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\^ AH, 5AL,MDC XVI //

AMICO LETTORE.

Alamitosa occafionc mi fi è offerta di fcriuere co'l pianto, non meo^ che con r inchioftro . Almeno mi fofle flato conceduto tanto ingegno nel defcriuerla, quanto ho hauuto fcnti- mento nel mirarla , ed affetto nell'apprcn- derla : Perche ne i Funerali dell ' Illuftrifs.Sig.' Card. Spinola j fi come ho prouato il dolore di ragionar dell'altrui perdita, cofi haurci guadagnato l'honore di parlar della fijaglo ria: Benché poco fi potefle entrare nelle glcH rie della fua vita , oue folo fi haueua à camf- nare nelle pompe della fiia morte. Ma,ef- fendo in me più volontà ^ che forza , la Te- gnente relationeio tralafciaua, non ha^ ueffc potuto dubitar della mia prontezza, chi è informato del mio debito .Vedrai, Let- tore, in quefla vbbidienza mia l 'efficacia del comandamento alerai 5 ed in quefto lagri- meuole difcorfo la miferabile Cncerità di

A 2 quell'r

queir hiftona^ che nella maeftà di quel gran Morto contiene ilnoftro lutto .

Nulla/e non m 'inganno, io non dimen- tico intorno à i fuccelii della lua morte : In- torno à gli accidenti della fiia vita molte co* io tocco 5 poco però mi vi diffondo, e niente di propofito: perche fpropofito fa- rebbe fiato ilpcnfar di auuicinarfi, ouela^ fola eloquenza del M. R. P. Girolamo Ge(fi con la dotta Orationc , che in quefti fogli ammirerai, fi è potuta eftendere. Non en- tro nelle preghiere, ò nelle fcufe,da tutti vfate, e da me douute ; So, che , fi come hai fìniffimo intendimento nel giudicare, così ferbi dolciilima natura nel compatire : e , fc ti amareggio con la funcfta rimembranza del tuo male, ti fia confolatione quella fo- la5 Non vi fei fole : Credimi pure, ch'io non mcn participo nell' affanno , che nel dan- no : e tanto badi , per non calar quella cor- tina , che alla tragica fcena del mio cafo , e del mio nome fi conuiene

In Genoua à^o.dì Settembre. \;!fz} cxvh

Lo Scrittore^

Alla fempre viua memoria del morto Arciuefcouo Cardinale

HORATIO SPINOLA.

E NT RE de la ma morte

d Vaura *vdtta.^ Sgorga il 3 shocca il

%eno onde di f tanto ; E /eco y à 'vnir/i à la tua tomba a canto y ^i ' / tuo 'Btjagno il flebilT ehro inuita^:

Mancar ne la tua morte à la 'vita^ 5 Tramontar nel tuo occafo afe ogni "vanto ; E finir nel tuo fine il rifo^e^l canto Vedouo il Mondo in mefte ejfequie addita.

^uel Mondo, ò grande HoraTjo, oue di cori Fo/iì Padre y e Pajlore ; oue regge/li "Principato dt Padri, e di Pajìori.

tempra in altro ifuoi dolor fune fli > Che inauueder/i alfinyche ituoi/flendori. Sol perch'eran di Cielo , al Cielo erge fi .

Lo Sqrittorb.

IDEM

IDEM DE EODEM.

Mutarti Vitam, non Vita es funéìus, Horati. Viuebas Tetris^ Viuis in Empireo.

LA

F FN E R J L 1. 7

A morte deirilluflriflj- mo,e Reuerendinìmo Cardinale Yìqratio Spinola :, quanto più gloriofa à lui , tanto

più lagrimofa d tutti,

laueua in guifa co'i danno particolare tirata feco la perdita commune;, eh 'oue il trafcorfo del tempo amali fomiglian- ti è medico ordinario, qui lo fleffonè i petti fconfolati ogn'horpiùd dentro rinouando la ferita, non d 'altro rende- gli animi capaci , che di quel gran* didimo dolore , che più potena effer proportionato alla priuatione di va tanto huomo.

Onde , benché già qualche giorni fofifero paffati dopò la depofitione dd fuo corpo nella fua Chiefa Catedrale5 oue col numerofo accompagnamento di tutto il Clero , di tutta la fua fami- glia , e delle lagrime di tutta Genoua, nobiliffime fi triplicarono reffcquiesin

o^ni

/ F F N E RA L 1.

ogni modo non ceflaua alcuno di mo« flrare co * I maggior affetto , che potè* ,gli fuiTcerati effetti della fua chiù- fa doglia > quanto più grande^ tanto più giufta. .

E, come che in mczo allefciagurc, con inganno affai frequente , paia cofa naturale non confortarfi d'altro, che de gli afpctti dello fconforto ifteflb 5 la^ mente di ciafcheduno ad altro penfie* ro non fìalzaua,cheàquelfolo,chc fra l'ombre della Morte le dipingeualafo- fpiratavita del fuo gran Cardinale, del fuo buon Paflore: che dalle imagini nell'anima concette^conueniua pure, che ò tanto , ò quanto partoriffe la boc- ca accenti fra di loro confufi,e di alle- gra meftitia, e di mefta allegrezza^ que- fta riuolta alle glorie di queirhuomo^ che per mczo della morte fi era fatto immortale 5 quella drizzata alla mefchi- nitàdi quei viui, che per cagione deli* iflcfla morte rimaneuano infelici.

Chi

F F N E \A LI. 9

Chi rammemoraua à medefimo i beneficij da quel Signore riceuuti : Chi contaua à gH altri ( benché chiare à tut- ti) le qualità del Tuo lignaggio: Chi ef- faltaua i priuilegi della fua Pietà: Chi fu- blimaua i titoli della Prudenza: Chi or- diua encomio di quei fuccefli, che ne i reggimenti più graui , ne i tempi più pe- ricolofi i bora in Roma, bora in Bolo* gna , bora in Ferrara, bora nella fua Patria, con lode eccelfa del fuo Goucrno, e eoa. vtilità infinita della Chiefa Apoftolica^ hauea continuamente , fin da giouinct- to, amminiftrati: Chi tefleua Hiftoria^ della indicibile fua carità verfoi poucrij della zelante fua cuftodia verfo i Tcm* pij 5 della incredibile fua prouidenza in riparare 5 dell'intrepido fuo valore in pro- uederCj della fua vigilanza in pace, del- la fua brauura in guerra, della fua patien- za con altrui 5 della fua continenza in ftelTo.

Altri non ,già narraua la Maeftà di

B quel

io FFNERALi:

quel Mortorio , che nelle ombre della Sc- ia (come da grAntichi coflumato,e loro per editto del Re Demetrio ftatuito ) dal- la (uà Villa di Campi, onde il Cardinale fece pafTaggiO al Ciclo , per tre miglia dalla Città difgiunta , per infino al Duo- mo traiportato, con infinità di lumi re- fe chiare le tenebre della Notte :Nè me- no la fontuofità di quegli apparati , ò raimonia di quelle mufiche, le quali, conforme al dritto Jn detta Chiefa fi of- feruaronoj Che fommiglianti cofein fi- mili occorrenze, fi può dire, à tutti l'u* fanzadel Mondo quafi indifferentemen- te fa douute:Ma ben fi con Toccafion^ loro fiupiua di quel venerabile decoro, che dalla gratiola faccia di quell'hono- latoCadauero fpiraua 3 atto à fare, come fece, che d'ogn 'intorno a lui,e l'infimo, e 'I grande , per quanto la piena dell'in- numeiabile concorfo ii permetteua, trat- to dall'opinione della (uà Santità, noru pur con pietà gliauicina(rc,ma coii^

humil-

F F N E RA L I. n

humlltà il tocafle , con riuerenza il ba- ciade , dolorofo con deuotione vi adifìcf- fe , & afFctcuofo con marauiglia ne par- tifìTo,

Altri quanto più il rimiraua morto, tanto più fofpirandolo viuo 5 mentre fi jfentiua da i lacci , che l 'amor di lui ne gli animi teffeuaà quell'illefro amore con-, offequio infatiabile congiungere, quaii, quafi bramaua di vnirfecor anima nelì' altra vita, come haueua annodati i vole- ri in qucfta 56 fi come raffabile fi^ia con- uerfationeja quale mentre egli viffc ca- gionò, ch'ogni fuo giufto defiderio di- uenifTc vn foaue imperio, fijperaua co '1 fuo diletto ogni maggior godimento , co- sì eccedeua l'alTcntio d'ogni amarezza più tormentofa l'arpriflimo djfciogii- mcnto d'unione ranco cara, e tanto ra- ra. Quinci nel mifero lume della Tua. mente funefta aggirandoli , fatti ombre di Morteci dolorofi affetti, ali* animo fconfolato di tal confufione intorbida-

B 2 uano

12 F FN E T{A t I.

uano il gÌLidicio , eh 'egli la confolationc fijmaua dilpiacere, e sì,che non meno inuidiaua ne gli altri l'affanno, di quel, che abborrifle in medefimo ilgufto: & imparaua dall' Efperienza, Che lapri- uatione del bene rende cdiofa la vita 5 cO' me da'Peripatetici offcruato^fù da Mar* tiale a Cheremone defcritto :

Rebus in angujì'ts facile ejl contemnerc^ *vi(a?n^ .

Altri i mal potendo per la rinchiufa^ angofcia fauellare , ma fentendofi il core quafi fcoppiare per tenerezza ^ ricorreua alla medicina de i fingiozzi , e fi forzaua con lingue di pianto dichiarar à i vicini il fuo dolore :Nè in fomma fi vedea fac- cia , che non foffe fcolorita 5 pupilla , che non fofTe grondante di lagrime 5 attione, che non fo(Te di lutto 3 perfona :, che non fofle tcflimonio all'altra deil'afflittio- ne 5 nella quale l'haueua Sepolta la fepcl- tura di quel buon Prelato^ morto à' fer- uigi di quella Patria, oue (ahi troppo al- la

F rN E RA L I. t9

la sfuggita) vifle, e Padre fpirituale , e Fi- glio temporale.

Era hormai conueneuoIe,che la Pru- denza facefìTe queli Vfficioin quefto cafo, che in altri fomiglianti fuol' operare il Tempo 5 Onde , a finche l 'ultime cerimo- nie del fepolcro imponefTero qualche termine alle lagrime del fepolto 3 fi ordi- narono quei Funerah , che alla gloria de i Grandi, paffata Tottaua della depofitio- ne loro , fi coftumano 5 i quah oltre il co- ftume con magnifica hberahtà vennero cflequiti , perche da zelo di pietà , non da volgarità d 'ambitione, vennero dehbera- ti 5 onde ancor furono da tutti , non con oftentatione di applaufo riceuuti, ma con tenerezza di core rimirati.

Piacque alSereniflìmo Duce, Eccellen- tiflimi Gouernatori, & Illuftriffimi Pro- curatori della Repubhca noflra di hono- rar la memoria di quello in morte, che tanto ragioneuolmente fauorironoinvi* ta : Perciò conlor faggio decreto ftabili-

rono

i4 T F N E RA L I.

rono di priuilegiare con la maeftà dell' aflìftenza loro la folcnnità di quefte ese- quie. Perche, hauendo prima loro Sìg. Sereniflime al fuo maturo intendimento quelle confiderationi tutte apprcfentate, le quali fono proprie di Prencipe, noru men zelante, che prudente 5 con fodirti- ma ragione giudicarono , che quefta gra- tia loro doucfle effer di riftoro alla me- fchinifà de i vedoui parenti 5 di confola- tionc airacerbità de gli addogliati Cit- tadini 5 di conforto alla communanza, chela defiderauas di fodisfatcione à Ro- ma, che Tattendcua: Ne pofero dubio, che quefta nobile dimofìratione di pu- blico fentimento tanto più foffe giufta, quanto più douuta, in teftimonio della feruifù,non che dei meriti , di quel lor Cittadino , & Arciuefcouo, e Cardinale, morto nella lor Terra, fepolto nella lor Chicfa, anzi in confufione delVitio,in guiderdone della Viriù pafTata, & in ecci- tamento della fucura : orofelTori in ciò

di

F F N E RA L I. jf

di quel politico coftumc, del quale Cor- nelio Tacito nel cafo di Galba , auenga che in vario fentimento, fa mentionc in quelle parole 5 7~r^^/>i? Princìphus more^ munimentum ad prieJenSyinfoJìerumi a?/- tionerrt^ .

Nella Catedrale, il giorno da loro de- terminato , hauendofi a trouare , lor Sig. Sereniflime , nell'hora da lor medefìme prefifla , dal palagio Ducale al Tuono la- grimofo di fquille funerali s'inuiaronos non folamente della guardia d'alabardieri al folito guernite, e dalla folita liurea fcu- dierate,mà dalPAmbafciatorc del ReCat- tholico,e dalla Nobiltà Genouefe in mol- ta copia accompagnate^parendo à ciafche duno, che mentre j1 dritto a quell'attione publica pagaua , al debito ancora della fua tenerezza particolare fodisfaceua.

Videfi neU'mgrelfo del Duomo la^ pompa folenne di quei fontuofi appara- ti , la magnificenza de quali fuperò Ta- fpcctacione , che per la breuità del tempo

hauuto

hauuto ,poteua in alcuno effer concetta^ Poiché l'occhio ad'un tratto in vari} og- getti, ma di egual 'ammiratione meri- tcuoH , incontrandofi , haueua troppo difficile il giudicare, qui la Ricchezza foffe vinta da l'Arte, qui la Magnifi- cenza foffefuperata dalla Legiadriajfe qui emulaffe la qualità dell'artificio affet- tuofo con l'affetto dell'artefice pietofo 5 e qui gareggiaffe la finta pompa del mortorio con la vera del morto .

In quefto nientedimeno l'vniuerfal fentenza fu concorde ^ che , quanto mag* giore qui pompeggiaua la Splendidezza , tanto più grande ne apparifle la Mefti- tia j pofciache quella , come miniftra a quefla, haueua in cotal foggia la mae- ftria dell'arte compartita, che per ogni particella del fuo ricco 3 e malinconico Iauoro,non meno traheua i cuori per la dolente cagione a fofpir3re,di quel che inuitalTe gh occhi per lo pompofo effetto ad ammirare ,

Non

F V N E RA L I. 17

Non d altro pareua in ogni parte qutl' granTcmpio fabricato>che della ofcuri- di vn tcncbrofo lutto . Se il Choro fi riguardaua,appariua dall'uno, e dall 'altro fianco facto nero da lunghe, & alte cor- tine di luttuofi panni : quefte da termine eminente, à ipiè delmurO;, ou'erano ap- poggiate,dilatandofi , per infino a quel* lefedie^ouc officiano i Salmce^iantiau- uicinauanii 5 indi in cerchio foura detti luoghi vn'honorcuo!e,mapiùflrettoap. parato, a foggia di pendone, intorniando, lafciauano di fotto il rimanente di aucl giro, e meno impedito, e più adornato.

Il feggiofolito Ducale non conforme al folito da Baldacchino d oro era coper- to, e dei foliti broccati rilucente. La Te- dia A rchiepifcopale dirimpetto à quefto era non pur del Baldacchino difcouerta, ma d'ogn'altro adornamento denudata: Fafciati à lutto erano igradi,& ifuoli tan to di qucfta,comedi quello: E non meno lepanche,oueiScrenirs. Collegi s mginoc

C chiano.

li F F N E R A L I.

chiano, quanto gli fcannijOue rEccle- fiaffichc dignità rifiedono, tifile a bruno dilla iftcffa materia erano inuolto.

Adorauafi l'Altare con tenerezza in-, folita dell'anima : In lui non fi fcorgeua fupcrfìuo adornamento, ma il necefTario molto ricco. Rapprefentaua in fteflb su candelieri d'argento purità, non faftoj e chiarezza di quei lumi, che apportano diuotione più tofto, che copia di quei frc- gijche arrecano diftrattione.

Tutto poi quel rimanente della Chic-i falche dalla gran nane di mezzoè conte*. nuro , dalla cortina medefima, nella ma- niera iftcffa era imbrunitoj fuorché nel- la eftremità di fopra, ouevn 'ordine con- tinouato di bianchiflimi fettoni > bora in groppi intrecciati auuiluppandofi 5 bora infiocchi increfpati diftcndendofi jhora in braccia lunate incatcnandofi, bora in fuolazzi innanellati dilatandofi ; cosi ric- camente co '1 trasforo de'fuoi fregi quel panno ricamaua , e così vagamente co'I

candore

T F N E L I. J9

candore de* fuoi rilieui quella negrezza (bttopofta anco imbianchiua , che non./ pur nobile occafione porgeua all'archi- tetto di vagheggiar con fuo prò qucllor- namento, conforme alle più macftre re- gole ofleruaroj ma apriua fentiero allo fpccolatiuo di folleuarfi a maggiorgloria del morto, mentre che quel bianco foura quel negro lauoro pareua ^che la purità di quella Vita nella ofcurità della.- Morte, quafi la faccia della Luna , in feno della Notte fatta rifplendéte.gli rapprcfentalTc. Ne i due pilaflri, che fanno fpalla al Choro, e piede alla Tribuna 5 & altrefi negli altri due, i quali, facendo conerà- pofto à i primi , e termine à loro ftcffi, fo- no principio alle colonne difcendencij anzi nel mezzo à quelle facciate loro, le quali dirimpetto fi rimirano 5 entro ad ouato , e fpatiofo feudo , più di otto palmi grande, e da nobili cartelle in va- rie diuife anco accrefciuto , figurauad vna Imprefa, che dalla morte del gran

C 2 Car-

20 F V NE R A L 1.

Cardinale prendeua il nafcimento .

Vago numero di qucfte dall' eleuato ingegno del Sig. Gio. Giacomo Roflano artificiofamente compofto , e da ingct^ gnofo Pittore in più luoghi, e ne i più principali compartito, faceua vn corpo> auegnachein più membra feparato,che, de gli atti piùgloriofidi quell'Heroeglo- riofiflimo fatto hiftorico veritiero, ri- ftringeua epitome reale. Eragli comincia- mcnto il fito fuperiore già narrato : Scen- deuafi con giufta legge di egual diuifamen toinfinoal fine: Ricca diftintione d'armi Spinole, pur della iftefla grandezza, tenea- lo con mirabile vnione difunito: Qucfte, alquanto più in alto affiffeJafciauanOjche certo malinconofo abbellimento di tefte, e di offa di morti framezzato , con dritta linea quel lauoro terminaffero : In que- fìo modo^ nulla dalla fommità fino alla falda eftrema della cortina rimaneuafi fenza la maefteuole pienezza di vn per- fetto adornamento.

Pom-

F r N E%A Lt 3i

WwP

mi

Omfecqjava nella^ prima Imprcfa quella., foura le altre qualità pri- miera , che, non fecon- da nell'animo delnoftro Cardinale, dalla Ragio- ne fu fcolpita : Imperoche fin da fanciullo haucndo egli accordata entro ftcffo

quella

i^ F VN E R A ù l.

quella virile moderatione degli affetti, mercè della quale in ogni età il lume del- la parte intellettiua alla diftintione del bene dal male hcbbe fi(rat05 di quefta^ non folprofitteuole, ma neceflaria Virtù faceua tanto miftcriofa , quanto propria mentione,vna Lira. .

Qucfta , fecondo Pierio , non meno per la Vita humana,che per la Ragiono de i fenfi moderatrice, anticamente ne i Gierogliflici fu intefa : Auuifando per au* uentura, che fi come ella cangia in corpo armoniofo il legno infenfitiuo quali' bo- ra dal fuono infufo viene ad cflere ani- mata 5 così , & non altrimente , il corpo humanodiuienc , d'inutile artificio^ ar- tefice à fteffo gloriofo^all ' hor che dall'- anima arricchito , viue de' Sentimenti fuoi priuilegiat05 Ma tanto è di meftieri , che quefti Sentimenti dalla Ragione ven- gano aggiuftati, quanto è neceffario , che in queirarnefe armonizante i tuoni fra di loro differenti , vniformi fi tengano^ oc accordati . Hor

T rn E RA LI. 2/

Hor chi , ne i fecoli prefenti , ò ne gli andati, non cede in quefta moderationc al noftro Oggetto ? Chi mai fìiofofo maturamente in fimile theorica , eh 'egli intrepidamente no'l vincefle con la pra- tica ? Chi mai più di lui tenne l 'occhio al vero conofcimento di fteflb^ raccor- deuole in ciò di quel detto di Taletc , che foura il Tempio Delfico fi affifTesA/^^C^ te ìpjiim ì Chi mai più di lui tenne l'orec- chio dell'anima fempre tefo à i fegreti mouimenti dei cuore, prima chelafciar- gli articolare da i regolati accenti della lingua ? Chi mai più di lui tenne in con- tinuo mouimento la mano dell'opera- tioneà quegli atti tutti di maggior lode ver medcfimo , di più gran beneficia vcrfo gli altri ? Chi chi mai più di lui su i perni de i Santi proponimenti feppe con- certare le corde fopranc del fuo fottilc , & cleuato ingegno, con le baffcdcl fuo pie- tofc&humiliato affetto? ' £ notabile non men^ che antica l'offer*

uan-

uanza, clic nel mufico elTercitio di ilo- bile Citaredo, ò d'altro Maeftro fonato- le molte volte è fatta 5 quairhora auuie» ne, eh 'al tafteggiare de' fuoiTonori ar- genti, s 'egli tocca vna delle corde j che in altro ftromentogiàfi trouano accordate, fa , che l 'altre ( non so come ) con tremo- la armonia fpontaneamente ne rifuoni- no . Tal'è ftupenda, non men che certa la pruoua , che in quefta animata Lira di continouo fi è veduta 5 oue non folamen** te al fonar d'una virtù molte fi fentiro- no foauemente rifonare 5 ma à' moui- menti di quelle fi pofero quefte in oprajj in modo, che rultime accompagnando il tuono delle prime, fecondarono di dol- cezza il Mondo, di allegrezza il Cielo:- Conquefto auuantaggio ,che, oue nell' ordinarie corde, à fin che non fi fpczzi-* no fi fpeflb, altro mezo non feppe mai l'Afte inuentare, che con douuto rallen- tamento ripofarle; quefte con la fola frc-^* qucnza del continouo adoperare, fcn2;a^

Tn

r rN E RA L li . zj

vn minimo interuallo del perpetuo lor fuono, quanto più teie a! batcimenco, tanto più s'affinarono al rimbombo

E parrà marauigtia, che quefta viua, e così ben armonizara Lira habbia fpar- fo di non più vdito fuono famofifljma- melodia in ogni tempo, in ogni guifam ogni luogo ?E parrà marauiglia, che à quefta fianoflate concedute nciranime altrui con verità quelle marauiglie,che i fauoleggiatori de gl'antichi fecali à quella di Tracia ^ ò pur' à quella di Te- be attribuirono con bugia. ? E parrà marauiglia, che di quefta dica il motto HVN §IV A M DISSONA, la irreprenfibil Vita di quefto regolati^]- mo Signore altro non fu giàmai, eh Vna perpetua confonanza ; vna inuiolabilo moderatione 5 vn moderatismo con- cento 5 & arriuò à tale, ch'yn minimo fconcerto di fteffo egli non hebbe cuor da penfare » non che bocca da- proferire » ò mano da cperaro.

D Sapeua

^a F r N E RJ L I.

Sapeua egli , Che'I fcruire alla Ra- gione ( come vuol Plutarco ) è il vero co- mandare: e s'altro penfiero dalla vol-^ garità dell ' vfo , ò da altra mafchera co^ uerto i fofle mai ftato ardito di paz- zamenteauuicinarfegli,faggiamentes'ha- rcbbc rammemorato quel, che già leflTe in Perfio.

Stai contra Ratio, ^ Jécretam gannit in aurem^y

^hQe liceat facere id iquodqms'vuiabai adendo.

D

^z-

T F N E RA L L

" /

Alla fudetta cagione ben doueuafi afpctta^ re quell'effetto , cho nella feconda Imprefa ne apariua nobilmen-

te figurato. Perche vo-

il <^ritco , che fi come il gran Cardi*

Spinola con la moderati on^edeirani^

D 2 mo

>i? F FN E R A ti.

mo fece legge all'intelletto ,così con la"

mifura della fua continenza imponeflc;

meta all'appetito 5 e che fi dimoftraflei

pudico nell'opere, chi fu Tempre cafto ne

1 penficri. Quindi vn fronzuto Cedro,:

fra fmeraldi viui di fue foglie tutto non

meno de' fuoi fiori imperlato, che de gli

ori de' fuoi frutti afiaiflimo arricchito,-

con marauigliofa cfprefiìone publicaua

altrui di quel fagrato Oggetto, di cui egli

era fimolacro , la incorotta vita 5 eflendo

certo i cheilfuo tron»co, per priuiicgiodi

Natura:, per miracolo di ftefib, e per

inuidia di tutte altre piante , in ogni

tempo fi conferua dalla putredine dife- '

fo. La qua! cofa dichiarafi coM motto

A "PUTREDINE TFTA k fin

di fchiuare qualunque altro fentimen-:

tx),che adattarvi fi poteiTe.

La continoua , rigorcfa , e fedele of- feruatione fattafi di quefto Signore ha portato veraciflimo teiiimonio al Mon- do , che quella purità di corpo , che nafce

co'l

F V N E R A L 1. 2M

co'l natale particolare in ciafcheduno per natura, in lui, quafi rinafcendo oga Iiora per temperanza^ s'ingrandifle con- tinuamente per habito : ech'egli con ra- ro , e forfè Angolare efifempio d'inefti- mabile continenza, confecrafle alla bel- la Virginità tutti i fuoi giorni . Oh Inno- cenza , nemica del Vitio, amica della_, Sincerità, madre della Schiettezza , figlia della Fede, briglia del Senfo, (limolo del- la Ragione , compendio d'ogni Virtù, epilogo d'ogni Honore, lume dell' In- telletto, rifledo dell'Empireo, fpecchio dell'Anima , ficurezza della Vita , fcudie- ra della Gloria , portiera dell 'Immortali- tà. Tu hai per tuo fine il Cielo, per tuo mezzo la Bontà, per tuoi gradi i Meriti, per tua fcorta la Prudenza, per tua mini- ftrala Fortezza, e ftringi i cuori fra indif- folubili catene di Sacrofanta Carità, fol per difciorrc maggiormente i piedi. in** drizzati all'vnione del Sempiterno Amo» ie5 co'} quale tanto più fempre il noftro

Heroe

30 T F N E RA L 1.

Heroe moftroflfì vnito, quanto men da Jaccf mondani in tempo alcuno auui'* luppato.

Sapcua egli , quanto lunge da ragione in huomo ragit)neuolc compaia la defor- micà di quei coftumi, i quali vengono con fchifa lordura ad imbrattarne quel dono puriflimo dell'anima, che dal fu- premo Donatore in cuftodiane fu dato, perche nella candidezza di prima gli deb* ba eflcre reftituito 5 e però Gio : della Ca-^ fa, nelle celebri fuerimcdi leidifle: Che ,fe V Cid me la die candida , e kue , Terrena , efìfca à luifalir non deue. Sapeua egli , quanto à vero Chriftiano ben conuenga il portar sù'l pettoquella conofciuta imprcfa , oue 1 armclhno co' 1 motto , Prìusmori.quamfiedari , fi rimi- ra :per auuenturaapprcfo dalla Catedra di Pitagora , il quale fcntentiofamcntc. hebbe a moftrare, che ySatius e fi mori^ quam per incontinentiam animu obnubilare. Sapeua egli, quanto queft'obligo fi.

faccia

F F N E T{A L l 31

faccia maggiore in perfona Ecclefiaflica peri' effetto, e per l'cffempio, onde fra gli antichi le vergini Vertali cran fepoke ville, di perdura caftità faceanfi rccs perche fino Tibullo poetizò, cantando, Cajlaplacentjìiperis , fura cu njefte "venite , Et manibus purisfumitefontìs aqviam Sapeua egli , quanto la Caftità co' 1 ca- ftigarfefte(rofimantenga5 e però hauea fatto i flagelli fuo effercitio^ i cilicij fuo veftimento 5 i digiuni fuo cibo, le aftinen- ze fua foftanza :Tutto mercè, che '1 viuo amore del Ciclo haueua in lui mortifica- to ogni altro amore del Mondo, di , e de'fuoisin quella guifa , che veggiamo vna fiamma per fiamma maggiore anco ammorzarfi:ondein vn tranquillo ritira-^ mento di fteffo , del difpregio di fc me- defimo godendo, con Monfi2;nor Pietro Bembo potea dire. Così con V alma folitarta , eJchmcL^ jijjai tranquillo i e ripo/ato njiuo ^ Spre^^dotl M ondose molto più tne/leffo.

Q,uindi>

S^ TF'N E %A L t.

Quindi^quafi colomba di Iionore, egli foura il diluuiodei mondani errori tra- pafsòficurojfenza fermar mai volo, non che pofar mai paflb in limacchiofo fico di dannata voglia. Quindi l'Inferno fi oppo-- in vano al rifoluto corfo della pudica fuacoftanza. Ch'egli, quafi incorrottibil Cedro, fece in ogni ftagione verdeggiarle foglie della fua generofifllma fperanzaje fece sìjchei fuoi rami fono crefciuti al Cielo 5 i fuoi fiori fono pafiTati à ifruttij ilfuo odore è arriuato alla gloria, il fuo nome è giunto all'immortalità .-Aggiun* gafi purej e forfè il fuo corpo alla incor- rottibiIità5efiendo che molti vogliono,! corpi de'i Vergini eflfer quelli , che per fa- uor di Dio nelle tombe rimangono in- corrotti , in giudo premio di quella con- tinenza, che hauendogli mantenuti puri, vuol cuftodirgli intatti 5 e non sa permet- tere, che, chi fi cibò in vita della ftraordi- naria innocenza, fia fatto cibo della or- dinaria putrefattionc.

F F N E RJ L I.

ss

4§H»

4»»

<H» <K»

E per la varietà non fo- lo , ma per la nouid de'Moflrijchcdal mi- (cuglio continuo delle beftie differenti parto- rifcono l'acque della. Libia, paii>o in prouerbio quel detto, Semfer aliquid noui offerì ^Africa > Noi

E con

S4^ F rN E R A i^t:

con meglior fondamento di Ragione, perla qualjtànon meno, che perla quan- tità, potremo ciò dir dclMaresil quale oltre la innumerabile variecà de' Moitri, che dentro alla fua gran voragine rac* chiude5 oltre la differente moftruoficà, che di fteffo con l'onde , hor quete, hor minacciofe manifcfta, veggiamo in ogni tempo nuoue marauighe di naui- gabili artifici nelFaperto fuo grembo pa- kfare,che l'Arte Marmarefca ogn'hoj: più ardita produrre.

Mercè che l'indurtria humanai non^ potendo rinouar Thuomo, va rinouan- do le fue fatture , e quafi quafi per mez- zo de' fuoi parti queir eternità procac- ciafi, che non è à le medefima permeffa.

Di qui è, che tutto giorno 5 s'ella ope- ra cofe grandi in Terra , fa marauiglie in Mare $ perche fempre aggiungendo in-^ ueiuioni all'inuentato, e fempre foggio moderne su le inuecchiate vfanzc accu- mulando 5 non pur l'è baftato 1 ' hauer il

modo

7TN E RA t ì. ss

modo di far nauigarc il bofco,c trouar legni, che horacon l'aiuto delle vele, fiora conia fpintade i remi ,&hor con Tuno ccon l'altro facciano fourà l'acque vc- Jociffimo camino, ma nouamente ha fab- bricato ordigno per andarui , non à forza di remi, ma di venti, contro la forza de i venti .

Tale è ftata la bella inuentione di quel nauigIio,che iProuenzali chiamano Tar-? tana 5 la quale ad vfo de' pcfcatori per lo più condotta , entro à certe vele incrocic- chiate, e fra di loro oppofte,hor in par- te riceuendo,hor riggettando il vento, |ior'à poggia , hor' ad orza ficuramentc fi raggira 5 e rende l'aura tanto più fauo» reuole , quanto più nemica 5 in modo, eh* ella non teme ne la rabbia dell'onde più adirate, ne lo fdegno de gli Auftri più peftilentiofi 5 anzi nel bel mezzo della^ procella fi fabrica la bonaccia 5 nell'au- uerfità fegue il viaggio 5 nel naufragio s'incamiua al porto 5 e moftra. Che li

2 diligenza

36 F r NE RA L l

diligenza dell'Arte fa ficura la incertezza del Tempo.

Ed ceco il ritratto del noftro Cardina^ le mifteriofamente efprefTo . Egli ne i gol- fi amari di quefta vita perigliofa , guidò fenza pericolo il Vafcello animato di fleflb , a cui feruì per poppa la Religio- ne; per prora la Fede 5 per timone la Ca* rità 5 per timoniere il Zelo 5 per buflbla laLeggesper marinarli Meriti 5 per albe- ro il Valore 5 per trinchetto l'Ardire 5 per vele diuerfe la Integrità, la Vigilanza > la Sapienza5 per tanto , il vento della pro- pria gloria , ò dclPinuidia altrui mai lo trattenne 5 l 'onda del proprio affetto , ò dell 'altrui fdegno mai lo fpaurì, maco- la , doue più l 'aura portentofa dello fpi- rito infernale metteua il pelago dell'ani- me foflbpra , ratto via più fi efpofe 3 e fu- :fono fue prone contraffar à i contratti, non men vicino alla vittoria per la fua giuftitia, che lontano dalla paura per la fua prudenzaj perche tra le procelle Mon-

. ~- dane

7 V n E%A L i: 37

dane tutto armato di confidenza Cele- fle, drizzò al porto della eternità l'opera mortale , quafi diccfle alla medefima^ con Francefco Petrarca .

Dri^^a d buon forto V affannata 'vela^ E rincorò fteflb, pur la itefla quafi con quei verfi del noftro Cafa egli indiando T^ìetà fufrema nelcamìn^eract^ E la tragga di guerra , e ponga in pac^ E ben , fe'l Timore , è perturbatione per afpettato male, che nella imaginati- ua conceputa poi dal cuore partorita,- già non haueui a temer tù,ò di naue fi ben corredata feliciffimo Nocchiero 5 per- che le contrarietà terrene non ti poceua- no conturbatela tranquillità Celefte, an- zi di quelle ti era conceduto fare inftro- mento à quefta : onde nelle maggiori tempefte di ogni intorno à te gonfiate, facefti de i cuori tempeflofi con la rete di Piero fecondiflima pefcaggione5e na- uigaftiF2/^/^£ S ECFRFS con- forme al motto, che daClaudiano fiii.

quella

// F yn E KA L /.

quella volta ti venne apparecchiato : e la nauicella da te si ben guidata al porto, ben può co'l Fiorentino Poeta hoggi vantarfi

Ftù di me lieta non fi n)ide d terrai Naue da laonde combattut^t ....

Ma dico poco : Ah troppo io tolgo del douuto honorealla verità della tua lode. I fuoi vanti ( à noftro credere) fon nel Cie- lo 5 oue d'altre Stelle , che di quella di Coleo , ella ne vien meritamente coro* nata^ .

DIO

F F N E RA L 1. 39

u

«h;^

IO buonore quanto è vero , che il noftro gran Prelato fi dimoftrò lem- pre ne i contratti più gagliardo, ne iperico- li più ardito , nelle au- uerfita più faggio/c che ad altro FS^FE t^D FINEM FORTlTERnon

attefe ,

4P T FU E%A L I.

àttcfe, che à difcourir la malitia del pec- cato , a pugnar contro quella , ed à fupe- rarla : nella maniera che ilCeruo, perin* flinto naturale nemico del Serpente, .con l'odorato ne fcgue continuamente la^ traccia, con la velocità follecitamente Io incalza, conia brauura vigorofamentc Jo atterra 5 e però in Geroglifico del pa- •ftore dal Pierio propofto , il quale per pbligo di fuo gouerno à faluezza de' Buo- ni dee cfler nemico de' Gattini, con vigi* janza conofcerli,con diligenza prender* li;, con fortezza annichilarli.

^ Il noftro buon Paftore hebbein ogni tempo nemiftà così grande con la Serpe pur troppo horrenda , e velenofa del pec- cato, che con quel vigore ifteffo, co'l qua- le da fanciullo , come vn'altro Alcide flrangolatagittò fuori del fuo petto, con quel medefimo la fugò pofcia dal fuo grcggCs à' danni del quale quanto più vi- de poter verificarfi in quefti fecoli quel, che Seneca nella Thiefte cfclama

Periere

F F N E R A L I. 41

Periere Moresjus, Decus,Pie(aSiFsdes. tanto più follccitamente andò guatan* do, che tra cefpugli di nafcente infedel- tà, tra bofchi di fprezzata religione, tra fclue di conculcato honore Diuino,tra nafcondigli di negletta legge, tra cauer- ne di fcoftumati coftumi,anzi tra prati d'ingradità fenfualità , tra herbe di cre- fciuta cupidigia, tra tenerumi di lufTu- regiante morbidezza, tra fiori d'immo- derata ambitione , non fi nafcondefTc il brutto Serpente del Vitio traditore, come l'aftuto di fare ha per coftume: e però Giuuenale.

Fallù entm Uttium Jpecie 'virtutis , ^

fapendo l'infelice, quanto mal potrebbe riufciri^li attraher altri co'l fuo fchifa afpetto , s'entro al fraudolente amante della fua perfida , lufìngheuole bellezza la fua fozzura non tenelTe ricoperta 5 ò difcopcrta , almeno infra mcnzoniero guifc di mafcherata pompa da mede-

f fimo

42 F VN E RA t 1.

fimo dluerfo non fi apprefcnralTe;

Hebbe si quefto Ceruo gloriofo , nel penetrare à' falli altrui l'odorato del! ac- corta fua prouidenza non mcn fino, e puro, che per dono fi3uranaturale>epe--^ netrante,ed acuto, che ben potè riufci- re à lui con molta ageuolezza quel ,che à ciafchedun buon. Reggitore de' fuoi popoli, è tanto più neceffario ad acca- parfi, quanto più makgeuole à faperfij la conofcenza, cioè de'fuoi $ della quale, conforme ài documenti de i pohtici tut- ti, vediamo in Martiale.

