^ . /// ^ A^t^ oHsgsgggsasgsasssgsasgsgsa COMMENTARI DELL' ATENEO Dl BRESCIA I'liR L ANNO ACCADEMICQ M.DCCC.XLIII. BRESCIA TIPOGRAFIA DELLA MINERVA M.Dcrr.xLV. W AnA.lOO'U'! DELLE CAGIONI CtlE TARDARONO LA FtLOSOFIA DEL DIRITTO PEINALE E DI QUELLE CHE LA FECERO SORGERE NEGLI ULTIMI TEMPL DISCORSO IJEU.' AVVOCATO CAV. GIUSEPPE SALERI PHESIDENTE DELL' ATEVEO. Sl ra gli oggetti clie piu importano alia sicurczza c alia prosperita dcirumano consorzio debbonsi ccr- tamente annovcrare le tcoriche risguardanli al di- ritto penale; cd a prima giunta e subbietto di mera- viglia che per lunghezza di secoli sieno elle sfuggilc alia meditazionc dei pensatori, e die, dove molti- plici rami dell' umano saperc e dcllc stessc leggi positive si sono perfezionati, le leggi penali si sieno lasciale all'arbitrio dei Icgislatori , e ne vengano iunanzi ncl discorrimento dei tempi, sequela sol- tanto di una cieca abitudine e spcsse fiate di errori grossolani e disaslrosi. Sventurato avveuimento che nc fa accorti siccome gli uomini sieno spesso con- dotti a intrattcncrsi di ciu che meno conferisce ai loro destini, e talvolta di cio che torna soltanto ad ornamcnto leggiero ed anco spregevole , e non sia IV dato loro Ji volgersi primamente a quelle clie per Jiretto si attieae all' essenza dclla vita civile. Solaiuente dopo la meta dello scorso sccolo il ge- neralc dei filosofi intese con gravi e speciali studi alia scienza di cui discorriamo, ne furoiio cerche la origine e le fondamenta, si ebbe cura di scientifl- mente indagare lo scopo, la estensione ed i limiti del piu trcmendo tlei diritti della politica societa, e si diede opera a scendere dalla teorica all' atto pratico si con leggi di massiraa e si con norme di processura, le quali cousuonassero alia giustizia in- divisibile dalla scienza. E fu lo spirito di acuta e scvcva indagine, onde si distingue in ogni parte del- r umano sapere I'eta in cui viviamo, e onde vuolsi in ogni umano istituto il vero ed il giusto, quelle clie rivelo il bisogno di salutari riformagioni, testi- moniato non pui'e dalla copia delle opere dei sa- pienti, ma dalle sollecitudini eziandio degli stessi governi politici ; e quindi c spettacolo confortatore e degno di esseve considcrato come, laddove i tempi clie furono ue prcsentano 1' errore e la barbaric spesse fiate santificali dai codici uella mcntc dei popoli, al presenle, mntata in meglio Ja condizion dellc cose, sia gia avviato notcvolmente il regno del vero e del bene, e lo stato attuale delle nazioni nc assicuri di perenne procedimento neiravvenire. Per le quali considerazioni mi penso non sia pep riuscirc del tutto infruttuoso clie io venga cliccnda delle cagioni, onde pel corso di lunghi secoli la le- gislazione penale si giacque imperfetta , e special- mente o trasandata o barbara rispctto alia sorte dei delinqiienti dannati a pena: e da cbe sieno venule le teoriche e le piovidenze in tutto umane, che si vanno diffondendo in Europa e nel nuovo mondo, intorno il diritto punilivo e i modi di esercitarlo. Lc quali investigazioni mi apriranno la via a ragio- narc in seguilo dei sistemi di penale giurisprudenza, che si derivarono o dalle varie dottrine filosofiche, o dalle sentenze intorno 1' origine della politica so- cieta e del sue scopo che dominarono ne' vari tem- pi: a intrattenermi in appresso del sistema peniten- ziale considerate in se stesso, svolgendo il problema s' egli sia, come alcuni opinano, innovamento do- vuto soltanto a filantropici intendimenti , o se in quel cambio sia frutto della sociale giustizia nelle sue sequele disviluppata dallo spirito filosofico del nostro sccolo; e considerato altresi nelle varie sue forme, dicendo che debbasi da ciascuna di esse spe- rare di utile e che temerc di dannoso : e quindi a discorrex-e particolarmente intorno alle condizioni e ai provedimenti richiesti dal sistema penitenziale per lo sviluppo de' suoi benefici effetti , e intorno alle riforme onde vuol essere accompagnato nei co- dici tuttora vigenti presso molte nazioni. VI Ove si Volga il pensiero alia storia della scienza penale si presso gli antichi che presso i moderni popoli, di due specie, se io non prendo errore, si appalesano le cagioni dalle sue vicende e de' suoi tardi procediraenti : le une iutrinseche, e si veggo- no comuni a tutte parti della scienza della legisla- zione: le altre estrinseche , e al diritto penale in tutto particolari. E facendomi dalle prime, ove ci addentriarao nel- r intimo delle cose, ne si rivela manifesto non po- tersi le leggi penali addurre al perfetto se non allorquando sia perfezionato tutto il compreso delle sociali e giuridiche discipline: imperocche la legge penale non puo n^ deve intendere che a guarentire i diritti privati e pubblici col punirne di varie adatte guise le violazioni , e debbono perci6 quei diritti essere filosoficamente svolti e chiariti, e dalle leggi positive apertamente e scientiflcamente deter- minatij senza di che o si statuiscono pene ad azioni innocenti e solo alle apparenze criminose, o azioni ingiuste si trasandano e non si puniscono, o fra le azioni ingiuste e nocive non si statuisce la neces- saria graduazione delle punizioni, o si guarda alio scopo soltanto di punire i delinquenti e trascorre dimentico lo scopo piu elevato di conseguire il mo- rale perfezionamento dei popoli, coloro stessi com- presi che, sebbeuc colpcvoli di offesa al diritto pri- Vll vato o pubblico, nou sono perci6 dispogliati della umana natura , e quindi e loro dovuto pei* giu- stizia umano proteggimento. Ma le origini del diritto sociale noa sono age- voli a rinvenirsi , ne le sue teoriche a svolgersi , come avvisare potrebbero superficial! osservatori : poicbe si stanno elle bensi nella coscienza deU'uo- rno, ove sono depositati i principj del giusto e del- r ingiusto, del bene e del male da cui si derivano; raa tali principj vi sono in viluppo, noa aperti , non particolareggiati, non lumioosi. La scienza del diritto e individua dalla scienza dell' uomo e delle sue relazioni ; ma 1' uomo e un ente ad un tempo uno e moltiplice, perche intelligente, libero, sensi- tivo, ed offre percid il subbietto di sottili, profonde e svariate disquisizioni che non si possono compiere a un tratto, ond'e mestieri dividere, mediante I'ana- lisi, cio cbe sta unito per ricondursi con piena luce, indagato ogni elemento della umana natura , alia sintesi primitiva. La intelligenza e la ragione: di- vina luce, che obbiettivamente considerata e la legge da Dio preposta all' ordine intellettivo e morale, e subbiettivamente e la potenza rivelati'ice di quella legge. La liberta e il potere di determinarsi e di agire: e dessa clie co&tituisce 1' essenza dell' umana natura, differente dalla ragione, dice Lerminier, che non e umana che per accidente, la liberta b Tuo- ViH mo stesso, radicc e principio altivo di questo cute jn-ivilegiato : ella e persoaale per eccellenza : ella adopera, rischiavata dalla ragione e mossa dalle at- trattive del bene, a compiere gli umani destini ed a portare il peso della vita. La sensitivita e il bi- sogno di felice condizione, cui 1' uomo deve iuten- dere, osservate le nornie cbe gli si appalesano dalla ragiODC, Se guardi alle leggi aperteci dalla intelli- genza intorno le rclazioni fra 1' uomo e il creatore, tu vedi la leligione : e se di quelle t' iutrattieui clie loccaao all' uomo verso se stesso, tu vedi sor- gere la morale: se iutendi col pensiero alle rela- zioni palesate dalla intelligeuza che legano I'uomo alle cose cbe lo circondano e agli altri uomioi, ti e in pronto la primitiva ed essenziale idea del di- ritto. Irnperoccbe l' uomo non basta a se medesimo, e gli bisognano le cose csteriori per conservarsi ed essere felice: ne egli e solo, ma vi banno altri enti a lui uguali , cbe al pari di esso hanuo un fine , cbe sono dotati di personalita loro propria , cbe banno diritto a non essere offesi, e cbe si vogliono anzi giovare onde sia colto lo scopo a tutti comune. La couoscenza percio di tutto il compreso delle ac- cennate leggi religiose *, morali, giuridicbe rifondesi * Parlo qui delle leggi religiose, non in sense ampio, ma ristretto a cio che intorno ad esse si puo comprendere col solo lume della ragione. IX nella scienza dei fatti o fenomcni della umana intel- ligenza : ond' e che il diritto non puo giugnere a si- stema scientifico senoa sieno pi'ima condotte a grado notevole di perfezione le psiculogiche discipline. Quando la scienza dello spirito era in gei-me nelle etapi'imitive: quando le verita appalesate dalla psi- cologia s' intravvedevauo per intuizione non distinte e lucenti, le idee del diritto non poteano essere che frutto per 1' uomo delle ispirazioni spontance, non riflettute ne ragionale; e quelle ispirazioni doveano svolgersi per trarne il vei'O giuridico, che quasi seme bisognevole di fecondazione vi stava acchiuso. Ma la storia delle vicende e dei proccssi dell' umano sapere ne testimonia die la scienza dcU' uomo fu la piix tarda a toccare la perfezione : dappoicho i fatti del mondo raateriale piu appariscenli e sensi- bili attrassero I'attcnzione di pi'efercnza, e i fatti della coscienza, perche sottili c sfuggcvoli c perche inviliti dalla abitudine, o discorsero iaosservati o non si videro nel loro intero. E allorche pure la scienza dello spirito richia- mu la meditazione dei pensatori, non fu essa per I'ordinario che il risultato o di avventate ipotesi, o di astrazioni : ond' e che le teoriche non si trae- vano che da una parte soltanto, non dair intero della umana natura. Discorrete le varie scuole del- Tantica e della moderna filosofia, c vi sara chiaro che neiruomo fu veduto un ente ora puraniente sensitivo, ora purameute intellettivo e morale, ora puramente religioso, ora abile a tutto comprendere, ora inetto a cogUere il vero, guardato alia impos- sibilita in cui egli si trova di dimostrare per di- retto infallibile il testimonio della propria iutelli- genza. Quei sistemi parziali , e percio erronei , se non poteaao dare buona tilosofia, BOn poteano dare nemmeno secure teoriche intorno al diritto: impe- rocche nessuna dottrina giuridica puo essere fon- data e tornare fruttuosa ove non parta dall' uomo reale ed all' uomo reale non corrisponda. Ed e de- gno di osservazione lo svilupparsi delle teoriche del diritto nel succedere delle varie eta dell' umana generazione: dappoiche le prime idee o le prime ispirazioni, sequela del comun senso, non giacquero ne poteano giacersi infrutluose : i semi della giu- stizia e del bene nel succedersi dei tempi e dei so- ciali accadimenti escirono fuori della coscienza e si trasformai'ono in fatti e pratiche che costituirono i costurai delle varie nazioni , i quali , secondoche puri o corrotti, furono segno indubitato del pro- spero o infelice stato della vita civile. Appena in- fatti tu vedi apparire una famiglia , appena piu famiglie insieme si raccolgono c prende quinci av- viamento 1' umano consoi'zio, la sola natura delle cose ti manifesta come 1' azionc e i-eazioue reciproca XI dei vari membri della convivenza indurre dovessero usi e norme pei matrimoni , pel reggimento delle famiglie, per la occupazione dei beni, pel loro tras- mettersi tra vivi o in caso di morte, per I'esercizio di ua potere moderatore : e questi usi e (jueste norme furono le prime idee del diritto, che si ri- dussero in atto e governarono gli uomini anco fuori di ogni diretto intendimento. Ma nel nascere di cosi fatti costumi aU'elemento del diritto primitivo e comune s' inneslo ua ele- mento speciale e individuo che valse a differenziare dapprima lo stato delle famiglie, e poscia in piu sensibile guisa quello delle varie nazioni. Gli uomi- ni, in (jualunque condizione fossero collocati, non disviarono essenzialmente dalla loro natura, e nei costumi e nelle consuetudini, onde i vari popoli furono governati, ne si apre un fondo comune che e sempre uno e invariabile; ma alle idee pure e asso- lute della coscienza, entrando elle nella vita attiva delle famiglie e delle nazioni, si frammischiano pra- tiche, frutto dei climi, delle passioni, degli eventi della storia dei vari popoli, per le quali il diritto di un popolo viene a scostarsi da quello di un al- tro, e il diritto primitivo, universale ed eterno assu- me un' indole secondaria, variabile , individuale *. * Vedi Lerminier. In questa era clella civilta umaua, 1' influsso dclla religione e assolulo, universale: il sacerdote e prin- cipe, ogni idea di diritto e rappresentata da sim- boli, tutto ^ significato da imagini, la fantasia e il cuore vi sono predomiuanti. La e questa la giova- nezza delle nazioni; ma tale stato, quantunque piii o meno durevole, pure debbe aver terniine : che sic- come nell'uomo alia eta prima sorviene la matu- rezza degli anni, le emozioni si affievoliscono, e le atti'attive della iraaginazione si scemano, anco nei popoli si vede il bisogno di regole piu precise e piii riflettute: che quando i costumi cessano di essere seraplicij le relazioni fra cittadini souo moltiplica- te, quando le tradizioni o si altcrano, o si cancel- lano, quando le credenze religiose di un d.i si smuo- vono e diffondonsi opinioni che si disformano dalle ricevute, gli usi e le pratiche toruano insufficienti, e in questa era novella dai costumi si precede alia legislazione, la quale non dee farsi uno col diritto, come non dee confondersi I'effetto colla cagione da cui sia derivato; poiche il dii-itto e teorica e dct- tato della ragione universale, e la legislazione c fatto deU'uomo, e sebbene il suo scopo sia di esprimere quella teorica , spesso o la travolgc o la scema , e tal fiata le fa aperto conti'asto. Gosi doveva essere, e cosi vcggiamo che fu per la storia. Gli cbrei, che io qui considero sotto umano rispetto, vissero per secoli col loro culto e coi loro costumi, e avvegna- che se ti addentri nell' essere intirao dei vari po- poli di quclla eta vi rinvcnga iin fondo a tutti comune, tu vi discerni una differenza notevolissinia, onde risulta per ogni popolo un' indole nazionale: ma nel dccorso dei tempi gli ebrei ebbcro bisogno di legge scritta; e Mose esprcsse in mode positive quelle pratiche e quei costumi, ora appurandoli, ora modificandoli e tal fiata abrogandoli: seguacc dell'antico e ad un tempo stesso innovatore. I greci ne presentano uguali procedimenti nolle idee del di- ritto : vissero eglino per secoli sorretti dalle credenze religiose, dominati da simboli, nc per lunga pezza ebbero leggi scritte; ma venne I'epoca dclla legi- slazione, e ne si fanno innanzi vari legislatori, e fra essi primeggiano nella memoria dei posteri Li- curgo per gli spartani e Solone per gli ateniesi. I romani stessi trapassarono pei diversi gradi cbe siam venuti accennando: per tre secoli la loro vita civile si resse coi costumi e colle pratiche che si registra- rono in collezioni piu o meno imperfette; ma ap- parsero in fine le leggi delle XII tavole, necessitate dalla civilta avanzata, dal bisogno di comporre le divisioni che piegavano spesso all' estremo tra ple- bei e patrizi, di cancellare le differenze de' vari po- poli ragunaticci onde Roma si era arricchila, e di gettare le fondamenta di un edificio che potesse dirsi XIV nazionalc. I germani furono un popolo in cui i co- stumi si tennero piu fermi e durarono a traverse di secoli ; ne venne per essi la necessita di scrivere leggi se non quando, esciti dalle loro regioni, e me- scolati per la conquista ad altri popoli d' indole, di costumi e di civilta al tutto differenti , prova- rono il bisogno di dare unita al loro essere con re- gole generali. II diritto penale si dovette informare dallo svol- gersi dei semi primitivi del giusto e dell' ingiusto: nel primo stadio, il solo senso confuso e indislinto della giuslizia e della difesa, e piu spesso della ven- detta, detto le pene: nel secondo, il senso effrenato della vendetta privata fu teraperato dal senso della socialita che sorgeva; ma le pene furono ancor bar- bare e arbitrarie, perche sempre incerte le norme clie traggonsi dalle pratiche e dai costumi : nel terzo, le pene vcnnero con piu precisione statuite die nol fossero nelle cpocbe precedenti, ma, frutto le leggi positive dei costumi e percio imperfette e mancbe- voli, il diritto penale dovette risentirsi di quei di- fetti , poicbe esso e conseguenza , lo abbiamo gia detto, dei diritti bene o male definiti, e guarenti- gia e non altro delle leggi esistenti quali che sieno. E, ad impedire che le massime del dirilto penale fossero 1' espressione della giustizia, accadde, per la condizionc del tempi, cbe entrasse a prcdominarle il principio teocratico, il quale Ji sua natura tra- volge r idea veracc del delitto e lo scopo al tutto sociale delle pane , e toglie di indurvi razionale gvadazione. Ma siccome due sorta di vita si succedouo I'una air altra negU individui, quella cioc della intuizio- ne e quella della riflessione, di simil guisa un tale transito si avvera eziandio noi popoli: anco in essi il fatto precede la scienza, effetto dello spirito filo- sofico applicato a ramo qualunque dcU' umano sa- pere; e quindi la scienza del dii-itto dovette venire c venne dopo le tre epoclic di sopra divisate. Quci vari stadi non si percorrono dai popoli con rapi- dita, e la storia dclle leggi nc iiisegna che il pas- sare dall' uno all'altro non suole inlervcnire che nella lunghczza di secoli: ma quel passaggio, quan- tunquc lento, e pero indeclinabilc , poiche le pre- potenti leggi della natura vi traggono i popoli a malgrado di ogni umana potenza die si adoperi a porvi imped imento, e soltauto nell' ultima delle ac- cennate epoche nasce veracemcntc la scienza della legislazione. La storia del px*imo fra tutti gli antichi popoli in fatto di leggi ne testimonia clie i rottami della giurisprudenza romana, risultato dei costumi e dcllc pratiche, delle leggi regie, delle XII tavole, dei plc- biscili e degli cditti dei pretori, soggiacquero sulla XVI fine della repubblica alia filosofia degli stoici , e Talleanza della filosofia colle leggi ne diede nella collezioae di Giustiniano uu sistema di teoriche tratte daU'essenza della uaiana uatura intorno al diritto private che sorvisse a' secoli , chc giacque ottenebrato nei tempi della barbaric, ma risorse per non piu perire dopo il risorgimeoto delle lettere e delle scienze. Un iliustre lombardo , benemerito della civilti pel caldo sentire a pro della umana specie, avven- turo r errore, che felici sarebbero le nazioni se la conoscenza delle leggi non fosse una scienza: il che equivarrebbe all' affermare, esscre a desiderarsi che non sieno scienze la ideologia, I'ontologia, la logica, la morale, la geometria, c va cosi discorrendo di tuttc parti delle umane cognizioni; e se fosse vero che tor- nasse dannoso ai popoli che il diritto si alzasse a sistema scicntifico, non utile ma pernicioso sarebbe che fosse venuta in luce 1' inimortalc sua opera in- torno i delitti e le pene, la quale, comeche in mollc parti difettiva e sparsa di crrori, fu il primo e piu solenne dei tentamenti scientifici intorno le leggi penali che eccito 1' universale delle menti a intrat- tenersene pi-ofondamente, che riscosse tutte le ani- me generose, che impresse un primo e potente raoto alle piu salulcvoli riformagioni che si videro iu Europa. V Gli c una scicnza adunque il Jiiitto clie sta dap- prinia nella coscienza, die si tramuta iu usi e co- stumi, clie si accliiude in leggi, che soggiace alia fine al dominio della filosofia; ma cio dimostra come, anziche il divitto si levi a scienza , la scicnza del- r uomo esser debba perfezionata, e la storia recata a tale da non essere un cumulo di meri fatti, ma un quadro in cui si veggano svolti e modificati gli dementi primitivi della umana natura : la prima cliiariscc ciu die nel diritto vi ha di assoluto, di eterno, d' immutabile: la seconda iic dimostra piu propriaraente ciu die avvi di individuale, di varia- bile, di nazionale. Ove il legislatore si attenga al solo elemento filo- sofico, trascurato lo storico, saranno per lui con- cetti sistemi ingegnosi, ma che non daranno frulto: perche non avranno un terreno preparato nei po- poli, pei quali i costumi e le antecedenze di loro storia sono una seconda natura. Errava percio il Bentham, lasciando stare i difetti radicali delle sue teoridie, quando, chiuso 1' occhio alia storia, si pensava che i moderni popoli potesscro informarsi alia scuola di Loke e Condillac. Ovc per lo con- trario il legislatore avvisi soltanto all* elemento sto- rico, si dimentica 1' assoluto e 1' essenziale della umana natura, che e il fondamcnto di ogni legge, perche immutabile. II celebreSavigny ha fatto aperto 2 xvirr come il dirilto individuale esista, c come i costumis preesistano ad ogni statute e lo informiao: ma forse ha perduto troppo di vista I'asscluto e 1' eterno. Ma quando la scienza dell' uomo si vide avviarsi al perfetto? quando la storia cessu di essere un ro^ manzo o una ci'onaca? L' epoca, come ne veira ve- duto in appresso, non e gran fatto lontana da noi, e nella eta nostra medesinia e molto a desiderare. Nelle cose osscrvate si acchiudono le difficolta intrinseclie della scienza del diritto penale; se non che ad esse altre se ne congiunsero le quali deb- bono essere disaminate: c tra qucste per prima mi si presenta la differenza essenziale clie intercede fra la civilta di un giorno c quella dei moderni popoli. Le istituzioni c le leggi nei trascorsi tempi si sorreggevano dalla ragione di stato, e non governa- vansi da intendimenti sociali: lo scopo politico pre- dominava, guardavasi all' aggregate e non si ponca mente ai diritti dell' iudividuo : c percio la forza, la potenza e la gloria dello stato erano la meta che esclusivamente si proponevano i reggitori delle nazioni. Osservate a Roma nei tempi della re- pubblica; aveano i roniani in grado cminente il genio politico e difettavano del genio sociale, poi- che essi aveano alzato a sistema la schiavitii , schiacciavano i popoli, li rubavano e li traevano incatenati dieti-o ai loro trionfi : d' onde le pene XIX gravissime pei delitti di stalo, il difctto di dislin- zione tra delitto e dclitto che offendesse alia mae- sla del popolo, e nei vari gradi del delitto stesso trasandata la essenziale proporzione delle pcne. II Macliiavello alza a cielo quella gravila delle puni- zioni, qiiella celerita preeipitosa dei processij e quel terrore che ne veniva generate: » Quando, e'dice, non si vedesse per altx'i infiniti segni la gi'andezza della rotnana repubblica, la si vedrebbe per la pron- tezza delle esecuzioni sue e per la qualita delle penc ch'ella imponeva a clii errava ». Ma quell' illustre scrittore , tutto volto all' antico , e traviato dalle idee politiche che nella sua eta dotninavano, nou presentiva i mutamenti maravigliosi di cui pure si spargeano sino d' allora i semi per le eta successive. E Tandare divisato era effetto dell'ordine natu- rale delle cose : imperocche nella guisa stessa che r individuo 6 tratto impvima esclusivamente dal pensiero della esistenza, al pari le nazioni, non an- cora saldamente costituite, non ad altro intendono che alia esistenza ed alia guarenzia dello stato po- litico, che in quella coudizione di cose e il bisogno supremo, e sono distolle dall' occuparsi dcU' interno reggimento civile dei cittadiui. In cosi fatto essere trascorsero i secoli della romana repubblica e buona parte di quelli dell' impero; e le indotte abitudini continuarono, poiche gl' imperatori, sbattuti da su- [ biti rivolgimenti clie li alzavano al trono o nc li cacciavano , non posero termine all' atrocita dellc pene pei delitti politici e all' arbitrio nelle proces- sure, e, manca di regola una parte della legisla- zionc penale, non e meraviglia se tutte le allre si veggouo corrotte o travolte. E in quel tristo stato di cose si emanarono le leggi di maesta, nelle quali Arcadio ed Onoi-io espressero di volere non solo puuiti di estremo supplicio i delinqucnti , ma che agrinnocenti loro figliuoli la vita fosse un suppli- zio ela morte un confoi'to; onde non dee sembi'arne strana cosa se a qucUa barbaric facessero onorevole accompagnatura e le torture e le spogliatrici con- fiscazioni. I giureconsulti romani si rimasero dal volgere il loro spirito filosoGco alle leggi penali, e si attennero alia giustizia civile, per la quale non adombrava 1' imbccille o il malvagio coronato: non osando o avendo a sdegno lo intrattenersi di argo- incnto iutorno a cui non era data libera discussione. Le cose non potcano mutai-e di aspetto quando r impero romano soggiacque ai barbari. Il Carmi- gnani nella sua Teorica della sicurezza sociale osser- va : che « in mezzo alia barbaric della eta di mezzo le pene afflittive di corpo, severe ed atroci nell' or- ; dine politico, divennero nuUe nell' ordine civile onde in quell' epoca avrebbe lo storico della legi- slazione penale un interessante problema da scio- glierc, indagando ie cagioni dell' apparente contrad- dizione nella quale si posero i sistemi della sicu- rezza sociale, reputando la severita del castighi va- lido appoggio del potere politico, e non I'apprez- zando nell' ordine civile ». II contrasto, di cui il citato professore desiderava lo scioglimento, si spiega, se non ervo, nell'essere i novelli dominatori guidati dal solo scopo politico, come abbiam detto di sopra intorno ai romani. Non erano essi pervenuti a stati formalraente costituiti, end' e che 1' esistenza ne attraeva csclusiva i pen- sieri e I'opere: aveano essi conqnistato le varie provincie dell' impero romano , e il conquisiatorc intende a guarenlire la sicurta dei conquisti, non curante dell' interno stato dei popoli conquistati ; si punivano percio gli attentati contro la domiua- zione politica, ma negli altri era ammessa la pri- vata compensazione , e le offcsc riscattavansi col denaro. I barbari conquistatori tennero quindi nclla loro novella destinazione i primitivi istituti che veggiarao registrati da Tacito nell' opera dei costumi germajiici, capolavoro di storia, di letteratura e di filosofia. Tale si e 1* indole delle leggi longobarde che nc riraangono: e la celerita che volea darsi ai processi, e il furore onde correasi alia punizione dei delitti che alio stato offendevano, furono forsc fra Ic ca- XXII gioni, in un col pregiudizio che la Divinita dovessc fare miracoli a salvare I'innocente, per le quali nel difetto di altre prove si avea ricorso ai giudizi di Die, al duello, al ferro rovente, all'acqua fredda c bollente, al pane, al cacio, alia croce. A crescere i mali di quelle eta di sventura si aggiunsero le processure segrete, cui diede principio Federign II, ordinando che a' rei di cattiva fama uon si desse notizia delle assunte inforinazioni, e che Bonifacio VIII statui formalmente nel suo ar- dore contro gli eretici per la singolare ragione che i lestimoni, palcsatone il norae, avrebbero corsi pericoli uello spirito di vendetta degli accusati. A prima giunta parrebbe che nella ordinazione dei comiini in Italia e nei liberi loro regginienti la giustizia penale dovessc ottenere miglioramento; ma le citta italiane che nell' XI e nel XII secolo sur- sero a nuova vita, di nulla curanti se non se del- I'acquistata indipendenza, erano elle stesse condotte da scopo esclusivaniente politico: le intestine discor- die ond' erano lacerate, c\privano il campo a perse- cuzioni e vendctte atroci : e i novelli stati, per male intesa ambizioue di dominio, anziche stringersi in uno e gittare cosi le basi di un durevole edificio naziona- le, tra di loro a morte si guerreggiavano; e quindi avvenne che, sebbenc la pace di Gostanza avesse do- vuto indurre riposo cdordinCjC dare comiuciaraento xxm a una vita veracemenle civile, i comuni venncro tra- viali da quel medesimo spirito da cui furono do- minati i romani dappriraa, e poscia i barbari cbc si divisero un di le provincie della nostra penisola. Nel periodo stesso adunque delle italiane repub- bliclie i diritti individuali non altraevano le cure dei legislatori: non si conosccva non esservi vita civile senza giustizia, e la giuslizia essere nulla senza rispetto all'ordine pvimitivo della nalura, die vuolsi considerai'e sopra ogni uniano istituto: lo stato e le politiche istituzioni non avere ne causa, ne scopo se non nclla guarentigia degli individuali diritti: le virtu politiche essere necessarie, ma non tornare elle utili e tramutarsi in dispotismo neU'interno di una nazione ed effondersi nel furore delle con- quiste , ove non abbiano a fondamento le virtu moral i. Cio clie veggiamo negli andati tempi si e pure avverato nella eta nostra; che, surte le repubbli- che deir America settentrionale, si adopero a dare consistenza alio stato e si fondarono istituti poli- tici, anziche si pouesse mente alia legislazione civile e penale dei vari stati : did negli stessi rivolgimeuti del regno di Francia si penso a dar vita e a raf- fermare il nuovo ordine di cose sostituito all'an- tico, e la Convenzione nazionale si volse alia guerra e alle istituzioni politiche, fu crudele e barbara XXIV nelle pene contro ai delilti tli slato, e trasando o respinse per ben tre fiate la proposta dcU' illustre Gambaceresperrordinazionedi un nuovo codicemo- deratore dei diiitti privati, la quale non si discussc ne venne levata a legge, se non quando, dall' im- mortalcNapoleone data consistenza alio statoequie- tato il furore dei partiti, si ebbe agio e voglia la Franci? di porre studio alia interna vita civile. Ma neir atto clie i comuni sorgeano, intervenne altra potenle cagione a lardare il processo della scienza pcnale nel diffondimento del diritto roma- no, avvegnacbi egli fosse incalcolabilc bcneficio nclla condizione dei tempi rispetto ai diritti e alle rela- zioni private dei cittadini. E la storia di quel di- vitto, dopo il suo risorgimento, e meritcvole di tutta meditazione: conciossiache ella ne chiarisca come Ic scietize giuridiclie sicno lente e disagevoli a perfe- zionarsi anche allora quando ne soccorrano stupendi csempi, e non si abbiano che a svolgere e depurarc material! preziosi di giii raecolli. Non e che le leggi romane fossero al tutto dimenticatc neU'eta di mez- zo, clie anzi il moto delle citta italiche venne, tra I'altre cagioni, dalla memoria ognov viva dell'an- lica Roma, dal sistema raunicipale indolto dai ro- mani, ti-avolto dai barbari in molte parti, ma pure non mai distrutto, e dalle civili massime in quelle leggi registrale che risguardavano alle private rcla- XXV zioai e che concorscro collo spirilo del cristianesimo a ricordare 1' ugualita naturale di tutti gli uomini; ma egli ^ certo che nel XII secolo esci puro degli usi e dei costumi, occupo i primi ingegni del tem- po, sail alle cattedre e form6 per oltre tre secolL la scienza sociale in Europa: remancipazione degli spirit! dai ceppi della scolastica ebbc origine dai giureconsulti, che rivetidicarono dalla teologia e il diritto e la politica , mentre n' era ancora schiavo r intero compveso delle altre filosoflche discipline. Alcuni storici che si fermano ai fatti malerialijattri- huiscono il sorgere e 1' allargarsi del diritto romano al rinveniniento fortuito dclle pandette : ma quel prezioso monumento della romana sapienza sarebbe giaciuto inosservato e infruttifero sc la independenza dei comuni non avesse mutate 1' essere delle citta italiane e non 1' avesse reso incompatibile colle leggi dei bai'bari; se gli elementi della vita civile e po- litica che vennero dalla indipendenza non avessero elevato le menti, e create idee nuove e nuovi biso- gni; se 1' industria e il commercio, che in quell'epo- ca ebbero vita e increraento maraviglioso, non aves- sero rese necessarie costanza e larghezza di regole maggiori delle usitate. Irnerio fondo la prima scuola di diritto in Italia, anzi in Europa: ma la venerazione segnava i primi passi della scienza , dappoiche lo studio stringeasi ad interprctare una parola pel suo nesso cou uij'al- tra e a porre brevissime note marginali, che age- volassero la quasi grararaaticale esposizione dialcuni pnssi oscuri e dubbiosi. Fu quella 1' eta dei cliio- satori, de'quali I'ingegno e gli eminenti servigi resi alia scienza, sotto aspetto modesto e spregevole agli ocelli di coloro che non sanno recarsi a dare giu- dizio del valore degli uomini nell' eta in cui com- parvero, si posero in luce dal Savigny nella erudita e profonda sua storia del diritto romano nel medio evo. Acursio appartiene alia prima scuola , e nel secolo XIII conobbe il bisogno di raccogliere le nu- merose intei'pretazioni del secolo precedente, di met- tere le varie e discordanti sentenze le une a riscon- ti'O dell'altre e di recarne giudizio. Questa scuola si spinse innanzi nel secolo XIV, nel quale comparvero i comentatori e disputatori die dalla semplice intcrpretazione, fatta clla stessa piu razionale , discesero pur anco alia discussione di praticlie controversie, senza cbe pero si ardisse di muover dubbio intorno a nessuna leorica del ro- mano diritto, che reputavasi tipo venerabile di giu- stizia. Fu questo un procedimento, comeche lento e privo di ogni sussidio della filologia, e deesi all'acu- to e profondo ingegno di Bartolo e della sua scuola. Alia ristretta e timida esegesi, cui non soccorreva ne la storia , ne la letteratura , e molto mcno la libera filosofia, nel XV secolo, tra per essersi con- quistata Costantinopoli e rifuggiti in Italia quanti vi aveano distinti ingegni, recando seco i codici del sapere e delle lettere antiche, e tra per la civil ta cresciuta e per la invenzione della stampa, la giu- risprudenza cotnincio ad uscire dei limiti in cui erasi circoscritta dai ctiosatori e comentatori , c vennero ad illustrarla la filologia e la storia, non pero della umanita ma di Roma, per opera del Po- liziano, il quale tolse a considerare il diritto roma- no come un framraento di antlcliita e di lettera- tura e quasi un deposito delle dottrine filosoficlie che dominarono in Roma da Augusto ad Adriano. La nuova strada aperta dal Poliziano si continuo nel secolo XVI , e si rec6 al perfetto dall' Alciato c dal Cujaccio. Triboniano nella sua collezione avea tutto alle- rato, i principj della scienza, le antichita storiche, le filosofie dei vari giureconsulti, le romane tradi- zioni : e nei primi secoli quella collezione si repu- tava in tutto omogenca, un' opera di perfezione che dovesse farsi subbietto a meditazione, senza atten- tarsi, studiandola , di alterarne tampoco I'ordine delle materie e dei testi, che teneasi fra i possibili il migliore. Cujaccio spezz6 quel composto, che non rinvenne scientifico, ma arbitrario, e alia confusione sostitui la spartita indagine delle sentenze degli an- XXVlll tichi giureconsulti e delle scuole cui apparlcnevano, e col sussidio della classica eradizione e della storia lie rec6 pura e genuina la imagine di Roma antica e dei filosofi e giureconsulti clie la illustrarono. Storica e 1' indole della scuola dell' Alciato e del Cujaccio, e, se tu ben mediti lo spirito che la reg- geva, diede forma ad una delle piu illustri scuole che nella eta nostra onorino 1' Alemagna. Si vede cosi pome per quattro secoli due scuole soltanto sorgessero, nell'mia delle quali dominava I'esegesi, nell'altra la storia; ma la storia soltanto della nazione da cui crano venule le leggi alle quali erano converse tutte le menti a contare dal scco- lo XII. E se fu Ventura, e da ripeterlo, lo studio del diritto romano per la scienza civile, nol fu, ed anzi torno in danno per la legislazione penale, non lasciando la revereiiza con cri quel diritto vcnne ac- colto discernereil vero dal falso, il bene dal male die vi era acchiuso: dappoiche se nelle teoriche del diritto private vi domina la giustizia, in tutte I'altre parti si scorge non inspirato dal rispetto per 1' uomo, ma barbaro ed insociale : che in esso vennero essi in parte dall' aiidare della umana na- tura, per cui si pensano e si statuiscono le tcoriohe, ma giacciono esse pel- lunga pezza infruttuosc e si veggono al tutto divise dall' uso pratico : in parte dalla gelosa e fallace politita di molti governi, nelle cui niaui le leggi, e in ispccial modo le penal i, fu- rono strumento snltanto ad assodaie il poterc: iti parte dal pregiudiiio domiuautc per recoli die tutto che risguarda alia sicurta ed al Lcnc dell' uniano consoi-zio ottcner si dovesse per diietto dall' opci-a della autorita pubblica : e in fine dallo spirito di privilegio e dal difetto di alto scnso della dignita deir umana natura, la quale non niai si cancclla dair uomo avvcgnaclic delinqucnle. L' uomo agisce, si e piii voile detto, guidato dalle intuizioni del comun senso , anziclic pensi ; pensa quindi e riflctte intorno agli usi, ai coslumi, aglL statuti introdotti ', poi si volgc di nuovo all' opera, non pill guidato dalla ispirazione , ma colle tcori- clie della scienza : e noi vedemmo clie la scienza in genere della legislazione venir devc a maturezza an- ziclie possa addursi al perfelto il dirillo pcnale; c r ordinc naturale voleva clie il ramo di scienza ul- timo a perfezionarsi fosse pur 1' ultimo a rccarsi in pratica fruttuoso. 3 XXXIV L' ostacolo jHU pviucipalc al tornarc utili nuo\e tcoriche in argomeuto quale clie siasi si rinviene mai sempre nelle invalse consuetudini : ehe ad esse trovasi ognora congiunto il vantaggio, sebbene male inteso, di raolti: clie 1' inerzia all' uomo connatu- rale vi si adagia, cansando la falica del meditare: clie i: loro proprio di invilire I'anima umana e di faila inetta alio sforzo di filosoGchc speculazioni, Fino alle ela a noi vicine fu cerlo mal genio che divise la teorica dalla pratica : i filosofi che medi- tavano si parcano abborriie dallo studio dei fatti, e percio spesso spaziavaub nei campi della imagi- nativa: i giureconsulti addctti per lo contrario alia pratica, schiavi all' autorita ed aH'csempio, disdc- gnavano e deridevano la teoi-ica , quasi 1' una po- tesse essere perfetta senza I'aiuto deU'altra. E il mal talento che generu ravvisata divisione si vide continuare anclie quando Ic dottrine filosofichc si vennero avvicinando alia rcalita delle cose : impe- rocche le abitudini c i pvrgiudizi non cessano im- mediatameate al ccssarc delle cagioni clie li abbia- no genera I i. Le nuove dottrine intorno le leggi, e specialmente iutorno le penali, anziclie potessero venire altuate, doveano diffondersi e conquistare le menti dell' uni- versale : dappoicbe la storia ne insegna die, tranne pochi rasi, coloro clie seggono al rcggimcnto della XXXV I'epubblica nou sogliono nelle innovazioni preveni- re, ma secondare i bisogui appalesati dalle idee e dalle condizioni del popoli. Ma le speculazioui dti pensatori non si fanno comuni che col mezzo delle nazionali letterature, che sole sono adalte all' uni- versale; e per lungo tempo le niassiitie del diritto si chiusero in gravi opere, il piu delle quali, scritle in lingua straniei'a ai popoli, comparvero in ti-at- tazioni metafisiche , involte in sottilita non affini al senso comune, e se valevoli a conquistare le menti pensatrici, non erano pero concctte in guisa cLe po- tessero comniuovere gli affclti del cuoie, onde non e da stupire se discorscro infruttuose. E in si fattc considerazioni si stanno Ic cagioni per cui nei de* corsi tempi tornarono vani gli sforzi di sotnmi in- gegni a dare una filosofica ordinazione alle leggi dei loro stati. Bacone nell'Inghil terra, filosofo al tempo stesso e giurecousulto, esercilato di pari guisa agli affari ed alia speculazione, concepi il disegno dclla rifor- ma delle leggi inglcsi; ma incontro nelle idee e nelle abitudini della nazione iuvincibili ostacoli, che anche oggidi perdurano a rendere vuoti di frutto 1 pensamenti di Brougliam, mente degna di succe- dere a quel sommo maestro nella grande intrapresa di spargere luce e di dare sistema al caos delle leggi del regno unito. ^xxvl Deslino noii disuguale occorse in Francia all'Hu- pital , clic , avvisando a totale riformaglone , non cbbe a ricompeasa de' suoi magnanimi pensamenti clic'sventuiG e persecuzioni, ed a Lamoignon , cui torno vano il concetto di uu nuovo todice gcucra- le. D'Aguesseau, piu fortunate di que' due primi , conobbe che il pensiero di una generale innovazio- ne, se giusto iu se stesso, non tornava opportuno, e si limito a parziali riformecbc influirono nella eta nostra alia grande opera del codicc napoleone. Lodi e bcnedizioni a quel grande cancclliere delTantico regno di Francia: dappoicbe il titolo piu fondato di gloria per un niinistro di stato e I'avere procac- ciato ad un popolo utili innovamenti nclle sue Icggi. A gloria della nostra penisola non e da dinien- ticare 1' illustre Tannucci, ministro di Carlo III e di Ferdinando IV , cbc spose 1' idea di un nuovo codice pel regno di Napoli, c nc fidu la cura al fa- nioso Cirillo. Comparvc il codice cai-olino; ma quel tentamcnto si giarquc . percbe non conforme alia condizione dci tempi, c non valse clie a far cliiara ai poster! la mente elevata e di quel ministro e del giureconsulto-filosofo cbe ne secondu i pensamenti, tornati i loro sfoi-zi inutili, come era prima acca- duto ai grandi giureconsulti di Francia. Dalle stesse cagioni provenne che nell'atto in cui da alcuni filosofi si spandea viva luce suUa scienza XXXVII del diritto , salissero ia fama ia Italia e fuori i nomi del Claro , del Farinaccio , del Volpini, del Guazzini, le opere dei quali, dice lo Sclopis, risuo- narono net tribunali e nellc scuole. Tvista fama , egli aggiugne, e da non invidiarsi , anzi piut- tosto propagazione di errori cui favoriva I'ela, e ohe a svellere non bast6 per lungliezza di tempo n^ la voce della raglone che li cocnbatteva, ne quella dell'esperienza che ne dimostrava le infelici sequele. Consotidati i politici governi delle modeme na- zioni, caduta la indipendenza dei niunicipj, cessati i motivi onde i vari stati crano condotti ad estre- me guerre reciproche per indurrc equilibrio nelle rispeltive potenze , e sedati gli interni moti origi- nati dal dccadimento dcgli ordini nei quali si stava in tutto o in parte la somma della cosa pubblica, la scienza sociale divenne in raolte nazioni un segreto geloso; lasciavasi libero 1' avvolgersi nelle astrat- tezze della metafisica, lo scrutare i scgreti del mon- do materiale, 1' effondersi colla imaginazione nella letleratura, il brillai-e ucUc belle arti : nia sarebbcsi reputala offesa non perdonabile il toccare alle leggL esistenti, specialmente penali, e alle processure che si avvolgeano nel segreto. Scrabrava allora che il diffondersi della scienza filosofico-giuridica fosse una sventura pei popoli: clic i lumi dovessero essere in XXXVIII tutto propri dei governanli : chc da essi soli do- vessero essere colte infallibilmcnte le teoriche ad- ducenti alia giustizia ed al bene, e cbe il resto deffli uomini non fosse atto che al disordine ed air crrore. Tra pei ceppi in cui gV ingcgni si re- stringevano e per ravversione che s'ingenera nelle nienti ad occuparsi di investigazioni cui non possa proporsi fruttuoso e pralico risultamento , non si diede dal comune degli scrittori animoso pensiero a studi che a nulla montano scnza pi-atica appli- cazione. Quale animo poteva essere in Italia nostra, che fu pure in ogni parte del sapei'e maestra alle altre nazioni, di dare opera alia scienza penale, quando in un'antica repubblica, per molti titoli revcrenda e ai tempi nostri caduta , si avea per norma che nei delilti piu gravi si dovcsse prima corrcre alia pena che alia colpa, e percio il sospetto teneasi in luogo di prova : quando pcue estreme stavauo nel- r arbitrio di un magistrato spaventoso : quando tutto chc atteneasi alia processura c alio prove, da cui peudeva la libcrla o la vita dei cittadini , era senza giuridica guarentigia , e i giudizi si proferi- vano, senza fame ragione, nclle tenebre e nel mi- Btero? Quale poteva essere 1' ardore a cosi fatti studi in Europa, quando in alcuni stati che primeggia- vano di coltura, non pcro di vita civile , che cou XXXIX essa non debb' essere coufusa, si toglieano seuza for- nialita di processo e per sola volonta del govcrno i cittadini alle loro famiglie, e per lungLi anni si chiudeano in prigioni di stato , dalle quali non uscivano so non allorclie talentava al principe od al ministro che ne aveva ordinate il rinchiudimen- to? Come attentarsi ad esprimere idee di riforma, quando una tcrribile iuquisizione inviliva gli ani- mi. toglieva la sicurezza, esponeva ad estreme scia- gure, e ad ogni libero pensamcnto si apponeva Cen- tura, a quei tempi terribile, d'irreligioso? In quelle eta appena il pensiero poteasi applicare alia filolo- gica erudizione e alle scienze fisiche : ed in ciu per avventnra si stanno in gran parte le cagioni onde la grave erudizione e le fisiche precedettero nel loro avanzamento le filosoficlie e giuridicbe discipline. Perche le leggi sieno volte al giusto, indivisibile dair utile non di pochi ma del generale delle na- zioni, e mestieri che il potere politico sia egli stcsso governato dalla giustizia ; ma la politica, che non si considerava come una scienza di eterni principj, reggeasi dall' interesse individuale : era un sistema di astuzia e di frode valevolc a illudere, ad affor- zare ed allargare il potere, non volto al bene delle nazioni. II Machiavello ne rende testimonianza delle insane e ad un tempo barbare massime che nell'eta sua dominavano: che gli uomini si dcbbono vezzcg- glare o ppegiiere, perchi; si vciidicaiio dcllc Icggcri offcse, delle gravi non possono. si die 1' offesa che si fa air iiomo deve essere in modo che la non tema la vendetta : ad un principe essere neccssario sapcr bene xisare la bestia e 1' uomo, perchi 1' una senza r altra natura non ^ durabile: essendo un principe necessitato ad usare la bestia, dcbbe di quella pi- gliare la volpe e il lione , perchi il lione non si difende dai' lacci, la volpe non si difende dai lupi: non potere un signore prudente ne dovere osservare la feue quando tale osservanza gli torni contro, clie mai ad un principe non raancheranno cagioni legit- time di colorarne 1' inosservanza: darsi di questo infiniti esempi, e mostrarsi quante paci, quantc pro- messe sono stale fatte irrite e vane per la infedclta de'principi, e quegli che ha saputo moglio usare la volpe ed aggirare con astuzia i cervelli degli uomini essere meglio capita to: ad un principe essere neccs- sario parere di avere la unianita, la fede, la reli- gione, nia non essere neccssario avcrle ; anzi dovcrsi dire che avcndole ed osservandole sempre sono dan- nose, c parendo di averle sono utili; ma dovere il principe stare in modo edificato dell' animo che bi- sognando non essere possa e sappia mutare in con- trario: faccia un principe con to di vincere e man- tenere lo stato, i mezzi saranno sempre giudicati onorcvoli c da ciascuno lodali. pcrchc il volgo ne va sempre prcso con quellp che pare e con I'evento della cosa, e nel mondo non e se non volgo , e i pochi non vagliono quando gli assai non hanno dove appoggiarsi *. E, deducendo corollari da quella politica, anco in tempi di assai al Machiavello po- steriori , . vm pubblicista inglese affermava , che la morale aver dee tanto influsso nelle cose di stato quanto potrebbe averne nella geometria , nell' ar- ch itettura, nella botanica. Se le dottrine che regolavano il polerc politico erano tali, come poteano le leggi che ne consegui- vano essere siccome dovrebbero la manifestazione del vero e del giusto nelle cose umane? ed arroge che, acchiuso nei governi ogni inllusso sulle Icggi specialmente penali, soggiacquero esse al pregiudi- zio , generato ad un tempo dall' orgoglio e dalla ignoranza , che lulto quanto risguarda al bene di un popolo ottener si dovesse coll' azione immediata del pubblico potere. Nella guisa che con istituti diretti si volea creare e diffondere la ricchezza; che nelle scienze, alio sco- po di cogliere il vero, si comandavano alcune dot- trine ed altre si proscriveano; che ad impedire che escisse dallo stato il denaro non vedeasi che il solo mezzo si stava nel procacciare il pcrfezionamento * II Principe di Machiavclli, -XhH deir industria colla istruzione e colla libera coiicor- renza, onde i prodotti nazionali la vincessero in con- fronto dei forestieri , ma aveasi ricorso alle severe, proibizioni; cbe i principi religiosi intendeano a promuovere la religione col comando e coUo spet- tacolo spaventoso dei piu crudeli supplicii: nella guisa stessa crcdeasi che, a misura si fossero statuite severe In pene e terriblli le processure, si sarebbero con piu efficacia ccssati i delitti, ond' e clic le pene di morte si moltiplicavano, e che a farle piu atroci si ricovreva alia mutilazione, al fuoco e alia ruota. Non sapeasi concepire a que' tempi che in tutto che si appartcnga all' utile le vie indirclte sogliono csse- re cosi al bene materiale che al morale e all' in- tellettivo dei popoli le piu salutari : che se si vo- gliono sceraare i delitti c da toglierne le cagioni, che si stanno nella ignoranza e nella miscria, colla istmzione possibilmente allargata e col diffondi- niento libero delle sostanze : che la barbarita delle pene offie 1' escmpio immorale della vendetta e fa barbari c crudeli i coslumi. Non si osservava alia storia, la quale ne lestimonia che furono e piu fre- quenti c piu atroci i delitti quando la legislazione penale fu piii inumana : che qualunque siasi la gra- vita delle pene, non ^ dato impedire in modo asso- luto le delinquenze, dappoiche vi ha talvolta si esagerata esaltazione nelle mcnti c si prrpotenli si XUII appalesaiio le passioai del cuove , che gli uornini sono ciechi ad ogni pericolo, e sono fin anco con- dotti ad annettere certo che di alto e generoso ad affi'ontare le pene piu gravi : die la efficacia percio Fdelle pene, onde sicno giuste, dee calcolarsi sull' in- tendcre e sul sentire universale, non su quello di alcuni iradividui che paiouo escire dalle norme pro- prie della umana natura. Ma le salulari riforme non si ottengono , io lo diceva piu sopra, se non dove I'opinione le favo- i-eggi : e I'opinione, se propria del gcncrale di ua popolo , non puu fondarsi che uella giustizia ; se propria di pochi, e per I'Drdinario fondata in par- ticolari inleressi che deviano sempre dal vcro e dal giusto ; e un di ogni istituzione era dominata dallo spirito di privilegio. Le uazioni furono per lunghez- za di eta spartile in due classi: nell' una si concen- travano per inipero dclle Icggi i bcni , nell' altra stava la miseria: nell' una 1' isti'uzione si diffonde- va, neir altra conservavasi la ignoranza: nell' una erano quindi i gradi e gli onori , ncU' altra 1' ab- biezione e lo spregio che ne conseguono. In quelle eta I'opinione dominatrice non poteva essere che quella sola che veniva dai ricchi e potenti, e sem- brava alloi-a che i proletari non partecipassero alia umana natura, e le masse lottanti col bisogno e avvolte nella ignoranza e percio ai delitli piu tra- scorrevoli, non altraevano le siuapatie dei legislatori nfe di coloro che ad essi faceano corona e ne erano ascoltati e si secondavano. Le classi superior! della citta, osserva qui il Rossi, illustre italiano che onora la nostra patria in terra straniera e che non ha guari insegnava ai francesi ii lore diritto costiluzionale, non vedeano nella giu- stizia penale che un mezzo di guarentigia contro I'infimo popolo ch'esse onoravano del titolo di ca- naglia. Siccome sovra cento imputati di delilto no- vantacinqueappartengonoairinfimo popolo, reletta del corpo sociale parea conch iuderne che la giusti- zia penale, quali che ne fossero i principj e le for- me, fosse cosa a lei impertinentc. Qucgli uomini che pei loro lumi e pel loro influsso sul pubblico potere avrcbbcro avulo i mezzi a correggere i vizi del sistcma penale non erano condotti ad occupar- sene come sarebbe stato niestieri per indurre utili riformagioni; e se vi pensavano , cio non era che con isdegno od iudifferenza. II (ilantropo Romilly, dimostrati al parlamento inglcse gli abusi che dalle corti ecclesiastiche si commettevano a danno della liberta individuale, limilavasi a domandare che si ordinasse nell' argomento una investigazione; ma i grandi proprietari del parlamento, che si dicono rappresentanti del popolo inglese, non degnarono di prendersene pensiero, sebbene all' alia camera quegli XLV abusi fosscro stati sinO dal 1806 dcnunciati dalla stessa corona. Le classi elevate per 1' ordinarlo non craao travoltc die a tlelilti polilici che esallano laniino, e di cui rare si presentano le occasioni ; ma i pericoli radi e loutani uon colpiscono 1' ima- ginazione e lasciaao freddo il cuore. Se il povero, solo pex-che tale , non era conside- rate, clie doveva essere di lui se veiiiva innaiizi mac- chiato di delitto? Non era percio fuori dell' ordinc dalle idee dominanti se le pcuc fosscro estrcme e non in equo riscontro coUa colpevolezza dei dclin- quenti: se fosse trista ed alle anirae sensitive coin- passionevole la sorte dei condannati: se le prigioni nelle quali si racchiudevano fossero insalubri e spesso mortifere: se loro vcnisse somnninistrato alia Ven- tura e dair avaro speculatovc o malsano o insuffi- ciente alimento : se non si desse opei-a ad istruirli, e non si avvisasse nel luogo dcUa punizionc ad abi- litarli , esciti di carccre, a procacciarsi col lavoro onoratauiente la sussistenza : se non cadesse tam- poco in pensicro c]ic potessero dopo la colpa ritov- nare uomini virtuosi e utili cittadini. La cagione pero piu principale, fonte e radice di molte fra quelle clie siam venuti esaminando , si stava negli andati tempi nel difetto di profondo sense della dignita della umana natura, che Dio stesso ha improntata in ogni uomo ignorantc o XLVI istrutto, civile o barbaro, ricco o povero, virtuoso o delinquente: e il fare universale quel senso si appartcueva al cristianesimo svlluppato ed appli- rato dalle spirito filosoGco del nostro tempo. Ma le leggi peaali e la coudizione dci delinquenti doveano alia fine divenire e divennero subbietto alia mcditazione profonda del generale dei pensa- tori : ed e bello il ricordare come in Italia no- stra * si udissero primamente le voci della ragione, c come in lei alti spiriti parlassero una lingua al tulto diversa dalla usata nella curia e nei gabi- netti dei pi-atici cbe rispondeano intorno al dirit- to, schiavi alle massime indotte dalla barbaric sic- come servi addetti alia gleba ; ed 0; degno si noti nella storia della civilta umana il fatto degli studi pi'ivati degli ilaliani, i quali, sebbene pocbi c non ascoltati, prevenncro colla saviczza dci loro principj r eta in cui viveano , e prolusero , come veggiamo prima del secolo XVI nclle opere del Bottero e del Bonomini, alle tcoricbe clie ora informano tutte le menti di Europa, e non si tenncro dall' cnunciare i loro pensamenti e dal metter voce a riforma, av- vegnach6 e le istituzioni social i e le circostanze dei tempi togliessero la speranza di vedcrne pronto 1' eseguimento. Eserapio solenne, il quale ne am- * Veggasi lo Sclopis. maestra come il "proclamare il vero ed il bene sia sempre 1' atto sovra ogni altro nobile e generoso: come gli ostacoli non debbano invilirc I'animo dello scrittoi-e filosofo, ne tenerlo dal compiere la mis- sione fidatagU dalla providenza di operarsi all'avan- zamento dclla vita civile: e come, quale che siasi la infelicita dei tempi, 1' alzar voce per la giustizia ne prepari un giorno il trioufo : dappoich^ ella so- migliaalla semenle gittatadairagricoltore nel cam- po, la quale il Maestro evangelico ne assicui-a che dabit fructuni in tempore. Dal secolo XVI sino oltre alia mcta del XVIII tornarono iuutili gli sforzi di quei generosi; ma ia quest' epoca, per la quale taluno uella eta nostra non ha che malcdizioni, per uon so quale scgreta ed irresistibile potenza, dice lo Sclopis , che tcnde ad accordare le istituzioui colle idee avverse agli errori, un libro picciolissiino di mole, mirabile per la efficacia , rivolse a se 1' atlenzione di tutti , ed un princi2)e che la Toscana vencra e benedice diede pel primo 1' esempio in Europa di una emenda- zione compiuta delle leggi penali. II Beccaria ponea le fondamenta delle vcraci leoriche intorno le pene colle gravi parole: « perch^ ogni pena non sia una violenza di uno o di molti contro un privato cit- tadino, deve essere essenzialmente pubblica, pronta, necessaria, la minima delle possibili, proporzionata XLVIII ai delitti, delta ta dalle leggi ». Era lungi dal cre- dere il filosofo milanese chc le sue voci potcssero mutare gli usi e le pratiche consacrale da secoli ; pui-e noa si rimaneva; e, dubitando dei tempi, aggiugneva di starsi contento ai segreti ringrazia- menti degli oscuri e pacifici seguaci della ragioiie: ma egli scriveva nel secolo XVIII, e la vita civile di quel secolo non ammctteva paragone colla eta in cui erano vissuti il Botlero ed il Bonomini; le menti erano pvoute, i cuori disposli, e si intcse in Italia un coro di animosi scrittori ripetere le voci di quel primo e dare a' suoi dettati amplissimo sviluppa- mcnto. II Reuazzi espose una tvattazionc compiuta dei delitti, delle pene e dplle forme di processura: I'accademia di Man tova propose un premio all'ope- ra che disvelasse in acconcio modo gli abusi dellc leggi penali c sponcsse i inezzi valcvoli a toglicrli, e pill di quarauta scrittori tentarono il difficile arringo ; comparve nel iy8o 1' opera del Filangcri, il quale, sebbcne nclla eta prima, fu ardito a con- cepire il vasto disegno della scienza della legisla- zione, opera clie trovasi oggidi macchiata di molte tnende, ma che pur diede impulso efficacissimo agli studi filosofici del diritto e della politica : Monte- squieu descrisse le leggi quali erano e ne rinvenne le ragioni di fatto presso le varie nazioni : Filan- geri impvcsc ad indicate quali Ic leggi dovcsserb XLIX esserc, assunto che mcrito gli fosse alzata una sta- tua neir aula del congresso delle proviucie ameri- cane, come a beuemeriLo della specie umaua. Ven- nero appx-esso il Ciemaui, il Pagauo, il Nani, il Nicolini , il Carmignani , il Rossi , il Romagnosi , al quale ultimo si debbe la Genesi del diritto pc- nalcj che formo epoca, e che, lodata da molti, da pochi soggettata a censura , sara uii monutnento ammirabile del valore italiaao e sara duratura nella lunghezza dei secoli. Ma d' oude venne egli mai un movimento cosi fatto? (juali cagioni condussero le menli pcnsatvici e gli stessi govcrni a iatrattenersi di ciu chs era da secoli trasaudato? E a questo punto io entro nella seconda parte della mia disamina, al cui svolgi- meato le cose stesse finora osservate offrono accon- cia preparazione. Fu gia detto i germi priiuitivi del diritto starsi nella coscienza e disvilupparsi nei costumi e nelle Icggi delle varie nazioni: e 1' epoca della perfezione della scienza del diritto dovette percio essere quella in cui si fossero perfezionate e la psicologia, o la scienza dell' uomo , e la storia. Ora si fatte nobi- lissimc discipline non si avviai'ono a perfezione che negli ultimi tempi. Si travi6 dagli antichi ncllc filosofiche iuvesti- gazioni, perche si corse alio scioglimeuto dei ]>ro- 4 L blcmi Irasceiidcnti del moudo fisico e morale, an- ziclie fosse dato pensiero alia notizia intima delle potenze conoscitive , e perclie se gli antichi vi si intratteniiero non fu in modo principale, come avrcbbe dovuto essere, ma secoudario. Si traviu del pari dai moderni, si pei^vlie, anco adotlato il me- todo naturale, non seppero tenervisi fermi, ma si ab- bandonarono innanzi tutto, sedotti da vecchi esem- pi, a problemi ontologici e metafisici, e coloro cbe vi si attennero scrupolosi divisero coiranalisi i vari elemeiiti della umaua uatura, e su quegli dementi spartiti, quasi ne rappresentassero tutto 1' intero , fondarono i loro sistcmi. Si videro i fallaci metodi dal divine Socrate fra gli antichi , e fu per esso tentata, ma vanamenle, la ristorazione della filoso- fia : tentamento ugualc fu fatto da Proclo ncUa scuola Alessaudrina, ma torno inutile: si adopera- rouo a questo scope piu tenacementc gli italiani nei secoli XV e XVI , ma non riuscirouo , cbi la via al pvocesso fii tronca specialmente dalle perse- cuzioni e dalle paure. Lasciato Carlesio, che pro- clamo il metodo naturale, ma si svio nelle ipotcsi, e Bacone, che dett6 sapienti precetti, ma non diede pratici cscmpi; e da dire clie il Galilei fu il vero restauratore delle Closofiche discipline per I'appli- cazione del metodo naturale alle fisiche col successo piu prospero, al cui csempio si resscro ncllo scorso secolo c si rcggouo al preseute le scuole filosofiche pill celebrate. Si vide allora avverata la seatenza del filosofo inglese il quale affermava : quella sol- tan to essere vera filosofia clie rende con fedelti scrupolosa le voci del moudo , ne cosa alcuna to- gliendovi od aggiugnendovi le ripete e risuona. I cultori delle fisiche si applicarono da qucl- r epoca all'analisi dei loro subbietti: ne scompo- sero i vari elenienti, e, lattane esatta e lucida co- noscenza, li ricomposero, ne si recarono alle inda- gini trascendenti delle leggi della natura se non dopo la osservazione e la iterata esperienza: e co- loro che su tali traccie posero studio aTla umana natura dall' analisi delle varie sue parti in sepa- rate disaminate salirono alia loro composizione, tornando alia sintesi della spontanea intuizione. A cosi fatta riordinazione ebbesi mente quando i pensatori, riscossi dalle sequele cbe derivavano da parziale speculazione, si avvidero della manclievo- lezza dei principj sui quali si fondavano: e fu que- sta r opera della scuola scozzese nell'Ingbiltcrra , di Kant e dei professori della filosofia della natura neir Alemagna, di Royer-Collard in Francia e dei suoi illustri discepoli , c di molti tra gli Italian! viventi clie si occuparono della filosofia. lo non diro che unita perfetta di pensamenti riuvengasi in quelle scuole: non mi far6 tampoco difensore di ogni dot- Irina ia quelle insegnata , ma affcrmero fuori di ogni dubbiezza che 1' eccletismo, si noti bene, non come criterio di verita, ma come metodo a rinve- nirla, vi e lo spirito dominante, e clie e desso pur anco die conduce T universale dellc menti nel no- stro secolo. Si alza grido contro di noi, lodatori di cotcsto spirito filosofico, da coloro ai quali sembi-a die la filosofia d' oggidi si confonda coll' uomo- maccliina di La-Meti'ie, colla morale del baronc d' Holbac e di Elvezio, col sensismo di Loke c di Condillac, colla irreligiosita di Voltaire, coi para- dossi politici di Rousseau ; ma che pu6 dirsi con- tro a scrittori che o la mancanza assoluta d' ingc- ] guo , o la ignoranza dei sislemi vigoreggianti , o 'j r odio cicco a tutto die esiste conduce ad avven- iurare come verita indubitabili gli errori anco nel falto piu grossolani? Lo estendere adunque, come si fa a'giorni no- stri, le indagini a tutto 1' uomo ha dato alle teo- riclie ia sicurta c la evidenza che mai non cbbero; c a guarentire quelle indagini dalP errore sorvenne un nuovo modo di considerarc alia sloria non cono- sciuto negli andati tempi: dappoiche la investiga- zione psicologica c esposta al pericolo che o si omet- ta alcuno dei fatli o fenomeni della coscienza , e pecchi cosi I'analisi per difetto, o suppongansi fatti che appaiono a prima veduta rcali , ma non csi- stono, c pecchisi cosi per eccesso; sarcbbe pci-cio mestieri di una riprova alio speculare individuale, c la si ha nella analisi dei sistetni clie sursero nei vari tempi e dei fatti generali dell' inteio delle nazioni. DaU'origiae del mondo infatti gli uomini intc- sero ai grand! problemi che esso presenta e a di- cifrare i loro destini chiusi nel mistero : vi proce- dettero i savi colla filosofica speculazioue c i po- poli per moto spontaneo : e il loro adoperarsi ne si offre nelle credenze, nei costiimi, negli istituti, nelle leggi, nelle letterature, nelle arti e per iuGiio negli stessi guerreggiaaieuti : 1' iudividiio e lallcvo- le, ma V universale andare della specie, seuza dif- ferenza di tempi e di luoglii, nc appalesa iudubi- tate, ancQ di mezzo alle vicissitudini e alle sveu- ture , le leggi eterne dell' ordiae naturale. Dalla trascuranza di congiungere le notizie storiclie alle filosofiche ne sono venuti assai danni al vero sapere : che fu seguita la individuale speculazione, sempre, come si e detto, arrischiata da sola e che addusse a traviamenti: ch6 si e rotta la conlinuita della scien- za rendendo per noi inutile 1' opera dei nostri padri: ehe si corse in seric di errori, a cvitare i quali avremmo profittato dell' esempio delle ela passatc. La necessita di accompagnare alia filosofla la storia fu proclamata da Bacone e da Vico; ma I'cta loro nou comprese quel grande pensamento , per entro al quale si peuctro soltanto uelle eta poste- riori , e specialniente nel nostro secolo. Ai narra- menti dei soli fatti , com' io diceva altra volta in un mio discorso intorno alia importanza delle sto- rie municipali, ai romanzi delle storie antiche, alle cronache del medio evo s' imprese dapprima a so- stituire la sposizione dei costumi, delle scienze, delle leltere, dell' industria, del commercio, della religio- ne dei vari popoli : si addcntrarono gli storici in seguito nelle cagioni di quei fenomeni, e le vennero additando singolarmcnte nellc leggi, nelle politichc istituzioni, negli eveuli moltiplici che possono deci- dere della condizione di un popolo : si venne piu innanzi nella invcstigazione delle stesse leggi, degli istituli polilici c dei fatti piu strepitosi che la slo- ria ne palesa, c se nc rinvenncro le cagioni nello sviluppo della iiitelligenza, nolle idee e nelle aCfe- zioni dcir uomo svolte e raodificate neirampiezza dello spazio e del tempo; e nelle storie piu rccenti, perfezionati ed cstesi gl' intendimenti di Vico , di Bacone, di Bossuet, tu vedi il governo del mondo fidato al pensiero, e un' idea, un rocabolo assunti a significarele piu imporlanti epoclie della storia: e di tal guisa divenne ellauna spcrimentalepsicologia. Perfezionata l' analisi, ridotti i suoi dementi alia sintesi ragionata e allargati gli studi storici, 1' edi- ficio della scienza dell'uomo venne alzato sopra fonda- LV meula di solidita dapprima iguote, e lo spirito d' iu- dagine, sorretto dal metodo nalurale, giunse al piu alto grado d' independenza , domin6 1' universale delle menti^ si stese a tutti i subbietti dell'umano pensiero, e uon polea non estcndersi di ugual ma- niera a tutto I'intero delle sociali istituzioni. Ignorano 1' indole dello spirito iimano e de'suoi processi coloro die si arrogano di segnarue i con- fini , di lasciargli libero il campo nolle fisiehe e nelle matematiche, nelle lettere c nelle belle arti, e di chiudcrgli 1' adilo alia investigazione delle leg- gi, degli istituti di ogni maniera e dei pensamcnti stessi intoi'no la religione : conciossiache tornerebbc piu agevole soffocare il pensiero anziche apporvi restringimenti. Nei popoli soggetti alia dottrina di Maometto e di Brama il pensiero e spento dal de- spotismo religioso e politico, dappoichii le menti stauno sotto all' oppressione; c insino a che lo spi- rito utnano non si alzi prepolente ad infi-angere le sue catene voi potretc circondare di reverenza tutto che esista e continuarla per secoli : ma dove una religione tutto umana e spirituale incivilisce e no- bilita il cuore ed innalza 1' intendimento , dove i governi, quale che siane la forma politica , sono tetti dalla giustizia e pereio tcmperati , lo spirito filosofico nasce, progredisce e si fa signorc. In COS! fatta disposizionc delle menti sono ripo- LVI ste le precipuc cagioni del perfczionamento della scienza del diritto: e sc vi hanno argomenti gravi cui il pensicro debbasi rivolgere, quello si e certa- menlc gravissirao della giustizia punitiva, dalla quale pendono al pari 1' ordine civile e politico; poicbe se Ic pene saviamente compartite non proveggono ai diritti privati e pubblici, la societa e travolta dalla licenza; e se le pene e le processure sono ar- bitrarie, la societa puu essere vittima della oppres- sione ; e assai piu cbe non ciedasi la vita moi"ale put) essere o promossa da savie leggi pcnali, o tra- volta da leggi inconsiderate, essendo esse pel comu- ne dci cittadini la manifestazione solcnne del giuslo e deir ingiusto, del bene e del male. Cotali principj preesistono bcnsi ad ogni umano istituto, ma, ovc sia la legge , gli uomini guardano ad essa c come piu senslbile, e come piii positiva, e I'abitudinc di guai'dare al codice scritto distoglie dall' osscrvare lo sviluppo della giustizia nel codice della uatura. Cio cbe viene dall' alto piega a rispctto, insorge qui il Rossi, e ci6 cbe in suUe prime provoca 1' odio e lo sprcgio puu acquislarc per 1' abitudiue Tassenti- mento universale. II popolo spagnuolo, egli aggiu- gne, invocava da ultimo la inquisizionc contro a coloro cbe si affaticavano a liberarneloj e mise gri- do di sdegno quando si voile a forza stabilirla in Ispagna ncl sccolo XVL LTII E r appuratnento delle leoriclie, frulto della rea- lita delle cose svelate dalla psicologia e dalla sto- ria , tolse la divisione fra i teorici e i pratici so- vramniodo dannevole alle scienze giuridiclie in ge- nere e specialmente alle penali, c fu sentito il vero della sentenza di Roj^er-GoUard : che il dispregiarc la teorica e pretensione eminenlemente orgogliosa di opcrare senza sapere cio che si faccia, e di par- lare senza sapere cio che si dica. La teoi'ica infatti, se la consideri nella sua essenza. non e die la espres- sione delle leggi della natura cli' ella in se racchiu- de: c la pratica non ^ che I'arte di profittare della conoscenza di quelle Icggi onde ottenerne utili ri- sultaraenti : e quindi, guardato alia natura intima delle cose , non contrasto , ma fra tern ita esser do- vrebbe fra i teorici ed i pratici. L' opposizione fra gli uni e gli altri, sino a tempi non molto lonta- ni, non pote venire n^ venne se non dai difetti delle teoriche; quando per istabilirle non guai'davasi ai fatti colla osservazioue e colla sperienza, ma, con- dotti i filosofi dalla smania del dommalizzare, alia osservazione veniano sostituite le ipotcsi, e da esse traevansi couclusioni che si assomigliavano ad edificj alzati senza averne prima gittate le fondamenta, e non rispondcndo al fatto la teorica, di necessita ne dovea derivare lo scredito prcsso coloro che, dati agli affari c alia rcalita della vita, erano coudotti LVIH ad accorgersi degli errori uei quali le male costi- tuite teoriche traviavano; e se allora era difettiva la teorica, il dovea pur essere la pratica, percLi dai fatti ^ mestiei'i salire ai principj onde sono domi- nati, se vuolsi clie la pratica uon sia cieca, e che nelle cose uraane si abLia una norma la quale nc faccia abili a giudicare del passato, a reggersi nel presente, a noa avventurarsi alia sorte per 1' av- venire. Le cose mutar si doveano dacdie le scicnzc Clo- sofiche al pari delle tisiche divennero scicnze di fatti 5 scbbene di natura divcrsi dai fisici: racco- gliendosi i primi non dai mondo eslcriorc, ma dal- r interne della coscienza dell'uomo. Poicbo adunquc la teorica non fu nella eta moderna un' astrazio- ne, un' ipotesij ma 1' espressionc di una realita, e poicht", quando 1' uomo abbia concetto un peusiero e il pensiero abbia generate un profonde convinci- mento, la iniaginativa se nc comniuove e il cuore se nc impressiona , e si gl' individui cLe i governi politici sono condotti a volgerlo in atto; i teorici al tempo nostro di nulla piu hanno cura che di scendere alia pratica, e i pratici di salire alia teo- rica che la govcrna: ed a qiiesto utile risultamcnto concorse il sistcma della universale istruzione scien- tifica, e specialmente nelle materie giuridiclie, nelle quali se un dl 1' insegnamcnto si limitava al jus posilivo, oggidi si esteade al teorelico e filosoflco, ne avvi cminente giureconsulto che si meriti qucsto nomc, il quale non faccia subbietto a' suoi studi la fllosofia del diritto e tutte 1' altrc discipline che vagliono a fare un abile pratico a un tempo ed uno scienziato. Tale inclinazione della teorica inverso la pra- tica e della pratica inverso la teorica e un fatto indubitabilcj universale, che vedesi manifesto nelle manifatture , nelle arti meccaniche e nei mestie- ri, in tutto cio che si riferisce al fisico come iu tutto ci6 che risguarda alle leggi , agl' istituti di ogni maniera, all' amministrazione, alia cconomia, alia politica, e costituisce, osserva il Guizot, la piu osservabile differenza tra I'antica civil ta e la modcr- na. A questa inclinazione si debbe il sorgei'e di un ramo di scienza all' antichita sconosciuto , voglio dire la statistica , il cui scopo e di porre in luce gli elementi tutti che costituiscono la vita fisica, intellettiva e morale dei vari stati. Per tale successione di cose se per lo passato le leggi penali e la sorte dei condannati si abbando- navano agli usi e alle pratiche, e non altre norme si aveano che quelle indotte dall' abitudine , nel tempo nostro di necessita dovcano attrarre I'atten- zione dei pensatori c dei governi: la teorica dovea pure regolare questi oggetti nella stcssa guisa che 1.x tutti gli allri che risguardano o per dii-elto o per indiretto alia sicurezza e al prospero stato del- r umano consorzio; ond' ^ manifesto come I'eta no- stra dovesse essere I'epoca delle utili innovazioni: ch^ dove la potenza del pensiero predomina, ivi gli erroi-i e gli abusi e necessita che scompajano per le leggi sempre savie e sempre onnipotenti dell'or- dine naturale. E le condizioni sorvenute nei moderni popoli fa- voreggiarono lo sviluppo dolla verace vita civile , che tutt' altro ne appare da quella delle eta pre- cedute. Le moderne nazioni presero consistenza: la loro esistenza fu guarcntita, se potcnli, dalle forze loro proprie, se deboli, dalle allcanze promosse per le comunicazioui in cut sono gli stati, e per un alto scnso di umanita fratcllevole che muove anco il forte' a proteggere il dcbole se niinacciato dalla vio- lenza. Lo scopo politico che informava Ic nazioni antiche e del medio evo scomparve c ue tcnne vece uno scopo sociale: un di le nazioni seguivano la leggc del couservarsi ; oggi scguono in canibio quella di addursi a perfezione: e in questo novcllo essere I'agiato e comodo vivere, i diritti degl' individui , le virtu morali la vincono sopra gl' intendimenti esclusivamente politici c militari. La giustizia nelle moderne nazioni e come la pietra angolare dell'edi- ficio: i diritti dell' uomo vogliono primi il rispct- IXl to: i diritti sociali si cousiderauo siccome un mezzo a condurre i diritti individuali al loro compitnento: anziche un ente politico, 1' uomo e un ente della natura, e il bene generale e un sogno se non di- scende dalla sicurta e dal bene dell' individuo c della famiglia. In questi intendimenti al tutto nuo- vi , creati dalla moderna vita civile , vedesi come non potessero passare inosservati ne il diritlo pe- nale, ue la sorte dei delinquenti. La politica non i oramai piu quella dei tempi del Macbiavello , ma la e parte delle scicnze sociali dellc quali tutte e suprema regola la giustizia; unita che c il se^ao indubitato della pei-fezioue : e se vuoi che la giu- stizia si differenzi dalla politica , sarebbe da dire, che le teoriche filosofiche ti appalesano il diritto, e sono la scienza , e la politica e 1' arte di fame r applicazione si nelle interne che nelle esterne rc- lazioni dei popoli. E il pregiudizio che ogni pro- sperita dei popoli veuir dovesse per diretto daU'au- torita e scomparso ; dappoiche e sentenza che non soggiace a contrasto, dovei-e il bene operarsi dalla natura aiutata bensi, ma non violentata. Un di si uccidevay perche e piu facile uccidere che guarire; si aggravavano senza misura le pene, perche toi*na di assai piu agevole il punire gli uomini che farli morali, istrutti, operosi ; e la scienza di stato av- viluppavasi nel mistero, perche era ella uno stru- Lilt mento volto piu all' utile di chi goveruava cLe dei governati, e pero tenieasi sovra tutto la libera di- scussione : ma nella eta nostra uno spirito al tutto diverse informa le menti dei pensatori non solo ma degli stessi govern i , ch'egli ^ universale il pensa- mento doversi alia intelligcnza T impero delle cose umane e da lei sola esser veuuto mai sempre il bene , c il male clie affligge 1' umana specie non essere nato altriraenti che dalla ignoranza e dal- r errore. Ne r autorita degli usi e dei costumi, ne il ri- spetto cieco agli statuti esistenti poteano offerire ostacolo a salutevoli iuuovamenti: dappoiche. giun- ta la moderna filosofia al grado massimo d' indi- pendenza, lo spirito umano e gli assennati govern i si elevarono sopra i fatti per conservarli e rispet- tarli, se effetto dell' ordine naturale, per adoperarsi a distruggerlij se conseguenza di mere ipotesi e di astrazioni: si lasci6 1' autorita degli anticbi nelle fisiche discipline, si mosse guerra alle dottrine ari- stoteliclie, e si ridusse a limiti la reverenza al gran- de maestro del greco sapere , e il nuovo metodo filosofico diede stupendi risultamenti : si atterr6 la scolastica che inceppava gl' ingegni e li stringeva alia deduzione da principj prestabiliti , comecbe vestita delle apparenze imponenti della religione : si porto r imlagine per insino ncirintimo delle isti- LXIK tuzioui e dclle credeuze religiose onde sceverare in esse le voci di Dio legittimamente testimoniate da quelle degli uornini. e come poteano essere rispet- tate la ingiustizia delle leggi , la barbarita dellc pene, le odiose processure? E i mutamenti essenziali accaduti ai popoli nello stalo economico giovarono in immenso a picgare le leggi air uniano ed al giusto : imperocclie la sepa- razione assoluta tra il ricco e il povcro cesso al comparire del ceto medio, nato dal diffondimento della ricchezza operate pei- lo accrescersi della in- dustria e del commercio : I'apparire nelle sociota umane di questo novello ordine, vicino al povero e non lontano dal ricco , scrvi come di anello a raunodare la catena die per volere della provi- denza dee stiingere tutti gli euti clie partecipano alia umana natura, rotta un di dalla ignoranza e dalla barbaric. Fu agevolato per tal modo il sen- timenlo della ugualita dei diritti di tutti gli uo- rnini : le leggi dovettcro percio intendere al proteg- gimento di tutti: le processure crimiuali, i giudizi e le pene non furono spaventose sol tan to pel po- polo dannato alia miseria : e i grandi furono for- zati a riflettere sulla sorte dei condannati quando si avvidero clie essi raedesimi poteano essere colpiti dalle stesse disavventure. Avrenne cosi un tramu- tamento intero nella potenza della opinione : clie LXIV se un giorno veiiiva eila da una sola dellti classi sociali, e significava gl' iateressi e i bisogni di lei, ed era percio di spesso ingiusta e incivile ne'suoi effetti, divenne ella in cambio rappresentatrice fe- dele deir iutendere e del sentire universale. Sincbe I'opinionej anco volta al bene di tutti, ^ di poclii sapienti, somiglia a quei rigagnoli di acqua che o muoiouo poco lungi dalla loro sorgente o discor- rono inosservali : quaudo si diffonda e allargbi al- I'universale, somiglia a torreuti impetuosi cbe tutto trascinano e ravvolgouo nel loro corso; e I'opinio- ne di tutti non pu6 essere che per la giustizia in ogni maniera di leggi e di istituzioni. L' indole slessa assuuta dalle moderne letteratu- re, in tutto diversa da quella dei trascorsi tempi, ebbe iuflusso piu grave che non si creda sulla unia- nita che oggidi dal piu al meno governa le penal i legislazioni. Le lettere, anche in tempi a uoi viciui, sembravano destinate a solo piacevole intratleni- mcnto; erauo elle volte all' antico, e parea che gli ingegni non avessero a subbietto se non- se idee c costumi air eta nostra in tutto stranieri, e che le sole foUie del paganesimo fossei'O degne di canto : tanto erano digradate dalla prima loro destina- zione di essere maestre ai popoli di morale, di po- litica 5 di religione. Ora si compreude dall' uomo di lettcrc che la sua missione, al pari di quella itello scicnziato, e tli sodtlisfare ai bisogni impe- riosi tlclle presenti generazioni, che lutli'si accliiii- dono nel rendere popolari le idee del giusto C del vero , nel sublimare gli animi a quanto vi abbia di nobile e generoso, nello avvivare le affezioiiL della famiglia, I'amore della patria e della spe- cie. Sono le Icttei'C per sirail giiisa minislrc della vita civile : rivelano l' esscre fisico , intellettivo c morale dei popoli : e offrono gli dementi sui quali soltanto piiu erigersi 1' edificio di savie leggi penali. Grave differenza infatti intercede fra le leggi civili e le penali : nelle prime le idee del giusto e del- r ingiusto sono predominanti e in esse noa entra clie la intelligenza, e torna facdc lo statiiirc norme che si affacciano, senza grande divario, agli iiomi- ni di tutti i tempi e di tutti i luoglii; c in esse r influsso delle lettere piio non essere di gi-an peso : ma nelle seconde la imaginativa e la sensivita uma- na , di effetti sempre variabili per le idee, per Ic credenze religiose , per le opinioni , pei costumi , sono element! potissimi , c sta alle nazionali let- terature di esserne fedeli rivclatrici. ^ Ed e bello il considerare come lo sviluppo dellc isclenze giuridiche siasi accompagnato sempre ai vari stadi deir uraano sapere, e abbia tenuto dietro alio svolgimento dellc letterature. Nel secolo XII, lo abbiam veduto, il diritto romano occupo tultc le LXVI menti, e Inierio cotnparvc; ma nello stesso secolo fioriva Abelardo, che fu il rappresentatore della scienza umana ravvolta allora nella scolastica : ncl secolo XIV si levo a migliore state la giurispru- deiiza coir opera del sommo Bartolo ; e in quel se- colo crebbe maravigliosa I'italiana letteratura merce i sommi ingegni di Dante, di Boccaccio e di Petrar- ca: ncl secolo XV le scienze giuridiclie si amplia- rono colla erudizione e colla filologia per Ic cui'C del Poliziano ; ma nella stessa epoca i savi fuggiti da Costantinopoli diedero potente impulse al sa- pere e alle lettere cogli esemplari dei poeti , degli oratori e dei filosofi greci: nel secolo XVIII si ebbe lo spirito delle leggi ; cd era preceduta la eta piu tella delle lettere in Francia : suUa fine di quel secolo il profondo intelletto di Kant si volsc alia filosofia del diritto ; ma Lessing e Klopstok ei'ano venuti prima di lui, e gli successero Goethe e Schil- ler, que' sommi della alemauna letteratura. . Ma la cagionc piu principale dell' essere vcnuta in pregio la umana natuva e del senso di umanita che tutti comprese i pcnsatori, che s' insinuo nelle leggi, e che assecura miglioramenli ancora maggiori nel diritto penale e nella sorte dei delinquenti, si rinviene, da chi bene consideri, nella diffusione del cristianesimo. Per esso si predicarono dottrine tutto intcse alio spirito e al cuore, si proclamarono gli LXVU uoinini fratelli per la meJesimezza di origiae , tli natiira, di fine, e si indussero riti e pratiche che pareano a nuiraltro piu cospiranti che a risvegliare nei cuori la ugualita naturale. Insegnamenti cosi fatti si continuarono per tutti i secoli: non si ottennero in sulle prime interi gli cffetli benefici che dovea- no venirne, poiche, dottrina, la evangel ica, di pace e di ordine, non ruppe ad aperta guerra coi pre- ■ giudizi e colle consuetudini dal tempo consacratc, e alio sviluppo ampio dello spirito del cristiancsi- mo dovea congiungersi quello dci vari dementi della umana natura : ma a lei debbonsi la graduale abolizione della schiavitii nei moderni popoli, che gli autichi sapienti riteneano Icgittima e necessaria; la compassione e 1' affettuosa soUecitudine al soc- corso degl' infelici; la speranza del risorgimento niO' rale dei delinquenti, di che difettava la civilta an- tica; e per lei si svelse dalle radici I'orgoglio, ispi- rata ne' cuori la sentenza di Vincenzo de' Paoli, il quale, avvicinandosi a un condannato che fidavasi alle sue cure , diceva : se la mano di Dio non mi avesse sorretto contro la forza delle mic passioni, io sarei peggiore del misero che vado ad assistere. Un ingegnoso scrittore, maravigliato per Ic con- dizioni che differenziano le popolazioni di Europa da quelle dell' Asia e dell' Africa ( dappoichc, lar sciata la bellczza e la varieta dci prodotti in che primeggiano le regioni asiatiche eJ afrioaue, tutto cic) clie deesi all' ingeguo ed all' industi-ia dell'uo- mo o ebbe in Europa origine o venue in essa pcr- fuzionato, e in lei sola il processo della civilta e sempre crescentc, dove nell' Asia e nell' Africa nou si precede da secoli ), si adopera a trovare le ca- gioni di questo cssere al tutto diverso, e le rinviene nclle condizioni della fatniglia, dclla razza, del suolo e del clima. lo uon voglio fare contrasto all'influire di quelle cagioni, ma parmi dall' ingegnoso scrit- tore dimenticata la piu principale, la religione cri- stiana, chc sublima il pensiero , clie nobilita e fa sensitive il cuore; elemcnti essenziali alia vita civile dei popoli. Ove domina il Braminismo e il Mao- mettismo poco e dato all' uomo e quasi tutto a un destine fatale, e la liberta umana e digradata: dove sene quelle religion i il governo e teecratico e per- cio dispotice: il fatalismo nell' animo e il despo- tisme nella vita sociale sono nimici per essenza al precesse, c dove cssi sono o nen ispunta fiore di civilta, o se vi spunta non prospera , intristisce e si perdc. Ond' u clie si dee per noi ringraziare alia providcnza clie ne lia collocati in un sccelo nel quale, checclie si dica da alcuni che uon vi trovano se non soggetto a censure e a maledizioni, la vita civile e avvantaggiata di guisa chc nessuno dei pre- ccdenti vi puo esscre paragonato. LXIX Nella maturezza dci tempi avvi una forza nclle cose che vince quella degli uomiui : e la storia ne insegaa che s' imprendono le riforme e progredi- scono soverchiaudo ogni ostacolo, quando i gcroiL ne esistono nell' intelletto e nel cuore dei popoli. Avea bisoguo lo spirito umano di togliersi dai ceppi deir abitudine e dell' autorita: e quel ceppi si disciolsero e le menti si avviarono ia ogni ranao di sapere per la strada dell' osservazione e dclla spe- rienza : la confusione in uno del potere ecclesiastico col civile era assiirda nella eta nostra, sebbene tor- iinssc utile per avvcntura nci tempi in cui nacquc, che io per dar lode ai tempi presenti uon mi sono disposto a fare la satira degli an ticlii ; c quella unione consacrata da secoli si e tolta per sempre: la iutolleranza predominava in Europa e torrenti di sangue discorsero per le guerre inlorno a dot- trine religiose; si gridu in nome della filosofia e della stessa religione, scevcrata dal pregiudizio, con- tro alia iutolleranza ; e la tolleranza civile e san- cita in tutti i codici delle nazioni incivilite: la scliiavitu avea dominato per secoli; e quella odiosa e barbara digradazione degli uomini non leggesi ora cbe registrata nella storia degli crrori in cui 1' uma- no intelletto puu cssere traviato: non sono corse molte eta che effrenato dispotismo dominava in molti stati di Europa; non potea quella domina- zione comporsi coi procediment i della vita civile; e quel dispotismo scomparve e vi furono ovunque sostituiti governi temperati. Per le stesse cagioni si doveano addolcire le crudeli leggi penali, doveano cessare le ancora piu spaventose processure: equella barbaric nella maggior parte si tolse, e ne e sicuro r iatero struggimento ncU' avveaire. E lo stato ia che trovansi non pure gli uomini pensatori, ma tutti i popoli, ne promette che nes- sun utile pensamento sara perduto, e che la vita civile anziche perire procedera. Columella diceva non esservi scienza che potesse recarsi a perfezione dair ingegno di un sol uomo ; e quello scrittore avrebbe potuto anco dire da un solo popolo : ma se i popoli erano un giorno divisi, se il bene degli uni non potea procacciarsi che colla guerra e colla conquista a danno degli altri , ora tutti i popoli inciviliti e del vecchio e del nuovo mondo non for- mano che una sola famiglia : e se Luigi XIV dopo certa vittoria affermava, non esservi per la Francia rispetto alia Spagna piu Pirenei, con assai piu di ragione ora pu6 dirsi per tutti gU stati non esservi oggimai piu monli n6 mari che slontanino le une dalle altre le varie nazioni. Uno spirito di associa- zione sta in luogo delle antipatie nazionali e delle gelosie di commercio , e ha spento quell' esclusivo amorc di patria che vedcasi indiviso dallo spregio c dall'odio per lo straniero. Cotale spirito ha crc* sciuto e crescera nell' avvenire ia immense il ben essere materiale dei popoli, e varra del pari a van- taggiarne e guarentirne lo stato intellettivo e mo- rale. Taliino ammira 1' applicazione maravigliosa del vapore alia navigazione e alle strade di ferro ; ma non vi vede clie la rapidita del trasporto da un estremo all' al^o di Europa, anzi del mondo, delle persone e delle merci : 1* osservatore filosofo si leva piu alto, e vede trascorrere su quel nuovi mezzi di portentosa coraunicazione gli utili pensa- menti di ogni paese, e accomunarsi a tutti i po- poli le salutari riformagioni. Lxxm Disco/ so delf avv.'^ Giuseppe S.vleri proiiunciato sul feretro del cav. bar. ANTONIO SAB\TTI Fice- Presidente deW ^teneo morto il 3 luglio i843. D iuanzi al feretro clie acchiude le spoglie dcl- I'egregio cav. Antonio Sabalti soggiaciuto all'estre- ino degli umani destiui, alia rimembranza deU'otti- mo cittadino die nou e piu, del Nestore non pur d' anni ma di consiglio della bresciana accademia, in questo momento ed in questo luogo, ove ogni umana illusione discomparisce , egli e pur grave r alzar voce, o signori, imperocche il profondo coramovimento che tulte comprende le affezioni deH'anioia a mala pena consente che esca libera la parola . Ma di mezzo all' angoscia e fra i riti funcbri die per noi si compiono , la religione ispira pur anco un pensiero confortatore ; essere noi qui raccolti a porgere preci pel giusto, al quale la vita tcrrcna e lieve ombra die si dilegua , e la morte e tran- sito a vita senza riscontro piu avventurata : dap- poiche egli e un vero testificato dall' universale con- sentimento die il Sabatti offri sempre 1' imagine della giustizia; la offeri negli anni suoi giovanili, nella eta provctla, nella cadentc, ndla vita dome- 6 LXXIV stica 5 uella pubLlica , ne mai o nclle prosperc a nelle avvcrsc vicissitudini si vide torcerc dal diritlO cammino, ne mai la sua mira, eziaudio iiegli studi posti alle scieuze ed alle lettere, fu ad alti'o indiriz- zata se non a conipicre con iscrupolo i suoi dovcri. Stanno qui acchiusi, o signori, i titoli della solida gloria : che, ove ci addentriamo nell' iutimo dclle cose umaiie e vi si consideri specialuiente colla luce che vi e intorno diffusa dalla rcligioue, la sola ve- race gvandezza uinana c riposta nella giustizia ; e la inissione piu elevata c piu nobilc clic la prov- videnza aLbia (idato ad ogni uomo , e quella di attuare in se stesso il regno del vero e del bene,, e di adopcrare clic sorga , pcrduri e prosper! nella intera generazione. Cos'i fatta missione ebbe a com- pirsi dair egregio nostro concittadino ; e le paro- le die intorno alia sua vita vengono da me profe- rite, se sono volte ad ouoi-arlo, lo sono del pari ad offerire una lezione salutare a coloro che gli soi*- vissero. Trascorrero gli auni giovanili del Sabatti nci qua- li, perduto il genitore, fu raccolto dall' affezionc di una zia paternajUe diro come attendesse agli stu- di, csempio d'illibati costumi, nimico alle distra- zioni cui si agevolmente sogliono i giovani abban- donarsi, ne come spuntasscro nel suo giovane cuorc i germi di elctto spirito religioso, clie cbbero ad csscrc ncl corso dell' inlcra sua vita si friittuosi; non tliro com'egli fosse ilapprima discepolo, cd indi I'amico, e tal fiata il sostitato del celebre nostro Goccoli , ne de' premi onde fu onorato , per pub- blici sperimenti , di medaglia d' oro dal munici- pio * ; ne diru tampoco dell' ufficio d' ingegucrc ci- vile , cui fu alzato dal governo vcnclo per tutto lo stato, e degl' incariclii dilicati chc gli si fidarono dai privati e dal pubblico , ch'egli sostenne con intcgrita scrupolosa, e cou tale avvedimento scien- tifico onde venne in fama di primo idi-aulico della provincia. Tolta Brescia alia veneta dominazione, fu dai pub- blici voti chiamato a far parte del brcsciano go- verno, in cui coraparvero parecchi distinti ingegni della provincia, e fu deputato agli oggctti militari. Nei politic! innovamenti, o signori, le menti anchc piu temperate si esaltano , e avviene spesso die il dissentire nei principj provoclii inimicizie e persccu- zioni, e tal fiata accade che vcggansi delinquenti in coloro che solo difformansi dalle sentenze politi- cbe fatte dominatrici. II Sabatti non soggiacque air inipero, die pure era si poderoso, dcllc accadu- te vicendc: 1' amorc del giusto lo preserve) dagli * Quegli sperinienli si avverarono il primo iiella gcometria e Mclla slatica; il sccondo nella mateniatica applicata; il tcrzo nd- r aslroHomia. LXXM estremi : in colore clie discordavano dalle novellc opinioni egli lispetto sempre 1' uomo , canso sven- ture in parecclii casi , in altri adopero a scemar- iie le conseguenze: e ramore della cara sua Brescia non lascio cli' ei si tcnesse dall'esporsi a pericoli; e taluno de' nostri coniiini fu salvato dalle devasta- zioni colla posizione a gravi risclii della stessa sua vita. Erettasi la repubblica cisalpina ed aggregatasi al novello state la nostra provincia, fu il Sabatti cbia- mato alia nazionale legislatura : fu membro sem- plice dapprima, indi preside del consiglio die allora chiamavasi degl' juniori. Quelle state era opera di Napolcone; e, durante la spedizione in Egitte del- r illustre capitane, il Direttorio di Francia ne ve- deva a malincuore la indipendcnza. Il Trouve voleva avere e cendiscendente e promovitore il Sabatti di riforme che ledevano 1' alleanza gia statuita tra la repubblica francese e la cisalpina. Quale efficacia in anima che fosse stata difettiva di nobili ed alti scnsi aver nen deveano le insinuazieni imperiose del minislre fi-ancese accenipagnate dalla ferza ar- mata per sostcncrle? quale seduzione a farsi arren- devole la prospetliva di gradi piii elcvali, di onoranzc pill himinosc? quale influsse sotte ccrte aspette la stessa riconoscenza a colore, cui doveasi la creazione del nuevo slate? Ma il noslro concittadino nou LXX VU era scliiavo che ai principj della giustizia: alzo voce a favore dei diritti dello stato novello , e rigetto sdegnoso le proposte, dicendole offcsa del gius pub- blico e delle genti. I maneggi e i rigiri di Francia riuscirono presso i corpi legislativi; e il Sabatti si ridusse alia prl- vata condizione, contento nella sua coscienzadi avere compiuti i doveri che lo Icgavano alia cava sua patria , senza speranze, senza paure. Fii cgli poco appresso chiamato di nuovo alia nazionale legisla- tura, ma vi fece rifiuto. allegando che non voleva, coir accettazione di novelli incarichi, approvare le riforme indotte, *hc avea creduto combattere pri- ma che si inducessero. Eserapio solennc di probita politica, degno di imitazione e di cterna memoria! Trouve richiamalo, venne sostituito ambasciatoi'e di Francia presso la nostra repubblica Fouche di Nantes, e vi era speranza chele innovazioni, alle quali il Sabatti era niniico, si rivocassero: accetto egli allora di essere membro del Direttorio, in cui risiedeva la suprema autoi-ita esecutiva: si adoper6 alia rcvoca delle indotte riforme, congiunto al suo operarsi quelle di generosi italiani spirit! , e si ottcnne coUa costituzione del due brumale anno settimo. L' ispezione degli affari di guerra fu a lul confidata; c non e a ridire quanti abusi per lui si loglicsscro, quaiite dilapidazioni si risparmiasscro al tesoro pubblico, quali offerlc, per ottciicrnc favori, venissero da lui rifiulate con fermo ed alto animo. Escito dal Direttorio, tornu egli a vita privata: ma per poco; poiclic fu creato amministratore del dipartimento del Mclla. Allora , entrando le armi austro-russe nella nostra Brescia , una turba dis- ordinata si arrogava di porre a ruba le case dei principal i cittadini, si assaliva il palazzo pubblico, sc ne disperdcvano i documenti , la cilta ei"a in preda al terrore , nessuno ardiva porre argine all' in- solente dcpredazione, poiche, per errore, si pensava potesse cssere daH'autorita militare favoreggiata. II ritorno alia calma cd all' ordine si debbe al nostro conciltadino, cbe, sebbene dispogliato da ogni pub- blico incarico, si presento al generale vincitore, e n'ebbe egli stesso ordine di slendere apposita pro- clamazione , cbe venue tosto diffusa , e le fortune de' cittadini furono assicurale. Mi taceru intorno lamcntabile accadimcnto onde il Sabatti vennc colpito; ma diro solo clic egli di- menticu generoso le sofferte offese: non reag'i , e lo poteva senza correr pericoli ; affcrmando , le voci di una retta coscicnza esserc il migliore de'conforti nelle sventurc, e la piu no))ilc delle vendctte stare nel perdono agl' inimici. Tornati i francesi in Italia, fu il Sabatti com- missario del polcrc esecutivo nclla nostra provincia; indi commissario straordiaario ncl dipartimeiito del Grostolo, iuviatovi a sedaie la divisione clic minac- ciava di rompere a guerra civile tra la guardia na- zionale e una legione polacca ; iacarico cli' ebbc il pill pronto e favorcvole risultamento. E, creata la repubblica italiaaa ia sostituzione alia cisalpina , venne il Sabatti alzato a preside della contabiliLa nazionale e rQembro della giuiita delle pubbliclic zecche; e sostituita ia seguito alia coiitabilita la corte de' conti, ne fu egli presidente sino alle cessa- zione del regno ilaliauo. Nel corso di si fatti iucai-i- chi sapientcmente soslenuti , ISapoleone, il quale sapea si bene discernere il merito ed onorarlo , assunse il nostro concittadino all' I. Ordine della corona di fcrro c lo insigni del titolo di barone. Trascorsi gli ufBci piu lumiuosi, il Sabatli noa vantaggio di un punto il modico suo patrimonio: le onoranze ottenule non lo levarono in orgoglio : ridotto alia privata condizionc , noa ccsso egli di essere qual era modesto di spirito, cittadino aniantc del bene, operoso ed infaticabilc. Noi lo vedemmo vice presidente della commissio- ne alle acque della citla nostra, delle deputazioni al pubblico ornato ed alia edificazione della nostra magnifica cattedrale, vice presidente del pa trio ate- neo, della commissione deputata alle escavazioni dei monumenti anticlai clic onorano la nostra Brescia; e r opci'a che c per escire in luce e clie accresccia la fatna della patria comuiie ia Europa, si debbe in gran parte ai lumi, agli studi, al pertinace zelo del nostro concittadiuo. Tutte le opera del Sabatti , venule in luce o lette al nostro corpo accademico, hanno 1' impron- ta del suo anirao conscienzioso , e rivelano i suoi intendimenti sempre volti al verace utile della pa- tria. Ond'e che se il Sabatti e spento, nol sono pero gli egregi esempi da lui lasciati; i quali vi- vranno cari e venerali alia memoria de'nostri con- cittadini, cui saranno di incitazione potente ad ogni maniera di virtu sociali. E tu, anitna eletta, dal seggio di gloria in che ti speriamo collocata, gradisci il testimonio di affe- zione, di reverenza , di gratitudine , che oggi per mio mezzo i tuoi concittadini si compiacciono di tributarti ; ti sia cara, anco nella tua nuova e assai piu bella destinazione, la ricordanza de' tuoi colle- ghi della bresciana accademia; no ti dimenticare di colui che teco per ben dodici anni divise i pensieri e le cure del patrio istituto, che si altamente gio- vasti de' tuoi cousigli, e che in dire tue lodi non ha potenza di temperarsi dalle lagrime. RELAZIONE AGGADEMIGA DELL' ANNO M. DCCC. XLIII i Series jumturaque HOR. Xo non debbo dare iiicominciamcnto al prcsentc ragguaglio accaderuico senza prima ricoi-dare una grave e lamentevole perdita fatta, non dir6 dal bre- sciano Ateneo solamente, ma dalla patria con esse, nella recente mancanza di un erudite e di un giu- sto, del quale non sono ancor fredde Ic onorate e beuemerite ceneri. Parlo di quel Nestorc illustre di questo letterario istituto, che per lungo seguito d' anni , venerabile per eminenza di magistrature occupate, per decoro d' onori ottenuti, e piu ancora per van to d' incolpata canizie, vi sede Vice-Preside, Antonio Sabatti , cavaliere della Corona di ferro, barone del Regno, morto alle scienzc, alle lettere, alle civiche cure nel giorno ^ di luglio dell'anno corrente. Qual cittadiuo , qual magistrate , qual uomo abbia la citta nostra perdu to in Antonio Sa- batti, dissero abbastanza le belle e gravi parole clic il degno Preside di quest' accademia, Giuseppe Sa- 4 leri 5 pi'Onuncio sul suo ferctro, dissero i pubblici fogli che.non istettero muti sul suo trapasso. E pero io non ricordero nc i servigi da lui prestati in ufGcL supremi alio State, ne Ic bencraerenze per municipali funzioni da lui nella patria acquistate, ne la solerzia costante da lui posta in tutto ciu che appartiene all' agricoltura, alia economia, alia statistica e in gencrale alia prospei-ita e all' orna- mento del Gomune e della Provincia, ne finalmente quelle piibblichc e private virtu, quell' antica sem- plicita di costumi e di vita , quella moderazionc , quel disinteresse e quella probita clie gli fccero rappresentare le paiti di Focione , di Socrate , di Fabrizio fra i Vcni , gli Alcibiadi e i Demosteni di strani c difficili tempi. Ed usurpaudo il pensiei'O e le parole d' un caldo suo estimatorc ed amico , Tullio Dandolo , illustrc membro di questo corpo accademico, diro di lui solamente, cbe non sarebbe questa volta menzognera quella lapidc clic posta venisse sulla sua tomba con questa cpigrafe: QUI GIAGIONO COMPOSTE AD ETERNA QUIETE LE OSSA DI ANTONIO SABATTI CUE FU JIEMBRO DEL DIRETTORIO ESECUTIVO PRESIDENTE DELLA CAMERA DEI CONTI DEL REGNO D' ITALIA BENEMERITO PER LA PATRIA AGRICOLTURA PRO.MOSSA PER MAGISTRATURE IMUNICIPALI CONTINUAMENTE E ZELANTEMENTE SOSTENUTE MORI' POVERO DOPO LXXXVII ANNI DI VITA PIANTO DA TUTTI I BUONI . Sodclisfatlo a quest' obbligo verso la egrcgia mc- moria del defunto Vice-Pi-eside di questo patrio isti- tuto, io procedero ora a parlare dei lavori de'suoi benemcriti soci, e secondo il metodo iisato, facen- domi dalle scienze, prendero le mosse dall' iitilissi- ma di esse, cioe dall' agraria, cotninciando da una Metnoria del dottor Paolo Gorno sulla tigiiuola del grano turco e sul modo di distruggerla. La tignuola della quale e questione in questo scritto, bencbe a parere di taluni si possa nutrire di varie sostanze vegetabili , secondo il nostro collega ha pur unico alimento il grano del formentone, ai mucchi del quale, per la voraee natura e per lo smisurato mol- tiplicarsi del verme, c talmente nociva, clie in poco volgere di tempo , se il colono non e ben attento e sollecito al riparo, puo menare a rovina gli in- tieri granaj. Malgrado i progressi de' tempi nostri nel fatto di storia naturale, non essendo in pochi ristretta la cri'onea opinione che il prodursi di tali insctti, anziclie dalle uova, dipenda dalla fermen- tazione e dalla mala qualita e condizione del gra- no, che il bucherellarsi del formeutonc possa na- turalmente avvenire anche senz' opera di questi vermi, che percio torni inutile il darsi di essi pensiei'O piu che tanto , a toglicre siffatto crrore c a difenderc da si malvagia peste le biade, fece 1' autore soggetto di osservazioni e sperienze la forma, le abitudini, la riproduzione dell' insetto ia discorso, ed i mezzi piu acconci a distiuguerlo e a liberare le biade dai suoi guasli. Questa tiguuola, secondoche ci viene da lui descritta, nel suo terzo sviluppo, o terza vita, 6 poco pill grande di quella de'panui; la femmina, al solito degli insetti , e piii grossa del maschio e piu colorita ; veduta dalla parte della scliiena, quando stia quieta, presenla la forma di un triangoletto , del quale la punta od angolo piu acuto e verso la testa; per uu terzo della lungliezza del dorso e di color bianco, se si eccettui una liuea nera che per lo lungo vi passa nel mezzo: il resto e color di mattone; una linea trasversale affatlo retta separa i due colori : ha questo insetto quattro ali e sei gam- be, coper te di peluria, come tutto il corpo; le alette interne, piu larglie delle esteriori ed accartocciate at- torno al corpo,. sono di color cinerino lucente, e fatte a frangie nei lembi posteriori ; le esterne alquanto distese, quasi ad uno stesso piano; le antenne fili- formi picgate aU'indietro, quasi appiattate nel cor- po ; testa acutissima e volta all' insii. Kimicissima com*4 della luce, questa farfalla presceglie a dimora i granaj molto oscuri : durante il giorno e la notte si tiene in quiete; ma sul ti-amonto o sul nascere del sole si sveglia come da un letargo, c falta vi- vacissima, se ne va qua e la volitando e attendendo agli amori: nell' accoppiamenlo un individuo sla 7 perfettameute apposto all' altro ; ma la femmina cammina sempre iauanzi, e camminanclo o volando o sostando, e sempre segiiita dal masehio con tutta obbedienza. Depone le uova sul formentone, e pre- cisameate in quella incavatura clie occtio del grano e delta dagli agricoltori. Le prime farfalle sogliono d' ordinario apparire sugli ultimi giorni di maggio, e prima clie cessi la state si riproducoao per quat- tro o cincjuc volte secondoche piii o meno calda c protratta c la stagione; dal clie si puo argomeutare • Tenormita del loro moltiplicarsi e de'loro guasti. D' ordinario il mascliio non vive clie quattro o cin- que giorni; la femmina dura di piu: le uova souo difficilmente visibili ad occliio nudo ; raa ingrau- dite colla leute, appariscono di forma bislunga come quella de' poUi, e di color bianco; nascouo dopo sei o sctte giorni, ed il piccolissimo verme clie n' esce fora subito il grano al luogo del germe, ovc e assai pill tenei'O c facile ad esser corroso che in alti'O sito, ed ove, siccome c detto, le uova vengono de- postc; vi s' inniccliia per entro, e non esce che fatto grandicello, o per andare in cerca di altri grani, o per fuggire sulle pareti del granajo, arrampicando- visi in traccia di nascondigli; il che avviene al som- muovere che si faccia de' cumuli del formentone : bastano quindici giorni a un di presso perche quc- sto verme avrivi alia sua maturanza : a tale cpoca 8 ha la grossezza di circa un milliraelro e mezzo, e la lungliezza di un dccimetro abbondante: e di co- lore bianco-rossigno, fuorche nclla testa, die e giallo- scura; ha il muso schiacciato, ed il resto del corpo sparso di peluzzi bianchi, e composto d'anelli, come al solito: ha tre paja di gambe dalla parte della testa , ciascuna terminante in un grosso uncino ; tutte le altre, due per ogni anello , non sono che papille, tutte guernite uel vertice di un cerchietto 'di minutissimi uncini coUe punte rivolte all' in- dentro e ad un solo ceutro; ma le due ultime pa- pille della coda hanno gli uncini piu lunghi e dis- posti in linea alquanto arcuata colle punte rivolte verso il corpo del verme. Fila questo insclto una guisa di seta, che lascia scappare dalla bocca, cam- minando al modo dei ragni, e colla quale, giunto il tempo della prima melamorfosi, lega insieme otto o dieci granelli di formentone , e fra 1' interstizio dei grani forma un sottile bozzolo , ove passa la seconda vita; scieglie altresi per lo stesso scopo Ic fessure delle muraglie, de' tavolati, delle travi; nel qual caso non compone bozzolo, ma stende dall'uno air altro lato della crepatura spesse fila che impedi- scono I'adito ad ogni altro insetto. Osserva sagace- mente 1' autore che a questo partito la nostra tignuola { che, siccome fu detto, si riproduce per ben quattro o cinque volte nel corso di una state ) si appiglia n cos la ulcm elite ncU' ultima riproduzionc, iiella quale dovendo rimauere iicllo stato di crisalide per tutta r invernata e per la successiva primavera, i crepacci delle muraglie e dei tetli le pi*estano per cosi lungo tempo piu sicuro ricovero die i grani del formen- tone, dei quali invece a preferenza si serve, siccome di ricetto piii comedo, nelle prime produzioni. La crisalide e assai piii corta del vernie; ha muso lucidissimo, coda assai appuntata, colore pagliarino carico : in meno di sette od otto giorni u' escono le farfalle. Descritta per tal modo la forma, le aLi- tudini e il gencrarsi del malefico insetto, 1' autorc viene alia parte piu importante del suo scritto , cioe al modo di libcrarc il grano dai guasti di csso, avverteudo potersi i suoi suggerimenti applicare al- Iresi alia distruzione de'puntcruoli e d'altre simili pcsti. Ricordato pcrtanto cader verso la fine di mag- gio I'epoca in cui sogliono le tignuole del formen- tone comparirc ne'granaj, « bisognera ( egli dice) » stare attenti a quell' epoca , c massime quando » scomparse dopo una quiadicina di giorni , tro- )) verete gia adultc le tignuole, c vicinc alia uia- » turazionc. Allora baslera clie il colono con pala » distacclii pi'estamente la biada dalle pareti del » grauajo, c fattala passare da una banda aH'altra » gettandola colla pala, nc accomodi poscia il muc- » cliio in forma di cono. o di molti, secondo clic )) lo richiede la sua minore o maggiore quantita. )) I vermi delle tignuole maltrattati dal i-imescola- 1) mento dei graui, ccrcano tosto di fuggire, e come « hanno rinclinazione a scappare su poi tetti, come » ad asilo piu sicuro, si accumulano la maggior » parte sulle puutc do' coni ; gli altri si arrampi- )) caiio su per le parcti del granajo. Bisognera in )) questo frattenipo noii abbandonarli uh solo istan- » te, ed appcna clie la punta dei cumuli c dive- )) nuta uu verme solo, col ventilabro si smozzica, » riponeudo il lutto ia uu sacco di tela ben fitla. I) che si avra cura di cbiudere perfettamcnte con » legaccio. Ciu fatto , si rilorna ad appuntare i » mucclii cd a ripeterne dopo poco tempo la smoz- » zicatura, rciterando il praticato fincbe si veggono )) vermi. Del pari bisngua tcncre d' occhio anche Ic » pareti del granajo, c quando si vcgga che sieno )) mollo coperle di vermi e cbe questi arrivino a )) molta altezza, colla scopa si fanno tutti cascare » sul paviraento, ove raduuali in piccoli mucchietti, » e facile raccoglierii tutti con una palettada fuoco )•< per riporli nel sacco. E poi agevolc in luogo di- » sparato dal granajo col mezzo di un crivcllo, dal » quale non passi il formcntone, sepai'are le tignuo- » le, le quali pel rimenare del crivello stesso fanno » le morte, e facilmente cascano dai bucbi .... » Non si creda per altro d'averla finita; che i pochi I )) iiiselti rimasli uella secoudii geuex*azione tornc- M raniio a ripullulare; e fors' anchc nel vostro gra- )) najo volerauno le larfalle di un altro vicino, il I) cui proprietai'io sia trascurato. Percio bisogaera » ripetere 1' operazione parecchie volte durante la )) state, e massinie in quel momcnto nel quale i » vermi dclle tignuolc sicno falti gi-andicelli e vi- » cini a costruirsi il bozzolo. Oltrc il vantaggio che )) si ha dalla smozzicaluia dei coni dei cumuli delle » biade, si ha pure quest' altro, che nel sommuo- » verc tutto il grano gettandolo da una parte al- » 1' altra del granajo, molle tignuole percossc dai » granelli del formentofie, muojono. Da ciu si ca- » pisce che la pratica di alcuni di vendere il grano I) tosto che brulica di vermi c pure mezzo validis- » simo a preservarlo da'ulteriori guasti, muovcndo )) i vermicelli appunto pel ripetuto commovimento 1) del grano, che si ha nel fame la misura, e nel » gettarlo violentemcntc nci sacchi ». Oltre questi mezzi di distruzionc, un altro vc ne ha piu partico- larmente raccomandato dall' autore, siccome da lui stesso sperimentato di maggiore efficacia. E questo 6 I'uso d'una macchina, costrutta a modo di fruUone, applicabile altrcsi ad altri uffici, uon ignota vcramcn- te agli agricoltori della nostra bassa provincia e del Cremonese, ma da lui resa piu comoda ed utile con alcuni importanti miglioramenti introdolti>i. Con- siste questa maccliina in uu graticcio o telajo di Icguo quadrilungo, nel quale sono commessi longitudinal- mente alcuni gross! fili di ferro paralelli fra di loro; ed a tale distanza I'uno dall'altro da nonlasciar luogo al passaggio del grano : col mezzo di uu sostegno mobile, iu forma esso pure di telajo attaccato con maglietti alia estremita del graticcio , si tiene quc- sto iuclinato all' orizzonte di circa 45gradi: nella parte clevata e una tramoggia , in cui si versa il grano , il quale raediante un coperchio steso su tutto il graticcio e obbligato a scorrer sovr' esso , e ad uscii'e dalla estremita iuferiore : alcune tele distese fra il telajo del graticcio c le gambe del sostegno raccolgono esattamente tutto cio clie cade dagli intervalli de' fili di ferro. Perclie poi il frul- lone sia di facile trasporto, e congcgnato in modo che agevolmente lo si possa restringci'c in se stesso, riducendolo a non rapprcsentare cbe una tavola di poca grossezza. Voleudo usarc la maccliina alia pur- ga del grano dalla tignuola e dal punteruolo, sic- come pure dai frantumi , dalla polvere e da altre immondizie, non si ha che a farlo passare pel graticcio, versandolo a poco a poco nella tramoggia. Prima di dar principio all' operazione e d' uopo avei-e 1' avver- tenza di non muovere col ventilabro il grano ani- mucchialo, acciocche gli insetti stieno in quietc; cosi pure sara bene incominciarc da una banda sola i3 del mucchio, e si avra cura di compier I' opera con sollecitudinc e scnza il meuomo interrompiraento, avvertendo di ricacciare di tratto in tratto nel muc- chio qucgli insetti che si mettessero a fuggire pel pavimento o su per le pareti del granajo. Messosi il colono a far passare il grano , abbia in pronto una bacclictta, e con essa non si dimenticlii di bat- tere di tratto in tratto sulle tele, acciocclie gli in- setti che, cadendo dal graticcio insieme col polverio e altra mondiglia , si raccolgono in grande copia sovr' esse, sicno costretti a cascarne , ed a starscne fra le altre immondizic lino a che sia finita I'ope- razione. Per mezzo di un' uscita praticata inferior- mente fra le gambe del sostegno, tutta la mondi- glia e gli insetti si fanno entrarc in un sacco di tela ben fitta, appiccato all' apcrtura con appositi uncini, che poscia, ben bene legatolo, si trasportera. prestamente in luogo lontano. poiche altrimenti gli insetti , forandolo per ogni dove , tornerebbero ad uscire, ed a spargersi pel granajo. Raccolti nel sacco gli insetti e la mondiglia, suole I'autore immergere il tutto ncir acqua , avendo cura che ne sia bene compenetrato, e che stia in moUe per quattro o cinque di , avendo osservato che i punteruoli spe- cialmente, sebbene sembrino morti, ritornano pre- sto in vita , vispi come prima , anche dopo esserc stati nell' acqua per due giorni consecutivi. Chi poi nudrissemolto pollame, e avesse il comodo di un'aja spaziosa e ben pulita , potrcbbe invece vex'sare il tutto sovr' essa; che essendo i polli gbiottissimi degli insetli in discorso, li distruggono in un baleno, pri- ma cL' essi abbiaiio il tempo di giungere ai lembi deir aja per nascondersi. Ma qualunque mezzo si adoperi per farli raorire , converra prociirare die muojano tutli; perchc altrimenti i riinasti, massime i puntei'uoli, per quanto vengano trasportati lonta- no, sapranuo trovar tosto la via di ricondursi ad infeslare il granajo. Ne altres'i deesi credere d' avere con una sola operazionc interamentc compita la purga; essendoche molti insetti riraangono tuttora nel formentonc , sia trapassando con csso per la maccliina durante 1' opera del versamento , sia ri- manendo occultati nellc nicchie che si sono fatte ro- dendo. Percio converra durante la state ripetere una seconda, ed anclie una terza volta I'operazione, met- teudo sempi-e in pratica le cautele prescritte. Tale e la maccliina dall' autorc proposta, e tale il mode d' adoperarla. Fra le modificazioni da esso fatto a questo congegno rui'ale ( die iiella sua forma ordi- naria non consiste die in una specie di casso- ne a cono tronco , tutto d' un solo corpo , pesan- tissirao e difficile ad essere trasportato , massime per le anguste scale de'granaj ), la piii impor- tantc e la sostituzione delle tele aeli assiti , mer- re Jella (|ualc viene alleggcrito di molto il peso tlella maccliina, il suo volume ristrctto , facilitato il suo trasporto , e col logger battito d' una ver- ghetta si possono agevolniente far cadere gli inselli iVa la pplvere e la mondiglia , ottcneudo per tal modo una miglior purga clic non si ottiene colla macrhina comuue. A maggior dicKiarazioue del- r csposto unisce I'autore i disegni della sua mac- china guardata in prospettiva da diversi aspetti , rappresentati nelle due tavole clie oflriamo delinea- te nel fine del presentc volume ( V. Tav. I c II ), aggiungendo le opportune spiegazioni, che noi qui liferiamo trascrilte dalla Memoria. Descrizione delle Tavole » La fig. I. dclla tav. I. rapprcsenta in pro.spet- tiva il frullone ristretto c ripiegato in s^, ad og- getto che sia piu facilmente traspor labile da un luogo all'altro: il rialzo quadrate a. b. 6 la tramog- gia, che col mezzo di adaltati mastietti si ripiega ed appiatta sul coperchio stcsso del graticcio , cui e attaccata : c. q. e una delle due assicciuole del so- stegno, come si vede di prospetto nella fig. 3. della stessa tavola, le quali fisse dalla parte di c. pure col mezzo di mastietti, sono teuute cosi vicine al graticcio col mezzo di una ripiegatura o. g. della iG stcssa spvanga di ferro o. cc, una per lato, le qualt^ come si vede nelle fig. 2. 