598.2 V24f UNIVERSITY OF riDNOIS LIBRARY ATURBANA-CHA\4PAIGN BiOLOGY OCr i 3 2003 Digitized by the Internet Archive in 2011 with funding from University of Illinois Urbana-Champaign http://www.archive.org/details/faunaornitologicOOvall U^TUnMH>?ORn.^^'^' fi.... ^'^ '^ CATALOGO DEGLI UCCELLI OSSERVATI NEL FRIULI DA G. VALLON, membro effettivo dell" Accademia udinese di scienze, lettere ed arti. (^~d^ TRIESTE TIl'OGKAFIA DKL LLOYU 1902. FAUNA OmilIOLOGICA FRIULANA CATALOGO DEGLI UCCELLI OSSERVATI NEL FRIULI DA G. VALLON, membro effettivo doli' Accademia udinese di scienze, lettere ed arti. J V^ /"* sìo)J(3ra *"^ TRIESTE l'IlHUiRAKI A llEL LI-OYU 1902. Estratto dal Bollettino della Società adriatica di scienze naturali in Trieste. — Voi. XXI. — 1902' FAUNA ORNITOLOGICA FRIULANA. G. VA.LL,OJSr, F»REF5V\.ZIO]VE. Or sono undici anni, nel Bollettino della Società Adriatica di scienze naturali di Trieste, io pubblicava le mie Note sul- l' Avifauna del Friuli. In quelle poche pagine, io aveva raccolto tutte le osservazioni fatte durante il corso di sette anni. Enu- merava 240 specie ben constatate, e, come dissi allora, per compilare le Note suaccennate, mi attenni agli esemplari esistenti nella mia raccolta, o in quelle pubbliche o private della provincia sulla cui identità non poteva restarmi alcun dubbio. Compilai il presente lavoro, seguendo i medesimi criteri, non facendo eccezione che per sole due specie, della cui presenza nel Friuli, mi fece attento il compianto Prof. Pirona, che con quella squisita cortesia che gli era propria e con quella larga scienza che possedeva, non mi mancò di consigli e di dati. Le specie enumerate in questa mia Fauna ornitologica friulana ammontano a 289, sono quindi 48 specie in più, che comparvero nella nostra provincia dal 1885, e constato con piacere che, fra questo numero rilevante di specie nuove, non poche sono importanti per la loro rarità, sia per il nostro Friuli in particolare, che in generale per tutta la penisola italica. Neil' Avifauna del Giglioli del 1886 sono enumerate come specie italiane 443, nell'Elenco degli uccelli italiani del 1887 il Salvadori ne cita solamente 428. Quale dei due illustri orni- tologi contemporanei, abbia detto il vero, a me certo non 66 [2] spetta di stabilire, ed ho voluto citare e gli autori e le cifre per lo scopo solo di raffrontare il numero degli uccelli la cui presenza è stata constatata in tutta l' Italia e quelli eh' io ho potuto stabilire per la nostra provincia. A far sembrare meno sensibile la differenza dirò subito che di quasi tutte le provinole italiane, la nostra è la più ricca di specie. L' Arrighi-Griffoli nell'Avifauna della Val di Chiana del 1891 ne ha 240; il Bonomi nell'Avifauna tridentina del 1884 descrive 311 specie ; il Carazzi nei Materiali per una Avifauna del Golfo di Spezia e della Val di magra del 1887 ne ha 312; il Dal Fiume nel contributo allo studio dell' Avifauna del Po- lesine del 1896 ne conta 272; il De Romita nella ricca Avi- fauna pugliese del 1884 ne cita 264; *) il Ferragni nell'Avifauna cremonese del 1885 riassume 232 specie; ed il Moschella nel suo lavoro intorno agli uccelli di Reggio-Calabria del 1891 ne enumera 205. Dirò ancora, a gloria nostra, ed un pochino a mio conforto, che tre fra le specie citate nel presente lavoro, sono degli ^Unicum" per l' Avifauna italiana e cioè 1' Allocco dell' Urale (Syrnimn iiralense), citato nell' Avifauna italica del Giglioli a pag. 222 e confermato dal Salvadori nel suo Elenco a pag. 60; la Scapaiola asiatica ^Accentar montanellus) , menzionata dal Giglioli nell'opera stessa a pag. 147 e pure confermata dal Salvadori a pag. 102 dello stesso Elenco, e finalmente il Lui forestiero (Fhylloscopus superciliosus), non citato dai summen- zionati autori nelle opere sopra indicate, per il motivo che la mia scoperta è posteriore alla pubblicazione di quei due lavori ornitologici. Di quest' ultima specie due forono gli esemplari da me scoperti in provincia, uno passò, unitamente alle due prime specie citate, alla collezione centrale dei vertebrati italiani di Firenze, l'altro trovasi incorporato nella raccolta ornitioa del nostro r. Istituto tecnico. A queste rarità va aggiunta la tanto discussa Atliene Chiaradiae, descritta per la prima volta dal Giglioli nel 1900 da un esemplare trovato a Sacile nella provincia del Friuli, e quindi da me in seguito ad essermi ') Con r aggiunta del 1889 e le nuove aggiunte del 1899 il numero sale a quasi 300. [3] 67 riuscito di catturare un secondo individuo sui monti sopra Ca- nova di Sacile nel Luglio del 1901. Inquanto alla classificazione usata, in questa mia Fauna ornitologica, non mi sia fatta colpa, se ho persistito a servirmi di quella tanto bistrattata del C. F. Homeyer, adoperata da me per le mie Note Già tanto non valeva la pena di usarne un'altra, che sarebbe probabilmente incorsa nelle stesse o più acerbe critiche della prima. Per avvalorare un tanto basta eh' io semplicemente riporti quello che il Salvador! dice nella Prefazione del suo Elenco : „la classificazione degli uccelli pur troppo, è cosa difficilissima e, ad onta dei recenti lavori ana- tomici del Huxley, del Garrod, del Forbes e di altri, essa riposa ancora su basi incerte, per cui gli ornitologi non sono d'accordo sul numero e sulla disposizione degli ordini, e neppure sulle forme che debbono essere considerate come le più elevate." Notai però sotto al nome usato nel lavoro del C. F. Homeyer antecedentemente citato^ quello adottato nella pubblicazione recentissima del Naumann nella speranza che vengano accettati definitivamente, quantunque pur troppo ho motivo a credere che ciò non succederà, basta a tal uopo leggere la proposta dell' autorevole ornitologo Kleinschmidt nel giornale ornitologico redatto dal Dr. Reichenow. ^) Ho procurato di rendere la sinonimia più completa pos- sibile, servendomi degli autori e delle opere che cito più tardi separatamente, e ciò per poter agevolare al raccoglitore, al principiante o all' amatore la identificazione della specie, giacche al punto, in cui oggi ci troviamo, con un caos di migliaia e migliaia di nomi è facile essere condotti in errore, tanto più che non è raro persino il caso, che un nome stesso venga usato da vari autori per uccelli differenti. Onde facilitare, nella vasta sinonimia della maggior parte delle specie, la ricerca dei nomi non ho seguito, come prescritto, l' ordine cronologico, ma bensì quello alfabetico. A stabilire facilmente la priorità ho indicato 1' anno a numeri grossi. Servendomi del Pietsch e del Salvadori, ho dato per gli ordini, per le famiglie e per le specie l' etimologia e 1' origine dei nomi, lavoro questo di chiara importanza dal lato filologico. ') „Journal fùr Ornithologie", 1900, pag. 134—349. 68 [4] e perchè questo conduce direttamente alla conoscenza della storia della specie, come giustamente osserva il Salvadori. I nomi volgari italiani sono quelli usati dal Giglioli nelle sue varie opere ornitologiche, e quelli friulani li ho tolti, in gran parte, come ho fatto antecedentemente per le mie Note, dal dizionario delle voci del dialetto friulano del Pirona. Un non lieve lavoro per me è stato certamente quello d' aggiungere per ogni singola specie i caratteri distintivi, nonché i nomi volgari degli idiomi più noti in Europa, vale a dire quelli: francese, inglese e tedesco. A questo ho fatto seguire un breve cenno sulla frequenza, sulla nidificazione o sulla comparsa accidentale delle varie specie in provincia, quindi in generale sulla nostra penisola, attenendomi su quanto dissero in merito il Giglioli e il Salvador! nelle opere più volte citate. Ed in fine ho aggiunto la distri- buzione geografica generale e le località, ove le specie sogliono passare la stagione invernale. G. Vallon. Posizione geografica e descrizione topografica della provincia del Friuli. *) La provincia di Udine giace tra il 45" 40' e 46" 40' di latitudine boreale, e 29" 57' e 31" 19' di longitudine orientale rispetto all' Isola del Ferro, e cioè 1" 10' di longitudine orien- tale e 0" 12' di longitudine occidentale, preso per base il meridiano di Roma. Per quanto si riferisce alla latitudine, la nostra provincia è una delle più boreali d' Italia, e per riguardo a longitudine ^ la medesima è posta quasi per intero ad est del meridiano di Roma. I confini della nostra provincia«lianno una totale lunghezza di 510*96 chilometri e sono per quattro quinti confini naturali e così ripartiti : laguna e mare chilom. 21*16 fiumi e torrenti „ 129*00 montagne „ 256*71 Gli altri 104*09 sono capricciose deviazioni dai termini naturali. Si valuta la sua superficie a chilom. quadrati 6554*7. Oltre metà della provincia è coperta da monti e da colli. Le Alpi Giulie e Gamiche la ricingono in semicerchio e corrono ') Dall',, Annuario statistico per la provincia di Udine", pubblicato dall'Accademia udinese di scienze, lettere ed arti. 70 [6] dalla sorgente della Livenza fino ai confini dell' Austria-Un- gheria. In vari punti raggiungono un' altezza superiore a 2000 metri ed abbiamo il Clapsavon, il Premaggiore, il Cridola, la Cx'estaverde, il Pizzo Collina ed il Zof di Montarlo che superano i 2400. Le Alpi degradando finiscono col presentare alcune ele- vazioni arrotondate e coperte di prati o di selve, che meglio meritano il nome di colline, che quello di monti. Ma oltre a questi ultimi contrafforti e pendii, la nostra provincia possiede vari gruppi di colline che coprono buon tratto di superficie; la pianura o le cosi dette Basse vanno fino al mare. La parte meridionale della provincia è limitata dal Mare Adriatico, che la bagna per circa 15 chilometri. Fra il Mare Adriatico e la terra ferma notasi l'esistenza di un bacino d'acqua salata (laguna) non molto profondo. La parte che spetta alla nostra provincia è quella che si chiama «laguna di Marano". È larga in media da 7 a 9 chilom. ; lunga 16 chilom. e mezzo, mentre la sua superfìcie è circa 75 chilom. quadrati. Paludi grandi, a carattere maremmano, circondano all' ingiro la laguna di Marano, allargandosi talora anche per più di 6 chilom. ; per il solito a poco più di uno. Si trovano tutte nei distretti di Palma e Latisana. Nei distretti di S. Daniele, Tarcento, Codroipo e Pordenone ve ne sono di quelle di piccola estensione. Abbondano le sorgenti nei monti e colli, e la provincia è irrigata da 18 fiumi oltre a molti altri fiumi-torrenti e tor- renti. I principali sono : il Tagliamento, che nasce al confine della provincia col Bellunese a nord-ovest di Forni di sopra e percorre nel Friuli 156 chilom. Il Fella, che sbocca nel Tagliamento bagna 48 chilom. di terreno e 52 il Natisone. La Livenza, che sorge da un laghetto a sud-ovest di Polcenigo, è un fiume ricco di pesci e d' acque limpide e profonde, e che dopo percorsi 35 chilom., passa nella provincia di Venezia. Un suo affluente è il torrente Meduna e di questo il fiume Noncello, che percorre un tratto di circa 20 chilom. Nel comune di Bertiolo scaturisce lo Stella, che bagna una piccola parte del distretto di Codroipo e quello di Latisana, e sbocca, dopo percorsi 30 chilom. ed aversi congiunto al Como, nell' Adriatico. [7] 71 Il Corno, che dopo 23 e più chilom. di corso, poco lungi dal confine austriaco si unisce all' Ausa e conserva quest' ultimo nome fino allo sbocco in mare a Porto Buso. Né mancano i laghi, il più importante dei quali è quello di Gavazzo, che giace sulla parte destra del Tagliamento ad est di Venzone, La sua lunghezza massima è di chilom. 3'9 e la massima larghezza 1 chilom. È naturale che con tanta varietà di suolo, svariata sia pure la vegetazione, e difatti noi abbiamo quella propria ai litorali marittimi ed alle Alpi più elevate. Nell'interno della Gamia l'abete ed il pino formano boschi estesi, che continuano nella regione superiore delle Alpi. Altri boschi di qualche estensione, principalmente di quercia si trovano nei distretti di Palmanova e Latisana, e sopra Rosazzo e Manzano e di altri alberi a foglie caduche in quelli di Maniago, Moggio e Ampezzo. Il clima è temperato, però in causa della vicinanza dei monti e del mare va soggetto a repentini cambiamenti ; le piogge sono molto frequenti specialmente nell' autunno e non di rado nella primavera, fatta eccezione per le località più prossime alla marina. I venti predominano e divengono talvolta impetuosi, sono però di breve durata. Per la grande vastità della provincia, che comprende in sé tanta diversità di terreni, di acque e di piante, è facile immaginare come svariata ne debba essere la sua Avifauna. Sui nostri monti annidano gli Avvoltoi, le Aquile, varie specie di Falchi, i Tetraonidi, che appartengone quasi esclusivamente alle nostre Alpi, essendo i medesimi o del tutto o in gran parte scomparsi dal resto delle catene montuose della penisola, quindi i maggiori Picchi, i G-racchi, i Corvi, le Nocciuolaje, i Murajoli, i Sordoni, vari Zigoli, i Fringuelli alpini ed altri ancora, che si potranno conoscere man mano che si andrà scor- rendo queste pagine. Non troppe sono le specie che vivono sedentarie sui bassi colli o in pianura, ma grande ridiventa 72 . [8] questo numero e la quantità degli individui col nostro avvici- narsi alle paludi, alla laguna ed alla marina. Nell'inverno spe- cialmente quest' ultime sono popolatissime e le varie specie di Anitre, gli Aironi, le Grallinelle, le Schiribille, le Sciabiche, i Chiurli, i Piri-piri, i Piovanelli, gli Smerghi, gli Svassi, i Grabbiani ed altri, formano talvolta degli stormi incalcolabili. Nessuno degli ordini manca, assai poche sono le famiglie non rappresen- tate nella nostra provincia. INDICE SISTEMATICO I Ordine. RAPACES. 1. Famiglia: Vulturidae. 1. Gyps fulvus. 2. Famiglia: Falconidae. 2. Milvus regalis 3. Cerchneis tinnunculus 4. Cerclineis cenchris 5. Erythopus vespertinus 6. Hypotriorchis aesalon 7. Falco subbuteo 8. Gennaia Feldeggi 9. Falco peregrinus 10. Astur palumbarius 11. Accipiter nisus 12. Pandion haliaétus 13. Aquila naevia 14. Aquila chrysaètos 15. Haliaétus albicilla 16. Circaètus gallicus 17. Pernis apivorus 18. Archibuteo lagopus 19. Buteo vulgaris 20. Circus aeruginosus 21. Circus cyaneus 22. Circus pallidus 23. Circus cineraceus. 3. Famiglia: Strigidae. • 24. Athene noctua 25. Athene Chiaradiae 26. Nyctale Tengmalmi 27. Syrnium uralense 28. Syrnium aluco 29. Strix flammea 30. Bubo maximus 31. Scops Aldovrandi 32. Otus vulgaris 33. Brachyotus palusti-is. IL Ordine. FISSIROSTRES. 4. Famiglia: Caprimuìgidae. 34. Caprimulgus europaeus. 5. Famiglia: Oypselidae. 35. Cypselus melba 36. Cypselus apus. 6. Famiglia: Hirundinidae. 37. Hirundo rustica 38. Hirundo urbica 39. Hirundo riparia. UI. Ordine. INSESSORES. 7. Famiglia: Cuculidae. 40. Cuculus canorus. 8. Famiglia: Meropidae. 41. Merops apiaster. 9. Famiglia: Alcedidae. 42. Alcedo ispida. 10. Famiglia : Coracidae. 43. Coracias garrula. 74 [10] IV. Ordine. CORACES. 11. Famiglia: Oriolidae. 44. Oriolus galbula. 12. Famiglia: Sturnidae. 45. Pastor roseus 46. Sturnus vulgaris. 13. Famiglia: Corvidae. 47. Pyrihocorax alpinus 48. Pyrrhocorax graculus 49. Lycos monedula 50. Corvus corax 51. Corvus corone 52. Corvus cornix 53. Corvus frugilegus 54. Pica caudata 55. Garrulus glandarius 56. Nuciphraga caryocatactes. V. Ordine. SCANSORES. 14. Famiglia : Picidae. 57. Gecinus viridis 58. Gecinus canus 59. Dryocopus martius 60. Picus major 61. Picus medius 62. Picus minor 63. Picoides tridactylus 64. lynx torquilla. 15. Famiglia: Sittidae. 65. Sitta europaea. 16. Famiglia: Certhidae. 66 Tichodroma muraria 67. Certhia brachydactyla. 17. Famiglia: Upupidae. 68. Upupa epops. VI. Ordine. CAPTORES. 18. Famiglia: Laniidae. 69. Lanius excubitor 70. Lanius minor 71. Lanius rufus 72. Lanius collurio. 19. Famiglia: Muscicapidae. 73. Muscicapa grisola 74. Muscicapa luctuosa 75. Muscicapa collaris. 20. Famiglia : Awpelidae. 76. Bombycilla garrula. 21. Famiglia: Accentoridae. 77. Accentor alpinus 78. Accentor montanellus 79. Accentor modularis. 22. Famiglia: Troglodytidae. 80. Trogiodytes parvulus. 23. Famiglia: Cinclidae. 81. Cinclus acquaticus. 24. Famiglia : Paridae. 82. Poecile palustris 83. Poecile lugubris 84. Poecile borealis 85. Parus ater 86. Parus cristatus 87. Parus major 88. Parus coeruleus 89. Acredula caudata 90. Acredula Irbyi 91. Panurus biarmicus 92. Aegithalus pendulinus 93. Regulus flavicapillus 94. Regulus ignicapillus. [11] 75 VII. Ordine. CANTORES. 25. Famiglia: Sylviidae. 95. Phyllopneuste superciliosa 96. Pyllopneuste sibilatrix 97. Phyllopneuste trochilus 98. Phyllopneuste acredula 99. Phyllopneuste Bonellii 100. Phyllopneuste tristis 101. Hypolais salicaria 102. Hypolais poliglotta 103. Acrocephalus palustris 104. Acrocephalus arundinaceus 105. Acrocephalus turdoides 106. Locustella uaevia — Locustella fluviatilis 107. Locustella luscinioides 108 Calamoherpe aquatica 109. Calamoherpe phragmitis 110. Lusciniola melanopogon 111. Cettia Cettii 112. Cisticola cursitans 113. Sylvia curruca 114. Sylvia subalpina 115. Sylvia rufa 116. Sylvia nisoria 117. Sylvia orphea 118. Sylvia atricapilla 119. Sylvia hortensis. 26. Famiglia: Turdidae. 120. Merula vulgaris 121. Merula torquata 122. Turdus pilaris 123. Turdus viscivorus 124. Turdus musicus 125. Turdus iliacus 126. Monticola cyanea 127. Monticola saxatilis. 27. Famiglia: Saxicolidae. 128. Ruticilla titis 129. Ruticilla phoenicura 130. Agrobates familiaris 131. Luscinia minor 132. Cyanecula Wolfi 133. Dandalus rubecola 134. Saxicola oenanthe 135. Saxicola stapazina 136. Pratincola rubetra 137. Pratincola rubicola. 28. Famiglia: MotacilUdae. 138. Motacilla alba 139. Motacilla sulphurea 140. Budytes tìavus 141. Budytes cinereocapillus 142. Anthus aquaticus 143. Anthus pratensis 144. Anthus arboreus 145. Agrodroma campestris 146. Corydala Richardi. 29. Famiglia: Alaudidae. 147. Galerita cristata 148. Lullula arborea 149. Alauda arvensis 150. Melanocorypha calandra 161. Calandrella brachydactyla 152. Phileremus alpestri s. Vili. Ordine. CRASSIROSTRES. 30. Famiglia: Eniberizidae. 153. Miliaria europaea 154. Emberiza aureola 155. Emberiza citrinella 156. Emberiza cirlus 167. Emberiza eia — Emberiza caesia 168. Emberiza hortulana 159. Emberiza melanocephala 160. Emberiza leucocephala 161. Emberiza rustica 162. Schoenicola pusilla 163. Schoenicola schoeniclus 164. Schoenicola palustris 165. Plectrophanes lapponicus 166. Plectrophanes nivalis. 