt6 sentenziarle di poco pregio, e tali da non potcrsene con sicurta riprometterej massi- me in una lunga medicazione. Procedendo nella valle , e deviando dalla strada regia a mezz'ora di camraiuo oltre alia terra di Bo- vegno, si prende la salita del raonte Trovina, a due lerzi della quale scaturisce per piu zaniplUi la secon- da delle sorgenli Trlumpline, detta percio del Tro- vina o di Bovegno, ben d'altra imporlanza che non e la precedente, e venuta oggimai in noraiuanza fuor dalla valle non solo, ma pur anco dalla Provincia, mcrce le cure, gli sperimenti e gli scritli del valo- 52 roso dottor Zantedesclii medico condotto dl quel Comune, e le chimlche Indaginl dell'espertlssimo far- maclsla Slefano Grandoni. Sgorga qnesta fonte ad una elevazione di metri 85 1 dal livello di Brescia e di 098, 81 da quello del mare, e muove in forma di ruscello dal cigllone d' una frana mista difiantumi di schisto micaceo, base di quelle montagne, di quarzo nietallifero, d' arenaria e di sniosso terriccio vegetabile, scorrcudo divisa in varj piccolissimi cana- letti sulla superficle dello scoscendimento, rampollan- do qua e la a brevi e spesse distanze tra la fanghiglla e i frantumi dello scbisto, e versando dalla maggiore delle sue polio un tribufo di 60 once medlche a ciascuu' ora. Ancbe a quesla fonte del pari che alia precedenle mettono due strade diverse, 1' una dal dosso detto del Paler pei prati di Castiva e il casale di Navazze, di receute migllorata a spesc del Comu- ne, 1' altra dal casale di Graticelle alT edicola di S. Antonio pei prati di Villanova e quei di Caneve e di Cima-Navazze. Le rivalita e gl' interessi locali partorirono giudizj affatto contrarj sulle condizioni di quesle due strade, cbe alcuni dissero 1' una piii faticosa e trarupata delT altra e veri rompicolll, mentr'altri le spacciarono per dolci ed amene tratle di passeggio. La Commissionc riconosccndo tali giu- dizj egualnicnte lontaui dal vcro, diffini il cammino a qnesta fonte bensi alpestre e selvaggio, special- mcnlc a J alcun tralto, ma non lale da noii polerne senza grave incoinodo voiiii-c a capo, aggiungendo tuUavia che 1' irapresa non ^ da consigliarsi a per- sona che fosse fuorl dai termini di buona salute, o cumplcssionala dcllcatanicnle, e molto mono a clii si trovassc in travaglio di qualche jnfcjrrnila. Uu' allra contrarieta di senteuzc, per non dir di passioni c d'interessi, fu' nasccre una questione geo- gnostica ben piu difficile a dccidore e di ben piii grave iniportanza. Soslengono alcuni clie le cliinii- cbe composizioni delP acqua -in di.-corso si forraino nelle riposte ed intime parti della montagna, d'onde poscia trapelino infcllrandosi per diversi meati, e in piu luoghi e distanze rampollino fra i rotlanii scomposti e lungo la superficie della sovra descritta frana: altri al contrario pretetidono clie quest'acque marziali non sicno in sostanza se non Facciue dol- ci del rusccllo moventc dal ciglio di quella frana, ]c quali scorrendo a fior di terra fra que'rotlami, s'irapregnino c medichino di quei minerali principj onde van cariche e decautate: con clie vcngono a muovcre gravi dubbiczzc intorno alia costante du- rata, misura c qualita de'cliimici ingredienti, e quin- di intorno al preglo di qnelFacque medicali. La no- stra Comraissione, ancorche non dissimuLisse a se stessa che scnza il compimento di vasti lavori e sen- za il sussidio di replicate iuvesligazioni geognosli- i che tornJ assai malagevole 1' affei'mare piuttosto r una cosa cbe 1' altra, nondimeno si trovo forle- inente inclinata alia prima delle due controverse opi- nioni, a cio mossa dai fisico-cbicnici assaggi del- le acque, e dai segxienti fatti e osservazioni locali : I." Che fra le varie polle dell' acqua in discorso le due piu alte ed in piu vicinanza alia sommita della frana ed al rivo del monte ove incomlncia a sco- scendersi sono le piu abbondevoli, siccome di massa, cosi ancbe di princlpj mineralizzatori, mentre le in- ferior!, le quali, aveado piu spazio percorso lungo la frana, dovrebbcro, secondo la contraria opinione, esser le piii saturate e medicate di tali princlpj, ne sono invece le piu misere e scarse. •x° Che la tem- peratura delle polle niiuerali e di due o Ire gradi, ed in alcune ore della glornata di cinque o sei , al di sotto di quella dell' acqua dolce che loro scorre vicina^ con questo di piu che le polle piu alte sono altresi le piu freddei; il che possentemenle fa contro a coloro che vorrebbero che le rainerali combina- zioni dcU' acqua di Trovina si facessero a fior di terra e lungo i fiantumi della frana*, imperciocche se cio fosse, e sarebbe difficile a spiegarecome I'acqua infeltraudosi a si piccola profondlta potesse tanto freddarsi, e le polle piu basse, anzichc le piu alte, aovrcbbero essere le piu fiedde, come quelle che aveado fatto magglor caminiuo fra gl'interni spira- 55 gli della frana, avrebbero dovuto disperdcvvi raag- gior (jiiantita di calorico. 3.° Clic la condizionc freddissinia delle acque 6 senipre tale per aidente che volga 1' estiva stagione, indizlo del loro profon- do ingenerarsi nelle riposte latcbie del monte, essen- do chiarito che solo a tali profuiidila pos;a conser- varsi ad onta delle stagioui e delle vicende atraosfe- ricbe una tetnpcralura cosi costnnte. 4'" Che tra i ininerali frantumi della fiana trovaudosi, come gia s'e accenriato, anche un terriccio vegetabile coni- posto delle varle sostanze orgauicbe ivi travolte, mescolate e sepolte alio scosceudersi del moutc, se fosse vero che il miueralizzai'si e medicarsi di quel- le acque non si facesse die ncl lore superGciale tra- passo sulla frana, dovrebber' esse impregnarsi di quelle sostanze ben plu clie non fauno realmente^ il cbe da niotivo a pensaie che le loro composizioni si facciano in parte ove non sono ne furono uiate- rie organiche. 5° Che percorrendo dal monte di Bo- vegno sine alTultime vette le valli triumpline, moiti sono i luoghi nei quali a somiglianza della frana di Trovina si trovano ammassi di frantumi di schisto, di arenaria e di fangliiglia, fra cui si spandono, ser- peggiano e scendono limpldi rigagnoletti, i quali, se sussistesse 1' ipotesi che le acque di cui parliamo si niineralizzassero lungo la frana, dovrebbero pur essi per ragioiie di analogia Saturarsi nel loro decorso 56 dl mlnerali prlncipj ; il che non trovandosi in nes- suno, viene invece ad avvalorarsi piu sempre I'ipo- tesi contraria. Gli esperlmenti fisico-chimici segui- rono con poca diversita di fenomeni dalla prima alia seconda visita, el'analisi produsse lerisultanze che si registrano nella seguente tavola. Acido carbonico libero ( Teraperatura 19 : 5. R. ) Centimetri i53 : 54 Silice 01 : 06 Carbenato di ferro . idem di calce . idem di magnesia Solfato di calce . idem di magnesia 02 02 01 o5 07 10 25 14 65 5o 95 20 : 65 Acqua •. 47979 : 35 Totale . 4^oo<^ • *^o = Once 100 Materia organica a cloruri 00 Emula in virlii e norainanza della sorgente mine- rale di Trovina e quella di S. Colombano, contrada del Comune di Collio ed ultimo confine di Val Trompia. Si giunge a questa fonte lasclando a tergo la grossa terra di Bovegno , e per un' ora e mezzo di strada reale interuaudosi nelle parti piii silvestri 57 ,„ ,,f,.» nude edcrtemontagne Che Ihncheg- 'r"^ 'f u„ lato 11 eammino e V .cque del Mella T"° ,.0„0daU'aU..ose,.peBsiandof,abn„o„.ea t "e „o.n,o,a,ulo ne.la sollludine. A ca,o d. ;:^:.ava,,:ot..a,..os-ap..e.avane..un-o J,cul.o.piusaio,ovesledela.e.ad,Co,na ;„S8i dlgvadauti e f,a verdi pastu,e. I v fln.ce la au dalleeua'aUva.el„con.„cia,aspes.Co.u e„.U.uUa,,ac,ualein.e„od'„.ovad,fac .evol cama,ino,cl,e il Comunc mteude d. r«„d= e V, .™duce alia contrada 0 casalc ancov piu spedao, conduce ai ai S. Colopabano, collocato nel p,u r.po.i e fo = pi.c,eva.o..„IoUodc„ava,le,c,.e.occaa,ea,d del ,„on.c ManWa, subline bavnca ■" -P^'; J'; ,e due valH Tnu..pllna e di Sabbio Ne undo d, questoridottodalpie'd'uuavupccbe allo.po- a route di S. CoWbauo, alia quale s.ccou.e ad - U„.osc„popono la nostra Cou,„n».ouee conduce UsuefiL.ebiu>le,,ei„da.;„:.Lcva"las»pef.^ diquestaso.seute88.metnsopraaUvellod,Bc sc;L.o,,9,8.sopva,uelloaelMed_, rac,uan,a,.ia.oscaturiseeaa-,u>ass,duu uaa q„aL.a di bruuo colore, ehe ^^"^VV^^^^ !eUisto uucaceo, fonna lo strato p.u -P-«' ' ^^ uucleo pet.o,odellan,ootasua. Versa, pe due Pol cop J c iucessantichereadouo .utovno a „5o ouce 53 med-che per o,-aW„.a; ,;,,„„,„ fra la rocca „„ abb„„da„te rascello cle' '" rf" "'' '"" ''"» "»'are„ana d'e.„al 'T' " l'al.ra„„ae.,o.,a„„,„e„epo„: ,:"""'■ vede scatunre e mnnfo f ' 'J'^'e si -.a . a.J,,;:;v;-^^^^^^^^^^^^ io rossa gravida degli stes<:; ^..- • • ^ .-.-.rau.a„;.„,:-;:x::;;- d' queste spese la T^^ • • ^*^1"^ ,, ,. . P ^ ^^ Comra.ssione le sue rJcerche- . 1 anahsi inanifesli i„ esse V ..- . ^^^^'^^^e, e Acidocarbonico]ibero(Ten,peratura,9:5 R ) Centimetri 184 : Ao oiJice . . ^ Carbonato di ferro Wem di calce . Idem di magnesia . Idem di soda Solfato di calce Idem di soda Materieorgan.eclor.dijodio, 01 : o5 01 : 80 o3 : 20 or : 60 00 : 38 or : 00 02 : 00 00 : 4o Totalc . 48000: 00 = Ox.ce, 00 Esplorala per tal modo la natura "dclle acque tri- umpline, applicossi la Gommissione a considerarle nel rispetto tci"apeutico-pra(ico , e prima di tiitto, lasciando da parte la sorgente di Magno, c restiiu- geudosi a quelle di S. Colombano e di Bovcgno, le parve di dover istituire un confronto di priiicipj e di proprieta fisiche e mediche fra le due fonli rivali. Kisulto da questo confronto : i.° Che le primarie e generali sostanze the mineralizzano queste acque sono il ferro alio stalo di carbonato ed alcuni sali a base di calce e di magnesia per le acque di Bove- gno, ed a base di calce, di magnesia e di soda per quelle di S. Colombano^ e che in entranibe si con- liene il gas acido carbonico libero, il quale fa ufficio di mantenere disciolte neiracqua specialmeatc le parti ferruginose. 2.'* Che nondimeno quest' acido aereiforme, come dimostrano le stesse tavole anali- ticlie, non si contiene in esse ad eguali porzioni, ap- parcndo da esse tavole che cent' once della fonte di S. Colombano ne contengono oltre a 3o centi- mctri pill che un' eguale quantita di quelle di Bo- vcgno. S.*^ Che da cio procede in quest' ullime una facilita maggiore a scompoi-si e intorbidarsi, incon- veniente per allro del quale non vauno libere al tutto neppur quelle di S. Colombano, e al quale nondimeno, cosl per I'une che per I'allre, volendosi berlc lontaue dalla fonte, si potrebbe ovviare coiriu- 6o trodurre nelle bottiglle rietnpiulene, piiima tli ap- porvl 11 suggello, una bolia di gas acido carbonico, che facendo opera di menslruo ai loro principj, ne impedisca la decomposizlone, siccome si pratica per alcune dell'acque mai'ziali piii famigerate d' Italia. 4.'* Che I'acqua di Bovegno se piii facilmente si de- compone in confronlo dell' allra, e a rincontio piu. irupregnata di ferro, e percio in essa e maggiore quella peculiare altivita niedicale di che sono dolati tutti i marziali. 5° Che maggiore del pari in que- st' acqua, oltre la dovizia del ferro, e quella del sol- fato di magnesia; ma che invece va priva di carbo- nato e di solfato di soda, principj di uso e virtu analoga. Dalle quali cose la Commissione conchiuse che la differenza. d' azione tra le due fonti rlspetto ai principj che le compongono sia poco nolabile, e che le qualita medicamentose sieno presso a poco fra loro eguali ed affini; che voler innalzare il pre- glo dell' una a scapito e detrimento dell'altra e mi- seria, vanita e gelosia Comunale; che entraaibe sono buone ed efficaci, entrambe consistono di analoghl principj e virtu; perocche se I'una abbonda o scar- seggla di qualche ingredienle, 1' altra a rinconlro si vantaggia o difetta d' un altro; tanto che ne ri- sulta una specie di compenso. Ne conleuta a questo confronto delle due sorgenti nostrali frl loro, voile ancora la Commissione paragonarle «on altre delle pill celebrate d' Italia e d'Europa, per quanto il consenle o la povci-ta Jelle analisl, o la discrepanza tie' metodi con cul si diressero gli sperimentatorl. E stabili ccMitener le nostr' acque eguale quantita d'acido caibonico, egual qualita e quantita di prin- cipj fissi c niaggior dose di ferro delle acque faniose dclla Villoiia in Piemonte^ prcssoche uguali prin- cipj ed uguale o forse maggior quantita di gas aci- do-carbonico e di ferro di quelle di Carslbad in Germania^ maggior copia di ferro cTie le acque di Vichy sorgente della grande Grille in Francia, con uguale quantita di acido carbonico, e principj fissi del tutto analogbi^ essere ad nn dipresso eguali per la quantita del ferro e dell' acido carbonico a quelle Jella Transtullina, della Coronale e del Doccioue iu Toscaiia, nc nuocer loro al confronto, anzi me- ritar forse piuttosto una prerogativa di prefcrenza, la mancauza di solfato d' allumina clie trovasi in quasi tutte le sorgenti di Toscana^ e rimaner sol- tauto inferiori per attivita e per quantita di princi- pj alle celehratissime di Recoaro, non reslaudo per6 cbe non sieno di virtu e natura analoga con queste, e di esse pivi appropriate, appunto perche piu de- boli e leggerc, a curare lunglnssime e croniche in- fermita di soggelti esleuuali, c piii opportune ed omogenee in que' casi ne' quali una troppo squisila scnsibiiila di ventricolo potrebbe nialamente com- poilarc una gagliarda azione medicamentosa di pilu- cipi marziali. Al confronto dei principj teiine dietro ]a ricerca delle speciGclie virtu in generale, e a que- .sla in particolaie 1' indagine delle malattie nelle (juali le nostr' acque marziali possono con successo venire indicate. Nel clie fare i membri della Com- missione non s' aquietando a' semplici argomenti a priori dedotti dalPanalogia de' principj delle acque iioslrall colle siraniere, e facendo ragione che tali argomenti, per logici che sieno, falliscono spesso alia prova dell' osservazione e de' fatti , massime dov'enlra T arcane elemento della vita, non per- donarono a diligenza e sollecitudini onde procac- ciarsi, come si procacciarono, tutti i lumi e i mate- rlali possibili dell' esperienza, interrogando perso- iialmente assai nuraero di persone clie bevettero di quelle fonti, e per lettere i medici locali e limitrofi intorno all'uso che fatto avessero di quelle acque e ai success! clie ne avessero conseguito, istituendo osservazioni e confront! sulle informazioni ottenute, scevrando con severila di critica il vero dal falso, il principale dall' accessorio, il reale dall' esagerato, e Sjiingendo le riceixhe e lo zclo fino a provar 1' ef- fetto delle acque sopra se stessi collo scopo di ap- purarne 1' azione non tanto sul corpo ammalato quanto ancora sul sano. Col soccorso delle quali pratiche notizie intorno all' efficacia delle acque in 63 tliscoi'so c «lelle sclenlificlic espenenze c raffronti jntoino all'intrlnsecci loro natura, slabilirono quSto- to alle loro specificlie virtu In genevale, esser queste la diurelica die largamcnte e prontamenle si palesa colla promozione delle urine cosi ne'sani come negli ammalati, e la purgativa che non ^ tanto sollecita come la prima, ma clie non resta di manifestare I suoi effetli, e meglio e piu prontamenle negll amma- lati che ne' sani. Alle quali virtu ne vanno, siccome conseguenli e accessorie, congiunte due altre, cioe alia virlii purgativa quella di liberare lo st-omaco , senza troppo spossarlo, da quelle iropurita ed aci- dumi end' ^ si spesso contaminato: e alia facolta di promuoverc le urine quella di agire altresi sul siste- ma della circolazione, allentando e rendendo nor- mall gli immoderati movimenti del cuore e del vasi maggiorl. Dall'unione poi di queste facolta e d'altri ignoti elementi risulla cert' altra arcana virlii la cui azione dinamica, benclic non ancora appieno conosciuta ne ben diffinita, appalesa pero quasi sem- pre i suoi beneGzj nella cura di moltissime malattie. Per quesla innominala virtu specialniente le acque triumpline si ragguagliano, benche con minor gra- do di attivila, a quelle di Recoaro, mentre le altre facolta indicate, cio^ la diurelica e la purgativa, lianno in comunc con lulte le altre acque minerali medicaraeutose. Quanlo alle malallic, in forza delle 64 stabilile vlrlu, i raedici della Conimissione indicaro- 110 le nostr' acque per le proslrazioni e disordinj fisici e infiniti sconcerti prodolti da cure energiche di acute infiammazioui, per le croniclie affezioni , conseguenza d' incomrnodi di non molto impoi tare cLe i) medico sovente conosce senza peter impediie, le quali non rispondono o malamente ai soccorsi terapcutici per le nate alterazioni di alcun viscere e piu spccialmcnte per indiirimenli, ejiatizzazioni, dilatazioni e leulissime flogosi, a riuluzzare le quali e d' nopo assai tempo e cautcla^ per la pelagra, purche non sia accompagnata da diarrea cronica, tla delirio, dairopistotano, dalla prostrazione estre- ma delle forze con tremore e marasmo^ per le alte- razioni viscerali conseguenze di febbri intermittenti^ pei liiali i.stcrico-convulsivi, qualunque sia la forma che assuniano:^ per quei patimenti in genere che tor- mentano le persone condannate alia vila sedenla- ria^ per le clorosi sopra tutto, pelle quali le trova- rono raccomandabili piu che in ogni allra malatlia. SI certificarono innoltre cli'' elleno riuscirono pro- ficue nei mali del ventricolo, delP esofago e degit inteslini, nelle voniiturazloni. negli seoli biancbi abi- tuali, nei reumi cronici, uella renella, e ancora nei mali epalici, itlerici e splenici, cioe del fegalo e della niilza^ nella ipocondria o melancolia flaluosa, nel- Tafffzionc istojica delle donncj ucll amenorea, nella 65 leiioorca, nolT anasarra, nella iticlliludine virile e mulicbrc, nei vizj sciofolosi, ia alcune lentissime splenili, in alcutic vcccliic teumatalgle ed ascili, e in gaslro-cnlcrili, nejle quali, per una lunga diirata, il procedinjcnlo iiifianimatorio era diventato si Icg- gcro, e quasi si direbbe si incrte che non le accom- pagnava alcun senso di dolore. La Coramissione finalmente, indicate alcune poche regole e precetti per 1' uso di quest' acque, come a dire, di beverle, potendo, alia fonte, e massime quelle di Bovegno, considcrala la loro inaggiore facilita a decomporsi, di proporzionare la durala della cura alia loro at- tivita, estendendola dai 20 ai /^o glornij di beverne in modtrala quantitii nella maggior parte de'casl, crescendone gradatanjente e giornalmente