3, fanno I'ufficio di te- nere spiegato il fruUone «, " Qucste due figure ce lo rappresentano appunto svolto e messo in pronto onde essere adoperato : nella fig. 2. lo si vede prospetticamenle dalla parte d'onde cscc il grano ; nella 3. da quella del soste- gno /. b. c. q, nella cui parte inferiore in qua- drato col mezzo del traverse ti. n, che coopera a dare piu sodczza al sostegno stesso, havvi la bocca di sacco, chiusa con legaccio, da cui dare uscita al- ia sozzure; mcdiante i quattro uncini ivi nei quat- tro angoli n. n. b. q. si applica la bocca di un sacco qualunque per riceverc le dctte sozzure: onde farle uscire dal frullone basta lo alzarlo da terra tutto quanto, e tenerlo in tale positura che le ma- terie debbano cadcre nel sacco che vi fu appiccato, Z" e la tramoggia svolta (fig. 2. 3. tav. I. ) e cosi tenula da un'asticella di ferro, una per banda, sno- data in e. c fissa ai punti u. u. con pernuzzi , in modo che ripiegando la tramoggia sul coperchio, vi stia adattata senza fare sporgimenti, come si ve- de nella fig. i. tav. I. La snodatura delle asticelle ha una picciola appendice di ferro, la quale non permotte che si ripieghino oltre la linca retta. I due spazj triangolari della tramoggia sono chiusi con tela i,nchiodata suUe sue assicelle, come apparisce anclie nei diScgni fig. 2. 3. La corda cascautc, ap- pesa ai due capi al traverso superiore del graticcio, serve di comodo appiglio pel maaeggio del frullone. o. X. tav. I. Cg. 1 . 2. 3, come si e detto di sopra, rappresenta una spranga di fcrro, una per lato, ue- cessaria a tencre anchc svolto rappareccliio e distese le tele, le quali dalla base asccndouo a gulsa di due triangoli per attaccarsi da tutte due le bande del tclajo del graticcio ed alle gambe del sostegno : on- de cliiudere tutto lo spazio come cuneiforme del- r appareccliio, si e pure distesa una tela nello spa- zio quadrato j. n. n. c. fig. 3. del sostegno. La suddctte spranglie di ferro o. x, una per lato, sono fisse al puuto o. con un pcrnuzzo bottonuto nel quale girano, ed aH'altro estremo x, in causa di un occhietto messo ucl piede del sostegno, nel quale s'incasti-ano coU'estremo ripiegato ad angolo rctto, come uelle figure i. a. 3. Nello stesso modo clie le dette spranghe di ferro servono a tencre svolto e disteso il frullone, cosi valgono anclie a tenerlo cliiuso median te due piegaturc ad angolo ret to 1 una sull'altra dalla parte di o. a modo di una zetta, per cui r ultima ripiegatura s' incastra di uuovo nello stesso occhietto q. fig. i. del piede del sostegno: nella estremita x. in qucsto caso e fissa lungo le sponde del graticcio con una bandella di ferro, co- me si vede nel disegno tay. L fig. i ». 2 •i8 39 II frullonc privo dcUa sua tramoggia c del copef- chio e rappresentato nella fig. i. della tav. II, ovc si vede a nudo il graticcio costrutto con cordicellc sottili di un millimetro e mezzo circa, o mcglio con fili di ferro della stessa grossezza, i quali sicno pa- rallelli, fra di loi'O, e dislanti appena Tuno dall'al- tro tre millimetri circa : i fili di ferro o cordicellc sono fissi ai due traversi piu corti del telajo me- diante due lamine di ferro lunglie prccisaniente co- me e largo il graticcio; la piii alta e attaccata al traverso con due o tre viti equidisianti, colle quali la si possa a bencplacito innalzare cd abbassare; la iuferiore d' ondc esce il grano c attaccata al traver- so con chiodelli o viti irremovibili: nella banda in- terna di dettelaraine, proprio all'estremo, havvi una riga di forcUini, equidistanti 1' uno dall'altro tre millimetri, nei quali passano le cordicellc, onde con nodi vi stieno fcrme. Median tele viti sunimenzionate clie escono fuori colla madre vite Jal traverso su- pcriore tav. I. fig. 3. in v. v. v, si puo dare che tensione si voglia al graticio intiero. Siccome po( si ricliiede grande somma di forze per tendere ancbe /discretamente tanta quantita di fili, ed il traverso sebbene robusto non potrebbe fare a meno di noii piegarsi, il che scomporria lutto il congegno, ed i fili non prenderebbcro la egualc edovuta tensione. bo po- sla un'assicella«. t. fig i. tav. II, radente col suo pia- I '9 no quello stcsso del graticcio, la quale inferiormente si appoggia su due sgabelletti di ferro rassodati con viti sulle spondc del telajo; appunto perclie faccia I'ufficio di rafforzare validamente il travcrso sotto il quale si appoggia a perpendicolo : oltre di clie copre la lamina di ferro , di cui si parlava di so- pra, c la difende dalla ruggine e dalle sconnessioni o rotturc facili ad accadere pel maneggio dello stru- mcnto. Sono pure csscnziali i due travcrsi s.s. s.s. fig. I. tav. II. di Icgno nel caso che si adoperino cordicelle a fermare il graticcio, aventi tanti tagli fatti colla sega, quanto e il numero delle cordicelle, i quali devono cssere profondi per cinque millimetri circa; appunto perch6 audando le cordicelle fino al fondo del taglio, il travcrso sopravvanzidal piano del graticcio per quattro millimetri circa: un tale rial- zo h assai necessario pel motivo die scendcndo il grano giu pel graticcio, s'intoppa in questi rialzi, cd e ribalzato contro il copercliio, e per queste scossc piu agevolmente si netta dalla lolla e dalla polve- re. Nel caso che si adoperino fili di ferro iavece di cordicelle , bisogna mettere traversi di lamiera di ferro , la quale della largliczza poco piu di due dita trasverse stia per una meta appiattata sul piano superiore del graticcio, e nell'estremo o banda superiore abbia una picgatura ad angolo acu- to , in modo che essendo il frullone spiegato, di- scenJa perpendicolarnlcute all" orizzontc la parte dc lamina ripiegata: in questa, rasente quasi alia pic- gatura, havvi una fila di forellini cquidistanti come nelle laraiue suddesci-itte, pei quali, come e agevolc Fimmaginare, passano i fili del graticcio: la parte di lamiera die sta sopva il suo piano serve al me- desimo fine di far ribalzare il grano: si fissano i fili alle sponde col mezzo di una ripiegatura ad angolo retto, iiella quale si conficcano viti o cliiodellini : volendo adopcrare fili di ferro, e pure necessario. oltre ai traversi di lamiera suddetti, far passavo fili trasvcrsali attortigliati a due a due alia guisa di corda clie comprendano neU'attortlgliato gli stessi fili del graticcio, e ripeteidi tante volte quanto lasci- no luogo ad una distanza di quattro dita trasverse circa, c cio per impedire clie i fili del graticcio si allargliino col conficcarsi dei grani tra un filo e I'altro. Bisogncra avere la precauzionc clie questi secondi fili sieno sottilissimi , accio facciano poca rialzo, e non mettano ostacolo alia rapida discesa del grano. Per la niolta mia spcrienza nell' uso di qucsto congegno posso assicurare esscre di gran luu- ga preferibili i fili di ferro alle cordicelle : quelli una volta tcsi, non vi lia bisogno di ulteriore opera- zione, meiitre queste al contrario sentono rumido cd il secco dell' atmosfera, e se accade che in tempo secco il colono le abbia tese per adoperare il frul- 21 lone, e si dimentichi di nuovamente rallentarle, al sopravvenire del tempo umido si rompono in gran parte; oltreche i facile che sieno anche corrose dai sorci, c la loro durata e sempre brevissima in con- fronto dei fili di ferro : questi hanno 1' inconvenien- te di otturarsi piu presto, per la facilita che hanno i granelli piccioli del forraentone od i frantumi di conficcarsi tra un filo e I'altro, ed anche perch6 bi- sogua tenerli legati con spessi fili trasversali, come si h detto; il che richiede che si debbano nettare di spesso durante la frullatura;maquesto ^ inconve- niente di poco peso in confronto di quello delle cor- dicelle, e con grande facilita e anche riparato. La scannellatura in ambe le spranghe piu lunghe del telajofig. I. tav. II. vale a tenere in silo il coperchio m. m. fig. 2, ed a lasciarlo scorrere fuori del gra- ticcio fjuantlo si voglia, ondc mcttere a nudo il gra- ticcio stesso; col mezzo di due laminctte di ferro z. z. fig. 1, fissc con due chiodelli in modo che gi- rino sotto il traverso di mezzo del coperchio, e che s' incastrano nel telajo del graticcio, si tienc fermo il coperchio in si to, come si vede nclla fig. 2. tav. I. in z. z. Qaesto deve stare distante dal piano del graticcio per quattro dita trasverse circa , affinche il grano discendendo abbia comodo di saltellare. a. b. c la tramoggia, rislrctta ed appialtata sul coperchio stesso. » Q2 5} Lc (liincusioni iii centimetri di ogni parte del frullone sono qui indicate come segue : Gentimeiri Larghezza del telajo del graticcio, compi'ese le sponde 5i Lunghezza presa dal piauo del graticcio, compreso il traverso superiore . . .108 Grossezza del telajo di abete 3 '/z Altezza 8 — ■ — del traverso infcriore .... y — — del sostegno mobile qi — — del piede infcriore del frullone, presa dal piano del graticcio .... 24 Larghezza dell' assicella t. t. fig. i . tav. II. i o Lunghezza del copercliio 85 Largliezza, non compresa la parte che s'in- castra nella scannellatura 44 Distanza del copercliio dal piano del graticcio 3 Lungliczza dell' assicella interna della tra- moggia 34 — — della esterna 36 Largliezza comune 43 Grossezza ^ *A Divaricamcnto delle assicelle a tramoggia spiegata, preso daH'intcrno delle suddettc 35 Lunghezza delle spranghc di ferro o. x. fig. 1.2. 3. tav. I, presa dal pernuzzo da un estremo e dalla ripiegatura dall' altro 80 » 53 Air agraria si puo in qualche senso altiesi rifc- rire una Nota del prof. Antonio Perego sullo scre- lozio del formentone. Vengono, come sanno i natu- ralisti, sotto nome di screlozj quelle minime fun- gosita parassite , clie nascono e vivono suUe foglie e sui fusti morienti dei vegetabili, di cui sembrano accelerare la distruzione. Essendosi queste per la straordinaria piccolezza del loro volume sottratte lungamente alle indagini dei botanici, e potendosi quindi considerare siccome scienza nascente quel ramo di studi clic le riguarda, parve al nostro Pe- rego che Ic osservazioni da lui fatte sullo screlozio in discorso potessero tornare di qualche utilita cd importanza allanuova scienza dei micromiceli. Esso, secondoche ci viene dall' autore descritto, e di forma ovale, della lunghezza fra un quarto e trc quarti di linea , duro e resisteute, nero e rugoso; la so- stanza esteriore e cornea, e bianca e compatta 1' in- terna, la quale osservata con finissimo microscopio, offre un tessuto cellulare minuto, vario e reticolato ( V. la in. tavola in fine del volume ). Gio die e degno di peculiare considerazione si e che questo micromicele e costantemente percorso nel mezzo c nel senso di sua lunghezza da un solco, che gene- ralraeutc e unico, e talvolta anchc doppio, ma, a quanto scmbra , per pura eccezione del distintivo costante dell'unica solcatura. Abita sotto la corter- cia e ncl midollo dci fusti del formentone, e tutti i suoi caratteri lo indicano appartenente meglio clie ad altro genere, a quello degli screlozj ; ma la par- ticolai'ita che in esso si osserva dcU' unico solco in-? dicato , non trovandosi registrata nelle opere che trattano di questo genere di micromiceli, il nostro naturalista presenta questa circostaiiza alle consi- derazioni dei botanici, e ove la scienza micologica avveri nel dcscritto srvclozio alcim che di uotabilc, sia come specie sia come varieta, cgli propone como ad esso non isconvcnicnte la denominazione di scre- lotiuni sulcatum. A questa Nota non si restrinsc 1' operosita del iioslro dotto consocio. Altri lavori ci produsse ncl corsodi quest' anno accadcmico, spettantia due rami della flsica da lui coltivati a prefcrenza degli altri, la meteorologia c 1' clettricita. Apparliene alia pri- ma di queste due parti della scienza la descrizionc ch' ei lessc della tempesta clie il gioiMio 2 luglio del passato anno 184^ desold) le borgate di Erba e di Villincino ncUa proviucia di Como, la quale, sic- come accompagnata da qualche speciale circostanza o non prima avvertita dagli scrittori in altri casi di tcnipeste, o contraria alle condizioni che si crc- d.ono dover mai scmpre concorrcre nella formazione della grandine a pezzi di considerevole grossezza , parve all' autoic che mcritasse di venir registi'ala 25 negli aunali ddla scicnza. La giornata del 2 luglio 1842, secoudo ch' cgli riferisce , fu bella e serena suir orizzonte di Erba e di Villincino sin verso le 5 pomeridianc. A quest' ora alcuui nuvoli di color bianco cinereo si vennero addensando nella Valma- ra , cioe all' occidcnte di Erba , e quasi sopra la cresta dei raonti detti le Alpi del Vice-Re. Man- darono dapprima qualche tuono, poscia per brevi istanti un forte fracasso , al quale successe, non erano appena le 5 e 3/4 j una furiosa grandine , dalla quale per un quarto d' ora venivano orribiU mentc battuti i due paesi , massimamente quello di Erba, ceutro della mcteora. I grani della tera- pesta erano di grossczza non comune, simili ad uova di gallina ed a palle di bigliardo, i piu levigati c rotondi, alcuno puntuto, parecclii del peso di oncie sette milanesi, de' quali alcune masse vedevansi au- cora nelle ore pomcridiane del giorno quattro gia- ceuti fra le foglie ed i rami atterrati dalla tempe- sta. Contenevano in se il fiocco nevoso, e 1' acqua agghiacciata vi si vedeva disposla a piu strati con- centrici in nucleo di neve. E qui nota 1' autore che alcuni grani presentavano internamente il nucleo nevoso, poi il gliiaccio, quindi ancora la neve, poi di nuovo il ghiaccio , disposti in forma d' anello ; particolai'ita per suo avviso sfuggita finora all' os- servazione dei fisici. La tempesta non era cacciala 26 dal vento, ma uoudimeno, sia per la grossezza stra- ordinaria de'grani, sia per I'altezza da cui piom- bavano , sia pei' la durata della meteora, cagionu danni irameasi alle abitazioni ed ai giardini, prin- cipalraente nel villaggio di Erba , dove il guasto de' tetli fu tale, clie bisogno a ripararlo non meno di un milione di tegole, benche la popolazione di quesla borgata non ammonti a piu di i5oo abi- tanti. Le stanze erano rimaste scopertc , cd a cicl screno; tantoclie le famiglie dovettero passare la nottc del due al tre luglio come in aperta cam- pagaa. I rottami d' ogni gencre ingombravano sif- fottamentc le strade, chc bisognu 1' intervento del- I'autorita politica per isbarazzarle dagli ostacoli opposti al cammino, ai carrcggi c alio scolo del- r acque. Le assi di alcune grondc furono spezzate; e cio che mostra la forza straordinaria di percus- sionc con cui la tempesta piombava, si i che in un fianco di contrada alcuni grani rimbalzarono dal muro di una casa con talc violenza die andarono a colpire e spezzare i tramezzi delle persiane di un' altra , situata nel fianco opposto. Nei giardini si vedeano non solo le piante spogliate delle fron- di, dei frutti, dei ramuscelli, ma rami clie aveano il diamctro di due cenlimetri, troncati o scavezzi da un solo grano di tempesta. I rami cd i troncbi di maggior diametro apparivano laceri e guasti da 27 moslruose ferile, Ic quali anzichc dalla grandine, pareano fatte dall' artiglieria o dalla scure. In un giardino da frulta, coltivate a spalliera, si pote no- tare die r urto di un solo grano era bastato per ispezzare le traverse inchiodate alle aste verticali , sebbene queste traverse fossero messe di costa c avessero 1' altezza di 3 i/a centimetri e la largliezza di un centimetro e mezzo. Da questa descrizionc della lempesta 1' autore passando alle osservazioni che sovr' essa gli occorsero, avverte in primo luogo la straordinaria piccolezza dello spazio a cui fu ri- strella, tale cli' ei non saprebbc trovarvi un con- frouto. La superficic sulla quale si scarico la tem- pesta non e che di circa ad un quarto di kilomc- tro quadrato, cioe a dire un scsto di miglio qua- dra to: al di la di quest' area, quale che si fosse la direzione della mcteora, non impervcrs6 la gragnuo- la , e non caddero sc non qua e la sparsamente alcuni grani, che non recarono ncssun danno. Altra e pill importante ossei'vazione e quella della sin- golare brevita del tempo in cui la meleora si for- mu. Mezz' ora fu sufflcicnte perche le nubi tempo- ralesche si addensasscro in una fucina di tempesta, c perche la grandine fosse tosto elaborata in pezzi di quasi due oncie metriche. I tcmporali grandi- nosi sogliono rumoreggiare molto tempo c talvolta piu ore prima di abbandonarc alle leggi della gra- 38 vita il prodotto desolatore del freddo e della elet- tricita, e questa durata del sordo rumoreggiare sembra maggiore a misura clie i grani cadouo piu grossi. Una temposta simile pel volume e pel peso dei grani a questa in discoi'so, cioe quella che av- venne la nottc del 19 al 20 agosto del 1787 nei dintorni di Como, favorisce una tale supposizione, essendoche quel temporale incominciava alle due pomeridiane e seguiva a mormorare fino alle dieci, alle undici, a mezzanotte e piii oltre ancora, sopra questo e su quello de'vari luoghi sui quali si venue scaricando. II Volta clie descrivc questa tempesta, i cui grani egli calcola del volume d' uu novo di gallinaccio e del peso di 3 oncle di Como, nota la circostanza del lungo rumoreggiare del temporale siccome favorevole alia sua teoria sulla formazione della grandine, che il nostro socio riassumc nei se- guenti ternuni. « I primi rudimenti dei grani di » tempesta sono vapori congelati dal freddo che « nasce in alto dell' atmosfera, prodotti dalla forte » evaporazione dei nugoli. Quegli cmbiioni o nu- » clei nevosi della tempesta nuotano fra due nubi » cariche di varia elettricita, e pero sono alterna- » tamente attratti e respinti dall' una all' altra, la )) qual cosa dee cagionare un ballo spaventoso di w miriadi di nuchii. Quesli nuclei danzando attra- M vei'sano un' aria frcdda c vaporosa, ondc avvieuc )) clic i vapori s' attaccano e si gelano atlorno ai » nuclei medesimi , ossiauo primi rudimenti della » tempesta. La successiva pvecipitazione e congela- )) zione del gas acqueo sopra i primi granellini » della gvagnuola e la causa, a detta del Volta, )) deir ingvossamento dei grani medesimi. Ammesso » questo principio, torna indispensabile e legittima )) la conseguenza clie 1' aggrandirsi della tempesta » sara pvoporzionale alia durata della dauza clet- » trica; la quale produrra inoltrc un fracasso im- » menso ed assordante a motive degli urti violenti )) e conlinui ai quali saranno in balia i grani sal- » tellanti fra i nugoli tempestosi. E noi predire- » mo dal muggire delle nubi essere immineatc il » rovinio della grandine, e dalla lunghezza del ru- » morcggiare predirerao la massa cd il volume dei » grani ». Ma quauto la tempesta di Como e fa- vorevole all' opinione del Volta, tanto il nostro socio crede esserlc contraria la tempesta di Erba c di Villincino. a Gome mai , cgli dice, potrebbesi )) spiegare il piccolo divario cbe intercede fra i » grani del i^Syaquelli del 1842, se gli unistettero » nella fucina grandinosa e si elaborarono per un )) tempo non minore di otto ore, mentre gli altri » nacquero all' improvviso, e tutt' al piii in trenta )) minuti erano belli e formati? » Proposta alle considerazioni de' fisici questa difficolta, passa 1' au- 3o tore ad un altra, speltaute parimcuti alle idee del Volta sulla grandinc, non senza prima avvertire di passaggio die i monti dai quali mosse la descritta tempesta di Erba erano un tempo coperti di annosi bosclii, i quali ora si trovano intieramente distrutti, e clie per asserzione dei vecclii del paese era cola prima del diboscamento di que' monti meno frc- quenlc la grandine, circostanza clie gioverebbe al- r opinione di coloro cbe tengono il taglio de' boschi poter favorire nc' luoglii diboscati lo scoppio di questa meteora, c non senza altresi rilcvare un cu- rioso equivoco preso dall'autore, qual ch'egli siasi, deir articolo Grele nella Enciclopedia Metodica, il quale ricordando la descrizione del Volta della so- vra indicata tempesta, scambia i dintorni di Como in quelli di Roma, 1' anno 1787 ncl i8oy e le uova di gallinaccio in quelle d' un polio comune. Questa scconda difficolta mossa dal nostro socio alle teorie mcteorologiche del Volta spetta alia causa dalla quale il gran fisico ripete il vento freddo e secco che spcsso succcde ai temporali grandinosi. Imma- gina il Volta clic un gran volume d' aria di piii railioni di tese cubichc , culla c laboratorio della grandine , divenga pel freddo s'l condensato e pc- sante da vincere la rcsistenza dcU' aria sottopo- sta , e quindi scendere fino a toccarc la superficie terrestre, dove giunto. distendendosi in tuttr le di- rezioni, generi il veuto, il quale non puu esscrc clie freddo ed asciutto , perch(^ proveniente dal movi- mento d' un' aria la quale , siccome appartenente alle altc regioni dell' atmosfera ^ naturalraente fred- da ed asciutta, e freddissima, siccome stata sede e officina della grand inc. Ma sembra al nostro socio, clie animettendosi questa ipotesi del Volta, conver- rebbe altresi ammettere uell' aria delle regioni su- periori un immenso abbassamento di temperatura non facile a supporsi. « lo prcndo ( cgli dice ) » un'elevata regione dell' atmosfera , e a quell' al- » tezza, in cui, a parere del Volta, soglionsi crearc )) i temporal i grandinosi, e p. c. sia ella corapresa » tra I'altczza di lo^ri e quella di 1089 tcse sopra » il livello del mare. Questa colonna aerea avra » la grossezza di 17 tese e corrispondera alia » pressione d' una linoa di mercurio. La sua tem- » peratura sara prossiraamente in estate di 12 gra- » di R. Verso la superficie della terra, p. e. a 99 » tese sopra il livello marino, pi*endo una colonna » d' aria di egual peso, e questa non avra che i4 n tese di grossezza. Tengo cbe in corrispondenza alia » temperatura della regione superiore, la colonna )) inferiore dia la temperatura di 23 gradi R. Am- » metto in fine clie 1' aria atmosferica si dilati » della 1^2 1 3' parte del suo volume per ogni grado » del termomctro di R. od ottantigrado. Con que- 3a » sti elementi e facile il riconoscere che le due co- » lonne d' aria stanno fra loro in riguardo alia » densita nel rapporto di 1 4 a 1 7. Converra dun- )) que clie il freddo tanto costipi 1' aria supcriore )) che acquisti una densita eguale a quella della » colonna inferiorc onde possaprecipitarsi dall'alto » insino al suolo. Ora per una tale condensazione » non si ricliiede meno di un freddo di ■ — • 3^*^ di » R. e lo stesso abbassamento di temperatura e » pure ncccssario sc non si pigliano Ic colonne cbe » di 10 tcsc di altczza , come fa il Volta. Che sc « immagineremo avvenirc il teraporale in una re- » gione piu elevata dell' atmosfera , ad un' altczza )) p. e. di 1 34 1 tesc ( il die non c contrario alia » verita ), dove il calorc puu valutarsi di 5 gradi, )) in allora il freddo occorrcntc per condensar 1' aria » al punto cbe discenda in prossimita della terra, » diverra ancora maggiore c andra oltrc i /[o'^ sotto » zero, cbe e la temperatura d' invcrno delle region! » polari, o del globo intero, se vcnisse a mancare » I'astro sovrano del nostro sistema planetario. Non » e agevole il conccpire un si forte abbassamento di » temperatura. D' altra parte 1' aria cbe cade, ve- )) nendo continuamente riscaldata da quella cbe at- » tra versa, diminuiscc ad ogni istante la sua gra- )) vita speciGca ; eppero non vedesi cbiaro com' ella )) possa giungere sine alia superficie terrestre. Che 33 )) se mancasse il tempo al riscaldauiento, in questo » caso r aria superiore giungendo al suolo, sarebbe » piu fredda clie solitamente noa si trova ». Soggetto non meno importante della grandine alle meditazioni della scienza e la tromba , feno- meno spaveiitoso, non infrequentc sul mare, e per buona ventura rarissimo sulla terra, del quale, al- lorchc; in questa succede, i fisici di ogni eta furono sempre solleciti di udire gli effetti, 1' estensione ed il corso ed ogni altro particolare che valga a ri- muovere il velo che tuttora uasconde la sua crca- zione. II perclie, ucU' intento di fornire a quest'uo- po materiali alia metcorologia, pavve al nosti'O socio d'aggiungere alia dcscrizione alia tempcsta di Vil- lincino e di Erba la seguente della tromba terre- stre che il giorno 2 5 maggio dell' anno presente percorse la provincia bresciana fra Travagliato e Lograto, e che dopo quella che avvenne in Roma nel giugno del 1749? sulla quale un intero libro fu scritto da Boschovich, e la sola che sia con ri- cordevoli e mirabili effetti sorta in Italia. Al finire a un legger temporale, che dopo le due ore pome- ridiane del 2 5 maggio predetto romoreggio in qual- che parte della provincia, dando pioggia frammista ad alquanto di grandine in citta e fuori, seuza dan- no della campagna, tornava gia il sole a risplendere aU'occaso, quando nella pieve di Lograto incorain- 3 34 cio la mctcora, che annunciavasi a segui caratteri- stici ed evidenti per una tromba terrestre. Un nu- volone atro e fumante, secondoclie lo descrive I'au- tore, fu veduto sopravvenire da scirocco , il quale dalla burrascosa volta del cielo allungavasi in basso lino a toccare la terra. Figurava un cono rovesciato, che si perdea colla base uelle nubi, e radeva col vertice il suolo. II suo colore nclla parte di sotto dava nel bianchiccio, nell'alto era piu cupo e vol- geva al giallo-scuro. Mandava luce e fumo infuoca- to, quella intermessa e di tratto in tratto fuggentc. Procedeva nella direzione di nord-ovcst, camminan- do con velocita non stragrande , ma raggirandosi intorno a se stesso con mirabile rapidita. Mandava nellc vicinanze del suo passaggio un assordantc fra- casso, simile a quello cbe farebbero due o piu doz- zine di lavoratori spaccando delle legne : I'aria cir- costante era contaminata da effluvj puzzoleuti come quelli dello zolfo. Fu la pievc di Lograto il primo campo nel quale esercitossi il furore della meteora. Al lembo sinistro della strada reale che da Brescia conduce a Lograto fu svel to dalle radici, con isca- vamento di terra alP intorno , un pioppo dell' al- tezza di 8 metri e della grossezza di 60 centimetri. Un mezzo miglio piu oltre, andando verso al Lo- dino, fu sbarbicato e atterrato un gelso di 40 cen- timetri di diametro : altri quatti'o o cinque, fra i 3$ quali uno di conskloi'abile granJezza , ue I'urono sveiti aWe Campagjiole J dove ad uu altro fu spezzata e portata via la corona : di altri dodici gelsi gran- diosi in linea retta piantati in uno di que'campi, la meteora ne schianto due dclla fila, poi saltando fuor d'ordiue, avventossi all' ultimo, investillo e gettollo a terra. Nello stesso campo devasti una siepe d' ontani che lo divide da un prato contiguo : in questo punto sperperi , sollevL) , porlo via per r aria alcune miglia lontano quanti mucclii vi si Irovavano del fieno falciato , ondc il piano vedevasi tutto ingombro. Aumentando d'impcto il turbine a misura clie trova ptu forti e oslinati gli ostacoli, nel campo Cavalli, abbattutosi in un filare di piop- pi di altissimo fusto, due di sterminata mole^, oltre ad un robusto e vegcto ontano, ne sbarbica e alterra ; d' altri scavezza i rami, d' altri piega il tronco for- temente verso terra uella direzione del suo corso , sovr" altri porta e depon'e fiocchi di fieno, che ne pendono ondcggianti nell' aria. Nei cam])i addetti alia cascina Colombara sbarbico la meteora mollis- simi gelsi di gi'osso diametro, saltando tra le file da uno in altro senz'ordine: alia cascina scommise e ro- vescio Ic tegole di un fenile lungo preso a 36 fne- tri e largo 1 8, delle quali ne infranse e trasporto a poclii passi un buon migliajo verso oriente. In alcuni luogbi piu olti'e, verso Travagliato. le foglic 36 di pai*ecclii gelsi furono lasciale come battute da orribile tempesta , ed alcune piante imbi-attate di terra : in altri luoglii il terreno fu sraosso e scava- to. A Travagliato la gente, ingannata e atterrita dalla luce e dal fumo della tromba cbe batteano sovra certo vicino fenilc , crcdette che aU'edifizio si fosse appiccato 1' incendio ; e fu suonato a stormo. Procedendo da Travagliato verso S. Maria, in alcuni de' campi che s' incontrano , quindici gelsi furono svelti e distrutti, in un altro ne furono rovesciati dodici d'uua fila, fra cut la tromba trascorse per salti, in un altro ne furono abbattuti piii di trenta, un pioppo ed un gelso furono rovesciati in un pra- to, ed in un campo fu un gelso balestrato alia di- stanza di oltre cento passi. Le vicinanze c i dintorni di S. Maria furono i luoghi ove facca la meteora le sue ultime prove; perocche dopo la rovina di al- cuni alberi in due fondi vicini a que'siti, la trom- ba rimisc di sue forze, e'si sciolse in un semplice uragano. Oltre questo limite infatti non si videro piante estirpate ne guaste, ma soltanto alcuni in- dizi leggeri e indiretti della meteora. Nelle campagne di Ospitaletto, di Rovato, a Gazzago, a Calino , a Passirano ed a Bornato si videro piovere dal cielo e da straordinaria altezza dei ramoscelli di pioppo di due, di tre ed anche di quattro palmi di lunghezza, e miste ai rami degli alberi volar agitate per la bur- 37 rascDsa rcgionc falde di fieno die i contadini stima- rono essere uccelli di rapina che fuggissero spaven- tati dinnanzi alia furia del vento. Oltre Calino , Bornato e Passirano non si riconobbe alcuna traccia ne dell'uragano, ne molto meno della tromba. Da questa descrizione raccogliel'autore in riassunto cbe la metcora in discorso percorse lo spazio da sette ad otto miglia geogvafiche, cbe distrusse non meno di cento grandissimi alberi, che colpiva per salti a ma- niera deU'artiglieria da campagna, che il suo cam- mino non fu in linea retta, ma spezzata , contra- riamente a quello della tromba di Roma, descritta _da Boschovich. Conchiude osscrvando dover essere il 1 843 ricordevole negli annali della meteorologia per le ti'ombc nel suo frattempo avvenute, cssendosene una veduta sul lago di Garda, che, grazie al cielo, non produsse alcun danno, un' altra nel luglio in Germania con danno di qualche villaggio della Boc- mia, una terza nel maggio in Francia con devasta- zione in trc villaggi di case, di mcssi c di grossis- simi alberi. Nel ramo della elettricila, che insiemc coUa me- teorologia presto, siccomc acccnnammo, materia ai lavori del nostro fisico, egli richiamu la nostra at- tenzione al soggetto di altre sue precedenti spericn- ze. Leggendoci nel passato anno accadcmico una sua Memoria intorno ai processi raeccanici onde si cccita 3B c nianifesta il lluido elettrico ne'corpi, ci fece co- iioscere un nuovo elettroscopio di sua forinazione , proponendolo come una delle varie applicazioni a cui lo condussero le curiosita da lui avvertite spe- rimentando relettricismo, e come atto ad indicare in un modo piu delicato e scnsibile cosi la presenza come la specie del fluido elettrico prevalente nei corpi. Ora tornando in quest' auuo sul medesimo argoraento della elettroscopia, cgli ci diede notizia d' un altro metodo oudc componc uu elettroscopio de'comuni bensi, ma d'una potenza superiore a quel- la dcgli altri istruraenti consimili neiresplorare fino air ultima e pressochd impercetlibile differenza i gradi dell' elettrico. L' elettroscopio e del geuerc di quelli che si chiamano a leva, cioe ad un solo pea- dolo, h dair inventore destinato a diminuire gli osta- coli che la gravita della materia, 1' attrito, la resi- stenza dcH'aria oppongouo al moto dell' indicatore, e viene da lui raccomandato per la scmplicita ed eco- nomia dclla costruzione. Due note, o memorie, da lui prodotto in diverse tornale versano nclla descri- zione di questo istrumeuto; delle quali la prima tratta dcU'originaria costruzione, I'altra di alcune riforme c miglioramenli da lui fattivi poscia. Alia leva di metallo solita adoperarsi piu coraunemenle, egli sostituiscc una finissima paglia di Fireuze , della lunghezza di circa quatlordici o quindici cen- 39 limelri. E questa sostenuta da ua' asse orizzontale, cte passa pel suo centro di gravita , e per conse- guenza la piccola leva si muove in un piano verti- cale. Per diminuire al possibile il peso di essa I'au- tore, a riforma della originaria costruzione, la tra- fora piu volte pel lungo con una punta di ferro arrovenlnta, siccome pure per dirainuire I'attrito, trafora collo stesso mezzo il suo centro di gravita, che prima non era che semplicemente bucato con una punta metallica non riscaldata, la quale non abbruciando, come la punta rovente, le fibbre ve- getabili, permette che queste si serrino intorno al- r asse, e favoriscano la resistenza deirattrito. L'asse, dapprima consistente in un filo di seta greggia noa piu. lungo di 4 centimetri, per evitarne 1' iucurva- tura, o catenaria, come la chiaraano i matematici, cd unto di sapone , per rendei-lo lubrico e liscio , nella riforma e sostituito da un finissimo ago d'ac- ciajo, introdotto in una cannettina di vetro, fissata con una impercettibile goccia di cera di Spagna nel centro di gravita della paglia, forato nel modo che dissimo poch'anzi; sostituzione immaginata dall'au- tore sul riflesso che, usando il filo di seta, c forsc anco d' oro o d'ottone, per corto e teso ch' ei sia, la catenaria non puo mai perfettamente evitarsi. Quest' asse e poi sorretto dai consueti appoggi coi- benti. Talc c il semplicissinio istrumento, che il 4a nostro socio, autorizzato dagli effetti ottenufinc , qualifica per esploratore in supremo grado della elettricita : aggiungendo che per soprappiii, se si temessero pur anco le piccole agitazioni dell' aria , si put) coprire la macchinetta con una campanna di vetro che ne agguagli precisamente I'altezza, e sia aperta nella sommita, onde avvicinare maggiormentc alia paglia il corpo che si cimenta. Non e da tacc- re che questo elettroscopio non e de' qualifica tori , ma soltanto dcgli indicator! della elettricita, cioe a dire del grado, non della specie di essa. Ma servono di compenso la semplicita elaeconomia della costru- zione e la comodita ond'esso si presta agli usi della scienza. » Questi semplicissimi apparccchi, dice I'au- y) tore sono nati fatti per agevolare 1' esplorazione » deir elettricita in qualunque luogo e stato. Ag- w giungete all' elettroscopio a paglia un disco di ot- » tone, ed un altro di cuojo, isolati, i quali si pos- « sono stropicciare, il primo col taffetta, il secondo » con fellro da cappcllo, e avrete a buon mercato »> tutto che occorre per ispiare I'elettricita statica, » e per crearla come piu vi talenta, sia che vi » piaccia di elettrizzare i corpi per eccesso o vi ag- j> grada di clettrizzarli per difetto. Mediante que- » sti miei apparecchi , chiunque e a portata di il ripelere c variare una lunga serie d' espericn^c » elettrjche >». 4i Allelic il dott. Paolo Lanfossi colla sua Memoria suUa difficolta di ben delerminare le specie torno in quest'anno sovra materia in altro tempo trattate. Alia difficolta di ben discernere le specie ornitolo- giche (alle quali egli restringe la sue considerazioni) era da lui gia stato accennato fin d'allora che trat- tando delle motacille , avea preso a mostrare che pcft'ccchi di questi volatili, appartencuti al generc budytes di Cuvier, benclie sieno da alcuni conside- rati come altrettante specie distinte, non sono clie una varicta della specie medesima, cio6 della mo- tacilla flava di Linneo , clie h la nostra comune. Ora da una particolarita della scienza allargando il suo assunto al generale della ornitologia, prese a divisare le cause principali che possono indurre in errore nella determinazione delle specie coll* al- ternarne i caratteri, mostrando come le alterazioni possono essere tali da illudere gli stessi piu esperti cmitologici, facendo loro vedere diversita di specie dove non sono che varieta d' individui d' una specie medesima. La prima di tali cagioni consiste, secon- do I'autore, nel cambiamento di livrea che subiscono gli uccelli nei successivi passaggi di eta in eta, cioc da quella di novcllo a quella di giovane, d'adulto e di vecchio. Fra le quali quattro eta, benche le livree della giovane e dell'adulta sieno generalmenlc e bastantemente conbsciutc per non lasciar luogo ad 4-2 cquivoci, lo slesso non puo dirsi, almeno per molte specie, dell'altre due, e cio percli^ quanto ai vecchi per essere oltre lo scarso loro numero di somma scal- trezza, e quanto ai novelli, per la difficolta de'luo- ghi in die annidano e pel divieto della caccia nei tempi della nidificazione, dcgli uni e degli altri se ne prcndono assai pochi; dal che avviene che se tal- volta, come dice I'autorc n si prendc qualche fn- n dividuo vecchio insolito a vedersi, sebbene ap- 55 partenga a dellc specie piu. comuni, tuttavia la » notabilissima differenza d'abito ^ capace di sor- 'j prendere anclie gli ornitologi piii esperti. Che se " vi concorre qualche disparita di corporatura, co- n me d' ordinario presentano i vecchi a pai-agonc » de' giovani, in allora le apparenze vesteudo carat- M tcri di molta importanza, ^ difficile assai che non n vcnga dichiarata una specie diversa. Lo slesso pu6 5' accader bcnissimo venendo preso qualche novello 5' non ancora ben conosciuto ». Cio eh' egli sog- giunge, e che noi, costretti dalla materia, riferiremo lestual men te, serve a provare coll' esempio del pas- sere uostrale la possibilita del primo caso, e quella del secondo coll' esempio del regoletto comunc, ossia fiorancino. » Rechera forse meraviglia (egli dice) che » del passere nostralc (Jlingilla cisalpiiia Tenim. ), « cosi frcquente nelle nosti-ecitta e borgatc, e che in " alcuncdi esse non solo pieno di confidenza passeg- 43 n giii per le con trade, ma penetra perOno nelle case, » sieao anJate iaosservate alcune livree. Pure la » cosa e cosi. La livrea del veccliio , per csempio , n sembra che sia sfuggita anche agli ornitologi piu « diligent! ; poiche il celebre Teuiminck , il quale » neir opera sugli uccelli d' Europa rende conto » precise non solo della specie, ma della varieta c 55 riporta tutti i sinomiui de' piu rinomati autori, 55 e che descrive unitamente altre specie afflni, noa >» avrebbe mancato di farne cenno, almeao nel sc- 55 condo volume dclle aggiunte stampale a Parigi » nel i84o. E qnesta si alloutana per mode dalle » livree dell'eta precedenti, die potrebbe di leggeri » sorprendere alcuno al segno di crederla una spc- 55 cie diversa. La gola, il gozzo e tutto il petto di y color rosso marrone, come la parte superiore del- 55 la testa e la nuca, la parte alta del ventre spar- n sa di macchie ncre longitudinali , il groppone esso 55 pure di color rosso marrone , c le penne tibiali 55 nere sono caratteri di tal rilievo, che non avreb- » bero al certo potuto sfuggirc anche a chi trovasi 55 appena iniziato negli studj ornitologici. Ma come 55 mai, potra dire taluno, non e stata osservata? Lo 55 scarso numcro in generale degli individui vecchi « e la naturale scaltrezza della specie, come ad 55 oguuno e nolo, per avvedersi dcgli agguati, saran- '5 no probabilraente i motivi pei quali se ne pren- 44 yi dono assai di rado; per cui txorx essendone forse " mai capitato alcuno 'nelle raani di clii avrebbe r> potuto farlo conoscere, tale singolare livrea ri- 5? masc ignota. Due soli individui , in tanli anni » clie mi occupo di ornitologia, ne lio potuto vedere, » uno dei quali venne preso nel dicembre iSSy, e 5> I'altro nel gennajo i838, correndo un' invernala » talmente nevosa, chc riusci pei passeri di straor- » nario flagello. Nou e poi a credersi che siffatta » livrea si manifesti tutto ad un tratto; ma si va 5j preparando fino dalla prima muta dellc pennc, >» e progredisce regolarmente colle successive eta in- » termedie. Difatti nel mascbio giovane, cbe pre- j? sentasi colla gola, gozzo c petto neri, se si osser- 5j vano le penne ncre laterali del petto, col soffiarle » a rovescio , si vedono, irregolarmente bensi, ma » gia maccbiate di color rosso marrone nella parte 5' di mezzo. Se poi si osservano altri mascbi piii n vivacemcnte coloriti, cbe sono gli adulti, tale co- v> lore si scorge chiaramente manifestarsi ancbe sen- " za soffiar le penne a rovescio, c dilatarsi piu o n meno ancbe al gozzo cd alia gola. Ma non solo y> il mascbio; la femmina veccbia istessa prcsentasi » con una livrea cbe la allontana per modo da » quella delle eta precedenti, cbe a primo aspetto la 55 farebbe credere tutt' altra specie, Essa conviene 5' precisamente nci caratteri colla femmina della 45 " friiigilla hispaniolensis, clie il sig. Temminck de- » scrive nel primo volume delle aggiunte aU'opera » sua citata. La parte superiore della testa e la yt nuca sono di color bruuo assai piu scuro che » nella femmina giovine e nell'adulta; la striscia 5) sopraccigliare, che e giallastro-ceciata, e accompa- » gnata al di sopra da un'altra di color rosso mar- » rone bruuo che con quella si esteudc dal di dic- n tro dcll'occliio fin verso la nuca, laddove nelle 55 precedenti non se ne scorge che a stcnto una leg- j» gerissinia traccia, i lati del collo sono di color » rosso marrone chiaro in vicinanza della nuca, » mentre in quelle sono di color bruno nerastro ; » il gozzo presenta una larga macchia nerastra de- » cisa; le piccolo copritrici superiori delle ali sono j» di color rosso marone, essendo nelle altre eta » bruno-nerastre, e le peune del dorso hanno la » parte esterna di color rosso marrone chiaro, ten- » dente al color Isabella, come le marginature ester- 55 ne delle grandi copritrici e delle ultima remiganti 5) secondarie , mentre nelle eta anteriori non ne » hanno che una leggera tinta, meglio riconoscibile 55 nell'adulta che nella giovaue ; finalmente il petto 55 e di color cenerino , tendente al color Isabella n gialliccio, con leggerissime traccie di macchiuzze n longitudinali. La statura poi, nella stessa manie- » ra che quella del maschio vecchio, e maggiore. 46 » delle eta clie di quella precedono; cosi lo e piirc » nella femmina. Anche di queste ne sono state » prese nell' invcrnata i83j-38. II nostro passeve » comune pertanto non solo presenta le principal! j> successive livree, ma sotto quelle dell' innoltrata » veccliiezza tanto il maschio clie la femmina dif- M feriscono talmente da poter facilmente sorpren- » dcre ed indur alcuno in errore. Passando dal 55 passere al fiorancino, e veduto come il prirao » possa trarre in inganno coUe livree dell'eta piu » avanzata, vediamo come cio possa av venire colla 55 livrea del novello riguardo al secondo. II fioran- 55 cino, o regoletto ( regulus vulgaris F'ieilL), comu- " nementc conosciuto col nomc di stcUino. i un y> piccolissimo uccello, del quale sobbcne non s' igno- 55 ri la dimora estiva e la nidiflcazione, scmbra pero 55 che non sia stato esaminato abbastanza nella pri- » ma eta, cioe quando ticne ancora I'abito con cui 55 e uscito dal nido. E quantunque il signor Tem- 55 rainck cd il profcssore Savi ed altri ornitologi 55 ne facciano cenno, tuttavia le notizie che se nc 55 banno bisogna dire chc sieno insufficienti per 55 impedire che avvengano delle illusion i: ne io bo 55 mai potuto fare sui medesimi delle osservazioni 55 diligenti , esscndo assai raro clie da noi se ne 55 prendano in tale livrea durante il tempo di cac- 35 cia. Un individuo solo che mi vcnnc fatto di ve- 47 * dere, state pi'yso ai primi di settembro del 1 84o, n avea sulla testa una striscia verdastra longitudi- 55 nale nel mezzo , accompagnata da una parte e 55 dall'altra da una strettissiuia striscia gialla, quin- 55 di da un'altra striscia stretta nerastra : in quanto » al resto no'l vidi differirc dagli altri che si pi'cn- » dono coniunemenle. Questo iiidividuo, a giudicar- 5» ne dalla descrizione riportata dal sig. Tcmniiuck y> nel secondo volume delle aggiunte del suo nia- n nualc, convicne nei caratteri col regulus modcstuSj » specie formata ultimamentc dal celebrc ornitolo- » gico inglese signor Gould, e pubblicata nella sua » grandc opera sugli uccelli d'Europa. Le trc stri- » scie giallc die scoi'rono longitudinalmente la » parte superiore della testa, delle quali quelle » di mezzo di un verde giallasti'O, esscndo decisa- » mente gialle le latcrali, il verde olivastro cbiaro 59 delle parti superior! del corpo. il bianco verda- 5> stro delle inferiori e le bordature delle pen- n ne, delle ali e della coda colle due striscie at- 5» traverso delle ali di color giallo pallido, che lo » caratterizzano, lo avvicinano anclie per modo al- 5! r individuo novello del comunissimo regulus vul- » garis da me osservato, che sembrano fare al tem- » po stesso il ritratto di questo medesimo. La sta- » tura in oltre qualche cosa minore del nostro n regoletto, che a quello viene attribuita. ed il becco 48 » anziclie nerastro, bruno siccome.i piedi, concor-' » rono sempre piu a farlo credere per un novello. » Confondcudosi adunque il regulus modestus per 55 molti caratteri coi novelli del regains vulgaris _, " ragion vuole che debba riguardarsi come specie » dubbia; tanto piii cbe I'erezione di tale specie » non riposa chc sull' esamc di un individuo solo. » Questo fatto pertanto, come ognun vede^ pare che 55 dimostri abbastanza come possano darsi dei casi 55 nei quali anche la livrea dei novelli, non bene co- 55 nosciuta, sia capace di dar luogoadelle illusion! 55. La seconda cagioue d' equivoci viene dall' autore riposta nellc mute periodiche , alle quali diverse specie si trovano soggette al sopravvenire della pri- ma vera, e che sogliono produrre nel colorito dcl- r abito dei cangiamenti cosi rilevanti, che se non fossei'O conosciuti, potrebbero trarre in errore anche i pill espcrti naturalisti. Del quale fenomeno pos- sono essere esempi la cutreltola bianca ( motacilla flava Linn. ) e la cutrettola gialla [motacilla mela- nope Pall. ), i cui singolari cangiamenti di abito sono I'albinismo ed il melanismo perfetti e regolari, che periodicamente si riproducono. Ma e la muta periodica c gli effetti che ne risultano essendo ab- bastanza conosciuti, I'autore fa soggetto di speciale considerazione quella muta straordinaria delle pen- ne, il piu delle volte parziale, cui soggiaciono alcuni 49 iridividili all" arrivarc della primavera , e chc, per distinguerla dalla muta periodica anzidetta, egli de- nomina muta suppletiva. La qiial muta, per essei'e diversa dell' ordiuaria e conosciuta, potendo essere per avventui'a sfuggita alle osservazioni degli orni- tologi , puu indurli a falsi giudizj. Le circostanze atte a produrre questa muta sti-aordinaria potreb- bero verificarsi. a parer dell'autore, in quegli indivi- duidigioviue eta, iquali, operessere nati sul decli- nare della state, e quindi sopraggiuuti da ua invcrno anticipato, o per altra insolita cagione, non abbiano potuto carabiar per intero il vestito antecedente. la tali circostanze seinbra dover trovarsi il nosti'O pas- sere comune [fringilla cisalpina ) per questo ch' egli nidiGca anche a stagione tanto iunoltrata, che si trovano spesso dei novelli da nido anche sul finire d'agosto, ed in certi anni nou e cosa rara die s' in- contrino alcuni individui durante 1' inverno ancora vestiti dellabito con cui sortirono dal nido. Ma se per questc considerazioni la cosa si rende nel pas- sere comune soltanto presumibile, e poi dall'autorc dimostrata col fatto d' un individuo maschio del- rOrtolano dei canneti {cmberiza schoeniclas Liiiti.) detto coniunemente spionsa. Quest' individuOj stato preso verso la meta di marzo del i84o, e dall' au- tore posseduto, che per certi caratteri appariva gio- vine, aveva in corso di muta delle penne di varie 4 parti Jclla testa, come diniostravano diverse di esse ancora incannucciate , sparse qua e la , e special- mente ai lati del capo e della gola. Le nuove peu- ne sviluppate pareggiavano talmeute il nero ed il bianco dclle vecchie autunnali lasciate alio scoperto dal corrodimcnto seusibilissimo dei margini, clie for- mavano una sola ed omogenea coloritura. Una tale mutazione estemporanea delle penne basto a fornir- lo di una livrca non sua , e ad occultarne 1' eta , presentandolo adorno alia testa, al coUo, alia gola, al gozzo cd al petto della livrca de' veccbi, mentre non ne avea gli altri caratteri corrispondenti. Con- siderando attentameute qucsta alterazione si vede chc va di pari passo con quella clie produce la muta periodica di primavera nelle eta intcrmedic di quelle specie che vi sono regolarmente soggette, j essendoche 1' albinismo ed il melanismo, che hanno luogo per successionc regolare in quesle specie, non vennero nell' individuo in discorso messi in campo se non se con un maggior grado di forza, che con- servando in tutto i caratteri della specie, fu capace sollanto di occultarue 1' eta. » Ora ( osserva I'auto- 5' re) se una muta suppletoria di non molte penne » sparse qua e la e capace di tanto, e ragionevolc y> rargomentare che possa facilmente svilupparsi » altera to il colorito in alcuno di qucgli individui » che per qualchc straordinaria causa non arrivano 5r f) aJ effettuare regolarraente la muta iu autunno. j» Quindi ognuno vede quanto sia facile uno svi- » luppo eccedente di nero o di bianco in quelle J) specie che lo presentano gia naturalmente nel co- » lorito, od anche una irregolare ed insolita distri- 55 buzione dei medesimi, e percio capaci di cagio >» nare qualclie sorpresa »>. Ma se I'albinismo ed il nielanismo sono il risultato delle mute periodiche e supplctorie, lo sviluppo si dell' uno come dell'al- tro sono del pari effetti della influenza del clima; con questa differenza soltanto, che se nel prime caso compariscono sulle livree degli uccelli solamenle in istato di maggior intensita quando la muta e cstem- poranea, e piu o meno perfetti con regolare avvi- cendamento quando la muta h periodica, nel sccon- do caso vi si mostrano ora in istato perfetto ed era modificato , talvolta generali e tal altra parziali , quando sui giovani e quando sui vecchi. Cotali ac- cidenti dell' albinismo e del xnelanismo, derivanti dal clima fanno si che 1' autore riconosca anche nel clima, una terza cagione d' illusione e d' equivoci nella determinazione delle specie, inteso per clima il risultato della distanza de' paesi dall' equatore, della loro altezza sopra il livello del mare e della particolare natura del loro suolo. Il che a mostra- re, premesso csscr necessario a conoscere 1' influen- za del clima dc' varj paesi sui cnlorito dcgli uccelli 52 fl' aver riguardo al niodo con cui le specie vi si tro* vano sparse, considerando altresi se siano migratrici o stazionarie, ed avvertito, siccome fatto risultante dalla osservazione, clie nei paesi meridionali il co- lorito delle penne riesce generalmente piu netto e deciso clie ne' climi freddi, e clie, tranne alcune po- che eccezioni, i climi caldi c submarini favoriscono lo sviluppo del melanismo, mentre i freddi e lon- tani dal mare sembrano invece piu favorevoli al- ralbinismo, egli viene al particolare degli esempi, scegliendo tra le molte specie clie si trovano piu comuui sopra quasi tutto il continente europeo la cutrettola di primavera ed il passere comune, la prima migratrice, il secondo stazionario. E per quan- to spetta alia cutrettola di primavera ( inotacilla Jlava Linn. ), richiamate le considerazioni da lui esposte nel proposito di essa in altre sue memorie da noi gia riferite in questi Commentarj ( V. Com. deH'Ateneo per gli anni i84o - ^i), soggiunge al- cune comunicazioni riguardo alle motacille clie si trovano nei contorni di Trieste, fattegli dal celebre ornitologo viaggiatore signor Natterer, dalle quali Irae nuovi argomenti in conferma della sua gia enunciata opinione, che pareccbi di questi volatili creduti costituire altrettaute specie diverse non sie- no che varieta d'un' identica specie, e deduce esser ci6 proveniente dall' influenza del clima. Le comu- 53 iiicazioui del Natterer portauo clie questo natura- lista tra gli individui dalui osservati nei contorni di Trieste noii ue vide mai alcuao clie avcsse la testa gialla, ma bensi molti clie avevano bianca tanto una lieve striscia sopraccigliare che la gola, e pochi che aveano la gola di color giallo-citrino, che una tale specie, cgli la crede una vax-ieta mediten-aneo-borcale della motacilla Jlava, facente passaggio alia piu au- strale motacilla melanocephalaj cbc se si trovasse la motacilla feLicggii coUa testa giallo-citrina, qucsla egli la crcderebbe la motacilla citreola di Pallas. La » motacilla feldeggii adunque (cosi deduce I'autore) » presentandosi coUa gialla, diventa un chiai-o pas- » saggio alia mclanocephala. Avendo poi altrcsi » qualchc lieve striscia sopraccigliare bianca, viene » a confermarsi cbe la motacilla foldeggii divienc »j anclie il passaggio alia motacilla Jlava. Pare quin- »! di clie vi sieno tutte le prove per poter credere fon- » datamente che la mo lacilla feldeggii ^ la cinerco' K capilla e la melanocephala, non sieno specie di- » stinte, ma semplici varieta della motacilla Jlava » di Linneo, prodotte da scherzi di melanismo piii » o meno sviluppato; delle quali la cinereocapilla » essendo la meno variabilc, potrebbe giustamentc w riguardarsi come razza particolare dovuta al cli- M ma d' Italia. Siccome tra gli individui della mo- " tacilla feldeggii che io coascrvo . stali presi in 54 n Lombardia, ne possiedo uno che lia la parte sxi^ » periore della testa sparsa di molte peune bianche n miste ad altre giallo-citrine, cosi avendorai fatto n sapcre il signor Natterer cbc se io avessi trovata » questa motacilla colla testa giallo-citrina , in tal ca- » so egli la crederebbe la motacilla citreola di Pallas, » il dubbio clie rimaneva si rende talmente vicino >) alia certezza, cbe si andrebbe piu lontani dal vcro « col ritenere la motacilla citreola specie propria, •5 anzich(i varieta della motacilla Jlava superior- » mente nominata. E la sua stessa rarita pare clie » concorra a confermarlo, e a dimostrarla, come io » aveva gia annuuciato, provcnire decisatnente da » quella modiflcazione gialla dell albiuismo di cui » tenni gia altre volte discorso. Quindi in quella » maniera die uno sviluppo perfetto di melanismo » alia testa distingue la motacilla melanocephalaj m il citrinismo cefalino perfetto caratterizza la ci- 55 treola, e se il melanismo produce una razza co- "■> stante nella cinereocapilla, uu'altra razza egual- 55 mente costante produce il citrinismo nella flaveo- 55 la, le quali vcnendo poi insensibilmente unite per 55 gradazioni intermedie alia motacilla flava di Liu- 55 neo, fanno s\ che questa possa con tutto il fon- « damento riguardarsi come il loi'O tipo comune. 55 Ecco pertanto come questa comunissima specie » migratrice presenta un cliiarissimo esempio della 55 r> poleule iailueiiza clie il clirua do' pacsi esercita » sul colorito degli uccelli; ed in qual modo il yi vario sviluppo e le modificazioni dcU' albinismo » e del melanisrao, che ne sono d' ordinario 1' ef- y> fetto, possano siffattamente mascherarla da farle » perdere i caratteri proprj, ed acquistarne degli » altri lotalmente diversi n. Del passcre cotnune, del quale procede I'autore a parlare, fanno gli or- nitologi tre specie diverse, cioe Xa Jriiigilla dornc- slicaj la fringilla cisalpina e \a. Jringilla Jiispanio- lensis. Ma qiicste pretese divcrsita di specie cssendo ixnicamente dcsuute dalle diffcrcnze di colorito, c queste a cio restringendosi clic la Jringilla donic- stica ha per caratlere distintivo la parte superiovc dclla testa di color cincrino, la cisalpina la parte raedesima di color rosso marronc, e V hispaniolensis il dorso ncrcggiante e delle maccliic nere sulle pen- ne dei fianclii, mentre tulte e tre in tutto il resto perfettamente convengono , ed inoltre ciu non ha luogo die nci maschi ed adulti, non prcsentando ne le t'emniine, ne i novelli modificazioni notabili di colorito, come risulta dalle descrizioni che se ne danno (Temminck Man. lorn. I. pag. 352. — Savi Op. torn. II. pag. io5. ), I'autore, considerate che le abitudini in tutte e ti'c queslc qualita di volalili sono per autorita d'insigni ornitologi perfettamente le stesse (Temm. III. p. :i5j. Savi Op. II. p. io6, 107.). 56 toglie a (limosLrare come le accennate differenzo di colorito , sulle quali unicamente ^ fondata la distiuzione di essi volatili in tre specie, possano es- sere non altro che un semplice risultato del clima,. non altrimenti clie le differenze osservate nella cu- trettola di primavera. II che egli fa prendendo ac- curatamente ad csame le condizioni dei luoghi dove le tre pretese specie particolarmente s' incontrano. Da quanto dicouo gli ornitologi su questo propo- sito si raccoglie che \a fiingilla domestica si trova sparsa sul continente eiu'opeo della Francia setten- trionale fino alle regioni del cerchio artico, mentre nella Francia mcridionale ed in tutta 1' Italia s' in- con tra comunemente lajringilla cisalpina e progre- dendo ancor piu verso il sud, toccando le regioni submarine e le isole del Mediterraneo, si trova fre- quenle \a fringilla hispanioleiisisj che abita pure in Egitto ed in varie isole dell' Oceania. Ma I'autoro, ancorche riconosca che la distribuzione geografica di queste tre fringille sia tale, e che questo motivo, unito ai caratteri del loro colorito, possa apparii-e abbastanza forte per farle considerare come specie distinte, osserva nondimeno che se i detti limiti appariscono in grande, e se le descritte varieta di colorito sembrano corrispondervi, cio non risulta coslante quando si esaminino le cose piii da vicino e con maggior atteuzione. E gia quanto alle due 57 prime, la domes tica e la cisalpina, egli trova che si r una die 1' altra non abitano solamente cntro i confini indicati , ma che la domestica secondo lo stesso Tcmminck trovasi anclie nella Fraiicia me- ridionale, nel Genovesato e nella Dalmazia, non h straniera al Piemoute, e venne auclie trovala nella provincia di Treviso ; la cisalpina e sparsa nell' Illi- ria,efu veduta perfino nei contorni di Klagenfurt; ed ii poi annoverata unitamente alia domestica, nel di- zionario ornitologico del Mayer. II che essendo, que- ste dueyrmg^/V/e trovandosi assai lungi dai limiti che sembrano separarle, lasciano gia dubitare che Ic disparita de' climi non vietando ad esse di vivere in paesi assai lontani, restringano piuttoslo la loro azione sul colorito, pi'oduceudo quelle modificazioni che danuo loro apparenza di specie diverse. Due individui della fringilla cisalpinaj stati presi nel territorio bresciano I'uuo nella primavera del i838, r altro sul finire della state del 1839, concorrono ad avvalorare questa considerazione dell' aulore. II primo avea nel me^zo della testa una macchia di color cenerino-piombato chiaro, formata dalle pcn- ne, che avendo la base cenerino-nerastra come le altre, erano di color rosso marrone nel mezzo lungo lo stelo, ma piu dalla parte esterna, ed erano ccue- rine lateralmente ed alia cima. Aveva iuoltre una sottile striscia nera, che partcndo dalle redini, scor- 58 leva solto I'occhio, e separava il bianco della re- gione auricolare; cd avea la gola, il gozzo e la parte media del petto di color nero intenso, coUe penne marginate sottilmente di bianco. II secondo aveva una somigliante macchia cenerina ncl mezzo della testa, ma un poco meno appariscente; portava an- ch' esso una soltile striscia nera, cbe scorreudo sotto rocchio, limitava il bianco della regione auricolare; ma aveva il nero del petto che si estendeva molto dai lati, ed aveva di piu i fianchi di color nera- strOj con maccbie longitudinali rosso- ferruginose. Nella macchia cenerina della testa che presentano (jucsti due individui, ravvisa I'aulore un evidente passaggio dalla Jl'ingilla doinestica alia ctsalpiiia , c il manifestarsi cbe fa il i-osso nel mezzo delle penne vicino alio stclo, opina che sia il prime gra- de di passaggio dal cincrino all' intiero color rosso, c cbe, secondo le circostanze del clima e la natu- rale predisposizione dcgli individui , un tale cam- biamento graduate del ciuerino in rosso svolgendosi sempre piu esteso , faccia si cbe la friiigilla dome' slica vesta il carattere della cisalpina. Osserva poi che questo fenomeno non avviene solamcnte alia testa, ma succede altresi sul gropponc, uotando che negli individui della fringilla cisalpina le penne del groppone cincrastre dapprima nei giovani, di- vengono di color rosso marrone per gradi coU'avan- % zare dell' eta; cosicche nei vecchi sono di uu rosso quasi vivace, come alia testa; del che allega ad esem- pio il secondo del sopradescritti individui, nel quale le penne cinerastre dei fianchi presentano delle macchie rosso ferruginose. In questi passaggi di colorito pertanto, nella identita delle femmine e dei novelli, nelle uniformita delle abitudini e nel tro- varsi queste Jringille miscliiate assieme negli stessi brancLi nella Fraucia meridionale, nella Liguria e in Dalmazia, come asserisce il signor Temminck, e finalmentc nella incertezza in cui lo stesso Tem- minck, dopo averne nel primo volume della sua opera sugli uccelli d' Europa fatto due specie di- stinte, mostrasi poscia sulla loro differenza nel terzo volume dell' opera medesima ( V. T. III. p. 222 ), r autore ravvisa un complesso di prove sufficienti a dichiararla una sola ed identica specie. Nel sin- golare fenomeno poi del cambiamento del cinerco delle peune in rosso ferrugiuoso ed in rosso mar- rone che presentano questi comunissimi uccelli , e ch' egli distingue coUa denominazione di rubigini- smOj ravvisando una modificazione di mclanismo loi'O propria, da cio deduce coincidere nella specie colle due Jringille di cui parliamo anche la hispa- niolensisj stabileudo cbe il colore nerastro di quc- sta fringilla non sia che il rubiginismo stesso pas- sato a melanismo per le circostanze piu attivc del 6o clima meridionale , c clie quiiidi ella noii possa essere in sostanza che una varieta della cisalpina, la quale cssa pure non essendo, per suo avviso, che una varieta della domestica, ne seguirebbe che tutte e tre non fossero che varieta di un'identica specie. L' eta degli uccelli pertanto, le mute pei-iodiche e le suppletorie, il clima e lo svolgimeuto dell'albi- uismo e del melanismo colle loro modificazioni sono, secoudo I'autore, altrettaute cagioni che, agendo potentemente sul colore delle peune, danno luogo a raille difficolta nella giusta determinazione della specie. Ma queste cause non sono le sole per esso indicate; poiche altre ancora cgli ne aggiuuge, con- sistent! neir albinismo delle unghic, ncl melanismo del bccco, e in qualche insolito aumento nella so- stanza cornea di questo, che il porta fuori alcuna volta dalla sua forma normale. L' albinismo delle unghie, cgli acccnna d' avcrlo osscrvato nella loxia curvirostra e ncl tardus mcrula^ e di tenere altresi per probabile effctto dcU' albinismo il carattere delle unghie bianche ed auche giallo, assegnato dal Tem- minck al/alco tinnunculoidcs ^ che il prof. Savi, il quale nc ha molti osscrvati, asserisce avere le unghie bian- chiccie. II melanismo del becco cgli dice esser quelle che d' ordiuario apparisce periodicamente in pri- mavera, e die accompagna la livrea estiva di parec- chi uccelli, quali .sono V cmberiza schoeniclus . la hi J'ritigilla cisalpinn^ ia fringilla caniiabina, e consi- derando il ceruleo del becco del fringuello coraune ( Jringilla coelebs ) come una modificazione di me- lanismo, lo denomina cilcstrinismo. Ma queste cose essendo conosciutissime, egli le accenna di volo, e fermasi invece a parlare diffusamente del gonfia- mento clie pi-esenta il becco dell' emberiza palustris descritta dal pvof. Savi. Sembi-andoci importanti alia scienza le sue osservaziom in tale proposito , noi crediamo far cosa utile riportando, siccome fac- ciamo, trascritta per intiero questa parte della nie- moria. (( Questa emberiza che aprl il campo a dci » disparcri di non piccolo rilievo, e clie diede luogo » a discussioni fra i migliori ornitologi dei nostri » tempi, se si considei'a da un lato, non potrebbe » essere disgiunta dall' emberiza schoenidus di )) Linneo, e se si considera da un altro, mostra le » apparenze di una specie divcrsa. II suo colori- » mento esaminato ben anche coi piu accurati con- » front!, e lo stesso stessissirao della specie linneana » che ho nominaLa; ma la forma del becco h cosi » differente, che fa rimanere soi'presi. Persuasi per- » cio dover essere cosi fatto carattere di non lieve » importanza , il cclebre ornitologo marsigliese si- )) gnor Polidoro Roux e 1' egregio prof Savi, e ri- 1) scontrando in esse delle abitudini i.on osservate » neU'altra, convcnnero di unanime sentimento che » si dovesse i*iguardare come specie distinla. Quindi » dal trattenersi di preferenza sul terreno panta- » noso delle paludi vennc deuominata etnberiza )) palustris ». » Questa nuova specie venne tosto accettata ge- » neralmente dagli ornitologi italiani, e 1' illustre » principe Carlo Luciano Bonaparte le diede luogo » neiriconografia della Fauna italica, accompagnan- » dola di una bellissima tavola illustrativa. E quan- )^ tunque il signor Temminck si mostrasse poco » persuaso della formazione di questa specie , io » stesso clie ne avea veduti vai'j individui, poiche » non e raro 1' incontrarla anche fra noi, suH'ap- » poggio del parere dagli ornitologi nomiuati in- » clinava a crederla specie diversa. Finalmente lo 1) stesso signor Temminck si determino in questi » ultimi anni di ritenerla per tale esso pure, sic- » come venne del pari accettata dal celebre orni- » tologo inglese signor Gould, che la pubblico nella » graudiosa sua opera sugli uccelli d' Europa ac- » compagnata da una figura. )) Ma alcunc osservazioni sull' emberiza schoeni- » clus vivente , i risultati delle ricerclie fatte dal » signor Cantraine nelle paludi d' Ostia , altri ri- » flessi pubblicati dal signor Temminck, ed i con- » fronti cho lio potuto istituire con individui di )) diversa eta mi cbiamarono sui sentimenti di que- 63 n st' ultimo pei" moJo, die rimanenJo sospeso, non I )) sapea piu indurtni a crederla come prima una 1) specie diversa. Quando , nella primavera dello )) scorso anno 1 84^ avendo avuto la sorte di ve- )) dere la stessa forma del becco in un maschio » adalto deir ordinaria emberiza schoeniclus j la 1) mia perplessita trovo, per cosi dire , un ccrto » punto d' appoggio. D' allora in poi non mi sem- )) bro pill trascurabilc il riflesso clie riporta il si- I) gnor Temminck parlando della palustrisj che scm- » brava cioe essere sott' occliio del signor Brehm » quest' emberiza nella diagnosi del suo Scliilfro- M hrammer*. Mi parve acquistare valore la circo- )) stanza die soggiunge, vale a dire cbc lo descrive » piu piccolo della schoeniclus, mentre gli individiii » delle paludi d' Ostia trasportati dal signor Can- ») trainc nel suo viaggio sono di corporatura mag- » giore ; ed abbaadouando 1' idea del colorito che » non presenta alcuna differenza assoluta ni' avvisai » dover considerare la cosa da un altro la to ». )) Messe pcrtanto a profitto le molte osservazioni )i delle quali tenni conto nel decorso di ben otto * M. Brehm para it avoir cu cct oiseau en vue dans la dia- gnose de son Schilfrohrammcr page 3o^ n. i; mais il le ditpluf petit que la schoeniclus, tandis que ceiix des marais d' Ostia, que M. Cantraine a rapportes de son i>q}'agej sont Lien plus figoureux. Dans toutes leurs dimensions, six pouccs, quatrc lignes — Teram.III p. 222. G4 )) anni, ed un discreto numero di individui prd- » parati in diversi tempi ed in diverse livree, ren- » dendomi facile ogni sorta di confronti, ho potuto » rilevare : » i.'^ Che non considerando i novelli, Vemberiza )) schoeniclus presentasi sotto tre distinte livree, clie » corrispondono al giovane, all'adultoed al vecchio. » 2. Che r emberiza palitstriSj relativamente al- » I'eta, presenta ancli' essa le stesse variazioni di » tiate in corrispondenza alia schoeniclus. » 3. Che la schoeniclus varia sensibilraente di )) coi'poratura , cosi che se ne trovano molti indi- » vidui assai piii piccoli, e se ne vedono di quelli )> che sono poco o nicnte infcriori di corporatura )' alia palustris. » 4- Che tanto la schoeniclus come la palustiis » presentano alia stcssa maniera delle sensibilissime )) modificazioni nella forma e grossezza del becco, » delle quali a me sembrercbbe dover atlribuire la » causa ad una specie di morbosita della sostanza )' cornea 5 che escrcita entro determinati limiti la » propria azione. Ma ben conoscendo quauto io sia » da poco. e quanlo grande sia il valore de'sommi » ornitologi che ne formarono c che ne accetta- )) rono in seguito le due specie, non faro altro che » esporre semplicemenle il risultato delle mie os- » servazioni , lasciando ad essi che ne hanno il 65 » (liritlo, qualunq^iie siasi decisiorte a tavorc Uclla J) scicnza )i. » Cominciando primieramente da cio che coii- )) cerne le livrce, il maschio giovane deW emberiza M schoeniclus si distingue pei caratteri segucnti : )) becco conico, diritto, acuto, collo spigolo di mezzo » di entrambe le mandibule che si puo dire ap- » pena teudenle al convesso, delle quali liaferiore )) guardata di fianco, appare un poco piii alta della » superiore ; ed in qucsta il palato si scorge averc }) un rilievo alquanto sensibile. Gola, gozzo, fronte t) vicino al becco, una larga striscia sopraccigliare )) che dalla fronte si esteude fin quasi alia nuca » e penne cigliari di color biaachiccio tendente al » ceciato ; redini di colore bianchiccio tendente uu I) poco al rugginoso; alto della testa di color grigio )) rugginoso nel mezzo e rugginoso vivace dai lati; » guancie di color rugginoso vivace nella parte an- I) teriore, e nei-icce posteriormente verso 1' apcrtura )) deir orecchio ; lati del collo e nuca di color gri- » gio-rugginoso. Dagli angoli della bocca parte una » striscia bianca sfumata di ceciato , che giu di- » scendendo lungo i lati del collo, cinge le guancie » al di sotto della regione auricolarc, c va a sfu- » marsi col grigio-rugginoso della nuca, dove le )) penne sono bianche solamente verso la base. Vi- » cino alia striscia bianca ne parte un' altra nera- 5 .66 n stra, clic gill disceaJe allarganJosi, c cigncndo il )) gozzo, si va ad cstendere e a formare una larga » maccliia sul mezzo del petto. Le penne del grop- » pone sono di color cenerastro fosco, clie tende un )) poco al fugginoso ; e le piccole copritrici supe- » riori delle ali sono di un rosso marrone vivace. » Qualclie alterazione del colorito, prodotta dal )) naturale corrodimento della cima e dei margini » delle penne, fa prcndere all' individuo un aspetto » un poco diverso in primavei'a. II becco nereggia; )) la fronte, la parte alta della testa, una porzionc » delle guancie, la parte bassa della gola e la parte )) media del petto divengono nere, non rimanendo » al gozzo che una piccola maccliia biancliiccia nel » mezzo. Le striscic bianclic clie partono dagli an- » goli della bocca , si fanno piu distinte anclie » verso la nuca , ed i lati del petto perdono in )' parte le macchie d. » La feramina diOerisce per essere alquauto piu »> piccola , per avere un colorito generale piu tcn- n dente alio scuro, le redini piii bianchiccie, i lati » della parte alta della testa e le guancie di un » rosso-rugginoso tendente al nerastro, la gola ed » il gozzo bianchicci e clie non divengono mai neri, )) il petto ed i fianclii sparsi di una maggiore quan- » tita di maccbie nerastre , e finalmcute perche la » striscia bianca che discende dasrli ancroli della )) bocca uon si cstcnde al di ia dcUa regione au- » ricolarCj essendo Ic penne grigio-rugginose della « nuca prive affatto di bianco anclie alia base ». » II masdiio adulto, sebbene a primo aspetto n presenti un colorito geiierale simile a quello del » giovane, si distingue pero subito per la gran mac- » cilia nera clie cominciando dal basso della gola, » allargandosi copre tutto il gozzo, e discende sulla » parte media del petto . in tutta la quale esten- )» sione le penne essendo di un nero moralo inten- » so, non hanno clie uno strettissimo margine di » colore ceciato clie lascia trasparire cliiaramentc )) il nero; per la striscia bianca clie parte dagli » angoli della bocca, e che discendcndo sui lati del )) collo si estende d'assai al di sotto dell'orecchio, e » traccia un collare bianco che cinge la nuca, non » avendo le penne cbe la sola estremita biancliic- » cio ceciata ; pel colore della testa , clie sebbcnc » apparisca simile a quello del giovane , tuttavia » le penne essendo appena marginate di fcrrugino- » so , lasciano veder bene il nero clie nascondono » sotto; per essere i lati del petto ed i fianclii assai » meno maccbiati; per essere piu esteso il ccnerino » delle penne del gi'oppone; per aver molte delle » piccole copritrici superior! delle ali clie sono vi- » cine air orlo, marginate d' un bel cenerino-piom- » bato ; finalmente per essere di corporatura un GS )> poco maggiore, e per avere il becco un poco piii » sviluppato in altezza e larghezza. Logorandosi poi )) facilmente le piccole marginature delle penne in )) primavera, si perdono le striscie sopraccigliari ce- » ciate; la testa comparisce coperta di un bellis- )) simo cappuccio nero-morato ; una gran maccliia » egualmente nero morata copre il basso della gola, » tutlo il gozzo e la parte media del petto; le » striscie bianche clie partono dagli angoli della » bocca, andando a formare un bel collare bianco » che cinge la nuca, separano il cappuccio nero clie )> copre la testa; si perdono quasi intieramente In » maccliie dei lati del petto c dei Ganchi; il cene- » rlno del groppone appare piii bello, ed il becco )) annerisce come ncl giovane )>. » La femmina adulta differisce dalla giovane non )) per altro che per avere il colorito generale piu )) tendente al rugginoso chiaro , per avere il petto » cd i fianclii meno maccbiati, e per avere una cor- » poratura un poco maggiore ed in corrispondenza » di quella del maschio adulto, come anclie il becco n piu alto e piu largo ». » II raascbio vecchio , sebbene vesta colla mQta » autunnale la livrea che ha 1' adulto in primave- » ra , si distingue per6 facilmente da quelle per » avere anche in autunno il nero della testa, della » gola, del gozzo e della parte media del petto piu ») itilcaso, e per avere le pcnne pochissima margi- » natura ceciata sulla testa e bianca al gozzo ed » al petto; per aver le peniie biauche cingenti la » nuca coUa marginatura non gia di color ceciato » come neH'aclulto, ma ceneriua; per aver la mac- » cbia nera die copre il gozzo ed il mezzo del petto )) circoinlata da uno spazio bianco, ed i lati del » petto cenerini e quasi privi di maccbie ; per aver » il groppone di un bel cenerino-piombato come le » copritrici superiori della coda e come il margine » di moltc dclle piccole copritrici superiori delle » ali ; finalmente per esscre di corporatura un » poco maggiore dell' adulto. In primavera il bec- » CO si fa piu nereggiante, ed u uero , il bianco )) ed il cinereo piombato sono molto piu belli c » decisi ». « La femmina vcccbia pare che differisca poco )) o punto dalla adulta; poicbe non bo potato ac- » corgermi di alcuna differenza sensibile. Se ora si » mettc a confronto 1' individuo in prima muta di » questa emberiza col veccbio e si considerin bene » le livree corrispondenti e la loro rispettiva cor- » poratura , egli e d' uopo confessare che le diffe- » renze sono di tale rilievo, che se taluno igno- » rando i graduati e successivi passaggi, le ritenessc » come specie diverse, meriterebbe ragione. Le os- )) servazioni fanno conoscere difatti che se gli indi- )) viJui hanno d' ordinaiio una lunghczza totale )) di circa cinque pollici e mezzo, se ne trovano di » quclli clie non oltrepassano sensihilmentei cinque, » ed altri clie arrivano lino ai sci. Non deve pero » rccar mai'aviglia clic la loro corpora tura possa va- )> riare di tanto; poiclie essendo questa una specie )) vagante e clie nel decorso della buona stagione )) popola le paludi tanto verso il settentrione clie )) verso il mezzodi deH'F-uropa, e facile il compreu- » dere che la diversa latitudiiie e la qualita e I'ab- )) bondanza piu o meno grande del nutrimento sono )) circostanze che vi possono infliiire d'assai. Quin- )) di conosciule che sieno lo livicc clie sono pro- •) pric delle aceennate eta , Ic differenze di corpo- )> ratura non impcdiscono punto che si possa distin- » gucre la specie; poichc basta a produrle la lati- )) ludine sola, come cc ne porgono chiarissimi esem- » pi, il fanello comune {Jringilla caiitiabina) I'al- » \oAo\a {alauda ari^cnsis) ed allrc sorta d' uccelli )) che si trovano sparsi sul nostro continenle in )) rrgioni fra loro molto lontane. Qucllo ])ero che I) intercssa molto sarebbe di poter conosccre se il » becco ottuso e tondegginnte di cui va fornita » V einberiza palustris, che d'altronde convicnc in )) mode maraviglioso nel colorito colla schoenicluSj » si mantcnga tale costantcmente, oppure prescnti 1) qualche modificazionc di forma ». I) Dalle osservazioni c dai conlronti clie ha po- I) tuto fare sugli individui cbe si prendono da noi 1) di entrambe queste emherizae^ sembrerebbe cbe a » quella vi arrivi per qualche gradazione interme- n dia. Servendomi di fatti per guida degli indivi- » dui di corporatura maggiore. e massime di quelli ») clie liauno piu voluminosa la testa, ho potato » rilevare cbe se il becco non e fuori della sua for- I) ma normale relativamcnte alia corporatura dei » medesimi, presenta pero assai di frequente delle » proporzioni cbe sono alquanto eccedenti. La mau- » dibula superiore si mostra scnsibilmente armata, » ed i bordi laterali presentando uno sviluppo mag- » giore, fanno sembrare il palato meno rilevato del » solito. In questo stato il becco si manticne acute, » e senza apparire gonfio, presenta , osservalo di )> fianco, la mandibula stcssa piu alta dell' inferiorc » verso la base. Dirigendo in particolar modo Ic » osservazioni sopra cosi fatti individui, dei quali c » facile il trovarnc degli adulti e dei vccchi c » tanto dei maschi cbe delle feramine, si trovano » quelli nei quali in nulla cambiando le propor- » zioni del corpo, il solo becco presentasi colic man- » dibule gonfie e colla punta ottusa. In questo )) secondo stato il rilievo intcrno del palato ap- » parisce ancora di meno; e sembra cbe una licvc » ed uniforme escrescenza morbosa della sostanza )i cornea abbia inveslito tulta la superficie del beo- )) CO. Questi indiviclui pertanto, a motive della loro )) corpora tura , non possono a meno die apparte- 1) nere, come i precedenti, alia emheriza palustris. » Ma il fenomeno del becco ottuso e gonfio , che t) e tanto frequente negli individui della maggior !) corporatura e die si trovano comunemente nelle » paludi italiane, non manca di manifestarsi, ben- )) che di rado , anclie nogli individui che hanno » rordinaria corporatura (\eW emberiza schoeniclus. » Tra i molti individui di questa eniberiza die » si prendono da noi dall'ottobre fino all'aprile di » prcsso che ogni anno, non e raro il trovarne di )) quelli che hanno la mandibula superiore arcua- ) ta, e trovarne degli altri nei quali questa e di ») eguale altezza coll' inferiore guardata di fianco » allorche il becco (i chiuso. Osservandone molti e J) facendo dei diligenti confronti, se ne trovano al- » tresi di quelli che hanno la mandibula superiore » coH'angolo longitudinale di mezzo piu tondeg- » giantedel solito; cosi che si vede che questa mandi- n bula va soggetta a delle irregolari variazioni, che » sebbene siano piccole e non portino il becco fuori )) della sua forma normale, nulladimeno fanno co- » noscere che, date le opportune circostanze, potreb- » be variare di piu e prendere una forma diversa. I) Finalraente, come gia accenuai di sopra, nell'apri- 73 » Ic Jcirauno passato iS^^ iiu caso particolare di )> uii mascliio aclulto dell' emberiza schoetiiclus col I) becco gonfio ed ottuso e decisamente della forma )» di quello della palustris, mi mostro nel modo 1) pill evidenle die una tal forma di becco non ^ » esclusiva di quest' ultima , ma die la puo avcre )) anclie 1' emberiza schoetiiclus. La lesta assai pic- » cola e la fronte molto ristretta la palesano chia- )) ramente; oltre di che la larghezza della base » della mandibula inferiore, piu stretta die negli » individui della palustris , essa pure concorre a )) confermarlo. Quest' esempio di becco gonfio ed » ottuso, die si puo dire rarissimo nell' emberiza » schoenicluSj lo conservo io stesso ; ed e forse un » esempio intermedio quello dell' emberiza die » vide il dott. Micliaellis nella Dalmazia, e die » » quello della schoeniclus e quello della palustris. E questa una "specie distinta o una semplice variela? Io non sodo in grado » di decidere una tal qucstione <> Savi Op. torn. III. pag. 226. 74 B a meno die scorgere nei piu csagcrati un nou so » clie come indicantc uno stato morboso. Ora se » r emberiza dei canneti ( SchilfroJiramnier osserva- >! ta tlal signor Brehm, superiormente menzionala, » avesse real men te la nota caratteristica del becco )) gonfio cd ottusoj come pare clie inclini a cre- » derlo il sig. Temminck, avendo quell a una sta- » tura piu piccola della sclioeiiiclus , sarebbe essa » una nuova prova cbe 1' indicalo carattere non e » proprio solameute dell' emberiza osservata nellc » paludi italiane, ma puo altresi presentarlo I'e/M- » beriza schoeiiiclus , tanlo di media che di piccola » statura. Quindi, o bisognerebbe ammetterc che » r emberiza palustris puo essa medesima prendere » le proporzioni di corporatura della schocniclus , » oppure bisognerebbe ammettere che il becco gon- 1) fio cd ottuso, lo puu avere anclie quest'ultima. Sc » si ammette il primo caso, non esscndovi piii il ca- » rattere della grossa corporatura che unitamente » alia forma gonfia ed ottusa del becco caratterizzi » \di, palustris, \e ^\xe emberizae rimarrebbero insie- )) me confuse, non bastando piu il solo carattere » del becco a distingucrle; c se si ammette il se- » condo, il becco gonfio ed ottuso cessa di essere » un carattere distintivo specifico. E siccome tra » gli individui della maggiore statura ed anche col- » la testa voluminosa, assegnata come altro carat- 75 I) Icre della palustris se ne trovano di quelli che i I) hanuo il becco grosso bensi in proporzione della )) loro corpora tura, ma acuto e non gonfio , cosi )) r emberiza palustris e 1' emheriza schoenklus » sembrerebbero una sola ed identica specie, ed » il becco gonfio ed ottuso nient' altro che 1' ef- )) fetto di una escrescenza morbosa della sostanza » cornea non ancora avvertita. Ne sarebbe questo il » solo caso in cui I'aumento vizioso della sostanza » cornea, fa prendere al becco una forma diversa )) da quella che gli e propria; poiche io vidi in )) una raccolta d' uccelli un'allodola che avea la )) mandibula superiore talmente curvata al basso » e I'inferiore curvata in alto, che presentava il bec- » CO incrociato ancora piu sensibilmente di quello n che lo abbia la loxia cuivirostra. Che se il n sig. Linder trovu che 1' interno del becco del- n r emberiza palustris presenta i caratteri di una n fiitigilla e non di una emberizaj egli ^ chiaro » che cio debba essere, come io stesso I'ho gia » precedentemente avvertito ; poiche la sostanza '»» cornea crescendo e dilatando i bordi lateral! del- '» la mandibula superiore, 1' interno della bocca in- » vece di apparirc rilcvato, come e naluralmente , " sembra depresso , e quindi presenta piuttosto i '» caratteri di una Jringilla. Ma quando si osser-vi » r interno della bocca di talc emberiza con molta 76 n diligenza, si scoigc abbastanza c;he il vilievo ca- V ratteristico non e perdu to, ma solamente nasco- j) sto dairaumcnto vizioso del becco ». n Dagli ornilologi pero, oltre ai detli caratteri, w vengono indicate delle differenze d'abitudini. E pri- » mieramente il non I'allontanarsi quasi mai 1' em- » herizapalustris dsi[]ejia\\xdi, ed il trattenersi quasi » sempre sul terreno pantanoso delle medesime, dove n trova la maggior parte del suo nutrimento, mentre n la schoeniclus se ne allontana, e si disperde anche » pei canjpi e pei macchioni, cibandosi di piccole »» semen li. In secondo luogo il non mischiarsi assie- » me i branclii della prima con quelli della se- y) conda, e 1' essere le migrazioni della prima assai » limitate, popolando le paludi fino all'arrivar del- ■>•> r inverno, alia qual epoca la seconda e di gia » partita ». » Se le osservazioni locali hanno fatto conoscere " che r emheriza palustris ha 1' abitudine di trat- » tenersi fra i canneti e di starsene pascolando » quasi sempre sul terreno fangoso , non puo pero 5» escludersi cli' essa medesima in certi tempi se ne » allontani, e si cibi di piccoli grani alia stessa » maniera della schoeniclus j la quale da cio che ho » potuto sapere pare che si trattenga di preferenza y> nelle risaje. E se questo non fa nel decorso del- » la stagione buona, lo fa ccrtamente durante I'iu- J J « veriio ; pulchc nel tempo clie si prcnJe da iioi » tale emheriza^ clie e d' ordinario dal uovembic » al marzo, io ne trovai degli individui che nel » loro stomaco aveano soltanto dellepiccole sementi » d'erbe selvatiche non solo migliacee, ma di alti'c » che sembravano singenesiache. Ed avendo trovato » nel novembre 1 889 , tanto in un vecchio della 5> palusti'is quanto in un giovane della schoeniclus j n nient'alti'O clie degli avanzi di grani agglutinati » alia stessa maniex-a, e misti a dei piccoli pezzctti *> di materie estranee della medesima natura, pare » che non solo in eerie date circostanze essa si » cibi di grani , ma che si trattenga a pascolare » nei medesimi luoglii. Nc la schoeiiiclus si nutre ,* solamente di grani , ma, secondo i casi si pasce » anch'essa d'insetti, come a mc dimostrarono gli » avanzi di piccoli coleotteri che trovai nello sto- » maco di un individuo giovane, stato preso nel » dicembre del medesimo anno. Deve pero notarsi J5 che quegli iudividui AeW emberiza palustris nello J5 stomaco dei quali non ho trovato che delle sc- « menti d' crbe selvatiche, sono finora di quelli il » di cui becco, sebbenc grosso ed arcuato, non man- » ca di essere acuto; per cui se quegli individui 59 che hanno il becco gia ridolto gonfio ed ottuso » preferiscono di cibarsi di piccioli vermetti c di » insetti acquatici, potrebbc esscrnc causa la stessa 78 3» morbosita del becco die lo abbia rcso meno atlo 55 a scortecciar le semeiili 55. 55 Riguardo poi al popolarc le paludi fino alio 55 arrivare deH'inverno, mentre dalle medcsimc Vem- n Leriza schoeuiclus se nc e gia partita , questo coi'- 55 risponde col cominciar a pi'endersi questa ultima 55 da noi nell'ottobre prima di quella; ma chc i 55 branclii dell' una non si frammiscbino con quell i 5J deU'allra, non bo per anclie osservazioni cbe lo 55 comprovino; anzi dal prenderseue durante I'inver- 55 no d' entrambe J e dal trovarlc scmprc miste nellc 35 medesime filzc cbe si portano al nostro mercato 55 pare cbe vi sia motivo di dubitare del contrario, 55 almeno per la stagione invcrnalc ». 