76 [12] 31, Famiglia: Fringillidae. 167. Montifringilla nivalis 168. Pyrgita petronia 169. Passer Italiae 170. Passer domesticus 171. Passer montanus 172. Fringilla coelebs 17y. Fringilla montifringilla 174. Coccothraustes vulgaris 175. Ligurinus chloris 176. Serinus hortulanus 177. Citrinella alpina 178. Chrysomitris spinus 179. Carduelis elegans 180. Cannabina sanguinea 181. Linaria rufescens 182. Carpodacus erythrinus 183. Pyrrhula europaea 184. Loxia pityopsittacus 185. Loxia curvirostra. IX. Ordine COLUMBAE. 32. Famiglia: Columbidae. 186. Columba palumbus 187. Columba oenas 188. Columba livia 189. Turtur auritus. X. Ordine. RASORES. 33. Famiglia: Tetraonidae. 190. Tetrao urogallus 191. Tetrao tetrix 192. Tetrao bonasia 193. Lagopus alpinus. 34. Famiglia: Perdicidae. 194. Perdix saxatilis 195. Starna cinerea 196. Coturnis dactylisonans. 35. Famiglia: Fteroclidae. 197. Syrrhaptes paradoxus. XI. Ordine. GRALLAE. 36, Famiglia: Otidae. 198. Otis tarda 199. Otis tetrax. 37. Famiglia: Charadridae. 200. Oedicnemis crepitans 201. Charadrius squatarola 202. Charadrius pluvialis 203. Eudromias morinellus 204. Aegialites cantianus 205. Aegialites hiaticula 206. Aegialites minor 207. Vanellus cristatus 208. Strepilas interpres 209. Haematopus ostralegus. 38. Famiglia: Gruidae. 210. Grus cinereus. XII. Ordine. GRALLATORES. 39. Famiglia: Ciconidae. 211. Ciconia alba 212. Ciconia nigra 40. Famiglia : Ibidae. 213. Falcinellus igneus. 214. Platalea leucorodia [13] 77 41. Famiglia: Ardeidae. 215. Ardea cinerea 216. Ardea purpurea 217. Ardea egretta 218. Ardea gavzetta 219. Ardea ralloides 220. Ardetta minuta 221. Nycticorax griseus 222. Botaurus .stellaris. 42. Famiglia: Gallinullidae. 223. Rallus aquaticus 224. Crex pratensis 225. Gallinula pusilla 226. Gallinula pj'gmaea 227. Gallinula porzana 228. Gallinula chloropus 229. Fulica atra^ XIII. Ordine. SCOLOPARES. 43. Famiglia : Scolopacidae. 230. Numenius arquatus 231. Numenius tenuirostris 232. Limosa aegocephala 233. Scolopax rusticola 234. Gallinago scolopacina 235. Gallinago major 236. Gallinago gallinula 237. Totanus fuscus 238. Totanus calidris 239. Totanus glottis 240. Totanus ochropus 241. Totanus glareola 242. Actitis hypolencus 243. Machetes pugnax 244. Tringa alpina 245. Tringa subarquata 246. Tringa minuta 247. Calidris arenaria 248. Glareola torquata 249. Himantopus candidus. XIV. Ordine. ANSERES. 44. Famiglia: Anatidae. 250. Anser cinereus 251. Anser segetum 252. Cygnus musicus 253. Tadorna cornuta 254. Spatula clypeata 255. Anas boscas 256. Anas acuta 257. Chaulelasmus streperus 258. Anas querquedula 259. Anas crecca 260. Anas penelope 261. Fuligula rutìna 262. Fuligula nj^roca 263. Fuligula ferina 264. Fuligula marila 265. Fuligula cristata 266. Clangula glaucion 267. Oidemia fusca 268. Mergus merganser 269. Mergus serrator 270. Mergus albellus. XV. Ordine. COLYMBI. 45. Famiglia ; Alcidae. 271. Alca torda. 46. Famiglia: Podicipidae. 272. Podicipes cristatus 273. Podicipes rubricoUis 274. Podicipes minor. 47. Famiglia : Colynihidae. 275. Colymbus arcticus 276. Colymbus septentrionalis 277. Colymbus giacialis. 48. Famiglia: Pelecanidae. 278. Carbo cormoranus. 78 [14] XVI. Ordine. LARI. 49. B'amiglia: Lestridae. 279. Lestris parasitica. 280. Lestris pomatorhina. 50. Famiglia: Laridae. 281. Larus cachinnans 282. Larus canus 283. Xema minutum 284. Xema melanocephala 285. Xema ridibundum. 61. Famiglia: Sternidae. 286. Sterna fluviatilis 287. Sterna minuta 288. Hydrochelidon leucoptera 289. Hydrochelidon nigra. Autori e opere citate nel presente lavoro. Albin A. 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Mis. t. 141, 1793. — Pali. Zoog. p. 375, 1811. Vultur persicu^. Pali. Zoog. p. 377, 1811. Vultur trencalos Bechst. Natg. D. p 491, 1806. Italiano : Grifone (Savi). Francese: Griffon (Belon). Inglese : Whitish Vulture (Oharleton). Tedesco: Weisskòpfiger Geier (Schwenkfeld). 84 [20] Abbastanza frequente e sedentario sui nostri monti. È frequente e nidificante nell'alto Friuli, e molti ne vidi in Gamia (Del Torre). Comune e stazionario nella Sardegna e nella Sicilia, accidentale nella penisola (Salv.). Di tutti gli avvoltoi d'Europa, è il più comune. Abita i paesi lungo il Mediterraneo, l'Asia fino all'Imalaia; è comune in tutta l'Africa settentrionale. IL Famiglia. FALCONIDAE. Falconidae, da falco = falcone, non si trova nei classici. La prima volta lo usa Servius Honoratus 390 — 480 dedotto da falx = falce „Quod unque more falcis habeat introrsum flexos". Secondo l'opinione d'altri la forma latina proviene dalla parola tedesca ^Falk". 2. Milvus regalis. Nibbio. (Nibli). (Milvus milvus). Milvus = nibbio, dal latino classico, p. es. nel Martial Lib. IX., 54, 10. „Hinc prope summa rapax milvus ad astra volat". regalis = reale. Coda rosso ruggine, con fascie bruno oscuro, più marcate allo stelo e ben distinte alle barbe esterne e alla base delle interne ; le penne mediane non hanno che una macchia presso lo stelo; coda profondamente forcuta. Accipiter milvus. Pali. Zoog. p. 357, 1811. Falco cauda hi forcuta.'^'* St. d. ucc. t. 79, 1769. Valco milvus. Lin. Syst. p. 89, 1758. — Susem. Vòg. Eur. t. 30, 1839. — Savi Orn. T. p. 35. Milvus ictinus. Savig. Egyp. p. 259, 1810. — iSharpe C. B. B. M. p. 319, 1874. — Dresser. Br. o. Èur. P. XL., 1875. — Salv. El. p. 47, 1887. — Gigi. Av. It. p. 398, 1889. Milvus regalis. Keys. et Bl. Wirbelt. Eur. p. 140, 1840. — Gould Brd. o Gr. Br. P. XIII., 1868. Riesent. Eaubv. Deut. p. 64, 1876. — Savi. Orn. It. p. 152, 1873. — Gali. Cont. F. orn. p. 12, 1889. Milvus regalis et ruber. Brehm. Is. p. 1270, 1828. Milvus vulgaris. Selhy. Br. Bd. p. 74, 1833. — Gould. Eur. t. 28, 1837- [21] 85 Italiano: Nibbio reale (Savi). Nibbio (G-iglioli). Francese : Milan, Huan (Belon). Inglese: Kite, Glead (Willughby). Tedesco : Konigsweih, Rothbraune-Milan (Friederich). Non mi è nota che una sola cattura avvenuta in pro- vincia. Specie comune e generalmente sedentaria nell'Italia meri- dionale e centrale, assai più scarsa a settentrione dell' Appen- nino. Abbonda ed è sedentaria in Sicilia, in Corsica ed in Sardegna (Grigi, Salv.). Abita l'Europa dal sud della Svezia fino ai paesi meri- dionali. Lo s'incontra nel basso Egitto ed è comune nel nord-est dell' Africa fino alle Canarie. Presentemente è quasi scomparso dalla Francia e dall'Inghilterra, ove un tempo era abbastanza frequente. 3. Cerchneis tinnunculus. Gheppio. (Falcùzz di ciàmpanil). (Tinnunculus tinnunculus). Cerchneis, da -/.épxvr]?, dal greco classico (Arist.) cosi de- nominato per la sua voce -/.ép-Avo) = suono rauco. tinnunculus = falco (Plin. H. N. X., 37) da tinnio = io ho una voce squillante, io sviono il campanello, io grido. La punta della prima remigante uguaglia più la quarta che la terza, sporge dalla quinta soltanto 1 cent. ; la coda sporge dalle ali per un quarto della sua lun- ghezza ; unghie nere ; dorso ruggine con macchie ; piedi, anello intorno all'occhio e cera giallo; intacca- tura al margine della mandibola superiore ottusa. Cerchneis murum, media et tinnuncula. Brehm. Is. p. 1270, 1828. Cerchneis Tinnunculus. Gigi. Av. It. p. 410, 1889. Cerchneis tinnunculus. Gali. Coni. F. orn. p. 73, 1889. Falco tinnunculus. Sin. Syst. p. 90. 1758. — Naum. Vòg. Deut. p. 323, 1822. — Gould. Eur. t. 26, 1837. — Susein Vòg. Eur. t. II.. 1830. - Keys. it. Bl. Wirbelt. Eur. p. 136, 1840. Tinnunculus alandarius. G. R. Gr. Gerì. B. t. 21, 1846. — Salv. El. p. 56, 1887. Italiano : Gheppio (Savi). Francese : Cercerelle (Belon). 86 [22] Inglese : Kestrel (Albin). Tedesco : Turmfalk (Friederich). Questa specie è da noi comunissima e sedentaria. L' ac- coppiamento ha luogo nell'Aprile. Abbondante e sedentaria ovunque in Italia (Gigi., Salv.). Abita tutta l'Europa e l'Asia, escluse le parti più setten- trionali; giunge però fino al circolo polare e l'oltrepassa. Nidifica ancora nelle parti settentrionali dell'Africa, a Madera e alle Canarie. Emigra l'inverno fino all'Equatore. 4. Cerchneis cenchris. Falco grillalo. (Tinnunculus NaumanniJ. Cerchneis, (vedi N. 3). cenchris = x-^f/pi? = sorte di Falco in Aristotile e Plinio. La prima remigante più breve della terza, circa due centimetri più lunga della quinta; unghie con punta del medesimo colore ; dorso ruggine ; piede, anello intorno all' occhio e cera giallo ; intaccatura al margine della mandibola superiore ad angolo retto ben distinto. Cenchris cenchris. Brehrn. Is. p. 1270, 1828. — Gali. Cont. F. orn. p. 85, 1889. Cenchris Naumanni. Sharpe et Dress. Eur. p. ELI., 1871. Cenchris subtinnuncula et paradoxa. Brehm. Naum. p. 269, 1865. Cerchneis Naumanni. Gigi. Av. It. p. 412, 1889. Falco cenchris. Naum. 1. e. p. 317, 1822. — Keys. et Bl. Wirbelt. Eur. p. 136, 1840. — Degl. Orn. Eur. p. 116, 1849. — Heugl. O. Af. p. 43, 1869. — Riesent. Raubv. Deut. p. 275, 1876. Falco tinnuncularius. Roux. Orn. prov. t. 41, 1825 (^. — V^iell. F. fr. t. 16, 1828. Falco tinnunculoides. F. Man. p. 31, 1820. — Geof. St.-Hil. Exp. M. p. 47, 1833. — Savi Orn, It. p. 174, 1873. Pollilicornis cenchris. Kamp. Cont. Orn. p. 53. 1850. Tinnunculus cenchris. Bp. Cat. ucc. Eur. p. 21, 1842. — Trist. Ib. p. 362, 1869. Tinnunculus tinnu/ncoloides. Natt. Man. d'orn. p. 31, 1820. — Salv. El. pag. 57, 1887. Italiano : Falco grillajo (Savi). Francese: Crescrellette (Galliard). Tedesco: Rotelfalk (Friederich). [23] 87 Nella mia raccolta trovasi un esemplare avuto per genti- lezza dal mio amico Pietro Barnaba, il quale lo uccise nei pressi di S. Vito al Tagliamento il giorno 13 Aprile 1877. Trovai il giorno 22 Settembre 1895 un altro esemplare vivo sul mercato degli uccelli di Udine. Questa specie non è comune da noi sul continente e può dirsi sconosciuta in molte provincie settentrionali ; in quelle centrali è uccello estivo e di passaggio. In Sardegna non pare essere rara in primavera, ma in Sicilia e ad Ustica non solo è abbondante durante il passo, ma nell'isola maggiore è frequen- tissima nell'estate e vi rimane in parte anche durante l'in- verno, onde va considerata specie sedentaria per la Sicilia almeno. Nidifica dunque in Sicilia, forse in Sardegna e nelle Provincie meridionali e centrali della penisola (Gigi.). Il Grillajo abita le contrade meridionali d' Europa, com- prese le isole, dalla Spagna fino alla Grecia; l'Asia minore, la Persia, il Turchestan fino nelle steppe. Nell'Africa settentrio- nale è nidificante, in quella meridionale di passo. 5. Erythropus vespertinus Barletta. (Balarin [?], Vidul [femm.]). ( Tinnunculus vespertinus). Erythropus = spuOpÓTcojc da èpuOpó; = rosso + ttouS = piede. vespertinus, da vesper ^^^ sera. Si credeva che andasse a caccia soltanto la sera. La prima remigante più lunga della terza, tre cen- timetri più lunga della quinta ; unghie con punta grigia; dorso del <$ grigio-ardesia, della P cenere e nero ; piede, anello intorno all' occhio e cera giallo-rosso ; in- taccatura al margine della mandibola superiore ottuso. Cerchneis vespertina. Sharpe C. B. B. M. p. 448, 1874. Cerchneis vespertinus. Boje. Is. p. 314, 1828. — Gigi. Av. It. p. 413, 1889. Erythropus vespertinus Brehm. Is. p. 1270, 1828. — Salv. El. p. 56 1887. — Gali. Cont. F. orn. p. 91, 1889. Erythropus vespertirms, paflidus et minor. Brehm. Handt). p. 76. 1831. Falco erythrourus. Rafin. Car. N. Gen. Av. p. 5, 1810. Falco ruhripes. Less. Trait. p. 93, 1831. Falco rufipes. Bercke. Vòg. Kurl. p. 20, 1792. Falco ruhus. Scop. Del. FI. p. 36, 1786. — Gould. Eur. t. 23, 1837. — Riesent. Raubv. Deut. p. 282, 1876. 88 [24] Falco vespertinus. Lin. Syst. p. 129, 1766. — Gm. Syst. p. 282, 1788. — Keys. et Bl. Wirbelt. Eur. p. 136, 1840. — Savi. Orn. It. p. 176, 1893. Italiano: Falco cuculo (Savi), Falco barletta piom- bino (** St. degli uec), Barletta (Giglioli). Francese: Faucon à pieds rouges. Inglese: Ingrian Falcon (Latham). Tedesco: Rothfussfalk (Friederich). E uccello di passo abbastanza frequente, in certi anni abbondantissimo. Nel distretto di Cividale qualche coppia nidifica sui monti, così sopra Brischis (Del Torre), (?) Questa specie di passaggio quasi regolare è talvolta co- piosa, e forse estiva in Italia. Non mi consta che la Barletta abbia mai nidificato da noi, ma ciò non parrebbe improba- bile. (Gigi). Abita le parti sud-ost d'Europa e d'Asia. Secondo il Heuglin si vedono in primavera e nell' autunno numerosissimi stuoli nel nord-ost dell'Africa e, secondo Ruppell, individui isolati nell'Arabia. Hypotriorchis aesalon. Smeriglio. (Falcùzz). (Falco aesalon). Hypotriorchis = hr.z'zp'.ópyTti = nome di un uccello di rapina in Aristotile H. A. IX., 24, 36, 1, che dal Gaza fu tra- dotto in subhuteo. Oxó + xpT + opY;fi^ = con quasi tre testicoli, molto lussurioso. aesalon = ataaXwv = una specie di Falco nel greco clas- sico (Arist. H. A. IX., 2, 6, 9). Coda nel S con una larga fascia terminale oscura, nella P e nel juv. con 5 a 6 fascie trasversali che la coprono quasi interamente; dito medio senza l'unghia, più breve del tarso; piede, cera e anello intorno al- l'occhio giallo. Aesalon aesalon. Kaup. Cont. orn., 1850. — Gali. Cont. F. om. p. 64, 1889. Aesalon lithofalco. Bnp. R. Z. p. 536, 1854. — Brehm. Naum. p. 269, 1855. [25] 89 Aesalon regulus. Blyth. Ib. p. 9, 1863. — Salv. El. p. 54. 1887. — Gigi. Av. It. p. 408, 1889. Falco Aesalon. Keys et Bl. Wirbelt, Eur. p. 135, 1840. Falco aesalon. Gould. Eur. t. 24. 1837. — Riesent. Raubv. Deut. p. 217, 1876. Falco coesius. Mey. et Wlf. Taschb. p. 60, 1810. Falco falconiarum. Gm. Syst. p. 284, 1788. Falco litlwfalco. Brehm. Is. pag. 1270, 1828. Falco regulus. Sharpe. C. B. B. M. p. 406, 1874. Hypotriorchis aesalon. Gray. Gen. B. p. 20, 1844. Lithofalco aesalon. Hum. Roug. N. p. 89, 1869. Italiano : Smeriglio (Savi). Francese: Emérillon (Belon). Inglese: Merlin (Willugliby). Tedesco: Merlinfalk (Friederich). Specie abbastanza comune da noi nei due passi. Gli adulti sono molto rari, non ne ebbi che due soli individui. Uccello invernale, arriva in Settembre ed Ottobre, e ri- passa in Marzo ed Aprile; sverna nelle provincie meridionali ed in Sardegna (Salv.). Non è citato dalla Corsica (Gigi.). Abita le contrade settentrionali d'Europa e dell'Asia. Nidifica principalmente in Islanda, sulle Faroer, nel nord della Scozia e della Scandinavia, compresa la Lapponia, nella Russia settentrionale e lungo tutto il nord della Siberia, secondo Mid- dendorf, fino a Udskoi-Ostrog. 7. Falco subbuteo. Lodolaio. Falco (vedi sotto IL Famiglia). subbuteo == quasi buteo = una specie di Falco presso i romani (Plinio H. N. X., 8) da ^ùxq = gufo (?), ^ù'^o = io grido, urlo. Le ali oltrepassano la coda; calzoni e copritrici inferiori della coda giallo-rosso, con delle sottili strie longitudinali brune; coda inferiormente fasciata. Dendrofalco subbuteo. Bp. Rev. crit. p. 131, 1850. Bendrofalco subbuteo, hirundinum et arboreus. Brehin. Naum. p. 268. 1855. Falco barletta. Daud. Tr. p. 129, 1800. Falco subbuteo. Un. Syst. p. 89, 1758. — Gould. Eur. t. 22, 1837. — Keys. et Bl. p. 134, 1840. — Fritsch. Vòg. Eur. t. 3, 1854. — Savi. Ora. 90 [26] It. p. 164, 1873. — Sharpe. C. B. B. M. p. 395, 1874. — Riesent. Raubv. Deut. p. 243. 1876. Hypotriorches subbuteo. Boje. Is. p. 514, 1828. — Gali. Cont. F. orn. p. 54, 1889. Hypotriorchis subbuteo. Salv. El. p. 55, 1887. — Grigi- Av. It. p. 406. 1889. Italiano : Lodolajo (Savi). Francese : Hobreau ( Belon). Inglese: Habby (Willughby). Tedesco : Baumfalk (Friederich). Lerchenfalk (Brehm). Al tempo della pubblicazione delle mie Note sulla nostra Avifauna (1886), non m' era nota che una sola cattura di questa bella specie. Da quell' epoca, e più specialmente nell' autunno degli anni 1893 e 1894, parecchi ne vidi e preparai per la mia raccolta. Questa specie giunge usualmente da noi alle due epoche del passo; alcuni esemplari svernano in Italia (Gigi.). Abita il Lodolajo i paesi temperati e caldi d'Europa, dalla Svezia centrale fino agli Stati meridionali : lo si trova pure nell' Asia centrale. E di passo regolare alle isole Canarie, cosi pure nel nord-est dell'Africa. E raro nelle parti nord-ost di quest'ultimo continente. 8. Gennaia Feldeggi. Lanario. (Falco Feldeggi). Gennaia = ^vt^cda. = che genera. Feldeggi, in onore del Barone de Feldegg, che scopri questa specie in Dalmazia. Più piccolo del lanarius, alquanto più grande del peregrinus, baffi larghi macchiati di nero, alle parti in- feriori del corpo mancano le macchie a goccia; coda con 11 a 12 fascie trasversali rosso-ruggine. Falco biarmicus. Tagl. Ib. p. 44, 1859. — Aderms. Ib. p. 10, 1864. Falco Feldeggi. Schlegl. Ab. G. Z. p. 8, 1841. — Fritsch. Vòg. Eur. t. 5. 1858. — Sharpe. C. B. B. M. p. 389, 1874. — Riesent. Raubv. Deut. p. 225, 1877. Falco lanarius. Schlegl. K. Ù. p. II., 1844. — Bp. Consp. p. 24, 1850, Gould B. o. As., 1868. Falco laniarins. Keys. et Bl. p. 135, 1840. [27] 91 Falco peregrinoides. Fritsch. Vòg. Eur t. 2, 1858. Falco rubeus. Thien. Rh. p. 72, 1846. Falco sacer. Sslvì. Orn. It. p. 162. 1873. Falco tanypterus. K. War. Ib. p. 122. 1860. Gennaia Feìdeggi. Gigi. Av. It. p. 250. 1886. — Salv. El. p. 51, 1887. Gennaia lanarius Bp. R. Z. p. 536, 1854. Gennaia ìaniarìns. Bp. R. Z. p. 536, 1854. — Gali. Cont. F. orn. p. 29, 1889. Italiano : Lanario (Gigi., Salv.ì. Francese: Lanier (Belon). Inglese: Lannar (Willughby). Tedesco : Feldeggsfalk (Riesenthal). Una femmina di questa rara specie veniva uccisa il 17 Novembre 1890 dal Dr. C. cav. Marzuttini, durante la caccia ai Germani. E l'unico per la provincia' e si conserva nella mia raccolta. E stato trovato finora nella Campagna Romana ed in Sicilia (Salv.). E tra le rarità della nostra Avifauna, eppure ritengo che sebbene non comune, anzi rarissima, essa sia specie sedentaria in Italia Infine nel 1883 ho potuto avere la prova di fatto che la G. Feìdeggi nidifica nei pressi di Modica in Sicilia (Gigi.). Abita le parti sud-ovest dell'Europa, il nord dell'Africa da Algeri fino all'Egitto e le parti meridionali fino al Capo. 9. Falco peregrinus. Falcone. (Falcon). peregrinus = straniero, dal latino classico. Le ali giungono all' estremità della coda : calzoni bianco-sporco traente al grigio, talvolta tinte di giallo- ruggine, con molte macchie larghe longitudinali bruno oscure o disegno ondulato trasversale; coda con 7 a 9 fascie trasversali. Falco abietinus et griseiventris. Brehiu. Naum. p. 49, 1854. Falco eommunis. Schlegl. M. P. B. p. 1, 1862 — Sharpe. C. B. B. M. p. 376, 1874. Falco cornicum et peregrimts. Brehiu. Is. p. 1270. 