Nec ubi , nec tua te moueant ^fedfuhlica

*VCtCL^ ^

Princips eft "virtus maxima, noffL^ Jùos. Hebbe quefto Ceruo Sacrofanto l'agilità dell'eirccutione con la prontez- za dell'intentione à vn tratto vnita,chc a pena vn cuore,òper bafla dilettatione al male inanimatolo dal bene per ferui le infingardaggine rimolTo 3 ò per intrin-

fcco

T rN E RA L 1. ^s

feco rancore ftimolato 50 per fegreta in- uidia commoffosò tirannno per auàri- tia ne gli altri diuenucos ò ribello per fu* pcrbia à medefimo fatto 3 ò da qua- lunque altro de'fuoi ciechi affetti appaf- fionato incautamente dietro l'orme prc- cipitofe della traditrice fua volontà ne correua 3 che egli ^ informato da Arido- tilcj che minimus error in principio sfitma^ ximusin fine, operò , che nel farfi quel tale della fua colpa feruidore, prima che di molte colpe diueniffe fchiauo, l'ap- prefe con riprenfioni^il tenne conauui- fi 5 il riparò con ordini 5 il frenò con mi- naccie; il diuertì con efiercitij 5 il curò con penitenze 5 e praticando in fteflb la ricetta di Perfio.

'Venienti occarrite morbo . infegnò ad altri la medicina del Poeta

Giuuenale

Breue fit ^ quod turpiter andes .

Et hebbe quello magnanimo, efa- puto Ceruo contro gli fquammofì Ser-

F 2 penti

44 F ^N E %A L I.

penti de gli oftinati malfattori valentìa marauigliofa, intrepidezza inuitta , co- ftanza infrangibile, fortezza infuperabile, che la , doue per depreflione de* mal* uagi , e per franchezza de'giufti , il rigor falutare del formidabile caftigo fi con- ueniua , fapcndo egli , che (^come ben dice Ariftotile^ rhuomo cattino è peg* gior della beftia : e che, fecondo Homero.

Multo meltus e fi

Mori i quam njmentes peccarti . con alcretanta virilità di giudicio , con quanta equità di fcnno , (limò empietà l'efler pietofo $ non trattenne il ferro, non indugiò il caftigo 5 afpro in quefto 5 men feuero in quello 5 non crudele in alcunoj impietofito in molti $ raccordcuole in tutti, ch'ei puniua peccatrici, non im- peccabili, creature,

Leggefi d'un'herba , che da Latini eryngmm fi adimanda. Se di qucfta vna Capretta aflaggia , immantinente ftupif dita fi trattiene, e^ quel che è più, con la

pri*

VVNERALI. 45

priuatione fola del fuo moto tutte le altre compagne immobilifce : fin che il prò- uido pallore, riflToluto di guadagnar! 'al- tre con la perdita di quella, pretto non toglie quell 'herbaggio di bocca à lei , lei toglie di vita . £\\ Vitio toflicofo di si per- fida natura, che , s 'una volta arriua entro vn' anima infangata la fua peftifcra ra- dice ad allignare, torto, torto coltiuata dalla mala infctcione di quella fo!a,vaflì nel terreno di mille altre ad abbarbicare: Quindi il nortro buon Fattore, per rime- diar non meno ali auuenire con l 'eflem-r pio, che al paflato con la pena, procu* fouente con l'eccidio d'uno la falu- te di molti 5 in quel modo , che per ficu- rezza del corpo fi recide vn membro, e per faluczza della pianta fi fracalTa. vn tronco: Et adempì le parti d'ottimo Paftorej di giuftilTìmo Prelaro5 di volorofo Prencipe,robligo del quale egli imparò da Tacito oue, di Ncrua faucllando, pro- ferì quella izx\x,^x\z^\Malum ejì haber^_,

Pnn-

46 F f^ N E RA L I.

Principemifiib quo nihilliceat 'vllh peius 've* ròjub quo omnibus omnia liceant .

Si raccordò, che auanti il Palagio de gli EfFori non per altra cagione il Tempio dei Timore mirauafi inalzato , che per dar' altrui mifteriofamente à diuedere come la Maeftà della Giuftitia già mai non viene dall' vbidiente offequio riue- rita, s'ella non è dal formidabile afpet- to del neceflario cafiigo accompagnata: E non dimenticò, che alla fin fine, come vuol Seneca > ^i non 'vetat peccar e :> cuìfu» pofiit j luhet .

Gz/

F y N E R.A L I. ^r

<$M»

L I animi Gencrofi fi pa- fcono della fatica. E però r huomo 3 perche quan- to più è magnanimo , tanto meno è neghittor

fo 5 quanto meno è fcio»

perato, tanto più forte nediuenta. Egli non chiama viucrc quella maniera di

Vita,

4/ F F N E RJ L 1.

Vita ,che fcnza dimoftratione d'effcr vi- uà, ne giace fimolacro di Morte 5 ma inftrutto dal morale Horatio che.

P\ril /ine magno ;^

Vita labore dedtt mortalthus niuna cofa più infelice può hauer della quiete? niuna più contraria della prò- fperità 5 niuna più nemica dell ' otio. Egli ben sa, Che la Fatica, legitima figlia del valore, e della intrepidezza, diuicn ma- gnanima fpofa deirhonore, gcnerofa. madre della toleranza , artefice jlluftriflì- ma della gloria, degna fattura del Cielo, Celcfte fabrica nel mondo, e del picciol liìondo de i corpi humani alleuatricej onde ne gli animi noftri tempera il do- lore, modera la paura ,fupera i difagi, atterra iedifficultà, vince le mi(erie,ab- bellifce la vita, viuifica la morte. Egli ben sa, Che all'hora folamente figno* reggia imperatrice de' fenfi la virtù, quan- do nel foglio dell'opera rifiedejChefen- za il continouato eifciciiio de' trauagli

irru-

F VN ERA L 1. 4P

irruginifcc l'Intelletto, come il ferros Che li come l'oro più ftropicciato più riluce, così l 'Ingegno più faticato più rifplcndcj e Che finalmente il foco in Mudo, la pò* uertà in Fabritio, l'efliglio in Rutilio,iI veleno in Socrate, la morte in Catone, perche furono tcftimonij della lor fofFc- renza, fono ftati clogij della lor gran- dezza .

Di qui è, che in quefta Imprefa per bocca noftra il noftro Heroe fi pregia di quell'infaticabile crauaglio , che ne gli anni tutti della fua vita in altrui benefi- cio egh foftennes che altro per apunco qui non vuole, può inferire quel gran Tronco figurato ad immcnfa vite robu- ftiflfimo foftegno , per cui parlano vere, non men che chiare quelle voci d'lfaia>le quali , benché in altro fcntimento per altra bocca proferite, poffono tutta vol- ta in quefto luogo effere rcgiftrate, oue riftefib Tronco di mcdcfimo palcfa^ LABOKAFl SFSTINENS.

G £ forfè

jQ^ F FM/EKA li:

E forfè, che non è vero, ch'egli piix llcuro d acquifto fcmpiterno , che timo*» rofo di perdita caduca^ volle prima ab- bandonarla vita, che la faticasanzi che quel fucceffò maggiormente reputò fe- lice, che con minor facilità fi procurò $ quel folo credette gloriofo, che con tan- to men profpera fortuna intraprefe , con quanto più oftinata diligenza confeguìj quel folo giudicò degno di lode, oue quanto meno hebbe di ripofo, tanto pili moftrò di valore,

E che cofa fece egh , ò pensò mai , che nonfoiTe in trauaglio conceputa, da fa- tica partorita, con affanno allenata ?s 'al- lenato più nella rigidezza de' foraftieri (ludi, che nella morbidezza de' paterni luflj , haucndo nel fortunato ingreflb del- le famofe fcole alzato il guardo alla fcn- tcnza di quel Greco Mcnandro

Lahoriofjs fiSy ^ lìitam acquires pule r a, tutto quanto faticofamente fi diede ad acquiftar quelle grani faenze > ed impor-

Eanti ì

VVWERÀLl. 51

tanti , che nella maggior difficoltà con- tengono la lode : e perche non fempli- cernente faticò per la gloria 5 ma riputò gloria la fatica, rubò Thorc à' fuoi ripofi, per donarle a fuoi trauagli : onde benché dalla contemplatione all'opra, più torto àfalti, che abradi formonta(re,in opni modo non fpegnendofi per qual fi voglia ftento i'ardentiffima fua fetc di conti- nuamehte più ftentare, prima fodisfecé airattionc , che all'intentiones e potè dir di fteflb come il Cafa.

Erano i pie men del defìr mio fronti 5 Ond ' i ' del fonno , e del ripojò l ' hort^ Dolci fiemando y parte aggiunfì al die De le mie notti . , . Quindi preftamente dal fudore de' fuoi trauagli al premio delle fue fperan- ze ei valicò, che non folamence a folle- uarlafua^ma l'altrui vitaei dimoftrodì intieramente accommodato : Per tanto fe^dopòhauer già date alla Città Roma- na deircgregioiUo talento eccelfe prouei ; Q 2 in

^1 V VH E K A L l\

in età di ercntatrè tnni il carico della Tigna Ecclcfiaftica, c'I reggimento più gra uc hor di qucfta,hordi quell'altra Pro- uincia più importante i con mirabile vti* lità de' popolila lui furono commeflij £gli a tante machine > e tanto pefanti $ fottopofti glihomeri della faticale della intrepidezza 5 non pure il graue pefo de i publici gouerni à lui raccomandati con vigorofità più che virile di continuo reflc* ma, non baftandogh folamenteil reg- gerlo > volle di più eminentemente folle- uarlosin modo> che facendo ogni volta maggior forza d'innalzarfi fotto il pefo» ogni hora maggiormente la innalzata mole della foftcnuta fua Vigna con pam- pani odorofi di coftumi regolati , con tralci incatenati di vnione commune» con foglie verdeggianti di effercitij vir« tuofì » con grappi faporiti di attioni cccelfc arricchì, che nel grande, ma fortunato fuo trauaglio moftrò que* fio foUecico foftegnitore > non poterit

£ià

r m E KA LI. Si

più fare , per piò arricchirla^

S raggionc , che fappia giouarc per diligenza , chi non può nuocere per ignoranza . Perciò quefto faggio Agri- coltore*, non men follecito ne' termini della fua cura > che accurato nelle neceffi* ci della fua Vigna > curò le cofe gran^ di^non trafcurò le piccoles ma tanto in quefte, come in quelle precorfe il volo dcir altrui penfiero con l'operationc della fua menteiViffe in lui fcmpre egual- mente col defidcriodel beneFanfietà del male. Onde fi come in tempo di pace non fu lento co'l precetto, così in occa* fionedi guerra fil veloce co^l configlio 5 ma in quello diede le regole più certe del viuere più quieto, in quefto egli, che non maneggiò mai armi > infegnò a gli altri il maneggiarle: Volle più tofto il no- me di troppo faticofo , che di poco dili» gente: Ed hora con Tamorcuole co^ mandamento > hora con 1 autoreuole pre- senza > boia col profitteuole efiempio i

fuoi

J4 F V n E R'J L I:

fuoi gouerni eflercitando, fi bramò tutto ingcgncperamaeftrarc, tutto attione,per feruire, fi come era tutto affetto.per ama- re, e tutto patienza, per fofFrire.

Quanti trauagli e dclfanimo e del cor- po in lui ne cumulaflerojètroppo ne- ceflariojnonche ageuole, il conofcerej Ma che non fa il defiderio di feruire à Dio ? Egli fece per Dio, Dio fece per lui: Poiché, non ifguernendo egli già mai di patiente fofferenza queflo zelantiflìmo fuo Vignaio,maifemprenel maggior'af* fanno del più infopportabile fuo carico gli fece vero fp^rimentare in fatto queU che il Petrarca cfpofe in fcritto .

Che fofferenz^aè nd dolor confòrto. Et agguagliò la fua fatica grande à quella gran ventura, della quale il Poeta-,

7ar ejì fortuna labori Emiftichio, che conia fentenza diSalu- Aio fa concentoj oue dice^ che yFi^ila^do, a^encio , bene confulendo 3 froj^eré omnia £edMnt , \ . ^ ì

^ - E CO'

f FN E RA L 1,

Si

4«i

«i ♦?

C^?;/<? carco difauerchia

humort^ Il Papauer ne VhortQ

il capo abbaJpL-y Cofi del Papauero can- ta l'Arioftoj Così del medcfimo conferma rcfperienzavCosidcl noftro Cardinale diremo noi 5 Perche m

<jueUa

quella maniera,che per immoderata fomà di fc ftcffo ilfolleuato frutto di quell'hcrr ba all'ingiù fc ne va al dechino, hàbi- biam veduto (Ahi vifta, ahi vifta) il noftr<> Obietto cmincntiflimo,per fouerchia dpr prcflionc dell' infoportabilc fuo pcfojdc- chinarfi . E come quegli del fuo coro^ natOj ed arricchito corpo tanto maggio- re fente la grauezza, quanto men gagfiar^ da nel fuo gambo delicato è la Natura-. 5 così quefti tanto men lungamente al grane incarico delle faticofc fuc grandez- ze potè fcnza moleftia foggiacerc, quanto più in lui la debole compleflionc alla ro* bufta volontà contradiando , la parto inferiore alla fuperiore diuentònemicajla poca forza alla molta falute feccfi rubella5 e moftrò ,che ben gli conuicne in que- fio luogo,pcr la giufta conformità,che gli rende fra di loro iommiglianti, il Papaucro perimpre(a,e'lPOA^DfiJ£ FlCTVS per fuo motto , da i dotti Carmi del Sig. Gio. Battifta PincUo appropriatoui.

^, ben

T F N E RA L L 17

E ben chi vota più adentro à parte à parte rimirare 5 fe> il ritratto co'I fem- biante originala confrontando, riconofca la figura corrif^ondentc al figurato, fon ficuro, che prr non far torto alla verità, douràegh cenfeflarela fouradctta fomi- glianza, ahi troppo vera : Poiché vedrà l'animato f/utto di queflo Illuftriflìmo Signore hor.bpra le verdi foglie delle fue prime eminenti Prelature, hor fopra lo porporine celle vltime ingrandite fue di- gnità, follmar fteflb in prò degli altri , tutto doiitiofo di opere immortali , e quefte in numero maggiore di quello innumerabih , e minutifljme granella , onde il Fapauero è fecondo 5 mercè cho quefte abbeuerate continuamente da. Celefte Angelica rugiada , e maturate ogn'hora su l'altezza della fua mento al Sole della fua gloria, lafciarono al baffo le Imprefe de gli Heroi più fublimate5 fecero tra la plebe dei più vili hcrbaggi rimanerfi adietro la Cenfura, fuperarono

H ^rin-

grinfupcrbitirami dell'oppoiìa TEUjdiaj conculcarono la cortajioia gramigna dell' infidiatrice JMalitia , (prezzarono il vento de gli Sciocchi , la brina de' Mali- gnila tcmpefta della Fonuna$& intrec- ciarono di lor mcdefimeriguardcuolo ghirlanda al capo della Ettrnità.

Ecco quefto gran fruttocome colmo d'eccellenti prcrogatiues (ccolo come granato de' nobilillimi fuoi pefi j ma ec- colo come sfornito di fuffiuenti forze: Fu il Cardinale Spinola , conc nel pre- ceduto ragionamento fi motrò,cotan- tofcmpre mai nel foftcnere i :arichi pu- blici follecito , che pur' vn niomento d'hora piaceuolc mai non interruppe l'occupatione della fua mente $ma la fc- uerità de' fuoi penfieri gareggiò con la riforma de o\i altrui fatti: e mentre che r altezza delle grauiflìme fue confidera- tioni andò del pari con Tcminenza del- le importantiflime fue cure f bifogna pur dilla J egh non diede la doauta propor--

none

F V N T^^ tt. J9

tionc in bilanciare le forze, e le fatiche j ma lafciò, fenza auederfcne, che queftc fuperaflero quelle in così fatta guifa^chc, pernon tralafciarc la vtihtà cotti mune,trai lafciò la neceflicà priuata>tralafciò fteffo^ Sono , qucfto è certo , per lo mantenir mento di qucfta fabrica del mondo ner ceffarie le vicende della notte, del gior- no 5 della vigilia^ del fonno 5 della fereni- tà, della pioggia $ della pace, della guerr la : così, e non meno, per la confcriia- tionede i mondani fanno pur troppo di mefliere le alternatiue dcll'otio, e della fatica 5 de i contenti , e de gli affanni 5 delle attioni feftofe,e delle mahnconi- che 5 de gli ftudi penfierofi , e de i penfie- ri fpenfierati : Perche ( ben l'offerua Plutarco^ fi come le piante per acqua mediocre fi nutrifcono, e per fouerchia fi affogano 3 così l'animo per moderato trauagho fi raffina , per follecito s'inde- bolifce , per continouo fi opprime 5 e di qui nacque il bel detto Tercntiano

H 2 f^pfri^

^a V V N E RA L l

offrirne in 'Dita homìnìs 'vtile efl f^tne quid nimis.

Sapeuail noftro Cardinale quefte cofo fi 5 ma quel, che la prudenza configlia- ua,refquifita fua diligenza gli impedi* 5 e non potiam dir' altro , non che quell 'Amore , che gli era (limolo à i fian- chi , gli hauea bendati gh Rocchi ; però in modo , che il veder l'altrui bene gli era conceduto, ma il riguardar il proprio maleveniuagh impedito: e pur quelli ecceffi della fua virtù operante, vogliam confiderare come macchie nel fuo meri- to lucente, le fomiglieremo a quelle mac« chic fole nel volto della Luna riguarda- te , che in vece di fminuirle punto del chiaro, le aggiungono molto del mara- uigliofo.

Adainon pareuaà luincirattioni fue virtuofe hauer la mira alle fegnalate al- trui virtù 5 ma , quafi fdegnando l 'emular fcnza vittoria, fra le opere altrui più vir- tuofe la più eminente ricercauapC di molte

più

FUNERALI. 61

più perfette vn' ottima nell'idea fi con- cepiua,che il grado di vna cffenza per- fettiflìma eccedcfle 5 imitatore in ciò di quel gran Zeufi , il quale inuogliato di eccellentemente dipingere la bella ima- gine, cheil Tempio di Giunone abbellii: più ne douefle, fatta accurata fcelta in- fra tutte le donne di Crotone di cinque più belle tra le più belle> da ogniuna di quefte, quella bellezza fola, che più vi- ftofa ne appariua andò imitando , onde foura ogni credere quella imagine bel* liflima compofe.

Ma perche^ ben la Virtù, perfua na- tura ,non è foggetta da contrari] aueni- menti ad efler foffocata ^ e nulla di meno il Virtuofo nel miglior della fatica à fini- ftri fuccefli , per debolezza corporale, fot- topofto; anzi, per noftra mifera condi- tione, par che in noi tanto più fminui- fcano gli ftromcnti del vigore, quanto più crefcono le operacioni della virtù 5 onde Seneca già diflc , I^nis quo da-

rior

g2 T F N E RA L ì.

rior fulftty co citius extìnguitur i, fic ingt* ma qua illujlriora » breuiora fUnt : il no» ftro zelantiflimo Prelato in quel tempo, nel quale per beneficio della fua cara^ Patria per aucntura più del potere , noa che più dell' ufo, medefimo alla fatica ftimolaua , terminò le fue fatiche : Pofcia- chequel nobiliflimo corpo, che dalla in- temperie di fc fteffojpiù abondante di humori,chedi forze, già molti anni di varie infirraità l'aflcdio hauea patito, da' inuincibile affalto di morte guerreggia* to,non potendo più foftenere l'oppref- fione de i faticofi honori , à terra ne caddejquafi Spica de'fuoi grani troppo caricata 5 quafi Tronco da' fuoi frutti troppo infieuolito 5 quafi Naue da fue merci troppo foffocatased in fine quafi Papauero dal fuo pefo troppo dechinato.

IL

f VN E RA L 1. iffs

^1

«Hi»

L folito eflercitio de' continui fuoi trauagli tenne ( come già fi è veduto) il noftrobuon Partore,per vtilitàdcl- la fua gregge, ogni mo- mento affaticato : Ma, la fatica tal- mente Io sbigottì, ne Toccupatione in

tal

ii4 T VN E R }i LI.

tal modo Io trattenne, che nel primo In- grcflb alla fua cura Archiepifcopale , do- hauer dato gli ordini opportuni al mantenimento di quelle Chiefe, ch'en- tro laCittàfonnumerofe,non deflc an- cor fé fteflb alla vifita neceflaria di quel- le, che per r una e per l'altra delle fue marittime riuiere fono frequentile che fuori dell'abitato perle alpeftri monta- gne della Diocefi fono fparfejriflblutif- fimo di fupplire alla fteri-Iità di quei luo- ghi con la fecondità del fuo zelo 5 alla penuria di quei Sacerdoti con l'abbon- danza del fuo danaro 5 alla fcarfità di quei Tempi] con l'ampiezza della fuacu- ftodia5 alia miferia di quei PopoH con-, la hberalità del fuo rimedio 5 alla dimen- ticanza del Diuino culto con la prouifio- ne dei douuti rainifteri 5 anzi alla con- feruatione della fua Patria col mante- nimento della Religione , ^ua reóìè fundamentum ReifubUca confìituiiur : ànk Platono.

Per

T FN E RA L I. 6x

Per corrifpondcre dunque à tutte quel- le maffimc di fingolariffimo gouerno, al- le quali fi fcntì Tempre non meno inui- tato dall' inftinto, che prouocato dall'- cbligoiandò l'Arciuefcouo pictofo, an- zi volò, portato da Tali dell'Amore, e della Fede , colà , doue la fperanza , e'I di- fiderio di feruire à Dio, di giouar' all'ani- me, di honorar la fua Liguria loinuiaro- no 5 perche nei fuo camino, altrettanto frettolofo, quanto malagcuole , vinfo l'indugio 5 fchernì il difagio5ruperòil di- rupo j terminò il viaggio, autenticò valo- rofamente quel detto del Signor Anfaldo Ccbà nella Heroica fua Efter

O di 'vera 'virtù calore immenfo , Che non 'vinci Jouente , e che non 'varchi, e in faffi difcofcefi potè lafciar di ben degnamente impreflb il Feni, Fidiy Viciy che d'altri già fu fcritto : pofciachcoue per auentura egli dubitò di trouarTem* pij fenza minìfteri , trouò Tempij fcnza miniftri, miniftri fenza Tempij : trouò vna

I parte

óé F V N ERA L Iv

parte Iiauer Chiefedcfolatc,vn' altra ha- licrle non guernitc, molte fenza Chiefa, e fcnza Religione, alloggiar più rodo feri-»' ne , che fedeli creaturo .

Oh quanto s'intenerì il cuore à quel buon Padre, veggcndo quei poueri fuoi figli dal feruigio di Dio, e dal beneficio, dell ' anime proprie difgiunti , chc; quafi, quafi fi afcondeua quel lume dir Religione à loro più vicini , che hoggi: non fi cela à gl'Indi più lontani.

Stupì come ciò potelTe quafi eflfer ve* ro5 mentre è ficuro,che niun luogo fen- za Religione è mai viuuto 5 onde fcorren*: dofi r vniuerfa terra , prima fi troua Cit- tà mancheuole di ricchezze, fproueduta di municioni , sfornita di vettouaglie, fpopolatadi habitanti,difarmara di leg- gi , che cafale alcuno.per minimo che lia») piiuo dìTempij. Si raccordò, che infinO; il Gentile confelTaua , come in Liuio , che,: Omma ^rojferè euemunt feqvtentibus Tyeos > aduerja autam j^irnmtibus : e che i Roma -

ni

F r N ERA L j. ^/

ni portedettcro di tutto il Mondo l'alTo- luto impero, non già perche di numero vinceffero gli Spagnuoli > di forza i Francefi, ne di aftutia i Carta^inefi , d'arte i Greci , ma perche di Religione^ trano a tutti mirabilmente fuperiori.

Hebbero a lor modo ancor cffi i lor giorni fcftiui, i lor luoghi fagri , le ceri- monie 3 i miniftri Flamini , DjalJ,Q^uirina- li , & altri : Non fecero corniti] , che non inuocaffcro i lor Dei: Non ftabilirono leggi, che dalla Religione loro non haucf-* fero principio : Non guerreggiarono , che alle Deità loro non facrificaifero, ò noa domandaffero con varij modi, qual do- ueffe afpettarfi della guerra il fine. Non confcguirono vittorie, chea i lor Numi, hor con doni, hor con fìacue, hor con Tempi] legratie non rcndcfTero . Quindi Cornelio Tacito (^oltre mille altri eflTem- pi J deirimperator Dioclctiano dice , che Maxima tmpenaadeptuSi ioni cufiodi tem^ plum wgens >facramt .

l 2 E tanta

6S F FN E %A L I.

E tanta fu la vigilanza lora^ non pur mantenere, ma di ampliare la Religione, che fi come in Valerio MafCmo leggia- mo per folenne decreto del Senato Ro- mano effcre flati mandati diece de* più eminenti cittadini , affinchè dalla To- fcana la regola di quei culti riceueflcro , così dalle Hiftorie cauiamo, che poi col tempo nella Religione auanzatifi, proni - dero, perche in altre Prouincie più ftra- niere la ben apprefa^ e megho esercitata difciplina loro fi piantaffc.

Simile officio, in quefti tempii in quefti luoghi, con più ragione, e con maggior neceflità fi conueniua : Ma à quello , chcl foftegno dell'anime ha in cuflodia, fo- lamente fi apparteneua: E ben Tcffercitò qucft'amoreuole Prelato nel peruenirc alle infchci forcfte di quei faluatici con- torni 5 oue rimirando l'oflequio della ve- ra Rcligioncin parte mortificato, in par- te morto 5 per rimediar miferia così gran - de ^ non meno che (grechi da vedere , hcb-

bc

F F N E %A L I. 69

bc cuor da compatire , ingegno da prò- uedere, mano dafuffragare . Perche oue i Tempi) erano fproucduti liguernì$ oue erano disfatti lireftaurÒ5 oue non erano li coftruffes altri afifettòcon aparati con^» decenti $ altri accompagnò con Sacerdo- ti neceflariJ5 altri (labili con rendita op- portuna. Fondò Seminario di Preti, che àqucfte cure ben inftrutti douefferoap- phcarfi. Rapprefentò alla fua Repubhca cotanta neceflità non conofciuta. Rac- cordò Magiftrato di nobili cittadini a fouenirla . E mentre dal Publico vicn fat- ta la inftitutione con la folita pietà 5 Che i Particolari vi fi adoperano con la folita IjberaHtà3Chegiàfi radrizzano leChiefes Chegià fifabricanoj Che già fi dotanos Egh dal canto fuo fa molto più con l'o- perandi quel, che procura col confighos e chiama tributo della fua cura, quel, ch'è dono della fua mano .

Sed fiigìt intenap fugit irreuocabil^^

Sul

>o F F N E RA L l.

Sù'l crefcere apunto di quefto mc-^ ritcuole fuo parto egli ne parte peral- tria PatriajElafcia d noi, che in quefto luogo i proprij luoghi facri, in quefta Im- prcia diflegnatij facciano cuidcntemen- te non meno ramembranza allo fpetta- re, che teftimonanza al mondo, di vn s\ lo- dcuolefatt05 le fortune del qfiale daneC- funa altra difauuentura poteuano inter- romperfi, che dalla perdita di quefto gran Fabricatore , in perfonadi cui ragiona il Motto tFFlCIENDO DEFECI .

Ma , nelfabricare machine di tanto zelo, fi diftrufte lafabrica di tanto huo- mo, non pertanto egli mancò di fouue- nire in morte oue larc^amcnte fodif- fecem vita : Perche delle fue facoltà pro- prie buona parte a quefta Santa opera af- iignòjcheogii'anno perpetuamente a lei fard d'aiuto, a lui di merito, altrui d'ef- fcmpio .

Mo*

F F N E RA L l\ //

Ori STI OfacrOjOin- uicto YìoRATio: ela^, tua morte, ch'altro non fìi, che paflaggio a fem?, pijterna vita , fi comò

J auuiuò l'altezza deV tuorfatti in Cielo, così rifollcuò P emi- nenza del tuo nome in Terra, e sì, che»

noi

/2 T F N E RA L l.

noi folamentc potiam chiamarfi morti «"^ che qua giù fenza te fiamo rimafti viui. Ah che viuefti tu, come chi continuamente pcnfa di cfferviciniffimo à morire 5 ti hcbbe il morale Horatio à raccordare Fiue memor quàmjis jeui breuis. perche della brcuità di quefta vita fug- giciua tu dalla tua Chriftiana prudenza non meno ammaeftrato, che dall'altrui efperienza intieramente auertito, fem-* pre mai d'ogni accidente mortale ani* mofamcnte tirideftis d'ogni mafchcrata pompa d'apparente dignità virilmente ti burlarti 5 ed in quello flato medefimo amafti di viuere, nel quale bramarti di morire 5 anzi peraucnturapiù di morire, che di viuere bramofo , il magnanimo tuo cuore:, quanto auezzo al difpregio delle tranfitorie fortune, tanto affuefat* to alla ftima delle perpetue grandezze, reputò impedimento della vita la dimo- ra della morte 5 e pratticò per lume di Chrirtianità quel, che già Seneca per leg-

ge,di

V V n E KA L 1. 7S

di Filofofia , quando hcbbc a diro. Nec 'vnquam magnis ìn^en^s chara ìtl^ cor f or e mora eft : Exire atq^ erumpert.^ ge(ìiunt : Aegre has angujìtas ferunt: Va^ gi iper omne fublimes , ^ ex alto ajfueti humana de/ptcert^

Noi Noi fiam quelli , che ftimiamo cG fere (tato corcifllmo il tuo corfo viralo, perche più il mifuriamo con la breuicà diquefto fecolo infelice , che con l' eter- nità della tua Patria beata, e più co 'Ifen- cimento del noftro male j che co 1 cono* fcimcnto del tuo vero bene.

Noi Noi fiam quelli, che ci lafciamo trafportarc per dolore, oue l'affetto di noi (kflj ne precipita per errore $ perche fi come nella noftra perdita conofciamo i tuoi guadagni, così nelle noftre doalicn* zc confcffiamo i tuoi rimproucrÌ5 e pu- re ci affliggiamo Affati al prefcntanco danno della tua rapida partenza , in vece di confolarci riuuolti al futuro be- neficio della tuo' perpetuo Patrocinio.

K Noi

7^ f V N E R J L i:

Noi Noifiam quelli, che ci dogliamo della tua morte inafpetcara , perche con- tro noi Toh improuifamente incrudeh- ta , in noi foh ella ha fcaricato jI col- po , che tanto maggiormente ne per- cuote , quanto men ne diede tempo di prepararfi alla percoffa : Ohimè, che prima quafi habbiamo veduta la tuì. morte, che vditala tua malatia : Ohimè, che queir ifte(To in quel mcdefimo in- fante fiamo aftretti à piangere > che in- cominciauamo à godere t Ohimè à pena ci rallegriamo del tuo ritorno, tanto lun- gamente afpettato, che ci affligiamo dei- la tua partenza , tanto ragioneuolmentc paucntata .-Ohimè quel teforo,chcdlopo sìpenofo indugio haueuamo finalmente confeguito , da frettolofa rapina del Tempo traditore così improuifamente ne vicn tolto, che de^^iamo co'lPctrar- ca , iolpirandcefclamare. O nojìrà vita y eh si belU in vijla.^ > Com' perde agtuolmeme in 'vn mattino

\

F F N ERA L I. 7/

^uel y che in molti anni à gran pencLj»

s ' acqui fta.^ . Noi dunque mifcrabili reliquie della tua morte auuenturofa, piangendo nel tuo rapido occafo il noftro acerbo cafo, habbiam fatto il Veloce fine del tuo mon- dano corlo iagrimeuole oggetro di que- fta lugubre Imprefa 5 Nella quale vna Tromba di fuoco lauorato in atto di get- tare in alto grandiffima quantità di sfa^- uillanti razzi, che à pena giunti a ricamare coi lucidi fuci tratteggiamenti , quafi Stelle cornate, il padiglione a l'aria, im- mantinente fé ne rouinano disfatti in minutiflìme fauille^deftinate inutilmen- tea feminare delle lor ceneri il terreno 5 n'è paruto di poter applicare alla vita ^ di cui parla il Motto VITA T FA: non faptndo, come meglio con la cor- tezza de gli anni tuoi la breuità delle fpc- lanze noftre difpiegare : della quale apunto par, che iMonlìgnor Pietro Bem- . bo ragionale , quando fententiofamentc

K ^ più

76 V V N E RA L ì.

più che poeticamente fcriflTe ne Tuoi vcrfi. . . Come (ir a le ^ ò y^g^io A pena /punta njn ben , che fs di/perde Perche ie bene la fugacità di queftò noftro viuere mortale , altri fomighò à quella Stella, che prima di tutte faHi ve- dere in Cielo sia quale è femprcla flefla» ne cangia natura , muta colore, ben-^ che con vniforme contrarietà d'uffi- cio, come di nome, hor Lucifero fi ap- pelli, hor Efpero fi chiami , mentre a pe- na melTaggiera del giorno nefcuoprc, che nuntia della notte ne dimoftra5 in ogni modo a te non fi conuiene, perche in qucfta il proportionato interuallo del confucto fuo corfo fi rimira, ouc nella tua vita non altro, che quefto medcfi- mo corfo violentemente interrotto fo- fpiriamo. S'altri la figurò per quel Fiu- me, che su le ruote liquide dell' onde lue tortuofe al fuo fine più tofto preci- pita, che corre 5 in ogni modo non fa paraggio à te, perche quello co'l fuo fi- ne

F F N E T{A L 1. 77

ne mai non eftingue il fuo comincia- mento ,oLic della tua vita principalmen- te CI dogliamo haucr veduto il fine pri- ma quali che' 1 principio. S'altri la pa- ragonò a quell'Ombra, ch'clTendo la più leggiera , e la più fugace cofa del mondo, anzi nel fuo clferc nulla cffcn- do , ne fparifce in quel , che fi vede , ne fugge in quel , che fi fegue 5 in ogni mo- do né anco ben' à te quella fi adatta, perche ombra in te non fu già mai, e più tolto tramontarti come Sole, onde anco- ra de' tuoi fplendori il tuo fereno occi*- dente lampeggia alle noftre ombre.

Di qui è> che noi , anzi che ad altro, ti habbiamo à quel volume d'infocati raz- zi aflbmigliatoj il quale contenendo in l'ardore, lo fplendore,la fugacità, par, che fi poffatuo proprijlfimo ritratto giu- dicare, eflendo che la tua vita , fu arden* te per Carità, e però abbondante vcrfo i bifognofi, fofficiente verfo i tribolati, co- piofa àgli infimi, non auara à i grandi,

hbc-

7/ ¥ FN E %A L I.

liberale à gli humili, prodiga d i pentiti;, buona a i buoni . Fu chiara, per eminen-' za del tuo nafcimento, perfublimità del tuo v^alorcjper altezza del tuopenfiero> per grandezza del tuo gouerno , per ma- gnificenza de' tuoi carichi , per dignità della tua fama , per eccellenza de' tuoi titoli , per maefta della tua gloria 5 Ma fu fugace, perche d pena ella ne apparuc, che ne fparue^à pena à noi fi dimoftrò vita , che per noi fi dichiarò morte 5 à pe- na delle fue luci fi difcourì il fereno,che delle noftre nuuole fi fcorfe la tempefias à pena ci vedemmo illuminati dal bel lampo di tale acquifto:,checifentimmo feriti dal fulmine di tal perdita 5 e fuor di tempo, dal tempo ingannati impariamo il conilglio di Soifcclc*

Ne credas Tempori .

OH*

F rU E KA LI.

79

%%

♦Hì^

«Hi?»

H' come gratiofo nell' apparir il Sole in Orien- te appare in Terra il Gi- glio - Oh' come quefto> fatto emulo di quello > entra quafi à contraffar con lui di pompa eguale 5 e con forrifo, aprendo la fua bocca inargentata, a cui

fon

F VH E R A L 1.

fon tante lingue, quante fon foglie , par, che ì lui rinfacci^ che alla fìne,s'cgHhà colà su l'Aurora per guida, eflb l'ha qua giù per baha 5 s'egli efce di grembo a The- tisedo parte di braccio à Flora 5s'cghhi^ l'Aria per campo, cflo il campo ha per Ciclo 5 s'egli difcioglie Toro del fuo cri- ne, eflb difpiega l'oro del fuo fcnoj s'egli deflagli occhi col fuo chiaro, effo hri- fueglia co'l fuo bello 5 s'egli inuitai fenfi, cflfo alletta gh appctin , mentre in fù'l mattino fembra apunto caualicre della felua ; pittore del prato 5 monarca dell ' hcrbetta $ profumiero della campagna $ teforicro della Natura ; gcmmaio della rugiada 5 monile della bellezza 5 dclitia de gli amori.

