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VI

ELOGIO

D I

POMPEO GIROLAMO

B A T O N I.

Sprìtum PhQebus , PhQchus artcm , nomenque dedit,

Hor. Od. tf. lib. 4.

IN ROMA

NELLA STAMPERIA PAGLIARINI MDCCLXXXVII.

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A SUA ECCELLENZA IL SIC. CONTE

ANTONIO DI THURN,

E WALLES ASSINA,

CAV. DELL' INSIGNE ORDINE DEL TOSON D' 0RO. CIAMBERLANO, CONSIG. INTIMO ATTUALE DI STATO DI SUA M. L, E R, A. TENENTE MARESCIALLO, COLONNELLO PROPRIETARIO NELLE SUE ARMATE . p MAGGIORDOMO MAGGIORE DI SUA ALTEZ. REALE IL SERENISSIMO ARCIDUCA D' AUSTRIA GRANDUCA DI TOSCANA ce. ec. ec.

E CCELLEN Z A,

£^ EL dedicare a V, E. quefio mio Elogio del celebre Baioni , adempio al vivo dejìderio , che ho , di darle un pubblico attefiato de gì* intimi fentimen-

a 2

)0( IV )o(

ti della mia rlconofccra^a per la coflan- te bontà , e protezione _, di cui Ella mi onora , e del mio rifpetto per li tanti pregi y che la Tofcana in Lei ammi- ra . // pubblico abbajlan:za illuminato per efaminare ì Grandi alla pura lu- ce delle Verità Morali , dopo tanti anni y dacché a lato deW Augujlo no- firo Sovrano, Ella non cerca che la Jelicita di ognuno , e con ciò la glo- ria del Trono , cui quejla è grettamen- te legata , ha già decifo quella ma- fchia y e fincera Virtìi , che forma il Suo aureo , rarijfuno carattere _, e del- le belle doti del Suo benefico cuore. Ma quefii della Tofcana non fono * che l' eco dei giufli encomj da Lei gik meritati alla Corte di Vienna, Quel- la Gran Donna Augufla ^ della (;u'i flima , e confiden-^a fino all' ultimo dei

)0( V )o(

JuoL giorni V. E. feppc giujìamente

godere , dìflìnfe bene , qual prei^iojo

dono Ejja facevacì , collocandola al

fianco del Suo Figlio Reale , che ci

governa . Infatti compita fi rende aU

lora la felicita di un Popolo , quando

un Principe di grandi fflma mente , e

di alùffimi fenfi ^ è circondato da chi _,

potendo da vicino ^ e tutto giorno

in quella influire ^ e dotato di quella

rara corrifponden':^a di fentimenti , che

fa con tanta teriere-[:^a rammentare con

quello di Cefare il nome del buon

Mecenate , e più vicino a noi con queU

lo del grànd^ Enrico il nome del fuo

Amico Sully . Quello , che io priva-^

to potrei ora aggiungere alla pubblica

fama , offenderebbe la Sua modefiia :

ne altra parte prenderò in quella , che la

giufid compiacen:^a di ejjcre rammen^

)0( VI )o(

tato per uno dei tanti efempj delle perfine da Lei con ìjpecial predi- le-^ione beneficate . Poiché , comun- que io abbia coltivato le Belle Ar- ti del Difegno , nulla in quefle ho profittato , tutto è dono di Lei , che mi ottenne dalla Re al Clemen:^a tanti fiavori y per venire ad applicarvi in Roma , ove elle , come in lor tro- no , rifiedono . Se V, E», cui la let- tura dei pili squifiti libri di ogni fior- ta forma una continua delizia ^ non troverà in quefio mio umile omaggio refo alla memoria di un gran Pittore, tutto il compimento della perfezione y che richiede il foggetto , ed il di Lei gufo y ed affetto per le Belle Arti ; fono però ficuro , che neW atto di offe- rirglielo y Ella vi ravvifera i fentimen- ti finceri del mio animo fcmpre grato;

)0C VII )o(

e quel rifpettofo ojjequio , con cui ara- bìfco di dimofirarmi cofiantemente , qua- le ora ho l'alto onore di confermarmi Di Vojlra Eccclleni^a

Roma 4^ Luglio 1787*

t/milifsé Ùevotifs. Ohlì^atlfs,Serv* Onojrio Cav» Soni ,

)o( IX )o( ELOGIO

D I

POMPEO GIROLAMO

BAIONI.

L

Iftoria ci prefenta Torigine delle no- bili Arti del Difegno involta nella ftefTa ca- ligine dei fecoli, in cui miriamo perderli quella delle Nazioni: e ognuna diquefte, come notò già Dìodoro di Sicilia, fi at- tribuifce il vanto delle invenzioni utili, e comode. Ma l'Iftoria fteffa in due Nazio- ni famofe, tra lor divife da un'emisfero intiero, da mari immenfi , l'Egitto, ed il Meilìco , ci dimoftra chiaramente , come nell'ordine naturale delle cofe nafcefle TAr- te d'imitare gli oggetti col difegno da quel- la ftefTa neceflità, che area già fatti gli uomini Architetti , per difenderfi dall'aria, dalle fiere , e dai nemici . Per poco che abbia una Società prefo di confiftenza, di civiltà, di forma, è troppo evidente la ne- cefiltà di una fcrittura, per moftrarc ai vi- vènti , e confetvare ai pofteri in un modo permanente, e fifTo, il culto della Religio^

)o( X )o(

tic, leggi fondamentali del governo,! doveri dei Cittadini, i patti cogli erteri , i falli della Nazione , la memoria delle guerre, e delle paci, delle mvenzioni uti- li, e di fimili altre cole, che la tradizio- ne verbale , troppo foggetta a vicende , potrebbe facilmente aiterare , o affat- to mutare, o del tutto perdere. Delle due maniere di fcrivere, inventare dagli uo- mini, fembra, che quella di rapprefenta- re le cofe con i geroglifici, in parago- ne dell'altra di raprefentarle colle parole , Ila fiata più facile a trovarfì, ed in con- fegucnza anteriore ; giacché la prima di- pende dagli occhi, e la feconda dall'udi- to; anzi quefla fuppone già ritrovata l'ar- te di rifolvere una parola nei fuoi elemen- ti , dando a ciafcun Tuono , che la com- pone, il fuo fegno. Fu ben facile allora di accorgerà , che tra i fìmboli desina- ti a lignificare le cole , più atti erano quelli, che rapprefentavano , quando pò- tevafi, la cofa fleffa, o vi avevano una più vicina relazione. Quindi miriamo negli obelifchi, e nei marmi di Egitto, ove da tempo immemorabile ufavafi la Scrittura geroglifica , fcolpiti uomini , sfìngi , ani- mali, va(i , frumenti , e mille altri ogget- ti j fimboli giàlhbiliti, o dei ìor miileri

)o( XI )o( feligiofi , o delia loro fapienza , o della gloria dei loro Monarchi: onde altro non fono, che ifcrizionì figurate.

Quello , che in Egitto faceva la Scul- tura , abbiamo tanti fecoli dopo fcoper- to nel Mefìico efferfì fatto dalla Pittura. Ivi non erano altri codici o di mitologia, o di leggi , o di ftoria , o di altra cofa qualunque, che a noi confervi la fcrictu- ra letterale, che i dipinti, ove rapprefen- tavanfì le cofe, quanto piùpotevaii, colla propria immagine , fervendoli folo di fi- gure aliufive in quelle, che non hanno fi- gura, né cadono fottoifenfi. E ben fap- piamo i che i celebri Conquiftatori del Melììco , al primo loro sbarcarvi, fi vid- dero con rnaravi<^Iia circondati da una fol- la di Pittori, tutti intenti a difegnare, chi gli abiti, chi il fembiante, chi le navi, e chi quei fulminanti itrumenti » che fecero, credere a quel popolo i nuovi ofpiti tanti numi, per darne in tal guifa al loro Mo- narca una più fedele, ed efatta relazione. Deftata così dal bifogno la fantafia dell' Uomo ad imitare colla mano gli og- getti , la perfezione , cui grado a grado giunfe queft' Arte, non è che la confeguen- za di quel primo pafTo , che doveva necef- fariamentc aver per bafe nella Scultu-

)0( XII )o(

incifa dell'Egitto, che nelle Pitture del Mes- ileo, l'Arte di delineare i, contorni, an-' che prima, che la figlia di quel Figlilo di Sicione , come racconta Plinio , fegnafTe nel muro l'ombra del volto del Tuo aman* te . Oltre di che la ragione ifteiTa doveva additare da nell'ombra degli oggetti il modo più Ipedito , ed efatto di determi- narne i contorni . Cleofanto di Corinto i dipingendo con un fol colore entro di quelli, rinnovò quindi in Grecia quello, che in Egitto, chi sa quanto prima, era flato fatto . E i concorfì Pittorici di Co- rinto , e di Delfo , infieme colle felici cir- coftanze della libertà del governo , e del- la dolcezza del clima, contribuirono quin- di nella Grecia ftefìa ai più alti progredì dell' Arte , ed ivi fu , che la fervida, e vi- vace immaginazione di un popolo tra- fportato , e fenfibile alla bellezza , inco- minciò a fcegliere i più perfetti, e i più acconci al fuo fine tra gli oggetti , che la Natura prefenta per imitare ; ed ecca aperto ai Pittori, come ai Poeti, il fonte del fublime , eiTendo Io fteflo il lavoro del- la fautafia, o Ci rapprefentino gli oggetti dalla Poefia coi verfi, o dalla Pittura con ì colori , che fu perciò faggiamente defi- nita una muta Poefia . Se non che par fuor

)o(xiii )o(

dubbio , che il mezzo , di cui fervefì la Pittura per parlare agli occhi , è più corapiicato , e difficile di quello , con cui la Poefia parla alle orecchie , quanto il di- fegnare un bel contorno , dipingerlo con bel colore, ombreggiarlo con verità di ri* Jievo è più complicato , e difficile di far verfi , quanto fi voglia armoniofi , e terfi, in una parola quanto il fare una cofa è più difficile di dirla ; nella qual parte non apparifce che piccola la Poefia , in para- gone dei fuoi penfieri , al grande, ed im- inortal Barone di Verulamio .

Allora fu , che i Pittori , come i Poe- ti , acqiiiftarono uguale imperio fui cuore umano per la forza, che haano le facoltà dipendenti dalla fantafia , di muoverlo, e di agitarlo a lor talento : imperio così po- tente , ed eftefo , che non di rado acca- de, in quella dolce commozione di affet- ti, non accorgerfi neppur la ragione di qualche difetto ; onde certe Tavole anti- che, o rozze Poefie, che però parlano al cuore, ad onta dello ftento , o della lo- ro durezza ci fcuotono più , e più ci piac- ciono di certe altre più moderne , o più maefi:revolmente dipinte, o leggiadramen- te fcritte, che però non divertono , ri- creano, che lo fpirito . Poiché non fi può

)o( XIV )o(

negare, che Tunione, che fa la Pittura, e Ja Poefia , di tutte quelle bellezze , e circoltanze più atte al fine propoflo , che fra gli Artifti coflituifce l'Ideale , non com- mova più facilmente , anzi non ingran- difca in certo modo , e fublimi 1' anima noftra , che vedendo riuniti in un'oggetto dall'Arte tutti quei pregi , che Ja Natura divifi , e ben rari prefenta , trova di che faziare quell'innato defìderio, che ha , del- la perfezione ; nel che certamente J' Arte vince in qualche modo la Natura .

