-N. ** • W - I? fé . M LA SCIENZA E Li PRATICA DELL' AGRICOLTURA ESPOSTE E COORDINATE VOL. IL P. 2.a CEITTOGAMIA AGRARIA PEL X).R O. COMES Prof, di Botanica nella R. Scuola Superiore di Agricoltura in Portici Socio effettivo della Società Crittogamolngica Italiana, e della Società botanica italiana; Socio ordinario del R. Istituto d'Incoraggiamento alle Scienze; Corrispondente Nazionale della R. Accademia delle Scienze, in Napoli, e dei Georgofili, Firenze. VOLUME UNICO NAPOLI RICCARDO MARGHIERI di GIUS. 77, Galleria Umberti 1891. A frazioni del prof. 0. COMES. rsitite presso la Libreria MARGHiERl. 77 Galleria Umberto, Napoli ir. Napoli, 1874, in 8° lunazione, Napoli 1875, in 4" l.i Impollinazione, Nap., 1879, 4. Fungi N politane , in 8* p. 144, con 3 tav. L. 5. olitan fungi, London, 1879, ii di Napoli nell1 in- L. 1. dal Prol i in Egitto e Pa- . I.. 1. ielle piante rappresentate nei dipinti Poni- li I p. ' I. Li. 5. dipinti Pompeiani, B imid. rei. e della luco sulla traspir. •li . 1878, p. IC in 4°, con 2 tav. {esaurita). li Iella luce sulla traspir. delle l . l . Ile piante, R< ma 1880, in 4° p. 36. L. 3. i limi, sur la iranspir. des pia Paris, 1880, delle piante agra- Napoli, 1881 . ni 8° p. 34, con unghi del Napolitano, e descri- i , in n" p lf>, con tav. L. 1. del tabacco in Italia, o sulla conve- li, 1881, p. 9, in 8°. L. 0,50. oli, issi, p. 7, in 8° li, 1882, pag. s, in 8° L. 1. • le Mal nero en Italie . la gom- ■. p. 1 1 in s" {esaurita). nti fatti per la cura della gommosi oli, \i trita). erto Delle \ iti affette da Mal ulia dominante Malattia degli (segue) LA SCIENZA E LA PRATICA DELL' AGRICOLTURA ESPOSTE E COORDINATE TRATTATO COMPLETO DI AGRICOLTURA E DISCIENZE AFFINI : PILATO da un'associazione di professori sotto la direzione e con la collaborazione DEL Cav. Dr. PARIDE PALMERI •ile nella R. Scuola supcriore (li Agricoltura in Portioi. I DEL Prof. MARCELLO PEPE ito al Parlaraei I re del fondo sperimentale della Scuola medesima VOLUME SECONDO PARTE SECONDA NAPOLI RICCARDO MARGHIER] di GIUS. i. L891. CRITTOGAMIA AGKARIA PEL td: O. COMES Prof, di Botanica nella R. Scuola Superiore di \ ra in l'orlici Socio effettivo della Società Crittogamoli gica Italiana. e della Società botanica italiana : Socio ordinario del R. Istituto d'Incoraptriamento allo Sciente; Corrispondente Nazionale della R. Accademia delle Scienze, n. N» e dei Georgofili, Firenze. VOLUME UNICO NAPOLI RICCARDO MARCHI HI ,'! DI GII 77. Galleria Umberto I. 1891. Proprietà letteraria. Tip. Angelo Trulli, Stia. la. Melina. INDICE DELLE MATERIE Prefazione nag. I Cap. I.° Ambienta e malattie ;» » "2.° Calore e Iucp » 7 i) 3.° Acqua ed aria » Il 11 'i.° Terreno e coltura » 13 » ~).° Parassitismo IT » li.0 Natura dei funghi e loro sistema vegetativo. . . 21 » 7.° Sistema riproduttivo » 24 » 8.° Polimorfismo t 27 » 9.° Spore e loro germinazione » 10.° Classificazione dei funghi » 11." Ficomiceti » « 12.° Malattie cagionate dalle peronospore e dai cistopi . » :;s » 13.° Saprolegnei, Chitridiei, Mucorinei 'il » l'i.0 Ipodermei » 6"> » 15. ° Malattie cagionate dalle Ustilasinee » 16.° AJredinee » i) IT." Malattie cagionate dalle uredinee » 18 ° Basidiomiceti » 19.° Danni cagionati dagli imenomiceti » 20.° Ascomiceti. Discomiceti d 161 » 2I.0 Tuberacei » 213 » 22.° Pirenomiceti » » "23.° Malattie cagionate dagli erisifei n 2i.° l'erisporiei e Capnoidei » » 25.° Sferiacei » "26.° Sfpriacei semplici » 2T.° Sferiacei composti » » 28.° Funghi imperfetti-conidici » 23." Funghi imperfetti-spermogonici 0 picnidici . . . » 30.° Schizomiceti n » 31.° Mixomiceti — Aggiunzioni — Indice desìi autori consultati e mentovati — Indice delle piante matrici delle crittogame parassite. • . — Indice dei parassiti e delle malattie re ce* PS PREFAZIONE In un mannaie di parassitologia crittogamica, qual'è il presente , di certo non si dovrebbe tener parola delle malattie apportate ai vegetali dall' ambiente in cui essi vivono, massime dagli agenti fisici. Ma poiché qualsiasi alterazione che si appalesi sul corpo di una pianta è, di norma, accompagnata da specie fungine, così importa innanzi tutto definire i limiti dell'azione esercitata dall'ambiente e dalle crittoga- me. In altri termini, occorre precipuamente deter- minare se il guasto rilevato in un organo sia st;it<» cagionato dalle specie fungine, ovvero se queste si sieno sviluppate su organi di vegetali, già lesi dalle influenze nocive dell'ambiente. All'uopo ho stimato pregio dell'opera il passare in sommaria rassegna le influenze nocive spiegate dall'ambiente sulla vege- tazione, prima di entrare nella disamina dei pa ras- siti , riserbandomi in un futuro ed apposito lavoro di svolgere con la dovuta ampiezza i rapporti, che corrono tra l'ambiente ed i vegetali. La disamina di siffatti rapporti deve non pine non essere trascurata, quando si prende in [studio il ma lanno da cui e stato colpito un vegetale, ma deve tenersi in tanta considerazione , da servirsene comf Comes — Crittogamia Agraria. _ o una face, anzi come la guida la più sicura, qualora non si voglia a qualche crittogama concomitante at- tribuire a torto il guasto manifestatosi, coll'assegnare una maggiore importanza ai fatti secondari od agli epifenomeni. Un tale scambio, che potrebbe tornare anche dannoso alla economia rurale, suole accadere segnatamente quando il crittogamista riduce la sua investigazione ad esaminare al microscopio il pezzo patologico , senza rendersi stretto conto di tutte le circostanze, in cui si è manifestata l'alterazione mor- bosa, prima di emettere il suo giudizio sulla critto- gama concomitante il male: se, cioè, questa sia in realtà la causa o l' effetto dello stato morboso esa- minato. Forse m'inganno; ma vivo nella convinzione che, se il crittogamista, avanti di pronunziare un verdet- to che risulti principalmente dallo studio condotto nel proprio gabinetto di lavoro, si recasse sul luogo in cui la malattia si è appalesata, per attingervi gli elementi di fatto che hanno preceduto od accompa- gnato l'apparizione fungina , eviterebbe il rischio di emettere giudizi incompleti, e talvolta fallaci, e forse non attribuirebbe qualità parassitarie a non pochi eli quei funghi, che trovansi oggi annoverati fra i veri parassiti causanti malattia. L'inoculazione artificiale del morbo merco dei o-er- mi fungini potrebbe in molti casi ovviare a simili equi- voci; senonchè, le condizioni anche artificiali in cui spesso si collocano non già le piante sane, ma le parti recise di queste, possono facilmente indurre il crittogamista in errore, ad onta della più scrupo- losa diligenza da lui spiegala alla bisogna. Donde •■malia la imprescindibile necessità di completare le analisi di gabinetto con le osservazioni sul luogo, e — 3 — specialmente con le inoculazioni sulle pianto intere. Tale rigoroso procedimento , sebbene laborioso ed incomodo, arrecherebbe intanto per compenso il van- taggio impareggiabile di rettificare qualche inesat- tezza, in cui si è incorso nella parassitologia, quan- do si è voluto attribuire ad alcune specie fungine un' importanza maggiore di quella , che realmente 'abbiano nello stato morboso di una pianta. Portici, aprile 1889. Prof. 0. Comes CAP. I. Ambiente e malattie. La pianta, al pari dell'animale, vive esposta alle insidio dell'ambiente. Lo stato meteorico, a mo' d'esempio, dolla temperatura, dell'acqua, della luce, ecc., indispensabili allo svolgimento della vita, se in condizioni normali contribui- sce alla più lussureggiante vegetazione, in condizioni anor- mali può contrastarla fino a distruggerla. L'organismo della pianta non è una macchina qualunque, che possa sospen- dere incolume la sua attività col cessare dello forze eh»' la occitano; ma è un corpo vivente, che con l'interruzione forzata della sua attività, può distruggere, sotto 1' impero degli agenti fisici esterni, tutto o parto del lavoro già compiuto. Ma quasi non bastassero le insidie degli agenti fisici, ad un'altra serie di attacchi trovasi esposto l'organismo ve getale, cioè agli attacchi fatti dagli animali, dall' uomo, e specialmente da una numerosa falange di crittogame pai site. Ditalchè, l'organismo vegetale devo svolgere la sua, vita in un ambiente insidioso, lottando con Iona indefi contro le azioni nocive esercitate dagli agenti fisici, di animali o da altri vegetali; e per sostenoro la lotta deve, nel pari tempo, attingere dall'ambiente stesso le forze ne sarie per svilupparsi, por corroborarsi, o per schermirsi dalle azioni esterne nocive. All'uopo, la pianta distende con l'ampiezza maggiore le sue radici nel terreno, por trovarvi non pure la stabilità necessaria acciò resista allo scosse dolio bufere, ni" anone — 6 — per ricavarvi l'acqua e la maggior parte dei materiali grezzi indispensabili alla sua nutrizione ; dispiega le sue foglie e le orienta, acche possa metterlo nella condizione più pro- pizia per riversare all' esterno 1' acqua esuberante (mante- nendo sempre desta la corrente d1 acqua, che, pel tramite del fusto, dallo radici sale per espandersi nelle foglie) , nonché per assorbire dall' aria la massima quantità di gas acido carbonico indispensabile alla elaborazione delle so- stanze organiche; infine, si ripete su sé stessa moltiplicando la chioma dei suoi rami, a mo' di polipaio. E mentre con mirabile magistero l' organismo vegetale va foggiando le sue parti in modo tale, da vantaggiarsi al massimo delle favorevoli condizioni dell' ambiente in cui trovasi, al con- tempo provvede a fornirsi dei mezzi i più opportuni per •lottare contro le ingiurie, che possono ad esso derivare dallo stesso ambiente. Infatti, esso produce organi squamiformi, e più o meno consistenti, a guarentigia degli organi più teneri o più dolicati : tali sono le squame o le tuniche che debbono proteggere il corpo del bulbo ; le perule che deb- bono tutelare gli assi delle gemme svornanti, e le brattee che dobbono custodire organi delicatissimi , quali sono i fiorali. I tegumenti cutanei, come 1' epidermide fornita di cuticola più o meno spessa, di cora o di peli, e corno il sughero, eh' è impermeabile all'acqua, ai gassi, e eh' è cat- tivo conduttore del calore, valgono da tunica più o meno resistente, di cui l'organismo vegetale si ammanta per mot- fcersi al riparo delle offese cagionato dalle meteore. Mavì ha di più : la pianta emette talvolta spine, aculei, secre- zioni più o meno velenoso, per schermirsi dalla edacità degli animali. Ciononpertanto, l'azione nociva degli eccessi delle me - t'oro, delle invasioni dello crittogame, e della forzata col- tura praticata dall'uomo, scuote più o meno fortemente lo equilibrio vegetativo dell'organismo, alterandolo in tutto <» in qualche sua parte, o traondnlo o a malattia o a morte. Cosicché, la malattia consiste in un turbamento (locale o generalo) nel processo normale di vegetazione, determinato da cause estrinseche. Siffatti turbamenti sono più facili o più ovvi nelle piante importate da climi diversi, stante che con difficoltà esse possono trovare nel nuovo ambiente lo condizioni del luogo di origine. Ora, mentre le ma- lattie generali dell'organismo sono indotto, per lo più, da difetti dell'ambiente (temperatura, umidità, eco.)) le locali, poi, sono cagionate, per solito, da lesioni, che mettono a nudo la zona rigeneratrice, da parassiti, che scelgono per loro posto un organo speciale, e così via dicendo. GAP. IL Calore e luce. Il calore spiega l'azione forse la più rilovante sull'orga- nismo. Occorre, in generale, una temperatura da LO0 a 25° per la normale funzione delle foglio e dei fiori, e da 1 5° a 30° per la maturazione dei frutti; mentre al di sotto di 5° la pluralità delle piante coltivate non vegeta bene; coi geli primaverili i teneri germogli vengono ad essere più o meno offesi; e coi rigidissimi freddi invernali le piani massime le soinpreverdi, possono essere molto danneggiate. Gli organismi trasformano il calore assorbito in movimenti molecolari, e questi sono tanto più attivi, per quanto ma giore è il calore assorbito. E necessario, però, che il ca- lore non sia eccessivo in modo da provocare movimenti ampi fino a cagionare la dissociazione nello molecole a stitutive dei corpi viventi , né così scarso da arri I'' vibrazioni molecolari. Le temperature estreme fanno prima sospend <■)■.• . «• pò scia anche cessare la vita in un organo o indi' intero or- ganismo. Il calore diminuente di autunno nei climi tempe- rati, e crescente di estate nei climi caldi, coli' ostacolai'' ogni vegetazione gitta le piante in uno stato di Lei invernale od" estivo a seconda dei climi. L'azione delle tem- perature estreme è , a sua volta , poco nociva quando la pianta trovasi allo stato di riposo, e può essere micidial quando questa è in vegetazione. La temperatura poi deve crescere , ma gradatamente, B misura che dal periodo germinativo si passa al yegetativ ed al riproduttivo; ed ogni sbalzo, più o meno repentin di calore in tali periodi è sempre occasione prossima di malattia nella pianta. Le conseguenze nocive del gelo variano secondo la for del disgelo; infatti, se il disgelo è lento, i tessuti p rimanerne incolumi, ma se è tròppo brusco o rapido, i tessuti restano sempre più o meno vulnerati. Il carattere dei tessiiti gelati è di lasciar filtrare l'acqua attraverso la loro massa; l'acqua, raccogliendosi negli spazi intercellu- lari, può formarvi dei ghiaccinoli, capaci anche di lacerare i tessuti vicini (Mouillefert, 1886). I tessuti gelati , col perdere la loro turgescenza, diventano flaccidi, e si anne- riscono per la corruzione delle, sostanze contenute nelle loro cellule. Per effetto del gelo i teneri germogli s'im- bruniscono fino a disseccarsi , ed i tronchi stillano flussi più o meno putridi e corrosivi ; resino nelle conifere ; e gomma, massimo nelle drupacee, negli agrumi, nella vite, e così via via. I grossi alberi , per l'ineguale dilatazione del tronco e della cattiva conducibilità del legno, spaccansi sia per fenditure longitudinali, esterne od interne, sia per scollamenti circolari delle zone legnose. La consistenza maggiore o minore dei tessuti v'influisce non poco , giac- ché soffrono , d' ordinario , i tessuti più teneri e più ac- quosi. Infine, l'intensità degli effetti del gelo e disgelo è sem- pre in relazione con la durata del freddo, nonché con l'età dcdla pianta, con 1' umidità del suolo e dell'aria, e con le qualità del terreno cagionanti debolezza. Quanto si è detto è largamente confermato dai fatti, che a dovizia si possono raccogliere dal diligente osservatore. Ed invero, a quel modo che il declinare della temperatura in autunno fa cambiare il colore alle foglie , così un ab- bassamento rapido di temperatura in primavera, od in estate , apporta un giallumi o seccume totale o parziale nelle fo- glie, cagionando, a seconda dei casi, ora la fersa (macchie di secco, sulle foglie dogli alberi coltivati o selvaggi); ora il brasane (arrossimento seguito da seccume) nelle foglie e negli steli del riso; ora la melata (emissione di liquido zuccherino) alla superficie degli organi erbacei delle piante comuni sia legnose, che erbacee, e così via dicendo. La bassa temperatura, oltre a disarticolare lo parti estreme zucchero trasformasi, produ- 1 altri composti . ed emettendo gas aoido cari impattezza dej terreno e l'umidità lurri nelle radici lo stati» asfiti Leo. In ìitm egli ha rilevato mi" .-tati» morboso nelle (•(lini.- d< midollari e del parenchima Legnoso delle radi nelle cellule di accumulo di amido e di zuc- : 'i cellule il contenuto era trasformato in oor- ooli bruni; restava inalterata, 1' ai- d'aria nell'ambito delle radici , diffoi te. Tai ro, ohe Bom- min 1" in; ladiri mercè delle scalzature, ]<• | i il pristino vigore I.' inflm nte Littoranee non pure pei l' è pi no le foglie te • , ma anche pei un latto meccani- ii« Ila dire- la chioma di Iberi verso ten — 13 — Da ultimo, l'aria impregnata dei gassi deleteri, emessi dalle officine alimentate a carbon fossile, brutta più o meno le foglie con macchie di seccume, e le fa cadere immatu- ramente , massime nelle piante legnose. Infatti , secondo Morren (1886), l'acido solfidrico, se è contenuto nell'aria atmosferica anche nella minima dose di '/isoo , può far cam- biare in un colore olivo-giallastro il verde delle foglie ; e l'acido solforoso cagiona sulle foglie macchie giallastre che passano subito al bruno, facendone disseccare il corrispon- dente tessuto. CAP. IV. Terreno e coltura. Si è creduto che la natura del terreno potesse avere una certa influenza nel far prosperare una specie di pianta a preferenza di un'altra; se non che, a parità di circostanze, la vegetazione è favorita più dalle proprietà fisiche del terreno che dalle chimiche. Inoltre, l'azione del terreno sui vegetali è sempre in rap- porto con 1' umidità e con la temperatura, le quali favori- scono la dissoluzione dei materiali salini contenutivi. L'esposizione spiega un'influenza rilevante sullo sviluppo di un vegetale, perchè com' essa varia cambiano le condi- zioni dell'ambiente. Infatti, l'esposizioni al nord favoriscono lo sviluppo delle specie fungine per 1' umidità maggiore che ivi predomina; laddove in quelle al sud tale sviluppo è contrariato dalla soverchia secchezza. Onde risulta che gli attacchi delle specie fungine sono più energici al nord anziché al sud. Lo stesso si ripeta per le contrade che si trovano nei climi umidi , dove predomina la vegetazione crittogamica, rispetto alle altre dei climi secchi, in cui lo sviluppo delle crittogame è contrastato dal difetto dell'u- midità. Questo confronto spiega come una stessa affeziono morbosa, in una pianta qualunque, possa essere accompa- gnata da una numerosa colonia fungina nelle regioni umide o settentrionali : colonia che può scarseggiare e perfino mancare nelle regioni secche o meridionali. Il sottosuolo, poi, vi esercita un'influenza rilevantissima. Esso, quand'è permeabile, contribuisco alla maggioro prò- — 14 - riti delle piani Trastanti : ma qnand'è impbrmeabi- braria più o meno lo sviluppo rigoglioso delle pian- impenetrabile alle radici perchè «li .■lo il terreno, ed abbre- do v< aelle piante elio vi si alleva- tone la caduta delle foglio e la maturazione itti. I. le dell'organismo ueì vegetali crescenti ai bae quella degli altri i profondi. I i terreni bi >no molto [uenti i fenomeni di giallumi per difetto «li acqua e di Lo. Nei terreni . poi . in oui il sottosuolo è umido bì osservano fatti patologici dì grave entità. Infatti , la vi domina a prevalenza, accompagnata oppur no da tnaggine; la pinguedini bì presenta frequente nelle r apportandovi nel corpo legnoso sfacelo seguito da tnanii ni cai o da emissioni linfatiche <> : infiacchendo La vigoria in tutti gli organi aerei Retativi che riproduttivi; menomando inline, e dete- do la fruttificazione, giacché i frutti o cadono acerbi, arrivano a maturità, som» di qualità scadente e poco .-"li. pi hanno una grande tendenza a marcire. M bivazione il fattore più diretti» del tur- lonante malati ia nei vegetali . Ed in •• meimazioni profuse, massime se azotate e ioni, rendono più teucro e più succulente radici vuoi erb vuoi legnose, a perciò più soggette al mar consistenti i rami . e più carnose Le '• più sensibili agli sbalzi «li temperatura : btificazione, perchè promuovendo Lo sviluppo erbi • Ila pi nelle erbe con La Lussuria del fogliame, li albi di succhioni . prolunj ano lo j>ii<> del riprodul tivo, il quale può i io alle ingiurie dell'inoli rata ce; oc- in « a . sia per 1" svi- lupj [usi ari per La degene- di, la quali bì oc serva comune - meni Ile piante d bi od rdino. Viceversa La di ali i nel ti di del.olox/.a nelle una vita Bteutata, mancano dell tro le ingiurie del- teilmente ammalano. Il » in un leueno pingue ed umido, e La sco - 15 - in un terreno magro e secco, mentre è causa di giallume suole apportare benanco una deficiente fruttificazioni'. Un'altra causa prossima di malattia è la potagione. Il frutticultore per rendere più fruttifera una pianta, asporta dalla chioma di questa quei rami che saranno poco o punto fertili nell'annata novella, forzando così l'albero, inseguito allo impoverimento della chioma, a distribuire i suoi ma- teriali nutritizi in un numero di rami minore di quello nor- male , ossia di quello che avrebbe se non fosse tocco dal ferro. Questo spostamento nell' equilibrio fisiologico iper- nutre i rami residuali, e li rende nel pari tempo più suc- culenti e perciò meno resistenti alle ingiurie dello am- biente. Arroggi che la potagione lascia sull' albero delle ferite più o meno ampie, e profonde fino al legno. Ebbe- ne, quando in queste ferite può introdursi dell' acqua per mancata od incompleta rimarginazione , si sviluppa della carie , la quale a mano a mano procede distruggendo il corpo legnoso. Il disfacimento del legno, cosi iniziato, viene di norma aumentato ed affrettato dall'azione delle specie fungine. Le spore di queste, trasportate dal vento, quando cadono sul legno in via di alterazione, germinano; ed il fungo sviluppa il suo organismo prima a spese degli elementi forniti dal le- gno alterato, e dopo accelerando l'alterazione ed il disfaci- mento nel legno ancora sano, prendendo all'uopo il primo posto nella demolizione del corpo legnoso. Ditalchè una pianta selvaggia , quando passa ad essere coltivata , viene nel pari tempo ad essere assoggottata a cure successive, aventi per iscopo di migliorare, o di mag- giormente sviluppare quegli organi, che l'agricoltore sce- glie e destina alla bisogna. La pianta selvaggia col raffi- narsi od ingentilirsi s'indebolisce, cioè diventa più sensi- bile alle influenze nocive esterno, in quanto elio l'equilibri"» fisiologico, di cui essa godeva allo stato incolto, vieno ad essere spostato con la coltura a vantaggio del maggiore sviluppo di quell'organo, per cui è stata coltivata: sviluppo che non può aver luogo, se non aumentando in quell'or- gano l'attività fisiologica a spese, e talvolta a scapito della robustezza del resto dell'organismo. Questo persistente squi- librio di vegetazione costituisce una cansa permanente della maggiore cagionevolezza (per le malattie) «li una pianta coltivata rispetto alla selvaggia. - 10 - Il fatto dolla introduzione o dell' acclimatazione ,li ui.;t p: di un rlnmi div«r80 da 'lucilo in cuj r Bolito uno spostamento ve- ndizioni del clima. . Ui pi più ili quella selvaggia , i mal* • i delle gelate , degli sbalzi tn,j ira, della scarsezza «li luce, del- l', ll'acqi Lia qualità inadatta del ili dei pai-assiti , e «•<»si via. dicendo, pei ba to non ba i credere che Le piante incolte sieno [razione nociva degli agenti esterni; tutt'altro! Lo aver i er fermo che 1' effetto nocivo di un parità di circostanze , più intonso o [ale per una pianta coltivata che per la Ivaggio. Adunque la coltura non pre- silo i uso della panila. , una pianta ad olo rende più sensibili <• più gravi gli ef- i degli agenti esterni, infiacchendo l'organismo ['ambienti . « hiudendo, nelle piani»' agrafie il fatto della coltu- . più " meno forzata, deviando il naturale decorso vo- benefizio «li qualche organo speciale, spazio. In tal rincontro Le • alla loro prole i caratteri, con m' ro le nocive Influenze est erne. in quei caratteri a forza «li la ruai Icità nella pianta , e ren Ile nocive influenze esi erne, I pianta ohe 0081 allontanata — 17 — dalle sue condizioni naturali comincerà a variare; e dello varietà risultanti sarà sempre più vigorosa e più resi- stente quella che meno si allontanerà dal tipo selvaggio. E siccome è la coltura forzata che impedisce il ritorno di una pianta al tipo selvaggio, è appunto dessa che, col man- tenere sempre ingentilita la pianta, la rende nel pari tempo più cagionevole. D'onde emerge che, a parità di condizio- ni, le piante coltivate sono esposte a risentire più inten- samente i danni delle nocive influenze esterne, al paragone delle piante selvagge o delle varietà, che più si accostano al tipo selvaggio. Un' altra circostanza influisce eziandio sulla più larga diffusione delle malattie nelle piante coltivate, ed è 1' ag- gio meramente Qualora la malattia venga inoculata da germi fungini, è naturale che la sua espansione è molto agevola- ta dalla vicinanza di piante simili ; e perciò bastano uno o pochi focolari d'infezione per fare estendere rapidamente hi malattia in tutte o quasi tutte le piante allevate nello stesso sito. Laddove, nelle piante selvagge, che si trova- no per lo più dislocato o isolate 1' una dall' altra, è meno agevole l'infezione tra una pianta e l'altra. GAP. V. Parassitismo. Prescindendo dalle influenze dell'eccesso e del difetto di calore, di luce e di umidità, dalle qualità inadatte del ter- reno, e dai fatti culturali e relativi alla non ben regolata seminagione, irrigazione, potagione, ecc., cause tutte oc- casionali di malattia o di spinta a malattia , certa cosa è che le specie fungine possono cospirare contra la normale vegetazione, fino ad esaurire ed a trarre a morte una pianta. I funghi, infatti, essendo sforniti di clorofilla, di quella sostanza cioè che è 1' unico strumento, di cui si servono i vegetali per compiere l'assimilazione del carbonio (dond>- emana la formazione di tutt'i principi immediati necessari alla nutrizione dell'organismo), debbono nutrirsi di sostanze organiche appartenenti ad altri organismi (vuoi vegetali, vuoi animali), o provenienti da questi. All'uopo, essi hanno la facoltà di attaccare gli organi o le sostanze organiche, e di dissolverle ossia di digerirle, prima di assorbirlo e di Comes — Crittogamia Agraria. — 18 — diarie. Siffatta azione dissolvente dev'essere attribuita ad un particolare fermento diastasico, emesso dall'organi- smo fungino , e che ha la proprietà di scomporre lo so- nze organiche, non escluso le pareti cellulari, per ren- derle assimilabili da tale organismo. Se non chi , a tua." i fanghi posseggono il fermento diastasico di eguale energia; ed invero ili essi, mentre la- maggior parte dissolve ed assimila le sostanze organicb in via
  • bbene i limiti dei due gruppi suindicati sieno ben de- finiti dalla sfera di azione svolta dai funghi di ciascuno dei due gruppi, tuttavia esiste un1 altra categoria di lun- ghi, i quali traggono la loro vita non già sa organi morti, ma su organi viventi però lesi nella loro integrità da qual- che ingiuri, i ci ita dall' ambiente. Così per esempio, se l'aziono nociva del gelo o disgelo offendesse un òrgano, supponiamo un ramo, lino a farlo imbrunire, il ramo cos'i Leso, mentre presenta foglie pallide e s'infiacchisce in modo da non portare amaturazione L frutti, dà tacile presa allo [lappo di specie fungine. Qui stabilendo la loro sede su quel ramo, e Bpecialmente sulle sue parti alterate, con sorbirne i materiali organici possono esaurirlo fino a rio disseccare. Poteva anche darsi che quel ramo tosse venuto a disseccazione senza 1' intervento delle specie fan- ne : però queste col sopragiungere, e con lo sfruttare Le istanze organiche del ramo, hanno sempre aggravato lo :t.. morboso del ramo, e ne hanno anticipato La fine. (': , tutte le Bpecie fungine ohe svolgonsi a sp< di organi ancora viventi, e versanti non in uno stato sa- li' in uno stato morboso per fatto non parassitario, debbono iv unni e tra i parassiti o tra i saprofiti ? — 19 — Qui cominciano i dispareri e le contraddizioni tra i crit- togamisti , dei quali però la pluralità annovera fra i pa- rassiti tutti quei fanghi che abitano gli organi viventi, sia sani , sia ammalati. Però , l'aggruppamento delle specie fungine in una categoria più che nell'altra, qualora riflet- tesse la semplice loro classificazione fisiologica, si ridur- rebbe tutt'al più ad un puro fatto scientifico; ma siccome questo fatto rifluisce d'ordinario nella pratica agricola, così non è indifferente per 1' agricoltore la designazino della qualità e dell'indole di una specie fungina. Data, per esempio , la presenza di un fungo su di una pianta vivente, e dato pure che il crittogamista indichi un rimedio per combattere il fungo che 1' abita, se la pianta si era ammalata per un fatto non parassitario, potrà suc- cedere che il rimedio uccida il fungo , ma che non libe- rerà la pianta dalla malattia che l'aveva incolta. E men- tre il crittogamista continua ad insistere sulla qualità pa- rassitaria del fungo , 1' agricoltore , pur avendo ucciso il fungo potrà suo malgrado veder deperita la pianta, e sciu- pato così il suo tempo, il suo lavoro e la sua moneta. In- dubbiamente non vi ha alterazione di un organo qualsiasi, che non venga accompagnata da una o da più specie fun- gine. Ma l'agricoltore per provvedere al da fare ha biso- gno di essere illuminato sulla quistione, se, cioè, il fungo concomitante 1' alterazione di un organo sia oppur no la causa dell'alterazione. Ed invero, se il fungo è causa dello stato morboso della pianta, l'agricoltore deve mirare e com- battere il fungo ; che se poi questo è sopravvenuto alla malattia della pianta, e che perciò la causa della malattia non risiede nella presenza di esso , ma in un fatto ben diverso , allora è vana cosa combattere il fungo , perchè tutte le curo debbono essere dirette a rimuovere il fatto (diverso dal fungo) cagionante malattia nella pianta. Dato, adunque lo stato morboso di una pianta o di <|ual- che suo organo, l'obbligo del crittogamista si è di a dare bene il fatto, se cioè la specie fungina concomitante sia causa oppure effetto dell'alterazione della pianta o del- l'organo, affine d'illuminare l'agricoltore nella via che deve prendere per provvedere alla bisogna. Tuttavia non ha a credere che la presenza di una crittogama fungina su di un organismo vegetale, ancora in vita, sia affatto indif- ferente per questo ; stante che so 1' organismo è sano hi - 20 - delta crittogama può trarlo a malattia, e s'è am- malato per altra causa la crittogama aerava sempre la malattia, fino ad anticipare la morte della pianta. Nel primo rnand< L'Organismo era sano, la crittogama, ch'è Btata per questo causa di malattia, è un vero parassita; nel secondo . -■ i • è la crittogama non è stata la causa lidia malattia sssendo essa comparsa dopo di que- ie un tattn dario o come un i pitenomeno), do- ro considerata anche corno nociva j>er l'organo lan- guente . perchè è davvero un'aggravante di malattia. In quest'ultimo caso 1" sp< i rie fungine iniziano la loro Aita negli organi languenti . e la continuano forse più sfarzo- samente sugli Btessi organi già morti. Ed in verità, molti funghi >li , cioè crescenti sugli organi morti o sulle organiche già uscite dal circolo vitale , possono talvolta stabilirsi su gli organi deperenti ma non ancora nw.rti : dessi . finché Limitano i loro attacchi ad affrettare la umificazione degli avanzi organici, sono utili all'agricol- : ma quando estendono la Loro aziono agli organi an- cora viventi i on vigorose, e quasi sempre a morte gli organi su cui vivono perno di terra, pomodoro, cavoli, vite, ecc.). L'epifite appartenenti agli Erieifei Bono meno dannose e meno an- -<>no le fumaggini. Molti mioeti invece accelerano la distruzione «lei legno; e quelli ohe si producono nei le- tamai e nei terricci devastano talvolta le coltivazioni, in cui questi B'impiegano. Il sistema vegetativo dei funghi è un tallo, come è tallo L'organismo 'li un'alga, ma gli venne dato il nome di mi- cetto. Il miceli" è costituito da fili liberi o intrecciati a ito, a feltro, a fasci , a cordoni. Esso bì può ridurre a masse di protoplasma nudo, come nei Mixomiceti1 che vi- vono sul legno marcio, sugli avanzi di tannerie, ecc. Met- to, infatti, sotto una campana di vetro di questi avan- i 'l'mti -li organismi animali viventi, compreso L'umano, possono liti da crittogame parassite. Cosi sull'organismo umano si sono incontrate le seguenti crittogame. / phyton tonsurati», da cui vien iginata !:i Tigna tonsurante o l*oi | nsurante : i tpondoides, da cui deriva la Tigna <> plica polonioa : \fù ttporon Atidouini , che cagiona la Tigna decalvante, detta anche o P( ade, Erpeti o Poi rigine decalvante : agrophf/te», causante la Mentagra o tigna sicosi : '• riti do o 'li concettacolo, come negli ì ùphei fig. 1,/ 'Mi sporidi prodottisi nello teche si de- — 27 — nominano tecaspore, ascospore, o sporule. Infine, chiamansi zoospore quegli sporidii, che vengono emessi nudi, e che sono costituiti da una massolina di protoplasma dotata di un attivo movimento vibratorio nell'acqua. Quando v'ha poi organi sessuali , il maschile prende il nome generico di anteridio o di pollinodio , ed è per solito allungato ; il femminile l'altro di oogonio, ed è per solito rigonfio. Tali organi sono poi cellule fungine ipertrofiate e differenziate per la riproduzione, la quale avviene per il versamento e per la fusione del protoplasma maschile (del- l'anteridio) nel protoplasma femminile ( dell' oogonio ). Il risultato di tale fusione si è la formazione di una spora nell' oogonio, la quale si addimanda oospora , come nelle peronospore (fig. 3, e, f, g). GAP. Vili. Polimorfismo. Il Polimorfismo, o Pleiomorjisnio, è una nuova maniera se- condo cui sono studiati i funghi. I vecchi classificatori per ogni variazione di forma negli organi riproduttori, che in- contravano in un micete qualunque, formavano una nuova specie; onde venne quella pleiade di nomi che imbarazza molto ed intralcia lo studio della Micologia. Sorsero in tem- po non lontano da noi voci autorevoli a porre argine a questa vera irruzione di nuove specie. Segnatamente fu- rono i fratelli Tulasne e de Bary, i quali dimostrarono che molte delle specie, credute autonome, debbono essere con- siderate come stadi diversi di una stessa specie. Ed in verità, la maggior parte dei miceti è polimorfa, presentando stadii diversi, i quali o si compiono tutti sulla stessa pianta nutrice su cui la crittogama si è trovata, oppuro si compiono e si svolgono su piante diverse. Nel primo caso gli stadii di polimorfismo si svolgono sul medesimo soggetto, ed il polimorfismo dicesi omoecio o autoxeno, nel secondo caso eteroecio o eteroxeno. Questi stadii som» co- stituiti anzitutto dal polimorfismo del sistema riprodutti- vo ; giacché in ciascuno stadio determinato la crittogama assume caratteri differenti, producendo spore diverse per — 28 — forma bruttura, nonché carpo/ori (cioè gli organi destinati a portare le spore) ancue diversi secondo gli sta- di i (lolla crii T~no dei oasi più Beinplici è offerto dalla Fistulina he- patica l'i-., in cui. oltre alla comune forma di basidiospo- re, bì trovano benanche conidii. La /' Fuckt liana, de By., è un fungo tecasporeo, ohe si sviluppa sulle foglie morte «li vito; ora sullo stosso mi- celio, che produce la Peziza, si svolge un'altra forma fun- gina ii: diofora, che prende il nome dì Botrytis cinerea, s. La Botrytis e la Peziza non sono perciò due miceti diversi, ma due stadii di uno mie te, di cui la forma meno .'Voluta, presentata dalla Botrytis, corrisponde allo stadio conidjoforo , e la forma più evoluta è data dalla forma di Peziza. Sullo sclerozio della segala cornuta si Bviluppa la Cla- r> purpurea, Tul., la quale rappresenta lo stadio asco- foro e quindi il più evoluto di un micete. Questo co- mincia a mostrarsi con la forma conidiofora sui carpelli della Begala, e in tale primo stadio veniva designato col nome di Sphacelia segetum, Fr. Lo sclerozio da cui svol Claviceps fu anche ritenuto da De Candoll e come' specie •noma, «• denominato Sclerotium Clavus, Intanto il mi- mpre lo stesso, poiché la Sphacelia è la sua forma conidi, --ci. Tot inni è i! micelio perdurante od iber- nante che produce la Claviceps, la quale da ultimo ne è la l'orma più evoluta tecasporea fig. L46). Negli Erysiphei si presentano d'ordinario due stadii con le di organi riproduttori ben diversi — 1.° stadio è la toriiiu conidiofora (fig. 1 a, />, c)j k2." è La torma asco- g. 1 . /'. g . Questi due stadii possono mostrarsi suc- ùvamente , oppure no; di solito il fungo si presenta ne] primo stadio, il quale ha dato Im^n nei passati tempi alla formazione «Ielle molte specie di Oidium credute tutte autonome, ''osi nella comune crittogama della vite si ha lo stadio conidioforo, ohe corrisponde' alla Bpecie chiamata Oidium Tuckeri, Berok., conidiofora; e perciò la denomina- Erysiphi Tuckeri è data in attesa sem- pre di rinvenire la tonni ascofora. Invece nelV Erysiphi pannoia, Fr., ohe -i w frequente sulle foglie del pesco ini rose da giardino, si rinvengono tutti e din- — 29 — gli stadii: 1.° conidioforo (Qidium leucoconium, Desm. fig. 1, a, b, e); 2.° ascoforo (Erysiphe pannosa, Fr., tìg.l,/, g, h). Infine, nelle sferiacee complete s'incontrano quattro sta- dii, e quindi quattro modi di organi riproduttori , e pro- priamente: 1.° forma conidiofora; 2.° forma spermogonio- fora; 3.° forma picnidiofora; 4.° forma ascofora (fig. 137). Le fasi di polimorfismo si possono compiere anche su piante nutrici affatto diverse, ed in tal. caso si ba il po- limorfismo eteroecio o eteroxeno. Fra i tanti esempii valga quello che ci presenta una crittogama comunissima , cioè la ruggine del frumento. La spora ibernante di tale crit- togama (teleuto spora , fig. 2, 6), incontrando in primavera le opportune condizioni, germina producendo da ciascuna delle due logge , ed anche da una sola, un tubo germina- le , che prima si allunga e poi si ramifica. Ciascuno di questi rami si arrotonda all'apice, e per mezzo di un setto isola la capitazione così formata. Queste cellule apicali di- consi sporidii ed il filo ramificato promicelio (fig. 2, d, e, f). Formatisi gli sporidii , il promicelio muore. Gli sporidii germinano solo sul crespino (Berberis vulgaris) , sulle cui foglie, preferibilmente le più giovani, gli sporidii germi- nando emettono il tubo germinativo, il quale penetra nel parenchima fogliare, e quivi moltiplicandosi forma il mi- celio. Su questo micelio si svolgono gli organi riprodut- tori, che sono di due forme. Nella pagina inferiore delle foglie si formano peridii, in cui si producono file di spore di color arancione : questa forma di riproduzione è detta Aecidium , donde il nome di Aecidium Berberi dis , Pers., quando era considerata come specie autonoma (fig. 2, e, e', e"). Alla pagina superiore si affacciano più tardi degli spermo- gonii contenenti spermazii (fig. 2, e'"). Mentre con la germinazione degli sporidi si è ottenuta l'infezione artificiale delle foglie del crespino , viceversa con le spore dell' Aecidium Berberidis non si è riuscito a costituire artificialmente la ruggine nelle foglio del fru- mento, laddove l'infezione rugginosa non manca mai, quando si allevano piante di frumento, di riso e di segala attorno ai cespugli di crespino affetti dall'ecidio. Comunque, nelle macchie rugginose si svolgono sul micelio, come primi or- gani di riproduzione, conidii, i quali tengono un piccolo gambo, sono di color ruggine e raccolti in mucchiotti .sot- toepidermici, detti acervuli. Questi poi squarciano l'epider- — 30 — mide «ho li rivestiva . e vengono a giorno (fig. 2 , a). S bto tale forma la raggine si diffonde rapidissimamente nei campì di cereali; però verso la fine della vegetazione della pianta nntrice il micete produce spore ibernanti e bilocularij le telentospore, di oni si è parlato di sopra, e donde si è partito (fig. 2, b). Adunque la stessa specie fungi na, cioè la ruggine del frumento, presenta tre forme riproduttive diverse, appartenenti a tre stadii diversi, di- stinti con i nomi di J. Aècidium Berberidis, Pers. (ecidiospore e spermazii : 2 Uredo linearis, Pers. (uredospore) ; 3.° Puccinia graminis, Pers. (telentospore). Questi tre nomi, che designavano dapprima tre specie div< rèe, indicano oggi solo tre stadii della stessa specie, a cui si è dato il nome dello stadio a spore ibernanti, cim' ili Puccinia graminis, Pers. Infine, uno stosso fungo può presentare una forma di ri- produzioni' agama ed un'altra sessuata. * Josi nelle perono- spore le ife arborescenti che escono dagli stomi (fig. 3, 1>) •ino al loro apice conidii (fig. 3, e) prodotti agamica- mente; mentre verso il cadere della vegetazione della pianta nutrice si svolgono organi sessuali sul micelio an- nidato nei tessuti. All' uopo un ramo del micelio si ri- gonfia a! sin» apice e produce l'oogonio (fig. 3, < . i d un alti-' nio produce l'anteridio (fig. 3, /,). Quando i due organi Bono maturi, il protoplasma maschile dell'anteridio . :i di norma a versarsi n tecaapon . mentre le rimanenti prò- — 31 — dottesi in qualsivoglia altro modo, escluso sempre il ses- suale, vanno designate, in generale, col nome di conidii, o di acrospore. Per un processo di gemmazione si formano le basidio- spore; ed invero la cellula sporigena (basidio), che trovasi all'estremità di un'ifa fertile, dà alcuni prolungamenti ter- minali (sterigmi) rigonfìantisi all'apice in ispora, come per esempio negli Agaricini. Per un processo di scissione o segmentazione dell'estre- mità delle ife fertili (sporofori) si formano le tricospore, solitarie o allineate a catenula, negl'Ifomiceti ; le pseudo- spore (germinanti con promicelio) nelle Uredinee e nelle Ustilagini ; gli spermazii degli spermogonii, e le stilospore dei picnidì. In tutt'i casi precedenti le diverse specie di conidii si disarticolano dall'apice degli sporofori o sterigmi, e dive- nuti liberi sono largamente disseminati dal vento e dal- l' acqua ; salvo le stilospore e gli spermazì che , essendo contenuti in particolari concettacoli, vengono, in generale, riversati all'esterno da una sostanza mucillagginosa accu- mulatasi a mano a mano nel concettacolo. Le tecaspore o ascospore , ed in generale le spore che si producono per endogenia all'interno eli una cellula ma- dre, vanno designate col nome di sporule o sporidii (fìg.l,/*.). Per poter essere disseminate è necessario che lo sporangio, o Vasco, entro cui sono contenute, si apra. Bisogna notare, però, che i due nomi di sporangio e di asco non sono sinonimi. Lo sporangio è una capsula di forma sferoidale, come nei Mucor; l'asco, o teca, è di forma oblunga, come, negli Sferiacei. Lo sporangio per emettere gli sporidii si deve rompere, e generalmente si fende in due parti, come nella comune muffa delle conserve (Mucor Mucedo, L.). Sullo sterco di maiale si produce un fungo, il Pilobolus crìjstallinus, Kod., il cui carpo/oro , o sporoforo, è clavato, rigonfio nel mezzo, lucidissimo, e portante all'estremità uno sporangio. Que- sto non si apre; ma gelificandosi al suo punto d'inserzione sul carpoforo, se ne distacca con scatto. Spesso le teche hanno due pareti: una esterna resisten- te , ed una interna igroscopica ed estensibile. Quest' ul- tima allungandosi , mentre rompe la membrana esterna , si fende all'apice, e riversa le sporule all'esterno. Altre — 32 — voi- rompo L'apice della torà, e gli sporidii vengono lanciati a scatto. Talvolta, col gelifioarsi dell'intera parete della teca , ^li Bporìdii si trovano immersi in un liquido mucillagginoso; e giacche le teche sono per lo più conte- nute uri peritecii, ne deriva che questi resteranno riem- piti da silfatto liquido. Inoltre nei peritecii , a parete igroscopica e forniti di ostiolo, la mucillaggine, tacendo ca- polino dall'ostiolo, riversa all'esterno gli sporidii, che con- teneva. Nei periterii chiusi, cioè senza ostiolo, come ne- gli Erisifei , le pareti delle teche vengono per solito ad essere riassorbite, e gli sporidii, posti cosi in libertà, esco- no fuori per irregolare rottura della parete del peritecio. Le spore conservano più anni la facoltà germinativa, e possono tollerare anche un forte calore, come quelle del- VVredo segetum, Pera., lo quali resistono, a secco, alla teni- tura di 120 a 128° per un'ora, senza alterarsi. Ora, le Bpore che con l'alimento penetrano nel tubo digerente de- gli animali , avendo il loro episporio non attaccabile dai succhi gastrici, possono impunemente transitare, senza alte- rarsi, lungo il tubo gastro-enterico, e germinaro dopo di essere state emesse con la defecazione. Le spore per germinare chiedono aria, acqua e calore. La loro genuina/ione ha luogo ad una temperatura piut- tosto elevata, per lo meno a 15° ; ed è più facile a circa 20°; orni' è che nei Letamai, a causa della temperatura al- quanto elevata, le spore germinano appena formate, purché trovino nell'ambiente (oltre alla temperatura necessaria) L'acqua, che potrebbe essere fornita anche dalla rugiada o dalla nebbia; altre però non germinano che dopo un pe riodo di riposo. Queste ultime sono le spore ibernanti o turanti dette teleuto spore ed anche ipnospore , le quali, come tinali, svernano per germinare in primavera Bg. 3,iù che l'altro subendo iati modificazioni grazie al progresso degli si udii biolo- gici , che non è possibile l'attenersi ad uno di essi senza • • re costretl doverlo cambiare a seconda delle ulte- riori ricerche. Ad evitare per quanto «'• possibile quelle disquisizioni , ohe meglio si addioono a chi studiasse la sistematica in armonia dello svolgimento «li tali ricerche, quivi si adotterà quella classificazione, che «'• stata come la falsariga è lunghi viventi sotto l'epidermide delle fanerogame , sviluppando il loro micelio n-i tessuti . |" r emettere le debbono squar- 1' epidi rmid MI. Basidiomicbti , che Bono tutt' i lunghi forniti «li basidi oc | — 35 — IV. Ascomiceti, vale a dire funghi con teche od ascili. Queste sezioni vanno a loro volta divise nel modo che segue : Ficomiceti Ipoder.mei Peronosporee, es: Peronospora. \ Mucorìnee, es: Mucor. ! Chitridlee, es: Chytridium. \ Saprolignee , es: Pythium. ( Vstìlaginee, es: Ustilago. | Uredinee, es: Puecinia. , Imenomiceti, es: Agaricus. Basidiomiceti Tremellinee, es: Tremella. [ Gasteromiceti, es: Phallus. Ascomiceti Tuberaceì, es: Tuber. Onigenee, es: Onyg?na. Discomicetì, es: Peziza. I Pirenomiceti, es: Sphaeria. \ Fermenti, es: Saccharomyces. CAP. XI. Ficomiceti a ) Peronosporee. Le Peronosporee sono vere parassite , perchè vivono a spese delle piante vive. Il loro micelio si diffonde nella trama degli organi teneri od erbacei delle piante nutrici , mentre che i carpofori erompono dall'epidermide. 1 primi germi riproduttori che presentano sono formati per aga- mia; essi sono acrospore, cioè coniclii , denominati anche zoosporangi, perchè bene spesso emettono zoospore invece del budello germinale. La riproduzione sessuata ha luogo nella trama degli or- gani, ove ha sede il micelio". All'uopo alcuni rametti mi- celici, differenziandosi^ s'ingrossano all'apice per formare oogonii ed anteridii: ed in seguito della copulazione di tali organi sessuali risultano oospore ibernanti. Queste a pri- mavera emettono (al pari dei conidii agami) o tubi germi- nali, oppure zoospore, munite di ciglia, e simili a quelle dei couidii. iti ap< ùe dei generi principali — Peronospora e Cystopus — hanno teri biologici comuni, ] »oi<-liè il loro micelio si comporta allo stosso modo nei tessuti delle piante nutrici , producendovi oospore; differiscono però nella riproduzione iì. Nelle Peronospore i carpofori agami escono o iso- lati oil a fast et t i dagli stomi : essi Bono 'Ielle ife per lo più continue, cioè senza Bepimenti, ramificate e producenti all'apice nude, e provviste ciascuna 'li due ciglia vibratili (fig. 3, d . Per germinare esse hanno bisogno di acqua, e di una tem- peratura sufficiente (da 1 ò° a 20°) . Allora, riassorbendo lo ciglia e ricoprendosi di parete, si allungano in un filo ger* minale in cui versano lentamente il loro protoplasma. La punta di questo filo. su di una pianta non nutrice di una data specie di peronospora, non penetra nei -mi <• perisce; ma se trovasi sulla pianta nutrice richie- 'introduce nei tessuti erbacei, massime nello foglie di questa, penetrami. .vi sia per mezzo degli stomi, sia fo- rando l'epidermide. Comunque, il tubo germinale, sia che provenga dalle zoospm-e. sia dai couidii, penetrando nel ottoepidermico . e negli spazii intercellulari de] parenchima erbaoeo, vi si espande ooll'allungarsi >■>■<<] ra- ta micelio. Spesso, ma n<>n sempre, i fili mioelioi interstiziali delle cellule, iano dei rametti nell'interno 'li esse, e quivi tnano dei veri austorii fig. '•'<. a). Questi i . non -i trovano nella peronospora delle patate, ma , Memi in quella delle Lattughe. Dopo che il mi ni I pa i-enei, 1 1 ... le i fa serpeggianl i — 37 — sotto l'epidermide, trovandosi in prossimità di uno stoma, lo attraversano per venire all'esterno, e si ramificano con or- dine dicotomo o tricotomo, etc., per sporificare all'estre- mità dei rami (fig. 3, b). Nelle colture artificiali l'intero processo si può compiere in 24 ore circa : in 5 o 6 oro germina la zoospora, in 17 o 18 altre ore si ha la forma- zione del micelio e dei relativi carpofori. Intanto i rami per formare i conidii si rigonfiano prima in una capita- zione, in cui si congloba il protoplasma. Contemporanea- mente si forma un tramezzo, che separa la capitazione dal ramo . Il conidio, o zoosporangio, così isolato passa a matura- zione, e dopo disarticolandosi cade, ed allora, se incontra le condizioni opportune, esso germina. Lungo la primave- ra, e più in estate, massime dopo una pioggia abbondante seguita da sole, le piante affette da peronospora mostre- ranno subito il parassita. Le foglie, alla pagina superiore, presenteranno delle mac- chie prima brune e poi giallo-rossastre , a cui sulla pa- n-ina inferiore corrispondono fiocchetti luccicanti, che sono vere colonie di carpofori di peronospora. Le macchie for- mansi , dacché gli elementi cellulari vengono ad essere sfruttati dei loro materiali plastici ; e quando questi sono esauriti , si risecca il tessuto fogliare corrispondente alle macchie. Ciò avvenuto, il micelio della peronospora peri- sce insieme ai tessuti ; e può solo persistere ai margini della macchia, cioè in prossimità del tessuto vivente. Ond'è che la malattia cagionata dalle peronospore va designata col nome di Male del secco. La riproduzione sessuata poi avviene alla fine della ve- getazione della pianta nutrice, e nell' interno dei tessuti. All'uopo, alcuni rami del micelio s'ingrossano all' apice, conglobando il loro protoplasma, ed isolandolo con un tra- mezzo. Altri rami s'ingrossano a mo' di clava cilindrica , più o meno arcuata od allungata. Questi ultimi rumi co- stituiscono i pollinodi, e sono maschili; i primi gli oogonii, e sono femminili. Quando questi organi sono maturi, il pollinodio venen- do in contatto dell' oogonio , talvolta, sebben raramente, vi caccia una punta perforante, mercè di cui riversa il mk» protoplasma nel femminile. Ciò avvenuto, il protoplasma fecondato produce P oospora ibernante a parete outicula- _ 88 — rizzisi;.. Questa oospora poi germinando emette zoospore simili alle altro prodotte dagli zoosporangi agami fig. 3, i . /. a . oppure può direttamente allungarsi in un tubo ger- minai CAP. XII. Malattie cagionate dalle Peronospore e dai Cistopi. PERONOSPORA, Casp. [fé parassitiche per lo più noi] Beptate. Spore
  • i ha né sporificazione, uè sviluppo ili micelio. Donde he li temperatura più favorevole per la sporifi- illa i ia L8 23ÒC. Il tubo germinale, comunque prodotto, sì fa strada Del- l'interno delle foglie preferibilmente per gli stomi oppure lido Le cellule epidermiche, e nei tuberi giovani per ommessure delle cellule suberiohe. È da notarsi però che L'infezioi i giovani tuberi non deriva dallo eèten- lel micelio dallo si ilo nei rizomi . ma dalla caduta dei conidii sul Ed invero, i conidii caduti Be tro- ia un'atmosfera i ca, dopo circa un giorno perdono il p rminativo; ma se v'incontrano dell'umido ger- mii. ed iniettano quei tuberi giovani e superfioiali . veni ura si posson ire in contai to l/in- dei giovani tuberi, mediante i conidii, è riaffermata al e pi perimentale fatta da Spei r- « . i ;li piantò i uberi •-ani ili patal e in \ li I ..li sabbia; in alcuni collocò delle foglie in alt ri no; ed ottenne I' infezione dei t li- mi vasi in cui aveva posto Le foglie peronospo- . ma! . !,. tutt'i vasi in esperimento fossero man- — 41 — tenuti nelle stesse condizioni di umidità e di temperatura. Osservò, infine, che erano più facilmente infettati i tuberi giovani e quelli a pelle sottile, e che il micelio perdurava nei tuberi da un anno all'altro. E da notarsi poi che all'azione corruttrice della perono- spora si combina 1' azione umificante dei batterli {Clostri- clium butì/ì'iciim), donde il rapido disfacimento dei tuberi. La forma riproduttiva agama, cioè quella descritta fino- ra , è la sola conosciuta per le patate , la cui peronospo- ra, a differenza delle congeneri, non presenta alcuna forma sessuale, e perciò neppure le oospore. Senonchè, mentre i micologi inglesi dicono di aver tro- vato le oospore nei tuberi di patate, tanto che AVorthington Smith le ha descritte e figurate nella Grevillea (1875-6) , fatto confermato posteriormente da Cattaneo (1882) ; tut- tavia i micologi tedeschi, seguendo de Bary, ritengono che le pretese oospore di Smitli appartengono invece al P;/- thlum vexans, de By, o al P. Equiseti, Hesse. Certa cosa è che finora le oospore di questa peronospora non sono state con sicurezza accertate né sulle patate, né sul pomodoro, né su altre solanacee affette dalla stessa peronospora ; e perciò , de Bary (1875) riteneva che vi potess' essere un fatto di eteroecia, cioè che la forma agama si trovi sulla patata, mentre che la sessuale possa aver luogo in un' al- tra pianta finora non conosciuta. Prescindendo da una possibile eteroecia, è fuor di dubbio che il micelio possa restare permanente nel tubero, e rin- novare l'infezione nell'anno seguente. Per riassicurarsi di ciò , è sufficiente spellare una patata , o meglio farla in pezzi, e mantenerla in un ambiente caldo ed umido. Così facendo, si avrà appena dopo un giorno la emissione dei caratteristici fili conidiofori di peronospora, forniti di sot- tili conidii. Ciò posto , qualche micelio , che dal tubero s1 inoltri in primavera in un germoglio , e raggiunga lo parti aeree ed inverdite per omettervi gli sporofori, è più che sufficiente per costituire l'infezione nel campo. La malattia, poi, infierisce nolle annate piovoso, e nei terreni pingui ed umidi. Como del pari , la propagazione delle patate per pezzi di tuberi, invece che per tuberi in- teri, e meglio per semenze, nonché 1' abbondante» lctama- zione, e le piogge predispongono le patate alla più larga infezione (Hunter, 1876). Comes — Orittogamia Agraria. '* — 1 12 — Più teneri e più acquosi, per copia di acqua e di letame fresco, si r.-ndono i tessuti della pianta, più questa soffre per peronóspora. Innumerevoli ri medi i sono stati escogitati e sperimentati per combattere questa malattia, ma da circa mezzo se- colo il problema non è stato risolato ; uè la sua risolu- zione è facile, giacché si tratta di combattere una critto- gama endofita, il cui micelio, svolgendosi nella trama dei tessati, trovasi al coperto di qualunque mezzo anticritto- gamico. All'uopo, qualunque rimedio che possa mai essere ado- perato dev'essere preventivo. E tra i tanti rimedi escogi- tati e sperimentati si può con una certa fiducia rioorrere ai due Begaenti: 10% di sale agrario (cloruro di sodio im- puro) finamente polverizzato, e poi mescolato alla polvere di cale viva ; oppure 5 °/0 di solfato di rame finamente polverizzato, e poi mescolato alla polvere di carbone o di carbonella. L'aspersione di queste polveri dov'essere fatta con un comune soffietto, e nelle ore vespertine ; dev' es- sere cominciata quando si teme l'apparizione della perono- Bpora, cioè in giugno, o quando qualche macchia di socco oomiacia a presentarsi sulle foglie, e ripetuta almeno ogni 1-") giorni fino alla raccolta dello patate. Si noti , però , che l'uso del sale agrario con calce può giovare solo nel caso delle infezioni deboli ; ma dove le infezioni sogliono ere gravi è indispensabilo 1' uso del solfato di rame. Hanno poi una singolare importanza i rimedi culturali. Fa mestieri innanzi tatto di scegliere beno i tuberi che debboao essere piantati, acciò essi non portino seco la ma- lattia nel campo. ,. di conservarli in una località molto see- ( ,i . essendosi osservato che i tuberi così custoditi sono più refrattari alla malattia. Anzi i tuberi destinati alla piantagione novella dovrebbero ossore per podio ore .lis- ti in mi l'omo, la cui temperatura si mantenga verso i lire. Difatti, risulta dai recenti studii di Eriksson (188-1 eh., i tuberi rinchiusi in tubo di latti, immerso per 4 oro nell'acqua mantenuta alla temperatura di circa 50°, sono incapaci di amettere sporofori, torse perchè in ossi in •oiito al disseccamento viene a perire il micelio. In ogni ■ i tuberi scolti, dissecati oppur no, dob- 1 re piantati un po' più profondamente del solito, massime ielle località molto :'o al male in esaino. — 43 — Le righe di piantamento debbono essere, in tali località, un. po' più distanti fra loro, ed in seguito la rincalzatura si deve praticare anche più alta del solito. Così facendo , i tuberi, che verranno a svilupparsi sotterra, potranno essere ricoperti di uno strato più alto di terreno, ed essere più risparmiati dall'infezione dei conidii che cadranno dalle fo- glie. Giova in ogni caso mantenere bene asciutto il terrono. Compiuta poi la raccolta dei tuberi, urge moltissimo lo sceverare quelli che sono macchiati , per evitare che la gangrena , in cui vengono i tuberi in seguito all' altera- zione fungina della peronospora , passi da questi ai sani con grave scapito del raccolto. La stessa peronospora attacca il pomodoro (Lycopersicum esculentum) lino a compromettere il raccolto, come Gare in ( 1877 ) ebbe occasione di osservare nel nizzardo. Le piante colpite lungo l'estate si presentano cosperse di mac- chie brune sulle foglie e sugli steli ; da queste macchie poi erompono fiocchetti lanuginosi bianchi, costituiti dagli sporofori della peronospora ; ed i fiocchetti sono visibili alla pagina inferiore delle foglie , massime negli angoli delle nervature. Nelle piante colpite dal morbo i frutti restano , in ge- nerale, piccoli ed acerbi, e macchiati di lividure. Ora nelle macchie del frutto si osserva del micelio peronosporieo , sebbene nelle varietà a frutto cavernoso sia pure possibile che spuntino fiocchetti conidiofori nelle logge del frutto. Per combattere questo male nei pomodori si possono sperimentare con vantaggio le stesso polveri indicate por le patate ; sa non che trattandosi di non grave infezione basta il recidere una porzione della chioma della pianta , e rincalzare molto il pie' dello stelo. Così praticando , si otterrà una novella emissione di germogli e di fiori ; si avrà forse una fruttificazione più tardiva; mi nelle località dove non sono temibili i freddi precoci si avrà una larga maturazione di frutti. Questa peronospora suole talvolta colpire il petronciano (Solarium esculentum), ma l'infezione non si è mai presen- tata dannosa. Peronospora Faci, Htg. {Phytophihora omnivora, dBy . Peronospora del faggio : Maladie de» cotylédones du HStre , Buchi ni., imlingskrankheity BaumdUmlingstòdU r. Si sviluppa buì semi germinanti eli faggio t, Fagua %yl- vatica . nonché «li Abies,
  • /.('('spore , il cui tubo germinalo penetra negli organi della. piani icina nutrice attraverso l'epidermide, cacciandosi tra lo pareti laterali di due cellulo contiguo. Compiuta lain- fezione, bastano «la '6 a I giorni, acche si abbiano i nuovi sporofori all'esterno, come ha luogo in effetti dal maggio al luglio. Jl parassita poi sverna mediante lo oospore. All' UO] prima elio la pianticina nutrice perisca, nell'interno dei tessuti il micelio .inette rami sessuali, anteridii, cioè, ed oogonii, i quali in seguito a fecondazione producono oo- spore. Beoondo de Bary, l'oospora della peronospora della Clarkia germinando dà un tubo, che termina in un coni- dio, in cui poscia sviluppatisi le zoospore Adunque Le zoospore servono ad espandere largamente la malattia lun- o la primavera; le oosporo servono poi a perpetuarla nella località a. Anzi il terreno, in cui semi perite ].• piantioine . resta tanto infetto da miriadi di oosporo, ohe basta una sola manata di esso per infettare lo semi- nagioni vegnenti : e p< r giunta Le oospore conservano la loro facoltà germinativa almeno per 1 anni. si e. pei vato ohe coll'anticipare il trapiantamelo la pianticina Bopravvive, laddove perirebbe so restasse nel — 45 — semenzaio. Una ripresa di vegetazione varrebbe in tal modo a risparmiare la vita alla pianticina. Ove mai il trapian- tamene anticipato non potesse aver luogo, non resta che a disfare completamente il semenzaio, e seppellire tutte le pianticine alla maggiore profondità. Il nuovo semenzaio dovrebbe però farsi o in altro luogo più a secco, o meglio in cassette portatili, ed in un terreno preparato Con terra vergine, sabbia e terriccio (non di faggeto). Bisogna però aver cura di non mantenere i semenzai in luoghi umidi , dappoiché la umidità favorisce moltissimo lo sviluppo di questa crittogama. Peronospora parasitica, de By. Fig. 3. Male del secco dei Cavoli, JRapskrankheit, Cabbage Peronospora. Questa peronospora attacca, in generale, piante selvagge della famiglia delle Crucifere, e fra le coltivate la Came- lina saliva, la Rapa (Brassìca Rapa), il Cavolo cappuccio (Brassìca oleracea , var. capitata), il Cavolofiore [Brassìca oleracea , var. botrytis) ed anche la Violacciocca (Cheiran- thits Cheiri). Fu segnalata sai cavoli fin dal 1848, in In- ghilterra, da Berkeley e poscia da Cooke, in Germania da de Bary e da Sorauer , in Austria da Voss , in Italia da Saccardo, da Passerini e da Bolle. Nell'inverno del L878 infierì sui cavoli che si coltivano nei dintorni di Napoli, e lo scrivente ne fece oggetto di studio speciale. Sulle foglie del cavolo si notano, durante l'inverno, mac- chie gialle di secchereccio , massime tra le maglio della nervatura. In queste aree si veggono ad occhio nudo sulla pagina inferiore fi oc ri ramificati, jalini e lucenti , talvol- ta lascamente , tal' altra fittamente distribuiti sulla foglia. I flocci si osservano quasi sempre alla pagina inferioro, di rado e per eccezione alla pagina superiore. Sulle stesse foglie di cavoli trovasi questa peronospora associata quasi sempre ad un'altra crittogama, al Cystopus candidus, Lèv. (Ruggine bianca); anzi una volta si è cre- duto, ma a torto, che codesta peronospora fosse panasi f;i del Cystopus , donde la ragione del suo nome specifico. Quando attacca gli assi o gli organi florali, l'ipertrofia ir- regolarmente. Il suo micelio è ricco di austori ; gli spo- — 46 — rofori sono arborescenti : i cornili emettono dirottamento tabi germinali, e non zoospore ; le oospore non si trovano sempre nelle sue svariate piante autrici. Qualora la pcronospora fosse inoipiente sui cavoli, forse gioverebbe spiocare le prime foglie affette: operazione cho va lana in tempo asciutto , in giornata non ventilata , o nelle ore più calde , per impedirò la disseminazione e la germinazione dei conidì. Le foglie dovrebbero essere pro- fondamento seppellite, o meglio bruciate. Come rimedio preventivo gioverebbe il moderalo innaffiamento, il non somministrare molto letame fresco, ed il tenere ben aerato il terreno e mondo dall' erbe selvagge, massime di quelle appartenenti alla famiglia delle cruoifere. Pbronospora viticola, de B}r. Fig. 5. (Plasmopara viticola, Beri. Sacc.) Nebbia, falso oidi", Mehlthau, Mildew. Questa crittogama è originaria di America, e propria delle viti americane. Conosciuta da lungo tempo in America (dal 1834, Schweinitz) , era da aspettarsi che l'osse comparsa in Europa (come preconizzava Cornu, 187.".'. a causa della iu- te introduzione delle viti americane. Tu effetti, colti- ve nel 1878 in Francia sulle foglie del JaCquez (Plan- chon); noi ]s7;i in alta Italia (Pirotta); nel 1880 in (piasi tutte le terre bagnate dal Mediterraneo, e dopo quell'anno si presentò successivamente in tutte lo regioni viticolo di Europa, non risparmiando quasi nessuna qualità di vitigno europeo. E stata veramente sconfortante la rapida propa- zione di questa crittogama ! Lo foglie di vite sono attaccate sullo scorcio della pri- mavera o in estate, massime dopo una pioggia. Le parti della foglia invase dal parassita si colorano le rosso osou- ro : ed in corrispondenza delle macchie , e sulla pagina inferiore, si nota una fitta peluria bianoa, formata dai fili conidiofori del parassita. Molto più raramente La porono- Bpora si bv< alla parte erbacea dei tralci e sui graspi d'infiorescenza; ma quando .'issale gli «.vari, per norma non emette all'esterno conidiofori. Sul proposito Rathay (1887) ervare ohe V Acladium interaneum , considerato da - 47 - Thiimen come un nuovo parassito degli acini, o bacche di uva, non sia altro che il micelio della peronospora, i cui austorì sono stati poi scambiati dallo stesso Thiimen per i conidi di tale nuova specie. Gli acini immaturi affetti dalla peronospora restano atrofici; in essi l'alterazione s'i- nizia sempre dal punto di attacco al peduncolo , facendo corrugare ed imbrunire gli acini procedendo dalla loro base verso 1' apice. Trelease (1884) ha raccolto una volta sola il fungo producente fili conidiofori sulle bacche. La peronospora suole colpire anche le piantine germinanti di vite , ed emettere i fili conidiofori dalla pagina inferiore dei cotiledoni. I conidiofori o sporofori escono dagli stomi della pagina inferiore delle foglie per solito a fasci da 4 ad 8 ; rara- mente escono solitari ; e più raramente ancora sporgono dalla pagina superiore. Ciascun filo conidioforo è ramoso, ma a cavità continua ; talvolta però è provvisto di tra- mezzi alla base di ciascun ramo , o prima della ramifica- zione. All'apice dei rami conidiofori si formano conidi ovali, i quali quando vengono immersi in una goccia di acqua si rompono per emettere zoospore (da 5 a 10), dopo circa un'ora alla temperatura di circa 25°C ; dopo qualche ora ad una temperatura alquanto inferiore. Scarseggiando inveco l'acqua, ma in un'atmosfera umida, i conidii emettono di- rettamente un tubo germinale. Le zoospore, le quali sono masse di protoplasma nudo provviste di due ciglia vibra- tili, quando si trovano in una goccia d'acqua e ad una tem- peratura non inferiore a 17° , dopo qualche ora o dopo qualche giorno , a seconda della temperatura più o meno elevata, germinano. All'uopo, esse riassorbono le due ci- glia vibrabili, si conglobano, si cingono di una sottile pa- rete ed emettono un budellino germinale. Questo, caduto o collocato su di una foglia di vite, perfora l'epidermide, in- sinuandosi tra le cellule di queste , e penetra nel paren- chima sottostante , in cui allungandosi e diramandosi, dà luogo ad un micelio continuo ( senza tramezzi ) varico- so , ramosissimo e provvisto di austorii. Il micelio si espande a spese dei materiali plastici contenuti nelle cel- lule viventi del parenchima fogliare, inducendovi prima lo scoloramento e poscia il disseccamento dei tessuti; dondo le macchie di secco , che si appalesano lungo la lamina della foglia. Pochi giorni dopo l'infezione , il micelio emette — 46 — i fili conidiofori , i quali , corno si ò detto , si affacciano come mia fitta lanugine sulla pagina inferiore delle foglie. Prodotti così i nuovi oonidii, la infezione si allarga e può dopo qualche settimana divampare nei vigneti , qualora v'incontri le circostanze propizie, le quali sono costituite innanzi tutto dalla temperatura di circa 20°C, e dall'umi- dità. Sebbene L'aria umida e calda sia molto favorevole allo sviluppo della peronospora , pure la esperienza lui dimostrato che questa crittogama infierisce dove spesseg- gia la rugiada , essendo che le gocce di rugiada costitui- scono il mezzo più facile per la germinazione delle zoo- spore; difatti sulle viti e sulle parti di queste protette dalla rugiada , sia mediante la chioma di un albero , sia me- diante una tettoia od altra copertura artificiale, non si svi- luppa mai la peronospora. Analogamente i venti secchi del nord , facendo disseccare i conidii , impediscono tauto la germinazione, quanto la emissione delle zoospore. L'indole della peronospora della vite può adunque spie- gare le vicende nelle infezioni da essa cagionate. Così , gli attacchi della peronospora sogliono cominciare in giu- gno, e talvolta , ma di rado , verso il cadere di maggio. La infezione è precoce e intensa nelle località umido o soggette alla nebbia ; e tardiva e debolo nelle regioni asciutte. Nelle località umide può avvenire che alla fine della primavera le viti trovinsi tanto assalite dal malo, da compromettere in buona parte la loro fruttificazione; lad- dove nelle località asciutte l'appariziono della peronospera in giugno viene ad ossero arrestata dai calori secchi ed estuanti del luglio. Ond'è che nello regioni umido bisogna provvedere al mah- avanti che scorra la primavera ; nelle asciutte basta affidarsi al solo di luglio per arginare po- tentemente la espansione della crittogama. Sopravvenuto ■usto, e ricominciate lo profuse rugiade, la peronospo- ra si può presentare veramente disusi rosa, tanto nollo lo- calità umido, quanto nelle asciutte : restando però co- stante il fatto , che cioè le infezioni saranno sempre più micidiali nollo prime, che nello seconde località. Le con- tinue riinfezioni possono oosì ripetersi fino b tutto set- tembre . distruggendo più o meno le foglie , o lasciando meschini e.i immaturi i grappoli d'uva. Poco male sarebbe, so i danni appori ili da una Larga in- fezione di peronospora si limitassero a falcidiare il raccolto — 49 — della stessa annata ; invece i danni si ripercuotono nella produzione avvenire. In effetti, quando gli attacchi della peronospora sono intensi, ed il sistema fogliare viene ad essere in gran parte compromesso, la vite emette altri nu- merosi germogli fogliati, lo sviluppo dei quali è a detri- mento della robustezza della pianta, ed a scapito di quella riserba di materiali, che occorre al germogliamento nella novella primavera. Ond'è che, nella stessa annata, i tralci restano gracili e poco lignificati, a danno della produzione seguente. Il deperimento dei vitigni finora rilevato è dovuto esclu- sivamente allo straordinario sviluppo ed alla rapida diffu- sione dei conidì primaverili agami. Senonchè come volge l'estate, declinando anche la vegetazione nella vite, la pe- ronospora si prepara a formare i germi svernanti, i quali debbono ricominciare l'infezione durante la vegetazione no- vella. All' uopo , lungo 1' estate il micelio annidato nella trama dei tessuti emette , all'interno delle foglie , alcuni rami particolari, differenziati in organi sessuali. Di questi alcuni sono globulosi , e contengono protoplasma femmi- nile , sono cioè oogonì , contenenti ciascuno un' oosfera ; altri sono oblunghi e curvi, e contengono protoplasma ma- schile, sono cioè antericlii, però senza anterozoidi. I due organi sessuali si addossano, ma senza riversamento di pro- toplasma; e danno così luogo alla formazione delle oospo- re, di cui si forma una sola in ciascun oogonio. L'oospora formata è una cellula a protoplasma granuloso, ed a doppia parete, di cui la esterna è la più resistente e cuticulariz- zata. Delle oospore si possono produrre fino a 200 in un millimetro quadrato di superficie fogliare. A queste oo- spore , che possono traversare incolumi il tubo digerente degli erbivori alimentati con foglie infette , e rimanere intatte dopo la macerazione delle foglie avvenuta lungo l'inverno , è affidata la missione di propagaro la perono- spora nell' annata novella. Senonchè , non sono stati numerosi i risultati ottenuti con la germinazione artificiale di dette oospore. Tuttavia , dalle ricerche di Prillieux (1883) e di Fréchou (1885) ri- sulta che le oospore germinanti nell' acqua emettono tal- volta zoospore, ma più spesso un voluminoso tubo germi- nale, capace di ramificarsi e di produrre un filo oonidio- foro; ma non si conosce ancora esattamente la forma della Comes. — Crittogamia Agraria. ' — 50 — novella infezione nelle foglie. Tuttavia è molto importante la seguente osservazione di Fréohou (1885), che, cioè, sullo foglie di vite, non disfatte lungo l'inverno, ma contenenti micelio di peronospora , possono svolgersi alla primavera nuovi fili conidiofori, e perciò nuovi conidii, i quali tra- sportati facilmente dal vento possono ristabilire l'infezio- e che per conseguenza si potrebbero avere tanti foco- lai d'infezione per quante foglie si trovassero in tale stato. E Prillieux (1887) aggiungo che l'infezione si può age- volmente iniziare sui pampini striscianti sul suolo, con l'intervento delle oospore contenute nello foglie marcite. Da (pianto si è esposto risulta che la peronospora infieri - ■ nei vigneti siti nelle località umido, per abbondanza di acqua nel terreno , o per piogge, o per nebbia o per rugiada: ed è mito nello contrade asciutto. In queste ul- time località, è superfluo combattere la peronospora avanti il mese di luglio, giacché il fervido sole è più che suffi- nte a tenere a bada la peronospora. Ma se nell'agosto sopravvengono delle piogge o profuso rugiade, allora bi- sogna provvedere a combattere la peronospora , anzitutto nei luoghi pianeggianti , o nello vallato in collina. Però nelle contrade in parola il diletto dell'acqua è gravissimo, o risulterebbe laborioso e dispendioso qualunque tratta- mento, che richiedesse l'uso dell'acqua. Sono consigliabili per quoto località i rimedi in polvere; e fra questi nei casi d' infezione meno gravi sì può adoperare la polvere di ealce caustica, a cui si aggiunga, lo °/0 di sale agra- rio (cloruro di sodio impuro) linamente polverizzato, cho si deve ben rimescolare con la deità polvere di calce, pri- ma di usarla; nei casi più gravi poi fa mestieri adoperare la polvere di carbone o di carbonella, a cui si aggiunga 6 "/„ di solfato di rame finamente polverizzato. La polvere di carbone potrebbe essere sostituita, e con vantaggio, dalla polvere di steatite. L'aspersione di quosto polveri l'atta, di norma, nello oro vespertine 0 di buon mattino; ed all'uopo va adoperato il oomune soffietto sol- foratore. La prima aspersione si deve praticare nella prima quindicina di b una seconda alla fine dello stesso ■•: 'I una t «-rza . qualora fosse richiesta, verso la metà di settembre, si badi però cho 1 aspersione della polvere s fatta con profusione , si da impolverare bene t tilt' i pampini . — 51 — Nelle località umide, poi, è necessario ricorrere ai trat- tamenti misti , e cominciarli fin dalla seconda quindicina di maggio, giacché anche allora ha potuto essere talvolta segnalata la peronospora. In quelle località bisognerebbe innanzi tutto usare zolfo , a cui fosse aggiunto da 2 a 3 per cento di solfato di rame polverizzato. Con questo mi- scuglio si viene a combattere tanto l'oidio (cioè la comune ed antica crittogama della vite) , quanto la peronospora ; e perciò i trattamenti debbono essere praticati allo stesso modo e tempo delle ordinarie solforazioni, ed in loro vece. Cessate queste, coll'entrare dell'agosto è indispensabile di ricorrere a rimedi i liquidi, e sopratutto alle soluzioni dal- l'uno al due per mille di solfato di rame nell'acqua la più pura possibile. La soluzione dev' essere sparsa sulle viti con delle apposite pompette, ed essere ripetuta, qualora ne- cessitasse, coll'entrare di settembre. All'occorrenza si po- trebbe anche fare un trattamento alla metà di luglio ed un altro alla metà di agosto. Qualunque sia il rimedio, a cui si attiene, è necessario si sappia che i trattamenti debbono essere sempre preventivi, avendo la esperienza dimostrato che, quando la peronospor.i si è già largamente appalesata nei vigneti, anche i rimedii più energici non hanno la forza di domarla. Infine , con l'uso del solfato di rame non si trova nel vino che trac- cia insignificante di rame, e perciò sono oggi cadute tutte le preoccupazioni che destava l'uso di questa sostanza nel- la lotta contro la peronospora. Peronospora gagliformis, de By. Fig. 6. Marciume delle lattughe, Meunìer dea Laitues, Krankheii il*1* Gartensalat , 31ehlthauschimmel der Salatpflanzen , Lettuce Mould. Comparve questa crittogama pochi anni or sono (187^ negli orti dei dintorni di Parigi , e venne studiata accu- ratamente da Cornu. Costituisce una malattia invernale, ed attacca a preferenza le lattughe primaticce ; donde la ne- cessità di ritardarne la semina. Nelle piante affette le fo- glie si presentano un po' ingiallite , e nella pagina infe- riore emettono i seliti fiocchetti conidiofori di peronospo- ra. I conidii germinano per 1' apice. Le oospore che paro 52 inanellino o scarseggino nelle lattughe sono copiosissime nel Senecio vulgaris. I terreni umidi e fortemente conci- mati favoriscono molto lo sviluppo di questa crittogama. Finché si consumano le Lattughe sul posto il danno non è grave; ma se si mandano ad un lontano mercato, lo loro foglie dopo quasi un giorno marciscono, e si anneriscono per la permanenza del micelio. Oornu consiglierebbe an- che di mandare al mercato lo lattughe intere e non recise a fior di terra. Siccome la malattia si presenta puro nel semenzaio, cesi bisogna ne] trapiantamene far bene la scelta delle piante sane; e Be la malattia è molto diffusa noi semenzaio, giova meglio il distruggerlo. Il concime contenente foglie mar- di lattughe è il mezzo più facile per propagare que- sta peronospora; conviene perciò non adoperarlo per tale coltura, né piantare sullo stesso luogo le lattughe nell'anno piente. Per diminuire la diffusione di questa malattia non solo sulle lattughe, ina anche sugli altri ortaggi, Fa bisogno di svellere tutte le piante attaccate (operazione da farsi in tempo asciutto e quando non tira vento); di aspor- tarle dall'orto e di seppellirle profondamente; e di te- nere l'orto mondo da altre composite selvagge, su cui la, peronospora vive, quali sono: la Lapsana communii , il Senecio vulgarist il Sonchus oleraceus, il Soin-Inis Trifoliumi Medicago < M>ìlì<<- '">. formandovi delle macchie giallo-plumbee. - 53 — Mouillefert (1874) riferisce che nei dintorni di Grignon e nella state del 1873 venne seminato trifoglio, in parte in mezzo al frumento ( Triticum vulgare ) ed in parte in mezzo alla segala (Secale cereale) , su terreno coltivato a patate nello stesso anno. Le piante di trifoglio crebbero rigogliose, ma lungo il febbraio molte di esse si appassi- rono, ed annerendosi perirono. Strappate da terra, vi la- sciavano la radice perchè sana. L'esame al microscopio gli rivelò che l'alterazione era cagionata nella parte aerea della pianta da una peronospora, la quale del resto non era at- tribuibile a quella delle patate, tanto più che la forma del- l' ifa arborescente da lui figurata corrisponde proprio alla peronospora dei trifogli. Non per tanto egli aveva sospet- tato che la peronospora delle patate, passando ad infettare le piante di trifoglio, vi avesse prodotto sterili fili conidio- fori. Nello stesso anno Biseau d' Hauteville annunziando di aver egli osservato fin dal 1843 questa malattia sul tri- foglio incarnato, soggiungeva che, col soffiare di un forte vento di sud, in 8 giorni tutto il campo ne fu intestato, ed a capo di 15 giorni tutte le piante più o meno dissec- carono; e che negli anni avvenire potè scongiurare la ma- lattia con l'immergere, ma per poco tempo, i semi di trifo- glio in una soluzione (al decimo) di solfato di rame nell'ac- qua. Prescindendo dalla . problematica immunità rilevata da Biseau , certo è più utile di falciare innanzi tempo il campo affetto , per impedire che le oospore persistessero nello stesso campo per gli anni vegnenti, dove rimarreb- bero con le foglie secche delle piante colpite dal male. Peronospora Viciae, de By. Fig. 8. Muffa della Veccia, Tare Mould. Questa peronospora si mostra sulla pagina inferiore delle foglie delle diverse specie del genere Vieta, nonché sullo lenticchie (Ervum Lens), suWErvum Ervilia, e sul pisello (Pisum sativum) . I fili conidiofori danno conidii , i quali emettono tubi germinali e non zoospore. Essi si svolgono non solo sulle foglie e sugli steli , ma anche sui cirri e sui peduncoli fiorali. I fiocchi degli sporofori hanno un colore grigiastro. Cooke riferisce che ossa nel 184G infierì sulle voccio in — ;>i — 'Inghilterra, compromettendo l'intero ri- li tempi asciutti ne diminuì i e i danni. Q i la crii aa si sia pro- in un campo «li I di lenticchie o ili piselli, il mi 'li diradare al massimo lo pianto per 1". e
  • di coltivarle in terreni li praterie a base 'li vecce, col pr i malattia è opportuno di falciare il prato innai mpo, per evitare che l< spore formatesi po- ro nel terreno insieme ai resti «Ioli-' pianto ài Idivenire isa ili una novella infezione per le tenti. ira nivba, de By. Fig. 9. /'. utnbi llift raru ni . ( ?asp.) Muffa 2 — Pythium via w-. de 1!\ . \ piante ammalate di patal lanwm tuberosut un saprofita, giacché non penetra mai lule viventi .41). Phttidm pi, H ■ -se. Vi lini" del protallo dell' Equisetum arvenu . nei ]><'li radicali . nei rizomi e nei tuberi delle pa« . inducendo sfacelo nei tessuti. Emette zoospore. Pre- dilige i terr< ubbiosi, cioè quelli preferiti dalle patate. K per combatterlo, o menomarlo, conviene distruggere in- temente gli equiseti della località, e sospendervi an- che per qualche anno la coltivazione »lelle patate. Diffe- specie precedente por il suo carattere decisa- irassitario. e Chitridiei. Essi vivono para-siti nell'interno » 1 olio cellule delle piai e terr stri, Parecchie specie presentano un protoplasma nudo (come i Myxomycetes , pag. 22) . che i in Beno al protoplasma della pianta nutrire. Poscia -i gli organi «li riproduzione, ohe prendono il no e ohe nel loro interno producono numerosissime piccole zoospore, le quali hanno un solo ciglio. A1I< to 'li plasmodio il parassita penetra nella pianta autrice, si situa nel protopl . e si nutre a Bp8se
  • i> < giovani cavoli] Urnfallen junger Kohlpflanzen , man nei semenzai dei eavoli . facendone piantine, quando queste hanno appena da 2 a — 63 — 3 foglie. Infierisce nei semenzai molto umidi. La parte relativa all'asse ipocotileo è la più colpita. Nei tessuti am- malati il fungo presentasi sotto la forma di semplici sfere, le quali , emettendo prolungamenti a forma di budelli, si fanno poi strada fino alla superficie delle jDarti ammalate, per riversarvi il loro contenuto protoplasmatico, differenziato in zoospore provvista di un solo ciglio vibratile. Ma essi posseggono anche un' altra forma riproduttiva , incontrata da AVoronin (1878) nelle cellule periferiche delle radici , e consistente in cellule angolose-stellate fornite di una pa- rete molto spessa. Non è conosciuta la loro formazione ; ma sembra che derivino dalla cupulazione di due masse protoplasrnatiche , come succede per le zigospore di altre famiglie fungine. Non vi ha per ora alcun rimedio cura- tivo per arrestare questo male; conviene perciò disfare il semenzaio , e rifarlo in altro sito con la condizione però che si abbia la massima cura di non farvi ristagnare l'acqua. Della stessa indole sono le seguenti specie: Synchytrium Taraxaci , de By et "Wor. {Protomyces pa- chidermus , Thùm. ), che vive nelle foglie del Taraxacum officinale) Synchytrium aureum, Schrt. che vive in molte piante erba- cee , ed in alcune legnose , fra cui nelle pianticelle di F raxinus . PEOTOMYCES, Unger. Endofito ; spore semplici , aggregate , sempre immerse; episporio fermo, diafano; endocroma granulare , colorato. Protomyces macrosporls, Ung., Fig. 16, sui picciuoli del Caram Carvi e di altre ombrellifere. Si trova anche sul lembo della foglia, sullo stelo , e sui peduncoli. Si rico- nosce ad occhio nudo per le prominenze callose e piatte eh' esso forma. Può colpire anche il Daucus Carota colti- vato , e falcidiarne il prodotto (Sadebeck , 1887). Questa specie era stata annoverata fra le ustilaginee (1). (1 II Prof. Cesati né] 1844 pubblicò che il male del Falchette dei % fosse cagionato dal Protomyces violaceus. Il Prof. Gibelli nel 1872 dimostrò clic il Protomyces violaceus del Cesati non è un micete , ma un' i jM-rtr< ri Le distinguono col nome dì Carbone. Attaccano l'in- ma v- ivo della pianta nutrice , a spese «li cui si alimenta il loro micelio. Il sistema riproduttivo si appalesa rarami Ila superficie degli organi vegetativi ; «li Bolito manifestasi su quelli riproduttivi della pianta nut ri' • ili organi riproduttori «li tali crittogame sono spore semplici od anche composte . «li colori- sovente nero, al- tto, o bruno rossiccio. L'insieme delle spore, spicua grandezza, attrae subito l'attenzione, landò la presenza del parassita. Dna spora ili astilaginea , germinando, produce per lo più un filo, che ramificandosi variamente, secondo la specie, ade il nome «li promicelio, vale a dire micelio tempo- raneo; il quale a sua volta dà sporidii, cioè spore secon* darie 11 promicelio produce gli sporidii o al suo apice o di Uètilago . o a forma «li catenula apicale (Thecaphora . o a verticillo (Tilletia, Uroctjstis, Entyloma, Tubercinia). Esso ia pochi sporidi] néìVUstilago Carbo, nessuno nel So- rosporium hyalinum. In molte specie [Ustilago longissima^ U. Maydì rosporium Saponaria . ecc.) si hanno feno- meni «li cupulazione o tra gli sporidii dello stesso indivi- duo, <» ti egmenti di uno stesso promicelio, o tra due promicelii distinti. < Conseguenza della cupulazione e l'uscita «li un tubi minale, destinato a penetrare nella pianta 1 a svilupparsi quivi iri micelio. Altre volte si Ita pi r cupulazione una aerie successiva di sporidii; così nella Tilletia Caries | carie del frumento > gli sporidii copulansi tra loro ed emettono nuovi sporidii meno grandi, i quali a lor volti miau. -, produ. •. ■udì» sporidii ancora più pic- coli fino a dar luogo a quattro generazioni successive dì or- fani riproduttori «li grandezza Bempre decrescente: donde diffusio • mpre maggiore della malattia per la straor- dinaria moltiplicazione dei germi, e per la lor«> estrema Boti I tub un li .in. loridii penetrano per la '• della pianta nutrice, mentre questa trovasi in germi- — 67 — nazione. Essi, se non incontrano la pianta preferita, non sviluppano il nuovo micelio; ma se l'incontrano, penetrano rapidamente nei suoi tessuti, si allungano, e si ramificano, formando così un micelio a fili septati. Questi percorrono gli spazii intercellulari, donde cacciano anche dei ramet- ti succhianti (austorii) nell'interno delle cellule, senza però cagionare un visibile ritardo nell'allungamento degli steli. Come la pianta nutrice vien su, il parassita cresce egual- mente a spese di essa; ed a misura che quella si allunga, la crittogama la segue, finché non venga a fruttificare; ed allorché la pianta vi si dispone , la crittogama fa altret- tanto: prepara, cioè, i suoi corpi riproduttori, mentre viene gelificando le sue pareti ; poscia, maturate le spore , non lascia quasi traccia del suo micelio. Occorre spesso vedere spiche di cereali e calatidi di Composite, non ancora completamente evolute , attaccate dal parassita mercè di un feltro di fili sporigeni , costi- tuenti quasi una membrana mucillaginosa. Questa scompare lasciando l'infiorescenza coperta da uno strato di polvere nera (onde il nome di carbone), la quale è costituita da ammassi di spore. Tali spore vengon poi disseminate dal- l'acqua e dal vento : 1' acqua le lava per separarle meglio l'ima dall'altra; il vento le asciuga e le trasporta. Le spore libere od aggruppate delle ustilaginee sono, in generale, di una estrema piccolezza. Esse a miriadi sono sparse dalle spiche , di cui spesso non resta che la nuda rachide , sulla quale formaronsi. Ora , i milioni di spore disseminate nel campo , o trasportate nei granai adese ai granelli sani, non tarderanno nel venturo anno a ricompa- rire sul campo, e a dimostrare tutta la loro potenza deva- statrice. Infatti , le spore commiste , nella raccolta delle messi , con le granaglie immuni, vengono adese a queste trasportate nei granai; e quando le granaglie ritorneranno al campo, con esse vengono trasportate anche le spore del- la crittogama, le quali germinano durante la germinazione di quelle , e ricominciano così i loro funesti attacchi. Il colore bruno delle spore è dovuto alla loro parete esterna, cioè all'esosporio, che, per norma, è molto spessa; mentre la parete interna, cioè l'6ndosporio , è molto sot- tile. Il loro protoplasma è omogeneo e ricco in olio. Di esse alcune germinano appena che trovansi esposte alla — l'.S ipo-rat ura di circa 8.° in un ambiente liquido; altre ger- minano nel tempo «Iella germinazione della loro pianta nu- trice. In generale però le dette spore, dopo che sono matu- 3ano ad un periodo più o meno lungo di riposo. Mediante ricerche sperimentali condotte con cura si è otte- nuta la con .za del modo, con cui si stabilisce l'infe- zione delle ustilagini sullo relative piante nutrici. Così le spore della Ustilago Carho, della V. destruens, dell' Urocyttis occulta, disseminate fra le piantine dei relativi cereali in germinazione , germinano , <'d i tubolini emessi dai loro sporidii penetrano nella prima guaina fogliare, che avvolge L'embrione in via di sviluppo. Dalla guaina il micelio passa nelle giovani foglie interne avvolte da essa , oppure nel- l'asse embrionale, e poi allungasi come crescono gì' inter- nodii caulinari. Ora, il tubo germinale dello sporidio, per penetrare nella guaina, aderisce prima tenacemente all'epi- dermide di questa, e poi con la punta, dissolvendo la pa- rete di una cellula epidermica, vi s'introduce, e quivi giunto s'ingrossa e spesso si ramifica. Arrivato sulla parete oppo- sta, la perfora egualmente per penetrare nelle cellule con- tigue e per inoltrarsi così nei tessuti della guaina; invasi i quali, scende verso l'inserzione della guaina sull'asse, e quivi si dilfonde preferendo la via dei meati intercellulari. Più rapida è poi l'infezione, (piando i tubi germinali pe- netrano indi' embrione, attraversandone il colletto o nodo vitale, od anche La base del fittoncino o delle giovani radici. Anzi , secondo WolfF (1873), per le ustilagini fruttificanti sulle parti fiorali delle graminacee, il luogo di entrata più preterito è la base dell' asse della graminacea germi - uite; mentre per lo altre fruttificanti sulle foglio della pianta nutrice . la penetrazione ha luogo preferibilmente per la prima foglia guainante, donde suole L'infezione pas- sare alle foglie più giovani ed interne avvolte dà questa. Premesso ciò, è chiaro che nella vita di una ustilaginea ccorre distinguere due stadii: il primo è sporidifero , il Becoudó sporifero. Nello stadio sporidifero il fungo , vi- vendo fuori della pianta nutrice, svolge il suo promicelio sulle, sostanze organiche in corruzione, con un portamento da saprofita; cello stadio sporifero poi il fungo, già pene- trato cella pianta autrice, vive esclusivamente a spese dolio cellule ancora i ivenl i di quesl a . Tra Le sostanze, che più favoriscono la vita saprofitica — 69 — delle ustilagini, spiccano gli escrementi freschi degli erbi- vori : fatto già noto in pratica , che cioè il letame non fermentato è occasione prossima della malattia del carbone nei cereali. Senonchè, mentre gli sporidii conservano per pochi giorni la facoltà germinativa, le spore la mantengono intatta per più anni; infatti, germinano anche dopo 5 anni le spore dell' Ustilago destruens, dopo 6 anni quelle dell' U- rocystis occulta, dopo 7 anni quelle dell' Ustilago Carbo, dopo 8 anni quelle della Tilletia Caries (Liebenberg, 1879). Inol- tre, le spore dell' Ustilago Carbo e dell' U. destruens restano incolami fino alla temperatura di 128nC, ma a secco (Hoff- mann), e quelle della Tilletia Caries fino a95°C, ma anche a secco ; laddove in uno spazio saturo di vapore acqueo le spore dell' Ustilago Carbo sono uccise a circa 60°C, dopo un'ora; e le altre della U. destruens a circa 7o°C. (Schindler). Da ultimo, i recenti studi di Kuhn (1880) hanno posto in evidenza che, nelle coltivazioni artificiali, le piante in- fettate dalle ustilagini, se sono state allevate con acqua scarsa, non hanno punto sofferto, a segno che il parassita non si è appalesato alla superficie degli organi; mentre le altre allevate con acqua copiosa sono state fieramente col- pite dal male. Ciò addimostra quanto nocumento potrebbe arrecare una pioggia col permettere il facile sviluppo della crittogama nella pianta nutrice , e dimostra pure che nei climi più umidi, o nelle annate più piovose, i danni delle ustilagini debbono essere molto gravi rispetto a quelli, che possono avvenire nei climi più secchi o nelle annate asciutte. L'azione nociva delle Ustilagini suole appalesarsi prin- cipalmente sugli organi, in cui svolgonsi le spore; in tali organi i fili micelici trasformansi in fili sporigeni. Al- l'uopo, questi s'ingrossano all'apice , e mentre producono innumerevoli spore gelificano la loro parete; poscia la so- stanza gelatinosa viene ad essere riassorbita, e le spore sono poste in libertà. Onde risulta che la massa fungina, dapprima gelatinosa , passa più tardi a presentarsi come una polvere carbonosa. I danni arrecati dalle ustilaginee sono rilevanti, quando la loro sporificazione ha luogo nei fiori o nei frutti; i quali, talvolta, possono conservare la loro forma , mentre il loro tessuto è sostituito dalle spo- re. Spesso avviene che il parassita distrugge interamente iO — i fiori ed ì frutti, di cui non resta altro che lo scheletro formato dai loro fasci fibro-vascolari. , Meno nocive sono Le alterazioni cagionate dallo ustilagini, che sporificano sul sistema vegetativo. Su questo, in tal tano delle bozze, da cui vengono dissemi- nate le spore, dopo che si è squarciata l' epidermide che le ricopriva. Tali bozze, per norma piccole, raggiungono talvolta dimensioni considerevoli come nel granone. Verso queste bozze accorrono gli umori riparatori della pianta nutrice, giacché La presenza de] parassita . facendo dimi- nuir»' la tensione nelle cellule da esso invase, vi richiama una corrente dì umori dalle cellule limitrofe, la cui t «-n - Bione è maggiore. Se la distrazione degli umori nutritivi è rilevante, il ale oresce poco, fiorisce a stento, frut- tifica poco ti punto, e può ancora perire avanti La frutti- ficazione. Per impedire ohe con la, disseminazione dei cereali que- sti portassero seco nel campo anche le spore del carbone, occorre distruggerle, lavando le granaglie con soluzio- ni «-apn-i d' intaccare Le spore adese alla loro superficie . smi/.a alterarne il loro potere germinativo. Ma bisogna te- ner stretto contu della proporzione con cui va disciolta in/.:* chimica : imperocché so la soluzione è troppo diluita, le spore non saranno lese, se concentrata, si per- derà facilmente il potere germinativo per le spore ed anche per i atani. Sempre però il Lavaggio dovrà t'arsi alla vi- gilia della seminagione. Le soluzioni proposi e sono varie; La più usata è quella acquosa di solfato di rame nella propo- Bizione di 1 , per cento. Nella soluzione s'immergono com- pletamente i semi, per lo spazio di P2 ore; si agita tutto, <• si gittano via mani» mann i granelli galleggianti, e con ì L'acqua superficiale. Per un ettolitro di frumento Oc- corra ero 250 grammi di solfato di rane. Questo sale si pud adoperare in varia proporzione nell'acqua; india. porzione di J >0 di acqua occorre una immersione di pochi nmmenti Gibelli . L878 : di l su 200 Wolfl , Isti . .1 di I su 1000 Baberlandl . 1874 occorrono da 6 a L2 Kuhn, invi opponendosi ali uso del solfato di raiii'- . perché qui pud tornare nocivo allo svi- luppo della radichetta, consiglia in suo lima" l'uso del- ilforioo del oommercio , india proporzione di un — 71 — cliilogramma di acido bastevole a sommergere un ettolitro di frumento; e propriamente per 100 litri di acqua kgr. 1,5 di acido solforico. Neil' un caso e nell' altro , dopo l'im- mersione dei semi per circa 12 ore, si decanta quell'acqua, sostituendola con acqua di calce per neutralizzare l'azione nociva del solfato di rame , o dell'acido solforico , sulla semenza. Il trattamento col latte di calce deve durare pochi minuti; poscia si asciuttano i granelli e si affidano subito al terreno. Senonchè , i metodi esposti hanno due gravi inconvenienti: il primo è che molti dei granelli per- deranno la facoltà germinativa , massime se sono stati estratti mediante la trebbiatura a macchina ; e l'altro che non è facile affidare in mano di contadini sostanze tanto pericolose, oggi che qualcuna di esse è specialmente dive- nuta il mezzo di soluzione di molti drammi. Da ultimo, i disaccordi pareri recentemente manifestati da Kuhn, da Kudelka, da Liebenberg e da Haberlandt in- torno all'azione più o meno nociva che l'ima o l'altra delle due soluzioni indicate spiega sul potere germinativo delle semenze, inducono' a sconsigliare vieppiù l'uso di esse. La soluzione che, mentre ovvia a questi due gravi in- convenienti, raggiunge nel pari tempo lo scopo, è quella del solfato di sodio. Se ne fa una soluzione concentrata, nella quale s'immergono i grani fino a ricoprirli comple- tamente. Poscia vi si aggiunge del latte di calce, e si ri- mesta per un paio d'ore tutta la massa. Ciò fatto, si de- canta il liquido, che può servire pel trattamento di alcune altre partite di grano , si asciuttano all' aria i grani così trattati, spandendoli per una sola giornata, e subito dopo si affidano al terreno. La ragione del trattamento indicato sta in ciò, che la soda posta in libertà dalla calce (la quale si combina con l'acido solforico) è fatale per la germina- zione delle spore delle ustilagini , massime della carie , mentre non altera il potere germinativo dei semi. Il più semplice di tutt'i rimedii è quello consigliato da Jensen: si mette in una cesta il grano da seminare, e s'im- merge questa nell'acqua alla temperatura di circa 60°C, mantenendovela per 5 minuti; subito dopo si tuffa la stessa cesta nell'acqua a temperatura dell'ambiente, anche per 5 minuti , per spegnere nelle semenze 1' azione del calore. Questo suggerimento, sottoposto ad accurata prova da Pril- lieux e Scribeaux. ha fatto conoscere che 1' acqua così cai- 72 da, mentre da una parte uccide le spore del parassita, dal- l'altra non turba la facoltà germinativa delle semenze, anzi ne accelera con vantaggio la germinazione , giacche que- ste debbono essere subito affidate al terreno. V. -t'ultimo rimedio trova il suo appoggio non solo in un fatto scientifico, cioè nelle relazioni correnti tra le al- to temperature e la perdita del potere germinativo delle spore ; ma anche in una pratica tradizionale seguita dai Follane l contadini egiziani ) , i quali sogliono sottoporre mi del loro durra (Sorghum vulgare, var.) ad una fiam- mata di paglia per prevenire il carbone nelle pannocchie di tale pianta. Gioverà altresì di asportare dal campo, prima della mie- titura (se è possibile), la maggior parto delle spiche delle piante all'ette ; di mantenere i terreni ben prosciugati , e di non adoperare mai letame fresco. L'alimentazione con la paglia infetta di carbone, mentre inquina di spore gli escre- menti animali, suol tornare a questi nociva (specialmente ai bovini), cagionandovi coliche, diarree , seguite sempre «la una forte denutrizione, e talvolta anche l'aborto. I principali generi delle ustilagini , che comprendono specie parassite delle piante agrarie, sono i seguenti: Usti- lago, Sorosporium, Urocystis^ Tilletia, CAP. XV. Malattie cagionate dalle Ustiiaginee. QSTILAGO . Lamk. Spore isolate. Tubi germinali tal- volta filamentosi, spesso formanti un promicelio con spo- ridi apicali, o Laterali, [fé sporigene gelatinose, confluenti in n grumose, e trasformatisi in spore semplici, glo- bulose, di color bruno o violetto. — 73 — Ustilago Cardo, Tul. Fig. 19. (Uredo, Pers.; Reticularia, Bull.; Caeoma, Lk.; Ustilago segetum, Dittm.). Carbone o Fuliggine dei cereali; Charbon des céréales; Brand des Weizens ; Staubbrand o Flugbrand des Getreides; Corti Smut. Si presenta copiosa sulle infiorescenze di tutte le varietà di frumento (Triticum vulgare) , di orzo (Hordeum vulga- re) , di avena {Avena sativa), di gioglio (Lolium perenne), e di molte graminacee selvagge. Attacca i fiori delle graminacee, trasformandoli in una massa carbonosa Eera, costituita dalle spore del parassita. L'infezione può estendersi anche a tutta l'infiorescenza. Le spore hanno un esosporio bruno, liscio o verrucoso. Col favore dell'umidità germogliano in poche ore se sono state raccolte di fresco, dopo qualche giorno se stantie. Du- rante la germinazione l'esosporio si squarcia, e l'endosporio si allunga in un corto tubo germinale , che dà luogo a sporidi], o a tubolini laterali aventi la facoltà di allungarsi per penetrare nella pianta nutrice. Costituita 1' infezione, le piante che ne soffrono, presentansi più gracili delle sa- ne. La sporificazione del parassita già trovasi avviata, pri- ma che l'infiorescenza si sciolga dalle guaine fogliari che la ricoprivano. È in questo tempo che le ife raccolte a fasci sulle infiorescenze, gelificando la loro parete, formano la sostanza gelatinosa , entro cui si liberano le spore a parete bruna, già prodotte per differenziazione e segmenta- zione del protosplasma delle ife sporigene. Dispiegatasi po- scia 1' infiorescenza , col disseccarsi della mucillagine le spore restano asciutte , e si prestano a lasciarsi traspor- tare e disseminare dal vento. Per i rimedii si vegga quanto si è detto di sopra. Ustilago (Caeoma, Schl.) hypodytes, Fr. Carbone dello stelo del grano; Grass culm smut. Nelle guaine fogliari, e negli steli del frumento (Triti- cum vulgare), e del gioglio (Lolium perenne). Comes— Crittogamia Agraria. 10 Lo strame inquinato dalli' Bpore di questa e della pre- mia, tornando al campo in una agli escremenl i I a so di concime, aumenta l'infezione quando venga col- tivato su quel rampo il frumento. L'uso di detta paglia per alimento torna poi nocivo al bestiame , porche gli pro- cura forti disturbi gastrici. USTILAGO Cat . Schicchi.) DESTRUENS, Dllb. Fig. 21. Carbone, fuliggini . golpe del miglio ; charbon du Milli t; Hirst brand, Milli t Smut. Si appalesa Bulle infiorescenze del miglio (Panicum mi- liaceum . Le infiorescenze affette non solo non granifìca- . ma sono trasformat) in un ammasso di spore, avanti eh*' - -i fossero liberate dalle guaine fogliari avvilup- panti. Tutti gli steli dello stesso cespo possono essere colpiti dal male, di tal che in molte località questo suol tornare unente disastroso. Le spore sono più grandi di quelle d'I VI 'stilli,/,, Carbo ; e germinando emettono dal promicelio tubolini germinali, meglio che sporidii, i quali ultimi non vi si producono che raramente. Le infezioni artificiali ten- da Eoffmann (1886) hanno provato che il parassita ile la pianta nutrico durante il suo germogliamento, o poi La Begue nel suo sviluppo; e che il parassita vi s'in- troduce per La giovane guaina, o per la baso del cono vegetativo dello stelo a circa un millimetro fuori terra. LTs i ilago ' Ir \mi:ki, Cornk. È sita del panico coltivato [Setaria italica) , com- portando vi si come il precedente, Vive pure sulla Setaria viridxs. Il in ed il panico affetti dal carbone tornano nocivi ; animali, quando vengono loro somministrati come fo- i". apportandovi forti disturbi gastrici. Se il male si è n . vale meglio sospendere la coltiva/i. me di queste due specie. Dstii • " li i. iman \, Kuhn, l'i' . 22. < irbone i sorghi. Sporifica Delle pannocchie dei Borghi {Sorghum vulgare. ( 0 Si comporta come la specie precedente, perchè trasfor- ma T intera infiorescenza in un ammasso di spore carbo- nose, circondato da una guaina grigiastra. La stessa spe- cie fu in una state piovosissima raccolta da Passerini (1876) anche sui fiori maschili del mais. USTILAGO TULASNEI , Kùllll. {Ustilago Sorghi, Lk.). Carbone della saggina. Sporifica negli ovarii del sorgo comune o melga rossa (Sorghum vulgare) , ma senza sformare la pannocchia. Se- condo Trelease (1884), questa specie si è presentata anche nociva sul sorgo saccarino (Sorghum saccharatum) nell' A- merica del Nord, dove sembra sia stata importata con i semi provenienti dalla China. Ustilago cruenta, Kuhn. Sul sorgo saccarino (Sorghum saccharatum), formandovi pustole rosso-brune sugli steli, sulle loppe, e sui fiori. Ustilago (Uredo, DC.) Maydis, Lèv. Fig. 20. (Erysibe Maydis, Wallr.; Caeoma Zeae, Lk.). Fungo del granturco, carbone del mais; Maisbrand; Beulenbrand; Maize smut. Si presenta sotto la forma di escrescenze sulle guaine fogliari e sugli steli del granturco (Zea May s). I rigonfia- menti, costituiti da un enorme ammasso di spore, sono di una grandezza variabile, fino a quella di un pugno, e tal- volta manifestansi anche sulle infiorescenze maschili e sul- le femminili. Secondo Knowles (1889) le alterazioni che hanno luogo nello stelo del mais attaccato dal carbone sa- rebbero le seguenti: straordinaria ipertrofìa della parte del- lo stelo , sulla quale debbono svolgersi le spore , seguita talvolta da distorsione dello stelo ; grande moltiplicazione di cellule presso la periferia della parte infetta; rimpiccio- — 7fi — limoliti, d lomenti anatomici del connettivo e dei cor- doni fibro-vascolari : distorsione «logli stomi ed in parti- colar modi, «lidie cellule annesse ; anormalità nella forma- zione dei fasci, sì ohe talvolta il floema non si può distin- guere dallo xilema, ed un sensibile incremento del conte- nuto cellulare. Merini (1S84) ha potuto determinare che le spore di questa astilagine , germinando, emettono un tubolino, il quale, diramandosi oppur no, dà luogo ad in- nam ere voli irò. mmulari, i cui articoli, coll'esauri- mento del liquido nutritizio, non gemmano più, ma svilup- pano un Lungo ed esile filamento ramificato. Inoltre, negli rementi deposti /< smut. Essa atl le .minine Le lamino delle foglie ed i colmi .li segala (Secah Cen •'■ . e talvolta quelli di gioglio [Lo- lium perenne) , di orzo (/Zorifettm vulgare) , e di frumento Tri in- ìi in vulgan . Finora si è presentata sul frumento Bolo in Australia; ma è da temersi che . con la continua importazione dei grani dall'Australia, s'introduca questo nuovo malanno in Europa. Il fungo sporifica negli organi vegetativi (foglie e steli), spesso contorcere La parte superiore della pianta Bpiche. Presentasi sotto la forma di righe bianca- . Le quali poscia con lo squarciarsi dell'epidermide , ond'erano coperte, si anneriscono a causa del color l>run<> delle spore, ond'esse sono costituite. Le ile sporigene, «piando pi i al periodo riproduttivo, si ramificano e,! omitolam loro i rami già emessi. Nei .vomitoli le estremità ipertrofiate delle ife gelificano prima la- loro pa- poi danno lungo, a 3pese >!el loro protoplasma, a gruppi