Ma oh come , di gentile elfo rien vile, tofto che l'auaro Agricoltore , mettendo in opra quel faticofo fuo penfiero, che forfè auanti giorno il tenne defìo , da^ frcttolofe ruote (Irafcinato affonda il vor mere in quel fiorito fuolo , ch'egli a i

profit-

T F N E RA L 1.

profittcuoli folchi della preparata fua fc- mcnzahàdcftinato. Oh come, oh come dell' afpra forza di quel tagliente ferro inutilmente querelandofi ,efo(ropracon quelle riuoltate glebe mifcramcnte riuol- gendofi, tofto perde con la bellezza la^ vita > e quel terreno ifteffo , che ali 'hora ali ' hora gli fìi cuna , gli diuenta fcpol- tura, nella guifa che Lodouico A riodo già cantòipur di fiori matutini da 1 aratro calpeftati ragionando.

Come furf ureo fior languendo more^ Chel 'vomer al fajfar tagliato laffa^ Oh come , oh come , la dilcttcuolo fcmbianza in compaflioncuolc horridez» za trafmutata , egh non meno induce i cuori alla douuta pietà della fua ftrage, di quehche prima grinuitaflTcalla fere* na allegrezza della fua pompa5 & aggiun- ge à padati flupori marauigha nuoua, perche quanto prima la deftò con la va» ghezza della fua vita, hor l'auuiua coq lapreftwzza della fua morte:

L E noi.

42 F VN E R A L I.

E noi , che al pompeggiar di quel cs^-» dido,& odorofo Giglio, che biella vita del noflro Cardinale Spinola fioriua,in quel tempo medefimo,chedi hii lepro- meffc fpcranze in compitiOime certezze il mondo riceueua , habbiam veduto, non già il foUeuato odore della fua glo- ria , ma il pullulante ftelo del fuo corpo, e con clTo la felicità di tutti noi portata via da quella ruota rapididima del Tem- po, della quale parlò il Greco Anacreonte

Rola nam "velut curults Properat 'votucris ^tas che diremo ì non affomiglieremoin que- flo luogo al foura nominato fiore, e la fua vitaccia noftrafperanza? ftatenedall' aratro del Tempo t^iVTf DIEM così crudelmente fradicate, cosìimproui- famente rapite, che ben di quella dcg- giam dire co'i Diuino Filofofo à pena^ ^'fota '})itahominis ^nusefì dies^ e di quc- fta co'lnoftro Venufino Poeta.

Uita fumma hreiùs f^cm nos 'vetat in-

choare

F r N E RA L 1. ss

choare lungarni Ah Tempo , ah Tempo , come nemico de' mortali ^ ne gh anguftiflimi confini della penuriofa tua brcuità , riftringi il corfo humano. Ahcome armato non so, d 'inuidia , ò pur di rabbia , quello nel- la tua breuità tanto più fai breue, quan- to più fcorgi douer' cflTcre gloriofo. Ah come pare, che fcmbrando à te poco il correr su le ruote, ti badando il ca- minarsù l'ali, affretti l'Hore tue figliuo- le, e miniftre , perche l'vna su l'altra prc- cipitandofi, vengano à danni noftri l'u- na Taltra à diuorarfi / £ parrà poi ftra» no, à pena in qucfta vita fpunta vn giorno, che tramonta all'occafo? (eà pe- na nato rhaomo pargoleggia con la fua morte? fé, a guifa del nauigante,ò ftia fermo, ò paiTeggi, fcmpre, portato da i flutti dei velociilimi momenti, fa cami- Vfy .Che però Teoff arto ti rinfaccia, che fci cagione, che le belle arti non poflbno qua giù perfettionarfi , perche sforzi tu à

L 2 morire

/.f F y N E R A L i:

morire in quello , che fi comincia ad im- pararcjO fc pure qucfta tua perfida ve- locità qualche poco d pofta fatta ritardi. Ah come, feguitato da cfTcrcitod 'infidie, in vn momento cangi la fi3rtuna5 imbrat* ti la forma 5 diformi Tingegno 5 fncrui la forza 5 immobilifci Tcta, leui il valore 5 rubi la gloria 5 annichili ogni bene Che però confiderando i Traci la breuità di qucfta vita , e la continoua miferia , onde noi viuiamo, dirottamente piangeuano il natale de' lor figli , mentre rideuano la morte di lor propri] : Che però Gio : dal- la Cafa , e della breuità anguftiofa, e dell* anguftia tencbrofa di qucfta vita morta- le querelandofi , la infehcità di quella , e la compaflione di fteflb co'l principio di quel fonetto figillò, eh figillo alle fue dotte rime

^iejìa 'vita mortai eh 'in *vna ò in dut^ Breui.e notturne bore trapfajfa ofcuvA

Egli è ben vero,che quefto celebre Poe- ta, accompagnàdo il concetto del Filofo-

fo

FUNERALI. Ss

fo fopradcttcco *I fuo (olito auucdimcn- to di quella vira volgare faucllò, dclla^ quale dice Seneca , che all'hora molti in- cominciano a vjuere , quando hanno à fi* nirc la vita ^ Perche in fatti , gli huomi- ni tutti fapeffero feruirfi del tempo, fi come brcuiflimo lor pare, mentre che, non operando atti viuaci di perpetua fa- ma, à guifa di non viui paflano la vita , così lungo lor fembrerebbe, mentre che il premio di quella vita fempitcrna, alla quale per mezzo di quefta mortale il ge- nerofo afpira,gh viene dalla vita mede- fima,ò impedito, ò trattenuto.

Quindi , feà gli occhi noftri il noftro niarauigliofo Oggetto dall'ingiuria del Tempo rio parue oltraggiato 5 Ah che non è così 5 Egli viffe tutto il tempo della fua vita , à differenza di quelli , che non la viuono, ma la confumano : Perche in tutte le fue operationi, egli non folamen* te ftudiò in apprendere il modo di ben viucrc, ma f quel che già dilli ) ad altro

non

U . T V N E RA LI.

non attefc in tutto 1 fuo viuercj che ad imparare il modo di ben morire : Onde compitamente acquiftato queflo heroi- co fuo fine, ben' era dritto, eh 'ci perue- nifledcl fuo faticare alfine. E fu fua ven- tura quella , che noi chiamiam iattura: Perche non à guifa di quel Glauco da^ Homcro riferito, il quale da ridicola fcio- chezza prouocato, l 'armatura d 'oro maf- ficcia in vnadi vii rame tramutò, onde nacque il piouerbio, Diomedis ^^ Glau^ ci fermutatio 5 ma di quel più faggio, che bensàdiftinguere il ferro di quefta vita dall'oro dell'altra, feppe con tanto fuo vantaggio profictarfi , che di quello fece cambio in queftojC, conforme alidada* gio, diede Aenea prò aureis.

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F F N E %A L l, S7

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H E la gloria della no- flravita confitta nella, conditione della no- ftramortcc tanto cer- to^ che nulla più. Ofia

quefto , perche l'huo-

mo, à gr incontri della Fortuna conti- nuamente fottopofto i mentre mihta in

quello

// FUNERALI.

qucfto efferato mondano, viuc foggct* to ì perder in vn tratto quel , che per mc- zo d 'innumerabili fattiches'acquiftò, e però quelli non può riputare ficuri ac- quifti , che ancora dall'indelebile fug- gello della morte non gli fono conferma- ti y onde Solone infegnò, che niuno mai doueua giudicarfi fortunato , prima che dalla fortunata morte non gli foffe la fua fortuna autenticata : dottrina che imita il Petrarca in quei due verfi

Che inami al Di de r ultima fartitcL^ Huom beato chiamar non fi conuiene. Ofia quefto perche la morte, la qualo altro none, che inftrumento della vita, honora,chi ben neferuein quell'ul- timo combattimento di noi ftcfli, ouc quanto più difficile è l'imprefa^chefenc apprefenta , tanto più grande è il valore, che vi fi adopra 5 iui moftrandofi la pru- denza , iui fcoprendofi la fede, iui mani- feftandofi la fortezza , iui publicandofì la magnanimità 5 e però gli antichi, per

lela-

P r N E HA L L !9

rclatione del noftro Tacitò, foura le fc- polture de i più Celebri fcriucuano : Morte bene 'vfus : Conofccndo ancor' efli, che tutto il punto fi riduce in fapcrfi di quella per inftrumento della noftrà fama preualerc.

Di qui è, che dalla morte del Signor Cardinale Spinola s'accrefce notabile oc- cafione à lui di compita maefti , e s 'apre commodo fentiero à noi di caminarc al- la fua pompa , figurandola in quefto luo- go con la efprelfione della Porpora. La> quale in mezzo à bianchiflima vena del- le fuc fauci il bel vermiglio di quel fiore pregiatiffimo confcrua , onde la fiamme- giante , e così nobil tinta ^ da i popoli di Tiro induftrementc fabricata , viene or- namento de gli honori^fplendidezza del- le Reggie, & infcgna delle dignità ; Ma fo- lamcnce allhora quefla marittima tefo- riera di medefma fuprema preminen- za conf<°guifce , quando perde la vita .^ Perche dall'arte altrui fra due pcfanti

M pietre .

F VN E R A L I.

pietre anguftiata, quiui faccamente à Ichiacciarfì ella ne Viene,che ne vomita lavica, e con quella qud licjnore,che to- fto fpafge intorno d lei la noeggianci fiaiiimelle di lucida roffczza, che raggi infocati incorno alla rotondità del Sole accefo ne raiTembrano : E così nel djf- faccimento ella hi la Fabrica , nel con» fumo ella ha il ^ruadaf^no , e nella per* dica ha l'acquiiio, come nel Motto COMPENDIA MIRI DlSPEM^ DIA.

E che cofa puòmigglormente hono- rare la Porpora di quefto gran Prelato$ E che cofa può maggiormente confola- re la pena della nolira perdita 5 che il confiderar la fua morte gloriola, auten- tica perfettione della Tua vita rifplenden- te? chcimporraua;,Ch'cg!i da Tuoi primi giorni fi dimoftratle porporato nell'ani- mo per ardore del publico feruigio 3 Che in lui la porporina fiamma della fanta^ Carica crcfceire col crelccre degli anni;

Ch 'egli

F rN E RA L I. 91

Ch'cglihauefle in tutti i tempi adornate entro ftefTo quelle nobili virtù > cho fanno riguardeuole ne i grandi la Dur- purea dignità, Ch 'egli dopo non brcue corfo di moltiplicati honori foflfe perue- nuto alla porpora del Cardinalato, oue non le mani del mondo lo accompagna- rono 5 non gli homeri de i fauori altrui lo portarono, ma i piedi de i propri] me- riti lo conduflcrosCh'egli ingrandito in più eminente maeftà manifertaflTepiù da lunge il luo valore, e Che in ogni arcione fua accompagnafife Tancica gcnerofa_ porpora del cuore con la nouella mae- liofa porpora dell 'habico^la quale perciò da tuctj 1 buoni molto prima fu riuerita nel lut) merito , clic veduta nella fua oer^ fona 5 s'tgh i titoli famofi di tutte quefte pregiate qualità non ftabiliua con quel fine glonofo, chedoueua cfferpropor- tionato al'principio delle fue glorie?

Kaucua quefta fagrara Porpora nella candida vena della pudica anima lùa,

M 2 quel

92 F Vn E R A h I.

<\\iz\ rettifllmo affetto (cmpre confcrua- lOjCo'l quale amò Dio peramor di DiO| e peramor delmedefimoà parodi (e me- deiìma il fuo proflìmo: Ma perche qii*- lo non è vero amore, che non ama (ino al fine 5 conuenne , che co 'I fine di itcf- fa dimoftralfc verace teftimonio del fuo continuato ardore, fpirando nell'ertre- mo fofpiro, quafi bracia del fuo cuore abruciato, il nome diGiesù ,al quale po- co auanti con fultime fue voci per la cu- ftodia della fua cara Rcpublica caldamen- te fupplicò.

Haucua quefta aifettuora porpora nel fuo zelo fatto nubile confcrua d'innu- merabili piropi d* auuampante Carità : Wa perche perduto quafi , non che inu- tile affatio è quel teforo, ch'entro fc ftef- fo racchiudendofì , non viene in altrui beneficio ì difpenfarfi $ conuenne , che quei gioueuoli precetti , i quali con lo fludio concepì , viuendo, maturati con rcffcmpio, paitoriifc in altrui prò, mo- rendo.

F F N E RJ L 1. 9S

rendo 5 e moflradc haucr prima in fc ftcf- fa autenticato con la proua ciò , che a gli altri comandò con la dottrina, ondo mcritaflTc quel di Vergilio.

Omnia fnecep , atque animo mecum^ ante feregt ,

Haucua cjuerta inuitta porpora nel fuo interno fcmpre radicato, che l'ultimo fi- ne di quefla vita moribonda , la quale ne accomuna con le beftic , è l' unico prin* ci pio dell'altra non caducarla quale ne partecipa con gli Angioli 5 e però con- uenne, che, vfcendo da quefta,che alla fine non è altro, fecondo Platone, che vn pcregrinaggio da mille trauagli mol - flato 5 difcoprifTe viuaci i baleni della Tua gioia , caminando à quella , chc^ fecondo Laertio quanto Mtferorum mcefìttia^s tanto Beatorum Lentia fi apprelenta.

Haueua quefta trionfante porpora nel fuo fecreto(empreftabilito,che, C\ come allhora il grappo difpenfa la rinchiufa fua dolcezza, quando tolto dalla vite,

anzi

^4 F F N E RA L l

anzi dalla vita, è fchiacciaro fotto il tor- chio $ così le conuenifTe tratta dal mare delle humane cofe ahi troppo amare, fotto la pietra della tomba , foffocata dalla morte , fpander' in ogni parte il maturato fucco del fuo dolciffimo ta- lento 3 diluuiar nell'altrui mani le irru- binate gemme del fuo fenoj aprir nel grembo della immortalità le vermiglie granella della ben cuftodita fuadignitàj inuermigliar d'infocati lampi il fcggio della fua sfauillante intrepidezza 3 fa* bricare i trofei porporeggianti alla fua magnanima virtù; accrefcere alle coro- ne della fua vita il manto recale della fua morte3elafciar'à' poderi la marauiglio- fa Idea di vna tanto più bella , quanto più m.alageuole imiiatione.

DI-

F F N E RA L i:

9r

Tcv^^z pure, come l'if- luftrjffimo noflro Spi- nola, intiero conofci- tote di quella compita contentezza , che fola- mente nel morir fi confeguifce , non mica impaurito, ma confolato dimoftrofli al violente affalto

ddlVl.

^6 T V N E RA LI.

deUVltima fua malatia, con la quale egli tanto più virilmente fi abbracciò, quan- to men remediabile , fubitamente la fco- prì. Fu dalla prima hora del fuo male, non men contro il parer de' medici il fuo credere , che contro j1 noftro defidc- rio la fua voglia .onde non già mai vol- le pregar la Maeftà Diuina per la fua fa- Iute humana^forfe non men bramofo, cheraccorciamento della vita terrena gli diucnrfTe allungamento della cclcfte,di quel che fofTe allegro per 1 auuenturofo cambio, ch'egli di franagli in contenti faccua , mentre il principio della fui. contentezza nel fine della fua moleftia cominciaua: effendo vero , che, come fcriue il Bembo.

É gran far te di gioia 'v/cir d'affanno. Spieghili, come, di magnanima for- tezza internamente proueduto , moftrò dell'intrepida fua patienza cfirinfechi fegnali. quando guerreggiato da qucfto vltimo fuo male, contro lui tanto più

poffcn-

P F N E%A L 1. 97

poflTentemente ingagliardito, quanto più di molti altri antichi mali epilogo venu- to, fi moftrò nonmen fofferente nel pa- tire , che anguftiato dal patimento 5 e mentre con debolezza di corpo , e con valentìa di fpirito combattendo jindufle in altrui la marauiglia , e la pietà 5 lafciò dubiofa ladecifione qual folTein lui più vigorofa, ola forza del male, ola tole- ranza del dolore, con la quale il dolor medefimo fopportò.

Contifi , come nel maggior affanno della fija pericolofa infermità,da funefto annuntio della quafi improuifa morte di amatiflimo fuoFratelIo à pena fi com- mofle 5 ma in molefl:o,& impenfato auenimcnto , non dal vincolo del fangue tanto fi lenti rauuiluparo , non dalla^ palfjone, accìecatrice dell 'intelletto , ran* to fi trouò impedito, che, in vece delle folite conturbatìoni, non difcopriflein- folite rafiignanoni , in luogo delle do- glicnze , non proferiile ringratiamenri, Se

N in

9S T V N E RA L I .

in ifcambio dello fparger lagrime, rìoiìr offerilTe facrificio à Dio di quclJ 'anima» ch'era ( fi può dir^ parte dell 'anima fiia,?

Narrili , come quancunque da i fol-i leciti patimenti dell'animo, e del cor-* anguftiato, e cosi fattamente di for- ze inficuoliro, che à pena gli rimaneua^ fiato da fpirare,hcbbe fpirito da opera- re: onde fcorgendofi vicino ali'afpiczza di quel viaggio difaftrofo ^ che, ben da tutti perneccfliià humana ècalpeflato, da si pochi tuttauia ne vien confideratoj di fua bocca ordinò per Tanima fua pcU Jegrina i faluteuoh preparamenti 5 di fua bocca richiefc per l'eminente fuo cami- no i fagratidìmi viatici 5 non roolto pri- ma lafciati della fuaChiefa grjntraprcfi affari j alla quale non mancò di ferairct finche non cefsò di viuerc .

Scoprafijcome giunto à quell'vltima hora , che dell ' arriuo della fua morte fu ambafciatricc perlui cara, per noi trifta^ moftrò quanto aggradiffc quella legge,

che

F y H E RA L I, 99

che, ben fpiaceuole a molti , è indifFc'J lente à tutti 5 quella legge accompagna- ta da quella pena,ch e incuitabilesfta- fcilita da quella Prudenza, che negouer- najeflequita da quel Giudice, che non erra. E in vn nrìedcfmo inftante dichia- rò, con giouiale dimoftratione del fuo volto non dimcflToJa traboccante gioia, ch'ei chiudeua nel fuo core? forfè vcg^ gendofi venir incontro la morte , non con horrida faccia di fpauenteuolecom-* battimento, ma con vittoriofo afpetto di allcgriflimo trionfo .

Vantifi Quel! 'ultimo vfficio delle gc» nercfe non men , che catolichc prote- tte, che la fua magnanima lingua prof* ferì ; Quella Chriftiana patienza noru men , eh' intrepida tolcranza , che negli cftrcmi dolori del diftaccamento di fc flcffo dimoflròj/^ucl non difcoprire al- tra tenerezza già mai, che quella di ab- bracciare vn Crocifido, e ftringerfclo ca* ramcnte al petto : Quel far' animo co^

N 2 rag-

joo F F N E RA Li:

raggiofamente ad altrui :Qfiel licenriar- li virilmente da' fuoi: Quel domandar amorofamente perdono alla fua fami* glia 5 Qjjeir ammaefirare dottamento ogniuno de' circonftantirQueiraccomo* darfi francamente all'vltimo fpirare del fuo fiato : NelTedalar del quale orando egli per noi, forfè diceuafià medefi- mo : Deh fia prefto il mio paffaggio, per- che fi abbreuij l'altrui duolo :Dch fi fi* lìifca in me la vita > purché fi allunghi ne* miei la faluezza. Conferuino effi memo- lia di me, io la cuftodirò dell 'anime lo- ro: Rifiringano cfli l'unanime amiflà:> io pregherò per la lor pace : Mantengano cfii,amoreuoh Cittadini, i miei riccordi y IO non mi dimenticherò della loro, e mia cariffima Città : Si guardino cffi dalle of. fefe del giufio>io fupplichcrò per la di- fefa della lor libera Repubhca: Siano elTì gelofi per la neccffaria loro vnione, io fa- rò follecito pcrladefidcrata loroconferr uatione.

Oh

F FK E%A L 1. lot

Oh huomo veramente capace di Glo- ria 5 Oh Gloria veramente meriteuole di eternità 5 Oh virtù veramente degna di fcmpiterna vita 5 Oh vita, che illuftri la nìortes Anzi oh morte, che vinifichi la vicci5 poiché quefta ncll ' ombre tue fi raf- ferena, nelle tue tenebre fi chiarifica 5 fatta nobile compendio delle fiae paflate vittorie, ficura traccia per le fue prefi:n- ti felicità 3 dritfiflìmo tentìero per le noftre defiderate contentezze.

Oh per vita immortale ben morta vi- ta ; Poco ti dirò chiamandoti finiflimo carbonchio , che nel buio maggioro maggiormente sfauilla $ il gemmaio dcirheroiche tue grandezze dalla pro- fondità de gli horrori co' tuoi lampi ri- folleui : Poco ti dirò, nominandoti fere- jia Stella, che quei tefori^i che dalle ric- chezze del Sole ha guadagnati, alla pò- iicrtà delle tenebre difpenfaj fepublichi

nel feno dellafofca mortalità di ori vi r-

tuofi , che dal Sole della Diurna gratia

confe-

toz F VN E K A t /,

confcguifti : Ma tidirònuouo Sole, non più nell'emisfero à i velamen ti delle nu*- uolefogetto, ma in fereniflima quieto tramontato 5 non più a contrari) auue- nimenti fottopofto , ma m oriente di vita entro Toccafo di morte peruenutoj oue con paradoflb veritiero , per mezo della tua fugace notte , il tuo perpetua giorno hai ftabilito .

E chi fia mai di cofi debole accor- gimento, che non fi auueda della tua chiarezza, con Taiuto delle tenebre più chiara diuenuta ì Fofti,ò grande Hora- ciò, mentre viucfti, quanto più di lodo meriteuole ^ tanto più di lode nemico j ma quanto in vita procurarti di celare > hor'in morte fei coftretto à difcoprire. Forti sì, mentre qua giù operarti, d'- oflentatione affatto fchifo,che,per fug* gir l'offefa delle tue moderte orecchie,' fu la tua gloria mcn del douere dall' al- trui bocche fublimata , ma èia rtcffa do-^ la tua partenza, e dalle lingue, e dal- le

F r N E RA LI. ios

}c penne, co'l giudo tributo del meritato vanto, riucrita . Forti , mentre fra noi paf- fafti gli anni tuoi , ben fi poflcflbrc di quella felicità , che nella virtù fi trouas ma, perche qui trouar non fi può felici- tà compiuta, fei gito velocissimo viato- re a pcrfcttionarla in quelDiuin Lyceo, oue riftcfTa verità del tutto fchiettamen- te fi difcerne: come fc ciò haucfli ap- prefo da quel, che ne fcriffc Plutarco ad Appollonio Tum demum furiy^ftul* una corporea exomrati 3 cum Dijserimus ^ omnia nobts iffis Jìnccra cernenteSyfcilicet ipfam 'Dentatemi .

In troppo errore farebbe colui.chc nel- le fopradcttc circonftàzc fignalate della tua morte, non cònfcATafle lofplendorc accrefciuro della tua vita: e meriterebbe, che Seneca rauuertilTc, come già Paolino. Non prdidit lucem frater tuus ,fed Jicu^ riorem fortitus efì: Perche in fatti ilno- ftro Cafa molto più francamente , ch'ai fuoTriffoncà te può diro.

Tua

jo^ F F N E RJ L 1.

Tua candida alma^ elieuefatta à fieno y Salio ,Jòn certo , ouè più il del /ereno Quiuihairitrouato luce più ficura Ju- ce più permanente, luce più lucida : onde fei CLAMOR IN TENEBRIS, co- me certifica il motto di queftalmprefas di cui, in corpo rapprefentatiuo fi cfpri- me la Peonia, fiore , eh* à noi ftraniero, in mcdefimo è ftrano, non paia ftranoj auuenga che ancor quefta, quafi nata ad infiorare con le fue purpuree pompe le negre chiome della caliginofa Notte, ri- nouando nella fera il fuo mattino, nell'- ofcurirà viuacemente infuperbendo, e nelle tenebre, quafi lucerna ardente, col fuo colore acccfo lampeggiando, le fue vaghezze, fra notturni campi feppellite, altrui difcuopre: Qualità tanto alnoftro Oggetto appropriata , tanto in noi figni- ficante, e tanto in marauighofa, che malageuole farebbe il crederlo, non piaccffe ad Apuleio, a! Porta , all'Aldro- uandi , & ad akri 1 ' aifermarlo .

Non

T FN E RA L ì: los

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Oi\7 fi può dubitare, che l'opere del nofìro lUu- flrjflimo Prelato^, le qua- li hcbbero lucido na- tale nel fuo valore , non fi acquiflaffero nclla^ YDonc ài lui gloriofa perfettifljmo l'in- grandimento :E(rendo che non folamen-

O te

iù6> F FN E R L I. A

te con la morte fi bandiCcono gli afFan* ni 5 fi (chinano i pencoli 5 fi confumana le auueificà5 fi efunguono le malatìe 5 (i finifcono i difagi j fi terminano le an- gcfcie 5 perche ben l'Alcmco

§lui montur y finem re f perii ille malis^ ma la morte gloriofa ne afficura la glo- ria mortale 5 ne guadagna l'eterna 5 ne ricompenfa i trauagli paffatij ne fìabili- fcc i premi) futuri 5 ne abbeUifce il no- me ; ne indora le arcioni 5 ne perpetna la vita 5 ne ingrandifce foura noi fteffis e ne porta à quella foprema felicita, della qua- le non fappiam noi parlare, mafolamen- te con Dante poriam dire, ch'ella è si: grande >

Che non guftatay nons^ intende mai.

Ed ecco, ch'egli à quella inaiato per imerito, e però verifimilmcntegiunto per gratiaf di la su facilmente confiderando- vlgran dolore 5 oue ha lafciati fommcrfi i fuoi la fua partenza 5 affinchè nefia noo^ meno di confoladonc il riueiirlo morto;^

di.

F FN E KA Li: 107

di quel che ne fofle di allegrezza l 'hono- rarloviuoj permette, che del giocondo effetto, che il fehcifliaio fuo viaggio a lui cagiona , vcgniamo in quefto campo d'imprefa noi medefimì ad informarfi$ cfprimendone figura con l'imagine del- la Grue 5 la quale da horribile tcmpefta minacciata , e quafi battuta, (coxwt è Tua dote naturale ) queft'aere inferiore ve- locemente abbandonando, foura le nu- uole più denfe vigorofamente ne trap- paffa 3 e quiui tranquilla godendo nella ferenità del Gielo la ferenità della fua^ mente , fi gloria di hauer accapato , dopo lunga fua fatica, il fuo ripofo , valendofi •del Motto Vergiliano KEm^ltS HIC CET{TA, ^^

6 tanto fomigliante al cafo, che deferi- uiamo,la dcfcrittione di quefto vcccllo, che nel rimirar quefto, e forza ,che am- miriamo quello : fmpercioche effendo ae- caduto al noftro Heroe paftarcin quefta tranfitona campagna del viuere humano

O 2 per

loS V V N E KA LI.

per !o mezo di quelle mifcrie tutte ^ delle quali quefta noftra felicità dipinta è di continouo ingombrata 5 haucndo egli conofciuto quanto qui breui fiano i piaceri, quanto lunghe le noie 5 quanto veri fiano i trauagli 3 quanto bugiardi i contenti 5 quanto fi accompagnino con le odorate rofe delle dignità le pungenti fpine delle intolerabili fatiche 5 con gli ori fini de gli honori ledifpregiate arene de gli horrori 5 con le pietre gioiellate dell'aure popolari le viliilime alghe dell' infami adulationi 5 con le bellezze natu- rali i nei della natura 5 co i chiari della lu- ce le tenebre dell' ombra 5 con gl'atomi ferenil'horenuuolofe, il che compendiò* Gio .-della Cafa nel foio dire Poi cH i m accor/ì.

Che, gloria frommcndo^angofcìa^ e /corni

Da ti Mondo . & hauendo egli in quefti noftri tur- binofi giorni perauuentura fcorto iU Cielo foura di quefta bada Terra furio

famcntc

F F N E T{A L L rop

famente armato delle fue ^indicatrici , ma giuftiffiiiie procelle 5 egli foura la pro- cella va luogo ficuro fi trouò:, oue, aN lontanato da 1 pericoli terreni , potefle godere la ficurezza celefte 5 oue, tratto da quefte caligini mondane , hauefle à fruire quell'empireo fplendorejdel qua- le quell'anima benedetta, non men che accefa , illuminata , nell Vfcir dal fuo cor* poteffe dire in meglior fentimento, che il Petrarca

Sento ti lume apparir , che m "^ innamorai Credette fciocca la Morte > diftefe le fchicre de' fuoi negri, e fulminofi nem- bi, dannegiar con l'armi della maligna fua tempefta queftogrand'huomo, ch'el- la fi pre^e per vnico berfaglio à guerre» giare 3 ma da fenno fu fchernita : Perche^, hauendofi egli qua giù fabricate^non òì cera disfacibile , come Icaro, le pennt: 5 ma, comcGrue, di velocità fortillima le piumcjnonper caminar,come già quel- lo, femplicemente per l'aria, fottopofto

al

ZIO F F N E RA L 1.

al Sole, ma per fottoporre al fuo difcrc- to, e valorofo volo, e l'aria , c'I Solej e per dar' à diuedere,(conie marauiglio- famcntc al fuo folito il Signor Anfaldo Cebànell'Heroico fuo Poema fcntentiò, . , . . CHE' l tempejìar de Icl^

Non ha ne la Virtù ragione alcuna^. ordì nell'anima fua più virtù, che non ha piume l'ucelloj anzi in quel modo, che da vn'ala fola, molte penne miria- mo derriuare, egh dalla virtù della fua^ fede tanti altri effetti di pietà, di pruden- za, e di giuftitia fece vfcire, quanti fu- rono gli atti, che la fua vita fecondato- no5 mercè, che in tutto il corfo di quefta, fcmpre fi diede à preparar fteffb per lo camino di quell'altra, conforme al rac- cordo di Aufonio

Vita alia efi nohis illi i)iuendo paran*

Cam quo fojl iftam fofìmus nìtuere t;/-

Mi

F F N E RA L I. tu

Mi perche non diremo più torto, che qaefte ali dal Diuino Amore gh fodero imprcftate5 perche, hauendo egli qua giù pattuita flrcttiflima amicitia co'l Cielo, potefle vna volta trapportarfi à goder vi- cino , quello, che hauea dcfrderato lon- tano ? onde s'hora dalla terra fi è folle- iiat05 e , disfatta la nuuola , che il fuo guardo da quell' amatiflimo , non men che amabile cofpetto feparaua,confegui- fce perauuentura l'intiero' compimento del fuo verace amore , non è marauigliaj pofciache confiftendo, fecondo il Picco- lomini , & altri , nell 'oggetto , che fi ama,, la perfettione dell'amore , va di confe- quenza , che la vicinanza della cagione amplifichi l 'effetto : quindi , giunto ali '- vnionc del fua amore , conuiene, che il medefimo in luifteffo s'ingrandifca, e (i perfettioni.

Colà su dunque imaginiamo , eh,' egli (dibattendo i porporini voli della fua.. difpiegata Carità ,. e per le fereniflìmc:

^ contrade:

ii2 T Vn E%A LI.

contrade della Patria fiammeggiante fpa- tiando^non più come Grue>ma più che nona Fenice , non al rogo accefo dal So- le folo rinouandofi, ma del Sole ifteffo rogo inferiore componendofi, ne dia immortalando la gloria delia fua vitale per la noftra ftia pregando 5 e in quefto mentre, ponendo in opra il folico effer- citio di pietofo noftro Padre , ne ammae* ftri, che allafpauentole fembianza degli horribili accidenti non ci fgomentiamoj ma che,feguaci delle orme fue fedeli, e virtuofe, procuriamo d'impennarci con Tali della Fedele della Virtù, perche, fi come quefia n'apre il fcntiero alla glo- ria .-e quindi Giuuenale.

Semita certcL^

Tranquilla per Virtutcm fatet 'V7ticcL^

njit^ ,

cofi quella ne rende faggiamente corag-

giofl contro l'imminente pericolo d'ogni

più danneuole tempcfta: e quindi Ouidio.

(predile 3 Credenti nulla procella noe et,

MA

F F N E RA L I. 113

«S9

4H^

4«»

:Sii^

A forfè con più con- faceuole fomjglianza., quella imaginc fteffa, che dalla Grue col fuo volo fij abbozzata^ver- dairAccipitre, vol-

garmente Sparuiere, co' i pennelli delle

fue piume qui dipinta : Nella qual pit-

P tura

IJ4 F F N E RJ L I.

tura ben ch'egli di troppo officio fem* i)ri foucrchiamente fauorito,non però indegnamente di eflerne pittore il titolo gli è dato : Poiché alcuno augello può con le proprie quahtà le qualificate conditioni di quel morto figurarne al viuo 5 fenza dubio è qucfto 5 II quale per animo tutto generofo , per vokg- giamento tutto fublime , per natura tutto teak, per eflercitio tutto figno- rile, qui nulla ne difcuopre ^di fa- cile il vedremo , con lode fua, e coti marauiglia noftra , pofto in nobile paraggio , foura fleflb medefimo- auanzaro-

Quefto vccello , dalla antichità Ro- mana à eli ausurij desinato , fu perciò non pur m vcneratione lempre hauuto> ma come Sacro dalla communanza riue- rito, e Sacro da gli autori più celebri dcfcritto,onde Vergilio.

^uam facile Acci^iter faxo Saar ales aderto

Coi:-

F r N E RA L 1. iif

Confeqmtur fennis JUblimem in nube

columbam^i & altri più moderno, più chiara fignifi- candone la cagione . Si Sacra dtcor auis nimirum confulo

rebus . Ed ecco quanto ben fi auuiene al no- ftro Prelato 5 Sacro fi può dir ncll' ani- ma i non meno che nel corpo 3 Sacro per l'innocenza della fiia mente immacola- ta 5 Sacro per la cuftodia della incorrot- ta fua virtù 5 Sacro per l'integrità della fua lingua 5 Sacro per l'abito 5 Sacro per la profeflione 5 Sacro per l'eflercitios non già per gli auguri) 5 perche in vece di menzonieri auifi , egli diede fcmpre veraciffimi configli, finceri ricordi , amo- reuoli precetti 5 però non vogliam di- re, che fi come ogni atto della (uà vita fu ficura (labilità del noftro bene, così fo(re della immortai fua Gloria prono* fiico felice, all'effempio del quale po- tcfiimo indi apprender noi d'ogni no-

P 2 ftra

116 FFNERALl

fira ben cominciata operatione gliaugu» lij fortunati.

Qnefto vccello di tanto fu in quei vecchi fecoli honorato, che, come Plu- tarco coircflTempio di Antioco ne af- ferma-del nome di quefto quegli anti- chi Heroi s' intitolarono j i quali, ò per la infigne cfpedittione delle più ftimate imprefe, ò per Io dilungato corfo delle continue vittorie , ò per la effemplare amminiftratione de i più difficili gouer- ni , ò per altre più fegnalate circonftanze s'ingrandirono : Ed ecco quanto ben fi adatta al noftro Heroe, prudente in pa- ce i valorofo in guerra, prouido nelfefpe- dire,folIccito neU'amminiftrarej fatto> dopo lungo ordine delle tolerate fu e fa- tiche, delle acquiftate fue vittorie, delle ottenute fue dignità , pofiTeffbre di qucU'- honorato nome , che all'immortalità del- la fua fama giuftsmentc fi conuiene.

Qucfto vccello in geroglifico della Giuflitia molte fiate venne cfpofto , im-

per-

F r N E liJ L I. 117

perciochc per fua naturalezza egli co'l piede fa rapina , 5 e non fa rapina non d * vccelli $ d ' vccelli egli fa preda 3 che non fiano volanti 5 in quella guifa,che il giudo reggitore di fteffo, e de'fuoi Popoli fotto à' piedi ogni mondano af- fetto, per vcciderlo, imprigiona $ e non gode il bene temporale, non alla sfug- gita 5 e non pur di paflfaggiojmadi V0I05 delle cofe pofte in terra non curandofij ma di quelie, che fopra la terra fi ritroua- no j pafcendofi . Ed ecco quanto bene fi applica al noftro giufìo Oggetto, mentre à tutti fofficientemente è manifefto, s'egli àciafcheduno de'fopradetti vffici con di- ligenza marauigliofa fi efponefle, con va- lore non più intefofi donalTce con lo- de incomparabile attendere .

Quefto vccello , finalmente, à diffc^ renza di tutti gli altri , che quando tenta- no air insù fpiccare il volo, fono aftretti fra mille ruote di loro fleflì per fentiero obliquo tortuofamente à raggirarfi .pof-

fiede

/// F F N E Rji L 1.

lìedc IVnico priuilegiodi folIeuar,quafi fcoccato ftralcper dirittiffima linea il fua veloce corfo5 però dal Pierio al Pafiorc Ec* dcfiaftico fomigliafi, come quegli, che non con interrotta drittata per mezo de mondani voli s'incamina alle celefti al- tezze. Ed ecco quanto ben fi attribuifce al noftro celebre Paftore^ il quale,in tutto quel tempo che alla cuftodia > anzi allVti- lità della fua greggia dimorò, ogni volo del fuo penfiero Tempre al Ciclo per linea retta di operata rettitudine inuiòj non da gli errori di quefta noftra mifera fra- gilità mai conturbato $ non da gli afFet-^ ti, che crefcono con cflb noi,maitrat» tenuto 5 non da promefle dignità del mondo mai diuertito 5 non da i venti dell ' adulatione mai raggirato 5 non da i foflfìj della malignità già mai ritorto.