1828. Falco peregrinus. Brehm. Beitg. p. 20tì, 1820. — Naum. Vòg. Deut., 1822. — Gould. Eur. t. 21, 1837. — Keys. et Bl. Wirbelt. Eur. p. 134. 1840. — Savi. Orn. It. p. 161, 1873. - Salv. El. p. 52, 1887. — Gigi. Orn. It. p. 403, 1889. — Gali. Cont. F. Om. p. 89, 1889. 92 [28] Italiano : Falcone (Savi). Francese: Faucon (Belon). Inglese: Peregrine Falcon (^Montagu). Tedesco : Wanderfalk (Bechstein). E specie rara per la nostra provincia ; ebbi poche volte occasione di vederlo e sempre in abito giovanile. Forse qualche coppia nidifica nella nostra Gamia, perchè colà lo vidi un paio di volte nel Giugno. Specie sparsa e sedentaria, ma non generalmente comune in Italia ; sembra però essere discretamente frequente in quel paradiso dei Falchi di ogni specie, che è l'Agro Romano. In Sicilia, Sardegna, e, pare, in Corsica è piuttosto frequente (Grigi.). Il Falcone abita tutta l'Europa, l'Asia, l'Africa l'America e perfino 1' Australia. 10. Astur palumbarius. Astore (Astór, Cagne, Cagnass Cagnasse). Astur, dal latino del quarto secolo (Jul. Firmic) = una specie di Falco. ajrr)c = stella, àj-sct'a; = stellato. Nome usato da Aristotile (H. A. IX, 24, I) per una specie indeterminata di uccello rapace. palumbarius, dal latino degli ultimi tempi, per un rapace che preda colombi = palumbes. Dita alla radice reticolate, alla punta scudettate; • tarso piumato fino a un terzo della lunghezza; coda arrotondata; la punta della coda bianca distacca netta- mente, senza sfumatura, della fascia terminale oscura. Nuca oscura, senza macchia bianca. Accipiter astur. Pali. Zoo. p. 367, 1811. Accipiter palumbarius. Sai. Or. p. 26, 1767. Accipiter gaìlinarum Gali. Cont. F. Orn. p. 26, 1889. Astur gaìlinarum et palumbarius. Brehm. Is. p. 1270, 1828. Astur indicus. Hodgs. Gray's Z. M. p. 81, 1844. Astur palumbarius. Flem. Brit. Anim. p. 54, 1828. — Gould. Eur. t. 17, 1837. Keys. et Bl. Wirbelt Eur. p. 141, 1840. - Gould. B. G. B. 1869 — Savi. Orn. It. p. 181, 1873. — Sharpe. C. B. B. M. p. 95, 1874. — Rieseut. Raubv. Deut. p. 89, 1876. — Salv. El. p. 48. 1887. — Gigi. Av. It. p. 416, 1889. Buteo palumbarius. Flem. Brt. an. p. 54, 1828. Circus mcgor. Br. Orn. p. 398, 1860. (juv.). [29] 93 Circus varius. là. Ibid. p. 400, 1860. (juv). Daedalion paìumharius. Savigny. Egypt. p. 94, 1810. Falco duhim Sparrm. Mus C. II. 1787 (juv.). Falco gallinarius. Gm. Syst. p. 266, 1788. (juv.). Falco gentilis. Br. Orn. p. 339, 1860. (juv.). Falco incei'tus. Lath. Ind. p. 26, 1790. (juv.). Falco marginatus. Latt. Ind. p. 32, 1790. (juv.). Sparvius palumbarius. Vieill. N. Dict. p. 331, 1817. Italiano : Astore (Savi). Francese : Autour (Belon). Inglese: Hawke Hobie (Gresner). Tedesco : Tauben-Huhnerhabicht, Habicht (Beehstein). Finora non ho veduto che quattro individui giovani. Di passo in autunno e primavera nel distretto di Cividale (Del Torre). Non è specie comune in Italia, sebbene sia general- mente sparsa, e non infrequente in Sardegna ; nidifica in Aprile e Maggio molto probabilmente in Sardegna e certo in Si- cilia (Gigi.). Abita le parti temperate e settentrionali d' Europa ed il nord dell' Asia fino all' estremo Oriente, compreso il Giappone. Di passo capita nell'Africa settentrionale e nei paesi del Nilo. È rara nelle parti meridionali dei continenti. 11. Accipiter nisus. Sparviere. (Sparvàl). Accipiter dal latino classico = sparviero (Cicerone, Plinio). Veniva adoperato dai romani per la caccia agli uccelli; vedi Martial. Lib. XIV., 216. Accipiter. „Praedo fuit volucrum, famulus nuno aucupis : idem Decipii et captas non sibi niaeret aves." nisus, nome dato da Albertus Magnus, dal conte di Ball- stadt 1193 — 1280 e contemporanei, quantunque il nisus, secondo Ovidio e Virgilio, spetti all' Aquila mai'ina HaUaetos. Secondo Ovidio, Metam. Libro Vili., 145 — 151 Niso {Nisus), un re mi- tologico di Megara, dopo aver perduto il regno per tradimento della propria figlia Scilla, fu cangiato in Aquila di mare Ha- Uaetos, e la figlia in Ciris, un uccello marino non ben definito. Dita scudettate ; tarso piumato tutt' al più fino ad un quinto della lunghezza ; coda diritta, le fascia oscure 94 [30] terminali e i margini bianco-sudicio, si sfumano grada- tamente uno nell' altro ; sulla nuca una macchia bianca. Acdpiter fringillarius. Vig. Zool. I. p. 338, 1824. — Gould. Eur. t. 18, 1837 . Accipiter maculatus. Br. Orn. p. 814. (juv.). Acdpiter minor. Br. Orn. p. 315. (juv.). Accipiter muscetum. ** St. d. ucc. t. 20. (juv.). Accipiter nisus. Pali. Zoog. p. 370, 1811. — Keys. et Bl. Wirbelt. Eur. p. 140, 1840. — Gould. B. G. B., 1865. — Sharp, et Dress. B. o. Eur. P. IX.. 1871. - Savi. Orn. It. p. 183, 1873. - Sharpe. C. B. B, M. p. 132. 1874. — Riesent. Raubv. Deut. p. 55, 1876. — Salv. El. p. 49, 1887. — Gigi. Av. It. p. 417, 1889. — Gali. Cont. F. orn p. 33, 1889. Buteo nisus. Flem. Brt. An. p. 55, 1828. DaedaUon fringillarius. Savig. Egyp. p. 270, 1810. Falco fringillarius. Klein. Stem. p. 8, 1759. Falco minutus. Lin. Syst. p. 131. 1766. (juv.). Falco ninus minor. Bekker. Teut. Orn. t. 3 — 5, 1800. Jerax fringillarius. Leach. C. B. B. M. p. 10, 1816. Nisus communis. Less. Trt. p. 58. 1831. Nisus communis eleyans, fringillarum et peregrinus. Brehm . Vog. p . 31, 1855. Sparvius nisus. Vieill. N. D. X. p. 319, 1817. Italiano : Sparviere (Savi). Sparviere dei fringuelli. (** St. d. ucc). Francese: Espervier (Belon). Inglese : Sparrow-Hawk (Willughby ). Tedesco: Sperber. Finkenfalke (Bechstein). Finken- habicht (Friederich). Specie da noi piuttosto frequente, specialmente al passo dei piccoli uccelli ; alcuni si vedono anche durante l' inverno ; rari gli esemplari adulti. Sedentario (Del Torre). .... oltre all' essere sedentario, si presenta pure di pas- saggio; nidifica ovunque in Italia, in Aprile e Maggio. (Gigi.). Uccello principalmente di passaggio; nell'Italia superiore nidifica; molti restano durante l'inverno. (Salv.). Abita come l'Astore tutta l'Europa e l'Asia fino al- l' estremo oriente ; l' Africa settentrionale, comprese le Canarie. 5. Pandion haliaétus. Falco pescatore. Pandion, da ■jiav-STcc = tutto divino padre di Ereteo e Buteo, Procne e Filomela, re mitologico di Atene (Tue. Arist. e Ovid. Metam. Lib. VI, 690 e seg.) [31] 95 haliaetus = àXiasTOc = aquila marina da àX; = mare = àc-ó; = aquila. Arist. H. A. Vili, 3, 6, come pure Ovid. Metam. Lib. 8, 145-151. Ali alquanto più lunghe della coda ; coda con 6 fascie trasversali bruno-nere ; parti superiori brune ; parti inferiori, vertice e nuca bianche ; iride gialla ; cera e piedi azzurro. Accipiter haliaetus. Pali. Zoog. p. 355, 1811. Aquila balbugardus. Dumont. Dict. S. n. p. 351. 1816. Aquila haliaetus. Mey. et Wlf. Taschb. p. 23, 1810. Bàbtizardus haliaetos. Flemm. Br. Amin. p. 5, 1828. Falco arundinaceus. Var. ,3. Gm. Syst. p. 263, 1788. Falco haliaetus. Lin. Syst. p. 91, 1758. Pandion fluvialis. Sav. Egyp- p. 36. 1810. — Gali. Cont. F. Orn. p. 65, 1889. Pandioìi Haliaetos. Kays, et Bl. Wirbelt. Eurp. p. 136. 1840. Pandion haliaetus. Goiild. Eur. t. 12. 1837. — Savi. Orn. It. p. 114. 1873. - Salv. El. p. 43, 1887. Pandion Haliaetus. Gigi. Orn. It. p. 234. 1889. Pandion alticeps et planiceps. Brehm. Is p. 1269. 1828. Triorches fluvialis. Leach. C. B. B. M. p. 11, 1816. Italiano : Falco pescatore (Savi), Aquila pescatrice (** St. d. ucc.) Francese: Balbuzard iBellonì. Inglese : Bald Buzard ( Villughby;. Tedesco : Fischadler, Flussadler (Schlegel). Di questa specie mi è nota una sola cattura avvenuta nella nostra provincia e precisamente lungo il corso della Livenza: sarei però propenso a credere che lungo il summen- zionato corso d'acqua, profondo e ricco di pesci, il Falco pescatore vi si dovesse incontrare più di frequente. Questo uccello è sparso ma non comune in Italia, ove è sedentario ; sembra essere più abbondante sulle nostre isole, e l'ho veduto in Corsica ed a Montecristo, ove annida (Gigi.). Ha una vasta area di diffusione, giacché lo si trova in tutte le parti del mondo ; abita però a preferenza le regioni fredde e temperate anziché le calde. 96 [32] 13. Aquila naevia. Aquila anatraja. (Aquila pomarina). Aquila = aquila, dal latino classico, dalla radice àv^uXo? = con becco adunco ; forse anche da aquiìus = à/Au; =; di color oscuro. naevia = naeva = colui che porta una voglia, una macchia sul corpo. Aquila clanga Degl. et Gerb. Eur. p. 26. 1887. — Salv. El. p. 39. 1887. — Gigi. Av. It. p. 237, 1889. Aquila maculata. Sharpe C. B. B. M. p. 246. 1874. Aquila naevia. Mey. et Wlf. Tschb. p. 20, 1810. — Brehm. Is. p. 1269, 1828. — Gould Eur. t. 8, 1837. — Keys. et Bl. Wirbelt. Eur. p. 138, 1840. — Homey. Rhea. p. 28. 1846. — Droste I. f. O. p. 390, 1869. — Yar. Br. Bd. p. 20, 1871. — Riesent. Raubv. Deut. p. 313, 1876. Aquila pianga. Vieill. Encyc. t. 21, 1839. (juv.). Aquila pomarina. Brehm. Handb. p. 27, 1831. — Gurn. List of. t. d. B. p. 57, 1884. Aquila rufonuchalis. Brooks St. T. p. 269, 1876. Falco macnlatus. Gm. Syst. p. 258, 1788. (juv.). Falco naccius. Susem. Eur. t. 21, 1839. (juv.). Pseudaétus naevius. Mey. 1886. Italiano : Aquila anatraja (Savi). Francese : Aigle tacheté. Inglese: Spoker Eagle (Neumann). Tedesco : Schreiadler (Friederich). Oltre alla cattura avvenuta nel Friuli, citata nelle mie Note sulla nostra Avifauna, un' altra ne avvenne nell'Ottobre del 1891 a Giavons presso S. Daniele. Don Francesco Nada- lutti. a quel tempo Cappellano di Bertiolo, ne uccideva un bellissimo individuo nei pressi di quel paese. Si conserva ancora nella sua raccolta. Accidentale ma più frequente deW Aquila maculata, è stata presa in tutte le parti d'Italia tranne che nella Sardegna. Fu asserito che abbia nidificato nella Sicilia e uell' Appennino modenese ; il Giglioli menziona un giovane preso nel nido in vicinanza di Grosseto (Salv.). Abita r Europa, dai Pirenei al Volga, il Turkestan, la Mongolia, la Cina e l'India (Salv). [33] 97 14. Aquila chrysaétos et var. fulva. Aquila reale. (Acuile). chrysaetos = ypujac-oc da yj>^oó^ oro + às-c; =^ aquila. fulvus = fulvo, giallo-rosso. La coda sporge alquanto dalle punte delle ali; coda bianca fino a circa due terzi dalla radice, non coperta interamente dalle copritrici, con larga fascia terminale oscura ; iride giallo-dorato o bruno ; le prime sei remi- ganti intaccate alle barbe esterne. Aquila Chrysaétos. Keys. et Bl. Wirbelt Eur. p. 138, 1840. Aquila chrysaetos. Gould Eur. t. 6, 1837. — Nilss. Sv. T. p. 48, 1858. — Salv. El. p. 38, 1887. Aquila chrysaètus. Gigi. Av. It. p. 236, 1889. Aquila fulva. Mayer. Vògel-Zool. p. 2, 1885. — Brehm. Is. p. 97, 1830. — Savi. Orn. It. p. 122, 1873. Aquila fulca et chrysaetos. Riesent. Raabv. Deut. p. 300. 1876. Aquila fulva et melanoetos. Brehm. Is. p. 1261), 1828. Aquila nohilis. Davidut. Omt. Ai. chin. p. 7, 1877. Aquila regia. Less. Tr. p. 3G, 1831. Falco aquila. Daud. Trt. p. 47, 1800. (juv.). Falco fulvus. T. Man. p. 10. 1815. — Naum. Vògl. Deut. p. 339, 1822. — Susem. Eur. t. 16, 1889. Falco melanonotus. Lath. Ind. p. 16, 1790. (juv.). Falco niger. Gmel. Syst. p. 259, 1788. (juv.). Falco regalis. T. Man. p. 10, 1815. Italiano: Aquila reale (Savi). Francese : Aigle royal (T.). Inglese : Eavle (Willug). Tedesco : Steinadler (Bechst). Non è rara sulle nostre alpi e nidifica in alcune località della Carnia. N' ebbi già parecchi esemplari. Questa specie è generalmente sparsa sui nostri monti più alti, ove vive sedentaria, tanto sul continente che nelle isole maggiori. I giovani viaggiano. (Gigi.). Abita l'Europa, l'Asia centrale fino all'Estremo Oriente; di rado l'Africa settentrionale. 15. Halìaetus albicilla. Aquila di mare. (Acuile di mar). Haliaetus, (vedi N. 12). albicilla = albus = «Xsó? = bianco + /.O.Xo; (greco antico) = coda. 98 [SA] Coda cuneiforme, la timoniera esterna circa 5 cent, più breve; le ali giungono quasi all'estremità della coda (-2 cent.) ; le prime 5 grandi remiganti intaccate nota- bilmente alle barbe interne, la 6. a debolmente; la 2.a fino alla 6.a si restringono notabilmente, la 7. a debolmente; copritrici della coda bruna; tutta bruna o grigio- bianchiccio sudicio. Aquila albicilla. Br. Orn. p. 427. 1760. Aquila leticocephala. Mey. et Wlf. Tschb. p. 16, 1810. Falco albicaudus. Gm. Syst. p. 253, 1788. Falco albicilla. Susem. Eur. t. 25-26, 1839. — Fritsch. Vògel. Eur. t. 7, 1854. (juv.). Falco hinnularius. Lath. incl. p. 15, 1790. Falco melanaetas. Gm. Syst. p. 254. Falco ossifragus. Gm. Syst. p. 255. Falco pygargus. Daud. Trt. p. 62, 1800. Haliaetos albicilla. Gould. Eur. t. 10, 1837. — Kays et Bl. Wirblt. Eur. p. 139, 1840. Haliaetos albicilla et orientalis. Brehm. Is. p. 1269, 1828. Haliaetus albicilla. Leach. C. B. B. M. p. 9, 1816. — Gould. B. g. B. p. 3, 1863. — Savi. Orn. It. p. 117, 1840. — Riesent. Raubv. Deut. p 848. — Salv. El. p. 42, 1887. — Gigi. Av. It. p 235, 1889. Haliaetus albidllus. Sharpe. C. Br. Bdr. Mur. p. 302, 1874. Italiano : Aquila di mare (Savi), Francese: Orfraye, Pygargue (Gralliard). Inglese : Ospray (Willughby). Tedesco : Gemeine Seeadler (Friderich), Meeradler (Bech- stein). Uno stupendo esemplare S ad. di questa specie venne ucciso dal signor Bedinello il 16 Febbraio 1886 alle foci del Tàgliamento, e si conserva nella mia collezione. Una femmina giovane, della raccolta Prof. Tellini, venne uccisa il 23 dicembre 1894 in laguna presso Latisana. Altre catture non mi son note. Ho la convinzione che questa specie che in Italia vedesi specialmente durante l'inverno e che sembra essere più frequente lungo il nostro Litorale adriatico, sia anco sedentaria e di conseguenza nidificante da noi pare quasi accertato che l'Aquila di mare nidifichi in Corsica o nella vicina Sardegna (Gigi.). L'Aquila di mare abita la Groenlandia, tutta l'Europa, il nord dell'Asia fino al Giappone. [36] 99 16. Circaetus gallicus. Biancone. Circaetus = -/.{pv^oc, una specie d'astore che volando descrive dei cerchi (Iliade e altri) + àsTo; == aquila. gallicus = gallico. Cera e piedi azzurri; le penne della nuca larghe, appuntite. Aquila brachydactìfa. Mey. et Wlf. Tschb. p. 21. 1810. Aquila leucampJiona. Borkh. Deut. Orn. Hft. 9, 1804. Circaetus gallicus. Keys et Bl. Wirbelt. Eur. p. 137, 1840. Circaetus brachydactylus. Vig. Z. Jorn. p. 331, 1824. — Gould. Eur. t. 13, 1837. Circaetus gallicus. Schlegl. M. B. B. p. 23, 1862. — Heugl. Ost. Afr. p. 82, 1870 — Savi. Orn. It. p. 132, 1873. — Sharpe Cat. Br. Bdr. ]\[. p. 280, 1874. — Riesent. Raubv. Deut p. 365, 1876. — Salv. El p. 44, 1SS7. Circaetus gallicus. Gigi. Av. It. p. 235, 1889. Italiano: Biancone (Savi^ Francese : Jean le blanc (Belon). Inglese : Ringtail (Ray). Tedesco: Schlangenadler (Friederich). Schlangen- bussard (Brehm). Fino ad ora tre individui vennero catturati nella nostra provincia. Uno trovasi nella collezione De Carli di Gemona, un altro in quella del Dr. Pascatti di S. Vito al Tagliamento, ed il terzo, eh' io tenni per alcun tempo vivo, riuscì a fuggire. Comune durante l'estate nel versante mediterraneo del- l' Italia centrale (Toscana e Campagna Romana) e forse anche nell'Italia meridionale e nella Sicilia; pochi vi svernano; talora, e specialmente nella Liguria, è soltanto di passaggio (Salv."». Abita le regioni più calde d' Europa. È nidificante nelle parti nord-est dell'Asia, in quelle nord-ost è di passo. Nel- l'Asia occidentale fino alle Indie è comune assai, più che da noi. 17. Pernis apivorus. Falco pecchiaiolo. Pernis = zspvi;, dal greco moderno, da r.-ipn:, un uccello rapace in Aristotile H. A. 9, 36. apivorus da apis = ape + voro =-■ io mangio, io inghiotto. La coda ha tre fascie oscure e punta bianca; la fascia terminale dista dalla mediana due volte tanto 100 [36] che quest'ultima dalla fascia verso la radice; questo grande spazio chiaro è talvolta attraversato da una quarta fascia. Accipiter laceraìius. Pali. Zoog. p. 359, 1811. Aquila variàbilis. Koch. B. Z. p. 115, 1816. Buteo tachardus. Bon. et Vieill. Encyc. p. 224, 1823. Falco apivorus. Lin. Syst. p. 91, 1758. — Bechs. Taschb. p. 18, 1803. Falco maculatus. Wilkes. Encyc. Lond. p. 183, 1805. Falco poliorhynchos. Bechs. Taschb. p. 19, 1803. Pernis apium et vesiaprum. Brehm. Is. p. 1270, 1828. Pernis apivorus. Keys. et Bl. Wirbelt. Eur. p. 137. 1840. — Gould Eur. t. 16, 1837. — Savi. Orn. It. p. 146, 1873. — Sharpe. C. B. B. M. p. 344, 1874. - Salv. El. p. 46. 1887. — Gigi. Avif. It. p. 246. 1889. Pernis communis. Dress. B. Eur., 1875. Pernis tachardus. G. R. Gr. Handb. B. p. 20. 1869. Italiano: Falco pecchiaiolo (Savi). Francese: Goiran, Boudré (Belon). Inglese : Honey Buzzard (Willughby). Tedesco : Wespenbussard (Friederich). E specie rara, ma nidificante sulle nostre alpi. Questa specie si vede particolarmente alle epoche del passo, ora più, ora meno frequente, ma non è generalmente comune ((iigl.). Uccello di passaggio, non abbondante, eccetto che in al- cune annate ed in alcuni luoghi. Recentemente è stato trovato anche nella Sardegna (Salv.). Abita tutta l' Europa. 18. Archibuteo lagopus. Poiana calzata. Archihuteo, da àpyt = principale + buteo, una .specie di uccello di rapina presso i romani (Plinio H. N. X. Vili.). La radice è jSuiJw = buho = io grido, io urlo. lagopus = \ayii) + tiou:. in Plinio, un uccello coi piedi ruvidi; anche piedi di lepre. Tarsi piumati fino alle dita; coda bianca, con fascia terminale, oppure con 3 o 4 fascie più strette bruno-nere; sotto alla piegatura dell'ala e sul dinanzi una macchia bruno-oscura ; sulle parti inferiori del petto una larga macchia oscura. [37] 101 Accipiter lagopus. Pali. Zoog. p. 360, 1811. Archibuteo lagopus. Brehm. Is. p. 1269, 1828. — Degl. et Ger. p. 59, 1867. — Savi. Orn. It. p. 144, 1873. - Salv. El. p. 44, 1887. — Gigi. Avif. It. p. 393. 1889. — Riesent. fìaubv. Deut., 1889. Archibuteo planiceps et alticeps. Br. Is., 1831. Butaetes buteo. Less. Orn. p. 83, 1831. Butaètus lagopus. Bonp. B. v. Eur., 1838. Buteo lagopus. Vieill. N. Die. p. 482, 181G. — Keys. et Bl. p. 137, 1840 Buteo pennatus et plumìpes. Daud. Trt. p. 163. 