  • oiio affatto mancanti. La spora germi- Lette un promicelio, il quale ila Luogo, mentre si ■J-<; sporidii allungati . divergenti . e capaci di produrre tuia germinali trasportabili facilmente dal vento. I recenti studii 'li Kuhn isso hanno dimostrato che i ni apportati «la questa crittogama alimentano, a misura «•he cresce L'umidità del terreno, e per conseguenza come il contenuto acquoso ili ciasouna pianta. Ad ovviar- ne i danni, o almeno a menomarli, gioverà dunque far di- hia umidità del terreno ,. medi mi i pro- fonde zappatori aali di bcoIo. Qualora non vi tor- o nel) lia un rimedio molto semplice, cioè il seminai-. • a righe pii < Larghe. Così faoendo, l'ai /ione abbondante e La penetrazione dei raggi solari frale de appo]-!, ranno La ma jgior parte di quel vantaggio, che si ol prosciugamento del < i rreno, — 79 — Urocystis Cepulae, Farlow. Carbone delle cipolle; Charbon de l'Oignon ordina ire; Ziciebelbrand. Cornu (1879) ha illustrato questa malattia , che si era molto diffusa sulle comuni cipolle (Allium Cepa) nei din- torni di Parigi, e che riempiva di una polvere nera (spore) la spessezza delle scaglie e delle foglie nelle piantine. Le spore sono costituite da una o da due cellule cen- trali , circondate da molte appendici sporiformi. La pre- senza del parassita , prescindendo dal deperimento più o meno grave che induce, compromette la bella apparenza dei bulbi, modificandone ed alterandone la bianchezza. Questa crittogama, che è speciale dell'America del Nord, compar- ve per la prima volta sulle cipolle ad Euzières nel 1869, nel mezzogiorno della Francia anche prima del 1877 , e fu ritrovata da Cornu nei dintorni di Parigi, ed a Lipsia da Frank noi 1879. Nel 1872 era stata raccolta su di un giovine porro (Allium Porrum) da Caron de Rubemprè a Somme. AVinter intanto ritiene che siffatta specie sia identica alla sua U. Colchici, che vive sul Colchium autunnale , nonché sulla Convallaria Polygonatum ,sull' Omithogalum iimbellatum, sulla Scilla bifolìa, sul Muscari comosum e Al. racemosum, e su\V Allium rotundum, e che perciò è molto agevole l'in- fezione nelle cipolle. Lo stesso Farlow crede che la crit- togama sia passata alla cipolla da qualcuna delle piante sel- vagge ora ricordate. È probabile che alla stessa specie sia da riferirsi 1' altra incontrata su.IV Allium magicum da Passerini; e dallo stesso denominata U. magica, nel 1875. In America, da una ventina di anni in qua, la malattia delle cipolle suole apportare gravi perdite , fino a più mi- gliaia di dollari per anno. Tutt'i rimedii escogitati ed espe- rimentati riuscirono insufficienti, tranne quello di sospen- dere la coltura delle cipolle per quattro anni consecutivi, giacché dopo questo lasso di tempo le spore diventano in- capaci di germinare. Però l'unico modo di combattere tale crittogama è il trapiantamento; dappoiché Cornu ha speri- mentalmente dimostrato che le spore di questa urociste (come delle altre affini) per germinare richiedono per mi- - 80 — trice una pianta giovane ed in germinazione. I balbi de- gl'individui trapiantali, anche aspersi artificialmente dalle spore del micete, si eonsirvauo sani. Ciò posto, prima di trapiantare le pianticine bisogna scegliere quelle di sano -petto , e scartare le malaticce. Compiuta l'operazione, non si ha più a temere ulteriori danni per infezione. Adun- que nella grande coltura dello cipolle il piantamento in sito può esporre il riedito a grave pericolo. TILLETfA, Tul. Filamenti sporigeni appena gelatinosi. Le spore formansi isolatamente por rigonfiamento dell' e- s tremila « 1 « ■ i fili sporigeni. Spore globulose più o meno brnne. Promicelio emettente al suo apice un verticillo «li Bporidii allungati. Tilletia (Credo, DC.) Caries, Tul. Fig. 25. (Tilletia '/'ritiri. Wint.; Uredo foetida, ISauer.; Ustilago, Caeòma, (Link), sitophila, Dittm.) Curie, volpa (golpe), carbone fetido , carbone iiufirnso, mar- zetto,fame del frumento, grano carbone, bufone (Nap.), mo- scarella Sic), carie; Steinbrand, Schmierbrand, Bunt, Pepjter brand, Jliiini of Wheat. Questa malattia , che infesta tutt'i frumenti coltivati e (piasi tutti gli altri cereali, talvolta si estendo ed infieri- sce in modo da diventare la vera peste ibi podere. Men- ro i granelli affetti ed estratti dallo loppe sono molto Umente riconoscibili, invece ossi sono quasi irricono- scibili, quando trovansi ancora racchiusi indie, loppe,. Os- rvandosi dall'esterno uni pianta di frumento affetta, non si vede niente di speciale od anormale, ohe possa richia- mare L'attenzione. Nonpertanto gli steli colpiti s<>im più BOttilj e più corti; prima della fioritura sono di eobn' verde seuro, dopo venie-sudicio , indi imbianoansi. La malattia com'è saltuaria nel campo, cosi è saltuaria sulla stessa spioa, giacché ne possono essere colpito non tutte le spi - (dette della stessa apioa , non tutt'i granelli della Btest Bpichetta , uè talvolta un granello per intero, potendo re- bare -ano il : Durante Lo sviluppi), le epiche aflètte sono di un e, dure verde piu fosco del normale. Le spi- — 81 — cliette sono più allontanate, più corte e più divaricate delle sane. A maturità completa le spiche infette restano dirit- te, laddove le sane curvansi in basso. Durante la matura- zione i granelli nelle spiche infette sono più grossi dei sani , però questi a sviluppo completo li sorpassano in grandezza ; e mentre questi prendono 1' ordinario color biondo, quelli diventano brunicci, e schiacciati riduconsi in una polvere nera di un odore particolarmente fetido e spiacevole, ed oleosa al tatto. Tale polvere risulta costi- tuita dalle spore della tillezia mescolata ai fili sporigeni ramificati ; infatti , quando il micelio arriva nell' ovario , emette dei rami, i quali gonfiandosi per aumento di pro- toplasma producono le spore: e queste mentre sviluppansi riassorbono il tessuto dell' ovario , fino ad occuparne il posto. La farina contenente spore di tillezia non solo ha un cattivo odore di aringa , a causa della trirneti lamina che si produce negli acini di frumento carbonoso , ma è no- civa come alimento, perchè suole apportare infiammazione nel tubo digerente. Le spore germinando emettono un corto tubo pròmice- lico, il quale produce al suo apice un verticillo di 6 a 10 sporidii. Questi copulandosi danno luogo , come già si è detto nelle generalità, ad altre generazioni di sporidii, a cui è data poi la facoltà di assalire le piantine del fru- mento e degli altri cereali. E la penetrazione del tubo germinale nella piantina ha luogo per la parte radicale dell'asse vegetativo (Kuhn) . Recentemente (1880) Schindler ha dimostrato che le spore di tillezia, quando sono bagnate, cominciano a per- dere il potere germinativo tra i 45° e 50° C. di tempera- tura. Ciò indica che torna molto agevole il liberare da esse il frumento destinato per semenza , quando si tuffa questo frumento per pochi minuti nell'acqua calda a circa 60°C, come già si è indicato nelle generalità. Ilaberlandt aveva dimostrato (1877) che, secondo l'orien- tazione diversa di un campo, la infezione di questa crit- togama era maggiore o minore. Kuhn esaminando accura- tamente (1880) in qual modo ciò potesse avvenire, ha tro- vato che la diffusione e lo sviluppo del micelio della crit- togama aumentano, a misura che cresce il contenuto acquoso di ciascuna pianta. A parità di condizioni, le piante man- Comes. — Crittogamia Agraria. 11 ftO tenute più a secco restano immuni o leggermente attaccate dalle ustilagini. Ciò posto , per diminuire gli attacchi di questo parassita, qualora si dovesse coltivare il frumento in terreni piuttosto umidi , bisognerà prima preparare il terreno con profondi canali di scolo , e poi seminare in fila o piuttosto lascamente , allo scopo di permetterò la maggiore aerazione e la penetrazione dei raggi solari fra le piante. TlLLETIA LAEVIS, KùllU . (TUUi'ni. Ustilago [B. et C] foetens, B. et C.) Questa crittogama è affatto simile alla precedente , da cui si distingue solo por una leggiera differenza nella con- formazione delle spore; difatti, nella V. Caries le sporr sono sferiche e fornite di creste areolate sull' cpisporio , mentre nella T. laevis le spore sono irregolarmente sferi- che e ad episporio liscio. Vi ha poi delle località nei cui frumenti suole predominare l'ima dello due specie sull'al- tra; così mentre la T. Caries predomina nella Lombardia e nella Campania, la T. laevis, invece, serpeggia nell'Emi- lia e nella Puglia. Pel resto valga per questa specie quanto si è riferito per la precedente, di cui si può considerare sere una semplice varietà morfologica. Tilletia Secalis, Kuhn. [Ustilago [Uredo, Cord.] Secalisì Rabh). ('tiri' o golpe della segala] Roggenkornbrand , o Kugel- brand d( 8 Roggens. Sporifica nei granelli dell da {Secale Cereale), i quali perciò, al pari di quelli del frumento, restano deformati ed anneriti, e schiacciati si riducono in una polvere nerastra ma inodora. Questo micete non boIo è ben diverso dall' U- roeystis occulta, «li cui si <'• parlato 'li sopra, ma noè più raro . e persiste di più nei luoghi in cui presentasi. Fu per la prima volta rinvenuto in Italia nel 1847 da Ra- benhorsl . sebbene fosse stato i;ià raocolto da Corda in Boemia. — 83 — Specificamente diverse sono state ritenute, poi, le altre Tillezie che si trovano sa moltissime graminacee selvag- ge, mentre esse per la loro indole sono tutte eguali fra di loro. CAP. XVI. b) Uredinee. Le uredinee sono dei miceti veri parassiti, inquanlochè svolgonsi sempre a spese degli organi delle piante vive e sane. Il loro micelio sviluppasi nel parenchima degli or- gani vegetativi, sfruttandone i principii immediati, che in essi eransi prodotti ed accumulati. Il loro parassitismo non è però letale, perchè le piante nutrici non muoiono. Fin quando le ruggini attaccassero le piante selvagge, la loro presenza non preoccuperebbe ; ma siccome infesta- no eziandio quasi tutte le piante coltivate , così si è co- stretti a combatterle attivamente, imperocché la sottrazio- ne dei principii immediati da esse fatta è per certo a danno degli organi e dei materiali di riserva, per cui una pianta si coltiva. Le ruggini sono crittogame di facile ricognizione: non v'ha contadino che non le conosca. Sulle foglie, e più di rado sugli steli , presentansi macchie isolate , piuttosto piccole e di forma tondeggiante , ellittica , lineare e di color ruggine. In primavera occorre spesso di vedere le foglie rugginose, essendo questi miceti allora più diffusi. Ebbene , prendendo una foglia e facendone la sezione al livello di una pustola , sia questa completamente chiusa , cioè con epidermide integra , o aperta , cioè con epider- mide già rotta, si troveranno nel parenchima della foglia in esame fili micelici , che serpeggiano negT interstizii cellulari , intrecciati come feltro , e spesso , dopo di aver forato la parete delle cellule, già penetrati in esse. Men- tre questa rete micelica invade il tratto leso della foglia, sotto la pustola tale rete diviene più stretta , ed i suoi fili intrecciansi più fittamente , per costituire un vero cusci- netto sottostante alla pustola. Questo cuscinetto è stato detto stroma. Continuando l1 esame si troverà che dallo stroma spiccansi corti fili sul micelio , ali1 apice di eia- — 84 — senno dei qnali presentasi un organo arrotondato , che è una spora. Questo è il primo stadio del fungo, al quale è stato dato il nome dì Uredo, ed alle spore l'altro di Uredo- n o di Stilospon . Tale primo stadio era per lo innanzi considerato come definitivo per una specie, donde il genere Uredot clic comprendeva una lunga serie di specie. Durante la primavera si li i non una generazione di spore , ma molte, sicché si può dire che basterebbe una sola pustola di ruggine per infestare mia buona estensione di campo. Infatti queste uredospore, appena giunte a maturità, si disarticolano e cadono, e purché incontrano sulle foglie un po' d'acqua, in breve tempo germinano. La spora pro- duce allora un tubo germinale, che di rado fora l'epider- mide, ma che ordinariamente serpeggia alla superficie della foglia, tinche non trovi uno stoma, in cui subito penetra, donde attraversando la cavità sottostomatica passa negl'in- terstizii del parenchima fogliare. Quivi pervenuto il tubo, la spora originaria disfasi, e non sopravvivo che la porzione del tubo germinale penetrata nel mesofillo. Questa porzione sviluppandosi man mano in micelio, rinnova la crittogama madre, poiché produce ancora uno stroma , una pustola e nuovo uredospore. Tutto ciò compiesi in brevissimo tem- po, essendo di circa 16 giorni 1' intervallo fra una gene- razione di uredospore e la seguente, massime col favore della umidità e dell'alta temperatura. Cosicché lungo la primavera si possono avere molte generazioni , o perciò miriadi e miriadi di spore di uredo. Più tardi, in estate od in autunno, secondo che la pianta <*■ annuale o perenne, a questi organi temporanei di ripro- duzione succedono spore finali, che sono ibernanti, edotto Teleuto8pore, D sono variabilissime ili l'orma e di gran- dezza , e formansi alla tino della vegetazione della pian- ta. Ecco, dunque ; un secondo stadio del parassita, del- io Teleutosporifero : stadio che por lo innanzi era consi- derato amie- come definitivo ed indipendente dall'altro bu acoennato. Tali spore germinano nella primavera vontu- ra , emettendo prima un tubolino alcune volto corto , al- tre volte lungo, semplice o ramificato. Quosto non vale a produrre il micelio del nuovo individuo; ma dà rami emet- tenti spor< secondarie, delle sporidii, e perciò, come nelle Ustilagic e, prende il none di Promicelio. Gli Bporidii alla loro volta germinando danno il nuovo micelio, ohe in al- — 85 — cimi casi può svilupparsi sulla stessa pianta nutrice , in altri sopra una pianta nutrice ben diversa dalla prima. Nel primo caso si ha YAutoecia o Autoxenia- nel secondo caso VEteroecia o Eteroxenia. Prescindendo per ora dalla pianta nutrice , gli sporidii quando trovansi in condizio- ni favorevoli germinano, ed il loro tubolino o fora 1' epi- dermide , o penetra per uno stoma nel parenchima della foglia, par svilupparvi il nuovo micelio. Questo, nella plu- ralità dei casi, produce germi riproduttivi di duplice for- ma: una che manifestasi sulla pagina superiore delle foglie, 1' altra sulla inferiore. Quella che mostrasi sulla pagina superiore è uno spermogonio , 1' altro è un aecidium. Dove debbono prodursi gli spermogonii il micelio , coli' intrec- ciarsi , foggiasi a stroma , su cui essi svolgonsi a forma ovale e acuminata all'apice. Lo spermogonio consta di una parete detta perielio , e di un contenuto. Dalla superficie interna del peridio partono dei corti rami (sterigmi) , all' apice dei quali havvi spore a bastoncelli filiformi , poste le une a capo delle altre, a catenella. Esse occupano tutta la cavità dello spermogonio ed ebbero il nome di spermazii , donde l'altro di spermogonio all'intero organo. Fra le spore è interposto un liquido , come mucillagine , colorato in rossastro, e odoroso, il quale riempie tutta la cavità. Lo spermogonio ha poi un'apertura all'apice, detta ostiolo. Nella primavera, in seguito a fatto igrometrico, il liquido viene emesso dall'ostiolo , insieme agli spermazii in esso nuotanti, che nell'acqua mostrano una certa vibra- tilità. Ciò à fatto a molti micologi credere che dessi fos- sero organi analoghi agli anterozoidi. Senonchè , mentre questi sono organi fecondanti e non germinanti , invece Cornu ebbe ad osservare (1877) in molti casi la germina- zione degli spermazii. Onde fa mestieri rinunziare per ora all'idea che fossero organi maschili , almeno fino a prove in contrario , restando ancora oscuro il vero ufficio degli spermogonii (Sorauer, 1886; Dietel, 1887). Mentre ciò avviene nella pagina superiore della foglia, l'istesso micelio produce anche stromi alla pagina inferiore, i quali portano organi differenti dai primi. Essi sono pe- ridii come vasi, a forma cilindrica, a bicchiere, molte volte (ed è il caso frequente) isolati, talvolta ravvicinati, dap- prima chiusi e poi aperti in un orifizio dentato. Nell'in- terno contengono numerosissimo fila di spore, quasi sem- — 86 — prò «li colore arancio, disposte a colonna, e riboccanti dal- l'ori" del pendio. Il numero di queste spore è straordinario: se ne contano a centinaia di migliaia per ogni ecidio. Intanto. M (1888) ha descritto ed illustrato un pro- ilo, elio precede la formazione degli ecidi nelle uredinee, in seguito a ricerche compiute sulla forma ecidio- fora dell' Uromycea Poae, Rabh., la quale s'incontra copio- Bamente sul Ranunculus Ficaria. Egli ha delineato un or- gano globuloso, con protoplasma granulare o nucloato (oo- gonio : ed un altro organo oblungo, curvo, con protoplasma anohe granulare (anteridio), ed attorniante l'oogonio. Que- irgani svolgonsi sul micelio che deve produrre gli ecidi: anzi egli ha creduto di osservare la trasformazione d'dl'oogonio in ecidio; fatto che avrebbe luogo subito dopo la prima apparizione degli spermogonì. Le spore prodotte dall' Aecidium germinano nella stessa primavera; ed en- tro un paio di settimane formano micelii, i cui organi ripro- duttori ripresentano la forma Uredo} donde si è parliti. Se- nnini!.' gli ocidii possono mancare tanto nelle specie au- toecie. «pianto nelle eteroecie, senza compromettere l'esi- a della specie ; perciò gli ecidii, non essendo di asso- luta e d'imprescindibile necessità per il ciclo di una uredi- nea. si debbono ritenero come mezzi atti a diffondere sem- pre più la invasione del parassita (Dietel , 1887). Nelle pian- te poi , le cui toglie possono rimanere verdi lungi' 1' in- verno , il micelio può mantenersi vivo in esse fino alla primavera e dare nuovo uredospore, senza alcun interven- to della forma imenifera (Schròter, 1887). Adunque nelle Uredinee perfette si hanno tre stadii o forme: 1 Fungo imeni/ero (Aecidium), le cui spore produ- cono il 2.° Fungo stilosporifero con uredospore) Fungo teleutosporifero, a spore finali ed ibernanti. I rimedii per combattere le ruggini debbono essere pre- ventivi, non valendo a nulla i ourativi. Siccome l'umidità d'I terreno, e L'affollamento delle piante contribuiscono, ed in mi modo rilevante, allo sviluppo della ruggine, è irza mantenere prosciugati i terreni con fossi di olo ben sistemati, seminare più lasca nte e meglio a indendo dall'uso del letame fresco, ohe favori- •■ non poco lo sviluppo delle ruggini, giova far tesoro — 87 — del rimedio proposto da Griffiths (1885). Quest' infatti ha provato che, spargendosi 100 chilogrammi di solfato di ferro in polvere sii di un ettaro a cereali, la ruggine non viene più a svilupparsi su questi, mentre gli appezzamenti non trattati sono inesorabilmente invasi dalla ruggine. Lo spar- gimento del solfato di ferro in polvere si può eseguire in autunno ; varrebbe poi meglio il praticarlo in primavera, sempre quando vi fosse la probabilità di piogge dopo del suo spandimento. Però queste prove meritano di essere rifatte. CAP. XVII. Malattie cagionate dalie Uredinee. PUCCINIA, (Pers.) de By. Con tre forme di organi ri- produttori: 1.° Fungo imenifero , con spermogonii contenenti pic- colissimi spermazii, e con ecidii a spore semplici, di media grandezza, tondeggianti (Aecidium, Pers.); 2.° Fungo stilosporifero, a spore semplici, tondeggianti (Uredo, Pers., Trichobasis, Lèv.); 3.° Fungo teleutosporifero, a spore oblunghe, bilocu- lari (Puccinia, Pers.). Le teleutospore , che talvolta si presentano uniloculari, sono state denominate mesospore ("Winter; Sorauer , 1886 ; Dietel, 1887). Le Puccinia a teleutospore uniloculari, come talvolta si osserva nella P. Asparagi , danno ragione del genere Uromyces , presso cui esse sono, di norma, unilo- culari; le altre a teleutospore pluriloculari, come nella P . graminis , che può talvolta presentare teleutospore anche quatriloculari ( Dietel, 1887 ), danno ragione del genere Phragmidium, presso cui esse sono, di norma, pluriloculari. Puccinia graminis, Pers. Fig. 2. Ruggine o nebbia del frumento, Rouille du Blé, Rost des Wéizens, Getreiderost, Coni rust, Corn mildew. Fungo imenifero (Aecidium Berberidis, Pers.) sulle foglie e sui frutti del Berberis vulgaris; fungo stilosporifero (Uredo linear is, Pers.), e fungo teleutosporifero sulle foglie e su- gli steli di parecchie graminacee, fra le quali sul frumento — B8 — Triticum vulgare), sulla segala (Secale Cercale) , sull'orzo (IIord< m/i vulgare) } sull'avena {Avena .«'(tira), nonché sul Triticum repens, sul Lolium perenni . Bull' Aira caespitosa, sulla DactylÌ8 giorni rata . BuìVAgrostis vulgaris, BUÌVAntho- xanthum odorai imi. suM'Arundo Phragmites, suU' Alopecurus fttlvus, sul Phleum pratense, sulla Briza maxima, etc. Spiegazione della Fig. 2. — a. forma Credo con uredo- spore sul frumento; — b. forma Puccinia con telcutospore sul frumento; — e. forma Aecidium sul crespino [Berberis garit . perielio: — e", conidii; — <■"'. spermogonii con spermazii; — d. teleutospora in germinazione; — e. pro- micelio; — /. Bporidio; — g. foglia rugginosa di gramina- a; — //. rametto con foglie di Berberis affette da Aecidium. Da quanto tempo sia stata conosciuta questa malattia del frumento è un problema non ancora risoluto. Le prime notizie concrete rimontano al principio del secolo scorso, mentre le osservazioni Le più accurate sulla crittogama . che la cagiona, furono pubblicate nel 17»>7 dal Fontana. In (pianto alla eteroecia del mioete, poi, si può dire ch'essa bìs stata dapprima rilevata dallo osservazioni degli agri- coltori, e poi confermata dagli scienziati. In Inghilterra era conosciuto che dove spesseggiava il Berberis . ivi la ruggine predominava, e fu perciò creduto essere il Berbe- * causa prossima della ruggine. Ebl ione tale credenza venno poscia confermata da moltissime ricerche sperimentali, che hanno portato al risultato seguente, ohe, cioè, gli spon- da d«-lla ruggine del frumento germinano prontamente sulle foglie del Berberis, come le spuro dell'- 1 < cidium Berberidis sulle taglie giovani del frumento. Le ruggini sono facili a riconoscersi. In primavera sulle foglie affette di frumento si veggon pustole lineari ruggi- nose, le quali dapprima son chiuse, intere, e p<>i si squar- ciano e si aprono. On taglio al microscopio mostrerà nel- la foglia il micelio, uno stroma sottoepidermico e le uredospore. A tale stadio «Iella crittogama fu dato il nome di Uredo linear is. Le relative uredospore hanno un proto- plasma ranciato per goccioline d'olio, vestito di una duplice parete: L'estero esosporio) Leggermente verruoo L'interna (endosporio liscia e fornita di Lpori per la germi- nazione. In una d'aoqu e germinano a capo «li ■ 1 ore, emettendo uno o due tubolini, i quali sulle loglio delle graminacee non forano mai L'epidermide, mas'intro- — 8!) — ducono nel parenchima penetrando sempre per l1 apertura degli stomi. I fili micelici, scorrendo per gl'interstizii cel- lulari, cacciano austorii ramosi nell'interno delle cellule , per sfruttarne più rapidamente i materiali organici da esse contenuti. Il micelio così formato, a capo di una o di due settimane , secondo che la stagione corre umida o secca , passando a fruttificare, aggomitola una porzione dei suoi fili sotto l'epidermide, per produrvi lo stroma. Da questo poi si dipartono numerosissimi e corti rametti, fittamente sti- pati, di cui ciascuno emette all'apice un'uredospora. Dopo la lacerazione dell' epidermide soprastante , le uredospore distaccandosi dalla pustola, se cadono su altre foglie gio- vani di frumento , germinano col favore dell'umidità , e vi formano un nuovo micelio, sul quale a capo di altri 15 o 20 giorni si producono nuove uredospore, cioè nuovi or- gani di diffusione della malattia. Quando la pianta nutrice volge alla sua fine, allora le pustole diventano di un co- lore oscuro , perchè esse producono non più uredospore , ma spore biloculari di puccinia , che sono finali ed iber- nanti. Anche il micelio della puccinia sverna; locchè vuol dire che resta vivo nella paglia, la quale perciò, quando ha servito da lettiera agli animali, porterà seco il micelio nel letamaio e poscia nel campo. Le teleutospore della puccinia hanno ciascuna delle due logge provviste di un poro apicale, dond'esce il tubolino di germinazione. In primavera esse germinano formando il promicelio ramificato, che produce sporidi! reniformi. Que- sti non attecchiscono sulle graminacee, ma solo sulle foglie giovani del Berberis ; ed il loro tubolino non ha bisogno affatto di qualche stoma, per penetrare nel parenchima fo- gliare. Il micelio, che viene quivi a formarsi, emette alla pagina superiore delle foglie spermogonii, ed alla pagina inferiore concettaceli cupuliformi di Aecidium. Mentre de- gli spermazii è ancora ignoto 1' ufficio , sebbene si possa pur credere ch'essi spieghino qualche azione nel moltipli- care il fungo sulle foglie del Berberis, si sa invece che le spore dell'ecidio, dal protoplasma rosso-ranciato, germina- no solo sul frumento o su di altre graminacee, ed il loro tubo germinale, attraversando gli stomi, va a sviluppare il micelio nel parenchima sottoepidermico. Da questo micelio poi tornano a prodursi le uredospore , in fine le teleuto- Comes — Crittogamia Agraria. 12 — 90 — Bpore, e cosi mpiersi il ciclo di vita della crit- . mani i in seguito allo nebbie primave- rili da Bole cocente. Dal volgo si crede che la neb- bia produca la ruggine; ma «la guanto si è sopra esposto risulta che la nebbia ris solo lo sviluppo, col formare un ambiente umido e caldo. Vi ha pur' un proverbio, cioè: la pioggia lava la ruggine] difatti un campo rugginoso dopo un acquazzone si sbarazza, in gran pari.', della rug- gine. Ciò avvidi'', perchè dopo di una pioggia il frumenl più rigogliosa vegetazione, ed emette nuove foglie, funzionanti in luogo delie altre già rugginose. Ora , qua- lunque spinta alla vegetazione della pianta ari- ca i medesimi risultati; i grani vernili, perciò, sono più soggetti alla rug- gine dacché hanno \ izione più stentata, Laddove i grani marznoli e primaverili . avendo un più celere sviluppo , offrono minor presa alla crittogama. In rueste «■ quelle som» unite nella stessa pustola, e ven- gono altresì sul vecchio micelio, il quale ha già prodotto idio. Però Lu stilospore dell' Uredo producono sempre Oredo, il cui micelio dà in fine Bpore ibernanti, sebbene non manchi qualchi in oui il micelio, che ha prodotto la □a imenifera, rende direttamente le teleutospore Benza la torma intermedia stilosporifera (de Bary . Da «|iiaiito si e esposto chiaro emerge che questa int- ona, la quale cagiona li ruggine nelle leguminose, al pari «li alcune altre a cui si aooennerà , he grandi tratti «li analogia con La ruggine delle grami na « •■aminata di ra. Le stesse cause ne favoriscono Lo sviluppo, e prò- — io:; — priamente 1' umidità del suolo e dell'atmosfera, ed i con- cimi freschi. Del pari per combattere questa ruggine bi- sogna sperimentare lo stesso solfato di ferro, indicato utile contro la ruggine delle graminacee. Nonpertanto si può di molto limitarne i danni , semi- nando a larghi filari, allo scopo d'impedire che l'umidità ristagni nell'ambiente ove vive la pianta, ed avvicendando le leguminose su quel terreno con piante di altra famiglia. TJromyces apiculatus, Schrt. Fig. 40. (U. Onobrycìiidis, Fckl., U. Trifolii, Wntr.) Ruggine del trifoglio. Fungo imenifero {Aecidium Trifolii , Cast.) ; fungo sti- losporifero e teleutosporifero {Uredo Onobrycìiidis , Lev.; U. Trifolii, DC). In estate sulle foglie vive delle specie diverse di Trifolium, di Melilotuì, e della lupinella (Ono- brychis sativa). TJromyces Rumicum, Fckl. iUromyces Acetosae, Schrt.;. Fungo imenifero {Aecidium Rumici s , Schecktd.): fungo stilosporifero {Uredo Rumicum, DC), e fungo teieutospo- rifero {TJromyces fraternus, Lasch.) sulle foglie di acetosa {Rumex Acetosa e R. Acetosella). TJromyces Betae, Kuhn. Fig. 41. Ruggine o Nebbia delle barbabietole, Rouille des Bctteraves, Rost der Runkelrnben, Beet-leaf Rust. Fungo imenifero {Aecidium Betae) in primavera ; fungo stilosporifero {Uredo Betae. Pers. ; Trichobasis Betae, Lev.) in estate, e fungo teleutosporifero in autunno sulle foglie della barbabietola da zucchero {Beta vulgaris saccarifera), e sulla Beta Cicla. Si deve a Kuhn (1869) la particolare conoscenza che si ha di questa crittogama. Le foglie delle barbabietole si — 1(11 — coprono lungo L'estate di piccole pustole polverose oscure, le quali producono numerosissime spore rotonde rosso- bruno. Queste poste a germinare nell'acqua emettono un tubo germinale, capace di forare l'epidermide di una fo- glia di barbabietola, e di formarvi quivi un micelio, che si ande per gl'interstizii delle cellule fogliari, donde spicca Li austorii nell'interno di esse. Poscia il micelio . am- massandosi qua «■ là. forma stromi, su cui numerosi spo- rofori portano spore sottoepidermiche. Così sono originate le nuove pustole rugginose, le cui spore a loro volta ger- minando estendono rapidamente l'infezione nel campo. Le spore finora accennate sono germi estivi, cioè uredo- sporo: ma in autunno le stesse pustole rendono un'altra for- ma di spore, di color bruno e con parete ispessita, che sono le spore finali ed ibernanti, cioè lo teleutospore. Queste, in primavera germinando . emettono un tubolino a corti rami (promicelio) , i quali alla loro punta formano spori- dio Il micelio sviluppato dalla germinazione degli sporidi i produce ecidii, preceduti dagli spermogonii, e colmi delle solite spore gialle (Aecidium Jlet.ne). I tubi germinali delle diospore entrano negli stomi delle foglie di barbabie- tola, e penetrano nel parenchima fogliare, sviluppandovi un micelio provvisto di austorii. Da questo micelio si ori- ginano poscia le pustole uredosporifere, cioè V Ure ÌU- tae, donde si è partiti. Fortunatamente questa ruggine non è stata osservata su di altre piante, e perciò è agevole il limitarne l'infezio- ne enn lo spiccare tut te le foglie, che in primavera si mo- streranno rugginose per ecidio, e di allontanarle dal cam- po , oppure di seppellirle nel terreno. La stessa elimina- zione delle foglie rugginosi' si può compiere, anche con vantaggio, in autunno per distruggere il massimo numero di sporo ibernanti. Oromyces Pisi, Wntr. Fig, 39. Ruggirti o nebbia del pisello . Rouilh des pois, Rosi '!■!■ Urlisi a. Peage /'usi. Fungo imenifero {Aecidium Euphorbiae, GJ-nel.) sulle fo- glie delle diverse specie di Euphorbia\ Fungo stilosporifero (Uredo Pisi, DC.) , e beleutospori- — 105 — fero sulla pagina inferiore delle foglie del pisello (Pisum sativum) , del cece (Cicer arietinum), della cicerchia (Lathy- vus sativus), nonché della Vida Cracca, della V. cassubica. A differenza delle specie precedenti questa crittogama è eteroecia, e tali sono anche le due seguenti. Le piante colpite restano per lo più senza emettere rami, né fiori; le foglie si presentano piccole ed ingiallite. Quando l'infezione è forte giova meglio distruggere tutto il campo dei piselli o dei ceci ; oppure bisogna combat- terla come l'analoga dei fagioli , di cui si è già parlato. Uromyces Dactylidis, Otth. Fungo imenifero sul Ranunculus acris e R. bulbosus ; Fungo stilo-e teleutosporifero sulla Dactylis glomerata , sulla Festuca elatior, e sull' Arrhenatherum elatius. Uromyces Poae, Eabli. Fungo imenifero sul Ranunculus Ficaria; Fungo stilo-e teleutosporifero sulla Poa nemoralis e sulla P. pratensis. Uromiceti imperfetti. Uromyces graminicola, Burrill Fungo stilo-e teleutosporifero, nell'America del Nord, sulle foglie di Panicum e di Elymus (Burrill, 1885). Uromyces Erythronii, Wntr. (Z7. Liliacearum, Ung.). Sulle foglie del Lilium candlditm, del L. bulbiferum, della Fritillaria Meleagris, àeìVErythronium Deus canis, e di al- tre gigliacee. Uromyces caryophyllinus, Wntr. (U. Dianthi , Nissl.). Sulle foglie del Dianthus Caryophyllus e di altre ca- riofillee. Comes — Crittogamìa Agraria. 14 — 100 — Uromyces Teeebinthi, Wntr. (Uredo Terebinthi, DC). Iu Europa, sulle foglie delle specie di Pistacia; in Ame- rica su quelle del Phus toxicodendron con uredospore (Uredo toxicodendri, B. et R.), e con teleutospore (Pileolaria bre- vipes, B. et R.). Uromyces Laburni, Sclirt. Fig. 42. Eungo stilo-e teleutosporifero (Uredo Laburni, DC.) sulla pagina inferiore delle foglie dell' avorniello (Cytìsus La- burnum). Uromyces striatus, Schrt. Fig. 43. (U. Medica g ini s, Pass.) Fungo stilosporifero (Uredo apiculata, a. Trifolii, Strauss); e teleutosporifero, in estate , sulla pagina inferiore delle foglie dell'erba medica (Medi cago sativa), e di altre specie di Medie ago. Uromyces Anthyllidis, Schrt. Fig. 44. (U. Trigonellae, Pass.; U. punctatus, Wntr.). Fungo stilosporifero (Uredo Anthyllidis, Grév.), e fungo teleutosporifero sulle foglie di: Trigonella foenum graecum, T. corniculata, Anthyllis vulneraria, Ononis spinosa, nonché di Genista, di Cytìsus, di Lotus, di Astragaì \us, otc. Uromyces Lupwr, Sacc. Fig. 45. Sulle Foglie de] lupino (Lupinus albus, e /.. Tkermis) . PHRAGMIDIUM, Link. 1." Fungo Lmenifero, con spermógonii alla pagina supe- riore della foglia, e con Aecidium il cui peridio è sosti- tuii'» da parafisi ; 2." Fungo stilosporifero (Uredo Pers. , Lee//'//-". Lév.)« •'!•" Fungo teleutosporifero, a spore 3-7 — 107 — septate, lungamente peclunculate (Puccinia part., Aregma, Fr., Phragmidium, Link). Secondo Dietel (1887), i Phragmidium sarebbero forme progressive di Puccinìa con teleutospore aventi più di due logge; difatti essi per metamorfosi regressiva possono pre- sentare teleutospore bi-e talvolta anche uniloculari. Il nu- mero delle logge varia spesso come diversifica la pianta nutrice. Del pari le forme di teleutospore ramificate, come nel Phragmidium obtusum di alcune specie di Potentilla , congiungono questo genere al Chrysomyxa. Infine, i Phra- gmidium preferiscono le rosacee, come gli Uromyces le le- guminose papilionacee. Phragmidium Fragariae, Rosm. Fig. 46. (Ph. acuminatimi, Fr.). Fungo imenifero e l'ungo stilosporifero (Uredo Fragariae, Rabenk. ; Caeoma Poterli, Fckl.) ; fungo teleutosporifero (Puccinia Fragariae, DO.) sulle foglie della fragola (Fra- garia vesca) e dei Poterium, con teleutospore 4-5 loculari, mentre sulla, Potentilla alba, esse sono biloculari (Dietel, 1887). Questa ruggine infesta molto raramente le fragole. Quando però si è presentata, bisognerà combatterla aspergendo le foglie rugginose con polvere di calce caustica e solfo, come si dirà per le rose. Phragmidium effusum, Auersw. Fig. 47. (Phragmidium Rubi-Idaei, Wntr). Ruggine del lampone, Rost der Himbeerstrducher , Rasp Perry Brand. Fungo imenifero (Aecidium columellatum , Schum.); fungo stilosporifero (Uredo Rubi Idaei, Pers., U. gyrosa, Rebent.); fungo teleutosporifero (Aregma gracile, E. FI., Puccinia gra- cllis, Grév.) con teleutospore 1-10 loculari (Dietel, 1887). Sulle foglie del lampone (Rubus Idaeus). Vi si sviluppa alla pagina inferiore, inducendo dapprima uu ingiallimento e poscia un color bruno. — 108 — PHRAGMIDIOM (A)-C:'/)ii• avvilii' facilmente nell'atmosfera umida , ed in modo analogo a quello della Puccinia. Questa ruggine è oomunissima sulle rose, massime nelle annate piovose, o quando le rose trovansi in un sito poco ventilato ed illuminato. Anderson (1889) riferisce che que- ae può prendere in Amerioa una espansione al- larmante, ed arrecare gravi danni alle rose vuoi ooltiva- vi!"i selvagge, fino a distruggerne le foglie. Quantunque il parassita fosse endofito , pure la distru- zione delle spore può di molto limitare la Infezione nei 1 atro il male ha efficacia la mise. da di polvere di calce caustica e di solfo, spargendola eoi] profusione sulle io-i l'operazione va fatta in giornata asciutta e non 'Mita. Gioverà poi il raccogliere in autunno lo foglie cadute di rose, o meglio recidere le piante inietto o bru- ciarle, per diminuire l'infezioni nel venturo anno. — 109 — GYMNOSPORANGIUM, DC. l.° Fungo imenifero , a perielio più o meno allungato (Aecidium, pari.; Roestelia, Eebent.); 2.° fungo stilospori- fero, ancora sconosciuto; 3.° fungo teleutosporifero, a spore biloculari, immerse in corpi di varia forma e gelatinosi , impiantati verticalmente sul substrato (Gymnosporangium, DC; Podisoma , Oerst.). Regge anche per questo genere l'opinione di Dietel (1887), che cioè queste specie, mentre presentano la loro forma teleutosporica sulle conifere , si avvalgono poi delle foglie più succose delle pomacee per alimentarvi la loro forma imenifera. Gymnosporangium fdscum, DC. Fig. 49. (Puccinia Juniperi, Pers.; Podisoma Juniperi, Lk. ; P. fuscum, Duby.; P. violaceum, F. Br.). Ruggine del pero, Rouille dea Poiriers, Post o Gitterrost der Birnbàume. Fungo imenifero (Roestelia (Uredo, Spr.) cancellata, Reb.; Aecidium Mespili, DC; Aecidium (Caeoma , N. E.) cancel- latum, Pers.) , sulla pagina inferiore del pero (Pyrus com- munis), sul nespolo (Mespilus germanica) , nonché sul Cra- taegus Oxyacantha , ed in America anche sul melo (Malus communi s); Fungo teleutosporifero (Podisoma Juniperi Sabinae, Fr.) sulla sabina (Juniperus sabina) , nonché sul ./. communis, J. phoenicea , J. (Jxycedrus , J. Virgiliana , ./. Japonica , e sul Pìmis halepensis. Lungo la state le foglie del pero mostrano di essere af- fette da ruggine, quando si covrono di macchie di un bel colore arancio. Seguendo lo sviluppo della malattia si ve- drà, che alla superficie delle macchie, ed alla pagina su- periore delle foglie, compariranno dei corpicciuoli bruni. Essi sono la prima forma di organi riproduttori : gli sper- mogonii. Non guari dappoi sulla pagina inferiore delle fo- glie si presentano gruppi di altri organi ben diversi, co- spicui in grandezza, a forma di urna, e forniti di una pa- rete allungata, che all'apice si fende in lacinie. Questi or- — 1111 — gani costituiscono la forma Aecidium, a cui si dotte il nome cifico di Roestelia cancellata. Essi contengono una pol- vere bruna formata da spore semplici e tondeggianti. Li forma fceleutosporifera poi si sviluppa sui ginepri, ed anche buI Pinus halepensis } ed è designata coi nomi di Podisoma Juniperi Sabina* , Fr., Puccinia Juniperi, Pers. Sulla sabina, anzitutto, si notano verso la fine di aprile delle massi' di color arancio, di consistenza gelatinosa, a forma sierica, cilindrica, o (lavata, semplice o ramosa. In tali mi >no immerse le teleutospore, che sono obovate, nniseptate, e portate da lungo peduncolo. In primavera le teleutospore germinano , sviluppando un promicelio (ana- logo a quello della Puccinia), ma non ramificato, sul quale- si produce un solo sporidio (Reess, 1869). Gli sppridii alla fine della primavera, disseminati sulle foglie del pero, ger- minano, e le macchie gialle o rosse, che più tardi (dopo circa una settimana) appariranno sulle foglie infettate, ad- dimostrano elio l'infezione ha avuto luogo. Su quello mac- chie appariranno (dopo circa 4 giorni) gli spermogonii, e poi i peridii della Roestelia. Le spore ili Uoestelia non si sono viste germinare sulle piante di ginepro , laddove 3pore secondarie (sporidi i) del Podisoma hanno germi- nato sulle foglie del pero. Ed invero, Oersted lin dal 1865 va sperimentato che si poteva ottenere la Roestelia sulle foglie del pero . quando queste venivano infettate dalle spore di Podisoma dei ginepri. Sili itti esperimenti furono ripetuti e confermati da Decaisne (1867) e da G-u- , Anzi quest'ultimo potè far cessare la malattia su 300 peri infetti, solo quando distrusse tutti ginepri che aveva, pari, G-òpperl (1874) ebbe ad osservare ehe la rug- gine dei peri scomparve nel giardino botanico di Am- burgo , solo quando venne a morte una grossa pianta «li Juniperus Sabina. La connessione tra i Podisoma e le Ro- stelie venne posteriormente confermata, mediante iniezioni artificiali . da Cramer L876 . da Cornu (1877) , ed in America da Plowright (1882 . da Farlo* (1886 e da Tha- ''. . Locchè, mentre oonferma la generazione alter- nante ed eteroxena del parassita, indica pure che in molti luoghi la Roestelia può infettare le foglie del l'ero, anohe quando in veoe del Juniperus Sabina trovansi altre specie dello s< ionopertanto, questa malattia produce pochi danni, e non preocoupa mollo l'agricoltore. I danni - Ili — diventano poi più rilevanti, quando la crittogama oltre alle foglie attacca i giovani frutti. Lo spiccare le foglie ed i frutti affetti giova senza dubbio a distruggere una quan- tità di germi, ma le maggiori premure si debbono rivol- gere e spiegare contro i ginepri. Infatti, quando i ricet- tacoli fruttigeni del podisoma si sono in primavera distac- cati , il micelio donde essi sono stati prodotti resta per- durante sotto la corteccia , e nel venturo anno nuovi ri- cettacoli vi si formeranno, e perciò anche nuove teleuto- spore , e nuovi germi d'infezione. Finché i ginepri non sieno distrutti in una località , non è da sperare che la ruggine possa risparmiare i peri; ond' è che bisogna fare una guerra implacabile ai ginepri. Gtymnosporangium FuscuM, DC . var. globosum , Farlow. (6r. Sabinae, Dicks.). Fungo imenifero (Roestelia aurantiaca , Pedi. (?), ma non la R. cancellata , Eebent., finora non trovata in America Trelease, 1884) sul melo (Pirus Malus) , sul melocotogno (Pirus Cydonia), sul Crataegus oxyacantlia, ecc. ; Fungo teleutosporifero sul Juniperus virginiana (Farlow, 1885). Gtymnosporangium clayariaeforme, DC. Fig. 50. Ruggine del melo, Rouille des pommiers, Apfelrost. Fungo imenifero (Aecidium cornutum. Pers.; A. lacera- timi, DC; A. Mali, Schm.; Roestelia lacerata, Tul.; R. cor- nuta, de By.; R. penicillata, Sow.), sulle foglie del melo (Pirus malus), ed in America anche sull' Amelan chi e r cana- densis, e sul Crataegus tomentosa (Farlow e Thaxter, 1885-C); Fungo teleutosporifero (Podisoma clavariae forme, Duby.), sul ginepro (Juniperus communis), dimostrato sperimental- mente da Sorauer (1879), da Eathay (1880) , e da Farlow (1880). Sebbene la biologia di questo micete sia analoga all'al- tra del pero, tuttavia giova di tener presente il risultato delle recenti osservazioni di Kienitz-Gerloff (1888). Que- sti potè distinguere due specie diverse di spore l'ima che LI 2 occupa la parte interna, L'altra L'esterna del concettacelo fruttigeno. L<' Bpore interne mancano di pedicello, perchè ^ià gelificato . ed liauno una parete poco Bpessa ed inco- Lore, ed un contenuto finamente granuloso. Le Bpore ester- ne , invece, sono pedioellate , e hanno una parete molto spessa, nero-scura, ed i caratteri delle teleutospore, a dif- ferenza delle interne, ohe rappresenterebbero le uredospo- finora non trovato in questo genere. Anelo- per com- bere li ruggine del melo fa bisogno di distruggere i gi- nepri della località. Gymnosporangium macropus, Lk. Funi!''» inonit'ero (Roistcìia lacerata, Tul.) in Amerioa sul melo l'i rn< Malus), sul Crataegus Douglasii} e sul l'i- arbutifolia; e teleutosporifero sul Juniperue virginiana. Questa specie si può considerare còme dna forma della pre- Lente (Farlow, 1885). Q-ymnosporangium conicum, Oerst. Ruggine del sorbo, Ebereschenrost. Pungo imenifero (Roestelia lacerata , Tul.) sul Sorbus Ario, aonchè sul Pirus Malus, e sul Pyrus Cydonia, l.'a- ihay, 1880), ed in America sull' Amelanchier canadensis, sul Pirus americana , e su diverse specie di Crataegus; e teleu- tosporifero sul Juniperue communis , ed in America sul ./. virginiana Farlow e Burrill, 1885 . Gymnosporangium tremelloides, R. Etg Fungo imenifero Roestelia penicillata, Sow.) sul Sorbus .\ri■ Rostrup, L883-4 stilosporifero e teleuto- rifero sul Salix viminali* e sul Salix moltissima, e condo Thùmes (1884) ancho sul Salia acuti/olia e sul >'. daphnoide». e) Salicis triandrae [Melampsora mixta} Thum.ì. Sul Salix triandra, f Salici* amygdalinae (Melampsora Castagnai, Thum.). Sul Salix amygdàlina. Le foglio dei salici, affetto da ruggine nei mesi estivi, presentane] irse «li polvere di color ranci ato o giallo d'oro, dovuta alle stilospore del parassita nello stadio di Uredo o Lecythea. Tale polvere, di solito, mostrasi alla pagina inferiore delle foglie , e qualche volta anche alla superiore. Le Btilospore, od uredospore , che sono di co- lor rancione, germinano in estate prontamente, sì che a capo «li circa otto giorni già sulle stosse o su altre foglie si hanno le pustole con uuove uredospore. Il loro micelio sa dalle foglie rugginose nella scorza dei vimini, e que- sti periscono quando sono fortemente attaccati. Lo stroma delle teleutospore formasi poi Lungo L'autunno al «li sotto dell'epidermide della pagina superiore. Il parassita n giunge il suo sviluppo completo, maturando le teleutospore, sul! ià caduti . o lungo l'inverno o al prin- cipio «Iella primavi K-aininainlosi alla fine dell'inverno rite e caduto, sarà faoile incontrare, al mi- croscopio, sulla loro pagina superiore le teleutospore, le quali - -.aie .. Btrettamente pi !«• une alle al- tre. In primavera queste germinano presto, dando Luogo, dal ■ apice. ;1«1 un promicelio B fili BempKci 0 rane — 115 — cui si producono gli sporidii in modo analogo a quello descritto per le Puccinie. Gli sporidii germinano subito sulle foglie dei salici, e danno origine a nuove pustole di Uredo. Le foglie affette da ruggine dapprima s'ingialliscono, poi si anneriscono, s'accartocciano e cadono: i teneri getti, poi, se sono attaccati, disse ccansi. Le giovani piantagioni possono essere affatto distrutte dalla ruggine ; le adulte dapprima resistono, ma dopo reiterati attacchi bene spesso soccombono. Per porre un argine a tale malanno bisogna ispezionare i salici in estate, recidere e bruciare tutt'i vi- mini rugginosi; e possibilmente raccogliere e bruciare le foglie cadute, in cui maturano le teleutospore. Secondo Anderson (1889) le ruggini sono in America molto diffuse sul Salix longifolia, S. amygdaloides, S. ro- strata, S. glauca, e segnatamente sul S. cordata e S. fla- vescens, fino a sfrondarli affatto. Analogamente si comportano le seguenti specie, e perciò occorre combatterle nello stesso modo: Melampsora populina, Tul. Fig. 52. Ruggine o nebbia del pioppo ; rouille du Peuplier ; Pap- pelrost; Poplar Brand. a) Populi {Mei. balsami/era, Tliùm. ; Mei. Medusae , Thùm.). Fungo imenifero {Caeoma Clematidis, DC, secondo Ra- thay, 1881: o Caeoma Mercurialis, Lk., secondo Rostrup 1883-4) sulla Clematis Vitalba, o sulla Mercurialis annua; Fango stilosporifero {Uredo longicapsula , DC. ; U. Po- pulina, Pers.; Lecythea populina, Lèv.); Fungo teleutosporifero {Sclerotium populinum , Pers., e Perisp>orium populinum, Fckl.) sulle foglie del Populus ni- gra, del P. pyramidalis , del P. monilifera , del P. balsa- mifera, del P. virginiana, e del P. angulata. b) Populi albae. Fungo imenifero {Caeoma Mercurialis , Lk. ; Rostrup , 1884); stilosporifero {Uredo aecidioides, DC; Caeoma allo - chroum , Lk.) , e teleutosporifero sulle foglie del Popu- lus alba. - 116 — e] Populi tremulai Mei. tremulae, Tul.) Rostrup (1884) con la disseminazione artificiale delle spore tanl 1 Caéoma Mercurialis, Lk.,. quanto del Caeoma pinitorquum, A. Br., ha ottenuta la Melampsora axiìPopU' lus ir, unii,! o sul P. alba; fatto confermato sperimental- mente , anche da Soraner e da R. Hartig (18S5). Dond<> il nome «li Melampsora pinitorquum, Rstrp. Lo bì Eartig L 882), disseminando artificialmente le spore de] Caeoma Larici*, R. Iltg., sul Populus tremula, ot- ane pure la forma teleutosporica, che denominò Melam- psora ì. 'ir i,is. Fungo Btilosporifero [Uredo ovata, Str.) con uredospore ellissoidali, angolose, echinulate, di color giallo-rancione, aggruppate in acervoli tondeggianti alla pagina inferiore delle foglie del Populus tremula\ l'ungo teleutosporifero con spore allungate . e di color giallo-rancione, raccolte in acervoli sotto-epidermici, for- manti delle croste nericce alla pagina superiore delle fo- glie del Populus tremula. Melampsora pini nn;. ii i \i. Rstrp. Fungo imenifero [Caeoma pinitorquum, A. Br. Fig, 61) sulle giovani piante, anche in germinazione, e sui giovani rami delle vecchie piante 'li pino selvatico [Pinus sylve- Stris , indurendovi la malattia detta ruggine del l'ino . ni in Germania Kiefemdrehkrankheit, o Drehrosi der Kiefer\ Fungo teleutosporifero [Melampsora tremulae, Tul.), in autunno, alla pagina superiore delle foglie del Populus t r, ni ni pur no, e Cornu (1886 abbia ritto la forma corticicola al Cronartium Asclepiadeum^ Wtr. , che vive sul Vincetoxicum officinale ; pure Magnila L886 all'ernia ohe, nei dintorni di liei-lino. la#ruggine cor- ticc comune nelle pinete, mentre ivi mancano affatto i Vincetoxicum . e che tanto a Wolfl ls77 .pianto a lui è riuscito più volte d'infettare le piani'' di Senecio vulgo- risì e di S. silvaticus, anche con le spore della forma cor- ticicola dei pini, ciò che non era avvenuto a Cornu. Le spore prodotte dal Pexidermìum germinano su molte piante della famiglia delle Composite , massime su quelle appartenenti ai generi Senecio, Sonclms e Tussilago. Su di esse compariscono dapprima le pustole di color ranciato con stilospore , e poi le pustole del Coleosporium con le spore ibernanti. Rostrup (1884) trovò il coleosporio anche sulle foglie della Crepis tectorum. Ciò posto, per limitare l'infezione di questo parassita sui giovani pini, occorre di- struggere e bruciare tutte le piante, che appartengono ai su indicati generi di Composite: operazione che va fatta lungo Testate. Giova inoltre mantenere molto aerati i pini dei vivai. Nel pari tempo bisogna recidere e bruciare i rami di pino affetti dalle macchie rugginose; e se anche qualche vecchio ceppo si mostra attaccato , allora non resta che a svellerlo ed asportarlo dal bosco. Si badi , però , che la recisione dei rami rugginosi si deve compiere prima di maggio ; altri- menti si verrebbe a diffondere il male, con la dissemina- zione delle spore degli eciclii già mature in questo mese. CHRYSOMYXA, Ung. l.° Fungo imenifero , come per la Puccinia (Aecidium , Pers.; Peridermium, Lk.); 2.° Fungo stilosporifero, come per il Coleosporio (Uredo Pers.) ; 3.° Fungo teleutosporifero, a spore di color ranciato in file semplici o ramificate ; la spora inferiore è sterile (spo- roforo), le rimanenti germinano, dando promicelio e spo- ridio Chrysomyxa Rhododexdri, (DC.) AVntr. Fungo imenifero (Aecidium Abietinum , Alb. et Schw. ; Peridermium Abietinum , Lk.) , Fig. 57 , siili' abete rosso (Abies excelsa) , e costituente la cosidetta Ruggine dell 'abete rosso; Rouille (V ('picea ; Fichtennadelrost ; Fungo stilosporifero (Uredo Rhododendri , DC); e fungo teleutosporifero sui rododendri alpini ( Rhododendron fer- niginvum, e R. hirsutum . — 1JI — Li malattia si mostra Mille foglie giovani, e di primo anno, ingiallendole. Sulle parti ammalate bì notano dello macchiette puntiformi i e, delle quali alcune sono co- te da tubercoli . altre sormontate da oro-ani allungati. I tubercoli sono costituiti da spermogonii immersi nel pa- renchima fogliare; gli organi allungati sono peridii di Aecidium contenenti spore di color rancione, ma che per- dono facilmente il loro potere germinativo. In seguito -alla loro maturazione, le foglie affette si disarticolano e cado- dono; talché il micelio non resta perdurante sulla pianta, a differenza del Chrysomyxa Abietis, il cui micelio sverna nelle foglie, rome si vedrà or ora. TI parassita delle foglie dell'abete rosso compie gli stadii stilosporiferi e teleuto- sporiferi sullo giovani foglie dei rododendri «Ielle Alpi (de Barv ■ I Peridermii sono dannosi por le Conifere come le Pnc- cinie per i corcali, e, come per queste, non si hanno ri- medi! diretti. Tutt'alpin si potrebbero recidevo i rami af- . e distruggere i rododendri presso lo pinete alpine. Chrysomyxa Ledi, Wtr. (Coleosporiwm L<i brcus, Brand., Fig. 66. Sulle foglie della farnia (Quercia pedunculata f e del lec- cio Qut rcus //< ■>■ . i . Si cnostra in forma di pustole minutissime, dì colore giallo- ranciato, alla pagina inferiore delle loglio, ed appare sempre sui giovani getti, che nascono dai tronchi e dalle radici degli alberi recisi. Lo spore sono ovali od ellit- tiche e di color giallo ranciato. — 129 — Uredo Ficus, Cast. Fig. 67. Sulle foglie del fico (Ficus Carica). Uredo Vitis, Tliùm. Fig. 68. Sulle foglie della vite (Vitis vinifera). Si mostra gregaria alla pagina inferiore delle foglie ed ha spore globose, ellittiche, ovali, di color giallo chiaro. Finora non è conosciuta che nell'America settentrionale. Alle uredinee va pure ascritta la Hemileia vastatrix, che ha nei passati anni cagionato gravi danni nelle piantagioni del caffè (Coffea arabica) , attaccandone le foglie a Ceilan, a Sumatra ed a Giava. CAP. XVIII. Basidiomiceti. De Bary stabilì questo nome per designare un gruppo di crittogame, nettamente circoscritto per la forma e per la condizione costante dei loro organi riproduttori. Que- sti risultano di spore portate all' apice di speciali cellule sporifere, dette basidii, impiantate sul ricettacolo del fungo. Al loro apice, eh' è libero, sono portate le spore da pedun- coli cavi, comunicanti con la cavità del basidio , e più o meno corti, detti sterigmi. Il numero di tali spore, dette anche basidiospore, è variabile nei diversi generi, da 1 a 9, ed è sempre eguale al numero degli sterigmi. De Bary suddivise i funghi basidiosporati in Tremellinei, Gasteroìaiceti ed Imenomiceti. Ma poiché solo fra questi ul- timi si trovano comprese specie parassite delle piante agra- rie, così si parlerà solamente di questa classe. * Imenomiceti GÌ' Imenomiceti sono funghi , i cui organi riproduttori fanno parte di una membrana fruttigena , detta imenio. Quando il fungo deve produrre il ricettacolo fruttigeno, una porzione delle ife del micelio , variamente intessendosi , forma il carpoforo od imenoforo. Gli elementi anatomici di ciascun' ifa , che sono allungati , sia nel micelio che Comes— Crittogamia Agraria. 17 — 130 — nel corpo del ricettacolo fruttigeno, a misura che si acco- stano alla superficie sporigena si accorciano , e diventano tondeggianti sotto l'imenio. L'insieme di queste cellule rac- corciate costituisce lo strato sotto-inieniale. L:imenio, poi, risulta costituito di cellule allungate, quasi davate, delle quali alcune sono fertili, altro sterili. Le fertili sono gli sporofori. e propriamente i basidii, i quali al loro apice pro- ducono per lo più quattro Bterigmi, portanti alla loro estre- mità ciascuno una basidiospora. Le sterili poi sono abbon- danti , anzi la maggior parte dell' imenio risulta formato da esse, e si dicono /"0'"//.s/. Tn mezzo a queste sono disse- minati i basidii , che sono un po' più cospicui. Talvolta, ma di rado . vi sono altre cellule sterili più grandi delle altre, e sono dette cistidi (Fig. 82). Le cistidi, che spesso sono più grandi dei basidii, sono state diversamente interpretate. Corda le credè organi ma- si bili, e le chiamò polli miri. De Seyne, invece, rigettando qualunque concetto di sessualità, li considerò come basidii sterili ipertrofici: in modo che secondo lui l'imenio sarebbe costituito da un solo ed unico elemento , il quale , se è fertile diventa basidio, se è sterile e si arresta nel suo sviluppo diventa parafise, e se a' ipertrofia diventa cistide. In seguita egli ha ritenuto, che Le cistidi fossero organi analoghi ai peli superficiali del cappello. L'i nio si può trovare disposto in due mudi. Quand'osso trovasi direttamente esposto all'aria, e perciò libero, si ha la caratteristica degli [menomiceti; se è contenuto in un or- gano (liinso si ha la caratteristica dei G-asteromiceti , i quali, come suona La parola, sono provvisti di un sacco a mo' di • aco ■ che racchiude il sistema sporigeno. Nei comuni funghi a cappello L'imenio si trova, a ricoprire le lamine raggianti, che partendo dal gambo vanno a termi- nare al margine del cappello , e perciò è libero. Nei ga- steromiceti invece (Lycoperdont Bovista, Phallus^ etc.) tutto il sistema riproduttivo si trova rinchiuso in una membrana speciale, che prende il mone di peridio. Perciò i germi, trovandosi del tutto rinchiusi, non si disseminano, se non quando squarciasi il peridio. < I i'I menomicei i si dividono in : A.OARiciNi, presso cui il ricettacolo fruttigeno è formato, ordinariamente , da imo stipite e da un cappello, Questo si espande all'apice dello stipite, e tiene L'imenio spiegato — 131 — al di sopra di lamine raggianti, che si attaccano alla su- perficie inferiore del cappello , e che quasi tutte percor- rono il tratto che passa fra il margine del cappello e lo stipite; Poliporei , presso cui il ricettacolo fruttigeno è varia- mente conformato , ma tutti hanno l' imenio che tapezza tubi sottilissimi , i quali si trovano posti al disotto del cappello. Le spore dell'imenio vengono fuori dall' orifizio di questi tubi; Idnei, presso cui la membrana fruttigena ricopre alcune prominenze, sulle quali si protende il ricettacolo fruttigeno; Clavariei, presso cui il ricettacolo fruttigeno è confor- mato a clava, semplice o più volte e variamente ramificata; 1' imenio tapezza le clave; Teleforei, presso cui il ricettacolo fruttigeno è spianato o alquanto rugoso, e tapezzato completamente dall'imeni o. Gl'imenomiceti comprendono un grandissimo numero di specie per forma, por struttura e per indole variabilissime. Esse vivono in generale, a spese delle sostanze organiche vegetali in decomposizione ; moltissime si trovano nei bo- schi, ed anche nei prati , sui detriti degli organismi; altre sulle parti marcescenti degli alberi. Comprendono inoltre tutti quei funghi carnosi o coriacei , che vivono sul ter- riccio o sugli alberi, nonché tutti quelli che costituiscono i funghi mangerecci ed i velenosi. Lo scopo cui mira quest' opera vieta di passare in ras- segna le principali specie utili o nocive all'economia do- mestica, o adoperate nell'industria , e perciò si terrà pa- rola solo di quelle , che possono arrecare qualche nocu- mento alle piante viventi. Grimenomiceti che crescono sulle piante viventi sono, in generale, saprofiti , perchè si sviluppano o sugli organi deperenti degli alberi , o su quelle parti che sieno state offese da cause nocive, come ferite, tagli, lesioni, contu- sioni, fratture, gelo e disgelo, ecc. Ma poiché il micelio del fungo sovente oltrepassa i tessuti guasti , per adden- trarsi negli altri limitrofi ancora sani , succede che l'alte- razione preesistente, mentre viene ad affrettarsi ed a com- piersi, nel pari tempo si espande nella linea di contatto con le parti ancora sane , aggravando così lo stato morboso dell'organo alterato. Sotto tale aspetto questi funghi, che per indole sono saprofiti, diventano per occasione semipa- — 132 — ,\ dal cambiamento chimico nella loro composizione, altera il corpo legnoso. Questo allora cambia di colore, a seconda dall' pianti- affette e dei parassiti; infatti, men- tre i diversi parassiti cagionano alterazione del legno, pure ciascuno di essi ha un modo tutto caratteristico e spe- cifico nel decomporlo. Prescindendo per ora dalla discussione dei limiti del pa- rassitismo per ciascuna specie, del che si terrà parola via via, egli è certo che per un albero fruttifero hi presenza di uno di tali parassiti sarà relativamente meno nociva, che per un albero allevato per legname L'albero, che si coltiva per rendere frutta , può tollerare por lunghi anni pite infesto, senza che la sua produzione annuale sia compromessa. Solo la sua, morte potrebbe preoccuparci ; però questa suole venire di raro per causa l'unghia, e bo- pravviene «piando trova 1' albero già in età inoltrata , e quando la produzione è incominciata a decadere. Ciò però non esclude che possano essere anche assaliti alberi gio- vani, ma avviene più di rado. Invece, negli alberi allevati per legname il danno è sem- pre maggiore , dappoiché per quanto più lungo tempo il parassita perniane su di esso, per altrettanto il decadimento del legno sarà aumentato. A capo di pochi anni il legno è guasto in modo da non poter essere più adatto air uso a cui era destinato. Perciò, se per un albero fruttifero si può tollerare la presenza del parassita, fin a quando non venga ad essere falcidiata la produzione fruttifera, fad'uopo per contrario abbattere l'albero da legname alla prima com- parsa del parassita, [n quest'ultimo caso, se la malattia è incipiente, il legno della maggior parte dell'albero può an- cora servire per costruzione; ma se poi la malattia si la- Bcia inoltrare per la Lunga permanenza del parassita, al- lora la maggior parte del legno (se non tutto) dello stesso allievo non può più esseri- usato per costruzione, Adunque, nei casi di produzione fruttifera converrà non — 133 — abbattere l'albero attaccato dal parassita, finche il prodot- to non comincia a menomarsi ; nei casi poi di produzione legnosa si dovrà abbattere al più presto 1' albero attacca- to, per ricavarne il maggior profitto possibile. La neces- sità di abbattere in un bosco gli alberi, che ospitano ime- nomiceti parassiti ; è resa più imperiosa dal fatto, che le piante così colpite sono esse stesse fomite d' infezione , poiché i germi del loro ospite malefico diffonderanno l'in- fezione nello stesso bosco, la qual cosa suole avvenire in senso radiale, rispetto alla pianta ammalata. Per combattere preventivamente tali parassiti fa d' uopo conoscere in qual modo abbia luogo l'infezione. Ora si sa che l'inoculazione può aver luogo in due modi : o per mezzo delle spore, o per mezzo del micelio. Le spore, tra- sportate dal vento sulle ferite fatte di recente sul ceppo, vi germinano, ed i loro tubi germinali penetrano pei raggi midollari nella massa del legno , inducendovi alterazione; il micelio, invece, espandesi per la via sotterranea, appor- tando il contagio da una radice all'altra della stessa pianta, ed eziandio alle radici contigue delle piante sane e cir- condanti 1' ammalata. L1 infezione per micelio sotterraneo si può facilmente circoscrivere , isolando 1' albero affetto mediante un profondo solco, che siegua la proiezione della chioma dell'albero, e così s'impedirà al micelio di diffondersi radialmente ; ma spesso converrà svellere la pianta infet- ta, e purgare il terreno di tutte le radici già mozzate. Dif- ficile poi è il limitare l'altra forma d'infezione, cioè quella per germi; imperocché questi a miriadi possono essere dis- seminati dai venti, e numerose possono essere in un bo- sco le ferite fresche sui ceppi. Non potendosi far argine alla disseminazione dei germi, converrà limitare il numero delle ferite sui ceppi. E a ciò si può arrivare, sia impe- dendo nei giovani boschi il pascolo libero degli animali, e sopra tutto delle capre, che distruggendo i teneri polloni ed i germogli, cagionano ferite; sia impedendo nei vecchi bo- schi il taglio delle legna da ardere , stante che a misura che le ferite si moltiplicano , si viene del pari ad aprire altrettante porte ai germi dei malefici parassiti, darebbe opportuno perciò il far legna nei boschi durante l'inverno, quando cioè gli umori della pianta non circolano , g la bassa temperatura impedisce la germinazione delle spore, che potessero capitare sulle fresche ferite. — 134 — Da ultimo, potrebbe sembrare, facile provvedimento, per combattere il parassita, l'asportazione dei ricettacoli frut- tigeni che mostransi sui tronchi; ma è un'illusione, dap- poiché in tal modo non si viene ad allontanare la causa distruttrice del legno, cioè il micelio, il quale vi permane. Quando il micelio trovasi nel momento fisiologico di frut- tificare, svolge i suoi organi riproduttori; e qualora que- sti fossero soppressi, il micelio, riaccendendo la sua facoltà riproduttiva, ne produce degli altri, e talvolta in maggior copia ed in siti discosti dal primo. Talché l'asportazione dei ricettacoli fruttigeni, lungi dal diminuire , aumenta i danni cagionati dal parassita. Premesso ciò, si tornerà a volta a volta a ragionare di simiglianti coso, quando si terrà parola dei singoli paras- siti delle pianto forestali e delle fruttifere , ed alla biso- gna si terrà sempre presente il risultato degl'importantis- simi studii , pubblicati da E,. Iiartig sulla scomposizione do! legno per causa di parassitismo. I generi degl'imonomiceti, che comprendono specie pa- rassite delle piante agrarie sono i seguenti : Thelejphora , Stereum, Trametes, Polyporus} Agaricus. CAP. XIX. Danni cagionati dagl'lmenomiceti. a) Teleforei. La famiglia dei Teleforei, o degli Auriculariei, è carat- terizzata dall' imenio liscio o increspato, alle volto omo- genei» col tessuto del ricettacolo, talora eterogeneo o se- parato da] cappello mediante un lessato più lasco. Il cap- pello, o ricettacolo, è stipitato <> sessile, membranoso o coriaceo, Libero o resupinato sulla corteccia, degli alberi. I basidii sono provvisti ciascuni} di quattro spore, e solo di una nel genere A u rie ii l 'ari 'a. THELEPHORA (Ehrh.) Fr. Imeni., infero, anfigeno, omo- gei, on L'imenoforo, e senza strato intermedio. Uasidii con quattro spore. — 1.J5 — Thelephora Perdix, R. Hrtg. Fig. 69. Imenoforo resupinato crostaceo, esteso da uno a dodici mm., giallo bruno. Sul legno delle ceppaie sotterranee di vecchie querce (Quercus Robur). È un parassita esclusivamente rilegato in Germania, dove cagiona la malattia delle querce, detta Rebhulinholz. Ovun- que si trovi uno spacco o fessura sulle ceppaie , ivi mo- strasi il ricettacolo fruttigeno del parassita, sotto la forma di piccole croste giallo-scure , disseminate alla superficie del legno colorato in rosso bruno. Sulla faccia di dette croste liavvi basidii con le relative spore; dal loro dorso partono fili micelici, che penetrano nel legno. Sotto Y a- zione di questi fili parassiti il legno dapprima s'imbruni- sce (per l'alterazione delle pareti e del contenuto dei suoi elementi), poscia dove si annidano detti fili, il color rosso bruno del legno scomparisce insieme ai granuli di amido degli elementi anatomici. In seguito a siffatta alterazione del legno, sul fondo rosso oscuro di questo presentansi dis- seminate spiccatamente delle macchie biancastre, fino ad un cm. di diametro. Secondo Harfeig, l'alterazione del legno è dovuta al parassitismo di questa specie; ma nelle fessure della ceppaia , nelle quali l'acqua e 1' aria possono intro- dursi , l'azione demolitrice del parassita si combina con quella degli agenti atmosferici. Tale parassita è perennan- te; talché i suoi attacchi si ripetono indefinitamente sul legno delle ceppaie. Thelephora laciniata, Pers. Fig. 70. Fungo coriaceo molle, incrostante, di color fosco-ferru- gineo ; carpofori quasi imbricati , effuso-reflessi , fibroso - squamosi, fimbriati nel margine; imenio infero , papilloso, flocculoso. Questa telefora, grande fino a circa 8 cm., vive sui tron- chi ed a terra , specialmente nelle pinete ; perciò , più che parassita è saprofita. Secondo Conwentz (1879) e R. Hartig (1880) , essa vive specialmente sul pino selvatico (Pinus sylvestris) , sull'abete rosso (Abies excelsa) , sull'a- bete bianco (Abies pedinata) e sul faggio (Fagus selvatica). — 136 — Tali piante allo stato adulto non risentono i danni dell'o- spite infesto; ma se sono piccole, di appena qualche anno di età, assalite dalla telefora sono uccise , perchè questa essendo perennante non le abbandona quando ha su di esse stabilitala sua sedo, massime quando tali pianticine trovansi nei terreni saltinosi ed umidi. L'eventuale parassitismo di questo fungo è confermato anche da Rostrup (1880). STERETJM (Pers.) Fr. Imenio definitamente infero, co- riaceo , separato con uno strato intermedio fibrilloso dal tessuto deiriniciioforo; basidio con quattro spore. Stereum hirsutum, Fr. Fi»-. 71. Coriaceo; cappello effuso reflesso, strigoso-irsuto, quasi zonato, margine giallo; imenio liscio, nudo , giallastro o Manco rossastro. Questo fungo venne conosciuto e descritto fìnanco dal Micheli \. l'i. Gen. p. 124, n.° 7), ed esattamente figu- rato alla Tav. 66, Fig. 2. Vive, in generale, sui tronchi degli alberi frondosi. Nel Napoletano esso è comune sulla .•re ( Quercus Robur) , sul cerro (Quercus Cerris) , sul lecci" Quercus Ile, e) , sul castagno (Castanea vesca) , sul rio Fagus sylvatica), e sul pioppo (Populus nigra). 11 micelio del fungo penetra ne] legno. •• lo infesta andando dalle zone più esterne alle più interne, spingen- do-i talvolta lino al midollo. 11 legno infetto s'imbrunisce dapprima, e dappoi presentasi
  • quanto si ,• detto :i pag, 107 della memoria dello scrivente Funghi del Napolitano, Na- poli 1878, •• nell'altra: OhtervatioM on tonti tpeciet of neapolitan /"".
    ! nome di Demato- phora necatrix (1). Di rincontro Schnetzler (188G) gli fé '1 F.orae il carattere differenziale più importante tra la Rizomorfa e La !'• matofora, i"-l quale li. Hartig si 8Ìa indotto a Bcindere questa da quella, — 153 — notare come i cespi àeìVAgaricus melleus erano stati non solo raccolti sulle ceppaie delle viti affette dalla rizomorfa (fatto già noto ai micologi), ma anche ottenuti artificialmente sulle radici marce da Millardet (1885). Prescindendo per ora dalla identità della Dematofora con la Rizomorfa , Hartig sostenne che quella era la causa del marciume nelle radici delle viti; opinione accettata in seguito anche da Blanken- horn (1883), da Foex e Viala (1884), e da Penzig (1884). Intanto, contro il parassitismo delle rizomorfe stanno non poche ricerche ed osservazioni di micologi non meno au- torevoli. Infatti, Gasparrini (1862), Bettoni (1865J escludono la colpabilità dei micelii nella pinguedine delle radici degli agrumi: malattia ch'è designata col nome di cagna in Sicilia. Ledere (1878), Bouniceau (1878), Garovaglio (1882), lo scrivente (1882) , Cugini (1882) hanno dimostrato che le rizomorfe non sono la causa precipua del marciume delle radici nella vite. De Seyne (1879), Gibelli (1883) rigettano le idee di Planchon (1878-82) che la malattia dei castagni, detta dell' inchiostro , sia cagionata dal parassitismo delle rizomorfe. Questa opinione, per giunta, trovasi contraria alla seguente osservazione dello stesso Planchon, che, cioè, lo stato semiputrido della radice precede spesso l'apparizione della rizomorfa sulle radici del castagno, del gelso e della vite. Franck (1880) ha risolutamente affermato che V Aga- ricus melleus vive, in generale, come saprofita sulle ceppaie è costituito dalla forma riproduttiva conidiofora che svolgesi sul micelio della Dematofora. Però giova osservare che svariati sono i mezzi molti- plicativi degP imenomiceti , e che non rari sono i conidii anche nei basi- diomiceti, giusta le ripetute osservazioni e ricerche di Fuckel, de Seyne, Ludwig, e massime di Brefeld, il quale ha descritti i conidii emessi dai giovani micelii, e di Eichelbaum (1886), il quale ha ossei-vato conidii per- fino misti ai basidii sull' imenio di parecchi funghi (Poliporei ed Agari- cini) , quando questi trovavansi in atmosfera ed in luoghi molto umidi. D' altronde , le rizomorfe che vivono sulle radici degli alberi non tutte appartengono all' Agaricus melleus ; imperocché altri funghi imenomiceti oppur no possono essere forniti di un micelio rizomorfìco, come si è detto a proposito di alcune delle specie descritte di sopra, e di altre che saran- no descritte più tardi. Intanto, fino a che nelle rizomorfe dei singoli alberi non si siano determinate le forme riproduttive superiori, converrà riferirle provvisoriamente a tale agarico, in attesa sempre della forma carpofora che possa autorizzarne la determinazione della specie fungina. Da ultimo, il carattere della fosforescenza della rizomorfa non può avere alcun valore morfologico , né può in alcun modo autorizzare di ascrivere oppur no s\VA. melleus i micelii rizomorfici dei diversi alberi; ma certa cosa è che la plura- lità di tali micelii nei comuni alberi appartengono a questo fungo, essendo- sene osservati a volta a volta i relativi carpofori. Comes— Crittogamia Agraria. 2U — ìr.l — degli alberi già guaste per lesioni, per ferite, ecc., forman- dovi rizomorfe sulle radici. Lo stesso egli ripete por i Po- lipori o per le Telefore. Dello stesso avviso sono Gillot (1881), Roumeguère 1880-84-85), e Sorauer (1886), giac- ché ritengono che le rizomorfe sieno la conseguenza, e non la causa, della degenerazione dei tessuti nelle parti sotterra- degli alberi coltivati o selvaggi. Fin dal isso. p0^ lo scrivente, con le ripetute sue ricer- che rese a volta a volta «li pubblica ragione, ha dimostrato che le rizomorfe, in generale, assalgono le radici vulnerato ed offese da cause diverse, ed aggravano sempre la soffe- renza nelle parti sotterranee degli albori, traendoli così a pronta morte, che talvolta presentasi subitanea lungo Te- siate: e che, in breve, le rizomòrfe non attecchiscono sulle radici normalmente sane od intatto. Ora, le cause non paras- sitario,determinanti lo stato morboso del sistema sotterraneo degli alberi . e preparanti così il terreno necessario allo sviluppo delle rizomorfe, sono anzitutto le seguenti: 1.° l'u- midità frigida del terreno lungo il periodo vegetativo, o stagnante nel suolo o nel sottosuolo, la (piale determina la mai-orazione della corteccia e del legno sottostante, mas- simo nei punti vulnerati da forile apportate dagli arnesi culturali al piò del coppo o alle radici: 2.° l'insufficienza dell'aerazione nel terreno, la, (piai' è causa di fermentazione putrida, nonché di asfissia parziale .. lutale, cagionante l'al- terazione e la morte delle radici; '■>." L'azione nociva del • e disgelo, ohe, olirò ad offendere gli organi aerei, in- duce il disfacimento nelle radici; -1." gli avanzi delle ra- dici maree degli alberi divelli .i morii sul posto; 5.° lo ferite prodotte al pie del ceppo mediante gli arnesi della • razione del terreno (aratro, zappa, vanga, ecc.), o nel- l'atto del piàntamento dell'albero talee, barbatelle, ecc. Ciò posto, avviata l'alterazione nelle parti sotterranee ili un albero sotto una delle forme su indicate, è facile I' me aWAgaricua melleus, il «pialo trova allora il sub- strato più adatti, al SUO rapido sviluppo; e l'infezione può av.-r luogo tanto per mezzo delle spore germinanti sulla scoia Lesa al pie del ceppo, quanto per mezzo di pezzi del micelio rizomorfioo infettanti le radici superficiali, con cui per avventura possono trovarsi in contatto. Costitui- ta-i «usi l'infezione, col favore dell'umidità e< va nel — 155 — terreno il micelio del fungo invade dapprima i tessuti al- terati, e dappoi i sani attornianti i guasti. Ditalchè que- sto fungo inizia i suoi attacchi come semiparassita, perchè assale tessuti non normalmente sani ; può continuarli da vero parassita, quando espandesi anche nei tessuti sani; da ul- timo permane sempre da schietto saprofita, perchè ucciso l'organo vi continua la sua vita non meno rigogliosamente di prima. Ciò spiega come gli avanzi delle radici degli al- beri , divelti o morti , se sono infetti da rizomorfe, ino- culano la infezione in qualsiasi altro albero, che si pianti nel posto da cui erano stati altri rimossi. Le precedenti considerazioni sono, poi, ampiamente av- valorate dai fatti, che a dovizie si possono raccogliere do- vunque si siano presentate le rizomorfe. Ed invero, il marciume e le rizomorfe spesseggiano nei terreni umidi, ed in generale in quei punti del campo, nei quali T acqua suole appantanarsi ; sono frequenti più nei bassi fondi che nelle alture, più nei luoghi pianeggiati che in declivio, più nei terreni a sottosuolo umido ed imper- meabile che negli altri a sottosuolo asciutto e permeabile all'acqua. In breve, comunque o dovunque l'acqua appanta- nandosi ristagna , ivi le radici degli alberi non tarderan- no prima a marcire, e dopo a presentare le rizomorfe. In quanto all'insufficienza dell'aerazione può dirsi, in ge- nerale, che il marciume e le rizomorfe sono più frequenti nei terreni incolti o superficialmente lavorati , che negli altri i quali con i frequenti lavori si mantengono ben smossi e soffici ; e perciò spesseggiano più nei terreni argillosi che nei sabbiosi , più nelle radici profonde che nelle su- perficiali. D'altronde è ben risaputo che gli alberi piantati piuttosto profondi, vanno molto soggetti al marciume delle radici , mentre quelli piantati superficialmente su terreno lume smosso (almeno fino ad un metro), vanno poco o punto soggetti a tale malanno; i primi traggono vita stentata, i secondi mostransi sempre più rigogliosi. Per l'azione del gelo e disgelo è da osservarsi che gli alberi, che ne sono stati più colpiti , emettono flussi , i quali (a seconda delle varie specie di piante) possono es- sere linfatici, gommosi, o resinosi. Questi materiali, scen- dendo verso la ceppaia , s' inoltrano nelle grosse branche radicali, inducendovi a poco a poco l'alterazione dei tes- — 156 — siiti. In questo caso si presenteranno più sofferenti le ra- dici rivolte al mezzogiorno , perchè sempre da questo lato sono più colpite le piante dal gelo. Talvolta il gelo colpi- sce anche lo radici superficiali, massime quando il terreno è umido; allora mentre quelle radici resteranno più o meno guaste, le profonde potranno serbarsi ancora sane. Ebbene, nell' un modo o nell'altro le rizomorfe non tarderanno ad invadere tali radici, dappoiché queste, essendo più o meno corrotte o vulnerate sulla corteccia, aprono l'adito alle ri- zomorfe. Pei residui delle radici degli alberi divelti è notorio che le buone pratiche di albericoltura prescrivono di non piantare un albero, proprio sul posto donde un altro sia stato rimosso. Prescindendo dal pregiudizio delle antipatie, come credevano gli antichi, e dallo spossamento del terreno già occupato dal precedente albero, come vogliono i moderni, resta costante il fatto della presenza dei residui delle ra- dici nel posto, donde è stato rimosso un altro albero. Que- sti avanzi , se non erano già marciti quando 1' albero era in sito, non tarderanno a marcire quand'osso è stato svel- to, massime se il terreno è compatto ed umido. Ciò vale per qualunque specie di albero svelto, sia ch'esso era sano, almeno in apparenza, sia ch'era ammalato o morto in sito, e spiega come sono frequenti le rizomorfe negli alberi pian- tati sui divelti dei boschi, o nei luoghi in cui era perita una precedente piantagione , imperocché il contagio passa dagli avanzi delle radici dell'albero divelto alle radici del- l'altro albero ivi piantato. Relativamente poi alle modalità della coltivazione degli alberi, prescindendo dal fatto del letame che, massime allo stato fresco, con la sua fermentazione nel terreno altera le radici con cui trovasi in contatto, è da considerare che dinante la lavorazione del terreno sovente si vengono a ferire involontariamente le radici o il ceppo con strumenti culturali, quali sono la, zappa, la vanga. L'aratro, ecc. Ora, Le incisioni cosi formate Lasciano aperte La via all' Aga- ricue nuli, ns. il quale può inocularsi talvolta sotto la for- ma «li spore quando La ferita s'affaccia sul terreno, tal'al- tra v<-lia Botto la forma di micelio bissino o rizomorfico quando la ferita è nascosta sotterra. Neil' un caso o nel- l'altro una oondizione è indispensabile, e si è la umidità — 157 — eccessiva del terreno, la quale favorirebbe lo sviluppo del fuugo. Giacche le ferite o le lesioni aprono la porta al nemico, è chiaro che quando si cerca di ottenere un al- bero per mezzo delle propagini, dei margotti, o delle ta- lee, siccome nella prima forma propagativa (la propagine) le screpolature della corteccia non mancano nella parte ricurva a gomito del ramo ripiegato, e nelle altre due forme resta inevitabilmente una ferita alla base del ramo reciso da piantarsi, è evidente che nei terreni umidi e nelle pian- tagioni profonde può presentarsi con molta facilità il mar- ciume, e quindi la rizomorfa, nella parte sepolta del ra- mo; locchè può non aver luogo, quando la nuova piantasi ottiene dalla semenza, cioè quando essa ha un sistema ra- dicale normale ed integro. Bisogna, infine, tener da conto la consociazione degli alberi, dappoiché i più cagionevoli per rizomorfa (gelso, fico, drupacee), possono facilmente inocularla nelle radici degli altri con cui trovansi conso- ciati. Per tanto, il legname ricavato da pianta affetta dalla ri- zomorfa è buono tutt'al più per combustibile, e non mai per costruzione. Il pino selvatico o l'abete rosso possono tollerare il parassita per tutta la loro esistenza. Le coni- fere di pochi anni di età possono essere uccise ; adulte sono, in generale, più resistenti, infatti, d'Arbois de Ju- bainville dice che non si conosce ancora alcun esempio di mortalità, per questo parassita , nel Pinus Strobus di più di 40 anni, né nell'abete bianco, nel larice, nel Pinus La- ricio austriaca , nel pino uncinato e nel pino marittimo , se abbiano superato l'età di anni 20. Da ultimo, prima di escogitare i rimedii per combatte- re questo fungo, fa d'uopo studiarne la naturale inoculazione. È conosciuto che la rizomorfa si comunica sotterra da ra- dice a radice, e dall'affetta all'incolume. Se le piante sono fittamente collocate , le radici delle piante vicine molte volte s'incontrano, e così l'infezione della rizomorfa si co- munica per le radici dalla pianta affetta alla immune. Se le piante sono disposte in filari, la morte avvenuta in una di essa, si ripeterà successivamente negli alberi dello stesso filare; se aggruppate, la mortalità si mostrerà radialmente, nel qual caso formerannosi nei boschi aree di mortalità , che ogni anno allargansi perifericamente. La celerità del- — 158 — la morte nella pianta dipende , poi , dal modo come dit- fondesi la infezione: se la rizomorfa comincia da una ra- dice , e se essa deve risalire fino al tronco per ridiscen- dere nelle altre radici , la morte della pianta è ritardata ; la morte è invece accelerata, se l'infezione comincia dalla coppaia, o scende propagandosi a tutto il sistema radicai . I d solito la infezione per micelio comincia da una sola radice, l'altra per spore comincia dalla, coppaia; la prima avviene per contagio di una radice affetta con una sana, e perciò propagasi lentamente; la seconda avviene per azione del vento, e perciò propagasi celeramente, ed anche a grande distanza. Nell'un caso e nell'altro la pianta muore, quando la rizomorfa avrà invaso quasi tutto il sistema radicale ; è allora (die la rizomorfa sottocorticale , traversando la re- gione della zona rigeneratrice, sale verso il tronco, ed ar- asi poco al di là del pie del ceppo. La pianta muore; nel pari tempo il micelio , che si è affacciato a fior di terra, profittando di qualche screpolatura della corteccia svolge il cespo degli organi fruttigeni. Ciò spiega come di frequente questi corpi si appalesano in autunno, quando la pianta assalito è morente o morta da poco. Somministrare pingue alimentazione alla pianta languente è inutile, perone il parassita deve inesorabilmente compiere aua mortifera missione. Spiccare i cespi dell'agarico, quando si appalesano alla base dei tronchi, è ancora opera vana: l'albero affetto 1 1 « » 1 1 guarisce, se è ancora vivo, per- chè la malattia farà egualmente il suo corso fatale; tui - bai più L'estirpazione dei cespi varrà ad impedire la «li t - l'usinne dei germi del fungo. Giacché, dunque, non si può salvare in alcun modo l'albero ammalato, bisognerà porre ogni cura per isolarlo, per circoscrivere L'infezione, altri- menti il contagio si comunicherà da pianta a pianta. Ora, L'isolamento della pianta ammalata si ottiene scavando un sideo molto profondo . che siegua La linea di proiezione della ohioma dell'albero. C'osi facendo, il micelio, che già trovasi nel terreno inietto, non potrà traversare il fosso per passare nel terreno ocoupato dalle radici degli alberi sricini, e perciò non potrà* dar Luogo ad alcun oontagio. re il fosso si troverà ohe le radioi degli al- beri vicini già penetravano nel terreno occupalo dall'in- fetto, alloi irà prudente anohe abbattere gli alberi ohe — 159 — si trovavano in tale condizione , perchè molto probabil- mente l' infezione ha potuto aver luogo per le radici , e perciò ciascuno degli alberi circostanti può divenire fomite di nuova infezione. Se VAgaricus melleus è nocivo alle foreste, è poi fune- sto ai frutteti. Almeno in quelle mediante il canale cir- colare d' isolamento si può arrestare il diffondersi dell'in- fezione; ma in questi non sempre vi sarà convenienza di lasciare non coltivata 1' area di terreno infetto. Né giova il trapiantamento dell'albero affetto, perchè ciò potrà con- tribuire a trasportare altrove 1' infezione , mentre che la pianta soccomberà del pari. Si è tentato anche di rincal- zare la pianta ammalata con l'intento di ottenere una nuova corona di radici, e nel caso delle viti anche la propaga- zione del ceppo; queste pratiche però potranno servire per prolungare 1' esistenza della pianta ; ma non per sanarla , giacché presto o tardi le nuove radici saranno assalite dalle solite rizomorfe,, e la pianta perirà del pari. La sostitu- zione di quell' albero con un altro non gioverà a nulla , perchè le rizomorfe, che sono rimaste nel terreno infetto, non tarderanno molto a riprendere la loro opera distrut- trice. E già precetto per gli agricoltori (come già si è accennato) che dove è perito un albero non si rimpiazza mai un altro della stessa spjcie; e nel caso in parola non gioverà neppure sostituirlo con un altro di specie diversa, perchè già si è detto che questo fungo non rispetta quasi nessuna pianta forestale o fruttifera. Quando, adunque, si vedrà perire, senza causa apparente, qualche albero frut- tifero, e sopratutto il fico, il gelso, l'arancio, il limone, il prugno, il ciliegio, etc. etc, si ricorra col pensiero alla rizomorfa sulle radici: si scalzi subito la pianta , perchè nella pluralità dei casi occorrerà incontrare il fungo sul- le radici. A tale bisogna non fa mestieri il microscopio , perchè si troverà già distaccata la corteccia alla base del fusto , e quella della radice distaccata , disfatta e marcita. Gli alberi affetti dal marciume nelle radici, accompagnato o no dalla rizomorfa, debbono essere prontamente governa- ti. Appena si vedrà inceppamento nello sviluppo della chio- ma, germogli esili e corti , foglie più piccole delle nor- mali e clorotiche, fiori scarsi, frutti meschini e caduchi, — 1G0 — si scalzino , senza indugio, lo grosse radici a partire dal loro impianto sul tronco. Trovate le radici marce , se il marciume è inoltrato, fa d'uopo reciderle, e se dopo la re- cisione l'albero non potesse sopravvivere, bisogna abbat- terlo. In questo caso è necessario estrarre dal terreno il maggior numero possibile di radici che vi sieno rima- ste, e mantenere il fosso così aperto almeno per un anno. Sarebbe inoltre opportuno di non piantare alcun albero proprio nel sito, da cui si ò rimosso l'altro. Nel caso che il marciume sia limitato ad una sola radice, bisogna reci- dere questa scia, e rispettare le altre»* Qualora il marciume fosse esteso più o meno a tutte le grosse radici, e non molto inoltrato, allora dopo di aver rimosso tutto il terreno che circonda il tronco pel raggio almeno di un metro, si versi nel fosso così aperto un et- tolitro circa di latte di calce , ed una decina di litri di cenere non lisciviata , e vi si versi , rimescolandola , la nuova terra, che deve riempire il fosso. Se tale pratica riescisse dispendiosa per il gran numero di piante da curare, allora si ricorra al debbio, cioè all'ab- bruciamento della terra già estratta ed infetta. Nel caso poi che, non si voglia ricorrere al debbio , la terra in- fetta già estratta dev'essere distesa alla superficie del suo- lo, acciò possa bonificarsi sotto la sferza dei raggi solari, e non restituita al fosso donde si è cavata. Qualora il marciume fosse occasionato dall' umidità ec- cessiva d'I suolo o del sottosuolo, si provvegga ad aprire dei canali di scolo, oppur a seppellire della ghiaia attorno a ciascun albero , ove mai non si debba ricorrere alla fo- gnatura. si abbia pure la diligenza di non Intaccare la corteccia iù vecchi il micelio perennante, subouti colare, se n'è già caduto insieme alla epi- dermide (Sadebeck, L884). — 169 — Exoascus flavus, Sad. (Taphrina Sadebeckii, Joh.) Produce sulle foglie dell' ontano (Alnus glutinosa) mac- chie piccole, tonde, giallicce, talvolta gobbe, senza cagio- nare alcuna deformazione nelle foglie colpite, le quali non mostransi difformi dalle altre sane (Sadebeck , 1888). Il color giallo delle macchie è dovuto al contenuto delle teche. Exoascus borealis, (Joh.) (Taphrina Sadebeckii, var. borealis , Joh.) Comunissimo nelle foreste bavaresi (Tubeuf, 1889), ca- gionando ritardo nella emissione frondiva ed anticipo nella caduta delle foglie. Nell'agosto il fungo riveste le foglie di una forfora bianca (teche). Produce deformità (Hexen- besen) sulle foglie dell' Alnus incarta, ed è molto affine alla specie seguente. Exoascus epiphyllus , Sad. Sulle foglie deW Alnus incana, facendole arricciare sulla loro pagina superiore. Secondo Sadebeck (1888), inoculato nei rami induce deformità (Hexenbesen) . E più diffuso del fungillo precedente. Cagiona sulle foglie di ontano mac- chie oscure, mentre V Ex. flavus, Sad. , le offre di color gialliccio. Assale talvolta anche le foglie dell' Alnus gluti- 'nosa, già deformate dall'Ice, alnitorquus, e mischia le sue teche a quelle di quest'ultima specie. Exoascus Betulae, Fckl. (Ascomyces Betulae, Magn.) Alla pagina superiore delle foglie di betulla (Betula alba) produce rigonfiamenti e pustole, che sono gialle pel con- tenuto delle teche. Comes. — Crittogamia Agraria. 22 — 170 — Exoascus turgidus, Sad. (TajihriiKt bei ni ina , Rost.) Cagiona deformità (Hexenbesen) sulle foglie della betul- la , con rigonfiamenti e macchie grige alla pagina supe- riore delle foglie. Exoascus carneus, (.Toh.) Produce rigonfiamenti sierici sulle foglie e sui rametti della BetuJa nana, odorata ed intermedia) su cui si trova eziandio l'Ex, alpinus , (Joh.) , e l'Ex, iucteefospermi s . (Job..), secondo Sadebeck (1888). Exoascus Ulmi, Fckl. Produce rigonfiamenti grigiastri sulla pagina superiore delle foglie dell' olmo (Ulama campestris). Attacca anche i rami, come VE. alnitorquus, col quale ha di comune, secondo Sadebeck (1884) il modo di sviluppo. Ora, giacché il mi- celio perennante del parassita è subcuticolare, e perciò vecchi rami esso distaccasi dalla pianta in seguito al de- cadere dell' epidermide , risulta che la recisione dei rami dell'annata precedente verrebbe ad asportare il micelio perennante, e ad arrostare l'ulteriore progresso della ma- lai tia. Exoascus Carpini, Eriks., Fig. 87. Cagiona deformità nelle foglio del Carpinue betulus , il quale allora emette foglie piccole ed arricciai''. Exoascus Popoli, Tinnii , Fig. 88. [Erineum aureum, Sellimi.; Taphrina aurea, Fr.; T. populina} Fr. Exoascus aureus, Sad.) Cagiona bolle o vescichette colorale, alla maturità, in giallo (fere sulla pagina superiore «Ielle foglie del Popu- lus nigra, ed ingrossamenti nei carpelli del /'. alba e del /'. tremula. — 171 — Exoascus (Ascomyces, Desili.) coerclescens, Sad. (Ascomyces alutaceus, Thimi.) Induce rigonfiamenti sulle foglie di quercia. Exoascus (Ascomyces, Sorok.) polysporus, (Job.), Fisch. (Exoascus Aceris, Linhart). Induce rigonfiamenti sulle foglie dell' Acer tataricum. Secondo Linhart , sulle foglie dell' acero si producono macchie irregolari, di diversa grandezza, dapprima nitide e rosso-scuro, dappoi rosso-nere, più o meno rugose. Gli aschi forman si sulla pagina superiore della foglia, ma di rado anche sulla inferiore , ed impiantarsi sull' epidermi- de. Gli sporidii germinano negli aschi ancora chiusi; anzi questa specie è, secondo Fisch (1885) , caratterizzata dal gran numero di sporidii germinanti di che son pieni gli aschi. Il fungillo appartiene a quella forma, presso cui il micelio, estendendosi sotto la cuticola, si suddivide perfet- tamente in cellule formanti aschi. HYSTERIUM!, Tode. Peritecio con labbra intere, lascianti una rima stretta e lineare. Tecbe allungate. Sporidii tri-o multiseptati, per lo più colorati. Nel sottogenere Hypoderma gli sporidii sono cilindrici, curvi, jalini. Nel sottogenere Lophodermium gli sporidii sono filiformi. Le specie di questo genere mostransi sulle foglie come tanti cercini neri. Il micelio si espande negl'interstizìi del parenchima fogliare , e ne imbrunisce ed uccide gli ele- menti. Sullo stesso micelio producente le teche spesso for- mansi degli spermogonii alla pagina superiore delle foglie. Gli sporidii maturano in primavera , e le t^che li disse- minano quando 1' acqua di pioggia avrà gonfiato le fo- glie, e indotto la deiscenza dei peritecii. In estate questi sono già svuotati, e di solito le foglie continuano ancora a persistere per più anni sul ramo. Gli alemanni designano questa malattia coi nomi di RitzenschovfjNadelbraune, Schiette. — 172 — Hysteriu.m macrosporum, E.. Hrtg., Fig. 90. Righe nere delle foglie delVnhete] Fichtenritzenschorf. Fungo spermogonifero ed ascof'oro sulle foglie dell'abete rosso (Abies excelsà). Questo parassita non si può confondere colla ruggine dell'abete {Chrysomyxa AhieAis), di cui si è parlato a suo tempo, e con la quale anche si associa nello stesso bosco; dappoiché questa presentasi sulle foglie dei germogli di un anno e le fa ingiallire , mentre quello presentasi sullo foglie di rami anche più adulti, e le fa imbrunire. La ma- lattia mostrasi con grande intensità in Germania, ove ha formato oggetto di accurati stilali per R. Hartig. Le fo- glie dell'anno precedente durante l'estate s'imbruniscono a causa del micelio che ne invade il parenchima , e co- minciano a produrre i peritecii, i quali matureranno nella prossima primavera , e perciò s'incontrano sulle foglie di quel ramo che ha già compiuto due anni. Ciò succede nel clima umido di Erzgebirge ; laddove ad Eberswald l' im- brunimento comincia in ottobre sulle foglie dei rami di due anni, ed i peritecii cominciano a prodursi nel giugno seguente , per maturare nella primavera dell'anno appres- so. I peritecii si trovano, alla pagina inferiore, in righe nere longitudinali e lucenti ad ambo i lati della costola. Quando essi sono maturi, le foglie so ne cadono, mentre le sporule vengono emesse da una rima longitudinale. Le sporule germinano comò maturano, ed i loro tubi germi- nali, secondo Prantl (1880), non penetrano per gli stomi, ma forano dirottamente le pareti dell'epidermide nelle gio- vani i'oglie. Questo parassita attacca l'abete tanto in montagna quanto in pianura, ed infierisce più sui rami bassi o interni, che sui rami alti od esterni. Sembra, adunque, che l'umidità jnante ne debba favorire 1<> sviluppò , e perciò giove- rebbe in tal rincontro permettere, col diradamento, la mag- giori' possibile aerazione tra le piante. 