5) Per ultimo si asserisce cbe I' emheriza Pala- is slris fa sentire una voce alquanto somigliante a 55 quella dei I'anoccbi, e cbe la sua carne manda 55 odor di formicbe. Per cio cbe spetta alia prima 55 circostanza, nulla avvi in contrario; percbe lo stes- 5> so aumento della sostanza cornea del becco, fa- 5) cendo si cbe risulti 1' intcrno della bocca mag- » giormente incavato, e possibilissimo cbe a becco 55 semicbiuso I'ordinaria sua voce di ricbiamo ric- 55 sea della natura indicata. Riguardo poi al man- 55 dar la sua carne odor di formicbe, pare clie non 55 le possa essere esclusivo, e cbe possa acquistarlo 55 in cerli casi ancbc quella dell' emheriza schoe- 79 » nidus, poiclie avenJo io mantcnulo vivo per mol- 5j to tempo un mascliio giovane cU quest' ultima, « dimostro un gusto particolare per le formiche; » cosi che allorquando le vedea, dimenticando quasi J5 la sua naturale selvaticliezza , veniva sollecita- )j mente a prendei'le fra Ic dita, e le inghiottiva » intiere ». » Questo e cio chc le mie osscrvazioni ed i miei 55 riflessi mi hanno messo sott'occhio riguardo alle » due emberizae delle quali ho fiu qui ragionato. n Potendo essere di qualche utile alia scienza, era 55 mio dovere che le esponessi: del resto, lasciando 55 a chi si conviene il considerare le cose, daro fine » alia prescnte memoria colla descrizione di altre » due piccole emberize da me possedute, state pi*ese 55 nelle nostre vicinanze, le quali non si trovano 55 indicate nella pregevole opera del sig. Temminck 5> sugli uccelli d' Europa. Una e Vemberiza pusilla 59 di Pallas, e 1' altra dovrebbe appartenere ad al- 55 cuna delle specie europee gia descritte , ma per 55 essere in una livrea non ancora indicata, io non » saprei a quale riferirla. Per certi rapporti scm- 55 brerebbc un giovine dell' anno gia mutato del- 55 1 emberiza melaiiocephala dello Scopoli e per 5' certi altri serabrerebbe un giovine dell'anno gia » mutato deir emberiza aureola di Pallas. Intanto » io la riporlo dubitativamente a quest' ultima, 8o » perche conviene con essa per la statura. Eccdn^ » le descrizioui : Emberiza pusilla. Corpore supra ex griseo femi- gineOj subtus albidoj jugulo maculato, capite Jasciis alterfiis testaceis tiigrisque longitudinaliter vario. Pali. it. 3, p. 697 n. 20. r> II becco e diritlo, conico, acuto, colla mandi- » bula superiore di colore corneo, piu scuro di quello » dell'inferiore. La parte superiore della testa e per- j> corsa da cinque striscie longitudinali che arrivano » fino alia nuca, delle quali quella di mezzo e di » color rosso marrone, sfumato di rugginoso, le due » laterali nere e le altre die formano le striscie » sopi'accigliari souo di color rosso rugginoso. Le « redini e le guancie souo dello stesso color rosso ;> rugginoso delle striscie sopraccigliari, essendo le » guancie circondate da una striscia nera che ri- » sale fin dietro dell'occhio. Le penne cigliari e la » parte alta della gola che e vicina al becco sono » di color rugginoso chiaro , essendo il rimanente » della gola ed il gozzo di color bianchiccio. Dai » lati della bocca parte una striscia formata di >» macchie scure, che a guisa di collana discendc » lungo i lati del collo, e va a cingere il gozzo e « a dilatarsi in tante macchie oblunglie su tutto 5> il petto e lungo i fianchi. Le parti inferiori sono » bianche, come lo sono le penne copritrici info »1 yf riori Jella cmla. diverse delle quali liaiiuo una » sottile striscia uera lungo lo stelo. Dai lati della » bocca parte alti'esi una striscia bianchiccia per jj parte, die volgendosi sotto alle guancie, va a per- « dersi vicino alia uuca, la quale e di color ceue- » rino, siccome lo soiio anchc i lati del collo. Lc n scapolari sono nerastre nel mezzo lungo lo stelo, )5 con largo margine rosso marrone, e lc penne del 5) dorso sono esse pure nerastre nel mezzo e di co- >5 lor rosso rugginoso nei margini, clie passa insen- » sibilmente al cenerino suUe penne del grappone ?) e sulle coprilrici superiori della coda. Le piccole » copritrici superiori delle ali sono di color cene- 5J rastro fosco, le medie nerastre marginate di co- " lor rugginoso, ed avenli una maccliia rosso mar- n rone lungo lo stelo ed una piccola macchia biau- 5) chiccia verso la cima, e le maggiori sono nerastre n con largo margine esterno, e la cima di color n rugginoso. Le remiganli sono nerastre con sottile " mai'gine esterno rugginoso chiaro, che si allarga » d'assai sulle remiganti secondarie vicine al corpo. » Le timoniere sono nerastre con sottil marginatura " esterna bianchiccia, delle quali le due di mezzo » sono pill corte, ed hanno un margine pallido al- » quanto largo; la prima d' ambe le parti ha la » marginatura estcrua bianca, che arriva fino alia " base. ed_ha inlernamente verso la cima una mac- G 82 n cilia lunga biancbiccia obbliqua , e la seconda n nou ha che una piccola maccbia biancbiccia nella » parte interna verso la cinia. La coda riesce al- j5 quanto forcipata, e le timoniere sono un poco » accuminate. Le penne tibiali esterne sono bian- » cbiccie e le interne di color rugginoso cbiaro ed » i piedi carnicini. Qaesta piccola emberiza cbe » ha cinque poUici all' incirca di lungbezza totale, » e stata presa ai primi di gennajo del i84o nei » contorui di Mairano ( lo miglia al sud di Bre- » scia, nel distretto di Bagnolo); e da quello che » ho potuto rilevare pare che si frammischi coi H branchi dell' emberiza schoeiiiclus ^ e che viva » presso a poco nella stessa maniera. js Emberiza aureola ? Citrina, K'svlice^ cervicej tor- que dorsoque spadiceisj crisso albidoj rectricibus dua- hus utrinque ecctiinis fascia obliqua alba n. Pall. it. 1. p. ji I. n. 23. » II becco e della stessa forma e dello slesso co- » lore di quello della specie precedente. La parte » superiore della testa c variegata longitudinalmen- » te di nerastro e di color rosso marrone, in modo » che nel mezzo vedesi una traccia di una sottile » striscia bianchiccio-ochroleuca, che si dirige verso » la nuca; al disopra deir occhio passa una larga » striscia sopraccigliare bianchiccio-ochroleuca, va- )) riata con poche strisciette nerastre longitudinali, 83 » c Ic reilini insiemc allc peime ciliari sono di co- » lor biancliiccio suclicio. Le guancie sono di coloi* » biancastro sudicio, ma variate di scuro e di rosso » marrone, e la gola ed il gozzo sono cgualmcnte di » color biancliiccio sudicio. La nuca e dello stcsso )) colorito della testa, ma piu pallido. Dai lati del- » la gola parte una striscia nerastro-pallida, cbe ») gilt discende lungo i lati del coUo, e va a cir- I) condare il gozzo e a dilatarsi in tanle macchic » su tutto il petto e sui fianchi, cssendovi lateral- » mente al petto qualche penna macchiata trasver- )) salmente nel mezzo di color rosso marrone vivace. » Al di la della dctta striscia ncrastra, vicino al- >: V apertura della bocca, parte un' altra piccola )) striscia biaucastra die si cstende sui lati del collo. » II petto poi , il ventre , i fianchi e le copritrici )) infcriori della coda sono di color giallo-canarino. » Le penne del dorso e Ic scapolari sono nere nel » mezzo e di color biancliiccio-ochroleuco tendente 1) air olivastro nci margini; le penne del groppone )) sono nere nel mezzo e di color rosso marrone nei » margini, e le copritrici superiori della coda sono )) di color rosso marrone colla cima marginata di » olivastro, aventi alcuna una striscietta nera lun- )) go lo stelo. Le piccole copritrici superior! delle » ali sono nerastre marginate di olivaceo, le medie » nerastre aventi ciascuna due maccliie marcinali 84 » verso la cima di color bianchiccio-ochroleuco, e » le gi'aiicU esse pure nerastre con margine esterno » biancliiccio-ochroleuco. Le I'emiganti sono neia- » stre , delle quali le primarie hanno un sottil » margiae esterno gialliccio-olivaceo e le secondarie » pill vicine al corpo uu largo margine lendenJe 1) al rosso marrone. Le ticnouiere sono ancli' esse » nerastre, marginate di gialliccio-olivaceo; delle » quali le due di mezzo sono piu corte, e la prima » d' ambe le parti lia un sottilissimo margine bian- » CO alia cima della parte interna. La coda riescc )> un poco forcipata, e le timoniere sono alquanto )) accurainate. Le penne tibiali sono gialliccie mac- » cbiate di nerastro, ed i picdi sonocarnicini.Le un- » gbie poi sono affette da albinismo ». )) Questa piccola emheriza clie oltrepassa di po- » CO i cinque pollici in lunghezza totale, e stata )) presa sul principio di ottobre del i84o nei con- » torni di Travagliato ( 8 miglia all'ovest di Bre- » scia, nel distretto di Ospitaletto). Delle sue abi- )) tudini non ne ho avuto indizio alcuno ». Ma per quanto esser possa importanle il di- stinguere le specie nell' interesse della scienza, di ben altra rilevanza e la cosa allorche vi si trova interessata la salute della umanita. I casi frequenti d'avvelenamento prodotto dai fungbi uella nostra ed in altre provincie, persuadoao altamente la ne- 85 cessili die le classi del popolo, massime della cam- pagna , sieno istruite a discernere dalle specie inno- cue le malifiche o sospette nella raccolta, nel com- mercio e nell'uso di questo vegetabile tanto appetito e coraune sulle nostre mense. Non manco ne il go- verno con provvedi regolamenti, ne la scienza con opere insigni d' illustri scrittori d'intendere a que- sto importantissimo oggetto di medica polizia; ma una trista sperienza ha mostrato die le pei'niciose e fatali consoguenze dell' incauto uso de' fnnghi non saranno per avventura per togliersi finche con mez- zi pill efficaci e piii ovvj non vincasi la comune ignoranza. Queste considerazioni mossero il doltor Lodovico Balardini, I. R. Medico Provinciale, a rap- presentare la entita e la gravezza di un tale in- conveniente, e a proporre un suo pensiero diretto ad ovviarlo. Ricordatc le principali opere moderne che trattano intorno alia materia de' funghi e ai caratteri ai quali distinguere gli esculenti ed inno- cui dai perniciosi, accennate le provvidenze ema- nate nel proposito dalla pubblica autorita, mostrato per computo fatto sopra un deceunio dal i832 al 1845 e fondato sopra dati ufficiali, come in onta delle une e delle altre continuano frequenti i ve- neflcj prodotti dall'uso de'funglii, a 68 ammontan- do nel detto decennio i casi conosciuti, dei quali 20 con esito fa tale, senza contare i non denunciati. che 86 forse sarauno altretlauli, riferite, parte in succinto e parte circostanziatamente e per minuto, le storie patologiche de' singoli casi, dedotti da queste alcuni corollarj sul tempo della comparsa de'segni del- ravvelenameiito, sui sintomi principali clie si ma- nifestano nci varj stadj , sulle alterazioni trovate nelle necroscopie, sulla qualila dell' azione eserci- tata dai funghi vcleuosi nell' economia animale , sulla cura della malattia piu opportuna, il noslro socio propone qual mezzo piu semplice e spedito a prevenifc i disastri in discorso la compilazione di un quadro, in una o in due tavole, rappresen- tante al naturale nella loro forma, grandezza c co- lore le specie velenose e sospette, con indicazione scritta del loro nome scieutifico e volgare, da esserc diffuso nel pubblico, median tc distribuzione d'eseni- plari nei varj comuui della provincia ai parrochi, ai medici condolti . alle levatrici, e massimamente ai maestri e maestre delle scuole elementari cd in- fantili, per gli usi piu convenieuti ed acconci al- r intento di conseguii-e che il pubblico si avvezzi a conoscere a primo aspetto colla facilita e sicu- rezza della pratica le specie proscritte, c ad evitar- le. Un programma lendcute ad ottencre soscrizioni di contribuenti alia spesa del quadi-o venne recen- temente pubblicato dall'Aleneo per facilitarc I'ese- » r altra causa vera, potente, specifica, atta ad in- » durrc allrove la medesima affezione », e ch'egli ripone nella essenzialc diffei'enza dell' alimento. Os- serva poi per convcrso imperversare la pellagi-a piu o mcno fra gli agricoltori delle altre provincie lombarde e venete e picraontesi e parmigiane e del basso Tirolo e di tutta la gran vallc del Po, ove egli calcola clic 1' abuso della polenta e del pane di fonnentone sia cosi eccessivo, die la massa dell'ali- mento de'villici sia per ben nove decinii costituita da questo solo ccreale; tantoclic dir si possa non esservi regioue altrove, n^ in Italia ne fuori , ove il popolo trascorra a tal segno abusando dell' iu- dico grano, cccetto forse il suo nativo paese, cioe il Messico, dove, sull'autorita di scrittori delle cose messicane, egli afferma cbe I'uso smodato di questo alimento non manca di produrre analoghi effetti. La storia comparata della introduzione fra noi del nuovo alimento e della manifestazione del nuovo morbo, gli serve altrcsi a propugnare il suo assun- 90 to, mostrando per autorita cU scrittori e per do- cumenti tratti da pubblici archivj e da registri ufficiali , come la pellagra , fra noi non indigena ne conosciuta da' nostri proavi , non fosse da ues- sun medico osservata prima della raeta del secolo scorso, e come la sua comparsa e propagazione pro- cedesse a seconda dell' introdursi ed estendersi nel- la Lombardia e circostanti provincie la coltivazionc del nuovo cereale; tantocbe come questa, cosi pur quella, dalle feraci pianure, ai colli, ai monti, alle valli venisse di mano in mano dilatandosi. Ne piu diretti e coucreti argomenti gli niaucano, tratti in favore del suo assunto dalle sue proprie ed altrui osservazioni e sperienze. Tra i quali egli allega questo per prirao , che colta dalla pellagra venga la sola classe de'poveri villici, non gli agiati, non gli artieri , non gli abitatcri della citta, e cio, a suo parere, per la ragione che tutti questi di quel cibo non abusano, venendo da essi la polenta, ol- tre I'uso di farina della miglior qualita, alternata col buon pane di frumento, e unita a companatico di carnami e volatili, atto a correggerne gli effetli e a compensarne la scarsa virtu nutritiva. Adduce inoltre parecchi escmpi dedotti dalla pratica, dai quali inferisce che col mutare del consueto in mi- gliore alimento , sia per mutar di fortuna o di soggiorno o di professione, lo stato deiragricollorc 9' affetto da pellagra migliorasi tosto, e per modo che, ad organismo non altamente viziato, riesce in gua- rigione, e che viceversa clii dal migliorato alimento ritoraa al priniiero, cade nuovamente nella raalat- lia. La qualita dei sussidj soliti, com' egli avverte, adoperarsi coa successo ne' grandi spedali per la cura de' pellagrosi , gli serve anch' essa in pro del suo assunto, consistendo questi sussidj pressoclie uni- cameute nel sostituii-e all'abituale alimento del vil- lico un lauto vitto animale, ncU' uso del latte e del bagno giornaliero. Altro argomento ei deduce dalla poca forza nutritiva del formentone, mostran- do per analisi cliimica di esso, comparata con quel- la del frumento, della segala, e del grano sarace- no, com' esso difetti di glutine, sostanza nutritizia assai prossima all'animale, della quale abbondano in- vece il frumento e gli altri gvani predetti, e dando con cio ragione di quello che avvieue a obi si ciba di sola polenta, che dopo il pasto lia, come dire, pill fame clie prima. Rappresenta per ultimo av- venir sovente clie o per imperfetta maturita o per mala stagionatura, massime quando corrono autun- ni freddi e piovosi, il formentone si guasti e dc- generi, contracndo quell' alterazione clie volgarmen- te e delta la macchiuj essere appunto il formentone male condizionato e maccbiato, e il quarantino prin- cipalmente, spesso col to immaturo, qucUo che suolc servir di cibo a' poveri collivatori, e riferiiice buou numero di fatli, occorsi specialmente in annate di carestia, dai quali deduce esser all' uso di un tal grano insalubie inevitabilmente susseguita la pellagrosa affezione. Da tutte queste cose pertanto concluso consistere la causa della pellagra nell'abu- so eccessivo del grano turco, massime se di mala qualita, egli deduce nel moderato uso di questo e neir abbandono di esso come alimento esclusivo do- ver per conseguenza consistei'e il mezzo piu efficace e diretto alia estinzione del morbo. II clie a con- seguire stimando piu. clic mai necessaria la coope- razione de' proprietarj , fatto loro presente che in un paese eminentemente agricola, com' e il nostro, iiu morbo cbe mieta le vite o renda inoperose lo braccia della classe colon ica, intacca la fonte pre- cipua della prosperita nazionale , invoca non me- no dal loro interesse cbe dalla loi'o umanita cbe, riscrbato il guasto o immature formentone allc be- stie, ne vcnga a' loro villici distribuito di buona qualita, con aggiunta di foi"mento, di scgale e di altri piu nutritivi cereali, nella quantita necessaria percliu il povero colono si mantenga sano c robu- sto per modo da poter rcsistere alia gravi fatiche campestri. Propone poi loro, siccome mezzo di mi- gliorarc la condizione degli agricoltori, I'abolizione del sistema delle grandi affittanze e la ripartizione 0 delle grain! i possiJenzc sopra molle I'amiglie coloni- che, per modo clie possa ciascuna coltivarne la sua parte, per sc ritraendone quel frulto clie altrimenti appropria a se stessa 1' avidita de' grandi affitluali. Suggerisce loro altresi di limitare la coltivazionc del formentone ai soli piani ed a' luogliL dov'esso giuuger possa a perfetla matux-ita, e di sostituire ad esse ne' luoglii piu elevati o piu freddi il fru- mento o la segalc od allro grano, o rueglio ancora, a suo credere, il porno di terra, osscrvando rispet- to a questo come provi bene in ogni clima e Ici'- reno , e somministri tin sano alimento, che in Ir- landa ed in molle parti della Germania e d' altri paesi e pressoclie il solo die s'usi fra il basso popo- lo; in vista di che egli propone clie in ogni possiden- 7.a destinare si debba qualche tratto di tcrreuo alia coltivazionc di questo cereale, rappresentando, coa appoggio d'csempi, die anclie ne' nostri paesi in que' luogbi ov'esso viene in copia vaccolto ed usato invece del formentone, si trova scorn parir la pella- gra. E concorrendo I'avviso de' medici nel racco- mandare cosi per cura come per preservativo di questa malattia 1' uso del latte, egli da per consi- glio a' buoni e provvidi proprietarj di far si clie ogni famiglia colonica abbia modo a nuJrire una bestia da cui le venga il lalte quotidianamente fornito. Non mcno poi de' privati potendo la pub- 94 blica autorita cooperare all' inlcnto, egli iuvoca al- tresi dai governi, che per opera delle Deputazioni comunali, dei commessi dell'annona e dei medici condotti facciano in modo che sieno invigilati i fornaj, i deposit! e i mercati di granaglie, acciocche il pane sia ben fatto e non di solo formentone, n^ venga messo in vendita o distribuito grano cor- rotto ; cos\ pure clie per mezzo di pubblici bagni, istituiti possibilmente in ogni comune e ad ogni modo presso gli spedali di campagna, procurino ai poveri villici 1' iiso gratuito di questo sussidio dal- r esperienza mostrato efficace contro la pellagra. E tenendo esser questa malaltia ereditaria, pro- pone altresi che vengano impedite le nozze de'pel- lagrosi , o ch'essi almeno non vengano ammessi a celebrarlc fino a che dopo una cura regolare non non sieno da medico attestato dichiarati in buona condizione sanitaria. Considerando poi che oltre la causa spcciale indicata, altrc cause nocive, princi- palmente dipendenti dal regime dietetico, possono predisporre cos'i al morbo in discorso come in ge- nerale ad ogni altro, egli propone per ultimo spe- diente una istruzione o igiene popolare da diffon- dersi fra i villici per cura de' governi , che scritta in facile lingua, conformando i precctti alle locali consuetudini, contenga gli avvertimenti piu essen- ziali e piu proprj a preservare il contadino da'mali, 9-' c in ispetie Jalla pellagi'a , e die distribuita fra le famiglie, ne venga il senso spiegato e 1' osservanza inculcata da' parrochi. Per I'opportunita della qua- le proposta gli serve di prova 1' escrapio dell' In- gliilterra, die afflitta, com' egli ne informa , dallo scoi'buto uon meno die noi dalla pelagra, pervenne a liberarne le flotte e il paese coirindurre, per mezzo principalmente de'parroclii, il popolo a cor- reggere 1' abuse de' cibi esclusivamenle animali,da cui ripeteasi la cagione del morbo, e a mcscere al- Tuso delle carni quello de' frcsclii vegetabili. « Sie- » no volte pertanto (egli conclude) le sollecitudini » de'propvietarj, de' parrochi, dc' medici e de' prov- » vidi italiani governi ad avvantaggiare la condi- » zione fisica de' villici, foudamento precipuo della » nazionale prosperita; nou si omettano mezzi con- )) duceiiti al santo scopo , seguendosi il pioponi- » men to del buon Enrico IV re di Francia; die » a' loi'o concordi sforzi iion falliranno certamento » i salutari effetti, e si perverra a sradicare il fu- » nesto non antico morbo , come si giunse a di- » struggere, or sono piu. di tre secoli, ancbe 1' im- » monda lebbra, die iu queste belle con trade crasi » fatalmente radicata piu che in altre i*egioni del- » TEuropa )). Nota ai cultori de' medici studj e la nuova teo- rica sulla idrofobia del bassanese cinofilo Luigi 96 Toffoli, nostro socio onorario. aulorc dell opcvett.i da pochi anni pubblicata con litolo di memoria sulla rabbia canina. Un'opcra di maggior mole sotto nonie di trattato o sistema generale sta era Taulore preparando per la stampa , destinata, per quanto pare, ad un piii ampio sviluppo della sua dottri- na. Frattanto nell' opera francese intitolata Giar- dino delle piante trovandosi un passo che potrebbe per avvcntura dare appiglio ad alcuui a contendery a lui la priorita della teorica in discorso per far- ne onore all' istiluto e scuola veterinaria d'Alfort, fu chi diedc all'autore notizia di questo passo e dell'uso che forse 1' invidia potrebbe fame a suo carico. II perche credette egli dovcrc alia verita ed a se stesso il prevenire ogni equivoco che potrebbe far nascere un' apparente coiucidenza d' idee, mo- strando per ischiarimenti e confronti non coincidere altrinienli la dottrina della scuola d'Alfort colla sua , per questo che , se per 1' una parte si am- mette in ambidue per cagione della rabbia spon- tanea nel cane la privazione del coito venereo, per r altra secondo la scuola d'Alfort dovrebbe per se stessa la mancanza d' accoppiamento bastare alia produzione della rabbia, laddove la teoria dell'au- tore non ricoaosce questa condizione per sufficieUte se non nei casi che il coito sia dal cane violente- mente appetite, e mentre si trova sotto 1' influenza 97 delle sue graiidi passioui dominatrici, cio^ ne'luugliL amori, nelle gelosie, nelle risse, il congresso colla femmina gli venga impedito; ed ammette clie fuori di questi casi, il cane possa vivere tutta la vita im- mune da rabbia senza aver mai avuto commercio con femmina. E questo e V intendimenlo d'una breve scrittura del nostro socio, intitolata jiuovo ceiiiio il- lustrath'o delle vej'e cause della rahbia caitiiia. Due ministri dell' arte salutare conlribuiiouo, benche non addetti all'accademia, ad accrescci*e il numero delle mcdiche memorie. L'uno e il doltore Achille Filippini-Fantonij non ignoto all'Atenco per anteiiori contribuzioni, il quale vi si produsse iu quest' anno con un saggio, com'egli lo intitola, di aiinotazioni teorico-pratiche sopra alciuii gravi casi di cliiiica medica. I casi clic formano il soggctto di queste annotazioni sono i due seguenti: = Primo caso = Doraenico S. . . . , nato da sani genilori, ben fatto della persona, di temperamento eccitabile (nerveo-sanguigno), e sufficientemente robusto, avea passato la fanciullezza incolume da malanni, da al- cuni dolovi reumatici in fuori, vaganti per le mem- bra ed accompagnati da facilita alia stanchezza e da ricorreute sinorragia. Questi dolori si fecero piu fre- quenti e molesti al suo eutrare nell' adolesceuza . per modo die gli tormentavano, a suo dii'e, sorda- mente il mllollo delle ossa e gli rodcvano le vcnc, 9« che fatlc gonlle e nodose, sporgevano sullc estrc- mita dimagrite e sulle turaide articolazioui del gi- nocchio e del capo, incurvandosi il tronco ad uu tempo a forte gibbosita posteriore. Immiseriva il sue fisico svlluppo, e continuava lo sformarsi del- la sua persona, fino al giungere dell' eta pubere , uella quale scomparvc il racbitismo , lasciandogli il compenso, non tan to per avventura invidiabile quanto funesto, d'un'acutezza siugolare d'intellet- tOj e d' una squisita sensibilita, messa piu volte ad energica tensione da gravi disavventure domesticbe. Tale coudizione duro stazionaria fin oltre all'anno vigesimo secondo dell' eta sua, ncl qual tempo ridc- staronsi i dolori, ed ai dolori accompagnaronsi una profonda ipocondriasi c tristezza morale , una tale prostrazione di forze da non potersi reggere in pie- di nc muovere senza sostegno, palpitazioni di cuore, pulsazioni moleste all' estcrno e nell' interno del corpOj difficolta e frequenza di respiro, tosse secca, string! men to al toracc, polsi piccoli, serrati, incgua- li, talora febbrili, cefalgia, epistassi, c dopo un cibo avversato e pi*eso per forza, gonfiezza agli ipocon- drj, eruttazioni acide, pirosi , cardialgia. L' ascolta- zione immediata e lo steloscopio applicato alio stemo ed al costato sinistro dell' infermo, faceano sentire un impulso alquanto forte ed estcrno per la estensione dei battiti del cuore, a ccrti momenti 99 un frernilo, e spesse volte il cosi tletto Iremore o spasmo cardiaco. A questo stato si opposero ncl corso di molti giorni alcuni salassi, il nitro, la di- gitale, il tasso baccato, I'acido idrocianico, i mar- ziali, la cliinina , i vescicanti , ma senza profitto. Le cellulari delle estrcmita cominciarono ad infil- trarsi di scierosa colluvie, e i tegumciiti del giovine ischeletrito, gia sporclii d' un giallore quasi cada- verico, vestirouo una tinta dapprima piombina, indi cosi cupamente violacea, che in ccrte ore imitava pevfettamente il cianoderma dci cliolerosi. L'amma- lalo spiro tutto ad un tratto, e con tanta placidczza che i parenti lo teneano per assopito, finch^ i me- dici presenti non li trassero dalla lore illusione. L'autore avvisando consistere 1' essenza della malat- tia e della successiva morte in una cardiopatia, a giustiGcare un tale sue giudizio antra nell' esame analitico delle cause predisponenti e dei sintomi del morbo. E faceudosi dalle prime, comincia dal- r annoverare fra queste le doglie vaganti, accom- pagnate da ricorrente sinorragia, sofferte dall'am- malato nella fanciullezza, e fattesi piu frequenti al suo entrare nell' adolescenza, con tormento del mi- dollo delle ossa e rodimento delle vcne, gonfie, no- dose e sporgenli sulle estremita, come di sopra e indicato. Le quali doglie egli osserva potersi ragio- nevolmente considerare qual Y'reludio di malattia 1 00 carJiopatica, valendosi del dellato d'aulore\oli scrit- tori, e ricordando come il Testa riconosca nell'abito varicoso ed emorragico passive un valentissimo pie- sagio de' mali del cuore, come i recenti lavori di illustii modcrni abbiano fatto conoscei-e quanta par- te aver possa in qucsti mali il sistema venoso, co- me il concetto del Testa, a senso del quale le emor- ragie capillar! (abilo emorragico passivo ) succedono perche la circolazione nei varicosi si eseguisce piii debolmente, e il sangue di minore densita specifica e facile a dissolversi trapela dalle molli e sottili pareti dellc piccole vene in istato di dilatazione , uu tale concetto, dissimo, venga spiegato dal Gia- comini, il quale ha messo in cbiarocbe la proprieta vitale di esse vene consiste nell' crigersi e spandersi, e dilatarsi, e die, costiluite in istato di iperstenia (cbe e quanto dire di attivita esaltata e non di passivita) la loro dilatazione si faccia piu durevole e permanente, e le loro parti diventino molli e pochissimo consistenti, e come finalmente il citato Testa [Mai aide del cuore). ravvisando un'iutcra con- nessione degli effetti speciali del sistema venoso ed arterioso con tutti i mali cardiaci in generale , e ponendo mente alia simpatia che insieme collega tutti gli organi della circolazione, faccia jragione a quanto fu dubitato dal Cotugno, cioc cbc I'uffi- cioproprio dellc vcnc sia state troppo limitatamcutej lOI listretto a quel solo di riportarc, sicconie semplici canali, il sangue inandato innanzi per le arterie, e che invece le vene, con poca disparita dalle arterie, potessero peravventuraservireadusi maggiori. L'af- fezione rachitica sofferta dal nostro ammalato du- rante I'adolescenza fino all'entrare nella puberta, e r altra circostanza che V aulore considera siccome causa predisponente al morbo in discorso. La quale affezione avendo lasciato malconcio e deformato il petto del pazicnte, egli non crede che il suo giu- dizio abbia d'uopo di prove ulteriori, considerato non esservi forse clinico e scrittore eziologista il quale non annoveri fra le cause disponenli alle ma- lattie del cuore la cattiva coniorniazionc del torace. Una terza causa predisponente all'osservata malat- tia , ed atta a qualificaHa per affezione cardiaca , egli riconosce nei patemi d'animo sofferli dall' am- malato, sia che si ammetta col Bichat clie gli af- felti deir animo ercitino a nioti insoliti il nervo simpatioo, invadendo prima lo stomaco , il fegato , la milza, gli intestini, sia che invece si tenga col Lobstein che questi affetti si riflettano sul plesso solare senza interposizione di remora ne coopera- zione del detto viscere, precessa pero scmpre una sensazione nel cervello. » Comunque la si pensi , " dice r autore, nel fatto di simile bisogna, ella e " cosa om»i chiarita da molti esperimenti che senza 102 n dei ncrvi gangliaii nessun organo o sistcrna sa- 55 prebbe esistere od agire, avvegnaclie i nervi gan- w gliari si immedcsimauo coi tessuti , si distribui- J5 scono negli staini viscerali, accompaguano i vasi, 5? si avvolgono persiiio e si iinmischiauo colle fib- » bre niidollai'i del ccrcbro, ia una parola si riteu- 5! goiio e sono i sovrani modcratori della vita fisi- 5> ca, od organica, c come tali in essi loro si fissa J) ancora primitivamente ogiii (jualsiasi affezione. » Sia poi clie le passioni iriitaiido il ceiitro o ce- » rcbro addominale, si eseguiscano a ritroso Ic ope- » razioni nutritive del sistcrna chilopojetico, e il » sanguc chc colla materia del chilo si rinnova » incessantemente addiventi per talc guisa, e perclie " male ricomposto, uno stimolo interno, inaffine pei » vasi nei quali circola , c chc ne proseguono la n elaborazione, d' onde poi questi canali si atteggi- » no ad innormale risenlimento, sia che i nervi " gangliari dell' imo ventre diffondano quella loro » irritazionc ai gangli e plessi vascolari ed ai nervi » cardiaci coi quali comunicano e si trovano in » istrettissimo rapporto anatomico, per cui ed essi " ed il cuore vengano direttamentc eccitati a piu n energici moti vitali . . . , non si puo non conce- » dere che le passioni medesime soverchiando, i vasi n ed il cuore presto o tardi s' infermino piu di » qualunquc parte n. Esaminatc le came eziologi- io3 cLe utlla malallia ia discorso, passa I'autore all'os- servazione dei sintomi , che distingue in essenziali e in secondarj , comprcndendo fra i primi il polso piccolo, ineguale, variabile, il peso al torace, I'an- sieta e difficolta del respiro, 1' impulse anzi forte che no, la estensione dei battiti del cuore e il fre- mito circolatorio sentito coll' ascoltazione, il pallore e giallore cadaverico, indi il color plunibco, susse- guito dal cianoderma dei cliolerosi, e fi-a i secondi I'abbattimento delle forze fisiologiche, la cefalgia, la febbre, la scontcntezza morale e profonda ipocondria ecc. Intorno alia derivazione dei quali sintomi egli enlra nelle segueuti razionali discussioni, che noi ri- ferirerao testualmente trascritte dalla Memoria. » E » cbiaro abbastanza (cosi egli) che allorquando ab- » biasi un ostacolo alia liberta del circolo artero- '» venoso, come nei casi delle insufficienze valviilari X per vegetazioni morbose, restringimcnti e ossifica- » zioni, designate dal Rostan e dal William, il san- » gue non venendo cacciato regolarmente in suffi- » cieute copia nell' aorta e nelle sue brancbe sotto- r claveare, brachiale e radiale da eccitarle ad equa- » bili e norraali raoti di sislole e diastole, il polso » deve nccessariamentc risullare tal quale e da noi " preso in considerazione. Lo slesso fenoraeno acca- » dra parimenti allorclie si produrra un inceppa- " mento di stiraolatilita , clie io diro raeglio di mota- io4 55 lita organica, uellc fibbre del cuore c dellc arteric 55 in conseguenza di un processo di squisita iperstenia 55 o di flogosi, come appunto nella dilatazione con » ipertrofia dei ventricoli di William [Patologia » e diagnosi delle malattie de' polmojii e del cuore ), 55 nella endocai'ditide del Bouillard e dell' Andral 55 [Clinica medico), uella lenta arteriasi dei chiarissi- 55 mi Zanuini, Asson [Memoriale della medicina con- yi temporanea) e Sormanni {Appcndice all'opera del 55 prof. Testa sidle mcdaltie del cuore ) Vi 55 0 gia conosciuto, o signori. clie la teoria lialle- 55 riana facea dipendere interamente il meccanismo M della sanguigna circolazione dalla forza impel len- 55 te del cuore, e nessuna parte accordava in queslo 55 fatlo alia vilalila propria delle pareti arteriose; 55 conoscetc cgiialmente die la odierna fisiologia 55 d'accordo coi pensamenli del Scnac, laseiando al 55 cuore la facolta compulsiva del sangue nella pri- 55 ma aorta, dimostra ad evidcnza chc la progres- " sione del liquido per entro al cavo delle artci'ie 5? sino alle piu sottili diramazioni capillari debbesi s5 all'attiva contrazione delle membrane lor compo- 55 nenti, e clie il polso indica il grado c la quan- y> tita della contrazione medesima. Applichiamo 55 quel clie il Senac pensava avvenisse del cuore vi- 55 vamente irritato, alle risultanze delle recenti in- '5 duzioni, ed avremo luraiuosa la rasrione fisiolo- io5 J5 gica del polso piccolo, incgualc, serrato, angioi- M tico. L' impulso alquanto forte comunicato al ci- » lindro laennecliiano dai battiti estesi del cuore, e y> risconti'ato eziandio mcrce della immediata ascol- n tazione, allora si percepisce quando, a senso del « William {opera citata) e dell' Asson ( memoriale 55 citato ), esistendo una causa di ristagno di sangue '5 in una od in ambe le cavita venlricolari del 55 cuore, sono queste eccitale a sfoi"zi insoliti, onde » vuotarsi del liquido che le ingorga , diventano 55 percio ipertrofichc, ed in seguito si dilatano ben » anche , facendo il sangue V ufficio d' una forza » espandente od a latere, secondo I'espressione adot- 5J lata dair Hodge e da altri fisiologi. A me tulla- » via sembra egualmentc atlendibile il giudizio di 55 coloro ( fra gli altri Dubois d' Amiens, omettendo » i modernissinii italiani, Gazzette ties hopileaux 55 Octob. iSSg) die non tutte le volte ammeltono 35 necessaria V accennata causa di ristagno percbu 53 succeda ipcrtrofia e contemporanea dilatazionc 33 del cuore e si appalesino i segni di esse, e cbc »3 ritengono anzi che di frequente la squisita iper- 33 stenia e la lenta infiamniazione determinino gra- 33 datamente il cuore ad un' azione maggiorc del " consueto, cd in conseguenza esso aumenti in volu- '5 me ed in ampiezza^ come addiviene, al dix'e del- 35 r Asson citato, di osrni altro muscolo cbc sia messo io6 y> in una consimile condizione. La quale iperstenia J5 c lenta infiammazione e ben anco la molla piu » ovvia e piu efficace delle palpitazioni e di quel )> tremore e fremito circolatorio clie ho creduto di 5j collocare fra i sintomi essenziali della nostra car- » diopatia. Addiviene parimenti, in forza degli ac- » cennati ostacoli al libero circolare del sangue » per entro alia cavita del cuore, che questoliquido w regurgila , e si accumula di sovercliio nei vasi y> polmouari, derivandone una stasi o congestione >s sulle pareti delle vescicole aeree, per cui s'impic- y> colisce la loro inlercapedine, e si rende oslrutto » eziandio il lume delle niinori diramazioni bron- >5 chiali. II conseguente bisogno di un maggior vo- y> lurae d' aria per la vivificazione del troppo Ban- s' guecumulato e la minorata capacita del polmone « vogliono necessariamente che i moti respiratorj n si accelerino, e quelle condizioni crescendo, en- *i trar debba in iscena I'ansieta , il senso di peso » e di stringimcnto al torace, Ic angustic del respi- M ro, la pienezza della venosa circolazione. La quale y pienezza pel reflusso meccauico-idraulico del sangue j> non passantepcr Torgano polmonare e consecutive » ristagno di quel latice nei vasi capillari cutanei, j> offre in pari modo la flsica ragione del colorito w livido, indi piombino e ceruleo nei diversi punti « della pellc e del tcssuto cellularc sottoposto, che » alcuni credetlero c credono tutlavia, contro le clini- » che avvertenze del Morgagni e del Tommasini, non » potersi appalesarc se non nel caso della abnor- 5? me comunicazionc fra le due oreccliiette del cuore » per la non avvemUa oblitcrazione del foro del » Botalli. Ma qui non c da tacersi clie le prefate 35 gradazioni di colore, ultima delle quali cbbi det- }■> ta la cianosi, si producono ancora da quello slato J) di movimeutOj di dilatazione, di espausionc dclle n vene, clie r accorto Benvenlsli [ Saggio di uotomia » fisiologica e patologica dclle vene) assegna alia » diatesi emorragica passiva, da noi, sull'orme del » Testa, avvisata nel noslio infermo, ed una del- y> le cui forme io penso potcr essere, ed e per al- » cuni, la cachessia della scrofola e del racliitismo. » Ne mi si faccia mal vise se non dubito cgual- 1) mente di conformarmi con esso dottor Beuvenisti )) alle vedute del celebre Giacomini, ammcttendo )) con la forza d' un pieno convincimento clie i »> suaccennati fenoraeni d' ansieta ( dolore univcr- » sale ) , d' oppressionc e di peso ai preeordj , di » stancliezza insuperabile ecc, e piu il colorito, del » quale si ragiona , accusino qualcbc liata , come » appunto nel cholera indiano, il dilatamento mas- » simo deir albero venoso, proprio e patognomoni- » CO della veemente ed acutissima flebite. Resta da )) ultimo cb' io vi parli della ipocoudriasi, o indc- io8 » finita tristezza quale un eplgeaomano della car- » diopatia presa ad argomento delle present! lucu- » brazioni. Fa osservare il Benvenisti che gli anti- » clii meglio che alcuni recenti patologki, i quali ') hanno fatto della ipocondria un ente nosologico, » collocandola nella categoria delle nevrosi, seppero » trovarne il terreno nelle vene mesaraiche ed » emorroidali. II qual fatto. soggiunge, non isfuggi » al professor Testa, che dimostro la congiunzione n degli ipocondriaci coi cardiaci, cogli aneurismati- » ci , coi varicosi , e fu indi messo in piii chiara » luce da Meli e da Toramasini, onde viene ad ar- » gomentare che la ipocondriasi e la cupa tristezza » ( il Giacotniui anche 1' epatica e 1' abbandono » morale nell' ultimo stato dell' oloflcbite dei cho- » lerosi ) indiziano la cava specialmente, ma anche » tutte le vene addominali in mezzo a cui sono i )) pill cospicui centri de' nervi organici, essere prese » da uno sviluppo stragrande , da una quasi ex- )) centrica ipertrofia. Veggasi quindi come e quanto » ben meritino dalla sana patologia qiicgli spii'iti » avveduti che le lesioni della intelligenza , della » sensibilita e del movimento hanno per sintomi )) della offesa primitiva o consensuale degli organi » ai quali siffatte funzioni vengono devolute ». Ma sc pur queste e le precedenti considerazioni spet- tanti alle cause eziologiche e alia sintomatologia 109 guidano a dcteiininare la diaguosi del raoibo in discorso , non bastano a spiegare il motivo della morte istantanea che a questo successe. Nella defi- tienza pertanto di uii criterio necessario e diretto in questo caso, quale sarebbe 1' autopsia del deces- so, r autorc si vale di un criterio di analogia, de- dotto dalle relazioni di autopsie praticate in con- simili casi, e registrate nelle opei-e mediche, nomi- natatnente del Morgagni, del Senac, del Tonimasini, e nel dizionario classico di medicina all' arlicolo aneurisma del cuore.j dalle quali risultando esscrsi nei casi di morti repentine o quasi repentinc^ av- venute alcune in soggetti afflitti d' infcrmita con- simili alia descritta, rinvenute costanlcraenle delle vaste disorganizzazioni nel sistema vascolare, come dire ingrossamenti del cuore, dilatazioui de' suoi ventricoli , rammassamenli , ossificazioni od altri ostacoli alia circolazione nel polmone ecc, egli in- ferisce aver esistito auclie nel caso in discorso, o aver dovuto csistere, tali disorganizzazioni, ed cssere state la causa della morte istantanea. E stabilito, coirautorita d' illustri scrittori, non peter essere queste che il prodotto di un lento decorso d' in- fiammazione, concliiude le sue considerazioni sulla descritta malattia, diffinendo .consistere la diagnosi di essa in un sovraeccitamento cardio-va?colare, e soprattutto del circolo venoso, dapprima leggero , I 10 ed elevatosi poscia con lento e subdolo corso al grado di cardo-angioitide = Secondo caso = Consiste questo caso in un acuto idrocefalo, di cui ammalo ■an fanciulletto d' eta fra i quattro o i cinque anni. Niuna congenita predisposizionc pote favorire lo sviluppo della malattia; che anzi, senza causa ben manifesta, il soggetto, nato da robustissimi agricol- tori, e robusto egli stesso, comincio a farsi inquie- to , indi triste e malinconico, e ad essei'c tormen- tato da una ricorrente cefalalgia frontale, susseguita da avversione alio vivande, da vomito, da mucosita attaccaticcie e fllose, da febbre, da sonnolenza, da disordine nclle facolta intellettuali, da moti di sof- fregamento alle narici ed alia bocca, come per di- strarre da questi sili la molesta impi-essione d' un corpo vellicante, od altra assai viva c molesta sen- sazione. Giudicatosi il male per un' affczione ver- minosa, fu sopra tale opinione medicate con empirici sussidj, ma con si infelice successo, che imperver- sando piu sempre que' guai , videsi il pargoletto ridotto in disperata condizionc. Avca la fisonomia bruttamente alterata, scomposti c gi-inzi i linea- mcnti, c come i-atlratti i muscoli facciali, c le ma- scclle spasmodicamentc serrate per modo, che niuna forza valcva a dischiuderle : I'occhio rolava nel- rocchiaja sotto le palpebre semichiuse, e la pupilla, rhc ora si vcdeva, ora veniva nascosla sotto I'arco I 1 i sopraccigliarc, mantenevasi oltremodo dilatata, an- che esposta alio stimolo di vivida luce. Fiere con- vulsion! agitavano di quando in quando gli ai'ti superiori ed inferiori, al cessare delle quali le masse muscolari irrigidivansi a tetanica inflessibilita : si sentiva talox-a un breve gemito gutturale , sia pro- veniente da mal repress© dolore, sia meramente au- tomatico, cioe indipendente da interne patimcnto. Si misero in opera reiteratamente il sanguisugio lo- cale, r applicazione del gliiaccio continuata. il ba- gno generale, i revellcnti ; ma tutlo fu indarno. Al quindicesimo giorno I'ammalato dovette soccom- bere dopo alcune ore di sopor pesantissimo, o piut- tosto sonno mortale. Fattasi 1' autopsia quarant'ore air incirca dopo la morte, s' ebbero i risultamenti die seguono. La testa era del volume ordinario ; spaccatosi il cranio, sprizzo fuori moltissimo siero dalle incise meningi, e molto altresi ve n' avea nei ventricoli del cervello, notabilmente ramraollito, e direbbesi quasi passato a suppurazione. L'aracnoi- dea era ingrossata e rossa come scarlato per le injc- zioni dei vasellini sanguigni clie la contessono, ed un brano di essa levato e sottoposto a replicate la- vature, si mantenne sempre cos\ alterato e rubicon- do. Lo speco vertebrale rigurgitava di sierosita san- guinoknta, i visceri del petto erano normali, la mucosa gastro-enterica chiazzata qua c la di livide macchie, sia per effetto di precesso iugorgo infiam- niatorio , sia per incipiente decomposizione cadave- rica. Le annotazioni dell' autore sopra questo caso patologico teudono a decidere non diversificar per cssenza 1' idrocefalo dalla eucefalitide, e non essere che un csito di questa, intendendo per encefalitide la generica iufiammazione del cervello e delle sue attinenze. A quest' uopo raffrontando le cause ed i sintomi di amendue le affezioni, egli osserva co- me lesioni di sensibilita, di motilita e d'intelli- genza abbiano luogo del pari nella encefalitide e nella idrocefalia; come prirao indizio della encefa- litide sia il dolore, vivo allorche la infiammazione e nelle meningi, vivissimo allorcbe quesla prevale neiraracnoidea, meutre o non si sente o sparisce quand' e infiammata la polpa cerebrale, e come pa- rinienti principale foriero dell' idrocefalo sia il do- lore, talvolta SI iutcuso da strappare agli infermi acutissime grida ; come nell' encefalitide si produ- cano in iscena convulsioni, spasimi, portati talvolta fino alia contrattura tetanica , paralissia, e come spasimi, convulsioni, paralisi accompaguino pure 1' idi'ocefaloj come le facolta intellettuali si mostrino nella encefalitide alterate dal semplice esaltamento mentale fino al delirio feroce, o tranquillo, susse- guito dal sopore, dal sonno, dal letargo, dalla mer- le, e come le medesime succession i di morbosi feno- meni apparlcngaiio all' idi-ocefalo, osscrvandosi tlic gli afletti da csso ora sono stupidi e inetti a qua- lunque lavoro mentale, alti-e volte dimostrano lo sviluppo d'una precoce intelligenza, ora sono gaj e vivaci oltremodo, bra invece precipitano da una inquietudinc ed irascibilita singolarc ad una tiini- dczza cd apatia indefinita ; come finalmente con- vengano fra loro i primordj dell' una e dcH'allia affezione, essendoclie, per osservazioni dell' Andral, in quelli della enrcfalitide si vcggono il pin spesso turbe consensuali nelle liinzioni spcttanti agli or- gani digerenti, ne di rado in isconcerto il sistema circolatore e i visceri incaricati del respiro e della sanguificazione , e in qiiclli dell" idrocefalo ram- malato o nou ha d' ordinario appelenza di cibo, o e molestato da fame morbosa, lagnasi di qiialche doglia aU'addomine, lia 1' alito graveolcnte, la lin- gua rossa. appanniata o punlcggiata, le dejczioni alvine o troppe o troppo scarsc, con accompagiia- mento, quasi sempre, di febbre, con pesantezza al torace, ansieta e difficolta dei moti respirator). A questo paralello de' sintomi aggiungc quello delle necroscopie, registrate nelle opera de' notomisti, e mostranti die le stesse vestigia patologiche concor- rono nei decessi cosi per 1' una come per 1' altra affezione; e da ultimo produce I'autorita di gravi scrittori; niostrante proveuir l' idrocefalo da un pro- m4 oesso iiifiammatorio orJitosi e raJicatosi uelV iu- terno del capo, e con cio la coiucideuza di qucsLa malattia coll' encefalitide. L' altro degli esteri cullori della medicina clie contribui all'accademia il prodotto de'suoi studj, e il dot.t. Paolo Codiguola , die tratlo dell' ascolta- zione. lutendesi per ascoltazione fra i niedici quel melodo moderno applicato al diaguoslico, cioc a dire alia csjjlorazione, delle malattie interne, e prin- cipalmente polmonari e cardiaclie, per mezzo del- r udito, cousistente nell' applicarc 1' orecchio, o di- rettamente o colla mediazione di apposito struinen- to , alia parte da esplorarsi. Assunto dell'autore csscndo r apologia dell' ascoltazione , dalla storia, dalla scienza e dalla pratica cgli ne trae gli argo- mcnti, niostrando come non gia dall' accidente, ma da una nozione prcslabilita, da una idea, da una siutesi movcsse origiuariamente la scoperta del nuo- vo metodo, come le leggi fisiche della respirazionc ne giustifichino la ragionevolezza, e come ad acccrta- tamentc decidere la diagnosi di molte malattie la insufficienza de'sintomi generali ed esterni renda necessario il sussidio di segui interni, immedesimati I coir intima condizione della parte affetta, quali so- no quelli clie ottengonsi coU'ascoltazione. Per quan- to spetta alia parte storica del soggetto, noi non cntreremo nei particolari della mcmoria. supponen- | doli uoti abbaslanza ai cullori Jell arte salutarc, e ci restringeremo a ricordar coU'autore clie Ippo- crate stesso avea gia sino da' suoi tempi dato mi prirao ceiino sulla opportunita di applicarc I'udito alia esplorazione delle malatlie del petto, e clie seb- bene il peusiero»ippocratico fosse poscia per niolti secoli lasciato neU'obblio, riprodotto alia meta dello scorso secolo dalTAvrcmbuggcr iu Vienna, accredi- lato nel 1808 dal Corvisart a Parigi, e poscia ncl 1 819 elevato dal Lacnncc a teorica mcdiante la clas- sica opera suUascoltazionc, otlenne caldi fautori c seguaci e fclici applicazioni in tutta Europa e in America. Gli argomenti scicntifici in favore deH'as- sunto vengono dall' autore dedotti dall' anatomica analisi degli organi respiratorj , mcdiante la quale cgli si conduce a stabilire clie nella respirazione fisiologica, cioc normale, certi suoni si sentouo co- stantemente uguali a se stessi, dalle accidentali mo- dificazioni in fuori prodotte dalla diver sita, de'corpi cbe attraversano, dal luogo e dalla distanza in cui Vengono uditi c dalla particolare tessitura de' pol- moni, e die ad altcrazione dello stato normale cor- risponde sempre alterazione di suono, dalla quale alterazione risulta per conseguenza la fisica certezza della malattia dcU' organo. Entrando pcrtanto in siffatta analisi, (( la e opinione (cgli dice) gcncral- » mentc abbracciala. perrlii' da reiterate spcrienze ii6 )) sancila, clic il parencliinia poluiouarc sia parti- » colarmente il risultalo Jelle moltc diramazioni » ill che finiscono i bi'onchi divideutisi all' infinite), )) ed assumenti un diametro capillai-e c terminanti » in tantc vescicliette niicroscopiche non comunicanti )) tra di loro. La anatomica struttura de' bi'onchi, » oltre la membrana sicro-mucosa, vuolsi di fibre » coniposta, longitudinali in parte ed in parte tra- » sverse. Ognuno sa come 1' atto che dicesi respira- » zione, sia appunto cominciato da quella opera- )) zionc, in cui I'aria, cntrando per la bocca o per le )) narici, penetri nella laringe, trachea, bronchi, di- » visioni bronchiali, c cellule o vescichc aerec, e da » quesle parti riascenda per le medesimc vie iusinu )) alle fauci per sortire da dove entru. Cio premesso, » veiTa ad ognuno facilitato il modo di poter coni- » prendere come 1' aria, sia nella respirazione , sia )) nella voce e nella tosse, passando per cosi estesi » canali abbia a produrrc de'suoni, cjuand'anche la » superficie di delti canali fosse pulita e levigata ; )) avvegnache uno strofinamento, e quindi un ru- » more piu o meno percettibile debbe pur nascere )) dair urto di due corpi che a vicenda si pressano. » Quando poi riflettasi che le membrane su cui » I'aria trascorre sono raggrinzatc, qua e la spe- » ronate, anziche pulite e levigate , e circoudate » da altra membrana fibrosa, la quale per sua iia- ^ 117 n luni Icudc a costringersi . la delta fisica legge » prendcra im carattere piu che evideute, c stabi- )) lira il principio che non puo darsi normale re- )) spirazione senza la produzione di iin suono ». Questo suono poi, sccondoclie soggiuHgc I'aiitore, e produces! ad un tempo in tutte le differenli sezioni dcU'apparato respiratorio, e veste in ognuna diffe- rcnti caratteri secondo la speciale tessitura c capa- cita dci condotti entro cui si sviluppa, ed una tale varieta c regolala da fisiche leggi, risultanli cosi dalla speciale conformazione delle varie parti, come dalle loro relazioni colle parti circonvicine, desti- iiate alia trasmissione dc' suoni. « Sc infatti , egli » dice, aualizziamo 1' ana torn ica costruzionc dclla » trachea e dc' bronchi grossi e piccoli , troviamo »> che la prima, oltre la membrana mucosa c fibro- » sa 5 c circondata da anelli cartilaginosi che le » danno la forma, la consistenza, la elasticita e la M forma vibi-atile; tali anelli prolungansi attenuan- » dosi ne' bronchi grossi e mediani , e scompajono » ne' piccoli e nelle cellule aeree, Ic quali trovansi » esclusivamentecomposte di finissimee soffici mem- » branelle. La vibratilita adunquc e la elasticita » decrescono sensibilmcnte dalla trachea alle cellule » aeree. II diametro della trachea confrontato con » quello complessivo de' bronchi nelle loro prime )•" divisioni; e quello di queste con quello delle piii ii8 » piccole diramazioni e delle cellule aerec c eviden- .) temente minore. E dunque chiai-o che I'aria con- )i dcnsata passando in vm canale di minor diame- )) tro pel- recarsi ad altri luoglii piu spaziosi, dovra )) nel primo produrre maggior suono, maggiore cs- )) sendo la sua massa, la sua rapidita e 1' urto suo )) contro pareti assai piu vibratili. La trachea d'al- » tronde c assai supcrficiale, ed i rumori in essa )) svolgentisi piu chiari feriscono 1' oreccliio , non )) ponendosi trammezzo corpi attenuanti il suono. » Le stcsse ragioni anatomico-fisiche valgono a pro- » vare la diminuzionc della forza c sonoreita dei i; rumori, cljc vanno nella inspirazione propagan- u dosi ne' bronchi grossi e piccoli e nelle cellule » aercc , piii la ragionc del trovarsi quest' ultime )) parti a maggior profondila e coiitornate dal tes- » sulo polinonare poco conduttore del suono, per- » ch6 molto aereato. Quale distanza infatti tra » il rumore delle cellule aeice e qucllo della tra- » chea? Da un lato tcssuto sofficc , delicato, assai )) callivo conduttore del suono, moltc, ma assai )) poco cstese cavita, danti tutte un suono che debbe )) essere ne secco, ne umido, dolce, di poca estcn- )) sione e di poca durata, e percettibile soltanto a » mezzo dell'ascoltazione mcdiata ed immediala . » dall'altro lato larghe cavita, pareti clastiche, fitlc, » vibi'atili. superficial i, e quindi rumori molto in- "9 )> Icusi, di niollo piii grande estensionc, dun tuono )) cliiaro e facilmente percettibile all' ascoltazione )) anche in distanza ». Che poi tali suoni real- mente si svolgano nell' apparalo rcspiratorio, anzi- che essere la loro percezione un effetto di qualche arcana illusione acustica, come potrcbbe per avven- lura prctcndcre qualche nemico dell' ascollazionc , egli dimostra citando I'autorita di gravissimi scril- tori, accordantisi nell' ammettere che il rumore rcspiratorio traclieale, bronchiale e vescicolare ri- sulta dal passaggio dell' aria nelle rispettive parti, ricordando le numerose sperienzc colle quali i fau- tori del nuovo metodo provarono che sebbcnc il rumore gutturale possa venire scntito ascoltando il petto, esso peru si fa sempre piu forte mano niano che r orecchio dell' ascoltatore avvicinasi alia sua soi'gente, ed osservando da ultimo che ascoltando sul petto, si trova che il suono produces! in parti lontane, mentrc i rumori polmonari e cardiaci pro- duconsi realmente sotto 1' orecchio, che d'altra par- te i rumori del petto puouno essere e sono real- mente puri , netti e ben distinti allorcbc mancri del tutto il rumore gutturale, come avvienc in clii e mancante del velo pendulo e delle circonvicine parti , die i rumori della respirazione si sentono anche quand' essa si opera scnza 1' intervento delle fauci e della laringe. come in chi vcnne assoggcttafo 120 air operazione laringea, che possoiio venir prodotli ad ai'te in polnioni staccati dal petto in un colla trachea tagliata al di solto della laringe , oppure lasciati in sito, ma tolta col taglio la comunica- zione colla laringe e colle fauci. Tali sono per in- segnamento dell'autore le lisiclie leggi die presiedo- no ai fenomeni della respirazioiie ; le quali poi come si applicliino del pari auche ai fenomeni pa- tologici, egli, non essendo, com' ei dice, suo scopo di conipilare un manualedi ascoltazione, si restringe a far cenno di alcuui fisici segni, dandone ragione nei seguenti termini, che noi rifei'iamo testualmente. » ]Nella congestione attiva, p. e., del polraone, sen- » tesi un I'antolo crepitante, iimido, viscoso, conti- i> nuo e voliiminoso, a molivo che in questo stato 1) patologico Ic vcscichetle aeree non sono ancora )! ostrutte, ed il sangue che viene esalato sulla loro » superficie non si e per anco solidificato. Alia )) scmplicc congestione subentrando il primo grado )) di pneumonia, il sangue esalato comincia a soli- )) diflcarsi, vieppiii restrlngonsi i vuoti dclle cellu- » le; cd il rantolo (che e il risultato del crcpitio » delle bolle aeree che rompousi dopo di avcix; ;) r aria attraversalo in questo caso il menstruo )) delle cellule) operandosi in un menstruo piii so- )) lido, sviluppasi piu piccolo e piii crepitante. Cre- )) sccndo linfiammazione. e non potendo piii I'aria 121 I) ciiliare iicUl' cclhilf, ogui ruuiore vescicolare ver- (» ra a mancare , eel acquistando le cellule maggior » solidita , serviranno invece a meglio coudurre il » suono broncliiale, il quale pvendcra rasccndentc. » Operatasi poi la risoluzione dell' ingorgo polmo- ») nare, e svuotate le cellule, non piu fa ritorno il » rantolo crepitantc, ma bensi un rantolo a bolle )) pill umide, piii grosse e piu isolate; perchc non » piu sangue esalasi, ma xma mucosita raeno solida, » meno viscosa , e lo sviluppo delle cellule non « opcrasi con tern poi'auea men le in tutte. Qucsta c » la causa fisica assegnata dagli autori ai segni » fisici della polmonia. A mc sembra pero , giovan- » domi sempre piii delle fisiche leggi, di aver i-inve- » nuta altra causa esislente uello stcsso fatto pato- » logico, infiammazionc, la quale in talun caso puo » da se sola effcttuave i detli fisici segni: in tulU )) poi dovra sempre concorrere ad attivare la suab- » bracciata dagli autoii. E servendoci dello stesso » esempio piu. sopra sviluppato, poniamo clie una » congcstione sanguigna venga a stabilirsi sullc cel- » lulc acree : certamcnte il loro spessore verra au- )) mentato c diminuita invece la loro capacita. Im- » pertanto venendo 1' aria dai bronchi minimi ad » urtare contro le pareti delle cellule, qucste ce- » dendo all'urto, si presteranno ancora ad una com- « plela dilatazione , c siccomc hanno acquistalo J) maggior spessore, dovranno necessaiiamente in tale » operazione produrre un rumore che prima non » facevano nascere, a motivo della estrema loro fi- » nezza e pochissima conducibilita dei suoni. Quc- )) sto suono, essendo ancora completa la dilatazione » di tuttc le cellule, sara anche continuo c volu- » minoso; e siccome sotlo la semplice congestione » seccrnesi in maggior copia della sicrosita, che tie- » ne inumidite le dette pareti , detto suono sara » anche umido c viscoso ; ma viemaggiormente em- )) piendosi i vasi sanguigni delle cellulose pareti, » questedi tanto aumenteranno in spessore di quan- )x to impiccioliranno le loro cavita, acquistando un >) carattere ruvido, secco alia guisa della membrana )) scneidcriana , la quale infiamniata, deci'epita al » contatto delle dita c dell' aria nella respirazionc. » II rumore adunque che per 1' iirto dell' aria pro- » durrassi ncl distendimento delle cellule sara piu » piccolo, secco e breve. E crescendo sempi'c 1' in- )) fiammazione, le pareti cellulari ingrossano e ad- » densano si, che addossandosi I'una suH'altra col- )> I'ajuto puro del sanguc da esse esalato e solidi- )) ficato, distruggono ogni cavita, ed ogui cellula )) andando cosi pcrduta , 1' aria non penctrandovi » piu, non produrrassi piu alcun rumore vescicolare, )) c la medesima aria costrctta a rimanersinei bron- » chi, vi aumentera il soffio bronchiale, il quale 123 » per triplice leggc fisica farassi iorlenicnle sentire )) daH'orecchio ascoltatore; primo, perche non po- » tendo piu I'aria pcnetrare le cellule, costretta a a rinserrarsi nci bronchi, vi produrra maggiorc strc- » pito; secondo, perclie il parcncluma polmonarc » aveudo acquistato maggior densita divcnne piu •» conduttore del suouo; tcrzo, perche taccndo il » rumore vescicolare , fassi di nccessita piu facil- » mente sentire il rumore broncliiale, per la ragione » che il silenzio serve meglio alia propagazione dci » suoni. Le stesse leggi si applichino alia spicga- )) zione dei rantoli di ritomo e della scomparsa del » sofGo broncliiale, avverandosi cosi 1' assioma = » Juobus sonoribus vchenieiitior ohscarat alterum = » Ma a coutrollarc la ragione del suesposto fatto, )) giovi acccnnare lo stato opposto del polmone, in » cui trovandosi maggior quantita di aria, i suoni » naturali diminuiscono. NeU'enfisema, p. c, le » cellule aeree trovansi molto dilalatc, probabil- » mente per la perduta clasticita dellc loro pareti. » II rumore inspiratorio va perduto, perche dimi- » nuisce la conducibilita del parenchima polmonarc, )) a motivo dell' assottigliamento delle pareti cellu- » lari e della maggior capacita di loro cellule. Il )j rumore espiratorio all' incontro continua a farsi )' sentire, perche in questo tempo le pareti cellu- » lari trovansi in uno stato di costrizione, e I'am- t24 » bito delle cellule diminuisce; per cui la totalita » del parenchima polmonare addiviene men cattivo » conduttore dei suoni. La voce essa pure acquista j )) patognomoniclie variazioni per la diagnosi delle ' » csposte malattie; e siccome le stesse fisiche leggi » la presiedono , cosi reputo inutil cosa il delta- S 1) gliarne la spiegazione. Ed ove volessi passare in » rivista tutte le malattie si del torace, che delle » altre parti, lumeggiate dalla viva luce dell' ascol- » tazionc, troverei ovunque a dimostrare che i se- )) gni, che per questa vengono percepiti, hanno sem- » pre la ragione di loro esistenza insita nella stessa » natura dclla parte malata . e nei rapporti che » questa ritiene, perde od aumcnta colle parti vi- » cine ». Come dalle leggi fisiche della respirazio- ne deriva 1' autore le prove scientifiche in favore del suo assunto, cosi dalla insufficienza de' sintorai ordinarj ed estcrni per giudicare delle malattie del ' torace c dalla conseguente necessita di altri segni piu intimamente conncssi alio stato della parte of- fesa, egli trae gli argomcnti spettanti alia ragione della pratica, terza ed ultima parte della sua mc- moria. A far conoscere pertanto I'accennata insuf- j ficienza dclla sintomatologia gcncrale, egli osserva come fino a Laennec, 1' invcntorc dell'ascoltazione, una notte tenebrosa regnasse sulle malattie del to- race. sia rispetto all' anatomia patologica , sia ri- i spetlo a'loro (liffereuziali caratleri: iu piova di che, restringcndo per brevita il suo discorso allc sole priiicipalL tra esse malattie . cioe alia peripneumo- nia e alia pleuritide, alia tisi e al catarro cronico, mostra come prima diLaennec mancassero gli autori di sicuri criteij a distinguerle. e come tali criterj non possano altrimcnti ottenersi che dall' ascolta- zione. E comiliciando dalla peripneumonia e dalla pleuritide, egli ricorda come i pralici de' passati tempi, fra i quali distinguonsi Cullen, Sydenham, Stoll, Morgagni c Dehaen; dopo lunghe e penosc ri- cerche vanamcnte si persuadessci'O di aver trovato caratteri e sintomi anatomici che I'una dall'allra dislinguessero queste due affezioni , come invece il Sarcone e il Portal si levasscro con forti argo- menti a provare non essere la peripneumonia e la pleuritide che una cosa medesima, e quindi uon poter essenzialmente venir differcnziate, come lo stesso Borsicri , dopo avcre con ampia erudizione mostrata 1' impossibilila della semiotica a distin- guere le accennate malattie, abbia concluso che se pur v' e una differenza, questa consiste nel riscon- trarsi piu veemente e costante il dolore nella pleu- ritide; sulla quale couclusionc del Borsieri, egli av- verte in contrario il dolor vivo costante, oltre ap- partenere anche alia pleuro-peripneumonia, polersi altresi i-invenire nella semplice pleurodinia, che nul- 1 afi la ha chc fare colla pleuritide, e d'allronJe non csscrc infrcqucntc il caso chc cessi il dolore, e tut- tavia la pleuritide decorra regolare. E siccome nel polso pur anco si vorreLbc riconoscere uii' atlilu- dinc a distingucre la pleuritide dalla poltnonia, tc- ncndosi che il polso dure sia un caratterc dclla prima ed il molle della seconda, cosi anche a que- sto prctcso crilcrio egli opponc che oltre all'avcrsi per fermo dai fisiologi che i polsi assumano talora particolari caratleri indipendentemcntc dal cuorc, non di rado avviene che nella peripneumonia, nella pleuritide e nello slcsso processo luhercoloso pol- monare la mancanza della febbre cd un polso lutto affalto regolare e normale coincidono con una Icsio- nc grave, estesa e superiorc a tutti i sussidj della nalura e dell' arte. Soggiungc pcro incidentcmenlc che, dato pur anco e nou concesso che i sintoini menzionati dai varj aulori fosscro atli a guidarci alia diagnosi delle malatlie in discorso, nol polrcb- bero mai cssere quand' cssi csistesscro in soggetti incapaci ad esprimerli coU' uso dclla favcUa o della ragiooe, come avviene nei bambini, nei sordo-muli, nei mcnteccali. Posta pertanto a qucsto modo in palese la poverla e impcrfezionc dell' antica sinto- matologia, egli mette a confroalo di cssa i sussidj prestati alia pratica dall' ascoltazionc, mostrando come questa salendo dai segni cslcriori a qucUi che 127 souo insili alia stcssa condizione patologica del vi- scere animalato, pcnetrando dai feuomcni secondarj e appai'cnti al fenomeno primitivo cd essenziale , studiando la natura iiclla stessa natura, oUenga critcrj foudati sopra fisiche leggi iiivariabili, e come tali, costauti e sicuri ed atli a far conoscere I'csatta natura, lo sviluppo e le fasi delle nialattie, ben altramente clie i sintomi general! cd cstcrni , non conducciiti clie a giudizj congetturali , sia perchi: possono appartcuere a varie forme di fisico pati- mento , sia perche csscr possono conscnsuali e sim- patici, sia pcrclie possono mancare o in tulto o iu parte , non cosLituendo essi la prima csprcssionc dello sconcerto clie viiolsi esplorare. Osscrva poi come I'antica sintomatologia, olti'e essere di per so insuffiriente in molte pleuriti e peripucumonie scm- plici , divenga per giuula ingannevole nci cast di complicazionc con altrc nialattie, p. c., ncUa pol- monia complicata colla fcbbre miliarc , nel qua! caso potcndo la poliiionia realmente dccrcscere e nondimeno conservarsi tuttavia le apparenze di suo aumento , un tale inganno trarrebbc il medico a continuare a puro danno dell' ammalato nella cui-a debilitante, se non fosse 1' ascoltazionc, clie soppe- reiido, o piuttosto contropponendosi al falso testi- monio de' sintomi generali, assicura del reale decre- scimento della infiammazione polmonarc, cd avverte r iinponenlc apparato noii esser clic I'effetto del- la miliai'c in procinto d' irrompere per la cute. Dalla peripiieumonia e dalla pleuritide passando poscia alia tisi lubercolarc c al catarro cronieo, egli ricorda come prima di Laeimec nou solo si confon- dessero I'una con 1' altra queste due affezioni, ma del cataiTO ci'onico non si conoscesse ancora la con- dizione patologica nc lo speciale apparato fcnome- nologico , c la tisi si confondessc con ogni altra qualsiasi malattia die alia consunzione conduce gli inferrai, critcrj, egli osserva, coi quali torna asso- lutamcnte impossibile il conoscerc la tisi in qua- lunque $tadio si trovi , cssendo la consunzione di tutto il corpo c la fcbbrc continua (clie pur lo stesso Borsieri insegna csser sintomi speciali e ca- ratleristici dalla tisi ), comuni non solo ad alcune malattic polmonari , ma cziandio a tant' allre di diffcrcnte scde e natura. ed aggiunge che per veri- ficarc I'esistcnza dell'ulcere polmonare sarebbe d'uo- po aver gia perduto I'infermo, posto ancora che fosse questo. siccome non e, un indizio sicviro a giu- dicar della tisi; potendo I'ulcerc polmonare dipcu- dere dalla suppuiazionc del polmone, dalla lacera- zione del suo parcnchima per la sortita di edatidi, dalla gangrena polmonare, od anche dalla corrosio- ne del polmone, fatta da pus appartcnentc ad un asccsso epatico aperto ncl torace; c riportando il 121) Frank al calarro crouico queU'affezione nella quale concorrono debolezza, febbretta e moltissimi sinto- mi della tisi seuza die I'ulcere esista nel polmone, egli domanda con quali criterj, tranne il necrosco- picOj si potra giudicare della uon esistenza dell' ul- cere polmonare? » Ma ecco (ei px-osegue) diradate le » tenebre, una viva luce lumeggiare nel differenziale y> diagnostico della tisi polmonare edel catarro cro- » nico : grazie airascoltazione sonosi riuveuuti par- ¥> ticolarissimi -segni fisici, clie francamcute accen- j> nano a questa od a quella malattia. Se poi giovi » il sapere in qualunque epoca prccisare se abbiasi » a Irattarc una tisi piuttostoche un catarro, di- » caulo i pratici, clie spessissime volte illuminati » dalle necrpscopicj troppo tardi si convincono di >5 aver pi-ecipitato il corso d' una tisi, giudican- n duia scmplice calarro, o di non avcre abbastanza » attivato il mctodo clie al cataiTO s' addicc, giu- » dicandolo una tisi. E dacche si importante di- j» stinzione pote poggiare su fermi criterj diagno- y> stici, dati dall' ascoltazione, brillanti cure di ca- st tarri posero un freno agli empirici millantatori » di tisi guarite con rimedj voluti dal catarro ». Avverte poi non limitarsi 1' ascoltazione a farci di- stinguei'c la tisi dal catarro a morbo inoltrato, ma i criterj cli' essa fornisce esser tali da polcr con essi giudicare csserc un individuo prcso dal procosso 9 i3o tubercoloso anche allorquando esso gode ancora di sufficiente salute, non da altro raolestato se non da tosse leggera , clie non attrae la sua attenzione , e da potersi quindi il saggio precetto di ostare ai principj applicare in uno de' piu importanti inte- ressi, qual i la conservazione deU'uonio. » Impercioc- » che, cgli dice, non v' ha pratico il quale non sap- 5' pia come le bronchiti croniche sieno come le altre » infiammazioni suscettibili di pevfetta guarigione. « E un tale precetto non tornera, iD spero, infrut- 5? tuoso, applicato eziandio alia tisi; nella quale se » pur al presente dalle medicine farmaccuticlie non » sappiamo ritrarre queH'utile rimedio clie indarno » sempre venne proclamato e da ogni innovatore 5» ritentato, potremo almeuo per igieuiche prescri- » zioni opporsi al progressivo distruttore andamento .*' di esso, levando quelle cause che al suo sviluppo 55 favoriscono; con che verra aperto il campo alle 5) risorse della natura , la quale tendendo sempre 55 alia climinazione del corpo nemico, fortificata dal- 55 I'arte, potra produrre la guarigione di tubercoli 55 anche in primo stadio o col diretto assorbimenlo 55 della materia tubercolosa, o colla espeltorazione 55 di essa, special mente sc i tubercoli sieno qua e la 55 sparsi. E siccome appunto colla ascoltazione puos- 55 si precisamente giudicare se traltisi di tubercoli 55 qua e la sparsi , oppure numcrosi e confluenti, i3i « cosi uel primo caso, se non la guarigionc, la quale n e pur probabile, potremo almeno promettere una » vita competentemente lunga, purche 1' ammalato » eviti tutto clie puo favorire i progressi della sua n malattia n. Tale ^ la somma degli argomcnti che I'autore dalla storia, dalla scienza e dalla pratica deduce in favore del suo assunto. A convalidare i quali argomenti col teslimonio de'fatti, egli ricorda varj casi di diagnosi e di cure da lui medesimo stabilite e praticate col supremo ed esclusivo cri- terio dcir ascoltazione, e die noi per non ecceder di troppo 'i limiti della presente relazione, ci dispen- siamo dal riferire. Concliiude notando come non solo i medici, ma i chirurgi pur anco possano trar vantaggio dall'ascoltazione per la diagnosi di alcune malattie che si sottraggono alia csplorazione del- I'occliio, del tatto e della sonda, e come poi I'esami- iiare col nuovo metodo lo stato in cui trovansi gli organi respirator] torui assolutamente necessario al chirurgo allorclie voglia passare ad importanti ope- razioni. per questo che se qucste verranno escguitc in soggetti gia colti da tisi tubcrcolare in prime grado avranno un esito certamente infelice, ed abbrevian- do d'assai la vita degli operati, faranijo giustameu- le portare uno sfavorevolc giudizio dell' opcratore. Non e raro fra coloro che sogliono mirar piii alia scorza che alia sostanza dellc coscj udire taluni, l32 i quali, faceudo ragione soltanto dal positivo e coji-' creto della geografia, corrono facilmente a qualifi- carne lo studio siccome sterile, nojoso ed atto piut- tosto ad ingombrare la memoria con una enorme e confusa congprire Ji materiali topogralie, che a pascere le nobili facolta dell' intelletlo coi principj e colle applicazioni della scienza. A togliei-e dagli animi qucsta mala prevenzione applicossi il nostvo socio onorario pi-of. Francesco Gliibellini con un suo discorso iutorno agli studj geografici, scopo del quale e di rivcndicare a questi studj la loi'O digni- ta ed importanza; il che egli fa esamiuando 1' in- trinseca natura della geografia , e ti'acciandone il progresso da' suoi priniordj fino al suo stato pre- sents. E quanto al primo punto, cioe alia natura della geografia, egli ci chiama a considcrare il sog- getto di essa, vasto e variato non meao che il mondo fisico, siccome quello che abbraccia gli im- mensi oceani coi loro mediterranei e coi loro golfi, i due contineuti colle innumerabili loro isole o riunite in grandi arcipelaghi o disseminate per I'am- piczza de' mari, le grandi catcne di montagne e gli acrocori, questi che formano i nuclei primitivi dclle varie regioni, quelli che danno moto all'atmosfera e raccolgono le nevi, che alimentano i laghi ed i fiumi scendenti fra le valli ad irrigare e fecondar le pianure, le varie famiglie degli animali; le varie i33 razze Jcgli uomini, i loro varj linguaggi, religioni, governi, condizioni locali o sociali. C invita poscia a considerare le relazioni clie collesjano la grcogra- O Do fia colle scienze fisiche, politiche ed economiche, e colle stesse belle arti e le lettere, mostrando come a quella parte della geografia che si dice matema- tica sieno comuni molte sublimi teoriche dell'astro- iiomia, quelle specialmente che spettano alia forma della terra, a' suoi due Tfioti, alle sue latitudini e longitudini, al vario modo col quale essa riceve dal sole il calore c la luce, come di queste stesse teoriche si giovino la storia naturale, la navigazione, il com- mcrcio per la direzione sicura de' corsi marittimi,, per la conosceaza delle tei'restri regioni sopra cui vanuo sparse le varie famiglie degli animali, per quella de' climi ove crescono i piu ricchi prodotli mercataLili, come per la varia influenza delle plaghe abitabili di cui 1' uomo in parte risente, la fisica cognizione della terra si colleghi alio studio della varia natura, attitudine, costumi, civilta de'popoli, e come percio la geografia non sia soltanto un com- posto di parziali e slegate nozioni topografiche, ma un sistema pur anco d' idee generali collegatc iu iscienza che ha leggi determinate, con grandi e mol- tiplici effetti che ne conseguono. Da questi cenni intoruo alia geografia considerata in se stessa e nella generalita del suo soggetto e delle sue rela- i34 zioni I'aulorc vcncnJo ai particolari dolla storia, lasciati da parte, fra gli anticlii popoli, gli Egizj, gli Indiani, i Babiloiiesi, gli Assirj, che alieni per rcligiosi istituti dai viaggi ruaritlimi, ebbcro scar- sissimo campo all'acquisto di cognizioni geografiche, ricorda Ic navigazioni e il commercio die fecero i Fenicj e i Cartaginesi per tutto il Meditcrratieo e per una parte degli occani Atlantico c Indiano , continuando per ben diciolto secoli fin verso all'era volgare con tanta gloria e opulenza di Tiro, di Sidone e di Gartaginc , benchi con poco proGtto degli stiidj geografici, per la gelosia commercialc di jquesti popoli, che facea loro per assoluta legge di stato tener segretissime agli altri le loro carte nau- ticlie cd i loro itinerarj. Dai Fenicj passando agli Ebrei, ai Greci, ai Romani, dice de' primi clic seb- bene nell'epoca felicc di Davide e di Salomone estendessero aU'intorno Ic loro politiche c commer- ciali relazioni c per qualclie tempo si unissero ai Tiri nei viaggi marittimi di Ophir e di Tarso, noudimcno essendo essi presto caduti per Tarmi egizic ed assire, la loro geografia e ristrettissima, e a poco piu riduccntesi cbe alia Palestina e alia Fenicia, comecli^ pcro non rcsti di essere non poco importante per la spiegazionc teoretica che trovasi ne'libri di Mose della vera genesi del mondo fisi- 00, civile e religioso, c della dispersione de'popoli, i35 senza «li cite gli studj gcografici e storici uon nvrcb- bero un giusto fondamento. Quanto ai Greci, ac- cennato lo stato d' isolaraento in cui vissero per niolti secoli, la conseguente ristrettezza delle loro cognizioni geografiche e il favoloso e strano siste- ma di cosmografia che fra tale poverta di notizie fabbrici la loro fantasia , e che vedesi consegnato nei poemi d' Omero , procedc a parlare de' pro- gressi da loro fatti nella navigazione dal secolo sesto prima di Cristo fino alle peregrinazioni scien- tifiche d'Erodoto, alia rilirata dei dieciraila gui- data da Senofonte , alle grandi spedizioni d'Ales- sandro, mostrando gli infiiiiti vantaggi clie ne de- rivarono alia geografia, massimamcnte dcscritliva , nella conosccnza delle parti orientali e meridional i della terra. Rispetto poi ai Romani , moslra come essi, mentre dai Greci s' apriva 1' oriente e il sct- tentrione, schiudessero alia scienza il campo dell'oc- cidente e del settentrione , mercc la spedizione di Scipione e di Cesare nelle Spagne e nelle Gallic, d'Agricola nella Brettagua, di Druso fra 1' Alpi, di Germanico fra le regioni teutonicbe, di Trajano in Dacia ed ai Carpazj, e d'altri al mar Caspio , al Tigri, ai deserti della Nubia e lungo I'Atlante fino alle ultime MauVitanie ; tantoche a mano a mano le loro relazioni si cstesero a borea fra le tedesche e slave popolazioni , e in oriente per quei vasti 1 36 paesi ove il ricco commercio tlcU" India, concentralo dapprima sulla linea di Tiro, d' Alessandria e del mar rosso , omai si faccva altresi per le vie del- I'Eufrate e del golfo Persico, e per quelle del Ca- spio e di Batra. Fra tanto incremento di cognizioni topograficlie la geografia non piu rimase una sem- plice congerie d' itinerarj commerciali e militari; dacclie i filosofi dalle parziali notizie de'luoghi po- terono salire alle generali, e stringerle in un siste- ma scientifico, corrispondente al nioudo astronomi- co, fisico e civile. Accenna quindi I'autore colore che fra gli antichi trattarono scientificamente la geografia J cominciando nel sesto secolo prima di G. C. da Anassimandro di Mile to, che formo una sfera ed il primo mappamondo, e venendo fino ai quattro grandi geografi dell' antichita, Eratostene, Strabone , Plinio e Tolomeo, clie fiori nel secondo secolo deir era volgare , e che pose alia scieuza le vere basi astronomiche. Con questi quattro scrit- tori si chiude la geografia antica, la quale, siccome osserva 1' autore, sebbene nella parte teoretica fosse gia in possesso del maggior numcro di principj ri- masti poscia invariabili, era nella parte descrittiva tuttora assai ristretta, mentre si estendeva soltanto dall'Atlantico al Tibet cd allc foci del Gange, e dal grandc deserto di Sahara fino al golfo di Fin- landia, credendosi un' isola la pcnisola di Scandi- i37 navia. e Ic vastissime regioui dclla Russia boreale, della Siberia, e 1' imperio Chinese e il Giappone e r Indochina e tutta l' Oceania e le Americhe repu- tandosi occupate dall'acque. In tale stato riraase la scienza fino al 4oo dell' era volgare , dopo il qual tempo I'autore stabilisce incominciare la geografia moderna. Alia quale facendo passaggio, egli accen- y na le emigrazioni de' barbari del settentrioiie che rovesciarono I'impero Romano, median te le quali, se la geografia tcoretica restu quasi sepolta nelle tenebre della irrompenle barbaric, guadagno invece moltissimo la descrittiva per le notizie che si an- darono spai'gendo dci vasti paesi settentrionali da cui erano que'popoli usciti. Accenna poscia le emi- grazioni degli Arabi in Africa, in Asia e nell'Ocea- nia, e le ardite spedizioni de' Nermann i attra verso alio stesso Atlantico fino alle isole Ferroer , al- rislanda, al Grohcnlaud ed ia altri piu occidental! paesi, quelle descritte ampiamente dai geografi arabi Massudi , Ebrisi, Albufeda, queste registrate negli scritti del re Alfredo , nelle cronache islaudesi e nelle carte dei due fratelli Zeno; dal che venendo alia grande invasione de'Galmucchi e Mongolli con- dotti da Geugis-kan nella meta dell' Europa ed in Asia^ tocca de' missionarj Ascellino, Carpini e Ru- briquis, che si rccarono fra que' barbari per con- vertirli, e d' altri che nelle terrc da loro occupate 1 38 si recarono per vaghczza d' ingegno c pei' mire di commercio, distinguendo fra questi nominatamente Marco Polo, che, visitate nel corso di vcntisei anni la Persia, la Tartaria, la China e 1' India, scrisse le memorie di tanti viaggi nel suo Millionc. Que- sti cenni conducono fino al termine del medio evo, cioe fino al secolo XV, in sullo scorcio del quale successcro i due grandi avvenimenti di tanta iufluenza nella civilta e nel commercio delle na- zioni, il passaggio cioe del Capo di Buona-speranza e la scoperta dell' America, I'uno e I'altra promossi dalla brama allora generale nei popoli di apriro per mare un nuovo passaggio alle Indie orientali, e favoriti dalla invenzione della bussola. Ricordan- do le quail scoperte, aggiunge 1' autoi-e le altre che di mano in mano si fecero dai Portoghesi , dagli Spagnuoli, dagli Inglesi, dai Francesi, dai Russi, nel- le due Americhe, sulla costa orientale dell' Africa, neir oceano indiano sino ai lidi settentrionali della nuova Olanda , nei mari della China e del Giap- pone, scoperte tutte, merce delle quali cadeva, sc- condoche dice I'autore, I'antico velo che aveva co- perto per tanti secoli il mondo ed isolate le na- zioni. Nondimeno perch(i la geogi*afia raggiungesse tutta I'ampiezza del suo soggetto restavano ancora da esplorare i due poli e Tinterno dell' Africa. L'au- tore ricorda quindi i primi tentativi degli Inglesi, 1 39 dcgli Olandesi e (lei Russi per trovare un passag- gio inarittimo al nord - est dell'Europa onde giun- gere a Bering, e quelli che furono fatti e si fanno tuttora a' tempi nostri dagli Inglesi con piu felice successo al nord - est deirAmerica per giungere alio stesso punto, e che gia produssero la conoscenza di tutta la costa settentrionale americaua , i viaggi fatti da Dalrlyraple e da Cook nel mare Atlantic© in cerca di terre polari, scoperte poscia da Balla- ncy, da Dumont e da Ross, e finalmente le ricer- che ed i viaggi fatti a promozione de' govern! , e ^ecialmente dell'Inghilterra, nell'intemo dell'Afri- ca, merce de' quali il corso del Niger e omai cono- sciuto, e si tenta di risalire quel gran fiumc coi battelli a vapore. Conchiude il discorso col citare i grandi laVori fatti mcrce il sussidio di tante sco- perte in pro della scienza, incominciando da quelli di Delisle, che opero la riforma delle carte geogra- fiche, e successivamente accennando quelli d''An- ville, di Busching e d' altri riformatori della geo- grafla antica e fondatori della moderna, e tinalmen- te quelli de' tre somnii geografi del nostro secolo , Malte-Brun , Balbi e Ritter, die segnano Y ultimo periodo della perfezione geografica. Ad onta pero di cosx gx'andi progressi della scien- za e di tanta abbondanza di mater iali topografici, opina I'autore che uu desiderio rimanga tuttora da i4o compiersi. II qual desiderio in quqsto consiste, che per r insegnamento della geogvafia si formi e si elegga un metodo elemcntare, dedotto dalla mede- sima natura di cssa, il quale corrisponda all'ordine naturale delle idee di chi deve incominciare ad ap- prcndei-la, non senza serviread un tempoachi ne ha gia fatto lo studio come ordinato e comodo rias- sunto di pill vastc cognizioni. » Infatti (egU dice) y> nelle grandi opere de' sommi autori Malte-Brun, » Balbi, Ritter, Bergaus, le quali sono scritte con 5> tutta I'ampiezza a cui la scienza a'nostri giorni y> e pervenuta, si comincia colla sfera celeste, per- » ch^ ^ necessaria a render piena e perfetta la co- » gnizione delle altre parti che seguono; ma d'al- r> tronde c pur cliiaro die la stessa sfera celeste » convenientemente trattata richiede un lettore gia » fornito di studj anteriori. E perche adunque si » terra lo stesso metodo anche hi tutti i compendj ? 55 E in vcro assai diversa e la natura dei libri » semplicemente compcndiosi e dei libri elementari. » I primi riescono utilissimi riassunti delle grandi » opere, e quindi si scrivono cogli stessi metodi ; e » tali sono i reputati compendj di Letionne e Levi y> in Francia, di Goltsmid in Inghilterra, di Gan- » nebit in Germania, e quel prime compendio dello 5j stesso Balbi edito a Vcnezia uel 1 8 1 7, e molti al- » tri. I secondi devono esscrc compendj non solo per i4. » tenue mole di volume, ma per vera fusione di « pensicri , la quale si riveli dalla natura stessa » della geografia, e corrisponda all'ordine Baturale » delle idee di chi deve cominciare ad apprenderla n senza bisoguo di studj anteriori ». Sopra queste considerazioui pertanto I'autore determinossi a coni- porre egli stesso un corso elementare di geografia autica e moderna , destinato a veder fra poco la luce del pubblico, di cui preseutu all'accademia la parte moderna colla lettura di un saggio di essa che coniprende la sezione teorelica, nella quale prio- cipalmcnte consiste la novita del suo metodo, fa- cendo egli, contrariamente ai metodi finora seguiti, precedere una notizia della sfera terrestre al trat- tato della sfera celeste, e passando a questo per via di deduzione, cioe in contemplazione degli effetti della sfera celeste sulla terrestre, effetti che poi lo conducono a trattare gli altri oggetti della parte teoretica. spettanti all' atmosfera, ai mari, alia ter- ra strettamente detta rispetto a' suoi climi e pro- duzioui natui'ali , all' uomo e alle sue varieta fisi- che, religiosp e civili. II compendio e quindi diviso come segue — Parte teoretica — Parte descrittiva — Conclusione generalc. La parte teoretica e sud- divisa in quattro capitoli. i. Idea generale della terra e delle sue parti — Sfera terrestre. 2. Rela- zioni della terra col sole 0 cogli altri corpi celcsti — Sfera celeste ed idea dell' uuiverso. 3. Azione della sfera celeste sulla terrestre, e graudi effetti che ne conseguono nell'atmosfera, sui mari e sopra tutto sui climi e sui prodotti natural! della terra. 4. DeH'uonio c delle sue varieta fisicLe, religiose e civili. — La parte descrittiva comprende le topografie dell'Europa e delle altre parti del mondo, ridotte in ordine di deduzione e dipendenza dalle nozioni generali e teoretiche. — La conclusione contiene le seguenti osservazioni generali: i. Sopra le catene dei monti, le pianure, i deserti ed i grandi bosclii. 2. Sopra la navigazione dei principal! flumi, laghi e mari, e sulla pesca delle arringhe, balene, foche ccc. 3. Sopra lo stato attuale delle miniere dell'oro, dell'argento, del ferro ecc. 4- Sui commercio della seta , delle lane , del cotone e del lino , e sopra qucllo del caffti, dello zucchero , del lliti. 5. Sui centri principal! della umana civilta e potenza. i43 LETTERE Faremo acconcio passaggio dalle scienze allc let- tere cou una memoria , la quale ad un tempo par- tecipa dello scientiflco e del letterario. Tale e il discorso sulla vita e sugli scritti di Andrea Mozzoni, delta to dal prof. Antouio Perego. Nacque, siccome abbiamo dall'autore, il Mozzoni da nobile casato nell'umile terra di Biumo superiore, prcsso Varese, il giomo 6 ottobre dell' anno 1754, e mori nella citta di Milauo il di 1 1 novembre dello scorso an- no i84"^j nella dccrepita eta d' auni 88. Singolar- luente notabile in tanta durazione di vita e la pace imperturbata e costante ia cui volscro i lunglii suoi anni dal prirao all'estremo. Al die contribui- rono e la muta qualita degli studj ai quali ei de- dicossi, e la professione religiosa cli' egli abbraccio ueir anno 1771, diciassettesimo di sua eta, nel mo- nastero degli Olivetani di S. Vittore al Corpo in Milano. Da questo monastcro passato a quello della stessa religione in Pavia , cbbe cola destra occasione d' indulgere alia sua inclinazione per le scienze esatte , assistendo alle Iczioni di quel- r insigne archiginnasio, eve allora detlava Grego- rio Fontana , dal quale , e iu appi'esso dal Ma- '44 scheroiii, impar6 gli elcmenti dell' algebra e della geometria, la fisica generale, il calcolo sublime e la matematica applicata. I progress! cb' ei fece sotto la guida di cosi grandi maestri gli meritarono il grado di pubblico ripetitore di matematica in quel- la Universita , al quale fu eletto nell' anno 1788, e cbe occupo fino al g3 , nel qual anno fu pro- miosso a professore d' algebra e geometria nel Regio Ginnasio di Mantova. Nel 1797 passu quindi a pro- fessore di filosofia e matematica nel Liceo di Ber- gamo, c finalmente nel 1 806 progredi alia cattedra di fisica generale nella Universita di Pavia, ove con- tinuo ad insegnare fiuo all' anno i SsS, nel quale, domaudato e ottenuto onorato riposo , abbandonu il soggiorno di Pavia per istanziarsi a Milano, ove fini, come dissimo, i nestorei suoi gioi'ui. Gli ufficj di professore per tanti anni con zelo indefesso e con paterna bonta esercitati , la traduzione , con corredo d' appendici e di note, del corso di mccca- nica c della storia generale delle malematiclie del Bossut, due memorie originali, spettanti I'una alia teorica delle equazioni a radici eguali e I'altra ad alcune trasformazioni delle equazioni letterali , e I'opera di maggior assunto e importanza, intilolata Eleinenti di fisica generale ^ collocano il Mozzoni se non fra i lumi primarj, almeno fra i benemeriti propagatori della scienza. • 145 Altre couJizioni, viceade e pienezza di vita ci rappresento 1' aw. Giambattista Pagani ncU' elogio di Vittorio Barzoni , vissuto in torbidi tempi tra le fazioni c i pei'icoli, levato in celebrita mediante I'aura funesta dclla persecuzione, scagliato dalle pro- celle della patria in estranee contrade, e nondimeno fortunato d' aver potuto, dopo lunghi anni d' esilio, in sicurta ricondursi alia terra natale, per vivervi in quiete un avanzo di vita onorata, fra le amici- zie, r affetto e la stima universale de'buoni, nel culto di pacifici studi e nell' esercizio delle piil care virtu. Nato nel 1767 uella terra di Lonato, Vitto- rio Barzoni, dopo aver percorso in Verona gli studi giovanili e nell' archiginnasio di Padova compiuto i superior!, passato quindi a Venezia per vacare alia pratica dell' avvocatura, vi si trovava nel 17971 quando 1' armi franccsi occupavano quella metro- , poli. Caldo di gioventu, d' amor patrio e d'abbomi- ' I nio contro la gallica dominazione , egli osava det- tare e pubblicar colle stampe un fiero ricliiamo , cbe sotto titolo di rapporto indirizzava a Bonaparte medesimo, rimproverandogli le tradite speranze dei popoli, e clie non dubitava segnai'e del proprio no- me. Fatto quindi segnacolo all' odio e al furore de' veueti democratici, minacciato da Bonapai'tc, af- frontato da Villetard , rappresentante di Francia , in un pubblico rilrovo, tratto quasi in procinto di 10 1 46 vendicarc I'affronto nel sangue dell' offonsore, ca- lunniato di cospirazione, decretato d' arresto, cspo- sto al rischio del capo, si trafugaya da Venezia, si ricoverava in Fircnze , si celava fra gli Apennini, tornava a Venezia , che il trattato di Campofor- mio avea posto nel dominio dell' Austria, passava a Vienna, ove trovava accoglienze ed illusti'i amici- zie di letterati, di ministri e di principi , e colla liberta dei discorsi contro il govcrnodi Francia sve- gliava i rcclami della francese ambasciata, che do- mandava il suo sfratto da Vienna c dalla Germa- nia, trovava alfinc, merce dcU' Inghilterra, un asilo neir isola di Malta; di la, campione assoldato del ministero, guerreggiando colla penna la spada di Bonaparte , quanto duro la sua lunga dimora in queir isola. continuava ad incitar colla voce di pub- blici giornali le nazioni contro 1' arbitro del con- tincnte; caduto il quale, e mutate le condizioni d' Europa, tornava canuto in Italia end' era partite gia biondo, vivendo in Milano, in Crema. in Bre- scia c finalmente nel patrio Lonato il i-estante dei suoi giorni fine a provetta vecchiezza, con pensione dair Ingliilterra assegnatagli in premio dc'servigi clie stipendiato, non vcnduto, prcstA; perche a lei servendo, servito aveva ai principj c ai scntimenti suoi proprj. L' autore dell'elogio facendo ragione alle sue personali virtu, in lui riconosce ampia- ^4i mcnlc r cccellcnza dell' uomo , ma noii cosi I'cc- cellenza dello scrittorc , bcnche non neglii facon- dia , robustezza e calore alle mollc e vai-ie sue opere, clie a' suoi tempi, essendo la maggior parte di politico e presentc iuteresse, furono avidameutc lette, cercate e in altre lingue tradotte ; ma che ora, forse appunto per questa lore indole, ed anche pel loro slile formato alia scuola d' una eta licen- ziosa, poco si leggono, ne molto si ricordano. Accadc sovenle che, per difetto d' amove alle cose domestiche e per sovcrchia vaghezza delle stranie- ra , si trovino esistcrc in questo od in quel paesc pregievoli oggctti di curiosita che, cclcbri fra i Ion- tani e cercati dai viaggiatori , sono appena cono- sciuti o curati dai nazionali. Tale c il caso d' al- cune riccliezzc antiquarie possedute dalla pubblica I biblioteca di Brescia, delle quali gran fatto sarebbe se poclii conoscessero 1' importanza ed il pregio , mentre i piii non ne conoscono neppure I'esistenza. Gonsistono queste riccliezze in una croce greca o quadrata, di grande dimensione, adorna di gemme e di curiosi e pregiati lavori , stata per molti sc- coli posseduta dalle religiose del soppresso ccnobio di santa Giulia, fondato in questa nosti'a citta dai re Desidei'io, in alcune tavolette istoriate a lavoro di basso-rilievo in avorio, in un evangeliario a pcn- na, ed in trc dittici eburnci, due consolari ed uno i48 amatorio che, famoso fra gli cruditi solto nome d't Queriniano, diede materia, non cli' altro, a volumi d' illustrazioni. Delle quali archeologiche curiosita, Vegregio nostro concittadino e collega nob. signer Alessandro Sala , sapendogli male che la loro esi- stenza e significazione rimanessero in Brescia piu a lungo fra poclii o nessuno conosciute, ed anche per servire ad un voto della Presidenza alia Querinia- na, della quale e benemerito membro, compose una dotta illustrazione, mostrando 1' eta, la provenien- za, la destinazione, 1' artificio ed il pregio di cia- scun raonumento. II die sulle traccie del valente autore , anzi il piu spesso colle sue medesime pa- role, faremo noi pure, incominciando dalla eroce. E questa la piu antica e la maggiore fra le note in Italia; e conta in larghczza mill, ggo c ia lun- ghezza mill. 1 260 , compresa 1' appendice. Essa e decorata di 2 1 2 gemme , di cui la Memoria offre il catalogo ; ed e quindi, a parere dell' illustratore, da ascriversi alia classe di quelle croci che gli an- tiquarj denominano gemmate, introdotte nel culto cristiano dopo la scoperta della vera croce fatta dalla imperatrice S. Elena, che ne promosse Tado- razione in Oriente, e per togliere al sacro legno r ignominia che seco portava come istrumento di punizione, oi-dino che venisse fregiato di preziosi metal li e di gemme. Nello scudo che occupa il can- »49 tro della nostra crocc si vecle ccsellata ad alto ri- lievo r immagine del Redentorc sedente sopra un trono, che alza la destra in atto di benedire, e colla sinistra presenta un volume su cui sta scritto Pax Vohis, a quel modo appunto che venne figurato dagli artisti ne'primi sccoli della Chiesa, e con poca varieta anche ne' posteriori nelle absidi delle ba- silicbe , nelle volte de' battistcri e in alcuni dittici ecclesiastici. L'esecuzione di qiiesto lavoro 6 bar- bara ; ma tale uou e la paleografia, esscndo i ca- ratteri Icggibilissirai e non molto dissimili da quelli che si veggono scritti nei musaici delle basiliche ra- vennate escguiti fra 1' anno 44^ ^ '^ ^^7» lecroci dei quali , in numero di settc , avverte I'autore, non diffeviscono pun to dalla nostra sia riguardo alia figura , sia riguardo alia decorazione delle pietre. Sotto r immagine del Salvatore vcdesi un altro la- voi'O, dcgnissimo d' osservazione, consistentc in un opera aureografica condotta con isquisita diligcnza sopra cristallo piatto e cii'colare, che sebbene deli- neata in tempi di decadenza , prevalc in ogni sua parte ai vctri cimiteriali che eseguiti con somi- gliante artifizio conservasi nei musei. Aderendo al- r opinione dell' abate Bighelli fu bibliotecario della Queriniana, illustratore della nostra croce, 1' autore nei tre ritratti delineati in quest' opera ravvisa i' Augusta Galla Placidia coi due giovanetti suoi i5o figliuoli, Valeutiniano III eJ Onoria, e fondato nei riscontri della storia , nella qualita del vestito e degli ornamenti, e nella eta apparente dalle figure rappresentate, cgli opina clie 1' epoca di questo la- voro debba stabilirsi al principio dell' aiino 4^5. Dall'epigrafe scritta in bei caratteri apparisce che r artefice fosse un greco doraiciliato in Ravenna ; poich^ si ossei'va ch'egli vi segnu il proprio nome nella lingua natia, piegandola alia desinenza latina con volgere Boynneros KerameoSj al genilivo Boyn- iieri Keramij che vale ( sottintendendosi opus) opera di Boniierio od anche Vcnerio vasajo. L' essere poi questa croce decoi-ata dai ritratti di Galla Placidia c dc' suoi due figliuoli, e da tante gemme, rendc molto probabile all'autore che fosse da quclla ini- pera trice presentata siccome donario a qualche in- signe basilica; e pcrcio egli la denomiua crocc gem- mata di Galla Placidia j ad esempio della croce di Giustino custodita in Vaticano. Questo monumento appartiene ad un artista che viveva al principio del secolo XVII, e subi nel corso de' secoli alcuue mo- dificazioni, la piu visibile delle quali, che altresi e la piu reccntc, e uno scudo in rame dorato, cui ^ sovrapposto un crocefisso. Ebbc poi danni nota- bili, allri per caduta, altri per opera di raani ra- paci, in molti onici orientali, distinti cosi per bcl- lezza come per mole. Puo destar meraviglia che un i5i oggetto di culto come qucslo si vcgga fregiato di molte incisioni d' argomcuto mitologico; ma e da avvertirsi che il difetto d' artefici in quella eta ob- blig5 gli antichi a cavar parti to dalle pietre che possedevano, avendo piu riguardo alia materia in che erano lavorate che al magistero o al soggetto di esse; del che possono far ragione le molte pie- tre soltanto levigate che adornano il nostro monu- mento. Che poi qucsto sacro Icgno sia a noi per- venuto per dono fattone da Desiderio alia sua figliuola Anselperga, prima abbadessa del sopraddetto mona- stero, e cosa piutlosto fondata sopra deboli congct- ture e nella vaga tradizione, che sopra argomeuti positivi , mancando in sostegno di tale opinione I'autoritadei documenti. Dalla illustrazione della croce passa I'autore ai trc dittici in avorio , due consolari ed uno del gencrc degli amatorj , come abbiamo accennato, preziosissimi monumenti, do- vuti dalla nostra biblioteca alia munificenza del- r illustre .suo fondatore, Angclo Maria Querini Ve- scovo di Brescia. Uno dei due consolari, alto mill. 35o, largo mill. 260, appartenne, secondoche mostra Tepi- grafe, a Nario Manlio Boezio, passato dalla prefet- tura del Pretorio a quella della citta, console per la seconda volta e patrizio, ed ^ il terzo nell'or- dine cronologico de' dodici consolari che tuttora ri- mangono. In amcudue le tavolettc eburuee che lo I 52 compongono vedesi rimmagiue del console, vestito in tutta la pompa di sua dignita , reggente colla sinistra lo scipionc , sul cui porno posa 1' aquila imperiale. Nell' una csso e in piedi, nell' altra se- duto sopia una sedia curule, in atto di lanciare la mappa nell' arena , segnale dell' incominciamento de'giuochi circensi, celebrati, secondo I'uso, ne'pri- mi giorni del consolato. Ha le palme appiedi pei vincitori, e il congiario per gratiCcare la milizia ed il popolo accoi-so agli spettacoli. Questo monumen- to, oltre esser pregcvolissimo per la sua antichita e rarita e per la mirabile sua conservazione, ricor- da il passaggio che, cessata in occidenle la dignita consolare, feccro i dittici a far parte della suppel- lettile ecclesiastica. per la fusione clie \i e fatta del sacro col profano, osservandosi due miniature a co- lori 5 r una rappresentante le immagini de' bcati Girolamo, Agoslino c Gregorio, per servire nel ca- none della messa al memento pei vivi , 1' altra la risurrczione di Lazzaro, per qucilo dci defunti ; i quali siffatti dipinti debbono, siccome osserva I'au- tore, considerarsi fra i primi clie si usarono nella liturgia della Chiesa, e feccro scala a dipinti mag- giori nci trittici, nei polittici, negli altarini mobili, e quindi a tavole eseguite in piu estese dimensioni, e queste finalmente alia tela che da secoli vediamo adornarc gli altari. Le sigle BE die si veggono sulr i53 i'alto tlcl Jittico significauo: bene eveniat^ ovvero bonus eveiitaSj od anche bene feliciterque eveniat. L' epigrafe s' interpreta come segue : NARiW iNIAiVLm^ BOETHIVS Nir Celeherrimns ET l^hustris EX Vrcefecto Vrcetorio Vrcefectus Yrbi SECundo CONSu/ OKDinarius ET Px\TRICm5. L'altro de' nostri due dittici ( alto mill, 3oo , largo mill. 120 ), die in ordine di tempo e il de- cimo de' consolari, appartiene a Postumo , o come lo denomina Muratori sulla scorta di due marmi, a Flavio Lampadio, assunto al consolato nel 53o deir E. v., rcgnando in Oriente Giustiniano e Ata- larico in Occiderfte. L' iscrizione Lampadiorwnj iu- cisa sulla tabella ansata, posta in alto, ha fatto conoscere il soggetto rappresentato. Presicde il con- sole alle corse delle quadrighe , e lo si vede coUa mappa nella destra; abbigliato, come nel Boeziano, della tunica palmata e della trabea, che cosi chia- mavasi ne' bassi tempi la toga consolai'e , e collo scipione nella sinistra. Primeggia tra i due prefet- ti, il veslito de' quali differisce dal consolare cosi per la semplicita degli ornamenti come pel modo ond' e indossato. L' uuo di questi prefetti , forse r urbano, stringe ancli' esso un' altra mappa per la celebrazione di nuovi spettacoli. Nel piano le qua^- i54 drighe hanno preso Ic mosse, c gli agitatori di due di esse, superata la meta, lanciano i cavalli al se- condo stadio, dimostrato dalla spina del circo, ove sorgono Irofei ed uu alto obclisco con geroglifici egiziani, e si vede, benchc fuor di luogo, figurato dallo scultore rEnripo. I quattro auriglii sono ar- mati di certe sfcrzc nou piu vedute in consimili monumenti, dettc sirpiculce dallo svolgersi die sein- bra facessero a ciascun colpo, per quindi riprendcre la pi-ima figura di serpe attortigliata. I cavalli , clie sebben privi di fiuimenti, lianno tesliere e pct- torali, presentano altre notabili pai-ticolarita per Ic ganibe fasciate con fettucce , foi'se colorate per di- stinguere le fazioni, pel marcliio, iadicautc la raz- za, che portano suUe coscie , e piu che tutto pel modo oud' e ravvolta la loro coda. Sgvaziatamente h perduta 1' una delle tavolette che componevaiio queslo dittico : quclla che riniane e couservatissi- ma, eccelto qualche danno in alcuna parte. A dif- ferenza del Boeziano, esso e condotto ad alto rilie- vo, e con accuratezza tale da smentire I'opinionc prevalente presso i glittografi essere i dittici opere di barbaro disegno. Le teste sono animate, scellc le pieghe, e i ricami tracciati leggcrmeutc senza re- car pregiudizio all'andamento di quelle; spiritose le mosse del cavalli. Tantach6 se non fossimo aecer- tati deirepoca in che il nostro dittico fu lavorato, 1 55 lo si giudiclierebbe fattura di tempi migliori, e non del VI secolo, iu cui le ax'ti erano iu grande deca- denza. Vencndo al terzo de' nostri dittici, cioe al- I'amatorio (alto mill. i5o, larg. mill, i/^'j), famoso, come dissimo, sotto nome di Quenniano, raulore a deciferare il concetto della storia in esso rappre- sentata , fi-a le molte e varie ed in parte strane illustrazioni clie ne furono siuora diffuse per le stampe, si giova oppoi'tunamente del sussidio di un antico e bellissimo bassorilievo in marmo clie os- servasi nel R. Museo di Napoli, riportato da Win- kelmann ue' suoi monumenti incditi e poscia dal d' Agiucourt ; nel quale essendo rappreseutato il primo congresso di Paride con Elena, come non la- sciano dubbio i nomi sovrapposti alle figui'C^ raf- frontata la composizione con quella del nostro, egli mostra come la medesima storia sia figurata in cn- trambi. Vedesi nel marmo Elena ( EAENU ) seduta, in atto di compiacersi di cose contenute iu una cassettiua, cbe verosimilmente saranno rcgali recati da Paride ( AAEZAKAPO:i ), che le sta dinanzi, ed al quale Amore in atto confideuziale mette la mano sopra la spalla. A fianco di Elena siede Venere ( A^POAITE )j che I'abbraccia, e le addita nel giovanc trojano colui al giudizio del quale suU'Ida dovet- tero cedere le di lei rivali. ni0il , la persuasione personificata, sicdc sovra un pilastro, con un vola- i56 tile somiglianle a colomba. Simile, beuclie piu sem- plice, e la composizionc del nostro bassorilievo in avorio, cioe nell'una tlelle due tavolette componenti il dittico. Paride vi 6 figurato ignudo come nel marmo: nell' uno e nell' altro gli si veggono i cal- zari vcnatorj, come pure, bcnclii diversamente dis- posta, la clamide ed il balteo. Mancagli in cntrambi il pileo clie lo caratterizzi per Frigio di nazione , invece del quale gli adovna la chioma lo strofio , indicante dignita. Se nel dittico veggonsi il cane ed il venabulo, clie non si trovano nel marmo, in questo supplisce alia intelligenza il nome AAESANAP02 apposto dallo scultore. La tunica della donna, ivi soprassegnata EAEKilj c la Spartana a largbc e Gorte maniche, commesse con clavi o bottoncini in rego- lari distanze. Nel nostro avorio, oltre questa tunica e il pallio, la donna lia di piu il velo, e la testa fregiata dallo sfendone, ornameuti che la qualifi^ cano per regina, e maniche strette c lunghe, quali soleansi portare nella frcdda stagione. Vi si vede Cupido cbc dirige verso a lei la sua face per in- fiammarla d' amore, mentre Paride le sta leggendo sovra un pugillare versi d' amore per sedurla. Nel marmo non si vede la cosa indicata clie pel movi- mento del braccio e della mano ; ma il nome ap- posto all'attore supplisce a tutto. Nel nosti'O avorio trovandosi la figura ignuda mutilata del sesso, noa poclii illuslratoi'i invece Ji PariJe credeltero ravvi- sarvi uu eunuco. Ma 1' autorc avvertc clie le forme di uu eviralo non souo nib si snelle ne cosi scelte quali si veggono in questa figura, e clie per avven- tura la mutilazione dovetle esser fatta con ferro per render decente un' opera che doveva apparte- nere al R. P. Paolo II ( dal i4*^4 ^^ '47^ )• Questo dittico, non affatto conservato, c il piu antico de' conosciuti ; ma a quale eta appartenga non d age- vole decidcre, bcnchi sembri clie dir si possa opera eseguita in tempo di dccadenza dell' arte. Nondi- meno per lo stile dcllc figure , pel concetto , per le forme non manca di pregio, se si eccettui qual- clie menda nell' attaccatura delle gambe del Paride. L' altra tavoletla del nostro dittico , nella quale veggonsi i due amanti coronati da Cupido, bcnche abbia 1' apparenza di essere piu antica della pri- ma , e opera pertinente ad eta raeno rimota. Lo stile e rozzo anzicheno, e le forme ignobili. « Dcsta » meraviglia ( dice 1' autore ) come alcuni dotti » si sieno cotanto allontanati dal vero nella illu- »■ strazione della prima tavoletta, mentre lo scul- » tore della seconda mostr6 di comprendernc si » bene il senso da continuarue la storia ». Dai dittici procediamo col dotto illustratore alle tavo- lette istoriate in avorio, e quindi all' evangeliario. Le tavolette istoriate , gia possedute dalle mona- 1 58 • die benedeltine di S. Giulia in Brescia, e all'abo-' lizione del coiivento traspoi'tate alia Queriniaua , componevano un tempo una cassetta lunga mill. 3 1 5, larga mill. 2i3; fianchi lar. mill. 191, dcstiuata a custodire reliquie di SS., e della forma di un pic- colo sarcofago, modellato come quelli clie si veggono nelle catacombe vaticanc a Pvoma, o che si trassero dalle camere cimiteriali di S. Callisto, di Priscilla, di Calopodio o da altri ipogei cristiani. Conserva- tissimi sono questi monumenti, se si eccettuano al- cune cornici ed una pi'otoma, che ncl lungo corso de' secoli hanno soffcrlo alcuu guasto. Lc tavoletle principali sono sei , due delle quali ne aveva il co- perchio della cassetta , cd una ciascun lato , con aggiunta di liste accessorie, c con solido pilastrino atto a render solide le loro compagini. Le storie clie in esse veggonsi rappresentate apparlengono al- I'antico e nuovo tcstamento, e vi sono ripetuti i soggetti medcsimi che trovansi cspressi ne' prefati sarcofagi in marmo, e dipinti in alcune catacombe. Fa meraviglia il vcdere in quest' opera, scbbene ese- guita in tempi che 1' arte volgeva alia dccadcnza, con quanto accorgimento sieno distribuiti i gruppi che esprimono le storie , come le une sieno divise dalle altrc scnza confusione ncl loro succedersi, con quale artifizio 1' autore abbia saputo compcndiarle senza difficoltare 1' intelligcnza del soggetto, e come «la tulta la cuniposizionc spiri finczza e gusto for- mato al mollo incditare sui classic! esemplari. Ne meno comracndevole 6 1' esecuzione. Vi si ammira molta fluiJita di contorui, teste cspressive, getti di panneggiamenti, se non molto variati, condotti peri iu guisa clie s' intravvedono le parti pvincipali del corpo. II rigoroso profilo e circoscritto a pocliissi- me teste, in alquante scorgesi un profilo di tanto risalto da produrre frequciiti sottosquadri , ed al- cune sembrano impeniate sul foiido; rilievo raris- simo a trovarsi nell' opcre posteriori all' ultima cpoca fortunata della scultura , cio6 ai tempi del- r imperatore Adriano. Qualclie inesattezza di disc- gno, qualche trascuranza nelle cstremita e mono- tonia nelle attitudini, fanno, a dir vero, clie i no- stri avorj non vadano esenti da difetti. Ma qucsti sono poca cosa rispetto al molto bcUo chc si trova Iprofuso ncl nostro monumento, e che lo qualifica de' pill insigni clie si conservino ne' musci. Alia de- ficicnza della barba in alcune figure, alia capclla- tura rasa in altre, alia forma dei vestimenti c alio Istile arcliitettonico degli edifizi ogiii antiquario de- cidcrebbe esser questi bassorilievi lavoro cseguito fra il III e IV secolo; bencho nulla sia piu incerto di siffatti giudizj. L'evangeliario, ultimo fra i mo- numenti dal nostro socio illustrati, provcnne pur esse dal mentovato monastero di S, Giulia, c faceva i6o parte, dei molti codici de' quali era questo antica- mente dovizioso. Si crede clie fosse donato al soda- lizio delle monache bresciane dalla loro abadessa perpetua Angilberga, sorella di Carlo il Grosso e moglie deir impeiatore Lodovico II; cjuella stessa che neir 8^4 foiidu il monastci'o di consorelle be- nedittine in Piacenza , appellato dappoi col noma di S. Sislo , e clie fra gli altri doni 1' arricchi di un saltcrio , insigne e conscrvatissimo codice, ora custodito nella librcria comunale di quella citta. Serve di buoii argomeiito in sostegno di tale con- gcttura r csser questo codice del tutto eguale al nostro nella tinta porporina delle membrane, nella forma e dimensione dei caratleri aurei ed argentei, nella punteggiatura arbitraria ecc. II nostro evange- liario e di forma quasi quadrata, come sono tutti i codici anticbi , e couliene i quattro cvangeli secon- do r antica versione latina, conosciuta sotto nome d' Itala. lucomincia coi canoni d' Eiisebio, clie sono una concordanza dei quattro evangelisti; ma di questi canoui mancano i quattro primi, il quinto e impcrfetto , intiero il sesto, del settimo non ri- mane cbe il titolo, dell' ottavo restano tre pagine, del nono due, il decimo e parimenti difettoso. Fu- rono aggiunti cos! rautilati agli evangel]; ma appar- tengono ad epoca anteriore, e forse ad altro amma- nuense : sono stesi pcr6 con lettere della forma me- desima, bcache alquanto piii piccole (.■d unite con minor diligenza di quelle con cui gli cvangclj sono scritti. Amenduc i codici dapprima furono condotti con inchiostro comuue, poscia ricondotti con mica argeutca, clie in piu luoglii e perduta, e con mica aurea , che sussiste tultora ; metodo di scrivcre i libi-i preziosi clie monta alia piu rimota anticliita. !1 codicc degli evangelj lei-miua con qiiello di san Luca , il quale nel fine e manclievole della pai*te che nelle odiernc bibbie corrisponde alia meta del G. XXII e dei scguenti XXIII c XXIV. Fu colla- zionato dal P. Bianchini , con nota dcllc vai'ianti clie s' incontrano fra gli altri pur celebi'i evangc- liarj dl Verona, di Vercclli c di Gorbia. E prccc- duto da una erudita lettera in forma di prcfazio- ne deir abate Garbelli. Agli studj dell' antiquaria , anzi pure puo dirsi deir antiquaria patria, appartiene altresi una me- moria del sig. Gabricle Rosa d' Iseo, siccome quclla clie tende a cbiarire in qual epoca fosscro scopertc e primamcnte scavate le minicrc dciragro brcscia- no. Tra i punti della storia municipalc di Lom- bardia e questo de' piu astrusi, menti'e alcuni scrit- tori delle cose di Bergamo c di Brescia asseriscono avere i Romani cavato ed usato il ferro lombardo, altri invece , fra i quali il Brocclii in ispecic, so- stengono csser priva d' ogni fondamento una tale 1 1 162 asserzionc. II sig Rosa conseuleudo col Brocclii clie in prova di questa opinione non valgoiio punto i documenti prodotti dagli assertori di essa, cioe ie lamine di ramc rinvenutc a Zeaano, die mostrano soltanto come in Valle Trompia esistessc uu pre- fetto romano alle pubblichc coslruzioni, e una pre- tesa lapide di Pezzaze, incipiente con D. O. M. V. T, la quale nou ba mai csistito , dissentc poi dal chiarissimo naturalista nella couclusionc clie questi ne Irae, non essersi cioe coltivata in Lombardia la metallurgica dai Romani, ma essersi il fei-ro lom- bardo incominciato a scavare soltanto sotto i Lon- gobardi, e averne questi portata 1' arte dal Norieo, dove dimorarono circa quarant' anni. Non avendo nessuno scriltore prima del medio evo parlato delle miniere di fcrro spatico della Lombardia, non facen- do cenno di esse nessuna lapide o alti'o monumento, scmbrando d' origine lalina alcune parole tecuiche usate dai nostri lavoratori nei forni e nelle minie- re, p. e. medollario J, mcfioloj discente^ ntenestratore, ceppo, non conosccndosi in Lombardia la metallur- gica al tempo della domiuazionc de'Goti, giusta le letteredi Cassiodoro, c trovandovisi gia in uso sotto i Carolingi, da tutto cio si crcde il Brocchi auto- rizzato a concliiudere cbe la metallurgia siasi co- minciata a coltivare in Val-Trompia in un tempo ncl quale la lingua latina era tuttavia in vigorc i66 iielle nostre con trade, e clje rjuesto tempo fu quello della dominazione longobarda. Ma il nostro Rosa osserva che se la scopcrta e la escavazione del ferro in Lombardia fosse opera de' Longobardi, sarebbe irapossibile che di cio uou restasse memoria ed in- dizio ne' termini tecnici, e che invecc, di tutti i vo- caboli spettanti alia metallurgia, usali dai nostri lavoratori, ncssuno ( cccetto ghisa^ d' altronde non nostrale e importato di rcccutc * ) appare di ori- gine settenti'ionale, ma molti al contrario si mani- festano di greca ed oricntalc dcrivazione, conic lofj, con cui chiamano i fonditori lombardi la scoria del ferro. clie ricorda il lo-ry.'.>^ hrasca, cioc minuzie del carbone , che consuona col C^a;'j grcco, signi- ficante cuocere , arroslire, sea, cioe ghisa , massa rovente di ferro fuso , che potrebbe derivarc dal grcco Z'i'J, significantc arroventare, medolo. inedol- larCj metallo, che hanno affinita coi greci vocaboli M:t2/),ov, M-raW.oyoCj M:t5:),).;u:, McTz).),£'JTt:, voci tutte che il nomc di Medulia, dato ad uu'antica citta dci Sabini , induce a reputare di molto reraota intro- duzioue. « Ne valga ( ei soggiunge ) a difesa del » Brocchi il dire che essendo stala , come alcuni » pretendono, Aquileja fondata dai Paflagoni , ed » avendo avuto fucine dove si lavorava il ferro del * Ghisa vale ferro fuso, e deriva dal tedesco gissert} che signi- Ica funderr. Nota dell'autore della memoria. 