1800. Falco lagopus. Temm. Man. p. 65, 1820. Falco sclavonicus. Lath. Ind. p. 26, 1790. Falco plumìpes. Daud. Orn. p. 163, 1800. Italiano : Falco calzato (Savi). Francese: Buse patue (Belon). Inglese: Rough-Falcon (Willughbyi. Tedesco : Rauchfussbusard (Riesenthal). È specie rara in provincia. Non comparisce che nei rigidi inverni e non in tutti. Tre individui si conservano nella mia collezione; altri cinque sono incorporati nelle varie raccolte private della città e provincia. Giunge irregolarmente da noi, e più facilmente nelle parti settentrionali e centrali d'Italia; ma è stata presa in Sardegna, in Sicilia, e, parrebbe, anche a Malta; è dunque una specie in- vernale e di comparsa irregolare in Italia, ove non crederei che avesse mai nidificato (Gigi.). Abita l'estremo nord dell'Europa, dell'Asia e dell'Ame- rica settentrionale. 19. Buteo vulgaris. Poiana. (Pojàne), (Buteo buteo). Buteo (vedi specie precedente). vulgaris = comune. Tarso nudo, anteriormente fino alla metà, poste- riormente fino alla giuntura ; coda attraversata da dieci fino a quattordici fascie ben distinte oscure; steli delle remiganti e timoniere bianchi. Accipiter buteo. Pali. Zoog. p. 362, 1811. Aquila glaucopis. Merrem. Beit. p. 22, 1786. Buteo cinereus. Bnp. Consp. p. 18, 1850. — Fritsch. Eur. p. 21, 1854. Buteo communis. Boje. Is. p. 549, 1822. 102 [38] Buteo fasciatus. Savi. Orn. It. p. 142, 1873. Buteo fuscus. Macgl. M. B. B. p. 38, 1840. Buteo mutans. Vieill. Tn. fr. t. 8, 1820. — Savi. Orn. It. p. 140, 1873. Buteo pojaiia. Savi. Orn. It. p. 137, 1873. Buteo septentrionalis, murum et medius. Brehm. Is. p. 1270. 1828. Buteo variahilis. Bailly. Orn. Sav. p. 127, 1853. Buteo variegatus et alhidus. Sélys. Fn. Belg. p. 55, 1842. Buteo vulgaris. Gould. Eur. t. 14, 1837. — Keys. et Bl. Wirbelt. Eur. p. 137, 1840. — Eie.sent. Raubv. Deut. p. 6, 1876. — Salv. El p. 45, 1887. Gigi. Avif. It. p. 894, 1889. — Gali. Cont. F. orn. p. 10, 1889. Falco buteo. Lin. Syst. p. 90, 1758. Falco vmtans, fasciatus et pojana. Savi. N. Giorn. p. 64, 65, 66, 1822. Italiano : Pojana, Falco cappone (Savi). Francese: Buse, Busard (Belon). Inglese: Buzzara (Willughby). Tedesco : Màusebussard (Friederich). E da noi, oltre al Gheppio, la specie di rapace più co- mune ; vi nidifica abbondantemente. Comunissima ovunque e stazionaria in Italia (Grigi,). Abita esclusivamente 1' Europa, ma manca però alle Isole britanniche, ove venne sterminata. Raro, isolato nell'Asia mi- nore e cosi nell'Egitto. D'inverno quelli che abitano paesi più settentrionali emigrano verso il sud. 20. Circus aeruginosus. Falco di palude. (Pojàne col ciaf blane). Circus = •/.{py.o;, specie di Falco in Aristotile H. A. IX. 1, 2. aeruginosus = rugginoso, da aes = rame, bronzo ; dal colorito. Terza remigante più lunga; seconda e quinta si restringono alla barba esterna; prima e terza intaccate ad angolo alle barbe interne ; quarta intaccata legger- mente; coda quasi diritta; prima timoniera IS cent, più breve e sporge appena per 1*3 cent, oltre le ali; unghia del dito esterno più lunga del dito stesso ; unghia del dito medio più grande o della medesima grandezza di quella del dito interno. Ali al disotto prive di fascie; groppone e sopracoda bruno. Accipiter aeruginosus. Koch. Ba. Zool. p. 119, 1816. (juv.). Accipiter circus. Pali. Zoog. p. 362, 1811. (juv.). Buteo aeruginosus. Flemm. Br. An. p. 55, 1828. [39] 103 Circus aeruginosus. Keys. et Bl. Wirbelt. Eur. p. 141, 1840. — Fritsch. Vòg. Eur., 1855. - Schlegel. Mus. P. B. Circi, p. 11, 1862. — Savi. Orn. It. p. 186, 1873. — Riesent. Raubv. Deut. p. 90, 1877. — Salv. El. p. 57, 1887. - Gigi. Avif. It. p. 378, 1889. Circus arundinaceus et rufus. Brehm. Is. p. 1270, 1828. Circus palustris. Br. orn. p. 403. Circus rufus. Gould. Eur. t. 32, 1837. - Sharpe. Cat. B. B. M. p. 69, 1874. — Savigny. Egypt. p. 91, 1810. Falco aeruginosus. Lin. Syst. p. 91, 1758 (juv.) — Lath. Ind. p. 25. 1790 (juv.). Falco arundinaceus. Bechst. Natg. Deut. p. 681. 1811. Falco rufus. Gm. Syst. p. 266, 1788. — Lath. Ind. p. 25, 1790. — Savigny. Egypt. p. 91, 1810. — Tem. Man. 69, 1820. Italiano: Falco cappuccino (Savi). Falco di padule (Gigi, e Salv.). Francese: Harpaie (BelonJ. Inglese : Moorbuzzard (Pennant). Harpy (Lotham). Tedesco: Rohrweihe (Friederich). Comune da noi, principalmente lungo le estese paludi presso la marina e le valli, ove lo s'incontra in numero consi- derevole a tutte le epoche dell' anno. Comune quasi ovunque in località adatte; in qualche re- gione, come in Liguria e nella Lombardia, si presenta di passo in primavera ed in autunno ; altrove è perfettamente seden- tario (Gigi). Abita l'Europa fino quasi al 60", in Asia press'a poco lo stesso. Nelle regioni paludose dell'Africa settentrionale è fre- quente, e secondo Heuglin comune lungo tutto il Nilo. Emigra fino al di là dell' Equatore. 21. Circus cyaneus. Albanella. Circus (vedi N. 20). cyaneus = /uaveo? = azzurrognolo, azzurro - cupo, dal colore. Remiganti che si restringono fino alla quinta alle barbe esterne, e fino alla quarta alle interne. Le più piccole remiganti mediane sporgono per parecchi cen- timetri (per lo più tre) oltre le prime copritrici supe- riori delle ali ; terza e quarta remigante le più lunghe ; 104 [40] la quarta spesso più lunga della terza; la coda sporge per circa cinque centimetri oltre la punta delle ali ; cerchio facciale non interrotto, l'angolo d'intaccatura alla barba interna della prima remigante sporge spesso di alcuni millimetri oltre la prima copritrice superiore. Accipiter variabilis. Pali. Zoog. p. 364, 1811. Circus aegithus. Leach. Cat. B. B. M. p. 9, 1816. Circus cinereus. Brehm. Handb. p. 93, 1831. Circus cyaneus. Boje. Is. p. 549, 1822. — Brehm. Is. p. 1270, 1828. — Gould. Eur. t. 33, 1837. — Susem. Eur. t. 37, 1837. - Keys. et Bl. Wir- belt. Eur. p. 140, 1840. — Gray. Gen. B. B. p. 32, 1845. - Schlegl. V. v. Nd. p. 15, 1854. — Heugl. Orn. Afr. p. 104, 1869. — Savi. Orn. It. p. 189, 1873. — Sharpe. C. B. B. M. p. 52, 1874. - Salv. El. p. 58, 1887. - Gigi Avif. It. p. 380, 1889. Circus gallinaceus. Savigny. Egypt. p. 21. 1810. Circus nigripennis. Brehm. Vogf. p. 32, 1885. Circus pallens. Brehm. Vògf. p. 32, 1885. Circus variegatus. Vieill. N. Dict. p. 466, 1816. Falco alhicans. Gm. S. N. p. 276, 1788. Falco bohemicus. Gm. S N. p. 279. Falco cyaneus Lin. Syst. p. 126, 1766. — Mont. Fr. L. Soc. p. 182, 1808 Falco griseus. Gm. S. N. p. 76, 1788. Falco montanus. Gm. S. N. p. 76, 1788. Falco pygaryus. Lin. S. N p. 126, 1766. Falco strigiceps. Nils. Orn. Suec. p. 1, 1817. Lanarius cinereus. Briss. Orn. p. 365, 1760. Pigaryus dispar. Koch. B. Zool. p. 126. 1816. — Gali. Cont. F. orn p. 53, 1889. Strigiceps cyaneus. Bnp. Bd. o. Eur. p. 2, 1856. — Fritsch. Vòg. Eur. p. 47, 1870. Strigiceps pyeargas. Bnp. Bd. o. Eur. p. 6, 1838. Italiano: Alban ella reale (Savi), Abanella (Gigi.). Francese: Oiseau de Saint-Martin (Belon). Inglese: Blue Hawk (Edwars). Tedesco : Kornweihe (Friederich). Nella provincia quest'Albanella è di passo abbastanza regolare nell'autunno e nella primavera. Qualche coppia nidifica nelle località umide ed acquitrinose delle Basse. *) Sedentaria, ma meno abbondante del Falco di palude, e più frequente nelle provincie centrali e meridionali che non ') Vallon. Escur. orn. nel Friuli. II., p. 56 — 57. [41] 105 nelle settentrionali. Nidifica nella Sicilia e probabilmente in Sardegna nelle paludi Pontine e nella maremma toscana (Gigi. j. Abita l'Albanella l' Europa centrale e settentrionale e l'Asia fino al Giappone. Emigra nell'Africa fino all'Egitto. 22. Circus pallidus. Albanella chiara. ((Jircus macrurua). Circus (vedi N. 20). pallidus = pallido, dal colore. Le remiganti si restringono alle barbe esterne fino alla quarta, all'interno alla terza; le più piccole timoniere mediane sporgono dalle prime copritrici superiori delle ali tutt' al più per un centimetro, nella maggior parte dei casi però non sporgono affatto. Cerchio facciale non interrotto. L'angolo d'intacca- tura alle barbe interne della prima remigante, non sporge, o al massimo sporge per 1 cent, oltre la punta delle prime copritrici superiori delle ali. Intaccatura alle barbe esterne della seconda remigante, coperta dalle copritrici superiori; la coda sporge dalle ali per 2^/^ — 5 cent.; terza e quarta remigante più lunghe, al massimo di alcuni milim. più lunghe della quarta. Accipiter macrourus. Gm. N. Cont. Pst. p. 4B9, 1771. Circus aequipar. Puch. R. Z. p. 14, 1850. — Vichev. Crom. Ardi IL p. 1867. Circus albescens. Lesa. Fr. p. 85, 1831. Circus cineraceus pallidus. Schleg. Kr. Ùb. p. 6, 1844. Circus cyaneus. Frank, p. 115. 1830. Circus dalmaticus. Rùpp. Mus. S. p. 177. 1837. Circus macì-ourus. Sharpe C. B. B. M. p. 67, 1874. Circus pallidus. aould. Eur. t. 34, 1837. — Keys et Bl. Wirbelt, Eur. p. 141, 1840. — Riesent. Raubv. Deut. 1876. Circus Swainsonii. Smith. S. Afr. G. I. p. 384, 1830. — Savi. Orn. It. p. 193, 1873. - Salv. El. p. 59, 1887. — Gigi. Av. It. p. 381. 1889. Falco macrourus. Gm. Syst. p. 269, 1788. Falco pallidus. Susem. Eur. t. 30, 1839. Glaucopteryx pallidus. Kaup. Cont. Orn. p. 58, 1850. — Gali Cont. F. Orn. p. G6, 1889. Strigiceps pallidus. Bp. R. g. p. 5, 1838. Strigiceps Swainsonii. Bnp. Rev. Crit. p. 133. 1850. 106 [42] Italiano: Albanella siciliana (Savi), Albanella chiara (Griglioli), Albanella pallida (Salvadorij. Francese: Busard de Swainson (Belon). Inglese: Swainson' s Buzzard (Willughby). Tedesco : Steppenweihe (Friederich). Non conosco che una femmina della mia raccolta, catturata dal signor Candotti di Premariacco, 1' 8 Febbraio 1881. Anche questa specie è emigratrice oltre ad essere sedentaria da noi ; si trova in tutta Italia, ma diventa rara nelle nostre provinole settentrionali, ed in alcune pare essere sconosciuta. Vive anche in Sardegna. Non abbiamo notizie intorno alla sua propagazione in Italia, ma questa vi avviene senza dubbio, giacché quest'uccello s'incontra da noi in ogni stagione (Gigi.). Abita l'Europa centrale e meridionale, l'Asia fino alle Indie orientali. Nell'Africa è uccello di passo. 23. Circus cineraceus. Albanella minore. (Circus pygargusj. Circus (vedi N. 20). cineraceus = color della cenere, da cinio = cenere. Le remiganti si restringono alle barbe esterne fino alla quarta, all'interno fino alla terza; le più piccole timoniere mediane sporgono dalle prime copritrici superiori delle ali tutt' al più per 1 cent., nella maggior parte dei casi però non sporgono affatto. Cerchio facciale interrotto alla gola; l'angolo di intaccatura alla barba interna della prima remigante sporge considerevolmente (2-4 cent.) dalla punta delle prime copritrici superiori delle ali; l'intaccatura alle barbe esteme della seconda remigante, sporge visibil- mente oltre le copritrici superiori ; la coda sorpassa di poco (al massimo 2 cent.) la punta delle ali ; terza remigante la più lunga, molto più lunga della quarta- Buteo cineraceus. Flem. Br. Au. p. 55, 1828. Circus cineraceus. Naum. Vòg. Deut. p. 402. 1822. — Savi. Orn. It. p. 191, 1873. — Salv. El. p. 58, 1887. — Gigi. Av. It. p. 382, 1889. Circus cinerarius. Leach. Br. M. p. 9, 1816. [43] ' 107 Oircus cinerasceus. Steph. Gen. Zoog. p. 41. 1825. — Gould Eur. t. 35. 1837. Circus nipahnsis. Hodgs. Grr. Z. M. p. 81, 1S14. Oircvs pratorum et cineraceus. Brehm. Is. p. 1270, 1828. Circus pygargus. Sharpe C. B. B. M. p. 64, 1874. — Rieseut. Raubv. Deut. p. 108, 1876. Falco cineraceus. Barb. mont. R. Z. p. 221. 1838. Falco cinerasceus. Tem. Man. p. 76, 1820. Glaucopten/x cinerasceus. Kaup. Cont. Orn. p. 58. 1850. — Gali. Cont. orn. p. 60, 1889. Strigieeps cineraceus. Bnp. Eur. p. 5, 1838. Strigipes cinerasceus. Fritsch. Vòg. Eur. 1855. Italiano: Albanéllo piccolo (Savi), Albanella minore (Gigi. Salv.j. Francese: Bussard-Montagu (T.j. Inglese: Montagu's Harrier (Macgill). Tedesco: Wiesenweihe (Friederich.'. Non è tanto rara in provincia, ma non è però la specie più comune fra le Albanelle come avevo scritto antecedente- mente nelle mie Note sulla nostra avifauna. Da quell'epoca incontrai più di frequente l' Albanella reale (Circus cyaneus). Un individuo perfettamente nero Tebbi dal rev. Cappellano di Bertiolo Don Nadalutti, e passò poi alla collezione centrale dei vertebrati di Firenze. Un altro melanotico catturato nei pressi di S. Gottardo, non lungi da Udine, trovasi nella raccolta ornitica del E,. Istituto tecnico. Questa specie è alquanto più rara da noi delle altre congeneri; sembra essere in parte uccello estivo in Italia, ove però si vede specialmente alle epoche del passo. E molto probabile che alcune coppie nidifichino un po' qua un po' là nella nostra regione.... in Sicilia sarebbe specialmente di passo ed in Sardegna dicesi specie molto rara. Incontrasi più frequente nelle parti orientali che meridionali d'Europa, è rara quindi nelle parti occidentali e settentrionali. Abita l'Asia fino all'estremo Oriente; è di passo nell'Africa e giunge fino all' Equatore. 108 [44J III. Famiglia. STRIGIDAE.. Strigidae da Strix = qx^'^ =^ civetta, dal latino classico. Radice strideo = strido = Tpi'^w = mando un grido rauco. „Est illis Strigibus nomen, sed nominis hujus Causa, quod liorrenda stridere nocte solent." Ovid. Fast. VI, 139. 24. Athene noctua. Civetta, (^uss). (Glaucidium noctua). Athene = AOi^vy), forma ionica per AOY)và = Pallade, Dea protettrice di Atene, alla quale era consacrata la civetta. noctua = civetta notturna, dal latino classico. Virgilio. Piedi ricoperti fittamente da penne brevi; dita quasi nude, superiormente con penne setolose, delicate; parti inferiori del corpo con strie lungo lo stelo oscure, con macchie bianche su ambe le barbe; coda ricoperta quasi interamente dalle ali. con 4 a 5 fascie trasversali bianchiccio-rosso. Athene noctua. Boje. Is. p. 315, 1826. — Gould. B. Gr. Br. P. XXXVII, 1867. - Sharpe et Dress. B. o. Eur. P. IV, 1871. — Rieseut. Raubv. Deut. 1876. — Gigi. Av. It. p. 371, 1889. Athene passerina. Brehm. Naum. p. 222, 1858. Athene passerina et psiìodactyla. Brehm. I.s. p. 1271. 1828. Athene passerine. Boje. Is. p. 549, 1822. Athene passerinum et psiìodactyla. Brehm. Vogelf. p. 37, 1855. Carine noctua. Sharpe. Cat. Br. Bd. Mur. p. 132. 1875. — Salv. El. p. 62. 1887. Glaucidium passerinum. Fritsc.h Eur. t. 48, 1854. Noctua minor. Savi. Gru. It. p. 198. 1873. — Gali. Cont. F. Orn. p. 32, 1889. Noctua nudipes. Nilss. Orn. Suec. p. 68, 1817. Noctua parva. Sai. Orn. p. 54, 1767. Noctua passerina. Cuv. R. A. p. 345, 1829 Noctua veferum. Schlegel. Mus. P. B. Strigi, p. 28, 1862. Scotophilus nudipes. ,Jard. Br. Bd. p. 274, 1838. Strix noctua. Scop. Ann. p. 29, 1769. — Retz Fn. Suec. p. 315, 1800. Strix nudipes. Nilss. Orn. Suec. p. 68, 1817. Strix passerina. Gm. Syst. p. 296. 1788. — Bechst. Natg. Deut. p. 963, 1801. — Tem. Man. p 920, 1820. Strix psiìodactyla. Nilss. Orn. Suec. p. 68. 1817. — Degl. Eur. p. 132, 1849. [45] 109 Surnia noctua. Keys. et Bl. Wirbelt. Eur. p. 144. 1840. Sypnia psHodactyla. Macg. Br. Bd. p. 417, 1839. Italiano : Civetta (Savi). Francese: Chevóche (Belon). Inglese : Little Owl (Willughby). Tedesco: Steinkauz (Friederich). Comunissima, sedentaria. Abbondante ovunque in Italia ; è in generale specie sedentaria, ma in alcune parti dell' Italia settentrionale, sembra essere estiva ed emigrare coi primi freddi, passando alle provinole centrali e meridionali. (Gigi.). Abita r Europa, l'Ural, l'Asia minore, l'Africa fino al- l' Equatore. 25. Athene Chiaradiae. Civetta dagli occhi neri. Chiaradiae = in onore dell' onor. Chiaradia che portò il primo esemplare di questa nuova specie al Giglioli. Macchie in generale longitudinali anziché trasver- sali di color ardesia e non bruno-rugginoso come nel- 1' A. noctua. Tinta di fondo bianco-candido, largo cerchio facciale come nella iV. Tenymalmi; dita ricoperte da penne brevi ; iride bruno-oscuro. Athene Chiaradiae. Gigi. Avif. fas(?. 29 — 30, 1900. Italiano : Civetta degli occhi neri. Il primo esemplare di qviesta civetta venne fatto cono- scere dal Griglioli nel giornale ornitologico Aviciila Fas. 29 — 30 del 1900, *) il secondo venne scoperto da me il giorno 7 Luglio 1901 (vedi Prefazione). Lo descrissi prima in una Nota pub- blicata negli atti dall' accademia di Udine, '^) poi nell' Orni- thologis.-Jahrbuch ^) diretto dal valente ornitologo tedesco von Tsehusi. Questa civetta visse benissimo in ischiavitù, assieme alle altre tre che facevano parte del nido scoperto, ') E nel Bulletiu du Coni, ornit. intern. Ornis. Tom. XI 1900—1901. ') Nota intorno alla nuova specie di civetta scoperta nella provincia del Friuli. Udine 1901. ') Ùber Athene Chiaradiae. Gigi, in Friaul. Ornitliologis -Jahrbuch, Hallein 1901. no [46] fino al giorno 5 novembre dello stesso anno, epoca in cui io la feci uccidere avendo notato che le remiganti e le timoniere incominciavano a sciuparsi. Il giorno otto di quel mese l'egregio professore Martorelli direttore della collezione ornitologica Turati di Milano la preparava lui stesso in modo veramente ammirabile e più tardi me la inviava onde io la incorporassi alla mia raccolta. A lui devesi una riuscitissima fotografia e, l'eliotipia che adorna una sua memoria intorno a questa civetta.