Ma con la rtabilillima fermezza così hauea perfpicaciflima acutezza accom- pagnata, che nel trattar con altrui non nien fu conofcicorc de gli Adulatori, che

fco*

F F N E RA L I. H9

fcopritore de' Maligni 5 e fi come nemi- co a coftoro , così terribile a coloro^ ope- rò in modo, che non accadeua,chequc- fti tali , forco pretcefto di libera fchiec- tezza , andaffero in altrui danno à fufur- xargli nell ' orecchie 5 quegli altri , fot- to coperta di riuerente feruitù ^ lufinghe- uohncnte gifTeroad infinuatfegli ingra- ria 5 perche cgH di quefta mala razza, e conobbe y e disfece quei peftiferi artifi- ci), che apprcffo gli huomini leggieri di leggieri s'aprono l'entrata ^ de' quali co- sì lcriueTacito.0^/rf^^//(7, ^ Ituor fro- ms auribus accipiuntur ; quippe adulaùoni f^dum crimen jeruitutis , malìgnitatifalfa Jpecies libertatis ine fi.

Mal poteuafi dunque il drittidimo fuo viaggio ritenere, e molto men ritorcerc5 perche nel malageuole contrattola gui- fa di vccelio,al quale il contrario vento è fauoreuole , maggiormente s 'inalzò 5 e diffc con Marco Tullio, ^uo quiddiffìci- Uhs 3 id praclarius ; anzi , à guifa di vccel-

lo.

lo 5 di quelle ali ftefle, che gli erano de- ftneri,fi feruidi fpronis e, d'altro {li- molo haueffe hauuto di meftiere , ne conferuaua vno entro al fuo core, fabri- catoglì daOuidio.

Inmenjum Gloria calcar. Gloria non già diquefta,madi queir altra vitasoue folamcnte la Gloria fi ri* troua .-Alla eminenza della quale con le maflime di vn fodiflimo gouerno il no» ftro Cardinale caminando, moftrc) Tem- pre di hauer locata la profperità di que- ito Regno nella fommità di queU'altroj & infegnò ad ogni reggitore di qualun- que Republlca,cheJ^/C IVVAT 1%E. E ben lo palefa in medefimo cfperi- mentato, mercè degli alti premij, che il fuo valore ha confeguito 5 perche, virruofo> e intrepido fi è alzato coi voli eterni de' fuoi meriti immortali , noii^ tanto al feggio della terrena fama, quan- to al trono della Cclcfte fehcità .

F F ^ E K 4 L li i2z

44^

1 /^£ 5 TA Lanterna cfte-^ normcnte ciccale tan*» to internamente chia* ra,clie non folo non ha bifogno di maggior lume per fc ftefla, ma è vaieuolein vn tratto ad allumare altrui- Sappi O tij,cbe con dolente curiofità qui

q la

la rimiri, ch'ella ENITET INTFS,

in quella foggia, che credeuano gli anti* chi, entro Tofcura ruuidicà di queibileni rilolendere il lume di certa ima^ine di- ulna , che poi dal feno aperto viuacc inclla morte difcopriuano ,* de* quali Alcibiade in Platone tien difcorfo , e nell'Epica lua Gerufalemme il maraui* gliofo ,c mio riuuerito Signor Torquato lafib tien ricordo, oue canta

Ctà ne V afarir d' 'vn ru/Iico Sileno Merauìglte 'vede a r antica etadt^. Ma quanto di quelle merauiglie va- namente, tanto de gli ftupori di quella veramente deggiam dire 5 che , ben nel difuori da caliginofo ammanto del- la morte corporale atTumicata, appare à oli occhi de' mondani affatto cftinta, ella con tutto ciò nel didentro dal per- petuo vigore dclPimmortal fuo nome illuminata, à i guardi mentali d'ogni ben veggente intelletto è viuacemen^ te sfauillante > che non mai tanto ntl

giorno

J F N E R4 L 1. its

giorno della Tua vita al noftro afpetro lampeggiò fercna , quanc ' hora nella potte della fua morte alla prefcnza del- la fua gloria folgoreggia ardente . E in quella guifa, che la negra nuuola dal Sole ribattuta con baleni lucidiffimi s'indora, il bel raggio di quefta, quan- to più, da gli ofcuri nembi della tcm- peftofa morte intorniato, fcmbrò fpen- to al mondo, tanto più , dal Sole del- l'appreflfata fua felicità fauoreggiato, fi moftrò accefo al Ciclo, ouc i lampi di quella fofpirata vita fcrcnando il fofco della fua morte, fan conofcer ben fon- data la Filofofia di quella pocfia del Pc* trarca, ouc hebbe à diro .

Che fpeffo V'vn contrario V altro acceft^ <?' vero (non te'l poflb negare) che quefta Lanterna con acerbità troppo fu- nefia di mifera rimembranza ti appre- fcnta la priuatione di quel gran lume, che, nella rilucente vita del morto Car- dinale Spinola fplendendo , fu luce al

Q -2 chiaro

12^ F VN E T(A ti.

chiaro della fua Patria, fplendorc al Ct^ reno della fua Chiefi 3 giorno alla noc^ te dell' Jcrnoranza 5 face à i nafcondiali della Malitiaj faro al pelago de gli Er* j:orÌ3 torchio al tribunale della Giufti- tia$ lumiera al biuio della Virtù 5 lam» pada al camino della Fama 5 E tuttauia> parimente è vero quel , che nel fuo principio l'etico Filofofo difcorre, ogni ccfa per natura il fuo incerto corfo al fuo certo fine hàuer detcrminato, e quin- di fi come le pefanti materie ali 'ingiù, così le non grani allo insù fempre in- lìiarfi , quefte non potendo non al fommo , e quelle fcnon al centro ha* uer la quiete; dourai tu;, mentre fei mi- fero fpettatore della tua perdita , rac- cordarti, che rimmenfo lampo di quel grand 'huomo. non d'altro, che di fuo- co cclcfìe fabricaro, era dineceffirà.noa pur di ragione , che qua giù in quefia baila terra [unicamente trattenuto non giaceffe, ma ch'airardentiiiiraa fua sfc*

ra

P rN ERA I^I. i2f

ìa r affottigliata fua purità fretcolofa- mente ci foUcuaffe : onde la chiara fiammella di qiiell ' anima infocata , que* fia cupa profondità del Mondo agil- mente abandonandoj è gita, per quan* to fi può credere, à riunirfi con la pri- ma cagione del fuolume , noi tanto più dobbiam confeflare la fua luce ingran- dita, quantomeno per Imfermità della noftra vifta potiam penetrare alla fplen^ dida acutezza dclfuo viuaciffimo chia- roro.

Poggiò, vogliam fperarc, quella luce benedetta all'altura della luce Diuina, e quiui con fempiterne fcintille de' fuoi perpetui aggrandimenti nella fua prò* pria quiete dimorando , nel Tempio della Chiefa militante è fiata lampada di honore, hor nella tribuna della Trion- fante farà fiaccola di gloria: quiui leni- to lampeggiamento del fuo fparfo no^ me non da vento d'inuidia potrà efiin- guerfij non da pioggia d'affetto potrà

fpe-

fpcgncrfi 5 non da furia di tempo potrai confuniarfisnoa da cencredi morte po- trà coprirfi 5 perche manterrà quiui al- loggiando , per candida cera la purità 5 per accefa bambagia l'amore 5 per ac- cendibile cfca la carità 5 per nutritiuo licore la virtù 3 per eminente feggio la fama 5 per dorato candeliero l'Empireo j per follecita miniftrala Gloria 5 per con- tinuo fomento l'Eternità .

Vedi adunque come quefta immenfa face 5 che nell'angufta Lanterna del fuo corpo ancor defideri > faccia il corpo ftef- fo quanto più incadauerito , tanto più apparere in terra fortunato. Vedi co- me ,in quel modo che del fulfureo foco del fiammante Mongibello fottoallenc- ui di quel gran monte fcppelito dicia- mo con Ouidio, che ^Efluat intus , tu puoi dire col mtdefìmo, che il ghiac- cio della morte incende il rogo della fua Vita, e che

F F N E T{A L I. 117

' ExtinBos Jiifcitat ignes , pofcia che il foco celcftc, riucrbcrando i^ quel corpo per fama, che la si rilu- ce per gloria , rauiua in quel corpo iftef- fo i raggi della lode, e ne gli animi no- ftri i lampi dell'ofTequio . Non vedi, non vedi, anzi non fcnti, come l'ine* ftinguibili fiamme del tuo petto dalle fredde neui di quel corpo (bfpirato an- cora fpirano? cornei negri carboni della tua doglia^ appresati alla bracia della fua gloria, e sfauillano, e fi rallegrano ? co- me gì' incendi] della tua ragioneuole pietà nel cenere ifteflTo dell'amara tua priuatìonc s'ingrandifcono, e fi confo - lano ì . :

Queftofolo ti foggiungo j che pur vn poco ti afilli nella confideratione di qacfto lume, confederai non men difco- perta la defiderabile chiarezza del tuo caro foco hor che fottonuuole di morte lo rimiri,di quel j che fac^ui all'hora^ che nel fouerchiofuo fplendore l'abbagliauij

e pur

/^

MS F r N E R J L /.

e pur ali* bora ardeuà come torqia per confumàrfi > adeflb brucia come Soler per non eftinguerfi, àll'hora ti fece ben chiaro fi di continuo, perche quafi vn'- ajtro Tito fi doleua di hauer perduto il giorno , quando non gli era accaduto di aggiornare altrui con l'opra fua> ma bora t'illuminerà in perpetuo 5 eflendo il fuo giorno non più terminato dall'Ilo- le fuggitiuc,non più intorbidato da gli accidenti auuerfi , non più velato d;ii finiflri incontri 5 E fard finalmente il fua lume diuerfo molto da quello, che, po- tendo efier ammorzato dalla morte, è liguardeuole d pochijdifprezzabiled mol- ti, inutile d tutti .

"Per

F V H E R A L l. 129

§

li»?» «8»

£;? quanto quel, di che hor'horafi è difcorfo, dalla verità ftcffa ven- ga autenticato , in ogni modo altresì elTcndo

^ __^^ vero, che nel paffaggio

del noli o Cardinale à vera vita , fece partenza in compagnia di quell'anima

R lucente

i/o P P" N E RA L f.

lucente il fcreno dell'anime noftrc acll-» dolorate 5 e che, ben del fuo più che mai viuace lume ne* petti noftri pene- tra il vigore, non pertanto a' nodri afpet- \ ti ne arriua lo fplendore : anzi che quan- to pili ne infiamma nel didentro, tan- to men ne alluma nel difuori 5 onde ciò, che vede l'intelletto, non rimira il guar- do : egli è pur forza , che l'occhio im- pouenco, lagrimante fentinella del core appailionato, alterando nel corpo noftro i'eircrcito de' fenfi , induca la bocca à fpinger fuori luttuofo fquadrone di la- menteuoli querele 5 e che contratti con quella Morte, che, fatta inuidiofa,& ag- ghiacciata Luna , fra'lnoftro Sole, e noi difpieratamente oppofta, ne fa mefchi- namente fentire in vn funefto Ecliffe la perdita di quel teforo, che ne facea viucr licrÌ5 il mancamento di quel bene, che ne facea gir'alterij la priuatione di quel pre- giato lume , eh' era noftro Sole in terras della cui foauità , fi come già il noftro

affetto.

affctto>da qualche acerbità mireramente combattuto, folca dire co'l Petrarca.

Che folo in lei cedere ho qualche pacz^; Così della fua prefentanea turbolenza auuien,c'hordica il noftro duolo co'l verace motto di quefta fìnta Imprefa. in nome di tutti noi publicata , dio TFO LANGFORE LANGFE- se I M F S Nella maniera , che a lan- guidezza caduto, e quafi d'ogni vigore abbandonato, aU'hora fembra il Trifo- glio, quando fi eclifla il Sole , del quale ben può ancor egli proferire quel vcrfo del medefimo fcrittorc E quefto fol m 'aitCL^ .

Oh cclifle per noi foli prodigiofo.' Oh Sole per noi foli abbaccinato. Oh vita per noi foli non più viua , Oue è quel Sole, che mentre qua giù fra noi di- morò, non baftandogliil lume heredita- to per natura, fi acquiftò femprenuoui raggi per merito, & a i titoli della di- gnità aggiunfe ipriuilegi della gloria/

R 2 Quel

U2 F F N E RA L I.

Quel Sole, che prima fu chiaro in fc ilelTo per effempio , che luminofo in al- trui per documcnto/Che prima fpunrò j dcir intrinfcca fua virtù ricchiflimi fc- gnali,che fcopriffe dell'altrui vitio l'è* ftrinfeca miferia / Quel Sole , che con la chiarezza rvniuerfalità, con la mac« ftà la domeftichezza , con la giufti * ria la pietà cofi congiunfe , che fu af- fabile à' grandi , familiare à gl'infi^ mi , commune à tutti ? QjJel Sole, che nella fua indifferenza fu si differente, che, ad vn fteffb modo rifplendendo, hor' ad vno difcoprì la fozzura > hor'ad altro abbellì la nettezza , hor' abbagliò le nottole de' rei, hor' affinò l'aquile de' siufti 5 hor' abbruciò con l'arfu- ra del cartiso, hora fcaldò con la foa- Ulta del premio/ Q^uel Sole cofi pu- ro, che non effcrcitò mai la pena pu-- blica per vendetta priuata 5 così retto, che non piegò mai al perdono altrui per diffegno proprio 5 ma così giufto,chc.

F r N E R A L L 135

fi come non cflequi la legge incontra* ta dairodio , così operò la gratia in- corrotta dall'intereffe 5 quella , perche non fi moltipUcalTcro le colpe , quc- fta per inuitarc i colpeuoli all'emen- da ? Q^ucl Sole, che non per vapori di vanagloria s'infofchìj non per rem- pefta dell'altrui malignità fi conturbò 5 non per velame di nuuolc ignoranti fi ofcurò 5 ma nel vario girare de gl'in- flabili accidenti la certa regola dell'im- mobile fuo moto confermò/ QuclSo- le^ che lampeggiò , non per auidità di applaufo, ma per debito del fuo cari- co/ Che arfe , non per ambitione di acquiftar dominio , ma per obligo di mantener giurifdittioner Che raggirò, non per la fperanza di maggior lode, ma per la certezza di maggior bene? Quel Sole , che non ifpiegò la pompa della fua luce , moflb dalla neccfljtà deir altrui fouenimento, ma da ftef- fo la fpinfc eccitato dalla ckttionc del*

r altrui

XS4 F F N E RAL II

Taltrui beneficio ? Quindi nelle opre fii magnanimo, fc ne i configli fu pru* dente 5 nelle dubietà fu cauto, nelle ficurezze fu fuegliato 5 nelle acerbità fu coftante , nelle profperità fu mode- rato.

Ah , che non potiam fenza langui- re ( quafi voHi dir fenza morire J rac- cordarfi , che quefto Sole dalla falcata Luna della morte naturale à noftra vi* fta è impallidito , anzi echflato. Onde più potiamo fperarne il beneficio deir* influflb, che goderne la vaghezza del raggio : E ben che fappiamo , che,à guifa della Luna, la fua morte folamen- te ofcura fi dimoftra dalla parte j, ch'è riuolta à' noftri volti, perche dall'altra da' fuoi rasei illuminata viuamente ne rifplende^ con tutto ciò , e chi può dar legge à quel gran duolo, che, occupa- torc ingiufto , co'l portentofo auueni- mento di quefta noftra miferabile ofcu- rità ne tiranneggia ^ Chi può dar mi-*

fura

T VNE%AL I. 13 f

fura à' queir acccrbidlma paffione , che pchgo dell' anima, ne ingoia le poten- ze della vifta , co i profondati abifli di quella noftra infopportabilc cecità? ^ Milcri noi , e che altro fcorgiam più rimafto à gli occhi noftri in quefta no- ftra infcliciilima penuria , in quefta no- ftra tapina vedouità , che in vn cada- tiero infenfato, in vn afpetto malcon- cio , in vna fembianza difformata , la reliquia del noftro perduto bene, il ri- tratto della noftra guaftata Idea, l'ori- ginale della noftra tormentofa aflh'ttio- ne ? E non faremo , già d'inuidia, hor di compatimento , non che di fcu- fa, fatti degni 5 mentre dall'angofciofo oggetto della noftra incomparabile mi- feria prouocati , da i fofpiri alle do- glienze affèttuofamcntc trappaffiamo ?

Forfè, che quefta ladra, & homicida Luna non furò il teforo di quel noftro Sole di gran pezza auanti a quell'in- uccchiato Ocafo , che al brcuc giorno

della

3($ F VN E R A t I.

della vita humana è conceduto? Forfè che no'l tolfc , come dice Fran- cefco Petrarca.,

^[fai di qua dal naturai confint^ . mentre , che non ancor alla vecchiaia declinato, ma nel meriggio della viri- lità forpefo , ne'l vedere y non so, s'io dica eclirtato^ò tramontato. For- fè, che no'l rubò in tempo, nel quale più che mai falutcuole moftrauafi ilfuo lume ) Forfè y che la fua vita non era di quelle, che, folTe lecito , duplica- tamente viucre dourebbono; acciochc quanto più lunghi, tanto più profitteuo- li ne raddoppiaffero ne gli altri i benefi- ci : Forfè che non è vero, che la fua vita naturale non pur per due, ma ne anco per la metà d ' i^na , il corfo della natu- ra hi caminato^ Se però non voglia- mo dire, d più nobile maniera di viue- re con l'intellctco folleuandofi ,ch'eg!r nella fua femiuira , di doppia vita ve- rammtc habbia goduto 5 eiTendo egli

vifluto

T F N E Rk L 1. 137

viffuto non meno per altrui, che per fc ftc(ro5 non meno per valore, che per natura 5 non meno alla virtù paflTata, che alla prefente 5 conforme à quello, che della vita de' buoni afferma il dirti- co di Marciale

z/lmfliat ataiis f^atìumfihi ^ir honuSy hoc ejl y y tue re bis ijìta pojjè priore fruì. . Almeno fi come il Sole del Cielo, dopo l'Eclifle , immediatamente lumi- nofo ne ritorna, o dopo T Occidente^, fra poche hore lampeggiante ne risor- ge 5 così faccfli e tu , ò Sole de gh oc- chi noftri , nel tuo terreno Cielo la pri* miera dimoftranza . E fi come degna- mente crediamo , colà sii all'Empiree Sfere co' cuoi lumi accrefci il chiaro, co* della tua prcfenza sfauillante parti- cipafli al noftro fofco : Ma, ohimè, che la fomighanza del noftro Ecliffe va con qucfta lagrimabile differenza accompa- gnata, che, ouc la tenebra della Luna,

S colà

j3i V V N E RA LI.

colà sii nell'aria cagionata > in breue termina 5 all'incontro Tofcurità , che qua giù dalla Morre foura di noi vien fcminata , perpetuamente fi mantiene $ onde Catullo,

Soles occidere , ^ redire fojjunt ; tlobis ycum Jemel occidit bretùs lux; Nox ejì -perpetua, *vna dormiendcL^ . Sentenza , che poi da Horatio non foi poeticamente imitata, ma fu moralmen- te accrefciuta, dicendo:

Damna quidem ceteres reparant coele- fiia Luna: Nos vbi decidimus i §luò pius t^Eneas , quo TuUus diues , ^ Ancus . Tiiluis , ^ ^mbra Jumus.

'DESJDEJlè

FUNERALI. /S9

<4H»

4i»

EsiDERÒ nel fuo bar- baro proponimento quel gran federato Ca ligola, che tutto il Po- polo di Roma vn fol collo haueffe, accio-»» che ad va tratto con vn fol colpo di- f^waccandolo dal bufto, in vna fola veci*

S 2 iionc

^0 F VN E R A t I.

^ fjonc, più perfone egli eflingucde, men- tre in fatto homicidio , mortalità in- finite egli agroppafTs: CosìSuetonio di lui dice : Ma di te che diremo , ò Morte disleale, ò Morte difpictata/ Non è egli vero, che tu contro di noi tutti nicrtr- dclira, di facile nel tuo perfido penfie- ro t ' auuifafti , di poter, con la eftinrio- ne fola del noftro buon Paftorc> la total difperfione del fuo dcuoto gregge cagio- nare 5 ò almeno co'l troncamento del noftro capo Spirituale il rimanente del- le più congiunte, & amoreuoli fue mem- bra difunire ? Si fi ne (la pur concedu- to in qucfta dolorofa profopopea, quell - hiftorica empietà per isfogamento no- ftro rinfacciarti 5 Mentre veggiamo, da troppo amara prona infcgnati , che tu à fine di poter foura de' noftri cuori con Fonde inliuidire dell'acque tue mortali dilatarti , hai, non menoaftuta- mente, che improuifamente,con la tol- ta vita del noftro Cardinale , ogni riparo

alle

F FU E R A L I. 14T

alle miferie noftre fracaflatojOndetutfi noi, i quali, mentre furono le auerfità no- ftre dal Tuo valore foftenute, viuemmo in compira contentezza feco vnitijadeflb di amabile foftegno violentemente im- poucrifi;,cd al diluuio d'ogni imaginabilc Anidro mefchinamente fottopoftì, in que fra Imprefa, fimolacro della tua innonda- tione, e della noftra rouina, ad alta voce gridiamo defolati TF*^ EFEKSIO J^STT{A DIS'TERS IO.

(s^ucfta violente , e miferabil foggia di tanto inafpettato , e rapido allaga- mento, deh come dal tuo voto capo ò Morte, ne fcauaftij Ah pur fi sàj, che fei nata per efcinguere, non perinuen- tare , e che quanto più ti è dato di forza nel difcruggere y tanto men ti è conce- duto d'ingegno nel comporre 5 Non so, da i canti dcH'Ariofto Tapprendelli colà, doue, per comparatione de gli A fri- cani sbaragliati i con rara proprietà di(Tc in tal modo ,

1^2 F VN E T{A t 1.

^aljdgUon l'acque per humano in^é^nò Star ingorgate alcuna i)olta , e chiujl_^ » Chcy quando lor 'vien poi rotto ilfo[ìegno9 Cafcano , e van con gran rumor dtffuj •? Se ciò foffe vero, tu prima che vedere il noftro da te bramato fommergimen- co haurefti veduto laproua del tuo dan* ncuole ftromento, per via di fomiglian* ^a praticato : Ad ogni patto non ti rima- nendo alerò à pcnfare, accioche à noftrc ofFefe l'ingroffato fiume d'ogni angofcio- fa moleftia rapidamente precipitaflTejCon rabbiofa violenza dalle più bafTe fonda* menta quel follcuato riparo ne fterpaftij Quello , che il noftro heroico Paftore comprò col contante delle fue follecitc fatiche, fol per difendere i campi delle noftre pacifiche allegrezze 5 Qjjello, ch'- egli incracciò co'i fudorede gli affadnofi (uoi penfierijfol per conferuarne l'agia- tiffima quiete dello fpenfierato noftro viucre 5 (fucilo , ch'egli portò foura le (pàWt de' facicofi fuoi reggimenti, fol per

alle-

r r N E R A L I. 14S

atlegerir noi d'ogni molefta cura^Q ucllo, ch'egli piantò co'l ferro dcirafpra fua di- fciplina, fol per arricchir la noftra mcfTc con l'oro d'vna piaceuole foauicà 5 Q^uelT erto riparo in fomma, nel quale egli ftcf- fo quafi trasformoflj, mentre per mag- gior noftro beneficio, di artefice fatto opra, con la vigorofa forza del fuo fapcre ne tenne configliati, con la fua forte pru- denza ne rende accorti 5 con la fua pru- dente fortezza ne ferbò coftantiicon la fua temperata giuftitia ne fece ficuri j con la fua giufta temperanza ne cuftodì in- nocenti .

Chi vide, ò vdìgiàmai, pien di tremore ò colmo di marauiglia,minacciofo l'im- peto del fiume, dalle cauernofe viscere de' monti più difcofcefi diftaccato, e dalle acque piouute , e dalle correnti l'onde fue gonfie, e tortuofe oltre ogni termine in- grandite, entro ftcfìTo prccipitofamen. te riuuolgendofi , con gialli, ftrepitofi, e fpaucntcuoli, bollori l'argine oppofto

fra-

/^^ F F N E RA L 1.

fracaffarc y e quindi d'ogni intorno habi* cationi abbattere , habicatori affogare , e quefti, e quelle per fuo trionfo su I carro della fua fpuma ftrafcinarej che molto più alfinfaufto fpettacolo del noftro la- grimeuole difpergimento , per paura non fi turba, almen per compaffione non impallidifca: mentre con focchìo amico della pietà douuta riguarda la voragine di quei mali , che alla foggia più torto di procellofo mare , che di fcatenato fiu- me noi miferi horribilmcnte già foura- fta 5 mercè che la Morte ne ha diftrutto quella torre, che con tanta altezza fi fa* bricaua 5 ne ha difpcrfo quel prefidio, che con tanta diligenza fi procurauaj ne ha difljpato queir erario, che con tanta for* tuna fi arricchiuaj ne ha disfatto quella corona , che con tanto ordine fi compo- neua 5 ne ha fradicata quella palma , che con tanta afpettatione fi allcuaua 5 nehà sbarbato quel raccolto , che con tanto vtile fi attcndeua 5 e ne ha fpcnto quel lu- me,

me , che con tanta gloria ogni volta più fi chiarificaua5 folamente (ohimè) fpi;intando quel foUcgno, che con tanto nortro prò ne cuftodiua^.

Oh quanto ne parea dolce quel riuo^ Io della noftia fugace humanità , mentre da gli argini difcnfori di quel prouido Signore terminato, la fua chiara tran- quillità mantenne vnita: Ma^ oh quanto di amarezza attoficato il mcdefimo ri- uohorafi aflaggia : oh quanto di fangofe fiumare entro sboccateui s'ingrofTa^ oh quanto non più riuo di dolcezza , fiume di abbondanza , ma Oceano di amarore, e pelago di penuria ra(rembra5 &,oue prima apportògioia, ne arrecca hora moleftia. Così fiamma ancora la fefteuole folennita ibcto il tranquillo t: t- to dell'aria ferena riftrcttamcnce sfìuil- landò, fpicca all'insù con pompa fua, con beneficio altrui quel foco, che non danneggia , ma rifcalda , che non diffipaj ma illumina, che non atterrisce, ma ral-

T legra ;

i4^ F F N E RA L I.

legra : poi da imperuofo turbo vieti diTperfa,da' fuoi limiti sbandata, in ma- terie atte ad accenderfi incontrando, e nuoui fochi, d'ogni intorno producen- do, contro l'altrui bene i giri fuoi ri- torce dilatata 5 e quella, che prima co' fuoi lumi vitah diede aiuto,V]cne co' fuoi diuoratori incendi], ineuitabile e fpa- uentofa ftrage ad apportare. Ma di bel fatto vantati pur'à tuofcn- r»o , ò Morte trionfante , che alla fine contro il tuo folle, e perfido auifamen- to ti auucdrai, che, bene hai battute le membra , non hai tocco il capo, non in quanto l'hai fatto apparere nel- le tue vittorie gloriofoihai ben fopradi noi tutte quante diftcfele tue fpauente- uoli inondationi 5 ma nel leuaril foftc- gno, in vece di fraccaffarlo, come cre- derti 5 all'alto , oltre orai credere, il folle- waftij onde di lui ben raggioncuolmcn- tc con Dante habbiamo à dirti .

Che 'vinto vincer

. ^ Non

T FN E RA L I. 147

Non ti paia ciò ftrano : non è la prima volta (^bcn lo fai ^ che quefla meta- morfofi ne gli cftremi abbattimenti hab- biam veduta.,

^londam etiam 'viéJis redit in ^r^- cardia 'virtus ,

Uióìores^ cadunt. così l'antico Vergilio Mantouano, e così'l moderno Genouefe

Sic njtncit njióìus ^ 'Vtóìor, ^ ipje cadisi ma à te non folamente alcuna volta, ma fpefle fiate, ma fempre(^ardifco di- re^ è ciò accaduto 5 pcrciochc quando di fuperar con l'armi tue mortali l'im- mortal fama de' più virtuofi ti fei rinca- pricciara,airhora li drizzarti a vita, quan- do li piegarti à morte : E fappi,che l'eftre- mo corfo del grande Horatio Spinola, à guifa di Fiume, che, i vicini campi con impeto inondando , vna parte impo - ucrifcc , vn'altra ne feconda , benché fo pra di noi habbia co'l fuo palTaggio la- fciato iiìfcliciffima penuria , ha recato

T 2 nulla-

J4-S F F N E R A L 11

nulladjnieno foura Te flefTo feracifljma abbondanza . Non djflimiledal Pò. nelle cui riue apunto contro quel grand'huo- mo per la Legaeione di Ferrara lungamen te affacicato>cu ci armafti: Anzi al foni- miqliatiffimo ; perche quello fecondo i Poeti 5 per la fua grandezza venne à tale, che da gli Aftrologivna delle quaranta- otto ima^ini del firmamento fotto nome d'Efidano fi appellaj qucflo, fecondo i noftri giuftì defiderij nelle fempitcrne fi- gure dcU'immobil Cielo fotto titolo di gloriofo hoggi fi fpera : quello fra tren ta e quattro (Ielle, ou'cgli ondeggia sfa- uillando, dieccdi gran lunga all'altre più lucenti ne paleià : quefto fra molte , e molte chiare virtù.dclle quahil Ciclo del fuo cuore ftellcggiò, le diece de i diece Diuini precetti ofTeruatrici , di gran via più rifplendenti, con priuilegiaci fegna- \i di gloriofa limpidezza ne difTegna.

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A TE RIA nerappre- fenta in qucfto luogo più da fofpiri , che da parole 5 più da fignifi- carcon frlentij,cheda publicar co^ voci ; po- fciache in vn medefimo tempo, e della morte del morto noftro Bene fi con ti -

noua

ISO F FN E R A t L

noua la mentionesc del defiderio^ che di morir feco gli amatori fuoi dimoftra- ronofi dcfcriue la figura : l'vno, elaltro miferabilc accidente, che nell'acerbità del noftro cafo dal noftro giufto affet- to generati , e quafi gemelli da vn par- to ifteflb dalla noftra douuta gratitudine prodotti, co'l penello del Dolore in quc* ila Imprefa vengono ritrattijoue l'Aquile in fembiante di precipitarfi entro a quel rogo, che all'abbruciamento dc'cada- ueri l'antica cerimonia coftumò, por- tano in motto , per viua efpreffione di quella pena, che à morte le conduce, MORS rNA MVLTO%VM. L'Aquila , meriteuolmente per fua real conditone alta regina de gli augel- li, fra l'altre prerogatiue , che adorna- no i priuilegi della fua fcgnalatifiima na* tura, di fignificarfi,& amorofa,c gra- ta, oltre ogni coftume porta il vanto. E però leggiamo in Plinio, che vna ef- fcndonc da vna fanciulla continuamente

nutri-

F F N B RA L 1. in

nutricata , venendo la padrona à mor- te , con la morte fua , volle ancor' cffa accompagnarfi 5 e volle dentro à quel- le fiamme, oue il corpo della fua nu- trice s'abruciaua^ancor efla incenerirfi.

E però trouiamo in Atheneo fcritto dVn'alcra,che da vn tale per diporto con lungo ftudio pafciuta, diedegli in gui- derdone dell'amore la fua follecita af- {ìflenza5 in modo che ad infirmità que- gli caduto , da qucfta afliduamente fu rcruit0 5 non mangiando quegli , que- (la dal cibo fi contcnncsnon dormen- do quegli , quefta dei fonno fi priuòj e in fine, morendo quegli, quefta nel rogo del morto bella e viua fi feppellì.

E però cauiamo da Eliano, che quel- l'Aquila , la quale il vafo d'acqua à Giulio Agricola con tanto fuo ftupo- re, ma con altretanto fuo beneficio fra- cafsò , fu per impedir' à lui quell'au- uclenata beuanda, ch'eghincautamen- te alle afietatc labra fi accoftaua 5 in

licom-

JS2 F F N E R A L 1.

ricompenfa grata dcireiTere ftata prima da lui contro vn ferpente, che.auuitic- chiatofele d'intorno, crudelmente la guer reggiaua, amoreuolmence difefaj oltre molte altre dall'Autor medefimo defcrit- te, che il fouradetto effetto di arderfi co i cari loro affettuofamente eflercitarono. Da quefte per auentura le mogli di coloro y che nell ' India di dal Gan - fono habitatori , l* vfanza di gittar- fi fpontaneamente fopra i corpi de gli abbruciati lor mariti pazzamente apprefero : (limando quefìa horrenda> forma di morte vera maniera di viue- le co i lor morti, quefta federata leg- gerezza di mente verace proua della lor ccftanza 5 quefta barbara fuperftitione d*imperfetta natura inuiolabil legge di perfetto anìorej e però coftume ,ch'ef- fcndofi non pur'à' tempi noftri fatto limirare , ma (in ne gli andati fecoli ammirare, diede occafione à Propertio di p<3rlarne ,oue dice dicoftoro.

Ardmt

T rN E RA L 1. s/s

^rdem ^iilrìces , f^ jlammis pe&ora fnebent , Importuni^ :Juis oraferujla 'viris^.

Non così noi, non già 5 che non fo-^ lamente dal catolico fplendore illumi- nati , ma dal morale infcgnamento ad- dottrinati, fi come con l'Etica del Fi- lofofo al quinto, con le Tufculane del- l'Oratore al principio, e con l'Enea* de del Poeta al feflo, conofciamo mol- to bene quanto Toccifione di ftcf- fo , non pur di lode , ma di fepoltura fi reputi meriteuolmcnte immeriteuo- le 5 così con le certiffimc regole della noftra vera Fede confefliamo , effcr la fceleragginc di tal penfiero , non che la barbarie di tal fatto , con ^iufto ri- gore di perpetua pena caftigata: On- de, accioche forfè in primo afpetto, con la imagine del diflegnato fatto > non paia ftrauagante il noftro detto 5 ne fia lecito dall'effetto efteriore della prefente Imprcfa, al fcntimento inte-

V riore ,

jf4 F F N E RA L L

riorc , che T effetto ifteffo in me- defimo contiene :, trapaffare5 perche fi come non fu inutile il ridirne Thifto- ria , così non fia malageuole il cono- fcerne la verità.

Srabilifcafi pure, che l'Aquile de' noftri accefi affetti, quafi foura l'ar- dente Ì02J0 del noftro luminofo Car* dinaie confumandofi , fi lagnano , che la fola fua morte è fiata morte di mol- ti, effendo più che vero, Che/chifer- uentemente ama:, di gran via più nel- l'ogctto ^ ch'egli ama , ch'in fteffo viues fola mercè della inefplicabile vir- tù dell' amor fuo5 conforme à quella fentenza di Platone dall'elperienza chia- ramente commentata 5 che Anima mci^ gts eft y *vbi amat y quàm ubi animai , il che pcrauentura confiderò già Pietro Bembo, oue difi'e dell 'amato oggetto

E /la è l ' alma di mt^ . E parendogli di hauer dctro poco, fog- giunfe apprefib

lo.

F FN E RA LI. iff

' Io , che lei Jèguo in altro non ho parte» (^he in quejla graue, frale ^ e nuda fpoglia^ . & altroue

7ur lui , che» V ombra Jua lafciando

meco 9 Di me la 'viua^ e miglior parte hdjèco, dal che confeguen temente fi confer-» ma, che fi come non altra j che la vita di chi è amato , è la vita di chi ama j così la morte di quello è morte à que- fto 5 non già dalla material feparatio- ne dell/ anima dal corpo deriuata, ma dall' infopportabile dolore per la per- dita dell'amato bene proceduta: do- lore, che ancor fouente à tale fi è con- dotto, che non pur la morte acciden- talmente in chi ama da douero hd ca- gionato, ma à fpontanea vccifione di fc ftefli furiofamente molti ancora ha fpin- to 5 tra' quaU Portia nella perdita del caro marito Bruto 5 le fiamme del cui rogo per cftintione delle fue dogliofe

V 2 brace

brace ella beuuè , come di lei tcftificaj Marcialo

Dixit i ^ ardentes auido bibit or^^ fauillas .

Aggiungafi, che quefta cosi grande j e grandemente fofpirata morte , à tutti quei molti è (lata morte, i quali fi fcnti- rono fuenire , ò per la doglia ccccfliua della loro perdita 5 ò per l'eflremo danno della partenza del fuo bene 50 per l'ac- cefa volontà di feguitarlo , inuaghiti dalla honefta lor credenza , che il fuo paflaggio fia flato viaggio alla Città Cclefte : onde ancor fra i Barbari del* l'Africa molti nelle horridc fpclunchc oue i lor Padroni giacciono fcpolti vo- lontariamente fi fotterrano, bramofi di accompagnarli, come fecero in quefta, iiellaltra vita , oue fcioccamentc pcn- fano cflere giti per lor merito à gode- re 3 noi tanto più faggiamente à viua morte aflbmigliamo il gran dolore di non poter, co[l feguitarlo , il noftro

intento

F F N E %A L I. IS7

intento confeguire , quanto più nella ragioneuole fperanza del partecipar del- l'altrui godimento il defidcrio noftro è radicato .

Ed ceco di quefte Aquile mifteriofe il figurato eccidio . Ed ecco di quel rogo non veduto Tinuifibile abbrucia» mento . , non già ne i corpi , ma ne gli animi, le mortÌ5 qua, non già per fuoco materiale , ma per ardore di ca- lità^fi mirano gì' incendi]: Se però for- fè non diciamo, che nel bel rogo della fua morte il noftro Oggetto, affin di ferenar con le fuepure fiamme l'Aquile nere de* cor noftri addolorati; anzi pur' affine di eternar per mezzo di quello à noua gloria la fua paflata vita 5 ha- uendo egli delle innumcrabili fue vir- tù , quafi legni odoriferi di fempiterna fama :, fublimata la cattafta , d ' altro foco, che del Diuino fattala auuampa- rc , più che Fenice à rinouata pompa felicemente fi conduffe .

Già

is^ F F N E RA L 1.