la dose senza eccedere i lerniini dalle tre alle sette libbre mediche da prendersi a stomaco digiuno, e rimessasi del rimanente alia prudenza, die secondo le infinite eventualita puo comandare variazioni di mclodo, concluse augurando clie le qualita e virtii rcali ed inlrinseclie delle fonti triumpllne, le guarigioni gia per esse ottenule, la silvestre e fanlaslica bellezza de'luoglii, la salubrila del clima, siano per acquistar loro pill semprc maggior onorc, rinonianza e con- corso. L' Atetieo venne anco istrulto de' lavori ollima- incnte condotli d' altra benemerila Commissiuue 5 I 66 die da moltl anni si adoperava con tanta assidulta, intelligenza e buona forluna a dar fine agli scavi premcditali d' antlcliita ed efft-tto al patrio Museo, che da'suoi principj dlmostra gia ai cittadlnl ed ai forestieri come sia per niagnificarsi ed arricchlve ognoi' piu. L' egregio noslro V. Presidente cavalier Antonio Sabalti, rassegnando alia Censura e Presi- denza delT Aleneo le carte tutle d' una molliplice ed avviluppata arnininistrazione, clie move fino dal 1822, voile accompagnare que' documenti con veri- dica relazione di quelle clie si c fatlo: tanto per \o sterramento del lempio antico, come per la raccolta delle lapidi e per Y crezione del nuovo Museo, al cui intendimenlo e significazione fu volto il classico edifizio con religiosa osservanza. Pole 1' ascoltante Ateneo convincersi, di clie misura avesse la bene- merita Commissione conisposto alia fiducia sua propria ed al mandato affidatole:^ lo zelo, la deste- rita, r intelligenza, 1" economia distinse ognl suo passo. Ti-attavasi di investigare doltamente colla scoita di tradizioni incerle, argomentando il da farsi e indovinando quello che dovea trovarsi sot- terra, secondo le ragioni dell' edificare de' tempi a cui appartiene la fabbrica:^ Irattavasi di araraannire somme ingenli, cbe pareano avventurate al caso dapprima; trattavasi di contentare al pubblico, di soddisfare ai diritti de'privati, ne'cui possedimenli 67 si (lovea sravare: comperando eJ al)battendo case, appianando giardini, scommetlendo insomma ed occupando non poca superGcie del suolo; si trattava finalmentc'di alzare snlle fondamcnta e siigli avan- zl deli' antico il moderno IMuseo, serbando 1 pri- mi andamenti: enlro cui riporre e ordinare quanto si trovo nelle cscavazioni e si raccolse nella citta e nella provincia. E par ben poca somma, cbe in lante opere siensi spese non piu di cento dieci mila lire austriacbe. Ma degli scavi e della fabbrica noi non parleremo qui partilamente , cbe di tutto questo verra il pubblico per altro modo ragguagilato : n6 diremo per minuto di quesla storico-cconomica re- lazione , cbe per nessuno tornerebbe a interesse r udirne di piu^ solo accenneremo i niotivi cbe ne persuasero la lettura al benemerito nostro Y,. Pre- sidente. Compiutisl. come abbiam detto, per ora gli scavi ( meno alcuni altri tentativi cbe per consiglio deir Atenco si sono inipresi adesso a piu estesa ve- rificazione di quanto gia si scoperse ) condotta a termine la fabbrica del Museo, cessavano per queslo solo oggetto le atlribuzioni affidate alia benemerita Commissione speziale, eletlasi in tre membri del- r Aleneo, e riconosciuta dall' antorita Municipale^ e si cercava quindl dalT Ateneo cbe desse mano alia proniessa iliustrazioue e pubblicazionc delle patrie antirjhita: opera gloriosa al nostro Istituto, alia qua- 68 le per generose somme volate a sovvegno dal Con- sigllo Comunale, e ratificate dal R. Governo, si daia cominciamento in qiieslo istesso anno. Incisori, di- segnatori, e scriltori cjiiasi tutti bresciani, Fimpresa vena compiuta sotto la vigilanza e direzione del- r Ateneo e da parecchi suoi membri a cui vennero affidate le diverse sue parti. Essa si comporra di due opere, ma stanll da se in due volumi, cbe usci- ranno insieme^ conlerra il primo un discorso preli- minare, e quindi un' illustrazione istorica, uu'allra arcLilettonica, e 1' eslelica: e i disegni e le incision! faranno prezioso quel primo volume agli sludiosi deir antiche arli e dclle moderne. Conlerra il se- condo volume la correlta edizione delle noslre lapi- di, dentro e fuori del Museo, e la illustrazione delle piu inleressanti: con cbe 1' Aleneo si sara sdcbitato del niiglior servigio die potesse per lui rendersi alia nobil Brescia, ed agli estimatori delle arli e dell'ar- cbeologla. Ne qui enlrcremo a piu minuto esame inlorno all'opera inlrapresa, esscndocbc il manifesto dira cjuello cbe qui non si consenle descrivere. Lo aver poco innanzi accennato una relazione scientiCca cbe si rifcrisce ad impresa assuntasi e mandala a fine. dalTA tcnco, piu per aiialogia di pa- role cbe di materie, abbiam qui falto parola di que- sla relazione del cavaliere Sabatli e dell' impresa sulia illustrazione ed edizione delle patrie anticbita: cose ccrlaniente cbc non tengono a sclenze nalurali. Ora entrando in via, cli due altre scritture, intcrpor- reino qui il sommario. pcrtincuti appunto a queste sclenzc^ e la prima tratta de' vasi linfatici, cui die' occasione 1' opera cclebratissima di questo lilolo del socio prof. Barlolommco Panizza, di cui 1' autore fece grazioso done all' Aleueo. Perclie di tutti ugual- mente potesse essere la conoscenza di questo clas- sico lavoro, il Presidente ne depulu il carico d'una compiuta relazione al socio dottor Francesco Gi- relli. clie con niolta pcrlzia venne a dime 1' impor- tare: ed e appuuto cLe delle sue parole stvingiamo qui il succo. Scopertasi la circolazione del sangue, si riconobbe anco Tufficio delle arterie e delle vcne: di recar quelle il sangue dal cuore alle parti piu ri- niote del corpo, e restituirlo quest' altre al cuore, carico delle varie particelle che si Ta assiniilando nel suo corso^ e tenendosi cbe ufficio peculiarc delle vena fosse quello delF assorbire. Ma nel 1622 il no- lomista Gaspare Asellio discopriva una nuova spe- zie di vasi blancbi, ed insegnava cbe ufGcio di que- sti esser dovesse lo assorbire il cbilo intestinale, cscludendone le vene: ed uomini sommi d' ogni na- zione tenner dictro all'avviso, cbe con sottili e for- tunate iuvcstigazioni cbiarirono un sistema novello di colai yasi. Sursero altri egregi cercatori della ve- I'ita a contraddire od inforsare almanco la ragion 70 tlegli ufficj nella vita animale dl cotai vasi, e le qui- stloni furono dibattute, e proferte nuove sperienze^ finche Rcgolo Lippi, discepolo di Mascagni, pub- blico ill Firenze la sua illustrazione anatomico-com- parata del sistema linfatico. Scopo di quelle illu- strazioni fu il dimostrare: come nella macchlna vi- vente si vegga una diretta comunicazione tra i vasi capillarl linfatici e i capillari sanguigni: che alcuni di questi ultirai provenienti dalle glandule lombaii inetton capo nella pelvi venale e negli ureteri: e in- fine, che una gran quaulita di liufatici del basso venli'e entrano direltamente nelle vena proprie a quella regione. Spevimenlava il Lippi e interrogava la natura sugli aiiimali diuanzi all' Istituto fraiicese, cbe rimeritavalo di gran premio^ come la scienza gli confessa obblighi graudissirai. Condotta questa a tai tei'mini, il celebre Pauizza nel i83o, con tutto lo splendore tipografico, rendea pubbliche le sue Osservazio7ii antropo-zootomico-fisiologiche ^ nelle quali espoue come diligenlissimamente siasi stu- diato di penetrare piu addentro nella conoscenza del bistema linfatico dclT uonio, e in quello d'altri viventi, immolati alle sue dotte industi'ie: qua- drupedi ed uccelli. Tra i mammali illustro esso per il primo il sistema assorbcnte del glande e del pene equino, correggendo molli eiiori coi-si fiuora nelle descrizioni aHatomiche^ fu peio uell' esame de'vasi 7' degli uccelll In cul appaie maravigliosa la sua so- lerzla: discoprendo egli pel prlmo un linfatico ef- ferente die csce a deslra e a sinistra d' amendiie I plessi crociali sacrali, e inette in due vescicbette lion pill notate, comunicanti con alcune venuzze caudali, e anco questc colle vene del basso ventre. Proprio degli uccelli soltaiito qaesto mezzo di co- municazioue, con nuove aaalisi e sperlenze dl pa- reccbi animali prova, conlro il dettato del Lippi , cbe nessun vase liiifalico efferente od iiifcrente met- te per dirilto iiclle vene^ e concbiude 1' opera sua prima, parlando della struttura della cuticola, con- futando le opinioni d' uomini gravissimi e singolar- menle di Mascagni: negatido a quella ed al rete malpigbiano, qualunque orgauo di vasi linfatici o sanguigni^ e queslo dalT istessa Accademia di Pa- rigi merito al Panizza la medaglia d' oro, Sapendo poi quanlo la notomia comparata giovi e faccia slra- da al vero nella fisiologia dtl corpo nmano, estese qucstesue istesse diligenze ai reltili, cosi poco infino adesso studiali: e nello scorso anno, con ugual fa- slo di bulino e tipograGca nitidezza, pnbblico Tope- ra , ricca di belie e nette lucisioni. Tendono quesle nuove esercitazioni a mauifestare la quanlila, na- tura e disposizione dei linfatici nei quattro ordini de'rettili^ injettando e fiuissimamcnte notomizzan- do quattordici individui: cocodrilli, testuggini, sa- 7a lamandre, rane ecc.^ e bench^ a' linfatici singolar- mente appartengano le sue ricerche, non intermise di notarc e descrlvere 1' ufflcio degli altri visceri e sistemi in codesti animall. Rellificava abbagli d'al- trl trattatisli, annunziava nuove sccperte in questa seconda opera, e tra queste descriveva il setlo car- iioso che divide il ventricolo dcstro del cuore del cocodrillo: scoperta faltasi contemporaneamente o poco dopo in Francia da Martin Saint-Ange. E per darne una qualclie idea adeguata dell' opera, il no- stro relatore piglia ad esame peculiarmente il capi- tolo intitolato Con s icier azionianatomico-Jlsiologichey fecondissimo d'alta sapienza. Per queste sue squisite investigazioni il prof. Panizza stabib : i . cbe il sisle- ma venoso nei rettili e sempre preponderante nella quantita e capacita de' suoi vasi al sistema arlcrio- so: doppio e anco triplo : 2. che le injezioni tanto di mercurio che di soluzioui tinte in rosso atte a perraeare il sistema arterioso e venoso, per quanta diligenza e precisione si usi, non si manifestano ne' vasellini linfatici: 3. che il sistema linfatico supera d' assal il venoso^ e tanto ne abbondano le parti della generazlone, la niilza, il tubo gastro-enterico, e le pareti di questi vasi souo cosi tenui e traspa- renti, che 1' injezione assume la vista di travasa- mento^ ma che pero la forma costante di quegli in- jettamenti, e il passareche fa la materia ne'trouchi 73 piu gross!, assecura gli sperimentatori esser quella una minuta affollata congerie di vasellini linfatici. Per quelle poi che piu torna alie funzioni fisioio- giche, avvci'te chc 11 passare tlclle injezioni dal lin- fatici nelle vcne si opera per aperture di comunica- zioue del grandi ricettacoli colle vene succlavie e cava anteriorc: unica strada nei retlili cheloniani^ c clic negli altri ordini ( sacriani , ofGdiani e batrac- chiani ) la cosa succede come negli uccelli. Quelle viuzze secondarie che si scontrano nel crocodiltis luciuSj nel ramarro, nv\ hoa ametistina^ nel coluber natrijc e flavescensy consistono in due vesciclielle della pelvi^ clie accolto I' umore da parecclu vasi , lo rlversano in una venuzza deferente alle vene del- V arte posterioi-e; nelle rane invece, oltre a quelle due vesciclie, se ne scontrano due altre alia reglone della scapola, pel cui mezzo il sistema liufalico co- munica col venoso. Mostra quind! die il sistema lin- futico si compone d'unarete inlricatisslnia, sempre continua, che non termina con estremita libere^ pcrche 1" assorbimento dee operarsi dalle pareti de- gli stessi vasi capillari: contro 1' opinione delle li- bere estreniila suggenti dai linfatici. Ne ammaestra come nei rettlli manchino affatto le glandule, cui la natura sopperi co' suoi numerosi intrecciamenti plessiformi, senza valve ^ sicchc le injezioni passano dai vasellini ai gran tronchi, e da quesli a quelli, 74 senza distinzlone^ e cLe i rlcettacoli, oltre al movl- mento die contraggono dai vasi sanguigni sottopo- stij hanno un moto lor proprlo, a un dipresso co- me le sistolc e diastole del cuore: non tanto mani- festo negli uccelli , ma clilarissirao nei retlili. Si cer- tifico come tal moto di contrazione e rilassamento non viene dai battiti del cuore, co^ quali non si ac- corda. Per rendere poi ragione a sestesso come la natura sia stata liberale di vasi linfatici aVettili plu cbe a verun altro animale, crede di vederne un mo- tive nella maggior polenza di asslmllazione^ e che la grande tenacita nella vita organica, accompagnata da somnio lentore negli atti d' essa assimilazione, e quindi il bisogno d' un lungo stare di materiali a quella destinati, spiegano a qualche modo la pro- digalita della natura. Lascia tuttavia dubbioso, ri- ferendone candidameute il pro e il contra, che i vasi linfatici beano anco i fluidi aereiformi, servendo cosi aU'ematesi: ne le sperieuze islituiie valsero a decidere, cui pero esso promelte di seguire innanzi per cbiarire un tanto argomento. Da buon fisiologo egli stesso, il dottor Girelli si condusse fin qui nel- r esanie acutissimo del celcbrato prof. Panizza^ e conchiude il suo dire, collo augurare: che in quella scuola istessa delT inseguante Pavia dove si disco- persero i vasi linfatici, se u''abbia anco a compiere perfettaraente 1' istoria. 75 Nel compiere ch'egli ha fatto, di compagnia all'al- tro nostro socio Gio. Batista Ragazzoni , il catalogo distinto e la collczione de' ruinerali e fossili della nostra provincia, disposli negli arniadj deirAteneo, piacque all' accuralissimo nostro socio Alessandro Sala di porgere alcun cenno intorno alio stato delle scienze natuiali ntll' eta trascorse fia no! bresciani. E prima fa debitamente le meraviglie, come a' tem- pi andati, in una citta com' e la nostra, il cui ler- rilorio montano offre tanto tesoro e curiosita di ml- neralogia, non siasi mai da alcuno fra i nostri noii pocbi scienziati. ch' ei sappia, data degna opera a comporne laserie, a domeslica e pubblica istruzio- ne: e si maraviglia ancor piii come questo non si facesse, dacche sul volgere a fine il secolo XV, ven- nero dai nostri padri chiamali a insegnare fra noi le scienze naturali gravissinii filosofi^ li cui erudi- mciiti, in iscambio di recarle a certezza e metodo di scienza, produssero fra noi il mal seme dcgli slu- dj deir alchimia. Sursero pero a grande onore fra noi due specchiati ingegni: il padre de Terzi Lana e Gio. Batista iNlazini ; i quali, ritirati in tutto da quelle pazze illusioni, volsero 1' alfento occbio agli andameuti della natura. Ricordu tra le opere del Lana il suo Soggio mineralogico : opera rimasa im- perfctla c ptrduta per la niaggior parte^ nella quale Irallo de" cristalli primitivi esaedri di quarzo, e 76 tlclla loro artificial formazione: prccorrenclo d' uu mezzo secolo alle doltrine di Linneo sulla genesi della cristallizzazione, ora scredllate come erronee. Scrisse 11 Maziai sulla cristallizzazione del fevro cru- do, nel passare alio stato di fluidita, poscia dl can- descenza, a quelle di raffreddamento per rimmer- sione ncll'acqua^ e per aver applicato a cotal cri- stallizzazione le cognizioni geomelriche, porse i prl- mi rudimenti al sistema di Hauy. Verso la meta dell' andato secolo visse fra noi 1' abate Criatoforo Pilali, Scgretario dell'Accademia di fisica sperimen- tale^ scorsa da buon naturalista la Svizzera e le montagne del bresciano, raccogliendo dappertutto esemplari di mlneralogia e marmi d' ogni spezie, ne ideo le serie, come fu il primo a pulire quesli ul- timi con rota ad acqua. Di lui si ebbe anco una flora bresciana tuttavia inedita. Nel 1797, a tempi del politico rivolgimeuto, fu cbiamato fra noi ua prof. Martinenghi a insegnare 1' istoria naturale nel noslro Liceo^ ma di lui non si ebbe cbe un discorso proemiale a questi studj, sendo tosto cbiamato al- trove ad altrl caricbi^ da lui fu poscia ordinate il Museo di storia naturale di Pavia secondo le dot- trine di Werner. Al celebrato e sventurato Gio. Batista Broccbi, cbe in Brescia sosteune la cattedra di storia naturale e di Segretario di questo Ateneo, deve tra noi la mineralogia 1' onorc di culto suo 77 proprio^ c fa nel 180 r die ricclie collczloni fiJor- narono gli armadj di cuite famiglie e i pubblici isti- tull d' insegnamento:^ da quelP epoca per noi me- niora])iIe nclla scienza, tulli si accalorarono a dotte percgriiiaziuiii per la proviiicia, a scrutare le piu ar- duo niontagne, a invcstigare le piu recondite curio- sita clic si legano cosi strettamente all' allre scien- ze ed alle arli necessarie. Da lui tenianio il trattato delle iio.