154 )) Norico, que'popoli possano csserc stall gli scopritori )) delle miuiere di quel paese e gli inventor! deirarle » diestrarue il ferro, e quindi introduttoi-i dei voca- » boli soprannominati; perclic le asserzioni di Stra- » bone e di Livio chc Aquileja sia fondazione e ») colonia roniana sono di valore insuperabile, ed il )) nome tutto romano a lei imposto aggiunge fcde » alle loi'O dichiarazioni *. E se i Roraani fiu'ono )) gli scopritori del ferro del Norico, avrebbero do- » vuto rinvenirlo eziandio nella Lombard ia, paese » da loro piu frequenlato, e dove dalle raontagne » del bergamasco presei'o a seavare il rame, clie e » in contatto coi filoni del ferro **. Strabonc eliia- » ma barbari gli abitanti del Norico, aggiungendo » die si mischiarono ai Latin i fondatori d'Aquile- » ja , e gli eruditi ue avvisano cbe quest! popoli * >j Gain trnrfsalpini transgressi in f\'iietiam sine populatione t) aut hello, hand procul inde iibi nunc Aquileja est, locum op- <■) pido condendo cacperunt. Liv. Dnc. II. C. XIV. Dunque allora '> Aquileja non psislcva, la quale poscia si fondo nciranno avanli » Crieto i84j come lo stesso Livio scrisse: AquiUja colonia la- n tina eodem anno in agro Gallorum est deducta »>. Go che Stra- bone conferma scrivendo : A^-Ar.ty. y-iTu.x ijl-v stti Vr,>uxir,iv. Nota dell' autore. ** »> Fit aas (t e lapide aeroso, quern dicunt Cadntiam. Ce- » lebritas in Asia, et quondam in Campania, nunc in Bcrgoma- >» trum agro, cxtrcma parte Italiae. Fcruntquc nuper in Gcrmania »> ct provincia repcrtum. Plin. 1st. Lib. 34- C. I. Nota deH'autore. i65 ♦) craao affini ai Pannonii oiide doveano parlare uuo » de'molti dialetti ia clie era sparsa la grande fa- » vcUa teutonica ». Egli e per altro d' avviso che i popoli del Norico conoscessero , comecht; barba- li , r arte di cavare il fcrro prima che i Roman i li soggiogassero , a quel modo clie la couobbero e praticarono i Calibi, barbari del Ponto, i Gottrini ill Germania ed i Galli dell' Aquitauia; beuche , per la ragione addolta di sopra, non creda che po- tessero i Lombardi averla nel Norico appresa e tras- portata in Lombardia, ma tenga clic assai antcrior- meute alia dominazione longobarda fosse ti'a iiol praticata e dai Romaiii c dagli Etruschi prima dei Romani. Che fosse praticata dai Pvomani, egli lo in- duce dalle tradizioni popolari che tuttavia si cou- servano in Vallc di Bondione, in Valle di Scalve cd in Valle Trompia, aggiungendo che il uon tro- varsi, come osserva il Bi'occhi, in alcuno degli scrit- lori latini fatto cenno di miniere in que' luoghi esistenti, non basta a provare che uon fossero real- mcnte conosciute , per questo che anche dclle mi- niere di rame del Bergamasco non si trova che un cenno incideutale in Plinio, il quale se per caso si fosse smarrito, si avrebbe poluto sostenere che nep- pure le nostre miniere di rame fossero allora co- nosciute. Un altro argomento a soslegno della sua induzione egli trac da una lapide sepolcrale ricor- i66 data dal padre Celestiao nella sua storia di Berga- mo, siccome da lui scavata con altra in Clusone , e ch' esso storico riporta nei seguenti termini: ARMORVM GVSTODI SEGVNDIO ET TERTIA SORORES EX TESTAMENTO EJVS FAGIENDVM CVRARVNT. La qual lapide, per assei-zione del Celestiao, por- lando di sotto , cioe a dire nel sottoposto avello , un uomo con un manto, con una spada, uno scudo ed un elmo da un lato, ed un bracciale, un usbcr- go, una lancia ed altr' armi dall'altro, egli crede potcr ragioncvolmcnte inferirne che in Clusone avesse esistito un deposito d' armi a cui fosse dcputato un custode, deposito ch'egli opina essersi cola stabilito non ad opportunita degli cserciti (non esseudo Clu- sone ne un forte, ne posto sulla crociera di gi-andi strade militari, e non tx'ovandosi nei documcnti sto- rici che militari deposit! esistessero se non nelle citta piu cospicue dell' Impero ) , ma solo per la vicinanza di Clusone allc minicre ed alle officiue dove si cavava e lavorava quel ferro oude fabbri- cavansi le armi ivi accolte, le quali non potevano esser fatte di ramc, attesoche fra 1' armi frcgianti 167 ravcUo di ciii parla il piefato Gelesliuo trovavansi una spada ed una lancia, che sicuramente i Roman i facevano di ferro. Avendosi poi da Ottavio Rossi, che ad Inzino in Valle Trompia era una statua di feiTO del Die Tillino, e le volgari tradizioni facendo di ferro quella che gia s' adora\'a presso Stenico nclla Valle Rcudone, e die fu aLLattuta da s. Vi- gilio da Funto ncl V secolo, egli argomenta che se non si avesse avuto ferro in Lombardia, e sc questo metallo si fosse dovuto quivi tradurre dall' isola d' Elba o dalla Garinzia ( che secondo le mcmorie rimasteci sarebbero stall i luoghi piu vicini d'onde si cavasse il ferro ), que' simulacri si sarebbero fatti piuttosto o col rame bergamasco 0 con altre so- stanzCj non essendo la qualita della materia condi- zioue essenzialc nella loro formazione. Che po^i le miniere di ferro in Lombardia si conoscessero e si cavassero dagli Eti'uschi, ivi passali in colonia, oltre le origin! greche dei vocaboli tecnici, glienc fomi- scono argomento un passo di Strabone ( lib. V. cap. II ) ed un altro di Plinio ( lib. 33. c. IV ), i quali fanno conoscere come le miniere dell'Italia settentrionale prima del dominio romano fossero state pill coltivate che dopo, diccndo Strabone, dopo aver descritta la parte settentrionale dell'Italia, che al suo tempo le miniere di questo paese non si col- tivavano come prima, essendo piii utili quelle d'oltre i6f? le Alpi nei Celti e nell' Iberia , ma chc prima si coltivavano; e Plinio, che 1' Italia non e seconda ad alcuna provincia per 1' abbondanza del metalli, ma che un anlico prccelto dc' padri, inteso al bone del paese, impediva di cavarli. A qucste conclusioni con- getturali 1' autorc soggiunge il ragguaglio dclle mc- morie scritte da lui rinvenute intorno alio scav& delle nostra miniere, la piu autica delle quali me- morie esiste nella cronicbctta di Rodolfo il uotajo, dove si racconta clic a' tempi di Carlomagnn, nel- r anno 8 1 1, essendo conte e governatore di Brescia Suppone, si faccvano assai lavorare le miniere di ferro delja Valle Trompia, con molte vcssazioni dei minatori, 1 cjuali perciu essendosi ribellati, Suppone entro nella valle con esercito, e vi menu tanla stra- ge, chc ne fii quasi spentoogni abitatore; la seconda 6 dcir anno ioo4, ncl quale V inipcratore Enrico II concede agli abitanti di Valle di Scalve il privilo- gio di poter comnierciarc il loro ferro dal nionte di Bardone al monte Croce, con esenzione da ogni dazio, c col solo carico annuale di mille libbre di ferro da pagarglisi nella corte di Devrio, privilegio che venue poi confcrmato da Enrico YI nell anno i3ii e da Giovanni di Boemia nel i33i. Segue iin passo dclla cronaca anoninia intitolata Breve recordadonis de Ardiccio de Aimonihus eV de Al- ghi'sio de Gamhnra_, dove parlandosi di una specie i6q di darJo detto gardonico j si puu indurrc da una tale denominazioue che nel i lOo, epoca a cui spclta il detto passo , esistessero fabbriclie di freccic in Gardone di Valle Trompia; c da ultimo la cessione che nel 1222 Giovanni Vcscovo di Bergamo fece alia famiglia de'Capitanj di Valle di Scalve di tulti i diritti feudali cli' egli teneva sopra questa vallata, eccettuando le giurisdizioni ecclesiastiche et hoiiores et jura argend et Jodinarum j cioe , come spicga r autore , dello scavo delle miniere. La memoria finisce con una breve notizia sopra alcunc miniere d' argento gia esistenti nell' agro bergamasco, tolta dal Rota, aulorc della storia di Bergamo, il quale cosi scrisse : « In alcune scritture degli anni 1078, » 1233, 1235 che si serbano nell' arcliivio vcscovile )) di Berg imo si legge che il noslro Vcscovo possedeva » miniere d'argento in Ardese. Ed in un istrumcn- )) to rogato da Giacomo di s. Pellegrino nel 1 476, che )) trovasi neir archivio della nostra citta, si fa men- » zione delle miniere d'argento di Brembrille. Varie » altre miniere di questo metallo sono in Vallorta, )) in Alzano, in Anese, in Poscente, come consta da » alcuni istrumenti rogati negli anni i488, 1489)). Intorno alle quali miniere osserva il signor Piosa che , sebbene alcune si conoscano tuttora cd altre si potrcbbero scoprire con poca fatica, essendo 1' ar- gento misto a troppa quantila di materia cterogc- 1^0 nea 5 il prodolto die se nc otterrebbc scavandole non franclierebbe ora la spesa, come in altri tempi francava, prima della scoperta delle ricche miniere cleir America , per la scarsezza che allora s' aveva del prezioso metallo, e per la tenue mercede che si dava ai minatori. Stud] sulla mitologia di Vesta e intitolata un'altra raemoria dcllo stcsso sig. Pvosa ; nella quale I'autore jnvesligando il senso e I'originc del culto prestato dagli antichi popoli a quest' arcana divinita, stabi- lisce die qucsto culto, considerato nella sua primi- tiva purezza, risale a tempi antichissimi ed anteriori al politeismo , e consiste nell' adorazionc prestata, comeche sotto varie denominazioni , ad un' unica potcnza della natura , cioe al fuoco universale e centrale dell' universe, fonle e fomite della vita di tutti gli csseri, sia che nel centro della terra, sia che altrove questo fuoco si credesse riposto. Pre- mcsso come questo culto semplice e gvandioso del fuoco, alterato poscia dalla poesia e dalla astrono- mia, creatrici del politeismo, fosse generale fra gli antichi popoli , e come fra i soli Persiani venissc conservato in tutta la sua primitiva purezza fine a Zoroasti'O, egli viene dicendo, appoggiato all'au- torita di Erodoto c di Dempstero, come i Pelasgi in tempi anteriori di secoli alia gucrra di Troja, prima che ricevcsscro dagli Egizj idee astronomiche 171 e leligioscj conoscessero ed adorasscro Estia, come insegnassero ai Greci la coguizioue di tale divinita, come questa fosse adorata qual prima Dea dagll Sciti sotto nome di Tabiti, e conosciuta dai Tirreni sotto quello di Labith Storchiam. Che poi questo iiume, ch' ei soggiunge essere quello stesso che sotto dcnominazione di Vesta avea ciilto in Alba prima dclla foiidazione di Roma, fosse antichissimo ed ap- partenente ai tempi diviai, cioe anterioii alle eta eroiche e poetiche, egli lo cougettura da due fatti, r uno, attestato da Pausania e da Ovidio, che Vesta non venue mai anlicamente rapprcsentata sotto for- ma veruna , 1' altro , testificato da Porfirio, che il primo culto di questa divinita era con sacrificio di erbe, osservando come i sacrificj incruenti , posto aiicora che nou fossero d' antichita superiori ai cruenti , sono senza dubbio antichissimi, indicano la nascita dell' agricoltura , e furono praticati per quegli Dei soltanto il cui concetto appartiene ai tempi dagli antichi detti divini, cioe a quelli della vita agi'csle; la quale osservazione egli avvalora con aulorila e con escmpj , che per brevita noi trala- sciamo. Tale essendo I'anlichita del culto di Ve- sta, e quindi essendo esso affine alle religion! del- r Oriente e dell' Egitto, « il nome di Vesta ( dice » I'autore) e forse derivazione dalle lingua orien- » tali, cioe raodiGcazione di vastajUj che in sau- » scritto siguifica locale, dimora. Dal cjiuil sciiso » m'imilivo scenJcrebLe la tradizionc del Grctesi , )) raccolta da Diodoro Siculo, die Vesta, la priino- )) genita di Croiio , ossia del Tempo, apprcndesse » agli uomini 1' arte di prepararc le abitazioui; ed » i Latini da Vesta diiamarouo vestibolo I'ingi'esso )) della casa. Estia pui, clic i Latini pi-onuuciavano » Vesta, gli Indiani Vastyan, presso gli anticlii La- » coni , Altici c nei tragici trovasi , come osservo )) Ezechiele Spanemio, usata ia luogo di casa, mcn- » tre il coniune de' Greci usolla in significato di » focolare, sinonimo nato dalla strettissima relazio- » ne di qucstc due cose, avendo gli uomini usato )) contemjiorancaracnte 1' una e 1' altra, o trovatele » forse ad un tcaipo. Laoude Estia, o Vesta, pare )> die nella mente del popolo abbia significato par- » ticolarmente il focolare della casa, ed in quella » de' sacerdoti c de' filosofi qualche cosa di assai » piu grande cd elevato y>. Osserva quindi come uel linguaggio sacro Vesta si vegga cliiamata da al- cuui mitologi prima figlia del connubio di Rea e di Crono , da altri tcrza prole di questo Dio , da altri moglie di Uranoj ossia del ciclo, e per conse- guenza supcriore a tutti gli altri Dei, cd a Giove mcdesimo; come perciu i Greci solessero giurare pri- ma per Vesta, poscia per gli altri Dei, come Pla- touc { nel quinto dellc Icggi ) scrivessc die nel fon- .73 (larc una nuova cilta si debba erigcie primanjcntc il tempio di Vesta, poscia quello di Giove, e dopo questo quello di Minerva, ed altrove ( ncl Gratilo ) dica esser ben giusto clie nella invocazione si faccia principio da Vesta, tenendosi questa per I'essenza dclle cose, come in questa sentenza convenisse anclie Cicerone, dicendo Vesta custod i trice delle piu intiine cose, come dal precitato passo di Platone apparisca aver egli scorto in Vesta divinizzata il calore, ecome per questo egli intcudesse il calore della terra, se- condo cio cli'egli dice nel libro XII delle leggi, cioe die la terra e Vesta, il sacrario d'abitazione di tutti gli Dei, come anclie Scrvio esprimesse lo stesso pcn- siero, dicendo cssere Vesta la terra, ed csserc indu- bitato clie nel seno di questa si contiene il fuoco, come dair Etna c da Vulcano si puu conoscei'C. Dalle qnali espressioni e da altre simili d'Ovidio e degli autori degli inni di Orfeo egli concbiude non essere in Vesta figurata la terra semplicemon- te, ma la terra ed il fuoco, e piu precisamente il calorico terrestre, alimentatore delle piante e degli animali. Al clie aggiunge avere i Pitagorici ed Ari- stotile, nel trattato del cielo, opinato clie due sieno i fuoclii della natura, 1' uno cioe quello dei pianeti, r altro il centrale della terra, appellarsi questo fuo- co eziandio il focolare dell' universo , o la grande Vesta, secondo la sentenza di molti auticbi, cbc i 174 fuochi cclesti sieno stati in. origine ascensioni dulia teri'a, cioe emanazioni dal grande fuoco centvale del nostro globo , dicendo Esiodo nella Teogonia die non solo la terra ha generato il cielo stellato, ma die i tuoni ed i fulmini furono in origine eraana- zione del fuoco die la terra diiudeva nel suo seno, e nel Pimandro, attribuito a Mercurio Trismegisto, trovandosi scritto die il fuoco degli astri volo in cielo sprigionandosi dalle viscere della terra , e i Pitagorici, con vari altri, cssendo stati d' avviso non la terra, ma il fuoco csscrc centre e base deU'uni- verso. Procede poi ad osservare come sotto il signi- ficato di fuoco centrale della terra fosse Vesta dagli anticbi confusa talvolta con Rea , con Cibele, con Opi, c segnatamontc con Cere re , all' ufficio dellc quali Dee quello di Vesta, presa nel predetto signi- ficato, veniva ad intrccciarsi; comequindi negli inni di Orfeo Vesta sia detta -/^opo^oprfs^ cioe verdetinta, essendosi voluto per lei figurarc eziandio la terra vegetante , ed anche dcnomiuata nol-JiMpf-^ ad indi- care i molti aspetti die assume e come terra e come fuoco; come a Roma le tre prime delle vestali dal giorno 7 al 1 5 di maggio, secondo cbe Servio rac- conta, macinassero il farro, e ripostane la farina, ne facessero poscia focaccic nellc feste lupercali , in quelle di Vesta, ed agli idi di settembre; « col qual » rito ( egli aggiunge ) pare si volessc acccnnare al /•'^ '7^ » giovamento die da Vesta gli uomini ricevctlci-o » dalla biaJa ; donde avvenne che fra le varie ma- » niere con cui rappresenlossi, ella si vegga in una » medaglia prodotta da Spanemio turrita, tenente » una patera, e in quella un pezzo di focaccia die » porge in nutrimento ad una biscia; cd essendo » ordinariameute il serpesi.iibolodella terra, quella n rappresentazione figura Vesta che da alimento » alia terra. E fu appunto ( ei prosegue ) perclie » Vcsla si confuse colla terra, che i Pelasgi a lei » offerivano erbe, e fu percio che i fratelli arvali , » collegio di sacerdoti che aveva in cura la rcli- n gioue deir agricollura ne' sagrificj a Vesta, ucci- » devano due pecore ; ed appare da un verso di n Callimaco che nclla Grccia era costume di alcuni » allevare vacche sacra te a Vesta, cioe quell' an i- » male col quale gli Indiani figuravano particolar- 55 mente la terra n. A cagione de' vari altributi che gli antichi applicarono a Vesta , asserirono alcuni essere state due Veste ; ma 1' autore non consente con costoro. « Lo spirito di Vesta ( egli dice ) e » uno, e sempre si riferisce al fuoco, ne altrimenti 55 ella ne' tempi colti del la Grecia e di Roma veune 55 rappresentata sulle medaglie che sotto la figura 55 di un' ara accesa , o di raatrona portante una 55 face. Quando poi avvicinossi al simbolodella terra 55 rappresentu non il mondo opaco ed umido, ma ,;6 » il calore vitalc dclla terra, la furnace ceutralcj w quella clie nella tradizionc universale dei popoli » diede forma all' altuale superficie della tei-ra, c » struggei-alla al compimento dei secoli ». Questo fuoco ccnlrale poi vcnnc, secondo cli' cgli soggiun- ge , dagli Egizj dcificato in Vulcano sotto la de- nominazionc di Phta , c dai Greci sotto quella di llBztTTor- ^ e sotto quelle di Sedick dai Fenicii , e di Sellante dagli Etrusclii. E Vulcano dcbb' csserc stato, a parcre di lui, il primo Dio dcgliEgiziani; il clie cgli induce e dai mollo Vulcano il padre degUDei, clie secondo 1' intcrpretazione di Hermapione; riferi- ta da Ammiano INIarcellino, vedeasi scolpito in ge- roglifici suU'obelisco trasportato da Costantino dal- r Egitto c fatto rizzare da Costanzo uel circo Mas- simo a Roma^ e dalla Icggenda riferita da Cicerone, che Vulcano usci il primo dall' uovo del mondo e regno nell' Egitto 27 mila anni, leggenda, egli os- serva, indicante il lungo tempo pel corso del quale si adoro come sola ed unica divinita il fuoco uel piu vasto suo significato c con tutte le sue cma- nazioni. Del qual culto, bench' esso nel volger dei secoli e col propagarsi fra le varie nazioni soffrissc alterazione nella purezza e grandczza sua priinitiva, egli aggiunge trovai'si uondiraeno traccia nelle me- morie dei popoli, adducendo come i Greci avessero certe solennita tenute in grande osservanza , nelle 177 qiiali corrcasi portando fiaccole acccse, soleiinita dal cui nome di ejestee egli deriva il vocabolo festuin dei latini ed il nosivo festa^, indicanti giorno solen- ne; come i Pcrsiani incominciando sempre i loro sacrificj dall' adorare il fuoco , rendessero a Vesta lo stesso culto sotto nome diverse; come da molti aiitichi popoli si attribuisse al fuoco 1' origine non solo del moudo materiale, ma eziandio dello spiri- tuale, e si ponesse nelle tombe un lume perpetuo a figura della incorrutlibilita dell" anima] come reccellenza del fuoco e i supremi suoi ufficj fosscro rappreseutati nell' allegoria di PromeLeo, uel costu- me di contare le famiglie per fuocbi, di celebrarc le nozze con fuoco ed acqua, di consumare col fuoco ne' sacrificj vittime , biade ed aromi, di alimentar sugli altari faci, lampade, tede, rappresentanti pre- senza di divinita ed araore; come presso le varie nazioni che rendettcro onore a Vesta sotto varie appellazioni o attributi, siasi usato e conservato il fuoco qual cosa sacra per eccellenza , dcstinandosi dalla maggior parte di quelle nazioni a tale iifficio vergiai donne, siccome piu puri ministri c piii ac- cetti alia divinita; come presso i Greci, i Pclasgi, gli Etrusclii ed altri popoli anticbi la terra clevata al concetto di Vesta fosse tenuta per suprema divi- nita, c ad cssa subalterna il sole, e come quindi c 1' araldo di Agamennone presso Eschilo, ed Omcro 178 j neir inno alia Terra, e Appollodoro iiella biblioteca invocassero prima la terra e poscia il sole. Dopo queste osservazioni sul culto di Vesta presso agli antichi popoli in gcnerale, 1' autorc in sul conclu- derc della mcmoria tocca in particolare dcU' origi- ne e senso di (|ucsto culto in Italia, opinando cogli eruditi ch' esso fosse praticato nel Lazio, e segnata- mente in Alba , molti secoli prima die in Roma , ma dissentendo dalla comune opinione clie in Alba fosse portato da Enea dopo la caduta di Troja , tenendo invece che inti'odotto vi fosse prima del- r incendio di quclla dai Pelasgi, la venuta dei quali in Italia e per suo avviso anteriore alia guerra di Troja, ed appoggiando questa sua opinione alle idee religiose di Numa consenlanee alia purezza di quelle de' Pelasgi nel fatto del culto di Vesta. Soggiunta poi un' altra sua opinione fondata sulla iunoltrata civilta de' Sabini, sul loro religioso sapere c sul no- mc di Vestini dato a popoli tenuti da alcuni di sangue Sabino , che cioc Numa da qucsto popolo , da cui derivava, non nel Lazio apprendesse il culto di Vesta, dedotto e dalla storia di Alba e dal co- stume clie duro presso i Romani di rinnovare il fuoco di Vesta al cominciare dell' anno di Romolo, che i Pelasgi avessero tanto ai Latini che ai Sabini comunicata la loro cultura, argomentato dal mag- giore sviluppo socialc dei Sabini e dalla diversita '70 di alcuni fondamenti delle istituzioni di Numa ri- spetto a quelli delle istituzioni di Romolo , clie i Sabini mcglio clie i Latini profittarooo degli inse- gnamenti pelasgici, e clie i principj di que' due legi- slatori pai-touo da due popoli diversi e da due reli- gioni distinte, accennata la edificazione, la forma, la materia ed il sito del tempio clie Numa eresse in Roma a Vesta, e la istituzione da lui fatta delle quattro vergini vestali deputate a conservare il fuoco sacro, ed incidentemente toccato come quel tempio ricordato da Plutarco e descritto da Ovidio fosse, come abbiamo da Tacito, incendialo in un coHa reggia di Numa e coi Penati del popolo Romano sotto Nerone, arresta a questo punto le sue erudite indagini, essendo la storia della religione di Vesta e del suo ritualedopo Numa stata diffusamente trat- tata da Giusto Lipzio, dallo Spanemio e per ultimo dal Frigerio. Da questi studj del sig. Rosa passeremo a quelli del prof. Giuseppe Picci sopra la Divina Comme- dia di Dante, dei quali nella rclazione accaderjiica del passato anno abbiamo gia fatto per sun to co- iioscere quella parte clic spetta alia esposizione se- condo r autore piii propria dell' astrusissimo senso della mistica selva descritta nel primo canto del poema ( V. Commen. dell' Ateneo per l' anno 184^ p. 1 19 e seg. ). Tenendo il nostro socio cbe sotto il vel* i8o di quella allegoria non altro intender si debba che r esilio del poeta, e che il significato della selva si estenda fino alia morte di Arrigo VII imperatore, ed essendo con tale interpretazione collegata la detei'- minazione del tempo in cui il poeta compie la Divi- na Commedia e particolarmente 1' Inferno, egli pro- cede a questo secondo punto de' suoi studj, traendo dalle sue dotte cd ingegnose ricerche una conclu- sione che mentre per I'una parte c giovata dalla detta interpretazione , serve per 1' aitra a vieppiu avvalorarla. E innanzi tratto, avendo gia egli dimo- strato nella discussione del punto antecedente, cioc del significato della selva allegorica , come questo significato si estenda, secondoche accennammo fino alia morte di Arrigo VII, successa nell' anno i3i3, per la quale venne meno nell' esule poeta ogni spc- ranza del ritorno alia patria, e oltre a cio avendo ivi stesso fatto conoscei'e come il mislico Feltro del primo canto dell' Inferno e 1' enigmatico cinquecento died e cinque del XXXIII del Purgatorio non pos- sono altra persona indicare fuorche Can grande Sca- ligero, nel i3i8 creato capitano generale de' Ghi- bellini , ultima speranza dell' esule poeta contro r avversa fazione de' Guelfi, come lo spirito del poe- ma sacro , tutto ira e dispetto confermi tali allu- sioni , e come iKfine dell'autore d' acquLstare in cambio della patria il porto dell' eterna gloria con- i8i cordi colla medcsima epoca a quelle allusioui assc- gnata, egli da ci6 deduce per conseguenza non po- tersi dubitare clie Dante dovette compire la Divina Commedia non prima dell' epoca stessa. Ma siccome una tale conclusione incontra contestazioni ed osta- coli nei vari pareri dei filologhi , cosi V aulore da qucsta prova indiretta passa a coufutare 1' opinione contraria, traendo da questa confulazione i diretti argomenti in sostegno del suo assunto. Siccome poi essa contraria sentenza , difesa principalmente dal conte Marchetti e dal Troja. e tutta fondata sopra una lettera di frate Ilario ad Uguccione della Fag- giuola, dissepolta 1' anno i ySg dall' abate Mehus d' infra un antico codice mediceo , cosi egli nella oppugnazione di un tale fondamento tutta concen- tra la mira delle sue critiche deduzioni. Narrasi in quella lettera che Dante , venuto al monastero di Montecorvo, alia foce della Magra , per indi pas- sare alle regioni oltremontane, consegno a frate Ila- rio la cantica dell' Inferno da inviare al Faggiuo- lano, cui era intitolata. Come poi all' epistola man- cava la data, il conte Marchetti consigliossi di porla al 1809, adducendo non trovai-si nell' Inferno alcun cenno di privati e pubblici fatti posteriori al i3o8, ed il Troja nel suo libro della interpretazione del Veltro allegorico, movendo da quest' epoca e ragio- nando colla scorta delle allusioni sparse per cia- scuna cantica, assegnu al compiruentt) del Purgatorio r anno i3i4 ed a quella del Pafadiso il i3i8. Mail noslro socio, posta in contestazione col Witte e con altii r autenticita della lettera ilariana , pone al- tresi in dubbio la verita di cio che in essa ^ assc- rito, riferendosi al gia delto da lui nella parte dei suoi sludj cbe riguarda 1' interpretazione del F^eltro e del <:inquecento died e ciiiquej, dove leggiamo ciu che segue : « E egli veramente definite senza con- » trasto che la cantica prima fosse da Dante Lnli- » tolata al Faggiuolano? Gli unici testimonj souo n il Boccaccio e fra llario da Montecorvo. II primo ji nella Kita ( di Dante) scrivcva come il poeta in- r> titolo r luferuo ad Uguccione , il Purgatorio a I n Malaspina, il Paradiso a Federigo III re di Sici- » lia. Ma come il Paradiso in effetto vediamo de- » dicato con una propria lettera di Dante, che J) tuttora sussistc, a Can Grande, non a re Federi- 5' go, come scrivcva il Boccaccio, cosi possiamo egual- » mente dubitare che la da lui ricordata dedica- n zione al Faggiuolano sia falsa. E in vero come n possiamo noi credere che 1' Allighieri intitolassc » ad Uguccione, suocero di Corso Donati ed amico » di Bonifazio VIII, quella cantica, nella quale 55 sfogo tutta quant' era 1' ira sua contro i Neri ed i 55 Guelfi, di cui e Corso e Bonifazio erano i prin- 5! cipali sostegni? D' altrondc, dope aver delto di 183 55 qucir altre dedicazioui al Faggiiiulano, al Mala- 55 spiua e al ic Fedeiigo III di Sicilia, il Boccaccio 55 scriveva = Alcuni vogliono dire Dante avere in- 55 titolato tutto il poema a messer Ganedella Scala; 55 ma quale si sia di quesle due la vcrita , niuna » cosa altra ue abbiamo clie solamente il vario ra- 55 gionare di diversi = Che iufatti peru il poema 55 fosse tutto intitolato alio Scaligero, si rendc viep- 55 piu verisimile per quell' altre parole del Gertal- 55 dese =. Egli era costume di Dante, qualora sei 55 o otto 0 piu o meuo canti fatti nc aveva, quelli, 55 prima clie alcuno altro li vcdesse, dove ch' egli 55 fosse, mandare a messer Cane della Scala, il quale 55 egli oltre ad ogni alti'O uomo aveva in reverenza 55 . Ne meno eccepibile dell' autenticita e veracita della lettera ilariana trova egli la ragione sulla quale si fonda il Marchetti per porne la data al 1809, ed il Troja per istabilire 1' cpoche del compimento del Purgatorio e del Paradiso, cioe sul sincronismo delle allusioni occorrenti nel poema ai fatti ricor- dati dalla storia. Che nella cautica dell' Inferno non occorrano allusioni a' fatti nc privati ne pubblici posteriori al i3o8, die quelle del Purgatorio non vadano oltre il i3i4, ne oltre il i3i8 quelle del Paradiso, non e questa sufficiente ragione, secondo il nostro autore, per concbiudere cbe ciascuna ean- tica siasi in ciascuna di quell' epocbe appunto com- i84 piula, e non prima ne po6cia ; mentre la corrispon- denza delle allusioni all' ordine de' tempi puossi cou piu ragione attribuire ad artificioso disegno del poeta 5 anziche alia fortuita evenienza delle occa- sion i offertesi ad esso durante la composizione del poema, come vorrebbe far credere il Troja, suppo- nendo il poeta, costrelto a scrivere in atto d' errare di citta in citta, quel che colpiva i suoi sensi ri- traesse ne' suoi versi. per modo che nelle allusioni e descrizioni della Commedia si possa apprendeie la storia de' suoi viaggi. Sentenza secondo la quale, dice il nostro socio, « il poema mcglio architettato « e simnietrizzato ch' escito sia dall' umana imma- u ginazione non altro sarebbe stato che il giorna- « letto di un viaggiatore o 1' effemeride di un cro- « nista; e dove ogui persona, ogni fatto, ogni idea « e posta a quel luogo che la convenienza e I'or- M dine richiedono , una si mirabile distribuzione « vorrebbesi tutta attribuita alia successione for- « tuita degli avvenimenti. Non e egli piu ragione- « vole ( egli prosegue ) che la serie delle storiche « allusioni si bene intessuta secondo 1' oi'dine dei « tempi, s' attribuisca a meditato disegno dell' al- « tissimo poeta, che voile per tal modo evitare la u confusione che altrameute sarebbe derivata, e pre- « sentare piu fedele la storia e la satira de' suoi " tempi? 55 Ma c poi senza eccezioni questo pre- 1 85 teso sincrouisnio dcUe allusioni del poetna coi fatti storici sul quale si fondano le induzioni de'prefati scrittoi'i ? L' aiitore sostieiie il contrario osservando che nella seconda e terza cantica occorrono allu- sioni a fatti di luiigo tempo posteriori all' epoche rispettive assegnate da essi scrittoi'i al compimento delle medesime , e nella prima allusioni a fatti d'assai posteriori al i3o8. E venendo al partico- lare de' fatti ai quali si vede accennato in que- sta prima cantica , egli comincia dalla menzione che troviamo nel XXI di questa cantica diBontiiro, siccome di grande barattiere, 1' insigne furberia del quale fu quand' egli fece, siccome narra Albertino Mussato , sorprendere i Lucchesi dai Pisani il i8 novembre 1 3 1 5. Una tale allusionc fu gia osservata dal Dionisi, il quale ne trasse argomento ad indurre clic la prima cantica non potesse esser compita pri- ma di quest' epoca. Al qual ai'gomcnto del Dionisi essendo stato opposto che il dcraonio quivi intro- dotto a parlare non predice il futuro , ma narra solo il preseute, e che d' altronde non deve sembrar meraviglia che chi fu traditore nel i3i 5, fosse gia famoso barattiere assai prima, 1' autore ad una tale obbiezione risponde (( che innanzi a ci6 che pex* » induzione avvisiamo poter essere stato, dee sem- » pre porsi quelle che per la storia sappiamo che )) veramentc fu; e quando la storia ha di Bonturo i86 » notata la Iradigionc di Lucca, n-ji dobbiamo te- )) iiere cLc Daate nel scgaalarlo in modo si singo- » lare fra' baiattieri , piia clie ad altra cosa die » ignoi'iamo, abbia voluto acccnnare a quel fatto: » epperu la cantica deiriufernodovctte csserc scritta » dopo di esso ». Da queslo passa all' allusionc die si Icgge ne' segueuti versi del c. XV dell' Inferno: » La lua foi'tuna tan to ouor ti serba, )) Che r una parte e 1' altra avraiiuo fame )) Di tc; ma luiigi fia dal becco 1' erba ;). Nel qual passo , combinato coU'altro che si legge nella predizione di Cacciaguida al c. XVII del Pa- radiso, vcdendosi acccniiata la separazione di Dante, sia dalle due dassi della stcssa fazione de'cacciati, cioe dai Gliibellini propriamente detti c dai Bian- clii, come interpreta il Dionisi, sia dai cacciati Ghi- bellini e dai caccianti Guelfi ad un tempo , come interpreta il nostro autorc collegaudo il citato passo con due altri del VI dell' Inferno, e la sepa- lazionc del pocta dalle fazioni, e la per lui fattasi parte da se stesso nou avendo potuto avvenire die dopo la morte di Arrigo VII, siccorae il nostro so- cio argomenta e dall' essere le lettcre di Dante a Can Grande della Scala e ad Arrigo prima di que- sto avvenimento scritte in nome di tutti i suoi com- pagni d' esilio, e dalle invettive contro i Ghibelliui del pari die contro i Guelfi da lui scritte nel c. VI ■«7 del Parailiso, egliconchiudeche rallusioue del c. XV deir luferno dev' essere postex'iore al detto avveni- mento della morte di quell' imperatore , e quindi costituire una scconda eccezioue al preteso sincro- nismo sul quale si foudano le induzioni del jNIar- clielti e del Troja. Uua terza eccezione consiste nelle iavettive del poeta contro Clemeiile V e nella pre- dizionc della morte di questo pontefice, che leggonsi ucl canto XIX dell' Inferno. L' autore, osservato che le iuvcttive non puonno aver avuto occasione che dair accordo fattosi da quel pontefice con Roberto re di Napoli contro Arrigo VII . accordo seguito dopo il 1 3 10, e che la pi-cdizione non potea farsi che dopo r avvenimento , cioe dopo la morte del Pontefice successa nel i3i4j e riferite e confutate Ic opinioni in contrario, che noi. del pari che la confutazione, per brevita tralasciamo, conchiude che il compimento della cantica dell' Inferno dev' essere posteriore e al fatto storico dcU' accordo diCleraente col re di Napoli e all'altro della morte del pontefice, cioe air anno i3i4- Nel canto XI dell' Inferno tro- vasi. condannata Caorsa alia pena di chi nega e bc- stemmia Dio , e nel XXVII del Paradiso udiamo I s. Pietro inveire contro Caorsini e Guaschi, che nel sangue suo s' apparecchian di here. Combinando in- sieme i due passi, l' autore opina, che siccome nel secondo il pneta pel nomc generico di (Jaor^?>»' inten- i88 de particolarmcnle Giovanni XXII, clctlo pontefice r anno i3i6, cosi ancora nel primo nominanJo ge- nericamente Caorsa, abbia voluto del pari accennare in ispecie papa Giovanni medesimo, osservando non esser ragionevole che 1' oscura citta di Caorsa sia fatta segno di tanto vitupcro se non per l' ira ghi- bellina del poeta contro qucsto pontefice nativo di cssa. Dal clic egli deduce una quarta cccezione al pretcso sincronismo delle allusioni colla storia, non faceudo caso che il Lombardi ed altri abbiano di- versamente opinato , fondati nell' autorila , poco concludente nel caso speciale, del Du Change , ne che abbia diversamente interpretato il Boccaccio , eletto a commentare pubblicamenlc il poeta in una chiesa in Fireuze, e presumibilmente consigliato dalle circostanze del luogo e da altri a parlar con circospezione e riguardo qualora si scontrasse nei passi della Commcdia che alludono alia chiesa ed a' suoi ponteflci. Una quinta ed ultima cccezione alia corrispondenza delle allusioni col tempo a cui si pretendono riferibili , forma , secondo l' autore , la reprobazionc dei conti Guidi di Ravenna, fatta dal poeta nel XXX dell'Inferno in persona del fal- sario maestro Adamo da Brescia con qucsti versi: » Ma s' io vedcssi qui 1' anima trista » Di Guido, o d' Alessandro, o di lor frate, » Per fontc Branda non darei la vista ». i89 Fra le sette epistole Jell' Alligliieri nuovaniente sco- perte dal Witte uei manoscritti di Heidelberg, una se ne trova diretta ad Oberto e Guido conti di Ro- mena , iiella quale il poeta condolendosi con loro per la morte del conte Alessandro, loro zio, i piu alti encomj tributa al defunto, e alia memoria di lui professa la piu calda gratitudine e profonda ve- nerazione. Ora, osscrva il nostro autore, « da quanti » e quai fatti dovette essere preceduta cotanta mu- » tazione dell' animo di Dante, perclie dope le pi'o- J5 teste di tanto affelto, di tanta stima e ricono- » scenza verso il conte Alessandro, gia da lui posto M ne' cicli, avesse poi a dannarlo nell' inferno Ira J5 falsi monetieri? La morte di lui suol porsi ia- " torno al i3o6; e la pubblicazione di quei versi « vorrcbbesi fatta nel iSoq. Potrebb' egli bastare il 51 breve periodo di soli tre anni a giusti6care co- n tanta contraddizione fra gli alti encomj dell'cpi- » stola 6 I'acerba reprobazione del pocma?». Simile induzionc egli trae da tre altre epistole del citato codice, dirette all' imperatrice Margberita di Bra- bante, sposa di Arrigo VII , le quali , bench6 non sottoscritle col nome di Dante, ma con qucllo dclla contessa Guidi di Battifullc, alia dizionc, alle frasi, air andanicnto presume il Witte cbe sieno state scritle sotto la dettatura del poeta. La prima e la seconda non hanno data, ma argomentando dal loro If)0 contenuto, scaibrano scrittc iiel i3io; la terza c datata da Poppi il i8 marzo i3ii. Se queste let- tcre fossero state verameiitc dettate dal poeta, « e » egli probabile ( dice 1' autore ) die potesse Dante » fino al i3ii cssei'e tuttavia tanto addentro nel- )) r aniicizia de' conti Guidi, se egli nel i3oq avesse » piibLlicato nclla sua prima cantica la loro infa- )) tnia? E egli probabile che la vedova del conte )) Guido e il fratello Aghinolfo lasciasscro impuni- » to, anzi pure accogliessero sotto il loro tctto, ed )) ammettcssei'O nella loro amicizia, e facesscro par- » tecipe dei loro segreti il poeta , che gia ingrato » a' beneficj ricevuti dal conte Alessandro , avesse » sovra tutti di loro faraiglia, su Guido cd Aghi- )) nolfo stessi, stampato il marchio di tanto vitu- » pero? A niuno certameute parra sano consiglio » animettere nella vita e nel carattere dcirAlli- )) gbieri una tanta contraddizione di fatti e di sen- » timenti, per la sola autorita di una lettera senza » data, qual e quella di frate Ilario, e pel soli ar- » gomenti d' una induzione si incerta, com'c quella n del Troja ". Tali sono gli argomenti con cui r autore abbatte ne' fondamenti 1' opinione de' filo- logi suoi avversari ; ai quali argomenti, a maggior conferma della opinione sua propria, un altro poi ne soggiunge, dedotto dal riscontro del Convito di Dante colla Divina Coramcdia . considerate queste tliie opere rispetto al tempo in cui ciascuna dovette esscre composta. Dalla cliversita dello spirito , del fiue c della materia di queste opere egli deduce clie la lore composizione deve appartenerc a tempi di- versi, e elic quclla del Convito deve precederc a quella delia Commedia. Fermato poi coH'appoggio dei medesimi indizi ehe il primo fosse composto fra gli anni i3io e i3i4i egli conclude clie la scconda non lo pote esserc clic dopo que' tempi. Con cio , e eon quanto dissimo allrove ( V. Com. deirx\leneo per r anno 1842 loe. cit. ) avendo riferita la parte principale di questi studj, eonsistente nella sposi- zione del seuso storico della selva allegorica, e nella connessa determinazione dell' epoca in cui venue la Divina Commedia, e partieolarmentc la prima can- lica, composta, noi non scguiremo 1' autore nella parte accessoria del suo dotto lavoro, la quale con- siste dell' ultimo capitolo e di tre appendiei. Nel capitolo, seguendo la storia de' poetici Irastulli usi- tati nel deeadimento delle lettere greche c latine e iicir infanzia delle italiane fino al Petrarea ed al Boccaccio, dietro alia traccia di aleuni luoglii del Convito, del Volgare Eloquio , del Commento di Pietro Alligliieri, figlio del poela, c della stessa Di- vina Commedia, addita in quesla musaici, anagram- mi e simili capricci poetici, non osservati finora, , ascrivendo alia classe di questi anclie 1' enigmatico '9^ verso del canto VII dell' Inferno posto in bocca dt Pluto. Nella prima delle tre appendici egli viene segnalando e spiegando alcuni idiotismi del dialetto di Bormio, sua patria, clie si leggono iu Dante e in altri classici toscani, c clic dall' uso ancor vivo cola possono ricevere interpretazioni migliori di quelle che si trovano date altrimenti nei commen- tatori e nei vocabolarj ; nella seconda egli illustra ottantasette nuove lezioni della Divina Commedia frale seicento cavate dal Commento del Buti e teste pubblicate dal cav. Bernardoni , e le raccomanda ai fnturi editor! di Dante, siccome degnc di essere preferite alia lezionc comune; nella tcrza offre, sotto nome di biblioteca Dantesca del secolo deci- monono, una serie di lavori fatti sul sacro poe- ma, condotla al nuniero di duecento dodici tra ver- sioni e illustrazioni gcnerali e particolari stampale in questo secolo; della qual serie raccomanda la continuazione anche pei secoli anteriori, acciocche, secondo cli' ei dice, siccome il Petrarca per le cure del Marsand, cosi anche Dante abbia in tale pro- spetto la storia del culto ottcnuco per ben cinque secoli iu tutto il moudo iucivilito. Nei nome del gran padre della italiana poesia conchiuderemo il presente ragguaglio col far cenuo de saggi poetici offerti in quest' anno all' accademia dal cav. Francesco Gambara nei gcnere tragico, e 193 neila lirica dal prof. Giuseppe Gallia. Huana-Capac, pcQultimo fra gli Incas del Peru, moriva lasciando due figli, Ataliba ed Huascarre, fra i quali divideva i suoi stati, assegnando al primo in retaggio la pro- vincia di Quito, e quella di Cusco al secondo. Ma essendo Ataliba generate da una figlia del re di Quito, vinto e spogliato del regno da Huana-Capac, da questo sposata in seconde nozze, in onta alia legge che proibiva di contrar matrimonio con donna clie non fosse del sangue reale degli Incassi, per non contaminare la stirpe dci pretesi figli del Sole, c venendo egli percio considerato come figlio illegit- timo e privo di diritto alia successione paterna , non tardo la discordia ad accendersi fra i due fra- telli; i quali venuti all' armi , essendo Huascarre stato sconfitto e fatto prigioniero, sotto pretesto che si fosse collegato cogli Spagnuoli, fu dal vincitore fatto strozzare. Sopra questo avvenimento dell'an- tica storiad' America e fondata la tragedia del conte Gambara, intitolata Ataliba. Per servire alle esi- genze dell' arte finge I'autore che la prigionia di Huascarre non sia stata conseguenza della sorte del- I'armi, ma opera di tradimento. Riparatosi egli dopo la sua sconfitta nella citta di Cusco, ed ivi assediato, riceve un' ambasciata del fratello, che lo invita a recarsi nel suo campo per trattare della pace, proponendogli per patto le nozze di Romildo i3 194 suo figlio con Zulima figliuola di lui, sua prigjo- niera, e amata perdutamente dal giovane principe da lei corrisposto. La seduzione di cosi amiclie pro- poste prevale al pensiero d' un' insidia. Huascarre passa al carapo nemico, cd abboccatosi col fratello, ode per prima condizione di pace proporsi la ri- nuncia al trono di Cusco. Sul rifiuto di condiscen- dere a tanta ignominia, 1' infelice regnante e dura- mente imprigionato, e nulla valendo a srauovere la sua costanza, per ordine dell' usurpatore e messo a morte. All' udire il qual fatto Zulima inorridita di tanto tradimento, dispcrata e furcnte per la per- dita del genitore, volge in abominio e in maledi- zione il suo amore per Romildo , e vota al ritiro fra le vergini destinate al culto del Sole il rcsto de' suoi giorni. Romildo per disperazione si uccide; e nella sua morte finisce la tragedia. Un carme intitolato la Donna , una canzone a M. V. delle Consolazioni, ed un' altra a s. Giuseppe sono i lirici saggi del prof. Gallia. Celebra il car- me le glorie e la dignita delle donne con argomenli dedotli dalla religione e dalla storia. L' autore fa- cendosi dai primordj del mondo, ci mostra i rapi- raenti d' Adamo all' aspetto della prima donna e con un' apostrofe al padre del genere umano ci ma- nifesta il suo assunto di rivelare gli alti destini della donna sulla terra. Considerando quindi siffatti (Icstiui sotlo r aspetto religioso insieme e civile, nella maledizione scagliata da Dio contro il ser- pente seduttore egli comprende colla influenza ma- lefica delle potenze infernal i anche il principio di barbarie che introdusse fra gli uomini anclie I'im- pcro della forza brutale, avvilendo la parte piii de- bole della umanita, e parimenti nella divina pro- mcssa che la donna calcliera col suo piede il capo del serpe ravvisa ad un tempo predetta e la spiri- tuale rigenerazione dell' umana stirpe per mezzo di Maria e la parte divinamente assegnata alia donna nel trionfo della civilta sulla barbarie, da cio dedu- ccndo die ovunque non sia la donna tenuta in quel conto che la nobilta de' suoi destini domanda, ivi non puo essere vera civilta, e chiamando a sostegno di queste sue deduzioni la storia antica e moderna, r una coir alt ra paragonate, c il paganesimoe I'isla- mismo, posti a confronto col cristianesimo. La can- zone a N. D. delle Gonsolazioni e un caro ed af- fettuoso soggetto piu volte dall'autore trattato negli annui vicorsi della festa alia divina Consolatricc sacrata. Mostra il gentile e religioso poeta come gli umani patimenti con rassegnazione e con fede sof- ferti sieno i migliori mezzi a ben meritare appo Dio, esorta piccoli e grandi, deboli e potenti, innocehti e colpevoli alia pratica di queste sublimi virtu, e supplica r Avvocata degli afflitti a voler accompa- 196 gnare al divin trono e far coUa sua intercessione piu accetta l' offerta delle lagrime umane. Da ulti- mo la canzone a s. Giuseppe celebra il glorioso transito del Santo, ed invoca la sua assistenza nel- r arduo passo della morte. Neir intendimento di far cosa grata al lettore ri- feriremo qui 1' una e 1' altra , seguendo la pratica da noi ammessa in altri consimili casi nellc noslre relazioni. A MARIA DELLE CONSOLAZIONI Canzone Venturoso chi sospira, E i sospiri al ciel solleva! Non nel gaudio, non nell' ira Si fan santi i figli d'Eva. Sol chi purga il mesto core Nella speme e nel dolore, Fra i beati salira. Empia e 1' ira, il gaudio stolto: L' una uccide, e 1' altro oblia. Collo sguardo al ciel rivolto Seguitiam la nostra via. Piu secura fia la strada '97 Cui del pianto la rugiada Sconosciuta non sara. A quest' angelo caduto Forse restano altre penne? Spera ei forse in altro ajuto Per salir la donde venne? Pianga e aspetti. L' ala e questa, Questa e V arma clie gli resta, La virtu che il salvera. De'pianeti il vol misura, Delia folgor frena il foco : I terror' della natura Di sue man' son fatti gioco: Ma che sono a Dio dinnanti, Che mai sono questi vanti Fuor che altera vanita? II pensier che ardito scorse Nuovi mondi in grembo ai mari, Nanzi a lui piu grande e forse Dei sospiri solitari Che sul calle dell'oblio Nell' affanno e nel desio Va esalando un umil cor? Piangi e aspetta. Un incostante Gioco il resto e di fortuna. In un'urna d'adamante Tutte accolte ad una ad una 198 Son le stille tie' tuoi rai : Nel gran gioruo le vedrai Sulla lance del Signer. Nel gran giorno ti varranno Quelle stille il tuo perdono. Quel felici che vcrranno Con quel prezzo al divin trono! A quel trono invan dai campi, Ove un di fra tuoni e lampi Cento popoli domo, Rechera gli allor' cruenti II superbo vincitore, I deliri delle genti, La gran spada ai re tei'rore; Recliera lo scettro invano. Ma dal sen dell' oceano, Ove pianse ed aspetto , Dal riarso ignudo scoglio, Onde muto in suo pensicre Rivolava ai campi, al soglio, Air ebbrezza di sue schiere, I supplizi ei rechi a Dio D' uno sterile desio, D' un terribil sovvenir. L' ansia rechi, il duol profondo, Quello sguardo che seguiva Lunge lunge ancora un mondo I i '99 Che di mano gli sfuggiva ; Rechi il pianto che sul ciglio Gli spunto pensando a un figlio. . . Al passato . . . airavvenir. A Dio rcchi 1' iniiocenle Le sue lagrime segrete; A lui rechi rindigeutc La sua fame e la sua sete , II rossor, quando la mano Pe' figliuoli stesc invauo E pei vecchi gen i tor'. La dal palco rechi anch' esso I suoi strazi, e anch' esso spcri L^ omicida. Nel recesso Chi penetra dei pensieri? Chi discende cnlro quel petto? Chi domanda al maledetto L' innocenza del dolor? Ma i sospiri, ma gli affanui Dalla creta invan la via Del ciel tentano, se i vanni Lor non presti, o Madre pia. Scorre il pianto ; ma quell' onda Sulla terra indarno abbonda Senza un raggio del tuo sol. Del tuo sol se la virtude Non la scalda, o Madre santa, Va perduta in lande iguude, Non feconda flore o pianta; Del suo tosco r avvelena L' ira, e i germi schiusi appena Torna spenti al pigro suol. O gran Madrc , il luo figliuolo Fra' mortal i il duol fe' santo. Chi somiglia a lui nel duolo? Piu di te chi visse in pianto? Deh santifica a' tuoi figli Queir umor clie da' luoi cigli Puro e santo tin di stillo. Infinita di chi geme Sulla terra e la famiglia. O gran Madre, colla speme II duol nostro deh consiglia ! L' ira spcrdi, ispira amore; Apri il cielo a quel dolore Che aspettando pianse e amo. A S. GIUSEPPE Canzone II tuo nome gentil fu il prime suono Che dal materno labbro mi suono, Ne di nome piu hello a me far dono Potea colci chc in seno mi porto. II tuo nome gentil quante richiama Di portenti memorie e di vii-tu ! Quanta infonde speranza e quanta brama In chi sospira pellegrin quaggiu! E un viaggio la vita, e si confonde Con mille torti errori il buon sentier; Campo e la vita, ed ogni passo asconde Novella insidia al trepido guerrier: Bando e la vita, e mille acerbi inganni Delia palria 1' oblio spargono in cor: Prova e la vita, e langue tra gli affanni, Ncl desio si consuma e nel timor. Ma insidie, inganni, error', desio, dolori Piu stringono all' estrema ora mortal, E memorie si versano e lerrori Suir alma oppi-essa che per se non val. Ma in quel momento tu discendi, o Santo, Trasvolando le immense aure del ciel, E del letto funebre assiso accanto Piovi lume di gioja al tuo fedel. Dal di che morte fu il comun retaggio Di clii gli occhi alia luce apre del sol, Del tuo qual fu piu amabile passaggio? Qual alma sciolsc in maggior pace il vol? A)i ! mi par di vedeitij o veuerando, Pica di celeste I'aggio il volto e il crin, II ciglio stanco ora in Maria fissando, Or nel possente tuo Figlio divin. Che a te fu dato, a te, con questo noine L'aspettato dai popoli nomar, II grande, il forte, che dall' empie some Venne d' Eva la prole a liberar. A te fu dato la nella capanna Ignudo infante stringerlo al tuo sen, Mentre i cori degli angeli e gli osanua Risonavan per T etere seren. E come li scorgean gli alti splendori Del nuovo astro, veniano ignoti re : Ma agli sguardi degli umili pastori Manifesto il portcnto in pria si fe. O santo Veglio ! a te palesi in pria Fur le trame d' Erode e i rei pensiei-' : Col bambino adorato e con Maria Tu movevi esulando a suol stranier. II tuo pane con lor tu dividesti, Beuedetta mci*ce de' tuoi sudor' : Spesso al fianco amendue te li vedesti : A te fu dato di morir ti'a lor. 2o3 Esser chiusi a' tuoi santi occhi fu dato Dalla man die la teri-a e il ciel creo : Quel labbro il tuo raccolse ultimo fiato, Che la viva al creato aura spiiu : E i tuoi sguardi sereni al gran momento Negli sguardi, o felice, s' incontrar, Che dcgli angeli formano il contento, Che r increato Amore innamorar. Deh per la pace chc piovea dintorno Al tuo letto, e fe' dolce il tuo morir ; Deh per quel uome onde mi van to adorno, Per quel chc a te frequente ergo sospir, Per la devota sera pi ice preghicra Che fanciuUetto d' un' imago appic M' apprendeva a ripetere ogni sera L' amorosa che il tuo nome mi die, Quando il labbro infantile a te soventc Nemo r ora suprema e i suoi terror', E air ignara splendcan virginal mente Delia vita i sorrisi e i primi fior' : Deh per 1' affetto ond' io le genti invito, Memori di tue gloria, a questi altar A benedirti, con festivo rito 1 tuoi sacri dclubri a inshirlaudar; 3o4 Ora che il senso della gran parola Suggellato neir anima mi sta, Or clie spegne i sorrisi e i fiori invola Ad uno ad uno la fuggente eta , Deh tu m' ascolta ! la quel solenue istaiile Fa che al mio la to io non ti cerclii invan, Quando piu all' affannosa alma tremantc Voce non giunge di conforto uman. Quando fia che dilegui agli occhi stanchi La terra, ed improvviso, al disparir D' ogui nota sembianza, si spalanchi L' immenso interminabile avvcnir, Di quel mare infinito in sulla riva Possa vederti io prima, e in un balen Ber del tuo sguardo la virtu che avviva, Possa raccormi al tuo pietoso sen! Deh sulla riva di quel mar temuto Guidami incontro il caro genitor E i german' che si presto ho qui perduto, Che a te dappresso trovar spero ancor. PUBBLICA ESPOSIZIONE BELLE ARTI — ARTI E iMESTIERI L Tasso ed Eleonora. Quadro grande di composizione a olio. Del nob. CO. Giuseppe 3Iartinesgo Cesabesco da Brescia. Soggetto di questo quadro e Torquato Tasso, chc recita alia principessa Eleonora i suoi versi, proba- bilmente V episodio di Olindo e Sofronia. La scena e supposta in un ameno recesso del giardino duca- le, dove si vede il poeta che legge, stando in piedi, il manoscritto dell' immortale poema. Gli siede la principessa di fronte, ed appoggiata col gomito ad un capitello d' antica colonna, pende dal labbro di lui, ascoltando la Icttura con una profondita d' in- teresse clie non senibra soltanto restringersi al sog- getto della poetica storia. II ricco suo costume an- nunzia 1' altezza della sua condizione, ed onora la diligenza dell' artista la finitezza con cui e trattato. 11 sito non poteva essere scelto con piu giudizio; noiclie se dall' un lato la solitudine contribuisce al patetico dell' azione , per 1' altro la vaghezza e la varieta degli oggetti offrirono campo al pittore a spiegare la ricchezza dclla sua tavolozza. II. Tebaldo Brusati quadvo grande di coniposizioiie. La vigilia di Nakde in Brescia, quadretto di composizione. II sacro cuore di Maria V^ergiiic. ( commissione del Rev. Sig. Ab. Angelo Noy ) Dipinti a olio di GiovANNi SoTTiyi da Brescia. Tolto dalla storia patria e il soggetto del primo e principale di questi quadri. Rappresenta il pittore nostro concittadino 1' istantc ia cui Tebaldo Bru- sati, il Regolo bresciauo, ricusa a costo della vita di condiscendere ad Enrico VII sottoscrivendo la lettera invitante alia resa di Brescia gli assediati cittadini, propostagli da sottosegnarc dall' Irapera- tore con offerta della liberta e della sua grazia. L' azione succedc nella tenda imperiale, cbe aperta nel fondo , lascia vcdere in lontananza il castello della citta. Fra una moltitudine di cortigiani , di duci e di uomini di stato, campeggiano le figure di Eurico e di Tebaldo, quegli con atto imperioso in- dicante la lettera da sottoscrivere, e questi il ma- 20y gnanimo suo rifiuto. AJ accresceie 1' effetto del quadro I'artista immagino opportunamente di porre a contrasto la costanza dell' eroe cogli affetti di marito e di padre, introducendo nella scena la con- sortc di Tebaldo clie appoggiandogli affettuosamen- te la mano sulla spalla, un piccolo suo figlio clie avvinghiandosi allesueginoccliia, una figlia clie por- gendogli una penna con cui sottoscrivere il foglio, cercano a gara di smuoverlo dal pi-oposto. La fecon- dila della invenzione, particolarmentemostrata nella varieta delle teste, e il piu caraltcristico fra i prcgi di questo dipinto. La stcssa varieta di figure si noto con encomio nell'altro quadro di minor dimensio- ne, rappresentante la vcndita del pesce sul mercato de' commestibili in Brescia nella vigilia di Natale; ne ando senza elogio il terzo dipinto chc ha per soggctto il Sacro cuore di M. V. in. Marco Visconti — quadro di composizione. Ritralto di donna a tutta figura. Ritratto di uonio a niezza figura. Ritratto di uomo ed altro di donna in piccolo. Dipinti a olio di GiovANNi Mbneghetti da Brescia. Dal libro terzo del romanzo del Grossi tolse^l'ar- tista il soggetto del quadro di composizione. in cui 208 e dipinto il ratto di Bice, sposa di Ottorino , ncl castello di Marco Visconti. Si nolo in questo qua- di'O il sapore del colorito , ne'ritratti la verita e la disinvoltura, e uel muliebre in particolare l' op- portunita de'ben trattati accessor]. IV. Uiio Spazzacamiiio. Quadretto a olio di Angelo Inganni da Brescia^ Socio d' onore. Rapprescnlasi in questo dipinto un giovinetto spazzacamino, clie deposto il sacco della raccolta fuliggine, si sta desinando con un povero pezzo di sola polenta. La semplicita del soggetto , composto d' una sola figura, la scarsita dcgli accessor] , e la , ^ divisa, per cosi dii-e, del mestiere, che esclude 1' im- piego d' ogni gajo colore, non poteauo lasciare cam- po gran fatto ai mezzi dell' arte, ne soprattutto a vagliezza di tavolozza. Ma 1' esimio artista in cotn- penso, colla bene intesa degradazioue delle tinte e colla perfetta contraffazione della natura, ha saputo anclie in questo suo trastullo mostrare cbe in ogni soggetto egli non puu mai mancare d'esser maestro. 2ng V. Dipiitto a fresco levato dal nuiro per opera di GiAMBATTrsTA Speri da Brescia. Ritratto di donna cd altro di giouinctto j dipinti a olio dello stesso. Non e la prima volta clie ci fa lo Spcri cono- sccre la sua perizia nell' artifizio ulilissimo di ri- portar sulla tela gli affresclii,. salvandoli dai depe- rimciiti a cui si trovauo espasti sulle pareti, o per incienienza degli elementi o per incur ia de' posscs- sori o per altre naturali od eventuali cagioni. Un altro suo felice esperimcnto in quest' arte, rimcri- tato con premio dall'Ateneo, amtniru gia la patria esposizione in un a fresco di due puttini , lavoro del nostro Lattanzio, da lui riportato da un muro nella casa Grivelli. clie si ticne cssere stata abita- zioiic di quel sommo pittore (V. Com. dell' AteneO per r anno i834 )• II nuovo saggio cli' eglt era ci preseuta e una testa di Nicol'o Orsini, coiite di Pi- tigliano, dosuuta da una parcte dcU' antico castello di Ghedi. Al merito del dipinto. che certo c d' ot- timo benclie ignoto pennello, corrisponde la felicila e la fedelta con cui vennc cscguito il riporto sulla tela. Dei due dipinti clie a qucsta copia I'artista aggiunsp cli proprio, il ritratlo virile, per la vcrita i4 e pel rilievo, nierilo specialmeute gli enconij degli iatelligenti. VI. Beveraggio di cavalli. ( Commissione del pittore sig. Luigi Basilclti ) Caiie levriere sdrajato. I ( Commissione del sig. contc Pejmcscnch ) jinimali varj. Bottega da nianiscalco. Studj d' animali dal vero. Dipinti a olio di FjusTiNO JoLi da Brescia. Sono parecclii anui dacche la patria esposizione '| non passa senza essere adorna de' copiosi prodotti di quest' operoso e fecondo nostro artista. Ma cio |i| clie piu importa si c che ciascun anno segna un ,1 suo nuovo progresso ncll' arte, e particolarmente nel geiiere del dipingcrc gU animali, nel quale oggimai si puo dire non solo provetto, nia dislinto. VII. Quattro medaglie rapprescnianti \>olatili e pcsci. Dipinti a olio del nob. A.xgelo MiGNAyr. Ebbimo lo scorso anno di questo cultore del- r arte tre quadri di volatili , nei quali nolammo Ja iedclta al caialUve dcgli originali del nostro Duranti, da cui sono desunti , I'espvessionc c la freschczza del colorito. Le quatlro mednglic in que- st' anno da lui presentate. sostengono il confronlo coi detti quadri. VIII. Iiiterni Jelle chicse dei 3firacoU, di s. FausUno Maggiore e di s. ^gata in Brescia. Di;)iiiti a olio di Angelo RIjRTylNNT da Brescia. Destarono quesle vedute belle speranze negli in- telligent! ; massimc la prima, rapprcscntata in mag- gior dimensione dell' altve due, espresso in mcda- gliette. Continui il giovane artista ad offrirci il prodotto de' suoi studj, c gli effctti corrisponclano air aspettazione. IX. Due 'miniature sulla porcellana. Di PiETRO VERctNEj Socio d' ouorc. Una graziosissiraa fanciullina, clie con altra piu adulta scherza in fiorita piauura a contatto di ver- di piante, e rappresentata nell' uno di questi qua- dretti. Veggonsi nell' altra miniatura due altre fan- eiulle clie stanno arrarezzando un levrierc. Lodando la molta fusione dcllc carui e ti'asparenza ilel co- lore, desiderarono gli intelligenti che il fuoco noii avesse alquanto altcrato alcuni tuoni di tinlc, spc- cialmente ne'cieli, e negli scuri de'capegli. Non pos- siamo dire se questi due pregiabili lavori sieno in- vcnzione dell' egrcgio arlista, o s' ei gli aLbia tolli da esemplari. X. Oggetti di propvieta del sig. Antonio Pilozzi. Raccogliamo in un solo c medesimo articolo que- sti oggetti di cui si fregio riccameute la nostra esposizione per condiscendenza del benemcrito pro- teggitore dell' arti , loro proprietario. Soiio questi essi, cbe noi ci restringiamo ad annunciare, dacclie i nomi de' loro autori e 1' intelligenza ed il gusto del committente baslano a fame conoscere il pregio: Scarpa c Volta, mcdaglioni a basso rilicvo in mar- mo, di Abbondio Sangiorgio da Milano — La ras- scgnazione e la fiducia in Dio, medaglioni a basso rilievo in marmo, di Giovanni Selcroni da Cremo- na— Ritratti di Nicolu Tartaglia e Agostino Gallo, dipinu a olio di Gabriele Rottini da Brescia — Ri- tratto di CrIstofoi'O Colombo, dipinto a olio di Gia- como Trecourt da Bergamo — Ritratto di Dante Alligliieri, dipinlo a olio di Miclielangelo Gregoletti 2l3 Ja Venczia — Una veccliia filalrice, una pitlocchel- la, un frate franccscano e due tortorelle, dipinli a olio di Faustino Joli da Brescia — Ritratto di Ni- col6 Macchiavelli , dipinto a olio di Pietro Gava- gnini da Venezia — Gombattimento di Galli, di- pinto a olio di Luigi Lorandi da Brescia — Due monocodiatCj, la magna e la sejcetacouj quattro tro- chilis uccelli del Ghili, tre camclic, dipinti a olio di Toaiaso Castellini da Brescia. XI. Voglionsi alli-esi ricordar con cncomio due scc- nografic del nuovo spedale maggiore di Brescia, di- segni del socio d' onore arcliitetto Giovanni Gheru- bini da Brescia, ti'e piantc, prospelti e sezioni di un grande cimitero, di un edificio per uso di scuole tecniche e di una caserma da cavalleria, studi ar- cliitettonici dell' arcliitetto Giovanni Gleriei, il di- segno di un velario per 1' I. R. Teatro della Scala, eseguito da Luigi Lorandi da Brescia sopra pro- gramma deir L R. Aci ademia in INIilano, e coronato del grande premio; alle quali produzioni si debbo- no aggiungere cinque ritratti in miniatura di Gia- como Bonetti da Brescia, un amorino a mosaico di Giovanni Morelli da Gambara , provincia di Bre- scia, quattro ritratti a basso rilievo di Giovanni Sorbi da Brescia. XII. Modello di aratro miglioralo. Allio di macchina per levaie le piote dai prati stahili noil livellati. Di Gr AN DOM EN ICO SiLVA da Brescia. Alia costruzionc clell' ordinario carro d'aiatri; appone il Silva i segucnti difetti : i . II cercliio di ferro delle ruote, che per essere troppo stvetto, fa ch' esse penetrino con facilita nel terreno ( massime se priaia vi.sia stata falta coltura)con grave danno della scGiente, c con accrescimcuto di fatica pci buoi; 3. la ruota , che essendo composta di varj pezzi, ha poca durata; 3. la sporgenza dcUa testa delle ruole e deH'asse, che ritnancndo fuor della vista del contadino mentre guida i buoi, lo espone al pericolo di urtare nclle viti o ne' gclsi , o , vo- lendo evitare questo pericolo , lo obbliga a tener- sene troppo lontano, e quindi a perdere del terre- no. Al che egli aggiunge il costume dc' coatadini di non ungere quasi mai I'assc del carro, perche, dicon cssi, il terreno che penetra assorbe il grasso, costu- me che accresce la fatica de' buoi, e contribuisce ;dla corrosiouc dcU'asse. Ad ovviare a siffatti in- convenienti egli costruisce le ruote d' un solo pezzo di leguo coi ccrchi della larghezza di 8 centimetri circa, c con I'asse di ferro rotoudo. che gira in se 21& stesso, mentre del pari intorno ad esso si rivolgono le mote, le quali non hanno nb testa ne altro spor- gente. L' asse viene assicurato da quattro mezzi pezzi di ferro con vite e dado, ia modo che levando le viti, si UBgono con facilita 1' asse e i pezzi, senza che possa piu in seguito penclrarvi la terra. Anche i buclii delle ruote sono guerniti di pezzi di ferro. L' altro modello presentato dal Silva venue da lui ideato nell' intendimento di facilitare il modo di levare ne'prati non livcllati Ic piote di qua- lunque lunghezza con risparmio di tempo e di brac- cia, e consiste in uu semplice attrczzo, la cui co- struzione si conosce dalla maniera d' usarlo , cosi descritta dall' inventorc. Deve il contadino per pri- mo tagliar col Ladile un pezzo di piota della lar- gliezza e lunghezza corrispondenti a quelle del fon- do deir attrezzo, e poscia asscttar nell' iucavo pra- ticato r attrezzo medesimo per disporlo al taglio. Cosi collocatolo, si attaccano due buoj appajati ad un uncino, che trovasi nclla parte anteriore, mu- nito d'un anello, che s'infilza in una spilladi ferro snodata, ordinata all' ufficio di tencr in alto la ca- tena tirata da'buoi, i quali servono ncllo stesso tem- po a tirare 1' attrezzo ed a prcmerlo a terra. Alia parte posteriorc si trovano due maniglie, fatte a modo di stiva ed aventi due ferri con vite, che servono ad alzar.lc ed ahbassarle a norma della statura del con- 2l(S tadlno, die giiida col mezzo di esse ratlrczzo iiella direzione che gli bisogna, e lo calca sul tcrreao, e ciu con tanta minor sua fatica quanta sara mag- giorc la loro lungliezza. Armano il fondo dell'at- ti-ezzo tre ferri taglienti, I'uno de'quali, cioe quello di mezzo, incide per traverso la piota ali'cstreinila circa dellc radici, mentre i due laterali incidcndo pel lungo, anticipano il taglio di essa per traverso, coslringendola ad entrare nel di sotto dell' apertura ed uscirc per la cima. L' autore presentando la sua invenzione, la raccomanda altresi come applicabile air uso di fare gli annuali rigagnoli ue' prati. XIII. Punle di ferro pei talloni dcgli stivalij fabbricate da Ignazio Fabbui di Brescia. Per quanto Icnuc sia il costo dellc punle di fcrro ondc si muniscono i talloni dcgli stivali, 1' imnieuso consumo clie sc ne fa vicne a sommare ad un' in- genlc moneta, clie tutta passa a profitto dell'estero per difelto d' una fabbrica nazionale. Mosso da quc- sta grave considerazione, si applico il nostro Fab- bri al I'iparo di una talc mancanza costruendo una inacchina per la fabbricazione dclle dctte punte, del cui effetto offcrse un saggio all' Atcneo ne' preseu- lati campioni, astenendosi dal produrrc al pubblico la macchiiia slcssa per giusla gelosia della sua sco- perta. La macchina, secondo ch' egli assicura, c atta a produrre 5ooo punte all' ova, che ^ quanto dire 60000 al giorno. Vn solo lavorante, anzi un scm- plice garzone, e sufficicnte ad assistervi, essendo clla mossa ad acqua ; il clic riduccndo la spesa della produzione a lieve entita , fa clie il pvezzo dclle punte con cssa prodotte potra semprc sostener con vantaggio la concorrenza de' prezzi esteri, e quindi procurare al commercio lui profilto che sarebbe tutto patrio. XIV. Sostituzione di un iiaovo mezzo alia carta ncUa istruziojie calligraficn dei Jhnciulli, pioposta da BoRTOLO Bere^7J di Brcscia. Bastone con scgreti. Dello stesso. La sostituzione che tratterebbesi di fare all'uso della carta e quella del vetro appannato. II Berenzi prendc un cristallo di Boemia, lo fa appannare per una meta , e sotto I'altra nicta pone 1' eseraplare da trascrlversi dallo scolare sulla prima. L' econo- mia, risultante dal risparmio della carta, la niiglior esecuzione della scrittura e la maggiore speditezza deir insegnamcnto sono i vantaggi clic il Bcrcnzi proractte, qualora si accelti il suo metodo. 2l8 li bastone da lui prodolto in aggiunta alia delta proposta e notabile fra Ic curiosita di questo ge- nere per la quantita dei segreti, che non sono meno di sedici. Fra qiiesti 1' inventore raccomanda par- licolarmente qucllo degli zigari da fumare, che dal ventre del cavo bastone si fanno sortire accesi da uno zolfanello comune. e 1' altro del cliiaro di can- dela die il flcbotomo puo ottcncre dal bastone stes- so ; talcb^ puo col mezzo di questo , collocandolo sul letto deir ammalato, cominciare e finire la sua opcrazione senza bisogno d' altrui assistenza. XV. Orologio a grande quadranle. posto in movimejito col mezzo d'li/i orologio cLi tnsca. Di As Toy 10 Cristofoli da Brescia. I vantaggi che il produceute lavvisa nell'appli- cazione di quest' orologio agli usi domcslici , sono i seguenti : i.*^ 1' ampiezza del suo giro fa si che ogni minimo segno spettante alia divisione del tem- po sia prontaraente visibile; 2. essendo csso ad un solo indice, qualunque persona di sei-vizio nella fa- miglia, per poca conoscenza che abbia de' numeri, puo distinguere la designazione d' ogni parte del tempo; 3. per la circolare sua forma puo essere appeso in qualunque sito. nclla giacitura che piu 219 aggradisca, cd aiiclic solto il cielo d' una sala da mensa, senza che s' alteri punto il suo moviraento; 4. un orologio da tasca essendo il suo motorc. puu servire a doppio uso, cioe da quadrante da sala c da orologio tascabilc, solo che se ne estragga il mo- tore, come puu farsi agevolmente all' occorrcnza. XVI. Trattura economica della seta. Forno ecoitomico migliorato per la cotlura del pane. Gramola cilindrica. Poiite scorrevole. CUindro archimedeo. Modelli di Eli A Locatelli da Brescia. II primo di qucsti modelli rapprcsenta otto cal- dajuolc , scaldatc a due a due da un solo fuoco , nelle quali si trae la seta a due capi. Vi si veg- gono inoltre due maggiori caldaje , clie poste nel mezzo delle predette caldajuole, cioe fra quattro c quattro di quesle, sono riscaldate , per mezzo di condotti, dal fumo de'fuoclii delle caldajuole raede- sime, che poi vengono alimentate dall' acqua calda delle due maggiori. Trovasi di contro un ordigno iu legno, dove sono andanti otto aspi in corrispon- denza ciascuno ad una delle otto caldajuole , sui quali viene raccolta la seta che si fila. Tutti qucsti aspi vengono simultaneamcnte gii'ali, mcdiante un '2 '20 coinunc manubrio, da una sola donna , sussidiala pero da una compagna , affinch^ il movimento si mantenga continuo ed equabile. Col metodo di trat- tura espresso in questo modello scaldandosi due cal- dajc con un solo fuoco, non con uno per ciascuna, come nel metodo ordinario, e impiegandosi per olto fornelli solo dicci donne, invece di sedici, cioe otto Clatrici cd altrettante clie girano gli aspi, richieste ne' soliti inetodi , due vantaggi si dovrcbbcro otlc- ncre in confi'onto di questi metodi, cioe un rispar- mio di conibustibile , ed una economia di naauo d' opera ; sempreclie pei'u, parlando del primo van- taggio , si potesse ottcncrc clic 1' unico fuoco per due caldajuole introdotto nel nuovo metodo pro- duca il medesimo effelto calorifico clic i due ri- chiesti dal veccbio, impiegando la medesima o poco maggiorc quantita di combustibile. e sempro- che, parlando del sccondo vantctggio, non ostasse il riflesso clic le otto filatrici del nuovo metodo, fi- lando a due capi, produrrebbero un terzo meno di lavoro di quello delle otto filatrici del metodo co- mune, giusta il quale si fila a quattro capi, e die una tale differenza di prodotto non verrcbbc allri- menti compeusata dal risparmio comparalivo di raano d' opera. II sccondo modello presenta alcuni utili niiglio- ramcnli iatti dall' autorc ad un foruo ccoaoraico ■ill ila pane, ila lui Inventato con moiliiicazioni dagli ordiuarj. Queste modificazioni tenJono sostanzial- mente alia ccouomia del combustible mediante la ooncentrazione del calorico, e ad ottenere una nii- glior cottura del pane ; al qual doppio scope 1' in- ventore si conduce praticando intorno al forno una cerchia nel cui vuoto vcngono riposte le bragie c la cenere calda clie da qiiello si estraggono , scompartendo in varj sportelli 1' imposta della bocca , accioccbc vi si possa introdurre la legna da scaldare il forno cd il pane da cuocere senza mai tutta apriria , disponendo clie il pane si cuo- ca sopra graticole , anzicbe sul nudo focolare del forno, accioccliij , oltrc il non lordarsi , la miglior sua cottura sia favorila dal calor della ccncre, clic, mercela graticola, non ti ncccssario levargli di sotto, costruendo un foi'nello sotto il focolare del forno, affinclie in esso ripusta inia parte delle bragie , dirigendo con registri nelle consecutive cottui'C il calorico clie quelle producono nel forno , si man- tenga in questo il calore ncccssario per cuocere il pane di volta in volta. I miglioramcnti poi fatti alia originaria invenzione, ed esprcssi nel prodotto modello, cousistono principalmcnte ncll' essersi ab- bassata di parecchj centimetri la graticola su cui si pone il pane da cuocere, il quale altrimcnti non riescc cotto equabilmente in tutta la sua supcrficic, raa piu sopra clie sotto , e nell' essersi i-egolale a miglior coriispondcnza di dimensioni la bocca del focolare del forno e la gi-ata del sottoposto fornello, per meglio e piu compiutamente ottenere clie il calore, mediante I'introduzione delle bragie ncl for- nello, si mantenga costantemente ncl gvado neces- sario alle successive cotture del pane. La gramola rappresentata ncl terzo modello of- fre, secondo 1' autore , 1 segaienti vantaggi: non fa rumore , vien posta in azione da un solo uomo , agisce con una celerita quasi doppia di quclla delle altre gramole, offre minor resistenza al lavoranle, rende piii friabile e gustoso il pane, scbiacciando e stracciando ad un tempo la pasta , chc dall' altre gramole vi6ne solamente cilindrata e sebiacciata , sforza la pasta, dopo volta c rivolta. a rimontar da se stcssa per esscre nuovamente gramolata qnanto chiede il bisogno, la sua costruzione e piu seraplicc e pill solida di quella dell' altre, ed assai tenue e il suo prczzo. II ponle scorrevole , quale ce \o rappresenta il quarto modello, h raccomandato ad una doppia fu- ne, i cui capi sono fermali ed avvolti ad un cilin- dro verticale mobile a doppia gola piana, con una ruota di ferro dentala die, rattenuta da un nasctto pure di ferro, serve a fermare il detto cilindro, op- pure, sciolta dal nasetto, a muoverlo in giro. iMla estremita cstcriore d" una leva angolare mobile e vcr- ticale, sporgente non piii d' un braccio da una fine- stra, sono fisse due carrucole mobili. per le quali passano le due estremita della doppia fune suddct- ta, alle quali ^ raccomandato il ponte, e clie sono destinate ad alzarlo od abbassarlo. Tirando la dop- pia corda dall' uno de' lati, il cbe si fa dagli stessi lavoranti che stanno sul ponte, si svolge I'altro la to gia prima avvolto intorno al cilindro , e per tal raezzo alzasi il ponte, cbe poi si ferma raediante la ruota deutata Hi ferro di sopra indicata. Volendo poscia abbassarlo, non e niestieri cbe si tiri I'allro lato della corda, poicbe trovandosi sul ponte me- desitoo uu altro cilindro verticale a cui la corda si avvolge rinserrata fra due mezze piastre di fcrro arcuate cbe vestono il cilindro e cbe sono fermale da due viti, basta allargarc le dette piastre, levando le due viti clie le tcngonn comprcsse contro la cor- da, la quale per tal modo liberata dalla pressione, sdrucciola lungo la spira del cilindro, ed il ponte da se stesso discende. Un peso poi e attaccato per raezzo d'una cai'rucola alia estremita inferiore della doppia corda, affinch'essa resti sempre distesa mcn- tre si fa asceudere e discendere il ponte. Finalmente la macchina distinta dall' autorc col noma di cilindro arcliimedeo , e destinata a mo- strare la possibilita di trasportare e sollevare colla !4 24 forza di im sol uomo per lunglii tialli. cd aiicliC » 5 SuUo screlozio del formentone. Nota del Prof. Antonio Perego, Socio attiuo ... 55 23 Descrizione della tempesta che desolo le bor- gate di Erba e Villincino nella provincia di Gomo il giorno 2 luglio iii^2.. Dello stesso » 3/| j6* 246 Descrizionc della tromba terrestre clic per? corse la provincia di Brescia fra Trava- gliato e Lograto il giorno 24 ^^ggio i843. Dello stesso . » Pag. 33 Variazione ad una nota sugli elettroscopj. Dello stesso »37 Delia difficolta di ben dclerminare le specie. Memoria del Dottor Paolo Lanfossi, Socio (V oiiore » 4 ' Della frcquenza degli avvelenamenti per fun- glii c di un pensiero sui mezzi di prevc- nirli. Del Dottor Lodovico Balardini , Socio attivo , . » 84 Sulla vera causa della pellagra, e sui mezzi di arrestarne i progress!. jMemoria dello stesso "67 Nuovo cenno illustrativo delle vere cause della rabbia canina. Di Luigi Toffoli , Socio d'onore , . . . » q5 Annotazioni teorico-pratiche sopra aleuni gva- vi casi di clinica medica. Del Dottor Acliille Filippini-Fantoni • • • • " 97 Suirascollazioue. Memoria del Dottor Paolo Codignola » n4 Intorno agli studi gcograCci. Discorso del Professore Francesco Ghibelliui , Socio d'onore ' ...» 1 32 a47 Saggio di un compendio di geografia antica e moderna, scritto con nuovo metodo ele- mentarc. Dcllo stesso Pag. 189 LETTERE Sulla vita e sugli scritti di Andrea Mozzoui. Discorso del Prof. Antonio Perego, Socio attivo » 143 Elogio di Vittorio Barzoni. Dell' Aw. Giam- battista Pagani, Socio attivo . . , « i45 Illustrazione di monumenti antichi di spet- tanza della raunicipale bibliotcca Queri- niana in Brescia. Del Nob. Alessandro Sala, Socio attivo . . . . * . . " i47 Sulle miniere di ferro della Lombardia. Me- moria di Gabriele Rosa >» 161 Studi sulla mitologia di Vesta. Dello stesso » 170 Nuovi studi sopra Dante. Del Prof. Giuseppe Picci, Socio d' Of lore " *79 Ataliba. Tragedia del Noh. Cav. Francesco Gambara, Socio attivo " '9* Carme intitolato la Donna, Canzone a M. V. delle Consolazioni , altra a s, Giuseppe. Ipi Del Prof Giuseppe Gallia, Socio attivo >» 194 a48 I^UBBLICA ESPOSIZIONE. BELLE ARTI — ARTI E MESTIERI Tasso ed Eleonora. Quadro grande di com- posizione a olio del Nob. Co. Giuseppe Martinengo Cesarcsco da Brescia . Pag. 2o5 Tebaldo Brusati. Quadro grande di composi- zione — La vigilia di Natale in Brescia. Quadretto di coraposizione ■ — II sacro cuore di M. V. Dipinti a olio di Gio. Sottini da Brescia » 206 Marco Visconti. Quadro di composizione — Ritratto di donna a tutta figura — Ri- tratto d' uonio a mezza figura — Ritratto di uomo ed altro di donna in piccolo. Dipinti a olio di Gio. Meneghctti da Brescia » 207 Uno Spazzacamino. Quadretto a olio di An- gelo Inganni da Brescia^ Socio d' onorc » 208 Dipinto a fresco leva to dal muro per opera di Gio. Battista Spei-i da Brescia — Ri- tratto di donna ed altro di giovinetto, dipinti a olio dallo stesso . . . . » 2og Beveraggio di cavalli ■ — Cane levriere sdra- jato — Animal i varj — Bottega da ma- niscalco — Sludj d' animali dal vero. Dipinti a olio di Faust. Joli da Brescia Pag, 2 1 o Quattro medaglie rappresentanti volatili e pesci. Dipinti a olio del Nob. Aiigelo Mignaui da Brescia » ivi Interni delle chiese dei Miracoli, di s. Fau- stino Maggiore e di s. Agata in Brescia. Dipinti a olio di Angelo Marianni da Brescia »2ii Due miniature sulla porcellana. Di Pietro Ver- gine, Socio d'oriore » ivi Basso-rilievi e dipinti a olio di vari autori, di proprieta del sig. Antonio Pitozzi w 212 Alti'i oggetti di belle arti di vario genere *> 21 3 Modello di aratro migliorato — Altro di macchina per levare le piote dai prati stabili non livellati. Di Gio. Domenico Silva da Brescia . . . . . . . 55214 Punte di ferro pei talloni degli stivali, fab- bricate da Ignazio Fabbri da Brescia sj 216 Sostituzione di un nuovo mezzo alia carta nella istruzione calligrafica dei fanciulli, proposta da Bortolo Berenzi da Brescia — Bastone con segreti. Delia stesso . . s> 217 Orologio a grande quadrante posto in movi- mento col mezzo d' un orologio da tasca. Di Antonio Cristofoli da Brescia . . 55 218 aSo Trattura economica della seta — Forno cco- nomico migliorato per la cottura . 77 9, 75 8, 96 10, 65 Giorno .9 mallina 2 idem 10 idem G mezzaootle 1 2 idem I malliria i6 dopo uiezz OS- 3i mezzanotte 9 matlina 2 5 idem .... 19 idem 1 PoIli( Lint-e 9i 39 .0, 64 ..,42 3, 4^" 4, 74 5, 61 8, 19 16 mattina 28 mezzoglorno I mattina 9 mezzanoUe 18 mezzogiorno 29 dopo niezzog 10 idem 5 idem 28 idem 7, 7 1 j 8 dopo mezzog Media di tutto il : <1> .$• TEMPERATURA DELL' ARIA MISURATA COL TERMOMETRO IN 80 PARTI ♦ t ^ Massima MeDIE 01 TUTTO Linee ^ Oradi 6, 3. + 9, 33 ♦ » ♦ 6, 82 ♦ .. 6, 38 6, 89 I „ 7, 60 ^ .. t 8, 46 % » t .0, 82 % •' <«> 7, o5 <^ » •«> 1 1, 53 4 " 9, 00 19, 5o 23, 5o 23, CO 23, 00 17, 5o 12, 25 9, 00 I dopo mezzog. 23 idem .9 idem 1 5 idem 3l idem 3 e 5 idem 8 idem 3i idem 2 e 3 idem 6 idem 6 idem 9 idem Gradi 4) 00 6 ide. 5 idci idei idei idei ide 1 5 ide 3o ide Media di tulto il mese Gradi f 2, 85 i5, i5 8, 01 ^ STATO DEL CIELO VeQii 9 omiuanti B S.E. I S. E. o. E. (a) La differenza di livclIo e sUta dclcrminala per mezzo dclle osservazioni baromctrichc pel corso di diciannovc anui. (i) Nel giorno iG alia mattina teraporalc con lampi e tiioiii, neve gelaU ed acqua. (c) Ncl gioroo a alle ore 5 poineridianc pioggia accoropagnata di tuono. (rf) Nel giorno a5 alle ore a pomeridiane temporale cod acqua e tempesta, seguito da una tromha, cLc, incomincit) a Lograto, c pcrcorrendo il teuerc di Travagliato, si dire (e) Nel giorno ii dalle ore la ija ad i ora e mezza pomeridiana, si vtde intorno al boIc un*'iri procede anzi a travcrso dei secoli : vi vide egli domi- nave la forza, decidere essa sola degl'imperj e della i vita politica delle nazioni, le leggi dettate dal pri- i vilegio, divisa la uraana famiglia in due classi, nel-< i I'una i lumi, gli onori, i beni, nell'altra I'ignoran- I za, lo spregio, la miseria : si volse all' uorao con I dimezzata osscrvazionc , e vi scoperse le affezioni I insociali, 1' amor proprio che tutto a sc riferisce e tutto a se stesso sagriGca, uon le inclinaiioui no- bili ed espausive che si volgono al bene altrui: cre- dctle clie le prime fossero conuaturali e non av- venlizie, noa ne distiuse i gradi , e una costante guerra rcciproca in a' suoi occlii lo stato dclla ua- tura, e non seppe linvenire che uel liraoie la ca- gione delle sociali aggregazioni, e nella forza il solo mezzo a conleuei'c gli uomini quasi helve feroci : un despotismo effieuato fu per esso 1' indole di I ogni governo qualunque ne fosse la forma esterna: e nou dee quindi far meraviglia se il solo Icrrore si dovesse assumere pe' suoi priucipj a rcgola delle leggi penali. Quali idee di naturale giustizia en- trar poteano nella meute di qucllo scritlore se parea ch'cgli volessc che il bene e il male, il giu- sto e I'ingiusto dovessero venire dalle leggi positive? se era sua doUrina che in ogni caso 1' iutinio sen- timento dei ciUadini piegar dovesse al comando? se peusava che le stesse forme del culto si doves- sero dall'autorita stabilire e fossero i ciltadini ob- bligati ad uuiformarvisi? s''egli affermava che il patio sociale (se questo patto potesse ammcttersi) non avrebbe inteso alio scopo di creare un protct- torato agl' individuali diritti, ma a quello invece di spogliare 1' individuo di ogni diritto, di fargli perdere la quali ta di persona per ridurlo ali'essere di cosa materiale nelle maui del poler pubLlico? La forza e uu fatto , e come parlarc di diritto quale che siasi o naturale o politico, se si pigliuo a regolo i soli fatti raaterlali? II Macchiavelli avea scrilto il suo Principe^ in cui la pill ributtante tirannide e ridotla a sistema : ma forse, a mio pensiero, ritaliano politico intendeva nel secolo XVI a fare una satira ed a creare ne'suoi compatriottiabborrimento a teoiiclie die tuttescon- volgevano le idee di giustizia . non altriraenti che nel secolo scorso un insigne poeta riduceva a for- mali dottrinameuti le frivolezze onde assai parte dei ricchi e dei nobili allora s' iutraltenevano spre- candovi intorno e tempo e mezzi e i n gegn o , vol to egli ad alzare da quel fango le sorgenli generazio- iii. II filosofo inglese per lo contrario in grave opera alzu voce a favore della tirannia piii effrenata, colla gravita clie si addice solo a savio e coscieu- zioso dottrinalore. Anclie r autore del contratto sociale non vedea, neir umor tctro ond'era predominato, die malanni e disavventure nella uuiana famiglia, e tutte le umane sorti abbaudonate all'arbitrio dei potenti ed al despotismo : I'uonio nasce libero. egli diceva, e dapper tutto si vede iu ferri, e coloro die si tea- gono padroni dcgli altri sono schiavi di quelli ai quali coQiandano: ma Rousseau di mezzo a' suoi xxin errori confortava gli uoiniai coUa Icoria di un'eter- na giustizia e li alzava alia speranza di una mi- gliore condizione: Hobbes all' invece intendeva ad avvilire la specie uraana ed a disperarla ncU'invi- limeato. Egli, dice Brissot, fa un ingegno affatlo fuori del suo tempo: egli santificava la tirannide nel tempo stesso che i piu assoluti governi piegavano a' principj della universale ragione , e rivolgeano le loro cure a raiglioi-are le leggi ed a prevenire i delilti anzicbe a punirli : gli uni abolivano le tor- ture ed addolcivano le punizioui: gli altri sempli- ficavano ed accorciavano le processure: lutti incli- navano ad abjurare la massima deplorabile, doversi contenere gli uoraini nella giustizia colla severita. delle pene, e volersi fermare 1' imperio civile sopra il terrore. Fa egli bisogno nella eta nostra di refutare errori che ridurrebbero I'umana specie alia condizione de- gli schiavi? fa egli bisogno di proclamare clie le voci prepotenti della mente e ad un tempo del cuore .^u- rono quelle cbe coudussero gli uomini a sociale stato?clie lo scopo delle societa umane fu di ottenere quclla unita di lumi, di forze, di azioni di cui difettavasi nello stato , se mai vi ebbe, della iudi- pendenza naturale? cbe la missione del poter pub- blico h quella di protcggore gl' iudividuali diritti , non di crcarli , c che avvi una Icgge superiors a tutte le legji umane, e della quale ogni civile sta- tuto non deve essere che I'cspressioue, o lo svilup- po , 0 la coiiseguenza ? Noa era possibile clie dotti'iae cost disastrose durassei'O nelle menti e nei cuoi'i; e noi vedemrao, caduto il sistema di Hobbes, abbracciate sentcuze che tengono delle anliche teocraticlie. Loke nel suo libro del governo civile apre di questa guisa le sue idee filosofiche intoi'uo al diritlo punilivo. Le leggi naturali sarcbbcro, egli dice, iuutili se alio stato di natura difettasse il polere di procacciarne I'esegui- Tnento e di puniine la violazione deve duu- que esistere anche prima deU'imperio civile il gius di punire, e qucsto gius dcbb' essere proprio di tutti gli uomiai. E al Filaugeri sembrava cosi strin- geate rargomcntare dcU' inglese filosofo ch'egli ag- giugneva: senza ammettere quel comune diritto di punire nello stalo naturale, io non comprendo co- me potrebbesi giusti6care il diritto della confcdcra- zione di due o piii nazioni per far rispettare i loro diritti e per punire il popolo die ardisse violarli. Le nazioni sono fra loro nello stato di natura co- me lo erano gli uouiini prima della societa civile; ora nessuno ha negato che le nazioni abbiano di- ritto ad unirsi ed a muovere guerra a quella che abbia violalo il gius delle genti contro alcuna di esse. Non ^ la sola nazione olTesa che abbia que- sto diritto, ma tutte le altre possono a lei unirsi per vendicarla, giacche ciascuna e custode e vindice del gius delle genii. Se si concede ua tale diritto alle nazioni, cgli couchiudc, bisogaa accordailo agli uoraininello stato di natura, e sesinega agli iiomi- ni bisogna del pari negarlo alle nazioui. Prima clie Loke e Filangeri , il Woltio aveva iusegnato la slessa dottrina. Cos! ragionavasi da intelletti perspicaci; ma essi poneano in ca'mbio di ua priucipio tratto dall' or- dine delle cose umane una mera ipotesi : ed era clie la divinita avesse fidato all' uonio il potere di vendicare la violazione delle sue leggi : furouo essi accurati logici nelle sequcle cbe trassei'O da uii priu- cipio prestabilito, raa andarono dimenlichi che quel principio era eio appuuto cbe abbisoguava di essere dimostrato. Gessero quei sommi ingcgni alle cagioui principalissime di ogni umano travianienlo : dap- poicbe ove si sco.rano tutti gli errori cbe si vidcro nell'andare dei sccoli nelle Gsicbe o nelle filosofi- cbe discipline, nelle morali o nelle giuridicbe e po- liticbe, e per insino nelle religiose, nou li veggiamo pressocbe mai derivarsi da errori di deduzioue, ma da fallaci supposizioni. La logica infalLi e piii age- vole cbe la psicologla e la metaGsica, oud'e cbe puro sviamento era il mctodo delle auticbe scuolc di co- miaciare dalle teoricbe logicbe gli studi della filosofia. Nessua principio, noi direino refatando i citati sciittori, puo venire atlottato intoi'no 1' uotno che non discenda dalle prime idee intuitive clie ne si rivelano dalla sua coscienza, individue dalla sua na- turale costituzione clie ne apre i fini cui la provi- denza lo ha destinato ed i mezzi a raggiugaerli, ia che stanno le sue facolta, i suoi diritti ed i suoL doveri. E se noi moviamo dall' osservazione del- la umana coscienza veggiamo apparii-e in essa le idee del hene assoluto, e il dovere di contendere ad iraitarlo e a promuoveilo: conosciamo che I'uo- mo, destinato a vivere, ha il diritto alia vita; che, suscettivo di perfezione, ha il diritto a perfezionar- si; e come dagli accennati diritti veuga quelle al- ia proprieta delle cose mobili e stabili, quali mezzi alia esistenza; come dai diritti stessi derivi I'es- sere di persona , ond'egli ha uno scopo sue pro- prio e non puo usarsi quale strumcnto a' fini al- Irui; come ne conscgua il diritto della ugualita e della indipendenza rispctto agli altri, e come ne di- scenda pur quello di respingere le ingiuste offese, e di guarantire la incolumita sua propria colle niisure che sono neccssarie a rimuovcre il male presente, e a prevenire il futuro la cui minaccia si possa ascrivcre a colpa dell* altro uomo : ma nou ne viene veduto che, senza lo scopo di allon- tauare 1' offcsa al proprio diritto, possa 1' uomo recar male pel solo male morale da allri commesso*. Non sono aJunque gli uomini vindici della elerna * Un illustre Scrittore , sostcnendo die il gius di pena si fonda suUe idee del bene assoluto, sulla obbligazione d'intendere a parteciparne e sulla massima morale die il male meiita male, condiiude in qucsli termini : »» Non che dunque si debba affer- n mare, come taliini prcsumono^ niuno aver licevuto o poter ri- » cevere la missione di reintegrare 1' ordine perturbato, bisogna » per opposito affermaie risolutameiite , che non puo sussistere j> un solo essere intelligonte e imputabile a cui cio non sia co- » mandato ; irapcrocdie qucUa missioue e da ultimo una specie » particolare della obbligazione siiprcma e conlinua di fare il « bene e di riparare al possibile il male. E stantcche il relri- » buire equamente il male per male e in fatto un reintegrare n 1' ordine pcrturbato e sconvolto dalla impunita, o bisogna ne- » gare queH'obbligo generale ed assoluto del reintegrare I'ordine, » o concedere quest' obbligo particolare di reintegrarlo dalle of- »> fcsc deir impunjta; conciossiache ncll' uno e nell' altro e una » natura mrdesima di precetto ». { Mamiani^ Lettcrc intorno alia filosofia del diiitto e alle origini del diritto pcnale. Napoli l84l). Di questa guisa ragiona il Mamiani, profondo filosofo ed una delle cospicue glorie mctlerne d' Italia nostra, il cui valore d'in- gegno e la cui dottrina mettono tcmenza di crrare anche quando alle sue scntenze ripugni 1' intimo convinciracnto. Pure diro li- bero, poiche le menti elevate nulla amano meglio die una franca c coscienziosa discussione. All'anzi recato ragionare e fondamento I'obbligazione morale esistente in ogni individuo intelligente e imputabile di promuo- vere 1' ordine morale e di operarsi a reintegrarlo : e certamente non puo muoversi dubbio intorno un tale dovcre, sia che traltisi d' impedire la violazione doll' ordine cioe il male non ancora cojnmesso, o che traltisi di reintegrarlo ; e in qucsto secoado giustizia, ne sono mantlatari di Dio sulla terra per rescguiraeuto delle sue leggl : clie un tale mandato caso la morale comanda che si dia opera a ritrarre dal vizio e dal dclitto il colpevole coll' ammouizione e col consiglio e ad indurlo a risarcire volontariamente i danni recati. Ma si fatto dovere si slende sino alia punizione, perche Tordine assoluto e immutabile sia riparato ? lo nol so darmi a credere. La viola- zione deir ordine assoluto e 1' offosa alia volonta dell' Ente Su- premo, e la massima che il male racrita male discende dalla sua giustizia eterna e immutabile. Perche I'uomo avesse la missione di applicare quella giusUzia sarebbe mestieri ch' egli avesse la focolta di giudicaie della entita dell' ofFesa recata a Dio ; ma 1' uomo, ente finite, non puo fare appropriate giudizio dell'offcsa all'Ente infinilo. La colpa morale risiede csclusivamente neU'ani- mo, e la giustizia assoluta Torrcbbe su' gradi di quella colpa commisurata la pena; ma I'uomo non ha il potere di adden- trarsi nella coscienza dell' altro uomo onde differenziare i gradi della morale colpevolezza. L' accennala massima fondata sulla eterna giustizia non e nella applicazione circoscritta ne a spazio ne a tempo : e come potrebbe I'uomo affermare che la giustizia divina voglia rctribuito male per male nella vita prescnte anzi- che nella vita ai-venire ? L' aiidare della Providcnza dimostre- rebbe ch' cUa non vuole scmpre e per mezzo dell' uomo punito il male morale, perche serie di mali sfuggono aU'umana cono- scenza o, se conosciuti, difettano all' uomo i modi a retribuire altro male in cqua proporzionc. Le sequela del male morale si cancellano innanzi alia inQnita giustizia divina, merce il penti- mento: poiche da essa e indivisibile la bonta del pari infinila, ma il penlimento e un affctto dciranimo che l' uomo non puc co- iioscerej e, data la missione supposta dal Mamiani, la pena po- trebbe irrogarsi per awcrare la giustizia iufiuita nci casi ezian- dio nci quali la bouta iufinita avesse al tutto condonata la col- XTIX tu nol rinvieni nei fatti della umana coscienza, fonte unica di ogni Icorica di diritto inlorno al- I'uorao. Egli non lia che il diritto a difendersi dagli attentati contro i diritti propri , poiche sa- rebbe assnrdo cbe gli fossero conseutiti senza il corrispondente diritto di guarautirseli ; c la societa civile, aggrcgato di uotnini. non puo avei'e clie di- ritti neir essenza uguali a quclli clie agl'individui competono modificati dalle condizioni dello state sociale: e noi vedremo ncl scguilo che il diritto punitivo rispetto al delitto nou e che qucUo di prevenzione. Se fosse vero che gli iioraini e la societa fossero vindici delle Icggi della divinita sulla terra, il gius punitivo non dovrebbe essere circoscritto agli of- fensori dci diritti propri, ma si vorrebbe cstcso alia violazione di ogni morale dovere, comccch^ innocua agl'individui ed al sociale consorzio: e il diritto penale dovrebbe cosi dedursi da una trat- itazione di morale c di tcologia. Vi fiirono eta in. jcui tali erano i pcnsamcnti degli uomiiii, e le pa. L' idea della missione conferita ad ogni iiomo di vcndicare ordine assoliito produrrebbe tutli gl' inconvcnienli del sistcma ie a coslituire il delitto basti la colpa morale^ dci qiiali verra scguito ragionato. Veggansi le osseiTazioni opposle all' accen— lata tcoria dal professore ^lancini, lume splendido della eta no- stra nellc filosofiche e giuridiclie discipline, DcUe sue rispostc alle lettere del swraccitato professore parigino. pagine tlella storia ne vengono innanzi brultate di saiigTie. Se si dovesse partire con logica e indcclinabile deduzione dalle teoriche di Loke e di Filangeri , per quanto si spingesse alio stremo la severita delle pene, non potrebbesi alzar voce conli'O la lore in- giustizia ; percbe non bavvi pena clie possa dirsi superiore alia gravita del delilto se si consideri siecomc offesa dell' uomo inverso al Creatore. Di questo modo noi non potremoio condannare le pe- ne atroci dclla esposizione alle fiere , delle croci , deH'olio bollente, della ruota , e dovremmo anzi plaudire alle crudelta di clie furono viltima nel medio evo gli eretici , e dire frutto di squisita giustizia le fiamme cbe si accendevano nel quema- dero degli spagnuoli. II governo , diceva percio con molto spirito il Romagnosi, il quale nelle cose umane si usurpi il posto di Dio si assume realmente in quelcambio le parti del solo demonio. II Filangeri, come si e tocco di sopra, affcrmava, cbe se ogni uomo non fosse vindice delle leggi natu- ralinon saprebbesi di qual guisa affermaregiuridico r associamenlo di piii nazioni onde le une accor- ressero alia difesa dell'altre; ma siccome 1' uomo aggredito, se impotente a difeudersi, potrebbe do- mandare soccorso e gli altri uomini potrebbero giu- stamente prestarglielo contro alia ingiusta aggrcs- sione , del pari il soccorrimento rcciproco per la difesa puo avvevarsi fra le nazioni. L'iudividuo e la nazione aggredili domandando soccorso parleci- pano il dirilto proprio ai soccorritori: e la frater- nita clie da natura e posta fra gli uomini e le nazioni dimostra la giuslizia dei pubbliri patti, seiiza bisogno dell' ipotesi che la pi-ovidenza ab- bia agli uouiini confidata la protezioiae delle sue leggi. Per diversa maniera si slatuiva 1* origine del gius punitivo da altri scrittori clie, perduti d'occliio i fatti, spaziavano tuttavia nelle ipolesi e nci siste- nii. Si pensavano questi doversi ammcttcre due stati nella umana famiglia: I'uno iti cui gli uomini vivesscro erranti. disgiunti gli uni dagli altri, nel quale 1' inconlrarsi rcciproco non dovesse essere che un accidente : I'altro in cui gli uomini, la- sciato queir essere primitivo, si fosscro raccolti nel sociale consorzio, il quale, guardato alia ugualita ed alia indipendenza individuale, nonpoteva essere cLe il risultalo di libera convenzione. In tale sistema intorno 1' origine dclla societa umana di necessila gli scrittori doveano riuvcnirc nci palti soltanto le fondamenta, la estcnsione ed i limiti del di- ritto punitivo. II Rousseau ed il Beccaria fra gli altri appartcngono alia scuola del diritto convcn- zionale. Ma lo slato solitarlo per orJine cli natnra e un mero infingimento dalla costituzionc dcH' uomo manifcstamcntc smentito: imperocclie ruomo e im ente per essenza sociale, come e libcro, intclligente, sensitive; e nel modo clie la inluizione del pari clie la riflessione ne discoprono in esso la scnsivita, la liberta, la intelligenza , ne discoprono pure la socievolezza, rivelata eziandio dalle affezioni spon- tanee e prepotenti del cuore: e se si vcggono in esso gli affetti clie in se lo concenlrano, vi si veggono pur quclli clie lo portano fuori di se stesso e lo incli- nano al bene allrui: e la refiitazione di quclla ipotesi deriva dalla economia della umana gencra- zione die induce lo stato dclla famiglia, dal quale conscgue qucllo della cilia e dclla nazlone: e dal- I'indole prqccssiva dclla vila dell' inlclletto e del cuore che si svolge nell' associamento, c die si giace se il pensiero iion si comunica, se i concetti del- I'individuo non si acconinnano agl' individui di una eta stessa , e se 1' una eta non trasniettc al- I'allra i propri discoprimenli, clie non si allargano e appurano clie coll' opera riunita dclle succeden- tisi generazioni, clie fanno cosi tesoi-o del vero e del bene non consentilo clie all'inlero della uma- na famiglia divisa nello spazio e ncl tempo. E la storia viene a conferma clie nessun popolo fii rin- venuto senza socialita : le condizioui di lei varia- rono air infinlto, giusta i gradi o della barbaric o della vita civile; ina ne in alcun tempo, ne in al- cun luogo si vide I'uomo insociale o nello stato cosi detto di natura, che i poeti favoleggiarono, e de'quali alcuni filosofi si fecero per islrano caso imitatori. E 1' accordo della ossei'vazione dcU' iiidi- viduo e della storia sono il criterio migliore del vero lispetto alia umana costiluzione : la prima apre per diretto il peusiero e I'affetto dell'iiomo; la seconda apre cjuegli stessi dementi per indiretto, giacehe i fatti della storia non sono ne possono es- sere clie la esterna manifestazioue di ciu che esiste dentro a noi. La supposizione di uno stato di natura anleriore alia socicta , da cui parlivasi per far ragione dcl- ruomo, de' suoi fini, de'suoi diritti e de'suoi do- veri, era effetto di un erroneo metodo di investiga- zione, dice il Rossi, somiglievole a qiiello iadotto da Gondillac nelle metafisiche discipline coUa sua statua : e il successo non intcrvenne piu felice al metatlsico che ai trattatori del sociale diritto: il primo, dopo avere dispogliato I'uomo delle facolta. pill preziose dell' essere suo, non lasciandogli che la capacila di sentire, pervenne , senza averne per avventura 1' accorgimento , al matcrialismo; i se- condi tolsero alTuomo la socialita naturale, come il primo gli aveva tolli i fatti della coscionza, c 3 nou era possibile rcslltuirglicla chc a mezzo di con- vcnzione , c siccomc ogni patto e libci-o c contiii- gente, cosi non poteano non esserc contingcnti i do- veri e idiritti che se nc voUcro derivavc. Le leoriclie tratte dall' uomo insocialc non possono rispondcrc alia rcalita delle cose, c il pavtire dall' uomo cosi imaginato , proscgue il cilato scrittore, sarebbe lo stcsso die parlare dei pcsci siccome viventi fuori deir acqua : non vedreste die la loro costituzione e tutto informata dalla csistenza in quell' demento? die sarebbe dell' uomo senza socievolezza? dii po- trebbe mai dirlo? Egli 6 bello il conoscere come i citati scrlttori variamenle ragionino per dcrivare il glus punitivo da libera convenzionc. Le leggi, dioeva il filosofo milanese, sono le con- dizioni colle quali uomini indipondenli e isolati si unirono in societa, standii di vivere in un conti- nuo stato di guerra e di godcre una liberta renduta inutile dalla incerlezza di conservarla: ne sagriG- carono essi una parte per godcrsi il restante con tranquillita e sicurczza : la somma di queste por- zioni di liberta sagriGcate al bene coniune forma la sovranila di una nazione e il sovrano e il legit- timo amministratorc di quelle: ma non baslava formarc qucsto deposito, bisoguava difenderlo dalle private usurpazioni di ogni uomo in parlicolarc vi volcano Jci molivi sensibili clic bastassero a di- slogliere il dispolico aiiirao di ciasciia uomo dal risomracrgcre neirantico caos le loggi sociali; e que- st! raotivi sensibili sono le pene. Da cosi fatle teo- riche, derivatrici del gius penalc soltanto da liberi patti, procedendo alia disamina della pena di morte, Taffcruiava egli fuor del diritto; allegando die iiel minimo sagriGcio della liberta di ciascuno non po- teva esservi quelle del massinio fra tulti i bcni, la Vila. Ma cgli e assurdo die iin confrallo sia per se stesso generatore del gius di pena , e clie il delin- quente vi possa essere assoggettalo pcrche in pie- venzione ne abbia cgli dato alia sociela il diritto. Nel modo slesso che il Beccaria riconosce non po- tersi derivare dal patto il gius alia pena di morte, perche nessun uomo potrebbe disporre per aloun caso della sua vita, doveva egli del pari accorgcrsi cbe dal patto non potea derivarsi il diritto a nes- sun' altra pena. Non si puo cedere cio die non si abbia : e I'aomo die lia il diritto e il dovere di con- scrvarsi, siccorae non potrebbe in altri Irasmettere il suo diritto alia vita, non potrebbe tampoco tras- nieltere il diritto alia liberta personale, non avcndo egli facolta di rccarsi nessuna offesa. II dclitto com- messo obbliga soltanto il delinqucnte a pentivsene, a risarcire il danno rccato c ad aslcncrsi dal de- XXXVI linquere in avvcnire. IIoLbcs diceva moUo a pro- posito: clie la Icgge puu bensi prcscrivere al giudice di porre in ceppi romicida e il ladro e di tailo appiccare, ma cli' cgli e assurdo clie comandi al ladro di denunciarsi volontario e di salire per se il patibolo. Gli scolastici che affermavano il dovere della confessione nelT impiitato, e i magistrati che per questo supposto dovere assoggettavano gl' im- putati ncgativi a torture non conoscevano i prin- cipj del gius di natura. Rousseau, discorrendo dellc varie pene , propone la questione, se la socicta abbia diritto a punirc di mortc i colpcvoli; e afferma non esserne difficile lo scioglimento coi principj del contratto sociale se non dove i termini ne sieno malamente precisati. Ogni uomo, cgli dice, ha diritto di arrischiare la propria vita per conservarla : si e mai detto, prosegiie, che qucgli il quale gittasi da una fenestra per fuggire a un iucendio sia colpevole di suicidio?. . . . egli e, aggiugne, per non cadere vittima di un assassinio che si consente a morire eve si divenga assassino. In somigliante patto, egli conchiude, lungi dal dis- porre della vita propria si provede anzi a guaran- tirla : e non e da presumere che nessuno dei con- traenti premediti, pattuendo, di farsi appiccare. Ma r addotto ragionamento non risponde all'alto ; inlelletto dell'autore del contratto sociale: dappoi-* . XXXMI cliii, se Tuomo si trovi fra due pericoli o Ji perJere Ja propria vita o di soggiacere a quale clie siasi disav- ventura, e da adottare una distinzione : o quel pe- ricoli sono crcati dal corse naturale degli umani ac- cadimenti, o sono effetto della libera umaua dc- terminazione; nel primo case e giusto, e il dovere stesso di conservarsi lo vuole, die I'uomo si appigli al minora in confronto del maggiore pcricolo; nel secondo caso ruomo, anche eleggendo il minore pe- ricolo, sarebbe colpevole, perche I'uno di quei pe- ricoli sarebbe da lui stesso creato contro la legge della natura. E se fosse vero, come il Rousseau af- ferma, cLe nel patto sociale nessuno pcnsato avesse alia morte, non saprebbesi come il gius di mortc potesse fondarsi nel patto, poicbe non potrebbcsi mai estendere a consegucnze non cadute in mente ai paciscenti. Altri ragionano in diversa guisa, e Ira questi si annovera il Filangeri, sebbene il principio teocra- tico veggasi nella sua opera predominante, e dicono: avere I'uomo nello stato insociale diritto a difun- dersi ed a recar morte all' ingiusto aggressore, ove cl6 sia necessario; e non cedersi dall'uomo nel con- tralto sociale il diritto ch' egli abbia sulla vita e sulla liberta sua propria, ma cedersi in quella vcce il diritto die ciascono lia di toglierla ad altri per la sua propria difcsa: nel quale ragiouamento e XXXVIII diiaro supporsi il gins penal e clie la sociela cser- cita csscre quello stcsso clic 1' unnio avi'oljbc a di- feadersi coiitro I'iugiasto aggrcssore nello stalo ipotetico Jclla natura. Filangeri argonientava alle apparenze piu soda- mcnte chc il Piousscau. e il Baccaria, deducendo dal patto sociale il gius punitivo; ma cgli e nullameno evidente confondersi da lui in uno due diritti al lutlo diversi: il diritto della difesa nello stato ipotetico dcgli nomini solitari, e il gius di pena nello stato sociale. II gius di pena nel sense di ua male clie recasi all' offensore , consumata Toffesa, per evitare delitti futui'i, non c il gius di difesa dell' individuo nello stato di natura; 1' uomo iso- lato si puu difeiidere, ma la difesa e legata aU'atto dell'aggrcssione ed airimminente pericolo dell' of- fesa, e la idea della difesa cessa ove il delitto sia consumato, clie altrimenti ella non verreLbe ad cs- scre altro clie la vendetta : imperocclie nello stato di isolamento in cui 1' ineontro degli uomini nou avrebbe potuto essere clie accideutale, uu primo de- litto non traeva seco il pericolo di delitti nuovi se il pi-imo si fosse lasciato impunito. La conncssionc moralmente accertata fra la impunita e i nuovi de- litti non si avvera clie nello stato sociale, e in esso solo un primo delitto conduce seco due mali, I'of- fcsagia consumata c il pericolo di offese future nou I XXXIX pure (la parte clcirautore del prirao dclilto, ma da parte di tutti i meaibri del corpo sociale, nei quali la impunita avviverebbe le passioni perlurbatrici dcir ordine. Sono adunque le condizioni dello slato di societa quelle clie pongono in atto il diritto pe- nale nel senso che tutte le leggi adollarono e die si palesa dal consentimcnto dclle umane gencra- zioni ; senso che nello slato ipoletico di natura do- vrebbesi dire sconosciuto. ll gius di difesa nello stato di natura non ap- parterrebbe che all' individuo minacciato o aggro dito dair offcnsore : il gius penale risguai-da non il solo offcso o minacciato, ma tutti i mcmbri del so- ciale consorzio: esso si esercita a protezionedi tutti, e il suo scopo e 1' esempio , scopo che lornerebbe vano fra gli uoraini che vivesscro divisi gli uni dagli altri. Se si deriva adunque il gius di pcna da contralto pel quale gli uouiini dallo stato so- ciale si sono indotli alia societa, si suppone da quel contralto originato un diritto che i contracnli non. avevano all' atto di convenirlo. Isistemichcsifondano sul contralto sociale peccano in qucsto, che si suppone poler esserc le convenzioni generatrici per se di diritto, quando a far legitlimc le convenzioni e mcslieri levarsi piu alto e rinvenire nella natura deiruomoeneU'ordineassolu to un priu- cipio clic fundi il diritto dci palli c lo mostri effctto 5L della nalurale giustizia. Le convenzioni, se si guar- dino nel loro intrinseco, o confermano diritti preesi- stentl, o atlribuiscono efficacia estei'iore a diritli e dovei'i clie I'ordine nalurale induce bensi, ma la cui ossei'vanza abbandona alia coscienza individuale, o trasfonde dall'uno all'altro dei contraenti diritti e doveri clie aveano esistenza indipendente dal con- tralto; ne e piinlo logico il dire: si e convenuto, dunque per cio solo la conveazione produce dirilto. 