*) In opposizione all'opinione del Giglioli egli non ammette as- solutamente trattarsi di specie nuova, ed avvalora il suo asserto basandosi su fatti risultanti da un minuzioso confronto fra i due esemplari di Firenze e di Udine. Il giorno 19 Agosto, a una distanza dunque di circa un mese dalla mia scoperta, mi si annunciava la cattura di un terzo esemplare e me lo si offriva. Non indugiai ad accettare l'offerta, ma quantunque non avessi posto tempo di mezzo, pure sgraziatamente arrivai troppo tardi inquautochè quasi subito dopo la cattura l' interessante esemplare ancora giovanis- simo, venne divorato da un gatto. Non avendo potuto a quel- r epoca allontanarmi per parecchi giorni da Udine, cortese- mente s' incaricò d' una minuziosa inchiesta l''egregio Signor Pegoraro di Vittorio. Da questa risultò che effettivamente una civetta dagli occhi neri era stata presa assieme ad un'altra comune, entrambe cadute dalla cella campanaria della chiesa del villaggio di Fregona e che più tardi se ne trovò nello stesso sito un'altra pure comune. Evidentemente abbiamo una ripetizione del mio caso, vale a dire che in un nido, di Athene nodua si trovò ancora una volta un esemplare di A. Chiaradiae. Come ho esposto nella mia Nota su accennata, la ragazzina che scoperse il primo nido asserisce che tutti e quattro gli indi- vidui da lei trovati avevano gli occhi neri. Si può dubitare di codesta stia asserzione, in primo luogo perchè a quell'epoca la bambina non contava che pochi anni, poi per mancanza di attitudine e qualunque osservazione positiva ed infine perchè le mie incalzanti domande forse avevano potuto esercitare suggestione sulla medesima. Si potrebbe quindi ammettere che ') Nota ornitologica. Ulteriori osservazioni snW Athene Chiaradiae. Gigi. Milano 1902. [47] 111 anche in quel primo nido si trovava un solo individuo del- l' A. Chiaradiae. Per spiegare la presenza d' un solo esemplare nel nido da me scoperto nel Luglio del 1901, avevo formulato due ipotesi : o che due nidi, uno di A. nodua ed uno di A. Chiaradiae fossero stati costruiti vicinissimi uno all' altro e che un nidiaceo dell' ^. Chiaradiae fosse passato nel nido dell' A. nodua, oppure che la femmina dell' ^. Chiaradiae dopo deposto un uovo nel suo nido fosse stata scacciata da una coppia dell' A. nodua la quale, unitamente alle sue uova posteriormente deposte, avesse incubato anche quello della civetta dagli occhi neri. La prima ipotesi la confutai io stesso, non avendo potuto scoprire ad onta di minuziose ricerche, il secondo nido ; la seconda mi venne confutata e rigettata da tutti gli illustri ornitologi d' Italia ai quali io 1' aveva sottoposta. Orbene, io pensai po- steriormente ad una terza eventualità, che cioè la supposta A. Chiaradiae a somiglianza dei cuculi, incaricasse dell' alleva- mento dei suoi piccini l'affine comune civetta. E questa mia supposizione la baso sul fatto che sempre un solo individuo di A. Chiaradiae venne rinvenuto nei nidi di A. nodua e che realmente, anzi assolutamente, tutti gli altri componenti la nidiata non presentavano la menoma differenza dal l' Athene nodua. Il professore Martorelli stesso, al quale inviai dopo morto uno degli esemplari del nido, ebbe a confermare questo fatto. Volendo dunque ammettere l' anomalia, sorge spontaneo il pensiero : è possibile che questo genitore anomalo, sia esso il maschio o la femmina, trasmetta la sua anomalia (il Marto- relli la dice interna e non conosciuta atta a predisporre gl'in- dividui a questa anormalità) a un solo individuo e non a due o tre o almeno parzialmente ad un secondo ed un terzo ? I tre nidi fin qui scoperti che contenevano un nidiaceo di A. Chia- radiae vennero trovati due in epoche differenti e due in diffe- renti località. Non consideriamo il primo caso per ragioni ovvie eh' io non ho bisogno qui di delucidare, ma consideriamo maggiormente il secondo. Si scoprono due nidi all' epoca istessa ed in località dif- ferenti, e per precisare meglio il fatto, ad una distanza di circa 30 Km. uno dall' altro. Che cosa dobbiamo dedurne ? Che a 112 [481 queir epoca esistevano almeno due individui atti a trasmettere ai figli la propria anomalia, anomalia che doveva necessaria- mente essere eguale in almeno un individuo di ciascuna coppia procreatrice per generare in ambi i casi civette con gli occhi neri. E questo fatto nessuno può metterlo in dubbio. Mi si opporrà però indubbiamente che in una, due o anche più antecedenti generazioni la anormalità siasi riprodotta in indivi- dui i quali alla lor volta procreando l'abbiano trasmessa. Ma sappiamo che le anormalità in generale tendono col tempo a scomparire (ed il competentissimo Martorelli ce lo afferma) e se non altro a diminuire d' intensità. Nella civetta dagli occhi neri il caso non si manifesta, noi abbiamo tre individui la di cui iride è sempre bruno-nera. Il Barzotto che scopre il terzo individuo mi scrive: „Gli occhi sono neri, anzi nerissimi". In due individui, del terzo sfortunatamente non abbiamo potuto esaminare il piumaggio, l' intensità della colorazione delle macchie è sempre la stessa. Certo io non posso basarmi troppo sui casi d' anomalìa nella colorazione dell' abito che si manifestano in natura essendo gli studi in proposito molto deficienti, non voglio dire di quelli che si possono fare sugl'individui morti, ma di quelli che si dovrebbero fare in natura onde poter stabilire le cause che li determinano. Ad ogni modo noi sappiamo questo: che le aberrazioni nella coloraziene del piumaggio sono assai più frequenti negli uccelli che vivono in ischiavitù anziché in quelli che vivono allo stato libero, per cui è necessario ammettere che le iperpigmentazioni o le depigmentazioni vanno ascritte a deficienza o a cattiva nutrizione, o anche ad un cibo differente dell'abituale. A questo proposito non sarà fuor di luogo citare i casi del Fanello, dell' Organetto, del Crocere ecc. ecc., che per vivere in ischiavitù perdono dopo la prima muta la splen- dida tinta rossa che adorna varie parti del loro corpo, e dire dei Canarini e dei Fanelli che nutriti con pepe o canape si fanno giallo-cupo o neri, nonché ricordare il fatto conosciuto che nel Brasile sono apprezzatissimi i contraffatti del Chrysotis aestiva che si ottengono precisamente somministrando a codesti pappagalli cibi difiérenti da quelli che prendono di consueto e strofinando le parti da contraffarsi con delle secrezioni della pelle di certe rane. (Bron). [49J 113 Possiamo supporre, anzi credere che in natura succeda la stessa cosa sebbene molto più limitatamente. Non si avrebbe quindi, nel vero senso della parola, una causa organica interna sconosciuta che determina l'anomalia del piumaggio ma piut- tosto una nutrizione deficiente o cattiva somministrata dai genitori ai nidiacei. Torno a ripetere che in natura queste anormalità sono rare assai e tanto più rare le ripetizioni identiche; *) scono- sciuti poi fino ad ora i casi in cui l' anomalia si fosse ripetuta nella sua integrità per tre volte di seguito, fatta eccezione per gli albini perfetti dei quali però in questo caso non conviene tener conto. E qui mi si potrebbe fare un' altra confutazione per com- battere, se non del tutto almeno in parte, questa mia asser- zione (che non è mia del resto, ma di tutti coloro che si son dati la briga di studiare i fenomeni propri alla vita degli uccelli) e cioè: che la muta primaverile dei maschi, i quali in molte specie assumono una bellezza meravigliosa, non è dovuta al mutamento completo del piumaggio, ma ad una trasformazione parziale in determinate parti del corpo di tutta o d'una parte della penna. Non è molto che questo fatto è stato constatato, ma gli accuratissimi studi fatti da illustri scienziati lo hanno stabilito nel modo più assoluto ed indiscutibile. In questo caso non è certo possibile ammettere che una nutrizione deficiente o cattiva abbia prodotto questo strano fenomeno. Qui davvero è duopo cercar la causa interna, causa della quale se pur non si conosce il modo per la quale gli effetti si manifestano, si conosce per altro il movente che la determina. Queir accuratissimo e profondo studioso che è il professor Martorelli, sostiene che se nelle penne si manifestano normal- mente dei mutamenti, questi possono verificarsi anche in via anormale e condurre a risultati inattendibili. È giustissimo, e nessuno può negar questa asserzione, ma a me sembra che ciò non possa provare indiscutibilmente che nel caso della civetta dagli occhi neri il cambiamento, anzi per meglio dire, la trasformazione completa della tinta dell'abito. ') Il Martorelli cita nella sua Nota ornit. intorno all'^. Chiara- diae le due Pica caudata eritrina trovate a Vigevano. 114 [50] e più di tutto dell'iride e della disposizione delle macchie, sia successo per la causa medesima od anche sia pure per un' analoga. Infatti si sa che soltanto per un' epoca determinata ma fìssa le penne di certe parti del corpo si trasformano. Com- piuta la nidificazione la veste ritorna per muta o per trasfor- mazione allo stato primitivo. È un fenomeno strano che, come detto antecedentemente, si manifesta in tutti gl'individui maschi delle specie all' epoca degli amori, epoca in cui l' uccello si trova in uno stato di eccitamento straordinario, ma non in istato di malattia. Ammesso adunque, per un momento, che la A. Chia- radiae non sia altro che un prodotto anormale di una comune nociua, è mestieri cercare la causa in altro movente. E sia pure ch'io prenda in esame altri casi straordinari manifestatisi in natura e cogniti ormai a tutti gli studiosi d'or- nitologia, voglio dire dei singolarissimi Synoicus lodoisiae. Dagli studi fatti in merito dal Salvador!, dall'Arrigoni e da alcuni ornitologi stranieri, risulta comprovato che questa Quaglia non è che una forma atavica o meglio un melanismo atavico del genere Synoicus d'Australia, anzi il Salvador! dimostra come l'origine della nostra Quaglia vada ricercata appunto fra le congeneri australiane. Fa notare inoltre l'Arrigoni come l'in- dividuo da lui posseduto sia stato ammalato, non avendo po- tuto svilupparsi in esso quasi affatto le timoniere. Il caso per i due individui fin qui conosciuti dell'^. Chia- radiae, non può sotto verun aspetto venire assimilato a quello antecedentemente notato. Nessuno poi confuta il Griglioli quando asserisce che né in Europa, né in altri continenti, si conoscano altre Civette o rapaci notturni in cui la forma e la disposizione delle macchie sia eguale a quella deir.4. Chiaradiae. Ammessa dunque, come detto, per un momento 1' anomalia dell'ai. Chiaradiae, non potrebbe la medesima venir ascritta né al primo né al secondo movente, cioè né a quello che deter- mina un mutamento parziale nell'abito dei maschi adulti della specie che vestono la livrea di nozze all' epoca degli amori, né a quello che produce il melanismo in tutto il piumaggio del S. lodoisiae e se vogliamo anche in quello del G. sabinei. Ma nell'^. Chiaradiae abbiamo una manifestazione ben più importante che non sia in tutti questi casi eitati; abbiamo un fatto che deve assolutamente ben più impressionare ohe [51] - 115 non siano tutti quelli più o meno straordinari di anomalie fin qui verificatisi negli uccelli allo stato selvaggio o in quello di cattività. L'iride da giallolina s'è fatta bruno-oscura; non basta adunque un mutamento notabilissimo nel colore dell' a- bito e nella forma delle macchie, sibbene anche un mutamento straordinario nel colore dell'occhio. Questo cambiamento gene- rale è cosi profondo, che chi conoscendo i piccoli rapaci notturni contempla 1' uccello, resta ammirato e perplesso; am- mirato per la sua bellezza, perplesso per non poter oggi ancora scientemente provare per qual causa naturale ordinaria o stra- ordinaria esso siasi prodotto. Prima di concludere io ho bisogno di far notare due fatti: che il cambiamento effettuatosi nella colorazione delle penne non si estende puramente alle macchie ma anche alla tinta generale di fondo: infatti il bianco sericeo particolar- mente delle penne delle parti inferiori, e sopratutto di quelle che circondano l'occhio, è molto più esteso che non nella co- mune civetta, percui si dubitò e si ammise quasi un albinismo • la tinta invece delle macchie non è nel vero senso della parola più oscura, ma anzi è cangiata affatto, inquantochè da bruno- rossiccia s'è fatta ardesia, ed in certe parti del corpo nero- ardesia, ed ecco per questa ragione che si sostiene il melanismo. Quindi albinismo e melanismo sullo stesso individuo. Albinismi come questi, ed anche completi, ne abbiamo a dovizia; melanismi, se melanismo lo è, come nell'ai. Chiaradiae, no. Poi: che i due esemplari fin qui conosciuti sono eguali fra di loro, questione di capitale importanza che avvalorerebbe grandemente la tesi sostenuta dal G-iglioli. Allorquando io mi portai a Firenze col mio esemplare vivo per il confronto, dopo d'aver visitato il Prof. Martorelli a Milano ed il Prof Salvadori a Torino, ove venni accolto con la maggior cortesia possibile da quei due illustri scienziati, per la qual cosa io mi professo loro riconoscentissimo, tanto il Prof Giglioli quanto il Prof. Arrigoni constatarono che le due Civette erano uguali. Io non notai differenza veruna nella grandezza dei due esemplari, come non ne notai fra la Civetta comune e quella dagli occhi neri. Questo fatto venne verificato pure dal mio egregio amico Arrigoni in casa mia, allorché mi visitò nel Settembre del 1901. A quell'epoca le quattro Civette 116 [62] contavano poco più di due mesi. Non sarà poi fuor di propo- sito l'osservare che tutti e due gli esemplari, quello del Gi- glioli ed il mio, vissero in cattività fin da pulcini e che certo ebbero un trattamento ben diverso uno dall'altro, la qual cosa potrebbe aver influito grandemente allo sviluppo del loro piu- maggio e determinato anche qualche piccola variante che con sapiente ingegno il Martorelli ha messo in evidenza onde co- roborare la sua tesi. Avrei voluto far conoscere per esteso almeno le ragioni principali addotte dal Martorelli per combattere questo fatto, ma ho pensato che la sua pregevolissima Nota, la quale di. mostra una volta di più quanto scrupolo metta quel profondo naturalista nelle sue indagini, sia certo nota a tutti gli studiosi d' ornitologia. L' avrei voluto fare ancora, onde facilitare il confronto con la descrizione del Giglioli e colle mie osserva- zioni per quello che riguarda la grandezza dei due individui e le cause che possono aver determinata 1' eventuale anomalia, ma m'è sembrato però che così facendo io avrei voluto entrare, seppure lontanamente, in merito alla questione che conviene dichiarare capitale, sostenuta dal Martorelli, e che cioè i due esemplari fin qui conosciuti di A. Chiaradiae non adempiono alle condizioni volute per avere una nuova specie ; io lascio se mai al competente amico mio Prof. Giglioli il compito di con- futarla; al Field-Ornithologist, come in modo per me assai lusin- ghiero e cortese mi chiama il mio egregio amico Arrigoni, incombe di fare ulteriori indagini là sui monti ove i tre esem- plari stranissimi ebbero origine. Certo non ho bisogno di dire che tutto quello da me brevemente esposto non ha altro scopo che di mettere in evi- denza ciò ch'io ho potuto fin qui constatare, e ripetere quello che ho potuto leggere nel grande libro della natura, aperto sempre a tutti coloro che hanno desiderio e buona volontà di farlo. 26. Nyctale Tengmalmi. Civetta capo grosso. Nyctale, formato da vxTaXo; = notturno. Tengmalmi^ in onore del naturalista di Stoccolma Pietro Gustavo Tengmalmi, che per primo ha descritto questa specie. [531 11^ Coda alquanto arrotondata, due cent, più lunga delle ali, attraversata da 5-6 fascie strette bianche su fondo oscuro ; parti superiori con macchie bianche ; testa a disegno a squame ; cerchio intorno all'occhio bianco- grigio ; copritrici inferiori delle ali e coda bianche, con macchie agli steli oscure e bianche su ambe le barbe; una macchia nera dietro l'orecchio ; becco e iride gialli. Athene Tengmalmi. Boje. Is. p. 549, 1822. Noctua Tengmalmi. Gould. Eur. t. 49. 1837. Ntjctala Tengmalmi. Gigi. Avf. It. p. 223, 1886. — ^^Xv. El. p. 61, 1887. Nyctale abietum, planiceps et Baedeckeri. Brehm. Handb. p. 112, 1838. Nyctale dasypus. Gray. L. G. B. p. 5, 1840. Nyctale funerea. Bnp. Ucc. Eur. p. 21, 1842. Nyctale pinetorum. Brehm. Vògf. p. 881, 1855. — Gali. Cont. F. Gru. p. 43, 1889. Nyctale Tengmalmi. Bnp. B. o. Eur. p. 7, 1838. — Keys. et Bl. Wirbelt- Eur. p. 143, 1840. — Sharpe. Cat. B. B. M. p. 284, 1876. — Riesent. Raubv. Deut. p. 509, 1876. ScotopJdlus Tengmalmi. Swains. Clasf. p. 217, 1837. Strix dasypus. Bechst. Nat. Deut. p. 92, 1805. Strix funerea. Lyn. Syst. p. 93, 1758. — Nilss. Orn. Suec. p. 66, 1817. Strix noctua. Tengmalmi. Act. Stockh. p. 289, 1783 — Retz. F. Suec. p. 84, 1800. Strix Tengmalmi. Vieill. Gal. t. 23, 1825. Syrnium funereum. Heygl. Ort. Air. p. 123, 1871. Syrnium Tengmalmi. Eyton. Hist. rar. Br. Bd. p. 90, 1838. Ulula funerea. Schlegel Mus. P. B. Strigi, p. 8, 1862. Ulula Tengmalmi. Bnp. Os. R. A. Cuv. p. 53. 1830. Italiano : Civetta capo grosso (Savi). Francese: Chouette à pieds oclus (Belon). Inglese: Tengmalm Owl, Spotter Owl (Penn). Tedesco : Rauchfuss-Kauz (Friederich). Specie molto rara da noi ; io non l' ho potuto peranco osservare. Esistono quattro esemplari catturati, nel Friuli, uno forma parte della collezione De Carli di Gemona, altri due tro- vansi in quella del R. Istituto tecnico di Udine ed il quarto nella mia, catturato nei pressi di Caneva di Sacile nel marzo del 1902. Il sig. De Carli mi assicurò che nei dintorni di Gemona la specie era abbastanza frequente e nidificante. Specie rara da noi e che si piglia di tanto in tanto durante l' autunno e l' inverno nelle provincie settentrionali «. OF Jtc Ufij., 118 (54| dell'Italia, ed in modo accidentale affatto in Liguria il prof. A. Bonomi di Rovereto ci dà l'interessante notizia che la N. Tengmalmi „è molto diffusa''' sui monti del Trentino, essendovi non meno abbondante della comune civetta, e che vi nidifica. Possiamo dunque collocare la N. Tengmalmi^ tra le specie sedentarie in Italia (Grigi.). Abita il Nord dell' Europa e dell'Asia e secondo A. Brehm vive anche nell'America settentrionale. 27. Syrnium uralense. Gufo degli Urali. Syrnium = lupviov = nome, dato dai Greci, ad un uccello notturno. 11 naturalista Corrado Gessner fn. 1516 m. 1565), soprannominato il Plinio tedesco, scrive nella sua opera de Avibus 669: „Striges dicuntur inauspieatae aves, quae Syrnia graece nuncupantur." QueìV inauspieatae di nota che questi uccelli non erano oggetto degli Auspici, essendo considerati quali apportatori di sventura. uralense = degli Urali. Coda appuntita, sporge dalle ali per circa 6 cent, e conta da 6 a 8 fascie oscure, della medesima larghezza degli spazi intermedi che sono bianco-rugginosi; parti inferiori con macchie lungo gli steli ; il petto quasi bianco; le penne dei piedi bianco-grigie, spesso mac- chiettate longitudinalmente in grigio-bruno, iride nera. Ptynx uralense. Blyth. 1840. Scotiaptes uralensis. Swns. Classf. p 220, 1837. Strix liturata. Retz. Faun. Suec. p. 79, 1800. Strix macrocephalus. Meisn. 