-tre minicre, e i processi analitico-cbimici de' metallic secondo i cui insegnamenti il nostro Sala ordiuo la sua collczione, separando le sostanze me- talliche da qiiciraltre clie vi attengono, dalle rocce e dai petrefatti. Dispose per primo gli esemplari delle miiiiere di ferro spatico e le sue associazioni ad altre sostanze; succedono i prodotti delle for- iiaci fusorie, le piriti niarziali, le epatizzate, le sab- Lie ferrugineo-niagnelicbe dell' olio, lo sraeriglio, le stalatliti, le coralloidi, le galene argenlifere, i sol- furi di zinco, d' antimonio, d' arsenico. Vengono ia iscbiera i nostri marmij le lumacbelle calcari, le do- lomiti, i litantraci, le lorbe, le ligniti. le agate, le calcedonie, i granali, i sorli, le tormaliiie. Seguono gli scbisli, gli spali calcari in tavole e cristallizzati in pill forme, la calce fluala spatica, la barite: gli alubastri, colorati e no, i solfati di calce, le rocce porfiricbe e graniLicbe, Ic concbiglie fossili, i legnl petrefatti, il vario pelroscke, le mavnc argil!o-caI- 78 carl, e le buone agli usi di Iltografia. A moltl di quest! marnii, perclie se ne potesse scorgere tutta la loro bellezza e preziosita, manca la politura e levi- gatura-, al che il nostro egregio Sala vorrebbe cbe si mettesse mano, essendo fnrse questa iioslva del- r Ateneo una delle prime collezloni cbc si meritino lo studio e I'osservazione de'nostrali e deTorastieri: nella bresciana provincia, di cui Virgilio avria po- tuto canlarla, come disse dclF Elba .... inexhaustis Chalyhum gencrosa metaUis. Passu Panno contro V usato senza cbe da verun nostro socio si leggessero Memorie pcrtiuenti al' r agricoltura o a materie economicbe^ se non cbe il dottor Ignazio Lomeni ne invio uiio scrilto, a mo- do di lunga lettera, cbe si riferisce al calcino dei ba- chi da seta. Torna in questo scritto sulla dibattuta dispulazione iiitorno alia causa del male, al modo con cui si sparge, e a'rimedj per frenarne le furie, e precauzloni per impedirne 1' invasione ^ sostiene in questa scrittura quello cbe piii diffnsamentc tratto ncll' argomento in altra Memoria , di cui si produsse il fcdele sommario colle stampe ncllo scorso anno: metteudo rimedj e preservativi nel buon governodei bacbi. In questa lettera , piuttosto cbc soggiugnere nuovi argomenli a corroborare le dollrine di cui a 79 huon diitto pu(j dirsi maestro, prende ad informare r Aleneo di quanto accadde fra lui e 1" Indefesso speiimentalore dollor Agostino BassI di Lodi, clie da ultimo sostiene opinidnl contrarie, e pioclama sperimenti e suffragi autorevoli in confermazione di quanto va divulgando intorno al calcino^ laonde ri- solvendosi a fondo lo scritto accenuato del nostro Socio in una gara affatto personale, cosi noa ci pare di doverne esibir qui il sunto de'sommi capi, tanto pill ch' esso si leggera stampato. E per altro assai desiderabile alPAteneo, come utilissimo a tutti gli industriosi coltivatori del baco ed alio Stato, che da queste istesse gare scientifiche (che DIo non permetla mai a scapito di reciproca estiraazione e di beuevolenza ) esca splendente e sicura la veritaj onde potersi da queslo Istitulo proclamare senza esitazione, come preservarne da s\ terribile flagello. In alcun luogo delT ultimo Commcntario nola- vamo quasi per cerlissimo, come la materia del ma- gnete-elcttrico, die move adesso ed affatica tanti in- gegni, non sarebbe venuta nieno negli anni Tegnen- ti^ e due nuovi fenomeni fisiologici appunlo avviso nello speriraentare il nostro socio prof. Francesco Zantedesclii: di che rese buon conto colT effelto a suoi colleghi accademici nella loro tornata del aa febbrajo, anno corrente:^ avendo fino dal i8 gennajo precedente deuunziala la sua scoperla all' Ateneo. 8o Flno tlal 1829 avea denunzlato apertamente al flsici^ che le calctmite hanno potere di eccitare correnti elet* triche j e che il polo nord d'una magnete equivalc al polo zinco d' un apparecchio i>oltaico. Ma chiamato allora aJ altri studj, gli manco tempo e coniodita a Jiiostrare cogli speriruenl'i Y intriuseca virtii non so- speltata da altri prima di lui. Avvisato questo istesso fenomeno due aiinl dopo e denunzlato da Faraday all' Accademia di Parigi, molti fisici italiani tennero dietro all'avviso, provandosi a rigore di spcrienze ripetute per certiCcarsi del vero: di clic fu pur reso cento brevemente nel discorso preraesso a cotali ma- teria nelFultirao Commentario. Sapendosi gia come con le nuove correnti si ottengano fenomeui fisici e chimici, e tra i Cslologici quelle della scossa e dell a ^ontrazione: al prof. Zanledeschi riuscirono qnegli altri, non prima di lui ottenutisi, del sapore alia lingua e delT abbacinamento agli occbi. Quello cbe, a suo detto, non avvenne d'ottenere all'illustre Cav. Nobili * trov6 egli con semplicissimo appareccbio: una calamita a ferro di cavallo, con ravvolte ai poli due spirali di CI di rame, rivestite e intorligliate di seta. Come tocco al quarantesimo quarto giro al * Quando si scrivevano questi cenni, non era nolo al prof. Zantedeschi, come il cav. Nobili, avesse ottcnuto di notar gli stessi I'enomeni , siccome appare in una ma rcccnte Memona inierila nel Polisrafo i836. 8t polo nord e al trentesimo jJel polo sud, comincii a sperimenlare sovra parecclii bea disposti allievi del Liceo e ad un socio dell'' Ateneo: clie tutti si accor- sero, qual piiiqual meno secondola fisicadisposizioncj dei sentori alia lingua e del lanipeggiare in sugli oc-* chi. lufluentissima e alia produzione dei notali fe- nomeni la condizione admosferica^ da distinguersi per essa fino il sapore or acido, or alcalino, e ci5 con queste Icggi: i. allorquando le spirali sono in comunicazione coi poll della calamita, il polo nord fll disglungersi delT ancora, ingenera sulla lingua ( che fa parte del circuito ) il sentore acido, e T al- calino procede dal polo contrario: 2. compiuto il circuito, senza clie le spiral! sicno in contallo coi poli dclla calamita, i sapori si scambinno. Ncl che il nostro Socio scorge una riprova dello stalo posi- tivo del polo nord, e negative^ stato ch'' esso nolo fino dalTanno 1829, dicendo che il polo nord equi- vale al polo zinco dcgli apparali di Volta^ paren- dogli adesso di poler affermare che la calamita si possa risguardare come un elettreforo con que- sta modiGcazioue : la calamita permaneute non i che il maslice elettrizzato dell" clettroforo, nella quale 1' eletlrico si mette in guisa da rinvenirvisi lo aero come negii elettromolori, e da questo recan- P-jdosi alFestremila opposte uno stato contrario e cre- scente, 1" ancora rendc ufficio di scudo^ ma a diffc- 8 a renza dl quello per 1' induzione del poli, non dif- fonde r elettrico, ma lo riduce all' atto soltanto*, e acquislando per alcun tempo uno stato negative al polo nord e un positive al sud. Rimossa I'ancora, 1' admosfcra attuante esercita la sua vigoria sul filo congiuntlvo, generando una corrente dal polo nord al polo sud, mettendo il filo in uno stato di appa- rente ecjuilibrio; rimossa 1' ancora, e tolta per do r attuazione, 1' elettrlco move dal polo sud al nord, e il filo lorna alio stato suo naturale. Al conchiu- dere di questa sua relazione, il professor Zan- tedescbi promise a schiarimento di dottrina nuove sperienze con lamine coibenti, di cui gia si occu- pava. Di altre sue espcrlenze elettro-magncticbc In- formo poi il medesimo Socio il Corpo Accademico neir adunanza del 3i inaggio successive. E per ve- nir a capo di far plenamente intendere cio cli' ei fece, descriveremo la postura dello sperimenlatore, rispetto agli stromenti, e diremo per minute le dimo- strazioni. Lo si vegga voltocon la faccia a ungalvano- metro, e i due capi dei fili I'uno a destra, Taltro a sinistra:^ e innanzi a lui una calamita a forro equine, coi poli diretti al moltiplicatore, e cbe il polo sud risponda al suo lato desti'o, ed al sinistro il polo nord. Ravvolse una spirale di fil di rame rivestito di seta al pelo nerd, con trenta spire distribuite a mode di potersi estendere a lutte questo braccle 83 flolla calamlla:^ e statnlli i conglungimentl, affiiiclii il capo iulerno del filo spirale comunicasse a sini- stra colTapparecchio, e reslerno alia dcstra, alTat- taccarsi dell' ancora ordliiaria eLbe una deviazione a destra di 27, e d'allri 27 a sinistra al suo distac- carsi. Raccolta che fu la spirale quasi lutta intorno al centre di azione del polo sud, la deviazione sail fino a 125 air attaccarsi, e ad altrettanti al distac- carsi dell' ancora. Importava alia scienza che si cercasse qual fosse I'effetto del locco simultaneo dei poli falto dair ancora, al die parve di poter perve- nire, notando il quantitativo di deviazione dell'ago all'attacco e distacco parziale di quella a cadautio dei poli. Si determinu infatti che al loccare di qnesta che fcce il polo nord, I'ago deviava a destra per 25, e d'altrcttanti a sinistra al disgiunglmento^ quandochfi similmente rispetto al polo sud, non devia che 5 a destra ed a manca^ lo che prova che I'azione simulta- nea dcH'aucora sui poli dclle niagneti segue la ragion composta degli effetti parziali ottenuti da ciascuno dei poli. Da molte circostanze in cuisitrova di appa- recchio e dalla condizione degll stromenli dipende la notala deviazione, che non e scinpre la slessa^ come infatti non apparve idcntica nelle spericnze operatesi dinanzi a una Commissione posteriore dell'Ateneo^ ma per approssiniazlone pud) dirsi la stessa. Ora chiunque raffroiUi le dirczioni dell'ago magnclico 84 ottenute da cadauno del poll, puo vedervl denfro quali sleno le combiuazioni de' capl delle spirali, che acci-escono, iudebollscono o tolgono a! tiilto le devlazioni galvanometriche. Faccndo pertanto co- municare i due capi della splrale del polo nord col filo a sinistra dell'apparecchioj e i due capi di quella del polo sud col filo a deslra dello stesso mollipll- calore, alio attaccarsi e distaccarsi dell' ancora iu- tiera non si lia declinazione alcuna^ ma losto si manifesta quella dell' ago a sinistra di due gradi al tocco dell' ancora col polo nord, e una declinazione di due a destra alio scongiungersi della mede&ima^ questa declinazione riesce di ire gradi tentando il polo sud, ed e a destra all' attaccarsi, ed alio stac- carsi dell' ancora si fa a sinistra. Fatto importan- tissimo, clie apprende all' atteuto osservatore, die in questa disposizione non si trasmettono al galva- nometro le correnti principali, ma quelle bensi che si derivano dall' ordinaria altuazione: sopra della qual dislinzione promette il valente professore di tornare quanto prima. Disposti poi i congiungimenti If in guisa, che col filo a sinistra del galvanometro co- municassero il capo esterno del polo nord e 1' inter- no del polo Slid, e cosi gli altri due col filo a de- stra, all' attaccarsi dell' ancora apparve una decli- nazione deir ago a deslra di 5, ed altrettanti a si- nistra al disgiuiigersi :^ ehe se in quella vece si fanno 85 conninirare i cap! interni delle spiral! col filo a si- nistra tie! galvanomelro, e i cap! csterni col filo a destra, si otliene al toccare dell' aiicora una decli- nazione a destra ed a sinistra nello allontanarla: declinazioni clie non poiino coiiiprcndersi nei limiti dell' apparccchio. INIa dal movimento dell' ago ap- pare, cbe i risultamenti non agguaglino la somtna delle due deviazioni, forse perclie le correnti non lianno libcro transito per le angustie del filo. Questa disposizione per altro ne ammaestra, soggiugne il professor Zantedeschi, come debba procedere lo spe- rimenlatore per ottenere una somma di correnti cbe vaglia a scaldare i fili metallici ed apprender fuoco: al cbe non banno ancora riuscito i fisici. Messi in comunicazione a sinistra del moltiplicatore i capi interni delle spirali, e a destra i capi esterni, al cbiu- dersi del circuito 1' ago si svia dalla sua natural postura, incbinando verso sinistra dello sperlmen- tatore per due gradi: nella qual posizione, dopo alcune oscillazloni, si affigge fiuo a cbe si scbiuda il circuito, rlpigliaudo allora la natural sua direzione^ c la dcviazione acccnnala, coll' aprire e cbiudere opportunamente il circolo, si accrebbe fino a cin- que. La Commissione dt" tlsici innauzi a cui segui- vano cotali sperienze, non verifico questo fenomeno^ ma notlsi, soggiugne 1' abate Zantedescbi, cbe in quelle circostanze il massimo cbe not6 il moltiplica- 86 tore fu <31 75, menlre in queste dlsposlzloni plu fa- vorevoli tocco fiuo ai 180. Si ha pertanto una cor- rente indotta, che dai capi inlerni delle splrall av- volte ai poll della calamita nella disposizione del suo apparecchio, si volge al moltiplicatore: scoperta che un giorno potra essere feconda di applicazioni utilissirae, e crescere ne' suoi effetti come la facolta elettromotrice degli apparati vollaici. La direzione ordinai'ia di (juesta corrente era puo essere rinvigo- j'ita dall'azion termica e del movimento, ora al tutto Caccarsi: secondo che lo mostrauo sperienze since- rissime. E qui nota, die le correnti ingenerate dal laovimento e dal lermico durano plu o meno in ra- gione della conliuuazione delle lore causey laddove le correnti originarie delle calamite sono perenni fino a che uoii vi si frappongouo perturbazioni per estranee cirrostanze^ esse si affievoliscouo pero alio scemare della virtu magnetica, e le maggiori son quelle che si hanno senza V ancora ai poli, facendosi alcuna volta agli 8j ma siccome la calamita perde senza esercizio del suo vigore, cosi scemano le decli- nazioni ordinarie. Allargandosi la ragione analogica di quesli minuti fenomcni agli studj in grande della natura, rendea conto di quel variare della declina- zione magnelica, dello stato opposto di elettricita in cui giacciouo le rcgloni polari del globo, d'onde par dirivarsi la meraviglia delFaurore boreali; avvisa 87 r azioue perenne nel movitocnlo lutestiDO de''corpi, di cui il nosli'o socio porgevane un saggio nclle suo spcrienze magiicto-cliimiche:^ tienc insomnia alTeco- nomia mondiale. Ma contcmperando a questo passo dellasua Mernoiia riramaginare e ilpresenlire, finisce con dire: clie tutli gli spcriuiciiti fattisi colle spiral! avvolte di seta si rinnovarono colle nude, e cbe gli effetli oltenuti, bencli^ nella inlensita minori del primi, nella direzione furono gli stessi^ coiacidendo cosi sulla idcntita de' risultamenli da lui ottenuli in Pavia nel 1829, cou quelli avutisi da Faraday: senza che si possa dire, essere i suoi di trasfusione, e quegli allri apparlenenti al fisicod'Inghilterrad'in- duzione. Aggiunse ancora, che rifatle queste sue sperienze con calamite di diversa dimensione e di- ferente cnergia, lo condussero ad aver per fermo: essere piii generale la legge clie rimette, e die 1' ef- fetto dell'azione simultanea dell' anrora sui poli h quinluplo rispelto alia somma degli effetti ottenuti cou le aggiunzioni e disgiunzioni parziali delTanco- ra istessa. Che conobbe pure, per esperimenli rin- novali in presenza dell' esimio professore Belli in Milano, cbe le correnti magneto-elettriche non sono istantanee, come si credelte fiu qui dai Csici^ esse appariscono tuttavia senslbilissimc al molliplicato- re, auclie qualche minuto dopo lo attaccarsi e stac- carsi deiraucora, cmano mano vanno affievolendosi. 88 In parecchle volte 1' egreglo nostro socio abate Salvatore dal Negro ne fece copia da Padova dl varie sperienze elettro-magneticlie, singolarmente sui perimetri di varia forma e misura-, e da ultimo di- scorrcndone degll effetti della maccliina elettro-di- uamica da esso immaglnata e pubblicata: e la Pre- sidenza dell' Aleneo deputavane le scritlure al cen- sore e professore Antonio Perego, perche ne facesse poi relazione compluta a' suoi colleglii. Esso venne fin qui protraendo la sua relazione e i suoi giudizj sperando sempre e desiderando di vedere egli slesso in Padova la macchinetta, della quale stima non doversi piu oltre taceve per questo rispetto, e fu appunto a dime partitamente secondo 1' assunta incombenza, nel modo che siamo per esporre. Fin dal tempo, egli dice, del maraviglioso trovato del piliere di Volta il benemerito Dai-Negro intese ogni cura ad allargarne gli effetti, a studiai-e piu adden- tro le ragioui e i vautaggi di tanta scoperla: pub- blicando su tale argomento nel 1802 un suo ripu- talo lavoro intorno alia pila^ ma lo zelo vieppiii s' accrebbe in lui clie lo volgeva ad ampliare la nuo- va scienza nel 1820. quando da Oersted si divulga- rono la colleganza e il conflitto e 1' identita quasi delle forze elettriclie e maguetiche. Egli ( contro la ^entenza d'allri valentissimi fisici ) e di parere, che dalle grandezze ed altre coudizioui del perimetru Hegll element! voltalci ( rame e zinco ) dipenda pe- culiarmenle T efflcacia degli cletti-omotorl: medito lie! fenomeni del magnelismo lemporaiio clie gli e proprio per que-ta novita eletlco-magnetico: al cui motivo ammanni ai fisici la sua macchinetta. Si sa che il magnelismo temporario sta nel fatto die una debole calamlla, un ferro dolce, medianle una cor- rente elettrica eccitata con un solo elemento vol- liano, disposto alia maniera di Wollaston, cui per- corre una spirale di fil di rame avvolticchiato nella seta, e intoi'tigliata al ferro istesso, diventa una ca- lamita di straordinaria forza. Or V ingegno della maccliinetta elettro-dinamica di Dal Negro consiste in una calami ta temporaria, pel quale prima di tutto si manifesta come il ferro dolce possa rapidamente farsi magnelico percorrenli elettriclie; e come quella forza magnetica possa fiuire e riprodursi a lalento dello sperimcntatore in sensi contrarj : si che il polo borealc divenli australe, e viceversa E qui e a no- tarsi, cbe per mutare i poli d' una calamila a tempo basla lo scarabiar direzione della corrente che vuolsi a lei comunicare^ e 11 nostro socio, dipartendosi dai procedimenti di Ampere e di altrl, ordino alcunc parli della sua macchina in modo che con molta spedita agcvolezza si dirige in senso opposite la cor- rente deirelettromotore voltaico, onde oltiensi la pronla iuversioue polare della calamita. A quesle 90 due partlcolarlta proprle alia macchlna del profes- sore Dal Negro, una terza se ue aggiugne: per la quale potria dirsi die si converte la temporarla ia calamila scinlillante, Onde 1' osservatore e scosso placevolmente tlallo scoppiettai'e delle scintille, ogni qual volta s'interrompe il circuito eleltrico: veden- dosi intorno chlari gli oggetti quando lo sperimento succeda ia luogo senz' altra luce. Quarta proprieta della macchlna accennata si e, che adaltandovisi due calamite perraanenti, puossi a motivo dell'attra- zione e rlpulsione coi poli della temporaria creare una forza che ponga in movimento un bilanciere. Sanno tutti die un cotal moto si puo comunlcare a qualsiasi macchiiia, onde un seniplice apparato di fisica potria cangiarsi in un eccellente motore mec- canico^ e con tal nfezzo il nostro socio poleinfatli sollevare piccioli pesi, mostrando come le leorie non discordino dalla pratica: forza novella die i dina- mici vorranno mettere a calcolo nelle maccliine. Ella e cosa riprovevole nelle fisiclie il tacere un fatlo, uno sperimento, quand' anco appaja non accennare per lo avvenire ad alcuna cospicua scoperta od applica- zione^ die quello die di presente non giova, medi- tate all'indomani puo menare ad importanti inve- stigazioni ed invenzioni maravigliose: come (a d'una semplice nota sur un giornale del fenomeno elettro- magnetico, esposto per prime dal giureconsulto Do- menico Romagnosi. 