11 sistema per tan to di cui abbiamo discorso appog- gia a falsa ipolesi, 1' esistenza di uno stato insocia- le : intende a scomporre le fondamenta dell'ordine, perche si parrebbe cbe la vita sociale non fosse per r uomo un doverc : torna al tulto inutile, perche le condizioni dclla socicta appalesano abbastanza r esistenza del gius di pena. I filosofi cbe reputarono essenziali i patti degli uomini per dare vita alio stato sociale confuscro insieme due subbictti cbe in immenso si differen- ziano, la socicta voglio dire e 1' imperio civile o le sue forme : la prima non ba bisogao di patti, cbe « opera della natura come ne sono opera la costi- tuzione dell' uomo, le sue facolta, i suoi bisogni, i fiui cui deve intendcre , i mezzi a conseguiidi : le seconde abbisognano del consentimento o tacito o espresso, perche fra enti uguali ed indipendenli, esclusa la forza maleriale che e un fatto e non un ( ersino le solenni, ar- dite c ad un tempo fuueste scissure di religione. L' avviamento alia independenza del pensiero fu opera speciale dei sccoli XVI c XVII, e il secolo XVIII, contro al quale si muovono ire e declama- zioni, non ne fu clie sequela : fu egli e dovette es- serc, guardato all'andare della mente umana, quale i secoli preceduti lo aveauo prcdisposlo. In queslo ultimo secolo lo spirito filosofico fu uno, indi pen- dente, universale, volto del pari alia teorica ed alia pratica , ed assunse una potenza clic non mai si ebbe nolle trascorse gcncrazioni. Ed in cosi fatta con- dizionc di cose lo studio dell' uomo o dei fatli c nun feiiomeni clie ne schiude la sua natura furono sub- bietto dclla osservazione psicologica, come insino a certo punto il furono della storica i fatli dclla sua esteriore manifestazione. Ma 1' uomo non poteva essere di ua tratto argomento all' indagiae Glosofica nel suo intero conipreso : si dovetlero spai'tii-e gli elementi moltiplici die vi si acchiudono : alia siii- tesi della intuizione sorvcune I'analisi: e quali ne doveano essere le naturali conscguenze? che, raccolla la riflessionesopra taluno soltanto degli elementi clie souo neU'uomo, qucllo solo ebbe splendida luce e gli altri si veunero diraenticaudo; e le teoriclie filosofiche di quel secolo si fondarono su qucllo solo dei vari elementi clie formo oggctto csclu- sivo della parziale mcditazione dcllc diverse scuole. Non si vide dalla piu parte dei pensatori di quella eta, clie pure fu filosofica per eecellenza, cbe I'ana- lisi delle intuizioni confuse, oscuic e indistiute clic sono nell'uomo non doveva essere sopra alcuna sol- tanto dclle umane condizioni , ma vorsare sovra tutte, sebbene spartitamente, clie non doveva clla essere il termine delle fllosoficlie indagini necessarie a compiuto sistema, ma clie dopo la divisione do- veansi ricondurre le menti alia sintesi, che sola esiste realmente nella umana costituzione. Al pvimo meditare intorno I'uomo noici accorgia- mo cli'c^li c scasilivo; uella sua coscicnza veggiamo XLIY una serie svariata di fenomeni che non h in nostro potere nedifar nascerc ne di togliere, e vi scorgiamo desiderj, appetili, bisogni, piaceri, dolori clie in noi si generano dalle impressioni del mondo esteriore e dalla nostra Csica costituzione: e in vero la facolta di sentire e utilissima, poicli'ella guarentisce la nostra esistenza e a' suoi impulsi si debbe una gran parte dell' uniano sapere , le fisiche discipline; e molte pur anco delle nostre idee generali risolvonsi, nello svolgerle, in alcune idee primitive somministrate dai sensi. Se pero tu pigli nelT uomo il solo sensitive ti e in pronto la filosofia sensuale od il sensismo. Se ti addentri nella iudagine della umana natura tu vedi essere 1' uomo un ente intellcttivo, dappoichi egli k ua fatto ccrtiGcato dell'intirao sentimento che ciu cbe esiste nella nostra coscienza non si confina soltanto alia vita sensibile: appresso all'idea del fini- te e del contingente si rivelano quelle dell'infinito e dell'assoluto : la liberta e un fatto superioi'e alle ioa.- pressioni dei sensi, al pari che il sono la identita per- sonale, la idea di causa, di tempo, di spazio, quclla del vero, del bello, del giusto, del religiose. Se ti at- tieni al solo inlellettivo, trasandata la parte sensi- tivadeiruomo, ti saradala una filosofia tulto spirito clic vicne solto la dcnomiuazione di spiritualismo. Le meuti ti'ascorrono dal sensismo alia filosofia tutto spirito, dice il Cousin, vcduta la iusufficenza b del sensi a far ragione di tutto 1' uomo; ma se e insufficente la filosofia dei sensi la e del pari quella del puro spirito, perclie nessuno de' due elemen- ti rende fedele 1' imagine di tutto 1' uomo : allora le menti sono condotte a sconfidare dei sistemi , sorgono i dubbi ed entra il pensiero die la iutelli- genza non sia atta a cogliere il vero, veggendo spe- cialmenlc non essere la veracita dell' umana mente suscettiva di una diretta dimostrazione. Egli h que- sto il periodo dello scettismo, del quale l' inglese Hume fa nello scorso secolo il piu acuto e ad un tempo il pill valente sostcnitorc. Ma lo scetticismo non e durcvole, imperocche vi ripugna la umana natura, clie I'uomo ha bisogno di idee e di credenze, e la fede gli e necessaria al pari del pane quotidiano, e il fastidio in cui dcbbono venire i difettosi sistemi cbe abbiamo accennati , lasciata ogni indagine filosoflca , dee risospingere alia intuizione primitiva del comun senso cli' ebbe sempre principj fermi di mezzo allc varie e spesso fra se contrastanti sentenze fiiosofiche : ella e sarei per dire una ispirazione, la 6 il frutto dello svol- gimento spontaneo della coscienza che vedesi nella infanzia dell' uomo e nella eta prima dei popoli , incuile vcrita primitive e assolute, si avvolgono nel mistero, la pocsia, I'affetto e la imaginaliva sono predominant!; ed essa conliuua il suo impcro nel ge- nerale dcgli uomini ed anco nei ponsatori di mezzo alle filosoficlie iavestigazioni. 11 misticismo e la 61o- sofia clie sorge dalla intuizione non isviluppata dalla riflcssione. Ma a sistcnia filosofico di pcrfczione sarebbe niestieri che, lenuti ia conto tutti gU ac- cennali elementi della umana natura, le tcoriche si fondassero sul complessivo loro risultamenlo ; sa- rebbe qiicsto il ben concetto eccletismo * cbe infor- mera I'eta. nostra e le successive. Nel secolo XYIII si ebbcro tulti e quattro i pre- detti parziali sistemi , che furono per cosi dire le * II nirtotlo ecclctiro o. suLbiotto c di locli e di asprc censure; ma p.irmi die a toglicre le contraddizioiii sia mcstiori di usare distinzionf. In due sensi pofrobbe assiimrrsi il vocabolo di ec- rlrlismo : in qiirllo di un sistcma ronfinato alio sricglirre ma- terialnicnle dalle varie sruole i principj die ne sono donii- natori, ed a darne scnz' altro per vciidico il lisultalo ; cd in qucllo di attingcrc si bene da ogni sriiola rio che siavi di Vero certificandolo col raffronto ai dettati del liliro della natura, di cui si dcbbono svolgere gli elemi -ti niolti])lici onde supplire o correggere i filosofici dottrinamenti. LVcclclisnio nel pritno senso sarebbe indegno d'uoino filosofo, e si converrebbe sollaiito ad igno- rante conipilatorc delle altrui seutenze: nel secondo senso si palesa, per tjuanlo a me sembra, il melodo della ragione. lo ehiamo ec- cletira Tela nostra, perehe non giura nelle parole di alcun solcnne dotlrinatore , ma tutto esamina, e da ogni scuola trasceglie cio die rispondc all' oidine cterno della natura, ne si ferma all'iino solo degli dementi die sono ncU" uomo, ma intende a tutti abbracciarli e a fondarc suirintcro loro comprcso le duttriue del- la filosofia. XLVIl insegnc sotto ciii mllitarono Jlvlsamentc gli intel- letti piu elevati: ed e errore clie la filosofia fosse in quel secolo puramcnte sensuale, clie nol fu se si guarcli, come dovrebbesi. airintero delle nazioni di Europa, cbe coniinciu a non offerire alia rcpubblica scientifica e letteraria che una sola famiglia, e uol fu tampoco in mode esclusivo in alcuna nazione, tuttocliesia verissimo clie in taluna si vide essere pre- dominante. II secoloXVIIIofferi gli slessi sistemi clie surscro ncH'oricnte, i cui filosofici rivolgimenti si fcccro cliiari all' Europa dalle laboriose e sapienti invcstigazioni della societa asiatica d'Ingliil terra; clie troviamo nelle vicende cui soggiacque la filosofia nella classica c privilegiata terra dei Greci e nella Scuola Alessandrina; cbe furono in Roma, la quale, difet- tlva di una filosofia tutto propria, ercdito dai Greci, congiunti all'impero romano, le loro vcrita e i loro errori. Quei sistemi divisero le menti nel periodo mono infelice del medio evo e vcnnero via via a miglior luce nei sccoli XVI e XYII, cd ebbero nel XVIII I'iiitero loro sviluppamcnlo. Divenuto lo spirito filosofico una potenza in que- st'ultimo secolo c inlendenle a volgcre Ic dottrine in atto, il naturale andamcnto dellc cose umane dimostra come i prlncipj del gius punitivo dovcssero ricevere forme dalle varie teoricbe filosoficlic : e noi veggiamo perciu quci principj soltoslarc all' inilusso SLVIII del sensualismo clie si fonda suU' utile materiale, e tal fiata informai-si dallo spiritualismo e dal mi- sticismo , che guardano solo alia morale ed alia cterna giustizia; noa potendo venire dagli scettici sistema di sorta, intendenli come sono a gillare la incertezza sopra ogni cosa ed a disperare 1' umana ragione di ogni efficacia a discernere la verita dal- r errore. Gli scrittori della scuola dei sensi assunsero r utile a regolo infalliLile si delle leggi civili e penali, e si di ogni sociale istituzione: risultato cui doveano riuscire le teoriche del sensualismo. Se ne glttai'ono i semi dal Loke ; si svolsero e si recarono a lucido e regolare sistema da Gondillac : e volgen- dosi le teoriche alia pratica , ue vcnne la morale di Elvezio e de' suoi scguaci, nella quale ogni nor- ma delle umane azioni vuolsi desumere dal cal- colo dei piaceri e dei dolori. L' inglese Benlliam, che arditamente recu alle piu lonlane sequele la filosofia dei sensi facendone applicazione ad ogni specie di leggi, ne dichiara le sue opinioni in tali sentenze. La natura, egli dice, ha collocalo 1' uomo sotto rirapero del piacere e del dolore, e noi dob- biamo ad essi tutte le nostre idee, e vi riportiamo tutti i giudizi a le deliberazioni I sentimenti del piacere e del dolore sono etcrni, irrcsislibili e debbono formare il grandc studio del moralisla e XLIX del Icgislatore, e il principio della utilita soUopone ogni cosa a tali moventi lo sono partigiano, egli aggiugne, del principio dell' utile, ed appro- ve 0 disapprovo un atto privato o pubLlico se- condo clie vaglia a produrre piaceri o dolori, e quando uso i vocaboli di giusto o d' ingiusto , di morale o di immorale, di bene o di male, io li adopero come signiGcalivi di certi dolori o di certi piaceri, e noa coutengono essi secondo i miei inten- dimenti alcim altro senso. E da cotali principj egli concliiude essere il dclitto un atto da cui risulta un danno privato o pubblico, e die per averne una idea compiuta non e da ricorrere ne al diritlo della natura ue al diritto delle genti, ch'' egli vorrcbbe rilegati fra le cliimei-e. In cos\ fatlo sistema a coslituire I' idea del gius punitivo non entrano punto ne poco i principj mo- rali ne quelli della giustizia: 1' utile del maggior numero nelle societa umanc e la cagione o la sor- gente da cui il diritto di pun ire si deriva, e quel- I'utile solo ne determina i limiti e la estcnsione. Ma un tale sistema e egli conforme alia essenza della umana nalura, e nell' uomo vi ha il solo elemento dcU' utile? L'uomo concepisce l' idea dell' utile, dice il Rossi, e r utile o il ben essere non si offre all'uonio nella vita percbe debba adoperarsi a respingerlo ed allon- 4 tanailo, e perclie il suo destiuo sia pcnare e soffcrire. 11 ben essei'e anco materiale e soggelto per I'uomo di iin diritto legittimo, perche cgli e sensilivo, e per- clie r utile e un mezzo a cogliere lo scopo di una facolta e di un bisogno in lui posti dalla natura. Egli era perci6 uno stravagante asceltismo filosofico quelle di Plinio, il naturale, che alzava grido con- tro I'uso dei profumi e il diceva piacere orribile e raostruoso, che facea colpevole di pessinia scellei'an- za quello clic primo avea foggiato I'oro in anella ad ornarne le dita, e clie affermava essere stati gli egi- ziani, pel colrao de' vizj, gl'inventori del cavare li- quori splritosi dalle derrate. Ed era ascettisrao del pari esagcrato quello cbe facea dire a Seneca, essere r cstrcnio dclla vcrgogna che a' tempi di Ncrone si fosse trovato mezzo di preservare il ghiaccio nel sommo calorc della state per fame bcvandc refrigc- ranti. Lo stoicismo non e sequela deU'ordine nella umana natura. Altra cosa e pero che I'uomo appetisca 1' utile o il ben essere , e altra che 1' utile di per se solo sia una rcgola di diritto : 1' utile c un fatto matc- riale; il diritto e un principio dell'eterna ragione: se fosse nelle facolta umane, senza conGni ne prin- cipj di ragione, il concorso di tutli all' utile indc- terminato, si avrebbe lo stato di guerra fra gli uomini, visto che i bcni dalla providenza consen- u liti alia nostra specie non bastano ai desiderj ef- frenati di ogni individuo; e non adottando a rcgola delle uinane azioni clie I'utile, il sistema dell'Hob- bes sarebbe il solo die iiomini ragionatori potes- sero ammettere. Ma egli e strano il pensiero die le idee dell' utile bastino a far ragione della nostra natura. Se tu rinvieni neU'uonio I'appetito all'iitile, rin- vleni pui" anco nella sua coscienza una voce die gli grida esservi un'idea supcriore di moralita e di giu- stizia; aversi diritto aU'utile e potervisi intendere se la morale e la giustizia il consenlano; doversi I'utile sagrificare, se ad aspirarvi si oppongano i principj morali c giuridici. Appena le facolta intelleltive si svolgono nell'uomo, I'intimo senso per intuizioue loammonisce die gli altri uomini sono a lui eguali nella natura, nei fini e nci diritti : cli'egli si puo bensi difeudere contro la ingiusta aggrcssione, ma che non puo usare degli altri, quali die sieno le sue forze morali e fisidie, come di mezzo o stru- mento a' suoi fini particolari. E quella voce impe- riosa die palcsa all' uomo i doveri morali e di giu- stizia verso agli altri uomini si avvalora dai moli del cuore; cbe se in lui vi banno affetti cbe in se lo concentrano, ve n' banno pure di gcnerosi, I'ab- biamo piii volte osservato , cbe si allai-gano fiiori di lui 5 che il rimuovono dal fare offcsa, die lo Lfl inclinaiio a porgere soccorso, a compiacersi JelTal- trui bene, a spargere lacrime sulle allrui sventure. Di quale guisa procedono i dotlrinatoii del solo utile per trovare foudamenlo allc loro teoriche? essi guardano airuomo(dappoiche dove si possono trova- re, se non nell'uomo e ne'veri intuitivi che in lui si appalesano, gli elementi di ogni verace dottrina?) e discoprendovi gl'impulsi al ben essei'e, ne dcducono Futile costituire una legge della natura; ma se quel processo e logico e se dee ferraarsi die 1' utile sia un clemento dclla umana costituzione, di pari guisa i da dire che nell' uomo esistono elementi di un ordine superiore, una legge di moralita e di giusti- zia , perche i semi raorali e del giusto sono uu fatto irrefragabile della coscienza. Le fonti di ogni umano sapere stanno nei fall!, assumcndo per fatti le verita assolule della coscien- za : il mondo e la storia che li contiene : 1' indole carattcristica della scicnza sta nel discerncrc quei fatti, nel chiarirli, nell'ordinarli e nel dedurne lo- giche conclusion i: le scienze sono esatte quando i falti che ne formano il subbielto sieno appurati e ove si conoscano nel loro inteio ; furono manche quando quei fatti si Iravisarono, o non si videro nel loro ordine naturale , o non se ne conobbcro che alcuni tra i molti e si parti da essi quasi ne offerissero 1' iutero della natura. UK Lc fisichc discipline si alzarono a scienza quan- Jo si parti dai fatti del mondo materiale: e al- lora soltanto i naturali, lasciate le ipotesi in cut gli antichi si disviarono , ne porsero le veraci leggi dclla nalura materiale. Nelle {llosofiche disci- pline il proccdimento non puo diffcreuziarsi da quellousato nclle fisicLe: il mondo intorno al quale il filosofo deve aggirarsi e il mondo della coscien- za : in essa vi lianno dei fatti al pari che nel fisi- co, e suir intero di questi fatti soltanto puu fon- darsi una compiuta filosofia. Si diniczza adunque r uomo ncl sisteraa dell' utile, e la imperfetta e parziale considerazione dei fatti interiori anziclie condurre al vero non ha poluto die traviare nell'er- rore. L' assertiva die 1' utile possa stringersi nelle cose umane di iiodo individuo al morale ed al giu- sto non I'cggerebbe die ove la presente vita si con- giungesse alia idea di una vita avvenire accompa- gnata da premi e pene; ma in questa ipotesi, la- sciato I'utile materiale e presente, entreremmo nel- le teoriclie di una giustizia assoluta e immutabile. La coscienza dclla intera specie risponde alia coscienza individuale nell' escludere siccome costi- tutive dcir uomo le idee del solo utile. Le idee del giusto e dell' iugiusto, del bene e del male mo- rale, indipendenti dair utile, comparvero nei primi usi e nelle prime praticlie delle societa nascenli; il diritto e il dovere si vcggono registrati nelle leggi di tutti i popoli ; nella storia I'umanita e sempre veduta maledire alia ingiustizia , tuttoche felice , benedire all' uomo virtuoso, tuttoclie avvolto nellc sventure, e le emozioni piu affettuose, ed anzi I'en- tusiasmo e 1' ammirazione si tributarono a quegli egregi clie al dovere sagrificarono e beui e gloria e per insino la vita. Nella investigazione dclle Icggi dcH'ordine natu- rale il consentimento di tutte le umane gcnerazioni vince nella efficacia ogni speciilazione : che il ge- nere umano non c mai travolto dalle ipotesi e dalle astrazioni; egli conosce e giudica per intuizione, e sua guida sono i dettati primigeni e infallibili dcl- la coscienza. In questo libro dee leggcre I'indaga- tore filosofo: i popoli vi leggono e ne raccolgono per sentimento i dettati, involti pero nella oscu- rezza: ei filosofi debbono soltanto portarvi luce, e i dettati della coscieuza vogliono essere per lore opera precisati, compiti ed alzati a formole di cvidenza. Tutto r ufficio dei sapienti sta qui raccbiuso, e un sistema di filosofia dee dirsi effetto dell'errore, ova le sue dottrine o non partano dal comuu sense, o ne' loro ultimi risultati non vi si vcggano corri- spondenti. Egli e si vero cbe 1' idea dell'onesto e del giusto esiste nell' uomo e vi esiste come idea prcvalente , Ly clie coloro stcssi die si govern ano con quella sola deir utile vergognano di averla a norma, e gV in- teressati loro inlendimenti rivestono alle apparenze esteriori di pensamenti piu nobili, e si adontano se vengono loro attribuite le viste della sola utilita materiale. Fenonieno straordinario , dice il citato Rossi : neir uomo esiste la liberta, e nessuna la ne- ga: avvi in lui la intelligenza, e nessuno arrossisce di confessarla : e d* onde avverrcbbe egli mai clie il solo utile fosse la rcgola suprema, e nessuno avcsse I'animo di comparirne seguace? Le dottrine di El- vezio si spacciavano un di nei libri e nelle aslra- zioni ; ma nella pratica ogni uomo clie avesse pu- dore le condannava. Gl'iudividui adunquc c con essi la specie riconoscono una legge, una giustizia indipendente dal risultato delle azioni umane, ua dovere immulabile, quali die sieno i tempi, i luo- glii, gli avveuimenti, la pcrdita od il guadagno; e il dclitto muove a indignazionc coloro pur anco cbe non ne sieno tocchi e la cui posizione li franchi da ogni pericolo. Dalle quali cose discende apcrto : esscre erronco il sistema ddl' utile, perche si deriva dalla sensivi- ta sola, die e una parte e non I'intero dell'uomo: essere egli disastroso , percbe , venendo dalle sole sensazioni, reca a distruggcre la liberta, non essen- do libera 1' auima nella impressioue dei seusi, per- che toglie ogni idea di merito e di demerito , ed annienta le idee della virtu e del dovere converten- dole in mero calcolo del piacere e del dolore . e spegne cosi ogai senso di rimorso neH'aniiaa. In tale sistema 1' uomo die a pro dell' altro uomo, e il cittadiao che a vantaggio della patria avessero sa- grificato i beni o la persona non meriterebbe lodi e benedizioni, ma la compassione soltauto che deb- besi agl' imbecilli. Quali principj intorno al gius punitivo si po- trebbero derivare dalle idee dell' utile separate da Ogni teorica di giustizia? le peue non irroghcreb- bcro un male al colpevole , ma al cattivo calcola- tore: il delinquente non sarebbe che uno strumento iisato ad incutere paura: le processure penali, i giu- dizi sarebbero forme ridevoli, e i daunati al pati- bolo dovrebbero assomigliarsi alle ficre che i popoli d'Africa meltono in croce per rimuovcre le altre dal menare stragi e ruine. L' utilita generale o il massimo bene del maggior iiumero dei membri di una nazione pare a taluno che vaglia ad appurare le teoriche del solo utile, che applicate ai privati compajono assurde e rovi- nose; ma il trasferimcnto di una teorica dagl' indi- vidui alio stato non vale a mutarne 1' indole in- trinseca : dappoiche, se per I'utile generale intendesi un ordine di giustizia , si esce dalle dottrine del LYII sensisrao e le idee dell utile vengono rigettate. Se vogliasi Infatti all' utile geuerale , disgiunto dalla giustizia , sagrificato quello del minor numei'O od. anco di un solo individuo di una nazione. noa si ha r imperio civile, ma il despotismo e la tiranni- de. Nei pensamcnti di que'politici die mettono a fondamento della societa un patto, e per quel patto suppongono trasfusi nel Sovrano, sia csso un re od un ceto di maggiorenti o un consiglio rapprcsen- tore del popolo , tulti i privali diritti , onde nel- rimpero civile sia estinta la personalita individualc, non fa mcraviglia die si adotti la massima die r utile gencrale o del maggior numero debba essere norma legiltima di ogni diritto pubblico, e per se- quela del punitivo; e tale sarebbe la teorica di Rousseau nel contralto sociale: ciascun uorao, egli diceva, mette in comune la sua persona e la sua sostanza sotto 1' imperio supremo della volonta ge- nerale; di die sarebbe effetto I'alienazione totale di ciascun socio con osrni suo diritto all'ente mo- rale del civile consorzio. Quindi a ragione fu detto che il Rousseau colle esagerate teoriclie del patto sociale, nell'atto che mirava alia liberta dei popoli, gettava i germi del piu effrenato despotismo. L'uomo, anche guardato in S(i, ha diritti che, de- rivanti dalla sua essenziale costituzione , non pos- sono essere ne dimiuuiti ne rinunciati: lo slato LTIH sociale fu dalla providcnza ordinato onde quel di- ritti avessero pi'Otezione; e se potessero adottarsi le ipotesi dell' isolamento priraitivo e delle conven- zioni, gli uomini si sarebbero dcferminati alio stato sociale noa per ispogliarsi dei diritti che emergono dalla loro natura, ma per assicurarsene resercizio; e se un uomo non puo servire di mezzo al ben es- sere di un altro uorao, nou puo egli del pari ser- vire di mezzo a novero di uomiui quale clie siasi o ad una nazione. Se sarebbe iuiquo lo asserii'e clie una nazione potesse venire ad un uomo solo sagri- griGcata , sarebbe iniquo del pari cbe al bene di una nazione si sagriGcasse anco un solo uomo. Av- vi una giustizia alia quale soltanto soggiaciono le sorti deU'uomo; e le idee dell' utile disgiunte dal- la giustizia non sono delle societa incivilite, ma della barbarie. Potrebbe la societa tollerare cbe alcuni privati soggiacessero a danno per evitarc, in difGcili cir- costanze, danni maggioi'i: ma la prudenza politica non e da confondere colle teoricbe cbe debbono es- sere per diretto moderatrici della cosa pubblica, e cio clic talvolta potrebbe e dovi-ebbe essere tolle- rato non poti'ebbe essere mai prescritto. Potrebbe essere utile nel pericolo di popolare coramovimento, non rotto ad immediata aggressione, clie alcuni del popolo vcnisscro toUi di mezzo immediatamcnte LIX senza indagare la culpa, scnza processo e senza giu- tlizio : ma chi non vcdrcbbe in tale sagvificio un assassinio snvra ogiii altro da riprovarsi appunto perche sarebLe commesso dall'aulorita che debb'es- sere impassibile e non dee mai discoslarsi dalla giu- stizia? Potrcbbe tornar utile, in aperta gueri'a civile clie costituisse in una nicdcsima nazionc due parti belligeranti, il metlcre a raorte, onde atter- rire il nemico, i soldati semplici, come in Ispa- gna, o anclie i soli dissenzieuti per opinioue dal sistema stabililo, siccome ai tempi del terrore in Francia, onde allontanai'e il pericolo clie i pcnsa- menli si tramutino in fazioni: ma obi non sente ribrczzo a tali secjiiele, die pur sarcbbero ncccs- sarie , derivanli dalla teorica dclla utilita gcnera- le? un priucipio quale clie siasi non puu dirsi fon- dato ove non si troviiio reggere tutte Ic sue lo- giclie conseguenze. La dottrina del solo utile ge- nerale non si deriva da principj etcrni, inimutabili, ma dal fatto materiale del maggior nuracro : per essa cio clie sarebbe delitto tra individuo c indivi- duo addiverrebbc giustizia tra uno o poclii iudivi- dui ed una nazione. L' utilita, egli c dunque a conchiudere, puo csscre un motivo di agire ove con- corra il diritto, ma non puu essere gencratrice del diritto, come si voile statuire dalla scuola fon- data sol tan to sul calcolo dei piacfti'i e dei dolori. GUscrittori adJetti alia scuola dellospiritualismo credetteio rinvenirele fonti del diritto punitivo nel- la sola cterna giustizia e nella morale: vollero essi die la pena si tenesse per espiazione della colpa e clie dovesse quindi rispondere alia importanza del dovere violato. E uu lale sistema non e nuovo ne il poteva essere , perclie i suoi germi stanno nella umana natura; e per la ragione, lo abbiamo gia dctto, clie si accolse il sensualismo e il sistema dei piaceri e dei dolori, pcrcbe la sensivita ^ propria dell'iiomo, poteva pur sorgere e accogliersi il ra- zionalismo ed il misticismo, perclie i semi ne sono del pari nella umana costituzioiie. In un ttile si- stema, veiiivano a confondersi i priiicipj morali presi nel senso piu. generale ed assoluto coi prin- cipj giuridici, ne una lale confusione e propria sol- tauto di alcuna delle scuole modcrne. Pitagora iiisegtiava coiisistere la giustizia nel re- tribuire gli uomini in bene e in male secondo cio clie abbiansi merilato : il principio, per questo filosofo, dominatore si del mondo lisico che dcH'in- tellettivo e del morale, e I'armonia: da che cgli deduccva consistere la virtu umana dell' individiio neir ordinamento di tutte le facolla al fine a liii dalla natura prestabilito : e quella delle nazioni neir ordinamento di tnlte le loro potenze al fine sociale. PlaLoue, salendo da liitti gli cnti finili al supremo loro principio assoluto ed elerno, e tutlo faceudo da lui discendere, reputava le idee gencrali del giusto, del vero , del bello,del biiono in lui pre- esisleQti, sicconie le norme inforraalrici di tutto il crealo, e la giustizia diceva -jgli starsi in tutto clie nella umana ragione acchiudesi di divino. Agli stoi- ci si deve un notevole sviluppamento dclle idee giuridiche; e Cicerone le accolse e colloco la natu- rale giustizia al di sopra di tulte le leggi umane, die volea ne fossero una mera dcrivazione: ma se si consider! alle dottrine del gius romano non si vede reltamente distinto il diritto dalla morale, e vi si contengono anzi i principj morali e giuridici insieme confusi; dappoiclie i precetti della giustizia si ei'ano: non offenderc ad alcuno; vivere onesta- mente; attribuire a ciascuno quello clie gli si ap- particne. Gli scolastici non diedero opera al pro- cesso delle dottrine giuridiche, coraeche avessero intravcduto la differcnza del diritto dalla morale colla distinzione dei diritti perfetti e impcrfetti , predominanti come erano ncl loro pensiero le idee religiose, il cui scopo non era di statuire legali re- gole, ma norme morali e di perfezione. II Grozio, venendo a' tempi moderni, fondo il diritto sulla socievolczza, e il giusto e lingiusto da lui si dedus- sero dair essere o no le azioui conformi alio scopo sociale: teorica vaga e indeterminata, perclie lascia LTII iu Incerto lo scopo della societa umana e la natura dei mezzi, clie si accliiudono nella sola giustizia , onde dar opera a couseguiilo. Si avviarouo le teo- riclie a migliore cotidizione nei tempi successivi , come vedrerao; ma ora e da indagare se la pura morale ne' suoi general i e rigorosi principj debba dirsi la vera norma del gins di pena. Come si genera 1' idea della moralita umana, e quando e clie I'uomo puu dirsi veracemente morale? Tutti gli enti razionali cd irrazionali lianno un fine: questo fine si appalesa dalla loro natu- ra : i bisogni clie i vari enli risentono sono gli impulsi che a quel tine gl' inclinano: le facolta loro sono i mezzi dalla providcnza accordati ad ottenerne il conscguiraeiito. Se il fine dell' ape, dice Jouffroy , non e il fine del lionc, ne quello del lione e il fine dell' uomo, non puo trarsene la ragione che dalla loro differente costituzione; ed ogni ante c di tal guisa coslituito, egli aggiunge, clie se fosse date di penetrarne nell' intimo la na- tura se ne conoscerebbe per ci6 slesso il fine o il destine ; e il bene di ogni eute sta nel conseguire il proprio fine, il male nel deviarue. II fine pero degli enti irrazionali e liraitato, e tuLto si stringe neir individuale ben esscre. Dell' uomo non e cosi: v'ha si bene per 1' uomo il fine del ben essere indi- viduale, ma oltre ad esse avvi un fine d'ordine su- LXIIt pcriore sconosciuto agli enti non forniti di liberla e di ragione. Colla luce dell' intelletto 1' uomo di- scopre cbe s'ogli lia un fine 1' hanno pure tutti gli altri uomini, e clie un fine proprio lo hanno tutti gli enti da lui diversi, e che tutti i fini particolari s'innalzano e si rannodano ad un fine supremo ia cui sta r ordine generale della creazione, il volere di Dio, che tutto il creato regge e govcrna, ed al quale ogni creatura dee sommesslone. La essenza dclla moridita uniana sta nell'uniformarsi con reverenza cd affetto a quell' ordine universale. II bene allora viene distinto dal piacere sensibile, e sta nella osser- vanza dell'ordinc: il male non ista nel dolore ma ncl deviare da quell' ordine. Discoperlo quell' ordine il cuore si scuote, vi si uiiisce, vi si affeziona, si tro- va r uomo contento in uniformarvisi , ma questo conteuto e elevato, e tutt'altro che la compiacenza deir egoisrao , quel contento non e il fine ma la sequela accessoria del soddisfacimento del dovcre* 11 negare, torna qui acccncioriferire le parole del Jouffi'oy, che per noi enti razionali siavi qualche cosa di santo. di sacro, di obbligatorio al di sopra dei beni sensibili egli e lo stesso che porre in dubbio I'una delle due cose: o che la nostra raente non si levi alto a concepire I'idea di un bene assoluto, di un ordine universale; o che, dopo averlaconcctta, la nostra ragione del pari che il nostro cuorc non t.T.lV vi si iucliinino somraessi e revereiiti : ma colali fe- nomeni ne si rivelano entrambi e dalla coscienza tlcir individuo e da quella della intera specie. Sop- primete 1' idea del bene assoluto, die sta nell'ordi- ne universale ed eterno , e nulla di vencrabile vi ha piu per Tuomo, nulla di fermo e di obbliga- toriOj la sensivita sola predomina ed e buon logico e moralista quegli che non altro si proponga a fine che di seguire i pi'opri appetiti quali clie sieno : nessuna rcgola avvi piu pci privati nelle relazioni loro reciproclie, nessuna rcgola pei governi politici, nessuna regola, venendo al nostro argomento, a sce- verare le azioni innoccnti e lodevoli da quelle de- gne di biasimo e di punizioue. Dalle cose pcru clie siamo venuti sponcndo discen- de chiai'O a'meno veggenti clie la morale si stende alle relazioni ed ai doveri die I'uotno ha con Dio, ai dovcri die ha con sc stcsso,d<;l pari clieai doveri che It) slringono o verso gli altri uomini o verso il consor- zio sociale; e di'clla dee moderare del pari le azioni esteriovi e gl'interni senlimcnti dell'animo, i motivi che nc conducono, i pensicri, le inclinazioni, i desi- derj. Ora da cio viene die sarebbe assurdo assumcre la morale a regola assoluta ddla giuslizia punitiva. Perclie la morale potesse essere regola di diritto e le offese a lei si potessero soramettere a pena, coa- vcrrebbe die la legge si inframmettesse Ira Dio e LXV I'uomo, cVic nc dclcrminasse le relazioni , che nc punissc Ic offesc; cd abbiam gia vcduto clie ne I'in- dividuo nc la societa sono vindici delle leggi divi- ne: converrebbc che r impero civile fissasse egli i do- veri dell'uomo verso s^ stesso nelle svariate e mol- tiplici vicissitudini della vita e ne punisse le vio- lazioni, sebbene alia societa inoffensive: conver- rebbe che i doveri di beneficcnza, che al pari di quelli di giustizia sono protetti dalla morale, si Iramutassero in doveri giuridici susceltivi di cste- riore costringimento e di pena. Or chi non vede le assurde sequele, che pur sarcbbero necessarie c logiche, del sistema per cui nel gius punitivo si confondesse la morale col diritto*? * DaU'affermarsi die la morale, come emanazione dcU' asso- iuto, non possa essere norma esclusiva del gius penale non de- riva ch'ella non debba avcre in qiiesto giure il massimo influsso : dappoiche 1' idea priraitiva del diritto dcriva dalla morale, o dal- I'ordine assoldto ed eterno : non vi ha delitto che in iin'azione immoralc, sebbene la sola offesa alia morale non basti a costi- tuirlo : la pena vuole essere graduata sulla colpevolezza morale : la morale non puo mai essere ne per diretto ne per indirelto offesa dalla qualitk deila punizionc. Tali sono, se io non erro, le attencnze della morale col gius punitivo. La stessa morale , applicata alle relazioni poste da Dio fra gli uomini, vorrefche , a me pare, che all'azione immoralc si aggiugnesse un altro ele- niento, il danno dell' individuo o del corpo sociale ; ma di cio, che presenlemente forma soggetto di discussione fra due grandi in- gegnij il signor Mamiaui e il signer Mancini, tcrremo parola in altro ragionamcnto. LXYI L'uomo non ha clie il dirllto a conservarsi e perfezionarsi, ed a rimuovere gl'impedimenti die a questi fini gli si opponessero dall' altro uomo; ne la societa , composto di uomini , puo avere nel- r essenza differenti diritti. Per quanto consider! I'umana natura e i principj dell'ordine assoluto che ne si rivelano, sole fonti da cui possano dedursi i diritti e i doveri dell' uomo, tu non vi rinvieni cleraento da cui possa dei'ivarsi il principio teocra- tico a regola dcUe sue azioni inverso gli altri : non ha quindi l'uomo autorita d'imporre all'altro uomo le idee che aver deLha di Dio, o di detcrminargli i doveri di religione che gl' incomhano, o di far si che i doveri morali della gratitudine e della heneficenza, che sono virtii in quanto sorgano spontaneedal cuo- re, si tramutino in doveri suscetlivi di penale san- zione. La liberta c la ugualita naturale di tutti gli uomini, fonte della indipendenza reciproca, sareb- bero rotte sela morale si confondesse colla giustizia. Puo SI bene talvolta I'offcsa alia morale ed anco al- ia religione giustificare I'azione punitiva, solo in quanto pero vi sia congiunla 1' offesa del dirilto private o pubblico; ma in siffatto caso non e il do- vere morale quello die si mira a guarantire, ma sol- tanto il dirilto proprio o dcU'individuo o dello stato, L' usare la forza per assicurare I'osservanza dei principj morfili sarebbe I'atto il piu assurdamente LXVII iitimoralc: dappoiclic agli atti morali e essenziale il convincimento dell' intelletto e 1' affezione del cuore; la forza e la pena possono fare degl' ipocriti, possono iudurre alia perdita di ognl senso morale, possono invilii-e c digradare si gli uomini die le uazioui, non fame enti in realta o morali o reli- giosi. Fu tempo in cui una strana confusione del principi piu disparati indusse un sistema di forza nella morale e nclla religione; raa clie iie venne ? una reazione di spcsso estrema, poichu non avvL violenza clie piii riscuota di qaella che si cscrciti dair uomo coutro 1' altro uomo in cio che vuole essenzialmente essere libero: torrcnti di sangue si sparsero, e nc fu sequela il diffondcrsi c il radicarsi delle combattute crcdenze. Colla forza', diccva un illustre nostro concittadino, si vincono le fortezze, ma r intelletto e il cuore si vincono col sillogismo soltanto e colla affezione. Egli e percl(!) errore gravissimo il dare al dirltto la estensione clie solo e propria della morale ; e r inglese Bcutham diceva acconciamcnte : la morale e il diritto si assomigliano a due cerclii il cui cen- tre sia identico, e la circonfercnza assai piu ampia nell'uno che neH'altro; il ccrcliio della circonfe- rcnza piu estesa rappresenta agli occlii miei la mo- rale; quello della circonfercnza piu limitata mi rappresenta il diritto. Lxvni Sc la morale si confonda colla gluslizia, c se ri- spetto aU'una del pari che aU'allra si assoggelli I'uo- mo air imperio civile, non avvi per 1' individuo piu liberta, tutto 1' uonio vi e abbandonato, ed in que- sto caso, come in qucllo del sistema del solo utile, le idee assurde dell' Hobbcs e del Rousseau , che I'uomo pel palto sociale rinuncia ai propri diritti e cessa di essere persona, addivengono leggi dell'or- dine naturale. lo non saprei imaginare quale si- stema di schiavitii potesse essere piii mostruoso di quello che tutto 1' essere morale e giuridico dell'uo- mo fosse alia sovranita abbandonato. Ncl sistema di eui discorriamo non avremmo mi- sura alle pene , perch^ ricadremmo nel principio teocratico : il danno sociale non sarebbe piu un elemento del diritto penale: ogni azione immoralc, avvegnaclii innocua , dovrcbbe sottoporsi a pena: la prudenza legislativa in fatto di pene , die vuole si tenga calcolo del bene e del danno clic la punizione puu partorirc, sarebbe scnza subbiet- lo: la sola colpa morale dovrcbbe essere consi- derata; e nei pacsi nei quali la morale, la reli- gione e la giustizia si congiungono senza distinzio- ne, r uomo si digrada, e la nazione che soggiace a somiglicvoli errori ne si offre barbara anche in mez- zo alle nazioni incivilite. La storia e in pronto a fame autentico testimonio. LXtX Posli i principj tnorali a rcgola dclla giusli- zia sociale, 1' autorila pubblica avrebbe non pure diritto ma dovcre di spingere Ic sue indagini in tutte le azioni private , in tutte le relazioni die stringono i cittadini di loi'O natura piu libere, c ne sarebbero subiiietto per insino le parole e i pea- sieri : noi avremmo cosi gli ulili effetti della spa- gnuola inquisizione. Che addiverrcbbe allora della socicta umana , che dell' ordine e della pace delle famiglie? La liberta del pensiero e della sua comu- nicazione, si necessaria al processo, sarebbe spenta : il tinaore reeiproco terrebbe luogo nclla sociale fa- miglia della confidenza e della espansione dell'ani- mo: estinguendosi le simpatie, la divisionc terrebbe vece della concordia e dell'affetto scambievole , c intendendo di sovercbio a fare gli uomini buoni si gitterebbero i semi e gl'incitamenti a tutti i delitti: lo stesso potere pubblico cadrebbe in discrcdito per la impossibilita di tutto colpire cio che offendesse alle regole stabilite, giacchfi innanzi di porre la mano a processure od a pene k mestieri assicurarsi della potenza a conoscere edoperare, e le colpe moral i sfuggono per Tordinario alia conoscenza e all'azio- ne della giustiziaje la natura stessa del sistema, sic- come sommaraente difficile il calcolo della moralita, trarrebbe seco 1' arbilrio, e spesse fiate gli alii del- Tautorita cadrcbbcxo ucU'ingiusto, e quclla polcu- za, il cui irapcro c nullo o disastroso ove non posi sul convincimento c suU' affetto , diverreLbe argo- mento di timore e di odio pei cittadini *. Nu vanamcnte io mi dilungo ad csporre per mi- iiuto gli effctli di un male inteso amore della mo- rale e della religionc, giacche vi hanno uomini com- mendevoli sotto molti rispetli e circondati di fama splcndida, i quali si pensano che le cose umane toccherebbero 1' eccellenza nei civili statuti se po- tesse tramutarsi il civile consorzio in un convento di cenobiti. Noi viviamo in una ela di rcazione : nel decorso secolo doming presso molti la morale dei sensi e fa combattuta la religione, colla quale si confondevano la superstizione ed il fanatismo: ora si spingono per alcuni le cose all'estremo op- * Gli scrittori, come il Mamlaui J chc sostengono cssere f[ morale assoluta una regola di diritto cd anzi il diritto stesso scnza mistura d'altro elemento , affermano : che i doveri e i diritti umani perche vengano all'atto ricercano la possibilita, poi la con- venienza (veggansi le lettere sopraccitate ). Fra due mali scegli il minore: in (juesto precetto, dice il Mainiani; e la dottrina intera della limitazionc del diritlo di punire, come nelle condizioni del- la possibilita e tutta qiiella della competenza di tale diritto ; ma il Mancini osserva, e parmi a ragione, che i doveri moralij ara- messi che siensi ad assoluta regola del diritto, non soggiaciono a temperamenti. Fiat Jus et pa-eat mundus. Se il principio morale soggiace a rcstrizionc trapassando al diritto, parrai essere argo- mento indubitato che per dire competente il diritto stesso sia mestieri del concorso di un altro clemcnlo. Li:xi poslo , e non veggono chc il vero e il bene non istanno mai negli estremi, e clie le avventate teo- riche ia ogni cosa ripugnano ai moderati princip) e alio spirilo filosoflco ed eccletico della eta nostra. CoU'intiraa analisi de'vari sistemi filosofici intomo il diritto penale noa sarcbbe disagevole il diinostra- re come sieno essi originati da due soli principj va- riamente modificati , quello dell' utile e della mo- rale presa nel senso il piu assoluto; e come i siste- mi stessi sieno sequela strettamentelogica dellc due diverse filosofie cbe vennei'O sotto i vocabili di sen- sismo e di spiritualismo , da cui s' informarono eziandio le leggi de' vari tempi. L'uomo ^ ua ente razionale e sensitivo : I'essere intellettivo deiruomo formo la filosofia di Plato- ue , e r essere sensitivo forma quella di Epicuro , le filosofie dei quali, in tutto diverse, furono nei moderni tempi riprodotte da Kant e da Benlbam. Dalla scuola di Epicuro e di Bentham nacquero, osserva 1' illustre professore Manciui, quattro scuole: quella degli Utilisti , i quali derivano il gius di punire dal solo utile clie n' e recato alia societa : quella de' Socialistic che lo vogliono effetto del- la cessione al corpo sociale del diritto di difesa spettante agli individui uello slato ipotetico della vita insociale : la scuola psicologica che vuole la pena siccome uu mezzo a genejare talc impres- txxii sione suU'animo da Lilanciarc c da vinccre I'in- cjtazione al delitto, alio scopo della sociale gua- rentigia ; sistema clie parrebbe supporre 1' uomo soggetto fatalmente alle impressionl sensuali e che, condotto alle ultime sue sequcle, farebbe che la pe- na non si gra^uasse sul male recato^ ma stdla pos-< sibiliti di delitti nuovi mossi dalla forza intrinseca delle umane passioni: la scuola inflne della ven- detta, la quale, riconoscendo legitlime tutte le ten- denze dell' uomo, vuole legittima quella pur anco die muove I'offeso a vendicarsi dell' offensore. Dalla scuola di Platone e di Kant, aggiugnc il citato scrittore, vennero tre scuole: quella che rin- viene il diritto punitivo soltanto nella morale asso- luta che vuole la espiazione del male commesso; ond'^ che la pena risguarderebbe il passato, ed esclu- derebbe ogni scopo di prevcnzione: la teocratica, che si confonde quasi coUa prima, la quale non ammelte differenza di principio e di scopo fra la giustizia divina ed umana, e dalla giustizia divina deduce il dovere rigoroso di punirc ogni fallo morale: e quella di coloro che, partendo dal principio morale, si pen- sano, non avere la pena che il fine dell'emenda- zionc del colpevole , non sapcndosi dare a credere che la morale, la quale vuole il bene, possa giu- stificare il male recato all'uomo tuttochc macchia- to da delitto. Lxxni Lc quali osservazioni pongono iti luce come il dc- stino delle sorti umane pcnda dalle doltrinc clie, rette o torte, abbiano conquistate le menti dcgli scrittori e dei governi ; e come vadano errati coloro che reputano inutile o sprcgevole opera gli studi posti intoi'DO le filosoflclie discipline, conciossia- cb6 la loro importanza ci e manifesta non sola- men te dalla storia dcllc Icggi e degl' istitati d'ogni maniera , ma eziandio da cio, che, per I'andare na- turale dclla umana costituzionc, ruomo concepiscc, riflette, ragiona, poi si muovc ad affetto che incita la volonta, ed in fine opera, e i suoi affetti c lc sue azioni procedono sempre, come da sorgente csclusiva, dalle idee e dai pensaraenti*. • In questo ragionamcnto veJranno i dotti avcre io profittato dei pensieri specialmente del Romagnosi e del Rossi, alcuna fiata pressoche cogli stessi vocaboli. Vaglia qucsta dichiarazionc ad esimermi da ccnsura per la omissione di speciali cilazioni. E se io toccai argomenti a'savi notissimi era ci6 voluto e dal- la intcrezza della trattazione che mi sono assunto, c dallo scopo di recarc alia intcUigenza universale le teoriche del diritlo pu- nitivo. DELLA TEORIC-V FONDAMENTALE DEL DmiTTO PUiNlTIVO, Oc i sistemi che posano sulla forza, sul contralto, sulla pura morale, sulla espiazionc c in fine sul- r utile non si derivano dal vero , ma dall' errore, siccome penso avere dimostrato iielle prccedenli memorie, dovremo dire che al gius di pena , es- senziale alia guarantigia dei diritti privati e pub- Llici, che la coscienza dell' individuo e della specie prcclama cffetto della giustiaia, di cui in ogni tem- po ed in ogni luogo fu conosciulo il bisogno e che tutte le legislazioni adottarono, non si possano rin- venire le fondamenta nella realta delle cose? do- vremo pensare che, tolto ogni timore della pena , la societa umana abbiasi ad abbandonare al disor- dine ed al delitto , e che la providenza, la quale par voile I'ordine e il bene, non abbia agli uomini conseutito i mezzi a cunscguirli? LXXVI Se cosi fosse, 1' analisi c la refutazioac dei vari sistcmi che siam venuti sponendo intorno il diritto punitivo ne avrebbero condotto a risultamento, an- ziclie utile, disastroso. Ma sia lungi dal nostro pen- siero che al diritto penale non si possa trovare in- concusso fondamcnto; dappoich^ la verace sua ori- gine non ^ nh rccondita, ne lontana: si sta essa nei principj cterni rivclati dalla coscienza e nclla na- lura dcU'uomo; e gli scrittori non traviarono in astruse e sottili indagini, e non riuscirono a dispa- rate e vane teoriche se non se per quelle cagioni onde spesso addiviene, die gli oggelti che piu agcvol- mente sfuggono alia osservazione sogliono essere i piu seraplici e i piu vicini. A complemento adunque dellc necessarie disami- nc intoi'no il diritto penale vcrru ora diccndo della sua vera origine, dclla teorica semplicissiraa che lo domina, della sua estensione e dei limiti cai vuol essere circoscritto ; e quasi a svolgimento delle se- quele dei principj che verro stabilendo, mi rechero in altra memoria ad indagare se il sistema peni- tenziale, che ogni alto intelletto ed ogni cuoregene- roso vorrebbero introdotto nelle prigioni, sia effetto soltanto di lodevole e fors' anco esagerata filantro- pia, o piuttosto rigoroso effetto dclla sociale giu- stizia disviluppata dallo spirito filosofico del no- stro secolo. Non diro cose al lutlo uuovc: ch'cgli LTCTVII i mio intendimento tVi rcndcrc popolai-i le Icoiiclie delle pene; giacchc le iitili riformagioni o non sor- gono o non sono durevoli per gli scrilti e per la voce di coloro che raccolti in se soli meditano in- torno le cose umane, ma s' inducono , e vincono gli ostacoli e stanno ferme allora soltanto die I'opi- nione generale le invoca e si alza potente a favo-» reggiarle. Per cogliere la teorica clie possa dirsi verace- mente dominalrice del giure penale i mestieri le- varsi alto ad indagare quali sieno le Icggi domi- natrici del mondo morale, nelle quali debbesi ac- cliiudere 1' origine della sociale giustizia : in clie consistano i diritti dell' uomo e del sociale con- sorzio : quali sieno i doveri clie a que* diritti ri- spondano, e la cui violazione presenti 1' idea del delitto: c si conviene porre in luce il subbictto c lo scope delle giurldiche punizioni. E la invcstiga- zionc della origine dei doveri e dei diritti deU'uo- mo si risolve in quella del sommo primitivo prin- cipio dal quale tutte le teoriche della scienza giu- ridica derivino siccome logica deduzione; concios- siachc nel trovamcnto de' sommi principj sta il per- fetto di tutte le parti dello scibile umano. Ogni scienza deve infatti partire da principio unico, di evidenza intuitiva, semplicc c ad un tempo fccondo di verita subaltcnxe accliiuse in esso siccome in ger- i.-x\xu\ mc , e di cul sicno cllc lo svlluppo , c lo svolgU niento. Quel ptincipio unico, di intuitiva cvidenza, fccondo, rispondenle alia umaua natura, clie rcgga a liittc Ic applicazioni, clie sia fermo in mezzo al- Ic vicende cuL soggiaciono gli csscri finiti c conlin- gcnti 5 clie in nessun caso contvasti colic credenze spontanee, costanti e univcrsali dei popoli clie si veggono immobili nello spazio e ncl tempo, non si rinviene che nella idea di un ente assoluto , ncl quale rilucano la intclligenza, il poterc scnza Itmiti, la bonta e la sapienza , i cui intendimenti formino leggc per tutti gli enti razionali. A quell' idea io mi penso avvisasse 1' Oi*atore Romano quando an- nunziava esservi una Icgge piu rcverenda clie il giu- re positivo e clie vi sta sopra, indotta dall'ordine naturale, Icgge non nata n^ scritta, ma eterna e sul cui regolo dee giudicarsi del giusto e dell' in- giusto nelle azioni e negli slatuti degli iiomini. E nel vero infclici que' popoli presso a'quali le Icggi non sono rivclatrici dell' ordine assoluto, ma frutto soltanto o della ignoi'anza o dell' evrore o del ca- priccio dei legislatori ; imperciocclie siccome ncl mondo materiale vi hanno Icggi immutabili chc lo govcrnano , vi lianno leggi pur anco pel mondo morale, alia cui osscrvanza c legato il bene si del- I'individuo clie della specie, c alia cui violazionc conspguilano il disordinc c la svcntura. LXTCIX Che un tale orJlne, supcrlore alia natura matc- rlale e sensibile, csista, ci c testificato dall' intimo senso; dappoichc accanto all' idea del finito tu vedi sorgere spontanea e subita quella deH'infinito, ac- canto all'accidcntale e variabile ti sorge quella dcl- I'assoluto ed eterno, e accanto airimperfetto I'idea dl una intera perfezione; e ti si rivela con cio una leggc clie sta sopra alia vita fisica, a cui I'ani- ma, se violcnti passioni non la traviino, s'incbina volonterosa e reverente. La filosofia o la riflcssione, chc s'industria a cbiarire i primi principj del co- mun senso oscuri e misteriosi cd a svolgerne Ic scquele, conferma esscre 1' osservanza di quell'ordi- ne un dovere imperioso, pcrchc al sommo dclla po- tenza, della bonta c dclla sapienza infinita non puo non rispondei'C negli enti finiti I'obbligo d' intera sommcssione; sommessione alia quale non puo non essere vincolata la felicita , non apparcnle e sfiig- gevole, ma reale e duratura di tutti gli cnli. L'entc assoluto, in cui sono il potere, I'intclligenza c la bonta senza limiti, non puc> volei'C clie il bene, noa puo a nicno di proscriverc il male qualunque siasi: esso e la fonte dei dovcri e ad un tempo dei di- ritti dcU'uomo e della societa. Ella e qucsta una credenza spontanea, costante, universale clie risulta dalla storia, dalle leggi e dalle istituzioni di ogni manicra c dalle rcligioni che si videro in tulti i LTCXX popoli; c il critcrio del vcro clic non falliscc sta appunto nclla rispondcnza tra i convincimenti del- Tindividuo con quelli dell' intera specie, onde la massima clie opiniotium commenta delet dies, na- turae judicia conjirmat *. * L' illustrc filosofo Mamiani , intcndcndo a porre le fonda- nicnta della morale cd a stabilirne il principio supremo, comin* cia dall'ossen'are, che la natura non inganna ; d' onde egli deduce, che Ic credonze umane spontance , e pcrcio universal! , pcrpetue, incessant! c di forma identica in ogni loro varieta, dovendo cs- sere attribuitc alia natura, siccome fatti operati da lei nell' uo- mo intui el immediate, sono tcstimoni certi del vero. Applicando il premcsso tcorema 1' autore cosi ragiona : »> Ci6 presupposto, parve a me che la credenza ad un bene su- ♦5 prcmo obbicltivo sia universale nel genere umano e indolta n ne' nostri animi per piii vie e cagioni; e prima, vi e indotta » dalla credenza ad un ente divino arteGce di tutli gli enti, dal M quale non si pu6 cscludere una somma beatitudine, scnza an- M nientare il pregio dclla divinita e far parere il suo concetto » ripugnante con se medesimo. Secondamente , vi e indotta *> dalla aspirazione nostra continua al bene reale e non difcttivo, » e dal proporci in qualunque studio ed impresa e fatica alcun « che di perfelto, percorrendo una via infinita e all' inGnito ane- ») lando. Terzo, vi e indotta dalla necessita logica di attribuire » un fine a tutte le cose, ne altro fine potcrsi concepire , salvo n che il bene, cd un bene illusorio e fugace non scmbrar con- n degno e proporzionato con 1' universo, non avere se non I'ap- n parcnza di fine. Quarto, vi e indotta dall' altra credenza del s> genere umano al pregio infinito della virtu, ossia del bene »> morale, onde se in tempi e luoghi diversi variano e mutano » Ic opinioui intoruo alia slima c al giudizio degli atti morali , LtXXl Nol vcilcramo che la forza assunta dairHobbes a regola del diritto e ua fatto materiale non un n questo rirnane inconcusso e immutabile nclla coscienza di tutti n gli uomini, le azioni riputate buone assolutamente racchiudere )) iin pregio infinito : p. c, la fedelta invcrso la patria essere T) tal bene morale supremo, che a petto a lui tutti i beni mon- n dani da guadagnare, e per contro tutti i tormenti piu atroci T> e squisili da fuggire non possono giustamente far traboccare n la bilancia dal lato della colpa : ne qnesto pregio infinito es- T) sore vano e illusorio, ma riferirsi all' infinita di Dio, sorgente 5) d'ogni bene morale, il pcrche f;ius fu detto da Giove, e le na- n zioni teutoniche chiamarono Dio per sublime antonomasia il J) buono. La crcdenza portanto ad un bene assolnto obbicttivo c n comune a tutta I'umana specie e legata cd unificata con quclla n che afferma una prima cagione. e con la meditazione e ricerca » perpctua delle nostre opcre intorno al perfetto rd all' infinito, « con la nozione del fine ultimo, e con la stima del pregio in- n finito del bene morale, onde non si puo negar fede a lei, senza n negarla eziandio a coteste altre convinzioni del genere umano, 3} le quali per essere primigenie e fondamentali e component! n gran parte del suo natural criterio intorno al giudicio di tutte 5j le cose, non si possono eliminare e sopprimere , senza ad un « tempo diradicarc e distruggere la filosofia naturale intiera , e n condannare 1' uomo al dubbio ed all' ignoranza sopra ogni J) subbietto che trascenda la sensazione immediata o la specula- 55 zione astratta de' giudicii analitici, fecondi di sole vcrita ipo- 55 tetiche. Non avendo pertanto il |genere umano potuto vivere 55 mai senza la luce or piii, or meno manifesta di si fatte con- » vinzioni, le quali formano porzione essenziale della coscienza 55 e della ragione, segue che pure la credenza filosofica a un be- » ne assoluto obbiettivo implicata logicamente in quelle sia un » fatto della natura, guarentito cosi daH'autoritk della storia 6 LlfX^lI pviucipio di raglonc: clic il sistema del contralto sociale posa sovra ipotesi priva di realita: che il » fin dove questa pu6 ascpnrlere, come dal rigorc del ragiona- 55 men to J e pero non gli mauchino quesli attributi peculiari del- w le crcdenze suggerile dalla natura, che sono la spontaneita, la 55 unii'ersalita e la durata non mat discontinua 5) Id affermo 'pertanto 55 che un tale adagio del senso comunc, Esisle tin bene assoluto, 55 non dee riscuotcre presso i filosoG ne autorita, ne fede minore 55 di quella che ei sogliono attribuire agli adagi prcdicati dagli 5) utilisti: e ponianio che la filosoGa morale lo assuma c consi- 5) deri come sua prima dignita, per qual ragionc legiltima la 55 scienza che indi se ne trarrebbe non saria da reputare positi- 15 ca certa quanto le altre cui si concedouo simiglianti caratteri? »j o afTermino gli utilisti , la scienza lore non essere edificata e 55 ordinata^ come pretendouo, sulla ci'idc/iza di Jalto; o assenta- 55 no alia duttrina dcdotta dal mio principio una cerlczza c so- 55 liditii pari a quella che ci concedono largamentc alia loro , 5) qnante volte ogni deduzione cd ogni ragionamcnto dcrivato 55 proccdano in tutto sccoudo la veritii. Impcrocchc il principio 55 da me addotto c vcramcnte primo ed incapace di scomposi- 55 zione alcana, non potcndosi dire altro del bene puro, se non 55 che cgli e il bene, come awerte sapientemente il Pallavicino, 55 il qual dimostra la impossibililu di definire il bene purissinio. 55 D' allra parte, quel che io propongo e nozione e credenza co- 55 inune ingciiita da natura, il che, come dice I'ico, e carattcrc 5) proprio dei principii suprenii e legittiini delle scicnze ( De 55 lino unifcrsi juris principio). Ondc pur dice altrove il medesimo 55 gran filosofo: Chi non acretta cotesti confini dcH'umana ra- 55 gioue c se ne vuol trar fiiori, veda di non Irarsi fuori di 55 tuH;i r uiuanila 5j. tixxm pViacipio politico o dcirutile gcneralc si fontla esso stesso su mero fatto, non regge a dimostrazione, e 11 Mamiani deduce dal suo principio, il bene assoliito esistef cinque tcorerai : PRIMO TEOREMA. f w II bene assoluto e insieme una bonta assoluta cd illiii>kata ». Dimostrazione. t) Se nel bene assoluto stanno incluse luttr le raaniere di « beni, la bonta, che e un bene, dee pure starvi inclusa: e come n ogni bene vi si stende in niassiino grado, la bonta, che vl e »> inclusa, dee pure cstendcrsi in massimo grado n. SECONDO TEOREMA. »5 L' universo e ordinato alia massima partccipazione del bene fj assoluto, secondo la capacita e la finitezza peculiare di cia- » scun essere n. n Qui non trascrivero la dimostrazione che e patente per se, 5> c daro in luogo que&to -coroUario che le tien dietro : Tale « ordinata rispondcnaa de' mczzi al fine, pcnsata t valuta da, n Dioy compone Vordine morale supremo n. » Per queste parole si vede assai rettamente 1' origine, la na- « tura e la definizione dell' ordinc morale, che potrebbesi anco » piu sempliccmente domandare ordine; imperocche 1' ordinc n fisico contemplate in se stesso appare per certo hb concatcna- n mento direi materiale e cicco di potenze c di atti, di cagioni w di effetti; ma guardato in rispetto al fine, cioe nelle rispon- n denze sue necessarie ed ultime, esso pure e ordine morale; il » perche Aristotelc tribul ad ogni cnte la qiialita essenziale di » esser buono. Non ci ha dunque che un ordine solo nell' uni- »> TcrsO; e qncsto c il morak stabilito da Dio jj. HXXIV insufficiente, e contrasta coUe credenze coslanli del- I'individuo e della specie: che la evidenza o la ne- TEOREMI TEP.ZO, QUARTO E QUTNTO. n Gli fsscri intelligenti c imputabili hanno conlinuo dovcre •> di opprare il bene w. » Tali esscri fanno il bene conformandosi all' ordine , e '\\ » male non conformandosi jj. » Tutti i giudizi della mente o infusi o prodotti, che rivela- ■» no alcuna norma d'operare conforme all' ordine, costituiscono » un precctto morale, e con esso I'obbligazion di eseguirli »>. E riducendo a conclusione le proprie idee inlorno la morale, il Mamiani cosi definisce 1' ordine morale: » i7 eomplesso del n mezzi cospiranti alV adempimento del fine moralt, che e il bene 5> assoluto partecipato «. jj Le normc generali di azione, cioc a dire, i principii secon- >j do i quali le azioni vengono giudicate conformi o difformi •> dall' ordine, sono altrcttante manifestazioni intcllettuali del- » 1' ordine stesso. In queste poi sono altrettante manifestazioni 5j del volere di Dio, e pero sono comandi autorevoli e obbligatorij « chiamati con un solo vocabolo leggi morali n. f> Si definisca adiinque la legge morale, Un comando autore- »> vole t obbligatorio: e perche e legge suprema, anzi e la vera » e la sola, da cui per participazione riscuotono tuttc le altrc w il grado dell'autorita loro; diremo essere questa la definizione w vera ed universale della legge. Imperoccfae, come non vi ha »> pill d' un ordine, cosi non v' ha piii d'una legge, la quale e »» il comando di tutte le azioni conformi all'ordine ». Si veggano le leltere di Tercnzio Mamiani della Bovere a Pasquale Stanislao Mancini intorno alia filosofia del diritto cd alle origin! del diritto di punire. Napoli. cessila ideata da alcunl cinlnenti ingegni, ove non si faccia uno coll' ordine assoluto ed eterno, e una stessa cosa coU' utile spoglio di ogni principio ra- zionale, inadequato a'bisogni e couduccnte ad as- surdi palpabili: che il principio teocratico puo es- sere de'tempi delle societa non per anco incivilite, e che r idea della missione data ad ogni uomo di ven- dicare le violazioni dell' ordine e gratuita supposi- zione : clie il comun senso, ove si ravvisi come un semplice sentimento non alzato a teorica di ragione, non da che risultamenli empirici, dappoich6 i sen- timentinon possono dirsi per s^ razionali, essendo- vi neir uomo coi senlimcnli buoni e retti i tristi c disordinati* La dimostrazione della insussistenza dei premessi sistemi induce per indiretto ad adottax'e teoriche che abbiano fondamento valevole a stabi- lire il diritto, e in fuori di que* sistemi non tio- viamo teoriche razionali, salvo quelledell^ yolonla dell'autore dell'universo. '•-.'•ti^ Platone fra gli antichi pose a fonte del dovere la divina perfezione , un ordine assoluto da cui de- rivavano al pari e la morale e la giustizia e il bello e il buouo ; e la virtu si dell* individuo che delle nazioni venne dal greco filosofo collocata nel- la partecipazione al sommo bene. II fondamento del dovere si pose dopo da Epicuro nclla scnsivita c ncl piacere, e da Zenone ncU' imperative della Lxxxri ragionc; e i principj di qucste due scuole parve clic informassero per lunga pezza le menti di tutti i dottrinatori. Gli Alessandrini si attennero ai prin- cipj platonici, che furono pur quelli dei piu rino- mati scolastici, e die vediamo rcgistrali nel divino poema dell' Aligliieri. L'ontologia o le teoriche de- rivanti dall'assoluto predominarono nelle menti itallane, die prime posero studio alle filosofiche discipline: Cartesio, die mcrito sommamente della fllosofia, revocando i pensatori al metodo naturale o air osservazione, e stogliendoli da una revcrenza cieca e servile a nomi solenni, si parve diiudere la metafisica ndla psicologia . e le sue dottrine si tras- scro precipuamente dal subbiettivo : Loke racchiuse tutto lo scibile umano nelle sensazioni , e nella rlflessione sui material! offerti dai sensi: Condillac con sottile ed acuta analisi fece per insino popolarc la fllosofia sensuale, die applicata alia pratica pro- dusse la morale di Elvezio e de' suoi seguaci. La meditativa Alemagna, patria di Leibnitz, non scppc starst contenta a quella materiale fllosofia, e se Loke, Condillac e gli altri videro tutto ne' sensi, Kant e i discepoli della sua scuola si spinsero al- r estremo opposto, e tutto rinvennero nella parte superiore dell' uomo e si condussero a tale da uni- ficare col finito I'infinito, da compenetrarc I'asso- luto ncl contingcute. La scuola Scoizese chiamo gli luti-llelli a rispettare gli adagi del cotnuu scnso ; e gl' italiani, clie non seppero limitarsi ne alia dot- Irina dei sensi, ni a quella chc si dcriva dalla ra- gione come parte di enti fiuiti, ne al solo empi- vismo del senso inlinio, tornano oggi aU'ontologia, come si vcde nel Rosmini , nel Galuppi , nel Ma- miani, nel Gioberti; e alio stesso scope e da dire intendesse in Francia il Cousin quando scrissc, clie lo scibile umano si concentra nella conoscenza del finilo e dcir infinito, e nelle relazioni clie inlerce- dano fra 1' uno e I'altro. Parlandosi specialmente delle scienze giuridiche il Vico, illustrata la sua mente dalle idee cristiane, mise a capo di ogni dot- trina I'idca del creatore e de'suoi attributi. Se vogliasi dare adunque solido fondanienlo ai dirittie doveri umani, eda porsi nell'ordine eterno e immutabile da Dio raedesirao stabilito, siccomederi- vazione de' suoi attributi : le idee del bene e del male, se vogliansi ferme e immutabili come debbo- no essere, si banno a collocare nella rispondenza o nel contrasto degli affetti e delle azioni coll'ordine assoluto ed eterno. E si fatta necessita si appalesa evidente, dappoiche il supremo principio del diritto e del dovere o dee collocarsi nelT infinito e uell'as- soluto e invar iabile, o dee porsi pel finito contin- geute e variabile cioe nell'uomo; ma egli e assu^do che I'uomo possa essere a se stesso legislatore. Gli stoici e i razionalisti errarono in queslo, clie sup- posero r umana ragione principio della morale e Jella giustizia, laddovc non puo considerarsene clie mera rivelatrice. Per cogliere pero il vero nella scienza dei diritti e dei doveri e francarsi da errore e da congiungere la conoscenzadeirordine esscnziale ed eterno, rivela- to dalla ragione, con quella della costituzione dcgli enti finitijCapacidi aspirare a queU'ordlnc e di uni- formarvisi perche razionali. Se I'idea deU'ordine as- soluto ed eterno ^ il fondamento di ogni dotli-ina filosofica, se essa e I'elemento primo e intuitive cbe sta nella umana coscienza, se la sua luce i in- dispensabile in tulle le parti del saperc, e se, senza di lei, la umana natura ne sarebbe un mistero ira- penctrabile, non deve ella disgiungersi dalla cono- scenza del finito e del contingente , col quale ba indivisibile relazione, Non vuolsi nel pensiero dis- giungei-e cio cbe nella rcalta e unito; c il sog- getto e I'obbictto, I'infinito e il finito sono strelti iusiemc da nodo indissolubile: il finito procede dal- I'infinito: il primo e I'effetto, il secondo la cagio- ne. I principj eterni dcdotti dall' obbiettivo asso- luto sono frutto della ragione pura , ma essi vo- gliono essere applicati alia pratica, ue il potrebbero csserc senza la cognizione del soggetto cui dcbba larscnc rapplicaziouc ; I'ontologia, iu una parola, c incomplcla se scompagnala tiallo studio empirico sovra r uomo , la cui costiluzione apre essa stessa le leggi deir ordine naturale. Unica la fonte dei diritti e doveri umani, 1' asso- luto, si manifesta non poter essere in radice csseii- ziale differenza fra la morale e il diritto o la giusti- zia, la cui osservanza k essenziale all' umano con- sorzio ed ammette 1' use della forza, dappoiclio amendue derivano dalla volonta del creatore. La giustizia adunque e una parte della morale, se si guardi alia sua origine e al sue fondamenlo; ma se ella non puu essere considerata clie un ramo , sia permesso questo modo di esprimcrmi , dello stesso albero, cgli e certo clie dalla morale si diffe- renzia non in se stessa, ma per la strettezza del subbietto cui riccve applicazione : la morale, asso- lutamente considerata risguarda a tutte le relazioni che legano I'uomo con Dio, con s^ stesso, con gli altri: la giustizia 6 la morale, la quale pero non risguarda che le relazioni esleriori che intercedono fra I'uomo e I'uomo, e fra I'uomo e il consoi^zio so- ciale. La giustizia e uno colla morale nella sua ori- gine e ne' suoi fondamcnti, giova ripeterlo; ma la morale ha un domiaio piu cstcso, perch^ impera ancbe dove la giustizia cessa di comandarc. La morale u propria dcll'uomo iutcriore: si strin- ge nella coscicuza dell' cnlc razionale capace di per- cepire I'assnluto ed i suoi altributi e di dcdurne logieLe conseguenze: I'uomo h morale non per le azioni raateriali in se considerate , ma per 1' in- tenzione volta aU'osservanza dell'ordine : la morale domina del pari gli affetti , i desideri e le azio- ni, e ruomo e immorale eve pure i suoi atti re- cliino utile e sieno in s^ lodevoli, ove intenda ad oggetto finito e contingente; e pci principj morali xu\ male Cnito puo essere un bene inOnito e un be- ne finito puo essere un male. E se la morale si chiude neiruomo interno, e se la giustizia consi- dera alle rclazioni fra gli uomini, I'obbietto dclla giustizia non puo essere offerlo che dalle azioni esteriori, le quali sole possono avere inflasso sul be- ne e sul male altrui. La distinzione fra la morale e il diritto, per lo specialc subbietto della giustizia, h d' imporlanza gravissiraa nelle cose umane, sebbene per lungbezza di tempo, c presso gli antichi e presso i modern i, non se ne vedessero poste con acuto discemiracnto le diffcrenze. LascJero il dire dei Pittagorici, per le cui dottri- ne la giustizia o il diritto si accliiudeva ncl trat- tamento uguale di tutti gli uomini in bene o in male, a seconda di cio che si avcssero merilato, e si riponeva il principio dominalorc s'l del mon- do fisico che del morale ncll' armonia; c taccro dei Platonici, i quali nei loro Jollrinainenli, co- me si 6 toccato di sopra , si alzavano aH'autore supremo di tutte le cose e da lui tutto dcrivan- do consideravano le idee generali come prototipi deir intero creato esistenti ab eterno nella divina intelligenza, c le idee del giusto veDivano immc- desimate a quelle del vero, del buono, del bello , e le virlii private e pubbliche si riponeano nel presentarne in atto i risultamenti : conciossiacLe in quelle scuole si confondevano colla giustizia la mo- rale, la politica, la religione, o non abbaslanza al- manco ne venivano separate. Gli Aristotelici, piii inchinevoli a realta, sccvera- vano bensi il gius naturale dal posilivo; sc non cbe il naturale non traevasi per loro dai fini razio- nali deir umana natura, ma dalla condizione del- r uomo e dalla soeiela nei loro tempi; ond' c die la schiavitu reputavasi alia giustizia non repugnan- te. Gli Stoici penclrarono piii sottilmente nei prin- cipj della naturale giustizia; ma le loro dottriue giuridiclie, Irasfuse nelle leggi romane, non sono ab- bastanza dalla morale distinte, cd anzi veggiamo chiare le vestigia della loro confusione nei tre fa- mosi precetti : neminem laedere: suum cuiquc tri- buere: honeste vivere. Gli Scolastici non poleano levare a formole rigorose il diritto, predominate com'crano Ic loro tcoridic dalle idee religiose, li XCII Grozio ed il PuffenJorfio nelle ela moJeme trat- tarono di proposito del diritto; ma essi pure nou abbastaiiza lo distinsero dalla morale , derivandolo, come da fonte unica, dalla socialita die richiede del pari e il non offendere e il far bene ; e circo- scrissero di soverchio le idee giuridiche, perch^ al- ia socialita sola non si restringono i fini razionali dell'umana natura: la socialita h mezzo aU'esercizio del dirilto , non la sua sorgente, e v' banno nel- r individuo diritti dallo stato di societk indlpendenli. Nell'esposto procedere dei filosofici doltrinamenti noi vcggiamo la tendenza a separare i principj mo- rali dai giuridici, ma si e lungi da un'esatta e lu- minosa distinzione che doveasi determinaresollanto ncgli ullimi tempi. La morale infatti, assunta nel sue ampio significato, vuol essere sceverata dalla giustizia,tuttoclie ella jstessa sia una parte della mo- rale, e il confonderla insieme sarebbe grave errore. La giustizia non ^ un' idea semplice cbe cominci c termini nell* individuo , ma la e invecc un' idea od un principio di relazione. Se fosse dato im- maginare I'uomo al tutto solo, noi lo potreramo vedere bensi morale o immorale nelle sue azioni , uei pensamenti, ncgli affetti, ma noi potremmo ve- dere ingiusto, percbe I'ingiustizia si stringe agli atli offensivi aU'altrui diritto. L'uomo immorale rom- pc I'ordine naturalc, ma non obbliga sc stesso che crnt verso Dio : I'uomo non puo adoperarsi invcrso I'uo- mo immorale clie colla istruzione e col consiglio, ma non pu6 usare la forza a tramutarne le idee e gli affetti, e perche sarebbe a si fatto scopo impo- tente, e perche egli non e vindice dell'ordine eterno che regge il mondo: la morale, tutto propria della coscienza, non ammette coazione, noi rabbiamo gia veduto : e nella morale e nella religione la forza po- trebbe fare degli ipocriti , non uomini morali no religiosi. Perche la sola morale potesse autorizzare I'esercizio della forza e del gius punitivo, conver- rebbe conferire all' uomo sopra 1' altro uomo una superioritci di giudizio e di comando che aperta- mente si escludono dalla uguaglianza fra gli uomini e dalla loro indipendenza reciproca. Onde I'uomo possa usare la forza contro un' azione immorale e duuque mestieri che quell'azione offenda a'suoi di- ritti o a suoi fini razionali, che si rinvengano nel- I'ordine assolulo ed eterno, rivelati non pure dai principj della pura ragione, ma dalla costituzione degli enti finiti, come si e innanzi dimostrato. La distinzione della giuslizia dalla morale ne'ter- mini accennati si palesa a tutti dall'intimo senso: ch6 tutti portano seco i semi del giusto e dell'ingiu- sto, e si lengono atti a distinguere 1' uno dall' altro, come sono da natura fatti abili a discernere la verita dall'errore, I'utile dal dannoso; e tutto di si porta quasi involoutario giiiclizio della giustliia od ingiu*' stizia delle azioni si private che pubblichc, delle sen- tenzc del magistrati, delle leggi, n^ avviene mai che si dica ingiusto chi non riverisca la religione, chi abusi della propria persona , clii non pei-fezioni le sue lacolta, dissipi i suoi beni, non sia benefaciente, tranne ii caso, che pur tal fiata addiviene, in cui la immoralita torni a lesione dcgli altrui diritti. Lo stesso soccorrimento onde I'uomo abbisogna per con- servarsie giugnere a perfezione non ammette azione giuridica deU'uomo contra I'altro uomo, se togli i casi della necessita che per falali avvenimenti sia condotta alio stremo : imperocche ad ogni individuo, siccorae dagli altri indijKjndenle, spetta il giudizio di cio che possa o non possa fare ad altrui bcne- ficio compatibilmente cogli uffici che a se stesso lo Icgano, come del pari gli spetta tra i vari richic- dcnti soccorso il decidere chi si meriti sovra gli al- tri la preferenza: e se si desse ad ogni uomo il gius di usare la forza contro Tallro uomo onde ottenere soccorso, vista 1' inerzia alia umana natura conna- turale e la cupidigia che agogna agli altrui beni , i bisogni non incolpevoli apparircbbero per Ogni parte; non vi sarebbe sicurezza di proprieta, dal cui difetto conseguirebbe la miseria privata e pub- blica; 1' industria ed il commercio verrebbero an- nichilati; c spcnti sarcbbero nel cuore i sensi della icy hcnIvogUenza, fontc abbonJcvolc di rcciproco soc- corrimento. II soccorso e dovere di giustizia pel corpo sociale , ove difetti la privala beneficienza ; ma sta alia politica lo statuire i modi e i mezzi deU'eseguimento ondc il soccorso, anziche al bene, noa coaduca a roviaa. II soccorso tra privato e pri- vate non e di diritto per Tordinario cbe dove sia effetto di libero patteggiamento. La storia nc conferma essere proprio deU'iaten- dcre e del sentire di tutta la specie la distinzione fra la morale, presa nel generale delle sue rigorose tcoriclie, e la giustizia, cbe e la stessa morale, ma ristretta a reggere Ic relazioni csteriori fra gli uo- mini. I doveri di giustizia, siccome quelli di non of- feudere o di prestare eseguimento a ciu clie siasi convenuto, si reputarono scrapre susccttivi dciruso dcUa forza per ottenerne I'esecuzione : i doveri mo- rali di fare il bene si considerarono bensi vincolanti la coscienza, ma non ammettenli estcriore costrin- gimento. Le leggi penali de' popoli ne si presentano volte a punire la ingiustizia o le azioni esterne of- fensive all'altrui diritto, non a rcpriracre gli atli sempliceraeute immorali, ma clie non rechino per diretto offesa alle relazioni clie vincolano 1' uomo aU'uomo o I'uomo alia societa. Si veggono si bene, specialmente negli statuti di societa non per anco iacivilite, non abbastanza distinti i priucipj morali (lai giuridici. ma ne traluce semprc V intcndimenlo a sceverare gli uni dagli altri. E se tal fiala, come iiel medio evo, veggiamo leggi che irrogano pene alle colpe meraraente religiose, cio non varrebbe, io mi penso , a provare che non fosse allora distinta la morale dalla giustizia, dappoich^ nella barbarie di quell'eta il solo vincolo sociale stava nella religione, ed era mestieri guarentirne con penali sanzioni la revcrenza, che altrimenti la societa sarebbesi esposta a discioglimento. Pu6 di fatti avvenire clie con ra- gioue un'azione seraplicemente immorale in sk rav- visata si elevi a delitto, se siavi connesso il danno considerevole del privato e del pubblico; ma in que- sto caso il principio morale, per cagione di circo- stanze speciali, si tramuta e diviene pi-iucipio giu- ridico. Clieseall'intimo senso individuale cd a quello dci popoli si congiunga la ragione filosofica, la dislin- zione di cui si tratta viene splendidamcnte confer- mata. E in quesla disamina vuolsi guardare all'uo- mo, non in se e come un ente finito, giacche dal finito e dal contingente non possono derivarsi nor- me necessarie e assolute, morali e giuridiche, ma come fattura dell'infinito, del quale la umana na- tura apre gl'intendimenti. Se noi poniamo studio alia umana natura, con- siderandola si nella coscienza individuale e si nei xcvir fatti tlella storia, chc nc soiio la cstcriove ma fe- dcle imagine ncllo spazio e nel tempo, i diritti del- I'uomo lion ne si palesaao che dall' iadole delle fa- colta oudc venue fornito, le quali ne aprono i suoi destini, giacclie la providenza non agisce mai senza scopo : facolta atte ad indefinito procedimento. Tali facolta deU'uonio sono sacra e intangibili, come e sacro e intangibilc il loro sviluppamcnto: e in cio si accliiudono la conservazione e la perfezionc signi- ficative di tutti i divitti uraani . Lo svolgimento di ogui facolta naturalc, clie adduce ciascuna a conseguirc il fine suo proprio, 0; Icgge suprema che per egual modo governa 1' individuo e la specie: che se il sorgere, il crescere, il pervenire al fine po- sto dalla propria costituzione e legge per tutti gU cnli della natura, non puo non essei-lo per I'uomo sovra tutti privilegiato. Accade dell' uomo , dice I'Arens, come di tutti gli cnti onde il creato si componc: ogni ente ha dalla sua indole tracciato uu cerchio die gli segna a un tempo e lo sviluppo che dee percorrere e i limiti che non pu6 oltre- passare. L' uomo pero e uguale all' uomo , e se 1' abuso della forza o un orgoglio insano e barbaro pote indurre la schiavitu e far si che una razza d' uo- mini servisse all'altra quale mezzo a' suoi fini par- ticolari, somiglievoli eccessi furono mai sempre pro- xerui scritti dal codice della natura. E se ruonao lia dj» ritto a conservarsi eJ a perfezionarsi, e se tulti gli uomini sono uguali, e cliiaro che 1* uomo non puo fare contrasto ai fini deU'altro uomo, che egli h in diritto bensi di usare le facolta end' k fornito a conseguire i fini suoi propri, ma che sarebbe fuor di diritto il contenderne agli altri uomini il coa- seguimento. La liberta deiruorao, che non pu6 farsi uno col potere di agire a talento, ma che e facolta morale e giuridica, viene quiudi in lui limitata da uguale li- berta spettante a tutti della specie umana: non av- viene degli uomini come degli enti matcriali o irra- zionali, che sono mezzi ai fini degli enti di un or- dine supcriore; ma sono essi persone nel senso giuri- dico della parola e perci6 indipendenti, ne possono gli uni essere al bene degli altri sacrificati, perch^ ne sarebbe altrimenti rotta la legge della egualila, che i la prima per I'uomo nell'ordine naturale. E appunto il determinare 1' estensione e i limiti della liberta che a tutti compete i ufficio delle tcoriche del diritto o della giustizia, intorno a cui si adoperarono i pensatori si delle antiche cla che delle moderne; ma per lunghezza di secoli la morale ( lo abbiamo toccato piu sopra ) non ven- ne abbastanza distinta dal diritto, sebbene tra lo- TO interceda cssenzialissima differenza. E confusio- XCXX nc talc si vld^ in ispecial guisa uellc cla in cui predominava la intuizione, che suole procedere in modo cotnplessivo; alle quali pero doveano sorve- nire quelle della riflessioae, che osserva, appura e divide un tutto composto di oggetti diversi nelle sue parti e per tal modo rinviene ad ogni subbietto le sue leggi particolari. Di quella maniera che leggi speciali si asscgiiarono od a dir meglio si scopersero pel bello, pel buono, pel religioso, per 1' utile, che sono elementi deirumana natura, si doveano stabilire norine adalte e speciali per la giustizia e pel diritto. Avendo I'uomo il diritto a conservarsi e perfe- 'xionarsi, ha pur quelle di rimovere gli ostacoli si fisici che morali che gli pongono impedimento alia conservazione e alia perfezione. La giustizia penale ha qui i suoi germi, e da cio 6 chiaro che il som- mo principio da cui discende la morale, 6 pure la fonte unica del diritto o della giustizia. La giustizia, si edetto piu volte, e una parte della morale, ne v'ha fra I'una e I'altra divario che nella diversita del loro soggetto; e la costituzione umana ravvisata siccome fattura dell'assoluto k quella che le differenzia. Alcuni eminent! ingegni vorrebbero che, peravere idea del diritto o della giustizia, al principio morale si dovesse unire essenzialmente quello deirutile;ma I'utilita e un fatto, e la giustizia e Tin principio del- I'ordine cterno assoluto. Noi vedemmo in altro ra- c gionamentocomerutilc non possa essere perse stesso una norma ne di morale, nc di diritto; ma I'utile che non puo dare si fatta norma per s6 medesimo non puo tampoco concorrcre a foruirla congiungen- dosi aU'elemento morale : I'utile e sempre un fatto materiale, n6 puo mutar di natura unendosi ad al- tro elemento. Perclie possa aversi I'idea dell'ingiu- sto, e perclii possa usarsi la forza e si bene neces- sarlo die concorra I'estremo delT utile proprio, ma I'utile non e concausa efticiente del diritto, ma condizione pel suo esercizio, la quale, aperta dalla natura dell'uomo, deve pur dirsi voluta dall'ente assoluto die n' c I'autore, i cui intendimcnti pos- sono soli fondare siccome i principj eterni della morale, cosi pur quelU della giustizia. Non e d'al- tronde bisogno di invocarc 1' utile, come principio dal morale distinto, dacclie la natura umana, fat- tura deir assoluto, nc appalesa i volcri; e la mo- rale, die e scienza del bene, e uno colla scienza de' fini die I'cnte assoluto ha prefisso a tutti gli enti finiti e contingenti. Di questa guisa unico si conserva il principio e della morale e del diritto, e il sistema si offre degno della iufiuita sapienza die con un atto solo del suo volcre di originc al- r uno ed all'altra *. * II Mancini vorrebbc clic la giusUzia o il diritto si distingues- scro esscnzialmcnte dalla morale: considcra rgli la morale come A porre la debita distinziouc fi-a la morale e la jiustizia si pervenne, osei-ci quasi dire, con filoso- un elemcnto del diritto, ma voncbbe che a costituirlo dovesse alia idea morale congiungersi releraento dell'utile. Dopo avere il citato scrittore statuita la differenza fra il bene morale, che sta nella spirituale perfezione, neW uniformita, al- Vordine idealc assoluto , per cui 1' uomo non prcnde a norma alcun bene materiale e finito, ma Tadempimento del fine eterno e generale della creazione, ed il bene sensibile, che sta in tutto cio che conduce alia nostra conservazione e al nostro ben cssere, o sia ncU'utile, discende in tali sentenze: w L'uomo in rclazione » co'suoi simili si trova fornito di facolta morali e sensibili, cloc •J secondo il bene morale e sensibile ad un tempo , secondo la »> morale e la utilita. Queste facolta si chiamano diritti .... n I diritti deiruomo, egli dice, sono nclla umana natura e ten- n dono a conservarla merce 1' efiettuazione del bene morale e »> sensibile che la costituiscono , ma non puo in alcuna guisa » concedersi che i diritti sieno nell'uomo per trasmissione dalla 5> legge morale o divina, e che non nascano con lui »> Ed aggiunge: >5 E quanto alia legge morale o divina, in essa risiede »> uno solo degli elementi di ogni umano diritto, cioe Tclemento f> assoluto e morale: ma dall'uso della forza questa legge abbor- I) rendo, pcrche piira di ogni influenza sensibile, non e sufficiente n per se medesima a creare uno solo degli umani diritti capaci i> cioe di essere guarentiti colla forza e tendenti anche al bene n sensibile relativo dell'uinanita «. Ed altrove: u Per passare (dal- w la morale) al diritto basta allargare le viste sull'uomo, e conside- ») rare che il cerchio della morale, lungi dall'abbracciare I'intera « natura di lui, non ne contempla che un lato solo, cioe quello » del suo bene morale o assoluto e nulla di piii: i sensi e la » materia, lo dicemmo, sono estrauei agli assoluti concetti della fico avvedimento da'peasalori moderni, tuttocLe la formola del diritto non venisse da parecchi abba- slanza precisata. *> morale n. Ed infine : « La personalitk umana e il principio e » il fine del diritto ». La recata sentenza che la morale non valga a fondare il di- ritto che ammette costringimento , e che il fine e il principio del diritto si derivi dalla personalita umana si fonda sovra tre supposizioni che non mi pajono fuori di controversia: la prima che la morale non conscnta 1' uso della forza e della pena^ per- che non prcscriva che il bene : la scconda che la personalita iimana vaglia per se a fondare teoriche di giustizia o di diritto: la terza che il bene sensibtle degli uomini non possa venir pro- Ictto dalla morale. Non parmi vero che la morale abborra dal costringimento e dalla pena : essa o non e, o si confonde coll' ordine assoluto ed ^tcrno, coi voleri del creatore; ma si fatto ortl'.ie se prescrive il bene, vuole del pari punito il male : egli e un principio mora- le, che lo stesso filosofo napoletano riconosce , che il bene me- rita bene e il male merita male. La irrogazione d'altronde dl un male o di una pena al colpevole e un bene, o tu la consider! come rcintegrazione dell' ordine, o la consider! come mezzo di prevenzione contro nuovi delitti. L' uomo e un ente finito e contingcnte, e dalla sua natura non possono trarsi teoriche assolute ed eternej e se dalla natura umana potessero dcdursi diritti e doveri per ruomo, lo stesso €nte sarebbe attivo e passive, sarebbe a se stesso legislatore. La fonte del diritto non pu6 coUocarsi che nell'ordine assoluto, che 8i rivela eziandio dalla natura degli enti finiti ; ma questi enti non danno origine ne alia morale ne alia giustizia, ma servono wlo a palesarla. Avviene dell'inlero dell' umana natura ci6 che ait 11 Tomraasio il quale avvisu piu diritlamenle cli« gli altri a ridurre il diritto a precise formole di- della ragione: dessa e una luce che apre gli eterni vcri, ma nea ne e la creatrice. Ne saprei comprendere come I'ordine assoluto ed eterno, od i voleri del creatore non intendano a proteggere del pari e il bene spirituale e il bene sensibile, il razionale e 1' utile. La co- stituzione umana dimostra che I'uomo e fatto pel bene morale e pel bene sensibile j 1' assoluto, di cui I'uomo e fattura, vuole di conseguenza per 1' uomo cosi I'uno come 1' altro di que' due beni. Non direi adunque in modo assoluto la personalita umana csse- rejlprincipio e il fine del diritto; ma la personalita umaua, sic- come fattura dell' assoluto, palesarne le leggi, e concorrere coi principj della pura ragione a fornire V idea del diritto o della giustizia fra gli uomini. 11 sig, Mancini non parrebbe dover dis- sentire dalla premessa conchiusione, dappoiche egli (alia pag. 35 delle sue lettere al Mamiani, edizione di Napoli) si csprime cosi: » 11 bene sensibile puo cospirare col bene morale, perche abbia- » mo detto innanzi che anche le cose corporee e sensibili pos- »> sono essere una manifestazione del bene morale o assoluto, in >» quanto sieno I'efletto dell' opera di Dio o della retta ragione n umana rivolta, owero libera di rivolgersi alia partecipazione w di tal bene assoluto. Or la natura umana intera e opera di » Dio, ed in essa coesistono il bene morale e sensibile. Di piu n essa natura umana e intera e quindi uguale in ogni uomo, c »> percio ogni uomo ha le stesse facolta morali e sensibili; dal »> che e forza conchiudere che I'uguaglianza naturale fra gli uo- »> mini, e la proporzionata distribuzione del bene sensibile fra » loro tutti cospiri colla volonta dell'essere supremo ed assoluto- « Dunqite la liberta iifualc in tutti gli uomini di seguir la m6- stiute dalla morale, affermo clie il diritto ammette coazione, e che la morale non la consente, ma non entru nell' intrinseco dell' argomento : dappoiche appresso alia definizione per lui data della morale e del diritto, e mestieri salire piu alto e trovar la i-agionc che manifesti gli oggetti nei quali sia con- cesso o tolto di ricorrere alia coazione. 11 Kant, che appartiene del pari al secolo XVIII e al XIX, lasciate le idee di coloro che lo avea- no preceduto, imprese a fondare il diritto sopra principi razionali, sulla natura deiruomo c sull'es- sere rcale della societa umana, e lo disse : il com- plesso delle condizioni per le quali la liberta este- riore di tiitti puo comporsi colla liberta di cia- scuno; definizione che lascia intravvcdcre all'osser- vatore I'idea verace della giustizia fra gli uomini, avvegnache risguardi piutlosto ai modi di cssere della sociale giustizia che alia giustizia in se stessa, present! la sola liberta, non i fini razionali per quali e conccduta, e non dichiari con precisa for- mola il soggetto positive della liberta dell' uomo rispetto airuomo. Krause, che illustro molta parte del presente secolO; deCnendo il diritto, lo affcrma il compreso delle condizioni interne ed estci'ne ris- « rale e la distribuzione del bene sensibile fra essi proporzionala « alle loro facolta e secondo I'ordine morale, o che vale lo stes- « so «'• una manifostazionc sensibile confornie al bene assoluto '», CY guardanti la liberta nccessaria alio sviluppo eJ al compimento del razionale destino dell'uomo e del sociale consorzio. La sentenza di Kant viene cosi dal Krause piii particolareggiata : ma in questa dcfinizio- ue medesima non vicue offerta la nozionc intrinscca del diritto, e nc sono aperte piuttosto le condizioni onde il diritto possa venire esercitato; ne pii^ dirsi inoltre che il diritto sia accuratamente sceverato dalla morale, perclid; vi si acchiudono le condizioni interne dcUa liberta umana, le quali non possono cssere argoraento di relazione fra gli uomini e quin- di ueppure della giustizia. Altri scrittori conside- rano il diritto o come condizione della vita morale, o come sviluppamento di tuttele facolta e tcndenze cbe sono nell'uomo: ma siffatte idee sono viziose, dappoicbe la morale non e il fine diretto e proprio del diritto; e lo sviluppo intero delle facolta e tcn- denze della umana natui'a ne supporrebbe giuridico uno svolgimento illimitato, quando invece debbono avere una rcstrizione nella liberta altrui; e le facol- ta. per se stesse non sono una regola, e nelle tcn- denze della umana natura coesistono le degne di lode e le biasimevoli. II Roraagnosi, avvisaudo al diritto siccome a fa- colta naturale, il diccva: la potesta data all'uomo tanto di agirc scnza ostacolo a norma della legge di natura, qunnto di couseguire da altri cio clie gli sia (lovuto iu forza della legge medesima; dcG- nizione la quale, se mi e lecito il profei'ire giudi- zio intorno le sentenze di tanto giureconsulto, pcc- ca dcllo stesso difetto di quella del Tommasio , non offerendo, come dovrebbe, in precisi termini il subbietto deflnito, giacche, dopo le idee nella sua definizjone contenute, rimane ancora a sapersi che debba intendersi per legge di natura la quale fundi il diritto, e quesla legge d'altronde abbraccia la religione e la morale del pari che la giustizia. Il signor Mancini, per quanto serabra, vorrebbe che la nozione del diritto si avcsse nel sopravvanzo della liberla dell'uomo alia limitazione operata dalla li- berta degli altri uomini. Tu inlravedi in cio 1' idea del diritto; ma quest' idea vuole sviluppo, dappoi- chc dopo la recata definizione puo ancora cercavsi quale sia quel liraite, ed in che consista la liberta limitata che forma il diritto. Ond' c che, lasciando le accennate definizioni e profittando degli element! del vero in ciascuna di esse racchiusi , io direi: o si considera il diritto Jieiruomo che ne e rivestito, ed e una facolla mo- rale e giuridica d' intendcre a tutti i fini razionali deH'uraana natura senza offesa della personal) la altrui, o piuttosto un dovere d' intendei-vi posto in lui dall'ordine naturale: o si considera il diritto ncll'uomo rispclto all'uomo c uei sensi della giusti- evil lia sociale, e parrebbe doversi deCnii-e, la facolla Ji far si che non gli sia coDtrastato il libero intendi- mento a quel fini che abbracciano la conservazio- ne, la intelligenza, la religione, la socialita, I'utile, il processo costantc alia morale e alia fisica perfc- zione, purch^ non si offcnda negli altri la liberta d'intendere ai fini stessi. In cosi fatti termini tu ve- di il subbietto del diritto nelle facolta naturali, le condizioni onde quelle facolta si sviluppino libera- mente, e lo scopo ad un tempo pel quale il diritto e all'uomo conceduto. Se nell'uomo il diritto si sta nello intenderc senza ostacolo ai razionali suoi fini, non puo non essere negli altri uomini il dovere di rispettarlo; ch6 altrimenti il diritto sarebbe vano : e queste idee ne conducono a statuire la verace indole del delitto. Se si stesse ai pratici, vincolali al gius positivo siccome schiavi addetti alia gleba, faremmo consi- stere il delitto in azione od in ommissione contro legge che sia accompagnata da sanzione penale; ma a cosi fatte teoriche non puo rimanersi contento il pensatore filosofo,il quale di tutto che esista vuole indagare la ragione e darnc giudizio secondo i det- tami della etcrna giustizia, non secondo i pensa- xncnti sovcnte strani dei vari legislatori. Uscendo jwrciu dalle scuole c daH'autorita diremo che vi sa- ra delitlo nclla sua piu gcneralc significazione in ogni azione che offenda all'altrui incolumita pcr- sonale, clie impedisca all'uomo di usare I'attivita sua propria al conscguimentodei razionali suoi fini, o che gliene tolga i risultamenti*. Sara quindi il delit- to un'azione volontaria j libera (giacche senza liber- ta non avrebbesi azione uraana) e iiociva altruipcr violazione non del solo dovcre morale, ma della giu- stizia; e i supreini diritti dell' uorao accliiudendosi nella esislenza incolume e libera, nei beni die o r industria o la fortuna gli abbiano procacciato, e, se guardisi alio stato di societa , nella prcscrvazione delle guarentigie che gli danno le sociali istituzio- ni , a tre somme classi potrebbe ridursi ogni ma- niera di dclinqucnze: a quelle che offendono alle persoue: a quelle che offendono ai beni: e alle mi- ste, che, offendendo agli istituti sociali, rainacciano , : li. fit. . * Talvolta e si imponentc c impcrioso il doverc morale che un'azione inimorale sein|)licrmeiite potrebbe levarsi dal legisla- lore a dclitto. Qui la nozionc del delilto e presentata nei ter- mini general! del filosofico suo rigorc. Siccome le Icggi positive possono, in vista dell' utile pubblico, dare diritti ed iraporre doveri non avcnti fondamcnto diretto e proprio nei gius di na- tura, cosi potrebbero anche annoverare fra i dclitti un' azione od un' omissione offensiva alia sola morale. In alcuni codici pc- iiali, a cagione di escmpioj si punisce colui che non abbia dato opera ad irapcdire un delitto grave da altri intraprcso, eve senza suo danno vi si potcssc adopcrare. ,■ - • CIJC Si Ic personc clie le cose ; impcrocchc non avvi isti- tuzione se giusta la quale non debba esserc a tali oggetli indirizzata ; e la societa dove infatti scrvire all'uomo, uon I'lvomo alio stato sociale *. * II dolilto sta neirofiosa airaltrni diritto, ma non ogni of- fesa al diritlo e criminosa, e dee soggiaceie a panizione. Alrnne offcse al diritto aprono I'adilo solfanto all'azionc civile, alcmic alia criminale; cd e di somnia iniportanza 11 chiarire la diffc- rcMza chc intercede fra I'una e I'altra di quelle azioni. Nel sistema di quegli scrittori clie vogliono a regola esclusiva delle sociali biso^ie il principio morale sarebbe difficile 11 rin- venire subbietto di distinzione fra razlone civile e la penale , poiclie nei falti clie danno origlne cosi qU' una corae all' altra aTTiene molte volte almeno la violazione della morale. Nel si- stema al contrario di colore che vogliono si bene il Male morale a costituire U delitto, ma non si stanno contrnti a qiiello solo e vi vogliono uuita 1' offesa al diritlo altrui, e agevole U rinvc- nlre gU elementi della cercata cd indubilabile distinzione. II Kant, intrattenendosi intorno Tazionc civile e 1-a penale, af- ferma, che la violazione della legge civile costituisce un delitto privato, e la infrazione della legge penale un dclltto pubblico; nia il Kant partiva rosi non da principj razionali, che soli volcano consultarsi, ma dalle leggi positivej e d'altronde sottilmente razio- cinando sarebbe disagevolc II diraostrare che per indiretto alme- no la violazione di obbligazlonc quale che siasi non turbl 11 buon ordine delle societa civill, Individuo dalla osservanza eziandio fra i privati costante ed universale della ^ustlzia e della morale. II Rossi disse non doversi guarentire con pimizibnf die ncl suo spirito, e non nclla sua forma materialc) cioc la contrap- »5 posizione dei danni, e corae Dante la chiama il contrappasso, » e la sola assolutamente giusta c razionale j e su qucsto prin- » cipio spcculalivo c logico, non istintivo cd cmpirico,. dcve sor- polilica in alcune conJizioui social! puo toUerare , ma a cui vanamente cerclierebbesi fondamento nelle leggi della natura. Consumata pero I'offesa, I'ag- gredito non avrebbe piu diritto ad offendcre I'ag- ») gere la dottrina del proporzionare le pene a'delitli. Una mag- " giore intensita di malizia ricerca altrettanta maggiore inten- i> sita di pena identica ». II talioue, considerato nel siio spirito, non nella materialitk coUa quale applicavasi in antico presso vari popoli, vuole esatta uguaglianza morale fra delitto e pena; ma I'aguaglianza non e serapre necessaria alia guarenzia del diritto private & pubblico. In luogo della ngualita fra il male del delitto e il male della pena dee porsi un' equa proporzione fra 1' uno e 1' altra, di guisa cbe il delitto maggiore non si punisca come il minore, ed al contrario. La proporzione fra il delitto e la pena debb' essere geometrica, non aritmeticaj che e propria soltanto della giustizia commutativa: la prima, dal Vice, citato dal Mamiani, e delta rettrice, e riguarda il merito ed il dcmerito delle persone; la seconda e detta equatrice. La teorica della rigorosa ugnagliamza fra il male del delitto r il male della pena, non potrebbe derivarsi che dai principj raorali, o dall'ordine assoluto; ma non awi pena, che e sempre Gnita , die vaglia ad uguagliare roffesa all' infinito. Ne I' uomo ne il corpo sociale hanno la missione di vendicare le offese all'ordine naturale, ma hanno il gius soltanto alia propria conservazionCj individua dal processo a perfczionarsi ; e se alia sicurta di que- sto giure basta una punizione di gravita minore del male rccato dal delitto, una pena nella sua gravczza non necessaria e fuori della giustizia. Sono sapienti le osservazioni del professore Man- eini per ditnostrare la ingiustizia del talione guardato in se »te$so c nelle conseguenze che ne verrebbero. CXIV gressore, poiche allora il danno clie gli recasse non sarebbe se non effetto della vendetta. La societa, composta di uomini e voluta da na- tura , non puo difettare di quel gius di conserva- zione che competerebbe all' individuo * considerato *La societa e voluta dall'ordine etcrno delle cose umane: lo provano gl' istinti natural! dell' uomo ; lo provano i suoi fini razionalij che non possono compiersi che ncUo stato sociale: ne persuade la storia tutta quanta dci popoli. Cosl dalla legge asso- luta e suprema che vuole il fine derivano il gius e il dovere di attuare i mezzi che vagliano a guarcntire la naturale e politica aggregazione, e per sequela il potcre della irrogazione delle pene. » Quando si vuole ( cosi il Mamiani ) al diritto umano ap- }y plicare la dottrina eterna ed universale del bene, il consorzio » civile e nell'ordine della realta il primo fatto da cui si parte, e 5> nell'ordine della scicnza c il primo supposto. 11 qual fatto del n vivere sociale incominciato e corretto dalla natura per opera »> dcU'istinto, viene poi innalzalo dalla ragione a grado di do- j> verc, appcna 1' espcrienza ed il raziocinio ci rendono manife- » sto quanto la convivcnza civile sia neccssaria airadempimento » della legge suprema del bene. Da cio s' inferisce che il giure » naturale, inteso nel senso della piu parte de' pubblicisti fio- »> riti nel secolo scorso, rimane smentito cosl dal fatto come dal j> diritto: e naturale invece e da dirsi il diritto civile eziandio » nei suoi sviluppi ultimi artificial! , imperocche ben disse il » Romagnosi, 1' arte bene ordinata essere la natura medesima » operante per mano dell' uomo ». n Quella obbligazione morale die pone la convivenza , pone « altresi il cercare in comune un idoneo concatenamento di »> mezzi al fine. Nc avendo gli uomini sortito quclla economia » maravigliosa d'impulsi jnteriori, onde la natura ha fornito cxv anchc solo; ma questo diritto, supposto lo stato so- ciale, soggiace ad importantissimo cangiamento nol- le sue forme , senza clie pero la sostanza ne sia puato tramutata: imperocclii il gius di usare la forza e di recar male per conservarsi |suppone per r individuo I'atto presente dell'aggressione , e ccssa ove 1' offesa sia cousumata; e il gius penale suppone iu cambio compiuto o teutato con atti di esecuzione il delitto onde la pena venga irrogata. La differenza chc intercede tra il diritto di usare la foraa nell' individuo, supposto lo stato d* isola- mento, c il gius penale ncllo stato di societa, de- riva dalla posizione diversa dell'individuo solitario e del corpo sociale. Nello stato di solitudine , vi- vendo gli uoraini disgiunti gli uni dagli altri e il loro stesso incontrarsi non potendo esscre clic for- tuito, il delitto commcsso non offrircbbc con cer- tezza pericolo cbc venissc dal dclinquente o da al- tri ripctuto; ma per converso nello stato sociale, veduta l' indole dclle umane passioni, il primo de- litto sarebbe subbietto di seduzione a delitti nuovi » parecchi animali, e onde le pccchie, ad csempio, sono condottc «>■ ad opcrare tuttc di concerto con certi ordini c modi per la » comune conservazione ; forza e che la convivenza umana ccr- » cbi col proprio consiglio e con la propria industria la maniera » piu accomodata di far concorrere ciascun suo membro alia ') massima cffcttuazionc ( mi si conccda il vocabolo ) del bene " sociale >?, CXVl se si lasciasse impuuito. La connessioue fra la im- punita (li un delitto commesso e nuovL delitti h verita che non pu6 essere argomento di contro- versia. Nel generale degli uomini tu ne rinvieni di molti in cui le idee religiose e morali non hanno efficacia, travolti o sempre o in date circostanze dalla vio- Icnza delle passioni , i quali non si ritengono dal male che pel timore di un male o pari o maggiore. Lo stesso aumento della vita civile, molliplicando i bisogni e allargando le idee e i desiderj in un coi mezzi di soddisfarli, non a tutti in pari guisa comuni, da alle passioni una violenza non prima conosciuta ed e egli stesso per indiretto cagioue al- ia moltiplicita dei delitti. Un delitto perciu com- messo e impunito incita gli uomini a delitti nuovi;e questa incitazione deriva, come da sua cagione , dal primo delitto : conciossiache se vi lia efGcacia d' in- citazione al bene nei buoni esempi, vi ha del pari un contagio nelle azioni malvagie che corrompe e contamina il corpo sociale. L^esperienza ammaestra che i delitti abbondarono ove o non furono leggi penali, o le pene furono di soverchio miti, o dove i magistrati non usarono la necessaria severita nei loro giudizi, o 1' azione loro fa impedita da pub- blici sconvolgimenti. Confinato il gius della conser- vazione sociale al solo raomcnto dcU'altcntato, sen- i CXTH la il giu5 di pcna Jopo chc sia consumato, la so- cieta perirebbe senza riparo. Si variano dunque in immenso gli effetli del delitlo commcsso nelio stato di solitudine e gli ef- fctti dello stesso delitto nello stato di societa: con- ciossiache laddove il delitto nello stato di solitudi- ne si liniita al male da esso recato, il delitto nel- lo stato di socicla produce altro male, rincitazionc indubitata a nuovi delitti. L'inglese Bentliam, nella sua opera intorno la legislazione ( i cui priucipj essenziali vcnnero per noi refutati, siccome quelli . che posano suUe sole teoriclie dei piaceri e dei do- lori) denomina il male effettivamente recato dal delinquente male di primo ordine, e male di sc- condo ordine 1' incitamento a nuovi delitti. Potrebbesi dubitare che il delinquente non ab- bia a rispondcre del danno clie il mal esempio del suo delitto produce, o die la societa non abbia di- ritto, per evitare qucsto danno, d' infliggergli un mtile nei termini del necessario * ? * Si e delto che la socielii ha il gius di pena, non Tindividuo; e la ragione nc e chiara. La punizione non risguarda la giiaren- tigia di alcun individuo in particolare, ma quella del corpo so- ciale, e alia societa sola spetta il diritto di recare giiidizio suUc misure neccssarie alia sua conservazione, e la giustizia del giudi- zio penale e piii assecurata ove la societa e non Tindividuo irro- ghi le pene. II Mamiani espriine in cinque considerazioni i ino- tivipe'quali dee dirsi all" individuo incoinpelenle il gins di pena. cxvm L'uomo non si dec solamenle imputarc dciralto primoch'egli commetta, nia doUe conseguenze ezian- M II private non puo esercitare la giustizia penalc : i. Per- )) che non possiede tanta potenza coercitiva, quanta ne fa me- »> stieri , onde il reo rimanga impcdito affatto dell' esercizio » della propria. Ognun sa che la pena inflilta da particolare a » particolare trasformerebbesi in lotta feroce e in seri€ intermi- »> nabile di vendette n. » 2. 