Già follemente Pitagora foftenncchc ranimedi coloro, i quali quefto huma- no paflb heroicamente haueano valicato, ad informar' altro corpo, via del primo affai più bello, fen'entra(rero5Noi pru- dentemente di queftofalfo dogma la ve- riràcreduta in parte qui addombrando, fi come non fallacemente foflcgniamo, che l'anime de gli Heroi celeftiali nel perpetuo giorno co i corpi via più ri- fplcndenti debbano apparire, così non erreremo in confermare ( fia pur lunge da noi la Pitagorica adulatione^ che vn giorno habbiamo d contemplare que- fta peregrina Fenice, con l'ali rinouatc di ricchidimi fplendori, fpiegar l'anti- ca fua bellezza entro bellezza maggiore immortalata, e'ifuo lucido rogo ha- uer vigore d 'illuminar' il Cielo, s'hor ha valore d'infiammar' il Mondo.

^ALE

F FN E RA Lì. is9

4HI»

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^*

^^ L E tra gli affetti habbia più forza ò'I Piacere , ò'I Doloro;, vada pur' altri acade- micamente difputan- do 3 che , dalle fallaci cauillationi dcirinccrta Filofofia noi qui partendo, e nel vero ammaeftramento

della

lóa F F N E RA L 1.

della ficura efpèricnza , noftro mal gra- do, caminando, tcftificheremo quanto fìa certo , che à quel dolore 5 che per contentezza perduta il cor patifcc, ogn* altra pa(Iione,per più valeuole chefia, mai non arriua^ mentre, con acerbità di pena , ahi troppo eftrema , quanto più quella ramembranza, che le remo- te cofe ancora ne auuicina, fa ànoivc^ dere il paflato noftro bene, e'I prefen* te noftro male^ tanto più induce la men- te alla giutta necceffità della fua doglia, l'occhio all'abondantc efprcflionedel' le fue lagrime, il core alla fpiritale di- uifione dcireffere indiuiduo, T affetto alla total riuolutione di ftcflb,onde abborrifce per infino quel dcfidcrio, che in lui viue per natura, vien dif- giunto da quella fpcranza , che in lui more per accidente 5 perche in vece di efifer circondato da quelle imagini^che prima gli erano di gioia, viene adeffer aflediato da quei pcnfieri, ch'cflfcndo-

gli

F F N E RA L I. i6l

gli di noia. Io violentano, quafi a <iif' cacciargli 5 e ftima fola confolacionc il non pcnfar ne i concenti 5 anzi il pregar r ifteflb pcnfiero , che con le pafiTatc con- tentezze faccia ancor eflb pafTaggio 5 del che con quei verfi il Petrarca moftrò voglia^

Deh non rinouellar quel ^ che ma?icide. Non feguir più fen/Ier 'vago, e fallace. tutto mercè di queirafpridimo dolore, che in vn petto, che ama, tutte conuer^^ tendo le dolcezze in amaritudini, fece già dire al Bembo .

§^efto infiammatole Jò/piro/ò core

Di duol trabocca , e gU occhi ogn ' hor

fiù defti Sono al pianger , e l'alma i fiù moleflt Mefii mtroduce , e /caccia t lieti fitore . Oh quanto è vero ( come il Protago- ra del diuin Filofofo foftienej che la paf^ fionedcl mrile molto più, che del bene in noi s'imprime : Oh quanto è vero f come vuol Ariiìotde^ ciie J'ogctto dtl C4.;..»uii.i X piacere

i62 F r N E RA L 1.

piacere vnito con la mente per memo- ria, quafi il diletto, ch^è vnito con la fantafia per lo fogno, non ricrea, ms che rafpctto del dolore, per Timaginatiuà Solamente trapalando, gli fpiriti confa» ma, oh quanto è verO;,che,s' è dolore il piangere per quel bene, che non s'ottie- nce maggior dolore il piangere per quel bene, che non fifperarche, maggio- re è il godimento , quanto più grande è l'acquifto , tanto più ne amareggia la pnuatione, quanto ella più ne priua di felicità: che, Tvn contrario l'altro fa più conofcere, la memoria del perdu- to ne fi più fcntir il danno della perdi- ta: che il danno hauuto all'hora in parte è fminuito, quando di qualche ri- medio è ancor capace, la miferia all'ho- ra in tutto fi moltiplica, quando d'ogni dcfidcrabile conforto èdifperata 5poichc ad vn tratto tutti quefti effetti in noi me- fchini miferamente praticando, facciam di noi fteffi viuo fimolacro à quel mor*

taliflimo

FF N E RA LI. 163

taliflimo dolore , che , fol per e(fer trop- po violente, non ne accora.

Oh quant© à noi megho fembrerebbc il non effer mai flati contenti, la breuc contentezza in così lunga n^efticia riuol- tar toftamente fi doueua ; doueua quella dolce piaga , che fu co'l dardo dell'Amore in noi fcolpita, dalla faetta della Morte con più profondo colpo edere attoflicata: Oh come neir anime noftre fi fa horribilmente fentire qucfta noftra infanabile ferita : oh come in noi tanto più s'infiftolifce, quanto piùs'in- uecchia : oh come i medicamenti , delle confolationi in vece di difacerbarla, quafi dolce mele pur su le ferite fparfo, mag- giormente la inafprjfcono . None, non è il noftro dolore di quello, che con gli altrui configli poffa micigarfi sdi quello, che con la fortezza propria pofia fotfc- lirfijmà è di quello, che nel combatti- mento acquifta maggior forza 5 di quello, che non potendo dalla fja piaga auuc-

X 2 lenara

1^4' F FN E R A t i.

lenata quel Chirone fopportare , lo in* duiTeà richiedere mgratia a' Dei di potcj morire 5 e gli fece bramar più torto il mancare della immortalità , che della morte : di quello non folamcntc dei quale parlò il Bembo,

V alma i cui ^rauc duol di yC notte in* gomhrcL^. y

tP^on par' homaì , che più conforto aJcolte^j> ma di quello, del quale cantò Tibullo, quando hebbc à dire

Frangit fonia corda dolor 1

Ahi, che colui folo non fi fentlrà fpez- zare per tenerezza il core , che non sa, chi fofTe il gran Cardinale Horatio Spi- nola: che non comprende quanta fofle la forza della fua beneuolenza 5 che non conofce quanta forte la vigorofità della Ina giuftitia5 che non vede quanta foìFc rcflcmplarità del fao procedere, che non difcerne quanta forte l'efficacia deU la fua cuftodia: Ma noi > che nel man- car

F V n E RA L I. i6f

car della fua vita del mancamento di tutte queftc cofe in vn medefimo tem- po s'accorgiamo, ahi, che non potia- mo à meno di rammentare d noi ftefii con quanto amore abbracciaflc quella mente generofa l'altrui voglie deuote; con quanto valore fofteneffe gl'intereflì de' pupilli 5 con quanta compaflìone ac- compagnaffe le richiefte de gli afflitti 5 con quanta faldezza incontraffc le pre- tenfioni de' grandi $ con quanta afFabi* lità inuitaffe le preghiere de gl'infimi^ con quanta cura prouedeffe à' defidcrij priuatÌ5 con quanta prudenza riparale alle bifogne vniuerfali .

Ma queftaiftefla ramembranza Ja qual di continouo ne guida à quella tomba, oue nella fredda cenere del noftro perdu- to benda calda fiamma dcU'aunampante noftro affetto fi conferua,n6 ne farà tutti, quafì per amorofo lambicco, in lagrime disfare? no farà, che dica ognVn di noi ver fo lafuatóba ciòcche verfo quella di Clo- rinda

i^^ F F N E RA L 1.

rinda già Tancredi, e con ragione tanto più grande , quanto più ragioneuole è il noftro amore

O fajfo amato , ed honorato tanto ,

che dentro hai le mie fiamme , e fuori il f tanto .

II lamenteuole mormorio de* noftri irreparabili finghiozzi non tirerà con ef- fo noi le prouincie più lontane à lagri- marer Q^ual 'anima farà dura , che non fi ammolifca all'occafione de' noftri giù- fti pianti/ Qual core farà freddo, e più di quel gelido marmo, oue afliftia- mo,anco infaifito, che almen non ac* compagni co i fofpiri quella corona, ch'intorno al fuo fepolcro con le no- ftre lagrime, intefliamo?

Nella vita di Timoleone quella ceri'*» monia Plutarco riferifce, che dairanti- chità fu coftumata^ coronando ella con Aoppio verdeggiante i fepolcri più ho~ ;noratÌ3 Noi tanto nobjle fepolcro di così ctkbrc defunto, non già con fragili ghir*

. ■■■' lande

. .FFN E KA L 1. 167

lande di quell' herbe non pregiate 5 anzi non già con dimoftrationi plebee divoN gariflime doglienze 5 non già con tefti- inonij comunali di non fcielta afflittio^ ne 5 ma con lagrime fole, parti diftillati della miglior parte di noi ftcfsi Ja ma- gnifica tomba del noftro macftofo mor- to circondando , apportiamo occafione a quefta vlcima Imprefa > ò gran Pa- ftore, oue il tuo Sepolcro medefimo fi ofiTerua effigiato > di proferirti per noi, che per maggior' efpreflione della tua lode , e per maggior dimoftratione del noftro affetto, in vece d'Appio, NOS TFFM LACHRIMIS coroniamo. < Compatifci la fragilità noftra,ò SpH rito immortale 5 e > non ifdegnando di vederti lagrimato in Terra, in quel, che gioifci per auentura in Cielo , in- dura co'l tuo caldo Sole quefte no- ftre limpide rugiade, accioche nelle co- chiglie de gli occhi noftri effe affinarle di vile non meno, che amorcuole mate- ria

io 8 F V N E KA L I.

tcria , preiiofe perle diuenutc , pofTano queir humida corona, ch'intorno al tuo gran marmo componiamo, illuftremcn- te auualorarc. Anzi pur conuertico'l tuo penetrante raggio queft'humor ter- reno de i cor noftri in tante gemme, quanto più marauigliofej tanto più pror giate, facendo diuentar quefte noftre la- grime quafi infrangibili diamanti per fai- diffima innocenza 5 quafi accefi rubiai per infocata carità 5 quafi viui fmeraldi per viuificafperanza$ quafi zafiri cerulei per cclefte meditationes e quafi di pio* liuto zelo gioiellati eletti, ne' quali fauo» Icggia Ouidio^che ancor le lagrime del- le Heliadi furono trasformate 5 all' liora, che di Fetonte lor fratello pianfero loc- cafo : onde Martiale

Flentihus Heliadum ramis dum 'w - ftra firpit , Tluxit in ohftantem Juccina gutta firn

Sappiam , che con mol co maggior conucncuolczza,chc à Fetonte il aicdc-

fimo

P FN E RA L 1. 169

fimo tributo di lagrime àtc fi dee 5 Pcr- ciochc fc quello fu del Sole fauoleggia- to figlio , figlio te del diuino Sole » per Timitarione della fua con la tua vita fi- no alla morte mantenuta, addimandar degnamente ben potiamo: Non fi^ppc quegli guidar* il carro paterno 5 ma qual carro di honore su le ruote de' tuoi ca- richi hauefti tu mai a gouernare, che à dritriflìmo fenriero no'l guidafli ? Ap- parue quegli della dignità Solare defti- jiato herede 5 eri tu afpettato ad hcredi* tar vn giorno, quandoché fofle, quella dignità eh* è più fublime al Mondo; Ma fc quegli, fiì, per la fua temerità, giufta- mente da Gioue fulminato , e da vita à morte profondato 5 fci flato tu dal tuo fempiterno Creatore fauorito , e dalla morte alla vita meriteuolmentc fubh* mato.

Fu già la famofa tomba d 'Achille d'a- maranto coronata 5 herba, che maraui- gliofamente alla eftinrione di ftcflafà

Y riparo5

170 F F N E KA LI.

riparo 5 perche, fecondo Pierio^ quafi fcc- ca di bel nouo, dalle gocciole fpruzzaca, fi rinucrdc. Deh piaceflTe a Dio , che fi come l'acqua fchictta delle correnti vi- uagnc di linuerdir quell 'herbaggio heb- be valore , cofi haueffe potere l'onda lagrimofa de' grondanti nollrilumi d'in» uigorir nel fuo perduto vigore la tua porporeggiante fpica amarantina 5 che per certo lafciandola sboccar dalle fon- tane de gli occhi noftri in copiofiflìme fiumare» ne farebbe ancor tanta fperan» za conceduto di poter far'ancovna vol- ta rilTolleuare quel dechinato, e fofpira- to fiore, onde ritornaflcro in lui gh odo- ri > in noi gli honori. Deh maiTacr que della noftra doglia doueflero eflcr latte della nofira fperanza , come vor- remmo per pietà forzar le nubi ad in - grandir con le lor pioggie i noftri dilu- uij : come vorremmo per marauiglia nel- le ofcure tane violentar fino le Talpe à piangere con eiTo noi , ben che fenza

occhi :

F FN E KA L I. 171

cechi : Ma che parliam noi di fpcranza, s'ella è morta con la morte della no- ftra vita/ Se viue in noi folo il defide - lio ) Se quefta noftra vita femiuiua in tanto fi mantiene, in quanto dc'prcfen- ti noftri pianti , in luogo delle trappaf- fate fperanze , ella fi pafce $ nel modo che il cantor di Sorga di (e fteffo con- fermò

*Vifii di fpeme , hor viuo pur di pianto. Pianto ben nato nel cor noftro 5 pian- to ben partorito da' noftri occhi 5 pian- to nelle noftre guancie ben ' alleuato .' Oh, fi come fci beuanda^e viuanda à noi dolorofa , così d'effer nodrimento a lui giouiale ti fofle conceduto, quan-* to più giuftamente di te faremmo corona al Sepolcro da noi riuerito, di quel, che già d'Appio coronafTero gli antichi le tombe, da loro honorate.

Dell'Appio, pur' a Celio Rodigina preftiam fede, non folamente le tempie inghirlandarono coloro, eh' a' giochi Ne-

Y 2 mei

-172 F F N E RA L 1.

mei per l'honorcuolczza de' lor morti d'ogn intorno à' fepolchri cclcbrauano: dell'Appio, non folamente , come altri rifcrifce, fi feruirono coloro, chea* Dei Mani per l'anime defunte preflb à gli auel- li i folenni facrificij adempiuanosmàdel medefimo , come vuol Plinio , perche foflc viuanda adoperata da' morti , intor- no à fepolchri già fcioccamente s'intrec-^ ciarono ghirlande 5 Oh quanto quell'- iftcffo lagrimato humore^che nella mcnfa della noftra follccita amarezza ne condi- fce il cibo , potrebbe apparecchiar lauto conuito all'altrui funerale folennitàj mentre in angofciofi lutti disfacendofi, par che tentiamo di vnire co' noftri pianti vn vaflo mare, ouehabbia l'arca del noftro chiufo bene,quafinaue delle noftrc più pregiate merci, à nauigare; oue habbia il core, quafi nouo Leandro, à cfporre fc medefimo, afpirando a con- durfi oue fcorge il lume del fuo foco, il porto della fu% vita, l'albergo d'ogni

fuo

T F N E l^A L I. 173

fuo bene , la tranquillità d' ogni fuo duolo.

Ma doue ci lafciam noi dalla corren- te delle lagrime noftrc trafportarc j? Ah che interuiene à noi come à colui , che à cafo entra pian piano co' 1 pie tentan- do grincrcfpati flutti della ondofa (piag^ già, che dal fallace defiderio mal gui- dato, troppo in oltre auantaggiandofi, in vn tratto dall'onda fouerchiato,mifcra- xnente fi fommerge : Ah che la piena de' jioftri pianti Tempre di maggiorpianto è piena 5 Ah chea pena vi fi tenta il guado> che r abiffo vi fi troua: Ah che inutile rimedio fono le lagrime oue il male è irremediabile: Ah che troppo veramen- te di queftc nel fuo drammatico fen- tentiò già Filemone»

Sed mi hicre ijlh^c frofunt 5 ^s ifjè nihtl

'Mouentur iftis ^fìue tu femper Jleas

Seu nunquam^ .

/74

T FN ET{A L t.

Vb ste furono le Im^ prcfCi che di ritrar' vn tanto oggetto hcbbe- ro imprefa . Accettaro- no il carico , fc ben Io fcorfero fuperiore alle lor forze 5 e ben conobbero quanto l'eccellenza di quei fatti auantaggia&e gli altrui detti 5 perche confidarono nella fcufa , che fuole accompagnar quel pittore, il quale dall' afpetto del morto prende cura di cauar l'effigie del VÌU05 nel qual cafo ogni mancamen- to dell'arte pare , che fi attribuifca ài diffetto dell' efsempio . Ne in altro patto fi farebbono pofte à figurar la vita di vn bel Sole , i raggi di lui non fi fofsero apprefentati fotro nuùo- fc di morte ricouerti 5 nel che poterono profefsare più torto di fpolucrizar certo abbozzo della fórma', che di formar co- lorito ritratto della luce : E contiirto ciò non hauerebbono fchiuato il biafimo di ;: : * V haucr

F F N E RA L I. lys

liauer pregiudicato il vero, molte cofcdi lui marauigliofe tralafciando, altre om- breggiando, e quefte à pena difsegnan- do;, (e à pofla fatta in ifcambio di fe- guirl'vfo del pittore de* ritratti^ il quale parte per parte d'ogni fatczza minuta- mente ofseruatore,i lineamenti ctiamdio più fecreti dell' antepofto volto compita- mente viene à palefare, non fi fofsero appigliate al modo del pittordi profpet- tiua,che, eie cofe molte in poco fpatio, e le vaftità immenfc in breuità grandif- fima riducendo, di allettar più la mara- uiglia de gli intendenti, che d'inuaghir la vifta de gli ignoranti ha per idea .

Q^uefti perciò di vn fcgnalato Hcroe priuilcgiatifsimi fegnali furono dalla in^ uefti^atrice intelligenza de' conofcitori tutti del noftro Cardinale eonofciutif, quafi (Ielle, che dal bel nodo della fua chiara vita dif^roDoate, erano nelle tene- bre materiali dvl fuo mortorio compar- tite 3 quafi gemme prcciofc , che dall' ar- tefice

'i76 FUNERALI.

teficcfua gloria collegati in tcfscuano il diadema alla Tua douuta cccrnicàs quafi lampi , che vfciti dalla fua virtù pafsata, per mezo di amoreuolc riflefso rende -' uano luminofa la virtù futura 5 quafi gradi rifplendenti d'eleuata dignità, ch'in faticofa fcala haueuano adagiato al va- lor fuo rcmpireafalitas E però la per- dita ditant'huomo tormentaua i cuori per r inconfolabile cagione del lor per- petuo ramarico, air incontro la memo- ria de' fuoi gefti confolaua le menti per lo verifimile argomento della fua glo* ria E però la tenera afflittione dcU- appaflionato fenfo partoriua concetti di mcftitia , ali ' incontro la intenta medi- tationc della moderatrice prudenza ge- neraua fpiriti di conforto . E però fi co- me l'occhio, non potendo refiftere all'- affetto, le lagrime non ritenne, così la bocca > non volendo far violenza al ve- ro, non fece impaccio à i detti, che tra fc ftcflì con amorofa gara contraftando,

al

F Ì^\N E RA L 1. Ì77

al lor funcfto oggetto vno apprcflb l'al- tro velocemente caminauano .

Varie fi fenciuano le Iodi, perche ra* rij erano gli argomenti della fua lode, ch'in quefto fiDntuofo funerale qua, e vedcuanfi diftinti : ma tutti auegna che con lungo circuito del lor filo hot' in quefta,hor'in quell'altra parte della fua vita fteflTero girandola queir ifteffa gloria, ondehebberoii cominciamcntOt liportauano il lotfines alla foggia di quella catena d'oro , che da Homero vicn defcritta, la quale, dal più erto Cic- lo difcendendo, hor'vna delle Sfere, hor' «vn'altra con fuoi tortuofi circondamene ti ella abbracciaua, ma tutte poi àquel medcfimo fine, ond' ella hebbe il prin- cipio, le accoglicua: E perche altro fine era difdiceuole à i giri di quella eccelfa vita attribuire , di quel medefimo, ch'ef- fa fìefia per vnico fuo fcopo fi propofc, la gloria cioè dell'altra 5 era forza, che i fuoi deuoti dcflcro tanto luogo nel lor

Z cuore.

17 1 JIF VfJ E R ^ LI.

cuòre, benché mal capace di contento^ che nel mezo della lor perdita fi raller grafiFero co'l fuo Signore del fuo felice ac- quirto 5 mentre che '1 vedeuano dalla pri- gione ofcura di quefta mortalità noftra icatenato , e già lo fperauano su *1 carro dalla Morte, alle gloriofe mete della fcmr piterna fua grandezza peruenutoj&ha-» ucr la fcliciflima fua carriera meritato in motto quell'Adagio, che da corridori olimpici fu tratto^ À carcertbus admetas . Rincorati da pia confideratione, ri- pigharono il vigore , che l'animo ad« dogliato lor non concedeua ; onde, più guidati da i paffi dell'occhiuta Ragio- Jie ^ che portati dall impeto della ciei* ca Natura^ fi condulTero ,oue dal centro della granChicfa vedeuafi fuperbo cata- falco alla gloria di quel defunto folle - uarfi 3 con tal magnificenza nel difuori, con tal rapprcfentatione nel didentro, che quanto auanti à gH occhi maeftofo comparma, tanto auanti à i medefimi

lagri-

F r N E RA L /• jyf

Jagrimeuolc rembraua. . '

L'Architettura del Dorico artificio, è I del Corinto magillero , bramofc d ' cder in quefto cccclfo funerale adoperate^ dopo di hauer la precedenza fra di loro contraftata, fi contentarono vnitamentc di efTcrui miniftre, tanto concordi nelF- effetto , quanto emule nell ' honorc : On-- de volendo elleno da quefla vnione lo- ro vn nuouo mirto di ordine compofi-^^ to in qucfta famofa fabrica moflrareì per cinque nobili fcaglioni a fuolo.fpa-» tiofo coftruffero honoreuole falita : Q^ui^ ui dell'ordito lor lauoro difteferola pian-ì ta:, fopra la quale quattro eminentiflime colonne, parte lifce , e parte incannel- late in ognVno de canti pofauano le ba* fi 5 forfè a fine d'inalzar tanto più ecceir fi i lor' alti capitelli 5 Superiore a quali vn fontuofo architraue il bel quadro componeua, che dcH'efìremo cornicio?- ne, e del bel fregio , che tra quefti , e tra ^•udli girauafi fxapofto , era foftegno^

7j 2 Sopra

ìU F y N E RJL I.

Sopra quefto le radici ad cleuàta cupoU fondauanfì j la quale per altro alla fom* mira del tempio fteffo la^ fua cima non crgeua, che per pater ,-più diftinta in ftelTa/piti da gli altri eiler veduta 5 onde occupato vn certo fpatio all' aria, in for-^ ma di volta , regolata da giuftiflime mi- fure,I*incuruato fuo corfo terminaua* Erano le mafficce membra di quefto corpo efteriore di materia foda fabrica- te 5 e con tal maeftria non fol da ne- gro pennello colorite, ma da polito Au- dio lifciate, che imitatrici deircbano appariuano. Pompofa fua liurea d'ogn intorno erano le infegne , che dei gran Cardinale fi mirauano al fuo grandoflb compartite: volendo il dritto, che non fiano dimenticati nelle pompe della mor- te quei gloriofi tcftimonij della lode,i quali dopo la vita, ne autenticano la fa- ma . Laqual ragione molto prima, che da moderni praticata, fu da Romani an- tichi in tal guifa conofciuca^ch'cfli noa

mai

T V N E RA L L ili

maircflcquic celebrorono de' più cele- bri i che le infegnc particolari della ca- fata , e le publiche de' gouerni, delle quali la vita di quel morto fi honoraua> non vi moftraffero . Onde con le fe- curi , co' i fafci , con le armi , con le ban- diere , con le fpoglie , anco le ifcrittio- ni proprie, gì' impronti priuati, le ima- gini della famiglia cfli vi affiflcro . E per- ciò Tiberio ncireflcquiedi Drufol'ori^ gine della gente Giulia, i ritratti d'Enea, e di tutti i Albani vi raccolfe. E per- ciò Tappiamo , che nel mortorio di Giu- lia moglie di Caflìo fino à venti figure di varie parentele con la fua congiun* te, come dei Quinti], dei Bruti, e d'al- tri, per maggior decoro fi adunarono. Quinci ad ogni facciata , tanto de 'piede* flalli, quanto de' capitelli di quefta ma- china , da quel gran defunto nobilitata» e le armi della fua Famiglia, e i capel- li della fua Cardinalitia dignità, e le mir tic del fuo officio Archiepilicopale rie-

carnea-

ìli r VN^E R A L i:

camcntc* effigiate » nobiliflìmamcntc af- fiflfc còm>pariuano 5 Le circonftanze più Lodeuoli de' fuoi priuati , e publici trion-' fi y quafi trofei della viuace fua virtù ^^ frcgiauano lo fpatio del fudetto fregia folto il cornicione circondante : E fopra i quattro angoli di quefti , a guifa di quei termini piramidali che'l famofo Egitto già drizzò j altre qnattro delle armi fo- pradette,ma di eminentiffimo rilieuo^> non men la fublimata cima, che la ter- minata perfettione alla maefta di quefta fabrica arricchiuano.

Tutta ad vn tratto auuamparfi queda nera mole entro à mille incendi] ne pa- réua 5 perche più folti, che non ha le ftel-^ le il fofcò della notte , fopra ftcflfa fo^ fteneua i fuochi . Ella fi accendeua dagli^ eftrcmi gradi per infino al colmo del fua tetro. Quefti di più lumi intricati dimo-^ firauaf vn lume, così fpeflefopra lui bru-^ ciaùano le fiaccole : Quegli all'altrui paffoimpediuanol' entrare , così afllew -' . j paci

F r N E R4 l h

pati in tre 3 e txc raddoppiata fquadjre vi ardcuanoi doppieri lOltre, che nuoui or- dini di luminofe candele da vna parte fol- IcLiati, e ricche fila di sfauillanti lampa- de da vn 'altra dippendenti, fi aggiunge- uano , perche ad vn'immenfo e vni- to lampo di alluminato honore nulla maggiormente defideaarc qui fi po- tè (Fo .

Mancaua contro l'vfo qui folamen- te vna qualche ifcrittione , che quali anima di quefto infenfato corpo^la fa- (Uclla ancorché muta inuigorendogli, porgeflc occafione àlui di accennar nel- l'altrui lode il fuo funefto miniftero: Ma perche i vanti del Signor Cardinale Spinola foruolano ogni intelletto , non fi trouò perfiDna, à cui dclTe il cuore di poter con la penna farne vn fi:hizzo, .Vi fu però , chi faggiamente diflTe à lui poter folamente in epitafafìo quel bel diftico aggiuftarfi , che foura il fepol- cro d' altro Heroe già fu fcolpito .

Pra

W^ P F N E RA L 1.

Tro tumulo fonas Orbem , prò termine CcelunLj Pro facibus Sellas , fra imperio Em -^ pireunt^

Per mezzo qucfta pompa cftcrna , air- interiore maeftà,ch'clla cingeua, roc- chio tanto dolente, quanto curiofo tra- pa(raua3 e quiui non meno riceuea pcìc medefimo X imbeueramento dei pian- ti ,di quel che miniftrafle al cuore rali» mento de i fofpiri 5 offerendofegli quafi in trono di Morte la rapprcfcntata fcm- bianza di quel cadauero famofo , finto rinchiufo entro à grande arca , che eminente bara foftenuta, con macftc- noie decoro vedeuafi follcuata 5 Quefta da lunga falda di velluto nero 5 Quella da incuruata couertura di brocato d'oro, riccamente era fafciata 5 Ne haueua lo ftraniero fpeitatore molta briga à pene- trare, chij ò quale fofle Thonorato in quegli honoris perche le croci, la maz- za 9 i paftprali, i capcUi e rodi j e verdi*,

i ^ .. che

F FN E RA L 1. iSs

che di loro fteffi quafi abbandonati tro- fei queir eminente fcggio con ricchez- za miferabile^c con miferia compaffio* uole occupauano, ben 'erano contrafe- gni infaufti della perdita infelice , che quiui fi rapprefcntaua 5 dell' eftremo do- lore, che quiui fi cfprimeua; dell'otte- nuta vittoria, che quiui la Morte difpie- gaua : pofciache,non haucndo ella po- tuto compiutamente trionfar della fua preda, mercè che quell'anima in luogo di faluezza era fcampata, godcua quiui almeno di quella fpoglia mortale fuper- bamente vanagloriarfi :e quella rabbio- fa ltizza,che non potè sfogare con l'im- peto del fuo colpo, ftudiaua fignificarc con l'cfpreffione del fuo combattimen- to 5 in quella guifa che all'Imperadore Augufto,il trionfar della Reina Cleopa- tra non cffendogli conceduto, piacque nel fuo trionfo,per teftimonio del fuo vit* toriofo guerrcggiamento della flarua di lei finta vanagloriofamente infuperbiru.

A A Si

iSS F F N E R A Li.

Si accrcfc eua in molti la credenza , che non la fola figu ra,ma il figurato, in queir, honoreuole feretro fi alloggiafìTc, dall'- oiTeruare intorno à quello vn luttuofi^ giro di palafrenieri v*i quali ammantati di ;langhiffima grammaglia y con «certi larghi & indorati ventagli jfolieciti mi- niftri l'aria fcotendo,pareua, che in ri- uerenza del lor defunto Signore , ogni fchifo animaluccio con Tali importu- ne quiui auuicinato allontanare ne vo- leffero : Et in quefta credula pietà , fi fcn* tirono da molti quefte , ò fimiglianti voci proferire. .. ì

Q^uefto è dunque il noftro buon Pa- ftore, che grandemente amò nella fua gregge quelle pecore, eh 'erano feconde per merito 5 che ben fecondò quelle^ ch'erano inutili per negligenza 5 che pietofamente richiamò quelle , ch'erano errando vfcite per errore 5 che valoro- famente difefe quelle > ch'erano homai pafto del tartareo lupo per tcntationej . 7> che

F V N E RA L 1. ^rS7

che felictmentc riùnì^'ucllc, ch'erano miferamentc difperfe per diabohca di^ fcordia ? ' i ..j v.

V Quefto è dunque il noftro amoreuo- le Paftorc^, che , come caridlmi fuoi figli teneramente amandoci , e trattandoci , vcrfo ciafchedunodi noi le vifccre dell'- ardenti(rjma fua carità, ben vgualmen te i con vniforme varietà nulladimeno con varia vnjformità Tempre aperte pa- lefaua ?-£ chi non sì, comcfauorìi giù- flÌ5 come non difperò i peccatori ? echi non: sa, come confolaflegli afliitti, come jaffrcnaire i delitiofi r Echi non sa, co- me inkgnaffe la mbderatione dell' ani- mo nelle profperità , come la coftanza nalle auerfità/ E chi non sa , come foc- cortefle i miferi, come eccittaflTe al fuf- fiagioi fortunati? Echi non sa finalmen- te ^ come perfuadcfle con la voce, come operafle con la mano 5 comeanimafle co'l precetto, come inuitafle colPef- Tempio ì

A A 2 Que-

jSS f f n e RA L 1.

Quefto è dunque il gran Gierarca della noftra Liguria, che deirEcclcfia- flico reggimento Prencipefacrato pru- dente, sì dotto, giudo, oue altri co'l ferro dell'autorità, egli con l'oro del- la piaceuolezza amminiftrandojoue al- tri con la forza delle leggi, egli co'l mo- uimcnto del ciglio regolando 5 oue altri de' foggctti corpi, egli de i liberi affetti lo fcetcro mantenendo 5 fi fece temer da gli fcelerati 5 amar da' buoni, lodar da' lon^ cani, riuerirda vicini, ammirar da tutti ? Perche, non contenendofi fra mifure or* dinarie il fuo valore e la fua carità, paf- tutti i limiti prefifli al reggimento di gran Prencipe> tutte le mete affegnate al gouerno di buon Padre, tutti i termi- ni piantati alla cuftodia d'ottimo PaftoreJ - Oh huomo degno di viuer femprej e perciò meriteuoiedi quella femprevi* vita, oue ra^ioneuolmente ticredia- mo peruenuto, non che di quella per- petua memoria^con la quale viurai ne'

petd

F F N E RA L 1. i!^

petti noftri indelebilmente effigiato. Non è marauiglia , che foflTc cofi caro alle Creature, chi fu grato al Creato» re. Al quale douendofi come à fcopo principale di queft ' opra funerale per queir anima indrizzarc le preghiere, ben- ché cffer doucflTero più con fperanza di maggior merito per noi, che con timo- re di ncceflario fufTraggio per lui > fi can- tarono con quella maggior folennità,che imaginar mai fi potefle, i Diuini officij della Santa Meffa . Monfignor Reueren- diffimo Fabiano Giuftiniano , Vefcouo d'Agiaccio la celebrò. L'ordine confue- to delle cinque ccclefiaftiche dignità ce- rimoniofamente la fcruì. Tripartito cho- ro di mufici, di oj^ni ftromcnto armo- niofo proueduti, la cantò 5 L'afliffenza de' Serenifs. Collegi l'annobilì 5 La frequen- za di tutta la Cittadmanza la fentì. Et il concorfo delle preci vniuerfali quelle fa- grate preghiere accompagnò.

Adcmpmto quefto facrofanto. profit-

teuole,>

jpo

F FN E RA Li:

teuole, e douuto minifl:ero^folamentc vi auanzaua , che ali 'inuecchiato ^e ragio - neuolc coftume dell' orare in qucfte eC- fequiefi fodisfaccflc; Onde il molto Re- uerendo Padre Girolamo Ceffi , nella^ Compagnia di GiEsv ,iptt effemplarità di religione, per eccellenza di dottrina, e per valore di predica eminente , al cui famofo ingegno tanto carico degnamen- te fu commeffo, foura vn pulpito,a quefìo affare apparecchiato , ne falì 5 e toftp ch'egli fcorfe nel filentiodi tuttala Chic-

'fa il defiderio di tutti preparato alle lue voci , la Icguente fua funebre oratione

'cominciò.

ORA-

19^1

O R A T 1 O N E^

1 AC EssB d DiOySe-- renif^imo Prenape^Eccel- lenti fi. Signori , c/)e l'ap- parato di morte , per cui Jl'vefte di gramezza que (lo tempio , non hauejjh tanto potere dt contendere ti p^JJo allafa^ nella y quanto ha di allargarlo al pianto , à fojfe almeno à me conceffo di acco7npagna^ re infilentio con lagrime priuate la perdita comune : perche auuerrehhe forfè , che acco^ gltendofitn vna tutte le lingue dt queflì Citta-- dini y e popolo per t/piegare il danno loro ^fì fodìs farebbe all' off ciò del dire con minor, fatte ta delle orecchie , con più feftofi applaufl del cuore , ^ con effaltaiione maggiore del 'voftro Cardinale, ò non mi mojìrar ' io trcp* arri fchieuole dicitore yfapendo di non po^ ter e con forz^a alcuna d' eloquenza pareg" giare i Jenttmentt deW animo : ma poiché 'vn defideno co fi. conceduto utene impedito che non efca m atto dalla necef^uà ^ ^ t al^

tro

i()2 0 RA T I O N E.

j. tro daW arbitrio di coloro , da cui detende il mio; donerò trouarejcufa apprejfo tutu 'voi non potrò riufcire al de/iderio, ^ affetta-- itone ^oftra 9 accertati i ch'io non come più fuffciente de gV altri ^ ma folo come men renitente fui deftinato d dtplorare in 'voce l ' acerba morte di o^Ion/Ignor llluftrifìimo Horatio Spinola Cardinale y ^ Arctuefco- uo di quefla Città y Che m^ auuifo ben' io y quando ne giorni andati gli 'vfci/ìe incoH" tro per riceuerlo allegri y njifòfte imaginato quefte vicende infaufte didouerlo co/idi fu* btto accompagnare alla fepoltura , che haue-^ refe fatto proni fio ne d'altro Oratore per cojì nobile mortorio ; quantunque qual di^ forfo finalmente fi farebbe potuto maturare da qual fi 'Voglia in molta lunghezz^a di tempo 3 che riufciffe degno di si gran fog^ getto ? alle cui chtarif^ime glorie non fi pre-- tende perciò d' aggiungnere i^lendore co?l^ r ofcurità di baffe parole , poiché fono pog-* giate à tal colmo d' altez^ , che fi comt^ niun biafmo le offufca , co fi non le illuJìraL^ lode alcuna , ìnafolo di palefare al mondo,

che

0 R A T I O N E. ipj

che non è la noflra cecità tanto grande ^ che non vegga ti Solere he ha innanz^i àgli oc- chi 3 ne la (lupdez.zji tanto /ciocca ^ che non Jenta la -per coffa- Vna cojajola mincrejcey A f coltami, che il tempo prefijjomi à ragiona- re è breue, (sf la 'varietà delle co/è propo/ìe* mi qua/i infinita : onde farò coftretto a paf farne con filentio molte y nonfen:^a querela.^ di coloro , che prattic andò queflo gran Pre- latoy haueranno faputo , ^ offeruato molto più: ma non fi poffono infine 'vagheggiare tutte le ftelle^annouerare tutte le arene ^rac* cogliere tutti li fiori; dal poco che fi tocca è officio del giudiciofò editore indouinare^ queir affair che non fi dicc^ .