173 Hysterium nervisequum, Fr., Fig. 91. Righe delle foglie dell'abete; Weisstannenritzenschorf. Fungo spermogonifero (Septoria Pini , Fckl.) frequente in estate sulle foglie dell' abete bianco (Abies pedinata) , delle quali determina la caduta ancora verdi; Fungo ascoforo {Hypoderma nervisequum , DC.) alla pa- gina inferi orn delle foglie della stessa pianta, in primavera. Questa malattia cagiona la caduta delle foglie, a segno che la pianta ne resta molto impoverita. L'imbrunimento ha luogo sulle foglie di 2 a 3 anni, e comincia verso giu- gno. Durante l'estate sviluppansi, a riga nera, alla loro pa- gina superiore gli spermogonii, -edalla inferiore s'iniziano, anche a riga nera, i peritecii , i quali matureranno nella primavera ventura sui rami , che già hanno tre anni di età. Le foglie che maturano i loro peritecii sono relati- vamente poche, dappoiché, come si è detto di sopra, le fo- glie se ne cadono fin da quando il i micete trovasi nello stadio spermogonifero. Hysterium (Lophodermiicm, Chev.; Hypoderma, *DC.) Pinastri, Schrad., Fig. 92. Macchie nere delle foglie dei pini; Pilzschiltte der Kiefer; Fichten- o Kiefern-Ritzenschorf , Fichte nnadelb ràune , Kie- femnadelschiitte . Fungo spermogonifero e fungo ascoforo sulle foglie del- l' abete rosso (Abies excelsa) , e del pino selvatico (Pinus sylvestris) , nonché sul Pinus cembra , Corsica , austriaca , Strobus, montana e Monspeliensis . Nel pino selvatico, massime di tenera età, in primavera le foglie s' imbruniscono in buona parte della loro lun- ghezza, o a piccole macchie , e se ne cadono. Nel primo caso l'imbrunirsi e la conseguente caduta delle foglie sono cagionati da influenze climateriche (dalle gelate, e special- mente dal secco) ; nel secondo la malattia è d' indole pa- rassitaria , ed è su tali foglie causata dall' Hysterium in parola. Però, l'andamento meteorico, specialmente le piog- — 171 — gè eccessivo predispongono molto la pianta a contrarre la malattia parassitaria, a norma delle osservazioni di Prantl 1877, 1880) e di Tursky (1884). Il micelio del parassita vegeta negli elementi cloro - fìllati dello, foglie , e induce la scolorazione e la morte del tessuto, in cui s'insinua. Sulle foglie, in primavera, appariscono delle macchie giallo o rosse , isolate , e poi fuse in macchi.' più grosse ; e su questo produconsi gli spermogonii. In estate, poi, le foglie si anneriscono com- pletamente , si disarticolano e cadono. I periteeii maturi si trovano sulle foglie di due anni , e propriamente su quelle, che sono cadute nell'estate precedente, perchè in- colte dalla malattia. Sicché il micelio, che ha infestato lo foglio giovani stanti sul ramo , matura i suoi organi ri- produttori nella prossima primavera sullo stesso foglio, ma Bpecialmente su quelle -ià cadute e giacenti per terra. I periteeii contengono teche allungate, in ciascuna delle quali si sviluppano 8 sporidii filiformi « d incolori. Gli sporidii, germinando, cacciano il loro tubo germinale nel tessuto dello giovani foglie, in cui il micelio che viene a ione dà luogo alla maiali iV. Le pianto di pino più facilmente colpite sono le giovanissimo , massime quando trovansi in germinazione , nonché i rami più bassi delle vecchio piante. L'umidità poi favorisce la diffusione della malat- tia. Siccome, adunque, nello foglie già cadute Bono con- tenuti i germi d'infezione, e lo piante -invanissimo sono più facilmente incolte, cosi i a aver cura di tenere i vivai dei pini separati dalle [e piante, acciò le fo- glie ammalate, da queste cadenti, non portino la malattia sulle giovani piante ancora incolumi. Prantl, nel isso, ha pubblicato i seguenti risultati delle ervazioni da Ini iati.' sulle tre specie precedenti. Le ore, o sporidii, germinano appena dopo la. lem ma- turazione, il cui tempo coinoide con quello in die Le Loro pianto autrici emettono i germogli I tubi germinali fo- o L'epidermide, penetrano nel parenchima fogliare, e vi tarmano il micelio. In Beguito, dopo settimane, mesi ed anche anni , la malattia parassitaria si rende palese sulle Le. La fruttificazione può aver Luogo tra - e 7 anni. Lo la disposizione, o lo stato, delie piante nutrici, la. malattia può diventare o cronica, daoohè le foglie tardi si scolorano, e persistono sulla pianta fin quando il parassita — 175 — non fruttifica ; o acuta , dacché le foglie prontamente si scolorano ed il parassita viene subito a fruttificazione , (donde la particolare caduta delle foglie nel pino selvati- co). É chiaro che lo stato acuto della malattia contribui- sce moltissimo a diffonderla, a causa del maggior numero di germi riproduttori, che portano l'infezione nelle piante sane. Della stessa indole sono : 1' Hysterium ( Lophodermium , de Not.) Juniperi, Fr., sul ginepro comune e sabina, ed il Lophodermium laricinum , Dub., sul larice, ai quali si ac- cennerà più sotto. Risulta dagli esperimenti condotti da Vuillemin (1888) che la poltiglia bordolese (5 % di solfato di rame sciolto nell'acqua di calce) conferisce alle foglie dei pino una im- munità completa o sufficiente , qualora ì' aspersione della poltiglia sulle foglie venisse ripetuta durante il periodo della formazione di queste. Hysterium (Lophodermium, Rost.) brachysporum , (Rost.). Sul pino di Weymouth (Pinus Strohus) Rostrup (1883) incontrò e descrisse questa specie , le cui 8 sporule el- lissoidali sono lunghe per '/4 della lunghezza delle teche. Essa uccide i germogli e le foglie di un tale pino nelle foreste bavaresi (Tubeuf, 1889). Hysterium (Lophodermium, Rost.) gilyum, (Rost.). Quest'altra specie, dai peritecii giallo -chiari, fu rinve- nuta da Rostrup (1883) sul Pinus austriaca, in Fionia. La caduta delle foglie vi è cagionata pure àaAVHijpoder- ma sulcigenum, Rost. , nel qual caso le foglie prendono il color bigio. I peritecii formano delle linee nere e lunghe fino ad un centimetro ; le teche contengono solo 4 spo- rule sferoidali. Hysterium (Lophodermium, Dub.) laricinum, (Dub.). Sulle foglie del larice (Larix europaea). Hysterium (Lophodermium, de Not.) Juniperi, Fr. Sulle foglie del Juniperus communis e del ./. Sabina. — 17G — Iiysterium (Hy stero graphium, de Not.) Fraxixi, (de Not.) Sugli steli dei giovanissimi frassini (alti da 2-3 metri) fu osservato questo parassita, sotto la forma di macchie nere isterine e fertili, da Rostrup (1883). Qualche cosa di analogo fu osservato da Sorauer (1886) sulla Tilia grandiflora, ma non vi furono rinvenute le for- me riproduttive. RHYTISMA, Fr. Peritecii formanti una massa confluen- te, e aprentisi per sinuose fessure. Teche cilindriche o cla- viformi, a punta acuta. Sporidii a forma di fili aggomito- lati, semplici e per lo più scolorati. Rhytisma acerinum, Tul., Fig. 94. Macchie nere delV acero ; BlattfleckenJcrankheìten des Ahovn , Ahórnrunzelschorf. Fungo spermogonifero (Melasmia acerina , Lèv. ; Mela- smia punctata, Thùm, Fig. 1G0, Xyloma punctatum, Pers.) epifillo, formante piccole macchie nere suborbiculari con spermogonii, in autunno; Fungo ascoforo, macchie nere formate (nell'inverno) da peritecii con fessure sinuose (Xyloma acerinum, Pers.; Rhy- tisma acerinum, Fr. ; lihytisma punctatum, Fckl.). Sulle foglie dell'oppio (Acer campestre), dell'acero riccio (Acer platanoides) , dell'acero fico (Acer pseudoplatanus) , e dell'alce;* opulifolium . In luglio appariscono sulle foglio di acoro delle macchie gialle , circolali da 1 a 2 cm. di diametro. In agosto le macelliti, allineili andosi, producono spermogonii con spor- ina/ii j ; t lini , minuti e bacillari , ed alla fine di settem- bre le foglie cominciano a cadere, sì ohe la pianta si spo- glia Innanzi tempo. I periteci! formansi durante l'inverno sulle macchie nere nullo foglie j>enschorf. Vive sullo foglie dell' erba medica (Medicago sai iva) e delle Medicago selvagge, in estato. Il parassita presentasi sotto la forma di macchio fosco- nere, orbiculari , estese da 1 ad 11 mm. sullo loglio. Le te- che sono stipitate, allungate, con 8 sporidii. La foglia, se è coperta di inolio macchio , s'ingiallisce e dissecca. Giova svellere nei medicai tutto le pianto che si veggono così affette. Secondo divina (1888), non esistono differenze tali da giustificare la distinzione di questa spocio dalla preceden- te. Col confronto di numerosi esemplari autentici, egli ha potuto convincersi ohe havvi dolio piccolo divergenze ri- flettenti unicamente la dimensiono dolio cupole, degli asehi e delle spore, ma oscillanti od insignificanti. Vi ha, poi una. forma di Phacidium Medicaginis, Lib. , elio yive sul trifoglio, nella quale tali divorgenzo non esistono af- — 181 — fatto, collimandovi perfettamente le dimensioni degli aschi e delle spore, nonché gli altri caratteri. All'uopo Cavara soggiunge (ed a ragione) clie si è dato talora soverchio peso alla diversità della matrice per creare nuove specie, affidandosi a caratteri di un valore talvolta discutibile, per- chè variabile secondo le condizioni di sviluppo. PEZIZA (Dill.), Fckl. Cupole piccole, stipitate, ceracee, aperte ; disco concavo, per lo più discolore ; teche allun- gate con 8 sporidii cilindrici od oblunghi, jalini. Peziza. (Helotium) "Willkommii, R. Hrtg., Fig. 97. (Peziza calycina, Schum. var. Larici, Chaill.; P. larìcina, Balbis ; P. amorpha , Pers. ; Corticium amorphum, Fr. ; Aleurodiscus amórphus, Rabh. ) Cancro del larice; Chancre du Mélèze ; Larchenkrebs, Lcirchenbrand , Lcirchenkrankheit. La cupola è cortemente gambata; è larga fino a 2 mm.; all'esterno è biancastra, e sul disco di color rosso-arancio. Vive sulla corteccia del larice (Larix europaea). Lo studio di questo fungillo, già fatto da Balbis fin dal 1803, è stato ripreso da più di un decennio da R. Hartig. Il micelio sviluppasi nella corteccia dell'albero, e produce anormali ingrossamenti, ed una più copiosa emissione di resina. L'ingiallimento , che siegue sulle foglie dei rami corrispondenti ai luoghi cancrenosi del fusto e talvolta sulP intera chioma della pianta, è la più intensa manife- stazione della malattia , la quale mostrandosi sui giovani individui (fino a 15 anni), li trae a morte o subito o dopo alcuni anni. L' infezione ha luogo in natura per mezzo delle ascospore, che si originano nelle teche delle cupo- le ; artificialmente si ha per mezzo del micelio della cor- teccia. La spezzatura dei rami prodotta dalla pressione della neve, e le contusioni fatte dalla gragnuola, favorisco- no 1' entrata dei germi nella pianta. Il micelio da questi prodotto vive negl' interstizii della corteccia , del libro , dei raggi midollari, e scorre anche lungo i canali resini- feri. Svolgesi solamente in autunno ed in primavera, espan- dendosi con molta rapidità lungo il tronco ed i rami. Sas- — 182 — Bando i poi, allo stadio riproduttivo, osso dapprima emette organi cotiidiofori, costituiti da fili sottilissimi aventi al- l' apice corpicciuoli a bastoncelli a forma di spermazii , dappoi, ma nei luoghi più umidi , produce al disotto dei rami o alla base del tronco cupole contenenti le teche. Il fungo cagiona sul larice ipertrofia alla base dei rami , disseccamento delle loro punte, germogli anormali, inter- ruzione dello zone legnose annuali , deformità nella cor- teccia e nel legno, debolezza nella vegetazione , e infine ingiallimento delle foglie seguito dalla morte dell' intera pianta. Questa malattia ha devastato in Gormania, e specialmente nella Prussia, noi 1872 tutte le giovani piantagioni di la- rice, massime nelle contrade umide e basse. Si è incontrata anche sullo Alpi, dove, secondo Wettstein (1888), essa va prendendo un'espansione sempre maggiore. L'unico modo per rimediarvi si è di recidere immediatamente i rami o le piante affette, o meglio di rinunziare alla coltivazione dei larici nello contrade basso, e nelle umidi vallate. Peziza calycina, Schum., Fig. 98. (P. Abietis, Fr.) Specio analoga alla precedente. Vive sulle giovani piante del Pino selvatico (Pinus syl- veBtris), e dell'abete bianco (Abies pedinata) , e lo uccido per lo più (piando esso hanno l'età di 1*2 a 10 anni. Il fango mostrasi sui rami più bassi , e può attaccare le pianticine anche quando esse sono alte da 35 a 40 cm. Senonohè , mentre Sadebcck (ISSO) accetta in massima il parassitismo delle specie in parola seguendo in ciò l'opi- nione di Et. Earti g , altri pensano diversamente. Infatti , Wittmaoli [1882) ha, ottennio La riproduzione artificiale del cancro del larice con lo spore, germinanti della Peziza 117/7- kommìi , e inni della /'. calycina , ed ha osservato che quest'ultima abita "la, saprofita le parti già marcito dello rtecce dei pini, segnatamente i margini delle ferito pre- gne di resina; e ritiene, inoltre, che il cancro negli al- beri sia da ascriversi (corno pel nudo) all'azioni nocive dei l'arti freddi. Sorauer (1886), poi, e forse non a torto, rigetta L'opinione di Hartig, »• ritiene che la malattia, del — 183 — larice, dell'abete e del pino, di che ora si tratta , sia do- vuta principalmente all'azione nociva delle forti gelate su piante, il cui legno non si fosse ben lignificato nell' anno innanzi, stante l'eccesso dell'umidità dell' atmosfera o del terreno, e che perciò la Peziza, incolpata da Hartig, merita di essere annoverata tra i saprofiti, e non tra i parassiti. SCLEROTINIA, Fcld. Cupole per lo più grandi, origi- nate da uno sclerozio, lungamente stipitate, imbutiformi e carnose. Teche allungate, con 8 sporidii ovali, ellittici, oblunghi e ialini. Parafisi filiformi. Fuckel dette questo nome a^ quel gruppo di pezize, che sono originate da uno sclerozio (pag. 23) , ossia da un corpo micolico tuberiforme. Sugli sclerozii si svolgono delle forme conidiofore, riferibili a specie dell'antico ge- nere Botrytis (1); senonchè dai diversi sclerozii non si sono ottenute sempre, sperimentalmente, le forme conidiofore ne da de Bary (1865) , né da Pirotta (1881). Brefeld (1881) de- scrive piccoli conidii nella Peziza Sclerotiorum, Lib., ma solo sul micelio di quelle colture artificiali , che dopo la formazione degli sclerozii, vengono ancora conservate per lungo tempo. I conidii si troverebbero, secondo Brefeld, sopra quei pochi filamenti micelici non impiegati nella formazione dello sclerozio. Ond'è che conviene ascrivere alla Sclerotinia Libertiana Fckl , solo quelle forme di pe- ziza scleroziofila, dalle quali è stata perduta la facoltà di produrre conidii. Per lo passato, quando ancora gli sclerozii erano con- siderati come costituenti un genere a se, e non come forme secondarie appartenenti al ciclo di sviluppo di differenti funghi, se ne notavano diverse specie, distinte con nomi particolari, le quali in appresso si riconobbero appartenere tutte a questa peziza. E la diversità della forma degli scle- rozii è dovuta principalmente alle differenti condizioni della pianta, del luogo e del tempo. Secondo Mattirolo (1882), negli sclerozii la parte esterna è formata dalla così detta corteccia, mentre l'interna è de-, signata col nome di midollo. Lia, corteccia è costituita dalle ife più esterne che concorsero alla formazione dello scle- rozio. Le cellule che la compongono hanno diametri quasi (1) Botrytis vuhjuris. cinerea, cuna, lAeheja, f arcata, elegans. ecc. — 184 — eguali, sono molto avvicinate fra di loro, ed hanno le pa- reti sclerotizzate (come nelle rizomorfe, pag. 23) e nera- stre. Formano fino a quattro strati soprapposti. La parte interna , o midollare, dello sclerozio è costituta da fila- menti strettamente raggruppati fra di loro , lasciando però riconoscere con agevolezza il loro decorso. Se si pongono sopra la sabbia, ed in condizioni conve- nienti di umidita e di calore , gli sclerozi delle pezize , dopo un tempo, che può variare tra i quindici giorni ed i due mesi ed oltre , a seconda dei casi , si possono già osservare i primi fenomeni di germogliamento. Appaiono alla superficie di questi sclerozii piccoli rilievi puntifor- mi, i quali alla lente si addimostrano come sollevamenti della parte corticale, provvisti di un color rossigno, e di un punto bianchiccio al loro apice. Gli elementi della cor- teccia non prendono parte alcuna a questo produzioni ; esse emanano direttamente dalla parte midollare dello scle- rozio. In questo primo stadio di sviluppo non si lascia scor- gere alcun organo che potesse rassomigliare ad un asco- gonio: che potesse, cioè, essere ritenuto quale manifesta- zione di un atto sessuale. Invece , ha luogo una trasfor- mazione delle ife scleroziali in altre , che acquistano il valore di apparato riproduttivo , poiché da esse avranno origine l' imenio e gli aschi. Codeste prominenze dello sclerozio , che sono in fatto altrettanti coni vegetativi, proseguendo nel loro sviluppo, in condizioni favorevoli nel termino di 8, 10 a 15 giorni circa, arrivano a formare completo il calicetto della pic- cola peziza. Dalle ife formanti ì'imenio traggono origine dapprima le parafisi, dappoi gli aschi. Secondo de Bary (188G), le Sclerotinie per poter addi- venire parassite hanno bisogno di un avviamento saprofi- tico. Il fungo stabilisce la sua sede dapprima sullo parti già guaste delle piani.' (saprofitismo) , donde passa nelle parti sane delle stesse pianto (parassitismo). La propaga- zione del fungo •'■ poi affidala sp.-cialmente agli sclerozii, i quali, una alle partì m.i r< •■ • della pianta, cadendo al suolo, su di esso svernano, o con esso vengono trasportati anohe altrove. Gli sclerozi] alla calda stagione, quando Bono fa- voriti da molta umidità, emettono carpofori peduncolati, entro cui formansi le asoospori sporidii) , atte a Bvilup- — 185 — pare subito dei rnicelii viventi saprofiticaniente, e formanti sclerozii. Basta la inoculazione di poclii fili micelici saprofitici sulle parti morte, per infettare le parti sane delle piante nutrici, mentre che occorre una eccessiva umidità , acche il micelio possa erompere all'esterno delle parti già infette. Vi ha delle piante che possono essere più di frequente colpite dalle sclerotinie, come il fagiolo e la carote, che furono osservate affette in molti luoghi; mentre vi ha di altre che sono colpite più di raro, come il girasole. In tutt'i casi, però, la diffusione del morbo è lenta, per- chè suole avvenire per l'infezione di fili micelici , i quali stanno nel terreno sugli organi marci , e che infettano solo quei piedi di piante , con cui possono eventualmente incontrarsi; donde la saltuarità della malattia nello stesso campo. Sembra che vi debba essere per questa malattia una dif- ferente suscettibilità nelle diverse specie, come nei diversi individui della stessa specie e nelle diverse località; im- perocché nella stessa località è possibile vedere attaccate alcune specie a preferenza di altre, e che mentre in una località e nello stesso anno la malattia infierisce su di una specie, in un'altra colpisce una pianta diversa, rispettando quella che trovasi già colpita nell'altra località. Ebbene la differente suscettibilità sarebbe spiegabile , con 1' am- mettere la diversa capacità acquosa dei tessuti , la quale varia secondo l'umidità delle diverse annate, nonché l'età e lo stadio in cui versano i singoli organi delle piante capaci di essere assalite dal male in parola. E già noto , infatti , che col crescere degli organi cambiano spesso le proprietà nelle pareti delle cellule , a causa dei muta- menti chimici che in esse hanno luogo, e della diversa quantità di acqua d' imbibizione contenutavi. Donde può seguire che alcuni organi, i quali una volta si sono mostrati resistenti, altre volte non resistono più, se l'umidità è ec- cessiva. In ogni caso , sono soggette alla malattia dello sclerozio specialmente le pianticine di Cannabis sativa, di Phaseolus vulgaris e multijtorus , di Lycopersicum esculen- tum, di Trifolium, di Helianthus , di Brassica Napus , di Secale, di Zea, e di alcune piante bulbose gigliacee. Le osservazioni dello scrivente hanno rilevato il fatto che le alterazioni al pie' nello stelo, aprenti l'adito al ne- Comes— Crittogamia Agraria. 24 — 186 — mico e costituenti la occasione prossima per la facile in- iezione , sono cagionate anzitutto dalle gelate. Quando le pianticine trovansi in un terreno abbastanza umido, sotto l'azione di una gelata il piede del loro stelo viene a ri- sentire l'azione nociva del gelo e disgelo, presentando ivi fenomeni di necrosi. La pianta può talvolta continuare a crescere , rimarginando le lesioni sofferte ; ma se riceve un'infezione micelica nei tessuti così alterati, verrà subito a favorire lo sviluppo delle Sclerotinie nei modi e nelle forme, che saranno era indicate per le singole piante. Inoltre , il parassitismo cagionato dalle pozize è , an- che secondo Sorauer (1886), limitato alla forma micelica. formato lo sclerozio, il fungo non ha più bisogno di una pianta ospitalfera, per il suo ulteriore sviluppo. In gene- rale, le pezize sono saprofite; ed anche in quelle, che ranno descritte come malefiche, il micelio non può cagio- nare alcuna infezione , se non viene prima a nutrirsi sa- pronticainente. Anche dove il micelio sia in grado di at- taccare e distruggere tessuti sani, non ha luogo l'infezione in tutte le circostanze, malgrado elio sulla pianta trovinsi giacenti sclerozii o sporidii. Solo quando la umidità sta- gnante ( accompagnata da scarsa luce e poco calore ) in- ehisce le funzioni nutritive nelle piante, donde la va- riazione nella quantità del prodotto organico in esse ela- tto , i tubi germinali del fungo , f: i e rafforzati prima da un nutrimento saprofitico, s'insinuano nei tessuti di tali piani assolvere il loro ulteriore sviluppo. Ciò posto, nelle località , in cui S] ìa la malat- tia dello sclerozio, conviene sospendere per più anni cou- itivi la coltivazione dì quelle piante elie sono soggetto a qi malanno; eliminare la e< iva umidità stagnante mercè i eanali «li scolo o meglio con la fognatura; e bru- ciare (col debbio) quella parte del terreno ch'era occupata dalle piante mori SCLEROTINIA Luna; l'i \N \. Fokl. / ' < oli. Malattia dello sclerozio nel fagiolo , cancro del fagiolo) mal adù di s harù .Miceli., quiescente (Sclerotium compactum, IH'.: n. sphae- riaeformé, Lib. : forma ascofora Peziza Schrotiorum, Lib.), — 187 — sul fagiolo (Phaseolus vulgaris) , e forse anche sulla fava (Faba vulgaris) , nella quale Cuboni (1888) ha osservato sclerozii riferibili alla stessa peziza. Nel 1882 Prillieux riferiva all' Accademia di Francia intorno alla malattia apparsa sui fagioli in Algeri. Da quanto dice Prillieux non si rileva se il micete parassi- ta , che cagiona questa malattia nel fagiolo , fosse stato precedentemente conosciuto. Eppure esistono studii accu- rati e diligenti su questo parassita , fatti da Pirotta , e pubblicati il 2 aprile 1881 nel Nuovo Giornale Botanico Italiano . Ivi chiaramente Pirotta dice che aveva studiato una peziza scleroziofìla, che sopranacque a grossi sclero- zii , raccolti da de Bary a Strasburg sopra piante di fa- gioli , ai quali furono causa di ^malattia. I loro caratteri corrispondevano abbastanza bene a quelli dati dai siste- matici allo Sclerotium compactum. Seminati in vasi con sabbia , produssero numerose cupole , che egli credette identificabili alla Peziza Sclerotiorum , Lib. Con le asco- spore (sporidii) della Peziza ottenne un ricchissimo mice- lio, ma non potè avere alcuna forma conidiofora. Da Coe- mans si ottenne nel 1860 lo sviluppo della stessa Peziza Sclerotiorum, fra gli altri, anche dallo Sclerotium sphaeviae- forme, Lib. Ora, questo Sclerotium è stato raccolto in pri- mavera sugli steli del fagiolo da Fuckel (Symb. myc. p. 135), ed anche da Tulasne (Sei. fung. Carp. IT. p. 275), lungo l'inverno e la primavera, nei campi di Versailles. Ciò premesso per la storia di questo parassita, ecco le no- tizie comunicate da Prillieux. Nell'inverno dell'anno 1881 i fagioli primaticci furono in Algeria assaliti da una malattia, che ne attaccava gli steli, i picciuoli ed i frutti. Poiché i primi frutti che si spedirono in novembre s'imputridivano facilmente nelle ceste, si rivolse l'attenzione allo stato delle piante, e si trovò che gli steli erano profondamente alte- rati, e disseminati di fiocchi bianchi. Le piante che ave- vano tali fiocchi si seccavano e perivano. Ora, tali fiocchi sono emessi dal micelio di un parassita, che risiede nella corteccia della pianta , donde spicca all'interno rami fino al midollo, e all'esterno fili che, aggomitolandosi, formano sclerozii, neri di fuori , bianchi di dentro , grandi pochi millimetri , e disseminati anche nel midollo della pianta. Su questi sclerozii Prillieux ottenne poi il ricettacolo della Peziza Sclerotiorum. Egli tace dei conidii di questo paras- — 188 — sita ; e Pirotta chiaramente dice che , benché avesse ri- petuto e variato le coltivazioni artificiali del parassita, non potè mai avere alcuna forma conidiofora. Tale mancanza è molto vantaggiosa , perchè l'infezione non si può lesta diffondere per aziono del vento , che avrebbe largamente sparso i conidii. Perciò per impedire, e per diminuire la novella apparizione della malattia , fa d' uopo svellere lo piante affetto, appena che si osservano, e bruciarlo; giac- ché, se fossero gittate nei letamai, il micelio continuerebbe a vivere, come saprofita , o ritornerebbe vivo nel campo, insieme al letame, a riprendere la sua aziono distruttrice sulle novelle piante. b) Cannabis. Malattia dello sclerozio , cancro , o tigna della canapa; chancre da chanvrc; Hanfkrebs. Micelio quiescente (Sclerotium Kauffmannianum, Thiim.); e forma ascofora (Peziza Kauffmanniana, Tich.) sugli steli della canapa {Cannabis saliva). concio de Baiy (1886), la Peziza Kauffmanniana, Tich., che attacca la canapa, concorda nei caratteri e nell'indole con l'altra che assale i fagioli , di cui già si è dotto di sopra. La canapa, infatti, ha potuto essere artificialmente infettata col micelio della Peziza Sclerotiorum , dondo la possibile identità delle due pezize mentovate. La malattia della canapa fu osservata a Smolensk (in Russia) nel settembre del 1868. Tichoiiiiroll riferisce die nel cimale midollare s'incontrano dei fiocchi di fili mico- liei, i quali nel loro intorno producono sclorozii di forma variabile, e grandi fino a 2 om. La presenza del parassita non smnpi-e diminuisce la fruttificazione; le foglie e le ra- dici ir mi albergano fili micelici. Questi, invece, si diffon- dono alla base del eaule nel cilindro legnoso, scorrono lungo i raggi midollari, od infestano la regione liberiana, cagionando fragilità nella fibra. In novembre gli solerozii possono dare i ricettacoli della peziza fino al numero di 7 per ciascuno; però la loro maggiore parte sverna fino ad aprile, nel qua! tempo germina . emettendo i soliti ricet- tacoli della /'< iza Sclerotiorum. Probabilmente l'infezione avviene per mezzo degli sporidii, i quali assalirebbero oon — 180 — i loro tubi germinali le pianticine. Siccome gli stridii sulla infezione e diffusione di questo parassita sono affatto in- completi , non si può niente escogitare per combatterlo, qualora non si voglia recidere e bruciare le piante affette, per impedire la propagazione del micete. Ma i trattatisti di patologia vegetale non hanno tenuto presente che questa malattia aveva fatto guasti rilevanti nel Bolognese , molti anni prima che non fosse conosciuta in Russia. Essa, che fin dal 1853 fu avvertita da Botter nel Ferrarese, venne descritta da Bertoloni nel 1861 (Meni. Acc. Se. Bologna, voi. XII). Questi, infatti, riferisce che il pa- rassita occupa la superficie esterna della parte bassa dello stelo sotto l'aspetto di un intonaco bianco niveo; sopra il terzo meritallo protuberano tubercoli ricoperti dall'intonaco bianco e traspariscono nerastri ed anche neri La scorza della pianta è mortificata, arida, assot- tigliata e consunta, per cui, se viene stirata per lo lungo, si tronca facilmente Il legno corrispondente è altera- to... Il tessuto cellulare, che riveste la fistola interna, è divenuto giallo oscuro Il parassita nato sulla cutico- la scolorisce ed annienta il tessuto corticale indi attacca le fibre della scorza poi quelle del legno , nonché il tessuto cellulare del midollo , per lo che tutte queste parti restano inaridite e disorganizzate. Ciò posto, è evidente che Bertoloni descrisse appunto la malattia dello sclerozio della canapa. I tubercoli nerastri corrispondono allo Sclerotium Kauffmannianum , ed il parassita, chiamato da lui Acoromorpha Cannabis, corrisponde air esteso mice- lio del fungo. Bertoloni, però, fu meno fortunato di Ti- chomiroff, perchè non vide la forma perfetta del fungo, cioè la peziza. e) Helianthi. Cancro del girasole. Sul girasole (Helianthus annuus) , e sul tartufo di canna (Helianthus tuberosus). Micelio quiescente {Sclerotium variitm, Pers.; Sci. com- pactum, DC); forma ascofora (Peziza Sclerotiorum, Lib.). Nel 1878 Saint-Gai , professore alla scuola di agricol- tura di Grand- Jouan, inviava alla società nazionale di agri- — 190 — coltura di Francia alcuni sclcrozii, che si erano sviluppali sugli steli del topinambour. ed indicava i gravi guasti ca- gionati dal mioete alle pianto assalite. Nel pari tempo co- municava all'ac Lia di Nantes che in detta scuola volte, in una quindicina di anni, il topinambour era stato dito dal parassita , già conosciuto sul girasole Saint- Gai riferisco che la forma dolio sclerozio varia secondo gano della pianta nutrice, nel quale si produce. Il mi- origina verso la fine di ostate od in autunno. E comparisce dapprima sotto l'aspetto di un micelio bianco filamentoso ; in seguito si raggomitola nei punti , in cui debbono formarsi gli sclerozii. Del topinambour vien< taccata solo la parte inferiore dello stelo, cioè i rizomi ed i tuberi. Oragli sclerozii che si trovano nello stelo sono di due forme: alcuni grossi quanto una testa di spillo, altri quasi cilindrici , lunghi fino a 4 cm., disposti parallela- mente ai fasci fìbro-vaseolari dello stelo, e siti tra il corpo iioso ed il midollo. I tuberi attaccati insieme al rizo- ma s* imputridiscono, e si anneriscono nell'interno. Sugli steli ammalati poi il Génevier ha rinvenuto la Polyactis granulata,) e Bolle ha raccolto la Polyactis vulgaris^ Lk. , ma sui frutti secchi del girasole. Inoltro, codesti sclerozii furono coltivati da Prillieux, e produssero delle fruttificazioni simili a quelle che già C mane osservato. Anche Cornu pubblicò nel i dì aver ottenuto la Pe- ziza Sclerotiorum,Ijih.} dallo Sclerotium varium, incontrato nella j del girasole. Non bisogna però dimenticare che lo Sclerotium compactum era stato già scoperto sul ole, e descritto da De CanÀolle, e che Brefeld già aveva ottenuto il ricettacolo della Peziza dallo sclerozio del to- pinambour. Anzi lo i Brefeld afferma (1876) che il micelio di questo fungo vegeta più rigoglioso da saprofita, «die da parassi! a. Sul, i,ii tubi ro Cancro delle patati : Sclerotienkrankheit der Kartoffeln, Micelio qui >otium variumi Pera.); fungo asco- foro [1 r<>si Berk. el Wils.; /'. Sclerotiorum^ Lib.). Nelle patati lanum iuberoBum . — 191 — La malattia dello sclerozio nelle patate è stata osservata in limitate località della Norvegia. Secondo Blytt, il Sola- rium tuberosum da circa 20 anni, ed in due distretti della Norvegia , è attaccato nel tempo della fioritura , facendo così visibilmente diminuire il raccolto. Questa malattia è poi sconosciuta nel resto della Norvegia, come in Germa- nia ed in Isvizzera. La Peziza Postuma, Berk. et "Wils., ritenuta come una nuova specie, fu ottenuta dallo Sclero- tium varium prodottosi negli steli delle patate; invece de Bary dallo stesso sclerozio ha ottenuto appunto la frutti- ficazione della Peziza Sclerotiorum, Lib. Probabilmente a questa malattia deve riferirsi l'altra del pomodoro (Lycopersicum esculeutum) , che si presenta con pustole cancerose a pie' dello stelo. Sclerotica Fuckeliana, de By. a) Brassicae, Fig. 100. Malattia dello sclerozio del colza, bianco del colza- Mala- die du colza ; Sclerotienkrankheit des lìapses , Rapskran- kheit. Micelio quiescente (Sclerotium varium, Pers.; S. Bras- sicae, Pers.; S. compactum, DC; S. sphaeriaeforme, Lib.); forma conidiofora (Botrytis cinerea, Pers,; B. vulgaris, Fr.; B. cana, Kze. et Schum.; B. pAnbeja, Fr.; B, furcata, Fr.); e forma ascofora {Peziza Sclerotiorum, Lib., ed anche la P. ciborioides, Fr., secondo Hamburg, 1880). Sul colza (Brassica campestris, var. oleifera), e sul raviz- zone (Brassica Napus). Le notizie su questa malattia sembra rimontino al 1852, e si devono a Morière, che scrisse dell'apparizione da essa fatta nei dintorni di Caen. Già Persoon , De Candolle e Fries descrissero gli sclerozii, che sviluppami nei residui marciti dalla pianta, e che perciò erano considerati come saprofiti. Anche posteriormente tali sclerozii furono esa- minati da Wicke , Busch , Miinter , John , e massime da Kuhn ; però la stessa malattia , apparsa devastatrice nel 1879 nelle coltivazioni del colza in quel di Lipsia , fornì a Frank l'occasione di studii molto accurati, che quivi si riassumono. — 102 — La malattia apparisce in luglio nei campi di colza , e ne fa ingiallire le piante innanzi tempo. Verso le parti basilari dello stelo mostransi delle macchie rossastre, elio estendendosi vengono a congiungersi fino a coprire la su- perficie del fusto. Nelle parti così offese il tessuto corti- cale viene a mano a mano a scomparire sotto l'azione fun- gina, e in modo che l'epidermide resta a coprire il corpo lagnoso degli steli. Nella regione midollare sottostante compariscono dei corpicciuoli neri, di varia forma e gran- dezza, cioè gli sclerozii. Nella corteccia alterata degli steli ancora viventi si os- serva un micelio filamentoso, che, mentre scompone i tes- suti corticali, spicca dei rami nel corpo legnoso. Questi, attraversando facilmente i raggi midollari , giungono al midollo, e quivi, estendendosi e moltiplicandosi , riassor- bono le cellule midollari , e rendono cavernosa la parte centrale dello stelo. Nella fìtta rete micelica, che resta a tapozzare così l'astuccio midollare, o lo caverne scavate nel midollo, formansi dei gomitoli micelici, i quali successi- vamente differenziandosi danno luogo agli sclerozii di co- lore oscuro. Questi poi, con la scomparsa del micelio fioc- coso, restano liberi e aderenti lungo la parte cavernosa dello stelo. Nella stessa pianta gli sclerozii possono essere numerosi (fino a 50) e variamente foggiati: sferici, ovati, piatti, lobati, ecc.; ed estesi da 2 a 10 millimetri. La loro superficie è nera e rugosa; la loro consistenza è cerea allo stato umido, e cornea allo stato secco. Nei terreni umidi il micelio si diffonde anche nelle radici , distruggendovi analogamente il parenchima corticale, e producendovi scle- rozii superficiali. Divelta la pianta, il micelio non perisce, anzi continua a vivere < on pari vigoria, inducendo, da saprofita, le stesse alterazioni che negli steli viventi. Ciò prova che questo fungo è un pai e facoltativo; ed invero, avendo Frank seminato del colza in un terreno inquinato dagli avanzi di Bteli infetti dal micelio, le pianticine cominciarono dopo M giorni ad ammalarsi ed a perire, a causa del micelio dai residui del colza passava ad invadere, e ad offen- dere tutta la parte ipogea delle nuove pianticine. (ili sclerozii ci.siitiiisr.itid La forma quiescente ò iber- nante del miceli'.. Disseminati fin dall'agosto, aspettano il /.«. ventili., per germogliare , emettendo allora uno o — 193 — più carpofori , alti fino ad un centimetro , grigio-bruni, carnosi, sormontati da una capitazione cupoliforme, nella quale svolgonsi teche davate , miste a parafisi filiformi. In ciascuna teca formansi otto sporule, incolori ed ovali, che appena mature vengono eiaculate dall'apice della teca, la quale scatta dopo che si è inturgidita con l'afflusso del- l'acqua. Le sporule germinano subito, talvolta nella stessa teca. I loro tubi germinali penetrano , secondo le espe- rienze di Hamburg, nei tessuti delle pianticine di colza, sia introducendovisi per gli stomi , sia insinuandosi tra le cellule epidermiche. Compiuta la infezione , svilup- pasi il micelio, il quale viene a poco a poco a presentare le fasi esposte di sopra. Senonchè, questa specie presenta eziandio la forma co- nidiofora (Botrytis), la quale si è creduta, come si è detto, esclusiva della Sclerotinia Fuckeliana. Secondo Frank, sul micelio parassita si sviluppa la forma conidiofora , i cui sporofori si aprono la strada all' esterno , vuoi attraverso 1' epidermide , vuoi sui tessuti periti. Gli sporofori sono alti fino a 2 mm. e ramificati; essi portano spore aggre- gate all'apice di ciascun rametto. La variabilità della ra- mificazione ha fatto denominare in modo diverso questa muffa; così fu chiamata Botrytis vulgaris, Fr. ; B. furca- ta, Fres.; B. plebeja, Fres. ; B. caria, Kze. et Schum.; però Frank ritiene che tutte codeste forme corrispondo- no ai diversi stadi di sviluppo della B. cinerea , Pers. I conidii della Botrytis valgono a diffondere rapidamente l'in- fezione della malattia lungo la primavera e la state, e ad uccidere uno sterminato numero di pianticine. Gli espe- rimenti condotti da Frank hanno, infatti, assodato che in- fettando le piante sane di colza mediante i conidii della Botrytis, 40 su 45 pianticine furono, dopo circa una set- timana , invase dal micelio. Questo striscia dapprima sul terreno, dopo scorre alla superficie degli steli, e penetra nella corteccia, aprendosi la via tra le cellule. Cosicché la infezione può aver luogo nelle pianticine del colza tanto per mezzo delle sporule, quanto per mezzo dei conidii, con l'avvertenza però che quando la malattia divampa lungo la primavera, il fatto deve ascriversi prin- cipalmente all' azione infettante dello sterminato numero di conidii, che si possono sviluppare. Insomma, le sporule Comes — Crittogamia Agraria, 25 — 194 — inizierebbero la malattia in un campo, ed i conidii la dif- fonderebbero largamente. I residui delle piante infette lasciate sul campo sono perniciosi per la coltivazione novella. Gittati nel letamaio, riportano sul campo la infezione; e perciò bisogna rimuo- vere dal campo tutte le pianto ammalate e bruciarle , oppure seppellirle. Il campo infetto dev' essere lavorato profondamente, affinchè i residui degli steli e delle radici vengano bene sotterrati. Non si ha poi mezzi diretti per combattere il male in parola ; ciononpertanto, conosciuto che codesti sclerozii perdono a capo di due anni la fa- coltà di germogliare, giova di sospendere per un triennio la coltivazione del colza nel campo infetto. In questo e però bisogna far succedere al colza qualche altra pianta, che non vada soggetta alla malattia dello sclerozio, esclu- dendo all'uopo, come soggette, la >iiìi((j>is arvensis, le bar- babietole, le carote, i navoni, le cicorie , ed altre, a cui si accennerà nelle seguenti pagine. Intanto, de Bary (1886) esprime i suoi dubbii intorno alla identificazione specifica della Sclerotinia rinvenuta da Frank sul colza con ìaPaziza Sciar olio rum. Lo stesso de Bai v. dopo molti tentativi d'inoculazione fatti invano sul campo, riuscì una sola volta ad inoculare artificialmente la ma- lattia in un vecchio piede di Brassica Napus stante in un umido vaso da fiori. b) Betae. Cancrena o malattia dello sclerozio nelle barbabietole) vène- ti -a t Itni brune] Runkelrilbenkrankheit, Rilbenfàule. .Micelio quiescente (Sclerotivm bullatum, DC; S clero tium varium, DC); forma conidiofora (Botrytù cinerea, Pars.; J!',i/-(jiis elegana , Lk.) ; e forma ascofora (Peziza Sclerotio- rum, Lib.) Bulla barbabietola da zucchero (lieta vulgaris saccharifi ra). È molto probabili! che a questa specie delibasi riferire la malattia delle barbabietole osservata in Francia nel L816, poi in Inghilterra ed in Germania, cagionando ovunque grandi disastri. La malattia si presenta nel mese di sot- bre con I annerimento delle piccole foglie centrali, da — 195 — cui nell' inverno passa alle radici e le corrompe. Coemans ottenne la forma ascofora, cioè la Peziza dallo Sclerotium bullatum raccolta sulle radici delle barbabietole. Dallo Sclerotium varium (1) poi raccolto non pure sulle barba- bietole, ma anclie sulle carote (Daucus Carota) e sul radic- chio (Cichorium Intybus), egli ottenne la forma conidiofora con la Botrytis cinerea. Ciò posto è dubbio ancora, se la malattia delle barbabietole sia specificamente identica a quella che ha luogo in queste ultime piante ricordate, op- pure sia diversa, giacché la costanza della forma conidio- fora in quest'ultime farebbe sospettare, che la forma asco- fora dovesse appartenere più alla Peziza (Sclerotinia) Fuc- keliana, dBy., che alla Scleroiinia Libertiana, Fckl. Prescindendo da tale identificazione, essendo ancora in- certi i confini delle due specie, o forme, di Sclerotinia ora mentovate, a Grouven ed a Schacht (1864) sembrava che il micete delle barbabietole deperite non fosse la vera causa della malattia , e che questa dovesse ascriversi ad un alterato processo nutritivo. Secondo Schacht, la malat- tia è caratterizzata nelle barbabietole essenzialmente dalla scomparsa dello zucchero, e della sostituzione, in sua vece, di gomma, o di pettina, o di amido disgregato ; ed è fa- vorita precipuamente dal letame e dalle vicende di tempe- ratura. Ciò si accorda con le osservazioni dello scrivente, già indicate di sopra , che cioè questa malattia si afferma anzitutto in quei terreni e su quelle piante, che soffrono per gelata, o per repentini sbalzi di temperatura. Non si hanno poi elementi bastevoli per identificare que- sta malattia con 1' altra osservata da de Vogué nel 1863 anche sulle barbabietole. Queste venivano invase da una muffa (a guisa di Oidio?), la quale colpiva le foglie al di sopra del loro impianto, e le distruggeva, cagionando un arresto compiuto o intermittente nella vegetazione ( Veg- gasi Berti Pichat, lib. XIX, p. 192). Comunque, per diminuire i danni fa d'uopo di svellere e sotterrare profondamente le barbabietole, che in settem- bre si mostrano più o meno deperite. Ma qualora V infe- zione fosse estesa a tutto il campo , allora prima di ri- i J i Delle varie forme dello Sclerotium varium , Pers. , lo S. elongatum . Chev., è stato incontrato sulle carote (Daucus Carota), lo 8. compactum e In 8. tectum, Fr., sul radicchio (Cichorium Intybus). — L96 — piantarvi le barbabietole, occorro senz'altro sanificare il ter- reno, prosciugandolo bene ed aerandolo meglio. e) Cepoi . Tabe, Cancrena, o malattia dello sclerozio delle cipolle ; Scle- rotienkrankheit (das Verschimmeln) der*Speisezwiebeln: Weisse Silberzunebel , Micelio quiescente (Sclemiium. Ccpac, Bork. et Bi\); forma conidiofora | Botrytis cana , Kze. ci Schum. ; lì. cinerea , Pers.) : e t'orma ascofora (non ancora conosciuta) sullo ci- polle (Allium Cepa). La malattia già conosciuta da un secolo, si appalesa su tutte lo varietà di cipolla, sebbene in grado diverso, fa- cendo dapprima ingiallire le foglie, poscia scolorare le tu- niche. Nei punti offesi di queste si osserva un color bian- co-grigio indotto dalla presenza del micelio. Quivi poi vengono a formare i corpi dello Sclerotlitm Cepae , e la forma conidiofora della /!<>ir//tis cana. Sotto l'aziono firn? -ina il tessuto delle tuniche viene a poco a poco ad es- sere riassorbito, donde il disfacimento più o meno progre- dito del bulbo. Il parassitismo è affermato dal l'atto, elio disseminando artilicialmonte i conidii della I!<>i,-i/iis sui bulbi sani, si viene in questi a riprodurre la malattia. Le ptime nsservazioni furono fatte nel 1 875 da Sorauer , e fu rilevato il fatto che la malattia si accentua nelle comli- zioni
  • — 202 — Prillieux ha pubblicato , al luogo citato di sopra , sem- brargli molto probabile , che il parassita dei trifogli non fosse diverso da quello che devastò i fagioli di Algeri. Senonchè sono conosciute le infezioni artificiali fatte nel laboratorio di Schenk in Lipsia, e pubblicate da Hamburg nel 1880. Questi , infatti , dico che si può identificare la :a ciborioides dei trifogli con la Peziza Sclerotiorum del colza. A tal fine egli sparso le ascospore (sporidii) sul colza e sui trifogli, ed ottenne su questi la solita Bo- trytis, e la morte delle giovani piante. Sebbene la peziza, che infetta talvolta i trifogli coltivati , sia morfologica- mente e fisiologicamente simile alla Peziza iclerotiorum, Lib., pur'' d^ Rary ls-r, mule v\ì0 quella sia specifica- mente diversa da questa. Egli la ritiene diversa anche dalla P. tuberosa (Putstroemi" homocarpa, Karst.), /'. Fuc- kèliana . e /'. ciborioides (giacché quest' ultima può cre- scere sugli steli anche senza alcuna base di sclerozio). Onde per la peziza dei trifogli egli accetta la denomina- zione di P. (Scìerotinia) Trifoliorumt data da Eriksson. La malattia dei tri logli è molto favorita dall'umidità, e perciò infierisce nei terreni umidi. Gli sporidii del paras- sita, se si trovano in un ambiente umido , germinano in 4 o 5 giorni, e ricominciano l'infezione. E poi conosciuto •he gli sclerozii del parassita del trifoglio, mantenuti an- che a secco per due anni e mezzo, non perdono la facoltà di germinare. Ciò è grave, perchè si è costretti di sospen- dere nella località infetta almeno per tre anni la coltiva- zione del trifoglio. Gioverebbe molto la estirpazione delle piante colpite , le quali sono riconoscibili per il loro in- giallimento; ma tale lavoro è improbo. Per diminuire il più che sia possibile la malattia nei luoghi già infetti, fa mestieri in primo luogo far disper- dere la eccessiva umidità mediante lavori profondi nel ter- reno, e poscia, quando il bisogno lo richiede, limitarsi alla Coltivazione del trifoglio rOSSO, Ch'è annuale. In ogni modo è raepomandabile che, La coltivazione del trifoglio vi ■; pi r più anni, e S08tituita da Un'altra pianta diversa da quella, ohe sogliono essere affette da Pezize sclerozionle. Grouven ritiene che questa malattia debba i alla mancanza di potassa nel terreno; ma forse «'• dovuta più probabilmente alla stanchezza del suolo (Jahrb. Agrik. cinin.. .'..'. j. L40), <'d all'asportazione dal terreno — 203 — di principii minerali, die non sono più restituiti (Haun- stein, ibicl. 143). I tentativi d'inoculazione della malattia nei trifogli, fatti da Wakker a Strassburg nel 1883 hanno dato i seguenti risultati. Le piantine di trifoglio bianco {Trifolium repens) , sulle quali erano stati collocati gli sporidii , si manten- nero affatto sane; mentre altre piantine, infettate con spo- ridii germinati in un liquido organico , furono intera- mente invase dal micelio , che dette luogo subito a dei piccoli sclerozii. Gli stessi fatti si ebbero ad osservare col trifoglio prataiolo (Trifolium pratense). Inoltre , se si porta il micelio della Peziza Trifoliorum sulle radici , od anche sulle foglie di un trifoglio, e se vi ha cura di mantenere umida l'aria, la pianta ne resta invasa e perisce. Il depe- rimento, però, è piuttosto lento, poiché ha luogo a capo di qualche mese. Da quanto si è esposto risalta che, ezian- dio per questa Peziza, l'infezione per mezzo degli sporidii è impossibile, e quantunque si possa ammettere ch'essa av- venga indirettamente, cioè per mezzo del micelio derivante dagli sporidii germinati nelle sostanze organiche del suolo, pure è molto più probabile che la nuova infezione sia do- vuta anzitutto agli sclerozii, che emettono immediatamen- te un micelio fioccoso. Sclerotica bulborum, Wkk. Malattia ì tabe o cancrena dei giacinti- morve noire; Schwarze o Weissen Rotz, Ringelkrankkeiti Rotz der Hyacinthen. Micelio quiescente (Schrotium) , e fungo ascoforo (Pezi- za) sulle specie di Hyacinthus, di Scilla e di Crocus. La malattia della tabe nei giacinti è conosciuta da tempi molto remoti. Schneevoogt (1834) riferisce che la malat- tia denominata Weissen Rotz e Ringelkrankheit era cono- sciuta ad Harlem fin dal 1770. Sauer (1830) fu il primo ad osservarla in Germania, e Bouché sospettò che la ma- lattia fosse cagionata da uno Sclerotium (Meyen, Pflanzen- Pathologie, 1848, p. 168). Frank (Krankheiten der PJlanzen, 1880, p. 543) giudicò che lo sclerozio appartenesse ad una peziza, la quale fu, in effetti, scoperta da Wakker (1883), e denominata Peziza (Sclerotinia) bulbo rum. Come s'inizia la fioritura nei giacinti, la malattia si ma- — -Jlll — nifesta con l'alterazione delle foglie, le quali ingialliscono e pendono verso terra. Scavato il bulbo, questo si trova distrutto alla base. Le squame hanno già perduto il loro color bianco, e preso un altro grigio cupo; spesso le più esterne sono interamente distrutto. Dopo una pioggia pro- lusa , il bulbo si rammollisce presso al collo , e spesso mostra un intonato bianco formato dal micelio, i cui fili penetrando nello squame del bulbo vi fanno scomparire l'amido, donde l'assottigliamento delle squame; Quivi con ]' agglomeramento doi fili si originano gli sclerozi! , che raggiungono la massima grandezza nel mese di giugno, fino a 12 mm. Il micelio per altro si può comunicare da bulbo a bulbo, estendendo cosi l'infezione. Secondo Wakker , la malattia della monpe noire non è esclusiva dei giacinti; essa colpisce eziandio parecchio al- tre piante bulbose e tuberose, massime le Sdì/a, di cui egli ha potuto esaminare una Peziza, inviatagli da Harlem, (Jli -i.s-i selerozii si sono osservati nei bulbi di Crocus. Nelle Anemone questa malattia è molto diffusa: nello piante annerate le foglie s'imbruniscono; la fioritura viene a man- care : il rizoma si rammollisce e, col prendere un coloro grigio-oscuro, presentasi invaso da fili mieoliei. Però Wak- ker riporta alla Peziza tuberosa, Bull., il discomiceto che -i svolge sulle anemoni , essendo questo più grande di quello che mostrasi sui giacinti. <;ii selerozii dei giacinti germogliano nel mese di feb- braio, emettendo delle cupole lungamente peduncolate, che, al pari del peduncolo, Bono di color brunastro. La cupola è larga •"> a 5 mm., ed il peduncolo alto da 13 a L9 mm. (Jli sporidi] non germinano direttamente sui giacinti, ma in- 8 sulle banze organiche in disfacimento. Cosicché, anche questo lungo qod appartiene a quei pai-assiti, la cui esistenza è assolutamente legata a quella di una pianta vi- vente, ma esso suole svilupparsi dapprima sopra una so- stanza organica morta, comportandosi allora coni., sapro- fita. Si lia dunque, anche in questo fungo, un altro esem- pio di parassi i ismo facultativo, rvato da de Bary in alt re Scleroi iuie. Il nuovo miceli,, non formasi solo per mezzo degli spo- ridi! germinati in una sostanza organica in corruzione; esso può prodursi anche per mezzo degli solerozii. Ed in- vero, quando questi vengono intaccati , se si trovano in — 205 — un liquido organico, emettono subito dei fili micelici^che si sviluppano a micelio, producente a sua volta degli scle- rozii secondarli ; e mentre questi ultimi si formano , lo sclerozio originario viene ad esaurirsi. Siffatta osserva- zione , relativa al micelio fioccoso prodotto da uno scle- rozio producente a sua volta sclerozii secondarli , non è un fatto isolato; giacché anche Micheli (Nova plant. genera, n. 5, p. 205), parlando della Pezlza Tuba, riferisce che allo sclerozio portante le cupole sono uniti due altri , di cui l'uno è molle ed esausto, l'altro è duro e destinato ad emet- tere le cupole nell'anno vegnente : lo sclerozio molle avrebbe prodotto le cupole nell'anno antecedente. Relativamente poi ai giacinti, i tentativi d'infezione com- piuti da AVakker hanno accertato che: la via più sicura e più facile pel contagio è quella del micelio emanato di- rettamente dallo sclerozio ; la morve no ire dei Hi/acinthus, dei Crocus, e delle Scilla è identica; è diversa dalla ma- lattia dei Trifolium cagionata dalla Peziza Trifoliorum , dalla malattia del Daucus Carota cagionata dalla Peziza Sclerotiorum , e dalla malattia dell' Allium Cepa; infine le malattie analoghe del Daucus e dei Trifolium sono diffe- renti. In quanto poi alle due Pezize , la Trifoliorum e la bulborum, sebbene simili morfologicamente e biologicamen- te, pure debbono avere una certa differenza, giacche né a Wakker né a de Bary venne fatto d' inoculare la malattia nei giacinti col micelio della P. Trifoliorum. Per combattere questa malattia nei giacinti il mezzo più adoperato si è di svellere le piante attaccate, asportando la terra che attorniava le radici , e lasciando aperta la buca. Questo metodo è buono, perchè impedisce il conta- gio nelle piante vicine, ma meglio vale il prevenire l'in- fezione. All'uopo è indispensabile che i bulbi e la terra infetta non sieno gittati nella concimaia, ma in fosse pro- fonde, e che si ripiantino i bulbi nello stesso campo non prima di due anni dopo l'avvenuta malattia. Lo scrivente, poi, ritiene essere molto probabile che le ulteriori ricerche vengano a provare , che le malattie dello sclerozio nelle diverse gigliacee, testé ricordate, siano da riferirsi ad una sola sclerotinia, e che la diversità mor- fologica negli sclerozii e nella forma conidiofora, nonché la facoltà di emettere o no la forma ascofora , dipendano solamente da fatti secondarli. 206 SCLEROTINIA VaCCINU, Wor. Malattia dello sclerozio nel mirtillo: Sclerotienkrankheit der Heidelbeeren, Gran berry. Miceli o quiescente negli ovarii (Sclerotium); forma coni- diofora sui rami {Botrytis)\ e forma ascofora {Peziza bac- • tintili, £>chr.). Colpisce le bacche del Vaccinium Vitis Idaea. Secondo Woronin (1888), questo fango da sclerozio è un parassita obbligatorio perchè attacca gli ovarii, mentre gli altri funghi da sclerozio, che assalgono gli steli e le {'«'glie, sono, in generale parassiti facilitativi. Il primo a parlare del parassitismo di questo fungo fu Schròter , il •piale fin dal 1879 descrisse la Peziza (Sclerotinia) bacca- rum, Schr. sul Vaccinium Myrtillus, ma non potè osservare alcuna forma conidiofora; invece "Woronin dal 1884 in poi, ed in Finlandia, la rinvenne anche sulle altre due-specie: Sclerotinia Oxycooci , "Wor. , sul Vaccinium oxycoccus , e Sclerotinia megalospora, Wor., sul Vaccinium uliginosum* Intanto, il fungo attacca i germogli in primavera, i quali ingiallendosi disseccano. Le foglie corrispondenti comin- ciano nel pari tempo ad ammalarsi dalla base verso l'apice; talché, mentre la base è annerita, l'apice può conservarsi verde. Il micelio del fungo passa dal ramo alle foglie se- guendo i cordoni vascolari ; nel ramo invade la zona ri- neratrice, si da iar distaccare la scorza dal legno sotto- posto, e siccome forma stromi unilaterali, così induce in- curvamenti nei rami. Sugli stromi svolgonsi i rami coni- difori, i cui conidii trasportati dal vento, o dagl'insetti, possono venir deposti negli stimmi dei fiori dei Vaccinium. Quivi giunti, e trattenuti dall'umore stimmale, i conidii rminano, cacciando i loro tubolini nell'ovario, cui ven- gono a riempire in seguito allo straordinario sviluppo delle ite Queste, poi, penetrano nella parete ovarica, nella (piale moltiplicandosi ed aggomitolandosi danno luogo alla for- mazione desìi sclerozii. Le bacche dei Vaccinium attaocate dal fango non sono dapprima distinguibili dallo sane; ma durante la maturazione il cambiamento del colore normale delle bacche tradisce La presenza del parassita. Le bacche ammalate ed appassite distaccansi dai pedun- ili e cadono per terra, dove svernano tra le foglie ed i — -207 — muschi. Alla primavera ventura, e specialmente dopo che la neve è sciolta, gli sclerozii emettono i ricettacoli asco- fori , i quali sono peduncolati , di color castagno- scuro , dapprima a forma di campana, poscia di piatto a margine ri- levato. Dalla base dei puduncoli ascofori partono fili ri- zoidi. Gli aschi contengono sempre otto sporidii , quasi di eguale grandezza, e tutti capaci di germinare. Gli spo- ridii eiaculati dagli aschi, ed alla fine di maggio traspor- tati dal vento, cadono sull'epidermide dei germogli, la fo- rano col loro tubo germinale (rinunziando a penetrarvi attraverso agii stomi), per andare a sviluppare il relativo micelio nei cordoni vascolari , donde traggono origine la novella formazione dei conidi e la novella infezione delle bacche. Salvo leggiere variazioni, la morfologia e la biolo- gia della Sclerotinia sono simili nelle diverse specie di Vaccinium . Sclerotinia fructigena ? Muffa o Marciume dei frutti', Faulniss der Fr Udite. Si presenta talvolta sotto la forma di sclerozio, spessis- simo sotto quella conidi ofora, e di rado, per quanto è co- nosciuto, sotto l'altra ascofora nei frutti comuni. Sui frutti caduti o ancora pendenti del melo (Pirus Ma- lti*) , del pero (Pirus comrnunis) , del pesco (Persica vulga- ris), dell'albicocco (Armeniaca vulgaris) , del melocotogno (Pirus Cydonia), del nespolo (Mespilus germanica), del su- sino (Prunus domestica), ecc. Sorauer (1886) ritiene , e ben a ragione , che questo fango sotto le sue varie forme invade solo quei frutti, che siano stati offesi da qualche azione nociva, massime dalle lesioni. In questi casi il fungo si comporta da saprofita , o tutt'al più da semiparassita, quando concorre ad esten- dere il marciume nei frutti. Così: sulle susine in via d'al- terazione (Grind o Schimmel des Ohstes) è ovvia la presenza della Monilia fructigena ,Pers. (Tonda, Pers., Oospora^ Wall., Monilia laxa , Sacc. , Oidium laxum , Ehrbg. , e Oidium fructìgcnum, S. et K.); sulle pere la Botrytis cana (B. ci- nerea ) si trova in compagnia del Mucor ed in correlazione con lo sclerozio; sulle mele la Botrytis insieme al Penicil- lium cagionano macchie brune sul pericarpio , mentre la Monilia v1 induce delle macchie nere ( Sciar arzfau le). — 208 — Thtimen (1888), a proposito dell'albicocco (Armeniaca ruì- '/uria) , fa osservare clie la Montila fructigena , Pers. , in alcuni anni si presenta tanto epidermica sui frutti, da fal- cidiarne gravemente il raccolto. Essa produce alla super- ficie dei frutti delle macchie spesse , allungate o tondeg- gianti, le quali hanno un colore che dal biancastro passa al giallo sporco. Tale fungo ò costituito da filamenti sot- tili, incolori, e ramosi, su cui si erigono corti sporofori, la cui cellula apicale si differenzia in una spora. Questa, ch'è di forma ovale o allungata, come matura si disarti- cola , mentre subito un' altra se ne produco al suo posto; donde la rapida e copiosa sporificazione del fungo. 11 quale è a sua volta molto influenzato dalle condizioni di temperatura e di pioggia, giacché la state inoltrata, quando si presenta piuttosto calda e scarsa di pioggia, in qualche caso favorisce molto lo sviluppo e la diffusione del paras- sita. Thtimen non crede poi che la Monilia colpisca i frutti già caduti; ritiene invece ch'essa aveva cominciato a svi- lupparsi sui frutti prima di cadere , e poi ha continuato i suoi attacchi sui frutti malgrado la caduta di questi. Egli opina inoltre che la Monilia sia indipendente dal mar- ciume dei fratti, e che, al pari del comune Oidium del- l'uva, si possa combattere vittoriosamente, fin da giugno, con il ripetuto uso dello zolfo. Secondo Woronin (1886), YAcrosporium Cerasi, Rabh. , sarebbe la forma conidiofora di un fungo a sclerozio delle ciliege. Esso, che cagiona delle macchie grigio-brune sulle ciliege immaturo, fu osservato per la prima volta da A. Brami nel 1854. Lo stesso Woronin rinvenne lo sclero- zio , la forma conidiofora e 1' ascofora sui frutti del l'ru- nus l'adus e del Sorbua Aucuparia, Egli pensa inoltre ohe la Montila fructigena, Pers. (Oidium fructigenum , Lk.) sia la forma conidiofora di simili sclerozi] nei Erutti. A proposito del marciume delle ciliegie e delle susini' Rotting of Cherries and Piuma), Arthur (I88G) fa osservare che La perdita delle ciliege •• delle susine per marciume è tanto grave, in America, da decimarne molto il profitto arredilo dalla loro coltivazione. Egli ritiene essere il mar- ciume di questi frutti cagionato dallo sviluppo, su di es- si, delle spore dell' Oidium fructigenum, S. et K. Il fungo sarebbe costituito da fili incolori, ramo-i e septati , i quali penetrano nei tessuti del frutto, cagionando imbrunimento — 209 — e marciume, dove essi si espandono. Quando comincia la sporificazione, la superficie del frutto viene a coprirsi di ciuffetti grigi e sporiferi. Sui pomi questi sono dapprima isolati, poi si uniscono ; sulle sasine e sulle ciliege sono più estesi e meno regolari. Gli sporofori risultano formati di articoli (cellule) corti, i quali a misura che arrivano al- l'apice diventano ellittici, e, disarticolandosi , si compor- tano da spore. Collocando sui fiori di ciliegio le spore mediante una goccia d'acqua, si è ottenuta la riproduzione artificiale del fungo sulle ciliege. Mescolando insieme ci- liege marce e sane, si ottiene l'infezione del fungo anche sulle sane, massime con l'intervento di qualche goccia di acqua. Nei casi , in cui nei frutti riuniti non si è avuto il contagio , si deve supporre che 1' ambiente sia stato molto secco. Siccome poi i frutti immaturi e guasti, cdie restano sugli alberi, conservano il fungo pel venturo anno, così Arthur suggerisce di raccoglierli, quando sono cadute le foglie, perchè allora sono più facilmente ravvisabili. Secondo Sorauer (1886), non è inverosimile che la stessa Botrytis cinerea (Polyactis sclerotiophila) sia stata descritta col nome di Botrytis acinorum (Fig. 102), la quale cagiona il marciume dell'uva (Edeljaide dei* Trauben). Si è osservato che quando ad una state molto calda subentra un lungo periodo piovoso, si presenta il marciume nelle bacche con l'apparizione del fungo ricordato. Le bacche perdono il loro color verde e si oscurano; il loro contenuto acquoso diminuisce, donde la diminuzione del loro peso e volume. Anche il loro contenuto zuccherino (secondo le analisi di Neubauer) viene per lo più a diminuire; gli acidi aumen- tano; le ceneri, poi, le sostanze organiche, al pari che gli albuminoidi, sono più abbondanti nelle bacche marcite che nelle sane. Probabilmente stanno in correlazione con le Botrytis an- che gli sclerozii, che appariscono talvolta sull'uva matura, e per lo più sulle cerulee, e che sono stati descritti sotto il nome di Sclerotium Uvae, Desm , e Sci. Vitis, Peyl. Col disseccamento dei graspi, malattia che consiste nell'intem- pestivo scoloramento ed appassimento del graspo o elei sin- goli rami dello stesso, è collegato l'appassimento delle bac- che ancora immature. In tal caso qualche volta si osser- vano delle forme di Botrytis. Comics— Grittogamia Agraria. 27 — 210 — Certo è che Io sclerozio s'incontra rarissimamente. Esso è di color nero all', strino, e grigio all'interno; e svilup- pasi nella polpa dell' acino. Lo Sclerotium Uvae si trova nelle bacche fresche., e lo S. Vitis nelle secchi-. La Bo- trytis, poi, invadendo le bacche, le fa imputridire col suo micelio. Essa si sviluppa esclusivamente sulle bacche mature. Gli sclerozi] delle bacche sono ben altri dallo Sclero- tium echinatum, Fcki., il quale s'incontra nelle foglio morto della vito , ed è il micelio quiescente anche della Pezi Fuckeliana, de By. Dallo Sclerotium Semen, che si sviluppa pure sulle foglie marcescenti della vite, Bail ottenne in- vece la Typhula variabilis, Pers. (ili sclerozio (Sclerotium Citri , Oatfc.) furono rinvenuti da Cattaneo (1878) nei frutti del limono (Citrus Limonum)i che avi-vano il pericarpio qua e là screpolato, e di coler giallo-nerastro. In tali frutti la polpa si presenta prosciu- gata. Tra uno spicchio e l'altro, ma in corrispondenza delle fessuri- . si annidano sclerozi i neri e di varia gran- dezza, da un granello di miglio fino alla grossezza di una inalinola. Negli sclerozii le cellule periferiche hanno un color bruno, sono poliedriche e compresse 1<- uno conti" le altre . mentre lo centrali sono incolori ed allungate ;i mo' di corti tubetti, che s'intrecciano l'un l'altro, lasciando degli spazii vuoti. È già molto tempo, poi, che lo Scle- rotium /'/frinitili, Nees (S. fructuum, Q-rev. ; S. rurium. Ali». Schw.; Tremella ustulina , Bull.) fu trovato per la prima volta nei limoni putrefatti (Thuillier, L787); tuttavia selli- lo ivi abbastanza raro. Nel pari tempo è da uotarsi che sui rametti e sulle foglie degli agrumi è stata racoolta la Botrytis vulgaris, Fr., nonché la sua forma plebeja, Fr. Penzig l^v7 li ervato ohe molte volte questa Botry- tis può riuscire dannosa alle piante eie- assale, i cui ger- mogli 'in primavera possono essere anche dal suo micelio distrutti, massime in un ambiente amido. Le giovani Po- glie, invase dal parassita, perdono il turgore, diventano flosce e come Pracide, e s'imbruniscono. I rametti di con- sistenza ancora erbacea s'infracidano sotto l'influenza del fungo, «• muoiono curvando l'apice m giù. IM' solito il male si ari a i giovani gei t i Sarebbe interessante, però il determinare se la bioloj di questi funghi Po je, oppur no, analoga a quella o servata Della specie precedente da Woronin. — 211 — VIBRISSEA, Fr. Ricettacolo capitato, sorretto al centro da uno stipite, e ricoperto dall'imenio; gli aschi e gli spo- ridii sono filiformi. VlBRISSEA SCLEROTIORUM , IwStr. Sulla Medicar/o lupulina. Rostrup (1884) osservò che in un prato formato dai Tri- folium hybridvm , T. repens e T. pratense, le piante della Medicago lupulina morivano in gran numero, perchè invase da sclerozii nelle radici e negli steli. Tali sclerozii, dis- seminati in marzo in terra umida, emisero in giugno cia- scuno fino a 10 carpofori lesiniformi, lunghi da 5 ad 8 mm., rossicci alla parte inferiore, bianchi nel resto, e terminati da una capitazione coperta da parafisi filiformi , e da te- die claviformi contenenti molti piccoli sporidii. Sembra che questo fungo non fosse stato prima conosciuto, donde la denominazione datagli da Rostrup. ROESLERIA, Thiim. et Pass. (1). Ricettacoli capitati ; stipite eguale con capitazione globosa; teche (?) numero- sissime, evanescenti, con 8 sporidii, globosi, jalini ; pa- rafisi mancanti. Roesleria (Vihrissea) hypogaea, Thiim. et Pass. , Fig. 105. Fungo del marciume delle radici della vite] pourriture, pourridié de la vigne] Wurzelfaule. Sulle radici della vite (Vitis vinifera). Questa crittogama fece la sua prima apparizione a Mu- lheim (Badeu) nel 1868. Là nei vigneti si notavano delle chiazze circolari, in cui i vitigni si mostravano fortemente ammalati. Roesler. avendo fatto scavare delle viti, riconob- be che la malattia non era dovuta alla fillossera, come si sospettava, ma ad un funghetto che si sviluppava sulle ra- '1 Collochiamo con esitazione questa >pecie tra i Discomiceti. Men- tre valenti micologi, quali sono Phillips e Prillienx, oltre allo scopritore, :ono di aver osservato nettamente le teche e la formazione degli sporidii corrispondenti, Saccardo, invece, sostiene ch'essa sia un ifomicete della sezione Stilbacei. Non avendo esaminato alcun esemplare, ci astenia- mo da qualunque apprezzamento. — 212 — dici, celie nel 1877 ebbe il nome di Roesleria hypogaea, da Thumen e Passerini. In seguito, la stessa malattia fu os- servata da Thumen presso Klosterneuburg, ed in Isvizzera da Mùhlberg. Sembra che la sua prima apparizione in Fran- cia abbia avuto luogo nel 1880, nella Borgogna, e fosse stata osservata da Ozanon, da Gillot, e da Le Mounier (1881). Intanto, mentre Ozanon e Roumeguère (1880) ritengono che questo fungo sia saprofita, perchè esso vive principal- mente sul!.' radici esaurite, morto o morenti, Prillieux, in- vece, assicura issi, che la pourridié della Haute-Marne, estesasi! 1500 ettari di vigneti, ora dovuta a tale micete, laddove la pourridié dei vigneti nel mezzodì delia Francia era dovuta, secondo Pianchon e Millardet, alla rizomorfa àeìVAgaricus melleus. Senonchè questa opinione di Prillieux non è stata accettata dagli altri osservatori. Ed in vero, Laurent 1884) ilice di aver trovato nel Belgio la Roesle- ria sui ceppi delle viti stanti in terreno compatto, a sot- tosuolo impermeabile ed umidissimo, e conchiude che la /,' ■■. sZi ria non è la causa del marciumo nelle radici delle viti, e che la sua apparizione non è elio un effetto di questo marciume. Foex e Viala (1885) ritengono la Roesleria come igrofita e non come parassita; D' Arbois (1885) afferma ch'essa non si trova mai sulle parti sane, ma sempre sulle morte o deperenti del sistema, sotterraneo della vite; Rou- meguère (1885), dopo 'li aver accennato alle esperienze di Cornu, conchiude che questo micete non è parassita. In- fine, anche a Sorauer (1886), e ad Hartig (1888), sembra che la Roesleria abbia, tutt'i caràtteri di un fungo saprofita. Nonpertanto, è utile si sappia ohe il fungo può inva- dere le parti sotterranee della vile, lino alla profondità di mi metro, e ch'esso è indizio di un terreno compatto ed umido, .-l'in perciò a cagionare marciume nelle radici. Ciò posto, s'impone la necessità di mantenere bene prosciugati i terreni dei vigneti. E&HIZINA, Fr, Ricettacolo effuso, orostaceo , ondulalo alla faccia inferiore, eh' è concava e fornita di fibrille radi- eiioriui. Imenio diffuso su tutta la superficie superiore. Te- che Lineari, con 8 sporule, ovato-oblunghe, binucleate, — 213 — Rhizina undulata, Fi\, Fig. 104. Rond, o Maladie ronde. Sulle radici del pino marittimo (Pinus maritima). Questa specie era ben conosciuta dagli antichi micologi. Schaeffer ne offre la descrizione e la figura; Persoon dice che vive a terra nella selva Ercinia , e in un boschetto presso Hannover ; Fries riferisce che vive in terra nuda, sabbiosa, aridissima, e così via. Si presenta sempre effu- sa, ondulata e di un color bruno , e secondo Cooke tro- vasi noi banchi di sabbia e nelle dune esposte agl'infocati raggi del sole. Ora , secondo de la Boulaye , la malattia del pino marittimo nei boschi di Boulogne, detta Rond, è da attribuirsi alla presenza di questa crittogama sulle ra- dici, e non già alVAgaricus melleus, come si credeva, e che egli non ha mai incontrato sui pini attaccati. Da ultimo, Prillieux nel gennaio 1880 ha comunicato alla Società bo- tanica di Francia di aver riconosciuto, sui saggi a lui in- viati per esame, che il micelio della Rhizina invadeva real- mente il tessuto della radice dei pini ammalati. Roume- guère esita , ed a ragione , ad accettare che 1' origine di tale malattia sia dovuta al fungo in parola. Ad ovviare la espansione della malattia ( tanto che si voglia cagionata dalla Rhizina, quanto dalla Rhizomorpha) , fa d' uopo iso- lare la pianta affetta con un profondo solco circolare, o meglio svellerla. CAP. XXI. Tuberacei. Sulle radicelle di alcuni alberi; massime di Cupulifere, di Salicinee e di Conifere, incontrasi talvolta un tessuto fitto, formato di filamenti fungini. Questi, penetrando nella membrana costituita dalle cellule esterne della parte ter- minale delle radici , vi formano una rete, la quale dopo si sviluppa, distendendosi come la radice. A siffatte radici Frank (1885) dette il nome di micoriza (Mycorhiza). I fi- lamenti fungini esterni funzionerebbero da peli radicali assorbenti; e traendo perciò dal suolo i succhi necessarii all'alimentazione della pianta nutrice, renderebbero frustra- neo lo sviluppo dei peli assorbenti sulla membrana pili- fera. E poiché la pianta fornirebbe ai filamenti fungini i succhi nutritivi . succede che questa simbiosi (comunione ili vita) può mantenersi per molti anni, senza che uno dei due elementi (fungo o pianta nutrice) apporti alcun detri- mento all'altro. Le ricerche di Frank furono, in seguito, confermale dalle altre di Tschirch (1887). Questi, infatti, ha trovalo che la stessa Bimbiosi ha luogo nelle Ericacee. Le radici invase dai filamenti fungini, in queste piante, sono sotti- li, e constami di un cordone fibro-vascolare avviluppato da una membrana cellulare. I peli radicali vi mancano aliano. I filamenti fungini che invadono queste radici . intrecciandosi fittamente , vi formano un pseudoparenchi- ma , mentre nella loro parte esterna e libera si addentra- no nella torba o nel terriccio. Mattirolo (1887) ha, inoltre, osservato che filamenti mi- celici, analoghi a quelli formanti le micorize, danno origine a corpi riproduttori di Tuberacei. Ebbene, furono sempre oggetto «li discussioni appassionate le opinioni e le ricer- che intese ad accertare la natura, ed i rapporti di origine e 'li sviluppo delle Tuberacee propriamente dette. Ma, fi- nalmente, dopo i lavori di Boudier (187G), di Gibelli(1883), di Re - 1880, 85), di Frank (1886), di Muller (1886), e • li altri, la questione dal campo delle ipotesi pare sia stata portata a quello dei tatti. E sebbene sia ancora ben lungi dall'essere risoluta , puro non è privo d' interesse l'ac- cennare al risultato dei recenti studi ili Mattirolo (1SS7 . Il quale trovasi in grado 'li assicurare: come alcune tu- beracee stanno in intima dipendenza . provengono, cioè, da speciali miceli] rizomorfici , esattamente paragonabili ;, quelli conosciuti (dei quali rappresentano gli organi ri- produttori) come parassiti delle radici ili molte piante, e noti ai botanici specialmente pei lavori di Gibelli, «li Reess e «li M iil li r. <• indicati oggi col nome di Mycorhizae, date loro «la Frank. G-iacchè il mioelio rizomorfìco proveniente da qualche Tuber sta in diretta relazione con i mioelii pa- rassiti «li alcune radici, cosi il parassitismo dimostrato da Boudier «• da Eteess per il genere Elaphomyces, ed in modo puramente teoretico già ammesso (da secoli) dai coltiva- tori e «lai botanici per le tuberacee vére, sarebbe dimo- — 215 — strato, senza tema di arrischiate induzioni , anche per le specie del genere Tuber. Premesse queste considerazioni, ecco intanto la descri- zione dei fatti osservati da Mattirolo. È conosciuta come caratteristica proprietà del Tuber ex- cavatum, Vitt., a cui dà il nome una caverna centrale for- mata da una depressione del perielio , che si ripiega in dentro, più o meno ampia e regolare, la quale sta in co- municazione con l'esterno per mezzo di un'apertura facil- mente visibile , che mette in una insenatura imbutiforme del p eridi o. In questa escavazione anfrattuosa, che è caratteristica di una nuova specie di tuberacee, il Tuber lapideum, Mattir., affine al T. excavatum, Vitt., si osservano (specialmente di- stinti nel T. lapideum), invece dell'indumento lanoso ri- cordato da Tulasne, numerosi filamenti neri , visibili già ad occhio nudo, i quali l'attraversano in ogni senso, e che esaminati al microscopio appariscono formati da filamenti micelici, bruni, diritti, o leggermente flessuosi, riuniti per la loro lunghezza in fasci, come quelli che costituiscono i fasci rizomorfici comuni in molti generi di funghi. Le ife componenti detti fàsci hanno colore brunastro, se iso- late, mentre assieme riunite danno al fascio la colorazione nera caratteristica. I filamenti presentano frequenti divi- sioni, nelle quali si osservano le così dette unioni a fib- bia (dai tedeschi). La comunicazione tra due cellule con- tigue, attraverso all'ansa della fibbia, è aperta nel maggior numero dei casi; chiusa, invece, nei modi descritti in un numero relativamente minore di dette unioni. Le osserva- zioni, condotte in modo speciale sopra i filamenti rizomor- fici meno sviluppati, lasciano riconoscere con facilità tutti gli stadii successivi di formazione, che appaiano analoghi a quelli già descritti da Brefeld (1877). Cosicché queste unioni a fibbia , ritenute finora come proprie dei miceli i dei Basidiomiceti, sarebbero, invece, in questo caso carat- teristiche di un micelio appartenente ad un Ascomicete. Dalle rizomorfe partono lateralmente numerose ramifica- zioni, che formano un capillizio abbondante nell'accennata cavità , e nel terreno circostante al peridio , come si os- serva in alcune tuberacee (T. excavatum, Vitt.; T. lapideum, Mattir.; T. Bor c/m, Vitt.). Ora i fasci dei rami più sviluppati si trovano in diretta comunicazione col tessuto del tubero. — 216 — T filamenti rizomorfici, o le micorize, provengono indub- biamente dal pseudoparenchima del peridio in numero gran- dissimo, e nei Tuber relativamente giovani (T. excavatum, Vitt ) formano dapprima tutto attorno al perielio , da cui provengono, un rivestimento micelico filamentoso , che si continua poi coi fasci rizomorfici. I fili, che si trovano in contatto immediato del peridio, mantengono nei giovani esemplali ancora i caratteri dei comuni filamenti micelici trasparenti, ma appena riuniti in fasci assumono quelli conosciuti come proprii ai fili rizo- morfici. Questa caratteristica continuazione si osserva solo in giovani esemplari , mentre! in quelli perfettamente ma- turi la continuazione è più difficile ad osservarsi, poiché i filamenti del rivestimento peridiale, come nelle rizomorfe, avendo subito trasformazioni ulteriori divengono fragili , e si staccano con somma facilità. Riassumendo le precedenti osservazioni: le rizomorfe, o come dir si voglia, le Mycorhizcn [T. excavatum Vitt. : '/'. lapideum , Matt.) stanno in diretta continuazione col tes- suto del corpo riproduttore del Tuber, e da questo si espan- dono in ogni direzione nel terreno circostante. Stabilita così la relazione fra le Micorize ed il corpo riproduttore fungino, si tratta ora di riconoscere l'origine ■■ Le eventuali relazioni di questo apparato vegetativo. Al- l'uopo, se si raccolgono i tartufi insieme allo strato ter- roso che li circonda,, s'incontreranno Impigliate in tale strato numerose radici. Esaminate queste radici coperte di micorize, sopra di esso, e nei rapporti indicati da Gribelli e da Frank, senza alcuna difficoltà si osservano numerosi filamenti rizomorfici, analoghi perfettamente a quelli che si \ no provenire dal tessuto del Tuber , muniti essi pure di unioni a fibbia. Questi filamenti, e nei modi ricor- dati da Gibelli «• da Frank, danno origine. a numerose ri- zomorfe aneh'esse identiche a quelle, che si veggono pro- venire dai Tuber , tanto eh' è impossibile distinguerle in un modo assoluto dalle prime, e di più, ne] terreno appli- ! peridio, si osservano numerose le rizomorfe ed i li la me ni i . notati sempre dalle caratteristiche proprietà so pra segni Mattirolo riferisce che, olire alle raditi munite di rizo morie, ne incontrò altre, le quali, dalle prime assai di- per colore <• per forma, stavano in vicinanza del tar- — 217 — tufo , ma erano assolutamente libere da micelio , e con- tenevano inalterati i loro apici vegetativi. Nel terreno poi si potevano distinguere i fasci rizomorfìci ridotti quasi tutti a frustoli , e si riscontravano sulle ife le curvature caratteristiche , di sopra indicate nei filamenti che com- pongono il rivestimento micelico nei Tuher excavatum e lapldeum. Le ricerche dell'A. lo mettono, perciò, in condi- zione di affermare, di aver osservato la continuità delle ri- zomorfe col tessuto del tartufo, e d'altra parte di essersi assicurato della continuità delle stesse rizomorfe con i mi- celii parassiti (micorize) delle radici. Egli si crede, adunque, autorizzato a ritenere come continue queste due produ- zioni identiche, e quindi ad ammettere ragionevolmente il parassitismo nella specie esaminata. La capitale obiezione fatta specialmente da Chatin (1869) alla teoria del parassitismo dei tartufi , che cioè questi ascomiceti non sieno mai stati osservati in una diretta continuità con le radici, cade pure col fatto osservato, che i tartufi non si sviluppano già direttamente dalle radici , ma sono in dipendenza delle rizomorfe , le quali a loro volta sviluppandosi sulle radici , da queste si espandono nel suolo circostante, dove trovano condizioni adatte allo sviluppo del corpo fruttifero. Senza entrare in particolari (confermati da una pratica secolare) noti a tutti i coltivatori, sulle relazioni eh' esi- stono tra lo sviluppo, il taglio, la mancanza di certe piante determinate, e la relativa presenza o mancanza di tartufi tra le radici; senza parlare, insomma, di quelle pratiche empiriche, le quali ora regolano il piantamento e la col- tivazione delle piante a radici tartufifere , pratiche tutte eh' evidentemente si spiegherebbero in un modo ovvio e razionale , ammettendo il parassitismo dei tartufi , giova accennare, in appoggio a questa opinione, anche alle ri- cerche dei seguenti autori. Frank (1886) persuaso, dopo i lavori di Eeess , che le tuberacee dovessero vivere quali parassiti delle radici, già osservava molti fatti posteriormente rivelati da Mattirolo, e cioè : 1.° che le rizomorfe provenienti dai micelii radicali si svolgono molto più numerose nei punti, in cui si trova un tartufo , formando ivi un sistema di fasci riccamente Comes — Crittogamia Agraria. 28 — -218 — anastomosati , di cui facilmente si riesce a stabilire la con- tinuità «•"li le radici delle Cupulifere; •_'. che straordinariamente numerose si osservano le micorize in quei punti del terreno , in cui si sviluppano tartufi, cosicché i tartufi maturi si trovano rinchiusi den- tro un intreccio serrato di micorize; 3.° che anche la rigorosa dipendenza tra la presenza dei corpi fruttiferi dei tartufi e la presenza di radici vi- venti è un tatto che si deve accentuare; 4.° che le micorize, che s' incontrano in una regione in cui mancano i tartufi, non si possono differenziare da quelle che si osservano nelle regioni, in cui questi s* in- contrano; solamente quivi tanto le micorize quanto i mi- celii da esso provenienti si osservano in maggiore quantità. Kamienski (1886). però, rileva che le micorize non sono così frequenti nello piante stesse indicate da Frank, e che i tessuti delle radici, invase da tali fili fungini, hanno un aspetto malaticcio , e propriamente quello presentato dai -uti invasi da funghi parassiti. Così, nel Ccvrpinus Betu- lia l'effetto malefico dei fili fungini si appalesa, mediante 1' ipertrofia dei tessuti radicali e 1' alterazione del conte- nuto cellulare, e nel Finita silvestri*, mediante la ramifica- zione anormale , che diventa dicotomica , e la eccessiva emissione di resina dai tessuti conduttori nelle radici. Secondo le osservazioni di Reess e Fisch (1888), venne anclic affermato elio l' Elaphomyces granulatus, Fr., sviluppa il suo micelio parassitico nello radici dei pini; essendo già conosciuto che i comuni tartufi sono parassiti delle- radici delle querce e del faggio. Mattirolo , infine, chiude il suo lavoro con le seguenti . .. Necessariamente La conoscenza del parassitismo, che lega i tartufi alle piante, esclude la possibilità di una va- giate coltura (di tartufi indipendente, ma potrà ser- vire a dettare norme razionali, che regolino il piantamento delle tartufaie, dalle quali certamente il paese ricovera sempre mi duplioe vantaggio, ottenendosi, conia raccolta del prezioso ascomicete, anche la ricchezza concessa da un utilissimo rimboschimento di molte plaghe improduttive., quale , da molti anni , si è verificato in alcune provini francesi. » — 210 — CAP. XXII. Pirenomiceti. I mieeti, che vi appartengono, presentano la più grande variabilità nella forma riproduttiva ascofora, la quale com- parisce sugli organi affetti delle piante come piccoli gra- nelli, per lo più nero-carbonosi , grossi circa un millime- tro, sparsi, o raccolti sopra di un cuscino di fili micelici, cioè sopra di uno stroma. II sistema vegetativo, cioè il micelio, talvolta è epifito, come nelle Erisyphe e nelle Fumago ; quasi sempre è en- dofito. In generale , delle innumerevoli specie di Pireno- miceti la maggior parte vive come saprofita sugli organi delle piante morte o in decadimento; solo un numero ben limitato è in realtà parassita delle piante vive. La forma che può prendere il micelio è diversa, poiché, oltre alla filamentosa o nematoide , havvi anche la tuber- colosa o scleroziodea. Il ricettacolo fruttigeno è costituito da uno stroma, ver- ticale od orizzontale, semplice o ramoso, globuloso o di- scoideo. Lo stroma può essere carbonaceo, suberoso o car- noso , nero o diversamente colorato. Quand1 esso assume un aspetto cotonoso, o bissoideo , prende il nome di Pseu- dostroma. Secondo Cesati e de Notaris, lo stroma nella forma più evidente, sotto la quale si mostra, rappresenta già un grado di superiore evoluzione nell'apparato vegetativo della pian- ta, che si avvia all'atto supremo della fruttificazione: è un vero ricettacolo, un modo d'infiorescenza più o meno con- tratta, non diversamente da quelle speciali che si osservano in -varie famiglie delle Fanerogame. Inoltre, ciò che chia- masi stroma non appartiene , poi , sempre per intero alla pianta f'ungoide , essendo oramai dimostrato che spesse volte il corpo bitorzoloso, o placentare, il quale contiene o sorregge le sf ernie (concettaceli fruttigeni), può essere costituito integralmente dalla pianta nutrice. Questa, stante il contatto con lo stroma primitivo , o con l'apparato ve- getativo, talfiata fugace, del pirenomicete, e per recipro- cità di azione o reazione fisiologica, va trasformandosi più — 220 — o meno compiutamente (conceptacula circumscripta', e. inde- terminata effusa in ricettacolo, secondo l'apparenza propria del pirenomicete. I concettaceli fruttigeni prendono il nome di Peritecii o Pircnii, i quali possono essere isolati o raggruppati, im- mersi nello stroma o superficiali, sferici o difformi, sube- rosi e per lo più carbonacei. Ogni peritecio risulta formato di una parete , e di un contenuto detto nucleo , donde il nome della classe. La parete è ordinariamente nerastra, e formata di cellule. 11 contenuto poi è costituito dalla membrana imeneale, e da un liquido mucillaginoso. L'imenio consta di paralisi e di teche; in queste sono contenuti sporidii, per numero, for- ma, grandezza, struttura e colore variabilissimi. 11 perite- ciò, inoltre, può essere completamente chiuso, cioè asto- ma . oppure provvisto di una boccuccia , che si chiama ostiolo. Questo prende la forma di una papilla, d'un mam- mellone , o d'un becco, e contiene sempre un canale, pel quale gli sporidii si fanno strada all'esterno. Le specie dei pirenomiceti sono le più polimorfe, e pos- sono presentare sino a 4 forme diverse di fruttificazione, come si è visto di sopra, a pag. 28, e come si dirà a pro- posito di ciascuna specie. Il giovane stroma, prima, di produrre i peritecii, spesso si copre di germi della, l'orma conidiofora; e, se il micci e possiede gli spermogonii od i picnidii, questi si trovano nell'ambito dello stroma, ed immersi in esso o alla sua, superficie. Da ultimo, è stato in alcuno specie osservato anche un processo di fecondazione. Laonde si può a buon diritto ritenere che questa classe comprende le specie le più evolute della serie dei mieti. I l'irenomiceti si suddividono, secondo Saccardo (1882-3 in Perisporiaceat . Sphaeriaceae^ Hypocreaceae, e Dothideaceae • Le Perisporiaceae poi si suddividono in Erysipheae , in /'< risporieaeì ed in Capnoidieae a Erisifci L< specie appartenenti a onesto gruppo sono riconosci- bili dal loro micelio, che serpeggia alla superficie delle foglie e dei rami, ricoprendoli e. mie di una tela aracnoi- dea, talvolta molto sottile, spesso densa, cospicua e bianca — 221 — (Fig. 1, a). Il micelio è formato di fili bianchi che, va- riamente intrecciandosi , si spandono alla superficie degli organi, ed emettono dei corti rami succhianti (austorii), i quali si cacciano nelle cellule superficiali , per sfruttarne le sostanze nutritive. Sicché le foglie, coperte da tale mi- . celio soffrono , perchè viene loro sottratto una porzione di materiale plastico in esse elaborato, e poi perchè il feltro impedisce l'azione della luce sul parenchima verde, e di- minuisce in tal modo la funzione elaborante di questo. Dalla parte esterna, poi, i fili micelici emettono altri corti rami (Fig. 1, b), all'apice dei quali, e procedendo da sopra in sotto, per segmentazione, si origina una fila di spore, dette conidii (Fig. 1, e). Questi, il cui numero è grandis- simo, sono ialini, incolori, tondeggianti, ellittici od oblun- ghi (secondo le varie specie), atti a germinare ed a pro- durre nuovi micelii lungo l'estate, diffondendo così la ma- lattia sulle piante rispettive. Alcune volte lo sviluppo del micete si arresta a questa forma; altre volte percorre una fase riproduttiva più elevata. Lo stadio del fungo finora descritto prende il nome di stadio conidioforo, del quale gli antichi classificatori formarono il genere Oìdium, conside- randolo come autonomo. Molte specie di Erisìfei, però , dopo questo primo sta- dio riproduttivo agamo e conidioforo, ne presentano un se- condo ch'è sessuato ed ascoforo. Dal micelio si spiccano dei corti rami, i quali si rigonfiano e si separano, con un tra- mezzo, dal filo che li ha prodotto. Quando su di un filo si è svolto un ramo ovale-oblungo, o tondeggiante, su l'al- tro sito accanto si produce un altro di forma cilindrica : quello fu chiamato Ascogonio o carpogonio, e ritenuto come organo femminile, questo Polli.nodio, e ritenuto come ma- schile. I due rami così formati si addossano , e probabil- mente danno lungo ad un processo diosmotico. Secondo Borzì (1883). nei generi Erysiphe, Podosphaera, Phyllactinia, Gymnoascus, Ctenomyces, dove la legge della sessualità parrebbe avesse piena effettuazione (de Bary , Baranetsky) , non esiste la benché menoma relazione fra gli organi sessuali. Il pollinodio, sebbene strettamente ad- dossato all' ascogonio , conserva intatto il suo contenuto , anche durante i primi cambiamenti, che l'ascogonio stesso subisce per lo adempimento della funzione ascigera. Le pareti di comune contatto mancano di qualsiasi perfora- zione, determinante la trasfasioue del contenuto del polli- nodio nella cavità dell' ascogonio. In casi anormali osser- vati nella Phy II actinia guttata e nella Podosphaera Kunzei , l'apparato sessuale è ridotto alla sola cellula ascigera: ciò non pertanto nulla osta alla l'orinazione dei peritecii. L'ascogonio è l'inizio del concettacelo frnttigeno, detto peritec io. Esso. mercè di una ripetuta ramifìoazione delle ile che lo circon- dano si fornisco di una parete pseudoparenchimatosa nera te. da cui d'ordinario si spiccano dei fili capil- lari, differenti secondo i generi, e detti appendici (Fig. 1. / . Nell'interno, poi, si originano le teche, le quali possouo più , oppure una sola , per ooucettacolo. Le teche producono sporidii, per lo più ovali ed incolori, da '2 ad 8 (Fig. 1, g,h). Presso la maggior parte delle specie gli sporidii si for- mano nell'estate, quando i peritecii hanno compiuto il loro sviluppo sulla pianta nutrice ; però quelli dell' Erysiphe graminis si formano anche in primavera. In generale , gli sporidii germinano nella primavera ventura, svernando n periteeii . che persistono sui residui degli organi della nutrice. In primavera gli sporidii emettono il loro tubo germi- nale . che serpeggiando alla superficie delle foglie delle piante da essi richieste, vi si fissa mediante austorii , e sviluppa un micelio, atto a produrre in pochi giorni la forma conidiofora. J >a quanto precede si deduce che i pe- ritecii costituiscono la forma ri produttiva ibernante degli erisifei: i conidii prodotti in primavera, od in estate, ger- minano prontamente col lavoro dell'umidità, ma perdono subito la proprietà germinativa, quando si abbassa la tem- peratura. Perciò la crittogama si perpetua mediante i germi formati nei concettaceli, cioè gli sporidii. Wolf trad. Baccarini, L889 dà ragione della biologia di ó — s'incrociano e si toccano , emette dei rami piccoli, rigon- fia e curvi verso l'alto, i quali pel lato concavo si avvi- cinano e si stringono fortemente tra di loro , come due dita curvate l'uno verso l'altro. La membrana è straordi- nariamente delicata , ed il contenuto è un protoplasma fi- namente granuloso. Di essi rametti l'uno supera ben pre- sto l'altro in lunghezza e spessore, e vi si contorce a spira; il più grande è l'ascogonio, il più piccolo è il pollinodio. Subito dopo attorno ai rami così accoppiati si allungano dal micelio basilare rami clavati, che vi aderiscono stret- tamente, avviluppandoli da tutte le parti. Quando la rive- stitura dell' ascogonio è terminata , essi si dividono , per numerose pareti trasversali, in un gran numero di articoli, i quali spingono verso l'interno dell'organo prolungamenti laterali, che, a loro volta, addiventano sede di un'attiva moltiplicazione cellulare. Coll'aiuto di reattivi chiarificanti si può riconoscere all' interno di questo corpo una parte dell'ascogonio fortemente rigonfio, mentre il pollinodio non è più osservabile. In sezione ottica si osserva addossato strettamente all'ascogonio un tessuto pseudoparenchimatico, il quale si può distinguere in uno strato corticale esterno, ed uno strato interno di riempimento. Questo processo, ch'è solo osservabile, a causa della sot- tigliezza degli organi in questione, solo con preparazioni molto accurate e con forti ingrandimenti, costituisce l'ini- zio degli sporocarpi o peritecii degli Erisifei. Nell'accre- scimento del giovine peritecio le cellule dello strato cor- ticale, e del tessuto di riempimento, si moltiplicano con rapidità da tutte le parti , ed il giovine ascogonio , od ifo ascogeno , resta stazionario nello sviluppo. Divenuto più lungo e più grosso si divide, per pareti longitudinali e trasversali, in diverse serie di cellule ; parecchie delle quali, quelle appunto situate verso 1' apice o le parti la- terali del peritecio) si allungano in formazioni tubolari, de- nominate aschi. Col progredire dello sviluppo, i peritecii divengono più robusti, e visibili anche ad occhio nudo; le cellule dello strato corticale, e gli strati cellulari contigui del tessuto di riempimento , prendono una tinta bruna , che diviene sempre più carica , e le loro membrane s'ispessiscono , e diventano opache e rigide. Alla maturità i peritecii costi- tuiscono dei corpi rotondi di un bruno cupo , fino al Comes — Crittogamia Agraria. 29 — 226 — nero, nei quali, in sezione, si scoprono diverse parti net- tamento distinte. E oioè : 1.' una corteccia formata da 3 a 5 strati di cellule parenchimatiche, irregolari , a mem- brane robuste , e bruno-scure , contenenti dell' aria e dei residui disseccati di protoplasma; 2.° un tessuto pseudo- parencliimatico, dotto di riempimento; 3.° degli organi tu- bolari , denominati ascili , immersi nel tessuto di riempi- mento , e strettamente compressi tra loro. La superficie esterna dei peritecii maturi , i quali in mezzo al micelio bruno-chiaro appaiono come piccoli punti scuri, di 0,3 a 0,4 mm. di diametro, perfettamente visibili ad occhio nu- do , possiedo numerose appendici brune e setiformi , le quali mutano solo di forma nelle singole specie. IXéìYJSrysìphe graminis le appendici, a causa della loro brevità, non si possono vedere dall'alto; ma solo quando i peritecii vengano rotolati sui fianchi. Inoltre, il micelio sottostante al peritecio forma, in un modo caratteristico per questa specie, un gran numero di peli incolori molto lunghi, setiformi, irregolarmente curvi ad uncino, e qua e là ondulati, i quali attorniano i peritecii da tutte le par- ti, e in modo ch'esso sembra impigliato in un fìtto cespu- glio brunastro. Le cellule corticali posseggono delle mem- brane fortemente ispessite, e sono vuote; il pseudoparen- chima* di riempimento ha pareti sottili, e contiene un pro- toplasma acquoso ed incolore; gli 8 o 10 ascili, ch'esso avviluppa, sono ripieni di un protoplasma denso finamente granuloso, ma non lasciano scorgere una sola traccia di spora, mentre nella maggior parte delle altro specie se ne servano in numero diverso. Tutti questi fatti si possono varo nei periteci] schiacciati con pressione; perchè allora, aschi e tessuto di riempimento escono attraverso la corteccia lacerai b . A maturità completa, i peritecii si distaccano eoo il Loro involucro di peli dalle fogl che, e duranle l'autunno non presentano altri mutamenti, imperocché essi valgono soltanto a conservare il parassita attraverso l'inverno. A baie uopo giovano, in un modi, mirabile, il rivestimento di 1 li, il quale permette ai peritecii di galleggiare sull'acqua, la cuticularizzazione degli strati corticali. Se, durai l'inverno, si provochi artificialmente il contatto del- l'acqua con i peritecii, questi vanno a male ben presto; ni contrario si tenti di farli germogliare dopo passato 227 l'inverno, dal marzo al giugno, si potranno osservare i se- guenti fenomeni. Negli aschi , i quali non presentavano prima alcuna traccia di sporule, compaiono nel termine di 3 ad 8 giorni quattro macchie ciliare e rotonde , intorno alle quali si raccoglie , a poco a poco, tutto il protopla- sma clell'asco , in quattro conglobazioni , che si rivestono di una membranella prima sottile, e poi robusta. Contem- poraneamente gli ascili si allungano, s'ingrossano, compri- mono le cellule delicate del tessuto di riempimento , ne assorbono il contenuto per la formazione delle sporule, e perforando o sciogliendo le cellule corticali, della sommità del peritecio, escono con la loro estremità all'aperto. Al- lora dall'umidità dell'ambiente assorbono tant' acqua , che la loro membrana giunta al massimo della tensione si rom- pe , ed il contenuto dell'asco viene ejaculato ad una certa distanza. Questo fenomeno si ripete, nello stesso peritecio, per ciascun asco perfettamente maturo. Le ascospore sono , come i coniclii , circondate da una membrana incolore e liscia; hanno forma ellittica o cilin- drica, con l'estremità arrotondata oppur no , e grandezza diversa. Essi germinano nell'aria umida, o in una goccia d'acqua, attraverso parecchi punti della membrana; ma in un'atmosfera calda ed asciutta vanno a male nel termine di 1 a 4 ore, tanto più presto, quanto più 1' atmosfera è calda. Anche i loro tubi germinali , che al massimo rag- giungono una lunghezza doppia del diametro delle asco- spore , muoiono al più tardi in 30 ore , se non arrivano. sull'epidermide della pianta nutrice. Se però questo è il caso, vi si attaccano strettamente coll'apice rigonfiato , e spingono attraverso la parete cellulare superiore un austo- rio nel lume di una cellula epidermica. Il tubo germina- le, così fissato, assorbe rapidamente il protoplasma conte- nuto nell'ascospora, si divide in parecchi articoli , e svi- luppa da questi , in diverse direzioni , i fili micelici del- l'erisife. Il micelio che ne risulta si distende subito sull'e- pidermide, dando principio alla produzione dei conidii nel modo sopra indicato. Durante 1' estate la diffusione della erisife è fatta dalla formazione dei conidii. Da ultimo , Tulasne , oltre alle due forme riproduttive descritte, aggiunge una terza per gli erisifei, ed è la picni- difera (Fig. 1, d,e). De Bary, invece, ritiene che la for- ma, a cui allude Tulasne, non entri nel circolo vitale della — 228 — crittogama, ma che sia una specie a se, e ben diversa da (jui'lla su cui s' incontra : anzi egli crede che ne sia pa- rassita. In vero , il fungillo , scoperto da Cesati in con- nessione con T Oidium della vite, ebbe da lui il nome di Ampelomyces quisqualis, da Ehrenberg quello di Cicinnobo- ÌU8 florentinus , e da Riess l'altro di Byssocystis textilis. Fu de Bary colui, elio in contraddizione di Tulasne, von Mohi, e di altri, determinò che quel Cicìnnobolus, da lui specificato per Cesata, era provvisto di un proprio e par- ticolare micelio molto delicato, il quale si sviluppava a sua volta nell'interno dei fili micelici delle erisifee, e che produceva organi di moltiplicazione agami , sotto la forma di picnidii. È poi pregio dell' opera il ricordare che il nostro Gio- vanni Targioni Tozzetti fece, nel secolo scorso, studii ac- curati sulla struttura di questi miceti, e ne divinò, circa "-1 1 anni prima, quella vicenda di generazione, che verso la metà del corrente secolo fu promulgata anzitutto da Berkeley. Difatti , Targioni Tozzetti pubblicava, nell' Ali- murgia (Firenze 1 T « > T . pag. 366) quanto siegue .. Tra le .. molte piante parassitiche da me scoperte col microsco- u pio, ve ne sono certe cutanee è vero, ma non incarnili' .. nella sostanza delle piante maggiori. Nate però che sono .. alla superfìcie di esse piante , si diramano poi, e si di- ci stendono sopra di esse, rattafccandovi i loro rametti per .. mezzo di filtro radicali come fa 1' edera , e come certi u licheni, ed anche la cuscuta. Il dì l'2 luglio sopra certe u i'oglie di Plantago trovai dell,, varie piazze di materia .. come cenere, la quale col microscopio e<>m- .. parvo ancora essa libdini trasparenti, nodosi , a forma u di corone . ed aveva frammischiati molti frutti ovali , .. appunto come in quella. Solamente vi notai di diverso .. certi corpicciuoli piti grossetti , tornii come i semi di .. papavero, non tanto cristallini, con certi rampini o pio- ti eiuoli curvi attaccati, i quali (filtro parevano pieni di u altri assai minori corpicciuoli rotondi. . . . Una rigo- .. gliosa intiera, pianta di Melilo tus pareva il 16 agosto u tutta sparsa di finissima cenere. Essa oenere col micro- u scopio comparisce un tessuto di soli filolini trasparenti, u nodosi, ;i foggia di coroncine, che hanno attaccati i cor- ti picciuoli o fratti ovati •• Ora, ipplichi a questa descrizione la nomenclatura -220 attuale dei corpi esaminati da Targioni , si troverà che questo acuto osservatore aveva, oltre al micelio, osservato gli austorii, la forma conidiofora e l'ascofora, appartenenti alla stessa crittogama. Gli erisifei cagionano quella malattia, che va dagli agri- coltori designata coi nomi di Bianco, Albugine, o Mugnajo. Essa manifestasi ovunque regna umidità ; è comune nelle stati umide , rarissima nelle asciutte ; è frequente nelle pianure, e rara sui colli ; comincia, di solito , dall' apice dei rami, donde scende ai resto della pianta, la quale, s'è erbacea, può restarne vittima, se legnosa, soffre nelle pro- duzioni dello stesso anno e del susseguente. Le erbe inaf- fiate , e le piante delle vallate , o stanti lungo i corsi o serbatoi d' acqua, ne soffrono di più. Per diminuire i danni cagionati dalla crittogama biso- gna profondamente zappare il terreno nelle località più soggette; e, quando vi è il tornaconto, ricorrere al cono- sciuto espediente di solforare più volte la pianta, a larghi intervalli, durante la sua vegetazione. Ma poiché l'ambiente umido, poco aerato e poco soleg- giato, se è favorevole alle crittogame in genere, favorisce le erisifee in ispecie, così invece di ricorrere, per domare ii male, alle frequenti e costose solforazioni, gioverà me- glio prevenirlo con lo scegliere, per la coltura delle piante ad esso molto soggette , luoghi bene aerati ed esposti, e con risparmiare o moderare gl'innaffiamenti. Se poi l'an- nata è piovosa, od il terreno è molto umido, si cercherà di zapparlo bene per aerarlo, e far disperdere la sua ec- cessiva umidità. Intanto Wolf (trad. Baccarini, 1889) ragiona nel seguen- te modo. Siccome in nessuna specie di erisifee il micelio ed i conidii possono svernare, giacché alla temperatura di — 3° possono appena resistere per 24 ore, e perciò i soli peritecii possono conservare il fango attraverso l'inverno, così è necessario impedire o limitare, per quanto è possi- bile, la formazione di questi sporocarpi ibernanti. A tale uopo giova mietere verdi, e prima del tempo normale, le piante malate, e lasciarle poi disseccare. Secondo esperienze accertate, i lupini, i piselli ed i fo- raggi colpiti dalla nebbia (bianco}, somministrati corno nu- trimento al bestiame, non producono danno alcuno, anche — 2:50 — se questo alimento si prolunghi per settimane intere. Cio- nonpertauto è comune credenza che il foraggio colpito dal bianco produca coliche agli animali, che se ne cibano. S' inganna l'agricoltore quando pensa che il bianco svi- luppatosi noi suo campo possa venir limitato dalla buona stagione, poiché gli erisifei si mostrano, nei loro rapporti con la stagione , in modo totalmente diverso dagli altri funghi parassiti ; infatti la mancanza delle piogge e la siccità persistente non agiscono così energicamente sul loro sviluppo e sulla loro diffusione, come su quelli. Nell'atmo- sfera secca il micelio degli erisifei si attacca sui giovani germogli con un numero straordinariamente grande di au- storii, arrestando nel loro sviluppo, deformando od anche uccidendo le giovani foglie e le gemme. Al contrario , i lunghi periodi di pioggia , i forti acquazzoni ed i venti impetuosi esercitano un'influenza avvorsa al parassita, ar- restandone lo sviluppo, come si può speri mentalmente di- mostrare scuotendo o bagnando gli organi ammalati. An- che gli urti meccanici alquanto violenti, come i colpi delle gocciole di pioggia, lo scuotimento e l'attrito delle fogli <• per opera del vento , sembrano funesti ai conidii. E ap- punto perciò, che questi funghi, anche col tempo asciutto e soleggiato , attaccano le parti giovani doi vegetali , e 1' agricoltore deve provvedervi al più presto col falciare gli appezzamenti attaccati, quando si tratta di piante er- bacee Anche la mondatura accurata e perfetta, per quanto <"• possibile, del campo o del prato da tutte le erbacce, co- stituisce mi. i bupna difesa contro In. diffusione del male. distruggendo cosi un gran numero di ospiti del parassita. QAP. XXIII. Malattie cagionate dagli Erisifei. PODOSPHAERA , Kunze. Micelio' bianchiccio, evane- scente; concettacoli sferici, contenenti una sola teca cou 8 sporidii ovali: appendici poche, all'apice ramoso-dico- t ulne — 281 — Podosphaera (Erysibe, Rabh. ; Aljphitomorpha , Wallr.) TRIDACTYLA, dBy. . (Podosphaera Kunzei, Lev., Fig. 106). Bianco del susino, del ciliegio e dell' albicocco ; Mehlthaupilz. Fungo conidiofuro ed ascoforo sulla pagina inferiore del susino (Prunus domestica), del prugnolo (Prunus spinosa), del pado (Prunus Padus) , e dell' albicocco (Armeniaca vul- garis). In America vive anche sulle foglie del Prunus ame- ricana e del ciliegio (Prunus Cerasus), cagionandovi gravi danni (Farlow, 1877; Burrill, 1887). I fili micelici sono tenuissimi ed appena osservabili sulle foglie colpite dal bianco ; rj i ù di frequente abbondano alla pagina inferiore. Da essi spiccansi in primavera pocbi rami eretti conidiofori. Alla fine della state, od in autunno, si notano nel micelio bianco minutissimi concettacoli , prima giallicci e poi neri, provvisti di lungke appendici, ramifi- cate e forcute all'apice Le appendici sono da 3 a 7, erette alla sommità del concettacelo; ma nei saggi americani sono più numerosi (Burrill, 1887). Tulasne ha rinvenuto, oltre ai concettacoli ascofori, anche il Cicinnobolus avente picnidii con stilospore minutissime. I concettacoli maturano i loro sporidii sulle foglie già cadute in novembre. Podosphaera (Erysiphe, DO.) Oxyacaxthae, dBy. Bianco del nespolo e del biancospino. Fungo conidioforo (Oidium mespnlinum, Thiim.) ; fungo ascoforo (Alphitomorpha clandestina , "Wllr .; Erysibe ci., Lk.), nonché il solito Cicinnobolus, sulle foglie del nespolo (Me- spilus germanica), del biancospino (Crataegus Oxyacantha), del sorbo selvatico (Sorbus Auc.vparia), ed in America sulle diverse specie di Crataegus (Burrill, 1887). II micelio bianco investe fortemente i teneri germogli del biancospino in primavera, sì che le foglie si mostrano cosperse come di una farina bianca. I concettacoli hanno 8 o più appendici^ lunghe quanto il loro diametro, ed erette alla loro superficie superiore Questa crittogama è micidiale per i vivai. Arthur (1889), che riferisco a questa specie, e non già alla Phyllactinia guttatay Lèv., la malattia del biauco che invade le vaste pipiniere di melo (Pirus Multi*) nell'Ame- rica del Nord , assicura che ha dato eccellenti risultati , nel combattere la malattia; l'uso dell' ammoni uro di rame, molto allungato nell'acqua, ed ottenuto col carbonato di rame ed ammoniaca. l'niMisni \i;i: \ myrtillina, Knze. Bianco deli' uva arsimi Fungo conidioforo ed a scoloro (Ert/sl pini myrtillina, Fr.) sulle foglie dell'uva orsina (Vaccinium M 'urtili us). I concettaceli sono forniti di 6 a 10 appendici, inserite alla loro sommità, e divergenti radialmente o renesso. PODOSPIIAKRV SCHLECHTENDALII, Lèv. die foglie del Salix alba e del S. viminali*. SIMIAEROTHECA , Lèv. Concettacoli contenenti una sola teca con 3 sporidii ; appendici numerose e fioccose ; conidii ovali. Sphaerotheca pannosa, Lèv., Pig. 1. Bianco d'I "pesco e delle rose ; blanc dn pScher. Mane du rosierj Mehlthau der l!