11 private difetta dclla piii parte dc' mezzi che sono ri- J5 chiesti a garentire la rettitudine del giudizio, circa lo scopri- » mentOj 1' esame e la prova esatta cosi del reato come del reo, « senza le quail tre parti non v' ha intcgrita possibile di giii- jj dicio ». >5 3. Molti privati non possono rcputare se stessi affatto in- n nocenti a frontc della Icgge, c tutti sono in condizione ca- » duca e peccabile verso di lei. Or come prenderanno essi a pu- » nire in altrui quello che in se medesimi dovrcbbero innanzi >j punire, o ad amministrare in lor nome qucUa giustizia che 5) potrebbe il di. poi cadere sul capo loro ; o come, offcsi da in- » fcrmita morali e da passioni violente, oseranno assnmerc Fau- « toriia sacra di giudice ? e d' altra parte, in che guisa il reo 3» potra sentirsi umiliato e soggetto dinanzi a loro ? pero Cristo 53 ammutoli i Farisei con quelle divine parole: Colui di voi fhe 3j e senza pcccato scagli la prima pictra ». »> Solo la societa considcrata nella sua persona morale e in- » noccnte ed integra, e scevra di umiliazione c di affclti disor- « dinati; perche mai non sono imputabili a lei i trascorsi e Ic M infcrmita morali degli individui: a lei quindi s'apparticne il » giudicare le azioni, e per lei a coloro che in fatto o in di- « ritto la rappresentano «>. ?! 4- £ natural cosa che coloro i quali presiedono al governo )j diU.i soriela cd alia conscrvazione dcH'ordinc, portin giudizio CXIX dio di quell'atto previsibili e necessarie: alia mo- rale responsabilita non sottraggonsi che gli effetti delle azioni che sieno puramente accidental! o clie si debbano dire sfuggite alia umana previdenza. Ma sequela certa dei delitti , guardato alle condizioni del sociale consorzio, si ^ la loro ripetizione, ove i delitti consumati si lascino impuuiti. Taluno , dice il Romagnosi , mi impedisce ingiustamente r uscita da una casa che minaccia rovina : quan- tunque la rovina e la morte die mi sovrastano non sieno direttamente cd unicamente cagionate da lui, perclie precisamente egli non fa clie trattenei*mi cd » delle infrazioni dell' ordine slesso. D' altra parte, eglino soli »> possono misurame con giustezza la gravita e i rimedi, la con- »> venienza e 1' utilita , eJ eglino solo hanno facolta o mode di » far notoria la malizia di taluni alii che non a tulle le coscienze » sembra evidente; nella qual facolta appunto si fonda i'opinione » di quei giuristi che proclamano la necessita di una legge po- I) sitiva penale »». n 5. La forza che la convivenza umana per 1' ufficio dei suoi i> capi adopera nel reo e forza razionale e buona, e rappresen- » tatrice della forza razionale e providente di Dio, e a lei s' in- » china ossequioso ciascun individuo, come razionalmente infe- M riore e subordinato a tutlo il corpo sociale. Dicasi il simile » intorno alia maesta e all'autorila del giudizio e della senten- » za. Ora tal maggioranza morale manca di necessita a ciascun " privato, in quanto privato, e non puo giacere sc non nci prc- n sidi rappresentanti del corpo sociale, investiti per tal guisa 3j d'una specie di sacerdozio »>. ' offende la sola mia libcrta, pure la ncccssita di uc- ] ciJerlo o almeno di abbatterlo onde sotlrarmi al- I'essere schiacciato sara un vero e naturale effelto deir ingiusta offesa ch' egli mi reca; dunque, cgli conchiude, allorche chiedesi del diritto di offendere alio scopo di conservarsi , non deesi soltanto csa- minare qual male rechino o possano recare le sole forze deU'ingiuriante, ma deesi indagare se cgli col- r offesa o isolata o combinata colle circostanze ponga r ingiuriato nella neecssita di nuoccrgli per conservarsi. Si convien dire pertanto cbc uello sta- to sociale clii commettc uu del it to e al tempo stesso e delinquente e attentatore: delinquenle ri- spctto all'azione consumata , e attentatore perclie causa morale indubitata di nuovi delitti. Air individuo al quale compete il gius di cou- servazione e di rccar male per respingere 1' ingiusta aggressione, compcferebbe del pari il diritto di pre- venzione, se fosse da to d' intra vvederc con certezza un male futuro cbe fosse per essere certo effelto di alti gia inti'aprcsi e presentasse con cssi una indi- visibile connessione; e quello stesso diritto non puo essere contrastato al corpo sociale, cui 6 inerente il diritto di conservarsi in egual modo clic a pcrsone particolari. Sopra il diritto di prevcnzione si fonda il gius dclla guerra cbe e delta offcnsiva tra le nazioni, e cbe i tratlatori del diritto dcUe genii CX7EI (lunostraiio non dovcr esserc , ove sia glusla , che (lifensiva, intenJente cioe a ripulsare I'aggressioue presente e a prevenire 1' aggress ion e futura la cui morale certezza sia dalle circostanzc appalesala. La cagione pero clie autorizza il diritto peuale pel delitto commcsso non e altrimenti I'azione ina- teriale da sola , comecche noeiva , la quale si sia consumata, ma la pravila morale combinata col- I'azionc ingiusta del delinqucnte: poiclic il delitto ba due parti, VobbieltivOj o la offcsa al diritto in se esaminata, e il subhiettwo j o la pravita della intenzionc; ne puo mai avvenire clie si condanni un'azione solo obbicttivamcnte criminosa la quale si comnietta da ua pazzo o da uu imbecille *. La morale cntra essenzialmente nell'idea del delit- to e nc e il precipuo elemento : dappoiche non puu accadere giammai cbe I'uomo offra subbietto a pe- nase I'azione di lui, oltre all'offendere la morale, non sia volontaria , e dee perciu egli conoscere il diritto a cui otYende, o dee almeno averne preve- dute o dovuto prevederc le conscguenze: c se la colpa deir uomo non concorra, I'azione, quale che * Se la ragione che giustifica la pena rispetto al delitto con- suniato e la pravita dell' agente congiunta all' azione offcnsiva al diritto, come una tale pravita di animo congiunta alia cer- tezza del future danno non dovrii offerire soggctlo di pcna giu- ridira? II d(ulla chiax'O, io mi pciiso, clie a costituire il dclitto c far luogo al gius cssa che il grado della pravita dciranimo che condusse al delitto dcbba sempre concorrere in delilti somiglianti , e non solo nel colpevole, ma negli altri che la impunita farebbe delinquenli ; quando invece variano in imnienso le condizioni deU'animo nello strsso dclinquentCj e non possono supporsi in tulti uguaii le in- cilazioni al delitto, e Ic pcne debbono fondarsi sui rigiiardi al- Tuniversale: parrebbe da questa teorica che Fanima umana fosse passiva, c che, colloeata fra il bene del delitto e il danno della pena, la bilancia pcnder dovesse e sempre pel male minore. Ma 1' idea che il delinqucnte prima di determinarsi alia colpa isti- tuisca un riscontro tra 1' utile che puo rccargU il delitto, e il male della pena che puo seguitarne c \ana supposizione. La vio- lenza dcUe passioni esclude spesso ogni calcolo, e la speranza della impunita e quasi sempre 1' incitamento potissimo alle de- linquenze. II principio del Rossi non e razionale , ma cmpirico ; c dal- I'inlimo senso, per serie di cagioni affatto eslrinseche alia qua- lita del delitto, il legislatore puo csscre condoito ad usaie seve- ritii o mitezza di pena sciiza proporzione ne colla pravita del colpcvole, ne colla gravezza del danno sociale. Vi hanno si bene nel senso iutimo vcrita indubitabili ; ma vi sono in modo oscu- ro , e quasi in viluppo bisognevole di svolgimento : i deltati del comun senso vogliono essere prccisati e chiariti, e dalla filosofia alzati a teoriche razionali : sono cssi frulto d' altronde della pura ragione, e vogliono raffrontarsi coi fatti offerti dalla sperienza. La teorica del Maniiani, fondata ucl solo principio morale, e diinostrata insussislente per quanlo venne ossenato nella mia an- lecrdcnte memoria, e suppone che un male fisico proceda sempre da alio imniorale la cui gravila sia in proporzione colla pravita CXXY punitivo debbono avvcrarsi due condizioni : la pri- ma, cLe I'agente sia moralmente colpevole in mo- do che possa a lui applicarsi la teoria cLe il ma- le merita male: la seconda, che Tazione da punire sia uociva aH'individuo od al corpo sociale per r offesa al gius di conservazione , clie si rifonde ueU'ordine assoluto che vuol salvi i Gui dcgli enll razionali, Ond' e che la teoi'ica richicdente nel- I'azione suscettiva di pena il concorso deU'elcmento morale, e del sensibile o dell' utile parrebbe con- forme ai principj prestabiliti; ma 1' idea dell'utile e vaga e indeterrainata e vorrebbe levarsi a formola precisa e filosoGca. L' utile preso in senso assoluto potr^bbe condurre a sequele erronee, e potrebbe compenetrare il priucipio giuridico col principio morale, che vuole non pure si astenga dal male ma si faccia il bene. 11 Romagnosi e i scguaci del- la sua scuola uniOcarono il gius punitivo col gius deiragente, laddove, come osserva il Mancini, v' ha delitli di lieve danno procedenti da malvagita estrema, e delitti di danno grave che sono originati da colpa lieve. E vero di regola generale che il mal morale produce tristezza^ come dice il Pallavicino , ma non e vero che i tristi effetti del delitto rispondano sempre al pravo animo del delinquente. Ond' e che parmi vincerla sulle altre la teorica del Manrini, che la pena debba graduarsi sui due elementi della colpa mo- rale e del danno rccato, senza che mai possa la pena cccedcie il danno rffettivo. <\i conscrvazione o di difesa ; c per coiiosccrc se il gius di difesa prcscnti 1* idea giuridica del gins di pena come cffetto dell' ordine morale assoluto, cgli e mcstieri disUngucrc la formola adottata dal citato scritlore dalle teoriclie clie parrebbero scrvirc ad essa di fondamento; conciossiaclie la teoi'ica raessa in- nanzi da un pciisatore pu6 essere infatli giustissima, ma fallcvole ed crroneo puo essere il sommo princi- pio da cui vogliasi derivata. II filosofo piacentino mctlcva a fondamento del gius punilivo, ch'egli , sti'inse nell' idea della difesa , la sociale necessita che si allargava a tale da giustificare con essa eziandio il sagriGcio di un innocente; e cio dimo- stra die la necessita intesa dal citato scrittore era matcrialc, non i-azionale e giuridica. Togli alia for- mola della difesa I'accennato fondamento, c vi sur- roga r ordine assoluto cd cterno dcdotto dalle idee della pura ragione combinatc colla costituzione de- gli cnli, e tu avrai appurato e renduto filosofico il sistcma di Romagnosi. II gius penale infatti, o il diritlo di rccar male all'autore di un dclitto uei confini del bisogno per cvitare delitti nuovi, nou^clie un modo di essere del gius di conscrvazione o di difesa chfc all' individuo competcrcbbe nello stato di isolamento , c die gli compete eziandio ncllo stale sociale ove gli man- clii la pubblica protczionc. Non e che il gius di conservazione o difesa, perch^, se si consult! la co- scienza dell' uomo, noa vi rinvieni elemento da cui trarsi che I'uomo sia viadice del gius naturale; non vi rinvieni il diritto di offendersi, onde me- diante un patto il si potesse trasmettere alia pub- blica autorita; non vi rinvieni quello dell'utile, onde altri si possa a se stesso sagriflcare, che vi con trad- dice il senso ingenito della uguaglianza; e non vi trovi clie quello solo della conservazione sufGciente a giustificare il diritto di pena: ed e anclie per questo solo contro ragione il ricorrere ad altri prin- cipi , poiche 1' origine di qualunque diritto, ove sia vera, non puu essere clie unica e necessaria. Non e cbe il gius di conservazione, e perche il punire per qucsto solo clie abbiasi peccato non sarebbc clie vendetta, e se il vendicarsi e immorale nell' indivi- duo non puo non esserlo ncl sociale consorzio; e per- che non puo nella societa composta di uomini tro- varsi diritto che nei singuli non esista almcno in germe , e lo stalo sociale non puo sostanzial- mente cangiarlo, ma mutarne soltanto il modo del- la applicazione. La e perci6 una teorica dimostrata, ed ampia, e feconda quella del gius di difesa. Ed a dimostrare come il gius penale , che sta nel diritto di rccar male per guarcatirsi da future offcsc, sia lo stesso gius di difesa, concorre che tutte le regole che la oxvm umanita c la giustizia vogliono usatc ncU'cscrcizio del diritto punitivo si combinano, se tu ben con- sideri, coU'idea dclla difesa a grado da pavcrne lo- gichc dcduzioni. Se il gius punilivo non sia iufatlL che rcsercizio della difesa alia societa conipetente contro I'effetto moi'ale prodotto dal delitto commesso, da cui ver- rebbero, senza la pcna, niiovi delitti, cgli e cliiaro non potersi punire cbe le azioni, non i pensieri , tranne il caso in cui la loro manifeslazione cou pravo inteudimento offenda al diritto private o pubblico: non essere un' azionc suscettiva di pena per questo solo clie offenda alia morale o alia re- ligione, senza danneggiamento all'altrui diritto: azione quale cbe siasi, avvegnaclie al diritto of- fensiva, non soggiacere a pena se non consti nioral- mcnte imputabile, percbe un atto cbe non pro- rcda dalla cognizione e dalla volonta libera del- r agente non genera scandalo no pericolo di nuovi delitti: doversi nelle pene, comeccbi s' abbiano a commisurare colla gravita del diritto offcso, consi- dcrare precipuamcnte alia maggiore o minora pra- vila dell'animo del delinqucnte , cd altra dover es- sere pcrcio la punizione del delitto puramenle ten- tato , altra quclla del delitto consumato , altra quella dell' agente principale , altra quclla del complice, e ncllo stcsso attentate c nella com- CXXJX plicita (loversi la pena graduarc secondo clie I'at- tentatore o il complice siasi piu o tneno avvi- cinato alia consumazione del delitto : non offerirsi dalle pene o non necessaric in senso assoluto, o noa necessarie nella qualita e nel grado , esercizio di diritto, ma abuso riprovevolc di potere , dovendo le pene, onde sieno giuste, essere volte a cansare il danno sociale: volersi misurate le pene nella gra- vezza alia sensivita generale , non alia esaltazio- ne cui soggiaciono alcune anime fuovi dell' ordinc naturale, giacche tovna impossibile evitare tutli i delitli e non e utile tentare l' impossibile, e doversi pur anco soggettare a sole conseguenze civili le azioni offensive al diritto nella cui punizione il danno fosse per essere superiore all'ulile: lo scopo delle pene, come mezzi a difcsa, essendo di creare nel cuore umano un ostaeolo agl'incentivi clie spin- gono tal fiata al delitto, e accliiudendosi tale osta- eolo in una morale impressione che puu variare giusla i tempi, i climi, i gradi della vita civile, un sistema di pene giusto presso una nazione po- ter essere per altra ingiusto e poter mutare di na- tura per la nazione stessa a seconda delle varie condizioni della sua vita: non poter le pene giu^ stamente irrogarsi sc prima non sieno dalla legge minacciate e recate effettivamente a conoscenza universale, perche potrebbe la minaccia anche sola 9 exxx rimuovere dal delitto : noa potersi la pena dire a rigore giusta se noa dove la societa abbia attuate le istituzioni moltiplici valevoli a preveniie i de- litti nelle cagioni che li producono: il delinquente, tranne la pena cui sia assoggettato, non perdere nh la qualita di uomo ne quella di membro del sociale consorzio, e quindi, anche durante la pena, aver egli diritto ad umano e civile proteggimeuto *. * Nella trattazione del gius punitivo e importantissimo 1' in- dagare in quali limiti voglia essere circoscritto. In questa disamina mi seinbrano sapienti le idee del prof. Mancini. Egli dice che i limiti dell' azione punitiva riguardano le azioni che la societa non dee punire, e la natura e quantita delle pene. j> Nel primo riguardo la societa non ha facolta di punire M I. il male puramente morale, mancante di ogni manifestazio- j> ne di effetto sensibile 5 2. il male puramente sensibile , non j> accompagnato dalla intenzione morale, cioe dalla intelligenza »» e dalla liberta; 3. ogni infrazione di legge che non si effettui » coir uso della forza individuale, morale o fisicaj 4- cio che sia » bene morale e sensibile ad un tempo; 5. le azioni ne utili, » ne nocive, e per conseguenza nemmeno quelle di dubbia e » variabile estimazione «. Ai quali casi di eccezione per 1' azione punitiva parrebbemi poterscne aggiugnere un altro, e sarebbe: non potersi punire un male morale e sensibile, dove la pena potesse produrre piii inconvenienti che il lasciare il delitto irapunito. Nel secondo riguardo cadente sulla qualita e quantita della pena egli osserva, non potersi ingiungere come pena un atto immorale e ad un tempo ingiusto, od anco un' azione semplice- mcnle immorale : non potersi irrogare pena che tolga o re- stringa airuomo la libcrta inviolabile di scguire il bene morale: Tutte si fatte massime soao di tale evidenza che in esse accordatamente convengono tutti i sapienti, clie tutti i legislatori intendono piu o meno a vol- essere ingiusta una pena che per intero distrugga la persona- lita umana^ perche, egli dice, il principio e lo scopo del diritto hanno in quella il loro fondamento, e il diritto esiste per Tuomo non I'uomo pel diritto j ed e contro ragione che lo scopo si muti in mezzo. Da quest' ultima limitazione apposta dal signor Mancini al gius punitivo verrebbe tolto alia societa il diritto ad infliggere la pena di mortc; ma se ncl fatto questa pena fosse neccssaria al- ia incolumita sociale non si saprebbe vedere, come la morte del- I'ingiusto aggressore, giuridica ncH'individuo aggrcdito, non do- vesse esser tale se irrogata dal sociale consorzio. La quistione del- la pena di morte non parmi questione di scienza , ma di sem- plice fatto, s' ella cioe sia necessaria. E parmi poi troppo estesa la massima dcU' accennato scrittore che i beni che non sono nn prodotto dell'attivita deiruomo non possono perdersi pel delitto. Di questa maniera neppure la pri- gionia potrebbe dirsi legittima, perche il bene della libertk non e un bene acquisito , ma una naturale prerogativa dell' umana specie. Ne parrebbemi che potesse dirsi che la liberta sociale possa perdersi colla prigionia, perche sia dessa un diritto acqui- sito, a differenza della liberta morale, dappoiche amcndue si fatte liberta, se pu6 farsi tra esse distinzione, sono all' uomo con- naturali. I caratteri generali delle pene, aggiunge saviamente il citato Mancini, vogliono cssere, per 1' elemento morale che dee sempre accompagnarne la sanzione, personali, divisibili, morali; e pel principio della utilita, debbono esscre preventive o esemplari , correggitrici, riparabili o remissibili. gerle in alto coU' indurre nei loro coJici raziouali riformagioni, clie conquistano il convincimento del pensatore e tranquillano a un tempo la coscienza deH'uomo probo : e sono elle sequele logiche della teorica del gius di conservazione o della difesa as- sunta a norma del gius penale : e in qucsto si sta appunto la indiretta, raa vittoriosa dimostrazione della retlitudine delle dottriiie italiane. La migliore infatti delle riprove a cui possa una teorica assog- gcttarsi e di considerarla non pure in se stessa, ma in tutte le sue logiche conseguenze : se un princi- pio 6 vero non puo venirne I'assurdo: se e falso non possono in ultima analisi derivarne clie risul- tamenti disastrosi. Di questa guisa alcuni filosofici dotlrinamenti ressero al tempo, e, abbracciati nclle scuole in cui ebbero origine, si tennero fermi nelle scuole successive, ma poscia caddcro, perclie Ic con- seguenze che ne procedettero condussero a tali estrc- nii clie le menli so ne ritrassero, essendosi conosciuta I'eiToneita dei principj da cui si erano derivati. Di questa guisa il sensismo, indotto da Loiic, allargato da Condillac e offerto sotto le apparenze piu sedu- centi del vero, cadde ai tempi nostri, quando di quel fallacc sistema, da cui veniva I'uonio diraozzato, si videro i risultati nella morale, nella religione, nel- la politica, nello sconvolgimento si delle privat* famiglie clie delle nazioni. CXIXlU N^ solameate I'idea della difesa, diretta a togliers la incitazione morale a delitti generata dal delin- quente, si accorda colle razionali teoriche delle pene, ma con essa, guardalo alia posizione spcciale della so- cieta politica, sicombinanoeziandio le norma infalli- bili ad ordinare le crimiuali processure. La societa, punendo, esercita atto di giustizia puramente con- servativo contro clii abbia violato il diritto con co- gnizione e volonta di violarlo: ma essa non e nella condizione dell'individuo aggredito, cui lo spavento dell'aggressione e il bisogno di xisare immediata- mente la forza a respiugere 1' aggrcssore non lascia- no luogo alia scelta fra mezzo e mezzo, fra modo e modo di guarenlirsi : essa mediante i magistrati, rivestita della pubblica forza, dee procedere tran- quilla, non lenta, cbe la prontezza della punizione congiunge nelle menti V idea della pena a quella del delitto; ma, non tratta a precipitarc il giudi- zio, deve offerire T imagine, per quanto sia date agli uomini, dell'eterna giustizia. Ond' e clie per la giustizia della irrogazione di pena qualsiasi devono i modi della istruzione del processo e del giudizio essere tali clie se offrano alia societa clie esercita il diritto punitivo tutta I'ampiezza a raccogliere le prove del delitto, concedano la stessa arapiezza alia difesa dell' imputato: e senza ampia c libera discussione come potrebbcsi dire accertato il fatto cxxxir criminoso, come accertali la pravita dell' in tend i- mento e i vari suoi gradi? La facolta data ai giu- dici di irrogare pane straordinarie nei casi in cui la pienezza della prova non si fosse potiita conse- guire, e la massima un di ricevuta nel foro che nei delitti piu atroci fossero sufficienti alia con- danna la congliietture piu lievi, e fosse nel potere del giudice il trascendere le regole del diritto , erano assurdi derivanti dalla ignoranza e dalla bar- baric che si doveano proscrivere dai codici, venuta la razionale filosofia a dominare ogni ramo di sa- pere. Un sistema bene concetto di forme giudiziali e la guarentigia piu efficace si della puuizione del de- litto come della salvezza dell'innocente; e tali forme non vogliono essere che il complesso dei principj logici intorno le prove, c intorno il modo onde raccoglierle e scandagliarne il valore. In cosi fat- to argomento e tolto ogni arbitrio al legislatore ; dappoiche potrebbe egli bensi nell' intendimento deir utile pubblico imporre doveri ed atlribuire dirittij ma intorno le prove egli e vincolato al ri- sultamento dei fatti e delle loro relazioni: e per6 il Beccaria affermava sapientcmcnte, essere assurda e pessima quella legge che dica alia logica tu devi essere schiava. Uno scrittore dei nostri tempi pro- nuncio I'errore che le forme di processura debbono informarsi dalle varie specie dei govern! politici > ma s' egli e giusto fino a certa misura 1' asserire che le leggi civili, le politiche e le criminali, quanto alle pene , debbano soggiacere a rautamenti giusta la varia condizione dei popoli, cio non regge rispet- to alle norme di processura; imperocch^ i principj logici intorno alle prove sono per ogui dove gli stessi, ne la natura ha indotto pel vero criteri di- versi a norma dei climi, dei gradi della vita civile, delle forme delle politiclie istituzioni. Nelle leggi intorno alle prove dei fatti non puo essere che la bonta o V ingiustizia assoluta, e la bonta relativa non entra che negli altri oggetti della legisla- zione. L'origine del diritto penale si vide dal Beccaria nel gius di conservazione quando nella immortale sua opera intorno le pene affermo, non potersi de- rivare il delitto che dal danno sociale *, e il gius di pena riferirsi tutto alio scopo della salvezza del diritto privato e pubblico; e quando nel ca- pitolo della pena capitale disse, che il punire di morte era un muoversi guerra dalla societa al de- linquente ; e uso il filosofo milanese 1' idea della guerra a significare il gius punitive, perche la guer- * In altra memoria pero verra posto in luce come fosse di- fettiva la teorica del Beccaria clie dal solo danno sociale , non combinato colla prara intenzione del colpevolCj volea roisuraU la grarita del delitto. ra non si puo mai volgere, ove sia giusta, che od a respingere od a prevenire un'offesa al cliritto; e queste idee di gius pubblico erano a' suoi tempi recale in piena luce. Egli ^ dunque dcttato da legge- rezza 5 per non dir piu severo, il giudizio che si xeca dal Lerminier intorno 1' illustre nostro con- cittadino: die la trattazione dei delitti e delle penc non e un libro scientiGco, nia un' accalorata decla- mazione la quale soddisfece alia giusta effervescenza dell'eta sua:... eh' egli amava la uraanita, ma clie intieramente ignorava la fllosofia e la storia... Egli stesso, aggiugne il citato scrittore, ebbe meraviglia del successo della sua opci-a, ed ebbe piu la co- scienza de' suoi retti intendimcnli clie del suo gc- nio , poiche si tenne dallo scrivere oltre circa le leggi, e, tranne alcuni saggi intorno I'economia po- litica, osservo profondo silenzio fino alia morte. 11 Beccaria fu il primo che dettasse opera intorno Ic pene anipia ed estcsa per Ic teoriche che vi cspres- sc: le trattazioni veramente gravi intorno al dirit- to vennero dopo di lui , e avvegnache in molta parte gli scrittori a lui succeduti muovessero d'al- tri principj, pui'e Ic pratiche conclusioni restarono fcrme com' egli le aveva stabilile; e 1' idea della difesa fu da lui intravvedula col cenno della guerra, germe ampio c fecoudo alle meditazioni dei pensa- tori , e clie , svolto nc' suoi principj c nellc sue CIXXVII consegueuze , noi veggiamo levato a formola logica e luminosa dal Romagnosi '. Egli e perciii titolo di gloria non peritura per la nostra patria comune 1' essere in lei sorta una * Non parmi potersi contendere die il gius punitive, adden- trandoci nell' intimo delle cose, si risolva nel gius di difesa del- la societa contro il pericolo di delitti futuri generate dal delin- quente cen aziene immorale e offensiva al diritte o private o pubblice. Volete che il gius penale si fondi sulla sola azione comtnessa, scnza riguardo alle sue conseguenze ? Voi assumete a fondamento il solo principio morale o I'assoluta giustizia, e que- st© sistema non regge razionalmente , come si e giii diniostralo. Sarebbe assurdo che si punisse solaraentc perclie si abbia pec- cato, se il peccalo commesso non dessc a tcmere delitti iiuovi, poiche in tal maniera non si saprebbe distinguere la giustizia punitiva dalla vendetta. Nemo pritdens punit^ dice un savio dcl- ranlichita, quia peccatum est, sed ne pcccetur. Volete che al male cemmesso si congiunga lo scope della prevenzione, e dclla uti- lita sociale, in guisa che senza di esse la irrogazione dclla pena nen sia giuridica? II diritto penale nen e che un mode di essere del gius di conservaziene ; ma gli atti preservativi da futuri dan- ni, ne' termini del necessario , sono atti di difesa. Se non vi piace usare la formola della difesa usate quella del gius di conservazione , il risultate sara senipre uguale, perche s' intcn- dera semprc colla punizione a guarentire la pcrsonalita uma- na ne' moltiplici suei diritti dclla incolumitu della vita, dclla sjcurezza de' beni acquisiti o per industria o per fortuoa, c de- gl' islituti civili e politicijche aH'ultimo nen sono che mezzi di protezione delle persone e de'beni. II gius della forza puo usarsi a ribattere o prevenire il male, non a costringerc che si faccia il bene; c quindi non puo essere che atto conserrativo e difensiTO. scuola, nella quale si rinvengono i foadamenti ai principj del gius punitivo neU'ordine assoluto c invariabile combinato colla natura deU'uomo e del- la societa, e 1' avere statuita nell' idea della difesa una teorica colla quale consuonano tutte le norma di una savia criminale legislazione. Ma negli ultimi anni e sorto uno scrittore di Lei- la fama* a combattere le teoriche qui insegnate, il quale vorrebbe far credere che la dottrina della di- fesa applicata al diritto penale vada a confondersi col sistema del pure utile, e sia una derivazione della sensuale filosofia ; c alia difesa amerebbe egli sostituito il sistema della sola giustizia assoluta , per cui chi fa male debba aver male: teorica che potrebbc per avventura confondersi con quella del- la morale pura, contro alia quale si e detto di sopra. Se la censura che il signer Rossi appone di sensua- lismo alle teoriche penali di molti italiani fosse fon- data, si avrebbe lo strano fcnomeno, che in Italia si fossero nelle materie penali applicati principj che noa regnarono mai nelle sue scuole. Gli scrittori infatti che in Italia si alzarono a fama e posero il loro ingegno intorno a studi filosofici, tranne po- che eccezioni momentanee e fuggevoli, si videro sor- ■ r* Pellegriiio Rossi. Droit penal. •, relti mai sempre da uno spirilo ecclelico, e le loro dottrine si fondarono e suU' ordine assoluto e sul- I'intero dell'umana natura: e come sarebbe addire- nuto cbe le sole dottriae intorno al gius punitivo si fossero tratte dal sensualismo ? e die quelle dot- trine si fossero radicate ed estese nella loro essenza ed air universale a grado da formare una scuola la cui perdurano da oltre un mezzo secolo ? Si intro- misero, gli e vero, nelle dottrine penali alcune idee della filosofiacheavea conquistato le menti di molti nel secolo XVIII; ma non vi furono predominant!, e le ultime conclusioni uscirono razionali. 11 sensualismo, lo abbiamo gia vcduto, vuole fat- to calcolo, per la irrogazione delle pene, del solo utile ristretto a conseguii'e piaceri cd a cansare dolori; e nella scuola italiana s' insegn6 sempre esservi principj superiori alia sensivita umana dai quali la giustizia penale deve informarsi: dissero bensi gli scrittori italiani essere scope ultimo del- le peue I'evitare il danno privato e pubblico, on- de il gius punitivo fu detto sostanzialmente gius di difesa; ma dissero ad un tempo che nessuna pena h consentita dalla giustizia se non prcsup- posto un atto moralmente ingiusto uel delinquen- te, e la immoralita e la ingiustizia dover essere calcolate sulla cognizione, sulla volonta, sulla pre- Tidcnza delle sequela dell' atto criminoso; ed ag- giunsero pur anco nou esservi vero danno politico che in ragione della volonta malvagia dell' uomo giacche ncn (i il fatto materiale che reclii il male di secondo ordine , per usare 1' acconcio linguaggio del Bcntham, ma la sola malvagita deiranimo del delinquente. La scuola dei sensi intoruo le pene, spinla alle sue logiclie conseguenze, avvisa all' uomo come ad un mezzo e ad uuo strumcnto dell'utile del mag- gior numero: e nelle scuole ilaliane all'opposto e considerata essenzialmente la natura morale del- I'uomo, e la giuslizia e il cardine intoruo a cui si aggira ogni doltrina del gius peuale : e sui gradi della pi^avita dell'animo vuolsi calcolato il piu o il meno della gravita del delitto; onde venne clie fu posta differenza in Italia prima che al trove Ira il delitto tentato ed il consumato, fra Tagente prin- cipale ed il complice, e che nell' attentato si di- stinsero i gi'adi piii o meno vicini al delitto, e fra i complici qnelli si dissero piu o meno colpe- voli che sieno piii da loutano o piu da vicino con- corsi alia consumazione del delitto. II signor Rossi aborre, come ho delto, dalla teo- rica della difesa, ed a fondamento del gius penale vorrebbe surrogata I'idea della giustizia assoluta: egli non consente che la societa nel punire si difen- da, come insegnasi nella scuola del Romagnosi, ma exLi afterma applicare essa la divina giustizia, assogget- tando il delinquente ad espiazione del male com- messo. L'illustre scrittore, rifuggendo dalle seque- la dellc dotlrine del sensi, clie invilivano 1' uo- ruo riducendolo a semplice mezzo onde cogliere i fini social! , si condusse all' estrcmo opposto , alio spiritualismo ed alle idee di Kant, pe'cui principj nella sola giustizia assoluta sla il gius di pena, che e un ordine della ragione pel quale sarebbe assurdo che r omicida noa veaisse condannato nel capo; ma noa si avvide cbe nella scuola italiana domi- nano le teoriche della giustizia, e clie ne'suoi ter- mini soltanto si vuole avvisato all' utile sociale nelle punizioni. Avvi bensi (e chi noa consentirebbe col signer Rossi? ) un ordine che regge il mondo morale noa altrimenti che avvi un ordine il quale domina il mondo fisico; e quell'ordine coincide colla giustizia: ma la giustizia assoluta non e nel suo intero del- I'uomo, ma solamente di Dio. Se si assumessero i principj di quella giustizia come regola dei dirilli dell'uomo, si farebbe risorgere o il sistema teocra- I tico dei tempi antichi e del medio evo, o il siste- ma di Loke e di Filangeri, che faceano vindice cia- scun uonio in senso assoluto delle violazioni del- r ordine uaturale ; e siccome la giustizia assoluta non puo dislinguersi dalla morale, il gius punitivo si dovrebbe esercitare dalla societa contro ogni at- to immorale, sebbene inoffensivo al dirilto privato e pubblico. II gius di pena , siccome ogni altro diritto del- I'umano consorzio, non piio derivarsi die dalle idee della eterna giustizia ; lo accordiamo: ma I'uomo e la societa hanno diritto di volere I'intera ed as- soluta applicazione di quelle idee? La questione da sciogliere nella disamina dell* origine e della natura del gius punitive, non e altrimenti se siavi ua ordine di giustizia eterno iramutabile, onde il male debba col male retribuirsi e il bene col be- ne, ma ella in cambio consiste tutto in conoscere fino a qual pun to possa Tuomo profittare di quel- la giustizia, e fino a quale misura possa egli vo- lerne colla forza Teseguiraento. Ora non trovandosi nei fatli cbe ne rivela la umana coscienza che il gius di conservazione , e rintimo scnso del pari che la riflesslone dimostrando 1' ugualita e la in- dipendenza rcciproca di tutti gli uomini , e cbiaro che r uomo non ha diritto a volere applicata la eterna giustizia se non in quanto sia necessavio a conservarsi ed a conseguire i fini razionali a lui preflnlti. Una eterna giustizia esiste, torna bene il ripeterlo, ma non puo dirsi perci(i che 1' uomo la rappresenti € che la societa umana sia in luofro di Dio : che I'as- sertiva sarebbe non pure assurJa, ma irreligiosa, ni sarebbe tale dottrina giovata da alcuna prova; e chi ardirebbe di affermarsi deputato dalla divi- nita a far valere fra gli uomiui le sue leggi? L'as- soluta giustizia, sebbene una, senza perdere della sua essenza, noi diremo senza tema di errore, as- sume speciali forme secondo i subbielti ai quali si applichi: e il filosofo vuole industriarsi a levar quelle forme a criteri cbiari e distinti: e la forma onde ruomo per conservarsi ba diritto di applicare quella giustizia e il criterio che la significa si ac- cbiudono appunto nel gius didifesa, cbe e laformola filosofica della giustizia punitiva nell'una delle piu illustri scuole italiane. Se tu sali al principio supre- mo di ogni scicnza sociale, lo rinvieni nella sola giu- stizia, onde ne vedi essere governate la economia, la politica, la legislazione, la educazione, la beneficenza, e nei rispetti civili la stessa religione: ma non per questo cessa di essere verissimo clie la giustizia si svolge in varie e diverse formole spccialmente do minatrici di quei vari oggetti della cosa pubblica e la giustizia sarebbe non secondata ma offesa ap plicandone in senso assoluto i dettati ad argomenti ai quali, per la diversa loro indole, non puo esserne fatta di pari guisa 1' applicazione. Se ci fosse date salire, dicevaPlatone, alia divina sapienza, noi scor- geremmo che tutte le cose derivano da un supremo *;tlit principio, c 1' uno e il moltiplice si veJrebbcro in- sieme congiunti , e nessuna differenza noi rinver- remmo nella idea essenziale die presiedctte al bello, al giusto, al buono, all'ulile; ma quella unita su- prema noa torrebbechealtri fossero i criteri special! del bello, altri quelli deU'utilc, altri quelli del giu- sto. Non vuolsi cscludere I'eterna giustizia dalle cose Timane affermando, cli' ella noa si debba assumere in senso assoluto a rcgola del diritto punitivo: anzi un tale diritto si vuolc derivato da lei, ma nei limi- ti del necessario alia conservazione dell'uomo e del sociale consorzio; la giustizia eterna, in una parola, vuolsi nella scuola italiana applicata al diritto pe- nalc nei limiti richicsti dalla speciale indole del suo subbietto. Se ponete a norma del gius penale rctcrna giusti- zia, come vi sara possibile il distinguere le azioni offensive alia morale dalle offensive al diritto, se I'eterna giustizia non scevera le une dalle altrc, e non pertanto ^ carlo die le ultime sole possono soggiacere a pena? e quali sarebbero le punizioni, e quindi quale 1' estensione e quali i limiti del gius punitivo nei sistema dell'assoluta giustizia? Stando a cio che si scrivc dal signor Rossi parreb- be die la norma giuridica dellc pene fosse il talio- ne; ma senza ripetere cio cbc si e detto intorno a qucsta guisa di pcna, cb'clla fu indolta al solo CUT scopo di lemperarc lo spirito di vendetta, sc guar- disi air ctenia giuslizia, come statuire che il ta- lione vi corrisponda? chi rivcl6 all' uomo che la gravita del delitto per graduarvi la pcna debba de- dursi dal male recato all'aUro uomo, e non dal- I'ofTesa recata all'autore della legge morale? come stabilire che Dio voglia sempre punito 1' uomo c con pena eguale al male recato, se veggiamo serie di azioni malvagie lasciale corrcre senza pena? do- vremmo dire che la eterna glustizia nou voglia pu- nite le azioni che la offendono se non nel caso in cui risultino da prove giuridiche assunte dai tribu- nali? chi potrebbe attestare che le pene atroci cho si costumavano nei tempi della barbaric non fos- sero nei termini della eterna giustizia ? Non solamente adunque mancano di razioualc fondamento le teoriche dell'assoluta giustizia, ma aprono I'adito alia inccrtezza e all' arbitrio nella specie e nel grade delle punizioni, laddove una norma indubitata e lucente si rinviene nella idea della conservazione e nel gius penale considerato siecome mezzo di guaranlirla, che e appunto il gius di prevenzione e di difcsa. L' idea dell' eterna giu- stizia, presa in senso assoluto, c cosa all'uomo sco- nosciuta: e perche dedurre dall' incognito teoriche le qnali vogliono essere chiare e accertate, quaudo, per islatuire che debbasi fare onde prevenire il de- litto e guarantire la societa, si ha in pronto il cuore deU'uomo ne'cui affetti disordinali si stanno le cagioni del delitto, e si hanno a sussidio i risul- tamenti della esperienza? 11 signor Rossi assume, per quanto a me sem- bra, in modo soverchiamente superficiale (perdoni I'illustre scrittore questa maniera di espressione ) i dettati della scuola italiana intorno al gius della difesa sociale, quando alza grido ed afferma assui'do I'unificarc con esso il diritlo punitive. Os- servate , egli dice , come abbia luogo la difesa e come si eserciti il gius di pena: difendersi e puni- re sono due cose al tutto diverse, e guardate in se stesse e nel modo della loro azione: la difesa e il diritto di ributtare la forza colla forza, di respingerc I'aggressione od attuale o imminente: il diritto del- la difesa individuale nonrappresentaTimagine della giustixia penale, ma della guerra: il gius di difen- dersi non e legittimo clie come rcazionc immediata ed indispensabile , e una resistenza die comincia coir attacco e flnisce con esso: se in luogo di recar morte all' ingiusto aggressore io pervengo a disar- marlo od a volgerlo in fuga il gius di difesa cessa, ma nullameno 1' aggressore ^ condotto innanzi ai tribunal i e vi e condannato. La giustizia comincia ove termina I'offesa. Contro chi, cessata I'aggressio- ne, egli aggiunge, potrebbesi esercitare il diritto del- CXLVII la difesa? conlro il delinquente? egli per ipotesi piu non offende; contro delinquenti futuri? ciu im- plica contraddizione, poiche essi nulla Banno fatto, ne ^ certo clie alcuno di loro sia per offendere. Aggx'edito, io mi difeado : uso del mio diritto : nel difendermi adopero come posso : noa esamiiio il grado di colpevolezza dell'aggressore e le circostauze dell'azione : uso la forza eziandio contro un pazzo, e la difesa e tuttavia legittima: i confini dclla di- fesa non sono precisamente definiti. Nella difesa si agisce prima di riflettere: la giustizia penale cono- sce prima e delibera, e vuole la verita nel fatto, la verita nel reo, la verita nel giudizio, la niisura nel male clie venga applicato. L' opponimento e offerto in tutta la forza, ma, se visi addentri, parmi, se non erro, manifesto clie nelle osservazioni poste innanzi dal sig. Rossi si confonda r essenza del diritto col modo di esercitarlo : im- perocch^ egli e cliiaro clie la difesa individuale pro- cede senza esame e disordinata, e i suoi limiti non sono determinati ; ma cio viene dalla fatalila di doverla immediatamente esercitare, dal non esservi tempo in mezzo die consenta 1' esame e il giudizio. La giustizia penale per lo contrario procede con or- dine, perclie non v'ha urgenza, assicurata la persona del reo; ella indaga, pondera e con calma pronun- cia giudizio dopo libera discussione: ma cio appar- CXLTIII liene non al dirillo, nella essenza uguale, nia sol- tanto alle forme onde esercitarlo; e le condizioni die osscrvare si dovrebbero nella difesa , se le cir- costanze dell'aggredito lo consentissero, sono quelle stesse che osservare si debbono dalla giustizia so- ciale, poicbe non sarebbe pena legittima quella che non fosse necessaria , e die non recasse al reo il minoie fra tutti i raali possibili. Ne vale il dire cbe il diritto di conservarsi , il quale si tramuta in gius di difesa e di prevenzione, non abbia subbietto cui applicarsi, poicbe il delit- to, come piu volte fu dctto, produce due mali, il prime delitto, e la moralmente certa ripetizione di altri delitti se il primo non venisse punito; v' ha il delinquente ancbe dopo consumato il delitto, poicbe chi lo conimise puo dirsi altenti ancora colla impresslone morale da lui esercitata. Quando cele- brati scrittori italiani. dissero il diritto penale gius di difesa, non intesero gia die nella societa umana il gius di pena presentasse materialmente le forme della difesa individuale disordinata , ma soltanto r intrinseco e le essenziali sue condizioni. L' invocare, come fa il Rossi, il senso comune de- gli uomini per adottare die il gius penale, anziche essere il diritto che il corpo sociale ha di conser- varsi vol to a prevenire delitti futuri che dalla im- punila pvoverrebbero, sia rapplicazione della eter- ua giustizia rccata ia atto da un superiore o da. un giudice, non pare filosofico procedimcnto. 11 seuso comune puo bcnsi testimouiare della giustizia del- la pcna applicala colle solenuita salutari che val- gano a guarcnlirc dall' arbitrio e dall' eirore; ma il giudizio del comun senso nulla monla uella in- vestigazione se il criterio del gius punilivo debba riporsi piuttosto nella giustizia assoluta astratta- meutc considerata, o nella giustizia circoscritta e ridotta alia formola del gius di difesa. La testinio- nianza della cnscienza delluniversale dcgli uomini deve invocarsi cd e cfficacc nei primi elementari confusi ed iudistinti principj cbe si aprono dal- la spontanea intuizione. uoa per avcinc teoricbe ragionate , o per raccorne le lontane derivazioni; egli e uffieio del solo osservatore lilosofo il trarre dalla coscienza comune luccnti teoricbe e ridurle a precisi e ragionali criteri. La coscienza degli uomini plaude alia condanna dei delinquenti, dun- que le condanne sono volute dalla giustizia; ci6 solo puo raccogliersi dalle voci della coscienza uni- versale : ma la giustizia, lo abbiam gia veduto , entra del pari e nel sistema dcU' espiazionc , e in quello della prcvenzione e della difesa. Volendo addon trarci nelle cagioni cbe possono aver condotto il sig. Rossi ad apporre a'nostri scrittori la ceusura di sensualismo, si rinverrebbcro esse per Jiv- Tentura uel pvincipio dell' utile clie il Romagnosi si pare mettere a fondamento delle sue dottrine ia camblo dell' online naturale, e nel vedersi ammet- tere egli quale cagione del diritto di recar male, co- me si e tocco innanzi, la necessita in cui sia I'uomo per salvare s^ stesso di sagrificare altrui, tuttoch^ senza colpa. E veramente le leoriclie del dirilto debbono dedursi dall'ordine di giustizia eterno e immutabile, superiore al danno cd all'utile: dappoi- ch^ la felicita puo essere bcnsi il frutto della giu- stizia, non esserne mai la sorgente; e la necessita in cui fatali avvenimenti pongano I'uorao di non po- ter salvare se stesso senza il sagrificio dell' inno- cente, assunta come cagione legittima ad offen- dere, potrebbe essere registrata fra le dottrine del- 1' Hobbes, fondate soltanto sulla forza, non in Irat- tazione veracemeute filosofica del diritto. Per gli stessi motivi, io mi penso, il Myttermayer, giurc- consulto filosofo die onora I'Alemagna e tenero delle cose italianc, parlando delle dottrine del Ro- magnosi intorno al diritto penale , le dice man- canti del necessario fondamento, e dedotte dal solo utile, ed aggiunge doversi temere chc elle cadano, come le teoriche del Beutham, perche fondate sul solo calcolo dei piaceri e dei dolori. Ma la teorica della difesa dovea in se stessa disaminarsi, ne do- vcasi confondcrc con altrc dottrine le quali fossero CLf inavveclutamenle sfuggile per la coudizionc dci tem- pi a quell'egregio pensatore. Quantunqueperu il lodato scrittore sia nemico ad un'illusti'escuola italiana, e vegga essenziale alia giu- giustizia della pena I'idea della sola espiazione, am- mette egli, per deviamento dal rigore della sua teori- ca, quel principj raetlesimi clie sono propri della scuo- la italiana da lui conibaltuta: essere il fine della giustizia umana esteriore e limitato, e starsi un tal fine nel reprimere le violazioni dei nostri doveri die turbino 1' ordine sociale in guisa notevole: essere la giustizia sociale soggctta a tre condizioni nel suo esercizio 5 clie siavi colpa in colui che venga con- dannato a pena, che la pena sia necessaria al mante- niraento dell' ordine nell'iimano consorzio, che ne cessi r esercizio ove o manchi la cognizione o al po- tere pubblico difettino i mezzi della esecuzione. Si penetrino i principj del gius di difesa, in che fe significata la giustizia penale: si confrontino colle ultime conclusioni, che vi ho recate del Rossi: e si giu- dichi sc fra i due sistemi, nei loro teoretici e pratici risultamenti, non siavi perfelto accordo, anziche , come vorrebbesi, essenziale contraddizione. Ma per- che i risultati delle teoriche della espiazione nei ter- mini presentati dal Rossi si conforraano a quelli della difesa dovrebbe dirsi inutile la disamina e la refu- tazione del suo sislcina? lo iiol pcnso. Gi6 cui decsi CIM guardare in ogni parte del sapei-e, e spccialraente iielle scienze sociali, sono i principj che vi si pon- gono a fondamento. Diffusa una dottiina, seLbene non se nc traggano nella eta in cui compaja tutte le teoriche subalterne che come in germe vi si ac- cliiudono, quelle teoriche verranno svollc, e la sto- ria lo testimonia , nelle eta successive con logica rigd'osa, si addurranno a pratica, saranno a'popoli sorgente per secoli di sventura, sine a che le lon- tane generazioni riscosse non ritentino le vie per- corse, e non rinvengano 1' errore primitivo che se- dusse le menti coUe apparenze ingannevoli del vero e del giusto *. * Stringcndo in brevi termini la mia teorica, io dico : il gins di pena nasce dall' ordine assoluto rd eterno : quest' ordinc si rivcla dai sommi principj della ragion pura , conabinati colla rostituzione degli enli finiti , la quale roncorre essa slessa ad aprirne i risultati di quell' unico supremo ordine modcratore di tutte le cose umanc. Quest'ordine si unilica colla morale, c la giii- stizia ne e una parte, la quale non =1 distingue dalla morale pura che per la spccialita del subbietlo a cui viene applicata. L'ugua- lita degli uomini e la loro indipendenza reciproca toglic ogni superiorita di giudizio e d'impero degli uni sopra gli altri; e il diritto di ciascuno si con6na percio alia conservazione, e quindi alia ripulsionc dclle offese. Jo dissento dal signor Mamiani^ perche egli vorrebbe che la ragione della pena si derivasse dalla sola morale , senza 1' ele- mrnto dell' utile : clie nel punirc si avesse riguardo esclusira- niente al passaln. mn al fuliiro. Per me il male morale del delilto si Jee conglungere all' utile, che si ritjolye pero nel ri- baltere 1' offesa al dirilto per giustificare 1' irrogazioae della pena. Non concorro pero nell' avTiso del professore Mancini, sebbenff ammetta con esso la necessita del concorso del principio morale e dell'utilej dappoiche egli, pare almeao, considera I'utile come un risultato della umana natura razionale e sensibile , dove io considero 1' utile come una condizione all' esercizio del glus penale, voluta dalla morale, o dall'ordine assoluto e invariabilej e stringo I'utile che ammette la forza nella conservazione. II signor Ulloa nella sua opera delle vicissitudini e de' pro- gressi del diritto penale in Italia dal risorgimento delle lettere sin oggi , parlando delle teoriche di gravi scrittori che onorano r eta nostra, osserva : che il Mamiani e lungi da ogiii concilia- zione del principio morale e politico : che il Carmignani e il Rossi presentirono la necessita di combinare que' due principj , ma non li congiunsero, faccndo il Rossi dell' clemcnto politico un limite all'elemento morale, e il secondo ponendo relementa politico a fondamento del gius punitivo, e faccndo ad esso sol- tanto un limite nelVinadempimento della morale: e che il Man- cini intende a combinare 1' uno coll' altro. Nel mio sistema, unico e il sommo principio d' ogni diritto, e spccialmente del gius penale, I'ordine assoluto ed cterno, che si palesa pur anco dalla umana natura^ la quale non da per sc stessa origine ad un elcmento diverso dall' assoluto, ma per in- diretto ne palesa le conseguenze. La duplicita degli elementi, del morale cioe e dell' utile, come fonti distinte del diritto che da alcuni scrittori ritiensi nccessaria, parmi derivare dal considerarc I'infinito e il finito divisamente, raentre il secondo, siccome effctto, Bon e che rivelatore della sua cagione. Si divisero gli elementi del diritto come si divisero nella filosofia le idee della pura ragio- nc da quelle della esperienz.a , laddovc volcano in carabio es- scrc pcrfettamentc unificatc. La discussione ( cui mi propongo di dare quando che tia il necessario e piii estcso sviluppo ) nella quale io sono entrato nella disparita delle sentenze di somtni giureconsulti Glosofi del- I'eta nostra^ presents una indagine qaanto sottile altrettanto im- portante iatorno la Glosofia del diritto, che io sommetto volon- tieroso a que' gravi pensatori, e che non ardisco di deflnire, jebbene per ora ci6 che ho esposto nel presente ragionameato trascini seco la mia intima couvinzione. ..• ;; J, ErRJTA CuRRlGE pag. cviii lin. 6 Ehsjtj Corbige volontaria libera volontaria RELAZIONE ACCADEMICA DELL ANNO M. DCCG. XLIV. I Serits j'uncturaque. Hob. Nc 01 non crediamo clie per quanto si possa avvi- lire r importanza delle accadeaiie, e per quaato alcune di esse o colla vanita de' loro studj o col- la puerilita delle istituzioni abbiano prestato ma- teria alia derisione e al motteggio , si debba per- cio disconoscere 1' ornamento e il vantaggio clie prestano questi dotti sodalizi ai civili consorzi, sia col promuover nel pubblico il culto, alimentare I'amore, proteggere il decoro deU'arti e delle scien- ze, sia col rimeritare di suffragi e di pretnj le no- bili produzioni deiringegno, sia sopra tutto col- y operar cli' essi fanno ia comunanza di scopo alia esecuzione d'assunti pei quali da se non bastereb- bero le forze ne i mezzi intellettuali e materiali degli individui. Del the per non moltiplicare gli esempj, ne bastera citare per prova quelle due no- 4 bilissitne fra le italiane accademie, la Crusca e il Cimento, 1' una della purita di nostra lingua, I'al- ti'a delle scienze sperimentali cotanto benenierite ; alle quail, se non c troppo presumere, aggiugnere- mo questo patrio Alcnco, considerando clie senz'esso ne la citla nostra vantcrebbe fra' suoi piu cospicui ornamenti quell' insigne cdifizio in cui, ritolti alia notte de'secoli, splcndono raccolti tanti avanzi c dovizie dell' arte romana , ne ad illustrazione del patrio Museo sarebbe condotta ad effetto quell'ope- ra di tanto spendio e lavoro, clic lungamente fra' dotti aspeltata, e ora in tcrmiuc di prossima pnb- hlicazione. Ma fra gli utili ufficj cbe prestano agli slndj le accademic, non ultimo c quello del fornir cli' ellc fanno ammaestramenti, consulti e giudizj ne' casi letterarj c scientifici, non cssendovi ne au- torita piu vale vole a cui ricorrere , ne tribunale piu equo al quale appellarsi, ne foro in cui sccn- dere a contestazioni piu moderate cd urbane. I. Asiffattoufficioin sul prlmo riaprirsi delle tor- nate accademicbe vcnne 1' Ateneo nostro chiamato con un quesito cbirurgico-medico, al quale diede fu- nesta occasione la raorte di Rosario Ratti, sergente nel corpo delle guardie di polizia, successa nel- lo spedale civile di questa citta il giorno i6 gen- najo deU'anno corrente per ferita impressagli da mauo omicida la notte del i4 nel basso ventre. U qucsito fu proposto dal cliirurgo Antonio Sandri, Uditore, inquesti termini: se uei casi di feritad'ar- ma tagliente nelle parti addominali dcbba o no il, chirurgo specillare sull' istante la parte offesa. Sotto- ponendo questo tema all' accademia, rappresentu il signer Sandri clie nel caso proposto, praticando la specillazione si avrebbe la facilita di accertarsi se la ferita penetri in cavita visccrali, o se sia di poca importauza; clie nella prima delle due supposizioni e si avrebbe tempo ad istituir prontamente la ener- gica cura richiesta dalla circostanza prima cbe in- sorgano i fenomeni enterici, i quali pur talvolta o difettano o tardano, c Tamraalato reso conscio del- la sua condizione, potrcbbe scnza illudersi nc dispe- rarsi, in tempo ed a mente serena d'ogni suo in- teresse dispoi-re; cbe nella seconda supposizionc sorgerebbero tosto i fausli presagi c si appliclie- rcbbe la cura corrispondente ; cbe ncU'una ipotesi e neir altra la pubbliea autorita verrebbe sollecita- mente e con accertatezza avvisata della vera qua- lita della ferita; cbe ove non si I'icorra alia spe- cillazione, maucando col difettare o tardarc dei sintomi, il mezzo a stabilire prontamente la dia- gnosi , per V una parte un' angosciosa incertezza tormcnta I'infei-mo, e per I'altra il medico volendo senza dati sicuri tentare una cura energica, po- trebbc ci6 fare con pericolo di funeste consegucnzc, 6 o volendo aspettare i scgni entcrici, potrebbe iioa esserc piu in tempo. II. Queste osservazioni general! toccando ncUa loro applicazione il caso del sergente Ratti , nel quale la specillazione non venne opcrata, e dando il signer Sandri intenzione di credere clie se ope- rata si fosse , avrebbesi avuto un piu pi'Onto cri- terio a stabilire la diagnosi e con piu sollecitudine sarebbesi potuto por mano all'analoga cura, sorse da fuori dell' Accademia un cultore dell' arte , il dott. Pietro Mottini, il quale facendo parte del cor- po curante del civico spedalc , cd avendo avuto mano esso stesso nella cura del Ratti , cliiese ed ottenne di rispondere al Sandri, mostrando con un ragguaglio circostanziato del male, del trattamento, dell'esito e della nccroscopia, cbe se la specillazione non praticossi, fu perche nel caso speciale non la si trovo n6 utile , ne necessaria. Egli espose per- tanto die la qualita ed azione dello strumento feritore, la siluazione ed ampiezza della ferita , un dolore pungente, accusalo dal Ratti nella regio- ne lombare, bastarono, senza bisogno di specillo, a determinare la qualita della lesione , cssendo , merce i prefati criterj , apparentemcnte probabilc che la trafittura penetrasse nella cavita intestino- peritoniale; che la ferita era cbiusa da un grumo di sangue, levando il quale, sarebbesi corso a peri- 7 colo di rides tare qualclie emorragia clie poteva per avventura essersi arrestata; che la lesione trovan- dosi in quella parte dell' addome presso la quale decorre I'arteria epigastrica , poteasi coUo specillo dare accidentalniente ia questa arteria c ferirla; che s'ebbe d'altronde e si dovette aver riguardo al parere d'autorevoli trattatisti, secondo i quali nelle ferite del basso ventre 1' uso della specilla- zione debb* esser parco al possibile; cbe I'aver pre- termessa la specillazionc non pot6 nel caso in di- scorso essere d' alcana conseguenza, essendocbe e la diagnosi fu nientemeno prontaraente e rettamentc stabilita , come poscia si trovu col I'iscontro della necroscopia, e la cura corrispondente fu con tanta energia e sollecitudine applicata , che di piii non si sarebbe potuto fare ncmmeno dietro gli indizi che si fossero ottenuti dalla specillazionc. Ciu rap- presentato a discarico del Pio Luogo e di sb nie- desimo, non resto il dott. Mottini di commendare la proposta dal signor Sandri nella intenzione sua gencrale , siccome quella che tende alia ri- soluzione d' un punto rilevantissimo nell' arte sa- lutare, nel quale il sentire dei pralici e tuttora discorde. III. Appartiene alio stcsso dott. Mottini un prospet- to statistico clinico delle malattie medicate nella inferraeria femminile del predetto P. L. durante il bimestre di niarzo eJ aprile dell' anno corrente , nella quale il rigore e la irregolarita della stagio- ne ne fornirono in tanta copia, massimamente della specie di quelle che spettano agli organi respiratorj, solite d'altronde, per la condizione del clima, ad abbondare piu che I'allre nella nostra provincia, qualunque sia la stagione e la condizione dell' an- no. Fra le quali primeggiando per importanza la peripneumonite e la tisi , da queste 1' autore co- mincia il suo ragguaglio, premesso per quanto spelta alia infiammazione dei canali aerei scmplice, idiopalica, priniitiva, e alia pleurisia solitaria, cioti isolata da ogni altra affezione, non aver esse of- ferto argomento di studio speciale, e notato sol- lantoessersi dell'una presenlati nell'ospizio 17 casi, tutti finiti coa licenziamento delle inferme, quali perfettamente guarite, quali assai migliorate, c deir altra due casi, 1' uno seguito da risoluzione, I'altro della morte. Faccndosi pertanto dalla plcu- ripneumonite , e incominciando dai sintomi pato- gnomonici, egli avverte innanzi tratto cbe non es- sendosi nel P. L. presentato alcun caso di pneu- monite incipiente, non si ebbe occasione di notare quei scgni die, secondo le ultime osservazioni di moderni patologi, precedono I'ingorgo polmonare e il rammollimento rosso ed il grigio, quali sarebbe- ro lo stato del tessuto polmonare piu sccco e piii 9 Juro (leir orJinario, il color rosso - vermiglio di es- se tessuto senza che vi sia ingorgo di sangue , il rumore respiratoiio esagerato, puerile, precedeate in alcuni casi il rantolo crepitante secco, « quaa- 1) tuntjue, egli soggiunge, niuno possa impugaare » la verita di queste osservazioni, alia amtnissione » delle quali concorre anclie la considerazione del- » le diverse contiugenze, giusta le quali Tatto re- » spiratorio si modifica, e sebbene ancora sieno tali » da potersi verificare da un esperto ed altento )) osservatore ». E riferendo le osservazioni occorse neirospizio, nota dapprima che nella maggior parte de'casi la flogosi polmonare era accompagnata da pleurisia, limitata per altro le piu volte alia pa- gina seripara cbe veste il polmone , e non indu- cente notevole collezione di sicro nel sacco delle pleure. La coacomitanza di questa lesione vcniva ' sempre palesata dal dolor puntorio che le amma- late accusavano in uno dei lati del torace, in al- cune di mediocie intensita ed eccitabile soltanto sotto gli sforzi della tosse, in altre invece di tanta gravita ed acutezza da strappar loro frequenti gri- da e rendere intollerabile il menomo tocco delle pareti toraciclie corrispondenti. Nondimeno il do- lore pleuritico uon pote servire di certa guida a conoscere la sede della infiammazione polmonai-e; perocche, sebbene qualche rara volta esso realmentc lO corrispondesse a quella setle, per lo piu ne occu- pava una diversa, clie anzi prediliggeva le regioni sternali e laterali anteriori del torace, nelle quali si eseguiscono i piu estesi movimenti del petto; cosa, siccome osserva I'autore, di molta importanza a sapersi, per questo clie rende necessario 1' esame di tutto il contorno del petto per conoscere I'esten- sione ed il grado della malattia. Nella diagnosi di essa poi , oltre la presenza o mancanza del dolo- rc, la qualita del respiro , la tosse , 1' escreato , i polsi, il calore, servi di utilissimo criterio 1' ascol- tazioue, la quale viene nel P. L. generalmcnte pra- ticata applicando 1' oreccliio sulla regione corris- pondente al viscere od alia parte di esso che trattasi d'esaminare, non ti'ascurata altresi, benchii di rado pratieata, I'applicazioue aU'oreccliio dello steloscopio. Air ascoltazione si uuisce sempre la percussione, con una leggera diversita dall'uso co- mune, clie applica successivamente sui diversi punti del torace ua dito allungato di una mano, sul quale si batte con uno o piu diti deU'allra. II modo tenuto air incontro uel P. L. e di spiegare ad un tempo le quattro ultime dita di una mano sopra la regione da esplorarsi, distanti piu o mono fra di loro secondo le circostanze, per modo da for- marc una specie di vcntaglio piu o meno largo, c di percuoterli di scguito, quasi tasti di cembalo. II coir apice Jel seconJo o terzo dito deU'altra; e ci6 affinche le diverse seasazioui clie se ne otten- gono , e le minute loro gradazioni vengano perce- pite colla piu possibile esattezza. Altre ossei'vazioni dell' autore spettano alia te- rapeutica , alia maggiore o miiiore incliinevolczza delle varie eta della vita alia malattia in discorso, al grado di gravezza die presenta la malattia al" r ingresso delle inferme nell' ospizio. Cosi si e os- servato cbe allepleuropneumonie sinistre associavasi spesso r iufiammazione dell' organo cenlrale dclla circolazioue , ora nella sua membrana interna c pill spesso nella esterna , concomitanza che aggra- vava lo stato delle inferme e obbligava ad una maggiore persistenza nel metodo di cura. AH' in- con tro alle infiammazioni polmonali destrc ed in- feriori univasi spesso la flogosi della membrana sierosa clie investe il fegato e fors'auco lo strato piu superficiale di questo viscere : in altri casi trovavasi congiunta la gastro-enterite , e qualche altra volta il reuma articolare acuto. Le eta poi piu prepense alia peripneumonite si e osservato esser la virile e 1' adulta, e quanto alio stato delle inferme al loro ingresso nel P. L., scarsissimo fu il numero di quelle clie trovavansi nel principio del prime stadio della iufiammazione, essendo la raaggior parte gia pervenuta al fine di questo sta- dio , od avendo ragglunto il secondo , ed alcune avendo persino toccato Tultimo. Da queste osservazioni passa I'autoi-e ad indi- care il metodo osscrvato nel P. L. per la cura delle malattie in discorso , fondato nell' antiflogistico, prcso per base della cura, e combinato cogli allri metodi proposti dalla scienza neirargomento, mas- sime col controstimolantc. Cousistette un tal me- todo neir uso ripetuto due volte al giorno , e in rarissimi casi tre volte, dei salassi generali mei pri- mi giorni della malattia, alia dose di dodici alle diciotto oncie secondo le circostanze, e continualo (ino a chc lo permisero i segni local i e generali : ai salassi associaronsi sempre i principal! contro- stimoli, e nel progresso del male i vescicanti alle coscie, alle braccia ed al petto. Assai scavse occai sioni si offersero di usare il tartaro stibiato a dosi Rasoriane, si per ostarc clie faceva la simultanea infiammazione gasti'O-enterica, si per la considera- zione suggerita dairesperlenza, cbe quel rimedio e atto a condurre facilmente in inganno co' suoi ef- fetti simolanti la remissione del morbo , massime rispetto al movimento circolatorio, e quindi a ren- der apparentemente meno necessarie le sottrazioni sanguigne, si flnalmente per le gravissime turbe cbe il tartaro emetico produce spesso pel vomito che desta, sotto gli sforzi del quale il dolore pun- i3 loflo si ossei'VL) farsi sempre piu intenso, e si an- che perclie un tale medicamento espone gli amma- lati alia influenza del freddo, pel frequente scoprirsi a cui li obbliga quando agisce sul tubo gastro-en- terico aumcntandoncle secrczioni. Questo metodo di cura coatljuvato dal riposo assoluto, dalla dieta ri- gorosissima, dalla successiva alimentazione graduata secondo il decrtscere del male, veniva poi modificato a seconda della fisica costituzione , dell' eta, dello stato morale, del temperamento dcirinfermo e della estensione c complicazione del morbo. II felice ri- sultato di un tale sistema di trattamento vicne at- testato dalle cifre; peroccbe di 26 peripneumonia- clie trattate durante il bimestre 22 essendo state le risanate e 4 sole le morte, ed a queste appar- tenendo due clie entrarono nell' ospizio in istato di disperata guarigione, la cifi-a della mortalita si puo calcolare all' 8 per 100. L'opportunita poi di esso metodo viene comprovato dai seguenti tre ca- si , clie r autore elegge fra i molli, e dai quali de- duce alcuni corollarj di pratica ulilita. Primo caso. — Biondi Giuseppa, nativa di Son- drio, d'anni 36, venne ricoverata il giorno 5 aprile per peripneumonite in primo grado alia regione inferiore laterale auteriore e posteriore sinistra del torace, dalla quale era travagliata da due giorni. Istituitasi una energica cura generale e locale an- i4 tiflogistico-ipostenizzante, al quarto giorno comin- ciava la risoluzione , ed al nono 1' inferma usciva dal letto. Ma il giorno 20 del detto mese, essen- dosi prcmaturamcnteaffaticata, ricadde in una nuo- va pleuropneumonite nella regione laterale opposta a quella della prima. Si ricorse nuovamente al metodo di cura praticato neU'altra, e col chiudersi del mese I'ammalata toccava per la seconda volta la convalescenza. Secondo caso. — Cossi Maria, filatrice, di Mom- piano, d'anni 70, di complessione robusta, veniva tradotta all' ospizio la sera del 16 marzo per pleu- ropneumonite in primo grado, complicata con acuta gastrite. La si sottopone alia cura attiva praticata nel caso precedente: cio non pertauto il male pro- grcdisce, e la mattina del 18 si trova clie dal pri- mo grado era passato al secondo : nelle regioni to- raciche, ove dapprima udivasi il rantolo crepitante, si sente il soffio bronchiale e la broncofonia , la tosse dapprima secca si fa umida, e gli sputi lian- uo una tinta di ruggine : s'insiste frattanto nella cura ; la quale dopo molte vicende del morbo rie- sce a risolverlo per intero, e I'ammalata esce il 21 di aprile ridonata alia primitiva salute. Terzo caso. — Piccoli Santa, domestica, di Bre- scia, d'anni 60, d'abito apopletico , entrava nel- I'ospizio il giorno 8 d'aprile per pleuropneumonite i5 in sccondo gi-ado avanzato, oiid' era afflitta da cin- que giorni, con giunta d'antica affezione di cuore e di acuta mcningite recente. L' apparato comples- sivo de' feaomeiii morbosi era di tale gravezza clie lasciava assai deboli speranze di guarigione. Non- dimeno , confidando nella robustissima costituzio- nc deir ammalata , si dispiegarono tutte le forze terapeutiche delle quali poteasi disporre , confor- memente ai principj del metodo sopradescritto, e tale vantaggio se ne ritrasse, clie la flogosi dc'pol- monL e delle meningi ando gradatamente risolvea- dosi, fino a clie il giorno 22 del mesc si pole li- cenziare la Piccoli perfettamente libcrata da ambi i mali. I corollarj pratici clie I'autorc deduce da questi tre fatti sono i seguenti : dal primo , clic giugu- laiite od ahortiva e la virtu del metodo antiflogi- stico combinato coll' ipostenizzaute: dal secondo, che I'aumento progressive della flogosi puo aver luogo a malgrado della piu altiva cura messa in opera fiao dal primo suo svilupparsi, e clie inoltre sono in errore coloro clie vorrebbero bandite in gene- rale , od almeno assai rare , le cacciate di sangue nelle pleuropneumoniti delle persone molto avan- zate negli anni : dal terzo, clie il metodo antiflogi- stico, purclie opportunamente applicato, puo essere di mcravigliosa utilita anclie nei casi piu compli- i6 cati e nelle comlizijoni piu disperate , e clie etrO' neo e dannoso e il precetto di que' pratici clie non vorrebbero il salasso dopo i primi giorni del male, qualunque poi siane in scguito la gravezza; il clie pero, avverte I'autore, non devesi intendere tanto generalmente da escludere le modificazioni che, se- condo i casi speciali, puo consigliare la pi-udenza o la moderazione nell'uso del salasso. Dalla peripneuraonilc passando alia tisi, premessi alcuni cenui puramente dottrinali , e quindi per brevita da noi tralasciati , sul senso in che ora dalla generalita dc'patologi vien preso il vocabolo tisi, sulle due opposte opinioni degli scrittori in- torno alia causa radicale di questa terribile ma- lattia e sugli argoraenti cbe stanno pro e conlro air una ed altra di qucste opinioni, I'autore viene al metodo di ti-attameuto tenutosi nell' ospizio , dove, lasciata indecisa e da parte la questione suUa preesistenza dei tubercoli polmonali alia infiamma- zione degli organi respirator], o viceversa, la cura fu diretta a combattere questa infiammazione, prin- cipio od effetto che sia dell' affezione tubercolare, e al moderarne il corso con tutti i mezzi suggeriti alalia csperienza e dallo studio dei classici. I prin- cipali mezzi a tal fine adoperati furono I piccoli salassi generali , ripetuti piu o meno secondo le circostanze, i locali, massime alia base del coUo, nei »7 Casi di concomltanza di laringo-tracheitc e di bron- chite all'origine de'canali aerei , i rivulsivi cuta- nei, i narcotici, ed esigeiidolo la necessita indotta da profuse e lunglie diaree, perGno gli oppiati sic- come utili palliativi, atti a migliorai'le e a ritar- dare 1' ultimo fine. A questi mczzi venivano asso- ciate le tisane cmollienti, e fu pure prcscritta la dieta lattea, sempreclii; lo stato delle vie digerenti ne permcttesse I'uso, siccome il nutrimento ripa- ratore di piu facile digestione. Furono inoltre spe- rimentati molti altri farmaceutici sussidj : la digi- I tale purpurea, sotto forma d'infuso, la quale in alcuni casi riusciva proficua a moderare 1' azione esagerata dell' organo cenlrale del circolo e ad ab- battere la reazione fcbbrilc, mentre in altri tornava I troppo irritaate pel tubo gastro-enterico, tantochc^ conveniva immediatamente astenersene; I'acido cia- nidrico, sotto la forma di acqua coobata di lauro- ceraso, dal quale si trassero sempre effetti vantag- giosi, alraeno per il momento, ad abbattere lo stato iperstenico generale e temperare quella tosse mole- sta clie talora si facea cosi iutensa e coutinua da produrre i vomiti e minacciare la soffocazione ; il licbene islandico ; in due casi il cianuro di ferro , die pero non pote venir loUerato; in uno il lini- mento terebintinato , secondo la recente formola di Stokez, con fugace vantaggio. Con questa guisa di i8 trattamento, modificata e prudentemente appllcala ai singoli casi, ebbesL la soddisfazione di i-idarre a miglioi'e stato dieci ammalate fra quattordici iiscite dallo spedale , sebbeiie all'epoca del loro ingresso avessex'o offerto i segni general! e local! della tis! in secondo grado. Pei- le altre po! clie vollero uscirc in cond!zione peggiore d! quella del loro ingresso e per quelle che vi si trovavano ancora al cliiu- dersi del trimestre, o cbe soccombettero, il detto trattamento parve clie avesse influito a prolungare la vita e a lenirne i tormentos! affanni. Un solo caso pcro fu ribelle a tutti i medic! soccorsi, e la tis! percorse i suo! stadj con una rapidita spavcn- tosa, sotto la forma acuta, o florida dcgl! anticlii. Cib non pertanto, a malgrado de! beneficj ottenu- tisi dal descritto trattamento , anclie 1' esperienza del nostro P. L. ba confermato 1' incurabilita ra- dicale della tisi, massime ncl grado alquanto avan- zato, quale osscrvossi nclle ammalate cbe vi furono riccvute. Non e pcro da lacersi cbe Ic occorse os- servazion! se per I'una parte non ofunscro spei'anza di radicale guarigione, per I'alti'a almeno concor- sero a confermare I'opportuuita d! un metodo igienico preservativo , atto a manlcnere iu salute gli iudividu! cbe per organica strullura s! ricono- scano dispost! alia tisi, tenendoli sempre avvertiti su quanto debbono fare od omnicttcrc per non '9 incorrervi. « Tuttc le ammalate di tisi, dice I'au- » tore, interrogate minutaraentc suU' origiiie del » loro male, lo facevano rimontare ad uno o piii » raffreddori sofferti piu o meno lungo tempo pri- » ma, raffreddori venuti in conseguenza di sudori » retrocessi in alcuue, deU'azione continuata del )) freddo nelle restanti, al quale erano rimaste » esposte; raffreddori infiue che eransi prolungati » lungo tempo, che non eransi curati con oppor- » tunita di metodo, e che in alcuue avcano ceduto » per ricomparirc in seguito piu volte, mentre in » altre una volta apparsi , non eransi mai dissi- )) pati. Posta la specialita di qucsta origine e di » questa causa, soi-ge la consolante idea che data » anche tale predisposizione alia tisi, in forza del- » la quale la minima causa basti a svilupparla, )) occorse pcro sempre I'azione piu o meno cnergica )) del fi'cddo, c che quindi il miglior mezzo prc- » servativo della tisi sia quello di tencrsi al riparo » del medesimo , abitando luoghi di atmosfera c )) temperatura meridionale cd uniformeracnte co- » stante; cio che puossi sempre fare dalle pei'sonc )) di non angusto censo ». Altresi non devesi om- mettere cio che I'autore ne fa conoscere delle fattc osservazioni, in quanto si riferiscono alia possibile sanabilita della tisi, secondoche la potrebbero far presumere gli studj di alcuni patologi. « Consta, 30 » egli dice, dai reoenli studj di Broussai, Laennec^ » Andral, Bouillard e d'altri clie la tisi nel pri- » tno suo stadio, quello di crudita dei tubcrcoli, » h talora guaribilc pel loro assorbimento, e se- » condo i fatti raccolti da Rouger e Boudet qual- » che fiata anche nell' ultimo suo periodo; perclie » giusta quesli ultimi osservatori certe pcrsone le » quali presentarono i segni piii manifesti della » tisi air ultimo grado , poterono poi , corso uu )) dato tempo e per molti anni , godere di una n prospera salute. Consta inoltrc dalle osservazioni » del medesirao Boudet clie tutti i modi di guari- » gione di questa malattia fino ad ora conosciuli » si riducono a einque : sequestro . indurameuto , )) trasformazione , assorbimento, eliminazione dci » tubereoli; e clie perfino le scavazioni tubercolosc » del polmone guarlscono col travaglio della cica- » trizzazione. Cio prcmesso, se da un lato nelle » tisiehe trattate durante il bimestre non si otten- » ne di vedere verificata la prima delle suddette » proposizioni risguardante la sanabilita della tisi, » dall'altro si pote riconoscere la giustezza alme- » no di taluna delle ultime osservazioni di anato- » mia patologica. Nel cadavere di Corsia Marta, » pcrita nel terzo sladio di tisi, all' eta di 58 anni, » entrambi i polmoni nelle loro regioni superior! » erano seminati di cavernc di diversa forma e ca- u pacita, piene di materia tubercolosa fusa, intcr- » posta a tubercoli tuttora alio stato di criidezza, » uno de'quali si riuvenne trasformato in sostanza » pieti'osa calcare all'aspetto , e formata d' alcuni )) pezzi assai piccoli, biancastri e fi'iabili, gli uni » addossati agli altri. Nel cadavere poi di Orsola )) Mor, morta il quarto giorno dall'ingresso nel- )) lo spedale nella fresca eta di trent' anni, vitti- » ma di tisi all' ultimo stadio, il polmoue destro » era sano, mentre il sinistro era tulto sparso di » caverne, alcune delle quali ampie quanto un » uovo di gallina, risultanti da confluenza di altre i) pill piccolo, distrutte per opera del proccsso ul- » cerativo: nella sua rcgione superiore poi avcavi r» una membrana fibre -cartilaglnosa , lunga per » traverso tre linee e dello spessore di due, sotto » cui era una piccola cavita cieca, contenenle qual- » clie goccia di siero brunastro e formata di pareti » deir eguale sostanza deU'esterna; il tessuto pol- » monare circondaute era impcrmeabile all'aria pel » tratto di circa quattro linee, e le cellule aeree » rimpiazzatc da una sostanza fibrosa. Era quesla » senza dubbio la cicatrice di un' antica escavazione » tuberculosa; sfortunatamente era sola, isolata fram- » mezzo a moltissime altre caverne tutt'altro die ci- )) catrizzate;per cui non pote esercitare la benchc mi- )» iiinia influenza benefica sulla vita della meschina ». Dalle malattie che intcressano gli organi respi- rator] passa Tautore ad altrc morbose affezioni, in- cominciando dalle cardiopatic. Furono in numero di 43 le ricoverate per cardiopatia, delle quali dieci soccombettero alia forza del male, le rima- nenti o furono licenziate siccomc guarite o assai migliorate, o trovavansi in corso di Irattamento al chiudersi del bimestre. La malattia in alcuni casi traeva principio da una infiammazione acuta delle articolazioni , in uno fu effetto di colpo violento ricevuto dall' ammalata al siuistro lato inferiore del petto , in un' alti'a ne fu causa lo spavento , nei restanti il tenorc di vita , o la mala ripara- zione dalla morbifera azione del freddo. L' origine del male poi risaliva in alcune, massime nclle vec- cliie, a molti anni addietro , in allre invece non datava cbe da aleuni mesi. I sintomi offei-sero tutti i possibili gradi dalla seniplice palpitazione e dal senso di un malessere indcfinibile sino alia piu grave ortopnea, che quasi toglie il respiro , cbe travagliava le infelici per modo da far loro desi- dcrave la morte. A stabilire la diagnosi, oltre i se- gni somministrati dalla circolazione, dal respiro e dall'apparato locomotivo, valse egi'egiemente I'ascol- tazione. Due casi riferisee 1' autore per saggio della diligenza e attenzione in cio adoperata, i quali siccome da lui riputati di singolare rarita c da trarne una utilita terapeutica, crcdiamo dovcr noi pure riportare siccomc facciarao colic sue proprie parole. Primo case. — « Mottinelli Maria, di 4^ anni, » di taglia media e di costituzione linfatica, fila- » trice, di questa citta, prestando i propri soccorsi, » uella verde sua eta di 18 anni, ad una arnica » cpilettica , ne prese tale spavento clie le si svi- 1) lupparono violenti palpitazioni, e contrasse ben » tosto anche I'epilessia, dalla quale nou venue n mai abbandonata, qucsto pero mostrando di sin- )) golare, clie gli accessi comparivano soltanto nolle » epoclie mestruali. Da quello spavento data Tori- » gine dcir affezione di cuore per la quale fu am- » mcssa a qucsto spedale il giorno 1 1 gennajo pros- » simo passato. L' inferma era tanto aggravata che • » non poteva giacere supina , cd avcva edematosi » gli arti inferiori. Esaminato il pelto durante il )) bimestrc, si cbbero semprc i seguenti segni: clc- )) vazionc alia regione precordiale, ottusita di suo- » no per tre pollici in altezza e tre e mezzo in » larghezza, forte impulso del cuore e tremito vi- » bratorio contro la mano esploratrice : invece del » primo suono , cioc del sistolico, un rumore di u soffio; il secondo, cioe il diastolico, diviso in due )) tempi, de' quali V ultimo succede al primo con » tale rapidita, che 1' orcccliio non addcstrato non =4 » se ne accorgeva pun to : qucsto SeconJo suono » era profondo, e si scntiva nella sua maggiore in- » tensita al lato sinistro del torace in distanza di » tre pollici dallo stcrno , ed andava progi'essiva- » mente dileguandosi coU' avvicinarsi alio stesso , » fino a clie riusciva nullo in corrispondenza a » quella tramezza ossea : Ic contrazioni cardiache )) erano tumultuanti, irrcgolari, intermittenti, ma » sommariamente erano fra le 60 e le 70 al minuto. » Questa alterazione e una dclle piu rare clie si n sieno osservale nel ritorno dci movimenti e dei H suoni del cuore, e non fu notata clie in questi » ultimi tempi precisamente dal Bouillard e dal- » 1' Andral, c piii di fresco dall'operoso dott. Casa- » rotti ( Gazz. medica di Milano 29 luglio i843), » clic ne diedc una descrizione per ogni verso )) completa , e clie vuole esser consul tata da chi » ne brama la fisio-patologica spiegazione, la quale » puo valere anche pel caso da me descritto, ben- » clic in questo si notasse alia sinistra del cuore » cio die quel distinlo osservatore notava alia » destra ». Secondo caso — » Romani ]Marta, di 22 anni, » villica, di Bassano di questa provincia, dotata M di temperamento sanguigno-ncrvoso, venne am- » messa alio spedale il aS febbrajo p. p. per grave » affe?ione degli organi del respiro, contro la quale a5 » fu necessario un attivo trattamento. Siccome poi J5 dessa accusava ricorrente un dolore ottuso alia » regione precordiale ed un senso di sbarra die » le stringeva la base del torace, venne esaminata n quest* ultima regione. Non elevazione nh fremito » air applicazione della mano, ne maggiore im- » pulso: ottus'.ta. di suono per tre poUici circa ia » ogni senso: il primo suono (sistolico) aspro ed » un po' proluDgato; il secondo (diastolico) nor- >5 male; per cui invCce del tic-tac fisiologico, aveasi * la scnsazione d'un trric-tac; entrambi questi suo- » ni poi apparivano alquanto profondi: le contra- n zioni caididcbe inoltre sembravano farsi dentro » vescica contencnte un po'di liquido: ei'a la sen- y> sazione Ji un' onda divisa bruscamente da corpo »5 solido che vi si muove dentro: i polsi in fine » erano frequenti e contra tti, ma da essi non po- » tevasi trarrc alcun indizio positivo, percb6 alia » lesionc del cuore coesisteva quella del polmone. M Si giudico pertauto d' incipiente endo-pericardite » con versa mento di siero, e fu prescritta dal me- « dico primario la continuazione del metodo an- ►» tiflc^istico, che I'affezione polmonare per se sola » non avrebbe richiesto, ed in seguito 1' uso del » prepai-ati marziali. lusistendo con talc cura, ven- n ncro a sparire per intiero i segni tardiaci, ad » eccezione del prima suono (quelle del trric), che 26 M persisteva tuttoi*a, sebbene In minimo grado, nel- » I'epoca deU'uscita deH'ammalata dallo spedale, » avvenuta il aS marzo. Taiito la sensazione d'un M corpo solido moventesi in un liquido, come I'ac- 5) cennala forma di suono sistolico, sono pui* esse » due evenienze patologichc deUe piu rare ad os- M servarsi c da molti non per anco verificate cd » ammcsse ». E cio per quanto spetta alia dia- gnosi. Quanto alia necroscopie, furono praticale sopra dccesse clie avevano raggiunlo la grave eta d'anni yo, ad eccezione di due, morte, la prima ai 58 , noa corse ancoi'a 24 ore dal suo ingresso alio spedale, ove era stata trasportata moribonda, c I'altra ai 41? vittima d'una doppia affezione , cioi del cuorc e delle meningi cerebrali, la quale seconda infermita era stata diretta cagione dclla sua morte. Essendosi tutte qucste fcnimine nel corse di lunglii anni avanzatc sin verso 1' ultima fase del male, ed avcndo subito ogni specie di trattamento , si scontrarouo nei loro cadaveri le piu gravi altcrazioni ora alle valvule od allc orec- cbiette, ed ora al principio dei vasi maggiori od ai ventricoli e nella sostanza del cuore, e nel fo- glio sieroso die lo circonda. Tra le quali lesioni nota I'autore particolarmente , siccome uno dei rari prodotti della cardite cronica, 1' ipertrofia con- centrica del ventricolo sinistro ( di Bouillard ), tro- 27 vata nci cadaveri di due decesse. Le altre altcra- zioni preterisce , come quelle clie non offriroiio interesse di novita. E ripetendo dalla grave eta delle inferme e dagli estremL progress! del male r inutilita del Irattamento , attribuisce per con- verso alia utilita di questo il miglioraraento o la guarigione che in altri casi , benche gravi, si ot- tcnne. Del che adduce in prova i fatti seguenti. I .» Gaterina Tedoldi di Bagnolo, filatrice, d' an- 11 i 60, d'abito scrofoloso, con petto a guaina, cio^ schiacciato ai lati e sporgente al davanti, soffersc air eta di 3o anni un' artrite acuta generale ac- compagnata da ansieta e da palpitazioni violcnte con dolori ai precordj : la malaltia duro cinque mesi, essendone stalo quasi nuUo il trattainento. Da quell* epoca pero i dolori articolari non man- carono raai di rinnovarsi, scbbene in dcbole grado, ad ogni fatica corporale e ad ogni mu tarsi del- I'atmosfera. A 3S anni altra generale artrite cogli stessi sintomi cardiaci, e per la durata non mi- nore di tre mesi. Questa volta la difficolta del respiro non diede piu tregua, che anzi andu sem- pre piu crescendo cogli anni, fino a che spinta al- r estremo grado del male, 1' iuferma fu costretta a ricorrere ai soccorsi dcllo spedale. Ammessa il 9 marzo, si prescntava nel modo che segue. Impos- sibilita a decombere sul dorso c sui lati, e quindi 28 obbligata a star seduta sul letto col corpo roYe- sciato air indietro , dimenandosi all' intorno pei' avere il respiro : petto formate nel modo die e detto di sopra : ottusita di suono notabilissima alia regione precordiale per circa quattro pollici nel senso verticale, per tre e mezzo nel trasver- sale: ai suoni del cuore 6 sostituito un profondo rumore doppio, come di raspa sfregante, che si sente con maggior forza iu corrispondenza delle cavita sinistra , e che si propaga anclie al dorso : senso di battito all' epigastric, polsi quasi imper- cettibili, intermittenti; rantoli mucosi alia base di entrambi i polmoni col torace souoro; edema agli arti inferiori ed all'addome, faccia pallidissi- ma , labbra violette, dimagrimento eccessivo. La diagnosi fu di reumatica endopericarditc cronica, con ipertrofia del ventricolo sinistro e stringimen- to delle valvole sinistre, complicata con leggera bronchite. II caso era gravissimo ed il pronoslico infausto. Ci6 non pertanto non si dimise affatto ogni speranza, c fatlo ricorso al metodo di Val- salva e d' Albertinij applicato alle circostanze del caso e coadjuvato dal controstimolante, si riusci a dar tregua ad un apparato morboso di tanta gravita, ed a ricondurre 1' inferma ad uno stato tale di miglioramento, che al chiudersi del bime- stre era facile il respiro, i sonni frequenti e Iran- 29 quilli, le contrazioni carcliache piii regolari, i ru- raori diminuiti, i polsi piu sviluppati, T edema scomparso, I'appetito e la nutiizione generale del corpo ritornati ia un colle forze, ia guisa che I'ammalata potcva gia alzarsi dal letto e passeg- giare per 1' infermeria. 2.0 Giuditla Damiani di Brescia, d'anni 60, di robusta costituzione fisica, venne ammessa alio spe- dale il giorno 3 febbrajo. All'atto della visita era seduta, c travagliava dclla piu grave ortopnea: era un gemito coutinuo di dolore : il suono della re- gione![^precordiale ottuso per circa quattro pollici nei sensi verticale e Irasversale: doppio rumore di soffietto susscguito da piu scnsibile rumore di fi- scbio alia regione delle cavita sinistre, che per al- tro si estende ancbe alia deslra antcriore ed alia posteriore del torace: impulso del cuore esagerato per modo da sollevare la mano applicatavi sopra e da emettere ua suono d' asprezza ad essa mano comuuicabile : venc superficiali del collo e della fiiccia gonfie; polso frcquentc ad SS-go, irrcgolare, intermittente, e danti un frizzo mctallico: niun segno morboso di qualclie importanza dal lato dei polmoni: edema considerevole negli arti inferiori e nell'addome: orine scarse e scdimentosc. La dia- gnosi fu di una ipertrofia del cuore, massime nel ventricolo sinistro, con vizj alle valvule, probabil- 3o mente a quelle dell' aorta; la prognosi in relazio- ne. II metodo di trattamento usato nell'antece- dente caso venne pure applicato al presente, colle modificazioni consigliate dalla differente individua- lita, ed uguale fu il risultato. L' ammalata dopo inesprimibili patimenti cominciu a mostrare qual- che miglioramento, che ando sempre crescendo, ed il giorno 26 di marzo lascio lo spedalc in assai migliorata salute. Restringendosi a questi due casi , ossci'va 1' au- toi'c, quanto agli altri in gcnerale che il metodo antiflogistico combinato coll' ipostenizzante, e ta- lora da questo rimpiazzato o susseguito, fu I'unico di cui gli effctti fossero sempre favorevoli, e clic ia alcuni casi produsse la guarigione radicale. Nota pero che fra i molti rimedj costituenti la classe dei coutrostimoli, quelli che sembrano avere un' azione elettiva sul sistcma cardiaco-vascolare furono sempre i prescielti ; eppcro la digitale , I'acido cianidrico, il tasso baccato, il nitro cd il ferro furono i farmachi uei quali si foodo la mag- giore fiducia. Dell' azione benefica del ferro in par- tieolarc, dal quale in alcuni casi si ottennero ef- fetli mcravigliosi, I'autore allega ad esempio, sic- come degno di speciale ricordo il scgucnte fatto, che rifcriamo testualmente. a La signora Marietta » Pezzana di questa citta, di ^1 anni, paliva gia 3i » da lungo tempo frequenti e violcnte palpitazioni » di cuore clie le impedivauo di ascendere le sca- » le, di soslenere faticlie. Soffriva di quando in 5> quando dolori lungo gli arti e contrazioni con- >9 vulsive muscolari: da tre anni in aggiunta era n tormeiitata da dolore alia regionc cpatica , la » quale mano mano ando gonfiandosi , con inap- » petenza, pertinace stitichezza, emorroidi e slra- » oi'dinaria inquictudine morale, senza pcr6 alcun » sintomo del sistema uterino. Con tale apparato » venne ammessa alio spedale il lo marzo. Fu » giudicata affetta da lenta cardioepatite, e quindi 5) sottoposta a congnio trattamento. Premessi al- ^ cuni rimedj prcparatorj , le fu amministrato il » ferro colla tintura di rabarbaro, dei quali si con- » tinuo I'uso fino al i4 aprile, in cui si licenzic) r> perfettamente guarita, esscudosi dilcguati mano » mano tutti i sintomi suddcscritti. Da questa re- » lazione sorgono due coroUarj. i.° L* incontr^asta- » bile efGcaciadel ferro nelle lente cardiopatie. pur- » che si sappia cogliere il momento opportune, sia » che il ferro agisca come iposteuizzantc carJliaco- » vascolare, secoudo gli ultimi dcttati dei contro- n stimolisli , sia come correttore della crasi del » sangue, giusta le interpretazioui della piu rccen- » te patologia francese. 2." La felicita d' una cura » qualunque non consiste gia semprc nclla sue- 33 » cessiva amministrazione di moltc sostatize medi^ » ciuali, o nella complicata loro unione, ma ^ la » scelta assennata di alcuui pochi, e la loro pre- » stazione nei piu opportuni momenti clie costi- » tuisce la base della cura , e forma dessa uno dei » titoli per cui la medicina de' nostri tempi di » tanto si avvantaggia sopra quelle di moltc fra « le eta precorse ». Dopo le cardiopatie passa 1' autore a parlare delle metriti, e da queste al rcumatismo arllco- lare acuto, alia pellagra, alle malattie dell'appa- rato digerente, a quello del sistema della inncr- vazione. Le metriti curate nel corso del bimestre furono assai numerose; ma in gcnerale si com- plicavano colle affezioni di altri sistemi ed or- gani piu gravemcntc ammalati, di maniera clie il numero dcllc inferme che ne travagliarono in modo idiopatico e si grave da mcritare speciali e dirette cure, fu comparativamente scarso rispetto al complesso dciraltre. Le altre metriti, cioe le consc;nsuali o sccondaric, nella gcucralita de' casi si risiolvevano od almeno si attenuavauo col ri po- se, colla dicta c coll' azione di quei rimedj stessi che vcnivauo adopcrati contro la malattia princi- pale, senza bisoguo di apposito trattamento. Le metriti legittimc trattate nel bimestre furono in uumcro di veaticinquc, e nessuua susseguita dalla 33 morte. Gagione della malattia nel ruaggior numero de' casi furono i parti piu o meno difficili , od i puerperj infelici; in un caso fa 1' aborto al sesto mese di gravidanza. Alcune metriti traevano seco i soliti sintomi che vengono indicati come loro proprj ; in altre prevalevano i feuomeni isterici e convulsivi : due iiiferme erano travagliate dalla forma emon-agica, ed una da profusissima Icucor- rea. La cura fu 1' antiflogistica, fondata principal- mente sui salassi generosi e ripetuti a brevi di- stanze di tempo nei casi piii gravi, a minori dosi e con piu largo intervallo negli altri, in tutti , coadjuvati dai salassi locali, dal riposo, dalla dic- ta, e da farmacbi sanciti dall' esperienza siccome migliori. Nelle metriti a parto rccente il solfato di potassa e i diuretici furono trovati efficaci a dissipare il latte cbe per le circostanze del P. L. non potcvasi mautenere. Nelle altre in cui Telc" men to nervoso prevaleva sul sanguigno, giovarono assai i narcotici ipostenizzanti: a combattere poi le forme istoriclie fu proficuo rimedio I'assafetida, che in qualclie caso produsse effetti istantanei e meravigliosi: la forma leucorrica fu trattata colla cicuta in polvere, giusta la pratica del Lisfranc, e la forma emorragica in fine scomparve con felicis- simo risultato, dopo le emissioni di sangue, sotto r azione della segale cornuta.. 34 II reuma articolare acuto offcrse 20 casi, m nesstt' no de' quali ebbcsi a deplorare la perdita dell' am- malata. I sintomi scoutrati nel maggior numero furono quelli clie pvovengono dalla frequente coin- cidenza verificata dai raoderni cliuici di questa ma- lattia colla pericarditc e colla endocardite, qualt sono quel scnso di sbarraracnto che accusa talvolta il paziente alia base del pelto e che gli fa trarre frequenti sospiri, quel dolore piu o meno acuto che tal altra egli risente alia regione precordiale, quella maggior frequenza di oontrazioui cardiache , quel- r inquietudine generale, tutti segni indicanti che il tessulo siero-fibroso del euore partecipa della flo- gosi articolare. Tutle le inferinc vennero risanatc mediaute uii attivo trattamcnto, proporzionato alle condizioni dei singoli casi, c variato ne' suoi ele- menti , conforme alia cssenza flogistica del male ed alia riconosciuta efGcacia delle niolte sostanze medicinali gia state proposto e applicate contro di esso, compreso ben anco il tanto coinbattuto sol- fato di chinina. La pellagra anchc nel bimestre di cui tratta il prospetto si diede a conoscere per una dellc piu frequenti in queste nostre contrade, pel nu- mero complessivo che offerse di 62 inferme, delle quali sette dovettero soccombere alle complican- ze che sempre si congiungono a questa malattia 571 ed alia sua stcssa cronicita. Non descrivc I'autore la sintomatologia, siccome gia troppo conosciuta, e restringesi a dire ch' ella si presento sotto tutte le possibili forme dalla piu benigna e leggera, che si vince col semplice riposo, con blauditivi e col vitto nutritivo e di facile assimilazionc, sino a quella che si accompagna ai fenomeni d' irrepa- rabile offesa del sislema nervoso e del digerente. Le autopsie dei cadaveri delle sette ammalate die morirono, mostrarono le traccie di profonde ed an- tiche lesioni del tubo digerente e degli orgaui cen- trali della iunervazione, compi'esi i loro involucri menibranacei , come dire rammollimenti , rossori , ulcerazioni della mucosa gastro-enterica, aderenze, trasudamenti siei-osi e plaslici di forma migliare, injezioni, infiltramenti nelle membrane del cervello e del midollo spinale, alterazioni piu o meno va- riate di cjuesti ultimi organi. Da quesli segni per altro nota I'autore non doversi inferire V indole esclusivamente infiammatoria del male; perocche troppo facile c semplice in genere ne sarebbe la cura , e inesplicabile la sua endemicita in eerie contrade, ed i vantaggi degli alimenti nutritivi in certi sladj di esso. E riconoscendo esser tuttora un grave problema cosi I'essenza, come pure le cause predisponenti di questa malatlia, egli pro- pone quale argomento relativo alia essenza la se- 36 guente osservazione. In tutte le pellagrose Irattate durante il bimestre e nelle quali occorse il salas- so gencralc per sopraggiunte flogosi d' alcuno dei visceri estranee all' anterioi'e malattia , o sequela del suo procedimentOj il sangue estratto non dava in generale cotenna, in qualche raro caso mostrava soltanto un leggcro velamento, e si mauifestava sem- pre piu ncro e piu liquido del normale. Dal clie a liri sembra potcrsi congetturare clie il fondo della malattia consista in una speciale alterazionedel san- gue, indotta dall' azione di quelle cause clie tut- tora sono ignote, e cagione dal suo canto di quelle nltcrazioni dei solidi nelle quali 1' apparenza po- trcbbe far credere clie tutta consista la natura del male. Le malattie dell'apparato digerente offersero 5i casi nel corso del bimestre: dieci finirono colla morte in conscguenza di anticlie alterazioni orga- nicbe dei visceri, superior! ad ogni sussidio del- I'arte, come si pote verificare nelle rispetlive nc- croscopie. ISe i sintomi, ne il decorso, ne le malattie offersero materia di special! cousiderazioni. eccelto i seguenli due fatti patologici, cbe rifei-iamo tra- scritti dalla Memoria. I.** « Salmacci Giovanna di Calcinato, villica, » di 60 anni , venue ricoverata il 27 marzo per » disjagia con senso molestissimo di peso e di do- H lore in corrispon^enza del jugolo: era nell'cstre- » mo grado del marasmo, votnitava tutti i solidi » e tutti i liquid! die inghiottiva , ad eccezione » d' un qualche sorso di latte e di alcuni sorbetti 1) appressatile nei primi gloi'ni, dopo i quali essi » pure venuero respinti. Si fece un leutativo d'in- » troduzione di una sonda elastica nel canale eso- » fageo , ma senza alcun effetto , perche provoco » insormontabile spasmodia nelle fibre muscolari )) della rcgione dclle fauci. Niuna precisa notizia » si potc raccogliere sulle cause, sull' origine c » suUa data di quel terribile morbo; 1' infelice » dopo di aver lottato per vcntidue giorni, mori. » Sczionato il cadavcre, si trovo verso la meta 1) dell' esofago , e prccisamentc in corrispondenza » dcir arco dell' aorta, un tumore scirroso, lungo » un pollice e due linee, grosso la meta, di aspet- » to lardaceo , granulare , dcgenerato in una ma- » teria sanio-caramentosa nel suo mezzo, ed involto )) nella sua superficie esterna in una membrana » d'aspetto cellulare: il lume del canale era tan to » ristretto cbe bastava a stento al passaggio di » una piccola penna da scrivere: il restantc delle )) sue pareti circonvicine finamente injcttalo c di » colore d'ardesia; il ventricolo c le intestina colle » lesioni caratteristiche delle croniche infiamma- » zioni : Tapparato muscolare e gli organi paren- 38 » chimatosi flaccidi, privi di coesione e lacerabili n alia minima azione. 2.° « Savoldi Giulia, rivendugliola di BorgoPile, » dell'eta di 33 anni, venne ricoverata il 2^ mar- » zo sotto I'azione di un vomito incessante di ma- »» terie fuliglnose: moii la maltina del terzo gior- » no nell'estremo marasmo. II cadavere mostr6 t) una enorme dilatazione del ventricolo. colle pa- « rcti iugrossate, coi vasi varicosi, e colla mucosa » d' un rosso bruno e rammollita; I'apertura pi- » lorica ristretta in guisa da sembrar quasi obli- n terata, e le sue pareti altcrate come quelle del » ventricolo, circoudate da una massa scirrosa con » aspetto di cartilagine , d' un poUice di grossez- » za , di superflcic bernoccoluta , di colore gialla- w stro-lardaceo. Lc intestina injettate e contenenti, » come lo stomaco, gran copia di liquidi nera- J9 stri , simili a quelli voniitati durante la vita. » L'estremo abbattimento fisieo e morale onde tro- » vossi oppressa 1' inferma nei brcvi momcnli scorsi » nello spedale, non permise di raccogliere infor- » mazioni precise sulla causa della malattia; que- » sto solo si seppe, cbe datava da lungo tempo e n che erasi manifestata colla sensazioue di un do- » lore dapprima acuto, poscia gravativo alia re- » gione corrispondente alia degenerazioiie, con inap- » petcnza c penosa difficolta della digestione. Que- 39 ■n- sti sintomi denotano senz' altro il formarsi di n una lenta flogosi della cstreraita inferiore del » ventricolo, alia quale 1' iaferma non pose giara- » mai attenzione, e che di continuo esacerbata dal » disagiato vivere di quella povei'etta, venne a tale » gravita, die fini col produrre uua alterazionc » organica ribelle ad ogni trattamento , e causa » unica della morte ». Le affezioni del sistema della innervazione die- dero sediei casi , dei quali i piu notabili sono i due seguenti. I.* Maria Marinelli, villica, scttuagcnaria, gia- ceva nello spedale fino dal 27 marzo i843 per paralisi della meta sinistra del corpo, e vi mori il 1 8 marzo di quest* anno. Nella sezionc del ca- davere si scoperse un ascesso sanguigno nel cervello alia base del ventricolo laterale destro verso la sua meta, avente forma di mezzaluna , col suo mag- giore diametro di quattro linee e col miuore di due: era rivestito di membrana ferma, giallastra, e conteneva alcune goccie di materia giallo-scura, liquida ed inodora. Questa altei-azione c notabilo per la verita della sua sede. & Sembra assai ve- » risimile ( osserva l' autore ) che una porzionc " del sangue stravasato sia stata assorbita, c « cbe Tammalata avrebbc poluto col favore del » tempo riacquistare 1' uso , almeno imperfelto, 4o » delle parti paralizzatc, se non avesse dovuto » soccomberc in causa di cronica gastro-enterile » ulcerativa , ribclle ad ogni razionale tratta- » mento ". 