Si viddero pertanto ben con ragione a lato dei Filofofi onorati in ogni età i Poeti , ed i Pittori dai più gran Sovrani ; onde celebri fono tanto negli annali delle Belle Arti i fecoli di Aleflandro , di Au- gufto , e dei Medici. reca llupore , le Roma guerriera nell'auflerità dei fuoi co- ftumi non folo cercafTe di eccitare a grand* imprefe i fuoi figli , dipingendo nella Cu- ria , e nel Campidoglio , or la vittoria di Valerio in Sicilia , or di Scipione nell'Afia; ma contafTe tra le fpoglie opime dei ne- mici la bella tavola di Ariftide , che L. Mummio recò in Roma ad ornare il tem- pio di Cerere , togliendola con fuo di- fpiacere ad Attalo, che aveala già a gran prezzo acquillata .

)o( XV )o( Darebbe però un valore affai minor del giufto alle Belle Arti dd Difegno chi voleÌTc confiderarle oggetto di folo piace- re, agitando dofcemente lo fpirito , co« me la Poefìa i quantunque poco valutar non fi dovefTe nella infelicità dell'umana con- dizione un puro, e virtuofo piacere. Al- tri più folidi vantaggi da effe ritraggon- fi, troppo da vicino intuendo nella cul- tura dello fpirito umano, e nel commer- cio . V altra pofteriore , e piià facil ma- niera di defcrivere gli oggetti colle paro- le , troppo imperfetta farebbe , quella di rapprefentarli col difegno non le por- gelTe amichevole ajuto . Quindi miria- mo con incredibil vantaggio delineata nei libri la ftruttura del corpo umano , tan- ti utili {frumenti di Chirurgia , le piante falutari , o venefiche, tanti, e varj anima- li , tante utili invenzioni meccaniche , o macchine di Fifica fperimentale , e i co- ftumi, eie fattezze, egli abiti dei diver- fi popoli, e tutto quello in fine, che for- ma il facro depofito delle Scienze , tutto è effetto delle Arti imitatrici degli ogget- ti , che ora ci aprono i più intimi recefli della Natura , or ci trafportano nei più lontani paefi , o nei fecoli trapaffati , or ci rendon padroni delle più remote inven-

)0( XVI )o(

zioni , onde le Scienze , e le Arti diven- gono per Joro mezzo comuni a tutti i po- poli , a tutti i fecoli , lo che le nude pa?- role far non potrebbero . E pur troppo lo dimoflra la perdita deplorabile delle fi- gure in Vitruvio, e la loro totale mancan- za nelle defcrizioni del Ponte di Cefare fui Reno , e delle Ville di Plinio , e in mol- te altre cofe utili , e curiofe degli Anti- chi , che fol per quefta ragione fono tut- tora oggetto di ofcurità , e di difputa .

minori vantaggi derivano dalle Belle Arti al commercio, poiché per e[' SI fpefTo molte manifatture ricevono tal grazia, ed eleganza, che graditele fa, e ricercate dagli Eil:eri , e dai Nazionali di guiìo fino, e delicato. Arazzi, drappi tef- futi a vago difcgno , metalli fuperbamen- te lavorati colle più belle forme, e fqui- fiti ornamenti, terre finidìme, e rare, mo- dellate , e dipinte per eccellenza ad ufo delle menfe fignorili , mobili ricchi d'in- taglio, e in vaghe foggic ideati, tutto in fomma il numero forprendente di mani- fatture di guilo , che fervendo al lufTo dei grandi rimette in circolo , a prò dell'in- dullria , le loro (lagnanti ricchezze , tut- to a quelle (i deve : come pure richia- mano dalle più remote contrade l'atten-

)o(x V I I )o( rione, e la curiofità degli Stranieri, che vengono ad ammirare Ipecialmente nelle Città d'Italia, e più particolarmente in Ro- ma, i loro prodotti , e nei rami incili ler- banci memoria di tante rarità, e bellezze. Poiché ì'oT;cretto dei colti viar^eiatori non fono o i tefori , o gli cferciti di qualunque potente , o vittoriolo So/rano ; ma iniie- me colle Scienze fono le Belle Arti : an- zi ie un Sovrano vuol far pompa di fua grandezza , e potenza, alle Belle Arti ri- corre , che gli dilegnino, e adornino le fue città , gli coilruifcano i maeflofì pa- lazzi , e più che coiroro , gli arricchifcano colle rare Pitture, e gli nobilitino di fcul- ture antiche , e moderne .

Eccole principali ragioni, per cui le Belle Arti fono {limate dai dotti , poiché colla Pocua hanno da una delle tre facol- tà delio fpirito umano, cioè dalla Fanta- fìa , un'origine ugualmente nobile, che ogni altra Scienza, che dalle altre due Me- moria , e Ragione , fecondo il poco fa mentovato Barone di Verulamio , dipen- da . Ed ecco perchè ogni culto , e raf- finato governo le animi, 1$ protegge, ie ricompenfa, come foilegni principali del- le Scienze, e dei Commercio. £ quelle fo-

b no

)oCx VII I )o(

no pure le ragioni, per cui un ProfefTo- re delle Belle Arci , che in quelle diftin* guafi con un talento l'uperiore , anzi che loro ridoni quel luftro , e quello fplendo- re, che 1' litabilità del gufto pur trop- po foggetto alle mode , ed alla corru- zione , or vela , ed ccclilTa in parte , or* ofcura atfacto, ha diritto, ugualmente di un Letterato , e di un Filofofo , agli elo* gj della grata poderi , che deve confi- rierarlo come un confervatore della vera Arce, le ormii non può più accordargli J'onore d'inventore, e di rii*oratore .

Tai'è lì;Jto lenza dubbio il celebre Pit- tore Bompeo Baroni , ornamento, e fplen- dorè mfigne della Scuola Romana in que-» il.) iccoio , che trai fuoi contemporanei non eboe altro rivale , che un Mengs , lo che f^Io forma il più grand'elogio . Se non che, come abbiam Tentito da quelF ultimo , e moihano le opere loro , arri- varono al fuhlime grado di fard ammirare per due diifcrenti itrade. Quelti fu fatto Pittore dalia Filofofia , quegli dalla Natura. £bbe il Batoni nelT Arce un guHo natu- rale, che trafportavalo al bello, fenza che ci n* accorgefTe: il Mengs vi arrivò col- la rrHciTione , e lo fludio. Toccarono in force al Batoni, come ad Apelle, i doni

)o(xix)o(

delle Grazie ; al Mengs , come a Proto- gene, i foinmi sforzi dell'arte. Forfè il primo fu più Pittore, che Filofofo; il fe- condo più Filofofo , che Pittore . Forfè quefti fu più fublime neli' Arte , ma più ftudiato; il Batoni fu meno profondo, ma più naturale. vuoili con ciò dire , che ia Natura, o fofìe ingrata col Mengs, o maa- cafìe al fiatoni il ncceiTario raziocinio nel- la Pittura, che maneggiò, quant'altri mai , accortamente. Solo ci fcmbra, che in quell' amichevole cofpirazione della Natura, e dell* Arte a formare un'eccellente Pittore , folTer tra loro così divifi i pregj, che do- ve l'uno mancava, fupplendo l'altro, na- {cefle quindi quell'equilibrio di valore , e di credito , che accordò loro viventi la pubblica fama , e che eilì ll:e(II tacitamen- te confelTarono , quando foli in una fchie- ra di valentuomini loro coetanei , con- traftavano con nobile emulazione il pri- mato nell'Arte. Neppure bilanciando adef- fo i meriti di ambedue, vogliamo iilituire queftioni , che avrebbero in fine 1* cfito ftefTo di quelle fu i meriti dell'Ariofto , e del TaiTo . Pieni di venerazione per am- bedue , vogliamo fare col fiatoni quello , che degnamente altri più colei ingegni ufa-

h 2 fo-

)o(xx)o( rono col Mengs ; render cioè a quello un tributo di offequio , facendo vedere in quel modo , che dalle tenui noltre cognizioni nelle Belle Arti eie permclTo , quali fof- fero i di lui prcgj , fpecialmente col te- ftirnonio di alcune delle più celebri ope- re, che abbiam potuto vedere , del fuo ra- ro pennello .

Pompeo Batoni nacque in Lucca nel ^. di Febrajo dell* an. 1708. da Pao- lino Batoni , e da Chiara Selti . Fu leva- to il SiCro Fonte da AlefTandro della no- bii Famiglia Quinigi , cui deve Pompeo tutta la Tua gloria, e la fua fortuna; poi- ché unit-ifi con altri Cavalieri Lucchefì a faigii un' onelto mantenimento, lo inviò in Roma a itudiare la Pittura, togliendo- lo al meitieie di orefice , cfercitato dal Padre; cui , fuo mal grado però , era (la- to applicato. La neceflìtà dei difegno , che feco port-i queiVarte, ha fatto conofcere fpcfTo dei talenti fuperiori , che forfè fa- rebbero rimalti fepolti , e trufcurati, come n."li'lii:oria della Pittura Ci legge . L'onore compartito da Benedetto XII 1. alla Chie- fa Vefcoviie di Lucca, erigendola in Arci- vefcovado , determinò la Repubblica a mo- ftruie la fua gratitudine al Pontefice col pigiente di un calice d'oro, degno per quan-

)o(xxi)o(

to potcvafi , della circoftariza , e del Per- fonaggio, cui dovea dedicarfi. L*opera fu affidatasi giovinetto Pompeo, irtruito già dal Padre nelTarte , ed in un poco di di- fegno , che dopo fei mefi di lavoro, code belle figure , delle quali fu il calice no- bilitato, finì di farli conofcere nato per cofe più grandi; onde il Quinigi poco ap* prefTo detcrminofJì di mandarlo a Roma . Lafceremo tutte le circoitanze della fua prima gioventù , i tentativi fatti di na* fcolìo per dipingere , gli ollacoli del pa- dre, che volevalo , piuttofto che Pittore , fuo ajuto nell'arte, e fimili altre cofe, o comuni a tanti altri, o ben picciole in pa* ragone di quelle, che dobbiamo narrare* Non poflìamo però tacere, che fino a fet- te anni parve affatto Cupido , e mal di- fpoflo di corpo, talché non fapeva muo-^ vere il capo , fcnza muovere tutta la per- fona . A quella cagione , che" col crefcer degli anni fi andò lempre dileguando * deve afcriverfì una certa apparenza di fem- plicità, e qualche volta di rozzezza anco- ra, che lo accompagnava, per cui queH'uo- mo, cui d'altronde mancavano i fuliìdj ócA- le Scienze , e delle Lettere , appariva tal- volta, e nel difcorfo , e nel!' eirerno , nii- Dore di quello in realtà non era interior-

)o(xx I I )o(

mente . Egli fotto quel corpo aveva un' anima fatta per la Pittura, fenfibiliffima alla bellezza , trafportata per le Grazie , che più fentiva, che non feinbrava fentire, come le opere fae , dalle quali poi in fi- ne dee mifurarfl , dimoftrano . In una pa- rola egli era nato Pittore : il Tuo Ipi- rito , il fuo occhio era pago non del bello : in guifa , che dir fi potrebbe nel fìftema delle idee innate, che ad eiTo era- no toccate in forte, come a Guido , ed ali Albano, quelle della bellezza, e delle Grazie. Infatti ei ne diede di buon' ora una prova , quando arrivato in Roma racco- mandato al P. Diverfi dell* Oratorio , ed air Ab. Fatinelli Miniflro di Lucca , fu da quelli condotto da Sebaftiano Conca , e da AgoIHno Mafucci , due allora dei più celebri Pittori della Scuola Romana , ac- ciò fi fceglielTe o Tuno, o l'altro in Mae- ftro . Ma il Giovinetto , che alle prime occhiate era rimallo colpito dalle opere degli Antichi, e di Raffaelle, e col fem- plice fuo buon fenfo naturale comprende- va , che una era la vera maniera di trat- tar l'Arte, non era la moderna dall'an- tica tanto diverfa , fuperando i pregiudi- zj delle fcuole , della fama, e delfauto- rità dei detti fuoi direttori , che lo riprca«