<>*.<< Blight. Fungo conidioforo [Oidium leucoconìum, IVsm., Pig. L,c). sulle foglie del pesco (Persica vulgaris e delle rose; Fungo aecoforo (Erysiphe pannosa, Fr., Alphìtomorpha p, Wllr.; Erisybe p. Lk.; Eurotium rosarum, Qrev.), sui gio- ni rami, sui gambi fiorali, e sui frutti del pesco e delle rose, aneh. • in America (Burrill, L887). I ii denso e bianco micelio è formato da questo fungo non solo sulle foglie, facendole arricciare, ma auohe sui teneri irmogli, e sui giovani frutti Fig. L, a), Dalle itesi spic- cano verticalmente corti rami (Fig. 1. Ai, su cui si pro- ducono da 8 a 1" conidii (Fig. I . -• . hi questi il più vec- — 233 — chio è l'apicale; e, come maturano, si disarticolano e cadono. Inoltre sulle stesse ife si producono altri organi riprodut- tori di forma allungata e creduti picnidi (Fig.l,d), i quali emettono un grandissimo numero di piccoli germi (Fig, 1, e). Questi sono i germi prodotti dal Cicinnobohis, a cui si è accennato nelle generalità. La forma ascof'ora, ch'è estiva, ha i concettacoli neri , minutissimi , e provvisti di appendici brevi , semplici ed ineguali (Fig. 1, /). L'unica teca è ovato-globosa (Fig. 1, o), e del popono (Cucumis Melo), La Ibi-ma asco- fora poi è rarissima sullo Cucurbi tacce. b) Malvacoarum, Presso Atene è stato raccolto sulla bammia o corna , dei Greci [Hibiscus esculentus). Probabilmente quivi deve an- che riportarsi V Oidium Abelmoschi , Thiim. , raccolto da Schweinfurt presso Mausurah Kgitto) sulle fogli" viventi di ambretta (Abelmoschus moschatus . acearum. Sulle fragole Fragaria vesca . anche in America (Ar- thur L887 . Questa è una delle più comuni erisifee che attaccano le piani'.- erbacee, Bpecialmente appartenenti alla famiglia — 235 — delle Rosacee, Composite, Plantaginee, Personate, etc. Al- cune forme sono state anche ascritte ali1 Erysiphe commu- nis , Schchtd., di cui si parlerà in seguito. Alla stessa è stata anche riferita da Puokel la comune crittogama della vite (Oidium Tuckeri , Berk.) , ma de Bary basandosi so- pratutto sulla diversità degli austorii , ha rigettato tale opinione. Arthur (1887) riferisce di non aver notizia alcuna in- torno alla malattia delle fragole , e fu la prima volta in (quell'anno che l'osservava nel campo della stazione agra- ria di New-York. I frutti attaccati dal bianco prendono un disgustevole sapore di muffa. 11 fungo suole distendersi sui frutti, sui gambi fioriferi, sulle due pagine delle foglie e sui picciuoli. Il male spesseggia dove le piante sono più affollate, ma talvolta comparisce anche su piante isolate , od anche su di una sola porzione di esse. Però sembra che non tutte le varietà di fragole siano egualmente sog- gette. Per arrestare i danni di questo micete nelle cucurbita- cee, quando non si voglia ricorrere alla soluzione (3 °/0) di sai di cucina , giova moderare l'inaffiamento , e soleg- giare al massimo le piante. Arthur (1887) raccomanda, per le fragole , di sperimentare anche il solfuro di potassio sciolto ne IT acqua nella proporzione di circa mezzo °/0. Sphaerotheca Niesslii, Thtim. Produce gravi danni sulle foglie del chiavardello (Cra- taegus Aria). Sphaerotheca phytoptophila, Kell. et Swgl. Sul Celtis occidentalis , associato al Phytoptus , in Ame- rica. L'insetto attacca i rametti e li fa contorcere, e poi il fungo li va a ricoprire col suo micelio; sicché il male dipende dall'azione combinata dell'insetto e del fungo (Kel- lerman, 1888;. PHYLL ACTINIA, Lèv. Concettaceli emisferici, poi de- pressi , siti su di un ricettacolo membranaceo persistente od evanescente; apppendici diritte, rigide, aciculari; teche con due o tre sporidii. — 236 Phyllactinia (Erysiphe, Fr.; Erysibe, Lk.; Alphitomorpha, Wllr.) guttata, Lèv., Fig. 108. {Sclerotium suffultum, Reb.; Erysiphe lenticularis, Rabh. ; E. Coryli, DC; E. Fraxini, DC; E. vagans, Biv. ; Phyl- lactinia suffulta, Sacc; P. Schweinitzii, Lev.). Fungo conidioforo e fango ascoforo sulle foglie del fag- gio {Fagus sylvatica), sul carpino bianco (Carpinus Betulus), sul rovere (Quercus Robur) , sulla betula {Betula alba), sul frassino (Fra.vinus excelsior) , sul nocciuolo (Corylus Avel- lana) j sul pero (Pirus communis , anche in America , Oi- i/iitm pirinwm , Ellis , 1888), sull' Hippophae , sul Cornus , sulla Lonicera, sull' ontano (Ahius glutinosa e A. incarta), ed in America su Celastrus, su Cornus, su Ilex, sa Catal- pa, su Fraxinus, su Ulmus, su Quercus, su Fagus, su Cory- lus, sa Betula, ecc. (Burlili, 1887). Il micelio ricopre la pagina inferiore delle foglio con una fìtta reto di iili bianchi ed esili , formanti delle di- stinte macchio bianche. I oonidii subito scompariscono; poi si presentano i soliti Cìcinnobolus, ed infine i concettaceli contenenti 8 o più teche. Quando sul novembre cadono le foglie i concettaceli sono ben lungi dall'essere maturi. Lo scrivente riferisce provvisoriamente a ijucsla specie, ch'è tanto polimorfa e diffusa, la malattia del bianco, che solo sotto la forma conidiofora (Oidium Ceratoniae, n. sp.) si è manifestata sul carrubo (Ceratonia Siliqua) nell'Italia meridionale da oltre un decennio. La crittogama attaccarli preferenza le fogliolino più tenere (le quali perciò si de- formano e cadono), i gelinogli che crescono nell'interno della chioma, o che spuntano dalla coppaia, ed i fratti immaturi. Quando il bianco, od albugine , si presenta al tempo «Iella fioritura, la fecondazione abortisce; se dopo, il frati icino se ne cade, ma ordinariamente rimane sulla pianta più o meno atrofico, o rattrappito, e seni] in- depreziato delle sue qualità, [ntanto Le più accurate ricerche hanno sodato che l'albugine si manifesta più nelle annate umide (die nelle secche, più nei sili in cui L'acqua ristagna al piede della pianta, ohe negli altri in cui il terreno, '—end,! per- meabile , ne lascia liboro lo scolo. La malattia cominoia mpre sagli alberi che hanno le radioi più o mono alte- — 237 — rate e marcite pel ristagno di acqua, e poi muove da tali piante, irradiandosi come da tanti centri d'infezione. Stando così le cose, fa bisogno di scalzare gli alberi più grave- mente attaccati dalla malattia, di reciderne tutte le radici più o meno guaste, e di mantenere il terreno soffice a pie' delle piante , seppellendovi delle fascine o dello strame. Non sarebbe poi inopportuno qualche tentativo di cima- tura, recidendo così gli apici dei rami più fronzuti. UNCINULA, Lèv. Micelio fioccoso; concettacoio globo- so; appendici rigidi, semplici, bifide o dicotome, uncinate. Uncinula (Alphìtomorpha, Wallr.; Erysibe , Lk.; Erijsiphe, Rabli.) adunca, Lèv., Fig. 109. Bianco dei salici e dei pioppi; Blanc du peuplier ; Mehlthau auf Weiden o Pappelblàtter] Willow Blight. Fungo conidioforo e fungo ascoforo (Ernsiphe Salicis , DC; E. Populi, DC; Uncinula luculenta, How.; U. helici- formis, How.) sulle foglie del salcio comune (Salix alba), del salcio da legare (Salix purpurea), del pioppo (Populus nigra) , del pioppo cipressino (Populus pyramidalis) , del tremolo (Populus Tremula) , delle Betula , ed anche sulle diverse specie di Salix e di Populus in America ( Bur- nii, 1887). Questa crittogama si presenta con macchie bianche sulle foglie, come la precedente; ma se ne distingue al micro- scopio mediante la diversa conformazione delle appendici del concettacoio. Riesce molto nociva alle piccole piaute di salici o di pioppi. Uncinula macrospora , Peck. (U. intermedia, B. et C.) Sulle foglie dell' Ulmus americana, in America (Burrill, 1887) ; e si distingue dalla specie seguente per avere mi- celio più permanente, e teche più numerose. Uncinula Bivonae, Lèv., Fig. 110. Fungo conidioforo e fungo ascoforo sulle foglie dell'olmo (Ulmus campestris). 238 Uncinula "Wallrothii , Fckl. Fungo conidioforo e fungo ascoforo (Erysiphe Pruna&tri, DO.) sulle foglie del prugnolo (Prunus spinosa). Uncinula Clintoni, Peck. Sulle foglie della Tilia americana, in America. Uncinul.v genicolata, Ger. Sulle foglio del Morus rubra, in America. Uncinula parvula, C. et P. ( U. polychaeta , B. et C. ; Pleochaeta Curtisii , Sacc. et Speg. ). Sulle foglie del Celtis occidentali s, in America (Burlili, 1887). Uncinula flexuosa , Peck. Sulle foglie dell' Aesculus Hippocastanum , in America (Burrill, 1887). Uncinula circinata, C. et P. In America sull' Acer rubrum (Trilease, 1884) e suìl'A- cer sacchari n iiìii (Burrill, 1887). Uncinula (Erysiphe, Lk.) bicornis, Lev. Fungo conidioforo (Oidium Aceris, Rabh.) e fungo asco- foro (Erysiphe Aceris, PC; Uncinula A. Sacc), sulle foglio dell1 oppio (Acer campestre), e sull'acero fico (Acer Pseudo- platanus). Uncinula tulasnei , Sckl. , Fig. 111. Fungo conidioforo (Oidium Aceris, Rabh.) e fungo asco- foro sulle foglie dell'acero riccio (Acer platanoides). Uncinula Erysiphe, DC.) Prunastri, Sacc. (Uncinula Wallrothii^ Lèv.) Sulle foglie del Prunus spinosa. — 239 — Uncinula australis, Speg. Sulle foglie delle Mirtacee nel Paraguay. Uncinula spiralis , B. et C. (Uncinula americana, How. ; U. suhfusca, B. et C. ; U. Ampelopsidis , Peck). Fungo conidioforo e fungo ascoforo sulle foglie vive o languenti della Vitis cordi/olia e Labrusca , ed anche sul- 1' Ampelopsis quinquefolia (Burrill, 1887). Questa crittogama è conosciuta solamente nell'America del Nord sulle specie di viti indigene , ma non è stata ancora osservata sui vitigni europei ivi introdotti. In Ame- rica la Uncinula presenta, oltre la forma ascofora, anche la conidiofora, la quale, secondo Farlow (1876) , difficil- mente si può distinguere àaìVOidium Tuckeri, Berk., che è anche molto diffuso in America ; però è poco accettabile l'opinione di Farlow, che tale crittogama sulla vite euro-, pea sviluppa la sola forma conidiofora , mentre sulle viti americane svilupperebbe la conidiofora e l'ascofora. Comun- que, la mancanza della forma ascofora nella crittogama, che attacca la Vitis vinifera, esclude la possibilità della identi- ficazione della crittogama della vite europea con l'ameri- cana. In America i peritecii di questa Uncinula, che ma- turano in ottobre, sono rivestiti di numerose appendici , 3 a 5 volte più lunghe del diametro del peritecio, attor- cigliate e talvolta forcute alla punta. Essi contengono cia- scuno 6 teche aventi 6 sporule. La crittogama americana vegeta su ambedue le pagine della foglia, la fa ingiallire, e perfino , sebbene di rado , cadere. Inoltre essa non ri- sparmia neppure i grappoli ; però il Thùmen ha ritenuto essere questa una varietà di quella , e 1' ha distinta col nome di Une. spiralis var. acinorum. Secondo Ellis , i danni ch'essa apporta ai grappoli sono poco rilevanti, per- chè li attacca quando sono languenti o già secchi. Molto più perniciosa di essa è V Erysiphe necator ; ma di questa si parlerà fra breve. MICROSPHAERA , Lev. Micelio aracnoideo ; concetta- celi con appendici dicotome, a rami rigonfiati all' apice, o filiformi. — 240 — Microsphaera (Alphitomorphat Wallr. ; Calocladia, Lèv.) PENIOILLATA, Lèv. , Fig. 113. Questa specie, molto polimorfa, si è trovata in moltis- sime piante legnose, ed è stata designata con nomi diver- si , i quali si possono tutti considerare come sinonimi. Essi sono : Erysiphe Alni, DC. , Erysiplte aggregata, Fari., E. ver- nalis, Karst. , Erysiphella aggregata , Peck., Microsphaera Alni, Wntr., sugli Alnus in Europa ed in America; Erysiphe Betulae, DC, Microsphaera Friesìi, Lev., sulla lìcitila alba, lì. pubescens, B. verrucosa , e sulla Castanea vesca (in America) ; Erysiphe Viburni , Duby , Calocladia Hedwigii , Fckl. , Microsphaera Viburni, Howe, e Microsphaera Hedwigii, Lèv. (Fig. 112j, sui Viburnum ; Erysiphe Syringae, Scliw. , sulla Syringa o Cydonia : Erysiphe Ceanothi, Scliw., sui Ceanothus • Microsphaera divaricata, Lèv., sui Rhamnus ; Microsphaera Piai a ni, Howe, sul Platanus ; Microsphaera Diligi, Lèv., M. Ehrenbergii, Lev. , sulle Lonicera\ Microsphaera Van Bruntiana , Ger. , sui Sambucus. La stessa specie non risparmia neppure le piante di //..'. rihitis, Juglans, Carya, e Corylus. Il micelio, che invade le foglie, è spesso delicato e fu- gace, talvolta abbondante e persistente. I periteci seno , di norma, piccoli ; talvolta più grandi. Le appendici da G ad 8, a 15, a 20, sono ialino, per solito colorate alla ba- se, 4 a G volte dicotome, con rami spasso simmetrici, e ricurvi. Le teche variano con la grandezza del peritecio, da 2 a .'5, al 8 e più; abitualmente 4 o 5 , ovate so nu- merose, quasi orbicolari se scarse. Gli sporidii, da 4 a 8, sono piuttosto piccoli. Lo molteplici forme di questo lungo sono stale dai va- rii autori ritenute come specie diverse, spesso in base al differente numero 'li teche e 'li sporidii. Però in codeste forme la grandezza dei peritecii varia da un punto all'al- tro della s; foglia; e perciò varia eziandio il numero delle teche da essi contenuti, [nvero , i periteoii piocoli »no solamente da 2 a 1 teche, mentre i più grandi — 241 — ne contengono un numero maggiore. Gli sporidii sono va- riabili di numero , anche negli aschi dello stesso perite- ciò. E perciò, secondo Burrill (1887) , è manifestamente impossibile il mantenere una distinzione specifica basata sopra caratteri tanto variabili. MlCROSPHAERA QUERCINA, Burrill. [Erysipìxe quercina, Schw.; E. trina, Harkn. ; Microsphaera extensa, C. et P. ; M. densissima , Peck ; M. abbreviata, Peck ). Su molte specie di Quercus europee ed americane. Il micelio abbondante forma delle placche orbiculari biancastre alla superfìcie della foglia, fino a ricoprirla in- teramente. I peritecii numerosi emettono circa 20 appen- dici, lunghe 4 a 5 volte il diametro del peritecio, 5 a 6 volte dicotomicamente ramose , e ricurve all' apice. Gli aschi , da 3 a 8 , contengono ciascuno da 4 a 8 sporidii piuttosto grandi. Secondo Burrill (1887) anche questa spe- cie è molto variabile come la precedente. Microsphaera elevata, Burrill. Sulla Catana bignonioides e speciosa , in America. Il micelio abbondante , persistente , è epifillo e copre quasi tutta la foglia. I peritecii sono piuttosto scarsi , e provvisti da 6 a 12 appendici, 3 a 4 volte più lunghe del diametro del peritecio, 2 a 4 volte dicotome, acute e ri- curve. Gli aschi, da 4 a 8, contengono da 4 a 6 sporidii (Burrill, 1887). Microsphaera evonymi, (DC.) Sacc, (Erysiphe cornata, Lk.; Calocladia e, Lev.; Microsphaera e, Lèv. ) sulla fusaggine (Evonyrnus europaeus). Microsphaera {Calocladia, Lèv.) Grossularie, Lèv. Sulle foglie dell'uva spina (Ribes Grossularia). Comes — Crittogamia Agraria. 31 MlCROSPHAERA BRINBOPHILA , Peck. Iu America, Bull' Erineum cagionato da un Phytoptus sulle foglie del Fagus ferruginea (Burrill, 1887). MlCROSPHAERA RAVENELII, Peck. In America, sulla Gleditschia triacanthos, sui Lathyrus , e sulle Vida (Burrill, 1887). Microsphaera (Erysiphe, Lasch.) Lycii , Sacc. {Microsphaera Mougeotii, Lèv.) Sulle diverse specie di Lycium in Europa ed in America. Microsphaera (Ergsipke, DC.) Astragali, Trev. [Alphitomorpha holosericea, Wallr.; Microsphaera h. , Lev.). Sulle foglie di Astragalus in Europa ed in America. Microsphaera fulvofulcra, Cooke. Sulle foglio di Spiraea in California. Microsphaera diffusa, C. et P. In America sul Phaseolus perennis, sui Desmodiurn, e su di altro leguminose (Trelease, 1884; Burrill, 1887). Microsphaera {Erysiphe , DC. ; Calocladia, Lev.) Berufridis, Lèv. Sullo foglio del crespino (Bcrberis vulgaris). ERYSIPHE, (Lev.) Tul. Concettaceli con appendici fioc- coso, semplici o ramose, non dicotome, bianche o colo- rato; teche con 2 ad 8 sporidi] ; conidii oblunghi-ovali. Erysiphe [Alphitomorpha^ Wallr.) lamprocarpa, Lèv. a) Cic li or iaco ar uni. Pnngo eonidioforn <• fungo ;iscoforo {Erysiphe horridula \. Cichoriacearum Etabh.; E depressavi, Bardanae, Wallr.; — 243 — E. Montagnei, Lev.) sulle foglie del radicchio (Cichorium Intybus ) , nonché della Scorzonera hispanica , del Taraxa- cum officinale , delle Lappa e dei Sonchus ; ed in America anche siili' Helianthus tuberosus (Barrili, 1887). b) Asp erifo liar uni (Erysiphe horridula, Lev.; Alphitomorphq h., Wallr.). Sulla Borago e su altre Asperifolie. e) Nicotianae, Fig. 114. Fungo conidioforo (Oidium Tabaci, Thùm.),e fungo asco- foro (Erysiphe communìs, f. Solanacearum, secondo Passe- rini), sulle foglie del tabacco (Nicotiana Tabacum). Nel giardino botanico della R. Scuola superiore di Agri- coltura in Portici , e nel 1878 , le foglie inferiori di al- cune piante di tabacco presentavano delle macchie bian- castre di aspetto polveroso. Queste esaminate al microsco- pio risultavano costituite da un micelio aracnoideo, fissato sull'epidermide della foglia, dal quale si spiccavano verti- calmente rami conidiofori della forma di Oidium. Seguendo lo sviluppo della crittogama, alla fine della primavera s'in- contravano sulle stesse macchie dei corpicciuoli bruni (con- cettaceli ) , globosi , sparpagliati, forniti di appendici, e contenenti una decina di teche, quasi sessili e bisporula- te. Stante la forma ascofora, lo scrivente potè definire esat- tamente la crittogama ; locchè non potè essere fatto da Thumen, perchè questi trovò lo stesso micete in Porto- gallo allo stato conidioforo (1880), né da Passerini, il qua- le, avendo esaminato a Parma (1880) la sola forma coni- diofora, la riferì provvisoriamente &\YErysiphe communis. Le piante affette da questo male cessano di crescere, e le loro foglie, rimaste piccole, si disseccano, contagiando le buone, quando si trovano vicine. Il bianco suole anche presentarsi sulle foglie del tabacco conosciuto col nome di Cattaro irriguo, nel Leccese, dove si suole curare con la solforazione. Questa pratica, se vale ad arrestare la propagazione della crittogama e a distrug- gerla, certamente non contribuisce alla bontà delle foglie per l'uso a cui sono destinate. Bisogna, perciò, escogitare dei rimedii preventivi, per diminuire i danni più o meno — 244 — gravi cagionati dalla crittogama. Ora, prescindendo dalle coudizioni di coltura e di concimazione , le quali potreb- bero avere, nel caso, un' influenza poco diretta, e di cui mancano dati comparativi , sembra che la soverchia umi- dità del terreno e dell' ambiente, e la poca aerazione tra le piante, favoriscano molto lo sviluppo della crittogama in parola. Infatti , questa assale prima le foglie poco so- leggiate ed in prossimità del terreno , e poi mano mano si estende alle foglie superiori. Perciò per iscongiurare i danni del parassita nelle località soggette al morbo, gio- va piantare piuttosto largamente, letamare ed irrigare con somma moderazione e parsimonia , e, infine , distruggere tutte le foglie che comincino a presentare il male. Erysiphe martii, Lèv., Fig. 116. a) C rucif erarum. Fuugo conidioforo ( Oidium enjsvphoides , Fr. ) e fungo ascoforo sui cavoli (Brassica oleracea) } e su di molte al- tre Crucifere. b) L e g u m i n o s a r u m . Fungo conidioforo ( Oidium erysiphoides , Fr. ) e fungo ascoforo (E. communis, f. Leguminosanim, Rabh. ; E. Pi- si, DC). Su specie diverse appartenenti ai generi: Lupi- nus, Medicago, Orohus, Pisum, Onohrychis , Melilotus, Tri- foliurn , Trigonella, Hcdysarum, ecc. e) Umbel 1 iferarum. Fungo conidioforo e fungo ascoforo (E. commini is , f. Umbelliferarum, l'ubh. ; E. lanuginosa, Fuck ). Su specie diverse appartenenti ai generi /'impinella, A ntkriscus, Pa- stinaca , Daucu>8f ecc. d) Ulmariae (Ergsijdtac rimariac), Pors. Sulle foglie della Spiraea Ulmaria. e) Lini. La sola forma conidiofora (oidi uni ergsijdioidcs , Fr.) è stata raccolta da Schweinfurt presso Senures nel Fajum (Egitto) sullo foglio viventi del Lino Linum usitatiesimum) , — 245 — Fra le altre crittogame affini questa è la più comune , ed attacca quasi ogni specie di pianta erbacea, non esclu- se le selvagge. Molte volte occorre nei prati vedere degli spazii più e meno grandi , in cui le erbe diverse, clie li coprono, sono tutte cosperse come di cenere. Esaminando ora col microscopio le foglie e gli steli biancheggianti, si troverà che quella cenere è formata di un intreccio finis- simo di fili micelici, appartenenti alla crittogama in parola. L' erba medica (Medicago sativa) ed i Trifolium ne sono sovente infestati. Fra le leguminose coltivate, la più sog- getta ai suoi funesti attacchi è, dopo il lupino , il pisel- lo. Le foglie invase dalla crittogama si ammalano , e s'ingialliscono a misura che la crittogama si spande su di esse; i baccelli ne soffrono moltissimo, al punto che l'in- tero raccolto può essere compromesso. Oltre la forma co- nidiofora si presenta la forma ascofora. I concettacoli, sono provvisti di appendici quasi trasparenti , corte e molto intralciate col micelio; contengono 4-8 teche, in ciascuna delle quali havvi da 4 ad 8 sporidii. Ad occhio nudo od armato di semplice lente d'ingrandi- mento , le macchie di bianco nei cavoli si presentano ef- fuse e polverose sulla pagina inferiore delle foglie. Al mi- croscopio , poi , tali macchie s'incontrano formate da un micelio aracnoideo , fissato sulla epidermide delle foglie. Dalle ife serpeggianti , e variamente intrecciate , si spic- cano fili conidiofori portanti conidii ellittici , di cui 1' a- picale è il più grande. Sulle foglie dei cavoli lo scrivente non ha potuto incontrare mai la forma ascofora. Del pari Thùmen (1873) raccolse la stessa crittogama sulle foglie delle comuni rape ( Brassica Rapa ) ; ma non v' incontrò neppure egli la forma ascofora. Riconobbe, per altro, che la forma conidiofora era da riferirsi all' Erysiphe Martii, Lèv. Nelle annate umide e piovose la malattia infesta molto i prati ; nel qual caso occorre subito falciare la parte af- fetta del prato, per impedire che il male possa divampare. Erysiphe (Alphitomorpha , Wallr.) communis , Lèv. Questa erisife , che suole attaccare Ranunculacee {Ery- siphe nitida, Wall., sui Ranunculus , Aquilegia , Delphi- nium , ecc.), Leguminose (Ononis , Lathyvus) , Dipsacee , Convolvulacee , nonché la Valeriana officinalis , il Rumex — 246 — Acetosella, ecc., colpisce anche le piante di pomodoro {Ly- copersicum escili eatum) . Nel 1879 il pomodoro ne fu assalito a Palermo. Le pian- te presentavano macchie grigiastre , che man mano pas- savano al nero, tanto sul fusto quanto sulle foglie. Le in- dagini microscopiche mostrarono allo scrivente la presen- za di una erisife , molto simile alla precedente , ma che era fornita dei caratteri della E. communis . Nel 1881 dan- neggiò i pomodori nel Salernitano, e in altre località del- l'alta e media Italia. Seuonchè , questa malattia è cono- sciuta nel Palermitano da 25 a 30 anni, col nome di Male nero, ed essa attacca la pianta in tutte le epoche , e più facilmente prima del maggio. I coltivatori la considerano cagionata dalla soverchia umidità, dappoiché la pianta col- tivata a secco ne va esente. Essi sono convinti che la malattia sia contagiosa, e perciò se si accorgono che ne sono attaccati i vivai , li distruggono immediatamente. Riten- gono che la sola solforazione non sia giovevole; usano, in- vece, mozzare le piante, e lasciarlo a secco per poi solfo- rarle. Quando il male si presenta prima della fioritura , essi preferiscono distruggere le piante affette. EeTSTPHE LINKII, LÓV. Sulle foglie di Artemisia e di Tanacetum, in Europa ed in Asia. Erysiphe necator, Schw. Attacca i grappoli della Vitis Labrusca, e li distrugge. Fortunatamente , poro , questo pernicioso parassita non è conosciuto elio solamente noi Nord di America , in Pen- sylvania. Erysiphe liriodendri, Schw. Sul Lirì'iil.e, ni ma fu/ljtì fera, nell'America del Nord (Bur- nii, 1887). — 247 — Erysiphe gkaminis, Lèv. , Fig. 115. Bianco , o albugine dei cereali; Grass Blight. Fungo conidioforo (Oidium monilioìdes , Lk.) , e fungo ascoforo {Erysiphe graminis, DC), in estate, sul frumento, sull'avena, sulla segala, sull'orzo, sul sorgo saccarino, sulla canna da zucchero, e su molte altre graminacee. Questa crittogama, per quanto rara per altrettanto fune- sta per i cereali, formò in questi ultimi anni oggetto di studii per i botanici. Già Tulasne fin dal 1861 pubblica- va di averla incontrata sul frumento (Triticum vulgare). Harkness ha poi annunziato che a S. Francisco, nel 1877, il Bianco aveva infestato il frumento. Egli credè trattarsi di una specie diversa dall'europea, però non aveva esami- nato gli sporidii maturi. Cooke , invece, avendo ricevuto gli esemplari di California, potette identificare quella specie all'europea. Inoltre Farlow rilevò, nel 1877, che nell' anno precedente l' Erysiphe graminis aveva infestato i grani e tutte le biade nell'America del Nord. Quasi allo stesso tempo Garo vaglio comunicava al R. Istituto Lombardo , che lo scarso ricolto del frumento, verificatosi in alcune campagne dell' alto Milanese e del Comasco, dovevasi attribuire al- l'insolita comparsa su questo cereale di due parassite : Erysiphe graminis, e Septoria Tritici , che d'ordinario so- gliono andare compagni. Garovaglio, intanto, ne lasciò le seguenti osservazioni. Le pianticelle investite rimangono stremenzite, esili e clorotiche. Hanno gl'internodii arcuati, e sono, dal nodo superiore in su, in gran parte disseccate. Le spighe tortuose portano spighette malconce, divaricate, e racchiudono semi piccoli , sformati , spesso privi d'em- brione. Le foglie sono crespe , ravvolte in ispira , colla punta arsiccia e come bruciata. Il resto della lamina , e non rare volte la guaina , si danno a vedere tempestate di chiazze, rilevate a mo' di fiocchi, che dal bianco sudi- cio passano al giallognolo, e al rosso mattone. Queste chiaz- ze, esaminate al microscopio, si mostrano costituite da un micelio aracnoideo, nelle cui maglie stanno qua e là an- nidati dei corpicciuoli sferici, minutissimi, di color nero. Dal micelio si spiccano i fili conidiofori della forma Oi- dium. I corpicciuoli neri sono i concettacoli, i quali man- — 248 — dano dal di sotto brevissimi filolini semplici , disuguali , biancastri. Essi contengono molte teche, ellittiche, assot- tigliate alla base e provviste di 8 sporidi! ovali, ellittici, semitrasparenti. Ora , per combattere 1' erisife del frumento non si pò - trebbe, di certo, consigliare la solforazione, tanto efficace per combattere simili mali; però, qualora si abbia cura di permettere la facile aerazione tra le piante, seminando per filari non fìtti, la crittogama non troverebbe ambiente fa- vorevole per svilupparsi, o, pur presentandosi, limiterebbe di molto i suoi attacchi. Erysiphe Tuckeri, Tul. (Alphitomorpha Tuckeri, Amici) Albugine, bianco, marino, o crittogama della vite; mal blanc, perle, meunier, maladie o oidium de la vigne ; Trauben- krankheit, Befallen des Weinstocks; Vine dìsease. Fungo conidioforo Oidium Tuckeri , Berk. , Fig. 117 (Oidium leucoconium, secondo Savi; 0. erg si phot des, secondo Balsamo) su tutte le varietà o le forme della vite (Vitis vinifera) ed anche sulle viti americane; Fungo ascoforo sconosciuto , ma creduto essere la Erg- sijdie communis da de Beranger, la E. Pisi da Martins, la E. necatrix da Montagne , e la Sphacrotheca Castagnei da Fuckel. Nessuna notizia ci hanno tramandato gli antichi intorno a questo flagello della vite; ed i brani citati non alludono neppure lontanamente a questo malo. Vista però la sua rapida diffusione in pochissimi anni , sorge spontaneo il sospetto ch'esso ci fosse stato importato dall'America, come avvenne più tardi per La peronospnra della vite. Comun- que si voglia pensare sul proposito, certo ò che il fungo in parola fu notato in Europa per la prima volta nel 1845 da Tucker, in Inghilterra, nei tepidari] di Margate presso la foce del Tamigi; e nel 1846 negli altri topidarii della stessa regione. X' 1 18-17, la crittogama (ch'ebbe allora da Berkeley il nome di Oidium Tuckeri, in omaggio al primo scovritore di essa) oomparve nei tepidari] di Rotschild in Francia , — 249 — nel 1848 nei tepidarii di Parigi e del Belgio , nel 1849 si presentò anche a Trento; nel 1850 si diffuse nella Fran- cia tutta , e comparve nella Spagna e nell' Italia (Como , Asti, San Miniato, Molise) ; nel 1851 si diffuse in tutte le terre bagnate dal Mediterraneo, ed, infine, nel 1852 in- fierì dovunque in Europa, perfino nelle isole Canarie, ap- portando gravi disastri. Questa crittogama si presenta come una efflorescenz a bianca sui germogli, sulle foglie, sui fiori e sui grappoli. I germogli , clie ne sono affetti , si presentano coperti di macchie bianco-grigiastre , che lasciano delle macchie nerastre, se il fungo fu spesso, delle punteggiature oscure, se fu lasco. Simili macchie si osservano anche sui picciuoli delle foglie. Il tralcio , qualora fosse largamente colpito dal male, non arriva a perfetta lignificazione , con grave detrimento del raccolto novello , e resta molto sensibile alle vicende atmosferiche, massime ai rigori del verno. Le foglie sogliono essere colpite dalla crittogama , la quale ne invade le due pagine, non risparmiando le gio- vani, né le adulte. Le giovani cessano di crescere; le adulte restano offese nella loro forma, che si raggrinza, e nella loro funzione, che viene ad essere diminuita: locchè ap- porta una più scarsa alimentazione dell'organismo , e per conseguenza una fiacchezza nella sua produzione. Talvolta i fiori, ma per norma gli acini, sono più o meno assaliti dalla crittogama. Sugli acini, ancora piccolissimi, essa vi lascia delle macchie nerastre, e li fa rimanere pic- coli. Gli acini così affetti s'induriscono alla superfìcie in- vasa ; e questa , non distendendosi come la polpa sotto- stante, si fende, cagionando sugli acini spacchi più o meno profondi. Come s' inoltra 1' estate , gli acini spaccati dis- seccano se la stagione corre asciutta, marciscono se corre umida, e, se giungono a maturazione, sono ben lungi dal maturare con uniformità. Cosicché il male può non pure ostacolare la normale vegetazione della pianta , ma com- promettere, o distruggere interamente il prodotto. È, però, degno di nota il fatto che la malattia si spiega con intensità diversa sui diversi vitigni; ma ne restano più danneggiate le uve a buccia sottile e le bianche, ed, in generale, lo più delicate. A parità di circostanze, sono più offese le viti importate da poco tempo nella regione, quelle che trovansi nei terreni umidi e vallivi, e le altre che Cumes— Crittogamia Agrario. 32 — 250 — concimate con lo stallatico danno una esuberanza di pro- duzione erbacea, stante che la crittogama suole attaccare sempre le parti più tenere della pianta. L'esame microscopico delle macchie grigiastre , che a ino' di fìtta ragnatela coprono gli organi invasi dalla crit- togama, addimostra che l'organismo di questa è interamente scoperto, ed è formato da un micelio, a tubi lunghi, uni- formi, lisci, forniti di rari tramezzi, ma molto ramosi, ed intrecciati a feltro. I fili micelici scorrendo alla superficie degli organi emettono dei pochi austorii (detti fiderà da Zanardini, 1853), i quali s'internano nelle cellule epider- miche. Quivi giunti, essi non solo fissano il micelio sulla pianta nutrice , ma cominciano a mano a mano ad assor- bire il materiale plastico contenuto negli elementi super- ficiali degli organi, inducendo la morte nei tessuti ester- ni, donde le punteggiature , o le macchie brune , che si appalesano alla superficie degli organi colpiti. Sullo stesso micelio si elevano delle prominenze cellu- lari esterne, che si differenziano in altrettanti fili conidio- fori. Esso sono dei tubi cilindrici, dapprima in comunione coi fili micelici, dappoi separati mercè di un tramezzo, il • piale viene a formarsi quando si dove iniziare la sporifi- done. Ogni filo conidioforo , prima di raggiungere la sua definitiva lunghezza , comincia a presentare dei tra- mezzi trasversali, che vengono a suddividerlo in parecchi segmenti, od articoli, mediante 3 a 5 a 7 tramezzi, ohe si formano successivamente andando dall' alto in basso. Ma prima che gl'inferiori vengano a caratterizzarsi, l'articolo apicale sì differenzia in un conidio, che. na formato, si disarticola e cade. La stessa difFerenziaziono in conidii si ripeto a mano a mano per gli articoli so! (ostanti, e lino a che butto il filo conidioforo non si sia differenziato in conidii. Ciascifn conidio è di forma allungata, cilimlrico-ovalo , ed è lungo circa due volte la sua, larghezza. Disseminato dal venti emina aneli i. umidità , emettendo un balvolta anche dn -minali . da qualsiasi punto della suasu| . 1 1 ubi germinali , col l'ai 1 ungarsi , formano i fili micelici, e questi, strisciando alla superficie degl i organi ramificando 1, < in •s ario modo intes- ll uire il nuovo mici Lio. Il (piale, dopo di i fornito di austorii, comincia a pro- durre i nuovi fili conidiofori. — 2.3 1 — Sui micelii vive, poi, da parassita un altro fùngi Ilo, sco- perto da Cesati (1852), e denominato da lui Ampelomyces quisqualìs, e che, come si è detto nelle generalità , ebbe poi il nomo di Leucostoma infestane , Cast. , Cìcinnobolus florcntinus, Ehrb., di C. Oidii TucJèeri, Molli, e più tardi quello di C. Cesatii, dBy. Oltre alla forma conidiofora, per la crittogama della vite non si conoscono altre forme riproduttive, giacché il Cì- cinnobolus , creduto da Tulasne e da Molli come forma picuidiiera , è un altro fungillo diverso dall' Oidium] e la forma ascofora , non solo non si è incontrata mai sulla vite, ma non può essere costituita dalla Erysiphe commu- nìs, uè dalla Spliaerotheca Castagnei , giacché sono falliti fcutt' i tentativi d'inoculazione degli sporidii di queste due erisifee sulla vite. Si potrebbe sospettare che la Uncinula spiralis , o 1' Erysiphe necator , che danno concettaceli ibernanti in America , si presentassero con la sola forma conidiofora in Europa ; ma anche questa ipotesi non ha avuto finora un gran valore. Pure ammettendo che 1' eri- sife americana fosse la forma ibernante della crittogama europea, resterebbe sempre, almeno per ora, sconosciuto come sverni in Europa la crittogama della vite. In generale, l'atmosfera caldo-umida favorisce molto lo sviluppo dell' oidio. Secondo Marès , poi, lo sviluppo del parassita s'inizia da circa 10°C, e cresce sempre più come aumenta la temperatura , da raggiungere un massimo tra 25° e 30°. ÀI di là di questa temperatura lo sviluppo fun- gino va man mano declinando, fino a cessare a 45". Rei- terate osservazioni hanno assodato il fatto , che i tralci striscianti per terra sono esenti dal male, a segno che nei primordii della comparsa del tremendo parassita, non co- noscendosi come combattere il male , si suggeriva di far strisciare i sarmenti per terra per renderli immuni. E sic- come i vigneti bassi soffrono molto quando il loro terreno è inerbato, così è da ritenersi che le vitibasse, o le striscianti per terra su terreno nudo, restano quasi immuni, perchè l'alta temperatura della superficie del terreno (al di là dei 40° tra giugno o luglio), nonché i raggi calorifici ri- flessi dal terreno nudo , ostacolano" potentemente lo svi- luppo del male. L'umidità precipitata sotto la forma di pioggia o di ru- giada non solo non iàvorisce questa crittogama, ma bene — 252 — spesso T ostacola , segnatamente quando la pioggia è se- guita da qualche abbassamento di temperatura. Invece è propizia alla crittogama l'umidità relativa dell'aria, la quale, di conserva con una temperatura da 25° a 30° , costituisce 1' ambiente più favorevole e più propizio pel parassita. Per prevenire e per combattere la crittogama della vite mille rimedii si andavano escogitando e pruovando , fin dalla prima comparsa del male. Senonchè sopra tutt' i ri- medii ha trionfato il solo zolfo, adoperato da solo, o misto a parti eguali con la polvere di calce caustica. Ed il caso ha voluto, che questo rimedio fu proprio quello che venne adoperato per la prima volta in Inghilterra , cioè nella culla della crittogama. Infatti, Kile, giardiniere a Leyton, sperimentò pel primo lo zolfo fin dal 1846, e Tucker , lo stesso scovritore del male, sperimentò invece, e con pro- fitto, il miscuglio dolio zolfo con la calce caustica polve- rizzata. Nel 1848 questo rimedio veniva già largamente usato nei tepidarii inglesi. E poi notorio che le viti limi- trofe alle strade , ed impolverate profusamente dalla pol- vere calcarea , sono lo più refrattarie agli attacchi della crittogama. Meritano , pertanto , seria considerazione le accurate ricerche compiute da Marès su questo rimedio (1856-69). Secondo quosto sperimentatore, lo zolfo, trovandosi in con- tatto col micelio; lo fa appassire, ma dalla temperatura di 25°C. in poi. Tale azione micidiale spiegata dallo zolfo contro il micelio, e contro i conidii della crittogama , è fiacca al di sotto di i pi ella temperatura , ò gagliarda al di sopra. Dopo l'insolforazione, fatta s'intende con gli or- dinarli solforatori, una nuova invasione dell'oidio non suolo presentarsi, prima che non siano decorse almeno tre set- timane; e questa sarebbe dovuta o ai nuovi germi sopra- giunti, oppure agli avanzi ilei micelio e dei conidii non del tutto distrutti nella precedente solforazione. Per l'azione corrosiva spiegata dallo zolfo, Marès crede elio i vapori di esso, formatisi dalla temperatura di 20°C. in poi, corrodano il micelio ed i conidii della crittogama, Moritz (1880) ritiene, invece, che Lo zolfo attacca il pa- rassita mediante l'acido solforoso, che viene a prodursi sotto L'azione della luce solare diretta e non della diffusa. Sembra, però, che tanto Marès «pumlo Moritz non si siono apposti perfettamente al vero, giacché in quello condizioni — 253 — lo zolfo non si evapora, né produce acido solforoso. Sarebbe più giusto, all'uopo, ritenere che lo zolfo sotto l'influenza della temperatura e della luce solare diretta , ed in pre- senza dell' umidità dell' ambiente , si ossidi lentamente, e formi un composto meno ossigenato dell' acido solforoso: composto non ancora isolato ed ottenuto dai chimici, ma che in natura esiste , e che , nella circostanza , è atto a spiegare un'azione antiparassitaria. Non ammettendosi co- desta lenta ossidazione dello zolfo, non sarebbe spiegabile l'azione anticrittogamica dello zolfo come tale, o l'azione presuntiva dell'acido solforoso, che in realtà non si forma in quelle condizioni. La solforazione della vite, per spiegare il massimo della sua efficacia, dev'essere praticata in giornate senza vento, senza pioggia, senza nuvole, e con un sole ardente: con- dizioni che debbono perdurare almeno per altre 24 ore dopo eseguita la solforazione. Ciò trova la sua ragione nel fatto , che il vento e la pioggia spazzano facilmente lo zolfo dalle viti, e la mancanza dei raggi solari diretti at- tenua di molto , se non annulla affatto , la lenta ossida- zione dello zolfo. Donde emerge, che l'azione anticritto- gamica dello zolfo è tanto più pronta ed energica , per quanto più sottilmente esso è polverizzato. I fiori di zolfo, infatti, sono i più efficaci, e col loro uso si risparmia so- stanza, mentre si ha un' azione più pronta e più efficace. La pratica ha, poi , dimostrato che sono indispensabili almeno due solforazioni, da compiersi la l.a poco dopo il germogliamento della vite, e la 2.a durante la fioritura. Ma nelle località più soggette al male è imprescindibile bi- sogno l'eseguirne una 3.a un mese dopo la 2.a. La solforazione arreca , oltre all' azione anticrittogami- ca, anche degli eccellenti vantaggi : ed invero , essa se- conda la fecondazione , rinvigorisce le foglie e le rende più durature, anticipa la maturazione delle uve, e ne raf- forza la colorazione. Talvolta , però , ma solo nelle località meridionali ed eccessivamente calde, quando a mo' d'esempio la tempera- tura nel vigneto raggiunge i 35°C. all' ombra, la solfora- zione suole apportare delle scottature agli acini. Ciò av- viene quando trovasi accumulato dello zolfo su gli acini esposti alla sferza dei raggi solari. In tal rincontro, sulla faccia dell'acino esposta al sole può aver luogo un'imbru- — 254 — - nimento, per scottatura; elio facendo ispessire od incallire i tessuti superficiali , cagiona una ineguale od imperfetta maturazione dell' acino. Nonpertanto , tale imbruni mento non si è reso mai nocivo, e molte volte viene intieramente a scomparire. L' eccesso dello zolfo caduto nel terreno si comporta molto vantaggiosamente , stante la formazione definitiva dei solfati a cui dà luogo : solfati sempre utili come so- stanze concimanti. CAPO XXIV. Perisporiee e Capnoidee. Le crittogame, che vi appartengono, formano delle mac- chie, o delle croste nere, alla superficie degli organi che affettano, e costituiscono la malattia comunemente designata col nome di Nero, Morfeo,, o Fumaggine. Esse sono tutte epifite, e ricoprono la superficie dei te- neri rami e delle foglie con un nero indumento. Gli agru- mi, l'olivo, e specialmente le piante legnose sempreverdi, ne sono più affetti. I rami e lo foglie colpite si mostra- no intristiti , e sono, in generalo, quelli precedentemente colpiti dalla melata o manna. Ora tutte le cause , che in- fluiscono sulla produzione della molata, sono le stesse di quelle che determinano la comparsa della fumaggine. E perciò è utile cosa lo esporre tutte le condizioni, in cui si forma e si combatte la melata, perchè si sappia il mo- do onde ostacolare lo sviluppo della fumaggine. La melata, detta anche indinne , mellìgine o manna, è una sostanza siropposa, La quale Lmpatina , come una verni i giovani rami e le foglio (massime la loro pagina supe- riva), nonché i fiori ed i frutti. La composizione chimica di tale sostanza, nell'apparenza gommoso-zuccherina, è varia secondo Le diverse piante. Vi si è trovato lo zucchero in- fcervertito e La destrina, talvolta La mannite , e delle so- stanze analoghe ai gluoosidi. Di solito La melata si presenta nella state, segnatamente quando La stagione oorr«- multi» calda <• secca: I s'in- contra anche Lungo V inverno. I si appalesa ili più sulle piante Legnose che sull'erbacee, e suole di preJ ronza colpire le pianto deboli ; ma può emettersi in gran — 255 — copia anche nelle vigorose, allorché la loro chioma , tro- vasi immersa in un'aria molto calda e secca. Nella stessa località le piante non ne sono affette in eguale misura. Di esse alcune restano incolumi, mentre le circostanti ne sono colpite. Inoltre sono più cagionevoli le piante site in ispal- liera esposta a mezzogiorno , che le altre stanti a pieno vento ; quelle dei bassi fondi , che le altre dei poggi più ventilati; quelle più soleggiate, che le altre poste all'om- bra; le parti più vicine al suolo, che le altre più distanti da esso. Havvi, poi, delle località, nelle quali la melata si mostra poco o punto. Se, infine, si tiene presente, che tale fenomeno può anche aver luogo sulle piante tenute al coperto, come, per esempio, nelle case e nei tepidarii, si deve conchiudere che la nebbia o la rugiada non possono esserne le cause prossime. Sugli organi affetti dalla melata trovansi concomitanti (sebbene non sempre) tanto alcuni insetti (cocciniglie od afidi), designati dai contadini col nome di pidocchi, quanto particolari crittogame (le fumaggini). Sa l'abituale conco- mitanza degli insetti, delle fumaggini e della melata, ha fatto credere, talora, ad un nesso di causa ad effetto tra quegli esseri e la melata, tuttavolta non mancano dei fatti, i quali distruggono tale costante correlazione. Ed invero, havvi dei casi, in cui mentre la melata si ravvisa in larga copia nelle piante , non si può osservare nel pari tempo la presenza di tali esseri. Di più, delle foglie con melata alcune hanno insetti , altre ne mancano ; nello stesso or- gano spalmato di melata in alcuni punti si trovano gl'in- setti ; in altri no. Lo stesso si ripeta per la fumaggine. Invece succede che codesto essudato gommoso-zuccherino, costituente la melata, è molto ricercato come pasto dagli insetti in parola, i quali perciò vi traggono a suggerlo, e trovando così largo nutrimento si moltiplicano a dismisu- ra. Se non che le reiterate punture di quegl'insetti fanno aumentare la emissione del liquido siropposo, cagionando un più forte intristimento nella pianta, e promuovendo lo sviluppo della fumaggine, la quale in quel terreno trova, a sua volta, le condizioni le più propizie pel suo sviluppo e per la sua moltiplicazione. Per escogitare se vi ha mezzo alcuno per prevenire e combattere la melata , e di conserva anche la fumaggine, fa d'uopo osservare che la melata non comparisce nei ter- — 256 — reni molto aerati ; sullo stesso suolo si può presentare senza distinzione , ma in copia diversa , sulle piante le- gnose e sulT erbacee ; e può essere saltuario nella stessa località. Da ciò nasce il sospetto che la malattia sia lo- cale, e indotta precipuamente dalle condizioni del terreno, nel quale è sita la pianta affetta. Che la melata negli al- beri a radici sane dipenda dalla grande differenza tra la temperatura del terreno e quella dell'aria soprastante (co- me opina lo scrivente), è facile arguirlo dai fatti seguenti: 1.° nei terreni, i cui strati inferiori sono freddi ed umidi (quali sono quelli poco aerati per scarsezza di la- vori profondi o per insite qualità), la melata è più fre- quente ; 2.° a parità di circostanze, sono più soggette alla n lata le piante legnose , massime le sempreverdi , site su terreno inerbato, che le altre stanti su terreno nudo; 3.° le piante allevate a spalliera , in singoiar modo quelle esposte a mezzogiorno, sono più colpite dell' altre allevate a pieno vento ; 4.° le piante dei bassifondi soffrono di più delle altre dei poggi più sollevati e ventilati ; 5.° sono più cagionevoli lo piante dei terreni poco coltivati, o rimasti sodi, che le altre dei terreni bene smossi con i profondi lavori ; 6.° le piante più basse , e talvolta le parti più basse il «dia stessa pianta, emettono maggiore copia di melata, ri- spetto alle altre più alte. Adunque , ammettendo che la melata sia indotta dalla grande differenza tra la temperatura del terreno e quella dell'aria soprastante, riesce facile il darsi ragione dei l'atti relativi alla melata. Ed invero, duranto la state, i terreni compatti ed umidi sono molto più freddi dei terreni seiol- li; il terreno inerbato è più freddo del nudi»; e quello ri- masto sodo è sempre più freddo dello smosso. Inoltre l'a- ria, in estate, si mantiene più calda nei bassifondi che sui poggi; nei luoghi meno ventilati ohe negli altri più V6I1 ti lati ; più all'esposizione meridiana che ;> quella del set- tentrione; negli Btrati più bassi eli'' negli altri più ;ilii, dap- poiché La temperatura va ;i entando negli Btrati più vi- eni! alla terra. E, perciò, quando la pianta trovasi con le radici in un ambiente inoli., freddo, e nello stesso tempo La sua chioma in un altro ambiente inolio ealdo, lo — 257 — squilibrio vegetativo ne viene di conseguenza, e la melata non può tardare ad affacciarsi sulle foglie e sui rami teneri. Siccome, poi, la sofficità, e quindi l'aerazione del ter- reno, varia da un punto all'altro nello stesso luogo, a se- conda delle accidentalità del suolo e dei lavori culturali, avviene che la melata non può presentarsi uniforme , ma saltuaria , nelle piante dello stesso appezzamento , e con intensità variabile, dipendente dalla diversità del grado di aerazione del terreno. Infine, l'irrigazione nelle ore calde del giorno è sovente causa occasionale per la melata, perchè fa abbassare repen- tinamente la temperatura del suolo , e diminuire perciò l'assorbimento degli umori del terreno. E, poi, indiscutibile l'utilità pratica dell'aerazione, quando si consideri il grande nocumento apportato agli agrumi , ed agli altri alberi dal terreno rimasto sodo. Invece, l'ae- razione farebbe innalzare la temperatura degli strati pro- fondi nei terreni compatti e freddi: di quelli appunto nei quali , a parità di circostanze , la melata si appalesa più abbondante. Dopo queste considerazioni s'impone da sé la necessità di mantenere il terreno aerato, e nudo di erbe nei siti più soggetti al male , per iscongiurare i danni della melata. Per riparare, poi, .ai danni già arrecati fa d'uopo di con- cimare bene le piante adoperando il sovescio , ed esclu- dendo l' uso del letame di stalla. Che se l'insufficienza dell'assorbimento degli umori del terreno (causa prima della melata) non dipenda dalla dif- ferenza fra la temperatura del terreno e quella dell'aria , ma dal marciume delle radici , allora fa d' uopo scalzare la pianta , recidere tutta la parte guasta nel suo sistema sotterraneo , e somministrare alle radici un' abbondante quantità di latte di calce. Fatto ciò, si recidano tutti rami più o meno deperiti, e s'impolveri abbondantemente la chioma dell' albero con la cenere non lisciviata , mista o no a polvere di calce caustica. Questa operazione va fatta nelle ore vespertine, ed è efficacissima per distruggere gl'in- setti e nel pari tempo la fumaggine. Cosicché, prevenendo e combattendo la melata, si viene a prevenire ed a com- battere la fumaggine, la quale essendo assolutamente epi- fita, e priva di austorii, ricava tutto il suo alimento dalla melata, e non già dai tessuti della pianta che la presenta. Comes. — Crittogamia Agraria. 33 — 258 — Aneli e Gasparrini (1865), Boussingault (1872) , Hooker e Kalender (1873) escludono le puntura degl'insetti per la produzione della melata. La necessità, poi, di favorire l'as- sorbimento nelle radici per ostacolare la produzione della melata e della conseguente fumaggine, risulta anche dalle analisi compiute da Fleischmann (1867) sulle foglie sane in comparazione di quelle affette da melata. Egli, infatti, trovò nelle foglie ammalate una diminuzione nella cenere (8 °/o rispetto a 13 °/0 delle sane), nelle sostanze azotate (3,9 °/o rispetto a 5,6 °/0 delle sane) , nelle libre legnose (1,8 °/0 rispetto a 2,5 % delle sane) , e nel resto delle sostanze estrattive (10,1 °/0 rispetto a 11,5 °/0 delle sane), ed, invece, un eccesso di acqua (79,4 °/0 rispetto a 74,4 °/0 delle sane). Inoltre , un' altra occasione prossima della fumaggine è data dalle gelate , e dai repentini sbalzi di temperatura. L'amido, che, in tal rincontro , gelificato viene a river- sarsi alla superfìcie dei rami , costituisce anche un buon alimento per la fumaggine , e perciò ne seconda lo svi- luppo. Siffatte ricerche dello scrivente sono confortate an- che dai reconti studii condotti nella Spagna da Juan Tutau (Rev. Ist. Agr. Catal., 1889). Questi afferma, infatti, che la fumaggine {negro) dell' ulivo e degli altri alberi è do- vuta specialmente a bruschi cambiamenti di temperatura (tanto frequenti da alcuni anni in qua) , massime quando hanno luogo nei mesi di marzo e di aprile: tempo in cui gli umori sono in movimento. Quell'osservatore crede che l'azione delle gelate trasforma la linfa (invece è il mate- riale amilaceo) in una sostanza dura, che ostruisce i canali per cui essa circola, obbligandola a stravasi sui rami, dal che viene ad originarsi il cancro , la gomma , oppure la fumaggine negli ulivi, come nel pesco, nel mandorlo, nel ciliegio, ecc., occasionando molte volte la morte a questi ultimi. Gera (Diz. un. Agr.) , a proposito della fuliggine della quercia, dice ch'essa apparisce, dopo lunghe piogge, ad una temperatura di molto abbassata ; e consiglia di diradare i boschi, porche essa è favorita dalla umidità e dalla privazione della luce. E su ciò convengono anche gli antichi autori ; basta ricordare, fra gli altri , Ferrari (Jlesp. p, 166), il quale a proposito della fumaggine dogli agrumi dico: Loco jjraeterea nequaquam Insoluto .... unde fo- lla velut f uligine quadam conspersa sordent lìemedium huic — 259 — malo praesertissimum jam prescrissimiLS , ostentarti videlicet solihus , tepidisque inspiratemi afflatibus positionem. Laonde le fumaggini meritano di essere considerate, in generale , come epifenomeni ; ma, pur non essendo paras- site , cagionano sempre un prematuro sfrondamento degli alberi. Ciononpertanto, gì' entomologi ritengono che la fumag- gine si origini esclusivamente dalle cocciniglie. Ed infatti, Bernard di Marseille (1782) riteneva che la malattia del nero provenisse dalla linfa stravasata, e dilavante gli escre- menti di una cocciniglia. Loquez (1806) pensava che il male fosse il risultato di un doppio parassitismo , di una cocciniglia cioè , e di un fungo. La melata o melassei, ch'è sempre il principio del male^ è da lui attribuita ad uno stra- vaso dei succhi proprii degli alberi, provocato dalle punture fatte sulle foglie dalle trombe delle cocciniglie. Guérin (1837) diceva che l'albero, ammalato per effetto dell'umi- dità, era assalito dalla cocciniglia. Ora il male sarebbe il risultato di una linfa corrotta da un suolo umido, e dalle punture della cocciniglia, la quale coprendo le foglie con una materia vischiosa vi fissa i germi dei Byssus e dei Ma- cor sospesi nell' aria. Ciò sarebbe provato dal fatto , che questo male non esiste nelle località ventilate, e su que- gli alberi su cui non comparisce questo gallinsetto. La cocciniglia arriva sull'albero languente, e vi si moltiplica rapidamente ; la linfa si stravasa a causa delle punture , formando sulle foglie una vernice trasparente, e la fumag- gine , che allora si presenta , viene ad ostacolare la cre- scenza e la produttività dell'albero. D'allora in poi due opposte opinioni sono venute a de- terminarsi: quella degli entomologi, Robineau, Des Yoisy, Campanyo (1858) , Doisduval (1867) , ed altri che persi- stono ad attribuire l'origine del fungo (fumaggine) alla presenza della cocciniglia; e l'altra dei botanici (de Can- dolle, Risso, Porteau, Turpin, e Tulasne), i quali credono che il fungo da solo possa costituire la malattia. Secondo gli entomologi la fumaggine è l'effetto e non la causa , giacche essa deve la sua comparsa alla preesistenza e ai danni dell'insetto , e non potrebbe prodursi e prosperare senza la materia vischiosa escreta dalla cocciniglia. Solo due botanici dei tempi scorsi Desmazières e Berkeley (1849) sembra ammettessero con gli entomologi , che la melata, — 260 — su cui nasce la fumaggine, provenga tanto dalle coccini- glie , quanto da un trasudamento delle foglie. Secondo Léveillé, Le Maout e Decaisne (1868) la fumag- gine non è parassita dell'albero; essa vegeta sulle deiezioni zuccherine delle cocciniglie , e perciò per combattere la fumaggine bisogna dar la caccia agl'insetti. Peragallo (1882), dopo di aver riassunto le opinioni degli entomologi ora riportate , osserva che la cocciniglia non prospera che in quelle condizioni di umidità e di aria stagnante, per cui l'albero venga in uno stato di malattia; ed appunto in tali condizioni prospera la fumaggine, ch'è, anche secondo lui, la conseguenza dell'insetto. All'uopo , egli avendo chiuso in una cassetta di vetro dei rami di ulivo , ed altri di agrumi , coperti di fumaggine e di Lecanium Qleae , vide che le dejezioni zuccherine del Lecanium , raccoltesi sul fondo della cassetta, si coprivano facilmente di una vege- tazione di fumaggine. E perciò egli consiglia di combat- tere le cocciniglie, qualora si voglia sbarazzarsi delle fu- maggini. A tale intento egli adoperava di preferenza l'ac- qua addizionata di petrolio o di aceto, per il lavaggio degli agrumi attaccati dalle cocciniglie. Da quanto precede risulta all' evidenza che il terreno propizio per lo sviluppo delle fumaggini è la melata, sia che questa provenga da un essudato morboso della pianta, sia che costituita dalle deiezioni cti particolari insetti. Da ultimo , è pregio dell' opera lo esporre il risultato delle ricerche intorno alle correlazioni tra la Fumago ed il Cladosjiorium licrbarum, pubblicate da Laurent (1888). I botanici (egli dice) sono di accordo a chiamare Fu- mago le produzioni nerastre, che ricoprono lo foglio delle piante, sopratutto quelle coperto dalla melata. Zopf ha di- mostrato la diversità degli aspotti che presenta la Fuma- go, massime in quel elio si riferisce alla produzione dei conidii. Egli ha del pari segnalato la forma di fermento. Dalle coltivazioni artificiali istituite da Laurent, sulla ge- latina, delle Fumago di piante svariate e raccolte nelle diverse regioni
  • nei tepidarii, in particola)- modo sugli agrumi, producono — 261 — il Penìcillìum cladosporioides, il Dematium pullulans , e la forma fermento del Cladosporium. Come è chiaro, l'azione solare ha potuto in questo caso modificare profondamente le cellule del Cladosporium. Laurent avrebbe voluto attuare sperimentalmente la trasformazione di quest'ultimo in Fu- mago sulle foglie delle piante più soggette alla fumaggine; ma non è possibile sterilizzarle senz' ammazzarle , locchè modifica le condizioni di vita dei fungilli superficiali. Però, sulla gelatina , e meglio sulle patate , osservò sovente la formazione dello stato di Fumago derivato da colture di Dematium e di Cladosporium. Non vi ha, dunque , alcuna ragione, per cui i conidii di questo fungillo, e delle sue forme vegetative , non si possano sviluppare sulle foglie coperte di materia zuccherina [melata). Conviene osservare che Laurent ha riunito sotto il nome di Fumago del Cla- dosporium produzioni derivate dagli stati differentissimi di questo ultimo fungillo. Anche i conidii del Cladosporium tipico e del Penicillium cladosporioides , le cellule del De- matium, e le forme di fermento bianco, possono prendere l'aspetto di grandi cellule , vere cisti a membrana spessa e bruna. Desse sono degli stati più resistenti, a cui non si può accordare, dal punto di vista del polimorfismo, l'im- portanza delle forme Dematium e fermento. Ora, questo ri- torna a quello (cioè al Dematium) con l'intermezzo di uno stato di Fumago, in cui si potrebbe vedere una forma di ritorno verso il tipo immediatamente superiore {Dematium). Ciò costituisce un esempio di evoluzione progressiva, che si manifesta nello sviluppo delle forme molto degenerate del Cladosporium. Questo, quando vive allo stato di Fumago sulle foglie delle piante, non è un vero parassita; esso si nutre di materia zuccherina diffusa attraverso l'epidermide, in seguito dello stato patologico del tessuto fogliare. b) Perisporiee. Le perisporiee sono prossime alle sferiacee, perchè hanno un micelio compatto , bruno , e sprovvisto della forma conidiofora (oidium). I loro peritecii sono sforniti di boc- cuccia , e sono globosi , piriformi o lenticulari. Molte specie sono saprofitiche, come quelle appartenenti al genere Eurotium. Sono, invece, annoverate tra le pa- rassite le specie appartenenti ai seguenti generi di questo gruppo. — 262 — APIOSPORIUM , Kuz. Forma conidiofora costituita da specie appartenenti al genere Tonda , Fumago , ed affini. Forma ascofora con peritecii superficiali , minutissimi, glo- bosi o piriformi, astomi, membranacei o carbonacei. Teche polispore , senza parafisi. Sporidii globosi od oblunghi , continui, ialini. Apiosporium Fumago, Fckl. Fungo conidioforo e fungo ascoforo sulle foglie dell'a- grifoglio (Ilex aquifolium), e del faggio (Fagus sylvatica) . Apiosporium Ulmi, Fckl. Fungo conidioforo {Tonda ulmicula , Rabh.) ; e fungo ascoforo (Capnodium elong atum , Berk. et Desm. ) , sulle foglie dell' Ulmus suberosa. Apiosporium Tremulicolum, Fckl. Fungo conidioforo (Asterosporium, HofFm.) e fungo asco- foro (Capnodium elongatum , Berk. et Desm.) sulle foglie del tremolo (Popidus tremula). Apiosporium Quercicolum, Fckl. Fungo conidioforo (Fumago quercina , Pers. ; Capnodium ilicinum, Thùm), e fungo ascoforo (Capnodium quercinum, Berk. et Desm.) Sullo foglio della rovoro (Qticrcus Robur), e del leccio (Quercus Ilex). Apiosporium Brassicae, Fckl. Fungo conidioforo (JTormiscium laxum, Wllr.); e fungo ascoforo [Perisporium llrassicae, Lib.) sugli steli dei ca- voli (Brassica oleracea). Apiosporium (Dimerosporium , Fr.) pulciirum, Sacc. Sulle foglie d'I Ligustrum vulgare, del Carpinus Betulus, del Cornuè sanguinea } e, dolla Lonicea Xylosteum. Il fungo conidioforo sarebbe la Sarchiella hcterosporaì Sacc. (Coniothecium (luestieri, Dosili. V). — 263 — MELIOLA, Fr. Micelio superficiale, a macchie. Perite- cii neri, globosi, astomi, membranacei, cinti da sete o da appendici. Teche per lo più brevi, crasse, con 2-8 spori- dii, senza parafisi. Sporidi! oblunghi, 2-5-septati, talvolta continui, e foschi. Meliola (Apiosporium, Br. et Pass.) Citri, Sacc. Fig. 119. Mal di cenere degli agrumi. Fungo conioforo (Tonila), ed ascoforo (Apiosporium) sulle foglie degli agrumi (Citrus). Il mal di cenere fu per la prima volta osservato nel 1876-7 in Sicilia da Briosi su tutte le specie degli agru- mi. Esso si mostra sotto la forma di una patina , prima di color cenere, e poi oscura o quasi nera, che ricopre la pagina superiore delle foglie e dei rami (come la fumag- gine) e produce gravi danni agli agrumeti. La crosta , o patina, risulta formata di fili micelici, ramificati, di color grigio di cenere, e poi bruni, moniliformi. Tra i fili sono disseminati i peritecii , oblunghi , nerastri , e contenenti una sola teca con 8 sporidii oblunghi. Quando il micelio si annerisce forma picnidii piccoli, sferici e neri, nonché conidii analoghi a quelli di Tonda, di color giallo-bruno, e riuniti in catena. Secondo Penzig (1887), in questa specie si trovano due sorte di picnidi: l'una con setole brune , coniche , e non septate, l'altra affatto inerme. Le figure degli aschi e degli sporidii date da Thùmen (1878), e da Cattaneo (1879), dif- feriscono tanto fra loro, quanto dalla descrizione data da- gli autori Briosi e Passerini (1877) , in modo che non è possibile formarsene un concetto esatto. Penzig, che non ha potuto mai osservare la forma ascofora, inclina a cre- dere che questa specie probabilmente dev'essere unita alla seguente. — 2C4 — Meliola Penzigi, Sacc. a) Citri. Nero, morfeo, fumoggine degli agrumi. Fungo conidioforo (Dematium monophyllum, Risso; Mor- feo, Citri, Roze ; Fumago Citri, Catt.) ; Fungo 8permogonifero(Cajpwoc?ÌMmCifo*£,Berk. etDesm.); e Fungo ascoforo (Capnodium Citri, Mont.). Sullo foglie e sui rami degli agrumi (Citrus), su cui si presenta diffusissimo o molestissimo. Il fungo dei frutti , poi, fu considerato da Thùmen come una varietà, distinta col nome di var. fructigena. Questa specie, cui si dovrebbe riferire anche la M. Ca- melli ab, Sacc, propria della Camellia jajwnico, almeno per quanto ne pensa Penzig (1887), costituisce la fuliggine , o fumaggine degli agrumi, sui quali si manifesta sotto la forma di croste nere, estese, friabili, e poco aderenti alla superficie della foglia. Lo stesso Penzig fa rilevare ohe tale crosta si mostra formata di numerosi fili micelioi, ar- ticolati , ramosi , fittamente intrecciati fra di loro. I fili sono di color fuligineo, e le singole cellule, sovente gut- tulate, sono ristretto ai dissepimenti. Quanto ai corpi ri- produttori, si trovano , oltre ai peritecii ascofori , anche altre forme conidiche e picnidiche. Tra le forme conidiche la più semplice è quella, in cui i fili micelioi si disarticolano a mo' di tonile; le loro cel- lule si arrotondano maggiormente, ingrossano un poco la loro parete, e si staccano come altrettanti conidii, atti a formare un novello micelio. Un'altra forma conidica si mostra più complicata. Varii fili s'intrecciano fra loro, saldano lo loro pareti, o mediante ripetute divisioni trasversali si scindono in tanti glome- ruli, composti da varie cellule sferoideo, che fra loro strot- mento aderiscono, ricordando noli' aspetto esterno quasi le sporo di un Sorosporium. Una terza forma conidica, infine, alquanto singolare è «lucila che fu anche descritta coni*' forma autonoma, coni'' un genere a parto, sotto il nome di Heterobotrya j>.>• Pestai ■. fu rinvenuta da Pirotta, in estate, anche bui sarmenti anoora vivi nella vite. I periteoiij neri, contengono teche cilindriche con8sporidii di oolox giallo-bruno e guadrilooulari. — 279 — Sphaerella fumaginea, Catt. Fie:. 124. Fungo conidico (Cladosporium fasciculattim , Cord.), e funi;-.) ascoforo sui tralci ancora viventi della vite (Vitis vinifi r>< I sarmenti delle viti più o meno colpite dal gelo (mah nero) spesso, fra gli altri micromioeti saprofìti , albergano anche questo. Sulla corteccia annerita dei sarmenti e del ceppo serpeggiano ife nerastre e nodose, che s'intrecciano tra loro, e costituiscono una specie di crosta superficiale. Da questo micelio si spiccano dei fili septati, olivacei, conid io- fori, portanti spore ovoidali, uni- o biseptate (Cladosporhnn , Fig. 124. a. b.), e sullo stesso micelio si formano perite- cii ascofori {Sphaerella) neri, con teche claviformi e spo- ridii biloculari, Fig. 124. c-cl. Sphaerella (Leptosphaeria, Sacc.) pampini, Thum. Fig. 125. Fungo picnidico (? Phoma Vitis, Bonord.), e fungo asco- foro sui sarmenti ancora vivi della vite (Vitis vinifera > . Thùmen incontrò questo nuovo micete su alcuni sar- menti ancora vivi inviatigli nel 1877 , da Parma, da Pas- serini , associato alla Phoma vitis , Bon. I suoi peritecii sono neri; le teche cilindrico-subclavate ; e gli sporidii triseptati. Lo stesso micete è stato incontrato da Roume- guère sui sarmenti affetti d&WAubernage, ch'è sinonimo del mal nero della vite, come 1' ha dimostrato lo scrivente in apposite memorie. Questo micete, nonché i due precedenti sono da consi- derarsi più come saprofìti, che come parassiti. Sphaerella sentina, Fckl. Fig. 12G. (Sphaerella Pyri, Awd.; Sphaerella inaequalis, Cooko). Nebbia del pero; Blattfleckenkrankheit dcr Birnen. Fungo spermogonico (Depazea pirina , Ess.; D. pxri- cola, Desm.; Septoria nigerrima , Fckl.) sulle duo pagine delle foglie vive del pero (Pirics communis) , in e {Septoria Cydoniae, Fckl.) sulle foglio caduto del melooo- — 280 — Cydonia rulgaris), in estate; (Septoria Sorbi, Ces.) sullo foglie del sorbo (Sorbus domestica); y ingo pi miòtico [Phomq pomorum , Thiim. ; Combosira i. l'r.: Sphaeria g., DC; Asteroma g., Desm.) sulle che del pero (Pirus communis), melo (P. Malus), Prunui mestica . in primavera; iforo {Sphaeria sentina, Fr.) sulla pagina in- ,11,. foglie secche del Pirus communis, nell'inverno. D to le foglie delle indicate piante da frutto si .ino coperte di macchie biancastre, e poi bruno, I r cui Le piante sono molto sofferenti. Il micete trovasi al- lora allo stato spermogonico, e produco quindi spermazii Fig. 126, a.). La forma riproduttiva perdurante si sviluppa n'inverno, e sulle foglio caduto. Si è allora che si for- mauo nel tessuto dulia foglia, e specialmente alla pagina inferiore, neri peritecii, nello cui teche si maturano spori- dii allungati , e biloculari (Fig. 126, &.). Sono questi i rmi che riproducono il micete in primavera, e perpe- tuano così la malattia. Laonde, per limitare la infezione, giova raccogliere tutto le foglie dei peri affetti , quando Baranno cadute, o bruciarle. Schweinitz ha pure incontrato la forma ascofora di que- i micete, nell'America del Nord, alla pagina inferiore Ile foglie della Vitis Labrusca. Sphaerella cinerascens, Fckl. ingo conidico (Cercospora Arias , Fckl.) sulla pagina inferiore delle foglie vive del lazzarolo di montagna (Sor- [ria . nell'( •foro sulle foglie cadute, in primavera. Il fungo oonidico bì produce alla pagin;i inferiore d<-lle • ■ in i-stai si presenta su macchie giallioce appena abili. ( ; pecie è molto afìine alla procedente. Simi lERBLLA Al ERIN \. Fckl. !, mico (Septoria AcerÌ8t Berk. <■( Br.) alla delle foglie viventi dell'aoero riccio (Acer ■ l ro Sphaeria "■■■rimi, Wallr.) sullo foglie dell1 Acer Peeudoplatanus) noll'invorno. — 281 — Sphaerella Mori, Fckl. Fig. 127. Ruggine, Nebbia, Fersa, Bruciatura, Seccume, Macchie del gelso; Taches jaunes des feuilles da murier; Fleckenkrank- heit der Maulbearblatter . Fungo spermogonico (Septoria Mori, Lèv.; S. moricola, Pass.. Cheilaria Mori, Desm.; Fusarium maculnns, lVrong.; Fusarium lateritium , Turp. ; Fusisporium Mori , Mont. ; Phleospora Mori , Sacc. ) sulle foglie viventi dei gelsi (Morus alba, e nigra). Fungo asooforo (Sphaeria Mori, Nke.) sulle foglie cadute. Il gelso può essere gravemente assalito dal fungillo, del quale Berlese (1885) riferisce quanto siegue. La malattia prodotta da questo parassita si riconosce su- bito, poiché, allorquando una foglia di gelso è affetta da seccume, esistono su di essa delle macchie di aspetto arido •e di colore biancastro tendente al rugginoso, proprio, cioè, delle foglie secche. La forma di queste macchie è assai irregolare , per lo più tondeggiante ; e la loro grandezza è assai variabile. Esse sono cinte per lo più da un orlo bruno. Guardando queste macchie con attenzione, o meglio con una lente, si vede che la superficie dell' epidermide è fo- rata o screpolata più o meno regolarmente da tubercoli piccolissimi, bruni, tondeggianti, in numero variabile, e che si fanno più spessi al centro, dove alle volte sono ag- gruppati. Questi tubercoli sono i peritecii , e contengono le spore. Essi hanno una forma globosa ; sono perfetta- mente sviluppati, e largamente pertusi, in modo da somi- gliare alquanto ad una cupola di discomicete. Il loro pa- renchima non è ben distinto da quello foliare. Il carat- tere dei peritecii imperfettamente sviluppati , largamente aperti, e formati pressocchè dal parenchima mutato della foglia, fa appartenere questa specie al genero Phleospora, e non a quello di Septoria, al quale 1' aveva ascritto Lé- V3Ìllé. Le spore sono cilindriche , un pò curvate , e 1' gannente restringentisi verso l'estremità superiore; otti] agli apici, divise da 3 a 4 setti, oppure fornite di un egual numero di guttule; sono scolorate, e della lungi.' li 40 a 50 mkm., e della grossezza di circa4mkni.; o sono por- tate da basidii brevi, distinti e folti. Comes. — Crittogamia Agraria. — 282 — Si rinviene sulla pagina superiore ed inferiore del gelso bianco, del nero, e del rosso, nonché delle loro varietà, in [tali a, ii. Francia, in Germania, in Austria, ed in In- ghilterra. Questa specie, a cagiono dei peritecii spesso non bene distinti dalla matrice, è riferibile ai generi Septo- gloeum e Fusarium. Il male , elio questo fungo apporta , ebbe varie deno- minazioni a seconda dei luoghi e dei tempi. Le foglio am- malate cadono. Esso era conosciuto anche anticamente, ma non i'u oggetto di studio elio dal 1814 , nel quale anno I rradori des< risse in un suo lavoro un fungo sotto il nome di Pexiza nebulae, che trovò vivere parassiticamente sulle dir del gelso, e che molto probabilmente non era altro che la l'ìiì> ospora Mori. Dopo trattò della malattia in discorso Turpin, il quale la studiò accuratamente, e trovò ch'essa era prodotta da un parassita, elio chiamò Fusarium latcri- tium. Como ben si vede, questo noni'1, meno la parte ge- nerica, avrebbe dovuto conservarsi, se il Nees non avesse prima di Turpin chiamato Fusarium lateritium un fungo aliai to diverso da quello descritto da Turpin. Quindi il no- ni.- dato da questo autore si doveva abbandonare. Dopo di Turpin questa malattia fu ampiamente studiata in Italia , e la quistione dell' origine del seccume del gelso veniva primamente mossa da Coppa, chimico di Novara, il qua- le . nel 1842 | al Congresso di Torino parlò intorno alla malattia , ohe allora più che mai infestava i gelseti , e produceva danni rilevanti , diminuendo notevolmente la quantità delle loglio dei gelsi, e quindi in proporziono quella dei filugelli da nutrirsi. l)'allora in poi, come dico Bérenger, versarono sull'argomento gli studi di chiarissimi tori, lui ro 'lei quali si distinsero Bellani, Sandri, Hidolfi, Sai vani e Greta, Perù le osservazioni di tali soien- ziati e le vive discussioni ohe sorsero fra loro gittarono poca lue.- sull'origine della malattia, poiché tutti, mono B tnlii e Ghera, attribuivano il seccume agli agenti esterni. !.. quindi le opinioni d Ila pioggia salsa (marino); del- l 'abbruciamene prodotto dall'azione dei raggi solari, con- atrati dalli' gOCC6 'li pioggia Oadute sullo loglio funzionanti a .li lenii [scottatura) \ della COStipazione dei vasi pro- dotta dal raffreddamento causato (secondo altri» dalle detto i : dell'imperfetta assimilazione di i materiali plastici, ec. iidri, pei''», dopo di avT combattuto in una sua memo- — 283 — ria le idee allora vigenti , accenna all' esistenza di una crittogama, eh' egli anzi descrive, ma non classifica, e elio ritiene causa della malattia. Ma la descrizione data da lui è assai imperfetta , come poco soddisfacenti sono le figure che ne rese. Contemporaneamente a Sandri, o poco dopo, Béreno-t>r, a mezzo di Gera, presentava al congresso di Lucerna una memoria, nella quale riferiva la malattia in discorso ad un fungo epifillo, che chiamò Fusarium maculans. Nacque tra questi due scienziati una vivissima discussione sulla priorità della scoperta. Dopo di Bérenger si occuparono del seccume del gelso Amici, Babenhorst, Peluso, Moretti e Ga- rovaglio. Ciò posto, una foglia di gelso , affetta di seccume, ha delle macchie di colore bruno , tendente al rubigiuoso. Dette macchie sono causate dalla Phhospora Mori. Questo parassita attacca le foglie di qualunque gelso , e nella stessa misura quelle del gelso bianco e del nero. Se- condo Bérenger, poi, il gelso rosso sarebbe meno attacca- bile dal parassita, e le varietà del gelso bianco mono della specie tipica stessa, e secondo Sandri andrebbe meno sog- getta alla malattia la foglia crassa e consistente. Questa malattia si sviluppa in primavera , ed anche in autunno nelle foglie di seconda vegetazione. Però, secondo Passe- rini, il parassita che attacca la foglia autunnale costitui- rebbe una specie diversa dalla precedente , e che avendo il suddetto autore chiamata Septoria moricola, ora si dove chiamare più propriamente Phleo spora moricola. Può darsi, però, che le dette due specie, atteso il differente hahiius possano essere distinte, sebbene mancano caratteri precisi per differenziale. La malattia prodotta dalla Phleospora mo- ricola è della stessa natura di quella della P. Mori , ma affligge meno le foglie dei gelsi, non facendole cadere in- nanzi tempo. È certo che per lo sviluppo della Phleospora Mori, co- me per quello di qualsiasi fungo, è necessario un certo grado di umidità; anzi, secondo alcuni autori, L'umidità è necessaria per lo sviluppo di questo parassita. Il fatto, però, che la malattia si manifesta anche durante periodi di siccità, è più che sufficiente per dimostrare che L'umi- dità non è condizione indispensabile por la vita di que- sta crittogama. - 281 — L'infezione della Pl>. Mori è assai irregolare; così in un gelseto si potranno vedere due o tre gelsi affetti di seccume, li altri, invece, forniti di una lussureggiante vegetazio- ne; e dei primi, non tutti i rami essere attaccati, ma quale più quale meno senza un' apparente distribuzione regolare. Allorché una spora della Pìi. ^^o)'i viene a contatto di una fogli di gelso, e si trova su di ossa nelle condizioni richieste per germogliare , emette dei filamenti micolici. ntrando per gli stomi, s'insinuano tra cellula e cellula del mesofillo, si ramificano, e quindi s'intrecciano ira loro in modo da costituire ii poritecio. E probabile oh* < >>i esercitino un'azione disorganizzanto sulle cellule del sonilo. Queste, che compariscono annerite e più o meno modificate, costituiscono, insieme al micelio, il tes- suto parenchimatico del peritecio , il quale, appunto per questo, non è ben distinguibile dalla matrice. Certo si è che i predetti filamenti micolici, nutrendosi dei materiali plastici contenuti nelle cellule dello foglie, producono un iccamento in certe parti di questo, loccliè caratterizza la malattia . mediante le macchie. Allorché, i poritecii hanno raggiunto un certo grado di sviluppo, e mostrano il colore bruno, contengono nel loro interno un nucleo gela- tinoso bianco formato da cellule; in seguito questo nucleo si trasforma nelle sporo bacillari tris-optato, su descritte. Coli' invecchiarsi del fungo lo spore escono dai periteoii, e protendono 1' epidermide delle foglie , restando sempre olte in massa; questo fenomeno costituisce la dissemi- nazione, conosciuta Botto il nome di fioritura-. Le sporo venute cosi all'esterno si diffondono o vanno a riprodurre la malattia. Senonchè, Berlese nel fare la storia del fungillo, su ri- portata., non ha tenuto presente alcuno importanti osser- oiii già • li pubblioa ragione. Lo stesso Bérenger, da lui citato, rileva ohe nel Trevigiano la malattia fu in- !ie| |s|.".. anno in cui la primavera fu eooessivamente umida; mentre Del 1 s 1 1 col vento greco la malattia si arresto. Bobine' e Moni 53 . pure additando la presenza del Fu%itporium Afori) non si decidono a pronunziarsi, so rittogama sia oau a od effetto «Iella malattia, ohe*con- ie. Ed in un altro rapporto posteriore (1854) Montagne recisamente afferma che, mentre lo foglio del bruttai.' delle solite macchie di seccume, puro — 285 — non aveva potuto scovrire alcuna traccia della crittogama; e perciò sospettava, e forse a ragione, che le cause della malattia risiedono nelle coudizioni metereologiche. Final- mente, Cornu (1883) fa una netta distinzione delle mac- chie delle foglie del gelso. Le macchie , secondo Conni, sarebbero cagionate o dalle vicende meteoriche o dalla pre- senza di un parassita vegetale; le prime, costituiscono la malattia della fersa (pag. 8), e non contengono tracria di micelio fungine; le seconde, cioè quelle cagionato dal pa- rassita (Septoria Mori), sono rotonde, brune, brizzolate di bianco, e perciò ben diverse dalle altro. Questa duplico origine delle macchie spiegherebbe le contraddizioni , di cui sono disseminate le memorie , che hanno descritto la malattia delle macchie nel gelso. Gli antichi agronomi ritenevano che tali foglie infette, somministrate ai filugelli, li facessero perire; più tardi si volle che v'inducessero malattia; oggi si ritiene, invece, che i bachi rifiutano la parte della^foglia che è infetta, e man- giano la sana. In tanta discordia di pareri , certo non è prudenza somministrare tali foglie guaste al filugello, dap- poiché non si può supporre che possano essoro normalmente sane le parti delle foglie interposte alle macchie. So non si è potuto per via sperimentale provare quale specie di malattia provoca nel filugello la foglia infetta, non si può d'altronde negare che quel pasto è insano, e, come falò, dev' essere nocivo per il prezioso baco. Non è conosciuto alcun rimedio contro questa crittoga- ma; però gioverebbe molto la scalzatura delle piante, ac- compagnata dal rinnuovo del terreno presso lo radico per rinvigorire la pianta, e per renderla meno cagionevole tanto rispetto a questo male, quanto all' altro del Falchette (vedi pag. 152). Sphaerella G-ibelllyna, Pass., Fig. 128. Sulle foglie vive degli agrumi (Citrm). Gibelli (1874) raccolse, pel primo, questo fungillonei dintorni del Lago Maggioro, notando che danni piuttosto serii alla coltivazione dei limoni in quei paraggi. L'apparenza esterna del parassita è abbasl inza ca- ratteristica. Sulle foglie si manifestano maochie più o meno grandi, irregolari, aride, di color bianco-candido, oontor- — 286 — nato ila una linea sottile, nero-brunastra. Sopra queste mac- chie nascono numerosissimi peritecii neri, puntiformi, pic- colissimi, che, prima velati dall'epidermide, più tardi pro- rompono dalla medesima. La forma dei peritecii è quasi Bferica , con 1' ostiolo piccolo , un pò depresso all' apice. Essi contengono numerosi ascili fascicolati, sovente un pò curvati, di forma cilindrica, o clavata, a brevissimo sti- pite; ognuno di essi ha otto sporule biloculari, ialine, fu- siformi, senza restrizione nel mezzo. Sphaerella Hesperidum, Penz. et Sacc. Sulle foglie vivo del limone (Citrus Limonimi). Secondo Penzig (1887) la grandezza, quasi doppia, delle sporule e degli aschi distingue subito questa specie dalle al- tro due consimili, che si trovano sulle foglie degli agru- mi; ed anche i peritecii sono più cospicui. Questa specie, però, è piuttosto rara. Sphaerella inflata, Penz. Sui rametti vivi dell'arancio (Citrus Aurantium) , Secondo Penzig (1887), questa specie è assai singolare, e bene distinta dalle congeneri per gli aschi corti, rigon- fiati, nei quali le sporule stanno disposte in tre Berie ed irregolarmente. I peritecii si riscontrano sui rami vivi de- gli agrumi : sono piccoli, nerissimi , erompenti , e sparsi qua «* Là; La loro superfìcie è glabra e liscia; 1' ostiolo è un pò depresso. Sphaerella Castanicola, Desm. Sphaerella arcana, Cooko). Fungo spermogonico (Phylloeticta maculiformis, Sacc; Se- ptoria caataneaecola, Desm.; S. Caetaneae, Lèv.); I ungo asooforo [Sphaeria maculi/ormi*, l'ers.). Sulle foglie del castagno {Coetanea veec Nel L880 in [talia, secondo Picoone, e nel L888 in Fran- ado Rousseau, il raccolto delle castagne In dan- giato, perchè Le foglie oomiiiejarono a cadere intenipe- — 287 — estivamente, fin dal settembre. La malattia si presentò di- sastrosa dopo piogge minute estive, sotto la forma di neb- bia, seguite da sole cocente. La forma spermogonioa si sviluppa sempre al di sotto della foglia , l'urina piccoli gruppi di concettaceli puntiformi, neri, clie costituiscono delle macchiette bruno-leonate , prima piccole, e poi lar- ghe per confluenza. I concettacoli emettono da un Largo ostiolo, lacerante in modo irregolare l'epidermide della te- glia, spore cilindriche, che i venti e le piogge dissemi- nano. Le sporule sono esilissime, ricurve, triseptate, ialino, ed escono in massa come cirro. 11 mezzo più semplice per limitare i danni nell'anno seguente si è di raccogliere e di bruciare le foglie cadute (Prillieux , 1888). Sphaerella maculiformis, Fckl. Fungo spermogonico (Septoria quercina , Desm. ; Depazea quercicola, Rabh.); Fungo ascoforo (Sphaeria maculi formis, Pers.). Sulle foglie della quercia , e dal castagno indiano , su cui si presenta sotto la forma di macchie brune. Sulle foglie della Bebula alba s'incontra la stessa Sphae- rella, in compagnia della Phyllosticta betulina, Sacc. , la quale sembra lo stato spermogonico di quella. Sphaerella Fragariae, Sacc. (Sphaeria Fragariae, Fckl. Fig. 129). Macchie rosse sulle foglie delle fragole; taches rougei dea feuilles du Fraisier; Fleckenkranhheit der Erdbeerbldtter; White Rust, Blight, Spot, disease of strawberrg leavee. Fungo conidico (Graphium, Desm., Graphiotheciwn pkyllo- genum, Sacc; Bamularia Tulasnei, Sacc, R. Fragariae Peck; Cylindrosporium Grevilleanum, Tul.); Fungo spermogonico {Septoria Fragariae, Desm.) ; Fungo picnidico (Ascochyta Fragariae, Lib.; Phyllosticta Fragariaecola, Desm.) ; . Fungo ascoforo (Stigmatea Fragariae, Tal.) sulle togli» delle fragole (Fragaria). — 288 — Durante l'< . delle piccole macchie circolari di color :e o riunite, compariscono sulle foglie delle i U loro colore le fa spiccare sul resto della ohe non perde il suo abituile color verde. Nel ceri- della macchia il colore va man mano scomparendo , e presentasi quasi cinereo , talché la foglia trovasi dis- viata «li picchiettature bianche orlate di rosso irò. Nella parte bianca della macchia iljpàrenohima si a. si riempie d'aria e si consuma, la foglia resta, >iò, in quei punti perforata (Fig. 129, a . Il tessuto della lia diventa bianco, perchè esaurito dal micelio di un t'un- go, il quale produce picnidii contenenti stilospore allunga- te, un pò curve e triseptato (Fig. 129, e). In altre macchie, appena arsicce, occorre incontrare cespuglietti conidiofori, semplici o sepfati, e spesso moniliformi (Fig. 129, b). I co- nidii o sono bianchi, come nei Cilindro sporium (forma esti- va), o neri come nei Graphium (forma autunnale). La for- ma conidica e la picnidica sì producono dall'estate fino al- l'inverno. I peritecii, poi, formansi alla fine del verno, e compariscono sulle foglie già languide o disseccate. Essi contengono teche obovate a sporidii biloculari (Fig. 129, d). I picnidii s'incontrano per lo più sulle macchie delle fra- gole a frutto picoolo; i conidii ed i peritecii in quelle delle fragole a frutto grosso. Dalle accurate ricerche di Treleaso (lSSòi risulta che le macchie corrispondono a quella parte del tessuto fogli a- che viene ucciso dal micelio del fungillo. Dal micelio lipartono delie ife fertili, che si fauno strada all'esterno atti. li stomi. Esse sono costituito da fili corti, non ramificati, e terminanti in un conidio cilindrico ed arro- tondato ai due «api. 1 fili OOnidiofori ed i conidii sono in- COlori. ! COnidii sono dapprima continui, poscia bi-trilo- culari per lo sviluppo di I a 2 setti trasversali. Si disar- facilmente, e trasportati dal vento e dall'acqua, se incontrano favorevoli circostanze, germinano produoendo micelio, e perciò nuova infezione lungo la state. Sopraggiunto L'inverno, il micelio può assumere la, forma erotica, ibernante, costituendo dei corpuscoli micelioi oepidermici , che finiscono per affacciarsi alla superfi- e rendersi visibili all'occhio nudo. Coltivati in • 'ite umilio. Lungo L'inverno, gli e ilerozii emettono ■vi idi oosidiofori, terminati <\.i conidii simili affatto — 289 — agli estivi. Loccliè induce a ritenere che è sufficiente una tale forma pjr mantenere desta l'infezione nello stesso cam- po da un anno all'altro. È probabile, poi, che tali scle- rozii corrispondano ai primi momenti di evoluzione dei peritecii. Se le macchie sono limitate a poche foglio, il malo può essere trascurabile; ma se esse , secondate dalla stagione umida, si moltiplicano sulle foglie più giovani, allora giun- gono a distruggerle con grave danno della resa fruttifera, che arriva talvolta a mancare affatto. Le divorse specie e varietà delle fragole coltivate sono colpite dal malo in una misura diversa. La pratica del trapiantamento in buona terra da giardino, o leggiera, per tanto giova, per quanto rianima la vegetazione della pianta , ma non impedisce la produzione dei germi e la diffusione della malattia. Buoni risultati si ottengono con lo spiccare nell' inverno tutte le foglie languide o macchiate , contenendo esse i germi che perpetuano la malattia, e con lo spargere sulle foglie macelliate, o no, durante l'estate, un miscuglio di solfo e polvero di calce caustica. Tale spargimento va fatto sul mattino o nelle ore vespertine. E se, malgrado ciò, il malo non si è doma- to , è più conveniente il distruggere tuttala piantagione delle fragole infette, e di sostituirvi una novella, l'are, infine, che il male domini nei terreni compatti e umidi, meglio che negli sciolti ed asciutti. Sphaerella brassicicola, Ces. ot Dntrs. Nehhia dei cavoli. Fungo spermogonico (Asteroma Brassicae, Chev.); e fango ascoforo (Sphaeria brassicicola, Fr.; 8. Brassicae, B. et Br.; Dothydea B., Desm.). Sulle foglie dei cavoli (Brassica oleracea) e dell' Armo- racia. Questa crittogama è un vero flagollo dei cavoli più nelle regioni settentrionali , che nelle centrali di Europa. Nel primo stadio produce sulle foglie macchi" numerose . or- biloculari, larghe circa mezzo centimetro. Nel loro centro sono aggruppati gli spermogonii, circondati da un'aureola Comes — Crittogamia Agraria. — 200 — di color azzurro pallido, che va scomparendo verso la pe- riferia. I peritecii sono neri; le teche cilindriche; gli spo- ridii cilindrici ed uniseptati. Sphaerella (Pleospora, Catt.) Oryzae, Sacc. Fig. 137. Brusone o carolo del riso. Sul riso (Oryza saliva) . È da circa un secolo, che agronomi e botanici italiani si occupano di un morbo creduto particolare al riso, e che secondo i luoghi ed i tempi, ha avuto nomi differentissimi. Fra cui i seguenti: brusone, brucione, carbonchio , mal del nodo, rachitide, secchereccio, ruggine, costipazione, quando il riso è in erba; bianchella, Mancarla, selone, carolo, crollatura, crodatura, quando il riso è in ispica. E due opposte opi- nioni si sono disputate il campo: l'una che, cioè, il ma- lanno fosse dovuto ad azione climaterica, ed è la più an- tica , e forse la più vicina al vero ; e l'altra la più mo- derna , e forse la più lontana dal vero , che il malanno fosse causato da un fatto parassitario. Ecco , in breve , i sintomi del male : in primavera , o prima che il riso metta la spica , le piante, che trovansi nella più rigogliosa vegetazione, e elio presentano una sin- golare floridezza sia per l'ampiezza, che il verde-cupo dello foglie , colpite dal male , prendono un color rosso nello stelo e nelle foglio , sì che in poco tempo tutta la parto aerea della pianta, che sembra bruciata, dissecca (brusone, in ncione, secchereccio, ruggine, carbonchio). Nel pari tempo i nodi addiventano turgidi e molli , e cadono in uno sfacelo putrido (male del nodo). Due casi possono allora succedere: o dissecca tutta la parto aerea della pianta, mentre nuovi steli, ma grami, risbucciano in sostituzione dei deperiti, oome suole avvenire quando la pianta viene incolta precocemente dal male ; oppure elio la pianta continua a vivere, malgrado il male, di una vita meschina o stentata. Allora si osservano i fonomoni di rachitismo [donde anche il nome di rachitide) , e nel se- condo caso le pa nocchio, ohe svolgonsi più lunghe dello nor- mali , vanno soggette alla caduta (crollatura o crodatura) totale (carolo), o parziale (se lo no , mentre; che le loppe, come l'intera piani a, dapprima sbiadito e biancastro (bian- — 291 — cana, bianchetto), a mano a mano passano al bruno, o con- tengono alla loro volta granello sterili, raggrinzite e brune (carolo nero). Le radici sono le ultime ad ammalarsi. Può anche avvenire il caso che il riso arrivi incolume fino alla fioritura ; ma , se in questo tempo vien colpito dal male, presenta gli analoghi fenomeni morbosi di bian- chella e di carolo nelle pannocchie. Resta, dunque, fermo il fatto che il riso può essere as- salito dal male in due tempi , cioè o prima o durante la fioritura. Prescindendo dal brusone o carolo, minori, che sono ca- gionati da una ruggine, già intravista da Sandri (1838), e che corrisponderebbe alla Uredo linearis , forma Ort/zae , occorre fermarsi al brusone o carolo, maggiori , che si pre- sentano più o meno devastatori delle risaie. Mentre Erco- lani (1870) sospettava che la bianchetto, fosse dovuta ad un fungillo, o micromicete, che vive nei nodi dello stelo del riso, Grarovaglio (1874), e con lui il Catfcanoo, affermò che il brusone ed il carolo ripetono la loro causa dall' a- zione parassitaria di un fungillo , appartenente al genere Pleospora, e da lui denominato Pleospora Oryzae, il quale vegeta nei più reconditi penetrali della pianta, che lo ri- cetta. Difatti, egli soggiunge: qualora si prendano in esame microscopico le macchie brune dei nodi inferiori dello stelo , s' incontrerà nel tessuto sotto-epidermico un gran numero di fili septati e ramosi, di cui alcuni sono bian- chi, altri bruni e serpeggianti fra i tessuti. Posteriormente, e nella parte superiore delle foglie, mostransi in grando copia corpuscoli di color nero, cioè i concettacoli frutti- geni della Pleospora. A questa credenza di Garovaglio sta di contro l'opiniono di tutti gli altri, che da circa un secolo si sono occupati con diligenza della malattia in parola, ed anzitutto il giu- dizio autorevolissimo fornito da lunga pezza da de Bóren- ger (e riportato da Gera) , che, cioè, ad onta dello più accurate ricerche microscopiche , non si scopre alcun in- dizio di crittogame negli organi della pianta languente, o che le crittogame si presentano solo quando avviasi la corruzione negli organi. Ma volendosi anche prescindere dal grave peso di siffatto giudizio emesso da de Béren- ger , crittogamista accuratissimo e ricercatore diligonte, — 292 — sta contro l'asserto di Garovaglio il fatto stesso della qualità della crittogama da lui incontrata, il cui genere è proprio lineilo che si sviluppa su gli organi non sani , ma che s' inizia sugli organi già alterati per una causa morbosa diversa , e si accentua negli organi in istato di disfaci- mento. E qui è opportuno il dire che la Pleospora del riso è analoga alla Pleospora del frumento ; e che , come questa non è causa dell' allettamento del frumento , così quella non è la causa del brusone. Questo crittogamista , a quanto sembra, si è ingannato nel 1.° e nel 2.° caso, chi' d'altronde sono analoghi. L'insistere sulla falsa opinione che l'allettamento del fru- mento ci! il brusono del riso dipendano da un fatto pa- rassitario (dalla Plcospora, secondo Garovaglio) importa il deviare 1' osservazione dalla vera causa del malo , appor- tando un grave pregiudizio ai cerealicultori. In breve, la malattia del hrusone, vuoi che si presenta sul riso in erba , vuoi sul riso in fioritura , è ordinaria- mente cagionata dagli eccessivi e repentini sbalzi di tempe- ratura, e può essere secondata o contrariata da altre cir- costanze, le quali in grado diverso possono contribuire alla intensità maggioro o minore del male. Ed innanzi tutto vi partecipa il rigoglio vegetativo della pianta , quando questa versa in uno stato di lussuria, come ha luogo an- ohe pel frumento. Ebbene, un terreno naturalmonte pingue induce lussuria (occasione di brusone), giacche nei terreni magri, o spossali dalle precedenti colture del riso, il malo limi si presenta che in una forma insignificante. Più ac- si manifesta la lussuria nelle risaie riccamente le- tamate, più gravi sono i danni apportati dal male. Un'in- vernata molto mite, un soverchio affollamento delle pianto, massime in terreni pingui o molto letamati, rendono mag- ore b» sviluppo fogliare, e più tenori i tessuti dell'orga- nismo , e perciò molto più sensibili agli sbalzi repentini «li temperatura; inveoe le pianti', che crescono con minor.' uberanza «li vegetazione e più lente, hanno i loro tessuti più compatti, più Bolidi, e perciò più resistenti alle rapide •illazioni della temperatura. Ond'è che, se. lungo la pri- m . n lungo Pestate, si abbassa repentinamente la tem- peratura (e pel riso basta un abbassamento di non molti gra- dii, le parti più tenere ne restano colpite, il verde cloro- fìllico delle foglie e degli steli soompare, e subentrano il — 293 — giallume prima, ed il secchereccio dopo, e sempre a scapito della pianta. Ciò non è un fatto particolare pel riso, ma ha luogo eziandio negli altri cereali , e in tutte lo altre piante, non escluse le legnose. Nel riso, però, il male si pronunzia maggiormente, come pianta acquatica dai tenori tessuti. Inoltre la biancliella può non essere preceduta dal brusone, come il brusone non è sempre seguito dalla bian- cliella; vale a dire, se lo sbalzo di temperatura è avvenuto durante la fioritura, si ha la biancliella o carolo, mentre ò mancato il brusone; ed analogamente, se lo sbalzo di tem- peratura è avvenuto prima della fioritura, ed è stato poco intenso , si può avere il brusone non seguito dall' altera- zione della pannocchia. Ciò posto , se il brusone domina nelle risaie sito nei terreni più fertili , o irrigate con acque pingui, o conci- mate con molto stallatico , è chiaro eh' esso viene a col- pire le risaie a piante più succulenti e più tenere. Il fatto che il brusone possa presentarsi anche sporadico nella ri- saia, cioè nei posti più letamati, o negli altri ombreggiati da alberi, riconferma che il male suol colpire le piante a sviluppo più tenero e più erbaceo. La rapidità fulminea con cui presentasi il brusone in una risaia, giacché questa può essere compromessa appena nel volgere di due o tre giorni , indica all' evidenza che solo una causa repentina generale e climaterica , e non una causa lenta partico- lare e crittogamica , può essere capace di tal' effetto. E la causa precipua, se non la esclusiva, è fornita da qualcho sbalzo forte e repentino di temperatura, che determina ras- siderazione nelle piante (quando queste avrebbero bisogno di maggior calore), seguita da fenomeni di giallume, odi arrossimento, o di seccume parziale o totale, massime nello foglie, e da fenomeni di necrosi nei nodi, e nelle infiore- scenze. Quanto si è detto è il risultato , non di una semplice congettura , ma di osservazioni e di esperienze ripetute. Infatti, se si sparge a chiazze il letame in una risaia, lo piante, che ivi lussureggiano per vegetazione, saranno Le più gravemente colpite dal male; e se si coltivano piai di riso in vaso, e se, mentre si trovano rigoglio i , espongono rapidamente aduna temperatura al di Là di 10 più bassa rispetto a quella dell'aria in cui vivevano, Le pian- te così trattate poco dopo presenteranno i sintomi del — 294 — hrusono in tutti i loro organi esposti fuori acqua. Se il riso era in erba, ingialliranno le foglie; se in fiore, la pannocchia potrà cadere a pezzi, o non portare a matura- zione le sue granello, quand'anche si trovassero in via di sviluppo. Succede per la caduta parziale o totale dei fiori del riso quanto ha luogo nelle altre piante in fioritura; e cioè che un rapido abbassamento di temperatura annebbia i fiori od i frutti, facendoli cadere intempestivamente. Si iratta, insomma, di un fenomeno analogo alla costipazione 580 gli animali , e perciò è molto giudizioso il nome di costipazione, con cui si suole anche designare il brusone. .Ala la caduta intempestiva dei fiori, o delle granolle, nel i può dipendere eziandio da un altro fatto , cioè dal mal del nodo, e che si manifesta nella parte inferiore dello Melo. Detto male sembra dipendere anzitutto dalle gelate primaverili , seguite da forte sole. In tal rincontro si ha un' alterazione negl'internodì inferiori dello stelo, seguita da sfacelo, e poi aggravata dallo sviluppo del fungillo illu- strato da Garovaglio. Conseguenza di questo malanno av- venuto al piò dello stelo, e che poi si è propagato in su, è il rachitismo della pianta , la scoloraziono di tutta la parte aerea di questa, e finalmente la sua scarsa o la nes- suna frutl ificazione. È inutile diro che i rimedi per ovviare il male , o al- meno per attenuarlo, debbono essere affatto preventivi. Innanzi tutto occorre di non far venire il riso in lussu- ria per abbondanti e riccho concimazioni , massime nei terreni già pingui naturalmente; nò indebolire le pianto con seminagioni troppo fitte. Ala ovo mai lo sviluppo fo- gliare si pronunzi] accentuato e con precocità, allora oc- oorre senza indugio toglb're l'acqua alla risaia, falciare il ri-" in erba, e non restituirvi l'acqua , se non quando •■• le vedrà sensibile il bisogno. Che se, poi, prescindendo dalla Lussuria . si ha gran timore di una gelata primave- rile, allora giova di mantenere l'acqua al più alto sogno, sottrarre la piante, al più ohe sì possa, alle vicende atmosferiche. Se, inveoe, La risaia sia, e-iaeonte in un ^ ito, in oui spesseggiano le nebbie o le minute piogge estive, seguite le ime e Le altre da forte Bole, o dove sono grandi gli sbalzi di temperatura tra La notte ed il giorno (dovo, cioò. a notti molto fredde seguono giornate di pieno sole oocentissimo), allora un solo rimedio può giovare , o si è di mantonoro — 295 — la risaia quanto più a secco è possibile ; e propriamente bisognerebbe togliere l'acqua, e poi somministrarla a volta a volta, a norma dell'assoluto bisogno appalesato dalla ve- getazione. Un'altra pratica giova, infine, mettere in uso, e si è di abbandonare la coltivazione di quella varietà di riso, che si mostra più cagionevole pel brusone; e sostituirvi qualclio altra, che nella stessa regione si sia mostrata più refrattaria al male in parola. In tutt'i casi non è prudente l'adoperare per semenza il riso delle risaie affette più o meno dal brusone. Sulle piante languenti, e più o meno deperite del riso, s'incontrano altre specie di funghi, ma incompleti, quali sono: I'Ascochyta Oryzae, Catt., sulle foglie ancora vive, ma senza formarvi le macchie caratteristiche ; la Septoria Poae , Catt., alla pagina inferiore delle foglie ancora vi- venti; la Septoria Oryzae , Catt. , i cui concettaceli sono allineati in linee parallele tra le nervature, e che quando sono molto numerosi possono costituire una vera epidemia per le piante; la Sphaeropsis Oryzae, Sacc. , sulle lamine e guaine fogliari che incominciano ad ingiallire; il Phoma necator, Thùm., sulle foglie e sugli steli del riso in frut- tificazione, macchiando le foglie in giallo; la Torula gra.- minis, Desm., che brutta gli steli con delle croste nerastre; ed il Fusarium heterosporium, Nees, di cui Thùmen (1880) riferisce d'averlo raccolto in parecchie granello di una in- fiorescenza, mentre le rimanenti si conservavano sane e nor- mali (a Monastero in Austria, nel 1887). È superfluo, poi, il ripetere che i precedenti fungilli, quando non siano degli epifenomeni, debbono essere ritenuti, tutt' al più, conio semiparassiti, potendo essi aggravare lo stato di malsania della pianta. Qualche volta il carolo, che significa tarlo , è prodotto da un insetto roditore. Eondani (1871) ne ha riferito quanto siegue. ali genere, a cui appartiene questo insetto, è quello dei Tripsidi allo stato perfetto, che sono piccolissimi, ap- pena osservabili ad occhio nudo sotto apparenza di lineette nere o rosse , secondo le specie ed il sesso. Abitano su o fra gl'invogli fiorali, o nelle ascelle o nelle guaine delle foglie. Ma in questo ultimo loro stato, benché talora sieno assai numerosi , pare non rechino danno sensibile , chiando o rodendo superficialmente la parte dei vegetali , — 206 — dove prendono stanza. Ivi però si accoppiano, e le femine ondate vanno poi a deporre le loro uova in quelle parti, dove Le larve che ne sbucciano possono trovare quell'ali- mento ohe loro conviene , e dove con le loro corrosioni producono un nocumento maggiore o minore secondo l'en- tità delle partì del vegetale, cui recano offesa. Allo stato di larva radono qualche nodo superiore del culmo del riso, producono appunto la malattia chiamata carolo n. A tale insetto, cioè al Tripside del carolo, egli dette il nomo di Thripa royrophaga, Spiiaerella exitialis, Morini. Annebbiamento del frumento. Sul frumento (Triticum vulgare). Nella messo del 1881, nel Bolognese, il frumento pre- sentò una particolare affezione morbosa , che venne de- scritta da Morini (1886) nel seguente modo. Le foglie pre- sentano lesioni cospicue: mostransi di un colore bruno gial- lognolo, e sono per la maggior parte languenti od avviz- zite in tutta la loro estensione, raggrinzate ed anche con- torte, ed in tutto osservasi che circa il terzo superiore è più o meno strettamente accartocciato, in modo da costi- tuire talora una specie di filamento. Nelle guaino notansi strio longitudinali nerastre , e spesso continenti in tratti più o meno estesi ; invoco , la porzione laminare presen- ■ -i cospersa da minutissimi puntini neri, sparsi od aggre- gati in varia guisa, o talora accompagnati da acervoli di uredinei, e da cespituli d'ilomieeti. Lo spiche presentano centuata L'atrofìa generale, e lo glumo sono ricoperte in massima parte della loro esterna superfìcie, e per tratti più 0 meno estesi . da un indumonto roseo-conerino , sul (piale spiocano punteggiature nere, ed irregolari non di rado prolungantiei sulla resta. Il punto d'inserzione delle spichette è quasi sempre circondato da una nera orostioina. Neil'' -piche più alterate la, raohide presentasi contorta. I.e cariossidi sono nettamente atrofiche, raggrinzate o molto indurite, ma min presentano traccia alcuna di vegeta/iene fungine . I minutissimi puntini neri ciano anzitutto formati dalla si- riacca in parola, che oi't'rh a i seguenti caratteri: perite- — 2'. Intorno alla propagazione di questo fungillo Pirotta (1887) riferisce quanto siegue. Della Phoma uvicola si conosco or- mai tutto il ciclo di sviluppo, ch'è abbastanza complicato, mostrando quali potenti mezzi di diffusione e di conser- vazione posseggono quest'infesti parassiti. Il micelio svol^" in estate una forma picnidica {Phoma) , preceduta ed ac- compagnata da una forma spormogonica (Plujllnsticta , Nae- maspora). Le spore della prima , e probabilmente anche quelle della seconda, germinando, riproducono nuovi pi- cnidii e nuovi spermogonii, diffondendo così il malo. Verso — 302 — la fino d' autunno, il micelio produce degli sclerozii e dei peritecii ascofori : i primi passano 1' inverno allo stato di riposo negli acini caduti, nei graspi, ecc., e nella suc- -iva primavera svolgono dei fili conidiofori, che portano dello spore particolari (conidii) , le quali, venendo a Ca- dore sui giovani acini, vi sviluppano il micelio, e rinno- vano così l'infezione ; i secondi , noti prima soltanto in America, producono delle sporule in sacchi (ascili), le quali germinando, danno nuovo micelio, e forse anche i conidii. Millardet (1889), in vista dei buoni risultati ottenuti, nel combattere questa malattia con la poltiglia fatta con sol- fato di rame e calce , in America da Munson (1887) , da Pearson (1888) , ed in Francia da Prillieux e Lavergne , suggerisce di adoperare la segnente proporzione: un chi- logramma di calce caustica, e due di solfato di rame per ogni ettolitro d'acqua. Una prima aspersione dovrebbe esser fatta avanti la fioritura, una seconda dopo, e qualche al- tra più tardi a seconda del bisogno; badando però che le prime aspersioni dovrebbero mirare proferibilmente alle foglie. Con siffatto trattamento si combatterebbe contem- poraneamente questo male, nonché l'altro cagionato dalla Peronospora viticola (pag 46). Apprestando tali rimedii si è domato il male in Francia nel 1888-89 , a norma di quanto afferma Prillieux (1889). Physalospora iuccae, Cavara. Sulle bacche immature della Vitis vinifera. 1 peduncoli degli acini sono raggrinzati o di color li- vido. Nella parte ammalata alcune pustolette di color giallo ocraceo presentano concettaceli ascofori di forma globosa, il cui peridio è costituito di parocchi strati di cellule, gli rni colorati, gl'interni bianchicci. Gli ascili sono ela- vati, e intercalati a ciuffotti di paralisi filiformi. In ogni asco si osservano s sporidi] ellittici e incolori. La /'//. Bidwellii Ellis) Sacc, che sarebbe la l'orma asco- fora della Phoma avicola, lì. et C, differisco dalla Ph.bac- >■■<< per la manoanza delle parafisi. In compagnia della Ph. baecae Cavara (1888) ha rinve- nuto un ci porium ohe ,^li è parso nuovo, almeno per la vite, e che potendo considerarsi come forma eonidiea di essa, egli donominò G. Phytaloaporas, — 303 — Della stessa indole sono anche le seguenti specie: Physalospora {Spliaeria) Astragali, Sacc, sulle foglie lan- guenti di Astragalus; su cui vive in America ancho la P. (Sphaeria, Peck) megastoma, Sacc. Physalospora citricola, Penz., sulle parti disseccati dello foglie del limone ; Physalospora bina, Harkn., sulle foglie vive della Quercus agrifolia, in California. GNOMONIA, Babh. Peritecii con ostiolo che si affaccia alla superficie degli organi; teche allungate; 8 sportilo lan- ceolate, cilindriche, od ovali, incolori o colorate. GnOMONIA ERYTHROSTOMA, Fckl. Fig. 131. Nebbie del ciliegio ; Blattbr arine der Silsskirschen. Fungo spermogonico {Septoria erythro stoma, Thum., non Sacc; S. pallens, Sacc; S. effusa, Desm.; Ascochyta effusa, Lib.) ; alla pagina inferiore delle foglie vive del Prunus Cerasus e del Prunus Avium; Fungo ascoforo (Sphaeria erythro stoma, Pers.) sulle fo- glie cadute delle stesse piante lungo l'inverno. Frank (1886) rese di pubblica ragione le ricerche da lui compiute su di una malattia , che da circa 8 anni si era presentata epidemica sulle ciliege nel nord della Ger- mania; ed ecco il risultato degli studi i da lui accurata- mente condotti. Questa particolare malattia si suole appalesare, lungo il mese di luglio , mediante macchie gialle sulle foglie , lo quali a causa di tali macchie man mano disseccano , re- stando accartocciate ed appiccate ai rami fino alla prima- vera susseguente. Le ciliege, negli alberi ammalati, diven- tano carnose solo da un lato, o incalliscono affatto. Gli alberi, travagliati da più anni dal male, emettono fiacchi germogli, di cui una parte dissecca con grave detrimento dell'albero. La malattia è dovuta all'azione del parassita in parola, che si appalesa all'evidenza, nell'inverno, sulle foglio ri- maste appiccate ai rami. Su codesto foglio i peritecii de! — :50i — fungillo mostransi , anche all' occhio nudo , in gruppi di minutissimi concettaceli, annidati nel parenchima follare, e sporgenti le loro boccucce rosso-scure sulla pagina in- feriore della foglia. Tali peritecii, sebbene formati fin dal- l'autunno , tuttavolta assolvono la loro maturazione nella primavera seguente , quando , cioè , cominciano a dispie- garsi le prime foglie. Infatti , proprio allora le sporule , che sono ellittiche, uniloculari, incolori, ed 8 per ciascuna toca, diventate capaci di germinare, vengono dai periteci! delle foglie vecchie eiaculato sulle foglie giovanissimo. Il tempo piovoso favorisce l'infezione; giacché l'acqua rigon- fiando i peritecii, o rendendo turgide le teche, fa sì che queste possano eiaculare le rispettive sporule. Ciò è stato provato anche artificialmente. Le sporule, germinando sulla epidermide, emettono un tubolino schiacciato; il quale, penetrato attraverso di uno stoma, va a sviluppare il relativo micelio nei tessuti sot- tostanti, vuoi di una foglia, vuoi di un frutto. Il micelio è costituito da fili spessi e septati. Come progredisce lo sviluppo del micelio, vi ha luogo una specie di fecondazione, per mezzo di alcuni organi sessuali ( tricogino e sperma- zii) simili a quelli dei Poli/stigma; e poscia s'inizia la for- mazione dei concettacoli sporigeni. Per arginare l'espansione della malattia, invece di spic- care e bruciare tutte le foglio , che restano appiccato ai rami lungo l'inverno, come quelle che conservano i germi dell'infezione por 1' anno novello , gioverebbe irroraro lo foglio con una soluzioni' di solfato di rame, sciolto (l°/0) nell'acqua limpida