Confiderò io dunque^ Signori y per comin^ dare di qui ^ il nofiro Cardinale prima gio^ uane religiofif^tmo, appreffofapientif^imo Go- uernatore , ^ nel fine 'vigtlantf^imo Pafìo" re 3 che fono appunto tre perfonaggi , eh ' egli rapprefentò , mentreche ^iffe *vtta mortale y e far anno anco tre capi, per li quali anderò io hreuemente df correndo ,

Fu ranno ìjó^, di no ftra fallite il difco*

i?2 pritore

104 O RA T I O N E.

fritoredt qtiefìo germe 'vfcilo da quelle faU dijjime piante Spinola , e Dori a , le cui radia- ci fono Eroi frutti le imprefe^ odore la f amar ombra i fauori . Et come ben prejìo s '"auue^ dcfe^che di quei beni non fi debba fare mol- ta [lima, che ci co?-?:! parte la natura^ òprefìa> r arte 9 fi portò di maniera in fin dafanciuU loyche nel proprio tronco d ' Illuflrif^tma ra- dice andauano innefìandof quelle "virtù , che tofia fUe doueuano reputar fi . Sapcua egli , che la nobiltà à *vir tuo/i è ornamento ,. a 'vitiof infamia : per tanto corninctò d nje- /lire in "vn tempo i/ìcjfo la fua indole fempre inchinata alla maturità de cojìumi di i;^-, ghif^ima Prìmauera di fiori, ft) di abbon- da?!! fsimo /autunno di frutti , rendendo fi iti quefio fimde al Cedro, doue i fiori , che ff^t^n" t ino j arridono à i futti 3 che nafcono 3 ff) i f utti^ che crefcono, s' accompagnano a i fiori che cadono . In auefìafua età gouernata non da Q7iAer curio Signore della fhnciullezz^ay ma da (^ioue '''Padre della virilità ^ il Jenna, precedeua gli anni, fi^ la fientia andaua m"^ nanzj\ aW ef^ericntia ; Infomma par uè, che

. , hauef-

O %AT I O N e: 2^f

haueffefempre auanù àgli occhia che per no^ me eraHoraito,prC afato Spinola per ^a-* triaCenotieJéy ^ che doueuamuiarfi a queli- ta 'Volta , oue gli jcorgenano il camino tanti pr e faggi d ' Immortalità .

Finitigli (ludi y che propri fono deW huo- mo , e perciò detti humaniyi qualt pafò nella fUa Patria prima , e poi in Komafotto U di- fiplma de'T^adri della (Compagnia di Gie^ sùy la quale per q ne fio conto come y nutrice, del primo latte ,fafauorita poi fempre^ ^^ honorata da lui fi diede a più graut delle Leg gi Canoniche i e Ciuili nellefamofe^vniuer/i-^ ta di Padoua , e di Pania y lafciando per tut^ toiìn grati filmo odore della fia maturità in dtjcernere > ft) acutez^xa in penetrare Ma jentite iS ignori i l' alta pretcnfone di queflo auueduio (indente .

^ re fono le co ^ per le quali fi regge la co7nunanxa degli huomini y le Armi, le Leg-* piy la Religione :impercioche con le Armi fi ^anno bene ffeffo gli acquifli ^ con le Leggi fi d fendono le co acquijìate y con la T{eltgiO' Me fi conofce la perjettione di ifare le dfefe.

B'S 2 Sono

19^ ORATIONE.

SonOy non fi può negare y le guerre colme di gloria girando tutto il Mondo à modo loro ^ nondimeno non rimarranno fenxagrandifii^ me lodi le dUigenz^e y che s' impiegano nelle Leggi per conferuar la pace i^ poiché per me^ Zjo loro fi, trattano con gtocondifsima quiete^ inegotij humani: mail culto dt ^io/alendo a 'vn perfetti^imo fine "viene d ri^flendere cosi neltepofofc0ycomenelferen0yi(^à porgere 'vn frutto marauigliojo , emendo che per lui fida di piglio allearmi conpm ragione, f^} fi'vbbi^ dtfce alle Leggi con maggior ferme^:^ » che per qualfiuogUa altra tnfiituto di militiamo gouerno di Città .

Hora ecco ilnoftro Horatia 3 che giunto al bima delV età pericolofay come non dt/pre:^^ lo jìudio delle Armi 3 in guifa , che alle occa-* fio ni nonpotejfe dare > come fece » faggi d* in-- tendente Capitano^cosi ftimò di farfi Jìrada a maggiori grandez3:e y/e neUejJercitiodd^ le Leggi tutto s ' imptegaua ; ma che faranno te Armiy ò le Leggi non le fo [lenta y ^ ab- belli fie la Religione ì quefto fu lo Jludto pri?t cip ale d' Horatio^ acco7:^re infieme feuerità

di co-

0 \A T I O N E. t97

di co fiumi , affabilità di 'volto y mode fila dt attioni y fìncentàdi paroleypietd verjò ilfrof- fimo, diuotione njerfo ^io . Erano i fuoi ef- Jircitij fuggire l * otio .fucina y oue fi lauorano % dardi dellaconcupifcenZjUy ahborrire le con- uerfationi mafsimamente pericolo/è , dilet- tarfi del/ilentio , (^ffiigger/i con digiuni y di^ Jlrihuire limo/Ine , occuparfi in orationi , in modo che non è da ammirare > fi /opra que^ pifondamentiy effendofì 'veduto forgere 'vn edificio di 'vita incorrottayche menò in fino alla morte , habbiaindouinato la cojìante opinio- ne ài tutti i conofientiy eh' egli fi fia portato al Cieloymorendo , quella Cafiitd che fi haueua recato nel Mondo dal 'ventre della madre y fi che pojfahor a fu l monte della gloria in com- pagnia del primo Agnello annouerarfi fra quegli altri. Qui cum mulicribus non fune coinquinatiivirgincsenim fune Felice Gi^ glio y che fiatante ffine di pericoli fimmt- niftrati dal fienfo y dal (tMondo y dal De- monio y oue altri troppo facilmente refta pun- to, fi mantenne nelfuo candore intatto, Opo- ie(ì$ io hora hauerc qui prefinte il (efiimonio'

di CQ^

19S O R y4 T I O N n.

dt coloro , che hanno lungamente canato nàie miniere della fua con faenza per poter hi [co- frire altri te/ori , che ben fi sa quanto feconde dtgratie nuoue fogliano efjere firnili grati e * Era tempo hormaiyche quejìo nuouo Papi riofi'vefìijfe dt toga^f^ affìnaffe il giudttio con lepruoue , quando lo de fimo Iddio, promo-* nendolo non altro, chela fua propria 'virtù, ^fama precorfa à ^^ma 3 neltanno appe- na 2/. dell'età fua: accioche lajciando la perfona priuata.prendeffe la forma di Prela^ to , e di (^ouernatore . Pertanto hauendo ef' fer citato non so che fochi anni l ' officio dt Re^ ferend. dell ' 'vna,^ dell ' altra Segnatura in queir almaCittà idoue come inTeatro del Mondo diede ?ton piccola moflra di purità di co fiumi 3 ài 'virilità dt cuore , dt deftreKj* Zj>a in trattare , di memoria in riferire , ^ , quello eh' èpiùy dt reltgioja 'vita , trouandojì tutto giorno iwpiegjito nella maggior parte . delle opere pie di T^ma idoue non è fpenta- ancora la ma-noria de ' benefcij conferiti d luoghi, P'Sf perfine particolari ^ e nominata"- xnente nello S pedale di^ S, Giacomo degli In-^-

c^ira-

0 \J T 1 O N E. ipp

curabili, dt cui fer ordine del Sig^Cdrdinale Salutati era fi aio fatto Protettore^ perche di- Tno(ìra[fe chiara^nete col fuo efjempo il "ve- ro modo di feruire à Dio , ^ a peneri con ardore d' animo ^ con liberalità di mano j con aJ^tfìenZj,a della per fona , con prouidenXa di conftglio : piaccjue finalmente alla felice mc^ moria di o?/\ S . (flemente Ottauo di confi- dargli , correndo /' anno 9 >*. dell ' età fua , il gouerno della Città di "Bologna con titolo di t^icelegato i perche tali erano in quel tempo. le necefiità di quello Stato, che pensò Sua San iità, che nejfwn altro meglio potejje reggere ilpefo d'i^n Legato non a f si (lente » ft) effegui^ re più fedelmente le importanti comm. f sio- ni ^che gli fi dauanoy di Monfgnor Horatia Spinola, eleggendo per all' hora di pr in are la prima T(o?72adi quel Perfonaggio^ che di non dare alla fua feconda quefio pregio di poter regifìrare ne fuoi Armali il conforto riceuuto dalle prirmtte di così illujlre Gouer natore, le cui parti effreffe tanto al "Dino, che non fi poi gran co fa, che N S. Paolo ^ùn- tOj il quale per fama ,piii che per pr attica ne

humua

joo O R AT I O N E.

haueua contezT:^ , fìimaffe non altro ap^ foggio douer/idare alla tenera ancor a,f^ non ben ferma panta dt Ferrara , che il no (irò Spinola, come perjòna dicimentata fede , ^ di coppellata prudenza ; e perche ilfoftegno foffe d^ autorità maggior e, non contento d^ha^ uergli dato titolo di ricelegatoyquajt nel tem- po ifìejjb lo dichiarò Cardinale , (^ Legato à Latere della medefima Città .

Il Gouerno^Signorudi quefto Prencipe èvn cupo , e largo MarCy onde *veggo, che mi con- uerrà rapprefentare laperfona dijn nocchie* ro , il quale non 'và ricercando tutte le prò - fondita^ ne tutte le ampie^^ marine, majò- lo quanto bajìa al compimento dellafua 'via, ne meno nauiga per diritto fio, ma horajchi- fando *vno [caglio y quando fuggendo ^nafec^ cagna, taluolta torcendo il camino per pigliar 'Vento , alternando hor Corzjt , ^ hor lapog^ già, con faggio y^ ordinato dijordine ft con- duce in porto : cojì falcando io confufamente qucfìo Mare,anderò toccando alcuni de' fuoi gefli innumer abili ^non per illuflrarli col dire, ma perjegnar lajirada ch'altri poffafeguire.

Non

0 \A T I 0 N E, rot

2Slon nf è chi non fappia il viuere Ciuile , che nelle anioni del o^liondo confifìe^ neUho^ neflo fole contener fi ; conciofiacofache la njtta de gli hiiomini non piò durar fenxa Pru- denTia per regolare dirittamente V operatio- ni i fenz^a giujìitia per mantejtimento del- la McCy fenza firiez:^ per opporjl ga- gliardamente àgi' incontri, nèfenza tempe - rariz^iper foggettare gli appetiti ribellanti del Jenjo:, nelle quali ^trtu fecondo S. Ago (lino y difìnbuirono gli antichi tutto ciò. che ijirtù è detto ^perciò chiaman fi principali , òuerc Car* dinalìycowe quelle.che fofengono tutto f edifì- cio, ^ componimento dell' altre, che con que- [te s'allacciano , ò perche come parti , e mem* bra a loro fi riducono, dice t Abulenfe ^ ò per^ che efjendo intralciate le ^cirtit fra fé, come atmertetl Filofofo , non fi può trattar à'^vna» fen^a entrare nella giurifdittione dell altre . H or a fono quejìenon meno, che à gli altri, awKi tanto più nece[farie à coloro, che gouer-^ nano, quanto che da quelle non (olo derìua il huGìi gouerno dell'anima , ma la ma^fior parte dello flato politico , ^ delle cofe , che per

ce razione

las O R AT I O N E.

ragione dell'officio fl anno loro fogg^tte 5 e tuf- te rif^lenderono di marnerà ne W animo del Signor Cardinale , che hauerò io che fare af- fai à raccontarle non y che ad amplificarle,

É proprio della pruden\a nonfolo proue^ dere con diligenza di mali ùr e/enti , mapre* mdere ancora con accortela i futuri^confor me al detto Terentiano,

l&,uc eft fapcrc, non quod ante pedcs modo eft

Vidcre> fcd edam il]a> qu^ futura fune

Profpiccre E quefle furono te lodi principali detCar^ dmale.efprimendo in Jleffo quello , che già difje Aurelio pittore » Duo funt,qu^ab cgregijs Impcratoribus expetuntur, San- étitasdomi, in armisforcitudo ,vtrobicjj prudentia 3 ^ella giu/ìitia adoperata in pa- ce 3 C^ della fortez7:a m occa/ìone di guerra diremo poi : ma della prudenza co/i in pace > come in guerra tocchiamo hora alcuna cofi^^

J^n erano ancora m 'Bologna , quandi €gli Jott' entrò a quel carico^ben faldate le pia* ghe delle paffate mortalità» non haueua lafa-

ORATI ON E. 203 me ejfecranda 'voltato ancora V borri do a* /petto altroue , non bene ajciutte erano per le /par/e lagrime le guancie de Cittadini y non colorito il ^olto della Nobiltà , la quale non fa ejfente dal colpo ^niuer/ale , Jquallidt^ Ji fiorgeuano le contrade y desolate le Cafe , quando queflo aggiuftato Gouernatore per quei bi fogni nel pr imo ingrejfo operò di mo^ do 9 che accrebbe la Città di ijittuaglie irt-» tanta copiai he n'hebberoà godere anco /c-> genti circonuicine j ^ pofcia profeguendo di riparare con follecttudtne y perche di nuouo non entrajfe la penuria , con mantenere,^ abbondanti i publichi granaio s ' apri age- uolmente il campo alla beniuolenz^a popola^ re: tic he non gli auuenne in l'errar a meno,, che in Bologna ,

fi Ferrara y come tutti fanno , di territo^ rio coft abbondante-, e graffo^ che paragonane do la copia della ricolta con la pochei^z^i^^ de gV h abitanti y potrebbe tal' hora feruire per maga^Kino di molte altre terre 5 tttttauia chi non sacche non f offe tenuto in bri-- gita l'indomito appetito dell'oro he' petti

ce 2 ambi^

20^ O RJ T I O N E.

a7?2hi tiofi, fi metter ehhe folto i piedi tutte le ra lioni humane, ^ diurne con danno del ben péli co 3 it) delpriuato ? La onde per molta, tjtanz^ay che fac effe cjuella Nobiltà per ri tra* uar fuori dello Staio largamente efìuo allo Jne entrate iftifempr e mai V accorto Giofeffo tnqueflapartefiriferbato,^ diro inefforabi^ le, che nien te più di mala 'voglia faceua;chefot^ tofcriuere fratte ; onde auueniua , che pro^ curando in "vn tempo mede fimo t'vtile del No bile , ^ procedendo alla necef^ttà del plebeo, ne %"iportaffe meritamele il gri do di preludo Pa* are, ne altra querela mai nefippero fare gl'e- muli ,fe nhebbe j che di rifoluta promdehZ^a. Doueua eglifenz^a dubbio hauer apprefo il detto dt^iante appreffo biogene, Cundtan- tcr aggrcdiendam negotium, verum ia fufcepto conftanter pcrfeuerandum ; ò co- 'me gran Tardato quello difnn (fregorioyVAc Ciiconfilium, cui roburfbrcicudinisdceft: Onde a mefoffc toccato tinuentarc 'vn cor-» d'imprefa a quefìo Signore , non gli haue- rei dato altro, che quello del MoroMquale fole, nano fcriuere gli Egittiani per GieroghfcQ

del-

0 T{J T 1 O J^E, 20 f

delthuomo prudente, poiché: come fi 'vede per i^erienz<^> tt) ^^ ^^^^ Plmio , è V'vltimo fra, tutti gli alberi à produrre i frutti , ^ il primo à maturarliiinfegno , che deue V huomoprti'- dente fermare molto bene quello , che tratta, maprcfi la rijolutione .efJeguirlaconfermeZjr Ka , e preftamente. Che diremo^ Signori, di qudla ftpien^a, che mo [irò, quando diede cO' me nuouo Licurgo finte leggi à molte Con^ gregationi, e Comunità , che fenz^a ordine fi regolauano foggette al Dominio Ferrare/e, le quali haueranno à riconofcere per Jempre il (Cardinale Spinola per loro Legislatore ?

Ne quefiaprouidiz^a glima- òm occ afone di guerra. Era egli tuttauia algouerno di Bc^ lagna, quandojucceffe la morte del Duca Al- fonjo 2. ^ 'vltimo di Ferrara . e perche /ape- bemf^imo dt quante confeguenz^efojje que* (io negotio , tenne fìrada per hauerne t primi, e più certi auuifi ,e come gli hebbe , cofi pre* flamentegli diede : dal che pr e occafìone non Jolamete ti Signor Cardinale Aldobr andini > mx il Papa ijiejfo di lodar più 'volte la dili^ ge,i^ delizie e legato di ^Bologna in quel fat- to.

2b6 oratione.

to , confeffando liberamente f'vnoy e f altro i che quell ' acqui fio allafrudenxja di lui doue^ in gran parte attribuirft.§htellofoi^ch' egli ado per affé fer le f romponi della guerra im- minente ^ come fi portaffe negli apparati def- fayquantofollecito y quanto pr udente y e 'valo^ rofo fi mofiraffeyla potrebbono te/ìificare i Mari Farne/i y i Pirri AIaluez:KÌ> ^) ^l^ri Capitani , che furono prefenti y ^ tutti parie- rebbonoy quando tutti haueffero potuto confi - guire l* immortalità y che meritauano ; cofi rilufie la prudenx^ fiua inpace, ^ in guerra . La (^luftitia co fi tocca à quelliyche gouerna noyche loro proprio paiono dette quelle parole di Geremiaylequali flende S Girolamo à tutti i T^rencipi della terra y Facite iudicium ,5c iuftitiam, & liberate vi opprefTum de ma- nu calumniatoris,&aduenam, & viduam nolice contriftari \alle quali parti chi fiodtp- fece mai più compitamente del (Cardinale Spinola ? à chi negò mai la ragione ? qual compaf^ione non portaua egli alle *vedoue , ^ a pupilli ? Suo co (lume era intrecciare con i/7ru-ì .n r r!^/ -^ Ìp /fffi^m tu» ctuotidiancy che nel^

la

O 1{A T I O N E. 2or

a moltitudine degli ajfari gli auan^aua il tempo y e negli auanzi del tempo nejjuna ho^ ra era otto fa 5 fer lo che shrigatoft molto pre- Jìo da quello yche toccaua alla neceffaria cura della Jua perfona , era à tutte l bore , fi può quafì dire , in ^dien7a , fi che non haueua mefttere ::hi *voleua trattar con lui 3 trouare bore importune , ne haueua à * affannar fi il fouero , ò il trauagliatoper trouar mez^ani^ poiché con lui nefjuno era migliore y che il - uero i/ieffo , à cui non fu mai ahbaffata la portiera^ potendofi à queflo Giudice adattare quello di Dauid^he San Profpero accommo^ da d tutti y Fecitiudicium iniuriampatien- ti bus : "Per queflo il primo penfìero > che ha^ ueffe neli'vna , e nelt altra Città y chegouernò^ jìi ritrouar modoycon chefìfouuentffe à pouc'- ri opprej^ij poiché effendofì fatto di Giudice Auuocato loro appreffo li Cau fidici , e Notai, operò^ che ciafcun di loro per due me fi pren-^ deffe gratis à difendere le loro caujè > depU" tando due giorni della fettimana alle loro udienze y ^n^ri altro per lafpeditione delle eaufe de carceratile quejis confùetudmi hot a

pure

loS 0 %J T 1 O N E.

tur fantamete fi ojferuano in amendue queh le Città y i cui pouenprouanoy (^ (come è da }ierare ) pr onerano fempre doppo tanti an-» ni la mano pùfìima di quejìo loro fauoreuole

Couernatore^^ .

L accettatione di per/òne da Dio odiata fu ftmpre da lui tanto abborrita , che per non darne vna minima ombra al volgo ignoran te priuaua volontariamente Je fteffo di quei corteggi , che gli obligaua laJÌ4a virtù , ^ la buona volotà di tutti ver/o la fui perjona^ La integrità delt animo y che per quejìo conto di- mojìrauay era coftfegnalata :> che non vi fu mai mtlo di lettere Ai fauon^d' amicitia^ di parentela:, diferuitùAi preghiera chepotef- f piegare la fempre i?7flej]thile rettitudine fda: onde e (fendali detto vna fiata ^ che hauerebbe^ roin ^^ma facilmente affoluto vn reo da lui condcnnato , rifpo/è) eh' egli non doucua con^ fiderare quello^che hamfkro fatto in ^soma; ma quello icU egli doueuafare in Ferrara per ejjecutione di buona giuflitia^^ in vnaltr^^ft mile occafìone fdafctò vfcir di bocca , eh ' egli hauerehbe antipoiìo fempre la Ctuf^ttia al

P-onti'

O R A T I 0 N E. : 209

Pontificato , ancorché con differirla 'V« fai giorno fofle (iato fwuro di -poter diuenire Pa-^ fa. Quindi fure nafceua^cH egli non confen^ tijje per conto 'veruno^ che i fuoi Ser nitori fi ingertffero punto nel maneggio del fuo gouer^ no 3 ne meno in domandar gratie; dì/penjàn- do perciò talvolta più largamente à /ìranieri ifauoriycheloro negaua. Camino egli fempr e netto in maneggiar danari,^ portò sepreTa-^ nimo alieno da prefenti , iqualtnon/olamen^ te non accettala di buona voglia , ma con difi degno y efsendo foUto di dire^che chi doueua d lutgittaua la fua rohhain vn po:^ZjO , ^ come. era nemico d ' accettarli , così era di farli ad altri fuoi Patroniidal qual fko animo dtfin* tereQato nafceua , che neper regali y che giu-^ amente gli doucuano^nèper condannefen-- ti mai vtile alcuno la fua horja pure d' vn minuto 3 (^ ben lo fanno iReligtofI ^ e luoghi pij 3 i quali iCj^uandoarriui cola la trijia nuoua di quefto loro [ingoiar benefattore f fi faranno jentire ^perche i benefici non fono fin^ me- moria 3 lame-mona fonia dolore , il dolore fenZj'i fmfo.V affabilità 3 che moHraud in

OD lafoiarfi

2to O R J T 1 0 N E/

lafciarfi*vedere ogni fera al fuo popolo con- giunta con ^n nobile contegno della per/ona lo rendeua amabile à tutti y (g^ reuerendo in- Jìeme. ^eW appltcatione d'animo à inegot^^ f^ cifsidaita ali ' ^die^e ha hauuto pochi pari» ^ fiiperiori nefsimoalt etànojìrayimpercio- che no poterò mai lefue tnfirmitày ò le mmac eie de Medici con F intimargli il pericolo della njita torgli ilnegotiare , auu-egna che confi- nato in letto, facendo ft afs ai più fentir e idiceua e?li , il difgujìo che nelV animo prouaua al- tri fi par ti fsefenz^a hauernefdisfattione, che ogn altra doglia neljenfò .La fede fnmlmen- tSy ^ la "ver ita come parti principali della Git'iftitia furono fempre in molta flimaj^ m grandifsima riuerenz^a da lui tenute y à tale, che non era ne di quella al buon olAi A tùlio ^ ne di quefta à Pomponio Attico inferiore; on de, per efsereil'veroV anima de concetti:, (^ la propria idea delle fuefauie parole y non /^'i?- fct mai alcuna dalla bocca Jua da quello difcor dante , ne mai / 'vdi , che perfide datagli fi hauefse di mancamento a querelare alctrno V ingegno nato algouerno , ^efser citato con.

f^fo

OR .4 T I 0 N E. 211

ì ' 'vfo lo rendeua capace d ' ogni forte di nego- ùOiCome hefìfcorgeua nella ^elocitd.,^ "Vitie,^ 7:a delle rifpofte co fi mature j F^ accomodate come fùfs ero fiate conlunghez3:a di tempo ruminate^ ne haueua appena altri aperta la bocca , eh 'egli eragià nel termine dell ' inten - itone di chi p ariana Hauetia la comple/sto- ne foggetta alla colera anz^i che , però non s adirò egli giammai per cofafatta cotralafua perfona--^ fv) Jole dir e, e he quanto piùs' adi- ratta alcuno ^ che negotìafjecon lui, tanto egli piti fi coponeua^ ^ diueniuafiematico.J^fel cafligarei colpeuolifece femhianXa dttorcb io acce/o chefeftefso cqfuma,pri?na che tormen- ti altrui; nonfti si pie tofane he nonfricordajse d' efser giufto ^nè fu fi giù (io ^ chenonfiram- mentafse £ efser petGjò,perciò fententiato che era 'vno alla morte di niunacofafi ìnofìraua tanto follecito , quanto che aW anima foffe proueduto.nè mai ne morì alcuno ^ eh 'egli Jollecitamente non fi "voleffe infirmare.come ffiff dij^ofloà quelfupplicioyper che auuen- ga che Giudice foffe , nonffuejìiua delle i;/- fcerc di '^Tadre^ con le quali f apendo j che al*

T) D 2 cuno

àT2 O RA T 1 0 N E.

cunodefuoifudditìnocamiftajfedi buon f af- fo ^ -paternamente V aumfaua , ^ d molti frediffe quello^ chef oiymal grado loro^auuen^ ne. Non finirei tutt' hoggt ^olefsiad'vna ad 'vna contare tutte legarti di Giujìitia auuìuate in quejìo huomo /ingoiare^ l , oylda mi chiamano afe gli ^fficij della For t^KK^ii quali, noi ^vogliamo mettere in chia^- ro quello^ che Arifìotele tnfegna^ tutti ft ri- fìringono in due capi principaltyil primo confi (le in vn diffr€:^z^o di tutte le cofe, in gu falche neffuna tenga /' huomo per gr ade nelfuo cuo^ re , e ftima^Je non fola la 'virtù 3 per cui ha continuamente da battagliare ftco fìeffo fm^ tendendo y che in quefìa ^vittoria confifìe V ho^ norato titolo di forteK3:a , Qjaid cnim dice S.Gregorioy Fortius ed quam omncs ani- mi fui motus raticni fubigercj omnia car- nalia defideria fpiritus feruore frasnare^, proprias voluntatcs abijcere :, contcmptis vifibilibus ea , quaenon viden tur; amare/* // fecondo è d^ imprendere cofe grandi per la cui irvprefaneffuna malagemlez^ia titraua^ gli^neffun trauaglio ti f^auenti , neffuno f^a- . ~ uento

O %A T 1 O N E. 2IJ

uento ti metta in fuga, e ciò non fer tuo gufto froPrio, e contento , ma per lo bene di molti -y il Cloe fa che di quefta ^irtù il petto de'Pren- àpi fia propriamente l ' albergo . (tA/La dono mai albergò più/lcura che nel petto del noflro Cardinale ?io non tratto qui della gagltar^ dia di cuore, con che fojferiua quelle ojìinate, (g^ qua/ì continue infirmitd del corpo, che gli 'vennero come her editar te dal T^adre , le qua-^ li poterono ben fi taluoltafar forz^a alle ope* rationi del corpo, ma non giàà quelle della, mente, in modo , eh 'era fotito, quando più lo premeuano i dolor i,rilaJJ are V animo col can^ tode' falmi ^auiàici , ^ nominatamente del Cinquante fimo , che è ily Mifererc mei Deus , òdel Cantico , Te Deum laudamus , Et fi tal '*vno/ì condoglieua con lui sforriden-- do foleua dir e, che non er anulla, con tutto, che troppo fi fapejfe effereintenfa V acerbità , ma di quelle littorie tratto ^che fanno *vn ' huomo 'Veramente magnammo nel moderare gli ap" peti ti di gloria. Che direte, Sign. falla nuoua del Cardinalato , la quale nonfenz^a concer* to della diuinaProuidetia gli fu recata nel

giorno

21^ 0 R A T I O NE.

giorno ifleffo che naccjue y ^nelV bora che era occupato ntlC afcoltare le cauffe depoueri^ non ft cangiò , non interruppe i negotij , non ammife cogratulationì in quelpunto^ ft) quel- lo i che fa di maggiore (lupare a circonjìanti fece quel femhiante.ch^ altri hauerehbe fatto ad'vnapocofaufìa nouella ? ne paffuto quel punto mutò faccia^ mafempre ritenne il me-- defìmo tenore con tutti coloro^ che con effo lui prallegrauano , ^ comeche jìiwaffe giudi^ ciofamente il grado ^Jì poco però ne gonfia* y eh e diffc taluolta ad ' alcuno con f amili a^ re corifdanz^a , che con e fere (Cardinale ha^ ueua guadagnato y che p affando lafua car^ ro:^^^a , fi fermaffero l ' altre y non 'volendo tìltroift/ìnuare y fenonche in fomiglianti ho- nori dietro a i quali njà perduto il Mondo , no n) è cofa difodo y e di maf siedo ; ^ che quefio foffe ilfentimento dell ' animo fuo ben lo mo* iìraua ti fuo frequente ragionare delle 'vanità del Mondoy e fpecialmente in quefi 'vltimi me fi dtfua njttay ne quali fu offeruato y che il fio diletto era fau e Ilare di morte yUJV allega* gi amento de ' dolori l ' intonare quel 'verftlo»

Beati

0 R AT 1 0 N E. 2is

Beati mortui, qui in Domino moriuntur.

Fueili/impre inimicifsimo d' applau/i po- polari comtiq':, gli 'veniffero offertisi jugt più che potè quegt incotrijeftofì,^ accopagnamen tinche dal Publtcofòglionofarjlàpjdnaggipa'- ri fvtoiiCome s' intenderà dàjiguenti facce fsi^

§hiando hehhe l ' ordme da N. Sign. d ' an^ dare à Ferraraper gouernare quello Stato vi cor in cinque giorni da (jenoua, e quando fi 'trouò poche miglia lotano da quella Citta ha uendoper diuerfeflrade imitata lafua Corte egliprefe ànolonjjta'^jiliftma caroZjZ^^ tira^ ta da due caualli di mantello diuerfo , e mon^ tandomfòpra in habito non conofciuto,accom^ f agnato da 'vnfolo defuoi ^ fi fece mettere alla Chiefa Cathedrale^e quiui fatta oratione aua^ ti ti Santtf?^ Sacramento^ ne andò diritta^ mente alQ ajìelloidoue la famiglia di Monfi- gnor Vicelegatofao predeceìfore non giudi'- co d ' ammetterlo alla prefenz^a del padrone ^ chefttrouaua à tauola non quando diede il nome , ne pnmafi diuulgòptr la Città il fuo arriuoy che la mattina feguente s ^'vdiperfuo ordine publicare %m bando fot to pena capitale.

contra

316 O RA T 1 O N e:

cantra quelli y cH eflraeffero grano fuori det- lo Stato per ejfere il tempo della ricolta . Ag* giugniamo ilfecodo» Effendojl'vna fiata me^ tre che gouernaua TSologna tra/portato infi^ noàFerraraper negotiaredi commì^wne di S, 'Beatitudine col Qar dinaie S. Clemente il concerto di quelle graui differente ^che in ma- ieri a di acque fra quelle due Città holliuano air bora, nello /patio di ló. giorni che fu ab* /ente non cefsò mai quel popolo di dejìderar^ io^ediuenuto impatiente delF indugio, di chia^ 7narlo;nefitoflo hehhefentore deljiio ritorno^ che 'vfcirono dalla Città per otto miglia me* gito di àiecemila perfine per incontrarlo . Hor che farà qui la magninimità di que* HoPrencipe ? accettar àforje di buona 'Do^ gitale ruociygli applau/i, le cojìgratulationi ? non Io comporta l'innato abborrt?nento delle proprie lodi ; ricuferà d' andare tnanZjt ? no lopatifce t amore del Jlio goUerno^ tt) -^ '^p' pongono le tenebre della notte fòpraneguente. dianjl ordini feueri , che tutù tornino al- le proprie cafe ^ fi dichiari iche Monf gnor e llluflrifs. non ricette incontri si trautj ti

camino

0 %A T I O N E. 117

taminoper inganno della gente ^ fi differifca

l * entrare fino alle fei bore di notte -^ tutto fu

fatto > ma tutto m damo: terche potrà egUjò-^

disfare allafua mode/ìia ^ ma non già retri'

mere l* altrui feruente ^volontà . Il fimile gli

auuenne^quando lafciò cjuel gouernOiterchej

accioche nonfihauefe cojuo rojfore a uotar

la Città, ^ empir C aria de i conce futi Jò^

fj)tri di tutti quei (^ittadtm 3 (limò conueni-

ente iltrouare bora j e tempo non conofciuto ,

inguifa i che il fuo partire hebhe faccia an2i

difuga^che dipartenz^a . oMafa quello , cbe

fai i ò gran calpefìator d ' honori > cbe di

te per ogni modo fi potrano ripigliar que^

gli encomi iche di Paula dijfe Girolamo y

Fugiendogloria.gloriam merebaris, qu^

virtutemquafi vmbra fcquitur,& appe*

titoresfuidcferensjappetit contemptores;

.ft) ti bauerà quel Popolo fempre nel cuore ^ ^

fewpre in bocca . Et cosìfì. Signori 3 cbe in--

gcrdi quei (Cittadini dell' t^^erimentate fi*

Itcttà , non mancarono poi njartj di loro di or^

dini diuer falle occafioni di /igntficarli prtua-

jamente la Jete vniuerfaleicbenS era del fuo

E E gouerfìOi

2if 0 \A T I 0 N e:

gouerno 3 ma egli (^ per fenùrft mfi^cchho nella fallite,^ infiammato daldepderio della Jua chic fa i^, quello che io credo più per^e^ rojpfjggire ogni materia di mio glorie ^mo (irò scpret animo alieno da quella Legatione, J^elV altro officio della fortex^a fu e gli tanto più gnalatOy quanto che T iniquità de' tempi portò feco tali fuccefst , che poterò difcoprire la fua graniez^t . Ha^ ueua i come fu detto , // gouernamento di Bologna nel tempo della deuolutione di 'Ferrara alla Chic fa 3 quando con cuore in-- trepido idi f^o fio ad ogni incontr ottenne modo coaccorte^^a mir abile ^che fi 'vide affiffa den- tro la Città di Ferrara lafcomunica Poti fida. Vennero pofcia à rifuegUarft di mano in mano i romori de Sign.Venetianumentrs eh ' egli reggeua i Fer rarefile quefìt gli por fe^ ro occafione di mojìrarfi non men 'valor ofò faldato 3 che Telante Eccleflaftico .-perche tro^ uandofìm luogo Mue la 'vicinanz^a de confini rendeua % pencoli più profsimi y come fopra intendente dell' armi, palesò quàto per ferui- ^io della Chiefa fa^eua operare in guerra^

^ coti'-

O \A T 1 O J^E. lì?

f^ con figliar e in pace . Non molto doppo per opera dell' iflejjò a /ìabilimeto dello Stato^che gouernaua^ mpoco tempo ^ ^ fenz^a molta (peptimercè della'vigilan\a,f^ fede delPro" motore s *vedemo mnalz^^ta una realForte:^-' z^ nella Città iflefsa di F errar a^ che pofsa paragonarftconle prime d Europa y intorno alla quale non ft può dire l ' afiiduità , e Jol^ lecitudine fua in uifitar di continuo gV ope-^ rai più "volte il giorno y che ti Sole non njt/ita la terra, e^onendofi ali 'ingiurie del Cielo , del e aldo i del freddo^ deluento y/enzamira- re, che edifcando Forte:^^e tir aua alla ruina della fua delicata complef^tone . Hauerejìi dettOy ciò egli non haueffe mai fìudiato in al- tro j, che come fpo(]a aJJtcurare , ò uiolenta^ re una Rocca y (Ir ingerla ripar aria dall' - ajjedio 5 batterla 3 ò difenderLiy minarla contraminarlai mi furar col giudi tio ^econ gli occhi le diftanz^e y e le alte-KZ^e y ^^iegare^ (^ raccoglier le fila de foldati y ejfercitare militie fruttuofe alfuo Prencipe y fi cure agli amici y tremende a ' nemici ammirate an^ Cora da gli emuli , glorio à fiefso .

E E 2 Ma

220 O T{A T I 0 N e:

0^1 a che? non era egli 'vno de' Spinoli nati alle armi, non meno che alle toghe? lo diroimi tn "vero vn mio concetto ^Signori^fe per auuen* tura non è flato "vo/ìro anc o ra: ^ìado ojser uai , che il 'voftro Marche/è Ambrofio Spi^ noia di gloria immortale nel tempo mede/i^, moreggeua efsercitiin diandra facendo alla Jcoppto di mo/chetti , ^ cannonate fentire il rimbombo deljuo nome anco d gli Antipodi; quejì ^ altro pur *vo/ìro lUuftrif^. Spinola s ' occupaua nel maneggio di Tortel^e per lo ' Jlabtltmento della pace d Italia > hebbi pen* JierOiche quefìo 'vojìro Cielo d^ 'vn 'ventre iftejjo douefjead *vn tratto rigenerarci i due Sctpioniydt cui cantò ti Poeta .