)o(xxiii)o( devano di orinazione , e fuperbia ; deter- minò di allontanare da quelle moderne fcuole , e di darfi tutto alio ftuiio di Raf- faeile, e dell'Antico. Con quale attenzione, e diligenza egli difegnalTe quei grandi efem- plari , ne fanno fede alcune teite , che ab- biam vedute, copiate dàlia Difputa del Sa- cramento nel Vaticano ; una cjpia inolio della Scuola d'Atene, benché non del tJt- to finita ; e le frequenti commilTìoru ciie aveva di difegnare le Itatue antiche per quei colti Oltramontani, che erano avidi di fer- bare per fuo mezzo nei lor gabinetti le copie fedeli di quegli originili , che ab- biamo la forte di contemplare in Roma . Ma per valutare un palTo libero , e ardito , e la franchezza di chi Io ^Qce , guidato folo dal fuo buon fenfo natura- le , convien dare un* occhiata allo flato della Scuola Romana d'allora . Non sa concepire come tanti Valentuomini di quei tempi , dotati di talenti fingolari , avendo fempre avanti gli occhi > come quafì fempre ha coftumato di avere la Scuola Ro- mana, il Naturale, Raffaelle , e l'Antico^ cercafTero la perfezione per una ftrada to- talmente oppofta . Compofizioni più Ra- diate, e lontane dalla femplicità antica. contorni meno Raffaellefcbi j o meno alla

)0( XX I V )o(

Greca , caratteri , ed efpreinone meno fu- blimi per il lolito non vedevano. Cer- te regole di compofizione, che credevanQ allora inalterabili, l'imitazione del vero , iDa fenza fcelta , produceva per il folito una quantitìl d'opere , in cui non rav- vifate un dilguflofo difetto , neppure ve- dete una fublime bellezza. Ag^iungevafi a quefto un colorito alquanto baffo , e opaco, che miravafì fpecialmente nei Sco- lari del Maratta . QliciIì riducendo per Io più con molt' arte il lume principale in un folo oggetto, mortificava un poco trop- po fenfibilmente i chiari nelle altre parti del quadro, lo che produceva un'effetto fc- rio , poco brillante, e non molto vago . Qiiello che nel Maratta non fu , che un picciol pafTo verfo quefta maniera, che era poi follenuto da tanti altri Tuoi pregi > divenne, come fuccede , grande, e ingra- to nei fuoi imitatori . L'Arte fublime di Tiziano , e dei gran coloritori è itata di far comparire tutto nel fuo grado vivace, e brillante in modo , che Io Spettatore noa fi accorga del fagrifizio delle parti ofcure alle chiare , benché vi debba cfTere . Ba- fta paragonare Je opere del Mafuccf, del Trevifani, del Conca , dell'Imperiali , del Mancini , del Coltanzi , del Chiari , e an-

)o( X X V )o('

die clello ftefTo Benefiali, e di tanti altri Pittori d'allora , che giuilamente avevano gran riputazione chi per un merito , e chi per l'altro, colle opere di Raffaellc, di Ti- ziano , del Coreggio, e fopra tutto de- gli Antichi , per convincerli della verità di quanto avanziamo . E non per quello cre- diamo, che l'imitazione di Raffaelle, e de- gli Antichi debba confiitere nell'introdur- ve nelle opere le intiere figure loro . A guifa dell'alimento, che ogn'individuo can- gia in quella foftanza , che più gli con- viene , deve il faggio imitatore, lungi dal- la fervitù della copia , tarli proprio lo Ipi- rito di quegli originali , temprare le idee fui tuono di quelli ; in una parola, ìo[' podìbile , far ciò , che Raffaelle , e gli Antichi in limili cali avrebbero fatto . Naii altrimenti un favio Poeta imita lo ftile di Virgilio, e di Omero, fenza telTere fervi 1- mente il fuo poema d'intieri vcrG , o dei pezzi più belli di quei fublimi originali . E per vero dire ci fembra , che non altrimenti facelTe il Batoni , quando a pre- ferenza dei moderni , ltu.-iiava i ndefelTame li- te Raff ielle, e gii Antichi. Egli ben pre- fto accorfe de-la Itraia , che la mente fublime di quelli aveva tenuto , onde per quella iacaminoUi a gran palli . Colpire la

11

)o(XX VI )o(

Natura fui fatto, forprenderla nei Tuoi mot!,' fembra la mallìma fondamentale dell'antica fcuola , incominciando da Giotto , e ter- minando in Raffielle; cioè dall'infanzia del- ia Pittura alla fua più vigorofa virilità. Allora ogni figura liava nel giulio , e prc- cifo atto, che cv^nveniva alla fua azione. Doveva per efe:npio correre, genufletterfi , ftupirli , adirare , veramente itava nella fua caratteriftica molfa , che li Natura in quei cafi ne addita. Njn era ancor divenuta ti- ranna delle fcuole 1a poco fa mentovata Ar- te della compofizione , per cui mettendo rigorofamente in atti oppofti , e diverfì, ancorché l'azione noi richieda, e figure, e membra, fi perde l'elpreilione perla prc- tefa arte del conirapo'.to , che deve ftare Tempre a quefta fubordin.ua . Ci vede- vano allora in un congrelTo di tre eroi , che dovelTero parlare infìeme , uno meOo a fe- dere , l'altro in piedi , e il terzo per terra fconciamente voltato di fchiena. Rai- facile , come gli Antichi , fi fgomentavano , relprefììone del foggetto elìgeva , che tutte le figure guardando in un fito appa- rilTero o di profilo , o colla tefta china , o in a!tre pofitare compagne, nelle quali folo introducevano maeibevolmente tanta vane* tà, quanta folQ non dil^urbalTe rcf^rellìone»

)0( XX V I I )o(

A tale effetto le prime molTe delle fi- gure il Iludiavano dal vero con ogni fera- polo , e Leonardo aveva già infegnato a prender memoria delle molTe, e degli atti, die la Natura giornalmente prefenta nel converfare. Efiftono ancora nelle collezioni di difegni antichi gli fludj , che RaiFaelìe faceva dal naturale; come prefTo gli Eredi del Batoni efìftono i difegni delle molTe dalle figure, e fino dei putti, che ei cer- cava fuila Natura , per efprimere con efat- tezza , e verità l'azione , ed il moto che bramava : ed oltre la vera efpreffione , ri- traeva egli il gran vantaggio , che le fuc figure venivano giufle nclT infieme , colle membra bene attaccate, ben fituate nei pia- ni, fuor d'equilibrio, come fpeffo ve- diamo fuccedere . La Natura apre in quefta parte un teforo inefaufto di bellezze , e di varietà; e trilli quei Pittori, che fi lu- fingano con un femplicc fuoco naturale di fantafia di vederla tal quale realmente è nel fatto. Le figure di coiloro non hanno che l'embrione dell' efpreffione. E* impoffi- bile , che loro non fcappino certe delica- tezze , e certe avvertenze, nelle quali con* CiiÌQ il fublime dell' Arte . E poiché la Pit- tura non può rapprefentare il moto dìC' ceiTiYo , ma folo T iftantaneo , talvolta à

)o(xxv I II )oC così piccola la differenza fra due moti art* che contrarj , che può foio la Natura infe- gnarJa.

Eccone un'efempìo nello ftefTo Bato* ni . Volle rapprefentare la Madre di Daria genuHefTa avanti A leffandro , in atto di es- fere follevata da EfeRione . Sta 1' afflitta donna in profilo col ginocchio flniftro pei" terra, e il deitro già elevato, onde tutta fi pofa e nel ginocchio , e nel piede . Efe- lìione r ha già prefa per mano . Ma tutto ciò non balta ; è ben chiaro ciò , che deve fuccedere , ma la figura ancor non fi muo- ve . La differenza in tale azione dal moto alla quiete confiile in una femplice picco- Jidima avvertenza, che alla figura tutto il moto, tutto lo fpirito, e l'energia. La ftatica del corpo umano eCigG in quella po- fitura , che per concepire il moto di alzarfi fi liberi dal pelo del tronco il ginocchio piegato in terra, e fi trafporti tutto nell'al- tro piede . Ma ciò non fi otterrebbe, que- fi-o non fi fiaccalFe col tallone da terra , e non vi pofafTe lolo la punta . in di- verfa guifa il Batoni vidde la Natura, quan- do fludiando dal vero la lua figura , ne difegnò il nudo in tal modo, come abbia- mo veduto nelle cartelle dei fuoi fiudj ^ d'onde potemmo trarre infiniti altri efempj

)o(xx IX )o( delle delicatezze dell'Arte , che il Tuo rpirito creato a polla per la Pittura fapeva ritrarre dal naturale, e che hanno refo bene fpefTo le Tue Gompofizioni così vere, ani in .uè , e graziofe .

Prefe pertanto con ogni avvedutezza Je prime idee del moto delle Tue figure dalla Natura, fi rifaceva di nuovo a fiudiare dallo ilelTo fonte , e tefte , e mani , e piedi , e ogni altra parte del corpo , a delineare dai mo- delli le pieghe delle velli, e quindi trafpor- tando tutto con incredibile diligenza nella tela, col fuo gullo naturale tutto abbelliva nelle forme , e rifioriva dei più vaghi co- lori ; d'onde nafceva quella infinita varietà di caratteri , e di fifonomie, che fi defide^ ra anche in certi gran maefl:ri , che poco, o nulla vedendo dal vero , tutto fi leva- rono dalla lor fantafia, che per quanto fer- vida foffe , ed eflefa, aveva però fempre piiì riftretti confini della Natura. Ciò però non baftava . La diligenza j quella , che poi con troppo difpregio fi è chiamata fecchezza , è Itata la pietra angolare , fu cui ii è inal- zata l'Arte a quell'altezza, a cui fimilmente da Giotto uno a Pvaffaelle la vediamo arri- vata . E poiché amiamo render ragione dei giulH elogi , che facciamo del noftro infi- gne Pittore , ci fi permetta ancora di toc-

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care qualche altra Teoria dell'Arte, per far meglio oiFervarc quanto giulbmentc ei ra- gionaffe, quando per arrivare all'eccellenza lìdi* Arte , fi refe la diligenza familiare , e dornelHca .

Comprefe egli bene cogli originali di Raifaellc innanzi, che mal fi comincia la carriera col dipinger di tocco , e di bravura , in che veramente confifie il com- pimento dell'Arte , poiché non v è dubbio, che app^'elTandofi alla tela , gran piacere non rechi vedere con maelira franchezfa cleguito quello , che altri farebbe con iden- to , e fatica . La franchezza però deve na- fcere dal pofTeiTo dell* Arte , quelta fi arriva a polTedere, che colla eftrema accura- tezza , e diligenza . La ftrada contraria te- nuta da molti giovani fedotti da un falfo plaufo di bravura , ha fpeflo troncato le più belle fperanze da loro date nei primi faggi dell'Arte, avendo ben predo dege- nerato in negligenza, e ftrapazzo : chela franchezza del tocco non diipenfa dal di- fegno precifo, dalle belle forme, e da un vero colore, autorizza a tutto occultare, per non dare ragione di nulla, in una maffa di sfumature, onde in vano cerca il con- torno efàtto di un membro, la forma pre- cifa di un olTo , di un mufcolo , o il giù-

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fto colore: cofe tutte, che Riffaelle non ha mai facrificare aJIa bravura Quindi Ja pre* cilìone, Ja diligenza del Batoni era gran- dilUnia . Nulla non era non efittanìente contornato , diligentemente ombreggiato , e pulitamente colorito fino alia più pic- cola cofa : e i Tuoi difegni , e le fue Acca- demie tutte erano con tale accuratezza , e pulizia delineate, che niente non refiava a defiderarvi.