  • < paz( a . Thùm.) epicarpii, Thùm., sul mallo; e fungo cscoforo (Sphaeria leptostyla , Fr.) sullo foglie del noce (Juglans regia e ./. nigra). La forma estiva, ch'è .la nociva, cioè la spermogonifera, nlle foglie macchio tondeggianti prima brune e poi grige, e margine bruno, fili spermogonii, che s'affac- ciano sulle macchie dalla pagina inferiore, oiuottono spor- maziì curvi ed uniseptati. Trelease (1884) afferma che questo fungillo può indurre nell1 0 L'intero sfrondamento dell'albero. I peritecii si sviluppano lungo l'inverno , o cogli sporidi] rinnovellano L'infezione. La biologia dì questo fungo ò analoga a quella dei pre- cedono i. — 307 — Gnomonia {Mamiana, Ces. et Dntrs.) fimbriata, Fckl. Nebbia del carpino bianco. Fungo spermogonifero ( Gloeosporìum Carpini , Positi. ) sulle foglie vive del carpino bianco (Carpinus Betulus)i in estate; Fungo ascoforo (Sphaeria fimbriata, Pers. ; Gnomo n fimbriata, Sacc), sulle stesse toglie in estate. Delle spore estive alcune sono minute, ovali e semplici, altre filiformi, ricurve e semplici ; i peritecii , poi, sono disposti in file, quasi parallele ai nervi seconda rii , sulla pagina inferiore delle foglie , e di un color nero lucente, isolati o aggruppati; aventi sporidii curvi e semplici. Il micete copre di piccole macchie giallo-brune le foglie vi- venti , e poi le fa cadere. I peritecii si formano quando le foglie non restano bucherellate. Sulle foglie , però , di Ostrya carpini/olia è stata osservata anche la Gnomonia Ostryae, Dntrs. Gnomonia (Mamiania, Ces. et Dntrs.) Coryli, Fckl. Nebbia del nocciuolo. Fungo spermogonifero (Leptothyrium corylinum, Fckl. ; Septoria Avellanae, Berk. et Br.) sulle foglie vive del Co- rylus Avellana, in estate. Il Gloeosporìum Coryli (Desm.) Sacc, ed il G. perexiguum , Sacc, sono forse anche uno stadio di questa specie, al pari della Laureila (Cheilaria . Desm.) Coryli, Sacc ; Fungo ascoforo (Sphaeria Coryli, Btsch.; Gnomoniella Coryli, Sacc.) sulle foglie secche dell' avellano. I concettacoli sono scudiformi ; gli spermazii cilindra- cei , ottusi, diritti o curvi , ialini ; i peritecii neri e di- sposti a cerchio. La foglia affetta si copro di maochie ocracee, o giallo-brune, in estate, e se ne cado. Il fungili 0 annidato in tali macchie emette i concettacoli fruttiferi , i quali spuntano ora dalla pagina superiore, ora dall'infe- riore. Sulle foglie del nocciuolo sono state anche osservate : — 308 — la Gnomonia (Sjyhaeria, Nees; Gnomoniella, Sacc.) amoena , Fckl., e la Gnomonia (Gnomoniella , Sacc.) vulgaris , Ces. et Dntrs. Della stessa indole sono le seguenti specie: Gnomonia (Gnomoniella, Sacc.) tubiformis, Auer., (Sphae- ria tubaeformis , Tode ; Ceratostoma tubaeformis , Ces. et Dntrs.) sulle foglie dell' Alnus glutinosa, e più raramente di Betula e di Carpinus] Fungo spermogonico: Gloeosporium (Leptothyrium, Bon.) cylindrospermum, Sacc. Gnomonia (Gnomoniella, Sacc.) emarginata, Fckl. sulle foglie della Betula alba. Gnomonia (Sphaeria, Wallr. ; Gnomoniella, Sacc. ) nerv:- sequa, Fckl.. sui nervi foliari dei Salix, Corylus , Alnus. Gnomonia (Gnomoniella, Sacc.) fasciculata , Fckl. , sui picciuoli e sui nervi foliari di Qitercus. Gnomonia (Sphaeria , DC. ; Gnomoniella , Sacc.) melano- styla, Fckl., sulle foglie di Tilia. Gnomonia (Sphaeria, Pers.) setacea, Ces. et Dntrs., sullo foglie di Quercus, Castanea, ecc. Gnomonia (Sphaeria, Desm.) inclinata, Auers., sulle foglio di Acer. Gn<>monia campylostyla, Auers. (Fungo spermogonifero : Leptothyrium) sullo foglie di Betula. Gnomonia {Sphaeria^ Rob. et Desm.) errabunda, Auers., .sulle foglie di Fagus, Carpinus, e Quercus. EUTYPELLA, Nits. Stroma immorso nella corteccia o nel legno. Periteoii con ascili contenenti 8 sporule gial- lognolo o ialino. Talvolta occorrono lo forme conidiche e spermogoniche. V>ì' sii i migli i |m ni i rano nei ra ai, a prendo si La vi& per mozzo delle ferito o dolle lesioni cagionato dai geli. — 309 — EUTYPELLA PrUNASTRI, SaCC. > Fungo spermogonico {Cytispora rubescens , Fr.) ; fungo ascoforo (Sphaeria, Pers.; Valsa Prunastri , Fr. ) sui rami del Prunus spinosa, del P. Cerasus, del P. domestica, del P. insititia, del P. Armeniaca, dell' Amygdalus Persica. Il fungillo presenta uno stroma quasi orbicolare, nero, immerso nel legno, coperto in principio dalla corteccia , e poi erompente dalla rottura del periderma. Nello stroma sono immersi i peritecii, senz'ordine, globosi, e poi ango- losi per mutua pressione, neri, e provvisti di grossi ostioli, e di aschi clavati, i quali contengono sporule cilindriche, appena curvate e leggermente bruno-giallicce. Questo micete è dannoso , perchè fa disseccare quel ramo sulla cui cor- teccia si sia stabilito. La forma spermogonica si presenta sui rami ancora viventi; Pascofora sui rami già disseccati. Per limitare l'infezione occorre recidere i rami così of- fesi. Senonchè questo fungo si deve ascrivere ai semipa- rassiti, perchè invade un ramo , quando questo è già of- feso da ferite ; nonpertanto affretta sempre la morte del ramo. Della medesima indole sembra che sieno le seguenti al- tre specie: Eutypella (Sphaeria, Fr.; Valsa, Fr.) cerviculata , Sacc. Sui rami del Carpinus Betulus. Eutypella (Valsa, Karst.) padi, Sacc. Sui rametti del Prunus Padus. Eutypella {Valsa, Fckl.) ventricosa, Sacc. Sui tronchi dell' Ulmus campestris. Eutypella Sorbi, Sacc. Fungo spermogonico (Cytispora rubescens, Fr.) ; Fungo ascoforo (Sphaeria, Schmdt. ; Valsa Sorbi, Fr.) ; Sui rami del Sorbus domestica e S. Aucuparia. — 310 — Eutypella (Valsa, Nits.) rhizophila, Sacc. Sulle radici del Fagus silvatica. Eutypella (ìSphaeria, Fr.; Valsa, Fr.) stellulata, Sacc. Sui rami dell' Ulmus campestris e dell' U. effusa , ed in America anche su Fraxinus , Mor%s , Liquidanbar e Xan- thoxylon. Eutypella (Valsa, Nits.) angulosa, Sacc. Sulla corteccia della Betula alba. Eutypella (Valsa, Karst.) similis, Sacc. ed Eutypella (Valsa, Fr.) alnifraga, Sacc. Sui rami àeWAlnus glutinosa ed A. incana. Eutypella (Valsa, Sacc.) Ailanthi, Sacc Sui rami dell' Ailanthus glandulosa. Eutypella (Valsa, Nits.) grandis, Sacc. (Sphaeria, Pers. ; Valsa Radula, Cook.) Sulla corteccia di Quercits, di Acer, ed in America an- che sul Populus. Eutypella elegans, Niessl. Sulla corteccia della Castanea vesca. Eutypella (Valsa, C. et Ellis) juglandina, Sacc. Sui rami della Juglans regia, in America. Eutyi'klla (ftphaeria, Scliw.; Valsa, Cook.) Platani, Sacc, ed E. (Valsa, B. et CookJ aleurina, Bori, et Vogl. sui rami del J'iatanus, in America. Eutypella (Valsa, West.) Tosquinetii, Sacc. Sui rami doìYAcer Pseudo-platanus. — 311 — Eutypella Mori, Schulz. Sui rami di Morus. Eutypella (Valsa, B. et Cook.) constellata, Beri, et Vogl. Sui rami di Carya, in America. MASSARIA, Dntrs. Periteci] immersi, coriacei, sferoi- dei , con papilla nera ed erompente ; teche ampie, spesso con 8 sporule oblunghe , bi-o poliseptate , fosche , cinte da uno strato gelatinoso; parafisi filiformi. I peritecii sono coperti dal periderma dei rami , e si affacciano all' esterno mediante le papille delle loro boc- cucce. Sembra che il fungillo penetri nei rami viventi , attraversandone col micelio le lenticelle, e che la sua pre- senza affretti il disseccamento del ramo. Massaria (Sphaeria, Fr.) foedans, Fr., snlYUlmus campestris. Massaria Ulmi, Fckl., suìVUlmus campestris. Massaria loricata, Tul. (Fungo conidico: Btilosqoora Kickxii, "West., e fungo ascoforo: Massaria inquinans , Dntrs,), sul Fagus silvatica. Massaria Aesculi, Tul. Fungo conidioforo (Steganosporium Aesculi, Sacc), sulV Aesculas Hippocastanum . Massaria Piri, Otth., sul Pirus communis. Massaria inquinans, Fr. (Sphaeria inquinans, Tode ; S. elli- psosperma , Sov. ; Massaria Bulliardi , Tul.) sugli Acer campestris , Pseudoplatanus e platanoides . Ne sono varietà la Massaria gigaspora, Fckl., e la M. callispora, Sacc. dell' Acer campestris. Massaria (Sphaeria, Fr. ; Hercospora, Berk.) Pupula , Tul. Con fungo conidioforo (Steganosporium pyriforme , Cd.) sull'^lcer Pseudoplatanus. Massaria epileuca , B. et C. (Massaria denigrans , Sacc. ) sui rami del Morus alba e del M. rubra. Massaria Platani, Ces., con fungo picnidico (Hendersonia Desmazierii, Mont.) sul Platanus orientalis. La var. quer- cina vive sulle querce. — 312 — Massaria Carpinicola, Tul. (Fuugo picnidico : Hendersonia Carpinicola, Sacc.) sul Carpinus Betulus. Massaria (Sphaeria, B. et Br.) Argus, Tul. con fungo pi- cnidico {Hendersonìa polycystis , B. et Br. ; Myxocyclus confluens, Fres.) sulla Betulle alba. Di questa specie una forma particolare sembra essere la M. Niessleana, Relim., che vive sulla stessa pianta. Massaria (Sphaeria, Desm.; Melanconia, Tul.; Cucurbitaria Ces. et Dntrs.) macrospora, Sacc. : con fungo conidico {Coryneum macrosporum, Berk. ; Sporidesmium vermifor- me, Fres.); con fungo picnidico (Dìplodia faginea , Fr.) e con fungo ascoforo (Massaria epiphegia , Riess. ) sul Fagus silvatica. Massaria stipitata; Fckl. sul Fagus silvatica. Massaria marginata , Fckl. , con fungo conidico (Seridium marginatura, Nees) sulla Rosa canina. Massaria alpina, Sacc. et Sp. sulVAlnus viridis. Massaria (Massariella, Sacc.) Curreyi, Tul. (Sphaeria Tiliae, Curr.) sulla Tilia europaea. Massaria Fuckelii, Nits. sulla Tilia europaea. Massaria vomitoria, B. etC, sul Fraxinus e sulla Bobini". Massaria (Massariella, Sacc.) vibratilis , Fckl. sul Prunus domestica, e sul P. Cerasus. Massaria (Massari eli a, Sacc.) syconophila, Sacc. (Splanchno- nerna jicophilum, Schulz.) sul Ficus Carica. TBICHOSPHAEBIA, Fckl. Peritecii globulosi, sxiperfi- ciali, pelosi; aschi oblunghi o cilindracei; sporule otto, continue, ovato o cilindracoe, ialine. Tricuosi'haijria pabasitioa, B. Urtg. Sull'abete bianco (Abies pectinata). — 313 — Secondo R. Hartig (1884, 88) , questo fungillo siegue probabilmente 1' abete in tutta la sua aerea di diffusione. Il micelio incolore invade i rami, donde passa sulle foglie. Quivi forma delle pustole, mentre le ife, intessendosi, ven- gono a costituire un falso-paronchima. Gli austorii omessi dal micelio, a forma di bastoncelli, si cacciano nella spessa parete delle cellule epidermiche, senza entrare nelle cavità di queste. Ciò avvenuto, queste cellule restano uccise ed annerite, al pari delle altre cellule del parenchima sotto- stante. Più tardi altre ife filamentose, penetrando per gli stomi giungono nel parenchima ancora sano delle foglio , e vi uccidono le cellule che invadono. Ora, le foglie cosi uccise ed annerite non cadono, essendo mantenute a posto dal micelio che dal ramo si estende su di esse. Ogni anno il micelio fungi no cresce sempre più fino all'autunno, nel quale tempo sviluppa i peritecii. Questi compariscono sulla pagina inferiore dello foglie dell'abete, e sono molto pic- coli, tondeggianti, siti sulle pustole fungine, e muniti di peli nella sola loro metà superiore. Gli aschi si aprono alla loro maturità, emettendo le sporule dalla sommità dol peritecio. Le sporule mature sono quasi sempre bi-o trilo- culari, e talvolta continue; inoltre sono aghiformi o poco curvate. Mentre le foglie vecchie restano appiccate ai rami, sebbene ritorte, le giovani che spuntano sui germogli no- velli , quando sono invase dallo stesso male , cadono in- nanzi tempo ; a detrimento dell'albero , che rimane così sfrondato. Nessun rimedio però è stato escogitato per argi- nare il male. A proposito di questo fungillo Tubeuf (1888) riferisco ch'esso, mentre era stato trovato fin'ora sull'abete bianco, è stato anche ritrovato sulla Tsuga canadensis, o probabil- mente anche sull'abete rosso, dove questo vivo misto al bianco. Conferma che gli austorii, che penetrano nella cu- ticola, non s'introducono mai nelle cellule epidermiche, o che, mentre i giovani rami s'imbruniscono , le foglie no- velle se ne cadono disordinatamente. HERPOTRICHIA, Fckl. Peritecii carbonacei , globosi , rivestiti di peli lunghi, e provvisti di un piccolo ostiolo; aschi oblunghi, stipitati, misti a parafisi; sporule 8, ovato- oblunghe, con uno o più tramezzi, ialini. Comes. — Crittogamia Agraria. — 314 — Herpotrichia nigra, R. Hrtg. Sull'abete rosso (Abies excelsa), nonché sul Pinus mon- tana, sul Juniperus communis, e sul J. nana. R. Hartig (1884, 88) riferisce su questo fungillo quanto siegue. Nelle piante il male si mostra come se alcune piante fossero state toccate dal fuoco. Dopo lo sciogliersi della neve sulle alte montagne si osservano i rami più bassi, al pari delle pianticine di abeti, già assaliti da un micelio bruno ed uccisi. Il nero micelio assale i rami, le cui foglie a mano a mano ne restano risorte; non vi forma pustole su queste, ma omette peritecii. Esso, mentre è pe- rennante sui rami , forma dei gomitoli in corrispondenza degli stomi delle foglie. Emette nel pari tempo austorii, i quali penetrando nella parete esterna delle" cellule epi- dermiche, le uccide imbrunendole. Il parenchima più pro- fondo, può essere ucciso dal fungillo, anche prima che i fili micelici vi penetrino per mezzo degli stomi. I perite- cii neri e grossi che si sviluppano sulle foglie morte, sono forniti di lunghi peli. Gli ascili contengono sporule prima biloculari e poi quadriloculari, che germinano facilmente da ciascuna loggia, anche poste in acqua semplice. E im- portante il fatto che il fungillo suole crescere anche a temperatura bassa, come sotto la nove, quando, cioè, l'a- ria è molto satura di umidità. Siccome il vento secco con- traria lo eviluppo del malo, così giova collocare le pipi- nioro di abeti in luoghi collinosi, ma ventilati. Herpotrichia Molleriàna, "Wntr. Sullo foglio viventi del Qucrcus tiuber. LINOSPORA, Fokl. Peritocii immersi nello stroma (sper- muxiif'TO?) a rostro allungato, prominente; tedio cilindra- ce«-; 8 Bporidii filiformi, continui, lunghi quasi quanto lo he. Le specie «li questo genero vivono più corno saprofite, me parassite sullo foglie. Tali sono: Linospoka (^jjIkh -ria, DC.) Caprkai:, Fokl. (Isothca saligna, Berk.; /'liofila saligna^ Fr.; Gnomomia inculcata, Karst.) sul salir Cùprea, — 315 — Linospora vulgaris , Fckl. sul S. alba e 8. rubra ; ma lo stato spermogonifero (Phoma) è più frequente dello stato ascoforo. Linospora Tremulae, Mortb., sul Populus Tremula, ed il suo stato conidioforo è il Gloeosporium Tremulae , Pass. Linospora (Sphaeria, Desm.) ochracea , Sacc. su foglie di Cydonia, Sorbus, Mespilus, Crataegus, ecc. Linospora faginea, Sacc, sul Fagus silvatica. Linospora carpini, Schrot., sul Carpinus Betulus. Solo la seguente specie può considerarsi come parassita: Linospora candida, Fckl. Nebbia del gattice. Fungo spermogonico (Depazea candida, Fckl.) sulla pa- gina superiore delle foglie viventi del gattice (Popn/t/s alba) in estate; Fungo picnidico (Leptothy riunì circinans, Fckl), e fungo ascoforo sulle foglie cadute. Le foglie colpite in estate dalla Depazea cadono. Sulle macchie biancliicce si cominciano prontamente a formare i peritecii , o l'intero parenchima della foglia viene ad es- sere distrutto. Grli sporidii sono maturi in primavera , e disseminati sulle nuove foglie rinnovano l'infezione Come per le specie precedenti, gioverebbe raccogliere e bruciare le foglie cadute in estate per limitare 1' infezione. EHAPHIDOSPORA, Fckl. Spermogonii, e peritecii. Te- che claviformi con 8 sporidii filiformi, molto lunghi, più o meno articolati, ad articoli mediani ingrossati e nodiformi. Rhaphidospora (Sphaeria Fr.; Ophiobolus, Tul.) herpotricha, Ces. et Dntrs. Annebbiamento del frumento. Fungo spermogonico (Hendersonia herpotricha , Sacc) e fungo ascoforo sul frumento (Triticum vulgare). — 316 — Nel 18S0 Cugini osservò che in giugno le messi erano infestate da una speciale malattia. Le piante infette erano (ohe, e di color biancastro; le spiche ricurve, le loppe chiazzate di macchie brune; i granelli piccoli e disseccati. Le radici tramandavano un odore fungoso pronunciatissimo; la loro corteccia si distaccava facilmente dal loro cilindro legnoso, ed erano perciò in decadimento. Sudi esse si span- deva spesso un micelio bianco. Croste nere si mostravano sulle foglie e sui colmi, prodotte da un fitto e bruno mi- celio. I peritecii poi erano neri , puntiformi , o attraver- sando V epidermide apparivano fuori. Tulasne riferisco di aver osservato questo fungillo sui campi di frumento lan- guente per ignota malattia , verso la fine di giugno ; ma Cugini crede che realmente esso possa indurre a morte la pianta nutrice. Pare, per altro, che anche questo fungillo debb'essere annoverato, tutt'alpiù, fra i semiparassiti. Giova, in ogni caso, bruciare le stoppie del campo infesto. GIBELLTNA, Pass. Stroma immerso nella matrice; pe- ritoii contigui, globosi, terminanti in un collo allungato, diritto o alla fine flessuoso; aschi oblungo-clavati, con pa- rafisi, e con 8 sporule, oblunghe, didimo, brunastre. Gf-IBELLINA CkREALIS, PaSS. Nebbia del frumento. Assale gli steli languenti del frumento (Triticum vulgare) e li corrompe, e fu per la prima volta osservata noi par- migiano da Passerini (1886), il quale no fornì lo soguenii notizie. 11 frumento attaccato «lai fungillo in discorso presenta un generale aspetto di Languore <•
  • più in alto, secondo i casi, b- guaine delle foglie sono maoohiate
  • nriiim herlxirnm, Lk., f. Tritici. I Questo si pre- senta anele' sui frumenti vernini o marzuoli, danneggiando lo sviluppo dei granelli. Quando un campo di biado ne è affetto, gli steli ,. le foglio si colorano in grigio. Sonon- chè. , sul (Urtdosporiitm che infesta la segala Corda (1840) — 319 — ha fornite le seguenti notizie , che ispirano un grande interesse. I cladosporii assalgono, di norma, gli steli e le foglie cadute degli alberi e degli arbusti , raramente i vegetali vivi e sani; ma il Cladosporium della segala attacca que- sto cereale nelle annate umide, e sotto l'influenza di pro- lungate nebbie. Esso si è sopratutto naturalizzato nelle vallate elevate e strette delle montagne. Non si sviluppa, come la Puccinia , nel tessuto della pianta nutrice , ma abita alla superficie di essa, poggiando solo sulla cuticola qualche filamento micelico , che penetra per mezzo degli stomi. Questo parassita porta, ciononpertanto, un gran danno alla segala , opponendosi alla maturità delle granello , lo quali restano piccole e rattrappite, dando una pessima fa- rina. Al momento che le messi cominciano ad ingiallire il fungillo comparisce sotto l'aspetto di una semplice mac- chia nerastra. Nel suo stato di perfetto sviluppo esso forma verso l'alto delle piante una massa irregolare di un verde olivastro oscuro, tirante al nero , che guadagna più tardi la spiga. Tale massa al microscopio si mostra formata di fili diritti, articolati , di un verde-olivastro , che portano alla loro sommità una spora oblunga. Queste spore si di- staccano successivamente , e cadono tra i fili ; dapprima sono semplici e continue , e poi suddivise da uno o duo tramezzi trasversali in due o tre logge. Le spore, appena ca- dute , cominciano a germinare fra gli stessi fili che le hanno prodotto, ed a capo di 24 ore, esse ricostituiscono il nuovo corpo del fungillo, capace di moltiplicarsi subito. Una così rapida propagazione non può mancare di render questa mucedinea molto nociva negli autunni caldi od u- midi. Le granello della segala, raccolte dalle piante cosi affette, e portate nei granai, sono agglutinate in piccole masse dallo stesso fungillo , qualora nei granai regni un pò d'umidità. METASPHAERIA, Sacc. Peritecii prima coperti e poi erompenti dall'epidermide, globosi, papillati; aschi con pa- rafisi; sporule 8, ellittiche, oblunghe, o fusiformi, con duo o più setti, ialini. 320 — Metasphaeria (Leptosphaeria, Catt.) Okyzae, Catt. Sulle foglie e siigli steli del riso (Oryza satìva). Il micelio bruno di questa crittogama forma delle pu- stole sottoepidermiche. Le piaute, che sono molto affette da tali pustole nere sulle foglie e sugli steli , si presen- tano malaticce; giacché, malgrado elio il fungili o non ca- gioni un male diretto alle piante che colpisce , tuttavia esso, coll'alimentarsi a spese del materiale organico neces- Bario all'incremento della pianta ed alla sua fruttificazione, viene senza dubbio e menomare lo sviluppo della pianta. Le granello del riso invaso dal fungillo, quando non dis- seccano nelle stesse spighette , non raggiungono mai la loro normale grandezza. Non è conosciuto nessun mezzo per combattere questo male. Della stessa indole è la Me- tasphaeria Cattanei, Sacc, che si mostra sulle piante lan- guenti o già morte , associata alla Sphaerella Malinver- NIANA, Catt. MJETASPHAERIA ALUESOENS, TllÙm. Sulle granello immature del riso (Oryza sativa). Secondo Thùmen (1889), questo fungillo, che talvolta, sebben di rado, assale le cariossidi i Miniature del riso, si presenta come piccolissime macchio brune sotto-epidermi- ohe. Le granello così colpite restano scolorite, e non sono buone por semenzai II fungillo è stato finora trovato solo ad Aijuiloja. Fortunatamente è anche rarissimo l'altro fungo che colpisce le cariossidi, cioè VUstilago virens, Cook., rin- venuto finora una sola volta a Tinnevelly nello Indie , e che assalendo lo granello, lo riduce in una massa polve- rosa verde-oliva. LEPTOSPHAEBIA, Ces. et Dntrs. Peritecii, prima sot- to-epidermici , sferoidei , provvisti di un Bemplice foro o di un ostiolo papillato; «isoli i cilindracei o clavati , misti a parafisi; sporule otto, ovoideo, o fusiformi, bi-multisct- tate, olivaoee, mellee o fuliginee. — 321 — Leptosphaeria Tritici, Pass. (Pleospora Tritici, Gar. et Catfc., Fig. 136). Allettamento del frumento; Engarat Pietin. Fungo conidico (Cladosporium); Fungo pionidico (Phoma); e Fungo ascoforo sulle foglie languenti del frumento (Tri- ticum vulgare). Questo fungillo ha peritecii sparsi, od aggregati, neri, prima sottoepidermici e poi erompenti; ascili elevati, con 8 sporule fusiformi, triseptate, diritte o leggermente curve. Secondo Garovaglio e Cattaneo, la crittogama in parola suoressere causa dell'allettamento del frumento ; ma pare che non si siano apposti al vero, stante le seguenti con- siderazioni. Nei terreni pingui, o ben concimati , i cereali presen- tano, talvolta, un esuberante sviluppo vegetativo , secon- dato bene spesso dalle invernate poco rigide. Un tale fe- nomeno, che si addimanda lussuria , presentasi a scapito della fruttificazione. I coltivatori, sovente, ne restano in- gannati; imperocché, mentre sperano un abbondante rac- colto, invece ne ottengono uno più o meno scarso, stante che nel tempo della spicatura le biade, lungi dal mante- nersi erette, gittansi per terra, cioè allettansi. Il fatto in parola era conosciutissimo anche dagli antichi. Difatti Teofrasto riferisce che le biade , massime i fru- menti, qualora trovansi in un terreno fertilissimo , o reso tale dall'arte, acquistano tanta forza di vegetazione da non potersi tenere più ritte; gittansi allora per terra, non por- tando le loro spiche a completa maturità; e che i Babilo- nesi , per evitare questo male , usavano tosare due volto le biade , facendole pascolare alle pecore. Così facendo , essi potevano ottenere spiche nutrite. Lo stesso può av- venire anche in suoli ben concimati, ove bisogna falciare il grano in erba, acciò non alletti. Inoltre, le sementi ottenute nei climi umidi danno, in generale, piante ricche nel sistema vegetativo, cioè lussu- reggianti, e povere nel riproduttivo, il contrario si avvera nelle piante ottenute da semi provenienti da olimi secchi; ed invero, i cereali provenienti da semi prodotti in siti , CoifES — Crittogamìa Agraria. ' ' — 322 — od in climi umidi, allettatisi facilmente, come occorre per solito osservare nei frumenti , i cui semi s' importano da oltre Alpi. Knop riteneva che la silice contribuisca a dare ai tes- suti delle graminacee la rigidità necessaria per mantenerle diritte; mentre Iodin (1883) ha sperimentalmente dimostrato che il mais sviluppasi in un modo affatto normale, e per diversa generazioni, in mezzi artificiali privi di silice. La funzione della silice, dunque, non è quella di contribuire alla rigidità dello stelo , ma è ben altra. Infatti , Wolf [1881), adoperando soluzioni artificiali,' ha potuto determi- na re che la presenza della silice contribuisce alla produ- zione di un maggior numero di granello, e fa aumentare in queste, e nella paglia, la materia secca. Più tardi (1884) egli ha sperimentato che, a parità di circostanze, i cerea- li, in base all'assorbimento della silice, profittano meglio delle sostanze nutritive, e sviluppano di più le loro gra- nello in rispetto alle piante, che dispongono di una minore quantità di detto corpo. Insomma, la silice si comporterebbe nei cereali come :do fosforico: avrobbe, cioè, per effetto l'aumentare la «piantila delle granello, ed il migliorarne la qualità. Questi risultati di prove sperimentali si trovano in pieno accordo con gli altri ottenuti da Isidoro Pierre, il quale, in contradizione della generale credenza, che, cioè, 1' al- o dipendesse dalla soarsezza della silice, causa di debolezza uella pianta, trovò ohe la silice abbonda più e piante allettate che nelle sane, e elio nelle piante allettalo la maggiore quantità di silice è contenuta nelle foglie, e la minore nei nodi. La copia maggiore della si- mile piante allettate si spiega col maggioro rigoglio di vegetazione che prendono segnatamente lo foglie, e per- ciò ali et tana J Le varietà di frumento più fogliate. Le foglie, aumentando in Larghezza . sottraggono luce agli steli; o è mentre aumentano anche in peso, non trovano un solido pio, massime dopo una pioggia, tanno così allet- L'intera pianta. A ilo s'esso risultalo si arriva con l'affol- ento dei cereali, dappoiché Le piante, per la soverchia Manza. iano per difetto di luce o per eccesso di umidita fati infermati sperimentalmente ancho da h. La lussuria, accompagnata dall'affollamento dello piante, — 323 — è anche causa prossima, e forse la più propizia per lo svi- luppo del brusone nel riso; ma di ciò si è tenuto discorso a proposito della Spinterella Oryzae, Sacc. L'allettamento delle biade , adunque, non dipende dalla scarsezza della silice, ma dal difetto della luce nella pi basilare degli steli. Per mancanza di sufficiente luce gl'in- ternodì inferiori degli steli restauo esili e gracili, porche le loro cellule sono più lunghe ed a parete più sottile (e perciò meno consistenti) rispetto alle altre, che appari cii- gono a steli ben soleggiati, e maggiormente aerati. E la gracilità si accentua di più nel secondo internodio , il quale perciò è il più soggetto a piegarsi , stante che il primo essendo più corto può resistere meglio. Siccome poi maggiore è lo sviluppo fogliare , più intensa è l' ombra proiettata sul piede dello stelo , è chiaro che le semina- gioni , se si possono fare più fitte nei terreni magri od esausti, debbono essere fatte molto rade nei terreni pingui, vuoi naturalmente, vuoi resi tali con l'esuberanza dei con- cimi. Quando l'allettamento ha luogo in terreni non secchi, allora la base degli steli, col piegarsi, entra in una fase di corruzione e di sfacelo, che compromette affatto la frut- tificazione delle spiche. Quanto si è detto pel frumento deve ripetersi anche l'orzo (Hordeum vulgare). Infatti Eostrup (1885) riferisce di aver osservato in un campo di orzo molte piante uni- malate , le cui foglie coll'appassirsi prendevano un c< giallo-rossastro e poi marcivano. GÌ' internodii inferiori, presso terra, erano molti gracili, ed i rimanenti scolorati, bruni e fragili. Su tali piante gli venne fatto d' incontrare un Cladosporium ed il Macrosporium sarcinula, Bcrk., il quale, per altro suole vivere sulle foglie secche dell'avena {Avena sativa). Eostrup non rinvenne mai alcuna forma ascofora, neppure colle colture artificiali; però conoscendo>i che sif- fatto Macrosporium è proprio della Pleospora herbarum ,Tul., è da ritenersi ch'esso si sia presentato sulle piante depe- rite non per fatto parassitario, ma per ben altra cau che ha potuto essere appunto quella che si viene ora di- saminando pel frumento. Tornano, ora, preziose le osservazioni fatte da Sorauer (1873). Questi potè accertarsi che lo biado possono allet- tarsi, non solo per l'indebolimento degli steli a causa del- l'ombra proiettata dalle foglie, ma benanche per le — 324 — tardive primaverili, le quali fanno, più o meno, soffrire la pianta nel 1° e nel 2.° internodio. Ciò induce malsa- nia e debolezza alla base dello stelo, ed è causa prossima dell'allettamento, e dell'alterazione organica nei tessuti dei cereali. Ciò premesso, è spiegabile come possa svilupparsi qual- che micete sulla parte basilare dello stelo più o meno al- terata per geli primaverili , e perciò è molto probabile , che la Pleospora Tritici non sia la causa dell'allettamento del frumento, come credevano Garovaglio e Cattaneo, ma che sia tutto al più un semiparassita, 'cioè, un fungo che sviluppasi, non già sugli organi sani, ma sugli organi del frumento già alterati per un'altra causa, di cui sarebbe pros- simale non la sola, l'azione nociva delle gelate primaverili, avvenute massime in terreni umidi. In appoggio a quanto si è finora esposto vengono alcune recenti considerazioni di Canevari (1889). Quest' infatti in- clina a credere che l'eccesso di concimi possa determinare indirettamente l'allettamento per due motivi : dapprima ca- giona uno sviluppo troppo abbondante di foglie , per cui vanendo i giovani culmi sottratti all'azione dell'aria e della luce, si allungano oltre misura e rimangono deboli, ed in seguito, formandosi in alto foglie larghe con lunghe spiche, il culmo si trova sopraccarico alla sommità. Allettano diffi- cilmente i frumenti seminati piuttosto radi; i frumenti filli allettano anche senza pioggia o vento; nei seminati né radi né fitti le piante possono sostenersi le une con le altre , per cui può accadere un coricamento incompiuto , ma non un vero allettamento, cli'è più facile per le piante non rado. Seminandosi in linea, l'allettamento è molto mono facile, che seminandosi a spaglio, perchè 1' aerazione è maggiore: spesso nelle semine in linea il frumento già curvato si rialza. I frumenti duri allettano meno facilmente dei teneri; per lo località, poi, in cui piove sposso dopo che la spica è già fuori, sono preferibili i frumenti senza reste. Giova la somma nettezza dall'erbacce, perchè vecce, vilucchi, e simili, ag- gravano il danno. Nelle località piovose importa aver Oc- chio all'affossatura, che, se funziona, male, rendo il terreno più freddo, ed indirettamente quindi i culmi più deboli. Anche Passerini e Pirotta ritengono che questa malattia non debba considerarsi di origine puramente parassitaria; giacché opinano che siffatto micete aggrava, ma non de- — 325 — termina lo stato patologico del frumento, in cui le foglie mostransi accartocciate ed arsicce , e le spighe annerite. Berti-Pichat, poi, per limitare i danni dell'allettamento, che spesso sono gravi, poiché possono costituire una per- dita fino al 20 °/0, considerando che il male sorprende lo messi nel periodo di loro maturanza, consiglia di antici- pare la mietitura di una settimana circa. Leptosphaeria Salvimi, Catt. Sulle guaine fogliari del riso {Oryza saliva). Il micelio è sottoepidermico e nero, e costituisce dello macchie scure sulle guaine, che cominciano ad ingiallire, anticipando così il disseccamento delle foglie. Leptosphaeria Cattanei, Thiim. Thùmen (1889) riferisce che questo fungillo vive sulle piante languenti del riso {Oryza saliva) , in autunno; ma non può distinguere i limiti del suo parassitismo, perchè l'ha osservato una volta sola e su poche piante ad Aquileja. Leptosphaeria vinealis, Pass. Fungo spermogonico o picniclico {Ascochyta amjyelina , Sacc); e fungo ascoforo sulle foglie e tralci languenti della vite {Vitis vinifera). Sul cominciare dell'autunno i tralci , se vengono osser- vati attentamente , si mostrano qua e là disseminati di puntini neri , i quali hanno dintorno 1' epidermide un po' oscurata. Così pure sulle foglie, nelle numerose macchie che vi stanziano in detta sragione, non è difficile riscon- trare le forme picnidiche della specie in parola. Siffatti puntini , che anche 1' occhio nudo distingne , sono con- cettaceli più piccoli di quelli delle altre analoghe specie viticole, ed hanno la forma lenticolare, con l'ostiolo nella parte superiore; il loro tessuto è di cellule rotonde ma di grandezza mediana. Internamente sono ripieni di spore , molto variabili, per solito uniseptate, e talvolta bi-trise- ptate, o prive affatto di setti, e di colore bruno. Spegaz- zini (1877) ha osservato nella fine di autunno, commista all' Ascochyta, la forma ascofora in parola. I peritecii sono — 326 — più grandi degli spermogonì , hanno una parete formata da un tessuto a cellule più larghe e di colore scuro , e contengono aschi clavati, privi di parafisi, e provvisti cia- scuno di 8 sporule, fusiformi, divise in 4 logge da tra- mezzi orizzontali. Questo fungo è appena temibile, perchè comincia i suoi attacchi quando la vegetazione annualo della vite volge alla fine. Leptosphaeria (Metasjjhaeria, Sacc.) chaetostoma, Sacc. Sui sarmenti ancora vivi della Vitis vinifera, in compa- gnia della L. socia, e dell' Ascochyta viticola. Leptosphaeria Coniothyrium, Sacc. Fungo spermogonico (Septoria sarmenti, Sacc); Fungo picnidico {Coniothyrium Fuckelii, Sacc); Fungo ascoforo (Sphaeria Coniothyrium, Fckl.); Sui rami languenti di Ampelopsis, Tecoma, Robinia, Ber- beris, Rosa, Comics, Chimonanthus, Sambucus, JJroussonetia, Menispermum, Salix, Alnus e Citrus. La forma picnidica di questo fungi Ilo è stata da Penzig (1887) osservata anche sulle foglie vive degli agrumi (Ci- trus), sulle quali si presenta sotto la forma di piccolissimi puntini nerastri, sparsi su macchie aride. Le spore , che escono numerosissime dal concettacolo , hanno un colore bruno-chiaro, e sono ellittiche, piccole e non guttulate. I peritecii, poi, formano delle piccolo prominenze nere, du- i'1 Ito, sopra i rametti disseccati. A perfetta maturanza lo ascospore si presentano triseptate. Leptosimiaickia citricola, Penz. Sulle foglie viventi degli agrumi (Citrus), nei tepidarii di Padova. S icondo Penzig (1887), in questa specie i peritecii sono erompenti, un po' schiacciati, col nucleo bianchiccio, con aschi cilindrici, un poco attenuati alla base. Nello sporule il numero dei setti è costantemente cinque , ed in corri- Bpondenza dei setti vi ha leggiere restrizioni. Leptosphaeria Diana, Sacc et Speg. Sulle foglie viventi dell'arancio [Citrus Aurantium), nel ' l-enovesato. — 327 - Secondo Penzig (1887) , i peritecii di questa specie si trovano assai scarsi sulla pagina superiore delle foglio del- l'arancio, senza produrvi una macchia caratteristica; sono assai piccoli, difficilmente visibili, prima nascosti dall'e- pidermide, e poi erompenti. La forma è quasi sferica, ed il tessuto della parete periteciale è pseudo-parenchimatico. Gli aschi hanno una forma caratteristica, larga, obovata, con le sporule tristiche e triseptate. Mancano le parafisi. Leptosphaeria Cookei, Pir. (Phoma Vitis, Cooke). Sulla corteccia dei sarmenti vivi della Vitis vinifera, in Inghilterra. Leptosphaeria appendiculata; Pir. (L. Vitis, Schulz). Sulla corteccia dei rami viventi della Vitis vinifera, in Austria. Leptosphaeria Argira, Sacc. et Speg. Sulle foglie languenti del Populus alba, in Francia. Leptosphaeria Lucilla, Sacc. Fungo spermogonico (Septoria piricola, Desm.; S. Pin, West., S. dealbata, Lèv.); Fungo picnidico (Hendersonia piricola, Sacc.) ; Fungo micropicnidico {Ascochyta piricola, Sacc), e Fungo ascoforo sulle foglie languenti del Pirus com- muni s . La forma più nociva di questo fungillo è quella di Se- ptoria , di cui Briosi e Cavara (1889) riferiscono quanto siegue. Sulle foglie del pero esso produce delle macchie grigio-chiare, aride, nitide, con margine bruniccio, arro- tondate e piccole. I concettacoli fruttigeni sono scarsi per ogni macchia, sporgono, di norma, sulla pagina inferiore della foglia , sono neri , globosi e con un largo ostiolo. Le spore formatesi su tutta la superficie interna del con- cettacelo ed uscenti in massa a forma di cirro, sono li li- formi, falcate, otiusette agli estremi, triloculari, a co nuto omogeneo, o granuloso. Ciò posto, nelle località umide, — 328 — in cui il male si potrebbe presentare nocivo alla produ- zione, sarebbe opportuno adoperare i mezzi raccomandati per combattere la Peronospora viticola. Leptosphaeria Pomona, Sacc. Fango spermogonico [Phyllosticta prunicola, Sacc; Ver- micularia Trichella, Fr., f. j)°monaì Sacc); e fungo asco- foro sulla pagina superiore del melo (l'i ras Maine). Leptosphaeria (Sphaeria, Dntrs.; Byssothecium, Niessl; Tremato sphaeria } Wntr.) heterospora, Sacc. Sui rizomi viventi delle Iris germanica, pumila e arena- ria, in Italia, Francia ed Austria. Leptosphaeria (Byssothecium, Fokl.; Trematosphaeria} "Wntr.) circinans, Sacc Sulle parti sotterranee delle piante, massime sull'erbacee, dove si appalesa con un micelio violaceo (Rhizoctonia vio- lacea). Fungo picnidico: Henolersonia circinans, Sacc. Nel 1728 Duhamel rese la descrizione di un fungo ri- zottonifero , che aveva attaccato i tuberi dello zaiferano (Crocus sativus). Quei tuberi erano coperti d'ife violette, le 'piali, diffondendosi nel terreno, vi prò ducevano dei ri- gonfiamenti buberoidi). Egli trovò lo stesso parassita sulle radici di altro pianto, a mo' d'esempio, sul Sambucus Ebu- lus, Corunì II a varia, ed Onorili spinosa Noi 17**2 Fougeroux de Bondarvy aggiunse nuovi fatti per lo studio di tal j a- -ita, rilevando che anche gli asparagi no venivano col- piti. Bulliard (1792 Lo denominò Tuber paraeiticum , e iVrsoon MSOli Tuber Crocorum. M.i si deve a I >o Candolle (1815) una più esatta descri- zione del parassita, ed a lui la denominazione di Rhizo- ctonia (cioè morte delle radici), giacché, esso attacca ed uccide assai rapidamente le radici delle fanerogame. Le rizottonie (egli «lice) sono dei lunghi composti (li tuber- coli arrotondati, irregolari, carnosi, la cui sostanza interna non presenta alcuna vena visibile, e che dalla loro super- ficie emettono dei filamenti cissoidi, Bemplioi o molto ra- mosi. Questi i'migilli vivono sulle radici delle pianto, le at- taccano dall' esterno , o le spossano assorbendone il loro — 329 — nutrimento ; si moltiplicano con una rapidità prodigiosa , mediante i loro filamenti , che si prolungano indefinita- mente, propagandosi da una pianta all'altra, e che formano così delle malattie contagiose , per cui parecchie delle piante coltivate soffrono molto. In breve le rizottonie hanno i filamenti dei Byssus, aggiunti ai tubercoli degli Sclero- tium. Descrisse, poi, Decandolle le due specie: Ehizoctonia Medicaginis, e Eh. Crocorum. Pochi anni dopo Nees ab Esenbeck fondò il genere Ta- natophyton, che è basato sulle descrizioni e sui disegni di Buillard del Tiiber parasiticum. Merat (1821) descrisse la Rkizoctonia Orobanches, che più tardi venne portata al ge- nere Urocystis. La Eh. musco rum e strobilum descritte da Fries (1823), e da Link (1824), non appartengono al ge- nere Ehizoctonia. La Eh. Alili Graves (1830) è vicina alla Eh. Crocorum. Lévéille menzionò (1843) parecchie piante domestiche attaccate dalla Ehizoctonia, come la Rubia Un- ctorum, ed il Solarium tuberosum. La Eh. centrifuga. Lev., non appartiene al genere Ehizoctonia, ed è senza dubbio identica alla Eh. Eapae (AVestendorf, 1851). Montagne e Kuhn (1856) accennano all'annerimento delle foglie, osservato nelle barbabietole {Beta vulgaris), e cagio- nata da un'erisife, ed al marciume della radice, cagionato dall' Helminthosporium rhizoctonum. Alla primavera del 1854 la stessa infermità incolse la carote (Daucus Carota). Il marciume, già denominato ulmificazione da Hartig, s'incon- trò anche nelle patate (Solarium tuberosum) fin dal 1848. Gli autori su accennati fanno notare che la malattia ai appalesa nelle parti più umide dei campi , in modo elio una fognatura profonda sarebbe un mezzo profilattico con t m quest'affezione morbosa. Montagne, poi, credeva che il fungo in parola non fosse diverso dalla Eh. Medicaginis, già de- scritta da De Candolle. Tulasne poscia ascrisse le rizottonie ai pirenomiceti, e riunì le due specie descritte da. De Candolle in ima Boia, cioè nella Ehizoctonia violacea. Fuckel affermò (1869) che la Lanosa nivalis, Fr., la Ehizocto»i'- tiva) ha indotto a riferirle alla stèssa specie' ascofora. Ond'è che qui propriamente si distingueranno lo vari'' ri- zottonie, come forme diverse di quella dell'erba medii fino a quando non saranno conosciute lo forine ascofore pertinenti a ciascuna di esse. Ben dura e difficile cosa è, poi, il combattere qui malattia nelle piante arboree, più che nelle erbacee. <;li agrumi, il melo, il pesco, ecc., ne sono incolti nei ' umidi. In tal rincontro fa d'uopo di scalzar»' interamente le radici grosse (lasciando in sito le sottili), 'li m bene a nudo, di aspergerle abbondantemente di solfo misto a polvere di calce, caustica , e di strofinarle con talo mi- — :i:52 — scaglio. Si lascia il fosso aperto per un paio di giorni , .• dopo si colma con lo stesso terreno. L'epoca più pro- pizia per procedere a fcale operazione è la fine ilell'inverno, gliendo giornate in cui la temperatura non sia molto -i. Se si è costi-riti di farla . in estate, bisogna aver cura di recidere prima tutti i teneri germogli, per dimi- nuire la evaporazione. Venga oppnr no la guarigione, fa mestieri d'isolare la pianta ammalata con un profondo solco come si disse a suo tempo a proposito dello rizomorfe». So Le pianta perisce, bisogna svellerla ed estrarne dal terreno anche le minime radici. Siccome poi con certezza saranno rimasti nel terreno una quantità «li tubercoli sclerozioidei, (d-i per distruggerli si deve mescolare bene in quel ter- reno una buona quantità di calce caustica. Dove poi è morta una pianta non conviene ripiantare alcun'altra della stessa specie. Non vale la pena, poi, di combattere il parassita nelle piante erbacee, qualora vi si sia presentato. Tutte le mag- giori cure dovranno essere rivolte a limitare la infezione ed a prevenirla. Comparsa la malattia, conviene isolare la ichia infetta con un profondo solco, svellere le piante ivi comprese, e bruciarle. Se il malo è limitato, giova crivellare quel terreno per eliminare i tubercoli del paras- . oppure bruciarlo, o mescolarlo con calce caustica per distruggerli. Trattandosi poi di terreni umidi, occorre per ita fognare il terreno, altrimenti sarà vana Ogni oura. Da ultimo, siccome la malattia si può ripresentare sulla • pianta anche dopo parecchi anni , così fa d'uopo sospendere ivi la coltura di quella pianta, e sosti- tuirne un'altra Medica g inis. Mnìi vinato o Rizottonia dell'Erba Medica] Mori de la In ti nt. : II '/'/•:.'< UódU r di /■ Luzì mi . Fu ri/ot tonico [Rhizoctonia Medicaginis , DO.; Eh, acea, Tul. : Fungo conidico [Lanosa nivaliet Fr.)j Fungo picnidico FTendereonia Medicaginis, Sacc); e Fui Byssothecium ctrcinan», Fckl.,Fig. 140); Ile indici della eri, a medica [Medicago sattua), ed anohe dei Trifolivm^ e di altro piante. — 333 — Secondo De Candolle (1815), il primo descrittore di que- sta rizottonia , le luzerne cominciano ordinariamente ad essere attaccate dal fungo coli' entrare di giugno. Gli è sembrato che i danni cessino col sopravvenire dell'inverno. Le piante colpite appassiscono, poi s'ingialliscono e muo- iono rapidamente; i fili bissoidi, partendo in tutt' i sensi da ciascun piede attaccato, vanno, irradiandosi, ad invadere i piedi vicini, che ne restano analogamente ammazzati. Da questa propagazione centrifuga risultano nei medicai spazi i rotondi, più o meno circolari , i cui piedi di luzerna sono distrutti, mentre quelli della periferia prendono ana tinta languente A causa di questa disposizione si è dato a sif- fatto male anche il nome di luzerne couronnée. Il fungo è abbastanza comune in tutta la Francia, però ai dintorni ili Montpellier De Candolle lo osservò in un modo particolari': ma la somiglianza dei fenomeni esterni di questa malat- tia l'autorizzano a pensare, che si trovi tale fungo in tutte le parti della Francia , come fu trovato anche a Genève da Vaucher nel 1813. Questa malattia è più frequente nei luoghi bassi, e dove l'acqua può ristagnare. Essa, quando comincia in una prateria si appalesa, di norma, in qualche punto , dove il terreno è un po' depresso ; probabilmente l'umidità stagnante favorisce lo sviluppo della rizottonia, come la nebbia o le piogge continue favoriscono i funghi che producono la ruggine ed il carbone. Il solo mezzo certo, per arginare i progressi della rizot- tonia, si è di isolare le piante colpite con un fosso circo- lare abbastanza profondo, per impedire il prolungamento dei fili bissoidi, e di rigettare la terra dei fossati noll'aiii- bito dell'area isolata, acciò essa non diffondi all'esterno i germi del contagio. Quest'operazione si pratica abitual- mente , e con buon successo nelle colture dello zafferano (Crocus sativus), ma la profondità delle radici della luzerna renderà sempre diffìcile questa operazione. Sarà pertanto indispensabile prendere le cure atte a proservare la luzer- na della malattia. All'uopo occorre : 1.° stabilire nei medicai minacciati fossi di scolo per le acque; 2.° livellare il terreno per quanto più è possibile, al- fine che alcun posto non conservi acqua stagnai 3.° distruggere sul campo, e completamente, i piedi di luzerna che si veggono appassire senza alcuna causa estoni. i: — 334 — 4.° finalmente situare le piante di luzerna ad una di- stanza maggiore dell'ordinaria, col duplice intento di non propagare la rizottonia e di aumentare il raccolto. Poco resterebbe ad aggiungere alla descrizione fatta da 1 » Candolle intorno ai mali cagionati dalla rizottonia della luzerna , ed ai rimedii per provvedervi. E utile però l'ac- cennere a qualche altra particolarità rilevata da Wolf (trad. Baocarini, 1889). La causa del male non risiede negli or- gani aerei delle piante ammalate, ma sulle radici, e si avverte solo strappandole dal suolo. Le radici allora cedono facil- mente, e si mostrano coperte da una membrana vivamente colorata in violetto, che dalla radice principale si distende attorno a tutte le ramificazioni secondarie, mandando pure nel terreno cordoni più o meno grossi e in tutte le dire- zioni. Le parti della radice coperte da questo fungo diven- tano molli e putride nei terreni umidi; negli asciutti, in- vece , diventano più o meno frammentarie e polveroso ; sempre, però, morenti od accise. Da ciò dipende la distru- zione dell' intera pianta. All' esame microscopio si nota , alla periferia dello strato suberoso delle radici , un fìtto intreccio di fili micelici di un color violetto bruno, i quali mandano nel terreno circostante rami di varia grossezza, Isolati o riuniti a cordoni. Attraverso lo cellule interne dello strato suberoso il mi- celio penetra nel corpo della radice, vi diventa più sottile, a parete delicata, ed incolore, distendendosi principalmente iti parenchimatosi. Fuckel ha osservato in questo parassita una duplice pro- duzione di spore. Nello spessore della membrana violetta si forma dapprima era gran numero di concettacoli rotondi, circondati da una parete d' ife fittamente intrecciate, le quali, sulle loro t irminazìoni rivolte verso l'interno della cavità de] ooncettaoolo, producono dello spore pluriloculari tolette. Questi concettacoli, poi, si aprono al loro apice sporgente sulla, superfìcie della rizottonia, e le sporo ven- gono spremute Inori dal rigonfiarsi di una mucillagine ialina ohe Le circonda. Più tardi sulle radici, intieramente morte, si formano dei periteoiì ascofori, con ascili ad 8 sporule trioellulari, delle quali non si conosce uè Tulterioro svi- luppo, uè ];, germinazione. Il modo ••oh cui il malo si diffonde nel campo mostra, però, chiaramente che anche la rizottonia, oome gli altri micoti sotterranei, può migrare — 335 — da una radice malata alle vicine e sane. Il che non pre- senta difficoltà a concepirsi, quando si pensi che le rami- ficazioni delle radici dei diversi individui si toccano fra loro sul campo, e qualche volta concrescono. In seguito alla insufficienza delle cognizioni biologiche intorno a questo parassita, non è possibile poter assegnare delle regole di sicura difesa. Neppure sarebbe il caso d'i- solare le zone infette , circondandole con dei fossi di pro- tezione, perchè le radici di erba medica, dopo tre anni, già raggiungono una lunghezza eccessiva. Si dovrebbe, invece, raccomandare di raccogliere dal campo le piante avvizzite e bruciarle, e di strappare anche tutte le piante sane che si trovano alla periferia della zona infetta , e sovesciavo profondamente il terreno, raccogliendo i pezzi più grossi delle radici. In questo modo si porta via dal campo una grande quantità eli micelio, ed al rimanente si toglie l'a- limento necessario al suo ulteriore sviluppo. Del resto l'occhio vigile dell'agricoltore deve sorvegliare ancora a lungo le zone infette, per accertarsi se il mice- lio della rizottonia possa vivere, come quello di altri fun- ghi, saprofiticamente sulle radici morte. Nei tratti , poi, così dissodati è opportuno di seminare dei foraggi animali, come la veccia, la segala, l'avena, o la senapa bianca, per- chè così si attenua la" diminuzione del raccolto, e si osta- cola l'inselvatichirsi del campo*. Rostrup (1885) osservò che la Rhizoctonia violacea può largamente invadere anche i Trifolium pratense, repens ed hybridam. Ora, il micelio della rizottonia delle piante di trifoglio è essenzialmente epifitico, e consta d'ife rampanti, ramificate e septate. Le giovani ife hanno la parete inco- lore , ed il contenuto rosso in quelle che liberamente si estendono. Sulla intera superficie della radico, coperta di queste ife, si trova un gran numero di nodi piccoli, e di color rosso-cupo fino quasi al nero, formati da- ife spesse ed aggrovigliate. Il Trifolium liyhridum vive talvolta an- cora lungamente dopo che le sue radici sono state distrutte dal fungo, mentre lo stelo emette dagl' internodii inferiori numerose radici avventizie; in questo ultimo caso il micelio rosso si affaccia all'esterno per invadere anche gli steli e le foglie. Le ife formano, di norma, fili deboli e dipen- denti l'un dall'altro, i quali serrano fra di loro i nodi ricordati, ed, allungandosi come funi, arrivano ad invadere — 336 — anche le piani'' vicine. I tubercoli, descritti dai vecchi au- tori, e ritenuti come caratteristici per la rizottonia , tro- vatisi solo Boarsam su quella del trifoglio. Essi hanno origine dairaggomitolamento di numeroso d'ife; sono prima incolori nell'interno e giallo-rossastri all'esterno; più tardi prendono un color rosso-nero. I piccoli nodi nelle rizot- tonie del trifoglio sono situati l'uno accanto all'altro, o si i - : ino, al microscopio, colorati in rosso-scuro. Tali nodi danno luogo alla forma picnidifera, ed alle relative sporo; altri . però , di aspetto sugheroso presentano bene spesso la Bgura di peritecio, ma senza alcuna produzione di teche. Rostrup (1886), a cui si devono questi studii sui trifogli . tmvò , invoce, un gran numero di conidii sulle radici cosi affette nei Trifolium e nelle Medicago. Lo scrivente ha osservato (1882-3) anche la lihizoctonia viol sulle radici della l'ava {Faba vulgaris) , e del fa- giolo [Phast olus vulgaris) nei campi del Napolitano. Xelle deperite e morenti è facile incontrare la Pleospora in a in. l-ìabh. , sui legumi del fagiolo e della fava ; oome sugli steli morti della luzerna suole incontrarsi la Pleospora Medicaginis, Fckl., e su quelli del pisello {Pisum tativum e "rr, usi* ) la Pleospora Pisi, Fckl. Quest'ultima Pleospora accompagna lo slaccio i*uìc) dei piscili, <■ compa- risce nelle annate umide, non solo sugli steli secchi, ma anche sui legumi in via di maturazione, massime nello piante allottate. Ora tutte queste Pleospore, associate oppur no a formo conidiche riferibili agli Sporidesmiun, comuni sulla, parte le piante all'ette dalla rizottonia, debbono ossero tutte considerati come sa proli I i elio, e gli ,Sj>oridrsmittm conio epifenomeni della rizottonia. Alla Btessa Rkizoctonia Medicaginis sono forso da rife- ■. anche la !>'. Asparagi, Fuokl., ohe si Bviluppa sugli itterranei dell'asparago Asparagus ojjbcinalis) , e la /,'. Rubiat . Done. . ohe invadendo le radici della robbia Rubia timi. .rum , ne d i sorga 1 1 i zza la sostanza colorante. — 337 — b) Crocorum. Mate vinato del zafferano; mort du safran, fausset, Safra ut od . Fungo rìzottonico (Tuber parasiticum, Bull.; S clero tium Crocorum, Pers.; Tuber Croci, Dubois; Tanatophytum Cro- corum, Nees; Rhizoctonia Crocorum, DC; Rh. violacea, Tul.) Fungo conidico ed ascoforo (uou conosciuti). Sullo zafferano (Crocus sativus). Questo male dello zafferano , già conosciuto , come si disse , fin dal secolo scorso , suole appalesarsi sul cadere della primavera. Al disotto del tegumento del bulbo com- pariscono, allora, dei ciuffi di fili micelici bianchi, i quali moltiplicandosi vengono a foderare, come di una membrana micelica, il tegumento. Su tale micelio compariscono, po- scia, delle verrucclie spesse e carnose, che prendono una tinta rossastra passante al violetto, e l'aspetto di periteoii di sferiacee, mentre all'interno esse non sporificano. 11 mi- celio, continuando a crescere, traversa tutti gli strati del tegumento, fino ad affacciarsi all'esterno del balbo, dove, rivestendo 1' esterno del tegumento , premio eziandio una tinta violetta. Questa parte del micelio , emette delle ra- mificazioni, le quali, addentrandosi nel terreno, e raggiun- gendo i bulbi sani, vengono a trarli a certa morte, donde la diffusione del male. Nel pari tempo il micelio esterno forma , qua e là, dei glomeruli sclerozioidei, il cui colo- re è più intenso all'interno che all'esterno. Prillieux (1882) ha trovato che i fili micelici penetrano nel tegumento, ancora sano, per mezzo degli stomi di 'pe- sto. La parte del corpo del bulbo, che trovasi in contati', col micelio invadente il tegumento, presenta dapprima un rammollimento, che a mano a mano si propaga dalla pe- riferia al centro, fino a corrompere molta parte del bulbo: locchè succede tanto più rapidamente, per quanto più umido è il tempo. Solo resta nella parte centrale un nocciolo giallastro, eh' è formata dalla regione fibro-vascolare del bulbo; donde risulta che viene a disfare la trama dei siiti, e che le foglie s'ingialliscono innanzi tempo. Ciò po- sto, sorge spontaneo il sospetto che l'alti razione del corpo del bulbo sia dovuta ad un particolare fermento emi dal micelio , che ne riveste lo esterno. Comes — Crittogamia Agrana. — 338 — andò il malo comparisce in un campo, dove si mostra sempre su di ar.o circolari , occorre adoperare i rimedii egeriti per La luzerna affetta dalla stossa rizottonia; op- pure sospendervi per parecchi anni consecutivi la colti- vazione dallo zafferano , massime nelle aree infette. Ciò ir,, va la sua ragione nel fatto che i tubercoli sclerozioi- del paraaaita, groaai più di un pisello, rimangono nel rreno anche quando ne viene portato via il bulbo; e che si favoriti dall'umidità emettono subito fili micelici, i Muali. assalendo altri bulbi, v'inducono la malattia. Forse a questa deve riferirsi anche la Rhizoctonia A/Hi, Grèv., che s'incontra sui bulbi àeìYAllium sativum, àelVAl- lium ('". e àeìì'Allium ascalonicum. e) Dauci. Marciume delle carote; maladie des carottes; Rilbentòdter , Fauhnss der Riibe. Pungo rizottonico (Helminthosporium rhizoctonum, Rabh.; Rhizoctonia dolacea, Tul.; Uh. violacea, f. Dauci, Kuhn, ; Jì'Ii. Medicaginis, DC); Fungo conidico 'Lanosa nivalis, Fr.) ; Fungo ascoforo (non conosciuto, corrisponderebbe forse al Byssothecium circinans, Felci.) Sui fittoni delle carote (Daucus Carota). Nella primavera del 1854 Kuhn ebbe ad osservare una particolare malattia delle carote (già indiziata da Léveillé fin dal L862), che, mentre assaliva le radici, si ripereuo- Bulle foglie . lasciando sane le più interne. Questa ima della malattia è caratterizzata dalla colorazione bruna delle cellule, e dalla loro completa dissoluzione , soprav- iniente verso L'autunno. Il male s'inizia sotto la forma di piccole macchie arrotondate, pallide, Le «piali, ooll'espan- dersi, si approfondano nella radice ola fanno corrompere. Il fungo suole rivestire La radice con una membrana spessa. coriacea, e di color bruno violetto; e. mentre il colletto si pud presentare fresco, solido e saio», La estremità della radie.- .'• di già rammollita ed in via di corruzione. Il pa- rassita suole attaccare La parte inferiore della radice, rara- mente la mediau. i. non mai la superiore. Le prime vestigia — 339 — del fungo appariscono ad uno, od a più luoghi dolio ra- dici sotto la forma di piccoli punti rivolati ed oscuri , i quali, estendendosi insensibilmente, formano delle macchie di color bruno, o di un porpora-violetto carico. Tali mac- chie s'ispessiscono e si estendono sempre più, tino a coprire la radice di uno strato continuo. Qualora resti allo scoperto la sommità della radice, il micelio si decolora, e, pai andò pel rosso, diviene bianco. Le macchie ed i punti si mo- strano al microscopio costituiti di filamenti flessuosi, a pa- rete spessa, a tramezzi distanziati, poco ramosi e di gros- sezza diseguale. I filamenti si agglomerano in piccole masse, donde partono gli sporofori, i quali portano spore violette, tondeggianti, sempre isolate alla loro maturazione. Il micelio, poi, introduce dei filamenti nelle cellule sot- toepidermiche delia radice, facendole così divenir brune; e tali filamenti ; spingendosi anche nelle cellule più pro- fonde, vi cagionano il marciume. In seguito di che, il tes- suto cellulare perde la compattezza normale e decade in cancrena umida. Tutte le varietà delle carote coltivate possono essere colpite dalla rizottonia, ma solo nei luoghi più umidi dei campi; ditalchè la fognatura potrebb'essere un mezzo pro- filattico contro quest'affezione morbosa. Mentre larghe aree di campi possono essere colpite dal morbo , pure riesce impossibile di cogliere il momento in cui il parassita si manifesta sulle radici : solo nella raccolta delle carote si possono esaminare gli stadii progressivi del fungillo. Co- munque, questo sarebbe analogo alla rizottonia delle bar- babietole {Beta vulgaris) , ed all'altra delle patate {Sola- rium tuberosum). Per ostacolare, poi, lo sviluppo occorre- rebbe , oltre alla fognatura , di moderare le irrigazioni e l'uso del letame fresco. Quando le radici sono così colpite , le foglio sogliono coprirsi di macchie brune (mal nero delle carote; noire de la carotte ; Mohrenverderhen , Schwàrze der MShrruben) , su cui si mostra lo Sporidesmium exitiosum, Kuhn, f. Dauci ritenuto, ma a torto, come parassita, almeno a quanto ne riferisce Kiihn. Questi, infatti, segnalò tale malattia in Ger- mania, dinotando che essa nel 1855 aveva assalito tu campi di carote. Nell'agosto le estremità delle foglie più esterne sembravano di color grigio nerastro, mentre altre macchie dello stesso colore si estendevano sul picciuolo. — 340 — Le macchie piccolo, ma più o meno confluenti, non im- pedivano dapprima che le foglie conservassero la freschez- za del loro verde , che si manteneva fino alla raccolta. Nonpertanto le foglie attaccate s'appassivano in gran parte; e le più giovani , bene vegetanti , subirono a loro volta L'invasione dello sfosso male. Si trovavano qua e là dello (.;ir ite il cui ciuffo di foglie radicali era addivenuto com- pi, itamente bruno; ad eccezione delle più interno che re- milo illese. Al principio di settembre , poi , le foglio mo talmente invase, ma a macchie nello stesso campo, eh.' a distanza le piante affette erano facilmente distinguibili !• il loro colore nerastro. Ora , lo macchie delle foglio spiccano distintamente sul color verde della pianta, o sono circondate da un orlo giallastro. Esse si estendono con rapidità , e confluiscono in modo che le piccole foglie e Le pinnule delle grandi si colorano in grigio bruno , si disseccano, e si accartocciano . Appena che l'imbrunimento lii invaso tutte le pinnule, il male guadagna subito il re- ■ della foglia, e ne apporta lo sfacelo. Le foglie prima colpite sono Bempre le più esterno , e perciò si può ben guire lo sviluppo del male dalle foglie più esterni' alle interne. Lo stesso Kuhn fé poscia notare (1874) che il mal del nero delle foglio è, spesso, associato a quello dei fit- toni «Ielle carote, del che si è parlato di sopra. All'uopo, lo scrivente fa notare che lo Sporidesmium delle foglie è una eguenza dello stato «li alterazione delle radici, e per- ciò insiste nel raccomandare i trattamenti indicati per lo radici di carote affette dalla rizottonia. Porse a '(insta dev'essere riferii;! anche la rizottonia, ohe assale talvolta le radici del Foeniculum. d Betae. Fungo rizottonico (Rhizoctonia Betae, Kuhn); Fungo oonidico ed asooforo unni conosciuti). Sui ditoni della barbabietola [Beta vulgaris). Q malattia è analoga alla precedente, e ohe affetta Le carote, Kuhn, ohe L'ebbe ad o — rvare Mudai 1S5;{, ri- risoe ohe 1" Btesso micelio suole attaocare le carote e le barbabietole. In queste, però, ea o si appalesa dapprima 1 colletto , donde s'estendo al resto della radico. Dallo — 341 — seminagioni di barbabietola fatte in autunno si possono ottenere delle piantine , sane durante il trapiantalo ento , ma che si ammalano lungo 1' inverno. Senonchè Eidam (1887) ci fornisce le seguenti altro particolarità. Il malo si presenta alP esterno dei fìttoni mediante macchie osi - rissime, le quali s'ingrossano rapidamente, e penetr nell'interno del tessuto sano. Il micelio della rizottonia può assalire le radici delle barbabietole fin dai primi mo- menti del loro sviluppo. Al microscopio si osserva elio nel parenchima corticale delle radici lo cellule s'imbruni- scono, e si disorganizzano, anche prima che le ifo fungine fossero in esse penetrate. La qual cosa farebbe sospel li re che un particolare fermento avesse preparato, nella radice, un terreno propizio allo sviluppo del fungo. Il micelio coltivato, artificialmente, nel decotto di sasine ha emi ife prima incolori e poi scure , le quali , infine , davano luogo a macchie isolate , oscure , scleroziiformi. Con lo stesso micelio così coltivato si è potuto indurrò l'infezione nelle radici sane delle barbabietole , ma non si è avuta mai ad osservare alcuna forma sporifera; donde l'incertezza nella sistemazione della specie in parola. Per ovviare ai danni occorrerebbe praticare quanto si è suggerito per l'a- nalogo male delle carote , massime per quanto riflette la fognatura, l'irrigazione e la concimazione. Quando nelle barbabietole le radici sono affette dalla ri- zottonia, le foglie sogliono coprirsi di marcili'' brune. {Male nero delle barbabietole; Sui e, e pourriture des B< raves; Herz faide des Ruiikelriiben), sulle quali compariscono il Macrosporium Betae, Cook. , il Fusisporium Betae, Desm., e lo Sporidesmium putrefaciens , Fckl. , ritenuti , sebbene a torto, come parassiti. In tal rincontro lungo l'estate, od in autunno, le foglie affette si coprono di macchie prima gialle, poi nere ; infine l'intera foglia si annerisco. Sullo parti ammalate si veggono al microscopio dei fili mice- liei serpeggianti di color olivastro, che appartengono allo Sporidesmium. Tali fili sono septati ; di essi alcuni t conidiofori e portano dei coniclii pluricellulari Fig, L39.fi . Accanto a questi organi s'incontrano alcuni cespi d'ife brnne segmentate anch'esse, e riferibili a Cladosporium Fi ink . mentre sulle foglie delle carote si è rinvenuto il Clado- sporium macrocarpum , Pers. Quando le foglie sono i affette, per solito sulle fino radicelle compariscono altre — 342 — macchie brano, lo quali poi si estendono al fittone, facen- dolo annerire e marcire. Tali macchie sono costituite dalla rizottonia delle barbabietole , di elio si è parlato or ora. e) Solatìi: Vaiolo " vaiolatura delle patate; variale de la pomme de terre; - ','.,•/'. Pockenkrankheit der Kartoffelni Kartoffelgrind. Fango rizottonico [Rhizoctonia Solarti, Kuhn; Rh. tabi- i. llallr.: Rh. MedicaginÌ8} Mont.); Fungo conidico ( Periola tomentosa , Fr. ; Fusìsporìum - ani, Mont., il quale, secondo de Bary, contribuisce ad affrettare la decomposizione dei tessuti determinata dalla 'onospora infestane, pag. 38); Fungo ascoforo (non conosciuto). Sulle patate (SoJanum tuhrrosum). I tuberi colpiti mostrano alla loro superficie pustole prima biai ■ e poi brune, grosse quanto una testa di spillo, e crescenti fino alla grandezza di un pisello. Queste pu- stole sono costituite «la un micelio perdurante, donde par- inno fili micelici bruni, septati trasversalmente, ramosi, e diffusi sulla BCQrza delle patate, uesto parassita non è aito nel suo ulteriore sviluppo; osso, però, non si .'■ mai presentato disastroso nei campi. Sebbene il male renda, patate inservibili per l'uso alimentare, queste del resto possono essere adoperate per le distillerie o per l'alimen- tazione del bestiame. 11 male, suole intierire nei tenoni pin- gui ed umidi. Quando si è appalesata La rizottonia, le patate sogliono presentare quella sofferenza . clic va designata col nome di Strozzamento , Rachitide, KrUuselkrankheit . In lai rincon- tro , buì rizomi ci al pie' dello stelo si mostrano delle chie nere , bu cui vive, ma .la saprofita . lo Sporide- citiosum, Kuhn. f. S>,l. Bra , Curr. o Phyllosticta Brassicae, West. L-- foglie del cavolo affetto oominoiano ad ingiallire, e no dei puntini «li color verde i bro; questi au- mentano maio, mano, e i'orinaii» » dei pioooli oespi densi a forma di macchie e 3 I mm. Al microscopio quei oespi , Formati d'ife nerastre, flessuosi?, e segmentate; l'arte terminale forma i oonidii ohe suooessivamente si disarticolano e cadono (Fig. 189, o). Questa forma è Lden- ti: al Cladoeporiwm herbarum, Lk. , <■ :id essa IVrsoon — 345 — die il nome di Dematium herbarum f. Brassìcae. La forma ascofora , poi , si sviluppa sulle foglie e sugli steli già morti ed in corruzione. Sulle stesse foglie così affette lo scrivente ha incontrato anclie un' altra forma riproduttiva, che è riferibile al Ma- crosporium Brassicae , Fckl. Essa si presenta in cinffetti d'ife bianche, sottili e lunghe; le ife sono ramose e termiuato da grosse spore gialle, davate, e septate nel senso tra- sversale: i segmenti si suddividono talora ancho longitu- dinalmente (Fig. 139, b). I ciuffi sono frequenti sulla ra- chide e sui nervi delle foglie di cavolo, quando comincia il disfacimento del tessuto. Tali forme sono stato dallo scrivente incontrate diffuse, nel 1878 , sui cavoli comuni (Brassica oleracea) coltivati negli orti di Napoli. Quell'anno T intero raccolto fu compromesso , non pure per questo malanno, ma anche per l'altro cagionato dalla Pcronospora, di cui si parlò a pag. 45. In Germania , poi , una grave malattia suole assalire i cavoli oleiferi. Ivi è conosciuta sotto il nome di Rapsver- derben, e fu descritta fin dal 1856 da Kuhn con le seguenti particolarità. Il ravizzone ed il colza, ottenuti vuoi dalle semi milioni invernali , vuoi dalle estive , possono essere affetti da una malattia, che da più anni si va rendendo sempre più fre- quente , apportando gravi danni alle coltivazioni. Le sue prime tracce si manifestano mediante piccole macchie di color grigio fino al nerastro, e puntiformi, sulle silique, ma lineari sugli steli e sui rami , e che s' ingrandiscono man mano cambiando di forma. Non pertanto la maggior parte conserva sugli steli la forma allungata, ristretta ai due estremi, e sulla siliqua la forma arrotondata. Dove Le piante di colza sono rovesciate, questo macchie si osservano preferibilmente sulla faccia superiore delle silique , già troppo macchiate di nero, mentre la faccia inferiore con- serva il suo color verde normale. Dapprima il parenchima mostrasi verde e fresco intorno a siffatto macchie, o quosto dopo di essersi alquanto estese restano stazionarie , ma compariscono come infossate. Bentosto il parenchima si sco- lora, appassisce e si raggrinza, non solo noi punti assalili dal parassita , ma anche verso la estremità delle silique. A questo grado della malattia la siliqua, se il tempi vorevole, si dissecca prematuramente; basta allora un leg- Comes — Crittogamia Agraria. — 346 — ero vento per determinarne la deiscenza, donde la perdita delle semenze. Se l'invasione del male è giunta tardi, le aenze hanno avuto il tempo di assolvere il loro perfetto sviluppo, ma rimangono spesso ancora verdi, se la siliqua si è aperta innanzi tempo. Suole però anche avvenire che le semenze si aggrinzino e s' ingialliscano, passando al color bruno verdastro ; al- lora vengono assalite da una muffa bianca. Le frequenti alternative di pioggia e di sole apportano una temperatura caldo-umida, la malattia si estende spesso in pochi giorni con una spaventevole rapidità. Sebbene siffatta alterazione delle silique sia la conseguenza dello stato di deperimento delle radici, tuttavia Kuhn ritiene che la causa del male ri- sieda nel parassitismo di un fnngillo, il cui micelio si svi- luppa nel parenchima della pianta , ma sporificando all' e- sterno in un modo visibile ad occhio nudo. Egli dice che nelle silique così colpite si osservano dei piccoli corpi oscuri , mono frequenti sulle macchie nere , più numerosi sui punti scolorati e verso la estremità della siliqua: punti più o meno rilevati sulla cuticola, e forniti di sporo minutis- sime, allungato e di color bruno olivastro. Bisogna, però, non confonder*' questo fungo col Cladosporium herbarum} tanto comune sullo parti morte e morenti dei vegetali, e che accompagna qualche volta la malattia in quistione. La forma tipica del fnngillo in parola è, invece , fornita dalla produzione di spore a baso ovoidale, alquanto ven- tri cose verso la metà , terminate da una lunga punta , e sostenuto da uno sporoforo septato. Si tratta perciò di uno Sporidesmium o Polydesmus. Sulle foglie del ravizzone ò stato raccolto il Cladospo- rium In irbarum, Lk. f. Napi , ohe, sotto favorevoli condi- zioni, riproduce la Pleoapora herbetrum. Almono così dico Thùmeu a proposito di alcuni saggi raccolti in Boemia. Inoltra. Brefeld ha recentemente (1S80) studiato la malattia del Colza [BapBverderlxn) mi Moklemburghose, ed in altri Luoghi della Germania, e riconobbe ch'ossa ò cagionata dalla Pleoapora Napi, Fokl. Fuokel per questa Ploospora ritiene come, forma oonidiofora il Polydesmus exitiosus, Mont.) Kuhn. Tale nesso genofico ò negato, poi, recisamente da Kuhn, solo perchè non si è ottenuto dagli sporidii della Pleoapora il Polydeemiu, o la oonoomitanza dei micoti. Prescindendo, — 347 - però, da tali apprezzamenti più o meno giustificabili, la malattia del colza si mostra mediante macchie rotonde e brune alla superficie delle foglie e dei frutti ancora imma- turi. In quelle macchie, poi, i fungilli vivono tutt'al più da semiparassiti, ma non mai da veri parassiti. Ciononostante, trova qui posto opportuno quanto hanno recentemente riferito Briosi e Cavara (1889) dell'Alternarla Brassicae, Sacc. Il fungillo produce sulle foglie dei cavoli, e di altre crucifere , macchie tondeggianti, dapprima pic- cole , di poi allargantisi fino a raggiungere 8-10 mm. di diametro, di color olivaceo e bruno-zonate. I filamenti ve- getativi del fungo invadono il parenchima fogliare in cor- rispondenza delle macchie , e mandano fuori dagli stomi fascetti d'ife fruttifere corte, semplici, arrotondate all'apico, unicellulari, ovvero 1-2 settate. Queste producono all'estre- mità grandissime spore olivacee, fusoidee, diritte o curve, settate per traverso, e talvolta anche per lungo, terminanti con una lunga appendice filamentosa. All'estremità di queste spore, e talvolta anche lateralmente, altre se ne formano, che si dispongono a catena. Gli autori ora citati soggiun- gono che probabilmente all' Alternarla Brassicae va riferito il Polydesmus exitiosus , Kuhn, giacché mancano caratteri sufficienti per tener distinto quest' ultimo dall' Alternarla Brassicae venti anni prima segnalata da Berkeley. Essi, inoltre, credono che tale fungillo riesca dannoso alle foglie del cavolo e della Cochlearia Armoracia e officinalis, e elio sia difficile il difendersene, perchè attacca pure parecchio crucifere selvagge. g) Mali. Mal vinato, o maremme delle radici del melo e degli agrumi. Fungo rizottonico (Ehizoctonia violacea, Tul. ; Eh. Ma DO.) ; . , Fungo conidico ed ascoforo (sconosciuti). Sulle radici del melo (Pirus Malus) , e degli agrumi (Citrus). Nel 1851 questo morbo fu scoperto da Tnlasne su li agrumi, a Hyères ; nel 1862 da Gasparrini sui dintorni del lago de Garda, e nello stesso anno fu ancho osservato — 348 — a Valenza (Spagna). Sulle radici dappriam si mostra un micelio bissoideo , bianco e poi violaceo ; i fili micelici s'intessono a lasca membrana e ricoprono la radice ; altri formano cordoni che si allungano nel terreno sottostante. Tubercoli sclerozioidei occorre incontrare prodotti dall'ag- o-omitolarsi dei fili micelici. La scorza della radice, attac- cata dal micelio, prende prima un color rosso-vinato, poi si rammollisce, e col marcire si distacca dal corpo legnoso sottostante. Le piante di agrumi, del melo , e di qualsiasi altro albero, analogamente ariette, periscono lentamente e muoiono. Penzig (1887) fa rilevare che le piccole granu- lazioni scleroziiformi , che si trovano qua e là sparse nel micelio , furono considerate da taluni come dei peritecii, però non si sono mai rinvenute delle vere spore in siffatti corpicciuoli. Per combattere la rizottonia, mentre necessita di scalzare le radici, occorre pure di aspergere le radici poco ammalate con solfo e calce caustica, recidere le radici marce, sosti- tuire nuova terra attorno alle rimanenti, e di fognare bene il terreno. HOSELLINIA, Dntrs. Conidi minimi; peritecii con pa- pilla acuta, neri; teche lineari; sporidii 4, oppure 8, ovati o lanceolati, continui, ed alla maturità neri. ROSELLINIA QUERCINA, R. Hrtg, Fig. 141. strozzamento delle radici di quercia ; Eichenicurzeltodter. Fungo rizottonifero (Rlrizoctonia quercina, R. Hrtg.), e fungo ascoforo sulle radici delle querce Da lungo tempo è conosciuta una malattia che assale ed uccido lo giovani querce, quando queste si trovano an- cora nelle pipiniere; ma devesi ai recenti od accurati studii di E. Hartig (1880) la scoperta e la illustrazione del parassita che la determina. All'esterno delle radici, fin dai tempo della germinazione , si veggono scorrere cordoni micelici, retiformi e bianchi (Fig. 141, a); questi si pro- lungano nella terra circostante, e salgono fino j^Ua superficie del suolo. Corpi Bcleroziiformi si trovano sparsi (Fig. J 41 ,b). lungo i cordoni. La riproduzione del fango ha luogo da una parto per conidii cilindrici , su rami conidiofori (Fi- — 349 — gure 141 , e. ) formatisi sui cordoni micelici, che arrivano alla superficie del suolo , dall' altra per sporidi i prodotti nelle teche di neri peritecii (Fig. 141, d.). Hartig inoltro vi ha osservato anche un vero processo riproduttivo. Ciò posto, il micelio della rizottonia spicca rami nell'interno della corteccia , e , sfruttandone i materiali plastici , la esaurisce ; donde la morte della pianta. I danni che il parassita può cagionare sono rilevanti , poiché esso oltre a diffondersi rapidamente per mezzo dei germi riprodut- tori, perdura per un tempo indefinito nel terreno mercè i tubercoli sclerozioidei. La malattia si può combattere in sul principio , appena che si presenta , con 1' estrarre le piante aflette dal vivaio, e con l'asportare tutto il terreno che circonda la radice. Ove mai s'indugia , l'intiero vivaio può essere distrutto come da una epidemia, ed allora bi- sogna rinunziare per molti anni di seminare le querce in quel terreno infetto. Rostrup (1885) riferisce di aver incontrato, sulle radici di un faggio (Fagus silvatica) ammalato, un micelio prov- visto di sclerozii , e perfettamente simile a quello della Rosellinia quercina. PLEOSPORA., Nke. Con quattro stadii riproduttivi: co- nidii, speimogonii, picniclii e peritecii. Le teche conten- gono 8 sporidii, pluriloculari; variamente conformati, per lo più gialli, di rado ialini. Pleospora Vitis, Catt. Fig. 138. Sui sarmenti della vite (Vitis vinifera). Questo micete è stato per la prima incontrato da Cat- taneo (1877) sui sarmenti delle viti affetti dal così detto mal nero. Era associato alla Hendersonia sarmentorum, A\ std., ed alla Pestalozzia pezizoides , Dntrs. (senza averci alcun nesso genetico) , nonché alla Spinterella Vitis, Fckl. Si mostra, sui rami ancora viventi, sotto la forma di peritecii neri, lucenti, sferici, annidati nei tessuti sottoepidermi Ho spacco in Liguria , di maladie noire ed anche di mi},, rnage in Francia, si appalesa con i seguenti sintomi: sbiadimento , rimpicciolimento , maggiore frastagliatura e seccume nelle foglie ; seccume e nerume nei tralci e nel graspo; colatura e diseguale o saltuario ingrossamento degli acini di uva nello stesso grappolo ; annerimento e facile scollamento della corteccia nei tralci e nel ceppo; anneri- mento parziale, progressivo e discendente nel legno degli organi assili della pianta , accompagnato , talvolta , da spacchi più o meno profondi e longitudinali nel ceppo; indebolimento vegetativo, e progressivo disseccamento di- scendente degli organi della parte aerea della pianta , in guito di che si ha per solito languore e seccume pro- grediente dall' alto in basso , in pari tempo emissione di getti più o meno vigorosi dal pie del ceppo ; da ultimo, dopo un periodo più o meno lungo (da 3 a 5 anni) di anemia e d' indebolimento vegetativo , ossia di languore, si può avere anche la morte della pianta , lenta ("lungo V inverno) , o subitanea (lungo 1' estate). E caratteristica per la malattia in parola la presenza di corpuscoli bruni nel parenchima amilifero ( Targioni-Tozzetti , G-arovaglio, Trovisan, Cugini, lo scrivente, e Pirotta) , ritenuti come tannino solido (Cugini e Pirotta, 1882) , come materia nimica (Coppola, 1883), e come prodotto di degenerazione gommosa del contenuto cellulare, e segnatamente dell'amido (lo scrivente, 1882). È eselusa l'azione di particolari fun- ghi parassiti (Rdsler, 1869; Mori, 1877; Garovaglio, 1881; 1<> nti', 1882; Pirotta, 1882; Roumeguère , 1883; Cu- gini, ISSO). La degenerazione gommosa noi tessuti aumenta a misura che si priM'nin «lai lo regioni settentrionali alle meridionali, come dal coli.', al piano; <•'! è più gravo nolle piante site nei terreni pingui, umidi ed a sottosuolo umido, nei luoghi vali. iii . e nelle esposizioni a mezzogiorno (Prillioux, Sorauer, Lo scrivent ■•. ed ali ri ). 11 mal nero o La gommosi nelle viti, ed in qualsiasi altra pianta L< >. deriva anzitutto dagli sbalzi 'li temperatura subitanei e (orli. Le epoche memorabili a noi prossime di bgliardi ed eooezionali freddi , e stanti in corrolaziono — 351 — eoa la malattia in parola, e con la gommosi degli alberi iti generale, massime degli agrumi, sono quelle segnalato in Europa dal 1838 al 46, dal 1858 al 59, dal 1869 al 7 1. e dal dicembre 1879 al gennaio 80. A causa dell' azione nociva del gelo e disgelo si ha nelle piante legnose , o perciò anche nella vite, ima particolare alterazione nella struttura molecolare dei corpi cellulari , seguita da cam- biamenti chimici delle loro sostanze , manifestantisi con l'imbrunimento dei tessuti, e con l'emissione di umori più o meno putridi , vischiosi o gommosi (flussi linfatici, re- sinosi o gommosi). L'intensità dell'azione doi gagliardi freddi varia , poi , a seconda della specie , dello stato e dell'età della pianta, del tempo e della durata del freddo, del sito, della esposizione, e delle qualità del suolo e sot- tosuolo (Re, Meyen , Ilallier , Sachs, Sorauer, Prillioux , Frank e lo scrivente). Per provvedere ai danni cagionati dal mal nero o dalla gommosi, giova in generale : recidere tutte le parti alto- rate della pianta , cauterizzandone le ferite ; aumentare 1' aerazione del terreno con profondi lavori e abbondanti sovesci; rinnovare il terreno attorno alle radici; ammen- darlo con calcinacci , con cenere od anche col gesso, op- pure con la sola calce; fognarlo, se il sottosuolo è amido ed impermeabile. Per la vite così colpita conviene inoltre: promuovere un maggior rigoglio vegetativo , lavandone il ceppo ed i tralci lungo l'inverno (dopo la potagione) con una soluzione concentrata di solfato di ferro, e trapanarne il pie' del ceppo ; lungo la primavera aspergerne reitera- tamente i pampini con la polvere di calce nelle or'' D tutine, o meglio nelle vespertine. Per le piante gravemenl" affette il miglior partito da prendere si è la recisione del ceppo a fior di terra, accompagnata dall'ammendamento e dall'aerazione del terreno. Pleospora Hesperidearum, Catt. Vaiolatura, o Nebbia dei frutti di agrumi: Schivcirze der Orangenfr adite. Sui frutti di arancio {Citrus Aurantium) Cattaneo (1878) osservò delle macchie di varia grandezza e di forma più o meno irregolare , depressa , ed , infine , coperto di un — 352 - polviscolo nerastro. I frutti maggiormente affetti erano raggrinzati e diventavano duri e secchi. Il polviscolo nero non è altro che una specie di Macrosporium, forma conidica della Pleospora. Sezionando una delle macchie, o staccan- done l'epidermide, si ritrovano anche i peritecii ascofori, che stanno immersi negli strati più esterni della buccia. Essi sono globosi, con l'ostiolo poco prominente, glabri, i ; contengono numerosi aschi ad 8 sporule , fosche, ovali, con più setti trasversali e longitudinali. I tentativi d'innesto furono coronati da un buon successo, soltanto in parte, quando cioè, si faceva l'innesto con i conidii del fungo (del Macrosporium) . Allora si formarono presto le macchie caratteristiche, ed una ricca vegetazione di Macrosporium; mentre l'inoculazione con le sporule non d' ite risultato positivo, né per la forma conidica, né per Tascofora. Savastano (1887) ritiene , invece , che il male sia provocato da un'infezione batteriacea. Pleospora media , Niessl, f. Limonum. Sulle foglie languenti del limone (Citrus Limonum). Se- condo Penzig (1887), questa specie si distingue dalla Pleo- epora herbarum per i peritecii più piccoli , aterrimi , che in ultimo, rotta l'epidermide, sono quasi superficiali. Anche le sporule sono più piccole. Pleospora socia, Sacc. et Pass. Sullo foglio languenti del Cytisus Laburnum , in com- pagnia della Sphaerella Laburni, Pass. Pleospora (Sphaeria, Mont.) gigante a, Sacc. Sullo foglio languenti dall' Agave americana. Pleospora Bamhusae, Pass. 9 ilio foglie languenti della Jìambusa nirjra. Pleospora PBTIOLORUM , Fckl. Sni piociuoli della Robinia Pscudacacia , in compagnia con la f'Ii'Jìit" i>< \tiolorum} Dsmz. — 353 — Pleospora trichostoma (Fr.) Wntr. Sulle graminacee e specialmente sulle biade. Pleospora mucosa , Speg. Sulla scorza dei frutti delle zucche (Cucurbita Melopejpo), in compagnia di uno Sporisdemium e della Phoma mucosa, Speg. Pleospora herbarum, Rabh. Fig. 139. Fungo conidico {Alternarla o Macrosporium) ; Fungo picnidico (Phoma herbarum. , AVstd.) ; Fungo ascoforo (Sphaeria herbarum, PersJ. Questo micete attacca nei suoi varii stadii differentissime piante erbacee, vivendo su di esse più comò saprofita, elio come vero parassita. La forma conidiofora si presenta, di solito, sugli organi languenti, e talvolta anche sui vegeti e sani: in quest'ultimo caso essa induce malattia nella pianta su cui si mostra. La forma picnidifera e l'ascofora, poi, di solito si presentano sugli organi erbacei già de- periti. Stante il polimorfismo del micete , ed i gradi di- versi del suo parassitismo, i micologi non sono stati sem- pre di accordo nel definire e nell'interpretare le malatti >, che nelle varie piante erbacee questo micete cagiona. In generale , il micelio della forma conidiofora è dap- prima bianco, poi bruno, septato e ramificato nella trama degli organi della pianta nutrice, sfruttandone i materiali nutritivi. La presenza del micelio fa dapprima ingiallirò le cellule clorofillate , e poi ne fa annerire il contenuto. Macchie, prima gialle e poi brune, si mostrano sugli steli e sulle foglie, e su di esse si svolgono i fili oonidiofori, bruni ed articolati (Fig. 139, b-c-h). I conidii germinano prontamente, se favoriti dall'umidità; quindi disseminati dal vento, dell'acqua e degl'insetti, sono trasportati stilb- piante sane, inoculandovi l'infezione. Poco esigenti o ri- gorosi nella scelta della pianta nutrice, vivono indifferen- temente sulle erbe coltivate e sulle selvagge , «la qui passano a quelle, e viceversa. La forma che il micete af- fetta in tal rincontro è variabilissima, secondo variano il substrato e le condizioni dell' ambiente ; a ciò dovesi la Comes— Crittogamia Agraria. — 354 — pluralità dei nomi , onde i micologi hanno designate le torme diverse che incontravano , ritenendole appartenenti ad esseri diversi ed autonomi. Inoltre , il risultato delle ricerche di Mattirolo (1888) conferma l'altro già avuto da Gibelli e Griffini (1874), che, cioè, nella Pleospora herbarum, qual'era descritta dagli au- tori, si confondevano due forme specifiche distinte, e elio per conseguenza le forme evolutive osservati- finora non appartengono tutto ad una sola, ma alle due seguenti specie, di cui l'una sarebbe la Pleospora Sarcinulae, Gib. et Grifi., e che avrebbe per forma conidiofora il Macrosporium Sar- cinula Berk., e l'altra la Pleospora Alternariae , Gib. et Griff. , e che avrebbe per forma conidiofora Y Alternarla tennis, Ness. Lo stesso Mattirolo (1888) ha, infine, speri- mentalmente dimostrato che non esiste alcuna relazione biologica tra la forme del genere Ejricoccum, e quelle del genere Pleospora. Quando il micelio della forma conidiofora ha compiuto i suoi danni, la pianta, o l'organo che l'ha albergato, de- perisce e muore; però il micelio, che fino allora era vissuto come parassita, continua d'ora innanzi a vivere come sa- profita. In tale condizione, e sullo stesso micelio, nuovi or- gani riproduttivi di ordine più elevato si presentano , e propriamente i concettaceli della forma picnidifera (Phoma, Fig 139, d-e) , e della ascofora (Pleospora). I concetta- celi sono neri e di solito situati sotto l'epidermide , che -i attraversano per allacciarsi all'esterno. Le tedio sono ovali o cilindriche, e contengono 8 sporidii gialli, e sud- divisi in molte logge da setti longitudinali e trasversali (Fig. L39, ,'/• • ^"n" gli sporidii contenuti nelle teche gli organi, che germinando riproducono l'infezione, e quindi il micelio della forma conidiofora. Il nesso genetico delle tre forme non è sempre osser- vabile; anzi appena per qualcuna delle piante attaccate, di «ni si parlerà . si è potino determinare. Laoude , fa d'uopo credere che il micete in esame vada ad assolvere il suo sviluppo sui residui deperiti della pianta affetta, come saprofita , menti-, i suoi primi momenti hanno già mato malattia parassitari! nella pianta nutrice, sia col- tivata ohe selvaggia. È possibile, adunque, che l'infezione di siffatta malattia pas-i anche dallo pianto selvagge alle coltivato. — 355 — Trattandosi ora di crittogama endofita, non havvi alcun mezzo diretto per combatterla. Siccome , poi, nei terreni tenaci ed umidi , e nelle località basse e poco ventilate la malattia si manifesta intensamente, così bisogna sanifi- care bene il terreno. All'uopo bisogna in primo luogo ren- derlo molto aerato con lavorarlo profondamente ; la qual cosa contribuisce anche a disperderne la eccessiva umidità. Se con i lavori non si consieguirà lo scopo cercato, allora si è costretti di ricorrere alla fognatura. Il letame di stalla, specialmente non bene fermentato , agevola lo sviluppo della malattia: ond'è che per tali colture fa mestieri ado- perare letami già fermentati , o, come si dice , maturati. Somma cura, poi, bisogna avere nel nettare il campo di tutte le erbacce sviluppatesi insieme alle piante che ivi si coltivano. E fra queste bisogna trapiantare e lasciar crescere le più vegete e più robuste; le malaticce non si debbono né trapiantare , né lasciar crescere nel campo. Giova molto il trapiantare non fittamente; oppure si p sono da principio situare vicine le piante, ma quando co- minceranno ad incontrarsi, bisognerà sveller*- le più deboli, e lasciar crescere le più vigorose. Da ultimo , quando a dispetto di tutte le cure la malattia è sopravvenuta , si lasceranno in sito le piante fino a ricavarne il maggior utile possibile, e poi si svelleranno. Però, sia le foglie morto durante la vegetazione della pianta, sia tutto intero il suo corpo, dopo il raccolto non debbono essere gittati nel le- tamaio, da servire per la stessa coltura; dappoiché in quei residui il micete continuerà a vivere, e col letamo tornerà nuovamente al campo , per ricominciare i suoi attacchi sulla stessa pianta e sulle piante affini. Potrebbero, però, le piante affette essere divelto anzi tempo , e servire da foraggio agli animali. Se, poi, la malattia tornerà ancora a presentarsi , allora si dovrà ricorrere , come ad ultimo rimedio, alla rotazione, da farsi con piante che non sono affette dalla Pleospora. Secondo Winter , possono riferirsi a questa specie In- seguenti altre: P. Asparagi, Rabh.; 1'. Allii, Ces.; P. Sa- marae , Fckl.; P. Meliloti , Rabh. , ed in parto anch'- La P. Leguminum, Rabh. a) Gossypil. Pellagra del Cotone. Fungo conidico {Alternarla tennis, Ness. ; Tonila dlssl- lima. Dub.; Macrosporlum gossypinum, Thiim.) e picuidico alla baso degli steli del cotone (Gossyjjium herbaceum). Nel 1863 la coltivazione del cotone fu danneggiata nella provincia di Napoli da un' affezione morbosa fino allora sconosciuta , e che formò oggetto di speciale studio per Gasparrini. La malattia ha sede nella parte bassa dello stelo , dal nodo vitale in su, attaccando talvolta qualche grosso ramo. Comincia col rammollimento della corteccia, la quale perciò diviene bruna o livida; in seguito la parte affetta si anne- risce e si dissecca. Se anche il cilindro legnoso è attaccato, allora la pianta piegasi sul proprio stelo, e si appassisce. Dapprima nel luogo in che il cotone si ammala campeggi;) la forma conidiofora del micote , la quale corrisponde al- V Alternarla tennis, Nees, a fili bruni, eretti, septati, sem- plici o ramosi , con conidii giallo-bruni, septati, e posti l'uno a capo dell'altro (Fig. 139, e). Gasparrini ha, inoltre, trovato e figurato i picnidii che egli crede appartenenti alla Pleospora herbarum , Tul. (Fig. 139, d-e). Però conchiudo che V Alternarla tennis non è la causa della Pellagra, la quale, secondo lui, è l'effetto del patimento delle foglio, acuì soggiacciono le piante deboli, e ch'è. una delle tanto varietà di quelle malattie gommose, in cui alla formazione del materiale non partecipano le inom- brano cellulari, ma solo il loro contenuto. Questa giusta os- servazione di Gasparrini merita di essere ripotuta anche per tutto le altro piante invase dalla slessa, specie di Pleospora, imperocché le forme conidiofore di questa specie si debbono considerare meglio come semiparassite, elio come parassito nello strotto significato della parola, mentre la forma asco- fora è,