1815. Strix macroura. Mey. et. Wlf. Taschb. p. 84, 1822. Strix uralensis. Pali. Zoog. p. i519, 1811. Syrnium uralense. Dress. p. 277, 1871. — Rie.sent. Raubv. Deut. p. 496, 1876. — Salv. El. p. 60, 1887. - Gigi. Av. It. p. 365, 1889. Italiano: Gufo degli Urali (Giglioli). Tedesco : Habichtseule (Friederich). Un individuo di questa specie, dal Giglioli ritenuto una femmina, veniva catturato nel bosco di Romains presso Latisana, nel Gennaio del 1879 o 1880 (non ho potuto avere date più precise) e portato al mercato di Udine. Ebbi poi comunicazione dal mio egregio amico Antonio Valle, assistente presso il civico [55] iiy Museo di storia naturale di Trieste, che il 1. Gennaio 1887 veniva ucciso nei pressi della città, un bellissimo esemplare di questo Gufo. Ebbi occasione anche poco dopo di vederlo preparato per quel Museo. Non son note altre catture avvenute in Italia. Abita r uralensis le contrade settentrionali -orientali di Europa, nonché la medesima latitudine dell'Asia centrale dagli Urali fino al mare di Ochotsch. 28. Syrnium aluco. Allocco. (Alòco. Syrnium (vedi N. 27). aluco, nome formato, dice il Gessner, dal Gazer (1476), dall'italiano Alocho. per tradurre il nome Aristotelico èXeó? (H. A. Vili, 5, 2). Il Savigny (Descr. de T Egypte, I. p. 112» ha la seguente citazione : „ Ulula (vulgo aìucus. Serv.) Virgil. Bluerl. eclog. VIII. 55". Il nome italiano moderno Alocco od Allocco, è probabilmente affine al tedesco Eule (civetta). (Salv). Coda arrotondata, sporgente 2 cent., finamente punteggiata, con 6 — 8 fascie trasversali oscuro-sbiadito alle barbe interne; parti inferiori con disegno delicato trasversale che parte dagli steli oscuri; piedi bianco- grigio con macchie fine trasversali oscure ; macchie bianche ben determinate sulle scapolari e sulle copritrici delle ali: remiganti, fino alla sesta, cigliate; quarta la più gran lunga; sesta esternamente debolmente intaccata; iride bruno-nera. Aluco stridula. Gali. Cont. T. Orn. p. 48. 1889. Ahcu stridulus. Macgill. Brit. Rapt. p. 367. 1836. Strtx aluco. Lin. Syst. p. 93, 1758. — Frid. Natg. Vòg. Deut. p. 5ó5, 1891. Strix austriaci. Steph. Gen. Zool. p. 247. 1826. Strix mucrocephala. Merón et Schinz. Vòg. d. Schw. p. 34, 1815. — Selby. IH. Br. Orn. p. 102, 1821. Strix rufescens. Selby. 111. Br. Orn. p. 270, 1821. Strix syhestris. Scop. Ann. p. 21, 1769. Strix stridula. Lin. Syst. p. 93. 1758. Strix sylvatica. Steph. Gen. Zool. p. 253. 1S26. Syrnium aluco. Boje. Is. p. 315. 1828. — Gould. Eur. t. 47, 1837. — Savi. Orn. It. p. 217, 1873. — Sharpe. Cat. Br. Bd. Mu.s. p. 247, 1875. — Riesent. Raubv. Deut. p. 500. 1876. — Salv. El. p. 6J, 1887. — Gigi. Av It. p. 3fi3, 1889. 120 [66] Syrnium aluco et stridulum. Brehm. Is. p. 1271, 1828. Syrnium macroceplialnm, aedium, rufescens et stridulum. Brehm Handb, p. 115, 1831. Syrnium stridulum,. Steph. Gen. Zool. p. 247, 1826. Syrnium ululans. Savig. Egypt. p. 298, 1800. Ulula aluco. Kays. et Bl. Wirbelt. Eur. p. 143, 1840. Ulula stridula. Selby. 111. Br. Orn. p. 102, 1821. Italiano: Gufo salvatico (Savi); Allocco (Giglioli) ; Gufo selvatico (Salvador!). Francese: Cliathuant (Belon) ; Hulotte (Briaon). Inglese: Grey Owl, Owlet (Willughby). Tedesco. Waldkauz (Fritsch). Non è specie tanto comune, però sedentaria, nidificante in Carnia. Nidifica nel distretto di Cividale (Del Torre). Questa specie trovasi specialmente nelle provincie setten- trionali e centrali dell'Italia; non è ovunque abbondante e pare essere sedentaria Sembra essere assai raro nelle provincie meridionali; in Sicilia è pure rara; in Sardegna pare manchi affatto, e non la trovo citata dalla Corsica. (Gigl.j. E speciale all'Europa, non oltrepassando che di poco i suoi confini verso oriente, giungendo vale a dire fino all'Asia minore, Siria e Palestina. 29. S.trix flammea. Barbagiarni ((^iùte, Barbezuàn). Strix (vedi III. Famiglia). flammea = color di fiamma. Copritrici inferiori delle ali di color ruggine, con margini più chiari e punti più oscuri; parti superiori del corpo grigio-cenere con strie trasversali ondulate e punti neri e con macchie a goccia bianche anteriormente marginate di nero ; parti inferiori giallo-rossiccie o bianche con macchie perliformi oscure o anche senza macchie ; becco di corno gialliccio ; iride bruno-oscuro. Alucco minor Aldovrandi. Salerne. Orn. p. 50, 1769. Hybris flammea, ^7. Caprimulgus punctutus. M. et W. Taschb. p. 284. 1810. Caprimiiìgua lulgaris. Vieill. Fn. tranc. p. 140, 1828. Hirundo caprimulgus. Pali. Zoog. p. 542. 1811. Italiano: Nottolone. (Savi, Gigi.). Succiacapre (Salv.). Francese: Orapaud volant, Engoulevent (Salerne). [63] 127 Inglese: Goatsucker (Willugby). Tedesco : Nachtschwalbe, Zigenmelker (Fritsch). Specie frequente e nidificante. Giunge comunemente in Aprile e parte in Agosto o ai primi di Settembre. Giunge da noi alla fine di Aprile o ai primi di Maggio ; ci lascia in Settembre od Ottobre. In tutta Italia, ov'è gene- ralmente comune, è un uccello prettamente estivo (Gigi.). Abita quest' uccello le parti centrali e meridionali d' Eu- ropa e occidentali dell' Asia. In autunno emigra al nord del- l'Africa, spingendosi però talvolta anche fino alle parti più meridionali. V. Famiglia. CYPSELIDAE. Cypselus -t v.'òzz. Cypselidae, da cypselus = xuTTffeXo?, sin. di apus (Aristotile H. A. JX., 30, I.), perchè quest' uccello nidifica nei fori. nelle grotte — xutLéXai. 35. Cypselus melba. Rondone alpino. [Apus melba). melba, nome barbaro ed improprio usato da Alberto Magno e tradotto dal tedesco Mew. Gessner de avihus scrive : „Larus est avis marina, quam nos melbam vocamus"*. Piumaggio bruno-grigio opaco: gola e parti po- steriori del ventre bianco; una fascia trasversale bruna alle parti anteriori del petto. Cypselus alpinus Teni. Man. p. 270. INl.V Cypselus aìpinus et melba. Brehm. Handb. p. Ib4. 1.S31. Cypselus melba. Bon. et Vieill. Encyc. p. 584, 1790. — Keys. et Bl. Wiibelt. Eur. p. 146, 1840. - Savi. Orn. It. p. 328, 1873. " Salv. El. p 79, 1887 — Gigi. Avf. It. p. B25, 1889. Hirumlo alpina. Scop Ann. p. 166, 1777. Hirundo mclbit. Lin. Sjst. p. 192. 1758 Micropus aìpinus. Mey. et Wlf. Taschb. p. 282. 1810. Micropus melba Boje. Ts. p. 165. 1844 Italiano: Rondone di mare (Savi). Rondone alpino (Gigi, et Salv.). 128 [64] Francese: G-rand Martine! à ventre blanc (Mont- helliard). Inglese: White-bellied Swift (Willugby). Tedesco : Alpensegler (Friederich). Il compianto Prof. Pirona lo osservò nel mese di Giugno sulla cima del monte Campò (Venzone). Questa specie giunge alla metà di Aprile o nel Maggio, ma sul continente italico non è molto abbondante ; va a stan- ziarsi sui monti scoscesi lungo la catena alpina o appenninica, nelle Alpi Appuane, lungo i tratti rocciosi e precipitosi del nostro litorale. È assai frequente nelle nostre isole cosi in Si- cilia, Sardegna, in Corsica, all'Elba ecc. Nidifica in Maggio e Giugno; parte in Settembre e anche prima (Gigi.). Abita a preferenza i paesi lungo il Mediterraneo, tanto sulle alte cime dei monti interni che lungo le scoscese rive del mare; dalla Spagna e nord-est dell'Africa fino alle parti settentrionali dell' Imalaia. Nelle parti settentrionali dell'Africa è comune nell'Atlante, sui monti dirupati dell'Egitto ed in quelli dell' Abissinia. 36. Cypselus apus. Rondone. (Rondòn, Sbìro). {Apus apus). apus = xr^o-jz = privo di piedi, per averli molto brevi, ciò che impedisce a quest'uccello di muoversi sul terreno e gli permette soltanto di attaccarsi alle rupi. Piumaggio nero-bruno con lucentezza verde-me- tallico ; gola bianca. Brachi/pus murarius. Mey. Liv. et Erthl. p. 143, 1815. Cypselus apus. Keys. et Bl. Wirbelt. Eur. p. 146, 1840. — Savi. Oru. It. p. 321, 1873. — Dub. Vert. Belg. p. 150, 1878. - Salv. Ei. p. 80, 1887. Gigi. Avf. It. p. 192, 1889. Cypselus murarius. Tem. Man. p. 271, 1815. Cypselus murarius, apus et turrium. Brehm. Handb. p. 35, 1831. Hirundo apus. Lin. Syst. p. 192, 1758. Hirundo muraria. Klein. Verb. Hist. et Vòg. p. 85, 1760. Mia-opus apus. Boje. Is. p. 65, 1844. Micropus murarius. Mey. et Wlf. Taschb. p. 281, 1810. Italiano : Rondone (Savi). Francese: Martinet (Belon). [65J 129 Inglese: Swift fWillnghby). Tedesco : Mauersegler (Friederich). Il Rondone giunge da noi nella prima metà dell'Aprile, nidifica, e ci abbandona già ai 20 circa dell'Agosto ; però ne ho veduti talvolta alcuni individui nei primi giorni del Set- tembre. Uccello estivo; arriva nella prima metà dell'Aprile e ri- parte nella seconda metà dell' Agosto (Salv.). Lo si trova in tutta Europa fino al circolo polare artico; è frequente ancora in Norvegia, nell'Asia settentrionale e cen- trale fino al di là del Baical, ma non più nella penisola di Kamschatka. Sverna nell'Africa fino alle terre del Capo, e nelle Indie meridionali. VI. Famiglia. HIRUNDINIDAE. Hirundo + sBic. Hirundinidac , da Hirundo = rondine, dal latino classico (Orazio, Plinio, Virgilio). 37. Hirundo rustica. Rondine. (Cisìle). rustica, da rus = campagna. Groppone e resto delle parti superiori nero d'ac- ciaio lucente ; gola e fronte rosso-ruggine ; parti infe- riori bianchiccio uniforme, con sfumature rugginose prive di macchie; tarsi e dita nudi; coda fortemente forcuta; le penne esterne prolungate sporgono di molto oltre le ali ed hanno macchie bianche. Cecropis oedium. Brelmi. Is. p. 132. 1841. Cecropis rustica. Boje. Is. p. 971, 1826. Cecropia stambidorum et pagoruw. Brehin. Handb. p. 137. 1831. Chelidon procne. Fort. Syn. C. B. B. p. 55, 1817. Hirundo domestica. Br. Orn. p. 486. 1760. — Salv. Orn. p. 197, 1767. — Pali. Zoog. p. 528, 1811. — Dub. Vert. Belg. p. 159, 1878. Hirundo rustica. Lin. Syst. p. 353, 1766. — Gould. Eur. t. 54. 1837. — Keys. et Bl. Wirbelt. Eur. p. 196, 1840. — Savi. Orn. It p. 308, 1873. — Gould'. Bd. Gr. Bret. t. .5, 1873. - Dress. Bd. o Eur. t. 417, 1875. - Sharpe. Cat. Br. Bd. Mus. p. 129, 1885. — Salv. El. p. 82, 1887. — Gali. Cont. F. orn. p. 36. 1887. - Gigi. Avf. It. p. 309, 1889. 130 [66] Italiano: Rondine (Savi). Francese: Hirondelle (Belon). Inglese: Chimney sevallar (Raj.j. Tedesco: Rauchschwalbe (Friederich). Negli ultimi giorni di Marzo si fanno vedere le rondini. Dopo allevata la seconda covata abbandonano in parte la città e s' intrattengono a preferenza nell' aperta campagna fino agli ultimi giorni di Settembre od ai primi di Ottobre, epoca in cui intraprendono il loro viaggio per paesi più meridionali. Uccello estivo comunissimo ; arriva in Marzo ed in Aprile e riparte in Settembre ed in Ottobre (Salv.). Abita tutta l'Europa e le parti occidentali dell'Asia, esten- dendosi al nord fino al circolo polare. Emigra nell'Asia meridio- nale comprese le isole e nell'Africa oltre l'Equatore. 38. Hirundo urbica. Balestruccio. (Rondinj. ( Chelidon aria urhiea). itrhica = che abita la città, da urhs = città. Tarsi e dita piumate ; coda forcuta, con le penne, esterne non prolungate ; ali più lunghe della coda ; parti superiori nero-acciaio lucente; groppone e parti infe- riori bianche; coda nero uniforme. Chelidon urhiea. Savi. Orn. It. p. B14, 1873. ^ Dress. Bds. of Eur. p. 495. 1875. — Dub. Vert. Belg. p. 155, 1878. — Sharpe Cat. B. B. M. p. 87, 1885. - Salv. El. p. 81, 1887. — Gigi. Avf. It. p. 313, 1889. Hirundo minor seu rustica. Br. Orn. p. 490, 1760. Tlirundo urbica. Lin. Syst. p. 192, 1758. — Keys. et Bl. Wirbelt. Eur. p. 19fi, 1840. Italiano : Balestruccio (Savi). Francese : Martinet (Belon). Inglese : Martin (Willughby). Tedesco : Mehlschwalbe (Friedrich). Giunge quasi contemporaneamente alle specie precedenti, forse alcuni giorni più tardi. Nidifica due volte e parte nei primi giorni di Ottobre; ho veduto qualche singolo individuo o piccoli branchetti anche verso la fine del mese. Uccello estivo e nidificante comunissimo : arriva in Marzo ed in Aprile, riparte in Settembre ed in Ottobre; forse non [67] 131 nidifica in Sicilia od almeno nelle parti meridionali e neppure vi sverna. (Salv,). Abita pressoché i medesimi paesi della specie precedente ; l'Europa fino al circolo polare, di rado assai l'Islanda; l'Asia fino alle Daurie. Sverna nell'Africa fino all'Equatore. 39. Hirundo riparia. Topino. (Ròndul). {Clivicola riparia), riparia = che abita le ripe, da ripa = ripa. Gozzo grigio bruno; il resto delle parti inferiori bianchiccio, privo di macchie. (Uivicola europaea. Th. Font. Syn. Cat. Br. Bd. p. 58, 1817. Gali. Cont. F. orn. p. 77, 1887. Clivicola riparia. Gigi. Avf. It. p. 317, 1889. Votile riparia. Bon. Is. p. 550, 1824. — Salv. El. p. 84, 1887. Coti/le fliiviatilis, riparia et microrhynclios. Brehm. Handb. p. 142, 1.S31. Cotyìe pahidibuhi. Heygl. I. f Orn. p. 38. 1862. Cotyle riparia. Gould. B. Gr. Br. t. 68, 1802. — Savi. Orn. It. p. 317, 1873. — Dress. B. o. Eur. p. 505, 187é. - Dub. Vert. Belg. p. 164, 1878. — Sharpe C. B. B. M. p. 96, 1885. Hirundo cinerea. Vieillt. N. Dict. p. 526, 1817. Hirundo riparia. Lin. Syst p. 192, 1758. — Keys. et Bl. Wirbelt. Eur. p. 197, 1840. Hirundo riparia A/dovrandi. Salern. Orn. p. 203, 1767. Hirundo riparia sen drepanis. Br. Orn. p. 506^ 1760. Italiano: Topino (Savi). Francese: Hirondelle de rivage (Belonj. Inglese: Sand Martin (Willughby). Tedesco : Uferschwalbe (Friederich). Dopo la mia pubblicazione „Note sull'Avifauna ecc." ebbi occasione di vedere spesso in primavera il Topino. Frequentis- simo lo incontrai lungo il Corno ed anche in laguna. Non so se nidifichi in provincia, ma lo credo probabile. Giunge da noi usualmente in Marzo .... Nidifica due volte, la prima in Aprile, la seconda in Giugno (Gigi.). Questa specie ha un' area di diffusione estesissima, vive in Europa, nell'Africa settentrionale, nell'Asia e nel sud del- l' America. Nidifica quasi o fino al circolo polare ; emigra durante l' inverno fino all' Equatore. n[. Ordine. INSESSORES. Insessores = colui che su qualcosa poggia. VII. Famiglia. CUCULIDAE. Cuculns + sTSsc. Cuculi due da cucuhis = v.iv.y.jz = cuculo, dal greco e latino classico. Quest' uccello era sacro agli Era che lo scolpivano sul loro scettro. Orazio usa la seconda sillaba allungata e scrive : „magna compellans voce cuculum", nel mentre che negli Auct. carm. de philom. si legge ..cuculi cuculaut". Essendoché il nome è derivato dalla voce di questo uccello sembrami adatta la brevità della seconda sillaba, tanto più che Orazio non può vantare profonde cognizioni in fatto d'osservazioni nella natura. (Pietsch).; 40. Cuculus canorus. Cuculo. (Cuce). canorus = che canta, da caiio = canto. Piedi e unghie gialle: parti inferiori e calzoni con disegno ondulato oscuro; barbe interne delle remiganti marginate di bianco. Cuculus borealis. Pali. Zoog. p. 442. 1811. Cucuhis canorus. Lin. Syst. p. 110. 1758. — Gould. Eur. t. 240. 1837, — Keys. et Bl. Wirbelt. Eur. p. 147, 1840. — Heygl. Orn. Avt p. 779 1870. — Savi. Orn. It. p 291, 1873. — Salv. El. p. 72, 1887. — Gali. Cont. F. orn. p. 6a 1888. — Gigi. Avf. It. p. 1345, 1889. Cuculus canorus et cinereus. Breliin. Is. p. 1272, 1828. Cuculus nostrans Salv. Orn. p. 38, 1767. Italiano : Cuculo (Savi). Francese: Coucou (Belon). Inglese: Cuckow (Willughby). Tedesco: Kukuk (Friederich). |69] 133 Arriva da noi nell'Aprile: qualche anno lo si ode cantare nei primi giorni di detto mese, d' ordinario però non è che nella seconda quindicina che i boschi echeggiano del suo sonoro cu-cuc. In certe località è abbondantissimo; cosi nei pressi di Codroipo, dove la vegetazione è ricca, i boschetti son zeppi di Cuculi. Come è noto, quest' uccello depone le sue uova nei nidi d'altre piccole specie; io ne trovai due volte: la prima in un nido di Sylvia rufa, la seconda in quello di Pratincola ruhicola. Ci abbandona nella seconda quindicina di Ottobre. Il Cuculo è specie prettamente estiva in Italia, giunge in Aprile e ci lascia in Settembre o Ottobre; è generalmente più abbondante nel passo primaverile (Gigi.). E comune in tutta l'Europa, comprese le isole fino al circolo polare, in alcuni casi fino ai mari glaciali, poi nelle parti centrali e settentrionali dell'Asia fino al Giappone e al nord della Cina. Emigra fino alle isole della Sonda ed alle parti meridionali dell'Africa. Vlir. Famiglia. MEROPIDAE. Meropidac da nicrops = [^.epc^ = che parla =^ il parlare del Gruccione (Aristotile H. A. IX, 14, I; '27, 6), Forse fu dato a quest' uccello il nome Mi;rops perchè manda un grido articolato ; da [j,£{;w, \)Ai>z7.y.i =: io divido, o'h =^ voce (Salv.). Virgilio scrive : „Pinguibus a stabulis meropes aliaeque volucres." 41. Merops apiaster. Gruccione. (Ucièll biel verd). apiaster da Apis =^ ape. Virg. (traduc. n.) Georg IV, 14. [j,ép:ó con apiastra. Vertice, parti superiori del collo e le grandi co- pritrici superiori delle ali bruno-rosso, parti inferiori verde-azzurro ; le piccole copritrici delle ali verdecupo ; scapolari gialle; fronte bianca, orlata posteriormente di verde; mento e gola giallo con fascia alle parte poste- riore bruno-nero. Apiaster ìcterocephaliis. Br. Orn. p. 137, 1760. Merops Apiaster. Keys. et Bl. Wirbelt Eur. p. 14!), 1840. 134 [70] Meropsapiaster. Lin. Syst.p. 117, 1758 - Keichb.Handb.t. CCCCXLIII, 1852. - Savi. Orn. It. p. 325, 1873. — Salv. El. p. 74, 1887. - Gali. Cont. F. orn. p. 16, 1888. — Gigi. Avf. It. p. 854 1889. Merups chrysocephalus. Lath. Ind. p. 273, 1790. Merops congener. Lin. Syst. p. 183, 1760. Merops Hungariae et apiaster. Brehm. Is. p. 1272, 1828. Italiano : Gruccione (Savi). Francese: Guespier (Belon). Inglese : Bu-cater (Willughbyj. Tedesco : Bienenfresser (Friederich). E specie rara, che si fa notare solo qualche anno e parti- colarmente in primavera. Giunge da noi regolarmente alla fine di Aprile o nel Maggio : nidifica specialmente nelle provincie meridionali e centrali E specie comune e nidificante in Sardegna e forse in Corsica ; è molto meno frequente nell' alta Italia. Parte in Settembre e Ottobre (Gigi). Abita più particolarmente la Spagna, il sud della Francia, r Italia, la Grecia, comprese le isole maggiori e minori, la Turchia, 1' Asia minore, la Persia, il Turkestan e forse anche i paesi più ad oriente fino alla Cina. Emigra fino alle terre del Capo in Africa. IX. Famiglia. ALCEDID.IE. (alcedo + eT8oc). Alcedidae da Alcedo = Halcedo, dal latino classico (greco = àXuwv) Iliad. Eur. Aristotile ed altri. Vedi Met. d' Ovid. Lib. IX, 735, e seg. Alcione moglie di Circe re di Traehinia sognò che il marito naufragava ritornando da Delfo, sicché atterrita, in sul far del giorno corre alla spiaggia, e visto infatti galleggiar sulle acque il cadavere dello sposo, vi si slanciò per abbracciarlo e per morire con lui. Gli dei inteneriti da tanto amor coniugale can- giarono l' uno e r altro in Alcioni. 