Forfè confermo/lo ancora in quefle fnaflìme , come forfè gli accrebbe il gufto per la vaghezza del colore , la ncceilità , in cui trovoffi , d'intrecciare ai ferj ftudj di Raffaelle, e dell'Antico la Miriatura, che porta feco un* cftrcma diligenza , del cui guadagno per qualche tempo fupplì alle dom.eftiche ind'genze, nelle quali avevaJQ tratto il matrimonio fatto nella frefca età di anni 22. , prima di avere Inabilito la fua fortuna, colla bella figlia del Cuftode della Farnefina,ov'ei capitava perdifegnare quel- le ftupende pitture . Un' opera , eh' eCidc ancora prefìo i fuoi eredi , deftinata , ma non fpedita ai Tuoi protettori di Lucca, per- chè alla notizia del fuo inconfiderato matri- monio , aveangli tolta la penfione , è ben diverfa dallo {file diligente, e più vago, che in apprclTo adottò . Se però dir non

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fi voIefTe , che efTcndo un* opera fiipe- riore alle forze di un giovinetto di poco entrato nel!' Arte , la difficoltà dell' imprcfa impediva che vi fofTero tutti quei pregi . che nella più gran maturità degli ftudj gli di- vennero familiari , e comuni . Rapprefenra quella la floria di Sofonisba con una gran quantità di figure . Lo flile è grande , e forfè tale , che non ravvifafi tra le opere poiteriormente fitte dal Baroni , che nel bclliilimo quadro della Villa Borghefe rap- prefentante la Repubblica di S. Marino , e negli altri del foffitto dtlT appartamento nobile del Palazzo Colonna . Ma efaminan- dolo a parte a parte , benché fia e ben com- porto , e corrett<imente dileguato, quando però fi paragoni coli' efattezza , verità, e vaghezza , che in apprelTo coièantemente ferbò , rifentc un poco nei contorni , nel- le molTe , e nelle pieghe la maniera trop- po facile della fcaola dei Cortona , e nel colore un fagriHzio troppo patente degli accefTorj alla figura principale . Dei relto il quadro è tale , che non folo fupera la cfpettazione di un giovine di 20. anni , ma vince molte opere di altri accreditati Pit- tori fuoi coetanei , che forfè non hanno mai terminato dove incominciò il Batoni . La figura fpecialmente di Sofonisba ci fembra

)0(XX XI II )o( bellidima e per le forme , e per il colore óeìle carni : e le ei ìa. ritrafTe, come dicefi, dalla fua fpofa, fu ben compatibile , one- flamcnte ne accefe .

Roma , quella Roma così fevera , in- contentabile, e arguta nei fuoi giudizj lul- le Lettere, e fulle Belle Arti , che per J'unio- ne di molte caufe politiche , che or non giova numerare, nel concorfo di tanta gen- te, e di tante Nazioni, che tranquillamen- te riceve nel fuo feno , ha , forfè a pre- ferenza di ogni altra Città , un pubblico li- bero , ed imparziale , aveva gii accordato al giovine Pompeo l'onore dell'eccellenza nella parte più nobile, e più difficile del- la Pittura, cioè nel difegno, moiTa dalle copie eiatte , e fuperbe , che egli faceva di Raif\elle , dell'Antico , e del nudo ali* Accademia . Ma quella lode era amareg- giata da una fegrcta voce, che aveva deila^ ta r invidia , cioè , che egli poco valeiTe nel colorito , nella qual parte non crafe- gli prefentata ancora occafione di far co- nofcere il fuo gufto brillante , e vivace .

Ma venne ben predo il tempo for- tunato di manifeilare anche in quefìa parte il fuo valore . Un , che ilavaii difegnan- do uno di quei badìrilievi , che fi ammi-

c ra-

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rano nelle fcale del Palazzo dei Conferva^ tori al Campidoglio, fu forprcfo dal Mar- chefe Gabrielli di Gubbio , che per improv- vifa pioggia erafì colà ritirato . Invaghi- to quefto Cavaliere della fquifìtezza, leg- giadria, e dihgenza , ormai in lui abitua- le , di quel difegno , dopo varie interro^ gazioni , gli diede a fare il quadro per la fua Gentilizia (^appella nella Chiefa di S. Gregorio di Roma. Brillò Pompeo di con- tentezza vedendo giunto il momento della fua gloria. Gli liudj . i modelli, il car- tone nella grandezza del quadro, il con- Cglio, e i difcoifi cogli amici capaci neii* Alte, e fra quelli di Francefco degl'Im- periali Pittore di credito , e fuo benevolo , ali' opinione di cui particolarmente affi- dollì in tal circoftanza, in fomma tutte le diligenze , per ben condurre un'opera, che dilegualfe ogni finilèro concetto , furono grandiflìme . Conrjparve finalmente al pub- blico quell'opera così fluida, e brillante, che tutti vediamo , e che dopo jo. anni di tempo ha forza di fpiccare in un lu- me non troppo favorevole: e la circo- ftanza di rapprefentare la Vergine, e quat- tro Santi della Famiglia dei Gabrielli, che nulla hanno di comune tra loro , come be- ne fpefTo fucccde in fìmili occafioni , im-

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pedi al Batoni di dellare gli affetti con una ftraordinari^ erpreiiìone, fupplì a tal mancanza colla grazia, e la bellezza , che fecondo il carattere mife in ciafcuna figu- ra , onde tutte grate fi rendono al mag- gior fegno . Allora quella Roma , che arca- gli gik accordato il merito del difegno , gli die quello ancora del colorito: tacque- ro tutte le forde voci invidiofe , ed im- mature ; ed ancor quella, che egli foffe flato ajutato da Francefco degl'Imperiali, a fmentire la quale ferve Tifpezione ocu- lare delle opere di quefto Pittore, di un colorito meno vigorofo, e brillante di quel- lo d^ì B^^toni.

Aflìcurato in tal guifa il fuo credito , non gli mancarono più onorevoli commif- fioni . fu la minore quella , che eb- be per mano del celebre Letterato , allo* ra Prelato , e poi Cardinal Furietti , del quadro dell* aitar principale della Chiefa di S. Celfo , alla fabbrica di cui per or- dine di Clemente XII. quelH prefedeva . All'occhio fquifito del pofTelTore delle Colombe , e dei Centauri del Campido- glio non doveva fuggire un Pittore , ben- ché giovine , come il Batoni : e fembra che quelli volclTe corrifponderc ali' onore di

e 2 ef-

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cfTere prefcelto dal Furietti cen un*opera tutta rpirante il fapere , ed il giido Raf- faellefco , e degli Antichi, e che il Mengs riguardava come la più profonda, e pur-r gata del Batoni . In tatti quella ilupenda, bellilììma immagine di Gesù aiììi'o fullc nuvole, corteggiato da Angeli di ogni età , tra i quali i più grandi , e negli atti , e nelle veìU tanto rifentono dell'antica ele- ganza ; quei quattro Santi leggiadramente Stuatì nel terreno , tutto in lomma è fat- to, con una purità e Iceltezza di contor-r ni , con una femplicità , e grazia di moiTe, con una vaghezza di colore , con un gur fio SI bello di panneggiare, che fa ben co» nofcere , lungi dalia fervile imitazione, fi era il Batoni fatto proprio lo flile di Raflaelle, e aveva la mente piena del- le idee della bellezza degli Antichi , cho mirabilmente tra le altre rifplende nella belli (Tima tefta , e figura di quella giovi- netta Santa genufìelTa .

La Religione è Ifata mai fempre il più forte foftegno delle Belle Arti : ed era ben giulto , che quefte , che tanto fi affaticano per il lulfo dei grandi, s'impiegaflero pri- ma con tutta la loro energia ad onorare la Divinità . Quanto è antica la Storia , per tutto ci mcftra , che qneflo giufto ,

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e ragionevole tributo di rifpetto verfo Dìo, è ilato dai più remoti tempi il motivo , per cui prefTo tutte le Nazioni le fabbri- che più magnifiche , le llatue più nume- rofe , e più beile, gli arredi i meglio la- vorati, e i più ricchi , le pompe, le ma- gnificenze più grandi fono ftate 1' effetto del culto Religiofo . manca tra i Ri- formati qualche fpirito illuminato , che at- tribuifcc alla Riforma nei paefi Oltramon- tani la decadenza delle Belle Arti , ed il Joro quafi precario ofpizio in quelli , per la mancanza deìle Sacre Immagini nello Joro Chiefe . E quando le Eelle Arti non preifafTero alla Religione altro ajuto , che quello di deflare talvolta colie loro rap- prefentanze gli affetti dei cuore verfo il Creatore, per quefto folo farebbero pre- gevoliflìme , non effendovi momenti più beati , e felici di quelli , nei quali lo fpi- rito umano follevaiì alla contem.plazioné delie Divine cole .

Vitruvio aveva già detto , che V Ar- chitetto ufando iludio , e diligenza in tut- to , fi diflinguefìe però nei Templi degli pei, ove eterna rimaneva o la lode, o il biafimo deli' Artefice . In fatti la fantità degli oggetti , la maeftà del luogo , il di- ventar di pubblico dritto , una più ficu-

)o(xxxiit)o( ra perpetuità nei tempj , che nelle cafe de! Grandi ioggette a mille vicende, fono tan- ti fproni d'onore al cuor di un'Artica per acquiftarfi una gloria più durevole, e lu- finghiera . La Religione pertanto diede anche al Batoni le più frequenti , e lumi- nofe occafioni di render immortale il fuo nome colle opere nei facri templi . Trop- po lungo farebbe il noverarle ad una ad una . Solo faremo menzione di alcune a fo lo oggetto di far vedere, che ormai per la copia delle tavole facre già dipinte ei non poteva cffere il primo nell'inven- zione , non era però il fecondo nel mo- do squifito di trattare le (torie ancor ri- petute, forprendendo femprtf non fold coH'efatto difegno , e vago colore , e cori quella fua grazia , di che tutto condiva , ma con una certa accortezza , e nlaelhia , che dcttavagli il fuo buon fenfo naturale , t guiìo decifo per il bèllo , onde V effetto generale dei fuoi quadri fu fempre armo* niofo, e piccante, fenza toglier niente ali* unità del foggetto , che in Pittura, come in Poelja,deve elTere femplice , ed uno; nella qual parte ei fu profondo ragionato- re, quanto altri mài fofTe .