  • Schwarzwcrden des Klecs. Fungo conidico (Polythrincium Trifolii, Kze, Fig. 145); Fungo spermogonico (S]>haeria, Pors.; Dothidca Trifolii, Fr.); e fungo ascoforo sulle specie di Trifolium coltivati o selvaggi, anche in America (Troleaso, 1884). Questo fungillo cagiona delle macchiette nere, più fre- quenti Bolla pagina inferiore ilei trifogli. Ogni macchietta emette all'esterno ciuffi di corti fili conidiofori , bruni o tortuosi, i quali produoono al loro apice conidii oblunghi od obovati, bilooularì, e, come i iili, di coloro bruno oli- vastro. — 365 — La malattia infierisce nei luoghi umidi e nelle annate piovose, e può arrecare gravi danni , col far ingiallire e disseccare le foglie. In questo stadio si sviluppano gli spermogonii. I peritecii che si formano sulle foglie già disseccate , sono stati osservati solo in alcuni saggi del- l'erbario Berkeley (Cooke, in Grevillea, XIII. p. 03). Essi hanno aschi clavati, e sporidii ellittici, continui, ialini, della grandezza di 10X5 mkr. Khùn reputò nocivo per gli ani- mali 1' uso del trifoglio così ammalato , massime quando viene adoperato da solo per l'alimentazione. Phyllachoka (Dotlùdea, Cooke) viventis, Sacc. Sulle foglie viventi delle Leguminose, nello Indie. Phyllachoka (Xyloma, Schw.; Dotlùdea, Fr.) orbiculata, Sacc. Forma macchie nere e lucenti sulle foglie del Diospy- ros virginiana, in America. Phyllachora (Dothidea, Desili.) abortiva, Fckl. Forma macchie nere e tuberculose sulle foglie del Salix C ciprea e S. aurita. Phyllachora {Dothidea, Schw.) Sassafras, Sacc. Forma macchie nere, elegantemente ramose sulle foglio del Laurus Sassafras, in America. Phyllachora (Dothidea, Fr.) impressa, Sacc. Forma macchie nere e lucenti sulle foglie dello rose. La Dothidea Rosae, Schw., raccolta sulle foglie delle roso coltivate in America , a causa delle macchie fuliginose , fibrillose-raggianti, ed ampie, forse dev'essere ascritta al- l' Actinonema. Phyllachora (Dothidea, Schw.) Castaneae, Sacc. Forma delle piccole macchie nere sulle foglie dei casta- gni (Castanea), in America. — 366 — Phyllachora (Dothidea, K\.) Musae, Sacc. Forma macchie nere sulle foglie della Musa, nelle Indie. Phyllachora (Dothidea, Schw.) pomigexa, Sacc. Forma macchie nere sui pomi maturi, in America. Phyllachora (Dothidea, Schw.) Cepae, Sacc. Forma macchie nere sulle squame àelVAUium Capa , in America. Phyllachora alnicola, Rostr. Forma conidifera (Passalora bacilligera, Fr., Cladosporium bacilligerum , Mont.) che forma macchie brune sulle fo- glie deìYAlnus glutinosa, e la Passalora micro sperma, Fckl., su quelle deWAlnus incarna. Di questo fungillo allo stato conidioforo Briosi e Cavara (1889) riferiscono quanto siegue. Produce minutissimi ce- spuglietti bruni sulla pagina inferiore delle foglie del- l'ontano, sparsi od aggregati, in tal numero da coprire alle volte l'intera foglia. Essi sono costituiti dalle ife conidio- fore, che sono fascicolate, intricate, assai lunghe, semplici o ramificate, diritte o flessuoso, settate , ottuse all'apice , e di color olivaceo , e che portano al loro apice conidii allungati, obclavati , unisettati e di color olivaceo. Delle due cellule dei conidii la inferiore è ellissoidalo od ovoi- dea, e tronca alla base, la superiore è conica o cilindrica, alquanto curva ed ottusa all'apice. La parete n'è liscia, ed il contenuto guttulato. Phyllachora Ulmi, Fckl. Fango spormogonico (Sphaeria ulmicola, Biv.; Stilbospora Uredo , DC. j Septoria Ulmi, Fr.; Pleosjjora U. , Wallr. ; Septogloeum U., Br. et Cav.); Fungo picnidico (Piggottia astroidea, B. et Br.; Asteroma Ulmi. Grev.); Fungo ascoi'oro fSjthaerìa ni maria, Sow.; S. xylomoides, DC; 8, l'Imi, Duv.; Dothidea Ulmi) Fr.; Vothidella Ulmiì YVmr.). — 367 — Sulle foglie àeìYUlmus campestris, dell' f/. effusa, ed an- che dell' J7. americana, in America (Trelease, 1884). Le foglie attaccate da questo fungillo allo stato spermo- gonico, secondo Briosi e Cavara (1889) , presentano dap- prima delle macchie pallide , giallicce , piccole , che poi s'allargano, confluiscono, diventano bruno-scure, ed inva- dono a poco a poco tutto il lembo. In queste si notano, sulla pagina inferiore, dei punti rilevati e sparsi, dai «inali escono fuori dei corpicciuoli cilindrici , più o meno con- torti, biancastri, e costituiti da cumuli di spore. I punti rilevati sono i concettacoli fruttiferi del fungo, i quali for- mansi sotto all'epidermide. Questi hanno una forma lenti- colare o globoso-depressa, e constano di uno stroma basale, limitato da una serie di cellule della matrice , compresse tangenzialmente ed a contenuto giallastro. Dallo stroma sorgono numerosissime spore allungate, fusiformi o cilin- driche, diritte o curve, ottuse alle due estremità, 2-4 set- tate, e ialine. Per la compressione esercitata dalla massa delle spore, l'epidermide si lacera, e le spoie escono agglu- tinate fra di loro sotto la forma di cirro , dissolvendosi poscia in una massa bianca attorno all'apertura del con- cettacelo. Allo- stato ascoforo, poi, il fungillo produce, nella pagina superiore delle foglie, piccole croste rilevate, tondeggianti, sparse o riunite in gruppetti, e talora così fittamente ad- densate da ricoprire tutta la foglia. Le croste hanno un color bruno-scuro, e uno splendore setaceo, finché riman- gono coperte dall'epidermide; poscia, col rompersi di que- sta, diventano nere e rugose. Esse sono costituite da uno stroma, in seno al quale si formano numerosi periteci i sub- globulosi con ostiolo verrucoso, contenenti aschi cilindraci i dritti o curvi , di cui ciascuno ha otto sporule ovali od ellittiche, di colore leggermente verdognolo, divise presso la base da un setto in due cellule disegualissime. I peri- tecii maturati o assai tardi sulle foglie cadute , e solo a completa maturazione rendono biloculari sporidi i. Phyllachora betulina, Fckl. Fungo ascoforo (Xyloma, Fr., Dothidea betulina, Fr ). Si presenta sotto la forma di croste nere sullo foglie della Betula alba. — 368 — Phvllachora depazeoides, Nits. Fungo ascoforo (Dothidea depazeoides, Desm.) Su macchie bianche alla pagina inferiore del Buxus sem- pervirens, CLAVICEPS, Tul. Lo stroma è proveniente da uno scle- rozio. Esso consta di un gambo e di una capitazione. Alla superficie di questa sono immersi i peritecii , a sporidii filiformi. Claviceps purpurea, Tul. Fig. 146. Micelio quiescente (Sclerotium Clctvus , DC; Spermoedia Cl'ivus , Fr. ) , il quale è designato con i seguenti nomi diversi : Segale cornuta, chiodo segalino, grano sprone, grano ghiot- tone, grano cornuto, fame bianca e nera, sprone di gallo, cresta di gallo, cerrone, etc; Ergot da seigle; Mutterkorn, llungerkorn; Ergot of Ryc. Nelle spighe della segala {fecale Cereale), del frumento (Triticum m /gare), e di molte graminacee selvagge. Fungo conidico (Xphacelia segctitm, Lèv.; Oidium aborti- l'ttrirus, B. et Br. ; Ergotetia abortifaciens, B. et Br.) sui carpelli della segala (Fig. 14G, a-b); Fungo macroconidico (Fuearium haterosporum , Nees) speoialmente sugli steli vivi del gioglio [Lolium perenne) \ Fungo ascoforo [Sphaeria purpurea, Fr.) sugli sclerozii della segala i Fig. MG, c-d.) hai tempi più remoti ò conosciuto che talvolta sullo spighe della segala si vede qualche granello deformato, più lungo dei sani . e di un colore castagno-violetto. Le spighe nel punto, dove lo mostrano, si presentano prima succide e vischiose, poiché dall'interno dolio loppo geme un Liquido dolciastro (melata), Nel 1710 fu osservata la Stessa deformazioni- sul frumento, specialmente su quollo coltivato in terre Leggiere, e dopo la segala. 11 granello deformato ne] frumonto è più colio di cpicllo della segala. Disparatissime sono stato le interpretazioni fatto di quei — 3G9 — granelli deformati (sproni), e devesi a Tulasne ed a Kuhn la storia completa di tale affezione morbosa. Quando , massime nei terreni umidi e negl'infossamenti del suolo, da qualche spiga comincia a gemere la melata, gli ovarii affetti nella segala rivestonsi di un tessuto d'ife bianche fungine : tessuto che ai microscopio mostrasi for- mato di fili micelici , producenti oonidii ovato-ellittici (Sphacelia segetum, Lèv.)- Il vento e gl'insetti che visitano le spiche (come la Cantharìs melanura) provvedono alla più larga disseminazione dei conidii. Ora, il tessuto dell'ovario, invaso dal micelio, viene ad essere riassorbito, e sostituito da un fìtto intreccio di fili micelici. Si è allora che l'ovario immaturo si allunga, e, così degenerato, dà luogo allo sprone, ch'è alquanto curvo, solcato o fenduto per lungo, e che prende all'esterno un color bruno-violetto , all' interno bianco-turchino (Sclero- tium Clavus, DC). Nell'interno dello sclerozio del frumento, o della segala, talora occorre incontrare le Carie (vedi pa- gina 80). Il micete perdura nello stato di sclerozio fino alla pri- mavera ventura. Al microscopio lo sclerozio si mostra for- mato da cellule a parete spessa e violetta nella regione corticale ; e nella centrale è costituito da un pseudo-pa- renchima ricco di goccioline oleose , si che lo sclerozio arriva a contenere fino al 30 °/0 di olio. In mezzo al pseu- doparenchima scorrono fasci d'ife irregolarmente distribuite. Gli sclerozii immaturi sono rivestiti al loro apice dal micelio grigio e fitto della Sphacelia. Talvolta succede che non tutto il granello della segala, ma solo una parte viene ad essere trasformata in sclerozio. Se fino alla primavera lo sclerozio resta immerso nell' acqua ; o giacente sul snob» umido,, viene senz'altro a marcire. Invece, se l'immersione dello sclerozio nell'acqua è fatta in primavera, e propria- mente quando la segala passa a spicare, allora dallo scle- rozio vien fuori lo stroma della forma perfetta. Esso è formato da tanti gambi distinti, di color bianco, Lunghi pochi millimetri, terminati ciascuno da una capitazione di color purpureo. Fatta una sezione sulla testa dello stroma, si ossen ranno attorno ad essa delle nicchie, nello quali sono con- tenute teche allungate, contenenti sporidii ialini o filiformi (Clavicepjs purpurea, Tul.). Kuhn e Roze, in tempo a noi Comks — Crittogamia Agraria. ,f — 370 — prossimo , hauno dimostrato che gli sporidii disseminati sulle spiche sane, nel tempo della fioritura, inoculano la malattia nei fiori. Cominciata la formazione della melata, e poi della Sphacelia, i conidii di questa disseminati dalla pioggia, dal vento e dagl'insetti, cadendo sugli stimmi dei fiori sani germinano , introducendo i loro fili germinanti nell'ovario. Dopo 8 giorni dall'infezione riappare la nuova sfacelia, ed a capo di 15 giorni il nuovo sclerozio. Sicché il parassita si moltiplica tanto per sporidii , quanto per conidii, e gl'insetti visitatori tanto dei capolini della Cla- viceps , quanto delle spiche della segala , costituiscono il veicolo più facile per estendere largamente la malattia dello sclerozio. Però tali sclerozii dopo due anni perdono la facoltà di emettere gli stromi ascofori. Il male infierisce più nelle annate umide e nelle terre leggiere e sterili, e colpisce le piante più deboli, massime quelle provenienti da semi immaturi. Le varietà estive della segala sono più colpite dal male. Esse sono infettate non solo dagli sporidii dei Claviceps, ma anche dai conidii contenuti nella melata delle spiche di segala vernina. L'in- fezione suole pure provenire o da altre graminacee sclero- ziofore, tra cui sono da notarsi, fra le coltivate il Triti- cum vulgare , 1' Oryza saliva , ed il Panicum miliaceum, e fra le selvagge i Lolium, il Bromus , le Dactylis, le Gly- ceria, i Phleum, gli Alopecurus, V Arrheratlierum , Y Anthoxan- thumì e le Agrostis. Per prevenire il morbo bisogna mantenere bene prosciu- gato il terreno, giacche l'umidità lo seconda moltissimo; arare e soversciare bene il terreno dopo la mietitura, per seppelire gli sclerozii che in abbondanza cadono a terra nell'atto della mietitura. L'avvicendare la segala con altra pianta diversa dallo graminacee vai poco, quando è risaputo che i germi dell'infezione possono essere forniti dalle gra- minaceo selvagge. Fatta la raccolta, bisogna separare col vaglio tutt'i grani cornuti, [nveoe di ricorrere al vaglio , si può adoperare l'immersione dei granelli nell'acqua; in tal caso tutti i grain Ili scleroziati saliranno a galla , quando si rimesta bene noli' acqua tutta la massa. I grani scleroziati così sceverati si mettono in commercio con molto profitto per uso medicinale. P. Re distingue duo qualità di grano sprona o di segala — 371 — cornuta. Chiama maligno lo sclerozio ch'è violetto all'esterno e bigio turchiniccio all'interno, e che rende la farina fetida nauseante, e di sapore acre e caustico. L'uso di una tale farina cagiona la morte in seguito a spasimi dolorosissimi, ed alla necrosi dell' estremità. Chiama invece benigno lo sclerozio, che mentre dall' esterno è simile all' altro, nel- l'interno poi è bianco, farinoso, inodore, insipido, e che non avvelena la farina in cui possa trovarsi polverato. La segala cornuta riesce eziandio nociva, se non vele- nosa 'anche agli animali, quando viene loro somministrata insieme al fieno od alla biada. Il tessuto di essa contiene, oltre all'olio, parecchi alcaloidi non ben definiti, ma sopra tutto l' ergotina, che cagiona contrazioni violenti nell'utero, sì da essere adoperata come emenagago od abortivo. Presa in dosi elevate infiamma l'intestino, provoca crampi con- vulsivi all'utero, e può indurre anche una rapida cancrena. Presa poi in dose minime (a mò d'esempio con la farina) cagiona la malattia della formicolosi, appalesantesi con un prurito crescente e spasmodico . che dall' estremità delle dita si distende man mano in tutto il corpo, e che è se- guito da gonfiamenti delle giunture degli arti, e da crampi e spasimi mortali. La farina , che contiene dal 3 al 5 °/0 di sclerozii pol- verati, è sempre velenosa, e si presenta di un colore azzur- rognolo, mentre si conserva ancora bianca, quando contiene il 2 °/o di sclerozii polverati. La presenza dei tessuti scle- rotici nella farina è sempre ravvisabile al microscopio. Oppure in un cucchiaio contenente la soda o la potassa in soluzione (al 5 °/0) si aggiunga un pochino di farina, e si riscaldi alla lampada ; se allora si svolgerà un odoro nauseoso di salamoia d'aringhe, esso è dovuto alla farina di sclerozio, e la farina è da rifiutarsi per alimentazione. Anderson (1889) riferisce di aver raccolto questo fungo, nell'America del Nord , su 4 specie di Elymus , 3 specie di Poa, 6 specie di Af/ropyrurn , nonché sulla Koeleria cri- stata, sulla Phalaris arundinacea, e su parecchio altre gra- minacee. All'uopo egli soggiunge, che in alcuni anni, es- sendo avvenute delle perdite a causa di aborto di vaccln-. e di giumente, si è creduto che il male provenisse dalla copiosa produzione degli sclerozii nelle graminacee. Seb- bene non tutti accettano questo fatto, dove tuttavia rite- nersi che l'azione irritante di tal pasto sugli organi genitali — 372 — interni induce, senza dubbio, un deterioramento nella salute degli animali. Sono state considerate come specie distinte le seguenti: Claviceps microcephala , Tul. Micelio quiescente (Sclerotium Clavus, DC. f. Phragmitis) ; Fungo conidico (Sphacelia purpurea , f. minor) ; Fungo ascoforo (Sphaeria Hookeri , Kl. ; Kentrosporium microcephalum, Wallr.). Siili' Arundo Phragmites. Claviceps pusilla, Ces. SiiìYAndropogon. Claviceps (Cordyceps , Quel.) setulosa, Sacc. Sulle Poa. EPICHLOE, Fr. Stroma sessile, effuso, dapprima coni- dioforo , subcarnoso , cingente gli steli delle graminacee, come di una guaina colorata. Peritecii immersi nello stroma, con ostioli appena prominenti. Ascili con 8 sporidii fili- formi, continui o septati, ialini, o giallognoli. Epichloe typhina , Tul. Mal della clava delle (graminacee ; Erstickungsschimmel des Timothecgrass. Fungo conidico (Kphacelia typhina, Sacc.) ; Fungo ascoforo {Sphaeria, Pers.; Dothidea, Fr.; Cordy- cej's. Kr.; Clftrìccjis, liail ; ìlypocrea , Berk. ; Typhodium, Link: Poly stigma typhinum, DC). Sagli si di vivi dello graminacee : comune nel Phleum pratense, e nella Dactylis glomerata, raro negli Agropyrum} nelle Poa, ne] Bromus, noi lìrachyjiodium, e nello Agrostìs. Secondo YVolf (trad. Baccarini , 1889) , la malattia co- mincia con un rivestimento biancastro, il qnale già prima della fioritura appare sul tratto supcriore dello stelo, cir- cuendo per nini estensione da, 5 ad 8 cm. l'ultima, foglia n^n anoora spiegata, e la sua guaina che avvolge le spiche. — 373 — Così la parte superiore dello stelo da sottile diventa spessa, e con l'età giallo-bruna. In questo stadio la pianta rasso- miglia ad un piede di Typha in fiore. Le piante che pre- sentano questo rivestimento non fioriscono, né si sviluppano ulteriormente; il danno comprende , perciò , ad un tempo la soppressione dei semi, e la rachitide dello stelo. L'osservazione microscopica svela nei tessuti delle piante attaccate, e specialmente nella parte centrale dello stelo, un micelio filamentoso septato trasversalmente , il quale serpeggia tra cellula e cellula. Questo, giunto nelle parti superiori dello stelo, dall'interno delle giovani infiorescenze e dagl'internodii superiori dello stelo, manda un gran nu- mero di rami verso la superficie , i quali attraverso le guaine foliari avviluppanti (allontanandone od attraversan- done le cellule) si affacciano alla superficie. Quivi essi formano con la loro stretta compage uno strato d'ife frut- tifere, il così detto stroma, che ha l'aspetto di un involucro concresciuto con la guaina foliare. Le ife di questo stroma, le quali, ad onta del loro fitto intreccio, si mostrano re- golarmente disposte , le une accante alle altre in senso radiale, mandano dal lato esterno brevi peduncoletti paralleli fra loro , che per successivi e ripetuti strozzamenti pro- ducono al loro apice conidii piccoli, ovati, incolori, ed a parete sottile. Questi conidii, posti all'umido, nel termine di poche ore germogliano ; ma conservati all' asciutto , perdono al più tardi in due giorni la facoltà di germinare. Dopo qualche giorno cessa la formazione dei conidii , e nello spessore dello stroma si delineano , in un modo non ancora ben conosciuto , un gran numero di concettacoli separati fra loro soltanto da sottilissimi straterelli di stromi, i quali, dapprima sferici , hanno a sviluppo completo la forma di fiasco. Essi contengono molti aschi tubulosi, a parete sottile, incolori , ed a 8 sporule fusiformi. Le loro ife parietali sporgendo sullo stroma, attorno all' ostiolo, a mò di ver- ruche, danno un'aspetto granuloso alla superficie. Le spo- rule conservate all'aria umida, sul porta-oggetti, germinano nel termine di 8 a 24 ore , emettendo per 3 o 4 punti tubi germinali, all'apice dei quali, dopo poche ore, si forma un conidio ovoidale. Quando e come dalle sporule, e da questi ultimi conii>nlus. — 379. — Nectria armeniaca, Tul. Sul Fagus silvatica. Nectria Aquifolii, Berk. SuìVIlex Aquifolium. Nectria (Cenangium, Fr.) chlorella, Tul. SulV Abies. Nectria appianata, Fr. e N. stilbospora, Tul. Sul Carpinus Betulus. Nectria rhizogena, Cook. Sulle radici di Ulmus, in America. Nectria saccharina, B. et C. Sui rami di Coffea, a Cuba. Nectria selenosporii , Tul. (Fungo conidico Selenosporium Urticearum, Corda, f. Fici, Desm., e Fusarium lateritium, f. Mori, Desm.) Sui rami morti o colpiti dal gelo del Ficus Caria. Nectria Brassicae, EU. et Sacc. Su Brassica, in America. Nectria Rousseauana, Sacc. et liouni. Sulla Brassica oleracea. Nectria infusaria, Cook. et Hark. Fungo conidico (Fusarium Acaciae) , e fungo ascoforo Sui rami di Acacia, in California. Nectria Passeriniana, Cook. (N. viticola, Pass.) Sui sarmenti della Vitis vinifero. — 380 — Nectbia (Byssonectria, Cook. et Harkn.) chrysocoma, Beri, e N. Eucalypti, Cook. et Harkn. Sull' Eucalyptus, in California. Nectria yagabunda, Speg. Sulle foglie viventi di Bambusaceae, nel Brasilo. Nectria balsamea, Cook. et Peck. SiiìV Abics balsamea. Nectria (Sphaeria, Schw.) dematiosa, Berk. Su Platanus e Aforus, in America. Nectria abscondita, Sacc. Sotto la corteccia dei rami dell' Ulmus campestris. Nectria (Sphaeria, Fr.) Aurora, Sacc. Su Tilia. Nectbia (Sphaeria} Schw.) verrucosa, Sacc. Sul Morii* I- SassafraB) in America. Nectbia (Sphaeria, Schw.) fibriseda, Sacc. Su Caslomd. Nectbia (Sphaeria, Tode) mobius, Fr. Su QuercuB. Nei tuia (Sphaeria, Berk.) dmbbina, Fr. Su steli «li /•'"//". Xi.'Ii.ia DEPALLEN8, Cook. et Harkn. Su steli di LupitltU, — 381 — Nectria Peponum, B. et C. Sui frutti di zucche e di pomodoro, in America. Nectria (Sphaeria, Sibth.) sanguinea, Fr. Su Juglans, Acer e Betula. Nectria laurina, Sacc. Sul Laurus nobilis. Nectria citrina, Fr. Sull' Alnus glutinosa. Nectria Peziza, Fr. {Sphaeria Peziza, Tode ; Sphaeria miniata , Offrii.) Su Fagus, Betnla e Popiolus. Nectria squamuligera, Sacc. (Fungo conidico Tubercularia pusilla, Sacc.) Sul Salix babilonica e sulla Robinia Pseuclacacia. PLOWRIGHTTA, Sacc. Stroma convesso-pul vinato, con- fluente, crasso, nigrescente. Aschi allungati, con 8 sporule ovoidee-oblunghe , uniseptate , ialine , o appena giallicce. Plowrightia (Gibbera, Plowr. ; Cucurbitaria, Fari.; Botryo- sphaeria, Ces. et Dntrs., Sphaeria, Schw.) morbosa, Sacc. Rogna del susino e del ciliegio ; Black Knot ; Schwarzer Krebs der Steinobstgeholze. Sul Prunus domestica, Cerasus, e le altre specie di Prunua, in America. La forma picnidica sarebbe la Hendersonula morbosa, Sacc. Secondo Farlow (1876), la malattia si manifesta con ipertrofìe emisferiche sui rami, alte circa un centinutro, ed aggruppate in mammelloni, cagionando gravissimi «Ianni. Nei mammelloni si osserva un fitto micelio, iucolore, sot- — 382 — fcile, costituito da ife septate. Essi ingrossano da un anno all'altro , e sono abitati all' esterno da forme fungine ap- partenenti a Cladosporium, e ad Render sonia. I peritecii, che si svolgono, contengono teche raccorciate, ed aventi ciascuna 8 sporule ovali, uniseptate, appena giallicce.- Le sporule germinano facilmente; ma non è ancora sperimen- talmente dimostrato, se il tubo germinale, penetrando nella corteccia e sviluppandovi il micelio , possa cagionare la rogna del susino e del ciliegio. Lo stesso Farlow non ha sempre trovato il fungillo nei tumori delle piante in pa- rola. Ciò posto , lo scrivente ritiene che questa malattia non sia dissimile dalla rogna degli olivi e della vite, così comune in Europa, e che probabilmente il micelio fungino deve considerarsi come un epifenomeno. CUCURBITARIA , Gray. Peritecii cespitosi , sferoidei, glabri, neri, coriacei, forati all'apice. Ascili cilindracei, con 8 sporidii oblunghi, muriformi, uniseriati , di colore giallo al fuligineo. Parafisi numerose. CUCURDITARIA LABURNI , Dntl'S. Fungo picnidico {Dipi odia Cytisi , Auers.) ; Fungo macropicnidico {Hendcrsonia Laburni, "West.) ; Fungo ascoforo (Sphaeria Laburni, Pers.). Sulle ferite e sulle lesioni dei rami del Cytisus Labumum, Secondo Tubouf (1880) questo fungillo è parassita sulle ferite del laburno, giacche avendo egli praticato delle fe- rii'- sugli alberi sani, e poi infettate le forite con lo spore, ha ottenuto lo sviluppo del micelio e la penetrazione di questo nei tessuti così scoperti. Avvenuta 1' infezione, si presentano in primo luogo dei conidii incolori , poscia delle stilosporo bruno racchiuse in picnidii, infine si svi- luppano i periteci] ilo pò la morte dei tessuti. Invece, la corteccia intatta ed illesa non si lascia punto attraversare dal micelio fungine ('io posto, il fungillo in parola deve ere annoverato tutt' al più Fra i semiparassiti , che si svolgono sullo ferite praticate di fresco. Probabilmente della stossa indolo sono le seguenti altre speri e : — — ooo — - CUCURBITARIA ELONGATA, GreV. Fungo picnidico {Diplodia Robihiae, Sacc.) ; Fungo macropicnidico (Hendersoniae Pobiniae, West.) ; Camarosporium Robiniae, Sacc.); Fungo ascoforo (Sphaeria scabra, Schm.; S. elongata, Fr.)? sui rami della Robinia Pseudacacia. CUCURBITARIA ULMICOLA , Fckl. Fungo conidico {Sporidesmium ulmicolum, Sacc.); e fungo ascoforo sui rami dell' Ulmus campestris. Cucurbitaria Gleditschiae , Ces. et DNtrs. Sui rami della Gleditschia triacanthos. Cucurbitaria pithyophila, Ces. et DNtrs. Fungo conidico {Phragmotrichum Chailletii , K. et S.) ; Fungo ascoforo {Sphaeria pithiophila, K. et. S) sui rami degli Abies, e dei Pinus. Cucurbitaria delitescens , Sacc. Sui rami della Persica vulgaris. Cucurbitaria Sorbi, Karst. Sui rami del Sorbus Aucuparia. Cucurbitaria Juglandis, Fckl. Fungo picnidico {Diplodia Juglandis, Fr.) ; e fango asco- foro sui rami del Juglans regia. Cucurbitaria aterina, Fckl. Fungo conidico {Phragmotrichum acerinum, Fr.); o fungo ascoforo sui rami dell' Acer campestris. Cucurbitaria protracta , Fckl. Fungo picnidico {Diplodia subtecta, Fr.); e Fungo aaco- — 384 — foro ( Sphaeria protracta , Nees) sui rami dell' Acer cam- ' Is. CUCURBITARIA BALICINÀ , Fckl. Fango picnidico (Diplodia salicilici, Lev.) ; e fungo ascoforo *ui rami dei Salix vitellina, triandra, o fragilis. CUCURBITARIA RADICALIS , Oook. Fungo picnidico (Diplodia radicalis , Sacc. ) ; e fungo ascoforo sulle radici di Qucrcus in America (Ravenel). Cucuriutaria (Sphaeria, Schw.) tumorum, Berli. Sui tumori dei rami di Qucrcus , in America, forse ca- gionati da punture d'insetti (Cynips). Cucurbitaria (Sphaeria , Fr.) acervata, Fr. Sui rami del Pirus communis, e del P. Malus. Cucurbitaria (Sphaeria, Fr.) conglobata, Ces. et DNtrs. Sui rami della Betula alla. Cucurbitaria Coryli, Fckl. Fungo picnidico (Hendersonia mutabilis , B. et Br.) ; e Fango ascoforo sui rami del Corijlus Avellana. Cucurbitaria Castaneae, Sacc. Fungo picnidico (Diplodia Castaneae, Sacc); e fungo asooforo BOI rami della Castanea vesca. Cucurbitaria moricola , Sacc. Sui rami del Morus alba. Cucurbitaria Cari-ini,, Sacc. Fango picnidico [Diplodia Carpini, Sacc.) ; e fungo irò -ui rami del Carpititi* Betulug, — 385 — OTTHIA , Nits. Peritecii erompenti , cespitosi , quasi sferoidei , papillati , neri , glabri , carbonacei. Ascili oi- lindracei con 8 sporidii, e misti a parafisi. Sporidii ellit- tici, unisettati, foschi. Questo genere affine al precedente consta di specie, le quali si possono egualmente ritenere come semiparassite sulle ferite dei rami. Otthia Crataegi, Fckl. Fungo spermogonico (Phoma Crataegi, Sacc.) ; Fungo picnidico (Diplodia Crataegi , Fckl.) ; e Fango ascoforo sui rami del Crataegus Oxyacantha. Otthia Piri , Fckl. Fungo picnidico {Diplodia Malorwm , Fckl.) ; e Fungi» ascoforo sui rami del Pirus communis. Otthia Pruni, Fckl. Fungo picnidico (Diplodia Pruni , Fckl.) ; e Fungo ascoforo sui rami del Prunus spinosa. Otthia populina , Fckl. Fungo picnidico (Diplodia mutila , Mont. ) ; e Fungo ascoforo (Sphaeria populina , Pers.) sui rami del Populus pyvamidalis, e P. nigra. Otthia ambtens, Niossl. Sui rami della Betula alba. Otthia (Cucurbitaria , Sacc.) Quercus, Fckl. Fungo picnidico (Diplodia Quercus , Fckl.) , e Fungo ascoforo sui rami di Quercus. Otthia Eosae , Fckl. Fungo picnidico ( Diplodia Rosanna , Pr. ) ; e Fui ascoforo sui rami della Posa canina. Comes — Crittogamia Agraria. — 380 — Ottima {Sphaeria , Fr.) Syringae, Niessl. Sui rami della Syringa vulgaris. Otthia Ulmi, H. Fab. Sui rami dell' Ulmus campestris. OrTHIA CORYLINA, Kai'St. Fungo picnidico (Diplodia Coryli , Fckl. ) ; e Fungo ascoforo {Otthia Coryli, Fckl.) sui rami del Corylus Avellana. Otthia (Gibbera , Rohm) Winteri , Rehm. Sui rami dell' Acer campestris. Otthia Aceris , AVntr. Pungo picnidico (Diplodia subtccta , Fr. ; D. Aceris , Fckl.) ; e Fungo ascoforo sui rami dell' Acer platano idea . Otthia Alni, Wntr. Sui rami deWAlnus glutinosa. Ottima {Cucurbitaria , Peck) alnea , Sacc. Fungo conidico (Tortila alnea, Peck), e Fungo ascoforo sui rami di Ahius, in America. CAP. XXVIII. Funghi imperfetti : collidici. UICBOSTBOMA, Niessl. Ife brevissime, fitte, formanti spi piuiii. continue, ialine. Conidii aorogenì , ovoidei, continui ialini. MiCROBTROMA [Fuaiaporium , Desm.; Fuaidium, Viz.) ai.iu.m, Sacc. [Tortila, Opiz; Conioaporium, Lasoh; Microatroma quercinum Niessl; Fu. si'«nge leaf scab. Lo foglie, che ne sono colpite, corrugano, massime nell'ultimo stadio della malattia. Siili.' giovani foglie si mostrano delle macchiette, irregolarmente circolari, larghe circa due millimetri , e coperte di una bruna peluria, costituita dai cespi sporiferi del fango. Le macchiette sono distribuite su di una, o sullo dae pagine della foglia, guadagnando talvolta il picciuolo. La malattia fa cadere intempestivamente le foglio, pre- vio ingiallimento; talvolta le foglie persistono Benza che s'ingialliscano. Il limone n'è sempre più fortemente colpito, Sulle macchiette brune, e nettamento marginate si svol- gono i cespi dei fili micclici. Questi sono liberi , eretti , semplici, oscuramente settati, e talvolta continui, legger- mente bruni, ialini, granulosi all'interno, e portanti spore (conidii) al loro apice. I conidii sono solitarii, e talvolta due in fila; sono cilindrici, ottusi, tre o quattro volto più lunghi che larghi, unisettati, biguttulati, e granulosi. Questo fungillo, mentre svolge il suo sistema conidifero alla superficie delle foglie viventi, ha il suo sistema ve- getativo (micelio) nell'interno dei sottostanti tessuti. 1 suoi fili micelici sono ampiamente diffusi negl'interstizii cellu- lulari del parenchima fogliare; donde il suo parassitismo. Nessuno specifico è stato adoperato in Australia per combattere questo male ; nonpertanto saranno valevoli i mezzi atti a rafforzare la vigoria nella pianta. Della stessa indole sono le seguenti specie: Ramularia Philadelphi, Sacc. Sulle foglie languenti del Philadelphus coronarius. Ramularia lata, Sacc. Alla pagina inferiore delle foglie del Prunu -</ aj>j>le. Sullo foglio del melo (Pirus Malus), o del pero (l'irtts communi *) , ed in America anche sul P. coronaria e sul 1'. pruni/olia. a) orbiculatum, Desm. Sulle foglie de] Sorbue torminalis, 8, Aucuparia , e del < 'ratat gus pyracantha. b) Soraueri [Napicladium Soraueri, Thùm.). Sull'epidermide delle melea l'i questo fungili o Trob (1884) e Tlnìmcn (1886) ri- fai [uanto siegue. Da più di mezzo secolo i pomo- logi, come i botanici, si ocoupano seriamente di una ma- lattla d< i meli, conosciuta sotto il nome di brusone, la cui — 395 — origine è d'attribuirsi ad un fungi Ho parassita. I danni re- cati da esso sono molto rilevanti, non pure in quanto sce- mano parzialmente il valore della complessiva rendita, ma anche perchè compromette spesso lo stato normale della pianta. La forma, che comparisce sulle foglie, sotto il nomo di b),usoneì si presenta in macchie tondeggianti, quasi vellu- tate , ramose ai margini , la cui tinta è dapprima di un verde-olivastro chiaro , dappoi più scura , ed in autunno quasi nera. Talvolta queste macchie crittogamiche sono pic- colissime , appena visibili ad occhio nudo , ed in qui caso assai numerose. Di norma sono alquanto grandi, fino aduno o due centimetri di diametro, ed allora su di una foglia sono sempre poche; ma non viene giammai rivestita, tutta la superficie. Queste macchie si trovano, in generale, sulla pagina superiore, e per eccezione anche sulla infe- riore. Per contrario spesso si trovano anche sopra i rami prodotti nelF anno , sui quali difficilmente si riconoscono a causa della simiglianza di colore con quello della cor- teccia. Il micelio è nascosto , cioè cresce e si distonde sotto 1' epidermide della foglia, e spinge alla superficie un nu- mero maggiore di filamenti ramificati. Da questi sorgono poscia dei rametti bruni, portanti conidii di varia fornii, per lo più ovali, unicellulari, verde-bruni. Non è ancora conosciuto come i tubi germinali dei conidii penetrino nel- l'epidermide sulla foglia, per produrvi il nuovo micelio , e poi la nuova macchia crittogamica. Il male non risparmia nessuna varietà di meli, sebbene li attacchi con intensità diversa. Di grande influenza, però, sono le proprietà del suolo ed il clima. Dove il terreno è forte e poco permeabile, e perciò umido, il male <'• multo più intenso che nei terreni leggeri ed asciutti; ed anche la maggiore umidità dell'atmosfera mostrasi favorevole allo sviluppo del fungo. Si ritiene, inoltre, che le annate molto calde e piovose provochino egualmente il malanno. La stessa varietà di melo soffre più sulle costo- del mare, ohe nel continente; più in estate umida, che in asciutta. An- che l'esser fitte le piantagioni influisce decisamene in dan- no. Gli alberi, le cui foglie sono così affette, s'indeboli- scono nella loro produzione. Col tempo le foglio deperite vengono rimpiazzate da altre; ma dopo uno o duo anni — 396 — d'infezione i novelli germogli si svolgono sempre più gra- cili, e perciò molto più soggetti alle gelate. La forma , sotto cui si presenta il male sul frutto, fu già prima esaminata accuratamente, e riconosciuta come un danno assai grave. Fu Sorauer (1875) che rese più esatte informazioni sulle macchie rugginose delle mele. L'appa- renza esterna di questa forma è diversa da quella delle fo- glie. Si formano, cioè, sulle mele macchie più o meno ro- tonde, le quali coperte dapprima dall'epidermide; ben pre- sto crescendo la rompono, e perciò restano circondate da un piccolo velo di pelle sottile , quasi bianchiccio e fra- stagliato. Queste macchie leggermente approfondite , ma piane, presentano una superfìcie polverulenta, di color gri- gio-oliva. Il micelio è identico a quello della forma folii- cola, e serpeggia sotto 1' epidermide ; sul principio inco- lore, più tardi colorato in bruno, esso è superficiale e non s'approfonda nei tessuti sottostanti. Tali macchie oscure presentano il parassita pienamente scoperto. Dai fili mi- celici partono rametti a conidii olivacei uni- o pluricellu- lari, e più piccoli degli altri formatisi sulle foglie; donde risulta che la differenza del substrato apporta anche una variazione nella forma del fungillo. Il parassita può investire il frutto fin da quando questo è piccolissimo, non risparmiandolo neppure al tempo della maturazione. Per solito, assale le mele a sviluppo inoltra- to, ed allora le parti occupate dal fungo vengono segre- gate, e la ferita quasi spugnosa, che ne resta, viene chiusa mediante una formazione suberica. Il danno che ne deriva può essere molto grande, perchè quand' anche la mela non dovesse perire pel parassita, o non dovesse in seguito mar- cire, pure la sua superficie va soggetta a gravi lesioni, da scemarne gravemente il valore commerciale. Sembra che il parassita penetri nella buccia del frutto, profittando delle lesioni elio quivi s'incontrano, almeno di quelle che sono cagionate dalle punture degl'insetti. Secondo Sorauer, gli alberi, che si trovano in cattive condizioni di terreno, sono più intensamente colpiti dalla ruggine. E da notarsi che la crittogama in parola si riscontra, sebbene di rado, sui peri, ma solo sulle frutta e non mai sullo foglie , e per eccezione anche sui rami teneri. Per la presenza del parassita , che sulle pere forma macchie più estese che sulle mele, il frutto rimane meno carnoso, — 397 — e, se venisse spiccato alquanto acerbo , non sarebbe più mangiabile, come suole avvenire in talune varietà di pere. Per evitare o diminuire i danni cagionati da questa crit- togama, conviene innanzi tutto allontanare dal suolo l'ec- cessiva umidità , la quale, come s'è già detto, è dannosa. All'uopo giovano molto la fognatura ed i lavori profondi. Col tempo poi bisognerebbe diradare gli alberi. Intanto Hardy (188J) riferisce di essere riuscito a prevenire que- sto parassita , stemprando in un ettolitro di acqua 8 chi- logrammi di calce viva, poi aggiungendovi disciolti 8 chi- logrammi di solfato di rame, e con tale poltiglia lavando tutt' i rami ed il tronco delle piante dopo la potagione. Così praticando egli ha potuto preservare questi alberi frut- tiferi tanto dalla crittogama in parola, quanto dalle altre. Fusicladium (Helminthosporium, Lib., Fusicridium , Auct.) pirinum, Fckl. (Fusicladium virescens , Ben. ; Leptothyrium carpophilum , Pass. ; Cladosporium pirorum, Berk. ; Helminthosporium pirorum, Lib.). Sulle foglie del pero (Pivus communis). > a) Amelanchieris. Sulle foglie dell' Amelanchier vitlgaris. b) Pyracanthae (Actinonema Crataegi, Berk.) Sui frutti del Crataegus pyracantha. Questa specie è appena distinguibile dalla precedente , ma presenta fili conidiofori non septati, flessuosi , tuber- colosi, denticolati verso 1' apice. Produce sulle foglie , e talvolta sui germogli , macchie irregolari , oscure e mar- ginate. Olivier (1881) riferisce che la iav elitre des poiriers at- tacca le foglie, i germogli ed il frutto dei peri, e consi- glia di combatterla lavando i germogli con una soluzione di solfato di rame (1/c) , o di acido solforico (Y2o) , o di solfato di ferro. Darbois (1884) raccomanda di bruciare ben presto le foglie ed i rami affetti. Prillieux, infine (1886), annunzia che Ricaud aveva con — 398 — vantaggio adoperato la miscela seguente: un chilogramma di solfato di ramo sciolto in 12 litri d'acqua, e mescolato in due chilogrammi di calce caustica stemprata in 4 litri di acqua. Fatta la miscela, la si spruzza in primavera su tutta la superficie della pianta. Fusicladium (Napicladium, Sacc.) Tremulae, Frank. Sulle foglie giovani del Populus Tremula Secondo Frank (1883) , su questa pianta lungo la pri- mavera occorre osservare un gran numero di foglie gio- vani , che prendono dapprima un colore bruno-grigio ; o bruno-verde , e dappoi disseccano in tutto od in parte. Quando i germogli restano così sfrondate , le loro punte cominciano a disseccare. L7 esani n microscopico rileva la presenza di un tessuto fungino pseudoparenchimatoso dif- fuso nelle cellule epidermiche. Da tale stroma partono ba- sidi^ aventi all'apice conidii bruni, fusiformi e bisettati. Tali fili conidiferi si affacciano su ambo lo pagine della foglia , e presentano un aspetto vellutato di color verde oliva. I conidii a capo di un paio di giorni germinano sulle foglie sane, inoculandovi l'infezione. La trasmissione della malattia da un anno all'altro ha luogo por mezzo del micelio svernante nei rami. E perciò bisogna recidere tutti i rami deperiti per limitare 1' infezione. Fusicladium ramulosum, Rostr. (Cladosporium ramuli, Roberge). Quest'affezione morbosa, analoga alla precedente, è stata osservata da Rostrup (1883) anche sul Populus alba e ca- nescens, nonché sul Salix alba, ctiii>ti■- barum, Lk., F. Ficus, che attacca le fruttescenze dei fiohi immature e le corrompe. Secondo Arthur (1889) il fungo delle pesche è tanto dii fuso nell'America del Nord, ch'esso si presenta costante sopra alcune varietà, ed è tanto disastroso, quanto il Futi- cladium sulle pere e sulle mele. Quando il frutto macchiato — 404 — trovasi alla metà della crescenza , si vengono a formare delle lamine di sughero, che isolano le macchie del fungo; però mentre il frutto assolve la sua crescenza, il sughero, non potendo più seguirlo nello sviluppo, si fende lasciando degli spaccili più o meno ampii alla superficie del frutto. In questi spacchi penetrano le spore della Monilia fructi- genn, Pers., e col germinare e svilupparsi inducono il mar- ciume nel frutto. Intorno a questo fungillo Bolley (1889) fa notare le se- guenti particolarità. Le macchie appariscono colorate in bruno , e circondate da un contorno definito. Esse , che possono essere larghe fino a circa un centimetro , sono dapprima isolate , ma poi confluenti , nere ed impregnate di gomma. I fili sporigeni del fungo si trovano confusi coi peli della superficie del frutto, sono di color olivaceo-bruno, e producono al loro apice conidii oblunghi e bicollulari. L'alta temperatura e l'umidità eccessiva favoriscono molto la diffusione di questo fungo in America. Non è improbabile che il fungillo in esame sia da rite- nersi come una forma conidica della Sclòrotìnia fructigena, pag. 207. Cladosporium cucumerinum, E. et A. Sul cetriolo (Cucumis sativus), in America. Questo fungillo, ch'è la causa della malattia denominata Spotting of cucumber» , fu osservato per la prima volta a Geneva (8. U. A.) nel 1887. Secondo Arthur e Bolley (1889) , esso è analogo all' altro che cagiona le macchie sulle pesche. Sul cetriolo le macchio compariscono sui frutti fin da quando sono piccole , e sono spesso accompa- gnate da gomma. Col tempo le macchie passano dal verde ;il bruno, al nero. Esso s'iniziano con la penetrazione del mioelio fungino dalla superficie did frutto, e quivi si affac- oiano i fili conidiferi, produoenti conidii oblunghi, uni-o biloculari, capaci di germinare in poche ore quando sono immersi nell'acqua. Il fungillo può distruggere l'intero raccolto, com>' avvenne appunto nelle località, in cui fu incontrato e studiai — 405 — Cladosporium Asteroma, Fckl. Nebbia del tremolo. Infesta le giovani piantagioni del Popvlus alba, e del Populus Tremula, perchè ne attacca le foglie viventi. Di- strugge con rapidità i punti infestati, in modo che le mac- chie orbiculari , sotto cui si presenta , si mostrano come forate o trapuntate, fin dall'estate. Cladosporium hypophyllum, Fckl. Nebbia delV olmo. Il micete si presenta alla pagina inferiore delle foglie dell'olmo (Ulmus campestris), nell'estate. Sulle macchio havvi cespuglieti cinereo-verdastri ; i fili conidiofori sono fles- suosi, septati, flavi, ed i conidii ovati, didimi e dello stesso colore. Cladosporium condylonema, Pass. Sulle foglie del Prunus domestica. E questo un nuovo parassita delle foglie del pruno, de- turpandole ed uccidendole. Secondo Briosi e Cavara fi 889), esso attacca le foglie in pieno vigore, producendovi mac- chie brune, diffuse, indeterminate, che invadono il lembo dalla periferia verso il centro , facendolo raggrinzare e sec- care. Alla pagina inferiore si scorgono qua e là dei cespu- glieti di color verde-olivaceo, formati da fascetti d'ife frut- tifere allungate, tortuose o piegate a gomito, nodulose o tuberculose, in corrispondenza dei setti. I conidii terminali sono ovoidi od ellissoidali, dapprima unicellulari e li a maturanza bicellulari, un pò ristrette nel setto ed a pa- rete finamente aculeolata. Cladosporium Paeoniae, Pass. Sulle foglie della Paeonia officinali* e dello suo vari- coltivate per ornamento. — 406 — Secondo Briosi e Cavara (1889), questo fnngillo cagiona macchie grandissime, indeterminate, che procedono dal mar- gine della foglia verso l'interno. Esse sono di color vio- laceo-fosco nella pagina superiore, bruno-castaneo nella in- feriore, e quivi copronsi di una muffa olivacea. Il suo mi- celio serpeggia nel tessuto della foglia, sotto la forma di fili ramificati; diritti o tortuosi; settati; fuligginei. Le sue ife fruttifere sono di mediocre larghezza, sparse, rigide , erette od ascendenti , nodose verso l'apice ; bi-trisettate , olivacee. I conidii sono dello stesso colore, di forma varia, ellittici, ovali o cilindrici, unicellulari, ovvero con uno o due setti trasversali. Il fungillo deturpa le foglie in tali piante, giacché le foglie attaccate s'imbruniscono e seccano, corrodendosi ed accartocciandosi sui margini. A seconda delle varietà a foglie più o meno consistenti, varia l'aspetto esterno della malattia , cioè la conformazione e la tinta dello macchie, e l'alterazione dell'organo, ma l'esame mi- croscopico rivela sempre la stessa specie di Cladosporium. Della stessa indole sono le seguenti specie : Cladosporium R.hois, Arcang. Sullo foglie viventi del Bhtts Coriaria, Cladosporium inconspicuum, Thiim. Sulle foglie viventi dello Styrax officinale. Cladosporium nervisequum, Mont. Alla pagina superiore dello foglie dolla Erioboivi/a ja- ponica, Cladosporium arthrinioides, Tlii'im. et Boltr. Sulle foglie viventi dolla Bougainvillea spcctabilis. CLASTEROSPORIUM, Schw. [fé repenti, emettenti qua e là oonidii fusoidei, o cilindrici, 2-plurisettati, foschi. — 407 — Clasterosporium glomerulosum, Sacc. (Pleospora conglutinata, Goeb.; Uredo conglutinata, Karst.). Sulle foglie del ginepro (Juniperus communis). Goebel (1879) ha studiato accuratamente questo fungillo, che torna dannoso al ginepro, facendone cadere intempe- stivamente le foglie. Il male si presenta come una polveri- nerastra , che riveste le foglie a mo' di fum aggine (vedi pag.264). L'esame al microscopio rivela che l'interno delle foglie è corso da numerose ife fungine, le quali attraver- sano gli spazii intercellulari, senza penetrare nelle cellule. Le ife sono molto ramificate, ed i rami a loro volta ven- gono a riunirsi mercè di altri rami di congiunzione. Si accumulano spesso nelle camere d'aria degli stomi, e quando si affacciano dagli stomi prendono un colore bru- nastro, donde il color nero delle pustole. Coli' aggomitolarsi le ife formano anche sugli stomi un falso-parenchima (stroma) , su cui si svolgono conidii el- littico-oblunghi, settati, e bruni. La disseminazione arti- ficiale dei conidii ha riprodotto il fungillo sulle foglie an- cora sane. Della stessa indole sono pure le seguenti specie: Clasterosporium (Sporidesmium, Cooke) strumarum, Cooke. Sui rami vivi di Quercus, in America. Clasterosporium {Sporidesmium, B. et C.) curvatum, Sacc. Sulle foglie di Crataegus, in America. Clasterosporium (Sporidesmnim, B. et C.) sticticum , Sacc. Sulle foglie di Platanus, in America. Clasterosporium (Sporidesmium, West.) buluophilum , Sacc. Sui bulbi dei tulipani (Tulipa). Clasterosporium (tìporidesmium. Lèv.) epiphyllum, Sacc. Sulle foglie vive e sulle cupule del Fagus silvati^a. — 408 — Clasterosporium (Sporidesmium, Tliuin.) Hydrangeae , Sacc. Sulle foglie vive o languenti dell' Hydrangea hortensis. Clasterosporium (Sporidesmium, Fckl.) putrefaciens , Sacc. Annerisce e distrugge le foglie della Beta vulgaris. HELMINTHOSPORIUM, Link. Ife rigide, quasi sempli- ci, fosche; conidii fusiformi, clavati, o cilindrici, plurise- ptati, foschi, rigidi, lisci. Helminthosporium gramineum, (Rabh.) Eriks. Sulle foglie dell'orzo (Hordeum vulgare). Secondo Eriksson (1887), da parecchi anni i campi ad orzo erano infestati (nella Scozia) da una malattia, che si presentava sotto la forma di macchie brune sulle foglie. Le macchie sono lunghe e strette , circondate da un mar- gine chiaro , ed allungate nel senso longitudinale della foglia. La malattia può ammazzare fino al 5 °/0 delle piante, quando si presenta copiosa, sotto la forma di polvere nera, alla superficie della pianta. In tal rincontro non si ha pro- duzione di spiche, poiché le piante periscono prima di for- marla. Il micelio ipodermico emette i rami conidiofori in parte attraverso gli stomi , in parte attraverso la parete epidermica. I conidii, che sono lino a 5 volte septati, hanno un color bigio, e sono articolati e spesso curvati, e ger- mogliano facilmente nell'acqua. Helminthosporiim teres, Sacc. Balle foglie dell'orzo (Hordeum vulgare) e sull'avena (A- mtii natica). Forse si tratta di una forma del procedente. hi questo fungillo Briosi e Cavara (1889) riferiscono che si presenta sotto la l'orma di macchio stretto, oblunghe, olivacee , su ambo lo pagine sviluppo dal malo, ne allargano 1' infozione. Eelminthosporium carpophilum , Lèv. Fig. 151. Sulle pesche [Persica vulgaris). Quesiti mie >•)'■ < molto alfine al Cladosporium carpophilum, e si presenta egualmente sulle pesche con macchie nore; però la polpa sottostante, invoce di rammollirsi, s'indurisce. Della i indole sono forse Le seguenti specie: 1 1 blhinthosporii u Macrosporium, Berk.) rhaumi i.i.tm, B. etBr. Sulle pesche Pertica vulgaris) già mature. — 411 — Helminthosporium (Septosporium, Thùin.) Cerasorum , Beri, et Vogl. Sulle ciliege mature (Cerasus (Ittici*) , che uccido, cagio- nandovi macchie orbicolari, ocracee, piane ed estese. CERCOSPORA , Fres. Ife semplici o rainulose, fosche; conidii septati , vermiculari , f osco-oli vacei. Le specie di questo genere si prosentano sullo foglie in macchie per lo più colorate in rosso od in bruno. Cercospora beticola, Sacc. (Fusarium Betae , Babh) . Macchie delle foglie delle barbabietole] Blattfleckenkrtnikhcii der Zucken'iiben. Sulle foglie della Beta vulgaris e della Beta Cicla , aia nelle barbabietole da zucchero, che da foraggio. Secondo Thumen (1882) , il parassita si presenta sulle foglie, formandovi numerose macchie più o meno circolari, isolate o confluenti, visibili su ambo le pagine, e Larghe fino ad un centimetro. Il colore delle macchie è, alla pagina superiore , grigiastro alla superficie , e rosso porpora al margine; alla pagina inferiore è cinereo e polverulento per la presenza delle spore, che vengono emesse da corti fili conidiferi , provenienti dal micelio annidato nel paren- chima fogliare, che ne resta ucciso. Le sporo sono cilin- driche, od aghiformi, diritte o poco curve, e copiosamente septate. La disseminazione delle spore, fatta dal vento o dalla pioggia, è facilissima, ed i loro tubi germinali pos- sono facilmente introdursi negli stomi. La umidità atmo- sferica seconda molto lo sviluppo del mah'. Le foglie colpite dal male cessano di crescere, si rag« grinzano, s'increspano ai margini, e finiscono per disseccarsi a danno della formazione dello zucchero nello radici. Per diminuire poi l'infezione giova rimuovere e bruciare le prime foglie, che mostransi così macchiate. Secondo Tre- lease (1884) la malattia si presenta veramente disa in America. 412 — Cercospora Bolleana, Speg. (Ascochyta Caricae, Eabli.; Cercospora sycina, Sacc; Scptosporium Bollcanum, Tliiini. , Fig. 150). Alla pagina inferiore del fico (Ficus Carica). Verso l'autunno lo foglie del fico colpite da questo parassita si presentano , secondo Briosi e Cavara (1889) , con macchie olivacee diffuse, che cominciando da un lobo si estendono poi a tutta la foglia, facendola intristire, ac- cartocciare e precocemente cadere. Le fruttificazioni del fungillo si affacciano alla pagina inferiore della foglia , ch'esse ricoprono come di una velatura bruno-violacea. Le ife escono a 3 a 4 dagli stomi, sono piuttosto brevi, di- ritte o leggermente flessuose, semplici; continue od anche unisettate, all'apice denticolate, e grigiastre. Le spore sono terminali obclavate, o fusoidee, ottuse ai capi, 1-3 settate, e di color olivaceo-pallido. Il parassita è causa della pre- coce caduta delle foglie ed anche dei frutti, che vengono arrestati nel loro sviluppo per insufficienza di nutrizione. Cercospora acerina, R. Hrtg. Fig. 157. Sulle pianticine in germinazione dell'acero fico (Acer jtSPAtdiij, /dtfii) US) . Eartig riferisce che nel 1880 noli' Istituto forestale di Monaco tutti gli aceri in germinazione furono incolti da malattia, per La i ; \ K.fiisjioriuiii, Dfism.) Lievi is, Sacc, sullo foglie vive «Iella Syriin/a rnìyaris. Cercospora (Asteroma, DC. ; Dothidea, Fr.; Septorià, Fr., Exo8porium , Niess.) Fraxini , Sacc. (Sphaeria Echinus ; Biv.) sullo foglie vive o Languenti del Fraxinus excehior, anche in America, secondo Ellis et Kellerman , 188G. — 417 — Cercospora caulicola, "Wint. , e C. Asparagi, Sacc, sugli steli e sui cladodi dell' Asparagus officinali s. Cercospora (Ramularia, Fr.) Apii, Fres., sulle foglie del- l' Apium graveolens, dellVl. Petroselinum e della Pastinaca satira. Cercospora cruenta, Sacc. (C canescens, Eli. etMart. ; C. Pha- seolorum, Cooke) sulle foglie del Phaseolu* vulgaris, in America. HETEROSPORIUM, Klotsh. Ife subcespitose, ramuiose; conidii oblunglii, pluriseptati, alla superficie echiuulati o granulosi. Heterosporium Allh, Sacc, sulle foglie languenti dell' Al Un tu Porntm, su cui si presenta con ife erette nodulose, foseo- olivacee, e con conidii dello stesso coloro, uni-triseptati. Heterosporium (Cladosporium, Opiz) Phragmitis, Sacc. Sulle foglie languenti dell' Armido Phragmites. Heterosporium variabile, Cooke, sulle foglie della Spinacio oleracea , su cui forma macchie definite , circolari od irregolari. Heterosporium echinulatum, Cooke (Heterosporium Dianthi, Sacc: Helminthosporium echinulatum, Berk.; JJehn. exa- speratum, B. et Br.). Forma delle macchie fosche sullo foglie del Dianthus Caryophyllus SPORODESMIUM , Lk. Spore per lo più irregolari, sarciniformi e davate, multiseptate nel senso longitudinale e trasversale, pedicellate, fuligginee. Sporodesmium sycinum , Thi'im. Fig. 149. Sul Fico (Ficus Carica). Fin dalla primavera del 1882 lo scrivento aveva osser- vatole alcune piante annose di fichi, coltivate nella regione vesuviana, mostravano una debolezza nel germogliare. 1 getti erano esili ed imbruniti; le foglio piccole i an verde sbiadito. Il paragone con gli alberi sani fac< Comes — Crittogamia Agraria. — 418 — spiccar© ad evidenza la malsania. Lungo la primavera le foglie si sbiadivano sempre più, e si distaccavano dai rami, a detrimento dei frutti. L'esame microscopico delle foglie nello piante languenti rivelò la presenza di un micete, i cui caratteri corrispondevano a quelli assegnati da Thiimen, nel maggio 1877 , ad un micete che incontrò a Kloster- neuburg sui rami ammalati del fico. Difatti il micete pro- duce sui rami e sulle foglie macchie effuse fuligginose, ed emette spore oblunghe , davate , ed anche sarciniformi, pedicellate, septate per lungo e per traverso , ristrette ai setti, e di color fuligginoso. Cespi d'ife, riferibili a Cla- dosporium , sono miste al micelio della specie in parola. Le radici degli alberi languenti si sono trovate affette dal marciume , o meglio dalla malattia che F. Re chiamò Pinguedine del fico ; infatti esse facilmente si scortecciano, perchè putride per abbondanza e degenerazione di umori. Non si è incontrata poi sulle radici alcuna vegetazione crittogamica, nò rizomorfica, né rizottonica. Ciò premesso, il marciume della radice , 1' annerimento dei teneri rami, la presenza del Cladosporium e dello Spo- ridesmium sugli organi giovani ed aerei inducono a iden- tificare siffatta affezione morbosa a quella della vite. E se si osserva che le torme dei miceti incontrati sul fico sono affatto identici ai Cladosporium e Sporide&mium che sogliono occorrere sulle viti affette da pinguedine, si deve conchiu- dere che la vite ed il fico incolti da pinguedine alle radici sogliono rivestirsi di siffatta vegetazione crittogamica. E perciò, invece di combattere questa, occorre meglio prov- vedere al marciume delle radici (vedi pag. 159). Sporioesmium (Clasterosjiorium, Sacc.) Amygdalearum, Pass. Nebbia delle amigdalee. Sulle foglio del pesco, del susino, del ciliegio e del man- darlo. Passerini (1) riferisco di avor osservato olio, fin dal- l'aprile dell'anno precedente, i peschi nudavano perdendo Le giovani foglie man mano che questo spuntavano, lino a rimanerne interamente spogliati. La stessa sorte toccava, alle toglie novelle, che si svolgevano in sostituzione delle altre già cadute. Successivamente, ed in modo non diver- — 410 — so, lo stesso malanno si è verificato sugli albicocchi, sui susini, sui ciliegi e sui mandorli. Le foglie cadute, o pros- sime a cadere, si trovano sparse di macchiette bruno-fer- ruginose di forma discoidea, bianco-grigiastre nel mezzo, e spesso, non sempre, aventi nel centro uno o di rado più punticini neri e prominenti. Il tessuto della macchia ben presto inaridisce , determinando una vera linea di separa- zione tra la parte viva e la mortificata , la quale poscia contraendosi si stacca in forma di disco arsiccio, lasciando un foro circolare nel posto, che dapprima occupava sulla lamina della foglia. Il male si avvera in seguito a giornate fredde e nebbiose , ed a lunghe ed intempestive piogge , nel tempo in cui le foglie novelle sono più che mai biso- gnose di estendersi , e di riscaldarsi ai raggi vivificanti del più bel sole di primavera. Sottoponendo i punti neri delle macchie all'esame microscopico, si vede ch'essi con- stano di un delicato cespuglieto di corpi ellittico-oblungìi i , giallognoli, sostenuti da un pedicello sottile trasparente , e divisi da tramezzi, che suddividono in loggette minori la cavità dei corpi predetti. Il cespuglietto è la parte frut- tificante del fungillo, il cui micelio è immerso nel tessuto della foglia. Senonchè a queste osservazioni è da obbiet- tare, che, mentre le macchie sono copiose ed ovvie, non è costante la presenza del fungillo, il quale perciò deve me- glio essere ritenuto come un epifenomeno, che si appalesa sulle foglie delle drupacee colpite dalla fersa (vedi pag. 8). Della stessa indole sembrano essere le seguenti specie: Sporodesmium Ulmi, Fckl., sulle foglie vive deìVUlmus ef- fusa e pyramidalis . Sporodesmium septorioides, West., sulle foglie languenti della Reseda odorata. Sporodesmium Melongenae, Thùm., sulle foglie vive di So- larium Melongena. Sporodesmium Phytolaccae, Thum., sulle foglio vive di Phy- tolacca decandra. Sporodesmium dolichopus, Pass., sulle foglie vivo del 8ola- num tuberosum. — 420 — CONIOTIIECIUM , Corda. Conidii sarciuiformi , varia- mente septati , aggregati , e formanti macchie nere sulle foglie e sai rami. Coniothecium Eucalypti , Thiim., sulla corteccia dei rami teneri e viventi àeWEucalyptus globulus. Coniothecium tamariscinum , Thiim. , siri rami vivi del Ta- mar ix m ann ifera . Coniothecium austriacum, Tliiim., sulle foglie cadenti del Pi- nus austriaca. Coniothecium Mac-Owanii, Sacc. (C. punctiforme, AVint.) sulle foglie viventi della Protea grandiflora, al Capo di buona speranza. MACROSPORIUM, Fr. Ife oscure, subfascicolate: coni- dii terminali, saroiniformi , con setti trasversali e longitu- dinali (Fig. 139, b). Macrosporium sarcinaefurme, Cavara. Sulle foglie vive del Trifolium pratense. Di questo fungillo Cavara (1890) riferisce quanto siegue. La parte vegetativa del fungo è data da ife , o filamenti esilissimi, incolori, settati e ramosi , che invadono qua e Là il parenchima fogliare, a spese di cui vivono, e deter- minano un processo di atrofia e di sclerosi nei tessuti, e la conseguente formazione di areole dapprima decolorate, poi briino-ocracee. Dagli stomi della pagina inferiore lo He mandano fuori uno, due od anche tre rametti assai cor- 1i. i quali per un certo tempo si mantengono continui, cioè non settati, poi si segmentano in alto; presentando gene- ralmente delle strozzature in corrispondenza dei setti. I rametti Bono di colore fuligineo e pellucidi; e di essi l'ul- timo articolo, o segmento, non tarda ad ingrossarsi fino ad sumere La forma di una vescica, nella quale si operano Bucceesivamente varie segmentazioni , le une trasversali , cioè Dormali all'asse maggiore, le altre perpendicolari a questo. Tali oorpi , che -i staccano poi con butta faoilità dai ramelti, sono Le spore del fungillo, ^\i<' disseminai*! dal — 421 — vento , cadono su altre piantine di trifoglio, e con la ru- giada vi germinano, riproducendo la malattia. Le alterazioni indotte da questo parassita nelle foglio- line del trifoglio sono rilevanti ; dappoiché le macchie , quando sono numerose, finiscono per confluire insieme, e la foglia a poco a poco si decolora, si raggrinza ed avviz- zisce. Un campo di trifoglio viene, in breve, tutto attac- cato, e ciò si riconosce dalla tinta tristamente bruna che assume. Mezzi diretti di difesa non si potrebbero consigliare. Certamente, se l'occhio intelligente e vigile dell'agricoltore può farsi accorto dell'inizio del male, si potrà allora pro- cedere al taglio del trifoglio nei punti iufetti, allontanare dal campo il foraggio falciato, e bruciarlo per distruggerò le spore dal parassita, ed impedire così la diffusione del male. Macrosporfum Meliloti, Peck. Sulle foglie vive del Melilotus in America. Macrosporium uvarum, Thiim. Fig. 148. Muffa dell'uva. Forma piccole macchie verde-scure sugli acini di uv quando questi sono prossimi alla maturazione. Macrosporium Vitis, Cavara. Secondo Cavara (1887) forma macchie sulle foglie vive della Vitis vinifera. Macrosporium Amygdali, Thiim. Muffa delle mandorle. Ricopre di grandi macchie brune le mandorlo immatu fino a coprirle interamente. Macrosporium Tomato, Cooke, e M. Solani, ! M. Sui frutti immaturi del Lyeopersicurti escuhntum^ il rica, e talvolta anche sulle foglie. — 422 — Macrosporium cladosporioides, Desm., sulle foglie languenti di Beta, Lactuca, Allium, Lappa, Macrosporidm concentricum, Wint., sulle foglie vive della Phytolacca decandra. Macrosporium torulosum . Pass., sui rami colpiti dal gelo nel Ficus Carica. Macrosporidm diversisporium, Tirimi., sulle foglie languenti della Zea May 8. HIRUDINARIA, Ces. Conidii cilindrici curvi a ferro di cavallo, pluriseptati, fuligginei, e riuniti a cespi. Hirudinaria Mestili, Ces. Fig. 122. ('l'onda I/ij'jiocrepis, Sacc; Hippocrepidium Mespìli, Sacc). Sulle foglie viventi del nespolo (Mespilus germanica). Hirudinaria macrospora, Ces. (Torula Hippocrepis , Sacc. ; JIij>pocrepidium Oxyacanthae , Sacc). Sulle foglie viventi dello spino bianco (Crataegus Oxya- cantka). TRIPOSPOR1UM, Corda. Ife sterili, reponti, fertili, eret- te, losche, septate. Conidii apicali, foschi, stellati a 2-4 raggi. Triposporium Juglandis, Thùni. Sulle foglie viventi della Juglans nigra} in America. [SAEIOPSIS, Fr. [fé gràcili, brune; conidii disposti in pannocchia o in capolino, oilindracei, Beptati. IsAUKU'si.s orisbola, Saco. Fig 158. Siili.' foglie vivi' del (Phaseolue vulgarià)ì associato spesso all'i rromyc( s Phaseoli. — 423 — Si presenta sotto la forma di macchie grigiastre o ri sastre, irregolari, limitate dalle nervature. Le ife riunite in fascetti, olivastre e continue, portano all'apice, ciascuna, un conidio 1-3 septato e grigiastro. ISARIOPSIS CARNEA, Olld . Sulle foglie vive del Lqthyrus pratensis. Isariopsis (Graphium, Ellis) làxa , Sacc. Sulle foglie vive della Faba vulgaris. Isariopsis (Graphium, B. et C.) clavispora, Sacc. Sulle foglie vive della Vitìs Labrusca, in America. FUSARIUM, Lk. Ife septate, ramose; conidii all'apice dei rami, fusiformi, curvi, septati, formanti una ui;i»;i ge- latinosa. Fusarium Zaviandm, Sacc. (Fusisporium Zavianum, Sacc. Fig. 155). Sui teneri germogli, sui picciuoli, sui cirri, e sui pe- duncoli fiorali della Vitis vinifera. Il fungillo produce macchie rosso-scure, che vanno estru- dendosi sempre più a detrimento della pianta. Al micro- scopio si presenta costituito di fili ramosi, non sept;it i . di color carniccio, e terminati da conidii ricurvi quadriloou- lari. Gli organi che ne sono affetti si disseccano. Fusarium (Fusariella, Sacc.) atrovirens, Berle. Muffa delle cipolle; Mildew of onions. Sulle cipolle (Allium Cepa). Le cipolle, colpite da questo fungillo, restano distrutte prima che arrivino a perfeziono. Sui bulbi si i ano dapprima delle macchie verdine gelatinose con ife raggian- ti, e conidii semilunari, poscia le macchie si •li- prendendo un color verde cupo. — 424 — Fusarium {Fusisporium , Ber.) Ricini, Bizz. Alla base dello stelo del Rìcinus communìs, a cui cagiona il marciume o la cancrena umida. Fusarium {Pionnotes, Sacc.) Biasolettianum , Corda. Forma masse di color arancione sotto la corteccia dei rami vivi della Vitis vinifera, della Putida, ecc. Fusarium (Selenosporium, Desm.) sarcochroum, Sacc. Sui rami verdi degli agrumi (Citrus) , su cui forma delle masse gelatinose rosee. Penzig (1887) fa rilevare che sebbene i Fusarium siano, in generalo , ritenuti come saprofiti , pure deve credersi che possano vivere anche da parassiti , quante volte fac- ciano disseccare i rami verdi su cui appariscono. Fusarium mi< rophlyctis, Mont. Sui frutti maturi dell'ulivo (Olea europaea). Il fungillo si presenta sotto la forma di acervoli minuti erompenti dall'epicarpio, rossastri ed emisferici. Ha fili conidiferi allungati, raggianti, terminati da conidii lineari, appena curvi, ottusi, indistintamente settati, 3-6 guttulati, ialini (Thùmen, 1889). Questo fungillo è malefico, perchè affretta il disseccamento delle olive , a detrimento della loro resa oleifera. I-Ysariu.m (G'ioeosporium, Sacc.) nervisequum, Fckl. a Platani [Hymenula Platani^ Lèv. non Fusarium Plata- ni. Mont.) Sulle foglie 'li l'idianus, anche in America. Questo fungillo, che ha conidii fusiformi, si sviluppa a strati su di uno Btroma gelatinoso ed amorfo. S'inizia su di una parte della foglia . segnalameli! e sulle nervature di que sviluppa di più sulle l <> - 1 i . ■ dei rami inte- riori. Roumeguère 1884 riferisce che in quell'anno il pa- ita prese una espansione inusitata, tanto ch'esso passò aneli.' sui germogli, fino a farli disseccare; e consiglia che — 425 — l'unico mezzo, per arginare la diffusione del male, sarebbe di raccogliere e di bruciare le foglie. Secondo Southworth (1889) questo fungo suolo cagionare in America delle vere epidemie, dacché può assalir. le giovani foglie dei platani. Von Tavel (1886) non vi ha trovato, poi, alcun' altra forma riproduttiva, e perciò ha creduto che il fungo sverni sotto tale forma. Quando le foglie cadono, i rametti talvolta disseccano , presentando un'altra crittogama, ch'è la Discuta (Discella, Peci l'In- tani, Sacc, la quale sembra non abbia alcuna correlazione con la prima. b) Quercus. Sulle foglie di Quercus. E analogo al precedente, e si comporta nello stesso modo. GLOEOSPORIUM, Desm. et Mont. Acervuli (mucchietti d'ife fungine) siti sotto l'epidermide delle foglie e dei rami, discoidali o pulvinati, ed alla fine erompenti, pallidi o fo- schi. I conidii sono ovato- oblunghi, continui, jalini, spi so agglutinati ed erompenti. Gloeosporium ampelophagum, Sacc. Fig. 130. (Tonda Meyeni, Ber. et Trev. ; Sphaceloma ampelinum, de By.j Ramularia ampelophaga, Pass. ; Ramularia Meyeni, Gar et Catt.; Phoma avicola, Arcang. non Berle). Picchiola, Morbi gl'ione, Bolla, Stacchetta, Senobbeca, Neb~ hia, Manna antica, Querciola, Varola , Vaiolo , Zella : An- trachnose, Carie, Charbon, Maladié noire, Noir, Blilleur noirt Carbounat , Picoutat , Peyreyada , Rouille noir . Tacon : Schwindpocken, Brenner, Schwarze Brenner, Pech der Reben, Anthracose, Poken, Schwarze Fresser, Fleck, Forma delle pustole sui tralci verdi, sui cirri, Bulle fo- glie , e sugli acini immaturi della vite europi a e delle americane. Nelle piante affette, quando la vite germoglia, le foglie si presentano coperte di macchie, le quali estend : al parenchima, lo fanno prontamente disseccare. Tali macchie (giallastre o rossastre) sono varie per fon e per grandezza; sieguono d'ordinario i nervi della lamina, donde si espandono nel parenchima. TI loro nuni' Comes — Crittogamia Agraria. '' — 42G — sce, a misura che la malattia s'avanza, e fino a far defor- mare la foglia. Allora anche il picciuolo presenta delle li- vidure simili a quelle dei nervi della lamina. Le lividure prendono bentosto una tinta rosso-bruna , e si estendono sempre più, in modo che tutto il picciuolo si mostra an- nerito. Nelle lividure dei picciuoli e dei nervi fogliari suc- cede, quasi sempre, la necrosi formante delle piaghette a rao' di ulcere, le quali mettono a nudo i fasci fibro -vasco- lari; nelle macchie secche, invece , del parenchima della lamina, il tessuto morto si screpola irregolarmente , o si distacca, lasciando la lamina bucata. Giova, però , notare che siffatte alterazioni cominciano prima nelle foglie ter- minali del tralcio o del germoglio, e poi passano successi- vamente sulle altre più basse. I viticci, poi , seguono la stessa sorte dei picciuoli. Analoghe lividure si presentano anche sui germogli, e sulla corteccia dei tralci ancora verdi. Come la malattia s'inoltra, le lividure s'ingrandiscono e, confluendo tra loro, formano delle macchie estese ed irregolari. Nei germogli colpiti gl'internodii restano corti e talvolta deformati. Nel tralcio lignificato le lividure rosso-scure si fendono per lungo, oppure si necrosano, lasciando delle piaghe od ul- cere profonde fino al legno; e quando queste si estendono all'ingiro, la parte estrema del tralcio può contorcersi, o disseccare annerendosi. Le stesse pustole possono colpire anche il graspo ed i peduncoletti ; ed in tal caso pochi acini allegano , o per giunta restano più piccoli dei normali. Sugli acini imma- turi si presentano, inoltre, analoghe lividure, le quali pas- sano a formare subito dello piccole macchio rosso-brune e dure, che si screpolano o si necrosano come le altre indi- cate pei picciuoli, pei viticci, pei germogli, o pei tralci. Io Francia, poi, l'antracnosi è stata distinta con la qua- lifica di in iculataì punteggiata, e deformimi)-, a seconda della forma particolare che affetta. Sebbene il vaiolo fosse una malattia indicata in quest'ul- timo mezzo secolo, tuttavia sembra che gli autori più an- tichi ne abbiano avuto conoscenza. Pare che Teofrasto ac- cenni al vaiolo nel seguente passo: alti sunt fruetus inor- ili, ni uvarum crambue co, torrefatto) similis rubigini^ ijni oritur, '-lini posi pluviatn sub stillarti sol vehementiuB inti- nti; 'uh ,,i frondes quoqm infestai di Caus, plani. V. 10. 1). — 427 — Plinio dilucida meglio il fatto dicendo: Aut cum acini pri- usquam crescami decoquuntur in callum {Nat. Hist. XVII. 24 E altrove: Et carbonouli vitibus oarbuncdlare dicuntur ut quodam carbone exustae (1. e. XVIII, G8). Costi ri risce: Sane morbus quidam friigum, leguminum rubigo est , cui non prorsum dissimilis est orambus in vitia fructu atque etiam pampinis (De univ. stirp, nat. Taur. 1578, p. 396). Carlo Stefano, infine, annunzia, il seguente fatto: La \ it.> non sarà offesa dal carbonchio e dalla fersa (Dell'Agno. trad. daCato, p. 331, Venezia 1^68). Pare, eziandio, che alla stessa malattia {Schwindpockenkrankheit) alludessero Neitner e Fintelmann (1839), nonché Meyer (1841). Le notizie più particolareggiate si ebbero, poi, da F bre e Dunal (1853), che denominarono il malo anthracnose, e ne descrissero quattro diverse forme. La scoperta di un fungillo sulle pustole è, invece, dovuta a De Bary (1873 , 78), il quale mercè delle inoculazioni potè dimostrare che lo Sphaceloma ampelinum sia la causa del male in parola, designato in Germania coi nomi di Brennerì Pedi der Ru- ben, Schwindpocken , Schirarze Brenner , ed in Francia col nome di Anthracnose, a cui egli sostituiva l'altro cori' di Anthracose. All'annunzio dato da De Bary seguirono numerosi studii, sovente contradittorii, massime intorno alla natura paras- sitaria del morbo. Difatti, nel 1873 , Burghard affermava in contradizione di De Bary che le pustole del Pech, che si presentavano sugli acini, erano invase dal micromi • quando trovavansi in un ambiente umido. Con lui trovossi d'accordo anche Schmidt (1874) , il quale assicurò che il male studiato da De Bary non era affatto cagionato da un micromicete , ma da un'alterazione di muori prodotta 'lai tempi umidi. Nel pari tempo Caruso (1874) affermava che le osservazioni condotte da lui e da Caruel sul vaiolo ■ tero per risultato, che le pustole non orano cagionate da punture d'insetti, né da alcuna vegetazione parassitaria. Nel 1875, mentre Planchon credeva che la malattia dell'an- tracnosi fosse simile al rat degli americani, Binrichs i neva che il male dipendesse dal deperimento delle giovani radici, e cagionato dall'umido e dal freddo. Nel 1876 Passerini sotto il nome di Nebbia del tello descrisse la stessa malattia; la credè non nu<<\ gionata da vicende meteoriche, e vi trovò in oorrelazi< — 428 — un fungillo, che denominò Ramularia ampelophaga. Quest a specie fu identificata, ma non a ragione, al Pìioma uvicola, B. et C, da Arcangeli nel 1877, e cagionante il rot in America; mentre Saccardo (1877), pur non pronunziandosi nettamente su tale identificazione, ed accettando la nuova specie di Passerini , la denominò Gloeosporium ampelopha- gumì però ascrivendo le macchie delle foglie alla Cercospora Vitisì Sacc, o alla Phyllosticta Vitis , Fckl., od eAVAsco- chyta ampelina, Sacc. Nel pari tempo in Francia, mentre Cornu (1877) aveva osservato che le pustole degli acini antracnosati erano dovute ad un fungillo, che secondo Plan- chon era il Phoma uvicola, B. etC, Garcin (1877) in con- ti-adizione di Cornu, affermava di non aver mai trovato al- cun fungillo in relazione con la malattia, la quale, secondo lui, dipendeva dall'azione nociva della rugiada. Anche Mas- cagno, allora, s'interrogava se la crittogama, che accompa- gnava tale malattia nella Liguria, fosse la causa o l'effetto della malattia, mentre Portes (1877) accettava 1' opinione di Cornu, respingendo l'altra di Garcin. Nel 1878, in Germania De Bary pubblicava che le spore dello Sphaceloma erano agglutinate da una sostanza gom- mosa, la quale dissolvendosi nell'acqua metteva in libertà le spore (larghe 2 mkm. e lunghe circa il doppio) , che inoculate riproducevano artificialmente la malattia sui tralci mantenuti in un ambiente umido. Gòtho vi soggiungeva che (il Ire allo Sphaceloma, aveva incontrato anche la sua forma picnidica , svernante nelle ulcere dei tralci (fatto eh' è stato poscia combattuto e perfino negato). Tu Francia , contemporaneamente Puillat riferiva che Marèe tradusse un tratto di Teofrasto , il quale chiamò Crambos «posto male, e credè che fosse cagionato dai tempi umidi seguiti da sole cocente; che le prove d'inoculazio- ne lai I e da De Bary erano state accettato da Planchon ; e clic uWmit mchohì corrispondeva la malattia denominata in Italia pustola o vaiolo, in G-ermania Schwarze Bretintr, ed in America Blackrot. Riferiva, inoltre, ohe Marèa riteneva e li crittogama non la «ausa, ma la conseguenza del male . mentre la causa era «la ascriversi ai tempi piovosi ed umidi seguiti da torte sole, giaccio'' le alterazioni hanno alogia alla disorganizzazione dei tessuti prodotta dalle gelate tardive. In Italia . intanto, Q-arovaglio e Cattaneo . pur notan- — 129 — do nelle pustole la crittogama che con un nuovo nome chiamarono Ramularia Mei/cui , riferirono che la pr del fungillo non è costante nelle pustole , eh' esso non è così copioso o durevole da far ragione delle gravi altera- zioni che il vaiolo produce nell'economia della pianta , e che non si può sentenziare alla recisa che la causa unica efficiente del vaiolo debbasi ascrivere all'azione deleteria dell'anzidetto parassita sotto-epidermico. Anche allora Ga- limberti e Rotondi affermarono che la malattia in parola dipendeva da un viziato funzionamento degli organi nutri- tivi, non escludendo la presenza del fungillo caratteristico. Pirotta , inoltre, faceva osservare che le macchie delle fo- glie, non poste sulle nervature o sui picciuoli, rimangono spesso sterili. Nel 1879, Marchesi, negando la origine fungi na, credè che l'antracnosi fosse causata da un alterato processo nu- tritivo per l'eccesso dello zolfo nel terreno, in seguito alle ripetute solforazioni. Spegazzini affermò che non si ave- vano ancora dati sufficienti per definire se il fungillo fi la causa, o l'effetto della malattia. Kubler, non avendo tro- vato sulle pustole il fungillo, sospettava che questo, sen- za essere la causa del male, possa ciononostante apparir- vi in seguito allo stato patologico della pianta. Cattaneo, infine , malgrado che avesse imitato gli esperimenti d1 i- noculazione fatti da Gòthe , ebbe sempre risultati n tivi. Tuttavia , Eavizza e Galimberti ritennero che 1' an- tracnosi fosse cagionata da un parassita fungino Sphaceloma o Ramularia) ; Brunaud ammise che la malattia 'In- viata non allo Sphaceloma, ma al Gloeosporium ampelopha- gum; e Prillieux confermò la natura parassitaria del male. malgrado le forme diverse che il male ed il fungillo pren- dessero in Italia, in Francia ed in Germania; il quale rere poi trovossi in perfetto accordo con l'altro emesso con- temporaneamente da Mach. Nel 1880 , mentre Lawley riteneva eh e la cause de malattia risiede nelle frequenti piogge primaverili, seguite da forte calore, e notava il disaccordo dei botanici nella sistemazione del fungo , Thumen riaffermava la presenza del fungillo nelle pustole, uniformandosi a quanto ne eli- sero De Bary. Passarmi, e Saccardo, non accettando j l'identificazione dello Sphaceloma co] Oloeosporium. Dopo il 1880 la diffusione inopinata della P< ■ — 4;{ei buoni risultati ottenuti oon La polvere di calce hanno riferito principalmente Caruso (1878), Portos (1878-9), — 433 — Gennadius (1881), e degli altri ottenuti col solfato di fono Schnorf (1878), Ottavi (1881), Sol (1883) e Skawinski (1884). Gloeosporium lagenarium, Sacc. et Roum. (Fusarium reticulatum, Mont.; F. cyclogenum, Sacc.; Cyti- spòra orbicularis, Berk.; Gloeosporium reticulatum, Kouni.; G. orbiculare, Berk.; G. Cucurbitarum, B. etBr.; Myxo- sporium orbiculare, Berk.). Nebbia delle mellonaie, melata o ruggine dei melloni; Fruii rot. Sui frutti immaturi del popone (Cucumis Melo) , dolla zucca a fiasco (Cucurbita Lagenaria), del cocomoro (Cucu- mis Citrullus) e del cedriolo (Cucumis sativus). Questo fungillo talvolta disastroso per le mellonaio , si presenta con acervoli subcutaneo-erompenti , minuti, pai- vinati, quasi rosei, e con spore ovato-oblunghe, continuo e ialine. Esso fu osservato nel 1843, in Francia, sui cocomeri a Saint-Séver da Dufour, ed esaminato da Montagne, il quale notò che lo stroma era reticolato e di color arancione, e si distendeva a macchie, che arrivavano fino a sei conti- metri di lunghezza, e fino a tre di larghezza, e elio l'ac- qua, dilavando gli acervoli, ne trasportava le spore sullo foglie e sugli steli. Nell'autunno 1867 il fungillo fu osservato a Padova, o descritto da Passerini, e nel 1875 comparve nella provincia di Parma, dove si presentò sulla zucca a fiasco, sui coco- meri e sui poponi. Nel 187G, poi, fu osservato in Inghil- terra sui cedrioli e sui poponi , e descritto da Berkeley. Il male si presentava sempre dopo le piogge estive , se- guite da nebbie e da sole cocente, ed era favorito dalla eccessiva letamazione. Passerini credette , od a ragione, che la malattia fosse dovuta agli sbalzi di temperatura e di umidità tra la notte ed il giorno. Mentre questo male era comparso anche a Toulouse ael 1870, nel 1880 poi una devastazione di melloni, detti can- talupi, fu segnalata da Brisson a Cnàlons sur Marne. La malattia si era ivi manifestata appena nell'anno precedei ma nell'agosto 1880, in seguito a pioggo fredde e bui - Comes — Crittogamia Agraria. — i:;j — scopo, e a duo giorni di nebbia seguita da forte sole, si ri- presentò con tale intensità da infettare in duo giorni 125 mila melloni. Fu osservato che il tessuto sottostante alle macchie epidermiche si disorganizzava, dissolvendosi. Al 188G, si leggo nel Garden Chron. I. pag. 768, che la malattia in parola si era presentata, in Inghilterra, sotto la forma di cancrena umida , la quale faceva ingiallire i melloni innanzi tempo, inducendovi fenomeni di gommifi- cazione e di corruzione. guanto si è riferito sulla malattia dei melloni avvalora l'opinione dello scrivente intorno alla controversa quistionc dell'antracnosi della vite, dianzi esposta. Relativamente ai mezzi per combattere il male nei mel- loni, si deve cercare di mantenerli a secco e molto venti- lati nelle località più soggette. Tryon (1889) riferisce che nel Qucensland si previene questo male, col girare spesso i melloni per esporli egualmente alla influenza dell'aria e del sole. Gloeosporkm laeticolor, Berk. Sui frutti immaturi del pesco (Persica vulgaris) , e di albicocco (Armeniaca vulgaris). il l'ungi Ilo produce delle macchie di color grigio-sporco, ed arsicce uel «entro , sull'epicarpio dello pesche e dello albicocche. Le macchie- si coprono di fili conidiferi , di color rosso-arancione, septati , e portanti sporo fusiformi od oblunghe, e ialine. 11 malo è nocivo, dacché cagiona il depreziamento delle frutta. Thùmen (1889) osserva che fatto male finora è stato conosciuto solo in Inghilterra, dove è stato rilevato fin dal 1884; ma teme, ed a ragione, che possa quandoché S8Ìa presentarsi anche sul continente Si raccomanda una buona ventilazione della chioma, per evitare i danni di questo male (vedi Garden Cln-mi., 18SG). Gloeosporidm phomoioe8, Saoc. ; frutti del pomodoro {Lycopersicwn esculentum). '■li acervuli erompenti, foschi e pul vinati, emettono fili tidiferi portanti spore davate, biguttulate, ialino. — 435 — Gloeosporium fructigenum, Berk. Fig. 133. Sulle pere, e talvolta anche sullo molo. Questo fungillo scoperto in Europa da Berkeley (1856 . ha formato oggetto di studio anche per Scribnor (1888 in America, e per Tryon (1889) nel Queensland, ed .'• stato designato col nome di rot (marciume). Sui pomi stanti ancora sull'albero cominciano a compa- rire delle macchie, le quali col tempo moltiplicandosi giun- gono a far cadere marcio il frutto. E talvolta più colpita la parte del pomo, e li' è soleggiata, da far erodere irati irsi di colpi di sole, ossia d'insolazione (sun-scahl). Le macchie scure, che coprono il frutto, illustrano delle minute punteggiature nere, donde esce un materiale ros- sastro, quando si mantiene il frutto in un ambiente umi- do. Tali punteggiature sono costituite dagli acervoli del fungo, i cui fili micelici sono tubulari, settati, talvolta ramosi e scuri. Sui fili micelici sono impiantati numerosi basidii, sottoepidermici, portanti ciascuno, all'apice, un co- nidio oblungo o cilindrico, talvolta curvo, ialino, rossastro. Scribner ha potuto osservare che le spore p< 0 — Pestalozzia Saccardoi, Speg. Sulle foglie languenti del Quercus Suber. Pestalozzia i oncenteica, B. et Br. Sulle foglie vive di Pìrus, Crataegus} C a stanca e Quercus. DIDYMARIA, Corda. Ife semplici, e portanti all'apice conidii didimi, ovoidei e ialini. Didymaria prunicola, Cavara. Secondo Cavara (1890), questo fungillo si manifesta ini guente modo: foglie cosparse di numerose macchie cir- colari di 4-6 nini, di diametro, livide, alquanto rilevate sulla pagina superiore, e fra di loro confluenti; filamenti vegetativi del fungo serpeggianti, nel parenchima fogliare, ed anche nel lembo, esili, bianchicci, ramosi e settati; ife fruttifere diritte , egualmente esili , ma più regolari ed uniformi, divise da un solo sopimento a metà, e portanti ognuna all'estremità ima spora. L'inizio della formazione dello spore è indicato da una lievissima dilatazione dell'estremo dell'ifa, che indi a poco a poco s' ingrossa a capocchia di spillo , e si allunga in Beguito sino ad acquistare la forma clavata, ed infino obo- vata. Di pari passo , con queste modificazioni di forma , il nuovo organo subisce man mano un rivolgimento dal- l'alto in basso, cosicché a maturanza si trova ooll'apice ri- volto in giù. li«' spore mature sono ellittiche od obovate, inequilateri alla base, bicellulari , ed un po' ristrette, in corrispondenza del setto; hanno membrana mediocremente ispessita, e contenuto granuloso di un verde chiarissimo. Il fungillo si sviluppa Bulle foglie del pruno, le deturpa gravemente, e le fa disseccare e cadere. Circa i mezzi di difesa qou se uè conosce alcuno, ma trattandosi di un ifomicete molto aitine agli Oidium , si potrebbe tentare, con molta probabilità di buon successo, la solforazione come viene praticata perla vecchia eritto- uà della vite. — 151 — CAP. XXIX. Funghi imperfetti: spermogonici o picnidici. PHYLLOSTICTA , Pers. Concettaceli sottoepidermici, lenticolari, membranacei, muniti di un poro spesso grande, puntiformi , stanti sulle macchie scolorate delle toglie. Sporule piccole , ovoitlee od oblunghe , continue , ialine, pagline; basidii minimi o nulli. Phyllosticta Betae, Omini. (Depazea betaecola, DC. Fig. 1G3). Sulle foglie della Beta vulgaris saccharifera. Le foglie della barbabietola da zucchero, massime quelle delle piante destinate per semenza, sono incolte da que- sta crittogama. La malattia infierisce più nelh' annate umide che nelle secche, e sono colpite più le foglie centrali e giovani , che le periferiche e vecchio. Macchie circolari dapprima rossastre, e poi come di secchereccio, si mostrano sulle foglie: il loro disco in seguito assume un color gri- giastro , e l'orlo diventa rosso bruno. Piccoli punti neri si possono ravvisare snllemacchie; cs . Se si pratica una sezione verticale passante per 1' a del bulbo, e si esamina lo stato delle parti, si osserva che, sotto lo strato nero e polverulento, il parenchima è colo- rato in rosso-fava e rammollito , e come poltaceo per lo spessore di circa mezzo millimetro. Al di là di quesl condo strato la sostanza del bulbo è sana. Le cellule, | attaccate dal male e formanti il fondo dell' escavazio perdono la loro trasparenza; il loro tessuto, dapprima tanto delicato, s'ispessisce divenendo granuloso; il colore brano subentra alla primitiva limpidezza; in fu. i contengono più fecola, o ne hanno poca e guasti) : tuttavia La loro forma rimane inalterata. L'altro strato, sotti quello indicato, è formato di cellule ancora ialine, ma già | della loro fecola , ed è profondo appena qualche frazi di millimetro. Ai di là di questo secondo Btrato BÌ trova il parenchima feculaceo e sano. Comks — Crittogamia Agraria. — 458 — Il male è contagioso, e, secondo Montagne, esso è ana- logo a quello delle patate (Solanum tuberosum), i cui tuberi siano affetti dal marciume o cancrena umida, e dall'insetto su ricordato, e perciò non dovuto al fungillo che vi si pre- senta. Prillieux (1883), invece, ha osservato che il micelio pe- netra in fatto nelle cellule del bulbo e le uccido, dopo di averne sottratto l'amido. Poscia lo cellule, così uccise, perdono la solidità della loro parete, diventano friabili e si riducono in una polvere bruna. Contemporaneamente, al disotto del tessuto necrosato si forma noi corpo del bulbo uno strato di periderma traumatico, che viene a limitare all'esterno la parte guasta. In connessione col micelio si trovano dei piccolissimi corpi neri, costituiti da glomeruli di filamenti, i quali nella parte periferica dei corpi s'in- duriscono per formarne la parete, e nella parte interna si gelificano. Da ciò risulta che tali corpuscoli non sono veri poritecii, né veri sclerozii; tutt'al più si potrebbero con- siderare come dei peritecii incompleti, restando a determi- narsi ancora se dessi servano alla riproduzione del fungo, o alla propagazione del male. Phoma (Xphaeropsis, Berk.; Dìplodia, Fckl.) Malorum, Sacc. Sulle pere e sulle mele conservate. Dei pomi raccolti e conservati sani, col presentare delle larghe chiazze livide alla loro superficie, ed in seguito col corrugarsi, offrirono occasione di studio a Baccarini (1890). La carne del frutto, sebbene livida e profondamente al- terata, non manda cattivo odore, né presenta fenomeni di deliquescenza , ma prende una consistenza stopposa. La superficie dei frutti si copre di minute, granulazioni nera- stre, costituito da minuti sclerozii ovali o rotondi, prove- nienti da un micelio serpeggiante tra lo cellul* della polpa del frutto, (ili sclerozii mantenuti per pochi giorni ad una tura 'li circa ■.'('"('. dopo un riposo di parecchi mesi, sviluppano nel loro interno il pionidio delia Sphaeropsis. Thumen (1879) riten ruesta specie piuttosto come sapro- fita : Baccarini , invece, afferma ohe dessa è in grado di attaccare frutta perfettamente sane, o di recare danni ab- bastanza rilevanti nei magazzini di frutta. Non gli è riu- cito , però, di ottenere la germinazione artificiale delle spore. — 450 — Phoma pomorum, Thùm. Sulle mele sane. Phoma Armeniacae, Thi'ini. Sui frutti deiralbicoeco (Prunus Arm&niacà). Thùmen (1888) riferisce che questo fungillo si è tal- volta manifestato dannoso. I concettacoli del fungo sono neri, ed immersi in macchie orbicolari od irregolari , presse, biancastre e poi rosso-brune. La macchie possono raggiungere anche la grandezza di un centimetro. Le spo- rule sono ovali ed ellittiche. L'autore pensa che il micelio uccide la epidermide de] frutto, disseccandola; poscia spingendosi nei tessuti più profondi , v' induce il rammollimento mucillaginoso della polpa del frutto. Non si conosce alcun mezzo per arrestare questo male. Phoma destructiva, Plow. Sul frutto del pomodoro {Lycopersìcum esculentum) , in America. Plowright (1881) incontrò questo nuovo fungillo sul pò inodoro, in prossimità dell'apice del frutto, ed in compa- gnia di altri che denominò Cladosporium Lycopersici, Sphae- ronema Lycopersici, e Sporocybe Lycopersici; al punto oppo- sto, cioè all'impianto del frutto, v'incontrò un altro fun- gillo, a cui dette il nome di Dactylium Lycopersici, Phoma lenticularis, Cavara. Sulle bacche immature della Vitis vinifera. Gli acini che sono colpiti da questo fungillo . secondo Cavara (1888), presentano delle macelli'' di color giallo di cuoio, che occupano quasi sempre la metà circa dell'acino, di mezzo alle quali si scorgono, anche ad occhio nudo, dei minuti puntini di color grigio scuro , che sono i ooi tacoli fruttiferi. In sezione questi mostrano una forma len- ticolare, e contengono delle piccole spore cilindriche o el- littiche, ialine e biguttulate. Le spore, seminai- nell'ac- qua, germinano dando luogo a processi gemmuliformi, da cui si originano, poi, filamenti micelici esilissimi. Le ir- — 4H0 — rorazioni antiperonosporiche (vedi pag. 51) potrebbero es- sere utili a combattere anche questo fungillo. Phoma ampelocarpa, Pass. Sulle bacche mature della Vitis vinifera. Passerini (1890) ha così denominato un fungillo, elio si presenta sugli acini, sotto la forma di picnidii aggruppati nel centro di macchie bissoidee brune, erompenti, coperti dall'epidermide cenerognola, e contenenti spore oblunghe ellittiche, non guttulate, ialine e piccole. Phoma (Macrophoma) acinorum, Pass. Sulle bacche mature della Vitis vinifera. Lo stesso Passerini (1890) ha così denominato un altro fungillo, che forma macchie discoidali fosche , come nel Gloeosporium ampelophagum , Sacc. , su cui si manifestano concettaceli sparsi od aggruppati, puntiformi, erompenti , foschi , acuti , nitidi , e contenenti spore molto lunghe , fusiformi, ialine, e pluriguttulate , portate da basidii fili- formi lunghi quasi quanto le spore. Phoma olivarum, Thùm. Sui frutti maturi dell'olivo (Olea europaea). Di questo fungillo Thiìmen (1883) riferisce che vive sulle olive ancora fresche, alla cui superfìcie si mostra con concettacoli aggregati , piuttosti grossi , emisferici; poco emersi e neri. Nei concettacoli sono contenute sporo cilindriche od el- littiche, agli estremi arrotondate, corte e biguttulate. Può tornare questo fungillo alquanto nocivo , porche viene a sfruttare, almeno in parte, la polpa dell'uliva. Phoma (Phyllo8tictaf Thùm.) dalmatica, Sacc. Sui frutti maturi dell'olivo ((>/<" europaea). Differisci- ipiesta specie dalla precedente, perchè ha con- cettacoli puntiformi e neri, sparsi su macchie orbicolari, fosche, pruinose e marginate sullo olive maturo, contenenti spore clavato-fusoidee, molto più lunghe delle precedenti, secondo Thùmen (1883). Questo fungillo è molto secon- - 461 — dato dalle annate umide; spesseggia nei terreni umidi , e diventa esiziale, se il marciume delle ulive sopravviene , come d'ordinario, in tal rincontro. Si può prevenire, se non attenuare il male, coli' impedire che l'acqua ristagni nel- l'oliveto, adoperando quei provvedimenti, che saranno sug- geriti dalle circostanze della località. Ciò valga anche per il fungillo precedente. Phoma abietina, R Hartg. Sui rami dell'abete bianco. Hartig (1889) riferisce che questo fungillo cagiona gra \ i danni nelle foreste bavaresi, giacché induce la morte della corteccia dei rami. Di norma il disseccamento si estende a tutta la periferia del ramo, e provoca la morte in tutta la parte soprastante. Nella corteccia disseccata si affacciano, come teste di spillo, numerosi concettacoli neri , i quali vengono a spostare lo strato sugheroso. I picnidii conten- gono moltissime spore unicellulari. Non si è potuto finora osservare alcuna forma ascigera, che fosse in connessione evolutiva coll'altra picnidica. Si è rinvenuta presso i picnidii la Peziza calycinaì ma non si è potuto dimostrare la connessione delle due forme, Per ostacolare la espansione del male occorre tagliare o bruciare tutti i rami così attaccati. Phoma Mororum, Sacc. Nebbia dei gelsi. Sui rametti dei gelsi (Morus). Passerini (1884) riferisce che questo fungillo, anche se- condo Saccardo , affretta ed aggrava Fazione del seooume nei teneri rami, senza però esserne la vera causa dell al- terazione. Phoma Vitis, Cooke. Phoma Cookei, Pi rotta. Sui sarmenti della Vitis vinifera. Secondo Thùmen (1886), i concettacoli del fungillo co- lorano i rami in rosso-scuro , e poscia fanno screpolare la giovane scorza. L'acqua, che così penetra noli.' fen- — 462 — diture , induce il disfacimento nei sarmenti affetti , a danno della produzione foliare e fruttifera. È degno di i il fatto che vanno esenti dal male i vitigni ottenuti da semi. Il mezzo più facile e più efficace per prevenire il male si è di pennellare i sarmenti lungo l'inverno, a po- tagione fatta, con una soluzione concentrata di solfato fer- roso: soluzione che vale nel pari tempo a prevenire l'altra malattia denominata antracosi , e di cui si parlò a suo tempo (pag. 425). Phoma Negriana , Tirimi. Feria, clorosi o giallume della vite; ictere o calorose de la vigile. Sulle foglie della Vitis vinifera. Thumen (1876) scoprì per la prima volta il fungillo in parola sulle foglie affette da giallume. Sulle macchie gial- lastre, che invadono largamente la foglia, il fungillo pro- duce i suoi concettaceli, contenenti spore ovoidali. Sono più colpite le piante da uva più delicate, o sito in terreno umido. Nel 1886 lo stesso autore confermò che il giallume fosse prodotto da tale fungillo. Altri osservatori, forse con più ragione, ritengono che siffatto malanno non provenga da azione parassitaria. In- fatti , Rotondi (1877) trovò , dopo accurate analisi , olio le foglie ingiallite contengono uiia quantità di acqua mag- gioro rispetto alle sane, ed una quantità minore di sostanze fisse. Rilevò , poi , olio il giallume aumenta nei vigneti collocati in luoghi bassi ed umidi , ed ò arrestato dalla. ioli, asciutta e calda. Minà-Palumbo (1878) riferiva che La clorosi si manifestò intènsa, nell'anno precedente, solo io-i vigneti a sottosuolo umido, e dove si ebbero prolungate pioggie invernali ; e ohe la malattia scomparve nel 1878, quando si ebbe una, prolungata secchezza ed un calore più elevato del aormale. Poex L882), infine, instimi apposite ricerche \'s< ns . Questo fungillo forma, secondo Cavara (1889 . sulla pa- gina inferiore delle foglie macchie irregolari, grandi, ili color olivastro sbiadito, sulle quali notansi piccoli corpic- ciuoli superficiali, dapprima di color giallo e pelluoidi, poscia neri ed opachi. Dessi sono concettacoli globosi o piriformi, forniti superiormente di setole sodili, rigide, bruno-olivacee, bi-trisettate. La parete «lei coi ttacolo é esilissima, a contesto parenchimatoso e Lasso, fragilissima, che , rompendosi alla minima pressione , lasoia in lib il contenuto, costituito da basidi i cilindri i 'li varia lun- ghezza , semplici o ramosi, settati, ialini, portanti spore oblunghe, ellittiche od ovali, talvolta reniformi, continue — ITO — e ialine. Il fungillo cagiona l'essiccamento delle foglie del lampone, e trovasi spesso assooiato alla Phyllosticta fusco- tonata, Thùm., i cui concettacoli Bviluppansi in veoe Bulla pagina superiore delle foglie, ma nelle stesse macchio della Pyrénochai ta. CONIOTHYRIUM, Corda. Conoettaooli suboutaneo-eroin- penti o Buperficiali, globulosì <> depressi, papillati, mem- branacei o subcarbonaoei, neri; Bporule globose, o ellitti- che, oontinue, fuligginee ; basidii brevi, semplioi. CONIOTHYRIUM ( I 'Inutili . Speg.) DlPLOOIELLA , SaOO. Phoma Brio sii , Bacc). Marciume l'irido di//' uro; lini /dune, W'hili- r . non avendo potuto scovrire alcuna crittogama in correlazione della malattia, descrisse l'alterazione sotto il nome di gangrena umida, e la ritenne come conseguenza dell' eccessiva umidità , non disgiunta dai repentini sbalzi di temperatura. Allo stesso risultato arrivò più tardi Fréchou (1887), il quale parimenti non aveva potuto scoprire alcuna traccia di crittogama, inoltre, Cavara (1887) annunziò che gli erano riuscite le inoculazioni l'atte sui grappoli sani e mantenuti in camere umide, ma non le altre fatte sopra grappoli lasciati pen- denti alle viti. Ciò gli fece, a ragione, sospettare che il fungillo non fosse la vera causa della malattia , ina che vivesse da saprofita sopra grappoli di già sofferenti per altra causa. Pare, intanto, che questo male fosso conosciuto fin dal 1834. Duby e De Candolle, che allora ne riferirono , ri- levarono che molti vitigni erano affetti da un malore avente la sua side nei grappoli, e denominato dai Ginevrini croìtve o coltre. Gli acini allctti si annerivano e si staccavano al minimo urto, perchè i peduncoletti essiccavano e diveni- vano sottili e fragili. Se il male colpiva la base del pe- duncolo principale, o graspo, tutto il grappolo essiccava. Le uve bianche erano più travagliate delle nere. Quando, poi, le- macchie nere si sviluppavano all'impianto dell'acino sul peduncolo, il male veniva denominate cH-noir-, Però nel 18.').") non si ebbe a deplorare similo danno allo uve. Co- munque , i due citati autori non accennano ad alcun fatto parassitario, e perciò ;i nessun fungillo; anzi parve loro che il male si sviluppasse di preferenza su quelle uve, ch'e- rano state antecedentemente colpite dalla gragnuola, Della stessa indole sono Le seguenti specie: Ooniothyriuw {Phoma , Thùm.) Jasminj, Sacc. Sui rametti vivi de] Jasmimum officinale. - 473 — CONIOTHYRIUM MICROSCOPICUM , SaCC. Associato al fango ascoforo (Cookella microscopia, Sa v. - sullo foglie languenti della Quercus pedunculata. Coniothyrium Palmarum, Corda. # Sulle foglie languenti del Chamaerops humilis e della Phoe- nix dactylifera. Coniothyrium borbonicum , Thi'im. Sulle foglie languenti della Latania borbonica. Coniothyrium {Plujllosticta, Roum.) Gtastonis, Beri, ot Vogl. Sulle foglie vive della Musa sapientum , in Australia. ASCOCHYTA, Lib. Concettacoli siti sulle parti per lo più scolorate delle foglie e dei rametti , membranacei, provvisti di un poro centrale , globosi-lenticolari ; spot ovali od oblunghe, uniseptate, ialine o giallognole. Ascochyta {Ascospora , Fckl.; Septoria , West.) Pisi , Lib. (ftphaeria concava, Berk.; Septoria leguminis, f. Pisi, Kickx; Zythia ràbiaei, Pass.; Gloeosporium Pisi, Oud. Pig. L32 Nebbia o Seccume del fagiolo e del pisello, rabbia dui cece. Sulle foglie, sugli steli e sui legumi di PhaseoluSfPisum, Cicer e Vida. Questa malattia, studiata segnatamente sul ceco, è conosciuta fin da Teofrasto e da Plinio , od «*; indicata anche da Re sotto il nome di rabbia del cece. Dal] i par- ticolari ricerche dello scrivente (1878-'* ■ risulta ohe delle pustule cancerose si presentano sullo stelo, air canti la corrosione dei tessuti sottostanti, ed il disseccamento del parte superiore dello stelo. Sulle pustole, poi, si svolgono dei concettacoli, contenenti spore uni-biloculari. Nulla di preciso si conosce sulle circostanze del morbo ;i mezzi atti a prevenirlo od a combatterlo. Comes. — Crittogamia Agraria, — 474 — Intanto, Briosi e Cavara (1890) ne forniscono le seguenti altre notizie. Questo fungillo colpisce tanto le foglie , quanto i frutti delle leguminose su ricordate. Sulle foglie esso produce macchie relativamente grandi , orbicolari od ellittiche, di color giallo-bruno, spesso zonate ed a con- torno più scuro. Sui frutti le macchie sono più piccole, più sbiadite, tra di loro confluenti , alquanto impresse, e con margine più scuro e rilevato. I periteci trovansi in limitato numero al centro delle macchie; sono globosi e con ostiolo prominente, dal quale escono le spore agglutinate a forma di cirro giallastro o roseo. Questo sono cilindriche od ellittiche, ottuse all'estremità, diritte o incurvate a falce , unisettate e ristrette più o meno in corrispondenza del setto. Hanno contenuto inco- lore, granuloso, sovente con una o due gocciolette d'olio per ogni cellula. Confluendo fra di loro i cirri di spore, formano una massa gelatinosa giallastra , analogamente a quanto avviene pel Colletotrichum Lindemuthianum del fa- giolo, col quale potrebbe a prima vista essere confuso il presente fungo. Esso è abbastanza dannoso; fa disseccare e cadere lo foglie , deturpare i frutti, e talora alterare i semi. La varietà di pisello detta Mangiatutto o Taccola può venire notevolmente depreziata per causa di questo parassita. Ascochyta Oryzae, Catt. Sulle foglie ancora vivo de\YO>\i/~a satira. I concettacoli, coperti dall'epidermide, sono membrana- cei, aeri, <■ muniti di ostiolo. Le spore sono biloculari, li- neari, giallicce. Tliùmen (1880) afferma che questo fungillo B'inoontra non di rado sullo foglie ancora vive del riso, senza formarvi particolari macchio, oome avviene appunto per 1<' specie analoghe. L'azione parassitaria che potrebbe spiegare bì è di sottrarre albi l'< una porzione «li quel materiale plastico, ch'è necessario per La fruttificazione. A8COCHYTA EeSPERIDI .AKI'M, Pcnz. Bulle foglie languenti degli agrumi U'itrus) , massime del Cifra.» Li imnia ni. Secondo Penzig (1887), i concettacoli globosi di questa — 475 — specie s' incontrano sparsi, o riimiti in gruppetti, su am- bedue le pagine delle foglie, senza produrvi una macchia ben circoscritta, come lo è normale nell'US. Cifri, Penz., che vive egualmente sulle foglie del limone. Ascochyta (Gloeosporium , Thùm. Fig. 134) rufo-maculans, Berk. Induce delle macchie orbicolari , e rosso-bruno, sui ra- cemi e sugli acini immaturi dell'uva. I concettacoli sono emersi , subliberi , e concolori. Le spore sono oblunghe, continue, ed alquanto ristrette nel mezzo. Fu incontrate in Inghilterra da Berkeley nel 1854. Della stessa indole sono le seguenti speci»': Ascochyta colorata, Peck. Sulle foglie vive della Fragaria virginiana, in Amori» Ascochyta chlorospora, Speg. Sulle foglie languenti del Prunus domestica. Ascochyta (Phyllosticta, Eoum.) Viburni, Sacc. Sulle foglie languenti del Viburnum Opulus. Ascochyta sarmenticia, Sacc. Sulle foglie languenti della Lonicera Caprifolium. Ascochyta Periclymeni, Thiim. Sulle foglie vive della Lonicera Periclymenium. Ascochyta aucubicola, Wntr. Sulle foglie vive dell'^MCM&a japonica. Ascochyta ampelina, Sacc. Sulle foglie e sarmenti vivi «lolla Vitis vinifera. — 476 — Ascochyta Ellisii, Thiim. Sulle foglie vive della Vitis Labrusca. Ascochyta Cherimoliae, Thum. Sulle foglie àeWAnona Cherimolia. Ascochyta Tremulae, Thùm. Sulle foglie vive del Populus tremula. Ascochyta Brassicae, Thùm. Sulle foglie vive della Brassica oleracea. Ascochyta Vulnerariae, Fckl. Sulle foglie languenti dell' Anthyllis vulneraria. Ascochyta (Sphaeria, Alb. et Sohw.) Dianthi, Berk. Sulle foglie vive dei Dianthus. Ascochyta Pallor, Berk. Sui rametti vivi del Eubus idaeus. Ascochyta althaeina, Sacc. et Bizz. Sulle foglie languenti dell' Althaea ojìcinalis. Ascochyta ohducens, Fckl. Sullo foglie vivo della Spiraea Ulmaria. Ascochyta Physalina, Sacc. Sulle foglie languenti del Physalis Alkekengi. Ascochyta Nicotianab, Pass. Sulle foglie languenti, prima pallidamente variegate, della Nicotiana Tabacum. — 477 — ASCOCHYTA DlGITALIS, Fckl. Sulle foglie vive della Digitalis purpurea. Ascochyta Aeaujae, Speg. Sulle foglie languenti dell' Arauj a albens. HENDERSONIA, Berk. Concettacoli subcutanei, erom- penti o quasi superficiali , globosi o depressi , papillati . membranacei o subcarbonacei, neri; spore oblunghe o fu- soidee, bi-pluriseptate, olivacee o fuligginee. Hendersonia Magnoliae, Sacc. Su macchie biancastre, irregolari, marginate di bruno, nelle foglie languenti della Magnolia grandiflora. Hendersonia vulgaris, Desm. Su macchie biancastre, irregolari, nelle foglie languenti di Populus. Hendersonia theicola, Cooke. Dannosa per le foglie di Thea, nelle Indie. Hendersonia (Sporocadus, Corda) maculans. Lev. Su macchie bianche, sparse, nelle foglie della Camelli" japonica, e della Quercus llex. Hendersonia Cydoniae, C. et Eli. Sulle foglie vive di Cydonia, in America. Hendersonia Mali, Thum. Su macchie cineree, orbicolari , marginate di violetto nelle foglie vive del Pirus Malus. Hendersonia Torminalis, Sacc. Su macchie fosche, larghe , nello foglio Languenti del Sorbus torminalis. — 478 — Hendersonia corylaria, Sacc. Su macchie ampie ocracee , marginate eli bruno , nelle foglie languenti del Corylus Avellana. Hendersonia Araucariae, Sacc. Sulle macchie languenti di Araucaria. Hendersonia foliicola, Fckl. (Podisoma foliicolum, Berk.; P. Juniperi, f. minus, orda). Sulle foglie vive di Juniperus communis. SEPTOBJA , Fr. Concettacoli subcuticolari , siti sulle aree scolorate delle foglie , globoso-lenticolari , provvisti del poro; spore bacillari o filiformi, pluriseptate, opluri- guttulate, ialine. Septoria ampeuna, B. et C. Macchie nere delle foglie della, vite; melanose. Sulle foglie vive della Vitis vinifera, V. rotundifolia, V. rupestris, V. Riparia, V. Labrusca, V. candicans. Si deve a Yiala e Eavaz (1886) la illustrazione di que- sto fungili o. Delle piccole macchie puntiformi (di circa un millimetro), di color fulvo, si mostrano sulle due pa- gine fogliari ; sono circolari , scavate al centro, e distri- buite con profusione. Coll'incontrarsi e fondersi, formano delle placche irregolari, larghe fino ad un centimetro, che prendono un colore rosso-cupo fino al nero. La diversità dei caratteri dipende non solo dalle diverse condizioni di lore e di umidità, in cui la malattia si sviluppa, ma anche dall'età più o meno avanzata, in cui le foglie sono state col- pii.:, e dalla natura del vitigno. Le foglie colpite lungo l'astato possono ingiallire in parto o del tutto; lo altre col- pite in autunno cadono innanzi tempo. Sulle macchie si affacciano centrali. Se ne riscontrano anche sulla pagina inferii e talora sparsi altresì fuori delle macchie, massime indio foglie molto attaccate e presso a dis c-ttacoli sono immersi nel tessuto della matrice, ed hanno forma globoso-depressa , a par"' olivacea, con ampio ostiolo. Le spore, eh' scono in i agglutinate, sono di varia grandezza, iil" . i lin- driche, ottuse ai capi, plurisettate , ialine i Questo parassita è stato riscontrato da Spegazzini pomodoro all'Argentina, e da duo anni anche nell'Italia peri ore. Esso da noi arreca forti danni, attac< quanto ne riferisce Passerini (1889), non pure le foglie, ma anche lo stelo ed i frutti, e costituisce, s<> non una e fatto diversa da quella descritta da Spegazzini . per lo m< una forma o varietà locale distinta pei e oi, giacche non si presenta da noi con macchie ampi' 'In cupare talvolta tutto il lembo, nò con con e di preferenza ipofìlli, come nell' Argenti Septoria Cannabis, Sac . {Ascochyta Cannabis, Lasch.; Septoria cannabina , W Sulle foglie della canapa (Canna >he in America (Trelease, 1884). Briosi e Cavara (1889) riferisco è parassita della canapa, di i , forman- dovi numerose macchiette tond dapprima bi chicce, dappoi giallo -ocracee co concettacoli si osservano parecchi per pagina superiore delle foglie, bulosi, bruno-olivacei, alquanto b] ti dall'e] lacerata, e con ampio ostiolo, che — 184 — anelio ad occhio nudo. Le spore, che sorgono da tutta la superficie interna del concettacelo , sono fillorini, osilis - siine, ricurve, acuminate ai capi, bi-trisettate e ialine. Septoria Trititi , Desm. Anmbbiamento del frumento, delle festuche, dei brachi- podii , ecc. Pirotta (1877) fornì di questo fungillo le seguenti notizie, lontra sulle fogliede] frumento, chiazzate di macelli ■ piccole, brune o rossicce. In queste macchie compariscono dei corpuscoli neri, disgiunti, disposti in serie lineari, o annidati nel parenchima interposto allo nervature. Dessi sono i concettaceli elio contengono spore filiformi, divise da parecchi dissepimenti. Ora, secondo Passerini (187ii: la Septoria è ben più diffusa e più dannosa di quel che si creda, poiehè s'incontra sempre, dovunque le foglio del frumento presentano siffatte macchie. Egli , avendola os- servata, dal novembre al giugno, sulle foglie languenti, o persino sulle spigli e, propende a credere che tutte le foglio del frumento morenti anzi tempo , meno forse nei casi di siccità estrema, siano uccise dall'azione diretta della Septo- ria, e che non sia improbabile che all'esiziale influsso di questo parassita si debbano gli scarsi raccolti di certe an- nate, non altrimenti spiegabili. La trovò sulle foglie col- pite dal gelo o dalla brina, e nelle stagioni piovose sullo ie ingiallito per soverchia umidità ed in sufficienza di temperatura , Munita dalla ruggine , che no maschera la presenza. Mori (1882) ha potuto osservare che le piante colpite fioriscono molto tardi, lo spighe restano corto, ed il raccolto viene così ad essere decimato. Nulla poi si co- nosce di preciso per prevenire o por arrestare il male. Ile glume del frumento è stata riscontrata, la, Septoria glumarum, Pass.; sugli steli In Septoria CurtÌ8Ìana) Sacc, e sui nodi la Septoria nodorum , Berk. Septori \ Poae , Catt. Sulle Foglie viventi del riso [Oryea Bativa . 