9' AI diversj parlili della Closofia razionale, al quali ne conduce la varia lettura Ji Mctnoiie fattasi iu questo anno, preporremo opportunanicnte un som- mario dello scritto mandatone dal socio piofessore Baldassare Poll — Cenni storici siii moderni fdosofi inglesij /rancesi ed italiani — Questo scrilto, che puo considerarsi come un supplimento alT opera di Tenneraan, si divide iu appositi discorsi, diremo quasi da potersi pronunzlare dalla cattedra : e nel primo prende a parlare de' modertii pensatori d'la- ghillerra in particolare. Tra la qual nazione, intesa, a detla del nostro socio, piu alia politica economia, ai negozj dclla guerra e del commercio, agli studj della fisica e delle arti meccaniche, non fu gran dovi- zia di scienziali meraraente speculativi^ a' noslri giorni peio s' e allargala anco a queste discipline, e per sua ventui'a si tenne ferma a que' punti che manifestano piu evidenza e certczza. Nella Gran Bret- tagna sonovi filosofi propriamenle inglesi, scozzesi e irlandesi, che come i francesi ed italiani, si classi- flcauo nelle scuolc cui in tutto seguono o in parte: rempirismo. cio^, I'idealismo, il raisticismo e Teclet- tismo: divise e contrassegni che spcsso non si adal- tano pienamente a chl professa alcun proprio siste- ma de'menzionati. La filosoGa moderna tra gll in- glesi diversifico da quella di Locke nei fatti , nei principj, ncl raetodo^ considerata come pura scienza 9» dello splrlto umano, fi cii'coscrltta nclle sue rlcerclie, segue la pratica^ essa e empirica, cei'ca il positivo, abborre dalle quistloni aslratte di metafisica, epiana e lucente e temperante ne' suoi sislemi in cui si di- vide. Si distinguono in essa i filosofi pi'opiiameute detti inglesij gli scozzesi che forraano la scuola di Edinburgo, la scuola di Bacone o della filosofia in- dutliva dello spiiito umano, e g\i irlandcsi; iengono i primi stiettamente all'empirismo di Locke od al materialismo fisiologico, come sua applicazione^ ade- riscono i secondi, se non agli stessi pvincipj, almanco al metodo istesso, e rappresentano, per dir cosi, tutto il saper ClosoGco de' tre regni uniti^ gli ultiml inchinano piii o meno alle viste degli scozzesi. I filosofi inglesi si dividono in sensisti od empiristi, in idealisli o razionalisti , in soprannaturalisti ed eclettici^ ma le ti-e prime classi sono le predominan- ti. Tra gli empiristi il nostro socio rassegna per pri- mo Locke, Watts, Boliubroke e Paley, seguaci delle dottrine del primo ^che dopo d'essere state prosci'it- te, informarono quasi tutto lo scibile tra gli inglesi. Watts, dannando le categorie di Aristotile, riforl- sce r origine primitiva delle idee ai due grandi prin- cipj di Locke, sensazione e riflessione^ segue la teo- rica del sillogismo e 1' ordine nalurale della sintesi e dell' analisi. Boliubroke determina la natura ed estensione della verita nelle umane conoscenze, sti- 93 ma rcmplrlsmo il piu adalto all' umaaa nalura, e nielte al bando della ragione Carteslo quando esso dalle cognizioni parlicolari vuol salire al princlpj general!. Palcy si raccomanda nelle sue opera per cliiarezza e per le facili applicazionl di sua dottrina^ deduce le prove delF esistenza di Dio dalla storja naturale e dall' esperieuza, modificando la dottrina dell' inleresse colla volonta divina e coU'aspeltazio- ne d' un bene eterno. Dall'empirismo professato da questi si dilungano alquanlo Harris, il CompIIatore degli anticlii metaGsici, Catterina Macanlay Graham, Giovanni Palmer ed altri, e Butler piu di tutti^ e ne guerreggiano poi apertamente la scuola gli idea- listi. Norris tra questi, Law e Hutton, seguendo un sistenia molto diverse da quello de' tedeschi assunto neir idcalisnio critico di Emanuele Kant, non pose- ro profonde radici a scapito della fllosofia di Locke^ e ingenerarono un misto di metaGsica e di scolastica con le dottrine non meuo assurde di quelle altre della scuola empirica franccse del secolo XVIII. Vengono i sensisti-fisiologi, loccando quasi ai termini del con- dannato materialismo^ e tra questi voglionsi distin- guere Roberto Hooke, il dottor Smith, ed Erasmo Darwin: il qual ultimo esibi un sistema piix ampio di filosoGa meccanica e fisiologica e della materia- lita delPanima fra gli inglcsi. Esso licne che le idee non sicn altro the movimenli, conGgurazioni o con- 94 trazloni dell' organo iraraeJiato de' seusi: la perce- zlone, I'associazione delle Idee, la casualita^ I'anima insomma per lui non e clie un materiale piii fino, T)on ammettendo d'immateriale die la causa prima de' movimenli, cioe, Dio. Ma la costoro daunata filo- 8ofia non ebbe seguaci, e fu combaltuta dalla scuola scozzese di Ediuburgo^ nella quale tengono i pritiii seggi, Reld, Beattie, e Dugal-Stewart. L'empirlsmo de' scozzesl tlenc il mezzo tra 1' empirismo francese c r idealismo de' tedeschi^ suo principio e la coscien- za, il nietodo quello dell' induzione applicata alio spirito umano: ond' ella, menti'e si astiene da ogni speculazione clie non cada sui fenomeni, si allarga tanto dalle ipotesi quanto dalle quistioni avvilup- pate della scolastica e dell' idealismo. Reid guerreg- gio di fronte gli ideallsti e gli scettici colla sua dot- trina del ^e«*-o comune e de' principj primiti\^i, r'ldotli all' irrefragabile certezza dell'istlnto e della convln- zione^ ma fondalore, com' e, della scuola scozzese, pecco nel difetto d' aver moltipllcato senza un'uti- lita i principj primi istinlivi, nelT essersi arrestato nelle sue indagini ai puri fenomeni come ad ultimi fatti indecomponibili, nell' aver soggiogata quesla libera ricerca all' autorita fin anco de' pregiudizj popolarescbi, nell' essersi male espresso uei saggi sulle facolta, nel non aver ccnosciule le teoriche de' suoi conlemporanei e predecessori. Bealtie rin- 95 forzo ancorplu la fede che si dee ai seiisl, prelen- dendo clie tutti i raglonamentl finissevo al senso comune, siccomc principle delT umana costituzlone e leggc di naliira: ondc si dee credere senza prova, o per Istinto^ ed amniise la facolta della coscienza come regola di condotta e supremo priiicipio d'ogni operazione morale, attribuendole lulta la forza di legge. Giacomo Oswald segui il senso comune di Reid , volgendo la sua dottrina meno alia filosofia che al cristianesimo, ponendone le verita fondamen- tali sulla ragione^ dopo del quale viene Dugal-Sle- wart a porgerne un sistema di filosofica leoretico- morale, traltata col metodo sperimentale della scuo- la scozzese, sponc un compendio slorico delle scienzc melafisiche, di cui s'illustra la patria filosofia, rac- coglie molte notizie biografiche e saggi su' diversi argomenti: spiegando cosi molte doltrine della pro- pria scuola, e combaltendo le opposte di Harleley, di Berkeley e di Dar^vin. La scuola scozzese perlanto puo ripularsi la dominante, come quella die tanto influisce suile allre scienze ancora e in parlicolare suir istovia naturale, essendosene accolto il suo si- slema dcllc facolta da Fleming^ essa si i-accomanda dalla sicurezza e novita del suo metodo fondato suir induzione di Bacone, de' suoi priucipj della coscienza, del senso comune e del senso o facolta morale, disciunta da o"ni clcmcnto di utile o d'in- 0,6 teresse,dal talento dell' anallsi e della rlflessiotie! sui fenomeni della coscienza e dello spirlto, dal siio lavviclnamento alia pratica ed alle scienze della po- litica ed economia, e per esser essa la vera scuola istorlca edescrittlva ed analitica dello spirito umano. Ma quesla scuola conta i suoi oppositovi, tra'quali il noslro socio mette Geremia Benlham, tnorto or son tre anni : il quale, comunque si studiasse in altre scienze di proposito, nella politica e nella giurispru- denza, rimonta a' principj Closoflci piu astratti^ onde r opere sue assumon foi-ma e carattere d' ua sistema empirico ne' termini del sensismo. Esso pone per universale principio o luogo comune, tanto nella polilica clie nella morale, V utilita ridotta nelle for- me del placere, confutando con cio gli ascetici che ripongono la morale nella privazione di godimenti^ e menlre conibatle lo scelticismo e il dogmatismo, lion pon menle cir ei declina al primo col raiscre- dcre al giusto ed alTonesto. Giorgio Combe parteg- gia col Bentham nelPavversIone alia scuola scozzese, iiel metodo pretlamente sensuale del fatto o del- Y esperienza : seguace caldissimo delle dotlrine di Gall sulla frenologia e craniologia: ma lo sviaraen- to pill manifcslo dalla scuola di Edinburgo precede da alcuni modernissimi che seguono le Iracce d'un prelto sensismo, sostenuto dai principj del fisiolo- gisrnOj per non dire materialismo. I piti recenti sono 97 Morgan, Godwin, Hope, Mill e Hibbert- e tutti que- sli vorrian provarsi a splegare i fenomeni dello spl- rilo, come altrettanti fatti della fisica e deH'organi- smo. Dl mezzo a tanta discordanza di Closofare, sorgono pero altri somml che senza fame le viste piegano al Jodato eclettismo: Stewart, Mackensie nel suo trattato del bello c del sublime, Enrico Brou- gham nel suo discorso dei vantaggi e piaceri delle scieuze, Cory e Abercrombie faticano intorno a piu degna messe filosofica. Crescono poi la famiglia dei dissident! pensatori gli altri filosofi che si chiaman6 soprnnnaturalisli che meltono ogni limite alia filo- sofia neir esistenza di Dio e nella pura rivelazione. De-Humber tra questi, Hockart, Alessandro Combie e Roberto Morchead, levan fiima di sc a'nostri gior- ni^ ne, parlando de' filosofi inglesi e scozzesi, e da tacersi Colebrooke, presidente benemerito della So- cieta asiatica di Londra, che fu il primo a fame co- noscere le scuole filosofiche dell' India e i suoi prin- cipali sistcmi, ne'suoi saggi e memorie stampate e colla sua traduzione del Sanscritto. Dopo d' aver parJato de' filosofi inglesi e scozzesi il professore Poli passa a far rassegna degli irlan- desi^ che comuuque non pretendano di comporre una scuola a parte con moltc loro opere, luttavia la cosliluiscono colla sagacita dell' analisi e deH'osser- vazione, collo inchinare a una filosofia piana, speri- 7 9* mentale e pratica sopra varj punti interessanti di psicologia, di estetica, e dl antropologia. Tra questi voglionsi accennare William Preston, Giorgio Mil- ler, Riccardo Klrwan, Andrea Camichael e Matteo Youngh : aderiscon essl in complesso al sistema ed al melodo sperimentale di Bacone, seguono le dot- trine di Locke, e cosi nello spirilo confulano Hume. Negli stati unili d' America finalmente, che ponno considerarsi una frazione modificata della nazione inglese, e per tendenze e per opere si pratica la filo- sofla iuglese e scozzese, studiandovisi con vero amore il raetodo newtoniano e la filosofia di Dulgald-Ste- wart. La filosofia recentissima, come ognun vede, ( conchiude il piofessore Poli ) e molto ristretta nella Gran Brettagna^ e cio pel melodo di Bacone cui neir universale si segue, e per 1' opera cbe si da assidua da quelle universita all' avanzaraento di scienze piu important! alia gloria e reale felicita della nazione, e per Y amore suo islesso aile scienze e stu- dj positivi. Ma un desiderio di riforma move ivi ed affatica i pensatori di quella nazione, edanco Tastrat- ta c speculative filosofia si risentiva dell' universale impulso^ ne andraforse molto che la piii stretta co- municazione co' filosofi della Francia e della Ger- mania trapiantera ivi solt'allri aspetti e condizio- ni nuovi germi di filosofia. Un discorso teste ivi pub- blicato snlle epocbe di crilica e di creazione, ricorda 99 ]e (lottrine dc' Sansinionlsli: in esso si proclania la sociela in istato di nialatlia che la consuma e Ira- vaglia nell' incerlezza, nclla inquietudine e nel do- lore. Quello scrilto, e Y avidita con cui fu accolto, dee riputarsi il piecursore d' innovazioni anco nel- 1' Inglillterra. Coll' intendimento di seguire a desumere le noti- zie biografiche e scicnlifiche de'filnsofi francesi ed italioni dallo scritto accuralissimo del professor Poli) secondo che procedera innanzi la lettura nelle acca- demicbe adunanze: produrremo era il sunto d' un terzo discorso filosofico del socio professor Antonio Rivato. Dopo d' averne piacevolmente 1' allro anno intratlenuti sulla colleganza della filosofia con I'isto- ria e sul come esporre ad allrui profittevole insegna- mento le filosofiche verila, conchiude ora 1' argo- mento assnnto col dime in questo esteso capitolo dcgli stretfi Icgami sussistenti tra la filosofia e la rell- gione. Scorgendo il noslro socio nel filosof^re anlico e tnoderno ora una licenza. anzi sbrigliata avversio- ne a quanto la rcli^ione insegna, ora un limido si- lenzio in faccia a quanto ella delta, da non usare nemmeno dell'umana ragione dinanzi a'suoi oracoli, si conduce con nuova trattazione a studiare qual nesso legbi intrinsicamente 1' una alP altra^ e, col- tolo, move a quidditarne la qualita e 1' estensione. Considera per primo la religione come un bisogno 100 deir aniraa che move da nostra natura, qual pro- dotlo della ragione e della volonta, e come legge autorevole imposta dalla rivelazione, la cuf espres- slone vlen costitulta dal dogma, dal culto e dalla morale : come una legge finalmente da cul i dettami della nalura impetrano iin senso plu ampio, com- piutamente determinate e perfetto. Pei* cotal defini- zlone appare come per una parte la relin;ione si iden- tiGchi con la filosoGa, eperl'altra si identifichi re- lativamente^ con che si pi'opone di mostrare, come grazie al sapere de'nostrl giorni, la filosofia del de- cimonono secolo, presa nell' ampio suo significatOj si accorda fortunatamente colle verita pvincipali attestale dalla parola positiva di Dio. L'importan- tissima teorica della causalila non puu essere spie- gata senza Y intervenimento della religione: anello delle plu sublirai coorclinazioni, che lega il visibile coir invisibile, il cognito coll' incognito, 1' universo col pensiere. Addottrinato il filosofo eclettico di quanto lo fece capace I'esame della natura esteriore ed interiore, sale alia cagion prima ed unica d'ogni cosa , a Dio^ la cui esistenza, con T immaterialita dello spirito umano costituisce il midollo della reli- gion naturale. Dallo studio in aggiunta di nostra costituzione procedono alcune verita principali su cui posta I'edlfizio morale: T approvazione istantanea del bene e la condannazione del male, quasi per lor iinpeto determlnato d^istinto: 11 convlncimento ch« ne il bene ne il male sono arbitrarj, ma che risul- tano dalla real differcnza delle azioni, di libera ele- slone alluomo. Da ciu si genera"* 1' idea d'un supre- mo le°islatoi"e, che proponendo prenij e peiie, forti- fichi questi precelti col suggello di assolulo dovere^ la moralita delle azioni, e gli obblighl che per questa s' impongono alia cosctenza non ponno venire che da una legge, e da un legislatore: tolta la cui auto- rita di legge, ogni cosa quaggiu si ragguaglia, e I'arte Q la forza governano il mondo. Quindi con felici transizioni e con dolce discorso d'idee e di parole, altmte ai tesori di Tullio ed apparate al foco del core, il nostro socio viene a conchiudere che la re- ligione, considerata come un voto e un bisogno della ragione e della virlii, come I'essenza vivificante delle due leggi supreme della causalita e della morale, costitilisce la porzione piu noblle della filosofia e strigne con essa una spezie di identita assoluta. E corrobora quest' asserzione cogli esempi dell' antica sapienza: di Confucio tra i Chinesi^ di Pitagora, di Platone, di Plutarco tra gli Egiziani, tra i Persi^ di Cicerone tra i Greci e i Latini. Seneca, Antonino, Epitteto coUegarono la filosofia morale colla reli- gioner ma quando col magistero d' una rivelazione superiore le menti furono illustrate dalla sapienza tieir evangelio , si scorse uno splendorc di verita, llOSfe un' avBionla di princlpj, una direzione alle tendenze deiruomo, un conforto alle sue miseries per cui nelle dotti'ine de' secoli piii illuminati si intravidero im- perfezioni ed errori, die atlestavano la fiacchezza dell' umana ragione abbandonata a sestessa. Col- r esempio de' piimi padri, come a dire un Giustino Martire, un Clemente d' Alessandria, clie si valsero della sapienza del Portico, del Liceo e dell'Accade- niia corae prolegoraeni al cristianesimo, il nostro socio esalta la natural religione, e 1' usare che deesi fare della ragione in cio che concerne la religione rivelata: essendoch^ il nostro ossequio esser dee ra- gionevole. Religione e filosofia si ajutano e perfezio- nano a vicenda, scopo della filosofia e la perfeltibi- lita dell' uomo e della societa^ e la religione costi- tuisce r elemeuto vitale e il principio conservatore per cui si giugne all' altissimo fine^ e questo mutuo sussidio tra 1' una e I'altra si manifesta piu ancora, considerandobi 1' uomo , perfettibile non solo, ma anco falto per vivere cogli altri in societa. Di qui pigliando a provare contro chimeriche visioni, come lo stato sociale sia proprio all' uomo perfettibile, racconta di che necessita si renda la religione a go- vernarne gli andamenti, e prova coUa testimonianza della storia, non avere mai esistito suUa terra societa durevole senza religione divina. Nota come sia coa- fortanle c salutare il peusiere che ogni poteredile; io3 glttlrao regglmento vien da DIo, e come da cI6 si forlifichl I'obbligo imposto dclfobbedirc, si rappia- nino i tumori della rllrosia ricalcilranle, e si santl- ficbi la legislazione clie precede dalT alto. Collo spargersi della rivelazione dopo II vangelo, si sparse anco e amplificu la civilta, si fu inlesa la liberta cbe consisle nel libero esercizio della volonta circoscritta uei termini della giuslizia^ e qui la belF anima del nostro collega si espande carissimamente a dire quanto real bene operasse a pio delT uomo e della societa la sania parola delT Evangelio. E poich^ gli viene il dcstro a tratlare dell' eta nostra, eta di mo- vimento, di progressione, di gloria per ogni scienza, tocca le principali imprese scientlCcbe e lelterarie che affalicano 1' ingegno di molte nazioui. Nota come dalla spiegazione di parecchie disseppellite iscrizioni dell' Egitto si manifesti ed appuri il vero dclle nar- razioni biblicbe, e tutlo insietne consuoni col detlato inoppugnabile de'libri mosaici, quanto al mondo, alia sua genesi ed ai piii rudimenti delle antiche dJ- nastie ^ nota come siasi ridotta a luce di critica ve- rita I'istoria dell' Asia e quella dell' anticbissimo im- perio de cbinesi; la cui istessa anlicbila veniva a bello studio da torti ingcgui esagerala. Si da opera alia conoscenza de' linguaggi d' obbliate nazioni, onde pill sempre se ne apprendono le coslumanze, le opere, le istiluzioni^ si appianano i dubbj della io4 geograCa, clella statlslica de'popoli, la cui civilta move ab antico da la culla dell' Asia, come ne testi- ficava la Bibbia^ tutte queste scienze alia spartita danno mano alia religione, nou meno che la fislca, la geologia e la critica, II cui procedere si attaglia perfettamente alia genesi ed alle epoclie della crea- zlone. Dal complesso degli svariati argoraeiili cui se- guono le scienze, il noslro socio si trae alia Felice e spontanea conclusione, che la filosofia, presa nel