Soggetto frequentemente trattato è l'ultima Cena di Gesù Grillo .* e quella fola

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dipinta: nel Convento delle Grazie Mi- lano ha tolta , e toglie ad ogni più recente Ardita la fperanza di uguagliare , non che di fuperare l'opera celebre del primo Pittor Filofofo , del prccurfore del Newton rielle teorie della Luce , del Galileo nelle inven- zioni Meccàniche, e nella Scienza delle ac- t^ue ; di Michelangelo nel grandiofo , RafFaelle neirefpreffione, del Goreggio nel- la grazia, e nel rilievo del chiarofcurò , in fomma dd genio più grande , che vanti Ja Storia Pittorica , di Leonardo da Vinci . Con tutto ciò fi ammirerà Tempre la gran tavola , che proffima al fuò compimento vedefì ancor preiTj gli Eredi del Batoni , rapprefentante il medefimò miftero , e che poi in fine della fuà vita egli replicò tal quale , più in grande, nell'onorevole com- miflionè, che ebbe dalla Regnante Sovrana del Portogallo , di varie altre tavole , tra le quali contafi quella del Cuor di Gesù ^ per la Chiefa delle Carmelitane di Lisbo- na , eretta dalla di Lei pietà E* tutta teo- ria illuminata da una lampade* Coi'peh in ària , ma occultata allo Spettatore da uo gruppo di Angeli niolto fagacementé per rinfufficienza dei colori , ancor più chiari , a rapprefentare luce. Il lume pertanto più brillante fi trova nel belliffimo volto dei

)o(xl)o( Salvatore , che a dirittura sfolgoreggia negli occhi di chi io mira, relìa vinto da altro , che dalia candidezza delia tovap;Iia ; lo che conferifce a renderlo, benché chiariHImo , più carnicino . Il Redentore tenendo nella (ìniflra il pane già rotto , coH'indice della delira rivolto al Tuo petto , efprime , che quello è il Tuo Corpo . Gli Apoftoli già invitati a cibarl'ene, apparifcono in varj bel- Jillìmi atteggianicnti tutti cornaioQì dalla devozione, dalia tenerezza, dal rifpetto , dall' amore, dalla fede , che leggonfì a vi- cenda nelle loro tefle, tutte piene d'anima , e d'efprefrìone , a riferva di quella di Giu- da , che apparifce, diltratto dal Tuo malva- gio penfìero , non curarli del celeile con- vito. Merita però (ingoiar riflelTione un tratto d'ingegno , una delicata avvertenza del Batoni , preferibile in certo modo a quella , con cui Timante , nel fagrifizio d'Ifigenia , occultò del tutto la faccia del di lei padre . Il volto di S. Giovanni do- veva effere belliflimo, da equivocarfi , come dice il Sagro Teflo , con quello di Gedx : e belliflimo pure lo ha dipinto il Batoni. Ma per non dividere l'attenzione dello fpet- tatore in due oggetti , io ha rapprefentato afFettuofamente chinato verfo il petto , lu cui tiene le mani giunte, onde rimane tut-

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to in ombra , cadendo il lume della lam- pada fu i capelli , e nella eflremità fuperio- re delle fpalle . Ma non per quello è ofcuro. La vicinanza di un corpo candido , qual è la tovaglia , lo fparge di una luce fecon- darla di riflefìo , ballante a renderlo chiaro, e diilmto , anche in diilanza Così non de- fraudando di nulla lo fpettatore, ha confer- vato l'unità del foggetto , anzi ha refo l'ef- fetto del quadro, con un piacevole contra- go di chiarofcuro , più piccante , e gradito. Non diffimile artifizio usò il- Batoni in un'altra tavola per Milano , che perla circoilanza di pallidi , e bianchi oggetti poteva divenire ingrata , e di poca forza . Rspprefenta quefta il B. Bernardo Tolo- mei Olivetano , aiìiftito da un fuo com- pagno , neir atto di predare, in occafione ài pelle , gli fpirituali ajuti ad un moribon- do , cui porge a baciare il Crocifi/To . Il lume principale è concentrato nel Beato, che col fuo abito apparifce nitido, e ri- fplendente in m.ezzo al quadro . Alcune ombre dei pilaflri , e delle colonne di un* atrio , ove luccede il fatto , maeftrevolmente cadono fopra il compagno , di cui non ap- parifce illuminato che il volto, le mani, e qualche lembo delle vedi ; come cadono ancora fopra i gruppi dei morti , e dei mari-

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bondi , che colla pallida loro tinta avreb- bero feminato il quadro di falHdiofì lumi. L'effetto di quefta tela è del più gran vi-» gore : e non oltantc Tufo di tante ombre riefce in ogni fua parte chiari (lima , per uri ben intefo maneggio di riflefli nei corpi , che queite ricoprono.

Soggetto parimente mille volte tratta- to è l'Immacolata Concezione di Maria. Pure non mancò ingegno al Batoni per rap- prefentarla in una degna foggia nel quadro per la Chiefa dei Filippini di Chiari , vicino a Brefciaì , di cui vedefi ancora in fua cafa un bozzetto finito . L'Eterno Padre quafì in profilo allìfo maeftofaraente nelle nuvo- le, e corteggiato da varj A.ngeli , difpofti in differenti gruppi , fi appreifa colla finiftra la Vergine in piedi, in figura di tenera, modeflifiìma donzella , che rifpettofamente lo guarda, ed impone imperiofamcnte fopra il di lei capo la deftra; perifiero nobililfimo per efprimere con dignità la copia dei doni celefti , dei quali fu arricchita , fovra di ogni altro , Maria .

Le (lorie , che devono rapprefentarfi in un fito vafto , e con gran quantità di figure, fono affai malagevoli a trattarfi in una tela non baftantemente grande in pro- porzione delle figure , che vi Ci debbono di-

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pingere . Prefcntano due inconvenienti ine» vitabili . O fi rapprcfenta nella data tela un gran (Ito , e le figure divengono affai pic- cole , lo che rende la compofìzione minii» ta , confufa, e di poco effetto , fpecialmente deve vederfì in diftanza : o fi fanno le figure della giufla grandezza, onde fi evitino queflii difetti , ed allora manca la tela per rapprefentarvi il gran fito , ove fuccede l'azione, e per dare un'idea giufta delle di» danze , che dovrebbero effere tra un grup- po , e l'altro delle figure , che compongono la ftoria . Gli Antichi fobrj nelle loro compofizioni , che fembra non dimenticas- fero quafi mai quel precetto di Orazio di non mettere in ifcena più della terza per- fona , quando però erano corretti a in- trodurne molte in piccolo fito , fcegliendo piuttolto il fecondo inconveniente, face- vano le figure più grandi , che potevano, e facrìficavano a quefto più nobile oggetto dell'Arte il fito, e gli accefrorj . Quindi vediamo nelle loro gemme, nelle loro me- daglie, nei loro baffirilievi frequentemente e cocchj , e cavalli , e tempj , e cafe, e mu- ra di città, e fiumi, e alberi piccoli 'lìmi in paragone delle figure , come la Colonna Trajana , e l'Antonina dimoflrano, oltre il Yedervifi fpelTo un ingrato affollamento di

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.figure. RafFaelIe , che con tanti faviezza < verità, ed economia aveva proporzionato e figure, e (ito, e dillanze dei gruppi nelle yade pareti dei Vaticano , che avevano an- che il vantaggio , per Ja poca larghezza delie danze, di non efìgere neppure figu- re coJofTali , dovendo poi nella preziola tavola della Trasfigurazione r^pprelentare un'azione , metà di cui feguìva in cima ad j.m monte, dove Crifto fi trasfigura, e la metà alle falde, ove i Difcepoli coli' inde- moniato , afpettano , che egli difcenda dall' alto per guarirlo, fu coliretto , come gli Antichi , a facrificare alla grandezza delle figure la verità del fito , facendo il monte bafiìfiìmo , e approilimandone , quanto mai poteva , Ja cima , e le falde . Portandofì diverfamente , e anche lalciando la metà del quadro inferiore , come fta , farebbe fiato coliretto in poco fito a forza di piani , e di gioghi di così allontanare la cima della montagna, che la figura del Redentore, che è la principale , farebbe divenuta pic- cola , che non folo all'entrare in Chiefa* ma neppure approfijmandofi all'Altare, non (i farebbe veduta.

Afcrivafi pertanto alla infelice circo- ftanza di una tela fproporzionata al fog- getto un poco diconfufione, e di affollai

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mento di figure , che regna nel quadro della caduta di Simon Mago , dipinto dal Batoni per la Bafilica Vaticana , ov'erano necelTarie figure coloffali per produrre in quella gran Chiefa un proporzionato effetto . Francefco Vanni , chf^ pure al Vaticano aveva prima del Batoni dipinto lo lleiro [oggetto , per ingrandire il fito , che era un teatro pieno di fpettatori infieme coll'Jmperatore , aveva fatto le figure alquanto più piccole : lo che produce, che la figura principale di S.Pie- tro, che, per farla di faccia, conviene collo- care alquanto indietro, onde pofTa coman- dare al Mago, che cada, è troppo piccola, fi prefenta fubito all'occhio , come do- vrebbe , cercandofi a (lento nella molti- tudine di gente , che la circonda . 11 Ba- toni pertanto ad evitare quefto difetto, fcel- fe di tenerfi nelle figure più grandiofo , a fcapito del fito , che veramente apparifce angufto . E poiché devefi dare anche un tributo alla verità , non negherafii , che ancor più angufl:o apparifce per un'archi- tettura di piccolo modulo , ficcomc anco- ra, che ad alcuni non piace la figura di S. Pietro in ginocchio, fembrando loro, che in piedi farebbe rimafta più nobile , e fvelta . A riferva di quefto necefì^ario in- GQnveniente del tema , per cui apparifcona

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in (ito angufto , e troppo vicini tra Ioro> il mago che cade, Ja ftatua dell' Idolo, il Santo , un gruppo di fpettatori che fug- ge , a rigore di Arte quelt' opera mollra quanto grande folfe il Batoni.

E a dire il vero un difegno corretto , rifoluto , e maravigliofamentc intefo nei nudi ( cofa ben difficile, e valutabile in figu- re gigantefche ) , bellezza di tefte forpren- dente , forza , e vigore di chiarofcuro , va- ghezza di tinta , tra tutti i quadri , che fono a lato di elfo nella Gertofa di Roma , lo fanno cedere folamente a quello del Do- Bienichino, cui fi potrebbe, per la folita necedìtà detta di fopra , anche rimproverare troppa vicinanza tra la gloria , la figura di S. Sebaftiano , i foldati a cavallo , e gli fpettatori . Si paragoni il quadro del Ba- toni con quelli del Subleyras, del Chiari, del Coftanzi, ed anche con quello del Ma- ratta : vi fi aggiunga ancor quello del Man- cini , che fta nelb fala del Quirinale , opere tutte fatte in quefto fecolo per il Vaticano , e vcdafi chi rapifce la palma : e fq può efler vero , quello che vivente il Batoni difTe l'in- vidia , che ne fofpendeffe la copia in mufaico per non trovarfene degno . Lo che tanto comparifce più afTurdo , quan- to molti anni dopo eiTendoll data al Mengs

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la commiilìone di dipingere lo fleflb qua- dro , che è il folo rimaii:o a metterfi in mufaico in S Pietro , fu faggiamente cre- duto doverfi cangiar fogp.etto , Manca in quella Bafìlica il raonumento più folenne della Poteftà Ecclefiaftica , cioè la Tradi- zione delle Chiavi , di cui fece poi il Mengs quei beilo , itudiatifllmo bozzetto a chia- rolcuro , che non è fuggito al Genio Si- gnorile del Principe Chigi , trafportato per tutti gli fquifiti prodotti delle Belle Arti, antichi, e moderni, come tra tante alfre cole teftifica la rarilTima Venere di Menp- fanto da eflb con ragguardevole prezzo a quelli giorni acquiftata. Che l'eccezione a porli il quadro del Batoni in mufaico fofie venuta dalla imperfezione dell' opera , o farebbe già ftata mefla in mufaico la caduta di Simon Mago del Vanni , pofte- riormente ripulita , che or veded in S. Pie- tro ; o farebbefi dato al Mengs loftelTo, g non diverfo foggetto , a dipingere .