11 fungillo si presenta con concettaooli ipofilli, minuti, emisferici, bianchi e poi verdognoli t situati mi macchie quadrate e nere, e contenenti spore esilissime , paglino. Thùmen (1889 riferisce che esso vive sempre sulle luglio — 185 — ancora fresche e viventi, lungo l'estate, e perciò può danneggiare talvolta gravemente la produzione del riso. Anche la Septoria Oryzae, Catt. , occorre iuoontrare Bulle foglie languenti del riso, ma non merita la pena di i rilevata come nociva al riso. Septoima oleagina , Tinnii. Sui frutti maturi dell' Olea europaea. Questa specie si presenta sotto la forma di oonoettaooli sparsi , grossi, subimmersi, puntiformi , neri , emisferici, sulle macchie irregolari, fosco-ocracee, aride, disoiformi, e larghe nelle olive mature. È provvisti! di sporo diritte o curve , acicolari , bi-trisettate , multiguttulate e Ialine (Thiimen , 1883). Il parassita sfrutta e dissecca la polpa delle olive, ed è favorito dall'eccessiva umidità atmosferica e dalle nebbie. Il secco dall'ambiente e l'aerazione della chioma dell' albero si oppongono alla comparsa ed alla diffusione di questo fungillo. Septoria epicarpii , Thùm. (S. nigro-maculans, Thùm.) sul mallo immaturo dei frutti del noce (Juglans regia . Septoria Tiliae, "West., sulle foglie vive della Tilia > uropaea. Septoria Pseudoplatani, Rob. et Desm., sulle foglio languenti dell' Acer Pseudoplatanus. Septoria seminalis, Sacc. , sulle foglio languenti dell' Acer campestre. Septoria acerella, Sacc, sulle foglie languenti dell' Ac er campestre. Septoria Pistaoiae, Desm., sulle foglio Languenl i di Pista vera e P. Lentiscus. Septoria Robiniae, Desm., sulle foglie languenti della Eobi- nia Pseudacacia. Septoria Cytisi, Desm., sulle foglie vi ve del < 'ytisut Labi Septoria Rosari-m , West. , sullo foglie vive delle ro Septoria Cydoniae , Fckl. , sullo foglie vive della Cydo vulgaris. — 486 — Septoria cydonìcola , Thùm, , {8. Bolleana , Thiim.), sulla stessa pianta. Septoria (Cryptosporium, Mont. et Ces.) hyalospora, Sacc, sulle foglie languenti del Sorbus torminalis, Septoria (Ascochyta, Lib.; Phloe^ora, West.) Ribis, Desm., sulle foglie languenti di Ribes. Septoria Xylostei, Sacc., et Wint., sulle foglie vive della Lonicera Xi/lotteum. Septoria Orni, Pass., sulle foglie vive del Fraxìnus Ornus. Septoria Fraxini, Desm. (S. B aditami, f. Fraxini) sulle foglie vive del Fraxìnus excelsior e del F. Onms. Septoria Phillyraeae, Tirimi., sulle foglie vive della Phil- Itjraca latifolia. Septoria (Depazea, Fr.) salicicola, Sacc., sulle foglie vive del Salix viminalis e cinerea. Septoria Sal cis, West. , sulle foglie vive del Salix amyg- dalina. Septoria Capreae, West., sulle foglie vive del Salix caprea. Septoria salicina, Teck, sulle foglie vivo dol Salix lucida, in America. Septoria (Depazea, Fckl.) candida, Sacc, sulle foglio lan- guenti del Populus alba. Septoria Avellanae , B. et Br. , sulle foglie languenti del ( 'orylus A vellana, Septoria corylina , Peck. , sullo foglie vivo del Corylué rostrata, Septoria quercina, Desm., sulle foglie languenti delle Quercus. Septoria Quei Thiim., e 8. quercicola, Sacc, sulle foglie vive delle Quercus pedunculata. Septoria ilnicola, Cooke, sulle luglio vive àeWAlnus giù- — 487 - tinos", su cui ?i trovo pure la 's'. Alni, Sacc, ola\ ni gena, Sacc. Septoria comptAj Sacc, sulle foglie languenti del Trifolium incarnatum . Septoria Medicaginis, Rob. et Desm., sulle foglie hm della Medicago sativa. Septoria sojina, Thimi., sulle foglie vive della Soja hispida. Septoria Lepidii, Desm., sulle foglie vive dei Lepidium. Septoria CucurbìTacearum, Sacc, sulle foglie languenti delle Cucurbita. Sui frutti si trova pure la S. vestita, B. et 0. Septoria Pastinache , "West. , sulle foglie languenti della Pastinaca sativa. Septoria (Depazea, Desm.) Petroselci, AVost., sulle foglie vive del Petroselinum sativum, Fig. 1G4. Septoria Fairmani, Eli. et Ev., sulle foglie vivo àéìVAlthaea rosea , in America. Septoria Endiviae, Thùm. , sulle foglie languenti della Ci- cho riunì Endivia. Septoria Spinaciae, West., sulle foglie languenti della Spi- nacia oleracea. Septoria Humuli, West., sulle foglie languenti dell' Humului Lupulus. PHLEOSPORA , Wallr. Concottacoli imperfetti, subì ticolari , e provvisti di un largo ostiolo ; 8] bacillari, bi-o pluriseptate, ialine. Piileospora Trifolii . Cavara. Sulle foglie del Trifolium repens. Questo fungillo è stato per la pri descritto da Cavara (1888 . Forma sulle ; hie irregolari , giallastre , arsicce , che - — 488 — delle nervature. Nelle macchie si osservano dei concetta- celi, subcutanei, immersi, e quasi confusi col parenchima, le cui cellule sono metamorfosate tutto all'intorno. I con- cettaceli sono globoso-lenticolari, con ostiolo prominente, e ripieni all'interno di spore cilindriche o fusiformi, diritte o leggermente falcate, ialine, guttulate. Di queste alcuno sono semplici, altre uni-triseptate ; escono dall'ostiolo in massa irregolare, e si diffondono in forma di nubecola. Phleospora {Ascochyta, Lib. ; Sepioria, B. et Br.) Aceris, Sacc. Sulle foglie degli Acer. Phleospora (Scjitoria, Kunze et Schm.) Oxyacanthae, Wall. Sulle foglie del Crataegus Oxyacaniha.t RHABDOSPORA, Mont. Concettaceli subcuticolari, erom- penti, globulosi o depressi , papillati , neri o foschi, per lo più non maculiceli, nò follicoli. Spore bacillari o fili- formi; pluriseptate o pluriguttulate, ialine. Per la sua staziono sui rami differisce questo genere dalla Septoria, come la Phoma dalla Phyllosticta. R.HABDO8P0RA (Septoria , B. et C.) Falx, Sacc. Sui rami vivi di 17//*, in America, e di Citrw, in Italia. Questo fungillo, secondo Penzig (1S87J, si presenta con concettaceli numerosissimi sui rami piuttosto grossi degli agrumi , e cosi densamente Btipati , che la corteccia ne sembra tutta ruvida. Con una semplice lente si riconoscono facilmente i concettaceli , i quali emettono lunghi cirri attorcigliati; <■ formati dalle spore che ne vengono espulse. Queste hanno una forma falcata caratteristica, rammentando quella di una falce ; sono continue e senza guttule. EtUABDOSPORA (Scptorin , l'cnz.i FLEXUOSA , Sacc. Sulla corti» ria dei rami vivi dell'arancio (Citrus Au- rantium . L" Penzig rifi ohe in questa speoie i oon- cettacoli piuttosto grandi, globosi, nascosti per due terzi sotto l'epidermide dei rami: le spore, ch'escono dal concettacelo umettato sotto la forma di un cirro bianco, Itili, ialiti nza seti i o guttule. — 480 — Rhacdospora persica , Sacc. Sui rami più giovani, che forse uccide, del pesco /' - vulgaris). Probabilmente è uno stadio del Capnodium l sicae, Turp. LEPTOTHYRIUM, K. et Schm. Concettaceli scudiformi, membranacei, neri, senza ostiolo, ed aprentisi variarne]] spore ovoidee, oblunghe o fusoidee , continue <• ialine. LePTOTHYRIUM &LNEUM , SaCC. (Melasmia aìnea, Lèv. Fig. 159). Sulle foglie degli Alnus (/luttuosa , incana , viridia i serrulata. Secondo Briosi e Cavara (1889), questo fungillo forma sulle foglie degli ontani macchie tonde , grandi, di color olivaceo-scuro, con margine bruno sulla pagina superiore, e più sbiadite sulla inferiore. Numerosi punti neri. Lucenti e sparsi, si osservano in queste macchie , e visti con la lente si presentano come minuti rilievi dell'epidermide della foglia in vario modo spiegazzata. Sono dessi i i cettacoli subcutanei, a stroma basale, bruniccio, dal quale sorgono basidi cilindrici , stipati, uniformi , ialini <■ bre- vissimi, portanti spore incolori, allungato sottili, diri o appena curve, ottuse agli estremi. I concettacoli riman gono a lungo coperti dalla cuticola, la quale modificandosi si fa bruno-olivacea e finamente reticolata. Leptothyrium (Pilidium, Kunze) acerinum, Cord Vive sulle foglie dell'atee?* campestri . A. opulif< ed A. lAatanoldes. Di questo fungillo Briosi e Cavar.: 9 \'. in- quanto siegue. Si sviluppa sulle foglie di aali produce macchie piuttosto grami i . rossicce sulla pagina superiore e più b1 riore, e qui cosparse di numerosi punii neri. I di, assai semplici , sono sottoepiderm stroma giallognolo , appianato o li cui sorgono numerosi basidi filiformi , diritti , ial Comes - Crittogamia Agraria. — 490 — portanti all'estremità spore unicellulari, cilindriche o fusoi- dee, curve e piuttosto ottuse all'estremità. I concettaceli sono coperti, in principio, dalla parete esterna delle cellule epidermiche la quale è imbrunita, e si apro per una fessura circolare od ellittica, ovvero irregolare (a denti od a la- cinie), e che finisce da ultimo per distaccarsi, tutto ali" in- giro dell' acervoletto, lasciando questo a nudo. Della stessa indole sono anche le seguenti specie : Leptothyrium maculicola , AVntr. Sulle foglio vivo del Qucrcus Suiti*. Leptothyrium dryinum , Sacc. Sullo foglie languenti della Quercus pedunculata. Leptothyrium (Sacidium , Thiim.) Libertianum, Sacc. Sulle foglie languenti del Prunus Padus. Leptothyrium (Labrclla, Mont. et Fr.) Tomi, Sacc. Sull'epicarpio dei frutti del Pirus Malus. Leptothyrium carpophilum, Pass. SulP epicarpio dei frutti del Pirus coìiimunis. MELASMIA, Lèv. Concettaceli schiacciati, piani, quasi senza ostiolo, membranacei, neri, con stroma effuso, nera - atro. Sp«-re oblunghe, continue, (piasi ialine, con basidii bacillari. Ila. L'apparenza dei RhytÌ8maf dì oui è la forma Bpermo- gonica (vedi pag. 176). Melasmia Gleditschiae , Ellis et Ev. Sulle foglie della Gleditschia triacanthoB, in America. Di q fungi Ilo Briosi e Cavare (1890) riferiscono ■ foglie della gledicia comune, sulla pagina inferiore delle quali produoe dei piccoli acer- voli, bruno-nerastri, appianati, m ti e lucenti, densa- □ite riuniti tra «li loro, si da formare placche più o menu — 4912— larghe, che possono estendersi anche a tutta la pagina fo- gliare. In corrispondenze di queste, sulla pagina superiore, osservansi macchie gialle, o giallo-ooraoee , talora brune al centro, e sfumate al margine. In Bezione t] ogni acervulo mostrasi quale rilievo lentioolare . minato dal corpo fruttifero del fungo, che solleva l'epi- dermide fogliare ivi imbrunita. La base dell' aoervul data da un sottile stroma micelico , da cui bì originano innumerevoli piccoli basidi filiformi, densamente sii fra di loro , e normali alla superfìcie fogliar : I si liberano minutissime spore, oblunghe, fusiformi, irre- golari, acuminate ai due estremi, ed incolori. Questo lun- ghetto ha grande rassomiglianza al Sacidium Qleditschì Lèv.; anzi, secondo Saccardo, potrebbe considerarsi come uno stadio più sviluppato di quest'ultimo, il quale fu pure trovato nell^America del Nord sulla stessa pianta. Melasmia Caraganae , Thùm. Sulle foglie e rami viventi della Caragana arborescens, in Siberia. Melasmia aiìblticola , Vize. Sulle foglie di Arbutus, in California. Melasmia Berberidis , Thùm. et Wint. Sulle foglie viventi del Berberis vulgaris. ENTOMOSPOBIUM, Lev. Concettatali emisferico-appia- nati, astomi, atri ; spore cruciato-tetramere , cioè didime e fiancheggiate da due altre laterali e Entomosi'Oeium waculatdm , Lèv. a) Pivi (Xyloma , DO ; Stigmatea Mespilii Sor.). . Sulle foglie del Finis conivi b) domesticum (Morthiera Mr i di canna; il /;. butyricus à del pari capaoe di disciogliere la cellulosa delle l'ardi vegetali giovani ; il Micrococcus prodigiosa Liquefa La gelatina; il Bacillus lacticus coagula il Latte. Benonchè , i batterii possono emettere altre sostanze di ezione , analoghe agli alea). òdi vegetali , denominate ptomaim . e che abbondano nei oorpi putrefatti. Di e e alenile hanno proprietà tossiche, e som, peroiò compara- bili alla morfina, all'atropina, o alla muscarina dei lunghi — 495 — velenosi, loccliè spiegherebbe V avyelenamento oagion dalle carni putrefatte. Quando l'ambiente favorisce lo sviluppo dei batterli, questi si moltiplicano sterminatamente ; ri- dividendosi ; se, invece, comincia a difettare il i nutritivo, sporificano, sebbene non manchino questa norma. Nella cellula, che abbia raggiunto il suo sviluppo nor- male, il processo della scissione s'inizia con di un tramezzo trasversalo nella sua linea mediana. Sin. tramezzo prima s' ispessisce , poscia col geli6carsi d sua parte mediana si sdoppia, e lascia indipendente 1- dm- cellule figlie. Talvolta queste restano aderenti, V un capo dell'altra, e ciò ha luogo quando è incompleta la lificazione della parte mediana del tramèzzo, com Di' plococcus] o formano delle catenule, o serio lin< negli Streptococcus ; o formano degli ai 3si irregolari aggruppati dalla mucilagine, come n gli Staphylc : o formano degli ammassi cubici, come nella ntriculi. La rapidità della proliferazione dei batterii, media: la scissione, dipende anzi tutto dalle condizioni favorevoli dell'ambiente e del terreno nutritivo : quando , inv batterii non si trovano più in tali condizioni, essi passano, per solito, a sporificare, come già si è detto 'li La spora ha una parete resistente e s] D'ordinario forma una per articolo, e vien messa in libertà il alla gelificazione della parete dell'articolo, ohe l'ha ; dotta. Le spore resistono, più degli li . ali .di- zioni avverse dell'ambiente; infatti molte di esse p resistere ad una temperatura anche superio 'li poco, ai 100°C. Chiamansi antisettiche le sostanze cho o lano, od im- pediscono lo sviluppo dei batterii. Tra i tanti quello che spiega l'azione più enor rosivo, anche alla soluzione di uno per mill< Basta , in generale , una temperi uccidere i batterii; ma per neri , temperatura superiore a 100°, anzi \ rilizzazione assoluta la temperi circa 150°C. Alcuni batterii sono agenti di ; animali o vegetali, in cui inducono sdoppi ì i con j — 496 — duzione di sostanze volatili di odoro putrido ; altri indu- cono alcune modificazioni importanti nella sostanza in cui vivono, denominate fermentazioni; altri, sviluppandosi in uu corpo vivente v" importano delle alterazioni profonde, fino ad essere mortali, sono perciò patogeni; altri segre- gano un particolare fermento, e sono perciò zimogeni ; altri sono colorati e perciò cromogeni ; altri infine sono luminosi e perciò fotogeni. Lo studio della batteriologia ha preso negli ultimi tempi un vasto sviluppo; senonchè le ricerche maggiori sono state compiute sui corpi animali. Siccome, poi, anche le piante possono essere colpite dai batterli patogeni, così è oppor- tuno accennare agli studii che si sono condotti sui batterli patogeni incontrati nelle piante , sebbene lo conoscenze finora acquisite non siano abbastanza sicure, per affermare il parassitismo di ciascuna delle specie annoverate, fra i veri parassiti. MICROCOCCUS, Colin. Cocchi globosi, od ovoidei, isolati y o raggruppati in colonie o zoogloe. MlCROCOCCUS AMYLOVORUS , BlUT. Cocchi lunghi micromillimetri 1-1, 2, larghi 0,5-0,8, per lo più isolati, e talvolti disposti a coppia od a glomeruli. Vive nelle sostanze amilacee. Coltivato sulla gelatimi. non la scioglie , ma vi forma colonie. Nelle infusioni di carboidrati . a debole reaziono acida . forma zoogleo con morrforme. I la circa un secolo era, e .lei Nord una in particolare degli alberi, denominata Fire-blight, gnata pel pero (l'irus coiainitnis) col nome di Pear blight. Il male si presenta con i seguenti sintomi. Prima iluppino i nuovi germogli, la corteccia dell'anno ippalesa mori i e «li ita a chiazze , ora iute,: ì;.'i ,1 1 male. La malattia d( i rami, donde progri < l i .- - ■ . • \ • ; -i colpiti di ino; però L'intervallo ili tempo, si ag- — 199 — giunge una soluzione di potassa, questa sottrae dapprima il iodo alle massoline, poscia discìoglie i granuli dì amido non ancora gommificati, e non quelli già gommificati. Col : tamento alla potassa sono più facilmente ravvisabili i i puscoli vibranti (batterli) nella massa gelatim i : il loro attivissimo movimento è, poi, arrestato dalla tintura di lodo, più che dalla potassa e dall' alcole. Le inoculazioni eseguite con siffatta mucilagine batteria» hanno sempre destato un focolare gommoso, mentre i tagli testimoni non inoculati si sono prontamente rimargli] Sono agevolmente riuscite anche le inoculazioni fatte coi batterli della gomma, sviluppati dalle colture nel brodo di pollo sterilizzato. Attorno ai focolari gommosi il parenchima si moltiplì indefinitamente, massime in prossimità della zona rigene- ratrice, e tali cellule di neo-formazione morbosa facilmente cadono in degenerazione gommosa . alimentando cos'i il flusso gommoso che geme dalla scor/ E opportuno, intanto, il riportare qui il modo suggerii e sperimentato utile dallo scrivente, per combattere la „i- mosi, e riassunto a pag. 23 delle Istruzioni 'pratichi . poli, 1885. « L'eccessiva concimazione con letamo mal fermentato, 1' abbondante irrigazione ed il lavoro poco profondo del terreno favoriscono in special modo la produzione della gomma. u Siccome la malattia in parola «'• infettiva, succ be mediante gl'innesti la malattia vieno sempre più a propa- garsi. All'uopo, per evitare la crescente diffusione del morbo, le gemme da innesto debbono essere ricavate da piante possibilmente non affetto da gomma , «inali quelle che si trovano nei luoghi più eli ed aprichi. Nei luoghi pianeggianti e □ Ile bassure i dai arrecati dalla gommosi sono sempro più gravi; dap] in tali condizioni le piante sono più facilmente «'«'li dalle gelate , le quali formano la occasiono più prossil per la gommosi. u Per menomare i danni di qn morbo, 1 di- minuire la letamazione e l'irrigazione; aumentare il so delle piante erbacee; zappare profondamente il I '<" a 50 cm. lungo l'inverno, e mantenerlo lirvi delle fascine, o della sfabricii — 500 — via dicendo. Quando poi la pianta è molto attaccata dalla gomma, allora oltre al praticar? tutt' i provvedimenti ora indicati , è necessario di recidere i rami e le branche più deperiti , e di asportare dal ceppo tutta la parto guasta, od ali erata per gomma, causticando la ferita aperta, fino al vivo, mediante la calce appena spenta p. Bacteridm Zeae, (Barrili, 1880). Fin dal 1881 si osservò in parecchi stati doli' America del Nord una nuova malattia sul mais (Zea Mays), ricono- scibile facilmente dacché le piante colpite restano gracili e presto periscono. Sezionando gli steli colpiti, si rav- visane» delle macchie colorate in nero, e mucillaginose, i cui tessuti rivelano al microscopio colonie di batterii. Que- sti sono oblunghi, come corti bastoncelli, arrotondati agli ostremi ed omogenei, e ve n'ha di quelli che presentano nel centro un corpo molto rifrangente , mentre che agli estremi si presentano non trasparenti. La grandezza di ìcun batterio è di circa 0,8 mkm. di lunghezza, e di 0,G5 mkm. di larghezza. Tali batterii posti in favorevoli condizioni, ed a temperatura ordinaria, rapidamente si mol- tiplicano per scissione, formando talvolta delle piccole se- rie, a mo' di catenula. Sono poco o punto mobili, e al di là di 36°C. cessano di moltiplicasi. La malattia del mais prodotta da questi batterli può essere molto esiziale; essa può giungere a compromettere il raccolto, stanto che suolo colpire le radici, lo stelo, le foglie e le spiche. Questo batterio è ben diverso dal Bacillus Maydis, Trev., •J '! 0,6 — 0,6 mkm., che B'incontra nelle cariossidi aite- dei mais, e che fu sospettato come causa occasionale della malattia della •pellagra da. Cuboni (1882). STEEPTOCOCCÙS, Billr. Coochi '-Ini,,, si, o appena ellit- nel tempo della spartizione, riuniti in filamenti sem- plici, meli, e concatenati. Artrospore sparse qua e là nei filamenl i. pt cena (Micrococcu8} Cohn; Microzyma^ Béoh.) Hom- v.\ i IS, Zopl . Nell'intestino dei filugelli colpiti dalla flaccidi sulle foglie del Moru% alba. — 501 — Cocchi ellittici od ovoidali, lunghi 1-6 mkm, isol riuniti, da 2-8, in catenule. Trevisan riferisce di averlo incontrato moli ilio infusioni delle foglie del gelso colpite dalla, nebbi Cuboni (1890) lo ha studiato in ben altra condizione , o ne riferisce nel seguente modo. G-oiran alla fine di maggio (1S90) inviava da Veri alla R. Stazione di Patologia vegetale in Roma alcune foglie di gelso, coperte da piccole macchie nerastr All'esame microscopico si vedeva dio nei punti delle foglie corrispondenti alle dette macchie il tessuto era «1 i>t ni 1 1 - . da un' enorme quantità di batterii. Sul!.' foglie p in coltura entro camera umida si svilupparono , in oirca 24 ore, sempre nei punti corrispondenti alle macchie, delle minute sporgenze gelatinose , che all' esami- microsco] si riconobbero essere delle colonie quasi pure di I>i; cocchi. Di questi microrganismi vennero fatte le pure colture in gelatina e sulle patate. Le coionio stille piastre-coli si mostrano nei primi giorni di color jalino, ed in seguito diventano giallognole; hanno forma tonda, e fanno sporgenza dalla gelatina. Nei tubi-coltura formano l'imbuto, qualche giorno rammolliscono la gelatina, però senza flui- dificarla. Sulle patate le colonie crescono rapidamente, tar- mando delle larghe macchie leggermente protuberanti , a contorno sinuoso, e di color giallo. Coi diplococchi delle colture furono poi fatte infezioni - foglie sane del gelso tenute in camera umida. Dopo quat- tro giorni si osservò su queste foglie, nei punti corri- spondenti alle infezioni, la formazione di macchie n perfettamente simili a quelle riscontrate nelle foglie am- malate in natura. Ciò prova che i diplococchi sono La \ causa di questa malattia sinora non studiata, uè avvertita da alcuno. La forma e le dimensioni di questi dipli ii spondono a quelli scoperti da Leydig, e descritti 'la B - champ e Pasteur col nome di Micrococcuè 0 M ytna Bombicy s , e da Fliigge col nome
  • ■ a dimora vanno subito a male. I primi sintomi enti del morbo si ravvisano mediante lo scolo glie, le quali anneriscono sur cameni La stessa sorte è subita dai rami: talvolta è un r spesso più rami periscono sulla stessa pi Comks — Crittogamia Agraria. — 514 — morte 1' intera chioma dal suo piede in su. Sono scarse, e talvolta tortuose, le radici profonde; abbondanti e sottili le superficiali. Presso la base dello stelo o dei rami, o lungo essi, nelle piante affette notansi delle pustole cancrenose , le quali a mano a mano si estendono per abbracciare 1' intera se- zione dello stelo e dei rami. Le pustole presentassi dap- prima come lividure o macchie nere, le quali fanno gra- datamente rammollire la corteccia ed il cilindro legnoso sottostante. Alle macchie siegue una specie di cancrena timida, che rendendo flaccidi, e perciò deboli i tessuti, fa piegare la pianta, od i rami, al livello dei punti cancre- nosi, e disseccare la parte piegata della pianta al di sopra della cancrena. Il seccume dello foglie, dei rami e dell'intera pianta è dovuto appunto a tale cancrena , la quale corrodendo i tessuti, indebolisce prima, e fa deperire dappoi gli organi soprastanti. Ciò spiega, come le piante così affette facil- mente si piegano , e si prostrano per terra , languenti a morte. Inoltre, occorre incontrare delle strisce dapprima nere, dappoi arsicce e disseccate , percorrenti i rami dai ]'iù sottili ai più grossi , e tendenti verso il pie' della pi;mta. Queste strisce sono eziandio dovute all'alterazione della corteccia, dapprima annerita, dappoi disseccata. L'esame microscopico dei tessuti cancrenosi rivela, cho gli elementi corticali ed il legnoso sono profondamente alterati. Essi contengono grumi. di una sostanza giallastra, o giallo-bruna, che rassomigliano a quelli della gomma le. I grumi bì dovano tanto negli elementi corticali, quanto nei legnosi; nel legno si trovano specialmente ad- dossati alla faccia ini 'ina- della parete dei vasi linfatici, e nello cellule annesse ai vasi , nonché nei raggi midol- lari. Il tessuto midollare si altera o si decompone. Nei utì alterati e nei grumi gommosi «'■ cosi ante, la presenza di miriadi di microbi, simili b quelli del Bacterium gummis, dallo scrivente trovato sempre nei tessuti alieni «la gomma nelle piante Legnose. La coltivazione del batterio delle pustole cancrenose del pomodoro ha dato, allo scrivente, i seguenti risultati. Un bricciolo di pustola posto nel succo sterilizzato del pomo- doro, dopo 24 ore, ed alla temperatura di 31-33° 0. , ha orbidare il succo; mentre altro sucoo Bterilizzato, — 515 — in cui non era stato posto alcun tessuto guasto, mantenni nelle stesse condizioni, si è conservato limpido. Il microscopio rivelò che 1' intorbidamento ora di . allo sviluppo enorme di microbi; i quali avevano la form di bastoncelli (bacilli) e di fili (Leptothrix) . Lo suto cancrenoso posto nel brodo di vitella sterilizzati mantenuto alla temperatura di 31-33° C, sviluppò in 2 1 ore le forme di cocchi , di bacteri , di bacilli , e di qualohe Lejptoihrix. I fili di Leptothrix ottenuti nel succo di pomodoro, se- minati in altro succo sterilizzato, e mantenuti alla tempi ratura di 31-33° C. , si segmentarono in form" di bacilli (in maggior numero), di batterii e di cocchi. I fili seminati quasi scomparvero. Lo stesso si ottenne coltivando la Lep- tothrix in brodo di vitella sterilizzato, o lasciandoti'1 i fili ■ in contatto dell' aria per 24 ore. Adunque, nel succo sterilizzato di pomodoro . il te gommoso (cancrenoso) sviluppò prima i fili della Leptothrù in 24 ore di coltivazione , i quali poi si frazionarono in forme più corte, mentre nel brodo di vitella si otteir direttamente le forme frazionate. Lo scrivente , che aveva potuto esaminare 1' identii modo in altre piante erbacee, e specialmeuto nel tab (Nicotiana'Tabacum e N. rustica), giunse alle seguenti oon- chiusioni, che qui vengono per intero riporl u Laonde, la malattia che infesta le coltivazioni del | inodoro non è esclusiva di questa pianta; essa, invi rattrovasi eziandio in tutte le altre pianto erbacee ali* vate nelle stesse condizioni di suolo , infierendo Sem] • quando le annate sono eccessivamente umido. E finohè il coltivatore non si sarà persuaso di provveder* inifi- care il terreno, e a disperderne la eccessiva umidità, sia permettendo lo scolo alle acque sotterraneo . le- dendola nell'atmosfera mediante i lavori protondi . lasciando mai la terra soda là dove dol.lM.no distenderà le radici, le colture saranno sempre espo discrezii delle vicende delle annate: se la prima male non tormenterà molto lo pianto , so corre am raccolto sarà in gran parte compromesso. Adunque, nel annate umide le cure del coltivatore non <\-\-' li- mitarsi a combattere le crittogame, le quali in I stanze trovano facile sviluppo sulle piante intri . m — 516 — debbono eziandio mirare a far disperdere dal terreno la maggior quantità di acqua, di cui esso è inzuppato. E ciò egli può ottenere col zappare profondamente la terra de- gl'interfilari, col mondare il terreno dalle erbe spontanee, e col praticare abbondanti sovesci. u Questi suggerimenti trovano la loro ragione nelle cau- sali di questo morbo. All'uopo, gli ortolani Iranno osser- vato che la malattia infierisce nei terreni dei bassifondi e dove la terra col bagnarsi si rinserra , divenendo tenace. Quando la terra è molto aerata, o quando essa è sciolta, la malattia non alligna. Eglino ritengono che il male si svi- luppa indipendentemente dall'azione delle meteore, e ch'è saltuario nello stesso sito, sebbene si possa propagare per contagio; ma non per tanto, il morbo è sempre legato ad alcuni siti, potendo quelli adiacenti rimanerne immuni. Inoltre se la primavera va secca, il male si arresta, e non produce danni rilevanti; ma se corro umida il malo si svi- luppa fino a compromettere la esistenza della pianta. Lo nebbie, poi, ed il letame fresco agevolano sempre, ed in ogni caso, lo sviluppo del morbo. u Ebbene, tali osservazioni degli ortolani sono esattis- sime, e trovano il loro appoggio su quanto oggi è cono- sciuto intorno alla gommosi, e cioè che l'umidità eccessiva accompagnata da forti sbalzi di temperatura, la poca aera- zione dei terreno, e l'abbondante letamazione (in ispacie con letame non bene fermentato) sono le principali cause determinanti della gommosi. In tali circostanze la pianta intristisce, e qua e là nei suoi organi eccessivamente pro- gni di acqua presenta fenomeni di degenerazione gommosa, con fermentazione putrida; quindi cancrena umida e necrosi nei tessuti del fusto , specialmente verso il suo piede ; marciume, disfacimento ed ulmifìcazione nelle radici; flussi putridi e vischiosi prodotti dalla degenerazione dei prin- cipe immediati della pianta (in ispecie dei carboidrati) , nelle radici e nel l'usto, e sgorganti dalle lesioni, massimo dal pie' della pianta n. ( n'altra malattia identica a quella del pomodoro è siala studi;i< i, dallo sorivente ael L885, e descritta nella nota : La cancrena umida d. u La moria dei cavoli-fiori, di cui è parola, è dovuta alla cancrena umida , cioè alla gommificaziono od alla fermen- tazione putrida dei tessuti, causati dall' abbondanza di Le- tame nel terreno e dall' eccesso di acqua nella pianta, in ispecie quando hanno luogo dei rapidi sbalzi di tempi - r atura ii . Lo scrivente non aggiunse maggiori particolarità intorno a questa malattia, perchè essa non era speciale dei cavoli, ma comune a tutte le piante ortensi, a norma 'li quanto egli espose a proposito della malattia della pelagra del pomodoro (1884). Bacillus VuiLLfc.Mixr, Trev. Nei tumori dei rami del Pinus halepensis. Vuillemin comunicò (1888) il risultato delle -ne ri- che sui tumori del pino d' Aleppo [Pinus halepensis . Que- sto pino nella Francia meridionale» presenta -ni suoi rami escrescenze, che raggiungono la grandezza di una ni di un uovo di pollo, ed ancho più. Lisci dapprima, i tu- mori si screpolano alla fine e diventano nidi d'insetti asilo di muffe. Su di un taglio praticato in un grosso tumore ai distin- guono, nel parenchima ipertrofiato , noduli legnosi, o-uali, a contorno circolare o sinuoso. Questi noduli — 518 — emanazioni di una massa legnosa proveniente dal legno normale del fusto. Ora tale corpo legnoso e le sue dipen- denze sono attraversati da sottili canalicoli. Una guaina isolante di cellule mortificate, e scomposte dal contenuto dei canalicoli, separa siffatto contenuto dal corpo legnoso. Il contenuto dei canalicoli si compone di ammassi di bacilli immobili, misuranti 1,8 — 2,5 x 0,G - 0,8 mkm. Una mucilagine raccoglie i bacilli in masse zoogleiche, le quali riempiono i canali. Ora i bacilli preesistevano al legno de- formato che costituisce il tumore, e col loro modo di pul- lulazione hanno provocato e regolato lo sviluppo irrego- lare del legno. L'A. pensa che, attraverso di qualche eventuale lesione profonda fino alla zona rigeneratrice, un bacillo vi pene- tra. In tale punto la zona rigeneratrice mortificata è dive- nuta il punto di origine di un tumore, a causa dell'azione tossica del parassita. I bacilli espandendosi in più sensi producono nella zona rigeneratrice nuove soluzioni di con- tinuità, donde la irregolarità del nuovo legno che viene a formarsi. Bacillus Oleae, (Arcang.), Trev. Bacterium Oleae, Arcang.; Bacillus Oleae-tuberculosis, Sav.; Bacilli!* J'rillieuxianus, Crev.). Rogna delV ulivo] maladic de la loupe, loupe de l'olivier. Della rogna dell'olivo Prillieux (1889) fornisce le se- guenti notizie. L'olivo porta spesso dei tubercoli rognosi loupes), analoghi ai tumori a bacillo accuratamente studiati da Vuillemill sul pino di Alcppn /'inits liali'jicnsis). On piccolo tubercolo di olivo, avente al più 2 mm. di diametro, ■'• formato di un parenchima analogo a quello dei calli di cicatrice delle ferite dei rami. Questo tessuto è dovuto alla proliferazione degli elementi di tutti gli strati d I giovane ramo fino alla zona rigeneratrioe. Alla som- mi fj del piccolo tumore il tessuto è già bruno, disseccato, e screpolato. In questa parte morta si trovano grandi Ia- culi" irregolari, contenenti una materia bianca, opaca, clu' non è altro se non un ammasso di bacilli. Anche al di — 519 sotto della parte secca, cioè nei tessuti ancora viventi, incoutrano qua e là altre colonie «li bacilli. In mezzo a tali colonie si trovano eziandio dei pezzi di parete cellulare gonfiata e disorganizzata. Attorno alle lacune le cellule sono morte, ed hanno le pareti ingialli- te ; ma, al di là, le cellule piccole e piene di protopla- sma si moltiplicano rapidamente. I tumori non restano parencliimatosi: essi si ligninoao i producendo, in vicinanza dei punti in cui si trovano i ba- cilli, noduli di cellule legnose corto e legno traumatioo attorno ai noduli legnosi. I rami poi coperti da molti tu- bercoli cadono a mano mano in uno stato di Languore. La proliferazione delle cellule, attorno alle lacune sca- vate dalle colonie di bacilli, è sempre più attiva nel pino cVAleppo che nell'olivo. Ogni lacuna è circondata da una aureola di piccole cellule piene di protoplasma grauu! e contenenti grossi nuclei. Queste giovani cellule diven- tano bentosto preda dei bacilli, e le loro pareti sono cate e disciolte prima del loro contenuto. Per tanto , i tessuti dei giovani rami del pino e del- l'olivo sono capaci d'ipertrofiarsi sotto l'influenza irritante d'una lesione, che (quando le colonie dei bacilli vi vano lacune) vi forma attorno un rigonfiamento di strut- tura analoga a quella dei calli di cicatrice. In tutt'i < l'azione dei diversi batterli osservati finora nelle pianto vive è azione distruttiva; essi corrodono i tessuti . e vi scavano cavità, in cui essi si moltiplicano, e donde en tono le novelle colonie, che vanno a portare più Ioni la distruzione. La produzione dei tumori attorno ali- Ionie dei batterli dipende dalla natura dell'organo cato, dalla proprietà ch'esso ha di reagire contro la cor- rosione prodotta, e non dal modo speciale dell'azione dei batterli. Senonchè, Prillieux tace degli studi precedenti oompiuti su questo bacillo da Arcangeli (1886 , e d - ano (1886-9). Anzi quest'ultimo ha pubblicato Le seguenti b notizie su tale bacillo (1889). Questo microrgani un bacillo di mezzana grandezza, lungo 3-4 volte la ghezza: è isolato , ma se ne trovano di quelli per lungo: gli estremi sono leggermente arr< iti. In gocce di brodo ha un discreto movimento. La i olonia ha forma variabile, dalla tonda all'i — 520 — dapprincipio uniformemente punteggiata, poi vi si formano una o due corone periferiche: è di color bianchiccio se vi- sto per riflessione, cedrino per trasparenza. Il bacillo vive bene negli ordinarli mezzi di coltura (brodo , patate, ge- latina, agar). Si è tentato di fare un altro mezzo di col- tura con materiali presi dall'ulivo, ma non riescono molto opportuni, e sono preferibili i precedenti mezzi. Non fonde la gelatina nel nostro clima (a Napoli) da gennaio ad aprile: in maggio a giugno la fonde lentamente. Ha una vita re- lativamente lunga: colture fatte in marzo, nel giugno erano ancora viventi, però dopo tre mesi circa incomincia la sua degenerazione. Si colorisce benissimo con i soliti colori di anilina. Non si è potuto constatare una netta sporifica- zione. Nei tessuti non riesce molto facile constatarlo coi metodi di doppia colorazione , a causa della parete cellu- lare, che piglia con faciltà e rilascia difficilmente i colori di anilina più dei microrganismi. Le inoculazioni sono riu- scite nelle piante dell1 ulivo (con produzione di tumori ro- gnosi), ma non su di altre piante. Intanto lo scrivente fin dal 1884 aveva rilevato i se- guenti altri fatti intorno alla malattia in parola , e che qui si allegano come contributo allo studio della quistione {Delle principali malattie delle piante coltivate nella Sicilia pag. 14). u La malattia della rogna, la quale in alcune contrade infierisce sugli olivi, attaccando a preferenza le varietà più gentili di tale specie di piante, si manifesta mediante al-, cune morboso ipertrofie, o tubercoli, che si producono lungo i rami, ancorché teneri. Anche altro piante legnose no pos- sono essere attaccate, e fra questo la vite. I tubercoli si trovano, ordinariamente, al posto di quei rami, i quali per causa diversa non si sono svilupppati. I materiali plastici d Ha pianta traendo là, dove dovevano svolgersi i nuovi germogli , formano a cau-a della degenerazione di questi, tessuti ipertrofici morbosi, che corrispondono^appunto allo ipertrofie proprie della malattia della rogna. u Nelle varietà «li ulivi, nelle quali il legno è relativa- mente duro e, di facile sviluppo, le produzioni rognoso si svolgono non solo al posto dei germogli atrofici, ma be- nanco su qualunque altro posto doi rami, massime dove la corteccia è lacerata , o contusa , o mortificata per eausa traumatica. In fatto , nei posti; in cui la corteccia è re- - 521 - stata lesa nella sua integrità, i tessuti sottostanti prolifi- cano in modo anormale, producendo le tuberosità rogno- se. Le quali, qualunque sia la loro origine, addiventano si pre gradito e facile albergo di crittogame o d'insetti, ri- tenuti , talvolta , sebbene a torto , come la causa della, malattia. « Ciò posto, tutte le cause che impediscono il normale sviluppo dei germogli, e che mortificano la corteccia dei rami, sono quelle appunto elio inducono la malattia della rogna negli ulivi. Fra tali cause sono da annoverarsi dap- prima gli effetti delle vernate eccezionalmente rigide (per nna determinata località), e dei freddi tardivi, imperocché in tali rincontri spariscono molte gemme o molti teneri germogli. Allora al posto dei rami novelli, restati atrofi- ci, si formano le ipertrofìe rognose. La gommificazione dei tessuti, cagionata dalle basse temperature invernali o primaverili, impedendo lo sviluppo dei germogli è del pari fatto occasionale della rogna. Siffatte ipertrofie possono es- sere anche cagionate dalla tenacità eccessiva de] terreno coltivabile, e dalla scarsa profondità di esso; dappoiché in tal caso lo sviluppo stentato delle radici fa sì che la parte aerea della pianta non si svolga agevolmente, restando in- ceppata, e dando così luogo a produzioni anormali, oi air ipertrofie rognose, proprio in quei punti, n9Ì quali i germogli novelli non si sono svolti a causa dell'incep] sviluppo della pianta. « Ma la rogna può essere cagionata ancora da difetto di potagione; infatti, spesso si asporta dalla pianta un'eoi siva quantità di frasca, lasciando i rami per lungo ti nudi. Su tali rami si produce molto facilmente la rogna, ed in singoiar modo su quelli che corrono quasi orizzon- talmente o s'incurvano verso il suolo. L'asportazione ripe- tuta dei succhioni, i quali sogliono svilupparsi su tali ra- mi, induce in questi ultimi la formazioni', della rogna. Na- vale il dire che per codeste pianti; la produzione della ro- gna sia inevitabile, e ch'è propria di taluno varietà di ulivi (come in alcuni luoghi si ritiene), inquantochè è ooco allo scrivente di osservare, che modifi per quegli alberi, la rogna è venuta mano mano fino a scomparire affatto. Inoltre, sulli serva che i rami diretti in alto sono quasi - m] Comes — Crittogamia Agraria. 522 dalla rogna, laddove gli altri piegati in giù e ricurvi ne sono gravemente affetti. u In alcune varietà di ulivo, a legno relativamente meno duro, qualunque contusione o mortificazione della cortec- cia sui rami teneri è causa di produzione di rogna, pro- prio in quei punti, in cui la corteccia è rimasta alterata. Ciò spiega l'apparizione della rogna dopo di una gragnuola, o per causa dell'abbacchiatura in quelle località nelle quali inconsultamente si battono gli alberi per farne cadere le ulive u Laonde , delle cause che possono indurre la malattia della rogna, altre sono occasionali e temporanee, altre per- manenti: fra le occasionali sono da notarsi le basse tempe- rature, la gragnuola e 1' abbacchiatura. In tali casi giova la pronta amputazione dei rami rognosi, perchè la malat- tia non persista sulle piante. Che se poi la malattia è do- vuta a cause permanenti, quali sono la soverchia tenacità del terreno, o la eccessiva emissione di gomma provocata da cause diverse, oppure la difettosa potagione, allora, per menomare la rogna, bisogna ovviare a tali inconvenienti. E all'uopo, giova di seguire un sistema di potagione più razionalo, risparmiando la frasca, e facendo sì che i rami fruttiferi inferiori non s'incurvino troppo, né si lascino nudi per lungo tratto. Se poi la rogna è cagionata dai difetti Usici del terreno, bisogna correggere questi per menomare lo sviluppo di quella. Sopratutto occorre diminuire la ec- o< ssiva tenacità del terreno, e la impermeabilità del sot- tosuolo (so questo è impermeabile o troppo freddo) me- diante i lavori profondi e lo scalzamento delle radici-'. Bacillus ampelopsorae, Trov. Batterio della rogna della riti-. Su questa malattia Cuboni (1889) riferisce quanto siegue. ('.ii nomi di rogna o rovìgliohi [broussins dei francesi, Qrind << Krebs dei Tedesohi) viene indicata una malattia dei trabi della vite . probabilmente antica quanto le viti stesse, consistente nella produzione di una massa talvolta voluminosa di tubercoli di forma Irregolare, molli e spu- i08Ì sul principio , e in seguito duri e lignificati. Tale massa tuberculosa nasce specialmente sui tronchi a 10 fino a 30 cm. da terra; la vegetazione dolio parti superiori alla zona rognosa è arrestata ; i rami isteriliscono , o qualche volta muoiono. La malattia è frequente in tutt' i paesi viticoli . ed in certe località; specialmente dove il suolo arduamente umido, ed è causa della morte delle viti su vasi i proporzioni. Le opinioni dei naturalisti sulla causa .li i malat- tia sono finora molto contradittorie. G-dthe L878 l'autore della migliore monografìa finora pubblicai mila rogna della vite, ritiene che la malattia sia prodotta dai geli primaverili, i quali determinano delle piccolo piaghe profonde sui tessuti molto delicati della zona generatrice, ed i tubercoli non sarebbero altro che le cicatrici foni intorno a queste piaghe. Contro l'ipotesi di Gdthe è si osservato da Prillieux che la rogna si forma anche nei paesi caldi, per es. al Capo di Buona Speranza, dovo non gela mai. Thùmen (1884) attribuisce la rogna ad un fungo par sita del genere Fusisporium] ma la presenza di questo t'un- gillo non è stata confermata da nessun altro osservatore . e il Thiimen è solo a sostenere questa genesi dei tubercoli rognosi della vite. Recentemente Prillieux ha sostenuto che la formazio dei tumori rognosi dipendo dalla distruzione delle gemme, o dalla mancanza dei getti normali in primavera, al mo- mento in cui le riserve alimentari sono ordinariamente im- piegate allo sviluppo dei giovani sarmenti. In qn dizioni, essendo impedita la vegetazione nonna!.', i I giovani s' ipertrofiano sopra certi punti del legno antioo, e così si formano le masse tubercolose caratteristiche della malattia. Alla teoria di Prillieux si oppone il fatto ohe qualche volta, sebbene raramente, i tubercoli rognosi si formano anche sopra i giovani sarmenti dell'anno che pre- sentano una vegetazione normale. Nello o anno 1 \ ebbe l'opportunità di studiare due casi di tali formazioni patologiche sopra parti verdi; in un caso trovato a Soriano, nel mese di luglio , la massa rognosa della forma di un grappolo lungo 12 cm. , e largo 0 cm. , - mente sopra un giovane sarmento al posto di un grap] vero; nell'altro saggio inviatogli daCa daAl - rognosa era di forma analoga, ma più piccola, e : — 524 — sopra un grappolo normale con le bacche in via di matu- razione , prendendo il posto di un trappolino secondario. Convinto che nessuna delle teorie finora proposte , per •gare la genesi della malattia, è soddisfacente, l'A. ha voluto esaminare se entro i tubercoli rognosi non si tro- 3ero quelle colonie di batterli, che le recenti scoperto di Vuillemin e di Prillieux hanno dimostrato essere la causa di formazioni tubercolose nel pino di Aleppo (Pimts ha- wis), e nell'olivo {Oìea europaea): formazioni che nella, forma e nella struttura hanno molta somiglianza con la ma- lattia della vite in discorso. L'esame di sezioni microscopiche fatte sui tralci rognosi raccolti nell'anno scorso, e conservati in alcole, ha dimo- strato che effetti vamente in tutti i tubercoli si trovano delle masse di batterli del tutto identici a quelli, che si rvano nei tubercoli dell'olivo. Tali batterli sono riu- niti in zooglee da una sostanza mucilaginosa , insolubile nell'alcole, e riempiono i canalicoli o lacune che si trovano sparsi irregolarmente in tutto il tubercolo. Le dimensioni dei batterli oscillano fra 1-1,5 mkm. , e sono larghi ap- pena 0,3 mkm. Nelle sezioni non colorate poste in gli- cerina tali battorii rifrangono fortemente la luce: trattati con violetto di metile si colorano assai debolmente. Le cellule che circoscrivono le lacune occupate dai bat- torii sono morte ed in gran parte corrose; lo pareti delle cellule rimaste sono di un color giallo-bruno, per cui, an- che ad occhio nudo , si riconoscono in una seziono i no- duli od i canalicoli, in cui stanno le colonie di battorii. In- torno allo lacune, al di là della zona delle cellule morte, si trovano delle cellule parenchimatose ripiene di proto- plasma con nucleo, altro cellule ripiene dì granuli d'a- mido, e poi qua e là degli strati di cellule suberincate alternati con cordoni di grosse libri' di libro,, e finalmente li elementi Legnosi, specialmente tracheidi oontorte in modo bizzarro, od il tutto disposto in modo irregolaris- simo , e tale ohe riesce molto difficile orizzontarsi sulla genesi dei varii elementi. testa breve descrizione è sufficiente, crede l'A., per dimostrare la grande analogia ohe passa tralarogna della vite ed i tubercoli dell'olivo. Se le colonie di batterli ohe si trovano in questi ultimi sono, secondo Prillieux, la — 525 — causa della produzione patologica . sarà che anche le colonie di batterli, che si osservano nei tu- mori rognosi della vite, siano la v Ila malati Questa supposizione si convertirà in certezza, l'A. avendo a sua disposiziono del materiale fri sarà possibile di produrre artificialmente la mal culando nelle viti sane i batterli presi Zia 11.' vite rogni E opportuno intanto il riprodurr.' qui alcune altri servazioni fatte dallo scrivente sulla malattia in i e pubblicate nella memoria: Delle pri "> mcdattù piante coltivate nella Sicilia, Xapoli, 1884. u Le cause efficienti della rogna nell'olivo oli oui si è detto di sopra) sono le stesse di quelle della vito. 9 che, per quest'ultima è da notarsi , elio talvolta la ri., si presenta sullo radici e non sul ceppo. Lo - osservato quest'ultimo caso sulle viti mari- I vivi , e sofferenti per marciume alle radici nei terreni a sottosuolo impermeabile , umido e freddo. In tal «-a^o le radici più o meno guaste dalla gommosi , non : normalmente sviluppare, producono le iperl o verso il loro estremo, o lungo il loro decorso, proprio nei punti nei quali i tessuti hanno manifestato la di razione gommosa. Siffatti tessuti ipertrofici diventano cile asilo di micelii ialini o bruni , appartenenti a non sempre determinabili, e costituenti dei fatti rii od epifenomeni, e non mai la causa efficiente dell i lattia in parola, come ha creduto Thumon. a I tubercoli indicati si presentano ani die picoole I dici, e rassomigliano molto allo gali.- pi Ila ti' sera, sebbene queste se ne distinguano , massime per la loro curvatura. Siffatti tubercoli, che sono '1 mosi, hanno fatto dare alla malattia, il i 'li t»: si. Il virus batteriaceo incontrato da Andrade Corvo 1 in quei tubercoli non è altro fsecondo lo del liquido gommoso, ed i bacilli da lui ri ir. «ri- spondono al Bactcrium g inani'** già scoperto .lai: u In ogni modo, qualunque risveglio nel] della pianta, qualunque mezzo ter coi lavori profondi, sia con una i sia col sanificare il terrei)", gioverà Bempi non dubbio, a rinfrancare la pianta dalla r — 526 — Bacili. us radicicola, Beyerk. Nei tubercoli radicali delle Leguminose (Fig. 168). Bacilli oblunghi, o cilindracei, ineguali, spesso aventi la forma di Y o di V, grandi 4-5 <1 mkm. , emettenti alla fine spore o zoospore. Il centro dei tubercoli radicali delle leguminose è occu- palo nel Lupino [Lupinus albus) da alcuni corpuscoli, rite- nuti da Woronin (18G6) per batteri!, o da filamenti con- BÌderati come fungini e perciò ascritti alla iSchinzin Le.c/u- mino8arumì e da Kny (1879) alla Plasmodiophora perchè privi di membrana. Ora, Tschiroh (1887) confermando le ricerche di Brunchorst (1886-6), e d< nominando batteroide il parenchima centrale di quei tubercoli, osservò eh' esso viene Buccessivamente a svuotarsi a misura che s'inoltra nel lupino la fruttificazione. I fili plasmatici, poi, ritenuti come formazioni fungine (Frank , Kny , Woronin e Pril- lieux , 1878-9) sarebbero costituiti da una sostanza pros- sima all' albumina. Essa frazionandosi , e differenziandosi darebbero, forse, luogo ai batteroidi. Ebbene, mentre de Vries (1877) opinava che le combi- nazioni inorganiche di azoto venissero in siffatti tubercoli elaborate in albuminoidi ; Brunchorst, che vi prendessero parte anche le combinazioni organiche; Hellriegel (1886) che vi si fissasse anche l'azoto atmosferico; Schindler (1884), che vi fosse produzione od accumulo di albuminoidi; Nobbe, invece , considerava i tubercoli in parola esclusivamente come organi di accumulo. Tscliircb (1887) attenendosi al- l'opinione di quest'ultimo, crede, che i tuberoidi delle ra- dici debbano funzionare da accumulatori di albuminoidi , giacché vengono svuotati, durante il periodo di fruttifica- zione della pianta,: non vuole, però, escludere da essi la possibilità di una nuova formazione dell'albumina, mercé l'intervento degli amido-acidi, come della leuoina e tiro- Bina, che metamorfosandosi, darebbero luogo a vera albu- mina. Questa opinione è confermata pienamente anche dalle ricerche di Benecke (1887). Infine, Mattirolo e Busoalioni L887 . in oontradizione di Mattei L887) affermano che i batteroidi delle legumi Q086 non sono microrganismi nel senso batteriologico, mentre Matte i, al pari di Hollriogel - 527 - e di Wigand (1887) considerava i tubercoli, come forma- zioni patologiche, dovute a batteriocecidii. Intanto , le pazienti ricerche condotte receni Prazrnowski (1889) hanno rilevato i seguenti I tu- bercoli radicali del pisello (Pisum sativum non Bono una formazione normale della radico, giacché essi non vengono a prodursi mai in ambienti sterilizzati, ma si forman pre solo per infezione. Questa, ha luogo per mezzo di I terii simili a quelli già rinvenuti da Beyerink (1886) in tubercoli di altre piante. I batterli per le colture pur possono ottenere dai tubercoli giovani. Ora i batterii tenuti per coltura sono perfettamente simili a quelli dei tubercoli, e ne conservano le proprietà, essendo i .l'in- fettare radici sane, e provocarvi la formazione dei nuovi tubercoli. Questi si ottengono solo sullo radici giovani, e non sulle vecchie, o sulle loro parti più vecchie. I batterii tubercolari penetrano direttamente per me della giovane membrana cellulare nei peli radicali, o nelle cellule periferiche, non ancora insugherite, della radice, o vi si aumentano a spese del contenuto protoplasma! della cellula. Allora si riuniscono a coloni-', premendo la parete della base del pelo radicale , e costituiscono conio una specie di teca (o budello provvisto di parete) somi- gliante ad un'ifa fungina. La teca batteroidale, ramificandosi , penetra ne] paren- chima corticale, avanzandosi verso l'endoderma. Int. -mio Le cellule prossime ai rami della teca cominciano a inulti]. li- carsi negli strati interni della scorza, e nel pari tem] fili batteriacei , col diramarsi, le invadono. In seguito 'li ciò, s'inizia nella profondità della senza un tessuto i.nri- stematico , il quale sviluppandosi e differenziandosi costi- tuisce l'origine del tubercolo, nel cui centro bì tri site le cellule attraversate in tutte Le direzioni dai m rami del tubo battei oidale. Il posto su cui bì forma il tu- bercolo è indifferente, ora dirimpetl ora ad uno libroso , a seconda del Luogo in cui va sarsi liberamente la teca batteria! 1 il ] ibio ò affatto estraneo alla produzione del I ilo. Mentre si forma il tubercolo ha luogo il della parete dei tubi batteroidali, i batterii si : dono liberi nelle cellule centrali , formane! detto tessuto batteroidale degli autori. Allora le cellule — 528 — esterne del tubercolo, differenziandosi, cominciano ad in- sugherirsi ; le cellule mediane , che sono libere anche da batteri, proliferando, costituiscono il meristema del tuber- colo. Nello interno di questo meristema formansi più tardi i numerosi fasci libro-vascolari del tubercolo, che si met- tono in correlazione a quelli della radice. Tra la regione dei fasci e le cellule batteriacee centrali vi ha un altro strato di cellule , ricche di amido , formanti perciò uno strato amilifero. Differenziati i tessuti del tubercolo , i batterli , che si erano resi liberi dalla pluralità dei loro tubi , si aumen- tano nelle cellule interne a via di ripetute scissioni, e fi- niscono per prendere una forma di Y: detti, perciò, bat- teroidi. In quanto poi alla funzionalità di siffatti tubercoli , lo stesso Autore, dopo altre pazienti ricerche, è giunto a per- suadersi che con la formazione dei tubercoli nelle legu- minoso viene ad accelerarsi lo sviluppo della pianta, nonché la nutrizione di questa; che le piante allevate in un terreno artificiale, privo però di azoto , ma inoculate sulle radici col materialo batteriaco dei tubercoli , crebbero senza in- terruzione, in uno stato normale e sano, come se non man- tasso loro alcuna sostanza nutritiva nel terreno , dando nella resa fruttifera una quantità notevole di azoto , lad- dove, le stesse piante, allevate a parità di condizione, ma non inoculate nelle radici, o perivano, o nel raccolto of- frivano nessuno o scarsissimo guadagno in azoto. Se la sorgente di tale azoto sia l'atmosfera, ossia se 1' aumento in azoto sia dovuto alla fissazione del l'azoto libero atmo- sferico, l'autore non è ancora in grado di pronunziarsi. I batteri] dei tubercoli delle Leguminose, se vengono col- tivati in tirreni nutritivi artificiali, si moltiplicano per no illimitatamente, conservando la forma di semplici bacilli e la mobilità. Noi tubercoli , invece , essi conser- vano la forma semplice bacillare fino a quando si trovano nella teca germinale; ma, essi, disciolta In membrana della teca, appena vengono in contatto col protoplasma delle cellule radicali, cambiano la Loro forma, ramificandosi ad Y, e diventando cosi dei batteroidi. In quest'ultima forma jono ancora moltiplicarsi mediante produzione di rami Laterali, ma, appena vengono portati fuori dei tubercoli, prendono la forma bacillare noi Liquidi artificiali nutritivi. — 529 — Col progressivo sviluppo dei tubercoli, il corpo dei lat ti- roidi diviene jalino e si dissolve , e s< a mano insieme al contenuto dello cellule batteroidali ; così siffatto materiale organico passa nel dominio nutritivo della pianta, contribuendo alla nutrizione di questa. In un terreno ricco di materia azotata, lo sviluppo dei batteroidi nel tubercolo è cospicuo, i tubercoli crescono notevolmente, e le loro cellule batteroidali mostrano un colore roseo «li carne. In tal caso , il dissolvimento dei batteroidi e Lo svuotamento delle relativo cellule procedono prima lenta- mente, e poi celeremente, quando, cioè, il vegetale vi alla fine. Per contrario, nei terreni scarsi di materiale i tato , lo svuotamento delle cellule batteroidali ha In presto e celeremente, i tubercoli che si mosti-ano rotano indietro nello sviluppo, ed il loro tessuto batteroidale prende un colore verde-oscuro invece del carminio. In audio i casi, lo svuotamento comincia nella parte interna più veochia del tessuto batteroidale , procedendo verso il vertice ve- getativo del tubercolo, restandovi però qua e là numi batterli, i quali ; dopo la morte della pianta , e col mar- ciume dei tubercoli ritornano al terreno. Nel periodo vegetativo delle piante ha luogo altresì un continuo passaggio dei batterli dai tubercoli al terrei stantechè questi, quando vengono rosi dalle larve, rivera all'esterno il loro contenuto batteroidale, che si ricopre al- lora di nuova membrana, la quale si ramifica in tubicini. Siffatto riversamento, poi, ha svelato all'autore il recondito magistero fisiologico dei batterli in parola, o lo ha posto sulla traccia della ricerca. Da quanto precede risulta che i tubercoli radicali rap- presentano un fatto di simbiosi tra i microbi] e le pia superiori: quelli trovano nel succo cellulare delle radici le condizioni più adatte per il loro più facile sviluppo, e per la loro moltiplicazione illimitata, prima di tornare A ter- reno; queste , cioè, le leguminose , si avva lei- l'aumento della sostanza azotata che viene a formarsi nel In radici, al quale accumulo contribuiscono La dei microbii , ed il materiale prodotto dalla dissolnzii finale dei corpi batteriacei. In questa simbii si la parte dell'utile torna a favore delie legumi] Ed 1 bercoli sono organizzati in modo, ohi il Lor ristema crescendo dà luogo a nuova invasione di 1 idi, Comes — Crittogamia Agraria. — 530 — le cellule vecchie a mano a mano riassorbono il loro conte- nuto batteroidale, per contribuire ai bisogni nutritivi della pianta. Siffatte ricerche sono la più sicura conferma delle pre- cedenti compiute da Beyerink (1888). Fu questi, infatti, che giunse ad isolare dai tubercoli delle radici delle legu- minose il Bacillus radicicola, il quale vivo a colonie, e si sviluppa bene nella gelatina mista ad asparagiua; ed a sco- prire che esso può venire isolato dal terreno o dall'acqua; che la formazione dei tubercoli è la conseguenza della infe- zione dei bacilli, giacché i tubercoli non si formano nei ter- reni sterilizzati; che dapprima essi hanno la forma bacillare, e poscia prendono quella di batteroidi, ed in quest' ultimo caso sono incapaci di moltiplicarsi, anche nelle colture artifi- ciali; che col cadere della vegetazione delle leguminose, il materiale azotato dei tubercoli, insieme ai batteroidi, viene ad essere a mano a mano riassorbito dalla pianta pei suoi bisogni nutritivi; e che, infine , si ha una vera simbiosi, dacché se da un lato i batteri vivono dapprima, e si mol- tiplicano adoperando i succhi della pianta, dall'altro lato la pianta si avvantaggia di tutto il materiale azotato costi- tuito dalla massa batteroidale contenuta nei tubercoli. Nei tubercoli radicali delle leguminose Erikssen (1874) scoprì delle ife fungine , studiate poscia da Kny (1878) o da Frank (1870), il quale le riferì ad un fungo plasmo- dio, che denominò Schinzia (Phytomyxa, Schrot.) Legumi- nosarurrv, acni va riferita anche il Phytomyxa Lupini, Schrot. CAP. XXXI. Mixomiceti. Funghi costituiti, durante il loro stato vegetativo, da masse protoplasmati ohe nude, nueleato , provvisto di mo- vimento amiboide , o formanti plasmodii ; nello stato di fruttificazione questi emettono concettaceli sporigeni , o sporangi, contenenti spore, lo quali col germinare river- sano il loro protoplasma dotato aneli' esso di movimento amiboide. PLASMODIOL'JIORA, War. Spore non quatorno , lìbe- re, disposto in sori; plasmodii alla maturità divisi in cel- — 531 — lule globose e libere nelle cellule dei tessuti della matri- ce; spore emettenti zoospore con la germinazione. Plas.modiophora Brassicae, AVor. Galle delle radici dei cavoli; eri}!'/ ,/,>ì cavoli: li rnit Kohlpflanzen; Kohlhernie; Clubbing, Club-rootì Hambur Finger, Toes; Maladie digitoire. Di questa particolare affezione morbosa, che si pre sulle radici ed alla base del fusto del cavolo e di a Crucifere, Wolf (trad. Baccarini , 1889) no riferisce nel seguente modo. In talune coltivazioni predomina una forma di malat a pochi tubercoli grossi , rotondi , i quali conservano a lungo il colore delle radici normali ; in altre predomina un'altra forma, a tubercoli numerosi, minuti, fusiformi, e rapidamente colorantisi in nero; ed altrove, infine, le dm- forme tubercolari si trovano associate sulla Btessa piai Le piante affette ingialliscono, Tutte le varietà della Brassica oleracea, della /<'• Na\ e della B. Rapa, sembrano soffrirne in uguale maniera. La ricca concimazione del suolo con materiali organici B< bra favorire lo sviluppo del male. Nei casi più leggieri quest'ingrossamenti valgono a sot- trarre agli organi delle piante una porzione del nutrì mento; nei casi più gravi possono rendere tutta la pianta così rachitica e meschina, da non p< aleno conto nel raccolto. I giovani tubercoli hanno superficie scia, colore normale, carne soda, e lasciano scorgere , microscopio , dentro le cellule, un protoplasma fina granuloso, denso ed opaco. I tubercoli vecchi sono ni si, bruni, flosci, e spesso in via di pntrefazioi strano al microscopio un gran numero di corpuscoli tondi ed incolori, i quali sono appunto le >\«-v> d rassita, che ha determinato il male- Con la putrefazione dei rigonfiamenti le spore di | sto parassita, che ha ricevuto il nome su imi di- sperdono nel terreno , e trovandovi le condizioni op] tune germinano. In quest'atto, attraverso Qi della membrana, il protoplasma viene fuori In un globetto, che si allunga ben presto a fuso. — 532 — por qualche tempo molto vivamente nell'acqua, per mezzo di un prolungamento filiforme, o flagello mobile. Dopo di un paio di giorni il flagello scompare , ed il movimento diviene più lento e perfettamente ameboide: è allora, a quanto sembra, che il parassita incontrando una pianta di cavolo penetra dentro le cellule periferiche delle radici, in modo non ancora ben accertato , e si sviluppa a spese del loro protoplasma. Anche nell'interno delle cellule osso conserva la forma ed i movimenti ameboidi ; vi si moltiplica rapidamenl migra e si diffonde entro i tessuti, attraverso lo punteg- giature ed i pori della parete cellulare. I tessuti corticali, intanto, diventano la sodo di una straordinaria ed irrego- lare moltiplicazione cellulare, e danno origine ai tubercoli sopra connati. Quando i singoli plasmodi, che riempiono le cellule del- l'ernia, hanno raggiunto un determinato sviluppo , si di- vidono in un gran numero di parti, che si rivestono cia- scuna di una membrana, e divengono lo spore del fungo. Le quali, poi, in seguito alla putrefazione del tumore e della membrana cellulare che le racchiude , passano nel terreno. Per siffatto disfacimento forse non è estraneo l'in- tervento dei batterli. Mezzi di combattimento diretti contro questo parassita non si posseggono ; gioverà solo distruggere col fuoco gli steli e le radici delle pianto malate, por diminuirò il nu- mero dello sporo che si diffondono nel suolo; porre la mas- sima cura nella scolla dolio piantine da trapiantare, scar- tando quelle ohe presentano qualche traccia di tumore; ad'. tran- una razionalo rotazione ortense,, affinchè le piante di cavolo si suocedano nello stesso appezzamento solo dopo un certo numero di anni, essendo allora probabile che, du- rante questo periodo, la maggior parte dei parassiti sia andata a male per la mancanza 'li un ospite opportuno. Intanto, Marx (1887) riferisce che per lo meno due anni deve 'e sospesa La coltura dei ''avoli, Là dove questi si • il" ammalati per ernia; e Brunohorst (1887), avendo os- ilo che la malatt i èva colpito i cavoli nel semen- zaio, trovò utile il disinfettare la terra meroè del solfuro di carbonio. Lo stesso Brunohorst (1887) riferisce di aver incontrato in Norvegia sulle patate (Solarium tuberosum) una malat- — 533 — èia simile allo Schorf o Grind , ma che gli Bembra deri- vante da un fungo plasmodioforo, a cui dette il spongospora solami, somigliante ad un mix !gli, come Schacht, ha ritrovato i globuli di plac sita) solo nelle cellule ammalato del tubero. Plasmodiophora (Schinzia, Wor.) Ai ni, Moli. Fig. 167, Galle delle radici dell'ontano, Wttrzslanschwellungen der l. Hernie der Erhnwurzeln. Sulle radici dell'ontano (Alnus glutinosa^ .1. ; notano talvolta delle produzioni morboso, oi ite da bercoli coralloidei, ramosi, nerastri, grossi, da 2-10 om. «li diametro, e elio attaccano la pianta fin dal suo stai vanissimo. Woronin (18G7) fu il primo a scoprir.' nel renchima di quei bitorzoli il parassita cho riferi al re Schinzia. Gravis (1879-80) ha osservato in tali bil zoli alcune cellule a contenuto amorfo, d'apparenza visohio- sa, rassomiglianti più o meno ai plasmodii della Platmo- diophora Brassicae, ed altre cellule vicin<' riempite di pic- coli granuli avvicinati e simili alle sporo di qi I altre cellule, infine, ha trovato dei globuli, provvisti di un pedicello, che corrisponderebbero alla vera Schinzia, e ohe sospetta esser diversa dalla precedenti'. La consistenza mu- cosa di tali corpi e la loro struttura reticolata fecero i dere a Moller (1885), che si trattasse 'li un fungo a i sistenza mucillaginosa, il quale occupasse la «•avita ,li .!■ cellule; onde il nome attualo della specie. B unchorsl l~ ha creduto, invece, che si trattasi 'li un fungo ad ife particolar modo aggomitolate, ed a cui ha dato il D Frankia suhtilis. Frank (1887) si oppone alla natura fun- gina del liquido mucillaginoso , e lo consid< ra oome ] duzione albuminoide; ma Brunclmrst riafl assicurando che le escrescenze *1 « - J I ■ - radici dell'.; B. fallax, Desm.; B. Solani, Harting; Perono8pora trifur- cata, Ung.; P. Fintelmannii , Casp.; P. deva8tatrixt Casp. Pag. 44. Alla Peronospora faci aggiungerò i seguenti sinonimi — Peronospora Cactorum, Colin et Le!» ; /'. j pervivi, Schenk; Phytophthora Cactorum, Schrot. Pag. 45. Alla Peronospor.v parasitica aggiungere i se- guenti sinonimi — Botrytis parasitica, Pers.j B. ramuloBa, Lk.; B. agaricina, Johnst. ; B. nivea, Mari. ; Peronoapora con- ferta} Ung.; P. Dentariae, Rabh.; P. ochroU uca . C< Pag. 46. Alla Peroxospora viticola aggiungere i sinonimi — Botrytis cana, Schw. ; B viticola, J>. et 0. Pag. 5i. Tra tntt'i rimedii finora raccomandati per e im- battere la Peronospora viticola il più efficac- e più è il seguente : u In un tino eli legno si stemperi mezzo ohilogramma u di calce viva del commercio, oppure un ohilogramma di u calce spenta (cioè di grassello), in un ettolitro di u comune, ed a quest'acqua resa lattigino« u un ohilogramma di solfato di rame, previamente di u in pochi litri (4 a 5 litri) di acqua calda, in un recipii u di rame o di creta. Preparati! li miscela, bi u zarla su tutte le parti verdi della vite (pampini u poli), adoperando apposite pompette irroi tale u miscela possono bastare tre aspersioni ; la 1 . u metà di maggio; la 2.a verso la metà di ttOj li — 536 — u coli' entrare dell' agosto. Nel tempo della fioritura del u grappolo è più raccomandabile 1' uso del solfo misto al u solfato di rame, il quale vi dev' essere contenuto nella u proporzione del 3 al 5 °/0 r> . Pag. 51. Alla Peronospora gangliformis aggiungere i se- guenti sinonimi — Botrytis ganglioniformis, Berk.; B. Lactu- cae , Ung. ; B. geminata, Ung. ; B. sonchicola , Schlcht.; Peronospora ganglioniformis , Tul. ; Actinobotrys Tulasnei, Hoffin.; Bremia Lactucae, Reg. Pag. 53. Alla Peronospora Viciae aggiungere i seguenti sinonimi — Botrytis Viciae, Berk.; Peronospora effusa, var. intermedia Casp. Pag. 54. Aggiungervi la Peronospora Phaseoli, Thax. Sui legumi, sugli steli e sulle foglie del Phaseolus lunatus, in America (Thaxter, 1889). Alla Peronospora nivea aggiungere i seguenti sinonimi — Botrytis nivea, Ung. ; B. macrospora , Ung. ; Peronospora macrocarpa , Rabh. ; P . Coati , Tul. ; Plasmopara nivea, Sclirot. Alla Peronospora effusa aggiungere i seguenti sinonimi — Botrytis effusa, Grev.; B. epiphylla, Pers.; Peronospora Che- nopodii, Casp. Pag. 55. Alla Peronospora Schleideniana aggiungere i seguenti sinonimi — Botrytis destructor, Berk.; Peronospora Al/iorum, Fckl.; P. Schleideni, Ung. Alla Peronospora Schaciitii aggiungere il sinonimo P. Chenopodii, Schlcht. Pag. 57. Alla Peronospora ariìorescens aggiungerò i se- guenti sinonimi — Botrytis arborescens, Berk.; Peronospora Papaveris, Tal.; P, grisea, var. minor, Casp. Pag. 58. Aggiungervi la Peronospora cubensis, B. etCurt., sullo foglio dello cucurbitacee a Cuba. Peronospora (Plasmopara, Sohrot.) ridicola, Schrot., sul Ribes rubrum. Pag. T)\), Al Cystopus canoidus aggiungere i seguenti si- nonimi — Uredo candida, Pers.; Caeoma candidum, Schlcht.; — r>:37 — Uredo Cheiranthi, Pers.; Uredo Cruciferarum , IH'.; Erysibe sphaerica, Wallr.; Aecidium candidum, Pera.; Cystopus *pha+- ricus, Bon. Pag. 60. Al Cystopus cljbicus aggiungere Le iti si- nonimi — Uredo Tragopogi , Pers.; T. Tragopogonisi D Z7. cubica, Strss.; £7. obtusatn, Lk.; Cystopus Tragopogonié, Schrot. Al Cystopus Portulacae aggiungerò i seguenti sinonimi — f//*e^o Portulacae, DC; Erysibe quadrata, Wallr. Al Cystopus Amarantacearum aggiungere i seguenti sino- nimi — E7reefo iHtfó, Biv.; Caeoma Amaranti, Sohw.j Cysto- pus Bliti, DBy.; C. Amaranti, Schw. Pag. 62. Al Chytridium Brassicae aggiungere come sino- nimo — Olpidium Brassicae, Dang. &»' Pag. 63. Al Protomyces macrosporus aggiungerò come sinonimo — Physoderma gibbosum, Wallr. Pag. 73. AU'Ustilago Carbo aggiungere come sinonimi— Reticularia Ustilago, L., ed Erysibe vera, Wallr. All'UsTiLAGO hypodytes aggiungere come sinonimi — Ery- sibe hypodytes, 'Wallr.; Uredo hypodytes, Desm. : Ustilago Lygei, Rabh. Pag. 74. All'UsTiLAGo destruens aggiungere i seguenti sinonimi — Uredo destruens, Duby.; Till&tia destruens, Lèv.; Uredo segetum, var. Panici m ili acci, Pers.; Ustilago Panici' miliacei, Wntr.; Erysibe Panicorum, Wallr. AU'Ustilago Eeiliana, Kuhn, aggiungere i Beguenti si- nonimi— Ustilago pulvuracea, Cooke.; Sorosporium Ehn nber- gii, Kuhn. Pag. 75. All' Ustilago Tulasnei aggiungere i Beguenti sinonimi — tiporisorium Sorghi, Lk.; Tilletì ';/"- ris, Tul.; Ustilago condensata, Berk. All' Ustilago Maydis aggiungere ; mi Uredo Zea-Mays, DC. ; Usti/";/" Zea-Mays , Wntr.; V Carbo -Maydis, Philip. AU'Ustilago Sciiweinitzii aggiungere coni" BÌnonimo — Ustilago Zeae, Schwein. Comes — Crittogamia Agraria. — 538 — Affettano le graminacee anche le seguenti specie di usti- ] agi ni : Ustilago Sacchari , Rabh. , sali' Erianthus Eavennae, in Italia, e sul Saccharum offici narum, in Africa. Ustilago bromivora, Fisch. "Wald., sulle pannocchie delle diverse specie di Bromus. Ustilago virens, Uooke, nelle cariossidi del riso (Oryza sativa), nelle Indie. Pag. 77. All' Ustilago utriculosa , che vive anche sui Polygonum, aggiungere i seguenti sinonimi — Ustilago Per- sicariae, Chr.; Erysibe utriculosa, Wallr. ; Caeoma utricu- losum, Nees.; Uredo utriculosa, Daby.; Ustilago utriculorum, Fr.; Sporisorium muricatum, Ces.; Pericoelium utriculosum, Bonord. AH'Ustilago receptaculorum aggiungere i seguenti sino- nimi— Microbotryum receptaculorum, Lèv.; Erysibe recepta- culorum, Lk.; Ustilago Tragopogi, Schrot.; Uredo Tragojio- gonis, Koehl.; Ustilago purpurea, Bonord,; Ustilago Scorzo- nerae, Alb. et Sohw. Ai Sorosporium aggiungere anche la specie Sorosporium Loi.ii, Thùm., negli ovarii del Lolium perenne. Pag. 78. AITUrocystis occulta, che vive anche sull'^o- pecurus, Poa ed Arrhenathennn, aggiungere i seguenti si- nonimi Erysibe occulta, Wallr. ; Uredo occulta Rabh.; Thecaphora occulta, Desm. ; Uredo parallela , Berk. ; Poly- cystis parallela B et Br.; Polycystis pompholygodes, Lèv.; I'. grami num, Bell. Urocystis Agropyri, Schrot. ; [Uredo Agropyri, Preuss.; Urocystis Fischeri, Kòrn. ; U. Festucae, Ule. ; U. Preusii, Kuhn.; U. Ulci, Magn.) sullo foglie e stuli di Agropyrum^ di Arrhenatherum, di Festuca e di lìromus. Urocystis [Polycystis, Strauss.; Caeoma, Schlcht.; Uredo, Lk.; ^poris'n-'tnui , Lib.) Coi. ciuci, Itabh ; (Erysibe arillata, Wallr.) sulle foglie del Colchicum autumnale , dell' Allìum rotundum . dei Muscari , e della Scilla bifolia. A questa. specie dovrebbe riferirsi, secondo Winter , la Urocystis ( i pdlab, Farlow. Uu<"vsiis i I'olycystis , Sacc. et Spog.) italica, de Toni, nei frutti dcdhi Cast anca vesca. — 539 — Pag. 79. AIPUrocystis Cepulae aggiungere corno .sino- nimo Urocystis Colchici, var. Cepulae Cook--. Pag. 80. Alla Tilletia Caries aggiungere i nti sino- nimi —Lycoperdon Tritici, Bjerk.; Uatilago Tritici, R ah.; Erysibe foetida , Bauer.; E. folliculata , Wallr; - segetum, Nees; Uredo sitophila, Dittm. Pag. 82. Aggiungere le seguenti specie : Tilletia epiphylla, Berk. et Br. Sulle foglie del mais {Zea Mays), nel Queensland. Secondo Tryon (1889), le foglie affetto perdono qua -• là il loro color verde, e si coprono di macchie giallast] larghe fino ad un pollice. Su questa macchie di tessuto alterato si notano delle piccole protuberanze, Le quali cor- rispondono ai punti dell'epidermide sollevata dal fungillo. Le protuberanze sono ora arrotondate, ora allungate liei senso della lunghezza della foglia. Alla sommità di tali protuberanze la epidermide si squarcia, e mette a lue" il fungillo sottostante. Questo emette numerose spore di co- lor ruggine, fittamente situate l'ima accanto all'altra , men- tre il suo micelio trovasi annidato nel parenchima -otto- stante. Le spore sono rotonde, alquanto irregolari per la loro mutua pressione durante lo sviluppo, e reticolato alla superficie. Tilletia olida, "Wntr. {Uredo olidn, Riess; Tilletia endo- phylla, de By). Sulle foglie del Brachy podium silvaticum e /»'. pinnatt Tilletia decipiens, Korn. {Uredo segetum, v&r. d Pers.; Uredo {Ustilago) sphaerococca, Rabh.; Eryeibe *p) rococca, Wallr.; Tilletia Caries, var. Agroetidi Luersw, : Tilletia sphaerococca, Fisch. d. Wald.). Negli ovarii àelVAgrostis vulgaris e dell' il. stolonifera. Tilletia Lolii, Auersw. Negli ovarii delle varie specie di Loliutn. Tilletia striifor.mis, Magn. {Uredo, West.; Ustilago striiformi» , Ni essi ; U. m spora, Desm.; Tilletia de Baryana, l'i-' li. d. Waldh. ; '/ — 540 — Milii, Fckl.; Ustilago Salveii, B. et Bi\; Uredo longissima var. Holci, Ces.). Sulle foglie e culmi di Alopecurus, Anthoxanthum , Mi- li ma, JIoìcus, Briza, Poa, Dactylis, Festuca, Bromus, Agro- stis, Lolium, ecc. Pag. 87. Aggiungere i seguenti sinonimi: (fungo imeni- fero della Puccinia graminis) anche il Caeoma Berberidorum Lk.; (fungo stilosporifero) Y Uredo Frumenti, Sow., e VEry- sibe linearle, Wallr. ; e (fungo teleutosporifero ) Puccinia linearle, Roekl , P, Cerealis , Mart. , e P. poculiformis , Wettst. Pag. 91. Alla Puccinia straminis aggiungere i seguenti sinonimi: (fungo imenifero ) * Aecidium Lycopsidis , Desv., Aec. Symphyti, Thiim., Aec. Lithospermi, Thùm., Aec. Pul- monariae, Thùm , Caeoma Asperif olii, Schlcht., C. Boragi- natum , Lk.; (fungo stilosporifero) Caeoma Rubigo , Lk. , Trichobasis Rubigo-vera, Lèv.; (fungo teleutosporifero) Puc- cinia Ilordei, Fckl., P. anomala , Kostr., P. Asperifolii , Wettst. Pag. 92. Alla Puccinia coronata aggiungere i seguenti sinonimi: (fungo imenifero) Aecidium Cathartici , Sellimi., Aec. poculiforme, Wallr., Aec. irregulare, DC, Aec. cras- stem, Pers., Aec. elong atum, Lk., Aec. Frangulae, Schura.; ( fungo teleutosporifero ) Puccinia sertata , Preuss. , P. Rhamni, Wettst,, Selenodonta Flotowii, Rabh. l'air- ■'■''■ Alla Puccinia Chondrillae aggiungerò i seguenti sinonimi: (fungo imenifero) Aecidium Prenanthis , Pers., anche sulla Lactuca Scariola, ecc. ; (fungo stilosporiforo) Uredo floeculorum , Alb. et Sohw. , U. maculo sa , Strauss , /'. Prenanthie, Scimi., Caeoma formosum, Schloh., C. Coni- pò sitarli ni , Lk ; (fungo teleutosporifero) Puccinia Cichorii, Bell., sul Cichorium Inthybus e sulla Lactuca Scariola. Pag. 96. Alla Puccinia Allii aggiungere i soguonti si minimi : (fungo stilo-teleutosporifero) Caeoma Alliorum , Lk., C. Scorodizon . Schlch., Eryeibe areolata , Wallr., Uredo Porri, Sow., U, ambigua, DO., U. Alliorum, DC. , / '. areolata, Rabh.; Puccinia Alliorum, Corda. — 541 — Alla Puccinia Menthae aggiungere i seguenti BÌnonimi: (fungo teleutosporifero) Puccinia Clinojtodii^ DC, laminthae, Fckl. Pag. 97. Puccinia Prunorum aggiungere i Begnenti BÌno- nimi: Leaf rust, Shedding of foliage, Uredo Pruna8trit D U. Pruni, West.; Trichobasis Pruni-spinosa*) Lèv.; Pucci- nia Pruni, Pers.; P. gemella, Hedw.; Uromyces Amygdali, Cooke; U. Prunorum, var. Amygdali, Pass. Pag. 98. Alla Puccinia Cer\si aggiungerò coni' sinonimo Mycogone Cerasi , Béreng. , ed Uredo Castagnai . l'iv. ; o come pianta nutrice anche il pesco (Persica vulgaris). Alla Puccinia Acerum aggiungere come sinonimo la Puc- cinia bulletta, Lk. Radiare la Puccinia Fabae. Alla Puccinia Apii aggiungere come sinonimo la Puccinia Umbelliferarum, DC. Alla Puccinia Maydis aggiungere come sinonimo Uredo May di s, DC, Puccinia Zeae, Béreng., P. arundinacea, vai-. Maydis, Cast. , e come pianta nutrice ancho i Sorghumt in America. Pag. 99. Radiare la Puccinia Rubiae. Aggiungere la Puccinia Arachfdis, Spegaz. , sulle foglie àelVArachis hyjyogaea, in America.; e la Puccinia (ii.ycyr- rhizae, Rabh., sulle foglio di Glycyrrhiza. Alla Puccinia Tulipae aggiungerò come sinonimi la Puc- cinia falleiciosa, Thùm., e la P. Prostii, Duby. Alla Puccinia Arenariab aggiungere il sinonimo Puccinia Cetryophyllearum, Wallr. Pag. 100. Aggiungere la Puccinia Cesatii, Sohrot. [Un Andropogonis, Ces.) sugli Andro/iogon, in Burop Alla Uromyces appendicolatdb , A. Phaseoli aggiungi i sinonimi: Erysibe appendiculata , Wallr., Uredo Dolichi, B. et Br., U. Phaseoli, Strauss., Puccinia Phateoli-tril Schw., Uromyces Phaseoli, AVn'r., U. Dolichij Oool Pag. 101. Uromyces appendi culat US, B) Fabae aggini — 512 — i seguenti sinonimi : (fungo imenifero) Aecidìum Orobì, Pers.; (fungo stilosporifero) Uredo Vicine, Reb., U. Viciae- Fabae, Pers., Trichobasis Fabae, Lèv., Cneoma Leguminosa- rum , Schlcli. ; (fungo teleutosporifero) Puccinia fallens, Cooke, Uromyces Ervi, West., U. Orobì, Fckl. Pag. 103. All' Uromyces apiculvtus aggiungere i seguenti sinonimi : (fungo stilo-teleutosporifero) Uredo apiculata, Strauss , U. Leguminósarum, Rabh., Caco ma apiculatum, Sclilcli., Puccinia Trifolii, Iiedw., P. fallens, Cocke. All' Uromyces Betae aggiungere come sinonimo: (fungo stilosporifero) Uredo cincia, Strauss, U. beticola, Bell. Pag. 104. All' Uromyces Pisi aggiungere i seguenti sino- nimi : (fungo imenifero) Aecidiolum exanthematicum, Ung.; (fungo stilosporifero) Uredo Ciceris- arietini, Grogn.; (fungo teleutosporifero) Puccinia Pisi , DC , Uromyces Lathyri, Fckl. Pag. 105. All' Uromyces Dactylidis riunire come sinonimo la Ur. Poae.; aggiungere i seguenti sinonimi: (fungo ime- nifero) Aecidìum Ranunculi-acris, Pers. , A. Ranunculacea- rum, DC. , A. crassum, var., Ficariae, A. et S., A. bifrons, DC; (fungo teleutosporifero) Puccinella graminis, Fckl., Uromyces graminum , Cooke , e come altre piante nutrici Avena, Brachypodium, Bryzopyrum. — Far seguire all'UROMYCES Pisi I'Ur. striatus della pa- gina 106. — Aggiungeivi I'Uromyces Hedysari, Fckl., (U. Jledysnri- obscuri, Oarest. et Picc, U. Hazslinslii , de Toni), fungo inii'iio-stilo-teleutosporifero sullo foglie degli Uedysarum obscurum e setigerum. All' Uromyces Erythronu aggiungere i seguenti sinonimi: Aecidium Erythronii, DC, A. Meleagris, Duby, A. Scilla,', l'Vkl., Cneoma Lolii, Lk., C. Friti/larìne, Schlclit., Uredo aecidiiformia, Strauss., U. Erythronii, DO., U. Fritillaria^) Chaill. , Eryeibe variolosa, Wallr. , Uromyces Fritillàriae, Thiiin., U. Lilii, Kuaze., U. Rabenhorstii, Kunze. All'UROMYCES CARYOPHYLLINUS aggiungerò i sinonimi: Ly- coperdon càryophyllinum , Sohrank , Uredo Dianthi , Pors. — 543 — Pag. 106. AU'TJromyces Terebinthi aggiungere come si- nonimi : Uredo Decalsneana , Lèv., 'Pileolaria / • Inthi Cast. AH'Uromyces Laburni aggiungere corno sinonimi : Uredo Cytisi, Strauss, Puccinia Laburni, DC, Uromycea Cyi Schrot., e come matrici tutt'i Cytlsus. AII'TJromyces stkiatus aggiungere co ìonimi: (tìu, imenifero) Accidium Euphorbiae-, Grmel., sulle diver di Euphorbia ; (fungo stilosporifero) Uredo F Medlcaglnis-faìcatae, DC; (fungo teleutosporifero Uromi Medicagìnis falcatae, Wntr. , e come piante nutrici anche i Lotus, ed i Trlfolium. AH'Uromyces Anthyllidis aggiungere corno sinonimi: Ur redo Legumìnosarum , var. , Genistarum , Rabh. , Uromyces Astragali, Sacc, U. Genista,', Wntr., U. Genistae-tinctori Fckl., U. Ononidi s , Pass., U. Anagyridie , Roum., e per piante nutrici sopprimere i Cytlsus, ed aggiungere Le .Ana- tri*. Pag. 107. Al Phragmidium Fragariae aggiungere comi- si- nonimi: Phragmidium granulatimi, Fckl., o /'//. brevi} Fckl.; radiare il Ph. acuminatimi, Fr. , ed il ' Poterli, Fckl. Al Phragmidium effusum aggiungere come sinonimi: Phrag- midium gracile, Cooke , Ph. intermedi m,t , Eysenh., e /'//. fructlgenum , Schulz. ; come fungo stilosporifero Ery gyrosa, Wallr., Caeoma gyrosa , Sclilch. , Lecythea gyr Lèv., e come fungo teleutosporifero Puccinia Rubi- Ida, 1 . I " '. Pag. 10S. ACPiiragmidium mucronato*! aggiungere sinonimi: lJh. óblongum, Bon.. Ph. Rosarum} Fckl »me fungo imeno-3tilosporifero: Caeoma Rosae, Schlch. . I sibe Rosae, Wallr., Epitea miniata, Fr., Erannium tum, Bon., Uredo Eosae, Pers., U. jtingtils, I"'.. / . ita, Schum. Pag. 109. Al GrYMNOSPORANGIUM FD8CUM aggi ti 1 sinonimo il G. Sablnae, Wntr.; coni'' fungo il coperdon cancellatimi, Jacq., Caeoma ì ■ Lk.; fungo teleutosporifero Tremella Sabinae, Dicks., V. digit Hoffm., T. fusca, DC, Ciccarla resinosorum, G - 544 — cinia cristata, Schiim,; radiare tra le piante nutrici il Me- sp>ilus germanica ed il Crataegus Oxyacantha. Pag. 111. Al Gymnosporangium clavariiforme aggiungere come fungo imenifero Aecidium Oxyacanthae , Pers. , Aec. penicillatum, Pers., Caeoma cylindrites, Lk., Roestelia car- pophila, Bagn., R. Oxyacanthae, Lk., Lycoperdon penicilla- tum, Muli. , Ceratitium penicillatum , Rabli. ; come fungo teleutosporifero Tremella clavariiformis, Jacq., T. digitata, Vitt., T. ligularis, Bill., T. j uni per ina, AVahlb., Podisoma Juniperi-communis , Fr. ; e come piante nutrici anche il Crataegus Oxyacantha ed il Mespilus germanica. Pag. 112. Al Gymnosporangiam macropus aggiungere come sinonimi : fungo imenifero Roestelia pyrata, Thaxt., Aeci- dium pyratum, Schw.; fungo teleutosporifero Puccinia ma- cropus, Lev., Podisoma macropus , Wymii., Gymnosporan- gium virginianum, Spreng., Podisoma Juniperi-virginianae, Fr., Gymnosporangium Juniperi-virginianae, Schw., Il nesso genetico per questa specie, come per la precedente è stato confermato anche da Thaxter (1889). Al Gymnosporangium conicum aggiungere come sinonimi : fungo imenifero Roestelia Cydoniae , Thiim. , R. cornuta , Fr., Ceratitium cornutum, Rabh., Lycoperdon corniculatum, Ehrenb., L. corniferum , Muli., Centridium Sorbi, Chev., Aecidium cornutum, Grnel., Aec. Cydoniae, Lenor. , Caeoma e i/ìindrites, Lk.; fungo teleutosporifero Tremella juniper ina L., T. auriformis, Muli., T. conica, Hedw., Podisoma fo- liicolum, Berk., Podisoma Juniperi, Lk., Gymnosporangium juniperinum, Fr., G. aurantiacum, Chev. Sostituire al Sor- bus Aria il S. Aucuparia ed il S. torminalis. Ed aggiun- gere che il nesso genetico per questa specie fu prima- mente designato da Oersted (18G6). Riportare il Gymnosporangium tremelloides al G. clava- riiforme. Al Gymnosporangium diseptatum aggiungere come sinonimo il fungo imenifero Roestelia Ellisii , Peck, o che il suo nesso genetico è stato confermato da Thaxter (1889). Pag. 113. Al Gymnosporangium olavipes aggiungere come fungo teleutosporifero la Tremella mesenteriformis, Brot., e che il nesso genetico fu confermato da Thaxter (1889). — 545 — Al G-ymnosporangium Ellisii aggiungere oome l i il Phragmidium Ellisii , Korn. , e corno fungo imeilifero la Boestelia transformans, Ellis, sul Pirus arbutifolia 1889). Alla Melampsor.v salicina ai Sai iris come fungo imenifero Aecidium Evonymi, Sohloht., /'. Evonymi , Mart. ; come fungo stilosj prearum , Schlcht. , Erysihe I 'rum, AVallr. . /. salicina. Lèv., Epitea vulgaris, Fr. ; come fu sporifero Leptostroma salicinum, Lk., Physoi Bon., e come matrici forse anche i Salix dast cifoliaì plilomoid.es, hastata, pyrolifolia. Alla M. salicina, b) Salicis vitellina . sinonimo la Melampsora Casta gnei, Thiim., e losporifero Caeoma Saliceti , Schlcht. , Erysib Wallr.; e come piante nutrici anche i Salix atny* e peniandra. Alla M. salicina e) Salicis albae aggiungi imeno-stilosporifero Aecidium Salic ... /.'•■.. Wallr., Caeoma epiteum, Sohlch., Lecytlt Itea, I. come matrice anche il Salix lanuta. Alla M. salicina e) Salicis triandra fungo stilosporifero Caeoma mixtum, Schlcht., Ur< lo Lev., Erysihe mi. da, AVallr., e come matrico a capensis, silesiaca e Lapponium. Radiare la varietà f) Salicis Amygdal inai . Pag. 115. Alla Meumprora p opuli aggi ai come fungo imenifero anche il Co Et. E (1889) che vive sul Lari.', eur rifero YUredo Populi, Mart., U. cilindri sibe cilindrica , Wallr. ; come fu Xyloma populinum, Duby., e come ma laurifolia ed il P. suaveolens. Alla M. populina b) Populi albae aggiungi nimo la Melampsora aecidioidi stilosporifero Caeoma aegyrinum, Schli formis; e come matrice anche il Pop Pag. 116. Aggiungere alla Mela sinonimo anche la M. populnea, K " Comes. — CriUogamia Agraria. — 546 — (1889), le Melampsora populina, bahamifera e Tremulae sono morfologicamente alquanto diverse, forse a causa della di- versità della loro pianta nutrice. Ciascuna di esse produce sul larice il Caeoma; resta però ancora a determinarsi se i tre Caeoma da esse prodotti sieno uno stesso ecidio, ov- vero tre ocidii diversi, ma molto simili. Intanto, le spore del Caeoma Laricis germinano sul pioppo nero e sul balsami- fero (dando luogo alla ruggine) e non sul tremolo; loccliè fa ritenere che la Melampsora populina starebbe in connes- sione col Caeoma Laricis, laddove la Melampsora Tremulae starebbe in connessione col Caeoma pinitorquum del Pinus sylvestris. Ciò posto , sono desiderabili ulteriori ricerche per l'accertamento della biologia delle indicate Melampsore. Pag. 118. Riportare alla Melampsora populina la Melam- psora Lar cis. Alla Melampsora betulina aggiungere alle forme stilo-teleu- tosporifere: Sclerotium betulinum, Fr., e S. Betulae, Lib., ed allo matrici anche la Betula verrucosa. Alla Melampsora Carpini aggiungere come fungo stilospo- rifero anche il Caeoma Carpini. Alla Melampsora Padi aggiungere come fungo stilo-teleu- tosporifero; Uredo Padi, K. et S., U. porphyro genita, Lk., Caeoma Padi, Lib., C. porphijrorjcnitum, Lk., Erysibe areo- luta, "\V;tllr. , ficlerotium arcolatum, Fr., Pacciniastrum arco- hit um, Otth., Thecopsora areolata, Magli. Pag. 119. Alla Melampsora Sorbi aggiungere come fungo stilosporifero la Uredo Ariae, Schlcht. Alla Melampsora Lini aggiungere come fungo stilo-teleu- tosporifero Caeoma Lini, Lk., Podosporium Lini, Lèv., Po- docystis Lini, Fr. I'ag. 120. Alla Calyptospora Gorppbrtiàn a. aggiungere comò l'ungo imenifero Caeoma columneum , Lk., o Peridermium columnan , Kunz. et Schw. Pag. 121. Al COLEOBPORIUM COMPOSITARUM aggiungerò C01110 sinonimo il C, Synantherarum, Fr.; come fungo imenifero Uredo l'ini, Spr., Caeoma pineum, Lk., Peridermium avi- cola, Nabli., P, corticicola, Rabh. ; come matrici Pinna — 547 — maritima, P. Mughus, P. uncinata; e corno fungo stiloi rifero Caeoma Senecionis , Schlch. , Trichol Berk., Erysibe Senecionis, Wallr., Un Sonchi, Pere., r. Tussilaginis, Schum., U.tuberculosa, Schum., /'. Pétaritùlif, DC.j £7. Inulae, Knze. Pag. 123. Alla Chrysomyxa Rhododbndki aggiungere come fungo imenifero Caeoma piceatum, Lk.; e oome fui tilo- teleutosporifero Caeoma Rhododendri, Lk., Erysib dendri, "Wallr., Melampsoropsis Rhododendri, Sohr b. Pag. 124. Alla Chrysomyxa Ledi aggiungere corno futi imenifero Caeoma piceatum , Lk., C. Imnjinx-nl n m , Lasoh., Uredo abietina, Spr., £7. ovoideo-aurantiaca, Bow.; e oome fungo stilo-teleutosporifero Caeoum Ledi, Lk., Erysibe Ledi, "Wallr., Pucciniastram Ledi, Karst., Melampèoropeis Ledi, Schrot. Pag. 125. Alla Chrysomyxa Abietis aggiungere come sino- nimo Blennoria Abietis, Wallr. , ed Uredo epidermoidalit . Hartig. Pag. 126. All'ÀEciDiuM elatinum aggiui come sino- nimo Caeoma elatinum, L., e come matrice Abies baham Pag. 128. AH'Aecidium strobilinum aggiungere comò sino- nimi Licea strobilina, Alb. et Schw., Perichaena trobilina, Fr., Phelonites strobilina, Fr.; all' Aecidium conorum Pici i\ P erider mium conorum Piceae, Thùm.; all'Ai. icm G lariae il Caeoma grossulariatum, Lk.; all' AeOiDIUM Compi tarum il Caeoma Compositarum, Schlcht. Aggiungere agli Aecidium le seguenti altre B] Aecidium Desmium, C. et Br. , sullo foglio di G », al Ceylan. Aecidium Pastinacae, Rostr., sulle fogli'' della Pa Unaca sativa. Aecidium Foeniculi , Cast., sui fratti dell' Anethum ì niculum. Al Caeoma Ricinj aggiungere com ni ini M Ricini, Fusa., Melàmpeor ella Éyeini^ fle T alpini il Caeoma Ribesii, Lk., C. confitteti confittene, Pers. ; all' Uredo glumarum , B — 548 — come matrice le glume dolio Zea May s. Infine aggiungere la specie Uredo Palmarum , Cooke, sulle foglie del Cocos nu- cifera. Pag. 129. Aggiungere la seguente notizia per la critto- gama del caffè : HEMILEIA, Berk. et Br. Sori pustili formi, di color aranciato fosco, ipofilli; spore ovate o piriformi, singole, in parte lisce, in parte verru- cose, che germinando emettono uno o più filamenti (pro- micelio ?), i quali producono sporule (sporidioli '?) sferiche ed uniformi. Hemileia vastatrix, Berk. et Br. Sulle foglie del calie , nelle isole di Ceylan , Giava, Sumatra, nonché nel Tonchino. Pag. 135. Alla Thelephora laciniata aggiungere come sinonimo la Helvella caryoplujlUa, Bolt. Pag. 152. A proposito della Dematophora necatrix aggiun- gere che Viala (1890) riferisce di avere ottenuto sulle ra- dici di vite e di alberi fruttiferi, già uccise dal micelio ed in via di scomposizione , la forma ascofora del fungo in parola. I peritecii si svolgono, misti a fili conidiferi, sia sugli selerozii, sia sul micelio, soltanto sulle radici più vicine alla superficie del suolo. I peritecii sono neri, sferici e chiusi, e di una struttura analoga a quella dei Tuberacei. (Jli ascili sono filiformi; gli sporidii sono otto per ogni asco, curvi e neri, e si mostrano nel peritecio comò polve- re, dopo il riassorbimento della parete degli ascili. Viala, infine, pensa che questo nuovo fungo tuberaceo sarebbe pa- ita solo nel tempo del suo sviluppo, mentre continue- rebbe a persistere corno saprofita sullo radici che osso stosso ha ne ci so. Pag. 164. A proposito dell' Exoasous Pruni aggiungerò quanto siegue: Dopo tre anni di osservazioni l'.udow (1890) si è accor- cile La deformazione così frequenti dei frutti a noc- ciolo è dovuta alVjExoascua Pruni, fungo ohe penetra nel frutto dopo le punture degli afidi. Lo stesso può dirsi per !.. Eo68telia delle Pomacce , La quale non comparisco, s'o — 540 — non dopo le punture degli acari. I té vi ; fatte sopra un Prunits Padus costantemente ati !a tali insetti. Un certo numero di frutti vernieri coperto dai loro attacchi, ed essi maturarono normalmen- te, mentre gli altri su cui vennero dep Li afidi lo Exoascus rivelava ben presto la sua pres a la d formazione caratteristica del frutto. In nessun attaccò i frutti protetti. Rudow or de eh • La m cherina emessi da questi afidi sia il primo ambi revole al fungo, il quale può così svilupparsi oom< li- te. Osservazioni analoghe vennero fatte sul tigli al- l'acero. Gli afidi sopratutto in certe annate a le voli si riuniscono sulla faccia inferiore delli vi formano un deposito vischioso che servi- di nutrimenl funghi distruttori dei tessuti della fogli 9 si Ir, curatamente le foglie , queste ne restano immuni. Le t glie del pero e del sorbo, punte dai Capati* e dai Psyli sono facilmente attaccate dalla Roestelia . la quale Di sviluppa mai sulle foglie intatte. Le foglio delle ro coprono di ruggine nei punti danneggiati dai Typhlocyba. Lo scrivente ha osservato fatti analoghi non Bolo tanclosi delle Fumago, locchè è ovvio, corno si é visto ai pag. 254 e seguenti, ma bene spesso ancho trattandosi di Erisifei, nei loro stadi di Oidium, Pag. 165. AH'Exoascus deformans aggiunger i vol- gari di Curi e Blister; come sinonimo Aacosporium d Berk., e fra le pianto nutrici anche il Pn Pag. 167. All' Exoascus bullati riunger nimi Oidium bullatum, Berk. et Br., Ascosporium bullatum, Berk., Taphrina bulletta, Tul. Pag. 169. AH'Exoascus epiphyllus aggiungere nimo Taphrina epiphylla, Sacc. Pag. 170. AH'Exoascus ruRomus "«'"'- mo Ascomyces turgidus, Phill. AH'Exoascus PopuIi aggiungere i ■">' •' etureus, Magn., Erineum populinum, Scham. Aggiungere inoltro la specie Exo sulle foglie del Carpimts Ostrya. — 550 — Pag. 171. All' Exoascus coerulescens aggiungere come si- nonimi Taphrina Quevcus, Sacc, Ascomyces Quercus, Cooke., Taphrina alutacea, Sacc, sullo Quercus anche in America. Pag. 175. Aggiungere che sul Pinus Strobus, in America, Peck ha raccolto anche il Rhytisma (Hypodenna , Peck) LINEARE, Peck. Pag. 177. Al RiiYTisMA saliunum aggiungere come fungo ascoforo Xyloma leucocreas , DC, X. amphìgenum, AVallr. Al Rhytisma maximum aggiungere come sinonimi Orypto- myces maximus, Rohm., e C. Waachii, Grev. Pag. 178. Al Rhytisma Rubiae aggiungere come sinonimo Crypiomyccs Rubine, Sacc. Pag. 179. Alla Doth.ura sphaeroides aggiungere come si- nonimi Sclerotium sphaeroides, Pers., Dothìdea sphaeroides, Fr. , e come fungo picnidico Sphaeroncma Fuckelianum, Sacc. Alla Pseudopeziza Trifolii aggiungere come matrice anche il Trifolium incarnatum. Pag. 180. Alla Pseudopeziza Medicaginis aggiungere corno sinonimo Phyllachora Medicaginis, Sacc. Pag. 181. Alla Peziza Willkommii aggiungerò come sino- nimo Dasyscypha calycina, Fckl. Pag. 1S2. Alla Pezza calycina aggiungere come sinonimi: J/iìotium Abietis, Karst., Dasyscypha Abietis, Sacc. Pag. 134. Aggiungere elio, secondo Sorauer (1880), la Sphaerotheoa Castagnei c) Rosacearum vive anche sui ger- mogli del melo. Pag. 238. Riportare la Intimila PrunasTRI alla U. Wall- ROTHII. Pag. 21<">. All' Krysiphe nbcator far seguire la Erysiphe viTiGERA , Cooke. Stille vili, in Australia. Cooke (1887) ha riconosciuto conio nuova una specie «li erisi fé, ohe infesta le viti a Melbourne, in Australia, ap- — 551 — portando danni considerevoli. Il fungillo è provvisto di un micelio fioccoso, persistente, e di piccoli e roidali , le cui appendici trovatisi intessute col micelio. Ciascun peritecio contiene 4 teche piriformi . delle quali ognuna ha sporidii ellittici e ialini. Pag. 248. Alla Erysiphe Tuckeri, aggiungere Lo notizie fornite da Sestini e Mori fl890), intorno all'i dello zolfo contro la comune crittogama della vi a Non si può più mettere in dubbio, che lo zolfo Bpol- verato sull'uva, massime con l'aiuto della luce aol converta, ossidandosi all'aria umida, prima forse in anidri solforosa , certamente in acido solforoso , eppoi in solforico. u L'anidride e l'acido solforoso nuocciono sol al micelio del fungillo (Erysiphe Turi:, ri . e possono mor- tificarlo affatto, anche se non sono in quantità grande; per altro nella proporzione di 0,"r016 per litro di aria confiti alla lunga, l'anidride può nuocere all'uva, e forse anche a tutte le altre parti della vite. « Non può escludersi che lo zolfo operi a danno del fungillo anche por propria azione e direttamenl ioè, meccanicamente col diretto contatto delle Bue particelle solide , fisicamente per mezzo delle sue particelle solide non solo, ma anche col suo vapore, che formasi in quan- tità apprezzabile dai 25° a 35° C. ». Gli stessi autori, inoltre, non hanno potuto mai v. •liti- care alcuna formazione dell'acido solfidrico. Pag. 299. Alla Physalospora Bidwellii, secondo Galloway (1890) le ripetuto inoculazioni . da lui compiute in America, hanno dimo ohe solo le spore degli acini , e non le stilospore dell capaci di prudurre 1' infezione tanto su 11 • foglie <1 ili quanto sull' uva. Indice degli autori consultati e mentovati Amici 283. Anderson 94, 108, i 1 5, 120, 371. Andrade Corvo 525. Arcangeli 428, 519. Arthur 208, 232, 233, 235, 305, 403, 404, 482, 492, 497. ÌLI. i3. Baccarini 387, 458, 470, 507. Bail 210. Balbis 181. Baranetzki 221. Beach 435. Bellani 282. Benecke 52G. Bérenger 283, 291, 388. Berueret 52. Berfese 152, 2G7, 281. Bernard 259. Berti- Pichat 325. Bercioni 64, 1S9. Berkeley 55, 228, 248, 259, 276 3! 8, 433, 437 Bettoni 153. Beyerink 527, 530. Biseau d' Hauteville Blankenhorn 153. Blytt 191. Boisduval 259. Bolle 45, 190, 200. Bolley 404. Borzi 221. Bouché 2ii3. Boudier 214. Bouniceau 153. Boussingault 258. Braun 208. Brefeld 151, 153, 183, 19», 215. Briosi (vedi Cavara) 2G3. Brisson 433. Brunaud 429. Brunchorst 52ii, 532, 533. Brunk 98. Comes. — Crittogamia Agraria. Burghard 427. Burnii 9 , 100, 105. 112 119, 12/i, 231, . '.97, 51 Buscalioni b 191. Bush 301. 1 lampanyo Canevari Carradori 9 Carrutl Carrière Caruel 127. Caruso 127, 132. spary 114. ì, il. 1 13, : 267, 277, : Il Cavara 1-0, 197 , 408, 112, il :. i; I i 9, I . I 174, 17 '. ■ Chatin 217. Con man* I . VclltZ 1 5 l . Coi ; ola 50. Corda l Cornu 16, 51, 152, il 1. Cramer 1 1". •0 , ' l 1 — 554 — D' Arbois 143, 157, 212, 397. De Bary 27, 41, 44, 45,61, 94, 102, 124, 129, 183, 184. 187, 188, 194, 20;», 221, 227, 228, 235, 27 i, 342, 427. De Candolle 28, 190. 191, 259, 328, 333, 393, 472. Decaisne 110, 2G0. De la Boulaye 213. Delacroix 511. De Notaris 219, 272. De Seyne 1 3» >, 153. Desmazières 259, 318, 4G3. De Vogue 195. Des Voisy 259. De Vries 52G. Dietel 85, 80, 87, 92, 93, 100, 107, 125. Dub> 393, 472. Duhamel 328. Dunal 152, 427. Ehrenberg 228. Eidam 147, 199, 341. EUis 236, 239, 276, 299, 300, 416. Engelmann 301. Ercolani 291. Eriksson 40, 42, 201, 402, 408, 530. Errerà 23. F Fabre 427. Farlo w 99, 110,111,112,113,124, 1, 239, 247, 2G7, 270, 381. Ferrari 258. Fisch 103, 171, 218, 361. Fleischmann 258. Focx L53, 212, 430, 402, 471. Fontana 88. Porbea 503. Fougeroux 328. Frank 79, 153, 191, 201, 203, 21!',, 214, 217, 303, 351, 361, 398, 526, 530, 533. Fróchou 49, 50, 300, 472. Prie* 191, 213. Fuckel 153, 183, 1*7, 276, 329, 334, 9. G Galimberti 129. Galloway 277, 435, 492, 551. Garcin [3, 428. Garovaglio 22, 153. 247, 283, 291, 301, 3-21, 350, 128, 198. Gasparrini 153, 258, 347, 356, 393. Génevier 190. Gennadius 433. Gena 282 Gibelh 63, 70, 152, 153, 214, 210, 285, 354, 359. Gillot 154, 212. Goebel 107. Gòppert 110. Gòthe 301, 370, 428, 523. Gravis 533. Griffini 354. Griffi ths 87. Grouven 195, 202. Guérin 259. Guyot 110. Ilaberlandt 70, 71, si. Hallier 40. 343, 351. llalsted 403. Hamburg 191, 202. Hansen 497. Hardy 397. Harkness 247. Hartig 116, 1)7, 118, 120, 122, 120, 135, 142, 113, 152, 172, 177, 181, 182, 212, 313, 314, 329, 348, 374, 375, 412, 447, 461, 545. Harting 39. Harz 532. Haun stein 203. Hazslinszkv 277. Heinz 511/ Hellriegel 526. Ilinrichs 427. HorTmann (>9, 7 4. Ilooker 258. llunier 41. I lenson 7 I. Inzcnga 143. Iodin 322. lohanson 162. Iohn 191. K Ealender 258. Kainicnski 218. Kellerman 76, 235, 416, 503. Kern 117. Kienitz-Gerloff lil. Knop 322 Knowles 75. Knv 526, 530. Kn.'li Kttpke 30".. Kórnicke 93, 120. — 555 KuUer 429. Kudelka 7 l. Kuhn 56, 69, 70, 78, 81, 95, 103, 191, 201,318, 329,338,310,343, 345, 365, 369. Laurent 23, 212, 260, 399. Laversne 302. Lawley 429. Ledere 153. Le Maout 260. Le Monnier 212. Léveillé 260, 276, 329, 338. Liebenberg 69, 71. Linhart 171. Loquez 259, 266. Ludwig 153, 436, 407. M Maccagno 428. Mach 429. Magnus 93, 122, 147, 162. Marchesi 429. Marès 251, 428. Martelli 387. Masè 64, 152. Massee 86. Hattirolo* 183, 214, 216, 351, 526. Mayer 119. Mays 142, 377. Meissner 301. Merat 329. Meyen 351. Meyer 427. Micheli 205. Millardet 152, 212, 302, 377. Minà-Palumbo 462. Mi^abe 358. Mohl 228, 251. Moli 119. Moller 533. Montagne 266, 284, 329, 433, 456, 463. Moretti 283 Mori 350, 4SI, 551. Morièra 191. Morini 76, 296. Moritz 252. Morren 13. Monillefert 8, 53. Mùller 214. Mùnter 191. Munson 302. N N :' 1 ! Neubauer . Nies8el 180. Oersted 110, 5 Olivier Ottavi | Ozunon 212. P Passerini 15, 75, 79, 143, 276, 279, 116, 42;, 13 i ì, ; Pearson '•>"'. Peck »50. Peliti 28 '•• Pensig 153, 210, . 