2.0 Affetta da prosopalgia ottiduana alia regio- ne superiore sinistra della faccia , ricorrente nellc ore vespertine, venne aramessa alio spedale la qua- dragenaria Maria Rovctta , rivendugliola , di Bre- scia, il 23 febbrajo di quest' anno. Dall' esame fatto si giudico la inalattia d' indole essenzialmente ner- vosa; la si tratto col solfato di cbinino associato air acido valeriano , la cui scoperta e dovuta al celebre ehimico Principe Bonaparte, e tale fu il vantaggio ritralto, clie il 20 marzo la Rovctta ven- ne licenziata affatto guarita. Le altre malattic trattate si riducono a 16; delle quali quattro appartengono alia vajoloidc svilup- patasi in individuc gia state vaccinate con succes- so , 6 alia racliitide , 2 alia risipola flemmonosa , clie furono tosto rimesse alia infermeria chirurgi- ca, I alio scorbuto e 3 alia febbi-e terzana. Niuna di queste malattie fu cagione di morte , c niuna offerse alcun die di particolare. Un caso pcr6 non riferibile ad alcuno di que- st!, ma notabile per la ben colta diagnosi e per la felicita dell'analoga cura, viene daU'aulorc ri- fcrito prima di chiudere il presente prospctto. Ca- 4t tcrina Miclicli, villica, di Longliena, dell'ela d'anni 37, madre di sette figli, entro nello spcdale il 16 marzo. Depose che il 22 febbrajo precedente era stata presa da violenta pleuro-pneumonia iuferiore posteriore destra, vinta in otto giorni con sei ge- nerosi salassi, e clie verso I'ottavo di del successo marzo, gia convalescente, avendo voluto alzarsi dal letto, ne fu impedita da violente contrazioni invo- lontarie dci muscoli delle mani e dei piedi, sotto forma di crampi, clie cedettero col riposo, ma clie ripigliavano tosto sotto il minimo sforzo ch' ella facesse per muoversi dal letto. Oltre a questo sia- tomo, clie venne pure verificato alia prima visita fattale, 1' animalata accusava una ricorrcute palpi- tazione di cuore, stitichezza, inappetenza, un scnSo straordinario di languore e leggiero movimento fcbbrile: gli organi del respiro si trovarono sani, ad eccezione di qualche rantolo mucoso, i suoni del cuore normali, meno il bruit de diahle, clie sen- || tivasi al principio dei vasi maggiori. Si giudic6 die si trattasse di debolezza diretta cagionata dalla malattia precessa e dal metodo dissanguante, ado- perato in un individuo d' altronde gia inflaccliito di forze per fresco allattamento: si prescrisse per- cio 1' oppio sotto forma di laudano liquido del Sidenamio, dapprima alia dose di uno |scrupolo, poi a quella di una dramma al giorno, associan- 42 dovi una alimentazione sempre piu nutritiva e ripara trice; e tali effetti se ne ottennero, che la Micheli usci dallo spedale il 3 1 marzo , liberata da' suoi mali e pienamente rinvigorita. II totale delle malattie trattate nel bimestre am- monta a 3o2, e la mortalita al 12, 58 per cento. Risultato felicissimo, osserva I'aulore, quando si abbia principalmente riguardo all* eta molto pro- vetta di quasi tutte le inferme cbe morirono , la vita delle quali non era per legge stessa di natura molto lontana dall' ultimo termine, al regolamento del P. L. che accetta anche gli infermi di malat- tie croniclie ed insanabili , alle organiche altera- zioni che nella maggior parte delle ammalate pre- esistevano da anni all* epoca dell* ultimo tratta- mento, alia impossibilita per alcune di una cura qualunquc, percbe recate alio spedale agonizzanti, alia influenza della corsa stagione insolitamente morbifera e mortifera. Del quale risultamento egli fa onore per primo alia perizia, alio zelo e al sa- pere del medico primario dell' infermeria , dottor Francesco Girelli, e quindi alia eletta qualita dei rimedj preparati nella farmacia del luogo, alia opcrosa carita delle Pie Sucre, alia bene oi'dinata amministrazione economica, alia franca cd assidua vigilanza della medica direzione; e conclude cbe i civici spedali della nostra citta, fra tanta compli- I 43 canza de' loro dementi, sono per ogni rispelto dei migliori di Lombardia. IV. Un altro dotto ministro deU'arte salulare, cstraneo pur esso all' accademia, concorse ad accre- sccre il numero solitamente copioso delle mediche produzioni. E questo il dott. Giuseppe Moutini, cliirurgo condotto in Montechiaro, che offri all'Ate- neo due meraorie, 1' una suU' uso medico del fred- do , r altra sulla membrana dei vasi sanguigni. Scopo dell'autore e di chiarire nella prima qual sia r azione del freddo sull' uomo vivo , e sopra quali sistemi organici essa di preferenza si eserciti, neir intendimento che possano le sue ricerchc ser- vir di lurae e di norma circa 1' uso di questo agente nel trattamento delle malattie. E per quan- to conccrne al primo punto del quesito, conside- rati i primi cffetti appariscenti del freddo sulla fibbra viventc, quali sono 1' abbassata temperatura, il pallorc, la diturgescenza, 1 polsi impiccioliti, il circolo allentato, i movimenti volontarj intorpiditi ecc. , egli non dubita stabilire csserc 1' azione del freddo controstimolante, notando in primo luogo come , per quanto riguarda lo stato generale di persona amraalata , il freddo sia da proscriversi semprecb6 trattisi d' individuo di fibra languida e per poca sensibilita iuetta a rcagire, e come per converso si addica ai soggetti dotati di molta ener« 44 gia; ed in secondo liiogo avvertendo che perctie nelle applicazioni del freddo ad alterni e brevL in- tervalli avvenga ua maggiore esaltamento vitale e fors' anno uno stato di flogosi nelle parti sulle quali esso e direttamente applicato, non dccsi cio credere effetto di un'azione stimolante esercitata sui punti impressionati. « Quell' esaltamento, egli » dice, e quella flogosi devonsi per contrario ad » un afflusso di sangue per reazione di natura , y> la quale tenta bruscamente invadere di nuovo » la parte ch' era raffreddata , e nella quale tro- » vasi per alcuni momcnti sospeso il moto vitale » e quello delle arterie; sicclie il sangue di tutto n r ingiro, non trattenuto piu dall' obice del fred- » do , la concorre , e vi si diffonde destando tu- 5» multo e dolore ». Passando quindi al secondo punto del quesito, a cercare cio6 sopra quali sistemi organici I'azione del freddo di preferenza si eserciti, I'autore, accet- tata I'opinione della pluralita de' fisiologi clie la forza projettile del cuore sarebbe insufficiente ad effettuare la circolazione del sangue senza il simul- taneo concorso dell'azione contrattile e della forza vitale delle arterie, admette inoltre con Bicliat e con Hunter una distinta azione contrattile nelle arterie di minimo calibro, che tanto piu s' accre- sce in ragione che quesle decrescono di grossezza; 45 del clie egU adduce in prova le malattie aneuri- sniatiche, le quali avendo sede piu nelle grandi arterie che nelle piccole, ditnostranOj per suo av- viso , la debole contrattilita e la poca resistenza delle prime in confronto delle secoude , e il pa- nericcio, ncl quale, egli dice, « le pulsazioni, co- » me oguuno puo riscontrare, sono cosl frequenti » e I'addoppiate da dare cento e piu battute in- s> tanto che il polso batte sessanta volte, e la cir- 3» colazioae capillare e tanto esaltata da sembrare » quasi costituirsi una vita per se, o in altri ter- n mini, una vita ganglionica a parte ». Questa ec- citazione di moto ne' tubi capillari artcriosi lo guida poi a stabilire come in essi abbiano luogo, in ragione dclla loro attivita, le secrezioni, e tra queste ancora la calorificazione, e come all' incon- tro in ragione del loro alien tamen to diminuiscano, od anche cessino del tutto qucsti effelti. Se non clie essendo stata la gcncsi del calore animale di- versamente spiegata da Lavoisier , da Brodie e da Chossat, I'autore prima di passare piii innanzi cre- dettc di dovcr confutare le loro teoriclie. Le sue os- servazioni in questo proposito ci sembrano tali da non fraudarne il lettore; il die ci obbliga a rife- rire testualmeute questa parte, quantunque non breve, della memoria. « Altra teoria esposcro gli » illustri fisiologi Brodie c Chossat. Brodie colic 46 » sperienze fatte sugli animalL decapitati, ne'quali » sentiva abbassarsi rapidamente la temperatura , )) mentre egli ne sosteneva la respirazione soffian- » dovi, come ei dice, ad arte 1' aria nei polmoni , )) c Chossat con altri tentativi istituiti col taglio )) de' nervi, cd in singolar modo con quello della » midolla spinale in varj punti, voUero dcdui're, » il primo che il calore animale era da conside- » rarsi come emanazione dell' encefalo , il sccondo » come proveniente dal midollo spinale. Seguendo » infatti Chossat la midolla spinale, riscontro egli » che la paralisi aveva luogo costantemente nella )) parte sottostante al taglio, c insicme un sensi- » bile abbassamento, die rendcasi scmpre piu ra- » pido di mano in mano ch' egli andava praticando )) in alto le sezioni. Questa sentenza, comunquc » a molti moderni accetta, non parmi fondata so- » pra base abbastanza ferma; c quando vogliasi » aver riguardo non solo alia midolla sopra la » quale egli flssu in modo particolare la sua at- » tenzione, ma anclie alia disposizione anatomica » di quell'ordine di nervi racbidici , che tengono » stretto e perfettissimo nesso col grande ncrvo in- M tercostale, facilmentc si rileva come poco con- » vincenti sieno le prove da quel fisiologo addotle. » E primieramente quanto c necessario il dirello » e libero consenso dell' encefalo e della midolla I 47 n per coslltuirc il sislcma ccrebro-spinale addetto » al sentimeato non che ai moti volontari per ») parte anclie Jella midolla stessa, altrettanto 6 » da preadersi in ispeciale considei'azione il gran » simpatico, altro centro vitale, il quale e genei-a- » tore di que' particolari movimenti, senza di che » nulla sarebbe quanto risguarda la vita vcgeta- » tiva. E se grandissima ed estesa ^ la relazione » clie questo nervo tiene con altri sistemi, donde » risulta la piu espressa e perfetta armonia dclle » funzioui organico-dinamiche , maggiormente lo » deve essere quella col midollo spinale, sc vogliasi » osservare il doppio ordine di nervi racbidici , » mcdiante i quali la midolla stessa si connette » coir intercostale. Quanto alle riccrche istituite da » Chossat, per le quali sostiene che nelle parti sot- » tostanti al taglio ollre la paralisi vi lia costantc » abbassameuto di caloi'c, benclie perduri la circcy- » lazione e la resp'irazione j pare clie poco conto » egli abbia fatto dci nervi spiuali: e come furo- » no, secondo il mio modo di vedere, poco esatti » i suoi saggi sopra tale soggetto istituiti, erronee » cosi riputerei le illazioni quindi dedotte, cioe » che la midolla sia in noi 1' unica sorgente del » calore. Infatti, come potrebbe asserire che al so- » pravvenire della paralisi nelle parti al disotto » del taglio, quell' is Ian tanco abbassamento di tern* 48 » pcratura nou fosse consegueuza di una lesion c » violenta, o di un ostacolo che si frappone alia » libera trasmissioae della corrente vitale ad opera » di quel nervi per diretto comunicanti col gran » simpatico? E perche da questo disequilibrio ed » indebolimento della potenza nervosa avvenuto in )) questo gran nervo non puu dcrivare un lentore f, ed uno sbilancio insieme nel moto arlerioso , e » con ci6 abbassarsi 1' ordinaria tcmperatura. giac- » clie, come al trove si disse, questo gran nervo si » accompagna in ogui lor punto alle arterie ? Qua- « le argomento adduce per diraostrare clie in quci » suoi cimenti la circolazione del saugue si conser- )) vasse nel suo stato d' integrita, e non venisse me- » nomamente turbata? Forse ne faceva prova, secon- <{ do esso, il vibrare delle gi'osse arlerie? Non gia , » mentre questc poteano agire nei loro considerevoli » tronchi per parte solamentc del cuore, cssendo « nel tempo stesso il circolo sanguigno rallcnlato » ed indebolito nelle piccole e minime diramazioni. » Rispetto alia respirazione , sebbene il polmone » abbia relazioni con nervi involontarj, ognuno sa » d'altronde clic questo viscere h animato da un )) nervo di provenicnza cercbrale, voglio dire il » pneumo-gastrico, il quale precipuamente e desti- » nato al moto di questo importante viscere. Anzi » Rachetti, osservando chc le propagini della mi- 49 1) doUa spiiiale trapassaiio nel nervo intercostalcj I) Ja cui sono format! nella maggior parte i nervi » cardiaci, e clie inoltre dalla stessa nasce Tacces- » sorio del Willis , coniunicante col pajo vago , )) opina che , lesa nella sua sommita la midoUa » stessa, anchc la circolazione ed il respire debba- M no molto soffrire , e bea anche suU' istante ces- » sare * ». » Dissi poc' auzi, come possa sussistere energica » la pulsazione nelle grosse arterie, sostenutavi dal- » la sola azione del cuore , mentre debole e de- » pressa mostrasi nelle mini me. Ora quello che » sono per dire toglierebbe ogni dubbiezza, che la » genesi del calore debbasi risguardare effettiva- )) mente neU'opera arteriosa, e non gia nella mi» » dolla spinale, come pretende Chossat. Egli ri- » porta a sostegno della propria opinione un certo » corredo di fatti , ma havvene molti che signi- j) ficano ben altramente. Un profonda ferita pra- )i ticata in tutta la spessezza della raidolla puo » indurre di fatto una istantauea abolizione di )) moto e di senso nella parte sottostante; puo » inoltre abolire il solo senso, e non il moto, e » vicevcrsa, secondo che essa leda le sole radici ra- » chidiche e i cordoni posteriori, ovvero le an- l" Delia struttura, delle funzioni e delle nialattie della ini- doUa spinale. Milano 1816. 4 5o » teriori, giusta i saggi di P. Bell e di Magendie. » Ed effetti eguali a quelli d' una ferita possono » presentare anche non poclie malattie, che sono » proprie della midolla. E se ricordiamo il perfet- » tissimo ed indispensabile commercio dell' appa- » reccliio cerebro-spiuale col nervo grande sim- » patico , dal quale dipendono le funzioni della » vita vegetativa, di leggicri comprendiauio clie, al- » terato per cause morbifichc quell' apparato, deb- » bono avvenire molte perturbazioni in quell' in- » tcressantissimo nervo. E per discendere a casi » special! , un vcrsamento di sangue o di siero tra » le membrane del ccrvello , e da quoste disceso » per la via dello speco vertebrale a comprimerc » la midolla, od uno stato di cifasi o di inspes- » simento o tumore dc' suoi involucri, o la disor- » ganizzazione della stessa midolla, inducono non » di rado paralisi, e molti altri effetti distinguibili » cliiaramente ncUe altcrazioni della fisonomia , » nclla perdita del moto volontario c del sense, » tanto negli arti toracici cbe addominali> anorma » del grado cd estensione della causa materiale, » cd ancora una ottusita di mcnte , la dispnea , » e nelle parti paralizzate il languore del circolo » sanguigno. lo portal reiteratamente I'attenzione » sopra individui affetti da cronica emiplegia, ed » esaminato il braccio, c il corrispondente arto in- 5i I) feriore, potei scmpre asslcurarmi che que'mem- 1) bri, oltre di avere notabilmente deteriorato nella » nutrizione, crano alia mia ma no esplora trice ia » modo non equivoco piu. freddi dei sani , anzi » molti di questi infermi mi dissero essere in let- » to necessitati a tenerli difesi e ravvolti in panni- » lini riscaldati, per mantenersi in una conveniente » temperatura. Cosi i polsi radiali sentivansi pii » piccoli e languidi , e le vene apparivano meno » turgide, e salassate, e vidi sempre dar sangue a » grande stento , cio che non avveniva negli arti » sani ». . ■ -' » Da tutto ci6 clie accade in questi individui si » pu6 inferire, che se le arterie di un arto para- » litico nella loro forza pulsante sono in modo u sensibile inferiori alle sane, non e dunque giusto » quanto afferrao Chossat, cioe che, procurata una » paralisi col taglio per intero della midolla spi- » nale, la circolazione del sangue sussista egual- » mente inalterata. E se non ^ vero , nulla deve » ostare al credere che il calore animale scemi » coUo scemarsi del circolo del sangue che traversa » le arterie divenute deboli e poco contrattili, le » quali addctte, come sono, alia sola vita vegeta- » tiva, traggono i loro nervi da una sorgente par- j) ticolare, cioe del gran simpatico, a differenza tli » molti altri organi, i quali essendo destinati alle 5d » funzioni animali, sono provveduti di nervi di » origine cerebro-spinale, e servono invece alia pro- » duzione dei moti volontarj, nou die al senti- )) men to ». » E per non taccrc quanto concerne la forma- » zione primigenia , ed il graduale sviluppo del » feto, Gall ed Ackermann lianno tenuto d'occhio » die il nervo intercostale k sempre la prima » parte nervosa die si apipalesa, e Beclard i gan- » gli radiidici, i quali pei primi spuntano avanti » la formazione della midolla spinale ; per lo die » ognuno intendc die allorquando la midolla stes- » sa si volesse risguardare la fonte calorica, secon- » do Chossat , converrebbe considerare il feto in- » capace di crearsi da se, c sino ad una ccrta epo- » ca un calore proprio necessario, ma sostcncrsi » per intanto solo a spese di quelle comunicato w dalla madre. Ma se si considera all' incontro die » i vasi negli acefali sono sempre i primi a compa- » rire, ed a crescere innanzi dei nervi ccrcbrali e » spinali, del cervello, e della racbide, e forza as- » solutamente convenirc die la calorificazione e di » diversa proven ienza. D' altronde vuol essere qui » ricordato quell* aforismo patologico nel quale » migliaja di fatti e di sperimenti vengono a rias- »' sumersij e che il dott. ' Brizio Chocdii cosi egre-- » giatnente formulava : 1' irritazionc die si desta 53 » nei visceri retti dai nervi gangliari, si propaga » rare volte ai nervi spinali cd al centro massimo; » e r irritazione cerebro-spinale piu facilmenle si » propaga ai nervi gangliari *. Lo che premesso, )) c aggiunto che le arterie hanno propriamente » loro vita dai nervi gangliari, e che questi me- 1) diante gli spinali comunicano colla rachide, co- ») rae si poti'ebbe escludere che recisa la rachide » stessa , il moto delle arterie , il circolo , e con )) quello il calore animale, non debbano minorarsi? » E pero non vuolsi obbliare che I nervi stessi so- )) no senza dubbio 1' asilo della vitalita e i rego- )) latori , senza di che le funzioni assimiliative c » nutritive non si cffettuerebbero , perocchi nei )) rispettivi organi non v'avrebbe movimento e rea- » zione. Ma considerando che per tale opera evvi » bisogno della presenza del sangue, ne conseguc » che il calore animale, piuttostochi muovere dal » cervello e dalla midolla spinale, devesi ritenere )) somministrato dal sangue dei vasi capillar! ar- » teriosi nei passare che fa per gradi dalla forma » fluida alia solida, sempre pero sotto il dominio )) de' nervi medesimi, i qualj al moto delle arterie » sono tanto necessarj quauto indispensabile e il » nervo pneumogastico a quello del polmone ». * Saggio di proposizioni elementari patologiche. Prop. 179. H Da queste considerazioni q couclusioni sulla pro- venienza del calore auituale, 1' autore venendo al- r oggetto speciale dclle sue ricerche , cioe a dire alia deterrainazione degli organi ai quali si diri- ge I'azione del freddo , stabilisce che questa si esercili ia modo speciale e quasi elettivamente sul- r apparato arterioso, piuttostocLi sul nervoso, a cio indolto dal considerare che sotto 1' applicazione del ghiaccio si arrestano le epistassi, le ematurie, le metroragie ed altre emorragie; clie una tale elettiva maniera di agire sopra organi speciali e comune a molte soslanze medicamentose , fra le quali alia segale cornuta , tcnuta da distinti pra- lici d' azione controstimolante, ed operante piu no- tabilmente sui vasi sanguigni che sui nervi; che durante I'azione del freddo, ancorche n^ troppo intensa ne a lungo continuata , i polsi per primi scemano d'energia e le vene visibilmente avvizzi- scono, avanti che V individuo si accorga di alcuna diniinuzione di forze. Dopo tali osservazioni entra nella ricerca degli cffetti del freddo sulla macchina umana allorchi sia non per brevi intervalli ed alterni applicato, ma lungamente continuato, cd intcnso. E di pri- mo tratto egli avverte che nell' organ ismo viven- te non succede all' applicazione del freddo quello the ne'corpi inanimati, nc' quali questo agente, 55 soUraendo il calorico, diminuisce il volume, rav- vicinando le molecole, mcutvc in quelli clie sono soggetti al dominio vitalc c dotali di forza lipa- ratrice e riproduttiva, il freddo, ove sia mite e mo- inentaneo, risveglia una corrispondente sensazione, ma semplice e sfuggevole , senza clie s' alteri gran fatto Tordinaria temperatura. Dicesi ove sia mite e momentaneo, perciocchi se di molto ed a lungy la temperatura si abbassi, puo il freddo, sccondo- ch'egli soggiunge, divcnire inevitabilmcnte nocivo, privando 1' individuo del necessario grado di ca- lore. Considerando poi clie per questa privazione convienc che si rallentino e si sopprimano le in- terne cause produttrici del calore, egli trac da cio la conseguenza che il calore non iscemera mai c non restera 1' individuo sopraffatto dal freddo in quelle parti sulle quali agisce, se non col ralleu- tarsi o col sospendersi del moto arterioso , parti- colarmente capillare, in virtu di una azione effet- tivamente ipostenizzante , da ascriversi al freddo che invade le tonache arteriosc. Notato quindi che i punti pi'imitivamente impressionati dal freddo l| che ne circonda sono quelli di contatto , cio6 la periferia del corpo, non per queslo conseatc nel- r opinione di alcuni autori , che la temperatura interna sussista in noi iualterabile ncllc alterazioni auche esterne dell' ambiente csteriore, tencndo in- 56 vece che per mancanza d' abitudine la salute del- r uomo non possa a meno di venir compromessa per effetto di eccessivo o troppo dirninuito calore, eccesso o difetto sempre proporzionato alia mag- giore o minore contrattilita delle arterie. a Si ci- n tano, ^ veio ( egli dice) speri men ta tori clie re- » sistettero per molti minuli ad esterni calori in- » genti, e dietro cio vorrebbesi statuire che la » temperatura vitale duri costantemente inaltera- n ta. Ma quali buone ragioni si mettono innanzi M ad escludere che durante que'cimenti la tempe- n ratura interna di chi li subiva mcnomamento n non si elevasse senza riportare sconccrti nella » salute? » Oltre di che rivocando in dubbio la credibilita di cosiffatti prestigi, osscrva che quando pure alcuno di esso fosse vero, non varrcbbe con- tro migliaja di osservazioni ovvie in ogni paese , dimostranti che le esterne temperature sono cause fecondissime di malattie, o tutt' al piu montercbbe a provare un' eccezionale fcHcita di tempra in qual- che raro individuo , ma non gia a cancellare una legge etiologica sanzionata da tutte le mediche generazioni. Dcir azione poi che escrcita il freddo sull' orga- nismo, e precisamente sul moto dellc arterie, allega in prova e 1' imbozzacchire delle specie animali , non meno che delle vegetabili, nelle regioni viciue 5; al polo, la lai-dila del polso negli abitanti verso il circolo polare, il battito violento del cuore, r irapallidire del volto , 1' impicciolirsi del polso , r intorpidire delle membra che accade all' immer- gersi che altri faccia in un bagno freddo ; dai quali fatti inferisce che ove considerare si volesse il freddo soltanto quale agente che sottraendb il calorico , non s' impadronisse del moto delle arle- rie , non potrcbbesi comprendere come il sangue non debba continuare cgualmente il suo circolo e recarsi alia superficie del nostro corpo nella stessa quantita, e che percio nel freddo devesi riconoscere una facolta propria di agire, consistcnte nel ral- 1 en tare neile arterie il loro moto. « Come, ei sog- » giunge, farsi un' idea del pallore divisa da quella » che in causa del moto indebolito di que' vj^si , n il sangue , non potendo essere trasportato dagli » stessi alia circonferenza, conviene che soffermisi » verso i centri ? Torpide non si fanno le raem- » bra , e non mantengonsi fredde sino al riani- » marsi del circolo? Come con different! principj » spiegare la repentina soppressione del sudore y> sotto I'azione di questo fisico agente? » Il sonno profondo e letargico che sorprende a bassissime temperature per ingombro cerebrale, le apoplessie, le peripneumonie, le pleuritidi, le emoftisi, I'asma, specialmente nei vecclii, le emorragic per I'utcro, 58 per la vesica, per rinlestino relto, affezioni tutte piu frequent! nell' iiiverno che nclla state , ser- vono ancora al nostro autore d' altrettanti argo- menti in prova dell' agire del freddo sopra i vasi sanguigui. Opinandosi poi da taluni che il freddo possegga piuttosto una facolt^ astringente, in virtii della quale le parti vive esterne restano rinserra- te , radunandosi il sangue verso i luoglii centrici del corpo , egli viene in contrario cosi argomen- tando: « o queste (parti vive esterne), unitamente » ai vasi, rimangono chiuse in parte, ed in tal » caso divenendo mlnore anclie la capacita di » que' rami arteriosi , coi quali il freddo sta in » contatto, in confronto dci tronchi e dcUe artc- n rie piu profonde, il circolo sanguigno dovrebbc » per legge idraulica farsi piu rapido c manic- » nere all' esterno quasi lo stesso grado di calorc ; » o esse si ctiiudono del tutto, ed allora cessando » la circolazionc , dovrebbe con questa ccssare in » quelle parti anche la vita. Arrogi che cssendo » le arterie gia dotate di una mcmbrana media » fibrosa ed elastica , onde per naturale tendenza » rimangono dilatate, non debbono, come parreb- » be, cosi di leggeri restringersi , o rinserrarsi. In » fine, se male non mi appongo, osterebbe al buon » senso I'ammettere come una potenza deprimen- 3» te, capace di rallentarc il moto e suervare la ^9 » forza della fibra arteriosa, possa agire alia guisa » delle potenze di azione diametralmente opposta. » Un aumento circolatorio del sangue non accade, » ma piuttosto xin rallentamento, come si deduce » dair esame delle arterie sulle quali opera il n freddo; quindi se le parti ne vanno difettivc, n cio dipende dalla forza motoria, che resta sner- » vata in questi tubi destinati a versar sangue » verso i punti periferici. Che se tan to non vale » a provare 1' azione ipostenizzante di questo mez- » zo terapeutico, meglio serviranno i casi di ma- » lattie nella cura delle quali csso s' impicga. « Nessuno ignora 1' use permanente del ghiaccio » nelle ferite , od appena fatta I'ablazione di un » arto; nessuuo ignora gli incalcolabili vantaggi » die in que' casi si ritraggono da tale chirurgico » presidio. Ma volendolo risguardare come soltanto » astringcnte, non si potrebbe conoscere il motive » della calma, ne spiegare 1' alleviamento che sot- » tentra ncU' ammalato, cd il modo onde previene » nella parte lesa la flogosi nel mantenere allon- » tanato il sangue riutuzzando il mo to delle ar- » terie ». Con questa serie di deduzioni stabilito qual sia r azione del freddo sull' organ ismo vivente, ed a quali sistemi essa dirigasi di preferenza, conchiu- de r autore accennando ai pericoli ii quel nuovo 6o metodo di terapia clie sotto nome d' idropalico tende a ricalcare il sangue verso i centri , espo- nendosi a suscitarvi infiammazioni e congestion! , ed aggiungere nuovi mail a quel male che mira ad elidere. « Sarei per cliiedere , egli dice , agli y> idropatisti come nel curare col loro metodo una j> malattia esterna di carattere infiammatorio, men- » tre nulla di morboso vige ncll' interno, si possa » star sicuri die nel venire il sangue ricalcato >» verso i centri, ivi non avvengano congestion! ed » infiammazioni gravi, ed altri effetti peggiori di « quelli clie voleansi debellare. O come, ove si » trattasse di malattia interna parimenti flogisti- » ca, si possa evitare di aggiungere male a male, » cioe aggravando maggiormente i visceri interni » colla vagKeggiata idea di far sorgerc la loro r> tanto decantata salutare reazione di natura, chc » risana I'ammalato con pi-ofusi sudori. Da quali j» principj traggono gli idropatisti le loro indica- n zioni cui'ativc in ogni genere di affezioni senza r> differenziarle nclla loro diatcsi? Quali vantaggi » si possono aspettare in un processo di grave in- M fiammazione, clic divampando Icde e mina in » varie guise i tessuti viventi? Come impedire o » troncare la diffusione e i progress! di un lavoro M morboso nel momento in cui le parti divenute » centre di vita trovansi gia in preda ad uno « slato di somma attivita e di oscillazionc accre- >» sciuta, cbe trae in movimento altri sistemi? Con >» quale fondala. ragione vuolsi reprimere 1' urto e n la forza di reazione vascolare senza impiegare » coa prontezza ed associate ad altri presidj ua 's mctodo piu ragionato, diretto aH'apparato idrau- » lico , voglio dire 1' estrazione sollecita del sait- » gue, colla quale freaasi raftlusso, e moderansi s» in pari tempo i concitati moti del cuore e delle M. arterie? Ma lasciatno a quegli entusiasti l' osti- » nato progetto di schierare tutte le cure sotto ».' di un solo Ycssillo , come se intendessero striu- » gere sempre per un solo cappio la natura va- n ria delle maiattie, e in un modo solo immuta- J5 bile volerla dirigere «. i! <■ Y. Soggetto della seconda membrla del signer Montini e il cercare se la mombrana intei'ria dei vasi sanguigni sia o no vascolare; grave, importan- te ed assai discusso qucsilo, cK' egli risolve affer- mativamentCj fondando la sua decisione sopi^a I'ana- logia de'fatti ed argomenti fisiologici e patologici, invocati a'sussidio de' mezzi anatomici, insufficient! per se soli a chiarire la controversia , essendoche r angustia de' minimi vasi non permettendo die il fluido il piu tenue e penetrante vi pervenga, non e dato all'anatomia di tracciarne cogli injettamcnti le ai'borizzazioni. Tra i fatti analogici pertanto de- 62 dotti dalla patologia egli adduce per primo le vegetazioni fungose che vennero piu volte osscr- vate nella superficie interna de' vasi , non facendo caso clie sia stata messa in questione 1' esistenza * dell'apparato vascolare nei polipi, e tenendo che niuna parte organica, nessun tessuto non possa vi- vere e crescere senza che i vasi vi portino nutri- mento. La conversione dclla interna membrana del vasi in una sostanza molle e carnosa, osservata ida Scarpa e da Hodgson, e le ulcerazioni, gli stringi- menti, le obliterazioni, i vei'sariienti mucosi e pu- riformi o purulenti entro il cavo arterioso, da ri- guardarsi, cgli dice, come conseguenza della flogosi pregrcssa nclla membi'ana medcsima, sono altri fat- ti da lui allegati in prova della vascolarita di essa membrana. E ricordando la inflammazione adesiva che si ottiene coll' allacciatura temporaria dell'ar- teria in caso d' aneurisma , praticata secondo gli inscgnamenti di Scarpa, « da che mai (egli do- » manda ) provenir devc qucsta sostanza concresci- 3> bile che natura adopcra, assistita daU'artc, per « riparare ad uno stato morboso?Forse dalla niem- » bran a esterna cellulosa ? Non gia; e benche in » questa si scorga ad evidenza un apparato yasco- » larc, vi si opporrebbe che dcssa membrana non » appartiene .il gcnere delle mucose, e che quando » anche si dovesse cio accordare, o tale fosse real- n mente, e certo clie il muco separate (considerata » sempre 1' allacciatura nel senso di Scarpa ) tro- w verebbe maggior facilita a trasudare dalla sua » esterna superficie, piuttostoche dentro il vaso ar- « terioso, riflettendo che la tonaca media, per es- » sere piu grossa e rassomigliante, sino per6 ad un » certo punto , ai legamenti interlaminari delle » vertebre, deve opporre forte ostacolo a tale atto. » Sara dunque la media? Neppure; perch^ Hon n essendo carnosa , non deve per conseguenza tra- » mandare un liquido mucoso, ni essere aliena da " queH'ufficio che le imparti natura; diversamente « r adottare I'idea che potesse sccernere un timore » che non le si spetta, e quanto credere, contro il )) buon senso, che nel rene, organo in cui si forma » r orina, possa formarsi anche la saliva. Ma sertza » andar per ambagie giuoco forza il rohcludere'chd » la materia plastica separata in questt incontri '» non puo pervenire se non sc dalla mcnibranci »» mucosa che sdppanna 1' arteria, nella quale se y> I'arborizzazione si vela al nosti'6 sgliar^Oj''?^ liW©'^ » re seci'eto somministra una prova raaterlale es* » sere vascolosa ed orgariica e di eonsegiuente su-i » scettibile di infiammazione, come senza vasi non n havvi secrezione, e come inoltre coll' idea di or- '» ganico va legata quella dei vasi indispensabili » alia vita. Per questo 1' umorc sccreto c da giu- 64 n dicarsi opera della vita, die h quanto dire tin yi prodotto della stessa organizzazione. Questo pro- » cesso costituente I'otturaraento.diel vaso non pu6 yt essere efffetto che dj un leggerissimo lavoro infiam- V matorio clie ivi si stabilisce. Che se taluni lo n vollcro negare, cio deriva dal non aver essi con » seria diligenza esaminato, Oppure dal non essere » stato reale il coalito ». Dopo di cii entrando a confutare qucgli aha- tomici che non consentono ad admettere clie il si- stema vascolare delle arterie si estenda dalla ester- na. membrana alia media ed interna, fra i quali npminatameute Volpeau , clie oiO» ncga assoluta- inente, egli osserva clie volendosi ammcttere che la media sia priva di vasi, e lo stesso clie credere in istretto senso fisiologico che non solo questa , ma nii0no ahcora la interna, e idonea a separare quel liquido plastico gia composto di mollecole e con- tiEiQ^nte principj essenzialissiini, onde per grado si solidifica e s' incammina alio stato organico e di aAiraalizzazione. Ed alfermando il citato Volpeau ne' siloi clemcati di medicina operatoria che la in- terna niemhrana : deUe arterie non primitivamente, iap,ai,cp>nsecutivamej^tc piU^ infiamiuarsi, allorche la flogosi de' ci"rcostai)ti tessuti verso 1' interno si dif- f^nde , egli , 4omanda se cio non sia lo stesso clie riqonoscere questa mcfpbrana, per vascolare ?dr,pr.» 65 ganica, e se qUesto scrittore non sia in aperta con- traddizione col principio da esso fondato che la tonaca media e 1* interna souo prive di sensi. » E poi, egli soggiunge, non in tutte le circostanze » nel cadavere potrebbesi precisare se la flogosi che » invase questi punti interni sia stata secondax'ia, » o piuttosto in origine primitiva* E nel supposto » clie queste due membrane non abbiauo vasi, spet-» » tera ai precitati anatomici ed ai loro parligiani » I'indicare quale in fatti sia 1' organo sceretorej » e il mode con cui quell' umore separato si vei*sa )) entro il cavo delle arterie per formarc radcsio- » ne dopo 1' allacciatui-a ». Avverte poscia clie la mancanza di nervi non pu6 valere per se sola ad escludere la infiamma- zione di un qualunque tessuto , allegando, come fatto a tutti notissimo, la flogosi e il dolore della sclerotica, della cornea, dell' aracnoidc, ancorchi queste membrane non abbiauo nervi visibili, e cou-* getturando die in questo caso possa far le veci di filamenti nervosi 1' atmosfera nervea da tanti fisio- logi e patologi concordcmente admessa. Decidendo poi gli oppositori della vascolarita in discorso cbe il rossore sanguigno cbe si rinvic- ne entro le arterie de'cadaveri, non e se non ef- fetto d' una imbibizionc clie avvienc nella mcm- brana interna, non gia d' uno stato infiammatorio 5 o d' altra operazione della vita , il nostro auto- re non nega che quella membrana , per essere in immediata relazione col saugue. possa imbeversi di questo fluido, ma dubita poi fortemente clie in ogni caso il sopraJdetto I'osgore si debba consi- derare come semplice effetto cadaverico anziclie come segno caratteristico della vascolarizzazione e della infiammazione. E scrivendo il Rasori di aver lavati varj pezzi arteriosi coloriti in rosso , e di aver serapre veduto la parte rossa disperdersi nel- I'acqua, rimanendo i pezzi biancbi ed affatto sco- lorati, « qucste prove (dice in contrario il nostro n autore) uon guidano a credere clie tale fenoraeno 55 non possa accadere in diffcrenti circostanze, sic- » come ad ognuno e noto che immergendo per 5» qualclie tempo entro una corrente d' acqua un 55 animale ucciso, per esempio, un coniglio, a cui 55 non sia stato prima della morte cavato sangue, 55 o lavando nell' acqua di fonte un pezzo di mu- 55 scolo o di membrana, scorgesi svanire per grado 55 il rossore, comunicarsi all' acqua, e in fine risul- 55 tare privo affatto di sangue c perfettamente bian- « CO. In forza di che, se tutto questo sangue pri- 55 ma capito nei vasi usci parte per le estremita 55 rccise, o filtro dai pori vascolari, non si csitera 5» a farsi un' idea che anche in caso d'angioitc o » di arterite il goufiamcnto dellintcina membrana,. 67 » c lo stcsso rosspggiare , non fosse il sangue me- » desimo raccolto e trattenuto ia un intreccio di va- » sellini piccolissimi, impercettibili, costituenti il » turgore o 1' infiainmazioae dell a membrana in » discorsOj e che posti nell* acqua possano nell'egual » modo svuo tarsi, quando si ponga mente alia im- » pai-cggiabile e somnia tenuita di questo sottilis- » simo fluido ». A chi poi negasse I'esistenza di questi vasellini, perclie nou si possono distinguere, egli risponde cbe quasi tutti gli organi in noi esi- stenti lianno vasi, e che se in alcuni di essi la va- scolarita noa e riconoscibile col mezzo della inje- zione anatomica, viene per6 confermala in speciali malattic, come a dire la infiammazione ulcerativa della sostanza cornea e della vitrea dei denti , la carie della cricoidea e delle aritnoidee nella tisi della laringe, la cristalloidite, la cberatite intcrsti- ziale , I'aracnoidc, i pedignoni che nascono sulle cicatrici. A tutti i quali esempj aggiunge il rap- porto di libera circolazione che passa fra I'utero e la placenta, che inutilmente finoi-a si e tentato di dimostrare coUe piu fine e diligcnti injczioni, nia die viene provato, e dal tingersi in giallo le acque amniotiche in donna incinta che faccia uso di zaf- ferano, e dall'esser atta quest' acqua ad imbianchire il rame se la gestante venga sottoposta alle frizio- ni mercuriali, e fiualmente dalla diffondibilila di 68 malattie sifilitiche e del vajuolo dalla madre al feto. Tali sono gli argomenli che il signer Montini produce a dimostrai-c clie la vascolarita della in- terna membrana dei vasi sanguigni, merc^ le pato- logiche e fisiologiche analogic, non puo venir cou- trastata, comcche i soli mezzi anatomici sieno iu- sufficienti a provarla. VI. Un libro di singolare interesse dettato da Pietro Atassi sul morbo migliare, porse all'egregio nostro socio dott. Giacomo Uberti materia ad un ar- ticolo in cui da ragguaglio dell' avitore e dell' ope- ra. Pietro Atassi bresciano, di fresco rapito agli uf- fici dell'arte sanatrice, fu scrittore lodato di cose mediche e pralico esperto e opcroso. Servi fra gli esei'citi italici non pure come medico valcnte, ma altresi come prode soldato, nelle Germanic e nelle Spagne, dove specialmente la sua virtu segnalossi nella presa di Castro e nella difesa di Tarragona. Tornato di Spagna in Italia colle reduci compagnie, fu deputato alia cura delle febbri peteccbiali nelle sale militari dello Spedale di s. Ambrogio in Mi- lano, e mutatesi poscia col croUo di Bonaparte le pubbliche sorti, lasciata la milizia, si ritrasse pri- vato ed oscuro ncl patrio Rovato, ove passo il re- stante de' suoi giorni dedicandosi alle umili fun- zioni di medico di campagna c alia coltivazione di iin piccolo poderc, fine al giorno della sua mortc, 69 siiccessa agli 8 di marzo di quest' anno. Lasciando i campi di battaglia, non gli succcsse pero di tro- var quella pace die sperava; perocche gli convenne pugnar con un nuovo nemico d'altra specie, il inorbo migliare, che entratogli addosso poco dopo il suo ritiro , combaltuto per ben quattro lustri , ma non mai debellato, rinnovandogli I'assalto sotto forme svariatissime e strane, non cesso d'imperver- sarc fincbe non 1' cbbe tratto al scpolcro. Non mol- to prima di morire. in un libro cbc non si giunsc a stampare che dopo la sua morte, cgli lascio scrit- ta la storia de' suoi patimenti c de'mezzi con eroica costanza e con vario successo tentati per domarli o lenirli. Questo libro che rapprescnta una lotta di vent' anni fra il destino e la vittima, i quello appunto di cui parliamo; del quale I'egregio dott. Uberti si piacque di dare notizia per sunto , pa- rendogli che, trattandosi d' un morbo a noi gia fatto domestico, e che a' di nostri presentasi sotto forma e caratteri diversi da quclli che c'indicarono gli antichi, potesse la sua relazione riuscire di ve- race vantaggio agli studiosi della natura e agli amici deH'umanita. Lasciato dall'un canto la parte dottrinale dcU' opera , s' applica il nostro socio a farci conoscere le forme successive e divei-se del morbo ivi descritto, riferiscc i sussidj moltiplici cercati dall' infermo nc' farmachi e nell'arto, e 70 J stringe i parlicolari pitologicl e terapeutici sparsi nel libro, in praticlie e sostauziali conclusioni spet- taati alia natura, abitudini, effetti strani e mira- bili della migliare, e a' mezzi curativi da porre in opera o da fuggirsi. VII. Un altro articolo sostanzialraente spettante alia raedica scienza, intLtolato la Donna, ci offerse il dott. Lorenzo Erculiani , clie ora stampato fa parte delle aggiunte alia nuova edizione della sua Jgiene delle SposCj e clie prima della pubblicazione piacqucgli di presenlare all' accademia. Lasciate stare le iperboli della poesia e le astrattezze della filosofia sulla donna, I'autore considera il soggetto nel solo rispelto Gsiologico , e dall' analisi delle fisiche e costituzionali, non mcno clie delle morali qualita, clie differenziano il debole dal forte sesso, cgli deduce, la vera e sublime destinazionc della donna non essere quale e supposta e artefatta da una corrotta societa e da un falso incivilimento , ma quale e ordinata dalla natura e da Dio , cioe la maternita. « Prcscelta, egli dice, la donna a » conccpire in se, a com porre i figli del suo pro- » prio sanguc, a nudrirli del suo lattc, a proteg- » gerli infanti , il fisico e il morale di lei fu in » meravigliosa rispondcnza all' ufficio da natura » assegnatole. E siccome alia perpctuita della spe- » cie era neccssaria 1' unionc dei due sessi , cosi » liatara provvide Tuomo e la doana di una di- » versa bellezza , oiide 1' uno ricercasse nell' altra r> quello di clie sente aver difetto. E per6 se I'av- » venenza dell' uomo fu quella della gagliaitlia, la )) donna s'ebbe cjuella delle grazie e deU'amabilita ». E moslrato lo studio speciale posto dalla natura ncir ingentilire a suo potere il corpo fcmminile col comporne le carni piii raorbide che non quelle delFuomo, la cute piii bianca, i mu^coli meiio ri- scntiti, le ossa piii sotlili, mcno compatte e mcuo prominenti, « se la natura, egli proscgue, con sif- » fatto artificio fregio la donna di tale avvenenza » dalla quale venisse vaghezza e allettamentoairuo- » mo^ io penso che non dimcnticasse nemmcno in )) questo gli spcciali ufficj ai quali dcstiuava la » donna, io voglio dire le cure de'bambini. I risen- » titi movimenti dell'uomo portati dalla robustezza » de' suoi muscoli, le sua membra gagliarde e svi- » luppate, male si addirebbero al maneggiaraento )^ di un neonato; laddove quel fare delicato, quei » movimenti leggeri e misurati della donna, quella » leggiadra snellezza delle sue membra, sono me- )) ravigliosamente in armonia colla gracilita e de- » bolezza del bambino » Sia clie il fisico informi il morale o cbcal morale » s* adatti il fisico, I'anima della donna e in ma- tt nifesta rispondenza al suo esterno ; onde qualita 7^ » distintive sono in essa la piacevolezza, la sensi- » tivita, la grazia, la commiserazione. Piu dell'uo- » mo tcnera cd affettuosa , di lui plu paziente , » adempie con piacere e con mite sofferenza alle » cure gravose della maternila; non si stacca dalla » cuUa del siio bambino, s'adagia a canto di lui, » non abbandona un istantc la casa, e la sua sa- » lute non soffre di questa quiescenza ». La dcstinazione della donna alia maternita, ol- tre alia sua fisica complessione generale e alle sue doti morali a questa conformate, viene piu ancora indicata da quelle pai-ti e condizioni del suo fisico cbe alia maternita piu direttamcute si riferiscono, quali sono in ispccie le mammelle , 1' utero c la mestruazione. Ma delle mammelle e dell' utero tro- vandosi gia parlato nel corso dell' opera , in que- sto articolo d' aggiunta 1' autore restringesi a dire de' mestrui. Osserva quindi csser questo scolo meu- sile il contrassegno dell' epoca in cui la donna & fatta capace al concopirc, al mcttersi dc' mestrui sviluppai'si I'avvenenza fcmminile, colla pubcrta soltanto pronunciarsi quelle llsiclie variela cbe Ic sembianze dei due sessi distinguono, all' cpoca sol- tanto della mestruazione dar 1' utero per la pri- ma volta sentore di s6 con una attivita che di- rettamcute influendo sul cervello fa sorgere nella fanciulla le tendenze della donna, 1^ donna no» 73 mcstruata, » di vita, che cerco innocenti diletti fra le domc- » stiche mura, che fece sua gloria il roggcre sulle n propric braccia i pargolctti figli, vede a lei ve- » nire la vecchiczza come Tagricoltore I'autunuo: n essa raccoglie attempata quanto semino giovi- » netta. Egli c nella vecchiczza che viene seve- M ramente giudicata la giovinezza dclla donna. » Quando tutti i prestigi che la circondavano di- f> leguaronsi, quando tutte svanirono le dorate spe- » ranze che le danzavano festose dinnanzi , dal s» profondo del sue cuore sorge una voce o di M condanna che 1' annienta , o di plauso che la » rende a se stessa pregevolc , che agli occhi al- 7^ n trui la glorifica. La voce della coscienza, clie nel » cupo silenzio della veccliiezza cliicde all' uomo » ragione di molte e svariale cose, alia donna i> muove due sole inchieste : fosti tu veramente »» madre a' tuoi figli? II padre loro sedelte per te a felice nella sua famiglia? In queste due incliie- » ste sta la missione della donna; missione clie » ricliiede intelligenza , generosi sacrificj , in una n parola , il costante esercizio della virtu , nel » quale soltanto c riposta la vera gloria. Pel clie « mostrando la donna essere creata alle cure della r> maternita e della famiglia, la si glorifica e non y> la si avvilisce , come potrebbe parere a taluno » cbe non abbadando alia tacita , ma eloquentc » favella della natura , vorrebbe la donna ad ua » medesimo fine e per la stessa via coll' uomo in- r> camminata ». VIII. Dalla medicina faremo passaggio alia clii- mica con due memorie del nostro socio e censore dott. Stefano Grandoni , delle quali la prima ba per titolo = dell' azione dell' acido bi-carbonico sul bi-joduro di potassio =. Osserva I'autore co- me r acido bi-carbonico nulla ostante il suo stato aereiforme ed il conto in cui e tenuto di acido de- bole, possa sopra parecchie combinazioni chimicbe definite quanto ogni altro acido, ed a nessuno stia al di sotto neir affinita verso le basi , come pro- 76 vano le sue combinazioni diretle colla calce, colla barite, colla potassa ecc. Ma di quesla tanta virtu dell'acido ia discorso mirando egli a produrre nuove prove, la ripete dagli effetti cb' esso acido e atto a produrre sul bi-joduro potassico, e ch'egli provoco tenendo i modi segucnti. Situo in un'at- mosfera di acido carbonico buona dose di bi-joduro potassico in forma di cristalli cubici , biancbi e secchi, e dispose cbe la temperatura dell' ambiente avesse 22 gradi di calore. Passate due ore di con- tatto fra questi corpi , osserv6 aver pigliato i cri- stalli un colore gialligno, cbc e quauto dire csserc una decomposizione in essi avvenuta ; decomposi- zione cbe non suole produrre 1' acido carbouico ove sia misto ad aria atmosferica , avvcgnaclic facciasi stare in mezzo ad esso buona pezza il sale alogeno. Ne un tale effetto dell' acido carbonico e prodotto soltanto sul bi-joduro potassico in cristalli, ma su quello altresi cbe e disciolto in acqua. Di fatli versandosi con ogni destrezza in una bottiglia piena di gas acido carbonico una perfetta soluzioue del detto sale, c chiudendosi poscia esattamente il va- so, dopo sei ore di contatto si vede tingersi il li- quore di gialligno, e a mano a mano farsi di un colore giallo-rosso permanente : si osserva altresi farsi liquida una porzione di gas acido carbonico, e da ci6 nascere uu semivuoto; il qual ultimo ef- n lelto si riscontra all' aprire della bottiglia, dove si getta rapidamente 1' aria tra un fischio distin- tissimo. Ma noa contcnto a questi esperimenti , voile r autore conoscere se il gas azoto e 1' ossigeno cl>e per avventura potevano trovarsi iasieme coll' acido bi-carbonico, producessero qualche effetto nou dis- similc da quello di quest' acido sul sale alogeno di jodio e potassio. Percio pose a contatto dei detti elemeiiti cliimici, cliiusi in vasi acconci. il bi-joduro di potassio, lasciandovelo insieme buono spazio di tempo. Nessuna azione mostrarono avere i due gas sopra la combinazione salina, die in, tale cimento non sofferse alterazione. Voile egli inoltre in que- sta occasione appurare sperimeutalmente se 1' acido jodo-idrico liquido sia decomposto dal gas ossige- no, come mostrano tcnere i cbimici; al qual fine egli fcce die il detto acido si trovasse fra il gas ossigeno puro, c tenuto conto dell' azione e reazione di questi due corpi, ne conchiuse, I'ossigeno ridurre rapidamente il jodio in combinazione coll' idroge- no. Pone poi fine l' autore a questa memoria di- cendo non potersi dubitare die 1' acido bi-carbo- nico non decomponga il bi-joduro di potassio, co- me il gas ossigeno 1' acido jodo-idrico, c ove si tcnga con alcuni cliimici tramutarsi il bi-joduro potassico in contatto coll' acqua in iin jodo-idrato 78 di potassa, aversi argomento da credere che una porzione di acido bi-carbonico risolvasi in ossido di carbonic : sopra di cbe egli fa sperare ulteriori sperienze, atte a cliiarire questo importante ar- gomento. IX. L'altra memoria del nostro Grandoni spetta alle sue osservazioni e sperienze sovr' uno di que- gli sfioriraenti salini, o afronitri, cbe sogliono ap- parire sulle muraglie, a lui scmbrato per la par- ticolarita de' caratteri degno de' suoi studj. « Di 35 siffalta inorganica vegetazione, egli dice, insigne » alle volte per la sua durata e per la varieta del » colore e delle forme , scrissero in lutti i tempi « coloro cbe delle curlosita naturali presero di- n let to; ma facendolo essi a solo sfogo della me- n raviglia da clie erano colpiti, piccolo costrulto n si puo cavave da siffatte ossenazioni. Pcrcio poco n o nulla sappiamo circa i modi e le Icggi clie na- •n tura ticne in siffatta opcrazione, scmpre singola- j» re, sia clic avvenga nelle cupc spelonclie e ne' sot- 35 terranei de' fabbricati, sia ne' foudi inariditi 33 de' lagbi o alia superficie terreslrc, sia sopra odo- 33 rifere piante od i bruni estratti di esse ». Al clie pensando, egli si avvisu di analizzare lo sCo- rimento di questa specie ammanitogli, per cosi dire, dall'anlico muro del laboratorio cliimico dci nostri civici spedali, dov'egli nella qualita di capo- 79 spcziale suole condurre le farmaccutiche operazio- ni; vago a vedersi per la candidezza del suo colore, pei cristalli clic lo inflorano, e per la singolare e speciosa sua disposizione sulla superficie della pa- I'Cte, Di questa efflorescenza per tan to slacco egli buona dose dal muro a cut stava assai adercnte, e fece in niodo clie riuscisse scevra di cemento. la tale condizione essa rendeva sembianza di una cro- sta bianca, difforme, agevole a rompcrsi, per essere tessuta di minutissimi cristalli T uno aU'altro Ic- gati 5 al gusto amara , senza odore ed impassibilc air aria. Ne peso sei oucie , e le mise in una cu- curbita di vetro insicme con una libbra e raezza di acqua distillata, aventc lo gradi sopra lo zero del T. R. Al dibatterla, se ne fece una lisciva, che presentava un color pagliarino ed una imperfetta trasparenza. La temperatura dell' acqua non crebbe in questa opcrazione che 2 gradi. Passato qualclic spazio di tempo, e resosi il liquore piu cbiaro per aver fatto qualcbe posatura , lo filtro, poncndone entro sei bicchierini quanto poteva baslare a pro- muovere gli cffetti che siara per csporre, colla pre- sentazione de' scguenti reattivi : i.o La carta arrossata di tornasole tuffatavi den- tro, torno al suo colore primilivo. 2.0 L' acqua di calce non vi cagiono alterazione alcuna. 8o 3.° L'acetalo baritico la inlorbido incontanent^^ proJucendo poscia un precipitato bianco iasolubile nell'acqua e neiracido acetico. 4.° II carbonato potassico diede un precipitato biaacbissimo, cbe I'acido solforico aboli affatto fra una viva effervescenza. 5.° L'azotato d' argento fecevi sopra tutto 1' ef- fetto , dapprima inalbandolo , poi cagionando un precipitato, e quindi tingendolo d' un colore por- porino. II precipitato in forma di coagulo, fu dis- fatto dair ammoniaca in liquore. 6.° II ferro-cianuro di potassio non mostro eser- citarvi azione veruna, si alia comune temperatura, cbc a 5o gradi di sopra dcllo zero. y." L'ossalato di ammoniaca non raltcro punto. 8.° L'alcool di o,83o non ne muto le qualita. 9.° L'acido acetico ne sviluppo qualcbc bollicina di gas acido carbouico. ~"i Da questi effetti, cbe nou mancai*ono mai , de- duce I'autore cbe lo sGorimento salino 0 formato di un ossisolfato == di un cloro-idrato = di un bi-carbonato = di un ossuro metallico e di una sostanza organ ica. Fece in appresso svaporare a un dolcc calore la soluzione salina, messala in una cassula di vetro , coUocata nell' arena', e I'operazionc duro fino al- I'apparii'c dclla pcUicola cristalliua, nel quale istan^ 8i te la cassula fu portata in un luogo atto al com- pimeuto della incominciata cristallizzazione, clie tocco il suo fine eutro 24 ore. I cristalli, divisi JaU'acqua raadre e seccati, prcscntavano la forma di lucenli e gentili prismi rettangolari a quattro piani, scioglievansi egualmeate ncU'acqua nella pro- porzione di gr. 36o per ogni oncia a -f- i4 del T. R. Al fuoco foiidevansi nella loro acqua di cristalliz- zazione, poscia disseccavansi; e calcinata allora la materia inaridita al cannello insieme all' azotato di cobalto, tingevasi di un color roseo sfumato : al gusto erano amari; all' aria sfiorivano alquanto. I bi-carbonati alcalini non scomponevano la loro so- luzione; cio che facevano i carbonati. II sottofos- fato ammonico faceva incontanentc darvi in fondo un precipitate bianco. Risulta all' au tore da siffat- te esperienze clie il sale ottenuto dal cimentato afronitro e un legitlimo sal amaro , o solfato di magnesia. Essendo poi egli entrato nel proposto di stimare la quantita del sale magnesiano ond' era per la piu parte formato lo sfiorimento, ne liscivo altre sei oucie ncU' acqua stillala, e ne trasse me- diante i consueti processi oncie 6 e mezzo di sale scbietto 5 in cristalli e fornito dei caratteri narrati. La porzione della sostanza salina non isciolta nel- I'acqua fatta essiccare e pesata si trovo essere on- cie '/i. « II piccolo aumento di peso (osserva I'au- 6 82 » tore) risultante dalla quautita di sale dislricato e » da quella della materia non iseioltasi neiracqua, » ha la sua origine e prova nella condizione di » efflorescenza in ciii si trovava la materia salina » tolta dal muro. E da siffatta causa (egli ag- » giiinge) nasceva pure 1' aumcnto di tcmperatura » provato dall'acqua all'atto che agiva sul sale reso » per I'evaporarsi dcUa sua acqua di cristallizza- » zione di minore capacita dcUa somma di quella » delle due sostanze considerate ad una ad una ». Piipresa la materia non iseiolta nell' acqua, clie giudico ceracnto calcare staccatosi dal muro insie- mc collo sflorimento, la fece bollire coll' acqua , poscia filtru il liquorc. Non fccero eiTctto in questo n^ Tossalato d' ammoniaca , ne I'acetato baritico, reattivi opportuni a scoprire il solfato calcico, o gesso. L' acido acetico infusovi sopra \i dcsto una viva effervcsccnza , giuoco dell' acido bi-carbonico sostituito dair acetico. Compiuta la dissoluzionc e ccssato ognl moto nel liquore, lo speculo coll' ossalato di potassa, cbe lo cliiari contenere buona dosa di calce. Al residuo sul quale non aveva potuto 1' acido acetico, ben lavato e pesaute grant t^o, fece provare 1' azione del fuoco dopo averlo unito a dose convenientc di os- sisolforico entro un piccolo matraccio. Ridotta la materia a siccita, ue fece un ranno racdiante una 0 83 confacevole quantita cV acqua, c dopo avcrlo filtra- to, lo divise ia tre bicchiei-ini. Infuse nel primo dcir iJroferrocianato di potassa liquido, che tinse leggermcnte di vcrdigno il liquore, nel secondo del- la potassa caustica liquida, clie fece depositare nel fondo alquanta materia terrestre gialligna. Svapor6 diligentemcnte la tcrza porzione , e ne cav6 qual- clie cristallo salino, clie trovo composto di solfato ferrico cd alluniinico. II peso dell' ossido di fcrro sciolto e deir acido solforico risulto in 2 grani, e qucllo dcir ossido d' allumiuio in grani 8 circa. Pura rena, pcsante gr. 25, era poi il residuo, che non fu altcrato dall' acido solforico, ne dal cloro- idrico; dal clie appare essere qviclla porzione di ef- florescenza lasciata indietro dall'acqna, formata di particelle d'intonaco e ccmento. L' acqua madre, somigliante ad un siropo, sia rispelto alia sua dcn- sita che al suo colore: al gusto araara: che torna- va al suo colore primiero la carta di tornasole : mista air acido solforico mandava vapori sottilissi- mi, che I'amnioniaca faceva densi e bianchi: cimen- tata coir acetato baritico produccva un notabile precipitato bianco. Ma poichti essa dava indizio di contencre un alcali libero, fu saturata median te acido azotico, che all'unirvisi fece una qualche cf- florescenza, ed evaporato in seguito il liquore, diede cristalli di nitrato di soda, pesanti gr. 22, facili ad infiamroarsi e dolati dcU' altre prerogative che li di- stinguono; dal die deduce I'autore contener racqua madre solfato di magnesia e carbonate di soda , e a questo doversi attribuire in parte la seccLezza dello sfiorimento. A compire quest'analisi restavano le investigazioni circa 1' idroclorato faccnte parte deir afronitro , ed indicate dagli effetti dell' acido solforico. A quest' uopo Tautore sfumo lentamentc una porzione d' acqua madre , e passato qualclie tempo , vide apparire sulla sua superficie de' cubi cristallini , die tenne, senza piu, formati di acido cloro-idrico e di soda, sia per la loro forma, sia perchc!: in contatto dell' acido solforico diedero del gas cloro-idrico. A riscontrare poi viemmeglio que- sts sua analisi, fece una mistura esatta di sal ama- ro, di carbonate sodico e di sal marino, c la sciolse in una conveniente quantita di acqua stillata. In- fuse poscia in questo liquore quanti rcattivi avea presentati al ranno dell ' afronitro, i quali avendovi fatti eguali effetti, egli ne concliiude esser provata senza opposizione e con tutto il vigorc la vera coraposizione del cimentato sfiorimento. Tale e il processo clie condusse 1' autore a qui- ditare gli dementi del composto in discorso. Resta die riferiamo quant' egli soggiunge circa il modo col quale lo sfiorimento si venne formando, e cir- ca Torigine de'rinvenuti componenti; il die fare- 85 mo colle stesse sue parole. « Iq quauto ail vegetare » e fiorire (egli dice) clie fanno alcuni sali ia sui » muri, c da ricliiamare alia mente die c inerente » allc particelle di alcune sostanze saline, e sovrat- » tutto a quelle del carbonato sodico e di altre n combinazioai a base di soda , tal virtu , cbe le » obbliga a separarsi dalle sostanze con cui si tro- n vano combinate, ajutata in cio grandemente da » una moderata uinidita. Ma questa dole di alcune » sostanze di separarsi da altre vale pure grande- » mente a mutare o ad iudurre cospicue alterazio- » ni nelle combinazioni. Per la qual cosa 1' cfflo- » rcsccnza tien raolta somiglianza colla cristallizzar » zione, comeche questa si adempia per altri ordi- » namenti c per altre vie. E dunque in virtu di tal » forza che una mistura di muriato di soda e di » calce fiorisce carbonato di soda, che dividesi dal- » la massa, come separasi pure carbonato di soda )) da una mistura di carbonato di calce e di soda. » N(i meno curiosa e profittevole dclla precedente » ricerca c quella conversa a scoprire Torigine tan- » to dell'acido solforico, quanto della magnesia, » onde si puo esser formato intici-amcnte I'afronitro j> disaminato. E in questa speculazione non si trae )) certo dal ragionevole chi pone avere siffatti cor- » pi la sede loro ne' materiali del muro o nell'acqua, » che per attrazioue capillare va, rampolla^do per 86 » esso, a cresccr quclla clie fa parte del cemcnto. » Per la qual cosa un esame cliimico di siffatti » material!, consistenti in mattoui, calcc, rcna, qual- u che pietra viva ed acqua, vidi necessario , onde » avere fatti valevoli a scioglicre siffatto proLlema ; ») al qual lavoro essendo entrato puntualmente, ne » dir6 ora qui i risultameuti. Imperu la magnesia M precede dall' acqua : 1' acido solforico dalle piriti » contenute nclla calce: la soda dal muriato di u soda decomposto dair acido solforico, o dal sol- » fate di soda scomposto dalla calce : la materia » organica per ultimo da muffc vario-colorate dis- » fattesi spontancamentc * ». Un corollario dedotto dalla varia natura degli sfiorimenti de' muri, e applicabile alia edificazione delle case, cliiude il ragguaglio di qucsto cliimico studio del nostro socio. Egli consiglia pcrtauto che le case, onde sieno salubri, sicure e rcsistenti alia vicende mcteoriclie, si costruiscano in luoglii sec- chi ed elcvati, ne si vadauo ad abitarc se non do- po il terzo anno dalla loro edificazione, clie non D procedere la magnesia dall' acqua siiggeriscc all' autore una ingcgnosa induzionc intorno all' originc dell' acqua delle nostre fonti, tanto piacevole a bersi ; la quale^ non faccndo parte la magnesia do' nostri terreni, di formazione calcaie o silicea , dee, siccome egli argomcnta , aver nascimento in luoghi lontani dal nostro territorio. 87 siano fabbricatc con raattoni porosi e assorbenti , ma con pictra viva, compatta c tutta a base di cal- cc, che il cemcuto sia prcparato con calce pura , rena selciosa ed acqua di fiume, e cbe i pozzi, le fogne, le latrine, siccome fonti perenni di umidita, sieno posli in luoghi appartati dalla fabbrica , e dove sieno libere le corrcnti dcU' aria. X. Occupo in quest' anno la chimica anebe il na« stro studioso collcttore dc' fatti naturali, professore Antonio Percgo. Un feuomcno a lui uuovo, e non registrato negli annali della scienza, parvegli mcri- ritarc i suoi studj, e cadcrc, siccorac egli dice, « nel » novero di quelli che cbiariti uti gioi-no alia face » della tcoria, potranno contribuirc a far ragione » de' fatti svariati ed inestricabili della fisica orga- )) nica ». Avendo egli, or fanno sette anni, espres- so daU'aracbide , o pistaccliio di terra, dcU'olio, all'oggctto di appurare, quidditando le iisicbe e cbimiche proprieta di esso, se convenir potessc pro- porre la coltivazione di quella pianta e 1' uso del suo olio ne' bisogni domestici e dell' industria , Q neir intcndimento di conoscere quali mutameuti I'olio otteuuto potesse per avventura soffrire uel progresso del tempo, divisolo in duo mcta, Tuna feltrata, I'altra non feltrata, avendo I'uua e I'altra, otturate perfettamente, serbato daU'opoca della for- maziooe in poi, cio<]; per ben sette anni; in luogo 88 al tutto fuori del contatto della luce e dell' aria, fattosi finalmente nel giorao 1 1 giugno del corrente anno iB44 '^^ esaminarc se egli dice, che non, appajono dipendenti da un » principio unico e da una leggc universale, fecero » nascere in me il pensiero che la natura non ci » aveva per anco rivclato gli ai-cani risguardanti » la conducibilita o polere defercntc dei corpi » messi in conflitto coi due divcrsi fluidi genera- » tori dei meravigliosi fenomeni della elettricita. » Soprattutto poteva assaissimo in rae 1' idea e la M speranza di poter iscoprire che i corpi in gcnerc » non crano egualmente conduttori dei due fluidi » clettrici. Con questo intendimento diedi mano » ad una scric di svariati c ripetuti tcntalivi , i M quali mi guidarono ad un risullamento che colle » conosciute Icggi dell' clettricismo mi era impos- v> sihile di spiegare; ed un tale nuovo risultamento » consisteva in cio, che avendo mandato ncllo stcsso » istante con due fill metallici all' elettroscopio di » Bohnenberger due correnti clettriche, una vitrea » c r altra resinosa, e di certo questa scconda su- r 91 » pcriore in tensione alia prima , la foglia d' oro 5; palcsava un clettricismo vitreo. Riunovata I'cspe- » rieuza usaudo i mici microelcttroscopj *, fu con- » fermata la singolarita che avcva eccitata coU'al- " tro strumeato qualificatore. Colpito dalla novita n del fcnomeno , presi a variare il modo di coa- n duiTc le correnti agli elettroscopi, e allora riu-< » sciva alia scoperta che allorquando due correnti » elettriclie, una vitrea e Faltra resinosa, si muo- » vono inconti'O per distruggersi e ueutralizzarsi, » i corpi, sebbene ideutici, non aprono un cgual » passaggio ai due fluidi clettrici, c gli uni divcn- » tano a pi'cferenza conduttori del lluido eleltri- y> co-viti*eo, o positive, mcutre gli altri si fanno a » preferenza conduttori del fluido rcsinoso, o nc- » gativo. Stanno fra i primi i buoni conduttori c » quelli die in qualclie modo vi si accostano, » stanno fra i sccoudi i corpi isolanti e gli altri » che, essendo conduttori imperfetti, sono piu coi- » benti chc conduttori. Non si puo dimostrare qufr- » sta curiosa pi-oposizione di fisica sc non adopc- » rando lo strumento di mia invcnzione, il quale » nella sequela nelle nuove esperienze e indispenr- » sabile per procurarci una sorgente dcUc due clct- Dcir istrumento (jni acccnuato dall' autorc, si puo vedcre la descrizioue sotto gli anni 1 842-43 della serie di indicatore e qualificatore della elettricila. Ecco- » mi ora alia esposizione delle sperienze clie con- » fermano il teorema fisico da me annunziato. I » fili di rame { i quali sono coperti di seta ) vcu- « gono messi in comunicazione con uno de' suin- » dicati elettroscopi ; si eccita col consueto sfrega- j> mento I'elettricismo; poi si separano i due piatti s» eccitatori , 1' uno di marmo , 1' altro di legno jj d'abete, ed in allora appare sicuro indizio del- » I'elettricismo positivo. Ciascun filo mctallico non 5> comunica libcramente colla foglia d'oro dell'elct- w troscopio, ma viene interrotto con un pezzo di 9> carta. Ripetuta la solita elettrizzazione , non si » manifesta piu 1' elettricita positiva, ma sibbene » r elettricita contraria, o negativa. Alia carta lio » sostituito una numerosa serie d'altri corpi, il » vetro in polvere, il carbone, lo spirito di vino, » I'olio, I'avorio, I'esca, il legno, la paglia, I'aria » asciutta ccc, e tutti qucsti corpi si comportano 93 J5 diversamente in riguardo alia facolta di condurre » le due elettricita. L' acqua, il vetro in polvere, » il carbone, lo spirito di vino, se non rettificato, '» r esca , la paglia ecc. preferiscono di condurre » r elettricita positiva; all' opposto 1"* alcool pure, » r olio, I'avorio, il Icgno secco, i marmi , I'aria » asciutta ecc. evidentemente lasciano passare di » prefercnza il fluido elettrico rcsinoso. Voi non » avrete mancato di notare clie in queste niie spe- » rienze diventano couduttori, sebbene in debolis- » simo grado, anclie i corpi coibcuti, come 1' aria. » Per poco die si rifletta suU' andamento di que-* » ste fisiclie speculazioni , si raccoglie la prova » chiara ed evidente clie i corpi amanti della elet- » tricita positiva sono i corpi dcferenti, i metalli, » r acqua, il carbone ecc, e quelli inoltre die si » avvicinano ai migliori conduttori, come il Tetro *» in polvere, lo spirito di vino non rettiGcato, » r esca J la carta umida e simili. Per lo contra- » rio traducono piu facilmente 1' elettricita nega- « tiva i corpi clie sono imperfetti conduttori, co- » me la carta asciutta, V avorio , il legno secco, i » marmi, 1' alcool puro, T olio, e persino i migliori » coibenti, come l' aria asciutta , non iuterdicono n del tutto il passaggio del fluido elettrico nega- » tivo. A raffermarci in qucsto vero nulla di piu » soddisfacente e persuasive della metamorfosi cbe 94 » quasi per incantesimo si opera sul potcrc con- j? duttore de' corpi. Fatta 1' espcricnza colla carta » asciutta , clic e la seconda da me indicata , per » cui e apparsa 1' elettricila ncgativa, si bagui di » acqua con un pennellino la carta mcdesima , e « sara mutato il sue potere dcfercnte, onde pre- » valcra tosto 1' elettricita posiliva. Ma se all'acqua » per bagnare e soslituito dell' olio fiuissimo cbe w di per se favorisca 1' elettricita resinosa, siccomc V stando questa materia esposta all' aria, la parte « spiritosa svapora pi'ontamcnte, e nella carta va » prcvalendo a poco a poco 1' acqua, cosi e bello w il vedcre il passaggio clie grado succede nclla » carta dal potcrc di condurrc 1' clettrico negati- y> vo a qucllo di comunicarc il positive. Dappri- » ma si hanno segni d' elettricita ncgativa, qiicsti, » sto per dire, sccmano scorsi poclii minuti secon- « di, quindi cessano, onde la carta e per un istante ii indiffcrcntc per le due elettricita; nia in un su- » bito sorge I'dcttricismo positivo, clie visibilraente « appare all' elettroscopio. Qucstc mie sperienzc » ora clic sono inveutate si eseguiscono mediante r> la mia marchiua con prontczza e facihta; ma " quanto sono agevoli, allreltanto sono fine e de- » licate ». » Verso le cinque pomeridiane di uno di qucsli » giorni (d'agosto) lasciai 1' appavcccliio all' ordine I 95 n per r espcrienza alia carta. Verso le otto antime- » ridiaae del di successivo rinnovai il solito ten- " tativo; ma con mia sorpresa la carta favoriva il n trascorrimeuto del fluido vitreo. Nessuna altcra- » zione era accaduta nell' atmosfera; il tempo era » trauquillo e scrcno. Teraetti allora di esscrmi » ingannato uelle conclusioni dei di preccssi; ma » pensando clic 1' umidita della mattina, maggiore, » sebbcii di poco, di quella del resto della giorna- » ta , potesse esscre la vera cagione dell' anomalia n da me discopcrta, la quale differcnza di princi- » pio umido ci-a appunto indicata dall' igromelro » di Saussurc colla variazione di quattro o cinque » gradi, posi la carta al sole , ed in poelii minuli » essa adempiva al suo ufflcio di condurrc I'elet- J5 tricita resiuosa, o negativa. Quel fatto adunquc j> clie a prima vista sembrava distruggitore del » principio da mc stabilito, ne era anzi il suggello » piu decisivo e parlanle ». XIII. Materia d' un altro nuovo teorema ti'ovo il nostro Perego in altra sfera di studj, cioe nella matemalica superiore, cercando il principio fonda- mentale e tcorico su ciii posa il mctodo di scoprire le radici eguali delle equazioui, sccondo il vccchio mctodo. Trovavano gli anticlii algebrici la sussistcnza e il valore delle radici uguali d'una data equazione scrivcndo sotto i suoi termini qucUi di una pro- 96 gressionc aritmetica eel esegucndo i prodotti di cla- scun termiae della proposta cquazione pel corrispon- dente della serie aritmetica. La somma di tutti questi prodotti costituisce una nuova equazione, clic sussiste colla proposta, ove questa contenga radici eguali. Si cerca quindi il massimo comun divisore delle due equazioni, e questo eguagliato a zero fa- ra conoscere le radici eguali. Igaorandosi comuue- mente clie 1' invenzionc di un tal metodo appar- tienc a Giovanni Huddc , patrizio d' Amsterdam , vivente nel secolo decimo settimo, a questo matema- tico il nostro socio ne rivendica I'onore, mostrando ad un tempo come la rcgola delle funzioni deriva- te, sostituitavi dai moderni geometri, non sia che un coroUario od un caso particolare del metodo di Hudde, e come questo metodo, per generalita, como- dita ed eleganza, vantaggi d' assai quella regola. Ma siccome 1' Hudde, coutento alia pratica e alia produzione di alcuni esempi numcrici, non curossi altrimenti di mostrare per teoria il principio me- taCsico dal quale il suo metodo dipende, cosi ap- plicatosi il Perego a riempiere una tale lacuna , trovo il cercato principio in un teorema , ch' egli propone e dimostra in una Memoria clie da esso teorema s' intitola. Con clie dando fonJamento teo- rico ad un metodo che nc mancava, e rivendicando alio scopritore di esso i diritti alia riconoscenza 97 de' postcri, egli iiitese utilmente servire alia memo- ria dell'Hudde, alia storia della scienza e alia scieii- za medesima. II tcorema di cui parliamo c in questi termini. « In una equazione qnalunque, la quale » nasconda radici eguali, ogni suo termine si egua- » glia alia somma di quelli che lo precedono, mol- K tiplicati perla progressione ai'itmetica i,3, 5, ecc, » meno la somma di quelli clie lo seguono, niolti- » plicati per la serie ai'itmetica 3, 5, j, ecc. ». XIV. Un altro principio piii astruso e men fa- cile a ridursi a tcorema cercu I'ab. Francesco Ric- cobelli, cioe a dire il principio formale della vita. Riconoscendo esso stcsso I'autore l' impossibilita di scoprirc un tale principio cercandolo in se mcdesi- mo, ei lo i-icerca nelle sue manifcstazioni ed effetti, d' ondc risalc alia riposta sua essenza. Considerando pcrcio come la natura non raai dimostri in verun altro suo atto maggior prcvidenza c providcnza di quella die dispiega nella produzione, conscrvazione e riproduzione degli enti organizzati, e come quin- di in ciascuna di queste operazioni si scorga evi- |{ dentemente un carattere di prccisione , di ponde- razione e di calcolo nella causa operantc, egli ne deduce non potere il principio formale della vita esser altra cosa clie un pensiero, un motore, i cui atti sono immediatamente preparati c dirctti da una intelligenza, oppurcda una causa derivata cd altuata 7 98 Ja una intelligenza superiore. II die fermato , egli viene ragionando come a questa causa immateriale, affatto impercettibile sotto foruie corporee, a que- sto pensicro, sia poi la materia subordinala sicco- me istrumento, del quale csso peusiero si serve per isvilupparsi ed attuarsi , producendo di mano in mano 1' organizzazionc, la sensibilita, e da ultimo r inteudimento , termine estremo del suo sviluppo c dote esclusiva dell' uomo, che forma il grado su- premo nella scala degli esscri organizzati e viventi; dal che deduce per corollarj , come 1' investigare 1' azione rispettiva dell'anima e del corpo, o la lo- ro reciprocazionc , cioe a dire come 1' anima operi sul corpo e il corpo sull' anima e in clic si distin- guanOj sia ccrcare come in noi s'ingcnerino e com- piano gli alti vitali; come quindi ccrcare la diffe- renza che corre fra queste due sostanze , anima e corpo organizzato, altro nou sia che fare ad un tempo Taualisi dcU'organismo animale e quella deir intendimento umano ; come I'anima umana nel pill largo valore del vocabolo non sia che lo svi- luppo e perfezionamento del principio di vita nel scnso iutcUettuale c morale, come, sludiando Tuo- mo nel suo intiero, si conosca aver esse relazione con tutto il resto del creato , essere il punto , o piuttosto il mirifico rappresentativo di tutti i fe- nomeui della vita gcnei-ale e parlicolare, essere la 99 sua organizzazione, cio^ il suo corpo , una opera- zione iuferiore del principio vitale, e il suo morale e intelletluale essere il supremo sviluppo e perfe- zionamento di esso principio, e finalraente la per- felta conoscenza dell'uomo inchiudere implicitamen- te tulte le altre cognizioni, e formare di esse un enle unico e separate nell' univcrso. XV. Da questi remoti e trascendentali interessi della metafisica scenderemo ad altri pili positivi e presenti, cioe a quelli della tecnologia, incominciando da una filantropica proposta del nostro benemerito Perego a vantaggio della patria industria. Conside- rando egli la floridezza e 1' iacremento iu clie si trovano ovunque I'arli industriali nell' eta nostra, e pai'endogli clie in uno stato corrispondente non si manifestino nella nostra provincia, o almeno iu quel grado a cui potrebbero salirc, avuto riguardo al prodotti naturali del suolo e all'ingegno sve- gliato e operoso degli abitatori , a prospcrarne i progress! e ad impedirne la decadenza egli propone una societa d' incoraggiamcnto , da istituirsi nella citta e proviucia di Brescia, ad esempio di quelle cbe a qucsto medesimo intento in altre moltc pro- vincie , anclie niinori della nosti-a , si trovano iu Italia e fuori istiluile. Quesla societa dovrebbe, se- condo il suo progctto, crearsi col mezzo d' azioni, da assumersi da' suoi merabri. Le azioni dovrebbero csscre di tenue importo, cioc non maggiori ne nii- nori di lire sei in ragioue d'auuo. L' ammiaistra- zione del fondo sociale , e la direzione scieutifica e tecnica del nuovo istituto, dovi-ebbero spettare al patrio Ateueo. La societa col ritratto delle azioni acquisterebbe i migUori lavori del paese, e ne com- mettercbbe ai migUori artcfici, sovvenendo loro, al bisoguo , le necessarie auticipazioni in deuaro. I lavori, divenuti proprieta dcgli associati, farebbero parte della pubblica csposizioue ; flnita la quale , verrebbero divisi fra i membri della societa , me- diante estrazione a sorte. La societa dispenserebbe de' premj agli artcfici cbe avessero mostrato mag- gior perizia uella esecuzione delle opcre state com- messe. Ella dovrebbc altresi sovveuirc di soccorsi qucgli artcfici d' inteincrati costumi chc fossero ini- poleati al lavoro. Dai beneficj della societa sareb- bero esclusi gli immorali c i viziosi. Tale o la pro- posta del nostro Perogo; la quale, ove fosse accet- tata, al gcnei'alc vantaggio d'incoraggirc I'industria unirebbe, a suo parere, questi altri, di procurarc lavoro agli artcfici cbc ne mancassero, di favorire la buona costumatczza fra questa classe della so- cieta, d' ingentilirc c purificare il gusto delle arti meccaniclie, per la prefei'enza cbe 1' istituto d' in- coraggiamento darcbbc negli acquisti a quelle ma- nifatturc cbe fossero meglio condottc, sccondo le lOI presenli couclizioni dclla tccnologia e i buoni priii- cipj del disegno. XVI. A qucsta proposta aggiungcremo due note di esso Perego suU' arte muraria. Parla nella pri- ma il nostro socio d' una nuova guisa di terra da murare, di fresco importata fra noi dcU' alto Ti- rolo, preparata con una mama particolare di cola, e denominata calce idraulica per la proprieta chc si attribuisce al cemento fatto con essa d' indurirc a grado lapidco le costruzioni falte sott' acqua; proprieta die si sta ora spcrimentando nel molo di Desenzano , ma clie voile egli stesso mettere alia prova di varic sperienze, c clie riscontru presso a poco corrispondente all' asserto. Notifica nella se- conda un suo proprio tenlativo per impedire Tap- parizione delle maccbie sulle pareti. Egli impiega a quest' uopo delle lastre di vetro sulle quali opera una specie d' iraprimitura coa quel cemento die fra noi e cbiamato gosso di Bologna. Tale riparo conti'O r umidita vuol esscrc coliocato sotto la sta- bilitura del muro, e costa circa ly lire al metro quadrato. Annunciando ail'Ateneo questi fatti, di- cbiara il nostro socio di farlo perclie nulla s' ignori dal corpo accademico di cio clic succedc nella no- stra provincia spettante alle arti e ai mestieri. XVIT. Ma un altro fatto di maggiore importanza, risguardante pur esso quest' o^getto prccipuo di pubblica e privata prosperita, e particolarmeute al- ia economia eel al commercio del nostro paese, noi qui godiamo d' annunciare in un tentativo per tro- vare il metodo di filare la seta a media tempera- tura, di fresco escguito con lieta aspettativa di feli- ce successo e per opera di un valentissimo membro di questa patria accademia. Non sono nuovi i ten- tativi di questo genere, diretli a diminuire piii o nieno il consumo del combustibile nella produzione di un articolo cotanto importante al commercio della Lombai'dia, essendosene fatti in sullo scorcio del passato secolo e in Mantova e in Medole e in Monza e dal Proposto Castelli in Milano, siccome c inf'ormo il prof. lunocenzo Fantoni in una sua memoria sulla datura a frcddo, o piuttosto a caldo- freddo, nella quale particolarmeute descrive il me- todo del Castelli, quello che praticarono in Mau- tova i filatori Termanini e Zeno , accreditato da sperimcntali riscontri e da favorevole voto della R. Accademia di cola , e coronato di premio dal Governo d'allora *. Ma come mai dopo varj c non * Noi ci dispensiamo dal riferire cio che dice il sig. Fantoni nel proposito di questi due melodi, potendosi vedere nei docu- menti a stampa, dai quali dichiara egli stesso d' aver desunte le sue notizie, cioe dalla relazione dei deputati della R. Accade- mia di Mantova ( 9 marzo 1794 ) e dalla Memoria del proposto Castelli, still' ai-te di filare la seta a frcddo ( Milano 1796 ). io3 infelici sperimenti, dopo una sanzione d'un corpo scientifico, dopo un premio della pubblica autorita, trattandosi d'aspeltazione d'un grande risultato eco- nomico, i tenlalivi di cui parliamo potevano essere si tosto intermessi, abbandonati, obbliati? II signor Fantoni cercaudo la spiegazione di fjuesto fatto, iie attribuisce la causa alia natura de' tempi die suc- cessero, opinando clie alle pacifiche cure e ai pro- gressi dell'industria abbiano prcgiudicato le guerre continue e i trambusti politici onde furono pieni. XVIII. jNIa il nostro collega dott. J. Altilio Cc- nedella, autorc del tentativo cbe dianzi annunciam- mo, ne ripete piuttosto la cagione da questo, che quegli anteriori sperimenti essendo fondati piutto- sto neU'empirismo die sovra basi scien till die e clii- miclie teorie, all' applicazione die venne a farsene in grande, le modificazioni onde si mostrarono ab- bisognarc furono tali, die fiairono col distruggcre e far obbliare quant' erasi proposto ed operato. Quesla base scientifica e cbimica onde il metodo era mancante, egli cerco dunque di darla alle sue nuove sperienze, e la pianto nell'analisi dciracqua delle caldajuole nella quale erano stati tenuti e macerati i bozzoli durante la filatura. Questo lavo- ro analitico , ed alcuni chimici studj sui bozzoli crudi e scottati , sui bacbi dclla terza e quarta muta e su quelli di' erano ridotti in calcinaccio , .04 lo coudusscro a scopiirc la sostanza cLc fra I'altre deposte dal bozzolo, e quella die piu tenacemente lie inviluppa il scrico filo, c questa scoperta gui- dollo a quella d' un cliimico ageute, del quale per buone ragioiii egli si riserva il segreto, atto a disciogliere dal bozzolo la delta sostanza, clie pa- rimeati per le stesse ragioiii ei non nomina ; il quale agente applicato, in varia proporzione secon- do la varia qualita dei bozzoli , all' acqua delle caldajuole riscaldala alia moderatissima temperatu- ra di 38 a 4^ R- , mentrc 1' ordinaria e di ^6 a ^8, 6 piu clie sufficiente all' operazione, come pro- varono le esperienze fel icemen te cscguite in due filan- de di Lonato, alia presenza di quella Deputazione comunale, e clie vengono testificate dal protocollo d'ufficio di quel coniune, e da due campioni della seta ottenuta, clie il Cenedella presentu aH'accadcmia col ragguaglio dclle sue operazioui. Offre 1' autore pertanto ai filandicri il suo metodo come suscettivo di piu vantaggi si commerciali ed cconomici, che igienici e salutari, i quali si rassumono nc'seguenti: 1.° 11 consumo del combustibile ne'fornelli, mo- dificati sccondo alcune avvertenzc dell' autore, ridu- cesi al quarto appena, c fors' anclic al quinto; 2." Si Gla nello stesso spazio di tempo , e lal- volta anclie in niinore, la stcssa quantita di bozzoli clie coi mctodi comuni ; io5 3.° La seta ottenuta e di qualita migliore del- r ordiaaria , cioe di colore piu bello ed elegante, e piu morbida, resiste all' incannaggio, e nou lascia che pochissima filaccia ; 4-° Durante la filatura la seta passa sull' aspo con pocliissinie tratte e poclii cascami; 5.0 La seta e di un filo piu forte dell'ordinaria^ poicLe a parita di circostanze haun titolo maggiore; 6° L' uso del nuovo processo non pregiudica , come r ordinario, alle fllatrici nelle mani, perclie I'acqua e sempre a bassissima temperatura; y.° L' acqua delle caldaje si manticne costante- mente limpida, non fa sedimento, ed i bigatli non cadono mai a fondo ; 8.° Quest' acqua dura attiva per quasi tre giorni, c nou manda il piu piccolo odore; con clie noa da il mcnomo incomodo alle trattrici, ed esonera dalla briga del rinnovarla , la quale non ^ anclie senza qualclie dispendio ne' tempi o ne' luoghi in cui r acqua scarseggi; 9.° Alia temperatura in cui si fila non esala dalle caldaje cbe pochissimo vapore , e la seta non ne soffre ne si appanna; lo.o II dissolvente chimico costa appena cent. i5 al giorno , e la sua preparazione e facile ad ognuno. XIX. Dair industria ad un altro principalissimo agenlc ncUa pi-osperita degli stati , cioc alia legi- io6 slazione, passaremo coH'avvocato Giambattisla Pa- gan! , riferendo un suo scritto sulle ipoteche giu- diziali austriache, dette prenotazioni. Contro que- sto mezzo offerto dal legislatore ai creditor! clii- rografarj, di vincolare ad ipoteca la sostanza im- mobile de' loro debitori, essendo state chi opino c scrisse difficoltar esso i contratli di mutuo, dimi- nuire la circolazione del danaro, inceppare lo spi- rito d' intraprendenza e d' industria , prese il no- stro socio a combattere una tale opinione, addu- cendo in contrario : essere ogni contratto, o che si faccia per alio pubblico o per private, sotto la prolezione dclla legge che 1' autorizza ; il cbe im- portando cb' esser debba eseguito , ogni mezzo le- gale che a questo fine coUima doversi considerare come provvido e congruente; la prenotazione es- sendo un vincolo posto in mano al creditore per legare il suo debitore all' osservanza dciraccordo, diffieoltare agli uomini la frode, e con cio abi- tuarli air esercizio dclla probita, precipuo fonda- mento del civile consorzio e dcU' ordine pubblico; prevenire la prenotazione i litigi, ritenendo il de- bitore di mala fede dal macchinar false vendite, per la facilita prestata al creditore di rompcrgli il fraudolento disegno coU' inciampo della cauzio- ne reale; lenerc la facolta di una tale cauzione in avvertenza del pari il creditore ed il debitore sui i propri interessi, dacche 1* uno invigila suU* istante in cui s* intorbidano gli affari dell' altro per vi- brare il colpo della preaotazlone , e ,1' altro col buon governo delle sue cose sta in cervello per evitarlo; essere la facilita di sottostare al vincolo degli immobili un ritegno alle troppo audaci in- traprese, riteguo specialmente proficuo ne' present! tempi, ne' quali 1' avidita de' subiti e grossi gua- dagni e alimentata da tanti incentivi; essere gio- vevole air industria e al commercio la circolazione della moneta , ma essere piu giovevole ancora cbe i membri della societa sieno sicurl del loro avcre, e nello stato si goda in tranquillita c pace delle moderate fortune, auziche si aneli alle enormi con pericolo di tracolli e di fallimenti. A confermare poi la convenevolezza della legge sulle pronotazioni coir autorita dell'eserapio, ricorda 1' autore le di- sposizioni del codice francese e gia italico , sulle ipoteche giudiziarie , portanti cbe il creditore po- tesse preudere iscrizione sugli immobili col scm- plice appoggio di una sentenza pronunciata anche in contumacia del debitore, o d' una verificazione di privata scrittura eseguita ancbe senza intervento di lui, e mostra per giunta come la legge austria- ca lasciando nclla volonta delle parti 1' escluderc nel contralto I'ipoteca facoltativa, offrendo al cre- ditore pill facili e pronti mezzi di cauzione reale. io8 aprenclo per converse la facolta al debitore di far cancellare 1' ipoteca ove la prenotazioue fosse ma- lamente fondata, mentre mira al medesimo scope della legge francese provvedendo all' interesse del creditore, la migliori poi e pcrfczioni, combinando i riguardi di questo con quelli del debitore. XX. la altra messe assai prossima alia legisla- zione, qual e V ordinamento e il governo dclle car- ceri, entro con un' altra memoria il nostro Pagani, versando su quel sistema di carcerale riforma, og- gidi SI acclamato, e da qualclie governo esperito , sotlo nome di penitenziario, al quale se abbondano per r una parte i fautori fra I'aninie nobili e bene intenzionatc, nou mancano per I'altra gli oppositori fra spiriti di piu positiva natura e di minore entu- siasmo, cbe riscontrando le idee della odicrna filan- tropia coir indole dciruomo e colla roalita dellc cose, dubitano se alia bonta dell' intento risponda la possibilita dell'effctto, e se i miglioramenli che si vorrebbero introdurre nclla societa possano con- durla fra mali peggiori di quelli clie si vorrebbero togliere; pensando die nclla impcrfezione dclle umane condizioni il meglio e sovcnte il maggior nemico del bene. Fra questi dubitatori, per quanto almeno riguarda il sistema penitenziario , trovasi pure il nostro Pagani, il quale, uon scnza render giustizia agli umanissimi intepdimenti dei riforma- 109 tori, non scnza altresi riconoscerc I'opportunita e la eflicacia della riforma in alcuni casi speciali , nega clie un. sistema di punizione unicamente fon- dato neir isolamento, nel lavoro e nella morale e rcligiosa istruzione del colpevole, possa , general- nieate parlando , corrispondere ne ai principj di una provvida legislazionc, ne alio scopo medcsimo dei riformatori , posto die questo sia 1' emeuda- zione del reo , come 1' attributo di peuitenziario dato al sistema , sembra dinotare. Cousiderando percio la condizione ordinaria , la natura profon- damente corrotta de' malfattori e 1' assoluta loro mancanza di ogni germe di moralita, cLe renden- doli stranieri al rimorso , li fa incapaci di ravve- dimento, cgli opina clie se v' ha mezzo, se non di condurrc quest' aninie brutali sul cammino della virtu, almeuo di rilenerle dal ritorno al dclitto, questo non puo essere una pena quasi piu morale clic fisica, ma il dolore materiale e il terrorc dc- stalo dalla rimembranza di esso, clie puo solo bi- laniiarc la forza dellc nuove tentazioni. Aggiunge clie le discipline regolatrici del sistema peuiten- ziario dando nell'opinioue del popolo al carccrc un caratterc piuttosto di nialiuconico e conventuale clie di peuale ritiro, ne viene raenomato il vantag- gio del pubblico esempio, clie risulta dai castiglii solcnni. scvcri, ricordabili; ecu cLe per una male no intesa pieta de'malvagi si nuoce alia pace e sicu- rezza de' buoni. Osserva altresi die la dolcezza con- giunta a questo nuovo sistema di punizione e di carcere, attenua nel pubblico I'orrore del delitto, indebolisce negli animi il sentimento della virlu e della moralita, e con ci6 ritarda ed arresta, anzi- cbe favorire epromuovere I'incivilimento. Considera per ultimo clie 1' uniformita ed unicita di punizio- ne e di trattamento portata dal sistema pcniten- ziale , toglic di mezzo quella scala legislativa clie proporziona alia varia gravezza dei delitti la varia durezza delle pene, e fa sparire dai codici crirai- nali il carcere in vita, i pubblici lavori forzati, le corpoi'ali esacerbazioni , i digiuni , il marcbio , la berlina, e con questi mezzi possenti di correzione e d'esempio, forse anche la pubblicazionc a slam- pa delle criminali scntenze, per risparmiare al col- pevole in una infamia soleune e indelcbile un osta- colo alia cercata emendazionc. Rincalzando poi le sue considerazioni coll' autorita degli escmpi , ri- corda i pronti ed utili effetti clie, durante il go- verno provvisionalc costituitosi in Brescia I'anno 1797, produssero sulla pubblica sicurezza le pu- iiizioni scverissime e capitali prcscritte dalle leggi e dai maglstrati sollecitamente proferte contro le aggrcssioni e gli omicidj , allora fra le turbolenze poliliclie a dismisura cresciuti, c poscia, merce il I II rigore de' castiglii, tosto cessati; osserva come il ri- gore delle pene introdotto dal negro Cristoforo facesse rapidamente procedere la civilta nella parte da lui governata dell' isola di S. Domingo, mentre la licenza, la corruzioue, il delitto furono i frutti deir opposto sistema d' indulgenza adottalo da Petion, governatore dell' altra parte del paese; nota come in Francia varie pene che venivano abolite nel codice criminale pubblicato nel 1791 dall'as- semblea costituente, 1' esperienza facesse rimetlcrle uel nuovo codice del 181 0 a quello successo, e tnt- lora vigente; e cita il codice austriaco dei delitti e delle pene, clie pur e commendato anche da scrit- tori stranieri per mitezza di disposizioni, e tutta- via conserva pur esso un'ampla graduazione di ca- stighi al pari della legge francese e d' altri codici, non senza accompagnare alle pene gli inaspvimenli. XXI. Non persuasero queste osservazioni un al- tro nostro collega , il buon Mompiani , il quale avendo pei-orata altra volta la causa del sistema penilenziario , recossi a debito di nuovamente tu- telarla, affincbe il suo silenzio non sembrassc «n as- senso alle esposte obbiczioni del censore. Pi'cndcndo in esame la memoria del Pagani, sopra due punti egli concentra la sua risposta, cioe sullo scopo del sistema, clie il suo avversario suppone esser quello di i-igenerare a miglior vita il colpevole, c sulla se- vei'ila delle penc, clie il Pagani crede cssere il solo mezzo efficace ad ammendarlo ed intimorirlo. Egli osserva pertanto per quanto spetta al primo punto, clie r iucessante aumentare del delitti fii il primo moventc che indasse gli autori del sistema ad idea- rc la riforma delle carccri ;^ clie essendosi dovuto cercare la causa di quella piaga della societa , la si rinvenne nella scuola perversa di reciproca cor- ruzione clie danno e ricevouo 1 colpevoli uniti nelle carceri iu comunanza di coUoquj e di vita; clie la conoscenza di questo fatto fece sentire il bisogno di ovviarc, mediante un sistema di segre- gazione, al maggior corrompimento dei colpevoli ; die questo e percio lo scopo prccipuo della rifor- ma, non quello di convertire a miglior vita il de- linquente ; clic se alia separazione fu aggiunta r istruzione religiosa c morale dell' iiidividuo , fu questo un divisamento affatto subalteruo della isti- tuzionc peiiitenziaria, immaginato d'altronde non tanto per giovare al delinquenle, quanto per ren- derc, col moralizzarlo e istruirlo , un servigio a quella societa, alia quale deve un giorno cssere re- stituito. Quanto poi id secondo punto, cgli nota clie, posto ancora clie la severita e Tinasprimento della pena produr potessc nella nioltitudine gli effelti clie il Pagani si promett.e , questo sareLbe un provvcdcrc al pubblico iuteresse a lutte spese ii3 di Un inJiviJuo gla per si stesso abbastanTia infe- lice, e cbe sebbene colpevole, ba pur dirilto cbe - anche con esso si osservino i riguardi della giusti- zia; cbe se I'acerbita delle pene pote forse in circo- stanze e tempi straordinarj e violenti tornar utile, non e per questo cbe in tempi, come i nostri, or- dinarj e tranquilli possa esser giusta ; cbe le ma- teriali esacerbazioni del carcere anzicbe domar le prave inclinazioni del colpevole, non fanno cbe vieppiu esaspeiai'lo, e concitarlo, dopo scontata la pena, a nuovi delitti, non essendo i dcboli cbe si riducano alia necessita lagrimevolc di stringers! , usciti cbe sieno in liberta, in nuove confederazioni di delitto e d' infamia, ma quell' anime forti, cbe intolleranti di ogni genere di severita, credono di potersi francare abbandonandosi alle loro scellerate tendenze , e cbe invece di avvilirsi sotto il peso de' patimenti, si esacerbano maggiormente, inclinate come souo a stimare il rigore a cui soggiaciono esagerato ed iugiusto; cbe d' altronde ancbe senza il sussidio di materiali inasprimenti, la solitudine, il silenzio, la riflessione, la coscienza puonno de- stare neir animo del traviato una tale intensita di dolore morale , da non potervisi paragonare qual- siasi fisico patimento , e far della semplice reclu- sione un tal genere di pena da poter reggere in confronlo di tutte I'altre finora conosciute; cbe il 8 ii4 dolor fisico non potendo esser valutato nella fissa- zione delle pene clie in proporzione dell' effetto clie vuolsi produrre sull' auimo del punito, poten- dosi ottenere questo effetto coi uuovi metodi senza ricorso alia tortura corporea, e portandolo su quella parte che vuolsi nel colpevole punire, domare, cor- reggere, questi metodi meritei-anno d' esser ai vec- clii preferiti , anc]ie perclie piu atti a conseguire la ragione della pena; che final men te la civilta de' tempi uostri ricliiedendo particolari istituzioni, non le si convengono que' penali sistemi die in altri tempi foudavansi nell' impcro della forza bru- tale. Queste, da noi fedelmente riferite , sono le deduzioni de' due egregi avversarj in una causa che tanto interessa il civile consorzio; nclla quale, qua- lunque sia I'opinione clic seguir si possa , non si potra non rendere giustizia alle nobili e rette in- tenzioni dell'uno e dcH'altro, siccome dirette egual- raente, benclie con mczzi diversi, alio stesso fine, cioc a quelle del pubblico bene. n5 LETTERE XXII. II predomiaio delle scienze sulle lettere negli stud] del secolo manifestossi in quest' anno , piu ancora che ne' precedenti, nel noslro Ateneo colla scarsa raesse delle produzioni lettei'arie. Delle quali passando a parlai'e, comincieremo da un articolo spettante alia vita e alle opere dell' illustre autore della Scienza della legislazione, Gaetano Filangeii, lavoro del bar. nob. Caraillo Ugoni, col quale il cbiarissimo socio, rimettendosi nella contiuuazione della sua storia della lettcratura italiaiia dopo la meta del secolo XVIII, porse all'Ateneo lieto augu- rio ch' egli sia per far pago il desiderio de'buoni, conducendo quest' opera, di cui dee far parte I'ar- ticolo in discorso, a quel termine che omai abba- stanza e aspettato. Nacque in Napoli Gaetano Fi- langeri il i8 agosto i^Sa da Cesare , principe di Arianello e da Marianna Montalto de'Duchi^di Fragnito. Essendo egli terzogcnito di famiglia feu- i dataria, e d'altronde alia nobilta e anticbila della prosapia non rispondendo 1' entita dello scarso pa- trimonio , voUero i parenti avviarlo alia milizia , nella quale entro d'anni i4, e vi rimase fino ai 17, coltivando, benche imperfettamente, lo studio, del ii6 quale per tempo s* invaghi, ed applicandosi in pat-* ticolare alia matematica. Lasciate le militari in- segne, e datosi a rifare I mal fatti suoi studj, abbraccio nell' eta d'anni 22 la professione di av- Yocato 5 arringo nel quale ebbe campo a pratica- mente conoscere gli inconveaienti della legislazione, e dal quale presto si ritrasse per darsi iateramente a meditare e comporre la sua grand'opera, di cai aveva gia concetto il pensiero, avendovi in qualche modo preluso con due lavori giovanili, cioe a dire un opuscolo sulla pubblica e privata cducazione ed un altro in difesa di certa nuova legge concer- nente all' amministrazione della giustizia nel regno di Napoli. Introdotto alia corte per opera deH'ar- civescovo Monsignor Serafino Filangeri , suo zio , eletto, ad istanza del prelato, gentiluomo di camera del re, maggiordomo di settimana e uffiziale del reggimento reale de' volontarj della marina, aggre- gate di Liparoti, benche giovane d'anni 25 e bel- lissimo della persona, le aulicbe seduzioni e il fra- stuono del corpo di guardia cbbero si poco potere a distrarlo dalle sue filosofiche meditazioni, cbe po- sta mano alia Scienza della legislazione, pote pre- stamente compirne i due primi libri e volumi, chc con vivo ed universale applauso del pubblico vi- dero la luce nel lySo. A questi due libri fece succedere il terzo, e il piii lodato di tutta I'opera, 117 spettante alle leggi penali, ch'egli pubblic6nel 1783, nel qual anno pur anche si congiunse in legame di felice matrimonio con una giovane dama unga- rese, da lui conosciuta alia corte, dove si trovava mandata dall' imperatrice Maria Teresa alia educa- zione della infanta secondogenita. Ampliatasi colla pubblicazione di questo libro la sua nominanza, ed accresciutasi la sua benemerenza verso il paese e I'umanita, il re Ferdinando gli manifestava la pro- pria soddisfazione conferendogli il priorato dell'Or- dine costantiniano, al quale andava congiunlo ua notabile emolumento, e dandogli facolta di dimet- tersi da' suoi caricbi militari e di corte, c di riti- rarsi a filosofica vita nella piccola citta della Cava, 25 miglia distante da Napoli. Lontano quindi dai frastuoni della raetropoli e dalle passioni dcgli uo- mini, neiramenita della natura campestrc e fra le contentezze della pace domestica, disti'atto appena dal carico di assistere in Napoli di quando in quan- do alle tornate del consiglio di finanza, del quale era eletto membro nel 1787, egli attese alaera- mente alia composizione della sua grand'opera, che fino a nezzo il quinto libro condusse, impedito di eompier si questo clie altri due cbe doveano segui- re, dalla immatura sua morte, successa la notte del 21 luglio 178B nella eta sua d'anni 36 non ancora corapiuti. ii8 Toccate per tal modo le poche particolarita che riguardano la vita tranquilla, uniforme, studiosa e tutta filosofica del Filangeri, passa I'Ugoni a par- lare dL ci6 che ne occupo, si puo dire, interamente il breve corso, cioe alia grand' opera della Scienza della legislazione J esamiuaudola per sunto anali- lico nell'ordiae in cui venne dall' autore distribui- ta. E facendosi dal primo libro, che tratta delle leggi in generale, ottitno fondaiiiento osserva il no- stro socio aver posto 1' autore alia legislazione as- segnandole a scopo e principio universale la con- servazione c la tranquillita , escluso il principio dell'utilita, siccome suscettivo d'indefiniti incon- venienti , e conducente ad abusi immensi; ma nell'applicare la sua teoria aver dato soverchia estensione alio stabilito principio facendo inlerve- nire la Icgge in troppi casi ne'quali la liberta uma- na potrebbe per avventura meglio operare al ben pubblico per proprio impulso che per positive co- mando. Non resta pero di notare come opportuna- mente ad elevare la dignita della scienza serva I'al- legarc che qua e cola fa 1' autore di leggi che partorirono o la prospcrita o la rovina delle nazio- ni, e il ripelcre del pari dal complesso delle leggi, non nieno c forse piii che dall' armi, il germe del- J'ingrandimento e potenza di certi popoli ; se non che un effetto della troppa forza cspansiva attri- J'9 buita alle leggi egli ravvisa in qualclie misura le- gislativa dall'autore proposta , quale h quella da lui consigliata per la Irlanda di repristinare gli ob- soleti statuti contro gli asseati per isforzare i po- clii ricchi Irlandesi ad impiegare i capital! e con- sumare le entrate iu patria , cousiglio al quale , siccome contrario alia liberta locomotiva, egli pre- ferisse quell' altro , pure dell'autore medesimo , di misure applicabili a tutta 1' lugliillerra , intese a diminuire le espatriazioni con regolamenti indiretti, come a dire la dirainuzione dcUe lasse gravose clie cacciano i ricclii dal paese, e la riduzionc dellc leggi proibitive che ue cacciano i poveri. Passando a quella parte dei generali principj della legislazioue dove I'autore stabiliscc come re- quisiti cssenziali della legge la bonta assoluta^ cioc la loro rispondenza agli universali principj della morale, e la hoiiia relativa ^ cioe la convenienza alle particolari circostanze de' paesi e de' popoli, un altro effetto della inopportuna intromissione dall'autore assentita al legislatore in cose in cui meglio farebbe a non ingerirsi ravvisa il nostro so- cio neir asscuso dato dal Filangcri ad un' antica legge di Solonc che esimeva dall' obbligo di nutrire i padri caduti in miseria i figli nati da cortigiana, coloro de'quali il padre avesse trafGcato la pudi- cizia, e coloro ai quali noa avesse iascgnato o fatto Insegnare nessun mestiere; legge che I'Ugoni dimo- stra invece contraria, quant' esser mai possa, alia morale e alia natura, conchiudendo « come assai n cose siano da lasciarsi al loro corso naturale, e V come la legge in piu casi se nulla puo, pu6 so- f> lamente alterarle o guastai'le, dovendosene percio » restringere la compelenza >i. Alia bonta assoluta delle leggi ponendo poi il Filangeri per condizione anche la loro conformita colla religione dello stato, non ommette il nostro socio di notare come in que- 6ta parte del libro vengano lumeggiati i vantaggi recati alia morale dal Cristianesimo e I'immenso pro- gresso che per la sua promulgazione fece I'umanita. In troppo vasta materia, per le tante e si varie e complesse diversita delle circostanze, entra 1' au- tore trattando della bonta relativa delle leggi, per- chc possa il nostro socio 'concludcrne il sunto e . I'analisi ne'limiti proposti al suo lavoro. E per6, notato esser la bonta relativa I'aspetto medesimo in cui Montesquieu prese a trattare delle leggi , cgli si restringe ad osservare due particolari , sui quali Topinione dcU'autore e contraria a quella del filosofo francese. L'uno di questi particolari sono i governi misti, all* encomio de' quali dedica il Montesquieu il fa- moso capitolo dello spirilo delle leggi ove celebra » ciclo la costituzione inglese; nella quale invece tre vizi principali ravvisa il Filangeri, cioe la in- (lipendenza del potere esecutivo dal legislative, la secreta o pericolosa influenza del re nelle camere e la instabilita della costituzione. Alle quali obi biezioni il nostro socio risponde clie la risponsa- bilita de' ministri verso il potere legislativo cosli- tuisce abbastanza 1' esecutivo in istato di dipenden- za, cbe T influenza del re nelle camere e, almeno in Ingbilterra, contrabbilanciata dalla pubblica opi- nione, la quale in quel paese ha tal forza, cbe ove una legge ne sia con costanza invocata , di rado quegli stessi cbe sono piu favoriti del re persistono a rifiutarla, cbe se ne' governi misti pu6 il re gua- dagnarsi i voti colla corruzione, la corruzione pu6 aver luogo in tutti i governi , e cbe questo in- conveniente piuttostocbe alia forma dei governi ^ inerente alia natura delle cose e degli uoraini, cbe finalmente della stabllita della costituzione mista r Ingbilterra puo essere parlante esempio. Affer- mando poi Filangeri suirautorita di Maccbiavelli i soli governi monarcbico e repubblicano essere sta- bili, e labili gli intermedj, avendo questi due mezzi a dissolversi e quelli un solo, mediante il cambia- mento della monarcbia in repubblica, o viceversa, il sig. Ugoni appellandosi alia storia, crede che anche i governi estremi abbiano, del pari che i medj, due mezzi a disciogliersi. t'l'i L'altro articolo sul quale Filangeri discorda da Montesquieu e il piincipio motore dei governi di- versi, riprovando esso i principj dall' autore fraa- cese stabilili, e sostituendovi Tamor del potere, siccome principio unico e comune a tutti i governi. Sopra di che il nostro socio crede potersi osservare che principio del governo repubblicano sia piutto- sto r avversione che 1' amore al potere. Sembragli poi che tutti gli scrittori posteriori a Montesquieu, che altro non fece nella teoria de' principj in di- scorso se non seguire Macchiavelli , altro non ab- biano fatto dal canto loro se non se risalire alia ricerca di un motore piii comprensivo , mentre il Segretario fiorentino e l' autore dello spirito delle leggi venncro al piu particolare ed immediato, che non esclude il principio universale, ma nc discende. Dair analisi di questo primo libro procede quin- di al secondo, che tratta della popolazione e dclle ricchezze, e riferiti i pensamcnti dell' autore circa gli ostacoli che si oppongono all' aumento della popolazione ed i mezzi coi quali promuoverla, os- serva in gencrale come parecchic riforme da luL consigliate e con csito felice cseguitc, provarono in esse una condizione che spesso manca ai riformatori teorici, la possibilita pratica di mandarc ad effctto i loro consigli. Tra queste propostc trovandosi poi quella della distribuzione nelle provincie del so» 123 vercliio della popolazione agglomerato nelle metro- poli, egli noa passa sopra questo pun to senza par- ticolari osservazioni. « Quanto alle melropoli po- » polose ( egli dice ) e gran questione ; ne I'autore » considero clie se attraggono tanti abitanti, con- 5> sumano altresi gran parte dei prodotti delle pro- » vincie, delle quali incoraggiano cosi ragricoltu- » ra, e gran parte delle materie prime, rifonden- " dole nelle provincie modificate c cresciute di 55 prezzo; con che aumentano la ricchczza nazionale. » I soli trasporti di tali materie, raddoppiati co- » me sono, I'ccano alle provincie utile tanto mag- " giore, quanto meglio tra esse si distribuisce. Le » capitali attraggono forcstieri, die col loro con- 55 sumo incoraggiano essi pure la coltivazione e » r industria nazionale, accumulano quei capitali » die poi servono al mantenimento di tante classi » di cittadini, ai quali danno lavoro le maccliine, » manifatture , fabbriclie, strade ferrate e tante » imprese che senza le grandi metropoli ed i grandi » capitali non si potrebbero fondare. Bisognerebbc 55 cbe il calcolo potesse cadere ad appurare se gli n uoraini ammucchiati in un luogo facciano con- 55 sumo maggiore o minore die non farebbero di- » stribuiti in piu luoglii; e lo stesso dicasi dell'au- 55 mento della popolazione e dei capitali ». Sulla seconda parte del libro, die tratta della produzionc 124 0 distribuzione delle ricchezze, di tutte le loro fon- ti, delle imposte, del modo di percepirle ecc, nota come I'autore abbia saputo cogliere con sagacia i difetti della legislazione allora vigente, ma non sia stato del pari felice neiravvisarne i rimedj , avver- tendo per6 clie, avuto riguardo alio stato ia cui si trovava a' suoi tempi la scienza economica, quan- to c da lodarsi allorche coglie nel segno , altret- tanto e da scusarsi allorclie prende inganno. Nota altresi come accusi 1' infanzia della scienza la di- stinzionc cbe fa Tautorc del lusso in attwo e passi' vOj, tecnicismo a* suoi tempi in gran voga, ed ora proscritto, tratta di paradosso 1' apologia cli' egli fa del lusso passivo, applicandone, siccome benefici, gli effetti in certa situazione della Spagna, e qua- lifica come errore attinto a quella scuola cbe sol dalla terra ripeteva la fonte delle riccbezze, la pro- posta dell'abolizione di tutte le imposte indirettc, » le quali ( egli osserva ) se gia non si fermano » in cbi le paga, ma in altri sdrucciolano e rica- 7) dono 5 lianno quest' utile almeno di far portare w parte dell' imposta da un maggior numero, onde » per r anticipazione cbe se ne fa dai piu o da » tutti riesce possibilc e non grave ». Quanto pero disapprova questa proposta dell'autore, altrettanto encomia quella cbe spetta al modo di riscuotere le imposte. « E indubitabile , egli dice, die a' tempi f> del Filangeri il modo di percezione era pieno dl '> abusi e in se cattivo. Quello che I'autore propone, n di far riscuoter Timposta, cli'egli vuole unica, » dai capi delle comuni eletti dal popolo, e otti- 3> mo. Si tento di porlo ad effetto nel regno di » Gioacliino Murat, ma il ministro allora delle » finanze , Agar, conte di Merburg, vi si oppose » fortemente in consiglio, e prevalse la sua opinio- » ne di seguire il metodo antico, secondo il quale » le finanze lianno la contingenza di accrescere le j» loro riscossioni quante volte i contribuenti si » lasciano fare le esecuzioni. Se non cbe le finanze » a un tal guadagno troverebbero largo compenso » nella cresciuta riccliezza de'cittadini e iielle brac- » cia de'doganieri e de' percettori d'ogni fatta tor- » nate al lavoro , e nelle spese di riscossioni sop- V presse , con questo vantaggio cbe il guadagno » odioso chc si faceva colle esecuzioni fiscali , sa- » rebbe compensato dalla prosperita dei cittadini, » nella quale risiede come in sua radice la pub- » Mica ». Entra dopo cio nell'esame del terzo libro, il mi- gliore di tutta 1' opera , nel quale si tralta della procedura e delle leggi criminali. Fa conoscere pa- recebi de'migliori pensamenti dell'autore sopra va- rie parti spettanti alia procedura, encomia la sua teoria suUe prove giudiziarie, sulla certezza mo- 126 rale, sulla ripartizione delle funzioni giuJiziarie, sulla scelta dei giudizi del fatto, e insomma I' in- tero suo sistema di processura, osserva come que- sto sistema abbia per basi la romana c la in- glese legislazione, con aggiunta di noii poclie mo- dificazioni propric dell'autore, come se per 1' una parte le lodi che questi ne riporto debbono csser divise co'migliori tempi di Roma e dell' Ingbilterra, per r altra gli rimane iadiviso il merito d' aver messa in luce la equita e provvidenza della romana procedura , e fatto conoscere piii ampiamente ed esattamente che prima non fosse nel continente il giury inglese, e mostrato come questa istituzione , clie alcuni credono d'origine scandinava , s' accosti invece alle romane istituzioni, e concbiude che se il Filangeri altro non avesse fatto che svelare gli enormi abusi delle criminali procedure al suo tem- po vigenti e contribuire patentcmente a farli abo- lire, avrebbe per cio solo mcritato sommamente non solo dal proprio paese, ma dalla intera uma- nita. Fra le varie riforme poi dall' autore pi'oposte trovandosi quella della pubblica accusa facoltativa a tutti i cittadini, il nostro socio, convencndo la cio col commentatore del Filangeri , Beniamino Constant, non la trova ammissibile, siccome incon- ciliabile coi moderni costumi, e la qualifica sicco- me una mera utopia pei tempi nostri. 