Autgeminos duo Fulmina belli.. Scipiadas . §hte(ìo almeno è certOy che non. era troppo inutdiofa la morte à ' nojìri beni kaueref^imo ''oeduto rinouarjì i due fratelli Aiachabei Simone > e Giuda y mentreche reggen do l ^ ^no la Chtefa colfenno , ^ ope- rando T altro con la mano à dtftruttione de l ribelli y ci poteuamo promettere dalt^n jMa^.. re ali ' altro dilatati t confini della Fede ,. perà

mal

O R AT 1 0 N E. 221

mal grado dslU morte nefrouerà queflo Regno de deh anco il confòrto ^poiché horUy che fatto à noi inni fibilef^lende alt altro Emi^ Jpero qua/i nuouoCrociero tlnoftro Horatio, ptù che mai lumino fo fi fa cedere Ambro- fio , Orfd tremenda al Settentrione . Ma 'vdite ancora n)na moflra della forte7z^ci d^ or atto , più to/ìonon deue attribuir fi à grauità d'affetto quello , che gli occorfe in ^ma dell ' Anno l 6 o /• . doue s ^ era con- dottix il precedente per pagare ti debito della 'vtflta ad Limina Apoftolorum ^ nel qual tempo cadendo la Sedia 'vacante per la mor- te dt Leone xi. fu egli dal Sacro Colle^ gio con tutti li "vott,^ con applaufo generale chiamato adeffer F re fidente del (fonclaue^ ft) Gouernator di Borgo , nel quale offcto fertii con tanta diligenza , e maniera , che di prudenza > e di giuftitta non i?/ Cardinale che non lo commenda/se . o^ia non i)i manca occafione di palefar la intrepideZjZ^a d' ani-- moy perche efsendofi dinolgato nanamente n)n grido 3 chefufsefeguita t elettione in per fona, €be nonriujci ^concorfefiibito la O^f^iltà , i^h

jPopoh

222 O R A T 1 O NE. Popolo di T{oma con tanta frequenz^a ^ cai-' cacche hauendo già fu f erato la guardia de Joldati.era in procinto per gittare a terra il Conciane , non che Monftgnore Svinola confilo apprefentarfi alla folla frenò Fimpe" to in guifa y chef diede tempo iper che quieta'* mente f eie ff e JV*. S . T^aolo FU quale nonmancòdi conojcere ^edilodare il 'valore del ^r e fidente cosi in quefìo y come in ogni altro particolare youe palesò l' mtrepidezSla dell' animo fuo . Vorrei pur dare 'vna fcorfa per gli effempi di temperanz^a , che ci lafciò quefto grande huomo . ^Ma che potrò io dire più quello^ che f è detto y eh" egli ^iffecaflìfsimoy f chetràgf huo?72Ìni menò ^vna 'vita Angelica? Epropnoy diffe Se-^ neca, della temperan7:a comandare y odiare 3 /cacciare 3 difpenfare , regolare i piaceri 5 Quindi e j che quanti fono i piaceri y che ò di/cacciare , ò regolar f debbono y tante mo- fìre ex diede dellafua temperanza . Vn Cor-- efìenuatOy nemico dt delttie y indurato alle fatiche y che anco ne più rigidi freddi appena fa 'vedutofcaldarf y no ammettendo egli fuo-

co in

0 R A T 1 0 N E. 22}

€0 in camera giammai > 'vna carne mortiji- cata ) 'vn 'volto pallido , ^ macilento , 'u;; catello dtffre^^ato , 'vna barba men colta , 'vn ' occhio mode fio y 'vno sguardo ritenuto ^ 'vna faccia piegata à terra^ 'vna conuerjatio- ne Jchiua^'vna parjimonia di par ole ^ ^n ani- ma folleuata , lina 'volontà diuota^ 'vna men* Ja frugale ^ njna 'vtta esercitata , 'vna mente fempre occupata , che tnditij erano , A /col- tami i non d' animo temperatifsimo ? non andauaàfeHei nonftdilettauadt tornei, non guftaua di mafcherate y non fitrouaua à co- medie , non fi affacciaua à giojlre » hauendo in mente ti detto di Tullio, Magnum cft in Republicaperfonam tueri Principis, quas nonanimis foluradebct^fedctiam ocu- lis feruire Ciuium . Benché come faggio Prencipe fapeffe quello ^ che conuenitia toh-- rare a Popoli ^Xitc maiores abhorruifle fpe- (ftaculorum obleftamentis. Non so Je più d'una volta gr accadde d' ejfer co /fretto a fauorir con la fuaprefenT^a certa fefla ; però entrando nella Sala à ciò deputata, e trouan* dola piena di Dame Principali , raccche

)er

224 O R AT 7 0 N E.

per cfueir effetto, fi tinfe prima di porpora il 'volto 3 parendogli , che non poteua prefentar^ fegli occaftone alcuna , in cui con più decoro fi tinge ffe la faccia 'Dn pari fm del color delle 'Defiiy ^ foia con i)n mode fio J aluto fece p^Jptggio ad "vna camera 'vicina , doue ha- uendo fatto breue dtmora, per 'via più fé- creta fi conduffe al fuo T^alagio .

§luefìe fono 3 Genoua , le virtù Cardinali^ che adornarono il tuo Cardinale :ma chi po- trà raccontar le altre men principali y che tuttauia da quejìe germogliarono ? L^ Religione verfo Dio , quale egli fi propo^ per fondamento del fuo gouerno, era tale , che vfaua , per quanto iofo, mentre che reffe Cittàidi celebrare ogni Fejìasfe non lo foper* chiauano le quotidiane fue infermità i feruen* do fi d'ordinario dvn Confeffore della no (ir a Compagnia.non quale egli dom andana , ma qimle gli haueffero dato i Superiori , mo" fr andò fi punto diffìcile .quando per altra di^ i^ofitione dell ' obedien^ gli fuffe flato ca- blato.Le dmotiont vocali Mtre il diurno Offi^ ctOy (^^ vname^^ hora d' oratione mentale

ordina-

0 %A T I 0 N E. 2if

ordinaria 3 che egli recitaua ogni giorno, ap* fena fi tuffano ridurre d numero ^ ì Officio de morti yifalmt graduali 3 li penitentiali con le feguenti -preci fr Officio di N. Signora con le Jue Litanie , la Corona del Sign. della 'Bea^ la y ergine, ^ delle cinque Piaghe con altre orationi, alle quali per lo più fodisfaceua la mattina auanti giorno , mentre che la Jua famiglia ripofaua , ò in quelle hore doppo il cibo 3 che altri fuole concedere alla quiete ^ ^ bone fi e rilaffationi dell' animo . Haue^ egli con tutta la rigide z^T^a della Jua na* tura confeguito dal Cielo m dono'vna tenere^ Xia particolare di cuore "verfo ^ioy onde qua- do ^diua qualche Predicator fcruente , che parlafìe all' interno ^haueua che fare affai d trattener r affetto , che no romteffe in piog» già di lagrime de quali tuttauia mfubhco s'in^ duflriaua di celare d tutto fuo potere , E non mi marautgliOyfeper confolar lafua diuotio" ne cocorreffe tal volta N. SigJddw cornuta- tieni , dirò, qua fi miracolo/e 3 come gli occor-^ Je ultimamente in Loreto 5 perche nel viag- gio di ^^ma effendo prefo ter la (ìrada da

F F grauif-

226 ORATIONE.

grauifshni dolori podagra ^ sforziate à metter fi in letto nel Palagio della Saia Cafa» fuhito che fa giorno , doue (lette fer otto giorni tah77ente inchiodato iche pareua, impof^ibile il rihauer/i perun fe^tp yfe non che il dinoto Cardinale con njn pio lamento dolendo fi con la Beatifsima Vergine di non poterla faluta^ re in e afa (uafifentt talmente nell'animo inni gorito.che centra ti parer de' M edici yi^ de fa miliari fi fece portare nella S. Capella^e quiui prouòtatafodezZjt nei piedi, che fuori delta* fhettationefua:>e di tutti domandò gli appara^ metifacri,^ celebrò confomma confolatione dell'animai^ molte 'lagrime di diuotione, in ricogmtione della qualgratia la/ciò 'vnagrof' Jìfì, iimo/ìna à quella Cafa . Fu effatti(^imo offeruatore della ^uadragefima, aggiungen- do à digiuni ordinar^ il digiuno di pane ^^ acqua ne Venerdì,^ non oftantelafuapoca fanità nonfolamenie itonchiefe maidi/penja, ma offertagli la ricufaua , ^ quantunq; op- prefjo dafebre non acconfentiua d medicìyfè non lo ftnngeua ti Confeffore; tuttauiaperche agni giorno (noflrafuentura) fifaceuanopm

oflinatt

Ó R A T I O N E. 227

ojl'mate lefue indillo fitioni ,fù necefsitato da due anni in cmà a 'valerfi della dtjpenfa di cibarfi di carne ) nella cjuale fero procedeuafi rigorofamente Jeco fteffo^che d'una fola forte ne mangiaua : onde efjendoli ^un giorno pre- Jentata^na Pernice^ nonne 'volle guflare con dire^ che dt ^uarefìma mangiaua carne non fergufio , ma per necef^ità 3 perciò non am^ metteua allafua tauola ^uarefmale ne nu- mero^nè delicate^z^a dt njiuande, Soggiongo per conclufìone quefìo^ S ignori ^ e non più della Jua religio fa dmottone^hauendo an\i riguar- do al mancamento del tempo^che della mate^ ria , perche forgiate i chiari indittji che ci ha laf ciato in terra^ di effere flato regifìrato in_^ (ftelo al libro della Vita, Non fono più che^_> due anni , che qunfl prefago della 'vicinanz^a de fuoi 'vltimt giorni ijollefare 'vna general Confittone di tutta la [uà 'vita,^ come à ciò lo moueua non neceftta alcuna , ma fbonta^ nea pietà, fi mandò innanT^ tutti quegli appa- recchi 3 che per fare acqui fio d 'una 'vera con- trittone fìtmò conuententi , perche trap.yjan- do m queflo tutti i configli del Conffjore ^ ti

F F 2 quale

22S O R J T 1 O N E.

quale, perche non difcopriua cotal bifogno^ ti^ raua a Juo potere le redini , 'volle dijìnbuire alquante centinaia di feudi per Umofmay^ injGdtsfattione de fuoi peccati occupar/I iti^ altre molte volontarie pemten^^con porger materia à chi lo fentiua dt jìraordmario go^ dimento . or chi nonpotrà^Dio mio > confi- dare , che queft ' anima benedetta /coffa dal- la poluere delle quotidiane imperfetttoni con la contritione , lauata con le proprie lagrime ^ purgata con le limoJIne,purificata co 'l /angue pretiofìfìimo del Ftgltuol di ^io ^ ador?tata dt nuoua/oprauefle dt meriti non feggia in.^ Gloria alla menja delle Mo\z^e reali itL^ compagnia de gli eletti? V ardete Carità njer^ /o ilprofltmo lo mctteuaingelofìa dell' anime ricomprate co 'Ipretio/o /angue del Saluato* re :però gli capitaua innanzi alcuna don^ na di mala 'vita per cau/e temporalty non /c-> negaua lagiufìitia pitiche àgli altri tutti; ma po/cia prendendo rocca/ione , con gl'occhi fij?i in terra, f^ con parole prtuate l 'ammoniua.^ de ca/ìighi di Dio, della in/elicità del/uojìa-^ tordella perdita dell 'anima 3 ^ ciò con tale^

e-fEca-

0 %J T 1 O N E. 129

efficacia^ che non furono foche quelle^che par- tendo da luì contrite lafciarono il peccato; (^ per que/la *vta iftefja guadagnò molte anime perdute d'H ebrei y de quali alcuni tenne con incredibtl fuo gufìo d Batte/imo. E nonera,^ minore la comp anione y che moflraua dgliaf^ piti :s^ infermò 'Dn tratto ^vno de feruitori più 'vili di e afa , (^ come in te/e y che ilmalt^ s^aggrauaua ygli mandò il fuo Medico prò- prto.al quale lo raccomandò con ogni calde^ ;^^5 ma non giouandogli humani rimediiooU le il buon V relato celebrare 'vna mattinano n ordinaria à lui particolarmente Meffa per t infermo y ^ fi compiacque N J. Iddio difao re y che finita la Meffa cominciajfe quegli d migliorare yrifanando poi affatto. Ma haue^ maggiori ampiezize, Signori Ja compaf^w ne del Cardinale . Quante 'volte f trouaua lo fiato Ferrarefe in trauaglio òper le imminen^' ti inondationi del per li diluutj dellc^ pioggie , quando egli correua di fubito alla.^ Cathedraky ff) ad altre (f hit principali ad efforre ilSantif^imo Sacramento y ^ mdi ri- tirato nel fuo Camerino.eratrouato con legi^

nocchia

230 o %'A T I o N e:

nocchia in terra, con le braccia aperte 3 con h lagrime sugli occhi ^con ifojpiri in bocca [ìarfi auantt la diuotifìma Imagine di Chrtfto? gonfiaua il Pò^ e minacciaua riùne, ^ quefto no (Irò Mosè intercedeuaper la fua gente ^ ^ fiù "volte auuenney che cedendo ti fiume allcuj forT^a deWorationey sfogaua la [uà f un a ìtì^ altra parte ; e come non gli mancaua 'vigtlan-- xa in mandar molta gente alla guardia dt^ gli Argini 3 co/i abbcndaua di carità, facen- do , che tfuoifouuenijjero alle necefìta degtin terejjatì , chepatiuano il danno ^ con grandi]^ Jìma edtficatwne de' confinanti , ^uefia cari- tà 'verjò ilfrofitmo lo faceua largo dijpenfa" toredt limo fine. Egli operò^ che smftitui fife in Ferrara V opera de Mendicanti , nella ma- niera che forijce in altre Città ^ e largamente la fiouuenne . Egli per tre anni mantenne ho- norat amente tre buone *vcr fintile ^ che in ha* bito di Cappuccine da V enetta neltepo dell'- interdetto erano fuggite alt onibr a fiua.etanto s adoperò col Vejcouo di V errar a , i^ alcuni parttcolari^che njtde eretto il Moni fi ero delle ffiappuccine ddfoìuUmcti ^ che bora e ridotto

a£ui-

0 R A T I 0 N E. 231

giuflif^imo numero. Egli aiutò non foco con hmoftne , ^ autorità ^ che i T^adri Caffuc* tini haueffero/ìto comwodifìimo dentro Icujt Città di Ferrara ^ per fami vno de gli ampli JHomfieri, cheefii h abbiano per aimentura^^ in Italia . Egli oltre le Umojìne (Iraordmarie d'ordinario di/ìrihuiua à dieciotto luoghi tij cento feudi Vanno per ciafcuno , Egltproue- deuaàjue f^efe tutti li poueri infermi della_^ Città di Medici, medicine 3^ di contanti.ha^ uendo perciò ordinato à Curatile he gli denon^ ciaffero à lui, e quanto i tempi erano più tm* portuni per le neui ^ e freddi ^ tanto più egli aliar gaua la mano n^erfoi poueri E percht^ era lafua carità maggiore ^quanto maggiore era il bi fogno, ^ quello dell'anime delPurga^ torio ègrandif^imoy eglifaceua limo fina ^ per» che fi celebr afferò mille Meffe ogn ^ anno per quelle Anime de quali erano di poueri paren-^ //, da cui nonpoteuano effere fu(^idiate 5 oltre che hebbe in deuottone ^ ^dito che haueffe la _* morte d'alcun Prelato, di celebrare imme- diatamente egli [le ffo per quell' animarne mai ydi campana da mortilo nuoua^chefoffe mor'^-

to>

232 O R A T 1 0 N E.

to alcuno , eh 'egli fiamente non recitajfe il Salmo De profundis, /<^ qual confuetudine ritenne co fi tenacemente ^ che neffun luogo ^ oc-- cupationey ò compagnia fu /ufficiente mai à farglila tralafciare.^ualefoffe la Liheralitd, ^ M agnificenXa deW animo JuOi lodtmojìrò nel riceuer che fece il Signor Cardinale Al' dobr andini con grandi fimo (flendor e nelfuo ingreffo in Bologna , quando andaua al pof fejfo di F errar a^ ^ in tutti gli alloggi ^che ìtl-^ quel tempo, ^ in ogn altro fplendtdamente gli conuenne fare. LHumiltafpuò dire, che fof fua propria ; per che la natura y anzj la (uà 'virtù ipreuedendo ValteT^a de gradi , d cui doueua peruenire y thaueua proueduto d^una fomma humiltà , come V arte fuol prouedere allefahriche , le quali quanto più dtfègna dal- \ar al Cielo ^ tanto più le profonda nel cen » tro . §hie[ìa lo rendeua tanto diffrexZoatore difc [ìcjfo y che comunemente fi teneiia y chc^ chi lo ^oleffe di/guflare y poteua dargli 'vna^ n)ejìent4Gua, 'vn T{occheto ben lamratOy e cofe taliyle quali eghmiraua con 'vifo torto ynoìL^ meno che hauer ebbe fatto un pompo/o i cenci.

Troppo

O R AT I O N E. 2SS

groppo Jìfafeuafer tutto i cheti Cardinale Spinola era nemico di cerimonie , di parole^ gratiofei di complimenti, di adulationiy di afi fettationiy tt) che era infomma , come lo chia- maua 'vn gran Signore , tuttofoftanz^^ fen- Zja abbellimentOy e tutto ^irtùfenz^a inorpeU lamento : la onde come pen fate , ch'egli fentip quelle acclamationi y che neW ingreffo di Clemente Gttauo in 'Sologna nel ritorno da^ Ferrara mandò al Cielo il Jùo Popolo Bolo- gnefCi quando altro non rifonauan quelle con- trade, ne altro £cho redeuano quei portici xhe V'tua Spinola, 'viua si Ficelegato ? Le quali moflrando di gradire il T*apa , che Vhonorò con tutte quelle maggiori dimoftrationi d'af» fetto , che mai pano [late fatte à meriti d'alcu- noy à luijolo rendeuano dijgu/ìo . Ma coprii teui purea Dofìrapofta ilnjolto, Ailonflgnore^ che parleranno poco appreffo i muti marmi della Città nuouamente acqui (ìata.oue le (ira de dtriz^Zj^te, le porte da "voi aperte , le mura r fiorate , lefahnche rinouate, le Chie/e abbtl^ lite Cinfegne (copriranno delijoftroNome ; le quali, fin che durerà la terra , e la memoria

OD ^^

1S4 O \A T I 0 N E.

degli huo?mm3 ne imprimeranno ne gli occhia (^ negli orecchi ti Fina Spinola. Et per e ht^^ eprop'^to dell ^hnmile effer esaltato y non è da m tyamgliarfi yfe per le bocche de grandi, ^ d^ piccioli (ìa nufcito coft gloriofo il Cardi* naie. Innocentionono nel br ette lampo difua 'Vita lo mifse in Prelatura , ^ lo fece Refi- rendario dell'una, ^ dell'altra Segnatura^. C lemente ottano foleua dir nelle occorrenza ògrauiyò dubbie, che mira/sero ^comejì era^^ gouernatoin cajb fìmile Monfignor SpinoUy nfoluendo in ^n medefirno tempo 3 poter lui Jeruire per 'Dna Idea di buon Gouernatore^. Leone 'vndectmo 3 che in pochi giorni empi le grandtl^e di 'vn lungo Pontificato y diedc^ chiarijiimi indit^ di quei caratteri , co quali rhauea giànelfuo petto fcritto Cardmale^^ (ma quale di quei Senatori T^urpurati no?L^ Vhauea de fìinato al Cappello) ^ hebbe à di-- re 3 cheteneua per reliquie certi fcr itti , e pa- reri hauuti da lui in materia di Statojanto lo> reputaua tnfimili maneggi. Paolo F ^ ^^Jf^ alle 'DGci del Mondo, ^jdefuoi menti palesa ed fatti hfiima^he nefaceua nella prtma^

Pro-

0 \A T 1 O J^E. 13 f

Promotione con ammiratione di alcuni^ cht^ haueuano rocchio più deerte politiche ragio^ ni, che di meriti del PromoJJOi^ alrettif^tmo giudicio del Promouente. Che 'volete più^ dif- jfè colàT ullio-^douerfi fìimar gloriojò njnhuo^ moy Sidiligic mulritudojfi fìdem habet, fi cumhonore, ac gloria dignumputar. // Cardinale Spinola fu amato da i PopolÌ3<juan to hauete 'vdttO'^fùtn credito apprefjo i Pren- cipi, che gli fidavano le più difficili controuer- fie ifù filmato degno d 'honore 3 concorrendo tutti in opinione cofiante j eh 'egli non era an* Cora nel termine de fuoi honoriSiane^ Afcol-- tanti ^que (io fatto par agone degli altri, ^uan^ do su l principio di quefl ' annoy che è flato l 'ultimo difua 'vita 3 hauuta finalmente licen* za da Sua Beatitudine di lafciare ti gouerno di Ferrara doppo l'vndecimoygtunfe a Roma per paffarfene indi d quefìafua Chicfa, come che egli ambiffe 3 come fempre^ d' entrare fco^ nofcmto 3 nientedimeno fu co fi grande il con- corfo delle Carrozj^ei ^ la moltitudine della gente , che T^ma non fi ricorda d'hauer iw^ àuto infimil occafìone'vn giubilo maggiore

CG 2 ne

1256 O RA T 1 O N E.

negl'animi comuni , doue le genti correuano ter li 'Sorghi , e fer lejlrade , s ' ajfacciauano a i halcom ^ alle forte, faliuano fofr ai fog^ fi ter rimirarlo , ^ mirando diceuano, que» Jìi è ti Cardinale Spinola , egli è dejfo , è que» gli ; mentre eh 'egli meglio , che gli S ci f ioni , / Camtlli^i Pompei 3 i (^ efari trionfana ^ fer^ uendoli per Carro i menti yper (^orona /c-> lo di, per Campidoglio il Vaticano:doue il Pa - pa con ifiraordtnari fegni d* allegrezza Vac- col ^^ abbracciò , h) 'viua dimoftratione ne fu non folamente nel primo Conci fioro , che fi tenne doppo ilfuo arrtuo , aprirgli la bocca.f^ dargli il Titolo, 'vnico priuilegio all' età no^ fra } ma immantinente dichiararlo delld^^ Confulta, della Cougregatione intorno alSa^ ero C ondilo, delt altra, che fi tiene in materia d^ acque ^ e di molte altre, alle quali non sam- 7n€ttono,fe non te/le canute, e d'ifperimenta^ ta prudenza: par eua, chefiaffrettajje il Mon do di godere i frutti di quefla Pianta,che trop» prefto doueuafeccarfi. Ala 'veniamo hog^ gimai à dare vn 'occhiata al 'voflro ZeUnttf fimo^a(ìorefo (^enouefh che fu il ter ^o capo

' ^ da

0 KA T 1 O N E. 237

damepropofto.Facando quejla Chiefa fer morte di Monfig. Illujìrifs. Riuarola Arci- uefcouo nell 'anno MDC^ft finti infiammatcL^ dallo Spirito Santo la Santità di N. S, Papa Clemente y di /èlice memoria » di fo/lituirli que fio gran Prelato, (^ ottimo Cittadino (tal pietra a tal anello) nella qual elettione non^ fu alfi)lito preconiZjatOyma da Sua Santità fi come proprio motti, co/i di propria bocca di- chiarato ^ ^ quello che maggiormente deue^^ Jlimar/ìy /t compiacque Sua Beatitudine di far fi Oratore delle file lodi y portando in Con^ ci fioro marauigltofi encomi/ delle fue pregiate qualità. Etcomefequeflofoffepocoyglifc^^^ prefinte con le proprie mani del/uo Rocchetto i/ìe//o,che fìconfirua ancora con quelrt/pettOy che à fi 'venerabile memoria fi conuiene . Chi non hauerebbe detto , ohmie^che era deflinato quel Rocchetto à nje/ìir più d'un Papa, quan- do la morte , la quale adopera fempre con^j maggior crudeltà lafua tirannide contro^ coloro :,che piti 'vicini /corge alrenderfi eterni» non gli hauejfe trauerfata laflradaich'egli co fuoi propri meriti fi la/ir icaua ì Ma fintiti

meglio

23S 0 % A T I o N e:

meglio ySerenifiimi Signori; ftlgià che per da^ re i^njaggio della femf re coftante fìima^ irLs che hauete hauuto quejla gemma , che è fiata V ornamento dei 'vojìro f etto , hauete ^voluto con non 'vfato fauore honorar con la prt/en-- z^a "voftra le fue effequie^ non ut fiancate d*V' dirne gliencomtj ^ piangerne la perdita.^: Per apportare Chrijìo Sig. nofìro i con-- trafigni d'un ottimo Pajlore^pojè per fonda' mento egli entra per la porta , ò altronde^ y ficurOycheQ^ì non intracper oftium , fed afcenditaliunde,illefureft , & latro, doue nota CaietanOi che quella parola afcéderey?- gmfcafarfi (ìrada per propria indujìria ^ (^ yòrz^aiadoprando mel^ yfauori ^prejenti , in^ tercefìoniy d alche co/i lontano tlnojlro Ar^ ciuefcQUo y chefcorgendo V interno del Sommo Pontefice, afe riuolto flette prima in forfè dac^ cettar quefto grado ^ effendo egli più "vago di meritare^che di confegiùre, ^ poi adoprò quel- la fmgolar diligenz^a per non hauerloych' altri fuole mettere per hauerne de maggiori , ma Jentendoft aftringere dal Decreto Pontificio contra fua 'voglia 'volle , Accenna apprejjo

Chrt^

O R A T I 0 N E. 239

^hrtjìo quattro altri inciittj d'un 'vero Pa* JìoreMpyi^ode qualiè conofcer lefuepeco* r olle 3 f^ nominatamente chiamarle ^ per toc he dicono tutti ejfer necejfaria la refiden\a : il fecondo guidarle à buoni pajcoli: il terzj) met^ ter la 'vita per loro : il quarto far/i loro gui-- da con Veff empio. Di/correte voi.poicheame manca il tempo ^ alcuna di quefle qualità mancò ài 'vofìroy an^ in quale non fu raro ^ Jìngolare^ Il de/ìderio di (ìar/ì con quefia fua SpoJa(checon tal nome foleua chiamarti Gè* noua) era fi grande y che non rifinaua mai di chieder licenzia per 'venirui horda'Sologna^ hor da T^ma y hor da T errar a , ft) di queflo affetto h abbi queflo argomento foloyche hauen^ do in quejli 'vlttmi giorni prefentito il Signor Cardinale 'Sorghefcy quanto quefi^ aria gli foffe diuenuta matrigna , ^ fapendo com^^^ premere à NoHro Signore la conferuatione di quejìo granT^relatOyperbene 'vnmerfale^ della Chtefa , glt fcrtffe vna lettera piena di confolatione y intimandogli per ordine di Sua Santità il ritorno à Roma alla rinfrefcata^^ douefi trouerebbe meglio y (^ auui/aua N. S^

di

2^0 ORATIONE.

diferuWfidi lui in co di molto momento , à cui rifpo/è difuo fugno ilnoftro Cardinale^ quefte qua/iformate far ole: Alla rinfrefcata ò mi trouerò meglio di qudloyche bora mi tro- uo iònò ;fe , non farò io buono ferferuire Noflro Signore^ quefta Chiefa ; ma farò difanitdfiù intera, haueròprfomma gra* tia, quando ciò fa con /òdisfacimento dt Sua Santitdy di 'viuere^e di morire.affaticando aU la mia Chiefa. Et da quejìo affetto najceua^^ chef bene egli fìaua a [sente co 'l corpo à reg* gere gli altrui Stati , era -però sepre presete co la mente "vegghiandofipra quefta cura tn mo do iche tu poteui dubbitare if egltfojfe Lega* to più che Ardue fcouo io Arciuefcouo più che Legato. Quello poi^ch'eglt habbia operato à be* neficio delle pAe pecorelle in contrafegno di ri-- conofccrle.i^ dt chiamarle fi f or Je non falò in quei tre anni in circa , che gli furono concef^i di refden^ doppo la partita di 'Bologna , ef fendo diltgentem ^viftar tutta la Dwcefi, ^ efficace in prouedere 3 ma in quefti pochi meft ancoralo più to fio giorni ^ s andauano ofjeruan dofemi d ' abbondantifiime lferan{e. Si è ce- duto

0 %J T I O N f . 241

àuto /otto laJUa cura P a fiorale mantenuto in ui^ore il culto Dimno^re^olato ti Clero, eretti nuoui Monijieriy rifirmatigli antichi , ripa* rate le Chiefeifrouedute di Po/tori, ftahtlttt^ con entrate j aiutate di limo fine , arricchitz^ d^ Altari, rinouated'imagmiy abbellite con^ ptture,e fòmite di tutto ti ne e e ffar io. Errano, ohimefJenoua tu lo fai, per quefte tue Alota^ gne alpeftri,^ inacceQtbtli, anime fenz^a nu- mero 'Vagabonde per difetto di guida, roz^xe, incolte: pecore fcnz^a paftore ; mendiche fi tro- nano le (fhufe, fquallide , rouinate , fiche po- trebbe tal hor a dubitare alcuno, fi ah abitato ilpaefeda Indiani, oda Europei* Hor qud Jifio f occhio il tuo Pajtore come proprio ob- hietto del fuo ^afufìtmo zelo ,if) perciò no 71 1 contento d hauere con incredibili patimenti dell i fua per fona cercate , ^ ricercate tuttz^ qutlle (fhiefe caminando à piedi per luoghi dirupati, e balze, che f^auentauano queiy che tofeguiuanoj ma non già lui , a cui occorfe tal evolta trouarfì folo apafsar precipitù , in* troduffe ancor a^'on Seminario di Prette quel-

HH lo

24^2 0 R A T I O N E.

lo che è de^no di memoria .procurò , (^ otten* ne lainftituuone d'^vn M apjtrato particola^ re.oue fietoH Cittadini (oìltuano con propricy e procacciate limojlhe le mtferie di quelle^ C loie (e derelitte i di quefta fua t'apre fa fi è Jl or dato suljin^\concwfìa co fa che ha "voluto con'vn legato di molte m- la feudi fujfragar* la. Sono oltre di Ciò t Monifieri delie Mona* che "ona delle ptà importanti cure ^cheh abbi a-^ no i Prelati , e quefta era tanto d cuore al Si^ gnor Cardmale^ch ioga vdu dire di propria bocca quando ne me fi pctffM nel fuo ritorno hebli gratia di f irgli riueren^a^che horajpe* raua à 'hauerne minor trauaglio :> poiché non gli fcriffe mai alcuna di loro (^ non furono pocke^ pochenjolte.nè con poche parole)lt^ cut lettere egli non l'-gg^ffe con attentioney (^ rtfpondeffe loro con diligenza di fua propria, mano /"cof/ìt matta egltychemale fi metteua-^ no in bocca dt f ecolar ime gotti de Keligioft)la dulie hora farebbe pronto per confolar di prefenzji chi ne lo richiedeffe , ^ co fatti Vhà dimoftrato .poiché fubi io che fùrihauuto dal

'viag"

O T{A T I O N E. 2^^

'oi^gfèoja prima impreja che ft diede àfarz^ Ju li 'DÌ fi tare t Momften, nella qualfùnnone fifuàiire che fia morto. V er donatemi yS igno- ri y forje fuori del jtio luogo ho riportatoci queflo nel cjuale tratta del zelo di qucfo Prelato *verJo i Moni (ieri ^ ciò che gli accad-^ de in Ferrara^perche , come che non f appic-- caffè mai fuoco per la Città cui egli non 'vo^ lejfeafiifìere con lafua per fonale guardia d tutte r hore > intendendo però che di nottiL^ tepo s 'era apprefo in 'vn Monijìero di Mo* nache balzando diletto mexp "defìtto fcn\cL_s affettar Corte ^ guardia con 'vnjolo compagno m'vn 'volo fii prefentC:,^ hauendo deputato alla Cuftodia della porta Mon/Jg^ Ad affimi meritijiimo Vicelegato, che pur 1)1 era concorfo^ comefùjemprejolerttfltmo imi- tatore di queflo bel Prototipo, perche non s 'ìn-^ geriffe alcuno fi non neceffarto y egli entrò nel Aioniflero , e fatto ritirare in "vna fianca //- cura tutte le Monache confomma 'vigilanza prolùde à vn tratto air^viile, ^aWhonore di quelle Vergini. O Zelante Prelato vero

H H 2 imi- -

24^ 0 \A T I O N E.

imitatore di quel gran Cipriano ^iVqt^alc^ 'leggendo fi condennato à morte ^ ^ che Icu^ notte precedente alJUo martirio era mtlta.^ gente d'ogni banda concorfa à cederlo y rac-- tornando à fuoi T^rett la Cura delle Firgini, Cuftcdiri pucUas prxcepic, doue efclama.^ S, Agojìinoy ò zelum quanta intentione cS^ fiderandum^quanca laude pr^dicandum? quanto preconio commendandum eft ? vicina corporis morte nonmoriebatur in anima Paftoris vi^ilantia Paftoralis , & cu- ra tuedi Dominici gregis vlqj ad extrcmu vita: liuius diem mente fobria tenebatur* Oltre di quefto lafollecttjidme:,che haueua di mantener continue Prediche in quefla.^ fua Chiefa , Lettioni , Sermoni , ammaejìra- menti, dottrina (^ hrifìiana chiaro ?no[ìra* no il z^^lo di guidare à buoni ^ e ficuri pa/coli le fue pecorelle . Ne s"- dobbiamo dubitare^ che gli mancaffe quella Carità necejjaria ad 'vn vero 7aJìore dt metter la vita per fani' me à luì commeJJe,veggendo Fan/ietàiche ha- usua dt morire affaticando in quefla Chiefa;

ma

OR A T I 0 N E. 2^y

ma lo raccoglio io, A/coltantiy€tiandio per al- tro argomento . Deue il Paftore ricordarji, ch'egli è mezzano fra X^io,^ il Popolo ^ ^ per- che è propria idtce Paolo idt coluta che interce^ de , la Santità della 'vita^s'indu/Irià il buort^ Arciuefcouo di piacere à Dio perfettionandq fìejfo co l* arduità dell 'oratione ^ la quale fceua (attraendo l 'bore concejfe alripojfò del cor per darle alla quiete della mente ^ ^con gagliarde mortijicatiom della carne ^non fa» lo per li digiuni .di più giorni della fettim a- na 5 ma per ajpro cilicio injìeme ^ il quale fu fcopertOi eh ' egli portaua di continuo ^ (^ njno di quegli appunto ^ eh ' altre i^olte haue- fenato à San Carlo Borromeo^ *venuto^ gli alle mani per mezp di oTllon/ìgnor Fon- tana di feL mem , Vefcouodt Ferrara-, ^ altre "volte familiare del Santo , ft) io per me hauendo nf guardo alV innocenz^a^con che 'viffe il Cardinale no/Ir o , ^ al baffo fenti '- mento y che di fefleffo haueua , come non mi ferfuado , eh ' egli lo pori affé per bifogno prò - prio 3 ejfendo egli pur troppo macerato dalle

fuc

2^6 O % A T ì O N E.

Jue infrmità già molt ' anni , cofi mi à credere ^che pretendejje d'offerir quefìa. ps-^ niren^perlt peccati del fuo Popolo,^ quegli, che non ftntiua d' hauer meriti propri si compiaceua dt comparire innanzj a Dio 've* fìtto de gr altrui i f^ maf^tmamente di quel Santo Prelato , le cui virtù interne s^ era dato a rapprefentare in fi (ìeffo, come porta- r h abito efterno: dal che Jèguiua ^che to glicndoaje la vita , la daua alle Jue pecorelle con r intercezione i ^) con /' ejjempio per fo» disfare à tutti gli ojfitù di vero Paftore^.. Al quale effem^io dtfenitenl^i perche non mane affé ancora quello di patien2:a,pare- , che haueffe permejfo Dio Nojìro Si* gnor e i eh 'eglifoffe dtuenuto vn ber faglio di noie i di catarri , di dolori ^ di podagre y di chiragre y di freddure y e di tutte quelle p^f^ foni in fornma.che ordinariamente ctjuols recare la fragilità della no (ir a carne , On-- de nell ' vlttma venuta a Cenoua in vnifìef fo tempo lafta languente prefe7ì\% tempe-» r alle gre '^ZjZ. della Citta giubilante ^ ^

afsai

0 \A T 1 0 J\(^E. 1^7

ajfai prefìo fs fcor/ero troppo gagliarda te" Jitmoni della f debole falute , ^ hr tue 'vi- ta : perche appena haueua dato principio à ritoccare i negot^ della Jua Chiefa con lafo^ Ina prouidenT^z , e gtuftttia , quando caricò maniera ti male^ che fu co/ir etto di cede^ re alla necefìtd y/òttraendo/i ali* altrui com^ modo j e piacere : Et bene fminuendofi il numero de giorni crejceuano i dolori tan^ tOyche r*vdiuano taluolta i circoftantt pro^ rompere gwculatortamente con Dio nel fenfo delle parole di Gtob^ Qux eft cnim forti tu- do mca, ve fuftineamr necfortitudo la- pidum foititudomea, nec caro mea ca- ro cenca eft . Signore patientia. Signore di tutto ti Mondo patientia; nientedimeno fi moflrò nella gagliardia deW animo ? ^ nel- la rafjegn^tione nel diuin 'volere fempre^^ fimile a (ìefio ; La onde jentendo il man- camento di forz^e , ^ amoreuolmente la^^ gnandofi di non efjer con fmcerità auuifa" io da coloro , che non haueuano bocca per aprirla à si dulente nuoua , la mattina di

San

24^ O R J T I O N E.