42. Alcedo ispida. Piombino. (Plombin). Ispida = hispida = ispido, pungente, perchè fa il nido con le spine di pesce. Gessner dice invece, de Avf. 513. „nomen a sono vocis factum est". [71] 135 Coda arrotondata, molto breve; le penne caudali e alari appuntite; le tetrici posteriori raggiungono le anteriori ; prima remigante della medesima grandezza o più grande della quarta ; piumaggio verde, azzurro e rosso-ruggine ; piedi rosei. Alcedo Ispida. Keys. et Bl. Wirbelt. Eur. p. 149. 1.S40. Akedo ispida. Lin. Syst. p. 115, 1758. - Reiclib. Handb. t. CCCXCI, 18Ó1. Savi. Orn. It. p. 33o/l873. — Salv. El. p. 76. 1887. - Gali. Cont. F. orn. p. 7. 1888. — Gigi. Avf. It. p. 350, 1889. Alcedo ispida, rubispida, brachyryncJios et beilo. Brehm. Naum. p. 271, 1855. Gracula atìiis. Gm. Syst. p. B98, 1788. Italiano: Uccel. S. Maria (Savi); Piombino (Grigi.) Martin pescatore (Salv.). Francese: Martinet-pécheur (Belon). Inglese : Kingsfisher (Willughbyj. Tedesco : Eisvogel (Friederich). Abbastanza comune e sedentario. Nidifica nel Maggio e Giugno. E sparso ovunque nei luoghi adatti in Italia, e quasi ovunque sedentario, ma nelle provincie settentrionali e centrali diventa erratico e parzialmente migrante durante la stagione fredda (Gigi.). Abita l'Europa e l'Asia calda e temperata. È raro in Inghilterra, più raro ancora nella Svezia. Nel nord-est del- l'Africa giunge fino al Senegal e sembra che vi nidifichi, Alle Canarie è uccello di passo. X. Famiglia. CORACIDAE. {Coracias + ei$oc). Coracidae da coracla^t = ■/.opx/J.y.z = simile al corvo. 48. Coracias garrula. Ghiandaia marina. (Giàje marine). garrula = garrula. Piumaggio verde-azzurro ; dorso bruno-rosso ; parti inferiori delle remiganti azzurro-cupo intenso ; le due timoniere mediane verde-grigio ; piedi gialli. 136 [72J Coracìas garrula. Lin. Syst. p. 107, 1758. — Keys. et Bl. Wirbelt. Eur. p. 150, 1840. — Reichb. Handb. t. CCCCXXXI, 1852. — Heugl. O. Afr. p. 171, 1869. — Savi. Orn. It. p. 241, 1873. — Salv. El. p. 74. 1887. — Gali. Cont. F. orn. p. 21, 1888. — Gigi. Avf. It. p. 852. 1889. Coracias garrulus. Gould. Eur. t. 60, 1837. Coracias garrulus, germanicus, planiceps et glaucopterus. Brehm. Naum. p. 271, 1855. Galgulus garrullus. Viell. N. Dict. XXIX. p. 428, 1819. Garrulus argentoratensis Aldovrandi. Salern. Orn, p. 96, 1767. Pica argentar atensis. K\. Stem. p. HO, 1759. Italiano : Ghiandaia marina (Savi). Francese: Rollier (Belon). Inglese : Roller (Willughby). Tedesco : Blauracke (Friederich). Di passo ma rara. Conosco pochi individui colti nella nostra provincia e di rado l'incontrai in collina nelle mie escursioni. Trovai una volta i resti di un individuo di questa specie lungo la spiaggia del mare Adriatico sull'isola di S. Andrea. Questo splendido uccello è affatto estivo per noi, giunge colla fine di Aprile o coi primi di Maggio e parte in Settem- bre. In Italia pare sia più abbondante durante il passo prima- verile che non in quello autunnale ; non pochi però rimangono a nidificare da noi e più specialmente in Sicilia ed in alcune delle Provincie meridionali e centrali (Gigi.). Abita l'Europa centrale e meridionale e sotto alla mede- sima latitudine l'Asia fino al Kaschmir; poi tutto il nord del- l' Africa dal Senegal fino all' Egitto, da qui fino al Capo. A Madera è di passo. IV. Ordine. CORACES. Coraces da comx = "/.òca; = corvo, dal greco classico (Aristotile H. A. IX, 24, 6). XI. Famiglia. ORIOLIDAE. [Oriolus -(- v.zzz). Oriolidae da Oriolus, termine adoperato per la prima volta, secondo il Gessner d. Av. 645, da Alberto Magno per indicare il Rigogolo. Secondo me, probabilmente nome onomatopeico; forse anche da aureohis = dorato, per lo splendido giallo-dorato del maschio (Pietsch). 44. Oriolus galbula. Rigogolo. fLùri, Papefig). '^Oriolus oriolus) (jaììnda da gaìbus = giallo, dal latino classico Plin. N. H. 30, IL, Mart. Lib. XIII. Xenion 68 chiamò quest' uccello galhnlus. Groppone, copritrici della coda, punta della mede- sima e copritrici delle ali gialle ; redini ed una stria che attraversa 1' occhio nero. Coracias galbula. Nils. Orn. suec. p. 94, 1817. Coracias oriolus. Lin. Syst. p. 107, 1758. Galbula seu Ficus nidum suspendes. Sai. Orn. p. 184, 1767. Oriolus galbula. Lin. Syst. p. 160. 1700. ^ Gould. Eur. t. 71, 1837. — Keys. et Bl. Wirbelt. Eur p. 175, 1810. — Savi. Oru. It. p. 356, 1837. - Dress. Bds. of Eur. P. XLIV, 1876. — Sharpe. Cat. B. B. M. p. 191. 1877. — Salv. El. p. 184, 1887. — Gali. Cont. F. orn. p. 5, 1888. — Gigi. Avf. It. p. 23, 1889. Oriolus galbula, aureus et garrulus. Brehm. Handb. p. 155, 1831. Turdus aureus. Klein. Ova. Av. p. 23, 1766. Abbastanza frequente, nidificante. Arriva da noi verso la fine di Aprile e parte già nel Settembre. U. OF ILL La 138 [74J Trovasi ovunque, nel continente e sulle isole (Gigi.). Abita il Rigogolo le parti centrali e meridionali del- l' Europa e dell' Asia fino alla Dauria. Emigra d' inverno nel- l' Africa, spingendosi, i maschi adulti specialmente, fino alle parti più meridionali. XII. Famiglia. STURNIDAE. {Sturnus + slBo;), Sturnidae da Sturnus ^= storno dal latino classico iPlin. Mat. Lib. 9, 54 e a.). 45. Paslor roseus. Storno roseo. (Miérli ross). Pastor =■ pastore, da pasco =^ io pascolo. Piedi e becco carnicini: piumaggio roseo; testa, gozzo, remiganti e timoniere nere ; nei giovani grigio- brune senza ciuffo. Acridotheres rosetis. Ranzaiii. El. d. Zool. p. 177, 1S23 Bascis rosea. Brehm. Is. p. 1282, 1828. Bascis roseus et roscius. Brehm. Handb. p. 401. 1831. Gracula rosea. Glog, Sch. Wirbelt. p. 22, 1833. Merula rosea Bis. Orn. p. 250, 1760. — Koch. Bai. Zool. p. 242. 1816. — Keys. et Bl. Wirbelt. Eur. p. 170. 1840. Pastor rosem. T. Man. p. 83, 1815 — Gould. Ear. t. 212, 1837. — Savi. Orn. It. p. 353, 1873. - Dress. B. of Eur. p. 423, 1874. — Salv. El. p. 184, 1887. — Gigi. Avf. It. p. 48. 1889. - Gali. Cent. F. orn. p. 18. 1890. Sturnus roseus. Scop. An. p. 191, 1769. Thremmopliilus roseus. Macg. Br. Bd. p. 613, 1839. Turdus roseus. Lin. Syst. p. 170, 1758. — Gm. Syst. p. 819, 1788. Turdus seleucis. S. G. Gm. N. Com. Pet. p. 478. 1711. — Gm. Syst. p. 837, 1788. Italiano : Storno marino (Savi) ; Storno roseo (Grigi.. Salv.). Francese: Merle coleur de rose (Beloni. Inglese : Rose coloured Thrush (Willugliby). Tedesco : Rosenstaar (Friederich). Avventizio. Un individuo adulto trovasi nella piccola collezione della signora Tassini-Morgante di Pozzuolo. Un giovane, preso nelle vicinanze di Udine il 21 Settembre 1884 si conserva nella mia raccolta. Il giorno 28 Settembre 1895 [75] 139 trovai un altro esemplare giovane sul mercato di Udine, cat- turato nell'immediata prossimità della città ed infine uno il 3 Ottobre 1897, pure giovane, venne preso assieme ad una quantità enorme di Storni nelle paludi delle Basse. L'arrivo di questa magnifica specie non può dirsi regolare, ma, quasi ogni anno, qualcuno ne capita e più d'una volta ne abbiamo albergato colonie numerose. Giunge tardi, nella fine di Maggio o nel Giugno, e credo che quando capita nidifichi da noi (Gigi.). Abita le steppe dell'Asia centrale, da dove si espande fino alla Mongolia, intorno al Mar Caspio ed al Mar Nero. E raro nell'Africa. 46. Sturnus vulgaris. Storno. (Sturnèll). vulgaris = comune. Piumaggio nero lucente, con macchie chiare alle punte delle penne; nei giovani grigio-bruno. Sturnus Aldorramli et (diorum. Sai. Oru. p. 182, 17(»7. Sturnus doiiiesticus, nitens et punclutus. Brehm Is. p. 12&2, 1828. Sturnus guttatus. Macg. Br. Bd. p. 595, 1839. Sturmis pratorum. Kl. Stemin. p. 10, 1759. Sturnus tenuirostris. Brehm. Is. p. 20B, 184:1. Sturnus vurius. Mey. et VVlf. Tschb. p. 208, 1810. Sturnus vulgaris. Lin. Syst. p. 00, 175S. — Gould. Eur. t. 210, 1837. — Keys. et Bl. Wirbelt. Eur. p. 170, 1840. — Savi. Orii. It. p. 348, 1873. — Salv. El. p. 183, 1887. - Gigi. Avf. It. p. 43, 1889. - Gali. Cont. F. Orn. p. 5, 1890. Italiano : Storno (Savi). Francese : Estornneau (Belon). Inglese : Stare (Willughby). Tedesco: Star (Friederich). Comunissimo, sedentario. Nidifica nel Maggio. Questa specie è abbondantissima in Italia anche nelle isole, durante il passo di primavera e d'autunno ; sverna nelle nostre provincie centrali e meridionali : ma nidifica in ab- bondanza, soltanto nell'Italia settentrionale (Gigi.). Lo Storno abita tutta l'Europa e la Siberia fino al 70", verso oriente giunge fino al lago di Baikal. Nidifica abbondan- temente nell'Europa centrale e settentrionale, scarsamente al- l'incontro nelle parti meridionali. Di passo nell'inverno giunge 140 [76] fino nel Bengala e nel nord dell'Africa fino nella Tunisia e nell'Algeria; moltissimi però svernano in paesi più setten- trionali. Sulle isole Faroer, il cui clima, in conseguenza delle calde correnti marine, è temperato, la maggior parte degli Storni, che colà nidificano, passano anche l'inverno. XIIL Famiglia. CORVIDAE. {Corvus + eìzoc). Corvidae da corvus = y-ópa; = cornix = corone = corvo, dal latino e greco classico (Plinio, Ovid., Met., Arist. e. a.). 47. Pyrrhocorax alpinus. Gracchio. (Mièrli di montagne). {Pyrrh oeorax pyrrliuco rax). Pyrrhocorax da r.òppo; = color di fiamma, rosso, per il becco rosso di quest'uccello (proprio però soltanto alla specie seguente) + -/.epa; = corvo. alpinus = alpino, abitatore delle alpi. Nero di velluto ; becco giallo ; piedi rossi ; la quinta remigante quasi eguale alla terza, molto più piccola della quarta. Corvus pyrrhocorax. Lin. Syst. p. 158, 1766. Fregilus pyrrhocorax. Swains. Clasf. p. 268, 1837. Pyrrhocorax alpinus. Vieill. N. Dict. p. 568, 1816. — Keys. et Bl. Wirbelt. Eur. p. 170, 1810. — Savi. Orn. It. p. 261, 1873. — Dress. Ib. p. 237, 1875. — Sharpe Cat. Br. Bd. Mur. p. 148, 1877. — Salv. El. p. 186, 1887. — Gigi. Av. It. p. 41, 1889. — Gali. Oont. F. orn. p. 31, 1890. Pyrrhocorax alpinus, montanus et pìaniceps. Brehm. Is. p. 1273, 1828. Pyrrhocorax pyrrhocorax. Gould. Eur. t. 218, 1837. Italiano : Gracchio (Savi). Francese : Choquard (Gali). Inglese: Alpine Crov (Willughby). Tedesco: Gelbschnabelige Alpendohle (Friederich). Non è raro sui monti, dov' è sedentario. L' ho incontrato parecchie volte in branchi di venti e più individui in differenti località montuose. È sedentario e numeroso sul Matajur, e sui monti vicini, ove nidifica tra i cespugli sulle rupi scoscese (Del Torre). [77] 141 Vive sedentario sulle Alpi e sopra alcune delle vette del- l'Appennino; non pare scendere più al sud, né trovasi in Sicilia o Sardegna (Gigl.ì. Abita le Alpi e le montagne dell'Europa meridionale e sul Sinai. 48. Pyrrhocorax graculus. G-racchio corallino (Cuvrin). graculus = taccola, cornacchia, dal latino classico (Plinio), forse nome onomatopeico. Nero-violetto; becco e piedi rossi; la quinta remi- gante quasi uguale alla quarta, molto più grande della terza. Coracia cridata. Br. Orii. p. 3, 1760. Coracia erytliroraniplius. Vieill. N. Dict. p. 2. 1817. Coracias graculus. G. E. Gr. Gen. B. p. 321, 1S47. Cor VHS eremita et docilis. Gm. Syst. p. 375, 1788. Corvus graculus. Lin, Syst. p. 158, 17(>(). Fregiìus erythropìis. Swains. Clas. p. 208, 1837. Fregil'us europaeus. Less. Trait. p. 324, 1831. — Bailly. Orn. Sav. p. 140, 1853. — Gali. Cont. V. Orn, p. 26. 1890. Fregiìus graculus. Gould Eur. fc. 219, 1837. — Savi. Orn. It. 2(i4, 1873. Fregiìus graculus et alpestris. Brehra. Naum. p. 273, 1855. Graculus eremita. Dub. Fn. Belg. p. 238, 1880. Graculus graculus. Sharpe Cat. Br. Bd. Mur. p. 14G, 1877. Pgrrhocorax graculus. Tem. Man. p. 112, 1820. — Keys. et Bl. Wir- belt Eur. p. 170, 1810. - Salv. El. p. 185, 1887. - Gigi. Av. It. p. 42, 1889. Upupa pyrrhocorax. Lin. Syst. p. 118, 1758. Italiano : Gracchio forestiero (Savi) ; Gracchio co- rallino (Gigi. Salv.). Francese: Choucas rouge (Belon). Inglese : Corni.sh chough (Willughby). Tedesco: Rothschnabelige Alpenkràhe (Friederich). Nidifica nelle rupi elevate dei nostri monti. Non si vedono mai in pianura (Pirona. Diz. Friul.). Abbonda discretamente nella Oarnia, e nidifica in caverne nel Matajur (Del Torre). Non ho veduto nessun esemplare di questa specie nelle varie raccolte della provincia da me visitate; manca pure alla mia. 142 [78] Trovasi sedentario sulle alpi, specialmente su quelle del Piemonte, nelle alte vette dell'Apennino, sui monti maggiori della Corsica, della Sardegna e della Sicilia (Grigi.). Abita i monti rocciosi degli antichi continenti, dalla Spagna e isole Britanniche, fino alla Cina ed al Giappone ; le catene montuose dell'Africa settentrionale, le Canarie, l'Atlante ed i monti dell'Abissinia. 49. Lycos monedula. Taccola (Core). {Lycus monedula). Lycos = Xuxc:, taccola, dal greco classico lArist.). monedula = taccola, dal latino classico. Ovid. Met. liber Vili, 465 et reg. Tasformazione della Ninfa Arne in una Taccola per il suo tradimento di Sitone. In Plauto si legge anche moneruìa da [/'.vupca = io lamento con voce fiocca. Parti superiori del collo e guancie cenere; lati del collo, verso le scapolari, con macchia grigio-bianca; parti inferiori grigio-nero; gola nero-opaco; il resto del piumaggio nero lucente; terza remigante più grande della quarta; quinta eguale alla seconda; la difierenza fra la quarta e la quinta è quasi la medesima che fra la quinta e la sesta ; prima remigante più breve della nona; iride bianca. Coìaeus monedula. Sharpe. Cat. Br. Bd. M. p. 2(1. 1S77. Coloetis monedula. Salv. El. p. 188, 1887. Cornix garrula. Klein. Stem. p. 1^, 1759. Corvus monedula. Lin. Syst. p. 106. 1758. — Gould. Eur. t. 223, 1837. — Keys et Bl. Wirbelt. Eur. p. 169, 1840. Savi. Oni. it, ]). 2.53, 1873. — Sharpe Cat. Br. Bd. Mur. p. 26, 1877. Lycos monedula. Gigi. Av. It. p. 1 >; 1889. Lycus monedula. Boje. Is. p. 551, 1822. — Gali. Cont. F. oru. p. 73, 1890. Monedìda nigra. Br. Ovn. p. 28, 1760. Monedula turrium et septentrionalis. Brehin. Haiidb. p. 172, 1831. Italiano: Taccola (Savi). Francese: Chonca (Belon). Inglese: Jackdaw (Willughby). Tedesco : Doble (Friederich). [79j 143 Non è comune. Talvolta qua e là si fanno vedere dei piccoli branchi. Nel 1890, recandomi a Grado, ebbi occasione di verificare il fatto, notato nel 1884 dal Giglioli che cioè questa specie nidifica sul campanile della chiesa d'Aquileja. (Nota alla pag. 33. Avf. it. 1889). Sparsa per l'Italia e stazionaria, ma localizzata (Gigi.) piuttosto rara e di passo nell' Italia superiore, dicesi che nidi- fichi anche in Lombardia (Salv.). Abita tutta l'Europa ad eccezione della Lapponia e del- l'Islanda; in Siberia la si trova verso oriente fino al fiume Lena, al sud fino in Persia 50. Corvus corax. Corvo maggiore. ( Corvatti. vedi Alll. J^ amiglia. Corax J " Culmine del becco fortemente ricurvo; il margine della mandibola superiore si ricurva sull'inferiore; penne del petto appuntite, piumaggio nero con lucentezza metallica azzurra o verde. Cornis conia:. Lin. Syst. p. 105, 17ó8. — Gould. Eur. t. 290. 1837. — Keys. et Bl. Wirbelt. Eur. p. 169, 1840. — Savi. Orn. It. p. 245, 1873. — Sharpe C. B. B. M. p. 14, 1877. - Salv. El. p. 186. 1887. — Gigi. Avit. It. p. 23. 1889. — Gali. Cont. F. orn. p. 37, 1890. IJorous magnus. Wilk. Encyc. Lond. p. 237, 1803. Corvus major. Vieill. N. Die. p. 27, 1817. Corvus maximum. Scop. Ann. p. 84, 1769. Corvus sylvesiris, litforali'i, peregrìnus et montanus. Brehra. Is. pagina 1273, 1878. Italiano: Corvo imperiale (Savi, Salv.); Corvo mag- giore (Gigi.). Francese: Corbeau (Beloni. Inglese: Raven (Willugliby). Tedesco: Kolkrabe (Friederich). E specie da noi piuttosto rara. Non so se nidifichi sulle Alpi. Nel distretto di Cividale una coppia da anni nidifica su di una rupe presso Prestento, nel Febbraio (Del Torre). Specie che direi quasi afiatto sedentaria ; i giovani però viaggiano. Trovasi ovunque, specialmente sulle alte montagne 144 [80] del continente, ma non è comune; è più sparsa ed abbondante sulle isole (Gigi). Abita tutta l'Europa, dalle latitudini più settentrionali, compresa anche l'Islanda fino ai paesi più meridionali; lo stesso dicasi anche per l'Asia, dalla Siberia settentrionale fino alla Siria; ad oriente fino al Giappone e Kamtschatka; dall'Ame- rica del Nord fino al Messico ; in Africa, dalle terre setten- trionali fino al Capo. 51. Corvus corone. Cornacchia nera. (Core). Con-iis I T 1 o -n • 1 • ,, vedi là. J^amigha. Corone J ° Piumaggio nero uniforme, con lucentezza metallica sul collo e sul dorso. Cornix nigra. Dub. Ois. Belg. t. 46, 1851. Corove corone. Gra^^ Handb. p. 11, 1870. — Gould. Br. i;r. B. t. 58, 1837. — Dresser. Ib. p. 207, 1875. — Sharpe C. B. B. M. p. 86, 1877. — Gali. Cont. I. orn. p. 52, 1890. Corvus corone. Gould Eur. t. 221, 1837. — Kevs et Bl. Wirbelt. Eur. p. 169, 1840. — Savi. Orn. It. p. 246, 1873. — Saìv. El. p. 187. 1887. — Gigi. Avf. It. p. 25, 1889. Corvu.s subcorone, hìemnlis et asswiiìis. Brelim. Is. p. 127;-5. 1828. Corvus vulffaris. Scop. Ann. p. 35, 1769. Italiano: Cornacchia nera (Savi). Francese: Corneille (Belon). Inglese: Corumon Crow (Willughby). Tedesco : Gemeine Rabe (Friederich). Abbastanza frequente, quantunque non si possa dire comune. Ebbi assicurazione che nidifica in Carnia. Nidifica nel Matajur nel distretto di Cividale nei cespugli di quelle rocce scoscese in stormi innumerevoli (?) ; sverna al piano (Del Torre). Specie gregaria, apparentemente stazionaria nell'Alta Italia. (Gigi.). Probabilmente stazionaria nell'Italia superiore, ove in alcuni luoghi nidifica; nidifica anche in Corsica, secondo il Bygrave Wharton (Ibis. p. 24. 1876); rarissima nell'Italia cen- trale-meridionale; dubbia è la sua presenza in Sicilia ed in Sardegna (Salv.ì. Oltre l'Europa, abita questa specie anche la Siberia tem- perata, specialmente lungo tutto il fiume Jenisei. [81] 145 52. Corvus cornix. Cornacchia bigia. (Core, Cornila). vedi XIII. Famiglia. cormx J ^ Testa, gola, ali e coda nere ; il resto del piumaggio grigio con steli neri. Corìvix cinerea. Br. Orn. p. 19, 1760. — Dub. Oiss. Belg. t. 116, 1851. Comix cinerea fnigilega. Salv. Orn, p. 88, 1767. Corone cornix. Shaipe C. B. B. M. p. 31, 1874. — Gray. Handb. p. 11, 1876. -- Gali. Cont. F. orn. p. 60, 1890. Corvus cincreus. Leach. Br. M. p. 18, 1816. Corvu.'