3:7, 3 103, 121, I Perayallo 260, Persoon 191. 213. Pfizenmaier 37 1. Phillips 211. Piccone L52, 286. Pierre 322. Piri i Pirotta i 6, 60, 183, 187, i 301, 3S , I, 17". Planchon l'i, I 427. Plinio I Plowri^ht 11 ', 1 Porteau 2 Portes 128, 132. Pr;mtl 172, li Prazmowski 501 Prillieux 19, '. ' 190, 318, 511, 518, W. Puill.it R Rabeohorsi 83. Rathay 16, 111, 11.'. ,471, 1; ivenel 27 Ravizza 12 I. Re 165, l: 110, 21 1, '17. Renna . Renouard II'». Ridolfi : ■ 556 Risso 259. Robineau )9. Robine-tt 284. Robinson 162. RusI.t 21 i, 350. Ronilani v9ó. Rostrup 93, 113, 114, 115, 116, 117, 123, 125, 127, 136, 137, 141, 144, 119, 152, 175, 176, 179, 211, 323, 329, 335, 349, 376, 398. Rotondi 429, 462. Roumeguère lai, 212, 213, 279, 350, 424. Rousseau 2^6. Roze 369. Rudow 548. S Saccardo 45, 198, 211, 270, 393, 128, 461, 491. Sachs 351. Sadebeck 63, 101 , 162, 103, 107, ICS, 169, 170, 182. Saint-Gai 189. Salvani 282. Sandri 282, 291. Sauer 203. Savastano 352, 519. Schacht 19"). Schaeffer 213. Scheuk 343. Scbindler 69, 81, 520. Schmid t 4 27. Schneovoogt 203. Schnetzler 152. Schribner 430, 435, 444 Schròter 86, 124, 206. Schweioitz 16, 280. Scribeaux 71. Sesti ni 551 , Singer 233. Skawinski 133. Sul 433. Sorauer 15, 85, 87, 111, 116, 117, 154, 17 0, IT'.), 186, 196, 207, 209, 212. 323, 350. 357, 390, 448, 492, 507, 550. Southwortb 425, So verbv 54. Speorachneìder 40. Spegazzini 325, 359, 429, 417, 448, 170. Targioni Tozzetti A. 3 (| Targioni Tozzetti O. Teofrasto 32 1. 126, 173. Thaxter Ho, 113, 544, 5 The-rrv 198. Thùmèn 47, 113, Ili, 178, 239, 243, 245, 263, 267, 276, 27!), 295, 320, 325, 394, 410, ili, 41S, i2i, 137, 443, 452, 458, 459, io. 208. 356, 4 29, 460, 162, 463, 471, 4SI, 485, 523, 0 | o ' ' '•i 27 1, 358, 134, 461, 525. Thuillier 210. Tichomiroff 188. Tubeuf 109 , 175, 200, 313 , 3S2, 447 Trelease 47 , 55, 75, 91, 92, 177, 238, 242, 283, 301, 306, 361, 307, 394, 411, 483. Trevisan 350, 501. Trvon 276, 331, 410, 430, 434, 435, 53y. Tschirch 214, 526. Tulasne 27, 95, 187, 227, 228, 231, 247, 251, 259, 274, 316, 329, 330, 313, 347, 369, 375. Turpin 259, 282. Tursky 174. Tutau 258. Van Tieghem 12, 507. Vaucher 333. Viala 153, 212, 270, 299, 430, 441, 452, 471, 478, 518. Voss 15. Vuillemin 177), 517. W Wakker 203, 510, 512. Ward 198. Wettstein 182. Wicke 191. Wigand 527. Winter 87, 343 Wittmack 57, 182. Wolf 68, 70, 122, III , -ll\\ 322, 334, 372. Woronin 03 , 91 , 206, 208, 520 , 533. Worthington Smith il. Z Zalewtki 60. Zanardini 250. Zopf 260. Indice delle piante matrici delle crittogame parassite Abelmoschus moschatus 234. Abele bianco vedi Abies pectinata. Abele rosso vedi Abies excelsa. Abies 44, 268, 27), 330, 37. i, 383, 447. — balsamea 124, 268, 380, 5Ì7. — canadensis 124. — Douglasii 200. — excèlsa 123, 124, 125, 127, 135, 138, 140, 141, 145, 149, 157, 172, 173, 314, 374. — nigra 124. — pectinata CPinus Picea) 117, 120, 126, 135, 138, 142, 149, 17 I, 182, 312, 330, 461. Acacia 379, 446. — longifolia 440. — saligna 449. Acacia-viali vedi Robinia Pseuda- cacia. Acer 44, 298, 3"»8, 310, 378, 381, 488, 549. — campestre 176, 233, 311, 37 5, 383, 384, 386, 446, 185, 189. — Negundo 147, 446. — opulifolium (A. Opalus) 176, 489. — platanoides 170, 238, 230, 311, 380, 489. — Pseudoplatanus 98, 170,238, 280, 3H>, 311, 375, 377, 112, 485. — rubrum 233. — saccharinum 238, 4'i2, \i — tatari e una 171. Acero fico vedi Acer Pseudoplatanus. Acero riccio vedi Acer platanoides. Acetosa vedi Rumex Acetosa. Aconitum Napellus 58. Acorus Calamus 393. Adoxa mosohatellina 507. Aesculus glabra 455. — Hippocastanum 238, 287, 311, 37 S, 455, 480. Aethusa 9<. Agave ameri Aglio vedi Allium Bativum. Agrifoglio vedi llej \ .dumi. Agrimonia Eupatorium 2 \- o 5 n ' Agro — Btolon fera — vii I-ari < 38, 5 Agrumi vedi Cil Ailanthus gianduii Aira caespitos Albicocco vedi Prunua Armeni Allium 9 — ascalonicum ; — Cepa 55, 79, 96, 196, 2 358 . 510. — magicum 1 — Porrum 7:'. — rotundum 7 — sativum 96, — ursinum Alloro vedi Laurus no Alnus 240, — cordifolia I — glutinosa 137 . 149, 16? 168, 169, 236, 271 366, 375, — incana II 138, — gerrulata i — virid s 312, i- Alop — fuh — pratensia 92. Althaea officinali* \~ — rosea 11! Amarai I Ambretta ved Ibclmo no- I Amelani b 113. — vulgarù Ani' Cupalifei Ampeii — quinquef 558 — Amygdahis communis 97, 143, 146, 165, -258, 362, 418, 421. Anagyris 543. Ancinisa officinalis 91. Andropogon 100, 372, 541. — Hallii 76. — Ischaemum 76. — provincialis 76. Anemone 58, 204. Anethum 98. — Foeniculum 340, 390, 547. Anona Oherimolia 476. Antbemis 58. Anthoxanthum 88, 370, 540. Anthriscus 97, 244. Anthyllis Vulneraria 106, 415, 176. Apium graveolens 54, 98, 417. — Petroselinum 54, 98, 399, 417, 487. Aquilegia 245. Arachis hypogaea 415, 5'1. Ara u cari a 178. — excelsa 270. Arauja albens 416, 477. Arbutus 491. — Unedo 154, 450, 482. Aristolochia 416. — CI ematiti s 96. — rot unda 96. Armeniaca vulgaris 207, 208, 231, 271, 306, 309, 118, 434. Armo race a 289. — rusticana (Cochlearia) 347, 392. Arrhenantliprum 37(1, 53S. Artemisia 58, 94, 246. Arund inaria 363. Armido Phragmites 88, 90, 93, 372, 417. Aspara gii s 198. — officinalis 95, L99, 336, 417. Asperifoliae 59, 243. Asperula 97. Aster 100, 128. Astragalus 106, 242, 303, 153. Aucuba japonica 175. Avena 542. — elatior 93. — salava 88, 91, 92, 247, 323, 343, 408. Bambusa arundinacea 364. — nigra 352 Bambusacee 380. Batnmia vedi Bibiscus esculentus. liarbabL'lola vedi Itela vulgaris. Batata* edulis 00, 154 Berberis vulgaris 29, 87, SS, 91, 242, 326, 491. Beta 422. — Cicla 103, Ili. — vulgaris 11 , 55, 61 , 103, 191, 329, 339, 310, 408, 411, 451. Betula 237, 308, 381, 424. — alba 118, 137, 141, 112, 143, 149, 151, 162, 163, 169, 170, 236, 210, 308, 310, 312, 367, 381, 385, 438. — bumilis 1 18. — intermedia 170. — nana 170. — odorata 163, 170. — pubescens 1 18, 210. — verrucosa 240, 546. Bignonia 270. Borago 243. Bosso vedi Buxus sempervirens. Bougainvillea spectabilis 406. Brachypodium 363, 372, 484, 512. — pinnatum 539. — sii vati cum 539. Brassica 22, 59, 62, 379, 437. — campestris 191, 202. — Napus 59, 185, 191, 344, 415, 531. — oleracea 241, 262, 2S9, 345, 379, 476, 531. — — botrytis 45, 59, 516. — — capitata 45. — Rapa 45, 59, 215, 415, 531. — — oleifera 344. Briza 540. — maxima 88. Brizopyrum 542. Bromus 363, 370, 372, 538, 540. — mollis 92. — tectorum 91 . Broussonetia 326. — papyrifera 143. lluxus 299. — sempervirens 99, 180, 368, 378, 454. Ca/Je vedi Coffe* arabica. Calamagrostis epigejoa 92. Oallicarpo 268. Camelina sativa 45, 61. Camellia japonica 264, 449, 177. Campanula 392. Cannabis saliva 185, 188, 451, 463, 165, 483. Cannella vedi Cinnaniomum zeyla- nicum. — 559 — Capparis rupestris 00, 113. — spinosa 413. Cappero vedi Capparis. Uapsella CO. Caragana arborescens 191. Carciofo vedi Cynara Scolimus. Cardo dei lanaioli vedi Dipsacus. Carola vedi Daucus. Carpino bianco vedi Carpinus Be- tulus. Carpinus SOS, 468. — Betulus 118, 143, lai, 103, 170, -218, 236, 262, 307, 309, 312, 313, 375, 379, 384, 437. — Ostrya 307, 549. Carrubo vedi Ceratonia Siliqua. Carum Carvi 63. Carya 240, 311. — alba 398. Caryophylleae 91, 105. Castagno vedi Castanea vesca. Castanea vesca 9, 136, 142, 145, 149, 153, 240, 286, 308, 310, 305, 380, 384, 401, 443, 450, 538. Catalpa 236, 270. — bignonioides 241, 410. — • speciosa 241. Cavolo vedi Brassica. Cavolo cappuccio vedi Brassica ole- racea capitata. Cavoloftore vedi Brassica oleracea botrytis. Ceanothus 240. Cece vedi Cicer arietinum. Cedriolo vedi Cucumis sativus. Celastrus 236. Celtis australis 393. — occidentalis 235, 238. Ceratonia Siliqua 143, 146, 236. Cercis Siliquastrum 448, 480. Cereali 30, 67, 08, 353. Cereus 44. 465, Cerfoglio vedi Chaerophyllum sa- tivum. Cerinthe 91. Chaenomeles (Pirus) japonica 455. Chaerophyllum 97. — sativum 54. Chamaerops humilis 473. Cheiranthus Cheiri 45, 413. — incanus 45. Chenopodiacee 55. Chiavar dello vedi Crataegus Aria. Chimonanthus 320. Chrysanthemum 04. Cicer 473. — arietinum 105. 542. Cicerchia vedi Latbyrua sativus. Cichorinm 52, 191. — Endivia 93, isT. — Intybus 52, I I . ,40. Cicoria vedi Culi, minin. Ciliegio vedi Prunua Cerai Cinnamomura 27 1 . — zeylanicum 2 Cipolla vedi Allumi Cepa. Cirsium arvense 52 Citnis 8, 9, 15 285, 326, 347, 358, 102, 103, 437, 439, 446, 148,4 167, 474, 481, 188, 502. — Aurantiuni 149, 151, : 326, 351, 390, 137, 45! — Limonimi I 13 . I 19 . 151 , 210, 286, 299, 303, 174. — — Limetta 181. — Medica 16 ì. Clarkia 14. Clematis alba 1 15. Cleome 4ì. Gochlearia armoracea vedi In cea rusticana. — officinalia 347, Cocos nucifera 149, 548. CoflVa ara!, ira L29, Colcbicum autumnale Colza vedi Brassica camp Composita.' 58, G ', 67,121,128, Coniferae9, 138, 141, 1 :. 157, 213, 270, 3 Coniiim 98. Convallaria 99. — majalis 166. — Polygonatum ■ Convolvulaceae 60, ì Corna dei Greci vedi HibitCUI E lentus. Cornus — sanguinea 16 1. Coronilla vari Coiylus 2 io, . — avellana 1 19, 167 375, 384, — rostrata I Corypba austral Cotone ved l uno her Cotoneaster 19 i. : . 146, i "0, I — Aria vedi S'ir!.'; — Douglasii 1 1 . _ Oxyacantha II' 560 — Crat. pyracantha 3)4, 397, 46S. — tomentosa 111, 112, 456. Crepis tectorum 123. Crescione vedi Lepidium sativum. Crespino vedi Berberi s. Crocus "203. — sativus 328, 333, 337, 456. Croton capitatum 119. — procumbens 1 19. Cruciferae 45, 46, 59, 244, 437. Cucumis Gitrullus 433, 439. — Melo 234, 433, 439. — sativus 23 4, 404, 433. Cucurbita 381, 4U0, 405, 487. — lagenaria 358, 433, 439. — Melopepo 353. — Pepo 234. Cucurbitaceae G5, 234, 358, 536. Cupressus thyoides 112, 113, '299. Cupuliferae 213, 218, 375. Cyclanthera 58. Cydonia 240, 315, 477. — vulgaris 111, 112, 165, 207, 280, ^ 298, 410, 437, 440, 485, 4cS6, 492. Cynodon Dactylon 363. Cytisus 543. — Laburnum 106, 352, 382, 485. Cynara Scolymus 52. Dactvlis 363, 370, 5 40. — glomerata 88, 105, 200, 372, 39). Datura Stramonium 415. Daucus Carota 11, 54, 63, 185, 194, 195, 205, 244, 329, 330, 338. Delphinium 245. Desmodi um 242, Dianthus 59, 99, 476. — caryopbyllua 105, 417. Digitalis purpurea 477. Diospyrus virginiana 365, 416, 468. Diplotaxis tenuifolia 344. Dipsaceae 245. Dipaacua rullomim 58. — Bilvestris 58. lini choa melanophthalmus 101. Urupaceae 9, 157. Durra vedi Sorghum. Echinocactua 465. lirbi um vulgare 91 • Elaeagnua .7 1 , 533. Elee vedi Quercua l!ex. Elymua 105, 363, 371. Endivia vedi Cichorium Endivia. Equisetum arvense 62. Eragrostis 100. — nutans 374. Erba medica vedi Medicago sativa. Erianthus 363. — Ravennae 53S. Er.caceae 21 4. Eriobotrya japonica 406, 4 43, 455, 468. Ervum Ervilia 53. — Lens 53, 101. Erythronìum dens-canis 105. Eucalyptus 268, 380. — globulua 298, 420, 455, 464. Eugenia 268. Euphorbia 104, 543. — Cypafissias 59. Evonymus 113, 271. — europaeus 241. — japonicus 454. Faba vulgaris 54, 101, 1S7, 336, 380, 415, 423, 512. Faggio vedi Fagus silvatica. Fagopyrum 44. Fagus 33, 44,291, 299,308,330,381. — ferruginea 242. — silvatica 44, 135, 136, 137, 141, 142, 143, 144, 147, 151, 236, 262, 310, 311, 312, 315, 349, 375, 377, 379, 407, 438. Farnia vedi Quercus peduncula'ta Fava vedi Faba vulgaris. Festuca 318, 363, 484, 538, 540. — duriuacuia 364. — elatior 92, 105. Fico vedi Ficus Carica. Ficus "270. Ficus Carica 77, 129, 149, 151, 159, 271, 312, 377, 403, 412, 417, 422, 456, 502. Fra-aria 59, 287. — vesca 107, -23 4. — virginiana 47 5. Fragola vedi Pragaria. Fra.xinus 63, 236, 310. — excelaior 236, 375, 377, 416, 486. — Ornus 486. — pubescena I — viridia 4 42. Fritillaria meleagris 105. Frumento vedi 'Fri t i3. Lattuga vedi Lactuca Laururegio vedi Prunui rasus. Laurua nobilia 144, 381, 118, 164, 466. — Sassafraa 365, 380. Lazzerolo (Sorbo) di montagna Sorbua Aria. Leccio vedi Quercui I Ledura palustre I Leguminoi Lenticchia vedi Krvinn Lei Lepidium i . I — sativinn '.'.•, 61. Libo». '.Irli- II-'. Ligustrum _ vulgare l ."- Lilia ■. !" , Lilinin I 11. — bulbifiTiim I 'T.. _ candidum S 71 aativ "aur 562 — Limone vedi Citrus Limonum. Linnm alpinum 120. — catharticum 120. — Lewisii 1 "20. — narbonense 120. — rigidum 120. — usitatissimum 110, 244, 463. Liquidambar 3i0. Liriodendrum 270. — Tulipifera 246, 454. Listeria ovata 02. Lithospermum arvense 01. Lolium 539, 5 40. — perenne 73, 78, 88, 368, 370, 390, 538. Lonicera 236, 240, 464. — Caprifolium 475. — Pervclimenium 475. — Xylbsteum 262, 486. Lotus 106, 543. — corniculatus 441. Lu Ma '(65. Lupinella vedi Onobrvchis sativa. Lupinus 229, 244, 380. — albus 106, 160, 199, 512, 526. — perennis 415. — Termis 106. Luppolo vedi Ilumuhis Lupulus. Luzerna vedi Medicago sativa. Lycium 242. Lycopersicum esculentum 22, 41, 43, 185, 101, 246, 381, 403, 421, 434, 459, '«83, 513. M Magnolia 268, 378, 4 'il. — grandiflora 359, 436, 477. Mahonia aqnifolium 465. Mah vedi Zea Mays. Malvaceae 99. Mammillari:! 465. Mandorlo vedi Amygdalus commn- nis. Malricaria 58, Medicago 52, 160, 244. — falcata 153. — lupulina 21 1, 330. — saliva 106, 149, 180, 32'.), 330, , 359, 138, 453, 487. Melaleuca 268. Melya rossa vedi Sorghum. Mei a Asedaracb 45 i. Melilotua 52, 103, 228, 244, 121. Melo vedi Pimi Malus. Ifeniapermum 326. Mentha 96, 392. Mespilus 315. — germanica 207, 231, 440,491,544. Milium 540. Molinia coerulea 92. Morus 8, 0, 310, 311, 378, 380, 461. — alba 143, 146, 149, 151, 152, 153, 159, 267, 281, 311, 384, 500. — nigra 281. — rubra 238, 311. Mughello vedi Convallaria majalis. Musa 366. — sapientum 473. Muscari 538. — comosum 79. — racemosum 79. Myrica 441. — cerifera 268, 449. Myrtaceae 230. Myrtus communis 415, 455. N Narcissus poeticus 00. Nasturtium officinale 414. Navone vedi Brassica Napus. Nepeta 96. Nerium Oleander 271, 467. Nicotiana rustica 515. — Talacum 243, 454, 476, 515. Nocciuolo vedi Corylus Avellana. Noce vedi Juglans regia. Oloa europaea 8, 149, 258, 266, 394, 410, 412, 424, 160, 464, 485, 518, 524. Olmo vedi Ulmus campestris. Onobrychis 244. — sativa 103, 178. Ononis 245. — spinosa ino, 328. (intano vedi Alnus cordifolia. Ontano peloso vedi Alnus incana. Oppio vedi Acer campestre. Opuntia ficus indica 45 I. Orcliis militaris 02. Origanum 06. Ornithogalum umbellatum 79. Orohus UH, 244. — tiiberosiis 441, — vernus 46'.). Oryza sativa 8, 19, 290, 320, 323, 325, 370, 463, 47 4, 484, 538. Orzo vedi Hordcuin vulgarc Ostrya carpinifolia vedi Carpinus Ostrya. 563 — Pado vedi Prunus Padus. Paeonia officinalis 414. Panico vedi Setaria italica. Panicum 61, 100, 105, 363, 364. — crus galli 100. — miliaceum 61, 74, 370. Papaver Rhoeas 57. — somniferum 57. Paspalum 374. Pastinaca 54, 244. — sativa 54, 417, 487, 5i7. Palala vedi Solarium tuberosum. Pelargonium 512. Persea 268. Persica vulgaris (Amygdalus Persi- ca) 28, 97, 163, 165, 207, 232, 258, 270, 305, 309, 383, 403, 410, 413, 418, 434, 452, 489, 541. Personatae 235. Pesco vedi Persica vulgaris. Pelronciano vedi Solarium esculen- tum. Peucedanum 98. Phalaris arundinacea 93, 371. Phaseolus 416, 473. — lunatus 536. — multiflorus (coccineus) 185. — perennis 242. — vulgaris 100, 185, 187, 202, 336, 399, 417, 422, 436. Philadelphus coronarius 391. Phillyrea angustifolia 451. — latifolia 267, 486. Phleum 370. — pratense 88, 372. Phoenix dactylifera 77, 449, 173. Photinia serrulata 455. Physalis 415. — Alkekengi 476. Phytolacca decandra 419, 422. Pimpinella 97 e 24'i. Pino di Weymoulh vedi Pinus Stro- bus. Pinus 41, 147, 270, 330, 374, 383, 4 '(7. — Cembra 173. — halepensis 109 , 517, 518, 524. — Lari-io 121, 149. austriaca 157, 173, 175, 120. — — Corsica 173. — maritima 157, 213, 517. — monspeliensis 173. — montana 173, 314. — Mughus 547. Pinus Pinastor II — ia 116, 121, ì : •. i -. lii. 145, 149, 1 -, 17!, : ,16 — Strobus 121, 141, 149, i .7, I I7>, "•"> i. — uncinuta 1 \ I, 1"," Pioppo cipressino vedi Po ramidalÌ8. Pioppo gallict. ve, li Popului Pi j ii s 270, 450. — americana (Sorbus) 1 1 2 — arbutifolia (Mespilus) 1 ! :, I 5 1 5 . — communi- . 10 I, 1 15, | 163, Il 397, 403, I 496, 549 — coronaria 394. — Cydonia vedi G Igaris. — japonica vedi Chaenomelei ja- ponica. — Malus9, 109,111.112,18 . 232, 280, . 384, 394, iOI, 403, 435, 458, I 177, 190, 197, — prunifolia 394. Pisello vedi Pisani. Pistacia 106. — Lentiscua 271 . — vera 18 Pisum 229, — arvense 336. — Bativum 53, 105, Plantaginea Plantago 25 Platanus 240, HO, 38 >, I I — orientali* 311. Poa 93, : — alpina 3< — annua — nemoral - I — pratensi! — eudetic Polvponum 5 Pomaceae il, Pomodoro Tedi I-;. "- lentum. Popone Melo. Populi;- !. . 177, — alba 115, 116. i 11 I 7. — angulata 1 15. _ b fera M" — 564 — Populus canescens 398, 545. — italica 445. — laurifolia 5'i5. — monilifera 115, 43S. — nigra 115, 136, 140, 143, 140, 163, 170, 170, 237, 3S5, 445, 479, 540 — pyramidalis 115, 237, 385. — suaveolens 545. — tremula HO, 118, 170, 237, 262, 31"., 398, 405, 437, 476, 546. — virginiana 1 15. Porcellana vedi Portulaca. Porro vedi Allium Porrum. Portulaca oleracea 00. — sativa 60. Potentilla alba 107. Prezzemolo vedi Apium Petroseli- n u m . Primula 97. — veris 441. Protea grandiflora 420. Prugno vedi Prunus domestica. Prugnolo vedi Prunus spinosa. Prunus '.17, 381, 460. — americana 231. — Armeniaca 07 ,143, 119, 452, 450. — avium 303. — Cerasus 08, 119, 130, 143, 145, 149, 159, 163, 165, 170, 208, 231, 25S, 303, 3D6, 309, 312. 362, 381, 398, 411, 413, 418, 452. — domestica 143, 149, 159, 163, 161, 179, 2ii7, 208, 231, 280, 305, 309, 312, 360, 028, 45 4 3, 418, 450, 175, 549. — insiticia 163, 167, 309, 360. — Laurocerasi^ 142, 391. — 1 usi tanica 464. — Mahaleb 455. — Padus 118, 164, 208, 231, 305, 309, 362, 442, 490, 540. — spinosa 163, 164, 231, 238, 305, 309, 360, 3s;,. — virginica 118. Psidinm 268. Punica Granatum 465. Quorcus H, 33, 137, 146, 147, 152, 171, 236, 241, 258, 271, 287, 293, 308, 310, 311, 348, 375, 380, 384, 385, 4ii7, 425, 138, 146, 450, 4 tf, 166, 486, 497, 550. Quercus agrifolia 303. — aquatica 456. — Cerris 136, 144, 386. — Ilex 128, 136, 142, 144, 262, 477. — illicifolia 446. — nigra 464. — pubescens 386. — Robur 135, 136, 137, 142, 143, 14'i, 145, 103, 236, 262. — — pedunculata 128, 456, 473, 486, 490. — — sessiliflora 386. — rubra 456. — Suber 311, 450, 490. Radicchio vedi Cicborium Intybus. Ranunculaceae 245. Kanunculus 245. — acris 93, 105. — bulbosus 105. — Ficaria 86, 105. — repens 93. Rapa vedi Brassica Rapa. Raphanus sativus 59, 344. Ravanello vedi Rapbanns sativus. Ravizzone vedi Brassica Napus. Reseda odorata 414, 419. Rhamnus 240. — Alaternus 392, 468. — catbartica 92. — crocea 92. — Frangula 92, 378. — saxatilis 93. Rheum 93. Rhododendron ferrugineum 123. — birsutum 123. — maximum 447. RI) us Coriaria 406. — Toxicodendron 106. Ribes 9!), 114, 128, 486. — floridum 469. — Grossularia 241, 416. — riibrum 378, 466, 536. — uva cri epa 233. Ricinus communis 128, 424. Riso vedi Oryza sativa. linbbia vedi Rubia tinctorum. Robinia 312, 326. — Pseudacacia 142, 352, 378, 381 3s.ì, 138, 456, 485. Rosa 28, 57, 101, 108, 232, 326, 349, 365, 116, 446, 449, 406, 469, 185. — canina 312, 385. Rosaceae 107, 23j, 375. — 565 — Rovere vedi Quercus Robus. Rubia tinctorum 178, 329, 336, Rubiaceae 50. Rubus idaeus 107, 455, 469, 476. Rumex 03. — Acetosa 50, 77, 103. — Acetosella 50, 77, 103, 2 ili. — crispus 330. S Sabina vedi Juniperus Sabina. Saccbarum oflicinarum 247, 538. Saggina vedi Sorghum. Salica vedi Salix caprea. Salicineae 213. Salix 142, 177, 237, 260, 208, 308, 326, 303. — acutifolia 1 14. — alba 114, 139, 143, 146,177, 232, 237, 315, 377, 390, 398, 437, 470. — amygdalina 486, 545. — amyndaloides 115. — aurita 113, 177, 365. — babylonica 381. — capensis 545. — caprea 113, 139, 177, 314, 365, 468, 486. — cinerea 113, 486. — cordata 115. — cuspidata 398. — daphnoides 114. — dasyclada 545. — flavescens Ilo. — fragilis 113, 384, 398. — filicifolia 545. — glauca 115. — bastata 545. — Helix 114. — incana 1 14. — lanata 545. — Lapponum 545. — lonpifolia 115. — lucida 486. — moltissima 114. — nicricans 114, 177. — pentarlra 545. — phlomoides 545. — purpurea 114, 177, 237. — pyrolaefolia 545. — repens 1 13. — reticulata 1 13. — rosmarinifolia 113. — rostrata 115. — rubra 114, 315. — silesiaca 545. — tnandra 114, 384, 390, 479. Salix viminali? Il 4, 232. — vitellina 111, 184. Sambucua 240, 326. — Ebulns 328. — nigra 302, 413. Satureja 96. Scarola vedi Lacl . S iriola, Selliti iis Molle 451. Scilla 203. — bifolia 79, 5 Scorpiurua muricata i I 5. Scorzonera 60, 77 , J i;ì. Secale cornale 53, 91. 183, 247, 318, Sedano vedi Apiuin graveolei Senecio 123. — silvaticua 1 23. — vulgaris 52, 121, I .'.'. Segala vedi Secale. Sesleria coerulea 9 I. Setaria italica 58, 7 i. — viridis 58, 7 4. Sicyos angulatua 58. Sinapìs arvensÌ8 194. Soja hispida 4s7. Solanacoae il. Solanum esculentum vedi Solanum Melongena. — Melongena 13, HO, 4M. — tuberosum 9, 22, 36, 38 77, 190, 329. 330, 33 I, IH, 419, 157, 507, 511 532. Sonchus 123, 243. — asper 52. — oleraceus 52. Sorbii* 315, 549. -Aria 112, 119, 235, 280, H6 — aucuparia 119,208, 231, 309 394, 155, 544. — domestica 18 l, — torminalia 119,394. li 511. Sorghum 74, 503, 541. — cernuum ' I — gaccharatum 74, 75, - li , 501. — vulgare 72, Spinacia oleracea 54, 117, 187. Spiraea — Aruncna 1 19. — Filipendula I — Ul maria 241, Styrax officina! Symphytum 'l . — officinale 4 i l . Syringa 240, I — vulgarii 18 i, 116. 170. — 566 — Tabacco vedi Nicotiana Tabacum. Tamarix marmifera 420. Tanacetum 58, 94, 246. Taraxacum officinale 03,93, 243, 392. Taxus 270. Tecoma 326. Thea 477. — viridis 449. Tilia 27i', 298, 308, 312, 380, 410, 468. — americana 238. — europaea 37."), 377, 485, 549. — — gran dif olia 176. Topmambour vedi Helianthus tube- rosus. Tragopogon 77. Trifolìum 52, 103, 180, 185, 24 i, 332, 335, 364, 543. — agrari um 415. — alpestre 415. — hybridum 01, 201, 330. — incarnatimi 53, 201, 487, 550. — nigrescens 179. — pratense 179, 201, 330, 420, 437. — repens 61, 201, 179, 330, 487. Trigonella 214. — corniculata 106. — foenum <:raecum 106, 415. Triticnm repens ò8. — vulgare 29, 53, 73, 78, 80, 82, 88, 91, 128, 247 , 296, 315, 316; 318, 321, 343, 368. 370, 484. Tsiif-Ta canadensis 313. Tulipa 407. — Gesneriana 99, 196. Tnssiiago 123. — Farfara 92. Ulmus 236, 2 40, 378, 379, 497. — americana 237, 367. — campestris 142, 147 , 149, 170, 237, 298, 309, 310, 311. 367, 380, 383, 386, 105, 468. — effusa 310, 367, 419. — pyramidalis 419. — scabra 408. — tuberosa 262. Umbelliferae 63. Uva orsina vedi Vaccinium Myr- tillus. Vaccinium Myrtillus 232. — Oxycoccos 206. — ulipinosum 206. — Vitis idaea 120, 206. Valeriana officinalis 245. Veratrum album 442. Vibnrnum 240, 468. — Opulus 413, 475. — Tinus 298. Vi eia 53, 441, 473. — cassnbica 105. — Cracca 105. — sativa 415. Vincetoxicum officinale (Cvnan- clnim) 122. Viola 97, 392. Violacciocca vedi Cheiranthus. Vile orsina vedi Vaccinium Vitis idaea. Vitis 248, 425, 446, 451, 488. — aestivalis 178, 277, 466. — candicans 478. — cordifolia 239. — Labrusca 239, 246, 276,280, 420, 423, 476, 478. — riparia 178, 478. — rotundifolia 478. — rupestris 478. — vinifera 8, 9, 11, 22, 28, 46, 56, 129, 149, 152, 153, 209, 210, Oli, 228, 239, 248, 276, 278, 279, 299, 302, 325, 326, 327, 349, 359, 379, 389, 393, H8, 421, 423, 124, 425, 447, 418, 449, 452, 459, 460, 461, 462, 465, 470, 475, 478, 502, 520, 522, 548, 551. Xantlioxylon 310. Z Zafferano vedi Crocus sativus. Zea Maya 61, 70, 75, 76 , 98, 297, 364, 409, 422, 5 ni, 539, 548. Zizyphus vulgaris 45ì. Zucca vedi Cucurbita Pepo. Indice dei parassiti e delle malattie- 542. Accarlocciamenlo- foglie-ciliegio IG't — — pesco 165. Achorion Schonleinii 22. Acido solfìdrico (influenza) 13. Acladium herbarum 3'.J9. — interaneum 46. Acoromorpha Cannabis 189. Acqua (influenza) 11, 16. Acrosporium Cerasi 208, 398. Actinobotrys Tulasnei 536. Actinonema 365. — Crataegi 397. — Rosae 469. Adattamento (effetti) ">. Aecidiolum exanthematicum Aecidium 26, 85, 87, 109, 123. — abietinum 123, 124. — alliatum 96. — Asparagi 95. — Asperifolii 91. — Asterum 128. — Berberidis 29, 30, 87. — Betae 103. — bifrons 542. — cancellatum 109. — candidum 103, 537. — Cathartici 5'i0. — columellatum 107. — columnare 120. — Compositarum 94, 128, 547. — conorum Piceae 128, — Convallarie 99. — cornutum 1 1 1, 544. — corruscans 127. — crassum ó'iO, 5 12. — Cydoniae 544. — Desmium ó47. — elatinum 126, ~>i7. — elongatum 540. — Ervi 101. — Erythronii 542. — Euphorbiae 104, — Evonymi 545. — Foeniculi 517. o4'< 543. Aecidium Prangulae 54 l. — Groaaulariae 1 1 i, 128, — • Heliantlii 94. — irregulare 540, — laceratimi 111. — Lactucae — Leguminoaarum 101. — Lithospermi 540. — Lycopsidia 540. — Mali III. — Meleagr — Menthae 96. — Mespili 109. — Orobi 542. — Oxyacanthae ~>\\. — Pastinacae ",'iT. — penicillatum 544 — IMiasPolorum 100. — l'ini 121. — poculiforme 540. — Prenanthis 540. — pyratum 544, — Ranunculacearum — Ranunculi-acrii — Rhamni — Ru micia l11 '■. — Sali'i~ 545. « « ci Mae 542. .,,, I, — gtrobilioum l — Symphyti 540. — Taraxaci — Trifolii 103. Agi ricini 31, Agaricua ZI, — Citri I I — Coryli i — laricinui ! — melle k, 137. 1 10, 148, 151, 212, 213 — oatreatua l — partì — paittacinua ZI. — Vii Agenti esterni nfl i< ;lomeramento (influenza) 17. Mt rnrunstlschorf I — 568 — Albugine 2-29, 236. — cereali 247. — vile 248. Aleurodiscus amorphus 1 SI. Allenamento frumento 10, 11, 292, 321. Alphitomorpha adunca 237. — clandestina 231. — communis 245. — guttata 236. — holosericea 242. — horridula 243. — lamprocarpa 242. — pan n osa 232. — penicillata 240. — tridactyla 231 — Tuckeri 24$. Alternarla Brassicae 344, 347. — tenuis 354,356, 357, 338, 360, 409. — Vitis 360. Alysidinm punctatum 393. Ambiente (influenza) 5. Ampelomyces quisqualis 228, 251. Amphisphaeria zerbina 329. Amylobacter Glostridium 507. Anbury 344. Anemia 12. Annebbiamento — frumento 296, 315, 'iS'i. — luzerna 359. — segala 317. — vile 359. Antennaria elaeophila 260. — pinophila 270. — pitbyophila 267, 270. Antennatula elaeophila 2G6. — pinophila 270. Anthracnosi 425, 427. Anlracosi 301, 402. Apiosporìum Abies 2G8. — Brassicae 262. — Citri 263. — foedum 271. — Fumago 262. — pinophilum 270. — pulchrum 262. — quercicolum 202. — tremulicolum 202. — Ulmi 202. Apfrlrost 111. Aj>i>lc-bligh 497. Aregma 1<>7. — gracile 107. — mucronatum 108. Aria (influenza) 1 2. Ascobolus Tritoli i 179. Ascochyta Aceris 446, 488. — Aesculi 480. — althaeina 476. — ampelina 325, 428, 475. — Araujae 477. — aucubicola 475. — Brassicae 476. — Cannabis 454, 483. — Caricae 412. ~ Cherimoliae 470. — chlorospora 475. — Citri 475. — colorata 475. — Digitalis 477. — effusa 303. — Ellisii 470. — Fragariae 287. — Ilesperidearum 474. — iimbalis 454. — Medicaginis 453. — Nicotianae 470. — obducens 470. — Oryzae 295, 474. — Pallor 476. — Periclymeni 475. — Physalina 476. — piricola 327. — Pisi 473. — Kibis 486. — rufo-maculans 475. — sarmenticia 475. — Tremulae 470. — Viburni 475. — viticola 320. — Vulnerarne 476. — Xaiitbi 476. Ascomyces 161. — alutaceus 171. — aureus 549. — lietulae 169. — bullatus 107. — coerulescens 17 1. — deformali* 163. — Iuglatvdis 107. — polysporus 171. — Quercus 550. — Tosquinetii 168. — turgidua 549. Ascomiceti 35, 161. Ascopbora elegana 22, 65. — Praticola 04. — Mucedo 64. Ascospora Pisi 47 3. — polverulenta i 18. — prunicola 164. Ascosporium bullatum 549 569 — Ascosporium deformane 549. Asfissia 12. Asparagus brand 95. Asparagus flavescens 22. — fumigatus 22 — glaucus 22, 26. — nigricans 22. Asteroma Brassicae 289. — Capreae 4Gs. — Diospyri 468. — Eriobotryae 468. — Fraxini 416. — geografica 280. — labes 445. — nitidum 468. — Orobi 469. — pomarii 469. — Pyracanthae 468. — radiosum 469. — ribicolum 469. — Rosae 469. — Tiliae 468. — Ulmi 366, 468. — vagans 468. Asterosporium 2G2. Atrofia 502. Aubernage 279, 350. Auricularia 134. Bacillus 493. — Aceti 493, 494. — ampelopsorae 522. — Amvlobacter 507, 511. — butyricus 494, 507, 5 19. — cauli vorus 511. — Hyacinthi 510, 513. — Hyacinthisepticus 511. — lacticus 494. — Maydis 500. — merismopedioides 509. — navicula 507. — Oleae 518. — Oleae-tuberculosis 518. — Prillieuxianus 518. — radicicola 526, 530. — Sorghi 503. — subtilis 194, 509. — Vuillemini 517. Bacterium 25, 493. — gracile 498. — summis 431, Ì98, 502, 513, 514, 525. — Hyacinthi 510. — Zeae 500. Basidiomiceti 34, 12 ►. Comes. — Crittogamia Agraria. BaumsàmlingslOdt Baumschwam t 151. i rusl 101. Beet-leuf rust 1 Befallen-Weins B Ulenbrand : Biancana-rù Bianchella-ris ■ Bianco — albicocco 231 . — biancospini 231. — cer ali 2 17. — ciliegio 231. — colzn | — luppolo . — nespolo 231. — pesco 232. — pioppo 237. — ribes 233. — rose 232. — salici 237. — susino 2:1 1 . — uva-orsina . — vile 248. Biaschum Eriobothryae I Birch Brand \\<. Birkenrost 1 1 ^. Bilter-rot I i i . — — appi-' | [5. Black A noi 381 . — rot 299, 128, 144, 171. Bladderplum 164. Blanc l — pi'cher 2 — peupbr — rosur 2 Blanguel 152. Btattbrand Biatlbrànne — — Silsskirschen Blallbràune-Birnt I Ufleckenkrankhellen-Ahorn — E ?9. — Klee's 179. — Zuckt rrilben 411. BlaOschorf-Gràn Blennoria Abii l Blight-slrawbtrry U n Blister 549. Blulfàule 147. Bolel Bolla- foglie -pe 'o II — pomodoì — 01 Botryogpha Botrytia I — acinorun - — 570 — Botrytìs agaricina 535. — arborescens 536. — Bassiana 22. — rana 183, 191 . 193, 196, 207, 510, 535. — cinerea 28, 183, 191, 193, 194, 195, 196, 201, 209. — destructor — devastatrix 535. — Douglasii 200. — effusa 536. — elegans 183, 194, 199. — epipbyJla 536. — fallax 535. — furcata 183, 191, 193. — ganglioniformis 536. — geminata 536. — infestans 535. — Lactucae 536. — macrospora 536. — nivoa 535, 536. — parasitica 196, 535. — plebeja 183, 191, 193, 210. — ramulosa 535. — Solani 535. — sonchifolia 531'. — Vi ciao 536. — viticola 535. — vulgaris 183, 191, 103, 210, 102. Bovista 130. Iiozzacchioni-smino 164, 168. Brachysporium Olivac 410. Brand -K\ef. Brandfleclicnkrarilìhi HI 15 ì. Uremia Lactucae 5:; . Brenner 425, 427. Broutsins 522. Brow-rot 301. Bruciatura-gelso 281. Bruciont-riso 290. Brìi Iure noie 125. — Un 119. Br usane 8. — foglie-melo 39 1. — — pero 394. — riso 21 ii, 290, 323. BuchenkeimlingskranUtrit j l, Bufoni B0. Butti B l. Byssocystis testi] i tri a chryiocoma 380. jgothecium circinana 328 , 332, _ heterosporium Cabbage-peronospora 45. Caduta prematura— frutti 9. Caeoma 113. — Abietis-pectinatae 117. — aegyrinum 545. — Allii-Ursini 9 >. — Al li or um 540. — allochroum 115. — Amaranti 531 — apiculatum 101, 5'i2. — Arauca riae 270. — Asperifolii 540. — Iìerberidorum 540. — boraginatum 540. — cancellatura 109. — candid um 536. — Capraearura 5'i5. — Carpini 546. — Clematidi s 1 15. — Colchici 538. — columneum 546. — Compositarum 540, 547. — confluens 547. — cylindricum 118. — cylindrites 544. — destruens 7 \. — elatin um 547. — elongatum 262. — Evonymi 1 13. — formosum 540. — Fritillariae 542. — Geoppertianum 540. — grossulariatum 547. — gyrosum 543. — Laricis 116, 118, 545, 546. — Lodi 547. — Leguminosarum 5'i2. 116. — Ligustri 128. — Lini 546. — Lolii 542. — longisculum 5'i7. — Mercuriali B 1 1 5, — miniatimi 108. — misturo 1 1 3, 545 — Padi 546. — piceatum 547. — pineum 546. — pinitorquum 1 16, 540. lorphyrogenitum 546. 'oterii 543. idodendri 547, tibesii 114, 547, ìibis-alpini 128, 547. Ricini 128, 547. — 571 — Caeoma Roestelites 543. — Rosae 543. — Rubigo 540. — rufum 101. — Saliceti 54"). — Scorodizon 540. — segetum 73, 530. — Senecionis 547. — sitophilum 8'J. — Sorbi 119. — utriculosum 538. — Zeae 75. Cagionevolezza 15. Cagna-agrumi 153. Calcino 22. Calocladia Berberidis 242. — cornata 241. — Grossulariae 241. — Hedwigii 240. — penicillata '240. Calore (influenza) 7. Calyptospora Goeppertiana [20. Camarosporium Robiniae 383. Cancro (vedi anche Cancrena) '■), U, 14. — abete 374. — alberi 375, 377. — canapa 188. — fagiolo 186. — gelso 152. — girasole 189. — larice 181. — melo 376. — palale 190. — trifogli 201. Cancrena (vedi anche Cancro) — a- bele bianco 1 26. — barbabietola 194. — cavolo 344. — cavolo fior e 516. — cipolla 196. — giacinto 203. — patata 38, 511. — pomodoro 51 l. Cancrena nera— uva 299. Cancrena umida 516. — palale 458. — triti 152. Capnoideae 220, 254. Capnodium 400. — Armeniacae 27 1. — australe 267, 270. — axillatum 270. — Cesatii 271. — Citri 204, 266, 271. — Crouanii 269. — elongatum 270. pnodìum Bugeniarooa — Footii 271. — Fuligo . — ilicinum Ti. — Iimi|it>ri 2" — lanosum 2" — Lenti sci 271. — Mori 2 — Nerii 271. — Per- — Persomi 21 — quercinum i 1. — Balicinum 2 — Bphaeroideum . — Taj — Theuemenii 21 — Tili: Carbonchi» 127. — riso Carb-n. B7. — cereali 3 — cipolle 79. — fetido — mail 75 — miglio 7 ì . — segala 78. — ttel '-grano 73. — saggina 74, ì b, — untuoso Carbounnl 125. Carburi Carie I — frumento — segala — zafferà u Carolu-r Ceaangium chlorellum '.'• i-i < 1 i i in Sorbi • i ti ti in cornutiiiii 54 l — penicill U. ■ Cercospora — ali lincili,! il 5. — ftpii *i I T - — àriae — .\ — Arni" _ : :. — Beckeley 116. — beticola HI. — Bloi _ Bolleana II — ; — cane — I — I — caul 17. — 572 — Cercospora Cerasella 'il3. — Cheiranthi 413. — circumscissa U3, 452. — cladosporioìdes 412. — concors 414. — condensata 416. — crassa ilo. — cruenta 417. — Daturae 'il 5. — depazeoides 413. — Diospyri 410. — filispora 4 15. — Fraxini 416. — fumosa 416. — Galegae 415. — glandulosa 'i Ili. — gossypina 4 15. — liei vola 'ila. — Lilacis 416. — 1 on gì spora 415. — mal virola 4.15. — marginalis 'il6. — microsora 416. — Myrti 415. — Nasturti 414. — nebulosa 115. — olivacea U6. — olivascens 416. — penicillata 413. — Persica 413. — per sonata 415. — Phaseolorum U7. — Physalidis 415. — radiata 4 I 5. — Resedae 4 I ì. — rosaecola i 16. — Scorpiuri 'il5. — Seymouriana 116. — sycina 4 1 2. — Tiliae 416. — tomenticola 416. — unicolor 116 variicolor 41 i. — Viciae 'i 1 5. — Vitis 276, 428. — zebrina 1 1 5. — zonata 4 I 5. lorella Persica 113. Cerrone 368. Cbaetophoma Oitri 167. — foeda 167. — Penzigi 166. Ohampignon blanc 1 5 ' Chanore-ohanWi 188. — mélise 181. — poirier 375. Cliancre pommler 375. — trofie 201. Charbon 425. — ce rèa Ics 73. — vai lei 7 1. — oignon 79. — siegle 78. Chaudron-sapin 126. Cheilaria Aceris 4 'ili. — Corvi i 307, 437. — Mori 281. Chiodo segalino 368. C Morose-vigne 462. Chrysomvxa 107, 123. — Abietis 124, 125, 172, 547. — Ledi 124, 547. — Rhododendri 123, 547. (' hy tri di uni 35. — Brassicae 62, 537. Chytridiei 35, 61, 62. Cicinnobolus 231, 2:53, 234, 236. — Oesatii 251. — florentinus 228, 251. — Oidii-Tuckeri 251. Cladosporium 261, 418. — ampelinum 276, — artbrinioides 406. — Asteroma 405. — bacilligerum ^66. — carpophilum 40 1, 410. — condjlonema 405. — cucumerinum 404. — dendriticum 394. — depressum 399. — elegans ii)2. — fasciculare 357. — Fasciculatum 270, 409. — lulvum 103. — Fumago 266, 269. — herbarum55, 260, 297, 318, 344, 399, 401. — hypopbyllum 40 i. — incospicuum 106. — Lycopersici 159. — macrocarpum 341. — nervisequum i 16. — Paeoniae 105. — personatum i 15. — Pesti s 278 — Phragmitis 1 1 » . — Pirorum 397. — ramuli 398. — Rhois 106. — Roesderi 277. — sphaeroi permuto 103. — viticulum 276. — 573 — Cladosporium Vitis 27(5. Clasterosporium Arnvedalearum 418. JD — bulbophilum 407. — curvatimi 407. — epiphyllum 107. — glomerulosum 407. — Hydrangeae 408. — putrefaciens 498. — sticticum 407. — strumarum 407. Clavaria resinosorum 543. Clavariei 131. Claviceps microcephala 372. — purpurea 28, 368. — pusilla 372. — setulosa 372. — typhina 372. Cloque-pécher 165. Clorosi 14. — vile 462. Clostridium butyricum il, 5 16, 507. Clubbing 531. Club-root 531. Coccus 493. Coltre 472. Coleosporium 121. — Compositarum 121, 546. — Ledi 124. — miniatimi 103. — Senecionis 121. — Sonchi 121. — Synantheranim T>46. — Tussila^inis 121. Colletotrichum ampelinum 440. — gloeosporioides 139. — Lindemuthianum 136, 174. — oligochaetum 439. Combosira geografica 28 I. Common rol 301. Concime (influenza) 10, 12, li. 16. Coniosporium quercinum . - Coniothecium austriacum 120. — epidermidi* 269. — Eucalypti 420. — Mac-Owanii 420. — phyllopenum 271. — punctiforme 12 I. — quercinum 271. — Questieri 202. — tamariscinum — Tiliae 270. Coniothyrium 15 . — borboninim 173. — Diplodiella 470. — Fuckelii -126. — Gastonis 473- 120. Coniothyrium [asinini i" — mi palmaram I ikella i — strangulan — typhina Corn mitri- — rvsl — smut 1 1 orticium amorphum 1 il — comedens i Ooryneum — concolor i ; — gummiparum — juniperinura 146. — n — microstictum . — pestalozzioid — Rbododendri 1 i7 . Costipazione-ri Crambos 126, Cra n bei Cresla-gallo Crittogama-vili Crodalur ' re 472. Cri. Ila In Cronartium asciepiadeum I Cryptomyces max i — Rubi — Wauchii 5 i '. Cryptosporium epionyllum — falla* 441. — hyalosporium li — n grum — perularum I lomycea 221. unir i7 irliitan — acerval — Carpini — C — conglob _ e i — d — eloi ' — Glei — Juglandi — Labuni — Il: — moi — i — pithyo — : — Quereli! — 571 — Cucurbitaria radicalis 384. — salicina 3^4. — Sorbi 383. — tumorum 384. — ulmicola 383. Cultura (influenza) 1 1. Curi 549. Cvcloconium elaeoginum 394. Cylindrosporium Colchici 142. — concentricuin 137 . — Filipendule 442. — Glycyrrhizae 142. — Grevi Ueanum 287. — nauurn 4 12. — Parli 442". — saccharinum 1 12. — veratrinum 442. — viride 442. Gystopus 36. — Amarantacearum 60, 537. — Amaranti 537. — Iìliti 537. — candidus 15, 59, 530. — Capparidis 60. — Convolvulacearum 60. — cubicus 60, 537. — Portulacae 60, 537. — sphaericus 5 (7. — Tragopogonis 537. Cytispora orbicularis 133. — rubescens 309. Dactylium Lyco persici 159. Daedalea quercina I 'h. — unicolor I 13. Dasyscypha Abietis 550. — calycina 550. li' ftiniKizione-squama-ontaiK) 1G8. Domati uni Brassicae 3 19. — herbarum 3 i i. 3 19. — monophyllum 2 — nigrum 100. — pullulane 261, 399, 100. — salicinum 2l Dematophora necatrix 1 52, 5 1 . Dendrophoma Con vali ari ae 166. — Marconi i il — pleurospora 166. — yalsispora 166. Depazea acericola 'i I — Aceri*? I il cola 180. — betaecola 151. — lira 144. buxicola 151. Depazea candida 315, 486. — Cannabis 454. — crepidopbora 008. — epicarpii 30L>. — frondicola 437, 179. — juglandina 3nG. — Labruscae 451. — Petroselini 487. — Phillyreae 154. — pìricola 279. — pirina 279, "297. — prunicola 305. — quercicola v!87. — salicicola 18 ì. Dicaeoma Prunorum 97, Dicoccum Rosae 145. Di dy maria prunicola 450. Didymosporium Aceris 146. — piriforme 4'i5. Dilophospora graminis 317. Dimerosporium pulchrum 262. Itiplococcus 'i'.i5. Diplodia 278. — Aceris 386. — Carpini 38ì. — Coryli 386. — Crataegi 385. — Cytisi 382. — faginea 312. — Juglandis 383. — Malorum 385, 458. — mutila 385. — Oleae 164. — Pruni -; — Quercus 385. — radicalis 384. — Robiniae 383. — Rosae 38 ». — salicina — Bubtecta 383, 386. Discella leguminum 436. — Platani 425. Discomiceti 35, 161. DÌ8CUla Platani 125. Disgel Bfetti) 7. Diseasettrawbsrry leavet 287. Dolophia Graminis •'•17. Donnerbesen- P/lrsiohbdumes 1 65 Dothidea abortiva 305. — betulina 367. — Brasai ca — Castaneae 365. — Cepae 366. — depazeoides 368. — Fra* ini 116. — graminis ti — impressa 365. — 575 — Dothidea Juniperi 299. — Musae 366. — niijrescens 36 ì. — orbiculata 365. — pomigena 3 — Rosae 365. — Sassafras 365. — Sorbi 17 8. — sphaeroides 179, 550. — Trifolii 364. — typhina 372. — lìmi 306. — viventis 365. Dothideaceae 220. Drehrost-Kiefer 116. Dry rot 146, 299. Ebereschenrosl 112. Edelfàule-Trauben 209. Eichelbaum 1 53 . Eichcnwurzeltódter 348. Elaphomyces '214. — granulatus 218. Kndofite (crittogame) 22. Engarat 321. Entomosporium brachyatnm 192. — maculatimi 491. — Mespili 492. — Thùmenii 4 9 "2 . Entyloma liti. Epichloe cinerea 374. — nigricans 374. — stran gulans 37 4. — typhina 372. Epicoccum neglectura i09. Epifite (crittogame) 22. Epitea miniata 543. — vulgaris 545. Erannium miniatimi 5 '(3. Erdkrebs 151. Ergol-fìye 368. — siegle 368. Ergotetia abortifaciens 36 Erineum aureum 17 ' ». — populinum 549. Ernia-cavoli 531. Erpete 22. Erslickungsschimmel — Timotheegrass 372. Erysibe adunca 237. — aecidiiformis 545, — appendiculata 541. — areolata 540, 546. — arillata 538. — Caprearum 5 'i 5 . Kr. — e — ■ — fo — f — gutl — hypodyt 1 — Ledi •'• — line — h — in \ — — Panicorui — pai — quadrai — receptaculorum 5 — Rhododendi — I 13. Si — Bpha — sphaero — tr dactyla 2 I. — utriculos — variolo — vera 7. — Vitellina Erysiphe — Acei — adun — aggr — Alni 21 l. — Astragali - — Beri — Betulae ! — bica : — Ceanothi 240. — coniata 2 1 1 . — communia — Coryli l — dep — Pi — grani in — horridul — Iam| — la — le — Link: — I. — I — D — M — V — iì i — myrtillina - . — 576 — Erysiphe necatrix 239, 246, 248, 251, 551. — nitida 245. — Oxyacanthae "231. — pannosa 28, 29, 232. — Tisi 244, 248. — Populi 237, 238. — quercina 241. — Salicis 237. — scandens 3s'.'. — Syringae 2 i(*- — trina 241. — Tuckeri 248, 551. — Ulmariae 244. — vagans 236. — vernalis '240. — Viburni 240. — vitigera 551. Erysipheae 22, 26, 28, 3-2, 220, 549. Erysipnella aggregata 240. Eurotium 261. — Rosarum 232. Eutypella Ailanthi 310. — aleurina 310. — alnifragà 3 in. — angulosa :'>!(>. — cervie u lata 300. — constellata 311. — elegans 310. — grandis 310. — juglandina 310. — Mori 311. — l'adi 309. — Platani 31'). _ Prunastri 309. — rhizophila 310. — Sorbi 3 )0. — atellulata 310. — Toequinetii 310. — ventricosa 309. is L6l. — Aceris 171. — Alni 168. — alnitorquue 163, 16S, 169, ITO. — alpi nus 170. — amentorum 168. — aureus 163, 170. — bari ini m s 170. _ Betulae 163, 169. — betulina 16 167, 549. borealis li 9. IjuM.it ii- 163, carneud 170. •mi in.;, coei ule scene deformane 163, 165, epiphyllue 169, 54 I. ITU. Mi:, 171. 550. ','.). Exoascus flavus 169. — Insititiac lt')!, 167. — Juglandis 167. — Ostryae 549. — polysporus 171. — Populi 170, 549. — Pruni 163, 164, 548. — Sadebeckii 163. — turgidus 170, 549. — Ulmi 17d. — Wiesneri 165. KxoPiiorium Badbami 179. — depazeoides 'i I '■'>. — Fraxioi 4)6. — Lilacis 416. Falche Mehllhau-Brunkelriibe 55. Falchello-gelso 03, 151, 285, 502. Falso-oidio 40. — barbabietola 55. — cardo-lanaioli 58. — papavero 57. — rose 57. Fame bianca 308. — frumento 80. — nera 308. Fàulniss-Friichte 207. — lìube 338. Faussel 337. Favo Ì2. Fedcrbuschspore-Grdìer 317. Ferite 15. Fermenti 25, 35, 261. Fersa 8, 38, 502. — drupacee 419. — (jcho 281. — vile 462, Feu-lin 119. Feuer 140. Fichlen-nadel-bràune 173. — — rosi 12!!, — rindenpiiz 374. — rilzenscliorf 171, IT 3. Fi co mi ceti 34. FUlilesia 165. Fillorissema 165. Finger '■'< i i, 532. / ire blighl I Fisi. dina hepatica 28, Flaccidezza 50 I. FlaX brunii 1 19. Fleck 125. Fleckenkrankheil-Blrne — Erdbeerbl&Uer 287. — Maulbear blàtier 281, i->i\ 147. 192. — 577 — 423. Fleckigwerden-Weinbliitter 276. Fleigenholz 136. Flugbrand-Gelrcides 73. Flussi linfatici 8, 9, li, 14, ài 6. Frankia subtilis 533. Frtnch beau rust 100. Fruil-rot 433. Fuliggine 269. — cereali '■>. — miglio 7 4. — segala 78. Fumaggine 14, 254, 266, 269, I — agrumi 264. — bagolaro 396. — o/i'i'o 266. — zafferano 4ò6. Fumago 23, 219, 260, 262, 549. — Citri 264. — foliorum 269. — Mali 394, — Oleae 266. — quercina 262. — salicina 269. — Tiliae 270. — vagans 269. Fungo-granturco 75. Fusariella atrovirens Fusarium Acaciae 37'.). — atrovirens 423. — Betae 411. — Biasolettianum 424. — cyclogenum 433. — heterosporium 295, 368. — latenti um 281, 379. — maculans 281. — microphlyctis 424. — Platani 424. — nervisequum 424. — reticulatum 433. — Ricini 424. — sarcochroum 424. — Zavianum 423. Fusicladium Cerasi 398. — dendriticum 394. — depressum 399. — effusum 398. — pirinum 397, 135. — ramulosum — tenue 399. — Tremulae 398. — virescens 397. Fusicridium pirinum 397. Fusidium album 3S6. — anceps 386. — candir! um 387. — Juglandis 387. — pallidum 387. — roseum 390. Comes. — Crittogamia Agì Galle-ra — — ontan Gangrena-palatt '. . — unii Gangrtne h Gallina 502. pfeifìges Itoli i Gelbsuchl 3 — Fichltn i Gelala vedi lisgelo 7, 18, 37 7, | Gentiluomo-rù '. Getreidcroil Giallume 8, II, li. 15 — n — vile Gibbera ■ 181. Gibellina cerea Gimnocarpici GiUerrost- Himhtiuiitr , Gioeosporium aln — ampeloph — aurantiorum I — Betu — betulinum I — Carp in — Castagne — conci . I i — Cucurbil — Cyd< — cylindrospermun — (!■ — epicarpii — i — ! . — fructigenum — Fui i I li — 1 — li — i — .1 — I — ! — I — I — I. — 578 Gloeosporium macropus 1 37 . — Morianum 138, — nervisequum 12 l. — orbiculare 4 — perexiguum 307. — phomoides 134. — Phvsalosporae 30*2. — Pisi 473. — Popllli 'l l'i. — Populi-albae 137. — querciiium — reticulatum 433. — revolutum 138. — rufo-maculans 175. — Salicis 137. — stenosporum 138. — Tremulae 31u, 437. — Trifolii 437. — versi color 135. Gnomonia amoena 308. — campylostyla 308. — Coryli 307. — emarginata 308. — errabunda 308. — erythrostoma 303, 362. — fascicolata 308. — fimbriata 307. — inclinata 308. — incubata 31 '). — leptostyia 306. — melanostyla 308. — nervisequa 308. — Ostryae 307. — Pruni — setacea 308. — tubiformis 308. — vulgaris 308. Gnomouiella amoena 308. — Coryli 307. — emarginata 308. — fascicolata -'">s. — fimbriata 307. — melanostyla 308. — nervisequa 308. — Pruni 3 — tubiformis — vulgaris 308. Golpe frumento 80. — miglio i i. — tegola Gomm . 11. 1 ì, 350, 131, 199, 516. Qoott in rry mildeu Grano carbone 80. — cornuto 368. — ghiottoni 368. — sprone : Grapbiotbecium phyllogenum 287. Grapbium clavisporium ".'Ili, 423. — laxum 123. — penicilloides 22. — phyllogenum 287. Grass blight 2'i7. — culm smìil 73. Greeneria fuliginea 1 ì L Grey rot 301. Grind 522, 533. — Crocuszweibeln 156. — Obstrs 207. Gymnoascus 221. Gymnosporangium aurantiacum 544. — biseptatnm 1 12, 54 ì. — clavariforme HI, 54 i. — clavipes 1 13, 544. — conicum 112, 544. — Ellisii 113, 545. — fuse u m 109, 111, 543. — Jlmiperi-virginianae 544. — juniperinum 5J 1. — ni;; ero pus i 12, 544. — Sabinae IN, 543. — tremelloides 1 12, 54 ì. — virginianùm 544. Gymnosporium leucosporium 387. Gyrocerus Celtidis 393. H Hamaspora Ellisii 1 13. Hambury 531. Hanfkrebs 188. Hardsmut-wheat 80. Harxsticken 150. Har zi! ber filile 1 "»0. Helminthosporium carpophilum 410. — Gerasorum 411. — Diospyri H6. — echinulatum 117. — esasperai um i 17. — gramineum 'h|S. — iiu-onspiciiiini 109. — olivaceum i 16. — Oliva,' 410. — pirinum 397. — pirorum 397. — pistillare 1 16. — rbabdiferum il". — rbizoctonum I 18. — teres 108. — lomenticolum H6. — torcicum 409. — Vitis 276. — 579 — Helotium Abietis 5 — Willkommii 181. Helvella caryophyllea 548. Hemileia vastatrix 129, r» 1 8 . Hendersonia -26 — Araucariae 178. — carpi nicol a 312. — circinans 328. — corylaria 478. — Cydoniae 'i7 7. — Desmazierii 311. — foliicola 178. — herpotricha 315. — Laburni 382. — maculans 477. — Magnoliae 477. — Mali 477. — Medicaginis 332. — mutabilis 384. — Oleae 464. — pirico] a 3"27. — polycystis 312. — Robin iae 383. — sarmentorum 349. — theicola 477. — Torminalis 477. — ulmifolia 298. — vulgaris i77. Hendersonula morbosa 381. Hernie-Erlenwurz' ) r» :J 3 . — Kohlpflanzen r» il . Herpotrichia Molleriana 314. — nigra 31 i. Herzblattkranklicil-Runk''lr>ibe Herzf&ule- Runkelriiben 3 il. Heterobotrys paradoxa '20 i. Heterosporium Allii 417. — Dianthi 417. — echinulatum 'il7. — Phragmitis 417. — variabile Ì17. Ilexagona Mori 64. Hexenbesen 169. — Erte 108. — Kirschbaume 10"). — Pfirnchbuume 165. — Weitslanne 126. Hippocrepi.lium Me.spili — Oxyacanthae 422. Hirsebrand 74. Hirudinaria macrospora I — Mespili 422. Uopblighl 234. Hormiscium laxum 262. — pithyophilum 270. Hormodondron cladoeporioidet — pannosum 441. /funger fin» . Hydnum «li Hynaenu Hypo Hypo Hypoderma 171. — lineai — n. tv -.'.umili i — Pinastri •.Minm llystiTiiun 161, 171. — bracliysporum ; — Fra \ ini I — gilvum I — Juniperi 17 — laricinum l — ina. -rosp urinili 126, \~. — Dervisequum 1 1 — Tina-tri I Hysl .Inuni l'm .hi une 512. Iclère-vigne l.lni'i 131, [fornicati 31. [menomiceti ' •. 1? Inchiniti [nfocalura i (fi ! Insolazione I [podermei Isariopsia ••ani — davi — - laxa [sothea ; i. Iltenzi : Karl — K nint;lt> Reni Kieft — Dreh — /, Klat II. Kohl-Hern Kott — 580 — Krankheit-Gartcnsalat 51. — Pelersilie 54. — Spino {$ 54. Kràtiselkranklieil 165, 34*2. Kraul-Kartoffeln 38. ffrefts 522. — A't^er 121. — Laubliolzbduìin' 375. Kugelbrand-Roggens 82. Kugelloch-Pilz 152. Labrella Coryli 307, 437. — Pomi 490. Laestadia Bidwellii 299. Lanosa nivalis 329, 332, 338. Languore 9, IO. Larchen-Brand 181. — à'tv/a 181. — Kranhheit 181. — Nadelrost US. Lauchrost 96. Leaf-blight 394. — rr/s/ 541. — s/w/ 276. Lebbra-susino 164. Lecvthea 113. — betulina 118. — Caprearum 113. — pvrosa 543. — Uni 119. — populina 1 15. — Rosae 108. — salicina ~> 4 r» . — Salicis ll'i. Leinrosl 1 19. Lèpre-prunier 164. Leptosphaeria appendiculata 327, — Argira 3 — Cattanei 325. — cbaetostoma 326. — circinans 328. — citricola 326. — Coniotbyrium 326. _ Cookei ■ Diana ■ heterospora 328. — Lucilla ■'>'. — Napi 344. — Oryzi — pampini 21 — pomona 3 — Salvinii — Bocia 326. — Tritn 321. — vinealic Leptosphaeria vitigena 278. — Vitis 327. Leptostroma Pinastri 299. — Poae 363. — salicinum 545. Leptothyrium acerinum 189. — alneum 189. — Betulae 133. — Carpini 137. — carpopliiluni 397, i90. — circinans 31."). — corylinum 307. — cvlindrospermum 308, 1 :^. — dryinum 190. — Juglandis 300. — Libertianum 490. — maculicela 190. — Pomi 190. — Popoli ì 15. — Tremulae 437. Leptothrix 515. Lettuce mould 51 . — r usi 182. Leuconostoc Lagerbeimii 497. Leacoptoma infestans 251. Lime 360. Libertella rubra 360, 362. Licea strobilina 547. Lily disease 198. Line-spora candida 315. — Capreae 314. — Carpini 315 — faginea 315. — ochracea 315. — Tremulae 315. — vulgaris 315. Livia rol 470. Lophodermium 171. — bachysporium 175. — gilvum 17 5. — .Inni peri 175. — laricinum 175. — Pinastri 173. Loupe-olivier 518. Luci' (influenzai 10, 16. Lucidium pythioides (il. Lussuria I 1, 292. — frumento 321. Luserne couronnét 333. Lycoperdon 111). — Cancellatura 543. — caryopbj llinum 542. — «ortii.itl.it imi 5 | i. — corni ferum 5'i 1. — giganteum 25. — penicillatum 544, — Tritici 539. — 581 — H .Vulallia piatole- trito gli | Macchie- foglie-barbabietole 'ili. — rami-pioppo 1 " — sclerozi — gelso 281. — — rosse-foglie-fragola 287. — — — — — ma/hi . — — — susino 360. — — — nere-foglie-acero 1 i — — — — eròa medica fSO. — — '.!' — — — j)mo 17:ì. — -- lupin ' — — — trifogli 179. — — mirini — — — ette 47.8. — — ri Macrophoma acinorum 160. — — trifog — collabens 4G4. — — tulipa • — Granati 465. .!/«/ blanc-vignt — Mantegazzianum 164. Mah- (vedi anche Maiali i — nobilis 164. Macrosporium Amygdali 121. — — Betae 341. — - food 'jrumui'ir. ■ — brassicae 344. — corpuscoli — cladosporioides 122. — fateli — commune "297, 358. — fersa — concentricum 422. — nero-barbabietola — diversisporium 422. — — earoi i — gossypinum 356. — — cipolla — Lagenariae 358. — — .'/' — Lorentianum 358. — — pomodoro — Meliloti 421. — — 1 — parasiticum 358. — nodo — peponicolum 358. — rotolo — rhabdiferum 410. — secco — rosari um 358. — — barbabielt .' i — sarcinaeforme 420. — — cavolo — sarcinula 323, 354, 358. — — papavi — Tornato 421. — spacco — torulosum 122. — — i ' — uvarum 421. — vinai — Vitis 421. — — agra Magistocarpum album 317. — — erba nn Maisbrand 7 5. — — mela Maise smul 75. — — patata 114 Maladie corolle 338. — — taffi — colza 191. Mannari ia 1 — cotylédones du he tre 14. -- lini — digitoire 531. — haricol 185. Manna — jaune 510. — indi — loupe 518. — melloni — nnire 350, 425. 151. — — hyacinlhes 357. — caro — pommes de terre 38. — cipolla — ronde 213. — frulli ì — Irefle 52. — vigne 248. — Ialiti ■ — litio Malattia (vedi anche Male) 5. 6. — jiato' . — cavoli 62. — pomi I — 0t*#/ii 198. — ra — 582 — Marino-gelso 282. — vile 248. Marsonia Castagnai 445. — graminicola 438. — Juglandis 306. — piriformis 445. — Populi 445. — Quercus 4'iG. — Rosae ì i5. — truncatula 4 16. Marzetlo so. Massaria Aesculi 311. — alpina .312. — Areus 312. — Bulliardi 311. — cai li spora 31 1 . — carpi ni cola 312. — Curreyi 312. — denigrans 31 1 . — epileuca 311. — epiphegia 312. — foedans 311. — Fuckelii 312. — gigaspora 311. — inquinali? 31 1 — loricata 311. — macrospora 312. — marginata 312. — Niessleana 312. — Piri 311. — Platani 311. — Pupilla 311. — stipitata. 312. — syconophila 312. — Ulmi 311. — vibratilis 312. — vomii m-i a 312. Massariella Curreyi 312. — syconophila 312, — vibratilis 312. Melillkau 'ili. — Pappelblàller 237. — Rosen 232. — Weiden 237. Mehllhaupilz 231 . Mehllhauschimmel-Mohns 37, — Roten 37. — Runheh Ube 55. — Salatpflansen 51. — Spinali 54. — Weberkarden 58. — Zwiebeln 55. Melampsora 1 13. — aecidioides 545. — areolata 1 18. — Ariae 119. — Balaamiferae 1 13, 546. Melampsora betulina 118, 546. — Caprearum 113. — Carpini 118, 546. — Castagne! 545. — Cerasi 119. — Crotonis 119. — epitea 114. — H arti gii 114. — Laricis 116, 118, 546. — Lini 119, 346. — Medusae 115. — mixta 1 l'i. — Padi 118, 546. — pallida 119. — pinitorquum 116. — populina 113, 545, 5 16. — populnea 545. — Ricini 547. — salicina 113, 545. — Salicis-Capreae 113. — Sorbi 119, 546. — Tremulae 116, 545, 5 'Hi. — Vitellinae 113. Melampsorella Ricini 547. Melampsoropsis Ledi 547. — Rhododendri 347. Melanconis macrospora 312. Melanconium fuligineum 414. M elanose 478. Melasmia acerina 176. — alnea 489. — arbuticola 491. — Berberidis 491. — Caraganae 491. — Gleditschiae 490. — punctata 176. — salicina 177. Melassa 239. Melata 8, 11, l'i, 254, 259, 368. — melloni 433. Meliola Abietis 268. — amphitricha 268. — balsami col a 208. — Camelliae 264. — Citri 263, 167. — cladotricha 268. — Cookeana 268, — densa 268. — manca 268, — Mori 267. — Penzigi 264, 267, 102, 403, 139, 166. — Psidii 268. — Zigzag 208. Velli i/uic 254. Melume 254. Menlagra 22. — 583 — Metasphaeria albescens 320. — Cattan e i 320. — chaetostoma 326. — Oryzae 320. Meunier-lailae 51 . — vigne 248. Micosi 22. Micrococcus 493. — amylovorus 496. — Bombi cis 500. — nitrificans 494. — ovatus 502. — prodigiosus 494. Microsphera abbreviata 241. — Alni 240. — Astragali 242. — Berberidis 242. — cornata 241. — densissima 241. — diffusa 242. — divaricata 240. — Dubyi 240. — Ehrenbergii 240. — elevata 241. — erineophila 240. — Evonymi 241. — extensa 241. — fulvofulcra 242. — Friesii 240. — Grossu lariae 241. — Hedwigii 240. — bolosericea 242. — Lycii 242. — Mougeotii 242. — penicillata 240. — Platani 240. — quercina 240. — Ravenelii 242. — Van Bruritiana 240. — Viburni 240. Microsporon Audouini 22. — furfur 22. — mentagrophytes 2 Microstroma album 386. — Juglandis 387. — leucosporium 387. — pallidum 387. — quercinum 386. Microthyrium Gitri 299. — Juniperi 299. — microscopicum 299. — Pinastri 299. — Quercus 299. Microxyphium Footii J T ì . Microzyma Bombycis 5 0. Mildew 46. — omons 423. MiUet smui 7 \. brami Mix. un Monilia Celtid — fructigena . — laxa 207. M ■rbiglione-vi! M'>r Im >'■ Mot — agrumi — u/ti 0 Moria-co IT. — gtlso 153 — vile 502. Mort-luxerne — sa fruii 3 Morthiera M 191. — Thumenii I Morve no» irdina Moscarella B0. Mucor 26, 31, — ametb} — deticatulus — Mucedo — racemos — stolonifi Mucorii Muffa-cìpoll . — frulli 2 — mandorle 121 . — pastina — spinaci — trifoglio — uva 121. — — J Muì Mugnai Multerkorn Mycoderma I Myc Mycorhiza 21 . Myxocycl My\nii: M\ C08] N I. Nairt Napicladium — Trenini Nebbia — agivi — agrumi — 584 — Nebbia amigdalee 418. — asparago 95. — avena 92. — barbabietola 103. — betulla 118. — carpino bianco 307. — cavolo 289. — ciliegio 303. — fagiolo 100, — fava 101. — frumento 87 # — galtice 315. — «e/so 281, 461 — girasole 94. — indivia 93. — luzerna 359. — mellonaie 433 — menta 06. — nocciuolo 307. — ?ioce 306. — olmo 405. — orzo 91. 473. 206, 315, 316, 484. pero 479. — pesco 403, 413. — pioppo 115. — pisello 104, 473. — pruno 305. — segala 317. — tremulo 405. — t>ife 276, 359, 425, 427. Necrosi 516. Nectria abscondita 380. — appianata 370. — Aquifolii 379. — armeniaca 379. — Aurora 380. — balsamea 380. — brassicae 379. — chlorella 379. — cbrysocoma 380. — cicatricum 378. — cinnabarina 375, 377. — citrina 3^1. — coccinea 375. — Coryli 378. — cucurbitula 374. — dematiosa 380. — depallens 380. — Desmazierii 378. — ditissima 375, 376. — Eucalypti 380. — fi bri seda 380. — gibbera 378. — infu saria 379. — laurina 381 . — mobihs 380. — Passeriniana 370. Nectria peponum 3S1. — Peziza 381. — punicea 378. — rhizogena 379. — Ribis 378. — Rousseauana 379. — Russelii 378. — saccharina 379. — sanguinea 381. — selenosporii 379. — squamigera 381. — stilbospora 379. — umbrina 380. — vagabunda 380. — verrucosa 380. — viticola 379. Negro 258. Nemaspora ampelicida 299. — Juglandis 465. Nero 254, 269. — agrumi 264. — ulivo 266. Noir 425. — corolle 339. — colza 344. Nosema Bombycis 502. Oidium 23, 26, 28, 33, 221, 228, 261, 549. — Abel moschi 234. — abortifaciens 368. — Aceris 238. — albicans 22. — bullatum 549. — Ceratoniae 236. — Cydoniae 441. — erysiphoides 234, 244, 248. — fructigenum 207, 208. — laxum 207. — leucoconium 29, 232, 248. — mespilinum 231, 4'il. — monilioides 247. — pirinum 236. — Tuckeri 28, 235, 239, 243,248. Olpidium Brassicae 537. Ombra (influenza) 10. Onion mould 55. — rusl "iT). Onygena 35. Oospora hyalinula 402. — laxa 207. Ophiobolus herpotrichus 297, 315, .117. Or unge leaf scab 301. Ottilia Aceris 3S6. — 585 — Otthia alnea 386. — Alni 386. — ambiens 385. — Coryli 386. — coryliua 386. — Orataegi 385. — Piri 385. — populina 385. — Pruni 385. — Quercus 385. — Rosae 385. — Syringae 386. — Ulmi 386. — Winteri 386. Ovularia rìeusta 441 — fallax 441. — monilioides 4 il — Myricae 441. — necans 4i0. — pannosa 441. — primulana 441. — pulchella 390. — sphaeroidea 441, Panhistophyton ovatum 502. Pappel-rost 115. Parassiti 18, 21. Parassitismo 10, 21. Parsnis mould 54. Passalora bacilligera 366. — depressa 399. — microsperma 366. — penicillata 413. — polythrincioides 390. Peage rust 104. Pear blighl 4>0. — leaf blighl 492. Pebrina 502. Pech-Iìeben 425, 427. Pelade 22. Pellagra 500. — coione 356. — pomodoro 513. Pellicularia koleroga 389. Pénélration brune 194. Penicillium 207. — chlorinum 400. — cladosporioides 261, 400. — glaucum 22, 23. — nigro-virens 400. — olivaceum 400. — viride 400. Pepper brand 80. Perichaena strobilina 547. Pericoelium utriculosum 538. Comes. — Crittogamia Agraria. Peridormium 121, 123. — abietinum 123, I 24. — acicolum 122, 546. — bai sanie u ni 124. — columnare 546. — conorum Piceae 547 — corruscans 127. — corticicohim 546. — elatinum 126. oblongisporiuni 121 — Peckii 124 — Pini 121. — Strobi 121. Periola tomentosa 342. Perle-vigne 248. Perisporiae 220, 254, 261 Perisporium alneum 298. — Brassicae 262. — crocopbiliim 156. — populinuni 115. Peronospora 22, 25 36, 38, 61. — Alliorum 536. — arborescens '7, — australis 58. — Betae 55. — Cactorum 535. — calotheca 59. — Chenopodi/ 536. — conferta 535. — Conii 531'.. — cubensis 536. — Cyparissiae 59. — Dentariae 535. — destructor 55. — devastati-i x 535. — Dianthi 59. — Dipsaci 58. — effusa .Vi. 55, — Fa L'i ii, ^i 15. — Fintelmannii 5 15. — Fragariae — gangliformis 51 , 5 — graminicola — grisea 536. _ Helstedii 58. _ infestarla 38, 342, — leptosperma — macrocarpa 5 16. — Myos — nivea .". — ochrole i _ Papaver — parasitii — Phaseoli 5 — pygmea — ribicola 3i), 32, 33, 35, 536. 586 — Peronospora Rumicis 59. — Sch'achtii 55, 451, 536. — Sellifici. 'Ili 536. — Schleideniana 55, 536. — Sempervivi 535. — Setariae 58. — sicyicola 58. — sparsa 57. — Trifoliorum 52. — trìfurcata 535. — umbelliferarum 54. — Viciae 53, 5;fG. — viticola 10, -276, 301, 452, 535. Pestalozzia 27S. — Acaciae 449. — concentrica 450. — funerea 448. — fuscescens 4 i^. — Guepini 4 19. — Hartigii 447. — Myricae 449. — Palmarum 4 'i9. — pezizoidea 349, 449. — Phoenicia 4 49. — Saccardoi 450. — Siliquastri Ì49. — suffocata ì 'i9. — Thuemeniana ili. — uvicola 'i 'i^. Petecchia 502. Peyreyada 125. Peziza 35, 161. — Abietis I J2. — amorpha 181. — a u i-i s 22. — l accani m 206. — calycina 181, 182, 161, 550. — ciborioidea 191, 201. — Fuckeliana 28, 195, 202, 210. — Kauffmanniana 1 — laricina I >1 . — nebulae !82. — pqstuma 190. — Sclerotiorum 183, 186, 187, 189, 19 l, 191, 194, 198, 2<)1, 2(15. — Trifolii 179. — Tuba 205. — tuberosa 202, 204. — Willkommii 181, 182, 550. Phacidium 161. — Medicaginia 18 >. — 'Infoili 179. Phallus 35, 130. Phelonites Btrobilina 547. Pbleospora Aceria I — epiphylla ì 1 I. — Mmi 2SI. Phleoapora moricola 283. — Oxyacanthae 188. — Ribis 486. — Trifolii 187. Phoma 26. — abietina 401 . — acinorum 400. — ampelocarpa 400. — Armeniacae 459. — baccae 302, 4 li"'. — Bolleana 164. — Briosii 170. — collabens 464. — Cookei 461. — Crataegi 385. — crocophila 456 — Cucurbitacearum 405. — dalmatica 460 — dendritica 164. — destructiva 459. — Diplodiella 470. — dolichopus 464. — eucalyptidea 461. — eustaga 464. — exigua 403. — Granati 165. — herbarurn 353. — Hesperidearum 155. — Jasmini 172. — Jugland ie 165. — Lagenariae 358. — lenticularia 45'J. — Mahoniae 165. — Malorum 458. — Mantegazziana 164. — Mororum 161. — uni' '3. — necator 295, 403 Negriana 38'J, 162. - notti I is 164. — Oleae 464. — olivarum 160. — petioloruni 352. — [ninnila 164*. — pomorum 280, 159. — rigida 164. — saligna MI 1. — terrena 465. — uvicola 2ii.', 302, 125, 42*, 171 — Vnis 279, 327, 161. — viventi» 161. — Wiatariae 164. Pbomopsis Cucurbitula 3T 1, Phragmidtum . — Sassafras 365. — sylvatica 36 i. — Trifoli 179, 364. — Ulmi 366. — viventis 365. Phyllactinia 221. — guttata -2-2;', 232, 5 — Schweinitzii 2 — s uff ulta 236. Phyllosticta adusta : — Aesculi 455. — aesculicola 155. — ae.-culina 455. — al ni gena 455. — arbutifoliae 456. — Arbuti-Unedonis i — Astragali il — Aucupariae 455. — Azederacbis 154. — Batatae 4 5 i . — bataticola 454. — Betae 451. Pb\ — lì. — i — Cannai i \ - — ■ — circumg — — daln _ ,: - — Brìi — Eucalyi l — I-i von vini — I — fusi — G astoni — globulo — goril Da — Hes — hortoram I — Bumul — Jasniin . — Labruscae I. — latlivrin — Ili: — limbali — Liriodendri - — ludov ciani I — maculi formi — Stagnoli i — Mabaleb I — lied — mici — micri IlOÌil^ — nuptialii i — Opuntiae — i — P — j — pironi:.. - — prui — Paeu - — quern — rub: - — S — g ■ — Borgo • • — 'I \ - I — Vibii: — 588 — 552. .30. IMi\llosticta viticola 293. — 'Vitis 128, 152. — Zizyphi 454. Physalospora Astragali 303. — baccae 302. — Bidwellii 209, 302, 452, — bina 3D3. — citricola 303. — megastoma 303. Pbysoderma gibbosum 537. Physonema pallidum ó 4 5 . Phytomyxa Leguminosarum — Lupini 530. Phytophthora 61. — Cactorum 535. — infestans 38, 507, 509. — om Divora i4. Picchiola-vite 425. Picoutal 425. Piclin 321. Piggotia astroidea 3 * » * > _ Pileolaria brevipes 106. — Terebinthi 543. Pilidium acerinum 489. P i 1 oboi ns crystallinus 31. Pilzschiille hiefer 17 3. Pinguedine 14, 151. — fico 418. — vili 152. Pionnotes Biasolettianum 124. Pircnomycetes 35, 161, 219. Pitiriasi, 22. Plasmodio 23. Plasmodiopliora 526. — Alni 533. — Brassicae 531. Plasmopara nivea 53'i. — ribicola 536. — viticola 46. Plenodomus Oleae 467. Pleochaeta Curtisìi 238, Pleospora Alili 355. — Alternariae 354, — Asparagi 35 ». — Bambù sae 352. — Brassicae 5:: ;. — Cepae 358. — conglutinata 407. — gigantea 352. — gummipara 146. — herbarum323, 343,352,353,356, 358, 3 — hesperidearum 351. — Hyacinthi :; — Leguminum 336, 355. — media 352. — Medicaginia 3 16, 359. Pleospora Meliloti 355. — mucosa 353. — Napi 344. — Oryzae 290. — petiolorum 352. — Pisi 336. — polytricha 313. — Samarae 355. — Sarcinulae 354, 357, 359. — socia 352. — trichostoma 353. — Tritici 207, 321. — Ulmi 366. — Vitis 349. Plowrightia morbosa 381. Plum-leaf fungus 306. — pock< la 164. Pocken 425, 427. Pochenkrankheit 344. — Karlofjeln 342. Podisoma clavariiforme 111. — foliicolum 478, 54 ì. — fuscum 109. — Juniperi 100, 478, 5i'i. — — communis 544. — — Sabinae 109. — — Virginianae 544. — macropus 544. — violaceum 109. Podocystis Lini 540. Podosphaera 221. — Kunzei 222, 231. — myrtillina 232. — Oxyacanthae 231. — Scblecbtendalii 232. — tridaetyla 231. Podosporium Lini 5 'ili. Polyactis 198. — granulata 190. — sclerotiopbila 200. — vulgaris 190, 199. Polychaeton quercinum 27 1. Polycystis Colchici 538. — graminum 538. — italica 538 — occulta 78. — parallela 538. — pompholygodes 538. Polydesmus exitiosus 344. Polyporei 33, 131, 138. Polyporus 134. — aunosuB l 'il. — betulinus 1 'i2. — borealie 1 15. — Ceratoniae I '16. — concini us 1 12. — dryadeus 141. — 580 — Polyporus fomentarius 144. — fulvus 127, 142. — hispidus 146. — hybridus 146. — igniarius 143, 144. — lnzengae 144. — laevigatus 142. — lucidus 64. — Med ulla panis 147. — mollis 145. — nigricans 143. — Schweinitzii 1 'i7. — serpentari us 141. — squamosus 14?. — sulphureus 145. — Todari 146. — vaporarius 140. Polystigrna cicatrix 17 7. — lulvum 362. — ochraceum 362. — r librimi 360. — typhimun 372. Polystigmina rubra 360, 362. Polythrincium Trifolii 364. Poplar brand 115. Porrigine 22. Potagione (effetti) 9, 15. Potalo mould 38. Pourridiè 152, 212. Pourrilure 152. — betleraves 341. Protomyces macrosporus 63 , — pachirlermus 63. — violaceus 63. Pseudopeziza 161. — Medicaginis 180, 550. — pallida 180. — Trifolii 179, 550. Puccinella graminis 54.2. Puccinia 33, 35, 87, 107, 121. — Acerum 98, 5 'il. — Allii 9o, 540. — Alliorum 540. — Andropogoni 100. — anomala 540. — Apii 98, 541. — Arachidis 541. — Arenariae 99, 541. — Aristolocluae 96.^ — arundinacea 93, 541. — Asparagi 87, 95. — Asperifolii 540. — Asteris 100. — bullata '.18, 541. — Buxi 99. — Calami nthae 541. — Caryophyllearum 5 il. >37. Puccinia — Cen — Osati i 511. — I hvlli I — Chondrillae — Uichorii 540. — Cireii 94. — Clinopodii "> 1 1 . — Compositarum — «•ornila! — cristata 5 — Piantili — digitata '.i.'. — — discolor '.'T. — Bllisiann I — emaculata ! — Endivii • — Pabae 541. — fallaciosa 54 1 . — fall. Mis 542. — favi 22. — flaccida II — Flosculorum 94. — Fragariae 1 < » T . — Galiorum 97. — gemella '-il. — Gerardii ino. — Glycyrrbizae 541. — gracili s in, — Grossularia*) — Helianthi 94. — Helianthorun — Bord i40. — Juniperi 109, 1 io. — Laburni 54 — Liliacearum — lii — macropui 544. — Magnuaiana — Malvacearum — Mayd — M — : — Muli' — li; — Myrr — I"'r! — i' — Phr — Pim| — P — Poarum — pò — p 590 — Puccinia Primulae 97. — Prostii 5 'il. — Pruni 541. — — spinosae 97. — Prunorum 97, 541. — purpurea 98. — Rhamni 540. — Ribis 114. — Rubiae 541. — Rubigo-vera 91. — Rubi-idaei 5Ì3. — Scbroeteri 99. — seriata 540. — Sesleriao 93. — sessilis 93. — simplex 92. — Sorghi 98. — straminis 91, 540. — striaeformis 91 — Tanaceti 94. — Trifolii 542. — Tulipae 99, 541. — Umbelliferarum 511. — : Violae 97. — Zeae 541. Pucciniastrum areolatum 545. — Ledi 547. Pustola-vile 428. Pycnis pinicola 404. Pyrenochaeta Rubi-idaei 469. Pythium 35. — de lìaryanum 61. — Equiseti 41, 62. — vexans 41, 62. Q Quercìola-vile 'i25. Habbia-cece 473. Hacliilide-palale 342. — riso 290. liamcllo-gelso 152. Ramularia agreetie 392. — Alaterni 392. — alnicola 392. — ampelophaga 125, \l^. — Apii 417. — Armoraciae .i92. — Oitri 39 I. — Gochleariae 392. — Fragariae 287. — Qalegae 392. — lactea 392. — lata 391. Ramularia macrospora 392. — Menthae 392. — Meyeni 425, 429. — necans 440. — Philadelphi 391. — pulcbella390. — rosea 390. — sambucina 392. — Taraxaci 392. — Tulasnei 287. — Ulmariae 392. — Violae 392. Iìaps-krankeit 45, 191. — verderben 344. lìasp berry brand 107. Rauchbr and- Bug gens 317. Jìebmrost 270. lìebhuhnholz 135. Resinosi 8, 11. Reticularia segetum 73. — Ustilago 537. Rhabdospora Falx 488. — flexuosa 488. — persica 489. Rhacodium pithyophilum 270. Rhaphidospora herpotricha 315. Rhizina 161. — undulata 213. Rhizoctonia 149. — Allii 329, 338. — Asparagi 330. — Batatas 344. — lìetae 340. — Brassicarum 3'i i. — centrifuga 329. — Crocorum 329, 337. — Mali 347. — Medicaginis 329, 332, 338, — muscorum 329. — Orobanchis 329. — quercina 3 48. — Rapae 32. i, 344. — Rubiae 330. — Solani 342. — strobilum 329. — tabi fica 342, 344. — violacea 328, 332, 337, 338, 347 Rhizomorpha 23, 212. — fragilia 150. — subcorticalis 150. — subterranea 150. Rhizopus nigricana H5. Rhytisma 161 . — acerinum I7ii. — lineari» 550. — maximum 177, — monogramme 178. 3'ì2. 550. — 591 — Rhytisma Onobrychidis 178. — punctatum 17f>. — Rubine 178, 550. — salicinum 177, 550. — umbonatum 177. Righe- foglie-abete 172, 173. Rindenkrebs-Weisslanne 1 "26. Ringplkrankheil-Hyacinlhen 203. Ringschàle- Kiefer 138. Rilzenschorf 171. Rizottonia-erba medica 332. Roesleria hypagaea L61, 211. Roestelia 109, 548, 549. — aurantiaca 111, 113. — botryapites 112 — cancellata 109, 111. — carpophila 544. — cornata 111, 544. — Cydoniae 544. — Ellisii 544. — lacerata 111, 112. — Oxyacanthae 544. — penicillata 111, 112. — pirata 544. — transformans 545. Roggen-Kornbrand 82. — stielbrand 78. Rogna-ciliegio 381. susino 381 — ulivo 382, 518. — vile 382, 522. Rond 213. Rose blighl 232. — brand 108. Rosellinia 329. — quercina 348. Rosenweiss 232. Rost-Birnbàume 100. — Erbsen ini. — Flecken 304. — Garlenbohnen 100. — Himbeerslràucher 107. — Lippenbliilhlern %. — Rosea 108. — Runkelriiben 103. — Saubolmen 101. — Sonnenblume 94. — Weizens 87. Rol-amer 44 i. — app/e 435. — 6/anc 470. — bnira 301. — • gris 30 1 . — noir 290. Rothe Fleischflecke-Pflaamblaller Rolhfaule 141, 151. — Kiefer 138. Rothflrekni-Pjlaxtmbl Rutti ng-, ! — p/unu Rolh-Hyaein n Aouti — bellrrav' — M 87. — buleau I I v — èpiOM I — /Tre UH. — harirntì , — Itn I I ' — mtfàtt 118. — noir i : — ptuplirr I I — pin 121. — poirien 109. — pois 104. — panni, irrs III. — saw/e 1 I ; — lournesol Roviglione Riiben- furti f l'i. — ludi. Ruggine 29, — aMe ìoiso 123, I — flfljio — asparago — are/M '2. — barbabietole 103. — &c/u/'a 118 — fr/a/i — coronala — fagioli 100. — /'are 101. — (rumeni ■ — gelso 281. — giratoli' — indivia — lampone l'i". — /ance 1 1 — Imo : — milioni — melo 1 1 1 — menta — orso 'I ■ _ pero I — pino 116, «I. — pioppo 1 1 5 — / h — roi. — ja He. I I — jort" I ' — stria l Runkelr Rum ■ — 592 — Jìussthau 269, 317. Rutstroemia homocarpa 202. lìye S'uut 78. Saccharomyces 35, IO ' — Ludwigii 497. Sacidium Gleditschiae 191. — Libertianum 4y0. Saframad 337. Salvanello -gelso 152. Saprofiti 18, 21. Saprolignei 35, 01. Sarcina ventricidi 195. Sarci nella betorospora 262. Sbalzi di temperatura(effetti)7,516. Scab-apple 394. Schimmel-Obsles 207. Sdii nzia Alni r>33 . — Leguminosarum 526, 530. Schizomiceti 22. Schleimflusse 497. Schmicrbrand 80. Schnorf 133. Sc/ior/ 533. — Karlofjeln 342. Schulle ITI. Schuetzia Lagerheimii 197. Schuar ze Brenner 277, 425, 4 27. — Muto 207. — Fr esser 425. — lhjacinlhen 357. — A'/t'e 364. — A'rcbs-Slcinobstijehdlze 381. — Molirruben 339. — Oranijenfnichle 351. — lìapses 3 'l 'i . — Roli-Hyacinlfn n '2. Schwindpocken 425, 127. — Kranklieil 4 '27 Scirrbia Poae I Sclerospora graminicola 58. Sclerolienkrankhelt-Grasblàtler 20 1. — Heidelbeeren 206. — Karloffeln 190. — A/te 2ol. — /tapses 191. — Spanjels 199. — Spcisezirirh, la 190. ;. 'intima 161. — bulborum 20 '>. — fructigena 207, ini. — Fuckeliana 191, 193, 195. — Libertiana 183, 186, 195. — megalospora 206. — Oxycocci .' 16. Sclnrotinia Trifoliorani 201. — Vaccinii 206, Sci eroti um 23, 207. — areolatum 546. — Betulae 546. — bctulinum 540. — Brassicae 191 . — bullatum 194. — Oepae 196, 198. — cepivorum I9S. — Citri 210. — Olavus 28, 368, 372. — compactum 186, lsT. 189, 191, 201. — Crocorum 337. — durum 199. — echinatum "210. — elongatum 195. — endogenum 198, 199. — fructuum 210. — Kaiilì'nianniaiium 188. — Liliacearum 198. — Orjzae l 19, — pirinurn 210. — populinuni 1 1 5. — rhizodes 200. — salicinum 1 1 3. — semen 199, 210. — sphaeriaeforme 186, 191. — spbaeroides 550. — sulVultum 236. — tectum 19">. — Tulipae 196, 1*98. — Uvae 209. — varium 189, 19 », 191, 210. — Vitis 209. Scolicotrichum tleustuin 441. Scollamenti circolari 8. Scoten 164. Scollatura-gi'lso '^'1. Seccarola-gelso 152. Secchereccio-rito 290. Seccume 8, 11, 13. — fagiolo 473. gelso 281, 388. — noce 387. — piscilo 173. — vile 393. Segala cornuta 23, 28, 318, 368. Seimatosporium Rosee 146. Selenodonta Flotowii 540. Selenosporium Barcochroura 424. — Urticearum 379. Selone-riso 290. Seminagione (efTetti) 12, 1 4. Remiparassiti 20, 22. Senoùl'cca-vil' 12 ». — ; Septocylindrium aromatiaim — dissiliens 393. — punctatLim Septogloeum l'In: Septonema Vitis 2't Seridium marginatimi 310. Septoria 453. ^ — acerella 485. — Aceris 280, iS8. — Aesculi — aesculina 4S0. — Alni 487. — alnicola 48G. — alnigena 487. — ampelina 178, 17 }. — Avellanae 31 17 . 36. — Badhami 479, I — Bolleana 4- . — Briosiana 2 — candida 486. — cannabina 4-<3. — Cannabis I — Capreae 48 . — Castaneae 286. — castaneaecola 286. — cerasina 305. — Cercidis 180. — Citri 481. — Colchici 442. — compta 487. — corylina 486. — Cucnrbitacearum 487. — Curtisiana 484. — Cydoniae 279, 483. — cydonicola 486. — Cytisi 485. — dealbata 3'27. — didyma 47 — effusa 303. — Endiviae 487. — epicarpii 485. — erythrostoma 3" >3- — Fairmani 487. — Falx 488. — flexuosa r — Fragariae 287. — Fraxini 416, 186. — glumarum 4*- ì. — graminum 297. — Hesperidearum 481. — Hippocastani 480. — Humuli 487. — hyalospora 486. — Lactucae I — Lepidii is7. — Limonum 481. — Lycopersici 483. Comes — Crittogamia Agraria. — li I Ph ili vr : Prun I : I — '. Ihum- Son>. . 594 Sorghum-blighl 503. Sorosporium Ehrenbergii 531 — hyalinum 66. — Lolii 538. — Saponariae 66. — Scabies 77. Sottosuolo (influenza) 13. Spacchi (effetti) 8, 12. Spargelrost 95. Spermoedia Clavus 368. Spbacelia purpurea 37:. — Begetum 28, 368. — typhina 372. Sphaceloma ampeUnum 30 Sphaerella acerina 280. — Alni 208. — arcana 286. — Bellona 297. — brassicicola 289. — castanicola 286. — Ceres 298. — cinerascens 280. — corylaria 2 — crepidophora 298. — erysiphina 2'.i8. — e.\it;alis 296. — Pragariae 287. — fumaginea 279. — gangraena 364. — Qibelliana 285. — Ilesperidum 286 — inaequalia 279. — inflata 2 — La li timi 352. — maculane 298. — maculiformia 2 — Malinverniana 320. — Maturila 298. — Maydis 297. — Molleriana 298 — Mori 281. — Oryzae 290, 32 I. — pampini 279. — l'in 279. — Pomacearum 298. — punctiformia 298. — salicìcola 298. — Barmentorum 5 — sentina — Tassiana .'il 7. — Tini 298. — ulmifolia ì — \,itis 270, 278, 349. — Zeae 297. Sphaeria :; ». — b 1 16. — acerina 280. 125. Sphaeria acervata 384. — amoena 308. — amphitricha 268. — Argus 312. — Astragali 303. — Aurora 380. — Bidwelliì 299. — Brassicae 28 — brassicicola 289. — Oapreae 31 1. — cerviculata 309, — cinnabarina 377. — concava 473. — conglobata 384. — Coniothyrium 326. — Coryli 3H7. — Oucurbitacearum 465. — Cucurbitula 374. — decolorans 37 7. — dematiosa 380. — Diantbi 476. — Echinus 416. — ellipsosperma 311. — elongata 383. — errabunda 308. — erythrostoina 303. — lì bri seda 380. — fimbriata 307. — foedans 311. — Fragariae 287. — fragiformis 377. — frondicola 179. — gangraena 364. — geografica 280. — gigantea 352. — graminis ^63. — herbarum 353. — berpotrieba 315. — heterospora 328. — Hookeri 372. — inclinata 308. — inquinane 31 1 . — Laburni 382. — leguminis 173. — leptostyla 306. — liebenoides 179, — macrospora 31 — maculiformia 286, 287, — megastoma 303. — melanostyla 308. — miniata 38 I • — mobilia 380. — morbosa 38 1 . — Mori 281, 31 — nerviaequa 308. ■ - oebracea ;l ■. 3 i2, — Oleae 164. — 505 — Sphaeria Peziza 381. — pithyophila 383 — Platani 310. — populina 385. — protraete 384. — Prunastri 309. — punicea 378. — purpurea 368. — Radula 310. — Ribis 378. — rubra 300. — sanguinea 381. — scabra 383. — sentina 280. — setacea 308. — Sorbi 300. — steli ulata 310. — Syringae 386. — Tiliae 312. — Trifolii 364. — tubiformis 308. — tumorum 38 1. — typhina 372. — ulmaria 366. — Ulmi 366. — ulmicola 3 — umbrina 380. — verrucosa 380. — Vitis 276. — xylomoides 366. Sphaèriaceae 29, 31, 220, e; . Sphaeronema Fuckelianum 5 — Lycopersici 459. Spbaeropsis Malornni I — Oryzae 295. Sphaerotheca CastaLrn3. Tarlo-gambosegala 78. Taschen IGì. Tavelure 394. — poiriers 397. Teleforei 131, 13'». Temperatura (influenza) 8. Thatnnidium olegans 65. Thecaphora 66. — occulta 538. Thecopsora areolata 5'i >. Thelepbora 134. — decorticala 137. — laciniata 135, 5 18. — Perdi x 135. Ticchiolalura-foglie-melo 39 i. — — pero .y.i't. Tigna 22. — canapa 188. Tilletia 66. — Cariea 66, 69, 80, 82, 128, 539. — de Baryana ">39. — decipiens 539. — destimene 5 7. — endoptaylla 539. — epiphylla 539. — fuet<-ri> — laevifl 82. — Lolii 5 — Milii 540. — oli. la 539. — Secalis 82. — Sorghi-vulgaria 537. — Bphaerococca ">39. — gtriiformis 539, — Tritici 80. Toes 531. ■ rubia — alnea 9 — diaailiena 356, — fuliginoi i ■' '. — Fu mago .' — grami ri Tonila herbarum 'i00. — Hippocrepis 122. — byalinula 102. — juglandina 387. — laxa 207. — Moverli 425. — Oleae 2GG. — pinophila 270. — quercina 386. — ulmicola 262. Trametes 134. — cinnabarina 139. — Pini 138, 140. — radiciperda 141*. — rubescens 139. — suaveolens 139, Traubenkrankheit 248. Trematosphaeria circinans 328. — beterospora 328. Tremella auriformis 544. — clavariiformis 54 i. — conica 54 1. — digitata 543, 544. — fosca 543. — juniperina 544. — ligulari* 544. — mesenteriibrmis 514. — Sabinae 513. — ust ulina 210. Tremellinei 35, 12 I. Trichobasis 87. — A sparagi 95. — Betae 103. — Orotonia 1 19. — Fabae 542. — glumarum 128. — Labiatarum 96. — Pruni-spinoaae 54 1 . — Rubigo-vera 540. — Senecionis 547. Trichophyton aporuloidea 2'2. — tonsurane 22. Trichoaphaeria paraaiticn 3 1 2. Tripoaporium Juglandis 422. Trochila Trifolii 179. Trocktnfàule I 16. Tuber Borchii J15. — Croci 337. — Crocorum — excavatum 215. — lapideum 215. — paraaiticum 328, 337. Tuberacei 3 », 21 '•. 548. Tubercinio 66. — Scabiea ^7. Tubercoloai 525. Tubercularia confi uena 375. ■ — Tubercularia crassostipitata 375. — pusilla 381. — vulgaris 377. Typhodium typbinum 372. Typhula variabilis -J IO. Ulmificazionc 329. limicoli funghi 20. Umidità (influenza) 11, 13. Uncinula Aeeris S — adunca 237. — americana 239. — Ampelopsidis 239. — australi* 239. — bicornis 238. — Rivonae 237. — circinata 238. — Clintonii 238. — flexuosa 238. — geniculata 238. — heliciformis 237. — intermedia 237. — luculenta 237. — macrospora 237. — parvula 238. — polvchaeta 238. — Prunastri 238, 550. — spirali s 23 '. 251. — subfusca 239. — Tulasnei 238. — Wallrothii 238, 55 Uredinei 31, 35, 05, l , Uredo 84, 87, 113, 121, 133. — abietina -Vi 7. — aecidiiformis 542. — aecidioides 115. — Agropyri r> 3 S . — Alliorum 540. — ambigua 540. — Andropogonis 541. — Anthyllidis 106. — apicuìata 106, "j'i2. — Àpii 98. — appendiculata 101. — areolata -Ó4U . — Ariae -)i6. — Asparagi 95. — Retae 103. — beticola 542. — Betulae II-, — Bliti .".37. — cancellata : — candida 536. — Caprearum 1 13. — i ■ — I — I — i — ' — confi te — ■ — Ci — i — e — i — — destruei — Dianthi — Dolichi — elevai — epidermi — epite '■ — Brytl — Bvonyra — I — (arino ti — '. — Qosculoram — foetida — ! — Fritillari — Pruraenl — giù mar im I — avrò ■ — ! — Inni — I. alinmi I — I — Ledi I — le Lf*LMI ITI 1 * 1 - bini ' — _ | - ' — 598 Uredo ovata 116. — ovoidea-aurantiaca 517. — Padi 546. — Palmarum 5 48. — parallela 538. — Petasitidis 5 i7 . — Phaseoli 541. — Phaseolorum 101. — linguis 543. — 3inì 546. — »isi 10 \. — 5opuli 5i5. — populina 115. — porphyrogcnita 546. — Porri 540. — Portulacac 537. — Prenanthis 540. — Pruoastri 541. — Pruni 541. — Quercua 128. — Rhododendri 1 '23. — Ricini 12S. — Rosae 543. — Robigo vera 91. — Rubi-idaei 107. — Rumicum 103. — Secalis 82. — segetum 32, 73, 537, 539. — sitophila 539. — Sonchi 547. — Sorghi 98. — spliaerococca 539. — striiformis 539. — Terebinthi 106. — Toxicodendri 106. Travropogonis Tri fui ii 103. tiilx'rculosa 547 Tuaailasinia 547. 537, 538. d42. 542. — utriculosa 538. — Viciae — — Pabae — Vitcllinae 113. — Viti* 129. — Zeae 98. — Zea-Maya 537. Urocystia 66. — Agropyrì 538. — Copula.- 7i. 538. 539. — Colchici 79, 538, 539. — Pesi ucae 5 ib. — Fi achei i 538. — italica 538. — occui ia 68, 69, 78, s2, — Orobanchee 329. — parallela 78. Urocystis Preusii 538. — Tritici 78. — Ulei 538. Uromyces 87, 95, 100, 107. — Acetosae 103. — Alliorum 96. — Amygdali 541. — Anagyridis 543. — Anthyllidis 106, 5 43. — apiculatus 103, 542. — appendiculatus 100, 102, 541. — Astragali 543. — Betae 103, 542. — carvophyllinus 105, 542. — Cytisi 543. — Dactylidis 105, 542. — Dianthi 105. — Dolichi 541. — Ervi 542. — Erytbronii 105, 542. — Pabae 101. — fraternus 103. — Fritillariae 542. — Genistae 543. — — tinctoriae 543" — graminicola 105. — graminis 542. ìlazslinskii 542. Hedysari 5 42. — obscuri 542. Laburni 106, 543. Lathyri 5 4 2. Liliacearum 105. Lilii 542. Lupini i 06. magica 79. Medicaginis 106. — falcatae 543. Onobrychidis 103. Ononidis 543. Orobi 5 42. Phaseoli 422, 541. Phaseolorum 100. 'isi UHI, 104, — Poae 86, 105, 542. — PruDorum 97, 541. — punctatus 106. — Rabenhoratii 542. — Rumicum 103. — striatus 106, 542, 543. — Terebinthi 206, 5 43. — Trifolii 103. — Trigonellae 106. — Viciae 101. Uatilaginee 31 , 35, 65, Uatilago 66. 66, 84. - 599 — 73, . i 74, Ustilago Andropogonis 76 — bromivora 538. — Carbo 66, 68, 69, — condensata 537. — Crameri 74. — cruenta 75. — destruens 118, 69, — Ficuum 77. — Fischeri 76. — foetens 82. — Fussii 77. — bypodytes 73, 537. — Isehaemi 76. — Kùhneana 77. — Ionissima 66. — Lygei 537. — macrospora 539. — Maydis 60. 75, 537. — Panici-miliacei 537. — Persicariae 538. — Phoenicis 77. — pulvuracea 537. — purpurea 538. — receptaculorum 77, 538. — Reiliana 74, 537. — Sacchari 538. — Salveii 540. — Schweinitzii 76, 537. — Scorzonerae 538. — Secalis 82. — segetum 73. — sitophila 80. — Sorghi 75. — sphaerococca 539. — striiformis 539. — Tragopogi 538. — Tritici 539. — Tulasnei 75, 537. — Urbani 58. — utriculorum 538. — utriculosa 77, 538. — virens 3 20 , 538. — Zeae 537. — Zea-Mays 537. Vaiolatura-agrumi 351. — graminace 363. — palate 2'r2. — trifoglio 364 Vaiolo-palate 342. — vile 301, 'i 25, 427. Valsa.Ailanthi 310. — aleurina 310. — al ni fraga 310. 537 537. Valsa ang _cen — constali ■ ■ — juglandii — Patii 0 — Platani — Prun • — Radu — rhizophi — sinnl b 31 >. — Sorbi 3 — stolliilat — Tosquinetii VarioU'pomm i Varoln-x i Venti mai-: i?. Verde tecco~viU Vermictilaria gli — Trichell chimmeln-Sj Vibrìssea hypo 11. — Sclerotiorum 211. Vint distasi tsporium maculntum \ 1 1. Volpe-frummlo W Weidenrosi 113. Weinstockf&uti l Weiss-i — ; ffoii I — A — Hotsh — — tanm — — i WiU — brdml 1 WMU i — ruit H'iìz — fault ■ i — /A/: : — I — t • — 1' — .'■ — 600 — Xyloma Mespili 491. — orbiculatum 365. — populinum 545. — punctatum 176. — rubrum 3G0. — salicinum 177. Zella-vile 42"). Zcllenfàulen-Karloffeln 38. Zwiebelbrand 55, 79. — rost 55, 96. Zythia Rabiaei 473. Fine dell' Indice e dell' Opera. TAVOLE Spiegazione della Tavola I. Fig. 1. Erysiphe pannosa , Fr. Bianco del Pesco e delle Rose — a. fili miceli ci. — b. sporofori della forma Oidiiim. — e. co- nidii. — d. picnidio. — e. stilospore. — /. concettacolo. — g. teche. — h. sporidii. Fig. 2. Puccìnia graminis, Pers. Ruggine del Frumento. — a. Forma Vredo con uredospore sul Frumento. — b. Forma Puccini a con teleutospore sul Frumento. — e. Forma Aecidium sul Crespino (Berberis vulgaris). — e', peridio. — e", conidii — e"', spermogonii con spermazii. — L d: telentospora in ger- minazione. — e. promicelio. — /. sporidio. — g. foglia rug- ginosa di frumento. — h. rametto con foglie di Berberis affette da Aecidium. I '-> f»/ .•JÌT, f \ ! ì s m Spiegazione della Tavola II. Fig. 3. Peronospora parasìtica, de By. Male del secco dei cavoli. — a. austorii del micelio nelle peronospore. — b. ifa arbore- scente. — e. conidii. — d. zoospore. — e. oogonio del Cy- stopus candidi/*. — f. anteridio. — g. oospora. — h. micelio in formazione. Fig. 4. Per. infestans, Mont. Male del secco delle Patate. Fig. 5. Per: viticola, de By. Falso-oidio della Vite. Fig. G. Per. gangliformiSj de By. Marciume delle Lattughe. Fig. 7. Per. trifoliorum, de By. Sui Trifogli, sulla Luzerna. ,Fig. 8. Per. Viciae, Berk. Sulle Vecce e sul Pisello. Fig. i>. Per. nivea, de By. Sul Prezzemolo. Fig. 10. Per. ch'usa, de By. Sugli Spinaci. Fig. 11. Per. Sclileidoiiana , Ung. Sulle Cipolle, Agli, etc. Fig. 12. Cystopus candida*, Lèv. Ruggine bianca. Sui Cavoli , sui Rafani, etc. Fig. 13. Cys. cubìcus, Str. Sulla Scorzonera e sulla Batata. Fig. 14. Cys. Portulacae, de B}\ Sulla Porcellana. Fig. 15. Pijthium de Baryanum, Hess. — a. oogonio. — b. oospora in germinazione. Sulle pianticine di Granoturco, di Panico di Barbabietola, di Senape, etc j * : i 'i, <•„,.„• u,i Spiegazione della Tavola III. Fig. 16. Protoni yces macrosporus, Ung. Sui picciuoli di Cornino te- desco (Carura Carvi), e di altre piante della famiglia delle Ombrellifere. — a. picciuolo (8/t). — o. spora in formazio- ne (200/i)- — c> spora matura (200/i)- Fig. 17. Ascophora Mucedo, Tod. Sulle foglie cadute. — a. foglia con muffa (1/1)- — !>• carpoforo (^/j). Fig. 18. Mucor Mucedo, L. Sulle sostanze azotate. — a. micelio con carpoforo. — b. sporangio. — e. due rami in coniugazione. — d. zigospora (10°li). Fig. 1!». Ustilago Carbo^ Tul. Carbone dei cereali , sulle spighe di Orzo, di Frumento e di Avena. — a, a, a. spore. — e. spora in germinazione con promicelio. — d. sporidio (w°lì)- Fig. 20. (' si! lago Maydis, Lèv. Carbone del Formentone, fungo del grano-turco, sulle guaine fogliari e sugli steli di Formen- tone, --a. escrescenza fungosa (Vi)- — o. spore (400/i). Fig. 21. Ustilago destruens, Dub. Carbone del Miglio , sulle spighe del Miglio. -- a. spiga carbonosa (V,). — h. spore C400^). Fig. 22. f'sfiìago Reiliana, Kuhn. Carbone della Saggina. Sulle spi- ghe della Saggina. — a. porzione di spiga (Vi)- — &■ spo- < %* ' ■ \ ' I rD'.jfcOi-jCi.i^' <'">■' -^- Spiegazione della tavola IV. Fig. 23. Sorosporium Saponaria^, Rud. Sulla Saponaria. Fig. 24. Urocystis occulta, Rabli. Carbone della Segala. — a, a. pu- stole (Vj). — &• spore (6°°/,). Fig. 25. Villetta Cai-ics, Tul. Carie, volpe del Frumento. — a. grano sano. - &. gr. carbonoso. e. sezione del gr. carbone- so (VO. Fig. 26. l'ucci aia sfraiiiiuis, Fckl. Ruggine u Nebbia dell'Orzo. — a. uredospore (500/j). — &, &, &• pustole (^j). — e. teleuto- spora C500/^. Fig. 27. Puccinia coronata. Cord. Raggine o Nebbia dell'Avena. — a, a, a. pustole (1/1). — b. teleutospora (500/1). Fig. 28. Puccinia Endiviae, Pass. Ruggine o Nebbia dell'Indivia. — o, o. pustole (1/1). — a. uredospore. — b. teleutospora (i,00/1). Fig. 29. Puccinia Asparagi , DC. Ruggine dell' Asparagio. — a. te- leutospora C500/^). Fig. 30. Puccinia Allii, Rud. Ruggine dell' Aglio. — a. teleutospo- Fig. 31. Puccinia Prunorum , Lk. Ruggine o Nebbia dei frutti a nocciolo. — a. teleutospora (500/1). Fig. 32. Puccinia Àpii , Cord. Ruggine del Sedano. — a. teleuto- spma (•■"",, i. Fig. :;.'». l'urei), in Hélianthij Schw. Ruggine del Girasole. — o. te- leutospora (500/i)« Pig. 34. Puccinia Maydis , Carrad. Ruggine del Formentone. — a. uredospore. &. teleutospore (•'"",,>. Pig. :;."). Puccinia ('crasi. Cord. Ruggine del Ciliegio. — a. teleu- tospora ( ,, , Fili. ?.; ■■ I r J <'• \ 6 1 V *? 1% ' , ti < Fuj.Ui * • *r i i F„;,i.) : ■ ■ Spiegazione della Tavola V. Fig. 36. Puccinia malvacearum, Mont. Ruggine delle Malve. — a. teleut. C500^). Fig. 37. Uromyces Phaseolorum , Tul. Ruggine del Fagiolo. — a. teleut, (500/1). Fig. 38. Uromyces Fabae, de By. Ruggine delle Fave. — a. teleut. Fig. 39. Uromyces Pisi, de By. Ruggine del Pisello , del Cece e della Cicerchia. — a. teleut. (500/i). Fig. 40. Uromyces apiculatus, Schrt. Ruggine dei Trifogli, dei Me- liloti e della Lupinella, — a. teleut. (500/1). Fig. 41. Uromyces Betae, Kuhn. Ruggine della Barbabietola da zuc- chero. — a. teleut. (5o0/1). Fig. 42. Uromyces Laburni, Schrt, Ruggine dell' Avorniello. — a. teleut. i™0!,). Fig. 43. Uromyces siriatus, Schrt. Ruggine dell'Erba Medica. — a. teleut. (soo/1ì. Fig. 44. Uromyces AnihyUidis, Schrt. Ruggine della Trigonella. — a. teleut, (^/i). Fig. 45. Uromyces Lupini, Sacc. Ruggine del Lupino. — a. teleut. (507i). v? 6 • - » y, a . a ri- ■ IV.'. '('.V &Ju>€ .■»..> e m<- Spiegazione della Tavola VI. Fig. 4G. Fhragmidium Fragarìae, Rostri. Ruggine delle Fragole. — a. teleut. (^/j). Fig. 47. Fhragmidium effusum, Auersw. Ruggine del Lampone. — a. teleut. (3°71). Fig. 48. Phragmidìum mucronatum, Lk. Ruggine delle Rose. — a. uredosp. — b. teleut. (3QD/1). Fig. 49. Gymnosporangium fuscum , DC. Ruggine del Pero. — a. Roestelia cancellata, Rob. sulle foglie del Pero. (2/j). — b. Podisoma Juniperi Sabinae, Fr. sui rami di Sabina. (1/4). — e. teleutospora del Podisoma. (600/1). Fig. 50. Gymnosp. clavariaeforme, DC. Ruggine del Melo. — a. Roestelia lacerata, Tul. (Vi)- Fig. 51. Melampsora salicina , Tul. Ruggine del Salcio. — a. ure- dosp. — b. teleut. C50^). Fig. 52. Melampsora populina, Ruggine del Pioppo. — a. teleut. (:ì:'°/i). Fig. 53. Melampsora betulina, Tul. Ruggine della Betulla. — a. te- leut. i350/;). Fig. 51. Melampsora Lini , Desm. Ruggine del Lino. — a. teleut. (507i). ■ 6 Fig/,6 l<9 fuj/.Tl ■ . ■ /Fy.ìi ;' ■ FiffM 6t£XQ* a\.o<- ,>..,.,. ;.t« Spiegazione della Tavola VII. Fig. 55. Calyptospofù GrOéppertiana, Kuhn. Ruggine della Vite or- sina. — a. teleut. (200/i)- Fig. 56. a. Perìdermium Pini, Lev. Ruggine del Pino. — 6. pendio ingrandito. Fig. 56. b. Coleosporium Compositarum , Lev. Ruggine del Sene- ciò. — e. spore (300/1). Fig. 57. Perìdermium Abiettnum, Lk. Ruggine dell'Abete rosso. — a. aecidium (350/i). Fig. 58. Ohrysomyxa Abìetis, Ung. Ruggine dell'Abete rosso. — a. pustola (1-r,0/1). Fig. 59. Aecidium elatinum, Alb. e Sclnv. Cancro dell'Abete bianco. Fig. 60. Aecidium corruscans, Fr. Sulle foglie dell'Abete rosso. Fig. 61. Caeoma pinitorquum , Fr. Sulla corteccia del Pino sel- vatico. Fig. 62. Caeoma Laricis, R. Hartg. Ruggine del Larice. Fig. 63. Caeoma Sorbi , Ouds. Ruggine dal Sorbo selvatico. — a. spore C500^). Fig. 64. Caeoma Ricini, Rud. Ruggine del Ricino. — a. spore (5on/, ) ■ - FiaSò h'ì -, ■ ò'j II V , W m - : V &i r„i(>i Spiegazione della Tavola Vili. Fig. 65. Uredo glumarum, Rob. Ruggine delle loppe del Frumen- to. — a. spore (500/1). Fig. (iti. Uredo Quercus , Braud. Ruggine della Farnia e del Lec- cio. — a. spore (o00/1). Fig. 67. Uredo Ficus, Cast. Ruggine del Fico. — a. spore r'"°/i)- Fig. 68. Uredo Vitis, Thlim. Ruggine della Vite. — a. spore (500 , I. Fig. 60. Telephora Perdix, R. Hrtg. (1/1), sulle ceppaie di Querce. Fig. 70. Telephora laciniata, Pers. (1/2) sulle pianticelle di Pini, di Abeti e di Faggi. Fig. 71. Stereum hirsutum , Fr. — a. sezione (//i) sui tronchi di Querce, di Castagno, di Faggio, di Pioppo. Fig. 72. Hydnum diversidens, Fr. (x/2)« Sulle ferite delle ceppaie di Querce e di Faggi. Fig. 73. Trametes Pini, Fr. (x/2)' Sulle ferite dei tronchi e dei rami di Pino, di Abete e di Larice. Fig. 71. Polyporus vaporarius , Fr. (ll2)- Sulle ferite delle ceppaie di Pini , di Abete rosso , e più raramente di Querce e di Pioppi. j i : ._ Ti3 69 TiglO >&m ì*y m ,' - i , * 6* ' ' » arj&aje*^ d t.v *■ i»*<- . Spiegazione della Tavola IX. Fig. 75. Polyporus annosus, Fr. (]/i)- Sulle radici di Abete rosso, dei Pini, di Ginepro, di Faggio e di Betulla. Fig. 7G. Polyporus fulvus, Scop. (1/4). Sulle ceppaie di Abete bian- co, di Querce, di Castagno, di Olmo, di Acacia e di Lauro regio. Fig. 77. Polyporus igniarius, Fr. (1/,;)- Sui tronchi di Ciliegio, Pru- gno, Albicocco, Mandorlo, Carrubo, Limone, Gelso, Quer- cia, Faggio, etc. Fig. 78. Polyporus dryadeus , Fr. (Vio)- Sulle ceppaie eli Querce. Fig. 79. Polyporus borealis, Fr. (Va)- Sull'Abete rosso e sulla Rovere. Fig. 80. Polyporus mollìs, Fr. (*/2). Sul Pino selvatico. Fig. 81. Polyporu* sulphureus , Fr. (1/10). Sui tronchi di Quercia , Castagno, Noce, Pero, Ciliegio, Carrubo, Mandorlo, Salcio e Gledicia. Fig. 82. Imenio di Agaricus campestris. — a. parafisi. — b. basidio. — b'. sterigmi. — b''. basidiospore. — e. cistidi. Fig. 83. Agaricus mélleus, Vani. (*/g). — a. cappello. — 6. stipite. — e. anello. Fia.80 È > S if- (IV. '.'.(Ur .!.'..,. ^Oi.vr ,,,.-. Spiegazione della Tavola X. Fig. 83 bis. Agaricus melleus}Y&hì. — dd, micelio rizomorfico. — ee. fili micelici nel legno (5no/i). — /• cespo di ricettacoli fruttigeni (Vio)- Sulle ceppaie degli alberi forestali e fruttiferi. Fig. 84. ExoascWs Pruni, Fckl. Lebbra del Susino. — a. frutto am- malato 1/2). — b. teche con sporidii (300/i)- Fig. 85. Exoascus deformane , Fckl. Accartocciamento delle foglie di Susino. Fig. 86. Exoascus Alni, de By. Deformazione delle squame dei coni dell'Ontano. Fig. 87. Exoascus Carpini, Eriks. (Vg). Deformazione delle foglie di Carpino. Fig. 88. Exoascus Populi, Thiim. (1/2)- Bolle delle foglie dei Pioppi. Fig. 80. Ascomyces bullatus, Berk. Bolle delle foglie di Pero. — a. teca con sporidii (2''°/i)- Fig. 90. Hysterium macrosporUm, R. Hrtg. Righe nere delle foglie di Abete rosso. — a. peritecio (300/i)- rio A3 ■ à i riaé'S M - I ? ,* (jE£.®e.£, ,1,^, ,,,r Spiegazione della Tavola XI. Fig. 91. Hysterìum nèrvìsequium , Fr. Righe nere delle foglie di Abete bianco. Fig. 92. Hysterìum Pinastri , Schrd. Macchie nere nelle foglie di Pino selvatico e di Abete rosso. — a. teca con sporidii (l00/i)- Fig. 93. Phacidìum Medicagìnis, Lib. Macchie nere delle foglie di Erba Medica. Fig. 94. Rhytisma acerinum , Tal. Macchie nere delle foglie negli Aceri. — a. sezione del concettacelo. — b. la stessa ingran- dita per mostrare i germi riproduttori. Fi.c;. 95. Rhytisma salicinum, Tul. Macchie nere delle foglie nei Sa- lici. — a. teca con sporidii (4"°/i)- Fig. 96. Rhytisma maximum, Fr. Croste nere dei rami nei Salici. — a. teca con sporidii (:'"°/i). Fig. 97. Peziza Wìllkommii, R. Hrtg. Cancro del Larice. — a. cu- pole ((i0/,). — b. teca con sporidii. (800/i)- Fig. 98. Peziza calycina, Schum. Sulle giovani piante di Pini e di Abeti. Fig. 99. Pseudopeziza Tri/olii, Fckl. Macchie nere delle foglie nei Trifogli. 1* W>Jr.(De*&l*4« rlivr ... Spiegazione della Tavola XII. Fig. 100. Sclerotinia Libertiana, Fchl. Sul Colza. — a. teca con spo- ri, lii («%). Fig. 101. Sclerotinia Libertiana, Fckl. Sui Trifogli. Fig. 102. Botrytìs acinorum, Pers. Muffa degli acini di uva i200^)- Fig. 103. Sclerotium Oryzae, Catt. Gentiluomo del Riso. Fig. 104. Rhyzina undulata, Fr. Malattia delle radici di Pino ma- rittimo. — a. teca con sporidii C300^). Fig. 105. Roesleria hypogaea, Thiim. Marciume delle radici della Vi- te. (*%). Fig. 106. Podosphaera Kunzei, Lev. Male bianco del Susino, Cilie- gio, ecc. — a. teca con sporidii. (250/1). Fig. 107. Sphaerotheca Castagnei , Lèv. (20°l1). Male bianco celle Zucche e del Luppolo. Fig. 108. Phyìlactinia (pittata , Lev. (200/1). Male bianco di molti alberi. Fig. 109. Uncinuta adunca, Lèv. (200/i). Male bianco dei Pioppi e Salici. Fig. 110. Uncinuta Bironae, Lèv. (200/1). Male bianco degli Olmi. Fig. 111. Uncinuta Tulasnei, Fckl. (200/1). Male bianco degli Aceri. Fig. 112. Microèphaera Hèdwigii , Lèv. Sulle Lantane. — a. teca. (200/i). Fig. 113. Micr. penicillata, Lèv. Male bianco dell'Ontano. Fig. 114. Erysiphe lamprocarpa, Lèv. Sul Tabacco. — a. teca (200/1). Fig. 115. Er. gramìnis. Lèv. Sul Frumento. — a. conidii. — b. pe- ritecio. — e. teca. i200^). Fig. 116. Er. Martii, Lèv. In molte erbe. — «. teca (200/i)- Fig. 117. Oirfium Tuckeri, Berk. Crittogama della Vite. — a. aciui spaccati. ti. iili conidiofori (:ì,"7i)- r- conidio (500/1). * loo \r /■uj 100 Fiq/OI f-VrjHH 104 Fig.lOA /OC Fio/06 i Fi ' Fija./0'j , ■ Fio. li i xJ .. «,IV ì li.) !■>') Il U\ l/f. /Y9//S % tu ' Spiegazione della Tavola XIII. Fig. 11K. Fumago salici ini, Tul. Male del nero dei comuni alberi. — a, a. micelio. — b. fili conidiferi. — e. conidii. — d. sper- mogonio. e spermazii. — /. picnidio. — g. stilospore. — h. peritecio. — on,m. teche. — n. sporidii (30n a 500/1). Fig. 119. Apiosporium ('Uri , Brios. e Pass. Male di cenere degli Agrumi. — <7, a. micelio. - h. spermazii. — e. teca con sporidii (450/i). Fig. 120. Apiospor-ium pinopliilum , Fckl. Male del nero delle fo- glie e dei rami dell' Abete bianco. Fig. 121. (hjro Celtiscerus , Mont. Male del nero del Bagolaro. — i«.e U*« Spiegazione della Tavola XIV Fig. 125. Sphaerella pampinis, Thiim. Sui pampini di Vite. — a. te- ca. — b. sporidio. (400/i)« Fig. 126. Sphaerella sentina, Fckl. Nebbia del Pero, Melo, Susino, Sorbo. — a, a. spermazii. — b. teca con sporidii i^00^). Fig. 127. Sphaerella Mori, Fckl. Nebbia del Gelso. — a. spermazii. ni Fig. 128. Sphaerella Gibelh'ana, Pass. Nebbia degli Agrumi. — a. teca. — b. sporidii (500/1). Fig. 129. Sphaeria Fragariae, Fckl. Macchie delle foglie di Frago- le. — a. cespo di fili conidiferi. — b. conidio. — e. stilo- spore. — d. teca. — e. sporidio (500/i). Fig. 130. Gloeosporium ampelophagum , Sacc. Vaiolo o Antracnosi della Vite. — «, a. macchie arsicce della foglia. — b, b. ulceri dei sarmenti. — e, e. pustole degli acini. — d. spore delle piaghe sui sarmenti (400/1). I . «. a Tu). Ilo l>. ÌZ6 a Pu) -116 I » Fiq.1%) Fi*. il* 1 7 " <&&{&«JUùt>*.dio.* i<-> Spiegazione della Tavola XV Fig. 131. Gnomonici erythrostoma , Fckl. Nebbia del Ciliegio. Spo- riclii C50*^). Fig. 132. Gloeosporiam Pisi, Ouds. Nebbia del Pisello e del Fagiolo. Rabbia del Cece. — a. spore i^00^). — b. concettacelo. Fig. 133. Gì. fructigenum, Berk. Ticchiolatura dei Peri e dei Meli (400/i), Fig. 134. Gì. rufo-maculans , Thiim. Macchie rossastre degli acini di uva (-350/,). Fig. 135. Dilophospora graminis, Fckl. Annebbiamento della Sega- la. — a. conidii. — 6. stilospora. — e. teca. — ci. sporidio. (507i). Fig. 136. Pleospora Tritici, Grar. et. Catt. Allettamento del Fru- mento. — a. forma conidifera. — b. spermogonio con sper- mazii — e. peritecio con teche. — ci. sporidio (300/1). Fig. 137. PI. Oryzae, Grar. et Catt. Carolo o Brusone del Riso. — a. spermogonio. — b. spermazii. — e. picnidio. — d. stilo - ^ spore. — e. peritecio. — /'. teche (300/1). Fig. 138. PI. Vitis, Catt. Sui sarmenti di Vite affetta da Mal nero. — a. peritecio con teche, b. sporidio (500/1). Fig. 139. PI. herbarum, Tul. Malattia dei Cavoli. Cladosporium her- barum. — a,a. micelio, conidii e fili conidiferi. Macrospo- rium Brassicae. — b,b. conidii e fili conidiferi. Pellagra del Cotone. Alternarla tennis. — e. conidii e fili conidife- ri — d. picnidio. — e. stilospora. Fuj.131 <■- 1 4 a. ) • /Ai" 0 JYj./3J TùjM m «^ £ OS' '" i* ■ • r— *W is r a. ■ ttq.136 w /ty.w • w TùjM IV.) luj.W ri ' &s h i3$ 'j2t dia.t wa*^. Spiegazione della Tavola XVI. r,i herbarum, Tal. Male nero delle Barbabieto- ./. irci con sporidii. — h. fili con idi te ri. — /. conidio, cinans , Fckl . Rizoctonia dell' Erba me- dù . . stroma più giovane ingrandito. - e. forma conidifera. — -. a /, m ri \>,i M a . <'>: \J,I, tu I tC".t!(0«' ,1'lHK (")v.-, ,- ,%v Spiegazione della Tavola XVII. Fig. 147. Cladosporum carpophilum , Thiim. Nebbia dello Pesche rvi)- Fig. 148. "Macrosporiurn hvarum, Thiim. Muffa dell' uva (300/1). Fig. 149. Spori desinili ni sicynum , Thiim. (<;no/i). Sulle foglie di Fico. Fig. 150. Septosporiutoi Botteanum , Thiim. (600/1). Sulle foglie di Fico. Fig. 151. Hélminthosporium carpophilum , Lèv. Macchie delle Pe- sche (4my1). Fii;-. 152. Fusicladium dendriticum, Fckh Ticchiolatura delle pere e delle mele (M°l1). Fig. 153. Septocylindriwm dùsiliens, Sacc. Seccume delle foglie di Vile (500/1). Fig. 154. Spicularia Tcterm, Fckl. Itterizia della Vite (:'°"/,). Fig. 1;")."). Fusisporium Zavianum, Sacc. Nebbia della Vite (50n/i). Fig. 156^ Cercospora Persica, Sacc. Nebbia del Pesco (''""/i)- Fig. 157. C. Acerìna, R. Hrtg. Sulle pianticine di Acero (r'°"/i). Fig. 158. Isariopsis griseola, Sacc. Macchie delle foglie di Fagio- lo (-»/,). Fig. 159. Melasmia alnea , Lev. Macchie sulle foglie di Ontano. Fig. 160. M. panciata, Thiim. Macchie nere dell'Oppio. Fig. 161. Septoria Lavi unte, Sacc. Macchie delle Lattughe (,i,m/i). Fig. 162. 8. Oleae, Mont. Punti neri delle foglie di Olivo ^h). Fig. L63. Depazea betaecbla, DC. Macchie delle* foglie di Barba- bietola i""ull). Fig. 164. 1>. Petroselini , Desm. Macchie «Ielle foglie di Prezze- mòlo C1""/,). Fig. L65. Phyllosticta sycophila, Thttm. Sulle Coglie «li Fico (,;"(7,). Fig. L66. AscocUita Medicaginis , Fckl. Macchie delle foglie di Erba medica (800/1). Fig. H'>7. Schinzià Alni, Wor. Galle delle radici dì Ontano. Fig. L68. S. leguminosarum . Erkss. Galle dello radici di Lupino. J ìy.ihl Ty.M Via tv) • à Fy.LJI Via L'i! ' 14 K> Tia.155 Fù].156 '.* BjJ63 / f \J (De JSliA 23. Commemorazione de] Pr 24. La Fillosserinosi ed il Mal n< 25. Cereali, farine e paste alla p. 47. L. 1. 20. La cancrena umilia dei l 27. Le crittogame parass ~ra Napoli, 1882, p. 586, i 28. Reliquie micologiche Notai 29. Cenno necrologico del Prof. V 30. Sulla gommosi dei Fichi, Issi 1. 31. Intorno ad una malattia di 32. Il marciume delle radici 33. La malattia della Pellagra : 34. Not. prelim. sopra alcuni : rino vivente, 188:]. L. 1. 35. Provvedimenti per combattere li (esaurita). 30. Istruzioni sulla mosca olearia, 1 37. Come provvedere al marci un] fere e specialmente nella vite, Mi 38. Sulla melata <> manna e sul modo di i 39. Delle principali malattie delle L. 0,50. 40. Sulla malsania del Nocciuolo e di nata dalle basse temperatili 41. Istruzioni pratiche per i della Vite, ed altri malanni d< vo, ecc. 1885, rifa . 42. La peronospora della vii tivate nella provincia di Nap ili combatterle. Napoli 188 43. La lave , il terreno \ estn i 1887, L. 2. 44. Sulla malsania ii:a:n: del Napolitano, e sul i 45. Sulla Grillatali terla, Napoli, 1887, i. Ù 40. Il mal nero o la legnosa e gli eccessivi 47. La peronospora della \. 48. Conseguenze dell'annata ui denti, 1889, l.. 49. Primi risultati di un Di 1889, L. O,50. 50. Botanica generale ed 3| R. Nfargbierl , 51. Una rivendic rino. Napoli, i 52. Note alle nazionale in R vite, Napoli, li 53. Le 54. Le criu LA SCIENZA E LA PRATICA DELL' AGRICOLTURA ESPOSTE E COORDINATE TRATTATO COMPLETO DI AGRICOLTURA E DI SCIENZE AFFINI COMPILATO da un'associazione di professori sotto la direzione e con la collaborazione DEL Cav. Dr. PARIDE PALMERI E DEL Prof. MARCELLO PEPE VOLUMI COMPLETI BERENGER ( Prof. A. ) Selvicoltura. 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