San (]io. 'Batti fta 'volle ^dir la oPldejfcL^t ^ riceuere la Santif^tma Euchanfìta^ ter 'Viatico i doue al libro de gli Euangeh che gli portarono , perche lo baciajje ^fecon - do il rito Ecclefiaflico , non folamenie fece ritierenxa , ma (ìendendo /opra di lui Icl^ dejlra moribonda yproteflò con la bocca la Jua ^iuafede , ^ preparatione d^ animo di morir per quella ^ ^ con la mede/Ima dif^ofitione riceuè V Eftrema Vntione ^ che V ijìefjo giorno gli fu data alla triplicata.^ iflanz^ , che ne fece : indi con animo 'vera - mente Chri/iiano 3 fi) alla feruentefua hu^ miltà rifpondente mandò à chieder perdo - no à i parenti i ^familiari d' ogni difgu^ Jlo , e maV ejfempio , che loro hauejje dato, e nominatamente per quegli atti , che nel tempo deir^vltima infermità hauejje man^ dato fuori la 'vehemenZjt del dolore y più- che la 'Volontà, Il rimanente del tempo andò /pendendo in dolci Colloquijcon l ' ima» gme del Crocifijfo ^ non feruendo ad altro i 'varij Religiofi^ che V attorniauano 3 che ad

accom-

0 RA T 1 O N E. 249

accompagnarlo con oranoni, ^ ad appren*^ der da lui il "vero modo di confortar Ic^ anime in queir bora eftrema^ Finalmente ilF'enerdij giorno lui ftmpre mai hauu* to in /Ingoiar riuerenz^a per memoria della tajìione del Saluatore ^fu ' / tramontar del Soki infegno , che à te ancora , ò 'vedono^ Chiefa , tramontaua il tuo , nel giorno dt San (jio- Battifia tuo fingolartj^tmo Pro tettore , perche intende^ , che nell ' iflejfo giorno n^ acquiftaui 'vn altro ^ in tempo di ricolta y per dichiararti ^ che in cinquanta due anni d'età era diutnuto frutto fi agio - nato per la tauola del Ctelo , ripigliando qua/i miracolo/amente le for:^ già fmarri^ te ) inuocò chiaramente Giesù ^ applicando/i da jìeffb le medaglie , (^ gram benedetti alla bocca , ^ col patrocinio di cosi potente A meato s^apprefentò ficuro innanz^i altri^ hunale del Juo Creatore^ .

Huowo meramente in/Igne y la cui per^ dita è fiata di dolore infinito à i parenti ^ acerba a gli amici , ffiaceuole à Prencipiy

1 1 mole-

2,ro O R A T l O N E:

moleHd à grandi y danno/a à gV infimi ^

lagnmeuole alla ^fuhlica^à luìfolo di con--

forto»il quale prjode cangie itur e è andato

la su à riceuer ficuro il -premio delle fuL^

fatiche y (^ qtià già ha preuedtita certa la _3

fua immortalità :>co' l quale conforto fuoi

attendere à rafciugar le lagrimL^^

(fenoua sfacendoti degna tntan^

to j anxi fupplicheuole chie^

dendo alla Diuina^

bontà , che

ti fta Jtel nuouo Succeffore il

Cardinale Spinola

refìitmto *

C OSI

F F N E RA L I. in

Osi difle il Padre Gessi s e così con le maraui- elie del fiio dire corri * fpofe alla materia de' fuoi detti , che noii^ meno alla oratione Tua > che alla afpettatione vniuerfale , me- no alla propria^ eh 'all'altrui lode, com- piutamente fodisfcce. Onde , fi comò nelTun 'altro poteua riufcir più conface- uole a i meriti dcU'honorato ^ &airaf- fetto de gli honoranti, così non vi fu al- cuno y che fchietcamente non confcflaf- fe, hauere il gran Cardinale Spinola dal- le voci di quefto nobile Oratore non in- feriore applaufo confeguito , di quel perpetuo trionfo ^ ch'egli ftcflb haueua dair attieni fue medefime ottenuto.

Perche fenza lunghezza di fupcrfluo giro j anzi con la fola breuità del ncccf- fario camino, felicemente di compiu- ta Oratione à i prefidj termini arriuò, l'ampiezza de' quali dall'angufiia di pi- li 2 cioli

f/2 V F N E RJ L I.

cioli confini malageuolmenre permette il circondarfi. Moftrò con Tartc del moucre la fcienza dell' ammaeftrarc ; e con quella j e con quefta , la induftria^ del piacere anco nel difpicere accom- pagnata, la quale, auegna che dalla Re-^ torica fcouerta, tuttauia , perche fi tro- ua in pochi, rcndcfi ammirabile da tut- ti : E in fine , tanto fece egli con l'elo- quente forza della fua lingua lodatrice, quantocon l'amoreuole potenzadel Tuo valore affettuofo già operò il lodato : Impercioche, l'vno ingrandì fc fteffo co i propri] gefti di perpetua gloria, Tal* tro co'l racconramento di quei gefli , la gloria de gli ftcfii immortalò.

xVla quanto più compiuta riceuè l'orec- chio da lingua faconda hiftoria ve- race , tanto più abbondante accolfe la^ memoria dalla mentionc de i perduti honori l'occafione della fua pena,efom- miniftrò al volto la neccllìtà delle fuo lagrime : Onde noQ lafciò palpebra ne

F F N E RA L 1. ar/

gli occhi > che fofle afciuttaj anzi non la- fciò luogo nell'anima , che non foffo addolorato 5 penfiero nella mente, che non fofle afflitto 5 particella nel penfiero ifteflb che di affettuofa compafllone, e di compaflioneuole affetto traboccante non fi ritrouafle : E tali' hor fu , chi del- l'angofciofo patimento impatiente^hau- rcbbequafi voluto non fentire, fcnten- dofi dal racconto di quella fofpirata vi- ta :, e le pafl^ate fue fortune , e i prefen- tanei fuoi Anidri , raccontare : In quelU guifa appunto, che ad Augufto ed alla^ Ibrclla Ortauia già interuennes quando, Vergilio dinanzi à loro quei verfi dell' Eneade recitando, oue ad Enea dal pian- gente Anchifc l'imacura morte di Mar- cello figlio j e nepote de i medcfìmi fi narra, amenduni si gran duolo, eda copiofe lagrime occupare improuifa* mente fi fentirono, che ordinar filentio al Poeta tomamente furono coftrctti. Che marauiglia dunque, fc Genoua,

madre

2/4 r rN E RA L 1.

madre già fortunata di figlio au- uenturofOjVcggendo nella morte di quel- lo i fuoi fauoreuoli in contrari) auueni- menti effer cangiati 5 e fentendofi da elo- quente bocca, de gli affetti motrice im- periofa , nelle lodi del defcritto le pro- prie perdite defcriuere, con flebili dinio- ftrationi di lagrime dirotte cfprima il gran dolore , che nel fuo petto mifera- bilmente ha radicato la priuatione di quella vita , acerbamente à morte per- uenuta. Quella vita, che, in ogni bo- ra non fu perferta, bora non hebbe però intiera di imperfettione 5 e però dalle bo- re fue ben impiegate^ ben degnamente il nome di Horatio poflTedeua , e ben^ giuftamente il nobile epiteto di queir, adagio Homo omnium Horaru?7'2 meri- taua . Quella vira, che in ogni arcione più importante fu per Sapienza rilucen- te, per Prudenza sfauillanre, perGiufti- tia rifplcndente : e però dairimacolato fuo procedere il nome ancora di Marcel- lo,

F FN E RA L I. 2fs

Jo jcioè d dire, terfo.ò politOjrichiedeua. Quella vita, che mille fiate a mille peri- coli per la grandezza della Romana_ Chiefa valorofamente arrifchiata , au- uantaggiò il titolo d'Horatio Cocloj, vna volta fola per la Romana conferus- tione à flrage efpofto . Quella vita, che, per famofi fcaglioni di maeftreuole vir- tù ogni momento slle cime della gloria Sormontando , induceua la Metropoli Apoftolica à fondar di lei più ftabili (pc- ranze, che non concepì già di Marcello la fua Patria feliciffime aipettationi.

Si fi la vita di queflo mortalmente noi piangiamo, che fu Horatio per na- tura , Marcello per accidente : Horatio per qualità del nome , Marcello quafi per breuità del viuere : E d'Horatio, e di Marcello, e nella vita, e nella mor- te , non men nel merito imitatore , eh' emulo neirhonore: Perche al valor dcll'addottiuo fuo figliolo non pur la^ fomma dell' Impero Augufto dettino a

ma

.''?^

ifs F F N E RA L 1.

ma gran parte del dominio, ancorcho giouanetto , confidò , come riferifce Tz* CìtoCaterum ^ugujiusyfub/ldia domina- tioni Claudium oMarcellum , fororis fi* lium y admodum adolofcentem ^ fonùficatUi (g^ curuli adil'ttate extulit, anco al valor di queflo meriteuolc fuo figlio, l'Eccle- iJaftica Rcpublica , fi come per auuentu* le la Monarchia del goucrno Spirituale già augurò, così l'amminiftratione de* più importanti reggimenti di elTa dalla prima giouentù di lui ben conferì, ha- uendo m lui fin da fuoi primi giorni ri- mirato quel che fi:riue Claudiano .

Mens ardua Jemper

A fuerOitenerisq^ etìamfulgehat in annis. e fc airhonor di quello fu dalla Madre vna libraria , e da Ccfare vn Teatro fa* bricato 5 cornee autore Plutarco, Inetus honorem aJ^Iater Oéìauia bibltotecam dedi-- catiit , Cdejar Theatrum , quod nomine^ Marcelli in/crip/ii yVcrt^Luno alla gloria^ di qucfto i libri de' più celebri indnzzatij

fi come

F F N E RA L 1. 2x7

ficome viene al fuo gtan nome dalla fua cara Patria vn Sferico Teatro entro il ricordeuole fuo Core ftabilito. Ma quell'altro Horatio, per la faluezza de' fuoi la propria non curando , efpofta^ contro innumerabili nemici la Annoiar fua intrepidezza , operò;, che il ponte di- uifore in tal modo fi diftruggefle,cheà lui fteflb, nonché al nemico, il necelTa- rio varco s'impediffe^ il noftro Horatio inuitto, mentre tutto quanto per la di- fefa dell 'Ecclefiaftico Dominio generofa- mente fi affatica, più tofto che nulla à' fuoi faticofi trauagli acconfentire, noru permette, che lo flame della propria vita dalla propria fatica gli fia infranto /E bene con quefta differenza, che, disfa- cendofi al noftro Heroe facrato il de- bol ponte della humana Vita, di quelle rouinevn'alto ponte per la VitaCclefte s'inalzò 5 in ogni modo noi; perche, per r.oftra mifcra fragilità, tanto non fappiam forcificarfi nell'animo, quanto egli feppe

KK ingran-

if! F r N E RA L 1.

ingrandirfi ndl' anima , la preferite ceca- fione di tanta contentezza a Iui,conuer- tiamo in materia di tanta afflittione à noi, che in v^ece di confolarci, foUeuan* doci alle fue Cclefti altezze con quella Ra- gione, della quale il Cebà>

Quella T^gioft , che yfi contrario 'velo A t occhio human no toglie^ non conteicp Grida y chei JòlUnar la mente in Cielo £7 regno filo ^ ond' huom lampeggiai ejplendc^. dalla miferabilc confideratione, che ne apporta la perdita del noftro fofpiratoBc* ne ogn'hor più viuamente amareggiati^ pcrisfogamento della noftra interna do- glia quelle voci amaramente richiamia- mo , che al morto Anchife Enea pietofo, apoftrofando, profferì .

Heu genitore omnis cur^y caJUsc^ leuame^ Amitto Anchifim^hic meJPater opime ^

Dejensy heu tantìs neccjuicquam crepe fsriclis^

A

A te, ò gran Defunto, à te riuolta la tua Patria inucdouita, la tuaGenoua,già per te tanto contenta , hor per te tanto fcon- folata, queftevoci medefime con Tiftef- fo affetto amainuiarejla tua perfona di figlio in quella di Padre ad arte commu- tando 5 pofciache Padre in certo modo, e figlio può appellarti. A te palefala in- teftma guerra , onde il tiranno fenfo con l'armi della tua Morte la danneggia^, mentre porta ne' pallidi fcmbianti le me- de infegne dell'anima addolorata. A te dimoftraquafi non hauer più altro di vi^ tale, che i fofpirimè meno affolutamen* te il refpirare per mezo di qucfti, ben che folleciti , eflcrle permeflb: mentre quefli iftcfG da precipitofe lagrime di momen* to in momento le vengono interrotti.' A te, pur tra i fofpiri,ei finghiozzi ar- ticolar'alcuno accento mai concedu- to , altro non sa dire , che querelarfi j do* la lafcÌ5 come la lafci 5 pericolofa ne i perigli. Tu, che da i pcri^Ij col tuo fcnno

iCK 2 la

260 T F N E RJ L 1.

la guardarti :Tu, che dalle ofFefe col tuo zelo la difenderti :Tu, che d'ogni beno col tuo amore l 'arricchirti : e nel fuo do- lore violentemente riferrata, al fine efcla^ ma. Oh delle terrene fperanze trop- po variabile fortuna. Oh delle fortu^* ne humane troppo inhumana condi- tione. Dunque è pur vero, che fono^ co^ me AìqcT^lcmo yCunBa mortal'mm incer- ta? Dunque è pur vero, che nell'incerta qualità del dubbiofo ftato loro querto fo- lohan di certezza, che in ftato peggiore, fdrucciolando, fi permutano? come vuol Salufiio,/////;^^;^^ res fìuxx fempr in ad* uerfa mutantur . Dunque è pur vero, che ogni cofa più riuerita dall'importuna^ Morte indifferentemente è profanata .^ come afferma Ouidio,

Scilicet omne facrum Mors iwportuna^^ profanati Omnibus ohfcuras inijcit illa manus .

Dunque è pur vero ,che a guifa della^ poluerc, ò dell 'ombra noi n'andianu

fparen-

FFNERALÌ. j6i

fparcndo ? e che non tanto rapidamente entrambe fi difperdano, quanto le fperan- ze di quefta tranfitoria vita fi confuma- no / come fcriue il Petrarca^ ,

y eramente ftam noi polvere ^ ^ omhra^ Veramente fallace è la J^eran'KCL^^

Ah y mentre ella rimane della tua vita , e delle fue fperanze fproueduta , non ri- manga la tua Città di fcufa compaflione- uole fguernita . E , ti piange » e fi duole , non fia però di poca fortezza d'animo in- colpata-.che'lnon moftrar'afFanno,quan- do è da giufto , non men che poflentc dolore cagionato, crediam più tofto ef- fetto di pufillanime ftupidità , che atto di magnanima fortezza 5 la quale, fecondo Ariftotele, fra la timidità, e l'audacia-, confiftendo, ben prohibifce il difperarfi, ma non vieta ildolerfi. E fappiamo,che Pericle , per altro fortemente animofo, perduto Paralo fuo figlio, quafi il folito coraggio, in infolito auuihmento com- mutando i dal dolore, anzi che vinto , fìi

ab-

2gÉ r r N E Rj L 1.

abbatuto 5 e però da gli vlulari , non che da i pianti, non fi aftenne. E darà il co» re à Madre , che il core ha perduto nel defunto figlio , di cficr moderata nello doglienze ^contenuta nelle lagrime ? atti- nente ne i fofpiri ? E, quando non altro, non le farà dato in riÀoro il trattenerfi ne i lodeuoli raccontamenti della vitat eh 'ella piange? ben che fiano i medcfimi reiterate punture della piaga , eh' ella nu- dre ? Anzi vn tempo dalla pazza Genti- lità quelle donniciuolc , che Prefiche fi chiamauano , ad inuitar' i pianti de i ri* ui con le lodi de i morti conduceuanfi, non verranno à grado in quefto luogo quelle voci, che non à fatti di lode im- meritcuoh,ma ad immenfo merito do- uutc,non da lamento artificiofo di mer- cenaria plebea , ma da trabboccante com- paflionedi anima gcnerofa fi conuengo- no?

Fu apprcfTo gli Egitti) cofìumato, pri- ma che l'elTcquie altrui compiutamente

fi

I

F FN E RA L 1. 26}

fi adcmpieflero , che il Sacerdote da vn* Erto pulpito aU'afpetto di tutti, la ferie cutta di quei fatti , che furono già nella^ vita di quel morto conofciuti, diligente- mente raccontafle , con tale conditione, che,fc preualeuoli alle buone foffero fta- Ce le ree operationi , infcpolto quel cada- ucro fi rimancffe : come all'incontro di honorate mentioni apparendo egli for-: Jiito, d'ogni honorefi adornaflc.

Ma con quar honore non accompa- gnerà il Mondo il noftro heroico Prela- to ? la vita del quale di attioni di tutto pregio traboccanti, in ogni tempo foflc fecondata > poco auanti dal facondo , e puro Sacerdote, nel pulpito fahto , fufK- cicntemente habbiamo appreflb. Noa» habbiam noi fentito veracemente rac- contare Tinnumerabili eccellenze dellau. fplendida fua vita , fattamente delle più illuftri virtiìdouuitiofa , diedi lei haureb-, bono fatica i fccoh futuri à credcrfi ciò» che diki^fupcrandoogni credenzaVnon

fola*

264 F FN E RA L .

folamentc per bocca di tanto Oratore fu narrato, ma con la tromba della Fama^ verrà di età in età teftificato , non forte- IO teflimonij i fuoi fatti indicibili, della fua vafla lode^ caratteri indelebili ì

Confermerà la Fama in ogni tempo quel 5 chea noi moftrò la proua in ogni occafione : e , fatta effa Oratrice , co i ve- ritieri fuoi ragguagliamenti conterà, co- me il gran Cardinale Horatio Spinola, quafi gemma legata in oro, ò quafi face a face aggiunta, la ferenità del fuo nafci- mento con lo fplendore della fua vita ac- compagnò, fapendo egli alla nobiltà de i natali quella nobiltà de' coftumi con- uenirfi, fenza la quale in Platone Tcmi- ftocle confefia , non poter' il Cittadino per naturai nobiltà nobilicarfi . Fatetur T hemijìocles requiri eam induflrlam 3 ^ wores ^ citra quos nobilis patria ctuem non nohilitat. Onde non pur' il chiarore del fuo lignaggio egH il!ufl:rò,ma fi fcoprì vakuole a chiarificar fteffo per valore,

quando

qaando non fofTe flato chiaro per natu- ra 5 nel modo, che riferifce Liuio di Cato^

ne . Sed omnes -^atritìos , pkbewsa, noli- lifÈiinarum familtarum M, Porcius longè antctbat. in hoc viro tanta njis animi , ingc^ ntj^^fuit , 'vt quocunq^ loco natii s ejjet , foriti^ nam fìht ipfe fiéìurus njtderemr .

Aggiungerà, come quefto nobihìiimo Signore^ non per ambitione di propria, lode, ma per auuidità di proprio meri» to, amò Tempre viuere, più che nclla_, gloria dvTuoi^ nella Tua : E, più di que- fta ;, che di quella fi pregiò , fu, perche co- nobbe,, quella quali dono naturalmente dato, quefta quafi premio faticofamen- te acquiftat05 quella quafi dalla forte proceduta , quella dallo ftudio confe- guitaj quella quafi da riferirfi all'altrui nome, quefta da applicarfi al proprio vanto j ricordeuole, che Solone (bica di- re, Che meglio era farfì , chieder fatto il- lurtre : E, che VlifTe ad Aiace rifponden- do,fifà forte con quei detti del Pvocca,

LL Nec

2^6 FUNERALI.

. . . Nec Janguinis ordo f Sed uirtutis honos Jpolijs quaratur in iftis . Perche alla fine, come vuol Giuucnalc , T^ota Iket 'veteres exornent 'vndi^ cer^ A tri a 5 nobili tas fola ejì^ at^ 'vnica^^ ^irtf4s . Dirà, come egli con la viuezza dello fpintOjchc gli diede la pcrfpicacità del- la Natura, vnl la fatica dello ftudio,chc gli fomminiftrò la neceflità dell'Arte. On- de, fc con quella fu accommodatoà mi- rar' ad vn tratto le più minute circon- ftanze de' più malageuoli negotij , con., quefta fi moftrò collante à voler prima morire , che, mal viuere 5 che viucre fen- za fapere5che fapcrc fenza operarejche operare fenza giouare, E , non fi curò della fatica, fu , perche faticò con alle- grezza 5 e prouò quel, che Tullio al Sena- to Romano proferì. Onus non eji appel^ landum , quod cwn l^titta feras , ac 'volu* fiate ^ ma foffrì con allegrezza , per opc-^

rar

VVNEKALl. 26 f

rar con giouamento 5 fapendo, che la. Virtù muore per negligenza , non vi» uc per attione. Onde Horatio.

Paullumfepulta dijìat inertiie Calata Virtus .

Narrerà , com'egli con la giudiciofa vigilanza, la vigilante fpeculatione dc- ftramente aggiuftò: Onde , la guida dell 'ingegno il tenne fuegliato in ofler- uar le vicende continoue de i tempi , de i luoghi, e delle genti 5 la fcorta della fua prudenza il tenne follccito in ponderar le quahtà differenti de i cafi , de i peri- coh,e de i rimedij:E,fe la fua Theorica Io rendè pronto ne i partiti 5 auueduto ne i configh $ accurato negli ordini 5 la fua pratica il fece rifoluto nelle dclibcra- tionijanimofo nelle fpeditioni 5 intrepido nelle cfTecutioni : Ma , haucndo impara- to da Platone, che, Kìdiculum ejì icurn^ qui s fua ignoret 3 aliena Jcrutari gefta^^i pnma fu offcruatore di flcfTo , cho d'altrui: prima moflrò feucrità de'pro-

L L 2 prij

^6E F FN E RAL 1.

prij còftamijche anfietà de gli altrui ma-^ li --prima diede legge à femedefimo, che norma d neffun*' alerò : e cale fu ne i co- ftumi, quale fi dimoftrò ne gli ordini^ confoime àMenandro.

Si Iufìt4S fueris yfnores habehis Tamquam leges .

Vanterà , com'egli col maefteuok a* fpecto l'affabile procedere benignamen- te accoppiò. Onde fcppe obligar gli ani- mi alcrui per ogni ftrada, perche i debi- tori non fapefleio difobligarfi per ogni diligenza . E però, quanto più fu deftro in conofcergli iiumori , e quanto più fu de- lio in preueder gl'inconuenienti, tanto xnen fu pigro in (chiuar i pericoli 5 e tan- to mcn neghictofo in preualerfi de i ri- pari. Non incraprefe affare alcuno, che al propoiio fine con vtile altrui no 1 con- ducelfe : ma non condulTe d fineil publi- co beneficio, che no'i guidafle con la fodisfattioncvniuerfale : tutto perche col tcforo della fua beaeuolenza s'jmpoifef»

so

F FN E RA L I. 269

so dell'altrui buona volontà , come fc hauefTe letto quel di Ouidio,

Vt ameri s y amabilis e/Io .

Non tacerà , com 'egli con la ftima del proprio honore il difprezzo dell'altrui lode innanellò. E mentre fu non men follccito in fuggir le dignità, di quello, che foflTe diligente in meritarle 3 altrettan- to in ogni tempo fi burlò de gli altrui detti, quanto in ogn'hora fi adornò de' proprij fattici quali non curò, che fcm- braffeio riguardeuoli ad alcuno 5 ma^ gl'importo , che foflero riguardati da tutti : anzi, non men che Liuio Drufo ma la cafa materiale, egli l'edificio del fuo core a gli occhi di tutti manifefto fi bra- mò : e 5 quafi fcolare di Socrate , à i defi» derofi di Gloria quella firada egli additò, onde procuraflfero d'effer tali nell'efFec- to, quali effer vorrcbbono nell' opinio ne; conforme ad Horatio.

Tu re de 'viuts , fi curas effe , quod andis.

Subhmcrà, com'egli con la fua cor- porale

27^ r rN E RA L 1.

poralc delicatezza la fua magnanima for» tezza collegò. Onde, quanto poco egli Tempre s'imaginò di hauer à trattenerfi in quefta Vita tranfitoria, tanto pili fi af- frettò di prepararfi all'altra fempiterna. E, mentre in lui ogni momento andò del pari, con l'auidità del morir bcne,l'ab- borritione del viuer male 5 à quella fola maniera di vita egli diede opra, che foli tra la moltitudine de' mortali ne diftjn* gue viui. Per tanto, fi come egli poco (li- mò la fua vita honoreuole , così bra* la fua morte honorata . Sapendo, che l'importanza della noftra vita, non già nella lunghezza, ma nella forma del noftro viucrc s'intendes Onde Seneca. ^uàm bene "viuas , re/eri , non quàm diu : l^ f<tfe in hoc e fi bency ne diu.

Publicherà;, com'egli co'l reggimen- to dc'fuoi Popoli il gouerno dell anima propria congiunfe : che, di quefto fo- pra tutto curandole quello non trafcu- rando,5c ad altro mai non attendendo,

fece

T V n E%A L I. 27 i

fece in ogni tempo i più Rcligiofi dalla fua inticriflima bontà vederfi fupcrati : i più faputi dalla fua fcienza rimaner con- fufi .• i più arguti dalla fua perfpicacità fentirfi preueduti : i più morali da' fuoi coftumi ritrouarfi auantaggiati :i più po- litici dal fuogouerno confcflarfi addot- trinati . E conchiudcrà in fomma , che quello , il quale, giouando à tutti , ad a^ cuno mai non ha nociuto in vita, quel mcdefimo a tutti ha nociuto in morte $ togliendo quell'aiuto al mondo, che dal- la fua mirabil vita marauigliofamente ri- ceueua.

Stimerà la Famanc'preconizati vanti di vn tanto huomo d'inalzar foura fc medefima ftelTa. Onde efTa di quefto eternerà le glorie, per defiderio del fuo honore,fc d'altri hcroi fuole auuiuar le lodi per debito del fuo officio . E di qui è, che de gli huomini Illuftri tanto per fole fi chiarificano le attioni , che poco ncccffarie farcbbono le funebri oratio-

ni.

212 F F N E R A L 1.

ni , non riufciflero più aireffempio de* viui,che alla bifogna de' morti accomo» date: e più tofto non porgelTero occa- fione alle radunanze di adoperarfi con maggior' oflTcquio verfo il Cielo, efferci- tando in queiratto^atti douuri di grati- tudine verfo gli altri, e giufte dimoftran- ze di compuntione verfo loro proprij .

Sappiamo, che la Rcpublica Greca, e la Romana dopo l'Oratione recitata de i gefti del defunto, preceduto à fuon di tromba vn certo fcgno, alle nenie fune- rali inditiopubIicato,peradempire le ce- rimonie loro , intorno à quel cadauero fpingeuanfi : Quello per tre volte in giro intorniauanosper tre altre d'acqua lim- pida fpruzzauano 5 d'odoriferi profumi indi fpargeuano. E però vnaftatua gran- de, tutta quanta d 'odori fabricata , per addobbamento maggiore, e per maggior horrcuolezza fu nel Rogo di Scilla ince- nerica: Edera legge, onde àgli fpettacori del mortorio comandauafi l 'aUìfterui

per

T y N E RAL 1. 27 j

ptr dolor' eftremccome fcmiuiuÌ5 e come fcnon molto dopo haueflcro à morire, Tanto potè ancora la ragione dellaNatu- ra in quelli , che non hcbbero la ragione della Fede . Ne irragioneuole e il mirare, che,fe ben' clTi di quel verace fentiero^chc alla perpetua faluezzanoi conduce, non furono auuifatijn ogni modo certi au- uilì di ciò , eh 'al noftro vero culto fi ap- partiene anco nelle cerimonie loro di-» moftraronoj quafi fanciullo, che le cofc de i grandi , balbettando, accennajben» che le accennate cofe mal conofca^me-^ no diftingua, e nulla efprima.

Ma qua à noi per debito di fede ^ per pagamento di vfo conueniuafi , dopo l'hauer del noftro Morto fencite le ma- rauighe,far si^ che il fine dellVdira Ora^ tione imponcfle principio a quelle effe- quie , la fagra pompa delle quali fofTc alla Maeftà di quel Defunto, & alla pie* di quei viui, che intorno gli affifteua- no, corrifpondcnti . Ecrchc^dato daltó

- - MM fquillc

2/4 T F N ERA L J-

fquiilc funebri di quefti vltimi offici) il lamenteuGle fcgnale, intorno al Carafal- co il Clero, con malinconÌGÌ apparati ia dofTo , e con acccfi doppieri in mano,, molto numcrofo fi adunò. Quefti le di- sine preci ^accompagnate da i chori Mu- ficali , vi canÈÒ. 11 VG^couo^re le altre Ec-- clcfiaftjchc dif>nità le cerimonie facro* fante, e dtiracque benedette , e de gli odorofi inccnfi vicendcuolmente in tri» plicati giri ne adempierono 5 e con le Di- uine Orationi,c con le folite benedittio- ni quell'anima felice accompagnaronOo. E chi non accompagnò co i pianti quei funefti canti ?Chi non fi chiamò ve-^ douo della vita^fiiTando la confideratio- ne in quel gran morto/ Chi non lafciò- vagare apprcfTo lui conturbate le poten- ze tutte della fua mente addolorata? Chi non moftrò dell^inerticcabile fua pianto» hauer tutto rigato il proprio volto /e, già le madri antiche dc'fuoilaceriCapel'^ Il fpargcuano i fofpiraii lor figliuoli 5 aa-

zi

XI gli amici co i defunti àrriici, fino à* tempi d'Homero, quefto ifteflò coftu- mauano/Onde nella Iliade il Cadauero di Patroclo de' Capelli d'Achille ricouerto fi trouò 5 Chi chi,da fc diuifi tutti i capelli de i propri] penfieri,foura del fuo buon Cardinale tutti vnitamente non gli fparfe? £d ecco quefti fparfi penfieri ,in fe- condo campo feminati , fpuntar di non veduto gufto fccondiflìmi germogli . Ec- co già produrre quefta amara radice del dolore all'anime dogliofe inafpcttato frutto d 'ineftimabile conforto. Ecco che priuilegiati della fua cuftodia otteniam noi , per l'effetto della fua mtercefllone, m Cielo, quel, che non poteuamo con- fcguire, per lo difetto del nofìro fenfo, in Terra. Ecco, che, quanto megHo co i penfieri noftri in lui ftiam fidi, tanto più fi fentiamo allumar rintclleito, quanto men d'intendimento era capace. Ecco, che la dettata ragione fquarcia da noi la nuuola della paflionese, togliendo con

MM ^ le

27^ rrn E KA li.

\t pioggie de' noftri pianti i diluuij de* nóftri affanni , ci confola , auuifandonc col Bembo,

// Signor , che piangete , e Morte ha toltOy Hor su nel Ciel più che mai chiaro

Del mondo , e defuoi error libero , c^ fciolto . Già veggiamo , ò Spirito felice, le tue chiarezze . Già co' tuoi bei chiari i no* firi errori raffiguriamo . Già conofciamo> e confeffiamo infiemej che, mentre fa^ ccfii partenza dalla terra ^facefti viaggio verfo il Ciclo, oue la vermiglia rofa del- la nobile tua Spina, da gli Aerili difcrti di quefto mondo ne i domeftichi giar- dini di quella ffuttuofa patria trafpian- tata$e non piìi dalle ingiurie del tempo formidabile battuta , ma dall' empirea fcrenità fauoreggiata 5 non più da conti- nue punture offcfa , ma da perpetue ru- giade cuftodita> aprirà ogni ftagione la porpora fiammante della fua accefa ca- rità 5

F F N E RA LI. 277

ii^à$ rallcgrandofi in quel mattino, che mai non cade à feraj onde il Cafa propria- mente à te può dire,

E colCiélti rallegrile in lui r ina/ci ^ Coni à farle miglior translato face^ Lieto arbofeel . . ,

Ti piangeremo adunque ? Ah non fia vero :Che, ancora appreffo gh* antichi non fu lecito per legge di Numa il pian* gere i loro morti oltre vn certo afligna- to fpatio di tempo 5 e Licurgo in vn^ deci giorni per editto il confermò 5 noi» nell'vndccimo giorno appunto della tua Morte, non imporremo à noi medefimi quel ragioneuol termine di douuta quie- te, che, per efferc ftatuito dalla ragione^' vien dimenticato dalla legge/ Tanto più, che , i legislatori in que' tempi fola- mente hcbbero per ^xì^y che dalle con« tinuate lagrime non fi rouinafìTero le fa- miglie, in quefti principalmente n'è im- porto hauer per mira , che dalle impa- ticnti noflrc angofcc non fi diftruggano

le

211 F VN E RA LI.

|c anime fedeli. E fc in quei fccoli mol- ti non pianfero i fuoi figli 5 come Marco Catone quel tanto fuocaro, e già Preto* re defignato / Quinto Fabio Maffimo quell'altro, già eletto Gonfole: Lucio E- milio Paolo quei due di grande afpet- catione, che in pochiffimi giorni egli per- de 5 in quefti alla fine non imporremo qualche fine al noftro pianto, ò qualche tregua al noftro affanno, non già, come quelli, per filofofica dimoftratione di te- nieraria fortezza 5 ma, come Chriftiani^ per ragioneuole coftanza di profeflata re- ligione ?

Troppo perauentura habbiam già ^pianto ; pofciache i pianti delle noftrc doglie fono fatti otTefa delle tue voglie i Che , ne i pianti fi condifcono gii ho- lìori , tu , che haucfli in difgrado reflcf honorato dal mondo, mentre che nel mondo dimorarti ,hor che farai, che d'al- tre grandezze,che delle terrene, per quan- to fi può credere ,hai fatto acquifto /* £ fc

ne

F F N E RA L I.^ 279:

ne i pianti fi cfprimono i tormcnti,hor che farai, vedendo noi tormcntofi in-, quello, che maggiormente per la tua gio- ia dobbiamo cffer contenti ? Macompa- tifci^efcufa il tuodeuotogregge,òamo« reuole paftore rGioui à noi Thauer fco- perto à teil difetto della noflra paflione, per non coprire al mondo l'effetto del- la noftra dogha . Benché non poteffe du- bitar del dolore, chi è ficurodellamore; ti paia firano , abbondanti fono ftate le noftrc querele , mentre fai pure, quanto copiofi per la tua perdita fiana f imafti i noftri danni 5 onde pareua ben dritto, che nel tuo funerale fi raddop- piaffcroi difpiacerÌ5 poiché non la Morte di vn folo noftro bene ^ ma di tanti, quan-? ti furono i raeriteuoli tuoi fatti> nella tua^ tomba feppeliti , lagrimiama.

Confohfi homai con la tua Pàtria af* flitta il mondo fconfolatoj che, hi perduto vn gran Paflore in terra, ha guadagnata vn à gran Duce in Cielo 5;

oue

F F N E KA Lì.

oue, perche ti fpcriamo pertua gloria, e noftro beneficio peruenuto, conchiudia- mo con Vergilio .

Candidus inJUetum miratur limert^

olympi y Subfedibus^^idet nubes , ^ J^^dera

Daphnis Perche , bene quefto luogo à Giuho Ccfare,fotto il nome di Dafni fùindriz- zato 3 in ogni modo , non mi trattenef- fc la ragioneuole temenza , che il mio proliflb fcriuere faccia parer tediofo quel, che di te fcriuendo , haurebbe à dimoftrarfi gratiofo, di facile io proue- rei , che quanto à quello impropriamen- te, tanto à te ragioneuolmentc i foura- detti carmi {{ conuengono.

Poiché quegli , come Tiranno, & in* uafore dellaPatria, fatto reo di ogni bia* fimo ne viifci Tu, come della Patria e Figlio, e Protettore, fatto merircuole d'o-^ gniIode,ne viuefti. Qucgh fìi pieno ài iafto , come moftrò neirambirela.digni-

ti

F FN E RA L 1. 281

del Sommo Pontificato^ non douuta* glisTu fofti colmo d'humiltd, come te^ ftificafti in non dirizzar mai le diligenze, ouc t'inuiauano i tuoi meriti. Quegli, gonfio nella profperita,amò l'adulacio- ne^c reffer' appellato Dio: onde Vergi- lio di lui .

Deus Deus ìlle , MenalccL^ .

Tu, modcfto nella grandezza, i terre- ni applaufi difamafti 5 onde Horatio qua- fi di te.

T{eJponfare cupidinihus , contemnere ho- nores , T Ortis ;

(Quegli fiiinuentore dipriuate riffe, e di publichi tumulti 5 Tu fofti autore di priuace paci, e pacificatore di publiche difcordie. Quegli fu difenfor di federa- ti j il che fi vide nella difcfà , che diCete- go, principale efiecucore nella congiura. Cacilmaria defcinato, egli abbracciòsTu fofci acerrimo punitore de' maluagi : il che fi conobbe ne gli eflcmplariffimi ca-

N Itighi,

2/2 F F N E RA L 1.

fìighi, che la tua intrepida Giuftitia \ru più Gouerni effercicò : e però quegli fu g usamente , non mcn che violentemen- te fpinto à morte > come traditore ; tu ragioneuolmente , non men che viua- mcnte fofti amato in Vita , e fofpirato in morte: Eperò qucgh falfamente in-p Ciclo rifplendc collocato 5 tu veramente fei degno d'cfler nuoua ftclla nell'Em" pirco giudicato.

Affermiam noi dunquedi te,ò gran^ Cardinale Horatio , per fincerità d 'Hi- ftoria quel, ch'altri diflc già d'altrui per vanità di Poefia. Già ti honorammo fat- to abbellimento della terra , oue tutte quelle virtù lampeggiar fi fcorfero in te vnitcogniuna delle quali è valeuole ad Illuftrare per fola : onde Claudiano po- rca dirti ,

. . * . ^u^e dimja beatos Effìciunt^ colkìia tenes^ hora tiiiucriamo, quafi ornamento del Paradifo^oue quelle virtù mcdcfime,chc

ti ..

ti fono ftate gradi cccclfi di Merito , ti faranno ctiamdio manto incorruttibile di Gloria . Ma ficome fci per viuer fem* prc nella prefenza del Ciclo , cofi farc- fti per non morir giammai nella memo* ria del Mondo , fc tanto di vita foffc al Mondo conceduto , quanto

di Gloria al tuo Me- ^

rito è difpen- fato.

IL FINE.

IMPRIMATVR.

F. Elì/kus Mafmus Inquifitor Gtnua ;

Liclius Ahhas ^aji. Vic^ Archiefifcopalis

llluftrifs. D D Io, '£aptiftaFrugonus in^ Palatio refìdens .

lllujìrifs. <D. D. Stephanus Aliar A ìtl^ Palatio refiàens .

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IN GENOV Ai

APPRESSO GIVSEPPE PAVONI.

MDCXVI.

Con licenzi de' Superiori,

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