piu ampio significato, si accorda colle grandi verita predicate dalla religione rivelata^e cbe la natura, i falti, il raziocinio e la tradizione ci insegnano le cose istesse, e si puntellano tra esse e fortificano a vicen- da. Oude a queslo passo ne soccorre il voto annun- ziato a sapienti ed uscito dal cuore dl de la Maistre: « Verra tempo in cui la religione risplendera tra mezzo a noi di tutta la luce del cielo, e dello splen- dore riflesso di tutte le scienze della terra. Vi sara tra la religione e la scienza una sublime alleanza » *. Ed eutriamo volentieri nell' altro augurio espresso da un nobilissimo scrittore e nioralista francese, che riferiamo a la parola « En ne parlant qu'humai- nementy on pent proui'er encore que toutes les nations deviendront chretiennes. Jamais les Jiommes se pas- seront d'une religion positive,- jamais ils n'en trouve- * Note $u Plutarco. ront line plus pure que le christianisme^ done Ic pvo' gres des luniieres les amenerd tous a I'adopter ^ et uvea luij a pratiquer la doctrine des devoirs n *. Gli argomenti abbondarono per cosi fatto modo alTegre- gio professore, a poter stabilire, anco nell'opinione ilei meno arrendevoli, la nianifesta colleganza ch'ei cercava tra la religione e la filosoOa^ e tanto venne. addentrandosi uel suo tema favorito, che spesso da quieto indagatore di riposte ragioni, si fece oratore: assumendo qucgli spiriti delT eloquenza che bene stanno in bocca do' persuasi di quello che insegna- no. Esso in questo discorso corrispose coll'effetto a quanto scrivea da prima sul modo di esporre con- Vjenientemente e placevolmente le verita filosofiche. Per amore di variela, tra gli argomenti di scienze ispeculative interporremo un cenno sulla lettura fat- taue dal nostro Uditore dottor Giovanni Pallavici- ni, che si riferisce alle teoriche di giurisprudenza sul dirilto penale. Chiamato esso dal R. Governo alia privala istruzione delle materie pertinenti agli studj politico-legali delle Universita, inlese con que- 6ta sua letlura di mostrare a' suoi concittadini un vivissi- mo, liberissirao, ispirato^ e il vestimento si adatto mirabilmente al suo concetto. Pieno egli la mente delle istorie, esagerate fors' anco nei carapi stermi- 125 nail del veroslmile, di que' due popoli, 1! pone se- guitamente in comparazione e ravvicina^ onde per si fatto niodo emergano piu risentite e piu splen- dlenti le differenze che li distinguono 1' uno dal- r allro, e separano insieme dal rimanente delle na- zioni^ esso U considera appunto nei caratteri e negli andamenti che piu li dispajano, e cou ardite anti- tesi e trapassi ne scolpisce e afGgura il genio nalio cbe li slgnoreggi6: dai piii umili rudlmenti de la culla al loro invilimento e prossima perdizione. Pe- rocche anco talvolta il nostro socio assume gli an- damenti e gli spiriti di profezia, cHe ben rispunde al tono deir impresa scrittura: di quella spezie per6 di profezia che non dipende da superiori isplraz'io- ni, ma di quella cui puu ragionevolmente condursi clii legge filosoflcamente e medita nelP istoria del passato, per le congetture possibili deiravvenire. E Cicerone parlando di questo genere di vaticinio, avea riporlato nella sua divinazioue quel verso gre- CO in questa sentenza latina Bene qui conijecit vatem hiinc perhibebo optimum. Lo scritto da capo a fondo apparve gajo e brillan- te, dettato con tocchi rapidi e disinvolti, e nitida maniera di esposizioue^ soprammodo interessanle parve a lulli il sommario della principale istoria tlegli Arabi:^ il mcrllo cIb' quali nelle arti* utlli, nelle scienze e nella civilta non pu6 abbastanza racco- maudarsi. Non sarebbe pei" altro giudizio avventato, lie torto, ne iudiscreto quelle di chi affermasse: cbe se questa maniera di scritture si avesse a divolgar- si tra molli, per le forme non abbastanza nostrali che Id stile conlrae di necessita dal cosi concepire, saria per tornare a non picciol dauno delle italicbe lettere. Tanlo piu cbe i glovani scrittori corrivi air imitazione di scritture piacenti ne verrian nia- ravigliosamente sedotti a farsene imilatori: comec- cbe piu fatti ad apprezzare le disinvolte e libere an- daluro, i luslri e gli spiriti dello stile, cbe i gravi e pensati procedimenti d' uno stile sobrio e quieto. Ma r egregio Dandolo non pensava a questi peri- coli, dettando queste sue pagine, per contentare alle nobili ispirazioni del libero animo sue: ripetcndo a sestesso il couforLO de' generosi: J^entaiida via est, qua me quoque possini Tollerc humo^ yfctorque virum volitare per ora. A coutravveleno di piacevoli e pregiate llcenze, sopravvenne lettura di Ceiini estetici su Virgilio del- ( 1' abate Carlo Cattaneo, professore da molti anni riputatissirao nel Ginnasio imperiale: ammesso dalia Pi'esideuza a leggcre fra noi. L' abitudiue alio inse- 127 gnare Jalla caltcdra ai glovancltl gll rcse agcvole il poire in Leila moslra, parlaudo di Virgilio, quc^pre- gi con cui si adescano gli allievi alio studio del som- mo poetaj proponendo ad essi la bonla del verso, del latino, e gli scjuarci clie plii possono movcrc i Len tcmperati animi a nieraviglia cd amove. Di- scorsi peru i fatti e la vita di Virgilio, rilcvo qui c la, nelle egloghe, nelle georglche e nell' Eueide quel- le bellczze, clie non e di tutti il ravvisare ed inten- derc^ porgcndo cosi una riprova, quando mai Liso- gnasse, cli' egli u nalo fallo per istruire nelle clas- siclie lettere del Lazio , e cLe la citla nostra puo aspettarsi giovauctti ottlmamcntc allevali alia sua discipliua. Udendolo con lauta affczione parlarne di Virgilio, ciascun di noi torna\ a volentieri coirani- mo a quella ctii di care reminiscenze, a que' prinii studj nei quali moltissimi avrian dovuto pjfoGttare a tempo piii clie non fecero. Dopo d'avev detto noa poclie cose di Virgilio, e spostine parecclii passi, disse un ode pel di nalalizio del glorioso defunlo Francesco I.", ed altra intitolata al noslroPresiden- te, in cui tolse con buon garbo di latino a traltare delle virtii de'povcri: rifcrendosi airargomenlo del discorso presidenzialc, intorno alia primiliva istru- zione clie si deve a'poverl Cgliolini, dai due e mezzo ai sei anni, per poscia apparecclnarli utilmcnte alle scuole elenientari niaggioii , o ginuasiali; e plii an- 138 cora per guardare dalle male pieghe quell'eta tene« rissima, a cui le inglurle della fortuna e la trascura- tezza de''genitorI possono incbinaria e cosl guastare ogni provedimento di ulteriore educazione. Di poesia latina si ebbero ancora voltati in begll esametri i brani del poema di Dante, cui per ab- baglio o per qualcbe suo buoa percbe, oramlse di tradurre Carlo d'Acquino. II nostro socio vicentino dottor Francesco Testa ne fu cortese di questa let- tura; e se mal non gludicbiamo, se mai qucsti fram- menli venissei'O mano mano inserti nelle lacune la- sciate dal dottor d'Acquino, parrebbero le cose mi- gliori, per fedelta e bonta di stile, di tutla la ver- sione dantesca. Per piii strellamente venire ai para- goui e vincere la prova col vecchio volgarizzalorc, pose anco in verso i due luogbi famosi , tradotti an- co dal d'Acquino: la Francesca d' Arimino, e I palimenti e supplizio di Ugolino^ e facendo stima di qucsti sperimenti, nei quali si permise al nostro socio di allargarsi a piu distesi voli e scaldarsi al- I'affetto del suo originate, si puocomprenderequanto saria riuscita per ogni parte commendevole da lul la traduzlone inticra di Dante, o qualclie altro piu lungo c manco infranto lavoro. Ma die pro al pi'O- gredimento delle nostre lettere venne mai dalla pa- zienza e perizia nel latino di tanti valenti italiani? Ncssuno per nostro giudizio: anzi fu danno gra- lag Visslmo air avauzamento, capacita e pulimento del* r ilaliana favella^ la quale, plu ch'clla e adoperata e provata in piu maniere da valenti ingegni, si aug- menta e prende tulli i caratteri di bonta, di varic- ta, di copia, di originality, di gentilezza, di forza coll' usarne da tutti e per tullo. E noi teniamo per fermo essere slata per la nostra tolgar lingua bellis- siraa una vera sciagura che tanti sommi scrittori del trecento, e piii ancora del cinquecento, abbian poslo r ingegno a scrivere latino anco in opere cbe solo appartcnevano ad argomento di letteratura, di pia- cevole ricreamento e di storia. Ma quella fu Tera paz- zia, fu torto giudizio di queMue secoli letteratissimi^ e fa ribrezzo a chi ama e slima daddovero la bonta e la virtu del volgar nostro, il pensiere chc I'Aligbieri istesso fu tentato di scrivere la sua divina Coranie- dia in esamelri, e che il Petrarca tanto poco fidasse nell' italica lingua da supporre men duraturo nella memoria de' posteri il suo Canzoniero, appetto al- I'altre opere sue dettate in latino. Se per isciagura il proponimento di que' due luminari avesse avuto effetto, questa animosa e ben tarcbiata ed avvenente viragine di nostra lingua, che conla sei secoli di vita, dormirebbe tuttavia in fasce, manchevole, rozza, senza garbo ne vita; come fanciuUa venuta in sugli auni, che non fu cercata da persona viva. Ma ri- vocaiido 1' animo e la pcnua da questa digressione, 9 i3o a cui ne condusse quasi pe' capegli I'argomento e r amore che intensissimo cl scalda alia nazlonale letteratura, terremo per induhitato che la hizzarria dl que' trecentistl e cinquecentisti fu di vero nocu- mento alle nostra lettered e clie, se vuolsl fare ec- cezione clie que' somnii italiani pvovaraao con ciii clie nello scrivere la lingua morta prevalevano alle altre nazioni, fu tempo e studio affatto gittato^ o tempo e studio almeno clie poteasi con maggior profitto della nazione volgere alia lingua italiana, CUI dovean nutricare, ed accrescere, ed illustra- re. N^ vogliamo con queste considerazioni saper mal grado o niovere sconforto nell' egregio Tesla per la bene spesa fatica^ la quale anco varra ai fo- restieri per mcglio capire gli ardui e plii chiusi con- cetti della lingua dantesca, ben piix difficile all' in- telligenza de' non italiani cbe non e 1' universale de' latini. Per dolcissimo uffizio di affezione, ed a retribu- zlone di laude dovuta abbiamo altra volta parlato del giovine professore ginnasiale ed ora nostro col- lega, Giuseppe Gallia^ ne forse verra mal piix inter- messo 11 parlare di lul negll annali accademici. Anco in quest' anno fu spesso a ricreare le noslre adu- nanze^ Icggendo or questa, or quella delle sue poe- ticlie composlzloni: cbe tutte, o almanco le plu, si rlferiscono a' sacri argomeuti, Lui beato, cbe con- sacra a quest! argonienti consolatori il fiore del suo ingegno nelT ela piu accettabile e luslngata: a diffe- renza d' altri molli clic sogliono con temi proferli dalla i-eligione conchiudcre la loro carrlera lettera- ria: offerendo all' altare quelle corone che piii noa si gradiscono negii orli di Epicuro e nell' aiile son- tuose d' Arislippo. Molte e tutte degne di lui furo- no le caazoni che verine leggendo, in varie tnisure e atidamenti: tre si scrivono a Maria , intitolata delle Consolazioni: una al suo Angela Custode : un lungo inno detlato in terze rime a San Rocco^ santo patrono del suo paese: un inno alia Sirnpatia j ed altro per ricupcrata salute di nohil Donna. Dopo quello die allrove abbiam parlato sul conto del no- stro Gallia, di quello ch' egli k e puo adesso e di quell' altro piu sempre che sara e potra fare, saria vano il tornar a dirne^ come anco non torncrebbe qui acccnnare per Tappunto quello che pitl polo sull'animo nostro udendci le accennate poesie: dalle quali scerremo una di quelle consecrate a Maria delle Consolazioni y per ricrearne alquanto dal mo- uotouo audare di questi cenni. Nel patrio letto, od esule: Cinto d'amici, o solo: Nci seggi della gloria, Nclla prigion del duolo: 1 3a Fiacli6 lo spirto crranJa Vada per questo bando, Sempre una niesta lagrima Sul ciglio mi stari. Dammi, Signore, il tenero Pensiere di Maria ^ Di piu bei di la Candida Aurora ella mi sia. A lei versarlo in petto 10 possa, e piu diletto D' ogni terreslrc gaudio 11 pianto mi sar^. E s' egli h ver cbe immemorc Sovente sia di lei Quegli cul splendon 1' am*ee Venture, o cigli miei, Ch' io non vi terga! In viso Piii non mi brilli il riso, Se dalla cava immagine Fu6 disviarmi il cor. Sal re, gran Madre! Adempia Iddio la mia pregliiera. Ahi di le privo io compierc Potrei la mia carriera ? ^K Al dilel 'Ve spiega r Le tende il n. o^fe 'Ji Sul fior, tu il sai, ^< Miei dt le care larvc Spogli6 la Tita, e sterik Campo, qual d, m'appartv U alma sclam6 — • fellce Esser quaggiu non lice, — E di lusinghe redoTa 5'avTol«e nel sno Tel: Pari a nocctier cbe all' arabo Flutto infedel si crede^ E subita la stupida Calma in poppa gli siedc^ Volgono i di, n^ scole Aura le vele immotej Amplo, feral silenzio X' acque possiede e il ciel. Ma in quel silenzio all' anima Pi6vve la tua parola: Che quando 1' altre tacciono Ella s' innoltra sola 1 34 Nell' alma dolorosa, Pari alia man pletosa Che innosservata al gemito Sorviene del lapin. II core allor dimentica De' suoi dolori il poudo; Spuntar negli occhi roridi Scorge un sorriso il mondo, E chiede — Ond' h ch' elice Quel riso alt' infelice? — Ah mai noa surse il misero Oltre il mortal confln. E quel sorriso il balsamo Delia celeste spene DI die tu al mcslo attemperi L' amaro di sue pene; E una pietosa stilla Che r alma tua pupilla Mesce a la casta lagriraa Che il duol confida a te. Oh forse nel tripudio Deir esule, che obblia Sovente il desiderio Delia terra natia, i35 Germoglla egual dolcezza? O libar tanta ebbrezza Pu6, chi non fa in sua doglia Offcrla al ciel di si? > a Ah, si:, quaggiu fra i labili mJ Gauilj c le immagin' vane, .-l Sia r amarezza 1' unico Sapore del mio pane^ Ma al trepido viasgio .i- Splenda too santo raggio: irr Speme, o Maria, degli ultimi Come dei primi di. E un di squarciando i torpidi . ;; Ceppi onde V alma h carca , Pari all' augel die il reduce Volo quetava all'arca: Scorto a quel raggio santo Che qui fa lieto il pianto, Riposo avra lo spirito La d' onde in prima usci. .. • ic: Al valcnte nostro socio abate Gaetano Scandella parve tempo finalmente di aprirsi tra i suoi calleghi deir Ateneo: messo da parte il contegno peritosoe la modesta riservatezza che gli fanno inganno nelia i36 • misura de'snoi meriti e della sllma in cm dee lener- si. E cbi noQ sa tra' suoi conciltadini quanto ei vaglia nelle scienze religiose e nella facolta d' una piena e suasiva eloquenza all'altare, ammaestrando e concionando alle fesle i giovani alunni del nostro Liceo? Chiunque ha fior di senno e cuor ben dispo- sto e pratica nella erangellca eloquenza, confessar deve ascoltandolo, ch'egli ebbe una grazia partico- lare, una spezial missione all* ufficio a cut la Frovi- denza e la fiducia del Governo 1' ha destinato. Ni val manco nelle amene lettered di cul, se non porse finora pubblico documento, suol consolare sestesso da piu gravi studj^ e quasi di soppiatlo alcuni suoi affe- zionati lessero quando uno quando un altro suocom- ponimento. Colto quasi in sul fatto, non pote negarsi a questa volta al comun desiderio, e gli fu forza di leggerne una bella canzone intitolata alle intemerate virtii di S. Luigi Gonzaga^ nella quale si dimostro gia provetto ed esercitato neli' arte dello scriver versi. Fatto il prirao passo, e varcato il sequestro ch' esse cercava imporsi per sempre, i sperabile che Pudremo altra volla^ e noi pubblicheremo ne'Com- mentarj alcun suo verso, perch^ sia di tutti il po- terne giudicare. Ciascuno a vederlo e udirlo vin- cere il suo riserbo, ricordava la bella coniparazione di Gatullo, nel mandare alP amico Ortalo la tradu* zione della Ghioma di Berenice : di quel dono, che .37 fatto dall' amaslo tener soltomano alia sua fidan- zata, per poca avvertenza cade dal grembo e si ma- nifesta agli occhi curiosi de'circostanti: ond' 6 il turbarsi e I'arrossire verecondo de la donzella: Eluic manat tristi conscius ore rubor. Per dir tutto, anco in questo anno il Segretarlo fece lettura d' alcun capo piu vistoso della sua tra- duzione dei Saggi di Montaigne-, ma del suo lavoro e deir intendimento suo in questa non picciola fa- tica- altra volta egli disse^ onde soverchio sarebbe ad esso il tornarvi sopra. II Segretario sempre piil si accalora nel pensiere, che una buona e disin- volta traduzione di Montaigne sia per tutti di pia- cevole ed utile lettura: come di filosofo che egregia- mente risponde alle bisogne della vita, e a ricbia- taarne dalle vane fantasie al positive, e giova la conoscenza di noi medesimi e della societa tra cul viviamo, attivi e passivi a vicenda. Onde il lavoro sara tra poco compiuto^ quandancbe dovesse rima- nersi sepolto negli armadj dell' Ateneo, come ere- dita ripudiata. Gostante ai suoi proponimenli c fedele alle fatte promesse, il dottor Antonio Schivai-di segui innanzi la storia de' fasti letterarj e scientiGci degli antichi uostri cittadini, collo intessere la vila e dire piena- 1 38 inente delle opere dl due medici e letterati brescla- ni: di Luclllo MaggI e Michele Girardi. E parlando del primo, lo afferma con Apostolo Zeno nato al principio del secolo sestodecimo dalla nostra nobi- lissima famiglia Maggl, un po' dopo clie Brescia fu messa a ruba e a sangue dai francesi, capitanati da Gastoa di Fois^ il padre fu il cavalier Toramaso, die storici oltramontani dicono essere stato con- dannato a morte per fellonia, in un co' nostri prodi e sventurati concittadini, Ventura Fenaroli, Gia- como Martinengo e Luigi Avogadro. Ma quei valo- rosi saranno ricordati e riveriti nei secoli, fincb^ parra belle il meltere la sostanza e la famiglia e la vita per liberare la patria da ingiuste signorie. Com- piuti in Brescia i priml studj, a diciassett' anni fu dai parenti avvialo a Venezia ad apprendere le piu gravi dottrine di fiJosoGa, alia disciplina d'Egnazio, cbe sopra gli altri scolari amavalo e riputavalo or- namento della scuola^ da di la recossi alia fiorente Universila patavina per udir filosofia e studiare le classicbe lingue dai Buonamico e dai Leoniceno^ e primi saggi di quelle esercilazioni fu la traduzione di parecchi libri d' Aristolile e de' suoi spositori, cbe si stamparono in quel torno dallo Scoto in Ve- nezia. Ma con grave danno degli incomiuciati suoi studj, per gare e conflitli uscili tra scolari vicentini e brcscianij la veneta Signoriaj stimandolo princi- 1 39 pal Ibcile di quegli sdegiii, lo baixli dagli stati della repuLblica^ ondei per primo riparo a Bologna. Pur- gatosi diiianzi alia uuova universita