Non è noftra intenzione, dopo quelli faggi, che abbiamo dato del valore del Ba- toni , trattenerci di più nella clalTe delle opere facre , che fino alf ultimo dei fuoi giorni ebbe la commidìone di fare . Le due gran tavole da eflb dipinte per Brefcia , r una rapprefentante S. Giovanni Nepomu-

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ceno colla Vergine, l'altra la Prefcntazio- ne di Maria al Tempio ; un' altra tavola ' compagna alia mentovata di fopra per Chia- ri ; due altre per Lucca rapprefentanti , una le Stimate di S.Caterina, l'altra S. Barto- lomeo ; una per Meffina con S. Giacomo; una per Parma colla predicazione di S. Gio- vanni ; oltre molti altri quadri tratti dai Sa- cro Tello , come quelli bellidìmi nella volta del Cafino di delizia nel giardino Ponti- fìcio di Monte Cavallo; la caPca Sufanna , clie confervafi prelTo i fuoi Eredi ; un'Agar dipinta per un Cavaliere Inglefe , il Figliuol Prodigo per il Cardinal Duca di Yorck , ai quali debbonfì aggiungere e tante im- magini di Maria , e Sacre Famiglie , e Santi, e Sante , ordinategli dalla devozione dei particolari; tutte quelle cofe darebbero am- pia materia da ragionare per un pezzo del di lui merito , e delie belle avvertenze , e fini accorgimenti , che il fuo delicatiiìlmo occhio gli fuggcriva fpccialmentc riguardo* all'armonia ,ed all'effetto generale dell'ope- ra , onde le fue brillano , e chiamano a dirittura gli fguardi di ogni fpettatore. Ma non pofliamo però tacere di due opere tanto gioriofe per lui, colle quali ha coro- nato gli ultimi anni Tuoi , poiché fatte poco prima dell'anno ijSo.

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Una è la celebre Famiglia Sacra acqui- fìata nel Tuo viaggio in Italia dal Granduca Mofcovia per il valore di mille doppie. La Vergine in piedi porge il Divin Figlio a S. Elifabetta, che fedendo flende verfo di Jui le braccia per prenderlo . S. Giovanni fanciullo bacia con grande affetto i piedi a Gesù , intanto che lS. Giufeppe rivolgefì ad ofTervare ciò , che fuccede. Due Ange- letti in aria compiono quefta graziofacom- pofizione . Quefta tela è ftata reputata uno dei capi d'opera del Batoni . Non fi può efprimere la magia del colore, onde tutta brilla, ma con una dolciilìma quiete, e tranquillità forprendente . La carnagione del S. Bambino, veramente impaftata di gigli, e di refe, vi fplendccome un pia- neta in mezzo alle ftelle in una bella notte ferena. 11 volto di Maria è, a parer noftro, uno dei più belli, e dignitofi , che polTano immaginarfi, di forme veramente angeliche. E è vero , che in un'uomo di genio le idee fono fempre maggiori dei fcgni con i quali fi efternano , convien dire , che Tidea della bellezza dei volti, della vaghezza, e dell'armonia del colore, che la Natura aveva infufo nella mente di Pompeo , folTe fopra ogni credere fublime , ed eftefa.

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L* altra è Io Spofalizio di S. Caterina fatto per accompagnare la tela ora mento- vata , che ammirafi anche al giorno d'oggi prclfo i fuoi Eredi . La Vergine fedente in un trono, col Figlio nelle ginocchia, ap- preffa a quelH la mano di S. Caterina ge- nuflefla, acciò vi ponga l'anello. 11 Figlio, dolcemente guardando la Madre , fi accinge all'opera. Neii'innanzi del quadro in forma di venerando vecchio è S. Girolamo , che vojgendufi agli filettatori addita il fatto . Dietro ad elfo rairafi S. Liicia, e in aria tre Angcletti itanno cantando . Nel di- pingere quelto quadro volle il Batoni al- ludere ai Santi , dei quali egli , colla fua prima , e feconda Gonforte , porrava il no- me . Noi non faremmo , che replicare l'elo- gio dell' altra tela , {tendendoci a lodar q.jelta. Solo noteremo una difEcoltà dell'Ar- te egregiamente da lui fuperata . Qi-iando gli oggetti fiaccano dai fondi per un con- trapolto di tinte , non è difficile ottenerne il rilievo . Ma nel partito prefj dal Batoni in quelì:a floria, la cofa è ben diverfa. La mano di Maria , e quella di S. Caterina (taccano fopra il corpo del Bambino ; e qutfta Santa ha pure 1' altra mano , che Itacca fopra il fuo petto , cui l'appoggia . In quelle circoftanze , trattandoci di per-

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fonaggi tutti nobili, la differenza delle car- nagioni non può eiTere grande , per non cadere nel rozzo, enei plebeo. Pure con una inviabile , delicatiflima varietà di tinte, e fenza l'ajuto di grandi ofcuri , quelle mani bianchilTìme fiaccano dai biancbiffimi og- getti, che gli fanno intorno campo; diffi- coltà ben grande , che folo può felicemente fuperare chi, come il Batoni , conofceva tutte le più fine fottigliezze dell' Arte , ed era padrone del fuo pennello , poiché collo llento non avrebbe mai ottenuto quella leg- gerezza, fluidità , e vaghezza , che vi fi am- mira.

Un'uomo, come il noflro Pittore, fat- to dalla Natura per fentire tutte le grazie , non poteva non riufcire in foggetti teneri,, ed appalTionati . Aveva per quelli un ta- lento veramente poetico . Tutto fotto il fuo pennello fpirava leggiadria, e vaghez- za nel penfìero, nelle moffe, nel colore: ed a prova di ciò giovi rammentarne alcuni, nei qua!i è ormai inutile far più 1' elogio dei contorni, del chiarofcuro , delle tinte , che coftituifcono le parti elTenziali dell'Ara te , che non mancarono giammai al Batoni .

Ecco in qual leggiadra, ed efprimente foggia, rapprefentò in tela al naturale Al-

d z ci-

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cide al bivio , che poi repHcò più in pic- colo per il Marchefe Germi di Firenze , accompagnandovi il quadro dell'Ercole fan- ciullo , che ftrozza i ferpenti . Sta V Eroe fedendo appoggiato alla clava , con tutte le cure, ed i penfieri, che in quella oc- cafione lo agitavano , in volto . Pallade da una parte gli addita lungi , fopra un'iner- picata montagna , il Tempio della Gloria . Dall' altra una Venere decentemente coper- ta , sdrajata per terra , teneramente lo guar- da , alzando una mano a prefentargli dei fiori ; ed in ciò fare leggiermente toccan- dolo , pare , che tenti dillurbarlo colle at- trattive dei fenfì dalle infinuazioni di Pal- lade ; tale azione perde niente di dignità, e di modeftia, giacché con molta avvertenza gli occhi del perpIelTo Alcide non s'incon- trano con quelli di quefta feduccnte bel- lezza . Anzi neppure s'incontrano con quel- li di Pallade , ma ftanno in atto di chi in- gombro da gravi penfieri non gli ^iTz in alcuno degli oggetti, che lo circondano. Piena di delicatezza ci fembra tutta quefta invenzione , e la più atta , che immaginar fi polfa, ad efprimere con una muta Poe- fìa l'interno combattimento dell'Eroe tra la virtù , ed il piacere.

)o(li I I )o( meno viva ed efprediva è l'altra immagine, di cui fervifli a figurare il fuo- co nafcente di Amore nell' incontro di Bac- co coir abbandonata Arianna, che dipinfe per un Signore Inglefe , il quale nello ftef- fo tempo ordinò al Mengs per compagna la liberazione di Andromeda . Stava Arian- na fedendo, e col volto coperto da un ve- lo , fu cui verfava caldo pianto . Bacco , che r ha forprefa in quell'atto, gentilmen- te prendendo un lembo del velo , ha ten« tato fcoprire quel volto . E' già fcoperto, poiché la donna cedendo alla incognita ma- no , ha difcoftato alquanto dalla faccia la deftra col lino . Reftario ambedue colpi- ti dalla reciproca bellezza » come indicano i volti , e la finiftra di Arianna , ftefa in atta di meraviglia i quando un Amore appog- giato alle ginocchia di lei , reftando in mez- zo alle due figure, in atto di chi tacita- mente vuole afferrare qualcuno , fta per iftringere T indice della delira di Bacco , colla quale tiene negligentemente il tirfo . Il fuoco degli occhi di quello fanciullo , il fuo maligno forrifo , per cui moftralì avido , e ficuro della preda , la fua molTa leggiadra , ed efpreffiva , in fomma l'aftu" zia , il vezzo , la bellezza , e tutto ciò , che i Poeti già finfero di Amore, tutto

)o(liv)o( è dipinto in quella figura , che noi vorrem- mo più tofto far vedere , folTe podìbile , che defcriverc . In tanto un' altro Amore , volando neir aria, raddoppia rafTaitOjfcoc- cando una freccia verfo il cuore di Bac- co . Superbo è il gruppo delle tre figu- re fopra deferi ttc , con moltifiima grazia, e naturalezza legate infieme . Il volto di Arian- na è affatto Guidefco, e la fua figura fo- pra tutto fuperba , e nobile .

Piena pure di vezzi , e leggiadrìa è un' altra poetica idea , efprefia in tela prelfo i fuoi Eredi, rapprefentante le cu- re , ed i penfierì di una bella fanciulla nel- lo fpuntare della fua gioventù . Sta que- lla dormendo , coricata in un letto ricco d'intagli , nobile per una sfarzofa cortina ói color di porpora . Il fuofonno non è quel* Io profondo , e forte , che ha interdetto nell'uomo gravemente fianco ogni comu- nicazione tra lo fpirito, e i fenfì : ma quel- lo placido, e leggiero di chi gode una dolce vilionc , come il di lei volto , ed atteggia- mento alquanto vivace, e non abbandona- to dimollra. Due ridenti Amorini a pie del letto con atti rifoluti, e veri le moilrano e gioje , e ricchi drappi , oggetto pur trop- po in quella età di femminil penfiero ; e ad un gentil forrifo , che le trafpare nelle

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labbra , pare che ella gioifca di si gradi- ti doni . Un terzo Amore fedendo fuliafpon- da del Ietto innanzi a lei è intento a pro- vare coi Tuo dito Je punte dei dardi ; e la giovinetta, che appoggia fopra le fpalle di quello una mano , dice abbailanza di che » oltre le mode, ella occupi il cuore.

Fu parimente riputato uno dei più belli , che fi vedeflero di lui negli ultimi anni fuoi , il quadro detto della Pace , e della Guerra , in figure fin fopra il ginoc- chio . A Marte furibondo , e armato , con una fpada in mano , in atto di correre ri- folutamente alla guerra , fi prefenta una leggiadra belliilima vergine, che afFetcuo- famente guardandolo , a trattenerlo dal- le fue furie , gli prefenta un ramo oli- vo . Nella tefta di Marte vedefi il feroce Caracalla, ma più nobilitato, e abbellito dal genio del Pittore .

qurfta vaghezza, e vivacità di pen- fieri coir andar degli anni , allor quando la mano fi preftava meno obbediente al Batoni , venne minore in lui. Dipingendo quafi negli ultimi anni per il Principe Ju- fepof una Venere, finfe, che Amore tor- nato dìilla caccia, k avelTe recata la pre- da in certi cuori frecciati , che le aveva pofati nei grembo . Stende il fanciullo ie

)o(lvi )o( mani, per gettarfi al collo di lei, che fic- de, ed ella dolcemente Io accarezza, co* me al Tuo valore applaudifle .