12^ Dalla materia spettante alia criminale procedura passa quindi alia parte di questo libro che tratta dei delitti e delle pene, espone le eccellenti teorie che vi si trovauo stabilite, osserva come 1' autore ponendo a principio essere il delitto la violazione di uu dovere e la pena la perdita del diritto cor- rispoudente al dovere violate, aLbia saputo, saggia- mente moderaudo questo principio, evitare lo sco- glio delle barbare pene del taglione , in cui lo avrebbe fatto incorrere una materiale e pedantesca proporzione somigliante a puntigliosa vendetta, di- fende dalla censura di troppo minuziose le sue molte divisioni e suddivisioni dei delitti, osservando che opere posteriori alia scienza della legislaziotie sono bensi piu cospicue per magnifici universali, ma clie questi ove si discenda ad applicarli e dedurli a pre- retti pratici non sempre reggono aU'esperienza, av- verte cbe se 1' autore non tratto in questo libro del modo di prevcnire i delitti, fu perclie stimo contraria alia liberta umana la diretta prevenzione, pei-cbe la legge non puo gratuitamenle supporre la volonta di commettere delitti, e non puo quindi prevenirli se non indirettamente, e percbe finalmente alia indiretta prevenzione collimano bastantemcnte tutte le altre parti die compongono ropera,e quella particolarmen- te che riguarda I'educazione, i costumi e la pubblica istruzione, che forma il soggetto del quarto libro. 128 Del quale procedendo a parlare, fa conosccre -pet Sommi capi il vasto disegno di pubblica educazione dair autore ideate, rilevandone la novita dc' prin- cipj , I'utilita. delle proposte riforme, rampiezza dalle vedute, la precisione de' particolari. Enuncia sopra tutto la fondamentale divisione degli edu- candl in due classi, cioe de'ricchi e de'poveri, e la diversa natura e grado d' istruzione clie in corri- spondenza alia diversa condizione e destinazione so- ciale di queste due classi asscgna loro V autore , acciocch(i mediante 1' insegnamento da iraparlirsi alia classe 'povera , eh' egli cliiama produttiva , di quanto basti a migliorare moralmente i produttori e fisicamente i prodotti, e la comunicazione delle scienze e delle lettere tutte alia classe ricca, ch'egli denomina sterile j e, per sola eccezione al principio, a que' pochi della classe povera cbe vi si manife- stasscro destinati da speciale e decisa vocazione, si otteugano i bcnefici effetti di preservar i ricclii daU'czio e dalla covruzione rendendoli utili alia societa , di dirainuire la troppa affluenza de' con- correnti alle profcssioni liberali, scientificlie e let- terarie, di concentrare il culto del sapere in coloro che favoriti dalle circostanze, possono dedicarvisi con piu agio e con piu liberalita d' intenzioni , o in coloro ne' quali sulle circostanze predomini il Toto della natura, e di cluudere 1' adito all' acqui- lag sto de* mezzi lumi , considerato noa esser questi che sorgenti d'errori, ed esser gli errori piu funcsti al ben pubblico e alia civilta clie non e rignoranza; nota la somma sagacia colla quale 1' autore propo- nendo riformc negli insegnamenti delle varie scien- ze, sottomette a severe sindacato i metodi ordinarj e porge ottirai consigli diretti a preservar dall'er- rore le meati de'giovani; e dopo altre parziali e secondarie osservazioni, die per brevita tralascianio, COS! sulla parte organica come suUa morale e me- todica della istruzione, considerata 1' intrinseca bon- ta del sistema , e la sua applicabilita a tutta la nazione, le classi della quale sarebbero educate ed istrutte, ciascuna secondo le funzioni die deve adem- piere nella societa, ma tutte cogli stessi principj e con uno scopo conforme, non dubita di ripromet- tersi coU'autore che per un popolo nel quale una tale istituzione venisse introdotta, non sarebbe mai da temersi clie ad un' epoca di florida civilta po- tessero mai succedere periodi di barbaric, per que- sto che le pubbliche condizioni da questa prodotte, sarebbero diverse dalle condizioni sotto le quali tali vicende si videro altre volte succedere. j»Filangeri, n egli dice, ebbe ragione di sfidare Tignoranza e la » barbaric a prevalere contro i suoi principj, giac- » che colle sue pubbliche istituzioni cgli li semina >» sopra tutta la nazione colla debita proporzione 9 t3o » de'bisogui di ciascuna classe, poncndo altresique- n sta parte della legislazione ia armonia con tutte » V al tre 55 . Cou un breve ceuao sul quinto libro, die tratta della religione, e che, siccome dissimo al trove , la morte itnmatura dell'autore interruppe a meta , e sopra i due libri che al quinto doveano seguirc , di cui noa rimase cbe il disegno ragionato, compie il nostro socio il suo sunto aualitico, al quale se- guitano una notizia sul commentario di Beniamino Constant alia Scienza della legislazione^ una indi- cazione dei difetti cbe si possono apporre a que- st' opera in confronto dcgli intrinseci pregi emi- nenti, risultanti da lutto 1' articolo , difetti che a parere dell' Ugoni consistono principal men te nella declamazione sentimentale, nella diffusione asiatica, nella poca arte di scrivere; e finalmente un cenno delle varie edizioni e traduzioni che 1' opera otten- ne. Una descrizione dell' indole aurea, della incol- pabile e razionale condotta di vita, della moralita, della relisriosita dell'autore conchiude I'articolo. o XXIII. Un altro lunxe della legislazione, Jacopo Menocchio, presto materia ad un discorso biogra- fico-critico del professore Agostino Reale, nostro so- cio d'onore. Nato in Pavia del i532 e morto in Milano dcd i6oy , passu il Menocchio, secondoche raccogliamo dall'autore, la lunga ed operosa sua i3i vita neU'ufljcio del pubblico insegnamento, neU'am- ministrazione di civili impieghi einiaenti e nel comporre di classiche opere. Professu il diritto ci- vile e canoniconegli arcliiginnasj di Pavia, di Maii- dovi e di Padova, ando inviato dclla venela repub- blica presso la corte di Roma a riconciliaria col pontefice Gregorio XIII, del quale era caduta in disgrazia per la pace, lui non sentito, concliiusa colla potenza ottomana, fa membro del senato di Milano, Presidente al Magistrate dellc rendile stra- ordinarie di quel Ducato, Consigliere intimo di Fi- lippo II re delle Spagne, dominante la Lombardia. Scrisse i trattati del ricuperamento del 'possesso, delle azioni e cause arbitrarie, dclla giurisdizione, deir inipero c della potesta ecclesiastica e secolare, racoolse e pubblico in tredici libri le sue consul- tazioni , rese a ricliiesta di privati e di principi , opere sue principali , delle quali, siccome d' altrc sue minor), I'autore rilcva I'assunto c I'alta im- portanza ed il prcgio; coopero con Alciato e Cujac- cio a ristorare gli studj della romana legislazione, caduti in deperimento fra le anarchic e i dispo- tismi del medio-evo , e merito presso i posteri il titolo di Bartolo del suo tempo. XXIV. Alia biografia, e piu ancora propriamente alia filologia, appartiene un'altra scrittura del professore Realc, come quella die sotlo il titolo di l32 ricordanze sulla vita e suUe opere di Severino Boe- zio, intende ad illustrare alcuni punti spettanti alia vita di questo non meno famoso clie infelice filosofo. S'egli fosse stato ammogliato una sola o due volte, se nel territorio di Pavia od in quello di Milano fosse stato carcerato e giustiziato, se col taglio della testa o altramente fosse stato fatto mo- rircj tutti questi particolari biografici sono altret- tanti punti di controversia fra gli eruditi, e quello che piu importa, s' egli fosse veramente colpevole o innocente di lesa Maesta. Sopi-a ciascuno di questi punti noi rifei'iremo 1' esposto dall'autore, dispo- ncndolo nell' ordine seguente. Primo punto. = Nel libro della Consolazione della filosofia dicendo Boezio di se stesso, clie i pri- Tni capi della citta di Roma lo elesseix) per genero, die incorainci6 ad esser loro prima caro clie pa- rontc, die da tutti fa predicate felicissimo avendo tali suoccrl, queste parole indussero alcuni scrittori nclla opinione cli' egli avessc avute due mogli suc- cessive, Elpe o Elpidc, nata in Sicilia, indi Rusticiana, figliuola di Simmaco, patrizio romano. Ma contrarj a questa opinione sono il Muratori, che dice, parlan- do di Boezio, ebbe per moglie Rusticiana figliuola cli Simmaco J e non Elpe (Annali d'ltalia, an. 524- )? il Tivabosclii clie osserva aver Boezio coUa parola suoccri potuto iadicai'e il padre e la madre della i33 moglie (Storia della lett. ital. torn. 3. 1. a. i. c. 4)» e finalmente il Gapsoni, che awerte avei* altrove Boezio accennato ad un unico suocero, gli scrittorL antichi aver variato bensi nell' assegnare per mo- glie al filosofo chi Elpide, cti Rusticiana, ma tutti esser andati d* accordo nel non nominarne una soltanto, carta tradizione siciliana aver indotll al- cuni a pensare clie mogli di lui fossero prima El- pide J poi Rusticiana , ma questa tradizione venir contraddetta da un monumento sepolcrale al filoso- fo eretto. Questo scrittore opina che Elpide, donna insigne nella pieta e nelle lettere , fosse madre, piuttostoche moglie di Boezio (V. memorie stori- che della R. citta di Pavia, raccolte dal P. M. Sii*o Severino Gapsoni. Tom. Ill, p. 94 e scg. ). Secondo pun to = La tradizione pavese clie Boe- zio abbia subito il carcere in Pavia, e in vicinanza di essa la morte, fu rigettata dal Muratori (Rer. ital. scrip, torn. 24 in append, col. 64o ), che con- venne nella sentenza di Mario Aventicese, il quale per agro calventiaiio j indicato dall' anonimo Va- lesiano come luogo della prigionia e morte del fi- losofo, intese la terra di Galvenzano presso Mele- gnano, provincia milanese. II Quadrio (Storia c ragione d' ogni poesia N. I. pag. 200, e disscrta-. zioni sulla Valtellina T. III. pag. 24), mut^ta la voce calwentiano iu clavennano j sostentic che il 1 34 luogo in questione fu invece la citti o il distretto di Chiavenna , opinione che venne con sodi argo- menti confutata dal Tirabosclii (Storia della lett. ital. torn. 3. lib. i c. 2) e dal Capsoni (op. cit. t. 3. p. 88), mentre quella del Muratori ottenne il suffragio di storici riiiomati. II Comi a soste- gno della tradizione pavese estrasse dall' archivio diplotnalico e dal municipale di Pavia notizie com- pro"Vanti essere stato nci bassi secoli nei dintornl di questa citta un acquedotto nominato Cahenza, le cui acque prima del i35g, epoca dello scavo del naviglio fattosi in viciuanza, scorrevano, a quel clie sembra, verso la citla medesima per un canalc cbe dal naviglio fu poscia occupato. Dalla esistenza di un lale acquedotto in tal luogo egli argomentO quindi 1' esistenza probabilc di un qualche podere nel luogo medcsimo , che da Cahenza, nome di quel condotto, prendesse il nome di calveiitiano, e che fosse quel medcsimo che viene indicato daH'ano- nimo Valesiano siccome luogo del tragico fine del filosofo ( Memoria storico-critica sopra Severino Boezio - Veuezia 1812). Una tale induzione del Comi viene poi avvalorata dalla osservazione del Barberini ( Critico-storica esposizione della vita di Severino Boezio - Pavia 1^62), che potesse assai probahilmentc qualche fundo ricevere quel nome dalla famigUa di Tito Calvenzio Primitive, Pavese. 1 35 Tenuta quindi per verisimilissima I'esistenza della terra in discorso nel sito predetto, 1' autore a dimo- strare che ivi si fosse eseguito il supplizio di Boe- zio, aggiunge le seguenti osservazioni sue proprie, che testualmente riferiamo. « Primamente Milano, » n^ il suo terrilorio non dipendeva dalla Prefet- « tura pavese; epper6 non a questa , ma sibbene « alia milanese Teodorico avrebbe comandato di « farlo uccidere, se il supposto reo doveva subire « il supplizio in territorio Mediolani , come vor- « rebbe Mario Aventicese. II quale scrittorc, es- » sendo lontano di luogo, aLosaona ov'era vcscovo, » sara slate ingannato da false relazioni; inganno » che avrebbe fatto cadcre in errore Muratori ed » altri molti, i quali, per la vastila delle loro opere » e per la distanza de' luoghi in cui scrissero non » potevano occuparsi in minutissime ricerche. Lo » stesso Tiraboschi opinava che Mario potessc aver » preso abbaglio intorno al luogo della morte di » Boezio , come ando errato anche sul tempo di » essa, secondo Robolini ( Notizic appartenenti al- » la storia della sua patria, raccolte ed illustrate » da Giuseppe Robolini t. 3. pag. 27 ). Arrogi che » r anonimo Valesiano, avendo scritto che Albino » e Boezio furono rinehiusi ad haptisterium eccle- » sice, senz' altra indicazione, giova pensare abbia » sottinteso la cliiesa di Pavia, citta famosa e sede 1 36 » reale dei Goti, anzich^ la chiesa di Calvenzano, » piccolo luogo di campagna, in cui, come in al- » tri simili siti, e pensiero incerto se fosse chiesa, )) e chiesa battesimale. Niun dubbio che questa gia » fosse eretta in Pavia , laddove non havvi passo » dello storico da cui emerga che anche in Gal- » venzano si trovasse un tempio. Quest' argomento » che per giudizio del chiai-issimo Tiraboschi non » lascia d' essere una ragione assai forte, e raffor- » zato ancora dall' osservazione del Capsoni, mu- » nita di moltiplici e gravi autorita, che eziandio » due secoli dopo le chicsc battesimali di campa- » gna crano pochc , c unicaracnte ne' luoghi piu » insigni c privilegiati. Che 1' agro calvenzano, sito » del tragico fine di Boezio, fosse luogo suburbano » di Pavia, e vicino alia chiesa di s. Pietro in cicl » d'oro, e fatto da tencrsi inaggiormente per fer- » mo, altesochc, come pon nicnte Robolini (op. cit. )) t. 3. p. 28), le spoglie di quel martire giacque- )) ro da tempo che ando in totale dimenticanza )> nella delta chiesa , cdificata per lo meno fino » dair epoca di Ariberto II, re dc' Longobardi ( Ro- » bol. vol. I. p. 1 84). E vaglia il vero, se non si » ha memoria alcuna del tempo del trasporto del » corpo di Boezio in quella chiesa, se questa era )) gia in essere allorche fu ucciso, se niuno scppe » nemmen provarc che la terra di Calvenzano i37 u presso Melegnano esistesse sino dal secolo VI, » se Boezio sostenne la pena del carcere in Pavia, )) ove scrisse il libro della consolazione della fllo- » Sofia, se Teodorico impose al Prefetto di Pavia » d' infliggergli la pena capitale, niente di piu ve- » risimile clie Boezio fosse condotlo non lungi dalle » mura di Pavia in luogo inosservato , onde sot- » trarre, dice il Gomi dope Guide Ferrari, agli » ocelli di una popolosa citta il ferale spettacolo » deir atroce supplizio d' uomo si rinomato, soste- )> gno e gloria di Roma in que' tempi procellosi, w e che il corpo di lui fosse depositato nella pros- » sima cliiesa di s. Pietro in ciel d' oro. Questi » argomenti ricscono assai favorevoli alia emenda- )> zione proposta dal Robolini (op. cit. t. 3. p. 28) » deir oscuro passo dell' anonimo Valesiano , dal » qual passo nasce la questione. Cosi quegli vor- » rebbe si Icggesse = Rex vero vocavit Eusebium, » et inaudito Boetio j pertulit in cum senteiitiam. )) Qui mox in agro calventiano ( si aggiunga sito » extra dictam urhem ), ubi in carcere detinebatuVj » misit rex J et fecit occidi ». Terzo punto = Sul modo con cui Boezio fa tolto di vita si dividono in due le opinion! degli eruditi; secondo 1' una delle quali il filosofo dopo cssere stato con uno strettojo di corda alia fronte tormentato per modo che gliene schizzarono gli oc- i38 chi , fu poi finito a colpi di mazza. Questa opi- nione si appoggia al detto deU'anonimo Valesiano, da molti creduto , bench^ da altri dubitato , con- temporaneo al fatto. L'altra opinione porta cb'egli fosse, senza piu , decapitato a colpo di spada , e si fonda in una epigrafe antica posta sul tumulo di lui nella cbiesa di s. Pietro in ciel d'oro, e contenenle, fra I'altre, queste parole: Post ictus gladio exiit e medio. Queste due opinioni per6 , secondo che osserva il Robolini, puonno esser con- ciliate facilmente, essendocb^ piio esser vero il fatto cbe per istrappare al filosofo la confessione dell' appostogli delitto lo si assoggettasse alia tor- tura della corda e alle battiture, ma pu6 esser vero ad un tempo cbe gli fosse poscia tagliata la testa. Quarto punto = L* innocenzi di Boezio fu ri- vocata in dubbio da alcuni scrittori a cagione di uu antico manoscritto scoperto dal Padre Mabil- lon nella biblioteca laurenziana di Firenze, nel quale h detto cbe il filosofo tenesse secreta corri- spondenza coi Greci per sottrarre al goveruo di Teodorico Roma e il Senato, e darli in loro po- tere. Ma questo dubbio viene per altri rimosso colle seguenti ragioni : i.* tutti gli scrittori o con- temporanei o piu vicini all' epoca del fatto asse- riscouo rinnocenza di Boezio; 2.^ il manoscritto laurenziano non k da giudicarsi piu antico del so* colo XII, ed oltre a ci(i 1' incoerenza del suo det- tato lo qualifica per opera della calunnia e deirim- postura, ordita per opera della setta ariana in odio di ua si grande propugnatore , qual fu Boezio, della fede cattolica; 3. a Teodorico , secondo che narra Procopio, autore contemporaneo, mori fra i rimorsi d'aver fatto perire il filosofo, detestando il proprio misfatto; 4-* i^ nome di Boezio, come- die non si trovi inserito ncl martirologio della chiesa romana, fu nondimeno col conscnso di essa onorato del titolo di santo, ed il di i3 d'ottobre il clero pavese ne celebra la festa. XXV. Queste filologichc ambagi o non avreb- bero luogo , o scemerebbero almeno in futuro , se venisse accettalo un pensiero del nostro Pagani, Tende una proposta del nostro coUega a procurare alia storia generate d' Italia autentici material i me- diante la istituzione di ufficj provinciali di storia patria. Vorrebbe il buon Pagani che in ogni pro- vincia italiana fosse eletto uno storiografo di essa con titolo di cronista provinciale; la notnina sa- rebbe fatta dal Sovrano sopra tripla proposta dal- I'autorita provinciale e formata sulle presentazioni dei municipj della provincia : le qualita nel cro- nista richicste sarebbero , ch' egli fosse persona di franco, leale e probo carattere, e che a queste doti i4» morali unisse le intellettuali , e particolarmente buona critica e colto stile : lo stipendio del croni- sta sarebbe a carico della provincia , contribuito per quote proporzionali da ciascun municipio , e determinato dal Sovrano: nella gerarcbia de' pub- blici funzionarj il cronista avrebbe il grado cbe spetta al presidente d' un' ordinaria corporazione scientifica: ufficio del cronista sarebbe di serivere d'anno ia anno tutti gU avvenimenti cbe succe- dessero nella provincia , o cbe altrove accadendo , avessero alia provincia relazione: le scienze, le belle arti, i mestieri, il commercio, le pubblicbe costru- zioni, il movimento della popolazione, con quanto spetta a statistica, in ciascun comune, Ic singola- rita atraosfericbe , gl' infortuuj celesti e terrestri , gli atti memorabili si pubblici.cbe privati, le opere d' intelletto e di mano, la vita degli uomini di- stinti in pace ed in guerra, sarebbero presso a poco le cose da riferirsi nella cronaca: ogni ufficio regio o comunale avrebbe debito di fornire al cronista le notizie di cui potesse abbisognare : la verita de- gli avvenimenti cbe avessero straordinario carat- tere sarebbe convalidata con atto autentico della pubblica autorita , da esscre unito alia cronaca dell'anno corrispondente: ogni cronaca annuale in forma di libro, a carattcri nitidi, e firmata dal- I'autore, sarebbe deposta ncgli archivj del capo- i4. luogo della provincia, e potrebb' anche venir pub- blicata coUe stampe. XXVI. Questa proposta del Pagani ne promosse un' altra d' analogo intendimento, fatta in aggiunta dal prof. Picci. Ricordato lo studio e I'amore che si pone ovunque a' di nostri a raccogliere docu- menti d' ogni guisa, spettanti alia storia italiana, venendo al particolare della nostra provincia, rap- presenta il sig. Picci come poclie altre d' Italia po- trebbero per avventura venir con essa a confronto in dovizia di materiali appartenenti alle patrie memorie, come questi documenti si trovino sparsi, ignorati o negletti sia nella pubblica biblioteca , sia nell'arcbivio generale di Milano, cola traspor- tati al sopprimersi dei conventi, sia presso le de- putazioni de' varj municipj, o presso gli ufficj pa- roccliialij o fra le private famiglie, e come sarebbe opera benemerita il raccoglierli tutti in un luogo sotto la guardia della pubblica autorita, per sot- trarli alia sorte, che a molti e gia toccata, di perir dispersi, lacerati e consunti. Egli propone pertanto che si elcgga una deputazione , la quale innanzi tratto provveda a ricercare , ovunque esistano , per tutto il territorio tali documenti, e dove ab- bisogni , anche fuori , e quindi d' ogni cosa trova- ta, nessuna omessa, compili una esatta relazione, a norma della quale , e a seconda del merito di ciascun documento, ne procuri I'acquisto o la tra- scrizione, e poscia Fordinaraento in quello de'no- stri pubblici istituti che parra piu a proposito. A questo modOj dice il proponente, I'Ateneo, men- tre otterrebbe, secondo la proposta del Pagani, la lode di aver adopevato ad assicurare ai posteri la memoria del presente, avrebbe il merito ancora d'aver loro salvato il prezioso monumento del- r eta passate. XXVU. Ua discorso dello stesso sig. Picci sulla letteratura popolare chiude la breve serie delle let- terarie produzioni. Bencbe in ogni tempo le let- terc abbiano servito al diletto o all' ammaestra- mento del popolo, bcnclie per ufficio, carattere e qualita di produzioni, massime amene, elle sieno essenzialraente popolari ( quando almeno per po- polo s' intenda quella classe mezzana fra la mol- titudine e i dotti che per condizione di stalo c d'educazione ha facolta di comprendere e tempo di leggere, non la plebe, che non legge e non com- prende ) , nondimeno non si vide forse altra eta nella quale la letteratura , per non dir anco la scienza , tendesse tanto a versare ed accomunarsi col popolo quanto nella nostra. Questa, se cosi dire si puo , platealc tendenza dclle lettere , e cio che si chiama letteratura popolare; la quale il nostro cgregio collega avvisando essere ancora ne' suoi in- 1 43 cunabuli, applicossi a tracciarle Is norme a pro- cedere e perfezionarsi. Posto mente agli ufficj di una tale letteratura, trova il sig. Picci che scopo precipuo di essa debb' essere di acconciarsi al pos- sibile e negli intendimenti e ne' soggetti e nella forma e nel metodo delle sue produzioni , e fln- anco nelle attitudini dello stile e nei modi della lingua, alia particolare natura del popolo a cui e destinata ; la quale natura e perciu necessario co- noscere , studiandola nei varj dementi end' ella si compone e manifesta. Ma quali sono questi spe- ciali e caratteristici dementi da cui 1' indole par- ticolare del popolo risulta? L'autore ne indica sic- come tali i costumi popolari, le feste popolaui, le popolari canzoni , le volgari leggende, le statisti- clie, le storie e gli statuti municipali, la Icttera- tura nazionale, i proverb] e flnalmente i dialetli. Di tutte le quali cose discorrendo per singolo, egli comprende ne' popolari oostumi tutto cio clie lia relazione alle abitudini, ai sentiment!, alle idee che determinano la coudotta domestica , sociale , reli- giosa, civile e politica. « A fine, egli dice, die a « siffatta disamina non debbasi apporre la taccia, « pur Iroppo in simili ^tudj frequente, di vana » speculazione , h necessario cb' ella si tenga mai » sempre rivolta principal mente a quei rapporti » della privata e pubblica vita del popolo, che piii i44 J) da vicino riguardano il suo costume, vogliamo » dire la religione si nel domma che nella pratica, )) I'equita, il rispetto alle leggi ed alle autorita )) costituite , il diportamento domestico e sociale. » Intorno a ciascuno dei quali rapporti quante » volte accadde a noi stessi d' udire e vedere ma- » nifestazioni siffatte da comprendere I'animo di » alto sgomento? Quante volte fra il popolo ci » accadde dover lamentare il sentimento religioso )) estinto, il ministro dell'altare scheraito, I'equita » come disutile irrisa, le leggi come deboll avute » a ludibrio, i loro esecutori o beffati o aborriti, » vilipesi i sociali rispetti, cancellati gli stessi sa- n crosanti diritti del sangue! Non sono codesti i » principj del delitto, e la cognizione e repressione » di essi non varra a prevenirli? » Intomo alle feste pubbliche osscrva esser queste la piu fedele rivelazione del sentire e del pensare dei popoli. )) E in vero , egli aggiunge , egli e nel tripudio )) della letizia che 1' uomo dimentica quasi a dire » se stesso, e proscioltosi da tutti gli impedimenti )) onde le leggi, 1' educazione , le convenicnze lo » stringono intorno, s'abbandona a quelle cspan- » sioni libcrissime che sono sincero speccliio del- » r anima. Egli e quando i vapori delle tazze spu- » manti s' innalzano ad offuscare il lume dell' in- » telletto che ne si mostra quale e quanta essere i45 » possa la pt-epotenza dellc passioni, e qttello stato )j dell'uomo ondc tutti rifuggono con ribrezzo, po- » trebbe al Closofo osservatore esser campo degli » stud] piu utili e piu peregvini ». Ne' canti po- polari egli ravvisa uua efficacissima manifestazione degli affetti piu prepotenti e de' segreti del cuore umano; e a fame scntire 1' importanza ricorda le molte e studiose raccolte clie ad opera d' insigai scriltori ne furono fatte in Germania, in Olanda. in Isvizzera, nclla Danimarca, in Isvezia, in Isco- zia, nella Spagna , in Italia, nella Grecia moder- na J ed in altre nazioni. Non men atlc de' canti a rivelar V indole de' popoli cgli reputa le tradi- zioni e leggende, clie qualifica per seconda poesia del popolo. (c Qui possiam dire, ei soggiunge , » scnza taccia di esagerazione cio clie Herder di- » ceva de' canti popolari , qui sono gli arcliivj » del popolo , il tesoro della sua scienza , dclla » sua religione , della teogonia e cosmogonia sua , » della vita de' suoi padri, de' fasti della sua sto- )) ria , r immagine della sua mente, 1' espressione » del sue cuore. Qui meglio clie altrove si rivela- » no gli affetti dell' anima, le sue teudenze, la sua » fede, quel buon senso e quella equita naturale » clie meno frcqucnti troviamo nella letteratura » cortigiana ». Quanto alia stalistica, egli la rac- comanda siccome acconcia alio studio dell' indole 10 1 40 dei popoli , avuto riguartlo alia perfezione a cui essa fa modernamenle recata coll' ampliare il suo obbietto dalle condizioni materiali a tutto cio che ha rapporto alio stato iutellettuale e morale delle nazioni. Le storie municipali poi raccomanda e per- ch^ pill delle general! intese a ritrarre i costumi, la civilta e le condizioni non solo politiclie, ma civili eziandio de' popoli, e perche il vivere comune es- sendo al presente piii angusto e domestico che non era al tempo de'municipj, a questo tempo, chi vo- glia aver compiuta conoscenza dell' indole partico- lare de' popoli, conviene si riferisca. E per consimili ragioni raccomanda lo studio de' municipali statu- ti, de' quali a provar I'importanza ricorda la parte che occupa questo genera di documenti nelle rac- colte di patrie memoric che ora si stanno pubbli- cando e in Torino sotto gli auspicj del re Carlo- Alberto e in Firenze sotto quello del Grand uca Leopoldo e in Milano per opera di Carlo Morbio. Nella letteratura tenendo cbe, ove sia originale e nativajuonpossa amenodi apparire il carattere na- zionale, rapprcscntato nell' individualita degli scrit- tori, « anche ad esse, egli dice, vogliono estendersi )) i nostrl stud], per modo che dall' acuta analisi » delle singule sue produzioni rendasi aperto lo » spirito che le informa, e dal modo di vivere, di » pensare, di sentire ed esprimersi degli scrittori '47 » abbiasi nuovo argomento a deterrainare V indole » del popolo ond' essi fan parte ». Nei proverbj ravvisa altre piii particolari manifestazioni dello stato morale e intellettuale dei popoli, ricoi'dando I'encomio clie se ne trova fatto nel libro dell' Ec- clesiastico , e la copia che se ne vede nel poeraa d' Esiodo , in tutli i poeti gnomici , in Omero , ne' tragici greci, e ne' comici d* ogni nazione, ed ai proverbj riferendo le osservazioni e i dettati morali, quelle maniere di dire metaforicbe onde abbondano i varj dialetti, quelle altre di cui pure i dialctti vanno riccbi, le quali senza aver nulla di metafo- rice contengono brevi sentenze, motti, aforismi il- leggiadriti dalla rima, quelle allusioni ed accenni brevissimi a falti o ad aneddoti notabili di patria antichita , quei brevi precetti desunti dalla espe- rienza di generazioni e di secoli, spettanti all' agri- col tura, alia fisica, alia igiene, e meteorologia, a i » quali, egli dice, finclie dai posteriori progressi » della scienza non vengano smentiti, debbono es- » sere dal filosofo considerati piu cbe non soglio- » no essere ». E nel particolare di quelli clie spet- tano ai fenoraeni meteorologici , « a malgrado, ei » soggiunge, dei rapidissimi progressi di tutle le » scienze fisiche, la meteorologia h ancor bambina *)) in culla. Presso tutti gli osservatorii astronomici » con la maggiore accuratezza consentita dalla per- 1 48 » fezioue degli stvumcnli si notano i priucipali fe* » nomeni di ogni giorno, e si pubblicano ogni me- » se, ogni anno nelle lore effemeridi. Nei congressi » scicntifici si propongouo disegni, si formano ac- n cordi fra i dotti d' ogni parte d' Italia ad unire » gli stud] di tulti nel comune inteuto di squar- » ciai'e pur questo lembo della misteriosa cortina » sotto la quale si asconde tuttora quell' arcana » potenza clie or suscita la vita e la conforta di » dolci riguardi di sole, d' aure moUi , di fresclie » rugiade, di acquc ristoratrici, ed ora 1' attrista e n la spegne co' sollioni infuocati, co' gelidi aqui- 1) loni , coir aspre brine , co' ruinosi nembi , colic » grandini desolatrici. Ma quanti lustri dovranno » trascorrere innanzi cbe da siffatte osscrvazioui si » possano dcdurre tali principj sui quali sia poi » dato innalzare 1' ediflzio della nuova scienzal Nei » proverb] contadinescbi non abbiamo noi gia lun- » ga scric di fatti comprovali dalla esperienza di » molti non pur lustri, ma secoli? Puo egli pa- » rere sano consiglio ripudiarli? O non sarebbe anzi n otlimo avviso prouder da quest i le mosse, e rac- » collili tutti con quell' amore onde son dcgni, ed » ordinati a seconda de' luogbi e de' tempi e de' fc- » nomeni a cui banno rispctto, e posti alia prova )) di nuove osscrvazioui, foudarc sovr' cssi il disc- )) gnato edifizio »? Fiualmente rispetto ai dialetti i49 valendosi delle osscrvazioni della storia naturale e civile, egli stabilisce clie siccome tutti i popol'i , malgi-ado tutte le vicissitudini politiclie subite nel corso de' secoli , conservano sempre i primitivi ca- ratteri della estcrna organizzazione , c con essi , per necessita di rapporto, quelli piir anco dell' in- terno, cosi debbonopurconservare iicl modo d'espri- mersi, cioe nella forma delle parole, come ancora nel modo di pronuuciarle , i caiattcri primitivi del loro origiuario linguaggio ; dal clie deduce r utilita dello studio dei dialetti a detci-minarc la storia delle lingue, le etimologie, le formazioni, i valori delle parole, e con cio le origin i de' po- poli , le loro comiinicazioni . i processi del loro peusicro , le vicende del loro costume. Le quali cleduzioni egli avvalora con varj csempj , cbe per brevita tralasciamo , diretti a niostrare i soccorsi cbe puo la conoscenza e lo studio dei volgari dia- letti prcstare alia filologia, siccome pure i vantaggi cbe ne possono trarre gli scrittori ad accrescere il patrimonio della lingua comune. Divisati per lal modo gli oggetti sui quali dee cadere lo stu- dio c dai quali, a suo credere, risulta la cono- scenza de'popoli, I'autore riconoscendo nella let- teratura, del pari cbe nella religione e nella le- gislazione, una potenza educatrice delle nazioni, concbiude che tanto raeglio ella adeiupira a que- I So st'ufficio, quauto piu, sia, come dissiiuo, coUa ele- zione de' soggetti, sia con quella dello stile e delle parole, conformando soprattutto al posslbile la lingua scritta alia lingua parlata , all' indole par- ticolare del popolo procurera d' adattare i suoi inscgnameati. i5i ESPOSIZIONE PUBBLICA BELLE ARTI, ARTI E MESTIERI I Le ultime ore di Missolongi. Quattro ritratti. Redetitore colla croce. Sacra Janiiglia. Dipinti a olio di Luigi Sam pi etui di Brescia. 11 primo e principale di questi dipinti, rappre- sentante uno de'fatti piu cclebri nella storia della Grecia moderna , e la replica fedele d' un quadro dello stesso soggctlo , presentato dall' artista altra volta alia patria esposizione. Riferendosi quindi al gia detto in quella occasione intorno all' opera pri- mitiva (vedi Coram. deirAteneo per I'anno iSSj pag. 294 )j ci rcstringiamo era a felicilare I'autore de'progressi ncl mancggio dell' arte cli' egli mostro ill questa replica. Altresi nei suoi quadri minori cgli non vennc meao a se stesso. 11. Testa ideale di giovane italiano. Simile di tiranno greco. Medaglioiii a oliOj il primo del prof. GrjcoMO Trecourt , il secondo del prof. Giuseppe Diotti^ Socio d^oaore. ( propriela del sig. Antonio Pitozzi ) Indicluamo qui iusieme qucsti clue dipiuti, sic- come appartenenti ad una scuola medesima, quella di Bergamo, e contraddistiati dai pregi clie onora- no questa scuola eccellente. Particolarmentc in cssi uotabili souo la nazionalila e la spccialita del ca- rattere, 1' uua nella testa italiana, Talti-a nella te- sta greca eminentemente cspresse. la questa alia tragica ferocia dell' aspetto , e specialmente dello Bguardo, diresti adombrato uu Eteocle, un Creonte, un Egisto, o alcun altro di quella scLiera, c un'al- fierica ispirazioncavcr dirctto il penncllo dcH'artista. III. Due paesaggij V una iii quadrOj F altro in tondoj to hi dal vero. Dipiuti a olio di GiovjyNi Pedehsjni da Brescia. L'ameiia rivicra del nostro Bcnaco sembra aver foniilo il luodcllo a qucsli due dipiiiLi. La dili- r53 geiiza e 1' amore onde sono condolti li raccoman- Jano al suffragio degli intelligcnti , c a tali pregi accresce valore I'esser queste vedute lavoro di sem- plicc dilettante. IV. Sei ritratti in basso rilievo. Lavoro aureogra/ico del sacerdote Stefj.xo Fenjroli di Brescia. Incoraggiato dalla buoua accoglicnza fattasi ad alcuni suoi saggi pveccdenti (vedi Com. deH'Atcueo per I'anno 184^ pag. 174) quest' altro dilettante ci si presenta in quest' anno con nuovi prcdotti de' suoi studj , i quali piu sempre comprovano la sua perizia. De' sei ritratti due sono in avorio, tre in bx'onzo dorato ed uno in plastica. 11 lavoro au- reografico e copiato da quello clie adorna la graudc croce gemniata posscduta dalla Biblioteca Querinia- na 5 e clie, a parcre degli ei'uditi , rappresenta le immagini dcU' Augusta Galla Placidia coi due gio- vanetti suoi figliuoli, Valentiniano cd Onorio. La verita c il cai-attere dei ritratti, c 1' aceuratezza dell'aureografia distinguono in parlicolar modo quc- sti lavori. i54 V. Atrio del Palazzo Municipale. ) . n I in Brescia. Interno della Chiesa di S. Giuseppe. ) Cucina da Jrati. Cucina rustica. Sotterraneo. Dipinti a olio di Angelo Marianni da Brescia. Intelligenza ne' partiti , accuratezza nella esecu- zione, lucidezza di tinte, studio d'effetto sono i pregi osservatl in questi lavori dal pubblico, al cui giudizio s'espone il giovane autore pei' la pri- ma voUa. Auguriamo che 1* effetto corrisponda alia bcUa aspettazione dcstata da questi saggi. VI. Tableau di fiori dedicati al Nome di Maria. ( proprieta della nob. sig. Marietta Fiossa ) Altro rappresentante f iiiganno. ( propricla del sig. Giarnlialtista Arraanni ) Dipinti a olio di ToMMASO CASTELLiyr, Socio d.' onore. I fiori rappresentati uel prirao dipinto sono quali non si potrebbero cleggerc piu acconci alia santa e purissima offerta. L' inganno, da cui. il se- condo s' intilola , h graziosamcntc espresso in un i55 gatto che, atlerrala da ua tavolo uua campaua di vetro sotto cui sta un uccello, trova che questo , di cui credeva far preda credendolo vivo , non e che imbalsamato. Trattandosi di opere di questo genere, il nome del Gastellini, che vale per s^ stesso 1111 encomio, altcsta abbastanza il mcrito d'amen- due i dipinti. vn. Ahramo che discaccia Agar. Miniatura sulla porcellana di Pietro V^ergixk , Socio d' onore. // hacio di Giulietta e Romeo. La Sacra famiglia. Miniature sullo snialto dello stesso. Trattato altra volla sullo smalto ( vedi Comm. dell'Ateneo per I'anno 1837, pag. Saj) il priino di questi soggetti vienc ora ripetuto sulla porcel- lana, e il successo otteuuto ia questo nuovo esperi- mento onora I'abilita e I'industria dell' egregio ar- tista non meno del precedente. Gli altri due sog- getti attestano i progressi da lui fatti cogli insistenti suui studj nell'artificio di miniare sullo smalto, a56 \h i-ni'v VIII. ,v]J^cduta ortografica della Porta S. Giovanni hi:... di Brescia. oJfoop ;■ Disegno aW acqiiarello daH' ingeg.-architetto municipale Luigi DoneganTj --;:;; Socio d' onoi'C. II suffragio deU'autorita governativa parla ab- bastanza in favore di questo disegno. La grandio- sitadcllo stile, I'eleganza delle foi'mc, la bene intesa disposizione delle parti architettonicbe assicurano cbe r opera, di cui e gia decretata T esecuzione , sara per riuscire un uuovo c cospicuo ornamento dcila cilta nostra. XI. .luj; Carte idrografiche della cittd di Brescia. '.DeWifSigegnerejiob. Giambattlstj CiiizzoLi, -i^vjiu.] ; Asscssore municipale. Lo zelo deir ordine pubblico c della comodita de' privali ba ispirato al nob . autore 1' idea di questo bcl lavoro , cbe tracciando 1' andamento c scomparto dalle varie acque potabili e non pota- bili di cui si riccamcntc c fornita la nostra cit- ta, ricsce di utilissima guida alle operc di cura- zionc, ai riparli di quote passive, alia definiziono 1 57 di controvcrsie ccc. La piu scrupolosa esattczza ha poi, non meno che la consumata perizia del- r arte, presieduto alia esecuzione di questo beneme- rito pensiero. Nella prima di queste carte si vedc disegaata la inappa di Brescia , con indicazione del condotto priucipale dclle acque potabili deri- vanti da Morapiano, delle bocclie tributanti di csso condotto, dclle i-aniificazioni sotterranee dei varj condotti subalterni, del canale del Caino , figliale del condotto maestro, dell'unico condotto che pro- venendo dalle falde del Cidneo, anima la grande fontana sottoposta al giardino pubblico di Mercato- nuovo, di tutte le fontane pubbliche e private di acqua prima , seconda , terza ecc. Nella seconda ^ tracciato 1' andamento del canale maestro delle acque animanti le pubbliche e private fontane di Brescia, dalla sua origine al laghetto di Mompiano sino alle mura della citta, colla sezione del laghetto al suo ingresso, e colla indicazione di alcune boc- che lungo il canale mcdesimo c del loro uso. Nel- la terza sono delineati nel preciso loro corso i fiumi Bova e Celato attraversanti la citta, i fossi diramantisi da cssi fiumi per mezzo di bocche , e con essi altri acquedotti animati da pubbliche e private fontane, i quali fossi e acquedotti, dopo aver scrvito all' andamento dcgli cdifizi, alia puli- zia deir interno di case e di pubblici e privati r58 stabilitnenti , alia irrigazione di orti e glarJiai , escono dalla citta formando varie coinpartite. X. Ortiati fusi in hrotizo. Delia fabbrica Cremona e Laffrancbi in Brescia. I varj saggi di fusione presenlati da questa fab- brica souo per la maggior parte inservieati ad uso di sacre decorazioui, e specialmente d'altari. La squisitezza del gusto, la bonta del disegno, la fini- tezza della esecuzione li rendono tali da onorar sommamente la patria industria e da noa temer nel loro genere il confronto dell' estera. XL udrmadio con secretin di gusto moderno e con lavori a tarsia. Piano di un tavolo lavorato pure a tarsia. Di Bernardo Rosani da Brescia. Buon gusto d* invenzione, intelligcnza di compo- sizione, finitezza di esecuzione si riscontrano a tal grade in questi lavori, da credere appena che pos- sano cssere, siccome sono, primi esperimenti d'un artefice d'anni diciotto. Ci6 che diciamo dell' uno e deir altro, h in particolare applicabile aU'arma- dio, tutto composto e intarsiato a mosaici in legno orientale, di cui per la bellezza delle forme e scom- parti, per I'artifizio, semplicita e novita de' molti segreti, per la squisitezza degli ornamenli si pu6 dire coa ragioiie « Che la materia h vinta dal lavoro ». xn. Nuovi metodij V uno per la vitijicazionej I'altro per la infrascatura dei bigatdj proposti da Gro. DoMEyico Silva di Brescia. II nuovo metodo di vitificazione e ideato dal- I'autore nell' iiitento di ottenere alia vite maggiore il beneficio del sole, dell'aria e della rugiada, e di ovviare alia confusione, avviluppameuto e incrocic- chiarsi de' tralci , e ad altri iuconvenienti annessi al metodo ordinario, a danno della pianta, ed an- che del suolo sottoposto. II metodo e quale viene descritto dall' auto- re nei seguenti termini, che riferiamo testual- mente. « Nell' ajuola d' ambo i fianchi a ciascun » gruppo di viti, di cui puo tenere il mezzo o gel- » so selvatico od olmo, od altra pianta a piaci- » meato, si conficchino due fruscoloni, e cosi fac- » ciasi pure Ira ixn gruppo e 1' altro, se pure i y> gruppi sieno fra loro troppo distant! , cosiclie i6o J5 tutta la lunghezza del filare venga a spit-garsi in » tre linee pai'alelle, di cui le due dei fruscoloni ai » lati, quella dalle viti e deile piante nel mezzo. Cia- » scuna copia quindi dei travicelli ai lati dclla j5 vite si unisca e si rassodi con altri tre travicelli » orizzontalmente posti , il primo un metro circa " distante dal suolo, I'altro mezzo metro dal primo, » il terzo altrettauto dal secondo, e per mezzo di » vermenc rassicurati; cosiclie a clii osservasse dal- » r iin capo dei lilari apparirebbe una stretta gal- » leria a duplice piano. Cosl disposta la steccaja, 5» eccoci al disporre anche delle viti. Delle quali « le piu basse e le piu piccole si raccomandano di » qua c di la ai due traversi inferiori nella loro J5 raaggiore distanza, e si prolungano sino ai fru- » scoloni di mezzo, ove si uniscouo ai tralci egual- y> mente disposti dcgli altri due gruppi di vile » adjacenti. Come si disposcx-o questi, cosi appunto 3J si dispongono altri tralci sul secondo travcrso, » in guisa pci-6 clie sieno fra loro piu vicini gli » inferiori; e final mente sul traverso supcriore si .» dispongono alcuni tralci nel mezzo in guisa clie, » spuntati i germogli e sviluppatisi in frondi e in « grappoli , appariranno csternamente come due 55 scaglioni da ciascun lato , e internamente una » bellissima volta piccliieltata dai grappoli d'uva 55 pendenti a diverse colore. Cosi, se pwe avvevra I i6i » die i tralci distesi si picgLino a festoni, non » potranno questi recarsi alcun vicendevolc nocu- » mento, non potendo I'ordine superiore toccare » i due sottoposti , percli^ di mezzo , ue questo i ») due inferior! , perclie discosti tra di loro , pin j» die gli altri, vicini. Per tale disposizione ogni » tralcio o festone resta intieramente esposto ai » raggi del sole die li vivificano , all' aria die li » alimenta , alia rugiada die li purifica e li rin- » fresca; e cosi ne viene alia vite niaggiore accon- T) ciezza e facilita nello sviluppo, a' grappoli piu » pronta e piu. perletta maturazione ». II nuovo metodo per la infrascatura dei baclii consiste sempliceraent.e in un graticcio, come lo cliiama I'autore, o piuttosto tclajo a piu scompar- timenti, da sostituirsi al bosco de'metodi ordinarj. Quest' ordigno e mobile, di legno non piallato, af- fincb6 il baco vi si appigli piu facilmcntc, e viene appoggiato perpend icolarmente sopra un asse guer- nita di latta in sul fondo, sulla quale si collocano i bigatti maturi al lavoro, die salgono da essa in sul telajo, fra i cui iaterslizi fabbricano il bozzolo. I vanlaggi del nuovo sistema sopra gli ordinarj sa- rebbero , secondo il proponente, il risparmio del tempo e della spesa occorrente per tagliare e dis- porre i fasci de'boschi comuni, una maggiore aerea- zione, uu maggior peso del bozzolo, I'impedito pe- II 162 ricolo Je' sorci , merce il riparo di latta end' e guernita nel fondo I'asse clie sopporta il telajo. . xni. Moclello di macchina per essiccare le paste. Macchinetta clestinata ad imitare lo strillo dei tordi. Di FjusTiNO Ben IN I da Brescia. L' uso della prima di quesle due macchine sa- rebbe, secondo I'autore, applicabile alle giornate, massimamente umide, della stagione invernale, nelle quali I'essiccamento dclle paste riesce o difficile o al tut.to impossibile, con inciampo di questo commer- cio di prima necessila, con discapito dei fabbrica- tori, e con danno de'poveri lavoranti, costretti so- vente a rimanersi inoperosi. Consiste la macchina in un ventilatorc, sul quale, in quel numcro cbe piace al fabbricatore, si collocano le tavole su cui sono slese le paste da essiccarsi. Viene per mezzo d'un pcrno assicurata inferiormcnte al pavimenlo di una stanza, e snperiormcute al soffitto , ed e mossa in giro medianle una corda clie pone in raoto una ruota ; con clie si promuove la ventilazione artificiale, necessaria all' essiccaraento delle paste. L' altra macchinetta iutende a semplificare i mezzi delle uccellande dette alia Prussiana, come quella che mira a supplirc per contraffazione alio strilLo de' tordi spaurili dalla civetta. 1 63 XIV. Saggi dl carta rigata con macchina particolare. Di Antonio Gandolfi da Brescia, I vantaggi clie 1' artefice asserisce risultare dal- r uso di questa macchiua, cousistouo in un gran- dissirao risparmio di tempo e di mano d' opera, e nella perfetta regolarita della rigatura. Di questo secondo vantaggio fanno fede i saggi prodotti, del- Taltro si convinse ampiameate I'Atenco per mezzo di apposita commissione deputata sopra luogo al- r esame della maccliina, clie il Gandolfi non espo- 'se al pubblico, amando serbarne il segreto per giu- sta gelosia d'intei*esse. XV. Archihugio da scaricare palla o pallitii con solo capsulo. Di Giovanni Micheloni da Brescia. La scmplice annunciazione del titolo di questa produzioue manifesta il vantaggio economico clie intende a procacciare il Miclieloni alia patria in- dustria, introducendo anche fra noi la fabbricazio- ne, altrove praticata , di arcbibugi che agiscono senza carica di polvere. La qualita del lavcro ono- ra la perizia deU'artefice, e per quanto consta dal- i64 la prova dell' arch ibugio, posto replica tamente in azione, I'effetto corrisponde all* intento. XVI. Orologio coil quadraiite diviso in due cerchj e con un solo indice delle ore e dei niinuti primi e se- condi J e con apparizione di ogtii ora injronte al quadrante. Di Antonio Cbistofoli da Brescia. Questo orologio, con aggiunta di qualclie modi- ficazione e proprieta, quanto a maccliinismo si puo considerare una cosa con qucllo che produsse il Cristofoli nell'anno scorso, essendo si 1' uno clie I'altro posti in movimcnto col mezzo di un oro- logio da tasca applicata al quadrante ( vcdi Com. dell'Ateneo per I'anno i843 p. 218). Le aggiunte falte al presente sono abbastanza indicate dal ti- tolo della produzione. XVII. Fornirono, oltre a questi, le arti belle e 1' indu- stria altri saggi alia pubblica esposizione in una ristaurazione in disegno d' antico mosaico scoperto in Brescia quest' anno, eseguita con tulta perizia, intelligenza ed accuratezza dal nostro socio Giro- i65 lamo Joli, custode del pa trio Museo; in un dipinto di frutta e fiori aU'acquerello, pvimo e pregiabile studio di Teresa Rissotti; in un altro lodevole stu- dio di Luigi Bianclii, allievo della scuola dell'Imp. R. Liceo, rappresentante la pianta, il prospetto e la sezione di un palazzo di campagna ; in un ri- tratto di tutta somiglianza, di Filippo Brunelli; in due statuette in avorio, diligente lavoro di Pie- tro Chiesa : in due modelli rappresentanti il me- todo di facilmente applicare 1' acqua calda ai fuo- clii nei quali si cola il ferro ed a quelli ove si fanno bollire le canne da schioppo, di Marco Co- minazzi ; in un saggio di candele di cera, prodottc con particolare meccanismo , di Bernardo Bonetti ; in due saggi d' imbalsamazioni, I'uno di Giovanni Benincore , 1' altro di Faustino Quartaroli ; in ua tavolo con giuoco meccanico, lavorato squisitaraente a tarsia da Carlo Maestrini; in una tanaglia de- stinata a facilitare ai tappezzieri i lavori di stira» tura e inchiodatura , di Paolo Rubagotti; in un nuovo metodo d'innestare le piante, presentato da Bortolo Berenzi, e consistente nell'usare per lega- ine deir innesto il piombo cilindrato. GIUSEPPE NICOLINI Sesret ACGADE^nCI DEFUNTI DALl'aNNO 1837 A TOTTO 1 8.44- BERNARDINO RODOLFI. P ima fra le perdite fatte dalla bresciana acca- ilema nell' indicato frattempo, e quella dell' abate Bernirdino Rodolfi, nato nella terra di Bogliaco, sul hgo di Garda, il giorno 8 settembi-e dell' an- no 1^55. Imparu le prime lettere iu patria, e pas- sato quindi a Verona, uni agli studj filosofici quel- lo del. a poesia; e benclie s'abbattesse dapprima alio fonti del seicento, ravviato dagli ainici al buou gu- sto, pote giovinetto dar saggi nell' arte di facilita c coltira. Elettasi la carriera del saccrdozio, eutro nel ;eminario di Verona, dal quale fece poscia pas- saggi* a quello di Bologna, eve studio le linguc orieulali e compie il corso degli ordini sacri. Tor- nato :n patria, diede opera per qualche tempo alia predicizione e all'insegnamento privato , e fattosi intantD conoscer'e colla pubblicazione di alcune operette morali e poeticbe , venne cbiamato a professare filosofia e belle lettere nel seminario di i68 Brescia, dove insegni per lo spazio di anni setle, con fama d'egregio istitutore. Da Brescia passo arci- prete ia Tremosine, e vi stette fine all' anno set- tanlesimo di sua eta, unendo all'esercizio delle pa- storal! incombenze la coltura degli studj, e dettando scritture di vario argomento. Da ultimo ritirossi a finire la veccliiaia nella pace del tetto domestico a Bogliaco, dove mori 1' ultimo giorno di magjio del i838, nella eta piu che grave d'anni 83. Serbo fino al termine di cosi lunga vita 1' inveterata ibi- tudine dello studiare e dello scrivere, e meritC che in Verona , per opera degli amici , che moLi gli acquisto la soavita e gentilezza dell' indole e ie'co- stumi , fosse la sua morte pubblicamente oiorata di poetico compianto. Le sue opcre, consistent! in discorsi geopomici, lettere didascaliche, scrilti tni- scellanei, stanno raccolte in tre volumi pubblicati nel i8io, in un volume di giuuta, come 1' autore lo chiamo, dato in luce nel 1827, in un altrJ di sopraggiuntaj stampato nel i834j e finalmeni.e in un altro di appendice alia sopraggiunta, edito del J 836; al quale vuole aggiungersi un dizionaric geor- gico uscito nel i832. ,,. ,. FRANCESCO BOSSONI. Nacque in Carpenedolo ai 6 d'agosto 1773, efece i primi studj in Montechiaro. Recatosi a compicrU 169 in Brescia, applicossi particolarmente alia materaa- tica, e si distinse alle pubbliche scuole fra gli al- lievidel celebre Coccoli, clie in varie occasioni I'ono- ro deir incarico di suo supplente. Dopo la rivolu- zione del 1797, istituitosi in Brescia un ginnasio comunale, il Bossoni fa eletto ad iusegnarvi il con- teggio e le belle lettere italiane; fino a cbe per se- guite riforme nel piano scolastico, cessato avendo da questo pubblico ufficio, si diede all' esercizio pri- vato d' ingegnerc e di contabile. Torno poscia alle pubbliche funzioui nella qualita di cancelliere ceu- suario in Brescia sotto il passato governo, e in Salo sotto il presente. Poco dopo il 1818, avuta la sua giubilazione, ripiglio 1' esercizio di sua professione in Brescia , dove mori nel giorno undici settein- bre del i838. TOMMASO ALLERTI, Nacque da civili parenti il 2 gennajo 1768 nella terra di Travagliato , e ricevuta cola 1' istruzioue elementare, apprese poscia in Rovato le uinane let- tere e la filosofia. Gontinuo gli studj nell'arcigin- iiasio di Padova, e ottenuta la laurea dottorale in xiiedicina, stauziossi in Brescia ad imprendere I'eser- cizio deir arte , incominciandolo nel pubblico spe- dale. La felicita delle cure lo colloco per tempo fra i buoni pralici, e diedcro saggio di sua dottrina due opuscoli clie fcce di pubblica ragione, 1' uno sulla fisica e morale cducazione dalle donne, I'altro sulla pci'ipneumonia boviua, la quale iullcrendo in quel tempo fra noi contagiosa e spesso anco endemica, egli fu primo nella nostra provincia ad assegnare Ic cagioni del morbo, a descriverne la forma, a chia- rirne la diagnosi, a stabilirne sui principj teorici e sulla osservazioni il trattamento, a svelar 1* im- potenza de'rozzi metodi empirici volgarmente pra- ticali. Goopcro altresi con ardore alia propagazione deir innesto vaccino nel nostro paese, coadjuvando con ogni efficacia il celebre Sacco, eletto dal governo d'allora a sopraintenderne la esecuzione nella qua- il la di direttore gencrale in questi stati. Fece parte della commissione eletta nel 1801 per la fondazione di questo patrio istituto, al cui incremento colla- bor6 con dotte memorie, quali furono un' epitome storica dcll'autica c modcrna ClosoGa, un ragiona- mento sopra i casi di dubbio sesso nella specie uma^ia, un altro intorno ad alcune sostanze indi- gene , di virtu medicinale analoga a quella della cliina-cbina, c intorno all'uso della corteccia d' ipo- castano contro le fcbbri intermittenti; delta to di umanissimo intendimenlo per quci giorni: nei quali le circoslanze poliliclie davauo luogo a temere cbe ancbe la preziosa corteccia del Peril polesse venire '7' fra noi proiLita colle altre merci JeirAmerica. Ma piu ancora che alia scienza colle scritte parole giovo I'Alberti coU'opera alia umanita, trattando inde- iesso e cure private e pubblici incarichi, con lode di perizia distinta, singolare inodestia, rara Icalta, speccliiata rettitudine. Gesso di vivere in Brescia a' 6 d' ottobre del i838, dopo avervi esercitato la medicina per anni cinquanta. GIR0LA:\I0 TADINl-OLDOFRFDI. Da cospicua ed antica prosapia, in Peschiera d'Iseo, terra gia feudo de'suoi maggiori , uacque il conte Girolamo Tadini-Oluofrcdi nell'auuo 1774- Fcce i primi studj in Bergamo , dove sorti a precettore iielle umane lettere il celebre Lorenzo Mascheroni, e laureossi in Pavia in ambe le leggi. Uscito appe- na dalla carriera scolastica, cntr6 in quella de'pub- Llici affari, nella quale, fra le varie succession! dei governi, continuo fincli6 visse, nell' esercizio di ca- riclie insigni. Fu da principio magistrate niunicipa- le, poi di mano in mano luogotenente di Diparti- niento in Brescia, Vice-prefetto a Lecco, Prcfetto in Modena, Prefctto di prima classe in Bologna fino al cessare del regno italico. Successo a questo il re- gime austriaco, fu nominate alia carica di Imp. Reg. Consigliere di Governo , poscia promosso a Consi- gliere aulico attuale, ed alle incombenze di Vice- Presidente del Governo lombardo. Molti incarichi straordinarj ebbe altresi I'Oldofredi dalla fiducia del Sovrano, fra i quali sono specialmente da ricor- dare quelli di Commissario austriaco alia costru- zione del gran ponte del Ticino a Buffalora, e di negoziatore per le differenze vertenti circa la divi- sione d' alcuue isole del Po fra il Governo lombar- do e il Ducato di Pai'ma, da lui diffinite coll'atto addizionale segnato in Piacenza nel i834- In tutti questi pubblici ufGcj ed occasionali incombenze r abilita, la prudenza, la rettitudine e la fermezza del conte Oldofredi splendettero singolarmente; e soprattutto la moderazione del sentire e del reggere, che lo fece caro e pregiabile ai principi insieme ed ai popoli. Lascio in Bologna benedetto tuttora il ricordo della sua amministrazione, merilo che Mo- dena lo presentasse del suo busto in plastica, clie il re di Sardegna lo insignisse dell'ordine de' santi Maurizio e Lazzaro, e die la Maesta I. R. di Fer- dinando I. lo decorasse della croce dell'ordine di Leopoldo. La sua morte, successa in Milano il i3 maggio del i83g, venne onorata di pubbliche ese- quicj alle quali assistettero il Governatore di Lom- bardia, il collegio dei consiglieri ed il corpo dei funzionarj di Governo, molti amici e frequenza di popolo. ,73 BARTOLOMEO DUSIXI. Fra i medici die maggiormente fiorirono in pa- tria nel passato secolo, vanta la citta nostra Lodo- vico Dusini, die mori sul cominciare del preseule, e del quale tuttora fra noi si ricordano 1' esimia dottrina e le insigni beuetnereiize acquistate nel pubblico insegnamento, nell' ordinamento del civico spedale e in altri pubblici incariclii. Da questo medico illustre e da Camilla Bozzala nacque in Bre- scia Bartolomeo Dusini neH'anno 1776. Sludiate in patria le umane lettere e la filosofla, passo a Mi- lano per applicarsi alle belle arli , come fece per circa tre anni, fino al 1802, ncll' accademia di Bre- ra. Consigliatosi poscia colle circostanze domcsticlie, si determine) ad abbracciare la professione deU'av- vocatura, e recossi quindi a sludiai'e giurisprudcnza in Pavia, dappoi in Bologna, dove ottenne la laurea dottorale nel 1 806. L' anno dopo, tornato in Bre- scia, fu eletto a supplente prcsso la Giudicalura di Pace, e poscia a giudice supplente prcsso la Corte di Giustizia. I benemeriti servigi prestati cd i lo- devoli saggi di legale perizia da lui dati in entram- be queste funzioni ed in quelle del pubblico mi- nistcro piu volte affidategli nelle cause portate alia detta Corte, gli valsero nel 18 10 I'abilitazione con dispcnsa dagli esami di pratica per 1' avvocatura , 174 che professo in Brescia fino all' anno iSa'i, poscia nel distretto di Chiari, essendo nel detto anno pas- sato a stanziarsi colla famiglia in Rovato, dove cesso di vivere il giorno lo d' aprile i84i. Alia legale dottrina ed alia speccliiatissima probita, cbe gli meritarono nell'anno i8i5 la elezione a presi- dente del consiglio di discipliua dell'ordiue degli avvocati e nel seguente la nomina a deputato della Gongregazione provinciale in Brescia, uni il Dusini la coltura nel vario sapere, e particolarmente nelle materic ecclesiasticlie; del che diede saggio con un opuscolo clie fece di pubblica ragione, sulla matura eta de^paiTOchi. Lascio inoltre incompiuta ed inedi- ta, bencbc di molto inoltrata, un'opera di raaggior polso, inlilolata il Diritto mosaicOj cbe si conscrva manoscritta dalla famiglia. GIAMBATTISTA GIGOLA. Questo esimio artista nacque in Brescia da po- veri parenti ncH'anno 1769, memorabile alia citta nostra pel guasto menatovi dallo scoppio dun ful- mine in un pubblico scrbo di polvere. Rimasto pri- vo del genitore in eta giovinctta, per sostcgno di sh e della madre, si dicde a dlpingere ritratti in avorio; a cio spinto da pura vocazione di nature, non avendo cbe appena attinto rjualche clcmento 175 del flisegao da ua pessimo maestro. Da Brescia passu a Bergamo, e da Bergamo a Milano in cerca di la- voro , e da Milano a Roma , benclie si stremo di mezzi da trovarsi piu. volte ridotto a vivcre di solo pane. A Roma dimoro cinque auni, parte stu- diando nelle accademie per istruirsi, parte niinian- do carte per vivere; e riporto un prirao premio alia Scuola del nudo , ed ixn sccondo a san Luca nel coucorso di composizione. Tornato a Brescia , si trasferi poco stantc a Milano, e niessosi a dipin- gere, specialmente in riti-atti, con miglior fortuna di prima, gli venne di mano in mano cosi abbon- dando il lavoro, cbe, massime per la facilita clie avea somma di cogliere a meraviglia le somiglianze, il farsi ritrarre da lui diventu come dire cosa di moda. Ma parendogli poscia clie il favorc del pub- blico si andasse raffreddaudo , penso di assenlarsi per rjualchc tempo e di trasferirsi a Parigi, collo scopo di acquistarvi una nuova maniera, e tornan- do a Milano, trovarc , come iufatli trov6 , rinfre- scato il siio crcdito dalla lontananza. Piacque mi- rabilmente al suo ritoruo il nuovo stile clie stu- diaudo i Fiamminglii e i piu celebri miniatori Francesi, egli s' era formato in Parigi, ed oltre al valergli grandc aumento di foma e di ricerclie nel pubblico, gli procaccio la protezione di splendidi meccnati, cd accesso alia corle di Eugenio Vicore 176 d' Italia , Jal quale e dalla principessa Viceregina fa molto adoperato ia opere di miniatura a pre- fcrenza di ogni altro. Alia corte avendo avuto oc- casione di vedere alcunl ritratti sullo smalto, ca- pitati di Francia, mosso dalla bellezza dei colori , e pill ancora dalla perpetuita die loro dona quc- sto geaere d'artiGzio, s' invoglio di provarvisi anche esso, e dopo lunglii studj e ostinate sperienze, si trovo in grado di offrire al concorso de' premj un saggio de' suoi tentativi, pel quale fu coronato di primo premio a titolo d' introduzione d'un'arte fino allora sconosciuta in Italia. Dopo il qual sag- gio prosegui lavorando e ritratti e quadretti di fi- gure; finclie avendo preso a trattarc il soggelto del- I'Atala, ed essendogli il lavoro crepato in mezzo al primo fuoco, si disgusto dal procedere. Dal mi- niare in ismalto si volse quindi al dipingere e do- rare sulla pergamcna alia maniera che si vede nei codici antictii; arte da lungo tempo pcrita, cli'egli fece rivivere, anzi riformo ed aggrandi ; poiclie dai semplici ornati, rabesclii ed erablemi, ai quali gli antichi per lo piu si rcstringevano , allargolla al comporrc di vaghissimi quadretti in figura; dci quali togliendo ad ornare Ic edizioni dei libri, fat- tone prima un felice sperimento sopra una copia in pergamena degli amori di Dafni c Cloe, lo rin- novo poscia sopra sette esemplari dcUa Giulielta c '77 Romeo del Da-Porto e sopra tre del Corsaro di Byron, impressi gli uni e gli altri in pergamena a sue spese; opcre d' inestimabile pregio, comperate prima cbe compiute ad altissimi prezzi da grandi signori e da principi , le quali stanno fra le piu squisite del suo pennello. Ristoratore della minia- tura italiana, introduttore in Italia d'un'arte sco- nosciuta, rinnovatore d'un'altra perduta, il Gigola a queste benemerenze . ell' a/te, ne aggiunse un^al- tra vei'so la patria, di non peritura ricordanza. La- scio per testamento tutto il suj non piccolo avere a queslo Ateneo, ordinando clie le renditc ne sieno convertite in perpetuo nella erezione di marmorei monumenli nel Camposanto di Bi'cscia in onore de- gli uomini illustri bresciani cbe si fossero scgna- lati nelle arti , nelle scienze, nclle lettere, o per qualclie azione magnanima e straordinaria. Non e dadubitare che dal raonumento di lui cominciera, a doppio litolo, radempimento di questa nobilisslma disposizione; il clie sara colla morte della vedova usufruttuaria della sostanza. II Gigola pass& di vita in Milano il 7 d'agosto del i84i. PAOLO TOSI. Dopo un artista eccellente 1' ordine del tempo ci presenta un insigne amatore e mecenate dell' arti. 170 Paolo Tosi uacijuc il 12 raarzo clciranno 1775 nclla citta vescovile e fortczza di Asola, appartcncnte in quel tempo alia provincia bresciana. Ebbe a geni- tori il conte Ottaviano e la contessa Lucrezia Avvo- gadro, amendue di cospicua ed antica prosapia, es- sendo i maggiori dell' una segnalati per altezza di impresc nelle pati'ie memorie, e quelli dell' altro distinti per devozione particolare e per importanza di railitari servigi prestati alia veneta rcpubblica. Comincio i suoi studj ia Pistoja, e li continue) in Bologna, dove si erudi in ogni guisa di bucnc di- scipline, e con distinzione particolare d'onore con- segui la laurea dottorale in ambe le leggi. Dotato di vivo e squisito scnlimento del bello, coutrasse per tempo il gusto dell'arti, e viaggiando in Italia, lo aliment6 ed educ6 fra i monumenti di Roma , di Firenze e di Napoli. Alia morte del padre, la libera d^sposizione rimastagli di un'ampia sostanza, gli diede facolta d'appagare largamente questa no- bilissima passione; tantoche in pochi anni pole crearsi una insigue raccolta di dipinti, di scolture e di stampe, clie occupa un posto distinto fi-a le private d' Italia, e clie per la copia, sceltezza, va- ricta dcgTi oggctti, e particolarmente per le molte opcred'artisti moderni, onora non meno il suo gusto cbe la sua munificenza. AH'amore dell'arti con- giiinse il Tosi quello dcllc Icttcre; dellc quali fii anchc fclice cul tore, come provaDno alruncsue pro- duzioni 'poelklie. cosi ilaliane come latiiic, die la sua mndcslia non conscrvu , ma clic tultora nella mcmoria de'suoi amici si conscrvano. Fra le scieaze collivo con predilczione 1' agraria , e Ji questa in ispecial niodo quel ramo cho spctta alia educazione del baclii da seta; nella quale fu iuventore d' un metodo pax'ticolare pcrla infrascatura, clie per I'uti- lita del succcsso, in breve dalle sue possesrioni di Sorbara si propago non pure nei dinlnrni, ma in tutto I' Asolano cd altrove. Non ambi onori , ne pubblici ufficj , contcnto alia qualita d' illibato c indcpendente cittadino; nella quale la sua carita nclla pntvia c il suo zclo pel pubblico bene appar- vcro ncllo volontaric incombenzc clie assunse di prcsidentc alia Queriniana, di deputato alia fab- brica dolla nuova cattedrale , di commissario agli scavi, di ccnsorc di questo Atenco , di consiglierc comunalc, c sopra tutto nell'atto libcralissimo dcl- V ultima sua volonta, col quale Icgu alia citla di Brescia la sua piuacoteca c la sua libreria, perchc sieno consorvate in perpctuo a comodo del comunc, e la somma di L. j2,ooo da erogarsi in pubblicbe bencficenzc. Col mancare di questo cgregio patrizio manco uu vero ornamento alia citta nostra, c la sua morte, succcssa il giorno it genua jo del iS.^^, fu senlila come una pubblica pcrdita. La palria rico- i8o noscente proscgui la sua memoria con onore di so- lenni esequie, con pubblica laudazione delle sue domestiche e social! virtu, e con monumcnti che perpetuano la ricordanza delle sue largizioni. FEDERICO CHIARAMONTI. Nacque neH'anno 1768 dalla onorevole famiglia dei Chiaramonti di Brescia, clie vanta comune lo stipite con quel ramo di Ccsena die diede alia sede pontificia 1' immortale Pio VII. Educossi alia car- riera ecclesiastica, e nel 1790, vigesimo secondo di sua eta, 'esti 1' abito di san Benedetto, emettendo in Padova i voti solcnni in quel monastero di san- ta Giustina, ed affigliaudosi all' altro di santa Ma- ria di Praglia. Divenuto sacerdote, prese in qucsto cenobio anclie stanza, ed essendovisi aperto un col- legio di giovani alunni, vi fu professore di filoso- fia, assumendovi, per ispirito di monacale obbedien- za , anche le funzioni di cellerario , comeche poco in accordo colle occupazioni della cattedra e coUe sue studiosissime abitudini. Al sopprimersi dei conventi fece ritoruo in Bi'escia, dove la molta dottrina sa- cra e profana di cui lo si sapeva fornito, lo fece eleggere all' ufficio di coadiuvare e dirigere 1' inse- gnamento del colleglo Peroni e quello del vescovile seminario. Viaggiando poscia in Italia, abbaltutosi i8i a fare in Perugia la conoscenza deU'abate cll quel Benedettini di san Pietro, venendogli offcrto da (jue- sto il proprio convento, accettato il partito, merce il beneplacito del suo Diocesano e il pcrniesso ot- tenuto dal nostro Governo di spatriarsi, in sul finire dell'anno 1820 riassunse nel detto cenobio le vesti monacali del suo ordine. Nell'anno appresso vi fu eletto a Priore, poscia nelFanno 1 824 Abate di reggi- mento, al quale ufficio s' aggiunse quello altresi di visitatore della provincia romana, conferitogli nel capitolo generale di Monte Cassino I'anno 1828. la questo convento cess6 di vivere il giorno 21 gen- najo 1842, lasciandovi onoratissima ricordanza, do- vuta non meno ai letterarj suoi meriti cbe alle esimie sue virtu religiose e morali. II padre Chia- ramonti, oltre esser dotto in ogni guisa ui stud] re- ligiosi, fu versatissimo nelle classiche discipline e nelle lingue anticlie, principalmente nella greca; e fra le scienze predilesse in particolar modo la bo- tanica, nella quale ebbe fama di dotto distinto. Del suo molto e svariato sapere fanno testimonianza i suoi numerosi conoscenti ed amici; e ravrebbero potuto fare ancbe i suoi scritti e la sua corrispon" denza, s'egli non avesse ogni cosa distrutto prima del la sua morte. l82 FORTUNATO FEDERICI. Che in questa serie di nostri concittadini abbia luogo I'abale Fortunate Federici, ^ cagione 1' avere nell'anno 1778, in cui nacque, la Valcamonica, ove trovasi il villaggio di Esine, sua patria, fatto parte del territorio bresciano. Fu istituito nelle umane lettere e nella filosofia sotto il tetto paterno dal- I'abate Gasagrande ex-gesuita; e quindi nell' anno 1796 trasfertosi al convento di santa Giustina in Padova, vestito cola 1' abito di san Benedetto, fra le rigide prove del monastico tirocinio uni agli studj teologici e del diritto canon ico quelle della classica anticbita , della storia , della bibliografia e d' ogni genere d'amena letteratura. Promosso al sacerdozio, e poco dopo destinato a coadjuvare il dotto monaco Innocenzo Liruti, preposto alia biblioteca di quel monastero, fra quella dovizia di opere, di eccellcnti edizioni, di rari codici e di stampe, applicossi cu- pidamente a far raccolta e tcsoro di bibliografica dottrina. Fattosi noto alia pubblica autorita il sue distinto valore in quest'arte, venne nell'anno i8o5 eletto al posto di coadjutore nella biblioteca della Universita, poscia a quello di vice-bibliotccario nel 1 82 1, e da ultimo a quello di bibliotecario nel i836, nel quale ufficio rimase pel restante de' suoi giorni. Molti e varj lavovi pubblico il Federici in scrvigio i83 delle lettei'C e dclla bibliografia ; fra i qiiali ilistin- giionsi gli annali tlella tipografia Volpi-Cominiaua, le notizie sugli scrittori greci e latiai e sulle ita- liaue version! delle loro opere, il simbolo aposto- lico del padre Cavalca, ridotto a miglior lezione , un vocabolario dclla lingua italiana, compilato in societa col Carrer, ed edito dalla tipografia patavina, la Minerva, dalla quale si denomina. Gli altri suoi scritti minori stanno indicati nel catalogo a stam- pa iinito al sue funebre elogio, pubblicato in Pa- dova dal professore abate Lodovico Menin, e letlo nella cbiesa cattedrale di quella citta nelle pub- bliclie esequie celebrate nella sua morte, successa il giorno 12 febbrajo del 1842. GIACOMO MOaNI. In Odolo, terra di Valsabbia, nacque nel dicem- bre del iy65 questo colto cittadiuo e funziouario mcritissimo del bresciano municipio. Educate roz- zamente nel villaggio natale, dovettc quasi affatto a s6 stesso la coltura acquistala nelle buone lettcre e la riputazione di arguto ed elegante poeta. Dopo la rivoluzione bresciana del 1797 cbbe posti cospi- cui nei successivi governi, ed eletto a far parte der consiglio legislative e del comitate (corae allora si diceva) di pubblica vigilanza, in tempi nei qiiali era un merito 1' intolleranza, e la moderazione una i84 colpa, os6 essere moderato. Spatriatosi al giungere degli Austro-russi nel 1799, viaggi6 in Francia, e dimor6 lungamente a Parigi, dove la conoscenza e la pratica degli uomini piu celebri di quella me- tropoli amplio il corredo delle sue cognizioni let- terarie e poliliclie. Tomato a Brescia, assunse le funzioni di segi'etario municipale, che sostenne per anni trentotto con zelo, equita, solerzia e beneme- renza distinta. Lasci6 tre dialoglii in prosa sopra niaterie di patrio intercsse, e molte poesie, parte stampate in raccolle, parte in foglio volante, e parte inedite. CessO) di vivere il 18 dicembre del 1842. GIOVITA SCALVINI. L'ebbe da Faustina Daponte il giorno 16 marzo 1791 Alessandro Scalvini, d" nobile e gia facoltosa famiglia, che in tempo di sua gioventu, messosi nella carriera dcirarmi, avea militato sotto insegne francesi nella gucrra della indipendcnza d'America. Fece in Brescia con lode i prirai studj, e li couti- nuava, ma non li compiva, in Bologna, per ripu- gnanza invincibilc alia giurisprudeuza, alia quale contro vocazione era stato dal padre dcstinalo. Es- sendo invece potentemente disposto alle belle arti e alle lettere, tornato in Brescia, studio con pro- fitto il disegao per qualche tempo; ma non avcndo i85 potato spun tare dal padre d'esser mandato a Roma, abbandon6 questo studio, e tutto si diede alia let- teratura. Le strette fortune obbligandolo a trar par- tito dalle lettere, recatosi a Milano, collaboro qual- che tempo al giornale della biblioteca italiaua con articoli d'assai colto dettato, pieni di dottrina e di libera, per non dire acerba, ma giusta critica; po- scia entro precettore nella casa Melzi, esercitandone le funzioui con sommo amore del suo ministero, con isceltczza di metodo, e con particolare conten- tamento della nobile famiglia. Le turbolenze poli- tiche del 1821 avendolo mosso a spatriarsi, esulo lungamente nella Svizzera, nell'Inghilterra, in Fran- cia, nel Belgio, nella Germania, e torno Cnalmente in Italia dopo I'amnistia del i838. Durante il lun- go suo esilio si erudi profondamente nella filosofia, nelle lingue e nelle lettere straniei'e, e pubblico una Leila versione del Fausto di Goethe, un opuscolo critico sul romanzo del Manzoni, e qualch'altro lavoro di niiaor couto. I molti suoi studj e I'esimio ingegno di cui fu dotato, fecero forse aspcttare da lui maggiori frutti cbe non produsse, e sembrare cbe pill promettesse di cio cbe attenne. Ma questo per avventura non deve tanto attribuirsi a difctto d'operosita, quanto ad eccesso d' incontentabilita, e alia tcmpra particolare di sua nalura, nella quale il solletico della gloria contrastava col disiuganuo, i86 e I'irouia coll' entusiasmo. A queste cagioui vuolsi aggiungere ancora la troppo presta sua morte, sue- cessa in Brescia ai 1 2 di gennajo dell' anno i843. Non dcvesi taceve altresi che oltre ai ricordati la- vori, alcuni saggi letterarj e filosofici lascio mano- scritti agli amici per testameuto. VITTORIO BARZONI. Ebbc i natali in Lonato da Crlstoforo e da Giu- slina Biemmi il gioruo 17 dicembre dell'anno 1767. Fccc i primi studj in Verona , e i superiori nel- I'arciginnasio di Padova, ove alle discipline legali associo le amcne lettere, essendo animato a colti- varle dagli incoraggiamcnti e dalla influenza bene- fica insieme e contagiosa del Gesarotti. Tomato in patria colla laurea dottorale , si reco dopo alcua tempo a Venezia per farvi la pratica d' avvocato ; ma pill clie al foro e ai processi applied 1' animo alle mcditazioni della storia c dclla socialc fllosofia, alle quali d'altrondc invitavano le mcnti i tempi clie allora corrcvano, pieni di politiche novita e di radicali riforme. Ne de' suoi studj in siffatte niatc- ric tardo a dar pubblici frutti; e primo fra qucsti fu I'opuscolo intitolato il Solitario dellc Alpij nel quale in persona d' un vcccliio vencrabilc e speri- mcntato clie sla conversando con un giovane inva- 1S7 sato tl'itlee democraliche, con argomcnti cavati dalla storia dcir uomo e della societa, combatte le Jcmo- crazie ia generale , e quella particolarmente della [Francia, clie allora non solo co'suoi pi'incipj , ma colle sue arrni pur auco miaacciava d' invadere r Italia e 1' Europa. Dopo il Solitario dell'Alpi, cs- sendo gia Venezia occupata dai Francesi , e rifor- mato il suo governo, giovandosi della introdotta li- berta della stampa, contiauo a professare le sue massime politiclie, commettcndole ad un giornale che prese a pubblicare con titolo di Colloqiij civicij e nello stesso tempo stampo uno scritto con nome di rapporto, nel quale rappresento i guasti nel costume e gli altri pubblici mail prodotti dal nuovo ordine di cose in Italia, e clie non dubito di di- rigere alio stesso autore degli ilalici rivolgimenti, Bonaparte. Questo ardito rapporto, del quale non poteva essere iguoto I'autore, avcndolo egli sotto- scritto del proprio nome, affinclie ncssun altro ne fosse sospettato, inviperi a dismisura i riformatori, e gli suscitu intorno una tempesta d' accuse, d'in- vettive, di provocazioni; tantoche vedendosi preso di mira come un pubblico nemico, non tenne piii sicura in Venezia la sua libcrta, per non dire la sua vita. Trafugatosi in Toscana, riparo fra i Be- nedettini di Yallombrosa, e in quella pace meditu e scrissc il cclcbre opuscolo del Romaui in Greciaj i83 allegoria dei Frances! in Italia, die poscia pubblici in Venezia, quando gliene rendette sicuro il ritorno la cessione fattane all'Austria col trattato di Cam- po Formio. Pubblico dopo i Romani in Grecia le Rivoluzioni della Jiepubblica francese^ cliecompren- dono gli avvenimenti success! in Francia dal 1789 al 1 799, e dopo queste le Rivoluziojii della Repub~ blica \>eneta J delle quali accenno per iscorcio le anticlie , e narro distesamente Y estrema , clie pro- dusse la caduta dello state. Nel frattempo decorso fra queste due pubblicazioni recossi a Vienna per sollccitarvi una cattedra di letteratura italiana e latina, vacante nello studio di Padova; ma durante la sua dimora in quella metropoli, la qualita delle sue relazioni , e piu ancora la liberta de'suoi di- scorsi, lo fecero inviso alia legazione francese, die domando il suo allontanamento da Vienna e dalla Germania. Valsegli in questa circostanza I'entratu- ra acquistata presso 1' ambasciatore inglese, dal quale gli venne offerta 1' ospitalita e la protczione del suo governo. Accettata la proposta , sopra un vascello inglese die partiva per Malta, s' imbarco per queirisola, dove giunse al principio dell' an- no 1 8o4, determinato a fermarvi stanza. Vi ottenne impiego ed eraolumento dal governo come giorna- lista, e vi andA compilando in varj tempi tre gior- jiali politici Tuno dopo I'altro, il Cartaginese _, i8() il Giornale politico^ il Gioniale di Malta^ facenJo per bea undici anni (clie tanto duro la sua di- mora cola) una guerra continua di penna a Bona- parte e alia Francia per la liberta del continente, e pel principj del ministero britannico, clie erano i suoi proprj. Da ultimo , caduto Bonaparte c mu- tate le condizioni d' Italia e d'Europa, ascolto il desiderio del ritorno, e si ricondusse, con pensione dciringliilterra , a vivere in patria un avanzo di vita onorata, incolume e incontaminato dai tempi. Attcndendo alia ristampa delle sue opere, e colti- vando gli studj, le amicizie e la pratica delle piii care virtu, visse alternamente in Milano, in Crema, in Brescia, in Verona, e finalmente nel patrio Lo- nato, dove mori ai 22 d'aprile del i843 nell' eta d'anni j6. Oltre le opere ricordate, lascio il Bar- zoni un volume di discorsi pronunciati in varie epoclie e circostanze, un dramma intitolato Narina, una raccolta di descrizioni, un opuscolo intorno ai motivi della rottura del trattato d' Amiens , com- pile to per commissione del ministro Pitt. I suoi scritti cssendo quasi tutti d' argomento politico e d' intei'esse presente, furono al suo tempo cupida- mente cercati e letti e in altre lingue tradotti, fa- cendo velo la qualita delle materie ai difetti dello stile, verboso, rettorico e poco puro. Le quali ca- gioni sc fanno cbe non abbiano ora a gran pezza If)0 quella voga in die furono altra volta , non resta clie li rcndano tuttavia raccomandabili la facon- dia, il calore, 1' amor della palria e della vera li- berta, la buona fede ed il buou senso. ANTONIO SABATTI. Uii altvo concittadino uscito con pari fclicita, benche per divei'so cammino, dai frangenti dei me- desimi tempi, abbiamo in Antonio Sabatli. Nacque in Gardone di Valtrompia il giorno 6 febbrajo dcl- r anno 1767. Fece i suoi studj alle pubbliclie scuole di Brescia, e distintosi nelle mateniaticlie, ottcnne premj per la statica e geometria. per la ma- tematica applicata, per I'astrouomia ne'solcnni spe- rimenti, Gompiuta la carriera scolastica, abbraccio la professione d'ingegnere; e la ripntazione acrpii- statasi d'ecccllcnte idraulico gli valsc la elezione in lui fatta dal govcrno veneto d' ingegnere civile per tutto lo stato. Al mularsi fra noi della veneta dominazione in reggimento municipale, fu eletto a membro del nuovo governo, c scgnalossi per inlc- grita, zclo e singolare moderazione di principj fra i rivoluzionavj esaltamenti. Goslituitasi la repub- blica cisalpiiia , fece parte della legislatura , dap- prima come scmplicc membro, poi come Prcsidente del consiglio dei juniori. Alcune riforme ledculi '9' la costltuzloae politlca del nuovo slato essendosi vinte dal Trouve, residente fraucese presso la re- pubblica, c aveudo egli indaruo fatto opera d' im- peairle, con escrapio coraggioso e raro in qucH'cpo- ca d'ambizioni e di condisceadcuze, rinuncio la sua carica , e si vidusse ia condizione privata. Richia- matosi poscia il Trouve, e sostituito nel suo posto Fouclie di NanteSj avcndosi speranze die le inno- vazioni alle qiiali egli <;ra avverso si rivocasse- ro, accetto d' csscr membro del Direttorio, ia cui consisteva la sovranita del potere esecutivo, coopero alia fortnazione dello statulo detto del 2 bruina- le anno settirao, cbe porto la revoca di quelle vifor- me, e soprainlendcndo all' amministrazione dclle cose militavi, difcse con animo forte e costante da mille ruberie 1' crario del pubblico e da mille sc- duzioui ed insidie la sua incorruttibile probila. Uscito d.il Direttorio , fu poco dopo prcposto al- r amministrazione dello spartimenlo del Mella, dal quale incarico cess6 alia venuta degli Austro-russi in Italia, non senza partecipare pur esse alle peri- pezie di quell' epoca d' iuterregno. Al ritorno dei Frances! venne richiamato ai pubblici affari con incarico di commissario del potere esecutivo nella nostra provincia ; e bollendo in quella di Reggio umori sediziosi fra la guardia nazionale e una com- paguiadiPolaccbi, mandatovi nella qualita di Com- »9« missario straordinario , a lui si doveltc che le parti non trascorressero al sangue. Sostituita la repubblica italiana alia cisalpina, fu eletlo a Pre- sidenle della contabilita nazionale, e successo alia repubblica il regno italico, fu insignito dell'ordine della corona di feri'O, del titolo di Barone, ed eletto alia presidenza della corte dei conti , nella quale continuo fino al cessare di quel regno. Da tutti questi pubblici irapieglii usci povero come vi era entrato. Ricondoltosi a Brescia in condizione pri- vata, non fu senza dignila, ne senza utilita della patria il suo ritiro dai pubblici incaricbi. Vac6 agli studj agrarj ed economici, scrisse con lena in- defessa sopra tali materie pel pubblico e per que- st'accademia, fu Vice-presideute dalla Commissione alle acque di questa citta, dclle Deputazioni all'or- nato e alia fabbrica della nuova cattcdralc, di que- sto scientiGco istituto, della Commissione deputata agli scavi. In qucste bcnemerite occupazioni, spet- labile per anlicbe virtu e per singolare modcstia e semplicita di costumi, pass6 fra la pubblica sti- ma il restante del lungo suo vivcre; e nei giorno 3 di luglio del i843 compi la sua mortale carrie- ra, portando con s^ ucl sepolcro il vanto rarissi- mo d'una vita incolpata. 1 39 BARTOLOMEO SIGNORONI. Chiude una morte immatura questa serie necro- logica. Bartolomeo Sigaoroni nacque nella terra di Adro il giorno 4 gennajo dell'anno 1797. Imparatc ia Bergamo le umane lettere e la filosofia , passi air Universita di Pavia ad istudiarvi medicina, e nell'anno 1820 vi ottenne coa lode distinta la laurea dottorale. Classiflcato percio fra i migliori laureati di quell' anno, venne eletto a passare nel- r Islituto di perfezionamento in Vienna, ove si reco nel seguente. Ivi merito 1' affezione e la stima par- ticolare del celebre clinico Kern e dell' arcliiatro barone di Stiff, che non dubitarono di proporlo, bench^ giovane di appena ventisett* anni, alia cat- tedra chirurgica vacante in Pavia per la morte del Volpi; alia quale essendo stato eletto nell'anno 18245 voile il suo destino cbe la sua perizia e la energia del suo carattere fossero cola poste a du- rissime prove, troppo note e funeste percli(i con- venga rinnovarne la ricordanza. Da Pavia passu quindi alia stessa cattedra in Padova in luogo del defunto Ruggeri; ed ivi dopo un glorioso insegna- mento e una pratica operosa e felice di quattor- dici anni, cesso di vivere il 28 novembre del i844> nella eta d' anni 47j onorato di compianto sul fe- retro e di pubbliche esequie. Stanno fra le prin- i3 J94 cipali sue opere le Lezioni e V Anno clinicoj alle quali molti scritti minori si vogliono aggiungere , sparsi nei giornali scientifici, e fra le varie acca- demie a cui fu ascritto. Gli deve I'arte, ollre gli scritti, istrumenti operativi e processi o nuovi o perfe- zionati, che gli ottennero onore di premio dalVene- to Istituto, ed encomj speciali nei congressi scientifici d* Italia. Invent^ il compressore articolato, atto ad usi parecchj e di piu. facile e sicura applicazione che non e il compressore deirarteria precipua; corresse il litotritore di Horteloup, e coUa inven- zione di un letto mobile tolse alia litotomia il terrore del solenne apparecchio; facilitu la trapa- nazione con perforatori da sgusciare le ossa brevi e spugnose; san6 con metodo suo proprio 1' ernia detta dai pratici incurabile; immagino intentate maniere per estirpare I'utero canceroso; trovo mo- do a levarc 1' osteosarcoma risparmiando la coper* tura cutanea e salvando il volto da difformita. Per tutti questi titoli di benemerenza egli deve esser posto fra gli illustri cooperatori all' incremento della scienza. G. NICOLINI Segret. igS SESSIONE BELLA CENSURA ^•■■'tcia 4 settembre i844- Sopra invito della Presidenza raccoltasi la Cen- sura accademica nel palazzo degli IL RR. Liceo c Ginnasio per giudicare delle pi-oduzioni messe al concorso de' premj nel corrente anno 1 844> Presenti i signori aw. Giuseppe Salcri, presi- dente, nob. Alessandi'O Sala, vice-prcsidente, prof. Antonio Perego, prof. Rodolfo Vantini, aw. Giam- battista Pagani , nob. bar. Camillo Ugoni , nob. prof. ab. Pietro Zambelli, dott. Francesco Girelli, dott. Stefano Grandoni, censori, e nob. Girolamo Monti, censore dianzi scaduto, sopraccliiamato, Prese in esame le singole produzioni , e ponde- rato e discusso il loro merito assoluto e relative, Risultarono le seguenti aggiudicazioni : I. Pbemio Ad Antonio G.vndolfi di Brescia , per maccbina da rigare la carta. II. Premio. A Bernardo Rozani di Brescia, per armadio e piano di tavolino lavorati a tarsia. III. Premio Alia Ditta Cremona, e Laffranchi di Brescia, per oraati fusi ia bronzo. Menzione onorevole A Carlo RIaestrini di Brescia, per tavolo lavo- rato a tarsia, con giuoco meccanico. Letteba d jncoracciamento A Giovanni Micheloni di Brescia, per arcLibugio di scaricare palle e pallini con solo capsulo. Lettera d incoragciamento A Gio. Domenico Silva di Brescia, per nuovo metodo d' imboscare i bigatti. Trovandosi fra le produzioni presentate al con- corso alcuni saggi di candele di cera, fabbricate con macchina di parlicolare costruzione, posseduta da Bernardo Bonetti di Polpinazze, preseutatore dci detti saggi, la Censura, fatto riflesso che per for- mare un fondato e regolarc giudizio sopra quesla produzione, sarebbe necessario csaminarc c porre »97 in azLone la maccliina, e clie non essendo questa stata presentata , ma trovandosi presso il proprie- tario nel detto comune di Polpinazze, 1' ispezione di essa sopra luogo, o il suo trasporto in Brescia, produrrebbe troppo ritardo nella decisione sugli alti'i oggetti concorrenti, ba sospeso il giudizio so- pra la produzione in discorso, riserbando al Bo- netti la facolta di prodursi in altro concorso. Fra gli oggetti della pubblica esposizione trovan- dosi poi tre carte idrografiche della citta di Bre- scia eseguite con somma perizia e con finitissima precisione ad opera benemerita dell' ingegnere nob. GiAMBATTisTA Chizzola, asscssore municipale, la cen- sura , a contemplazione del merito e natura spe- ciale di tale produzione, ba aggiudicato al produ- cente, a litolo di premio straordinario, la medaglia d'argento dell' Ateneo , con iscrizione portante il nome dell'autore e il titolo deH'opera. SALERI Presidente. NicoLiNi Sefrretario. 198 SESSIONE DELLA CENSURA Brescia 19 luglio i845. Sopra invito dclla Presidenza raccoltasi oggi la Censura pel giudizio de' premj sulle produzioni accademiclie del passato anno i844j Presenti i signori aw. cav. Giuseppe Saleri, pre- sidcntc, nob. Girolamo Monti, prof. Rodolfo Van- tini, prof. Giuseppe Gallia, ab. prof. Pietro Zam- belli, dott. Stefano Grandoni, dott. Giacomo Uberti, censori, aw. Giambattista Pagani, censore dianzi scaduto, sopraccliiamato, Sottoposte ai riflessi dell' adunanza le memorie da prendersi in esame secondo 1' ordine ia cui si trovano descritte nell'analoga tabella, Letti i pareri dei relatori, Discusso il merito di ciascuna memoria. Si ebbcro per risultamento Je segucnti aggiudi- cazioni : n. Phemio Al sig. ingcgn. Luigi Donegani, socio d'onore, per veduta ortografica dclla porta san Giovanni in Brescia. '99 Menzione onorevole Al sig. prof. Agostino Reale, socio d'onore, per discorso intorao alia vita e alle opere di Jacopo Menocchio, e per altro intomo alia vita di Seve- rino Boezio. Sulla memoria intomo alia filatura della seta a media temperatura del socio d'onore dott. Attilio Cexedella , venne sospeso il giudizio fino a nuove e piu estese esperienze per parte del producenle. SALERI Presidente NicoLiNi Segretario. E L E N C 0 (lei lihri venuti in dotw all' Ateneo neWatmo 1 844' AccADEMiA di belle arti in Venezia — Atti per la distribuzione de' premj fattasi il giorno 7 agosto 1842. Atti deH'anno i843. Alberi Eugenio — De Galilei Galileii circa Jovis Satellites lucubrationibus quae iu I. et R, Pittiana Palatina bibliotheca adservanlur ad Clariss. et Revcrendiss. Patrem Jobannem In- gbiramium brevis dissertatio. Risposta ad uno scritto pubblicato in Bolo- gna sulla fine del dicembre i843, intitolato lettera dell' ab. Pietro Piloni di Firenze al dott. Giulio Bedetti di Bologna sul preteso ritrovamento delle effemeridi Galilejane dei satelliti di Giove. Ultime parole a' suoi avversari in materia dei lavori Galilejani sui satelliti di Giove, Ambrosoli canonico Ambrogio — Discorso terzo lelto nell'istituto Racbeli il 3 maggio i84o. Discorso quarto letto il 29 aprilc i843. 202 Balardini dott. LoDOvico — Delia frequenza degli av- velenamenti per funglii, e d'un pensiero sui mezzi di prevenirlo. Bardffi Giuseppe — Orazione laudatoria in onore di Luigi Giro Rodigino. Beixani Angelo — Sopra una supposta causa prin- cipale della utilita degli avvicendamentl agrarj. Riflessioni sul rapporto della Gommissione incaricata di studiare e di riferire suUa in- lluenza igienica delle risajc. • Riflessioni sul manifesto relativo alia enolo- gia italiana. Bergamaschi dott. Giuseppe — Osservazioni sulla mielite. Bertini B. — Rclazione delV undecimo congrcsso scientifico francese tenutosi in Angers nel set- tembre i843. BiAGiNi PiETRO — Osservazioni clinichc so'pra varic alterazioni morbosc del sistema circolatorio sanguigno. Osservazione clinica e anatomico - patologica sopra un caso di istantanea e prolratta sop- pressione del profluvio orinoso. BiOGRAFiA degli Ilaliani illustri nellc scienze, Ict- tere cd arli del sccolo XVIII c dc' contem- poranei. Vol. IX fasc. i. 2to3 Bizio dott. Bartolomeo — Disserlazione sopra la porpora antica e sopra la scoperta della por- pora ne' murici, scritta nell'occasione tli ri- spondere alle critiche del dott. Ambrogio Fusinieri. Bizro Giovanni ( figlio) — iTlomoria intorno ad una speciale trasformazione dello zuccliei-o di cari- na messo a contatto di sostanze azotate. BoRGiALLi MicHELE — Patogeaia dell' idrope. ■ Risposta alia rivista critica del medico col- Icgiato A. C. Maffoni sulla patogenia del- r idrope. Sulle emorragie interne dcll'utero indipcn- denti dalla gvavidanza. Bresciani de Borsx Giuseppe — Saggi di chirurgia teorico-pratica. Brey Gaetano — Dizionario enciclopedico-tecnolo- gico-popolare. Brizi Oreste — Relazione storica degli atti e studj deiri. R. Accademia Aretina di scienze, let- tere ed arti risguardante I'esercizio i y4'"J 842. Documenti risguardanti la rotta di Pieti'O Strozzi in Val-di-Chiana (i554). Canova Luigi — Studj sulla materia enfiteutica. Catalogus sociorum et officiorum provinciae au- striaco-gallicianae societatis Jesu ineunte an- no 1843. 204 Cervetto G. — Altra appendice ai cenni per una nuova storia delle scienze mediche. Cesati bar. Vincenzo — Stirpes Italiae variores vel novae descriptionibus iconibusque illustratae. Chiodi ab. Gio. Batista — Orazione panegirica di s. Giovanni Buono recitata nella Cattedrale di Mantova. CiTTADiNi prof. LuiGi di Arezzo — Nuovi process! operatorj con tavole , e riflessioni storicbe sulla circolazione del sangue. CoDEMO Giovanni — Strenna popolare. Memoria intorno alle societa Clantropiche , soicntifiche, industrial!, bancarie ed alle casse di risparmio. • — — Relazione sul prime asilo per 1' infanzia in Trieste. CoMiNAzzi Marco • — Cenni sulla fabbrica d'armi in Gardone di Valtrompia. GnisTOFORi Andrea — Discorso funebre alia cara e venerata memoria di Giovanni Baracchi man- tovano , Presidente dell' Imp. R. Tribunale in Brescia, in occasione della trigesima cele- brata nella chiesa di s. Oi'sola in Mantova il 23 marzo i844- Crosta Lorenzo ^^ Dell'uso della tavoletta preto- riana per la formazione delle mappe topo- grafiche. i . ■ i < 2o5 Del-Chiappa prof. Giuseppe — Versione degli Ufflcj coi due dialoglii dell' amicizia e della vcc- cliiezza e i Paradossi di M. T. Cicerone. Demarchi Giovanni — Breve esposizione di sperimenti relativi alFazione delle correuti elettrichc nelle alterazioni organiclie dell'occliio. Luce scintillante ottenuta per mezzo della rot.tura di sostanze zuccherine. Brevi osscrvazioni praticlie sull' uso vantag- gioso dcir elettricita in medicina. SuUo stato deir escrcizio della medicina in Piemonte. Cenni necrologici intorno al cLirurgo collc- giato Prospero Ferri. Annotazioni critiche sul fciiomeno della vi- sione. Cenni sulla maccliina elettro-magnetica per induzione, ad uso della medicina. Demarclii (Joannes) Philosopliiae ac medicinae doctor amplissimi medicorum collegii candidatus in regie Taurinicnsi Atlieneo. An. 1829 die 3o Martii. Dragonni Ajvtonio — Sulla vera religione dalla crca- zione del mondo in fino a Cristo Salvatorc. Cenni sulla cliiesa cremonese e suU'antica ccclesiastica disciplina universale. Elicb Ferdisando — Notizie clettriclie. o6 Ercoliani dott. Lorenzo — Igiene delle spose, ossia ragionamenti popolari intorno alia gravidan- za, al parto e alia allattazione. EspERiENZE sulla esistenza delle correnti elettro-fisio- logiclie negli animali a sangue caldo, esegui- te nel gabinetto di fisica dell' I. R. Universita di . . . . dal prof, di fisiologia Secondo Ber- rutti in compagnia dei prof. Botto e Gerola e dei dottori collegiati cav. Bellingeri, De- marchi e Maliiiverni. Ferrario dott. Giuseppe — Genni storici e statute organico per la fondazione di un pio istituto di soccorso in Milano pei medici e cliirurghi, loro vedove e figli minori residenti in Lom- bardia. Statistica di Milauo. FiKER Francesco — Inlx'oduzione alio studio dei classici greci e romani (in tcdesco). Estetica, ossia dottrina del bello e dell' arte in tutta la sua estensione ( in tcdesco ). — Storia della letteratura greca e romana con tavole ( in tcdesco). Filippini-Fantoni dott. Aciiille — Ricerche teorico- pratichc sulla condizione essenziale del dia- bete mellito. Fiorito Gaetano — Ccnni generali intorno agli ef- fetti deir esercizio della menlc sulla sanita. 20^ Friese prof. — Relazione delle osservazioni geo- grafico -alpestri occorse neiranno iS.ja (in tedesco ). FusiNiEni dott. Ambrogio — Replica su la porpora ia coafronto della dissertazione ecc. del dott. Bartolomeo Bizio ( estratto dagli annali delle Scienze del Regno Lombardo Veneto ). Gajter Luigi — Poesie. GiORNALE deiri. |R. Istituto Lombardo di scienze lettere ed arti torn. II e III. GuERREScni Celestino — Saggio sulle malattie ia- termittenti. Hallaschka Cassiano — Ubicazione geografica di Altbunzlau ( in. tedesco ). Ubicazione geografica di Steinscbonau ( id. ). La libera citta municipale di Bautsch in Mo- ravia, presentata in una relazione geografico- topografico-storica ( id. ). Raccolta delle osservazioni astronomiclic, me- teorologiche e fisiche fatte nell'I. R. Convikt gebaiide presso il Collegio de' Priaristi in Neustad Praga ( id. ). Manuale di storia naturale ( id. ). Elemenla eclipsium quas palitur tellus. HoMBRES-FiRMAs ( bai\ d' ) — Suite des memoires et observations de phisiquc et d' histoire na- turelle. ao8 I. R. IsTiTUTO Lombardo di scienze lettere ed arti — Memorie, vol. I. Majocchi Alessandro — Memoria sopra un nuovo igrometro. Memoria sopra un galvanometro universale e a forza variabile. Cenni storici intorno all' elettro-magnetismo considerate come forza motrice. Annali di fisica , chimica e matematica , coi bollettini di farmacia e di tecnologia, volu- me XIIIj prime trimcstre 1844- ■ Spcrienze suU'azione chimica del calorico. Mancini Pasqhale Stanislao — Continuazione delle ore solitarie, ovvero giornale di scienze mo- rali, legislative ed economiclie ecc. anno 1842, primo semestre e volume, fasc. I e 11. Manns Prister — Tabulaes memoriales pratico-me- dicae secundum tbeoriam celeb, prof. Giaco- mini, cum appendice praeparatorum compo- sitorum. Marianini Stefano — Memoria di alcune analogic e di alcune discrepanze osservate tra le azioni magnetizzanti dclla boccia di Leida , dclla coppia voltaica e della calamita. Memoria suU' indebolimento che avvicne nel magnetismo d' un ferro quando si fa scorrerc su di una calamita debole in modo da ma- 209 guetizzailo , se non lo fosse, nel medesimo senso ia cui gia si trova magnetizzalo. Meneghelli ab. Antoxio — Opere. MuLLER dott. GinsEPPE — Prospetto sistematico del- le norme veglianti intorno ai pubblici fua- ziouaij di sanita ecc. MoxTERRA>'>'i dott. Nicola — Esame critico suU'opu- scolo anonimo ristampato ia Lugano col ti- tolo , le illusioni della pubblica carita j coa nota di D. Nicolo Eustachio Cattaneo. Nardo dott. Gio. DoMEMco — Osservazioni etiolo- giche comunicate alle assemblee italiane de- gli scienziati. Nardo dott. Luigi — Tributo alia memoria del prof. Tommaso Rim a. Discorso ia morte di Paolo Zanuini medico e letterato. NicoLiM Nicola — Dell'analisi e della sintesi — Saggio di studj etimologici. Nogarixa Eugemo — Sulla coltivazione e prepara- zione del lino nella provincia cremonese, e sopra un nuovo appareccliio del sig. Principe Bartolomeo de Soresina Vidoni. Paleocava cav. Pietro — Memoria sugli indizj della dirainuita portata magra dei fiumi. Penolazzi dott. Ig.vazio — Quasi ti sul morbo mi- gliare. i4 210 PiiRiNi Agostino — Aluianacco Trcutino per 1' an- no 1843. PfiRiNi Carlo — Breve prospetto di topografia palo- logica del Trenlino. Petitti CO. Carlo — Delia condizione esordiente della riforraa delle carceri. Discussione e falti relativi, con alcuni riflcssi definilivi. PoLiGRAFO — Giornale di scienze lettere ed arti. Fasc. n. 6. ( gennajo e febbrajo, marzo ed aprilc, maggio e giugno , luglio ed agosto, settembrc e ottobre, novetnb. e dicemb. 1 843 ). Ransonnet barone Carlo — II quadro di s. Giusli- na di Alessandro Buonvicino, detto ilMoretto, esistente nclla I. R. Galleria di Belvedere in Vienna, con uno scbizzo biografico di questo artista ( in tedesco , con traduzione italiana manoscritta ). Reale prof. Agostino — Ricordanza della vita e delle opere del profondissimo in dotlrina, pa- trizio e consolo romano, Severino Boezio. Rivelli dott. GiAcoMO — Memoria ovologica , la quale serve d'appendice alia prima parte, gia di pubblico diritto, c d' inlroduzionc alia se- conda, da pubblicarsi quanto prima. Osservazioni sopra lo svolgimento dei corpi organ ici, Ic qiiali appoggiano la dottrina po- linsjenica. 311 RiTELLi dott. GucoMO — Espcsizionc di due vesci- chette di Graff semi-estrovariche, una di don- na e I'altra di vacca , nate ed esistenti or- ganicamente con rispondente porzione tanto nella sostanza ovarica, quanto fra le due la- mine di quella porzione di legamento largo che immediatamente pende dal margine in- feriore dalla rispettiva ovaja. Istorica narrazione dei principali fatti die promossero , seguirono e confermarono dal 1 838 sino alia fine della terza riunione de- gli scienziati italiaui in Firenze le ovologi- che fatiche del dott. Giacomo Rivelli. Rizzi DoMEMCo — L'agricoltura delle provincie ve- nete. Almanacco per 1' anno bisestile i844> anno 6. Salvioni AcosTCfO — Ragionamento sul modo di ordinare una pubblica biblioteca. Sambexeni Gio. Battista — Guida per la prepara- zione, 1' uso e la teoria dei reagenti chimici relativamente al modo di assaggiare i medica- menti ( in latino ). Annuario dcUe scienze chimicbe, farmaceuti- clie e medico-legal i, fasc. i, i844- Saxsevf.rino F. ■ — Traduzione dallo spagnuolo del dramma storico di Martinez de la Rosa, la Congiura di Bajamonte Tiepolo. 212 Sanseverino F. Notizie stalistlche e agi-onomiche in- torno alia citta di Crema e suo territorio. ScHivARDi Antonio — Sulla utilita dei bagni a va- pore. ScoLARi FiLipPO — Le ali, ossia della vera e giusta intelligenza del verso 43 Canto XXII del Purgatorio di Dante Allighieri. Lettere due. SociETA Agraria di Bologna — Memorie. Fascicoli 3, 4 e 5. vol. I, e fasc. i, vol. II. Societa' medico - chirurgica di Torino — Atli. Vol. I. Trevisan nob. co. Vittorio — Sunti di tre memo- rie algologiche. Prospetto della Flora Euganea. Enumeralio stirpium criptogamicarum hu- cusque in provincia patavina. TcRCHETTi dott. Odoardo — Sunto ed esame critico sul trattato della certezza del dott. A. Basevi. Vegezzi Giovenale — Cenni intorno al correzionale delle prostitute cd all' ospizio celtico, eretti neir ediflzio dell' ergastolo presso Torino. . Versione di tre lezioni suU'agricoltura dette ad Oxford per Carlo Daubeny. Insegnamento agronomico in Germania. Note filologiche sovra VII vocaboli dinotanti ufGcio o dignita in pei'sone dell'Asia, clic leg- gonsi neir Orlando furioso. 2l3 VELiDiNi Gio. — Relazione del lavori eseguili nel- ri. R. Osservatorio astronomico di Milano correndo gli anni iS36-i837 e i833. Elogio del prof. D. Bartolomeo Ferrari. Venanzio Alessandro — Elogio di Andrea Pasta detto neirAteneo di Bergamo per 1' inaugu- razione del suo busto. Venturelli Domenico — Poesie. Villa Antonio e Gio. Battista. — Memoria sulla costiluzionegeologicae geografica della Brian- za e segnalamenle sul terreno cretaceo. 3l5 1 N D I C E Dei vari sistcmi filosoGci intorao il tlii'itto penale si presso gli aulicbi clie presso i moderni. Discorso dell' Avvocato Giuseppe Saleri, Presidente Pag. iii Delia leorica fondamentale del diritto puni- tive. Discorso dello stesso . . . . » lixv Relazione accademica del Segretario . . » 3 SCIENZE Tenia medico- cliirurgico, proposto dal Dolt. Antonio Sandri, Uditore » 4 Osservazioni intorno al predetto tcma. Del Dott. Pietro Mottini » (3 Prospetto clinico-statislico dclle malattie trat- tate dal medico primario dott. Francesco Girelli nella infcrraeria medico-femminile degli spedali civili di Brescia nci mcsi di marzo ed aprile 1 844- Dello stesso . » y Sopra I'uso medico del freddo. Memoria del Dott. Giuseppe Montini » 4-^ Sulla membrana dei vasi sanguigni. Memoria dello stesso )> ' 6 1 aid Di Pietro Alassi e di un suo libro sulla mi- gliare. Articolo del Dott. Giacomo Uberti, Socio attivo Pag. 68 La Donna. Articolo del Dott. Lorenzo Erco- liani, Socio d'onore » yo Intorno all' azione dell' acido bicarbonico sul bi-joduro di potassio. Memoria del Dott. Stefano Grandoni, Censore . . . . » ^5 Di una parlicolare maniera di afronitro. Me- moria dello stesso » 78 Osservazioni di chimica. Del Prof. Antonio Perego, Censore » 87 Nota di storia naturale. Dello stesso . . » 89 Nuove esperienze elettriche. Memoria dello stesso » ivi Nuovo teorema intorno alle equazioni clielian- no radici eguali. Dello stesso . . . » g3 Intorno al principio formale della vita. Ragio- mento deWAb. Francesco Riccobelli, Socio d' otiore "97 Proposta di una societa d'incoraggimento per le arti e mestieri , da istituirsi in Brescia e sua provincia. Del Pi of. Antonio Perego, Censore "99 Nota suU'arte muraria. Dello stesso . . » 102 Sulla filatura della seta a freddo. Memoria del Prof Innocenzo Fantoni , . . » ivi Sulla lllatura della seta a metlia temperatura. Saggio
  • + 6, 5o 4, 99 » G, 00 6, 26 <5> „ 12, 00 9, =9 I » 5, 85 ♦ „ ., 5o ♦ „ ♦ 6, 47 I » CO. I- 7, 00 ^ » <$. e, 63 . 23, 5o 27 dopo mezzng ,7, 18 027 iden 3i idem 28 idem 23 idem 8 idei .8 ide e, 00 3, 25 6 idem 2 c 3 idem 3, l6c 17 id 5 e 20 iden! 4 idem 27 e 29 Media dl lulto il I 2, 43 8, 36 17, 53 16, 78 25 idem 7 o l5 ide: STATO DEL CIELO I, 56 f .0, 8. 43 35 43 65 49 97 22 54 57 95 '9 97 2, 106 i3 46 25 37 ■ 4 4o 24 23 40 N.E. I B o » S 0. » N.E. I N.E. I » 9 (d") L.1 difTerenia di livello c slala delcrminala per iiip^zo drile os; il>) Alle 9 ore e i[2 pomeridianc del giorno ii iin bolide del diatuclro apparente (c) Sopra uno spazio supcrficialc di un quarto di metro quadralo si godo raccoUe harometi'iclie faltc per lo ^pa/io di vcnlilrc anm. rente quasi eguale a qu.llo dclla Lima si vide dirigcrsi da IricUc 230,66. chbo la durala di , tempcsla ed acqua libbrc ndi, spargcndo fiocclii di lui fi'::^^Ctf'^-^i*Q*:*i*"j;^.-tfUi^S*^?*^^^^^^^^;*^^-e^§(»^^^^^^4*-*S^^**^-i -^^^^^^^>^^^^^