dalla taccia di faclnoioso, si accolse agli iusegaamenli di Benedetto Vetlori, e nel i535 fu laureate in medicina ed am- messo in quel cclebrato collcgio di dottori^ indi pe- regrino doltanieiile alle citla principali d' Italia: vide Firenze, Roma, Napoli, visito gli istituti, die insomma perfezione colla pratica a quello che aveai appreso nelle teorie. J\on si arrese agli inviti del cardinal Goutarini, che gli profcriva in Roma cO' munione di beni e di casa e catledia a sua elezioae neir archiginnasio di quella metropoli del moudo^ ma nou pot6 negaisi alle istanze del niarcliese Del Vasto, che lo voile seco in Milauo, come suo medi- co, seiido queir illustre capitano allora governatore di quella capitale. In quel frattempo praticava, an- co dopo la morte del mecenate, 1' arte salutare in Milauo, e die fuori molte delle opere sue : non la- sciando passar anno senza ricordarsi al pubblico, com' egli scrive a Paolo della Chiesa — Quippe cam usque ad idcevi iiulliini elapsum sit anni curriculum^ sine aliqua editione in onini genere artium, prceter theolpgiam, et civileni disciplinam — Die" fuori tre li- bri di epislole famigliari, in cui si leggono notizie importantissime all' istoria letlcraria d' Italia del se- cole XVI ^ una bellissima orazione laliua, De hello i4o in Turcas susdpiendo ^ da lul delta ai principl di Germanla adunatisi in Splra^ 1 commentarj .a ua' opera di Galeno. La sua riputazlone, a delta del- I'Argellati, meritogli la bencvolenza deirarcivescovo Carlo Borromeo, che fu poscia santificato, e del go- vernatore spagnuolo, che lo promosse a una catte- dra neir universita di Pavia: lo che segui forse nel- r anno i563, e vi durd precettore per ben cinque lustri, succedendo al famoso Girolamo Cardano. lyi scvisse e fcce pubbllche due opere solenni di me- dicina: Consiliorum de gravissimis morhis. Theori- ca et Practica medendi^ tradusse gli j4forismi e i Pronosdci di Ippocrate: da cui si deduce il metodo cui seguiva nel medicare e I'alto sapere nell' arte difficile, avvolta a'suoi tempi tra le cabale e le visioni deirastrologia. Tradusse anco I'altra aurea operetta del filosofo di Coo, Del g'luramentOy accio, soggiugne il Maggi , sia chiaro al mondo quanta dahbene esser dehba il medico^ e percid non poter esserne I' ufficio commesso a'jlirjanti dei quali a' tempi nostri riboC' cano le nostre citta. Questo k un parlar chiaro as- sai neir isloria dell' eta sua, e un testimonio del fare c dire suo llberissimo : che gli valse i! sopran- nome di Filaleteo^ amatore di verita. Ma 1' invidia degli emoli trov6 fede presso il tribunale d' inqui- sizione a' suoi danni ^ c balzato, non si sa bene pei* quali accuse, dalla cattedra pavese, fu condottoper intero un anno nelle prigioni^ nelle quali per mag- gior tempo era per starsene dimenticato c tribolato, se per sua venlura non fosse passato per Pavia Fi- liberto duca di Savoja, che lo richiese a quella fiera potesta, e il trasse con seco a grande onore. Non niolto pero sovravvisse ai patlti ollraggi nella per- sona e nello spirilo , comunque il magnanimo prin- cipe cercasse ogni via per istoglierlo al inalincuore e sviarne il pensiero^ che a sessanf anni chiuse I'ul- tirao giorno in Torino, correndo il iS^o. E venen- do al morale lo Schivardi lo dice di animo elevate, liberale, beneflcentissimo, netto di qualunque rug- gine, di supcrbia, d' invidia, di fraudi^ uso dell' ar- te sua con amore e nobilta, ne per isciagure si rl- mosse mai dal suo filosoflco procedimento. Passa quiudi a dire del piu moderno Micbele Gi- rardi^ e come cresciulo e venuto dalla Riviera be- nacense, fa parola, come proemio a'' suoi cenni bio- grailci, degli uomini eccellenli che produsse per lo passato quella bellissima porzione del territorio bresciano. Ricorda un Bernardino Paterno the fu leltore di medicina in Pisa e a Monreale^ un Gal- lucci, istitutore di celcbrata accademia in Veneziaj i medici umanissimi Manno e Socio, che partirono per r oriente a medicarvi e studiarvi la peste, re- cando con seco alia lor patria nuove doltrine, e il saperc degli arabi. Ricorda lo storico dellc bresciane pestilenze, Andrea Grazioli, il Salaudrij il Cattaneo archiatro dl Carlo V^ il Dominicetti, che vista in Londra 1' innoculazione del vajuolo, fu il primo ad accreditarla e diffonderla nei veueti domitij^ final- mente ricorda Francesco Zugliani, che visse e in- segno e pratico niedicina fra noi: scrittore delle classiche opere suW apoplessia nervosa , e sul pro- lasso del cuore neW addomc. L' anotomico e natu- ralista dott. Michele Girardi sorti la nascita ap- punto in Limone, paesello della nostra Riviera nel novembre del lySi^ dal proposto pievano appar6 i primi rudimeuti, indi progredi in Brescia negli stu- dj superiori al governo de'gesuiti^ indi si volse a Padova dove assunse laurea dottorale in medicina. A sua gran ventura professava a que' tempi noto- mia qual gran luminare della scienza, il Morgagni^ clie avvistosi deirottime sue disposizioni di niente, r ebbe poi sempre caro e quasi compagno coadju- tore negli studj. Proluse il Girardi alia sua vita pubblica col dar fuori una dissertazione, deiV uso dell' iu>a orsina nelle mnlnttie de' calcoli ; e dlvol- gandosi allora il celebre trovato di Jenner, esso in mal punto ne combatte I'efficacia, mandando fuori un' epistola, Del ritorno del vajuolo dopo I' innesto. Questo gli mosse contro una tempesta di critiche per parte di giornalisti d'oltremare e d'oltreraonti^ a ogni modo le critiche sariano procedute piu eir- i43 cospette a noslrl giorni, in cul quel vitale presidio falli crudelmenle la fiducia di chl lo voile sicurissi- mo. Morto in quel tempo il rlpetilore di anatomia dai Rettori di quella Universila vcnne prescelto il Girardi a succederli ed a essere assistente all' im- mortale suo maestro j ma nel 1770 dovette piegare alle ripelute chiamate di Ferdiiiando I." ultimo duca di Parma, che lo voile a quella sua universita nel doppio carico di professore di notomia e di storia naturale. Nel proludere agli studj con un discorso de re anatomica , raffermu le opinioni di Falop- pio e d'Albino colP esperienze sue proprie sul met- tere che fanno i denti, e combattfe I' erronee opi- nioni sul preteso possibile ermafroditismo. Il con- tinuo escrcizio di studiar cadaveri e corpi vivcnli nelle varie affezioni morbose agli spedali, non di- menticando mai il precetlo delle scrupolose osscr- vazioni in questi e in quelli deirillustre-maestro, lo coudusse alia plena conoscenza degli organi del corpo e delle loro funzioni: lo pose in istato di mandar fuori in Parma con lutto il lusso lipograG- 00 le utilissime e famose Tavole del Santorinij ch'ei dctto nella lingua latina perclie tulle le nazioni po- tessero profittarne. Disvelo in queste tavole nuovi mister], corresse molti errori, spieg6 nuovi fenomeni, condusse la splacnologia e 1" angiologia a tutla evi- denza: di qui nacque il pensiere e colse Topportu- '44 pita di arrlcchire e ordlnare di belle e nuoTe pre-' parazioni anotomiche il Gabinetto dell' Unlversha ad ammaestramento de'veccbl e de'novelli. Scrltto ad onore tra le accadetnle priucipali d'Europa, pre- dilesse fra tutte e fu cortese de' propri lavori alia iSocieta Italiana, di cui fu membro operosissimo 5 e furono inserte in queglfatti le sue osservazioni e riJUssioni sulla tunica vaginale del testicolo: egregia e saplentc opera cb' esso intitol6 all' amico Felice Fontana, combatlendo le opinioni di Hunter. II Pa- letta e Leopoldo Caldani, parlando e stampando le scoperte del Girardi in cotale argomento, tacciono indebitamente il nome del nostro concittadino : al (j,uale per altro si rese la dovuta giuslizia da Enrico Calloud, Del suo libro, Sulle yaginali de' testicoUj e suW epoche di alcune scoperte anotomiche. A queste osservazioni ne succedon altre non manco impor- tanti, deW engine del ner\>o intercostalej scritte pure in latino^ non discordando in ci6 da quanto inse- gnava Comparetli, il francese Petit e Fontana. Ap- partengono all' istoria naturale le sue osservazioni anotomiche intorno agli organi della respirazione negli uccellif iiititolate al professor Vincenzo Mala- carne^ e qui il nostro socio Scbivardi con molta precisione e cbiarezza spiega la mente del suo lo- dato nel minuto e vario procedere delle sue investi- gazioni: nou che le altre scoperte che si riferiscono i45 ad altri animali, come si puo raccogliere nello scrit- to, Intorno agli organi elettrici della torpedine j no- tando in quali organi del pesce maraviglioso segga la facolla di accoglieve e trasfondere V eleltrico ia chi lo tocca. Scrisse anco, a instigazlone dello Spal- lanzani, intorno aWorgano acustico de' piffistrelliy e sul riprodursi che /anno le^cosl dctte coma della lu- macoj a cui fossero per avvenlura recise. Tanlo sa- pere, lanla solerzia nel dar opera alle scienze me- dico anotomicbe e naturali, gli valsero per Italia e fuori la piu splendida riputazione^ e dal principe Farnese sue signore e proteggitore fu rimeritalo di stipend) e di titoli: di reggente dell' Universita, di suo medico di camera, di consulente sanitario de- gli stati^ onori tutti a cui pervenne per vie netlis- sime, senza macchlare menomamente il suo nome coll' ombra degli intrigbi, o colla abbietta adula- zioue. Moriva lodato, desiderato e compianto da tutta Parma nelT anno tempestoso 1797^ e la sua riputazione scientifica non iscade appetto di quel- 1' altra di 3forgagni, di Valsalva , di Coturnio, di Scarpa e d' allri sommi italiani e forestieri. La nostra societa che veglia a tutela del patrio decoro, ringrazia le faticbe del collega Schivardi, clie con tanta delibcrata pazienza e buon volere ed oltima riuscita va rovistando cronacbe dimenticate e libri e memorie d.' ogni manicra. per Irarre dal- 10 1 46 Y obblio e mettere In tutta luce dinanzi agli occTit de' suoi concinadini le i^Iorie de' nostvl scienziati antichi, proferendoli ad esempio a' moderni. Nelld rlcordazione del quali, dappoiche tanta eta vi corse sopra e iie divide dalle minute e dolorose circostan- ze di lor morte,il cuor nostro non piange piu la com- miserazlone e 1' afflizione di lor dipartlta, e solo si esalla il valore e la viitu e la saplenza e le opere nelle quali vivono ancora presenti nella memoria de' posteri. Ma non ^ alio stesso niodo parlando de' trapassati die nacquero e crebbero e vissero con noi al bene ed al male, congiunli insieme dai vin- coli di strelta benevolenza^ al cui nome si rinfre- scano il dolore e il rincrescimento della persona di recente perduta, e si rinnovano le lagrime. Questo h a dirsi ricorrendo a cliiusura di questa parte di Commentario la rlcordazione del consigliere d'ap- pello Ferdinando Arrivabene^ del quale disse il de- bito e sincero elogio 1' egregio nostro uditore dott. Paolo Barucclielli : divldendo cosi il carico imposto d' ufficio al Segretario di parlare ad ogni anno di nuovc perdite clie va facendo la nostra ben condotta famiglla. Nacque il nostro Ferdinando in Manlova da uobili genitoi'i nel settembre del 1770^ e con- forme a' natall sorti I' cducazione, e 1' animo ealdo ad ogni mauiera di studj e di glorie^ la natura sin- golarraente chiamavalo a coltivare le lettere e la >47 poesla: ma nou per queslo intermise gli sludj piu uUli della giurisprudenza, e a ventitre anni consegui il dottorato nelle scieaze politico-legali nell' Univer- sila licinese. Tomato in patria, divise opportuna- mente iI suo tempo tra V amenita delle lettere e gli ufficj del patrocinio civile e criminale^ i tempi d'al- troade di politici rlvolgimeuti recati dall'armi fran- €esi lo chiamarono Len tosto alia dignita, ai pub- blici ufficj : fu dapprlma nel triennlo repubblicano procui-atore dei poveri nel suo paese, indi ammini- stratore dipartimentale, da ultimo fu giudice nel tribunale straordinario militare: ufficj tutti di pa- trie magistrature cb'ei soslenne con fede e con zelo, fino a cbe fu cbiamalo a Milauo nella Consulta le- gislativa. Parlecipo nella nazionale sovranita chia- mato ai Comizj di Lione, come elettore fra i dotti, e venuto di Francia fu niembio del Consiglio legisla- tive. Nel 1807 venne a Brescia, sua patria secouda, taesso tra i consiglieri della corte d' appello, dove onorato ed accarezzato tenne famiglia fino a cbe duro il regno italico: e fu quello lo stadio piii lieto e piu operoso del viver suo. Senza detrarre alia di- gnita e riservatezza del magistrate, la sua facile en- tratura, il geueroso animo, 1' iugeguo s\egliato, la focolta d' un bello e pronto parlare, e piii di tutto quel la dolce e bennata disposizione a far del bene, gli acquistaron grazia nel fiorc dc" nostri cittadiui: 148 e bresciano esso stimavasi, c si godeva tranqulllo una vila riposatissima nelT esercizio delle lettere e della magistralura. Fu socio e poi censore anco spcsso di qucsto palrio Islituto, cliepiu volte rime- ritollo di premj, e semprc di Candida affezione e riverenza. Ma diloggiavalo di qui e ponealo in fran- genli di fortuna il mutarsi die fecero i nostri poli- lici destini^ e toltasi da Brescia la coite d' appello al sopravvenire degli austriaci, fu niandato a sup- plire nel tiibunale di prima islanza in Bergamo^ dove noa duro raolto in salute, e venuto infermo, gli fu forza di ricoverarsi alia sua casa di Mantova e chiedere il riposo dalle pubbliclie incumbeuze. Ivi mitigava le offese delia cangiata fortuna cogli studj letterarj a cui uacque; ivi in su gli anni fu niarito e padre d*' unico Ggliuolo a lui sopravvisuto;, ivi flnal- mcnte travagliato e finite da lenta epalilide, nel con- forli della religione spiro tra le braccia de'suoi, a di a4 di Giugno i834t Mantova lutta si riscosse alia perxlita delFillustre suo cittadino, e si raccolse vo- lonterosa,piccioli e grandi, privati e magistral!, a de- gnameute rendergli i supremi ufficj di pieta e di be- nevolenza, colTacrompagnarne al sepolcro la raorta spoglia^ e singolare, com'era da credersi, tra il pian- to di tutti, fu quello della moglie, del figliuolo e de' bene avviati suoi fratelli^ ai quali, mentre che vis^e, fu padre ed aniico ed ediicatore. »49 II noslro dott. Barucchelll si rcca quindi al no- vero ed all' esame delle opere cli' ei ne lascio; e tra le prime viene a dire di quella legale, il cui argo- mento versa sulle qualila richieste in otlimo giu- dice: ncl cui augusto caraltere si ricliieggono adesso anco maggiori e piii dilicati attribuli , essendoclie in esso si affidano anco gli uffizj e la tutela degli incolpati, essendosi dalla nuova legislazione tolle le difese e 1' intervenzione del padrocinio. Trattoin questo suo scrilto della coscieuza del giudice, del criterio legale e dell' intimo convinciraento^ frutto ^ la prima di eletla educazione, di coltura d' animo affatto divisa e indipendente da vulgari credulita, della ferma e rlpetuta esperienza dell'uom giusto ed illuminator il crilerio legale non e altro che il ri- sultamenlo delle dottrine pratiche, attinte a fonti sicure e ben maturate dell' iutelletto, che si crca in cerlo modo dalla lunga abitudine della mente ap- plicata alia scienza legale e nodrita da'suoi principj efficaci e positivi. Interi'Ogata pero la coscienza e niessole a confronto il criterio legale, sorge di con- seguenza il convincimento intimo, quando tra i due primi elementi non e contrasto. Ma noi non inten- diamo di seguire partitamenle la discussione, ne porgere il sunto dell' opera: conlenti d' accennarla soltanto^ tanto piii ch' ella venne allora allc stam- pCj e premiata della maggior corona da questo Ate- i5o iieo nel 1817. Altra disserlazlone esso scrisse sulla lingua del foro^ mosso a cio dal vedere quanta poca cura si pcnesse da' magistrati e da' padrocinatori nel linguaggio comunemente usato. E abbisognando la sclenza legale, come qualunque altra, d' un dir zionario preciso, tecnico e decoroso per notare e distinguere con proprieta , brevita ed eleganza \\ concetto della rnente, I'Arrivabene propose a se stesso la coinpilazione di cotal dizionario, di cui r accennata dissertazione direbbesi essere il discorso proemialc. Perocch^ il desiderio e il pensiere di pe- ter pure esser utile lo volgeva anco a penose fati.- che, a dar mano a lungaggini aridissime, da cui so- gliono volentieri far senza gli uomini di molta lo- vatura e brioso ingegno, com' era di Arrivabene^ del quale possiamo ricordar noi con chc invitta e diu- turna pazienza giovasse a tutt' uomo 1' opera d' ua suo fratello minore, a cui dobbiamo un vocabolario domestico. La sua riverenza pel sommo Aligbieri toccava quasi a' termini di religiose entusiasmo ^ co- me di quell' unico poeta, chc ragionevolmente puo dirsi il piu potente, il piu sapiente, il piii inte- merato, il piii nazionale, il creatoi'e insomma della poesia e della nobile nostra favella. Ne potea es- sere altrimenti, che il poeta dell'esilio, della scia- gura e della rettitudine non fosse per lui e per tutti, massime a que' tempi di perturbazione civile, lo i5» scrlltore plu efficace c raaraviglloso: condotlo, come ognun sa, anco T Arrivabene a crudeli frangenli, dalla pace domestica e dalla dignita delle magistra- tuic. Per amore di Dante, e perche a lutti, anco agli indotli, fosse nianifeslo fino al mldollo il con- cetto claborato e profoudo di lui, sostenne la fatica di volgerlo in pianissima e patente prosa, corredan- dolo qui e la di note e schiarimenti opportuni. L'im- presa fatica raggiunse il suo intendimento^ qua! era quello di mettere 1' Alighieri alia portata di tutli^ ma fu anco chi derise Fopera : non ricordando lugual benefizio, che da nessuno fu messo in deriso, delr r Algarotti, che ncl suo Neutonianismo per le danie appiacevoli alia comune intelligenza Ic dottrine piu cliiuse del fisico e matematico inglese, cui le donne ne gli indotti avrian mai sognato di studiare e d'in- tendere. Ridotto in su gli ultinii in patria a vita pri- vatissima, si studiava in un lavoro molto piu gigaa- tesco, che si rimase in sul principiare per la morte sorvenutagli: era questo come una ripassala d'ogni illustre citta d'ltalia^ delle quali si sarebbero dichia- rati i valcnli cui prodotto avessero,storicamentegiu- dicate le loro gcste, descritte le creazioni de le belle arli, e di qual siasi altra cosa di cui appunto cia- scuna delle nostre cltla pu6 vantarsi. E perche da la bella Toscana move la civilla italica, cosi com- miaciava da Fircnze per primo a dire, dal mille 1 53 deir era volgare^ e distese in parecchi volumi il Museo iconograjvco di Firenzcy cui doveano accom- pagnare le note del toscano Gio. Battisla Nicolini. . . . . pendent opera interrupta , minceque Murorum ingentesj cequataque machina coelo. Molte altre composizionl poetiche dl minor volo, dettate in varia misura uscirono in diverse epoche e circostanze: 1' Alloro di Livia , la Conversazione di PenelopCf le acque di f^aldagnoy la Brevita della vitOy ed altre molte. Valea mollissimo negli impro- visi, di vivacissimo e capacissimo intelletto com'craj facile a corrucciarsi, a rammaricarsi, a paciGcarsi ad assuraere.gli spiriti della piii aperta letizia^ estiraa- tore fino alPidolatria del merito vero, fu anco di rinconlro amato e stimato da' piu valenti del suo tempo*, e noi rlcordiaaio tra' suoi plii affezlonati amici, Zaverio Bettinelli, Ippolito Pindetnonte, Leo- poldo Cicognara, Giovanni Paradisi e Vincenzo Monti. 