ì cornix. Lin. Syst. p. 105. 1758. — Gould. Eur. t. 222, 1837. - Key.s. et Bl. Wirbelt. Eur. p. 169, 1840. — Schlegl. Mon. Gen. Corv. t. 13, 1859. — Savi. Orn. It. p. 248, 1873. — Dress. Ib. p. 237, 1875. — Salv. El. p. 188, 1887. — Gigi. Avf. It. p. 27, 1889. Corvus siibcornix, tenuirostris et cinereus. Brehm. Is. p. 1273. 1828. Italiano : Cornacchia bigia (Savi, Cigl.). Cornacchia (Salvadori). Francese: Corneille emmantelée (Belon). Inglese: Hooded Crow (Sibbald). Tedesco : Nebelrabe (Friederich). Molto frequente, dovunque e sedentaria. Trovai numerose colonie nidificanti in Carnia. Nidi isolati scopersi alle Basse, uno con uova nella minuscola isola degli Alberoni, presso Marano lagunare. Specie sedentaria e gregaria, sparsa ovunque e comune. (Giglioli). Abita l'Europa e l'Asia fino all'estremo oriente, come pure una parte dell'Africa settentrionale. 53. Corvus frugilegus. Corvo. (Corvàtt). frugilegus da fruges ^:r= frutta + lego = io raccolgo. Arist- chiama quest'uccello ay.tp[j.o\ó'(oq. Culmine del becco diritto, alla punta debolmente ricurvo; la mandibola superiore non sorpassa quella inferiore ; piumaggio nero con lucentezza violetta o azzurra, negli adulti mancano le penne che coprono le fosse nasali. 146 [82] Corvus frwjiìega. Br. Orn. p. 16, 1760. CoTvus frugilegus. Lin. Syst. p. 105, 1758. — Gould. Eur. t. 224, 1837. — Keys. et. Bl. Wirbelt. Eur. p. 1G9, 1840. - Dubois. Oiss. Belg. t. 47, 1851. - Savi. Orn. It. p. 249, 1873. — Salv. El. p. 187, 1887. — Gigi. Avf. It. p. 29, 1889. Corvus granorum et advena. Brehm. Is. p. 1273, 1828. Frugilegus frugilegus. G. K. Gray. Hanclb. p. 12, 1870. — Gali. Cont. F. orn. p.'(Ì7, 1890. Trypanocorax frugilegus. Sharpe C. B. B. M. p. 9, 1877. Italiano: Corvo reale (Savi.); Corvo (Grigi, Salv.ì. Francese: Gray e, Grolle, Freux (Belon). Inglese: Hook (Willughby). Tedesco: Saatrabe (Friederich). Durante l'inverno è specie molto comune. Le Basse ne sono popolatissime. Nidifica, a dire dei paesani, fra le alte scogliere, difficilmente accessibili, in alcune località della Carnia. Nei più dei casi giunge da noi in stormi numerosi nel Settem- bre e Ottobre, e vi rimane sin verso la fine di Marzo, essendo specie invernale ; ma il Ninni ha constatato eh' essa nidifica nel Veneto e specialmente nella foresta ora distrutta del Mon- tello e nei boschi di Dere, Gajo, Ca' Tron e Borbarana (Gigi.). Abita le regioni temperate d' Europa e dell' Asia occidentale. Emigrando d'inverno giunge fino al Nord dell'Africa. 54. Pica caudata. Gazza. (Badàscule, Chèche). {Pica pica). Pica = gazza, dal latino classico, derivazione incerta. Marz. canta Lib. XIV, 76: „Pica loquax certa dominum te voce saluto Si me non videas, esse negabis avem." e nel Lib. IX, 13: „Inde salutatus picae respondet arator". Piumaggio a varia lucentezza metallica; scapolari, parti posteriori del petto e del dorso e barbe interne delle grandi remiganti fino alla decima bianco puro ; la prima remigante ha appena un quarto o un sesto della larghezza della seconda, ed è falciforme. Cleptes pica. Cab. Mus. H. p. 229, 1850. Corvus lapponicus. Thunb. K. V. Ak. Handb. p. 178, 1799. Corvus pica. Lin. Syst. p. 106, 1758. [83] 147 Corvus rusticus. Scop. Ann. p. 38, 1769. Garrulus picns. Tem. Man. p. 63, 1835. Pica albiventris. Roux. Orn. t. 134, 1825. — Viellt. F. fr. p. Ii9, 1828. Pica caudata. Flem. Brt. An. p. 87, 1828. — Gould. Eur. t. 216, 1837. Keys et Bl. Wirbelt, Eur. p. 168, 1840. - Jaub. et Bi ti. Rich. Orn. p. 101, 1859. - Savi. Orn. It. p. 258, 1873. Pica europaea. Boje. Is. p. 554, 1822. Pica germanica, hiemaìis, pinetorum et septentrionalis. Brehm. Is. p. 1273, 1828. Pica melanoleuca, Vieill. N. D. p. 120, 1828. Pica rustica. Dress. B. o. Eur. p. XXTI., 1873. — Gigi. Av. It. p. 14, 1886. — Salv. El. p. 189, 1887. Pica rusticorum. Klein. Stenti, p. 10, 1759. — Gali. Cont. F. orn. p. 79, 1890. Pica varia. Schlegl. Kr. tjbs. p. 54, 1844. Pica varia caudata. Salern. Orn. p. 92, 1767. Pica vulgaris. Brehm. Is. f. o. p. 173, 1858. Italiano: Gazza (Savi). Francese: Pie (Belon). Inglese : Magpic (Maegill). Tedesco: Elster (Friederich). Comunissima, sedentaria, nidifica nell'Aprile. Trovasi in ogni stagione ovunque in Italia, eccetto in Sardegna, ove sembra mancare affatto. (Gigi.). Abita quasi tutta l'Europa, parte dell'Asia, il Marocco, l'Algeria e l'America settentrionale. 55. Garrulus glandarius. Ghiandaja. (Chèche, Giàje mate). Garrulus, derivato da garrio = io garrisco. glandarius, formato e latinizzato da Gessner da glans = ghianda, frutto che quest'uccello divora volentieri. Coda nera con copritrici bianche; margini delle copritrici e barbe esterne delle remiganti mediane a disegno nero e azzurro; dalla mandibola inferiore e di sotto all'occhio e dalla regione auricolare in giù una stria nera ; timoniere mediane al centro delle barbe esterne bianche, dalla punta a un terzo, nere. Quarta remigante più lunga della settima. Corvus glandarius. Lin. Syst. p. 106, 1758. Garrulus glandarius. Gould. Eur. t. 214, 1837. — Keys. et Bl. Wir- belt. Eur. p. 168, 1810. — Savi. Orn. It. p. 255. 1873. — Sharpe. C. B. B. 148 [84] M. p. 93, 1877. — Salv. El. p. 190, 1887. — Gigi. Av. It. p. 38, 1889. — Gali. Cont. F. orn. p. 94, 1890. Gkmdarius germanicus, taeniuros, rohustus, septentrionalis et fasciatus. Brehm. Handb. p. 180, 1831. Glandarius leucocephahts. Brehm. Naum. p. 273, 1855. Glandarius pictus. Koch. B. Z. p. 99, 1816. Pica gìandaria. Klein, b'tem. p. 10, 1759. — Salern. Orn. p. 94, 1768. Italiano: Ghiandaia (Savi). Francese: Jay (Belon). Inglese: Jay (Willughby). Tedesco : Eichelhòher (Friederich). Comune dappertutto, sedentaria, nidificante nel Maggio. Sedentaria e specie comune per tutta l'Italia; manca a Malta (Gigi.). E esclusiva dell'Europa, giacché verso Oriente viene so- stituita da altre specie, molto affini si, ma distinte. 56. Nuciphraga caryocatactes. Nocciolaia. (Fràche nólis). var. leptorhynchus et brachyrhijnchus R. Bl. Nuciphraga, da nux = noce + frango == io rompo, usato per primo dal Gessner (de Av. 217). y>,apuo-/.aTa/.r,c = acciaccanoci (Ateneo Nauc. Sophir. 215 dopo Cr.). XsTCTÓc = sottile, slanciato + p'^y/.o; = becco ; Ppayj; = breve. I. Forma esterna complessiva: robusta e goffa. Becco robusto, largo alla base; mandibola superiore per lo più eguale alla inferiore o poco sporgente, di rado sensibilmente sporgente; tarsi robusti e goffi; fascia bianca della coda stretta. Nuciphraga caryocatactes pachyrhynchus R. Bl. II. Forma esterna complessiva: snella e delicata. Becco snello, quasi diritto, affusato, stretto alla base ; mandibola superiore quasi sempre più lunga, talvolta molto più lunga dell'inferiore. Tarsi snelli e delicati; fascia bianca della coda larga. Nuciphraga caryocatactes leptorhynchus R. Bl. [85J 149 Becco e piedi neri; piumaggio bruno-oscuro, con macchie bianche ovali lungo lo stelo ; remiganti e timo- niere nere; punta della coda e copritrici inferiori della medesima bianche; vertice e groppone bruno uniforme. Caryocatactes nucifraga. Nils. Orn. suec. p. 90, 1817. Corvus caryocatactes. Lin. Syst. p. 106, 1758. Nucifraga arquata et alpestris. Brehm. Vog. p. 66, 1855. Nucifraga hracìiyrhyncìios. Brehm. Lehrb. p. 124, 1823. Nucifraga caryocatactes. Leach. C. B. B. M. p. 18, 181G. — Tem. Man. p. 16, 1820. — Wern. Atl. t. 16, 1827. — Gould. Eur. t. 213, 1837. — Keys. et Bl. Wirbelt. Eur. p. 168, 1840. — Schlegl. M. P. B. C. p. 37, 1867. — Gould. B. Gr. Br. t. 65, 66, 1870. — Swin. P. Z. S. p. 382, 1871. — Savi. Orn. It. p. 268, 1873. — Dress. B. Eur. P. XXVIII.. 1874. - Salv. El. p. 189, 1887. — Gigi. Av. It, p. 34, 1889. Nucifraga caryocatactes pachyrhynchus. R. Bl. D. Taschb. p. 107, 1887. Nucifraga platyrhynchus. Brehm. Is. p. 970, 1833. È specie rara, nidificante nei boschi montuosi della Gamia. Neil' Ottobre molti individui si fanno vedere sulle colline cir- costanti, ma non si fermano che per pochi giorni. Nel 1885 il passaggio fu eccezionale; mai dopo di quell'epoca la Nocciolaia fu cosi abbondante. Si presentano pressoché in egual numero tutte e due le varietà. Vive sedentaria nelle Alpi, ma negli inverni molto freddi scende al piano ; rare volte è giunta persino in Toscana, e, dicesi, in Sardegna e nella Sicilia, cosa della quale dubito un poco riguardo la prima di quelle isole (Gigi.). Abita i boschi montuosi delle regioni temperate e setten- trionali d'Europa e d'Asia. V. Ordine. SCANSORES. Scansores, da scanso = io salgo, salgo in alto. XIV. Famiglia. PICIDAE. (picus + eTSo?). Picidae, da jìicus = picchio, dal latino classico, uccello che aveva somma importanza presso gli Auguri; forse dalla radice spedo = io guardo verso una meta : probabilmente ne è deri- vata anche la parola tedesca Spechi. Pico, re dei Latini, nipote di Saturno e padre di Latino, venne cangiato in picchio. (Ovid. Metam. Lib. XIV., 320 — 396). La radice T.ci-/.i\oq = che cangia di colore e di forma, variegato. 57. Gecinus viridis. Picchio verde. (Pico verd). (Picus viridis). Gecinus, formato da yv) = terra + -/.tvéw = commovere, gettar sossopra. viridis ^ verde. Testa, dalla fronte fino alla nuca, rosso-carmino ; maschio con stria rossa, femmina nerastra lungo la bocca. Chloropicus vindis. Mach. Picid. p. 118, 1862. Colaptes pinetorum, frondium, viridis et virescens. Brehm. Is. pagina 1274, 1828. Gecinus viridis. Boje. Is. p. 542, 1831. — Reichenb. Handb- t. DCXX.. 1854. — Savi. Orn. It. p. 267, 1873. — Salv. El. p. 67. 1887. — Gali. Cont. F. orn. p. 46, 1888. — Harg. Ib. p. 30, 1888. - Gigi. Av. It. p. 339, 1889. Ficus viridis. Lin. Syst. p. 113, 1758. — Br. Orn. p. 9, 1760. — Gould Eur. t. 226, 1837. — Keys. et Bl. Wirbelt Eur. p. 147, 1840. Picus viridis et Picus viridis major. Salv. Orn. p. 101, 1767. [87] 151 Italiano: Picchio gallinaccio (Savi). Picchio verde (Gigi,, Salv.). Francese : Pie verd (Belon). Inglese: Green Woodpecker (Willughby). Tedesco : Griinspecht (Friederich). Specie comune, nidificante; in certe località comunissima. Nidifica al piano ed anche in Carnia nel Maggio. E sparso e comune nell' Italia continentale, massime nelle Provincie settentrionali e centrali, ove è sedentario : è forse meno abbondante nelle provinole meridionali; ma in Sicilia è raro e manca alla Sardegna. (Gigi.). Abita tutta l' Europa settentrionale fino alla Lapponia, ad oriente fino alla Persia. Non emigra al di là d'Europa. 58. Gecinus canus. Picchio cenerino. (Picc gris). {Ficus canus). caniis = canuto. Occipite e nuca grigi ; il maschio ha rossa la parte anteriore del vertice; la femmina ha grigia tutta la testa. Chloropicus canus. Mach Picid. p. 124, 1862. Coloptes viridicanus, canus et caniceps. Brehm. Is. p. 1274, 1828. Gecinus canus. Boje. Is. p. 542, ISSI. — Reichb. Handb. t. DCXX, 1854. — Savi Orn. It. p. 277, 1873. — Salv. El. p. 67, 1887. — Gali. Cont. F. Orn. p. 55, 1888. - Gigi. Avf. It. p. 341, 1889. Picus caniceps. Nilss. Orn. Suec. p. 105, 1817. Ficus canus. Gm. Syst. p. 434, 1788. — Gould. Eur. t. 227, 1877. — Keys et El. Wirbelt. Eur. 147, 1810. Ficus chloris. Pali. Zoog. p. 408, 1811. Picus norvegicus. Lath. Ind. p. 206, 1790. Ficus viridicanus. "ìiLey. et Wlf. Taschb. p. 120, 1810. Ficus viridis norvegicus. Br. Orn. p. 18, 1760. Italiano : Picchio cenerino (Savi). Francese : Gécine cendré. Inglese: Grey-headed Woodpecker (Pennant). Tedesco : Grauspecht (Friederich). Specie rara; non so se nidifichi. Nel 1886 scrivevo che questo bel Picchio si fa sempre più raro; oggi non posso che 152 [88] confermarlo : da parecchi anni non vedeva alcun individuo e solo nell'Ottobre del 1899 ebbi una femmina. È abbastanza frequente e sedentario nel distretto di Cividale (Del Torre (? ?). Si trova raramente sulle Alpi e sui monti Liguri (Salv.ì. Abita le contrade istesse della specie precedente, in Asia è però molto più frequente e lo si trova nelle parti più orientali di quest'ultimo continente, così nella Cina e nel Giappone. 59. Dryocopus martius. Picchio nero (Picc). Dryocopus = Spuoy.óiìo; = uccello che picchia un albero, dal greco classico. Arist. H. A. 3, 1. martius = sacro a Marte ; come in generale tutti i picchi. Piumaggio nero ; terza remigante più breve della sesta e settima; la seconda pressoché uguale alla ottava; il maschio ha il vertice rosso, la femmina la nuca. Dendrocopus martius. alpinus, niger et pinetorum. Brehni. Handb. p. 185, 1831. Dryocopus martius. Boje. Is. p. 977. 1826. — Reiclib. Handb. t. DCXLV, 1854. - Savi. Orn. It. p. 276, 1873. - Gigi. Avif. It. p. 332, 1889. Ficus cornicinus. Lin. Syst. p. 113, 1758. Ficus martìus. Lin. Syst. p. 112, 1758. — Ke3-s. et Bl. Wirbelt. Eur. p. 148, 1840. — Salv. El. p." 68, 1887. - Gali. Cont. F. Orn. p. 11, 1888. Ficus niger. Br. Orn. p. 21, 1760. Ficus niger: maocimus. Salv. Orn. p. 101, 1767. Italiano : Picchio nero (Savi). Francese: Pie noir (Brisson). Inglese: Grreat Black Woodpecker (Macgill). Tedesco: Schwarzspecht (Friederich). Specie rara ma sedentaria nelle foreste dei nostri monti. specie attualmente confinata alla catena delle Alpi per noi e anche là assai localizzata; dalla mia esperienza essa sa- rebbe più comune sulle Alpi di Ossola (ove nidifica di certo) e del Trentino (Gigi.). sugli Apennini la sua presenza è incerta e cosi pure in Sicilia; manca di certo in Sardegna (Salv.). La sua area di diffusione si estende in tutta Europa e nell' Asia centrale fino all' estremo Oriente. [89J 163 60. Ficus major. Picchio maggiore (Picc de coróne). (Deìidrocopus major). Ficus (vedi XIV. Fam.). major = maggiore, comparativo di magnus = grande. Una stria nera parte dall'angolo della bocca e va giù lungo il collo ; il color rosso delle copritrici infe- riori della coda e della regione anale, non si estende alle parti posteriori del ventre; il maschio ha rosso l'occipite; nella femmina il vertice e l'occipite son neri ; nei giovani il vertice è rosso. Dendrocopus major. Kocli. Baiei-. Z. p. 72, 1816. — Salv. El. p. 68, 1887. — Gali. Cont. F. Orn. p. 15, 1888. Bryohates major. Boje. Is. p. 325, 1828. Ficus major. Liii. Syst. p. 176. 1766. — Gould Eur. t. 229, 1837. — Keys. et Bl. Wirbelt. E\xr. p. 148. 1840. — Reichenb. Haudb. t. DCXXXIII, 18Ó1. — Math. Picid. p. 56, 1859. — Savi Orn. It. p. 281, 1873. — Gigi. Avif It. p. 333, 1889. Ficus major montunus, pinctorum et pityopicus. Brehm. Handb. p. 187, 1831. Ficus pipra. Macg Br Orn. p. 220, 1840. Ficus varius major. Br. Orn. p. 34, 17(>0. Italiano : Picchio rosso maggiore (Savi, Salv.). Pic- chio maggiore (Gìgl.J. Francese: Epeiche (Belon). Inglese : Greater Spotted Woodpecker (Willughby). Tedesco: Grosse Buntspecht (Friederich). Molto comune e sedentario. Nidifica nel Maggio. Comune e sedentario in tutta Italia, ad eccezione di Malta (Gigi.). Abita le parti settentrionali e centrali d'Europa e d'Asia fino al Kamschatka ed al Giappone. 61. Ficus medius. Picchio mezzano (Picc mezzàn). Piciis (vedi XIV. Famiglia). medius = intermedio. La fascia nera del collo incomincia appena al disotto della regione auricolare ; faccia bianco-gialliccio- rossa ; lati del ventre tinti di rosso con strie nere lungo gli steli; vertice rosso. 164 [90] Dendrocopus medius. Salv. El. p. 68, 1887. Ficus cynoedus. Pali. Zoog. p. 413, 1811. Ficus mcyor var. Steph. Gen. Zool. p. 103, 1826. Ficus medius, Lin. Syst. p. 114, 1758. — Keys. et Bl. Wirbelt. Eur. p. 148, 1840.— Eeichb. Handb. t. DCXXXIV, 1854. — Fritsch. Vòg. Eur. t. 15, 1854. — Savi. Orn. Ital. p. 282, 1873. — Gigi. Avif. It. p. 336, 1889. Ficus medius, roseiventris et quercuum. Brehm. Handb. p. 190, 1831. Ficus varius. Br. Gru. p. 38, 1760. Fipripicus medius. Bp. Consp. Voi. lyg. p. 8, 1851. Italiano: Picchio rosso mezzano (Savi, Salvad.) Pic- chio mezzano (Giglioli). Francese: Pie Mar (T.). Inglese : Niddle Spotted Woodpeeker (Penn). Tedesco: Mittelspecht (Friederich). Specie puramente accidentale. Mi è nota soltanto una cattura avvenuta nell'Ottobre del 1880. Specie stazionaria ma rara; manca in Sardegna, e non è certo che si trovi in Sicilia (Salvadori). Abita l'Europa e nell'Asia non si spinge più in là del- l'Asia minore. 62. Ficus minor. Picchio piccolo (Picc pizzul). Ficus (vedi XIV. Famiglia). minor = minore. Parti inferiori bianche prive di tinta rossa, con strie nere lungo gli steli ai lati del ventre; parti po- steriori del dorso a disegno nero e bianco; groppone e copritrici superiori della coda neri; una stria nera parte dall'angolo della bocca e va giù lungo il collo ; nel maschio il vertice è rosso marginato di nero ai lati, nella femmina è bruno con la medesima margi- natura. Dendrocopus minor. Koch. Baier. Zoolg. p. 73, 1816. — Salv. El. p. 70, 1887. Dryohates minor. Boje Is. p. 326, 1826. Ftcìdus hortorum. Gali. Cont. F. Orn. p. 34, 1888. Piculus hortorum, herharimi, minor, crassirostris et pussillus. Brehm. Voglf. p. 70. 1855. Ficus minor. Lin. Syst. p. 114, 1758. — Brehm. Is p. 1274, 1828. — Gould Eur. t. 231, 1837. - Keys. et Bl. Wirbelt. Eur. p. 149, 1840. - Reichenb. [91] 155 Handb. t. DCXXXIV, 1854. — Savi. Orn. It. p. 285, 1873. - Gigi. Avif. It. p. 337, 1889. Ficus striolatus. Macg. Man. Br. Orn. p 220, 1840. Ficus varius tertius omnium minimus. Saler. Orn. p. 117, 1767. Xilocopus minor. Cab. Mus. II. p. 51, 1860. Italiano: Picchio piccolo (Savi, Grigi.)- Picchio rosso minore (Salv.) Francese: Epeichette (Gali.). Inglese : Lessar spotted Woodpecker (Macgl). Tedesco : Kleinspecht (Friederich). Una femmina adulta mi venne dato d'acquistare il giorno 16 Dicembre ISO-I sul mercato degli uccelli ad Udine, la quale era stata catturata nelle vicinanze di Cividale. E l'unico esem- plare a me noto di questa specie preso in provincia. Nelle mie molteplici escursioni mai potei osservarlo. Il Picchio minore è sparso in tutta Italia, ma non è abbondante; è sedentario quasi ovunque, ma diventa erratico nell'inverno in Sicilia ed in Sardegna sarebbe piuttosto raro. (Gigi-) Abita tutta l'Europa e buona parte dell'Asia. Ma non è specie comune. 63. Picoides tridactylus. Picchio a tre dita. Picoides, composto da p«c«