Idee leggiadre, difegoo Tempre cor- retto , colorito vago, e brillante, dove- vano non folo folleticare il gulto dei più colti Stranieri , che venivano a Roma , ma eccitare nei più gran Signori un vivo de- fiderio di poiTedere qualche prodotto del fuo raro pennello . Troppo ci remerebbe a dire , ad una ad una numerar fi vo- lefTero le onorevoli commiflioni, ancor dell* opere profane, avute in copia dal Batoni , e di ognuna, benché in fuccinto , fi vo- lelfe recare la defcrizione. Da quanto ab- biamo detto finora fulle opere di lui da noi vedute, ci luGnghiamo, che pofTa ef- fer fufficientemente provato il fuo merito fuperiore in tutte le parti dell'Arte; fenza fare ulteriormente menzione di due gran tele per l'Imperatrice delle RulTie rappre- fentanti Teti , quando va a riprendere Achil- le dal Centauro Chirone, e la continen- za di Scipione ; di due altre per il Re di Polonia con entro alcuni fatti di Diana; di un'altra per il Re di Pruflia colla famiglia di Dario protrata innanzi ad AlelTandro , che fopra già mentovammo , e che abbiamo pur veduto molti anni indietro ne! fuo itu-

)o(l vi I )o( dio; ed in cui oltre la folita grafia della, compofizione , era fpecialinente notabile la diverfità , e il grado delle paffioni , che in quello sfortunato momento aveva dipinto nei volti fecondo l'età, e lo flato di cia- fcuno, incominciando dal più vivo dolore nella madre , e nella fpofa di Dario , e ter- minando nell'indifferenza , e nel rifo nei fer- vi , e nei putti privi di difcernimento .

Ma ancor più vi remerebbe a dire, fi facefle menzione degl' infiniti ritratti , che fece nel lungo corfo della fua vita > anche lafciando le fole tefle , o mezze fi- gure . Quelli foli iftoriati , ora con più foggetti in una tela ; ora colle perfone a cavallo ; ora con vaghi paefi , e animali maeftrevolmente toccati, dipinfe qual- cuno in forma di cacciatore ; ora con ve- dute di Roma, rapprefentò qualche Viag- giatore amante delle Antichità, fono tan- ti, che da foli averebbero refo illuflre ogni altro Pittore . Avvezzo a colpire la Natura fui fatto , non folo ritraeva a ma- raviglia il volto deìÌQ perfene, ma come Plinio difle di Apelle , la coftituzione del corpo, gli atti, il gefto in modo , che da quefto folo, fenza mirare la faccia , fariafi fpelTo indovinato il foggetto . Nel volto poi tutto efprimcva il proprio carattere ,

)o(Lvrri )o(

r animo , gli affetti , che a ciafcuno leg- gonfi in vi(o . £ Aleffandro non volle ef- fere effigiato da altri , che da Apelle , il Batoni puòvantarfì, che quafi tutti i gran Principi, e Sovrani, che fono a fuo tem- po flati in Roma, hanno vohito avere da lui il proprio ritratto , e fra quefti tre Sommi Pontefici , Benedetto XIV. , Cle- mente XIII. , e Pio Vi. felicemente regnan- te . Ma le commiflìoni , che in quello ge- nere ebbe dall' Augufta Cafa d' Aulirla , furono per luì forgente di tanta gloria, e di luminofe ricompenfe , da non doverfi in alcun modo tacere .

Cefare venendo a Roma nelT anno lyóg.y onorò certamente l'Arte, come di- ceva il Mengs , fcegliendo il primo Pitto- re , che allora fofTe in quella Città, per far dipingere in una tela il fuo incontro in quella Metropoli col fuo Real Fratello il Granduca di Tofcana. L'opera incon- trò tanto il di lui gradimento, che, ol- tre ad una onorevole ricompenfa , volle particolarmente moflrarglielo col diflinto dono di una collana d' oro fregiata òqÌ' la Sua effigie in una medaglia appefavi, e di una tabacchiera parimente d'oro . AH* arrivo di quella tela in Vienna ne fu tan- to rapita l'AuguIla Donna, Madre dei due

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Sovrani , che non può mai rammenta- re , fenza fovvenirfi di una generofità , e di una clemenza pari a quelle di Cefare Ottaviano, e di Tito, che volle teftificare al Betoni la Tua foddisfazione con il co- fpicuo dono della ferie delle principali Sue gefta, in 26. gran medaglie in oro, e di un ricco anello di brillanti , e quello , che è più, con una Sua graziofiffima lettera, in cui gli ordinava la replica degli ftefH ritratti , ma intieri , giacché i primi non fono, che fino al ginocchio. Efeguì il fia- toni la Real commiflìone nel modo, che mirafi poi in quella ftampa , che in gran foglio fotto la fua direzione egli fece in- tagliare da Andrea Rodi ,

Allora fu , che oltre il folito gene- rofo onorario, ne riportò fenza alcuna fpe- fa ampio Diploma di Nobiltà per , e fuoì figli mafchi; diftinzioncj che agli oc- chi del Filofofo imparziale quanto talvol- ta è poco ftimata quando dal calo, o da- gl'intrighi, o per forprefa è accordata a perfonc immeritevoli , altrettanto è ap- prezzata quando coronando il vero meri- to , fembra , che con effa gli errori del- la forte i Sovrani correggano .

Parve quindi a Maria Tcrefa di po- ter forfè trovare nel pennello doì Biitoni

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un qualche follievo all' immenfo dolore^ di cui ingombrolla tutto il rello dei Tuoi giorni la morte del Tuo Spofo Francefco 1. Volle, che egli ne dipingelTe l'effigie in- tiera , e a tale effetto furono nfiandati da Vienna e gli abiti, ed un ritratto del de- funto Sovrano . la fperanza dell'Impe- ratrice fu vana, come di proprio pugno teitificò al Batoni in alcune poche righe , che graziofamente aggiunfe nel fottofcri- vere T onorevole lettera , con cui parte- cipavagli la fua confolazione (i) . 11 foli-

(i) V Imperatrice Maria Ter e [a ferine tre lettere al Batoni j per affìcurarlo della Jhu jìima neW occafione dei ritratti Jòpramento'uati . Ecco quella fcrittagli per il ritratto di fr ance [co I. tradotta dall'originale Fran* cefe , quale confer'Vano i fuoi Eredi .

Ricevendo uitimamcnte il ritratto di S. M. il fu Im- peratore, mio cariffimo Spofo , di voi terminato con tanta diligenza , mi è ftato facile di effer convinta del- la verità di ciò , che mi avete efpoflo riguardo aU le cure , che avete ufato in particolare per dare a quello quadro tutta la perfezione, che meritava il Soggetto, e che conveniva alla voftra riputazione. Io Tho fatto e jllocare nel gabinetto , che mi è si caro per i ritratti, che vi fono, e dove fi ammi- rano già le altre opere, che io ho di voi . Per quella voi meritate tutto il mio plaufo : e quantunque fii difficile di rendere i tratti , ed il portamento del Prin- cipe , che rapprcfenta , con quella eleganza , di cui non fi potrtbb-: effer padroni , fenza la felicità di averlo perfonalmcntc conofciuto; il voftro pennello

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to fplendìdo ilipendio , a titolo di fpefe per li colori , come con una delicatezza fenza pari dicevafi Tempre per ordine della Corte al Batoni , fu accompagnata da un ritratto di Francefco I. contornato di grofli brillanti . Dopo tante corone e dall' Augufta Cafa di Cefare ,c da altri Sovrani accordate al merito del Batoni , farà Tempre memo- rabile nei fafti Pittorici quel giorno , in cui egli moftrò all' Erede del Trono Im- periale delle Ruiìie , ed alla di lui Spofa

però riguardo a ciò, ha fatto per reflenzialc, tutto ciò jche io avevo luogo di fperarne fopra i modelli , che vi aveva fatti dare. Io ho di già ordinato di di- modrarvene la mia gratitudine : ma io fono troppo contenta delle voUre opere per fermarmi qui;efiic- eio ben conto di profittare ulteriormente della pre- mura, che voi mi dimoltratc, di darmi nuove prove della voltra abilità.

MARIA TERESA .

Da Schonbrunn 22. Aprile 1771. Evvi poi apprejl'o di pugno dell' Imperatrice :

Io ho una gran confolazione di mirare il voftro quadro , che rapprcfenta il migliore dei Principi

Scoprì il Batoni in fine della fua vita , come per la po-co fa-vore'jole difpofìzione di chi allora do'veva ma' neggiare l'affare , Jenza neppure fargliene motto ,sì bel- le Jperanze dell' Imperatrice Fuegina andarono a vuoto ; riè la jua [cmplicitd , e bontà di cuore lo fece fefpettare Piai di niente , per riparare a tempo il colpo , come altri più accorto , dopo quelle non equivoche efpref- fioni di gran Sovrana , averebbc fatto .

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Reale , che il Pittore del fuperbo qua- dro deJIa Sacra Famiglia da erfb acquifta- to , e fol pochi anni prima dipinto , era già vecchio ; pure la lua vecchiezza non era imbecille , come l'invidia gli aveva fup- pofto , ma pari a quella di Omero , come già diffe Longino . La cafa del Batonì non folo era il domicilio più illuftre della Pit- tura in Roma, ma con elTa vi albergava con pari dignità la Mufìca . L'amabile , vir- tuoliffima di lui figlia Rufina , troppo im- , maturamente rapita dalla morte, era nei fuoi giorni una delle più eccellenti dilet- tanti neir Arte del canto , ma di quel can- to , che doveva foddisfare il Batoni, un* uomo cioè temprato dalla Natura ai dolci affetti del cuore, che tanto felicemente efprimeva, come abbiamo veduto, nelle fue tele . La fua lunga età lo aveva fatto vi- vere in gioventù nel fecolo d'oro della Mufica : e chi venendo a Roma, appena veduto Raffaelle , e gli Antichi , ebbe a fchi- vo la maniera dei moderni Pittori , mal accomodava al guiìo caricato della Mali- ca dei noftri giorni, ricordandoli femprc dei Pergolefi, dei Vinci, degli Scarlatti, dei Leo , e di tanti altri padri , e fonda- tori del vero gufto Armonico . Quindi non ogni forta di Mulìca foddisfacealo , ma folo

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h più fcelta , la più purgata, o antica, o moderna , che foife , che con belliilìma voce, e forprendente maniera cantava Ru- fina , accompagnata talvolta dall* altra noa meno rirpettabile e per virtù , e per coftu- mi fua minor forclla , Maria Benedetta.

Non giungeva in quei tempi Foreftiero diftinto a Roma , che dopo avere cogli occhi guitato ie bellezze della Pittura nei quadri del Padre , non volefìe guitare quelle del canto delie Figlie. Tvccorfe pertanto a tale effetto il Granduca di Mofcovia colla fua Spofa al- la cala del Batoni ; ed ivi fu , che vedendo un fomigliantidlmo ritratto fatto da lui ad uno dei Signori del ftio feguito , che non era ancor terminato, s'invogliò di averne il proprio. Ma conìQ la proflìma partenza degli Augulli Perfonaggi non ammetteva dimora, convenne nello ftefTo momento por mano all' opera . Intanto che l'Ofpi- te Re.ilc era dolcemente rapito dal canto delle Figlie , il valorofo vecchio in pochi iiianti alla prefenza di tutti ne colpì viva- mente le fembianze , che la GranduchefTa volle ad ogni patto in quegli ultimi giorni rapire alle fue occupazioni tanto tempo , quanto fervifle per dipingere anche il fuo, quafì di volo, come fu fatto . Diede il Ba- toni al Granduca tutto quel carattere mae-

)o(l XI V )o( ftofo , e nobile , che conveniva a si gran foggetto , ed alla GranduchefTa tutta ia gra- zia , e r avvenenza del fefTo , congiunto colia maggior dignità .