1 53 BELLE ARTI ARTI E MESTIERI Due RUratti a meta persona e Quadretto alia maniera cle' fiamminghi di GjbRIBLB RoTTtNI Socio attivo. La strettezza del tempo e la non ferma salate tol- sero al valente Rotllni di por V ultima mano alia sua gi'ande coniposizione pittofica, nella quale con tanta aspettazione de*' suoi concittadini ed effetto fortunatisslmo tolse a storiare uu fatto illustre della patria nostra :^ e di cui sarebbesi ornata 1' annua esposizione. Voile a ogni modo vicordare la sua pe- rizia ed opera indefessa nelP arte col produrre due ritratti, che lengono alia serieesposta nello scorso anno^ e dei quali il gludizio degli intelligent! segui scmpre 1' istcssa fortuna e giustizia degli altri gii pronunziati sul suo conto. Facolta di scolpire le fiso- nomie degli originali,finissima condotta ed elezione negli accessor], corrispondenti sempre e significant! alcun che del carattere morale de^saoi dipinti, brio i54 c venusta e aggluslatezza dl dlsegno e colorlto anl- matissimo, sono suoi pregl naturalisslmi ch'ei ricor- da costanternente in ogni sua composizione. A due ritratti di persone a lui care e congiunte di sangue, aggiugne un grazioso dipinto di sccna famigllare, sull'andai-c dello stil de^fiammingbi. Ad altro anno il nostroRottini ne porgera argomento piu manifesto e solenne del suo crescere nella celebrita dell' arte. Cinque quadri a olio di Pisr' Antonw SpJDjy sordo-muto. IjC parole di lode spese con giustizia nello scorso ar)no ad onore e guiderdone dello Spada, furono sementi affidate a grato e buon terreno, clie frutta- no adesso per lui nuova lode, e fors'anco non po- ca gloria all' arte del dipingere paesaggi, e a noi contento grandissimo, se lo Spada segue, come par fupr di dubbio, a calcare il senticre su cui si ^ messo fjQP tanto vigore di buona volonta e fortuna di riu- scita. Nella prima composizione lolse a copiare con molta intelligenza il quadro aramirabile del nostro socio, cav. Massimo d'Azzeglio, — Ferrau spaven- tato dall' apparizione dell' Argalia : quadro, a dir del quale come si dovrebbe, vien meno ogni parola di lode, e che venne ad impreziosire la elettissima ^allerla del nostro socio, conte Paolo Tosi, che coa i£5 tanla cortesia consenll 1' oiiginale agU studj ddlo Spada affinclie ne Iraesse copia. Con due altre com- posizioni ricordo due paosaggi di Voogd: sterili cam- pagne, e spat'sivl qui e la alcuni buoj, di cui siogor larraentc si diletta nel pingere quel celebrato arti- sta. II quarto e quinto quadretto furono desunti e raccolli ad altra scala di proporzioni dal quadro deir cgregio nostro Luigi Basiletti. La veduta del Vesuvio da Napoli. „.,_'j*:... Miniature suW avorio di PiETRO Fergine III Non passa anno che 1' accuratissimo Vergine noa fregi le palrie esposizioni di qualche suo bel lavoro: e bcllissime apparvero le due miniature, n elf una delle quali figuro Ja celeb rata Cleopatra, nell' altra una famiglia, rilraendone dal vero le originali fiso- nomle. Paesaggio a olio di FjUSTiNO Jo LI. Esercitato dai patemi conforti all' imitazione de* classici dipinli, il giovine Joli, di cui spesso abbiam fatto parola , propose la copia d' un paesaggio di Voogd, posseduto dal Socio conte Ippolito Fena- J 56 roll, per commissione dell' allro nostro socio car. Pompeo Marchesi. La vacca die liene il campo del quadro fu rasa nella copia dell' Joli con maestrevole perizia e verita, come quella che da fama all' ori- ginale. Disegni di Antonio Dalola di Brescia allicvo della R. Accademia di J^enezia. Piaccia udire come parecclii de'noslri giovani con buon profitto e belle speranze si vadano educando alle arti belle nelle reali accademie di Milano e di Venezia^ e tra questi non ultimo vuolsi annoverare il Dalola, di cui si parlu allra volta. Esso pose in mostra molti de' suoi disegni alPacquerello, di sta- tue, e d'ornati^ tralti da litografie, da i'ncisione e dal rillevo. Quadro topograJicO'Statistico della Provincia Bresciana dell' Editore Francesco Cafalibri. J E perch^ 1' Ateneo n' ebbe parte ( avendone il Gensore Avvocato Gio. Battista Pagaai messo insie- me le notizie statistiche ) e percb6 la carta fu da tutti riputata lodevolissima in ogni parte della sua esecuzione, ottenne meritamente luogo nella espo- sizione dell" anno. Alia nllidezza tipograGca, alia ele- zione degli ornamentl clie seppe spargervi il dtsegno corrisponde plenamente la posizione topografica^ e le nolizie slalistiche ristrelte a brevissimi cenni, ba- stano affallo a darne una piena cognizione della no- stra pi'ovincia: pei* quanto^possa supplire una pagi- na sola a molli libri che se ne dovrebber fare per si ainpia materia. Dlsegno d' architettura di Marc' Antonio TjcuANiy Uditore. Ppsta la chiesa di S. Pier di Liano, sur una emi- iienza la piu cospicua alia vista, presso alTamenissi- tno Sal6, venne in animo a quegli abitanti di deco- rarla di nuova facciata, per rispondere coUa bella ar- chitettura al bel luogo dove si ediGco Tantica cbiesa. Esercitato il nostro Tagliani nella elezione del bello architettonico alia scuola degli antichi e de'raoder- ni maestri dell' arte, ebbe il carico di darne il dise- gno, die senza metter lempo in mezzo avra il pieno suo efietto. PercLc la sua facciata viemmeglio risal- tasse tra le amenila di que' luoglii, alzo un ordine bramantesco di quatlro colonne corinzie sur uno sti- lobate, soslenetili il loro soprornalo di elegante tra- beazione e fastigio, e decorato da Ire statue: la Re- 1 58 ligione, S. Pletro e S. Paolo. L'intercolunnio di mez- zo , cdnterminato da arco , contiene una parte di manlera corinzia, un gran fenestrone semicifcolare^ e nello spazio intermedio un bassorilievo raffigu- rante un miracolo operalo da S. Pletro. Due anglo- lelti sugli angoli inghirliindano V Eucaristia posta sill serraglio dell' arco medesimo. Due fianchi di fabbrica, privi d'ordini, sorraonlati da due mezzi frontespizj alia palladiana, fanno piramide col corpo di mezzo assai piu decorato. Distribm larcbitetto nel mezzo degli intercolunnj quattro uicchie con ista- tue simboleggianti le quattro virtu cardinali deco- rate da festoni. Esso in questo disegno consegui quel tanto che si ricerca e si apprezza ne'sacri e profani edificj: seniplicita di composizione non disgiunta dal decoro : eleganza dell'ordine composto di parti leggiadre: savia distribuzioue di compartimenti, con- servando la maesta e varieta deU'ordine, senza ca- dere nel tritume: simmetria ed euritmia tutto in- sieme, che soddisfa il giudlzio delle persone eserci- tate alia contemplazione del vero bello nell'arte. Paesaggi a olioj e Vedute di Giuseppe Rekica Socio d'onore. Di ben dodici quadri ( parecchi de'quali, com- messi da' uoslri concittadini, resteranuo fra noi ) arrlcclii I'csposlzlone pittorica in questo anno I'in- faticabile nostro Reiiica : una piacevole sequenza di amenita, di graziose vedute, cui le reminlscenze de' viaggiatori che furono a' luogbl desci'itti affermano per veraci e naturalissime. La vista del paesc di Sub- biac* lungo il Tevere, presa dalla via che conduce al monisterodi S. Benedetto, si raccomanda partico- larmeulepereffettidi luce singolarissimi prodoltidal tramonto^ leCascatelle di Tivoli furono da lui esibite neir aspelto il manco usitalo da paesisti:, ed espresse di proposito i fenomeni della luce. Ricordo in altra veduta la splendida e romorosa Napoli col suo bel cielo, col marc e col Vesuvio, tolta dalla strada che mena al castello delTUovo^ il cuore e Tanimo si esilara alia vista di quel cielo e di que'' luogbi af- fatto singolari delTuuiverso. Rappresenta altro qua- dro ( e questo, e i due che seguono, come ordinazlo- ni bresciane rimarranno fra noi ) il Castello di Spo- leli, visto dalla citta: e nello sporre le adiacenze espresse Tartista coUa robuste/za de'vivi colori, il cielo e la terra infuocata ed aspra della Romagna. II suo genio invenlivo c la sua capacita nel copiare con elezionc e leggiadiia dal vero, si distingue in pai ticolar niodo nelT altra tela in cui tolse a rap>^- prescntare il tempio di Antonino e Faustina in Ro- ma con porzione del foro romano. Esposta tante volte qiiella vcdula dagli artisli, il nostro Reaica cerc6 norita al suo finitissimo lavoro col produrre insieme architettura e paesaggio, e col mettere fab- hricali di svan'alissimo stile e piante qui e la come l-ealmente si veggono. La colonna isolata affigura le rimanenze del terupio di Romolo e Remo^ il Por- tico del Tempio d' Antonino e Faustina, suUe cui rovine si ediGco la chiesa a S. Lorenzo, di forme assai grottesche e scadenti che fanno curioso con- trasto colle romane reliquie, ora si va isolando fino alia base delle colonue: onde la fahbrica tutta si vede precinta di sleccato, e vi si veggono due arclii in mattone, costruttivi per non togliere la comuni* cazione coUa chiesa per chi vi si reca dal prospetto. 11 fore romano si produce sul fondo del quadro, sparso di vasi anticlii, di monumentij e piulontano il campanile del Campldogllo. Dal mare finalmente il nostro Renica prese la vista di Ancoua, col suo t porto e castello^ il mare ondeggia in gran movi- mento, come fa dopo la burrasca, il cielo si dira- da dalla procella, e lutto accusa lo studio fatto sul vero. Seguono in minor proporzione de'quadri ac- cenuati, sei Mediiglioni, nei quali siugolarmente si compiacque di esporre svarlatissimi effetti di luce, nelle seguenti rappresenlazioni: il Ponle del Caffa- ro, la veduta di Brescia, il Castello di Baja a Na-y poli, il Castello S. Angelo in Roma, quel di Brescia, il Ponte della Pila in Genova. i6( ARTI E MESTIERI Tra gli oggelli prodotti al concorso de' premj di patiia industria furono le modificazioni in teoria operate da Antonio Pedrali di Chiari ncl forno co- niunementc usato per cuocervi il pane. Lo scopo di un niinore dispendio di tempo, di man d' opera, di combustibile, c la piii pronta e pulita e perfetta riuscita in colal cotidiana preparazione, non potea- no clie raccomandarsi vivamente pcrclie la Censura dell' Ateneo pigliasse in attento esame le proferte mutazioni. Alia domanda di premio agglunse, ordi- natamcnte a quanto dall' Ateneo si ricerca, il Pe- drali, la descrizioue per iscritto del forno e un dise- gno abbastanza ctipace percbe si riconoscessero le parti cangiate od aggiunte al forno antico, c 1 van- taggi cbe sopra quello presenta il da lui immaginalo. E percbe; se ne manifestino cbiari i vantaggi, ricor- da le forme e le operazioni cbe occorrono dalla mano deir uorao nel forno usitato^ accusa in questo V ir- rcgolarita delle forme inferiori, cbe non ammette sussidro alcuno di meccanismo, la volta troppo ele- vata e la sottile coslruzione de' muri cbe I'accer- cbiano: onde viene la piu pronta dispersione dell'ac- colto calore. Ad accrescevc questo danno economico 1 1 I 62 si aggiugne lo spazzare che deesi fare la cenere, dopa eslratte le bi'age ardenti, con iscopa bagnata nel- r acqua, e rumidore cbe tramanda la pasta in cou- tatto del pavimento arrovcatato su cui si dispone^ quindi altro difetto rileva nel cuocere che fa il pa- ne, arrostendo ed abbrustolandosl nella parte sot- tana cbe tocca lo spazzo. Matte quindi a calcolo il tempo in cui resta scbiusa la bocca del forno, speso nelle solite operazioni: nel ritirare cbe si fa con ferro le brage e i tizzi, nella spazzatuia della cene- re, nel disporre con la pala i panr da cuocere, nello sfornarli quando sien cotti^ tempo cbe somma, anco per lavorator deslo e volonteroso, a vent' un minu- ti primi. Per vent' un minuti adiinque il forno si raffredda, e poco vale, o non valeaffattoa cuocere iiuovi paui se non si brucia nuova legna. Infornan- do e sfornandosi seguitamenle a raano con ia pala, la cottura riesce disuguale, e la persona per mag- gior tempo sta esposta agli ardori della vampa rin- chiusa. Esposti gli sconci, i disagi del forno vecchio, intende di toglierli colla nuova disposizione delle parti, con altre forme ed ingegni, di cui viene a parlare. Fece quadrilunga la capacita interiore, im- prontando suUo spazzo due guide di ferro che dalla bocca mettono al fondo. su cui cammina agevol- mente una graticola pur di ferro con rotelle sotto, su cui si dispone il pr.ue da ruocerr, e s'inforna tutto 1 63 insieme perclie cuoca al niodo istcsso, non s'insozzi di cenere, nou si abbrostolisca e non si sperda il calore disponendovelo dentro con la pala, e spaz- zando la cenere. Fcce plii bassa la voita che ricopre il vano, e die' piu spessezza ai miiri sovrastanti e circoslanti, ajutando cosi I'azione c duievolezza del calore. Apri molto la bocca del forno per cacciarvi ed esti'arre senza iuloppi la graticola, munendone il Vrino di tre difese, di due antiporti, e del serrame^ gli antiporti son di lamina di ferro, che nella parte che sta dentro si formano d' una cassetta di ghiara che tanto si affuoca: rasentano colla parte sottana il pavimento, c colla superiore sopravvauzano Taper- tura: onde una piu larga battuta impedisca viep- plii r afflusso del calore. Chiuse queste, I'una dopo 1' altra, cala il serrame enlro saracinesclie o guide di ferro commesse nel vivo del nnxro: porgendo le piu minute descrizioni d' ogni parte, e riducendone la dimeusione alia misura nostrale. Per tutto que- sto il Pedrali riduce a' soli dodici minuti il tempo in cui dee stare aperto il forno scaldato per V im- missione ed estiazione del pane; abbrevia V opera di mano, risparraia il combustibile, ed eseguisce col- I'istessa legna due cotture almanco, nello spazio in cui se ue opera una col forno vecchio: ottenendosi uniformita di cottui-a e visparmiando la persona dell' oj)eratore dalT azione piii lunga degli ardori i64 acchiusi. Se le prefate sue modificazionl verranno poste ad effetto nelle costruzioni de' forni avvenlrc, questo sara il suggello ch' egli utilmeute e diretta- meute abbia pensato. Feltro da cappelli metd seta e meta pel di lepre dl Pier Gucomo Baccijselli. Pel' iscemare lo spendere cbe da'fabbrlcatori si fa alFestero per comperar pell ond^intesser feltri,per mettere a utile consumazione il prodotto naziona- le della seta, e per isbandire anco dalPuso comune i cappelli raal adattati, penneabili facilmenteall'acqua e di poca durata, di sola felpa serica o di bambagia iucollata a limbelli su forme di cartone, si studio il Bacclnelli per quiadici anni di lavoro intrapreso fuor di patria alle principali fabbriche, nelle proporzioni d'un suo feltro: meta seta e meta pel di lepre. PrO' ponendo la sua manifattura al concorso de' premi d'industria, assevera molte utilita, oltre le soprac- cilale, chc presenta la propoi'zione de' materiali da lui immagiuata: vantaggi die in parte puo I'occhio verlCcare di presente ed altri cbe all'usarne soltanto ed alia lunga sperienza si appartengono. Maggior lucentezza, un contessuto piu fitto, piu morbido, pill elastico;, onde premuto il cappello, tenia anco i65 da se prontamentc all'esscr primo, una miglior dis- posizione a ricevei'e il nero lucldo, una leggerezza maggiore, e con ci6 una naaggior durevolezzaj senza accrescimento di spesa in confronto dei cappclli ri- cei'catissiml di castoi-o. Torchio da previer paste di Andrea Bodra di Carpenedolo. II torchio di cui il fabbro ferrajo Andrea Bodra esibi un modelletto in ferro all' Ateneo , e che da esso venne messo in opera per I'uso giornaliero nelle debite dimensioni al suo paese, non presenla impor- tanti varieta quanto alio zoccolo orizzontale su cui posta il vase di gitto che contien la pasta ^ cosi le stampe, i caldajuoli, il pestello non diversificano dagli usati stromenti di cotal genere. Sul traverse che congiunge ed assoda le due colonnette della mac- china posa la madrevite in bronzo, lunga un palmo circa circoscritta da una ruota orizzontale di qua- rantotto denti; e la madrevite che costituisce il cen- tro di delta ruota ha per asse un tubo di ferro su- perlormente perpendicolare che investe il maschio della vite, e per punto d' appoggio vale un traverse sottostantc all' architrave: piegato in modo che uni- tamente a qucllo costituisce un triangolo, di due angoli acuti ai lati superiori, cd uuo ottuso alia mela i66 infeiiore^ onde rende servigio di trave armalo rove- scio per resistere all' urto clie 1' asse della madre- vite esercita nel volgersi, mandando a forza il ma- schio perpendicolarmeute sul pestello premente la niassa. Col girare della madrevite, ceatrizzata in delta ruota, move il maschio perpendicolarmente, senza giri ori^zontali, onde non s'interrompe il suo esercizio. La predetta ruota orizzontale si ingrana da un rochetto perpendicolare di sei bracciuoli di ferro con perno clie passanella colonnetta o stante destro: portante il perno istesso all' estrema sua destra una ruota pur perpendicolare distinta in ses- santasei denli, Ingranata al disopra da picciolo ro- cbetto di sette denti^ e al perno dal lato destro del roclietto si congiugne altra ruota perpendicolare di maggior dianietro e di molto peso, che mossa da una coreggia accavallata costituisce una proporzio- ne d' inerzia a sussidio della forza motrice del pe- stello e dell' attrito dell' ordigno. Tutto cio giova in complesso a rendere agevole e di poco spendio di forze I'uso della macchina che manco delle usi- late occupa spazio nelF abitato e lavora senza gran romore , a mano d' uomo , o per qualunque altra forza d' acqua o d' animali. 