OfTervò già il Fontenelle neil* elogio di un valente Agronomo , che la Teorica, eia Pratica fono feinpre differenti, che il più abile ProfefTore , che non avefTe liti- diato l'Ailronomia che fu i libri , remereb- be forprefo , venendo al maneggio di un te- lefcopio, di non veder niente ; tanta delica- tezza , e finezza efigono le pratiche olferva- zioni . Accade lo ftefTo , e fenza parago- ne ancor più nella Pittura , quantunque uno dei più celebri Scrittori Francefi ,famo- fo fpecialmente tra gli Architetti , foftenga, che a ben vedere nella Pittura , e nella Scul- tura non fia necelTario averne, almeno un poco , ftudiato la pratica , anzi efìere il ve- ro imparzial giudice delle Belle Arti quello , che non fapendo far niente, per nefTuna maniera non è prevenuto . 11 noftro amor proprio , che ci fa fembrare molto lufin- ghiero , e grato il decider di una Scien- za, fenza r incomodo di fludiarla , lia or- mai fatto accettare quefta maflìma anche ai noftri Letterati Italiani ; maffima , che veramente fi riftringe al folo cafo o di una manifefta bellezza , o di un patente difet-

)o(lxv)o( f o . Poiché è certo, trattandoceli cofe d* fatto , che chi noa ha una chiara idea del" la cofti'uzione del corpo umano dìfegnan* do il nudo ; del guilo degli Antichi, pra- ticamente copiando le loro opere ; degli accidefnti della luce , e della difficile, im- perfetta nnaniera, che ha la Pittura d'imi- tarli col colore, dipingendo un poco , ben- ché ragioni beniffimo in Teorica , farà fottopofto bene fpelTo ragionando della Pratica , che è la parte più grande dell'Ar- te , a prendere mille equivoci , fpelTo ri- prendendo, ©lodando ciò, che non deve, e trafcurando mille a lui ignote bellezze. Se pertanto il Batoni grande appari- fcQ agli occhi di ognuno e per le leggia-» dre fue i e nobili invenzioni, per l'eiiet- to vago , e feducente dei fuoi colori , per il vigore, e la forza del fuo chiarofcuro; grandiffimo però apparifce agli occhi dell* Artiita , che lo vede a ciò arrivato cori una felicità incredibile , fuperando tutte le difficolt:!, che la Pratica dell'Arte ad ogni palfo frappone . E niente a creder noftro prova più manifeflamente, che egli era na- to veramente Pittore , che il fuo pratico modo di colorire . Egli in verità fcherza- col pennello , e tutte le ftrade lo con-

du*

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ducevano lelicemente al Tuo intento . Ora dipwigeva d' impafto , ora di tocco , ora terminava tutto a tratti , Tempre però con Ja fua abituale diligenza , e pulizia . Gli arbitri più pericolofì non recavano fotto di lui alcun rifchio . Rifolveva talvolta iJ la- voro , e gli dava la neceflaria forza con una femplice linea . Ma quella linea era di quel tal precifo tuono , che dando in armonia con tutto il rello, non cagiona- va crudezza, mancava di vigore : mo- tivo, per cui difilcilc. talvolta refta il copiare ie fue opere , onde non fi cada in una ingrata fecchezza .

E' pratica bene ordinaria in Pittura il crefcere qualche ofcuro debole, rinforzan- dolo con qualcuno di qtbci colori, che di- confi trafparenti , poiché avendo poco cor- po , lafciano vedere il fottopofi:o colore. Ma r addolcirlo , quando fi creda oppor- tuno , velandolo, o tratteggiandolo ìeg- gieriiiente con i colori chiari più dcnfi , come fofiero trafparenti, queflo efige l'ul- tima bravura , il più gran pofiefTo dell* Arte, l'occhio il più fquifito , ed accor- to , cioè quello del Batoni , che non fi ri- pofava , che fulla bellezza. Ed ecco per- chè certe fue cofe tanto armoniofe appari- {cono , e così vaghe , e leggiere . Regola

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è pure di pratica della più felice riufci- ta quella di condurre tutta in una volta una teita, una mano, un pezzo di nudo, elfendo ben chiaro , che poiTono le tinte meglio impalkrfì tra loro , sfumard i con- torni, e lopra tutto accordarfi le parti in modo , che fembrino coperte dalla ftcifa pelle, quando i colon fono frefchi. Tut- to ciò li otteneva dal Batoni , le le cir- coftanze lo efìgevano, con un metodo atìac- to contrario. Egli lolpendeva , ripigliava il fecco lavoro quando più gli tornava in acconcio , e colla foiita teiicità . E' trop- po noto, che i gran Signori all'occafio- ne di farli fare il ritratto non vogliono preitarfi , che poco tempo per volta alla noja di itare a modello. 11 Batoni perciò non li perdeva di coraggio . A parte a par- te veniva conducendo il lavoro, accrefcen- dovi ogni giorno qualche cofa con tal gia- llezza , e armonia di tuono, che in fine apparivano quelle ftupende , animate telie, formate tutte di un getto .

Qucfte favorevoli difpofìzioni, que- llo tatto fino per la bellezza , che a lar- ga mano avevagli accordato la Natura, im- primevano in ogni Tua opera le orine del Genio , onde tutto vi appariva facile , na-

e 2 tu-.

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turale , e leggiadro . fenza di quefti doni avrebbe egli mai potuto, dopo tante ore di lavoro alzarG dal cavalletta, vege- to , e trefco , ancor fettuagenario ; anzi talvolta negl'intervalli di tempo, che gli accordavano alla giornata lefue opere gran- di , quafì sdegnando Ilare in ozio brevi momenti , fare certe fue opere della più fquifita bellezza , come la Sacra Famiglia di Mofcoyia , lo fpofalizio di S. Caterina , la Pace , s la Guerra , che fopra abbiamo rammentate . La Storia Pittorica non di ra- do prefcnta gli efempj funelH di Artifti , che reccedìvo travaglio , o un'ardore trop^ intenfo della gloria ha ben prefto con- dotto al fcpolcrore volefTe il Cielo, che a' noilri giorni non ne fofTe flato uno il Mengs, che la Scuola Romana avrebbe an- cor di che confolarG nella frefca morte del celebre noflro Pittore .

Era già qualche tempo , che il vigor della macchina era alquanto venuto meno nel Batoni , e lagnavaiì degli occhi , che non più avevano la forza , mirabilmente confcrvata fin molto fopra ai 70. anni ; quando neirautunno del 17S6. fu colpito da un leggiero tocco di apoplcfia , da cui fi riebbe in parte, ma con gran languo- re di fpirito, e di corpo. Replicò quella

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micidial malattia un'infulto più fiero nelT inverno, che dopo due giorni io condufTe a morte nel 4. Febbrajo 1787-. nella grave età di anni jc). meno un fol gior- no . Fu il Batoni religiofìdìmo, caritatevo- le verfo i poveri , affabile con i Tuoi fcola- ri , nemico del fafto , non portando che di rado le infcgne d'onore, di cui era fla- to fregiato dal fomm.o Pontefice dichiaran- dolo Cavaliere; e modeftamente vellendo . Fuori dell'Arte ei di nuli' altro curavafi , godendo Tempre di una invidiabile tran- quillità , che non voleva in alcun modo turbare; onde eflendo l'ornamento prima- rio dell'Accademia à'\ S. Luca, e potendo- fi ragionevolmente lufingare, che per tan- ti titoli il Tuo fentimento vi farebbe flato venerato; ei contuttociò non vi fi recava mai , lapendo che ogni adunanza, benché ri- fpettabile, efl^endo d'uomini, porta feco in- trighi, contradizioni, e faftidj , per li quali il fuo buon naturale non era fatto. Il di lui ca- rattere fu femplice , e fincero , e poiché fu- bito {\ annunziava per tale , egli poteva dir la verità , fenza che alcuno ne refiaffe of- fefojcome non fembrava vanagloriofo, delle fue opere parlava con compiacenza, poiché ei ben conofcev^ il proprio valore .

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Qualor fi efamina il Batoni in tutte le parti, che compongono la Pittura, in- venzione , cioè, compofizione , difegno, chiarofcuro , e colorito , e a quelle ag- giunga r ideale , cioè 1* unione delle più telici circoltanze a dar rifalto , come in Poefia, al loggetto, e che entra a nobili- tare ognuna delle dette parti dell' Arce , non folo (1 trova, che niuna a lui non ne mancò ; ma paragonandolo , come già no- tolli in principio , con tutti i Pittori Tuoi contemporanei, (1 vede, che non cedeva a neffuno in alcuna , in molte era fuperio- re , calcolando tutto infìeme il fuo me- rito, ebbe altro rivale , che il Mengs . Ma , come infegna Longino , devell pre- ferire il fublime anche con qualche dilet- to al mediocre fenza vizj , onde Omero, Demoftene, Platone non Tempre uguali riportano la palma fopra Apollonio, Ipe- ride , Lilia , fempre purgati , e teriì , che mai però non fcuotono, ed agitano il cuo- re ; fublime è quello, che eccita, e muo- ve grandemente gli aifetti , che a rapi- fce l'altrui ammirazione, che a mifura che contemplali , fempre più bello apparifce , rertando indelebilmente impreffo nella men- te; fé in una parola fublime è ciò, che fempre , a tutti , e per tutto piace , do-

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vrafii certamente dare al Batoni un polio ancor più dipinto nell'Arte, togliendolo dalla folla degli Artilli fenza difetti, e collo- candolo nel rango ben rillretto di quelli , che eoo qualche pregio (ingoiare fi rendo- no padroni degli atfetti altrui , fi fanno am- mirare, e fempre più grandi apparifcono . La parte , che conduiTe il Batoni a quefto grado fuperiore , e diftinto dagli altri, appartiene certamente all'ideale, fi può infegnare , cfTendo un dono fpon- taneo della Natura . QLiefto era , come più volte fi è detto , un naturale trafporto per la bellezza, un vivo fentimento per la gra- fia, di che condiva tutte le parti della Pit- tura. Forfè temprato alle dolcezze di Ana- creonte , non averebbe potuto con tutta l'energia rapprefentare le furie d'Achille . Anche Raffaelle , ed il Coreggio fteiTo fa- rebbero in ciò fiati vinti dal Buonarroti . Ma nei foggetti teneri, ed appafiionati Ipira- va tal grazia , e leggiadria in tutto, fempre congiunta con certa nobiltà, che non isde- gnerà l'età futura collocarlo a Iato di Gui- do , e dell'Albano, come fpecialmente le graziofe femine da lui dipinte , con quei belliiìimi volti, bizzarre acconciature, te- nere moffe, molli vezzi , vaghi colori , e le poetiche fue invenzioni dimoflrano .

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La Scuola Romana poi dovrà Tempre venerarlo , come riftoratore , e conferva- tore del Tuo antico lultro , poiché il primo in quefto fecolo, anche anteriormente al Mengs, ruppe gli ftretti lacci di quelle re- gole , che come già notammo , credendofì formare tutto il fondamento dell' Arte i impedivano veramente ai grand' ingegni di foUevarfi; e tutto (ìrivolfe col lolo Tuo buoni gufto , e raziocinio naturale ai puri di lei fonti , alla Natura , cioè , a Raffaelle , agli Antichi , infegnando come fenza una fer- vile imitazione dei fecondi , nell' immenfo teatro, che la prima prefenta , vada fcelto il più bello, fecondo il proprio gufto . E alla fine quefto fecolo abbiamo qualche Infinga di rivedere i giorni felici dei Ca- iacci, che ben guardandofi d'inceppare col- la fervitù delle regole il gufto dei loro fco- lari, lafciarono ad ognuno libero il corfo dove il proprio talento chiamavalo , come non pochi valofofi Giovani , che bevono agli fteftì fonti del Batoni, ci danno fperan- za; tutto dovrallì al Genio immortale di que- fto celebre Pittore, che ancor morto colle opere ne addita il vero cammina dell'Arte ^

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