167 Nuovo inelodo di pieparazicni anotomiche a secco ed al naturale, proposto c dimostrato sul cadavere iima lo dal doUor AsTOSio Sandri. Confortato dalle paline ottenute e tlalla pubbiica approvazione pe' siioi prcparali d" auatomia, cosi del corpo intero, come delle sue parti piu ragguar- devoli, cosi in cera, come in gesso, dalle minime alle gigantesche diniensioni, il dottor Sandri pro- cede a nuovi studj per dar perfezione alle sue ma- nifatture. jN'oto ne' gabinetli piii celebrati di noto- mia, come le preparazioni piii diligenti fossero tut- tavia lontanissime dal presentare agli studiosi la verita delle parti come souo in natura. I niuscoli, i visceri, le parli insomma piii moUi del corpo, in- zuppate che sieno state nella soluzione di sublima- te, per quanta diligenza vi si impiegbi, si scontor- couo e impiccioliscono oltre ogni credere, da notar tutt' altro che 1' uffizio e la forma che la natura ha loro destinato nella umana ccouomia. Ond" c che quasi si vorrebbono preferte le preparazioni in cera, come esenti da questo sconcio: se non che la grave spesa, il gran tempo che vi occorre e la difficolta di conservarsi sott"' occhio il modello ciii imitare, senza doverlo scambiare per corruzione die sopra- venga, e 1' agevolezza a sciogliersi e difformarsi della i6d cera, sono tutti argomenti in contrario. II metodo da lui proposto tiene ai vantaggi delle due mauiere, e schiva il difetto loro apposto. Eletto il cadavere cui conservare, injetto i vasi sanguignl, e Irattato al solito col sublimate, lo rivesti per alcun mese di assicelle, obbligandolo con legature ad assumere la postura deir Apollo di Bel Vedere^ ed a questo passo espone le modificazioni ulteriori. Injettati i vasi, dispogliati i muscoli dell'adipe, esegui di tutti un modello in gesso, come anco de'visceri, glandule ed estremita minute: conservandosi cosi le reali for- me di prima, senza che I'essiccamento Ic disformas- se. Dalle forme del gesso ricavo altrettante coper- tine di cera colorata al naturale, ch' ei destramente sovrappose a ciascuna porzione del corpo da cui le ricavo. Le ossa quindi, il sistema de'vasi apparten- gono alia realita, e il supposto in cera compie quello che si sarebbe difformato senza sostituirvi la cera. La durevolezza, la bellezza della preparazione non cade in quistione, perche di tutti e il giudicarne^ e la verita e precisione d' ogni parte glova ugualmen- te lo sludioso di notomia die il dilettante dell'arti. Nuova niacchina per trebhiare il frumento di Giuseppe Giulitti di Montechiavo. Tutto quello che agevola, che muta in meglio, che puo avviare a perfezione alcuna delle priucipali 169 c pill indispensabili opere delPagricoltura, fu sem- pre, c lo saia pur semprc. accolto con pvetnura dal patrlo Istitnlo, cui preme singolarmente la pubblica utilita. Mollo dagli antichi e dai moderni si ^ studla- to intorno alia trebbia, per ridurre al raanco tempo possibile il travaglio, e impiegarvi la minor forza possibile. e nuovo stromento ne denunzia il signer Giulittl di Montechiaro. Esso comincio in questo anno a prevalersi della sua invenzione nel territorio di Malpaga a un suo podere^ ed assevera ottenersi dalla sua macchina un effetto molto superiore a quello d'ogn'altra: tanto per la maggior quantita de' covoni clie si ponno batteve in un giorno, come pel minore pperdiniento del grano e per la quantita e qualita della paglia cbe non si frange e lascla po- cbissima pula. Allegando le testimonianze in iscrit- to della Deputazioni Comunali, da lui ricbieste al- I'ispezione. proGusse anco alFAleueo un modelletto perche fosse manifesto 1' ingegno della macchina. Essa si componed'un sistema di coni troncati che si fanno rotare s»i covoni disposti nelTaja^ il sisle- ^ma, mediante die saette, si raccomanda ad una 4^ sprauga di legno, impernata in una colonna o stante, fisso nel centro dill' aja, con una ruotaposta airal- tra estremita cbe lien la spranga orizzontale: a cui si agglugne una ccppia di buoi, cbe tirando in dire- ziouc perpeudicohre alia spranga, determina il mo- vimento di tutto insiemc 1' ordlguo. II sistema dei coni tronchi e inoltre raccomandato alia spranga orlzzontale presso al ceotro, e conformato in ma- niera che ogni tronco di cono, se fosse corapiulo, tei'mlnerebbe coll'aplce alTasse dello stante centra- les e accio che le spiche sien meglio compresse, si sovraccarica il sistema di grosse pletrecon maggior proporzione vicino al centre, dove decresceudo il diametro de' coni, minore si fa il loro peso. La mac- china, a quel che pare, unisce i vantaggi d'unaleva di secondo genera nella spranga orizzontale, a quelli del tornio nei tronchi di cono e nella ruota. Oltre al modelletto presentato, esebi anco la scala delle di- raensioni d' ogni parte della sua macchina tal quale da lui si adopera-, nou cosla piu d' un centinajo di lire, e appare di tal semplicita e fortezza in ogni sua parte, da non doversi sospetlare, cli'ella si abbia COS! di leggieri a scommettere e guastare, anco alle mani piu disattente ed imperite de! mestiere. Final- mente il signor Giulitti asserisce, e lo asseriscono con lui le Deputazioni Gomunali ed altri intelligenti persone di cui diraetle i certiGcati: e piu che tutto le Gommissioni dell' Ateneo che ne vegliarono le prove e i ripetuti sperimenti, haEno potuto certifi- care, che con la trebbia proposta si fa in un giorno quello che in tre di seguito coll'altre, con piu spa- ragno d' uomini e di bestiame. 171 Tessuti in lana e cotone della R. Fabbrica privilegiata di Pralboino di Alessandro Bellandi. La nostra fabbrica bresclana cle' tessuli in Pral- boino segue a crescere in riputazione fra noi e fuori della provincia, lavorando e mettendo a discretissi- mi prezzi in commercio le propria manifatture. Nella pubblica esposizione d'arti e mestieri si lodarono diverse opere, nelle quali 1' industrioso proprietario dell'opificio tolse ad imitare le opere de' forestieri, e a contenderne con bella e lodevol gara il primate. Tappeti alia scozzese tessuti in lana, tappeti pur di lana con mistura di barabagia, divani rossi e nerl in lana tinta, coperte azzurre di pique, e trappunti daletto,contentarono ai desiderj de'piiidifficili nello apprezzare le manifatture nostrali. Brescia Z I Dicembre i835. // Segretario dell' Ateneo G. Arici. ,73 SESSIONE DELLA CENSURA Brescia, ai G Gennajo 1 836. Diclro invito della Presidenza, la Censura del- V Ateneo si raccolse iu questo giorno alia definitiva aggiudicazione dei premi d' induslria pei non Soci^ in conseguenza del concorso aperto nello scorso anno e dclla pubblica esposizione seguita di Belle Arti e Mestleri. I Censori intervenuti, oltre la persona del Presi dente, Vice Presidente Cav. Bar. Antonio Sabatti e Segretario, furono i Signori Aw. GIo. Battista Pa gani, Nob. Girolamo Monti, Nob. D.r Paolo Gorno. Nob. Giaclnlo Momplani, Prof. Rodolfo Vantini, Co Luigi Lechi, Prof. Antonio Perego e Prof. Alberto Gabba. Vennero seutite le Commlssloni spezlali nei loro rapporti e conclusion! sui singoli oggetti proposti al concorso de' premi ^ indi apertesi e chiusc le di- scusslonl sovra clascuno dal Presidente, si devenne alio squlttinio segreto, di cui tale fu II risiiltamento: I.* Premio A Giuseppe Glulltti di Montechiaro — Per Treb- bla del grano, che offre nolevoli vantaggi sovra gli 174 altri metodi del trebtiare, conosciuti e pvaticali fra noi. 11.^ Premio Ad Alessandro Bellandi di Brescia — Per intro- duzione di nuovi tessuti nella nostra Provincia ope- rali nella sua I. R. Fabbrica Privilegiata di Pral- boino. III.» Premio Ad Antonio Sandrl di Brescia — Per suoi prepa- rati anatomici in cera. Quanlo alle modificazioni proposte al forno or- dinario per cuocer pane da Pietro Pedrali di Chiari, fu detto doversegli scrivere, lodandone gli intendi- menti teorici, ed animandolo anco a praticarli col dare effetto al forno suddelto Quanto al torchio da premer paste proposto dal fabbro Andrea Bodra, fu dclto uguaJnientc dover- segli signiQcare in lettera il gradimento della Cen- sura, e che, sebbene non possa pretendere a novita, sono tultavia lodevoli il pensiere e V esecuzione^ onde lo si iuanima a porgere col suo ingegno occa- sione al patrio Istituto di poternelo rimeritare. Si sono prima proposte le due istanze prodotte dal Signor Donienico Silva intorno alia sua mac- % 175 china da trchblare gia presentata fino tlall' anno i832, e al nuovo plgialojo d' uva. Quanto alia pri- ma la Censura trovu di persislere nella gia notata sospensione di giudizio , non avendo il ricorrente portato miglioramento alcuno alia maccbina, neri- ferito sui risultamenti nell'uso della stessa. Quanto al pigiatojo, fu elella una Commissione composta del Vice Presidente Cav. Bar. Antonio Sabatti, Co. Luigi Leclii, Nob. Giacinto Mompiani, Prof. Alberto Gabba, Prof. Antonio Perego, coi quali possa il Sil- va comunicare iutorno al suo trovato: accio possa- no gli stessi a suo tempo rifcrirne alia Presidenza. Quanto agli altri oggetti prodotti al concorso la Censura non gli ha creduti merilevoli di conside- razione. II Presidente ordina finalmente, che per cura del Segretario sia dato effetto al presente giudizio, che sara pubblicato nel Giornale della Provincia, e por- tato con leltere a conoscenza di chi vi ha interesse. Aw. GIUSEPPE SALERI, Presidente C. Arici Segretario. 176 SESSIONE BELLA CENSURA Brescia, ai 25 udgobto i836r. Sopra invito della Presidenza del giorno 28 coi'- rente N. 69 si e oggi raccolta la Censura per la de- finitiva aggiudicazione dei premi annuali ai Soci. Oltre al Presidente ed al Vice Pi-esidente Cav. Bar. Antonio Sabatti, intervennero i Signori Prof. Alberto Gabba, Prof. Antonio Perego, Nob, D.r Paolo Gorno, Nob. Giacinlo Mompiani, Pro^ Giu- seppe Nicolini, Ab. Pietro Galvani, Prof. Rodolfo Vantini Censori, e Aw. Gio. Battista Pagani Cen- sore da ultimo scaduto in sostituzione dell' altro Censore Nob. Girolamo Monti asseute, e pel Segre- tario il D.r Ottavio Fornasini Assistente. Si lessero Ic Relazioni sopra le varie memorie e produzloni di belle arti proposte al concorso dei premi nello scaduto anno accademico i835: e, pre- vio r esame e la ragionata discussione intorno al merito delle prime e delle seconde, raccoltisi i voti, si ebbe il seguenfe risultaraento. Dei tre priml premi destinati ai soli Soci ne fu- rono aggiudicati due: L'uno al chlmlco Signer Barlolomeo BizJo di Ve- nezla^ Socio d'onore, per la sua Mcmoria — Ricei'- clie analiticlie sul principio purpuven e sulla pbr« pora dci Muriel^ L'altro al Signor Giovanni Renica dl Brescia, Socid d' onore, pel suo • — Quadro a olio rappresentante il Tempio di Faustina in Roma colle sue adiacenze. II sccondo premlo o accessit fu accoidato al Socio d' onore Prof. Ab. Anlonlo Rivato di VIcenza pel siloi quattro Discorsi filoKrificI — I. Cenni diretti a ben guldare la menle nello stu- dio della filosofla; II. Colleganza della filosofia coUa sloria: JII. Colleganza della filosofia con la Religlone: iV. Del modo di esporre le verlla Closofiche. Fu decrelata la menzione onorevole al Socio at- tivO D.r Giovanni ZantedescliI per la sua Memoria medica — Nuove cure di malattie coll' uso delle acquc tparzlali di Bovegno: ed al Signor Prof. Giu- seppe Gallia Socio d' onore, ora passato negli alti- vi, per — Nuovo sagglo di poesle liriclie. L' unico premlo della medaglia argentea dcsti- nalo agli Uditorl fu accordato al Signor Antonio Sclnvardi, passato da ultimo nci Soci d'onore, per -< — Biografia storico-crllica del medlcl e filosofi bre- scianl Luclllo Maggi e Michele Girardi , parte della Biografia dc' Medici Bresciani da lui iiilraprcsa. 12 FInalmente si tenne iu sospeso 11 gludizio sui Ra- glonamenli del Socio d' onore Prof. Nob. Andrea Zambelli intorno alle differenze polltiche fra i po- poli anllchi e moderni, fino a che 1' opera non ven- ga compita. Aw. GIUSEPPE SAT.ERI, Presidente Pel Segretario D.r Oltavio Fornasini, Assistcjite. -OO; »79 ELENCO del libri ed altri og^etti venuti in dono all' Ateneo neW anno i835. AccADEMU Di Vbrona. — Memoi'le. Volume i^° Ateneo di Treviso — Discorsi e relazioni accade-! miche. Bassi D.r Agostino — Delia malatlla del segno. Bellani Can. Angelo — Del cangiamenlo del clima.- Delia coinciden/a singolaredi giorni piQvosi. ■ — • Delle cause della I'ugiada e della brlna. Della rjposizione del friimento nel granajo. Bellini D.v Gio. Batxista — Stromentl cliirurgici e nuovl processi per 1' estirpazione dell' ntero. Beretta a. — Rltratto di S. M. I. R. A. Ferdinan-^ do I. — Incisione. BisAzzA F. — Nuova traduzlone in verso della Morte di Abele di S. Gessner. Brera D.r Valekiano L. - — • Nuove analisi dell'acque medicinali di Recoaro. Cagnoli Agostino — Poesie. Versi. Cavalieri Francesco — Carta lopografica-slatistica della Provincia Bresciana. Cervetto D.r Giuseppe — Cennl di biografia dei Medici Veronesi. Corbetta Llca — Strcnna poetica sacra. #8» 47 Prospetto slorico-cconomico dell' opera ed ammlnistrazl&ne prestata dalla Commls- sione speciale degli Scavi e Museo, del Cav. Bar. Antonio Sahatti^ Vice Presidente r> 65 Cenui storici sui vasi linfatici, c relazione dclle due opere recenlissime del Socio Prof. Barlolomeo Paaizza iutorno ai detli vasi. Memoria del Socio attivo Dottor Francesco Girelli « 68 Dello stato delle scienze naturali e della mi- nerologia in Brescia^ e Calalogo ragionato de' minerali della provincia, esistenti nel- i8S I'Ateneo. Discorso del Socio allivo Ales- samlro Sala Pag- 7^ Inlorno al calcino dc' baclil da sela. Metno- rla apologelica del Socio d' onore Dott. Jgnazio Lomeni di Milano . ...» 78 Di due fenomeni elettro-magneticij non piu avvisati dai fisici. Memoria del Socio at" tivo Prof. Ah. Francesco Zantedeschi y> 79 Nuove sperienze elettro-magneticlie. Memoria dello stesso » 82 Delia macchlna elettro-dlnamica del Socio d' onore Prof. Ab. Salvator Dal Negro di di Padova. Relazione del Censore Pro/ess. Antonio Perego i * 88 Ccnni storici sui modcriii filosofi inglesi, fran- cesi ed italiani. Parle prima , del Socio d' onore Prof. JBaldassare Poll di Milano » 91 Delia colleganza della fllosofia colla religlone. Discorso terzo del Socio cZ' onore Profess. Ah. Antonio Rivato di Vicenza . . . js 99 Delle teorie del diritto penale. Memoria dd- V Uditore Dott. Giovanni Pallavicini . ;> lo5 Delle differenze polltiche tra i popoli anlichi e moderni. Discorso 5°, 6.° e 7.*^ del Socio d' onore Prof Andrea Zamhelli . . »j 109 i86 LE TTE RE Bagdad e Costantmopoli. DIscorso storlco-po- litico del Socio d'onore Tullio Dandolo Pag. 124 Cenni estetici su Virgilio del non Socio Prof. A^h. Cattaneo « 1 26 Braui della DIvina Commedia, ommessi nella traduzlone latina di Carlo d'Acquino, vol- tati In esamctri del Socio d^ onore Fran- cesco Testa di Vicenza 35 1 28 LIriche del Socio d' onorc Prof. Giuseppe Gallia ?5 i3o Lu'Iche saci'e del Socio (F onore Prof. Abate Gaetano Scandella jj i35 Alcuni capltoli di Michele Montaigne. Volga- rizzaraenlo del Segretario . . . . n I'dy Delia vita e delle opere di Lucillo Maggi e Micliele Girardi, Glosofi e medici bresclani. Biogi-afia dell' Uditore Prof. Antonio Schi- vardi . . . , » iVi Eloglo del consigliere d' appello avvocato Ferdinando Arrivabene di Mantova del' I' Uditore Dott. Paolo Barucchelli . . ?? i4S i8y •vAV \\\i(,i-6> BELLE ARTI ARTI E MESTIERI i itH'-zal Due ritralli a olio e un quadretto alia fiam- nilnga del Socio attivo Gahriele Rottini Pag. 1 53 Cinque quadii ad olio di Pier' Antonio Spada sordo-muto , .' il>'ia f.U^U pnyi ; „ i54 Miniature sulI'aYorio di Pieiro Vergine . » i5/> Paesagglo ad olio di Faustina Joli ..." ivi Disegni di Antonio Dalola di Brescia^ allievo della R. Accademia di Venezia . . » i56 Quadro topografico-statlstico della Provincia Bresciana deW editore Francesco Cava- lieri '..:...;» iVi" Disegno d'arcliilettura Je/^ Uditore Marc' An' tonio Tagliani .......-» i5y PaesaggI a olio e Vedute del Socio d' onore Giuseppe Renica ?? i5S Forno da cuocer pane nuovamente immaglnalo e coslrutto da Pietro Pedrali di Chiari » i(^r Feltro per cappelli tessuto meta seta c meta pelo di lepre di Pier Giacomo Baccinelli n iG.\ Nuovo torcliio da prcmer paslc di Andrea JBodra » i65 ^«8 Nuovo melodo dl preparazioni anotomiche a secco, proposto clal D.r Andrea Scindri Pag. 1 67 Nuova trebbla per cereali di Giuseppe Giu- lillidi 3Iontec1iiaro » 168 Tessuti in lana e cotone della R. Fabbrica privilegiata in Prall)oino di Alessandro Bellandi di Brescia . ♦ » 1 7 1 .Sessione della Cen sura 'per 1' aggiudicdzione dei premj d' industria ai non Socj . . » ij;3 Altra Sessione della medesima pei prcmj ai Socj » 176 LIbri venuti in done all'Ateneo a tutto Pan- no i835 ', *> 179 ME' ca e S Ino Botanico di Brescia i J* OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE .1 I e compi ate a mcnio e ililigciiza del Sij;. Antonio Percgo Piolcssorc di Fisica c Storia Natiiialc nclP I. R. Lrrco nclV anno i83.) al (liarclino Botanlco di Brescia cicvato sopra il livello del Mare Meditcrrauco n.elii 1 17, 81 («) ALTEZZA. DEL BAROMETRO RIDOTTA ALI.A TEMPERATUDA DI ZERO Pollici Llncc 2K 4, '7 2R 4,08 =7 11,81 28 2,,. 9, =3 ^7 !)>7* 2, ■ 0,5.) a7 .0,.', 27 10, KG " fliO^ .S ',C!) 38 0,90 2 i,k-n. 1 2 iJern 8 icicni 2S Ulun. a; mallii ;i iJcn. Li ncc 3 S.J 3 0, 4, r,i G, 18 ■- 78 », is 4 5, 87 3i Cionm 2.,.,„,.„„..,.3io,. S idem ,7.lopo.,e..,...-. li mczMuolle 25 ;j.;m r,(J iilr.n ,, ;jc,n 1 1 mall Ilia 20 niallina Media Ji imtoil. <> TEMPERATURA DELL' ARU MISURATA COL TEl'.MOMETRO UN So PARTI Giadi ID, 3() ^ soprazcro 9, 75 7,!,3 ■$> idem ..,5o 7, K. 7, 1 3 dglll . (.) Lj diricrrrza Ji li.cllo (/.) lu tri- eiorni vctilo di N. O. (c) Una volta accompagnala dal vcnto d' Est. (c/) Una volta per causa di temporalc. {e) In un giorno fu assai sensibile. t/) Verso sera .lelP 1 1 un piccolo turbi.i.-, (5) Qualclie volla per causa di Icmporalc. {It} Sempic per cagiunc dd tcniporalc. (i") AUe 8 c 20 minuli poraeridianc del giorno 17 un boliJc detr appaci (/> Una Tolta per un forte (emporaI& (/n) In tuUo I' anno sopra uno tpatio di un quarto di metro qiiadrato fra neve ed acq...i H.B. Le osservaiioui si fanno .|..attro Tolle rello spaaio di 34 ore ( verso il letar del sol. barometrichc falte per lo spaiio di diciasseWe J della LuDa picna si elcti all' Orleule e si dir racrolle lilibre melridie 307, 64. Logiorno, dopo ed alia ' OcclJenle. Esso lasciavi Jleiro si una «oda. lermohietro poi c poslo ad una Gdestra a Nord-Osest ah; 3 3,63 STATO DEL CIELO 3 83(;.) s Yciili g omiuanti ^ 50 ft "^ 0. v> >vi 0. ^ It 0. (e) .9 o.U) % B (my S. oS.O ^ S. O.cdO ■t ^ S. ed 0. » s. 1 /& 0. 1 0. 1 f) B » » ^•»w«wv*ws»^;ii5#ws«*;<»«W!*:*i«'*^>**w»!*a*»»a*j*>#5*»»w»t3#B*)*a#c^E#\^»»^t**ws««r.*wa#j»wwe*^ Wil*W^«WV*W!*WWWWW»»5'*«*»*******'**^'*^'***^'*'*^'*